Daegu King |Yoonmin|

di AgusTina93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Per Jimin, Daegu era una città grande, non tanto quanto la sua amatissima Busan, a la quale non ritornerebbe assolutamente. I suoi genitori controllavano ogni suo minimo movimento  così, essersi trasferito nelle periferie di questa città tradizionale gli faceva sentire come una libera e felice colomba.

Viveva in un bel quartiere, certo, se ignoriamo le continue risa all'angolo della strada e il suono delle sirene alle due di mattina circa, forse dire che era un bel quartiere era dire anche troppo , era meglio dire che fosse decente, quello era un quartiere decente e che Jimin poteva permettersi.

Aveva molti soldi nel suo conto corrente, i suoi genitori ogni fine settimana la caricavano abbondantemente, ma Jimin non toccava mai quei soldi se non fosse un caso estremamente necessario. A lui piaceva pagare le sue spese con i soldi che guadagnava vendendo i suoi dipinti o con le presentazioni di ballo che faceva insieme al suo gruppo all' università.

Appena arrivò a quella città , la prima cosa che cerco fu una università. Trovò una con l'indirizzo artistico e così trovo anche i fratelli Min.

Anche se poche erano le persone che sapevano che Min ShinJun e Min Yoongi avevano un collegamento.

Dato che quei due non gradivano avere una parentela, Jimin lo imparò molto bene quando Min ShinJun e lui cominciarono a diventare amici oltre ad essere insegnante ed allievo , e lui stesso glielo disse.

Tutti conoscevano a Min Yoongi... 
senza sapere chi era veramente Min Yoongi. Il suo nome non esisteva per nessuno, lui non era un Min, né tantomeno Yoongi.

Quando Jimin lo incontrò per la prima volta. Aveva sentito come tutto il suo mondo si capovolgesse.

Lo chiamavano Agust D , il tipico ragazzo cattivo, il re delle parole veloci ed il padrone di tutta Daegu.

Anfibi, jeans strappati ed attillati, una giacca verde ed un berretto bianco. Gli abiti preferiti di Agust, anche se secretamente a Jimin piaceva chiamarlo Yoongi.

Min ShinJun era il preside della accademia d'arte che frequentava, aveva belle macchine e vestiva sempre elegante, i suoi capelli non erano mai in disordine e il suo sorriso di denti come le perle non abbandonava mai la sua faccia. Era un bell' uomo, occhi felini e corporatura  magra, ma più alto della media, molto simile a Yoongi.

Jimin a volte non riusciva evitare di confrontarli.

Diversamente da Yoongi, ShinJun viveva al piano più alto di un enorme edificio, con una vista che lasciava stupito chiunque. Con le porte automatiche e mille chiavi di sicurezza.

Invece, Jimin rideva internamente ogni volta che Agust arrivava al suo appartamento ( perché si, il ragazzo ribelle viveva giusto a cinque passi dalla sua porta) e bestemmiava quando la chiave rimaneva incastrata alla porta.Per Jimin, Daegu era una città grande, non tanto quanto la sua amatissima Busan, a la quale non ritornerebbe assolutamente. I suoi genitori controllavano ogni suo minimo movimento  così, essersi trasferito nelle periferie di questa città tradizionale gli faceva sentire come una libera e felice colomba.

Viveva in un bel quartiere, certo, se ignoriamo le continue risa all'angolo della strada e il suono delle sirene alle due di mattina circa, forse dire che era un bel quartiere era dire anche troppo , era meglio dire che fosse decente, quello era un quartiere decente e che Jimin poteva permettersi.

Aveva molti soldi nel suo conto corrente, i suoi genitori ogni fine settimana la caricavano abbondantemente, ma Jimin non toccava mai quei soldi se non fosse un caso estremamente necessario. A lui piaceva pagare le sue spese con i soldi che guadagnava vendendo i suoi dipinti o con le presentazioni di ballo che faceva insieme al suo gruppo all' università.

Appena arrivò a quella città , la prima cosa che cerco fu una università. Trovò una con l'indirizzo artistico e così trovo anche i fratelli Min.

Anche se poche erano le persone che sapevano che Min ShinJun e Min Yoongi avevano un collegamento.

Dato che quei due non gradivano avere una parentela, Jimin lo imparò molto bene quando Min ShinJun e lui cominciarono a diventare amici oltre ad essere insegnante ed allievo , e lui stesso glielo disse.

Tutti conoscevano a Min Yoongi... 
senza sapere chi era veramente Min Yoongi. Il suo nome non esisteva per nessuno, lui non era un Min, né tantomeno Yoongi.

Quando Jimin lo incontrò per la prima volta. Aveva sentito come tutto il suo mondo si capovolgesse.

Lo chiamavano Agust D , il tipico ragazzo cattivo, il re delle parole veloci ed il padrone di tutta Daegu.

Anfibi, jeans strappati ed attillati, una giacca verde ed un berretto bianco. Gli abiti preferiti di Agust, anche se secretamente a Jimin piaceva chiamarlo Yoongi.

Min ShinJun era il preside della accademia d'arte che frequentava, aveva belle macchine e vestiva sempre elegante, i suoi capelli non erano mai in disordine e il suo sorriso di denti come le perle non abbandonava mai la sua faccia. Era un bell' uomo, occhi felini e corporatura  magra, ma più alto della media, molto simile a Yoongi.

Jimin a volte non riusciva evitare di confrontarli.

Diversamente da Yoongi, ShinJun viveva al piano più alto di un enorme edificio, con una vista che lasciava stupito chiunque. Con le porte automatiche e mille chiavi di sicurezza.

Invece, Jimin rideva internamente ogni volta che Agust arrivava al suo appartamento ( perché si, il ragazzo ribelle viveva giusto a cinque passi dalla sua porta) e bestemmiava quando la chiave rimaneva incastrata alla porta.

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Capitolo 2
*** 2 ***


A volte, ma solo a volte (più volte di quanto volesse in realtà) Jimin apriva la sua porta, appoggiandosi sulla cornice della porta a braccia incrociate. Alcune volte aveva una tazza di caffè in mano, altre semplicemente mangiava una barretta al cioccolato, ma nel ultima occasione, la più recente , Jimin si era abbracciato a se stesso mentre sbadigliava per il sonno, erano le due di mattina e forse bere il caffè prima di andare a letto non era stata una delle migliori scelte della sua vita , ed eccolo lì mentre guardava come il suo ragazzo cattivo litigava con la sua porta un'altra volta.

- Credi che anche oggi hai spazio per questo vagabondo?
Con un sorriso suggerente , Jimin sbuffava . - Sei il vagabondo più bello che io abbia mai visto, credo che c'è spazio per te. Il mio divano ti ama, ormai è inutile mentire.

- Anch'io amo il tuo divano, profuma sempre di biscotti. Bisbiglio il biondo mentre si strofinava le mani, tutte e due parlavano e potevano vedere come il vapore usciva dalle loro bocche, era una notte abbastanza fredda. 
-Ho qualcuna e anche un po' di cioccolato caldo.

-Sei sempre stato il mio vicino preferito, te l'ho già detto?La signora Choi è insopportabile . Lei e i suoi gatti. Insopportabili tutti, ad eccezione di noi due caramellino. Noi siamo geniali.

Caramellino , ad Agust piaceva chiamarlo per quel soprannome da quando Jimin era arrivato al quartiere mangiando un lecca lecca e reggendo un sacchetto pieno di caramelle.

Agust sembrava una persona molto sociale e divertente, davvero molto, pervertito e utilizzava parole piene di doppio senso per esprimersi ma per qualche ragione diventava più calmo quando stavano insieme.

- É perché insieme a te mi sento il vecchio me stesso.

- Dov'è rimasto Min Yoongi? - Domandò Jimin bevendo il suo caffè. Fuori pioveva terribilmente, ed un caffè era perfetto in questo momento.

- Min Yoongi è morto, io l'ho ammazzato-. Bisbiglio Agust ridendo. L'uomo era ubriaco fradicio fino alle orecchie. Jimin poteva notarlo, è per questo che quando il biondo arrivava in quelle condizioni a Jimin piaceva proteggerlo e curarlo in sicurezza nel suo appartamento.

Si sentí completamente sollevato quando udì improvvisamente delle urla e colpi violenti.

"Esci da lì, Agust! Andiamo! Non essere un codardo!"

Jimin guardava solo il suo orologio intanto aggiungeva dello zucchero al caffè. Di solito i vandali che erano nemici di Agust arrivavano intorno alle 22, suonavano e gridavo, una volta erano riusciti ad aprire la porta e spararono a tutto quello che vedevano.

Certo che nessuno sospetto che il biondo fosse nascosto nel appartamento di fronte.

Quel giorno Jimin non si era mai sentito così intelligente.

- Si mamma. Sto alla grande. La mia casa? Sta molto bene,la  settimana scorsa ho comprato delle tende ed un altro divano, adesso ne ho due e credo che avrò bisogno di un nuovo tavolino- 
Accennò Jimin mentre vedeva come Yoongi russava beatamente con i suoi anfibi sporchi di fango appoggiati sul tavolino. - Sto molto bene mamma, no c'è bisogno che tu venga.

"Agust D! Hai tre maledetti minuti per uscire o spareremo ed entreremo!"

- Si come dicevo, gli spari? No, é un film si chiama Agust D- Jimin rise mentre reggeva il suo telefono perché non cada.- Dovresti vederlo un giorno, sembra una brutta copia del padrino, ma sicuramente ti piacerà.

Giusto il momento in cui chiuse la chiamata Jimin senti come sfondavano la porta del suo vicino. Ascoltò delle urla ed spari , bestemmie e altre parolacce che neanche sapeva esistessero.

Ma lui continuò a bere il suo caffè tranquillamente. Agust si era mosso un po' al suo fianco , il ragazzo chiuse gli occhi con tutti i capelli spalmati e in disordine sopra il cuscino.A volte, ma solo a volte (più volte di quanto volesse in realtà) Jimin apriva la sua porta, appoggiandosi sulla cornice della porta a braccia incrociate. Alcune volte aveva una tazza di caffè in mano, altre semplicemente mangiava una barretta al cioccolato, ma nel ultima occasione, la più recente , Jimin si era abbracciato a se stesso mentre sbadigliava per il sonno, erano le due di mattina e forse bere il caffè prima di andare a letto non era stata una delle migliori scelte della sua vita , ed eccolo lì mentre guardava come il suo ragazzo cattivo litigava con la sua porta un'altra volta.

- Credi che anche oggi hai spazio per questo vagabondo?
Con un sorriso suggerente , Jimin sbuffava . - Sei il vagabondo più bello che io abbia mai visto, credo che c'è spazio per te. Il mio divano ti ama, ormai è inutile mentire.

- Anch'io amo il tuo divano, profuma sempre di biscotti. Bisbiglio il biondo mentre si strofinava le mani, tutte e due parlavano e potevano vedere come il vapore usciva dalle loro bocche, era una notte abbastanza fredda. 
-Ho qualcuna e anche un po' di cioccolato caldo.

-Sei sempre stato il mio vicino preferito, te l'ho già detto?La signora Choi è insopportabile . Lei e i suoi gatti. Insopportabili tutti, ad eccezione di noi due caramellino. Noi siamo geniali.

Caramellino , ad Agust piaceva chiamarlo per quel soprannome da quando Jimin era arrivato al quartiere mangiando un lecca lecca e reggendo un sacchetto pieno di caramelle.

Agust sembrava una persona molto sociale e divertente, davvero molto, pervertito e utilizzava parole piene di doppio senso per esprimersi ma per qualche ragione diventava più calmo quando stavano insieme.

- É perché insieme a te mi sento il vecchio me stesso.

- Dov'è rimasto Min Yoongi? - Domandò Jimin bevendo il suo caffè. Fuori pioveva terribilmente, ed un caffè era perfetto in questo momento.

- Min Yoongi è morto, io l'ho ammazzato-. Bisbiglio Agust ridendo. L'uomo era ubriaco fradicio fino alle orecchie. Jimin poteva notarlo, è per questo che quando il biondo arrivava in quelle condizioni a Jimin piaceva proteggerlo e curarlo in sicurezza nel suo appartamento.

Si sentí completamente sollevato quando udì improvvisamente delle urla e colpi violenti.

"Esci da lì, Agust! Andiamo! Non essere un codardo!"

Jimin guardava solo il suo orologio intanto aggiungeva dello zucchero al caffè. Di solito i vandali che erano nemici di Agust arrivavano intorno alle 22, suonavano e gridavo, una volta erano riusciti ad aprire la porta e spararono a tutto quello che vedevano.

Certo che nessuno sospetto che il biondo fosse nascosto nel appartamento di fronte.

Quel giorno Jimin non si era mai sentito così intelligente.

- Si mamma. Sto alla grande. La mia casa? Sta molto bene,la  settimana scorsa ho comprato delle tende ed un altro divano, adesso ne ho due e credo che avrò bisogno di un nuovo tavolino- 
Accennò Jimin mentre vedeva come Yoongi russava beatamente con i suoi anfibi sporchi di fango appoggiati sul tavolino. - Sto molto bene mamma, no c'è bisogno che tu venga.

"Agust D! Hai tre maledetti minuti per uscire o spareremo ed entreremo!"

- Si come dicevo, gli spari? No, é un film si chiama Agust D- Jimin rise mentre reggeva il suo telefono perché non cada.- Dovresti vederlo un giorno, sembra una brutta copia del padrino, ma sicuramente ti piacerà.

Giusto il momento in cui chiuse la chiamata Jimin senti come sfondavano la porta del suo vicino. Ascoltò delle urla ed spari , bestemmie e altre parolacce che neanche sapeva esistessero.

Ma lui continuò a bere il suo caffè tranquillamente. Agust si era mosso un po' al suo fianco , il ragazzo chiuse gli occhi con tutti i capelli spalmati e in disordine sopra il cuscino.

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Capitolo 3
*** 3 ***


-Aishhhh... quei bastardi.- Disse mezzo addormentato, rendendosi conto che ed era ancora sotto gli effetti del alcool, Jimin lo prese dalla manica del maglione e lo avvicinò al divano. Il biondo non cercò di allontanarsi, anzi sembrava molto più contento di rimanere con lui che uscire fuori ed affrontare quei uomini che gridavano il suo nome.

-Vuoi una tazza di cioccolata calda?-. Domandò Jimin quando Yoongi lascio cadere la testa sopra le sue gambe, il maggiore aveva preso la sua mano e l'aveva messa sopra i suoi capelli indicandogli che aveva bisogno di coccole, o quello aveva capito in mezzo a tutte le imprecazioni e bisbigliò che per Jimin erano molto teneri.

-Ci sarà un giorno caramellino...-. Bisbiglio Agust sopra il suo ventre, aveva gli occhi chiusi e tese la sua mano per poter toccare la sua guancia.- Sarò io chi ti regalerò una tazza di cioccolata calda, ti comprerò anche un appuntamento nuovo, di quelli belli, lontano da questo fottuto quartiere, dove nessuno potrà infastidirci. Allora io mi comprerò l'appartamento di fronte e tutte le notti dimenticherò la mia password, perché si, questa volta sarà una password e non delle dannate chiavi che si incastrano nelle porte, allora tu aprirai la tua porta per me e noi potremmo essere felici insieme, come ti sembra?

Una risata risuonò per tutta la stanza, e Jimin negó con la testa.- Dici molte cose impossibili quando sei ubriaco.

Il maggiore comincio a tossire e arricciò il naso, Jimin si avvicinò per vederlo meglio.- Stai be-mpphhh...!-Agust D aveva solo mosso la mano da la sua guancia alla sua testa e tirare un po' di capelli così per avvicinarlo di più alle sue labbra.

-Faccio anche cose che credo  impossibili quando sono ubriaco-. Mormorò sopra le sue labbra, baciandole un'altra volta. Jimin sorrise e rise ancora, tese la sua mano e presse la sua tazza di caffè dal tavolino di fianco, quella notte Yoongi dormí sopra il suo ventre e anche se il mattino successivo si svegliarono intrecciati fra di loro in quel divano, a nessuno sembrò importargli.

Jimin sapeva dipingere , e lo faceva molto bene. Cominciava con un disegno semplice e poi lo colorava con gli acquerelli o con gli acrilici, dipendeva del soggetto che ritraeva.

Il sogno di sua madre era sempre stato vedere i suoi quadri in una grande esposizione d'arte. Lei diceva che era una gran traguardo aver sposto alcuni dei suoi lavori al Mushen, un museo d'arte di Seul, il più famoso e visitato del paese. Aveva avuto a disposizione tutta una stanza per se, ed erano andati molte persone importanti.

Tra di esse George Hwang. Mezzo coreano mezzo inglese che sembrava essere il dio di tutti gli artisti, la ispirazione per Jimin in quanto artisticamente parlando. Sua madre era così incantata da George aveva parlato su un possibile posto al Università d'arte moderna a Londra.

Stranamente anche suo padre era sereno ed emozionato come sua madre. Inoltre gli aveva sentito parlare di nascosto che era una grande opportunità per il loro figlio e che lui avrebbe vissuto felice e tranquillo come sempre lo era stato. Tutto fino a che Jimin scoprì il misterio che celava suo padre.

Una settimana prima che Jimin rispondesse alla mail di George Hwang; Kim JongHun si era presentato alla porta della sua casa, con un completo elegante e cravatta, indossando scarpe firmate e quel sorriso che Jimin sapeva non era vero.

Jimin conosceva JongHun, era il figlio degli investitori di suo padre. JongHun lavorava nell'azienda di famiglia e durante la comoda cena, l'uomo aveva detto che i piani di espansione a Londra erano ormai ultimati.

I suoi genitori apparivano felici e contenti, e Jimin era l'unico che non capiva, nonostante alzò il suo bicchiere durante il brindisi.

Solo alla fine capì, quando arrivarono altre persone , tra di loro i genitori di Kim JongHun.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Era una festa di fidanzamento della quale neanche ne era consapevole, anche se il fidanzamento coinvolgeva lui e JungHun. L'idea che Jimin abitasse a Londra era solo un bonus per poter espandere la compagnia fino a quella città. Jimin sapevo che suo padre non era cattivo, solo era troppo egoista.

Ma due giorni prima che il fidanzamento si trasformasse in uno ufficiale, Jimin se ne era andato alla stazione di treni e aveva comprato un biglietto, con le mani reggendo due valigie e con pochi soldi nelle tasche, Jimin arrivò a Daegu.

Aveva ricevuto una infinita di chiamate e forse se non si sarebbe disturbato di rispondere alle chiamate de la sua isterica madre al telefono, era sicuro che la sua faccia si sarebbe trovato in tutti i telegiornali il giorno successivo.

Jimin era nato in una culla d'oro, ma nonostante non aveva mai accettato la mediocre personalità dei suoi cugini. La famiglia di suo padre era sempre stata egoista, ma sua madre gli aveva sempre insegnato di curare le sue cose e quelle degli altri.

È per quello che mai si lamentò di avere come vicino Agust D , nel appartamento proprio di fronte.

-È sempre stato il fratello ribelle lo sai, il solito che si ribella per tutto. I miei sono sempre stati delusi da lui, io gli volevo bene fino ad un certo punto. Era un porco di prima categoria, sai a quante ragazze si portava a casa? La mia povera madre doveva sopportare tutto quello.

E bevendo dalla sua copa di vino, Jimin dovette ingannare se stesso e dirsi che il dolore al cuore che aveva provato , non voleva dire che era geloso.

L'uomo prese la forchetta ed il coltello e con delicatezza taglio un pezzo di carne. -Grazie a me non è andato in prigione per due volte, lo trovarono dormendo in un camion che esportava dei chili di droga. Lui continuava a ripetere che lo avevano addormentato  con la forza, non ho mai più creduto alle sue parole da quando uno sparo colpì la mia spalla.

-Ti ha ferito?-. Domandò Jimin senza crederci.

ShinJun pulì le sue labbra accuratamente con il fazzoletto.- No , era una rissa fra vandali. Io solo passavo da quelle parti, tentavo di farlo ritornare a casa, ritornare alla sua vecchia vita, lui non era da quartieri sporchi ne di vestiti strappati, siamo nati in una famiglia benestante e i soldi non ci mancavano mai. Sinceramente non so cosa è successo con lui. Sai che si fa chiamare Agust D?

-Quello mi è nuovo-. Mentì. Non glielo avrebbe mai detto a Min ShinJun che suo fratello era suo vicino. Non potrebbe neanche se volesse. Sentiva quella piccola connessione solamente con Agust e lui, nessun altro doveva entrarci.

-Yoongi aveva otto anni , quando comincio a farsi chiamare Agust D... ma in quei momenti lui voleva solo essere un supereroe.

Jimin era confuso, era sempre stato quei tipi di ragazzi diretti. Non gli piaceva molto girare intorno ad un solo argomento;se lo sapeva lo diceva, se lo imparava lo faceva.
Ma ultimamente, lasciava il tema dei fratelli Min per dopo. Veramente non sapeva cosa c'era esattamente nella testa di ShinJun, il ragazzo era bello e celibe, Jimin era cosciente di quello, ma quando l'uomo cominciò ad aspettarlo fuori scuola e lo portava a lussuosi pranzi, Jimin non sapeva cosa credere o cosa dire.

-Mi piace il fatto che sai di cosa parlo,  conoscere di cultura ed avere una buona educazione. È tutto quello che un uomo desidera nella persona che diventerà il compagno a vita-. Accennò ShinJun una volta in cui andarono al bar della università. Jimin si sentiva scomodo, non tutti i giorni si vedeva che un semplice studente mangiasse insieme al preside. Ma in quella occasione erano lì, e ShinJun indossava una semplice camicia a quadretti e dei jeans, i suoi capelli non avevano nessun prodotto che solitamente utilizzava, appariva naturale e semplice.

E quando sorrise facendo apparire le sue gengive.

Jimin si rese conto di quando gli mancasse Agust D, perché adesso poteva vederlo anche su suo fratello.
Si somigliavano , troppo, adesso Jimin non sapeva più se era solo quel sentimento che cominciava a nascere per il suo vicino oppure se  i geni dei fratelli erano troppo forti.

Era una festa di fidanzamento della quale neanche ne era consapevole, anche se il fidanzamento coinvolgeva lui e JungHun. L'idea che Jimin abitasse a Londra era solo un bonus per poter espandere la compagnia fino a quella città. Jimin sapevo che suo padre non era cattivo, solo era troppo egoista.

Ma due giorni prima che il fidanzamento si trasformasse in uno ufficiale, Jimin se ne era andato alla stazione di treni e aveva comprato un biglietto, con le mani reggendo due valigie e con pochi soldi nelle tasche, Jimin arrivò a Daegu.

Aveva ricevuto una infinita di chiamate e forse se non si sarebbe disturbato di rispondere alle chiamate de la sua isterica madre al telefono, era sicuro che la sua faccia si sarebbe trovato in tutti i telegiornali il giorno successivo.

Jimin era nato in una culla d'oro, ma nonostante non aveva mai accettato la mediocre personalità dei suoi cugini. La famiglia di suo padre era sempre stata egoista, ma sua madre gli aveva sempre insegnato di curare le sue cose e quelle degli altri.

È per quello che mai si lamentò di avere come vicino Agust D , nel appartamento proprio di fronte.

-È sempre stato il fratello ribelle lo sai, il solito che si ribella per tutto. I miei sono sempre stati delusi da lui, io gli volevo bene fino ad un certo punto. Era un porco di prima categoria, sai a quante ragazze si portava a casa? La mia povera madre doveva sopportare tutto quello.

E bevendo dalla sua copa di vino, Jimin dovette ingannare se stesso e dirsi che il dolore al cuore che aveva provato , non voleva dire che era geloso.

L'uomo prese la forchetta ed il coltello e con delicatezza taglio un pezzo di carne. -Grazie a me non è andato in prigione per due volte, lo trovarono dormendo in un camion che esportava dei chili di droga. Lui continuava a ripetere che lo avevano addormentato  con la forza, non ho mai più creduto alle sue parole da quando uno sparo colpì la mia spalla.

-Ti ha ferito?-. Domandò Jimin senza crederci.

ShinJun pulì le sue labbra accuratamente con il fazzoletto.- No , era una rissa fra vandali. Io solo passavo da quelle parti, tentavo di farlo ritornare a casa, ritornare alla sua vecchia vita, lui non era da quartieri sporchi ne di vestiti strappati, siamo nati in una famiglia benestante e i soldi non ci mancavano mai. Sinceramente non so cosa è successo con lui. Sai che si fa chiamare Agust D?

-Quello mi è nuovo-. Mentì. Non glielo avrebbe mai detto a Min ShinJun che suo fratello era suo vicino. Non potrebbe neanche se volesse. Sentiva quella piccola connessione solamente con Agust e lui, nessun altro doveva entrarci.

-Yoongi aveva otto anni , quando comincio a farsi chiamare Agust D... ma in quei momenti lui voleva solo essere un supereroe.

Jimin era confuso, era sempre stato quei tipi di ragazzi diretti. Non gli piaceva molto girare intorno ad un solo argomento;se lo sapeva lo diceva, se lo imparava lo faceva.
Ma ultimamente, lasciava il tema dei fratelli Min per dopo. Veramente non sapeva cosa c'era esattamente nella testa di ShinJun, il ragazzo era bello e celibe, Jimin era cosciente di quello, ma quando l'uomo cominciò ad aspettarlo fuori scuola e lo portava a lussuosi pranzi, Jimin non sapeva cosa credere o cosa dire.

-Mi piace il fatto che sai di cosa parlo,  conoscere di cultura ed avere una buona educazione. È tutto quello che un uomo desidera nella persona che diventerà il compagno a vita-. Accennò ShinJun una volta in cui andarono al bar della università. Jimin si sentiva scomodo, non tutti i giorni si vedeva che un semplice studente mangiasse insieme al preside. Ma in quella occasione erano lì, e ShinJun indossava una semplice camicia a quadretti e dei jeans, i suoi capelli non avevano nessun prodotto che solitamente utilizzava, appariva naturale e semplice.

E quando sorrise facendo apparire le sue gengive.

Jimin si rese conto di quando gli mancasse Agust D, perché adesso poteva vederlo anche su suo fratello.
Si somigliavano , troppo, adesso Jimin non sapeva più se era solo quel sentimento che cominciava a nascere per il suo vicino oppure se  i geni dei fratelli erano troppo forti.

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Capitolo 5
*** 5 ***


Non poteva evitare compararli, ci provava ma non ci riusciva, come poteva ignorare il fatto che Yoongi preferisse la cioccolata calda e ShinJun un vino rosso del 1809? O che ShinJun non poteva resistere più di una settimana indossando una stesso capo e Yoongi che amava la sua giacca verde la quale indossava da quando lo aveva conosciuto in quel questo quartiere./ Nota mentale di cucire il buco della giacca di Yoongi appena arrivato a casa.

-Gli piacciono i film?-. Jimin domandò a ShinJun.
-Mi piace vedere i documentari di Sebastián Hiffdrock, uno storico dei 90.

-Ti piacciono i film?-. Domandò Jimin a Yoongi.
-Mi piace Scooby Doo, ci sta?

Jimin aveva sempre ascoltato da sua madre che non sentisse quello che diceva suo padre. E aveva sempre ascoltato da parte di suo padre che non ascoltasse sua madre. Ma a Jimin piaceva ascoltare entrambi e poi creare un quadro completo della questione.

Gli piaceva quando sua madre alcune volte si staccava dai suoi libri e si sedeva di fianco a lui parlandogli su come era bello viaggiare per il mondo e conoscere nuove cose. Lei era una scrittrice famosa e anche se sapeva che sua madre non aveva girato il mondo, la ascoltava parlare come se avesse viaggiato fino ad un'altra galassia. Scrivere e leggere libri aveva questa magia.

Gli piaceva anche quando nelle notti suo padre usciva dal suo studio, togliendosi gli occhiali e massaggiandosi la testa. Lo incontrava nei corridoi giusto quando stava per andare a letto, per questo suo padre lo vedeva sempre in pigiama, forse è per quello che l'uomo gli dava un grande abbraccio e baciava la sua fronte dandogli la buona notte. 

-Sai... ho deciso che la smetterò con le scommesse.- Disse Agust giocando con la sua mano, al maggiore gli piacevano le mani di Jimin. Per quello il biondo gli lasciava fare sempre quella azione, Agust avrebbe preso le sue piccole mani in mezzo alle sue e avrebbe riso dolcemente per la grande differenza tra di esse.- Voglio darti qualcosa di meglio caramellino... me lo permetti?-Borbottò.

E Jimin quella notte non vide un vandalo, né un ragazzo cattivo, Agust D non c'era, neanche il re di Daegu. C'era solo Min Yoongi e un paio di occhi sinceri.

-Perché faresti questa cosa per me?
-Per la stessa ragione che fai tu tutte queste cose per me.

-Allora sei solo un buon ragazzo con un bel cuore-. Rise Jimin.

Unendosi al suo divertimento, Jimin osservò come il biondo rideva.-Si, spera che questo rimanga fra di noi , ho una reputazione da mantenere, lo sai. Agust D , il ragazzo di Daegu.

-Sei un vagabondo.
-Beh io ricordo che qualcuno ha detto che sono il più bel vagabondo che abbia mai visto.

Trascorrere le giornate con Agust era diventata una abitudine per Jimin. Non se ne accorse, solo in quel momento in cui vide Yoongi davanti alla porta con uno zaino verde in spalla.

-Si... non so come dirti questo... finalmente mi hanno sbattuto fuori dal mio appartamento forse per i dieci mesi arretrati di affitto o forse per il corpo che hanno ritrovato in camera mia...-. Disse Agust, dopo strinse le spalle e guardò Jimin.-Spero che tu mi creda quando ti dico che non ho niente a che fare con quella faccenda, portare un cadavere alla porta di qualcuno è un avvertimento, peccato che non sappia nemmeno a quale gruppo di vandali appartiene questa avvertenza...-. Dopo si appoggiò alla porta e sorrise.- Caramellino, il tuo Re ha tanti nemici. Ma tu sarai il mio fedele cavaliere, 
vero?

Ruotando gli occhi, Jimin si fece da parte con una espressione divertita in faccia.-Non dovresti neanche domandare, credo che mi sento pure offeso. Tu solo passa.

-Caramellino, la tua casa odora sempre di biscotti. Non hai paura di ingrassare qualche giorno?

-No, in realtà il mio metabolismo e molto buono. Ma penso che sto salendo un pochino di peso-. Borbottò guardando le sue gambe.

Agust si paso la lingua sulle labbra.-Va bene così, è molto meglio quando si ha di cosa afferrarsi.

-Si, è megl... Ehi!Non poteva evitare compararli, ci provava ma non ci riusciva, come poteva ignorare il fatto che Yoongi preferisse la cioccolata calda e ShinJun un vino rosso del 1809? O che ShinJun non poteva resistere più di una settimana indossando una stesso capo e Yoongi che amava la sua giacca verde la quale indossava da quando lo aveva conosciuto in quel questo quartiere./ Nota mentale di cucire il buco della giacca di Yoongi appena arrivato a casa.

-Gli piacciono i film?-. Jimin domandò a ShinJun.
-Mi piace vedere i documentari di Sebastián Hiffdrock, uno storico dei 90.

-Ti piacciono i film?-. Domandò Jimin a Yoongi.
-Mi piace Scooby Doo, ci sta?

Jimin aveva sempre ascoltato da sua madre che non sentisse quello che diceva suo padre. E aveva sempre ascoltato da parte di suo padre che non ascoltasse sua madre. Ma a Jimin piaceva ascoltare entrambi e poi creare un quadro completo della questione.

Gli piaceva quando sua madre alcune volte si staccava dai suoi libri e si sedeva di fianco a lui parlandogli su come era bello viaggiare per il mondo e conoscere nuove cose. Lei era una scrittrice famosa e anche se sapeva che sua madre non aveva girato il mondo, la ascoltava parlare come se avesse viaggiato fino ad un'altra galassia. Scrivere e leggere libri aveva questa magia.

Gli piaceva anche quando nelle notti suo padre usciva dal suo studio, togliendosi gli occhiali e massaggiandosi la testa. Lo incontrava nei corridoi giusto quando stava per andare a letto, per questo suo padre lo vedeva sempre in pigiama, forse è per quello che l'uomo gli dava un grande abbraccio e baciava la sua fronte dandogli la buona notte. 

-Sai... ho deciso che la smetterò con le scommesse.- Disse Agust giocando con la sua mano, al maggiore gli piacevano le mani di Jimin. Per quello il biondo gli lasciava fare sempre quella azione, Agust avrebbe preso le sue piccole mani in mezzo alle sue e avrebbe riso dolcemente per la grande differenza tra di esse.- Voglio darti qualcosa di meglio caramellino... me lo permetti?-Borbottò.

E Jimin quella notte non vide un vandalo, né un ragazzo cattivo, Agust D non c'era, neanche il re di Daegu. C'era solo Min Yoongi e un paio di occhi sinceri.

-Perché faresti questa cosa per me?
-Per la stessa ragione che fai tu tutte queste cose per me.

-Allora sei solo un buon ragazzo con un bel cuore-. Rise Jimin.

Unendosi al suo divertimento, Jimin osservò come il biondo rideva.-Si, spera che questo rimanga fra di noi , ho una reputazione da mantenere, lo sai. Agust D , il ragazzo di Daegu.

-Sei un vagabondo.
-Beh io ricordo che qualcuno ha detto che sono il più bel vagabondo che abbia mai visto.

Trascorrere le giornate con Agust era diventata una abitudine per Jimin. Non se ne accorse, solo in quel momento in cui vide Yoongi davanti alla porta con uno zaino verde in spalla.

-Si... non so come dirti questo... finalmente mi hanno sbattuto fuori dal mio appartamento forse per i dieci mesi arretrati di affitto o forse per il corpo che hanno ritrovato in camera mia...-. Disse Agust, dopo strinse le spalle e guardò Jimin.-Spero che tu mi creda quando ti dico che non ho niente a che fare con quella faccenda, portare un cadavere alla porta di qualcuno è un avvertimento, peccato che non sappia nemmeno a quale gruppo di vandali appartiene questa avvertenza...-. Dopo si appoggiò alla porta e sorrise.- Caramellino, il tuo Re ha tanti nemici. Ma tu sarai il mio fedele cavaliere, 
vero?

Ruotando gli occhi, Jimin si fece da parte con una espressione divertita in faccia.-Non dovresti neanche domandare, credo che mi sento pure offeso. Tu solo passa.

-Caramellino, la tua casa odora sempre di biscotti. Non hai paura di ingrassare qualche giorno?

-No, in realtà il mio metabolismo e molto buono. Ma penso che sto salendo un pochino di peso-. Borbottò guardando le sue gambe.

Agust si paso la lingua sulle labbra.-Va bene così, è molto meglio quando si ha di cosa afferrarsi.

-Si, è megl... Ehi!

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Capitolo 6
*** 6 ***


Jimin non era sicuro di quello che era successo dopo. In un attimo, avere Yoongi intorno a lui era normale come respirare. Non sapeva cosa facesse Agust quando lui se ne andava a studiare; non era mica tanto curioso.

Non disse niente quella volta che Yoongi ritornò con un sopracciglio rotto ed il labbro inferiore rotto, pulì con cura le ferite che aveva nelle mani e baciò le sue guance, perché davanti ai suoi occhi, Agust non era cattivo.

-Cosa farò il giorno in cui capirai che sono una merda di persona, Caramellino?-. Borbottò il biondo accarezzando la sua guancia. Jimin aveva finito di fasciare le sue mani ferite, e solo guardo in silenzio il maggiore.

-Non lo sei.

-Certo che si, un giorno lo capirai e quando quello succederà non vorrai mai più vedermi.

-Sono sicuro che quello non succederà mai.

Agust questa volta presse con tutte e due le sue mani il suo viso e si avvicinò fino a far toccare le loro nasi.-Sono così innamorato di te Caramellino, così tanto da voler che tu rimanessi cieco per sempre.

Jimin sorrise lievemente.-Se fossi cieco non vedrei la meravigliosa persona che sei.

Il biondo mosse la sua testa ad un lato, le sue labbra così vicine da poter sentire il respiro del altro.-Sono pericoloso, devi saperlo.

-Questo ti rende solo più allettante-. Sussurro per finalmente unire le loro labbra.

Jimin fuggì da Min ShinJun per settimane, non era che il maggiore dei Min gli stesse antipatico, gli piaceva, era un buon amico. Ma sembrava che ShinJun avesse una idea sbagliata della loro amicizia, perché prenderlo per mano davanti a molta gente senza nessun tipo di vergogna provava che Min ShinJun stava immaginando cose dove non c'era niente.

-È...? È lui!- Affermò ShinJun, quando questo scese dalla macchina velocemente. Jimin sapeva che era stata una pessima idea accettare che Min ShinJun lo portasse a casa, perché appena la macchina si parcheggio, Agust uscì camminando per il marciapiede, diretto verso di loro. Tuttavia ShinJun lo raggiunse per primo.

Jimin non aveva mai visto Yoongi arrabbiato o non come in quel momento, l'uomo sembrava che volesse ammazzare suo fratello. ShinJun non faceva altro che gridare come un pazzo, per un attimo Jimin pensò che Yoongi lo avrebbe picchiato o risposto qualcosa, ma solo lo sorpassò colpendogli la spalla.

-Conosci Agust D?-. Domandò ShinJun a Jimin.

Agust si fermo davanti a loro, in mezzo a loro. Guardava Jimin , è Jimin guardava lui a gli occhi.

-No...-. Rispose, sentendo un groppo alla gola pieno di angustia il quale gli impedì di dire altro.

Agust rise di scherno e negando con la testa, camminò lontano, lasciando entrambi da soli.

Tuttavia Jimin continuo parlando.-Non conosco Agust D ... ma conosco molto bene Yoongi.- Mormorò, anche se per quel momento il biondo era ormai molto lontano.

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Capitolo 7
*** 7 ***


Non vedere Yoongi aveva reso Jimin depresso. Il fatto di non sentire borbottare qualcosa mentre leggeva una delle sue stupide riviste con i suoi piedi sopra il tavolino. O quando lo vedeva guardare la TV lamentandosi di tutti i programmi che non li piacevano ( che per quanto dicesse che non li piacessero li guardava lo stesso)

Jimin cominciò a farsi una idea in quel tempo in cui Yoongi viveva insieme a lui.

Cominciò a pensare come fosse diventato dipendente quando la notte non riusciva a dormire e trascorreva le ore guardando il soffitto pensando che in qualsiasi momento Agust potesse ritornare.

Non seppe esattamente se fosse amore.

Ma era qualcosa che si somigliava molto a esso. Voleva bene a Min ShinJun, ma quello che sentiva per Yoongi era completamente diverso. Sorpassava qualsiasi barriera che lui avesse creato e che Jimin stesso avesse abbattuto.

Si rese conto che le cose erano diventate serie quando si ritrovò a camminare per le strade di notte, con la speranza di trovare Yoongi.

Domandò per lui e cerco nei più luridi quartieri.

Tuttavia non lo trovò mai.

Chiese anche a ShinJun ma anche lui non sapeva dove era e nonostante, non sembrava preoccupato.

Jimin era arrabbiato, arrabbiato con ShinJun, arrabbiato con Yoongi ma più di tutti era arrabbiato con se stesso. Per non rendersi conto di quello che provava in tempo, quando Yoongi era insieme a lui, quando gli faceva promesse che ora sembravano solo illusioni rotte.

A lui non importava niente di Agust D, neanche la quantità di sangue che macchiavano le sue mani , né la quantità di droga che aveva venduto o che un giorno forse avesse consumato.

A Jimin importava solo Yoongi, solo lui e nessun altro.

Ma il tempo trascorse e Yoongi non tornò mai.

Le ripetitive chiamate di sua madre si fecero sempre più presenti, tutta la sua vita era cambiata velocemente, quasi come un temporale che arriva dopo una leggera pioggia e finì di riempire la sua vita di problemi e stress.

Non c'erano più commenti sarcastici che lo facevano ridere. Solo poteva sentire gli intelligenti dialoghi che faceva ShinJun. I quali si fecero sempre più frequenti. Di un giorno all'altro, ShinJun si trasformò in una faccia che vedeva tutto il giorno, una che lo accompagnava nei suoi pasti e alla cena.

E senza accorgersi, nelle sue colazioni, ai suoi mattini, al svegliarsi e al addormentarsi. Improvvisamente il suo vecchio appartamento in quel quartiere pieno di delinquenti si era trasformato in uno che era al ultimo piano di un edificio molto elegante.

Jimin sospirò mentre vedeva la coppa di champagne che aveva in mano, i suoi genitori sembravano contenti mentre parlavano con ShinJun, mentre questo non faceva altro che ridere e complimentare i suoi e lui.

-E quando Jimin mi diede quella opportunità, promise me stesso di farlo diventare l'uomo più felice del mondo.

Jimin neanche parlò, e si limitò a mangiare pochissimo. Non partecipò nella allegra chiacchierata ne tanto meno fu attento quando sua madre pronunciò le parole "promesso sposo" e "matrimonio".

La sua mente era un disastro, sentiva come se fosse ritornato nel tempo, tre anni indietro.

Quando viveva con i suoi e questi prendevano ogni decisione al posto suo.

Quella notte Jimin comprese molte cose.

Che una colomba rinchiusa può essere liberata ma che prima o poi questo ritornerà nella sua gabbia.

E che così come Agust D ammazzò Min Yoongi, aveva anche finito con l'anima di Park Jimin decidendo di andarsene per non tornare più.Non vedere Yoongi aveva reso Jimin depresso. Il fatto di non sentire borbottare qualcosa mentre leggeva una delle sue stupide riviste con i suoi piedi sopra il tavolino. O quando lo vedeva guardare la TV lamentandosi di tutti i programmi che non li piacevano ( che per quanto dicesse che non li piacessero li guardava lo stesso)

Jimin cominciò a farsi una idea in quel tempo in cui Yoongi viveva insieme a lui.

Cominciò a pensare come fosse diventato dipendente quando la notte non riusciva a dormire e trascorreva le ore guardando il soffitto pensando che in qualsiasi momento Agust potesse ritornare.

Non seppe esattamente se fosse amore.

Ma era qualcosa che si somigliava molto a esso. Voleva bene a Min ShinJun, ma quello che sentiva per Yoongi era completamente diverso. Sorpassava qualsiasi barriera che lui avesse creato e che Jimin stesso avesse abbattuto.

Si rese conto che le cose erano diventate serie quando si ritrovò a camminare per le strade di notte, con la speranza di trovare Yoongi.

Domandò per lui e cerco nei più luridi quartieri.

Tuttavia non lo trovò mai.

Chiese anche a ShinJun ma anche lui non sapeva dove era e nonostante, non sembrava preoccupato.

Jimin era arrabbiato, arrabbiato con ShinJun, arrabbiato con Yoongi ma più di tutti era arrabbiato con se stesso. Per non rendersi conto di quello che provava in tempo, quando Yoongi era insieme a lui, quando gli faceva promesse che ora sembravano solo illusioni rotte.

A lui non importava niente di Agust D, neanche la quantità di sangue che macchiavano le sue mani , né la quantità di droga che aveva venduto o che un giorno forse avesse consumato.

A Jimin importava solo Yoongi, solo lui e nessun altro.

Ma il tempo trascorse e Yoongi non tornò mai.

Le ripetitive chiamate di sua madre si fecero sempre più presenti, tutta la sua vita era cambiata velocemente, quasi come un temporale che arriva dopo una leggera pioggia e finì di riempire la sua vita di problemi e stress.

Non c'erano più commenti sarcastici che lo facevano ridere. Solo poteva sentire gli intelligenti dialoghi che faceva ShinJun. I quali si fecero sempre più frequenti. Di un giorno all'altro, ShinJun si trasformò in una faccia che vedeva tutto il giorno, una che lo accompagnava nei suoi pasti e alla cena.

E senza accorgersi, nelle sue colazioni, ai suoi mattini, al svegliarsi e al addormentarsi. Improvvisamente il suo vecchio appartamento in quel quartiere pieno di delinquenti si era trasformato in uno che era al ultimo piano di un edificio molto elegante.

Jimin sospirò mentre vedeva la coppa di champagne che aveva in mano, i suoi genitori sembravano contenti mentre parlavano con ShinJun, mentre questo non faceva altro che ridere e complimentare i suoi e lui.

-E quando Jimin mi diede quella opportunità, promise me stesso di farlo diventare l'uomo più felice del mondo.

Jimin neanche parlò, e si limitò a mangiare pochissimo. Non partecipò nella allegra chiacchierata ne tanto meno fu attento quando sua madre pronunciò le parole "promesso sposo" e "matrimonio".

La sua mente era un disastro, sentiva come se fosse ritornato nel tempo, tre anni indietro.

Quando viveva con i suoi e questi prendevano ogni decisione al posto suo.

Quella notte Jimin comprese molte cose.

Che una colomba rinchiusa può essere liberata ma che prima o poi questo ritornerà nella sua gabbia.

E che così come Agust D ammazzò Min Yoongi, aveva anche finito con l'anima di Park Jimin decidendo di andarsene per non tornare più.

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Capitolo 8
*** 8 ***


Jimin sapeva che stava bene.
Era in ansia come non mai, le sue mani gli tremavano e c'era intorno a lui quell' aria di panico. Ma sapeva che stava facendo una cosa giusta, voleva crederci sul serio. Ma tanto ormai a cosa serviva?

Yoongi non c'era, Agust se n'era andato. E solo rimaneva il continuo martellare del cuore, lento e doloroso, bisognoso e costante.

Sua madre lo guardò sorridente e con gli occhi colmi di lacrime. Si vedeva felice, come poteva Jimin togliere sfacciatamente quel sorriso? Non poteva farlo, così sbuffò e si alzò, reggendosi in piedi. Guardando il suo riflesso nello specchio.

-Sei bellissimo, Jimin. Il mio bellissimo bambino. Perché sembri così triste? Sono i nervi?

-Forse.

Jimin aveva imparato molto in tutto quel tempo che aveva trascorso insieme a Yoongi. Sentiva le lacrime accumularsi nei suoi occhi quando sotto un cielo stellato una limousine si fermava davanti a lui.

Doveva salire?

      "Ci sarà un giorno Caramellino..."

Solo sentí il suono della porta chiudersi, le lacrime rigandogli il viso. Non voleva, non lo desiderava. Perché per tanto che mentisse a se stesso dicendosi che fosse corretto, che era quello che i suoi volevano e che stava bene. Non lo sentiva così.

A cosa gli era servito scappare da un compromesso a Daegu per poi ricadere in un altro ? E con la persona che gli procurava molto dolore.

Min Yoongi era la viva immagine di suo fratello ShinJun, per questo il ricordo costante del uomo che non ha mai potuto avere lo avrebbe tormentato i prossimi anni della sua vita. Sul serio si sarebbe  sottomesso a quella tortura?

"Sarò io chi ti regalerò una tazza di cioccolato calda, ti comprerò anche un appartamento nuovo, di quelli belli, lontano da questo fottuto quartiere, dove nessuno potrà infastidirci."

Solo voleva vedere Yoongi, al meno per un'ultima volta. Anche se questo se ne fosse andato, voleva rivederlo, aveva bisogno di toccarlo e sentire le sue labbra un'ultima volta. Voleva mischiarsi con quel aroma di tabacco e chioccolato del maggiore, voleva disordinare quei capelli biondi, aveva bisogno di dirle che finalmente aveva finito di sistemare la sua giacca, ma che se voleva poteva comprarli un'altra, tutte quelle che volesse, tutte quelle che ne avesse bisogno e solo forse , vedendolo, avendolo un'altra volta davanti a lui, sussurrandogli , chiedendogli, pregandolo ... che non lo lasciasse, che aveva tanto bisogno di lui, che lo amava.

"Allora io mi comprerò l'appartamento di fronte e tutte le notti dimenticherò la mia password, perché si, questa volta sarà una password e non quelle dannate chiavi che si incastrano nelle porte, allora tu aprirai la tua porta per me e noi potremmo essere felici insieme, come ti sembra?"

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Capitolo 9
*** 9 ***


Quando Jimin aveva otto anni, suo padre gli aveva comprato un aquilone blu con un immenso fiocco bianco al centro ed un'altro nel filo della coda. A Jimin piaceva tantissimo quell' aquilone, a volte correva per gli stessi corridoi della sua casa e saltava tre scaloni prima di atterrare solo per far volare l'amico blu.

Una volta, durante il pomeriggio di un inverno, Jimin tentò di far volare il suo aquilone e nonostante i suoi genitori gli dicessero che era impossibile per il tempo. Lui si fidava del suo amico blu.

Lo aveva visto volare durante l'estate, riusciva ad raggiungere distanze enormi ed altissime, era quasi invidioso per la maniera in cui sfidava il vento. Per questo si fidava che in inverno raggiungesse alture maggiori.

Ma per suo tanto dispiacere quel aquilone si distrusse sotto il peso di un cumulo di neve.

E non importa quanto pianse, né quanti aquiloni colorati gli comprò suo padre.

Non ci fu nessuno come quello, e sapeva , in tenera età. Che mai ci sarebbe stato.

Così Jimin era cosciente che non importava quante lacrime piangesse per Yoongi, il ragazzo non sarebbe mai ritornato. E non importava se ShinJun gli promettesse la vita eterna, il sole, la luna e le stelle, non ci sarà nessuno come Yoongi, mai ci sarà.

Così come era completamente sicuro che non ci fosse un'altra persona che lo amasse più di lui. Jimin amava Yoongi. Il ragazzo sapeva che non esisteva nessuno che lo amasse come lui, di una maniera così semplice ma perfetta, così pura ma appassionata, così umile e tanto fedele.

Yoongi era come il suo aquilone blu.
Arrivo quando ne aveva più bisogno, gli dimostrò i piaceri di volare così alto e la libertà.

E che nessuno avrebbe amato il suo Hyung come lui lo faceva.

Perché tutti avrebbero solo visto Agust.

Nessuno conosceva Min Yoongi come lui.

Ad Agust gli piacevano le cose semplici, ma sapeva che al suo interiore. Yoongi era abbastanza attento ai dettagli. Lo sapeva, non per niente il maggiore aveva trascorso ore nella sua cucina tentando di fare un po' di cioccolata alla perfezione.

"Ascolta Caramellino, devono essere i chicchi di cacao corretti, la quantità di zucchero perfetta, i pezzetti di cannella più aromatici che trovi e i migliori biscotti dello sacchetto."

Quanto valeva la sua felicità? Un sorriso? Il sorriso di sua madre? La sua felicità non aveva prezzo, non aveva stima ne quantità e non la avrebbe mai avuta, era solo così. Libera e spontanea, non aveva perché avere un limite e una condizione.

Ma sembrava che il destino gli aveva fatto un crudele scherzo, perché a quanto sembrava la sua felicità era condizionata. Aveva nome e corpo, era biondo e gli piacevano i biscotti.

Agust fu quello che una volta non avrebbe voluto, ma che imparò ad amarlo, lo seppe ammaliare con la sua riconfortante aura di amore, e quando conobbe Yoongi. Si rese conto che in realtà, Agust era sempre stato quello che aveva desiderato.Quando Jimin aveva otto anni, suo padre gli aveva comprato un aquilone blu con un immenso fiocco bianco al centro ed un'altro nel filo della coda. A Jimin piaceva tantissimo quell' aquilone, a volte correva per gli stessi corridoi della sua casa e saltava tre scaloni prima di atterrare solo per far volare l'amico blu.

Una volta, durante il pomeriggio di un inverno, Jimin tentò di far volare il suo aquilone e nonostante i suoi genitori gli dicessero che era impossibile per il tempo. Lui si fidava del suo amico blu.

Lo aveva visto volare durante l'estate, riusciva ad raggiungere distanze enormi ed altissime, era quasi invidioso per la maniera in cui sfidava il vento. Per questo si fidava che in inverno raggiungesse alture maggiori.

Ma per suo tanto dispiacere quel aquilone si distrusse sotto il peso di un cumulo di neve.

E non importa quanto pianse, né quanti aquiloni colorati gli comprò suo padre.

Non ci fu nessuno come quello, e sapeva , in tenera età. Che mai ci sarebbe stato.

Così Jimin era cosciente che non importava quante lacrime piangesse per Yoongi, il ragazzo non sarebbe mai ritornato. E non importava se ShinJun gli promettesse la vita eterna, il sole, la luna e le stelle, non ci sarà nessuno come Yoongi, mai ci sarà.

Così come era completamente sicuro che non ci fosse un'altra persona che lo amasse più di lui. Jimin amava Yoongi. Il ragazzo sapeva che non esisteva nessuno che lo amasse come lui, di una maniera così semplice ma perfetta, così pura ma appassionata, così umile e tanto fedele.

Yoongi era come il suo aquilone blu.
Arrivo quando ne aveva più bisogno, gli dimostrò i piaceri di volare così alto e la libertà.

E che nessuno avrebbe amato il suo Hyung come lui lo faceva.

Perché tutti avrebbero solo visto Agust.

Nessuno conosceva Min Yoongi come lui.

Ad Agust gli piacevano le cose semplici, ma sapeva che al suo interiore. Yoongi era abbastanza attento ai dettagli. Lo sapeva, non per niente il maggiore aveva trascorso ore nella sua cucina tentando di fare un po' di cioccolata alla perfezione.

"Ascolta Caramellino, devono essere i chicchi di cacao corretti, la quantità di zucchero perfetta, i pezzetti di cannella più aromatici che trovi e i migliori biscotti dello sacchetto."

Quanto valeva la sua felicità? Un sorriso? Il sorriso di sua madre? La sua felicità non aveva prezzo, non aveva stima ne quantità e non la avrebbe mai avuta, era solo così. Libera e spontanea, non aveva perché avere un limite e una condizione.

Ma sembrava che il destino gli aveva fatto un crudele scherzo, perché a quanto sembrava la sua felicità era condizionata. Aveva nome e corpo, era biondo e gli piacevano i biscotti.

Agust fu quello che una volta non avrebbe voluto, ma che imparò ad amarlo, lo seppe ammaliare con la sua riconfortante aura di amore, e quando conobbe Yoongi. Si rese conto che in realtà, Agust era sempre stato quello che aveva desiderato.

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Capitolo 10
*** 10 ***


Il cielo era nuvoloso e faceva freddo, proprio come quel giorno in cui era sceso dalla sua macchina e aveva messo delle caramelle in bocca.

"Ehi!... tu ... wow ma che bimbo bello e dolce. Cosa mangi? Caramelle? Ahh caramelle. Allora, Caramellino. Sei nuovo?"

Le porte davanti a lui, per molti erano le porte del perdono y del paradiso. Dove dio aspettava pazientemente dal altra parte. Pero per Jimin solo era l'entrata a il suo proprio martirio, l'inizio a la sua vita angosciante, insieme ad un uomo che per quanto ci abbia provato a capirlo, il suo cuore non si adattava al pezzo del puzzle.

Lascio uscire un sospiro, le porte si aprirono e la musica iniziò a suonare. Il sorriso di sua madre era grande ma delicato, suo padre aveva una espressione serena. Era valso la pena? Amava i suoi genitori. Ma era necessario quel sacrificio? Poteva andarsene, lasciare il braccio di suo padre ed andarsene.

Lo aveva già fatto una volta, perché non farlo ancora?

Aveva fuggito dalla sua piccola gabbia per entrare in una più grande, Jimin si sentiva come un uccello che non poteva volare, un uccellino con le ali pronte per andarsene ma che non poteva aprirle.

In quel momento vide qualcosa. Un sorriso, un sorriso conosciuto. Era una donna, maggiore e con la espressione stanca, l'unica che si trovava seduta, aveva un bastone. Aveva un elegante cappello bianco che coordinava con il suo abito. Un sorriso che mostrava quelle singolari gengive.

"Sai che mi piace quando sorridi? Appari così adorabile, hyung. Mostra le tue gengive. Vorrei vederlo tutto il giorno il tuo sorriso."

"Se rimani con me , prometto che le vedrai per sempre, Caramellino"

Ma quella donna non sorrideva a lui, sembrava sorridergli ad un'altra persona. Jimin corrugò la fronte e si guardò in giro, le luci si erano spente, e anche se non c'era molta differenza dato che era di giorno e c'erano grande vetrate. Chiamo l'attenzione delle persone.

Le porte del Comune si aprirono con un enorme chiasso, e persone con giacche di cuoio e motociclette entrarono nel posto, spaventando la gente , alcuni gridavano dalla sorpresa e le donne correvano nascondendo le loro borse. Fece una smorfia, si, quella era la famiglia di suo padre.

-Cosa sta succedendo? Cos'è successo con le persone della sicurezza fuori?- Jimin senti la voce di suo padre ma la sua mente fece più attenzione al disastro che pronto iniziò. Un uomo robusto, senza capelli e con la barba arrivò fino a suo padre, con un sorriso di sufficienza mentre reggeva una bottiglia di tequila.

-Mi scusi signore ma questo matrimonio non s'ha da fare, né oggi, né mai.- parlò l'uomo togliendoli il microfono.

Abbastanza distratto per poter capire le parole dello sconosciuto, Jimin annusò l'aria, conosceva quel lieve profumo. Fumo, sigarette e biscotti.

Il suo cuore cominciò a palpitare con molta velocità e i motociclisti davano uno spettacolo fra di loro, ridendo e distruggendo gli ornamenti.

-VIENI CON ME!- Gridò Shinjun tirandolo dal braccio e trascinandolo più al interno del Comune, corsero per il corridoio e Jimin tentò di liberarsi quando sentì sua madre chiamarlo da lontano.

-ASPETTA!

-Non c'è tempo! Quello scemo sta arrivando!- L'uomo disse quelle parole con una voce più bassa per non farsi sentire da tutti.

-Chi viene? Aspetta! ShinJun!- Jimin si divincolò ancora , riuscendo a liberarsi.

Shinjun si fermò, guardandolo confuso.- Cosa succede? Dobbiamo arrivare alla macchina.

Jimin giro la testa.- Perché? Perché vuoi fuggire?

-Ma non stai vendendo quel che succede, Jimin? Lui ha inviato ai suoi stupidi amici qua a rovinare la nostra unione, lui mi odia Jimin. Sicuramente lo ha fatto perché vuole vendicarsi di me, quale altra ragione ci sarebbe perché mio fratello decidesse di impedire il mio matrimonio?

-C'è un altro motivo in più perché lo sta facendo, e anzi, è questo l'unico e vero motivo.

Jimin rimase di pietra, quando sentì la sua voce. Sentì quasi le lacrime salire a gli occhi, si girò lentamente mentre indietreggiava senza poterlo credere.

I capelli di Agust apparivano così biondi e lunghi, come l'ultima volta che si erano visti. I suoi occhi apparivano persi e stanchi, diede un sorriso più simile a una smorfia e lasciò uscire il fumo dalla sigaretta che aveva in mano.

-Cosa cazzo  ci fai qui, Yoongi? Cosa vuoi? Vendetta? L'hai avuta! Il nostro matrimonio è rovinato!

Agust lascio uscire una risata cinica

-Il vostro matrimonio dici? Davvero ti saresti sposato con lui?- Domandò il biondo, questa volta guardando nella direzione di Jimin.

Senza sapere cosa rispondere, Jimin evitò il suo sguardo. Finalmente lo aveva davanti, c'erano tante cose che voleva dirgli, tutte le parole erano sulla punta della sua lingua , ma rimasse zitto.

-Sono venuto per il mio Caramellino.

Jimin alzó lo sguardo, sorpreso e confuso.- Cosa?

Yoongi si avvicinò, facendo indietreggiare Shinjun che ringhiò con fastidio. Jimin solo rimasse fermo nello stesso posto, senza avere niente da dire.

-Hai preso il mio Caramellino, fratello.- Mormorò Yoongi camminando, avvicinandosi sempre di più a loro.- Hai preso l'unica persona di questo cazzo di pianeta a la quale gli avrei dato la mia vita senza dubitare. L'hai preso senza il mio permesso e lo volevi condannare ad una vita infelice, e tu ... e tu osi dirmi , che cazzo ci faccio qui?-. Un'altra risata da Agust lo agito.- Vieni-. Tese la sua mano in direzione di Jimin.

-Jimin...

Ma la voce di Shinjun non era niente in quel momento. Jimin vedeva solo il suo aquilone blu volare in alto bei cieli, solo vedeva la chiave alla sue catene, vedeva solo libertà , vedeva solo l'amore negli occhi di Min Yoongi.

Quando prese la sua mano, Yoongi lo tirò verso di lui, abbracciandolo con forza con un braccio. Senza poterlo più evitare, Jimin iniziò a piangere, aveva tutte le emozioni accumulate nel suo petto e nella gola, voleva solo gridare e gridare, chiedergli , domandargli, dov'era stato? Perché se ne era andato?

-Non te ne andare, non te ne andare mai più, non mi lasciare, per favore non lasciarmi.

-Shhh, adesso andiamo a casa Caramellino, andiamo a casa.

-Jimin!

Agust bacio la fronte del minore prima di lasciarlo per camminare verso suo fratello, chi era ancora fermo allo stesso posto, scioccato, deluso è vuoto.

-È quello che farai sempre Yoongi? Rubare la felicità di altre persone? Jimin è...- Mormoro  Shinjun con la voce triste e stanca.

Agust negò con la testa, nella sua mano destra c'era ancora la sigaretta consumata, gli diede un ultimo calata prima si espellere il fumo.- Jimin è un principe, questa è Daegu, questo è il mio regno, e io sono il King.

E quando le cenere arrivarono al pavimento, quando le suola delle scarpe di Agust spensero la sigaretta, si spense il martirio di Jimin. Avendo Yoongi di nuovo davanti a lui, non dubito di lanciarsi fra le sue braccia.

Quando Jimin mise per la prima volta un piede in Daegu, si accorse che non era una città qualunque. Era un regno di potere, dove c'era un re.

Lo chiamavano Agust D, bad boy, il re delle parole veloci e il signore di tutta Daegu, e l'unico re del cuore di Jimin.

Fine.Il cielo era nuvoloso e faceva freddo, proprio come quel giorno in cui era sceso dalla sua macchina e aveva messo delle caramelle in bocca.

"Ehi!... tu ... wow ma che bimbo bello e dolce. Cosa mangi? Caramelle? Ahh caramelle. Allora, Caramellino. Sei nuovo?"

Le porte davanti a lui, per molti erano le porte del perdono y del paradiso. Dove dio aspettava pazientemente dal altra parte. Pero per Jimin solo era l'entrata a il suo proprio martirio, l'inizio a la sua vita angosciante, insieme ad un uomo che per quanto ci abbia provato a capirlo, il suo cuore non si adattava al pezzo del puzzle.

Lascio uscire un sospiro, le porte si aprirono e la musica iniziò a suonare. Il sorriso di sua madre era grande ma delicato, suo padre aveva una espressione serena. Era valso la pena? Amava i suoi genitori. Ma era necessario quel sacrificio? Poteva andarsene, lasciare il braccio di suo padre ed andarsene.

Lo aveva già fatto una volta, perché non farlo ancora?

Aveva fuggito dalla sua piccola gabbia per entrare in una più grande, Jimin si sentiva come un uccello che non poteva volare, un uccellino con le ali pronte per andarsene ma che non poteva aprirle.

In quel momento vide qualcosa. Un sorriso, un sorriso conosciuto. Era una donna, maggiore e con la espressione stanca, l'unica che si trovava seduta, aveva un bastone. Aveva un elegante cappello bianco che coordinava con il suo abito. Un sorriso che mostrava quelle singolari gengive.

"Sai che mi piace quando sorridi? Appari così adorabile, hyung. Mostra le tue gengive. Vorrei vederlo tutto il giorno il tuo sorriso."

"Se rimani con me , prometto che le vedrai per sempre, Caramellino"

Ma quella donna non sorrideva a lui, sembrava sorridergli ad un'altra persona. Jimin corrugò la fronte e si guardò in giro, le luci si erano spente, e anche se non c'era molta differenza dato che era di giorno e c'erano grande vetrate. Chiamo l'attenzione delle persone.

Le porte del Comune si aprirono con un enorme chiasso, e persone con giacche di cuoio e motociclette entrarono nel posto, spaventando la gente , alcuni gridavano dalla sorpresa e le donne correvano nascondendo le loro borse. Fece una smorfia, si, quella era la famiglia di suo padre.

-Cosa sta succedendo? Cos'è successo con le persone della sicurezza fuori?- Jimin senti la voce di suo padre ma la sua mente fece più attenzione al disastro che pronto iniziò. Un uomo robusto, senza capelli e con la barba arrivò fino a suo padre, con un sorriso di sufficienza mentre reggeva una bottiglia di tequila.

-Mi scusi signore ma questo matrimonio non s'ha da fare, né oggi, né mai.- parlò l'uomo togliendoli il microfono.

Abbastanza distratto per poter capire le parole dello sconosciuto, Jimin annusò l'aria, conosceva quel lieve profumo. Fumo, sigarette e biscotti.

Il suo cuore cominciò a palpitare con molta velocità e i motociclisti davano uno spettacolo fra di loro, ridendo e distruggendo gli ornamenti.

-VIENI CON ME!- Gridò Shinjun tirandolo dal braccio e trascinandolo più al interno del Comune, corsero per il corridoio e Jimin tentò di liberarsi quando sentì sua madre chiamarlo da lontano.

-ASPETTA!

-Non c'è tempo! Quello scemo sta arrivando!- L'uomo disse quelle parole con una voce più bassa per non farsi sentire da tutti.

-Chi viene? Aspetta! ShinJun!- Jimin si divincolò ancora , riuscendo a liberarsi.

Shinjun si fermò, guardandolo confuso.- Cosa succede? Dobbiamo arrivare alla macchina.

Jimin giro la testa.- Perché? Perché vuoi fuggire?

-Ma non stai vendendo quel che succede, Jimin? Lui ha inviato ai suoi stupidi amici qua a rovinare la nostra unione, lui mi odia Jimin. Sicuramente lo ha fatto perché vuole vendicarsi di me, quale altra ragione ci sarebbe perché mio fratello decidesse di impedire il mio matrimonio?

-C'è un altro motivo in più perché lo sta facendo, e anzi, è questo l'unico e vero motivo.

Jimin rimase di pietra, quando sentì la sua voce. Sentì quasi le lacrime salire a gli occhi, si girò lentamente mentre indietreggiava senza poterlo credere.

I capelli di Agust apparivano così biondi e lunghi, come l'ultima volta che si erano visti. I suoi occhi apparivano persi e stanchi, diede un sorriso più simile a una smorfia e lasciò uscire il fumo dalla sigaretta che aveva in mano.

-Cosa cazzo  ci fai qui, Yoongi? Cosa vuoi? Vendetta? L'hai avuta! Il nostro matrimonio è rovinato!

Agust lascio uscire una risata cinica

-Il vostro matrimonio dici? Davvero ti saresti sposato con lui?- Domandò il biondo, questa volta guardando nella direzione di Jimin.

Senza sapere cosa rispondere, Jimin evitò il suo sguardo. Finalmente lo aveva davanti, c'erano tante cose che voleva dirgli, tutte le parole erano sulla punta della sua lingua , ma rimasse zitto.

-Sono venuto per il mio Caramellino.

Jimin alzó lo sguardo, sorpreso e confuso.- Cosa?

Yoongi si avvicinò, facendo indietreggiare Shinjun che ringhiò con fastidio. Jimin solo rimasse fermo nello stesso posto, senza avere niente da dire.

-Hai preso il mio Caramellino, fratello.- Mormorò Yoongi camminando, avvicinandosi sempre di più a loro.- Hai preso l'unica persona di questo cazzo di pianeta a la quale gli avrei dato la mia vita senza dubitare. L'hai preso senza il mio permesso e lo volevi condannare ad una vita infelice, e tu ... e tu osi dirmi , che cazzo ci faccio qui?-. Un'altra risata da Agust lo agito.- Vieni-. Tese la sua mano in direzione di Jimin.

-Jimin...

Ma la voce di Shinjun non era niente in quel momento. Jimin vedeva solo il suo aquilone blu volare in alto bei cieli, solo vedeva la chiave alla sue catene, vedeva solo libertà , vedeva solo l'amore negli occhi di Min Yoongi.

Quando prese la sua mano, Yoongi lo tirò verso di lui, abbracciandolo con forza con un braccio. Senza poterlo più evitare, Jimin iniziò a piangere, aveva tutte le emozioni accumulate nel suo petto e nella gola, voleva solo gridare e gridare, chiedergli , domandargli, dov'era stato? Perché se ne era andato?

-Non te ne andare, non te ne andare mai più, non mi lasciare, per favore non lasciarmi.

-Shhh, adesso andiamo a casa Caramellino, andiamo a casa.

-Jimin!

Agust bacio la fronte del minore prima di lasciarlo per camminare verso suo fratello, chi era ancora fermo allo stesso posto, scioccato, deluso è vuoto.

-È quello che farai sempre Yoongi? Rubare la felicità di altre persone? Jimin è...- Mormoro  Shinjun con la voce triste e stanca.

Agust negò con la testa, nella sua mano destra c'era ancora la sigaretta consumata, gli diede un ultimo calata prima si espellere il fumo.- Jimin è un principe, questa è Daegu, questo è il mio regno, e io sono il King.

E quando le cenere arrivarono al pavimento, quando le suola delle scarpe di Agust spensero la sigaretta, si spense il martirio di Jimin. Avendo Yoongi di nuovo davanti a lui, non dubito di lanciarsi fra le sue braccia.

Quando Jimin mise per la prima volta un piede in Daegu, si accorse che non era una città qualunque. Era un regno di potere, dove c'era un re.

Lo chiamavano Agust D, bad boy, il re delle parole veloci e il signore di tutta Daegu, e l'unico re del cuore di Jimin.

Fine.

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