The Only Exception

di _Its_Nisee_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Eleonor ***
Capitolo 2: *** Cinderella ***
Capitolo 3: *** Green eyes ***
Capitolo 4: *** Playboy ***
Capitolo 5: *** New friendship? ***
Capitolo 6: *** I want an Happy Meal! ***



Capitolo 1
*** Eleonor ***


Chapter 1- Eleonor

Le giornate non sempre iniziano con il piede giusto e questo Eleonor lo aveva imparato a sue spese da quando aveva deciso di voler dare una svolta alla sua vita e perciò di andare a lavorare nella pasticceria dei suoi nonni assieme ad i suoi genitori, così da poter mettere per la prima volta piede nel vero e proprio mondo degli adulti, nonostante i suoi diciassette anni. Non che facesse molto, ma almeno si sentiva utile ad aiutare sua madre a servire i clienti, mentre suo padre sfornava ancora ed ancora dolci a non finire, di ogni tipo e di ogni sapore.

Pochi mesi prima aveva deciso a suo malgrado di interrompere il proprio percorso scolastico a causa di alcuni problemi personali con i professori e con i propri compagni, che la portavano spesso ad inventarsi scuse banali per non partecipare alle lezioni, facendola arrivare a prendere anche più di tre materie da recuperare alla fine di ogni anno. Aveva anche rischiato più volte la bocciatura perciò, stanca delle solite ramanzine che ogni volta i professori le facevano di fronte ai genitori ai colloqui, si era ritirata definitivamente, esattamente alla fine del terzo anno.

Suo padre quindi, non trovando giusto il fatto di doverla mantenere senza che lei facesse nulla, le aveva proposto di andare a lavorare nell'attività di famiglia e Eleonor ne rimase felicissima, non esitando nemmeno un secondo ad accettare, nonostante avrebbe sicuramente preferito ambire ad altro.

Quel lunedì mattina era particolarmente movimentato e i clienti non facevano che andare e venire, così da non concederle nemmeno il tempo di potersi bere un bicchiere d'acqua.

-Ecco a lei i suoi mignon al cioccolato signora Brown- passò il sacchetto alla vecchietta in questione, la quale stava riponendo il resto dei soldi dentro il suo portamonete

-Oh grazie mille!- sorrise cordialmente

-Buona giornata signora Brown- la salutò in modo solare Laura, la madre di Eleonor, che stava facendo pagare un altro anziano signore in quel momento

-Buona giornata a voi-

La signora uscì definitivamente dal negozio, chiudendosi la porta alle spalle, facendo suonare il campanellino che si trovava sopra di essa.

-Pss, mamma?- Eleonor richiamò l'attenzione della propria madre in un sussurro

-Cosa c'è Ele?- le chiese, più che attenta a digitare i numeri sulla cassa

-Posso prendermi cinque minuti per respirare?- la pregò, facendole notare l'assenza di ulteriori clienti

Dopo essersi congedata dall'anziano, Laura portò i suoi occhi nocciola in quelli verdi smeraldo della figlia.

-Stai servendo dei dolci tesoro, non stai zappando la terra- la sfotté senza malizia

Eleonor roteò gli occhi, scocciata da quella risposta priva di senso.

-Non ci sono clienti in questo momento e credo di potermi concedere due minuti per un bicchiere d'acqua e per un giretto su Instagram-

-Per l'acqua non c'è nessun problema, per Instagram so già come andrebbe a finire, perciò dovresti evitare- la donna riprese a concentrarsi sulla cassa, stavolta per contare i soldi

-Mamma, so di non essere a casa e so prendere seriamente il mio lavoro, non mi gingillerò più di tanto sui social- unì le mani in segno di preghiera, sporgendo il labbro inferiore, con l'intento di intenerirla

-Sai che fare il labbruccio con me non funziona-

Eleonor si arrese, beccandosi una scherzosa linguaccia da parte della madre, dirigendosi poi al minifrigo accanto alla porta che conduceva alla cucina. Da lì tirò fuori una bottiglietta d'acqua naturale e bevve velocemente, data la giusta freschezza del contenuto. Si sentì subito rigenerata.

-Penso che oggi pomeriggio andrò a farmi un giro in centro- parlò rivolgendosi alla madre, mentre riponeva la bottiglietta su uno scaffale

-Va bene- acconsentì Laura, dandole finalmente attenzione, diminuendo la distanza che le separava

-Se vuoi andiamo a fare del puro e selvaggio shopping questo pomeriggio, io tu e Claire- le propose, citando anche l'altra figlia

Sul volto di Eleonor si fece immediatamente spazio un sorriso a trentadue denti.

-Si mamy, si- saltellò contenta, sapendo già dove andare e cosa comprare

-Perfetto allora andremo-

-Sei la migliore mamma- sorrise nuovamente la ragazza, pronta a rimettersi al lavoro

-Ehi, mi hai sempre detto che il migliore sono io! Lo prendo come un tradimento- improvvisamente Dylan, il padre di Eleonor, uscì dalla cucina raggiungendole

Ciò che disse fece ridere le due.

-Lo sai che ti adoro papy- la castana inclinò il viso di poco, mostrando una dolce fossetta all'uomo

-Sei una ruffiana- la indicò scuotendo il capo -dove andate di bello?-

-Pensavo di portare lei e Claire a fare un po' di shopping, è da un po' che non ci concediamo un pomeriggio tra donne- rispose Laura al marito

-E poi da quel che so oggi tua madre voleva venire a dare una mano al negozio assieme a Chrissie, quindi posso saltare un paio d'ore- citò la nonna e la cugina di Eleonor

-Ma certo che puoi amore, sei quella che mi aiuta più di tutti e nessuno più di te merita del riposo ogni tanto- disse Dylan, afferrando amorevolmente la mano della moglie

Eleonor sorrise guardandoli, trovandosi a pensare a quanto fossero belli insieme. Spesso le sembravano una coppia di fidanzatini alle superiori e il suo più grande desiderio era quello di trovare un ragazzo che la guardasse nello stesso modo in cui suo padre guardava sua madre.

Il suo cuore si sciolse definitivamente alla vista del candido bacio a fior di labbra che i due si diedero.

-Ele, tu domattina hai la mattinata libera, perché verrà James a darci una mano- le annunciò Dylan chiamando in causa un loro collaboratore

-Perfetto, ne approfitterò per dormire un po' e per farmi un giro- alzò il pollice contenta, per poi andare velocemente a servire una signora che era appena entrata e che stava guardando incuriosita i vari dolci

 

-

 

 

Il pomeriggio arrivò presto e dopo aver pranzato con una semplice insalata, Eleonor aveva deciso di farsi una doccia calda e rilassante. Una volta uscita indossò il suo accappatoio rosso e si cimentò subito nell'asciugamento dei suoi lunghi capelli color cioccolato, che le arrivavano fin sotto il seno ormai. Finito di asciugarli con il phon, passò velocemente la piastra, dato che già di natura i suoi capelli erano lisci, dando poi loro una scossa con la mano, rendendoli meno piatti ed un po' più ribelli.

Sorrise soddisfatta guardandosi allo specchio e subito dopo indossò un paio di jeans stretti ed una semplice maglietta bianca con su disegnata una rosa, accompagnando ai due indumenti un giacchetto nero dell'Adidas e delle Vans del medesimo colore.

Sul viso passò solo un leggero strato di fondotinta e definì un pochino le ciglia con del rimmel, non aggiungendo altro.

Diede una veloce sistemata alla propria camera per poi chiudersi la porta alle spalle, pronta a raggiungere il piano disotto dove Laura e Claire la stavano aspettando. Quest'ultima era intenta a mangiarsi una mela nel frattempo.

-Eccomi qua- la castana allargò le braccia contenta

-Alla buonora- rise leggermente sua madre, indossando il cappotto

-Poi dite che quella lenta in queste situazioni sono io, eh- Claire parlò soddisfatta

-Dai non mi pare di averci messo poi così tanto-

Le altre due si guardarono per un breve attimo, ridendo contemporaneamente per ciò che Eleonor aveva detto.

-Diciamo che ci hai messo più del dovuto- la mora portò una mano sulla spalla della sorella, mentre con l'altra portò per l'ennesima volta la mela tra le labbra, mordendola un'ultima volta

-Butto questo e andiamo-

Laura annuì aprendo la porta e, seguita dalle due figlie, percorse tutto il vialetto, per poi salire nella sua automobile.

Claire si sedette nel posto accanto a quello dell'autista, mentre Eleonor, come di consueto, si accomodò nei sedili posteriori, accavallando le gambe e guardando fuori dal finestrino di tanto in tanto.

Le piaceva la sua città, Londra. Quel suo tocco malinconico dovuto al clima spesso piovigginoso, assieme ad altri innumerevoli particolari, la faceva innamorare ogni giorno di più della metropoli britannica, dandole la netta sensazione di trovarsi nel posto giusto, nel posto per lei.

-Come mai così silenziosa sorellina?- la interrogò la maggiore, maneggiando con il proprio cellulare -Stavo ammirando Londra- ammise, continuando

-E' bella vero?- Laura confermò le parole della figlia

-Sì, nonostante l'umidità e le solite nuvole grigie, è sempre un piacere ammirarla-

Claire si voltò.

-Come siamo poetiche oggi, mi sembri quasi innamorata- la sfotté con dolcezza

-Lo sono, di Londra e di Johnny Depp- la castana soffiò sopra le proprie unghie per poi sfregarle sul suo giacchetto, pavoneggiandosi

-E' meglio Brad Pitt- contestò subito Claire, tornando composta

-Gusti- ribatté Eleonor, pensando dentro di sé di avere dei gusti migliori

Laura, ascoltandole, non poteva fare altro che sorridere divertita.

-Non dico che Depp non sia bello, ma non puoi certamente dire che Brad Pitt sia meno bello di lui, oltraggio- si finse scioccata la mora, portandosi una mano sul cuore

-Ribadisco, sono gusti-

-Oltretutto anche io penso che Londra sia bellissima, ma vuoi mettere quando l'estate andiamo a trovare i nonni a Roma? Il Colosseo, il cibo italiano, le nostre villeggiature in Sardegna, quello non ha veramente prezzo-

Claire raccontò il tutto con aria sognante, parlando del paese d'origine della madre, cioè l'Italia, dove di tanto in tanto si recavano per andare a trovare i loro parenti e anche per godersi la bellezza generale del paese in questione.

-Sai che amo l'Italia, ma Londra è il mio posto- Eleonor era ferma e convinta dell'amore che provava per la propria città

-Vi sbagliate entrambe- si intromise Laura, seria

Le due portarono il loro sguardo alla madre, guardandola attentamente, aspettando spiegazioni.

-Il più figo di tutti è Di Caprio e la città più bella dove vivere rimarrà per sempre New York- disse con tono da diva, non distogliendo i propri occhi dalla strada

Eleonor rise istintivamente, mentre Claire si trovò a pensare di avere a che fare solamente con gente pazza.

-Mamma ho paura che se questo discorso continua, la situazione finirà per degenerare- la mora alzò una mano, divertendo la donna

-Arrivate- annunciò quest'ultima, parcheggiando la macchina

Le tre, una volta scese dal veicolo, si affrettarono a raggiungere l'entrata dell'enorme centro commerciale, fermandosi dapprima nei bagni, dato il bisogno che Claire aveva di essi, e dirigendosi subito dopo nei vari negozi, acquistando delle sciocchezze qua e là, tra cui borsette, collane, anelli e bracciali.

-Come pensate che mi stia?- Claire estrasse un cappello che avevano comprato poco prima da una delle buste, indossandolo, mettendo poi la bocca a papera

-Se non facessi quella faccia da deficiente ti starebbe bene- la prese in giro la sorella, facendole mettere il broncio

-Sei sempre cattiva con me, eppure da piccola mi volevi così bene- si finse triste, pronunciando la frase in tono melodrammatico

-Soprattutto il giorno in cui mi hai chiusa in cameretta al buio- ricordò la castana

-Ero solo una bambina, non sapevo ciò che facevo, avevo sei anni El!-

-E io avevo solo quattro anni, è stato un trauma permanente-

Mentre ricordavano gli aneddoti della loro infanzia, continuavano a camminare alla ricerca di qualche altro negozio interessante in cui entrare.

-Quante ne avete combinate, il povero George non so come abbia fatto a sopportarvi- Laura citò il suo terzo figlio

-Chiunque avrebbe desiderato delle sorelle come noi mamma- si pavoneggiò Claire, circondando le spalle della sorella con il proprio braccio

La donna alzò gli occhi al cielo reprimendo una risatina.

-Semmai una sorella come me, tu eri la distruzione in persona- Eleonor ammonì subito la mora, beccandosi uno schiaffetto sulla tempia

-Ahia- si lamentò

-Dopo tutto l'amore che vi ho dato in questi anni, tu mi ripaghi con queste parole- Claire portò una mano sulla propria fronte in maniera teatrale

Eleonor scosse la testa portandosi, invece, una mano sugli occhi, esasperata dalla stupidità della propria sorella maggiore.

-Stai dando spettacolo Claire-

La mora si guardò intorno e notando alcuni sguardi su di lei, unì gli indici, imbarazzata.

-Okay, forse ora è meglio continuare il giro-

Laura prese subito la figlia più grande sotto braccio e intimò la più piccola di camminare, così da poter visitare altri negozi, nonostante avessero già fatto una bella scorta di roba nuova.

-Dove vogliamo entrare?- le interrogò la donna

-Victoria's Secret- alzò il tono di qualche ottava Claire

-Ma se ci siamo già state circa mezz'ora fa!- le ricordò Eleonor, guardandola scettica

-Lo amo troppo-

-Più di quanto ami Michael?-

-Diciamo che vanno di pari passo- sorrise leggermente la mora, pensando al suo fidanzato

-Allora devi amarlo davvero tanto quel negozio- disse Laura

-Non potete neanche immaginare-

-Io ora però opterei per fare un salto al negozio di musica- propose Eleonor, stanca dei soliti negozi di abbigliamento

Claire storse il naso -Tu e questa musica!- sbottò 

-A tutti piace la musica Claire Cooper-

-Sì ma la puoi ascoltare direttamente sul tuo IPhone, che senso ha entrare in un noiosissimo negozio?- le parole di Claire risuonarono in modo acido

-Nessuno ti ha invitata ad entrarci se proprio vuoi saperlo-

-Possibile che dovete battibeccare per qualunque cosa?- le interruppe Laura, esasperata

-Se non ti va di entrare non sei costretta Claire, puoi andare ovunque tu voglia, mi sembri abbastanza grande da poterlo fare-

La mora rimase a bocca asciutta, non sapendo più come giustificare i propri capricci.

-Andiamo- la donna afferrò per le spalle Eleonor, intimandola di entrare nel negozio che voleva, il quale si trovava a pochi passi da loro

Le due vennero seguite a ruota da Claire, che teneva le braccia incrociate sotto al seno.

Non appena entrò, Eleonor venne subito invasa da un buonissimo profumo che arieggiava nel locale, pensando istintivamente di essere in paradiso. Scrutò attentamente i vari strumenti che la circondavano, facendo particolare attenzione alle chitarre appese ai muri, passando ogni tanto le dita sui modelli di pianoforti a cui camminava accanto. Dopodiché si avvicinò al reparto dei vinili e ne ammirò parecchi, sognando di poterli avere tutti nella sua camera, sebbene ne possedesse già moltissimi.

-Mio Dio! Io e tuo padre siamo sempre andati matti per i vinili dei nonni- le si portò affianco sua madre, maneggiando anch'ella le varie custodie

-Quando metterò via abbastanza soldi ne comprerò un altro bel po'- disse Eleonor fissando per alcuni attimi il vinile dei Rolling Stones, il quale era precisamente di fronte a lei

-Chiedili come regalo di Natale, vedrai che papà farà qualcosa- Laura diede delle leggere gomitate alla castana, guardandola con aria di chi la sapeva lunga

In tutta risposta Eleonor sorrise, mostrando le fossette, sfiorando l'ennesima custodia, la quale ritraeva il volto di John Lennon.

-Voglio iniziare a guadagnarmi ciò che desidero mamma- rispose, un po' amareggiata 

La donna la guardò comprensiva, portando immediatamente le mani sul suo viso. 

-Guardami Ele-

La figlia obbedì, stavolta fingendo un sorriso.

-Non devi sentirti ancora in colpa per la decisione che hai preso- la donna rimarcò il ricordo di quando Eleonor aveva deciso di farla finita con la scuola

-Avrei voluto rendervi fieri di me- pronunciò in un soffio, stringendosi nelle spalle

-Lo siamo-

Claire comparve, rimanendo in religioso silenzio.

-Lo saremo sempre, comunque andranno le cose. Forse lo studio non sarà la tua strada come George, ma sia io che papà sappiamo bene che saprai rifarti nella vita, trovando la strada adatta a te-

-Lo spero mamma- la ragazza non resse più lo sguardo della madre e abbassò subito il capo

-Comunque vada noi, tutti, ci saremo sempre per te- le disse Claire, non riuscendo più a restare zitta, muovendo qualche passo verso di lei

-Non dubitare mai di questo sorellina-

Eleonor diede una mano alla sorella e l'altra alla madre, sorridendo loro riconoscente. 

-Non dubiterei mai di voi-

 

 

 

 -Oh mio Dio, il cd di Michael Jackson!- Claire si fiondò sull'oggetto, mostrandolo entusiasta alla sorella, che la guardò storcendo di poco le labbra, volendo vendicarsi

-Lo puoi scaricare sul tuo IPhone sai?- la sfotté con le parole che lei stessa aveva usato prima

-Lo stavo solamente guardando infatti- la mora alzò le mani in segno di resa, seguendo la castana

-Anche io infatti-

Eleonor stava camminando al contrario ridacchiando, senza accorgersi che dietro di lei si trovava qualcuno, addosso al quale andò a sbattere violentemente, scaturendo delle risate da parte della sorella.

La castana non si mosse, vergognandosi della figuraccia appena fatta, indecisa se girarsi o no. -Ehm, stai bene?-

Una voce maschile la riportò alla realtà, facendola voltare lentamente. Colui che aveva parlato era un ragazzo castano che indossava un cappellino da baseball, vestito abbastanza sportivo.

-Si si, spero anche tu- rispose balbettando leggermente, sentendo il viso in fiamme 

A tranquillizzarla fu il sorriso spontaneo che il ragazzo in questione le dedicò.

-Si certo, non preoccuparti-

-Mi dispiace terribilmente, delle volte sono davvero troppo goffa-

Claire osservava la scena curiosamente, mordendosi un'unghia così da non ridere ulteriormente.

-Ma ti pare! Eri di spalle e io ti ho praticamente sbarrato la strada, me la sono cercata- il castano si prese le colpe senza tante cerimonie

Eleonor lo guardò ancora in imbarazzo, sentendosi osservata insistentemente da quei suoi due occhi color nocciola.

-Non ti vedo molto convinta-

-Tendo a maledirmi infinitamente quando combino guai- spiegò gesticolando

-Ma è una sciocchezza-

Il ragazzo le pose la mano, aspettando che lei la stringesse.

-E' colpa di entrambi, va meglio così?- le domandò rimanendo di buon umore

La castana gli strinse la mano, confermando ciò che lui le aveva detto, percependo già meno imbarazzo.

Claire si trovava ancora alle spalle di Eleonor, la quale parve dimenticarsi dell'esistenza della sorella, che stava ammirando la scena poggiata con tutto il peso su un fianco.

-Cosa diavolo pensi di fare?- una voce squillante fece scattare sul posto i due, che separarono repentinamente le proprie mani

Dopodiché una ragazza dalla chioma platinata prese sotto braccio il castano, tirandolo velocemente verso di sé.

-Sta lontana dal mio ragazzo, bella!- sputò velenosa contro Eleonor, la quale rimase interdetta, guardando la bionda negli occhi, senza proferire parola

-Beh, il gatto ti ha mangiato la lingua? Starei aspettando delle spiegazioni-

Claire si portò subito di fianco alla sorella, cingendole la vita con il braccio, sostenendola.

-Mi stavo solo scusando con il tuo ragazzo perché per sbaglio ci siamo scontrati, tutto qui- riassunse il tutto

-Mi credi così stupida?-

"Anche peggio" pensò la mora, rimanendo in silenzio.

-Cosa?- Eleonor non sapeva davvero cosa dire

-Le conosco le finte santarelline come te, sai? Tutte innocenti davanti e poi vipere e ruba fidanzati dietro-

Quelle parole gelarono gli altri tre sul posto. Claire strinse un pugno, vogliosa di prendere a schiaffoni la bionda di fronte a lei.

-Cosa diavolo dici Dafne?- il castano provò a farla ragionare, trovando assurde le parole da lei pronunciate 

-Tu non dovresti nemmeno permetterti di parlare- lo zittì

-E perché mai?- lo difese Eleonor -Abbiamo la coscienza più che pulita, perché dovremmo sottostare alle sciocchezze che stai insinuando?-

La castana non era solita a litigare con qualcuno, ma sapeva bene come reggere il confronto nel momento in cui tale occasione capitava.

Dafne inarcò un sopracciglio, squadrandola attentamente, dalla testa ai piedi, con aria schifata.

-Avrai quindici anni si o no, e ti permetti anche di darmi contro?-

Eleonor si morse l'interno guancia, scaldandosi, e non poco.

-Innanzitutto devo compierne diciotto di anni, donna vissuta dei miei stivali- la derise, spiazzandola

-E poi non sono tenuta né a darti contro né a rimanere zitta, dato che non esiste una motivazione valida per litigare. Sei arrivata traendo delle conclusioni sbagliate e punto- concluse

La bionda le si avvicinò pericolosamente, trovandosi ad un palmo dal viso della castana.

-Nessuno si avvicina al mio uomo-

-Ora basta Dafne!- nessuno parve prestare attenzione al ragazzo

-Nessuno lo vuole il tuo uomo, tranquilla- soffiò leggermente, spostando una ciocca di capelli della bionda, allontanandosi da lei

Claire sorrise soddisfatta, guardandosi con la sorella, la quale era seria, a differenza sua. 

-Tu non sai contro chi ti sei messa-

-Hai fatto tutto da sola in realtà-

Dafne stava per controbattere, ma la mano del castano la bloccò per il polso. 

-Andiamocene Daf-

I suoi occhi nocciola furono nuovamente in quelli verdi di Eleonor, la quale ora era impassibile.

-Non finisce qui- la bionda ringhiò un'ultima volta contro la rivale e la sorella, liberandosi poi malamente dalla presa del ragazzo, andandosene a grandi falcate sotto gli occhi di altri clienti rimasti interdetti dai suoi modi tutt'altro che educati

-Tu non hai una ragazza vicino, ma una bestia- Claire commentò finalmente, non riuscendo a trattenersi più 

Lui sbuffò, guardandole con dispiacere.

-Ci frequentiamo da poco e a dire il vero non stiamo nemmeno insieme- confessò

-Ma lei..-

-Lo so cos'ha detto, ma non è così. E' super gelosa di me, senza nemmeno essere la mia fidanzata, ecco perché si comporta così, da..-

-Psicopatica, permettimi- concluse la frase la mora, per lui

-Mi dispiace tanto- si scusò lui, portando la sua completa attenzione su Eleonor

-Non preoccuparti, ha trovato pane per i suoi denti con me- lo tranquillizzò, non scomponendosi

Il castano annuì con il capo.

-Ora la raggiungo, non vorrei facesse ulteriori danni, scusami ancora- si congedò velocemente, indietreggiando, così da non perdere il contatto visivo con lei

Entrambe le ragazze lo salutarono alzando la mano, portandosi poi l'una di fronte all'altra.

-Tu sì che hai le palle degne di una Cooper, amore mio!- Claire le afferrò il viso, baciandole la guancia svariate volte, facendola ridere dopo tanto

 

-

 

Eleonor si sentì stralunata a causa di uno strano odore, che proveniva da quel lungo corridoio dalle mura bianche e rovinate dal tempo e dall'umidità. L'atmosfera era cupa e incuteva un certo terrore nella ragazza, che fremette non appena un accenno di vento freddo le sfiorò le spalle, scoperte a causa di un vestito abbastanza elegante che indossava, color verde acqua, lungo fin poco sopra il ginocchio.

Alla fine di tale corridoio vi era una porta, dalla quale proveniva quel vento gelido. Essa stava sbattendo più e più volte, mettendo ancor più paura ad Eleonor, che ora era immobile, fissando un punto non preciso di fronte a sé.

Il silenzio era il padrone assoluto in quella circostanza, dato che non si sentiva nient'altro che lo scricchiolio della porta che continuava ad aprire e chiudersi, senza un freno. Eleonor serrò lentamente gli occhi, non riuscendo a trovare un modo per potersene andare di lì, nonostante la cosa più logica sarebbe stata darsela a gambe. Solo allora la ragazza si accorse anche di essere scalza, rabbrividendo poi al pensiero dei suoi piedi nudi a contatto con le mattonelle ghiacciate.

Il vento continuava imperterrito a soffiare, lasciandola ogni tanto senza fiato, pronta a fuggire, ma senza riuscire a farlo realmente.

-Qualcuno mi aiuti- sospirò, sentendo la voce mancarle, non potendo urlare

D'istinto si accarezzò il collo, deglutendo rumorosamente, mentre i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime, non avendo di idea di dove si trovasse, di come ci fosse arrivata e di come andarsene.

Una lacrima muta le solcò improvvisamente il viso, mentre tentava ancora e ancora di chiedere aiuto.

-Voglio andarmene- pronunciò stavolta, sussurrando nuovamente, con sempre meno voce a sua disposizione

A quel punto le lacrime si moltiplicarono, cominciando a scendere una dopo l'altra senza un freno, facendo sì che il viso di Eleonor avvertisse maggiormente il freddo a causa del vento a contatto con le guance umide.

D'un tratto, però, delle braccia le cinsero la vita di colpo, in un modo talmente delicato da non farle percepire in alcun modo paura. Senza voltarsi, Eleonor appoggiò le sue mani su quelle che si erano unite per stringerla leggermente, in segno di fiducia.

-Non aver paura El- quella voce, più chiara e cristallina della sua, fu totalmente nuova al suo udito, non avendola mai sentita prima di quel momento

I sensi della ragazza parvero calmarsi di getto, così da far regolare il suo respiro e diminuire le lacrime. 

-Sono qui-

-Chi sei?- Eleonor si alzò di scatto, notando di essere in camera sua, illuminata dalla tv ancora accesa assieme alla lampada sul suo comodino, e non più in quel posto macabro

"Era solo un sogno" pensò, prendendo poi il cellulare, controllando l'ora. Erano solamente le 23:08.

Capì subito di essersi addormentata inconsciamente, portando una mano sulla fronte così da poter captare delle goccioline di sudore, dovute all'ansia del sogno fatto.

Delle domande le sorsero spontanee: dove si trovava in quel macabro sogno e, soprattutto, chi era stato ad abbracciarla da dietro promettendole la sua protezione?

Decise allora di spegnere la tv e di posizionarsi per bene sotto le coperte, girandosi su un fianco, guardando fuori dalla finestra la luna piena che quella notte splendeva più che mai. Resse poco, fino a che non sentì le proprie palpebre farsi sempre più pesanti, poco prima che Morfeo la prendesse tra le sue braccia, facendola cadere nuovamente in un lungo e profondo sonno.

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Capitolo 2
*** Cinderella ***


Chapter 2- Cinderella
Quella mattina Eleonor, nonostante si fosse ripromessa la sera di prima di voler dormire fino a tardi, si svegliò circa alle otto e mezza, dato che era riuscita a dormire poco a causa di quell’incubo che la notte prima aveva fatto.
Si era svegliata varie volte durante la nottata, bevendo di tanto in tanto dei sorsi d’acqua, girando a casaccio dei canali in tv e mettendosi a cazzeggiare sul suo cellulare, ma niente le poteva dare la giusta tranquillità per riuscire a riposare decentemente.
Così, era riuscita a dormire solo due orette, dalle sei e mezza alle otto e mezza, alzandosi poi dal proprio letto mettendo in ordine la stanza, non avendo niente da fare e neanche il sonno necessario per rimettersi dormire.
Oltre al sogno, anche altri pensieri le rimbombavano di continuo in mente. Le urla di quella cornacchia bionda con la quale il giorno prima aveva discusso animatamente, la strana gentilezza di Charlie nei suoi confronti, le parole di sua madre riguardanti il suo ritiro scolastico ed infine la frase dello sconosciuto che le era apparso in sogno.
“Sono qui”.
Scosse la testa, cercando in ogni modo di dimenticare la giornata precedente, sbloccando per l’ennesima volta il suo cellulare, trovandoci un nuovo messaggio da parte di sua sorella, Claire, che era uscita presto per fare delle commissioni assieme al proprio fidanzato, Michael.
Lo aprì immediatamente, storcendo le labbra leggendo il contenuto:
“Vediamoci al nostro solito posto, ho bisogno di parlare con te”


Nonostante il suo umore non fosse dei migliori, Eleonor aveva deciso di raggiungere la propria sorella, così da poter anche uscire un po’ per farsi una passeggiata al centro di Londra, dove si recò con l’autobus. A raggiungerla fu Claire, che quel giorno aveva litigato con il proprio ragazzo e voleva solamente starsene in compagnia dei suoi famigliari, specie Eleonor, evitando soprattutto le amiche, troppo sciocche e superficiali per capire fino in fondo i suoi problemi di cuore.
Le due decisero di andare a parlarne in un bar poco distante dal centro, nel quale andavano ogni volta che avevano voglia di un cappuccino di soia o di una cioccolata calda con sopra un ricciolo di panna ed una spruzzata di cacao. Era quello il loro “solito posto”, dove si recavano ogni volta che volevano parlare senza essere disturbate.
-Io trovo assurdo che dopo ben tre anni di relazione lui si comporti ancora così!- sbottò nervosa Claire, accendendo continuamente il display in attesa di un qualsiasi messaggio da parte del suo lui
-Sono circa quindici benedetti minuti che sbraiti e ancora non ho capito quale sia stato il fatto scatenante- le disse Eleonor più confusa che mai, mentre con il cucchiaino si era portata un po’ di panna spruzzata sul suo cioccolato alle labbra
Claire la guardò, decidendo di darsi una calmata prendendo un lungo respiro, sentendosi una completa idiota. Dopodiché si portò la mano sulla fronte.
Eleonor la guardò più preoccupata che mai. Non era abituata a vederla così afflitta, bensì sempre frizzante e piena di vita, capace di rallegrare le giornate altrui con solo una delle sue oscene battute.
-Non tormentarti Claire, sono qui pronta ad ascoltarti-
Gli occhi cioccolato della mora erano velati a causa di una profonda malinconia, che ormai da tempo la stava tormentando per colpa del suo ragazzo Michael.
-Sono settimane che gli ribadisco di sentirmi messa da parte, trascurata e quasi.. dimenticata, ma a lui di questo sembra non importargli niente, perché dopo essersi scusato continua a comportarsi allo stesso identico modo, tutte le volte-
Eleonor in un primo momento rimase in silenzio, sapendo che la sorella aveva molto altro da dirle.
-Io non mi vergogno ad urlare al mondo che lo amo profondamente- una lacrima muta le solcò il viso e dovette alzare gli occhi al cielo per far sì che non ne scendessero altre
-Tranquilla, prenditi il tuo tempo..- la castana le afferrò la mano, accarezzandole il dorso con il suo pollice
-Lui è tutto per me El, sembra esagerato da dire a quasi vent’anni, ma è la verità. E’ stato il primo in tutto, il mio primo bacio, la mia prima vacanza da sola, la mia prima volta, il mio primo amore insomma-
Quelle parole così malinconiche, ma allo stesso tempo così dolci e soprattutto cariche d’amore, fecero sciogliere il cuore di Eleonor. Sapeva quanto i sentimenti di Claire per Michael fossero sinceri e puri, aveva vissuto in prima persona il percorso della propria sorella con il ragazzo, sognando un po’ da sempre di poter vivere qualcosa di simile sulla sua stessa pelle.
-Solo che nell’ultimo anno è diventato così freddo. A volte penso che neanche mi consideri più la sua ragazza, se non un’amica abitudinale che sa che potrà trovare sempre al suo fianco nel momento del bisogno-
-Non è una cosa carina da dire questa Claire-
-Lo so, ma è ciò che sento dentro e sono io per prima a soffrire terribilmente a causa di questi miei dubbi- la ragazza tirò su con il naso, continuando a girare il suo cappuccino a vuoto, facendo scomparire del tutto la schiuma
-Mi sento l’ultima persona in assoluto in grado di poterti dare dei consigli su questo..-
-Ma se provo ad immaginarmi nella tua situazione ciò che penso è che, forse, avete solamente bisogno di un momento tranquillo per parlare e chiarire questa brutta situazione. Sono tre anni di folle amore quelli che avete vissuto e non possono essere gettati al vento come niente fosse- cercò di farla riflettere
Un’altra lacrima, seguita da un’ulteriore, rigò la guancia di Claire, che in quel momento era persa nella nostalgia dei bei ricordi riguardanti il suo Michael.
-Ti è mai capitato di guardare qualcuno anche solo per un secondo come se fosse ciò che di più bello ti sia successo nella vita, El?- domandò di getto, lasciando la sorella senza parole all’impatto
Eleonor, più che sorpresa, dopo un breve silenzio, iniziò a boccheggiare.
-No Claire, come ti salta in mente di chiedermi una cosa simile? Non ho mai avuto storie serie, lo sai benissimo- le rispose ovvia
-Non devi per forza riferirti ad un fidanzato, ma ad una qualunque persona-
-Il gatto di nonna vale come risposta?- ridacchiò sarcastica Eleonor, strappando dopo vario tempo un piccolo, ma sincero, sorriso a Claire
-Oh Eleonor, spero per te che un giorno ti innamorerai così tanto da capire come mi sento in questo momento. Cioè non ti sto augurando di star male, ma di provare qualcosa di talmente forte che ti faccia sentire totalmente piena di vita, nonostante le difficoltà che incontrerai- si riprese alla fine, un po’ goffamente
-Io spero di no per me stessa, invece, se questi sono i risultati- continuò ad usare il sarcasmo la sorella
Claire la guardò comprensiva -non pensare sia sempre così, sono solamente dei giorni..-
-Dei giorni che ti fanno stare un gran di merda, però- precisò la castana, sorseggiando poi del cioccolato, stavolta direttamente dalla tazza
-Se ne vale la pena, si supera tutto- terminò Claire con un’alzata di spalle
Eleonor non proferì nessun’altra parola, bensì entrò su Instagram ed iniziò a mettere dei like random a varie pagine di moda e di musica che seguiva, lasciando sua sorella nuovamente immersa nei suoi pensieri, nonostante si fosse sfogata dopo quelle dichiarazioni così profonde.
Proprio quest’ultima, che nella sua visuale aveva l’entrata del bar, dopo aver distolto lo sguardo dalla vetrata alla sua destra, vide arrivare un ragazzo che le parve familiare, seguito da altri ragazzi sconosciuti.
-El- richiamò la sua attenzione, sussurrando
La castana alzò di scatto lo sguardo dal cellulare -che c’è?- imitò il suo tono di voce
-Non volarti, ma credo che sia appena entrato il ragazzo del negozio-
Eleonor corrugò la fronte, evidentemente confusa.
-Il ragazzo del negozio?- domandò non avendo capito a chi si stesse riferendo
-Il tizio del negozio di musica, il castano alto, lo pseudo fidanzato della bionda isterica, quello con il cappellino- le rinfrescò la memoria, chiamandolo in mille modi, non conoscendo il suo nome
Solo allora la ragazza collegò il tutto e con un’espressione schifata ripensò per l’ennesima volta alla litigata avvenuta con quella Dafne.
-E credo anche che ci abbia notate, merda- disse leggermente in imbarazzo la mora, portandosi il menù fin sopra al naso, guardando la sorella negli occhi
-Cosa?-
-Mi ha guardata e poi si è voltato un’altra volta, indicandomi ad un suo amico lì accanto-
Eleonor poggiò il telefono sul tavolo e portò entrambe le mani sul proprio volto, esasperata dalla solita goffaggine della sorella.
-Tu e il tuo maledetto vizio di fissare la gente!- la sgridò
-Non lo stavo fissando, è proprio di fronte a me, non potevo evitarlo- provò a difendersi in qualche maniera Claire
Eleonor pensò per un attimo al da farsi.
-Andiamocene- optò per questa decisione la castana prendendo la borsa, in ansia che il tizio potesse parlarle e magari attaccarla per la discussione avuta con la sua amica, o chiunque fosse per lui, non avendolo ben capito
Claire l’assecondò senza esitazione e le due, molto velocemente, si diressero a testa bassa verso l’uscita, coprendosi il più possibile i volti con i capelli, salutando cordialmente i baristi, che le risalutarono a loro volta con estrema solarità.
Si sentirono sollevate di aver evitato una qualsiasi discussione con il ragazzo, ma il tutto si rivelò un’illusione, dato che quest’ultimo le chiamò una volta averle notate mentre stavano per varcare la porta.
-Ehilà ragazze- disse lui senza il minimo accenno di timidezza
Le due sorelle per prima cosa si guardarono negli occhi, indecise se girarsi ed affrontarlo o ignorarlo completamente. L’idea migliore era sicuramente la seconda, ma il buonsenso di Eleonor, mischiato alla sua schiettezza nell’affrontare le avversità, le dettò di voltarsi, e così fece.
-Ce l’hai con noi?- si finse confusa, indicandosi
A quel punto anche Claire la imitò, affiancandola esattamente come il giorno precedente.
-Sì, non so se vi ricordate di me, sono il ragazzo che ieri si è scusato con voi per la discussione con..- venne interrotto ancor prima di terminare la frase
-Ah si, tu sei il ragazzo che era con la bionda tin..-
Eleonor colpì la sorella sullo stinco, per far sì che si riprendesse, evitando di farle fare qualche figuraccia.
-Con Dafne!- si riprese subito, capendo al volo
Il castano sorrise loro, questa volta timidamente, grattandosi i capelli, non coperti da alcun cappello.
-Esattamente e speravo vivamente di rivedervi, perché sono davvero ancora molto dispiaciuto da ciò che è accaduto con lei- gesticolò, evidentemente in difficoltà
Alle due il ragazzo parve sincero, così gli diedero la chance di parlare.
-E’ molto impulsiva e spesso si pone male con le persone, anzi malissimo, ma non lo fa con cattiveria dovete credermi-
-Per me non ha alcuna giustificazione ciò che lei ha detto a mia sorella- disse seria Claire a braccia conserte e con tutto il peso del corpo che poggiava su un fianco
-Infatti non sto in alcun modo cercando di giustificarla, voglio solo tentare di rimediare al suo stupido errore-
-Non sei tu in dovere di farlo- stavolta a parlare fu Eleonor
-Lo so ma.. a lei, nonostante tutto, io ci tengo-
-Ci tieni fino a prenderti queste responsabilità per lei, nonostante non sia nemmeno la tua ragazza?- gli chiese istintivamente la mora, facendo rimanere la sorella a bocca asciutta
-Si, perché in ogni caso è una persona veramente importante per me e se ci sto mettendo la faccia è solo perché so che nessuno merita certi trattamenti-
Eleonor a quelle parole sospirò, non sapendo veramente cosa rispondere al ragazzo. Le faceva davvero molta tenerezza, ma le sue scuse non sarebbero mai riuscite a cancellare l’errore di un’altra persona.
-Spero vivamente che ciò che ti ha detto non ti abbia segnata o ti abbia fatto troppo male-
-No, su questo puoi stare tranquillo..-
-Charlie- precisò lui, sorridendole, svelandole finalmente il proprio nome
-..Charlie, ma resta comunque il fatto che non dovresti essere tu a prenderti certe beghe per lei- sottolineò nuovamente il concetto la castana, leggermente stranita ripensando all’atteggiamento sfacciato e maleducato della bionda
Lui annuì, consapevole.
-Però se ci tieni così tanto posso dirti che per me è acqua passata ormai-
Charlie fece una smorfia, sentendo dentro di sé che quella non doveva essere propriamente la verità, ma per non infierire ulteriormente, lasciò scorrere.
-Meglio così allora-
Le sorelle si guardarono nuovamente e Claire fece cenno con il capo di andare via.
-Dobbiamo andare- si congedò educatamente Eleonor, porgendo la mano al ragazzo
Lui gliela strinse senza esitazione, esattamente come il giorno prima, perdendosi in quei due suoi brillanti occhioni verdi -spero di rivederti, cioè, di rivedervi un giorno- si corresse velocemente
-Mi farebbe molto piacere- lo assecondò, sentendo le gote andarle a fuoco
Non era abituata a conversare in modo così amichevole e quasi confidenziale con un ragazzo appena conosciuto.
-Posso chiedervi che scuola frequentate? Chissà, magari un giorno..-
-Io ho terminato il liceo un anno fa, invece Eleonor..- Claire rispose per sé, bloccandosi, non volendo parlare degli affari di sua sorella
-Io per problemi personali sono stata costretta a ritirarmi, perciò lavoro nella pasticceria dei miei genitori- raccontò velocemente, non perdendosi in scomodi particolari
Il ragazzo annuì non chiedendo spiegazioni ulteriori sull’argomento.
-Quindi ti chiami Eleonor- disse lui, facendo notare loro che non si erano ancora presentate
-Oh sì, Eleonor Cooper per l’esattezza e lei è mia sorella Claire-
Quest’ultima sorrise cordialmente, non scomponendosi.
-Spero di rivedervi presto allora, semmai mi farò un giretto di ricognizione per Londra e verrò ad assaggiare dei dolci nella vostra pasticceria- strizzò l’occhio lui soffermandosi proprio su Eleonor, per poi decidersi a raggiungere definitivamente i suoi amici
-Cerca Brian Cooper su internet e la pasticceria apparirà automaticamente, assieme alle indicazioni per raggiungerla- gli consigliò Claire prima di uscire, beccandosi un pestone sul piede da parte della sorella, divertendolo


-Ciò che stai dicendo è solo una grande, enorme, gigantesca assurdità Claire Cooper!- urlò Eleonor dal divano in soggiorno, intenta a parlare con la sorella che era in bagno, mentre la loro madre, che aveva anche quel  pomeriggio libero a causa di un brutto raffreddore, le stava ascoltando con molta curiosità fingendo di star leggendo un romanzo
-Assurdità?- la mora comparve nuovamente nella stanza, stavolta con i capelli raccolti in uno chignon
-Ti ha divorata con gli occhi tutto il tempo El e in più ha detto chiaramente che verrà a trovarti in pasticceria-
-Mi ha divorata con gli occhi? Per me hai seri problemi sorellina!- esclamò incredula udendo tali parole
-Semmai ciò che divorerà saranno i croissant di papà, dato che verrà solo per mangiare i dolci della pasticceria, sempre se verrà poi-
Claire si immobilizzò per alcuni attimi, esterrefatta.
-No no, qui non ci siamo per niente-
Le si parò davanti la sorella, piegata sulle ginocchia.
-O fai finta di non vedere la realtà da completa paracula o semplicemente sei cieca, è palese il fatto che gli piaci-
-Ma se neanche mi conosce Claire-
-Ma vuole, diamine se vuole!-
-E che mi dici di quella Dafne? A parte il fatto che quella mi ammazza, hai sentito, tiene particolarmente a lei e non credo che stia cercando altro, specie da una come me-
-Da quanto ne sappiamo potrebbe tranquillamente star cercando una scusa plausibile per scollarsela di dosso, è un’occasione d’oro Eleonor!-
-Tua sorella è ancora piccola per queste cose Claire- si intromise Laura dopo tutto quello che aveva sentito dire dalla figlia maggiore
Claire la guardò inarcando un sopracciglio.
-Mamma, devo ricordarti che io alla sua età avevo già consumato da un bel po’ con Michael?- disse più diretta che mai
-Oh Claire!-
-Mamma ho diciassette anni, non cinque- si difese Eleonor da ciò che sua madre aveva detto su di lei
-Ma a parte l’età, io non ho bisogno di un ragazzo al mio fianco, io ho altre ambizioni e voglio puntare tutto su quelle. Oltretutto ho avuto varie storielle, ma mi hanno fatto solo capire quanto il genere maschile sia vomitevole-
-E per raggiungere degli obbiettivi devo evitare ogni tipo di distrazione- aggiunse, crogiolandosi nei suoi pensieri più profondi, riguardanti il suo futuro, più incerto che mai dopo le sue ultime decisioni
-L’amore non è una distrazione- sottolinearono all’unisono la mora e Laura, la quale aveva ormai accantonato definitivamente il libro
-Per me sì, ora come ora, quindi per me il discorso può chiudersi qui-
Claire provò a controbattere in qualche modo, ma fu zittita all’istante.
-Come sei noiosa- disse allora in preda alla rassegnazione, buttandosi a peso morto sul puff bordeaux posto di fronte al divano
-Prima o poi dovrai pur innamorarti-
-Proprio non dai segni di cedimento eh!- alzò gli occhi al cielo Eleonor -tranquilla se accadrà te lo farò sapere al momento opportuno sis, contenta?-
-Almeno dimmi che stasera verrai con me alla festa di Angela Prenter!- Claire, ormai esasperata, tentò quest’ultima mossa
Stavolta, stranamente, Eleonor la guardò con curiosità, non sapendo minimamente a cosa si stesse riferendo.
-Che festa?-
Portò il suo sguardo anche a Laura in cerca di spiegazioni, la quale ne sapeva meno di lei, difatti la donna fece spallucce, incitando l’altra figlia a dire loro di più.
-Non sai della festa che Angela ha deciso di dare? Ci sono praticamente tutti i ragazzi più fighi di Londra, sarà pieno di gente!- le spiegò
-E non possiamo assolutamente permetterci di non andarci-
-E perché Angela avrebbe deciso di dare una tale festa, così rinomata oltretutto?-
-Compie diciotto anni e data la sua stravaganza, uguale a quella dei suoi genitori, ha deciso di organizzare il party del secolo. Si vocifera che anche degli artisti circensi saranno presenti-
-I Prenter non si smentiscono mai- commentò Laura divertita, conoscendo la famiglia in questione
-Non ne sapevo nulla, a dir la verità- unì gli indici Eleonor, guardando innocentemente la sorella
-Immaginavo, ma tranquilla, per tua fortuna hai una sorella speciale che ci pensa per te a queste cose- si pavoneggiò la mora, sollevando in modo più che fiero il capo
-Tanto questo ormai non fa alcuna differenza, sono le cinque e mezza passate- indicò l’orologio appeso al muro la castana
-E con questo?- la interrogò Claire
-Non è tardi tesoro, fai perfettamente in tempo a prepararti se vuoi- la incitò la madre, entusiasta più della figlia all’idea
La donna sapeva bene che, nonostante la loro estrema frivolezza, i Prenter sapevano alla perfezione come organizzare delle vere e proprie feste da urlo. Anche lei alla loro età aveva partecipato a molte di esse.
Eleonor le guardò come avesse a che fare con due pazze.
-Come posso lavarmi, vestirmi, truccarmi e sistemarmi i capelli in tempo per stasera?- si alzò di scatto sbottando, mettendosi poi in piedi sul divano
Claire roteò gli occhi, come di consueto faceva quando parlava con sua sorella.
-Non è un compleanno delle elementari, è un diciottesimo, roba per adolescenti, in più organizzata da una famosa famiglia di ricconi, ciò sta a significare che non inizia alle otto, bensì alle dieci, come minimo poi-
Eleonor non ne era ancora del tutto convinta, difatti la guardò mordendosi nervosamente l’interno guancia.
-Tu vai a farti una bella doccia calda, il resto lascialo fare a me-


Intorno alle dieci e mezza una Range Rover bianca con i finestrini posteriori oscurati e ben tirata a lucido giunse di fronte al cancello dell’enorme struttura di casa Prenter, quella sera completamente spalancato. Alla guida vi era Dylan, al suo fianco la moglie Laura, la quale era felice ma leggermente preoccupata nello stesso momento, mentre nei sedili posteriori sedevano Eleonor e Claire. La seconda in preda all’euforia, mentre la prima all’ansia più totale.
Non sapeva realmente cosa aspettarsi, per lo più avrebbe dovuto camminare sui tacchi che sua sorella l’aveva costretta ad indossare e ciò rendeva il tutto, già complicato, più difficile. E se fosse caduta? E se avesse fatto qualche figuraccia con la gente più conosciuta di Londra, finendo sulla bocca di tutti?
Scosse la testa nel tentativo di scacciare quei brutti pensieri, focalizzandosi solo sull’idea di volersi divertire insieme a sua sorella.
-Allora, ripassiamo il tutto- disse Dylan serio, accostando l’auto vicino al marciapiede
-Il coprifuoco è all’una massimo, se non usciamo dalla villa entro quell’ora saremo in punizione perenne e se beviamo o tocchiamo della droga ci spedirai al Polo Nord dentro un grosso pacco regalo con un fiocco rosso sopra- rispose Claire, citando ciò che il padre aveva detto loro a cena, dato che l’uomo sapeva bene cosa si potesse trovare ad una festa di quel genere
-Perfetto- la promosse
-Mi raccomando Claire, sei tu la responsabile di Eleonor, come sempre, anche se sappiamo che non ha bisogno di essere controllata- ribadì Laura, soffiandosi il naso immediatamente dopo
La mora guardò la sorella, troppo presa a guardare verso l’entrata per starli a sentire.
-E’ in buone mani, tu pensa solo a riprenderti da questo brutto raffreddore-
I genitori le sorrisero, più che fiduciosi.


-Io già mi pento di questa decisione- ammise nervosamente Eleonor guardandosi intorno per la milionesima volta e notando vari sguardi, soprattutto maschili e davvero poco innocenti, su di lei
Ciò la fece stringere maggiormente nel suo cappotto, come se esso potesse in qualche modo nasconderla da occhi indiscreti.
-Ma dai, il divertimento inizia dentro- la tranquillizzò la sorella continuando a camminare tenendola sotto braccio
-Ignora i soggetti presenti qui fuori, sono i primi da evitare- l’avvertì poi
-Perché?- chiese la castana notando che un ragazzo le stava dedicando uno squallido occhiolino, mentre un altro di fronte a lui fischiò varie volte, nella loro direzione
-In quel modo ci attiri il tuo cane, idiota!- urlò Claire acida al ragazzo, che venne subito deriso dal suo gruppo di amici
-Credo di aver afferrato il concetto- parlò nuovamente non aspettando più alcuna risposta da parte della sorella, la quale sorrise in modo angelico
-Diciamo che la delicatezza non è propriamente nel nostro dna-
Eleonor annuì, confermando tali parole.
Le due con altri pochi passi giunsero finalmente dentro l’edificio e come prima cosa posarono le giacche nell’apposito reparto affidandole a dei buttafuori, per poi avviarsi alla Sala Grande, dove appunto si stava tenendo la festa vera e propria, con rinfresco, musica e molto altro. Per raggiungerla dovettero varcare un’enorme vetrata alla quale si giungeva salendo una scalinata non troppo fitta, la quale ai lati era delimitata da dei ghirigori in ferro battuto, ai quali Eleonor si resse nella speranza di non fare un volo assurdo.
La castana rimase a bocca aperta a causa della maestosità di casa Prenter. Si trattava di un vero e proprio castello, altro che di una semplice casa. Sapeva quanto Angela fosse ricca, ma non si aspettava veramente una cosa del genere.
-Eccoci qua- annunciò felice Claire notando la miriade di ragazzi intenti a ballare all’interno della sala
-Sei carica?-
-In realtà sto per vomitare se proprio devo essere sincera- confessò la castana, ancora con il fiatone, notando tutte le persone presenti
-Ci sono io con te, non può succederti niente, non permetterei mai a nessuno di farti del male- provò nuovamente a rassicurarla, accarezzandole uno dei due ciuffi che la ragazza aveva lasciato liberi ai lati della fronte
-Lo so, di questo non ho dubbi- sorrise spontaneamente -e poi sai che di solito mi piacciono le feste e le serate movimentate, ma sapendo quante persone ci sono stasera mi sento un pochino a disagio-
La sorella la scrutò attentamente, comprendendo a pieno le sue paure e i suoi disagi.
-Sei una ragazza sicura e questo lo sai meglio di me-
-Dipende dalle situazioni in cui mi trovo-
-E in questa circostanza mi sto realmente cagando addosso, dato che non ci tengo proprio a finire di nuovo sulla bocca di mezza Londra..- le sue labbra vennero improvvisamente coperte dalla mano sorella, che era stanca di sentirla blaterare
-La superiamo insieme questa paura, che dici?- Claire si mostrò decisa, porgendole subito la mano, usando un tono leggermente melodrammatico
La castana la fissò a lungo, per poi portare i suoi occhi in quelli della mora, annuendo, ancora un po’ incerta, con il capo.
-Ora andiamo madame!-
Eleonor rise e le strinse finalmente la mano, così che le due raggiungessero insieme il centro della pista, fortunatamente non troppo affollato, dato che molti ragazzi stavano mangiando, altri conversando in disparte e altri ancora amoreggiando su alcune sedie, poltroncine e vari divani in pelle nera.
-Certa gente non ha minimamente il senso del pudore- sussurrò la castana all’orecchio della sorella, scrutando varie coppie prese a baciarsi in modo molto spinto e non affatto sobrio
-Parli così perché non sei entrata nelle camere al piano superiore- Claire le fece intendere che al peggio non c’era fine
-Non farmelo nemmeno immaginare, ti prego-
-Fino a che una di quelle lingue non entra nella tua gola puoi continuare a goderti tranquillamente la serata con tua sorella- rise Claire facendole fare una piroetta, lasciandola nuovamente interdetta
-La delicatezza prima di tutto, eh Claire?-
-Io te l’ho detto che noi Cooper abbiamo un dna non compatibile con il resto di questa pacchiana e noiosa umanità-
Entrambe risero, facendosi trasportare per tutto il resto della serata dalla musica che risuonava potente in quelle quattro mura, non accorgendosi però di essere state adocchiate poco più in là da qualcuno. Quel qualcuno era Charlie, che sapendo della festa vi era accorso nella speranza che le due sorelle, specie Eleonor, sarebbero venute.
-Non mi sbagliavo- disse il ragazzo tra sé e sé, sentendo il cuore iniziare a battergli a tremila dentro al petto, il quale si era allontanato per un attimo dal suo gruppo di amici
-Non mi sbagliavo John, cazzo!- esultò attaccandosi al gilè nero in tessuto del suo amico in questione, il quale stava conversando con altri ragazzi
-Ehi, ehi calmati! Che succede compare?- lo bloccò per le spalle il ragazzo riccio, non capendo a cosa si stesse riferendo
-La ragazza di cui vi parlavo oggi, è qui- annunciò, esultando come avesse vinto un premio
-Oh, intendi quella.. Eleonor giusto?- chiese conferma
Il castano annuì con il capo guardando per l’ennesima volta verso la folla, notandola nuovamente mentre ballava e rideva insieme a sua sorella, non riuscendo a non pensare a quanto fosse bella con quella tuta intera color verde militare che indossava, la rendeva più donna nonostante la sua giovane età.
Un ragazzo biondo seduto accanto ai due, che li stava ascoltando in silenzio, portò curiosamente i suoi occhi azzurri a sua volta alla pista.
-Che stai aspettando? Buttati allora- lo intimò il riccio con una pacca dietro la schiena,  vedendolo imbambolato
-Non sarà certamente lei a raggiungerti dato che nemmeno sa che sei qui-
Charlie rifletté sul da farsi per qualche secondo, non staccandole gli occhi di dosso, nonostante si trovasse a metri di distanza.
-Sai che ti dico? Hai ragione-
Il castano si decise a prestargli ascolto e, dopo aver lasciato la sua bevuta su un tavolo là accanto, sparì buttandosi a capofitto tra l’orda di ragazzi, lasciando i suoi amici lì.
Il riccio scosse la testa, fissandolo mentre sgusciava tra i presenti.
-Che intenzioni ha?-
John si voltò, notando che a parlare era stato il ragazzo biondo, nonché suo migliore amico.
-Ha notato tra la folla la ragazza di cui ci parlava oggi, quindi deduco che stia andando a salutarla, da vero gentleman- il suo tono fu leggermente derisorio nei confronti del castano
Il biondo scosse la testa.
-Si diceva innamorato di Dafne fino a pochi giorni fa, quest’estate quasi faceva la proposta di matrimonio ad una ragazza austriaca di cui a malapena conosceva il cognome e ora ci prova con una diciassettenne di cui sa a malapena il nome?- domandò scettico
-L’unica cosa che so è che vuole chiudere con Dafne per la sua gelosia esagerata e per..-
-Per scoparsi la sua nuova preda?- fu diretto
-Questo non lo so-
- E detto sinceramente, nonostante la mia profonda amicizia con lui, tutto ciò non mi interessa nemmeno- si strinse nelle spalle il riccio, mantenendo il sorriso
L’amico, in tutta risposta, lo indicò dandogli ragione e successivamente si portò una sigaretta tra le labbra, sorridendogli beffardo a sua volta.
-Vado a fumare, vieni a farti due tiri?-
John inclinò innocentemente la testa -come se non mi conoscessi mio caro Roger-
-Allora vieni semplicemente a farmi compagnia, santarello- si corresse, sarcasticamente
Il riccio se la rise scuotendo la testa e lo seguì senza indugio verso l’uscita.


Eleonor e Claire, dopo aver ballato sulle note di varie canzoni e pubblicato manciate di video sulle storie di Instagram, avevano deciso di prendersi una piccola pausa per riprendere fiato, rimanendo comunque in mezzo alla pista, dato che non si era riempita più di tanto.
Claire stava sorseggiando un cocktail al gusto di menta, che sapeva benissimo di poter reggere, offrendolo di tanto in tanto ad Eleonor, che lo aveva rifiutato ogni volta, avendo paura di suo padre se fosse successo qualcosa, nonostante se lo avesse assaggiato, si sarebbe trattato di due sorsi. Aveva bevuto altre volte, fortunatamente non andando mai fuori, ma quella sera temeva suo padre e di perdere la propria dignità in modo esagerato.
-Ma guarda un po’ chi abbiamo qui!- Charlie si finse sorpreso intrufolandosi tra le due, cingendo loro le spalle con le sue braccia poco muscolose, come se le avesse conosciute da sempre
-Charlie! Che piacere vederti!- lo salutò contenta Claire con due baci sulla guancia, portando subito dopo gli occhi, pieni di contentezza nel vederlo lì, alla sorella
-Anche per me è un vero piacere, come va Eleonor?-
La castana, che era rimasta leggermente interdetta a causa dell’apparizione del ragazzo, titubò un po’ prima di rispondergli.
-Ehm, tutto bene, ma tu cosa ci fai qui?-
Non riusciva a capire, possibile che fosse veramente andato lì solo per vederla, dando così automaticamente ragione alle sensazioni di Claire?
-Sono con alcuni miei amici, uno di loro è molto amico con la famiglia Prenter, specie con Angela, così sapendo della festa avevamo l’escamotage giusto per fare qualcosa di nuovo stasera- il suo ragionamento non faceva una piega
-E poi detto sinceramente speravo di incontrarvi- sorrise smagliante, mettendo fine ad ogni dubbio
Questo intenerì molto Claire, mentre a differenza sua Eleonor provò un leggero disagio nel vederlo già così in confidenza con loro. Non che gli stesse antipatico, ma quelli che giocavano a fare i simpaticoni troppo presto le davano ai nervi spesso e volentieri.
-Non c’è Dafne con te?- domandò di getto la castana, che si beccò un’occhiataccia da parte della sorella
Quella era veramente la domanda più inopportuna che potesse fargli dopo che si era recato alla festa con la speranza di incontrarla, anche solo per scambiarci due chiacchiere.
-In realtà no..- si grattò nervosamente la nuca lui, non trovando un senso a tale domanda in quel momento
-Peccato mi sarebbe piaciuto chiarire le cose con lei- ammise innocentemente lei, cercando degli argomenti validi per evitare ogni sorta di situazione imbarazzante, nonostante non fossero nemmeno vere quelle parole
-Troveremo un’occasione, tranquilla, tanto so dove trovarti-
Quella frase inquietò ancor di più Eleonor, che a quel punto non aggiunse altro, ma dedicò al ragazzo un semplice sorriso forzato. Molto forzato.
La situazione divenne improvvisamente più che imbarazzante e Claire pensò ad un modo per poter rimediare. Non riusciva proprio a comprendere perché sua sorella, in ogni occasione, doveva sempre trovare un modo per rovinare qualcosa che di bello le sarebbe potuto accadere.
-Allora, che ne dite di bere qualcosa?- la mora fu preceduta dalla proposta di Charlie, che le scrutò speranzoso
-Sono minorenne- così Eleonor rispose alla domanda del ragazzo, annientando le sue ennesime aspettative
-Lo so, ma hai diciassette anni, non tredici, una birra la potrai pur bere-
-Io ho già bevuto quindi non sarebbe comunque possibile, poi per quanto riguarda mia sorella non mi sembra il caso..- si intromise subito Claire nel tentativo di tamponare quella situazione che stava divenendo davvero troppo pesante
-Lascia Claire- la bloccò la sorella, che stavolta sembrava sapere perfettamente cosa dire
-La birra non mi piace e poi sono consapevole di avere diciassette anni, ma non è bere che mi rende diversa da una tredicenne, bensì la testa- il suo tono non fu gentile come prima e questo lasciò Charlie di sasso, esattamente come sua sorella, che nonostante tutto si sentiva più che fiera di lei
-Ci sono tredicenni mille volte più mature di certe diciassettenni e non perché bevono-
-Non intendevo dire questo, ciò che in realtà stavo cercando di dire era..- il ragazzo si affrettò a cercare delle altre parole, pur di non perdere la sua occasione
-Forse è meglio che tu taccia ora Charlie, dico davvero- Claire gli posò una mano sul petto, facendogli capire che non avrebbe più dovuto proferire parola in quel momento, per il suo stesso bene
Lui si limitò ad annuire con il capo, avendo però molta voglia di sotterrarsi sotto tre metri di terra per la figuraccia fatta.
Eleonor dal canto suo, per evitare ogni contatto visivo con il ragazzo, controllò l’ora, notando che mancava già meno di un quarto d’ora all’una.
Avvertì subito Claire, che in fretta e furia si ricompose, così da poter raggiungere l’uscita, nonostante le dispiacesse un sacco piantare Charlie in quel modo così brusco.
-Dobbiamo andare- annunciò la mora, nuovamente mano nella mano con la propria sorella
-Coprifuoco?- chiese innocentemente lui, impaurito
-Semplicemente genitori molto esigenti e più che propensi a spedirci tra gli igloo se tardiamo- specificò Eleonor -ci si vede in giro- gli sorrise spontanea, come avesse già dimenticato la sua precedente battuta di cattivo gusto
Quel sorriso bastò a stendere Charlie, che si limitò a salutarle con un cenno della mano, indietreggiando di poco.
Intanto le due si diressero a recuperare i propri cappotti all’interno dell’apposito sgabuzzino nel quale li avevano lasciati.
-Nome?- chiese loro un omaccione di colore con un auricolare nell’orecchio sinistro, stile film americani, nonché buttafuori e controllore dei vari giubbotti lì presenti
-Claire Cooper, abbiamo due cappotti, uno rosso ed uno nero- parlò Claire
L’uomo li trovò dopo qualche attimo su uno degli attaccapanni là accanto e gentilmente glieli porse.
-Ecco a voi e grazie per aver partecipato alla festa di Angela- disse loro lui, come se avesse avuto un copione da seguire
-Arrivederci- salutarono all’unisono le due senza fare troppo caso alla frase, correndo poi verso l’uscita, dato che avevano già perso fin troppo tempo
-No, io non ce la faccio- Eleonor si bloccò di scatto, chinandosi poi leggermente così da potersi togliere le scarpe col tacco che indossava
Le mostrò alla sorella in modo fiero, sorridendo beffarda.
-Così va bene- disse sollevata riprendendo a correre, stavolta scalza, soffrendo un po’ il freddo sui suoi piedi
-Geniale- Claire la imitò senza indugio alcuno e le due raggiunsero finalmente la porta d’uscita, scorgendo alla fine del viale un’auto identica a quella del padre, intuendo fosse proprio la sua dato l’orario prestabilito
-Giusto in tempo!- la mora si sentì pienamente soddisfatta, nonostante mancasse ancora un breve tratto di strada, che pareva comunque infinito ai suoi occhi scuri
-Libertà!- esultò invece Eleonor, che presa dalla troppa euforia fece uno scatto felino, facendosi sfuggire di mano una delle due scarpe, la quale atterrò proprio accanto ad un vaso a lato della porta d’ingresso della villa
Lei non realizzò subito l’accaduto, per la troppa euforia, ma sua sorella sì, così quest’ultima tornò subito indietro notando che un ragazzo biondo si era appena chinato a prendere la scarpa e, tenendola tra le mani,  la stava scrutando curiosamente.
Non appena lui si accorse del ritorno della ragazza, la guardò intensamente per un breve attimo, porgendole successivamente la scarpa.
-E’ tua?-
-Di mia sorella in realtà- precisò lei, piegata sulle ginocchia con il fiatone, indicando la castana dietro di lei, immobile ad attenderla a braccia conserte, con le labbra leggermente schiuse, dalle quali volava fuori del fumo dovuto all’aria fredda di Settembre
-Cerca di starci più attenta la prossima volta, Cenerentola!- esclamò lui divertito alzando il tono della voce di qualche ottava, riferendosi però ad Eleonor, lasciando Claire senza parole, invece, ridandole contemporneamente la scarpa indietro
John, che se ne stava in silenzio a guardare la scena, seduto su uno scalino poco più in là, rise sotto i baffi a causa della sfacciataggine dell’amico.
-E tu fatti i fatti tuoi, che magari è vero che campi cento anni- gli rispose per le rime Eleonor, facendolo ridere come l’amico per quella buffa risposta
 Lei, che da lontano non riusciva a vedere altro che una sagoma, non aggiunse altro, bensì gli dedicò le spalle non aspettando neanche sua sorella e raggiunse l’automobile, nella quale salì immediatamente, stremata come non mai, e con i piedi congelati.
Claire la seguì a ruota, chiudendo lo sportello con un tonfo.
-Prova superata bambine mie, la prossima volta potrete permettervi di rientrare all’una e mezza- batté loro le mani Dylan, mettendo successivamente in moto l’auto, sfottendole
-Penso che non ci sarà una prossima volta papà, puoi stare tranquillo- annunciò la più piccola, assonnata e con i piedi più che doloranti
-Oh sì invece, Cenerentola- la sfotté la mora mostrandole la scarpa, ricevendo in risposta solamente un’occhiataccia e scaturendo delle risate generali all’interno dell’auto

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Capitolo 3
*** Green eyes ***















Chapter 3- Green eyes
Claire, quel lunedì mattina, sotto l’incarico di sua madre, si era dovuta recare al supermercato a fare la spesa per lei e per la sua famiglia, essendo l’unica senza degli impegni particolari al momento. I suoi genitori, infatti, erano davvero troppo indaffarati con la pasticceria quel periodo per poter pensare a tutto il resto, suo fratello George era troppo impegnato con gli ultimi esami ed il tirocinio per diventare un dottore a tutti gli effetti ed Eleonor doveva aiutare i genitori, dato che ormai lavorava con loro.
Le due si stavano sentendo di tanto in tanto tramite dei messaggi, ai quali però la più piccola poteva rispondere dopo molto tempo a causa dei molti clienti che andavano e venivano, dovendoli servire tutti.
Spesso Claire si trovava a pensare di essere l’unica a non avere uno scopo nella vita all’interno della sua famiglia. I suoi genitori, assieme ad i suoi nonni, sia materni che paterni, avevano fatto i salti mortali per riuscire a far arrivare ad alti livelli la pasticceria di famiglia, riuscendoci giorno per giorno e raggiungendo grandi risultati nel corso degli anni. Suo fratello fin da piccolo si era imposto di voler diventare un medico, data la sua grande passione ed il suo grande altruismo verso il prossimo, mentre sua sorella, nonostante avesse rinunciato al proprio percorso scolastico, si era subito ripresa iniziando a lavorare duramente, pronta ad intraprendere uno stile di vita da adulta responsabile e lavoratrice.
A differenza loro Claire, invece, non aveva mai avuto una vera e propria aspirazione verso qualcosa o qualche talento speciale, lei era semplicemente lei stessa nella sua bizzarra spontaneità. Aveva provato alcuni lavori da commessa in dei negozi di abbigliamento o come aiuto parrucchiera, ma niente l’aveva stimolata abbastanza da farle scegliere la sua strada e questo spesso, anche se non lo dimostrava apertamente, la faceva soffrire dentro di sé. Si sentiva inutile, un peso sulle spalle di una famiglia troppo buona con lei.
Tali paranoie le annebbiarono talmente tanto la mente da farle dimenticare in un secondo tutto quello che doveva comprare, così tirò fuori dalla borsa il post-it che sua madre le aveva lasciato con su scritta la lista della spesa e lo lesse ad alta voce.
-Vediamo, ho preso la salsa di pomodoro, le verdure anche, i tremendi bastoncini di pesce per Eleonor anche. Oh ecco cosa mancano, i cereali all’avena per George!-
La mora si recò immediatamente nel reparto che le serviva e cominciò a frugare tra le varie marche di cereali, cercando la preferita di suo fratello.
Faticò per trovare ciò che cercava, ma non appena riconobbe la scatola si sentì sollevata. Peccato soltanto per il fatto che essa si trovasse nello scaffale più alto, troppo complicato da raggiungere per lei, data la sua scarsa statura.
Claire tentò di mettersi sulle punte per ben tre volte, invano, perché non riuscì ad arrivarci nessuna delle volte. Alzò gli occhi al cielo spazientita, sbuffando.
-Ti prego tu lassù, se mi senti mandami un angelo munito di ali che riesca ad arrivare a quei benedetti cereali- parlò da sola non curandosi di tutte le persone che passando avrebbero potuto sentirla e scambiarla per una pazza
-Serve una mano?- udì improvvisamente alle sue spalle, strabuzzando gli occhi per lo stupore
Voltandosi lentamente si ritrovò davanti la figura di un ragazzo riccio dai capelli ramati con due occhi color miele, vestito in un modo quasi indecente, si trovò a pensare, dato che l’abbigliamento che indossava le ricordò vagamente suo nonno.
Lui le stava sorridendo, in attesa di una risposta.
-Ehm.. magari- rispose lei, leggermente in soggezione, non avendolo mai visto prima d’ora
-Cosa ti serve?-
-Quei cereali là in alto, più precisamente quelli con la scatola con il disegnino dell’orso polare- glieli indicò, pensando a quanto fosse imbarazzante comprare dei cereali per bambini per un ragazzo di ormai ventiquattro anni
Il ragazzo, in modo molto pacato si avvicinò agli scaffali e senza nessuna difficoltà riuscì ad afferrare immediatamente la scatola. In un attimo gliela porse, mantenendo il sorriso con il quale era arrivato.
-Grazie mille- Claire ricambiò il sorriso, riconoscente
-Di nulla ci mancherebbe, ho soltanto preceduto l’angelo munito di ali- rise lui leggermente, facendola arrossire per la figuraccia fatta
-Non farci caso ti prego, in certi momenti sembro pazza ma sotto sotto sono normale- cercò di giustificarsi, non credendo quasi nemmeno lei a ciò che disse
-Non c’è bisogno di imbarazzarsi, tranquilla, alla fine mi hai divertito- le disse per tranquillizzarla
Con sua grande sorpresa ci riuscì, facendo comparire sul volto di lei un sorriso ancor più smagliante e due adorabili fossette ai lati delle labbra.
-Ci siamo già visti da qualche parte per caso? Perché hai una faccia rivista a dirla tutta- le chiese
Claire non poteva certamente affermare la stessa cosa: era sicura che quella fosse la primissima volta che lo aveva visto.
-Non mi pare proprio, mi spiace- si strinse nelle spalle realmente dispiaciuta
-Oh, allora sicuramente mi sbaglio io- il riccio annuì con il capo indietreggiando lentamente, non sapendo cos’altro aggiungere
-Claire?- una voce familiare mise fine a quel silenzio imbarazzante che era venuto a formarsi in pochi attimi
-Charlie!-
La ragazza sorrise spontaneamente riconoscendo il ragazzo castano e lo salutò subito con i soliti due baci sulle guance.
-Anche in posti come questi sono destinato ad incontrarti- le disse allargando le braccia, ancora incredulo
-Però stavolta senza Eleonor- aggiunse con un pizzico di malinconia
-Aspetta aspetta aspetta, voi vi conoscete?- il riccio si intromise di getto nella conversazione tra i due, poggiando una mano sulla spalla di Charlie
-E voi due vi conoscete?- chiese anche Claire, del tutto confusa
Il castano se la rise a causa della situazione in cui casualmente si era ritrovato, annuendo ad entrambi.
-Cara Claire, ti presento John Richard Deacon, un mio carissimo amico e compagno di mille avventure- le disse, ingigantendo di molto il loro reale rapporto
-Preferisco solo John a dire il vero, anche se tutti gli amici mi chiamano Deaky- precisò il riccio porgendo la mano alla mora, che la strinse a sua volta
-Che soprannome buffo- ammise sincera
-Lo so, ma sempre meglio che chiamarlo ogni volta John Richard- alzò le mani al cielo Charlie
-Esattamente- John confermò le parole dell’amico, con la mano ancora stretta a quella della ragazza
Lei notò questo particolare e si presentò a sua volta -io sono Claire, Claire Jane Cooper per l’esattezza, ma basta Claire ovviamente-
-Molto piacere Claire- le disse con tono galante, mostrando sempre quella sua naturale gentilezza
Le loro mani a quel punto si separarono definitivamente.
-Lei è non altri che la sorella maggiore di Eleonor Cooper, la ragazza di cui ti ho tanto parlato- sottolineò questo particolare Charlie, facendo sì che l’amico passasse il suo sguardo da lui a lei varie volte
-Oh ma quindi..- rifletté, facendo una piccola pausa
-Tu eri presente alla festa dell’altra sera a casa dei Prenter?-
La mora confermò il tutto con il capo.
-Ero con mia sorella, Eleonor appunto- qui guardò istintivamente Charlie, che le sorrise all’istante, intuendo così che le ragazze qualcosa dovevano averlo capito, riguardo il suo interesse per Eleonor
John fece alcuni collegamenti nella sua testa e un piccolo flash gli tornò in mente:
“-E’ tua?-
-Di mia sorella in realtà-“
Dopodiché gli balenò in mente il viso della ragazza che aveva parlato con Roger quella sera e si accorse che quella ragazza era proprio Claire.
-Tu hai parlato con il mio migliore amico, sì, tu sei la ragazza della scarpa- la indicò, ricordandole l’aneddoto accaduto a cui lui aveva assistito in silenzio, ridendo solamente
-Ecco dove ti avevo già vista-
-Oh, la storia di Cenerentola- se ne ricordò e ciò la fece ridere leggermente, ripensando all’espressione scocciata di Eleonor a causa del nomignolo affibbiatole
-Si esattamente!- confermò John, sorridendo divertito a sua volta per la battuta di Roger
-Ma di cosa parlate? Voi vi conoscete?- Charlie era palesemente confuso, si indagava su cosa fosse accaduto quando lui non c’era e si chiedeva cosa volesse dire Cenerentola
-Storia lunga amico- si limitò a dirgli il riccio
Lui allora cercò lo sguardo di Claire, così che lei potesse dargli qualche spiegazione in più. La mora capì e decise di accontentarlo.
-Uscendo dalla villa la scorsa sera, Ele si è persa una scarpa e pensa un po’, il caso ha voluto che fosse proprio un suo amico a trovarsela accanto e a restituircela-
-Amico? Che amico?- corrugò la fronte il castano
-Roger- gli rispose John, calmandolo
-Mh, okay, e la storia di Cenerentola?-
Charlie era davvero molto ansioso di sapere più cose possibili e ciò Claire lo notò, trovandolo molto strano e leggermente inquietante, proprio come lo aveva definito anche Eleonor la stessa sera del party.
-Vorrei tanto raccontartelo, ma devo tornare a casa a preparare il pranzo per la mia famiglia- si congedò da lui, lasciandolo a bocca semiaperta in disperata ricerca di risposte
-Ma io, veramente..-
-Mi dispiace tanto- si scusò lei, cercando un modo per allontanarsi al più presto da lui
John le infondeva una certa sicurezza, ma Charlie con i suoi modi che risultavano abbastanza ossessivi stava incominciando a disturbarla. Non era il voler sapere, ma il modo in cui le cose le erano state chieste, quasi come fossero informazioni di vitale importanza.
-Tranquilla, gli racconto tutto io, tu vai pure- le diede una mano John, circondando la spalla del castano con il suo braccio
Lei gli sorrise riconoscente, pronta ad andarsene.
-Però prima che tu te ne vada..- Charlie allungò una mano verso di lei, come a volerla trattenere
Lei lo intimò semplicemente di parlare, non facendosi nemmeno sfiorare.
-Cosa ne dici di venire ad un’altra festa stasera? Però non in qualche villa lussuosa, ma in un locale di proprietà di mio cugino. Sempre con Eleonor, ovviamente- ammiccò
John, sentendo una tale richiesta, sbarrò gli occhi scioccato, sperando in tutti i modi che la ragazza rifiutasse categoricamente l’invito.
-Dove e a che ora?-
Charlie sorrise vittorioso al risuonare di quelle parole.
-Stasera alle dieci e mezza. Poco distante dal centro, il locale si chiama “In the middle of nowhere”, se mi lasci il tuo numero ci mettiamo d’accordo al momento-
-Vi divertirete un mondo, fidati- la rassicurò
Claire accettò la proposta e dopo che i due si furono scambiati i rispettivi numeri di telefono, la ragazza se ne andò una volta per tutte, dirigendosi alla cassa per pagare.
-Tu sei un pazzo, Charlie- lo sgridò il riccio, quasi incredulo
-Pazzo? E’ una festicciola fratello, ci vieni addirittura tu che sei il più santo di questo mondo- gli ricordò, mentre era intento a salvare il contatto di Claire in rubrica
-Io ho le mie motivazioni e tu le sai bene- gli puntò il dito al petto, serio
-Bene Deaky, ora però anche io ho le mie serie motivazioni per agire in questo modo-
John lo guardò confuso -e quali sarebbero tali motivazioni?-
-In realtà ne ho solo una, che vale per mille-
Il riccio gli intimò di continuare, aprendo le braccia.
-Conquistare il cuore di Eleonor, nient’altro-


Per Eleonor era finalmente giunta l’ora di staccare dal lavoro, così la prima cosa che fece fu togliersi il grembiule bianco che era costretta ad indossare, piegandolo e riponendolo nell’apposito cassetto. Dopodiché, allontanandosi dai dolci, sciolse lo chignon che aveva in testa, tramutandolo in una coda di cavallo, leggermente ondulata quel giorno, a causa dell’umidità della sera precedente.
Le prese un mini infarto quando la campanella della pasticceria suonò nuovamente, impaurendosi che potesse trattarsi di un cliente dell’ultimo momento. Si voltò subito, notando una ragazza esile e dai lunghi capelli rossi accesi, intenta a varcare la porta, insicura.
-Scusami.. è questa la pasticceria della famiglia Cooper giusto?- chiese
-Ehm, si- confermò la castana
-Disturbo?-
-Siamo in orario di chiusura in realtà, ma dimmi pure, non preoccuparti- le rispose in maniera molto disponibile
-Ho letto che cercate del nuovo personale per delle particolari fasce orarie e sarei interessata al posto, a dir la verità- confessò la rossa
-Oh- Eleonor rimase interdetta, non sapendo di ciò, fingendosi comunque informata, così da mettere a proprio agio la ragazza
-Non penso che i miei genitori abbiano incontrato già qualcuno, ma puoi lasciarmi il tuo nome con il tuo numero se ti va, così li avverto e se sono intenzionati, ti chiameranno certamente- la castana si stupì di sé stessa quando pronunciò quelle parole ricche di professionalità
-Okay perfetto, per questa evenienza mi ero già preparata- la ragazza le pose un foglietto di carta, con su scritto il suo nome ed il suo numero di telefono
Jennifer Lloyd.
-Perfetto- Eleonor piegò il biglietto, riponendolo nella tasca dei suoi jeans a sigaretta
-Grazie per esserti interessata, Jennifer-
-Grazie a te-


Non appena tutta la famiglia Cooper si riunì a tavola per pranzare, ognuno dei componenti prese a raccontare come era andata la prima parte della giornata. La prima a parlare fu proprio Eleonor, che descrisse al padre la ragazza che si era recata alla pasticceria per il lavoro, porgendogli poi il foglio con su scritte le informazioni.
Laura e Dylan, non avendo nulla di nuovo da raccontare, lasciarono la parola a George, il quale spese giusto qualche parola sul tirocinio che stava affrontando in una clinica poco fuori Londra. L’ultima, per ordine, a parlare fu Claire.
La mora, con un sorriso divertito stampato in viso, descrisse il momento in cui era stata al supermercato.
-Charlie ha nuovamente chiesto di te, comunque- precisò dopo un po’che stava parlando, guardando furbamente la sorella, ammiccando
Eleonor, in tutta risposta, roteò gli occhi.
-Cosa vuole questo Charlie da tua sorella?- si intromise Dylan, leggermente infastidito, non smettendo però di concentrarsi sul suo piatto
-Niente papà, vuole solo fare amicizia con me e con Claire- mentì la castana, volendo chiudere al più presto il discorso, dato che parlare di Charlie non le piaceva affatto
-Molto credibile- la sfotté George
-E’ la verità- si difese
-Non proprio- disse Claire
Gli occhi di Dylan furono in quelli di Laura, in cerca di spiegazioni.
-Non guardare me, io non ne so niente- alzò le mani in segno di resa la donna, nascondendo le pochissime cose di cui era a conoscenza
-Parla Claire-
La mora annuì con il capo, volendo accontentare il padre.
-Credo che questo ragazzo, Charlie si sia preso una bella sbandata per la nostra dolce Eleonor-
Quest’ultima si coprì immediatamente il viso per l’imbarazzo con un tovagliolo, mentre la sorella e la madre stavano festeggiando contente, come se dovesse andare all’altare.
-Hai capito Eleonor!- il fratello le diede una giocosa spintarella, peggiorando la situazione
-Ma almeno sapete qualcosa di questo ragazzo? Non so, famiglia, giro di amici..- Dylan incominciò ad informarsi, da perfetto padre iperprotettivo il quale era sempre stato, soprattutto nei confronti della più piccola di casa Cooper
-Riguardo alla famiglia non so nulla, ma oggi ho conosciuto un suo amico e posso garantirti che è una bravissima persona, l’ho percepito a pelle e so che posso fidarmi cecamente delle mie sensazioni-
La sorella la guardò con un’espressione alquanto interrogativa.
-E’ un ragazzo che era presente nel momento in cui hai perso la scarpa al ritorno dalla festa, Cenerentola-
-Il simpaticone?- domandò riferendosi al tizio che le aveva affibbiato quel nomignolo sciocco
-No, il suo migliore amico-
-Per essere suo amico, la pasta è quella, Claire-
-Mai sentito niente di più superficiale- commentò George
-Tu sei stata grande amica con persone che si sono rivelate delle vere merde alla fine, eppure non sei mai stata neanche lontanamente simile a loro-
Dylan si schiarì la voce.
-Non usiamo delle parole inadeguate, Claire, per favore- la riprese
-Scusa papy- improvvisò una faccia da angioletto la ragazza in questione
La madre le pizzicò affettuosamente la guancia dopo quel gesto.
-E poi tu non lo conosci neanche il ragazzo della battuta-
-Infatti tesoro mi sembra un po’ esagerato prendertela tanto per il semplice fatto che ti ha chiamata Cenerentola- si mise in mezzo Laura, cercando di farla ragionare, conoscendo, come tutta la famiglia, la versione dei fatti
-Dovresti sentirti onorata, un ragazzo ti ha dato della principessa- parlò nuovamente il fratello, stavolta beccandosi lui una spinta, meno giocosa
Eleonor ragionò.
Forse era davvero troppo permalosa, alla fine, proprio come aveva detto sua madre, il ragazzo di quella sera non aveva fatto altro che scherzare sul fatto che lei avesse perso la sua scarpa dopo una festa, rifacendosi automaticamente alla fiaba di Cenerentola.
-Non credo sia stata la battuta ciò che mi abbia fatto irritare in realtà, ma una serie di piccole cose tutte insieme- sbuffò
-Ad esempio?- le chiese suo padre, seduto con entrambi i gomiti appoggiati al tavolo
-Forse è stato il nervosismo del dover andare ad una festa alla quale avrei potuto incontrare dei miei ex compagni di classe, oppure il fatto che Charlie sia così insistente ed invadente, nonostante non mi conosca nemmeno- fece una pausa
-Mi innervosiscono un sacco le persone così- continuò decisamente irritata
-Si è infatuato alla grande, è questa la realtà Eleonor- Claire la riportò con i piedi per terra, battendo leggermente una mano sul tavolo
-Sta cercando di attirare la tua attenzione in qualunque modo, ma tu scappi non appena lui fa un minimo passo-
-Se non lo conosce è normale che stia sull’attenti, anzi, è un comportamento davvero maturo da parte sua- la elogiò Dylan, facendola sorridere
-Forse questo è vero papà, ma hanno tutto il tempo del mondo per potersi conoscere-
-Io sono d’accordo con Claire- Laura spalleggiò la figlia, fiduciosa
-Dopotutto chiunque merita un’occasione-
-Non deve neanche farla sentire perennemente oppressa però- specificò George -se gli piace davvero così tanto, deve concederle tempo-
-Esattamente- confermò Eleonor, sentendosi già più a suo agio, indicando il ragazzo di fianco a sé
-Più che essere corteggiata, mi sembra di essere.. “stalkerizzata”- mimò le virgolette con le mani
-Questo non è per niente positivo Claire- disse serio il padre all’udire le parole di Eleonor
-Sempre esagerata- scosse la testa la mora, versandosi dell’acqua minerale
-Il punto è che ha perso la testa per te al primo sguardo e vuole conquistarti- disse una volta aver finito di bere -non devi scambiare subito un ragazzo molto interessato per un pazzo maniaco-
-E’ anche carino, con quegli occhietti color miele e la mascella perfettamente squadrata-
-Col fisico non ci faccio nulla- Eleonor ammonì subito la sorella alzando una mano in aria
-Il fisico è un extra se si tratta di un bravo ragazzo, El- disse George alzandosi subito dopo per riporre il suo piatto e quello della sorella nel lavabo, assieme alle posate
La castana poggiò il mento sulla propria mano, guardando negli occhi il padre, il quale sembrava l’unico a capirla e ad appoggiarla in quel momento imbarazzante.
-Fai ciò che ti rende felice- le disse semplicemente l’uomo, non volendo aggiungere nient’altro che potesse mandarla ulteriormente in crisi
-Noi in ogni caso ci saremo-
Eleonor fissò per un breve attimo i suoi genitori, che si stavano stringendo la mano e le stavano sorridendo, così da poterle dimostrare il loro completo appoggio. Questo la fece sentire felice e grata alla vita che le aveva donato una famiglia così, sempre presente, nel modo giusto, e comprensiva.
-Cos’hai in mente?- si rivolse alla sorella, la quale strabuzzò gli occhi, non capendo
-Che vuoi dire?-
-Mi hai detto di avere il numero di Charlie, il che mi fa intuire che tu abbia un piano ben preciso, quindi spara-
Le labbra rosee di Claire si aprirono in un enorme sorriso.
-Ci ha invitate ad una festa che si terrà nel locale di un suo cugino da quanto mi ha detto- gesticolò, in preda alla più pazza euforia
-Gli farebbe piacere se ci andassimo-
-Oh mio Dio, un’altra festa- si disperò la più piccola -ciò significa di nuovo tacchi, trucco e quant’altro-
-Non è niente di elegante Eleonor, possiamo andare vestite con jeans e Converse se ci va-
Quella frase sembrò placare un po’ il nervosismo di Eleonor, che si stava torturando una ciocca di capelli, arrotolandola all’infinito con l’indice ed il medio.
-Per voi va bene?- chiese il consenso ad i genitori, come era solita a fare
I due si guardarono. Dylan aveva lo sguardo serio, mentre Laura, più tranquilla, gli sorrise dolcemente cercando di convincerlo.
-Odio questi metodi Laura- disse indignato, puntando il dito contro la moglie
-Per quanto riguarda voi, non più tardi dell’una e mezza- acconsentì
Claire annuì felicemente.
-Io vengo veramente con le Converse, sappilo- disse Eleonor minacciosa alla sorella, avvertendola fin da subito
-Come vuoi tu, Cenerentola-


Erano le dieci e mezza e all’interno del pub “In the middle of nowhere” la musica risuonava già talmente alta da poter essere sentita fin da lontano, lungo tutto il quartiere londinese nel quale era situato.
Si trattava di un locale piuttosto buio ed inquietante al primo impatto, colorato ogni tanto da delle luci ad intermittenza provenienti da un piccolo palco dove vi era il dj della serata, il quale stava scegliendo delle canzoni tutt’altro che sobrie e per lo più commerciali, che la maggior parte dei ragazzi in pista stavano apprezzando, ballando energicamente al ritmo di esse.
Roger però non pareva pensarla allo stesso modo, difatti, a differenza dei suoi tanti coetanei, se ne stava seduto su uno sgabello con il gomito poggiato al bancone, intento a fumarsi una sigaretta, fregandosene altissimamente di essere dentro ad un luogo pubblico.
Accanto a lui si trovava John, intento a mandare giù l’ennesimo sorso di birra che gli era rimasta nel secondo boccale che si era scolato.
Assieme ai due vi erano anche Charlie ed un altro loro amico, cioè Mason, anche loro intenti a bere degli alcolici ed a fumare sigarette su sigarette, annoiati da quella musica orribile.
-Su con la vita cugino- a risvegliare Charlie fu Erick, suo cugino, nonché il proprietario del pub e, esclusivamente per quella serata, barista, intento ad asciugare un bicchiere con uno strofinaccio
-Ma chi ci sta meglio di me?- rise istericamente il castano facendo cin-cin con Mason, ingerendo ulteriore alcool
-Chiunque si direbbe- commentò acido Roger, buttando fuori dalle labbra del fumo, invadendo il viso di John, che tossì
-Cosa te lo fa pensare?- gli chiese Charlie, leggermente brillo
-Forse il fatto che stai bevendo da quando il locale è aperto- lo fece ragionare anche John, spalleggiando il suo migliore amico
-Non che tu stia facendo diversamente fratello- disse Mason, indicando il riccio, anch’egli tutt’altro che sobrio
-Bevo finché sento di riuscire a reggere- si difese, conoscendo il proprio limite
-E io bevo per divertirmi, problemi?- sbottò Charlie chiedendo al cugino un altro cocktail bello forte, venendo accontentato
Roger aspirò l’ultima boccata di fumo per poi spegnere la sigaretta nel posacenere datogli dal proprietario, guardandosi successivamente intorno. Poco più in là un gruppetto di ragazze munite di minigonne, calze a rete e vertiginosi tacchi a spillo lo stava guardando, lanciandogli degli sguardi lontani anni luce dall’innocenza. In un altro momento non ci avrebbe pensato due volte a passarsele tutte, ma quella sera non era dell’umore.
-La tua donzella non si è fatta vedere?- il biondo si rivolse nuovamente a Charlie, collegando che forse il suo rifugiarsi nell’alcool fosse dovuto proprio a quel motivo
-Credo tu abbia toccato il tasto sbagliato amico- lo avvertì John, con le gote leggermente arrossate a causa di una lieve ebbrezza, che però non lo travolse
Roger schiuse le labbra scioccato -sul serio? Ridursi in questo stato per una ragazzina?-
Charlie lo guardò di sottecchi, non facendo trasparire emozioni sul proprio volto.
-Tu fai di peggio e perlopiù lo fai senza alcuna motivazione- gli disse tagliente
-Io perlomeno una scusa del cazzo ce l’ho, nonostante per te sia una stronzata-
Il biondo era pronto a controbattere, ma il suo migliore amico gli portò una mano sul petto, fermandolo.
-Lascia stare Rog, non sta bene-
-Sai che odio quando si parla di ciò che faccio nella mia vita in questo modo- serrò la mascella, stringendo i pugni, facendo sì che le sue nocche sbiancassero
-Lo so benissimo- lo comprese
-Ma so anche che a parlare è un ragazzo ubriaco e che non è in sé per poter ragionare su ciò che dice- provò a giustificare quest’ultimo
-Rimane comunque un coglione-
-Tu sei un coglione- ribatté il castano, avendo udito perfettamente quell’aggettivo rivolto a lui
-Oh certo, sono io che mi ubriaco per una diciassettenne che non vuole darmela- sbottò il biondo, aprendo le braccia
Charlie si alzò di scatto, barcollando leggermente, portandosi davanti al biondo, notevolmente più basso di lui, data l’elevata altezza del castano.
-Ma cosa vuoi saperne tu di certe cose, Roger Taylor?- lo derise con un ghigno stampato sul viso
-Cosa staresti cercando di dire?-
-Vorrei saperlo anche io, infatti- John si portò dritto, così da poter fare da spalla al suo migliore amico, temendo il peggio
-Tu e l’amore, due rette parallele, che non si incontreranno mai-
-Ah invece tu ne sai qualcosa dell’amore?- lo interrogò Roger, ridacchiando istericamente
-In pochi mesi ti sei dichiarato a più ragazze tu, di quante ne abbia portate al letto io in tutta la mia vita e ora ti vanti di essere Cupido solo perché vuoi farti una diciassettenne dal visetto pulito, incontrata per caso in un negozio di musica? Beh se per te questo è l’amore, ritenta fratello-
Il castano digrignò i denti, furioso, sentendosi preso in giro.
-Meglio io che corro dietro ad una ragazza, che tu che sei costretto a correre dietro alla tua mammina ogni giorno della tua frustrante vita- sputò velenoso
Il biondo deglutì a fatica, strabuzzando gli occhi a quelle parole maligne, avendo una voglia infinita di prenderlo a pugni fino a mandarlo in coma, ma dentro di sé lo sapeva che un gesto simile non lo avrebbe portato a nulla, se non a passare dei grossi guai.
-Sei di una bassezza incredibile Charlie- scosse la testa il riccio, afferrando per le spalle il biondo, che con uno scossone volle liberarsi immediatamente dalla presa
-Il mio intento era quello di farti capire che cazzata stai facendo, se vuoi davvero saperlo- nonostante l’accecante rabbia, Roger pronunciò la frase in modo lucido
-Mi commuovo- rispose il castano in modo melodrammatico, sfottendolo con dei ghigni
-Suvvia, fallo divertire amico- disse poi Mason
-Quale sarebbe la parte divertente in tutto questo, se stiamo solo litigando come dei bambini di sei anni litigano per le carte di Dragon Ball?- chiese John -toccando argomenti anche fin troppo personali, aggiungerei-
-Bevi un altro paio di birre e vedrai che sballo- Mason alzò il suo bicchiere, ridacchiando, ormai fuori di sé
Quella frase fece solo scuotere la testa al riccio, trovando troppo stupido il ragazzo moro di fronte a sé, per potergli rivolgere ancora qualsiasi parola.
-Sei tu a deprimermi in realtà Roger- disse Charlie, sparando l’ennesima stronzata, mentre la musica stava propagandosi sempre più forte all’interno del locale, stordendo il biondo, che si era limitato ad ignorare le parole dell’altro, dandogli le spalle
-Allora se la mettiamo così, me ne vado dove sono ben accetto- annunciò recuperando la sua giacca di jeans, pronto ad allontanarsi
-Dove vai?- John si preoccupò
Il biondo si voltò subito, gelando Charlie con i suoi occhi color ghiaccio.
-Ad anestetizzarmi- rispose vago, sapendo che il suo migliore amico, avrebbe in ogni caso afferrato il concetto
John chiuse gli occhi in segno di rassegnazione, sbuffando.
-Non puoi, non devi- cercò di farlo ragionare, invano
-Se vuoi venire sai dove trovarmi-
Detto questo Roger scomparve tra la folla a grandi falcate, non lasciando tracce di sé.
John sapeva bene dove l’amico fosse diretto e sapeva anche cosa stesse andando a fare, ma semplicemente cercò di dimenticarselo, perché quel pensiero lo logorava dentro nonostante gli anni passati. Non riusciva e mai sarebbe riuscito a farci il callo.
A distrarlo dalla “fuga” dell’amico fu una voce femminile che aveva pronunciato felicemente il suo nome.
-John!- Claire lo raggiunse con il suo solito sorriso da orecchio ad orecchio, salutandolo con due baci sulle guance, come se si conoscessero da sempre
-Ehilà Claire, cosa ci fai da queste parti?-
Il riccio la scrutò bene: indossava un maglioncino di lana leggera color rosa perla incastrato in una gonna di pelle non troppo corta e sotto aveva abbinato delle Dr Martens. La trovò impeccabile e con un gran gusto in fatto di abbigliamento, a differenza sua.
-Ma come cosa ci faccio qui?-
-Sono venuta a divertirmi alla festa, siete stati tu e Charlie ad invitarmi questa mattina- gli ricordò, ignorando completamente la sorella al suo fianco
-Precisamente è stato lui a farlo, io farei evitare ad ogni ragazza queste tipologie di feste- sottolineò
-Ma perché? E’ solo una festa, una serata per divertirsi- gli disse lei, nel modo più innocente possibile
-So che le feste sono divertenti e che servono a staccare un po’, ma in questo pub ci sono feste particolari-
Eleonor, che era rimasta in silenzio fino a quel momento, si intimorì.
-Cosa vuoi dire?- chiese di getto al ragazzo, intromettendosi nella conversazione, non nascondendo la sua curiosità
Lui la guardò interrogativo.
-Mia sorella Eleonor, sai chi è- la presentò velocemente Claire
-Molto piacere, John- si presentò lui
Lei annuì con il capo, sorridendogli cordialmente e aspettando una risposta alla domanda che gli aveva posto.
-Cos’hanno che non va queste feste John?- gli rinfrescò la memoria Claire, leggermente in ansia, avendo la responsabilità su sua sorella, ancora minorenne
-Assolutamente niente- Charlie fu più veloce del riccio a rispondere, portandosi di fronte alle due ragazze
-A Deaky piace parlare a sproposito ogni tanto- disse, afferrando poi una mano ad Eleonor
-Che piacere rivederti Ele- le baciò la mano in modo goffo a causa dell’alcool, accorciando il suo nome, come fossero amici intimi
-Ciao Charlie- lo salutò abbastanza stranita nel vedere quanto fosse malmesso
Claire non poteva credere ad i suoi occhi e nemmeno al suo naso, dato il forte odore di alcool e di erba che sentiva provenire proprio da lui.
-Sono così felice di vederti- ribadì afferrandola per le spalle, non stringendola eccessivamente
John gli lanciò un’occhiataccia, pronto ad intervenire nel caso la situazione fosse degenerata.
-Credevo non sareste venute nonostante il mio invito- stavolta il ragazzo guardò Claire, dedicandole un sorriso sghembo, quasi sadico
-Beh comincio a pensare che sarebbe stato meglio- parlò in malo modo la mora, togliendo la sorella dalle sue grinfie con uno strattone, attirandola a sé dalla manica del suo giacchetto
Non erano nemmeno arrivate e già la serata si stava prospettando vomitevole.
-Cosa? No! Perché?- chiese Charlie completamente fuori di sé e confuso
Eleonor, intimorita dallo sguardo languido del ragazzo, si attaccò al braccio della sorella stringendolo forte, sentendosi fin troppo vulnerabile in quel momento. Era un istinto. Un istinto capace di metterle un minimo di coraggio in più per non darsela a gambe.
-Io l’ho portata qui perché credevo tu ci tenessi davvero a conoscerla e che lei ti piacesse veramente- pronunciò seria Claire, non scomponendosi
-E’ così Cassie-
-Mi chiamo Claire!-
-Oh, giusto, scusami- Charlie si portò una mano sul volto, a causa della vergogna, ridendo contemporaneamente
-Tu mi piaci davvero, davvero tanto- confessò di botto, guardando di nuovo Eleonor e tentando di afferrarla per avvicinarla a sé
-Eleonor, ti prego, io non sono sempre così, posso giurartelo- aggiunse, vedendola allontanarsi
La ragazza non parlò, limitandosi soltanto a stringere di più la presa sul braccio della sorella.
-La stai spaventando, non vedi?- intervenne John esasperato, piazzandosi davanti alle due ragazze aprendo le braccia, volendo difenderle
-E’ una ragazzina, non fa parte del mondo di merda di cui fai parte tu e non merita di vederne nemmeno una briciola se è per questo-
Charlie sembrò inalberarsi maggiormente, dato che non aveva più modo di guardare gli intensi occhi smeraldo di Eleonor.
-Taci sfigato- si scagliò subito contro quello che doveva essere un suo amico, scandendo ogni sillaba
-Qui lo sfigato sei tu!- Claire prese le difese di John senza esitazione, avendo già capito da che parte dovesse stare
-Non ti permettere sciacquetta da quattro soldi-
Sia Eleonor che Claire spalancarono la bocca, udendo tale aggettivo.
-Ma io ti prendo a sberle- disse quest’ultima, furiosa, non accettando di venir giudicata da un povero deficiente che nemmeno la conosceva
-Lascia fare a me se vuoi- John aveva le sue stesse intenzioni, nonostante non se la sarebbe mai presa con un poveraccio annebbiato totalmente dall’alcool e dall’erba
-No lasciate fare a me- Erick, il cugino di Charlie, intervenne e lo afferrò per il colletto della camicia che indossava, attirandolo malamente a sé, con uno strattone prepotente e affatto gentile
-Smettila di fare l’idiota- lo sgridò come fosse un moccioso
-Non ho fatto niente- si difese assottigliando gli occhi, rossi fiammeggianti a causa dei vari spinelli che si era fumato fuori dal locale prima di entrare
-Riesci sempre a dimostrarti un completo idiota e credo sia per questo che sia Dafne che Ella ti hanno defilato appena ne hanno avuto l’occasione- quelle parole lo colpirono nel profondo, facendolo sbiancare
-Gentleman di giorno e pagliaccio di notte- concluse, trascinandolo via con sé per un braccio, portandolo quasi a strisciare sul pavimento come un verme
-Eleonor perdonami- la implorò mentre veniva trascinato, ma lei non si mosse minimamente, bensì guardò sua sorella, ancora leggermente scossa, portandosi una mano sulla fronte
John le osservò, mentre avevano preso ad abbracciarsi con premura.
-Mi dispiace un casino- si dispiacque con loro
Claire scosse il capo, coccolando la sorella -non devi dispiacerti, sono cose che succedono, non è la prima volta che vivo una situazione così ad una festa-
-Forse tu no, ma lei..- indicò la più piccola, notandola leggermente pallida
-Sto bene, devo solo metabolizzare-
Eleonor era rimasta davvero molto scossa nel vedere cosa certe sostanze potevano fare ad un essere umano. Non si era mai trovata così a contatto con una realtà simile, che ora le sembrava ancor più spaventosa, se non terrorizzante. Aveva visto a molte feste ragazzi ubriachi marci, anche fatti, ma non distrutti in un modo così esagerato.
-Cosa gli ha fatto quell’effetto?-
-Marijuana e alcuni drink- fece spallucce il riccio
Eleonor sospirò frustrandosi i capelli, distanziandosi di poco dalla sorella.
-Ho bisogno di sciacquarmi un po’ il viso con dell’acqua fresca- le disse, sentendo quello specifico bisogno
-Andiamo in bagno- propose la mora
-Potrei andare da sola?- chiese quasi istintivamente
-Necessito di un attimo di solitudine, Claire-
Claire stette per un attimo in silenzio, poi cercò gli occhi di John, il quale sembrò capire.
-Nel bagno del personale non corre rischi, può andarci tranquillamente da sola, avverto io il proprietario, è un tipo apposto, lo avete visto- disse riferendosi ad Erick
La mora annuì -sicura che non vuoi che io venga con te?-
-Te l’ho detto, ho bisogno di un attimo per stare da sola- la pregò con gli occhi, ottenendo ciò che desiderava
-Okay, ma fai attenzione- si raccomandò la sorella, lasciandola libera di andare
-Dov’è il bagno?-
Il riccio le diede le indicazioni e in men che non si dica Eleonor si avviò.
Per raggiungerlo dovette percorrere un lungo e freddo corridoio con le mura bianche ma grigiastre in alcuni punti a causa dell’umidità persistente, che le parve apparentemente familiare.
Sfiorò una parte del muro con i polpastrelli, rabbrividendo non appena la sua pelle entrò a contatto con quella gelida superficie, procurandole una fitta pelle d’oca. Alla fine di tale corridoio, sulla parte sinistra, poco prima di un altro passaggio che portava in qualche parte sconosciuta, si trovava una porticina, che doveva essere attraversata per giungere al bagno.
Dopo di essa, vi erano altre due porte, le quali avevano sopra di esse i disegni di un uomo e di una donna, stilizzati. La ragazza, senza esitazione, entrò nel reparto femminile e una volta chiusasi la porta alle spalle, ci si appoggiò, respirando profondamente.
Individuato il lavandino a pochi passi da lei, lo raggiunse e iniziò a sciacquarsi il volto con dell’acqua fredda, incurante del poco trucco che quella sera aveva applicato sulla propria pelle.
“Perdonami Eleonor”
Tali parole le rimbombarono in testa come il suono di un gong, facendole ripensare a Charlie in quelle condizioni pietose. Non si era mai trovata a contatto con qualcuno come lui, cioè insistente ed esageratamente infantile da ridursi in quella maniera vomitevole, e quella nuova esperienza l’aveva destabilizzata e neanche poco, a dire il vero.
Il rumore di una porta che si spalancava violentemente la risvegliò dai suoi cupi pensieri, facendola sobbalzare.
-Claire, sei tu?- domandò d’istinto, sicura che oltre lei e John non sarebbe potuto entrare nessun altro, se non il proprietario
Il silenzio fu l’unica voce a risponderle e ciò fece accrescere il suo nervosismo.
Cosa fare? Nascondersi nei gabinetti in piedi sul water per non far scorgere in nessun modo i piedi, a mo’ di film dell’orrore, o farsi coraggio ed uscire, affrontando anche il più spietato serial killer?
Nonostante la tentazione di chiamare la sorella in suo salvataggio fosse molta, decise di essere coraggiosa per l’ennesima volta nella sua vita e di scoprire chi ci fosse dietro quella porta che la separava dall’esterno.
Aprì lentamente la porta in legno, timorosa, la quale cigolò beccandosi varie, ma silenziose, maledizioni da parte della ragazza.
Eleonor si sentì immediatamente sollevata di non vedere nessuno di particolarmente pericoloso all’impatto, se non un ragazzo appoggiato agli ulteriori lavandini presenti nell’ambiente prima dei bagni, che qualche momento prima lei non aveva notato. Pensando stesse male, richiamò la sua attenzione, non riuscendo a trattenere il suo lato da ficcanaso.
-Ehi tu, stai bene?-
Il misterioso ragazzo, come se non l’avesse sentita parlare qualche minuto precedente, sobbalzò, girandosi di scatto verso di lei, rimanendo appoggiato con i gomiti al bordo del lavandino.
I loro sguardi rimasero incollati per qualche attimo buono, decisi a non mollarsi nemmeno per un microsecondo, come fossero magneti intenti soltanto ad attrarsi, senza mai respingersi.
Eleonor lo scrutò attentamente, da cima a fondo. Capelli biondi leggermente lunghi fin poco oltre le spalle, carnagione chiara degna del tipico britannico, delle occhiaie color cenere che andavano a contornare quei suoi due occhi di ghiaccio, abbastanza gonfi e arrossati in quel momento. I lineamenti del volto rimanevano dolci, donando automaticamente al suo viso una delicatezza quasi femminile.
-Benissimo- le rispose risvegliandosi da quel momento di trans assoluto, non staccando ancora i suoi occhi da quelli verdi e luccicanti di lei
-Non hai una bella cera, in realtà- gli fece notare la ragazza, vedendolo anche tremare, avvicinandosi cautamente, con le mani nascoste all’interno delle tasche dei suoi blue jeans
Il biondo esitò per un breve attimo, portandosi poi dritto con le poche forze che gli rimanevano.
-Ti ho detto che sto bene- scattò nuovamente prima che lei potesse solo pensare di sfiorarlo, come se avesse avuto uno spasmo
La castana s’immobilizzò sul posto, facendosi sopraffare da lui, di poco più alto di lei, quando le fu di fronte, a pochi millimetri di distanza.
Roger si morse l’interno guancia, continuando a tremare, mostrandole ancor di più la palese presenza di un malessere in lui.
-Stai male, lascia che io ti aiuti- ad Eleonor quelle parole uscirono in un sussurro, con una dolcezza tale che si sorprese di sé stessa
Perché mai si sarebbe dovuta interessare in quella maniera ad un completo sconosciuto?
Il biondo strizzò forte gli occhi, sentendosi sopraffare da una potente adrenalina, che a momenti avrebbe potuto addirittura farlo collassare lì sul posto, ma non poteva permetterselo, specie di fronte a quella ragazza.
-Devo andare- si ricompose in qualche arduo modo, avviandosi verso il corridoio, con difficoltà
La castana, preoccupata per le pessime condizioni del ragazzo, voleva avvicinarsi per aiutarlo a raggiungere almeno la fine del corridoio.
-Sul serio, voglio darti una mano- provò nuovamente, sfiorando con la mano la sua pelle gelida, facendo sì che lui captasse la sua reale preoccupazione, trovandola piuttosto insolita dato che non si erano mai visti prima di allora
-Ti aiuto solo ad attraversare il corridoio, poi me ne vado-
-Promesso-
-Non preoccuparti è soltanto.. un calo di zuccheri, posso farcela- si inventò lui, non sapendo nemmeno quali fossero i sintomi di un calo di zuccheri
-Almeno inventati qualcosa di più sensato la prossima volta che vorrai evitare che qualcuno ti aiuti- gli disse sincera lei, accennando un sorrisino istintivo, smettendola di insistere e lasciandolo andare, con un pizzico di amaro in bocca
Il biondo si poggiò allo stipite della porta, non degnandola più di uno sguardo, bensì si diede la spinta per rimettersi in piedi per poi ricominciare a camminare verso il locale vero e proprio. Anche sul suo volto, senza che lei potesse vederlo, si era dipinto un minuscolo sorriso, anch’esso spontaneo e senza una motivazione logica.
-Grazie per non aver insistito troppo, occhi verdi- si congedò così, lasciandola lì, sola in quel bagno, interdetta a causa di quel nuovo nomignolo che le era stato affibbiato

























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Capitolo 4
*** Playboy ***


Chapter 4- Playboy
Nel primo pomeriggio John, qualche ora dopo essere uscito dal College, in cui stava approfondendo la sua materia preferita in assoluto, cioè economia, si recò con l’automobile del padre in una villetta poco distante dal centro.
Spense il motore non appena fu davanti ad essa, scrutando attentamente la siepe che ne copriva una buona parte di visuale, per poi decidersi a scendere dal veicolo. Suonò il citofono, udendo subito dopo una voce dolce e tranquilla a rispondergli, chiedendo chi fosse.
-Chi è?-
-Sono John- disse semplicemente, essendo più che conosciuto dalle persone all’interno dell’abitazione
A quel punto il cancello, di modeste dimensioni, fece uno scatto, così che il ragazzo potesse aprirlo senza difficoltà, e varcarlo, attraversando tutto il vialetto che conduceva direttamente alla porta d’ingresso, la quale era bianca lucida, di un’eleganza quasi disarmante, come tutta la villetta in sé per sé.
Il primo ad accoglierlo fu un gattino di colore rossastro, tendente all’arancione, il quale, avendolo riconosciuto, iniziò a fargli le fusa rumorosamente. John non poté impedire a sé stesso di piegarsi sulle ginocchia quel tanto che bastava per raggiungere l’animaletto, che si lasciò subito coccolare dalla grande mano del ragazzo, giocandoci di tanto in tanto con le minuscole zampette munite di piccoli artigli che gli facevano il solletico.
-Ciao piccola Shelly, è sempre un piacere vederti- disse alla gattina, continuando ad accarezzarla premurosamente
-Credo che lo stesso valga anche per lei, mio caro John-
A risvegliarlo fu la stessa voce di prima, che lo fece ritornare subito in piedi, portando i suoi occhi ambrati in quelli grigio-verdi della donna di fronte a sé. Dovette abbassare lo sguardo, dato che ella si trovava su una sedia a rotelle, per poterle parlare faccia a faccia.
-Ciao Jade!- il riccio la salutò con un sorriso a trentadue denti stampato sulle labbra, venendo subito ricambiato
-Ciao caro, entra pure, cosa ci fai fermo lì?- lo intimò lei, in tono sarcastico, ma sempre gentile
-Il mio amore per Shelly mi deve aver distratto-
La frase fece ridere Jade, che lo condusse cordialmente nel grande salone di casa sua, facendo girare energicamente le ruote della sua sedia a rotelle per potersi spostare in completa indipendenza.
-Ti trovo bene Jade- le fece notare lui, sincero, vedendola particolarmente arzilla
La donna, in tutta risposta, gli dedicò una smorfia.
-La stessa cosa non si può dire di quel testone del tuo migliore amico- fece cenno con il capo, indicando la scalinata ricoperta dalla moquette color mogano, perfettamente intonata ai muri dell’abitazione
John si portò una mano sul viso, esasperato.
-Non so più cosa fare con lui- parlò nuovamente Jade, affranta nel parlare del proprio figlio, che si trovava in camera sua, segregato
-Sono venuto qui apposta per parlargli-
-Spero possa servire a qualcosa, perlomeno- confessò, incerto
La bionda lo guardò con immensa ammirazione, come avesse davanti un altro figlio, perché in un certo senso John lo era un po’ per i genitori di Roger.
-Sei troppo paziente con lui John, a volte mi trovo a chiedermi come tu faccia a non perdere mai le staffe con lui. E’ veramente difficile stargli accanto, dato il modo in cui si comporta tante volte, e lo dico da madre perdutamente innamorata del proprio figlio-
Il riccio sorrise spontaneamente, stringendosi nelle spalle con fare timido.
-Gli voglio bene e sono consapevole che anche lui ne vuole a me, questo basta a consolidare sempre più il nostro rapporto di fratellanza, ormai- spiegò in poche parole
-Grazie per esserci nella sua vita- gli fu riconoscente Jade, quasi commossa dalle sue parole piene di affetto
-Per me è un piacere, non lo vedrò mai come un sacrificio Jade, puoi stare tranquilla-
-Lo so, sei un ragazzo veramente buono, beata la donna che ti sposerà!- lo elogiò per l’ennesima volta, divertendolo
-Oh, come una sbadata non ti ho offerto nulla! Desideri un caffè, una tazza di tè, uno spicchio di torta di mele, non so, un frutto..- elencò
John iniziò ad agitare le mani, in segno di rifiuto.
-Ti ringrazio molto, ma ho mangiato con mio padre in un ristorante circa trenta minuti fa, quindi sono più che sazio- batté due volte la mano sul proprio stomaco
La donna annuì con il capo, decidendo di non insistere.
-Sono consapevole che non faresti mai complimenti a casa nostra, quindi se dovesse venirti fame o sete, ti basta chiedere-
-Certo-
-Ora però vado dal principino- indicò con il pollice la scalinata, decidendosi poi a salirla congedandosi dalla donna, giungendo in poco tempo al piano superiore
Senza esitazione si recò dritto nella stanza che gli interessava, bloccandosi di fronte alla porta, bianca come quella d’entrata, di essa. Nonostante la confidenza che aveva con Roger, bussò in ogni caso. Non ricevette alcuna risposta in un primo momento, così ritentò.
-Mamma, ti ho detto che non ho fame! Lasciami stare!- si udì dall’altra parte della porta
John non disse nulla, bensì aprì e si appoggiò allo stipite, guardando l’amico a braccia conserte, steso sul proprio letto e intento a fissare il soffitto senza alcun apparente motivo.
-Peccato, e io che ti avevo preparato una sfiziosa torta alle fragole- il riccio imitò una voce femminile, attirando finalmente su di sé gli occhi azzurri del biondo, che lo guardò stranito
-Sei pessimo con le imitazioni- si portò seduto, rimanendo coperto fino alla pancia dal suo plaid rosso fiammeggiante, a gambe incrociate
-Rimango il più intelligente tra i due- abbassò e alzò le sopracciglia il riccio, dandosi delle arie
-Ti piacerebbe- Roger stette al gioco, ritornando immediatamente serio, stranendo in automatico John a causa di tale comportamento
Non era da lui essere così giù di morale, non così tanto perlomeno.
-Dimmi che succede, sono tutto orecchie- il riccio si gettò a peso morto sul letto a due piazze dell’amico, smuovendolo di poco a causa dell’impatto
Il biondo lo guardò scocciato -non ti si può nascondere niente, eh?- parve rassegnato
-Non mi devi nascondere niente, il che è nettamente diverso-
-Dove sta scritto?-
-Da nessuna parte, ma è una questione di morale, Rog!- il tono di John divenne serio in modo del tutto repentino
-Se hai un problema, io sono qui pronto ad ascoltarti, esattamente come faresti tu in caso contrario-
Roger mantenne vivo quel religioso silenzio, iniziando a giocherellare con un lembo casuale del plaid.
-Terra chiama Roger Taylor!- esclamò John, alterandosi leggermente, non ricevendo nuovamente una tanto attesa risposta
-Cos’è questa novità? Ora non vuoi nemmeno più parlarmi?-
-Deaky, tu per me sei come un fratello, lo sai, ma..- lasciò la frase in sospeso
-Ma?-
-Non sempre sono in vena di raccontare come io realmente mi senta, mettiti nei miei panni-
-Non posso se non so cosa ha scatenato tutto questo, razza di imbecille- John alzò il tono di voce, portandosi dritto, di fronte al letto
-Mi rifiuto di pensare che siano bastate due stronzate dette da Charlie per ridurti in questo stato! Guardati, sembri un depresso cronico, e oltretutto non vuoi nemmeno parlare con me, il che mi manda in bestia, nonostante di natura io sia calmo e tranquillo, come tu ben sai-
Il biondo sbuffò rumorosamente, frustrandosi i capelli con la mano sinistra, rendendoli ancor più ribelli di quanto già non fossero.
-Non c’entra niente Charlie, le sue parole non mi hanno toccato più di tanto- parlò finalmente
-Ci mancherebbe altro-
-Soddisfatto?-
-No, perché nonostante tutto ancora non so quale diavolo sia il problema- entrambi iniziarono ad usare dei toni molto più elevati rispetto a qualche istante prima
-John i miei problemi sono gli stessi, non cambiano da un giorno all’altro-
-Appunto perché sono gli stessi non dovrebbero stravolgerti improvvisamente in questa maniera-
-Sono umano John! Ogni tanto ci sta che io abbia dei momenti di crollo- Roger teneva gli occhi puntati sul letto, non sapendo come reggere lo sguardo del suo migliore amico, che in quel momento aveva tutte le ragioni del mondo per essersi innervosito
-Non dico questo- il riccio prese un lungo respiro, notandolo molto distaccato, deciso a calmarsi per non peggiorare la situazione
-Ti sto solo implorando di dirmi cosa ha peggiorato la situazione, perché non è normale questo tuo atteggiamento. Dannazione, mi sento fottutamente ripetitivo- si grattò la nuca
Il biondo si poggiò totalmente alla testiera del letto, portandosi un cuscino in faccia, sempre più afflitto.
-Ho avuto un crollo, un momento di puro sconforto- confessò, tirando via lo stesso cuscino subito dopo
-Non chiedermi il motivo, perché in sé per sé non lo conosco nemmeno io-
-Dentro di te conosci il vero motivo, ma non lo hai ancora capito-
-E’ sicuramente così- concluse John
Roger poggiò un gomito sulle sue gambe incrociate e sua volta la testa sul palmo della propria mano, riprendendo a fissare un punto indefinito di fronte a sé.
-Ogni tanto a certe ferite piace bruciare di nuovo, anche peggio di prima, se possibile- disse, non tradendo emozioni, né con la voce e né con lo sguardo
-Queste ferite di cui parli non si cicatrizzeranno mai se tu continui a comportarti da idiota- lo riportò alla cruda realtà il riccio
-Annegare nell’alcool e ammazzarti di droghe non guarirà quelle ferite, mai Rog, te lo posso garantire-
-Forse farlo può anestetizzarti per un paio d’ore se ti dice bene, ma se poi il giorno seguente ti senti peggio di prima, che senso ha continuare?-
Non era certamente la prima volta che John si trovava a fargli quella paternale.
-Quel paio d’ore, per quanto inutili possano essere per te, mi servono, John Richard- lo chiamò con il suo nome completo, innervosendolo soltanto
-E’ un discorso privo di senso-
-Non puoi capire se non ci sei dentro- disse freddo il biondo, ripensando subito alla botta di adrenalina che lo aveva invaso la sera prima, mandandolo quasi al tappeto all’interno di quel gelido bagno
-Forse è vero, non posso capire, ma posso aiutarti-
-Sei in grado di donarmi una nuova vita? Magari più semplice e meno tormentata?- gesticolò
-Non lo farei neanche se potessi, perché la tua vita è questa e devi apprezzarla per come è- ammise sincero John, beccandosi un’occhiataccia
-Si, bello venire al mondo e portare solo guai- disse amareggiato Roger
Il riccio lo guardò con la coda dell’occhio, scuotendo il capo, non volendo accettare certe parole che stavano uscendo dalla bocca di quello che per lui era un fratello.
-I tuoi genitori ti amano Rog!- sbottò, perdendo la pazienza, con un’amara voglia di piangere come un moccioso
-Non importa quali siano state le circostanze, loro ti amano, ti hanno sempre amato e ti ameranno per il resto della tua vita e tu questo lo sai anche meglio di me-
-Io ho rovinato loro la vita!- il biondo si alzò di scatto, mostrandosi a petto nudo e con solo il pantalone del pigiama addosso
Il suo petto si alzava ed abbassava ad intervalli irregolari, il tutto era causato dal nervosismo e dalla rabbia, mischiati alla tristezza nel vedere il suo migliore amico in quello stato.
-Tu non sai cosa stai dicendo fratello, davvero-
-Sarebbe tutto migliore se io non ci fossi, loro starebbero meglio senza di me, e tu..-
-Oh no, questo non te lo permetto, non azzardarti ad aggiungere altro Taylor, o giuro che ti sferro un pugno in pieno volto- gli puntò un dito contro il riccio, intuendo le sue intenzioni, minaccioso
Roger rimase immobile, coprendosi successivamente il volto con entrambe le mani, per l’ennesima volta.
-Sei mio fratello- disse John in un sussurro, dandogli le spalle, chinando il proprio capo verso il basso
-Sei l’unica persona che so che ci sarà sempre per me e sentirti dire certe cose ogni volta, mi fa male, così come fa male a tua madre e a tuo padre-
-Non voglio sentirmi più l’errore di turno-
I loro sguardi s’incontrarono dopo vari attimi. Entrambi avevano delle espressioni serissime dipinte sul volto, non volendo tradire emozioni superflue in quella circostanza.
-Non lo sei, idiota- lo insultò per l’ennesima volta John, a causa dell’ira
-E comunque rimango io il più intelligente tra i due- aggiunse, però, immediatamente, strappando un fioco sorriso al biondo, che annuì con il capo
-Non spargere la voce però- si arrese, alzando le mani in aria
-Non mi piace litigare con te-
-Non abbiamo propriamente litigato Deaky-
-Beh allora abbiamo discusso, o parlato animatamente- gesticolò animatamente il riccio -in ogni caso non mi piace farlo-
-Nemmeno a me, però ti ringrazio per le belle parole-
-Non dovrebbero sorprenderti, siamo fratelli-
-Già- confermò il tutto Roger, provando a cancellare dal suo cervello tutti quei pensieri che lo avevano ridotto in quella maniera, benché fosse arduo, anche fin troppo
-Però ora via quel muso lungo, fammi spazio-
John raggiunse gattonando l’amico, il quale era tornato a sedersi, poggiando la propria schiena contro la testiera del letto, tenendo le gambe distese lungo il materasso.
-Cosa si fa stasera?-
Roger improvvisò una faccia disgustata, alzando le spalle -Non lo so, dopo ieri sera non avevo nemmeno intenzione di uscire, a dirla tutta-
-Wow, deve essere stata proprio brutta la tua situazione, se ti ha fatto passare addirittura la voglia di uscire-
-Peggio di quel che pensi fratello- precisò il biondo
Un suono proveniente da uno dei loro cellulari li distrasse dalla conversazione. Tutti e due afferrarono l’oggetto in questione, scoprendo che il rumorino era stato emesso da quello di John, il quale si stava già preparando a leggere il messaggio ricevuto.
-Chi è?- gli chiese il biondo, curiosamente
Il riccio avvampò e strabuzzò gli occhi subito dopo, riconoscendo nell’immagine di profilo una Claire più che sorridente, ancor prima di leggere il nome del contatto.
Roger, che si era scorto per vedere chi fosse, lo interrogò subito -Chi sarebbe ora questa Claire?-
Lo spintonò un po’, giocosamente, volendo saperne di più.
-Nessuno- si sbrigò a dire John, balbettando
-Beh, a vedere la sua foto da qui sembra davvero una figa stratosferica- parlò nuovamente il biondo, continuando a far capolino sul cellulare dell’amico
-E’ una mia amica-
-Presentamela!- esclamò Roger ritrovando il buon umore, beccandosi un’occhiata di fuoco da parte di John
-Prima di tutto è fidanzata- gli infranse immediatamente i sogni -e poi ha un caratterino niente male, saprebbe fin troppo bene come tenerti a bada, fidati-
-Siete proprio in confidenza noto. Se è fidanzata perché allora ti ha invitato a cena?- chiese maliziosamente, ammiccando
-E’ una cena tra amici, genio- il riccio portò il palmo sul volto dell’amico, spingendolo senza troppa forza indietro per non farlo più impicciare dei suoi affari
-E poi non saremo soli-
Stavolta il biondo aggrottò le sopracciglia, mostrando la propria confusione.
-E’ la sorella maggiore di Eleonor-
-La fiamma di Charlie intendi?- collegò il nome, non capendoci più un tubo
-Sì è una lunga storia. Per qualche strano gioco del destino io e la sorella della ragazza che piace a Charlie siamo diventati amici e dato che la serata di ieri si è conclusa male, vuole recuperare facendo una cena, stasera-
-Ah perché alla fine quella Eleonor è venuta al locale?- domandò, dato che lui se ne era andato poco prima del suo arrivo
-Sì ma Charlie ha dato il peggio di sé, spaventandola-
-Sapevo che sarebbe andata a finire così- il biondo ridacchiò, alzandosi poi dalla sua postazione per prendere una sigaretta dal pacchetto adagiato sul comodino, che iniziò a fumare vicino alla finestra
D’un tratto, però, nella sua mente balenarono alcune immagini della sera precedente, costringendolo a socchiudere di poco gli occhi. Dapprima si ricordò della discussione avuta con Charlie, poi della sua immagine riflessa nello specchio del bagno subito dopo aver fatto uso di sostanze stupefacenti  e infine di quei due enormi occhi verdi che lo avevano scrutato attentamente, tra l’apprensione e l’ansia.
-Io ieri sera mi sono imbattuto in una ragazza invece- esordì, guadagnandosi l’attenzione di John, il quale stava rispondendo fittamente ai messaggi di Claire
-Ah si?-
Roger confermò con il capo, buttando del fumo fuori dalle labbra.
-Carina?- il riccio finse uno sguardo malizioso, divertendo automaticamente l’amico
-Me la ricordo vagamente a dire il vero, ero troppo fuori di me-
-Beh, un’idea te la sarai pur fatta-
-Mi ricordo solo i suoi occhi.. verdi, con delle striature dorate, grandi e brillanti- li descrisse attentamente, non tralasciando nemmeno il minimo dettaglio, aspirando nuovamente dal filtro della sigaretta
-Ti ci devi essere soffermato parecchio fratello se sei in grado di dare una descrizione così accurata- gli fece notare John
-Avevano un loro perché- si limitò a dire
-Come siamo profondi oggi, Taylor- lo beffeggiò un po’ il riccio
Roger roteò semplicemente gli occhi, concentrato sui suoi pensieri e sulla sua sigaretta, ormai giunta quasi alla fine.
-Per quanto riguarda il resto?-
-Te l’ho detto ho un vago ricordo- gesticolò gettando fuori dalla finestra l’ultimo frammento rimasto dell’oggetto, del tutto consumato
-Però mi ricordo di aver pensato che una bottarella gliel’avrei data volentieri-
John strinse gli occhi, scuotendo poi il capo, scoppiando in una fragorosa risata, contagiando il suo migliore amico, non sospettando minimamente che la ragazza di cui lui stava parlando, fosse proprio Eleonor.
-Sei sempre il solito-
 
 
Dopo un’estenuante mattinata lavorativa, seguita da ulteriori ore nel pomeriggio, Eleonor poté festeggiare, in quanto il suo turno si era concluso, lasciandola finalmente libera di buttarsi a peso morto sul divano, seguita dallo sguardo divertito di Claire, impegnata a mangiare una fetta di torta al pistacchio che sua nonna Betty aveva preparato loro. Di tanto in tanto controllava il proprio cellulare, attraverso il quale si stava scambiando dei messaggi con John.
-Sono a pezzi- si lamentò Eleonor, passandosi varie volte la mano sugli occhi, sentendoli pesanti così come la sua testa
-Giornata impegnativa?- le chiese Claire
La castana alzò il braccio sinistro in alto, mostrando il pollice, rispondendo così alla domanda della sorella.
-Oltretutto abbiamo fatto tardi ieri sera, devi essere stremata- le ricordò la mora, non invidiandola affatto
-Esatto, infatti oltre ad essere debole fisicamente, sto morendo di sonno. Stanotte non ho fatto altro che pensare allo spettacolino ridicolo di Charlie, un vero incubo-
-Non immaginavo veramente che fosse un tipo del genere, altrimenti sarei stata la prima a tenerti lontana da lui-
-La verità è che ormai da una vita attiro soltanto casi umani Claire, sono destinata- disse frustrata Eleonor, controllando l’ora sul display del suo cellulare, non prestandogli poi nessun’altra attenzione
-In compenso abbiamo guadagnato un amico, guarda il lato positivo- disse Claire con la bocca piena, ridendo leggermente nel leggere i messaggi che John le stava inviando
-Sì, John sembra proprio un tipo apposto-
La mora continuava a piegarsi dalle risate e ciò fece capire ad Eleonor che stesse parlando proprio con il ragazzo in questione.
-Non pensi che Michael si innervosirebbe a saperti così felice di avere un nuovo amico.. maschio?- chiese spontanea
Claire, tra una risata e l’altra, le rispose.
-Problemi suoi, io ho la coscienza apposto, è lui quello che dovrebbe sentirsi responsabile di come stanno andando le cose tra noi- disse non perdendo il buonumore
-Posso sapere cosa ti sta scrivendo di così esilarante?-
-Può sembrare strano, ma mi sta solo raccontando un aneddoto in cui un suo amico ha indossato un perizoma- soffocò l’ennesima risata
-Divertentee- si finse entusiasta la castana, raggiungendola e sedendosi di fronte a lei
-So che detto così può sembrare estremamente noioso, ma fidati, se leggessi ciò che mi sta scrivendo moriresti anche tu-
-Si può sapere quando diavolo vi siete scambiati i numeri?-
-Ieri sera, nel momento in cui sei andata in bagno. Ci siamo smezzati una birra e abbiamo deciso di rimanere in contatto, ci troviamo bene a parlare insieme, è molto carino quando si rivolge a me. Credo sia il primo ragazzo a parlarmi senza doppi fini-
Eleonor inclinò di poco il viso, addolcendosi un po’ ascoltando le parole della sorella, ripensando improvvisamente a ciò che era successo in quel benedetto bagno e di cui Claire non era a conoscenza.
“Grazie per non aver insistito troppo, occhi verdi.”
Occhi verdi. Un nomignolo davvero originale da affibbiare ad una ragazza mai vista prima, con dei banalissimi occhi verdi, appunto.
-A proposito del momento in cui sono andata in bagno..- iniziò coraggiosamente, cercando di farsi dare spago dalla mora
Non ottenne subito ciò che voleva, così, come unica soluzione, decise di sferrare un calcio sullo stinco di Claire, che ansimò all’istante di dolore, non aspettandosi un gesto tale.
-Sei impazzita?- sbottò dolorante, mordendosi il labbro inferiore
-Così impari a non starmi a sentire!- ribatté la castana, con un sorriso fintissimo stampato in faccia
-Stavi dicendo? A proposito del bagno?- la intimò di continuare, prendendo a massaggiarsi il punto dolorante con le dita, avendo voglia di prenderla a sua volta a calci sugli stinchi
-Beh, quando mi sono recata lì è successa una cosa.. beh, bizzarra-
-Del tipo?- pretese spiegazioni Claire, bloccando definitivamente il cellulare
-Ah no, non dirmelo! Come minimo dal gabinetto è uscito un topo- parlò di nuovo, nauseata da quel pensiero
-No!- negò la sorella, schifata allo stesso modo
-Mi sorprende, in quel ghetto mi aspetterei di trovare questo ed altro- rabbrividì al solo pensiero
-Potresti farmi finire di parlare, Claire?- la pazienza di Eleonor si stava esaurendo ogni secondo di più
-Okay, okay- alzò le mani, mentre la castana si schiarì la voce
-Sono entrata in quel bagno e.. prima mi sono sciacquata il viso nell’apposito reparto femminile, dopodiché ho sentito un tonfo e, cagandomi addosso, lo ammetto, sono uscita a controllare chi ci fosse e lì ho conosciuto un ragazzo, cioè non conosciuto, ho scambiato due chiacchiere con lui..-
Gli occhi di Claire si illuminarono d’immenso, come fosse una bambina intenta ad ascoltare una fiaba.
-E quindi? Vi siete presentati? Lui è carino? Ti piace, gli piaci?- saltellò varie volte sulla sedia
-Niente di ciò che speri Claire, ci ho semplicemente scambiato due parole, non stava molto bene, credo fosse in uno stato simile a quello di Charlie, a dirla tutta-
-E dimmi, lui com’è?- la mora ignorò totalmente l’ultima frase pronunciata dalla sorella, volendo soltanto saperne di più
-Oh ehm, biondo- boccheggiò Eleonor
-Entusiasmante, caratteristica davvero rara per un ragazzo-
-Cosa vuoi sapere?-
-Qualche ulteriore dettaglio, sai com’è, esistono milioni di ragazzi biondi a questo mondo-
-I capelli gli arrivavano fino alle spalle che io ricordi e la sua pelle era pallida. Non era molto alto, anche se ci vuole poco ad esserlo più di me- elencò ulteriori caratteristiche riguardanti il biondo in questione
-E gli occhi?-
Una strana fitta pervase lo stomaco di Eleonor quando si ricordò degli occhi del ragazzo, nei quali la sera prima si era persa per dei buoni attimi, paragonabili ad interminabili ore.
-Azzurri chiari, leggermente tendenti al grigio- fu precisa, mordendosi l’interno guancia
-E’ finito ora l’interrogatorio riguardante il suo aspetto fisico?-
-Non mi hai ancora detto come si chiama in realtà- le fece gli occhi dolci Claire, battendo numerose volte le ciglia
-Questo non lo so- rispose secca, non potendola accontentare stavolta
-Non vi siete presentati?-
-Claire, stava male ed è già tanto se ci ho scambiato quelle due parole!- esclamò -te l’ho voluto raccontare solo perché siamo solite a dirci tutto, ma non ha significato niente per me quell’incontro, sappilo-
-Peccato, dalla descrizione sembra proprio un figo da paura-
-Chissà che viaggi si starà facendo la tua mente in questo momento-
La castana non volle pensarci, così aprì il frigo e si versò della spremuta d’arancia fresca in un bicchiere di vetro, dissetandosi.
-Io e John ci stiamo accordando per andare a mangiarci una pizza, sei dei nostri vero?- le chiese Claire tralasciando il precedente discorso, la quale stava sciacquando il piatto che aveva utilizzato per mangiare la torta, così da lasciare tutto in ordine
-Saremo solo noi tre?-
La mora la rassicurò, facendole “si” con il capo.
-Non è che hai organizzato qualche altra stronzata con Charlie?-
-Ma sei impazzita? L’ultima cosa che voglio è che tu esca con quel deficiente, specie dopo il bel complimento che mi ha fatto-
Eleonor si sentì totalmente rassicurata a quel punto, nonostante un dubbio continuasse a sorgerle.
-Tu sei davvero sicura che Michael non si innervosirà per questo, mh?- domandò alla sorella, tirando in ballo nuovamente il suo fidanzato
-Ha la partita di football con i suoi amici, quindi non ha tempo per me- le rispose Claire, amareggiata, incrociando le braccia al petto, fingendo del menefreghismo
-E poi anche se così non fosse, non posso di certo sacrificare una serata con un amico e con mia sorella solo perché Michael ogni tanto si ricorda di avere una ragazza-
-Vorrei soltanto che evitassi di usare John come ripiego- ammise sincera Eleonor, preoccupata che potesse essere così
-Non lo farei mai, anche perché non servirebbe a nulla, io amo davvero troppo Mike-
La castana accennò un sorrisino.
-John mi ha fatto una buona impressione fin dal primo momento e mi farebbe soltanto molto piacere conoscerlo e diventare sua amica, tutto qui. Sapete tutti che sono socievole e che mi piace stringere sempre nuove amicizie- sospirò, pensando al proprio carattere, talvolta fin troppo espansivo
Eleonor, vedendola giù un’altra volta per colpa di Michael, le si piazzò davanti, afferrandole le mani con estrema dolcezza.
-Ehi, non abbatterti adesso- le accarezzò una ciocca di capelli, portandogliela dietro l’orecchio premurosamente
-Stasera ci divertiremo e stavolta sul serio, te lo prometto!-
Claire le sorrise riconoscente, sapendo che, per qualsiasi cosa, avrebbe sempre potuto contare sull’aiuto della più piccola, senza indugio.
 
 
Intorno alle otto e mezza, Eleonor e Claire si trovarono imbottigliate nel traffico di una Londra fin troppo caotica quella sera. Scocciate dalla situazione e non avendo a loro disposizione uno stereo con il Blutooth, dato che avevano preso l’automobile della madre, nettamente meno tecnologica di quella del padre, avevano deciso di ascoltare la radio, la quale non passava altro che canzoni degli anni 30, noiose e fin troppo patriottiche, oppure notizie dell’ultima ora, ancor meno interessanti delle canzoni.
Ogni tanto le auto di fronte avanzavano di qualche centimetro, ma mai abbastanza da poter dichiarare concluso quell’imbottigliamento.
-Io ti giuro che tra un minuto do di matto- scattò Claire seduta di fronte al volante, più che scocciata dalla situazione
-Eppure è giovedì, non capisco il perché di tutto questo movimento- ragionò ad alta voce Eleonor, fissando le luci della città circostante
-Perché la gente non ha una casa in cui cenare e decide di uscire per farmi perdere le staffe-
-Potrebbero pensare la stessa cosa di noi, allora- la fece riflettere la castana, mostrando una fossetta
-L’appuntamento era alle otto e venti, siamo in ritardo di quindici fottuti minuti- la mora portò nuovamente le mani al volante, immettendosi in un’altra corsia, in cerca di una via di fuga
-John capirà, non è colpa nostra- si strinse nelle spalle Eleonor, decidendo poi di creare una storia di Instagram
Inquadrò con il suo IPhone i palazzi fuori dal finestrino, scattando poi loro una foto, alla quale non aggiunse alcun effetto, limitandosi a disegnare un cuoricino con la penna di colore rosa, riponendo in mezzo ad esso la scritta “Londra”, pubblicando poi la sua opera, soddisfatta come non mai.
-Fammi capire, io sclero con l’auto e tu giochi a fare la fashion blogger?- le chiese Claire, ingranando la seconda
-Ogni tanto è un privilegio essere minorenne e non dover guidare- fece una linguaccia alla sorella, che ricambiò il gesto alzando il suo dito medio
Passò un’altra decina di minuti prima che il traffico si disfacesse, così che le due sorelle potessero finalmente giungere alla pizzeria in cui John le stava aspettando. Una volta parcheggiata l’auto, le due raggiunsero velocemente l’entrata del locale, dove ad attenderle videro il riccio, intento a ridere guardandole correre.
-Ben arrivate!- salutò entrambe, notandole stremate
Nessuna di loro proferì parola, dato il fiatone della corsa fatta, così si limitarono ad alzare le mani in segno di saluto.
-Come mai ci avete messo tutto questo tempo?- gli domandò tranquillamente, quando si furono ricomposte
-Traffico maledetto- batté un piede Claire, indignata, avvicinandosi poi a lui, salutandolo decentemente con due baci sulle guance
Eleonor, dal canto suo, rimase ferma, non trovando fosse ancora il momento di salutarlo in quel modo. Perlomeno lei la pensava così, essendo molto diversa dalla propria sorella.
-Vogliamo entrare?- propose loro il ragazzo, aprendo poi la porta e facendole passare da perfetto gentleman
Le sorelle annuirono, affamate come non mai, entrando nella pizzeria e andando subito alla ricerca del loro tavolo, che era stato prenotato da John stesso.
-Per caso cercate il vostro tavolo?- un cameriere sulla quarantina si avvicinò a loro, vedendoli leggermente spaesati
-Sì, ho prenotato un tavolo per tre- parlò John, un po’ in agitazione
-Nome?- l’uomo estrasse un taccuino dalla tasca della sua uniforme, con su scritti i vari nomi
Il riccio prese un bel respiro, chiudendo poi gli occhi, pronto a sprofondare dalla vergogna -Playboy-
Claire e Eleonor si guardarono negli occhi, spalancandoli contemporaneamente, non capendo il senso di quel nome ridicolo. Invece il cameriere decise di far finta di nulla, notando l’imbarazzo sul volto del ragazzo, che era arrossito all’istante, indicandogli cordialmente la direzione del tavolo e congedandosi da tutti loro con un “buona serata”.
I tre raggiunsero la propria postazione in religioso silenzio.
-Pretendo spiegazioni sappilo- Claire non riuscì più a trattenersi, scoppiando letteralmente a ridere in faccia a John, che si stava grattando la nuca, paonazzo
Eleonor la seguì a ruota, mentre sistemava il cappotto dietro la sua sedia.
-Non sono stato io a prenotare- ammise il ragazzo, che pian piano sembrava star riprendendosi
-E allora chi è stato?- gli domandò la castana
-Quel coglione del mio migliore amico, Roger, che in teoria avrebbe dovuto farmi un favore- scosse il capo, ripensando al momento in cui il biondo in questione aveva prenotato al suo posto
-Il tizio di Cenerentola?-
-Esattamente-
-Un vero e proprio comico questo Roger- disse acida Eleonor, nonostante il fatto di quella sera l’avesse realmente divertita
-Un genio- lo elogiò invece Claire, reggendosi la pancia
-E’ un vero idiota, però in fin dei conti sa sempre come farmi divertire- lo difese John, anche se a dirla tutta lo avrebbe voluto ammazzare quel pomeriggio
-Questo del tavolo è stato un vero e proprio colpo basso- disse poi il riccio
-Dovrai provvedere a vendicarti- strizzò l’occhio Eleonor malignamente
-Oh eccome se lo farò-
-Potrei darti qualche suggerimento-
-Sono tutto orecchie-
Claire passò il suo sguardo varie volte dal menù ai due, non riuscendo a trattenere un tenero sorriso, notando la sorella già molto a suo agio con il ragazzo, il che non succedeva molto spesso.
-Strappargli le unghie a vivo per esempio- improvvisò un sorrisetto sadico la castana
-Giusto! E successivamente potrei affettargli le gambe con una motosega- John stette al gioco, facendola ridere per l’ennesima volta
-Geniale direi!-
-Voi mi spaventate, sul serio, finitela con questi discorsi- commentò Claire inarcando un sopracciglio, abbastanza nauseata
-Non metterti mai contro di noi- l’avvertì di rimando Eleonor
-Potresti fare una bruttissima fine, dolcezza- John imitò la voce di alcuni personaggi di film paurosi, beccandosi un leggero pugno dalla mora sulla spalla
-Queste cose mi mettono ansia- mise il broncio Claire
-Non sei tu quella che verrà affettata da viva con una motosega- ridacchiò la castana, leggendo poi attentamente il menù
-Piantala El!-
-Davvero ti mettono ansia questo genere di cose?- le domandò John
-Fin troppo, sono capace a non dormire per giorni se solo mi capita di vedere una scena horror-
-Sai che è tutto finto, vero?-
-Certo, ma rimango comunque una persona facilmente impressionabile-
-Oh allora non potresti mai passare del tempo con me e Roger insieme- sorrise divertito lui
-Che intendi?- lo interrogò la mora
-Beh diciamo che siamo due veri dementi quando vogliamo- si limitò a dire il riccio
-Spiegati meglio- Eleonor poggiò il mento su una mano, curiosa e realmente interessata
-Ad esempio ci sono giorni in cui ci prende voglia di farci scherzi per delle intere giornate e finiamo inevitabilmente per farci venire degli infarti a ruota. Una volta ho quasi rischiato di perdere un occhio-
-Voi siete dei pazzi- lo indicò la mora con una forchetta
-Deve essere fighissimo avere un’amicizia così- esclamò in preda all’incanto la castana, invidiandolo un po’
-Trovati un amico che sia come lui e non ti annoierai mai, te lo garantisco-
-Sembra interessante questo Roger dal modo in cui ci parli di lui- disse Claire, anch’ella ormai interessatissima alla conversazione
-Lo è- confermò John
-E quando ce lo presenterai?-
-Claire!- la riprese subito Eleonor, come a volerle ricordare dell’esistenza di Michael
-Che c’è? Non voglio fidanzarmi, voglio avere nuovi amici, come ti ho già detto- si difese la mora, imbruttendo alla sorella
La castana scosse il capo, riportando poi i suoi occhi smeraldo a quelli ambrati del ragazzo.
-E’ un tipo particolare, dovrei trovare il momento più adatto per farvelo conoscere- gesticolò lui
-In più è un dongiovanni di prima categoria-
-Scontato- fece una risatina Eleonor non sorprendendosi, contagiando John
-Ti aspettavi di trovar marito, sorellina?- la provocò Claire
-Meriti il Nobel per la simpatia, sai Claire?-
-Scusa, dimenticavo che per te esiste solo il biondino del bagno- la sfotté ancora
Eleonor, udendo tali parole, quasi si strozzò con l’acqua che da qualche secondo aveva iniziato a sorseggiare. Lanciò un’occhiata di fuoco alla sorella, intimandola di far silenzio di fronte al loro amico.
-Biondino del bagno?- ora quello ad essere curioso era John
-Storia lunga, lascia stare- provò ad evitare in ogni modo il discorso la castana
-Mi piacciono le storie a dire il vero-
-John Deacon, vuoi starmi subito sulle palle?-
-Sei già pazza di me, lo so- le sorrise angelicamente, addolcendola leggermente, convincendola che fosse davvero impossibile provare antipatia per quel ragazzo
-Vorrei evitare a priori questo discorso- rimase ferma e decisa, nonostante tutto
-Ha semplicemente conosciuto un biondino in un bagno e cerca ancora di convincere sé stessa di non averlo trovato figo- parlò Claire per la sorella
Quest’ultima alzò gli occhi al cielo.
-Vaffanculo-
-Davvero interessante- commentò John
-Però ora ho fame quindi decidete cosa ordinare o vi faccio a pezzi e mangio voi due-
-Oltre che profondamente irritante ed insistente, sei anche cannibale?- si finse scioccata Eleonor, descrivendolo in modo ironico
-Finirò per farti innamorare- alzò ed abbassò varie volte le sopracciglia con un ghigno dipinto sulla labbra e ciò fece ridere di cuore le due ragazze
 
 
-Perché non siamo mai venute a mangiare in questa pizzeria?- furono queste le prime parole pronunciate da Claire dopo aver messo piede fuori dal locale in questione
-Gradito?- le domandò John, notandola euforica e piacevolmente sazia
-No, gradito no, ho adorato!-
-Modestamente me ne intendo in fatto di cibo- si pavoneggiò il riccio
-Pensavo fossi un genio dell’economia, non della gastronomia- si intromise Eleonor, ripensando a tutto quello che si erano raccontati durante la cena
-Sono un uomo dalle mille risorse a dire il vero, tesoro-
-Un uomo da sposare!- esclamò Claire, attaccandosi amichevolmente ad un braccio del ragazzo
-Non sei la prima persona che me lo dice, a dire il vero-
-A mio parere ti hanno fatto montare tutti un po’ troppo la testa caro signor Playboy- lo sfotté la castana, facendolo avvampare nuovamente per l’imbarazzo provato qualche ora prima
-Io strozzo Roger domani, ve lo giuro!- strinse un pugno facendosi quella auto-promessa
-A proposito- Claire fece un saltello attirando l’attenzione di entrambi su di sé
-Che ne dici di andare a prenderci un caffè, o una cioccolata calda? Puoi chiamare anche Roger, così ce lo presenti- propose mantenendo il suo solito buonumore
-Perché no- Eleonor la trovò una buona idea, non avendo niente da perdere dopo la brutta, se non orribile, esperienza vissuta con Charlie
-Non credo sia una buona idea- si grattò la nuca John, deludendo le aspettative della mora
-Come mai? Si tratta di un caffè tra amici, cosa c’è di male?-
-Non c’è niente di male, anzi da parte vostra è davvero gentile, ma non sta vivendo un bel periodo e non penso abbia molta voglia di uscire- spiegò rapidamente
-Magari invece uscire un po’ potrebbe fargli bene- provò di nuovo Claire
-Non lo so, tende a volersi isolare in certi momenti- si strinse nelle spalle il riccio, non nascondendo la sua malinconia
-Provaci- esordì in modo gentile Eleonor
-Mal che vada ti dirà semplicemente di no-
La mora sorrise smagliante alla sorella, venendo ricambiata subito, per poi guardare John con insistenza.
-Non so..- il riccio non era ancora del tutto convinto, dato che conosceva fin troppo bene il suo migliore amico
-Tu digli che ci sono due ragazze, magari è un input in più- scherzò la mora facendolo ridere leggermente, la quale però perse subito il proprio buonumore udendo delle mani battere rumorosamente, riconoscendo colui che stava compiendo tale azione a pochi passi da lei
Michael.
-Beh, mi sembrano davvero delle belle parole pronunciate da una ragazza fidanzata da ben tre anni- il moro parlò in modo serio e tagliente
Eleonor, che lo aveva alle spalle, si voltò per poterlo guardare in faccia, affiancando subito la sorella, che era rimasta gelata sul posto. Notò la sua mascella particolarmente contratta in quel frangente di tempo.
-Buonasera anche a te Michael- pronunciò sarcastica, nel tentativo di smorzare un po’ la tensione creatasi su quel marciapiede
-Starei aspettando spiegazioni- allargò le braccia lui, non calcolando minimamente la cognata
-Non c’è nulla da spiegare Mike, era solo una battuta- Claire balbettò, sorprendendo John a causa di quella sua improvvisa insicurezza
-Di pessimo gusto aggiungerei-
-Sempre meglio di quelle che solitamente spari tu sulle cheerleader della tua squadra, addirittura davanti ai nostri genitori- lo provocò Eleonor, difendendo Claire
-Sono cose tra noi Ele, non intrometterti- la mora la riprese gentilmente
-Michael, stavo scherzando perché un suo amico sta attraversando un periodaccio e allora..- la ragazza indicò il riccio di fianco a sé, venendo subito interrotta in malo modo
-E chi sarebbe questo qui?- chiese acido squadrando da cima a fondo John, irritando maggiormente Eleonor, se possibile
-John Deacon- il riccio porse la mano all’altro con la sua solita gentilezza, non ricevendo alcuna stretta, se non uno sguardo assassino, ritraendola immediatamente
-E’ un..- iniziò Claire
-E’ un mio caro amico- terminò Eleonor, nel tentativo di togliere la sorella da quel macello inutile che il suo fidanzato stava creando
-E cosa c’entra Claire con voi?-
-E’ mia sorella ed è normale che sia amica dei miei amici- spiegò la castana, incrociando le braccia sotto il seno, stanca di quelle scenate bambinesche
-Non mi hai neanche consultato prima di uscire-
-Stai scherzando?- sbottò Claire sentendo gli occhi pizzicarle a causa del nervoso
-Tu avevi un fottuto impegno con i tuoi amici, come di consueto in questo periodo oltretutto, ed io dovrei farmi scrupoli ad uscire con mia sorella ed un suo amico per una sera?-
-Io esco con i miei amici della squadra di football, siamo tutti maschi-
-Che scusa idiota! E Catherine ti sembra un maschio? Vedo le sue storie di Instagram mentre vi abbraccia tutti, non sono né cieca né stupida mio caro- lo bruciò con quelle poche semplici parole, battendo un piede a terra
-Sai benissimo che Catherine esce con Luke!- si difese il moro in qualche modo, boccheggiando
-E tu sai benissimo che puoi fidarti di me, ciecamente. Non è di certo un’uscita con un mio amico a farmi dimenticare i sentimenti che provo per te!-
John si stava sentendo davvero male dentro di sé, perché a causa della sua presenza Claire stava discutendo con il suo fidanzato e questa era l’ultima cosa che avrebbe voluto accadesse.
-Ora non cominciare a fare la sentimentale, non hai scusanti-
-Ah, essere innamorata è una scusa per te?- delle lacrime mute scesero lungo le guance della mora, lasciando Eleonor interdetta e con la voglia di prendere a schiaffi il ragazzo di fronte a sé
Michael non si scompose minimamente, facendo provare dello schifo anche allo stesso John, che pensò che se fosse stato lui il fidanzato di Claire, non avrebbe esitato un secondo ad abbracciarla forte per farla star meglio e, soprattutto, per farla sentire amata.
-Forse è meglio che io vada- disse il riccio in un flebile sussurro, muovendo alcuni passi indietro
-No!- lo fermò Eleonor, mortificata nel vederlo in tremenda soggezione
-Tu non hai colpe e non sei in dovere di andartene-
-El, è meglio così..-
-No, Deaky- a parlare stavolta fu Claire, tra vari singhiozzi, leggermente tremante a causa del pianto
-Fammi un favore- riuscì a pronunciare appena, sentendosi travolta dalla tristezza più totale, non reggendo ulteriormente lo sguardo del ragazzo di fronte a sé, il quale pareva sempre più apatico
-Dimmi- la incoraggiò il riccio, incurante del fatto che Michael lo stesse fissando male, anche peggio di prima
-Accompagna mia sorella a casa, le lascio le chiavi-
-E tu?- le domandò subito Eleonor, prendendola per le spalle, come a volerla sorreggere dal non cadere sulle proprie ginocchia
-Ci vediamo domani mattina- le sorrise tra le lacrime, sperando capisse da sola senza spiegazioni ulteriori
-La affido a te-
John ricambiò il sorriso malinconicamente, annuendo e salutandola con un cenno della mano.
La mora diede le spalle ai due definitivamente, prendendo Michael per il polso, trascinandolo di malavoglia dietro di sé.
Per Eleonor fu un enorme sacrificio lasciarla andare via in quelle condizioni, senza poterla consolare o trasmetterle sicurezza, ma nonostante tutto si fidava di Claire e sapeva di poter stare tranquilla, perché in un modo o nell’altro sarebbe riuscita a risolvere le cose.
-Mi sento male- John si prese la testa fra le mani
-No, no!- lo fermò subito la castana, afferrandolo per i polsi con cautela
-Non incolparti, non c’entri-
-Vederla in quello stato mi ha fatto star male, avevo delle fitte assurde allo stomaco ti giuro- il riccio mostrò ulteriormente il proprio dispiacere, abbassando il capo
-John, lo hai visto con i tuoi occhi, è un idiota patentato-
-Resta il fatto che se l’è presa con lei per colpa mia-
-Non è di sua proprietà, cazzo! Claire è libera, esattamente come lui, di avere amici del sesso opposto senza sentirsi oppressa-
-Lo so, ma se questo provoca tensioni..-
-John smettila, mi stai dando ai nervi, sul serio- la castana portò repentinamente una mano sulle sottili labbra del ragazzo, costringendolo a tacere una volta per tutte
Lui si strinse nelle spalle.
-Spero si risolva tutto tra loro, non voglio che Claire sia triste-
Eleonor gli sorrise dolcemente, trovandolo estremamente carino e davvero troppo buono.
-Claire è una con le palle, si saprà far rispettare, fidati- lo rassicurò
-Tu, piuttosto, mi avevi promesso di andare a prendere un caffè al bar qualche momento fa- lo indicò con finto fare minaccioso, cercando di distrarlo dai pensieri riguardanti Claire, nonostante la prima realmente preoccupata al pensarci fosse lei
John, seppure ancora scosso, le sorrise.
-Dove vuoi andare?-
 
 
La campanella del bar suonò non appena Eleonor e John varcarono la porta d’entrata, attraversando il corridoio di fronte al bancone, dietro il quale i baristi salutarono i due in modo gentile, specie la ragazza, dato che non era un volto nuovo là dentro. Non appena finirono di ordinare, John pagò da vero gentiluomo per entrambi, lasciando esterrefatta la castana, e tutti e due si diressero ad un tavolo all’angolo. Oltre a loro vi erano altre poche persone, prese a parlare del più e del meno.
-Carino questo bar- si complimentò per la scelta il riccio, guardandosi intorno incantato
-E’ il bar preferito di me e Claire, fanno una cioccolata strepitosa qui!- si leccò le labbra pensando che di lì a pochi minuti l’avrebbe avuta di fronte a sé
-Mi sono fidato eh!- la indicò lui, dato che sotto consiglio di lei aveva ordinato quella famosa cioccolata calda
-Non te ne pentirai Deacon-
-Se proprio devi chiamarmi per cognome, chiamami Deaky ti prego, tanto è simile- la pregò unendo le mani
-Cosa c’è di male?-
-Troppo professionale?- storse le labbra lui, non sapendo spiegare il reale motivo
-Ma smettila, tu che hai un cognome figo sfruttalo-
-Cos’ha che non va Cooper?- la interrogò
-Niente, ma è meglio Deacon- si strinse nelle spalle lei, respirando a pieni polmoni l’aria del bar, ornata dall’odore paradisiaco dei croissant appena sfornati
-Tu sei pazza- scosse il capo divertito John
-Quello è il ruolo di Claire solitamente- rivelò con aria innocente
-Non nominarla ti prego-
-John!- lo riprese in quattro e quattr’otto lei, vedendolo ancora fare lo stesso sguardo colpevole di prima
-Che c’è? Te l’ho detto che mi sento in colpa-
-Stop- Eleonor chiuse definitivamente il discorso, non dandogli modo di aggiungere ulteriori parole, nonostante fosse la prima a star attendendo un messaggio incoraggiante da parte di Claire
-Okay, taccio che è meglio-
-Ecco a voi le vostre cioccolate- un cameriere molto giovane e ben curato, che doveva avere suppergiù la loro età, portò loro le ordinazioni, congedandosi poi con un sorriso smagliante, rivolto soprattutto alla castana, che non ci fece caso più di tanto
-Credo tu gli piaccia- sussurrò John
-A chi?-
-Al cameriere-
Eleonor corrugò la fronte, scuotendo poi la testa in segno di negazione.
-Ma che dici? Mi conosce da anni ormai, se davvero gli piacessi si sarebbe già fatto avanti- lo fece riflettere senza scomporsi
-Chi ti dice che non lo farà?-
-Ho una teoria-
-Sarebbe?-
-A mio parere è gay- ammise senza tante cerimonie Eleonor
-Cosa te lo fa pensare, scusa?- le domandò leggermente divertito
-Non so, alcuni suoi atteggiamenti- si strinse nelle spalle
-Sarà, a me sembrava molto attratto da te invece, miss Cooper-
La castana fece una smorfia per come lui l’aveva chiamata e non gli rispose, bensì lo indicò con il proprio cucchiaino.
-Com’è la cioccolata, Deacon?-
John ne assaggiò un po’ dal cucchiaino, sorridendo immediatamente, ammaliato.
-Divina-
-Cosa ti avevo detto?- si pavoneggiò lei
-Ti si può dar fiducia- il riccio continuò a gustarsi la sua cioccolata, facendo sorridere automaticamente Eleonor, che si ritrovò a pensare a che amico meraviglioso fosse riuscita a trovare in meno di un giorno e mezzo, nonostante la sua solita difficoltà nel socializzare ed affezionarsi a chiunque
John, difatti, a differenza di parecchi amici che aveva avuto in passato, aveva qualcosa di diverso. Lui era gentile, sarcastico al punto giusto e mai indiscreto ed invadente. Ciò era riuscito a conquistarla subito.
-Il tuo amico alla fine?- domandò di getto Eleonor, ricordandosi dell’esistenza di Roger
-Oh- il riccio si pulì le labbra con il proprio tovagliolo
-Mi ha detto che stava uscendo per farsi un giro, quindi gli ho consigliato di raggiungermi, spero non ti dispiaccia-
Sebbene alla castana prese un colpo a quella rivelazione, dovuto al fatto che non trovava semplice farsi degli amici senza l’essenziale appoggio della sorella, alzò i pollici, tranquillizzandolo.
-Tranquillo John, nessun problema- mascherò l’ansia con un sorriso stirato
-Dovrebbe essere qui a momenti, quindi ne approfitto per andare in bagno- il riccio si portò dritto con uno scatto felino, guardandosi attorno, spaesato
-Infondo a destra- gli indicò lei
-Gentilissima- le disse semplicemente, allontanandosi dal tavolo
Eleonor, dal canto suo, riprese a sorseggiare la propria cioccolata, soffiando di tanto in tanto nella tazza per non scottarsi. Il suo cervello era totalmente immerso nella preoccupazione per la sua Claire.
Come starà? Cosa starà facendo? Quell’idiota le starà portando il dovuto rispetto?
Tutte queste domande le stavano facendo venire l’emicrania, fino a che non venne distratta dalla campanella della porta, che le fece portare automaticamente gli occhi all’entrata, facendole scorgere una figura magra, che le parve familiare. Assottigliò di poco gli occhi e per poco non le prese un altro colpo secco quando riconobbe in un ragazzo, il ragazzo biondo con cui aveva parlato la sera precedente, nei bagni di quel pub. Fece di tutto per non farsi notare, mentre da dietro al volantino dei prodotti lo guardava intento a togliersi il giubbotto di pelle che indossava, tenendolo tra le mani. Dopodiché il biondo incominciò a guardarsi intorno varie volte, come fosse alla ricerca di qualcuno in particolare e fu allora che Eleonor abbassò il capo sul cellulare, coprendosi il più possibile con i capelli, così che in nessun caso avesse potuto riconoscerla.
-Ehi Rog!- la voce di John la riportò alla realtà e ciò che vide non fece altro che far aumentare la sua ansia, tramutandola in panico puro
Difatti, al pronunciare di quel nome da parte di John, era stato proprio il biondo in questione a rispondere, dirigendosi sicuro verso il riccio, con il quale si sorrise e si strinse la mano immediatamente dopo.
Solo allora Eleonor realizzò. Roger, il migliore amico di John, oltre ad essere il simpaticone che l’aveva chiamata Cenerentola al party, era anche il ragazzo in cui si era imbattuta la sera prima nel bagno del pub e con il quale aveva parlato, seppure non molto.
La situazione peggiorò non appena vide il riccio indicare verso la sua direzione e dirigervisi con l’amico al suo fianco, raggiungendola con pochi passi.
-Ehi El-
Ansia.
-Ti presento il mio famoso migliore amico, Roger-
Panico.
Non appena Eleonor trovò il coraggio di alzare lo sguardo verso i due, anche a Roger quasi non prese un colpo, riconoscendola immediatamente, da quelle carnose labbra rosee e leggermente screpolate e da quei due occhioni verdi di cui si era memorizzato ogni singolo particolare, la sera precedente, nonostante le sue pietose condizioni.
-Piacere, Eleonor- la castana forzò un sorriso, sentendosi in fiamme a causa dell’insistente sguardo serio del biondo su di sé, che in pochi attimi lasciò spazio ad un sorrisetto divertito
-Ben ritrovata, occhi verdi-

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Capitolo 5
*** New friendship? ***


Chapter 5- New friendship?
Eleonor continuò, imbarazzata come mai prima d'ora, a passare lo sguardo dal nuovo arrivato a John, il quale, non capendoci nulla, aveva assunto un'espressione interrogativa.
-Mi sono perso qualcosa per caso?- chiese spiegazioni il riccio ingenuamente 
-Storia lunga- la castana cercò in ogni modo di sviare il discorso
-La ragazza del bagno, Deaky- Roger, a differenza di lei, non si fece nessuno scrupolo a sputare fuori tutta la verità al suo migliore amico, che di rimando spalancò gli occhi, facendo assumere alle proprie labbra la forma di una "o"
Eleonor non poté fare altro che annuire con il capo, confermando le parole del biondo, il quale, da quando era arrivato, non le aveva ancora staccato gli occhi di dosso, mettendola in assurda soggezione.
-Come diavolo ho fatto a non collegare tutto!- John si sentì tremendamente stupido
-Mi avete raccontato entrambi la stessa storia sulla stessa sera, avrei dovuto fare due più due-
Un sorrisetto divertito, e quasi soddisfatto, si dipinse sulle labbra sottili di Roger.
-Oh allora hai raccontato a John del nostro incontro- le disse come se la conoscesse da sempre
-In realtà è stata mia sorella a spiattellargli tutto, ma sono dettagli- specificò subito lei, tenendogli testa
-Oh giusto-
-Dov'è la famosa Claire?- chiese rivolto a John, che sbiancò ricordandosi della ragazza in questione
-Con il suo ragazzo- rispose con un pizzico di amarezza il riccio, che l'amico parve captare all'istante
-E' successo qualcosa?-
-Hanno avuto un'enorme discussione a causa della mia presenza-
-John!- lo riprese per la milionesima volta Eleonor quella sera, stanca del suo continuo auto-incolparsi
-Ti ho già detto che tu non hai nessuna colpa-
-Puoi anche ripetere milioni di volte di no, ma il motivo rimane questo, El!-
-Presentami questo idiota, gliele canto io di santa ragione- Roger guardò seriamente John, il quale gli poggiò subito una mano sulla spalla con l'intento di placarlo
-Non ce n'è bisogno, è tutto chiarito, Claire avrà già risolto con lui, nessun problema-
-Mh- il biondo non lo vide del tutto convinto, ma fece comunque finta di niente, riportando repentinamente la propria attenzione sulla ragazza dagli occhi verdi che li stava osservando in silenzio da pochi, ma infiniti, istanti
-Quindi tu sei la famosa Eleonor Cooper, la ragazza che ha rubato il cuore di Charlie Richardson-
In tutta risposta la ragazza storse il naso, ripensando al castano in questione.
-Si, anche se non vorrei toccare questo tasto, grazie-
-Lo so, non è proprio il miglior argomento di cui parlare- ridacchiò lui, facendole abbassare gli occhi al tavolo, sentendosi totalmente in imbarazzo di fronte a quelle due iridi trasparenti come il ghiaccio
-Vuoi qualcosa Rog?- lo interrogò il riccio, notando lo stato di soggezione di Eleonor, cercando di aiutarla 
-Non so, un caffè, una birra, una cioccolata calda..- elencò sulle proprie dita
-Un caffè lo gradirei, soltanto se me lo vai a prendere tu però- precisò, beffardo, il biondo
-Te lo scordi mio caro-
-Dai Deaky, che ti costa? Me lo pago di tasca mia, devi solo andarmelo a prendere- 
-Non sono un cameriere!-
-Ma sei il mio migliore amico- iniziarono a bisticciare come una coppia di sposini, facendo sì che ai lati delle labbra di Eleonor le fossette si facessero evidenti
-Il bancone non si trova a due chilometri, quindi alza il tuo bel culetto e vai biondino- il riccio indicò il bancone con il pollice, serio
Roger non si scompose, bensì si poggiò di tutto peso su un fianco, dedicando all'amico degli occhi dolci, come fosse un bambino di cinque anni desideroso di una caramella.
-Fammi questo favore- unì poi le mani in segno di preghiera, ottenendo in cambio uno sbuffo rumoroso da parte del suo migliore amico
-Ti odio!- batté un piede a terra John, accontentandolo, stanco di insistere
Eleonor se la rise vedendo la buffissima reazione del riccio, ma decise di ricomporsi all'istante, non appena notò Roger intento a sedersi proprio di fronte a lei, posando la propria giacca di pelle al suo fianco.
-Quindi il tuo vero nome è Eleonor, non occhi verdi- le disse sorridente, scrutandole ogni particolare del viso
-A quanto pare- rispose secca lei, volendo in qualsiasi modo evitare ogni contatto visivo
-E' un bel nome-
-Ti ringrazio-
-Io sono Roger invece- gli pose la mano amichevolmente, nel tentativo di smorzare quella tensione fra di loro
-Roger Taylor-
La castana gliela strinse timidamente, corrucciando la fronte nell'udire il suo cognome. 
-Taylor?-
-Già- ritrasse la mano il biondo, annuendo, non perdendo il buonumore
-Mi sembra..-
-Conosciuto come cognome?- le domandò alzando le sopracciglia, non mostrandosi sorpreso 
-Sì-
-Se te lo stai chiedendo, sì, sono il figlio di Patrick Taylor, il chitarrista dei "Mystic Four"- le raccontò senza indugio della band di cui il padre aveva fatto parte, molto nota nel Regno Unito ed in molti paesi europei ed oltreoceano
Eleonor sussultò internamente sentendo quelle parole, mostrandosi realmente sorpresa ed interessata alla cosa, decisa a mettere da parte l'imbarazzo iniziale.
-Non ci posso credere, mio padre li adorava e li adora tutt'ora, nonostante non siano più ufficialmente una band- gli confessò, divertendolo con quella reazione così spontanea e tenera, per certi versi
-Ha la collezione di tutti i loro vinili e appena può se li ascolta a tutto volume-
-Ne sono felice- le disse in tutta sincerità
-Tuo padre è una leggenda nel mondo dei chitarristi, un vero piacere per le orecchie-
-Si dai, non c'è male- ironizzò il biondo sorridendole per l'ennesima volta, intenerendosi di poco quando la notò arrossire leggermente
-Se vuoi un giorno possiamo farli incontrare, penso che a tuo padre farebbe piacere no?- le propose poi, sicuro, provando a rimetterla a proprio agio
-Perché no- Eleonor annuì, continuando però a non trovare un modo per reggere quello sguardo
-Così, magari, non so, potremmo passare anche noi del tempo assieme-
Roger allungò lentamente una mano verso quella della castana, la quale bruscamente e con uno scatto ritrasse la sua, guardandolo piuttosto indignata questa volta. A quel punto si ricordò di quando John le aveva detto che Roger fosse un dongiovanni, così decise di distaccarsi il più possibile, sperando nel ritorno del riccio, che si trovava ancora di fronte al bancone in attesa del caffè.
-Non mi sembra il caso-
-Perché? Non mi sembra di aver proposto niente di così scandaloso- la guardò innocentemente, improvvisando un'espressione da vero e proprio angioletto, che sotto sotto, ma molto sotto, la intenerì
-Ci vai molto piano con le tue prede noto, eh?- lo provocò, abbastanza scocciata
-Credimi, non sei il tipo che potrebbe essere mia preda- le disse con l'intento di tranquillizzarla, ottenendo il risultato opposto, dato che quelle parole parvero ferirla nel profondo, facendola sentire quasi sbagliata in quella circostanza, come se avesse qualcosa che non andasse
Roger parve non notare le reali sensazioni che Eleonor dentro di sé stava provando, così continuò.
-Sono un tipo molto socievole, mi piace fare amicizia- gesticolò, alla ricerca degli occhioni verdi di lei, che gli negò per tutto il tempo
-Non tendo a fare amicizia con gente come te- sputò acida, mantenendo lo sguardo basso sui propri jeans attillati
-Come me?-
-Un drogato- disse secca con in volto dipinta un'espressione quasi schifata, facendolo sbiancare 
-Neanche mi conosci, come diavolo fai a definirmi un drogato?-
-L'ho capito ieri sera, sai? Stavi quasi per collassare a causa di chissà quale sostanza-
-Non ero sotto effetto di alcuna droga- le mentì, agitato e sotto pressione
-Sì e io sono Babbo Natale- lo beffeggiò, senza alcun cenno di divertimento nel tono di voce
-Mi credi davvero così stupida?-
-Io..-
A quel punto tornò John, il quale si accorse immediatamente dell'aria tesa come una corda di violino che tirava in quel momento. 
Eleonor continuava a fissare imperterrita da qualche secondo il suo cellulare e Roger la stava scrutando stranito, come in cerca di chiarimenti.
-Che le hai fatto?- sussurrò il riccio all'amico, porgendogli nel mentre il suo caffè, cercando di non farsi sentire dalla ragazza di fronte a loro
-Nulla, ci stavo parlando normalmente, ma a quanto pare non tutti sono in grado di fare amicizia come si deve- Roger a differenza di John parlò a voce alta, beccandosi un'occhiataccia dalla castana
Il riccio si portò il palmo sugli occhi, esasperato.
-Io faccio amicizia solo con chi mi interessa farla- ribatté sicura, dimenticandosi di ogni briciolo d'imbarazzo
-Bene!-
-Bene.-
-Sono sicuro che nascerà una bellissima amicizia tra voi- allargò ironicamente le braccia John, intromettendosi nel battibecco tra i due
-Quasi ti preferivo in procinto di collasso, sai?- Eleonor indossò velocemente il proprio cappotto, avendo voglia di andarsene a dormire, ignorando totalmente le parole del riccio
-E io ti preferivo terrorizzata come una mocciosa- gli rispose lui per le rime, squadrandola attentamente
-John io vado a casa se non ti dispiace- si alzò lei, portandosi successivamente la borsa in spalla, intenzionata a prendere un taxi
-Ti accompagno-
-No, tranquillo, posso prendere tranquillamente un taxi-
-Non se ne parla!- la bloccò giocherellando con le chiavi della sua auto, che aveva estratto dalla tasca 
-Claire ti ha affidata a me e io ti riaccompagnerò con molto piacere a casa-
Eleonor sorrise dolcemente a causa della cordialità di John, che lo distingueva da qualsiasi altro individuo della sua età, specialmente da quel Roger. Questo particolare venne colto dal biondo, che pensò subito che la ragazza potesse provare un qualche tipo di interesse per il suo migliore amico.
-Sei troppo gentile John, ma..-
-Niente "ma", ora io ti riaccompagno a casa, e non accetto un no- il riccio le cinse la spalla sotto gli occhi attenti di Roger, che subito dopo, sentendosi un fantasma, parlò
-E io? Sono appena arrivato e non ho neanche bevuto il mio caffè!- 
-Arrangiati- lo guardò male lei, facendolo sbuffare
Lo stava innervosendo con quel suo fare acido e totalmente distaccato. Non era abituato a ragazze di quel tipo, solitamente ogni essere di sesso femminile finiva per cedere alle sue avance, ma ogni suo solo intento di fare amicizia si era dimostrato vano con Eleonor.
-Va bene, vorrà dire che me lo berrò in macchina mentre torno a casa- si alzò a sua volta dalla propria postazione, rimettendosi la giacca nera di pelle, nascondendo la camicia bianca leggermente slacciata che indossava
-Mi dispiace, recuperiamo domani sera con pizza e birra che ne dici fratello?- gli sorrise John, leggermente dispiaciuto dentro di sé
-Come vuoi, sai dove trovarmi- il biondo non tradì alcuna emozione, muovendo dei passi lontano dai due 
-Buonanotte ad entrambi-
-Vai a casa?- gli chiese ancora, apprensivo, il suo migliore amico, facendo sì che si bloccasse a metà del suo cammino
-No, credo che farò un salto da Mary-Anne piuttosto- rispose con un ghigno soddisfatto di chi la sapeva lunga
-Dovevo immaginarlo. Buona serata allora- sorrise divertito John, non sorprendendosi, vedendolo poi sparire dalla porta del locale

-Questa Mary-Anne è la ragazza del tuo amico?- dopo vari attimi passati in silenzio all'interno della macchina, Eleonor si era decisa a parlare, porgendo al ragazzo di fianco a sé quella domanda innocente
-Non proprio- 
-Quindi?-
-Ti interessa?- scherzò lui 
-Pura curiosità-
-E' una delle sue tante scappatelle- spiegò velocemente, svoltando a sinistra, seguendo con attenzione le indicazioni che gli stava dando il navigatore sul cellulare
-Bello- si finse entusiasta
-Vero?- chiese divertito John
-Cosa mai ci proverà nel fare una vita così-
-Non lo so, ma so per certo che non ha alcuna intenzione di affezionarsi ad una singola persona- raccontò il riccio, non perdendo la concentrazione
-Troppa fedeltà da portare per lui?- domandò Eleonor sarcastica
-Credo sia una sorta di meccanismo di difesa, a dire il vero-
-Come sarebbe a dire?- aggrottò le sopracciglia
-Se non ti affezioni, non possono spezzarti il cuore. Credo che lui ragioni così- spiegò John 
-E' un ragionamento totalmente privo di senso a mio parere-
-Lo so, ma che vuoi farci, Roger è..-
-Un morto di figa?- completò la frase la castana, inarcando un sopracciglio, scettica 
-Un tipo particolare- la corresse alzando l'indice
-E' lo stesso concetto, detto solo in maniera gentile Deacon- gli fece notare lei 
-Forse, Cooper-
Eleonor si poggiò meglio sul sedile, stringendosi maggiormente nel suo cappotto, ripensando senza un reale motivo a quei due occhi color oceano che fino a pochi momenti prima l'avevano scrutata curiosamente e con insistenza. Si diede mentalmente dell'imbecille a causa di quel pensiero, ma non riusciva veramente ad evitarlo e ciò la fece rabbrividire.
-Hai freddo?- le chiese apprensivamente John
-Oh no, sono apposto-
-Sei sicura? Accendo un po' l'aria calda se vuoi-
-John, ti ho detto che sono apposto, perché devi per forza fare la parte del fratellone apprensivo?- le domandò lei stavolta, prendendolo in giro
-Sono così, non posso farci niente- spiegò, scrollando le spalle
-Non diventi pazzo a preoccuparti sempre per gli altri in questo modo?-
-Nah- scosse il capo il riccio, facendo una smorfia
-Io sarei impazzita-
-Tu non sei John Deacon- alzò ed abbassò le sopracciglia velocemente con un sorriso sghembo in volto
-Grazie a Dio allora- Eleonor si portò melodrammaticamente una mano sul cuore, procurando delle risate ad entrambi
-Sento che tra noi può nascere davvero una grande amicizia-
-E' già nata John- puntualizzò la castana
-E' già tutto così ufficiale per te?- si finse sorpreso
-Ritieniti onorato, è più difficile di quel che credi farsi apprezzare da me- 
-L'ho capito dalle tue discussioni con Rog-
-Lui è un caso a parte-
-Ti ha fatto davvero una così brutta impressione?- domandò John impegnato a cambiare marcia, piuttosto sorpreso
-Beh ci stava solamente provando spudoratamente dopo un minuto di chiacchierata, cosa vuoi che sia?- 
-Non ci voglio credere- rise il riccio
-E oltretutto ha negato il tutto affermando che non ci proverebbe mai con una come me- raccontò seccata 
Ora John parve confuso.
-Ha davvero detto questo?-
-Te lo giuro-
-E ti ha infastidito questa cosa?- le domandò vedendola abbastanza scocciata dalla questione
Eleonor strabuzzò gli occhi, portandoli immediatamente sulla figura del ragazzo di profilo.
-Cosa? No!-
-E allora perché tutto questo astio verso Roger? Mi è sembrato abbastanza cordiale nei tuoi confronti a parte quella poca sfacciataggine-
-Non ci sei stato per la maggior parte del tempo- gli ricordò lei
-E poi vorrei proprio vedere quanto sono fighe quelle che è solito a portarsi al letto- aggiunse, con un pizzico di insicurezza nel tono
-Niente di speciale-
Uno strano suono emesso dall'auto stranì John, distraendolo dalla conversazione, il quale da un paio di minuti aveva notato che il motore stava dando segni di cedimento. Così il ragazzo, prima che qualcosa di grave potesse accadere, azionò la freccia sinistra, accostando accanto ad un marciapiede, premendo poi il bottone delle quattro frecce, aprendo lo sportello.
Eleonor lo guardò con aria interrogativa. 
-Che succede?-
-Temo che la macchina abbia qualche problema- disse il riccio scendendo dal veicolo, aprendo successivamente il cofano
-Tu resta dentro, non vorrei prendessi freddo- le consigliò
-Va bene papà- disse ricevendo in cambio un'occhiataccia, seguita da un occhiolino
-E' qualcosa di grave?-
-Non lo so, non sono molto ferrato in materia- confessò 
-Questo è più il campo di Roger-
-Non farti venire strane idee Deacon- lo minacciò, puntandogli un dito contro attraverso il parabrezza, lei
-E' necessario Eleonor-
-Chiamare un meccanico?-
-Se posso risparmiare qualcosa sarebbe meglio, l'Università non si paga da sola sai?- con un tonfo chiuse il cofano, tornando a sedersi di fianco alla ragazza
-Abbiamo alternative?- domandò speranzosa
-Eleonor devo anche accompagnarti a casa, dovrai passarci giusto cinque minuti, il navigatore dice che manca poco- indicò il cellulare
-Deve anche accompagnarmi a casa?-
-Tranquilla ci sarò io con te, non ti scoccerà, promesso- 
-Che palle John!- mise il broncio, divertendolo solamente
-Non dire parolacce figliuola- le pizzicò il naso dolcemente, portandosi poi il cellulare all'orecchio, chiamando il biondo, il quale ci mise meno di dieci minuti a raggiungerli, accostando la propria auto rossa fiammeggiante dietro a quella guasta dell'amico, perfettamente allineata
-Sappi che mi hai rovinato una gran bella serata, Richard- esordì Roger portandosi di fronte ai due, che erano scesi da pochi attimi dal veicolo
-Mi sdebiterò in qualunque modo- sorrise angelicamente
-Ora però la priorità è lei- John indicò Eleonor al suo fianco, tremante a causa del freddo
-Che significa?- domandò il biondo non prestandole più l'attenzione di prima
-Deve tornare a casa, l'ho promesso a Claire, non voglio che abbiano problemi con i loro genitori-
Roger annuì con il capo, non tradendo emozioni e non degnando di uno sguardo la castana, che si accorse subito di quel suo improvviso cambiamento di atteggiamento nei suoi confronti.
-Accompagniamola subito, così torniamo qua e ce la prendiamo con comodo per controllare la macchina-
-Mi sembra perfetto- il riccio acconsentì alle parole dell'amico, facendo cenno ad Eleonor di raggiungerlo, accompagnandola poi a salire nei sedili posteriori dell'automobile del biondo
-Attenzione alla moquette, l'ho pulita oggi pomeriggio e ci terrei che rimanesse così per un bel po'- le disse il proprietario del veicolo, intento ad allacciarsi la cintura, esattamente come il ragazzo al suo fianco
-Non preoccuparti- la ragazza accavallò le gambe, attenta ad ogni singolo movimento dei suoi piedi, provando a non far caso all'estrema serietà con cui il biondo le stava parlando da quando era arrivato
-Devi sapere che Roger tiene alla sua auto più di qualsiasi altra cosa- le disse John non appena partirono 
-Beh, è bello avere cura delle proprie cose- boccheggiò la castana, non sapendo cosa dire
-E' realmente ossessionato-
-E' la mia fidanzata John, so che sei geloso, ma contieniti- scherzò Roger, divertendo entrambi i passeggeri 
-Tanto lo so che ami solo me- finse di pavoneggiarsi il riccio, sventolando una mano in aria
-Sei la mia puttanella preferita Deaky-
-Modestamente-
-A proposito, come hai fatto con Mary-Anne alla fine?-
-John!- Eleonor lo riprese capendo il collegamento che aveva fatto tra un discorso e l'altro
-Le ho spiegato che avevi bisogno di me e mi ha detto di chiamarla non appena avrò tempo- si strinse nelle spalle il biondo, sentendosi quasi un vincente
-E lo farai?-
-Se vuoi posso darti il suo numero-
-Passo- alzò le mani in aria John, facendo sorridere Roger, il quale tramite lo specchietto fece incontrare i suoi occhi con quelli di Eleonor, che li abbassò immediatamente
-Il quartiere è questo da quanto vedo- parlò il biondo, indicando il navigatore
-Qual è casa tua?-
-La terza villetta sulla destra. Posso anche scendere qui e raggiungerla a piedi- rispose lei
Nessuno dei due ragazzi diede peso alle sue parole, dato che Roger aveva nuovamente azionato il motore così da poter accostare proprio di fronte al cancelletto dell'abitazione indicatagli da Eleonor. Quest'ultima, senza dire nulla in un primo momento, scese, venendo poi imitata da John, che le diede sue baci sulle guance per salutarla.
-Grazie mille per la bella serata John, sul serio- lo ringraziò sorridendogli dolcemente
-Grazie a te! Mi dispiace ancora per Claire-
-Rimedieremo, tu non preoccuparti più di nulla-
Dopodiché la ragazza portò la sua attenzione a Roger, il quale stava accendendo la sigaretta che teneva tra le labbra.
-Grazie per il passaggio- gli disse secca, ma riconoscente
-Di nulla- mostrò un sorriso stirato lui, voltandosi immediatamente dopo
Eleonor annuì con il capo, congedandosi un'ultima volta da John, per poi raggiungere l'entrata di casa sua, stando attenta a non fare rumore. Non si sorprese di trovare i suoi genitori ancora svegli, seduti comodamente sul divano in salone a guardare la televisione insieme.
-Ben tornate- Dylan sorrise smagliante notando la figlia accanto all'archetto che separava l'ingresso dal salotto
-Ancora svegli?- domandò retoricamente
-Vi stavamo aspettando- le disse Laura
-Dov'è Claire?-
-Con Michael- decise di dire la verità, evitando ulteriori pasticci per quella sera 
-Cosa?- suo padre si stranì all'istante
-Ma non eravate con un vostro nuovo amico?- le chiese sua madre, invece, restando calma
-Sì, ma poi si sono incontrati e.. sapete com'è Claire, non rinuncerebbe mai neanche ad un minuto con Michael- mentì per non farli preoccupare maggiormente
-E tu? Come sei tornata qui?-
-John- spiegò veloce, sbadigliando
-E' finito l'interrogatorio? Avrei sonno e domani ho anche il turno mattutino-
-Non sappiamo nemmeno chi sia questo John..- quella frase di Dylan le fece alzare gli occhi al cielo
-E' un tipo più che affidabile papà, stai tranquillo, e poi sono qui viva e vegeta- spalancò le braccia
-Non credo che lo stesso varrà per tua sorella domani- aggiunse lui
-Ha vent'anni papà ed ha una testa più che funzionante- Eleonor prese subito le difese della sorella, senza timore
-Ma ha anche un cellulare per avvertire- si intromise Laura, sempre con i suoi modi di fare pacati a differenza del marito
-Credo avessero delle cose da chiarire, mamma-
I genitori, udendo tale frase, si guardarono, provando ad essere comprensivi.
-Sai almeno quando ha intenzione di tornare? Siamo in pensiero- aggiunse la madre
-Questo non lo so-
-D'accordo, tu ora vai a riposare, risolviamo noi questa situazione- si alzò dal posto Dylan, baciando la fronte alla figlia con estrema cautela
-Vi prego andateci piano, non sta passando un bel periodo. Vi chiedo solo questo- li implorò, rivelando ulteriori particolari che potessero placarli
-Stai tranquilla amore- le promise Laura, facendola andare a dormire, finalmente, a cuor leggero

L'indomani mattina, alla pasticceria, Eleonor ringraziò mentalmente tutti i santi esistenti di avere al suo fianco la nuova arrivata, Jennifer, così che potesse darle una mano dapprima a sistemare i dolci appena pronti e, successivamente, a venderli alla valanga di persone che non facevano altro che entrare ed uscire, non dando alle due ragazze nemmeno un secondo per riprendere fiato.
-Jennifer, quanto veniva il profiterole?- domandò dalla cassa la castana, rivolgendosi alla collega, che lesse velocemente il cartellino con il prezzo per poi riferirglielo, ricevendo in risposta un grazie euforico, ma stremato
-Ecco a lei, signora-
-Grazie mille, buona giornata- si congedò l'ennesima cliente, uscendo poi dalla porta della pasticceria mano nella mano col suo bambino, tenendola aperta gentilmente ad altri due ragazzi che a differenza sua stavano entrando
Si trattava di John e Roger, i quali non erano ancora stati notati da Eleonor, la quale era troppo presa a parlare con due anziane signore indecise su quali paste scegliere.
-Ciao ragazzi, cosa desiderate?- ad accoglierli fu Jennifer, notandoli piuttosto smarriti Entrambi le sorrisero, avvicinandosi al bancone.
-Veramente saremmo qui per una certa Eleonor Cooper- alzò di qualche ottava il tono John, così da poter attirare finalmente l'attenzione della sottoscritta su di lui
-Deaky!- lo salutò contenta, non deconcentrandosi però dal proprio lavoro, aspettando ancora che le clienti scegliessero
-Buongiorno anche a te- pronunciò acido Roger con le braccia incrociate al petto, analizzando ogni singolo dolce dietro il vetro, sentendo lo stomaco brontolargli
-Oh, ciao, scusami non ti avevo notato sai?- lo sfotté la castana, procurando delle risatine a Jennifer, a cui quella mattina presto aveva accennato qualcosa a proposito della sera precedente, raccontandole soprattutto dei modi del ragazzo in questione
Lui in tutta risposta la guardò male, sentendosi poi cingere le spalle da un braccio di John, che lo guardò con comprensione.
-Volete mangiare qualcosa?- Jennifer si rivolse nuovamente ai due nuovi arrivati, sorridendo loro gentilmente
-In realtà un certo languorino ce lo avrei- il biondo si passò una mano sulla pancia 
-Scegli ciò che vuoi- lo incoraggiò
-Secondo me la millefoglie alla crema deve essere la fine del mondo!- John indicò all'amico il dolce in questione, con gli occhi a cuore
-Puoi dirlo forte tesoro- una delle signore con le quali era alle prese Eleonor confermò le parole del riccio, divertendolo
-Tutti i dolci della famiglia Cooper sono fantastici- aggiunse l'altra signora
-Per non parlare della bella Eleonor, lei è il dolcetto per eccellenza- la ragazza ricevette un pizzicotto sulla guancia, arrossendo leggermente per quei complimenti inaspettati
-Un dolcetto sul quale sono atterrati litri di acido muriatico- scherzò Roger ricevendo in cambio un dito medio
-Ma cosa dici, è la dolcezza e l'educazione in persona questa ragazza, sul serio-
Il biondo alzò subito la meni in segno di resa notando le varie reazioni intorno a lui.
-Stavo solamente scherzando-
-I tuoi soliti scherzi simpatici, eh Rog?-
-Oh e da quando ti piace chiamarmi con il mio nome abbreviato?- le dedicò un ghigno
Eleonor si portò una mano sulle labbra, accorgendosi tardi di come lo aveva chiamato, maledicendosi internamente. Decise di non rispondergli, così da non poter fare ulteriori figuracce.
-Quindi cosa prendete?- li interrogò nuovamente Jennifer, impaziente
-Oh si scusa- iniziò John
-Per me una fetta di millefoglie alla crema, per favore-
-A me, invece, piacerebbe provare il tortino alla fragola- indicò Roger, passandosi la lingua fra le labbra, sotto lo sguardo attento di Eleonor, che si era appena congedata dalle due simpatiche anziane
-Ottima scelta- si congratulò la rossa dietro il bancone, prendendo a servirli con cortesia
-Come mai qui?- chiese, invece, la castana a John, approfittando di quel momento di tranquillità
-Abbiamo appena lasciato la macchina dal meccanico e dato che dista poco da qua ho deciso di venirti a trovare-
-Come facevi a sapere che la pasticceria si trovasse qui?- 
-Ho i miei informatori-
-Claire, giusto?- gli sorrise
-Perspicace- annuì lui
-A proposito, come sta?-
-Benone!- ad informarlo fu la diretta interessata, la quale era appena arrivata alla pasticceria, sorridente ed impeccabile, come sempre
-Ciao Deaky-
I due si abbracciarono istintivamente, stringendosi in maniera quasi esagerata, non facendo caso ai presenti attorno a loro.
-Non sai come sono felice di rivederti così in forma- le afferrò le mani il riccio, realmente contento
-Sono una tosta io, non mi faccio mettere i piedi in testa facilmente, neanche da Michael-
-Sono fiero di te-
Ad interromperli fu Roger, con in mano la fetta di millefoglie dell'amico avvolta da un tovagliolino, che si schiarì la voce per farsi dare retta.
-Lui è il famoso Roger?- lo indicò la mora mostrando le fossette
-Esatto- confermò John appropriandosi del suo dolce, portandosi nell'immediato accanto al biondo
-Molto piacere- disse quest'ultimo, rimanendo quasi ammaliato dalla bellezza della ragazza di fronte a sé, che aveva i capelli sciolti che le arrivavano sotto il seno abboccolati ad incorniciarle il viso leggermente olivastro, caratterizzato da tratti piuttosto dolci
-Piacere mio, io sono Claire Cooper- i due si strinsero le mani amichevolmente, ritraendole dopo pochi secondi
-Vi piacciono i dolci di mamma e papà?- chiese poi loro
-Sì, sono fantastici- le rispose John, che aveva appena dato il terzo morso al suo
-Divini direi- volle correggerlo Roger, facendosi invadere i sensi dalla bontà del tortino che aveva scelto
-Modestamente i nostri genitori ci sanno proprio fare con i dolci- intervenne Eleonor, sentendosi totalmente esclusa da dietro quel bancone, avendo da qualche minuto finito di servire due ragazzini
Tutti i presenti la guardarono.
-Mi piacerebbe complimentarmi con loro- disse John, mostrando il suo solito animo gentile ed educato
-Se vuoi vado a chiamarli, sono in cucina, là dietro- gli propose Claire, andando direttamente, senza lasciargli nemmeno il tempo di rispondere
-E' veramente figa come mi aspettavo- il biondo diede due gomitate al riccio, facendo apprezzamenti sulla mora, con un sorrisetto furbo dipinto sul volto
-Ed ha anche un caratterino niente male mi sa, eh?-
-Stai al tuo posto Taylor- lo fulminò Eleonor subito, scocciata dal suo fare da donnaiolo
-Torna ad ignorarmi- le disse lui semplicemente, non degnandola per l'ennesima volta di un solo sguardo, lasciandola di sasso e a bocca asciutta
-Vacci piano- lo riprese John in un sussurro, notando poi comparire i genitori delle ragazze alle spalle della castana
-Ecco qua i miei favolosi genitori- li presentò con molta enfasi Claire
-Loro sono John, il famoso ragazzo del locale di cui vi abbiamo tanto parlato, e Roger, il suo migliore amico-
-Piacere ragazzi- si presentò dapprima Dylan, stringendo la mano ad entrambi, venendo poi imitato dalla moglie
-Volevo complimentarmi, non ci sono parole per esprimere quanto buoni siano i vostri dolci- si complimentò John, imbarazzandoli un po', ma facendoli sentire più che soddisfatti del loro operato
-Ti ringrazio, sono dolci che mi sono stati tramandati dai miei suoceri italiani, si tratta di ricette che vanno avanti da generazioni- spiegò Dylan
-Oh mio Dio, io amo il cibo italiano!- esclamò estasiato Roger, ripensando alle varie volte in cui era stato in Italia, portando le sue iridi azzurre all'amico di fianco a sé
L'uomo di fronte a lui gli squadrò curiosamente il volto, per poi parlargli.
-Tu hai un volto quasi familiare- continuò ad analizzare ogni dettaglio del viso del biondo
-E' il figlio di Patryk Taylor- rispose Eleonor per Roger, lasciando a bocca aperta tutti i presenti
-Ma cosa mi stai dicendo!- Dylan si portò repentinamente una mano tra i capelli neri, non riuscendo a credere alle parole della figlia minore
-E' tutto vero- sorrise il biondo
-E' incredibile, tuo padre è il mio mito da.. sempre! Lui, Gerald, Sebastian e Drew hanno segnato la mia adolescenza con la loro musica!-
-Non sapevo che avessi un lato da fan girl sfegatata papy- lo sfotté Claire avvolgendogli la vita con le braccia, ridendo
-Avresti dovuto vederlo ad un loro concerto- gesticolò Laura, divertendo i due ragazzi di fronte a lei 
-Digli che quando vuole è il benvenuto qui, gli offro un dolce, oppure più di uno..-
-Non ce n'è bisogno, ma stia pur certo che lo porterò qui al più presto- gli promise Roger
-Sempre se riuscirà a servirlo, come minimo finirà per svenire- disse Eleonor, contenta di vedere il padre così entusiasta
-Ora però noi dobbiamo tornare al nostro lavoro, è stato un vero piacere per noi fare la vostra conoscenza ragazzi, davvero- li salutò dolcemente la madre delle ragazze, sparendo dietro la porta della cucina, trascinando letteralmente il proprio marito con lei, dopo che anche lui si fu congedato dai due, felice come una Pasqua
-Anche noi adesso dobbiamo proprio andare- annunciò tristemente John, sapendo di dover tornare a studiare in previsione dei suoi prossimi esami
-Ma come? Di già?- chiese loro Claire, dispiaciuta quanto lui
-Si, ma ti prometto che ci rivedremo presto- le porse il mignolo il riccio
-Ci conto-
-Dobbiamo recuperare un'ennesima serata finita male- ricordò loro Eleonor
-Stavolta vi giuro che andrà tutto bene, a costo di organizzare una cena in una base segretissima della CIA-
-E ovviamente dovrai esserci anche tu- continuò la mora rivolta a Roger
-Non penso di essere il benvenuto- disse a braccia conserte, guardando Eleonor
-Sono sicura che diventerete buoni amici, tempo al tempo- lo incoraggiò Claire, scompigliando i capelli alla sorella, che le lanciò uno sguardo di fuoco
-Sicuramente- pronunciò acida la castana, ricevendo da parte del biondo una risata che da un lato parve mandarla in confusione e dall'altro la irritò

-

Quel sabato mattina Eleonor, dato che suo padre le aveva concesso il giorno libero, si era recata al famoso negozio di musica dove per caso aveva fatto la conoscenza di Charlie, decisa a comprarsi finalmente qualche nuovo disco da aggiungere alla sua innumerevole collezione. Aveva raggiunto il luogo in questione con l'autobus, dato che la fermata si trovava proprio, e fortunatamente, a pochi metri dal centro commerciale, che avrebbe potuto raggiungere tranquillamente a piedi.
La ragazza, non appena aveva varcato la porta del negozio, facendosi invadere i timpani dalle melodie che risuonavano al suo interno e salutando i ragazzi che vi lavoravano, era corsa senza esitazione nel reparto dei vinili, nel quale si mise subito a frugare, alla ricerca di uno che le mancasse all'appello, così da poter rendere la sua collezione maggiormente ricca.
Passò l'indice tra l'infinita pila di vinili, scorrendone uno per uno e rendendosi conto di averli praticamente quasi tutti. Quelli che le mancavano erano quelli che non le piacevano, più che altro.
Sbuffò, delusa.
-Io non ci voglio credere-
Quella voce.
-Sono destinato ad averti tra i piedi a quanto pare, miss Cooper- Roger continuò a parlarle, ricevendo da parte sua attenzione dopo attimi eterni
-Taylor, che piacere vederti- finse emozione lei unendo le mani, per poi voltarsi nuovamente nella direzione dei dischi, dandogli le spalle, incurante
-Non ti hanno insegnato che è da maleducati dare le spalle a qualcuno che ti sta parlando?- la stuzzicò 
-Certamente, ma non credevo che questo insegnamento valesse anche per i babbei come te-
-Per caso sei in quel periodo del mese?- gli domandò spontaneo a braccia conserte, facendola diventare paonazza sulle gote
-Simpatico-
-Non fai altro che essere acida con me, cosa dovrei pensare?-
-Ho i miei buoni motivi- si difese lei, evitando i suoi occhioni azzurri
-Sarebbero?- le domandò non capendoci nulla
-Era iniziato tutto per il verso giusto, se solo tu non avessi iniziato a fare l'idiota, prima provandoci spudoratamente e poi dicendomi che sono brutta- gli rinfacciò quasi in tono ferito
-Quando mai ti ho detto che sei brutta?- il biondo era incredulo, non ricordandosi di averle mai detto una cosa del genere
-Oh dai, ora giochi anche a fare il finto tonto Taylor? Cos'è, ti senti onnipotente soltanto perché sei il figlio di una rockstar?-
Quelle parole iniziarono a farlo scaldare, ma Roger, ad ogni modo, decise di restare calmo di fronte a quelle due iridi color smeraldo, che trovava davvero troppo belle e particolari per essere vere.
-Se solo tu mi spiegassi, forse riusciremmo a chiarirci una volta per tutte-
-"​Credimi, non sei proprio il tipo che potrebbe essere mia preda"​ ti ricorda qualcosa?- citò le sue parole, imitando per quanto potesse il tono di voce delicato e leggermente acuto del ragazzo
Ora si che Roger riusciva a comprendere e in tutta risposta si lasciò scappare delle risate. 
-Prendimi anche per il culo ora-
-Sei così ingenua cara la mia Cenerentola- inclinò di poco il capo verso destra, mordendosi il labbro inferiore con cautela
-E perché mai sarei ingenua, sentiamo-
-Il fatto che tu non possa essere mia "preda" non dipende affatto dal tuo aspetto fisico, bensì dai tuoi atteggiamenti, genio- le si avvicinò pericolosamente, sovrastandola come la sera del loro primo incontro ed inebriandola con il suo profumo
-Non capisco- deglutì rumorosamente, avvertendolo troppo vicino a sé
-Le mie "prede", come le definisci tu, sono perlopiù ragazze facili e che acconsentono a qualsiasi mia richiesta, appoggiando ogni mio gesto, anche il più malizioso, nei loro confronti-
Eleonor si diede della scema, capendo finalmente quali fossero i veri pensieri di Roger su di lei. Lui non la trovava affatto brutta, ma seria. Talmente seria da non considerarla minimamente come opzione per le sue scappatelle.
-Oh-
-Ecco, ora sai la verità- indietreggiò di poco lui
-Credo di doverti delle scuse per il modo in cui ti ho trattato, io..- iniziò, mortificata
-Non servono, è stato un malinteso, tutto qua- le fece piacere sentirlo parlare in un modo così comprensivo 
-Però qualcosa per me potresti farlo-
-Del tipo?- andò in agitazione, non sapendo minimamente cosa aspettarsi
-Accompagnami a fare un giro nel reparto degli strumenti-
La castana si ammorbidì subito a quella richiesta, seguendolo senza indugio verso il reparto che gli serviva. Rimase incantata allo sfiorare le corde di un basso grigio metallizzato appeso al muro, trovandolo meraviglioso.
-Cosa ti serve in questo reparto se posso saperlo?- gli domandò di getto, veramente curiosa 
-Qualcosa per tuo padre?-
-A dire il vero no, per me- le disse, indaffarato nel guardarsi intorno, con l'indice poggiato sul mento 
Eleonor corrugò la fronte, andando di fianco a lui, che si era appena piegato sulle ginocchia.
-Per te? Tu suoni?-
Il biondo, vittorioso, le mostrò due bacchette per la batteria nuove di zecca, sorridendole smagliante. 
-Sono un batterista tesoro- ritornò dritto, girandosi uno dei due oggetti tra le dita di una mano
La ragazza rimase veramente sorpresa a causa di quella scoperta, volendo saperne di più.
-Segui delle lezioni?-
-No, sono per metà autodidatta e per metà sono stato istruito da Drew, il batterista della band di mio padre- le raccontò
-E in che occasioni suoni, se posso sapere?- gli fece quell'ennesima domanda non appena presero a camminare verso la cassa
-Mi esibisco spesso e volentieri in un locale che dovrebbe riaprire tra pochi giorni. Completo la band di uno dei miei tanti cugini, così, giusto per divertirmi un po'-
-Figo! Quanto ti invidio!- gli disse incantata, mentre il cassiere gli stava facendo pagare le bacchette da lui scelte
-Tu suoni?-
-No-
-Ti piacerebbe però, mi pare di intuire-
-Eh già, ma non ne ho mai avuto occasione. I corsi sono davvero troppo costosi e la mia famiglia, essendo formata da cinque persone, non può provvedere a questa spesa- ammise dispiaciuta, mentre il biondo prese il sacchetto con all'interno le bacchette, riprendendo a camminare fin fuori il negozio con lei affianco
-Mi dispiace molto, ma sei piccolina, hai ancora una vita davanti- la incoraggiò, indossando gli occhiali da sole, facendole mancare,se possibile, un battito al definirla "piccolina"
-Tu da quanto suoni?-
-Da quando ho dieci anni seriamente, ma diciamo che lo faccio da sempre, essendo cresciuto con la band di papà-
-Deduco tu sappia suonare altri strumenti, allora-
-Sì. A dire il vero ho iniziato con la chitarra, ma ho scoperto dopo pochi anni il mio infinito amore per le percussioni-
-Un tipo pieno di talento insomma- lo spintonò un poco, divertendolo per quell'improvvisa spontaneità nei suoi confronti
-Non mi piace starmene con le mani in mano e in più amo la musica, sono nato e cresciuto con essa- 
-Beato te, la mia vita in confronto è una vera noia-
Tali parole lo sorpresero, facendolo bloccare sul posto.
-Che cosa vuoi dire?-
-Ho uno stile di vita molto piatto, è più unico che raro che mi accada qualcosa di nuovo ed anche un minimo emozionante-
-Lavori, già non ti dovresti annoiare..- lasciò la frase in sospeso, per poi riprendere a parlare
-A proposito, come mai lavori al posto di studiare la mattina?- le chiese, curioso e confuso allo stesso tempo
Ad Eleonor si gelò il sangue nelle vene. Non le piaceva parlare di quell'argomento, specie con delle persone al di fuori della sua famiglia, sicura del fatto che non avrebbero mai potuto comprenderla.
-E' una lunga storia che preferirei non raccontare, se non ti dispiace..- pregò mentalmente che lui non insistesse, e così fu
-Tranquilla-
Gli sorrise riconoscente, non aggiungendo altro, percependo una leggera soggezione farsi più insistente a causa della presenza del biondo.
-Con cosa sei venuta qui?- spezzò nuovamente il silenzio lui
-Autobus-
Roger storse le labbra, schifato.
-Bleah, odio gli autobus, sono solo scatole di sardine che puzzano di sudore- 
-La dura sorte di chi è minorenne, caro il mio Taylor-
-Lascia che io ti accompagni a casa, tanto ormai so dove vivi-
Eleonor prese a scuotere le mani in segno di negazione, non volendo disturbarlo.
-Non preoccuparti, l'autobus a me va più che bene-
In risposta il biondo non spese una sola parola, bensì le cinse le spalle con il proprio braccio, facendola sussultare a causa di quel contatto fra i loro corpi, portandola con sé.
-Ti ho già detto che non accetto un no?-
Per tutto il viaggio nell'auto di Roger il silenzio fu sovrano, dato che Eleonor non era riuscita a sfuggire alle sue grinfie e si stava vergognando come mai prima d'ora, non capendo seriamente il perché. Con John era stato tutto più semplice fin dal principio, perché invece con il biondino le veniva così difficile essere sé stessa senza sentirsi in continua soggezione?
-Che ne dici di venirmi a sentire stasera? Suono al locale dell'altra volta assieme alla band di mio cugino- se ne uscì con quella proposta il biondo, sorprendendola
-Può venire anche Claire con te, a John farà molto piacere, vi adora- 
-Anche noi lo adoriamo, ma non si può dire lo stesso per il locale-
-Tranquilla, faremo sì che Charlie non vi si avvicini- le dedicò un occhiolino, accostando poi di fronte alla casa della castana
-Parlo con Claire e faccio sapere tutto a John- spalancò lo sportello, portando un piede fuori dalla vettura 
-Perfetto, spero tu non mi deluda. Consideralo un modo per farti perdonare-
-Che sfacciataggine signor Taylor!-
-Finirai per adorarmi tesoro-
-Sorprendimi- gli disse in tono di sfida, scendendo poi definitivamente dalla macchina, mordendosi il labbro inferiore
-Lo farò, Cenerentola. A stasera!- non appena la castana chiuse lo sportello, il biondo partì velocemente dedicandole un ultimo sorriso smagliante, lasciandola pietrificata
In meno di tre giorni il rapporto tra lei e Roger aveva subito moltissime mutazioni, passando da una simpatia iniziale, ad un successivo odio, che ora si era nuovamente tramutato in una simpatia, una strana simpatia, che invece di rendere Eleonor felice e rilassata, la stava facendo sentire agitata, non comprendendo a pieno che strano scherzo quel ragazzo stesse giocando alla sua mente.

 

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Capitolo 6
*** I want an Happy Meal! ***


Chapter 6- I want an Happy Meal!
Eleonor quel pomeriggio lo passò a crogiolarsi nei suoi pensieri, dopo aver buttato sottosopra l'armadio, non riuscendo a decidersi su cosa avrebbe potuto indossare quella sera, per andare a vedere l'esibizione di Roger al "Middle", come era solito ad abbreviarlo John.
Inizialmente la castana aveva optato per una canottiera a strisce nere e bianche orizzontali, aggiungendo sotto di essa degli skinny jeans grigi con degli strappi sulle ginocchia, completando l'outfit con degli anfibi neri, ma alla fine, dopo essersi guardata e riguardata allo specchio, dei dubbi esistenziali sul proprio aspetto l'avevano assalita, facendole cambiare idea all'istante. Dopodiché Claire le aveva proposto un altro paio di idee, ma nessuna di esse l'aveva convinta, facendo solamente sì che incominciasse a disperarsi sul letto, in intimo, non sapendo proprio cosa indossare per l'evento.
Non che stesse andando al concerto di chissà quale grande artista, ma il pensiero dell'invito di Roger non faceva altro che contorcerle lo stomaco, incomprensibilmente, causandole il doppio dei complessi mentali che era solita a farsi, specialmente sul proprio aspetto fisico.
-Dimmi cos'hanno questi skinny e questa canotta che non va, ora- le si posò davanti Claire a braccia conserte, tenendo in una mano il ferretto con il quale si stava acconciando la lunga chioma
-Mettono in risalto le mie maniglie dell'amore, assieme- sbuffò rumorosamente la più piccola, in tilt
La mora schiuse le labbra a causa di tale affermazione, scrutando la sorella con indignazione.
-Tu le maniglie le hai nel cervello El-
-Non mi stai aiutando- Eleonor si alzò dalla propria postazione incominciando a camminare avanti e indietro per la camera, spremendosi le meningi al massimo pur di pensare a qualcosa di decente da mettersi
Claire, che la stava osservando con attenzione, notò i suoi atteggiamenti ansiosi e colmi di preoccupazione, accennando un sorrisino beffardo.
-Sicura che i tuoi dubbi dipendano soltanto dal tuo aspetto fisico?-
La castana si poggiò al muro, battendoci varie volte la testa all'indietro, incrociando poi lo sguardo della sorella.
-E da cosa dovrebbero dipendere se no?- domandò innocentemente
-Beh è veramente strano tutto ciò-
-Cosa?-
-Le altre sere che siamo uscite non te ne fregava niente di come vestirti, fosse stato per te saresti venuta anche in pigiama, invece per stasera stai totalmente impazzendo-
-Dove vuoi andare a parare Claire?-
-Non è che tu, mia piccola e dolce sorellina, stia puntando a fare colpo su un ragazzo di nostra conoscenza?- la mora afferrò il viso della castana per le guance, scuotendolo leggermente
Quest'ultima si dimenò subito dalla presa dell'altra, basita da ciò che aveva appena udito.
-Come puoi solo pensare che io voglia far colpo su Roger?- sbottò sorpassando a grandi falcate la maggiore, così da non farle notare il suo viso del tutto in fiamme
Claire, che si stava mordendo l'interno guancia, seguì nuovamente i movimenti della sorella con i suoi occhi nocciola.
-Veramente io stavo parlando di John-
Eleonor, di rimando, strabuzzò gli occhi, voltandosi con uno scatto, così da ritrovarsi faccia a faccia con Claire, che le stava sorridendo angelicamente.
-Io e John siamo amici-
-Inizia sempre tutto così- ammiccò la mora sognante
-Claire non farti strane idee, John è carino e dolcissimo, ma non è il mio tipo- ammise la castana, ancora sotto shock
-Ma se siete già così tremendamente complici, in più ieri si è precipitato in pasticceria per venirti a trovare- 
-Per venirci a trovare- specificò Eleonor
-Io sono solo una scusa, perché si vergogna troppo ad ammettere che è cotto di te- la mora era veramente sicura di ciò che stava dicendo
-Tu non stai bene- scosse il capo la minore, ritornando al suo armadio, fermandosi a fissarlo attentamente in cerca di ispirazione, non volendo commentare ulteriormente le fantasie sciocche e senza fondamento della sorella
I suoi occhi smeraldo si illuminarono non appena notò un abitino che sua madre le aveva comprato, anni prima, in Italia, lilla e adornato di paillettes, né troppo lungo e né troppo corto, che doveva arrivarle più o meno poco sopra il ginocchio. Lo prese subito, mostrandolo a Claire, che sorrise.
-Me lo ricordo questo-
-Mamma me lo comprò quando ero ancora un bignè con i piedi- ricordò la castana alla sorella, divertendola
-Non lo hai mai messo-
-Potrei provarlo, non mi ricordavo che fosse così bello- lo sfiorò delicatamente, incantata
-Devi!- la incitò la mora, la quale, non appena pochi minuti dopo la vide con il capo indosso, rimase a bocca aperta
-Sembri una bambolina amore mio, è fantastico!- saltellò varie volte
-Sicura che mi stia bene? A mio parere mette troppo in risalto il sedere- Eleonor si guardò di profilo allo specchio, notando il suo lato b a mandolino, che spesso la faceva sentire in soggezione quando indossava pantaloni o gonne molto attillate
-Stai scherzando?- Claire la guardò come fosse una pazza
-E' un punto a tuo favore! Farai breccia di cuori con questo vestito-
Eleonor fissò a lungo la sua immagine riflessa nello specchio, piacendosi per la prima volta dopo tanto tempo. Le piaceva come quel semplice abitino riuscisse a mettere in risalto alcune delle sue forme, come i fianchi leggermente larghi e il seno, non troppo prosperoso, ma nemmeno così piccolo, al punto giusto.
-Dici che dovrei abbinarci i tronchetti neri?- domandò nuovamente alla sorella, non trovando gli anfibi adatti all'outfit, al quale aveva aggiunto delle calze a rete
-Yes baby- confermò il tutto, facendole l'occhiolino, Claire un attimo prima di sparire dalla porta della camera per finire di acconciarsi i capelli per la serata che le stava aspettando

-

-Ti giuro, mi viene il vomito al pensiero di dover passare un'altra serata in questo posto- pronunciò Eleonor una volta che, mano nella mano con la sorella, fu dentro al locale, passando nuovamente in mezzo a tutti quei corpi in balia della potente musica che risuonava, per raggiungere il famoso bancone dove Charlie le aveva mostrato la parte peggiore di sé
-Non pensare che per me sia diverso, ma ci tengo a passare finalmente una bella serata- improvvisò dei buffi movimenti a ritmo di musica la mora, continuando ad avanzare imperterrita
Sorrise non appena notò John, intento a parlare con due ragazze. Con altri pochi passi le sorelle lo raggiunsero.
-Ma buonasera signor Deacon- annunciò così il loro arrivo Claire, beccandosi delle occhiatacce dalle tizie che stavano conversando con il riccio fino ad un istante prima
John le osservò attentamente da capo a piedi, notandole diverse dalle volte precedenti. Gli parvero più provocanti in un certo senso, soprattutto Eleonor, e ciò lo mise un tantino a disagio, dato che la sua mente, inconsciamente, stava apprezzando tale visione.
-Ehilà, ecco le mie due sorelle preferite- le salutò entusiasta, con i soliti due baci sulle guance, dimenticandosi della presenza delle altre ragazze al suo fianco, che si stavano inalberando
-Chi sono queste Deaky?- lo interrogò improvvisamente la bionda platinata, che aveva tra le mani una sigaretta già consumata per metà e che indossava un vestito con una profondissima scollatura a v, mostrando automaticamente gran parte del seno prosperoso
-Due mie care amiche Sandy- le spiegò il riccio con un sorrisetto innocente dipinto sulle labbra
Le sorelle notarono subito gli sguardi schifati delle due ragazze, che si sussurrarono qualcosa scoppiando a ridere come galline subito dopo. Sia Claire che Eleonor parvero innervosirsi, facendo temere a John il peggio, decidendo poi di entrare in azione per placare le acque.
-Mary-Anne, perché non vai a prenderti i posti sotto al palco? Tra qualche minuto inizierà l'esibizione di Rog, non vorrai mica perdertela?- il ragazzo si rivolse alla mora, la quale lanciò un fugace sguardo di superiorità ad Eleonor, sventolando poi i propri capelli ben piastrati al vento
-Hai ragione John- gli sorrise, andandosene subito
-Ci vediamo dopo allora, Deaky?- gli propose Sandy in tono provocatorio giocherellando con il colletto della sua camicia, facendolo annuire, lasciando completamente allibite e senza parole la mora e la castana
Anche la bionda se ne andò, lasciandoli finalmente solo tra di loro. 
-Sei impazzito John?- lo interrogò senza tante cerimonie Claire
-Sai cosa ti stava proponendo vero?- aggiunse velocemente Eleonor, ancora basita per la scena a cui aveva assistito
-Non sono nato ieri ragazze- mostrò i palmi, volendo calmarle
-Dovevo cercare di farla andare via in qualche modo e se mi fossi opposto alla sua richiesta non se ne sarebbe mai andata, fidatevi-
Ora si che lo riconoscevano.
-Meno male, sei ancora sano- gli posò una mano sulla fronte la castana sospirando di sollievo, ricevendo in cambio una risatina
Il tutto stava accadendo sotto lo sguardo attento e leggermente divertito di Claire, che proprio non riusciva ad ignorare la forte chimica tra i due.
-Guarda un po' chi si vede qui in giro, le sorelle Cooper-
La voce di Roger fece sì che tutti e tre si girassero verso di lui, mandando completamente in panne la mente di Eleonor, che con gli occhi cominciò a viaggiare dall'alto in basso per il suo corpo, scrutandone ogni minimo particolare. I capelli erano leggermente più arricciati del solito e, come sempre, ricadevano morbidi sulle spalle, incorniciando il suo viso angelico e dai tratti dolci. Indossava degli skinny neri con vari strappi all'altezza delle ginocchia e sopra di essi una giacca completamente aperta, anch'essa nera, che lasciava intravedere tutto il suo fisico asciutto, del quale la castana notò in particolare le clavicole particolarmente accentuate.
Tale visione le causò una serie di potenti fitte allo stomaco, totalmente ingiustificate secondo la sua parte razionale, ma non secondo i suoi ormoni.
-Sapevo che non mi avresti deluso, piccola Eleonor- le fece il baciamano in modo del tutto provocatorio, mandandola, se possibile, ancora più nel pallone, ma irritandola in contemporanea, non volendo che la trattasse come una delle sue conquiste
-Ciao Roger- Claire si sporse quel tanto per poterlo salutare con due baci sulle guance, che egli ricambiò amichevolmente
Il biondo riportò la sua attenzione alla castana.
-Ti avevo promesso che sarei venuta a vederti e ti ho dimostrato che sono una di parola-
-Bravissima- le pizzicò la guancia affettuosamente con l'indice ed il medio, facendo corrucciare la fronte di John in un'espressione del tutto interrogativa
-Ora però addrizza bene le orecchie- si allontanò dai tre correndo verso il palco, sopra il quale era già ben montata la batteria che di lì a qualche minuto avrebbe dovuto suonare
Il biondo raggiunse la postazione, dedicando di tanto in tanto degli sguardi a John, il quale, spesso, alzava il dito medio in risposta, scatenando le risa di Claire.
Il clima del locale cambiò totalmente non appena sul palco salì un ragazzo biondastro con un ciuffo ribelle, che si chiamava Bradley, il quale indossava, proprio come Roger, una camicia completamente aperta, scatenando le urla di alcune ragazze poste sotto al palco.
-Che oche!- commentò acida Claire trovando quelle reazioni totalmente esagerate per l'occasione
-Grazie a tutti per l'accoglienza e grazie ad Erick per averci dato l'opportunità di suonare per voi stasera!- ringraziò il proprietario, per poi iniziare a pizzicare lentamente le corde della chitarra elettrica che si era appena messo in spalla
A dare il via al concerto vero e proprio fu il rullo di tamburi di Roger, che nel corso dell'intera esibizione diede il meglio di sé, dimostrando ad Eleonor ciò che lei stessa aveva pensato non appena lui le aveva raccontato della propria passione. Il biondo aveva davvero un gran talento. In ogni canzone il ritmo era azzeccato, creando una cornice perfetta per gli altri strumenti che andavano a creare a loro volta delle sinfonie rock fuori dal normale, i cui dettagli erano forniti per lo più dai riff limpidi di chitarra e dagli interventi puntuali del basso, suonato da un ragazzo moro con i rasta, un po' scuro di carnagione a differenza degli altri componenti della band, che erano in tutto quattro con Roger.
L'esibizione durò in tutto una ventina di minuti, dopodiché i quattro, dopo essersi inchinati al loro pubblico, scesero dal palco, pronti a godersi quella gloria momentanea che la musica gli avrebbe regalato.
Eleonor, istintivamente, dopo aver applaudito e ballato come una pazza, cercò Roger con lo sguardo tra la folla, il quale si era smaterializzato completamente dopo l'inchino. Voleva congratularsi di cuore con lui, ci teneva tantissimo.
-Roger è una vera bomba alla batteria!- continuò a battere le mani euforica Claire, riprendendo poi a bere il drink che si stava smezzando con John, appoggiato al bancone di fianco a lei
-Sì a mio parere ha un talento innato- disse fiero il riccio, appropriandosi della bevanda, assetato
-Puoi dirlo forte!- confermò il tutto la mora
-Tu che ne dici El?-
-Dico che voglio congratularmi con lui- rispose con tono serio alla sorella, portando poi i suoi occhi in quelli ambrati di John, che storse il capo
-Sai se verrà qua?-
-Beh, non te lo assicuro- si strinse nelle spalle il riccio 
-Sarebbe a dire?-
-Gloria post-concerto. La vita da rockstar è anche questa e Roger sa godersela come nessun'altro sa- spiegò divertito
Le labbra della castana si storsero improvvisamente, lasciando spazio sul suo viso ad una smorfia quasi.. infastidita? Ma poi cosa intendeva John con ​gloria post-concerto​ e ​vita da rockstar?
-Non ha neanche un minuto disponibile per scambiare due parole? Giusto il tempo di dirgli bravo e lo lascio in pace-
-Mary-Anne- rispose semplicemente John, facendola arrivare dritta al punto cruciale
-Che significa?- domandò Claire, non capendo come un nome potesse spiegare un intero concetto, a cui lei non riusciva proprio ad arrivare, nonostante qualcosa lo avesse intuito
-Ah- annuì con il capo la castana, piuttosto sconsolata e alquanto delusa 
-Non preoccuparti, avrete altre occasioni per parlare- tentò John
-Tranquillo John, lascia che si diverta. Non è così importante il fatto che io voglia congratularmi alla fine- sorrise dolcemente
-Si può usufruire di un bagno che non sia necessariamente quello della scorsa volta?- domandò poi la castana ricomponendosi, sentendo improvvisamente lo stimolo della pipì farsi più vivo in lei
-Perché cosa aveva quello di male?- le chiese Claire, continuando a sorseggiare il drink
-Ci hai anche conosciuto Roger lì- continuò la mora
"Appunto" avrebbe voluto urlarle in faccia la sorella, ma tacque, restando ragionevole.
-C'è di tutto là dentro e poi mi mette ansia il corridoio per raggiungerlo- rabbrividì al sol pensiero
-Gli altri bagni sono accanto al palco, a sinistra. Devi attraversare tutta la pista per poterli raggiungere- le indicò la direzione John con l'indice
-Posso farcela- partì spedita ed a passo sicuro
-Vuoi che ti accompagni?- le chiese subito la sorella maggiore 
-Ci rivediamo tra cinque minuti Claire-
Eleonor continuò ad avanzare con le braccia incrociate sotto il seno, cercando di non dar peso alle varie occhiate che certi tizi le stavano lanciando, fischiandole di tanto in tanto o facendo degli apprezzamenti espliciti ed ad alta voce sul suo di dietro, fasciato perfettamente dal vestitino attillato.
Gemette all'improvviso, per poi sobbalzare, non appena sentì una mano a circondarle il polso destro, facendola voltare senza alcuna delicatezza.
Sentì il fiato mancarle alla vista di Charlie, il quale aveva i bulbi degli occhi totalmente ornati da venature rosse accese. Era strafatto, come sere fa, se non ancora peggio.
-Piccola El, sei tornata da me..- il castano con uno strattone la attirò contro il suo petto, stringendole il capo contro la propria maglia, facendole arricciare il naso a causa di un mix di odori nauseanti, tra i quali tabacco, alcool ed erba
Eleonor si dimenò subito dalla sua presa salda, riuscendo ad allontanarlo di poco, spingendolo proprio dal petto.
-Cosa ho fatto?- la interrogò
-E me lo chiedi anche?- alzò il tono lei, attirando molti sguardi, perlopiù disinteressati, su di loro 
-Non capisco- si resse il capo lui
-Sei strafatto di nuovo e l'ultima volta ti sei permesso di offendere mia sorella! Non meriti neanche un mio sguardo Charlie, figuriamoci la mia attenzione- lo sgridò sicura, nonostante la notevole differenza di statura tra i due
-Scusami- piagnucolò lui, barcollante 
-Scusami un cazzo!-
-Scusami sul serio, tu mi piaci davvero Eleonor!- in pochi attimi le prese il viso fra le mani, stringendoglielo fin troppo forte per i gusti della ragazza
-Tu sei.. bellissima ed i tuoi occhi sono una cosa troppo bella per essere vera..- farfugliò socchiudendo di poco le palpebre, sentendo gli occhi andargli a fuoco, nel disperato tentativo di addolcirla un po'
-Charlie, se ci tieni davvero a me, lasciami andare..- provò a farlo ragionare, accorgendosi che lui, pian piano, l'aveva portata ad appoggiare le spalle contro un muro lì vicino
-Come faccio?- Charlie sferrò un pugno poco lontano dalla testa di lei alla parete, facendola sobbalzare per il terrore di essere colpita
-Come cazzo faccio? Come faccio se dalla prima volta che ti ho vista in quel fottuto negozio di musica non riesco a smettere di pensare al tuo maledetto corpo? Ai tuoi maledetti occhi?- sibilò stavolta fra i denti, evidenziando una forte rabbia presente dentro di lui
-Io sto morendo dalla voglia di portarti al letto, non puoi neanche immaginare- le sussurrò all'orecchio con l'intento di eccitarla, ottenendo il risultato opposto, terrorizzandola al solo pensiero che potesse toccarla contro la sua volontà dato che lei, a differenza sua, non lo desiderava affatto
-T-tu non ti rendi conto di ciò che dici.. devi tornare lucido Charlie- Eleonor provò nuovamente a farlo ragionare, essendo ormai totalmente in balia di lui ed intrappolata dal suo corpo, totalmente appoggiato al suo
-No dolcezza, io sono lucido, io ti voglio mia. Mia e di nessun altro- le sussurrò nuovamente, nauseandola maggiormente quando fece scontrare il proprio bacino contro la coscia di lei
-E Dafne? Lei ti, lei ti ama-
-Io voglio te, cazzo!- urlò, stavolta, il castano battendo altri due pugni contro il muro, con ancora più potenza rispetto a quello precedentemente sferrato
-Voglio farti star bene, farti andare in paradiso, solo grazie a me- le sfiorò le labbra con il pollice, in preda all'eccitazione e all'ira nello stesso momento, scatenando in lei una voglia assurda di piangere come una bambina indifesa e tenuta in prigionia
Avrebbe voluto correre via, allontanarsi da lui, ma non poteva, perché era inerme sotto il controllo di Charlie, che non sembrava volerle in alcun modo dar pace.
-Lasciami- pronunciò in un sussurro, lasciandosi sfuggire una lacrima ardente
-No, sh piccola, ti farò star bene- le si avvicinò minacciosamente alla mandibola, sfiorandola inizialmente con le labbra, iniziando poi a lasciarci dei baci viscidi e tutt'altro che piacevoli, per poi salire, puntando alle labbra carnose di Eleonor, che ormai sentiva di non avere più scampo
-Ora ti faccio stare bene io- tali parole distrassero Charlie per un attimo dalla castana e proprio quell'attimo gli fu fatale, perché il ragazzo si ritrovò letteralmente scaraventato a terra, per via delle mani di Roger che lo avevano afferrato per le spalle, allontanandolo prontamente da Eleonor, ancora immobile con la schiena contro il muro
Charlie, riconoscendo il biondo, deglutì rumorosamente, temendolo un po', per poi guardarlo attraverso gli occhi assottigliati.
-Io ti ammazzo Taylor-
-No, perché prima ti ammazzo io se solo provi a riavvicinarti a lei- urlò Roger con voce graffiata, non lasciandosi intimorire dal ragazzo al suolo
-Voglio divertirmi amico, cazzo!- sbottò in preda ad una carica di adrenalina assurda, dovuta alle sostanze assunte
-Quando mai mi ricapiterà una con quel culo e con quelle tette?-
Eleonor, che si stava riprendendo lentamente, fece una smorfia schifata udendo quelle parole così vuote, così maschiliste. Si coprì di poco, sentendosi fin troppo esposta di fronte a quegli occhi languidi e carichi di perversione.
-Ne trovi a bizzeffe se vuoi, ma lei non si tocca- il petto del biondo si alzava ed abbassava ad intervalli irregolari, ed il tutto era dovuto alla rabbia che stava provando nei confronti di Charlie, avendo ancora impresso in mente il momento in cui l'aveva colto ad importunare Eleonor
-Oh, ma come siamo sentimentali Taylor- il castano tornò dritto, portandosi a pochi centimetri da Roger, che non indietreggiò di un passo
-Cos'è? Vuoi provarla per primo per poi anticiparmi qualcosa?- lo sfidò, lanciando uno sguardo alla castana dietro di loro, tutt'altro che casto
-Ho già con chi togliermi gli sfizi e lei non è una di loro- precisò il biondo
-Lei non è una sciacquetta da due soldi come quelle che siamo soliti a portarci a letto. Lei è seria, è pura e non merita di essere soltanto sfiorata da uno come te-
Quelle parole fecero sorridere leggermente Eleonor, calmandole, a poco a poco, i sensi.
-Ci siamo dati al romanticismo Taylor?-
-Ti do due secondi per andartene o giuro che ti spacco la faccia- lo minacciò, impassibile, il biondo sentendo le mani pizzicargli più che mai
-Va bene- il castano si arrese senza tante cerimonie, indietreggiando con un ghigno malefico in volto, affatto pentito
-Tienitela pure questa finta puritana, tanto le basterà farsi scopare dal primo che passa perché poi venga a ricercarmi- rise istericamente, lasciando la sottoscritta senza parole, con ancora il volto umido per le lacrime versate a causa della paura di poter essere, addirittura, violentata
Il cuore le stava battendo a tremila e il panico pareva non volerla mollare più.
Roger si girò verso di lei, captando quanto ancora scossa fosse, avvicinandosi con la massima cautela, per non spaventarla ulteriormente.
-Ehi, va tutto bene, è tutto passato- le sussurrò piano, alla ricerca dei suoi occhi, in quel momento fissi sulle sue scarpe, spenti, spaventati, privi di quel loro solito luccichio
-E' andato via e non ti darà più alcun fastidio- il biondo allungò una mano verso la sua guancia, facendo sì che Eleonor si scansasse, come d'istinto, come volesse difendersi da ulteriori gesti maligni nei suoi confronti
Un singhiozzò sfuggì dalle labbra della ragazza.
-Shh- la intimò di calmarsi, portandole velocemente entrambe le mani stavolta sulle guance, utilizzando un tocco totalmente diverso da quello di Charlie
Un tocco gentile, dolce, delicato.
-Ci sono io qui ora con te, non permetterò che ti succeda nulla Eleonor, adesso però guardami- le chiese gentilmente senza pretese, venendo, con sua grande sorpresa, accontentato, dato che in meno di tre secondi gli occhi smeraldo di lei furono in quelli cielo di lui, fondendosi, come fossero destinati ad incastrarsi alla perfezione, non dandosi mai via di scampo
Il cuore di Roger prese a battere più freneticamente all'interno della sua gabbia toracica, facendolo sentire per un attimo totalmente scombussolato. Cosa diamine erano in grado di combinargli ogni volta quegli occhi?
-Vieni con me- le disse
-Dove?- sussurrò appena lei
-Ti fidi di me?-
La ragazza mosse la testa in segno di affermazione, procurandogli un sorriso. 
-Allora seguimi-
Roger le cinse la spalla in segno di completa protezione con il proprio braccio, dimenticandosi totalmente della ragazza a cui aveva dato buca non appena aveva notato Charlie appiccicato ad Eleonor ad importunarla. Ora la sua priorità era la castana e nulla lo avrebbe distratto dal farla stare meglio.
La portò al bancone, dove, con grande sorpresa di entrambi, non trovarono più né John né Claire, ordinando per lei un bicchiere d'acqua fresca, che Eleonor prese a sorseggiare piano.
-Come stai?- la interrogò preoccupato, notando la mano leggermente tremante della ragazza Lei smise di bere, posando il bicchiere.
-Un pochino meglio- lo rassicurò, poco convinta della sua stessa affermazione
-Non pensarci più, è tutto passato-
-Lo so, ma il solo pensiero di quelle schifose labbra che mi sfiorano mi fa venire il voltastomaco- deglutì rumorosamente portandosi la mano destra sulla pancia
Solo allora Roger parve notare il vestito che indossava e dovette obbligarsi a distogliere lo sguardo da tale visione, dato che, nonostante il viso di Eleonor ispirasse solamente dolcezza, il suo corpo fasciato in quella maniera era totalmente provocante a causa delle forme sinuose e, agli occhi di lui, perfette.
-Questa è l'ultima volta che metto piede qui dentro- continuò lei 
-Anch'io, credimi-
-Come mai?-
-Beh, a parte che l'impianto elettrico è una merda, le persone che girano qui dentro non mi piacciono. Ti basti pensare al bastardo di prima- le disse scrollando le spalle, bevendo poi dal bicchiere che aveva appena ordinato, all'interno del quale vi era una semplicissima Coca Cola ghiacciata
-Bevi piano- lo riprese Eleonor
Lui la guardò di sottecchi, ridacchiando appena.
-Cosa? Perché?-
-Fa male bere velocemente delle bevande gelide quando si è sudati- lo indicò facendogli notare lo stato in cui si trovava dopo il concerto e la sfuriata contro Charlie
-E oltretutto questa dovresti chiuderla, rischi di prendere freddo- gli si avvicinò lentamente, portando le sue piccole mani sui bottoncini della giacca di Roger, chiudendone un pezzo, così da poterlo coprire al meglio
Tale gesto lo intenerì, procurandogli un sorriso sincero.
-Grazie mamma- la sfotté amichevolmente
Eleonor gli si allontanò nuovamente, tornando al proprio posto, facendogli la linguaccia.
-Oh Ele!- la voce di Claire si fece viva tra i due ragazzi, prima che la mora potesse circondare il collo della sorella da dietro con le braccia, sollevata dall'averla ritrovata senza alcun graffio e in compagnia di Roger
-Sono stata così in ansia per te! Ma dove cazzo ti eri cacciata?- le si piazzò davanti aggrappandola per le spalle e strattonandola di poco
La castana portò i suoi occhi a Roger, scongiurandolo con lo sguardo di non dire nulla di ciò che era accaduto, per far sì che Claire non combinasse ulteriori guai, pregando con tutte le sue forze che lui avesse capito.
-C'era la fila al bagno- si inventò
-Una scusa migliore?- la bacchettò la mora
-E' vero Claire, poi quando è uscita dal bagno ha incontrato me e io le ho proposto di berci qualcosa qua- le resse il gioco il biondo, guardando sia lei che John, il quale era rimasto in silenzio
-E' colpa mia se ha tardato-
Eleonor, da dietro la sorella, gli sorrise riconoscente, mimandogli poi un "grazie" con le labbra.
-Avreste dovuto avvertirmi, mi è preso un infarto-
-Ora però calmati Claire- parlò finalmente il riccio
-Sappiamo che Eleonor sta bene e quindi è tutto okay. In più si trovava con Roger, ciò significa che non ha corso nessun pericolo-
-E' sempre in buone mani con me- Roger affiancò velocemente la castana, cingendole per la seconda volta in quella sera le spalle, inebriandola totalmente con il profumo buonissimo che la sua giacca scura emanava e facendola sentire quasi al sicuro
-Ho un'idea!- esordì poi il biondo, alzando un braccio al cielo 
-Sarebbe?- gli chiese John di rimando
-Che ne dite di andare al Mc Donald's?- propose entusiasta 
-Cosa sono queste improvvise voglie notturne Taylor?- 
-Credo di essere incinto-
Sia Claire che Eleonor sorrisero divertite, guardandosi poi dubbiose.
-Noi non possiamo- si strinse nelle spalle la maggiore
-Rifiutate il Mc?- domandò scioccato John
-Non abbiamo un centesimo, nemmeno per una bottiglietta d'acqua se volessimo- gli spiegò la castana, ricordandosi di aver lasciato, incurante, il portafoglio a casa
I due ragazzi si guardarono complici, scoppiando poi a ridere.
-E' davvero così divertente quello che ho detto?- inarcò un sopracciglio Eleonor
-E secondo voi, noi vi avremmo davvero lasciate pagare?- disse loro John, fingendo innocenza 
-Mi sembra logico- gli rispose Claire seria a braccia conserte
-Andiamo-
Senza dire altro, Roger afferrò per un braccio Eleonor, cogliendola del tutto di sorpresa, trascinandola dietro di sé sempre con i dovuti modi, non aspettando gli altri due. Non appena uscirono dal locale, si diressero verso il parcheggio, raggiungendo velocemente l'auto del biondo, tirata a lucido più che mai quella sera.
-Potevi anche aspettarli eh- incrociò le braccia sotto il seno la ragazza, sentendo freddo a causa della giacchetta fin troppo leggera che aveva deciso di abbinare al suo vestito
-Non mi andava- le sorrise beffardo
-Hai freddo?- notò i suoi tremori
-Un po'-
-Beh, mi pare normale, sei bella scoperta stasera- quelle parole la fecero avvampare dall'imbarazzo, mentre il biondo era intento a prendere qualcosa dai sedili posteriori della propria auto
Sorrise vittorioso non appena riuscì ad afferrare il suo giacchetto di jeans scamosciato all'interno del veicolo.
-Tieni- glielo porse gentilmente, come fosse il gesto più normale del mondo tra due persone con un rapporto ancora così poco confidenziale come il loro
-Non c'è bisogno Rog..-
Roger roteò gli occhi, avvicinandosi a lei, appoggiandole il giacchetto sulle spalle, così da non sentirla più contestare.
-Ti dona- si complimentò
-Confermo- si intromise John, che aveva assistito alla scena
Eleonor non rispose a nessuno dei due, bensì, arresasi, indossò l'indumento per bene, sentendosi minuscola in esso.
-Come sei piccina- le pizzicò una guancia Claire guardandola maliziosamente, per poi salire nei sedili posteriori dell'automobile rossa
-Prego madame- la intimò di fare lo stesso Roger, così che potessero raggiungere il fastfood da loro tanto desiderato

-Dovremmo venirci più spesso a quest'ora, c'è pochissima gente- disse Claire constatando quanta poca gente, a differenza del solito, fosse presente a quell'ora all'interno del locale dove si erano recati
-E' l'ora migliore te lo garantisco- Roger acconsentì alle parole della mora, scegliendo un tavolo appositamente per quattro, poco distante da loro
-Vi va bene questo?-
I tre annuirono con la nuca, raggiungendo ognuno la propria postazione. Eleonor, a passo svelto, stava per sedersi accanto alla sorella, ma sorprendentemente venne bloccata per un polso dal biondo.
-Tu ti siedi vicino a me- le disse istintivamente
-Voglio stare vicino a Claire- protestò lei come una bambina
-Se ci tieni al massimo mi posso mettere di fronte a te-
-Nah, fa troppo cenetta romantica e noiosa- scosse il capo in segno di negazione lui, arricciando il naso
Eleonor lo guardò nuovamente arresa, incominciando a capire che in ogni occasione era veramente una perdita di tempo provare a contrattare con lui. Senza aggiungere una parola si sedette accanto alla vetrata, lasciando lo spazio necessario affinché il biondo potesse sedersi di fianco a lei.
-Andiamo ad ordinare noi- comunicò John, aprendo le note del cellulare, così da poter segnarci le ordinazioni delle due ragazze, non volendo farle scomodare
-Cosa volete?-
-Io il menù con il cheeseburger e come bevanda vorrei del tè al limone- gli rispose Claire leccandosi i baffi, realmente affamata
-Nessuna salsa annessa preferibilmente- aggiunse
-Perfetto- il riccio spostò la sua attenzione immediatamente sulla castana, che stava battendo numerose volte l'indice sul mento, indecisa
-El?-
-Voglio un Happy Meal, quello con il toast e le crocchette di pollo-
-Ma non hai cinque anni- aggrottò le sopracciglia Roger
-Ne ho quasi diciotto infatti e voglio l'Happy Meal!- mise il broncio la ragazza
-Sorpresa da maschietto o da femminuccia?- la prese in giro il biondo
-Da maschio- ribatté acida
Roger alzò le mani in segno di resa, facendo finta di essere terrorizzato dall'atteggiamento della castana.
-Torniamo subito- disse loro John ridacchiando, dirigendosi verso la cassa con il biondo, prendendo a parlarci animatamente
Le due sorelle rimasero per la prima volta sole dopo tanto tempo quella sera. 
-Secondo me gli piaci- esordì Claire senza ulteriori spiegazioni
-Eh?- dapprima Eleonor si guardò intorno, non capendo, portando successivamente gli occhi in quelli della sorella
-A Roger, ti sta addosso come una cozza- specificò la mora 
-Non piacevo a John fino a qualche ora fa, per te?-
-Beh, anche Rog non scherza con le occhiate che lancia spesso al tuo bellissimo culetto- le fece gli occhi dolci, lasciandola interdetta
-Credo che tu non abbia compreso ancora a fondo il soggetto- la castana sentì le guance andarle a fuoco dopo quell'assurda affermazione
-Battutine stupide, posto accanto a te, ti presta il suo giacchetto! Prova a darmi torto Eleonor Cooper- 
-E' un donnaiolo Claire!- sbottò Eleonor spazientita
-Ma se nemmeno lo conosci-
-Oh credimi so molte più cose su di lui di quel che pensi-
-Beh, ciò non toglie che tu potresti piacergli..-
-Prima che ci incontrassimo vicino ad i bagni del locale stava per andare a scoparsi la tizia mora che hai visto parlare con John-
-E perché non l'ha fatto?- 
Già, perché?
Eleonor, consapevole che la sorella non fosse a conoscenza della verità, dovette inventarsi l'impossibile pur di farla tacere.
-Lei si è sentita male, era ubriaca fradicia e lui si è sentito schifato al pensiero di doverci andare a letto dopo averle visto vomitare anche l'anima a momenti-
-Beh, in effetti non è proprio piacevole il pensiero, devo dire- Claire corrucciò il viso in un'espressione schifata
-Poi mi ha incontrata e mi ha offerto di andare a bere un bicchiere d'acqua-
-Emozionante, un bicchiere d'acqua!-
-Sono stata io a rifiutare gli alcolici- mentì di nuovo
-Pallosa- la bacchettò la mora, notando poi alle sue spalle una figura totalmente e, anche fin troppo, a lei familiare
Per un attimo desiderò con tutta sé stessa di star avendo le allucinazioni, ma furono solamente delle illusioni mentali, dato che la scena di fronte a lei era tutto meno che un'allucinazione.
Michael era entrato dalla porta scorrevole abbracciato ad un'altra ragazza, mai vista prima da Claire, la quale stava combattendo con sé stessa nel tentativo di non scoppiare a piangere come una mocciosa.
-Ehi- la richiamò Eleonor, accorgendosi di quanto fosse scossa
-Che ti prende?- la notò fissa su qualcosa dietro di lei, così la castana si voltò e non appena anch'ella riconobbe il cognato con un'altra persona al suo fianco, per poco non le venne un infarto secco
-Okay, stai calma- portò entrambe le mani su quelle della mora, che aveva iniziato a singhiozzare freneticamente e senza alcun controllo, emettendo dalle labbra dei rumorini carichi di sofferenza
-Non ne vale la pena Claire, capiscilo una buona volta, ore ne hai la certezza!-
Claire non le rispose, bensì si alzò dalla propria postazione con uno scatto, raggiungendo a grandi falcate il suo ormai ex fidanzato, seguita a ruota dalla sorella che non se la sentiva di lasciarla da sola.
-Prima mi fai una scenata perché esco con un amico, con mia sorella presente oltretutto, e poi te ne vieni qui di nascosto a quest'ora abbracciato ad una? Coerente Mike!- gli urlò contro senza vergogna, attirando su di loro vari sguardi, facendolo sbiancare non appena la riconobbe
-Claire..-
-Non provare nemmeno a pronunciare il mio nome brutto pezzo di merda!-
Michael prese a boccheggiare, confuso e spaesato.
-Lasciami spiegare..-
-E cosa cazzo vorresti spiegare? Non è già tutto chiaro?-
La ragazza accanto a lui, totalmente sconosciuta agli occhi delle due sorelle, stava capendo ancora meno rispetto a loro.
-Mickey, chi è questa ragazza?- domandò innocentemente
-Mickey? Seriamente?- Claire finse una risata isterica udendo quell'affettuoso nomignolo, che era solita a dargli lei stessa quando avevano diciassette anni, con ormai il volto completamente coperto di lacrime e mascara colato
Eleonor non aveva il coraggio di fare un fiato, sentendosi soltanto di troppo in tale circostanza, esattamente come l'altra ragazza.
-Ti prego, ascoltami..- provò nuovamente il moro, sentendosi impotente
-Da quanto?-
-Da quanto va avanti tutto questo Michael? Sii onesto una buona volta!- parve implorarlo Michael sbuffò, muovendo due passi avanti.
-Due mesi- confessò, non volendo mentirle, dato che non avrebbe neanche più avuto senso ormai
Quelle parole diedero il colpo di grazia a Claire che, esasperata, si portò entrambe le mani tra i capelli, piangendo ancor più rumorosamente e disperatamente, sotto lo sguardo apprensivo e malinconico di Eleonor.
-Sei un bastardo!- gli diede alcuni pugni sul petto, puntando a fargli male almeno la metà di quanto lui era riuscito a fare male a lei
-Io ti ho messo il cuore in mano, ti ho dato tutto di me! Ti ho fatto entrare in casa mia e ti ho reso il senso di ogni mio giorno e tu mi hai ringraziato in questo modo-
-Non meriti nulla Michael, nulla-
La ragazza accanto a lui, vedendo Claire in quello stato, si sentì una vera merda e, senza dire una parola, decise di andarsene, piantando totalmente in asso Michael, non essendo mai venuta a conoscenza di una sua presunta relazione già avviata prima della loro.
-Meredith aspetta!- provò a fermarla, senza insistere troppo, perdendosi a guardare Claire ormai allo stremo delle forze
-Bravissimo tesoro, in una botta sei riuscito a perdere ben due ragazze. Da record!- lo sfotté malignamente Eleonor, scrutandolo in preda alla nausea che le stava provocando la sua sola presenza
-Non volevo farla star male Eleonor-
-Io non ho mai preteso il tuo amore, avresti dovuto lasciarmi e poi andare da lei, non farmi questo- scosse il capo la mora, non volendo neanche più far incrociare i loro sguardi
Michael era pronto a risponderle, ma una voce lo interruppe ancor prima che potesse fiatare.
-Ordinazioni fatte- Roger raggiunse le due ragazze, spalancando gli occhi e rimanendo di sasso, esattamente come John, non appena notò lo stato in cui Claire si trovava
-Che diavolo..?-
-Sono cornuta ragazzi!- aprì le braccia lei, volendosi quasi umiliare di fronte al mondo intero, fregandosene di qualsiasi cosa
John guardò esterrefatto il moro a pochi passi da lui, che abbassò subito gli occhi al pavimento, sentendosi marcio ed in colpa come mai prima di allora gli era capitato.
-Smettila Claire!- la riprese Eleonor seria
-Lasciami stare El- la mora parlò in tono del tutto apatico, non percependo più nemmeno la rabbia presente dentro di sé fino a pochi istanti prima
-Sei forte- la castana le sorrise dolcemente, ignorando quell'apatia insopportabile
-Sparisci!- si rivolse malamente, poi, a Michael, il quale non esitò nemmeno un attimo a prestarle ascolto, sparendo dal fastfood, come dalla vita della sua ormai ex fidanzata
Claire esplose di nuovo in un pianto liberatorio, coprendosi disperatamente il volto con le proprie mani.
-Vieni qui- a parlare stavolta fu John, che allungò una mano verso di lei, così da poterla stringere premurosamente al suo petto
La mora gli circondò il busto con le proprie braccia, stringendolo fortissimo, desiderando totalmente un abbraccio del genere che potesse farla sentire, almeno per pochi secondi, giusta, desiderata e non di troppo, come era riuscito a farla sentire Michael nell'arco di cinque minuti infiniti.
Il riccio le lasciò un candido bacio in mezzo ai capelli, accarezzandole cautamente la schiena, come avesse paura di poterla spezzare, sapendola così vulnerabile.
Quel particolare fece sciogliere il cuore di Eleonor, che se ne stava in religioso silenzio, con Roger accanto, altrettanto silenzioso.
-Cosa c'è di sbagliato in me?-
-Perché non può amarmi come lo amo io?- domandò flebilmente fra i singhiozzi
-Tu sei perfetta Claire e lui è uno stronzo che non sa cosa si è perso- le disse Eleonor
-Sottoscrivo- aggiunse John subito, allontanandola di poco dal suo petto, così da poterla guardare in faccia
-Voglio andare a casa, nel mio letto- li implorò con gli occhi ridotti a due fessure, circondati dal nero del trucco
-Per favore-
-Vado ad annullare l'ordine- disse Roger, porgendo al volo le chiavi della sua auto al riccio, così che potesse raggiungerla, nel mentre, assieme alle due
-Vengo con te- disse, invece, Eleonor seguendolo e affidando la sorella a John, il quale in quel momento sembrava la miglior medicina per la ragazza
I due si diressero a passo svelto alla cassa.
-C'è qualche problema ragazzi?- domandò subito loro il cassiere, riconoscendo il biondo
-Sì, mi scusi, abbiamo avuto un problema. E' possibile annullare l'ordine?- chiese timidamente Roger 
-Certamente, avete fatto benissimo a venire qui subito-
-Potreste porgermi lo scontrino?-
Il biondo glielo porse senza esitazione, venendo rimborsato, in cambio.
-Ci scusi ancora-
-Non vi preoccupate, alla prossima!- li congedò l'uomo, sorridente
Eleonor portò gli occhi in quelli di Roger, captando della tristezza anche in essi.
-Non ve ne va bene una di serata, eh?- provò a sdrammatizzare lui
-Lascia perdere, questa proprio non ci voleva-
-Si riprenderà non appena capirà che non vale la pena star male per uno stronzo patentato. Oltretutto Claire è una cazzuta, si riprenderà in un batter d'occhio- la rassicurò
-Era persa per lui Roger, non sarà così semplice come pensi- 
-Lo credi davvero?-
-Stavano insieme da tre anni, ogni sua prima esperienza l'ha vissuta insieme a lui e sono sicura che i ricordi finiranno per mangiarla viva, sebbene questo, da sorella, mi spezzi il cuore-
-Troverà qualcuno per cui varrà la pena riprendersi- Roger portò una mano sulla spalla della ragazza, procurandole un sorrisetto
-Ora andiamo, dobbiamo riportarla a casa-

Per tutto il tragitto nella macchina di Roger regnò il silenzio assoluto, dovuto al fatto che nessuno sapesse cosa dire, unito al fatto che ognuno dei presenti avesse la paura di poter disturbare o ferire Claire con solo una parola di troppo.
La mora aveva implorato John di mettersi dietro con lei, così che potesse rimanere stretta a lui, il quale pareva essere l'unico in grado di poterle trasmettere quel minimo di serenità che tanto le serviva.
Eleonor, invece, che si era ritrovata nel posto del passeggero accanto a Roger, di tanto in tanto, senza farsi vedere, lo osservava di profilo, perdendosi nei dettagli del suo viso, specie il suo naso, che si era trovata ad invidiargli, dato che esso era a punta, come avrebbe voluto averlo lei, e si muoveva ogni qualvolta che lui era intento a parlare animatamente, fuori dal controllo del ragazzo. La divertiva, oltretutto, l'espressione seria e concentrata che il ragazzo assumeva ogni volta che era intento a fare qualche manovra strana con il veicolo.
-Ti dà fastidio se fumo?- ruppe il silenzio il biondo, svegliandola 
-No- gli rispose lei, distogliendo velocemente lo sguardo
Il ragazzo, allora, si portò una delle sue numerose Marlboro tra le labbra, lasciando per un microsecondo il volante, accendendola subito dopo, aprendo poi il finestrino per far uscire il fumo fuori dall'automobile.
-Vuoi un tiro?-
Eleonor scosse il capo in risposta.
-Mi fa schifo il fumo-
-Dicono tutti così all'inizio- aspirò, mettendo in bella mostra una fossetta
-Ci tengo alla mia salute, oltretutto-
-Anche io-
-Non credo, se fumi..-
-Oh ora non fare la mammina apprensiva, non hai nemmeno diciotto anni e parli come mia nonna-
Le labbra di Eleonor si schiusero, rimanendo così per qualche istante, non aspettandosi un commento del genere da parte sua.
-Ti hanno mai detto che sei una gran testa di cazzo?-
-Ti hanno mai proposto di andare in casa di riposo?- ribatté lui giocosamente
-Vaffanculo Taylor!-
-Shh- li intimò di far silenzio John
-Si è addormentata, se la svegliate vi uccido-
-C'è l'amore nell'aria- finse un'aria sognante Roger, divertendo automaticamente Eleonor
-Non scherzare Taylor-
-Stasera il piccolo Roger si sente particolarmente simpatico a quanto pare- commentò la castana, muovendo continuamente le sopracciglia
-Io sono simpatico, baby- 
-Ti piacerebbe-
-E poi non chiamarmi baby!-
-Ti destabilizzo se lo faccio, baby?- la provocò 
-Vai a fanculo di nuovo, Rog-
Roger sorrise divertito, poi gettò la sigaretta, ormai finita, fuori dal finestrino, accostando di fronte al cancello di casa Cooper, scendendo per aprire lo sportello a Claire.
-Claire, svegliati, siamo a casa- la scosse un po' Eleonor
-Claire- la chiamò anche John, dolcemente
-Michael, Michael..- farfugliò invece lei, ancora immersa in un sonno profondo
I presenti si guardarono preoccupati e totalmente avviliti per lei.
-Dai, forza e coraggio Claire- la mosse un po' il biondo, riuscendo a farla sedere, mentre si stropicciava gli occhi, che le bruciavano a causa del trucco colato
-Dove siamo?- domandò con la voce impastata dal sonno 
-A casa- le ripeté la sorella
-Oh- si ricompose, riconoscendo in un battibaleno la sua abitazione, uscendo poi dall'automobile reggendosi a John in un primo momento
-Ci vediamo ragazzi- salutò poi entrambi, evitando i baci sulle guance, non avendo voglia di compiere tale gesto
John rimase un po' male a causa di questo, ma non lo diede a vedere, bensì si congedò con un abbraccio da Eleonor, entrando immediatamente in macchina, chiudendocisi all'interno.
-Okay, questa è davvero l'ultima sera che esco se deve andare sempre così!- disse la castana a Roger, il quale era proprio dinanzi a lei
-Non dire così, sono solo brutte coincidenze-
-Io la chiamerei sfiga, ma sorvoliamo che è meglio- sollevò le sopracciglia, affranta da quell'ennesima serata finita male, prima a causa di Charlie e poi a causa di Michael, che aveva ridotto a brandelli il cuore della sua Claire
Dopodiché si tolse il giacchetto di jeans di Roger, restituendoglielo.
-Tieni, grazie mille-
-Puoi tenerlo se vuoi- le disse spontaneo, portando le mani all'interno delle tasche dei suoi pantaloni
-Innanzitutto sembro una pulce quando ce l'ho addosso e poi è tuo, non ha senso che lo tenga io-
-Ne ho a bizzeffe di giacchetti di jeans, non è un problema-
-No credimi, riprendilo-
-Perché ci tieni così tanto al fatto che io me lo riprenda?-
-Perché, oltre ai motivi che ti ho già elencato, io non sono come quelle che vengono a letto con te e poi si prendono il souvenir per non dimenticare l'esperienza vissuta-
Quel paragone geniale fece ridere Roger.
-Non ti sto paragonando a quel tipo di ragazze, El tranquilla-
-Lo so, ma è meglio di no Roger, seriamente- terminò seria la discussione
Il biondo non insistette ulteriormente, riappropriandosi del capo.
-Grazie ancora per avermi difesa da Charlie- un brivido le percorse la spina dorsale al ricordo di quel momento e di quell'individuo
-Non dirlo nemmeno per scherzo, se si riavvicina è morto-
-Spero con tutta me stessa che da ora in poi mi stia alla larga-
-Lo farà e se non lo farà ti starò addosso come fossi la tua ombra, promesso-
-E le tue scappatelle?- lo riportò alla realtà, tirando nuovamente fuori quel discorso, come fosse un vizio
-C'è sempre tempo per quelle-
-Anche adesso per esempio- disse con un ghigno tutt'altro che innocente, lasciandola leggermente spiazzata, non aspettandosi una risposta simile
-Contento te..- pronunciò in un sussurro lei
-Accompagno John a recuperare la sua macchina e poi vedo se mi va- si strinse nelle spalle
Eleonor annuì, non commentando ulteriormente le sue parole prive di senso per la sua morale di ragazza matura e spesso fin troppo romantica.
-Allora buonanotte Rog- gli disse infine, muovendo dei passi lontano da lui
-Un momento El!- la richiamò
Quest'ultima lo intimò di continuare con un cenno del capo.
-Ti va domani sera di venire a vedere un'altra mia esibizione? John ha una cena con la sua famiglia e non può esserci e mi farebbe comunque piacere se tu venissi-
-Non lo so..-
-E' un altro locale, non il Middle, quindi puoi stare tranquilla- la rassicurò, speranzoso 
-Rimaniamo che ti faccio sapere. Voglio prima vedere se Claire ha bisogno di me-
-Perfetto. Ti lascio il mio numero- il biondo gli allungò un pezzetto di carta con su scritto il numero in questione, facendole intuire che sicuramente doveva averne molti altri da dare alle sue innumerevoli spasimanti
-Sono sicuro che non mi deluderai neanche stavolta, occhi verdi- le dedicò un sorrisetto furbo, schioccandole poi, inaspettatamente, un piccolo e casto bacio sulla guancia, lasciandola di sasso sul posto
-Buonanotte- le disse infine ritornando in macchina
Eleonor salutò un'ultima volta John attraverso il finestrino con un cenno della mano, rimanendo ancora per un po' immobile davanti al cancelletto spalancato di casa sua. Ancora incredula, accarezzò con i polpastrelli delle proprie dita il punto in cui Roger l'aveva baciata, sentendolo, se possibile, ardere di un'energia fuori dal comune ed inspiegabile a parole.
La sua mente allora, si ritrovò fissa su un pensiero: ​cosa diavolo le stava combinando quel ragazzo biondo dagli occhi color cielo?

 

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