Came back from the past

di biatris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Almost unknown ***
Capitolo 2: *** stories ***
Capitolo 3: *** thoughts ***
Capitolo 4: *** meetings ***
Capitolo 5: *** kidnapping ***
Capitolo 6: *** Problems never end ***
Capitolo 7: *** run, fight, run ***
Capitolo 8: *** Lost and found ***
Capitolo 9: *** save me...save us ***
Capitolo 10: *** First kiss ***
Capitolo 11: *** Feelings ***
Capitolo 12: *** Sorrow and confessions ***
Capitolo 13: *** Love ***
Capitolo 14: *** Crisis ***
Capitolo 15: *** Tears ***
Capitolo 16: *** Six months later ***



Capitolo 1
*** Almost unknown ***


CLAIRE POV
 
Claire si sedette sul divano. Aveva ancora dieci minuti prima di andare a prendere Filippo all’asilo. Poi sarebbero andati al parco e avrebbero aspettato Luca.  
Fare sempre il primo turno aveva i suoi vantaggi. In fondo a lei non era mai pesato alzarsi presto e così facendo poteva essere sempre a casa nel pomeriggio. Quando glielo avevano proposto era stata un po’ scettica. Lavorare tutti i giorni dalle 6 alle 14 poteva essere molto stancante a lungo andare, ma ormai lei e Luca avevano una routine consolidata e, mentre lui accompagnava il bambino all’asilo, lei andava a prenderlo. Per il momento, perciò, si poteva sostenere che avesse fatto la scelta giusta.
Si alzò dal divano, si sistemò, si vestì, prese le chiavi della macchina e uscì.
Se pochi anni prima le avessero detto he sarebbe diventata una donna in carriera non avrebbe esitato a ridere di gusto. Eppure, eccola là, a capo del suo reparto in una ditta internazionale, con un compagno ed un figlio. Già, Filippo…Quando si era accorta di aspettare un bambino era rimasta di sasso. Lei e Luca prendevano tutte le precauzioni proprio per evitare una gravidanza ora che lei aveva ottenuto la promozione. Avrebbero voluto aspettare ancora qualche anno. E invece nove mesi dopo era nato Filippo, uno scricciolo di appena due chili e mezzo. Quando lo aveva portato a casa Claire si domandò come sarebbe cambiata la sua vita. In fondo tutti non facevano altro che dirle che un bambino ti cambia la vita.
Ora, dopo tre anni e mezzo, poteva francamente dire che la sua vita, dopo i primi mesi, era tornata quella di prima.
In fondo continuavano ad alzarsi presto, a lavorare, a mangiare separati a pranzo e insieme a cena, lei continuava ad addormentarsi mentre guardava la tv. Tutto ciò con la sottile differenza che ora c’era Filippo, quel cosino che era la sua copia spiccicata. Aveva la sua stessa espressione, il suo stesso sorriso, i suoi stessi atteggiamenti, parlava perfino come lei a volte, al punto che le maestre si erano dette stupite della sua proprietà di linguaggio. Sì, perché non è cosa da tutti i giorni trovarsi in classe un bambino che parla fluentemente tre lingue e ne comprende altre due, e questo Claire lo sapeva bene. Lei e Luca avevano deciso da subito di parlare a Filippo in italiano e in inglese, a cui lei aveva poi aggiunto il francese. In fondo i bambini imparano subito e gli sarebbe di sicuro stato utile, si disse. Poi, col tempo, si era accorta che lui aveva iniziato a parlare nelle tre lingue senza nemmeno confonderle. Così aveva a poco a poco Claire aveva aggiunto il tedesco, che per Filippo rimaneva però ancora difficile da parlare, e Luca lo spagnolo.
Claire si riscosse dai suoi pensieri. Era arrivata all’asilo. Entrò e si diresse verso la classe di suo figlio. Entrò.
Quando Filippo la vide le andò incontro.
-Salut Maman!- la salutò in francese.
Ok, si disse Claire, oggi Filippo aveva scelto il francese.
-Bonjour ma pouce!- gli rispose Claire prendendolo in braccio -Tout va bien?-
Lui annuì, poi le indicò una bambina.
-Je jouais avec ma fiancée Matilde-
Claire rise. Dire che stava giocando con la sua fidanzata forse era eccessivo.
-Ce n’est pas ta fiancée, c’est ta petite amie…- lo corresse.
Filippo sembrò pensarci un attimo.
-Ok- disse alla fine -Je te la présente, viens ! –
Claire lasciò a terra Filippo e lo seguì vicino alla bambina.
-Ciao! – la salutò.
-Ciao! – rispose lei.
-Filippo mi ha detto che devo assolutamente conoscerti. E’ vero?- le sorrise.
La bambina annuì.
-Maman! Tu peux lui parler en anglais ! Elle le parle !- disse allora Filippo.
Claire si stupì, ma non lo diede a vedere.
-Do you speak English?- le chiese allora.
-Yep- sorrise lei – My father is kind of American and he taught me. I speak English to Filippo ‘cause he’s my boyfriend and the other don’t understand us- aggiunse poi a bassa voce.
Claire sorrise. Parlare in un’altra lingua per non farsi capire dagli altri era tipico dei bambini.
-Do you want to know my father?- chiese poi Matilde.
Claire annuì alla bambina. Se il padre era anglofono le sarebbe piaciuto conoscerlo, anche solo per esercitare il suo inglese.
-That’s him! Come!- disse poi la bimba sorridendo.
Poi prese Claire per mano e si diresse all’uomo che era appena entrato.
Quando Claire dopo un paio di passi alzò la testa dalla bambina rimase di stucco. Lei quell’uomo, o forse avrebbe dovuto dire ragazzo, lo conosceva. Lo fissò e capì che, probabilmente, anche lui l’aveva riconosciuta.
-Ciao- lo salutò imbarazzata.
Lui sorrise un po’ impacciato.
-Ciao-
 
 
 
 
MARCO POV
 
Era ancora una volta in ritardo. Non riusciva a capire come fosse possibile. Da quando era nata Matilde praticamente era in ritardo qualunque cosa facesse. Ok, era anche vero che faceva un sacco di cose, ma si chiese come, e se, fosse possibile essere in ritardo 24 ore al giorno.
Parcheggiò in seconda fila sperando di fare in fretta e di non prendere una multa. Forse dopo l’uscita dei bambini dall’asilo avrebbe trovato un posto decente e sarebbero andati un’oretta al parco. Non di più perché poi doveva tornare, cambiarsi, fare il bagno a Matilde e andare a lavorare. Se qualche anno prima gli avessero detto che era possibile fare tante cose in una giornata avrebbe detto che era impossibile. Quella bambina gli aveva veramente stravolto la vita.  E se prima era il solito ragazzino un po’ viziato, che si divideva tra la scuola, la fidanzatina e gli amici, ora si era trovato uomo senza nemmeno accorgersene, a barcamenarsi tra una bambina di tre anni, un lavoro che sperava di non continuare a fare per molto, l’università che, invece, puntava a concludere il prima possibile per poter cercare il lavoro a cui veramente aspirava e la sua ex fidanzata, con cui per fortuna era in buoni rapporti, ma che ora era la madre di sua figlia.
Entrò in fretta alla scuola materna. Salutò la direttrice che sostava all’ingresso e si diresse alla classe di sua figlia.
Quando entrò non si stupì di non vederla, probabilmente stava giocando con altri bambini. Poi la scorse che veniva verso di lui. Era a mano di una donna, probabilmente una maestra. Una gran bella donna, si disse alzando lo sguardo dalla bambina a lei: bel fisico, capelli non troppo lunghi, scuri e occhi azzurri. Ok, si fermò. La riguardò. Non poteva essere lei, si disse. Ok, poteva. Era sicuramente lei, concluse. E lui aveva appena fatto una pessima figura.
-Ciao- si sentì salutare.
Marco la fissò. Sembrava imbarazzata anche lei. Ok, almeno non era il solo. E ora cosa avrebbe dovuto dirle? Si chiese.
-Ciao- le rispose.
Ottimo. Aveva appena fatto la figura dell’imbecille.

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Capitolo 2
*** stories ***


CLAIRE POV
Claire continuava a fissare Marco. Come poteva quell’uomo essere il ragazzo che lei aveva avuto come alunno pochi anni prima? Già, pochi anni prima, ma le sembrava un’epoca lontanissima. Da allora effettivamente molte cose erano cambiate, in primis il suo lavoro. All’epoca insegnava, cosa che era sempre stata il suo sogno e che, prima o poi, magari quando la strada per l’insegnamento fosse stata più semplice, avrebbe ricominciato a fare, e Marco era suo alunno. Avrebbe potuto dire che Marco era IL suo alunno, l’unico in tutta la massa di studenti che era in grado di seguire le sue lezioni senza problemi, di correggerla quando sbagliava, di contestarla su ogni minima cosa. Sì, perché Marco aveva parenti in America e lì passava tutte le sue estati e, ovviamente, l’inglese lo parlava benissimo. Lui che con quell’aria da “so tutto io” la provocava ogni volta stimolandola, però, a dare il meglio di sé nel preparare le lezioni.
Fu riscossa dalla bambina che si trovava di fianco a lei.
-Hi dad! She’s Filippo’s mum! Would you like to know her ?- stava dicendo la bambina.
Marco fissò Matilde e la prese in braccio. Probabilmente anche lui stava cercando di guadagnare tempo.
-Hi honey!- salutò la bambina -I’m very happy to know Filippo’s mum- disse poi -But I’m afraid I have  already known her!-
Claire sorrise. Bisognava comunque dire che Marco era sempre stato un maestro nel fare buon viso a cattivo gioco.
-Mum, do you know him? – chiese allora Filippo che era stato ad ascoltare fino ad allora.
Claire annuì.
-I do- rispose -He was one of my pupils at school some years ago-
Filippo annuì. Poi guardò Matilde e sorrise.
-Se la mia mamma e il tuo papà si conoscono già possiamo chiedere loro di portarci al parco insieme- disse poi.
Matilde annuì e guardò il padre.
-Possiamo?- chiese poi con una faccia da furba che, Claire ci avrebbe scommesso, era la stessa di Marco quando ne pensava una delle sue.
L’uomo annuì.
-Ok, se a Filippo e Claire va bene…- disse sottolineando il nome.
Claire sorrise.
-Certo!-concordò -Filippo, vai a prendere la tua giacca e vestiti che andiamo- disse poi.
Ci sarebbe stato da ridere, pensò Claire, ma almeno forse avrebbe capito come era finito Marco in quell’asilo con una bambina.
 
 
MARCO POV
 
Si era sentito squadrato da capo a piedi. E in effetti era proprio quello che era accaduto, ma non ne faceva una colpa alla donna. Dopotutto anche lui l’aveva squadrata inizialmente e non si vergognava a dire di aver pensato che fosse davvero una bella donna. Soltanto si era sentito come un bambino impacciato beccato a rubare la marmellata. E ora cosa avrebbe dovuto fare? Si era detto. Infine, aveva optato per la soluzione più semplice. Si era ritirato su un terreno sicuro parlando in inglese e aveva lasciato che la donna se la cavasse come meglio poteva. Dopotutto ne era sempre stata capace anche ai tempi della scuola, quando lui non faceva altro che pensare al modo migliore per metterla in difficoltà. Poi, ovviamente, a toglierli dai guai, o a metterceli forse, erano state quelle due piccole pesti. Quella bambina a cui non avrebbe potuto negare nulla nemmeno volendo e il suo nuovo amichetto che, da quello che Marco aveva potuto vedere finora, era altrettanto sveglio.
Ed ora, dopo essere finalmente riusciti a spostare l’automobile in un parcheggio, erano seduti su una panchina di un parco, incerti su cosa dire e da dove cominciare.
-Non mi aspettavo di trovarti in un asilo- disse all’improvviso Claire.
Marco sorrise.
-Poi dicono che gli alunni non concepiscono i docenti fuori da scuola…-
Claire roteò gli occhi sospirando.
-Ok, vedo che alla fine non sei cambiato molto…-
Marco rise scuotendo la testa.
-Scusa- disse -È più forte di me…-
Lei fece spallucce.
-Non preoccuparti. Mi correggo. Un asilo è l’ultimo posto dove mi sarei aspettata di trovarti. Non dovresti pensare solo a studiare all’università e uscire con gli amici alla tua età?- chiese.
Marco ci pensò un secondo. Effettivamente Claire non aveva tutti i torti. Lo avrebbe pensato anche lui fino a pochi anni fa. Decise di essere sincero. In fondo non avrebbe avuto nessun motivo per mentirle.
-Dopo la fine della scuola sono successe un po’ di cose e la mia vita è cambiata- iniziò.
Claire non parlò e lui lo prese come un incoraggiamento a continuare.
-Prima della maturità avevo rotto con Giulia, la mia ragazza. Ci siamo lasciati rimanendo amici, stavamo insieme da quattro anni e ci siamo accorti di non essere più che amici. Tutto è filato liscio fino a dopo le vacanze. Un giorno lei mi ha chiamato e mi ha detto di essere incinta e che il bambino era mio. Mi è caduto il mondo addosso- spiegò.
Non sapeva se volesse continuare a raccontare quella storia, ma era la prima volta che ne parlava a qualcuno e, una volta che ebbe iniziato, si accorse che non riusciva a smettere di parlare.
-Ne abbiamo parlato e Giulia mi ha detto che non aveva intenzione di abortire. Questo mi è bastato, non l’avrei mai obbligata. Tornare insieme però era impossibile e lo sapeva anche lei. Abbiamo perciò deciso di parlarne con le nostre famiglie e, per fortuna, ci hanno capiti. Matilde sta con la mamma dal lunedì al mercoledì e con me dal giovedì al sabato. La domenica di solito la passiamo insieme, ma i programmi possono variare. Quando è nata la mia vita è stata rovesciata come un calzino. Io ero iscritto all’università, sto facendo design d’interni, ma non volevo che fossero gli altri ad occuparsi di lei, anche se comunque i miei e i genitori di Giulia ci aiutano molto, perciò mi sono trovato un lavoro. Ora lavoro tutte le sere in una pizzeria vicino a casa e alla mattina posso studiare. Spero di riuscire a laurearmi a breve e ottenere un lavoro decente. –
Smise di parlare quasi ansimando. Claire lo ascoltava senza interrompere. Furono invece interrotti da una vocina di bambina.
-Papààààààààààà!!!- urlò Matilde.
Marco sorrise.
-Dimmi tesoro- la prese sulle sue ginocchia.
-Ho pensato che visto che la mamma ha un fidanzato puoi averlo anche tu e visto che conosci già Claire e Filippo è il mio fidanzato potete diventare fidanzati anche voi!-
Claire guardò Filippo e rise.
-Questa signorina ha delle strane idee- disse.
Marco sorrise.
-Tesoro, non puoi andare in giro e dire alle signore di diventare la mia fidanzata…- cercò di spiegarle.
-Perché no?- chiese allora lei.
Marco fece per spiegarglielo, ma intervenne Filippo.
-Perché la mia mamma ha il mio papà!- disse.
Matilde fissò l’altro bambino un po’ triste.
-Ah, è vero- mugugnò prima di andarsene a giocare avendo probabilmente già dimenticato tutto.
Marco guardò i due bambini, poi Claire.
-E lei? - domandò poi – Cosa fa nella vita ora?-
Era curioso di saperlo. Sapeva che aveva lasciato l’insegnamento, glielo avevano detto gli amici che ancora frequentavano la scuola. Peccato, aveva pensato, era una brava insegnante. Ma poi non sapeva null’altro della sua vita e, inaspettatamente, si trovò con la voglia di saperne di più.
 
 
CLAIRE POV
Quell’uscita al parco era una delle cose più strane che avesse mai vissuto. Sembrava tutto così sbagliato. Si trovò senza nemmeno sapere come a chiedere a Marco della sua vita, di Matilde e di come fosse finito in quell’asilo. Lui le aveva risposto e Claire aveva capito che, probabilmente, quella era la prima volta che ne parlava davvero con qualcuno. Poi erano arrivati i bambini e i due si erano trovati a spiegare a Matilde perché Claire non potesse diventare la fidanzata del suo papà. Fortunatamente ci aveva pensato il piccolo Filippo a toglierli dai guai.
-E lei? – concluse lui – Cosa fa nella vita ora?-
Non si aspettava quella domanda. O meglio, sapeva che lui era a conoscenza del suo abbandono dell’insegnamento, ma non credeva che le avrebbe chiesto nulla. E solo ora, tra l’altro, si accorgeva che lui le stava dando del lei.
-Marco, per prima cosa non darmi del lei, per favore- sorrise.
Lui rise.
-È più forte di me mi sa…- commentò.
Lei rise, poi continuò.
-Lavoro in una grande azienda. Sono responsabile dell’ufficio estero. Faccio i turni, ma da quando è nato Filippo mi hanno dato la possibilità di fare solo il primo, quindi in realtà inizio presto, ma poi ho tutta la giornata. O meglio, dovrei averla, anche se gran parte delle volte invece che finire alle due finisco alle tre o alle quattro…-
Marco annuì.
-Beh, anche la sua, ok scusa, la tua vita non è proprio tutta riposo…- disse poi.
Claire scosse la testa.
-In realtà per com’era quando insegnavo sono molto più rilassata ora. Luca, il mio compagno, porta Filippo all’asilo alla mattina e io lo riprendo alle quattro e mezza. Una volta organizzati ce la si fa benissimo- spiegò.
L’altro la fissava. Claire si sentì osservata.
-Qualcosa non va?- chiese.
No, assolutamente- disse -È solo che è così strano star qui a parlare con lei della mia, delle nostre vite. Ma ho sempre pensato che tu fossi una tipa in gamba. E non ti nascondo che quando ti ho vista a mano di Matilde, prima di riconoscerti, ho pensato che fossi un gran bel pezzo di ragazza.-
Claire arrossì. I complimenti l’avevano sempre messa a disagio, ma riceverne così da chi una volta era stato suo alunno la metteva davvero in difficoltà. Doveva cambiare argomento.
-Li senti ancora i tuoi compagni?- chiese.
-Alcuni sì- ammise lui -La Bea, che non l’avrei mai detto, ma quando ha scoperto di Matilde è stata un tesoro. Lei viene spesso a trovarci. Poi sento Claudio, ma con lui eravamo già molto amici, e Manuel, che dopo che l’avete bocciato ha rifatto la quinta e l’abbiamo un po’ aiutato, e la Ale e Theo che ora stanno insieme. Loro escono spesso con me e Claudio e ogni tanto c’è anche Luigi-
-È bello che non vi siate persi- disse allora Claire.
-Già- rispose lui, poi guardò l’orologio -Mi sa che noi dobbiamo andare. Alle sette vado a lavorare e devo fare il bagno a Matilde e darle da mangiare-
Claire sorrise.
-Capisco. Allora ci vedremo la prossima volta che vieni a prendere Matilde all’asilo-
Marco annuì.
-Certo. Mi ha fatto molto piacere parlare con lei-
-Te- lo corresse Claire.
-Te- sorrise lui.
Claire poi lo vide chiamare la sua bambina, che le si avvicinò insieme a Filippo e li salutò.
-Ciao Claire! Ciao Pippo, ci vediamo domani all’asilo!- disse.
Claire e Filippo risposero al saluto. Poi Claire rivestì Filippo e tornarono a casa ad aspettare Luca.

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Capitolo 3
*** thoughts ***


CLAIRE POV
Era passata ormai una settimana e non riusciva a togliersi quell’incontro dalla testa. Avrebbe voluto rivedere Marco, parlagli e scoprire di più su di lui. Oddio, pensò, quella curiosità su un suo vecchio alunno era morbosa.
-Claire, cosa succede? Mi sembri distratta- le disse quella sera Luca dopo cena.
Claire sospirò. Se perfino Luca se ne era accorto la cosa diventava grave.
-Niente- rispose brevemente.
Luca sorrise.
-Claire, ci conosciamo da una vita e viviamo insieme da altrettanto tempo. Come puoi pensare che io mi beva ancora le tue bugie? –
Lei rise. Ok, forse aveva ragione.
-Scusa, è vero – ammise -Sono un po’ stanca e ho un po’ di pensieri al lavoro-
Luca sospirò.
-Ok, farò finta di crederci- disse.
Lei sorrise. Sapeva che non ci avrebbe creduto. Decise quindi di optare per la verità.
-A proposito, ti ho raccontato che l’altro giorno ho incontrato un mio ex alunno? - disse quindi.
Luca la fissò, non era la prima volta che le succedeva, perciò Claire immaginò che non ne fosse molto stupito.
-Ora ha una bambina di tre anni e l’ho incontrato all’asilo mentre andavo a prendere Filippo. Tra l’altro è uno da cui non mi sarei mai aspettata una cosa simile. O meglio, non ora – continuò quindi Claire.
Luca sorrise.
-Se è stato tuo alunno ha almeno ventidue anni- disse – Non è giovanissimo –
Claire annuì.
-Lo so, ma è uno che pensavo sarebbe andato all’università e avrebbe fatto il figlio di papà fino ai trenta – ammise.
Luca rise.
-Questo perché non hai fiducia nel genere umano – disse poi.
Claire rise e gli lanciò il tovagliolo che aveva tra le mani in quel momento, al quale lui rispose allo stesso modo innescando una guerra a colpi di tovagliolo. In quel momento arrivò Filippo.
-Mamma! Vieni ad aiutarmi a finire la torre? - chiese.
Claire sorrise. Filippo si era messo in testa di fare una lunghissima torre di mattoncini e ora intendeva raggiungere il suo obiettivo.
-Dopo Filippo, ora lavo i piatti. Anzi, perché non chiedi a papà? – rispose.
Luca sorrise a Filippo che lo stava guardando speranzoso.
-Vieni papà? - chiese
-Arrivo- rispose l’uomo rassegnato a passare una serata in compagnia del figlio e dei mattoncini colorati.
Quando Filippo e Luca furono usciti Claire sospirò. In fondo la sua vita era perfetta, perché avrebbe dovuto complicarsela? Si chiese. Eppure non riusciva a togliersi dalla testa i due occhi nerissimi di Marco.
 
MARCO POV
Marco, dopo aver finito di dar da mangiare a Matilde, già pronta per andare a letto, la salutò.
-Ciao pulce, mi raccomando ascolta i nonni e alle nove a letto- le disse baciandole la testa.
-Certo papà- sorrise lei -Ci vediamo domani mattina-
Marco uscì per andare a lavorare.
Mentre era in auto pensò ancora una volta a quanto successo la settimana precedente. Era stato contento di rivedere la sua insegnante di inglese, una delle poche che considerava una buona insegnante, ma ora lo sguardo che le aveva rivolto gli pesava sulla coscienza. Avrebbe voluto parlargli ancora, magari vedersi più spesso. Aveva sempre pensato che fosse una bella donna, ma all’epoca era il mito dell’insegnante, perciò non si era mai soffermato davvero a pensare a una eventuale storia con lei. E poi lei era sposata. Doveva togliersela dalla testa, si disse, o la cosa non avrebbe portato nulla di buono.
 

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Capitolo 4
*** meetings ***


CLAIRE POV
Entrò ancora una volta all’asilo a prendere Filippo. Salutò la direttrice e si diresse all’aula. Quando entrò la maestra stava richiamando un bambino che ne aveva fatto piangere un altro. Aspettò che la donna avesse finito di richiamarli e i due avessero fatto pace prima di avvicinarsi.
-Buongiorno- salutò.
La donna sorrise
-Buongiorno signora- la salutò -Credo che Filippo sia troppo impegnato a giocare con Matilde per essersi accorto della sua presenza –
Claire rise.
-Posso immaginarlo- disse.
-Ma si conoscevano già? – chiese poi la donna.
-No- disse Claire – Però vanno molto d’accordo… Tra l’altro io invece ho scoperto di conoscere il padre di Matilde, era mio alunno quando insegnavo…-
-Che coincidenze- sorrise l’altra -Comunque ora chiamo Filippo. Oggi è stato bravissimo. – disse poi prima di avvicinarsi al bambino e chiamarlo.
Filippo alzò la testa e corse verso Claire.
-Maman! Je t’avais pas vu !- escamò.
Claire lo prese in braccio. Poi vide che anche Matilde si era avvicinata.
-Ciao Mati!- la salutò – Come stai?-
La bambina sorrise
-It’s ok. I’m waiting for my dad- rispose poi.
Claire annuì.
-I’m sure he’ll arrive soon- le disse.
-Nope! He’s always late my dad- sorrise invece lei con aria da furba.
Claire sorrise. I bambini la sapevano lunga, pensò.
-I’ll tell you a secret- disse allora con aria cospiratoria alla bambina – Dad was always late even when he was a child –
Matilde rise e, proprio in quel momento, Claire vide Marco arrivare.
-Hey! He’s here, look! – disse allora la bambina a Claire.
 
MARCO POV
Marco parcheggiò e scese dalla macchina. Per una volta era riuscito a trovare un posteggio decente fuori dalla scuola. Entrò e cercò la classe. Era quasi in orario, stava migliorando, pensò. Aprì la porta e vide la maestra di sua figlia che parlava con un genitore. Poi accanto a lei vide Matilde e, accucciata al suo fianco, una donna. L’avrebbe riconosciuta anche bendato. Era Claire. Si avvicinò e si accorse che la bambina lo aveva visto.
-Hey! He’s here, look! – stava infatti dicendo la bambina a Claire.
Marco si avvicinò e Matilde gli andò incontro.
-Daaad!- disse saltandogli in braccio mentre la prendeva al volo.
Marco sorrise. Quella bambina lo riempiva di gioia.
-Hey honey, what’s up?- chiese.
Matilde sorrise.
-I was with Filippo and then his mum arrived and then I spoke to Claire and then you arrived…-
Filippo fermò quel piccolo vulcano parlante inglese che era sua figlia.
-Certo, ho capito- le disse sorridendo e rimettendola a terra -Ora prendi tutte le tue cose che poi saluti la maestra e andiamo –
Matilde fece come le aveva detto. Ne frattempo Marco si trovò faccia a faccia con Claire.
-Ciao- la salutò.
Cosa avrebbe dovuto dire? Si chiese
-Ciao – rispose lei, prima di essere interrotta da suo figlio che le chiedeva aiuto per allacciare la giacca.
-Come va? – gli chiese poi mentre aiutava suo figlio.
-Tutto bene- rispose lui – Sono un po’ stanco, fra poco è periodo di esami e tra lo studio, il lavoro e Matilde non mi rimane molto tempo…-
Claire annuì rialzandosi dopo aver sistemato Filippo.
-Ci credo. Ti direi di venire da noi qualche giorno a cena con Mati, ma so che lavori…-
Marco annuì.
-Sì, per me è un po’ scomodo. Però se vuoi possiamo metterci d’accordo e un giorno cambio il turno-
Claire sorrise
-Sarebbe fantastico, ma non vorrei crearti troppi problemi –
Marco sorrise. Lei non sarebbe mai stata un problema, ma questo non glielo disse.
-Non preoccuparti…Magari ne riparliamo- disse poi.
Uscirono dalla scuola materna insieme, loro e i loro bambini. Marco prese Matilde per mano mentre Claire teneva Filippo.
-Mamma, mamma! Andiamo al parco con Mati e il suo papà come la settimana scorsa? - chiese all’improvviso Filippo.
Claire sorrise e guardò l’altro adulto.
-Per me non ci sono problemi, però fra un’oretta noi andiamo- le disse Marco.
Fu quindi deciso e poco dopo si ritrovò ancora una volta seduto con la sua ex professoressa su una panchina del parco di fronte alla scuola materna vedendo giocare i due bambini. Marco pensò che sembravano fratelli dal tanto erano affiatati. Si girò verso la donna che stava sorridendo. Chissà a cosa pensava, si chiese.
-Sono bellissimi, vero? – disse lei rispondendo alla sua tacita domanda.
Marco annuì. Non ricordava più l’ultima volta che era stato così spensierato. Fissò Claire per un secondo. Quando sorrideva era ancora più bella, pensò. Non si era nemmeno accorto di essersi soffermato a fissarla finché lei non lo chiamò.
-Marco? – chiese.
Lui arrossì. Non era abituato ad essere colto in fallo.
-Scusa, non ti stavo fissando – disse mettendosi ancora più nei pasticci – Cioè, sì ti stavo fissando, ma non volevo farlo. Non intenzionalmente almeno…-
-Marco- lo chiamò lei fermandolo con un sorriso.
Lui la fissò, incerto su cosa dire.
-Ho capito- disse solo lei.
Il ragazzo annuì mordendosi il labbro inferiore. Aveva appena fatto una pessima figura, pensò. Di nuovo.
 
CLAIRE POV
Erano di nuovo al parco con i bambini. Li stava guardando e pensò che fossero bellissimi. Quando si girò trovò gli occhi del suo compagno di avventure a fissarlo. Sembrava strano.
-Marco? – lo chiamò.
Il ragazzo arrossì. Non credette di averlo mai visto arrossire, ma evidentemente poteva succedere.
-Scusa, non ti stavo fissando – disse lui – Cioè, sì ti stavo fissando, ma non volevo farlo. Non intenzionalmente almeno…-
Claire sorrise. Se avesse detto qualcos’altro si sarebbe messo ancora più nei pasticci, così lo fermò
-Ho capito – disse solo.
Lui annuì mordendosi il labbro inferiore in un gesto che le ricordò quando era a scuola e cercava il modo migliore per rispondere ad una domanda.
Stettero lì ancora per un po’, poi Marco le disse di dover tornare a casa e fece per chiamare Matilde.
-Aspetta – lo fermò senza nemmeno accorgersi.
Lui la fissò. E ora cosa avrebbe dovuto fare?
-Niente- sussurrò.
Marco la fissò. Sembrava confuso.
-Stavo pensando- disse poi – Se noi facessimo diventare questo appuntamento del giovedì una cosa fissa? Nel senso, qui i bambini giocano e stanno bene e noi potremmo chiacchierare…-
-Va bene- disse subito Marco.
Claire lo fissò. Bene? Tutto qui? Pensava di dover discutere molto di più.
-Ti aspettavi veramente che dicessi di no? – le chiese allora lui.
Claire arrossì guardandolo. Cosa doveva rispondere? Si chiese.
-Io, ecco…- iniziò, ma fu interrotta.
-Claire- la chiamò – Stare qui con te a chiacchierare mi piace molto e Mati è felice. Perché dovrei volere qualcosa di diverso? –
L’aveva zittita con una sola frase. Annuì mentre Marco chiamava Matilde per rientrare. Lo guardò mentre interagiva con la bambina. Quando furono pronti lui la guardò. Poi si avvicinò per salutarla. Fu allora che lei si trovò senza nemmeno sapere come le sue labbra sulla sua guancia, troppo vicine alle sue. Fu un solo istante prima che si allontanasse.
-Ciao – le disse solo – A settimana prossima.
Claire rimase un secondo impietrita per poi rispondere con un semplice “ciao” a lui e alla bambina che la salutava con la mano.

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Capitolo 5
*** kidnapping ***


CLAIRE POV
Ormai andare al parco era diventato il loro appuntamento ufficiale, ma quella volta Claire si sentiva in imbarazzo. Come avrebbe dovuto comportarsi? Quando era arrivata a prendere Filippo aveva salutato Marco come se non fosse successo nulla, ma sapeva che qualcosa era cambiato. Il ragazzo le aveva sorriso. Poi avevano preso i bambini e si erano diretti al parco. Ed ora sedevano sulla solita panchina.
Stettero in silenzio per alcuni minuti. Claire si chiese se anche Marco fosse in imbarazzo. Poi lo sentì parlare.
-Scusa per giovedì- le disse -Non volevo metterti in difficoltà-
Claire sorrise. Allora se ne era accorto…
-È che…- iniziò, ma poi si bloccò -No, nulla-
Claire lo guardò. Sembrava incerto su cosa dire.
-Puoi parlare, ti ascolto- gli disse.
Marco inspirò, poi sorrise.
-Prof, lei mi piace un sacco- disse arrossendo.
Claire lo fissò sgranando gli occhi. Non poteva credere di aver davvero sentito Marco pronunciare quelle parole. Ed era arrossito. Non credeva nemmeno che fosse possibile per lui arrossire. Per anni aveva pensato che fosse senza pudore.
-Marco- lo chiamò – Io ho un compagno e un figlio-
Lui annuì.
-Lo so- disse – Non volevo dire questo. O meglio sì, volevo dirlo, ma non volevo metterla in difficoltà. So bene che lei ha un uomo e che ha un bambino a cui vuole bene, e sarebbe tutto troppo complicato e…-
Claire lo interruppe.
-Marco, basta, ho capito- gli disse.
Lui si zittì. Ed ora? Cosa poteva dirgli? In fondo non poteva negare di essere attratta da lui, ma non aveva intenzione di tradire il suo compagno per una storia che, oltre a diventare sicuramente troppo complicata, non sapeva nemmeno se avrebbe potuto durare.
-Ho capito cosa vuoi dire- gli disse -E non posso nemmeno negare che, se fossi in un’altra situazione un pensiero ce lo farei- vide Marco sgranare gli occhi, ma continuò -Però c’è Luca e c’è Filippo e, come hai detto tu, io tengo a loro più che a qualunque altra cosa-
-Lo so- la fermò Marco -Ma dovevo dirglielo o non sarei mai riuscito ad andare avanti-
Claire sorrise. Gli faceva un’immensa tenerezza in quel momento.
-Da quando siamo tornati al “lei”? - chiese poi per sdrammatizzare la tensione.
Marco rise.
-Scusa, è più forte di me- le rispose.
Stettero un momento in silenzio. In quel momento arrivò Matilde di corsa.
-Papà, papà!!! Claire!!!- urlava.
Marco e Claire la fissavano. Stava piangendo. Claire vide il ragazzo prenderla in braccio.
-Ehi, piccola- le disse -Cosa succede? -
La bambina guardò i due adulti continuando a singhiozzare, poi
-Un uomo cattivo è arrivato e ha preso Filippo! – disse
 
MARCO POV
Erano al parco, come tutti i giovedì, ma questa volta era diverso. Sapeva che avrebbe dovuto dirglielo, ma era in difficoltà. Dopotutto lei era sempre la sua professoressa. Ci aveva girato intorno per un po’, ma alla fine aveva deciso di sganciare la bomba con un
-Prof, lei mi piace un sacco-
Secco, breve, preciso.
Claire era sembrata in imbarazzo, ma non avrebbe potuto aspettare ancora a dirglielo. Alla fine, ne avevano parlato e avevano chiarito la cosa, pur nell’imbarazzo di entrambi.
Poi era sceso il silenzio. La capiva. Lui non sapeva come avrebbe potuto reagire in una situazione simile.  
Stava per dirle che se ne sarebbe andato quando Matilde era arrivata chiamando lui e Claire a gran voce. Non sapeva cosa fosse successo, ma vedere la bambina piangere lo preoccupò. Non era una di quelle bambine che piangono per nulla. La prese in braccio cercando di calmarla e le chiese cosa ci fosse che non andava.
La bambina li guardò continuando a singhiozzare, poi
-Un uomo cattivo è arrivato e ha preso Filippo! – disse.
Marco la fissò. Poi guardò Claire e ancora la bambina.
-Mati, calma. Raccontaci cosa è successo- cercò di mantenere il sangue freddo.
La bambina si asciugò le lacrime con una mano.
-Io e Filippo stavamo giocando dietro all’albero là in fondo dove c’è la sabbia e è arrivato un uomo alto. Urlava e ha detto a Filippo di stare in silenzio e lo ha preso per un braccio e lo ha portato su un camion- spiegò.
Marco guardò Claire. Avevano rapito suo figlio mentre loro parlavano di altro. Era sbiancata. Le si avvicinò.
-Stai bene? - le chiese.
Lei annuì, anche se sapeva che mentiva.
-Vieni con me, andiamo dai carabinieri e denunciamo la scomparsa- le disse.
Claire sembrava un fantasma. Annuì e si lasciò condurre alla macchina di Marco.
 
 
 

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Capitolo 6
*** Problems never end ***


CLAIRE POV
Non si era nemmeno accorta di come fossero finiti in caserma. Era disperata e non aveva la più pallida idea di cosa fare.
Fortunatamente gli uomini che l’avevano accolta erano stati molto gentili, l’avevano fatta sedere e si erano fatti spiegare da lei, Marco e soprattutto dalla piccola Matilde cosa avessero visto.  La bambina descrisse in modo sorprendentemente dettagliato la scena e l’uomo che aveva rapito il piccolo Filippo.
Sfortunatamente la sua descrizione comprendeva anche il fatto che lo stesso uomo fosse incappucciato.
Fu solo quando ebbero finito di parlare che Claire si rese conto che le sue guance erano rigate di lacrime. Cercò di asciugarle con le mani inutilmente e qualcuno le passò un fazzoletto. Era Marco. Nel trambusto non aveva nemmeno pensato al fatto che fosse ancora con lei.
Poi pensò a Luca che ancora non sapeva nulla.
-Devo chiamare mio marito- disse.
Un carabiniere le sorrise.
-Certo signora, venga con me, le faremo usare il telefono della caserma – le rispose.
Claire lo seguì.
Quando però si trovò al telefono con Luca dall’altra parte della cornetta non poté fare a meno di scoppiare a piangere istericamente. Sentì la voce di Luca chiamarla insistentemente.
-Luca, vieni qui ti prego. Hanno portato via il nostro bambino- disse solo tra i singhiozzi.
Sentì la voce dell’uomo dirle di calmarsi e chiederle di spiegarsi meglio. Era prevedibile. In fondo quante erano le possibilità che una moglie ti chiamasse dicendo che avevano rapito tuo figlio?
-Un uomo ha rapito Filippo. Ero al parco con lui, Marco e Matilde e non abbiamo potuto farci nulla – spiegò.
L’uomo provò ancora una volta a tranquillizzarla e le assicurò che sarebbe arrivato a momenti.
quando Claire riagganciò continuò a singhiozzare.
L’uomo che l’aveva accompagnata a chiamare la scortò nella stanza a fianco dove trovò Marco che teneva in braccio una piangente Matilde.
Il ragazzo le si avvicinò appena la vide e la abbracciò con il braccio libero.
Claire si lasciò consolare.
 
MARCO POV
Claire era disperata e la capiva. La vide cercare di ricordare dettagli di cui non avrebbe nemmeno potuto conoscere l’esistenza. Sperò che ritrovassero quanto prima Filippo.
Mentre aspettavano che Claire avvisasse suo marito dell’accaduto prese in braccio Matilde. La bambina nascose la testa contro la sua spalla e pianse.
-Tranquilla Mati, ritroveremo Filippo- le sussurrò.
Si chiese se sarebbe ancora stato possibile ritrovarlo. In fondo tutti sapevano che per gran parte dei bambini rapiti non c’era scampo.
Claire tornò dopo alcuni minuti accompagnata dallo stesso uomo che l’aveva portata al centralino. Era distrutta, lo si poteva notare ad un primo sguardo. Marco pensò che non l’aveva mai vista in quello stato e non avrebbe mai voluto che succedesse. I suoi occhi sembravano ancora più azzurri ora che erano arrossati.
La abbracciò. Sapeva che non ci sarebbero state parole adatte al momento.
 
 
LUCA POV
La chiamata di Claire lo aveva stupito. Sapeva a che ora usciva dal lavoro, perciò se l’aveva chiamato doveva essere successo qualcosa di grave. Rispose. Quando però Claire spiegò cosa fosse successo gli si gelò il sangue nelle vene. Come era stato possibile? E dov’era Claire in quel momento?
cercò di tranquillizzarla e promise di raggiungerla il prima possibile. Poi avvisò i suoi superiori dell’accaduto e, senza trovare molti ostacoli, uscì immediatamente dal lavoro e salì in auto.
Probabilmente avrebbe voluto essere più prudente. Probabilmente non avrebbe dovuto correre così tanto, ma aveva appena saputo che qualcuno aveva rapito il suo bambino. L’ultima cosa che vide furono i fari del camion che gli andavano incontro.

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Capitolo 7
*** run, fight, run ***


CLAIRE POV
L’uomo e la donna che entrarono le si avvicinarono lentamente.
-Buongiorno, lei è Claire Bishop? - chiese la donna.
Lei annuì. Sembravano delle brave persone.
-Non si preoccupi, faremo di tutto per ritrovare suo figlio – le disse -Ma avremmo bisogno che lei ci aiutasse –
Claire pensò che avrebbe fatto qualunque cosa per poter riabbracciare Filippo.
Marco in quel momento si sedette al suo fianco.
-Lei è il marito? – chiese l’uomo.
Marco sorrise tristemente e scosse la testa.
-No, solo un amico. Suo marito dovrebbe arrivare a momenti – disse – Ma ero con Claire quando è successo tutto. Mia figlia Matilde ha visto l’uomo che ha portato via Filippo. Vero Mati? –
Claire vide la bambina alzare la testa e annuire.
La donna sorrise alla piccola.
-E credi di poterci descrivere com’era quell’uomo? -chiese poi alla bambina.
Matilde ripeté la descrizione che aveva fatto ai carabinieri. La donna annuì.
-Probabilmente Filippo è vivo. Abbiamo sguinzagliato le nostre squadre per riuscire a trovarlo, ma temo che servirà del tempo e, purtroppo, non ne abbiamo molto. Vi prego di avvisarci se aveste qualunque dettaglio –
Claire sospirò. Le sarebbe piaciuto avere delle informazioni in più, si disse.
In quel momento un altro uomo, più anziano, li raggiunse. Disse qualcosa nell’orecchio alla donna, che impallidì vistosamente. Claire se ne accorse. Poteva voler dire solo una cosa, pensò.
-Avete delle informazioni?- chiese.
La donna scosse la testa, ma le si avvicinò.
-Claire, si sieda per piacere – le disse.
Claire la fissò allarmata.
-Cosa è successo? Cosa mi dovete dire? – chiese in lacrime.
Si accorse che Marco, vicino a lei, si era alzato e la stava trattenendo per un braccio.
-Claire, siediti per piacere, fa’ come dicono – le disse con la voce che tradiva preoccupazione.
Lei obbedì.
Quando fu seduta la donna sospirò. Probabilmente non avrebbe voluto darle quella notizia, pensò Claire ancora prima di sapere cosa le dovesse dire.
-Suo marito è stato coinvolto in un incidente. È gravissimo in ospedale al momento-
 
 
MARCO POV
-Suo marito è stato coinvolto in un incidente. È gravissimo in ospedale al momento-
Quando la donna aveva parlato Marco aveva visto Claire barcollare. L’aveva sempre considerata una donna forte, ma ora la vedeva in tutta la sua fragilità. Le si avvicinò di più e le sfiorò un braccio. Lei non reagì. Era seduta e Marco si chiese se stesse capendo cosa stesse succedendo. Si domandò anche come avrebbe reagito lui in una situazione simile e, ammise a sé stesso, non ne aveva idea. Non aveva nemmeno la forza di dirle che sarebbe andato tutto bene, perché a questo punto non ne era sicuro nemmeno lui.
 
MARIA POV
Quando le avevano detto che il marito della donna che si trovava davanti era in fin di vita si era sentita soffocare. Come avrebbe dovuto dirglielo? Non era così semplice avvertire una donna alla quale avevano appena rapito il figlio che, probabilmente, non avrebbe più rivisto nemmeno il marito.
A volte odiava il suo lavoro.
Decise di essere sincera, anche se questo non avrebbe risparmiato alla donna alcuna sofferenza.
-Suo marito è stato coinvolto in un incidente. È gravissimo in ospedale al momento- le disse.
Dopo che ebbe parlato vide la donna inerme. Al fianco il ragazzo che era arrivato con lei la sfiorò. In quel semplice gesto vide più di mille parole. Sperò che le stesse al fianco per tutto il tempo. Sperò che potessero ritrovare il suo bambino e che suo marito stesse bene. Insomma, sperò che a lei accadesse tutto il contrario di quello che era successo anni prima a sé stessa.
Ma ora non era il momento di piangersi addosso. Si avvicinò alla donna e si inginocchiò davanti a lei.
-Troveremo il suo bambino Claire, glielo prometto –
 
CLAIRE POV
Si sentiva come in una bolla. Come era potuto succedere? Fino a qualche ora prima andava tutto bene, e ora si trovava incapace perfino di sperare che la sua vita sarebbe tornata come prima.
Cercò di tornare alla realtà. Si guardò intorno cercando di asciugarsi le lacrime.
Marco le si era seduto accanto. Le stava tenendo una mano e in braccio aveva Matilde. Non si era nemmeno resa conto del momento in cui la propria mano aveva incontrato quella del ragazzo. Alzò la testa ad incontrare i suoi occhi e lui dovette capire che qualcosa in lei era cambiato.
-So che è stupido chiedertelo, ma come stai? – domandò a bassa voce.
Claire alzò le spalle. Avrebbe voluto dire che stava bene, ma non ne aveva la forza.
-Sono stata meglio – disse -Ma ce la farò.-
Il ragazzo annuì. Poi fissò la donna che stava ancora davanti a loro e che aveva comunicato la notizia a Claire.
-Possiamo andare in ospedale a vedere come sta Luca? – chiese Marco.
Claire si rese conto di non aver nemmeno avuto la prontezza di chiederlo, dal tanto era sconvolta.
La donna annuì.
-Certo, noi intanto faremo tutto il possibile per ritrovare Filippo. Vi chiameremo al minimo aggiornamento –
Claire ringraziò mentalmente quella donna che, senza nemmeno conoscerla, stava facendo così tanto per lei, ma non ebbe la forza di parlare. Ci pensò Marco al suo posto.
-Grazie -disse infatti -Non si preoccupi, guiderò io – aggiunse poi, probabilmente per evitare che pensasse che Claire avrebbe dovuto guidare.
 
MARCO POV
Quando la donna diede loro il consenso per poter raggiungere l’ospedale, subito dopo aver chiesto loro di riempire alcuni moduli e dopo che ebbe avvisato che quella sera non sarebbe stato presente al lavoro, si girò verso Claire. Poi, sempre con in braccio Matilde, che non sembrava volersi allontanare, sfiorò ancora una volta il braccio della donna.
-Andiamo? – chiese.
Claire annuì. Era distrutta e, con i grandi occhi azzurri rossi di pianto, sembrava ancora più giovane.
Si diressero all’uscita.
Ormai era buio. Marco si disse che non si era nemmeno accorto del tempo che passava. Ormai doveva essere ora di cena, ma lui non aveva fame. Guardò Matilde, rannicchiata contro di sé.
-Mati, tesoro, hai fame? – chiese poi sottovoce.
La bambina scosse la testa. Probabilmente anche lei non sarebbe riuscita a mangiare quella sera. Si chiese se almeno sarebbe riuscita a dormire.
Si diressero verso la sua automobile. Marco non aveva pensato nemmeno per un secondo di usare quella di Claire. La fece salire dal lato del passeggero, poi sistemò Matilde sul seggiolino sul sedile posteriore e la legò. Quando si sedette al volante sospirò profondamente e avviò il motore.
 
CLAIRE POV
Cinque minuti dopo essere saliti in macchina erano in ospedale. Non avevano scambiato nemmeno una parola da quando erano partiti. Claire si disse che non ce n’era stato bisogno. Scesero dall’auto e si diressero all’accettazione dell’ospedale.
-Mio marito ha fatto un incidente. È arrivato in ambulanza! Si chiama Luca Chiozzi – disse alla donna che le stava davanti.
Dopo pochi secondi, l’altra annuì.
-È arrivata un’ambulanza circa un’ora fa in codice rosso, venga con me – disse.
Claire, Marco e Matilde la seguirono. Li accompagnò verso il Pronto Soccorso. Quando però furono arrivati il medico che li accolse riferì loro che al momento non era possibile vedere Luca. Lo stavano operando per tentare di ridurre le emorragie interne. Claire sospirò. Non era un dottore, ma aveva capito che la situazione era molto grave.
-Dottore, mi dica la verità. Quante probabilità ci sono che io riveda mio marito vivo? – chiese.
L’uomo sospirò. Non doveva essere facile nemmeno per lui riferire informazioni del genere.
-Signora, non le nasconderò nulla – le disse – L’operazione è complicata e non siamo sicuri che andrà a buon fine, così come, se pure andare bene, non siamo sicuri che si riprenderà del tutto. –
Claire singhiozzò. Non poteva credere che non avrebbe più rivisto Luca.
Marco le accarezzò la schiena e lei sorrise tristemente.
Poi il dottore li accompagnò all’esterno della sala operatoria dove avrebbero potuto aspettare notizie. Claire pensò che sarebbero state le ore più lunghe della sua vita. Come avrebbero fatto lei e Filippo?
Già, pensò, Filippo. Chissà dov’era a quell’ora e cosa stesse facendo. Sperò andasse tutto bene; in fondo in tutta quella disperazione, si disse, qualcosa doveva per forza finire meglio del previsto.
Era una corsa contro il tempo. Un combattimento contro il tempo, si disse.

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Capitolo 8
*** Lost and found ***


MARCO POV
Si sedette sulla sedia in sala d’aspetto fuori dal corridoio che portava alle sale operatorie, da un lato Matilde e dall’altro Claire.
Fissò la donna.
-Credi che ci vorrà molto? – si sentì chiedere da lei.
Cosa avrebbe dovuto risponderle? Decise di essere sincero.
-Non lo so, Claire – disse – Vorrei poterti dire che andrà tutto bene…-
Lei sorrise tristemente. Anche lei sperava che andasse tutto bene.
All’improvviso suonò lo smartphone di Marco. Era un numero sconosciuto.
-Pronto? – rispose.
-Marco? – chiese la voce dall’altra parte del telefono.
-Sì, sono io – disse lui.
-Sono Maria, la donna che lavora…- non la fece nemmeno finire
-Ci sono novità? – chiese subito – Avete trovato Filippo? -
Sentì la donna sospirare. Sperò non fosse un brutto segno.
-Abbiamo delle tracce – ammise poi – Crediamo di sapere dove è stato portato Filippo e da chi. Avremmo però bisogno del vostro aiuto per poter capire se i nostri sospetti sono fondati –
Marco fissò Claire. Di lasciarla sola in ospedale non se ne parlava. Ma non sembrava nemmeno giusto allontanarla da quel marito che ora stava in condizioni disperate su un tavolo di una sala operatoria.
-Crede di poter venire in ospedale? – domandò quindi – Io non credo sia il caso di far tornare Claire da voi…-
La donna sembrò pensarci un poco. Si sentirono delle voci in sottofondo. Doveva aver parlato con dei colleghi. Quando tornò a parlare con lui aveva una voce decisa.
-Mi aspetti fra una mezz’ora – disse solo prima di riattaccare.
 
CLAIRE POV
Guardò la donna che era appena entrata e le si era avvicinata.
-L’avete trovato? – chiese solo.
L’altra aspettò qualche secondo prima di rispondere. Claire sperò che non fosse un cattivo segno.
-Siamo riusciti a risalire ad un uomo, anche grazie all’aiuto del nucleo investigativo di Milano. Crediamo che abbia rapito Filippo ed altri quattro bambini e crediamo anche di sapere dove li tiene. Ora una delle nostre squadre è già diretta là, ma non le nascondo che non sarà facile riuscire a recuperare i bambini sani e salvi – spiegò la donna.
Claire scoppiò a piangere. Normalmente odiava mostrarsi debole, ma ora non poteva farne a meno.
Marco, al suo fianco, le prese una mano con la sua e la strinse.
Lei lo fissò. Matilde si era addormentata sulla sedia al suo fianco con la testa sulle gambe del padre.
-Vai a casa, porta Mati a casa – gli disse.
Lui scosse la testa.
-Non potrei mai lasciarti da sola adesso – le disse con calma.
Claire sentì qualcosa dentro di lei, come una bolla di calore, esplodere. Adorava quel ragazzo che sapeva essere un gran rompiscatole almeno quanto sapeva essere dolce e premuroso.
-Grazie – disse solo.
Poi guardò la donna davanti a sé.
-Posso venire con voi? – chiese.
La donna scosse la testa. Claire sapeva che probabilmente non sarebbe stato possibile, ma ci aveva provato lo stesso.
-Mi spiace, ma per precauzione preferiamo tenere i parenti fuori dalle nostre azioni. E poi credo che lei ora sia necessaria qui – le disse infatti Maria.
Claire annuì.
-Lo immaginavo, ma grazie lo stesso – disse – Quando sarà successo qualcosa me lo dirà, vero? – chiese poi.
La donna sorrise.
-Può esserne certa – le rispose.
 
MARCO POV
Ogni volta che vedeva Claire piangere per lui era una stilettata al cuore. Matilde si era addormentata e la donna che li stava aiutando a trovare Filippo aveva appena detto che erano sulle tracce del rapitore, ma che sarebbe stato difficile e Claire era scoppiata a piangere.
Le prese una mano. sperava che Claire non la vedesse come un’invasione della propria intimità, ma pensò che probabilmente era così sconvolta che si sarebbe aggrappata ad un qualunque gesto di aiuto.
-Vai a casa, porta Mati a casa – disse all’improvviso Claire.
Lui sospirò interiormente. Era più forte di lei, si disse, non riusciva a fare a meno di pensare agli altri.
-Non potrei mai lasciarti da sola adesso – le disse quindi con calma.
Claire accettò la sua decisione. La sentì poi chiedere alla donna se potesse andare con lei, ma ottenne una risposta negativa. Probabilmente Claire già lo sapeva, ma aveva comunque chiesto.
Poco dopo un dottore uscì dalla porta che stava di fronte a loro. Portava un camice bianco con alcuni schizzi di sangue e sembrava abbastanza sconvolto. Non era lo stesso dottore dell’ultima volta.
-Siete i parenti di Luca Chiozzi? – chiese infatti.
Claire annuì.
-È mio marito – disse infatti.
L’uomo le si avvicinò.
-Dottore, mi dica la verità, si risveglierà? – chiese Claire senza mezzi termini.
L’uomo sospirò. Non sembrava molto convinto, pensò Marco.
-Abbiamo terminato l’operazione – esordì – ma in questo momento non posso garantirle nulla. Le condizioni di suo marito sono gravi, non glielo nascondo. Vorrei poterle dire che Luca si sveglierà al più presto, ma non posso assicurarglielo –
Claire scoppiò di nuovo a piangere. Marco non poteva biasimare il medico per aver dato quella notizia, ma si ritrovò a pensare che avrebbe voluto schiaffeggiarlo. I dottori, con quel modo di fare così perfetto mentre ti annunciavano le disgrazie più grandi.
Si trovò a pensare che, senza nemmeno sapere come, in circostanze di cui avrebbe volentieri fatto ameno, si era trovato legato a quella donna a doppio filo ed ora voleva fare tutto il possibile per aiutarla. Per una volta seguì il suo istinto. Tirò la mano di Claire verso di sé. Poi passò un braccio attorno alle spalle di lei e le appoggiò la testa sulla sua spalla.
-Ne usciremo piccola, te lo prometto – le disse a bassa voce.
Claire sospirò contro la sua spalla. Probabilmente nemmeno si era accorta di quello che lui le aveva detto, pensò Marco. Almeno finché non sentì la risposta di lei.
-Grazie – sussurrò – Ti voglio bene anch’io-
 
 
 

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Capitolo 9
*** save me...save us ***


MARIA POV
Mentre diceva a quella donna che non poteva venire con loro, Maria si sentiva una condannata a morte. Sapeva che, probabilmente, non sarebbero riusciti a salvare il marito della donna, glielo aveva detto il chirurgo con cui aveva parlato poco prima, e non sapeva nemmeno se avrebbero potuto portarle il figlio incolume. Sperò fosse così.
-Eccoti, credevo fossi ancora con la madre – sentì improvvisamente dire alle sue spalle.
Bryan, il suo capo di origini statunitensi la fissava con il suo solito sguardo impenetrabile.
-Le ho parlato poco fa – rispose – Ha chiesto di venire con noi, le ho detto di no-
L’uomo fece una smorfia e annuì.
-Hai preferito che rimanesse col marito fino alla fine – commentò.
Lei sospirò. Sapeva che Bryan la capiva con un solo sguardo ormai.
-Non posso pensare che lei non sia lì quando quell’uomo esalerà il suo ultimo respiro – ammise – E poi – si fermò un secondo -E poi non siamo nemmeno sicuri di riuscire a riportarglielo vivo quel figlio…-
Bryan la fissò. Maria si chiese a cosa stesse pensando, ma ebbe solo pochi secondi per riflettere, prima che lui le dicesse solo una parola.
-Andiamo – le sorrise.
Dieci minuti dopo erano fermi davanti ad una casa. Sembrava del tutto priva di abitanti. Scesero dal furgone che li aveva portati lì.
-Luca, tu e Gio sul retro, io e Maria dall’entrata principale, Mitch e Luigi qui sul furgone – disse Bryan – Guardatevi le spalle, l’uomo dovrebbe essere solo, ma non possiamo esserne certi –
Pochi secondi dopo Bryan stava spalancando la porta con un calcio.
Entrarono. La casa continuava a sembrare deserta. Perlustrarono l’abitazione senza trovare nulla.
-Qui sembra tutto vuoto – disse Maria.
-Capo, noi non abbiamo trovato nulla – confermò Luca sbucando da un’altra stanza.
-È tutto così strano. Avrei detto che l’avremmo trovato qui. In fondo stiamo parlando di uno psicopatico con tendenze asociali, probabilmente non sa nemmeno che lo stiamo cercando – esclamò Maria dando voce ai suoi pensieri.
Bryan sospirò.
-Probabilmente è vero, però è possibile che ci abbia sentiti arrivare o che…-
L’uomo si zittì improvvisamente. Maria e gli altri lo fissarono.
-Bryan che succede? – chiese la donna.
-Ascoltate – disse solo lui.
Maria cercò di capire a cosa si riferisse l’uomo, ma inizialmente non ci riuscì. Poi sentì in sottofondo un flebile rumore. Sembrava il pianto di un neonato.
-Non ci sono neonati qui, nemmeno nelle vicinanze. Siamo isolati da tutto nel raggio di un chilometro – disse poi – Vuol dire che quello che cerchiamo si trova qui-
Bryan annuì.
-Probabilmente c’è un’entrata nascosta che ci porterà nei sotterranei o in una soffitta. Perlustrate tutta la casa – ordinò.
Cercarono con cura in ogni anfratto, dietro ogni mobile o quadro, senza trovare praticamente nulla. Maria sospirò sconfitta. Fissò Bryan.
-Per essere uno psicopatico ci sa fare – disse – Non ho la più pallida idea di come entrare in quel posto –
Bryan annuì. Probabilmente anche lui era frustrato dalla situazione. Poi Maria vide quello sguardo che, sapeva, avrebbe portato buone notizie.
-La casetta in cortile! - disse -E se non ci fosse un’entrata dalla casetta, ma dietro la casetta? -
Maria fissò il luogo indicato dal suo capo. Era una casetta di legno costruita probabilmente in maniera artigianale. Erano entrati, ma non ci avevano trovato nulla. Solo ora, però, si accorgeva che la casetta era costruita in modo tale da essere appoggiata ad un albero. Era un albero molto grande, probabilmente una quercia, e una persona poteva tranquillamente passare all’interno di un tronco di quelle dimensioni.
Uscirono dall’abitazione velocemente per rientrare nella casetta di legno. Come già avevano notato prima, l’interno era vuoto.
Uscirono di nuovo. Bryan guardò a terra.
-Guarda – disse solo.
Per terra Maria notò dei segni. Probabilmente la casetta era stata spostata. Fissò il proprio capo e i colleghi che li circondavano.
-Spostiamola – disse Luca agli altri uomini del gruppo.
Non fu un’operazione semplice, e Maria si sentiva impotente. Quando però l’entrata fu liberata si sentì distintamente il pianto del neonato e, insieme, una voce che tentava di calmarlo.
-Maria, tu vieni con me, Luca e Gio. gli altri stanno qui, potremmo avere bisogno di rinforzi- ordinò Bryan.
Entrarono tutti insieme con le armi bene in vista, ma quello che trovarono lasciò Maria paralizzata.
Lì dentro c’erano non meno di otto bambini e due donne e nessuna traccia dell’uomo che cercavano.
-Buonasera- disse una bambina a Maria.
Doveva avere su per giù la stessa età del bambino che stavano cercando Maria pensò che la stesse salutando come se fosse tutto normale. Non doveva capitare spesso di avere visitatori lì dentro, eppure sia la bambina che le altre ragazze sembravano tranquille.
Bryan la fissò e annuì. Doveva parlarci.
-Ciao piccola. Come ti chiami? – le chiese.
La bambina sorrise.
-Io sono quattro – disse.
Maria la fissò.
-Quattro? – chiese.
Lei annuì.
-Sì. E loro sono le mie sorelle due, tre e sei- disse.
Maria rabbrividì. Quel folle aveva numerato i bambini che aveva rapito.
-E dimmi, siete tutte bambine? – chiese poi alla piccola.
-No – scosse la testa lei – Ma i miei fratelli sono nell’altra stanza con nostro padre. È arrivato un fratello nuovo e dicevano che era un po’ strano –
Maria deglutì.
-E tu pensi di potermi portare da vostro padre? – chiese allora alla bambina.
Lei annuì.
-Certo. Venite – disse poi facendo strada alle forze dell’ordine – Io però devo rimanere fuori perché papà non vuole –
Maria annuì. Probabilmente sarebbe stato meglio così, pensò. Avrebbero rischiato di dover mettere mano alle armi e, senza bambini attorno, non avrebbero rischiato di ferirli.
Bryan seguì Maria e la bambina, mentre oltrepassavano la porta di legno alle loro spalle.
-Ecco. Arrivate in fondo al corridoio, poi entrate – disse la bambina lasciandoli proseguire.
Quando furono entrati, ancora una volta, rimasero di sasso.
Se prima le ragazze rinchiuse non sembravano affatto rendersi conto della loro condizione, erano ben vestite e lavate, si sarebbe quasi detto che non fossero prigioniere, qui la situazione era completamente diversa. Una serie di attrezzi ginnici ricopriva la parete. Per terra dei pagliericci e, poco più in là, in fila, due bambini e quattro ragazzi erano legati su alcune sedie. Li avevano trovati.
-Non avvicinatevi o li sgozzo uno ad uno – disse una voce.
 
CLAIRE POV
Claire sospirò. Era seduta al capezzale del marito da orai due ore, da quando lo avevano portato fuori dalla sala operatoria, ma nulla era cambiato.
Si chiese tra quanto tempo l’avrebbero chiamata per aggiornarla sulla situazione di Filippo. Pianse di nuovo.
Aveva obbligato Marco ad andare a casa, non poteva sopportare che lui facesse tutto questo per lei e trascurasse la sua bambina, ma in quel momento avrebbe egoisticamente voluto che fosse lì con lei. Sapeva che probabilmente la mattina dopo si sarebbe ripresentato in ospedale e non poté non sentirsi sollevata da quella certezza. In tutto quel marasma Marco stava diventando la sua unica certezza. Si sentì confusa. Fino a poco tempo prima avrebbe giurato che il suo matrimonio fosse la cosa migliore che le fosse capitata, ma ora non si riconosceva più nemmeno lei. E si sentiva in colpa a pensare a Marco ora che suo marito e suo figlio erano in pericolo di vita.
Appoggiò la testa sul materasso del letto di Luca e sempre stringendo il telefono in una mano e la mano del marito nell’altra, cedette alla stanchezza.
Fu risvegliata dal suono del telefono dopo un tempo indefinito. Non avrebbe saputo dire se fossero passati minuti o ore.
-Pronto? – rispose.
-Signora Chiozzi? - chiese una voce dall’altra parte del telefono.
-Sono io, mi dica – rispose.
-Sono Maria. Abbiamo trovato il suo bambino! –
Il cuore di Maria perse un battito.
Ora che avevano salvato il suo bambino si chiese chi avrebbe salvato lei.

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Capitolo 10
*** First kiss ***


 
MARCO POV
Claire l’aveva praticamente obbligato a tornare a casa. Aveva messo Matilde nel suo letto e ora la guardava dormire. Sperò di non dover mai affrontare una vicenda simile un’altra volta. Si preparò ad andare anch’egli a dormire. Ormai non avrebbe potuto dormire che poche ore, ma sempre meglio di nulla, si disse. Sperò che anche Claire riuscisse a farsi qualche ora di sonno.
Ripensò a quando era la sua insegnante. Spesso arrivava a scuola prestissimo e in uno stato pessimo. Non sapeva se i suoi compagni se ne fossero mai accorti, ma lui a volte non poteva fare a meno di chiedersi perché non stesse a casa. L’aveva vista quasi scoppiare a piangere in almeno un paio di casi e una delle due volte lei aveva detto qualcosa sulla sua famiglia. Era stata l‘unica volta in cui l’aveva sentita parlare di sé stessa prima di rincontrarla anni dopo. Ripensandoci anche quella volta gli era sembrata estremamente fragile, quasi fosse cresciuta troppo in fretta. Scosse la testa mentre si metteva il pigiama e si coricava. Spense la luce. Dopo pochi minuti, si addormentò.
Fu svegliato da un rumore improvviso. Non sapeva quanto tempo fosse passato. Il telefono, riconobbe. Lesse il nome sullo schermo: “Claire”. Rispose.
-Dimmi- disse solo.
-Hanno trovato Filippo – rispose Claire con un filo di voce.
Filippo sospirò. Non si era nemmeno accorto di trattenere il fiato.
-Come sta? – chiese quindi.
Claire non rispose. Solo silenzio.
-Claire, ci sei? – domandò preoccupato.
-Vieni in ospedale, ti prego – la sentì singhiozzare.
Marco non ci pensò nemmeno un secondo. Stava già agguantando i pantaloni e la camicia quando le rispose.
-Aspettami. In dieci minuti sono lì –
Si vestì. Se Claire lo aveva implorato di andare era sicuramente necessario, si disse. Pensò a come gestire le cose con Matilde. Mandò un messaggio a sua madre. Sapeva che si sarebbe svegliata presto come tutte le mattine e lo avrebbe letto. Le disse che lui era uscito e Matilde dormiva. Poi le disse di lasciarla dormire finché non si fosse svegliata visto che era andata a letto molto tardi e le spiegò velocemente cosa fosse successo. Sapeva che avrebbe capito. Infine, uscì.
Dieci minuti dopo era in ospedale. Salì le scale fino ad arrivare alla camera dove era ricoverato Luca e lì trovò Claire che, appena lo vide, gli si buttò tra le braccia.
La strinse mentre piangeva.
-Claire, cosa è successo? – chiese poi con calma.
Claire spiegò che era stata chiamata da Maria, la donna che si occupava di cercare Filippo, la quale gli aveva detto che avevano trovato il bambino, ma che era prigioniero di un uomo folle insieme ad altri bambini e ragazzi. Al momento stavano facendo di tutto per riportarli tutti a casa sani e salvi, ma finché Claire non avesse visto arrivare Filippo non poteva essere sicura che fosse in salvo.
 Marco la ascoltò stringendola tra le braccia. Poi le asciugò le lacrime con le dita.
-Claire, ne verremo fuori. Riabbraccerai presto Filippo e Luca – le disse.
La vide sospirare.
-Lo spero – disse -Ma mi prometti una cosa? –
Marco annuì. Non avrebbe potuto negarle nulla nemmeno volendo.
-Se non dovessimo farcela, mi prometti che sarai al mio fianco? – chiese.
Lui sorrise triste. E cosa altro avrebbe dovuto fare? Si chiese.
La abbracciò.
-Te lo prometto, piccola – disse baciandole la testa.
 
CLAIRE POV
Aveva chiamato Marco prima ancora di accorgersene. Era la prima persona a cui aveva pensato quando le avevano detto di Filippo. Quando lo vide arrivare spiegò cosa le avessero detto. Lui la abbracciò. Claire pensò che, nonostante la differenza di età, nonostante le loro storie differenti, Marco sapesse sempre cosa fare. Sapeva come comportarsi, come consolarla. Sperò che rimanesse sempre al suo fianco. E non mancò di notare cosa lui le avesse detto alla fine di tutto. L’aveva chiamata “piccola”, di nuovo. La prima volta che l’aveva fatto era stato quando le avevano detto che forse Luca non si sarebbe risvegliato. E ora lo aveva fatto di nuovo. Pensò che forse avrebbe dovuto darle fastidio in un momento come quello, ma non poteva fare a meno di sentirsi più tranquilla sapendo che lui era al suo fianco.
In quel momento il dottore entrò in stanza.
Visitò ancora una volta Luca. Era stabile. Nessun miglioramento ma, grazie al cielo, nemmeno nessun peggioramento.
L’uomo guardò Claire e Marco.
-Credo che vi convenga andare a casa. Se suo marito dovesse svegliarsi non sarà prima d qualche giorno. E se dovessero esserci dei miglioramenti vi avviseremo noi – disse con calma.
Claire sorrise triste.
-La ringrazio. magari quando avranno trovato mio figlio ci andrò – disse.
L’uomo annuì.  Claire si chiese come trovasse il coraggio di fare il suo lavoro in situazioni simili. Si sentì stringere una mano da Marco. Lo fissò. Avrebbe voluto ringraziarlo per tutto quello che stava facendo per lei, ma non sapeva da dove partire. Lui dovette capirla, perché le sfiorò una guancia con l’altra mano.
-Claire, io ci sarò sempre per te – disse piano -Questa vicenda ci ha legati in un modo strano, ma non ti lascerò affrontare tutto da sola –
Lei annuì. Lo fissò. Poi, senza nemmeno accorgersene, colmò la distanza che c’era tra le loro labbra.

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Capitolo 11
*** Feelings ***


MARCO POV
Non avrebbe saputo dire come era successo. Un attimo prima gli stava spiegando cosa le avevano detto ed un attimo dopo si stavano baciando.
Era un bacio dolce e casto, un semplice sfiorarsi di labbra, ma Marco pensò che le sue labbra bruciassero più del fuoco. Si accorse che Claire aveva chiuso gli occhi. Le sfiorò le labbra con la lingua e lei aprì la sua bocca approfondendo il bacio. Quando si staccarono erano entrambi senza fiato.
-Cosa stiamo facendo? – chiese Claire.
Bella domanda, si disse Marco, avrebbe voluto saperlo anche lui. In fondo però era lei quella sposata, lui era libero come l’aria. Perché allora si sentiva estremamente in colpa?
-Scusa – le disse.
Claire si morse le labbra e scosse la testa.
-Credo di essere io a doverti delle scuse – disse -Questa vicenda mi ha un po’ confusa –
Marco annuì. Poteva capirla. Se era confuso lui, figurarsi lei. Cercò di riportare il discorso su un terreno sicuro.
-Ormai è mattino. Ti va di scendere al bar a fare colazione? – chiese.
Claire sembrò pensarci un attimo, poi annuì.
Scesero le scale in silenzio. Silenzio che fu rotto dal suono del telefono di Claire.
-Sì, certo. Arriviamo – la sentì dire.
Marco guardò Claire negli occhi e, per la prima volta da quando tutta quella vicenda era iniziata, la vide sorridere.
-Hanno salvato Filippo – disse solo.
 
MARIA POV
Sapevano che salvare quei bambini sarebbe stato difficile. Salvare i bambini ostaggio era sempre difficile. Quella volta però si erano ritrovati improvvisamente spiazzati da quel folle. Gli ostaggi che l’uomo aveva con sé erano più di quanti loro immaginassero e, inoltre, quello aveva una pistola.
Non era stato facile convincerlo a deporla. E anche quando l’uomo l’aveva fatta scivolare per terra, era rimasto con le braccia attorno al collo di uno di quei ragazzini. Ragazzini che, a quanto pare, avevano subito un lavaggio del cervello. Non tutti, certo. Filippo e quelli che, come lui, erano arrivati da poco, probabilmente erano ancora coscienti di quanto quel folle cercasse di far loro del male.
Se quando era entrata nella stanza aveva immaginato che tra poco tutto sarebbe finito, ora si chiedeva se un giorno quei ragazzi avrebbero potuto riprendere una vita normale.
Ci vollero quasi due ore prima che fossero portati completamente in salvo. Ed ora, mentre Maria guardava Bryan, si domandò se anche lui aveva pensato alle stesse cose.
-Dobbiamo avvertire i genitori – le disse il suo capo.
Lei annuì. Sapeva perché glielo stava dicendo. Sapeva che non avrebbe lasciato chiamare la mamma di Filippo a nessun altro. E sicuramente si rendeva conto che lei era molto più presa da quel caso di quanto non avrebbe dovuto esserlo. Eppure, non le aveva permesso di lascare il campo.
-So cosa stai pensando – le disse infatti Bryan – Ora avvisa quella donna e dille che può venire dal suo bambino. Quando gliel’avrai restituito ne parleremo –
Maria sorrise. Era certa che lui l’avesse capito.
-Certo, ora la chiamo –
Fu con immenso sollievo che chiamò la donna annunciandole che avevano trovato il bambino. Quella donna che non meritava nulla di tutto quello che le era capitato e che, forse, non si era ancora concluso. Ma in fondo, si disse, fortunatamente c’era ancora qualcuno a cui la vita, dopo aver tolto tutto, restituiva qualcosa.
 
CLAIRE POV
Per entrare nella caserma dei carabinieri bisognava identificarsi, ma loro non ne ebbero bisogno. Maria li aspettava sul cancello e li vide arrivare ordinando ad una guardia di aprire. Andò loro incontro.
-Dov’è il mio bambino? – chiese Claire.
La donna sorrise.
-Venga con me. È dentro al sicuro. Seguitemi –
Claire e Marco obbedirono. Salirono le scale fino al primo piano. Poi entrarono in una stanza. Appena Filippo li vide corse incontro alla madre.
-Mamma!!!- esclamò.
Claire lo strinse a sé. Non c’era emozione più bella che riabbracciarlo dopo aver quasi pensato di averlo perso, si disse.
-Come stai? – chiese allora Claire al bambino.
Aveva un graffio sulla guancia, ma sembrava in buone condizioni, si disse.
-Sto bene mamma – disse -Ciao Marco! - salutò poi, ricambiato dall’altro.
All’improvviso però il bambino fissò l’uomo davanti a lui.
-Mamma, perché c’è Marco? Dov’è papà? –
Claire si sentì morire. Non avrebbe voluto doverglielo spiegare lì, in quel momento. Ma capì che non poteva farne a meno. Sospirò.
-Filippo, cosa ne dici se ci sediamo un attimo? – disse seria.
Il bambino la fissò. raramente aveva un’aria così seria con suo figlio.
Claire guardò Marco come a supplicarlo di darle una mano. Lui deglutì e si sedette anch’egli su una poltroncina di fianco al bambino.
Fu terribile dover spiegare a quel bambino che era appena uscito da un incubo, che sarebbero entrati in un altro altrettanto terribile. Claire non riuscì a impedire alle lacrime di scorrere sul suo viso mentre diceva a suo figlio che forse suo padre non ce l’avrebbe fatta, che era ricoverato in una stanza di ospedale in bilico tra la vita e la morte.
Strinse il bambino in un abbraccio che valeva più di mille parole. Lo prese in braccio e lo cullò mentre piangeva anche lui finché non si addormentò, sfinito.
Fu solo allora che si rese conto che Marco le era stato accanto tutto il tempo senza parlare, solo con la sua presenza.
-Vuoi che lo tenga un po’ io? – si sentì chiedere all’improvviso.
Claire scosse la testa.
-No, grazie. Non ce n’è bisogno. Vieni. Andremo a parlare con chi ce l’ha riportato e poi torniamo a casa –
 
MARCO POV
Avevano ritrovato il bambino e ora stavano di nuovo in ospedale. Filippo aveva voluto vedere il suo papà e, con un coraggio invidiabile per un bambino tanto piccolo, l’aveva fissato a lungo senza piangere.
Poi l’aveva fissato. Marco si chiedeva cosa gli avrebbe chiesto il bambino, aspettandosi qualunque cosa. Eppure, lo aveva spiazzato ancora una volta.
-Dov’è Mati? – aveva semplicemente chiesto Filippo.
Marco sorrise. Effettivamente se lui era lì era anche merito della sua bambina. Era lei che gli aveva permesso di conoscere Claire e Filippo.
-È a casa con i nonni – spiegò – Lei era molto preoccupata per te e per il tuo papà, ma non poteva stare qui tutto il tempo, così l’ho lasciata dai suoi nonni –
Il bambino sembro pensarci un attimo, poi annuì.
Fu in quel momento che Claire lo fissò e intervenne.
-Marco, ma tu come ti stai organizzando con il tuo lavoro? – chiese.
Lui la fissò. già, il lavoro. Aveva preso un paio di giorni di ferie, ma avrebbe dovuto ricominciare il giorno successivo.
-Io…Ecco – in realtà non aveva nemmeno avuto il tempo di pensarci – Credo che domani dovrò ritornare al lavoro. Ma non preoccuparti, posso organizzarmi –
Sentì gli occhi di Claire su di sé per un momento, poi sentì la voce di Filippo parlare.
-Puoi fare come facevi prima, solo che quando vieni a prendere Mati all’asilo prendi anche me. Poi veniamo qui da papà tutti insieme – gli disse il bambino.
Marco ci pensò un attimo. Effettivamente quella poteva essere un’idea per aiutare Claire. ma avrebbe, dall’altra parte, voluto evitare a Matilde tutto quel via vai dall’ospedale. Eppure, sapeva che la bambina non avrebbe voluto fare altrimenti. Già il giorno precedente era crollata solo in preda allo sfinimento.
-Ci pensiamo -lo riscosse dai suoi pensieri Claire – Vediamo come organizzarci anche per non dare fastidio a Marco e Mati, che ne dici Filippo? –
Filippo guardò sua madre e sembrò pensarci, poi annuì.
Marco sospirò. Gli era sembrato tanto un pretesto per non stare troppo insieme. La capiva, aveva bisogno di pensare, e quello sicuramente non era il momento migliore. Avrebbe voluto avere più tempo e più tranquillità.
 
CLAIRE POV
Si sentiva come sulle montagne russe. Non era ancora passata la paura che suo figlio le venisse portato via, che subito un’altra si faceva strada. Solo ora si rendeva conto che sarebbe davvero potuta rimanere da sola con suo figlio. Quel figlio che, così piccolo, si dimostrava già un uomo. Lo vide parlare con Marco e cercare una soluzione a quello che per lui sembrava il problema più urgente: come avrebbe fatto Marco a conciliare tutto?
Claire si disse che forse era meglio così. Era meglio che Filippo non sapesse che suo padre era in una situazione disperata, o almeno che non ne prendesse coscienza per il momento. In fondo era solo un bambino.
Sentì gli occhi di Marco su di sé ancora una volta. Pensò che quel ragazzo, che fino a poco tempo fa era stato solo una presenza di passaggio nella sua vita, ora ne faceva parte integrante. Lui che l’aveva tanto fatta dannare in passato per quel suo carattere spinoso e pungente ora le sembrava l’uomo più dolce del mondo. Pensò che avrebbe voluto averlo a fianco ancora a lungo.
-A pence for your thoughts – le disse l’oggetto dei suoi pensieri in quell’istante.
Claire si riscosse.
-Stavo pensando che hai lasciato tua figlia a casa per essere qui con noi. Mi spiace averti portato via tanto tempo – gli disse.
Marco la fissò e sorrise.
-Non preoccuparti, Mati è una bambina sveglia, capirà – le rispose – E poi tra poco pensavo di andare a prenderla, cosa ne dici? Filippo, vieni con me? Così lasciamo tranquilla la mamma per un po’ –
Claire si morse il labbro inferiore pensando. Ogni volta quel ragazzo la stupiva di più. Poi guardò il suo bambino che sembrava pensieroso.
-Va bene, vengo con te. Ma sei sicuro che la mamma non si sentirà sola? – chiese poi Filippo.
Marco sorrise al bambino.
-Non preoccuparti, torneremo presto. E allora lei si dimenticherà anche che siamo stati via – gli disse.
Il piccolo annuì. Sembrava convinto.
 
MARCO POV
Quando Claire aveva fatto quel commento sul fatto che lui avesse lasciato tutto si era sentito gelare. L’ultima cosa di cui avevano bisogno era che lei si sentisse in colpa. Le disse di non preoccuparsi e fu in quel momento che pensò che avrebbe potuto andare a casa a prendere Matilde. Ora che era mattino era sicuramente sveglia. In questo modo forse la bambina avrebbe risollevato il morale di Claire giocando con Filippo. Ci pensò un secondo, poi le fece una proposta. Se si fosse portato Filippo con sé lei avrebbe avuto finalmente un po’ di tempo per riflettere sugli avvenimenti. Il bambino lo fissò, poi accettò.
Mentre faceva indossare la giacca al bambino guardò Claire. anche in una situazione del genere era stupenda, si disse. Quando ebbe finito di vestire Filippo le si avvicinò.
-Torneremo presto – le disse con un sorriso.
Claire lo guardò continuando a tormentarsi il labbro inferiore con quello superiore. Le si avvicinò.
-Se continui così dovrò regalarti tonnellate di burro cacao per sistemare quelle labbra – le disse.
Claire sbuffò.  Era quasi riuscito a farla sorridere, si disse.
Poi deglutì e le si accostò.
-A dopo piccola – le sussurrò baciandole la guancia.
 

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Capitolo 12
*** Sorrow and confessions ***


CLAIRE POV
Claire si guardò attorno. Ora che era rimasta sola la realtà le apparve in tutta la sua crudeltà. Era seduta su una sedia d’ospedale accanto ad un marito che probabilmente non si sarebbe più svegliato. I medici le avevano detto di essere ottimista, ma lei proprio non ci riusciva. Sapeva come sarebbero andate le cose. Certo, in fondo ci sperava ancora, ma non voleva illudersi. Sospirò. E poi c’era Marco. Anche se le doleva ammetterlo, se anche si fosse ripreso tra lei e Luca non sarebbe più stato come prima, ci sarebbe sempre stata quella presenza ingombrante. Sì, perché lei sapeva che quello che stava facendo per lei il ragazzo non lo faceva da amico. Sapeva che lui teneva a lei molto più di quanto fosse lecito. Deglutì. Sì, ma lei?
Scosse la testa. Era inutile negare l’evidenza.
Guardò il monitor attaccato a Luca. Emetteva un debole suono sempre uguale. I dottori le avevano detto che finché fosse rimasto così sarebbe stato un buon segno. Significava che Luca era ancora vivo.
Si appoggiò al letto di Luca e, dopo poco. Si addormentò.
Fu svegliata dopo un tempo indefinito da un improvviso suono acuto. Sobbalzò. In poco tempo si trovò fuori dalla stanza senza nemmeno accorgersene.
Le infermiere, allertate dai macchinari, erano accorse immediatamente e l’avevano allontanata. Cosa stava succedendo? Si chiese preoccupata.
Avrebbe voluto essere stata sveglia solo per capire, ma si era addormentata, vinta dalla stanchezza.
Vide arrivare Marco con Filippo e Matilde. Non doveva essere molto che si era addormentata se i tre non erano ancora tornati.
-Claire, cosa ci fai qui? – le chiese Marco.
Lei scosse la testa, ancora frastornata.
-Mi hanno fatta uscire, i macchinari hanno segnalato che qualcosa non andava – spiegò cercando di mostrarsi il più tranquilla possibile.
-Mamma, papà sta bene? – chiese allora Filippo.
Claire sospirò. Avrebbe voluto saperlo anche lei.
-Non lo so piccolo. Vieni qui – disse prendendo poi in braccio il bambino.
Marco la fissava. Sapeva che probabilmente anche lui era preoccupato e non osava dirle nulla.
 
MARCO POV
Era tornato con Matilde e Filippo dopo circa tre quarti d’ora. Sperava che Claire fosse più tranquilla, ma quando la vide fuori dalla camera, capì che qualcosa non andava.
-Claire, cosa ci fai qui? – le chiese Marco.
Lei rispose dicendo che l’avevano fatta uscire perché qualcosa non andava. Quella risposta a Marco non piacque per nulla. Sapeva che Claire di solito non era mai evasiva su queste cose, ma probabilmente anche lei non sapeva nulla di più di quello che avevano detto i medici. Avrebbe voluto dirle qualcosa, ma non sapeva nemmeno cosa. Aspettarono insieme ai bambini sedendosi sulle sedie della sala d’aspetto.
Quando Marco vide il volto del medico che usciva dalla camera di Luca, capì che quanto di peggio poteva aspettarsi era accaduto.
L’uomo si avvicinò in silenzio.
Vide Claire fissarlo in silenzio. Non si era neppure alzata, quasi sapesse la risposta. Poi domandare
-Come sta mio marito? –
L’uomo scosse la testa.
-Mi spiace, ma non ce l’ha fatta – le disse poi – Abbiamo cercato in tutti i modi di salvarlo, ma ha avuto un arresto cardiaco –
Marco vide Claire barcollare. Probabilmente se fosse stata in piedi sarebbe caduta. Le passò un braccio attorno alla schiena e la strinse a sé.
Poi fissò il medico, che ancora stava davanti a loro.
-Può lasciarci soli qualche minuto? – chiese.
L’uomo annuì.
-Certo. Avremo però bisogno del consenso o diniego per l’espianto degli organi – aggiunse.
Claire alzò la testa.
-Fatelo – disse con le lacrime agli occhi -Lui l’avrebbe voluto -
Il medico annuì, poi si allontanò. Marco continuò a tenere Claire stretta a sé e, mentre le accarezzava la schiena, si chiese cosa e sarebbe stato di lei, di loro.
Le stette accanto mentre lei piangeva. La aiutò mentre cercava di spiegare a Filippo e Matilde cosa fosse successo. Perché n fondo loro non erano che dei bambini e non era giusto che conoscessero la sofferenza così presto. Infine, la fissò negli occhi dicendole solo
-Io ci sono. Sempre –
 
CLAIRE POV
Credeva che sarebbe stato più semplice. Indolore no, ma meno traumatico di certo. Non si aspettava di soffrire ancora così tanto. In fondo se lo aspettava. ma non fu così. E quell’unica frase che Marco le aveva detto era stata la sua consolazione più grande. Sapere che lui c’era la aiutava tantissimo.
E lui ci fu anche nei giorni successivi, quando dovette comunicare ai parenti quello che era successo. Ci fu quando lei era scoppiata a piangere lacrime che non credeva nemmeno più di avere. Ci fu quando dovette spiegare a Filippo che non avrebbe mai più rivisto il suo papà.
Aveva preso una settimana di ferie per starle accanto. Claire pensò che nessuno aveva mai fatto tanto per lei.
Eppure, in tutto quello credeva che qualcosa non fosse giusto. Si sentiva in colpa, terribilmente in colpa. In fondo lei lo aveva tradito Luca, prima che morisse. Non si sentiva affatto a posto con la sua coscienza. E se tutti i suoi, pochi, parenti potevano pensare che lei fosse solo disperata per tutto quello che era accaduto, lei sapeva che non poteva ingannare sé stessa. Lei stava male perché non era in pace con la propria coscienza.
 
MARCO POV
Marco fissò Claire e le si avvicinò. Matilde giocava insieme a Filippo con dei mattoncini colorati. Invidiava la capacità di ripresa dei bambini. Claire probabilmente ci avrebbe impiegato molto di più. Ma in fondo non erano passati che pochi giorni, si disse.
-Ti va un the con i biscotti? – le chiese.
Voleva che mangiasse qualcosa, non poteva continuare a nutrirsi di poco o nulla.
Claire sorrise. Era bellissima anche distrutta dal dolore, pensò Marco.
-Va bene, grazie – accettò lei, probabilmente più per far piacere a lui che altro.
Mise la teiera sul fornello, poi le si sedette accanto sul divano.
-Matilde non dovrebbe essere da sua madre? – chiese all’improvviso Claire.
Marco sorrise. Era vero, normalmente avrebbe dovuto essere così.
-Sì, ma ho parlato con Giulia e le ho spiegato la situazione e lei ha concordato che, magari, per Filippo, avere attorno Matilde era un bene – le disse.
Claire sorrise e annuì.
-Sono due bambini straordinari – disse poi.
Marco concordò.
-Sai, pensavo ad una cosa – disse allora Claire.
Marco annuì ascoltandola. Si chiedeva dove volesse andare a parare.
-Pensavo che è inutile che voi facciate avanti e indietro da casa vostra. Potreste stare qui da noi a dormire. Cioè, possiamo organizzarci, noi abbiamo una stanza in più. E poi i bambini forse ne sarebbero felici…-
-Va bene – la fermò Marco.
Claire sembrò stupita della sua scelta. Marco sorrise dentro di lui. Aveva veramente creduto che rifiutasse? Probabilmente sì, si disse. In fondo era la stessa Claire che aveva avuto paura che lui dicesse di no quando aveva proposto di vedersi tutti i giovedì.
-Claire, io farei qualunque cosa per te – confessò.
Lei arrossì. E Marco si accorse che aveva appena confessato di tenere a lei molto più di quanto lei pensasse.
-Ok- disse -Allora…Beh, benvenuto a casa – sorrise poi lei.

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Capitolo 13
*** Love ***


MARCO POV
Erano passati un paio di giorni da quando aveva traslocato le cose più importanti della sua vita e di quella di Matilde, ma si sentiva come se avesse sempre vissuto in quella casa. Come se avesse sempre vissuto con lei. Tra pochi giorni avrebbe ripreso a lavorare. Si chiedeva come avrebbe fatto Claire. Lei era ancora in permesso per lutto. Probabilmente una volta che fosse finito avrebbe preso anche alcuni giorni di aspettativa per stare a casa con Filippo. Si chiese come avrebbero gestito la loro vita. Certo, i bambini avrebbero ricominciato ad andare all’asilo e lui avrebbe ricominciato il lavoro. Si sarebbero visti poco una volta che Claire avesse ripreso anche il suo. Chissà poi per quanto sarebbe stato lì, si chiese. Non si erano dati un tempo per ora. Marco sospirò. C’erano un sacco di se e di ma nella loro vita.
-A che pensi? – si sentì chiedere.
Fissò Claire e le sorrise. Cosa avrebbe dovuto risponderle?
-A noi – ammise.
Si diceva sempre che la verità era la cosa migliore, che la sincerità era una delle sue più grandi qualità.
-Pensavo a come potremo gestire la nostra vita nei prossimi giorni, quando io ricomincerò il lavoro e i bambini l’asilo. E più avanti. ma lasciamo perdere. In fondo non so nemmeno se tu mi vorrai qui ancora per molto, magari sono solo un fastidio… -
Alzò la testa verso Claire. Lo stava fissando.
-Marco, non potresti mai essere un fastidio – disse poi seriamente.
Sorrise. Almeno quello era incoraggiante.
 
CLAIRE POV
Lo trovò seduto sul divano mentre pensava chissà cosa.
-A che pensi? – domandò.
Lui la spiazzò.
-A noi – disse.
Si spiegò meglio. Claire pensò che si stesse facendo un sacco di problemi al momento inesistenti. Non lo avrebbe mai cacciato di casa. Dopotutto se era ancora in piedi e con la forza di andare avanti era in gran parte merito suo. Ed ora lui veniva a chiederle se non fosse un peso?
-Marco, non potresti mai essere un fastidio – gli disse per togliere ogni dubbio.
Lui sorrise.
Claire lo fissò. gli piaceva il suo sorriso, gli era sempre piaciuto. Quel sorriso che, inizialmente, le era sembrato una presa in giro e che, invece, aveva imparato a conoscere meglio col tempo, quando aveva imparato a distinguere i sorrisi veri, quelli che arrivavano fino agli occhi, da quelli di circostanza.
Quando Marco era uno dei suoi alunni, i suoi ragazzi, come amava chiamarli, le sue colleghe sostenevano sempre che fosse insopportabile. Le capiva, anche lei all’inizio lo aveva notato per quello. Era polemico, ostinato, fastidioso a volte. Poi però aveva imparato a conoscerlo ed aveva compreso che la sua era solo una maschera che nascondeva tanta insicurezza e una buona quantità di rabbia per le ingiustizie che aveva dovuto subire. Ed aveva iniziato a capirlo. Aveva imparato come prenderlo per evitare che scattasse, che tirasse fuori quella parte ribelle che non riusciva a domare.  Fino a quell’ultimo giorno di scuola di quinta, quando Marco l’aveva cercata per salutarla e l’aveva abbracciata. Non se lo aspettava quel contatto che, seppur minimo, era durato poco più di un secondo, l’aveva lasciata intenerita.
Ma poi la sua vita era andata avanti e non aveva nemmeno più pensato a quel ragazzo, finché non le aveva sconvolto la vita capitandole davanti mentre recuperava suo figlio all’asilo.
E quel ragazzo era cresciuto. Ed ora avrebbe potuto distinguere tutta una serie di espressioni sul suo volto.
-Claire? – la riscosse lui.
Quando si era fatto così vicino? Si chiese. Lo fissò. non sarebbe riuscita a resistere nemmeno volendo. Avvicinò le sue labbra a quelle di Marco e lo baciò.
Fu un bacio lento e umido, che sapeva di consolazione, di dolcezza, di casa. Durò a lungo. Quando si staccarono erano entrambi senza fiato.
-Se faccio qualcosa che non vuoi fermami – disse Marco prima di continuare a baciarla.
Scese dolcemente a baciarle il collo mentre le slacciava la camicetta.  Le leccò il lobo di un orecchio.
-Sei bellissima – la ammirò quando ebbe slacciato tutti i bottoni.
Claire arrossì. Era assurdo arrossire in una situazione del genere, pensò, ma non poteva impedirselo.
Marco la baciò di nuovo, mentre anche lei iniziava a scoprire il corpo del ragazzo. 
Se non vuoi fermami, aveva detto lui. Claire pensò, mentre la spogliava e la faceva sua, che non l’avrebbe fermato nemmeno sotto tortura. Pensò che, dopo giorni, finalmente si sentiva viva. Anche se sapeva che forse se ne sarebbe pentita, che la realtà sarebbe tornata prepotentemente nella sua vita. Ma non era quello il momento. Voleva lasciarsi amare da quel ragazzo che le aveva sconvolto la vita. E voleva ricominciare ad amare, se ancora fosse possibile.

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Capitolo 14
*** Crisis ***


MARCO POV
Erano sdraiati sul divano di casa di Claire, o forse avrebbe dovuto dire di casa loro, dopo aver passato uno dei momenti che Marco non avrebbe esitato a definire migliori della sua vita.
Fissò la donna che gli si trovava accanto. Claire aveva gli occhi chiusi ed un’espressione rilassata. Dopo quello che avevano passato gli sembrava un miracolo vederla così tranquilla. Se lo meritava, si disse.
La fissò mentre apriva gli occhi. Le sorrise.
Claire lo fissò. fu in quel momento che Marco si rese conto che qualcosa non andava.
 
CLAIRE POV
Tenne gli occhi chiusi ancora per un po’. Non voleva aprirli. Non voleva affrontare quella realtà che, sapeva, sarebbe stata troppo dura da accettare. Come avrebbe dovuto fare ora? Come avrebbe potuto guardare in faccia Marco? E come avrebbe fatto con Filippo?
Sospirò. Di certo non avrebbe potuto rimanere in quel letto per sempre.
Aprì gli occhi, trovandosi davanti il sorriso di Marco. Pensò ancora una volta che fosse bellissimo. Poi si disse che no, non poteva permetterselo.
-Stai bene Claire? – le chiese Marco riscuotendola.
-Sì – cercò di sorridere lei in risposta.
Perché mentire era così difficile? Si disse.
Marco la stava ancora guardando. Si sentì scavare nel profondo.
-Non credo che vada tutto bene – le disse -Ma fingerò di farlo. Quando ti va sai che puoi parlarne, vero piccola? – le domandò.
Claire sospirò. Piccola, quando la chiamava così non poteva impedirsi di rabbrividire. Avrebbe dovuto dirgli di smettere, si disse.
-Ci vestiamo e andiamo a prendere i bambini da mia madre? – chiese quindi per sbloccare la situazione.
Marco sorrise e annuì.
-Certo. Facciamo una doccia e ci vestiamo. Che ne dici? –
Claire annuì. Sapeva cosa volesse dire Marco con la sua espressione. Quel “facciamo” sottintendeva altro. Ci pensò lei a piantare dei paletti.
-Ok, vai prima tu – disse.
Non avrebbe voluto essere così fredda, ma non poté impedirselo. Quella situazione le stava facendo male. La stava impaurendo.
 
MARCO POV
Era evidente che qualcosa non andasse, ma non riusciva a capire cosa. Era come quando alle superiori c’era un compito di matematica da fare. Sapeva che formule applicare per risolverlo, solo non vedeva come usarle. Ora sapeva che Claire aveva un problema, ma non gli era chiaro quale fosse. Sperò che non si fosse pentita di aver fatto l’amore con lui. Ma si disse che no, Claire non avrebbe fatto una cosa del genere per poi pentirsene. Forse Claire aveva solo bisogno di tempo per accettare il fatto. In fondo poteva capirla, con tutto quello che aveva passato.
Aprì la manopola dell’acqua calda e, quando la temperatura fu giusta, si immerse sotto il getto della doccia. Lasciò che l’acqua scorresse lungo tutto il suo corpo lavando via la stanchezza ed i cattivi pensieri, per quanto possibile, poi uscì e si asciugò. Si rivestì in camera, poi scese le scale e vide Claire salirle per andare anch’essa in bagno.
La aspettò seduto su quello stesso divano dove poco tempo prima erano stati uno nelle braccia dell’altra.
Quando Claire scese era vestita con un abitino azzurro lungo fino al ginocchio che faceva risaltare ancora di più i suoi occhi. La guardò e sorrise.
-Sei bellissima – le disse ancora una volta.
Claire rispose con una piccola smorfia. Marco avrebbe giurato che fosse quasi infastidita dal complimento, ma non se ne spiegava il perché.
-Andiamo? – gli chiese poi impaziente.
Lui smise di farsi domande. Claire aveva probabilmente solo bisogno di tempo, si disse.
Prese le chiavi della macchina e uscirono.
 
CLAIRE POV
Era confusa. Non voleva trattarlo in quel modo, ma non sapeva come altro fare. Non voleva ferirlo, ma voleva mantenere le distanze. Sospirò. Sapeva che forse quelle distanze avrebbe dovuto mantenerle prima, ma si era ritrovata invischiata in quella situazione prima ancora di realizzare il tutto.
Mentre andavano a prendere i bambini non disse una parola. Avrebbe voluto parlarne, risolvere la situazione, ma non ne fu in grado.
Poi vide Filippo e sorrise. Quel bambino ormai era la luce nelle sue giornate buie. Le saltò in braccio per salutarla e così fece la piccola Matilde con suo papà. Quando li ebbero rimessi a terra la prima a parlare fu la bambina.
-Dad, what’s up? – la sentì chiedere a Marco.
-Nothing, honey. Why? – rispose lui.
-Claire’s sad – rispose semplicemente Matilde -And you are –
Claire si disse che i bambini erano molto più perspicaci di quello che si potesse immaginare. Non avevano nemmeno parlato, eppure Matilde aveva capito che qualcosa non andasse.
-I’m not sad – le sorrise allora Claire -I’m a bit tired –
Sono stanca, la bugia più vecchia del mondo.
Matilde sorrise.
-Ok – disse solo, poi si rivolse a Filippo -Mum is tired, we must be good –
Filippo guardò Claire, poi Matilde, poi ancora Claire e annuì.
-You’re right – disse -Let’s go –
Claire fissò Marco. Si guardarono un attimo negli occhi. Poi presero per mano i bambini, salutarono la nonna ed uscirono.
 
MARCO POV
Era così strana quella sera. Sembrava fossero degli sconosciuti. Avevano messo a letto i bambini dopo cena e si erano seduti entrambi sul divano. Quel divano che aveva visto poche ore prima la loro passione consumarsi.
Fissò Claire negli occhi.
-Qual è il problema Claire? – le chiese.
Lei sospirò. Marco era sicuro che sapesse di non poter continuare a far finta di niente.
-Sono confusa- ammise Claire – Io, non fraintendermi Marco, ti voglio bene e ti sono grata di quanto tu abbia fatto per me. Ma vedi, non credo di essere ancora pronta per andare avanti. Ho bisogno prima di riprendere in mano la mia vita, di imparare a gestirmi con Filippo. Credo… Sì, ho bisogno di tempo, di stare da sola–
Marco scosse la testa. Sapeva che sarebbe successo. Non avrebbe voluto forzare troppo la mano, ma quando se l’era trovata così vicina non aveva resistito. E poi lei non lo aveva fermato, quindi di sicuro lo voleva anche lei. Ma allora perché le stava dicendo che voleva stare da sola? E perché poco tempo prima era stata lei a proporgli di andare ad abitare insieme?
-Claire, non ti capisco – ammise -Io pensavo che noi potessimo…Ah, lascia perdere – sbuffò.
Si sentiva un idiota. Come aveva potuto lasciarsi abbindolare così?
-No, aspetta – lo fermò lei -Non ho detto che non voglio stare con te –
Marco la fissò più confuso che mai.
-Io – iniziò Claire -Concedimi un po’ di tempo – disse poi -Se vuoi potete rimanere qui con noi, non è un problema, però ecco…Non me la sento di andare avanti come se nulla fosse dopo che Luca – si asciugò una lacrima che scivolò su una guancia – Ah, al diavolo –
Marco sorrise aspettando che lei finisse quel discorso senza capo né coda.
-Ho capito, non temere – le disse - Quando la tua crisi sarà passata sarò sempre qui ad aspettarti –
Claire lo fissò. Le sorrise facendo spuntare un piccolo sorriso gemello anche sulle sue labbra, che poco dopo pronunciarono una sola parola.
-Grazie.
 
 
 

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Capitolo 15
*** Tears ***


MARCO POV
Erano passati già quindici giorni. Quindici giorni in cui non l’aveva toccata nemmeno per sbaglio. Vivevano nella stessa casa, ma continuavano a comportarsi da amici, come se nulla di più fosse mai accaduto. Marco guardò Matilde giocare con Filippo. Claire era ancora al lavoro ed era andato lui a prendere i due bambini all’asilo. Li aveva portati a casa ed ora aspettavano il ritorno di Claire, che nel frattempo era passata al supermercato a fare la spesa. Poi lui sarebbe andato a lavorare, mentre lei sarebbe rimasta a casa.
-Dad, what’re you thinking about? – chiese all’improvviso Matilde.
Marco sorrise. Trovava incredibile come ogni volta sua figlia capisse i suoi stati d’animo.
-Nothing – rispose solo -Don’t worry, honey –
Niente, ormai gli veniva automatico negare qualunque problema. Continuò a fissare i bambini. Matilde gli sorrise e continuò a giocare.
Claire arrivò poco dopo. Lo salutò e così fece con i due bambini. Marco la osservò. Sembrava strana. Era più allegra del solito, ma questo non significava per forza una cosa buona.
-Claire, tutto bene? – chiese infatti.
Lei annuì.
Stettero insieme per il poco tempo restante. Marco avrebbe voluto passare molto più tempo con quella che adesso considerava la sua famiglia. Non vedeva l’ora che arrivasse il suo turno di riposo il giorno successivo. Il tempo che concedeva loro era sempre troppo breve.
Quando Marco uscì per recarsi a lavorare sospirò. Il tempo che passava con Claire era troppo breve, si disse.
 
CLAIRE POV
Era passata al supermercato a fare la spesa. Aveva comprato anche un dolce da mangiare il giorno seguente, quando Marco avrebbe avuto il suo turno di riposo dalla pizzeria. Le pesava non riuscire mai a stare insieme. Si chiese se quella situazione di stallo che si era creata sarebbe mai cambiata. Ormai iniziava a pesarle, ma il fatto che si incontrassero così poco non la aiutava ad uscire da quel limbo.
E probabilmente anche Marco se ne era accorto. Quando era tornata a casa le aveva chiesto se tutto andasse bene e lei aveva prontamente annuito. Si era resa conto anche da sola di quanto non fosse credibile, ma non avrebbe mai voluto impensierire Marco più di quanto già non fosse in pensiero.
Lo vide uscire poco dopo. Avrebbe voluto passare molto più tempo con lui. Sospirò. Sapeva che al momento era difficile, ma sperò che le cose migliorassero.
-Maman, tu penses à quoi? – le chiese Filippo.
Claire sorrise. Quel piccolo uragano la stava aiutando un sacco ad andare avanti.
-Rien – disse sorridendo – Je voudrais passer plus de temps avec vous – ammise poi.
Il bambino le si avvicinò e la abbracciò.
-Maman, je t’aime bien – le disse.
Ti voglio bene. Quante volte avrebbe voluto dirlo anche lei, e invece si era trattenuta? Forse avrebbe dovuto iniziare a dirlo più spesso.
-Anch’io – sussurrò -Anch’io ti voglio bene piccolo –
Vide Matilde fissarli, sorridere e continuare a giocare tranquillamente.
 
MARCO POV
Era tornato a casa tardi. Quel giorno c’era un sacco di gente in pizzeria. Fece per entrare in camera sua e di Matilde senza far rumore, ma fu fermato da qualcosa. Dei singhiozzi, ne era sicuro. Venivano da una delle altre due camere. Inizialmente pensò che Filippo stesse piangendo, ma poi si disse che no, non era possibile, Claire se ne sarebbe accorta. Rimaneva solo un’opzione.
Sapeva che sarebbe accaduto. In fondo Claire aveva versato un sacco di lacrime inizialmente, poi più niente. Era come se avesse messo a tacere i suoi sentimenti per non urtare chi le stava attorno.
Aprì lentamente la camera della stanza di Claire e la trovò là. Era sdraiata sul letto e singhiozzava sommessamente. Gli fece una tenerezza infinita.
Si avvicinò e si sedette sul letto.
-Claire, cosa succede? – chiese.
La donna lo fissò.
-Vattene – disse solo.
Lui sospirò. Sapeva che prima o poi sarebbe accaduto e non sarebbe stato facile.
-Non me ne andrò. Dimmi qual è il problema- rispose.
Claire tirò su con il naso, poi scosse la testa.
-Non c’è nessun problema – negò.
Marco sorrise. Se non fosse stata una situazione di quel tipo sarebbe anche stato divertente.
-Claire, per piacere, mi guardi? – chiese allora.
Fu come se avesse scoperchiato il vaso di Pandora. Tutti i sentimenti che la donna aveva tenuto rinchiusi in sé stessa lo investirono come un uragano.
-Lasciami stare! Tanto non puoi capire! – lo travolse – In fondo tu non aspettavi altro che Luca si togliesse di mezzo per avere campo libero. Hai sempre mirato a quello. Ora l’hai ottenuto, non sei felice? –
Marco la lasciò sfogare. Non credeva, però, che avrebbe fatto così male.
-Claire – la interruppe – Per piacere, guardami –
Lei lo fissò.
-Io non ho ottenuto un bel niente – disse – Se ho ottenuto qualcosa allora lo abbiamo ottenuto tutti e due. Altrimenti ho perso qualcosa –
Lei sembrò inferocita.
-Ah sì, e sentiamo, cosa avresti perso? – urlò -Io ho perso mio marito! Io ho quasi perso mio figlio!-
Solo allora Marco capì che non gli restava molto da fare.
-Io ho perso te! – gridò facendola tacere – E ti perdo ogni giorno quando tu ti ostini a non farmi entrare nel tuo mondo! Quando ti trinceri dietro ad una maschera di indifferenza! Quando mi dici che tutto va bene ed invece non va bene nulla! Non puoi andare avanti così, Claire! Hai bisogno di aiuto! –
-Taci, taci, taci! – cercò inutilmente di fermarlo lei.
Non avrebbe taciuto. Non questa volta. Si fermò e la vide finalmente piangere. La strinse mentre lei versava lacrime fino a non averne più. Poi, quando fu più calma, la fece voltare verso di sé.
-Ti sei sfogata? – chiese.
Claire sembrò riprendersi da un sogno.
-Io…Scusa – sussurrò.
Marco sorrise. Il lavoro da fare era ancora molto, ma sicuramente aveva fatto un passo importante verso l’accettare tutto quello che nell’ultimo mese le aveva sconvolto la vita.
-Non preoccuparti. Ce la faremo, insieme. Andremo avanti e io sarò qui con te – le sussurrò all’orecchio –
Claire annuì.
-Promettimi una cosa però – le chiese.
Lei lo fissò. sembrava confusa.
-Se avrai bisogno di aiuto lo chiederai – disse Marco.
Claire sospirò. Non le aveva lasciato scelta, lo sapeva bene Marco, ma era l’unico modo che aveva per assicurarsi che tutto andasse bene.
-Lo farò, te lo prometto – acconsentì lei.
 

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Capitolo 16
*** Six months later ***


CLAIRE POV
Erano passati ormai sei mesi. Sei mesi da quando Marco e Matilde erano entrati nella sua vita. Sei mesi da quando aveva cercato di risollevarsi dopo la caduta della morte di Luca. Sei mesi di fatica, ma anche di momenti bellissimi.
Ed ora non avrebbe più potuto farne a meno. Dopo essere andata insieme a Marco a prendere Matilde e Filippo all’asilo si era seduta sul divano e li guardava giocare.
-A cosa pensi? – le chiese Marco sedendosi accanto a lei.
-Nulla – sorrise -Sono felice –
Marco annuì e Claire ringraziò che non chiedesse null’altro. Nonostante la terapia psicologica che aveva e stava seguendo, aveva ancora delle difficoltà ad esprimere i propri stati d’animo.
-Sai, pensavo… – disse poi Claire.
Marco la fissò aspettando che parlasse.
-Forse sarebbe il caso di ufficializzare questa cosa che c’è tra di noi – disse all’improvviso, sperando di non aver osato troppo.
 
MARCO POV
Claire era seduta sul divano. Era sempre bellissima e nell’ultimo mese si era ripresa quasi completamente.
-A cosa pensi? – le chiese, sapendo però che difficilmente avrebbe ottenuto una risposta.
-Nulla – disse infatti lei – Sono felice.
Marco annuì. Non gli avrebbe detto altro, ma andava bene così. La fissò e gli sembrò di sentire gli ingranaggi del cervello di Claire girare. Aspettò che fosse pronta a parlare lei.
-Sai, pensavo… - iniziò infatti la donna poco dopo.
Marco aspettò pazientemente. Se c’era qualcosa di cui aveva imparato a servirsi in enormi quantità negli ultimi anni, e negli ultimi mesi in particolare, era la pazienza.
-Forse sarebbe il caso di ufficializzare questa cosa che c’è tra di noi – disse poi Claire.
Marco strabuzzò gli occhi incredulo. Claire aveva veramente chiesto di far diventare la loro storia qualcosa di ufficiale? incerto su cosa dire temporeggiò. Non si era aspettato un’uscita di quel genere. Non che non volesse, stare con Claire al momento era una delle sue priorità, ma non aveva pensato di dover affrontare la cosa in maniera così repentina.
Claire dovette interpretare erroneamente il suo silenzio, perché scosse la testa delusa.
-Scusa, non volevo affrettare i tempi, se non vuoi io posso aspettare – disse.
Marco sorrise. Al solito aveva capito male.
-Claire, non volevo rifiutare la tua offerta, stare con te è la cosa che voglio di più, è solo che mi hai preso alla sprovvista –
Claire sembrò tranquillizzarsi.
-Quindi mi stai dicendo che… - si interruppe.
Marco sorrise.
-Che se a te va possiamo stare insieme, sposarci, perché no. se ti va possiamo anche avere un altro bambino. –
Claire rimase immobile per un secondo, poi gli gettò le braccia al collo.
La strinse e pensò che non c’era nemmeno bisogno di parole per esprimere quello che sentiva. Eppure, non poté fare a meno di dirlo.
-Ti amo – le sussurrò in un orecchio -Farei qualunque cosa per te –
Claire sorrise.
-Ti amo anch’io – rispose.
E Marco sapeva che era vero. Era vero quello che diceva. era vero quello che i legava. quell'amore che era tornato dal passato sconvolgendo le loro vite e che, ora, era lì, più concreto che mai. sarebbero andati avanti, insieme.
 
 

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