UN SOGNO, UNA PROMESSA, UN AMORE - Moments

di luciadom
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tango ***
Capitolo 2: *** La traversata della follia ***
Capitolo 3: *** Il matrimonio del mio migliore amico 1.0 ***
Capitolo 4: *** Il matrimonio della mia gemella ***
Capitolo 5: *** Il matrimonio del mio migliore amico – Il matrimonio della mia gemella 2.0 ***



Capitolo 1
*** Tango ***


NdA
 
Ma ciao popolo di EFP!
Chi c’è qui?
Luciadom, che è tornata alla ribalta, per ora :D
Ho messo finalmente mano allo Spin Off della mia storica long 
UN SOGNO,UNA PROMESSA, UN AMORE...    cui pensavo da tempo…
Sarà una raccolta di vari momenti particolari di ogni personaggio, singolo o in coppia.
Il primo capitolo è dedicato alla coppia UsagixMamoru e al loro tango.
Curiosi? :)
Se vi va, vi consiglio di leggere su queste note:

 
https://www.youtube.com/watch?v=H7xtMmwLlFo
 
Capirete in quale punto particolare cominciare ad ascoltare, durante la lettura!
Buona lettura!
 
 

1) Tango
 
 photo images 1.jpg  
Quella mattina Mamoru l’aveva chiamata dicendole di prendersi mezza giornata libera.
Usagi gli aveva detto di non essere sicura di potersi assentare, ma lui non aveva voluto sentire ragioni.
Glielo aveva praticamente ordinato.
Quelli erano i momenti in cui quasi la infastidiva, il fatto che il suo ragazzo fosse anche il suo superiore.
Quando era passato a prenderla a Scuola aveva capito che stava tramando qualcosa, e, infatti, non si era sbagliata.
Mamoru aveva riservato per due o tre ore una sala della Clinica solitamente adibita ad angolo ristoro comune, non molto lontana dai reparti, ma nemmeno eccessivamente vicina da poter creare indiscrezioni.
In quell’occasione sarebbe stata soltanto loro.
Quando entrò, Usagi restò estasiata.
La posizione del mobilio era stata cambiata per creare quanto più spazio libero possibile, le tendine semichiuse creavano giochi di luce e penombra.
Sul tavolo c’erano varie piccole e sfiziose leccornie e le sue immancabili rose rosse, ed infine, su uno degli scaffali, uno stereo con delle lucine lampeggianti in Standby, che aspettava solo che fosse premuto il tasto “Play”.
 
- Ma che hai combinato? -
 
Ridacchiò, lusingata da quel piccolo momento che Mamoru aveva ritagliato per loro.
Lui scosse le spalle.
 
- Nulla. Volevo qualche momento solo mio, con la mia maestrina preferita.-
 
Le solleticò una guancia ed Usagi ritirò il viso sorridendo.
Le diede un bacio a stampo e la guidò al centro della stanza, preventivamente liberata da poltrone e mobili in eccesso.
 
- Io avevo la mattinata libera, ma sai bene che alla fine arrivo comunque sempre prima del turno, e tu ogni tanto puoi affidare la Scuola ai tuoi assistenti, per qualche ora non casca!-
 
Usagi gli fece una linguaccia, lui sorrise e poi riprese:
 
- E poi era da un po’ che avevo un’ideuzza … -
 
Usagi inarcò le sopracciglia.
 
- Cioè?-
 
- Ogni cosa a suo tempo.- controbatté l’altro con quel suo maledetto ed affascinante sorriso sornione.
 
Usagi incrociò le braccia al petto, indispettita.
 
- Mi tieni sulle spine? -
 
Mamoru fece di nuovo spallucce.
Si avvicinò alla porta chiudendola a chiave, ed abbassò le tapparelle delle finestre che davano sul corridoio.
Accese delle candele sparse tutto attorno e tornò da lei prendendole le mani.
 
- Negli ultimi giorni non abbiamo avuto molto tempo per stare insieme. Molti colleghi hanno chiesto le ferie per la bassa stagione e spesso abbiamo dovuto coprire i loro turni.-
 
Usagi annuì.
Erano a settembre, e loro avevano potuto godere di una sola settimana di ferie in concomitanza del compleanno di Mamoru, che poi lei aveva trasformato in metà settimana, decidendo di rimodernare la Scuola.
Negli ultimi giorni però lei e Mamoru si erano visti effettivamente poco, ed anche a lavoro avevano avuto poco tempo per loro stessi.
 
- Già, è vero.- Un piccolo, piacevole e birichino sospetto si fece strada in lei. - Quale sarebbe la tua ideuzza?-
 
Mamoru incurvò le labbra all’insù, se possibile all’inverosimile, e lei adorò quell’espressione.
 
- Stai a vedere.-
 
Prese dal tavolo lì vicino il telecomando dello stereo ed armeggiò con un paio di tasti.
Lo abbandonò poi sul piano senza preoccuparsene più di tanto e tornò a concentrarsi solo su di Usagi.
 
- Pronta?-
 
- Pronta per co …-
 
Usagi obiettò ma poi capì subito.
La musica del loro tango partì.
Mamoru allungò una mano verso di lei, e quando le loro dita s’intrecciarono, l’attirò a sé mettendole un braccio dietro la schiena, portando i loro visi talmente vicini da potersi sfiorare con le guance e con le fronti.
Usagi portò un piede all’indietro agitandolo agilmente, stringendo di più la sua mano e poggiandogli l’altra su una spalla.
Ad occhi chiusi, cominciarono ad ondeggiare, a muoversi guidati dalle note e dalle sensazioni che suscitavano loro, sfilando ormai del tutto naturali, come se quel tango facesse ormai parte di loro.
Il fiato caldo di lui le accarezzò le labbra, mentre i loro piedi sfioravano il pavimento intrecciandosi e poi separandosi laddove la musica lo richiedeva.
Quel ritmo assolutamente perfetto, che i loro corpi conoscevano benissimo, avvolgeva i loro sensi inebriandoli.
 
-Sta diventando sempre più brava in questo ballo, Signorina … e mi permetta di dirle che è sempre più dannatamente sexy!-
 
Si allontanarono flettendo le braccia e riavvicinandosi immediatamente, facendo aderire i loro corpi.
Mamoru la tirò verso il suo petto, premendo la mano sulla sua schiena, quasi come a voler sottolineare, a prescindere dal fatto se il ballo lo prevedesse o meno quel gesto, che lei era soltanto sua.
Le sue narici si bearono del profumo di lei, e con le dita che ancora la sorreggevano prese ad accarezzarle la schiena.
Stava andando in estasi.
Si separarono flettendosi di nuovo, ballando per qualche secondo su passi singoli, battendo fugacemente i piedi sul pavimento, per riunirsi ancora.
 
- E lei Dottor Chiba, sa come lusingare una donna!-
 
La musica accennò un improvviso crescendo.
Si voltarono, ancora abbracciati, cominciando a camminare lateralmente per la stanza sempre accompagnati dalle note, per poi fermarsi ed accennare un leggero piegamento l’uno sull’altro.
Tornarono subito eretti, ripetendo gli stessi movimenti lenti o veloci a seconda di come la musica guidava loro, ma per lui arrivò il momento di andare … oltre.
Mamoru spostò la propria mano dalla sua schiena alle natiche, afferrandone una, per poi addentrarsi più giù, per accarezzarne la coscia.
 
- Non posso farne a meno. - sussurrò lui, con voce calda e suadente, rispondendo al complimento di prima. - La mia donna merita tutte le lusinghe possibili … e non basterebbero mai a descrivere la sua perfezione … -
 
La spinse di nuovo all’indietro, senza lasciarle mai la mano.
Usagi agitò il lembo della gonna con la mano che adesso non stringeva la sua spalla, lasciandogli intravedere le sue lunghe gambe, che veloci seguivano con precisione le note.
 
- Ho la tanghera più bella e sensuale tra le mie braccia … ed è mia!-
 
Si scambiarono un sorriso malizioso, poi Usagi si morse un labbro ammiccante.
Il gloss che aveva scelto prima di uscire spiccò coi suoi denti bianchissimi.
 
- Anche il mio tanghero non è male.
 
Di nuovo vicini, gli poggiò una mano sul petto, allungandosi verso il suo viso e annullando quasi del tutto la loro distanza.
 
- Ed è anche un medico molto bravo, ben voluto, e … bellissimo!-
 
Quel giochino cominciava a piacere ad entrambi.
 
- E tu?- Mamoru stava sfoderando le sue armi. - La mia dolce e pacata maestrina che si trasforma quasi … in una donna fatalmente irresistibile, quando vuole?-
 
Affondò il viso nell’incavo del suo collo, per assaporarne la pelle ben poco castamente.
 
- Dio Usako, ti desidero da impazzire ogni volta che ti stringo tra le braccia …! E quando balli questo tango con me … -
 
S’interruppe, emettendo un sospiro di piacere, ed Usagi ne approfittò per giocare la sua carta.
Ondeggiò velocemente una gamba, premendo il suo fianco contro quello di lui, intrecciandogliela poi attorno.
Non aveva distolto lo sguardo dai suoi occhi neanche per un secondo.
La dolcezza che manifestava con i suoi piccoli alunni, aveva lasciato spazio alla matura consapevolezza del suo essere donna.
In quel momento non c’era quasi nulla dell’Usagi dolce e gentile con tutti, ma c’era una donna passionale, seducente, capace di emanare un fascino i cui frutti Mamoru era l’unico avente diritto.
Solo lui poteva goderne.
 
-Ti amo.- le disse con voce incrinata dalla passione.
 
La sollevò leggermente per un mezzo giro.
Usagi sorrise, trattenendo il respiro e premendo il seno verso il suo petto.
Gli accarezzò una guancia, calcolando e ritmando ogni movimento, anche quelli spontanei e non necessariamente inseriti nel repertorio di quel ballo.
Riuscendo nel suo intento, stava rendendo maledettamente sexy ogni secondo.
Quanto a Mamoru, nonostante l’avesse toccata, baciata, accarezzata, amata, innumerevoli volte in quei mesi, c’erano ancora momenti in cui Usagi gli sembrava irraggiungibile, come se qualcosa potesse ancora mettersi tra loro e rovinare quella felicità cui non avrebbe mai più rinunciato.
In quei momenti di passione e sensualità, dentro se stesso, sentiva che non avrebbe mai potuto fare a meno di lei.
La musica continuava, così come loro continuavano a danzare travolti dalle note, da quella magica atmosfera, e dalla loro attrazione reciproca.
 
-Ti amo.- ripeté Mamoru, con voce sempre più roca, consapevole dell’eccitazione sempre più crescente in lui.- … e ti voglio.- continuava, stuzzicato anche dai silenzi di Usagi, maliziosamente voluti, appositamente, per vedere fin dove lui si sarebbe spinto …
… non solo con le parole.
 
Mamoru continuava a giocare con le dita lungo la sua schiena, sulle sue cosce, sui glutei, sulle labbra, e lei lo lasciava fare, ricambiando di tanto in tanto quelle piccole piccanti effusioni.
Erano vicini al punto di non ritorno, la loro apoteosi.
Usagi riprese i suoi passi, ormai sempre più esperta in quel ballo che metteva a nudo tutto di loro.
Arrivarono ad un punto in cui la musica prevedeva che i loro corpi di staccassero ed avvicinassero di nuovo, repentinamente.
Finalmente lei ruppe il suo silenzio.
 
-Prendimi …- gli sussurrò con voce suadente, quasi in un sospiro, ma che arrivò perfettamente alle orecchie di lui.
 
Mamoru non se lo fece ripetere due volte e la tirò verso di sé, chiudendola nel suo abbraccio.
 
- Presa!-
 
Usagi ridacchiò, poggiandogli la testa sul torace.
 
- I passi non sono proprio questi, Dottor Chiba!-
 
Lui le fece uno strano sorrisino:
 
- Adesso le danze le conduco io, Maestra Usagi!-
 
Usagi si concentrò sulle sue labbra, e poi sui suoi occhi, che parevano quasi ardere in quel momento.
 
- … E come?-
 
Ancora una volta le mani di Mamoru scesero dalla sua schiena molto più giù.
 
- Facendoti mia, amandoti, ogni volta, come la prima volta.-
 
Il tono e le parole che aveva usato non lasciarono posto a dubbi.
Usagi sorrise, sospirando profondamente, allacciandogli una gamba dietro la schiena e la braccia alla nuca.
 
- E vorresti farlo adesso?- sussurrò ancora, rivolta al suo orecchio, che prese poi a mordicchiare, cominciando a cedergli.
 
- … Sì.- rispose lui piano, accarezzandole la linea del collo con la punta della lingua. -Adesso, subito.-
 
La musica stava volgendo al termine, ma la loro danza no.
Loro erano solo all’inizio.
Mamoru prese Usagi di peso, facendo qualche passo avanti alla cieca all’interno di quella sala.
Arrivati alla parete, aderirono perfettamente l’uno all’altra, assaporandosi a vicenda in ogni loro parte con le mani, con le labbra, con i sensi, e con i respiri e i battiti del cuore uniti all’unisono.
Usagi sentì qualcosa premere contro il suo interno coscia e sussultò, inarcando la testa all’indietro, perché lui avesse ancora una volta libero accesso al suo collo.
Mamoru si divertì con le labbra a giocare proprio in quel punto, accarezzandole i fianchi e non staccandosi mai da lei.
 
- Mamo …-
 
- Sei mia Usako.-
 
Mamoru si liberò velocemente della camicia, offrendole la visuale dei suoi pettorali e delle sue spalle di cui lei prese subito possesso.
 
- Ti amo.- riuscì a dirgli, nei pochi secondi in cui lui le lasciava tregua.
 
- Anch’io Usagi. Sempre.-
 
Senza mai toglierle le mani dalla vita, cominciò a far sì che le sue dita arrotolassero verso l’alto i lembi della sua maglietta attillata.
Usagi portò entrambe le braccia verso l’alto per agevolarlo nell’impresa, e ben presto quell’indumento raggiunse la camicia sul pavimento.
Fu il turno di Usagi poi.
Gli slacciò e sfilò la cintura ed insinuò poi le sue dita lunghe ed affusolate, nel bustino dei jeans, giocherellando maliziosa con i suo boxer.
Lo guardò provocante mordendosi le labbra, bloccandosi così, per degli interminabili secondi.
 
- Vuoi farmi impazzire?- disse lui, con voce carica di passione e divertimento.
 
- … Forse!-
 
- Ah sì?-
 
- Sì!- rispose lei, oltrepassandogli l’intimo ed accarezzandogli la pelle con i polpastrelli.
 
Lui soffocò un gemito di piacere, poco propenso a quella dolce e maledetta tortura.
Unì le sue dita a quelle di lei e si liberò delle sue mani il tempo necessario per disfarsi delle scarpe, ma soprattutto di quei jeans che gli erano diventati improvvisamente troppo stretti.
Usagi non perse tempo, liberando i capelli dal fermaglio che li teneva su, e facendo lo stesso con i suoi tacchi e con la sua gonna.
Mamoru calciò a caso non seppe quale indumento col piede, ed invitò Usagi ad andar giù con lui.
Coprendola totalmente col suo corpo, prese a baciarle il centro del seni e a stuzzicarle l’ombelico, provocandole brividi e risolini caldi che altro potere non ebbero, se non quello di eccitarlo sempre di più.
 
- Adesso non scappi più …-
 
Le portò una mano dietro la schiena, che lei incurvò immediatamente.
Un piccolo tac prima, e lo sfilarlo lungo le braccia poi, liberò il petto di Usagi dal suo semplice reggiseno di cotone.
Si tolsero entrambi e a vicenda gli ultimi ostacoli all’unione dei loro corpi, per ricominciare a ballare il loro tango, la loro danza perfetta.
Usagi si sedette su di lui, propensa a condurre il gioco, ma con uno scatto fulmineo lui l’abbracciò e rotolò su stesso, attento a non farle male, ma invertendo di nuovo le loro posizioni.
 
- Come la mettiamo adesso?-
 
Usagi si leccò le labbra, guardandolo con gli occhi assottigliati.
 
- Mi ha forse presa, Dottore?-
 
- Sì Signorina Tsukino.- si chinò a baciarla con passione. - E non ho nessuna intenzione di liberarla! -
 
Si baciarono ancora, ed Usagi sentì la sua intimità sempre più pronta ad accoglierlo.
Gli incrociò le gambe dietro la schiena e gli premette le mani sulle spalle, quasi affondandogli le unghie nella carne.
Consapevole di avere ormai il suo completo consenso, Mamoru cominciò ad addentrarsi in quel terreno che era ormai soltanto suo, cominciando a dondolarsi in lei.
Quasi subito, anche Usagi cominciò a cullarsi, accompagnando i suoi movimenti, che stavano diventando via via sempre più veloci.
Le note del tango non li accompagnavano più da diversi minuti ormai, e l’unica musica era quella dei loro corpi che si stavano appartenendo.
Le spinte di Mamoru divennero sempre più regolari, fino a raggiungere l’apice della felicità.
Sentì rilasciare in lei la sua essenza, in quella fusione che completava le loro anime già da tempo unite.
Continuarono, ancora, ancora, fino a quando la passione non esaurì le loro forze, ed esausti, si staccarono lentamente per riunirsi in un abbraccio.
Mamoru le poggiò la testa sul seno, respirando affannosamente così come lei, che prese ad accarezzargli delicatamente i capelli sudati.
 
- Sarò sempre tua.- gli disse, quando riuscì a racimolare un po’ di respiro.
 
- Ed io sempre tuo.- Si alzò per guardarla in viso e sfiorarle le labbra.
 
- Per sempre?-
 
-Sempre.-
 
 
NdA
 
Saaaaalveeee … tornata dopo non so quanto tempo, ma diciamo che ho avuto il mio da fare negli ultimi mesi :/
Ehm … Che cos’è sta robina qua?
Oddio, spero di non aver fatto un pasticcio e che vi sia piaciuto!
Come alcune di voi sanno non mi sento una cima nelle scene rosse!
Insomma, ci ho provato e adesso aspetto l’ardua sentenza!
Attenzione: i tempi di questo incontro tra Usagi e Mamoru sono da collocare a settembre 2010, un mese prima la bufera che ha colpito la Clinica negli ultimi capitoli pubblicati della long, ma non coincidono necessariamente con il concepimento, visto che lì Usagi è già incinta.
Facendo i calcoli non tutto tornerebbe, o meglio, non tornerebbe se si ipotizza il parto alla solita data 30 giugno, quindi il “gran semino” di Mamoru non è detto che abbia centrato proprio in quest’occasione :D
Comunque non è questo che ci interessa, credo :D
Beh, spero sia piaciuto.
Non so esattamente come saranno strutturati i prossimi capitoli, né quando aggiorno la long, ma come ho detto ad alcune amiche qualche sera fa in privato, (avete capito chi siete vero? :D), Katia non si fermerà ancora, ma tranquille, tenterà di giocare la sua ultima carta bomba e le andrà male.
Direi che ho preannunciato abbastanza no? :)
Aspetto i vostri consigli, siate buone!
Vi abbraccio!
 
Lucia

 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** La traversata della follia ***


NdA
 
Eccomi qui, finalmente e dopo quasi un anno, ad aggiornare anche lo Spin-Off!
Questo è il capitolo che pensavo di dedicare quasi solo a Katia.
Il capitolo che andrete a leggere è psicologico ed introspettivo, narrato in terza persona, ma in gran parte dal suo punto di vista.
Va ad inserirsi tra la fine del 31esimo e l’inizio del 32esimo capitoli della storia principale, anzi, si potrebbe dire che tutti e tre i capitoli vanno proprio ad integrarsi.
Katia riflette su tutto ciò che ha fatto e su ciò che la aspetta.
La scena si apre immediatamente dopo aver ucciso Saori e aver di nuovo narcotizzato Usagi.
Il capitolo avrà molti riferimenti alla long, a vari capitoli anche precedenti che hanno narrato di Katia, e parte dei capitoli 31 e 32 è stata quasi copiata e incollata con leggere modifiche.
(Probabile Spoiler per chi non ha ancora letto il capitolo 32! :P )
Spero che vi piaccia!
Grazie a chi ha già letto e recensito il 32esimo capitolo della long, e a chi ha letto e commentato il primo capitolo di questo Spin-off … totalmente diverso dal capitolo che andrete ora a leggere! :P
Il titolo è in parte preso da un’opera di Massimo Bontempelli, “La traversata dell’ironia”.
Buona lettura!

 
2) La traversata della follia
 

“Violenza e frode. In definitiva, così nella storia come nella vita privata, la violenza non chiama che violenza, la frode non chiama che frode. L'uomo, entrato nel movimento del circolo, non ne esce più se non per qualche preveduto e perciò immorale incidente.”
 
[Massimo Bontempelli]
 
 
 
Katia era di nuovo padrona della situazione.
Se ne stava seduta sulla tavoletta abbassata del water, accanto a lei la vasca piena d’acqua fino all’orlo.
Si rigirava il coltello tra le mani, recuperato subito dopo essersi liberata di quella scocciatrice.
Aveva ucciso Saori Setsuko, anche lei.
Non si era fatta scrupoli ed aveva agito con estrema freddezza, rompendo quel bicchiere e trafiggendo la carne di quella donna più e più volte.
L’aveva lasciata lì agonizzante, come un mucchio di vecchi stracci abbandonati e aveva di nuovo usato il cloroformio su di Usagi, che aveva solo potuto assistere impotente a quella carneficina, prima di perdere i sensi.
Guardandola di tanto in tanto, ancora svenuta ai piedi del lavandino, si fermò a pensare alla piega che aveva preso la sua avita, già da molto tempo addietro.
Da quanto meditava vendetta?
Dieci anni?
Dodici?
Quindici?
Nemmeno lo ricordava più.
Era passato troppo tempo e aveva cambiato più volte i suoi piani.
Erano successe tante di quelle cose soprattutto negli ultimi undici mesi, e aveva raccolto tante di quelle informazioni, che a volte si sentiva soffocare, quasi come se lo stesse facendo con le sue stesse mani.
Ogni sua azione era ormai mirata solo al suo folle scopo, che tra l’altro, forse sapeva o l’aveva sempre saputo, essere anche irraggiungibile.
Aveva passato anni a studiare per un titolo, per un mestiere, che forse non l’avevano mai veramente appagata nelle sue precedenti esperienze, non tanto a livello economico quanto a livello molto più personale.
La sua ambizione non l’aveva mai fermata, e l’aveva portata a non accontentarsi mai, volendo andare sempre oltre.
Nonostante tutto vantava un curriculum e delle referenze invidiabili, e aveva sempre dato prova di un buon autocontrollo e di una buona gestione dell’utenza, nelle strutture presso cui aveva lavorato.
Autocontrollo.
Strano a dirsi dopo le sue ultime azioni, ma era sempre stato un’ottima doppiogiochista.
Il senso della leadership non le era di certo mai mancato, così come per il carisma.
Suo malgrado, la Clinica Saitou aveva rappresentato un’eccezione al suo ascendete fin dal primo momento.
Ricordava ancora le citazioni di educatori e pedagogisti anche occidentali, teorie, metodi ed approcci educativi, che a volte le avevano dato la nausea.
Parole e parole sul fatto di mettere al centro del rapporto educativo l’utente, sia esso un bambino, un disabile, un malato o qualsiasi altro fruitore della relazione socio-educativa.
Erano i valori della Pedagogia, cui era inclusa anche la sua professione.
 
- Tsè!-
 
Fece una smorfia, quasi rivedendo davanti agli occhi i suoi ex professori universitari, che si gonfiavano d’orgoglio raccontando dei loro mentori e dei loro predecessori, raccomandando, quasi ad ogni lezione, di tenere sempre fede agli ideali cui ogni educatore deve far riferimento: umiltà, generosità, empatia, fermezza, apertura mentale, resilienza …
Lei non li aveva seguiti propriamente tutti.
Personalmente non credeva più a nulla, in nessun valore, se mai ne avesse mai veramente avuto qualcuno.
Non aveva scelto quella Facoltà e quella Specializzazione in nome di una missione.
Avere competenze nel campo dei BES, o della Medicina o di qualsiasi altra cosa, per lei era sempre stato irrilevante.
Avrebbe potuto scegliere qualsiasi cosa, pur di arrivare prima o poi alla Clinica Saitou, che in poco più di un decennio aveva scalato la vetta del successo e del prestigio.
Digrignò i denti in un gesto di stizza. E dire ce l’aveva quasi fatta!
Si era laureata col massimo dei voti, aveva prestato servizio in centri specializzati in passato e poi, quando si era ritenuta abbastanza credibile per quel ruolo, aveva presentato domanda presso la Clinica, ma quella stupida ragazzina l’aveva battuta.
Più giovane di lei e a suo parere inesperta, le era stata preferita.
Usagi Tsukino.
Ventisei anni, molto ben voluta, a quanto pareva molto più capace di quanto lei avrebbe potuto credere, e soprattutto, pupilla di Saitou e di suo nipote.
Mamoru Chiba.
Lei aveva conquistato chissà come, uno dei giovani scapoli d’oro più invidiati della buona società di Tokyo.
Quei due stavano insieme, e adesso per giunta aspettavano anche un figlio!
 
- Stupida ragazzina sempliciotta! Cosa diavolo ci avrà mai trovato Chiba, in te? Quali sono le tue armi? -
 
Usagi Tsukino.
Katia continuava a guardarla, ripetendosi il suo nome come un mantra.
Era quasi tentata di far fuori anche lei, lì, subito.
Erano sole e per giunta Usagi era incosciente, per cui sarebbe stato forse ancora più facile di quanto lo era stato con Saori.
Non avrebbe di certo opposto resistenza, ma qualcosa la trattenne.
I suoi ricordi ebbero la meglio nella sua mente, e il flusso continuò a scorrerle negli occhi e tra i pensieri.
Si ricordò di come si era presentata ad Usagi Tsukino l’anno prima, sfacciata e senza vergogna, rinfacciandole di meritare quel posto molto più di lei, ma quella ragazzina le aveva tenuto testa.
Usagi le aveva risposto per le rime e non si era fatta intimidire.
Una piccola parte di sé ne era rimasta quasi compiaciuta.
Una ragazzina dolce e quasi ingenua all’apparenza, come le era sembrata all’inizio, sapeva anche cacciare le unghie, ma nella situazione in cui si trovavano invece in quel momento, Usagi non aveva fatto chissà che in fondo.
Che quella sicurezza che le aveva mostrato a Scuola, fosse stata in realtà solo una maschera?
Ciò avrebbe spiegato la semplicità con cui ne aveva fatto la sua pedina, ma forse il tutto poteva anche ricondursi al fatto che quella lì, si era fatta mettere incinta da Chiba, e magari poteva temere per una creatura non ancora nata, ma che aveva praticamente già un futuro roseo ancora prima di venire al mondo.
 
“O forse no …”
 
Subito dopo la discussione con Usagi a Scuola, a dicembre dell’anno prima, Katia aveva continuato a spiare lei e tutti, non fermandosi e cambiando più volte strategie d’attacco.
Molte volte si era dovuta frenare, come per il grave incidente che aveva mandato in TILT parte del sistema sanitario della città o in casi di cronaca interna alla Clinica, come un certo Nakamura di cui al momento le sfuggivano i dettagli, ma dopo quasi un anno aveva deciso che avrebbe dovuto attaccare e basta.
Non le era importato né come né dove, ma semplicemente, non rispondendo più di sé, aveva lasciato che la sua parte irrazionale prendesse il sopravvento.
L’istinto, la rabbia, la sofferenza, i traumi repressi negli anni, ne avevano fatto un’assassina.
La morte di suo padre era stata … devastante, per lei.
Loro due avevano sempre avuto un rapporto particolare, molto più profondo del normale legame padre – figlia.
Un attaccamento eccessivo, morboso.
Era stato dalla disfatta finanziaria della sua famiglia, col vizio del gioco di suo padre, alla bancarotta e poi alla disgrazia, che man mano era cresciuto qualcosa di spaventoso in lei, giorno dopo giorno fino a farla esplodere.
Da lì, aveva perso tutto.
Guardando Usagi, le venne in mente il giorno in cui l’aveva vista serena con Chiba e Saitou, prima che tentasse di investire Mamoru.
Sapeva da mesi che fossero una coppia, ma vedere quei tre così felici, così uniti … aveva provato un senso d’invidia e di disgusto assieme, che aveva spazzato via anche l’ultimo brandello di buon senso che forse le era rimasto, piccolo e ben nascosto nella sua coscienza.
Il Subconscio aveva parlato, e poi agito.
L’Es, il calderone dell’istinto, si era manifestato in tutta la sua complessità.
Carisma e persuasione.
Assieme ad un’incredibile abilità nel giocare la carta del sesso, quelle erano state le sue, di armi.
Era riuscita a convincere Rei Hino, sua cugina, del fatto che poteva mirare a molto più in alto di ciò che il suo piccolo centro con Kobayashi poteva offrire loro.
Agganciare Saitou con una collaborazione, perché no?
Se lei non era riuscita ad entrare e spiare la Clinica dall’interno, potevano farlo loro!
E Rubues?
Povero sciocco inetto!
Lui stravedeva per lei.
La adorava, ed andava pazzo per i suoi giochetti erotici.
Katia si portò una mano al viso, accarezzandolo da parte a parte.
Un nuovo ricordo, molto più recente, le arrivò alla soglia della memoria.
 
“Beh, non mi sembra che tu abbia fatto chissà quanto! Non ti fa più comodo il potere? Oppure non sei mai stato d’accordo con me, ma mi hai sempre appoggiato per interesse, oppure chissà, perché ti faccio sempre divertire a letto e allora in cambio mi hai fatto da cagnolino?”
 
Gli aveva urlato ogni parola senza fermarsi, piena di rabbia e veleno, e poi, quello schiaffo.
 
“E così che ti sei ridotta quindi?”gli aveva detto lui, deluso e quasi disgustato dalla donna che aveva avuto di fronte.
 
Se si concentrava riusciva ancora a sentire il rumore e il dolore dello schiaffo, che lui le aveva dato prima che uscisse quasi ubriaca ed investisse Goro Saitou.
Ma lei?
Lo amava davvero o la sua era solo attrazione?
Scosse la testa.
Amore o no, quando anche lui, Rei ed Hiroshi l’avevano lasciata sola, ritirandosi da quel folle progetto tentando di farla anche ragionare, qualcos’altro in lei si era rotto definitivamente.
Si era sentita tradita.
Tornò a fissare Usagi ed insieme a passare in rassegna la sua vita.
Dopo quanto successo alla sua famiglia, lei e Rei avevano ricostruito la loro vita pezzo dopo pezzo, prima da sole, perché all’inizio sole erano rimaste, poi con Hiroshi Kobayashi e Crimson Rubues.
Si erano tutti rifatti una vita, o quasi, perché lei in fondo all’anima, non si era mai arresa.
Ciò che erano riusciti a ricostruire a lei non era mai bastato.
Quel maledetto terreno era la sola vera speranza di riscatto, per tentare di tornare al loro vecchio splendore.
Le comodità, il lusso, il denaro, le feste, la mondanità e l’avere tutto ciò che desiderava con un solo schiocco delle dita …
Quel terreno era stato la loro miniera d’oro, da sempre un ottimo investimento.
Grande abbastanza, in un luogo strategico di Tokyo, edificabile e quindi perfetto per qualsiasi progetto, ma troppo difficile da recuperare per mancanza del giusto capitale.
Tutta colpa di …
S’interruppe, non volendo colpevolizzarlo da morto.
Suo padre aveva rovinato le loro vite eppure lei lo aveva sempre visto come un modello, come l’uomo perfetto da seguire e amare, e fin da ragazzina aveva sognato un compagno che fosse a sua immagine.
Era una parte del Complesso di Elettra, la sindrome della figlia innamorata del padre.
Le sue erano una Fissazione e una Regressione ad una fase del suo sviluppo evolutivo, che avrebbe dovuto superare in età molto, molto più giovane, e invece se l’era trascinato fino all’età adulta, e i traumi della sua vita avevano formato una psiche debole e forte allo stesso tempo, contorta nelle sue sfaccettature.
E dire che queste cose lei aveva anche dovuto studiarle all’università!
Secondo un certo … com’è che si chiamava?
Ah sì, Carl Gustav Jung.
Era stato uno psicanalista svizzero, che nella vita non solo aveva svolto vari ruoli e specializzazioni, ma aveva anche raccolto l’eredità freudiana conquistandosi l’immortalità nella storia della psicologia.
Secondo molte vere testimonianze si era anche … divertito, sopravvivendo alla moglie e alle amanti.
Ricordava bene quelle lezioni.
Secondo Jung, nelle bambine, l’attrazione nei confronti del padre fa sì che la figura paterna, sia modello di confronto per le future relazioni sentimentali della donna adulta.
Lei aveva fatto proprio così.
Aveva sempre amato suo padre, ed anche dopo la sua morte si era fortemente aggrappata al suo ricordo, e al ricordo del loro legame.
Ciò le aveva fatto annullare la realtà, tanto che non si era nemmeno mai chiesta se lui avesse mai approvato quel suo assurdo comportamento.
Fissava ancora Usagi, non del tutto distratta dai suoi pensieri.
La vide cominciare a compiere primi lievi movimenti e ad aprire debolmente gli occhi.
L’effetto del cloroformio stava svanendo.
Katia sorrise sinistramente, preparandosi allo sguardo terrorizzato ed umiliato di Usagi, non appena si fosse accorta di un preciso particolare.
La vide aprire definitivamente gli occhi ed iniziare ad agitarsi quasi subito.
 
- La tua amichetta ha rovinato tutto sai?-
 
Il suo tono rese il risveglio di Usagi molto più brusco di quanto già non sarebbe potuto essere.
Usagi si guardò intorno ancora intontita, e non riconobbe più la cantina, quello in cui si trovavano sembrava … un bagno?
Uno strano odore le infastidì le narici e quando guardando per terra si accorse a cos’era dovuto, le salirono le lacrime agli occhi per l’umiliazione, e per la disperazione.
 
- Che c’è? - Katia aveva ripreso con voce ostile e tagliente. - È la tua urina quella, ti fa tanto schifo? Oppure vorresti sprofondare dalla vergogna? Che effetto fa l’umiliazione, eh Tsukino?-
 
Katia rise ancora, di quella risata fredda e cattiva che ormai Usagi conosceva bene.
Lei si accorse di stare seduta per terra, le mani erano di nuovo legate all’indietro e adesso lo erano anche le sue caviglie.
 
- Perché … Perché lo fai?-
 
Ad Usagi la voce uscì tremula e le lacrime non avevano freni. Non si preoccupò più di nasconderle, non avrebbe avuto senso.
Katia le fece uno strano sorrisino.
 
- Il tuo bel Dottorino mi ha fatto la stessa domanda sai?-
 
Usagi rabbrividì.
Mamoru.
Lui sapeva che era in mano sua.
 
- Come ho detto a lui …- continuò Katia parlando con voce bassa e fredda ma con occhi allucinati. - Dovete sputare sangue e sudore come ho dovuto fare io!-
 
Usagi scosse la testa.
Quella donna doveva essere internata!
Era completamente fuori di testa!
 
- Tu sei pazza! Sei un mostro, mi fai schifo!-
 
Usagi le inveì contro tutta la sua rabbia.
Le urla erano le sue uniche armi, ma nessuno avrebbe potuto sentirla.
La voce le uscì molto più bassa di quello che sperava e tutte le finestre e gli accessi all’esterno, Katia li aveva chiusi a dovere.
La donna la guardò con odio prima di risponderle.
 
- Tu hai avuto quel posto un anno fa, bruciandomi la possibilità di entrare in Clinica e risalire il vertice dall’interno! Poi il vecchiaccio si è insospettito e non sono più riuscita ad entrare con le successive selezioni! Hai abbindolato Chiba e aspetti un figlio da lui! Ho messo sotto Saitou ma a quanto pare si sta riprendendo! Poi mi capita di vedere quella Saori, tsè! Povera sciocca! Una vita insignificante e una somiglianza di cui ho approfittato immediatamente! Che stupida, è stato tutto troppo facile, così come per quel maiale al motel e così come per te! Perché dai la colpa a me? Potevate essere tutti più svegli no?-
 
Usagi sentì un groppo alla gola, un senso di nausea che l’aveva attanagliata fin dall’inizio, ma che non l’aveva abbandonata.
Lottò con tutte le sue forze per non cedere almeno a quello.
Prese un grosso respiro, come a voler racimolare così un minimo di coraggio.
Tentò di sfidarla almeno con le parole, o meglio, di farla ragionare anche lei.
 
- Credi di poter arrivare a qualcosa, adesso? Ti arresteranno, e t’imprigioneranno! A cosa sarà valsa la tua vendetta?-
 
Katia si alzò e fatti pochi passi s’inginocchiò di fronte a lei.
 
- Anche vedervi crepare tutti come ho visto morire mio padre è più che sufficiente!-
 
Usagi deglutì a fatica.
Per quanto ancora Katia, l’avrebbe tenuta sul filo del rasoio prima di darle il colpo di grazia?
 
>>> KATIA AZAMAWARI! La casa è circondata! Libera gli ostaggi ed esci con le mani alzate!-
 
 Una voce poco distante e decisa le interruppe.
All’interno, seppur fosse tutto chiuso, la voce del capo della polizia arrivò chiara e distinta.
Usagi sussultò, aggrappandosi mentalmente ad una nuova speranza.
 
- MALEDIZIONE! Dannato Chiba!-
 
Katia si alzò di scatto, costringendo Usagi a fare lo stesso afferrandole un braccio.
La trascinò verso la finestra che dava proprio sul cortile e la spalancò con forza.
Fece mostra di sé e di Usagi, puntandole il coltello al collo.
 
- Venite stupidi, se ne avete il coraggio! Ma guardate chi ho qui! Quanti morti volete ancora sulla coscienza?-
 
- USAGI!-
 
Dal basso, Mamoru scattò, sporgendosi verso il cancello.
Usagi aveva sentito a malapena la sua voce ma non era riuscito a vederlo, mentre Katia, seppur lontana, aveva visto compiaciuta tutto il terrore di lui.
 
- Fermo! Idiota! Ti ho detto di non fare cazzate!-
 
La donna che Katia in quei mesi, aveva capito essere il capo della sicurezza della Clinica, bloccò Chiba spingendolo dietro la sua schiena.
Si vide puntare la pistola dal basso e la sentì urlare con tutto il fiato che aveva nei polmoni.
 
- Arrenditi Azamawari! Non hai scampo ormai! -
 
- VENITE A PRENDERMI!-
 
Katia urlò di rimando, indietreggiando e sparendo dalla loro visuale.
Richiuse la finestra e costrinse di nuovo Usagi in ginocchio.
Si portò le mani tra i capelli, digrignando i denti con stizza e guardando Usagi con uno sguardo infuocato.
Ormai aveva capito di non avere più scampo, e forse, di non averne avuto fin dall’inizio.
 
- È finita! Basta, lasciami andare! Loro sono qui, e ti porteranno via!-
 
Usagi la supplicò di nuovo, ma nonostante fosse ormai con le spalle al muro Katia non aveva intenzione di fermarsi.
Si abbassò dietro di lei e prese a bloccarle la testa con i capelli e ad afferrarle una spalla, provocandole dolore di proposito.
Anche i suoi movimenti più piccoli erano scattanti e furiosi.
 
- Non prima di aver fatto un’ultima cosa!- alitò tagliente al suo orecchio.
 
Usagi non ebbe tempo di realizzare, né di potersi opporre.
Si ritrovò spinta con la testa verso il fondo della vasca, trattenuta sempre più verso il basso.
Non riusciva a muoversi, non riusciva a difendersi, ancora intorpidita dal cloroformio, e soprattutto, non riusciva a respirare.
Katia aumentò la presa per evitare che si ribellasse, notando che Usagi sembrava essere riuscita a sollevare le spalle.
La spinse di nuovo giù e quasi le schiacciò il viso verso il basso.
Continuava a tenerla ferma dentro l’acqua con forza sempre maggiore, ignorando gli estremi tentativi di Usagi di liberarsi e la sua testa scuotersi per la sofferenza che doveva stare provando.
Una spinta più forte e quasi le batté il viso sul fondo.
Sentì delle voci in lontananza, provenienti dal piano inferiore e allo stesso tempo vide i movimenti di Usagi sempre meno veloci e via via più deboli, fino al fermarsi per tutto.
Continuò a tenerle la testa sott’acqua ancora per qualche secondo e poi la lasciò lì, alzandosi e sedendosi comodamente sul bordo in attesa della polizia.
Pochi istanti e qualcuno aprì la porta del bagno con un calcio.
Haruka Ten'ou, Mamoru Chiba ed altri due uomini fecero irruzione.
I nuovi arrivati videro Usagi immobile, le mani e i piedi legati, inginocchiata col capo nella vasca.
Katia era seduta sul bordo accanto lei, con un sorriso trionfante sul volto.
 
- Sei arrivato troppo tardi, Chiba!-
 
- … No …-
 
Dapprima quello di Mamoru fu solo un esile sussurro, che si trasformò ben presto in qualcosa di più forte e disperato.
Katia provò una sensazione di goduria e falsa pena a vederlo in quello stato per la sua donna.
 
- No, no, no, no, NOOOOO!!!-
 
Scuotendo la testa, Chiba corse alla vasca e riportò Usagi dapprima in ginocchio e poi la stese immediatamente, mentre Haruka lo scavalcava e afferrava le mani di Katia bloccandole con le manette.
Apparentemente la donna non oppose resistenza.
 
“Non ho ottenuto veramente quello che volevo, ma vedervi patire quello che ho passato io, è forse ancora meglio dell’avere il vostro dannato patrimonio!”
 
Lo pensò soltanto, non esprimendolo a parole.
Vedere quel bastardo nato con la camicia sull’orlo della disperazione, era uno spettacolo che le dava un sadico piacere.
Mamoru si guardò attorno, e senza pensarci due volte afferrò proprio il coltello che aveva usato Katia, per liberare i polsi e le caviglie di Usagi.
 
- Katia Azamawari! - sentenziò Haruka - È in arresto per i seguenti reati! Rapimento, spionaggio aziendale, tentata appropriazione indebita, tentato omicidio e sospetto omicidio! Portatela via!- disse rivolta ai due agenti con lei.
 
“Forse non avete ancora visto nulla! Non avete trovato il mio souvenir in cantina?” continuò lei, sempre solo mentalmente.
 
Gli agenti eseguirono l’ordine, spingendo Katia fuori dal bagno, che prima di sparire dalla loro visuale si voltò con aria di sfida verso Mamoru ed Haruka.
 
- Prova a salvare il salvabile Chiba! Anche tu devi sapere che cosa si prova a perdere chi si ama! Il vecchio è ancora vivo, ma la tua donna invece?-
 
Rise come se nulla fosse.
Uno degli agenti la strattonò e finalmente uscirono dal bagno.
 
-Stia zitta! Forza, andiamo!-
 
Katia si lasciò quella scena di presunta morte e dolore alle spalle.
Scese le scale scortata dagli agenti, ancheggiando e con un’espressione d’insana vittoria in volto.
Arrivati al pian terreno, Mori e gli altri la guardarono disgustati.
Quando passò accanto al capo della polizia, questi la fermò prendendola per un braccio.
 
- Spero che ne sia valsa la pena, perché dubito che potrà sperare positivamente per il suo futuro.-
 
Katia lo guardò melliflua e gli rispose con voce suadente.
 
- Non immagina quanto! -
 
- Avrà molto da riflettere nel luogo in cui sarà rinchiusa, e forse cancellerà quell’espressione dalla sua faccia! Si vergogni! -
 
- Non me ne frega più di niente! Ho ottenuto quello che volevo. - rispose tranquillamente lei. Riprese poi riprendendo in parte le parole di Mori, sostenendo lo sguardo dell’uomo senza battere ciglio. - Dubito che potrà sperare positivamente per la ragazzina al piano di sopra! Magari ha raggiunto quell’altra giù in cantina!-
 
Mori la guardò con disprezzo.
 
- Lei non è minimamente pentita per tutto ciò che ha fatto. Non merita niente! -
 
Fece un cenno con il capo agli agenti che la tenevano ferma.
 
- Portate via questa donna! Ora la giustizia le darà ciò che si merita!-
 
Ancora una volta quelli obbedirono, uscendo definitivamente da quella casa, diventata luogo dell’orrore.
Spinsero Katia sul sedile posteriore della volante e chiusero lo sportello.
Partirono tutti a gran velocità.
Katia fissò il suo riflesso nel finestrino, e per un attimo le parve di intravedere il viso di suo padre accanto al suo.
Non seppe decifrare la sua espressione, se di compiacimento, d’affetto, di giudizio o di rimprovero.
Con la lingua si inumidì le labbra prive del consueto rossetto.
 
- Ciao ciao Mestrina Tsukino!- disse rivolta al suo riflesso.
 
Tornò a guardare di fronte a sé, verso il sedile del guidatore, andando incontro al suo destino.
 
 
NdA
 
Ebbene, eccoci.
Dunque, spero che vi sia piaciuto e di aver reso abbastanza bene tutto, l’integrazione tra questo e gli ultimi due capitoli della long, ma soprattutto il messaggio che volevo comunicare, e cioè la malattia mentale di Katia.
Il prossimo capitolo della storia principale è in corso ma ho scritto molto poco, ci tenevo a pubblicare prima questo e credo che il prossimo aggiornamento che farò, sarà la nuova Song-fic.
Il PoV sarà quello di Usagi, ma la struttura e la canzone saranno le stesse che ho usato in A Thousand Years - Mamoru's feelings.                          
 
 
Note di Psicanalisi
 
“Fissazione” e “Regressione”, citate nel testo, sono “meccanismi di difesa”.
I primi a studiarli sono stati Sigmund ed Anna Freud.
In seguito Carl Gustav Jung ha ripreso ed ampliato gli studi del suo mentore, e con lui molti altri ancora già dalla prima metà del Secolo scorso, e anche prima della morte di Freud, (23 Settembre 1939).
Secondo Freud, esse sono un ritorno indietro del soggetto, alle sue prime fasi dello sviluppo sessuale, o meglio, del proprio soddisfacimento della libido.
Non soddisfare o non superare del tutto una determinata fase dello sviluppo psicosessuale, o peggio, non superare eventuali traumi innescati in specifici stadi di sviluppo, possono nella maggior parte dei casi manifestarsi sottoforma di psicosi o nevrosi lievi o gravi in età adulta.
Il caso di Katia è legato anche al “Complesso di Elettra”, corrispettivo del maschile “Complesso di Edipo”.
In psicoanalisi, con sottili riferimenti al mito antico, stanno ad indicare l’amore del figlio o figlia per il genitore del sesso opposto, e il conseguente desiderio di allontanare il genitore dello stesso sesso, visto come ostacolo a quel legame.
Tralasciando la scienza psicanalitica e parlando di questo concetto nella vita di tutti i giorni, e “nella vita tranquilla”, lontana cioè da tutti questi riscontri negativi, il “Complesso di Elettra” potrebbe anche essere comunemente indicato, come la situazione in cui “la bimba vuole sposare da grande il suo papà”.
Il superamento di questa fase, si ha tra i cinque e gli undici anni circa, quando si entra nella fase di sviluppo della “Latenza”.
Affacciandosi in un mondo nuovo e più ampio come quello della scuola, e raggiungendo man mano la preadolescenza, il soggetto si costruisce la sua identità, spostando il suo oggetto d’interesse verso un punto di riferimento diverso dai genitori.
Tornando al caso di Katia: l’attaccamento a suo padre è stato talmente forte, da non superare mai del tutto la sua morte.
Il desiderio di rivalsa l’ha portata a costruirsi un “Io” tanto da forte da proteggersi dall’esterno, ma il suo vero dolore ha allo stesso tempo reso quell’Io anche debole, o meglio, l’ha sdoppiato, e il suo Inconscio ha fatto sì che l’Io più debole e tenuto continuamente a freno dalla maschera costruita negli anni, fuoriuscisse nei momenti di maggiore tensione emotiva.
Ad ogni modo, io ho provato ad immaginare il legame di Katia e suo padre quasi malato.
Il Complesso di Elettra ha in realtà altre caratteristiche che non sono proprie del personaggio che ho creato, come ad esempio l’eterno desiderio di essere protette, e Katia, a volte di tutto ha avuto bisogno tranne che di protezione credo! :-D
Inoltre, manifesta quasi uno sdoppiamento della personalità tra l’altro anomalo.
In alcuni casi,infatti, lo “Sdoppiamento dell’Io”, porta alla formazione nel soggetto di due entità distinte e separate, che tendono a predominarne il comportamento in alternanza.
Di solito non c’è memoria di una o dell’altra personalità, ma ci sono anche i casi in cui la coscienza della struttura “dominata” non manca, ma rimane pressoché vigile.
 
Insomma, spero di aver reso tutto chiaro e credibile.
Dopo tanti anni all’università e tanti esami di psicologia, questa è una scienza che mi affascina molto, ma che sono sicura abbia ancora molto da scoprire e capire bene, e poi, il mio campo è prettamente pedagogico, per cui se ho fatto un’ enorme gaffe, chiedo perdono a chi è più esperto di me in materia .. tra di voi c’è chi lo è, e mi segue sempre sin dal mio inizio qui su EFP!
Hai capito chi sei, vero? ;-) :-* :-D
 
Bene, per ora è tutto!
Spero nelle prossime settimane di riuscire a riprendere anche la Song-fic.
Grazie a chi ha letto il capitolo precedente e a chi leggerà e commenterà questo.
Grazie per chi ha inserito anche questa storia tra le preferite, seguite e da ricordare, e me tra gli autori preferiti.
Vi abbraccio forte!
 
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Luciadom
 

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Capitolo 3
*** Il matrimonio del mio migliore amico 1.0 ***


NdA
 
Ben ritrovati!
Ecco finalmente il nuovo capitolo del primo Spin-Off.
Innanzi tutto grazie a chi ha terminato la long, a chi sta seguendo questo e ha letto anche gli altri due Spin-Off, sempre legati alla mia long storica, e tutte le altre storielle vecchie e nuove.
Nel capitolo che segue viene ripreso ed ampliato il matrimonio di Ami e Taiki, annunciato insieme ad altri flashback nell’ultimo capitolo della long.
Potrebbe pertanto contenere eventuali piccoli Spoiler, per chi ancora non l’ha letto.
Il titolo è liberamente ispirato al titolo del film “Il matrimonio del mio migliore amico” con Julia Roberts.
Nel capitolo sono citati altri film e attori sui quali non ho nessun diritto, e niente, compresi i personaggi di Sailor Moon, è usato a scopo di lucro.
Tutto è dei rispettivi autori.
In un certo senso, questo potrebbe anche essere un omaggio al compianto Patrick Swayze.
Capirete in quale punto.
Buona lettura!

 
 
3) Il matrimonio del mio migliore amico 1.0
 
 
Sabato, 26 Marzo 2011.
Feste di Addio al Nubilato e Addio al Celibato
 
 
Lo sentiva, quella sarebbe stata la sua occasione perfetta per stuzzicare il suo migliore amico fino allo stremo.
Mamoru non si sarebbe fatto sfuggire quell’occasione per nessuna ragione al mondo, ragion per cui aveva tutta l’intenzione di non perdersi un solo istante né della festa di addio al celibato di Taiki, né tanto meno si sarebbe distratto anche un solo momento, (forse), il giorno delle nozze.
Poco importava se lui era il testimone dello sposo, e avrebbe dovuto mantenere un certo contegno soprattutto sull’altare.
Aveva finalmente l’opportunità di vendicarsi per tutte le volte che Taiki lo aveva istigato in passato, e ne avrebbe sicuramente approfittato.
Perso nei suoi malefici e paradossalmente amichevoli pensieri, ridacchiò mentre si infilava la giacca, attirando l’attenzione di Usagi alle sue spalle.
 
- Che hai da ridere? -
 
Mamoru quasi sobbalzò.
Si voltò sorridendole malizioso e si chinò sul divano a darle un bacio sulla tempia.
 
- Niente, stavo solo pensando. -
 
- E che a cosa? - gli chiese curiosa lei, anche se stava già immaginando cosa passasse nella testa del suo fidanzato.
 
- Pensavo … - riprese lui, sempre con quel maledetto sorrisetto sghembo in volto - Che tra poco Taiki subirà la mia ira funesta! Lo conosci, e puoi tranquillamente immaginare le sue condizioni in questo momento! Ho intenzione di prenderlo in giro fino alla fine, anche a costo di farmi cacciare dal locale! -
 
Usagi alzò gli occhi al cielo.
 
- Tu sei fuori di testa! -
 
- Sì, può essere! -
 
Usagi lo guardò attentamente.
Ma diceva sul serio?
Mamoru criticava tanto Taiki per essere pazzo, pettegolo ed esuberante, ma lui non era poi tanto da meno.
 
- A volte ancora mi chiedo chi sia peggio tra te e lui! Quando la smetterete di comportarvi come due bambini? Siete proprio incorreggibili! -
 
- Ma su, Usako, vuoi forse darmi torto? - le fece un buffetto sul naso . - Ormai dovresti saperlo che noi siamo fatti così, è il nostro modo di volerci bene! Lo so che non siamo poi tanto normali, ma tu ed Ami ci amate anche per questo, no? -
 
Le rivolse un sorriso dolce e seduttore assieme, che sapeva avrebbe funzionato, e infatti Usagi scosse la testa rassegnata, sorridendo anche lei.
 
- Divertiti, e mi raccomando, fate attenzione! -
 
- Tranquilla, non faremo niente di tabù o di trasgressivo, siamo pur sempre uomini maturi e pazzamente innamorati delle nostre quasi mogli! - sottolineò mellifluo le ultime parole. - E poi ci sarà Zio Goro noi, lo sai che è uscito prima di me per andare a prendere Taiki, ed è l’unico con forse più sale in zucca tra noi! Senza contare che ci saranno anche Yaten e Ren. Non saremo che cinque uomini adulti e responsabili che escono per festeggiare insieme, ma tranquilla, tutti gli altri eviteranno sicuramente qualche prevedibilissima figura infelice! Tu piuttosto, sicura che non vuoi che accompagni prima te? Minako ti ha confermato che verrà a prenderti?-
 
- Certo.- sorrise lei, già pronta per una serata in compagnia dell’invece futura sposa Ami.
 
- Non stancarti troppo.- Le intimò con un indice alzato.
 
- Se tu non farai nulla di trasgressivo, cosa potrei mai fare io, secondo te, al sesto mese di gravidanza e con due nipotini acquisiti figli degli sposi in casa? Noi ragazze faremo una cenetta tranquilla a casa di Taiki ed Ami, a spettegolare su voi uomini. Potrei quasi dire che ci sarebbe il rischio di annoiarsi, se non fosse per quella pazza di mia sorella! Noi quattro faremo le brave, voi piuttosto … sicuro che non ci dobbiamo preoccupare? - concluse allusiva, celando un’ espressione birichina.
 
- Ma sì, che cosa c’è, non ti fidi più di me? -
 
- Veramente no.- Usagi si alzò, massaggiandosi il pancione guardandolo dall’alto verso il basso. - Ricordatevi che avete delle responsabilità voi! Chissà quante ochette ci saranno in giro per i bar di Tokyo, pronte ad adescare uomini come voi, tsè!-
 
Un po’ davvero gelosa, un po’ decisa a prendere in giro lei lui, lo guardava serissima mordendosi la lingua per non farsi smascherare.
Si voltò per non ridergli in faccia, ma purtroppo o per fortuna, Mamoru non ci cascò.
 
- Sai … - si alzò anche lui e le girò attorno, le sfiorò prima il ventre e poi l’attirò verso di sé. – Effettivamente hai ragione. I night club pullulano di donne dal fisico mozzafiato, scatenate e sensuali. Dubito che un uomo possa restare immune a quegli spettacoli senza avere la benché minima … reazione. A meno che non si tratti di ragazzi con … ehm … gusti diversi, o comunque già palesemente impegnati, anche troppo, impegnati!-
 
Enfatizzando le ultime parole, spostò lo sguardo sul ventre rigonfio di lei e poi sul suo anulare sinistro, dove brillava da quasi tre mesi la loro promessa di fidanzamento.
Scoppiò a ridere, ed Usagi con lui.
 
- Certo che puoi stare tranquilla Usako! Nessuna potrebbe anche solo minimamente pensare di prendere il tuo posto, in nessun modo e in nessun caso. -
 
Tra le sue braccia, Usagi si abbandonò ad un risolino.
Certo che lei ed Ami chiedevano tranquillità, ma si fidavano anche abbastanza dei loro uomini, da concedergli una festa di addio al celibato che andasse oltre la clausura!
Lo accompagnò alla porta e si salutarono come loro sapevano ben fare.
 
- Divertiti anche tu Usako, e non affaticarti. Cercheremo di non fare tardi, e verrò non appena avrò accompagnato Taiki in hotel. Minako ti riaccompagnerà anche?-
 
- Certo, e non ti devi preoccupare! Hai forse dimenticato quanto mia sorella possa essere iperprotettiva?-
 
Mamoru le fece un’espressione poco entusiasta, che la diceva lunga.
 
- No, per niente! Allora a più tardi!-
 
- Ok Mamo. Buona serata, a dopo.-
 
Un ultimo bacio e lui chiuse la porta.
Ancora all’interno dell’ingresso, Usagi avvertì il motore dell’auto di lui attivarsi.
Sorrise e tornò in salone, attendendo che Minako l’avvertisse del suo arrivo.
 
***
 
- Cosa pensate stiano facendo le nostre dolci metà? -
 
Yaten buttò lì una frase a caso, (più o meno), notando la tensione di Taiki e l’espressione simpaticamente diabolica di Mamoru.
Scosse leggermente il bicchiere di birra che aveva tra le mani, notando i giochi di schiuma lungo la superficie in vetro e poi tornò a guardare i suoi compagni di serata.
Goro scosse le spalle.
 
- Suppongo che le vostre ragazze si stiano chiedendo la stessa e identica cosa! -
 
Ren, il ragazzo di Makoto, si alzò e prese un paio di freccette dal tavolino fissando intensamente il tirassegno di fronte a sé.
Chiuse un occhio per meglio prendere la mira e fece piccoli ma veloci movimenti con la mano destra per concentrarsi.
 
- Beh … Sicuramente mentre noi ci diamo alla birra e al cibo spazzatura dei pub, loro si staranno pregustando i manicaretti di Makoto. Un po’ le invidio, la mia fidanzata sì che sa come prenderci per la gola! -
 
Lanciò una prima freccetta, mancando di poco il centro.
Schioccò le dita in un finto gesto di stizza, e prese a giocherellare con una seconda freccetta per ritentare.
 
- Una cosa è certa. Staranno ridendo alle nostre spalle!- rimbeccò Mamoru, memore di quello che gli aveva detto Usagi, e poi la cosa era fin troppo ovvia.
 
Taiki non aveva ancora partecipato alla nuova conversazione.
Fissava il suo boccale battendo nervosamente un piede per terra, come se non si stesse affatto divertendo, e come se il festeggiato non fosse affatto lui.
In realtà si sentiva vittima di una forte trepidazione.
Guardò l’orologio.
Mancava così poco … restavano così poche ore, e finalmente il suo sogno si sarebbe avverato.
Anche se come Usagi e Mamoru ormai con Ami conviveva, non vedeva l’ora di passare ogni minuto della sua vita vicino a lei, non solo come suo compagno o come padre dei loro bambini, ma proprio come marito, il completamento di una perfezione che era sua da quando l’aveva conosciuta, e poi da quando l’aveva reso padre.
Erano in quel pub sì e no da una mezz’ora.
Avevano inevitabilmente parlato di lavoro, aspettando le loro ordinazioni, di argomenti futili, e degli ultimi preparativi del matrimonio, prolungatosi per inconvenienti dell’organizzatrice d’eventi fortunatamente risolti.
Non che disprezzasse la compagnia dei suoi amici, anzi, non era di certo solo Mamoru il fulcro delle sue amicizie maschili e ne era felice, ma lui non vedeva l’ora che arrivasse l’indomani.
Se avesse potuto, sarebbe scappato da quel bancone per sposarsi subito anche senza la presenza degli altri.
 
- Ehi, sposo? - Mamoru gli tamburellò energico due dita su una spalla. - Sei ancora sul Pianeta Terra? Te la vuoi godere o no la tua ultima notte da celibe? L’ultima notte di libertà, ci pensi? -
 
- Eh? -
 
Taiki alzò lo sguardo verso di lui.
Si aggiustò gli occhiali sul naso e si girò verso tutti gli altri, facendo roteare lo sgabello e dandosi lo slancio con un piede per terra.
 
- Scusate, ero sovrappensiero. -
 
- Maddai! Quasi non ce ne eravamo accorti! -
 
Ren Okino tornò al suo posto, lasciando il tirassegno ad una piccola comitiva lì per un compleanno.
Diede una gomitata a Taiki, beccandosi un’occhiataccia.
Era un apprendista pasticcere, con talento e passione, e lui e Makoto si erano conosciuti durante un seminario sulla cucina biologica, proprio nell’auditorium della Clinica.
Di bell’aspetto, alto appena poco più di Makoto, bruno di capelli e nello sguardo, aveva subito legato con tutti, e come tutti, sapeva bene dove puntare quando c’era da scherzare tra amici.
 
- Ma è ovvio che se ne frega dei suoi migliori amici! -Mamoru stava mettendo in atto il suo piano. Posò il suo boccale e si finse offeso, sedendosi proprio vicino a loro e poggiando i gomiti sul tavolo, sostenendosi il capo con le mani. - Questo qui pensa solo alla sua Ami! Non vede l’ora di vestirsi di tutto punto e correre sull’altare! Mica è felice di stare qui con noi?-
 
Goro si fece scappare una prima risata.
Sapeva fin troppo bene, cosa Mamoru avesse intenzione di fare, e si preparò a pregustarsi lo spettacolo.
 
- Beh ragazzi, cerchiamo di comprenderlo però … - questo era Yaten, a metà tra il serio e l’ironico. - In fondo tra poco ci incapperemo anche io e te, eh Mamoru? E vorrei farti notare che io sposo Minako Tsukino, e ripeto, Minako!!! - si portò una mano alla fronte, non osando nemmeno immaginare quando sarebbe stato il suo, di momento. - Se non fosse assurdo, ti proporrei quasi uno scambio di gemella! -
 
La sua battuta riuscì a far ridere tutti, persino Mamoru, e alla fine anche lo stesso Taiki.
Effettivamente, immaginare la gemella di Usagi alle prese con lo stress prematrimoniale era esilarante!
Ancora non sapevano, quanto avevano ragione!
Ren si voltò verso la zona del locale adibita ai giochi.
Il tirassegno era di nuovo libero, e anche il tavolo da biliardo tra poco sarebbe stato sgomberato da un gruppetto di ragazzi.
 
- Vi va una sfida? Freccette, biliardo o ciò che volete. Chi perde paga il prossimo giro! Ovviamente Taiki, tu sei esente da batter cassa, sei comunque nostro ospite!-
 
- Io ci sto! -
 
- Anche io!-
 
Yaten e Mamoru saltarono già dai loro sgabelli, seguendo Ren che già li aveva preceduti di qualche passo.
Taiki li guardò e si lasciò convincere.
 
- E va bene! -
 
Si alzò anche lui, e un’occhiata a Goro gli bastò per capire che anche l’uomo più maturo era favorevole all’iniziativa.
Cominciarono proprio con le freccette.
 
***
 
- Ah … ma ci pensi Ami-Chan? Domani sera a quest’ora sarai la Signora Stuart! Non è meraviglioso? -
 
Minako sognava ad occhi aperti, sgranocchiando popcorn in attesa che Usagi e Makoto decidessero quale DVD guardare, dopo il primo scelto da lei, Dirty Dancing.
Se solo ne avesse avuto la possibilità, si sarebbe plasmata contro lo schermo per non perdere un solo centimetro delle inquadrature del protagonista maschile.
Durante la scena del ballo finale si era messa a danzare per la stanza, usando, o meglio, sventolando, un cuscino a mo’ di ignaro cavaliere.
Erano state costrette ad interrompere e riprendere la scena tre volte, perché Minako aveva praticamente intonato ogni parola della colonna sonora a squarciagola.
Avevano prima optato per Ghost , ma in realtà pur conoscendo a memoria ogni scena del drammatico film, non avevano avuto poi tanto voglia di piangere di commozione in una serata come quella, per cui avevano scelto di ricordare Patrick Swaize con un’altra pellicola.
 
- Già… però a vederti Minako, sembri quasi più emozionata tu di me!-
 
Ami ridacchiò, lanciando occhiate a lei e alle due ragazze rannicchiate di fronte alla TV, impegnate a rigirarsi tra le mani DVD di ogni sorta.
 
- Che ne dici di questo? Oppure di questo!-
 
Usagi mostrò prima la sua mano destra, poi la sinistra, mostrando a Makoto due DVD con gli stessi attori protagonisti.
Uno in particolare poteva essere azzeccato o no al contesto.
 
- Pretty Woman e Runaway Bride?- ridacchiò - Dici sul serio Usagi? Posso capire il primo, ma l’altro ti sembra il caso? - e rise ancora.
 
- Perché no?-
 
Usagi rispose sicura e ironica.
Guardò il secondo film girando il DVD verso se stessa, e diede voce ad un pensiero ai limiti della comicità.
 
- Ragazze!- richiamò anche l’attenzione di Ami e Minako. - Guardate questo! Ami, so che tu non lo faresti mai, ma immaginati al posto di Julia Roberts, e immagina Taiki al posto di Richard Gere! Se ne vedrebbero delle belle! Giusto? -
 
Minako saltò dal divano correndole incontro.
 
- Sììì!!! Possiamo guardarli anche entrambi eh! -
 
Tutte le ragazze si unirono in una risata generale, accogliendo l’idea di buon grado.
Minako non si sarebbe di certo risparmiata il meglio di sé quella sera, e ne aveva dato già prova.
 
- Comunque mie care … - Minako esordì risoluta, quando tutte ebbero ripreso posto.  Si alzò mettendosi una mano su un fianco e portando l’altra verso l’alto. - Divertiamoci stasera e domani, che poi i prossimi saremo io e il mio Yaten! E mi raccomando, voglio una festa di addio al nubilato meeeeeravigliosa! Voglio la musica, e i balli, e leccornie di Mako-Chan, tutto! Oppure una serata alla Spa! In quel complesso turistico dove sei andata a festeggiare il compleanno di Mamoru, eh Usa? Ho sentito dire che offrono dei pacchetti fantastici! Una sera solo noi ragazze, coccolate tra saune, massaggi, idromassaggi e docce emozionali! -
 
Makoto rischiò di soffocare nel sorseggiare la sua aranciata, non riuscendo a trattenere una nuova risata.
 
- Scusa Minako ma … tu lo sai che mancano tipo … non so, tipo sei mesi? Posso capire tu non stia nella pelle per il matrimonio, ma anche per la festa di addio alla libertà!? Sai anche che di solito, a parte casi come questo dove ci sono donne incinte e neonati di mezzo, le feste di addio al nubilato le organizzano le amiche della sposa nel più assoluto riserbo? La sposa viene addirittura portata bendata sul luogo dell’evento! -
 
- Certo!- squillò l’altra. - Il mio era solo un avvertimento! Un promemoria, ecco! -
 
-Minako … - questa era invece Usagi. - Sai anche che io, a settembre, avrò partorito da poco e sarò nel pieno dell’allattamento? Se vuoi che partecipi anch’io, scordati serate sfrenate, o tua nipote conoscerà già a tre mesi la pura follia di sua zia! -
 
Minako si lasciò cadere sul divano, con l’entusiasmo sotto le scarpe.
 
- Ah, è vero! La mia nipotina! Hai ragione Usa, farò la brava e mi farò bastare anche una serata come questa, con Tv, cibo, amiche, e risate! - Sospirò sommessamente e prese un lungo sorso di Coca Cola prima di prendere le due custodie dei film. - Ami, scegli tu, il prossimo quale vuoi che sia?-
 
Ami sorrise. Ci pensò su e poi un suo indice indicò Pretty Woman.
 
Ripresero la loro maratona di film sgranocchiando patatine, popcorn e le leccornie di Makoto, stando attente a non svegliare i gemellini attraverso la baby radiolina.
Avevano inserito entrambi i DVD nell’impianto e Makoto diede l’impulso col telecomando affinché l’automatismo facesse partire il film prescelto.
Durante i titoli di testa, Minako esordì di nuovo.
 
- Ehi ragazze ma … secondo voi, cosa staranno combinando i nostri baldi fidanzati in questo momento? -
 
***
 
- Voglio la rivincita!-
 
Yaten finì la sua seconda birra, un po’ infastidito per aver perso la maggior parte delle innumerevoli partite a freccette, cominciate da almeno un’ora.
Ridendo della sua stessa incapacità nel gioco, decise dovendo anche guidare che non avrebbe bevuto nient’altro che acqua per il resto della serata.
Strinse bene gli occhi per prendere la mira, tirò più volte avanti e indietro la mano destra con la freccetta e si concentrò profondamente.
Un tiro sicuro e preciso e riuscì incredibilmente a fare centro.
 
- Evviva! La fortuna aiuta gli audaci!-
 
- La fortuna del principiante!- Mamoru lo prese in giro da poco lontano, ma Yaten fece finta di non farci caso.
 
- Finalmente ce l’hai fatta amico!- Ren invece si congratulò, scocciato e divertito assieme. - Fortuna che in amore sei più fortunato! Perché lì fai centro no?-
 
Vedendo la sua faccia divertita ed allusiva, Yaten gli lanciò un’occhiataccia, ma poi si rilassò in un sorriso.
 
- Ovvio Ren! La mia Minako non si è mai lamentata delle mie … prestazioni! Comunque, non è Taiki quello da torturare stasera? Andiamo a rompere le scatole a lui no? -
 
- E meno male! - Ren riprese a tirare, centrando al secondo tentativo. - Quanto a Taiki, ci sta già pensando il nostro testimone! -
 
Goro, Mamoru e Taiki erano invece alle prese col biliardo.
Taiki si stava effettivamente lamentando delle continue frecciatine di Mamoru.
 
- Che poi Mamoru,ti stai tanto divertendo a prendere in giro me, ma vorrei vedere te a dicembre! So benissimo che ti comporterai anche peggio!-
 
Con un solo colpo mandò le palline che aveva puntato in buca.
 
- C’è una differenza … - Mamoru rispose facendo roteare la mazza tra le dita. - Io so controllarmi, e non sono abituato a comportarmi da imbecille anche in pubblico, cosa che invece fai tu!-
 
- Certo, come no!-
 
- Hai forse qualche dubbio?-
 
- Sì, e pure tanti! -
 
- Vuoi scommettere? E comunque Taiki, è tutta la vita che rompi, permetti che lo faccia anche io ogni tanto? -
 
- Chissà perché, ho paura che domani saremo seriamente a rischio figuracce in Chiesa! Volete darvi una regolata? Se dovete dare il meglio delle vostre parate fatelo adesso, già che ci siete, che domani è meglio comportarvi da uomini adulti e seri!-
 
Goro stava aspettando il suo turno.
Per tutto il tempo non aveva mai smesso di osservare i continui battibecchi dei due amici.
 
- Noi? Uomini adulti? - Taiki indicò se stesso e Mamoru con la punta della sua mazza. - Capo, non ci conosci poi così bene allora!-
 
- Oh, io vi conosco pure troppo bene!-
 
Goro si staccò dalla parete per fare la sua mossa. Calciò le palline ma senza successo per le buche.
 
- Ah sì?-
 
- Esatto Taiki, e proprio perché vi conosco come le mie tasche temo che domani farete uno dei vostri tanti teatrini! Fortuna che vi siamo abituati tutti! - si portò una mano tra i capelli, in un finto gesto esasperato. - Ah, non so come quelle due povere ragazze facciano a sopportarvi! Devono essere due angeli scesi dal cielo, non c’è altra spiegazione!-
 
“Su questo non ci sono dubbi…”
 
Fu il pensiero di entrambi i ragazzi.
 
- Possiamo unirci a voi?- Stufo delle freccette, Yaten sperò di avere più fortuna almeno nel biliardo.
 
- Certo. - Mamoru gli porse la sua mazza. Si era stancato anche lui. - Prendi pure il mio posto, io vi raggiungo subito . -
 
Si congedò dal gruppo uscendo a prendere una boccata d’aria, beandosi della brezza di fine marzo.
Prese il cellulare e digitò un messaggio ad Usagi.
Non voleva essere invadente, ma paradossalmente sentiva già la sua mancanza.
Usagi si era trasferita da lui, e ormai averla continuamente accanto era diventata un’abitudine.
Forse poteva sembrare egoistico da parte sua, ma non riusciva a starle lontano per più di qualche ora senza sapere come stesse.
Dopo tutto quello che avevano passato, solo quattro mesi prima, anche quando la sapeva al sicuro sentiva il continuo bisogno di conferme.
 
“Ciao Usako, come procede? Vi state divertendo? Qui va piuttosto bene, anche se come ti avevo detto Taiki è su di giri! Ci vediamo dopo, salutami le ragazze! Ti amo.”
 
Il cellulare di Usagi squillò in un momento, per tutte, poco opportuno.
 
- Ma chi è? Proprio adesso? - Minako sbuffò, stringendo il cuscino che stava abbracciando dall’inizio del film.
Lo stesso con cui aveva ballato.
Usagi si sporse sul tavolino ed afferrò il suo cellulare.
Non rispose a sua sorella.
Sorrise solo a leggere il nome del mittente ancor prima di aprire l’SMS, e si sfiorò d’istinto la pancia.
 
- Non c’è bisogno di chiederlo una seconda volta ragazze! Immaginiamo benissimo chi possa essere! - Makoto la prese in giro, notando la sua espressione.
 
Minako stoppò il DVD, concentrandosi su Richard Gere, o meglio, su Edward Lewis, intento ad intimare alle commesse di un elegante negozio di trattare Vivian con i guanti bianchi, e quindi anche di scusarsi per averla trattata male in precedenza.
 
- Ah, che soddisfazione! Quelle oche hanno avuto proprio una bella lezione, non la dovevano snobbare così! Certo poi che Julia Roberts è una grande in tutti i ruoli che interpreta! In questo film come tutti gli altri! -
 
Ami la guardò quasi sconcertata.
Sicuramente quel film era stato visto e rivisto da tutte innumerevoli volte, ma sbavare di fronte una scena che non era nemmeno tra le più romantiche, era una cosa che poteva fare solo Minako Tsukino!
 
- È Mamoru.- Usagi fece finta di non aver udito il commento di sua sorella.
 
- Ma davvero?- Minako incalzò languida, provocando nuove risate.
 
- Scommetto di sapere cosa vuole.- Makoto fece finta di sporgersi verso il cellulare di Usagi, senza in realtà invadere la sua privacy. Guardò verso l’alto sbattendo le ciglia e congiungendo le mani - Dice che gli manchi, che vuole sapere come stai, che lui non vede l’ora di vederti, che ti ama, che da’ un bacio alla piccola, che quel pazzo di mio cognato sta dando i numeri … ecc..ecc … ecc … Vero? -
 
Usagi annuì, digitando un veloce messaggio. -Sì Mako, più o meno sì.-
 
Makoto si diede un paio di pugni sul petto con fierezza.
 
- Visto? Li conosciamo molto bene i nostri polli! -
 
Usagi rilesse il messaggio e lo inviò.
 
“Ciao Mamo, va tutto bene. Stiamo guardando dei film in tranquillità e sgranocchiando qualcosa. I piccolini stanno dormendo, e la nostra bimba non ha calciato poi molto stasera. Anche le ragazze vi salutano, e tenete a bada Taiki, che qui la sua promessa sposa è al quanto tranquilla, almeno fino ad ora! Ti amo anch’io!”
 
Ridacchiò, riponendo il cellulare sul tavolino.
Sfilò il telecomando da mano a Minako e riattivò il decoder.
 
- Ricominciamo? -
 
***
 
Mamoru non dovette aspettare poi molto perché Usagi gli rispondesse.
Quando la suoneria del suo cellulare gli annunciò un nuovo messaggio, lo aprì immediatamente e quasi gli venne da ridere, alla differenza tra i due sposi.
Non sapeva se effettivamente Ami stesse attraversando la cosa con tranquillità, ma Taiki e il suo modo di esternare le emozioni di quella sera, bastavano sicuramente per entrambi.
Tornò dentro, per godersi il resto della serata.
 
***
 
Il tempo era trascorso molto velocemente.
Era ormai l’una del mattino, e se per uomini poco più che trentenni poteva essere ancora relativamente presto, l’indomani non si sarebbero potuti permettere facce assonate e gambe barcollanti, non Taiki e Mamoru.
Gli altri li imitarono, anche stanchi dopo quella che era stata una giornata lavorativa, eccezion fatta ovviamente per lo sposo, in ferie da licenza matrimoniale.
 
- Vieni amico, ti accompagno in albergo e vengo a prenderti domattina, sii puntuale! Sempre che tu riesca a dormire!-
 
Mamoru riprese a farsi beffe di Taiki, scatenando ancora una volta l’ilarità di tutti.
 
- Sta un po’ zitto tu! Aspetta che venga il tuo turno, allora te la farò vedere io! Dispettoso di un migliore amico! Me la pagherai con gli interessi! -
 
I ragazzi e Goro restarono ancora un po’a chiacchierare e a punzecchiarsi a vicenda, quando si fece davvero ora di andare via.
Ognuno tornò a casa propria e quando Mamoru si fu accertato che Taiki fosse entrato nella sua camera d’albergo, dovendo stare come da tradizione lontano da Ami la vigilia delle nozze, decise di tornare direttamente alla villa, senza disturbare Usagi.
Sapeva che lo avrebbe quasi sicuramente aspettato in piedi, se fosse stata già a casa, salvo la stanchezza.
 
***
 
Anche le ragazze si erano man mano congedate.
Minako aveva accompagnato Ami ed Usagi e poi era tornata a casa sua.
Prima di salutarsi, prima sotto casa di Taiki prima, e poi fuori il cancello di Villa Saitou poi, aveva ricominciato a fantasticare sui matrimoni in programma quell’anno, l’imminente dell’indomani primo tra tutti.
Ami era riuscita a svignarsela con la scusa di aver bisogno di un buon sonno ristoratore, ed Usagi si era sorbita altri interminabili minuti dell’esuberanza della sua gemella.
Nonostante la stanchezza però, l’ascoltava comunque felice e divertita.
Da quando abitava da Mamoru, la pazzia di Minako le mancava.
Anche se non riuscivano a vedersi tutti i giorni, si sentivano costantemente, anche più volte al giorno.
Era al settimo cielo per la piega che aveva finalmente preso la sua vita:
aveva un uomo innamoratissimo di lei, una bambina in arrivo, un matrimonio da organizzare, un lavoro che amava, famiglia e amici.
Era tutto perfetto, soprattutto ora che condivideva tutto con Mamoru, ma quasi si rattristava, bonariamente, quando al mattino non erano le urla di Minako per un look inadeguato a svegliarla, o per le colazioni fin troppo tranquille con Mamoru e Goro a differenza di quelle a casa sua, e addirittura le mancavano le continue corse al mattino per arrivare per prima in bagno.
Amava la sua vita, ma era grazie a quella vecchia, che era arrivata fino a lì, e Minako aveva più meriti che demeriti.
Stare lì ad ascoltare anche frasi senza senso la fece tornare indietro nel tempo, ai momenti in cui era con Minako che condivideva tutto.
Così, mentre Minako continuava a spettegolare, Usagi l’abbracciò all’improvviso.
 
- Ma che…? Usagi, tutto bene? -
 
- Sì, tutto bene Minako, sta solo zitta e stringimi! -
 
Sentì le braccia di sua sorella avvolgerla, e la sua testa scuotersi in piccole e sconnesse risatine.
 
- Usagi – Chan, e pensare che domani è Ami a sposarsi, una nostra amica! E quando arriveranno i nostri matrimoni? Cosa farai? –
 
“Da che pulpito!”
 
Usagi sciolse l’abbraccio e la guardò negli occhi, scrollando le spalle.
 
- Sentivo solo la mancanza della tua esuberanza, tutto qui! -
 
Minako le face uno dei suoi sorrisi a trentadue denti.
 
- Tranquilla, non la perderò mai, e la esibirò tutte le volte che staremo insieme!- le fece un buffetto su una guancia, guardandola più teneramente. - Ora a nanna, che domani dobbiamo essere fresche e bellissime per la nostra Ami – Chan! Passo a prenderti alle 10.00 h, ti aspettano a casa di Ami per prepararvi!-
 
Usagi annuì, aprendo la portiera per scendere.
Minako fu più veloce e le accarezzò la pancia rapidamente.
 
- Ciao nipotina! Fa’ riposare la mamma stanotte! -
 
Usagi sorrise. - Buona notte, zia Mina! -
 
Usagi chiuse lo sportello e salutò ancora Minako.
Quando questa ricambiò e partì, si accinse ad entrare notando l’auto di Mamoru, e poco più avanti quella di Goro.
Le venne da ridere al pensiero che era stata proprio lei a rincasare per ultima.
Salì velocemente al piano superiore ed entrò nella camera da letto.
Mamoru era in piedi alla finestra che dava proprio sul vialetto, dandole le spalle, e si voltò non appena sentì la porta della stanza aprirsi.
Sorrise, allargando le braccia, e Usagi accolse subito il suo invito.
Lasciò borsa e giaccone sul letto e si lasciò stringere da lui.
 
- Com’è andata la tua serata, Usako? Vi siete divertite? -
 
Ad Usagi quasi venne di nuovo da ridere, pensando alle gag di Minako, del cuscino e dei DVD.
 
- Sì, molto! E voi? Taiki? -
 
Mamoru non sciolse l’abbraccio, ma si spostò tanto da guardarla negli occhi con un’espressione indecifrabile.
 
- Beh, c’è bisogno di chiederlo? -
 
Usagi lo guardò senza dire niente, ma fu la prima a non riuscire a trattenere le risate.
Mamoru si unì a lei, e poi la strinse ancora più forte a sé.
 
- Andiamo a letto? Domani ci aspetta una giornatina tutta pepe! -
 
Usagi ridacchiò ancora. - Sì, andiamo a letto! -
 
 
***
Ami Mizuno e Taiki Stuart Sposi, Domenica 27 Marzo 2011
 
 
Mamoru rimase a bocca aperta, mentre Usagi gli si avvicinava sempre di più.
Quel mattino era uscito prima per andare a prendere Taiki, e non l’aveva più vista sapendo che in Chiesa sarebbe arrivata con Minako.
La vide sfilare lungo la navata, avvolta in un abito di seta color acquamarina, che lasciava intravedere fin troppo bene il suo ventre pronunciato.
Aveva un bouquet di piccole calle tra le mani, il viso lievemente truccato e i capelli raccolti in una treccia laterale, decorati con un nastro intonato al vestito.
Gli sembrò semplicemente stupenda.
Durante i preparativi non erano valsi a nulla i tentativi, anche se seducenti da parte di lui, di farle scappare qualche dettaglio sugli abiti delle damigelle e della sposa, per cui non aveva avuto proprio la più pallida idea di come Usagi potesse presentarsi quel giorno.
Man mano che la distanza tra loro diminuiva, catturava ogni particolare:
gli accessori, lo scollo del vestito, ed immaginò se stesso al posto del suo migliore amico, e lei, fasciata invece in un abito bianco, avanzare verso di lui.
Erano fidanzati ufficialmente ormai.
Le loro nozze ci sarebbero state di lì a qualche mese, poco dopo il parto, e lui contava i giorni.
Se non fosse stato che la sposa era Ami, quasi una sorella per lui e bellissima, poco più indietro di Usagi, quel giorno avrebbe tranquillamente ignorato i veri protagonisti dell’evento, per dedicarsi solo alla sua donna.
Taiki al suo fianco, dall’alto della sua stazza, cercava di spiare oltre le damigelle per scorgere Ami.
Si alzava sulle punte, si dimenava, seppur minimamente, nel vano tentativo di non farsi notare dagli invitati.
Mamoru distolse per un attimo lo sguardo dalla sua damigella per concentrarsi su di lui.
 
- Ma insomma! - bisbigliò, quasi irritato. - Ti vuoi calmare? -
 
Taiki non ebbe il tempo di rispondergli.
Il piccolo corteo li aveva ormai raggiunti.
La prima damigella arrivò al primo banco e sorrise a lui e al cognato.
L’emozione era fin troppo evidente negli occhi di Taiki, che faticava a starsene fermo al suo posto, e nonostante tutto anche negli occhi di Mamoru, evidente a tutti quasi quanto lo sposo.
Makoto fece loro un occhiolino, prendendo posto sull’altare.
Quando fu il turno di Usagi di arrivare lì, si scambiò con Taiki uno sguardo carico di dolcezza, dove riversava tutto il suo augurio, e poi i suoi occhi furono solo per Mamoru.
Gli si fermò accanto e inspirò ed espirò profondamente, sognando il giorno in cui quel momento sarebbe stato soltanto loro.
Mamoru le si avvicinò ancora di più, sfiorandola leggero con una mano.
Non potendo fare altro in quelle circostanze, si accontentò di ammirarla di sottecchi, per il momento, e pensare che se gli sembrava stupenda in quelle condizioni, in abito da sposa lo sarebbe stato forse dieci o più volte di più.
Dopo arrivò finalmente Ami, accompagnata da suo padre e col viso commosso nascosto dal velo.
Taiki la liberò da quell’elegante barriera quando Mizuno gliel’affidò, baciandole la fronte.
 
- Sei fantastica! -
 
Pensò di sussurrarlo così da poter essere gli unici a sentirlo, ma i loro amici, vicinissimi a loro, udirono tutto perfettamente.
Usagi sfiorò un braccio di Mamoru e lui le sorrise, e Makoto, anche lei accompagnata, si beò delle carezze del suo fidanzato.
La cerimonia iniziò tranquilla, serena e romantica come gli sposi avevano sempre desiderato.
Vedere Taiki tremare al momento dello scambio delle fedi, fu forse per Mamoru divertente e tenero al tempo stesso.
Come testimone e migliore amico dello sposo, era salito in seguito sull’ambone per dedicare agli sposi un suo pensiero personale.
 
- Cosa posso dire? Beh … ci conoscete tutti! Sapete da quanto tempo ho anche a fare con quello lì ormai!- Indicò Taiki. - Siete tutti a conoscenza di com’ è nata la nostra amicizia, gli anni trascorsi assieme prima all’Università e poi in Clinica, conoscete il nostro passato … - si fermò e guardò Usagi, consapevole che sia lei che parte degli invitati avevano capito a cosa si stesse riferendo. - … e sapete anche qual è il nostro modo di volerci bene! - una leggera e rispettosa risata generale si alzò alla nuova interruzione di Mamoru, messosi a ridacchiare anche lui. - Ad ogni modo … più che annoiarvi con sproloqui e paroloni voglio solo dire che sono felice ed onorato, di rappresentarti in questo giorno Taiki, e anche te, Ami. Siete parte della mia nuova famiglia, e i migliori amici che si possano desiderare. Insieme abbiamo riso, abbiamo attraversato momenti difficili, abbiamo lottato e ci siamo rialzati, ci siamo  divertiti e condiviso professionalità e serietà quanto ci è stato richiesto. Mi siete stati accanto, anche più di quanto due semplici amici possano fare, e ve ne sarò sempre grato. Il mio augurio quindi, è semplice e forse banale e scontato: meritate tutta la felicità di questo mondo, sempre.-
 
Tolse le mani dal leggio del pulpito e le batté una verso l’altra, dando inizio ad un applauso che divenne presto collettivo.
Dopo fu Usagi a prendere il suo posto, aiutata prontamente da lui nel salire sulla pedana.
Fu breve e dolce, riprese le parole di Mamoru e ringraziò per ciò che Taiki ed Ami avevano fatto per lei, nei mesi precedenti ma anche fin dall’inizio.
L’intera celebrazione fu perfetta, dalle letture alle preghiere augurali, dai giuramenti allo scambio delle fedi, fino al consueto bacio finale.
Al momento delle foto sull’altare infine, era occorso l’intervento di un’attrezzatissima Minako, per tamponare piccole macchie di trucco colato per via della commozione.
Tutti si erano poi spostati in un elegante locale fuori Tokyo, sulla costa, per festeggiare insieme un amore sigillato anche da due gemellini nati meno di un anno prima.
Mamoru era felice per Taiki e per Ami, e nonostante Taiki lo tormentasse fin dai tempi dell’Università, lo stimava e gli voleva bene come ad un fratello.
Non poteva non gioire con lui.
Usagi dal canto suo, partecipava alla festa un po’ affaticata ma felice.
La gravidanza procedeva bene, anche se in certi momenti era stancante anche per via dei primi caldi primaverili.
Per la maggior parte del tempo se ne stava seduta al suo tavolo o a quello degli sposi, coccolando i suoi nipotini acquisiti quando l’attenzione dei genitori era richiamata dagli ospiti.
 
- Sei stanca? -
 
Mamoru la raggiunse sulla terrazza, da cui Usagi si stava godendo il sole di primavera e la brezza marina.
Stava seduta su una poltroncina in vimini, ad ammirare l’immensa distesa del mare, avvolta nella stola e carezzandosi il pancione di tanto in tanto.
Si voltò verso di lui e gli sorrise, scuotendo la testa.
 
- No, va tutto bene, adesso torno.-
 
- Stanno per servire l’ultima portata prima del taglio della torta. Ho visto che non hai mangiato tutto, sicura di stare bene? Hai qualche fastidio?-
 
Poggiò una mano su quella di lei che ancora accarezzava la pancia, e la guardò leggermente apprensivo.
Usagi negò di nuovo col capo, e poi si alzò lentamente.
 
- No, sto bene te l’ho detto. Voglio solo cercare di non esagerare. A parte il fatto che il pranzo nuziale sembra essere stato pensato per un esercito, ma poi devo anche stare attenta, o diventerò una mongolfiera! -
 
Gonfiò le guance a simulare se stessa più in carne, avendo tra l’altro messo già su qualche chilo per via della gravidanza.
Mamoru le pizzicò proprio il viso.
 
- Può darsi, ma saresti comunque la mongolfiera più bella ed attraente in circolazione, e soprattutto, una mongolfiera di proprietà privata!-
 
Usagi gli diede una leggera spinta. - Scemo! -
 
- Uno scemo innamorato! - fece lui, scrollando le spalle. Le porse un braccio, galante. - Andiamo? -
 
Usagi vi si aggrappò come sempre, facendosi guidare da lui verso l’interno.
Non appena ebbero varcato la soglia, vide l’uragano biondo di sua sorella correrle incontro.
 
- USAGI! Eccoti, ti ho cercata dappertutto! Vieni, Ami sta per lanciare il bouquet! Noi non possiamo mancare, dobbiamo stare in prima fila!-
 
Mamoru la guardò stralunato, e Usagi si portò una mano alla fronte.
 
- Minako, non … - ma non poté finire la frase perché sua sorella la prese per la mano libera attirandola leggermente verso di sé.
 
- Non ti dispiace se te la rubo solo per qualche minuto, no? -
 
Usagi alzò gli occhi al cielo e guardò Mamoru rassegnata, lui la lasciò andare divertito.
 
- Minako, cerca di non buttarti al centro della pista come un elefante però! State attente!-
 
Minako saltellò allegra.
 
- Certo, ci penso io tranquillo! -
 
Scortò Usagi al centro della sala, dove i balli avevano lasciato il posto ad Ami avanti ad una schiera di donne e ragazzine trepidanti per il tradizione lancio augurale.
 
- Pronte ragazze? -
 
Si voltò verso amiche e parenti, alcune già pronte con le mani alzate.
Una risposta affermativa da parte di tutte fece volare il bouquet all’indietro.
Le calle e la gypsophila che lo componevano, caddero dritte tra le mani non di Minako, e non di Usagi, ma a prendere il bouquet fu una giovane impiegata della Clinica.
 
- Oooooh! Uffa! -
 
Minako si allontanò demoralizzata, ed Usagi tornò indifferente al suo tavolo.
Prima di sedersi, accarezzò la schiena di sua sorella.
 
- Su Minako, ti sposerai comunque prima, mancano solo sei mesi a settembre, su con la vita dai! -
 
Minako sospirò pesantemente, annuendo.
 
- Già, ma mi conosci, non potevo farne a meno!-
 
Usagi si morse la lingua per non ridere.
 
- Sicuramente!-
 
Il ricevimento si concluse egregiamente.
Alla sera Usagi era visibilmente esausta, eppure radiosa.
In macchina con Mamoru, ripercorreva quella giornata immaginando il giorno in cui i protagonisti sarebbero stati loro.
 
- È stata davvero una bella giornata! Speciale! E poi hai visto Ami? Era bellissima! Anche Taiki non era male, ma Ami … era un sogno! -
 
- È vero Usako, è stato tutto perfetto! Alla fine Taiki non ha nemmeno dato poi tanto di matto! -
 
Usagi si sistemò meglio sul sedile, per rilassarsi.
 
- Mi sorella invece ha dato il meglio di sé, come al solito! Ho paura per il suo matrimonio sai? Cosa combinerà, non è difficile immaginarlo!-
 
Mamoru tolse la mano che teneva il cambio e prese quella sinistra di lei.
 
- Io penserei più al nostro, di matrimonio. Ci pensi Usagi? Alla fine dell’anno sarai la Signora Chiba! -
 
Usagi sospirò, sognante e felice.
 
- Già … ma prima succederà qualcosa di altrettanto meraviglioso!-
 
Portò la mano di lui sul suo pancione, e poco dopo un colpetto da lì proveniente li fece quasi sentire su una nuvola.                                                                                    Arrivarono a Villa Saitou, propensi, soprattutto Usagi, a riposarsi dopo quella che era stata una giornata stancante ma indimenticabile.
Nove mesi, e sarebbe toccato a loro.
 
NdA
 
E ciao, popolo di EFP!
Ecco finalmente il capitolo!
Che dire, spero che vi abbia fatto divertire, come ha divertito me scriverlo.
Come ho detto non è che una larga ripresa del flashback che trovate nell’ultimo capitolo della long.
I capitoli del matrimonio di Minako e Yaten, e di Usagi e Mamoru, potrebbero avere un’impostazione pressoché simile.
Non so cosa aggiornerò per prima adesso.
Forse le Song-Fic, forse questo, ma nei momenti liberi mi ci dedicherò.
Tutto il resto è scritto nelle note di apertura.
Come sempre, grazie a chi mi segue, commentando e in silenzio.
Grazie a chi inserisce le mie storie tra le preferite, ricordate e seguite e me tra gli autori preferiti.
Vi abbraccio, e sono curiosa di sapere cosa ne pensate di questa mia nuova follia!
A presto!

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Luciadom
 
 
 

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Capitolo 4
*** Il matrimonio della mia gemella ***


 
4) Il matrimonio della mia gemella
 
 
4 Settembre 2011
Yaten Kou e Minako Tsukino Sposi
 
 
 
In Casa Tsukino un urlo fece quasi tremare le pareti.
Qualcosa stava andando storto e Minako avrebbe di lì a poco scatenato la sua ira funesta.
 
>>> Cosa vuol dire che tarderà? Lo sa che io oggi mi sposo??? Eh? Lo sa che devo essere perfetta per il giorno PIÚ IMPORTANTE della mia vita? -
 
Minako stava notevolmente aumentando i decibel della sua voce, facendo larghi passi in cerchio nella sua stanza.
Con indosso la vestaglia bianco avorio e le eleganti pantofole, i lunghissimi capelli sciolti, stava per cedere al più grande esaurimento nervoso della sua vita.
Il cellulare stava poggiato sul comò, in vivavoce, e la voce metallica dall’altro capo accennò a qualche problema con l’auto.
Scuse e giustificazioni farfugliate che non ottennero nulla come risposta, se non invece, altri insulti e strepitii.
La parrucchiera aveva bucato una ruota, e pertanto tardò all’appuntamento in Casa Tsukino.
In realtà il ritardo non era che di mezz’ora, ma Minako stava dando di matto già dopo i primi cinque minuti.
Naru, sua amica ed estetista, emise un enorme sospiro di auto incoraggiamento.
Conosceva Minako da anni, ed era abituata ai suoi scatti e agli sbalzi d’umore, ma sebbene quella fosse la mattina del suo matrimonio, stava di gran lunga esagerando per qualcosa cui si poteva ancora rimediare.
Si chiese quanta pazienza avesse quel sant’uomo di Yaten, che stava per legarsi a lei a vita.
 
- Mina … su, cerca di stare calma.-
 
>>> IO SONO CALMA! -
 
La sua amica aveva aperto il suo enorme beauty-case da ben dieci minuti, ma Minako non le aveva permesso di estrarre neanche un applicatore.
Per una sua assurda regola, la sua preparazione doveva partire in successione propedeutica dai capelli.
 
- Minako … - ritentò - Abbiamo tutto il tempo necessario, anche di più. Sai bene che siamo in anticipo sulla tua tabella di marcia. Cerca di tranquillizzarti adesso, o non avrai più voce per scambiarti le promesse con Yaten e … - sorrise sorniona per cercare di sdrammatizzare, alludendo a qualcosa che sarebbe successo ben oltre quelle ore - … e non solo per quello! -
 
La dolcezza e l’ironia che aveva usato non scalfirono Minako neanche minimamente.
 
- Non ti preoccupare che in Chiesa la voce me la farò uscire eccome, e anche in separata sede! Me la vedo io per queste cose! Non puoi dirmi di stare calma! Ok? Cosa faresti tu, al mio posto? Con quel pignolo del tuo fidanzato, non calcolerai anche tu ogni minuto, il giorno del vostro matrimonio?-
 
A quella domanda Naru cercò di non farsi prendere dall’ansia, e sbiancò, solo per pochi attimi.
Sospirò per l’ennesima volta e si portò una mano alla bocca per frenare l’improvvisa e paradossale voglia di ridere.
 
- Ehm… no! –
 
Mentì spudoratamente.
Anche Minako conosceva molto bene lei ed Umino, e aveva ragione, anche se era un po’ dura da ammettere.
Naru amava il suo compagno, ma a volte era preciso quasi a livello maniacale e ciò portava a discussioni quasi ridicole.
Decise di lasciar correre, quelli non erano né il momento né il luogo adatto.
 
- Lascia perdere me ed Umino! Oggi è al tuo matrimonio che dobbiamo pensare!-
 
>>> APPUNTO!-
 
A Minako la voce uscì ancora più isterica, e tutti al piano di sotto alzarono contemporaneamente gli occhi al cielo.
Riuscivano a sentire indistintamente ogni imprecazione come se anche Minako, si trovasse lì con loro e non un piano più su.
Naru decise di cambiare improvvisamente tattica.
Pugno di ferro!
 
>>> MINA! Per la miseria, non farmi perdere la pazienza adesso! Forza, metti una cuffia, siediti immediatamente e comincia almeno con il Make -up!-
 
Minako fermò i suoi snervanti passi in tondo e ringhiò qualcosa tra i denti che poté sentire soltanto lei.
Fortunatamente, la telefonata con la parrucchiera era stata interrotta poco dopo gli ennesimi insulti gratuiti, per cui almeno lei era stata esente dagli ultimi strilli.
Sbruffò e si sedette sulla sua poltroncina, incrociando le braccia ed accavallando le gambe.
 
- Ok! Mi devo prima calmare però, o la base farà solo grinze, visto che sono FURIOSA! Devo rilassare i muscoli del viso!-
 
Fare l’estetista autorevole aveva dato i propri frutti.
Naru fu felice di potersi cimentare nel suo lavoro e di non far più soffrire il suo povero udito.
 
- Appunto, quindi comincia con lo smettere di urlare, sorridi, lasciati andare e soprattutto taci!-
 
Minako la guardò in cagnesco, allungò le gambe e stiracchiò le braccia, nel vano tentativo di calmarsi per davvero.
Per un attimo si ammutolì per davvero.
Naru, soddisfatta, indossò guanti e camice e cominciò a selezionare ciò di cui necessitava per la sua “opera d’arte”.
Minako non le risparmiò un ultimo sfogo delle sue corde vocali.
 
>>> Allora PER FAVORE, rendimi bellissima ALMENO TU! -
 
Al pian terreno, intanto, quella della sposa era l’unica voce capace di rompere i timpani al resto della famiglia, e non solo i loro.
Usagi aveva appena fatto in tempo a coprire un orecchio di sua figlia, nel mentre che la stava allattando.                                                                                                                   
Shingo era uscito di corsa dalla sua stanza, si era tappato le orecchie ed era tornato dentro, sperando che il tempo impiegato per indossare il suo competo elegante fosse abbastanza da ripristinargli l’udito.
I coniugi Tsukino erano in cucina, già quasi pronti ma demoralizzati, nonostante l’abitudine alle scenate di una delle loro gemelle.
Tutti conoscevano Minako fin troppo bene, si erano anticipatamente prodigati perché tutto filasse liscio quel giorno, ma le cose rischiavano di degenerare.
Usagi ascoltava le sue urla, comodamente seduta in salotto come se nulla fosse ed intenta ad allattare Chibiusa, di appena tre mesi.
 
- Scusa Usako, ma non ti preoccupi di tua sorella? -
 
Mamoru, appoggiato alla porta, era diviso tra la tenerezza alla vista della sua famiglia e il divertimento per le scenate di Minako.
 
- No, non dovrebbe essere un problema. Abbiamo previsto eventuali inconvenienti e di conseguenza ci siamo regolati con gli orari, anticipando i vari appuntamenti. Il vero problema è Minako, che esagera fino all’esaurimento! -
 
Mamoru conosceva ormai sua cognata fin troppo bene, e non poté non darle ragione.
 
- Sì, ma si starà facendo sentire da tutto il quartiere! -
 
- I nostri vicini ci sono abituati. -
 
Usagi continuò con eccessiva naturalezza. Come faceva a non scomporsi minimamente, Mamoru non riusciva a capirlo.
Si ritrovò a chiedersi cosa avrebbe fatto lei il giorno delle sue, di nozze.
Tutta quella eccessiva calma non gliela contava per niente giusta.
Lui stava cercando di sopportare, ma un altro al suo posto sarebbe già fuggito a gambe levate disertando magari anche la liturgia.
 
- Sono ventisette anni che le urla di Minako fanno da sfondo in queste strade! -
 
Usagi continuò coccolando con un dito una guancia di sua figlia, ormai prossima alla fine della poppata: pochi istanti dopo, infatti, Chibiusa si staccò da sola dal suo seno, muovendo lentamente la testa e stropicciando gli occhietti.
Usagi sorrise, si ripulì il capezzolo e si ricompose con una mano soltanto, aggiustandosi la seta arancione del suo abito sul petto.
 
- Non potresti … -
 
Indicò a Mamoru un panno di lino sul tavolino da the e lui si avvicinò per aiutarla.
Glielo sistemò su una spalla ed Usagi vi poggiò delicatamente Chibiusa, dandole leggeri colpetti sulla piccola schiena.
Lui rimase per un attimo a fissarla in silenzio, concentrandosi prima sul suo viso, e poi sulle mani che sorreggevano la loro bambina.
Vide il luccichio dell’anello di fidanzamento che le aveva regalato poco più di otto mesi prima, ed esordì beffardamente.

 - Se tua sorella da’ i numeri già di solito, da lei non potevamo aspettarci un comportamento diverso il giorno del suo matrimonio! Dì un po’, mi devo preoccupare per il nostro? In fondo restate sempre gemelle! -
 
La guardò ironicamente, e dopo che lei ebbe adagiato la figlia nella carrozzina, si beccò un leggero pugno sul petto.
 
- Idiota! -
 
- Beh … - Mamoru lanciò un’occhiata a sua figlia e poi tornò a guardare lei. - Sai Usako … da quando ti sei trasferita da me, mi sono abituato ad averti sempre vicino, e a condividere tutto con te. Siamo sicuri che farai la brava, man mano che ci avviciniamo a dicembre? I miei timpani e i miei neuroni non vorrebbero risentirne!-
 
Usagi lo guardò allusivamente.
 
- Non pensi che io potrei dire lo stesso di te? -
 
Mamoru le fece uno strano sorrisino, guardandola allo stesso modo.
 
- No.- rispose prontamente. - Io mi so controllare. -
 
“Sicuramente!”
 
- Davvero? -
 
Mamoru annuì, accomodandosi meglio vicino a lei e circondandola con le braccia.

- Già … Poi, se voglio rispettare la tradizione, la notte prima non staremo insieme … al massimo dovrò subirmi Taiki, e lui me! -
 
Usagi soffocò una risata: già immaginava come sarebbe stata per lui la sua ultima notte da celibe!
Si staccò dal suo abbraccio, guardandolo birichina.
 
- Sarà affar tuo! - si alzò, dandogli un bacio a stampo. - Vado da mia sorella, non si sentono più grida, forse si è calmata oppure si è decisa a farsi truccare dalla povera Naru! Resti un attimo tu con la nostra Chibi? -
 
- Certo Usako.-
 
Usagi sorrise e si alzò camminando con grazia verso le scale.
Mamoru la guardò uscire dal salotto e la seguì con lo sguardo finché gli fu possibile.
Lei alzò leggermente la parte inferiore del vestito perché non le fosse d’intralcio tra i gradini, e lui ammirò la sua figura, le sue forme, leggermente più tonde tra il recente parto e l’allattamento, ma comunque per lui dannatamente sensuali.
Quando Usagi sparì dalla sua visuale, sorrise ancora di più.
Non vedeva l’ora di vivere il proprio, di matrimonio.
Non sapeva come sarebbe stata quella mattinata per Usagi, entro tre mesi, ma sapeva per certo come sarebbe stata la sua, e come sarebbe stata anche la sua notte prima delle nozze!
Era sicuro che i suoi amici, Taiki in primis, gli avrebbero riservato una serata “tutta  a modo loro”, per le sue ultime ore da scapolo.
Non sapeva se Usagi avrebbe dato di matto come sua sorella, ma sapeva per certo che non vedeva l’ora di ammirarla in abito da sposa, di metterle la fede al dito, e di suggellare di fronte alla famiglia e agli amici le loro promesse.
La Famiglia Tsukino stava già organizzando anche il loro giorno speciale, e organizzare due matrimoni contemporaneamente poteva essere sicuramente estenuante.
Forse un po’ Minako poteva capirla, leggermente … anzi, letteralmente, solo un po’.
Lei restava comunque l’esagerazione fatta donna!
Nel fiume di tutti quei pensieri, osservò sua figlia.
Chibiusa si era beatamente addormentata.
Come succedeva spesso, restava rapito a guardarla.
Come aveva detto ad Usagi subito dopo il parto, Chibiusa era uguale e identica a lei.
A parte gli occhi più scuri, a scapito di quelli azzurri di Usagi, e i finissimi capelli ancora troppo chiari sulla testolina tonda, era la copia miniaturizzata di sua madre.
Sebbene ancora piccolissima la somiglianza era più che evidente, almeno secondo lui.
 
>>> Quella psicopatica di mia sorella è ancora di sopra? Oppure è scappata alla ricerca della parrucchiera per ucciderla? -
 
La voce di Shingo lo fece voltare.
Il più piccolo di casa si era poggiato alla stessa parete che aveva supportato Mamoru poco prima, con lo smoking indossato per metà, la giacca ancora da mettere e il papillon sciolto ai lati del collo.
La sua espressione lasciava benissimamente intendere che non ne poteva più nemmeno lui.
 
- Sì… credo, anzi, lo spero! - Mamoru rispose poggiandosi le mani sulle orecchie. - Il problema è che siamo solo all’inizio!-
 
C’era effettivamente ancora l’intera giornata da affrontare!
Shingo rise piano, avvicinandosi alla carrozzina per ammirare sua nipote e notando che stava riposando.
Fu fiero, da bravo zio, di non aver esagerato nel ridere per non disturbarne il sonno, immaginando già che stesse dormendo ancor prima di verificarlo di persona.
 
- Mi raccomando. - disse rivolto a Mamoru sebbene stesse ancora guardando Chibiusa dormire. - Al vostro matrimonio solo peace and love! Non ce la farei a sopportare un’altra giornata come questa! Inoltre, qualcosa mi dice che Minako farà passare il suo matrimonio alla storia di questo quartiere, ergo, uno basta e avanza! Ormai sono anni che queste strade subiscono i suoi teatrini! Dovremmo quasi darci una regolata o prima o poi ci cacceranno dal quartiere per schiamazzi e disturbo della quiete pubblica! -
 
Stavolta fu Mamoru a farsi scappare una risata, che bloccò prontamente con entrambe le mani per non svegliare sua figlia, miracolosamente non disturbata dalle urla della zia.
Se non l’aveva fatta piangere un’innamoratissima zia Minako, non l’avrebbe fatto sicuramente lui.
 
- Tua sorella ha detto più o meno le stesse e identiche parole! Riguardo i vostri poveri vicini intendo!-
 
- Chi? Usagi? - Shingo tornò in posizione eretta e si voltò finalmente verso Mamoru. - Sopporta Minako come e quanto me, anzi, sia per la differenza d’età, sia per il mio periodo di permanenza negli Stati Uniti, direi molto più di me! Ha tutta la mia comprensione quella ragazza! -
 
Mamoru si ritrovò a dargli ragione.
Ormai parte integrante della famiglia di Usagi a tutti gli effetti, aveva assistito a tante di quelle scenette di Minako da poterne scrivere un libro, per non parlare dei momenti in cui avevano organizzato delle megarimpatriate, con Taiki e famiglia compresi, e lì il suo migliore amico e sua cognata avevano dato il meglio di sé tra l’esasperazione e il divertimento generali.
 
- Beh, una cosa è certa. - rispose. - Con tua sorella Minako non ci si annoia mai! -
 
Shingo inarcò le sopracciglia ed alzò le mani.
Il commento di Mamoru era talmente evidente e veritiero che non aveva bisogno di seguito.
Indietreggiò fino ad arrivare alla porta del salone e raggiunse lo specchio all’ingresso, cominciando ad armeggiare col farfallino sul colletto.
Non riuscendo a sistemarlo, fece una smorfia di stizza, ma non si arrese, cercando comunque di annodarlo decentemente da solo.
Non raggiunse il risultato sperato e imprecò sottovoce.
 
-Accidenti! Anche questo fastidioso papillon è colpa sua! Ha predisposto addirittura il nostro vestiario! Che glie ne frega a lei se io voglio il farfallino o la cravatta? Macché!-
 
Mamoru, che l’aveva osservato in silenzio, gli si avvicinò e gli mise una mano su una spalla facendolo girare verso di lui.
Gli portò le mani al colletto della camicia, e glielo sistemò, per evitare che le mani nervose di Shingo lo sgualcissero, e prese ad sistemargli il papillon di persona.
In pochi istanti Shingo poté nuovamente specchiarsi ed ammirare la perfezione nel suo riflesso.
 
- Però! Grazie Mamoru! Ma come diavolo hai fatto? È infernale questo coso! Tu invece hai una manualità invidiabile! -
 
Mamoru scosse le spalle.
 
- Manualità, hai detto bene. Sono un chirurgo, le mani sono il mio mestiere, e poi ne ho annodati talmente tanti tra cene di gala, convegni e cerimonie da poterlo fare ad occhi chiusi! Semplice allenamento.-
 
Concluse con finta modestia, con un leggero cenno della mano.
In quel momento il campanello annunciò l’arrivo di qualcuno.
Shingo aprì sorridente a chiunque fosse venuto, pregando mentalmente che fosse arrivata colei da cui probabilmente dipendeva la salvezza della giornata, secondo Minako.
Quel giorno il sorriso sarebbe stato d’obbligo, e gli si allargò ancora di più quando capì di aver pregato bene.
Gli comparve sulla soglia una donna mortificata carica di borsoni da lavoro.
 
- Benvenuta! Lei non sa quanto sono contento di vederla! I nostri neuroni e le nostre orecchie la ringraziano!-
 
La donna chinò il capo desolata.
 
- Sì, mi dispiace, ora  mi metto subito a lavoro, se mi indicate dove andare, per favore … -
 
- Non si preoccupi, la colpa non è sua … prego, di là… - continuò Mamoru, rispondendo per Shingo, ed indicando le scale alle sue spalle con entrambi i pollici: -Piano di sopra, non può sbagliarsi, la stanza più caotica. Vuole una mano con tutta quella roba? -
 
La parrucchiera scosse la testa.
 
- No grazie, corro su!-
 
Si avviò verso le scale trascinandosi dietro il suo carico con una strana agilità.
Sparì anche lei, provocando altre risate ai ragazzi.
Kenjii uscì dalla cucina con un’aria  a metà tra il rassegnato e lo speranzoso.
 
- Ditemi che è finalmente arrivata!-
 
Shingo e Mamoru annuirono e risposero all’unisono:
 
- È arrivata!-
 
 
***
 
Usagi aveva percorso le scale velocemente, ed aveva bussato alla porta di sua sorella con una calma surreale.
La voce di Naru l’aveva invitata ad entrare.
 
>>> Avanti!-
 
Aveva varcato la soglia con altrettanta tranquillità, notando immediatamente sua sorella immobile e seduta, mentre Naru le applicava il fondotinta.
 
-Oh! Ecco perché finalmente i nostri timpani stanno ringraziando il cielo! In quella posizione non puoi muovere un solo muscolo e non puoi sbraitare! Ringrazia che mia figlia non dormiva ancora, almeno prima che salissi!-
 
Minako le rispose con una mano chiusa a pugno, alzata a mezz’aria.
Naru esordì quasi implorante.
 
- Usa, ti prego, non provocarla o ricominceremo daccapo!-
 
- Io non la provoco! Parlo per la salvaguardia di tutti noi, e di Chibiusa in primis!-
 
Minako alzò anche l’altro pugno, Naru lanciò uno sguardo supplichevole ad Usagi e lei alzò le mani in segno di resa.
 
- Ok, sto zitta anch’io!-
 
Minako trasformò i suoi pugni minacciosi in due segni d’intesa. Continuò a restare ferma, quasi come una statua, ed Usagi le si avvicinò ammirando il lavoro della sua amica.
 
- Sono sicura che non ci deluderai.-
 
Naru posò la spugnetta e prese l’illuminante.
 
- Sono la migliore!-
 
Stettero qualche minuto a chiacchierare, più tra loro due in realtà, visto che Minako poteva rispondere solo a gesti.
Ripercorsero i punti salienti del programma della sposa, Usagi recitò quasi a memoria il discorso che avrebbe dovuto tenere in chiesa e la lettura che avrebbe esposto sull’ambone, ridacchiarono sulla festa di addio al nubilato di Minako, e quando finalmente il make-up fu impeccabile e completo, Naru concesse qualche ritocchino al trucco di Usagi, a suo avviso troppo semplice per quello della gemella della sposa, soprattutto se questa era la sua damigella d’onore.
Ovviamente, chi altri avrebbe potuto ricoprire il ruolo se non lei?
In realtà per le fattezze del viso di Usagi poteva andare già bene così, la vera critica era stata in realtà di Minako, ma contraddirla ancora avrebbe provocato un cataclisma.
Quando la parrucchiera bussò e fece il suo ingresso scusandosi per l’ennesima volta, Minako fu frenata dal ricominciare, solo dalle raccomandazioni di Naru sull’eventuale rovinarsi del trucco.
La minaccia fu sufficiente a far di nuovo sedere Minako senza farle profilare
nessun’ altra parola.
Gli ultimi preparativi furono ultimati appena in tempo.
Fotografi ed invitati curiosi invasero casa Tsukino per dare ufficialmente inizio a tutto.
Minako scese le scale con Kenjii a braccetto e varcò per l’ultima volta come nubile la soglia di casa sua, tagliando il nastro con un sorriso luminoso in viso.
Prima per l’immensa emozione, poi anche per la sua bravura in campo professionale, regalò a tutti sorrisi e solarità che quasi fecero dimenticare l’estremo isterismo delle ore precedenti.
 
 
Quando arrivarono in chiesa, Yaten era lì sull’altare apparentemente tranquillo.
I banconi erano pieni di amici e familiari che non attendevano altro che Minako sfilasse verso la sua felicità.
Minako aveva progettato una cerimonia in grande stile, così come l’aveva sempre sognata e così come si stava effettivamente svolgendo.
Al momento delle promesse la sua voce non tradì la forte emozione che stava vivendo, ma riuscì comunque a controllarsi, a differenza dello sposo che mostrò al contrario un’accentuata commozione.
A fine celebrazione, tuttavia, trucchi colati e lacrime tra le ciglia erano stati prontamente riparati da un’esperta e pronta Naru, trucco della sposa compreso, che solo alla fine proprio non era più riuscita a contenersi.
 
***
 
Dopo la cerimonia, i festeggiamenti si erano spostati in un locale molto chic, non molto lontano dal centro.
La location elegante e la bellissima giornata che il clima di settembre aveva offerto, avevano fatto letteralmente sbizzarrire Minako, che aveva trascinato i fotografi e il suo neomarito in giro per terrazze e giardini per il suo esclusivo book fotografico.
Come successo altre volte in altre occasioni, lo stesso Yaten si trovò a pensare che dopo quella giornata il fotografo progettasse un prepensionamento per la disperazione.
L’apice si raggiunse col lancio del bouquet.
Minako aveva di nuovo rapito sua sorella dal suo tavolo, costringendola a seguirla al centro della pista e sussurrandole qualcosa all’orecchio, prima che le raggiungessero le altre non ancora sposate.
 
- Allora, hai capito? Tieniti pronta!-
 
- Ma insomma, Mina!- Usagi aveva allargato le braccia. - Secondo te le altre non si accorgeranno che vuoi barare? Che importanza ha se il bouquet lo prendo io o meno? Mi sposerò ugualmente no? Quando si è sposata Ami tu non l’hai afferrato, e mi sembra evidente che non hai avuto nessuna ripercussione negativa!-
 
Le prese la mano sinistra indicandole la fede nuova e luminosa.
 
- Non vorrai contraddirmi proprio oggi! -
 
Usagi roteò gli occhi. - No, ma non mi sembra il caso di fare tutti questi sotterfugi!-
 
- Tu fidati e basta!-
 
Quanto tutte le pretendenti ai fiori furono pronte, Minako, anche incoraggiata dai ragazzi col microfono alla console in sala, si avvio al centro del semicerchio di invitate e si voltò un’ultima volta a fare l’occhiolino a sua sorella.
Usagi non prestò poi tanta attenzione alla cosa, e rimase ferma nella sua posizione sperando solo di potersene tornare a sedere quanto prima.
 
-Pronte donzelle?  Minako alzò le mani verso l’alto e prese una mira tutta sua. - Tre, due, uno … - il bouquet volò all’indietro, e tra le urla e gli spintoni capitò dritto verso Usagi, che fu costretta ad alzare le mani quasi d’istinto.
 
- Oh!- disse soltanto.
 
Minako si voltò di scatto, saltellando e battendo le mani col rischio anche d’inciampare nel tulle della sua ampia gonna.
 
- Evviva Sorellina!!! Evviva!-
 
Mamoru, poco distante, si portò una mano alla fronte.
Aveva un brutto presentimento.
 
- E ora la giarrettiera! Su maschietti, venite!-
 
Minako si era appropriata del microfono e stava attirando i fidanzati al centro della sala, lanciando continue occhiate più che eloquenti a Mamoru.
Yaten la lasciava fare, sapendo che non avrebbe potuto comunque fermarla.
 
“Come volevasi dimostrare!”
 
La scenetta si ripeté, ma purtroppo, più per Minako che per Mamoru, ad afferrare pizzi e nastrini fu Umino, rosso fino alla radice dei capelli.
Un po’ delusa, e un po’ felice, Minako si congratulò con lui e con Naru, cambiando umore dopo tre secondi e tornando a sfilare tra i tavoli salutando di tanto in tanto gli ospiti.
 
 
 
Più tardi, in una pausa tra una portata e l’altra, Taiki raggiunse Usagi al suo tavolo, approfittando dell’assenza di una persona specifica.
 
- E anche il matrimonio di tua sorella è andato!-
 
Taiki batté una mano su una spalla di Usagi.
 
- Lo sai cosa ti aspetta tra poco no? Adesso tocca a te amica mia! Tre matrimoni in solo anno! Ci abbiamo dato dentro noi sei, eh!?-
 
Usagi lo guardò stralunata.
Quando Mamoru diceva che Taiki non sarebbe cambiato proprio mai aveva ragione!
Proprio lui si era dovuto fastidiosamente allontanare, perché la sua auto ne bloccava un'altra nel parcheggio, e il suo amico non si era fatto scappare l’occasione per parlarne male alle spalle.
Usagi gli rispose pronta ad uno dei loro proverbiali battibecchi.
 
-Sì, lo so fin troppo bene!-
 
- E darai di matto come Minako? Mi è giunta voce che stamattina ha varcato i confini del suono! O, per meglio dire, mi devo preoccupare più di te o più del tuo futuro marito?-
 
Usagi lo guardò con finta aria di rimprovero, ma Taiki continuò con un’altrettanta finta aria apprensiva.
 
- Tu lo sai che dovrò sopportarlo io la vigilia del matrimonio vero? Se mi vuoi bene davvero, abbi pietà di me, non farmelo arrivare al limite dell’insopportabilità! -
 
Congiunse le mani in preghiera continuando la sua improvvisata scenetta tragicomica, camuffando anche la voce. 
 
-Ti prego!-
 
Usagi, sempre attenta a sua figlia, sveglia ma tranquilla tra le sue braccia, scosse leggermente le spalle.
 
- Diciamo che dovrai sopportarlo quanto lui ha dovuto sopportare te! Com’è che si dice? “Chi la fa l’aspetti!”? -
 
Taiki sembrò quasi offeso. - Lo sai che non sei divertente?-
 
- E tu lo sai che è bello prenderti in giro? - Usagi gli fece una linguaccia, vedendo poi il suo fidanzato raggiungerli, oltre le spalle di Taiki.
 
- Perché ho l’impressione che qualcuno, qui, non si stia facendo gli affari propri?-
 
A quanto pare era riuscito a captare l’ultima parte del loro discorso.
Taiki si alzò svogliatamente.
 
- Perché mi conosci troppo bene amico! -
 
Mamoru sapeva come giocare le sue carte, perché dopotutto, alla fine, adorava discutere con lui.
 
- Guarda che sono ancora in tempo per chiedere a Yaten di farmi da testimone!-
 
-Ehi!-
 
Stavolta Taiki sembrava offeso davvero. Si portò le mani sui fianchi e lo guardò serissimo, cercando di non cedere all’impulso di ridergli in faccia.
Questa, però, Mamoru non poteva fargliela davvero!
 
- Guarda che IO, sono il tuo migliore amico! Sono insostituibile e sono io il più adatto! Non è carino da parte tua sai?-
 
- Sì, il più adatto a rompermi le scatole sicuro!-
 
Usagi si portò una mano alla fronte.
Taiki lo guardò senza ribattere e poi si aggiustò gli occhiali sul naso, con aria di noncuranza.
Quello era un segnale.
A volte faceva così quando non sapeva subito come controbattere o quando gli era passata la voglia di farlo.
 
-Sarà, ma nessuno ha la costanza che ho io nel sopportare i tuoi sclerotici sbalzi d’umore. Ti lascio alle tue donne, io vado dalla mia famiglia.- li salutò con una mano. - Ci si vede dopo.-
 
Si allontanò verso il suo tavolo, senza neanche voltarsi.
Mamoru riprese posto e guardò Usagi indagatore.
 
- Di cosa avete parlato esattamente? Non sono riuscito a capire tutto come avrei voluto.-
 
Usagi cullò Chibiusa indifferente. - Di tutto e di niente.-
 
- Usako? Bugie non ne sai dire, non a me soprattutto, e lo sai.-
 
Usagi sbuffò, guardandolo quasi scocciata.
 
- Ma di cosa potevamo mai parlare nel bel mezzo di un matrimonio? Le solite cose che dice Taiki quando fa lo stupido, tutto qui! -
 
- Allora non mi ero sbagliato!-
 
- No che non ti eri sbagliato, ma una volta tanto non potete evitare di dare spettacolo? Non facciamo che accumulare figuracce per colpa vostra!-
 
- Ma che vuoi che sia?- stavolta fu Mamoru ad usare il tono di Usagi di poco prima. – Vi sono tutti abituati ormai! Qui dentro per esempio, solo il direttore di sala e i camerieri non ci conoscono, anche se a giudicare dalla faccia che ha fatto quello lì prima... – indicò un povero cameriere in posa professionale in fondo alla sala, intento a sorvegliare la situazione. - credo che oggi abbia capito anche lui, e non solo lui, di che pasta siamo fatti!-
 
- Appunto!. Rispose Usagi sussurrando stizzita. – Che ti dicevo delle figuracce?-
 
- Però, tu ancora non mi hai risposto!-
 
Usagi alzò ancora gli occhi al cielo.
 
- Uffa! Niente, faceva solo lo stupido riguardo il nostro matrimonio e riguardo la tua festa di addio al celibato. Tutto qui. Tipico del Taiki scemo!-
 
Mamoru si voltò per scorgere il tavolo del suo amico, e non essendo visto da lui, si portò una mano sugli occhi.
 
- Ho paura di quello che lui e i ragazzi stanno già architettando! Alla fine noi a marzo siamo stati anche fin troppo tranquilli con Taiki! Una semplice serata in un pub! E pure con Yaten, l’altra sera. Più che ragazzi poco più trentenni, sembravamo un gruppo di vecchietti al circolo! Cibo spazzatura e partite a bowling o simili. Birra quanto basta per poter guidare e un po’ di musica. Perché ho l‘impressione che quando sarà il mio turno dovrò temere il peggio?-
 
Ad Usagi venne da ridere.
 
- Come ti ho detto stamattina, sarà affar tuo! Anche io non ho la più pallida idea di cosa vogliano organizzare le ragazze per me, ma sicuro non sarà niente di trasgressivo. Chibiusa avrà sei mesi e sinceramente non mi va di allontanarmi solo per far baldoria! Anche ieri, con Minako, le altre hanno trascorso l’intera giornata alla Spa. Mia sorella mi ha lodato non so quante volte, nei giorni precedenti, le meraviglie dell’idromassaggio, delle docce emozionali, dei percorsi, di sauna e di bagno turco, ma non era proprio il caso. Alla fine io le ho raggiunte solo per l’aperitivo com’era giusto fare, ed Ami con me. Sono sicura che quando sarà il turno di Mina, di essere mamma, si comporterà allo stesso modo!-
 
Nel parlare, non aveva mai smesso di cullare sua figlia, nuovamente ceduta al normalissimo sonno per una neonata.
La adagiò nuovamente nella carrozzina coprendola delicatamente con il lenzuolo di lino, ricamato con una sfilza di coniglietti bianchi e rosa.
Mamoru ne approfittò per avvicinarsi di più e per riprenderla tra le braccia.
Non voleva stare mai lontano da lei.
 
- Comunque vadano le cose, l’importante è che arrivi presto quel giorno!- sfiorò l’anello di fidanzamento e strofinò il naso verso la tempia di lei. – Il nostro giorno … - specificò. Diventare zio di un figlio di Minako e Yaten gli sarebbe sicuramente piaciuto, ma la sua priorità era un’altra.
 
- Manca poco. – sussurrò Usagi felice, accoccolandosi a lui e provando le sue stesse sensazioni.
Il cuore le batté più forte, guardandosi la mano sinistra ed immaginandoci il luccichio di una vera.
 
- Pochissimo.- continuò Mamoru, intrecciando la sua mano sinistra a quella di lei. - E allora sarà per sempre.-
 
Usagi annuì, non sciogliendo quell’intreccio perfetto. - Per sempre.-
 
 
 
NdA
Finito!!!!
Ben ritrovati amici di EFP!
Torno con un capitolo sfornato in un uggioso pomeriggio di pioggia, terminato stando incollata al PC ed ampliando precedenti appunti presi a penna.
Che dire … forse un po’ demenziale, poco miele e tanto sclero, ma con Minako come protagonista cosa potevamo aspettarci se non gag a destra e a manca?
E se poi tra gli invitati c’è un pediatra ex esaurito che sta finalmente godendosi la felicità, e il suo migliore amico neurochirurgo deficiente che lo insulta una volta sì, e l’altra pure, il capitolo di certo non poteva venir fuori serio.
Proprio perché si parla di Minako, ho pensato di approfondire più la parte comica della narrazione, e cioè lo stress per i preparativi e il panico più totale per gli intoppo in un giorno tanto importante, o le risate durante i festeggiamenti.
Magari la cerimonia e altro saranno approfonditi più in là, tramite flashback, ma anche per riprendere quanto anticipato nell’ultimo capitolo della long, come successo poi col matrimonio di Taiki, ho ampliato più le scene già scritte in precedenza.
Mettere l’accento su quelle scene, piuttosto che altre, mi è semplicemente sembrato adatto a descrivere l’uragano che è Minako.
Per il resto, spero di non sparire di nuovo, le idee sono tantissime, il tempo di meno.
Sto lavorando, sto studiando, di nuovo, e come vi ho scritto sulla mia pagina Facebook mesi fa, c’è stato un grave problema familiare che mi ha svuotato di certezze ed energie.
Vi stiamo ancora facendo fronte e allora ho avuto davvero tanta paura. La tristezza e il nervosismo si sono riversati anche sul lavoro, ma speriamo di aver risolto e di dover solo tenere la situazione sotto controllo.
Davvero non ce l’ho fatta a scrivere, leggere ed aggiornare prima.
Avevo detto che la cosa riguardava il mese di settembre, ma poi non è stato così.
Nelle prossime settimane non sarò impegnata, ma di più, ma se riesco a trovare il tempo vorrei preparare qualcosina per Natale, un’altra shottina, come le due pubblicate in precedenza, una legata alla long, Siate come i fiocchi di neve,l’altra è a parte ed è La leggenda dell'Angelo del Natale .
 
Beh, l’idea è questa, più o meno.
Comunque, vi ringrazio come sempre per tutto, e aspetto di vedere cosa ne pensate di questa mia nuova follia!
Hihihihih!
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Luciadom su EFP.

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Capitolo 5
*** Il matrimonio del mio migliore amico – Il matrimonio della mia gemella 2.0 ***


Ciao popolo di EFP!!!
No, non è un miraggio questo nuovo capitolo.
No, non è un messaggio alieno da una Galassia lontana.
Sì, sono io che sono tornata dopo… beh, dato tutto quello che è successo dal lockdown a questa parte, diciamo semplicemente, “dopo”.
L’ultimo mio aggiornamento risale a mesi fa, tra shottine e il restyling della storia madre di questo Spin-Off, e non voglio nemmeno pensare alla mia long in City Hunter che sta facendo muffa, ragnatele e capelli bianchi T_T
Penso ogni giorno, ogni singolo giorno a tornare più attiva con le mie fanfiction e con gli aggiornamenti da leggere, ma ormai i tempi spensierati dei miei primi anni su EFP non ci sono più, e purtroppo per certi aspetti, (o per fortuna per altri), non torneranno.
In questi giorni però tra studio, lavoro e tante cose personali ho deciso di ritagliarmi un angolino anche per la scrittura, e quindi eccomi finalmente a terminare anche il capitolo dello Spin-Off dedicato al Matrimonio di Usagi e Mamoru.
Per chi di voi conosce la long originale, ancora prima del restyling che sto man mano facendo… beh, immagino la vostra reazione, e a volte ancora rido fino alle lacrime andando a rileggermi le vostre meravigliose recensioni!
Questo capitolo è un approfondimento degli ultimi due della storia madre, arricchendo tutto man mano e riprendendo in parte anche i due capitoli precedenti, quelli dedicati ai matrimoni di Ami e Taiki, e di Minako e Yaten.
Parte dal giorno dopo il processo di Katia Azamawari, e prosegue con la dichiarazione di Mamoru ad Usagi e tutto ciò che ne consegue, raccontato nel capitolo finale della long tramite flash-back.
Il capitolo è lungo, e spero non me ne vogliate, ma ho cercato di descrivere ogni cosa nel miglior modo possibile, restando fedele a tutto quello che ho creato con questa mia piccola saga in tutti questi anni.
Vi auguro buona lettura!
 

5) Il matrimonio del mio migliore amico – Il matrimonio della mia gemella 2.0
 
 
Domenica 21 Novembre 2010
 
 
Non aveva più dubbi.
In realtà, sapeva di non averne mai avuti fin dall’inizio.
Dal momento in cui si era accorto di essersi innamorato di Usagi, Mamoru aveva capito che mai avrebbe preferito stare in nessun altro posto se non con lei, per tutta la vita.
L’inizio turbolento della loro storia e il suo evolversi passionale e dolce assieme, e gli eventi che lo avevano investito in pieno nelle ultime settimane, gli avevano fatto prendere la sua decisione.
Prima che venisse a sapere del rapimento di Usagi ne aveva già parlato con Taiki, e adesso era arrivato il momento giusto per parlarne anche con lei.
Soprattutto, con lei.
Sentì improvvisamente che quelli potevano essere il posto e il momento adatti, e così, spontaneamente e senza mezzi termini, avrebbe detto quelle tre, piccole paroline, che gli avrebbero cambiato la vita per sempre.
Quel lungo incubo era finalmente finito, e niente li avrebbe più ostacolati.
Usagi stava bene, e Goro anche.
La Clinica era salva, i tabloid presto avrebbero virato la loro attenzione altrove, o forse no, ma, almeno avrebbero avuto notizie più liete su cui scrivere, e loro avrebbero potuto ricominciare a vivere serenamente e in tranquillità.
Sì, quella era l’occasione giusta.
Erano a casa di lui, di fronte al camino in tavernetta, abbracciati e da soli.
Lì si erano rilassati più volte tra baci, abbracci, coccole o chiacchierate in compagnia.
Lì avevano dato inizio alla loro storia quasi un anno prima.
 
“Forza, Mamoru Chiba! Sono solo tre parole!”
 
- Stavolta è davvero tutto finito. -
 
Usagi aveva interrotto i suoi pensieri di autoconvincimento.
Era ancora sconvolta per quanto appreso su Katia, sull’epilogo che quella vicenda aveva avuto per lei.
Mamoru lasciò momentaneamente il suo flusso di pensieri per dedicarsi a lei.
Su Katia Azamawari era ancora irremovibile, anche da morta.

- Ha avuto quello che meritava, Usagi. -
 
Il tono di Mamoru era forse anche un po’ troppo duro.
Usagi fece un cenno d’assenso col capo, malinconicamente.
 
- Sì, però … È morta, capisci? Ha preferito suicidarsi. Certo, non aveva più grandi aspettative dalla vita, ormai, però … provo quasi pena per lei. In realtà è sempre stata sola, tutti questi anni. Anche chi le stava vicino l’ha abbandonata. Le era rimasta solo la vendetta … Si può davvero vivere solo per un’idea? Un’ idea così? Non è triste? -
 
Lui non era dello stesso avviso.
Non riusciva a perdonare Katia Azamawari nemmeno da morta, per tutto quello che gli aveva fatto.
E poi Usagi per un motivo o per un altro, non era nelle condizioni di parlare in quel modo.
 
- Vorrei farti notare un paio di cose, Usako. -
 
- Sarebbero?
 
-Usagi lo guardò incuriosita, e lui ricambiò il suo sguardo con l’espressione che le faceva ogni volta che difendeva convintissimo le sue posizioni.
 
- Primo, tu sei stata la vittima, ed è impensabile che la pensi in questo modo adesso, e poi … per anni non hai vissuto anche tu solo per onorare la tua promessa, trascurando la tua felicità? -
 
Usagi per un attimo non rispose.
Beh… Mamoru non aveva proprio tutti i torti. Sapeva benissimo cosa dirgli, ma aveva bisogno di trovare le parole giuste.
Nei giorni precedenti aveva parlato con Ami, più per lui che per se stessa, e aveva capito che per quanto potesse odiare Katia, in fondo, poteva capirla.
Proprio per quello che aveva detto Mamoru.
Inconsciamente, anche se in minima parte, c’era stato quella che in Psicanalisi è nota come Identificazione con l’aggressore, un meccanismo di difesa della mente.
E a quanto alla promessa, beh sì, era vero, ma non era nemmeno del tutto paragonabile.
 
- È vero, ma non è la stessa cosa. -
 
- Può darsi, ma anche se per un periodo nettamente minore, anche tu non hai agito secondo ragione, e non hai dato retta a nessuno. -
 
Sottolineò le ultime verissime parole, ed Usagi sospirò, dovendogli dare ragione.
 
- Va bene. - disse alzando le mani. - Stavolta non posso controbattere, sono nel torto, ok? -
 
Mamoru ridacchiò, attirandola di nuovo tra le sue braccia.
 
- Comunque … - riprese lui. - È triste il tuo caso, o meglio, lo è stato. L’ostinazione a rinunciare alla propria felicità per paura di soffrire ancora e di tradire la memoria di una persona che hai amato tanto, era triste. La paura di non mantenere veramente la tua promessa se ti fossi fatta coinvolgere troppo dai sentimenti, era triste. Il caso di Katia invece non era triste, ma diabolico. Diabolico, freddo e calcolato. Una persona che fa quello che ha fatto lei non è triste Usagi, è pazza e crudele. -
 
Aveva ragione, ma Usagi provava comunque un senso di vuoto.
 
- Comunque siano andate le cose, adesso possiamo davvero buttarci alle spalle tutto. L’incubo è finito. -
 
- Sì. - rispose lui, pronto a darle ragione e a godersi finalmente la tanto agognata felicità. - Ora possiamo dare inizio al nostro piccolo sogno. -
 
- La nostra piccola famiglia! -
 
Usagi si sfiorò la pancia, pensando al sogno che aveva fatto in clinica.
Mamoru colse l’occasione che aspettava.
Usagi gli si era ora accoccolata su una spalla. Con una mano gli cingeva la schiena e con l’altra continuava ad accarezzarsi il ventre.
Mamoru prese un grosso respiro e bloccò proprio quella mano, intrecciandone le dita con le sue e fissandole sul suo grembo.
Si ricordò della conversazione che aveva avuto con Taiki, immediatamente prima che gli arrivasse la telefonata di Katia.
Smise di rimuginare e agì e basta.
 
- Usako? -
 
Usagi se ne stava ancora accoccolata a lui, assorta e con gli occhi verso la brace e la legna, forse ancora pensando al processo, al suicidio di Katia Azamawari e a tutto quello che aveva affrontato, oppure chissà, magari stava pensando a tutt’altro, ma al suono della sua voce si riscosse subito.

- Hm? -
 
Distolse lo sguardo dal caminetto per poggiarlo su di lui, e si specchiò nel blu profondo del suo sguardo.
Caspita, quanto erano belli quegli occhi, e quanto li amava!
 
- Mi vuoi sposare? - disse all’improvviso lui, senza esitazione.
 
Non gli rispose subito, scombussolata da quell’improvvisa e forse inaspettata domanda.
Spalancò gli occhi e la bocca.
Cosa le aveva appena detto?
 
- Ma… Mamoru … - Iniziò a boccheggiare.
 
- Sposami, Usagi. - continuò lui, sicuro e deciso - Sei la donna della mia vita, aspetti mio figlio e la sola idea di perderti mi ha fatto capire quanto davvero non possa fare a meno di te. Noi due ci apparteniamo. Dopo tutto quello che abbiamo passato e superato, ne abbiamo avuto la prova, no? -
 
Usagi annuì debolmente, incapace di formulare frasi di senso compiuto, tanta era l’emozione che stava provando in quel momento.
Aveva già ricevuto una proposta di matrimonio in passato, e poi le cose erano andate com’erano andate con Seiya, e adesso con Mamoru stava rivivendo quel momento.
Senza riuscire a fare altro, non mosse neanche un muscolo, in preda ad un’ennesima tempesta emotiva nel giro di poche settimane.
Rimase a guardarlo, immaginando non avesse ancora finito di parlare.
Mamoru, infatti, riprese parlando senza discorsi preparati, non fermandosi, nonostante tutto.
Il suo cervello comandava soltanto alla sua voce di esprimersi.
Era il cuore che lo stava veramente guidando.
 
- È vero che stiamo insieme da poco meno di un anno, ma per me non conta. Forse è proprio per quello che siamo e per quello che siamo stati, che ci siano innamorati così, subito, all’improvviso e senza freni, fortemente. Abbiamo conosciuto il dolore troppo presto, tutti e due. Tu hai perso l’uomo che amavi, e anche suo figlio. Ti sei chiusa nel tuo dolore e solo dopo anni hai ricominciato a vivere davvero. Io ho perso la mia famiglia, e stavo per rovinarmi e buttare anche la mia vita, se non fosse stato per Zio Goro … e poi, negli ultimi mesi abbiamo condiviso tutto il male che quella donna ci ha fatto. Noi siamo complementari Usako, ci completiamo. Io senza di te vivrei solo a metà, e sono sicuro che per te è lo stesso, soprattutto, l’ho capito quando mi hai salvato la vita. -
 
Lei era d’accordo, e quotava ogni parola.
Anche lei più volte, aveva capito che senza di lui forse non sarebbe riuscita ad andar avanti.
 
- … E anche tu, hai salvato me. - 
 
Cominciò a proferir parola anche lei, esternando cosa provava dal momento in cui si era finalmente lasciata andare, a quando aveva abbattuto grazie a lui tutti i muri che il passato aveva costruito tra lei e la felicità.
Usagi non si riferiva soltanto a quando lui l’aveva rianimata, quando Katia l’aveva quasi uccisa, per la seconda volta, ma a qualcosa di molto più intrinseco e profondo.
Lo scampato annegamento non era stato che l’ultima occasione in cui lui l’aveva portata alla realtà, né la prima e non la meno importante.
Lui le aveva riaperto il cuore e l’aveva salvata dalla solitudine in cui si era ostinatamente chiusa.
Le aveva dato la possibilità di realizzare tutti i suoi sogni e di mantenere la sua promessa, e l’aveva amata e persino adulata da subito.
Gli aveva detto di aver sognato la loro futura bambina quando si era addormentata con lui accanto.
In realtà, pensandoci meglio, il sonno che l’aveva presa con lui a vegliarla era stato così profondo da ricordare solo buio ed intorpidimento, e quella visione meravigliosa in sogno l’aveva avuta soltanto dopo, quando con lei c’era Ikuko.
Gli aveva raccontato una piccola, bonaria bugia per ringraziarlo in un modo tutto suo.
Era stato un comportamento infantile e sbagliato forse, ma era stata talmente stressata e scombussolata emotivamente da non sapere cosa dire e fare.
 
- Io dovevo farlo! Se non fossi riuscito a salvarti … - le rispose subito lui, quasi in tono ancora terrorizzato, riprendendo le parole che lei gli aveva detto dopo l’incidente.  - Non me lo sarei mai perdonato! Non voglio perderti per nessuna ragione al mondo! -
 
Ad Usagi stavano brillando gli occhi, durante il suo discorso.
La voce di Mamoru si era per un attimo incrinata, sfiorando la disperazione al ricordo di come l’avevano trovata, dopo il blitz in quella casa diventata dell’orrore.
Sentiva ancora i crampi alle mani durante il massaggio cardiaco, il suo respiro che era diventato improvvisamente solo per lei, il terrore a fargli da guida.
Lo vide irrigidirsi e rilassarsi quasi subito: neanche lui, doveva ancora essersi ripreso del tutto.
Mamoru si grattò la nuca imbarazzato, riprendendo con più calma.
 
- Ehm … certo, forse non sono stato molto romantico, e non ho un anello, ma … arriverà, te lo prometto, voglio fare le cose per bene. … volevo che questo momento fosse speciale, perché di certo me lo ero immaginato diversamente … ma non mi andava più di aspettare, ho sentito che questo era il momento giusto per chiedertelo e basta. -
 
Oh, quindi in passato vi aveva già fantasticato su? Che qualcun altro tipo Goro e Taiki, o peggio, la sua gemella, ne fossero già al corrente?
 
- Avrei prenotato un ristorante, o un privé, solo per noi. -
 
Mamoru ricominciò subito, fermandosi appena il tempo di prendere fiato ed elencando a raffica, aiutandosi con le dita, tutti i suoi progetti.
 
- Saremmo stati soli io te, un momento solo nostro. Ti avrei regalato un anello, e poi … poi … - ma non poté continuare, perché Usagi era finalmente passata direttamente all’azione.
 
Gli chiuse le labbra con le proprie zittendolo di colpo.
Gli si era buttata tra le braccia, dandogli una risposta abbastanza eloquente a modo suo.
A Mamoru non restò che ricambiare ed approfondire quel contatto che conosceva bene, ma di cui non avrebbe fatto mai a meno, né ne avrebbe mai avuto mai abbastanza.
Quando si separarono, Mamoru rilasciò un lungo fischio di compiacimento.
 
 - Wow! Beh … Lo prendo come un sì! -
 
- È un sì! Certo che ti sposo, Mamoru. - Usagi rispose, con voce mossa.
 
Mamoru prese di nuovo possesso delle sue labbra, mai stanco.
 
- Avrai l’anello, e anche un’atmosfera più suggestiva! Voglio che sia tutto perfetto! -
 
Usagi scosse la testa, portandogli le mani dietro la nuca.
 
- Non serve. Già così è tutto perfetto! Io sono già tua, Mamoru, sarò sempre tua. -
 
- E io tuo, Usako. Sempre. -
 
Usagi sorrise, commossa.
 
- Ti amo tanto, Mamo - Chan. -
 
Anche lui sorrise, ancora di più.
 
- Anch’io, più di quanto immagini. -
 
Suggellarono quelle dichiarazioni con un bacio che di casto, aveva ben poco.
Dall’esterno giunse la voce di Taiki che li avvisava che erano arrivati tutti, e che in sala da pranzo mancavano soltanto loro.
La pace e l’intimità erano finiti!
 
- Per il momento lo sappiamo solo io e te, ok? -
 
Mamoru lo disse quasi in tono supplichevole, ed Usagi capì che il motivo era un pettegolo di nome Taiki.
Sorrise, trattenendo a stento le risate.
Forse no, Taiki non era ancora a conoscenza dei progetti di Mamoru, o per lo meno, non sapeva che la proposta sarebbe arrivata in una maniera un po’ anticonvenzionale.
Ormai conosceva come le sue tasche sia il suo fidanzato sia Taiki, e sapeva prevedere quasi ogni loro mossa o pensiero.
 
- Per ora sì, o il tuo migliore amico e mia sorella monopolizzeranno le conversazioni a tavola, torturandoci! -
 
Lui ricambiò la sua espressione, annuendo.
Taiki entrò proprio in quel momento.
 
- Piccioncini? Aspettiamo solo voi! -
 
- Arriviamo. -
 
Mamoru lanciò un’occhiata ad Usagi, che scosse la testa ed alzò gli occhi al cielo.
 
- Andiamo? -
 
Lui le porse un braccio e lei vi si aggrappò all’istante.
Si lessero negli occhi le promesse di pochi minuti prima.
Stretta a Mamoru col braccio destro, Usagi fece scivolare quello sinistro lungo il fianco perché Taiki non la vedesse, e prese a massaggiarsi l’anulare col pollice, quel dito che allora era spoglio, ma che presto non lo sarebbe stato più.
Mamoru notò il piccolo gesto e sorrise, facendole l’occhiolino.
Non vedeva l’ora anche lui.
 
***
 
Venerdì 31 Dicembre 2010
 
 
La proposta ufficiale non tardò ad arrivare, dopo poche settimane.
Quello sarebbe stato un Capodanno speciale.
Era un anno esatto che stavano insieme, avevano superato mesi di sofferenze, ed aspettavano una bambina.
Già.
Scongiurati i traumi dovuti all’incidente e al rapimento, nel momento in cui Usagi era stata ancora in tempo per l’amniocentesi, Mamoru e Kaori avevano provveduto subito perché vi si sottoponesse.
Ne era emerso che la gravidanza procedeva bene, e che aspettavano una bimba in perfetta salute.
Mamoru sarebbe stato sicuramente felice anche di un maschio, ma quella notizia lo portò a tre metri da terra per la felicità.
Lui lo aveva detto che avrebbe preferito una femmina.
Una piccola Usagi.
Ancora non sapeva di avere quanta più ragione immaginasse egli stesso.
Per quel 31 Dicembre 2010, aveva letteralmente rapito Usagi da amici e famiglia per trascorrere da soli l’ultimo dell’anno, nel cottage di uno dei loro primi appuntamenti come coppia.
Quello era diventato uno dei loro piccoli angoli fuori dal mondo, un posto solo loro, senza nient’altro che contasse oltre al loro amore.
Parteciparono alla serata organizzata per tutti gli ospiti di riguardo, gustando la cena, la musica, i balli e la magica atmosfera del periodo.
Al momento del conto alla rovescia si erano stretti in un abbraccio affacciati alle immense vetrate del salone principale, ammirando le stelle e la neve.
Allo scoccare della mezzanotte, si erano uniti in un bacio che avrebbe suggellato un nuovo, meraviglioso anno.
Le grida, gli applausi, il rumore delle bottiglie di champagne stappate, i fischi, i coriandoli e le stelle di carta filanti, il rimbombo e i colori dei fuochi d’artificio all’esterno… tutto era solo un contorno che riuscirono a malapena a percepire.
Si erano come chiusi in una bolla trasparente.
Aveva inizio il 2011, che sarebbe stato per loro l’inizio della scalata verso la felicità.
Quando un’ora dopo, terminati i festeggiamenti salirono nella loro stanza, Mamoru le fece trovare le sue immancabili rose rosse, e petali e candele erano sparsi tutto intorno.
Una scatolina di velluto blu spiccava al centro del grande letto matrimoniale.
Non era stato facile prendere accordi con i gestori della struttura, vista la lontananza dal centro di Tokyo, e soprattutto, visto che lui e Usagi avevano deciso da mesi di convivere, e che quindi passavano assieme quasi ventiquattro ore al giorno ormai!
Prepararle una sorpresa era quasi impossibile!
Al sospiro mozzato di lei, Mamoru l’abbracciò da dietro.
 
- Te l’avevo detto che quello sarebbe arrivato, e che avrei fatto le cose in grande stile! -
 
- Mamoru … è tutto così … - s’interruppe cercando la parola giusta.
 
- Romantico? Perfetto? Bellissimo, come il sottoscritto? - disse lui, in tono scherzoso.
 
- … Questo e molto di più. -
 
Usagi si girò verso di lui e gli riportò le braccia al collo.
Dopo un lungo bacio che sapeva un po’ di nuovo, Mamoru si staccò da lei per prendere il cofanetto ed aprirglielo davanti agli occhi.
Usagi, per la seconda volta in vita sua, si ritrovò di fronte un anello che le fece brillare gli occhi.
Deglutì, ricacciando indietro le lacrime.
Un anello in oro bianco con una pietra a forma di cuore rosa, contornato da piccolissimi e lucenti brillanti.
 
- Ora posso farlo ufficialmente. -
 
Mamoru aveva notato la sua espressione, ma non ci badò, perfettamente consapevole di tutto.
Sapeva cosa voleva dire per Usagi vivere, anzi, rivivere, quella situazione, ma sapeva anche che ormai il fantasma di Seiya non la tormentava più.
Non doveva più temere il confronto con lui, né esserne geloso.
Di lui era rimasto solo un tenue ricordo, il suo primo grande amore, che in punto di morte le aveva fatto promettere di rialzarsi sempre.
Tolse l’anello dalla sua custodia, e la poggiò delicatamente sul letto.
Prese la mano sinistra di Usagi, che tremava appena, e le si genufletté di fronte.
Le infilò il solitario e la guardò con un sorriso smagliante.
 
- Usagi Tsukino, vuoi sposarmi? -
 
Usagi deglutì, annuendo decisa.
 
- La risposta la conosci già … ma sì! Voglio sposarti Mamo – Chan, voglio formare una famiglia con te! Anche domani! -
 
S’inginocchiò anche lei e lo abbracciò con impeto, stringendosi a lui e lasciandosi stringere a sua volta.
Mamoru sorrise, leggermente commosso, e prese a baciarla con passione sempre più crescente.
Si alzò aiutandola a fare lo stesso, e la condusse gentilmente verso il letto.
Iniziarono lentamente a sigillare le loro nuove promesse.
Attento a non farle male, come ogni volta che avevano fatto l’amore dopo la scoperta della gravidanza, lui continuava a farla sentire sempre amata, in ogni istante, calibrando passione e cautela, e lei si lasciava trasportare con lui in quel vortice che piacevolmente aveva sconvolto la sua vita.
 
- Ti amo, Usagi. - le disse tra un sospiro e l’altro.
 
- Anche… anche io, Mamoru. Ti amo anche io. - riprese lei, in preda all’estasi.
 
- Dimmi che staremo sempre insieme! - sussurrò lui, prima di raggiungere il vertice del piacere.
 
Usagi quasi affondò le unghie nella sua schiena. Inarcò il bacino e circondò il corpo di lui con le sue lunghe gambe.
Sentì il peso di Mamoru su di lei e dentro di lei aumentare leggermente.
 
- Non … non potrei mai separarmi da te! -
 
- Non ti lascerò mai andare. Ci … ci sarò sempre! -
 
- Lo so … - rispose lei, al limite. - Anche per io per te, sempre. -
 
Scalarono insieme la vetta della passione e poi Mamoru uscì da lei, stendendosi al suo fianco ed attirandola a sé.
 
- Avrò sempre cura di te, Usako. -
 
Chiusa nel suo abbraccio, Usagi disegnò segni immaginari sul suo petto, proprio in mezzo ai pettorali muscolosi di lui, aprendo poi la mano sinistra ed ammirando il solo solitario che indossava.
La mano destra scese a sfiorarsi leggermente la pancia, per poi tornare su a coccolare le labbra e i capelli nerissimi del suo uomo.
Sospirò felice ed appagata, e si voltò a guardare il soffitto rilassandosi sulla schiena.
La perfezione delle doghe in legno intrecciate si incastravano in un lampadario elegante e luminoso, come quello del salone dei ricevimenti al pian terreno.
Chissà perché la sua attenzione si concentrò sul quel particolare. Un’idea le attraversò la mente.
E se…
 
- Mamo- Chan? -
 
- Hm? -
 
Mamoru la strinse ancora più forte a sé, poggiando il mento su una sua spalla.
 
- Che ne dici di sposarci il prossimo 31 Dicembre? -
 
Lui ridacchiò.
 
- Cioè tra… trecentosessantacinque giorni esatti? -
 
Anche lei rise. - Sì, più o meno. - lo guardò mordendosi le labbra. - E vorrei chiederti anche un’altra cosa. -
 
- Cioè? - lui la guardava incuriosito. Usagi aveva la tipica faccia di quando architettava qualcosa.
 
- Se facessimo il ricevimento di nozze qui? - lui sorrise, e lei continuò. - Questo posto è un po’ speciale per noi. Come lo è l’ultimo dell’anno. Cosa ne pensi? - chiese lei in maniera così dolce che sarebbe stato impossibile dirle di no.
 
Mamoru cambiò posizione, alzandosi tanto da sorreggersi il capo con una mano e accarezzarle il viso con l’altra.
 
- Dico che hai avuto una magnifica idea, Amore mio. -
 
In realtà non le avrebbe detto di no a prescindere. Avrebbe acconsentito a qualsiasi data e a qualsiasi posto, pur di realizzare il sogno di renderla sua moglie, ma Usagi aveva ragione: il 31 Dicembre era stato per loro un nuovo inizio, e così lo sarebbe stato sempre ancora e ancora, come l’anno prima quando finalmente lei aveva messo un punto al passato, come in quel momento in cui le aveva chiesto ufficialmente di sposarlo, e come l’anno seguente, che sarebbe stato il loro primo Capodanno con la loro bambina e così ogni altro anno ancora, per sempre.
Quel romantico posto tra la neve poi, era lo scenario perfetto.
 
- Davvero ti farebbe piacere? Pensi che sarebbe… speciale? -
 
Usagi continuò, quasi innocentemente. Allungò una mano ad accarezzargli i capelli spettinati e poi la nuca, fissando lo sguardo nel suo.
 
- Ci sarai tu, che sei speciale. In ogni posto, in qualsiasi momento, se tu ci sarai sempre, io non avrò bisogno d’altro. Mi basterai tu. -
 
Lei si illuminò a quella dichiarazione dolce e romantica, anche troppo forse, ma spontanea.
Si avvicinò a baciarlo di nuovo, e ripresero insieme ad amarsi come la prima volta.
Sorrisero entrambi, a quel loro nuovo destino.
 
***
 
Da quella notte i mesi erano trascorsi velocemente.
Si era arrivati quasi senza rendersene conto a marzo, con il matrimonio di Ami e Taiki.
Mamoru non si era lasciato scappare la diabolica occasione di tormentare il suo migliore amico durante gli ultimi preparativi, nonché la sera dell’addio al celibato e un po’ il giorno delle nozze.
Era stato il suo momento di rompere le scatole a Taiki, come lui faceva da anni nei suoi confronti.
Aveva poi gioito per lui e con lui, condividendo la felicità di quel giorno con tutto l’affetto che provava per gli sposi, e per Usagi era stato lo stesso.
Taiki e Ami erano i suoi migliori amici, ed erano davvero entrambi come un fratello e una sorella per lui.
Aveva poi camminato a tre metri da terra dopo tre mesi, quando Usagi aveva dato alla luce la loro bambina.
Era stato sul punto di svenire, quando aveva visto per la prima volta quel frugoletto piccolo piccolo avvolto nel lenzuolino rosa.
Le sue orecchie parevano non aver mai sentito suono più soave che i primi vagiti di sua figlia, e quando l’aveva presa la prima volta in braccio, aveva capito che non avrebbe mai provato per nessun’altro essere al mondo un amore profondo tanto quello di un padre con la propria figlia, se non quello per la sua anima, Usagi.
Taiki non si era risparmiato di prenderlo in giro solo un po’, essendoci passato per primo e doppiamente, ma poteva capire fin troppo bene cosa potesse provare Mamoru.
Gli mancava solo un cerchietto d’oro al dito, simbolo in realtà solo ufficiale di un’unione che era già indissolubile di per sé da mesi, e poi sarebbe stato completo, felice ed appagato con tutto ciò che aveva sempre meritato.
Dopo altri tre mesi ancora, era stato il turno di Minako di sposarsi con Yaten, e da lì, nonostante l’inizio isterico e turbolento di quella giornata di festa, e il giusto proseguimento poi, Mamoru ed Usagi avevano seriamente iniziato a fare il conto alla rovescia, lui contando addirittura le ore.
Mancava poco, davvero poco.
 
***
Lunedì 21 Novembre 2011
 
 
Esattamente un anno prima Mamoru le aveva chiesto ufficiosamente di sposarlo, e adesso lei se ne stava da due ore in quella prestigiosa boutique a provare tutti i pezzi forti dell’atelier.
Ormai aveva perso il conto di tutti gli abiti che aveva indossato.
La stilista e le sue assistenti erano di una gentilezza e di una professionalità quasi surreali, avevano cominciato col mostrarle ogni capo abbinandovi già idee per accessori e acconciature.
Fingevano di non notare la squinternata gemella della futura sposa, che stava dando il peggio di sé, e avevano ringraziato tutte mentalmente il Cielo, al saperla già sposata.
Ovviamente.
Minako si era sbizzarrita a sfogliare le loro brochures, a curiosare tra manichini ed espositori, scarpe, diademi, bouquet finti, saltellando da un capo all’altro dell’immenso atelier facendo sospirare di rassegnazione Ikuko ed Usagi.
 
- Minako? - proprio la futura sposa la richiamò all’ordine.
 
- Sììììì???-
 
Minako si voltò verso la gemella con due fiammelle al posto degli occhi.
 
- Ti rendi conto, sì, di essere già sposata, che forse, e dico forse, tutto questo entusiasmo dovrei mostrarlo io, e non tu? -
 
Usagi trattenne a stento un risolino. Ikuko sorrise e scosse la testa.
Si voltò verso la carrozzina dove riposava la sua nipotina, la piccola Chibiusa, e poi tornò a guardare le sue due gemelle.
Così simili, e allo stesso tempo così diverse.
 
- E questo cosa vorrebbe dire? -
 
Minako fece spallucce, raggiungendo velocemente sua sorella sulla pedana, vestita con una sottoveste di seta e pizzo.
Le prese entrambe le mai e le fece sventolare.
 
- È la mia gemella che si sposa! E si sposa con Mamoru Chiba! Ma-mo-ru Chi-ba! Non parliamo di due fidanzati comuni eh! -
 
Usagi sospirò. - Sei incorreggibile! -
 
Minako si portò le mani ai fianchi, in una posa quasi da supereroina.
 
- Può darsi! Ma tu meriti un matrimonio da favola, e poi IO sono la tua gemella, la tua sorella preferita, la tua damigella d’onore, e quindi solo IO posso sprizzare felicità da tutti i pori al pari della sposa. Chiaro? Su su, non perdiamo tempo! Hai ancora tanti abiti da valutare! -
 
Usagi si portò una mano alla fronte.
 
- Povera me! -
 
Aveva già provato forse dieci, o, quindici abiti, ma nessuno l’aveva colpita davvero.
Alcuni Minako li aveva scartati ancor prima che Usagi potesse guardarsi allo specchio e decidere da sola, esibendo pollici abbassati e facce disgustate.
Uno era troppo lungo, l’altro aveva troppo strascico, un terzo per contro era troppo corto.
Un altro ancora le rimpiccioliva il seno, uno era troppo scollato per una ragazza estremamente semplice come lei, un altro aveva un’orribile tonalità di bianco, un altro aveva un merletto non adatto e così via.
In ognuno avevano trovato almeno tre difetti.
Più Minako, che Usagi e Ikuko in verità.
Usagi ricordò che quando era stato il turno suo, di scegliere l’abito da sposa, avevano rasentato il cataclisma.
Dopo decine di abiti provati, visti, riprovati e rivisti, alla fine Minako aveva deciso per un abito su misura che aveva contribuito in prima persona a disegnare quasi da capo.
E alla fine non aveva sbagliato, ma aveva sfiorato comunque il tragicomico.
La mattina del matrimonio, la stessa cosa, quando la parrucchiera aveva avuto quell’inconveniente con l’auto.
Quando le cose si erano sistemate da sole, l’intera famiglia Tsukino, Naru, Mamoru e l’intero quartiere avevano ringraziato il cielo.
Ora, in quell’atelier, lei si stava facendo riconoscere come suo solito.
La stilista raggiunse Usagi con un nuovo abito, sempre paziente.
Usagi quasi si pentì di essersi ridotta a quella data per scegliere il suo abito da sposa, e cioè a poco più di un mese prima del matrimonio dell’anno, come l’aveva ribattezzato Minako, ma accidenti, aveva partorito da cinque mesi, era ancora nel pieno dell’allattamento e non aveva ancora raggiunto di nuovo il suo peso forma.
Poteva dimagrire ed ingrassare fino alla fine, quindi tanto valeva prendersela comoda, anche perché mancava praticamente solo quello!
La Chiesa, la liturgia, il locale per i festeggiamenti, le bomboniere, i fiori, i segnaposto, i segnatavolo, il repertorio musicale, persino gli abiti delle damigelle, della piccola Chibiusa e di Mamoru stesso. Era tutto pronto!
Usagi aveva assillato il suo fidanzato fino all’esaurimento, chiedendogli di scegliere qualcosa di speciale, di quanto l’affascinasse il tuxedo, e lui, senza lasciarsi scappare troppi particolari, le aveva detto di averla accontentata, e di aver scelto il suo abito da cerimonia quasi subito.
Mancava davvero solo lei.
Quando le fu mostrato il nuovo abito, Usagi l’amò a prima vista.
Quando lo indossò in camerino, pima che potesse tornare sulla pedana, le commesse le avevano adeguato velocemente un’acconciatura per prova, e vi avevano sistemato il velo e la tiara, gli accessori per dar luce e fatto mettere anche un paio di scarpe dal tacco decisamente troppo alto, ma perfette a slanciare il tutto.
Quando Ikuko e Minako la videro rispuntare da dietro la tenda, sua madre, che intanto aveva preso Chibiusa tra le braccia, svegliatosi e reclamante la sua mamma, aveva liberato due lacrime di commozione senza riuscire a dire nulla, mentre Minako aveva posato educatamente la tazza col the sul tavolino accanto a lei per non distruggerla, sapendo che da lì a tre secondi sarebbe esplosa.
Aveva preso un enorme respiro e aveva iniziato a saltellare e battere le mani, piangendo e ridendo di gioia insieme.
 
- Sììììì!!! Questo Usa-Chan! Queto, questo, questo!!! Sei bellissima è perfetto! -
 
Usagi sorrise, con gli occhi lucidi.
Si guardò allo specchio e girò più volte su se stessa, catturando ogni particolare.
Non vedeva l’ora che Mamoru la vedesse così.
 
 
***
Venerdì 30 Dicembre 2011
Feste di addio al celibato e di addio al nubilato.
 

- Allora… cos’avete in mente? -
 
Mamoru era seduto sul sedile passeggero, accanto ad un Taiki che guidava con un’espressione sorniona da quando era arrivato sotto casa sua.
Dietro di loro, Goro cercava di non ridere.
 
- Rilassati a lascia fare a me, amico! -
 
Yaten e Ren li seguivano con l’auto del giovane ingegnere. Si erano dati tutti appuntamento a villa Saitou, e organizzatosi con le macchine erano partiti per chissà dove.
Mamoru aveva un brutto presentimento.
Il modo in cui Taiki gli aveva risposto, la sua faccia e il tono che aveva usato, non gli ispirarono affatto fiducia.
 
- Tu mi fai paura! -
 
- Guarda che io volevo anche bendarti! La mia idea però non è stata accolta! Quindi guarda la strada e non rompere! Capirai! -
 
In realtà no, Taiki aveva volontariamente preso un’altra strada per giungere ad un locale che Mamoru conosceva bene.
Aveva quasi fatto il percorso opposto per poi tornare indietro per non far insospettire il povero festeggiato, e ci era riuscito, perché l’altro non si era accorto di nulla.
Dietro di loro Goro sospirò. Suo nipote alzò gli occhi al cielo.
 
- Quanto sei gentile! -
 
Si fermarono ad un semaforo rosso. Taiki ne approfittò per voltarsi verso Mamoru e fargli un sorriso a trentadue denti che l’altro trovò irritante.
 
- Domani ti sposi. Goditi la tua ultima notte di libertà senza fare domande e soprattutto senza paranoie! Ci divertiremo come pazzi, sarà una notte da leoni! Siamo giovani, dobbiamo goderci la vita finché possiamo! -
 
Rise poco elegantemente e Mamoru lo guardò scioccato.
 
- Guarda che voglio arrivare sull’altare vivo e vegeto, e possibilmente camminare sulle mie gambe! Non voglio sembrare uno zombie il giorno del mio matrimonio! –
 
Il verde scattò e Taiki riprese a guidare senza rispondergli subito.
Superato un nuovo incrocio ed immettendosi in un lungo rettilineo, la strada gli permise di voltarsi momentaneamente verso di lui, continuando a guidare.
 
- Tu a volte sembri uno zombie già senza far baldoria, non dovresti avere poi tante difficoltà! –
 
Se si fosse trovato in un Manga, Mamoru immaginò che sulla sua testa sarebbero potute comparire una serie di goccioline bianche.
Lo guardò quasi disperato, assumendo un colorito cereo e pregò che quella serata passasse il più velocemente possibile.
 
- Ma voi due la finirete mai di fare gli imbecilli? - Dal sedile posteriore, Goro aveva finalmente proferito parola. - Non oso immaginare cosa combinerete domani! -
 
Mamoru si voltò verso di lui, poi indicò il suo migliore amico con un cenno della testa - Sono ancora in tempo a cambiare testimone, lo ripeterò fino allo stremo! –
 
Taiki accelerò di proposito facendo quasi sobbalzare gli altri due.
Istintivamente, Goro si aggrappò al sedile di Taiki e Mamoru strinse le mani attorno alla sua cintura di sicurezza.
 
- Odioso! –
 
Taiki fece finta d’offendersi e Mamoru resistette alla tentazione di prenderlo a sberle.
 
- Ma sei scemo? -
 
Il suo testimone riprese una velocità normale e imboccò un nuovo incrocio.
 
- Colpa tua! - disse
 
- Da che pulpito! – rimbeccò Mamoru.
 
- Dai su! Sarà una bella serata trasgressiva! Belle donne, birra… ogni tanto dobbiamo pur lasciarci andare! Lo ripeto! Siamo giovani ed affascinanti! Approfittiamone! -
 
Mamoru per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.
 
- Spogliarelliste? Ma sei impazzito? Fammi scendere immediatamente! –
 
Stavolta Taiki rise sguaiatamente.
 
- Naaaah! Sappiamo benissimo che non hai occhi che per la tua Usako! –
 
- Ehi! – Mamoru stava perdendo la pazienza. – Solo io posso chiamarla così!-
 
Taiki riprese a ridere, si calmò però in pochi secondi. – Certo è incredibile quanto è facile prenderti in giro! Secondo te, veramente io…-
 
Ma non poté continuare che Goro intervenne a sedare gli animi.
 
- Se non la piantate vado a piedi! -
 
Taiki rise di nuovo, iniziando la manovra di parcheggio. – Non ce c’è bisogno Capo. Siamo arrivati. -
 
Mamoru si voltò verso la loro meta e strabuzzò gli occhi.
 
- Oh ca…. –
 
Si voltò verso Taiki che in tutta risposta si slacciò la cintura di sicurezza con estrema naturalezza.
L’amico notò che gli altri ragazzi invitati all’evento erano fuori ad attenderli.
Guardò Mamoru ammiccante:
 
- Pronto? -
 
 
***
 
- Ahhh Usagi – Chan! Domani sarai la Signora Chiba! -
 
Minako sospirò sognante per l’ennesima volta.
Tutte le ragazze la guardarono tra il rassegnato e il divertito assieme.
 
- Minako? Scusa se te lo dico ma… hai la stessa faccia da ebete e detto le stesse e identiche parole pronunciate all’addio al nubilato di Ami! Ah, per non parlare del tuo! Ma non riesci proprio a contenerti? -
 
Usagi guardò la sua gemella fintamente esasperata. Non osava nemmeno immaginare cosa avrebbe combinato l’indomani! Se poi pensava a Mamoru, a chissà che cosa gli avevano organizzato Taiki e gli altri, e soprattutto a che cosa avrebbe escogitato il migliore amico del suo fidanzato per il giorno delle nozze, era quasi tentata di scappare da sola col suo futuro marito e la loro bambina.
Sua sorella le si avvicinò, tenendo ancora le mani giunte in atteggiamento romantico.
La guardò fisso riducendo gli occhi azzurri a due sottilissime fessure.
 
- Oooooh andiamo sorellina! Mi vuoi far credere che non ti tremano neanche un po’ le gambe? Che non hai il batticuore? Che non fremi? Che… che… -
 
-…eccetera, eccetera, eccetera…- Makoto la interruppe canzonandola, guardando all’aria e muovendo gli indici a mo’ di ritmo accompagnando le sue parole.
 
Ebbe il potere di far ridere tutte, anche Akane, Unazuki e Naru, presenti con loro a quella piccola festicciola.
Conoscevano Minako da una vita, e solo negli ultimi mesi avevano avuto modo di approfondire la conoscenza di Ami e Makoto, che a quanto pareva, apprezzavano tanto la compagnia di Minako quanto sapevano già tener testa alle sue assurde uscite.
 
-Ehi tu! - la gemella Tsukino più esuberante fulminò con lo sguardo la più giovane Mizuno. – Aspetta che arrivi il tuo turno, poi vediamo! -
 
Naru si portò una mano alla fronte: - Mako, dà retta a me, ha iniziato così il giorno del suo matrimonio facendo assurde previsioni su me ed Umino. Preparati psicologicamente a quando arriverai a vivere questo momento con e per Ren, se Minako sarà nei paraggi! -
 
La castana arrossì, poi rise nervosamente. – Immagino, Naru!
 
Ci fu una nuova risata generale. Aiko e Motoki, e la piccola Chibiusa, riposavano già tranquilli nelle loro rispettive carrozzine.
Alla fine, con tre bimbi piccoli, piccolissima specialmente Chibiusa, anche per Usagi si era optato per una tranquilla serata casalinga tra amiche.
Tre mesi prima, quando era stato il turno di Minako di dire addio alla propria libertà, la bionda aveva pensato tristemente che avrebbe dovuto rinunciare alla sua tanto agognata giornata alla Spa, consapevole che volendo anche l’assolutamente necessaria presenza di Ami ed Usagi, sarebbe dovuta scendere a qualche compromesso, ma alla fine, con sua enorme sorpresa, il pacchetto regalo al Centro Benessere era arrivato comunque, anche se Usagi ed Ami non avevano trascorso tutto il tempo con lei.
Non alla Spa almeno.
Chibiusa aveva solo tre mesi, e i gemellini anche se di poco più di anno, Ami e Taiki avevano preferito non affidarli a terze persone essendo entrambi impegnati.
Che restassero con la mamma era sembrata la scelta più adatta, e migliore ancora era stata la soluzione alternativa alla serata.
Prima della giornata alla Spa, la sposa e tutta la sua combriccola avevano trascorso, due giorni prima delle nozze, la serata da Makoto, gustato i suoi meravigliosi manicaretti, e pagato niente po’ po’ di meno che un pacchetto dallo stesso centro benessere che conteneva massaggi e trattamenti di bellezza a domicilio, rigorosamente approvati anche da Naru.
Alla fine Minako non si era potuta lamentare, festeggiando quasi un doppio addio al nubilato, e trovando il modo di sbizzarrirsi comunque.
E adesso, toccava ad Usagi.
Erano tutte a Villa Saitou, e stavolta, Makoto era stata dispensata dal pensare al cibo perché le ragazze si erano affidate al catering.
 
- Bene! - Unazuki batté le mani entusiasta. – Tutte in cerchio ragazze! Giochiamo ad obbligo o verità! -
 
 
***
 
Per Mamoru invece la serata di prospettava… beh, non lo sapeva nemmeno lui.
Taiki l’aveva portato nel locale dove due anni prima, la prima volta che lui aveva messo piede lì con Usagi, lo scalmanato DJ li aveva incastrati con un tango.
E adesso quello lì se ne stava tutto sorridente alla sua console, già armato di microfono e con due occhi che lo fissavano in una maniera che non gli piaceva affatto.
Taiki gli diede una pacca sulla schiena, facendogli quasi perdere l’equilibrio.
 
- Piaciuto lo scherzetto? -
 
Ridacchiò e Mamoru lo guardò con astio. – No! Io ti odio, Taiki! -
 
-Il che vuol dire che mi vuoi bene! - Taiki gli strizzò l’occhio.
 
Si avviarono tutti al tavolo che Taiki aveva prenotato. Mamoru notò che in sala c’era anche altra gente.
Certo, non si aspettava, né avrebbe preteso un privé, ma sperò vivamente di non fare figure infelici.
Taiki e quel DJ insieme potevano essere pericolosi, quasi quanto Taiki lo era quando si alleava con Minako!
A quel pensiero gli venne da ridere, e si chiese mentalmente come se la stesse passando Usagi.
Chissà cosa le avevano preparato le ragazze.
 
- Propongo un brindisi! - Goro, sistemato a capotavola, alzò il suo calice con l’entrée di benvenuto
rivolto a tutti gli altri.
 
- A Mamoru ed Usagi! - gli fece eco Yaten
 
- Auguri amico! - seguì Taiki.
 
- AUGURI! – gli fecero eco tutti.
 
Mamoru annuì e sorrise, alzando il proprio bicchiere.
 
- Grazie ragazzi! -
 
Cominciarono a mangiare e chiacchierare, attorniati dal chiacchiericcio degli altri avventori del locale e dalla musica impostata dal capoanimatore.
Durante la cena Goro e Taiki si divertirono a punzecchiare il povero malcapitato festeggiato, con aneddoti che lo riguardavano, nonché con i ricordi delle innumerevoli gag che lo vedevano protagonista con Taiki.
 
- E ti ricordi… il professore di Chimica? - Taiki per poco non si strozzò per ridere. - Quando iniziò ad urlare in seduta d’esame perché quel povero collega aveva confuso meiosi e mitosi? -
 
- Beh… non sono propriamente la stessa cosa… - Goro precisò, pulendosi la bocca con un tovagliolo ma nascondendo in realtà un sorriso che rischiava di trasformarsi in una risata a pieni polmoni.
Taiki bevve per riprendersi, prima di rispondere:
 
- Ho capito Capo, ma avresti dovuto vedere tutti noi in attesa di essere esaminati! Primo anno di Medicina, non eravamo che ragazzi! Mamoru ripassava ossessivamente di fianco a me, io sfogliavo nervosamente il libro, poi gli schemi, poi di nuovo il libro e così via! Una ragazza di fronte a noi ricordo che si tappò le orecchie, un’altra perse il conto dei caffè presi al distributore, un altro collega ancora, penso che stesse pregando in tutte le lingue che conoscesse! Quel povero ragazzo in preda all’ansia aveva sbagliato proprio alla prima domanda e si giocò l’esame! Fortuna che poi il docente titolare se n’è andato e sono rimasti gli assistenti! -
 
- Avrei voluto vedervi! - Umino si aggiustò gli occhiali sul naso. – Se siete uno spasso adesso che siete adulti, da ragazzi dovevate essere la fine del mondo! -
 
- Peggio ragazzo mio, peggio! -
 
Goro si portò entrambe le mani tra i capelli con finta aria disperata. – Non puoi neanche immaginare che scorribande hanno combinato questi due! Beh, lui in special modo! - indicò Taiki che in tutta risposta si diede dei pugni sul petto con fierezza.
 
- Modestamente sono il migliore! -
 
- Certo! Il migliore sulla piazza a rompermi le scat…-
 
Mamoru non ebbe il tempo di finire la frase che una colonna di luce finì dritta dritta su di lui, gelandolo sul posto.
Come successo ad Usagi, il giorno che l’aveva portata lì per il suo percorso a sorpresa per il suo compleanno, si irrigidì dall’imbarazzo.
L’allegro capoanimatore afferrò il microfono e cominciò ad avvicinarsi a lui.
 
“ Aja! Si mette male!”
 
- Signore e Signori! Stasera qui con noi abbiamo un ospite moooolto speciale! Questo baldo giovanotto è il Dottor Mamoru Chiba, e per lui domani ci saranno i fiori d’arancio! Non lo vogliamo accogliere con un applauso? –
 
In meno di due secondi fischi, urla, auguri gridati da chissà chi e battiti di mani rischiarono di rompergli i timpani.
Mamoru si guardò intorno sorridendo un po’ a disagio e annuendo verso tutta la sala a mo’ di ringraziamento.
Arrivato al suo tavolo, il DJ gli mise una mano sulla spalla e si chinò leggermente fingendo di parlargli all’orecchio, ma brandendo ancora quel maledetto microfono.
 
- Amico mio! Ci siamo passati tutti! Vedi? - Alzò la mano sinistra a mostrargli la sua luminosa fede. – Ma tranquillo, non è così terribile come sembra! Se ami la tua donna e lei ama te sarà tuuutto in discesa! -
 
Tutti al tavolo ridacchiarono, anche Motoki, Sasuke ed Umino, che non avevano avuto molte occasioni per passare una serata con tutta la banda al completo.
Mamoru avrebbe voluto fare una battuta all’ovvietà di quell’affermazione, che in quel momento gli sembrava più una presa in giro che una rassicurazione, ma non ne ebbe il tempo, perché l’altro riprese.
 
- E la tua bella dov’è? -
 
“Ma che te ne importa?”
 
- Beh… alla sua festa di addio al nubilato! Con sua sorella e tutte le sue amiche, e.. la nostra bambina. -
 
Sottolineò volutamente le ultime parole e l’altro si illuminò.
 
“Ma che?”
 
- Avete anche una figlia! –
 
- Sì, Chibiusa ha sei mesi.-
 
Rispose cautamente sperando che l’altro La smettesse di farsi gli affari suoi… ma purtroppo per lei sperò male.
 
- Eh bravo ragazzo, ci sai fare! Hai giocato d’anticipo! -
 
Taiki iniziò a sghignazzare, beccandosi un calcio da Goro.
 
- Ma che diavolo dici? -
 
Mamoru si inalberò. Ma che voleva quell’imbecille da lui?
 
- Scherzavo, scherzavo…- Il DJ si scusò agitando la mano libera dal microfono come a lasciar correre. - Comunque … i tuoi amici ti hanno preparato una sorpresa per stasera! -
 
Mamoru iniziò a sudare freddo. Cosa lo aspettava adesso?
 
 
***
La serata ormai stava volgendo al termine.
Si era fatto tardi, l’indomani sarebbe stata una lunga giornata ed era ora di riposare.
Le ragazze si erano divertite come matte, quasi come ai vecchi tempi.
Avevano condiviso piccanti particolari, anche se non tutti, delle proprie relazioni, gag con i propri compagni, ricordi di Scuola o di Università, fatto numerosi giochi, qualche foto e alla fine, al momento di gustare una graziosa torta con su scritto “Sei proprio sicura?” e con una sposina in pasta di zucchero, avevano guardato in DVD un paio dei tanti film romantici che Usagi adorava: “A Walk to Remember. I passi dell’amore”, e “The Longest Ride. La Risposta è nelle Stelle.”
Entrambi erano tratti da romanzi omonimi di uno scrittore statunitense, che Usagi aveva adorato fin dal primo romanzo letto.
Aveva amato ancora di più “The Rescue. Un cuore in silenzio”.
Non sapeva se per la tenerezza con cui si parlava del piccolo Kyle, se per la forza di sua madre, protagonista del romanzo e ragazza madre o perché in parte si sentiva coinvolta, per la sua professione o per la sua grande empatia.
Si era innamorata di quel bambino, di come l’autore aveva descritto in maniera chiara e delicata la Sindrome Pervasiva dello Sviluppo che lo riguardava, della trasparenza con cui riusciva a descrivere i tormenti dell’animo umano.
Usagi adorava leggere, da sempre. Non provava piacere solo per la Letteratura Giapponese ma aveva sempre gradito anche quella internazionale contemporanea e non, e quando si era imbattuta per la prima volta, quasi per caso, nelle opere di Nicholas Sparks, ne era rimasta incantata, riconoscendo se stessa in alcuni personaggi descritti dallo scrittore.
La storia che le era entrata dentro, con un fondamento di verità e ispirata alla sorella dell’autore, scomparsa prematuramente per un brutto male, era però stata immediatamente quella narrata in “A Walk to Remember”.
Non c’era forse nemmeno da chiedersi il perché, dopo la storia di Seiya, quel romanzo prima e lo sceneggiato poi, abbiano assunto per lei un significato ancora più profondo.
Era stata una grande sorpresa scoprire che tutte, ma proprio tutte, avevano visto rivisto quel film innumerevoli volte.
Si erano commosse prima alla dolce voce della protagonista femminile nell’intonare “Only hope”, cantando tutte assieme abbracciate tra loro o coccolate e tra i cuscini.
Si erano divertite alla famosa lista di Jamie, e a come Landon cercasse di esprimere quei suoi desideri, ancora prima di sapere tutta la verità.
La loro immedesimazione era stata totale dopo, vedendo la scena clou della pellicola in cui il coprotagonista faceva alla sua ragazza la sua proposta di matrimonio.
A lei, sempre emarginata per la sua fede, per il suo modo di vestire, per le sue idee, per quelle che per altri erano stranezze, che alla fine si erano scoperte essere tutte maschere per nascondere un destino per lei già segnato.
Avevano sospirato coinvolte emotivamente per quell’amore nato in un teatro dopo la scuola, sbocciato all’improvviso dopo pomeriggi passati insieme a provare una commedia scritta da un loro coetaneo, e per lo sfortunato epilogo che la leucemia gli aveva dato.
Solo Usagi, e con lei chi la conosceva bene, potevano capire quanto potesse valere veramente così un semplicissimo film romantico.
Tratta dallo stesso film e dal romanzo su cui questo era basato, era la lettera che Minako avrebbe letto sull’ambone durante la cerimonia.
Dopo abbracci e auguri di buona notte, ognuna era tornata a casa propria, e Minako era rimasta alla villa con Usagi e la sua adorata nipotina.
Ora se ne stavano stese nel letto che ormai Usagi condivideva con Mamoru.
Chibiusa era nella sua culletta al loro fianco.
 
- È tutto vero, Minako. Finalmente… finalmente io…-
 
Minako si voltò dalla schiena su di un fianco e le sorrise, accarezzandole i capelli.
 
-…finalmente hai realizzato tutti i suoi sogni, la tua promessa, la tua felicità, tutto. -
 
Usagi annuì, liberando un enorme sospiro.
 
- Lui sarebbe fiero di te, ed è questo che voleva. Questo lo sai, vero? -
 
Usagi annuì di nuovo. – Sì, ora sì. -
 
Minako l’attirò a sé abbracciandola.
Stettero ancora a chiacchierare, quando sentirono la stanchezza arrivare davvero.
 
- Adesso a nanna! Domani dobbiamo essere radiose! - Nonostante il sonno, Minako non aveva perso la sua esuberanza. – Buona notte, Usagi – Chan! -
 
- Buona notte Mina. -
 
Come facevano anche da piccole, si diedero a turno entrambe un bacio sulla fronte,
Morfeo le prese con sé poco dopo.
 
***
Anche la serata dei ragazzi stava terminando, e alla fine, Mamoru si era dovuto ricredere.
Era stato tutto piacevole e divertente, tranne qualche intervento un po’ troppo invadente del tipo alla console, ma che poi aveva scoperto fare parte del piano dei suoi amici per la festa.
La fantomatica sorpresa che tutti gli avevano preparato, non era che una serie di piccoli giochini un po’ demenziali ma gioiosi e capaci di far ridere davvero tutti, anche chi a quella festa non prendeva parte in prima persona.
Non ebbe dubbi che ci fosse lo zampino di Taiki nella quasi maggior parte delle attività proposte.
I ragazzi avevano preparato dei piccoli quiz sulla vita di Mamoru, su alcuni episodi leggeri e non eccessivamente imbarazzanti, coinvolgendo anche il resto della sala.
Lui era stato bendato e aveva pescato a sorte un bigliettino su cui vi erano segnate varie domande.
Per la verità, Mamoru era un personaggio, suo malgrado pubblico, per cui non era stato poi tanto difficile selezionare particolari né dolorosi, né fastidiosi della sua sfera privata, da adeguare per l’occasione.
Taiki e gli altri erano stati ben attenti a non esagerare e non urtare la sua e l’altrui sensibilità.
Le domande riguardavano per lo più i suoi gusti personali, parte della sua carriera, e anche tutti gli altri in sala, che come tanti avevano seguito come migliaia di altri la vicenda di Katia attraverso i mass media, erano stati molto rispettosi della sua privacy.
All’ultimo brindisi, prima di salutarsi tutti, un cameriere aveva portato al loro tavolo una torta con su scritto “Sei proprio sicuro?” e uno sposino in pasta di zucchero.
Mamoru aveva riso di gusto, intenerito e divertito, e pensò che Usagi avrebbe apprezzato sicuramente un’idea simile per lei.
 
- Non sono mai stato più sicuro in tutta la mia vita! – disse prima di portare una forchettata di dolce alla bocca.
 
Goro e i suoi amici posarono calici e forchettine per unirsi in un applauso, cui si unirono inconsapevolmente anche tutti gli altri presenti in sala.
Stettero lì ancora un po’ e poi si fece davvero ora di andare via.
Si salutarono alle rispettive auto e si avviarono verso le loro case, raggiungendo chi poteva le proprie compagne, mentre Taiki accompagnò prima Goro alla villa e poi Mamoru in albergo.
Quando stanco ma sereno, Mamoru si chiuse la porta alle spalle della stanza che Taiki gli aveva pagato per quella notte, volò col pensiero ad Usagi.
Mancavano davvero poche ore e finalmente il suo sogno sarebbe divenuto realtà.
 
 ***
 
Sabato 31 Dicembre 2011
Matrimonio Usagi e Mamoru
 
 
La chiesa era gremita di gente.
La famiglia e i parenti di Usagi…
…Goro, Taiki, Yaten, Ren …
…Le loro rispettive donne sarebbero arrivate a breve in veste di damigelle…
…Tomoe, Hotaru, e tutti i colleghi…
…Haruka e Michiru…
…Tutti i loro amici…
Erano tutti lì per loro, e addirittura c’erano anche la Signora Nakamura con sua figlia, Kira e sua madre, Shan In, Shin On e le rispettive famiglie, e come loro altri pazienti della clinica accorsi lì, quel giorno, per omaggiare chi aveva cambiato loro la vita.
La notizia del matrimonio era di dominio pubblico, e la chiesa e anche l’esterno brulicavano non solo degli invitati.
Mamoru se ne stava sull’altare, impaziente.
Le braccia conserte e un piede a tamburellare sul tappeto.
 
- La vuoi piantare? -
 
Taiki, vicino a lui, stava arrivando all’esasperazione.
Quella era l’occasione perfetta per insultare il suo migliore amico fino allo stremo, ma sapeva che non ne era nemmeno il caso.
Tuttavia, l’atteggiamento di Mamoru rendeva nervoso anche lui.
 
- La sposa ha il diritto di arrivare in ritardo! -
 
- Devo ricordarti un certo Taiki Stuart in smoking, qualche mese fa? Sembravi un pinguino impazzito! Veramente hai cominciato a dare i numeri già la sera prima del matrimonio! Pensavamo addirittura avessi disertato la tua festa di addio al celibato, tanto eri impaziente di sposare la tua Ami! Non venire a farmi la predica adesso! -
 
- Beh, non che la tua di festa sia stata tutta questa tranquillità! –
 
- Veramente, per come ti conosco e per quello che mi aspettavo, ieri è stato tutto pure troppo tranquillo, e meno male! –
 
-  È comunque uno spasso vederti così! -
 
- Vuoi pensare un po’ agli affari tuoi? Vuoi farmi pentire di averti chiesto di farmi da testimone? Sono giorni che ti ripeto che sono ancora in tempo per chiederlo a Yaten! -
 
Taiki rimbeccò, come se le parole di Mamoru non l’avessero minimamente scalfito.
 
- Beh, tu lo hai fatto a me … E poi non siamo amici per la pelle? Io ero il più adatto! -
 
“Modestamente parlando.”
 
- Taiki, te lo ripeto. Pensa ai tuoi trascorsi, che non sei in grado di atteggiarti! -
 
- Cosa c’entro io adesso? Io mi sono bello e sistemato! Ora è il tuo turno, amico mio! -
 
- Appunto, sarà forse questo il motivo per cui sono un tantino nervoso, che dici? -
 
- Tu non sei nervoso, sei isterico, è diverso! -
 
Goro gli si avvicinò stufo, dandogli una gomitata.
Stavano dando spettacolo e nemmeno se ne erano resi conto.
 
- Smettila Taiki, per l’amor del Cielo! Possibile che nemmeno oggi riesci a darti un contegno? -
 
Taiki lo guardò con un sorriso furbo.
 
- Andiamo Capo! È proprio oggi che posso divertirmi a punzecchiare il nostro Mamoru invece! Non credi anche tu che sia buffo? -
 
Goro alzò gli occhi al cielo. Quell’uomo era un caso disperato!
Mamoru lo guardò male, ma fu un mugugno che lo frenò da rispondergli a tono.
Lanciò lo sguardo verso il primo banco e vide sua suocera gesticolare leggermente verso la carrozzina rosa.
Sorrise, scendendo i gradini e avvicinandosi a sua figlia, di appena sei mesi.
Si sporse verso la carrozzina e sorrise ad un frugoletto sotto la copertina rossa.
La chiesa era ampiamente riscaldata, per quel 31 Dicembre 2011, decorata a festa non solo per il suo matrimonio ma anche per le festività natalizie, e il vestitino bianco, morbido e caldo, e la copertina di sua figlia, sembravano quasi richiamare quello scenario.
 
- La Mamma si fa attendere! Tu l’hai vista stamattina a casa? È bella? -
 
Chibiusa sorrise in sua direzione, stringendo in una manina paffuta l’indice destro di suo padre.
 
- Ehi! - Shingo aveva bisbigliato tra i banconi, voltandosi di scatto avanti e indietro. - Eccoli! Stanno arrivando! -
 
Mamoru scattò.
Guardò verso l’esterno e riconobbe alcune sagome che aspettavano solo la musica per raggiungerlo.
Tornò al suo posto ed ordinò ai polmoni di respirare bene e al cuore di smettere di martellargli, ma non servì a nulla.
La musica dell’organo partì, e quando le note della marcia nuziale gli arrivarono alle orecchie, ebbe inizio il suo sogno.
Le damigelle partirono in fila indiana, Minako ed Ami come damigelle d’onore e dietro di loro anche Makoto e le vecchie amiche di Usagi avevano il compito di ricoprire quel ruolo, quel giorno.
Unazuki, Naru, ed Akane.
Erano tutte perfette.
Avvolte in abiti color crema e calde stole, sembravano quasi danzare lungo la navata, accompagnate dalla marcia nuziale.
E poi, lei.
Usagi camminava verso di lui, aggrappata saldamente al braccio di Kenji che sotto gli occhiali pareva celare malamente lacrime di commozione.
Procedeva lentamente, e questo bastò a Mamoru per catturare ogni particolare.
Usagi indossava un abito lungo e a sirena, candido e a stile impero.
Il taglio sotto il seno, era decorato da un cinturino di cerchi dorati, e le modellava il petto già pronunciato dall’allattamento.
I capelli erano raccolti all’indietro in un intreccio che non poteva ancora vedere, ma sulla sua testa spiccava una coroncina dorata richiamante il vestito, da cui partiva un lungo velo.
Un copri spalle in pelliccia le sfiorava le spalle e rose bianche e rosse componevano il suo bouquet.
Quando gli fu vicina, gli accessori brillarono sotto le luci e le candele, ma i suoi occhi erano molto più luminosi dei gioielli che indossava.
 
- Sei bellissima, Usako. – riuscì a dire a malapena, troppo emozionato per dire altro.
 
Usagi sorrise solamente, con un nodo alla gola.
Kenji lasciò il braccio di sua figlia e unì la sua mano a quella del genero.
 
- Ti affido il bene più prezioso per un padre. Mi hai ampiamente dimostrato di essere ben oltre all’altezza del compito e lo so, che la mia Usa - Chan non può essere in mani migliori delle tue. Sono fiero di te, figliolo. -
 
Mamoru annuì soltanto, grato a Kenji per quella dimostrazione d’affetto e di fiducia, e poi si dedicò soltanto a lei.
Usagi era il ritratto della solarità.
La cerimonia fu semplice, dolce, interrotta soltanto di tanto in tanto, dal pianto di tre bimbi impazienti dell’attenzione delle loro mamme, sposa e damigella.
Quando Mamoru baciò Usagi per la prima volta come moglie, si sentì rinascere.
Nel momento in cui Usagi gli aveva messo la fede al dito, e lui l’aveva messa a lei, aveva avuto l’impressione di chiudersi insieme in una bolla trasparente.
Di nuovo.
C’erano solo loro due.
Un estratto di uno dei romanzi preferiti da Usagi, ispirato alla prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, commosse tutti.
Minako fu ritenuta da tutti la più adatta ad esporla, e la lesse commossa eppure controllata.
 
- L’amore è sempre paziente e gentile, non è mai geloso. L’amore non è mai presuntuoso o pieno di sé, non è mai scortese, o egoista, non si offende e non porta rancore. L’amore non prova soddisfazione per i peccati degli altri, ma si delizia della verità. È sempre pronto a scusare, a dare fiducia, a sperare e a resistere, a qualsiasi tempesta. -
 
Lesse con la sua talentuosa voce d’attrice, calcolando pause e respiri e dando ad ogni parola la giusta intonazione.
Usagi non era riuscita a trattenere le lacrime per tutti i momenti salienti e nemmeno durante le firme.
Mamoru invece durante le promesse e la formula, aveva avuto la voce che quasi gli aveva tremato, ma con sua sorpresa era riuscito a controllarla.
Quando uscirono dalla chiesa, petali di rosa e riso li investirono e solo quando gli invitati frenarono il loro entusiasmo, gli sposi poterono ricongiungersi a loro figlia, che era stata per tutto il tempo in compagnia di una emozionatissima Nonna Ikuko.
I festeggiamenti si erano trasferiti in montagna, in un locale pieno di luci e con un enorme albero di Natale.
Era il cottage dove Mamoru aveva portato più volte Usagi, e che per loro era diventato speciale.
Quel giorno, che aveva due anni prima sancito l’inizio della loro storia, l’anno prima il loro fidanzamento ufficiale, ora vedeva il loro inizio come marito e moglie.
Proprio come Usagi gli aveva proposto, si erano sposati proprio l’ultimo dell’anno e avevano organizzato il ricevimento proprio al loro cottage.
Il ricevimento fu perfetto, dalle portate per il pranzo, all’intrattenimento, ai balli, e persino in quell’occasione Minako si era sbizzarrita quasi più degli sposi al momento del lancio di bouquet e giarrettiera, virando stavolta l’attenzione su tutte le loro amiche non ancora sposate, ma tutte fidanzate, nonché sui rispettivi compagni.
A sera, parte degli invitati avevano preso una stanza per la notte per non restare bloccati per via della neve e della confusioni dell’ultimo dell’anno, altri erano andati via prima, ma ogni momento era stato per tutti perfetto e indimenticabile.
Qualcuno restò in sala per aspettare la mezzanotte.
Alla fine e finalmente soli, nella loro camera da letto per la loro prima notte di nozze, Mamoru ed Usagi si chiusero di nuovo nella loro bolla trasparente.
Quella notte si amarono lentamente, assaporando ogni attimo, ogni movimento, ogni carezza, ogni bacio.
Si amarono ancora e ancora, anche allo scoccare dei rintocchi del nuovo anno.
Abbracciati ed appagati nel loro letto, restarono accoccolati ad osservare i fuochi d’artificio all’esterno.
Aveva inizio il 2012.
Chibiusa si svegliò e mugugnò, in cerca di attenzioni.
Mamoru si alzò dal letto prendendola dolcemente in braccio e portandola con sé, al centro del lettone tra lui ed Usagi.
Erano tutti lì, insieme, per un nuovo inizio ancora.
Usagi avvicinò leggermente la loro piccola a sé, solleticandole teneramente una guancia.
In lontananza, si sentiva ancora il rumore dei giochi pirotecnici.
 
- Ehi? -

Mamoru si rivolse a sua moglie.
 
- Hm? - rispose lei, guardando sempre Chibiusa, che stava pere riaddormentarsi succhiandosi un pollice.
 
- Buon Anno, Signora Chiba! -
 
Usagi sorrise, allungandosi verso di lui per baciarlo e facendo sempre attenzione alla loro bambina.
 
- Buon Anno, Amore mio! -
 
 
 
Note al capitolo
Ed eccoci qua!!!
Dopo un milione e mezzo di anni aggiorno finalmente lo Spin- Off a capitoli!
Per chi sta seguendo la nuova versione della long: il quarto capitolo è in evoluzione. Negli ultimi mesi ho tralasciato di nuovo EFP per altre faccende, ma poco alla volta ci sto lavorando.
In realtà ho qualche idea per delle Song-fic, ma sono ancora troppo “acerbe” per metterle nere su bianco, mentre se riesco, prima di aggiornare la long restaurata, devo assolutamente tornare anche nel Fandom di City Hunter! T_T
Per chi non conosce la long originale cui questo Spin-Off è legato, nel caso doveste leggerlo, sappiate che ci sono un centinaio di spoiler! :D
Come ho scritto nelle note al capitolo finale della long, riporto un po’ le stesse informazioni qui.
 
  • La lettera che Minako legge durante il flashback del matrimonio di Usagi e Mamoru, è tratta dal “I Passi dell’Amore”, o, in lingua originale, “A Walk to Remember”.
È un film tratto dall’omonimo romanzo di Nicholas Sparks.
È uno dei miei romanzi preferiti, e la protagonista mi è molto, molto vicina. La dicitura originale è più simile nel libro, dove Sparks si è ispirato alla Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, in cui c’è l’Inno all’amore, alla Carità, vista come la più alta forma d’Amore.
La citazione è ripresa e leggermente modificata nell’adattamento cinematografico, ed è recitata prima mentre Jamie è in ospedale per via della leucemia, solo in parte, e poi per intero al suo matrimonio con Landon.
(Fonte originale: Nuovo Testamento, Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, Cap. 13, versetti 4-8).
Forse ad alcuni potrà sembrare la solita storia da romanzi rosa e mielosa, ma dietro c’è molto di più, come nella maggior parte dei romanzi di Sparks.
Lo consiglio, questo come altri suoi romanzi e film, e la maggior parte si possono ben capire leggendo “Tre settimane, un mondo”.
Nel caso di “I Passi dell’Amore”, la parte è quella in cui parla di sua sorella Dana, che ha ispirato il personaggio di Jamie.
“I Passi dell’Amore”, assieme a “Un cuore in silenzio”, sono romanzi che mi resteranno sempre dentro, e solo chi sa com’è stata la mia vita fino ad ora, e alcuni di voi lettori lo sapete, possono forse capire la mia scelta per questo inserimento.
Anche “The Longest Ride. La Risposta è nelle Stelle” ha un suo valore, e devo dire che ho apprezzato sia il romanzo che la sua trasposizione cinematografica. Ad ogni modo, mi riconosco in molti dei romanzi di Sparks, o meglio, in alcuni supoi personaggi. Proprio come Usagi, o meglio,  Usasgi proprio come me, è rimasta particolarmente coinvolta dalla storia di Kyle.

 
Personalmente, vivo a contatto con la malattia, la sofferenza e la disabilità da tutta la vita, e danni non ne faccio più solo esperienza nella mia vita privata, ma sono diventate anche il mio lavoro.
Da ormai quasi quattro anni non sono più un’Educatrice di Nido, ma un’Educatrice Assistente all’Autonomia per la Disabilità, e spero presto anche una Docente di Sostegno, visto la mia continua formazione tra corsi, concorsi, ed esaurimenti :D *_*
 
  • La scena in cui Chibiusa, piccola piccola sorride a suo padre.
È tutto vero. Già a tre mesi i neonati manifestano il sorriso, che non è più un automatismo, ma è un vero e proprio “sorriso sociale”.
A questo punto dello sviluppo, secondo René Spitz, uno dei miei pilastri della psicologia e della pedagogia, il bambino è in grado di riconoscere il volto, il suono della voce e persino l’odore delle sue figure di riferimento, reagendo immediatamente di conseguenza.
 
  • Parlando di cose molto più bizzarre e leggere: non avevo proprio idea di come organizzare le feste di addio al nubilato e celibato! Non so quante ho volte ho cancellato e riscritto quelle parti, ma alla fine ho scelte quelle pubblicate e spero davvero di non aver fatto un pasticcio! :D
 
Per ora credo di lasciare lo Spin-Off ancora incompleto.
Durante la stesura del restyling potrebbero venirmi idee per altri capitoli da inserire, oppure potrei scrivere Spin-Off singoli come ho già fatto pubblicando
The Story, che è legato al 19esimo capitolo della long e a quando cioè Usagi si lascia il passato alle spalle, e con Siate come i fiocchi di neve, ambientata invece un anno dopo il matrimonio di Usagi e Mamoru e in questo capitolo ho inserito qualche piccolo richiamo a proposito.
Ancora non so, vedrò man mano.
 
Intanto, grazie a chi sta seguendo la nuova versione della long, e a chi ha commentato la mia ultima shottina introspettiva su Usagi,
Scegliere.
 
Grazie a chi segue sempre, a chi mi ha inserito tra gli autori preferiti e a chi ha inserito le mie storie in quelle preferite, seguite e da ricordare.
Grazie ai lettori silenziosi.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, (fatemi sapere! :P) e spero di tornare in tempi decenti!
Ogni aggiornamento sempre su
Le FanFiction di Lucia.
 

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