Wonder

di DustRuna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La casa ***
Capitolo 2: *** MontagneRusse ***
Capitolo 3: *** La sala ***
Capitolo 4: *** La stanza ***
Capitolo 5: *** La signora ***



Capitolo 1
*** La casa ***


“Ed eccoci arrivati” pensò  Juno con un gran sospiro, lei era l’unica a non voler essere sorteggiata per quella grandiosa “opportunità”. Era l’inaugurazione della casa chiamata "Meraviglia", della più prestigiosa maga del mondo, la signorina  Baudelaire, o almeno così si faceva chiamare. Sembrava una persona gradevole e di altri tempi, amava portare ampi vestiti veneziani e atteggiarsi allo stesso modo delle signore dell’800.
Al suo seguito c’era sempre un maggiordomo dall’aspetto triste ma molto più giovane di lei, poteva avere tra i diciotto e i ventanni.
Juno fù l’ultima ad arrivare, lì erano già presenti 4 partecipanti, erano 3 ragazzi e una ragazza.
La signorina inizio a fare una delle presentazioni rivolta verso il pubblico.
“Cari telespettatori, lo so che non vedevate l’ora che la mia favolosa casa arrivasse anche qui da voi”, a quelle parole ci furono persone che urlavano, altre fischiavano e altre battevano semplicemente le mani,
“quanti di voi avrebbero voluto vederla all’interno? Ma tranquilli che i nostri cari sorteggiati ve ne parleranno, vi racconteranno le meraviglie della mia miracolosa casa”, il pubblico iniziò ad applaudire più forte, e la signora con un gesto delicato della mano li invitò a stare tutti in silenzio. Una volta raggiunto il silenzio desiderato iniziò a presentarci “Ecco a voi il nostro primo sorteggiato , MARCO” urlò il suo nome così forte che mi stordì . Il pubblico si cimentò in un fragoroso applauso, poi il ragazzo fu mandato a sedere e si andò alzando il secondo. “ il nostro secondo arrivato è Thommas” sta volta non urlò il nome del ragazzo, il pubblicò applaudì con la stessa intensità di prima. “ il nostro terzo arrivato è Jeremy” il pubblico come sempre applaudì . “ la nostra quarta arrivata è Coraline” e il pubblico iniziò ad applaudire, ma con meno intensità, la stanchezza iniziava a farsi sentire. “ E per ultima ma non meno importante la nostra quinta  partecipante, Juno” il pubblico fece un altro fievole applauso.
A quel punto la pedana dove siamo stati fin’ora ha iniziato ha muoversi,cigolando in modo strano, il cigolio stava componendo  una melodia. Una volta entrati nell’enorme casa non si poteva più uscire prima di una settimana, era la regola. Lo scopo della casa era quello di far divertire i giovani per pubblicizzare la signorina. Più era popolare più soldi aveva, e più la casa diventava mastodontica, ma la cosa più strana era che potesse muoversi e spostarsi per le città.
La pedana raggiunse un enorme portone intagliato con delle incisioni favolose, c’era l’acqua che scorreva limpida, la terra con le suo possenti montagne, il vento con i suoi temibili cicloni , il fuoco con il suo immenso calore e un ultimo elemento, l’oscurità con le sue venature violacee e vorticose. Il tutto si muoveva e fluiva all’interno del legno con dei colori che quasi brillavano.
Poi il portone si aprì e quello che c’era dentro era molto più spettacolare della porta vista fuori.
Sembrava di essere in paradiso, ovunque ti voltavi c’era un paesaggio diverso che mutava continuamente.
La signorina si voltò e disse: “ bene per oggi farete solo 2 delle nostre attrazioni, poi sarà la casa stessa a riportarvi da me per l’ora di cena”.
Il pavimento sotto di noi iniziò a muoversi, entrando in cunicoli per poi venir fuori in una specie di parco con una giostra piuttosto strana ° dove sarà mai l’uscita della giostra ° pensò Juno, ma poi tolse la domanda di mente, non le importava più di tanto perché lei non avrebbe provato nessuna di quelle diavolerie, odiava il fatto di essere lì, ma era affascinata da quello che la casa poteva contenere. A quel punto Marco urlò “ ragazzi dai, divertiamoci” a quel punto tutti si divisero a provare le diverse giostre mentre Juno andò a sedersi su una roccia poco distante dall’enorme giostra strana. Iniziò a fissarla , non sapeva perché ma le ricordava qualcosa. Poi fu nuovamente distratta dalla voce di Marco. Aveva una voce possente, ma non era un ragazzo molto alto, avevo capelli scuri ma con qualche tocco di biondo e occhi castani, sembrava un tipo simpatico dopotutto. Junò andò ad alzarsi e in quel momento vide un topino passarle vicino a grande velocità e sparire vicino all’enorme giostra. Nel frattempo venne raggiunta dagli altri.” Juno allora? Non provi nessuna attrazione?” chiese marco. Ma non ottenne risposta, Juno era intenta a fissare la giostra.
Marco si voltò e a quel punto la notarono tutti. °Incredibile,nessuno si era accorto di questa giostra° pensò Juno  guardando i ragazzi sbigottita. A quel punto marco grido “ RAGAZZI IO VADO A PROVARLA” e già stava correndo verso la giostra. Juno continuò a guardarla, non capiva cosa le ricordava. Marco si sedette su uno strano aggeggio , sembrava quasi un cucchiaio pensò Juno, poi improvvisamente capì a cosa somigliava quell’ enorme giostra, somigliava a un tritacarne. Nello stesso momento in cui Juno capì a cosa somigliasse , il topino di prima uscì dal suo nascondiglio e si mise davanti alla macchina, pigiò una pietrolina e tutto il complesso iniziò a fare strani rumori. Marco vinne girato e fatto entrare nella macchina. Juno venne scossa da un brivido di freddo. Gli altri invece iniziarono a ridere e a salutare marco che saliva sempre più in alto, fino a quando non riuscimmo più a vederlo.

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Capitolo 2
*** MontagneRusse ***


All’improvviso il pavimento iniziò a muoversi, a ruotare ,fino a quando non si trovarono  tutti in fila indiana. Partì così velocemente che ci manco poco che tutti cadessero a terra.
Il pavimento li porto in una seconda galleria illuminata di mille colori che ricordavano fuochi d’artificio, era tutt’intorno a loro. Usciti dalla galleria ci vollero dei minuti prima di connettere che il posto il cui si trovavano era un enorme montagna russa, era così alta che sembrava di toccare le nuvole.
Quando compresero cosa stava per accadere si sedettero tutti per  terra, appena in tempo perché il pavimento partì subito in discesa e pian piano iniziò a modificarsi formano delle perfette sedie con cinture di sicurezza adeguate. L’unica cosa che Juno udiva era il vento che fischiava per via della velocità, o forse erano le urla incessanti di Coroline che era proprio dietro di lei. Arrivati a un punto delle montagne russe, più o meno alla fine, accadde qualcosa di strano, era come se le montagne russe e tutte le cose belle viste fin’ora fossero solo per un momento svanite. Iniziarono a scendere degli enormi uccelli, avevano dal dorso in su sembianze molto umane se non per le squame e le piume simili a quelle di un avvoltoio, “ecco” pensò Juno “ sembrano avvoltoi pronti a scendere sulla preda”. Gli strani esseri iniziarono a tirare i ragazzi che per loro fortuna erano saldamente attaccati con le cinture di sicurezza, almeno tutti tranne uno. Juno si rese subito conto che le cinture di Thommas non erano bel saldate, ma non abbastanza in tempo da salvarlo.
Il ragazzo venne afferrato con ferocia da più avvoltoi e trascinato in aria, iniziarono a tartassarlo, e poi venne trascinato in alto. D’un tratto gli avvoltoi scomparvero e tutto torno come prima, c’era solo la grandiosa montagna russa . Juno si guardò attorno per scrutare i volti dei compagni rimasti. Avevano come lo sguardo assente. La giostra non ripartiva e il panico iniziava a farsi sentire, erano così in alto che non si vedeva una fine. C’era un silenzio agghiacciante, ma venne interrotto da Jeremi, sembrava che sia lui che Coraline si fossero risvegliati da quello stato di shock.
Forse è solo parte dei giochi,Marco e Thommas stanno bene, ne sono certa…o forse no.” Juno continuava a tormentarsi su quello che era accaduto in quelle due ore. Il tempo passava e loro erano ancora fermi ,senza dire una parola. Il silenzio  venne interrotto dalla voce della signorina Baudelaire: “ Cari ragazzi è ora di vedere i vostri alloggi” la giostra iniziò a muoversi ora verrete portati qui da me per cenare tutti assieme”.
La giostra si sganciò dai binari cadendo a tutta velocità, Juno si sentiva il cuore in gola, Coraline urlava e Jeremy stava per rimettere, poi si fermarono, i sedili tornarono a essere una specie di pavimento che  iniziò a muoversi verso un altro tunnel. Questo era dipinto di un meraviglioso bianco con tende color amaranto e quadri con paesaggi meravigliosi. Alla fine del tunnel un enorme porta ricopriva tutta la parete, all’arrivo dei ragazzi si aprì e mostrò l’enorme e grandiosa sala al suo interno.

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Capitolo 3
*** La sala ***


La sala che si aprì davanti ai ragazzi era maestosa, tutta in stile veneziano. I colori però erano scuri, cupi. Non si riusciva a capire se all’esterno fosse giorno o notte.

Quanto tempo era passato? da quanto erano lì? Juno non lo sapeva più. Il tempo dentro quel posto passava in modo diverso dal resto del mondo. Gli orologi della casa erano costantemente fermi a mezzanotte.

Una poesia accompagnava l’infinità di orologi appesi alla parete.

 

L'orologio, il dio sinistro, spaventoso e impassibile,

ci minaccia col dito e dice: Ricordati!

I Dolori vibranti si pianteranno nel tuo cuore

pieno di sgomento come in un bersaglio;

 

il Piacere vaporoso fuggirà nell'orizzonte

come silfide in fondo al retroscena;

ogni istante ti divora un pezzo di letizia

concessa ad ogni uomo per tutta la sua vita.

 

Tremilaseicento volte l'ora, il Secondo

mormora: Ricordati! - Rapido con voce

da insetto, l'Adesso dice: Sono l'Allora

e ho succhiato la tua vita con l'immondo succhiatoio!

 

Prodigo! Ricordati! Remember! Esto memor!

(La mia gola di metallo parla tutte le lingue).

I minuti, mortale pazzerello, sono ganghe

da non farsi sfuggire senza estrarne oro!

 

Ricordati che il tempo è giocatore avido:

guadagna senza barare, ad ogni colpo! È legge.

Il giorno declina, la notte cresce; ricordati!

L'abisso ha sempre sete; la clessidra si vuota.

 

Presto suonerà l'ora in cui il divino Caso,

l'augusta Virtù, la tua sposa ancora vergine,

lo stesso Pentimento (oh, l'ultima locanda!),

ti diranno: Muori, vecchio vile! È troppo tardi!


Era firmata Charles Baudelaire, un probabile parente della signora Baudelaire pensò Juno.

Quella poesia aveva però un non so chè di sinistro.

Dal buio di un angolo della camera si sollevò la signora nel suo enorme vestito rosso cremisi. Rimase qualche secondo ad osservare e poi con un gesto elegante della mano ci invitò a sederci in un enorme tavolo in legno scuro posizionato al centro della stanza.

Lei si accomodò al capo del tavolo, quello meno esposto alla luce, quasi come se le piacesse l’oscurità, come se la facesse sentire sicura.

In quel momento Juno, con la banalissima scusa del bagno, prese Coraline con lei, ma la signora preferì farle accompagnare dal triste maggiordomo,“la casa è enorme ed è facile perdersi nella moltitudine di stanze” disse la signora chiamando il maggiordomo con il gesto della mano.

Raggiunto il bagno Juno rimase meravigliata dal lusso che regnava anche lì. Davanti a lei un enorme specchio che rifletteva perfettamente la sua immagine e dietro di lei quella di Coraline. Ma  lo specchio non stava riflettendo l‘immagine di Coraline così come dovrebbe essere. La figura riflessa è una Coraline senza occhi, una parte di capelli rasata e un colorito simile al marmo.

Un urlo agghiacciante.

Presa dal panico Juno si voltò di scatto ma di Coraline nemmeno l’ombra. Scomparsa anche lei, come Marco e Thommas, nel nulla.

Ancora di più nel panico uscì velocemente dal bagno, fuori il maggiordomo che doveva essere lì ad attenderla non c’era ma al contrario c’era solo un buio avvolgente, freddo, paura pura. Come se le mura della casa avessero assorbito le ansie di chi aveva varcato quel maledetto cancello.

Iniziò a correre dal lato opposto a quello dove si sarebbe dovuta trovare la sala. Correva ma non sapeva dove si stava dirigendo. I corridoi sembravano infiniti, sempre dritti, non c’era mai una fine. Alla fine, stremata dalla corsa si fermò a riprendere fiato, mani sulle ginocchia e ogni respiro sembrava veleno per il terrore.

Si voltò per capire in che punto della casa poteva trovarsi. Nemmeno una finestra. Solo porte a non finire, tutte uguali tranne una, nella quale c’era ancora una chiave attaccata.

La chiave era arrugginita, vecchia e incrostata di nero. A quel punto juno pensò “ non posso più andare sempre dritto”. Girò la chiave ed entrò.

 

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Capitolo 4
*** La stanza ***


   

Quello che vide furono mura fatte in pietra. Anche dentro questa porta c’era un corridoio da seguire. Ma in questo corridoio non c’erano porte ma solo spaventose statue immobili che rappresentavano un momento di terrore, di dolore, di infelicità e altri sentimenti negativi.

Alla fine del corridoio finalmente una porta. Questa era socchiusa e dallo spiraglio ne usciva un filo di luce, forse c’era qualcuno all’interno. Juno si avvicinò lentamente facendo attenzione a non fare rumore. Aprì pianissimo la porta ma all’interno non c’era nessuno. Nessuno di vivo almeno. Quello che vide le fece gelare il sangue. Somigliava alla favola del barbablu, solamente che non c’era distinzione tra maschi e femmine. I corpi di molti ragazzi erano appesi alle pareti. Mani e piedi legati da catene. Alcuni messi a testa in giù e sgozzati come suini per farne uscire il sangue all’interno. Tra quei corpi riconobbe quel che rimaneva di Marco. Ne mancava la parte inferiore del corpo. Thommas invece era devastato. Mancavano entrambi gli occhi e l’intestino. Ed eccola Coraline, non ci poteva credere, nelle stesse condizioni mostrate nello specchio. La porta si aprì. Entrò il maggiordomo con in spalle un corpo. Era Jeremy. Appena vide Juno trasalì. Il suo sguardo incontrò quello di lei. Solo ora Juno si rese conto che non aveva prestato per niente attenzione a lui. Era sempre accanto alla signora, così maestosa che lo copriva, quasi a farlo scomparire. Ma ora eccoli, faccia a faccia. Era un ragazzo minuto, con un volto stanco. Delle carinissime lentiggini gli incorniciavano le viola occhiaie. E i suoi occhi, verdi come smeraldi erano pieni di terrore. Alla vista di Juno lascio cadere il corpo per terra e le afferrò un braccio provando a trascinarla con lui. Juno iniziò a divincolarsi ma il ragazzo, per la prima volta da quando Juno è in quella casa, parlò. “ Ti prego, non voglio farti del male. Io ti salverò. Non voglio più vedere gente morire.” Mentre pronunciava queste parole le lacrime gli rigavano il viso. “Perchè solo adesso?” chiese Juno. “ Tu sei la prima che vede la realtà per quello che è. Gli altri non mi avrebbero mai seguito. Per loro questo posto era una favola, perchè seguire il povero maggiordomo?”. Il ragazzo aveva ragione.

“Come ti chiami?” chiese Juno. “Adric” rispose lui con un filo di voce, quasi come a vergognarsi di quelle parole.

 

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Capitolo 5
*** La signora ***


Un freddo gelido attraversò la schiena di Juno, eppure non c’erano finestre nella camera.

“Troppo tardi” gridò Adric che iniziò a correre come un pazzo senza mollare Juno.

Le mura sembravano sparire nel buio. Eccola, la signora, non era più nel suo vestito veneziano, non aveva più i suoi lunghi capelli neri, non aveva più un'aria gentile. Era questo il suo vero aspetto? 

Scomparve nell'oscurità. Il buio ora avvolgeva ogni cosa. Come si poteva scappare da qualcosa che non si riesce a vedere?

Ma lui sembrava sapesse dove stavano andando. Entrarono in una stanza, l’unica con della luce. Tremavano, respiravano a fatica. Come ci era finita in questa situazione? L’unico desiderio era uscire da quella stramaledetta casa.

Erano come topi in trappola. “ Stai tranquilla,ti farò uscire da qui” le disse Adric. Non capiva perchè ma sapeva di potersi fidare. “Lei nella forma attuale non ha punti deboli” queste parole non rassicurano Juno, “ ma devi sapere che è come la bestia, il suo punto debole non si trova su di lei, ma nella sala da pranzo. Uno di quei dannati orologi penso”

Perfetto, ora sapevano come fermarla, ma non sapevano come raggiungere la sala. Fuori da quella porta era tutto avvolto nell’oscurità.

“Ricordi la poesia?” disse Adric. Juno si voltò a guardarlo con uno sguardo di domanda. “ Quella  poesia dice più di quel che sembra” disse Adric poggiando la schiena contro a un muro e lasciandosi scivolare fino a sedersi. I Dolori vibranti si pianteranno nel tuo cuore pieno di sgomento come in un bersaglio “ prese fiatoTremilaseicento volte l'ora, il Secondo mormora:Ricordati!” riprendel'Adesso dice: Sono l'Allora e ho succhiato la tua vita con l'immondo succhiatoio!” finisce infine. “ Ho studiato molto questi versi e ho capito cosa dobbiamo fare. Il cuore di cui parla e quello della signora, tremilaseicento volte con la lancetta del secondo gli porteranno via la vita” poi si strinse la testa con le mani “ tremilaseicento..impossibile diamine!”.

Juno rimase immobile qualche minuto poi le parole uscirono da sole  “tremilaseicento secondi fanno un’ora..non devi colpirla così tante volte! devi solo usare la lancetta dell’ora e non quella dei secondi” .

Adric si diede uno schiaffo in fronte come a dire “che stupido a non esserci arrivato”.

L’unico problema ora rimaneva capire quale fosse l’orologio e soprattutto come arrivarci.

“Probabilmente sarà l’unico in movimento” disse Juno

A quel punto e come se il viso di Adric si fosse illuminato di speranza “I minuti, mortale pazzerello, sono ganghe da non farsi sfuggire senza estrarne oro! non quello in movimento ma quello con la lancetta dell'ora in oro, ci siamo Juno”

Tutta quella felicità e quel parlare però li aveva distratti troppo, nella camera era sceso il buio. Un’ urlo, fu tutto troppo veloce. Delle mani afferrarono Adric, una il braccio destro, l’altra il sinistro. Erano mani non umane, erano grandi, quasi quanto lui, color marmo, quasi tendenti al violaceo. “Corri diamine!” gridò Adric. Ma invece di scappare Juno iniziò a girare per tutta la camera in cerca di qualcosa per salvarlo. L’unica cosa che gli venne in mente fu prendere una vecchia ascia appesa. Nel prenderla urtò una vecchia clessidra rompendola, fu come se il tempo si fosse riavvolto. Le mani scomparse, solo la faccia sbigottita di Adric. Non ci ragionano più di tanto ma iniziarono a correre verso la sala, era la loro unica possibilità. Questa volta il corridoio non sembrò così infinito. La sala si aprì subito davanti i loro occhi. Era diversa, vecchia, trasandata, come se fossero passati almeno 100 anni dall’ultima volta che ci erano entrati. Ma non erano soli, era seduta, nell’ombra come durante la cena. Fu più veloce di loro. Adric venne preso alla sprovvista e scaraventato dall’altro lato della stanza. Juno prese uno slancio e provò a correre verso gli orologi ma era troppo veloce. Con un colpo alla schiena la signora l’aveva stesa sul pavimento.Era come se avesse aspettato quel momento, come se già sapesse le loro mosse. E poi la vide, una clessidra. Juno si alzò provando a correre verso il tavolo ma la signora era troppo veloce, a ogni passo lei la atterrava. Adric vedendo la scena capì cosa voleva fare Juno, così inizio pure lui a correre verso il tavolo. La signora allora andò verso Adric ma Juno la teneva ferma da una caviglia. Era sottile, scheletrica, bianca, sembrava si sarebbe spezzata da un momento all’altro. Il tempo di notare questi dettagli ed eccola che diventa fumo tra le sue mani. Adric si sente afferrare la caviglia ma ormai è tardi perchè è abbastanza vicino al tavolo da poterlo ribaltare da un lato. La clessidra si ruppe e la signora uscì dal pavimento emettendo un urlo straziante, quasi le avessero staccato un braccio. A quel punto Juno si diresse verso gli orologi e finalmente trovo quello con la lancetta d’oro. Lo lanciò sul pavimento, tolse i resti di vetro e ne staccò la lancetta delle ore in oro. Nel voltarsi però vide quello che nel frattempo stava accadendo alle sue spalle. Era come se la scena l’avesse vista a rallentatore. La signora infuriata si accascia sul corpo di Adric. Faccia contro faccia. Apre le fauci e del volto di Adric rimane un cumulo di carne zampillante sangue.  Non sapeva come fosse arrivata a questo ,non sapeva perchè ci rimanesse, l'unica cosa che sentiva era quella straziante morsa allo stomaco che gli dava l'istinto di correre così forte da non riuscire a guardare le pareti, ma non ci riusciva,rimaneva lì, immobile. Ormai Adric non c’era più. La rabbia che arrivò dopo la fece muovere senza rendersene conto, in un attimo era dietro la signora e le aveva conficcato la lancetta d'oro nella schiena, in corrispondenza del cuore, più in profondità che poteva.

L’oscurità l’avvolse. Era come avere gli occhi chiusi.

Quando questa scomparve era davanti al cancello di una casa sgangherata. Delle lacrime le rigavano gli occhi. Sul cancello c’era un vecchio articolo. Era datato il giorno in cui erano entrati nella casa. Quanto tempo era passato? sentiva i segni del tempo sul suo volto. L’articolo diceva “ Quattro ragazzi si avventurano nel vecchio edificio e trovano la morte”

Era stato davvero solo un incidente come l’articolo diceva? era come se il tempo si fosse fermato solo per loro, le foto che li ritraevano ancora felici. “Erano miei amici, non erano persone qualunque. Come ho potuto scordarmene” pensò Juno.
L'edifico sarebbe stato demolito a breve.
Juno rimase lì, a guardare quell’incubo che veniva demolito sotto i suoi occhi.

 

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