Somewhere I belong

di Sammer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuove Bugie ***
Capitolo 2: *** Casa ***
Capitolo 3: *** Decisioni ***
Capitolo 4: *** Attraverso il Portale ***



Capitolo 1
*** Nuove Bugie ***



Ero a casa mia, finalmente, sedevo ad una tavola imbandita e stavo facendo colazione con i miei genitori, era domenica mattina ed io indossavo ancora il pigiama, mio padre disse qualcosa di divertente, probabilmente per prendermi in giro, e mia madre rise sonoramente alla sua battuta, mi sembrava quasi di aver dimenticato i loro volti, il suono delle loro voci… 
D’improvviso spalancai gli occhi, non ero più a casa, ma nella mia camera nel Quartier Generale ed un nuovo giorno era appena iniziato nella Città d’Eel, rimasi un po' a letto sforzandomi di ricordare alla perfezione il sogno che avevo appena fatto, l’idea di dimenticarlo mi spaventava da morire, dovevo, dovevo assolutamente ricordare. Ero ancora concentrata sul mio sogno quando dall’esterno della mia camera sentii una voce lontana nel corridoio urlare “Che è successo?”, “Non ne sono ancora sicura, chiama Leiftan ho bisogno di vederlo nella Sala del Cristallo…” rispose una donna, Miiko probabilmente, “Ma…” tentò di controbattere l’altra persona, però qualcosa nel volto della sua interlocutrice doveva averla intimidita costringendola a lasciare la frase a mezz’aria, arrivai per tanto alla conclusione che la persona con cui stava parlando doveva essere sicuramente Miiko, l’autoritario capo della guardia Scintillante.
Mi alzai controvoglia, desiderosa di tornare a dormire per rivedere la mia vecchia vita almeno in sogno, ma sapevo che presto sarebbe venuto qualcuno a svegliarmi per spiegarmi quello che era successo o per affidarmi una piccola missione che potesse tenermi impegnata per un po', per cui mi vestii senza rimuginare oltre su quello che oramai era il mio passato ed uscii dalla stanza. 
Mi guardai a destra e sinistra, il trambusto di qualche minuto prima era sparito ed io mi trovavo nel corridoio stranamente deserto “Saranno tutti nella Sala del Cristallo” dissi tra me e me, ma entrandovi la trovai vuota “Forse stavo ancora sognando…” e proprio mentre stavo per andarmene sentii dei passi rapidi di più persone che correvano per il Corridoio delle Guardie, capii cosi che non era affatto un sogno e senza pensarci troppo mi nascosi rapidamente in fondo alla sala, avevo imparato da Karenn che quello era un posto sicuro in cui avrei potuto sentire e vedere tutto ciò che accadeva senza essere scoperta, almeno speravo che non mi scoprissero, sentivo dentro di me che dovevo assolutamente partecipare a quella piccola riunione così mi sedetti a terra e restai in attesa.

Non era ancora l’alba quando tornai dalla missione, ero stanco e debilitato, non ricordavo l’ultima volta che avessi dormito nel mio letto, ma avevo ancora del lavoro da fare, dovevo parlare con estrema urgenza a Miiko per illustrarle la situazione e dovevo farlo subito, dissi ad una delle guardie che sorvegliavano la Grande Porta di avvertire la Kitsune del mio arrivo e di dirle che la missione aveva avuto l’esito che ci aspettavamo, la guardia mi guardò con uno sguardo carico di domande, ma poi corse via senza fiatare, corse più veloce di quanto io stesso avrei potuto fare in quel momento mentre io mi limitavo a seguirla da lontano. 
Quando entrai nella Sala del Cristallo Miiko era già lì, come era prevedibile aveva convocato anche Leiftan e il suo aspetto non era dei più calmi, il cuore accelerato, il respiro affannato, o forse non era lei quella che sentivo? Battevano quattro cuori nella stanza ne ero sicuro, qualcuno ci stava spiando, forse la guardia che aveva avvisato Miiko, ma non potevo pensarci ora, la riunione era urgente ed io, più di tutti, ne sapevo perfettamente il motivo, chiusi la porta dietro di me ed aspettai che uno dei miei due interlocutori parlasse. 
“Allora? A cosa devo tutta questa fretta?” disse Leiftan con estrema calma.
“Umani…” fu la parola che uscì dalla bocca di Miiko ricolma di disprezzo.
“Miiko, potresti essere più dettagliata?” ad un orecchio poco allenato sarebbe sfuggito che il tono del ragazzo era cambiato, qualcosa lo preoccupava, ed era più che comprensibile. 
La Kitsune sospirò, quasi come se non avesse nessuna intenzione di parlare di ciò che aveva scoperto, un sospiro infastidito ed isterico, pronto ad esplodere in qualcos’altro, “…Hanno trovato il modo di raggiungerci, non so come, ma riescono ad andare e venire a loro piacimento da questo mondo” disse alla fine.
“Come fai a dirlo?”
“Come fai ad essere cosi calmo, Leiftan?” urlò Miiko, ormai chiaramente su tutte le furie.
Per qualche secondo nessuno dei due parlò, Leiftan le si avvicinò mettendole le mani sulle spalle nel vano tentativo di calmarla, ma la Kitsune si spostò in fretta, sentivo il suo cuore accelerato, vedevo le guance in fiamme, era furiosa e la manifesta tranquillità di Leiftan la spiazzava.
“Nevra, potresti rispondermi tu?” mi chiese alla fine il ragazzo.
“Circolavano voci su alcuni fuochi appiccati nel Cuore della Foresta, sono andato a controllare personalmente e vi ho  trovato un fuoco spento da poco e del cibo proveniente dal loro mondo” gli risposi, tralasciando di proposito che in prossimità delle loro provviste vi erano trappole che non avevo mai visto, sapere che gli umani che erano giunti ad Eldarya erano armati avrebbe terrorizzato Miiko e, probabilmente, anche Leiftan non sarebbe stato in grado di nascondere la sua preoccupazione dinanzi a quel pericolo.
“Ci deve essere un passaggio nella zona e dobbiamo chiuderlo presto!” sentenziò Miiko, poi si voltò verso di me “Scegli 3 membri della tua guardia e dì ad Ezarel e Valkyon di fare lo stesso, dobbiamo trovare il varco e chiuderlo ed inoltre dobbiamo essere preparati nel caso ne vengano altri” detto ciò fece per andarsene, ma istintivamente le bloccai il passaggio “Dobbiamo dirlo ad Erika…” le dissi, il quarto cuore nella stanza saltò un battito quando pronunciai il nome della ragazza umana, il capo della guardia Scintillante mi fulminò con lo sguardo “Quello è dobbiamo fare è chiudere quella maledetta breccia” poi mi guardò per ispezionarmi “E tu devi andare in infermeria, sanguini…” mi disse fermando qualche secondo di troppo gli occhi sulla ferita che avevo riportato alla gamba, senza aggiungere altro, poi, uscì dalla stanza e, senza pensare a chi avesse sentito tutto ciò che ci eravamo detti, la seguii.

Ero ancora lì, nascosta nella sala, quando anche Leiftan varcò la porta per raggiungere l’esterno, lasciando me e la stanza sprofondare in un silenzio assordante. Cercai di elaborare le nuove notizie in mio possesso, le ripetei parola per parola, punto per punto un po' per assorbirle, un po' per imprimerle nella mia memoria, non potevo credere a ciò che avevo appena sentito, potevo tornare a casa, avevo l’occasione di ritornare alla mia vita e gli altri volevano tenermelo nascosto, ma perché? Perché impedirmi di andarmene da lì? Perché omettere delle informazioni così importanti per me? Non riuscivo a capire, non ero importante per nessuno di loro, sì certo, l’oracolo era apparso al mio arrivo, ma era un motivo sufficiente per tenermi imprigionata nella Città D’Eel? 
Ricolma di rabbia, mi alzai e usci dalla sala delle porte, raggiunsi a grandi passi la mia camera, fortunatamente non mi vide nessuno, in caso contrario avrei dovuto spiegare la mia presenza ad una riunione alla quale, chiaramente, non ero stata invitata. Più pensavo alla loro conversazione, alla voce di Miiko, alla calma di Leiftan, più rabbia e delusione invadevano la mia mente, ero stanca di tutte quelle bugie, stanca di dover restare in un luogo al quale non sentivo di appartenere, ma soprattutto stanca del fatto che non importava ciò che avessi fino a quel momento per la guardia, per loro ero e sarò sempre rimasta un’umana.
Accompagnata da questi pensieri raccolsi i miei pochi averi lanciando un breve sguardo alla mia spada da allenamento, non potevo portarla dove avevo intenzione di andare, presi però il bracciale che ci diedero per la missione contro la driade, come ricordo di quella straordinaria esperienza che era stata il mio viaggio in quel mondo, ma il viaggio ora doveva finire, era tempo di tornare a casa.
 

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Capitolo 2
*** Casa ***


“Ma che stai facendo?!” disse Eweleïn guardandomi con disappunto mentre provavo ad alzarmi, le lanciai uno sguardo ammaliante “Vuoi giocare ancora alla dottoressa con me?” le chiesi ironicamente, l’elfa alzò gli occhi al cielo, “Ho appena finito di medicarti, cerca di non comportarti da stupido e mettiti a letto!” disse poi cercando di nascondere le guance rosse di imbarazzo, sorrisi divertito da quella scenetta, Eweleïn prendeva molto seriamente il suo lavoro alla guardia d’Eel e vederla imbarazzata dalle mie avances era quasi ricreativo, “Vieni con me allora, sono sicuro che saprai toccare i punti giusti per farmi sentire subito meglio…” dissi poi, deciso a non smettere e a godermi lo spettacolo: alcune garze caddero dalle mani dell’infermiera della guardia Assenzio, la sua pressione sanguigna aumentò e il suo colorito abbondonò il suo naturale pallore in favore di una tinta più rosea, naturalmente sapevo benissimo che non avrebbe mai ceduto, non a me e soprattutto non mentre ero in quello stato, ma giocare con lei e con le sue reazioni era l’unico modo che avevo in quel momento per distrarmi dal dolore che sentivo nella gamba. Per mia “sfortuna” l’elfa era troppo intelligente per cadere nella mia finta trappola, non era la prima volta che inscenavo quel teatrino e sicuramente aveva già capito dove volevo andare a parare, “Eweleïn, devo guarire il prima possibile per cui dammi qualsiasi cosa tu abbia nel tuo armadietto speciale e toglierò il disturbo” le dissi tra il serio ed il faceto, lei sospirò “Ti preparerò una pozione per alleviare il dolore, ma la ferita sembrava infetta per cui non so dirti quanto tempo impiegherà a guarire completamente…” disse poi, mi passai una mano tra i capelli e la lasciai dietro la testa appoggiandomi al braccio come se fosse un cuscino, lei mi guardò preoccupata e senza aggiungere altro sparì per poi tornare con piccolo recipiente contenente un unguento verdastro dall’odore sgradevole, “Non posso mettere quella roba!” le dissi tappandomi il naso, l’infermiera scoppiò a ridere “Sono sicura che le tue spasimanti ti troveranno comunque irresistibile, in alternativa puoi restare qui…” disse offrendomi così l’occasione di flirtare su un piatto d’argento “Sapevo che prima o poi ti saresti concessa a me ” le dissi mentre facevo finta di svestirmi, Eweleïn arrossì di nuovo “Mettilo 3 volte al giorno sulla ferita e dopo coprila con una benda fresca!” disse in fretta mentre fermava le mie mani, cercava di rivestirmi e mi consegnava la pomata disgustosa “E, soprattutto, non tornare qui tanto presto!” concluse infine quasi spingendomi fuori dalla porta, soddisfatto per la mia vittoria morale, mi allontanai dall’infermeria per raggiungere la mia stanza.
Adoravo il Quartier Generale, era costantemente pieno di vita, di persone che si allenavano, preparavano pozioni e che si spostavano in ogni dove, era un luogo dinamico e stimolante in cui mi sentivo al sicuro nonostante i pericoli a cui ero sottoposto in quanto capo della guardia d’Ombra, pericoli che dovevo affrontare e sconfiggere per far si che tutto restasse esattamente perfetto com’era in quel momento. La presenza degli umani era un esempio lampante di ciò a cui stavo pensando, erano pericolosi e la mia gamba ferita ne era una prova, non capivano né il nostro mondo né la magia che lo imprimeva, avrebbero provato a conquistarlo finendo per distruggerlo e in quanto guardia d’Eel noi tutti avevamo il dovere di impedirlo.
Ero preso dalla vita del Q.G. quando vivi Erika superarmi di corsa, “Dove vai così di fretta?” le dissi sperando di attirare la sua attenzione, la ragazza si voltò mostrandomi un paio di occhi stanchi e un viso stranamente pallido, evidentemente qualcosa la turbava, decisi di non manifestare la mia preoccupazione e di comportarmi come al solito “Se stai cercando la mia stanza è dall’altra parte del corridoio!” aggiunsi dopo sorridendo maliziosamente, “Sto andando al Rifugio a comprare qualcosa per compiacerti!” disse lei fingendo una nonchalance che non aveva e tentando di nascondere l’imbarazzo, mi piaceva il fatto che provasse costantemente a tenermi testa, di tutta risposta mi avvicinai a lei alzandole il volto con l’indice, volevo vederla da vicino, cercare di capire dai suoi occhi se avesse pianto o cos’altro ci fosse di strano in lei quel giorno “Compiacermi è più facile di quanto pensi” le dissi infine un po’ per contestualizzare la mia vicinanza a lei e un po’ per continuare a risponderle a tono, grazie alla distanza ridotta riuscì a constatare che aveva gli occhi leggermente arrossati, non per aver pianto ma probabilmente per rabbia, sembrava inoltre che non avesse dormito, c’era sicuramente qualcosa che la affliggeva, ma cosa? Che fosse stato il suo il quarto cuore che avevo sentito nella Sala del Cristallo qualche ora prima? No, non poteva sapere della riunione, ma se mi sbagliassi? Ero talmente perso nei miei pensieri che non mi accorsi che la stavo guardando negli occhi da troppo tempo, dopo poco infatti lei non sostenne più il mio sguardo, spostò il viso abbassando gli occhi e si fermò a guardare la mia gamba, “Che ti è successo?” mi chiese assumendo un tono leggermente artificioso, forse sapeva tutto e se così fosse stato quella era la mia occasione per dirle la verità nonostante Miiko mi avesse impedito di farlo, mi guardai la ferita, poi lei, dovevo scegliere in fretta cosa dirle “Ho incontrato un branco di Black Dog mentre ero in missione e non sono riuscito a difendermi da tutti i loro attacchi….” le riposi alla fine, vidi la sua espressione cambiare, per qualche secondo mi rivolse uno sguardo colmo di delusione, il suo cuore saltò un battito, provò nascondere come meglio poteva il risentimento nei miei confronti, avevo preso la decisione sbagliata.

 
“Che ti è successo?” gli chiesi cercando di simulare autentica curiosità, Nevra guardò la ferita quasi come avesse ricordato solo in quel momento di averla, poi me ed infine disse: “Ho incontrato un branco di Black Dog mentre ero in missione e non sono riuscito a difendermi da tutti i loro attacchi…”, ascoltando la sua storia pensai che non poteva essere vero, se in prossimità degli umani ci fosse stato un branco di animali simili a lupi oscuri, quelli sarebbero scappati a gambe levate da questo mondo, mi deluse capire che alla fine aveva deciso di mentirmi anche lui, avvertì un colpo al cuore, ma non potevo mostrare apertamente i miei sentimenti, per cui gli rivolsi in fretta un sorriso sghembo “Credevo che fossi perfetto e infallibile…” dissi tentando di trasformare la mia delusione in uno scherzo.
“Hai dimenticato bellissimo!” disse lui rivolgendomi un sorriso fiero e divertito allo stesso tempo.
“Credo di aver dimenticato anche modesto…”
“Beh, la modestia non fa parte dei miei innumerevoli pregi…” fece spallucce come per indicare disinteresse per una caratteristica così poco rilevante ai suoi occhi.
“Ah, perché gli altri si?” chiesi sorpresa “Scusa allora, non avevo capito che mi stessi prendendo sul serio!” dissi alla fine voltandomi e dirigendomi verso l’uscita.
Lo sentii emettere un risolino “Ti aspetto in camera e lì vedremo chi dei due deve essere preso sul serio!” disse alla fine, andandomene pensai che mi sarebbero mancati questi scambi di battute nei quali lui cercava di apparire sempre più ammaliante ed io facevo finta di cascare ai suoi piedi per poi fargli capire che non era affatto così.
Dirigendomi verso il cuore della foresta non potei fare a meno di pensare che non avrei rivisto mai più il Rifugio, il Chiostro, il Viale degli Archi, non avrei più avuto quei flirt con Nevra, battibecchi con Ezarel, silenzi imbarazzanti con Valkyon, non mi sarei più allenata con Jamon, riso con Mery, parlato con le ragazze, quell’avventura stava per finire e non potevo negare di essere triste a riguardo. Uscita dalla Grande Porta mi voltai indietro per dare un ultimo sguardo alla Città D’Eel, poi ricordai il sogno che avevo fatto quella mattina, la tavola imbandita per la colazione, i miei genitori ed il suono delle loro voci che stava pian piano scomparendo dalla mia memoria, dovevo scegliere il posto a cui appartenere e non potevo permettermi di avere ripensamenti, così senza indugiare oltre mi diressi verso il Cuore della Foresta.
Non fu difficile raggiungere l’accampamento degli umani, se non avessi saputo dove cercare sarebbe bastato il rumore ad indicarmi la via, arrivai a destinazione e lì vi trovai 3 uomini seduti su di un tronco posto in orizzontale che bevevano vino e ridevano rumorosamente, mi nascosi tra gli alberi cercando di carpire qualche notizia sul portale che ero pronta ad attraversare, uno di loro, magrolino e dai capelli biondo cenere, si alzò e tornò dopo qualche minuto urlando “La trappola è scattata, ma non abbiamo preso nulla!”
“Impossibile, nessun animale può scappare da una tagliola!” urlò di tutta risposta un secondo uomo più corpulento, dai capelli castani e con una folta barba dello stesso colore.
“Ti dico che è scattata! Le provviste sono ancora qui, per cui qualsiasi bestia fosse deve essere scappata terrorizzata” rispose il biondo.
Soffocai a malapena una risata pensando al fatto che quegli uomini avevano appena descritto Nevra, il “perfetto e bellissimo” capo della guardia D’Ombra come una bestia che scappa in preda al panico, se fosse stato lì avrebbe fatto di tutto per provare loro che si sbagliavano.
“E’ meglio piazzarne un’altra…” disse il terzo uomo, aveva anche lui i capelli castani ed un fisico decisamente più statuario “…andate a prenderla!” ordinò poi agli altri due che si guardarono e fecero cenno di sì con la testa, senza aggiungere altro si gettarono tra due alberi i cui tronchi erano paralleli tra loro e i cui rami si intrecciavano formando una sorta di arco naturale e sparirono all’istante, era ormai chiaro che quello fosse il passaggio verso il mio mondo. Passarono diversi minuti, forse un’ora, senza che i due uomini tornassero, il terzo stava diventando impaziente aveva preso a camminare lungo una linea immaginaria tracciata dal tronco su cui era seduto e il deposito delle provviste, avanti e indietro, indietro e avanti, ogni tanto sbuffava, guardava intorno e poi ricominciava a camminare, passò ancora un po' di tempo prima che decidesse anche lui di attraversare il portale e sparire oltre i due alberi.
Finalmente ero da sola, uscii dal mio nascondiglio ed ispezionai il portale, non c’era nessun segno, nessuna incisione che potesse darmi un’indicazione su dove conducesse, ripensai ai 3 uomini, loro parlavano la mia lingua, per cui pensai che non dovevano provenire da un luogo troppo lontano da casa mia, ero ancora intenta a capire la loro provenienza quando l’aria tra i due alberi iniziò ad incresparsi, forse stavano tornando e se era cosi non potevo farmi trovare ad aspettarli da questo lato, presi un respiro profondo, pensai ancora una volta alla mia famiglia, l’aria attorno a me diventava sempre più torbida e senza smettere di immaginare i miei genitori attraversai il portale.

 
Tornai nella mia camera, abbassai le pesanti tende porpora e provai a dormire un po', ma il dolore alla gamba era incessante, mi giravo e rigiravo nel letto nella speranza che cambiare posizione fosse d’aiuto, ma solo il preparato di Eweleïn riuscì a donarmi un po' di pace premettendomi finalmente di riposare. Sognai Erika e la nostra ultima conversazione, sognai di dirle che c’era una breccia, un modo per raggiungere la terra e la vidi andare via senza più voltarsi indietro, sognai di chiamarla, di chiederle di restare ma ormai ero diventato invisibile per lei, come se tra di noi ci fosse un muro impenetrabile ed io non potessi fare più nulla per attirare la sua attenzione, ormai se ne era andata… Mi svegliai di soprassalto con il fiato corto, provai a mettermi in piedi aspettandomi un dolore acuto alla gamba che, per fortuna, non provai, infine spalancai la porta della mia stanza e mi recai verso quella di Erika, non so bene perché lo feci, ma avevo il bisogno di controllare che stesse bene, che fosse sana e salva. 
Arrivato lì fui sorpreso di trovare Leiftan intento a bussare alla sua porta, “Non risponde?” gli chiesi indicando la camera della ragazza, lui mi guardò e senza aggiungere altro aprì la porta con circospezione, la stanza era vuota ed in disordine ed il suo famiglio, steso sul suo letto, guardava tristemente fuori dalla finestra, quando entrammo nella camera lui si mise in piedi, quasi come se si aspettasse di vederla da un momento all’altro, mi avvicinai e presi ad accarezzarlo “Se ne è andata, vero?”, l’animale si riaccucciò “Troveremo qualcuno che si prenda cura di te fino a quando Erika non tornerà” gli dissi lanciandogli un sorriso rassicurante nella speranza di tranquillizzarlo, mi alzai e feci per andarmene, ma Leiftan mi fermò “Se sai qualcosa dovresti dirmelo…” mi disse, gli occhi fissi su di me, “So che dobbiamo cercarla” tagliai corto, se davvero ero intenzionata ad oltrepassare il portale dovevo impedirglielo, “Nevra, hai dei doveri verso me, Miiko e tutta la guardia!” disse lui per richiamarmi all’ordine “Preparati per la missione, al resto penseremo dopo” aggiunse uscendo dalla stanza e lasciandomi lì da solo a decidere verso chi andasse la mia lealtà.

 
Salve Ragazze!
Ho iniziato questa storia quasi un anno fà (oddio non pensavo fosse passato cosi tanto tempo o.o) per cui mi sono detta che per festeggiare al meglio questo anniversario sarebbe stato carino pubblicare la storia anche qui ^^
Per questi primi tempi cercherò di pubblicare un capitolo a settimana, in modo da recuperare i capitoli gia presenti nel Forum del gioco, quando poi il distacco sarà colmato, l'uscita sarà più lenta (ci metto una vita a scrivere un capitolo, scusatemi >_<)
Che altro dire? Spero che la storia vi piaccia e coinvolga!
Ci vediamo settimana prossima con il capitolo 3! ♥
 

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Capitolo 3
*** Decisioni ***


 

Uscii dalla camera di Erika confuso ed arrabbiato, non mi piaceva che mi si parlasse in quel tono e neppure essere trattato come una recluta qualunque, conoscevo benissimo la mia posizione all’interno della guardia d’Eel e non avevo certo bisogno di qualcuno che me lo ricordasse, tuttavia una voce nella mia testa continuava a parlarmi di Erika chiedendomi di cercarla, di assicurarmi che stesse bene, era un sottofondo costante ai miei pensieri, una distrazione che forse in quel momento non potevo permettermi
Attraversai a grandi passi il Corridoio delle Guardie, poi la Sala delle Porte ed uscii all’esterno del Quartier Generale sperando che l’aria fresca e la luce del sole riuscissero a calmarmi, a farmi capire quali fossero i miei doveri da capo della guardia d’Ombra e quali quelli da amico, ammesso che non fossi nient’altro per lei. Chiusi gli occhi e iniziai a respirare profondamente, nella mia mente ci fu un susseguirsi di immagini, prima gli umani, la trappola, poi Erika e il suo volto deluso, il sogno della scorsa notte, il portale che avevo visto con i miei occhi, poi… “Ehm, Nevra?” aprii gli occhi e vi trovai Ezarel che mi guardava preoccupato.
“Sto bene!” tagliai corto sperando di liquidarlo in fretta.
“Si… lo vedo…” disse lui ironico “La meditazione ti si addice, mi sembri più rilassato del solito!” continuò sorridendomi.
“Ez, sei venuto a dirmi qualcosa o solo ad infastidirmi?” chiesi seccato.
“Miiko ci ha convocati…” rispose lui “…ma non è per questo che sono qui, Eweleïn mi ha detto della tua ferita, volevo sapere come stessi” concluse guardandomi prima la gamba poi in volto.
“Sto bene…” dissi di nuovo, questa volta con meno convinzione.
L’elfo mi guardò con aria interrogativa, era abbastanza chiaro che forse non era quello il momento esatto per parlargli di ciò che mi affliggeva.
“Allora me ne vado, ti aspetto nella Sala del C- ” provò a dire, ma non gli diedi il tempo di terminare la frase che la mi voce sovrastò la sua “Erika è sparita” dissi alla fine, sperando che parlarne con un amico riuscisse a fare chiarezza nella mia mente.
“Si sarà persa nella foresta, non preoccuparti per lei” disse lui con aria di sufficienza.
“No Ezarel, se ne è andata, lo so… lo sento.” Gli risposi rassegnato, era la prima volta che lo dicevo ad alta voce e non avevo mai realizzato quanto questo mi ferisse. “Ha attraversato il portale e adesso sarà chissà dov’è…”
“Ammesso che sia viva” rispose, lo guardai con gli occhi sgranati “Che c’è?! I portali possono essere molto pericolosi!” continuò mentre io lo ascoltavo incredulo, non avevo mai pensato al fatto che lei potesse essere ferita o che potesse essere… No, non potevo pensarci ora, dovevo trovarla ed ora sapevo che nulla era più importante, dovevo andarmene e raggiungere il portale prima che la guardia d’Eel lo chiudesse.
Ero intento a pensare ai preparativi della mia missione quando Ezarel mi prese per le spalle costringendomi a guardarlo “Nevra” disse lui d’improvviso serio “Ti conosco abbastanza da capire che cosa stai pensando e lasciati dire che può essere pericoloso anche per te attraversare quella breccia!” alzai gli occhi al cielo e feci per andarmene, non avevo nessuna voglia di ascoltare altre prediche su ciò che potessi o non potessi fare, ma l’elfo me lo impedì stringendo le mani “Lascia che studi quel portale, lo renderò sicuro e cos^ Miiko non sarà costretta a chiuderlo!” concluse in fine.
“E se ci volesse troppo tempo?” gli chiesi scettico, poi continuai “Se arrivassi troppo tardi?”  
“Non succederà!” disse l’elfo pieno di sé “Sono o non sono il migliore alchimista di tutta Eldarya?!” mi chiese con finta indignazione, sorrisi della sua domanda retorica, forse aveva ragione, potevo fidarmi di lui e sentivo che non mi avrebbe mai deluso. 

 
Fluttuavo.
No
n avevo mai provato nulla del genere, mi sentivo leggera, tranquilla, felice, ridevo.
Sarei potuta rimanere in quel luogo per sempre, ma che luogo era?
Sentivo la mia mente libera, svuotata.
Vidi un uomo avanzare verso di me, grassottello, con capelli e barba castani, aveva un viso conosciuto, anche lui mi vide ma il suo sguardo trasmetteva sorpresa, forse paura, sparì all’improvviso.
D’un tratto comparve una donna bellissima “Oracolo…” sussurrai, la parola mi uscì dalle labbra senza che me ne rendessi conto, lei mi prese per mano e mi guidò attraverso un’intensa luce.
Sentì un clacson, il rombo di una moto, poco lontano da me due donne stavano chiacchierando su di una panchina, dall’altra parte della strada suonò un telefono ed un uomo rispose, mi guardai attorno stupefatta, riconoscevo quei suoni e riconoscevo quel posto: ero ad Arcades, a casa.

 

 
“Per tanto la nostra missio- …Finalmente siete arrivati!” disse Miiko appena vide me ed Ezarel entrare nella Sala del Cristallo,  senza aggiungere nulla chiudemmo la porta alle nostre spalle ed ascoltammo quello che la Kitsune aveva da dire, “Come stavo dicendo prima di essere interrotta…” disse fulminandoci con lo sguardo “… La nostra missione è quella di chiudere la breccia, colpiremo stanotte mentre gli umani dormono, li immobilizzeremo e studieremo il portale in modo da chiuderlo per sempre… C’è bisogno dell’aiuto di tutti, dovete esser vigili e reattivi, questa missione ha un importanza enorme e tutto deve essere perfetto” si fermò per qualche attimo incrociando lo sguardo di Leiftan, di Valkyon, di Ezarel ed il mio, poi continuò “Partiremo alle 23 in punto dalla Grande Porta… Non tardate!” detto ciò la folla si disperse e Miiko mi si avvicinò “Ezarel vorrei parlare un attimo con Nevra se non ti piace” l’elfo annui poi disse “Se doveste cercarmi, sappiate che sarò in Biblioteca ad informarmi su questo tipo di portali” e cosi si allontanò.
“Leiftain mi ha detto di Erika…” esordì lei.
Cercai di apparire distaccato, ascoltandola con attenzione e senza far trapelare nessuna emozione “…Per lei, ormai, non possiamo fare più nulla, ha scelto la sua via, ma il popolo di Eldarya ha bisogno di te e sono felice che tu non l’abbia dimenticato” disse poi sorridendomi teneramente, pesai parola per parola quello che il capo della guardia Scintillante aveva appena detto “Ormai. Non. Possiamo. Fare. Più. Nulla.” quelle parole mi trafissero come una spada, sentivo che la situazione mi stava sfuggendo di mano e l’unica mia ancora di salvezza era Ezarel.
“So qual è il mio compito Miiko e niente mi impedirà di assolverlo” le risposi, provavo troppo rispetto nei suoi confronti per mentirle apertamente e per questo scelsi con cura le parole da dirle cercando di essere più vago possibile, “Ora con il tuo permesso, vado a preparami” le dissi inchinandomi, Miiko annuì e mi allontanai per raggiungere la mia camera.

La sera arrivò presto e così la nostra missione, mi preparai in fretta e raggiunsi la Grande Porta dove vi trovai Ezarel e Miiko intenti in una conversazione i cui toni erano pacati ma i loro corpi e le loro mani si muovevano come se avessero voluto gridarsi contro, naturalmente sapevo benissimo di cosa stessero parlando ma non riuscì a trattenermi dall’ascoltare la loro diatriba a distanza.
“No” disse lei  “Ho detto che chiuderemo il portale stasera”.
“Ma pensaci Miiko! Se riuscissi a stabilizzarlo potrebbe essere una risorsa anche per noi!” cercò di convincerla l’elfo.
“Ezarel, è troppo pericoloso!” Miiko era quasi esasperata.
“Pensavo che avessi più fiducia in me e in ciò che posso fare…”
“Ed io pensavo che tu avessi più cervello!” disse lei d’impeto pentendosene subito dopo, sospirò “Ezarel, sei il capo della guardia Assenzio, ho estrema fiducia in te, ma non posso permettere che qualcuno oltrepassi quella breccia” sentenziò.
“Lascia che la studi allora…” provò ancora lui.
“Ho detto di no” rispose la Kitsune perentoria “Non credere che non abbia capito che tutto questo abbia a che fare con Erika” continuò poi cercando di apparire calma “Dispiace anche a me che abbia scelto di andarsene, ma non lascerò che accada di nuovo! Nessuno di voi oltrepasserà il portale!”
“Ma…” 
“Ho detto di no! Ed ora, se vuoi scusarmi, ho una missine da portare avanti!” concluse per poi raggiungere i membri della guardia che intanto erano arrivati all’ora e luogo dell’appuntamento, si schiarì la voce e poi chiamò all’ordine i presenti “GUARDIA D’EEL!” tutti si voltarono a guardarla, il chiacchiericcio tipico delle folle si dissolse rapidamente sostituito da un religioso silenzio “ABBIAMO UN UNICO COMPITO STANOTTE, PORTIAMOLO A TERMINE!” senza aggiungere altro la Kitsune si voltò e si diresse verso la foresta, tutti noi la seguimmo pronti a fare la cosa giusta.

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Capitolo 4
*** Attraverso il Portale ***


Non potevo credere ai miei occhi, Arcades non mi era ma sembrata più bella di come lo era in quel momento, brulicante di vita ed illuminata da un sole estivo caldo e luminoso, avevo quasi la sensazione di essere appena svegliata da un lungo, lunghissimo, sonno ed ora ero qui. 
Chissà quante cose erano cambiate durante la mia assenza, chissà chi avrei trovato a casa ad aspettarmi. 
Senza pensarci oltre corsi a perdifiato per la strada, non pensai nemmeno ad indossare i miei vestiti da umana invece che quelli che mi aveva regalato Miiko molto tempo prima, la gente mi fissavano incredula, ma non mi importava, volevo solo arrivare in fretta a casa mia. Attraversai strade e vicoli, oltrepassai scuole e vetrine di negozi, nulla mi sembrava cambiato dall’ultima volta che avevo camminato lungo quel percorso e poi finalmente riconobbi la casa in cui ero cresciuta, la sua porta in ferro battuto e i suoi balconi cosparsi di fiori, usai la chiave nascosta sotto lo zerbino ed entrai.
“Erika, sei tu?”
Il cuore mi si fermò per un attimo, la voce di mia madre era limpida e cristallina ed il sentirla mi riempì il cuore di gioia “S-si mamma, sono qui, sono tornata” le risposi.
Si affacciò dalla cucina, i capelli castani raccolti in un disordinato chignon ed un paio di occhi blu che per forma ed intensità erano così simili ai miei, indossava un grembiule e aveva una parte del volto coperta di farina, mi accolse con un sorriso ed io feci lo stesso.
“Come mai già di ritorno?” mi chiese facendo cenno di seguirla.
Feci quello che mi disse anche se la sua domanda mi lasciò basita, in che senso “già”? 
“E’ una bella giornata, pensavo restassi di più al parco!” continuò poi mi lanciò uno sguardo da capo a piedi “Invece vedo che sei andata a fare shopping… Bel pantaloncino, ma non lasciare che tuo padre lo veda, lo sai com’è…” concluse lanciandomi una rapida occhiata e tornando ad impastare non so bene cosa.
Ero stata via tutto quel tempo e l’unica cosa che la preoccupava era il mio abbigliamento?
“No, certo… Papà?” le risposi, riuscendo a malapena a pronunciare quelle lettere.
“E’ al lavoro tesoro, come ogni venerdì quest’ora!” disse voltandosi verso di me con aria preoccupata “Ma stai bene? Mi sembri pallida…” continuò avvicinandosi e tastandomi la fronte come per controllare se avessi la febbre.
Mi spostai rapidamente dal tocco delle sue mani gentile “Mamma, scusa ma, per quanto tempo sono stata fuori casa?” le chiesi nella speranza di capire qualcosa in più di tutta questa situazione.
“Non lo so tesoro… Trenta o quaranta minuti credo” rispose lei con naturalezza.
Credetti di svenire, come era possibile che gli ultimi mesi ad Eldarya corrispondevano solo a mezz’ora nel mondo degli umani? Possibile che il tempo scorresse diversamente nei due mondi? Per quanto assurda questa era l’unica spiegazione che riuscissi ad elaborare in quel momento mentre la testa cominciava a girarmi e le gambe a cedere sotto il mio peso. “Io… io ho bisogno di rilassarmi… Credo che farò un bagno caldo” dissi a mia madre, lei mi accarezzò il volto e mi sorrise “Buona idea, ti metterà in forze!” le sorrisi anche io e senza aggiungere altro mi allontanai dalla cucina.

 
Camminammo a lungo prima di raggiungere l’accampamento degli umani, muoversi nei boschi senza far rumore con mezza guardia d’Eel al seguito non era certo facile e questo rese il tragitto dalla Grande Porta al Cuore della Foresta molto più lento e complesso.
“E’ qui” dissi a Valkyon riferendomi al portale, il ragazzo mi guardò con decisione e fece segno alla spedizione di fermarsi in modo da delineare con precisione i dettagli del piano d’azione.
Ci trovavamo in prossimità di una radura al cui centro gli umani avevano acceso un fuoco ed era proprio vicino ad esso che ora stavano dormendo; il portare si trovava a nord-ovest rispetto al falò e le provviste con le trappole a sud-ovest, concordammo che la guardia Ombra, l’Ossidiana e Miiko avrebbero circondato il fuoco per impedire la via di fuga ai nostri sfortunati invasori, mentre l’Assenzio e Leiftain si sarebbero avvicinati quanto più possibile al portale in modo da studiarlo ed eventualmente a chiuderlo,  quando tutto fu deciso con estrema precisione entrammo in azione.
Il nostro piano era ben studiato e gli umani erano temporaneamente indifesi, per cui non fu affatto difficile attuarlo ed in men che non si dica ci trovammo un posizione, Valkyon a spada sguainata si avvicinò lentamente fino a dare un calcio ad uno dei due uomini presenti che dormiva beatamente vicino al fuoco ignaro di ciò che stava per accadere, questi spalancò gli occhi e si guardò attorno spaventato “E voi chi sareste?” disse a nessuno in particolare, il capo della guardia Ossidiana gli puntò l’arma contro il petto “Alzati!” gli ordinò, senza controbattere l’uomo dei capelli castani  obbedì, mentre gli altri membri della guardia di Valk svegliavano un secondo uomo dai capelli biondo cenere e gli facevano cenno di seguire il suo compagno, quando furono ormai vigili, Miiko diede l’ordine di legarli e di immobilizzarli su uno dei trochi tagliati e posti in orizzontale vicino al falò.
Ezarel e Leiftan intanto erano vicini al portale, l’elfo stava disegnando delle rune nel terreno e quando ognuna di esse vaniva tracciata la breccia reagiva illuminandosi o vibrando, non capivo cosa significassero né capivo cosa stessero facendo i membri dell’Assenzio, ma ero affascinato da quell’insieme di fenomeni tanto da non riuscire a distogliere lo sguardo da quell’arcobaleno di colori e suoni che provenivamo da un’entità altrimenti buia e silente.
“Nevra, procedi…” mi chiamò all’ordine Miiko, indicandomi i due prigionieri, le feci cenno di si ed iniziai ad interrogarli.
“Chi siete?” chiesi senza ulteriori indugi.
Nessuno dei due rispose, ma entrambi mi lanciarono uno sguardo colmo di disprezzo e di ira.
Estrassi uno dei miei pugnali da lancio, “Chi siete?” chiesi di nuovo e senza aspettare una risposta lanciai la mia arma che graffiò la gamba dell’uomo moro per conficcarsi poi nel troco su cui erano seduti.
L’uomo soffocò una risata “Mi hai mancato…” disse con ostentata sicurezza.
Mi avvicinai a lui per riprendere il mio pugnale “Se avessi voluto ucciderti saresti già morto…” osservai e mentre estraevo la mia arma dall’albero gli mostrai i miei canini “… E in maniera atroce!” conclusi, fui felice di vedere il suo volto cambiare e la sua aria da supponente fu presto sostituita da una più naturale preoccupazione per una situazione che non riusciva a capire.
“Proviamo a cambiare registro…” dissi una volta recuperato il pugnale e allontanatomi dai due prigionieri di qualche passo “…Potrei sapere il nome di voi due perfetti gentiluomini?” chiesi ironico.
Fu l’uomo biondo a parlare questa volta, era visibilmente più spaventato del suo compare, pallido e madido di sudore, il battito accelerato e aveva l’aria di chi stava per perdere i sensi “I-Io mi chiamo Lucas e lui è Marcus… Eravamo in 3 ma l’ultima volta che abbiamo oltrepassato quel coso Carl è spar-” 
“Stai zitto idiota!” Lo interruppe il tale chiamato Marcus, sussurrando nella speranza di non essere sentito da nessuno “Se gli diciamo tutto ci uccideranno senza pietà”. 
“Stai zitto tu, potremmo anche sopravvivere se diciamo tutta la verità!” rispose Lucas, tenendo il tono della voce ugualmente basso e chiaramente preso dal panico.
“Non vorrei intromettermi nella vostra piccola discussione…” dissi, i due si zittirono e mi guardarono con occhi sgranati, un umano non avrebbe potuto sentire una sola parola a quella distanza, ma io non ero umano e finalmente i nostri ospiti inattesi stavano iniziando a capirlo, senza badare ai loro cuori che battevano sempre più velocemente e alle loro pupille dilatate dissi “…Ma il nostro amico Lucas qui ha ragione, vi conviene parlare e dirci tutto!”
“Tu non sei umano… Non puoi esserlo…” disse Marcus quasi come se stesse ragionando ad alta voce o stesse tendando di convincersi di qualcosa di assurdo.
“No, non lo sono, nessuno lo è qui…” dissi allargando le braccia indicando gli altri membri della guardia.
“Do-Dove siamo finiti?” mi chiese Lucas, gli sorrisi teneramente “Ed io che pensavo che tu fossi quello sveglio dei due…” sospirai avvicinandomi a lui, ad ogni mio passo la sua paura cresceva, era chiaro che se volevo scoprire qualcosa in più su di loro avrei potuto utilizzare ciò che in quel momento l’umano stava provando in mio favore “Sono io che faccio le domande qui” mi sedetti accanto a lui e gli misi un braccio attorno alle spalle, sobbalzò al contatto con la mia pelle fredda, “A tal proposito, come funziona questo portale?”
Lucas deglutì a fatica e guardando in direzione della breccia fermò i suoi occhi su Ezarel e la sua guardia che continuava nel loro lavoro sul portale, poi guardò me e alla fine parlò “Basta pensare ad un luogo e lui ti ci porta, so solo questo lo giuro!”
“Non sai dove ti trovi adesso, vero?” gli chiesi simulando preoccupazione.
Fece segno di no poi aggiunse “Pensavamo di essere in qualche paese del Sud America, ma lì non ci sono persone come... come voi!” disse alla fine, capii che era sincero visto in base alle sue razioni corporee non avrebbe mai avuto il coraggio di mentirmi in una circostanza come quella.
“Parlami di questo Carl allora, che gli è successo?” chiesi accavallando le gambe e mettendomi una mano sotto il mento, sentii Miiko schiarirsi la voce, più per richiamarmi che per prepararsi a parlare, lei non aveva mai approvato il tono scherzoso che conferivo ai miei interrogatori, ma a me non interessava, soprattutto non in quel momento.
È stato il primo di noi a passare, poi abbiamo sentito un urlo provenire da quel portale e Marcus è entrato subito, io non so che è successo lì dentro…” ammise Lucas.
“Racconta” dissi rivolgendomi all’altro uomo i cui occhi erano già fissi su di me, a differenza di Lucas, Marcus era ancora teso, la mascella serrata ed i muscoli in tensione, sentivo lo sfregare delle corde ai suoi polsi, stava cercando di liberarsi, non sapeva però che quelle stesse corde erano intrise di magia e non lo avrebbero lasciato andare tanto facilmente.
“Ho visto una ragazza…” spuntò.
Inconsciamente trattenni il respiro stupito da quella frase lasciata cosi a mezz’aria, mi alzai per raggiungerlo deciso a sapere di più “Descrivila!” gli dissi.
“Non credo che lo farò” disse l’uomo facendo spallucce, probabilmente non gli era sfuggita la mia reazione impulsiva, aveva capito che era una questione delicata con la quale avrebbe potuto ottenere qualcosa.
“Fallo o ucciderò Lucas” gli risposi fermamente, non era più il momento di scherzare avevo bisogno di risposte e le volevo avere subito, feci un cenno ad una mia recluta che si mise in posizione di tiro, pronta a scoccare una freccia che avrebbe trafitto da parte a parte l’umano.
Sentii il cuore di Lucas accelerare di nuovo, l’odore della sua paura mi invase le radici, devo ammettere che provavo pena per lui la cui unica colpa era di essere capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
“Facciamo un patto…” disse Marcus “Ti dirò tutto ciò che so e tu ci lascerai tornare a casa!” concluse.
“Non possiamo permetterlo…” intervenne Miiko decisa a non scendere a compromessi con loro, poi continuò “Non hanno informazioni utili per noi, probabilmente non volevano neppure arrivare qui… Valkyon, Nevra sapete che fare a questo punto!”
“Non possiamo Miiko!” le dissi stringendo i pugni dalla rabbia e stanco dei suoi ordini “Non sappiamo ancora nulla!”
“Io dico che sappiamo abbastanza!” mi rispose lei a tono.
“Ma potrebbe aver visto Erika!” le dissi indicando Marcus.
“Erika se ne è andata!” mi urlò contro “Smettila di pensare a lei e concentrati sul tuo ruolo qui! Sbarazzati di loro o lo farò io stessa!” e così dicendo sprigionò fuoco azzurro dalle mani e si preparò a colpire.
La sequenza di eventi a seguire fu rapidissima, mi scagliai contro Miiko bloccandole il braccio, Marcus approfittò di quel momento di distrazione per alzarsi e correre verso il portale, Lucas gli gridò qualcosa, provò a fare lo stesso ma il membro della mia guardia lo colpì alle spalle, sentii il tonfo di un corpo che cade, mi voltai per verificare l’accaduto e vidi Marcus entrare nella breccia non potevo permettere che se ne andasse così, non potevo permettere che la raggiungesse, lasciai il braccio di Miiko ed inizia a correre anche io nella stessa direzione dell’umano, Miiko urlò qualcosa ad Ezarel, ma prima che elaborassi ciò che gli aveva detto avevo già oltrepassato il portale.

 

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