The return of the Mercenary di kamy (/viewuser.php?uid=60751)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap.1 Il rapimento di Bra ***
Capitolo 2: *** Cap.2 An un-perfect day ***
Capitolo 3: *** Cap.3 La protezione del gatto ***
Capitolo 4: *** Cap.4 Cucciolo d’uomo ***
Capitolo 5: *** Cap.5 Katei ***
Capitolo 6: *** Cap. 6 La magia della musica ***
Capitolo 7: *** Cap.7 Bra contro il dio demone drago ***
Capitolo 8: *** Cap.8 La vittoria di Bra ***
Capitolo 9: *** Cap.9 Intrappolati ***
Capitolo 10: *** Cap.10 Everything is quiet, apparently ***
Capitolo 11: *** Cap.11 Quiet appearance ***
Capitolo 12: *** Cap.12 Little demon ***
Capitolo 13: *** Cap.13 Sweet Poison ***
Capitolo 14: *** Cap.14 Keep... or leave ***
Capitolo 15: *** Cap.15 Una sola parola ***
Capitolo 16: *** Cap.16 Paradise Lost ***
Capitolo 17: *** Cap.17 Il genocidio di Vegeta ***
Capitolo 18: *** Cap.18 Il litigio tra Trunks e Vegeta ***
Capitolo 19: *** Cap.19 Lascia che il tempo passi ***
Capitolo 20: *** Cap.20 Shlimazl ***
Capitolo 21: *** Cap.21 La fuga di Chichi ***
Capitolo 22: *** Cap.22 Gohan mercenario ***
Capitolo 23: *** Cap.23 La dolcezza di Zarbon ***
Capitolo 24: *** Cap.24 Il mercenario ‘Yamcha’ ***
Capitolo 25: *** Cap.25 Dodoria ed Ub ***
Capitolo 26: *** Cap.26 Il saiyan dal cuore di demone ***
Capitolo 27: *** Cap.27 Different life ***
Capitolo 28: *** Cap.28 La verità su Freezer ***
Capitolo 29: *** Cap.29 Legami d’anima ***
Capitolo 30: *** Cap.30 Chiave di volta ***
Capitolo 31: *** Cap.31 Kakaroth e Goku ***
Capitolo 32: *** Cap.32 Insolite situazioni ***
Capitolo 33: *** Cap.33 Paradiso perduto ***
Capitolo 34: *** Cap.34 Libertà perduta ***
Capitolo 35: *** Cap.35 Under the moonlight ***
Capitolo 36: *** Cap.36 Kakaroth, the machine ***
Capitolo 37: *** Cap.37 Nera Madam Morte ***
Capitolo 38: *** Cap.38 Spaccatura profonda ***
Capitolo 39: *** Cap.39 La sfida di Turles ***
Capitolo 40: *** Cap.40 Goku scopre della sfida ***
Capitolo 41: *** Cap.41 Freezer, l’esule ***
Capitolo 42: *** Cap.42 Turles Vs Kakaroth ***
Capitolo 43: *** Cap.43 Hey, dad… ***
Capitolo 44: *** Cap.44 Kakaroth Vs Turles ***
Capitolo 45: *** Cap.45 Dust and gold ***
Capitolo 46: *** Cap.46 L’ocarina ***
Capitolo 47: *** Cap.47 La musica ***
Capitolo 48: *** Cap.48 Goku vs Kakaroth ***
Capitolo 49: *** Cap.49 La luce del drago ***
Capitolo 50: *** Cap.50 Ci sposeremo ***
Capitolo 51: *** Cap.51 Danza notturna ***
Capitolo 52: *** Cap.52 New Divide ***
Capitolo 53: *** Cap.53 La potenza del demone arcaico ***
Capitolo 54: *** Cap.54 My reflection ***
Capitolo 55: *** Cap.55 Rosso sangue ***
Capitolo 56: *** Cap.56 La richiesta di Freezer ***
Capitolo 57: *** Cap.57 Reghina ***
Capitolo 58: *** Cap.58 La verità ***
Capitolo 1 *** Cap.1 Il rapimento di Bra ***
Il
rapimento di Bra
“Signor
Rudy, rimetta al loro posto quei cetrioli. Sa
benissimo che li deve pagare. Non sono gratis neanche se li mangia
crudi” disse
un commesso dai mori capelli a cespuglio rivolto a un vecchietto,
intento a
sgranocchiare alcuni cetrioli presi da una cassa in esposizione.
“Ragazzo,
ha idea di quanto costano? Un furto, una
rapina” si lamentò l’anziano.
“Dove?!”
gridò un altro vecchio, alzando il bastone.
“Signor
Dimitri, non c’è nessuna rapina, si calmi.
Ecco a lei la sua busta del pane, signora Miriam” disse il
giovane, porgendo
una busta marrone a un’anziana.
Un’altra
vecchietta si sporse vero di lui.
“Goku,
figliolo, secondo te, Maurizio sposerà Amanda?”
chiese con tono incuriosito.
<
Certo che la signora Miriam ha così tanto
fronzoli in questi suoi vestiti rosa, da sembrare una caramella
> rifletté.
“Penso
di sì” tentò. < Dovrei iniziare
a vedere
tutte queste telenovele di cui mi parlano sempre >
rifletté.
<
Quest’aura… Trunks? Non posso trasformarmi
davanti ai clienti, aspetterò di distrarli e mi
teletrasporterò via > si
disse.
*****
Yamcha
parò un colpo di Salva diretto al suo viso e
sorrise, socchiudendo gli occhi.
“Niente
male, stai migliorando parecchio” disse.
Salva
si passò la mano tra i morbidi ricci castani.
“Anche
lei sembra un altro. Queste sue tecniche da
uomo lupo sono incredibili, sensei”. Serrò i pugni
e saltellò sul posto,
sorridendo.
Yamcha
si grattò la guancia, lì dove aveva la
cicatrice.
“Sai,
tu e Ten siete gli unici che sanno che le sto
sviluppando. Sono ancora molto incomplete e non possono di certo
competere con
quelle dei saiyan” spiegò.
Salva
negò con il capo e ribatté: “Quando
saranno
perfezionate, me le insegnerà? Sono fantastiche”.
Yamcha
si massaggiò il mento.
“Certo.
Penso anche d’insegnarti il baseball. Non
credo ci sia sport migliore di quello”.
Salva
fece un inchino.
“La
ringrazio sentitamente, sensei”.
<
Lui mi fa quasi sentire una persona diversa,
importante. Non ho mai pensato di voler essere padre, ma mi fa cambiare
idea.
Negli
ultimi anni ero andato in depressione, caduto in
un tunnel distruttivo, ma sento che grazie a lui posso uscirne.
Persino
Marron sembra diversa da quando questo ragazzo
viene a trovarci nel nostro appartamento.
Pual
dice che ha portato il sole nelle nostre vite e
penso abbia proprio ragione. Anche se… credo che abbia un
fardello sulle sue
spalle, qualcosa che lo rende profondamente triste.
Vorrei
renderlo felice come lui rende felice me >
rifletté.
“Sensei,
il cielo si sta annuvolando. Sembra quasi
violaceo, non è un buon segno” valutò
Salva.
Yamcha
si grattò un sopracciglio.
“No,
hai ragione. Sento un’energia negativa ammassarsi
verso Ovest. Sarà meglio andare a dare
un’occhiata” disse.
******
“Mamma,
oggi nonno dove è andato?” domandò
Vetrunks.
Pan,
intenta a lavare i piatti, si voltò verso di lui,
sorridendogli.
“Non
preoccuparti tesoro. Oggi viene la tua bisnonna,
la signora Bunny. Diciamo che è un po’ espansiva e
tuo nonno preferisce
nascondersi. Sicuramente è ben mimetizzato tra le fronde di
qualche albero in
giardino” rispose.
Vetrunks
annuì, facendo ondeggiare i capelli a fiamma
lilla.
“Allora
andrò a cercarlo” disse.
“Divertiti,
piccolo mio” rispose la donna.
<
Ha ereditato la stessa testardaggine del ‘suo
nonnino’. Lo troverà, a costo di controllare
albero per albero > rifletté,
sentendolo correre via.
*******
Il
cielo si era oscurato, coperto da spesse nuvole
viola, enormi fulmini azzurrini si abbattevano tra le strade della
città.
Trunks
e Bra correvano in un vicolo, cercavano di
alzarsi in volo, ma ogni volta erano costretti a riatterrare per
schivare la
tempesta di fulmini.
Alle
loro spalle si aprivano gorghi oscuri che
inghiottivano macchine e lampioni.
“Quante
vittime ci sono state finora?!” gridò Bra.
Trunks
negò con il capo, ansimando.
“Non
lo so, ma quelle cose sembravano avercela
specificatamente con noi” disse.
Bra
serrò il pugno con cui teneva una gabbietta per
gatti, al suo interno Neko 3-1-3-2 miagolava furiosamente.
<
Tutto questo è assurdo. Dovevamo solo andare dal
veterinario > pensò. Il gorgo le afferrò
il piede, si sbilanciò cadendo.
La
gabbietta cadde più in là, ai piedi di un
cassonetto e si aprì, il gatto nero balzò fuori
soffiando rumorosamente.
“Sorellina!”
gridò Trunks, raggiungendo la minore.
Bra
gridò venendo risucchiata dal gorgo oscuro, le sue
gambe erano affondate completamente seguite dal resto del corpo.
“No!”
sbraitò Trunks. Afferrò la sua mano, solo il
capo di lei era rimasto emerso.
Le
lacrime rigarono il viso di Bra, che singhiozzò, la
coda di cavallo azzurra si era sciolta e le ricadeva ai lati del viso.
“Aiu-tami…”
supplicò la ragazza.
Trunks
gridò, raggiungendo il secondo livello del
supersaiyan e l’afferrò con entrambe le mani.
“Bra!”
sbraitò. I suoi capelli iniziarono a diventare
più lunghi, la sua aura dorata diventava ora più
chiara, ora di un color oro
più scuro. Le sopracciglia gli scomparvero, mentre faceva
leva con tutta la sua
forza, il battito cardiaco accelerato e il fiato mozzo.
Bra
perse la presa, la sua mano era sudata e il
portale la ingoiò, il gatto saltò dietro alla
padrona. Il portale si richiuse,
scomparendo.
“BRAAAA!”
ululò Trunks. Gli occhi bianchi e colmi di
lacrime, che gli rigarono il volto, atterrò in ginocchio
sull’asfalto
ricomparso, trasformato in supersaiyan di terzo livello.
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Capitolo 2 *** Cap.2 An un-perfect day ***
Cap.2
An un-perfect day
Vetrunks
si sedette sul ramo accanto a suo nonno e piegò di lato il
capo.
“Dormi?”
chiese. Il cielo era andato annuvolandosi sopra di loro.
“Tsk.
Riflettevo” mentì Vegeta. Ingoiò uno
sbadiglio e socchiuse gli occhi
arrossati. “Hai finito i compiti?” chiese.
“Umphf.
Mi hai preso per un terrestre. Ci ho messo un attimo” rispose
offeso Vetrunks, incrociando le braccia al petto.
“Vuoi
allenarti?” chiese Vegeta. L’osservò di
sottecchi e sorrise.
<
Mi assomiglia ogni giorno di più > si disse.
“Certo”
disse Vetrunks, guardando suo nonno alzarsi in piedi.
“Non
facciamoci beccare, però…” disse
Vegeta, dimenando la coda.
“Quest’aura…
è papà?” domandò Vetrunks,
battendo le palpebre.
Vegeta
corrugò la fronte, vedendo dei fulmini splendere in
lontananza.
“Tu
aspettami qui, vado a vedere” disse, spiccando il volo.
Vetrunks
sbuffò, guardandolo levitare via.
<
Voglio andare a vedere cosa succede! > pensò.
**********
“Pistaaaa!”
gridò Goten, il cappellino bianco e rosso che teneva in
testa,
con un logo inciso sopra, rischiava di cadere spinto dalle ampie
ciocche dei
suoi capelli mori. La maglietta bianca senza maniche che indossava era
umida di
sudore e all’altezza dell’addome si era rialzata,
lasciando scoperti i muscoli
prosperosi. La giacca blu legata alla sua cintola con un nodo delle
maniche gli
ricadeva storta sui jeans.
Una
ciocca larga tre dita, della sua capigliatura a cespuglio, gli era
finita davanti al viso.
La
soffiò via, tenendo ritte in bilico una decina di pizze, gli
scatoli di cartone erano messi in bilico.
<
Solitamente sono felice di ricevere tutte queste ordinazioni, ma
proprio oggi si è rotto il furgoncino. Se non riesco a
consegnarle in tempo,
perderò tantissimi clienti! > pensò,
ansante.
Schivò
un motorino e fece lo slalom tra i passanti sul marciapiede. Gli
arrivarono delle urla alle orecchie, si voltò e vide delle
persone scomparire
inghiottite dalla strada. Grandi gorghi oscuri si stavano aprendo uno
dopo
l’altro.
***********
“Quanto
ci mette ad arrivare?” si chiese Jonh. Si passò la
mano tra i
capelli a fiamma neri che gli ricadevano da un lato e
sospirò, giocherellando
con il cofanetto viola che teneva in tasca. Si appoggiò con
la schiena alla
panchina del parco, osservando gli schizzi d’acqua della
grande fontana.
Sentì
dei passi rapidi e alzò lo sguardo, Kamhara stava correndo
verso di
lui trafelata, ansimando. La tuta di combattimento strappata in
più punti e la
giacca viola slacciata.
“Scusami
amore, mi stavo allenando e…”. Cominciò
a scusarsi la saiyan dai
capelli rossi, raggiungendolo.
John
le lanciò un’occhiata torva e si alzò
in piedi. “Ti devo parlare” la
interruppe con tono serio.
“Qualcosa
non va?” chiese Kamy con un filo di voce.
“Tsk”
borbottò John, arrossendo, e si mise in ginocchio per terra,
le aprì
davanti un cofanetto. Al suo interno c’era un anello dalla
pietra sfavillante.
“Mi
vuoi sposare?” domandò, chiudendo gli occhi. Il
battito cardiaco
accelerato gli fischiava nelle orecchie.
“Sì,
sì, sì!” gridò Kamy. Si mise
a saltellare sul posto, dimenando
furiosamente la coda in un eccitato scodinzolio. “Mille volte
sì!” rimarcò il
concetto, euforica.
Prese
l’anello e lo indossò, John si rimise in piedi.
Lei lo abbracciò con
trasporto, il demone saiyan rischiò di cadere a terra e si
mise sulle punte dei
piedi per rimanere ritto.
Kamhara
gli cingeva il collo con le braccia, sommergendolo di baci.
“Scusate
se vi disturbo, ma abbiamo un problema.
Kamy,
ci serve che tu apra un portale per il mondo demoniaco”.
John
si staccò dalla fidanzata e si voltò, vedendo che
la voce apparteneva
a Junior. Goku, Vegeta ed Elly erano atterrati dopo il namecciano.
“Perché?”
chiese Kamhara, vedendo che atterravano anche Yamcha e Salva.
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Capitolo 3 *** Cap.3 La protezione del gatto ***
Scritta sentendo: Rise di Katy Perry. Link:
https://www.youtube.com/watch?v=hdw1uKiTI5c.
★ Iniziativa: Questa storia partecipa a “Non dire gatto
se…” a cura di Fanwriter.it!
★ Numero Parole: 959
★ Prompt/Traccia: 20. A vive una vita piuttosto normale
finché una sera non viene attaccato da un demone. A
proteggerlo è il suo gatto, che improvvisamente inizia anche
a parlare.
Chapter Text
Cap.3 La protezione del gatto
Trunks raggiunse il muro con un pugno, a cui ne seguirono molti altri,
le sue nocche si graffiarono a sangue, mentre le sue ossa
scricchiolavano. Il suo viso era in ombra, rigato dalle lacrime,
coperto in parte dai capelli color glicine, teneva la schiena arcuata
ed ansimava.
“Non fare così” sussurrò
Goten, posandogli una mano sulla spalla.
Trunks si voltò di scatto e l’allontanò
da sé, gli occhi sgranati.
“Lasciami stare! È colpa mia se mia sorella
è stata rapita! Dovevo proteggerl…”.
Goten lo abbracciò, interrompendolo.
“La salveremo… Salveremo mia moglie ad ogni
costo” lo rassicurò, Trunks urlò,
accasciandosi contro di lui.
Il muro era sporco di sangue.
*********
Bra mugolò, cercava di alzarsi in piedi, ma il suo corpo era
intorpidito. La testa le ricadeva di lato, era seduta in ginocchio su
una portantina.
Il suo gatto, seduto sul suo grembo, soffiava e cercava di graffiare
davanti a sé, teneva le orecchie premute contro la testa. La
sua pelliccia nera risaltava sugli ampi vestiti di seta rosa che
indossava la figlia di Vegeta.
“Mio padre vi farà a pezzi. Vedrete”
biascicò, sentendo la bocca impastata.
Vedeva i demoni dalla pelle ricoperta di luminescenti scaglie
madreperla che teneva la portantina, piegati in avanti con la schiena
curva, sulle teste glabre avevano dei cappellini neri a forma di
cilindro.
“Non temiamo nessuno del mondo dei mortali. Non possono
attraversare la grande barriera” disse il demone, negando il
capo.
Bra assottigliò gli occhi.
“Non conoscete mio padre” esalò.
< Non riesco a usare il mio corpo, figuriamoci i miei poteri.
Devo essere sotto qualche incantesimo > rifletté.
Il demone cercò di accarezzarle la guancia, ma il gatto lo
graffiò, soffiando. La creatura ritirò la mano,
gemendo.
“Hai paura di un gatto?” domandò Bra,
inarcando un sopracciglio azzurro.
“In questo mondo assumono grandi poteri, purtroppo”
ringhiò il demone.
“L’unico motivo per cui hai ancora coscienza sono
io, padrona. Ti sto salvando la pelliccia. Vedi, sono l’unica
cosa che gli impedisce di trasformarti in un docile tributo sacrificale.
Però non potrò resistere ancora, stiamo andando
verso un potere che non potrò contrastare”
spiegò Neko.
Bra sgranò gli occhi a fatica.
“Da quando parli?” biascicò.
“Da quando sono in questo mondo. Solitamente sono un
normalissimo gatto, ma… Ti proteggerò da questo
demone a qualsiasi costo, padroncina” promise Neko.
< Diamine, se solo ci fosse Elly. Avrebbe voluta vederla una
cosa così! > rifletté.
“Senti, per quanto possa sembrare assurdo visto le mio
origini, io avevo una vita abbastanza normale fino ad ora. Quindi
spiegami cosa ci faccio qui” ordinò Bra.
Riuscì a tenere dritta la testa, i suoi capelli erano
agghindati in uno chignon legato sopra la testa con spesse corde rosse
decorate da pennacchi e bastoncini decorati di legno.
“La mia gente prosciuga la giovinezza alle vittime
sacrificali, ma solo una viene data in sposa al dio dei
demoni” spiegò la creatura.
“Una specie di dio della distruzione?”
domandò Bra.
Guardò Neko saltellare sul posto, la coda ritta dalla
peluria gonfia e la schiena inarcata, mentre mostrava gli artigli.
“No, un dio della creazione. Un essere che richiama la
purezza dei draghi, ma ha la potenza dei demoni.
Tu sei la predestinata per giacere con lui nel talamo eterno nella
tenda segreta”
“Sai che dono. Preferisco tornare a casa… e poi ho
già un marito. Preferisco giacere con lui”
< Dovrei essere con Goshin in questo momento. Mi sembra tutto
uno strano incubo…
Qui è tutto assurdo. Si vede che è un altro
mondo, il sole è così accecante anche se brilla
poco e i fiori di sakura cadono come se fossero fiocchi di neve. I
gatti parlano, poi! > pensò.
*******
“Non è possibile. Sicuro che non hai sbagliato
qualcosa nell’evocazione?!” gridò
Yamcha, indicando con una mano la barriera.
“Modera i termini, mollusco. La ‘mia’
Kamhara non sbaglia” ringhiò John, puntandogli
contro l’indice.
< Ci mancava un altro Vegeta > pensò Yamcha,
sbuffando.
“No, purtroppo. Il passaggio è questo, ma non
tutti possono passare. Anche con i miei poteri ci vorrebbero mesi per
forzarlo” gemette Kamhara.
“Non ti abbattere. Grazie anche solo per il
portale” disse Elly. Si voltò e sgranò
gli occhi, vedendo Junior attraversarlo.
“Aspetta, come hai fatto?” domandò. Lo
seguì, passando a sua volta.
Salva cercò di seguirli, ma venne rispedito indietro,
rischiando di cadere.
< Non ho mai visto Trunks così distrutto. Se non ci
fosse stato Goten con lui, non me la sarei sentito di lasciarlo solo
> pensò Vegeta. Tastò il portale e
sentì un’energia respingerlo.
“Tsk, non possiamo venire” constatò.
“Non è possibile!” gridò
Goku, tirando un calcio alla barriera. Un dolore lo colse al piede,
saltellò gemendo, tenendoselo con entrambe le mani, le
lacrime agli occhi.
Junior li guardò dall’altra parte.
“Possiamo provare
qualcos’altro…” tentò.
Vegeta negò con il capo, incrociando le braccia al petto.
“Io non posso salvarla, non posso passare
dall’altra parte.
Solo tu puoi, con la corona di Re dei Demoni. Vai e riportami mia
figlia” disse.
Junior impallidì e guardò Goku.
“Son” esalò.
“Vegeta ha ragione, questa volta dovremo perderci il
divertimento” disse.
Junior serrò un pugno, graffiandosi la pelle verde del palmo
con le lunghe unghie nere.
“Umph, non mi piace dover dipendere da qualcuno. Quindi datti
una mossa, la mia bambina è lì fuori”
ordinò il principe dei saiyan.
Junior annuì.
“Perché io sono riuscita a passare?”
domandò Elly, avvicinandosi al suo sensei.
“Risulti la mia principessa. Ora diamoci una mossa”
ordinò Junior.
Elly arrossì, facendo un sorriso felino.
< Bra, resisti, stiamo venendo a salvarti. Anche se,
conoscendoti, qualcosa mi dice che dovremo salvare i demoni da te
> pensò.
Salva la guardò.
“Vedete di stare attenti” disse, rivolto alla
migliore amica.
Elly gli fece il segno della vittoria, sorridendogli, e lo
rassicurò: “Io sono sempre attenta”.
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Capitolo 4 *** Cap.4 Cucciolo d’uomo ***
Remake di Mio cucciolo
d’uomo.
Cap.4 Cucciolo d’uomo
Goku atterrò davanti a
Goten, guardandolo appoggiato alla
barriera semitrasparente, le braccia strette al petto e le mani
appoggiate
sulle spalle.
“Urca, sapevo che ti avrei
trovato qui” disse, avanzando
verso di lui.
Goten alzò lentamente la
testa, aveva gli occhi arrossati e
il naso umido, si pulì le gote bagnate di lacrime con il
dorso della mano.
“Non riesco a passare, per
quanto ci riesca. Non posso
raggiungere la mia Bra” biascicò con voce roca.
< Mio cucciolo
d’uomo, tu e Gohan avete il cuore di
vostra madre; ma tu sei anche così simile a me. Hai tutti i
miei difetti, alle
volte siamo troppo cocciuti e non riusciamo a delegare ad altri le
nostre
battaglie > pensò Goku.
Lo raggiunse e
s’inginocchiò davanti a lui,
“Lasciati dare un consiglio
da qualcuno che ha commesso i
tuoi stessi errori e ha vissuto questi timori prima di te.
Questa volta puoi solo credere in
Junior ed Elly. Ci
penseranno loro a Bra” disse.
Goten sentì la madre del
genitore venirgli posata sulla
testa.
“Gli stessi
timori?” domandò.
Goku annuì lentamente,
rispondendo: “Contro Cell non potevo
fare nulla. Dovetti lasciare combattere tuo fratello Gohan, anche se
era solo
un bambino era l’unico che poteva salvare la
Terra… e con essa la mia amata
Chichi”.
“Dove pensi che sia adesso,
Bra? Sarà spaventata?” gemette
Goten.
Goku gli posò la testa
sulla sua, i suoi capelli mori si
confusero con quelli del figlio.
“Ascoltami. In questo
momento il piccolo Goshin ha bisogno
di te. Lo so che è dura stare a casa, dove tutto ti ricorda
lei, ed essere
forte. Però un padre deve saper mettere da parte i propri
desideri per i suoi
bambini.
Io sono il primo che fin troppe volte
non ci riesce, ma so
che è giusto” disse.
< Io che avrei soltanto farvi
crescere realizzati,
vederci realizzare i vostri sogni. Invece sono costretto a farvi
affrontare da
soli i vostri incubi.
Mi chiedo se un giorno spiccherete il
volo, aprirete le
vostre ali al vento e mi lascerete indietro. Se quando verrà
il momento e
sfiderete anche il sole, vi ricorderete di me > pensò.
“Davvero sei riuscito a
farti da parte per il bene degli
altri? Ad accettare che tu non potevi niente?”
esalò Goten con voce tremante.
< Mio piccolo uomo, ti chiedo
perdono per tutto quello
che non riesco ad essere come padre. Io stesso non so neanche capire
come mai
compio quegli sbagli ed ho il terrore che le mie insicurezze si
riflettano su
di te, tuo fratello o la tua piccola sorellina >
pensò Goku.
“Sì. Continuare
a restare qui, illudendoti che alla fine
riuscirai a forzare la barriera, non farà altro che
alimentare delusioni. Devi
sperare, per farlo ci vuole anche più forza che nel
combattere direttamente”
disse.
Goten si rialzò in piedi,
il padre gli sorrise, si alzò a
sua volta e gli accarezzò la testa con la mano,
scompigliandogli i capelli.
“Allora mi
occuperò di Goten. Voglio avere fiducia anche in
Bra” disse Goten con voce tremante.
“Bravo, figliolo”
sussurrò Goku.
< Mi chiedo se Vegeta in
questo momento stia dovendo fare
lo stesso discorso a Trunks. Per lui, così orgoglioso,
dev’essere peggio che
per chiunque altro; non può salvare sua figlia e deve dire a
Trunks di farsi da
parte in queste condizioni > pensò.
Goten abbracciò il padre e
gli nascose il viso contro il
petto muscoloso, singhiozzando.
|
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Capitolo 5 *** Cap.5 Katei ***
Remake di Mia Nonna.
Cap.5 Katei
< Sarei voluto andare da
Vegeta, ma questo ha la priorità
> pensò Goku. Sospirò pesantemente e
volò fino a una Casupola nei Monti
Paoz, illuminato dalla luce della luna. Passò di fianco alle
cime degli alberi
e iniziò ad atterrare, vicino a una caverna.
Radish era raggomitolato sul tetto,
calde lacrime gli
scivolavano lungo il viso, tremava e il suo respiro era affannato.
Goku gli atterrò alle
spalle, inginocchiato.
“Ho sentito la tua aura
diminuire di colpo. Qualche nemico?”
domandò.
Radish negò con la testa,
nascondendo il viso tra le mani,
facendo ondeggiare i lunghi capelli mori.
“Non pensare che io sia un
vigliacco, ti prego. Lo so che
non ho la potenza combattiva di Turles, o le tue incredibili
doti” esalò,
mentre le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi.
< Se Pamela mi vedesse
così mi prenderebbe in giro. Sin
da bambini, quando ero debole, mi dava due schiaffi e mi faceva
riprendere a
forza. Era un migliore amico davvero crudele > pensò.
< Mi dispiace di farti sentire
così insulso. Tu sei un
guerriero fiero e potente, non importa se sei meno potente di me.
Vorrei dirti tante cose, ma mi sento
in colpa. In fondo ho
permesso io a Junior di ucciderti, dovetti farlo a malincuore, non mi
avevi
lasciato scelta > rifletté Goku.
“Radish. Tu non hai mai
gettato la spugna, in nessuno
scontro…” disse, allungando la mano verso di lui.
Radish la allontanò con un
pugno.
“Se mi sono messo a
piagnucolare quando ci siamo affrontati”
ringhiò.
Goku affondò la mano nei
suoi morbidi capelli,
accarezzandogli la testa. “Sono stato il primo a barare. Non
avrei dovuto
tirarti la cosa” sussurrò.
“Ed io non avrei dovuto
rapire tuo figlio.
Ascolta… tu assomigliavi
così tanto a nostro padre. Lui era
un grande eroe, diverso da tutti gli altri della nostra razza.
Però… non mi
ascolta… non mi ha mai ascoltato, capito. Io ero
più simile a nostra madre.
Nella vita non sono stato altro che
un servo incapace di
compiere le sue missioni.
Nostro padre non potrà mai
considerarmi suo figlio” gemette
Radish.
Goku lo abbracciò da
dietro, dicendo: “Cos’è successo?
Perché stai così?” domandò.
“Sai, sono padre, ho un
magnifico figlio che nonostante mi
somigli fisicamente, ha il cipiglio di sua madre. So cosa vuol dire
temere per
loro.
Ed ora non posso aiutare il mio
principe. Lo vedo a
struggersi, rinchiuso nel suo dolore. Non sono mai riuscito a
proteggere
Vegeta. Per quanto ci provassi, per lui ero solo un peso”
gemette Radish.
“Non è
assolutamente vero. Lui non ne parla, ma ti ha sempre
considerato un fratello maggiore… e vorrei poterlo fare
anch’io.
M’insegnerai ad essere un
saiyan, fratellone?” chiese Goku.
Radish si voltò e lo prese
tra le braccia, singhiozzando più
forte.
“Fratellino…”
gemette.
“Il mio nonnino diceva che
chi cerca trova, ma chi non trova
è perché ci mette troppa forza e cade
giù. Smettila di cercare di essere quello
che non sei, concentrati sulle tue tante capacità. Non
rimanere intrappolato in
una ragnatela di pensieri negativi” disse Goku,
strofinandogli la testa sul
petto.
“Ci proverò,
Kakaroth” sussurrò Radish.
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Capitolo 6 *** Cap. 6 La magia della musica ***
Scritta sentendo: Rise di Katy Perry.
Cap. 6 La magia della musica
Una serie di mani nere, e lisce,
scivolarono fuori dal
terreno butterato.
Neko3-2-3-2 si mise a correre e a
saltare schivandole. Le
dita si protendevano verso il felino, non riuscendo ad afferrare le sue
agili
zampette scattangti.
“Non voglio! Ho detto che
non voglio!” gridò Bra. Il suo
corpo intorpidito aveva cominciato a muoversi, dimenò il
capo.
Il capo dei demoni che
l’aveva rapita la teneva sollevata
per le braccia, ignorando la giovane che scalciava.
“Lasciami
andare!” gridò Bra.
Il dio si passò una mano
tra gli sparati capelli bianchi,
che brillavano di luce azzurrina. Con l’altro braccio teneva
stretta la ragazza
al suo petto scattante. Il suo viso era giovanile, le sue labbra
sottili.
“Lasciami!”
ruggì Bra, di gola.
La divinità
allungò una mano e lanciò un fulmine, colpendo
con la folgore il terreno vicino al gatto. Il contraccolpo fece volare
la
bestiola all’indietro, facendole perdere i sensi.
“Neko! Bastardi, lasciate
andare il mio gatto!” urlò Bra.
Raggiunse l’avversario con una testata, questo perse la presa
e lei cadde a
terra, si allontanò rotolando e raggiunse il suo gatto. A
fatica, ansante, si
rialzò in piedi.
“La mia sposa ha il
carattere che volevo che avesse” disse
la divinità creatrice, mettendo le mani in tasca.
Bra prese tra le braccia Neko
3-1-3-2, ancora incosciente, e
corse fino all’orlo di un burrone. Si voltò,
vedendo i demoni armati di lancia
correre verso di lei. Si girò e saltò,
l’ampia stoffa del suo kimono ondeggiava
intorno a lei, mentre i suoi capelli azzurri avevano creato una morbida
nuvola
intorno al suo viso.
< Non posso volare o
trasformarmi, ma preferisco morire
che piegarmi a qualcuno, fosse anche un dio > pensò,
mentre il vento gelido
le sferzava il viso.
*******
Junior strappò
l’ocarina di mano al sacerdote, che
indietreggiò. Il namecciano corrugò la fronte, le
sue antenne ondeggiavano sul
suo capo, mentre il vento gli faceva veleggiare l’ampio
mantello candido dietro
le spalle muscolose.
“Questa la prendo
io” disse con voce gutturale.
Il demone gridò e si mise
a correre, fu raggiunto da un’onda
che lo incenerì.
Junior abbassò la mano con
cui aveva sparato il corpo e
guardò lo strumento, ne studiò la superficie
liscia e i piccoli buchi.
< Quindi tutto il loro potere
è legato a degli strumenti?
Possono davvero degli oggetti così innocui incanalare la
magia demoniaca?
La musica avevo già capito
essere uno strumento potente. Mi
sembra che Tapion utilizzasse uno strumento come questo e Vegeta evoca
i poteri
della fenice cantando. Son non vocalizza, ma il suo drago risponde
all’urlo
della sua voce e di certo non è un suono che si
può ignorare.
Non capisco in tutto questo cosa
c’entri la mia corona.
Giuro che se mi fa iniziare a cantare come lo scimmione, lascio perdere
tutto e
rinuncio a questo dannato potere > rifletté.
< Sensei, mentre tu continui a
riflettere, io inizio a
combattere > gli comunicò mentalmente Elly.
Atterrò e
appoggiò Bra ai suoi piedi, la ragazza teneva
ancora il suo micio tra le braccia.
“Inizio a sentirmi meno
intorpidita” esalò Briefs.
Elly si mise davanti a lei e
piegò le labbra in un ghigno.
“Allora puoi iniziare a
combattere, invece di suicidarti
lanciandoti dai burroni” disse.
< Se fossimo arrivati anche
solo un minuto dopo, non
saremmo riusciti a salvarlo. Abbiamo perso troppo tempo nei palazzi
labirintici
di questo luogo. Apparentemente sembra di essere tornati al periodo Evo
Giapponese, ma brulica di strane creature e mi sono voluta prendere fin
troppo
tempo per studiarli e capirci qualcosa > si
rimproverò.
Bra digrignò i denti.
“Tsk.
Appena mi
riprendo, vedrai” sibilò, posando il micetto
accanto alle sue gambe.
< Si sta riprendendo, meno
male. Dannazione, non mi piace
l’idea di dover essere debitrice della mia vita con qualcuno,
ma tra tutti…
sono felice si tratti di lei > rifletté.
“Sappi che la loro magia
è nei loro strumenti. Distruggi
quelli, prima” ordinò Elly.
Bra annuì, dicendo:
“Ricevuto”.
< Era qualcosa di abbastanza
facile da dedurre, ma non
credo lei fosse in condizione per vedere gli indizi >
pensò Elly.
< Ovvio? Solo per te,
piccoletta. Sei tu Sherlock tra noi
>. Scherzò telepaticamente Junior.
Elly alzò le mani sopra la
testa, la lunga treccia le si
sciolse e i capelli color dell’oro iniziarono a danzare come
serpi, alzandosi
verso l’alto, intorno al suo capo.
Le sue sopracciglia scomparvero,
mentre le sue ciocche si
facevano larghe tre dita; la sua aura abbagliò i suoi
avversari. L’energia che
emanava iniziò a far saltare le scaglie di madreperla sui
corpi dei demoni.
“Piegatevi a colei che un
giorno sarà la mia ‘regina’”
disse
Junior. Ghignò, mostrando i denti candidi e aguzzi.
< Una volta eliminata la
magia, non sono dei nemici così
formidabili. Mi sa che potrò far fare semplicemente a lei,
mi godrò lo
spettacolo > pensò.
< Devo assolutamente
riprendermi ora. Mentre lei si
occupa di questa feccia io potrò vendicarmi di quella
maledetta divinità.
Capirà quanto sia stata
una scelta sbagliata designarmi come
sua futura sposa > si disse Bra. Chiuse gli occhi e si
concentrò, iniziò a
strapparsi i fronzoli della veste, dilaniando rumorosamente la stoffa.
Rimase
in reggiseno e slip, riuscì ad aumentare la sua aura.
Il suo grido squarciò il
cielo circostante, insieme a quello
di Elly.
Junior vide Bra, trasformata in
supersaiyan, sfrecciare alle
spalle di Elly. La saiyan bionda, nel frattempo, aveva raggiunto il
terzo
livello e stava decimando l’esercito nemico. La sua
capigliatura arrivava fino
ai suoi piedi, ogni ciocca era larga almeno quattro dita.
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Capitolo 7 *** Cap.7 Bra contro il dio demone drago ***
Cap.7 Bra contro il dio demone drago
Junior si avvicinò ad Elly
e guardò il sangue che le
macchiava i vestiti con occhio critico. Alle sue spalle erano crollati
i tetti
di diverse case in stile giapponese, nel terreno si erano aperti enormi
crateri.
“Abbiamo portato al
tracollo questo posto” disse il
namecciano, guardando i vestiti sporchi di sangue della ragazza.
Elly si grattò una macchia
di sporco sulla sua guancia e
scrollò le spalle.
“Hai ancora
l’ocarina?” domandò.
Junior annuì, sentiva
delle grida in sottofondo e corrugò la
fronte, la sua pelle verde era leggermente più pallida.
“Non hai intenzione di
aiutare Bra? Siamo venuti per
salvarla” disse Junior.
“Non ci provate neanche,
questa è la sua guerra.
Offendereste il suo orgoglio” disse Neko, giocherellando con
la zampa con una
roccia per terra. Dal cielo cadevano dei petali rosa di ciliegio grandi
un
pugno.
Alle orecchie pelose
dell’animale arrivava il gorgoglio di
un fiume e lo spumeggiare dell’acqua.
“Ha ragione lui…
Anche se non credevo che i gatti sapessero
parlare” disse Elly, legandosi nuovamente i capelli in una
treccia, che le
ricadeva sulla spalla. Il suo corpo si era fatto più minuto,
i suoi occhi
azzurri brillavano riflettendo la luce del giorno.
“Penso sia questo mondo.
Cosa devo farci con l’ocarina?”
domandò Junior.
“Suonarlo. Questo dovrebbe
permetterti di controllare i
demoni di questo mondo, prima che arrivino i rinforzi del padrone di
casa.
Anche perché credo che Bra lo voglia farlo fuori e la
popolazione non sarà
felice di perdere il suo re” spiegò Elly.
Junior corrugò la fronte.
“Pensi si possa uccidere un
dio?” domandò.
Elly assottigliò gli occhi.
“Io credo che tutto questo
sia un piano di quella divinità.
Si vede subito che è fisicamente corrotto, deve aver perso
il controllo.
Facendosi uccidere rinascerebbe. Probabilmente sta provocando Bra
proprio per
ottenere questo” spiegò.
Junior annuì con aria
tormentata.
“Spiegherebbe
perché se l’è presa con la figlia di
Junior”
sussurrò roco.
*******
“Posso sapere come ti
chiami, pervertito?!” gridò Bra,
mentre lanciava una serie di onde dorate a tappeto.
L’avversario
appoggiò le mani sui fianchi e si spostò
velocemente, levitando con i piedi alzati.
“Dovrai impegnarti un
po’ di più per sapere il mio nome,
tesoro” la sfidò.
Bra lanciò
un’onda grande quanto una testa che si abbatté
contro di lui, l’avversario distrusse l’onda con un
calcio, facendo alzare un
polverone.
I capelli azzurri del drago
brillavano di luce propria e i
suoi occhi blu intenso scrutavano la saiyan.
Intorno a lui si addensavano nubi
bluastre, pregne di
pesanti petali che cadevano sul terreno dando vita a scintille.
Sfrigolanti
fulmini si dipartivano azzurrini dalle sue dita pallide.
Bra lo colpì
all’addome con un pugno, all’altezza di una
grande gemma blu. Diverse altre pietre spuntavano dal corpo pallido del
demone,
rassomigliando a lisci zaffiri ovali.
“Forse potrei dirtelo dopo
il nostro matrimonio” disse il
drago. Allungò la mano, Bra fu costretta a fare lo slalom
tra una serie di
fulmini che si abbattevano dal cielo.
La luce prodotta dai colpi elettrici
del dio drago si
riflettevano sulle placche dorate che coprivano il suo corpo.
Il nemico scattò e
raggiunse Bra con un calcio, la saiyan
ricadde pesantemente a terra, sputando sangue.
La giovane rotolò di
fianco, riuscendo ad evitare un altro
colpo, e con uno scatto felino si rimise in piedi, costringendo il
nemico ad
arretrare di un passo con una gomitata al fianco.
Il dio della creazione
cercò di raggiungerla con un raggio
sparato dagli occhi, ma il suo colpo venne deflesso dall’aura
dell’avversaria.
Bra si piegò
all’indietro, evitando un colpo della coda del
nemico, di un luccicante color oro. Si rialzò e si
passò il dorso della mano
sul viso sudato, ghignando.
“Ho notato solo ora che sei
un pikachù”. Scherzò, indicando
con la testa la parte finale della coda di lui, con la forma di una
saetta.
“Oh, ricordati questo
nomignolo. Potrai usarlo nelle nostre
notti di passione quando ti farò essere
‘elettrizzata’” propose lui.
Allungò
una mano davanti a sé e lanciò una serie di
fulmini con le mani.
“Sognatelo”
gridò Bra. Li assorbì con la sua aura e li
trasformò un attacco che colpì in pieno il
nemico, facendo fumare il suo corpo,
ferendolo superficialmente.
“Ora sì che
ragioniamo, bellezza” sussurrò il dio drago.
< Dannato, ha fin troppo
carisma per essere un
pervertito! > pensò Bra, digrignando i denti.
“Non chiamarmi
bellezza!” gridò Bra.
Il dio dei demoni scrollò
le spalle, dimenando furiosamente
la coda. “Oh, ma la conosco bene... la bellezza. La mia gente
ormai è così
corrotta e vecchia che ha imparato a prosciugare la bellezza, la
giovinezza e
la diversità delle sue vittime”.
< Saresti stata una dea
demoniaca perfetta. Peccato tu
preferisca quella semplice ‘scimmia’ di tuo marito.
Non ti valuti abbastanza
> pensò.
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Capitolo 8 *** Cap.8 La vittoria di Bra ***
Scritta sentendo: Nightcore- In the
city; https://www.youtube.com/watch?v=cZ9t-xYgGEI.
Cap.8 La vittoria di Bra
Bra piegò
all’indietro la schiena e appoggiò le mani per
terra, graffiandosi i palmi, e si diede la spinta, allontanandosi dal
nemico
con una serie di capriole.
Goshin
chiuse gli
occhi e allungò le manine paffutelle verso la madre.
Bra gli
sorrise e lo
prese tra le braccia, posandogli un bacio sulla fronte.
“Sei
identico al tuo
papà, mio tesoro” disse.
Goshin
ridacchiò,
gorgogliando, mentre una ciocca mora larga tre dita gli finiva davanti
al viso
paffutello, i suoi capelli a cespuglio svettavano sparati intorno alla
sua
faccia rosea.
Bra avvertì una bruciatura
alla spalla, mentre un fulmine la
colpiva di striscio. Alcune carcasse abbandonate per terra emanavano un
forte
odore di bruciato che le diede la nausea, fumavano annerite, colpite
dai
fulmini.
Allargò le gambe,
caricando al massimo la sua aura, e
conficcò i piedi per terra, allungò una mano con
le dita unite davanti a sé,
tenendo il polso con l’altra.
< In questo momento
è scoperto. Mi è quasi sembrato che
mi desse il tempo per trovare la forza per spazzarlo via.
Poco m’importa, voglio
chiudere tutto questo alla svelta e
tornare a casa > pensò.
“Mi
hanno assunto!
Finalmente potrò lavorare nella pizzeria come ho sempre
sognato!” gridò Goten.
Bra gli si
poggiò
contro il petto, ridacchiando.
“Sai
che se lo
chiedessi a mia madre, lei te la comprerebbe?”
domandò.
Goten
l’afferrò per i
fianchi e la sollevò, facendola volteggiare, la coda di
cavallo di lei
ondeggiava.
“Per
ora sono il
fattorino, ma presto sarò cuoco. Un giorno ne
avrò una mia senza dover
dipendere da nessuno” disse.
Bra gli
avvolse le braccia
intorno al collo e lo baciò.
“Mi
piace vederti così
allegro” ammise.
“Final Flash!”
gridò Bra con tutta la sua forza, sparando un
raggio di energia dorata.
Il nemico scomparve in una serie di
scintille simili a
lucciole, mentre nel terreno si apriva una voragine dentro cui
franarono i
corpi e metà di un edificio di legno.
Si alzò un polverone
denso, mentre Bra abbassava il braccio.
“Tsk. Tutto qui,
damerino?” ringhiò. Sputò sangue e si
voltò, raggiungendo Elly e Junior.
La saiyan dai capelli biondi aveva
delle pile di libri
appoggiate intorno a lei e, dall’interno di un edificio
semidistrutto, il
namecciano stava portandone altre pile.
Bra raggiunse il suo gatto, che
iniziò a farle le fusa,
strusciandosi contro le sue gambe.
“Non ti mancherà
la mia capacità di parlare, padrona?”
chiese Neko.
Bra gli fece i grattini dietro
l’orecchio e il felino iniziò
a fare le fusa, facendo fremere soddisfatto i baffi.
“Non
c’è né bisogno, tu ti fai capire sempre
senza nessun
problema” disse.
Junior schioccò la lingua
sul palato.
“Vieni qui, hai bisogno che
ti faccia avere dei vestiti”
disse, avvicinandosi a Bra.
Quest’ultima
arrossì, incrociando le braccia al petto.
“Umphf. Non è
un’idea cattiva” borbottò.
< Quando era bambina sembrava
così dolce, spontanea, con
quel codino. La versione dolce di Bulma… Solo io sapevo la
sua vera natura.
Praticamente è Vegeta in gonnella ed ora si nota proprio
> pensò Junior,
poggiandole una mano sulla spalla.
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Capitolo 9 *** Cap.9 Intrappolati ***
Cap.9 Intrappolati
Baba sospirò, seduta sulla
sua sfera, al cui interno c’erano
l’immagine di Bra, con il gatto nero sulla spalla e una tuta
gemella a quella
di Junior senza mantello, Elly sporca di fango e con i vestiti
strappati in
diversi punti, e il namecciano.
“Sono due ore che stiamo
aspettando ed io ho anche fame.
Potevate dircelo che eravate bloccati” piagnucolò
Goku. Saltò all’indietro con
aria preoccupata quando Vegeta fece esplodere la sua aura.
“Cosa vuol dire che non
potete passare?!” gridò
il principe dei saiyan.
“A quanto pare il passaggio
della strega ci ha fatto entrare
in questa dimensione, ma non ci permette di uscire.
Dobbiamo aspettare un anno”
spiegò Junior, incrociando le
braccia al petto. Sul viso aguzzo aveva un’espressione
serafica.
“Quanto?!”
gridò Goten, impallidendo.
“Bra è la mia
bambina e la rivoglio a casa. Inoltre non
potete lasciare vostro figlio Jaden così a lungo”
ringhiò Vegeta.
“Vegeta, calmati. Non credo
che nemmeno loro vogliano
rimanere così tanto lì” disse Goku,
dimenando le mani davanti a lui per
calmarlo.
“No, infatti.
Perciò ho studiato qualche antico libro che ho
trovato nelle sale del palazzo…” spiegò
Elly, passandosi l’indice sotto il
naso.
“Pe farla breve, il topo da
biblioteca è riuscito a
decriptare quei volumi marcescenti e ha trovato una
soluzione” disse Bra,
incrociando le braccia al petto.
“Esatto. Vi faremo passare
due oggetti magici. Dopodiché il
portale di Kamy si chiuderà e lei non potrà farne
un altro.
Tra un mese esatto, quando la luna
sarà nel giusto asse con
la terra, dovrete farle fare un incantesimo con la gemma magica. Una
gemma di
grande purezza, simile a una lacrima, che vi faremo avere.
L’altro oggetto
sarà un’ocarina. Mentre lei recita la
formula, dovrete suonarla, e noi torneremo” spiegò
Elly. Si mosse
concitatamente, facendo ondeggiare la sua spessa treccia bionda.
“Urca, io non ci ho capito
niente” ammise Goku, grattandosi
la testa e scompigliando i capelli a cespuglio neri.
“Tranquillo,
papà, me lo ricorderò io” lo
rassicurò Gohan,
mettendogli una mano sulla spalla.
“Sì, ma nei
testi c’era un monito. La mocciosa cerca di
rassicurarmi dicendo che è sicuramente la parte che riguarda
il mito, ma io non
sono d’accordo. C’era scritto che nel momento in
cui si farà il rituale, sarà
possibile compiere dei piccoli miracoli, ma la dea stessa della morte
tornerà
dal regno dell’aldilà e camminerà tra
gli uomini” spiegò il namecciano.
Goten rabbrividì.
“Allegria. Speriamo di non fare disastri,
allora” gemette.
< Un mese… un mese
senza mia moglie. Ce la farò da solo
con Goten?
Ho appena iniziato col lavoro ed
è a tempo pieno. Urca,
dovrò chiedere aiuto a mia madre. Dannazione, che situazione!
Vorrei andare da Bra, abbracciarla,
proteggerla. Se ci
fossero altri demoni pronti a farle del male? Probabilmente li
avvelenerebbe o
farebbe a pezzi, ma non è quello il punto >. I
pensieri si accavallavano,
mentre un rivolo di sudore gli scivolava lungo la guancia.
“Tranquilli, contate pure
su di me” disse Kamhara. Chiuse
gli occhi e fece il segno dell’ok.
“Noi qui terremo duro.
Conosciamo anche un posto dove ci
sono dei pesci ottimi, ce la caveremo” li
rassicurò Elly.
Vegeta ringhiò di fastidio.
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Capitolo 10 *** Cap.10 Everything is quiet, apparently ***
Cap.10
Everything is quiet, apparently
<
Non avrei dovuto proporre a Vegeta questo
allenamento. In questo momento è troppo aggressivo, quasi
pericoloso per
entrambi…
Non
fa altro che girare intorno a quell’ocarina. Ha
finito per ossessionare tutti con quell’oggetto. Persino
Vetrunks adesso ne
sembra pericolosamente attratto > pensò Goku.
Fece
lo slalom tra una serie di ki-blast fiammeggianti
che cadevano tutt’intorno a lui, si riparò dietro
un albero che venne spezzato
in due. Si portò due dita alla fronte e si
teletrasportò, Briefs lo avvertì
apparire e cercò di colpirlo con un calcio.
Goku
schivò all’ultimo, un rivolo di sudore gli
scivolò lungo il viso.
<
Urca!
Con
quel colpo avrebbe potuto rompermi l’osso del
collo > pensò. Entrambi dimenavano furiosamente le
code, la pelliccia del
supersaiyan di sesto livello ricopriva i loro corpi.
Vegeta
emanava pura energia nera, mentre Goku
risplendeva di accecante luce color oro. Le due masse si scontravano,
creando
l’effetto di due piccoli soli intenti a duellare in cielo.
Non
avrebbero dovuto portargli via Bra proprio ora.
Anche se sta bene, non si placherà finché non
potrà di nuovo abbracciarla >
pensò Son. Gridò quando un attacco di Vegeta
rischiò di squarciarlo in due.
“Pugno
del drago!” gridò, rimandando indietro la
tecnica con la sua. Un titanico drago dorato si abbatté sul
principe dei saiyan
facendolo rovinare al suolo.
“Vegeta!”
urlò Goku, atterrando accanto al principe
dei saiyan.
Quest’ultimo
sputò dell’erba che gli era finita in
bocca, era ricoperto di fango e un ematoma gli era apparso sulla fronte.
“Mi
dispiace…” disse Son, allungando la mano verso di
lui.
Vegeta
l’allontanò ringhiando, rialzandosi in piedi.
“Sei impazzito, Kakaroth?!” sbraitò,
rosso in volto.
Il
fumo che si era alzato per l’esplosione del suo
corpo si diradava nella piana, lasciando la leggera nebbiolina tra gli
alberi.
Il muschio che ricopriva le nodose cortecce castane pungeva le narici
di
entrambi i guerrieri, mentre sia nelle rocce che nel terreno
c’erano delle
conche create dai colpi.
“Non
doveva uscire così potente. Sembrava attivo il
potere del drago” disse Son.
Vegeta
si sfregò la fronte, la testa gli doleva.
“Dannazione,
deve aver fatto corto circuito col mio
dannato potere reale. Sta dando di matto…”
sibilò.
<
Sto perdendo fin troppo il controllo >
rifletté, dimenando furiosamente la coda.
Goku
gli accarezzò il simbolo, ci fu un bagliore blu
scuro che investì entrambi, accecandoli.
Vegeta
avvertì una strana sensazione alla testa, i
suoi capelli ondeggiavano.
<
Che cosa mi sta succedendo? Non ditemi che si
sono di nuovi dimezzati! Ho fatto così tanta fatica per
farli ricrescere
insieme alla coda per sentirmi di nuovo un vero saiyan.
Magari
stanno per cadere! Mi ridurrò come Nappa >
pensò. Cadde in ginocchio, la testa gli pulsava,
sbatté un paio di volte le
palpebre e, a tentoni, si passò le mani tra i capelli. Li
trovò a fiamma come
prima, le ciocche larghe quattro dita erano leggermente più
morbide.
“Vegeta…”
sussurrò Goku. Si nascose la bocca con la
mano, soffocando una risata.
“Non
dirmelo… qualsiasi cosa mi sia capitato, non
dirmelo”
gemette il principe dei saiyan, serrando gli occhi.
“Urca…
Diciamo che per una volta l’appellativo di
principe è azzeccato” ammise Goku.
Inghiottì un paio di volte il riso, aveva le
lacrime agli occhi e il viso arrossato.
Vegeta
riaprì gli occhi e abbassò lo sguardo,
deglutì
vedendo che indossava un mantello rosso decorato con del morbido visone
bianco.
Aveva una battle-suit classica, ma completamente d’oro e gli
era apparso al
collo il medaglione dei saiyan. Quest’ultimo brillava
riflettendo i raggi
solari che riuscivano a penetrare attraverso gli alberi della foresta.
Vegeta
vedeva rosso con un occhio a causa del vetro
rosso di uno scouter.
“Che
diamine…” esalò.
“Hai
uno scouter con i ghirigori dorati e argentati”
mormorò Goku, indicandogli il viso con la coda.
Vegeta
sospirò pesantemente.
“Dimmi,
noti qualcosa nei capelli?” biascicò.
“Ti
sono tornati i riflessi rossi come quando eri
ragazzo, per il resto non mi sembra. Oh, lo sai che i tuoi occhi ora
hanno dei
riflessi color laguna?
…
E la tua pelle… giurerei che è più
chiara da solito”
rifletté Goku, camminandogli intorno.
Vegeta
ticchettò con uno degli stivaletti blu notte
che indossava, nell’unica parte bianca della sua armatura,
sul petto, risaltava
il simbolo della stirpe reale Vegeta.
“Tutto
questo è decisamente colpa di quella maledetta
fenice. Prima o poi le tirerò il collo”
biascicò Vegeta, massaggiandosi le
tempie. Indossava dei guanti bianchi, ma la stoffa di seta era
più morbida di
quella di tela solita.
Il
viso di Vegeta era bluastro per il terrore e il
disgusto, mentre si tastava una tiara d’oro sul capo, con
incastonato un grande
zaffiro e due rubini più piccoli.
“Voglio
cambiarmi, ora” gemette Briefs.
“Sarò
meglio passare da casa mia, di nascosto. Dovrei
avere qualcosa della tua taglia rimasta quando sei venuto a casa
mia” disse
Goku.
<
Diciamo pure qualche mio vestito che ti sei
rubato. Io devo capire perché lo fai. Ti stanno palesemente
piccoli e i tuoi
muscoli trasbordano da tutte le parti, ma continui a
‘prendermeli in prestito’
> pensò Vegeta, scuotendo il capo.
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Capitolo 11 *** Cap.11 Quiet appearance ***
Cap.11
Quiet appearance
“Buono
bello di papà, buono…”. La voce di
Goten
risuonava come una cantilena, mentre il giovane cullava Goshin al petto.
<
Ha il pannolino pulito, ha mangiato, ha fatto il
ruttino…
La
verità è che vuole sua madre. La vogliamo
entrambi,
non vedo l’ora di poterla riavere con me >
pensò Goten.
Goshin
strillava, il viso arrossato e i lacrimoni che
gli rigavano le guance.
Una
farfalla volava fuori dalla finestra, spiccando
sulle diverse tonalità di verde degli alberi della finestra.
*******
May
si appoggiò con le braccia al davanzale della
finestra e si issò, muovendo le gambine e dimenando i
piedini stretti dalle
ballerine con la cinghietta.
“Quando
torna papà?” domandò, guardando il
cielo blu
davanti a lei.
Chichi,
seduta in un angolo della stanza su una sedia,
era intenta a cucire una tuta arancione, altre, strappate in diversi
punti,
alle volte semi-distrutte, erano abbandonate per terra accanto a lei in
una
pila.
“Devo
aspettare lui per andare a giocare?” chiese la
bambina.
“Sì,
non mi va che tu vada in giro da sola” rispose
Chichi, sospirando.
<
Con quella faccenda dei demoni, non mi sento per
niente tranquilla. Qui tra i monti nessuno saprebbe se dovesse
succederci
qualcosa.
Se
solo May capisse, ma quella piccola è come suo
padre, e i suoi fratelli prima di lei. Non posso rinchiuderla a lungo
>
pensò, negando il capo.
Si
sentì bussare la porta.
May
corse alla porta con espressione sorridente ed
eccitata, aprì la porta e alzò il capo.
“Vetrunks,
Gorin, Latys! Che bello!” gridò, trovandosi
davanti gli altri bambini.
“Ehy,
voi…” disse Chichi. Si alzò in piedi,
vedendo i
piccoli correre via, lungo il prato verde intorno alla casa.
Pan
entrò e le sorrise.
“Hai
bisogno di una mano, nonna?” domandò.
Chichi
l’abbracciò. “Oh, Pan, mi faresti un
vero
piacere” disse sinceramente contenta.
<
Aiutare è l’unico modo che ho per non pensare
alla mia amica Bra. So che adesso non è in pericolo, ma mi
manca > pensò.
“Così
poi possiamo andare a controllare i bambini”
mormorò Chichi.
“Di
quello non devi preoccuparti, è venuta anche
Lunch; è qua fuori, li sta già tenendo
d’occhio” la rassicurò la nipote.
*****
“Certo,
ovvio…” disse Trunks. Il telefono era bollente
vicino al suo viso, lo sentiva scottare sull’orecchio.
“… Come vuole lei. Non
si preoccupi”. Roteò gli occhi e trattenne un
sospiro.
Il
suo ufficio in penombra brillava della luce blu che
si alzava dal suo apparecchio. “… Le pratiche
saranno pronte per domani
stesso…”. I suoi occhi erano arrossati, si
massaggiò una spalla stretta dalla
giacca del suo completo.
<
Non riesco a non pensare a mia sorella. Non
riesco a concentrarmi sul mio lavoro, sempre così
stressante. Sono un uomo
adulto, non posso passare il tempo a piangere.
Ho
delle responsabilità > pensò, si
allargò la
cravatta e si slacciò il primo bottone della camicia,
liberandosi dal colletto.
< Vorrei buttare la scrivania, con tutte queste carte, dalla
finestra.
Scappare via, come un ragazzino immaturo > pensò.
“Provvederò
io stesso del controllo del bilancio,
signore…” disse, mantenendo lo stesso tono
professionale.
|
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Capitolo 12 *** Cap.12 Little demon ***
Cap.12
Little demon
“Ho
voglia di spaccare le telecamere di tutti questi
giornalisti assillanti” gemette Ub, con voce inudibile,
mentre manteneva un
sorriso falso.
Diversi
giornalisti gli porgevano il microfono, la
luce dei vari flash lo abbagliava e il suo volto rigido si rifletteva
nei vetri
delle telecamere.
“Rilassati
e resisti” gli disse Salva all’orecchio,
massaggiandogli la spalla.
Ub
ingoiò un sospiro.
<
Sono un tale egoista. Sono qui, che non ce la
faccio più, quando è lui che ha la sua migliore
amica bloccata i un’altra
dimensione.
Solo
che, quando ho accettato l’incarico di campione e
protettore del mondo, pensavo che avrei potuto fare la differenza.
Invece
questa è una pagliacciata, vivo nel gossip.
Se
non fosse per Mr. Satan che mi suggerisce sempre
cosa dire, per l’appoggio di Salva e Majinbu, per Marron che
a casa ci aspetta
con la nostra bambina, non ce la farei > pensò.
“Ovviamente
presenzierò al prossimo torneo” rispose ad
una delle domande. Altre venti si accavallarono confondendosi.
Salva
si allontanò da lui di un passo, rimanendo al
suo fianco.
<
Ho la vaga sensazione che se non lo tengo
d’occhio, scapperà. Elly avrebbe già
liquidato questi paparazzi, se ci fosse
lei saprebbe cosa dire > pensò.
********
“Papà!
Papà! Aiutami, Jaden è di nuovo levitato sul
tetto!” gridò Marron. Teneva la figlia al petto ed
indicava il bambino dai
capelli biondi, ancora neonato gorgogliante, che gattonava sulle tegole.
Crilin
impallidì.
<
Se gli succede qualcosa, non voglio sapere chi mi
ucciderà in modo peggiore, se Elly o Junior >
pensò, mentre un rivolo di
sudore gli scivolava lungo la guancia.
“Non
preoccuparti piccola mia, vado subito a
recuperarlo” disse.
Ely
allungò le mani verso il nonno e gorgogliò, il
viso paffutello illuminato da un sorriso.
Crilin
atterrò sul tetto, sollevò il piccolo che gli
ticchettò il viso con le manine.
“Sai,
sei dolce e silenzioso. Così tanto che mi
dimentico dei guai che puoi combinare all’improvviso quando
meno te lo aspetti”
gemette.
<
Non vedo l’ora che 18 venga a darmi il cambio.
Fare il poliziotto nelle pericolose strade della città
è meno faticoso che fare
il baby-sitter 24 ore su 24.
Ammettilo
Junior, questa è una vendetta. Ti sei sempre
preso cura dei piccoli di noi saiyan e ora tocca a noi occuparci del
tuo >
pensò, levitando giù dal tetto.
Jaden
allungò le manine e gli partì una piccola onda
che fece esplodere una palma.
Marron
gridò di paura, Crilin di sorpresa, Ely scoppiò
a ridere e Jaden si guardò confuso le manine.
“T-tieni…
tieni questo, e dormi” gemette Crilin.
Mise
il ciucco tra le labbra del figlio dei principi
dei demoni che iniziò a succhiare. Gli sfuggì uno
sbadiglio e si accoccolò
contro il petto di Crilin.
“Papà,
sono una pessima madre… ed anche una pessima
‘zia’ per Jaden” gemette Marron.
“No,
tesoro mio. Non è per niente colpa tua” la
rassicurò Crilin, sorridendole.
<
Occuparmi di lei quando era piccola era così
facile. Nessun potere strano, è sempre stata matura. Anzi,
era lei a
tranquillizzare quelle due pesti scatenate di Goten e Trunks. Quando
è
cresciuta un po’, ha sempre cercato anche di occuparsi di Pan
e Bra.
Sono
così orgoglioso di mia figlia > pensò.
“Piuttosto, non preoccuparti. Quando dovrai fare i turni
all’ospedale, ce ne
occuperemo io e tua madre. Andrà tutto bene” la
rassicurò Crilin.
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Capitolo 13 *** Cap.13 Sweet Poison ***
Cap.13
Sweet Poison
<
Avrei preferito aspettare Elly per le nozze,
avrei voluto ci fosse, ma… Non avrei dovuto dirlo a Chichi e
Bulma. Hanno
organizzato tutto in tutta fretta, senza neanche quasi consultarmi.
Però,
se il mio matrimonio rende felice la principessa
della mia razza, la sposa che ha scelto il principe Vegeta, devo
farmelo andare
bene. Anche se… Con questo vestito bianco, pomposo e
voluminoso, sembro una
delle bomboniere che hanno scelto > pensò Kamhara,
scuotendo il capo. Vide
il proprio riflesso allo specchio e sospirò, volgendo il
capo.
“Cosa
c’è che non va? Fai certe smorfie”
borbottò
Bulma, posando le mani sui fianchi.
“Non
mi sento a mio agio” esalò Kamy, dimenando la
coda di pelliccia rosa sotto l’ampia gonna.
“Beh,
non pensavi certo di poterti sposare in
battle-suit, o peggio, con un cappuccio in testa” si
lamentò Briefs.
Kamy
guardò di sottecchi la scienziata, dicendo:
“Immaginavo non fosse nelle tradizioni terrestri”.
“Mi
dispiace, ma su questo pianeta queste sono le
regole” disse lapidaria la terrestre.
Kamhara
si grattò la guancia.
<
I saiyan si aspettano che celebriamo le nozze
agl’inferi. Anzi, il re vorrebbe fossero direttamente a
palazzo. Se dovesse
dare l’ordine, mi toccherà fare ben due matrimoni
e non poter essere libera in
nessuno dei due.
Almeno
so che accanto a me ci sarà John e non vorrei
sposare nessun altro che lui > pensò Kamhara.
*****
<
La notte cela ogni cosa; il sonno è sceso
sull’intera città
dell’Ovest. Per questo pianeta è una metropoli, ma
ho visto città perennemente
sveglie, megalopoli straripanti di genti > pensò
Vegeta, sedutosi sul letto.
Le
sue iridi color ossidiana percorrevano la stanza, lentamente. I suoi
movimenti erano felini, mentre, senza far nessun rumore, sollevava la
gamba,
poggiandola sull’altro ginocchio.
<
Sento la stessa tensione di quando qualcosa sta venendo al mondo, sta
schiudendo, ma non qualcosa di positivo. Come se una fine si stesse
avvicinando, ma saranno i miei crucci a parlare. Questo disagio, che
diventa
malessere, probabilmente è spiegabile semplicemente con
l’assenza della mia
bambina.
Il
non aver potuto recuperare Bra, ma devo solo avere pazienza > si
disse.
Si
passò le dita sopra la caviglia, socchiudendo gli occhi.
<
Ormai questi minuscoli numeri sembrano solo delle macchie della pelle,
in realtà sono stati vergati nella carne, ma ora sono uno
strato così sottile.
Stanno scomparendo e sfuggirebbero a chiunque non sappia dove guardare.
Non li
vedo nemmeno io, avvolto dalla notte, ma li ricordo con gli occhi della
mente.
Ero
un bambino quando, come un animale da macello, sono stato marchiato a
fuoco.
Da
futuro re, a semplice mercenario. Le risate di scherno di quella notte,
risuonano ancora nelle mie orecchie >.
“Mercenary…”
bisbigliò con voce inudibile. Gettò indietro la
testa, facendo
ondeggiare i capelli a fiamma. “… che soprannome
stupido”.
Guardò
sua moglie addormentata al suo fianco, ne intravedeva la figura
sotto le coperte nell’oscurità.
“17-13-4”
bisbigliò, alzandosi in piedi.
<
Il mio cuore sente che qualcosa sta cambiando. Questi dolori sono
tornati a farmi male >. Sentiva il pavimento gelido sotto i
piedi nudi, a
tentoni cercò i suoi stivaletti e
l’infilò.
<
Dovrebbe fare caldo, ma sento freddo. Glaciali gocce di sudore solcano
la mia schiena nuda >. Infilò dei pantaloncini e
aprì la porta, scendendo le
scale. < Non dovrebbe essere così. Stiamo preparando
un matrimonio, dovrei
essere felice per mio fratello… per la mia amica,
ma… >. Ascoltava i suoi
passi ovattati, mentre si dirigeva verso la cucina. < Sento un
pericolo e
automaticamente inizio a muovermi come un assassino.
Sento
un richiamo, antico, fortissimo. Una voce all’orecchio che mi
richiama, come una belva feroce che viene invocata dal suo
addestratore, dopo
averla piegata per anni con terribili vergate.
Ho
bisogno di un bicchiere d’acqua, fresca >. Si
passò la mano sul
volto, respirando a fatica. < Sembra che questi anni non siano
stato altro
che dello zucchero versato sul veleno che è la mia vita
>.
|
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Capitolo 14 *** Cap.14 Keep... or leave ***
Cap.14
Keep... or leave
Goku
era abbracciato al cuscino, russava saporitamente con la bocca
spalancata, dalle labbra gli colava della saliva.
Chichi
dormiva appoggiata alle sue spalle massicce, la testa adagiata sulla
sua schiena e i lunghi capelli neri sciolti.
La
porta si aprì scricchiolando.
Son
mugolò, socchiudendo un occhio, intravide una figura minuta
e,
riconoscendone l’aura, accese la luce.
“Piccola?”
domandò Son, grattandosi la guancia.
“Papà,
ho sognato un mostro” mugolò May.
Goku
scostò delicatamente la moglie e, dimenando la coda di
pelliccia
castana, raggiunse la figlia. Il suo corpo scultore era coperto solo da
un paio
di boxer.
“Urca,
era solo in incubo” sussurrò. Accarezzò
la testa della bambina e la
guidò fuori.
La
piccola negò con il capo.
“Diceva
di essere la morte” spiegò.
Goku
sbiancò, grattandosi una guancia.
<
Quello che ha detto Elly… Ed io che pensavo che fosse solo
un brutto
sogno dovuto al fatto che Goshin non fa altro che piangere da quando
non c’è
sua madre Bra > pensò.
“Piccola,
facciamo così. Papà va a controllare se non ci
sono mostri, tu
aspetta qui” le propose.
La
bambina annuì, facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli
mori, su cui
spiccavano delle ciocche grosse quattro dita, sulla sommità
del capo, che
ricordavano un cespuglio.
Son
raggiunse la camera e si guardò intorno.
<
Nessun’aura minacciosa. Che sia davvero un caso?
> si domandò.
“Papà,
aiuto!” riconobbe la voce della
figlia. Scattò fuori e si arrestò nel corridoio,
sgranando gli occhi.
“…
Ma-ma tu… tu sei…” mormorò.
********
Vegeta
si voltò di colpo, vedendo nella penombra il proprio divano
e
sospirò.
<
Sento l’odore della morte su di me e per un attimo era come
se gli
occhi di ‘lui’ mi stessero fissando. Potevo
vederli, rossi, nell’oscurità >
pensò. Si girò nuovamente e raggiunse la cucina,
aprì il rubinetto sentendo il
rumore dell’acqua squarciare il silenzio. Recuperò
un bicchiere e ve lo mise
sotto, gli cadde quando sentì un urlo.
<
Cosa?! Non ci sono auree in casa! > pensò.
Scattò, lasciando
l’acqua aperta.
“Vetrunks!”
gridò, risalendo le scale. Raggiunse la cameretta del nipote
volando sopra la scala e spalancò la porta, il battito
cardiaco accelerato.
Poteva sentire i rumori prodotti dagli altri abitanti della casa che si
svegliavano, l’aura di suo figlio Trunks e di sua nuora Pan
incrementarsi.
Un
ghigno, dai piccoli denti candidi, brillava
nell’oscurità, insieme a due
occhi color sangue dallo sguardo feroce.
“Freezer,
lascia andare mio nipote!” urlò Vegeta.
< Tutto questo sembra
uscito dai
miei incubi peggiori. Non riesco a credere che questa notte sia vera,
anzi che
sia reale la mia vita dal rapimento di mia figlia >
pensò.
L’altro
ridacchiò.
“Freezer…
che diamine ti è successo?” esalò.
Guardò
la figura del tiranno, la sua aura sembrava un agglomerato di
tentacoli neri che si confondevano con lo sfondo, che non si riusciva a
percepire. Dimenava la coda, la sua figura minuta era deformata da
delle
placche ossee, bianche. Un’impalcatura incrociata era
cresciuta sulla placca
viola al centro della testa, sostituendo le corna nere della sua forma
base,
altre lunghe e aguzze fuoriuscivano dai suoi polsi, due sferiche e
bulbose gli
erano cresciute sulle spalle.
Freezer
segnò la guancia del bambino, intento a singhiozzare, con
l’unghia,
facendogli scivolare una goccia di sangue.
“Incredibile
la somiglianza che ha con te, scimmione” sussurrò.
Teneva il
bambino stretto con un braccio a sé, l’altro
puntato al suo collo, con le
unghie aguzze rivolte alla giugulare.
Vetrunks
indossava un pigiamino verde, le sue lacrime si erano confuse con
il sangue.
“Non
toccarlo!” urlò Vegeta. Il viso deformato
dall’ira, mentre raggiungeva
il secondo livello.
“Papà,
cosa succede? Aspetta… Quello non è
Freezer?” domandò Trunks.
<
Da bambino mi ricordo che papà mi disse che era cambiato.
Senza di
lui, non avremmo mai vinto il torneo di Zeno-sama. Non so bene
perché fosse
importante, ero troppo piccolo > pensò.
“Cosa vuole da mio figlio?”
biascicò.
“Era-era
morto” gemette Bulma, alle loro spalle, stringendo a
sé Pan,
irrigidita dal terrore.
“Se
uno solo di voi fa un passo, ve lo restituisco a pezzi”
minacciò
Freezer.
Vegeta
serrò i pugni così forte da far scricchiolare le
ossa, le sue unghie
lacerarono la carne dei suoi palmi.
“Provaci
e neanche i pezzi resteranno di te” minacciò.
“Oh,
principino, che peccato. Pensavo che la mia visita ti avrebbe fatto
piacere.
Vedi,
mio padre ha realizzato il suo grande sogno. Insieme a mio fratello
hanno chiesto una grazia e l’hanno ottenuto.
Sono
diventato quello che loro volevano che io fossi”
spiegò Freezer, facendo
saettare la lingua fuori dalla bocca.
“Senti,
parliamone. Metti giù mio figlio” lo
scongiurò Pan.
<
Tutta questa situazione è irreale e paradossale. La rabbia
di mio
padre è tale che ho paura di venirne io stesso travolto.
Però…
non posso arretrare. Rivoglio il mio bambino! > pensò
Trunks.
“Ci
godi a vederci impotenti, maledetto mostro”
piagnucolò Bulma.
“T-ti
prego… voglio andare da mamma” gemette Vetrunks.
“Non
m’interessa se ti hanno fatto il lavaggio del cervello,
maledetto.
Lascia mio nipote!”. Gli occhi di Vegeta saettavano, la sua
aura dorata divenne
accecante, illuminando la stanza del nipote a giorno.
“Figliolo…
Non posso venire a trovare un mio vecchio sottoposto? In fondo
il nostro era un rapporto speciale, mio piccolo schiavo”
disse Freezer con voce
carezzevole.
“Cosa
vuoi da me?” ruggì il principe dei saiyan
inferocito.
“Papà,
non capisco cosa sta dicendo” disse Trunks, gli occhi di
Freezer
ebbero un guizzo.
“Non
hai raccontato al tuo moccioso la verità? Il tuo amato
figlioletto lo
sai che eri un assassino” domandò il changelling.
Vetrunks
strillò, dimenandosi.
“Lascia
stare il nonno!” sbraitò, i capelli a fiamma color
glicine gli
ondeggiavano sul capo.
“Oh,
questo cucciolotto non sa che mostro era il suo
‘nonnino’?” chiese la
creatura con voce estasiata.
Vegeta
abbassò il capo, i suoi occhi divennero gelidi.
“Sputa
il rospo, cosa ci fai qui?!” gridò Bulma,
interrompendo il monologo
di Freezer.
Quest’ultimo
fece schioccare la coda sul pavimento, fragorosamente,
rispondendo: “Voglio realizzare il mio sogno di
conquista…”.
“Allora
sei stupido ad iniziare dalla Terra” sbottò Trunks.
<
Mio padre sembra finito sotto uno schiacciasassi e non si difende. Mio
figlio è prigioniero di quello che sembra un mostro
pericoloso.
Tutto
questo ha dell’assurdo. Mio padre è sempre stato
un eroe, coraggioso
e affettuoso. Non crederò di certo che è un
assassino solo perché lo ha detto
uno sconosciuto che tiene in ostaggio il mio bambino! >
pensò.
“Ti
prego, libera il mio piccolo! Lui non può aiutarti in nessun
modo nei
tuoi progetti!”. L’urlo di Pan si alzò
carico di disperazione.
<
Attaccherei e tenterei di liberarlo, ma se Vegeta non si è
mosso… Vuol
dire che non saremmo abbastanza veloci.
Dopo
aver visto quel mostro di Calgare, non ho dubbi esistano cose troppo
potenti per me > pensò quest’ultima.
“Chi ti ha detto
che mi interessa
questo misero sasso?” chiese Freezer, guardò
intensamente Trunks, fino a farlo
rabbrividire. Si voltò verso Vegeta.
“Io
rivoglio indietro il mio mercenario migliore”
sibilò.
<
Sento il sangue che mi si gela nelle vene, mentre guardo mio marito.
Lo sguardo che ha, non mi piace per niente > pensò
Bulma.
********
“Per
quanto io odi i saiyan, Lourth mi ha dato tutto quello che volevo in
cambio di una cosa sola: arruolarti.
Unisciti
all’esercito di mio padre. Mio fratello ci porterà
alla grandezza”
spiegò Cooler, mentre la sua coda avvolgeva la gola di May.
La
piccola sudava freddo, singhiozzando.
Gohan
stringeva sua moglie Videl al petto, guardando con odio la creatura.
<
Se solo sensei Piccolo-san fosse qui. Goten non ci ha raggiunto solo
perché si è occupato di mettere al sicuro almeno
Goshin, ed avvertire gli altri
> pensò.
<
Devo aver mangiato qualcosa con effetti allucinogeni questa sera.
Quello davanti a me non può essere Cooler, è
ancor più strano di quando mi
ricomparve davanti come Metal-Cooler > rifletté Goku.
“Goku,
digli di lasciare andare nostra figlia” mormorò
Chichi, tra le
lacrime e i singhiozzi.
May
era incosciente, abbandonata tra le braccia del changelling, i corti
capelli neri a caschetto le coprivano il volto umido di lacrime.
“Vedi,
lui a quest’ora avrà già convinto
Vegeta. Non posso essere da meno
di mio fratello. Accetta, o sarò costretto a uccidere uno ad
uno la tua
famiglia ed i tuoi amichetti finché non ti sarai
convinto” spiegò Cooler.
<
Ha la stessa forma che aveva quando si è mostrato la prima
volta. Non
potrei mai scordarmi la sua forma base, perseguita ancora i miei sogni.
Ero
solo un bambino e lui mi ha quasi fatto morire mio padre davanti agli
occhi.
Però
le sue placche hanno assunto un colore verde smeraldo, la sua aura
sembra dei tentacoli di luce candida, fin troppo pura per uno come lui
e
soprattutto non riesco a percepirla se non ad occhio nudo >
rifletté Gohan.
“Vegeta?”
esalò.
<
Tutto questo non è un incubo, ma una crudele
realtà assolutamente
letale > rifletté.
“Perché
Vegeta dovrebbe accettare la tua proposta?”
domandò Goten, entrando
in volo dalla finestra, seguito da Crilin.
“Semplice,
per non veder esplodere questo stupido sasso con tutti voi di
sopra.
In
fondo gli scimmioni saiyan sono alquanto prevedibili”
spiegò Cooler.
Guardò con aria divertita la piccola prigioniera.
“Tocca
mia figlia e…” mormorò Goku, mentre
raggiungeva il quarto livello.
“Il
tuo tempo è tramontato, Goku” disse Cooler con
tono sardonico. Strinse
la presa della coda sul collo della bambina, fino a farla ansimare
faticosamente. “Cosa decidi, Kakaroth?” lo
incitò il mostro.
|
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Capitolo 15 *** Cap.15 Una sola parola ***
Cap.15
Una sola parola
Lourth
era seduto sul suo trono, l’oscurità avvolgeva
il suo pianetino.
<
So che riuscire a controllare la rabbia è sempre
stata la mia migliore qualità, ma alle volte anche a me
possono saltare i
nervi.
Odio
gli scagnozzi che decidono di testa loro, anche
perché poi si fanno battere con estrema facilità.
Mi
sono fidato del serpente dagli occhi di brace, ma
questo ha fallito nel momento stesso in cui, accecato dalla propria
vendetta,
ha smesso di seguire le mie istruzioni. Ha smesso di fidarsi di chi lo
aveva
richiamato indietro dall’oblio del tempo >.
Lourth
strinse con forza un pugno e si sentì il rumore
del guanto di pelle intento a scricchiolare per la pressione. Una
grande s nera
brillava di rosso sulla sua fronte.
<
Ho sbagliato, avevo pensato che quella creatura
potesse essere abbastanza astuta.
Questa
volta il candidato è molto più scaltra. Ho
scelto una mente scaltra e spietata, asservita a creature voraci di
sangue e
potere come me.
Qui
la mia mente corre veloce, permettendomi di
riflettere sempre sulla mossa successiva. Per quanto non credo mi
serva, sempre
meglio giocare con più ‘pedoni’ sulla
scacchiera della vita.
Quando
qualcosa di ‘nuovo’ non funziona, meglio
voltarsi al passato; ma al ‘vecchio’, non
all’antico > rifletté.
***************
<
Sento i loro sguardi puntati su di me,
sembrano stilettate che puntano direttamente al mio
cuore. Stanno
aspettando una mia scelta, come se fosse facile…
Sono
disposto a morire per loro, lo sanno. Sono pronto persino a tornare in
quell’inferno.
Ho
un gruppo in gola ripensando alla stanza delle torture, ma sono
disposto
a sottopormi nuovamente a quelle sevizie per salvare chi amo.
Però, non voglio
tornare a essere quello che ero. Uccidere mi faceva sentire bene, mi
piaceva,
perché sulla pelle di poveri innocenti perpetravo una
vendetta impossibile.
Che
cieco che sono stato. La mia non è solo vergogna, non sono
solo sensi
di colpa, ho proprio la nausea a quei ricordi.
Che
mostro sono stato? Mi faccio ribrezzo, quasi quanto ne ho per questa
creatura. No, non è vero. Lord Freezer mi ha sempre fatto
pena. Sapevo che non
era molto più grande di me. Un bambino che ripercuoteva le
torture del padre e
del fratello su un coetaneo, che perversamente vedeva come un figlio.
Ha avuto
dei figli troppo presto, ma sono l’unico a cui si fosse
morbosamente attaccato,
in modo patologico.
Per
salvare chi amo, sono disposto a far scorrere nuovamente fiumi di
sangue? Lascio che il mio sguardo passi di volto in volto, senza
veramente voltarmi.
Solo Bulma ha
capito la gravità della situazione. La mia donna
è
la persona che mi ha cambiato. Per salvarla sono davvero disposto a
distruggere
tutto ciò che ha fatto?
Vorrei
andare da lei e asciugare quelle lacrime che hanno cominciato a
rigare il suo volto.
Mi
conosce meglio di me, ha già capito la risposta. Il mio
sguardo, poi, si
fissa negli occhi del mio adorato Vetrunks, vi leggo la
purezza e la
paura. No, non posso permettere che contamini lui, dannerò
nuovamente la mia di
anima, piuttosto >. Vegeta cessò la trasformazione, i
suoi capelli ed i suoi
occhi tornarono neri, mentre l’ambiente ripiombava
nell’oscurità.
“Accetto”.
<
Una parola, la fine di tutto, che strano sia la stessa che ha
pronunciato mio padre quando mi ha venduto, semplicemente
l’inizio di un incubo
>.
|
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Capitolo 16 *** Cap.16 Paradise Lost ***
“Questa
storia
partecipa alla Parole Intraducibili Challenge indetta sul gruppo
facebook Il
Giardino di Efp”.
Prompt
21) Backpfeifengesicht.
Dal tedesco: un volto che va preso
a pugni.
Cap.16
Paradise Lost
<
Perché mi tengono legato qui? Cosa vogliono da me? Li vedo
guardarmi.
Ridono,
sempre, di continuo, non smettono mai. Ridono e si prendono gioco
di me!
Mi ricordo quel giorno in cui Vegeta, posseduto da Babidy, mi
immobilizzò a
quella roccia. Mi sentivo umiliato, impotente, e speravo che una
sensazione
simile non si impossessasse più di me. Che stupido che sono
stato a non capire
che quello era niente. Perché qui,
nell’oscurità di questa cella, è mille
volte
peggio.
Io
sono sempre stato libero, non riesco a sopportare di essere rinchiuso,
sento il respiro che mi manca. Non credevo di poter avere paura, ma
voglio
uscire di qui!
Griderei,
cercherei di liberarmi, se solo ne avessi la forza.
Mi
sorprendo di riuscire a pensare.
Le
loro risate m’impediscono di dormire, persino di svenire. Di
liberare la
mente almeno nell’incoscienza.
Mi
hanno pestato a sangue.
Non
era uno scontro, non c’era niente di leale. Potevo solo
subire.
Non
voglio rivivere mai più niente di simile.
Da
quelle percorse non potevo ricavare nessuna vittoria, nessuna via di
scampo.
Significa
sapere di non avere via di scampo, un susseguirsi di colpi su
colpi, mentre sai che tutti sono contro di te.
posso assicurare che non
è una
situazione che voglio rivivere.
Sto
tremando leggermente, ma non riesco a smettere.
Ho
freddo, sono stanco e il mio sangue continua ad inzupparmi la tuta
ormai
lacera.
Il
dolore è diventata una sensazione appiccicosa, continua,
come un ronzio
che ormai ti ha penetrato il cervello.
Davanti
a me quel mostro schifoso di Cooler.
Tra
tutte le risate la sua è quella che spicca. Signora e regina
dell’ambiente, nella sua immonda mellifluità.
Lo
circondano degli alieni in camice bianco.
Ho
sempre avuto paura degli ospedali, dei dottori, delle siringhe. Ora i
miei incubi più terribili si stanno realizzando.
Sudo
freddo, mentre uno di quegli scienziati maledetti mi avvicina una
siringa al collo.
Cerco
di scostarmi, ma dietro di me solo la parete a cui sono incatenato.
Le
mani e i piedi, in un'unica catena che si divide a quattro, sono legati
ad un gigantesco anello di ferro che si erge dal pavimento. Gli arti
non me li
sento più, in realtà non percepisco
più l’intero mio corpo. L’insieme
è solo un
lontano e doloroso pulsare.
“Cooler,
la-lasciami… andare…” esalo. Non so
neanche io come ho trovato la
forza di riuscire a parlare.
Il
changelling fa un gesto con la mano e lo scienziato annuisce,
arrestandosi.
“Se
ti piegassi completamente a me sarebbe più facile. Fino a
quel momento,
devo pur utilizzare in qualche modo” mi deride il mio
aguzzino.
Da
un po’ di tempo a questa parte sto studiando il saiyan.
C’è una parola
che considero perfetta per questo maledetto e so che lui conosce la
lingua dei
miei avi.
“Backpfeifengesicht” ringhio.
Significa un volto che va preso a pugni.
Cooler
ghigna e fa un cenno con la testa, il suo scagnozzo esegue.
Sento
l’ago della siringa penetrare pian piano nella mia pelle;
è così
freddo.
Gli
occhi mi si chiudono, la mia volontà sta venendo meno.
Possono farmi
ciò che vogliono, non posso che permetterglielo >
pensò Goku, crollando
incosciente.
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Capitolo 17 *** Cap.17 Il genocidio di Vegeta ***
#12DaysAfterChristmasChallenge#Task2
Task2 ''Hey - non guardare, okay?
Guarda me. Voltati verso
di me, lascia perdere tutto il resto".
Titolo: Il genocidio di Vegeta
Fandom: Dragon Ball Z
Note: Freezer sta ricattando Vegeta
obbligandolo a tornare
ad essere un suo mercenario.
Cap.17 Il genocidio di Vegeta
La luce rosso sangue illuminava le
casupole di paglia del
villaggio.
Vegeta avanzava a passo marziale
verso di esse, gli si
pararono davanti degli alieni nerboruti dalla pelle viola.
Trunks venne trascinato
giù dalla rampa dell’astronave a
peso da due mercenari. Altri due tenevano sollevato da terra Goten, che
gridava, cercando di liberarsi dalle manette che gli avevano fatto
indossare,
simili a dei guanti di titanio ricoperti di pulsanti.
Trunks riconobbe suo padre e Freezer
che fissava
quest’ultimo da non troppo lontano, accomodato nel suo trono
volante.
Da dietro le finestre delle casupole
s’intravedevano figure
di donne terrorizzate, intente a portare in salvo i loro figli.
“Cosa sta succedendo,
Vegeta?!” gridò Goten.
“Papà?”
chiese Trunks, cercando a sua volta di divincolarsi,
inutilmente.
Freezer dimenò la coda
candida, spazzando il brullo terreno
polveroso.
“Oh, non dirmi che gli hai
mai detto chi sei davvero,
Mercenary” disse in falsetto. Si portò la mano
alla bocca e ridacchiò.
Vegeta si spostò a destra
e a sinistra con la supervelocità,
evitando le grosse mazze con cui i nativi cercavano di colpirlo. Aveva
un’espressione gelida, distaccata e statica.
Goten corrugò la fronte,
guardandolo saltare all’indietro,
distanziandosi. Puntò l’indice come una pistola e,
tenendolo sollevato insieme
al pollice, sparò agli alieni. Le onde di energia li
trafissero, facendoli
stramazzare tra grida di dolore e di terrore a terra, uno dopo
l’altro.
“Cosa sta
facendo?” esalò Goten.
“Papà,
no!” implorò Trunks, mentre il genitore uccideva
un
innocente dopo l’altro. Utilizzò la sua aura per
scoperchiare i tetti delle
casupole.
Goten cercò di
trasformarsi, ma il collare che indossava gli
inibì i poteri.
< Vi giuro che vi
resusciterò tutti con le sfere del
drago, appena possibile > pensò Vegeta.
Passò a dare fuoco alle donne nelle
casupole, sentendole gridare di dolore.
Freezer rise malignamente, mentre
Goten raggiungeva uno dei
due alieni con una testata. L’altro lo allontanò
con una spallata e liberò
Trunks dai suoi con gomitate e calci a piedi uniti.
I mercenari alieni si rialzarono e
puntarono contro le loro
teste delle pistole laser.
Vegeta guardò una donna
precipitata per terra, nascondeva
suo figlio dietro di sé, il viso stravolto dalla paura. Il
pianto del piccolo
risuonava lugubre sullo scoppiettio delle fiamme.
Freezer raggiunse Vegeta, ancora
bordo del suo sedile, e li
finì entrambi con un deat beam. Il fascio di luce rossa si
estinse pian piano.
“NOOOO!”
gridò Trunks, cadendo carponi sul terreno
rossastro. L’odore di morte gli punse le narici.
Vegeta chiuse gli occhi, mentre la
punta della coda di
Freezer gli accarezzava la guancia. Era gelida a contatto con la pelle
bollente.
< Perdonami figlio mio, ma
devo proteggere te, tua madre,
tua sorella e tutto ciò che conosciamo.
Mi auguro solo che Kakaroth possa
farci uscire da
quest’incubo. Non avrei mai voluto ricaderci, ma quello che
mi fa più soffrire
è di aver coinvolto anche voi > pensò.
Le iridi azzurre di Trunks erano
diventate bianche, dentro
di esse si riflettevano i cadaveri. Orribilmente contorti su loro
stessi,
alcuni corpicini carbonizzati ancora abbarbicati sulle carcasse dei
genitori.
Goten
s’inginocchiò davanti al migliore amico e gli mise
le
mani sulle spalle.
''Hey - non guardare, okay? Guarda
me. Voltati verso di me,
lascia perdere tutto il resto" lo implorò.
Trunks obbedì, con aria
smarrita, e Goten lo strinse a sé,
nascondendogli il viso contro il petto. Trunks singhiozzò
rumorosamente,
venendo scosso da tremiti, mentre le lacrime gli rigavano il viso.
< Vegeta per noi è
sempre stato un eroe. Di lui ho
dubitato solo una volta ed ho avuto torto, poco dopo si sarebbe
sacrificato
contro Majinbu.
Questa volta voglio dargli fiducia,
tutto questo non può
essere quello che sembra.
NON PUO’! >
gridò mentalmente Goten.
“Pensa solo a me, ok? Come
se fossimo solo noi due, tutto il
resto non è reale” lo rincuorò.
Le risate dei quattro carceriere si
mischiarono all’ululato
del vento che era andato alzandosi, alimentando le fiamme che ancora
consumavano ciò che rimaneva delle casupole indigene.
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Capitolo 18 *** Cap.18 Il litigio tra Trunks e Vegeta ***
Remake di NUMB.
Cap.18 Il litigio tra Trunks e Vegeta
Goku boccheggiava, piano, le labbra
socchiuse, i suoi
rantoli risuonavano tutt’intorno.
Un dottore gli sollevò una
palpebra e gli controllò la
reattività della pupilla, già dilatata.
Cooler osservò due suoi
alieni liberarlo dalle catene,
sollevandolo di peso.
Son gorgogliò,
abbandonandosi contro le loro braccia, il suo
corpo era abbandonato mollemente e avvertiva un formicolio indistinto,
soprattutto al bassoventre.
< Il tempo è
passato. Non so quanto, dovrei riuscire a
contare le innumerevoli punture sul mio collo.
Non posso sfuggirgli.
Sento le loro mani addosso mentre mi
visitano.
Tutto questo mi ricorda quando andavo
a pescare con Nonno
Gohan. I pesci che prendeva con la sua canna prima si agitavano sul
terreno,
poi rimanevano immobili, respirando pian piano.
Molto spesso vedo solo nero intorno a
me, oppure ombre
indistinte.
Non tento neanche di oppormi ai miei
carcerieri. Tutto è
così confuso, mi afferrano, mi toccano, mi rigirarono, mi
scannerizzano. Io li
lascio semplicemente fare.
Non mi sono mai sentito
così… prigioniero? Così si sente uno
schiavo?
Voglio tornare a casa, voglio tornare
sulla Terra > pensò
Son, mentre gli occhi gli pizzicava e un rivolo di saliva gli colava
dalle
labbra martoriate.
****
“Tu eri il nostro eroe.
Ringrazio che Bra non sia qui per
vedere che razza di persona è suo padre in
realtà” ringhiò Trunks.
“Mi consideri un mostro?
Vuoi andare da tua madre a
piagnucolare? Fa pure” ringhiò Vegeta.
Voltò il capo di scatto. “Tsk” aggiunse.
Trunks afferrò il padre
per la maglietta e lo sollevò,
sbattendolo contro la parete.
Vegeta sputò sangue e fece
un ghigno, mostrando i denti
sporchi di grumi rossastri.
“Avanti, mostra il tuo
carattere moccioso” lo sfidò.
Trunks lo lasciò andare e
indietro, guardò il padre cadere
carponi, la parte superiore della battle-suit si ricoprì di
sangue.
“N-non è
possibile… ti ho solo sfiorato…”
esalò.
Vegeta cercò di rialzarsi,
ma ricadde in ginocchio, vomitò
sangue e ansimò.
Trunks gli afferrò il
petto di sopra della tuta e glielo
sfilò a forza, ignorando i gemiti del genitore, ed
impallidì, vedendo che aveva
la schiena segnata da profondi squarci. Avevano la stessa grandezza
degl’innumerevoli cicatrici che lo segnavano.
< Le ha sempre avute. Pensavo
fossero i segni di qualche
scontro, quando le notavo da bambino, mentre ci allenavamo.
Invece… > pensò.
“Mi hai mentito, vero?
Freezer è sempre stato un mostro e
non si è mai redento” esalò.
Vegeta si lasciò cadere
seduto a gambe aperte, i capelli a
fiamma ondeggiavano sul suo capo.
“Come hai capito che
è stato lui?” biascicò.
Trunks
s’inginocchiò davanti al padre e lo
guardò negli occhi,
vedendo il suo riflesso nelle iridi color ossidiana.
“La sua coda, vero? Sono
uno scienziato, ci so fare con le
proporzioni, ricordi?” domandò.
“Umphf. In questo momento
sembri maledettamente tua madre”
si lamentò Vegeta. Gocce di sudore scivolavano lungo il suo
viso. “Freezer ha
aiutato quest’universo a non scomparire. Vuole una cosa sola:
distruggere le
divinità, e se riesce a conquistare tutto nel frattempo non
gli dispiace.
Sì, è un
mostro, ma eri troppo piccolo per capire che ha
anche dei lati positivi”. Si rialzò in piedi
ondeggiando, appoggiandosi alla
parete con una spalla.
< Quegli occhi delusi, la sua
espressione intenta a
giudicarmi. La vidi impressa sul volto di Mirai Trunks.
Non avrei mai pensato di vederla
incisa nel viso del mio
adorato figlio.
Trunks, non so come farmi perdonare.
Ti prego, mi sento
così… così intorpidito. Non riesco a
sentirmi.
La mia vita mi sta sfuggendo di mano,
sono così stanco e non
so più cosa fare > pensò.
“Tu e lui, allora, non
siete così diversi. Pensare che ti
ammiravo…” disse Trunks. Gli diede le spalle,
serrando i pugni. “Ora l’unica
cosa che desidero fare è di essere il più diverso
possibile da te. Non
permetterò a Vetrunks di vedermi diventare uno spietato
assassino”.
Vegeta allungò la mano,
Trunks si allontanò con passo veloce
lungo il corridoio, il suono prodotto dai suoi stivaletti bianchi
rimbombava
nelle pareti di metallo.
Vegeta abbassò il braccio,
la luce delle lampade illuminò
una lacrima sulla guancia di Trunks.
< Intrappolato nella risacca,
sono solo un mercenario.
Sono consapevole di esserti sembrato così sleale, mentre
tutto il mondo ti
crollava addosso >.
Guardò il corridoio
deserto davanti a lui, il suono dei
passi si era fatto dapprima attutito e poi era scomparso.
Il principe dei saiyan
gettò indietro la testa e gridò di
dolore.
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Capitolo 19 *** Cap.19 Lascia che il tempo passi ***
“Questa
storia
partecipa alla Parole Intraducibili Challenge indetta sul gruppo
facebook Il
Giardino di Efp”.
Prompt:
26 Nankurunaisa.
Dal giapponese: con il tempo si sistema tutto.
Cap.19
Lascia che il tempo passi
<
I tuoi
occhi si sono fatti grandi, mentre mi guardi sconvolta. Cosa credevi?
Una
volta
accettato era questo il mio destino.
Lord
Freezer
ordina, io obbedisco. Di nuovo prigioniero di una routine che pensavo
di
essermi lasciato alle spalle.
Mi
ha
praticamente comprato quando ero bambino e tutta la mia vita
è stata una
dilaniante agonia; sentivo ogni secondo trascorrere così
dolorosamente lento
> pensò Vegeta. Si sfilò la maglia,
gocciolante di sangue, rimanendo a petto
nudo, Bulma allungò la mano verso le sue spalle, sfiorando
le cicatrici pallide
sulla pelle abbronzata.
Vegeta
si
sfilò anche i pantaloni impregnati di sangue, rimanendo in
intimo, sedendosi
sul letto di metallo, dalle lenzuola candide. La sua figura si
rifletteva nelle
pareti di metallo a specchio della sua stanza.
Vegeta
distolse lo sguardo dalla moglie e fissò fuori dalla
finestra, guardando la
Terra.
<
Ha
ricostruito perfettamente la base sul pianeta Neo-Plant, che ancora
orbita
vicino alla Terra >. Si sfilò i guanti anneriti da
terra e sangue, li gettò
a terra e li disintegrò con un ki-blast.
“Vegeta…”
esalò Bulma.
Vegeta
chiuse gli occhi, era rigido e il suo respiro risuonava pesante nella
stanza,
si stringeva le ginocchia abbronzate spasmodicamente, fino a far
sbiancare le
nocche.
“La
Terra si
è arresa. Freezer ha catturato il loro re, ma la
lascerà esattamente com’è, gli
serve per ricattare noi saiyan. Si limiterà ogni tanto a
riscuotere un tributo”
disse con tono gelido.
“Trunks
mi
ha detto cosa hai fatto. Sei cambiato troppo per non averne
sofferto” disse
Bulma, gli sfiorò la spalla con la punta delle dita, ma lui
si ritrasse.
“Erano
popoli di un altro pianeta, non ci ho fatto caso. Mi basta chiudere gli
occhi,
il mio corpo si ricorda esattamente come si fa, come si muove un
mercenario in
battaglia” rispose secco, mentendo in parte.
Bulma
serrò
un pugno e lo affondò nel letto, scuotendo il capo.
“Ti
prego,
permettimi di rimanerti accanto. Non sono più la ragazzina
di quando ci siamo
incontrati, sono una donna, la tua. Fammi vedere quello che provi, ti
supplico”
gemette.
<
Sì,
qualcosa in me è cambiato… Non riesco a uccidere
donne, bambini o anziani senza
rivedere la mia famiglia o i miei amici in loro. Ogni vecchio
è un Muten, ogni
donna ha il tuo volto, ogni bambino piange come i nostri
figli… Persino i
combattenti sono un Crilin, uno Junior… Diamine, ormai sono
legato persino a
Yamcha, si è occupato di me mentre ero ridotto a un verme
capace solo di
vomitargli sui vestiti buoni, schiacciato dal mio stesso potere reale
>
pensò Vegeta e si passò la mano sul volto, alcune
rughe di espressione si erano
create agli angoli dei suoi occhi. Il suo viso era in ombra, esangue.
“Freezer
non
mi permette di lasciare scappare nessuno. Mi aiuta a tornare il mostro
che
sono. Bulma, non sono mai stato un eroe, ma sempre e solo un assassino,
ed uno
schiavo” rispose con voce roca.
Bulma
gli
strinse il polso.
“Non
sei
niente di tutto questo. Certo, odori di sangue e mi sento svenire al
pensiero,
ma…”.
Vegeta
si
liberò il braccio con uno scatto e si rialzò,
disfacendosi anche dei boxer,
rimanendo nudo ritto davanti a lei.
“Non
preoccuparti, ora mi faccio una doccia” la interruppe.
<
Freezer
non capisce il concetto di ‘moglie’. Se
comprendesse cosa sei tu per me, ti
ucciderebbe… è così geloso del suo giocattolo
>. Intravide la catena che teneva legato il polso della donna al
letto.
Quest’ultima
cercò di alzarsi in piedi sul letto, ma una scossa elettrica
del collare
meccanico la fece cadere con un gemito in ginocchio.
Vegeta
scattò e l’abbracciò.
“Non
credere
a quello che ti dice Freezer, non dopo tutti questi anni. Lui non ha
nessuno
che lo salvi ed è per questo che vuole condannare anche te,
trascinarti nel suo
mondo osceno” lo richiamò Bulma.
Vegeta
la
guardò con gli occhi socchiusi.
<
Sei
così bella, mia creatura angelica, un demone come me non ti
merita.
Freezer,
lei
è il mio angelo dai capelli turchini, non la mia schiava.
Lei m’impedisce di
dannarmi come te > pensò.
Bulma
gli
accarezzò la guancia, la spallina della toga di tela bianca
che indossava le
scivolò, lasciandole scoperta la spalla.
“Se
non vuoi
piangere tu, allora lo farò io per te” disse
Bulma, e calde lacrime iniziarono
a scenderle lungo il viso.
“Cosa
dovrei
fare? Urlare che questo è un incubo? Che preferirei morire
piuttosto che fare
ancora del male a degli innocenti? O scempiaggini come ‘la
mia anima è in pezzi
e il mio cuore sanguina?!” gridò Vegeta.
Serrò gli occhi e fu scosso da
tremiti, stringendola a sé.
<
Bulma,
amore mio, lo sai che l’ho fatto per voi, per salvarvi
> pensò.
Bulma
singhiozzò, accarezzò la mano di lui con la
propria, Vegeta si allontanò.
<
È come
se il tuo tocco puro mi avesse scottato > pensò. Un
rivolo di sudore gli
scivolò lungo la schiena martoriata. < Temo
così tanto il suscitarti
disprezzo. Ho così paura che, come nostro figlio, anche tu
non vorrai più avere
a che fare con me > pensò.
Bulma
posò
la testa sulla sua gamba, lacrime continuavano a solcarle il viso.
“Io
resterò”
soffiò.
Vegeta
le
accarezzò il viso con il dorso della mano e
sospirò, dimenando la cosa.
“Lo
so”
esalò, accarezzandole la testa.
<
Ci
dev’essere una via d’uscita. Ti aiuterò
a farci tornare a casa, te lo prometto.
Ti resterò accanto, vedrò in te un uomo e non un
mostro, anche quando tu non ci
riuscirai più, fagocitato dal dolore >
pensò Bulma.
“Dalle
mie
parti si dice: nankurunaisa, con il
tempo si sistema tutto” tentò di rassicurarlo.
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Capitolo 20 *** Cap.20 Shlimazl ***
“Questa
storia partecipa alla Parole Intraducibili Challenge indetta sul
gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
Prompt:
24) Shlimazl. Dall’yiddish: persona sfortunata.
Cap.20
Shlimazl
"Una
storia come la mia non andrebbe mai raccontata, perché il
mio
mondo è tanto proibito quanto fragile, senza i suoi misteri
non può
sopravvivere".
“Lasciatemi
in pace!!!!” gridò Goku con tutta la sua voce, a
pieni polmoni.
Il suo grido rimbombò per tutto il laboratorio.
<
Spinto dalla forza della disperazione riapro gli occhi. Sono sospeso,
solo fili e oscurità intorno a me. Mi sono già
trovato in una situazione
simile.
Stringo
i denti, so già cosa sta per succedere.
Mi
succhieranno via tutta l’energia, e sarà solo
dolore.
Chichi,
amore mio, dove sei? Dove sono i ragazzi? La piccola May sta bene?
Mi
chiedo se vi rivedrò mai più. Ed ecco che i
macchinari si mettono in
moto, e comincio a urlare e a soffrire >.
*******
“Fatelo
scendere da lì” ordinò il changelling,
indicando il saiyan svenuto,
accasciato sui fili che, con delle scintille, smisero di incanalare
l’energia.
<
Manderemmo solo in sovraccarico il sistema o lo uccideremmo
inutilmente. Mi serve ancora a lungo la mia
‘batteria’ > pensò.
Guardò
gli scienziati scendere Goku, sollevarlo tra le braccia. Il saiyan
era smagrito, leggero, il viso incavato ricoperto di sudore, nuove
ferite che
si confondevano con quelle in parte rimarginate, i segni delle catene
risaltavano vistosi sulla sua pelle ingrigita.
Cooler
lo raggiunse e gli passò la mano tra i capelli mori,
assottigliando
gli occhi.
“Povero
shlimazl. Sai, nella mia
lingua significa persona sfortunata.
Hai
esaurito la tuo buona stella, mi dispiace tanto”
mormorò.
<
Come mio fratello, ora è solo un burattino. Si sente
così potente ed
incredibile, ma finalmente obbedisce a tutto quello che voglio fargli
fare >
pensò.
Si
udirono dei passi pesanti e dei respiri grevi.
Cooler
si voltò di scatto e un ghigno si dipinse sul suo viso.
“Padre”
salutò.
“Dimmi
come procede la nostra creatura” ordinò Re Cold.
Il mantello rosso
gli ondeggiava dietro le spalle, mentre la luce delle lampade
illuminava la sua
possente figura.
Osservò
Son incosciente sul tavolaccio e si leccò le labbra.
<
Assomiglia in modo inquietante a quella testa calda di Bardack. Spero
non ne abbia ereditato anche il genio combattivo e la sete di vendetta.
Ci
serve docile > pensò.
“La
vostra creatura, padre” rispose Cooler.
<
Anche perché se fosse per me non avremmo usato questi
maledetti
scimmioni. Sono una specie così inferiore e puzzolente, mera
carne da macello
> pensò. La sua risata sadica risuonò
tutt’intorno.
<
La fissazione del mio primogenito per gli esperimenti al limite
dell’umano e per le macchine non è mai stata
ignota, ma non pensavo si sarebbe
mai rivelata così utile > rifletté Re Cold.
“Vieni
avanti, mio replicante” ordinò Cooler.
Un
guerriero dalle fattezze di Goku uscì dall’ombra e
li raggiunse.
“Finalmente
sei riuscito ad imbottigliare l’energia del supersaiyan,
usandola per caricare un tuo robot” mormorò Re
Cold.
<
Oh, ai tempi di Metal Cooler feci un errore sciocco. Pensai di poter
soggiogare due esemplari di saiyan in contemporanea. Questa volta
starò attento
> pensò Cooler.
“Mio
signore, questa è la prima volta che attiviamo il vostro
nuovo
schiavo. Non sappiamo ancora se funzionerà”
mormorò uno degli scienziati.
Fu
raggiunto da un’onda del replicante e ridotto in cenere.
“Io
sono ‘Kakaroth’ e non sono ‘uno
schiavo’. Io sono il vostro servo più
fedele” disse il robot. Indossava una battle-suit nera, i
suoi occhi sottili
avevano un taglio crudele, la sua espressione era gelida.
“Lieto
di conoscerti, Kakaroth” lo salutò Re Cold.
“Sei
meglio di quanto mi aspettassi” ammise Cooler.
Kakaroth
s’inginocchiò in mezzo a loro ed
abbassò la testa.
“Lieto
di servirvi, Mylord” disse con tono composto.
“Vedremo,
novello sfortunato, se la tua fortuna è passata alla tua
versione
migliorata” disse Cooler. Si voltò verso Goku e la
sua risata malvagia risuonò
tutt’intorno.
Re
Cold si unì al tripudio del figlio, con le sue risa possenti.
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Capitolo 21 *** Cap.21 La fuga di Chichi ***
“Questa
storia partecipa alla Parole Intraducibili
Challenge indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
Prompt:
29)
Desenrascanço. Dal portoghese:
capacità di liberarsi da una situazione difficile.
Cap.21
La fuga di Chichi
Chichi
fissava il muro davanti a lei, le labbra
serrate.
<
Questa situazione non mi piace e, quando qualcosa
non mi piace, m’innervosisco.
Possono
anche incatenarmi a questo stupido letto,
costringermi a mettere questa sottospecie di sacco in pannolenci bianco
come
vestito, ma non dovevano portarmi via i miei bambini.
Io
non posso sopportarlo!
Impedirò
che facciano di May l’ennesima ossessionata
dal combattimento.
Ho
faticato anni per rendere Gohan uno studioso e solo
ora ero riuscita a convincere Goten a trovarsi un lavoro.
Non
butteranno tutte le mie fatiche nella spazzatura
>. Digrignò i denti. < Mi hanno
sottovalutato perché hanno visto che
il mio livello combattivo è molto basso >.
“Se
pensano, poi, che io creda che quel tipo che
è entrato qui dentro sia mio marito, si sbagliano.
Il
mio Goku non mi ha mai guardato in un modo così
lascivo e pericoloso, e di sicuro non ridere in quel modo
sadico”.
<
Quello sembra più il gemello malvagio di Turles,
meno scuro di pelle, che si fa chiamare Kakaroth >
rifletté.
Spezzò
l’anello della catena, lasciando che penzolasse
dal suo braccio, liberandosi dal letto e corse fino alla porta di
metallo.
Questa era sigillata, la sfondo con una serie di calci a ripetizione.
“Arrivo,
piccola mia” promise, correndo fuori.
<
Non sono più sulla Terra, qui non ho tempo per
fare la brava moglie. Non sono così indifesa, mio padre era
il Grande Stregone
del Toro, allenato dal Genio delle tartarughe in persona > si
disse.
“Sai,
quando eravamo bambini, io e Gohan, il mio migliore amico, dovevamo
consegnare
il latte. A dirsi così poteva sembrare una cosa facile, ma
non lo era per
niente” disse Juma. La luce del tramonto filtrava dalla
finestra del castello.
Sua
figlia era seduta sulla sua immensa gamba, l’uomo le aveva
messo il suo elmo in
testa e la piccola vi navigava all’interno. Lo teneva con
entrambe le manine
paffutelle, per non finirci completamente dentro, e dimenava i piedini,
sorridendo al genitore.
“Preferivamo
arare centinaia di campi a mani nude” preferì il
titanico sovrano.
“Dovevi
affrontare i dinosauri” disse Chichi.
L’uomo
si grattò la barba ed annuì.
“Non
ricordavo di avertelo già raccontato. Però vedi,
lì incontrai un uomo molto
saggio. Parlava sia la nostra lingua che un’altra a noi
sconosciuta. A vederci
piegati in due, a riprendere fiato, ricoperti di sudore, ci disse:
“Desenrascanço”” raccontò.
Chichi
sgranò gli occhi dalle iridi nere, guardando sorpresa il
genitore.
“Strano.
Voleva consolarvi?” domandò.
“Ci
disse il motivo per cui il nostro maestro ci sottoponeva a tutto
quello. Quella
parola significava la capacità di liberarsi da una
situazione difficile.
Da
allora come una vera squadra io e Gohan iniziammo ad aiutarci, niente
ci mise
più in difficoltà. Nonostante i carapaci da
tartaruga pesassero innaturalmente
sulle nostre spalle, non deludemmo mai il Maestro Muten”
raccontò l’uomo.
<
Ed ora io non deluderò te, papà.
Questa
volta non devo affrontare una bella avventura,
e non posso farmi salvare. La mia famiglia ha bisogno di me! >
pensò Chichi.
|
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Capitolo 22 *** Cap.22 Gohan mercenario ***
“Questa
storia partecipa alla Parole Intraducibili
Challenge indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
Prompt:
25) Iksuarpok: controllare in continuazione se
chi aspettiamo stia arrivando.
Cap.22
Gohan mercenario
“Mio
padre è scomparso per mesi. Nessuno è sembrato
chiedersi come mai.
Poteva
essere morto e l’unica cosa che mi rispondevano
era che se la sapeva cavare” ringhiò Gohan. Si
raddrizzò l’alettone dorato
dell’armatura della sua battlesuit.
Vegeta
era seduto su una roccia, lo fissava con la fronte
corrugata.
“Hanno
detto che ci raggiungerà in questa missione”
disse.
Gohan
si massaggiò il collo.
“Sono
tredici volte che controllo i messaggi dello
scouter. Non mi piace usarlo così tanto, Freezer lo usa per
spiarci” borbottò
seccato. Si guardava intorno con gli occhi assottigliati, le narici
dilatate.
Vegeta
strofinò la punta metallica degli stivaletti
sulla sabbia rossastra del terreno. Notò che Gohan camminava
avanti e indietro,
girò un paio di volte intorno alle navicelle bianche con cui
erano atterrate e,
sbuffando, si passò la mano tra i capelli neri.
“Tsk,
datti una calmata moccioso. Non arriverà prima
se fai così” disse secco.
“Uno,
voglio vedere come sta. Dopo tutto questo tempo,
solo Zenosama sa cosa gli hanno fatto. Due, voglio chiedergli
spiegazioni.
Perché non ha impedito tutto questo?! Non ha provato almeno
a combattere. Tre,
perché diamine sta tardando? Quattro, ma non meno
importante. Che diamine vuol
dire che ci aiuterà a conquistare un pianeta?!
Già
io di mio non credo di esserne capace!”. La voce
di Gohan era isterica ed i suoi occhi arrossati.
Vegeta
incrociò le braccia al petto, dicendogli: “Se
ricordo bene, tu conoscevi la lingua saiyan, o almeno la stavi
studiando”.
Gohan
annuì.
Vegeta
lo interrogò: “Allora sai che vuol dire
Iksuarpok?”.
Gohan
schioccò la lingua sul palato.
“Significa
controllare in continuazione se chi
aspettiamo stia arrivando. Detta
l’ovvietà?” chiese secco.
“Ti
distraggo dalla tua ossessione. Magari se fai il
secchione, smetti di essere così ammorbante. Non voglio tu
mi faccia venire
voglia di prenderti a pugni” borbottò Vegeta.
Gohan
spiccò il volo, levitando sul posto.
“Ho
sentito un’aura potente, forse è lui. Vado subito
a vedere” mormorò. Sfrecciò via, mentre
Vegeta si alzava.
“Dannato
moccioso, questo è il posto dove dobbiamo
aspettare!” gridò. Si massaggiò il
collo e sbuffò, negando con il capo.
<
Non posso lasciarlo. Se non fosse Kakaroth e
quando arriva non ci trova, perderemo tempo. Ogni minuto perso
farà arrabbiare
Freezer, e ancor di più Cooler.
Potrebbero
decidere di ucciderlo per questo suo non
rispettare le regole > pensò.
“Non
conosce proprio il mondo dei mercenari” borbottò.
Una
navicella si schiantò rumorosamente alle sue
spalle, alzando un polverone.
Vegeta
si protesse il viso con la mano, si voltò
lentamente e vide la navicella aprirsi, ne uscì una mano
coperta da un guanto.
Vegeta
si avvicinò, irrigidendosi nel trovarsi di
fronte Kakaroth.
<
Se non sapessi che Ginew è definitivamente morto,
e che non ci sono altri predatori di corpi nelle fila di Freezer,
penserei che
qualcuno si è appropriato di Kakaroth.
Il
suo sguardo è feroce, ancor più spaventoso di
quanto non fosse Black nell’altro futuro >
pensò, rabbrividendo.
“Tuo
figlio è andato avanti, dobbiamo raggiungerlo” lo
aggiornò con voce roca.
“Fai
strada, ti seguo” disse Kakaroth. Ghignò,
mostrando i denti candidi.
*********
Vegeta
afferrò Gohan al volo, mentre il ragazzo si
ritrasformava dallo stadio di supersaiyan e gli sorrise.
“Hai
già sconfitto quasi tutto l’esercito da solo,
ottimo lavoro” disse conciliante.
“Ve-geta"
esalò il primogenito Son.
“Tranquillo,
da qui me la vedo io” lo rassicurò Vegeta
sorridendogli, mentre Gohan sveniva.
Vegeta
si voltò lentamente, lanciando uno sguardo in
tralice al nemico, riatterrando.
<
Non vi permetterò di far fallire questa missione,
né di far punire questo ragazzo. Continuate così,
e potrei scordarmi di voi
quando, finita questa brutta storia, farò resuscitare le
vittime > pensò.
Kakaroth
gli atterrò a fianco, dicendo: “Lascialo a
me, ci penso io".
Il
principe dei saiyan annuì e glielo lasciò tra le
braccia, s’impensierì vedendo che Kakaroth teneva
il figlio con freddezza.
Quest’ultimo si allontanò, volando fin sopra una
collinetta deserta.
Vegeta
fece un ghigno di scherno, incrociando le
braccia, poggiandosi le mani coperte dai guanti sugli avambracci
muscolosi.
“Non
hai avuto una buona idea a ridurlo così” disse al
nemico. Raggiunse il secondo livello, avanzando a grandi falcate,
sollevando
della polvere vermiglia coi suoi stivaletti candidi e la sua aura.
“Non tanto
per me, quanto per il padre. Kakaroth sarà anche troppo
buono, ma non apprezza
chi gli maltratta il moccioso". Si deterse le labbra e
avanzò verso il
generale nemico, dal vistoso ermo con un corno oblungo davanti.
“Inoltre in
questo momento non sembra neanche più tanto
amichevole”. Aggiunse.
<
Cooler, pagherai per qualsiasi cosa tu gli abbia
fatto. Ti sgozzerò davanti al tuo paparino e mi
farò il bagno nel tuo sangue
> pensò.
Il
nemico iniziò ad attaccarlo con una serie di onde,
Vegeta sparò ad ognuna di esse utilizzando
l’indice. I suoi colpi energetici
fecero esplodere quelli nemici in una nuvoletta di fumo.
Il
generale lo raggiunse con un pugno, Vegeta lo
incassò gemendo. Indietreggiò e
ghignò, mostrando i denti sporchi di sangue.
“Sei
forte, ma io non ho tempo da perdere”. Si
trasformò in supersaiyan di quarto livello. “Ho
delle scadenze”. Aggiunse,
dimenando la coda ricoperta di pelliccia rossa.
“Non
temo le vostre trasformazioni, invasori.
Difenderò il mio pianeta” lo sfidò il
nemico.
“Oh…”
disse Vegeta, trafiggendolo con un pugno,
spezzandogli le costole. “Per quanto riguarda il
‘non per me', ho
mentito". Trapassò l'avversario del tutto da parte a parte
col pugno
all’addome, facendogli sputare sangue. “Questo
è per Gohan". Lo spazzò via
con un'onda di energia, i brandelli di cenere caddero a pioggia
tutt’intorno a
lui.
“Datti
una mossa a finire il resto di quella feccia. O
toccherà a me spazzarli via nel modo più lento e
doloroso possibile!” gridò
sadico Kakaroth.
Vegeta
avvertì un brivido freddo percorrergli la
schiena.
<
Qualcosa mi dice che non scherza per niente. Devo
sbrigare a dare una morte onorevole a tutta questa gente > si
disse.
|
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Capitolo 23 *** Cap.23 La dolcezza di Zarbon ***
“Questa
storia partecipa alla Parole Intraducibili
Challenge indetta sul gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
Prompt:
13)
Bakku-shan.
Dal giapponese: splendida ragazza, finché non si vede il suo
viso.
Cap.23
La dolcezza di Zarbon
Goku
mugolò, la sfera in bocca gl’impediva di parlare,
respirava con il naso e aveva gli occhi arrossati, Zarbon gli prese la
mano
nella sua, guardandolo steso sul tavolo operatorio: “Non
posso liberarti, ma
vedi di resistere, verrò ad aiutarti ogni volta che mi
sarà possibile”. Gli
passò la mano tra i capelli, sorridendogli incoraggiante.
“Sai,
non avrei mai pensato di potermi affezionare a
te. Eppure adesso sento che ti voglio bene. Tu e John avete una cosa in
comune,
scavate a fondo nel cuore di chi vi sta intorno. John mi ha addolcito,
ma tu mi
hai mostrato che ci si può anche divertire in questo mondo.
Insieme
a Vegeta siete come dei fratelli per me”.
Socchiuse gli occhi e sospirò. “Ed anche Elly ha
saputo vedere in me qualcosa
che andava oltre le apparenze” mormorò.
Prese
un antidolorifico e lo inserì in una siringa,
facendogli una puntura al collo. Guardò il corpo dolorante
di Son rilassarsi e
lo sentì gemere più piano.
“Resisti”
bisbigliò Zarbon, distruggendo la siringa.
Udì dei passi e si allontanò dal tavolo, fingendo
di osservare uno dei tanti
schermi. Dando le spalle al nuovo venuto.
“Tu,
bella donna, vieni qui” disse Cooler, guardando
le sue spalle sottili da dietro. La tuta stringeva la forma sottile del
mercenario.
Zarbon
si voltò, facendo ondeggiare i capelli morbidi
stretti in una treccia.
Il
conquistatore fece una smorfia, avvicinandosi e
assottigliò gli occhi. “Tu sei un uomo”
ringhiò, scuotendo la coda.
Zarbon
gli fece un inchino, con lo sguardo basso,
dicendo: “Ho servito per anni vostro fratello
Freezer”.
Cooler
schioccò la lingua sul palato.
“Sei
un mercenario, quindi. Cosa ci fai qui? Stiamo
dovendo ripiegare su Conuts. Si sta rivelando ostico persino per mio
padre”
ringhiò.
<
Anche perché il nostro esercito era caduto
veramente in basso. Gli ultimi neo-reclutati avevano delle potenze pari
a
cento!
Negli
ultimi anni avevamo perso tutto, ora dobbiamo
riconquistare ogni cosa > pensò.
“Lord
Freezer sta intervenendo in questo momento. Come
ben sapete grazie a lui, il vostro impero si sta nuovamente diffondendo
come
una macchia d’olio per tutta la galassia del Nord”
lo rassicurò Zarbon.
<
Dovrei concentrarmi su questi sconvolgimenti
politici rapidi, però… Questa figura mi confonde.
Sembra davvero una splendida
ragazza, di quelle con cui passerei volentieri la notte,
finché non si vede il
suo viso > rifletté.
“Bakku-shan”
lo apostrofò.
Zarbon
assottigliò le labbra e volse lo sguardo.
“Il
mio nome è Zarbon” finse di non capire.
“Significa
splendida
ragazza, finché non si vede il
suo viso.
Sei
un terribile inganno per i sensi. Ho sentito dire
che sei uno dei prediletti di mio fratello, ma non mi sorprende visto i
suoi
gusti discutibili, definibili voltastomachevoli e ambigui. Ora togliti
immediatamente dai piedi” abbaiò Cooler.
Zarbon
guardò di sottecchi Goku ed annuì.
“Subito,
mio signore” disse, allontanandosi.
<
Più tempo passa, più mi rendo conto che qualcosa
non va. Lord Freezer ha sempre avuto molti difetti, ma non è
mai stato un cane
fedele. Non avrebbe risposto in modo così accondiscendente
al richiamo di suo
padre sapendo che suo fratello era rimasto a baloccarsi nel suo
laboratorio.
Devo
andare a fondo nella faccenda > pensò.
|
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Capitolo 24 *** Cap.24 Il mercenario ‘Yamcha’ ***
Cap.24 Il mercenario
‘Yamcha’
"È
pericoloso giocare con il fuoco se hai un cuore fatto di
ghiaccio".
“Vi
è andata male.
Sapete, con la lama a mezzaluna della mia sciabola me la cavicchio, ma
con
questa…” disse Yamcha. Piegò di lato il
capo, ghignando. “… sono invincibile”.
Scattò,
spaccò la
testa del primo alieno con la mazza da baseball, facendo schizzare
sangue
tutt’intorno. Saltò all’indietro,
schivando una pioggia di ki-blast dorati,
atterrò tra due nemici colpendone uno al ventre e
l’altro ai genitali.
Le urla di
dolore dei
nemici che riusciva ad abbattere si susseguivano, utilizzava la mazza
per
lanciare a tutta velocità le sfere energetiche.
“Fuori
dal campo da
baseball sono un perdente, lo ammetto” disse Yamcha. Si mise
a correre e salì
in verticale su uno dei pali ai lati, si arrampicò sul
cartello e si lanciò da
lì, abbattendo i nemici in volo.
Atterrò
davanti al
generale degli alieni, il viso madido di sudore e uno scouter che
lampeggiava.
“Però
come giocatore
di baseball ho sconfitto anche due dei della distruzione” si
vantò Yamcha.
< Non
riesco ancora
a crederci. Nel mezzo di una semplice gara di baseball sono arrivati
gli alieni
invasori!
Come stanno
riuscendo
a conquistare la Terra?!
Dove sono
Goku e
Vegeta?! > s’interrogò.
“Ti
conviene venire
con noi senza fare storie” disse una voce femminile.
Yamcha si
voltò e impallidì,
trovandosi un’aliena davanti.
<
Sembra Hit, ma è
una donna! Che sia la sua controparte in questo universo? Un
po’ come c’è Broly
da noi e nell’universo sei c’è era una
ragazza che sembra Broly donna >
pensò.
“Voi
terrestri siete
dei deboli. Questo moccioso si è fatto catturare proteggendo
sua sorella” si
vantò l’assassina. Teneva Salva contro il petto,
circondandogli l’addome
ricoperto di sangue, ferite e lividi, con un braccio viola sottile,
mentre con
l’altra mano gli stritolava il polso, bloccandogli il braccio
dolorosamente
dietro la schiena.
Il capo
dell’aliena
era privo di capelli ed i suoi occhi rossi guizzavano
tutt’intorno.
“Abbiamo
diverse
concezioni di debolezza. Dai simboli che hai addosso direi che fai
parte
dell’esercito di Freezer. Ho perso il conto di quante volte
lo abbiamo spazzato
via” si vantò Yamcha.
“Sensei,
vi prego…”
gemette Salva. Aveva le lacrime che scivolavano lungo il suo viso,
mischiandosi
alla saliva e al sangue. “… scappate”.
Yamcha
s’irrigidì.
“Sarebbe
inutile. Qui
è pieno di innocenti che potrebbero trucidare e se Goku non
è ancora arrivato,
allora vuol dire che nessuno può salvarci”.
Gettò a terra la mazza da baseball
e alzò le braccia.
“Bellezza,
non so
neanche a cosa potrei servirvi.
Se volevi un
amante
dovevi venire qualche anno fa, ora sono ufficialmente
fidanzato” la derise. Un
rivolo di sudore gli solcò il viso lì dove aveva
la cicatrice.
“Prendete
questo
sbruffone” ordinò l’aliena.
"È pericoloso giocare con
il fuoco se hai un cuore
fatto di ghiaccio. Ero riuscito ad escludere tutto dalla mia vita, ma
Marion si
è fatta largo ed ora sono tornato a provare emozioni"
gemette Yamcha. Si
guardò allo specchio, vestito da mercenario e
sospirò. “Prima lei, ora quel
ragazzino. Non posso permettere gli facciano del male, ma
così ho semplicemente
dannato me stesso”. Serrò un pugno e
sospirò.
< Non potevo rimanere uno
spietato predone del deserto
tutta la vita.
Ero scappato da Goku, dalla battaglia
e dalla mia
responsabilità proprio quando mi sono accorto che gli volevo
bene. Ho
inconsciamente allontanato Bulma proprio perché
l’amavo.
Forse è tempo che io metta
fine al girone autodistruttivo in
cui mi perdo sempre. Sono un uomo, è ora che lo faccia
vedere > pensò.
Sentì un rumore alle sue
spalle e si voltò.
“Pual, sei tu?”
domandò.
“N-non sapevo
che… il bagno fosse…
occupato…” esalò Vegeta.
“Cosa
diamine…” esalò Yamcha, vedendo che il
principe dei
saiyan era ricoperto di sanguinolente ferite. “Chi
è stato?” domandò.
Vegeta fece un ghigno storto.
“Gokuu”
biascicò, cadde a terra pesantemente, la mano ancora
allungata verso il terrestre ed una pozza di sangue che si allargava
sotto di
lui.
Yamcha
s’inginocchiò e lo prese tra le braccia.
“Possibile che tu debba
sempre farti trovare morente da me?”
esalò.
< Non lo ammetterò
mai, ‘lupacchiotto’, ma anche tu fai
parte del mio branco > pensò.
**********
"Ero solo stanco di vivere nella tua
ombra, ma non
avrei mai voluto farti così male da distruggere la nostra
amicizia"
gemette Jeeth, accarezzando la guancia sudata di Vegeta.
Incassò il capo tra le
spalle, trattenendo le lacrime. “Non farò
più lo stesso sbaglio” sussurrò.
S’irrigidì,
sentendo la porta riaprirsi.
“Rilassati, sono sempre io.
Ho portato l’acqua” disse
Yamcha, entrando.
Jeeth si affrettò a
richiuderla alle sue spalle.
“Non ti hanno seguito,
vero?” domandò.
Yamcha negò con il capo.
“Ci puoi scommettere. Se
scoprono che ho aiutato Vegeta,
uccideranno me ed il ragazzino che tengono come mio ostaggio”
spiegò.
< Povero Salva, lontana da
casa e legato al mio letto. Se
Elly sapesse in che guaio è finito, ci ucciderebbe tutti
> pensò.
“Sei l’unico che
invece della compagna, ha ricattato un
ragazzino” sussurrò Jeeth, prendendo la busta che
Yamcha teneva tra le mani.
“Non è esatto.
Anche Crilin ha Uub come suo prigioniero, con
tanto di catena e vestitino bianco. Io sono l’unico ad avere
solo il ragazzino.
Crilin si è visto rapire figlia, nipotino e genero in un
colpo solo.
Non lo ricattano con la moglie, solo
perché hanno capito
quanto è pericolosa 18 e la stanno impiegando come
mercenaria insieme al
fratello 17. Stanno usando i due figli del fratello per ricattarla,
mentre lui
vede sua moglie sotto minaccia di morte” spiegò
Yamcha.
“Vedo che ti sei fatto un
giro dei tuoi amichetti” disse
Jeeth. Aveva versato il contenuto di una bottiglia dentro una ciotola,
v’immerse una pezzuola, la strizzò e la
utilizzò per detergere la fronte di
Vegeta.
“Come sta?”
s’informò Yamcha.
Jeeth scrollò le spalle e
borbottò: “Vivo per miracolo, come
sempre”.
“Sì, mi sto
accorgendo che ha questa brutta abitudine” disse
Yamcha con voce stanca. Guardò attraverso
l’oblò ed espirò dalle narici.
“Non
riesco a credere che lo abbia ridotto così Goku”.
“Ascoltami. Quello
è il vostro amico Goku come lo sarebbe
stato il capitano Ginew se fosse riuscito a tenersi il suo
corpo” ribatté secco
Jeeth.
< Ginew Goku non era certo
inquietante in quel modo. Se
dovessi paragonarlo a qualcuno penserei al Black Goku del futuro di cui
mi
hanno tanto parlato > rifletté Yamcha.
“Mi chiedo dove sia il vero
Goku” sussurrò.
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Capitolo 25 *** Cap.25 Dodoria ed Ub ***
Cap.25 Dodoria ed Ub
"Non capisco come si
possa vivere qui per sempre".
Silenzio.
"Anzi: lo capisco
benissimo e per questo voglio andarmene".
Ub tirò su i piedi,
facendoli affondare nel letto, e si
premette le mani sulle tempie, digrignando i denti.
< Cosa diamine mi hanno dato
da bere? Da quando ho preso
quella cosa… sento delle voci nella mia testa >
pensò, sgranando gli occhi.
Dodoria si appoggiò contro
alla parete.
“Sai, tu mi ricordi molto
un mio allievo. Calgare da piccolo
era fin troppo dolce, ma… Alla fine sono sempre riuscito a
creare dei mostri.
Lì dove il terreno è fertile, la psicosi cresce
come un fiore, dipingendo tutto
di ferocia” spiegò.
Ub ansimò, il sudore
scivolò lungo la sua pelle.
“N-non so cosa vuoi da me,
ma… Non otterrai niente” gemette
con voce roca. I suoi occhi lampeggiavano di rosa ed il suo battito
cardiaco.
“Vedremo”
ribatté Dodoria.
< Se non dovessi stare attento
a farlo solo quando quel
Crilin non c’è, ci sarei già riuscito
> rifletté.
Uub boccheggiò
rumorosamente.
“Cosa
volete?!” gridò
Ub, le gocce di pioggia scivolavano lungo il suo corpo e gli sferzavano
il viso
dalla pelle scura.
I pianti di
Ely
risuonavano tutt’intorno. Sua moglie, alle sue spalle,
stringeva al petto al
piccolo, cullandola.
“Vi
siete sistemati
bene, noto” disse Dodoria.
<
Questo mostro è
apparso all’improvviso, demolendo la parete di casa nostra.
Auree minacciose
ovunque, è come se l’intera Terra fosse sotto
invasione > pensò Uub.
Dodoria si
leccò le
labbra, la massa rosa acceso del suo corpo adiposo ondeggiava ai suoi
movimenti.
“Cercavo
un ‘vecchio
amico’” raccontò. Gettò
indietro la testa, disseminata di spuntoni, e scoppiò a
ridere.
< Che
essere
spregevole, si capisce anche solo dalla sua risata che è
malefico. Non ho mai
visto niente di così brutto e rivoltante, neanche tra i
demoni.
La sua aura
è
sproporzionatamente potente > rifletté Uub.
“Tesoro,
nasconditi
con la piccola” ordinò. Guardò con la
coda dell’occhio la moglie annuire e
spiccare, il volo allontanandosi dalla Kame House.
“Dove
pensi che possa
scappare? Ci penseranno altri mercenari a catturarla” disse
Dodoria. Schivò il
pugno dato da Uub con la supervelocità, il ragazzo aveva
incrementato l’aura ed
era partito all’attacco, levitando.
Uub tentava
di
raggiungerlo con pugni e calci, Dodoria rotolava a destra e a sinistra,
schivandolo, facendo volare tutt’intorno macerie della casa e
sabbia della
spiaggia.
Ub
ansimò, vedeva
sfocato.
<
Come fa ad essere
così agile con quella stazza?! >. Provò
con un’onda energetica, Dodoria
schivò e si aprì una voragine nel terreno.
“Mi
dispiace
deluderti. Se anche riuscissi a prendermi, quei ridicoli colpi
rimbalzerebbero
sulla mia pelle. Quando il nostro ‘signore’
è rinato, anche noi abbiamo trovato
nuova forza” spiegò. Si sfregò le mani.
“Grazie a questa rinnovata potenza mi
sono già potuto prendere qualche bella soddisfazione. Zarbon
non era alla mia
altezza” si vantò, sgranando gli occhi. La sua
espressione porcina era
eccitata.
< Io e tutte le persone che
amo siamo state ridotte a
semplici prigionieri di guerra. Il cielo grigio quel giorno portava
oscuri
presagi, ma non avrei mai pensato che sarebbe finita così.
Se solo potessi riabbracciare mia
figlia.
Li voglio morti, tutti. Voglio
ucciderli, spazzarli via,
macchiarmi del loro sangue. Devono ridarmela la mia famiglia >
pensava Ub,
ondeggiando sul posto.
“RIDATEMI LA MIA
FAMIGLIA!” gridò.
Dodoria batté le palpebre.
< Sì, ancora
qualche altra seduta e sarà pronto per
essere la mia nuova arma di distruzione.
Lord Freezer sarà
orgoglioso di me > pensò.
“Sai, mia piccola
reincarnazione di Kid Bu, ti piacerà
essere un torturatore. Essere un aguzzino e un boia sono dei lavori che
riempiono di gioia, lasciatelo dire. Ormai lo faccio da anni e non mi
sono mai
stancato di farlo.
Agl’inferi mi è
dispiaciuto che demoni ed orchi non
utilizzassero le mie doti” raccontò.
|
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Capitolo 26 *** Cap.26 Il saiyan dal cuore di demone ***
Cap.26
Il saiyan dal cuore di demone
Dodoria
si guardò intorno, c’erano una serie di
navicelle vuote.
“Perché
mi hai fatto venire qui?” domandò.
<
Ha forse scoperto cosa stavo facendo con suo genero
Ub? No, impossibile.
Quel
moccioso non può aver cantato, si vergogna troppo
di quello che nasconde dentro di sé >
rifletté.
“Hai ucciso i
miei genitori. Non ti perdonerò mai”
ringhiò Crilin, raggiungendolo. I suoi
passi risuonavano nel salone metallico deserto.
“Che
stai dicendo “terrestrucolo”?”
domandò Dodoria.
<
Quanta voglia di tapparti quell’orrida bocca
larga da rospo > pensò Crilin.
“Non
lo sai, vero?” domandò. Le lacrime gli
pizzicavano gli occhi. < Toma e Celipa erano solo due misere
terze classi,
ma erano coraggiosi e leali. Si amavano a tal punto da morire
l’una nelle
braccia dell’altro.
Codardo,
tu eri un loro alleato e li hai fatti fuori
senza pietà, alle spalle>.
“Io
sono un saiyan” ruggì. Si sporse in avanti e
sputò
contro l’alieno.
<
Dodoria…ancora lui,
come se uscisse da un ricordo o un incubo confuso.
Non
ho mai dimenticato
quell’essere spregevole.
Su
Nameck mi ha
inseguito così a lungo per tentare di uccidermi, dopo aver
tolto la vita e
massacrato dei poveri namecciani innocenti, senza pietà
nemmeno per i bambini.
Quella
massa di lardo
ora ride, guardandomi.
Che
minaccia può essere
ai suoi occhi un tappetto senza naso? Che minaccia può
essere quello che
considera un terrestre codardo e imbranato?
Ti
sei perso dei punti
essenziali, essere spregevole > pensò Crilin.
“Abbiamo
catturato tuo
genero. Vieni con noi o sarò ben felice di
sgozzarlo” lo minacciò Dodoria.
Crilin
cadde in
ginocchio, tremando.
<
Sono inutile, come
sempre. Senza Goku, non valgo niente!
Posso
solo rodermi,
mentre gli altri saiyan sono utili ed io no > pensò.
“V-va
bene…” gemette.
“Co-cosa?”
domandò Dodoria, intravedendo la saliva sul
pavimento.
Crilin
ghignò con espressione sadica.
“Sai,
fino ad ora sono stato con Freezer. Ha scoperto
qualcosa d’interessante in me.
Sono
nato con una deformazione venendo al mondo, per
questo sono senza naso. Quello che non si sapeva era che fosse dovuto a
dell’oscurità dentro di me.
Nelle
profondità del mio essere dimora un demone.
Junior non mi aveva detto che il mio sensei ha sigillato quel lato di
me quando
ero bambino; quando si è sbarazzato della mia coda e di
qualunque cosa potesse
far supporre la mia natura.
Ho
permesso a Freezer di risvegliarlo, il demone
intendo, pur di avere la mia vendetta contro di te”
sibilò.
Dodoria
si grattò sopra un occhio e si lamentò:
“Ne
hai ancora per molto? Non sto capendo cosa stai
farneticando”.
“Freezer
mi ha dato il tuo posto!” gridò Crilin,
incrementando l’aura.
“Cos…”
esalò Dodoria, vedendo che l’avversario si
trasformava in supersaiyan. L’aura dorata lo
abbagliò, un kienzan lo raggiunse,
tranciandolo in due. Il sangue schizzò
tutt’intorno, mentre le budella finivano
per terra.
***********
Calgare
entrò all’interno della caverna.
“Il
tuo potere non nacque per distruggere, ma ha perso
il controllo. Ora gli chiedo di fare ciò per cui
è stato creato”. Si guardò intorno,
il battito cardiaco accelerato.
Broly
ruggiva, aveva una chiave legata in bocca e si
dimenava.
“La
prima soglia è stata infranta, il demone antico ha
aperto il primo occhio” spiegò Calgare.
Broly
tentava di gridare, ma i suoi versi erano
soffocati dalla chiave. Il suo corpo massiccio e titanico era legato
all’umida
parete di roccia con delle pesanti catene.
“Freezer
ha distrutto il primo sigillo credendo fosse
l’unico, ma se quel demone si risveglierà
spazzerà via l’intero universo.
Inizierà
dal principe Vegeta, troppo vicino al luogo
dove esploderebbe la sua furia omicida.
Persino
il tuo immenso potere sarebbe niente in
confronto. Verrebbero cancellati anche almeno due universi vicini. Quel
demone
un tempo era un angelo, corrotto dalla furia di distruzione del Dio che
doveva
vegliare.
Tutto
ciò che rimane di una dimensione che Zeno-sama
ha cancellato” spiegò Calgare.
<
Percepisco tutto questo. Conoscenze del monaco
che m’imprigionò a lungo nella pietra si stanno
destando in me.
Sto
comprendendo pian piano l’universo intorno a me,
ora che finalmente ho intrapreso una strada pacifica >
pensò.
L’altro
cugino di Vegeta gli rivolse uno sguardo
assatanato.
Calgare
gli si mise di fronte.
Broly
tentò inutilmente di spazzarlo via incrementando
l’aura.
“Crilin,
questo il nome da terrestre che venne messo a
colui che ora ci minaccia, rischiando di essere sopraffatto dal demone
antico
che dimora in lui.
La
sua potenza veniva temuta quando era bambino, ma
perse il ricordo di questo quando il maestro sigillò i suoi
poteri.
Lui,
il più potente tra i terrestri, rischia di essere
il saiyan che distruggerà anche gli dei minori col creato
intorno a noi.
Andò
dal Genio, ignaro che i maltrattamenti ed i
bullismi che avevano subito, erano un modo per gli altri piccoli monaci
di
allontanare colui che temevano.
Ha
scoperto dal drago che era un saiyan, quando chiese
di cambiare natura.
Però
solo ora sta comprendendo il potere che cela, ma
ne sta venendo sopraffatto perché il demone lo sta
ingannando. Si sta
alimentando dei suoi dubbi e delle sue paure.
Noi
ne sappiamo qualcosa” narrò Calgare. Il suo
respiro si mischiava a quello di Broly.
“Io
e te siamo uguali, entrambi cresciuti nell’ombra
dei nostri padri, di creature che volevano semplicemente vederci
diventare dei
mostri. I nostri poteri ci hanno reso animali assetati di sangue.
Eppure
tu sei stato addestrato per distruggere Vegeta,
io per salvarlo, ma entrambi abbiamo solo rischiato di distruggere
questo
mondo.
Mi
serve aiuto, cugino, amico… fratello… Ti prego,
mi
serve che tu torni alla ragione. Aiutami a salvare Vegeta, ti
supplico” gemette
Calgare. Afferrò Broly per la testa, passandogli la mano tra
i capelli e gli
appoggiò la fronte sulla sua, chiudendo gli occhi.
Man
mano il supersaiyan della leggenda smise di
ringhiare.
Calgare
gli sfilò la chiave dalla bocca, mentre i
capelli di Broly diventavano neri.
“Se
elimineremo quel demone, saremo liberi anche dalla
corruzione che corrompe i nostri animi attraverso i nostri
poteri?” esalò
Broly.
“Sì,
laveremo i peccati dei nostri avi che ci hanno
dannato” rispose Calgare.
“Sono
con te, cugino” disse Broly, con un filo di
voce, chiudendo gli occhi.
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Capitolo 27 *** Cap.27 Different life ***
Cap.27
Different life
Chichi
era intenta a guardare le stelle attraverso gli
oblò, un pugno stretto e il cuore che rimbombava nelle sue
orecchie, pensando:
< Non temere piccola mia, sto arrivando>, quando il
corridoio fu
squarciato da un grido: “Mamma!”.
<
Eccola, l’ho trovata. Finalmente. Le informazioni
che sono riuscita ad origliare erano giuste > pensò,
correndo nella
direzione da cui veniva il richiamo.
May
singhiozzava, le lacrime le scendevano lungo il
viso. I suoi occhi brillavano di energia color giada, mentre i capelli
le
ondeggiavano ai lati del viso, le ciocche larghe quattro dita si erano
alzate
ritte sul suo capo.
Chichi
si guardò intorno, vedendo innumerevoli
mercenari incoscienti.
<
Avevano ragione. I suoi attacchi di panico la
rendono imbattibile > pensò.
S’inginocchiò davanti alla piccola.
“Mamma, mi
hanno fatto la ‘bua’”si
lamentò la bimba, mostrandole un graffio sulla manina
paffutella.
“Non
preoccuparti May, ora ci pensa la mamma” sussurrò
Chichi, rassicurandola.
<
Finché si tratta di semplici mercenari, posso
occuparmene da sola.
Il
mio corpo è più agile e scattante di quanto
immaginassi, nonostante tutto questo tempo lontano dalle arti marziali.
Probabilmente
risento ancora degli effetti
ringiovanenti dovuti all’incantesimo che mi aveva lanciato il
serpente quando
mi ha posseduto > pensò. Si alzò in piedi,
estraendo i due pugnali che teneva
alla cintola.
“Tu
seguimi e non allontanarti” ordinò alla figlia,
mantenendo un tono gentile.
La
luce elettrica si rifletteva nelle lame affilate,
la donna aveva indossato una tiara. La utilizzò per lanciare
un laser e
scardinare una delle porte di metallo del corridoio.
“Sì,
mamma” sussurrò May, tirando su col naso, mentre
le sue iridi tornavano more. Sporse il labbro e sospirò.
“Hanno detto che ero
una ‘femmina bruttina’”
piagnucolò.
“Perché
loro sono tanto brutti, tesoro, e sono
invidiosi della tua bellezza” la rassicurò la
donna.
********
“…Quella
crema non mi piace…”
disse Goten, guardando Nappa
applicare una crema gialla maleodorante sulla ferita profonda e
sanguinante
che Trunks aveva riportato sulla gamba.
<
Vorrei che Bra fosse qui, mi fido di più degli intrugli
della mia
ragazza. O forse no.
Non
so, è peggio essere bloccati in un mondo demoniaco o qui? Mi
sembra che
la stessa realtà che conosco sia impazzita.
Vorrei
solo prendere Goshin, ritrovare la mia Bra, e scappare il
più
lontano possibile, in un’oasi di sicurezza e
felicità > pensò.
“Dannazione!
Quei maledetti codardi. Odiano mio padre e si sono vendicati
su di me” ringhiò Trunks, i capelli color glicine
gli erano finiti davanti al
viso.
“Hanno
avuto una bella lezione, quei mercenari. Non si aspettavano certo
Gotenks” sussurrò Goten.
“‘Mercenary’,
che nomignolo stupido. Qui tutti sono mercenari. Dicendolo in
un’altra lingua non cambia niente”
ringhiò Trunks, il dolore della ferita
pulsava, facendogli dolere la testa.
“Peccato
che la fusione sia finita proprio all’ultimo e quella spada
ti
abbia ferito.
Sei
stato comunque fortunato, non ha reciso niente
d’importante” disse
Nappa, finendo di coprire con la viscida pomata la lunga e vivida
striscia
scarlatta sul polpaccio.
Trunks
sgranò gli occhi, mentre la pomata iniziava a pizzicare
sempre di
più.
“Brucia!
BRUCIA! BRUCIAAAA!” iniziò a gridare, dibattendosi
sul letto.
Nappa
scoppiò a ridere, posandosi le mani sui fianchi.
Goten
impallidì, dicendo: “Lo sapevo che non mi
convinceva quella ‘cosa’”.
|
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Capitolo 28 *** Cap.28 La verità su Freezer ***
“Questa storia partecipa alla #SummerBingoChallenge indetta
sul gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction &
Fanart”.
Prompt: 40. Lacrime
Dragon Ball
Cap.28 La verità su Freezer
Zarbon s’irrigidì, vedendo Freezer seduto ai piedi
del lettino di metallo dov’era steso Goku. Lo guardava con
gli occhi spenti, ticchettando con l’indice sulle lacrime del
saiyan, facendo ondeggiare lentamente la sua coda candida o vibrando
delle frustate con la punta.
“Mio signore…” sussurrò.
Le iridi di Freezer erano di un rosso tenue, quasi rosa, ed il trucco
viola sulle sue labbra era in parte scomparso. Sulla sua fronte
brillava un marchio, una L rossa arzigogolata, che ogni tanto
scompariva.
“Mio signore” chiamò più
forte Zarbon. S’inginocchiò accanto a Freezer e lo
abbracciò d’impeto.
< Dovrei temerlo, dovrei odiarlo, ma alla fine non ci riesco
mai. Per me è ancora quel coetaneo che mi salvò
la vita > pensò.
Il changelling dalla
pelle rosa batté un paio di volte le palpebre e si
piegò, allargò le braccia con le mani aperte e
fece sollevare una serie di rocce. Le fece schizzare via e
guardò l’alieno sdraiato a terra, dalla pelle
azzurra butterata simile ad una rana, che scavava singhiozzando nel
terreno.
“Perché
tutto questo attaccamento alla vita?” domandò.
“L-la…
bellezza…” biascicò la creaturina.
Attraverso i disordinati capelli verdi s’intravedevano due
immensi occhi gialli dilatati.
Il piccolo changelling
ghignò.
“Sapevo che la
vostra specie era formata da artisti, ma non mi aspettavo che la si
cercasse in momenti simili”.
“Io
devo… averla…” gemette il coetaneo.
“Io sono
Freezer e… apprezzo gli edonisti. Anche io agogno ad una mia
personale bellezza, voglio essere la geisha con più potere
nell’universo” disse. Aiutò
l’altro a rialzarsi. “Ti terrò con me.
Come ti chiami?” gli domandò.
“Za-Zarbon”
esalò.
“Perché piange? Mi dà ai nervi!
Io devo farlo piangere! Solo io!” gridò Freezer,
divincolandosi.
Zarbon lo cullò contro di sé.
< Ormai ne ho la certezza, Lord Freezer è
controllato. Probabilmente Lourth ha scoperto che lo avrebbe tradito
per diventare lui il re dell’universo.
Questa è la mia occasione per aiutarlo, per mostrargli
un’altra via. Lui mi ha fatto conoscere il suo mondo di
morte, ma ho trovato una nuova bellezza e voglio condividerla con lui
> pensò.
“Lo farò smettere di piangere io, mio signore. Non
temete” lo rassicurò. Lo adagiò a terra
e si alzò, si strappò un po’ della
stoffa della tuta ed iniziò a detergere le guance di Son.
“Tranquillo, Goku. Andrà tutto bene, lo sai che mi
occupo io di te” disse. Posò un bacio sulla fronte
di Goku, che singhiozzò.
Freezer si strinse le ginocchia al petto.
“Io lo odio! Mi ha ucciso due volte”
borbottò. Sbatté con forza la coda per terra,
creando un solco.
“Mio signore, a quale seconda volta vi riferite? Da
MechaFreezer vi ha ucciso il giovane del Futuro, mentre dopo la vostra
resurrezione al torneo mi sembrava fosse stato Broly” disse
Zarbon. Pulì la bocca di Goku dalla saliva e dal sangue,
guardandosi intorno.
“Non lo ricordo! Però so che è sempre
colpa sua” piagnucolò Freezer.
Zarbon recuperò una vaschetta sporca di liquido verdastro e
la ripulì, riempiendola d’acqua. La
utilizzò per pulire la pezzuola.
“Mio signore…” disse, voltandosi.
Freezer si era alzato e se n’era andato con passo marziale.
< Romperò quel controllo, ce la farò
> pensò Zarbon. Sospirando, usò la
pezzuola umida per detergere il viso di Goku. Recuperò altra
acqua e gliela versò delicatamente tra le labbra.
“Non piangere più, Goku. Farò tutto
quello che devo, vedrai” disse rassicurante.
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Capitolo 29 *** Cap.29 Legami d’anima ***
“Questa storia partecipa alla Soulmate Challenge indetta sul
gruppo facebook Il Giardino di Efp”.
Prompt: 4. Lontanissimi, sentono i pensieri l’uno
dell’altro.
Cap.29 Legami d’anima
Kamhara era seduta sul letto, teneva la gemma tra le mani e la fissava.
“Una gemma di grande purezza, simile ad una
lacrima… senza di questa Elly e Bra non torneranno mai
più” sussurrò. I suoi capelli rossi
erano in parte nascosti dall’armatura e risultavano
più corti.
Una luce bluastra, prodotta da ammassi di galassie, filtrava
dall’oblo, riflettendosi sui mobili di metallo e sulla porta
sigillata.
La giovane saiyan dimenava la coda dalla peluria rosa.
< Un prigioniero, minimo, per ognuno. Chissà se
davvero Zarbon ha Sauzer come suo.
Io, invece, sono stata considerata come un semplice soldato obbediente.
Sanno che non rifiuterei mai un ordine del mio principe, qualsiasi esso
sia. Come compito mi hanno detto di occuparmi del piccolo Vetrunks
> pensò. Aprì il cassetto e
posò la gemma al suo interno, accanto all’ocarina.
“… Anche quell’ocarina è
fondamentale, se mai volessimo riabbracciare Junior. Spero che
quest’incubo finisca in tempo, o non li riavremo mai dalla
dimensione demoniaca” sussurrò roca.
< Vetrunks non è ancora tornato, sarà
meglio che io vada a cercarlo > pensò, alzandosi. A
causa della luce, i suoi capelli vermigli assumevano riflessi violetti.
< Andrà tutto bene. Se solo potessi tornare da te, ma
sono bloccato negl’inferi.
Qui è iniziata una rivolta terribile di demoni. Sembra che
si sia svegliato un loro ancestrale signore > si
sentì rincuorare da una voce maschile.
Piegò in avanti la testa e fece un sorriso storto.
< John, amore mio, mio principe… > rispose
telepaticamente.
< Anche se non posso essere fisicamente lì, le nostre
anime sono legate in eterno.
Vorrei difenderti, combattere accanto a te. Però so che
entrambi faremo del nostro meglio, anche se da due piani astrali
differenti > la rassicurò il saiyan demoniaco.
< Le tue parole mi danno coraggio.
Sì, anche se lontanissimi, sentiamo i pensieri
l’uno dell’altra. Niente può realmente
separarci > rispose Kamy, aprendo la porta di titanio,
automatica.
< In ogni momento pensami, ed io sarò lì
> giurò John.
************
“Io ho appetito!” si lamentò il piccolo
Vetrunks. Si stringeva l’addome, coperto da un pezzo di sopra
della battle-suit, e deglutiva a vuoto, con gli occhi liquidi. I suoi
capelli a fiamma color glicine ondeggiavano sopra la sua testa.
Il cuoco davanti a lui, da un gran cappello sporco di grasso, rise
sguaiato, e gli porse un tozzo di pane duro.
“Solo questo c’è”
ringhiò divertito.
< So bene che questo sfamerebbe un uccellino, ma non certo un
saiyan… >. Iniziò a pensare.
Vetrunks serrò gli occhi, sferzato da un colpo di vento. Li
riaprì lentamente e vide il colosso bloccato contro la
parete.
Quest’ultimo si era irrigidito, guardando il ghigno satanico
dell’uomo che lo aveva aggredito, era inchiodato contro il
muro da una mano che gli stringeva il collo, mentre con
l’altra il suo aggressore lo teneva sotto tiro: con
un’onda puntata al suo petto.
“Ora, tu gli cucini il meglio che hai, e
‘forse’ io ti lascio vivere” lo
minacciò Vegeta.
“… sì” mormorò il
cuoco, sudore gelido scivolava lungo le sue spalle flaccide.
Vegeta lo lasciò andare e lo guardò cadere come
un sacco vuoto a terra, si spostò e l’omone
gattonò via, si rialzò tremante e corse ai
fornelli.
“Nonnino!” urlò Vetrunks, mentre Vegeta
si voltava verso di lui con un sorriso.
< Assumere un’espressione umana, normale, è
sempre più difficile. Il sangue mi sta nuovamente
avvelenando i pensieri.
Ho paura, nipotino mio, non sai quanta. Quando ero ragazzo mi potevo
permettere di perdere il controllo, né Radish né
Nappa mi avrebbero giudicato, ma… Non posso permettere ti
succeda niente di male. Vorrei solo proteggerti, non spaventarti
> pensò il principe dei saiyan.
Vetrunks gli saltellava intorno, ridacchiando.
< Lo sapevo che prima o poi sarebbe venuto a trovarmi. Mi ha
salvato da quel prepotente! Lui è un eroe! >
pensò.
“Guarda, sono vestito come te” disse.
Vegeta nascose il pugno dietro di sé, avvertendo una fitta
al petto.
< Non avrei mai voluto succedesse qualcosa di simile. Tu sei un
bambino buono, dolce. Non voglio vederti diventare un mercenario senza
libertà o un assassino, come sono io >
pensò, accarezzando la testa del piccolo.
Vetrunks batté un paio di volte le palpebre, notò
il movimento meccanico del nonno e lo guardò negli occhi,
gelidi.
“Perché sei triste?” chiese.
“Sono stanco” rispose il principe dei saiyan,
prendendolo in braccio.
“Non posso stare con mamma e papà. Potrei rimanere
con te, ora? O sei troppo stanco?” chiese il bambino, gli
occhi neri liquidi.
Vegeta rispose: “Prima mangi e poi ti accompagno dalla nonna,
così stai un po’ anche con lei”. Rimise
a terra il bambino.
< Girano un sacco di cattive voci su mio nonno, si vede che non
lo conoscono. Lui è un eroe!
Tanto non ci credo a quelle cose cattive, io lo conosco >
pensò Vetrunks.
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Capitolo 30 *** Cap.30 Chiave di volta ***
“Questa
storia partecipa alla
#SummerBingoChallenge indetta sul gruppo facebook Hurt/Comfort Italia -
Fanfiction & Fanart”.
Prompt:
Goku/Chichi 81- Ripresa
Cap.30
Chiave di volta
<
May mi aspetta nascosta nella stanza abbandonata in corridoio.
Non
vorrei lasciarla da sola, ma devo pur rubare del cibo. Stiamo andando
avanti così, celate ai mercenari, rintanate come topi,
costrette a rubacchiare
pur di non morire di fame > pensò Chichi.
Scivolò lungo la parete, il
battito cardiaco accelerato.
<
Fortunatamente quel ‘Kakaroth’ non torna mai in
stanza a dormire. Ho
sempre paura che quel pazzo venga a cercarmi.
Se
poi si facesse strane idee? Impazzirei se quel viscido folle cercasse
di
mettermi le mani addosso >. Si sciolse lo chignon con un gesto
di stizza,
aveva indossato una battle-suit blu che le aderiva al corpo, con
un’armatura
che seguiva le forme sinuose del suo petto.
<
No, non devo pensarci. Devo rimanere forte. May è cresciuta
col padre,
con lei è stato più presente che con gli altri
figli, ed ora che non c’è è
facile preda della tristezza >. Intravide una porta socchiusa
nel corridoio
e corrugò la fronte.
<
Lì non ci sono mai stata, non credo averla mai trovata
aperta. Oggi in
cucina non c’era praticamente niente di commestibile. Tanto
vale provare lì
> pensò, infilandosi con aria guardinga.
Aderì nuovamente alla parete,
guardando a destra e a sinistra, superò alcuni alieni
vestiti con dei camici
candidi.
Proseguì,
delle urla strazianti arrivarono alle sue orecchie, il suo cuore
le diede una fitta.
<
Questa sofferenza mi dilania, sento una sensazione di pura angoscia.
Mi ricorda il sentimento che provai quando da piccola, alcuni dei cani
da
caccia di mio padre, fecero a pezzi un uccellino nel giardino del
palazzo.
Piansi così tanto che mia madre convinse mio padre a
regalarli > rifletté.
Si
nascose dietro un macchinario, la sala era in penombra, le parti
illuminate erano rischiarate dalla luce elettrica dei neon. Risate di
scherno
si alzarono tutt’intorno.
“Più
potenza, ci serve più potenza” ordinò
Cooler.
<
Come si può fare qualcosa di simile ad un povero essere
umano?
Qualsiasi cosa sia,
va oltre la tortura…
Questa voce che urla… è deformata, ma mi fa star
male > pensò.
Si
appoggiò al macchinario che la riparava, sentendolo ronzare.
“Mio
signore, se andiamo oltre, morirà” disse uno dei
dottori.
“Va
bene, fatelo scendere.
La
prossima volta che torno voglio che i vostri macchinari siano capaci di
ottimizzare più di così, ottenendo maggiore
energia senza ucciderlo” ordinò
Cooler. I suoi passi pesanti risuonarono tutt’intorno,
facendosi più lievi man
mano che si allontanava.
“Sì,
mio signore” dissero i vari ‘medicini’ in
ordine sparso.
Chichi
rimase in ginocchio, le voci si fecero via via meno numerose,
udì
dei rumori di qualcosa che veniva spostato, altro che veniva staccato.
<
Questo dev’essere un laboratorio, ma è al contempo
una cella ed una
sala delle torture > rifletté la terrestre.
Gli
ultimi scienziati si raggrupparono e lasciarono la sala.
Chichi
rimase immobile, respirando in modo inudibile, mentre le luci
venivano spente.
<
Non sento più suoni umani, solo quelli delle macchine che
elaborano i
dati. Posso uscire allo scoperto…>.
Strisciò in avanti, trovandosi davanti
un muro d’ombra.
<…
Videl mi aveva insegnato come far apparire una piccola sfera di
energia. Non ho mai provato a concentrare così tanto il ki,
mi sembrano cose
‘aliene’. Però… ora mi serve
luce>.
Chiuse
gli occhi e, sudando copiosamente, si concentrò, riuscendo a
creare
una sferetta che rischiarava appena intorno a sé.
<
Ecco che dall’oscurità emerge qualcosa che non
avrei mai voluto
vedere. Legato, lasciato impietosamente a sanguinare, accasciato a
terra, c’è
l’uomo che amo.
Avevo
riconosciuto la voce, ma non avrei mai voluto ammettere si potesse
trattare di ‘lui’… >.
“Goku…”
mormorò, mentre calde lacrime le solcavano il viso.
“Mnh” sussurrò Son.
<
Questa voce… ho desiderato così tanto
risentirla… >. Socchiuse gli
occhi, le sue iridi erano fumose.
“Chi-Chichi?”
domandò debolmente.
Chichi
si alzò in piedi di scatto, la mano sul viso.
“A-aspetta…”
biascicò Goku, allungando la mano.
<
Non voglio rimanere di nuovo solo > pensò,
singhiozzando.
Chichi
si sporse e gli accarezzò la guancia, sporca di lacrime e
sangue.
“Ora…
ora ti libero…” esalò.
Goku
negò debolmente con la testa, dicendo:
“Tro-troppo… pericoloso”.
“Almeno
lascia che mi occupi di te. Ti riprenderai, vedrai” disse
Chichi,
posandogli un bacio sulla fronte.
Goku
sentì il ruggito del drago risuonargli nelle orecchie.
<
Finalmente hai ripreso coscienza di te. Sono giorni che cerco di
mettermi in contatto > gli disse telepaticamente.
<
Cosa vuoi? > gli domandò Son.
<
Coloro che l’energia hanno convocato, il rito per fermare il
male
hanno iniziato.
Per
permettere che l’universo si salvi, tu devi trovare la chiave
di volta.
Attento, dovrai riuscire prima che i due guerrieri abbiano esaurito le
loro
immense forze o prima che la follia gli faccia perdere il controllo
> spiegò
il drago.
Goku
strofinò la guancia contro le dita sottili di Chichi e le
sue carezze.
<
Urca, non ho capito niente > borbottò.
<
Trova la chiave di volta > ordinò il drago.
<
Non capisco di cosa stai parlando! > gridò Son
mentalmente,
alterato.
Chichi
aveva iniziato a posargli dei baci sul petto massiccio e scoperto,
accarezzandolo quando tremava.
“Ti
porterò mangiare e bere. Se le trovo anche delle cure, ti
rimetterò in
sesto” sussurrò Chichi.
<
Il demone ancestrale ha aperto il primo occhio. Per fermarlo, devi
comprenderlo da solo > disse serafico il drago nella mente di
Goku.
<
Ti prego! Non vedi in che condizioni sono?! Non ce la faccio
più, mi
torturano giorno dopo giorno. Con quello che è successo,
come posso capire?
> ribatté Son, mordicchiandosi il labbro.
<
Non piagnucolare, piuttosto sii contento di aver ritrovato la tua
donna > lo richiamò la creatura di puro potere.
<
Non avrei mai voluto mi vedesse in questo stato. Guardami! Sembro una
larva!
Non
posso neanche difenderla da Kakaroth > si lamentò
Goku.
“Chichi…”
gemette.
“Sono
qui, non avere paura” mormorò Chichi,
accarezzandogli delicatamente
la coda, sentendo la pelliccia castana sotto le dita, Son si
abbandonò,
rilassando i muscoli.
<
Smettila di pensare a te stesso. Trova la chiave di volta >
rimarcò
il drago.
<
Solo un aiuto? Così potrò farlo appena mi
sarò ripreso > implorò
Goku.
<
Ciò che in sé contiene la luce andrà
usato. Bagna di lacrime, dedicate
alla persona cara perduta, la chiave di volta, così vincerai
> recitò il
drago.
<
Così si che è molto più chiaro
> sbottò Goku, sarcastico.
“Torneranno
a breve…” disse a Chichi.
“Verrò
di nascosto, tranquillo. Ti aiuterò senza farmi
scoprire” promise la
moglie.
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Capitolo 31 *** Cap.31 Kakaroth e Goku ***
Cap.31
Kakaroth e Goku
“Certo
che quel tipo non ha mai pace. Ho sentito che ripartirà per
la terza
missione di fila” disse un mercenario dalla pelle gialla
butterata di macchie
viola.
Il
mercenario accanto a lui piegò in avanti un paio di volte la
testa, era
un piccione umanoide. Staccò il tubo del carburante per la
navicella bianca
sferica, graffiata in diversi punti.
“Stai
zitto. Non vedi che sta arrivando?” tubò.
Il
primo mercenario annuì.
Turles
li raggiunse a passo di marcia, una mano tra i capelli a forma di
cespuglio e l’altra sul fianco.
<
Vorrei che Naly fosse qui accanto a me in questo momento >
pensò.
Si morse l’interno della guancia. < Nappa è
completamente concentrato ad
evitare che l’oscurità inghiotta nuovamente il
principe Vegeta, ma nessuno
pensa a mio fratello.
Kakaroth
è affatto da un’assurda insania, non riesco
neanche a riconoscerlo
>.
Aprì
lo sportello della navicella e vi entrò.
“Toglietevi
dai piedi, parto subito” abbaiò.
“Signore,
ma non è ancora…”. Iniziò a
dire uno dei mercenari, una sfera
apparve nella mano di Turles, coperta da un guanto senza dita, ed i due
tecnici
si affrettarono a scappar via.
Si
abbandonò sul morbido sedile rosso e chiuse il portello.
<
Mio fratello minore è sempre stato simpatico, allegro, fin
troppo
buono. Ho imparato ad apprezzare il suo vedere sempre il bene in
chiunque, il
suo portare la pace.
La
sua anima buona deve essersi sgretolata a causa della morte e
distruzione che porta con sé la vita del mercenario
>. Impostò le coordinate
della missione. < Devo raggiungerlo. Stargli accanto
è l’unico modo che ho
per diminuire la sua sete di sangue. Ho detto a Radish di raggiungerci
anche
lui >.
“Non
potrò comunque fare niente per fermarlo se dovesse
esagerare, è troppo
potente rispetto a me” borbottò a voce alta,
mentre la navicella si staccava da
terra. Incrociò le braccia al petto muscoloso.
<
Entrambi assomigliamo a nostro padre Bardack, ma solo lui ne aveva la
foggia eroica. Ora rimane solo la potenza esagerata del Kakaroth che
conoscevamo.
Penso
che per Radish sia la scelta più difficile. Restare accanto
ai suoi
fratelli, o aiutare Nappa col suo protetto?
La
sua anima finirà divisa in due > rifletté.
********
“È
come se ogni fibra del mio corpo fosse andata in pezzi,
ma questa tortura si ripete ogni giorno. Mi
paragonano ad una
batteria, mi prosciugano continuamente…
Chichi
viene spesso, di solito aiutata da Zarbon. Sono costretto a farmi
vedere dalla donna che amo in uno stato pietoso.
Mi
sto risvegliando bruscamente, come se qualcuno mi avesse tirato la
testa
fuori dall’acqua, come se fino a questo momento avessi
rischiato di annegare nelle
tenebre e non me ne fossi accorto.
Ovviamente,
riaprendo pian piano gli occhi, la mia coscienza mi riporta
alla realtà.
Sono
così lontano dalla mia amata Terra e questo luogo di tenebra
è
peggiore persino degli inferi ai miei occhi. Il mio corpo vibra senza
controllo, non riesco a smettere di tremare e forse nemmeno voglio,
visto il
terrore che mi stringe il cuore in una morsa.
Eppure,
alzando gli occhi, ne incontrò altri due neri e con lo
stesso
taglio dei miei.
Batto
le palpebre mentre non credo a ciò che
vedo.
Ricordo
la prima volta che me li sono trovati davanti. Pensavo fosse Black,
ma no, non era lui… Black era morto, scomparso per mano di
Zeno-sama.
Si
tratta di Kakaroth. Mi somiglia più di quanto lo facesse
Black ed è
sempre vestito come un mercenario, quel dio non sarebbe mai abbassato a
vestirsi come un qualunque saiyan.
È
come guardarsi allo specchio, solo che io non sorrido in quel modo
malefico.
“Cosa
vuoi, stavolta, Kakaroth?” domando con un filo di voce,
mentre
comincio a sudare freddo. Se non fossi già adagiato su
questa parete, seduto
sul gelido pavimento, credo che scivolerei a terra.
Proprio
ora che stavo ritrovando la forza in me stesso, il coraggio di
scappare, tutto mi cade nuovamente addosso… succede sempre
così, in un loop. Motivazioni
diverse, ma alla fine devo cedere sempre.
“Io
sono qui per ricordarti che per tutti sono te, anzi,
diciamo che
sono la tua bella copia. Io Kakaroth, il fedele braccio destro
di Cooler,
sono meglio di quanto tu sarai mai…
Proprio
ora sto andando con i ‘miei fratelli’ a conquistare
un pianeta” mi
risponde.
Scuoto
la testa, o almeno ci provo. Non riesco a crederci,
non riesco nemmeno a parlare, chiudo gli occhi
sperando che così
tutto scompaia.
“Non
credevo di essere così affascinante” mormora
Kakaroth, in quello che
in realtà è un auto-complimento, mentre
mi muove il viso con la mano
guantata, tenendomi per il mento.
“Lasciami
andare…” mormoro, diciamo pure che supplico,
spostando di lato il
viso all’improvviso.
Un
pugno, è solo questo che mi raggiunge, eppure mi sembra che
il mio
addome venga frantumato. Sputo sangue,
urlando di dolore,
‘Kakaroth’ ride.
Peccato
che Kakaroth sia io. Quel nome saiyan l’ho accettato. Me lo
ha dato
mio padre, un eroe, un genio, un generale ed uno stratega, un uomo che
conosco
da poco, ma ho imparato ad ammirare.
Il
mio sangue gli schizza sulla guancia, vicino alla bocca, ed io lo
guardo disgustato leccarlo, mi ricorda Broly.
“Mi
fai venire il voltastomaco” gli dico disgustato.
“In
fondo è il “mio” sangue” mi
deride il mio alter-ego.
Trovo
terribile che questo pazzo da legare si stia facendo passare per me
persino con le persone a cui tengo.
Se
facesse del male alle persone a me care usando la mia
identità?!
Devo trovare
un modo per liberarmi al più presto”.
|
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Capitolo 32 *** Cap.32 Insolite situazioni ***
Cap.32
Insolite situazioni
Gohan
si piegò e allungò la mano verso Yamcha,
quest’ultimo l’afferrò e si
fece aiutare a rimettersi in piedi.
“Non
hai una bella cera” disse il figlio di Goku.
Yamcha
ridacchiò, massaggiandosi la spalla.
“Diciamo
che c’è un’aliena che vuole fin troppo
le mie attenzioni”
ironizzò, facendo l’occhiolino. Si
grattò la cicatrice sul viso e corrugò la
fronte. “Neanche tu sembri esattamente in forma”.
Aggiunse.
Gohan
annuì lentamente.
“Mi
sento strano ultimamente… sporco” rispose con voce
roca.
Yamcha
gli posò una mano sulla spalla e gli diede qualche pacca.
“Questo
posto non è salutare per quelli come te. Io me ne sono
andato dalle
grotte dove vivevano gli altri predoni proprio perché
l’ambientino era come
questo.
Se
vuoi ti offro da bere” propose.
Gohan
si massaggiò il collo e sospirò.
<
Ho sempre usato le arti marziali per proteggere la mia famiglia, non
sono in grado di attaccare gl’innocenti.
La
mia vita è completamente stravolta. Fortunatamente Vegeta
è riuscito a
farmi trasferire nella stalla super-tecnologica. Non sapevo neanche che
i
mercenari alieni alle volte usassero strani animali per attaccare o
costruire
basi sui pianeti che rivendono > rifletté.
“I
mercenari sono la cosa che odio di più al mondo. Ho
rischiato di
diventarlo quando a quattro anni mi ha rapito mio zio Radish”
disse roco.
Yamcha
si guardò i piedi.
“Papà…
Papà!” gridò il bambino.
Le
fiamme avvolsero le casette che puntellavano il deserto, propagandosi
dai rovi.
Le urla delle persone nella casa arrivavano alle orecchie del piccolo.
Il
capo dei predoni scoppiò a ridere, avvolse i fianchi del
piccolo Yamcha con il
braccio, e lo issò sul suo dromedario.
Yamcha
abbassò la mano.
<
Un predone prende, brucia, tradisce. Io non sono
diverso da un mercenario > pensò.
“Non
mi hai risposto” fece notare, dando una pacca
sulla testa di Gohan.
“Accetto,
ma prendo solo un bicchiere d’acqua” rispose
Son, massaggiandosi il capo.
“Allora
per te acqua e per me liquore” disse Yamcha.
Si passò l’indice sotto il naso e lo
superò lungo il corridoio. “Dai seguimi,
ormai conosco tutti i bar qua dentro, su questo punto mi sono
ambientato
subito”.
Gohan
si mordicchiò il labbro.
<
Ho sempre amato la natura, ho sempre protetto i più deboli,
ed ora
devo osservare passivo dei pianeti che vengono distrutti, conquistati e
date
alle fiamme. Tutta quella pace, quelle vite serene, distrutte!
Mi
sale una rabbia incontenibile, la sento scuotere le mie viscere
>
rifletté.
“D’accordo,
ma mi porto il mio amico” disse. Si portò la mano
alla bocca e
fischiò.
“Amic…
Quello è un drago!” gridò Yamcha,
impallidendo.
Una
tozza creatura si avvicinò, aveva larghi artigli e lunghe
zanne
affilate, delle ali sulle spalle, ed indossava un’armatura.
Gohan
batté le palpebre e si guardò intorno, chiedendo:
“Dove lo hai visto?
Qui c’è solo
‘draghetto’”.
Yamcha
impallidì. “N-non sapevo che… il tuo
amico d’infanzia fosse ancora
vivo e… cresciuto. Co-cosa ci fa… qui?”
esalò, con voce tremante.
Gohan
chiuse gli occhi e sorrise.
“L’idea
è stata di Vegeta. Dimostrando che sapevo occuparmi di lui,
mi
hanno preso per quel lavoro” spiegò.
Yamcha
deglutì rumorosamente.
<
In questi momenti è proprio il figlio di suo padre,
ugualmente ingenui
e pericolosi > pensò.
“Sai…
capisco perché. Se ricordo bene, Oscar mi disse che era come
‘quello
scontroso di Junior’, ossia che si lasciava avvicinare solo
da te” mormorò.
Gohan
si grattò un sopracciglio ed annuì.
“Sì,
è vero” ammise.
|
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Capitolo 33 *** Cap.33 Paradiso perduto ***
Cap.33
Paradiso perduto
Crilin
si sedette su un trono dorato, volante, i suoi occhi erano
completamente neri. Intorno a lui si creavano e spezzavano specchi, i
frammenti
gli vorticavano intorno, riflettendo la luce al neon in una serie di
arcobaleni
e scomparivano in bagliori pallidi.
Un
terzo occhio gli era comparso sulla spalla, coperto in parte dalla
battle-suit blu.
Muoveva
lentamente la coda dalla peluria castana e si detergeva le labbra
con la lingua, la sua aura emanava energia demoniaca.
Il
bambino si guardò
intorno, fissando confuso le pareti del tempio, coperte da carta da
parati,
colonne di legno e separé rossi si susseguivano.
<
Ormai sto vagando
da non so quanto. Ho cercato di evitare gli allievi più
grandi, per non essere
pestato di nuovo, ma temo di essermi perso > rifletté.
Passò
oltre dei
novellini spaventati, i più piccoli si tenevano abbracciati
tra loro, tremando.
Crilin
teneva in bilico
tra le braccia numerose pergamene, che traballavano.
La
giacchetta che teneva
legata alla vita si sciolse, inciampò davanti a tutti e le
pergamene caddero a
cascata.
Tutti
i piccoli
scoppiarono a ridere, lo deridevano indicandolo.
Crilin
avvampò, tentò di
scappare, si rese conto di non avere la giacchetta. Tornò
indietro e la
recuperò, rischiò di scivolare diverse volte
sulle pergamene.
Crilin
trattenne le
lacrime, le risate degli sconosciuti gli rimbombavano nelle orecchie,
sempre
più canzonatorie.
“Ora
la smetteranno di deridermi. La pagheranno” sibilò.
Teneva
in mano un drago di legno, pitturato d’oro, che muoveva
attraverso
una serie di canne attaccate sotto il suo ventre serpentino.
****
Vegeta
avanzava a passo di marcia, la testa china.
Sospirò
pesantemente, scuotendo il capo, muovendo i capelli a fiamma.
<
Dannato Kakaroth. Cosa gli è successo?
Non
sembra neanche lui! Ha assunto i lati peggiori di un saiyan. Forse
l’ho
spinto troppo in là.
Si
è fatto duro, sprezzante. Si diverte ad umiliarmi e guarda
tutti con uno
sguardo così carico d’odio da farti trasalire.
I
suoi figli ai suoi occhi sono diventati solo meticci dal sangue impuro
>.
Fuori
da uno degli oblò passò una stella cadente.
Vegeta
si guardò intorno, nei corridoi metallici risuonava piano
un’intensa
litania.
Spalancò
gli occhi, il drago dorato del potere di Goku che stava andandogli
contro ruggendo.
“Non
può essere arrivato a tanto… Non mi colpirebbe
così” esalò, serrando
gli occhi. Cercò di attivare la fenice, venne avvolto dal
drago che iniziò a
stritolarlo. Sgranò gli occhi, vide una fiammata e perse i
sensi.
***
<
Ve-Vegeta… mi se-senti… Vegeta…
> cercò di mettersi in contatto
Goku, telepaticamente.
Vegeta
era steso a terra, il corpo abbandonato sul
pavimento come una bambola rotta, inerte.
<
Vegeta… non è come credi… N-non
evocato il drago…
I-io… > cercò di spiegare Son.
<
Ho sbagliato a credere che fossi come me, un
fratello. Tu non sarai mai un saiyan. Sarai sempre un terrestre
> rispose
telepaticamente Vegeta.
<
Non è come sembra. Fino ad ora non ti ho
contattato perché… >. Provò a
giustificarsi Goku.
|
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Capitolo 34 *** Cap.34 Libertà perduta ***
Cap.34 Libertà
perduta
<
So che dovrei riaprire il contatto con Kakaroth, dargli una
possibilità, ma…
Dannazione,
questa volta sono quasi morto. Persino Nappa ha avuto
difficoltà a riportarmi indietro dall’incoscienza.
Eppure
non posso sopportare altre menzogne. Spero che quello che gli ho
detto lo porterà a riflettere. Magari così
tornerà più umano.
L’acqua
scivola veloce sul mio corpo, eppure non mi porta alcun refrigerio.
Come flash si
susseguono le immagini dell’ultima città
conquistata, ormai invasa dalle fiamme, nelle mie orecchie risuonano
ancora
le grida delle vittime.
Le
morti si confondono, ormai, sono sempre così uguali,
identiche. Un tempo
avrei detto monotone, ora mi sembrano angosciante ben oltre quanto
posso
sopportare.
Arcuo
leggermente la schiena, appoggiando la testa al muro
di quest’orrida doccia, di metallo in perfetta
sintonia con il resto della
base, ma evidentemente più sporca.
Lord
Freezer mi ha sempre rifilato il peggio, ma era comunque più
magnanimo
di quanto non si stia dimostrando Cooler ora che è lui a
gestire la baracca.
Sputò
per terra un grumo di sangue, le ferite pulsano vivide sulla mia
pelle nuda. Bruciano, come il fuoco, eppure non mi lamento,
è come se fossi
indifferente alla sofferenza… alla vita stessa.
Dentro
di me sento solo vuoto, il nulla mi sta inghiottendo > pensava
Vegeta.
Il
separé di plastica si aprì di scatto, il principe
dei saiyan si voltò
trovandosi davanti un giovane mercenario dalla pelle verde chiaro.
“Mercenary,
sei atteso…” riportò, mentre guardava
l’altro chiudere il getto
d’acqua.
Vegeta
lo scostò malamente ed uscì dalla doccia, il
corpo massiccio ed
ignudo gocciolante.
“N-non
mi uccidete… vi prego…” gemette il
ragazzino, vedendo la sua
espressione.
Vegeta
gli puntò contro il braccio, tra le dita un’onda
azzurrina.
“Non
penso sia un buon giorno per morire. Dimostramelo, dimmi chi ti ha
mandato” ordinò.
“Ha-hanno
trovato morto King Cold. L’ha mandata a chiamare Lord Freezer
in
persona” gemette il giovinetto, le lacrime agli occhi.
“Vattene”
ringhiò Vegeta, abbassando il braccio, guardando il
ragazzino
correre via, impaurito.
“Tsk,
moccioso” borbottò.
************
Lory
era intenta a lustrare l’armatura della principessa Veki, le
iridi
azzurre liquide.
“Stanotte
ho fatto un sogno strano. Mi è venuta a trovare una fenice,
mi ha
detto che può farmi resuscitare. Anzi, può far
tornare in vita entrambe” disse
Veki. Era seduta sul davanzale della finestra e si pettinava i
disordinati
capelli mori, tagliati corti.
“Forse
è un sogno profetico” mormorò Lory. Una
ciocca dei capelli corvini
le era ricaduta davanti al viso di porcellana. Muoveva la sua coda
dalla
morbida peluria castana lentamente.
Veki
si voltò verso di lei, guardando la sua battle-suit viola
scuro, il
suo corpo sottile e spesso scosso da leggeri tremiti.
“In
cambio dovevamo essere pronte ad offrire una parte della mia energia
vitale ad un rito. Tu saresti disposta?” la
interrogò Veki.
Lory
si portò le mani al petto e ingoiò un
singhiozzò.
“Per
voi sì, mia signora” mormorò con voce
inudibile.
<
Ho sempre fatto qualsiasi sacrificio per la mia principessa. Ho
persino ucciso durante le conquiste. Non dimenticherò mai
gli uomini coraggiosi
che abbiamo spazzato via.
Ricordo
che la prima volta che ho ucciso l’ho fatto in preda al
terrore. Uno
di quei poveracci, preda dell’ira nel vedere la sua famiglia
sterminata, mi ha
attaccato. L’ho trafitto con un’onda prima ancora
di rendermene conto.
Si
potrebbe definire legittima difesa, se non fossimo stati noi il popolo
invasore.
Almeno
quello è il primo morto che ricordo bene. Ho visto i suoi
occhi
farsi bianchi, spettrali, mentre cadeva a terra esangue.
Il
ricordo più terribile, però, è quello
seguente. Il figlio più piccolo
era sopravvissuto, ha visto tutto da un nascondiglio sicuro.
Ho
ucciso suo padre davanti ai suoi occhi innocenti e non ho fatto niente
per salvarlo.
Povero
piccolo… da allora fatico a guardarmi allo specchio >
pensò.
Veki
si alzò e la raggiunse, mettendole una mano sulla spalla.
“A
me va bene, solo se va bene a te, Lory. Vive o morte importa poco in
questo mondo corrotto” disse con voce roca.
Lory
arrossì, chinando il capo.
“Voi
meritate una vita diversa, lontano dagl’inferi”
ribatté, con la voce
tremante.
Gli
occhi della principessa, dalle iridi color caffè, la
scrutavano.
“Sì,
di sicuro ci meritiamo una seconda chance molto più di
quell’incapace
di mio fratello Vegeta. Lui, è quell’altro
sconsiderato di Tarble, sono vivi e
noi, invece, dobbiamo marcire in questa cittadella di morti”
borbottò Veki.
Serrò un pugno. “Se quella fenice si
ripresenterà mai, sogno o no, accetterò la
sua proposta” disse decisa.
|
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Capitolo 35 *** Cap.35 Under the moonlight ***
“Questa
storia partecipa alla #SummerBingoChallenge
indetta sul gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction &
Fanart”.
Prompt:
Casella 3 Manette
Scritta
sentendo: Evanescence - Exodus lyrics;
https://www.angolotesti.it/E/testi_canzoni_evanescence_114/testo_canzone_exodus_6698.html;
https://www.youtube.com/watch?v=0h_1-vibvCg.
Cap.35
Under the moonlight
Here
in the shadows
I'm
safe
I'm
free
I've
nowhere else to go but I cannot stay where I don't belong
Cit.
Exodus (Evanescence).
Vegeta
chiuse gli occhi, mentre Cooler gli volteggiava
intorno sul suo trono.
“Tutto
questo è disdicevole. Ci vorranno ore
per…”. La
voce di Cooler rimbombava tutt’intorno.
<
Parole vuote… Sta parlando da ore.
Ad
aiutarmi a non perdere il controllo, a credere alle
sue bugie, c’è lei: la fenice.
I
suoi occhi, identici ai miei, però, sono colmi di
rimprovero. So di aver commesso un errore imperdonabile accettando
tutto questo.
Batte
le ali nere, facendo staccare delle piume di
fuoco nero.
Allungo
la mano, desidero toccarle… > pensò Vegeta.
“Mi
stai ascoltando?” domandò seccato Cooler.
“Sì.
Devo imprigionare Zarbon. Pensate sia colpa sua e
delle parole che ha rivolto in privato a Lord Freezer, se
quest’ultimo ha
deciso di uccidere vostro padre” rispose gelido il principe
dei saiyan.
“Bene.
Mio fratello è tornato alla ragione e si pente
di quello che ha fatto, ma… Non possiamo permettere a
quell’alieno di fargli
avere qualche altro colpo di testa” disse Cooler, scendendo
dal suo trono
volante.
Vegeta
rabbrividì, sentendo la coda dell’altro
scivolargli lungo la schiena.
“Perché
non ucciderlo? Perché rinchiuderlo nelle
prigioni della vostra stanza?” domandò Vegeta,
guardando il pavimento.
Cooler
schioccò la lingua sul palato, distogliendo lo
sguardo.
“Mio
fratello sembra essergli stranamente affezionato.
Non capisco le sue ossessioni.
Sembra
averne una anche verso di te. Non apprezzerebbe
se vi facessi fuori” si lamentò.
Vegeta
strinse la coda intorno alla propria vita con
forza e rispose: “Obbedisco agli ordini, signore”.
<
Semplicemente alla cara ‘lucertola’ non piace
essere controllato nemmeno dal suo ‘odiatissimo’
fratello > pensò. Si morse
l’interno della guancia. < Non sopporto quando io e
quel maledetto ci
somigliamo, ma devo ammetterlo. Anche lui ha un orgoglio che non si
piega e non
si spezza > pensò.
*******
Goku
si guardò intorno,
l’oscurità si stava diradando illuminata dalla
luce di decine di candele
sospese nel vuoto, l’odore della cera gli pungeva le narici.
<
Dove sono? Di cosa
si tratta?
Un
sacrificio, forse?
Non so neanche perché l’ho pensato, ma ne sono
sicuro.
Chi
è la vittima?
Che
altra follia si sono
inventati in questo posto di pazzi furiosi?
Seguo
delle voci, si
fanno sempre più forti > pensò.
“Ai
de sai dù, ai de sai
dù…” ripetevano in una cantilena una
decina di vecchi alieni.
Erano
tutti uguali, il
medesimo viso in parte coperto dal cappuccio dei mantelli che li
coprivano.
<
Sembra lo stesso
che si ripete all’infinito > pensò Goku,
intravedendo una figura stesa al
centro di quelle figure.
“Ehi,
voi, lasciatelo
stare!” gridò, trasformandosi in supersaiyan.
Gli
anziani proseguirono
a cantare, muovendo ritmicamente le mani.
<
Stanno evocando
qualche mostro? A cosa serve questa mascherata? > si
domandò. Iniziò a
colpire intorno a loro con delle onde.
“Smettetela,
non siamo a
carnevale!” sbraitò.
Quelle
creature si
misero in cerchio intorno lui, gli occhi vacui.
Goku
cercò di colpirle,
ma le attraversò.
“Bleah,
smettetela!
Sembrate morti e fate anche un po’ schifo!”
sbraitò.
Gli
alieni iniziarono a
vorticare intorno a lui sempre più velocemente.
Goku
chiuse gli occhi,
mentre luci e ombre si confondevano, le creature erano diventate una
massa
confusa che si dimenava forsennatamente.
La
musica aumentava
sempre più di volume, facendosi stridula e nauseante.
Goku
gemette. La testa
iniziò a pulsargli.
<
Questi suoni mi
colpiscono duramente come se fossero degli attacchi fisici.
Non
posso arrendermi,
devo salvare quella povera vittima!
Sento
che è importante
che io ci riesca! > pensò, ansimando.
Si
portò le mani alla
testa, coprendo anche le orecchie.
“SMETTETELA!”
gridò. Il
drago apparve, distruggendo le candele, illuminando il luogo col
bagliore
dorato che veniva dal suo corpo, e gli stregoni divennero cenere.
“Oh,
finalmente” esalò
Goku.
Corse
fino all’uomo
abbandonato sul pavimento, impallidì riconoscendo Crilin.
Il
suo migliore amico
era steso a faccia in giù, ignudo. Delle manette gli
tenevano fermi polsi e
caviglie, dimenava furiosamente la coda dalla peluria castana.
“Ora
ti libero…” mormorò
Goku. Sfiorò le manette, comparve un pentacolo rosso sulla
schiena di Crilin e
Goku urlò, ritirando la mano.
“Ahi
ahi ahi. Le tue
manette scottano” piagnucolò con dei lacrimoni
agli angoli degli occhi.
“Trova
la musica e
saremo liberi” gemette Crilin.
“Cosa?”
domandò Goku.
“La
chiave ha bisogno
della musica” gli spiegò il suo animale simbolo.
Goku
scosse il capo,
borbottando: “Ancora con questa chiave?!”.
Si
fece rotolare il
migliore amico sulle gambe.
“Crilin…
Crilin resisti,
ora ti libero. Chi ti ha fatto questo?” domandò.
“Nessuno,
Goku… nessuno”
esalò Crilin, abbandonandosi sulle sue ginocchia.
Goku
raggiunse il terzo
livello.
“Come
ti hanno
imprigionato? Ti hanno narcotizzato e arruolato come mercenario? Poi
perché
hanno iniziato questo rito?”. Tentò nuovamente di
liberarlo dalle manette, ma
si scottò ancora.
“…
Ho fatto da solo… Ho
perso il controllo. Lui mi ha divorato e non ho potuto neanche oppormi.
Si è
risvegliato un antico male…”. Le parole di Crilin
furono coperte dalle urla di
Goku, che aveva raggiunto il quarto livello.
“Urca,
non capisco cosa
stai dicendo, ma tu sei il mio migliore amico. Qualsiasi sia il
problema ne
usciremo insieme, come sempre” disse secco.
Crilin
singhiozzò, una
lacrima gli rigò il viso.
“Io
ti ho invidiato
tutta la vita” gemette.
“…
Ed io sono stato un
pessimo amico. Non importa. Il nostro affetto va oltre
questo!” sbraitò Goku.
Raggiunse il sesto livello, attivando l’Ultra-istinct. Con
uno scatto fulmineo
spezzò le manette prima che apparisse il simbolo e fece
voltare Crilin. Lo
abbracciò, stringendolo al petto.
“Mi
occuperò io di te.
Andrà tutto bene. Se per liberarti devo trovare una chiave
luccicante e della musica,
allora lo farò” giurò Goku, cullandolo.
“Gra-grazie”
esalò
Crilin.
Goku
si svegliò di soprassalto, si ritrovò legato
contro una parete ed iniziò a mordere ferocemente le catene.
<
Ho una chiave da trovare, non posso stare qui!
Sto
anche morendo di fame! > pensò.
<
Possibile che tu riesca sempre e solo a pensare
al cibo? > lo interrogò il drago.
<
Sono giorni che non mangio per colpa di quello
schifoso di Cooler.
Vogliono
succhiarmi le energie? Allora le devo
possedere, no? Perciò sarebbe nei loro interessi darmi
almeno quello che mi
serve per sopravvivere > si difese Goku.
<
Non volevi scappare? Dovresti fare in fretta,
prima che torni Kakaroth > gli ricordò il drago.
<
Lo odio! Non sopporto le creature che, invece di
usare le proprie forze per essere le migliori, devono vivere come
parassiti
alle spalle di altri. Poi, giacché le spalle sono le mie, il
discorso è anche
peggiore > si lamentò Goku.
<
La smetti di fare pensieri insulsi? > gli
chiese il drago, con la sua possente voce gutturale. < Devi
trovare la
chiave di volta >.
<
Se mi spiegassi cos’è, magari >
borbottò Son.
<
TROVALA! > ruggì il drago.
|
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Capitolo 36 *** Cap.36 Kakaroth, the machine ***
Cap.36
Kakaroth, the machine
“Quello
che è passato non può essere mio nonno”
mormorò Pan. Si appoggiò al petto di Trunks,
sfiorandogli la pelle nuda del
petto con i capelli mori.
“Uno
pensa di conoscerle le persone, ed invece
nascondono un altro animo” mormorò Trunks con voce
roca, accarezzando la testa
di lei.
“No,
non è possibile. Lo sai anche tu! Eravamo insieme
quando lo abbiamo inseguito in quelle folli avventure. Io vi ero solo
d’impaccio, ma lui non si è mai
lamentato” ribatté Pan.
Trunks
le sollevò il mento e le posò un bacio a fior
di labbra.
“Eri
solo una bambina, ma hai dimostrato un grande
coraggio. Mi sono innamorato di te proprio in quei giorni, ma non
riuscivo ad
ammetterlo neanche a me stesso. Avevamo troppi anni di
differenza” ammise.
Pan
gli posò un bacio sulla spalla.
“Nonno
non potrebbe fare del male a nessuno. Persino
quando si è trasformato in supersaiyan di quarto livello con
quel drago che
sembrava una talpa non ha perso il controllo. Il suo cuore puro non lo
ha mai
tradito. Non c’è nobile motivo per cui verrebbe
meno ai suoi principi” ribatté.
Trunks
annuì lentamente.
“Sono
felice che Vetrunks non ci fosse quando è venuto
qui. Nostro figlio è più al sicuro con mia
madre” mormorò.
<
Vorrei avere la fiducia che avevo un tempo in mio
padre, quella che lei ha ancora nei confronti di Goku >
rifletté.
“Il
nostro piccolo Vetrunks, lo vorrei lontano da
tutto questo” mormorò.
<
Piccolo mio, la mamma ti pensa sempre. Tu sei il
mio cucciolo.
Ricordo
il tuo primo sorriso, con la boccuccia ancora
sporca di latte. Eri quasi del tutto scomparso nella copertina bianca
in cui ti
avvolgevo > pensò.
Trunks
alzò il capo, vedendo la navicella sfrecciare
davanti ad una grande luna luminosa.
<
Quella non l’abbiamo passata già diverse volte?
Forse
è un segno.
Oh
grande luna, tu che sei madre delle stelle e moglie
del sole, proteggi i miei cari > pregò.
*******
“17,
possibile che non sia da nessuna parte?” chiese 18
con voce
preoccupata.
<
Non riesco a trovare il mio Crilin ormai da parecchio.
Dove può
essere finito?
L’ho
cercato dappertutto! > pensò.
“Stai
tranquilla. Lo avranno mandato in qualche missione lontana come
meccanico” tentò di rassicurarla 17.
<
Potrebbe essere nei guai ed io non potrei fare niente per aiutarlo.
Obbligata a uccidere,
di nuovo, come un tempo.
Solo
che il pazzo stavolta non si chiama Dr. Gero,
ma Cooler.
Tutto questo è così assurdo.
Io
non sono una macchina, io sono una donna. Quello che
mi batte
nel petto è un cuore umano, ed ora sta sanguinando
perché non riesco a trovare
l’uomo che amo > pensò.
C17
sospirò.
<
Sento il suo dolore, si riflette nei miei occhi.
Tutto
questo è così assurdo. Speriamo che
‘fratellone’ Crilin sia al sicuro
> si augurò.
********
<
Ero quasi riuscito a scappare, ho anche affrontato Kakaroth. Sono
riuscito a ferirlo, prima che m’imprigionasse di nuovo,
ma…
Non
riesco a smettere di guardare con gli occhi sgranati la terribile
immagine che ho davanti.
Ho
visto un film anni fa, sui cyborg. Sembra quel film. La mia onda ha
sfigurato orribilmente il viso di Kakaroth, così simile al
mio.
La
pelle si è bruciata, rassomigliando a della plastica
accartocciata ed
annerita. Il suo cranio è un’ossatura di metallo,
l’occhio emana un laser
rosso.
Sto
per vomitare e l’odore di sangue rappreso che permea questo
posto non è
d’aiuto.
Sapevo
che Kakaroth era una macchina, ma non avrei mai immaginato di
trovarmi davanti qualcosa di simile!
Cooler sta
rimproverando la sua creatura, che come un infimo schiavo
risponde contrito, lanciando, però, ogni tanto, sguardi di
pura follia omicida
intorno a sé. Quegli orridi alieni in
camice lo stanno aggiustando,
mentre io, leggermente impressionato, volto lo sguardo.
Stringendo
già i denti, perché una volta rimesso insieme,
avrà nuovamente
bisogno della mia energia.
Tento
di voltare ancora un po’ la testa, ma l’enorme
anello intorno al mio
collo, mi costringe a rimanere bloccato alla
parete. Quando finirà
questa follia?
Ho
promesso a Crilin che lo avrei aiutato e voglio farlo! Inoltre devo
chiarirmi con Vegeta! > pensò Goku.
|
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Capitolo 37 *** Cap.37 Nera Madam Morte ***
Cap.37
Nera Madam Morte
“Nonna,
posso andare da Kamy?” domandò Vetrunks.
<
Magari così posso raggiungere May. Ho trovato il suo
nascondiglio qui
vicino, ma mi ha detto di non dirlo a nessuno.
Era
strana, come l’altro giorno, quando ho riconosciuto la sua
aura color
giada provenire dal corridoio. Quando sono arrivato, però,
lei già non c’era
più. Sono convinto che, se ci fosse stato Gorin, lui mi
avrebbe aiutato a
raggiungerla in tempo > pensò, sedendosi sul letto.
Si passò la mano tra i
capelli a fiamma color glicine.
“Pensavo
volessi aspettare Vegeta” rispose la donna.
“Quando
torna il nonno?” chiese il bambino.
Bulma
abbassò lo sguardo, accarezzandogli la schiena.
“Presto
piccolo, presto” promise.
“Che
fai?” le chiese il bambino, guardando la donna armeggiare col
suo
scouter.
“Loro
ti spiano con questo. Vedo se posso usarlo anche io per ricavare
informazioni su di loro” spiegò Bulma.
<
Devo scoprire assolutamente cos’ha detto Zarbon a Freezer per
liberarlo per un po’ dal controllo. Magari se ci riesco ci
sarà debitore e ci
aiuterà in questa follia.
Preferire
vederlo morto, ma devo salvare la mia famiglia in qualche modo!
> pensò.
“Nonno
è sempre più triste. I suoi sorrisi fanno paura
ed è sempre
distante, alle volte mi guarda in modo vuoto. Dici che è un
incantesimo?”
domandò.
“Vuoi
andare da Kamy per romperlo?” domandò Bulma.
Vetrunks
annuì.
<
L’ultima volta che ho visto May mi ha detto che la nera Madam
Morte è
pronta a camminare tra i vivi. Il momento del rituale è
vicino.
Non
so cosa significa, ma sicuramente una strega sì!
*******
“Dannato
pianeta, si sta trasformando in una palude” si
lamentò Vegeta,
ringhiando. Tossì un paio di volte, la pioggia gli finiva
nelle orecchie,
facendole fischiare, nel naso e nella bocca rendendogli difficile
respirare, e
lo accecava. “Siamo in alto mare. Con questa nebbia una
navicella di soccorso
non arriverebbe e non trovo la nostra per andarcene, si sta allagando
tutto!”.
Si
passò una mano sul volto, la pioggia trascinò con
sé il sangue delle
vittime, travolgendo anche loro, lavando ogni cosa nella
tempesta.
“C’è
la mia navicella parcheggiata dall’altra parte del
pianeta” gemette
Nappa.
<
Non avrei dovuto sottovalutare la pericolosità di questo
pianeta. Se
il principe non fosse arrivato in mio aiuto, mi avrebbero ucciso. Mi ha
seguito
nonostante io non lo avessi invitato, mi ha salvato >
pensò,
boccheggiando. Uno squarcio pulsante sulla gamba perdeva
sangue, teneva l’afflusso
bloccato con una pezzuola.
Vegeta
corse, quasi nuotò, nella sua direzione, la battle-suit
appesantita
dall’acqua che entrava anche nella sua armatura.
“Non
saresti dovuto venire qui!” sbraitò.
Il
colosso gli sorrise mesto.
“Mi
sgridi come una padre, adesso?” esalò.
Vegeta
arrossì.
“Tsk.
Dobbiamo andare” borbottò. I capelli a fiamma
erano così appesantiti
dall’acqua da ricadere verso il basso.
“N-non
posso… non ho forze” esalò Nappa.
“Alzati!”
sbraitò Vegeta. Lo afferrò per un braccio e se lo
caricò a fatica
in spalla, il sudore si mischiò al sudore, si
sforzò di camminare, quasi
nuotando nella fanghiglia, con l’altro addosso.
“Su, insomma! Alzati!”.
“Salvatevi
voi” esalò Nappa.
“Se
hai le forze per piagnucolare, hai le forze per
rialzarti!” gridò
Vegeta. Le braccia gli dolevano e le gambe gli cedevano, i muscoli
tiravano
dolorosamente.
“M-mi…
dispiace…” gemette Nappa, totalmente abbandonato
su di lui a peso
morto.
Aveva
perso la presa e la ferita era tornata a sanguinare, la
cicatrizzò
con un’onda; urlò di dolore a pieni polmoni e
rischiò l’incoscienza.
“Non
ti lascerò qui!” sbraitò Vegeta,
tentando di levitare. La pioggia gli
batteva contro il viso con tanta violenza da farlo sbandare.
“Sono
debole. Le regole saiyan dicono che deboli e sconfitti vanno
abbandonati. Sulla Terra non mi avete ucciso per quello?”
biascicò Nappa. La
testa gli ricadeva in avanti, non riusciva a riaprire gli occhi.
“Allora
non hai capito niente! Io sono cambiato! NON TI
ABBANDONERO’!”
ululò il principe dei saiyan.
“…
gra…”. Nappa perse i sensi, il suo corpo divenne
un macigno ancor più
pesante.
Vegeta
ululò, volando più in alto, gli stivaletti erano
rimasti nella
melma, inglobati dalla fanghiglia.
Si
trasformò in supersaiyan blue, il bagliore emanato
illuminò la sua
navicella che veniva trascinata da una corrente più forte.
Proseguì nella sua
direzione, atterrò davanti a lei, gattonando nel fango,
affondando. Aprì lo
sportello spezzandosi le unghie, gettò Nappa dentro il mezzo
e si tenne, le
ossa delle braccia quasi si spezzarono a causa della spinta della
corrente che
lo strattonava. Riuscì ad infilarsi dentro la navicella, che
si stava riempendo
di melma, e chiuse lo sportello, il corpo di Nappa lo schiacciava. Con
una serie
di calci mise in moto il mezzo, che partì impazzito, a
fatica col fiato corto
riuscì ad impostare le coordinate.
Si
ritrasformò, perdendo i sensi.
|
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Capitolo 38 *** Cap.38 Spaccatura profonda ***
Cap.38
Spaccatura profonda
<
In questa base giorno e notte sono
uguali, ho iniziato a confonderli. Sembra passare più tempo
di quanto realmente
ne passi.
Tutto
il mondo sembra sottoposto ad un
filtro in bianco e nero, ma sporco di sangue, eppure non mi arrendo.
Finché
sono vivo, solo questo conta.
Ormai
ho perso il conto di quante volte ho
rischiato la vita.
Dopo
aver salvato il mio compagno, la vita
sembrava aver ricominciato a scorrere nelle mie vene, ma è
successo un evento
che ha ribaltato nuovamente la situazione. Cerco di scacciare quei
pensieri,
non sono ancora pronto per quello.
Digito
il codice della mia camera e la
porta si apre, lasciandomi entrare nella penombra della stanza.
La
mia Bulma è seduta sul letto, cerco con
lo sguardo il mio nipotino, non c’è.
Sarà tornato dalla madre > rifletté.
“Vegeta”
lo richiamò la voce di Bulma.
<
La mia donna… Così forte, coraggiosa,
che non si arrende mai.
Vorrei
avere la sua stessa fiducia, la sua
voglia di vivere. Lo vedo, però, che è
infreddolita. Continua ad essere
abituata al caldo sole della Terra, il freddo dello spazio, invece,
entra nelle
ossa. Sottopone chi non è abituato ad un senso
d’inquietudine, persino a
terrore, a volte.
Io,
invece, sono cresciuto in questo
silenzio, mi è facile abituarmi, quasi mi rigenera. Eppure i
miei pensieri
sembrano tarli dai dentini di avorio che divorano la mia anima. I sensi
di
colpa mi corrodono.
Bulma
si alza e mi guarda negli occhi, le
sue iridi azzurre mi mettono in soggezione > pensò.
“Cos’è
successo?” domandò Bulma.
Vegeta
le diede le spalle, rispondendo:
“Niente”.
“Come
faccio ad aiutarti, se non mi dici
le cose? Lasciati salvare da me, ti prego. Ti sto vedendo morire ogni
giorno di
più” mormorò la terrestre, cingendogli
le spalle in un abbraccio.
“Tu
non capisci…” rispose Vegeta.
“No!
Sei tu che non capisci me! Guardami
Vegeta!
GUARDAMI!
Io
ti amo e questo è l’importante!! Resta
con me, ti prego”. Implorò Bulma, facendolo
voltare.
Vegeta
la strinse tra le braccia e la
baciò.
<
Non so cosa rispondermi Bulma, ma non
ti lascio. Non posso vivere senza qualcuno con cui prendermi in giro
per gioco,
che mi perdona, che mi ama…
Non
posso vivere senza di te, nonostante
faccia di tutto per non ammetterlo, nonostante tu da me non ti debba
aspettare
più niente.
Un
bacio dato con furia, agrodolce >
pensò.
Bulma
lo fece stendere sul letto.
“Amore…
non me la sento di farlo” ammise
Vegeta, arrossendo.
La
moglie lo guardò con espressione
ferita.
“Non
è che non ti voglio. Figuriamoci se
mi perdo un modo per farti stare zitta, hai la solita voce fastidiosa e
gracchiante. Solo che non riesco a muovermi” rispose Briefs
con tono dolente.
“Di
nuovo? Perché questa volta?” si
lamentò Bulma.
“Ho
fatto l’errore di salvare quel colosso
di Nappa, che, come suo solito, da bravo troglodita, è
finito nei guai” spiegò
Vegeta.
<
Si riprenderà appena avrà finito il
ciclo dentro la vasca rigenerativa in infermeria >
pensò.
“Sfilati
la maglia, scimmione. Io cerco
delle bende e poi mi spieghi cos’altro è successo.
Qualcosa mi dice che mi
nascondi altro, sei troppo mal ridotto” ordinò
Bulma.
Vegeta
si sfilò la tuta lurida e strappata
in diversi punti.
Bulma
guardò le cicatrici delle frustate
sulla sua schiena, insieme a ferite fresche del medesimo tipo, e
sospirò.
“A
quella lucertola giuro che taglierò la
coda” ringhiò.
“Mettiti
in fila, voglio farlo io”
borbottò Vegeta. Socchiuse gli occhi ed espirò
profondamente.
“…
Donna… Ho incontrato Trunks, oggi. Mi
ha detto che ti sei incontrata con Freezer.
Perché?”
domandò.
“Sei
geloso?” chiese Bulma. Si mise in
ginocchio accanto a lui, spalmandogli una crema curativa.
“Non
distrarmi e rispondi” disse secco
Vegeta.
“Gli
ho detto dove tengono prigioniero
Zarbon. Qualcosa mi dice che questa notte lo prenderà e
scapperanno da qualche
parte. Tu lascialo fare, probabilmente troveranno qualche modo per
corrodere il
controllo mentale di Lourth. Nel frattempo potrete finalmente sferrare
l’assalto a Cooler, è rimasto solo.
Dimmi
piuttosto… Come sta il mio bambino?”
domandò Bulma.
Le
iridi di Vegeta brillarono.
<
Finalmente un’emozione: è speranza.
Donna, hai ideato il piano migliore che si potesse fare e tutto da
sola!
In
fondo sei la mia regina! La donna di
Vegeta-sama > si vantò il prince dei saiyan.
“Se
Freezer è andato, chi ti ha
torturato?” chiese Bulma.
“Cooler,
per questo non sapevo che il
fratello non ci fosse.
Vuoi
sapere di lui o di Trunks?” le
domandò secco Vegeta.
“Trunks.
Scusa, non volevo interromperti”
mormorò Bulma.
“Donna,
Trunks non è più un bambino.
Comunque fisicamente sta bene” rispose, la voce gli
tremò.
Bulma
iniziò a fasciargli le ferite sopra
la crema.
“Ha
sentito le mie urla nella stanza delle
torture… In quella missione ho danneggiato la navicella e
Cooler a quanto pare
accetta anche meno del fratello questo genere di errori.
Per
questo sceglieva più scrupolosamente i
suoi mercenari e li ammazzava troppo velocemente, rimanendo sempre a
corto di
uomini e potenza” spiegò Vegeta.
<
Per il mio orgoglio è dura ammettere
che devo subire senza poter rispondere alle provocazioni, ma appena
riuscirò a
mettere al sicuro la mia famiglia gliela farò pagare con gli
interessi >
pensò. “Non mi sono accorto che era lì.
Ero furioso e un gruppo di mercenari
con poca voglia di vivere, sicuramente ubriachi fradici, hanno deciso
di
attaccarmi vedendomi solo e indebolito. Hanno fatto male i loro
conti…” spiegò.
<
Mi interrompo. Lo so io e lo sa lei
quello che è successo dopo, non ci vuole un genio per
capirlo. Eppure tutta
quella ferocia era ingiustificata, li ho letteralmente fatti a pezzi,
non con
la furia di un animale, bensì quella di un mostro che si
diverte sulle spalle
altrui. Non ci sono scuse per quello che ho fatto, lo so, ma temo che
nella
stessa situazione lo rifarei >.
“Trunks
ti ha visto?” domandò Bulma.
Vegeta
le fece un cenno positivo del capo.
“Quando
mi sono voltato e l’ho visto lì…
è
stato come se qualcosa si fosse rotto. Nei suoi occhi, negli occhi di
mio
figlio, c’era tanto di quell’orrore e
ribrezzo…
Ho
tentato di spiegargli, ma lui è
scappato via. Che mostro sono diventato?” esalò.
“Vegeta,
erano mercenari, non innocenti.
Ti sei solo difeso. Lo sappiamo entrambi che è meglio non
immaginare così
volevano farti, vedendoti in quelle condizioni”
minimizzò Bulma.
“No,
non c’è niente che mi può
giustificare” ribatté il marito.
“Trunks
ti vuole bene, vedrai che tutto
andrà a posto” tentò di consolarlo
Bulma.
|
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Capitolo 39 *** Cap.39 La sfida di Turles ***
Cap.39 La sfida di Turles
< “Oh, quanto sei
bella” mormoro alla mia fidanzata Naly,
mentre giocherello con i suoi capelli neri. Li porta a caschetto, ma
ricadono
in modi così inaspettati e stupendi.
Mi guarda seriamente, con i suoi
occhi meravigliosi che mi
hanno stregato sin dal primo momento.
Per la prima volta ha messo da parte
il suo fare la dura e,
nonostante lo sguardo, è così gentile con me.
Questo è il momento
più bello della mia vita.
Mi avvicino per appoggiare le mie
labbra sulle sue quando…
“AAAAAH!”. Un
urlo mi strappa dal mio sogno.
Mi risveglio di colpo, guardando la
stoffa della tenda
grigia sopra di me. Scuoto la testa per destarmi del tutto, anche se mi
dispiace. Non facevo un sogno così bello da non so quanto
tempo, forse non l’ho
mai fatto.
Ci metto un po’ a rendermi
conto che ad avermi svegliato è
stato l’urlo di una donna.
Chi può essere stato a
gridare?
Mi alzo confuso, cercando il resto
della tuta per
rivestirmi.
Esco nella fredda notte, direi
glaciale, fortunatamente la
mia battle-suit ha dei particolari accorgimenti che mi evitano di
congelare.
Nessun altro oltre a me si
è svegliato, o forse sono tutti
troppo egoisti per andare a controllare. Sono assassini, come
può loro
interessare la vita degli altri?
Io, invece, devo essermi seriamente
rammollito.
Un altro grido, ancora più
lamentoso e pieno di angoscia del
primo. Ne seguo la scia, allontanandomi dall’accampamento.
Devo stare attento,
perché, proseguendo in questa direzione,
finirò per entrare nella parte del campo dove si trova
quello squilibrato di
Kakaroth.
Proprio vero, quando parli del
diavolo spuntano le corna.
Si è allontanato dalla sua
tenda, sicuramente spinto dalla
bramosia di sangue e voglia di uccidere. Quell’essere
m'inquieta, i suoi occhi
sembrano voler vedere la mia morte.
Non riesco a riconoscere in lui mio
fratello e conosco un
solo modo per affrontare ciò che temo: attaccare per primo.
Non avevo sbagliato sulla bramosia,
peccato fosse di ben
altri appetiti che voleva saziarsi.
Davanti a lui, sdraiata nella
polvere, una povera ragazza,
una sopravvissuta al massacro di oggi.
“Lasciala stare. Non vedi
che è innocua?!” domando seccato.
“Fatti gli affari tuoi,
sciocco” mi risponde Kakaroth,
infastidito dalla mia intromissione, come un predatore che non vuole
essere
disturbato mentre caccia.
Si è arrabbiato? Meglio.
“Siamo fratelli. Se fossi
sciocco io, tu che condividi il
mio stesso sangue cosa saresti?”. Non so se mi è
venuta una bella battuta ad
effetto, a mio parare è suonata penosa. Il mio scopo
però l’ho raggiunto.
Kakaroth, inferocito, si distrae e si
avvicina a me, mentre
la giovane può scappare via indisturbata.
“Che vuoi insinuare
insetto?!” m’interroga.
Sì, sembra una belva
feroce.
Il suo sguardo di puro odio mi mette
i brividi, ma non sono
il tipo che si fa sopraffare facilmente dal terrore.
“Tu che ne
pensi?” rispondo, incrociando le braccia.
“Vattene, non ti conviene
farmi innervosire. Non sei
abbastanza forte nemmeno
per allacciarmi
gli stivaletti” mi deride.
Non ha alcun diritto di trattarmi
così! Sono un mercenario
da molto più tempo e sono anche più grande di
età. “
Allora ti sfido”. Lo
raggiungo con uno schiaffo, mi sembra
che il principe mi avesse parlato di un’usanza simile.
“Qui, domani appena calano
le tenebre, stupido” mi risponde
e se ne va. Appena si è allontanato mi rendo conto del
grosso guaio in cui mi sono
cacciato.
Quello mi farà a pezzi e
si pulirà i denti con le mie ossa.
Ora che faccio? > s’interrogò Turles,
mentre un rivolo di sudore gli
scivolava lungo la guancia abbronzata.
|
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Capitolo 40 *** Cap.40 Goku scopre della sfida ***
“Questa storia partecipa
alla #SummerBingoChallenge indetta
sul gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction &
Fanart”.
Prompt: Casella: 60. Morfina
Cap.40 Goku scopre della sfida
“Chichi, vacci piano. Mi
fai male” si lamentò Goku, mentre
la moglie lo abbracciava. La sua bocca martoriata si era piegata in un
sorriso.
< Se sono riuscito a scappare
una volta, ci riuscirò di
nuovo. Le cure di mia moglie stanno funzionando, ma anche solo la sua
presenza
mi dà coraggio.
Riuscirò a salvare Crilin
e anche a trovare questa chiave di
volta!
Mi era sentito abbandonato, ma lei
è arrivata, mi sta
salvando da tutto questo.
In questo momento è qui,
super-attrezzata, un mistero come
abbia fatto a non farsi scoprire con tutta queste cose >
pensò Goku.
“Se non ti fossi
divincolato, la morfina avrebbe già fatto
effetto a quest’ora” disse Chichi, lasciandolo
andare. Si appoggiò con la testa
al petto di lui, ascoltando il battito del suo cuore.
“Scusa tesoro, ma la
puntura mi fa paura” piagnucolò Goku.
Chichi sorrise, alzando la testa, i
loro respiri si fusero.
< Mi sono lasciata
trasportare, ma il corpo mal ridotto
di lui non può sopportare neanche i gesti
d’affetto senza dargli fitte di
dolore > rifletté.
“Scusami tu,
amore” disse con tono rammaricato.
Goku deglutì a vuoto.
“Sto morendo di fame. Dici
che è colpa della morfina?”
domandò, sbadigliando. Gli occhi gli chiudevano ed il suo
corpo si stava
rilassando.
“Tranquillo, bambinone. Ho
fatto razzia della cucina, ma
dopo. Per ora riposati e lascia che il dolore diminuisca”
rispose Chichi.
“Sei grande”
biascicò Goku, sbadigliando nuovamente.
< Gli ho dato una dose da
elefante, ma è un saiyan, non
l’avrebbe neanche sentita altrimenti >
pensò Chichi, accarezzandogli il
viso. Scese, scrutando il collo del marito incatenato alla parete.
< Piagnucola ancora come un
bambino, fargli quella
puntura è stata un’ardua impresa.
Però è anche
più fragile. Ci vuole niente per farlo
piangere, persino il fastidio dovuto al disinfettante lo agita.
Cosa darei per un singolo senzu
> pensò. Si udirono dei
passi, Chichi afferrò la borsa e si nascose dietro un
macchinario.
Guardò Goku, abbandonato
nel dormiveglia ed incassò il capo
tra le spalle, facendo ondeggiare i capelli mori.
< Vorrei potermi occupare di
lui senza queste continue
interruzioni! > gridò mentalmente.
Due guardie si fermarono accanto ad
un altro macchinario.
“Sì, ti ho detto
che la notizia è vera” disse il più
alto.
“Dai, non ci
credo” borbottò il secondo, scuotendo il capo.
“Ti dico che è
vero! Questa è la notizia del momento, chiedi
a chiunque e lo confermerà.
Se lord Cooler o lord Freezer lo
scoprono succederà il
finimondo, queste cose sono vietate” disse il primo.
“Quindi oggi quel pazzo di
Kakaroth si sfiderà davvero a
duello con suo fratello Turles? A me suona ancora falso”
borbottò il più basso.
“Senti, lasciamo la ronda e
andiamo a vederlo?” domandò il
primo.
“Andiamo”
accettò il secondo.
Chichi si portò una mano
alla bocca.
< Lo ucciderà
> pensò. Vide correre via i due alieni e
tornò strisciando da Goku.
“Mio…
fratello…” esalò Son, pallido in viso.
Serrò i pugni, cerco
di muoversi, fu colto da una serie di capogiri. Un dolore lancinante
allo
stomaco gli mozzò il respiro, mentre avvertiva una forte
sensazione di nausea.
“Tesoro, non ti agitare, o
ti verrà mal di testa e ti
sentirai peggio” mormorò Chichi.
< Ha appena preso la morfina,
appena finirà di fare
effetto si addormenterà > pensò,
guardandolo serrare i pugni a sangue.
Goku avvertì un leggero
prurito, mentre i suoi occhi si
chiudevano.
Chichi lo guardò assopirsi
e gli posò un bacio sulla fronte.
“Ora non puoi farci niente,
puoi pensare solo a stare
meglio. Non temere, ci penserò io a te”
giurò.
|
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Capitolo 41 *** Cap.41 Freezer, l’esule ***
Cap.41
Freezer, l’esule
Freezer
si coricò su un fianco, osservando Zarbon
addormentato a braccia aperte, i capelli verdi sciolti intorno a lui.
Si
alzò in piedi e raggiunse la finestra, guardando
fuori Sauzer intento a pagare l’albergatore.
“Io,
il grande Freezer, ora potrei essere alla base a
soggiogare l’interno universo ai miei piedi”
mormorò. Socchiuse gli occhi e le
sue iridi rosse brillarono.
<
Uno schiavo con dei burattini nelle sue mani
resta pur sempre uno schiavo.
Mi
chiedo cosa state facendo voi dannati scimmioni.
Vegeta, ti sarai fatto ammazzare da mio fratello?
Goku…
tu, maledetto… Io devo ucciderti. Io devo
vendicarmi. Tu non puoi morire, il grande Freezer te lo vieta >.
Chiuse gli
occhi, il suo respiro era profondo.
Udì
un fruscio e si voltò di scatto, vedendo Zarbon
fissarlo.
“Ti
sei svegliato?” domandò Freezer, dimenando la
coda.
Zarbon
abbassò lo sguardo ed annuì.
“Siete…”
mormorò.
“Dammi
del tu. In questo postaccio ai confini
dell’universo questi salamelecchi perdono
d’importanza” ringhiò Freezer,
mostrando i denti candidi.
Zarbon
annuì, delle ciocche dei lunghi capelli morbidi
gli erano finite davanti al petto nudo.
“Sei
arrabbiato perché ti ho convinto ad andare via?”
domandò.
“Umphf,
no. Appena gli scimmioni avranno eliminato mio
fratello avrò campo libero” disse Freezer secco.
<
Questa volta devo giocare meglio le mie carte,
non voglio di nuovo finire ucciso…
Anche
se, per un po’, potrei anche riposarmi, visto
cos’è successo di recente >
pensò.
“Cosa
sarebbe questa pagliacciata? Questo rituale?”
domandò Freezer. Si guardò
intorno, vide uno specchio in mezzo ad un immenso salone vuoto,
scoppiò a
ridere e allargò le braccia, mostrando i palmi delle mani
candide. “Facciamola
finita, è ridicolo” disse con tono astioso.
Il
suo riflesso scoppiò a ridere.
“Cosa?”
domandò Freezer, indietreggiando spaventato. La risata del
suo riflesso
rimbombò sulle pareti.
“Il
mio signore, Lourth, vale mille volte te” disse
l’altro Freezer, mentre una L
gli appariva sulla fronte.
“Freezer”.
Udì la voce di Vegeta sputare il suo nome come veleno.
“Non
volevi combattermi? Allora attaccami?! NON TI PERDONERO’
MAI!”. Il grido di
Goku gli rimbombò nelle orecchie, costringendosi a premersi
le mani sulla
testa.
“TUUUU!”.
L’urlo di Broly lo investì in pieno, facendolo
cadere in ginocchio.
“Voi,
maledetti scimmioni, lasciatemi in pace!” gridò.
Fatine colorate cantando e
ballando gli danzarono intorno, ridendo.
Freezer
tentò di abbatterle in una serie di onde, ma i colpi le
trapassarono.
Scomparvero in una serie di arcobaleni.
“Freezer…”
sentì biascicare Vegeta. Si voltò, il saiyan era
steso per terra, la bocca
sporca di sangue.
“Ora
mi hai stancato con le tue stupidaggini” disse
l’altro Freezer. Lo trapassò da
parte a parte con un death beam. Alzò lo sguardo e
fissò Vegeta. “Non lo hai
fatto tu l’ultima volta?” domandò,
mentre il cadavere di Vegeta si abbandonava
al suolo.
“Basta,
voglio uscire da questo posto. Non ha senso”
biascicò Freezer.
Intorno
a lui iniziarono ad alzarsi delle barriere fatte da gigantesche bolle.
Al loro
interno vedeva il suo riflesso illuminato da bagliori viola, con
l’ultima
trasformazione che aveva raggiunto.
Infiniti
occhi si aprirono sul pavimento.
“No,
tutto questo non può essere reale!”
gridò Freezer, mentre gli occhi lo
fissavano.
“Fratellino,
non sarai mai alla mia altezza” sentì la voce di
Cooler soffiargli
nell’orecchio. Iniziò a tremare, ansimando.
“So-sono
io… il migliore…” ringhiò,
ma la voce gli tremò.
“Sei
perduto” risuonò la sua stessa voce.
Freezer
si passò la mano sul viso, il respiro gli era
diventato irregolare.
<
Ho superato la prova, sono uscito da
quell’incubo… Però mi sento diverso.
Cos’è cambiato? Cosa si è rotto in me?
> si domandò.
“Freezer”
lo richiamò Zarbon.
“Per
il momento non pensiamoci. Voglio riposare. Vado
a farmi un bagno e tu mi laverai la schiena”
ordinò, indicandolo.
Zarbon
gli sorrise.
“Agli
ordini” rispose.
“Senza
quel ciondolo, per una volta voglio avere a che
fare con il ‘vero te’”
borbottò Freezer. “Tsk”.
“Agli
ordini”. Ripeté Zarbon, sfilandosi il ciondolo
dal collo.
|
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Capitolo 42 *** Cap.42 Turles Vs Kakaroth ***
Songfic su:
Nightcore - Demons |
Lyrics ✗;
https://www.youtube.com/watch?v=B3QvcBKsaoo;
http://testicanzoni.mtv.it/testi-WE-ARE-FURY-feat.-Micah-Martin_33833552/traduzione-Demons-73381296
Cap.42 Turles Vs
Kakaroth
But how do we
survive? Survive.
La
ragazza era intenta a tingersi i
capelli biondi di rosso, guardando dalla finestra del bagno la porta
sbarrata
del suo spaccio.
Sospirò
rumorosamente e negò con il
capo.
<
All’inizio ho assunto Goku
perché era il padre di Gohan. In fondo quel bambino era
stato la mia prima
cotta.
Inoltre,
Son Goku mi ha ricordato me
stessa. Entrambi siamo cresciuti dai nostri
‘nonnini’.
Ora
è diverso. Potrei assumere
qualcun altro, ma, per quanti disastri combini, si è
dimostrato la scelta
migliore >. Si tinse anche le sopracciglia.
<
Sopporta il mio essere
dispotica, sa sempre come comportarsi con i clienti. Tutti gli anziani
del
paese lo considerano il loro eroe personale >. Si deterse le
labbra con la
lingua.
“Beh,
sono convinta che tornerà. La Terra sarà in
pericolo e lui la
salverà. Manderò avanti il negozio e
aspetterò quel tipo dalla bizzarra
capigliatura”. Si fece coraggio, stringendo un pugno.
********
<
C’è
tanto di quel chiasso…
Mi guardo intorno
confuso. Tutta questa
gente come lo è venuta a sapere?
Tipico alla Base,
ecco perché preferivo
stare da solo con i miei uomini e la mia navicella, lontano da tutti e
tutto.
Sto sudando freddo,
ma non sono un
codardo. L’agitazione ha attanagliato il mio cuore, le mie
budella sono in
fiamme. Non lascerò che la paura vinca.
Morirò qui
se è questo il mio destino. In
questa piazzola deserta, in questo pianeta, circondato da sconosciuti
che non
vedono l’ora di vedermi fatto a pezzi.
La merito davvero una
fine simile?
Sono elettrico, la
mia energia si
trasforma in fulmini intorno al mio corpo. Sono così teso
che potrei esplodere.
Eccolo il mio nemico,
in volo sopra di me.
Kakaroth, siamo
fratelli. Ci siamo già
fatti del male a vicenda. Mi hai distrutto già una volta.
Anche questa volta
non vuoi darmi neanche una degna sepoltura?
Questa volta non
mangerò nessun frutto.
Respiro solo i gas tossici delle navicelle che ci circondano. Tu ne
sembri
inebriato, sei così poco umano che non mi sorprenderei se
avessi iniziato a
sanguinare cherosene.
Nessuna potenza
rubata, nessun imbroglio
da parte mia. Questa volta voglio essere io quello dalla parte della
ragione.
Lo guardo negli occhi
pensando a te, Naly.
Tutte le ovazioni sono per lui, ma io devo vincere per te, in onore
tuo. Non mi
guarderesti più negli occhi se mi permettessi di perdere
oggi, in cui è in
gioco il mio onore saiyan.
Mi guardi negli
occhi, Kakaroth. Stai
ridendo di me, non ti metti neanche in posizione di combattimento
perché mi
ritieni troppo debole rispetto a me.
Sbagli! Anche io sono
il degno figlio di
nostro padre: il generale Bardack!
Ridi sguaiato. I
nostri visi si somigliano
così tanto che vederti quell’espressione in volto
mi dà la nausea.
“Preparati
a morire” mi dici.
“Non
esserne così sicuro” rispondo e
chiudo gli occhi. Mi concentro. Quello che ho davanti non è
il mio fratellino,
è uno sconosciuto, un mostro spietato che ne ha preso il
posto e, forse, se lo
sconfiggo riavrò il nostro Goku.
Ecco, ora sono
pronto.
Parto
all’attacco e inizia uno scambio
infinito di colpi. Scintille di energia schizzano
tutt’intorno a noi.
Ad ogni attacco
qualcosa esplode, la
foresta brucia e tutti si allontano, osservandoci a distanza di
sicurezza.
In
quest’inferno mi sento a casa. Questa
volta mi gioco anche l’anima. La mia energia la butto al
vento. Si trasforma in
fiamme, nel ruggito del vento. Riesco a schivare persino calci e pugni
con
facilità.
Potrei lasciarmi
andare all’ottimismo, ma
so che sarebbe follia. Tu non ti sei ancora trasformato.
Non ti lascio tregua,
non voglio darti il
tempo di poterlo fare. A quel punto sarei spacciato. Allo stesso tempo
ti
distraggo, per non permetterti di svuotare la mente come solo un dio sa
fare.
So che il tuo punto
forte sono i
combattimenti a terra, perciò ti costringo ad una battaglia
aerea. L’inferno
sotto di noi, l’universo sopra, sto bruciando vivo dentro di
me.
Non mi prendi sul
serio e così riesco a
colpirti di sorpresa.
Io, l’uomo
distrutto, il più grande
sbaglio commesso da mio padre, oggi sono l’eroe.
Tu, il mio salvatore,
colui che mi stava
insegnando a vivere una vita lontano dai miei fantasmi, ora sei il
mostro.
Entrambi siamo Dr.
Jekyll e Mr. Hyde.
Inizi a schivarmi,
sei troppo veloce, non
sembri umano. Io mi stanco, tu no.
L’importante
è che io non mi faccia
colpire, con un solo attacco potresti uccidermi.
Le urla sotto di me
si sono fatte confuse,
ora sembro da solo con Kakaroth su questo pianeta.
Il combattimento
prosegue sempre più
ferrato, mentre cerco di non guardare i suoi occhi. La forza della
suggestione
è forte, paiono due fessure rosse che scavano fin dentro il
mio essere per
annientarlo. Sembra programmato, riesce a colpire sono nei punti
vitali. Non
ragiona come suo solito.
Non è un
vantaggio quanto sembra. Un solo
attacco non potrebbe uccidermi, lo farebbe di sicuro.
Ci sono voluti anni
perché imparassi i
punti vitali di un essere vivente e comunque non riuscirei a calcolarli
in modo
così millimetrico.
Kakaroth ha cambiato
fin troppo lo stile
di combattimento rispetto a quello che ricordo.
Cerco
di colpirlo con una serie di onde viola,
ma lui riesce a schivarle tutte. Decido di caricarmi e provare la mia
mossa
migliore: “Assassino!”.
Faccio un errore
madornale, perché lui
aspetta che il cerchio diventi abbastanza grande e lo attraversa unendo
tele-trasporto e super-velocità.
Mi appare di fronte,
tra scintille e
scariche elettriche blu. Mi afferra e vengo travolto da
quell’energia.
Che strana
sensazione. Mi sento così
vulnerabile, come se tutto questo fosse il gioco perverso di un folle
ed io
l’ennesima pedina per procurare dolore e vendetta.
Le scariche
elettriche si fanno sempre più
forti. Come può un semplice tocco di una mano provocare
tutto questo, ma
soprattutto da quando conosce questa mossa?
Mio fratello era il
mio unico salvatore, i
suoi occhi non mi mentivano mai.
Tutti quanti hanno i
loro demoni e nessuno
può impedire che si scatenino. Però questi non
possono essere quelli di mio
fratello, ora ne sono sicuro.
Tu chi sei?
Mi sono sempre
sentito il più forte, una
leggenda vivente, anche se non lo sono mai stato. Non ho mai temuto
niente.
Tu, quindi, chi sei?!
Scuoto la testa,
cercando di focalizzare a
fatica. Alzò le braccia che altrimenti ricadrebbero inerti
ai miei fianchi, è
difficile, ma mi servono. Se perdessi il contatto, la tecnica che ho
caricato
andrebbe perduta.
La sua stretta
mortale sta per spezzarmi
l’osso del collo. Questo lo distrae, si sta godendo il mio
dolore, la mia
sofferenza. Si compiace della vittima che sono diventato, senza nessuno
scrupolo.
Sciocco. Ora ti
farò vedere i miei di
demoni! > pensò Turles.
|
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Capitolo 43 *** Cap.43 Hey, dad… ***
Cap.43 Hey, dad…
Hey Dad,
I'm writing to you
not to tell you that
I still hate you
Just to ask you how
you feel
(Emotionless Good
Charlotte).
Trunks sporse la gamba oltre il
bordo, lasciandola penzolare
nello spazio, mentre stava seduto in bilico sopra il tetto della nave
madre,
sotto di lui lo spazioporto della base da cui partivano innumerevoli
navicelle
bianche, come perle impazzite di una collana strappata.
Sulla tuta da mercenario indossava
una giacca che gli
ricadeva larga con il simbolo della capsule corporation sulla spalla.
“Sei sempre troppo
freddoloso” mormorò Pan, nascondendosi
sotto la sua ampia giacca.
Trunks ridacchiò e
l’avvolse tra le braccia.
“Non posso farci
niente” ammise, mentre il suo naso arrossato
gli pizzicava.
Pan lo guardò negli occhi
con sguardo dolce, dicendogli:
“Per riscaldarti ci vorrebbero due soli”.
“Addirittura? Non credo sia
molto normale”. Scherzò Trunks,
scoppiando a ridere.
“Voi due, rientrate prima
di congelare” li richiamò Vegeta.
Trunks sospirò
pesantemente e si passò una mano sul viso.
“Papà, mi
manchi” esalò.
< In questo momento sarai con
la mamma.
Il freddo che sento adesso, in questo
momento, è interiore.
Ho sempre desiderato visitare di
nuovo lo spazio, per poter
smontare le navicelle e perfezionarmi come inventore.
Persino in questo incubo avrei dovuto
cercare di sforzarmi
per vedere il lato positivo. Invece mi sento arido e secco, come una
terra
battuta da un sole implacabile.
So che la linea di demarcazione tra
bene e male non è netta
come credessi da bambino, ma in questo momento è sfuggevole
come nebbia >.
Serrò le labbra fino a
farle sbiancare, i morbidi capelli
color glicine gli ondeggiavano intorno al viso, sferzandogli il viso.
< Sciocco! Rimproveravi Mirai
Trunks per la sua debolezza
e poi sei tu che ti lasci prendere dai dubbi?
Dovrei correre da mio padre e dire
che riusciremo a
risolvere insieme! Non posso cancellare tutto quello che ha fatto per
me, per
quanto sia difficile sopportare tutto questo.
Ho visto uno dei draghi malvagi, Suu
Shenron, combattere
dalla nostra parte. Creato solo per distruggere, si è
ribellato al suo destino.
Ho visto mio padre spezzato da Baby,
che inutilmente si
ribellava al suo controllo mentale. Lo ha dovuto manipolare per fargli
commettere
delle malvagità. Baby ha manipolato anche me, a costretto
delle persone buone e
oneste, persino Gohan, ad azioni terribili >. Si
guardò il pugno chiuso,
coperto da un guanto candido, e le sue iridi azzurre divennero scure,
quasi
blu.
< La verità
più amara non è soltanto accettare che mio
padre, il mio eroe, non è perfetto. Potrei correre a
perdonarlo, abbracciarlo
ed accettarlo.
Quello che mi brucia veramente
è dover ammettere che
Freezer, quella viscida creatura che ci ha condotti qui, ha ragione. La
sua
sola presenza cambia mio padre così tanto. Ne è
completamente succube >
pensò Trunks, corrugando la fronte. Si rialzò in
piedi e saltò nuovamente
dentro la base, da uno degli oblò, atterrando in uno dei
tanti corridoi in
metallo.
< Ho bisogno di riflettere
adesso, ma… Giunto il momento
andrò da mio padre. Lo affronterò, ma non per
ferirlo e attaccarlo ancora.
Voglio sapere.
Sì, giunto il momento
vorrò sapere tutto quello che mi ha
nascosto. Non sono più un bambino, non deve più
proteggermi dalla verità >.
Si voltò di scatto, udendo
la melodia di un’ocarina.
“Tapion?” si
chiese.
**********
Broly gettò indietro la
testa, urlando di dolore.
< Ricordi di casa si
affacciano alla mia mente. Non ce la
faccio più, non riesco più a reggere
quest’incantesimo senza perdere il
controllo…
No! Non posso mollare!
C’è una ragione. Sì, una ragione
importante per resistere.
Nel marasma dei miei pensieri appare
come un flash. C’è un
motivo… >. La sua mano era stretta a quella di
Calgare.
< … Un filo logico
agli sconnessi pensieri del folle che
sono. Un sognatore che ha perso la realtà troppo a lungo!
Sì, sono pazzo! Sono
uscito di testa, ma non posso
arrendermi!
Zitte! Zitte! ZITTE VOCI NELLA MIA
TESTA!
Resistere… Devo resistere.
Quel demone non mi avrà. Sconterò
la colpa di questo potere, mi libererò dall’odio!
Odion, mi senti?!
Smacchierò la mia anima dalla tua colpa!
Padre, svanirai da ciò che sono!
Libero! Sì,
sarò finalmente libero! > si promise Broly.
|
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Capitolo 44 *** Cap.44 Kakaroth Vs Turles ***
Cap.44 Kakaroth Vs
Turles
I’m
a broken man
Turles
boccheggiò, il suo corpo fumante vedeva la
pelle abbronzata disseminata di ferite e bruciatura, la sua era tuta
strappata.
Si
pulì la bocca sporca di sangue con il dorso della
mano.
<
Con quell’attacco sono riuscito a farlo
indietreggiare, ma niente di più. Non lo ha danneggiato
minimamente, eppure
gliel’ho sparato diritto in faccia > pensò.
Fece un ghigno storto e piegò di
lato il capo, allargando le braccia.
“Sai,
non ho voglia di morire. Penso che mi giocherò
la mia ultima carta per non morire.
Però
prima, dimmi… Chi sei realmente?
Modo
di parlare e pensare possono cambiare
drasticamente, ok, modo di combattere forse, non ho visto
così bene mio
fratello battersi ultimamente.
Però
colore degli occhi no e neanche modo di muoversi
così radicalmente” gli chiese Turles, nascondendo
una mano dietro la schiena.
Kakaroth
si leccò le labbra.
“Sai,
sei interessante molto più di quanto credessi.
Forse potrei anche decidere di non ucciderti, ma di tenerti prigioniero
con me.
Penso sarebbe divertente seviziare qualcuno con un cervello troppo
sveglio come
il tuo” lo minacciò.
Turles
volò ancora più in alto e lanciò una
sferetta
bianca.
<
Ho paura. Sono una terza classe, questa tecnica è
decisamente fuori dalla mia portata o dal mio controllo. Mio padre ci
riusciva,
ma neanche i miei fratelli ne erano capaci. Questo è
qualcosa di riservato ai
nobili e ai reali > pensò, mentre un rivolo di sudore
gli scivolava lungo il
viso. < Non ho mai osato, ma questa volta mi gioco il tutto per
tutto. Sono
già morto, non è quello che mi spaventa.
Però non posso lasciare la mia
famiglia nei guai ora.
Naly,
ti amo, se deve finire così, ti prometto che
tornato negl’inferi ti sposerò >
giurò.
Una
luna bianca comparve nel cielo violaceo, Turles
sgranò gli occhi, il suo corpo si gonfiò, i suoi
vestiti andarono in pezzi. Il
suo intero essere iniziò ad avere degli scatti seguendo i
battiti accelerati
del suo cuore. Il petto si alzava e si abbassava come seguendo delle
esplosioni
interne, Turles si ritrovò a spalancare la bocca a causa di
una nuova dentatura
aguzza e ritorta.
“Non
avresti dovuto usare quella tecnica!” gridò
Bardack.
Turles
intrecciò le mani dietro la testa e chinò il
capo, gli occhi liquidi.
“Con
le tue pazzie non dimostri niente a nessuno. Hai quasi distrutto casa
nostra, potevi
uccidere Radish! Non è facendo l’incosciente che
diventerai un valido
guerriero” lo rimproverò Bardack.
“Tesoro.
Papà non te l’ha insegnata per un motivo. Aveva
paura tu perdessi il controllo.
Non è mancanza di fiducia, semplicemente sei piccolo. Magari
crescendo” lo
rassicurò Gine. Lo raggiunse e gli accarezzò i
capelli a cespuglio.
Bardack
sospirò pesantemente.
“Fila
dentro con tua madre e stai attento. Non voglio perdere nessuno della
mia
famiglia” borbottò.
Turles
posò la mano sul vetro rosso della navicella.
“Papà,
papà!” chiamò, scoppiando a piangere.
“Se
non ci dovesse essere nessun pericolo torneremo a prenderti”
promise Bardack,
mentre Gine lo abbracciava. Anche lui aveva la mano ancora rivolta al
figlio.
“Papàààà!”
sbraitò Turles.
Sotto
gli occhi rossi di Kakaroth, il corpo di Turles
mutava, cambiava e si trasformava.
Le
urla di Turles si facevano sempre più forti, gli
altri mercenari lo guardavano tremando, assordati da quelle grida
disperate e
selvagge.
<
De-devo mantenere il controllo… stavolta.
Papà,
tu usavi il tuo coraggio solo quando era
veramente importante. Questa è una di quelle volte.
Non
voglio essere un debole dipendente dagli alberi
della vita, voglio essere come te! > si disse Turles.
Con
un fragoroso ruggito, davanti lo sguardo di tutti
i guerrieri, comparve l’Oozaru. Aveva una spessa pelliccia
marrone e le sue
zampe affondavano nel terreno, solcando delle tracce profonde.
Cercò
di colpire Kakaroth con una serie di pugni,
spalancò la bocca e lo sfiorò con un raggio di
energia rossa.
“Non
voglio perdere!” sbraitò.
<
Lui resta più veloce, ma ora la mia forza lo
mette in difficoltà. Perché ancora non si
trasforma? Vuole umiliarmi riuscendo
a sconfiggermi nella sua forma normale?
Folle
orgoglioso, non mi lascerò abbattere >.
Colpì
Kakaroth con una sferzata della coda, lanciò
Kakaroth contro una montagna, infierendo con una serie di colpi furiosi.
<
I miei colpi si fanno più precisi, riesco a
lanciare onde ben calibrate, a tirare persino dei calci.
Sto
riuscendo a controllarmi! Sto vincendo,
finalmente! >.
Gli
occhi di Kakaroth erano diventati completamente
rossi, due pallidi laser intenti a scansionare l’avversario.
Il
cyborg incrementò la sua energia, sgretolando la
montagna intorno a lui con l’aura.
Con
un calcio al muso fece volare all’indietro
l’Oozaru, l’immensa scimmia si rialzò a
fatica, con dei versi di dolore che
risuonarono tutt’intorno.
“Ridammi
Goku!” ruggì l’Oozaru.
“Quel
beota è finito” gridò Kakaroth.
<
Fratellino, spero tu non sia dentro quel mostro.
Non posso permettere che quell’essere sopravviva, lo avresti
capito anche tu
> pensò.
“Chou
Macho!”. Sparò una gigantesca onda rossa.
“Kamehameha!”
gridò Kakaroth. I due attacchi si
scontrarono, quello di Turles venne spazzato via. L’Oozaru
volò all’indietro,
un secondo colpo gli tagliò la coda.
Turles
si ritrasformò, cadde all’indietro, perdendo i
sensi.
Kakaroth
raggiunse Turles, steso a terra incosciente,
ignudo, con braccia e gambe aperte.
“Te
l’avevo detto che ti avrei condannato ad una vita
di torture.
Non
potevi niente contro di me” sussurrò. Lo raccolse,
mentre ridacchiando i vari scommettitori si allontanavano spartendosi
la
vincita.
Kakaroth
si mise Turles in spalla, a testa in giù,
tenendolo per i fianchi, poco sopra l’attaccatura della coda.
Lo
scouter iniziò a vibrare.
“Kakaroth,
ho bisogno urgente della tua presenza” gli
arrivò l’ordine di Cooler.
“Cos’è
successo, mio signore?” domandò Kakaroth con
voce roca.
“Quel
maledetto di mio fratello non si trova da
nessuna parte ed il ‘prigioniero’ è
scappato” spiegò Cooler con voce
concitata.
“Arrivo
subito, mio signore” rispose Kakaroth,
chiudendo la chiamata. Guardò Turles e ridacchiò.
“Ti lascio nelle mie stanze e
poi mi occuperò del fratellino a cui tanto sembri
tenere” gli sussurrò.
|
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Capitolo 45 *** Cap.45 Dust and gold ***
Scritto
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=vR18NP-acL4;
Centuries - Fall Out Boy (Lyrics)
Cap.45
Dust and gold
Chichi
sosteneva il marito, il braccio di lui intorno
alle proprie spalle.
“Ce
la fai?” gli domandò.
Goku
annuì, poggiandosi a lei.
<
Ho un caldo da impazzire, sono zuppo di sudore e
la testa non smette di girare. Il mio passo è incerto, mi
sento umidiccio e
stanco, mi pizzica tutto il corpo. Mi sento lontano.
Come
se il mio corpo, così abituato ad essere privo di
energia, ora non riuscisse a gestire tutte quelle che si risvegliano in
lui.
Sono
come un naufrago che, dopo tanto tempo sperduto,
non riesce a tornare alla civiltà. Un po’
com’ero da bambino, ormai
inselvatichito da tanti anni nei Monti Paoz da solo
> pensò.
“Papà!
Papà!”. Entrambi si voltarono, Goku si
rialzò anche.
Kakaroth
era apparso di fronte a loro nel corridoio e
teneva May sollevata con una mano.
“Dove
credete di andare?” domandò.
“Papà?
Allora sei tu! Lo sapevo che questo era solo un
brutto mostro!” gridò la bambina, divincolandosi.
Tentò di colpire il petto del
cyborg con dei calci.
“Papàààà!”
gridò.
<
Se è qui… Turles… >. Goku
sgranò gli occhi,
partendo all’attacco. “Non ti permetterò
di fare del male a mia figlia!” urlò
inferocito.
Il
suo pugno affondò nella guancia di Kakaroth.
Quest’ultimo rise e lo spazzò via con uno schiaffo.
“Goku!”
gridò Chichi, guardando il corpo del marito
abbattersi contro un muro. “Lascia andare la mia
bambina!” urlò Chichi.
“Tu
mi hai stancato” sibilò Kakaroth.
Lanciò un’onda
marrone.
Goku
cercò di rialzarsi, del sangue gli colava copioso
dalla testa lì dove aveva sbattuto. Corse verso
l’attacco, ma questo raggiunse Chichi.
La
donna venne sbalzata indietro dall’esplosione e
rovinò a terra, incosciente, il viso pallidissimo.
“Chichiiii!”
gridò Goku, raggiungendola, dapprima a
gattoni e poi lasciandosi scivolare lungo il pavimento di metallo.
“MAMMAAAAAA!”.
L’urlo di May squarciò l’aria. Le
apparve un’aura verde giada intorno al corpo ed i suoi occhi
neri divennero
verde scuro.
La
sua energia si sprigionò, Kakaroth ne venne
investito in pieno, il suo volto si sciolse, il braccio sinistro destro
con cui
teneva la piccola divenne un ammasso di metallo annerito, diversi
circuiti
saltarono in una pioggia di scintille.
La
piccola lo raggiunse in volo con un calcio e, con
il viso rigato dalle lacrime, raggiunse la madre. Si
ritrasformò, stringendosi
al petto di lui, piangendo disperatamente.
“Chichi,
amore, resisti” implorò Goku, scostandole una
ciocca di capelli dal viso.
“Go-Goku…”
esalò lei.
<
Mi sembra di rivivere il terrore di quel
giorno, quando Garlick ti ha quasi strappato via da me. Gohan era
sparito e tu
eri lì, esanime a terra > pensò.
Chichi
abbracciò a fatica la figlia.
“Pro-proteggila…”
esalò, cadendo nell’incoscienza.
I
piagnucolii di May si fecero più bassi e
discontinui, mentre la piccola nascondeva il viso contro la donna.
Goku
si rialzò lentamente, voltando il capo.
“Spazzerò
via te e la tua odiosa famiglia. Siete
tutti problematici” ruggì Kakaroth.
“C’è
una sola regola…” disse Goku.
Alzò la testa, gli occhi assottigliati, le iridi verde-acqua
che si tinsero di
blu intenso. “… Mai fare incavolare il
drago”. Il simbolo dorato della testa di
un drago gli apparve sulla fronte, mentre si trasformava in supersaiyan
blue.
Scattò
e raggiunse il nemico con un pugno all’addome,
facendolo piegare in avanti e sputare sangue.
“…
Mai fare del male alla mia famiglia davanti a me!”.
Kakaroth
indietreggiò, i fili mandavano delle
scintille.
Goku
raggiunse il supersaiyan blue.
“Combinazione
meteora!” gridò, raggiungendo il
Kahioken. L’aura rossa si mischiava a quella blu, in gioco di
luci e scintille
d’energia.
“Ma-maledetto…”
esalò Kakaroth. Si staccò il braccio
inutilizzabile, anche la gamba sinistra non era stabile.
“Non
dovevi farlo! NON TI PERDONERO’!
AAAAAAAAHHHHHHHHHHH!”.
Un
sole brillò nel corridoio, mentre raggiungeva il
supersaiyan di sesto livello, mantenendo attive anche le altre
trasformazioni.
<
I miei dati sono impazziti. Il suo corpo è troppo
provato, non dovrebbe riuscire a mantenere neanche lo stadio di
supersaiyan.
Tutto questo lo annienterà > pensò Kakaroh.
|
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Capitolo 46 *** Cap.46 L’ocarina ***
Scritta
sentendo: Riccardo Cocciante - Non permetto
(Di "Toy Story 4"/Audio Only); https://www.youtube.com/watch?v=xvh0jP9U3BU.
Cap.46
L’ocarina
Trunks
si fermò in piedi davanti a Vetrunks, il
bambino era seduto su un letto, intento a suonare un’ocarina.
“Allora
ti ricordi quando ti ho insegnato ad usarla”
disse, sedendosi accanto al piccolo.
Il
figlio annuì.
“Mi
hai insegnato tu a suonare questa melodia”
rispose.
<
Avrei dovuto immaginare non potesse trattarsi di
Tapion. Quel guerriero del passato mi è rimasto dentro, una
parte importante
della mia crescita. La spada che tengo sulle spalle in questo momento,
sopra la
giacca, è sua, in fondo > rifletté Trunks,
posando una mano sulla testa del
figlio. Gli scompigliò i capelli a fiamma color glicine.
“Io
e tua madre eravamo preoccupati” disse.
Vetrunks
negò con il capo.
“Ero
con ‘zia’ Kamy”
spiegò. Socchiuse gli occhi
e guardò il padre. “Prima ero con il
nonno”. Aggiunse.
<
Il saperlo con mio padre dovrebbe calmarmi,
invece mi agita > pensò Trunks.
“È
andato tutto bene? Non è successo niente, vero?”
domandò
con tono agitato.
<
Mi mordo la lingua prima di chiedergli se gli ha
fatto del male, sarebbe una cattiveria, per non dire
un’assurdità.
Mio
padre ci vuole bene, non gli farebbe mai niente.
Da
quando sono diventato così diffidente nei suoi
confronti? Da bambino non ebbi paura di lui nemmeno quando aveva gli
occhi
cerchiati di nero e quello strano segno sulla fronte, anzi, a quel suo
strano
aspetto è legato uno dei ricordi più belli
> rifletté.
“Il
nonno mi ha difeso, come sempre, ma papà lo dobbiamo
aiutare. Gli stanno facendo male ed io non so come aiutarlo. Si tratta
di un
incantesimo che si attiva quando lo chiamano con un soprannome che non
gli
piace: ‘Mercenary’. Gli si spengono gli occhi ed
è tanto triste” mormorò il
piccolo, guardando spaesato il genitore.
<
Qualunque cosa succeda mi devo aggrappare ai
ricordi migliori >.
“Vetrunks,
ascoltami bene. Non sempre è colpa
degl’incantesimi. Alle volte, quando uno è molto
triste, non riesce più a
sorridere. Da solo non riesce ad alzarsi e non è colpa tua
se non riesci a
farlo riprendere. Puoi stargli accanto, ma niente di
più” spiegò.
“Papà…
Come si chiama questa malattia?” domandò
Vetrunks, posandosi l’ocarina sulle gambe. Le sue iridi color
ossidiana erano
liquide.
“Depressione”
rispose Trunks con voce roca.
“Però
il nonno non ha ferite” mormorò Vetrunks,
mordicchiandosi il labbro.
“Non
è qualcosa che si vede dal di fuori, ma fa male
come una ferita profonda. Come qualcosa di oscura che ti divora dentro
e non ti
fa mai sentire capace. Non riesci ad alzarti e ad
affrontarlo” rispose Trunks.
Avvolse il figlio tra le braccia e se lo posò contro il
letto.
Vetrunks
chiuse gli occhi, lasciandogli cullare, e
domandò: “Anche nonno che è il
guerriero più forte ed un eroe coraggioso?”.
“Sì,
è qualcosa di subdolo. Tuo nonno non lo dimostra,
perché è molto orgoglioso, ma ha bisogno di noi.
Come quando il tuo ‘bisnonno’
Goku ha bisogno dell’energia di tutti per lanciare la
Genkidama” spiegò Trunks.
<
Se questa è la stanza di Kamy, lei
dov’è adesso?
> si domandò.
“Sei stato davvero bravo con quell’ocarina. Sei il
piccolo genietto musicale di
casa” mormorò, posando un bacio sulla testa del
bambino.
<
Da bambino io tentai di farmi spiegare mille
volte come funzionasse un’ocarina magica.
S’illuminava di azzurro, ma si
rifiutava di suonare. Il giorno in cui mi volò via dalle
mani, tornando in
quelle del suo padrone, fu la prima ed unica volta in cui vidi Tapion
ridere di
cuore.
Da
bambino sapevo perdonare. Sapevo che Tapion
nascondeva un mostro, che aveva fatto molte cose di cui non andava
fiero, ma io
lo accettavo lo stesso.
Forse
perché non capivo. Invidio l’incoscienza di quei
giorni.
Vorrei
che ci fosse Goten, adesso > pensò.
“Papà,
forse se faccio sentire al nonno come suono
l’ocarina si sentirà meglio” propose
Vetrunks.
“Andiamo
da tua nonna. Se è lì, gliela faremo
sentire”
accettò Trunks. Si rimise in piedi e prese per mano il
figlio.
|
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Capitolo 47 *** Cap.47 La musica ***
“Questa
storia partecipa alla #SummerBingoChallenge
indetta sul gruppo facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction &
Fanart”.
Prompt:
Casella 57 Depressione.
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=NIlRLoKQNN0;
Nightcore - Good Enough
Cap.47
La musica
And
I'm still waiting for the rain to fall
Pour
real life down on me
'Cause
I can't hold on
To
anything this good enough
Am
I good enough
For
you to love me too?
(Good
Enough; Evanescence)
Trunks
abbassò lo sguardo, vedendo che suo figlio gli
lasciava la mano, guardandosi intorno tentennante.
<
Ha paura e lo capisco. Bussa in modo particolare.
Una password? Si vede proprio che è la stanza dei miei
genitori, loro sì che
usano il cervello > rifletté.
La
porta si aprì, Bulma aveva il viso pallido e
rassomigliava ad un fantasma con la tunica bianca addosso, legata al
braccio
una catena rotta che ondeggia.
<
L’hanno rotta con un colpo secco. Ci scommetterei
che è opera di mio padre > pensò.
Entrarono,
Bulma si chiuse la porta alle spalle, una
mano alla bocca per soffocare i singhiozzi, mentre scoppiava a piangere.
“Oh,
Trunks, figliolo. Stai bene” disse con voce
soffocata, abbracciando il figlio.
Trunks
la strinse a sua volta, rispondendo: “Sono
felice anch’io di vederti, mamma”.
Bulma
si staccò da lui, accarezzandogli i capelli.
“Qui è così pericoloso”. Gli
avvicinò le labbra all’orecchio, domandandogli:
“Hai chiarito con tuo padre?”.
Trunks
negò con la testa.
“Mamma,
perché tutti i
tuoi amici se la prendono sempre con papà?”
domandò Trunks. Fece ondeggiare i
piedini oltre il bordo del letto, mentre faceva scontrare due pupazzi
tra loro,
raffiguravano degli alieni sferici con le antenne.
“Sai,
tuo padre alle
volte fa degli errori. Però non devi giudicarlo, lo fa per
noi. Alle volte è
difficile capirlo, ma ti devi fidare” rispose Bulma,
accarezzando la testa del
bambino.
Trunks
le sorrise. “Lo
difendo io, papà!” disse con fervore.
Bulma
fece un sorriso
storto.
“Basto
già io a litigare
con tutti per proteggerlo dalle malelingue. Non
c’è bisogno che lo fai anche
tu” sussurrò.
Il
figlio negò con il
capo, scompigliandosi la zazzera color glicine.
“Papà
è un eroe. Lui è
il guerriero più potente dell’universo, il
principe Vegetasama, sovrano dei
saiyan! Non possono trattarlo male” brontolò.
Bulma
avvolse il bambino
tra le braccia, posandogli un bacio sulla testa.
“Piccolo
mio, promettimi
che lo aiuterai sempre. Tuo padre ha bisogno di noi. Altrimenti si
butterebbe
via” sussurrò.
Bulma
indicò al figlio il padre, era appoggiato al
muro con le braccia incrociate e guardava fuori
dall’oblò, stava rigido, col
capo incassato tra le spalle.
“Papà,
questa stanzetta è minuscola. Verresti con me
in corridoio?” domandò Trunks.
Vegeta
annuì, fecero riaprire la porta automatica e la
richiusero con un codice.
<
Mamma, ammettilo, è cambiato. Io ti ho fatto una
promessa, ma non so se posso mantenerla. Lo scruto, so che questo
momento è
solo nostro. Qui decido il nostro rapporto > pensò.
“Trunks…”
esalò Vegeta.
<
Sembra stanco. Non rispondo, sono so cosa dirgli.
No,
non voglio che cali questo silenzio. Lo guardo e
mi sembra sempre più lontano, come un’ombra.
Non
voglio che succeda!
Apro
la bocca, ma la richiudo. Non so cosa dire, non
so cosa fare.
La
sua voce sembra così dura, ma non è arrabbiato
con
me. Sembra solo così diverso, così freddo. Mi
ricordo di quando ero molto
piccolo, avevo paura quando mi guardava troppo a lungo e troppo
intensamente.
Crescendo,
invece, desideravo incontrare i suoi occhi,
vedere i suoi rari sorrisi.
Da
neonato mia madre mi racconta che piangevo se lui
non c’era, che volevo stare tra le sue braccia. Ho sempre
cercato la sua
presenza, anche quando lo temevo. Mi portava al parco,
c’è stata quella volta
in cui è venuto in un villaggio vacanze con noi, ricordo le
risate mentre
mangiavamo, il gelato, il ballo di gruppo, le sue effusioni con mia
madre ed il
trenino.
Potrei
citare altre mille esperienze come questa.
È
cambiato così tanto, dopo quel gesto di affetto che
mi ha donato quando avevo sette anni mi è sempre stato
vicino, a modo suo.
Sono riuscito
ad aiutare mamma a cambiarlo una volta, sono convinto di poterci
riuscire
ancora.
Lui
si volta silenzioso e comincia ad allontanarsi
camminando lentamente, è convinto che io abbia cambiato idea
sul parlare con
lui.
“No,
aspetta!” lo chiamo e per sbaglio alzo la voce.
Lui
si ferma, ma rimane immobile. Sembra che entrambi
stiamo aspettando qualcosa. Avevo dimenticato un dettaglio. Ho preso da
lui
l’orgoglio, quello che si manifesta sempre nei momenti
peggiori. Siamo due
cocciuti e se continuiamo così la situazione non si
smorzerà. Devo fare la
prima mossa.
“Perché
non mi hai mai detto che eri un assassino?” domando
polemico. Mi mordo la lingua.
Non
volevo dire questo, è uscito da solo. Sono un idiota,
col cervello da moccioso e il corpo troppo cresciuto.
Ora
se ne andrà e mi lascerà qui, da solo, nel
corridoio oscuro.
Sento
le lacrime agli angoli degli occhi, mi sento
così stupido > pensò Trunks.
“Se
tu lo fossi, lo diresti a tuo figlio? Rischieresti
che il suo sguardo di ammirazione si trasformi in paura?”
rispose Vegeta con
tono stanco.
Trunks
chinò il capo e sospirò.
“Da
quanto tempo è che non mangi o non dormi?”
cambiò
discorso.
“Tsk”
rispose Vegeta, dandogli il fianco, incrociando
le braccia al petto.
<
Sento la sua depressione, la sua voglia di vivere
che si affievolisce. Io sono solo uno spettatore incapace di scegliere
le
parole giuste, di aiutarlo. Posso solo soffrire di riflesso o fargli
più male
accusandolo continuamente.
Non
sembra deluso da me, solo lontano. Troppo pallido.
I
suoi occhi, no, non sono quelli che ho imparato ad
associare a mio padre, sono spenti.
La
persona che ho di fronte non la conosco.
Ho
lasciato che cadesse il silenzio, di nuovo.
Non
riesco a uscire da questa situazione, è un vicolo
cieco, non riesco a fare niente per riappacificarmi. Mi sento
incastrato,
soffocato, e non so che fare > ammise Trunks.
“Non
riesco a capire. Non riesco a crederci, in
realtà.
Tu
non puoi avermi mentito in tutti questi anni…”.
<
Sto peggiorando ogni minuto che passa. Adesso
sono veramente scoppiato a piangere, non dovrei essere io quello
debole, da
consolare, adesso. Non mi sentivo così male da non so quanto
tempo. Di sicuro
ho sofferto così solo in quel momento in cui mio padre mi
disse addio per
andare a combattere da solo contro Li Sherron, convinto che tra un
po’ l’intera
Terra sarebbe esplosa > rifletté Trunks.
“Trunks,
non ti chiedo di perdonarmi, né di capirmi.
Voglio
solo che non mi giudichi” rispose Vegeta.
Sciolse le braccia ed allungò una mano verso il figlio,
ritirandola con un
sospiro.
<
La sua voce sembra così innaturale, come se
parlasse fuori di sé. Mi sta di fronte, ma non mi guarda
più in viso. Non
riesco a sopportare questa tensione. Mi asciugo gli occhi.
Sarei
tentato di correre da mia madre, come di solito
fa Goten. Però so che mamma riuscirebbe a mettere tutto a
posto, a trovare le
parole che entrambi, sia io che mio padre, non riusciamo a pronunciare
>
pensò Trunks.
“Papà,
lo sai che ti voglio bene, vero?” domandò.
Vegeta
sentì le gambe cedergli e si appoggiò con il
braccio alla parete.
“Tu
non sai quanto ancora io nascondo. Ho paura del
tuo giudizio” ammise.
Iniziò
a risuonare la melodia dell’ocarina dalla
stanza.
Delle
propaggini di luce azzurra avvolsero Vegeta, il
cui viso divenne cadaverico. Mugolò, mentre i suoi occhi
diventavano vacui,
crollò incosciente.
Trunks
lo afferrò al volo, stringendolo a sé.
“Papà!”
lo chiamò, scuotendolo, cercando di farlo
riprendere.
“…
la musica…” biascicò il principe dei
saiyan
nell’incoscienza.
“Papà!
Papà, ti prego! Papà, riprenditi! Ti voglio
bene, scusa” gemette Trunks, scoppiando a piangere.
La
musica cessò, mentre la porta si riapriva.
“Cosa
sta succedendo?!” domandò Bulma, allarmata,
affacciandosi.
*******
Freezer
si appoggiò contro alla parete della propria stanza,
scivolando, si
portò le mani candide alle tempie.
<
Questa musica, continuo a sognarla. Dove l’ho già
sentita? > si domandò.
Boccheggiò, mentre il suo viso diventava madido di sudore.
La sua pelle pallida
era madida di sudore, mentre dimenava freneticamente la coda, creando
dei
solchi nel pavimento.
“Lord
Freezer, va tutto bene. Poggiatevi a me” sussurrò
Sauzer, stringendoselo
al petto.
Freezer
iniziò ad urlare, mentre due occhi di brace comparivano
sulla sua
fronte.
Una
fenice spalancò le
ali nere, mentre veniva avvolta da un serpente dorato.
Quest’ultimo ruggiva,
protettivo, mentre la fenice gettava indietro la testa e gridava di
dolore, con
dei versi acuti.
Sauzer
sgranò gli occhi, vedendo che fuori dalla stanza, in cielo,
oltre la
finestra, compariva un immenso serpente albino dagli occhi di brace.
“Zarbon,
vieni subito qui! Credo stia succedendo qualcosa di grave!”
gridò.
Zarbon
spalancò la porta ed entrò.
“Penso
stia diventando padrone del serpente di fuoco, come potere”
esalò,
rabbrividendo.
“Una
cosa come il potere reale?” biascicò Sauzer.
“Sì,
il potere del serpente si è destato”
sancì Zarbon.
|
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Capitolo 48 *** Cap.48 Goku vs Kakaroth ***
Scritta
sentendo: Nightcore - The Devil Within
[Digital Daggers]; https://www.youtube.com/watch?v=MEqpBshmRmM
Cap.48
Goku vs Kakaroth
I’m
here
Radish
sfondò la porta di metallo a spallate, dimenando
furiosamente la coda dalla
peluria castana.
“Turles!”
gridò, correndo dentro.
<
Ero
arrivato troppo tardi, come sempre! > pensò. Una
fascetta rossa gli cingeva
il braccio muscoloso, in questo momento così pulsante e
lucido, che rischiava
di spezzarla.
Raggiunse
il
letto, con i lunghi capelli mori che gli ondeggiavano dietro le spalle,
larghi
quattro dita.
Turles
socchiuse gli occhi, era appeso al muro, in posizione di stella,
ricoperto di
ematomi. Il suo labbro spaccato gocciolava sangue, alle ferite e alle
bruciature si erano unite nuove ferite. Disegnato col suo sangue, alle
sue
spalle, un pentacolo.
La
coda
abbandonata, ed il suo corpo ignudo tremante.
“Avanti,
fratellino, resisti. Ora ci penso io a te” disse Radish.
Spezzò le catene che
lo tenevano alla parete e lo strinse tra le braccia.
Turles
boccheggiò, abbandonandosi contro il suo petto, tossendo
sangue.
“Gohan
ha
scoperto che eri qui. Ora ci occuperemo noi di te” promise
Radish. Corse fuori,
trovando Gohan nel corridoio. “Andiamo immediatamente da
Nappa, ha bisogno di
cure urgenti” esalò.
Il
giovane annuì,
intravedendo una figura. Corrugò la fronte.
<
Mi era
sembrato di vedere Hit, ma non è possibile >
rifletté.
“La
situazione si sta facendo sempre più
insostenibile” borbottò, seguendo lo zio
nella sua corsa.
************
Kamhara
si mise in posizione di combattimento,
indietreggiando fino al palazzo distrutto.
“Tu
chi sei?” ringhiò, mentre i suoi occhi rossi
brillavano.
Lo
sconosciuto avanzò verso di lei, indossava un casco
che gli copriva il viso, sul vetro oscurato si rifletteva la luce dei
tre soli.
<
Sono ore che questo mercenario mi segue. Cosa
vuole?!
Se
scoprisse che ho appena utilizzato la gemma per
aprire il portale. Potrebbe scoprire che sono riuscita a rimandare a
casa delle
persone da una dimensione demoniaca. Potrebbe volerla dare come arma a
quelle
‘due lucertole’ che sono già abbastanza
di loro.
Peggio,
potrebbe consegnarla direttamente a Lourth!
Ho
dovuto farlo, la congiunzione era adesso o mai più.
Fortunatamente qualcuno ha attivato la melodia nel momento giusto.
Temevo che
l’ocarina fosse stata rubata, non riuscivo a trovarla
> pensò la strega
saiyan, dimenando la coda dalla peluria rosa.
Lo
sconosciuto si sfilò il casco e la baciò con
foga, prendendole il viso tra le mani.
Kamhara
sgranò gli occhi, ricambiando al bacio, John
la strinse a sé.
“Dovevo
venire, non potevo più lasciarti in una
situazione simile” esalò il demone saiyan, tra un
bacio e l’altro.
“Sono
riuscita a far tornare Piccolo, Elly e Bra a
casa sane e salve” esalò Kamhara. Una lacrima le
rigò il volto. “Sono così
felice di vederti”.
<
Dovremmo smettere di baciarci sempre nelle
situazioni peggiori > pensò.
*********
<
Lo scontro sta andando per le lunghe, non so per
quanto potrò ancora mantenere questa trasformazione
così dispendiosa.
Stavo
riuscendo a vincere, ma dovevo immaginare Cooler
avesse un piano di riserva. Kakaroth si è trasformato,
rigenerandosi
completamente e la sua velocità è incrementata.
Io sono sempre più debole e
lui, che si è nutrito della mia energia durante la mia
prigionia, è sempre più
forte.
La
sua ira lo rende potente, nonostante anche la mia
rabbia mi sproni.
Il
suo aspetto è cambiato così tanto mentre lo
scontro
procedeva. Mi ricorda un po’ la trasformazione che ho
ottenuto contro Lord
Slug, quella che Re Kahio aveva erroneamente scambiato per un
supersaiyan.
Riesco
ad entrare con un pugno all’addome, si sente
risuonare il suono sordo del metallo, mentre il replicante si piega in
due.
Seguo con un colpo alla schiena, ma questo non ha lo stesso successo.
Mi
afferra per la bocca e ricomincia ad assorbire
energia dal mio corpo, prosciugandola attraverso le sue mani. Si
gonfia, mentre
fili di gomma mi avvolgono come in un bozzolo, mi dimeno, mentre solo
la mia
testa riesce ad uscire.
I
miei occhi diventano bianchi, mi concentro, attivo
l’Ultraistinct quel tanto che mi basta per strappargli il
braccio e strappare
questi fili, liberandomi.
Ansimo,
riuscirò mai a liberarmi da quest’incubo! >
si chiese Goku.
“Smetterai
di seminare il terrore. Io ti fermerò!”
urlò, allontanandosi dal nemico.
Kakaroth,
ridendo, fece il verso alle parole appena
pronunciate, ripetendole in falsetto.
“Sei
solo uno sciocco moralista”. Aggiunse, tornando
serio.
< Mi strappo
la maglietta di dosso, tanto per quanto ne era rimasto. Non sento
nessuna pietà
nel mio cuore, quello è solo un mostro. Controllo May,
ancora abbracciata alla
madre esanime. Sto perdendo tempo!
L’ira
pulsa dolorosamente nelle mie tempie. La mia
adorata Chichi! > pensò Goku, ruggendo.
Lanciò un kienzan, Kakaroth lo fermò
lanciandone uno uguale, strappandosi a sua volta la maglietta.
“Copione!”
sbraitò Goku rivolto al replicante.
Si
corsero incontro, uno scambio di calci e di pugni,
seguito da una pioggia di onde. Si lanciavano i colpi a vicenda,
muovendosi a
zig zag per evitare quelli dell’altro.
Goku
lanciò un’onda energetica, Kakaroth la
schivò,
Goku mosse le mani imitando la tecnica di Yamcha e la
direzionò, spostandone la
traiettoria e colpì Kakaroth.
Quest’ultimo
cadde pesantemente e si rialzò con un
urlo inferocito, attivò il teletrasportò e si
portò alle spalle di Goku.
Quest’ultimo
si voltò all’ultimo, lo afferrò con una
presa del drago e, girato su se stesso con un mulinello, lo
lanciò via.
Kakaroth,
precipitando nuovamente a terra, lanciò una
Kamehameha, stendendo a terra l’avversario.
Entrambi
i due contendenti, stesi sul pavimento di
metallo, ansimavano stanchi.
Lanciarono
in contemporanea un’onda energetica, le due
tecniche si uguagliavano.
<
Lui è una creatura biologica. I miei dati mi
dicono che presto crollerà per la stanchezza >
valutò Kakaroth.
“Questo
è per la mia mamma!” gridò May, in
piedi
dietro suo padre, davanti alla madre incosciente, trasformandosi in
supersaiyan. Un’energia verde giada si alzava dal ciondolo a
forma di goccia
che portava al collo. Lanciò un’onda, che si
andò a sommare alla tecnica del
padre.
Kakaroth
venne spazzato via dall’energia, i suoi
circuiti andarono a pezzi tra le sue urla ed esplosero, mentre veniva
disintegrato.
“Abbiamo…
Abbiamo vinto” mormorò Goku, tornando dalla
moglie. Cadde carponi accanto all’amata.
|
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Capitolo 49 *** Cap.49 La luce del drago ***
Scritta
sentendo: Nightcore - Dark on me; https://www.youtube.com/watch?v=8rTDMnvo1to.
Cap.49
La luce del drago
“Pensavo
sarebbero stati tutti ad aspettarci, ad accoglierci. Invece
sembrano tutti scomparsi nel nulla” si lamentò
Elly. Corrugò la fronte e serrò
un pugno. “Non so neanche dove si trovi Jaden in questo
momento”.
“Penso
sia successo qualcosa di grave” mormorò Junior.
Bra
si massaggiò la spalla.
<
Sì, scomparsi. Goten, Goshin, dove siete? Papà,
Trunks, state bene?
> s’interrogò.
<
‘Piccoletta’, tutto questo non mi piace affatto.
Anche io sono preoccupato per il nostro Jaden. Dannazione, tra te,
nostro figlio,
e Gohan vivo nell’apprensione > comunicò
Piccolo telepaticamente ad Elly.
Sgranò
gli occhi e fu scosso da una serie di
tremiti.
“Cosa
ti succede?” gli domandò Bra.
“Se-sento
il potere del serpente. Sì, è molto lontano,
ma lo avverto, è un tutt’uno con
l’energia di Freezer.
Quel
maledetto è tornato di nuovo” ringhiò
il
namecciano.
“I
tuoi vestiti, si stanno trasformando. Ti sta
apparendo una corona sul capo” esalò Elly. Gli si
avvicinò, sentendo l’aria del
namecciano incrementarsi. “Il potere del Demon
King”. Aggiunse.
“Sta…
Sta svanendo! Si è teletrasportato!”
gridò Bra,
mentre Junior scompariva.
*******
“Dove
sono? Cosa sta succedendo? Son, sei tu, come sei
conciato?” domandò Junior, trovandosi Goku
davanti. Quest’ultimo era appoggiato
contro il muro, innumerevoli cadaveri cibernetici erano abbandonati ai
suoi
piedi.
Junior
li osservò alla luce delle lampade, avevano
tutti il viso di Goku.
<
Un esercito di cyborg cloni? > pensò. Il
corridoio di metallo ne era colmo, anche se erano tutti distrutti. Gli
oblò
erano stati sigillati da delle saracinesche a tenuta stagna.
Junior
impallidì, a terra c’era Chichi priva di sensi,
tenuta stretta da May.
“Signor
Piccolo, mostri ovunque! Sono ovunque!”
piagnucolò la bambina.
Goku
rischiò di cadere in avanti e fece un sorriso
sbilenco a Junior.
“Amico
mio” esalò, cadendogli tra le braccia.
“Cooler
è tornato, con un esercito di Kakaroth”
biascicò.
Junior
si voltò, vedendo delle creature completamente
di metallo, con gli occhi rossi, e l’aura di Son, che
avanzavano verso di lui,
a passo di marcia, dando vita a rumori ripetitivi.
Goku
rischiò di svenire, Junior lo abbracciò con
più
forza.
“Il
namecciano? Strano, nei miei dati tu risultavi
disperso” disse una delle macchine.
“Sono
tornato” ringhiò Junior, mostrando i canini
aguzzi.
<
Avrà la voce storpiata, ma di base assomiglia a
quella di Son.
Gli
ammassi di lamiere partono all’attacco, volando.
Adagiò velocemente Son contro una parete e parto al
contrattacco. Sono ostici
devo dire.
Le
loro mani sembrano artigli, sputano palle di fuoco.
Uno di loro mi afferra il braccio ed inizia a prosciugarmi le energie.
Non devo
farmi toccare!
Mi
strappo il braccio e, con un urlo, ed uno schizzo
di sangue viola, ne faccio crescere un altro.
Continui
assalti, da tutte le parti, sono davvero
tanti e lo spazio è poco. Siamo nello spazio, se buco le
pareti dell’astronave
sicuramente saremo nei guai. Devo stare attento!
Non
mi faccio prendere di sorpresa e rispondo ad ogni
colpo. Dopo tutto quel tempo bloccato in inattività nel
mondo dei demoni, ad
allenarmi con quelle due teste calde, ho proprio bisogno di sfogare.
Inoltre
non mi piace quando non capisco cosa succede!
Ed il fatto che sia Cooler che Freezer abbiamo deciso il loro grande
ritorno
non mi lascia tranquillo!
Sento
anche dell’altro. Una forza oscura, sopita, che
si sta risvegliando. La sento prigioniera di catene, ma pronta ad
esplodere.
Tutto questo mi piace sempre meno!
I
miei nemici usano tutti il teletrasporto e sono
dotate di punte acuminate. Schivare tutto questo in una volta sola non
è per
niente facile!
Una
delle punte aguzze mi trapassa il braccio,
lasciando che coli del sangue viola. Va bene, finché
colpiscono lì. Potrò
sempre farmelo ricrescere più avanti, ma devo tenere al
sicuro la testa.
Sento
Son tentare inutilmente di venire in mio aiuto,
ma non ne è in grado.
“Junior!”
m’implora Goku. Il mio nemico non sente
dolore. Posso solo distruggerlo, perché anche attaccandolo,
accartocciandolo,
sfondando la sua lamiera, lui continua imperterrito.
Non
vorrei sbagliarmi, ma sembra che abbia la potenza
del supersaiyan di sesto livello.
“…
Junior… lascia fare a me…”. La
richiesta di Goku
sembra follia alle mie orecchie.
“Vi
abbiamo riportato indietro. Non so come, ma
qualcuno ha attivato la chiave di volta” biascica ancora.
“Non
hai la forza di fare niente” rispondo duro,
mentre paro una serie di onde.
Sono
troppo veloci e mentre una mi graffia il volto,
l’altra ferisce gravemente la mia mano che comincia a
sanguinare.
Sono
il Demon King! Non mi faccio spaventare da così
poco.
“…
Devo… lascialo a me…”. Continua Goku,
mentre il
combattimento si fa più serrato con tutti questi nemici,
vorrei davvero che Son
avesse le forze, un aiuto lo accetterei volentieri.
Stacco
la testa di uno dei replicanti, la fiammata che
ne segue mi brucia le mani. Il dolore mi acceca, ma non ho il tempo
adesso di
rigenerarmi le braccia.
Il
braccio sinistro viene trapassato da parte a parte
dai denti di ferro di un altro mostro. Gli tiro un calcio, cercando di
decapitarlo così, ma la testa rimane attaccata per alcuni
fili, penzolando di
lato.
Occhi
di luce rossa ovunque.
Non
mi rendo conto che nel corridoio si accalcano
altre creature, tentano di colpirmi da tutte le parti. Respingerli
è una fatica
estrema, non so per quanto ancora riuscirò.
“…
Dammi la mano, mi serve la tua energia…” mi prega
Son. Respira a fatica, accasciato a quella parete.
“È
una follia” mormoro, mentre lui mi sta quasi scongiurando.
“Per la mia Chichi”. Aggiunge.
Mi
si stringe il cuore. Cosa gli hanno fatto per
ridurlo così? Sembra così spaventato ed
immensamente stanco.
I
suoi occhi sono incavati e vedo la luce del terrore
al loro interno.
Devo
riportarlo a casa, altrimenti non so se si
riprenderà. Sembra così fragile, quasi potesse
portarselo via anche solo un
soffio di vento.
Al
diavolo! Gli afferro la mano, spero di non
pentirmene in futuro.
Lui
s’illumina, gridando, e vengo sbalzato
all’indietro. Il potere del drago si è assorbito
l’energia del Demon King. Sento
che per un po’ non potrò trasformarmi, ma ne vale
la pena per vedere questo
spettacolo.
Il
saiyan grida, lasciando che il drago esca al di
fuori da lui: ruggendo, fortissimo, immenso e potente.
Spazza
via tutti i cyborg, fino ad un laboratorio, lo
stritola tra le sue spire, distruggendo in una volta sola tutte le
macchine.
Anche
gli altri cyborg svaniscono, disintegrati, ma
prima i loro occhi si spengono, senza più nessun cervello
elettronico a
guidarli.
Goku,
però, non ha ancora finito. Ancora intrappolato
in questa manifestazione di potere, si avvicina alla sua donna.
Tranquillizza
sua figlia accarezzandogli leggermente la testa.
“Non
preoccuparti. La mamma ha solo bisogno di un po’
di forza. È una donna forte e coraggiosa, si
riprenderà” dice sicuro.
Cosa
gli fa credere una cosa simile? Ormai sua moglie
sembra ad un passo dalla morte, se non è già
trapassata. Eppure nei suoi occhi,
ora azzurri, vedo sicurezza.
Poggia
una mano, che si illumina immediatamente, sopra
la ferita della donna.
Spalanco
gli occhi, stavolta mi appoggio io contro il
muro per non svenire. Sotto lo sguardo incredulo e felice di May, il
respiro di
Chichi torna normale, anche se rimane svenuta.
Come
ha fatto a salvare sua moglie? Fino a che punto
arriva la sua energia quando è legato al potere del drago?
Subito dopo il
saiyan si avvicina a me, lo fisso alienato > pensò
Junior.
“Ti
sono debitore, amico mio” sussurrò Goku,
sorridendo sincero a Junior. Le energie lo abbandonarono,
tornò normale e
chiuse gli occhi con un respiro pesante. Crollò svenuto e
Junior lo afferrò
prima che precipitasse a terra.
“Cosa
è successo?” chiese Chichi, abbracciando May.
“A
saperlo” ammise Junior.
<
Guardo il volto di Son, sembra così sereno, ma è
stranamente pallido.
Qualcosa
mi dice che a ridurlo così è stato Cooler.
Gliela farò pagare! > promise.
“Do-dobbiamo…
portare papà… in infermeria”
spiegò May,
passandosi le mani sugli occhi umidi di lacrime. “Vetrunks mi
ha insegnato la
strada”. Aggiunse.
|
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Capitolo 50 *** Cap.50 Ci sposeremo ***
Cap.50
Ci sposeremo
Ho
aspettato a lungo
Qualcosa che non c'è
Invece di guardare
Il sole sorgere
E miracolosamente non
Ho smesso di sognare
E miracolosamente
Non riesco a non sperare
E se c'è un segreto
È fare tutto come
Se vedessi solo il sole
(Qualcosa
che non c’è. Elisa)
“Goten,
ripetimi come siamo finiti in questo guaio” disse
Trunks, guardando preoccupato quella creatura davanti a loro. Aveva
l’aspetto
di uno spettro dal nero mantello, ma al di sotto della stoffa si vedeva
benissimo che sembrava una specie di condor.
<
Non è un mercenario, forse neanche una creatura
di Lourth. Da dove diamine è uscita? >
pensò.
“Tu,
tua madre e tuo figlio avete portato tuo padre in
infermeria. Lì dove c’eravamo già io,
mia madre, mia sorella e Junior per
nostro padre. Ci siamo trovati e questo ‘coso’
è apparso ad attaccarci” gli
ricordò Goten.
“Sì
e ci ha teletrasportati in questa specie di
deserto. Credo volesse semplicemente lasciare i nostri padri senza una
difesa,
ora che non possono proteggersi” dedusse Trunks,
trasformandosi in supersaiyan
di terzo livello.
“Almeno
adesso so che la mia Bra è tornata a casa!”.
Goten si trasformò a sua volta, i lunghi capelli dorati gli
ondeggiavano dietro
le spalle.
“La
mia signora è stata evocata” disse la creatura,
facendo sbattere ripetutamente il becco.
“Credo
di aver fatto un incubo così, una volta”
mormorò Trunks.
“Sì,
l’ho fatto anch’io. Speriamo finisca
bene”
rispose Goten. Partirono all’attacco all’unisono.
*********
John
prese le mani di Kamhara nelle proprie e la
guardò negli occhi, erano seduti fianco a fianco nella
navicella.
<
Mi chiedo sempre se vado veramente bene, come
sono, e accanto a lui mi sembra possa essere così >
pensò.
“Mi
sento completamente inutile in tutto questo”
sussurrò la strega.
John
le passò una mano tra i capelli rossi,
scostandoli dal suo viso.
“Stai
scherzando? Hai evocato un incantesimo di quella
proporzione praticamente da sola. Mentre tutti pensavano a se stessi,
in questo
countdown tu hai pensato anche agli altri.
Non
vedo l’ora di poter continuare i preparativi del
nostro matrimonio”. Si voltò, nascondendo le gote
vermiglie. “Tsk, questa volta
facendolo a modo nostro”.
Kamhara
sorrise impacciata.
“Allora
è sempre deciso?” domandò e la voce le
tremò.
“Certo”
rispose John e s’irrigidì, sentendo lei che lo
abbracciava. “Anche se ammetto di aver paura del ritorno di
Freezer. Lui mi ha
cresciuto, non facendo altro che parlarmi di mio fratello. Ne sembrava
ossessionato e non mi piace per niente che Vegeta sia caduto di nuovo
nelle sue
grinfie.
Non
oso immaginare cosa potrebbe fargli” esalò.
Kamhara
gli posò la fronte sulla spalla ed ingoiò un
gemito.
“Anche
io sono preoccupata per il mio migliore amico.
Lui non è solo il mio principe, è una persona
cara” ammise.
Vegeta
si mise in piedi
sopra la casetta di legno costruita sull’albero e
posò le mani sui fianchi, il
vento gli faceva ondeggiare il mantello dietro le spalle.
“Un
giorno sarò re e non
avrò più paura di nulla” si
vantò.
“Neanche
di me?” domandò
Kamhara, ridacchiando, seduta in bilico sulla finestra.
“Tsk.
Di te, ‘femmina’,
sempre” brontolò Vegeta, dimenando la coda.
“Mio
principe, quale
sarà il primo ordine che darete?” chiese Kamhara.
Le sue iridi castane
brillavano alla luce dei due soli.
“Biscotti
liberi!”
annunciò Vegeta, alzando un pugno al cielo.
|
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Capitolo 51 *** Cap.51 Danza notturna ***
Scritta
sentendo: Nightcore - World So Cold; https://www.youtube.com/watch?v=pCxROBAeHNU.
“Questa
storia partecipa alla
#SummerBingoChallenge indetta sul gruppo facebook Hurt/Comfort Italia -
Fanfiction & Fanart”.
Prompt:
Casella: 21- Lotta x Vegeta
Non
so esattamente che segnali darti per questo prompt
ma quando l’ho visto ho pensato subito fosse adatto al pg,
che sia una lotta
vera e propria, fisica o una lotta interiore con se stesso...
Cap.51
Danza notturna
<
Sento un freddo autunnale entrambi nelle
ossa. Sono così confuso e stanco.
Come
ci sono finito qui? Non me lo ricordo. Non
riconosco il sopra dal sotto, ma qualcosa ci sarà sotto i
miei se non cado.
Intravedo
un debole bagliore e gli corro incontro.
Rimango inorridito riconoscendo il mio drago dorato, il suo corpo emana
una
luce dorata simile ad un lumicino. Sembra una lucciola che si spegne
pian
piano.
Sta
morendo! > pensò Goku.
“La
chiave di volta ha funzionato. Il demone arcaico
verrà sigillato.
Però
mi hai usato due volte, salvando anche la tua
sposa.
La
morte ora vorrà qualcosa in cambio, è la
fine”
esalò il drago, tra bassi ruggiti di dolore.
<
Svanisce davanti ai miei occhi, come se si
fosse trattato della fiamma di una candela spenta da uno spiffero
> pensò
Goku, avvertì una presenza dietro di sé e si
voltò.
Una
figura incappucciata, armata di una grande falce,
gli era apparsa di fronte.
“Lo
sai come funziona. Una vita per una vita e tu hai
impedito di portare via l’anima della tua sposa”
disse quest’ultima Il viso in
ombra pareva di cera, ma raffigurava una splendida dama dagli occhi
tristi e
stanchi.
La
falce la portava legata sulla schiena, mentre in
mano teneva una candela che non si consumava. Levitava a pochi
millimetri dal
suolo, facendo scivolare il nero drappo sottilmente.
“Chi…
Chi sei?” domandò Goku. Indietreggiò.
“Non ti
conosco. Dimmi chi sei” la prego. Mise il piede in fallo,
continuando ad
indietreggiare, scivolò e cadde a terra carponi.
“Dimmi la tua identità!”.
Lei
gli afferrò il polso con una stretta ferrea.
“Vieni” ordinò.
“No,
ho paura. Non voglio venire” implorò Goku, con
voce tremante di terrore. Si divincolò, cercando di
liberarsi.
Guardò
il braccio di lei e si accorse che la mano che
lo teneva era quella di uno scheletro. Si mise a urlare con tutta la
sua forza,
mentre quelle sottili dita entravano nella carne.
Son
cerco in ogni modo di liberarsi, mentre dolori
lancinanti martoriavano il suo corpo debilitato. Chiuse gli occhi,
ricadendo
steso per terra a faccia in giù.
“Dovevi
scegliere. Hai voluto salvare sia l’anima del
tuo amico Crilin che di tua moglie Chichi.
Ora
è la tua fine” disse gelida la Morte.
********
“Dove
sono?” si chiese Vegeta.
<
Sono ore che vago in quest’oscurità e non riesco
ad orientarmi.
Direi
che è uno dei posti peggiori in cui sono stato, ma ho
visitato troppo
recentemente il limbo degl’inferi per averne il barbaro
coraggio.
Mi
sento inquieto, tutta questo silenzio non mi fa presagire niente di
buono > rifletté il principe dei saiyan.
Udì
un grido colmo di terrore e disperazione.
“Kakaroth?!”
chiamò, riconoscendone la voce. Si mise a correre nella
direzione da cui proveniva, spiccò il volo e
aumentò la velocità.
<
Se gli fosse successo qualcosa, non ci saremmo mai veramente chiariti.
Non gli avrò dato una possibilità di spiegarsi,
le mie ultime parole saranno
state quelle in cui gli dicevo che non sarebbe mai stato degno dei
saiyan >
pensò.
L’aura
blu lo circondò, illuminando l’ambiente oscuro
circostante. Vide un
corpo a terra ed atterrò, raggiungendolo in corsa.
Raggiunse
una tomba bianca, la figura di un guerriero di marmo scolpita su
di essa, teneva le mani unite al petto strette intorno
all’elsa di una spada,
indossava un’armatura saiyan, uno scouter
all’altezza dell’occhio,
un’espressione serafica.
<
Sembra lo zio Bardak > pensò Vegeta, camminandogli
intorno.
“Di
chi è questa tomba?” si domandò.
Notò un’incisione saiyan.
“Qui
giace il generale saiyan… Kakaroth”
impallidì, leggendo. I suoi occhi
divennero liquidi. “Che diamine… Se questo
è uno scherzo, lo trovo di pessimo
gusto!” gridò a pieni polmoni.
Un
urlo provenne dalle profondità, oltre il sarcofago,
prolungato, angosciato
e sofferente.
Vegeta
distrusse la tomba con un colpo energetico, un polverone bianco
denso di detriti si alzò intorno a lui. Balzò
dentro lo squarcio che si era
aperto nel terreno e si mise a correre.
“Il
portale è stato aperto, ‘loro’ sono
passati e tornati a casa. Ora,
però, esigo un pagamento” disse la Nera Madam
Morte.
Era
in piedi, di fianco al corpo esanime di Goku, il viso del saiyan era
cadaverico.
<
La guardiana del limbo saiyan… Mi ricordo di averla
incontrato una
volta, quando sono morto > pensò.
“N-non
puoi… Tu non porti con te coloro che hanno un cuore
puro” esalò.
“Con
il suo potere ha osato troppo, ora deve pagare” rispose la
creatura.
Il viso della dama divenne un teschio.
Vegeta
si trasformò un supersaiyan blu.
“Lascialo”
intimò, mettendosi in posa di combattimento.
“Il
tuo amico presto verrà con me” rispose la morte,
mentre il suo viso
tornava quello di una bellissima donna.
“Non
ti temo. Se devo combattere per salvarlo, lo farò. Non mi
sono mai
tirato indietro davanti ad una lotta!” gridò
Vegeta. Partì all’attacco, cercò
di colpire con una serie di pugni il viso dell’avversaria,
che si spostava a
destra e a sinistra schivandoli fluidamente.
Vegeta
tentò con una serie di calci, fu raggiunto da un colpo del
bastone
della falce di lei, il dolore lancinante lo fece piegare in due e
sputò saliva.
Lei
lo colpì alla schiena e lo guardò cadere a terra
pesantemente.
“Presto
i miei accoliti verranno a prenderlo” disse. Si udirono dei
versi
simili a quelli dei condor.
“No!”
gridò Vegeta, alzò il braccio e le
lanciò contro un’onda.
La
donna la tagliò in due con la falce.
“Ci
sono battaglie che voi mortali non potete vincere…
semi-dio” sussurrò.
Vegeta
impallidì, sgranando gli occhi, alcune ciocche gli divennero
vermiglie, mentre la Morte scompariva.
Gattonò
fino al corpo esamine del compagno d’avventure, cominciando a
scuoterlo.
“Kakaroth!
Kakaroth, maledizione, non fare l’idiota!
Rispondimi,
apri gli occhi! Dannato, svegliati! KAKAROTH!”. Lo
issò,
stringendolo al petto, il viso snaturato dal terrore.
“Dai,
Kakaroth… Dai…non puoi morire!!!”
gridò Vegeta. Ingoiò un singhiozzo,
la propria pelle era diventata bianca, come la luce della luna.
“Kakaroth…”
gemette. I suoi occhi assunsero il colore di due profonde
lagune.
Mani
nere si alzarono dal terreno, cercando di afferrare Goku, di ghermirlo
e trascinarlo.
Vegeta
spiccò il volo, tenendo tra le braccia.
“Non
lo porterete agl’inferi con voi” ruggì.
Braccia filamentose d’oscurità
nere si sollevarono, e le mani scattarono, nel tentativo di ghermire
Son.
Vegeta
strinse spasmodicamente Goku.
<
Non m’interessa se è probabilmente solo un incubo.
Se poi non lo
fosse?
Non
voglio rischiare di perderlo, non voglio > pensò,
mentre il suo
battito cardiaco accelerava dolorosamente.
Il
potere reale si accese sulla sua fronte, brillando di una calda luce
dorata, mentre la fenice compariva alle sue spalle, le ali nere
spalancate.
“Questa
non è una lotta che puoi vincere con i pugni” gli
disse.
Vegeta
si voltò verso di lei, gli occhi della creatura brillavano
spiritati
d’ira. Le sue piume crearono un vortice di fiamme intorno a
Briefs,
allontanando le mani.
“Cosa
devo fare?!” gridò Vegeta, il vento che si era
alzato gli faceva
lacrimare gli occhi.
<
Lui mi ha salvato dagl’inferi, da Odion, da tutto. Come posso
sdebitarmi?
> chiese.
“Ora
che ‘tutti’ i poteri si sono attivati, posso
dirtelo.
Usa
la “musica”, impara a usarla. Ti servirà
anche in futuro” rispose la
creatura leggendaria. “Come?” chiese Vegeta.
Sgranò gli occhi. “Aspetta…
l’ocarina… Era Vetrunks a suonarla, vero? Nella
stanza c’erano solo lei e
Bulma” realizzò.
Strinse
più forte il corpo di Goku, lo sentiva diventare sempre
più freddo
e rigido.
“Fenice,
ma... Sono svenuto quando l’ho sentita suonare”
spiegò, mentre gli
spiriti inquieti tentavano di trovare una falla nella difesa della
fenice.
“Qualsiasi
musica suonata dall’ocarina, anche quella creata per
imprigionare il principe dei demoni arcaici che Tapion
sigillò, sminuirà le
nostre energie e rischierà di portarti alla morte. Devi
suonare la ‘tua’ musica”
spiegò la fenice.
Una
delle mani riuscì a passare, Vegeta la prese a calci, le
dita
afferrarono lo stivaletto e glielo strapparono di dosso, portandolo con
sé.
“Qual
è quella giusta? Perché proprio
l’ocarina? Spiegati!” sbraitò Vegeta.
La
fenice fece un fischio prolungato, Vegeta gemette sentendola testa
dolere.
“L’ocarina
magica evoca la musica, ma devi trovare la tua”
ripeté la
creatura.
Vegeta
chiuse gli occhi ed espirò.
<
Concentrati, il panico non salverà Kakaroth > si
disse. Socchiuse
gli occhi. < … Anche il canto produce musica >.
“…
Il canto della fenice” realizzò.
<
Quella che cantavo prima degli attacchi quando non sapevo controllare
il potere reale >.
“Ti
metterò in contatto telepatico con tuo nipote”
disse la fenice.
<
Vetrunks? Vetrunks, sono io. Hai l’ocarina con te? >
domandò il
principe dei saiyan, il sudore freddo gli solcava il viso.
<
Nonnino, sei tu? Sì, ho l’ocarina > rispose
il nipote.
<
Sì, sono io. Non farmi domande. Ora mi metterò a
cantare, tu hai un
buon orecchio. Segui la melodia e riproducila con l’ocarina
> spiegò.
<
Nonno, ma se tu sei svenuto... Come fai a parlare? > chiese il
piccolo.
<
Non ho tempo per spiegare. Ora, per favore obbediscimi, rendimi fiero
del mio nipotino grande > disse dolcemente.
Una
mano gli tirò i capelli, graffiandogli la guancia, facendo
colare un
rivolo di sangue fino al suo collo.
“Che
vergogna, mettersi a cantare davanti a dei morti viventi”
borbottò.
“Dovrai
farlo anche davanti a Cooler se vuoi vincere” disse la fenice.
Vegeta
arrossì.
“Non
potrà essere peggio che ballare davanti a
Billsama” borbottò.
<
Sono pronto > gli comunicò Vetrunks.
Vegeta
chiuse gli occhi e gettò indietro la testa.
Iniziò
a cantare e man mano che la musica si levava, arrivava fino a
lì, il
suo corpo iniziò ad emanare energia. Le mani iniziarono a
ritirarsi, l’energia
penetrò nel corpo di Goku, la sua pelle divenne sempre
più rosea, il suo cuore
tornò a battere con più forza. I suoi polmoni
tornarono a riempirsi.
<
Dai, Kakaroth… beota, idiota, che non sei altro…
non morire… non farmi
questo scherzo… > implorò Vegeta, cantando
più forte.
“Coloro
che morirono ingiustamente e che hanno donato una parte della loro
energia sono tornate alla vita. Per un atto di tale purezza, io,
fenice, mi
rigenero” recitò la fenice.
<
Di chi parla? Bra, Elly e Junior sono tornati a casa, così
ha detto la
morte, ma non può essere di loro che parla la fenice.
Lei
è legata alla famiglia reale. Che abbia usato uno dei suoi
membri? >
rifletté Vegeta, proseguendo a cantare. Iniziò a
sentire le gambe dolergli, le
energie abbandonavano il suo corpo.
Il
drago d’oro uscì dalla fronte di Goku,
materializzandosi con un
fragoroso ruggito.
Vegeta
rimase abbagliato dal fulgore dorato che emanava il suo corpo
lucente, dal suo splendore.
Vegeta
riaprì gli occhi, trovandosi davanti il vetro della capsula
rigeneratrice. Aveva un respiratore sulla bocca ed una serie di
tubicini
attaccati al corpo ignudo.
Suo
nipote, oltre il vetro, lo vide svegliarsi, smise di suonare
l’ocarina
e gli sorrise, salutandolo con la mano.
<
Kakaroth… Kakaroth, come stai? > domandò
Vegeta telepaticamente.
<
Felice di sentirti, mio ‘scontroso’ amico. Ti devo
la vita. Sono alle
tue spalle, un’altra vasca > rispose Goku.
<
Mi mancano i tempi in cui per vincere una battaglia non serviva
cantare…
Tsk, vedi di rimetterti in piedi.
Non
posso sempre occuparmi di te > borbottò Vegeta.
|
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Capitolo 52 *** Cap.52 New Divide ***
Cap.52
New Divide
I remembered black skies /
the lightning all around me
I remembered each flash
/ as time began to blur
Like a startling sign / that fate had finally found me
And your voice was all I heard
That I get what I deserve
(New
Divide Linkin park)
Goten
cadde incosciente in avanti, mentre Trunks
precipitò all’indietro privo di sensi, entrambi
raggiunti da dei raggi di
energia sparati dagli occhi del loro avversario.
Gohan
li afferrò entrambi, se ne appoggiò uno sulla
spalla e l’altro contro il petto.
“Da
qui ci penso io” disse indurendo il tono. Li posò
delicatamente sulla sabbia bollente e si trasformò.
<
Contro quell’essere la fusion non poteva
funzionare. Ricordati, solo col Mystic potrai vincere > gli
disse Kahioshin
telepaticamente.
<
Tranquillo Shin. Ti devo un favore per avermi
trasportato in questo mondo di magia, in modo da salvarli >
rispose Gohan,
mentalmente.
Partì
all’attacco urlando, il suo Mistyc era fuso al potere
del supersaiyan.
Il
volatile scoppiò a ridere, gettò via il mantello
e
spalancò le ali.
“Cosa
vuoi fare? La mia signora ha già vinto!”
gridò.
Gohan
continuò a correre verso di lui, recuperò dalla
sabbia la spada di Trunks e ghignò.
“Mi
duole comunicarti che mio padre è vivo” rispose.
Con un colpo della spada tagliò in quattro parti
l’avversario, i cui resti
caddero pesantemente, trasformandosi in altra sabbia nel deserto.
Gohan
chiuse gli occhi, li riaprì. Era comparso
davanti a Chichi che lo guardava confusa, Trunks e Goten ai suoi piedi
ancora
incoscienti.
********
“Cosa
diamine ci facciamo qui?” domandò Vegeta
indietreggiando, fino a far aderire la sua schiena a quella di Goku.
Son
si guardò intorno.
“Cosa
ci fanno loro qui?” domandò, indicando al suo
fianco.
“Maledizione.
Ci mancavate solo voi due scimmioni!”
strillò Freezer, con voce isterica.
“Il
demone ci ha convocato qui per vendicarsi. Quella
barriera che abbiamo intorno sancisce un universo demoniaco
arcaico” spiegò
Broly.
Goku
divenne bluastro guardandolo e rabbrividì.
“Io
ho paura” gemette.
“Stai
zitto, Kakaroth. Ti sta bene. Per colpa tua ho
sempre a che fare con Freezer, ti meriti Broly”
ringhiò Vegeta.
“Urcaaa.
Quale demone arcaico?” gemette Goku.
“Quello
che viveva nell’animo del tuo amico Crilin. Tu
hai liberato il tuo amico, ma il demone ha cambiato padrone”
spiegò Broly,
trasformandosi.
“Da
quando quello parla così tanto e non ci attacca
gridando ‘Kakaroth ti odio’?”
domandò Vegeta.
Tutti
e quattro si agglomerarono nello stesso punto,
l’oscurità intorno a loro era popolata da occhi
violetti.
“Guarda
guarda. Chi mai avrebbe dovuto fare una
sciocchezza del genere?” sibilò Freezer, vedendo
Cooler avanzare verso di loro.
Vegeta
aveva il potere reale che gli brillava sulla
fronte, notò gli occhi di brace sulla fronte di Freezer, il
muso dorato del
drago su quella di Goku e Broly trasformato nel supersaiyan della
leggenda.
<
Mi state dicendo che la mia fenice è legata a
tutta questa gentaglia?! Non è possibile! >.
<
No, in realtà ne manca uno. Il pianeta Vegeta
possiede due soli. Uno è il drago di Kakaroth,
l’altro quello di Kamhara >
ribatté la fenice.
Flotte
di demoni violetti si lanciarono contro di
loro.
“Mi
avete già stancato!” gridò Freezer. Li
trafisse
uno dietro l’altro con le onde di energia vermiglie che
lanciava dall’indice,
annientandoli con dei colpi di coda.
“Qui
non sei l’unico che ha avuto una brutta giornata!
Se non fosse stato per te, anzi, sarei a casa mia ora!” gli
sbraitò contro
Vegeta. Raggiunse un nemico alla mandibola con una gomitata, mentre con
un’altra onda ne spazza via una decina.
Broly
si alzò in volo e urlando, utilizzando la sua
aura, disintegrò tutti gli avversari intorno a lui.
“Urca!
Io ho visto la morte in persona, sono stato una
batteria e un cyborg voleva rubarmi la vita. Direi che questa volta
vinco!”
sbraitò Goku. Pattinava sulla superficie oscura e liscia che
faceva da
pavimento, annientando un nemico dopo l’altro con dei pugni
del drago.
“Guardatevi!
Non fate altro che litigare, eppure
combattiamo tutti come un sol uomo. Siamo legati”
spiegò Broly, lanciando una
pioggia di onde verdi sugli avversari.
“Tu
stai zitto!” gridarono in coro Vegeta e Freezer
con lo stesso tono polemico.
“Nessuno
ti ha interpellato” borbottò Son, gonfiando
le guance.
|
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Capitolo 53 *** Cap.53 La potenza del demone arcaico ***
Scritta
sentendo: Centuries - Fall Out Boy (Lyrics); https://www.youtube.com/watch?v=vR18NP-acL4
Cap.53
La potenza del demone arcaico
<
Stiamo attaccando tutti insieme. Dovremmo raggiungere una potenza mai
vista, eppure non serve a niente. Non mi sorprende, ormai ho imparato a
temere
i demoni arcaici, questo è il secondo che affronto e da
quello che ho capito
era molto più potente del precedente.
In
questo mondo probabilmente è al massimo della sua potenza.
Davanti
a me c’è Cooler, però. Oh, desideravo
così tanto potergliela fare
pagare.
Arrivo
al sesto livello, attivando il supersaiyan blu, ma questa volta
senza Kahioken.
Ride,
ride di me, come ha fatto sempre nell’ultimo periodo!
> pensò
Goku. Attaccava l’avversario gridando. Un pugno diretto al
suo viso fu
intercettato da Vegeta. Freezer approfittò della mossa del
principe per colpire
Cooler al petto con un calcio, mentre Broly lo raggiunse alla schiena
con un
pugno a mani unite.
<
Mi sento appesantito, indebolito dal sangue e dalle morti che mi hanno
costretto a rivedere.
Ho
raggiunto il supersaiyan di sesto livello, ma i flash del campo di
battagli ed i suoi orrori mi perseguitano. Il fatto che Freezer sia qui
non mi
aiuta.
Ricordo
quando combattevo al suo fianco, di ragazzino. Solo noi,
perché gli
altri mercenari non sapessero quanto mi preferisse agli altri. Le
punizioni più
dure erano pubbliche, ma non l’occhio di riguardo che aveva
per me.
Questo
è il momento decisivo della sua vendetta. Per quanto tempo
l’hai
gustata? Ti vedo Freezer, sei così furioso che i tuoi occhi
s’illuminano di
rosso.
Forse
a farti avere un disappunto così feroce è anche
il non vedermi usare
le tecniche da mercenario, quello stile che mi hai insegnato tu. Cosa
ti
aspettavi? Che sarei rimasto quello che volevi? Neanche tutto questo mi
ha reso
nuovamente ciò che ero una volta.
Usi
la telecinesi, anche il nemico non può sfuggirne. Ne
approfitto per
tempestarlo di colpi, ma mi afferra per la gola con la coda.
Mi
sta spezzando il collo, non avrei voluto finisse così
> pensò Vegeta,
serrando gli occhi.
Freezer
lanciò un kienzan gridando, tranciando la coda del fratello,
afferrò per la spalla il principe dei saiyan e lo
lanciò dietro di sé.
Cooler
lo raggiunse con una testata, incrinandogli la placca, facendo
ululare il minore di dolore.
“I
vostri sforzi sono inutili” disse Cooler. Afferrò
la mano di Broly, con
cui aveva cercato di colpirgli il viso, gli girò il braccio
e glielo spazzò,
sentendolo gemere di dolore.
Freezer
raggiunse la sua nuova trasformazione, continuando ad avere i
luminosi occhi di brace sulla fronte. Si lanciò contro
Cooler, fianco a fianco
con Goku, entrambi tempestandolo di colpi.
La
coda di Cooler ricrebbe in uno schizzo di sangue violaceo, la
utilizzò
per frustrare il viso di Son, lanciandolo lontano e afferrò
il fratello. Con
una mano gl’immobilizzò il braccio, con
l’altro le gambe, e se l’appoggiò sulla
testa, facendo pressione all’altezza della schiena.
Freezer
sgranò gli occhi e, con la bocca spalancata,
iniziò a ululare di
dolore.
<
Dannato! Mi hai sempre voluto morto, vero?! Oh, ma io non ho mai
voluto soccombere. Nostro padre ha sempre preferito me! Io sono il
signore di
quest’universo, non tu!
Non
sono il tuo giocattolo! >. Le sue ossa scricchiolavano
sinistramente.
Cooler
ignorava i colpi di Broly e le onde di Goku.
<
… Sangue, lo sento. Ne sto perdendo dalla bocca, viscido e
sporco. Mi
tiene sollevato. Sono la vittima sacrificale per lo spirito maligno che
lo
guida.
Io
non mi piegherei mai volontariamente al controllo di nessuno!
La
mia spina dorsale si sta spezzando, non ho neanche più la
forza di urlare,
mentre continua a spingere, la mia bocca aperta e diventata muta.
Presto
resterò soltanto un corpo… Avrò fatto
vincere di nuovo questo
maledetto > pensava Freezer.
“Broly,
braccio destro, Kakaroth, braccio sinistro” ordinò
Vegeta. Gli
altri due guerrieri partirono all’attacco, si aggrapparono
alle braccia di
Cooler e fecero pressione per spezzargliele. Il principe dei saiyan
colpì il
nemico con un calcio in faccia, accecandolo e gli strappò
Freezer tra le
braccia. Atterrò, posandolo a terra e partì
nuovamente all’attacco.
Cooler
afferrò per la caviglia Broly e lo scaraventò
lontano, lanciandosi
addosso a Goku.
Ignorava
i colpi di Vegeta alla schiena, accanendosi su Goku.
<
Mi sta tempestando di colpi. Non ho la forza di reagire e mi lascio
muovere come una marionetta. È così veloce che
nemmeno mi fa toccare con i
piedi per terra. Non sento nemmeno il dolore, mentre la mi testa
ciondola in
tutte le direzioni come uno yo-yo. Perdonami Vegeta, a questo punto
è stato
inutile l’avermi salvato. Ci vedremo all’altro
mondo amico mio, questa volta
gli inferi almeno non ti avranno.
Non
ho la forza di guardare tutte quelle persone che contano su di me e che
sto vergognosamente deludendo. Morirò lentamente e
dolorosamente davanti ai
loro occhi vacui di terrore, e nemmeno riesco a sentire le urla della
mia Chichi, ma dal nostro “legame” so
quanto sta soffrendo.
All’improvviso Cooler mi
avviluppa completamente, nella sua lunga
coda, ridendo come un invasato. Avanti mostro, smettila di giocare con
la
preda. Schifosa lucertola, falla finita… >.
Broly
afferrò da dietro Cooler, stringendogli le braccia intorno
alla gola,
mozzandogli il fiato.
Freezer
ripartì all’attacco, colpendo il fratello con una
serie di
ginocchiate al muso, facendolo lacrimare.
“Lascialo!
Lascialo! LASCIALO!” gli sbraitò contro, i denti
candidi e
aguzzi ben visibili.
Vegeta
afferrò la coda e fece leva, gridando riuscì a
liberare Goku, che
volò dietro di lui e si appoggiò contro la sua
schiena, le mani sulle spalle,
ansimando.
Cooler
incrementò l’aura demoniaca, facendoli volare
tutt’intorno, i
quattro avversari rovinarono a terra con dei gemiti.
|
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Capitolo 54 *** Cap.54 My reflection ***
Scritta sentendo: Disney's Mulan -
Reflection (Original and
Full Version); https://www.youtube.com/watch?v=J0lG8YorBsU.
Cap.54 My reflection
“John? John sei
qui?” domandò Kamhara, guardandosi intorno.
Socchiuse gli occhi e avanzò, il pavimento a specchio la
rifletteva nella
stessa posizione in cui stava camminando, dando vita ad un effetto
ribaltato
che le fece salire la nausea.
Si allontanò i capelli dal
viso.
“Kamyyyy!”.
Sentì l’urlo di John e corse in quella
direzione. Si trovò davanti innumerevoli cadaveri di demoni,
la pelle viola
ricoperta di piccole corna, gli occhi bianchi, le bocche spalancate ed
una mano
allungata.
Uno specchio si creò
dietro di lei, emanava i colori
dell’arcobaleno, s’increspava dando vita a vetri
frastagliati, muovendosi come
un liquido.
Kamhara si voltò e vide al
suo interno Crilin, galleggiava
in quell’oscurità, gli occhi incavati e spenti,
dei lunghi capelli mori ondeggiavano
intorno al suo viso.
Kamhara allungò la mano,
la immerse nel vetro, lo sentì
liquido. Avvolse il braccio intorno alle spalle di Crilin e lo trasse a
sé,
abbracciandolo.
Crilin le posò la testa
sulla sua spalla, tremando.
“Voglio tornare da
18” supplicò.
Kamhara sentiva la gemma a forma di
goccia nella tasca dei
suoi pantaloni emanare una calda energia pulsante.
“Tranquillo, troveremo un
modo per uscire” sussurrò con tono
rincuorante, sistemandoselo sulle spalle.
Crilin affondò la testa
nei capelli vermigli di lei, mentre
le lacrime gli rigavano il viso.
“Io non volevo tutto
questo” gemette.
“Non so cosa tu abbia
fatto, ma una strega non è nessuno per
giudicare i peccati degli altri. Tu sei il migliore amico del mio
fratellino,
ti porterò fuori da qui. Vedrai” promise Kamhara.
Crilin fece un sorriso storto, nella
sua mano comparve una
spada dall’elsa d’oro, decorata da perle candide.
“Il demone mi ha lasciato
questa. Ti servirà” mormorò,
porgendogliela.
Kamy la prese in mano, mentre
l’altro saiyan perdeva i
sensi, accasciandosi sulle sue spalle.
< Sicuramente non siamo nella
nostra dimensione. Però non
ho mai visto niente del genere, questo è qualcosa di
più profondo di qualsiasi
altra cosa io abbia mai studiato.
Ricorda un po’ la
dimensione degli specchi, ma è qualcosa di
più profondo >.
“Guardati. Non sembrerai
mai una buona sposa o una buona
figlia”. La propria voce venne dal riflesso di se stessa che
era comparso
davanti a lei. Allungò la mano, ma questa volta
toccò la superfice gelida del
vetro davanti a lei, la sentì solida sotto i polpastrelli.
Il suo riflesso aveva dei simboli sul
viso. Si toccò la
propria pelle e sentì gli stessi segni.
“Tu chi sei?”
domandò Kamhara.
“Sei tu sapessi chi sei,
veramente, sapresti che il tuo
riflesso è uguale a te” rispose l’altra.
“Fatti da parte”
mormorò Kamhara. Avvertì un brivido lungo
la schiena.
“Scopri chi sei ed io mi
farò da parte” rispose lo specchio.
Kamy lo colpì con la
spada, mandandolo in frantumi, i pezzi
di vetro volteggiarono intorno a lei, trasformandosi in sfere di luce e
colombe.
“Io so chi sono. Una
guerriera che non si arrende. Il resto
non conta!” gridò, mettendosi a correre.
Crilin pesava sulle sue spalle.
“John, dove sei?!
JOHN!” ricominciò a chiamare Kamhara.
< Niente può
definirmi. Quando sarà il momento, anche io
saprò qual è il mio riflesso >
pensò.
|
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Capitolo 55 *** Cap.55 Rosso sangue ***
Scritta
sentendo: Se
Provi A Volare- Luca Dirisio Testo;
https://www.youtube.com/watch?v=_PSZUOPZlqA
Cap.55
Rosso sangue
<
Sono stato il primo a rialzarmi, ma non avrei dovuto attaccarlo da
solo.
Mi
afferra per il braccio, girandomelo dietro la schiena.
Subito
dopo con il peso del suo corpo mi schiaccia a terra, tempestandomi
di colpi. Ingoio sangue e vergogna, mentre mi si mozza il fiato. No,
non voglio
urlare! Non voglio dargli questa soddisfazione.
Gli
occhi sfuggono al tuo controllo, e per qualche attimo cadono su una
figura femminile. Una terrestre chiassosa, che, sommergendoli di
parole, cerca
di convincere i gruppi di namecciani ad andare da
lei. È furba,
perché in realtà agisce per il suo tornaconto.
Sei stato tu a suggerire il modo
per far tornare in vita Kakaroth, per poter essere tu a
sconfiggerlo. Persino
il suo marmocchio non ha voluto capire.
Tsk,
aveva avuto intenzione di ringraziarti.
Quando
inaspettatamente la terrestre dal sorriso perenne si volta verso di
te. Sembra illuminata. Per un attimo non sembra nemmeno umana, quasi
facesse
parte di quello scenario di bosco quasi fantastico. Che folle
è ad invitare un
assassino come te? Dicendo: “…E tu bel fusto, che
intenzioni hai?”.
Il
fiato ti si mozza per un attimo, mentre cerchi di non guardarla negli
occhi, impresa difficile visto che si è piegata verso di te.
“Come
che intenzioni ho?” chiedi confuso; per la prima volta il
principe
dei saiyan non sa cosa dire. Sa persino dove colpire, la mancanza di
soldi ed
una fame che ti divora sempre di più ogni minuto che passa.
Cerchi
di ignorarla voltandoti dall’altra parte, perché
quella bambina
troppo cresciuta ti sta facendo cadere in trappola. Per un attimo
è come se non
foste nemici, ma dura solo pochi secondi. Ovviamente ti rinfaccia che
è per
educazione, che come tutti gli altri non ti può sopportare.
“Beh l’antipatia
è reciproca, sei anche bruttina…” menti
spudoratamente, ma sei già caduto nella trappola dei suoi
occhi color mare…
Provo
solo dolore, che si diffonde per tutto il corpo, ma continuo a non
urlare, aggrappandomi a qualsiasi cosa che mi tenga in vita, e un altro
ricordo
mi assale…
Era
stato un attimo. L’esplosione era avvenuta
così velocemente intorno a te. Stupido a sottovalutare
quella trappola di metallo,
che già più volte aveva dato segni di cedimenti.
Hai fatto tutto da solo e non
puoi prendertela con nessuno, ma non puoi permetterti di mollare. Devi
assolutamente diventare supersaiyan e speri di
riuscirci. Il tuo
corpo è al limite e persino la morte sfiorata sembra un
motivo per provare per
l’ennesima volta. Niente, non riesci nemmeno ad uscire delle
macerie.
Hai
consumato tutte le tue ultime energie
proprio per creare l’onda che ha portato al disastro.
In
fondo l’hai voluto tu, hai fatto creare a
quello scienziato terrestre dei robot troppo forti, visto
già dovevi affrontare
il difficile avversario della gravità. Dal rosso della
navicella, ora, tutto è
diventato nero.
Quando
odi una voce femminile che terrorizzata
ti chiama pian piano. È flebile quasi quanto le tue energie
in quel momento, e
per seguirla allunghi la mano, come per afferrarla. Sei fuori, almeno
con la
mano…
Il
mostro ride su di me. Anche il dolore ha lasciato lo spazio ad una
sensazione indefinita, sono oltre il limite. Non vedo più
niente, mi sento
confuso. Non riesco a capire più cos’ho intorno.
Da
quando ha iniziato a farmi sbattere ripetutamente la testa per terra?
Me
la sta spaccando? Si aprirà e morirò
così?
Gli
altri hanno ricominciato a combattere, mi stanno proteggendo? Li sta
nuovamente atterrando uno dopo l’altro come ha fatto fino ad
ora?
La
vergogna e la colpa di non riuscire a muovermi, di umiliarmi e basta,
porta come al solito le lacrime. Inutile che cerco di seppellire le mie
paure,
riemergono sempre.
Trunks
mi ha perdonato? Ha detto che mi vuole bene. Ci siamo chiariti?
Bra
sta bene? Non è passato troppo tempo? Rimarrà
prigioniera di un altro
mondo a causa mia?
“Ah Vegeta. Ce
l’hai fatta” ti dice
sollevata. Chi è per preoccuparsi così per
te? Eppure ti fa piacere in un
certo senso.
“Certo
che ce l’ho fatta”. Rimani un attimo a fissarla
confuso.
Un
attimo prima sospira di sollievo a vederti vivo e un attimo dopo si
mette a gridare contro di te.
Quasi
inconsciamente, forse perché hai visto
quel terrestrucolo dietro
di lei, cerchi di rimetterti in piedi. All’improvviso le
gambe ti cedono ed il
mondo vortica, per un attimo la realtà scompare intorno a
te. Quando senti due
mani, fredde, ma gentili, alzarti pian piano la testa.
Apri
gli occhi e la vedi, così vicina. I tuoi occhi incontrano i
suoi.
“Ti
prego… Non metterti di mezzo… Devo portare a
termine l’allenamento” mormori
a fatica.
“Ma
di quale allenamento stai parlando? Sei ferito. Non puoi continuare in
questo stato” ti rimprovera, quasi fossi un bambino.
“Sono
solo dei graffi superficiali. Non è niente di
grave…” e poi perdi
persino tu il senso di quello che le dici.
Di
sicuro non hai intenzione di prendere ordini da nessuno, eppure
è
diverso. Se non sono ordini quelli, allora cosa sono? Qualcosa che non
conosci,
che non capisci. Come non capisci perché memorizzi il
profumo di lei, perché
riconosci la sua voce persino nell’incoscienza. Non capisci
perché ti stupisci
a vederla vicino a te durante tutta la convalescenza, perché
ai suoi rimproveri
ti senti in colpa.
Quella
terrestre… no, Bulma… Ha già
iniziato a cambiarti e, che tu lo
voglia o no, l’amore sta entrando nella tua esistenza con
forza, ed arriverà il
giorno in cui senza di lei nemmeno sarai in grado di respirare.
…
Improvvisamente tutto è finito, Cooler mi ha lasciato qui
steso e si è
allontanato da me. Cosa lo ha distratto? > si domandò
Vegeta.
John
atterrò davanti a Vegeta, quest’ultimo si diede la
spinta, cercò di rialzarsi,
ma ricadde a faccia in giù. Tornò a vederci, il
viso ricoperto dal sangue
scivolato dalla ferita sulla sua testa.
John
si trasformò in supersaiyan demoniaco gridando,
spalancò le ali e partì all’attacco,
Vegeta guardò suo fratello tempestare di
colpi il viso di Cooler.
<
… Combatte come me…
Freezer,
cos’hai fatto? > domandò, voltandosi verso
il changelling.
“Non
fraintendere. Lui non sarà mai te, ma non mi
andava di farmi ammazzare da Devil.
Alle
volte i figli sono un cazzo di problema” disse
Freezer. Si rialzò in piedi e con urlo ripartì
all’attacco.
“Non
c’era bisogno di giustificarsi!” sbraitò
Vegeta.
Si rialzò a fatica.
“Vegeta,
al mio tre insieme” biascicò Goku, le gambe
gli tremavano, teneva la schiena curva e le braccia gli penzolavano.
“Io
non prendo ordini da te! Né da Freezer! Nè da
nessuno!” gridò Vegeta. Scattò,
partendo all’attacco, continuando a gridare.
Goku
ridacchiò, rialzando la testa di scatto.
“Sapevo
che avrebbe funzionato” disse. Spiccò il volo
ripartendo all’attacco a sua volta.
<
Quel demone cosa ci fa qui? Che sia stato
richiamato anche il secondo drago? > si domandò
Broly, lanciando una pioggia
di onde su Cooler, stazionando in volo sopra di lui.
“John,
dove sei?! JOHN!”. Risuonò la voce di Kamhara.
“Kamy?”
si chiese Vegeta. Freezer gli salì sulla
schiena correndo e lo utilizzò come trampolino di lancio per
colpire Cooler con
un calcio a piedi uniti alla gola.
“Siamo
qui!” gridò John.
“Ora
mi avete stancato!” sbraitò Cooler.
Alzò
le mani al cielo e caddero una serie di onde
violette, che esplosero travolgendo i guerrieri.
Broly
volò via e creò una barriera, proteggendosi.
John
venne colpito in piena faccia, un’ala fu ferita e
fu costretto a richiuderla.
Vegeta
prese il fratello minore tra le braccia e lo
difese col suo corpo dalle successive, una profonda ferita si
aprì sulla sua
schiena.
Freezer
venne colpito da diverse onde, l’onda d’urto
lo fece finire steso a faccia in giù.
“Sta
al tuo posto” gli ringhiò Cooler, schiacciandogli
la schiena, fino a farlo gemere.
Goku
venne sbalzato all’indietro, cadde sulla schiena e
scivolò a causa di
diverse onde d’urto, con un grido di dolore.
Cooler
spiccò il volo, si mise sopra di lui e lanciò un
colpo energetico,
Son serrò gli occhi e si nascose il viso con le braccia.
Udì
un gemito, abbassò le braccia riaprendo gli occhi, vide sua
sorella
accasciarsi su un fianco, il sangue che sgorgava dalla bocca e dal buco
che si
era aperta sul suo ventre.
“Sorellona!”
gridò Goku, correndo verso di lei.
I
suoi occhi si fecero bianchi, mentre la prendeva tra le braccia.
“Dannati
sciocchi saiyan, si sacrificano sempre per gli altri”
ringhiò
Freezer. Si pulì il dorso della bocca con la mano.
“Oggi
si sarebbe dovuta sposare, lo sapeva tutto il regno, ed
invece…”
esalò Broly, atterrando al fianco del changelling che si
stava rimettendo in
piedi.
“KAMYYYYYYYYYYYYY!”
gridò John.
La trasformazione cessò, cadde in ginocchio e
gettò indietro la testa. Il suo
urlo di disperazione risuonò come un ululato, mentre le
lacrime gli rigavano il
volto.
<
Mi
sembra tremare tutto, come se ogni cosa stesse cadendo a pezzi.
Tu
lo sai
che il mondo non ti accetta mai per quello che sei. Tu non avresti
dovuto
ascoltarli. Io credo in te, volevo solo che rimanessi accanto. Io ti
trovavo
perfetta così.
…
Il tuo
sorriso… i tuoi occhi… Mia piccola
stella… I nostri scherzi… Il sentimento
enorme che ci univa… Ore passate ad ascoltarla… I
nostri momenti d’intimità, i
suoi baci… >.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHH”
continuò ad urlare.
<
Non riesco a darmi pace, a respirare. Vorrei morire, anzi sparire del
tutto, solo per non soffrire. Vorrei essere insensibile e freddo,
razionale, come
sono stato per tanti anni, lasciare da parte i sentimenti, ma tutto si
rivela
inutile >.
Vegeta
ebbe le vertigini, li raggiunse con le gambe tremanti, mise una mano
sulla spalla di Goku e gli passò la sua energia.
“Annientalo”
disse con un filo di voce.
Goku
posò il corpo per terra, una gemma a forma di goccia era
rotolata a
terra, brillava.
Son
la recuperò, e afferrò anche la spada che la
giovane aveva lasciato
cadere, vide che nell’elsa c’era una fessura.
Infilò la goccia al suo interno e
sentì il drago ruggire.
“La
chiave di volta” esalò.
<
Sotto lo sguardo sconvolto di Freezer e confuso di Broly, Vegeta
lascia che la fenice appaia, levita avvolto dall’oro e la sua
melodia inizia a
risuonare.
Persino
il suo orgoglio cede, mentre il sorriso di mia sorella si
sovrappone ad ogni altra cosa.
Punto
la spada contro il mio nemico, ora contiene in sé un oggetto
che
contiene la luce e le lacrime di un amore infranto >
pensò.
“Non
ti perdonerò mai” disse gelido, mentre raggiungo
l’Ultraistinct divino.
|
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Capitolo 56 *** Cap.56 La richiesta di Freezer ***
Scritta
sentendo: https://www.youtube.com/watch?v=tOoVFIr-Eas&list=RDy7CuNfVq790&index=13;
Nightcore - In The End | (Lyrics)
Cap.56 La
richiesta di Freezer
<
Cerco di concentrarmi. Di capire cos’è successo,
dove sono finita.
Lory
mormora a bassa a voce, non riesco a capire cosa,
ma so che sono pezzi di una qualche preghiera. Il terrore la divora,
lei non ha
la mia forza.
Sono
convinta che qualcosa mi abbia trasportato,
qualcosa di bollente al tatto. Se cercavo di stringerlo scottava,
sembravano
più di energia.
Mi
ha detto che era una fenice e si è presa una parte
della mia forza vitale. Mi ha detto che era per Vegeta.
Oh,
fratellino incapace. Guarda cosa mi tocca fare per
toglierti nei guai.
Quando
sarai degno della sottoscritta, la principessa
dei saiyan?! > si vantò Veki. Chiuse gli occhi dalle
iridi color nocciola,
mentre il vento le sferzava il viso, scompigliandole i corti capelli
mori.
********
Crilin
si guardò intorno confuso, sgranò gli occhi
trovandosi davanti Freezer e strisciò all’indietro.
“Non
credevo tu provassi una sete di vendetta così
forte. Mi sei piaciuto questa volta” ammise il changelling,
inginocchiandosi
vicino a lui. Il suo corpo era ricoperto di ferite che perdevano sangue
violaceo, un rivolo gli colava anche dalle labbra spaccate, la sua coda
era
stata mozzata e anche il moncherino sanguinava copiosamente.
“Tu
puoi entrare ed uscire dalla barriera, se ti
concentri.
Io
devo vedere la mia ossessione distrutta. Devo avere
la mia vendetta, capisci?” ringhiò Freezer. I suoi
occhi rossi brillarono.
<
Se non sapessi che è impossibile, direi che mi
sta supplicando. Fa ancora più impressione di quando ho
avuto la vita di Vegeta
in mano. Con quella spada avrei potuto recidergli la gola, ma
l’ho risparmiato.
Quella
volta feci la cosa giusta. Dovrei anche
risparmiare colui che mi ha così brutalmente tolto la vita
su Nameck? >
s’interrogò Crilin.
“Quell’idiota
di Goku non si rende conto che l’Ultraistinct
qui dentro non potrà durare molto. Ha bisogno che anche
Vegeta combatta, ma non
c’è nessun altro che possa fare quella dannata
musica.
Esci
di qui e trova qualcuno che possa prendere il suo
posto.
Solo
così potrò schiacciare la testa decapitata di mio
fratello sotto il mio piede” sibilò
Freezer.
Crilin
si rialzò in piedi, tremando.
“Non
credo di averne la forza e… Perché dovrei
ascoltare qualcuno che ha ucciso suo figlio Kuriza e non ha alzato un
dito
quando è morta sua figlia…”.
Iniziò a dire.
“Non
nominare Snow, lei era il mio orgoglio” sibilò
Freezer. Si lasciò ricadere su un fianco, ansimando con
forza, gli occhi gli si
chiudevano e i suoni gli arrivavano deformati alle orecchie.
“Io non volevo
quei figli. Quelle mani femminili addosso, mio fratello che mi
costringeva, mio
padre che mi guardava. Lo schifo che mi assale ancora se ci penso.
Mia
moglie era solo un’amica, ho finito per provare
ribrezzo per lei. Eppure mia figlia era come lei e sono morte, entrambe
di
malattia. Tu non puoi capire” biascicò Freezer.
“Lo
farò” disse Crilin.
“Secondo
me voi di
Freezer non avete capito niente. Cerca di sembrare una geisha. Gli
piacciono i
bei vestiti, i trucci, le belle arti.
Sai,
credo che nasconda
semplicemente la sua vera natura” disse 18. Era intenta a
contare le banconote
di una mazzetta, seduta sul divano. “Potrei andare a farci
shopping con uno col
suo gusto”.
Crilin
rabbrividì,
pulendo un ripiano con una pezzuola.
“La
sua vera natura?
Intendi quella di pazzo sanguinario? No, no, è abbastanza
evidente” ribatté.
Freezer
gli passò le sue ultime energie e perse i
sensi, assumendo una posizione fetale. Il simbolo del serpente sulla
fronte si
spense.
<
L’ocarina… Cerca Vetrunks e la sua ocarina
> sibilò il serpente nella mente di Crilin, prima di
scomparire anch’esso.
|
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Capitolo 57 *** Cap.57 Reghina ***
Scritta
sentendo: Nightcore
- It's Over When It's Over;
https://www.youtube.com/watch?v=DsDg6zL_2Lk&list=RDy7CuNfVq790&index=22
Cap.57
Reghina
<
Ho ancora una parte del potere del Demon Prince dentro di me. La
trasmetterò ad entrambi e vediamo se così
troveremo la luce interiore che ci
serve > pensò Goku.
<
Posso aiutarvi io >. La voce di Vargas risuonò nelle
orecchie di
entrambi i saiyan.
Sotto
lo sguardo spento di John, inginocchiato accanto alla sua fidanzata,
con le guance ancora umide di lacrime, ci fu un’esplosione di
fiamme rosso
fuoco.
Cooler
si guardò intorno confuso, mentre le fiamme si diradavano,
anche tra
le sue mani si era formata una spada, ma questa completamente fatta di
energia
viola scuro.
Goku
aveva stretto spasmodicamente l’elsa della spada,
dove brillava il cristallo, mentre i suoi capelli prendevano una
colorazione
blu scura, allungandosi come se avesse raggiunto il supersaiyan di
terzo
livello. Le orbite degli occhi divennero nere, le pupille grigio scuro
avevano
riflessi colo ruggine, le iridi erano grigie chiare. Un fulmine bianco
si abbatté
al suolo di fronte a lui, mentre la trasformazione veniva completata.
“…
Un supersaiyan… di settimo…
livello…” gemette
Cooler, tremando.
<
Tutto questo sta succedendo per colpa di una
sciocca ragazzina > pensò.
Vegeta
si era trasformato a sua volta. Era divenuto
supersaiyan di sesto livello, ma aveva quasi superato il limite, e la
sua
peluria da nera era passata ad essere blu scuro.
Cooler
partì all’attacco, i due saiyan schivavano ogni
colpo.
“Che
trucco è mai questo? Si tratta solo di fortuna!”
ringhiò tra i denti.
John
si alzò in piedi e forgiò una spada di energia
blu scuro, lanciandolo al fratello.
“Vendicatela
insieme” ruggì.
“Ci
puoi contare” ringhiò Vegeta, afferrando
l’arma al
volo.
<
Frasi come: lotta per la nostra libertà, battaglia
per la salvezza dell’universo, non avrei mai voluto sentirle
rivolte a me.
Questa
battaglia è il mio modo per riscattarmi, lavare
via le colpe che ho commesso, il sangue di cui mi sono macchiato. Devo
sopravvivere e chiedere al drago di resuscitare tutti coloro a cui
‘noi
mercenari’ abbiamo spezzato la vita.
Anche
se niente potrà mai alleggerire la mia anima.
Però non posso permettermi un sacrificio. Devo tornare dai
miei cari e Goku ha
bisogno di me.
Non
so bene cosa gli abbiano fatto, cosa gli sia
successo, ma non è solo ferito e debilitato da questa
battaglia.
Lo
so che al momento si sente debole e vuoto, come una
foglia trascinata dal vento.
L’ho
salvato da Madam Morte, ora mi occuperò non sia
stata un’azione vana > pensò Vegeta.
“Il
sesto livello non basta e tu non riesci più a
mantenere l’Ultraistinct” disse. Ansimava, il
sudore gocciolava copiosamente
dal suo viso.
La
melodia dell’ocarina di Vetrunks arrivava fino a
loro attraverso i poteri di Broly. Quest’ultimo si era seduto
in un angolo,
andando in trance, avvolto da un’aura verde-dorata.
Goku
atterrò al suo fianco, ansimando a sua volta, il
suo intero corpo vibrava su e giù.
“Vegeta,
dobbiamo spingerci ancora oltre. Un’altra
trasformazione” mormorò con voce roca.
<
Non ne siamo in grado. Ne moriremo sicuramente.
Al diavolo tutte le mie belle parole sul non sacrificarmi >
pensò il
principe dei saiyan.
“Io
sono Vegetasama, non ti permetterò di superarmi
ancora. Se ti trasformi tu, lo farò
anch’io”. Accetto implicitamente il piano.
<
Sei pronto? Andiamo, Kakaroth.
Devo
trovare dentro di me l’ossessione che era di Freezer. Quando
ero
giovane, a caricare quel mostro alla follia, alla tortura, era
soprattutto suo
fratello. La mia vita sarebbe stata diversa.
Zarbon
me lo ripeteva sempre per giustificare il suo signore. Lui non era
Ginew, o Dodoria, lui serviva Freezer in memoria di qualcosa che solo
lui aveva
visto essere stato.
Mi
devo fare carico del mio dolore, di quello di John, del mio e di quello
di Kakaroth… però devo trovare la ferocia di
Freezer.
Ho
bisogno di tutte le motivazioni e la carica di energia che riesco a
trovare > pensò Vegeta. Raggiunse Cooler con un
calcio al viso, spedendolo
indietro.
Goku
gli mozzò la coda con la spada.
<
Non puoi seguire le motivazioni degli altri, ma solo le tue. Lasciati
guidare dai tuoi di sentimenti > la voce della fenice
risuonò nelle orecchie
di Vegeta.
Il
bambino si sedette
accanto a Kamhara, guardando le sue mani fasciate.
“Non
avresti dovuto
proteggermi contro mia sorella. Te le ha bruciate solo per
vendetta” mormorò
Vegeta, intrecciando la coda intorno alla gamba.
“Mi
avete detto che la
vostra promessa vi proteggeva dalla principessa. Devo farlo io ora che
lei non
c’è più” disse Kamhara.
Una
lacrima rigò il viso
di Vegeta.
“Rivoglio
Reghina” esalò
il principino.
<
Fenice, puoi contattare un’altra anima? Puoi resuscitarne
un’altra per
avere energia?
Non
era parte della famiglia reale, ma… Era la mia promessa. Lo
sarebbe
stata > implorò Vegeta, sentendo il battito cardiaco
aumentare.
<
Se fai una cosa del genere, la tua gente si aspetterà un
matrimonio.
Come lo spiegherai a Bulma? Come lo eviterai? > gli
domandò la Fenice.
<
Non importa adesso. Puoi resuscitare Reghina? >
domandò Vegeta. Il
suo battito cardiaco risuonava così forte da coprire ogni
altro rumore, anche
le grida durante la battaglia o il rumore prodotto dalle spade che si
scontravano.
<
Posso, ma non potrò resuscitare più nessun altro
per mille anni.
Questo è uno sforzo immane > rispose la fenice.
“Fallo!”
gridò Vegeta, raggiungendo Cooler con una spallata.
Sentì nuova
energia invaderlo, mentre la sua aura si scuriva.
Con
un grido caricò al massimo la sua energia, mise le
mani nella medesima posizione di quando lanciava un cannone gallick, ma
l’onda
che ne uscì era blu notte come la sua pelliccia.
Con
un ultimo grido Cooler, ed il demone con di lui, svanì.
La
gemma esplose in mille frammenti, insieme alla
spada e l’ocarina.
Kamhara
fu investita dall’energia del luogo e si
risvegliò, urlando.
“Com’è
possibile?” esalò John, mentre comparivano al
centro dell’infermeria.
<
Ho approfittato del potere della fenice, intenta
a resuscitare una vita, per rianimare anche mio fratello. Siamo draghi
gemelli
e non possiamo stare l’uno senza l’altro.
Ringrazia,
così si è salvata anche la portatrice. In
fondo degli oggetti demoniaci sacrificati nessuno sentirà la
mancanza > gli
rispose il drago dorato di Goku.
Kamhara
si toccò più volte il ventre, mentre John la
stringeva tra le braccia.
Broly
si rialzò in piedi, un’aureola gli comparve
sulla fronte e venne teletrasportato agl’inferi, apparendo
davanti a Calgare.
Goku
e Vegeta crollarono incoscienti.
“Nonnini!”
gridò Vetrunks, correndogli incontro.
“Sono
salvi” esalò Bulma, piangendo di gioia.
“Siamo
salvi. Quest’incubo è finito” disse
Chichi,
posandole una mano sulla spalla, teneva May stretta in braccio.
“Io
non ho ancora capito cosa diamine sia successo, ma
vi conviene spiegarmelo. O la ‘piccoletta’
perseguiterà voi per capirci
qualcosa” borbottò Junior.
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Capitolo 58 *** Cap.58 La verità ***
Cap.58
La verità
“Dove
siamo? Mi è girato tutto, mi è sembrato di
essere al Luna Park” gemette Goku.
“Penso
che i nostri corpi siano svenuti e noi siamo
nuovamente finiti altrove con le anime” spiegò
Vegeta. Sentì Goku che gli
posava una mano sulla spalla e digrignò i denti.
“Toglila da lì Kakaroth, o te
la mozzo” ordinò.
Goku
sporse il labbro inferiore.
“Davvero?
Dopo tutto quello che abbiamo passato e gli
ultimi combattimenti devi ugualmente essere così
scontroso?” piagnucolò.
Vegeta
si guardò intorno, un deserto si stagliava a
perdita d’occhio, alzò la testa e
impallidì, vedendo due soli cocenti ribollire
sopra di loro. Spiccò il volo e guardò alle sue
spalle, lì dove il cielo
diventava di un azzurro più terso intravide delle palme,
alle loro spalle una
città dalle alte guglie di metallo.
Riatterrò,
tremante.
“Questo…
Questo è Vegeta-sei” esalò, pallido in
viso.
“Vargas?!!”
grido Goku. Rischiò di cadere in avanti,
mentre una figura possente, vestita di piume rosse volte a ricordare
una
fenice, compariva dinnanzi a loro, avanzando lentamente.
“Non
mi dire. Sempre lui” commentò acido il principe
dei saiyan.
“Vedo
che sei contento di rincontrarmi, discendente.
Sì che senza di me non avreste vinto”
ironizzò l’antico guerriero.
“Sai,
ogni volta che ci sei tu, ci sono, o ci sono
stati, guai” continuò feroce Vegeta.
“Dai
Vegeta, non litigarci. Vargas, ci può dare una
spiegazione? Come mai il pianeta Plant si è trasportato
qui?” chiese Goku,
guardandosi intorno confuso.
“Non
è mai esistito nessun pianeta Plant. È una delle
tante menzogne che vi sono state raccontate”
cominciò a spiegare Vargas. “Com’è
possibile? Io ci ho combattuto da
bambino…”. Cominciò Vegeta
infervorandosi.
“No,
quel luogo in cui hai combattuto era un pianeta
in un cui gli ultimi zufuru si erano nascosti. Teoricamente il pianeta
che
sorgeva qui era Plant. Plant è Salad, poi divenuto
Vegta-sei”disse teatrale il
primo supersaiyan della leggenda.
“Allora
era vero. I Saiyan erano senza casa e hanno
conquistato questo pianeta” mormorò Goku con voce
spezzata. “Ti sbagli. Io sono
vissuto millenni fa, ed ero un saiyan, e questo era il mio pianeta. I
miei
antenati, gli dei polpi, sono nati e cresciuti in questo pianeta.
Come sai,
proprio in onore al nome di Vegeta, decisi di fondare quel casato di
re” ricordò
il guerriero dall’occhio sfregiato.
“Ci
stai prendendo in giro? Allora che ci facevano qui
gli zufuru?!” urlò Vegeta.
“I
saiyan, come sapete, un tempo erano un popolo
pacifico. Amavano i combattimenti, ma non la guerra. La prima che
combattemmo fu
quella contro quello che voi avete conosciuto come “il
serpente”.
Era
un changelling d’incommensurabile potenza, che
aiutato da Odion il traditore cercò di conquistare il
pianeta. Io lo sconfissi
diventando supersaiyan.
Della
vera storia, nei secoli, non rimase memoria come
sapete, ma il supersaiyan rimase un guerriero di leggenda nella memoria
di
tutti. Questo perché venni trasformato in un dio”.
Aggiunse Vargas, con il tono
di chi spiega a dei bambini un po’ tardi.
“Dicci
qualcosa che non sappiamo” lo incalzò il
principe.
“Nei
secoli si evolsero due tronchi dai saiyan
originali. Un gruppo di èlite, scelto tra i migliori come
forza combattiva,
continuarono a chiamarsi saiyan. Purtroppo questa continua scelta tra
le
migliori capacità guerriere fece in modo che il livello
intellettivo dei saiyan
ne risentisse e che nascessero solo dei guerrieri giganteschi, stupidi
e
portati all’omicidio immotivato. Il resto della popolazione,
invece,
nell’evoluzione divenne più minuta,
com’erano stati i nostri antenati: coloro
che conosciamo come dei polpi.
Questo
secondo ramo provava uno spassionato amore per
la scienza, ma quasi nessuna potenza combattiva. Non tentarono neanche
di
allenarsi, preferirono dedicarsi alle innovazioni. Un popolo che
rassomigliava
ai terrestri molto più di noi.
Si
fecero chiamare Tsufuru”. Continuò il primo
possessore del potere reale.
“Allora
noi siamo parenti di Baby?!” urlò Goku,
scandalizzato.
“Orribile.
Io non voglio avere niente a che fare con
una popolazione simile, pensare che siamo persino la stessa razza!
Comunque,
Kakaroth, Baby è una macchina, quindi non
c’entra. Gli Tsufuru l’hanno solo
costruito” rispose Vegeta, con una smorfia di
disgusto dipinta sul viso.
<
Mi chiedo se tutta questa spiegazione sia dovuta
alla mia scelta di resuscitare la principessa degli Tsufuru >
pensò.
“Tuo
nonno, Vegeta, era un re aggressivo e malvagio
senza motivo. Il suo unico interesse era divertirsi e avere molte belle
donne
intorno. Lascio che la sua gente venisse schiavizza”. Dovette
ammettere il
guerriero.
<
Alcuni miei discendenti mi suscitano veri moti di
disgusto > pensò.
“Ecco
che si spiegano il padre di Calgare e Paragas
nella tua famiglia”. Aggiunse Goku.
“Smettila
di interrompere!” lo rimbeccò con malagrazia
il principe dei saiyan.
“Gli
Tsufuru ormai erano in maggioranza. Si sentivano
superiori ai saiyan e non sopportavano che fosse ancora un re saiyan a
governare.
Elessero
un re loro ed uccisero l’esponente della
famiglia reale dei Vegeta di allora, nonostante questo gli consentisse
il bello
e il cattivo tempo sui saiyan.
Fecero
un enorme errore. Non uccisero l’allora
principe. Essendo un bambino, lo obbligarono a divenire schiavo della
figlia
del nuovo re Tsufuru.
Misero
tuo padre, il futuro Re Vegeta, nella stessa
casa con un altro piccolo schiavo: Bardack.
Crebbero
insieme fino ai vent’anni. Tuo padre era
portato al comando ed era molto forte, ma solo grazie ai consigli di
Bardack
riuscì a comandare egregiamente tutti i saiyan in guerra.
Nonostante
fossero inferiori di numero, erano più
forti e più grandi di stazza rispetto agli Zufuru.
Il
plenilunio di entrambe le lune, che sul pianeta
Vegeta sorge solo ogni otto anni, li favorì, trasformandoli
in Oozaru mille
volte più potenti del normale.
La
vittoria fu loro, ma con la scusa di sterminare
tutti gli Zufuru, distrussero anche i pianeti vicini. Assaggiarono il
sapore
del sangue e della guerra, si contaminarono non riuscendo
più a fermarsi. Senza
gli Zufuru, però, sorse un nuovo problema. Senza tecnologia,
in un pianeta
deserto con due soli enormi, rischiavano di morire, mancava anche
l’acqua senza
sistemi di condotti e pozzi tecnologicamente avanzati.
Decisero
allora di allearsi con il popolo in quel
periodo più avanzato: i changelling.
Colei
che era stata ‘padrona’ del re, diventata regina
degli Tsufuru a seguito della morte in guerra dei suoi genitori,
propose di
sposare sua figlia a te, Vegeta. In questo modo la guerra sarebbe
finita.
Re
Cold, perciò, diede ordine a Freezer di uccidere la
principessa. In questo modo non vi fu pace e gli Tsufuru furono
sterminati.
I
saiyan, non avendo né libri, né memorie, avendo
dimenticato la verità nella deformante memoria orale, e
caddero in un errore fatale.
I changelling, la famiglia Cold soprattutto, non avevano dimenticato la
sconfitta avvenuta ai miei tempi.
Fu
l’occasione per ridurre la razza dei saiyan a
schiavi, utilizzando la loro forza per conquiste sempre maggiori. Come
sapete,
quando divennero troppo forti e pericolosi, Freezer li
sterminò. Conosceva la
nostra natura e sapeva che prima o poi ci saremmo ribellati, alla
ricerca della
libertà” terminò l’antico
supersaiyan.
“U-Urca”
esalò Goku.
“Si
dice che un antenato della famiglia Cold venne
sterminato da un guerriero dorato addirittura ai tempi degli dei polpi,
quando
iniziò l’evoluzione verso la razza saiyan, ma
questo non so se è realtà o
leggenda” ammise Vargas.
“Perché
né Paragas, né Baby, né Freezer ci
hanno mai
detto la verità?” chiese Vegeta.
“Avevano tutti i loro interessi e il loro
tornaconto. Paragas era un figlio illegittimo che voleva il trono
utilizzando
il potere di suo figlio. Baby aveva le cellule dei Re degli Tsufuru e
voleva il
potere che non aveva potuto avere utilizzando proprio il corpo di un
legittimo
erede alla dinastia dei Vegeta. Freezer si è sempre
divertito a mentire, in
fondo si deve a lui la menzogna del meteorite” rispose Vargas.
Vegeta
fece un ghigno storto.
“Per
non ammettere che aveva obbedito agli ordini di
suo padre come un cane ammaestrato, vorrai dire” disse acido.
Vargas
scomparve.
I
due saiyan si stesero nella sabbia, alle loro spalle
era comparso l’immenso tempio di Geta, il dio dei soli.
********
<
Quanto tempo siamo stati qui a riflettere. Ore
forse?
Abbiamo
ricominciato a muoverci solo adesso > pensò
Vegeta.
“Vegeta,
a cosa pensi?” domandò Goku, spezzando il
silenzio.
“Hai altre
sconcertanti rivelazioni?” chiese Vegeta.
“Si,
siamo cugini di secondo grado” rispose Goku,
seriamente.
Il
maggiore lo guardò con gli occhi ridotti a due
fessure.
“Non
me lo ricordare…” ringhiò.
“Allora
tu ne hai?” rispose Goku. Chiuse gli occhi e
ridacchiò.
“Si.
Ho finalmente capito qual è stata la famosa
guerra in cui mio padre giovanissimo ed una terza classe potentissima,
entrambi
ventenni, hanno combattuto fianco a fianco. Quel guerriero divenne il
suo
braccio destro. L’unico abbastanza fidato che non avrebbe mai
tradito.
Persino
i suoi fratelli, i suoi ufficiali, non avevano
nella sua vita, sia che come re che come uomo, lo stesso
posto” rispose Vegeta.
“Uuuuuh.
Chi era?” chiese Goku con tono interessato.
“Tsk,
lo stesso di adesso. Il generale Bardack…Ora se
non ti dispiace, sarebbe meglio teletrasportarci dagli altri,
altrimenti ci
daranno per dispersi”. Aggiunse il principe.
<
Lo so che ti sei intristito per la faccenda della
guerra civile, causata dal potere e dalla stupidità umane
> pensò Vegeta.
“…
Mio padre” sussurrò Goku con tono orgoglioso.
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