Un nuovo strano anno

di biatris
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


SENDOH POV
Folgorato. Poteva dire di essere rimasto folgorato da quel ragazzo. Non era mai successo che si sentisse così attratto da qualcuno; men che meno da qualcuno di cui non conosceva praticamente nulla, nemmeno il nome.
Sorrise. A quello avrebbe potuto porre rimedio. In fondo con gli amici chiassosi che si ritrovava l’altro non avrebbe potuto tenere a lungo nascoste le sue generalità.
-Sendoh, non vieni a cambiarti? – chiese una voce alle sue spalle.
Si girò. Era Koshino. Ovviamente vedendolo lì impalato si era chiesto se qualcosa non andasse. Qualcosa in più rispetto all’aver perso la partita, si intende.
-Certo Kosh, arrivo – rispose quindi con il suo solito sorriso prima di seguire il compagno di squadra.
Entrarono negli spogliatoi ed iniziarono a fare la doccia.
-Sembra incredibile quanto Sakuragi sia migliorato in così poco tempo – disse all’improvviso Uozumi.
Sendoh sorrise. Sapeva che il capitano aveva, come lui d’altronde, notato i miglioramenti del rosso.
-In fondo non è che un principiante – disse – Ha ampi margini di miglioramento e, da quello che abbiamo potuto vedere, un talento naturale. Se mettesse a frutto il suo talento per il basket tanto quanto mette a frutto la sua parlantina potrebbe diventare un avversario davvero pericoloso –
Uozumi grugnì. A volte sembrava davvero un gorilla, si disse.
-È un gran montato. Un talento così su uno come lui è quasi sprecato – disse Fukuda.
Sendoh rise. Il compagno di squadra era sempre lapidario.
Finì di lavarsi, indossò l’accappatoio e uscì. Si sedette sulla panchina più vicina e si rivestì velocemente. Solitamente era sempre l’ultimo a finire, ma quella sera aveva intenzione di uscire subito dagli spogliatoi. Chissà, si disse, magari avrebbe potuto approfittarne e fermare il ragazzo che era entrato poco prima nei suoi pensieri.
Finì di sistemare le sue cose e chiuse la borsa.
-Io esco ragazzi! – disse.
Uozumi mise la testa fuori dalla doccia.
-Sendoh, sei impazzito? Hai già finito? – chiese.
Lui sorrise enigmatico, poi uscì salutando con la mano.
Si guardò attorno. La palestra dello Shohoku, che aveva ospitato la loro partita di allenamento, era ormai deserta. Peccato, pensò, se ne erano già andati tutti. E lui che sperava di trovare il ragazzo dei suoi sogni…
Sospirò e uscì. Si appoggiò al muro. Probabilmente i suoi compagni avrebbero deciso di andare a mangiare qualcosa, perciò decise di aspettare.
Fu allora che li sentì. Delle voci chiassose.
-Eccolo! Il re degli sfigati!!! – disse la prima.
-Il re degli espulsi!!! – rincarò la dose la seconda.
-AAAAAAAAAAAAAH!!!Finitela!!! – rispose una terza, arrabbiata.
Sendoh sorrise. Avrebbe riconosciuto le voci degli amici di Sakuragi tra mille. Ma in fondo se, nonostante le prese in giro, quei cinque erano così uniti, probabilmente c’era dietro molto più di quello che davano a vedere.
-Yohei, non partecipi? – chiese poi una quarta voce.
Una risata.
-Mi sembra che possiate cavarvela a prendere in giro il tensai anche senza di me –
Sendoh trasalì. Era lui. Non ricordava di aver sentito la sua voce così distintamente durante la partita, ma era sicuro che fosse lui. Lo avevano chiamato Yohei. Doveva essere il suo nome. Sorrise. Era un bel nome pensò.
-Non pensavo ridessi anche da solo – disse qualcuno alle sue spalle.
Sendoh sobbalzò. Non aveva visto arrivare Fukuda. Sorrise.
-Stavo ascoltando gli sproloqui di Sakuragi e dei suoi amici – ammise.
L’altro rise scuotendo la testa.
-Idioti – disse.
Sendoh rispose alla risata.
-Vieni con noi? Mangiamo qualcosa in un pub, ci stai? – chiese poi Fukuda.
Il ragazzo acconsentì. Sapeva che sarebbe finita così. Ormai sua mamma era rassegnata a non vederlo mai dopo le partite. Ma in fondo ormai era grande, le diceva sempre.
 
 
 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


SAKURAGI POV
Sentiva che quell’anno qualcosa sarebbe cambiato. In fondo ormai era al secondo anno e doveva ammettere che aveva imparato un sacco di cose. In fondo era un genio, si disse ridendo interiormente. Sapeva di aver stupito i membri del Ryonan che avevano giocato contro di lui. Probabilmente non avrebbe dovuto tirare fuori le sue armi segrete durante una partita di allenamento, pensò, ma era stato più forte di lui. E poi ormai con l’assenza di Akagi e Kogure un posto in squadra gli sarebbe spettato di diritto. In effetti si chiese cosa ci facesse Uozumi ancora in squadra. Pensò che probabilmente aveva giocato la sua ultima partita contro di loro. Sapeva quanto lo scimmione fosse affezionato a quello sport. E probabilmente era una prerogativa dei gorilla.
Pensò ad Akagi. Lui aveva già lasciato la squadra per prepararsi ai test di ammissione all’università. Uozumi aveva un ristorante. Immaginava che non avrebbe continuato a studiare. Ecco perché aveva giocato fino all’inizio dell’anno nuovo.
E poi, si disse, in quel modo il Ryonan aveva potuto usare Sendoh come playmaker e Hanamichi sapeva quanto fosse fondamentale per l’altra squadra…
Fu distratto dalle sue riflessioni dalle grida degli amici.
-Eccolo! Il re degli sfigati!!! – disse Noma.
-Il re degli espulsi!!! – rincarò la dose Takamiya..
-AAAAAAAAAAAAAH!!!Finitela!!! – rispose perciò Hanamichi arrabbiato. In fondo erano intere partite che non veniva espulso…
-Yohei, non partecipi? – sentì poi chiedere da Okosu.
Mito se ne stava in disparte e sorrideva. Hanamichi sapeva che non avrebbe infierito. Era pensieroso in quel periodo.
-Mi sembra che possiate cavarvela a prendere in giro il tensai anche senza di me – rise infatti l’amico.
-Bell’amico sei! – si finse offeso Hanamichi.
Yohei rise.
-Dai ragazzi, andiamo a mangiare qualcosa, poi pachinko – propose Mito.
Il rosso annuì.
-Ci sto –
E quando mai diceva di no al suo migliore amico, pensò. In fondo erano cresciuti insieme ed avevano pure gli stessi gusti. A volte sua madre arrivava perfino a dire che se avessero trovato una fidanzata sarebbe stata di sicurola stessa… E in fondo, si disse Hanamichi, forse aveva ragione. Erano un pacco unico, lui e Mito. Chi prendeva uno, aveva automaticamente l’altro. Ed in fondo era bello così. Sorrise caricandosi il borsone in spalla mentre uscivano dalla scuola
 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


MITO POV
Mito uscì di casa il giorno successivo pensando a quanto la sua vita si fosse trasformata.
Da quando Hanamichi aveva iniziato a giocare a basket i pomeriggi erano cambiati.
Certo, si divertivano ancora a prenderlo in giro per i suoi cinquanta rifiuti, e chi non lo avrebbe fatto, ma ora cercavano di rimanere fuori dalle risse, a meno che non fossero inevitabili, e spesso passavano ore in palestra ad aiutare l’amico che si allenava facendogli recuperare il tempo che aveva perso durante l’estate.
Sì perché quell’estate, dopo l’infortunio occorso alla fine dell’anno precedente, Hanamichi l’aveva trascorsa in una clinica riabilitativa. non erano stati mesi facili, ma lui, Yohei Mito, gli era rimasto accanto tutto il tempo, da buon amico qual era.
Si era stupito nel vedere che anche i compagni di Hanamichi lo avevano aiutato parecchio. Durante l’estate Myiagi e Mitsui erano passati spesso a fargli visita e ad informarsi delle sue condizioni e perfino Akagi, per quanto avesse ormai lasciato la squadra, si informava presso di lui ogni qualvolta si incontrassero. In quanto a Rukawa…Beh, la volpe era sempre la volpe. Durante il ritiro con la nazionale juniores, svoltosi dopo la fine del campionato nello stesso paese accanto alla clinica di Hanamichi, era passato di corsa svariate volte davanti al rosso mostrandogli con orgoglio la maglia del Giappone. In fondo, si disse Mito, forse quello era l’unico modo di comunicare che avevano Hanamichi e Rukawa.
Fu distratto dai suoi pensieri dalla chioma rossa dell’amico che si stava avvicinando.
-Ehi Hana! Tutto bene? Sei in ritardo…- disse.
L’altro si avvicinò di corsa. Doveva essersene accorto anche lui.
-Scusa Yo, mia madre mi ha trattenuto- disse.
Si ricompose.
-Ma gli altri? - chiese poi non vedendo Noma, Okosu e Takamyia.
-Lavorano – sorrise Mito – Ci raggiungeranno più tardi –
Hanamichi annuì.
Si erano accordati per andare a comprare un paio di scarpe nuove per Hanamichi. Una volta, si disse Yohei, Hanamichi avrebbe chiesto ad Haruko, ma dopo l’infortunio sembrava che i due si fossero allontanati un po’. Chissà perché, si chiese Mito. In fondo ora che era riuscito a stabilire un certo rapporto con la ragazza, il rosso avrebbe potuto approfittarne. Tra l’altro la possibilità che lei dicesse di sì non sembrava nemmeno più così remota. In fondo Mito non era cieco e si era accorto fin troppo bene del fisico che il rosso aveva guadagnato quell’estate. Era sempre stato alto, ma la riabilitazione, oltre ad averlo fatto crescere interiormente, sembrava aver fatto miracoli sui suoi muscoli.
-perché mi fissi? – chiese l’amico.
Yohei sorrise riscuotendosi dai suoi pensieri.
-Nulla – disse.
Il rosso lo guardò con aria sospettosa.
-Pensavo che avresti potuto chiedere ad Haruko – disse allora Mito.
Hanamichi sorrise e scosse la testa.
-È vero, avrei potuto – disse -Ma non farmi credere di non esserti accorto di nulla. Sai anche tu che il mio interesse verso di lei non è più quello di prima –
Yohei si stupì. Non avrebbe mai pensato che l’altro ammettesse il tutto con tanta spontaneità.
-E poi Haruko credo di aver capito che non sia il mio genere – disse piano Hanamichi.
Mito si bloccò. Cosa voleva dire Hanamichi con quell’affermazione?
Il rosso finse di non aver detto nulla e proseguì velocemente.
-Andiamo, le scarpe del genio mica aspettano! – disse poi.
Mito scosse la testa. Doveva capirci di più.
-Hana! - lo inseguì -Che cavolo blateri???Mi spieghi? –
Hanamichi accelerò il passo. Mito era sicuro che lo facesse per non rispondere alla sua domanda.
-Hanaaaaaa! – urlò.
-Che cavolo urli! Sei pazzo? Ci sentiranno tutti!!! –
Mito sorrise. Come se di solito invece non fosse così.
-Tu fermati e rispondi alla mia domanda e io non urlo – lo zittì.
Hanamichi, sconfitto, si fermò. Mito lo fissò per qualche secondo.
-In che senso non è il tuo genere? – chiese poi con più calma.
L’altro arrossì. Mito temette che prendesse fuoco e dalla sua bocca sentì uscire solo un sussurro biascicato.
-Hana non ho capito – disse come se stesse parlando con un bambino cocciuto.
Questa volta dalla sua bocca sentì solo uscire una cosa che assomigliava a
-…uomini-
Yohei lo fissò. Era praticamente sicuro di sapere cosa stesse dicendo Hanamichi, ma, un po’ per la soddisfazione di vederlo imbarazzato, un po’ perché veramente voleva esserne sicuro, gli chiese di ripetere.
-Mi piacciono gli uomini, Yohei, uomini! – disse questa volta più deciso l’altro.
Ok, si disse Mito. Il suo migliore amico era gay. Lo stesso migliore amico di cui aveva appena apprezzato il fisico. Lo stesso che era stato scaricato da cinquanta diverse ragazze. Cinquantuno se si contava anche la sorella di Akagi. In fondo, sospirò, ora anche tutto questo era comprensibile. E poi, se lui apprezzava Hanamichi, forse anche altri uomini lo avrebbero apprezzato.
-Yo…- lo chiamò il rosso risvegliandolo dai suoi pensieri.
Non voleva che pensasse che ce l’avesse con lui.
-Scusa Hana, la notizia mi ha un po’ scioccato – ammise -Ma non preoccuparti, per me non è assolutamente un problema. Anzi, ora posso iniziare a contare i tuoi prossimi rifiuti dal mondo maschile! – lo prese in giro.
Hanamichi lo fissò.
-Sei un idiota!!!!!!!!!!!!!!! – iniziò poi a rincorrerlo.
Mito sorrise dentro di sé. Era riuscito, in un modo o nell’altro, a stemperare la tensione. Il suo cervello aveva deciso che era meglio non pensare ad Hana, alla sua rivelazione, al suo fisico o a qualunque altra cosa. E probabilmente il suo cervello aveva preso, una volta ogni tanto, la giusta direzione. Ora non rimaneva che andare a comprare le scarpe per Hana. Sempre che arrivasse vivo a quel momento…

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


 
SAKURAGI POV
Hanamichi si fermò davanti al negozio di scarpe. Fissò Mito. Dopo la sua rivelazione l’amico aveva fatto di tutto per stemperare la tensione e lui se ne era accorto lasciandolo fare.
Entrarono e furono accolti da una commessa che arrivava a malapena alla spalla di Hanamichi.
-Buongiorno, posso aiutarvi? – chiese.
La fissò e annuì.
-Vorrei un paio di scarpe da basket nuove – disse -Numero 46 –
-Ok, ha già un’idea? – chiese lei.
Il rosso scosse la testa, poi disse solo
-I colori della nostra divisa sono rosso e nero –
La signorina annuì, scomparve per alcuni secondi e tornò con le braccia piene di alcune scatole.
Hanamichi provò svariate paia di scarpe. Alla fine, scartò tutte quelle che non sentiva calzare perfettamente rimanendo con sole tre paia. Fu allora che li vide entrare. Cosa ci facevano Sendoh e la volpe assieme?
Li osservò a lungo, tanto si riscosse solo quando la commessa gli rivolse la parola
-Tutto bene? Posso aiutarti? – gli chiese.
Lui si riscosse.
-Ah, no, si figuri! – rise -Piuttosto, vada ad aiutare la vol… -si bloccò – i due clienti laggiù! – si corresse poi – Credo abbiano bisogno d’aiuto…-
 
RUKAWA POV
Si era trovato con Akira per andare a comprare le scarpe nuove. L’anno nuovo stava per iniziare e le sue vecchie scarpe erano distrutte, così aveva chiesto all’amico. Oddio, non che il loro rapporto fosse il classico rapporto tra amici con uscite, feste e cose simili. Una volta forse lo era stato. Ma era stato anni addietro, prima che lui si trincerasse dietro quella maschera glaciale che mostrava al mondo almeno quanto Akira si era nascosto dietro il sorriso che riservava a tutti. Era stato quando i loro genitori erano amici e si trovavano la sera a chiacchierare mentre i due bambini giocavano a basket nel campetto sotto casa. Era stato prima dell’incidente che aveva cambiato tutto. Ed ora i due continuavano a portare avanti quel rapporto che nel tempo si era evoluto incentrandosi sul basket e sui silenzi.
-Che tipo di scarpe credi di prendere? Hai già un’idea? - chiese Akira entrando nel negozio.
Kaede scosse la testa.
-No. ne proverò alcune – disse solo.
L’altro annuì.
Rukawa pensò che ci avrebbero messo un po’, ma pensò che ne valesse la pena. In fondo le scarpe dovevano essere comode. E poi spendeva talmente pochi soldi in vestiti che il suo budget era praticamente illimitato.
Osservò le scarpe guardandosi intorno e si diresse agli scaffali delle scarpe da basket. Vide una commessa che chiedeva a due clienti se potesse essere d’aiuto e pensò di avvicinarsi. Solo quando ebbe fatto qualche metro notò chi fossero i due.
Ma perché doveva essere perseguitato da quella testa rossa? Si chiese.
Lo osservò per un attimo. Non doveva essersi accorto di lui. Ammise che, quando non faceva il pagliaccio, era un ragazzo piacevole. Si chiese se qualcuno, oltre evidentemente al suo migliore amico, che gli stava sempre appiccicato, lo avesse visto serio.
-A cosa pensi? – chiese in quel momento Sendoh.
Kaede indicò Sakuragi e il suo amico.
L’altro seguì il suo sguardo. A Rukawa sembrò che Sendoh fosse improvvisamente molto più interessato alle scarpe che ai due.
-Ah, non li avevo visti. Vieni, chiediamo alla commessa, vediamo cosa ci propone –
Kaede guardò Sendoh accigliato, ma poi lo seguì. In fondo magari era solo una sua impressione.
-Scusi, posso chiedere a lei? - aveva intanto detto Sendoh ad una commessa che, nel trovarselo davanti in tutto il suo metro e novanta, era sobbalzata.
-Prego, mi dica pure – aveva però risposto quella con un sorriso poco dopo.
Kaede avrebbe potuto giurare che sarebbe finita con la ragazza che faceva gli occhi dolci all’amico. Akira ci sapeva fare con le donne, pensò, era sempre stato così. A volte pensava che avrebbe voluto essere affabile un quarto di quanto lo era lui.
-Vorremmo delle scarpe da Basket per il mio amico. Numero 46.  Se possibile che si intonino bene con una divisa rossa e nera – aveva intanto detto Akira alla commessa.
Kaede sbuffò. L’ultimo dettaglio era irrilevante. In fondo bastava che fossero comode e resistenti, si disse.
La ragazza annuì, poi mostrò loro alcune paia di scarpe consigliando di provarle. Kaede annuì e si sedette su un pouf per provare le calzature. Mentre le indossava sentì la ragazza andare verso Sakuragi e l’amico. Vedendo il numero di paia di scarpe che aveva provato il rosso immaginava che fosse lì da un po’.
La ragazza si avvicinò ai due
-Tutto bene? Posso aiutarti? – chiese a Sakuragi con cortesia.
Il rosso lo stava fissando. Kaede se ne era accorto. E quella donna lo aveva riscosso improvvisamente
-Ah, no, si figuri! – rise lui sguaiatamente -Piuttosto, vada ad aiutare la vol… -si bloccò – i due clienti laggiù! – si corresse poi – Credo abbiano bisogno d’aiuto…-
Rukawa scosse la testa. Non poteva riuscire a trattenersi.
-Dohao – sospirò.
 
SENDOH POV
Quando aveva visto Sakuragi e l’amico nel negozio dove erano appena entrati aveva pensato di chiedere a Rukawa di cambiare negozio. Sapeva che non lo avrebbe fatto, in fondo era il miglior negozio di scarpe di Kanagawa, ma non si sentiva preparato ad affrontare i due. E tra l’altro avrebbe volentieri evitato la rissa tra quella testa calda di Sakuragi e il suo glaciale amico.
Sperò che l’indifferenza che i due stavano mostrando, perché era sicuro che anche Sakuragi avesse notato Rukawa, e non solo il contrario, continuasse fino all’uscita dal negozio. Purtroppo, immaginava che le sue speranze sarebbero state vane. E infatti così fu. Quando la commessa si avvicinò a Sakuragi e all’amico chiedendo qualcosa il rosso rise, poi rispose qualcosa che, Sendoh ne era sicuro, riguardava una certa volpe. Volpe che, prontamente, rispose.
-Dohao – sentì pronunciare dalle labbra di Rukawa.
 
MITO POW
Sapeva che sarebbe finita così. Quella parola avrebbe innescato un finimondo, ne era consapevole.
-Ehilà, Sakuragi, tutto bene? – chiese però una voce squillante.
Yohei guardò il ragazzo al fianco di Rukawa. Sendoh non poteva essere più provvidenziale. Forse sarebbero riusciti a far sì che i due non si accapigliassero.
-Porcospino ci sei anche tu! – lo fissò Hanamichi – Cosa ci fai insieme alla Volpe? – chiese quindi.
Sendoh sembrò pensarci, poi sorrise.
-Diciamo che conosco bene la nostra volpetta qui accanto e, onde evitare che venisse stirato mentre dormiva in bicicletta, l’ho accompagnato a comprare le scarpe nuove -
Mito si morse il labbro inferiore nel tentativo di trattenere una risata. A quanto pareva quel Sendoh sapeva il fatto suo e aveva capito come tenere sott’occhio Hanamichi.
-Giusto porcospino, il tuo ragionamento non fa una piega – annuì infatti il rosso.
Mito continuava ad osservare la scena. Ormai era curioso di sapere come si sarebbe concluso il tutto. Quello che non si aspettava, però, fu il repentino cambio di argomento del giocatore del Ryonan.
-E tu Sakuragi? Non mi presenti il tuo amico? – chiese infatti Sendoh.
 
SENDOH POV
Doveva intervenire o le parole di Rukawa avrebbero innescato il finimondo. Portò l’attenzione su di sé salutando Sakuragi. Sperava che così lo avrebbe distratto, e così fu. Ora però si trovava senza più argomenti. In fondo, a parte il basket, lui e il rosso non avevano altro in comune. Decise di giocarsi il tutto per tutto. In fondo forse poteva essere una cosa positiva.
-E tu Sakuragi? Non mi presenti il tuo amico? – chiese quindi Sendoh.
Il moro sembrò stupito da quella domanda. Sicuramente non se la aspettava. Eppure, la sorpresa sul suo volto durò appena un secondo.
-Oh, sì, certo – disse infatti Sakuragi – Yo, ti presento Sendoh, il porcospino. Porcospino, ti presento Yohei, il mio migliore amico –
Akira sorrise e scosse la testa. Sakuragi non sarebbe mai cambiato.
-Piacere, Akira – disse stringendo la mano al moro, che ricambiò.
Aveva delle belle mani, pensò mentre le tratteneva un secondo di troppo tra le sue. Ed erano fredde nonostante la temperatura fosse ancora estiva.
-Cercavate anche voi delle scarpe nuove? – chiese poi Akira per continuare la conversazione.
Questa volta fu Mito a rispondere.
-Eh sì, quelle di Hana si sono distrutte e, ora che ha finito la riabilitazione e tornerà a giocare per il campionato, ha bisogno di un paio di scarpe nuove – spiegò.
Akira sorrise. Gli piaceva sentir parlare Mito. Aveva una bella voce.
-Mi sembra giusto – disse.
Ci pensò un secondo, poi indicò un paio di scarpe. Erano bianche con delle strisce rosse ai lati.
-Io ho consigliato a Kaede di prendere quelle. Sono carine e si intonano con la vostra divisa –
Sakuragi annuì.
-Anche Yohei mi ha detto la stessa cosa. Non vi sarete mica messi d’accordo? – chiese quindi.
Akira rise e anche Yohei fece un sorriso.
-Dohao – disse invece Rukawa.
Il rosso scosse la testa. Riprovò le scarpe, poi arricciò il naso.
-Sono un po’ strette – disse.
Mito lo guardò.
-posso prendere un numero in più…- propose.
Sakuragi scosse la testa.
-Sarebbero grandi. Proverò quelle – disse allora indicandone un altro paio.
Akira a quella affermazione sentì una voce dietro di sé.
-Sono troppo grandi. Prova queste – era Kaede.
Lo fissò. Come cavolo fa a sapere che sono grandi? Si chiese. L’amico contraccambiò lo sguardo.
-Abbiamo lo stesso numero. Ma lui è qualche chilo in più di me, il suo piede sarà leggermente più largo.. Quelle erano grandi anche per me. Queste per me sono larghe, gli andranno bene – disse.
Sendoh sorrise vedendo l’espressione di Sakuragi. Sapeva che era raro sentir parlare Kaede così a lungo. Lo era ancora di più vedere lui e Sakuragi collaborare senza insultarsi.
-Dai qua Volpe…- disse quindi il rosso.
Akira fissò Mito, che stava osservando Sakuragi mentre indossava le scarpe. Si chiese se anche il moro stesse facendo le stesse riflessioni.
-Scusa Akira, mi passi quelle? – chiese Kaede riscuotendolo dalle sue riflessioni.
Sendoh annuì e gli allungò un paio di scarpe.
-Nh, grandi – disse il moro dopo averle indossate.
-Di quelle non c’è un numero meno – disse Sakuragi, stupendo tutti – Prendi queste –
Rukawa afferrò al volo le scarpe. Le mise ai piedi e si alzò. Provò a saltare. Poi si risedette.
-Prendo queste – disse.
Il rosso invece aveva indossato le scarpe passategli da Rukawa.
-Che dici Yo, mi sembra che vadano – disse.
Il moro lo stava fissando. Annuì.
Sendoh si trovò a pensare che, quasi sicuramente, anche Mito era sconcertato da come si stavano svolgendo gli eventi. Meglio così, pensò Akira. Almeno per una volta tutto sarebbe finito senza risse.
-Bene Hana, possiamo andare direi – disse in quel momento l’amico del rosso -Vieni. Grazie ragazzi -
Akira si trovò a sperare che succedesse qualcosa per far rimanere i due più a lungo.
-Figurati. È stato un piacere – disse quindi con il suo solito sorriso.
-Nh – rispose invece Rukawa.
Akira rise. Sapeva che per l’amico quello doveva essere un caloroso saluto. Sapeva anche che Sakuragi non gliel’avrebbe lasciata passare liscia.
-Sempre loquace volpe – disse infatti il rosso – Ciao porcospino – salutò infatti quello prima di andare a pagare.
Akira allargò le braccia sorridendo, trovandosi davanti a un Mito che, con un sorriso simile al suo, scuoteva la testa.
-A presto ragazzi – salutò infatti il moro.
Akira sospirò. Poi guardò i due andare a pagare le scarpe mentre Kaede metteva quelle che aveva scelto nella scatola. Fu allora che lo sentì dire qualcosa a bassa voce.
-Se continui a guardarlo così lo consumi – sussurrò Rukawa.
Akira si voltò a fissarlo. Arrossì. Ops, beccato, pensò.

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


 
RUKAWA POV
Kaede non poteva credere a quello che era appena successo. Lui e il dohao avevano collaborato in qualcosa. Certo, non era stato di certo merito suo o del rosso, ma alla fine avevano collaborato. Guardò ancora una volta l’amico che camminava al suo fianco. Sendoh era perso nei suoi pensieri e, visti i recenti fatti, credeva che avrebbe potuto indovinarne la natura.
All’improvviso Akira si voltò verso di lui.
-Credi che si conoscano da molto? – disse.
Kaede sorrise. Sendoh aveva dato per scontato che lui capisse di chi stesse parlando.
-Il dohao e il suo amico intendi? – chiese però.
Non avrebbe reso le cose semplici ad Akira, lo sapeva, ma sapeva anche che Sendoh aveva bisogno di chiarirsi le idee.
-Nh – rispose solo l’amico.
-Da come si comportano immagino di sì – gli disse -Potresti chiederlo –
Akira lo fissò sgranando gli occhi.
-Tu sei pazzo! E cosa dovrei chiedergli? – disse.
Kaede scosse le spalle.
-Non ne ho idea. Ma di sicuro star qui ad arrovellarsi il cervello non serve. – concluse.
Sendoh sospirò. Sembrava un bambino che vuole un giocattolo nuovo, ma sa che la mamma non glielo comprerebbe mai, pensò Kaede.
-Buttati – gli disse quindi con aria seria.
L’altro annuì.
-Fosse stato qualcun’altro l’avrei fatto – rispose -Ma non ho sinceramente idea di cosa fare. Non lo conosco, l’ho visto tre volte e non saprei nemmeno come prenderlo –
Kaede annuì. Immaginava di dover fare qualcosa per lui.
-Vieni a vederci – disse perciò.
Akira lo fissò senza capire.
-Vieni ai nostri allenamenti. Quello e la sua banda stanno sempre alle calcagna del dohao. Ci saranno – spiegò quindi Rukawa.
Akira ci pensò.  Kaede poteva vedere quasi le rotelle del suo cervello muoversi. Quando ebbe pensato a sufficienza annuì.
-Hai ragione. Domani passo da voi – concluse.
 
MITO POV
Venire a vedere questi allenamenti dovrebbe essere proibito, si disse Yohei quando entrò in palestra quella sera con gli altri della armata. Guardò i ragazzi. Hanamichi stava a torso nudo dal lato destro della palestra insieme ad Ayako. Si allenava nei fondamentali e, avendo appena finito la riabilitazione, ogni tanto gli venivano concessi alcuni minuti di riposo. Anche da quella distanza Mito riusciva a vedere quanto quei mesi avessero fatto bene al fisico dell’amico e si chiese come facesse Hanamichi ad essere così incosciente del suo aspetto fisico.
Dall’altro lato della palestra Rukawa si allenava con Mitsui ed altri tre compagni di squadra ne tiri da tre e Yohei, guardandoli, si rese conto di quanto anche la massa muscolare di Rukawa fosse aumentata. Certo, il moro non aveva lo stesso fisico esplosivo di Hanamichi, ma Yohei non era cieco e non poteva negare quanto Rukawa fosse bello. E Mitsui aveva un suo perché. Lo aveva sempre avuto.
Infine, fissò un terzo gruppo di ragazzi sconosciuti, per lo più del primo anno, che sarebbero entrati in squadra giusto quest’anno. Yohei classificò un paio di loro come i classici ragazzi che avrebbero occupato la panchina per parecchio tempo, mentre altri due o tre, che sembravano già più maturi, avrebbero probabilmente giovato allo Shohoku.
Fu distratto dalle sue riflessioni quando un saluto lo fece sobbalzare.
-Ciao! – disse una voce alle sue spalle.
Yohei fissò il nuovo arrivato. Poi lo guardò di nuovo. Ok, si disse, devo aver sbagliato a vedere, cosa ci faceva Sendoh nella palestra dello Shohoku?
-Non sono un’allucinazione – disse all’improvviso il giocatore del Ryonan con il sorriso che lo contraddistingueva -Sono davvero io…-
Mito sorrise imbarazzato. Doveva aver capito quello che passava nella sua testa.
-Scusa, è che mi sembrava così strano che tu fossi qui che ho temuto di avere le allucinazioni – ammise.
L’altro rise.
-Capisco – ammise – Sono venuto a prendere Kaede – aggiunse poi – Noi abbiamo finito un’ora fa per lasciare la palestra al club di volley, così sono passato di qui –
Mito annuì notando come l’altro avesse chiamato Rukawa per nome.
-Sembrate conoscervi bene – disse perciò.
Sendoh annuì.
-Siamo amici d’infanzia – confermò – abitiamo nello stesso quartiere –
Mito pensò che dietro a quella frase dovesse esserci molto di più, ma in fondo chi era lui per chiedere una cosa del genere?
-E tu e il rosso? – chiese allora Sendoh.
Il primo istinto di Mito fu di dire all’altro di farsi gli affari suoi. Non era abituato a condividere informazioni su sé stesso, ma poi pensò che anche l’atro aveva appena risposto ad una domanda più intima.
-Anche noi – rispose.
I minuti di silenzio che seguirono furono scanditi solo dal ritmo dei palloni sul parquet.
-Credo che gli allenamenti dello Shohoku dovrebbero essere illegali vista la quantità di ben di Dio presente in squadra – disse all’improvviso Sendoh -Tu no? –
Yohei fissò l’altro. Poi scoppiò a ridere. Anche lui poco prima aveva pensato la stessa cosa.
-Già…Ma credo che non si rendano nemmeno conto dell’effetto che fanno – disse alla fine -Per Hana di sicuro è così-
Sendoh fissò Mito per un attimo, poi sembrò riprendersi.
-Kaede credo sia talmente abituato allo sbavare delle oche dietro di lui che ormai immagino lo consideri una cosa normale. Chissà se concepisce la vita senza fans! – disse.
Yohei fissò l’altro.
-E comunque sono informato, so che anche tu hai il tuo personale fan club…- disse sorridendo.
Sendoh lo guardò e contraccambiò il sorriso.
-Ok, lo ammetto. Ma devo dire che preferisco altri generi – ammise.
Yohei lo fissò per qualche secondo indeciso. Aveva capito bene? Akira Sendoh, asso del Ryonan e idolo della popolazione femminile della suddetta scuola, preferiva altri generi?
-Non fare quella faccia – sorrise Sendoh -In fondo non mi sembra di essere l’unico…- disse indicando i componenti dello Shohoku.
Mito seguì il suo sguardo. Si chiese se Sendoh si stesse riferendo solo a Rukawa, a Rukawa ed Hanamichi o anche a sé stesso. Ma non sapeva se fosse pronto ad ammetterlo. Ci pensò un secondo, poi annuì.
-Mi sembrava solo strano – disse.
Furono interrotti da uno slam dunk di Rukawa che provocò un forte rumore lasciandolo appeso al tabellone. Aveva schiacciato di forza, pensò Mito. Guardò Hanamichi e lo trovò girato verso di lui. Poi il rosso tornò con la testa ai suoi fondamentali. Mito sorrise tra sé. Allora anche la volpe algida provava emozioni, si disse…
 
SAKURAGI POV
Non aveva notato quando il porcospino fosse entrato. Probabilmente aveva dei poteri paranormali, perché passare inosservato quando si è quasi due metri di ragazzo non è da tutti.
Chissà cosa era venuto a fare, si chiese. Poi ripensò all’incontro nel negozio di calzature. Probabilmente era lì per aspettare Rukawa. Chissà in che rapporti erano. Si innervosì. Cosa poteva trovarci Rukawa in quel porcospino? Ok, era carino, quello non poteva negarlo, ma era esattamente l’opposto di lui! Uno musone e silenzioso, l’altro sempre sorridente e chiacchierone. La cosa lo innervosì. Perse la palla.
-Sakuragi non distrarti! – lo sgridò Ayako.
Sbuffò.
-Scusa Ayako, mi ero perso via – disse solo lasciando la manager, normalmente abituata alle sue sfuriate, basita.
Continuò a osservare Sendoh. Ora si era avvicinato e stava parlando con…Un momento, si disse, stava parlando con Yohei! Da quando il porcospino si prendeva tutte quelle confindenze? Prima la sua volpe e poi il suo migliore amico. Un attimo, fermò i suoi pensieri, aveva davvero detto “la sua volpe”?
Perse di nuovo la palla.
-Hanamichi, che cavolo ti succede? – disse allora Ayako.
Lui la fissò. sospirò.
-Sono un po’ stanco – disse solo.
La ragazza sorrise. Probabilmente era stato abbastanza convincente, poteva sperare d cavarsela.
-Facciamo così, oggi vai a cambiarti e domani recuperiamo – propose la manager.
Il rosso annuì.
-Grazie Ayako – disse solo.
Fu mentre riponeva il pallone che vide la volpe schiacciare a canestro. Rimase incantato. A volte si chiedeva dove nascondesse tutta quella potenza. Scosse la testa ed entrò nello spogliatoio.
 
RUKAWA POV
Aveva visto Akira arrivare poco dopo l’inizio degli allenamenti. Sperava per lui che riuscisse ad intavolare un discorso con l’amico del dohao. Lo guardò di sfuggita. Sembrava che stesse andando tutto per il meglio. Poi fissò verso il lato del campo dove il rosso si stava esercitando nei fondamentali. Sembrava distratto. Lo vide fissare la tribuna. Era sicuro che anche lui fissasse i due. Lo vide perdere la palla più di una volta. Si innervosì. Cosa aveva da guardare così attento? In fondo Mito era in grado di cavarsela da solo, non aveva bisogno dell’aiuto di quell’idiota, si disse. Lo guardò di nuovo con la coda dell’occhio. E se stesse fissando Sendoh? Si chiese. Scosse la testa. Non poteva credere ad un’idea così assurda, rifletté. Eppure, il fatto che il rosso potesse essere attratto da qualcuno che non fosse lui lo irritava. Prese possesso del pallone e si diresse a canestro dove schiacciò con tutta la rabbia possibile.
Gli allenamenti finirono leggermente prima del solito. Normalmente sarebbe rimasto ancora più a lungo degli altri, ma quel giorno non ce l’avrebbe fatta. Si sentiva nervoso. Entrò negli spogliatoi e si infilò immediatamente sotto la doccia calda.
Quando uscì, dopo più di mezz’ora, trovò Sendoh ad aspettarlo fuori dallo spogliatoio.
-Alla buonora! – gli sorrise l’amico – Credevo che la doccia ti avesse fagocitato –
-Nh – rispose solo Kaede.
Non aveva voglia di parlare con lui. Non aveva voglia di parlare con nessuno, in effetti.
-Vuoi sentire cosa ho scoperto? – chiese poi Akira.
Lui sospirò.
-Perché ho come l’impressione che me lo dirai lo stesso? – rispose quindi.
L’altro rise. Probabilmente perché sapeva quanto lui avesse ragione.
-Il tuo rossino e Yohei si conoscono da molto. Non credo che siano mai stati insieme – disse.
Kaede lo fissò. questo era interessante, dovette ammettere.
-E come lo sai? – chiese, poi ci pensò – E poi da quando per te è Yohei? – aggiunse.
Sendoh ebbe il buon gusto di arrossire, ma glissò sulla seconda domanda.
-Ha voluto sapere se noi ci conoscessimo da molto. Beh, loro sì – disse poi.
Rukawa fissò l’amico. Sendoh era furbo, lo sapeva bene, e non aveva dubbi sul fatto che prima o poi sarebbe riuscito nel suo intento, qualunque esso fosse. Ma non gliel’avrebbe data vinta, non ancora.
-E a te interessava saperlo? – chiese ancora.
Akira rise mentre lui lo guardava impassibile. Quando ebbe finito si fece serio.
-Sì – disse solo.
Kaede annuì. Se l’amico aveva affrontato la cosa in quel modo così serio voleva dire che teneva alla cosa più di quanto lui stesso sospettasse.
-Ho capito- disse, poi un secondo dopo aggiunse - Ma avvicinati al dohao e sei morto –

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


HANAMICHI POV
Hanamichi stava tornando a casa da scuola dopo gli allenamenti.
Era ormai passata quasi una settimana da quando lui e Yohei avevano comprato le scarpe nuove in quel negozio ed aveva notato che, in quella settimana, un po’ di cose erano cambiate. Non avrebbe saputo dire se in meglio o in peggio, ma di sicuro qualcosa non era più come prima.
Per prima cosa c’era Sendoh. Cosa cavolo ci faceva sempre in palestra da loro? È vero, alcune volte lo aveva visto già prima del loro incontro insieme a Rukawa, ma ora sembrava che stesse sempre appiccicato al volpino malefico.
Ah già e poi c’era il suddetto volpino. Non faceva altro che mettersi in mostra con tutte quelle oche urlanti. Non avrebbe semplicemente potuto giocare come faceva sempre? In fondo doveva ammettere che era maledettamente bravo a giocare a basket, ormai poteva anche riconoscerglielo, ma cosa ci provava a farsi sempre adorare? E ora, come se non bastasse, il porcospino veniva sempre a guardarlo allenarsi. Aveva paura che glielo portassero via? Si chiedeva Hanamichi. Ma poi non aveva i suoi di allenamenti?
E infine Yohei. Si chiedeva cosa avesse in quel periodo il suo migliore amico. In quel periodo sembrava più pensieroso del solito. E poi perché lo trovava ogni volta che fraternizzava col nemico attaccando bottone col porcospino?
I pensieri del rosso furono interrotti all’improvviso da qualcuno che lo stava chiamando.
-Hana???Hana!!! – ah, ecco, era proprio Yohei.
-Yo, ciao! – salutò.
-Hana, ti sto chiamando da un quarto d’ora. Qualcosa non va?  Chiese quindi l’amico.
Il rosso, imbarazzato della gaffe, diventò della stessa tonalità dei suoi capelli.
-Oh, scusa Yo, non ti avevo visto.  Stavo pensando – ammise.
Yohei sorrise.
-Capisco – disse.
Fecero un pezzo di strada insieme, in silenzio.
-Senti, volevo chiederti una cosa… - aggiunse poi Mito.
Sakuragi annuì. Gli sembrava strano che l’amico gli si rivolgesse in quel modo. Non era uno che girava attorno alle questioni solitamente.
-Yo, cosa ti impensierisce? Sono giorni che sei strano – disse quindi.
Mito sospirò.  Forse non sapeva bene da dove iniziare, si disse Hanamichi.
-Senti, mi chiedevo. Come hai capito tu che, sì, insomma, di non essere interessato alle ragazze – farfugliò il moro.
Hanamichi lo fissò. Yohei aveva davvero farfugliato, per la prima volta nella sua vita. Lo guardò meglio. Ed era arrossito. Ok, era un evento che poteva segnare sul calendario. Ora però, si disse, era il caso di rispondere all’amico.
-Credo di averlo sempre saputo – disse quindi – In fondo i cinquanta rifiuti dovevano farmelo capire. È stata più una questione di accettare la cosa che di saperlo –
Mito annuì. Sembrava confuso.
-Credi di essere gay? – chiese perciò Hanamichi.
L’altro scosse la testa.
-Non lo so. Ma ultimamente mi è capitato di guardare dei ragazzi e di provare…Sì, insomma, di esserne attratto – spiegò.
Il rosso sorrise. Capiva come poteva sentirsi Yohei. Probabilmente era per quello che in quei gorni lo aveva trovato molto strano. E in fondo, si disse, non lo avrebbe stupito sapere che Mito aveva osservato alcuni dei suoi compagni di squadra con interesse. In fondo non era mica cieco, sapeva di essere sempre circondato da bei ragazzi. Pensò a cosa dire. Di solito dei due era sempre Mito quello che dava consigli, mentre lui era quello che ne aveva bisogno. Per una volta non fu così.
-Datti tempo – gli consigliò alla fine – In fondo potrebbe essere un abbaglio. Se invece non lo fosse lo capirai-
Yohei sorrise e Hanamichi fu contento di essere stato utile.
 
YOHEI POV
Doveva dirlo ad Hanamichi. Non poteva più rimanere in quel limbo. E magari il rosso avrebbe avuto dei consigli da dargli. In fondo lui se ne era accorto per primo. Lo vide arrivare e lo chiamò, ma l’altro non rispose. Mito sorrise. Doveva essere sovrappensiero l’amico. Lo richiamò, ma nulla. Alla fine, urlò in suo nome scuotendolo da quello stato di trance apparente.
Accompagnò Hanamichi per un pezzo di strada verso casa sua. Mentre camminavano pensò a come introdurre l’argomento.
-Senti, volevo chiederti una cosa… - disse infine Mito.
Ok, forse non era il modo migliore, ma il discorso lo imbarazzava. Hanamichi lo fissò, poi ammise di averlo trovato strano in quei giorni, così lui si decise a parlare.
-Senti, mi chiedevo. Come hai capito tu che, sì, insomma, di non essere interessato alle ragazze – cercò di introdurre l’argomento.
Ma perché doveva essere così complicato? Si disse.
Pensò un attimo alla situazione. Cercare consiglio da Hanamichi gli sembrava strano. Di solito le parti erano invertite. Tuttavia, si fidava dell’amico. Sapeva che probabilmente avrebbe saputo consigliarlo bene. Gli spiegò il perché delle sue perplessità. E la risposta fu meglio di quanto lui stesso si aspettasse.
-Datti tempo – gli consigliò, infatti, il rosso – In fondo potrebbe essere un abbaglio. Se invece non lo fosse lo capirai-
Yohei sorrise. Forse Hana aveva ragione quando gli diceva che si faceva troppi problemi.
Camminarono in silenzio fino a casa del rosso, poi si divisero. Lui abitava nella via parallela. Era per quello che erano cresciuti praticamente assieme.
-A domani Hana! Salutami tua mamma – disse Yohei prima di lasciarsi.
Il rosso contraccambiò, poi entrò in casa.
 
RUKAWA POV
Vide Akira aspettarlo dopo gli allenamenti, come ormai faceva sempre.
-Ciao! – lo salutò quando uscì dallo spogliatoio.
-Ciao Ede! – sorrise il giocatore del Ryonan.
Sendoh era l’unico che lo chiamava con quel nomignolo, anche perché, conoscendo il tipo, non sarebbe riuscito a fargli perdere quell’abitudine nemmeno tra mille anni.
-Hai deciso che vuoi venire a giocare allo Shohoku? – chiese Kaede – No perché ormai è più il tempo che passi a vedere i miei allenamenti di quello che occupi con i tuoi… -
Akira sorrise, con quel sorriso che era il suo marchio di fabbrica e che, Kaede lo sapeva, faceva cadere ai suoi piedi uno stuolo di ragazze.
-Sei geloso? Non posso venire a vedervi? – chiese poi -Hai paura che qualcuno mi noti? -
Lui sbuffò. Sapeva che lo faceva per provocarlo. Lo faceva sempre, fin dalla prima volta che lo aveva visto interagire con Sakuragi. Sosteneva che fosse innamorato di lui.
-Comunque, sono passato a vederti e, nel frattempo, ho approfondito le mie conoscenze – disse Akira.
Kaede sospirò. Ecco, c’era un secondo fine, ne era sicuro.
-E? – chiese perciò.
- Niente, sono abbastanza soddisfatto. Con il tempo otterrò quello ce voglio – disse Sendoh.
Rukawa scosse la testa sbuffando. Era sempre il solito.
Proseguirono verso casa, lui a piedi con a mano la bicicletta e Akira al suo fianco. Improvvisamente si accorse di una cosa.
-Stai zoppicando? – chiese allarmato.
Sendoh scosse la testa.
-Ma no! cosa ti salta in mente? – rispose con un sorriso e un’espressione a cui, se non lo avesse conosciuto bene, avrebbe anche creduto.
-Akira, tu zoppichi – gli disse.
L’altro scosse la testa.
-Non è nulla – ripeté – Oggi agli allenamenti sono caduto e ho picchiato la caviglia. In un paio di giorni passerà tutto. –
Kaede lo fissò. sapeva che l’altro non avrebbe mai accettato di mostrargliela. Sperò solo che davvero non fosse così grave.
-Mi raccomando, non strafare – disse solo.
 
AKIRA POV
Quel pomeriggio gli allenamenti erano stati molto duri. Era caduto sul piede di Koshino ed aveva sentito una fitta lancinante alla caviglia. Ma aveva continuato, un po’ perché non voleva far preoccupare i compagni, un po’ perché non poteva sopportare l’idea di dover stare a riposo con il campionato alle porte. Quando poi era andato allo Shohoku a vedere i loro allenamenti, con la scusa di recuperare Kaede, non aveva visto Mito. Peccato, si disse, avrebbe voluto vederlo più spesso. Si chiese dove fosse, ma pensò che magari aveva anche lui altri impegni dentro o fuori da scuola.
Aspetto Kaede e si avviarono verso casa.
Ovviamente il moro si accorse del suo zoppicare. Immaginava che non avrebbe potuto nasconderglielo, Kaede era un buon osservatore, ma sperò almeno di ingannarlo sull’entità del danno. Sostenne che non fosse nulla e l’altro sembrò credergli. O forse era solo molto bravo a fingere, si disse Akira.
Salutò Kaede prima di fare l’ultimo pezzo di strada verso casa sua.
Quando entrò salutò sua madre.
La donna, di statura normale, aveva lunghi capelli mori e due occhi uguali a quelli del figlio. Lo accolse con un sorriso e con la cena già pronta.
Dopo cena si trascinò sul divano, dove accese la televisione e, con suo grande stupore, la madre lo raggiunse.
-Pensi di dirmi cosa ti sei fatto a quel piede, oppure devo immaginarlo? – chiese.
Akira rise. Sapeva che sua madre era una forza della natura, ma a volte credeva che avesse dei poteri paranormali.
-Non è nulla, sono caduto mentre giocavo. In qualche giorno sarò a posto – sostenne.
La donna scosse la testa. Probabilmente in quei momenti si chiedeva chi gliel’avesse fatto fare di avere un figlio, si disse Sendoh. Poi gli si sedette vicino.
-Dai, togli quella calza che ti metto della crema – gli disse infine.
Akira sorrise. Non gli restava che obbedire. Forse così se la sarebbe cavata. O almeno lo sperò.
 

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


RUKAWA POV
Era sempre il solito Dohao. Ogni volta che si allenavano finiva allo stesso modo: con loro due che si picchiavano sul pavimento della palestra. Ed ogni volta si beccavano un pugno in testa ciascuno da Akagi.
Kaede sbuffò. Avrebbero dovuto trovare un modo migliore per interagire, ma lui non era mai stato un tipo troppo verbale e al suo Dohao sembrava andare bene così.
In quel modo, però, si erano beccati l’ennesima punizione e, ora, sarebbero rimasti a lucidare palloni dopo la fine degli allenamenti.
Non è che lui avesse di meglio da fare, ma sperava di riuscire ad allenarsi anche dopo il solito orario.
Sbuffò vedendo gli altri entrare negli spogliatoi dopo che Akagi li ebbe congedati.
Fissò Sakuragi e lo vide parlare con i suoi amici. Inizialmente credeva fossero dei mentecatti, doveva ammetterlo, ma se erano ancora lì dopo tutto quel tempo, se avevano sostenuto Hanamichi durante tutta la riabilitazione, probabilmente si sbagliava. Vide Mito guardarsi attorno e poi dire qualcosa a Sakuragi, che rispose scrollando le spalle. Poi ancora qualche parola prima che gli altri lo salutassero e uscissero dalla palestra.
Ora erano soli, si disse Kaede.
Fissò il rosso. Era immobile in mezzo alla palestra.
Gli si avvicinò.
-Sbrigati, non ho intenzione di perdere altro tempo – gli disse.
Era inutile, non ce la faceva, rispondere male ad Hanamichi era una cosa che non poteva evitare. Soprattutto dopo che lo aveva visto parlare in quel modo con Mito. Cosa avessero poi sempre i due da dirsi…
Il rosso lo fissò, ma non sembrò prendersela, poi annuì e prese uno straccio in mano.
Iniziarono in silenzio a pulire i palloni.
Stettero senza parlare per quasi un quarto d’ora, poi il rosso lo fissò.
-Come mai il tuo amico Sendoh non viene più a vederci? Ad un certo punto credevo che ti avrebbe seguito perfino in bagno… - esclamò.
Kaede deglutì. Sendoh, sempre Sendoh.
-E che ne so. Mica sono la sua balia – disse con più astio di quello che credeva.
Il rosso sembrò stupito del suo tono.
-Scusa, non credevo di essere inopportuno – disse arrossendo.
Kaede lo fissò. Era arrossito ed aveva abbassato la testa come un bambino. E lui non poteva fare a meno di fissarlo. Era bellissimo, registrò il suo cervello prima ancora di accorgersi di quello che stava pensando.
Il silenzio tornò a farsi pesante.
Era stato un imbecille, pensò. Aveva l’occasione, finalmente, di parlare con lui e se l’era lasciata sfuggire in quel modo.
-Non so perché abbia smesso di venire – disse all’improvviso Kaede.
Non poteva resistere ancora in quell’atmosfera glaciale.
Il rosso annuì.
Kaede lo fissò di sottecchi. Voleva vedere la sua reazione, ma Hanamichi sembrò non averne. Forse allora non era davvero interessato ad Akira.
Il suo pensiero slittò su Akira. Probabilmente non era venuto a vedere gli allenamenti perché gli doleva ancora il piede, si disse. Sperò non fosse nulla di grave. Lo avrebbe chiamato la sera stessa, si disse, in fondo erano amici.
-Quanti ne mancano? – domandò all’improvviso Sakuragi.
Kaede contò i palloni.
-Otto – disse.
Il rosso annuì. Sembrava pensieroso e, senza nemmeno accorgersi, Kaede fece una cosa che non avrebbe mai creduto possibile.
-Se vuoi finisco io – disse – Vai pure –
Il rosso spalancò gli occhi incredulo. Kaede sapeva che non se lo aspettava. lo vide riflettere, poi scuotere la testa.
-No, non preoccuparti, non ho fretta. E poi la punizione era per entrambi, non è giusto che lo faccia solo tu – gli rispose.
Rukawa annuì. Il solito Dohao altruista. Lui avrebbe probabilmente accettato l’offerta.
Finirono di pulire i palloni, poi sistemarono la palestra e si apprestarono ad uscire. Chiusero tutto e si diressero all’uscita. Kaede slegò la sua bicicletta dalla rastrelliera. Quando si girò fu stupito di trovare Hanamichi a fissarlo.
-A domani volpe – gli sorrise il rosso prima di uscire dal cancello.
Kaede rimase a fissare il punto in cui se ne era andato. Sakuragi gli aveva sorriso. Aveva sorriso a lui, la sua nemesi, dopo aver passato due ore insieme senza insultarsi. Gli aveva sorriso, si ripeté. Ed era stato il sorriso più bello che avesse mai visto, sottolineò il suo cervello. Si riscosse ed inforcò la bicicletta tornando a casa.
 
SENDOH POV
Era a casa da due maledetti giorni immobile. Dopo che sua madre aveva visto la sua caviglia non c’era stato verso di farle cambiare idea. Aveva chiamato lei stessa l’allenatore Taoka per avvertirlo che non sarebbe stato in grado di giocare. Poi lo aveva portato in ospedale, dove l’esito era stato una forte distorsione al piede che aveva toccato i legamenti lasciandoli sfilacciati. Avrebbe dovuto stare a riposo per tre giorni, poi usare le stampelle ed un tutore per quasi un mese e, successivamente, fare delle sedute di laser. Fortunatamente il danno sembrava non essere permanente, ma l’immobilità rendeva Akira furioso.
Sbuffò per l’ennesima volta. Si annoiava e quando cercava di muoversi si sentiva un inetto. Sperò che quel terzo giorno in casa passasse in fretta. Si chiese cosa stessero facendo i suoi compagni di classe e di squadra senza di lui. Chissà cosa avevano pensato. Pensò anche a Kaede che si era preoccupato per lui, ma che da quando si erano salutati non si era più fatto sentire. Forse non immaginava nemmeno che sarebbe stata una cosa così grave. Infine, non poté fare a meno di pensare a Mito. Si domandò se si fosse accorto della sua assenza, ma si rispose che, in fondo, il ragazzo non aveva nessun motivo per far caso ad uno come lui. In fondo si conoscevano appena e si erano parlati solo qualche volta allo Shohoku.
Fu distratto dai suoi pensieri dal cellulare che suonò. Guardò il nome sul display “Kaede”. Sorrise. In fondo sapeva che l’altro non era così egoista come amava mostrarsi.
-Pronto – disse con voce squillante.
Era contento di parlare finalmente con qualcuno che non fosse sua madre, ma chissà come mai immaginava che l’altro non sarebbe stato di molte parole.
-Nh- sentì infatti dall’altra parte del telefono.
Sbuffò sorridendo.
-Ciao Ede. Anch’io sono contento di sentirti – disse poi.
-Scemo – disse solo l’altro
-Wow, quale onore, mi degna della sua voce? – lo provocò allora Akira.
Dall’altra parte del telefono solo silenzio per un istante, poi
-Vedo che non stai così male – esclamò Rukawa.
Akira sorrise. Probabilmente per il moro quello era anche un modo per togliersi dall’impiccio di mostrarsi preoccupato.
-È solo una slogatura, non sto morendo. Una seccatura che mi terrà però lontano dal campo per un po’ – spiegò -Mi hanno prescritto tre giorni di riposo assoluto, perciò non sono venuto a vedervi –
Dall’altro lato solo silenzio.
-Nh, il Dohao mi ha chiesto di te – disse poi Kaede.
Akira non si stupì del commento. Ormai sapeva bene che tutto quello che riguardava Sakuragi veniva attentamente registrato dalla mente di Kaede. Avrebbe voluto sentire la risposta che l’amico aveva rifilato al rosso. Sapeva quanto potesse essere geloso il moro e avrebbe voluto essere una mosca per poter spiare la scena.
-E tu cosa gli hai detto? – chiese quindi.
Kaede non rispose. Ok, forse era peggio di quanto immaginasse.
-Ede, non dirmi che gli hai fatto una scenata – insinuò Akira.
Ancora silenzio.
-Sei irrecuperabile – scoppiò a ridere il giocatore del Ryonan -Anzi, lo siete, visto che Sakuragi non ha ancora capito che tu sei innamorato di lui –
Forse la frase che aveva pronunciato aveva finalmente riscosso l’altro, si disse Sendoh quanfo, finalmente, lo sentì reagire.
-Non sono innamorato del Dohao – disse.
Akira sbuffò.
-Se lo dici tu – esclamò -Comunque grazie di esserti preoccupato – aggiunse poi.
-Nh – rispose l’altro tornando ai suoi monosillabi.
Kaede aveva finito la sua autonomia di parola, si disse ironicamente Akira, perciò decise di salutarlo e, dopo poco, chiuse la chiamata.
Tornò a guardare la registrazione della partita dell’NBA in televisione. Dopo pochi minuti, il telefono squillò di nuovo. Era Koshino. Sembrava che gli amici musoni li avesse tutti lui. Rispose al telefono e parlarono per un quarto d’ora. Alla fine, l’amico promise di passare dopo cena. Akira fu contento di avere la compagnia di qualcuno, anche se era cosciente che, quasi sicuramente, l’altro gli avrebbe fatto il terzo grado per sapere dove fosse stato nei pomeriggi dei giorni precedenti quando, dopo gli allenamenti, se ne andava in fretta e furia lasciando tutti sconcertati. Avrebbe trovato una scusa, si disse.
 
MITO POV
Aveva notato che erano due giorni che Sendoh non si faceva vedere in palestra. Peccato, pensò, gli piaceva vedere gli allenamenti con lui. Per una volta era contento che qualcuno gli spiegasse qualcosa anche durante le partite di allenamento di Hanamichi. E poi Sendoh era uno di compagnia, su quello non c’erano dubbi. Oltre ad essere un gran bel ragazzo, aggiunse mentalmente. Si diede dell’idiota da solo scuotendo la testa. Come era arrivato a pensare a Sendoh in quel modo?
Gli allenamenti si protrassero più a lungo del solito in quanto una scazzottata tra Hanamichi e Rukawa li interruppe per quasi venti minuti provocando una punizione ai due. Yohei sbuffò, non sarebbero mai cambiati. Decise perciò, alla fine dell’allenamento, di parlare con Hanamichi per dirgli che lo avrebbero aspettato a casa sua quella sera per cenare tutti insieme. Il rosso annuì.
-Hai notato, oggi non si è visto Sendoh… - disse poi.
Come gli era venuto in mente di parlare? Si chiese nel momento stesso in cui emetteva il suono.
Hanamichi si guardò intorno.
-Mh, vero – disse pensieroso – Chiederò alla kitsune dopo…- aggiunse poi.
Yohei sperò che passasse oltre, ma riuscì a vedere il momento stesso in cui Hanamichi realizzava che nella sua domanda qualcosa fosse strano.
-Yo, da quando ti interessa di Sendoh? – chiese il rosso.
Arrossì. Non riuscì ad evitarlo.
-Era solo per curiosità – disse poi.
Era pienamente cosciente del fatto che l’altro non gli stesse credendo. Poi lo vide sbuffare.
-Fingerò di crederti – disse il rosso -Ora vado, altrimenti quella baka kitsune romperà il doppio. A dopo! –
Yohei emise d’un tratto tutto il fiato che aveva trattenuto. Forse se l’era cavata.
Capì di sbagliarsi quando vide le facce dei suoi tre amici puntate su di lui.
-Beh, andiamo? – chiese con una faccia di bronzo che nemmeno sapeva di avere.
Noma fece un sorrisetto, poi rispose pacatamente.
-Oh, certo, andiamo –
In quel momento Yohei sbuffò e si disse che no, non avrebbe avuto vita facile con quei tre. Sperò che Hanamichi finisse presto mentre si dirigevano verso casa.
 

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


SENDOH POV
No, stare in casa non faceva proprio per lui. Alla fine, dopo pochi giorni era andato a scuola nonostante il medico lo sconsigliasse e sua madre imprecasse. Tutto pur di uscire di casa.
-Akira, cosa ci fai qui? – chiese infatti Koshino quando lo vide arrivare in palestra con le stampelle.
L’altro sorrise.
-Sono venuto a controllarvi, mi pare ovvio – disse -Altrimenti io so che battete la fiacca senza di me! –
Il compagno rise. Ad Akira piaceva il fatto che i compagni lo conoscessero così bene da non prendersela per le sue battute.
-Rimarrai per tutto il tempo? – chiese allora l’altro.
Lui annuì e Koshino gli portò un paio di sedie, una per sedersi e una dove appoggiare la gamba.
-Aki, dove sei stato nei giorni scorsi? Cioè, prima dell’infortunio dico. Uscivi sempre di fretta…- chiese quindi il più piccolo.
Akira deglutì. Non poteva di certo scappare. Decise che avrebbe negato fino alla morte.
-No, ti sbagli. Forse è solo perché dovevo studiare e sono tornato presto…-
L’altro scosse la testa.
-Ti conosco Akira, non mentire! – disse -E poi puoi dirlo se frequenti qualcuno! -
Sospirò. Almeno ci aveva provato. Sapeva che Koshino aveva un fiuto particolare per le sue bugie.
-Ok, diciamo che sto frequentando qualcuno – ammise -Ma non nel modo che tu pensi –
L’altro lo fissò aspettando che dicesse di più.
-Io e Rukawa, dello Shohoku, siamo amici fin da bambini. La settimana scorsa mi ha chiesto di fare uno one on one dopo gli allenamenti e da allora ci siamo trovati spesso – spiegò.
Ok, pensò, non aveva del tutto mentito, ma nemmeno detto tutta la verità. Comunque, Koshino sembrò credergli. Almeno finché non se ne uscì con una frase che lasciò Akira spiazzato.
-Capisco – disse -Fingerò di crederci. Solo una cosa…Ovviamente tutto ciò non c’entra nulla con il fatto che Rukawa vada a scuola allo Shohoku e che tu nell’ultima partita sia stato mezz’ora impalato a fissare gli spalti con i loro, pochi e pessimi a mio parere, tifosi, vero? –
Akira sorrise arrossendo. Maledetto il sesto senso di Koshino.
-Assolutamente no – negò alla fine con una faccia di bronzo che nemmeno pensava di avere.
L’altro sghignazzò, per poi andarsi ad allenare.
 
MITO POV
Era preoccupato. Erano giorni che non vedeva Sendoh ed era preoccupato.
Non che lo conoscesse bene e potesse pensare che fosse capitato qualcosa, ma gli sembrava strano. E poi ormai si era affezionato alla sua compagnia durante gli allenamenti.
Decise che avrebbe chiesto a Rukawa. Sempre che quello gli rispondesse, ovviamente.
Aspettò la fine degli allenamenti, poi si avvicinò al giocatore.
L’altro sembrò stupito dalla sua presenza.
-Ciao – lo salutò Mito.
-Nh – rispose Rukawa con il suo solito monosillabo.
- Posso chiederti una cosa? – domandò allora lui.
L’altro annuì.
-Sai qualcosa di Sendoh? –
Rukawa lo fissò e, per quanto fosse inespressivo, Mito ebbe la netta impressione che stesse sorridendo sotto la sua solita maschera.
-Infortunio – disse poi – È in stampelle –
Mito annuì. Ora capiva il perché della sua assenza. Fissò il moro, che sbuffò ed allungò la mano. mito la fissò senza capire.
-Dammi il tuo cellulare. Ti scrivo il suo numero – si spiegò poi il giocatore.
Yohei sorrise. Rukawa per lui continuava ad essere un mistero. Come cavolo avrebbe dovuto capire che doveva dargli il suo telefono? Obbedì allungando il telefono all’altro, che velocemente memorizzò il numero del giocatore del Ryonan.
-Grazie – disse solo Yohei.
-Nh – rispose l’altro.
Bene, sorrise Mito, erano tornati ai monosillabi. Immaginò che la conversazione fosse conclusa.
-A presto – disse facendo per andarsene.
Fu fermato dalla voce di Rukawa.
-Chiamalo, gli farà piacere – si sentì dire.
Yohei sorrise e annuì.
 
SENDOH POV
Era tornato a casa accompagnato da Koshino, che gli aveva dato uno strappo dalla palestra. Era stanco, camminare con le stampelle era faticoso. Sperò che quella tortura finisse presto. Si buttò sul divano aspettando che sua madre arrivasse a casa per cena. Si stava appisolando quando sentì il telefono squillare. Era un numero sconosciuto.
-Pronto? – rispose.
La voce dall’altra parte della linea sembrò insicura.
-Pronto? Sendoh? –
L’avrebbe riconosciuto tra mille.
-Mito? – chiese insicuro.
Come aveva avuto il suo numero? Si chiese.
-Sì, sono io ciao – disse l’altro più tranquillo – Spero non ti dispiaccia che io ti abbia chiamato –
Akira sorrise. Se avesse saputo, pensò.
-No, affatto. Ero solo stupito – ammise -Non immaginavo tu avessi il mio numero –
Mito sembrò incerto su cosa rivelare.
-No, beh, ecco…Me l’ha dato Rukawa. Ma non prendertela con lui, volevo solo sapere come stavi. È un po’ che non ti si vedeva in palestra, così ho chiesto –
Akira deglutì. Se ne era accorto. Allora forse non erano proprio due estranei.
-Sì, mi sono infortunato – spiegò – Devo tenere le stampelle per un mese. Quei cosi sono infernali –
Mito rise. Aveva una risata strana, pensò Akira, come se non ne fosse abituato.
-Capisco – disse poi -Immagino che per uno come te stare fermo debba essere una piccola tortura –
Akira sospirò.
-Una grande tortura piuttosto – disse poi -Anche uscire con gli amici ormai è un problema -
Mito rise di nuovo.
-Se ti va possiamo organizzare qualcosa – propose poi – Si può chiedere a qualcuno di venirti a prendere –
Akira sorrise arrossendo. Mito aveva pensato a lui.
-Non preoccuparti, non vorrei essere un intralcio – disse.
Sentì l’altro sbuffare. Doveva sembrargli ridicolo.
-Senti Akira, posso chiamarti così vero? – iniziò Yohei -Se fossi stato un intralcio non te l’avrei nemmeno proposto. Non ti avrei nemmeno chiamato se è per questo. Perciò evita di inventarti scuse, che non ti viene nemmeno bene tra l’altro, e tieniti libero per sabato. Ok? –
Akira inspirò. Wow, pensò, se c’era qualcosa che non mancava allo studente dello Shohoku era la schiettezza. Ci pensò un secondo. Se gli aveva chiesto di uscire in fondo voleva dire che gli stava almeno un po’ simpatico. E poi aveva chiesto il suo numero per chiamarlo, quindi in qualche modo era preoccupato per lui. Forse era ora di smetterla di farsi problemi e buttarsi.
-Ok, mi hai convinto – disse.
Se Yohei avesse potuto vedere il suo sorriso probabilmente ne sarebbe rimasto abbagliato.
-Bene – concordò Mito -Ti faccio sapere i dettagli dopo che mi sono messo d’accordo con gli altri. A proposito, se vuoi portare degli amici diglielo pure –
Akira accettò. Lo avrebbe detto anche a Koshino e Fukuda, così non si sarebbe sentito un estraneo in mezzo a tutti gli studenti dell’altra scuola.
Si salutarono poco dopo con la promessa di risentirsi a breve.
Quando Akira posò il telefono si diede dell’imbecille. Non riusciva a smettere di sorridere. E sarebbe uscito con Mito tra pochi giorni. Non riusciva ancora a crederci. Sospirò e si mise più comodo sul divano. Sarebbe uscito con Yohei, ripensò. Certo, era un’uscita tra amici, ma sarebbero pur sempre stati insieme. Sorrise. Ancora non riusciva a crederci.

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


AKIRA POV
Akira osservò il suo letto, cosparso di vestiti. Poi fissò Koshino, in piedi di fianco al suddetto letto, che lo guardava male.
-Aki, mi spieghi perché mi hai fatto venire qui con due ore di anticipo e di sicuro arriveremo comunque in ritardo all’appuntamento? – disse ad un certo punto il compagno di squadra.
Akira sospirò.
-Scusami Kosh, hai ragione. È che non so proprio come vestirmi…Le cose che vorrei mettere non riesco ad indossarle col tutore, le altre non mi piacciono… -
Koshino sospirò. Poi sorrise. Si conoscevano da una vita e Akira poteva immaginare cosa stesse pensando. Lo aveva fatto andare a casa sua con la scusa di chiedergli un parere, ma Hiroaki sapeva bene quale fosse la verità.
-Sono un caso disperato, vero? – sorrise Akira.
L’altro sbuffò.
-Dai, vieni, prova questi. E aspetta…E questa da dove sbuca? – disse poi il più basso prendendo una maglietta che era finita, chissà come, in fondo all’armadio.
Akira la fissò. Non ricordava nemmeno di averla quella maglia. Era nera con delle righe azzurre sui bordi ed uno scollo a V.
Pensò che ormai le avevano tentate tutte, una in più non avrebbe guastato.
La provò mentre stava ancora seduto sul letto. Dover fare tutto da seduto era una tortura, pensò.
-Aspetta, tieni questi - lo fermò Koshino dandogli un paio di jeans scuri.
Akira, con non poca fatica, infilò anch’essi. Infine, si fece aiutare ad indossare il tutore sopra i pantaloni. Avrebbe preferito metterlo sotto, così che non fosse visibile, ma non ci sarebbe riuscito. I pantaloni erano troppo stretti per poterlo fare.
-Mi aiuti ad alzarmi, Kosh? – chiese poi all’amico.
Koshino allungò una mano e lo fece alzare. Poi lo guardò.
-Wow, sei uno schianto, Aki – sorrise.
Lui lo fissò perplesso.
-Non scherzo. Al tuo innamorato verrà un coccolone – disse poi Koshino.
Akira sgranò gli occhi. Il suo innamorato? Si chiese.
L’altro lo fissò con la faccia furba di chi ha sempre saputo tutto.
-Non avrai pensato che io non mi sia accorto di come guardi l’amico di Sakuragi, giusto? – gli disse -E poi, ammettilo, stiamo uscendo con quelli dello Shohoku solo perché te l’ha chiesto lui… -
Akira arrossì. Non si aspettava di essere così trasparente.
-Ok, senti. Tra poco arriverà Uozumi in macchina a prenderci, quindi vedi di finire di prepararti – lo tolse dall’imbarazzo Koshino.
Akira annuì sorridendo. Poi obbedì chiedendosi come sarebbe andata quella sera.
 
RUKAWA POV
Aveva dedicato addirittura del tempo della sua vita a vestirsi in maniera decente. Ed il risultato non era niente male, si disse. In fondo se questo gli fosse valso un po’ di attenzione da parte di quel dohao non poteva essere tempo mal speso.
Sbuffò. Il dohao non lo vedeva nemmeno, si disse.
Finì di prepararsi, poi aspettò Uozumi che passasse a prenderlo. Quando Akira gli aveva chiesto di venire aveva rifiutato, ma poi lo aveva minacciato di mandare Uozumi a prenderlo, così aveva accettato il passaggio da parte del suddetto gorilla che, tra pochi minuti, avrebbe portato lui, Akira e Koshino al locale dove si sarebbero trovati con gli altri.
Sperò che andasse tutto bene. L’ultima volta che era stato ad una festa della squadra lui e Hanamichi avevano sfasciato mezzo locale prendendosi a botte. Ma da allora erano cambiate un sacco di cose. Sorrise dentro di sé. Allora credeva ancora di odiare il rosso…

SAKURAGI POV
Quel pomeriggio Hanamichi aveva invitato Mito a casa sua a “studiare”. Certo, da quando era entrato nella squadra di basket i suoi voti erano migliorati, ma da lì all’essere due studenti modello c’era ancora molta strada. Avevano passato una cosa come mezz’ora sui libri prima di darsi ai videogiochi. Poi avevano cenato con del cibo da asporto, non era il caso di avvelenarsi cucinando, aveva pensato Hanamichi, e infine avevano deciso di prepararsi.
-Chi ci sarà alla fine stasera? – si sentì chiedere Hanamichi da Yohei.
-Non so – rispose vago lui – Da quello che ho capito dei nostri dovrebbero esserci quasi tutti: Akagi, Kogure, Mitsui, Ryota…La volpe immagino di no, quello è asociale…-
Mito rise.
-Beh, magari viene questa volta. Dopotutto viene anche Sendoh con noi, visto che sono amici magari lo ha convinto – disse poi.
Hanamichi fissò l’amico. A volte si chiedeva da che parte stesse.
-Se lo dici tu – rispose solo.
 
MITO POV
Quando, poco prima, parlando con Hanamichi, aveva insinuato che Rukawa avrebbe potuto venire solo perché Sendoh era lì, Yohei aveva potuto vedere le fiamme sprigionarsi dagli occhi dell’amico. Sorrise dentro di sé. Prima o poi quei due testoni si sarebbero finalmente chiariti.
Vide Hanamichi uscire dal bagno già vestito. A volte faticava a credere a quanto quell’energumeno del suo migliore amico fosse timido. Si vestiva in bagno per paura di essere visto.
-Wow Hana, quei vestiti ti stanno davvero bene – disse sinceramente.
L’altro arrossì. Eh sì, il suo rosso amico in fondo era un timidone.
-Muoviti ad andare tu a cambiarti ora – disse poi Hanamichi togliendosi dall’imbarazzo.
Yohei si impossessò del bagno. Si lavò e si cambiò indossando i vestiti che aveva portato per la serata. Quando uscì andò in cucina, dove Hanamichi e sua madre lo aspettavano.
La donna guardò il figlio, poi lui e poi ancora il figlio.
-Mi raccomando – disse poi – Fate i bravi –
Yohei sorrise. La mamma di Hanamichi era un tesoro, si preoccupava sempre per loro.
Uscirono di casa circa una mezz’ora dopo ed andarono in motorino al locale dove si sarebbero incontrati con gli altri. Quando arrivarono si accorsero che qualcuno era già arrivato. Mito scorse Akagi, e chi non lo avrebbe scorto vista la sua mole, e al suo fianco Kogure. Si avvicinarono.
-Ciao ragazzi. Come state? – chiese Mito.
Kogure sorrise.
-Niente male – disse – Un po’ impegnati con lo studio, ma bene –
Chiacchierarono per un po’ aspettando che arrivasse qualcun altro, poi entrarono. Gli altri li avrebbero raggiunti all’interno del locale.
Si sistemarono nel privé che Hanamichi aveva riservato grazie alle sue conoscenze. Mito si era appena seduto su un divanetto, quando trasalì vedendo entrare Sendoh. Era accompagnato da Koshino, Uozumi e, inaspettatamente, da Rukawa.
Immaginò che fossero arrivati insieme con la macchina di Uozumi, in fondo abitavano tutti nello stesso quartiere.
Evidentemente, però, qualcuno non ci aveva pensato.
-Che cavolo ci fa la volpe con il porcospino? – chiese Hanamichi infatti in quel momento.
Yohei rise. L’amico era irrecuperabile.
-Chiediglielo – disse impulsivamente.
Dopodiché si maledisse mille volte, perché, ovviamente, il rosso aveva deciso di fare esattamente quello che lui gli aveva consigliato.
-Ehi, volpe! Che cavolo ci fate insieme tu e il porcospino? – sbraitò.
Rukawa sbuffò.
-Dohao – disse solo, facendo infuriare il rosso.
Mito sorrise vedendo i due battibeccare. Sembravano proprio una coppia, si disse. Quando se ne sarebbero accorti?
Poi notò che qualcuno si stava sedendo al suo fianco.
-Posso? – si sentì chiedere da Akira.
Annuì. Non sapeva se sarebbe riuscito a parlare di fronte a quel sorriso. Deglutì. Poi riportò lo sguardo sul sorriso dell’altro.
-Come va la caviglia? - chiese più spavaldo di quanto si sentisse in realtà.
-Meglio – rispose il giocatore -Finché è ferma non mi fa male. È più una seccatura che altro –
Yohei sorrise e annuì. Fissò di nuovo Akira, che non accennava ad abbassare lo sguardo, ma nemmeno a dire qualcosa. Cosa avrebbe dovuto fare? Si chiese sospirando.
-Ti va qualcosa da bere? – domandò poi.
L’altro annuì.
-Dell’aranciata, grazie – disse.
Yohei sorrise al pensiero che Sendoh, probabilmente, non era affatto abituato a bere alcolici, a differenza sua.
-Vado a prendertela – si offrì poi alzandosi e dandosi insieme dell’idiota.
Era inutile, stava scappando ancora una volta, ma quella sera erano lì, entrambi. Non avrebbe potuto fuggire ancora a lungo.
 
 

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


SENDOH POV
Guardò Mito che si alzava e andava a prendergli la bibita. Quando era entrato lo aveva squadrato da capo a piedi. Mito non era la classica bellezza che si notava ad un primo sguardo, come poteva essere Rukawa o lui stesso, ma era innegabilmente un bel ragazzo e, se si fosse sistemato sempre come quella sera, non avrebbe avuto nessun problema ad avere uno stuolo di ragazze ai suoi piedi.
Fu riscosso dai suoi pensieri quando Kaede gli si sedette di fianco.
-Come stai? – gli chiese.
Akira sorrise. Kaede non era mai di molte parole, ma gli faceva piacere che si preoccupasse per lui.
-Meglio – rispose -Ma non ne potevo più di rimanere in casa. Questa serata è una benedizione –
L’altro per tutta risposta annuì.
-Tu invece tutto bene? – chiese poi Akira.
-Nh – disse solo Kaede.
Lui rise. Contare sulla collaborazione del ragazzo per intavolare un qualunque discorso era un’impresa.
-Con Sakuragi? – chiese allora Akira -Ora che non ci sono più Akagi e Kogure non sarà così semplice tenerlo a freno… -
Kaede scosse le spalle.
-È un dohao – disse solo.
Akira sorrise. Ormai sapeva che quello era il modo dell’amico per far capire quanto tenesse al rosso.
-Sarà anche un dohao, ma ha un certo talento, non puoi negarlo – disse quindi per continuare il discorso.
Kaede sembrò infastidito dal commento.
-Da quando ti interessa Sakuragi? -chiese.
Akira rise. Aveva fatto centro. Kaede non sarebbe mai riuscito a rimanere impassibile durante un discorso il cui protagonista era il rosso.
-Era solo per dire Ede…Mica te lo rubo – disse poi a bassa voce -Ma almeno ammettilo che ti piace –
Il giocatore dello Shohoku sbuffò.
In quel momento fece ritorno Mito, accompagnato dal soggetto del discorso.
-Ehi porcospino! Mi spieghi cosa ci fai sempre così appiccicato alla volpe? – esclamò quest’ultimo.
Akira rise. Quei due erano proprio due cause perse.
-Tieni Akira – Mito gli allungò l’aranciata.
Fu mentre la prendeva tra le mani ringraziandolo che il giocatore si accorse di essere finito al centro dell’attenzione. Sakuragi e Rukawa si erano voltati verso di loro e anche Koshino, poco distante, li fissava con un sorrisetto ironico che Akira avrebbe voluto togliergli dalla faccia a testate.
-Yo, da quando tu e il porcospino vi chiamate per nome? – chiese infine Sakuragi.
Akira avrebbe voluto sprofondare. E ora cosa avrebbe dovuto rispondere?
 
MITO POV
Aveva portato l’aranciata ad Akira. Quando lo aveva visto seduto vicino a Rukawa aveva osservato Hanamichi. Se ci aveva visto giusto sarebbe andato da loro in cinque, quattro, tre, due, uno…Infatti, si disse. Il rosso non poteva stare lontano da Rukawa nemmeno volendo. Erano inevitabilmente attratti l’uno dall’altro. Si riscosse. Doveva dare l’aranciata al suo legittimo proprietario.
-Tieni Akira – disse.
Non aveva nemmeno pensato a quello che stava dicendo, gli era venuto normale chiamare l’altro per nome. Si accorse della gaffe solo quando il giocatore prese la bibita tra le mani e almeno quattro paia di occhi lo squadravano. Fu Hanamichi, al solito, a dar voce al pensiero di tutti. Ma perché non poteva starsene zitto una buona volta? Si disse.
 -Yo, da quando tu e il porcospino vi chiamate per nome? – chiese il rosso.
Yohei sorrise vedendo Akira arrossire. Per la prima volta si trovò a pensare che l’altro fosse tenerissimo. Oddio, pensò, aveva veramente pensato a Sendoh come a qualcuno di tenero?
Si riscosse pensando che, avendolo trascinato lui in quella situazione, dovesse anche tirarcelo fuori.
-Beh, che c’è di male Hana. Abbiamo chiacchierato parecchio in palestra quando veniva a vedervi, perciò alla fine abbiamo deciso che non ci sarebbe stato niente di male a chiamarci per nome -disse.
Non era esattamente la verità, ma pensò che potesse essere abbastanza credibile.
Vide il moro del Ryonan sorridergli grato, ma sapeva che non tutti avrebbero creduto alla scusa.
-Se è vero quello che sostieni, Mito, sei una delle persone più fortunate sulla faccia della terra. Ci ho messo due anni a passare dal cognome al nome con lui – disse infatti Koshino.
Mito lo guardò curioso. Non avrebbe mai detto che Akira fosse uno che manteneva le distanze. Sorrise. Non avrebbe voluto mettere l’altro in imbarazzo, ma pensò che l’unico modo per uscirne fosse con una battuta.
-Cosa ti devo dire, sarà che io sono più affascinante, vero Akira? – la mise sul ridere alla fine circondandogli le spalle con un braccio.
Akira rise e lo lasciò fare.  
-Ovviamente – rispose stando al gioco.
 
KAEDE POV
Quel dohao era irrecuperabile. Se si tralasciava la scena con Akira e Mito, poveri loro due, aveva tenuto banco per tutta la sera. Ed ora stava ballando in quel modo osceno. Ok, nel pub dove erano andati c’era una pista dove ballare, ma quello che stava facendo lui era ai limiti dell’indecenza! E poi avrebbe potuto coprirsi un po’ di più, o vestirsi in modo più sobrio!
-Ede, se lo guardi ancora un po’ si consuma – si sentì dire da Akira a bassa voce.
Kaede sbuffò.
-Tu pensa al tuo Mito – rispose piccato.
Akira sospirò e Kaede si pentì di aver risposto in quel modo. In fondo l’amico non aveva nessuna colpa.
-Ci penso, non preoccuparti – disse infatti Akira a voce bassissima.
-Scusa, non volevo- si scusò Rukawa -È che…Guardalo! Non si rende nemmeno conto – disse.
Akira fissò Sakuragi, poi annuì.
-Ha una sensualità innata, ma ne è inconsapevole – confermò -E probabilmente i cinquanta rifiuti che ha ottenuto non lo hanno aiutato. Non crede affatto di poter essere seducente –
Kaede annuì. Akira aveva appena inquadrato il problema.
-Di questo passo quel tipo al bancone se lo porterà via – disse poi il giocatore del Ryonan – Io fossi in te andrei da lui –
In effetti Kaede aveva appena notato un tizio avvicinarsi con aria da predatore ad Hanamichi. Da quando lo chiamava per nome, si disse?
-Cosa dovrei fare? – disse però.  
Kaede per la prima volta nella sua vita pensò che, forse, oltre al basket esisteva altro. Forse, prima o poi, avrebbe dovuto imparare a fare quelle cose che un normale sedicenne faceva. Una fra tutte rimorchiare una ragazza. Oppure un ragazzo, si disse. Nel suo caso non faceva differenza. Era totalmente privo di esperienza.
Akira sorrise guardandolo, come fosse un animale raro.
-Ede, vuoi dirmi che davvero non sai cosa devi fare? – chiese.
Lui annuì. Era la verità.
L’altro sbuffò sorridendo.
-Sei irrecuperabile – disse -Per prima cosa va da lui e allontanalo da quel tizio prima che si infili nelle sue mutande. Poi non so, balla un po’ con lui… -
Kaede lo fissò con aria incredula. Gli aveva davvero detto di ballare? A lui?
-Ede, non fare quella faccia idiota. Vai! – disse Akira spingendolo con una mano.
Kaede si alzò, maledicendo il giorno in cui aveva deciso di dare retta al suo migliore amico, e si spostò in pista vicino al rosso.
Hanamichi non se ne era nemmeno accorto, preso com’era a ballare e a dimenarsi in pista. Lo guardò avvicinandosi. Era bellissimo, si disse ancora una volta. Poi si ricordò del perché era lì. Il tipo biondo del bancone si era avvinghiato ad Hanamichi e il rosso, dopo aver cercato inutilmente di scollarlo da sé, si era rassegnato a quella presenza appiccicosa. Kaede sospirò. Si sarebbe maledetto per il resto della sua vita, già lo sapeva. Poi si portò dietro di lui. Ci mise un po’ a raggiungerlo tra tutta la calca, ma quando si trovò esattamente alle sue spalle sorrise. Il primo passo lo aveva fatto. Ora doveva capire come muoversi.
Gli tornarono in mente le parole di Akira: “Allontanalo da quel tizio”. Sì, ma come? Sospirò. Avrebbe dovuto inventarsi qualcosa. Pensò che la cosa più semplice fu ballare e trascinarselo via. Fissò il rosso davanti a sé. Probabilmente non si era accorto di nulla. Decise che, forse, era meglio così. Avrebbe agito d’impulso, per una volta. Si spostò e lo circondò con le sue braccia continuando a ballare. Odiava ballare, ma andare là e rapirlo non era sembrata una grande idea. Lo sentì sobbalzare, ma non scostarsi. Il biondo lo fissò con odio.
-Ehi! Stavo ballando io con lui! – disse infatti.
Kaede lo fissò dritto negli occhi senza dire nulla. Non avrebbe sprecato fiato con uno così.
Hanamichi invece seguì il movimento impresso dalle braccia dell’altro e si voltò verso di lui. Aveva lo sguardo più confuso che gli avesse mai visto. In effetti non doveva essere una cosa semplice da metabolizzare il fatto che quello che tu definisci il tuo nemico numero uno ti potesse salvare dalle grinfie di uno sconosciuto.
Kaede lo fissò. avrebbe dovuto giocarsi il tutto per tutto, ma non sapeva da dove partire. Decise di seguire l’istinto e sorrise.
 
HANAMICHI POV
Ballare gli era sempre piaciuto, ma quel tipo gli si era appiccicato come una cozza. Sospirò. Avrebbe dovuto scollarselo prima della fine della serata. Continuò a ballare. Poi, all’improvviso, sentì due braccia circondarlo. Sobbalzò. Erano braccia forti, era sicuramente un uomo. Le guardò. La pelle era bianchissima. Conosceva solo una persona con la pelle così chiara, ma no, non poteva essere.
Il tizio biondo si lamentò rivendicando il diritto di precedenza, ma il ragazzo dietro di lui non disse nulla. Poi lo prese per la vita facendolo voltare verso di lui.
Non era possibile, si disse. Rukawa stava davvero ballando con lui. E lo aveva appena salvato da quel polipo ambulante. Cosa avrebbe dovuto fare? Ringraziarlo?
Hanamichi continuò a ballare, più per inerzia che altro. Tutto ciò che era intorno a loro era scomparso nel momento in cui aveva realizzato di chi erano quelle braccia. Avrebbe voluto parlare, ma non ne fu capace.
Il moro lo stava fissando. Si consolò pensando che nemmeno lui sapesse bene come comportarsi, era evidente. Poi lo vide sorridere e quelle labbra distese in un secondo riuscirono a capovolgere il suo mondo. Da quando il moro gli sorrideva? Ma soprattutto, come doveva reagire?
Rimase incantato a fissare Rukawa per un tempo che gli parve infinito. Si fissarono semplicemente negli occhi. Occhi azzurri dentro occhi nocciola. Infine, rispose al sorriso.
-Dohao – si sentì dire, ma quella parola, in quel contesto, aveva quasi un suono dolce -Quel tipo ti stava mangiando con gli occhi fin dal bancone –
Hanamichi sgranò gli occhi arrossendo. Lui non se ne era nemmeno accorto.
-Dici sul serio? – chiese.
Rukawa sogghignò.
-Nh – disse solo -Se balli in questo modo non mi stupisco –
Il rosso fissò Rukawa confuso. In che modo ballava?
L’altro rise scuotendo la testa.
-Non posso credere che tu non te ne accorga nemmeno – disse.
Hanamichi era sempre più confuso. Cosa voleva dire il volpino?
-Lascia perdere – disse poi Rukawa -Vieni con me –
Il rosso lo fissò, ancora sconcertato dall’accaduto, quando sentì le dita dell’altro intrecciarsi alle sue e trascinarlo lontano da quella massa urlante, in un angolo più tranquillo. Lo seguì sentendosi tirare verso un divanetto, dove il moro lo fece sedere proprio di fianco a lui.
 
MITO POV
-Il tuo amico ha intenzione di far fuori quel tizio biondo? - chiese Yohei a Sendoh.
Akira rise. Yohei era andato a sedersi di fianco a lui dopo aver chiacchierato con Mitsui e Myiagi, che però ora erano in pista insieme ad Hanamichi. Ed era proprio il rosso ad aver catturato l’attenzione dell’intera pista.
-Magari è la volta buona che si danno una mossa – disse il giocatore.
Yohei rise. Effettivamente Sendoh aveva ragione. Quei due si piacevano, era anche ora che si dessero una svegliata.
Continuarono a fissare i due per un po’. Videro Rukawa avvicinarsi ad Hanamichi e circondarlo con le braccia. Poi videro i due parlare e sorridersi. Sì, forse finalmente avevano fatto qualche passo avanti.
-Credi che se si metteranno insieme la finiranno di prendersi a pugni? – chiese poi Akira.
Yohei rise.
-Non penso. In fondo è il loro modo di comunicare –

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


SENDOH POV
Guardò ancora una volta Mito al suo fianco, sperando che lui non se ne accorgesse. Maledì il suo infortunio alla caviglia. Se fosse stato tutto intero avrebbe almeno avrebbe potuto invitarlo a ballare. Già, nemmeno sapeva se gli piacesse. In effetti sapeva pochissimo di lui, si disse, eppure se ne sentiva attratto come non gli era mai accaduto. Avrebbe voluto riuscire a passare più tempo con lui.
Fu riscosso improvvisamente dai suoi pensieri da Koshino e Uozumi che, senza che lui se ne accorgesse, gli si erano seduti accanto.
-Ehi, ti vedo pensieroso…Qualcosa non va? – chiese Koshino allungando le gambe.
Akira sorrise. In effetti una serie di cose, pensò, ma non era il momento di tediare gli amici con quello.
-No, tutto bene – sorrise -È che mi sento un paralitico a non potermi muovere…-
Uozumi rise. Ormai lo conosceva bene e, probabilmente, aveva immaginato come si sentisse.
-Dai, in fondo poteva andarti peggio – lo rincuorò – E poi con degli amici fantastici come noi puoi perfino permetterti di non sentirti solo! –
I tre risero e Akira pensò, sentendo gli amici scherzare, di essere davvero fortunato.
-Akira, a proposito, ma com’è che tu e l’amico di Sakuragi vi conoscete? – chiese all’improvviso Uozumi.
Sarebbe voluto sprofondare. E ora come lo spiegava al bestione? Ma poi quando Mito si era alzato? Quel ragazzo quando voleva era più delicato e silenzioso di una farfalla.
-In realtà non ci conosciamo da molto – disse infine -Ci siamo visti spesso in questo periodo perché passavo a prendere Kaede agli allenamenti e poi ci fermavamo al campetto. Così abbiamo iniziato a parlare. Vedere Kaede e la scimmia rossa allenarsi è uno spasso…-
Gli altri due risero pensando alla scena. Akira si disse che in fondo non aveva detto tutta la verità, ma non aveva nemmeno mentito.
-Conoscendoti pensavo ci avessi fatto un pensiero – disse allora Uozumi.
Akira quasi si strangolò con l’aranciata che stava ancora bevendo.
-Cosa? E perché? – sputò cercando di nascondere il rossore sulle guance.
-Beh, brutto non è – disse Uozumi – E sembra simpatico…E se ha la pazienza di sopportare Sakuragi… -
Akira sorrise. Forse il gigante aveva ragione, ma non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
-Per quanto ne so Mito è etero – disse allora Akira – E poi ci conosciamo appena. Potremmo avere gusti diversi praticamente su tutto –
Koshino lo fissò e Akira temette. Sapeva che quando l’amico aveva quello sguardo c’erano guai in vista.
-Beh, io fossi in te mi darei una mossa – disse -Che ti piace Mito a me sembra evidente, perciò non capisco perché non dovresti provarci –
Akira sospirò. Non voleva dargliela vinta.
-Non mi piace Mito! – disse alla fine -Non…Non è il mio tipo, ecco –
Forse così gli avrebbero creduto, ebbe il tempo di pensare prima di accorgersi che qualcosa non andasse.
Seguì lo sguardo di Koshino e si girò, trovando alle sue spalle proprio l’oggetto del suo discorso. Yohei lo stava guardando e, ne era sicuro, aveva sentito tutto. Sospirò. E ora? Cosa avrebbe dovuto dire?
-Ah, eccoti – salutò con la sua migliore faccia di bronzo – Mi chiedevo dove fossi finito…-
 
MITO POV
Si era alzato per andare a prendersi ancora qualcosa da bere. Magari sarebbe anche riuscito a controllare cosa stesse facendo quel folle del suo migliore amico, sperando che non si stesse azzuffando con Rukawa. Si portò al bancone e si fece fare un cocktail dal barista mentre cercava i capelli rossi di Hanamichi.
Quasi trasalì quando lo trovò seduto insieme a Rukawa su un divanetto. I due sembravano tranquilli, anche se, ovviamente, non poteva immaginare cosa si stessero dicendo. Pensò che forse aveva ragione Akira, era il caso che, finalmente, quei due si mettessero insieme.
Il suo sguardo passò dai due alla pista da ballo, dove vide uno scatenato Mitsui ballare insieme ad un altrettanto scatenato Myiagi e ad un imbarazzato Kogure. Probabilmente l’ultimo si stava chiedendo come fosse finito in quel posto.
Infine, si fermò su Sendoh, che al momento era seduto insieme a Uozumi e Koshino, i due compagni di squadra che, con lui, erano venuti quella sera. Lo vide ridere con loro e, per un momento, desiderò che quei sorrisi fossero solo per lui. Sospirò. Nemmeno sapeva se gli piacesse, si disse.
Prese il suo cocktail e decise di avvicinarsi ai tre.
Fu mentre si avvicinava che, sentendo il discorso dei tre, pensò di avere fatto lo sbaglio più grande della sua vita.
Sentì Koshino e Uozumi fare delle considerazioni sul fatto che lui e Sendoh si conoscessero, e lui spiegare la cosa. Poi il discorso passò su altri punti, che avrebbe volentieri fatto a meno di sentire. Sapeva che Akira era in imbarazzo, glielo leggeva in viso, ma immaginava che gli amici del giocatore fossero testardi quanto i suoi. Ed infatti quei due sembravano non mollare, finché Koshino non se ne uscì con una frase.
-Beh, io fossi in te mi darei una mossa – aveva detto all’amico -Che ti piace Mito a me sembra evidente, perciò non capisco perché non dovresti provarci –
Yohei fissò Sendoh, incerto se sperare in una confessione di Akira o nel fatto che dicesse agli amici di farsi gli affari suoi.  Quello che invece non aspettava fu la risposta di Akira.
-Non mi piace Mito! – disse il ragazzo -Non…Non è il mio tipo, ecco –
Yohei si fermò. Gli mancava l’aria. Akira aveva appena spezzato in un colpo ogni sua aspettativa. Fissò i divanetti dove i tre stavano seduti e vide Uozumi e Koshino accorgersi della sua presenza. Akira era di spalle, non poteva vederlo. Forse era meglio così.  Magari avrebbe avuto il tempo di scappare.
Ma no, non era così fortunato. In meno di un secondo si trovò gli occhi dell’altro addosso. Si fissarono un secondo, poi Akira sorrise.
-Ah, eccoti – disse -Mi chiedevo dove fossi finito…-
Yohei, per una volta, ringraziò la faccia di bronzo del giocatore. Certo, ora sapeva di non avere speranze, ma almeno forse sarebbero riusciti a rimanere amici.
-Ero andato a prendermi da bere – disse quando si fu ripreso dalla sorpresa.
Stettero un attimo in silenzio. Quel silenzio era un macigno.
-Dove sono finiti gli altri? – chiese poi Akira.
-Hana e Rukawa sono su un divanetto, non chiedermi a fare cosa. Mitsui, Ryota e Kogure sono a ballare, il gorilla boh, non l’ho più visto, come nemmeno gli altri – spiegò Mito.
Akira annuì sorridendo. Yohei, fissandolo, sorrise di rimando. Non riusciva ad essere arrabbiato con lui nemmeno volendo. Vide Uozumi dire qualcosa a Koshino.
-Andiamo a prendere qualcosa da bere – disse poi quest’ultimo.
Yohei avrebbe potuto giurare che la cosa fosse finalizzata a lasciarli da soli, ma non protestò. Rimase con il ragazzo del Ryonan. Stettero in silenzio, solo fissandosi.
-Akira, io credo sia meglio non vederci per un po’ – disse poi Yohei.
L’altro sgranò gli occhi. Poi sembrò realizzare quale fosse il problema.
-Hai sentito… - disse a voce più bassa, ma abbastanza alta perché sorpassasse la musica.
Yohei sorrise tristemente.
-Senti, non fa niente, non preoccuparti. Devo avere equivocato. Non è un problema, dammi solo un po’ di tempo –
Akira sembrò voler dire qualcosa, ma non parlò. Yohei sospirò. Aveva bisogno di allontanarsi, subito. Non poteva, non voleva farsi vedere più vulnerabile di quello che già era.
-Credo che me ne andrò a casa. Ci si vede – disse prima di allontanarsi.
Uscì dal locale quasi di corsa. Non voleva dare ad Akira il tempo di pensare a qualcosa da dire, di trovare una scusa, di fermarlo. Non voleva dargli il tempo di fargli male ancora. Avrebbe mandato un messaggio ad Hanamichi quando fosse stato a casa. Per il momento contava solo allontanarsi di lì il più possibile.

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


SAKURAGI POV
Si era lasciato trascinare su quel divanetto praticamente senza opporre resistenza. Non avrebbe potuto nemmeno volendo. Era ancora incredulo. Fissò negli occhi quello che, fino a poco tempo prima, considerava il suo peggior nemico.
-Perché l’hai fatto? – chiese quando, finalmente, riuscì a recuperare il dono della parola.
Rukawa sembrò valutare per bene la risposta, poi sospirò.
-A te non piaceva – disse.
Hanamichi sorrise. Era tipico della volpe girare attorno al problema. Si comportava nella vita esattamente come faceva nel basket: saltando gli avversari. Ma no, questa volta non gli avrebbe permesso di vincere.
-No, non mi piaceva – confermò -Ma avrei potuto liberarmene da solo –
L’altro sembrò pensarci, poi scosse le spalle.
-Come mai sei venuto stasera? – chiese poi ancora il rosso – Non mi sembri il tipo a cui piacciono le serate in discoteca o nei bar… -
Rukawa lo fissò.
-Non avevo di meglio da fare. E Akira mi ha chiesto di venire. – disse.
Hanamichi ne fu geloso. Akira, sempre lui. Se Sendoh gli chiedeva qualunque cosa a Rukawa sarebbe andata bene. È vero, probabilmente erano amici da molto, ma doveva sempre stargli così appiccicato?
-Dohao, non farti venire strane idee, io e Akira ci conosciamo da sempre, siamo amici d’infanzia, come te e Mito. E quando i nostri fratelli sono…Va beh, niente – si fermò.
Il rosso lo fissò. Rukawa non gli aveva mai parlato così a lungo, ma, soprattutto, Rukawa ora aveva un’espressione strana. E non aveva concluso la frase.
-Tutto bene Volpe? – chiese.
L’altro annuì, ma Hanamichi non fu molto convinto dalla sua espressione. Cosa nascondeva il suo bel morettino? E da quando si riferiva a lui con quell’appellativo? Poi pensò un attimo a quello che aveva detto Rukawa “Da quando i nostri fratelli sono”.
-Hai un fratello, volpe? – chiese impulsivamente.
L’altro sospirò.
-Lo avevo – disse -È morto anni fa, in un incidente d’auto. Era insieme al fratello di Akira. –
Hanamichi rimase impietrito. Non si sarebbe mai aspettato che la volpe nascondesse un lutto di quel tipo nel suo passato. In fondo non erano poi così diversi, si disse. E ora si spiegava la strana amicizia tra la Volpe e il Porcospino. In fondo anche Sendoh probabilmente usava il suo sorriso per nascondere i suoi veri sentimenti al mondo, esattamente come faceva lui, e come Rukawa invece faceva con la sua freddezza.
Allungò una mano e, lentamente, la portò a coprire quella dell’altro che, per tutto quel tempo, era rimasta intrecciata alla sua.
Avrebbe voluto baciare il moro, ma non sapeva se ne avrebbe avuto il coraggio. Si fissarono per un po’, poi, inaspettatamente, fu l’altro a fare la prima mossa. E fu così che si trovò semisdraiato sul divanetto, il corpo del moro sopra il suo e le labbra di Kaede, ora poteva anche chiamarlo per nome, si disse, incollate alle sue.
 
RUKAWA POV
Ok, lo aveva portato con sé su quel divanetto, ma ora cosa avrebbe dovuto fare? Si fissarono negli occhi per un tempo che a Kaede parve lunghissimo.
-Perché l’hai fatto? – chiese all’improvviso il rosso.
Cosa avrebbe dovuto fare altrimenti? Si chiese Kaede. Quel tipo stava per mangiarselo! Ma certo, non poteva dire così al Dohao. Avrebbe fatto come nel basket, avrebbe evitato di rispondere.
-A te non piaceva – disse quindi.
Il rosso sorrise e il cuore di Kaede perse un battito. Era rarissimo che Hanamichi gli sorridesse e, dentro di sé, Rukawa sperò che capitasse molte più volte. Era bellissimo.
-No, non mi piaceva – confermò poi -Ma avrei potuto liberarmene da solo –
Kaede dentro di sé sorrise. Sapeva che il Dohao non gli avrebbe dato ragione nemmeno tra mille anni. Quindi scosse le spalle.
-Come mai sei venuto stasera? – chiese poi ancora il rosso – Non mi sembri il tipo a cui piacciono le serate in discoteca o nei bar… -
Rukawa lo fissò. Quella era una domanda insidiosa. Mica poteva rivelargli di essere lì soltanto per lui…
-Non avevo di meglio da fare. E Akira mi ha chiesto di venire. – si limitò quindi a dire.
Il rosso sembrò infastidito. Kaede sapeva che Sendoh non sembrava stare molto simpatico al Dohao, anche se, probabilmente, era solo un’impressione. Nessuno poteva veramente stare antipatico ad Hanamichi. Eppure, voleva essere sicuro che il rosso non pensasse male.
-Dohao, non farti venire strane idee, io e Akira ci conosciamo da sempre, siamo amici d’infanzia, come te e Mito. E quando i nostri fratelli sono…Va beh, niente – si fermò.
Non voleva rivelare ad Hanamichi cosa fosse successo anni prima. Non voleva rivangare nel passato. E non voleva farlo soprattutto perché sapeva che anche il passato di Hanamichi non era roseo. Ma, come al solito, il rosso risultò più sveglio di quanto avrebbe dovuto.
-Hai un fratello, volpe? – chiese infatti.
Kaede sospirò. Sperava che l’altro non si fosse accorto della sua gaffe.
-Lo avevo – spiegò -È morto anni fa, in un incidente d’auto. Era insieme al fratello di Akira. –
Il rosso lo guardò spalancando gli occhi. E ora cosa sarebbe accaduto? Si chiese.
Aspettò che Hanamichi facesse la prima mossa, ma quello si limitò a prendergli la mano tra le sue. Era sempre stato un tipo impacciato dal punto di vista sentimentale, tanto che Kaede non era stupito dai suoi cinquanta rifiuti, ma non pensava che sarebbe stato così difficile avere a che fare con lui.
Decise infine, per il bene di entrambi, di prendere il controllo della situazione. Si avvicinò ad Hanamichi e, schiacciandolo contro il divanetto dove stava seduto, fece combaciare le labbra con le sue.
Lo baciò lentamente e a lungo, chiese accesso alle sue labbra e, quando gli fu concesso, intrecciò la lingua con quella del rosso. Sapeva di buono, si disse, di casa. Di sicuro non avrebbe più potuto farne a meno, gli fece notare una vocina all’interno della sua testa, che Kaede mise subito a tacere godendosi il momento.
Continuò a baciarlo finché non dovettero staccarsi per mancanza d’aria. Ed anche quando si divisero rimasero vicini. Mentre ancora stavano abbracciati Kaede infilò la sua mano sotto la maglia del rosso che lo fissò imbarazzato. Era incredibile quanto quel ragazzo grande e grosso fosse in realtà timido.
-Dohao, non ti farò nulla che non vuoi – gli sorrise.
L’altro sbuffò imbarazzato.
-Sei una volpe hentai – disse poi.
Kaede sorrise, poi se lo portò più vicino ancora.
-No, sono una volpe innamorata del suo Dohao – disse.
Hanamichi arrossì, poi nascose il viso nel collo di Kaede, che lo strinse di più a sé.  
 
SENDOH POV
Dove cavolo si era cacciato Kaede? Lo aveva visto andare dal rosso, ma poi erano entrambi scomparsi. Sperò per loro che tutto andasse bene, ma allo stesso tempo si intristì. In fondo se Kaede e Sakuragi avevano il diritto di essere felici insieme, perché non poteva essere la stessa cosa per lui e Mito?
Ah, già, si disse. La colpa era tutta sua. Si era comportato come l’idiota che era e lo aveva allontanato. Sbuffò.
Al suo fianco Koshino lo fissò.
-Non prendertela Akira, non potevi sapere che fosse lì – gli disse.
-Sono un cretino – rispose lui.
L’altro sorrise.
-No, solo uno che nega l’evidenza – rispose poi.
Akira sospirò. Probabilmente Kosh aveva ragione.
Vide arrivare Kaede. Lo fissò meglio. Sì, era proprio mano nella mano con Sakuragi, si disse. Finalmente quei due ce l’avevano fatta.
I due giocatori dello Shohoku si sedettero al suo fianco.
-Ehi Porcospino, tutti bene? – chiese Sakuragi.
Akira annuì con il suo solito sorriso.
-Sai per caso dov’è Yohei? – chiese poi l’altro.
L’espressione del moro vacillò. Cosa avrebbe dovuto dirgli?
-Credo sia andato a casa – disse poi.
Hanamichi lo fissò e, Akira avrebbe potuto giurarlo, anche Kaede era più attento ora.
-Porcospino, che cosa è successo con Yo? – chiese il rosso.
Akira sospirò. Forse era il caso di fidarsi di qualcuno e, finalmente, spiegare bene come stavano le cose. Si sedette meglio, per quanto potesse fare con la gamba a riposo su una sedia.
-Ho combinato un casino – ammise sospirando.

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


SAKURAGI POV
Sendoh aveva appena ammesso di aver combinato un casino e, Hanamichi poteva scommetterlo, Yohei centrava con quel casino. Conosceva l’amico da quando erano bambini e sapeva quanto non fosse un tipo semplice con cui avere a che fare, perciò poteva immaginare che Sendoh, pur mosso dalle migliori intenzioni, avesse fatto qualcosa che aveva, inconsapevolmente o meno, infastidito Yohei.
-Dai porcospino, spiegami cosa è successo – disse quindi sedendosi al fianco del giocatore del Ryonan, che lo fissò come a chiedergli di non infierire ancora di più.
Accanto a lui, Kaede si accomodò su un bracciolo del divanetto, passandogli la mano attorno alla vita in un gesto apparentemente casuale, ma che, Hanamichi ne fu sicuro, doveva mostrare all’intero gruppo di amici che qualcosa era cambiato.
Hanamichi vide Sendoh fissare prima lui, poi il moro, i suoi amici, poi ancora lui.
-Pensi di parlare prima della fine della serata? – chiese all’improvviso Rukawa.
Il ragazzo coi capelli a punta sospirò. Doveva aver capito di non avere scelta.
-Ok, ora vi spiego – disse – Ero qui sui divanetti, con Kosh e Uozumi, chiacchieravamo. Loro volevano farmi ammettere che… - si fermò, forse in imbarazzo – Oh, al diavolo – disse poi riprendendosi – Volevano farmi ammettere che sono interessato a Yohei. E sì, non guardarmi così Sakuragi, il tuo amico mi piace e anche tanto, ma non lo avrei ammesso nemmeno sotto tortura. E poi è arrivato lui. E tutto è precipitato – concluse.
Hanamichi guardò Sendoh. Il ragazzo sembrava davvero dispiaciuto. Gli fece tenerezza, quel ragazzone grande e grosso sempre sorridente che, per una volta, sembrava sperduto cercando di sbrogliare quella matassa di cui non riusciva a trovare il bandolo. Sorrise.
-Con Yo non avrai vita facile – ammise – È un tipo ostinato. Ma se riuscirai a riconquistare la sua fiducia forse avrai qualche possibilità – disse poi.
Sendoh sorrise un po’ tristemente.
-Farei qualunque cosa per riuscire a parlare di nuovo con lui. Se solo non fossi inchiodato qui con queste maledette stampelle! –
Hanamichi sbuffò.
-Quello è il male minore – disse – Non credo che per Uozumi sia un problema portarti da Yo anche adesso, giusto Gori? –
Il suddetto Gorilla guardò in cagnesco Hanamichi, ma poi sorrise verso il compagno di squadra.
-Questa testa rossa ha ragione, ma temo che il vero problema non sia quello, giusto? – chiese poi.
Hanamichi intervenne.
-Conoscendo Yo non sarà andato a casa – spiegò – Probabilmente a quest’ora sarà in qualche posto isolato, propendo per la spiaggia, a pensare. Ho sempre detto che Yo pensa troppo, ma non credo di poter essere io quello che gli farà cambiare idea. A mio parere ti conviene aspettare domattina, quando sarà tornato a casa, e farti accompagnare da lui. –
-Voglio vederlo adesso – disse però Sendoh – Ho bisogno di parlargli. Devo dirgli che non – si bloccò – Ho bisogno di parlargli – concluse in un sussurro.
Hanamichi guardò il giocatore del Ryonan, poi fissò i suoi compagni di squadra.
-Se è così importante possiamo andare e vedere se lo troviamo. Uozumi, saresti disposto a darci un passaggio in macchina? –
Il gigantesco centro del Ryonan guardò il compagno di squadra e sorrise.
-Credo che se Mito è riuscito a farsi inseguire a tarda notte da uno come Sendoh merita almeno la nostra considerazione no? – disse poi – Andiamo –
 
MITO POV
Yohei non era andato subito a casa. Si era fermato in riva al mare e, lì, si era seduto a contemplare quella distesa che all’ombra della notte sembrava infinita.
Aveva pensato molto. A Sendoh, al fatto che aveva detto chiaramente di non essere interessato a lui. Lui che ci aveva sperato, almeno un pochino. Lui che non si era mai interessato a nessuno, ragazzo o ragazza, e che ora si trovava deluso dalle dichiarazioni di Akira, quel giovane che conosceva appena e che era entrato nei suoi pensieri. Sì, aveva pensato anche a sé stesso. Sapeva che lasciarsi andare con qualcuno avrebbe potuto significare soffrire, ma non era sicuro di poterne fare a meno ormai. Quel ragazzo gli era entrato sottopelle come dl veleno e, ora, ne era assuefatto.
Ma era inutile, concluse, gli aveva detto chiaramente di non essere interessato, perciò doveva toglierselo dalla testa.
Sopirò ancora una volta. Avrebbe voluto l’auto di Hanamichi in quel momento. Ma già, Hana nemmeno sapeva che fosse lì. E in fondo, ora che lui e Rukawa sembravano aver chiarito le loro vicende, era giusto che passassero del tempo assieme. Dopotutto l’avevano capito anche i muri che quei due erano perfetti l’uno per l’altro.
Sobbalzò sentendo un rumore alle sue spalle. Si girò. Vide una sagoma nera. Anche senza le stampalle avrebbe riconosciuto tra mille quei capelli a punta.
-Cosa ci fai qui? – chiese solo.
L’altro, nonostante la difficoltà a camminare nella sabbia con le stampelle, cercò di raggiungerlo. Fece qualche passo. Doveva essere molto difficile.
-Aspetta – lo fermò -Vengo io – disse poi tornando verso la fine della spiaggia.
Gli si avvicinò. Cosa avrebbe dovuto dirgli? Di cosa avrebbero potuto parlare?
Quando fu abbastanza vicino lo guardò meglio. Sembrava triste.
-Vieni, sediamoci su quel muretto – disse Yohei indicando all’altro il posto citato.
Aiutò il giocatore ad arrivare. Si sedettero. Stettero un attimo in silenzio.
-Sono un cretino – esordì Sendoh.
 
SENDOH POV
-Sono un cretino – gli disse.
In fondo cos’altro avrebbe potuto dire? Aveva negato tutto fino allo sfinimento solo per rendersi conto di essere un idiota innamorato.
Mito sorrise.
-A cosa devo questa tua ammissione? – disse.
Akira sospirò. Non avrebbe potuto aspettare ancora.
-Tu mi piaci molto, Yohei – disse con sincerità.
L’altro lo fissò. Sembrò sorpreso dalle parole.
-Se stai mentendo non è divertente – disse.
-Non lo sto facendo – rispose Akira. Non lo avrebbe mai fatto, non a lui.
Yohei lo fissò. Akira avrebbe potuto giurare di sentire le rotelle del suo cervello girare a velocità folle.
-Senti Akira, forse è vero. Forse ti piaccio davvero, ma non credo di essere la persona adatta a te. Insomma, tu sei un ragazzo affidabile, un campione di basket, hai davanti una promettente carriera. Io no. non credo che potremmo mai stare bene insieme – disse poi.
Il giocatore sospirò sorridendo.
-Credevo di dover essere io a decidere cosa fa per me – disse.
Yohei ebbe la decenza di arrossire, ma non sembrò cambiare idea.
-Senti, facciamo così. Io ora ti accompagno a casa. Poi dimentichiamo tutto questo. Va bene? – propose infatti.
Akira avrebbe voluto dire che no, non andava bene, che non voleva lasciarlo andare, ma sapeva che per il momento non aveva scelta. Annuì.
-Posso solo fare una cosa prima? – chiese.
Sapeva che, probabilmente, Mito non si aspettava una mossa del genere da lui, così decise di giocare di sorpresa. Quando l’altro annuì, visibilmente incerto su cosa aspettarsi, posò delicatamente le labbra sulle sue.
Fu solo un delicato sfiorarsi, ma Akira era sicuro di aver sentito l’altro fremere a quel breve tocco.
Quando si staccarono lo fissò negli occhi, poi si alzò e, afferrando le stampelle, sorrise.
-Ok, ora possiamo andare – disse poi avviandosi lentamente sul marciapiede.

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


 
MITO POV
Lo aveva baciato. Erano passati due giorni e Yohei ancora non riusciva a crederci. Sendoh lo aveva baciato. L’idolo di tutte le ragazzine del liceo Ryonan aveva baciato lui, un ragazzo e, peraltro, nemmeno troppo carino, si disse. Ok, non sapeva nemmeno se potesse considerare quello sfiorarsi un vero bacio, ma dopotutto non era nemmeno mai andato vicino ad una cosa del genere con nessuno, quindi poteva considerarlo il suo primo bacio. Sendoh si era preso il suo primo bacio.
-Yo, la smetti di farti tutte queste seghe mentali e mi dici cosa succede? – Hanamichi interruppe il flusso dei suoi pensieri.
Erano seduti nel parco dietro la scuola da quasi un’ora e ancora non aveva detto nulla. Considerato che Hanamichi aveva sacrificato le poche ore libere che avrebbe potuto passare con il suo neofidanzato per ascoltare lui, forse qualcosa glielo doveva.
-Sendoh mi ha baciato – sputò.
L’altro sorrise e Yohei si chiese infastidito cosa ci fosse da ridere.
-È davvero un problema così grande? – chiese poi Hanamichi.
Sospirò. Forse Hana aveva ragione quando diceva che pensava troppo. Forse avrebbe dovuto fare come lui e agire d’impulso per una volta.
-Era il mio primo bacio – disse.
L’altro lo fissò.
-Beh, almeno puoi dire di averlo dato a qualcuno per cui ne valesse la pena – rispose poi.
Yohei sospirò di nuovo. Era inutile, Hana non avrebbe capito. Nessuno avrebbe capito, come al solito.
-Yo, risparmiami le tue scene autocommiserative – lo distrasse il rosso – Hai passato diciassette anni della tua vita a cercare qualcuno che facesse per te ed ora che lo hai trovato, e lo sai anche tu, ora che hai qualcuno che farebbe qualunque cosa per vederti felice, cerchi scuse idiote per rifiutarlo! –
Yohei fissò Hanamichi. Da quando il suo amico era diventato così adulto? Sorrise, la volpe doveva avere effetti prodigiosi su di lui, si disse.
-Non mi autocommisero – disse però – E poi chi ti dice che Sendoh è il ragazzo per me? – chiese.
Il rosso scosse la testa.
-Senti Yo, se hai deciso per principio che è così io non riuscirò mai a farti cambiare idea, altrimenti il mio consiglio è: va’ da lui e parlaci, bacialo, fai qualunque cosa, ma fai qualcosa! – Hanamichi quasi urlava -E ora se permetti vado da Kaede, qui non ho più nulla da dirti, sta a te la scelta. –
 
SENDOH POV
Chi poteva essere a quell’ora di sera? Si disse Akira andando lentamente verso la porta di casa a cui qualcuno aveva suonato. Guardò dallo spioncino e si stupì quando vide il volto di Mito. Aprì.
-Entra – gli sorrise.
L’altro entrò. Non sembrava particolarmente contento e, Akira notò, aveva le occhiaie.
-Cosa ti porta a farmi visita a quest’ora? – chiese il ragazzo dai capelli a punta.
Non era uno a cui piaceva girare attorno ai problemi, ma con Yohei si trovava in difficoltà. Non aveva idea di come approcciare i problemi con lui, perché aveva sempre l’impressione di trovarsi davanti ad un animale selvatico che, per una piccola mossa sbagliata, avrebbe potuto fuggire da un momento all’altro.
-Io credo che…No, nulla, ho sbagliato a venire. Perdonami – disse l’altro.
Ecco, appunto. Doveva impedirgli di fuggire.
-Yohei non potrai scappare sempre – lo fermò.
L’altro lo fissò. sembrava furioso.
-Non sto scappando! – precisò.
-Ah no? E come lo definiresti allora? – lo incalzò Akira – Sei venuto qui, ti sei presentato alla mia porta e quando ti ho chiesto perché tu sia venuto sei tornato sui tuoi passi! Dimmi se questo non è fuggire! –
Yohei scosse la testa.
-Lasciamo perdere – disse solo facendo per andarsene.
Akira, però, fu più svelto di lui e gli afferrò un polso.
Forse non avrebbe dovuto farlo, pensò in seguito, ma al momento gli sembrava l’unica cosa giusta da fare. In quel modo, però, non lo vide nemmeno arrivare. Il pugno che lo colpì in mezzo allo stomaco gli tolse il fiato.
Lasciò andare le stampelle e si piegò su sé stesso cercando di respirare.
 
MITO POV
L’aveva colpito. Non se lo sarebbe mai perdonato, ma era stato più forte di lui. I suoi riflessi, allenati da centinaia di risse, avevano agito prima che lui potesse anche solo pensare. Ed ora si malediva per quegli stessi riflessi che innumerevoli volte lo avevano salvato.
Sendoh stava ancora davanti a lui, piegato in due dal dolore.
-Io, Akira, mi dispiace -balbettò.
Fece per aiutarlo. Lo afferrò per un braccio, sposto le stampelle e lo accompagnò a sedersi sul divano del salotto. Quando Sendoh fu seduto, lo fissò.
Si guardarono per un istante, poi Akira sorrise.
-Almeno sai di avere dei buoni riflessi –
Yohei si maledì ancora una volta. Come era possibile che quel ragazzo sfoggiasse quel sorriso proprio a lui dopo che lo aveva quasi spedito in ospedale?
-Mi spiace, non volevo farti del male – disse.
Akira lo fissò.
-Non si sarebbe detto – disse ironico – Da come mi hai colpito pensavo piuttosto che volessi togliermi di mezzo-
Yohei sospirò. Era inutile, doveva fare i conti con quello che provava.
-È stato un riflesso. Non ti avrei mai voluto fare del male, perdonami – disse ancora.
-Lo so – sorrise Akira, poi scosse le spalle – Non l’ho nemmeno visto arrivare! –
L’altro rise debolmente. In fondo Sendoh non doveva essere uno abituato a finire in mezzo alle risse.
-Ora pensi di dirmi perché sei qui? – chiese Akira a quel punto.
Yohei annuì. Ormai non aveva scelta.
-Perché mi hai baciato? – chiese poi.
Domanda stupida, pensò, Sendoh gli aveva detto chiaramente di essere attratto da lui.
-Hai veramente bisogno che io te lo spieghi? – disse infatti Akira.
Yohei sospirò.
-Cosa ci trovi in uno come me? – chiese quindi al giocatore.
Akira sorrise.
-Yohei, mi piace tutto di te. Il tuo aspetto fisico, il tuo carattere un po’ spigoloso, ma molto dolce, la tua testardaggine…Ho bisogno di altro? –
Yohei lo fissava. Cosa avrebbe dovuto rispondere?
-Akira, tu sei un ottimo giocatore, un bel ragazzo, hai tutta la scuola ai tuoi piedi, sei simpatico, io cosa… - Sendoh lo fermò mettendogli un dito sulle labbra.
-Yo, per piacere, basta – disse – A me piaci tu, in tutto e per tutto. Mi sono innamorato di te. –
Yohei inspirò profondamente. Akira era innamorato. E lui? Cos’era quello che sentiva per l’altro ragazzo?
-Akira io – si fermò cercando le parole – Io non so se posso darti quello che vuoi, però… -
L’altro lo fissò.
-Dammi una possibilità – gli disse.
Yohei lo fissò. Akira lo stava supplicando. Fissò quel ragazzo grande e grosso che, nonostante tutto quello che lui gli avesse fatto, lo stava supplicando di dargli una possibilità. E pensò che sì, forse ne valeva la pena. Forse Akira si era davvero guadagnato quella possibilità. Ed annuì senza dire nulla. Perché non ce ne era bisogno. Perché sapeva che lui avrebbe compreso.
E, quando Akira avvicinò le labbra alle sue per la seconda volta, fu lui a chiudere quello spazio tra di loro. E assaporò quella bocca come fosse il dolce migliore del mondo.
Si baciarono a lungo, lentamente, seduti su quel divano, divorandosi le labbra l’un l’altro.
E si separarono solo dopo diversi minuti, rimanendo comunque stretti in quell’abbraccio che nemmeno si erano resi conto di aver stretto.

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


SENDOH POV
Quando Akira si svegliò sospirò. Non si aspettava che Yohei rimanesse da lui, ma ci aveva sperato fino all’ultimo. Invece, come aveva previsto, quando le loro mani si erano spinte troppo in là, Yohei aveva addotto scuse improbabili per tornare a casa. E lui glielo aveva lasciato fare. Sì, perché sapeva che se avesse tentato di essere più convincente forse Yohei sarebbe rimasto, ma era anche cosciente che se fosse rimasto avrebbe rischiato di rovinare tutto. Perché con Yohei era così, doveva andarci con i piedi di piombo, e comunque non sarebbe mai stato abbastanza.
Sorrise. Almeno ora sapeva che aveva delle possibilità. Era più di quanto avesse creduto possibile.
Afferrò il cellulare e scrisse un messaggio. Non voleva essere assillante, ma aveva bisogno che Yohei sapesse che non sarebbe mai tornato sui suoi passi.
“Buongiorno! Sono stato bene con te. Ti va di vederci nel pomeriggio? Fammi sapere. Un bacio. Aki.”
Diretto, come piaceva a lui e come sapeva che Yohei avrebbe voluto. Lo inviò. Poi si alzò, si lavò e vestì. Infine, fece colazione.
Akira sorrise.
-Da quando ridi da solo? – chiese la voce di sua madre facendolo sobbalzare.
-Mamma! – esclamò lui – Che fai, mi spii? –
La donna rise, poi si sedette davanti a lui.
-Allora? Chi è questo fantomatico ragazzo che ti ha conciato in questa maniera? –
Akira quasi si strozzò con il the. Certo, sua madre sapeva che a lui interessavano più i maschi che le ragazze, ma da lì a confidarle qualunque cosa ce ne passava… Ma conosceva abbastanza bene sua madre da sapere che se si era messa in testa di scoprire qualcosa non avrebbe desistito.
-Da quando ti interessa la mia vita sentimentale? – chiese quindi.
La donna rise.
-Da quando quel tipo ti rimbecillisce tanto che ieri ho trovato la porta di casa aperta, suppongo –
Akira si maledisse. Era vero. Non ci aveva nemmeno pensato. Quando Yohei era andato via lui lo aveva accompagnato solo fino al salotto. Poi era uscito e non aveva pensato di chiudere a chiave.
-Ok, me ne sono dimenticato – sorrise.
-Quindi? – chiese ancora la donna.
Il giocatore del Ryonan sbuffò. La donna l’avrebbe avuta vinta, come sempre.
-È un ragazzo che va a scuola allo Shohoku – disse – Si chiama Yohei –
Avrebbe detto solo il minimo indispensabile, non voleva scoprirsi troppo, si disse. Evidentemente sua madre non la pensava così.
-Ha la tua età? – chiese.
Ok, ormai aveva capito che gli sarebbe toccato un interrogatorio.
-Un anno in meno – rispose – Ma è molto maturo per la sua età – aggiunse poi quasi a voler scusare la cosa.
La donna annuì sorridendo.
-Mi raccomando, non fargli del male. E non permettergli di farne a te – disse solo.
Akira arrossì. Tutte quelle premure lo imbarazzavano.
-Mamma! Non sono più un bambino! –
-Sarai sempre il mio bambino – sorrise lei.
Akira scosse la testa. Sua mamma era incredibile. Mentre si preparava per la scuola si chiese come fosse la famiglia di Yohei. Il ragazzo non ne parlava mai.
-Io vado – disse dopo poco prendendo le sue cose.
-Buona giornata – salutò.
-Buona giornata – rispose sua madre.
 
MITO POV
Yohei si alzò, fece colazione di corsa e prese le sue cose. Poi controllò che sua madre fosse rientrata dal turno di notte, le scrisse un biglietto, aveva lasciato il pranzo in frigorifero, e uscì.
Quando arrivò a scuola cercò Hanamichi e i ragazzi. Con la chioma e l’altezza del rosso non fece fatica ad individuarli. Si avvicinò.
-Ehi Yo, tutto bene? Chiese Hanamichi vedendolo –
Lui annuì. Si vedeva così tanto che c’era qualcosa di strano?
-Come è andata col porcospino? - chiese allora il rosso.
Mito sospirò. Da dove avrebbe dovuto partire?
-Sono stato da lui – disse.
-E? – lo incoraggiò l’altro.
-All’inizio non è andata bene, gli ho anche dato un pugno… - iniziò Yohei.
-Come un pugno???Yo, sei impazzito? – intervenne Hanamichi allarmato.
-Calmati Hana! Non l’ho fatto apposta! – lo bloccò lui – Sta bene. Non volevo, ma lui mi ha provocato e…Lascia perdere, mi sono sentito un verme – concluse.
Hanamichi sorrise, poi lo invitò con un gesto a continuare.
-Comunque, poi abbiamo chiarito. E mi ha baciato, di nuovo. O forse sono stato io. Non lo so, mi sembra di essere più confuso di prima –
Il rosso scosse la testa.
-Beh, secondo me se ti piace dovreste provare a far funzionare questa cosa. In ogni caso, hai ore per pensarci, fra due minuti iniziano le lezioni, andiamo – disse.
Yohei fissò l’amico. Pensò che forse aveva ragione. Poteva provarci –
Sospirò. Quelle ore di lezione sarebbero state lunghissime. Rilesse il messaggio che gli aveva mandato quella mattina Akira. Poi scrisse la risposta: “OK. Passo di lì dopo le lezioni. Yo”
 
SENDOH POV
Quando aveva letto la risposta di Yohei, Akira aveva esultato interiormente. In fondo forse le cose non stavano andando così male. Decise che avrebbe aspettato il ragazzo fuori dal cancello. Non voleva che si spargessero strane voci. Si spostò velocemente, per quanto le sue stampelle glielo concedessero, verso la strada che passava davanti al liceo Ryonan. Il marciapiede correva parallelo alla scuola. Avrebbe aspettato lì. O almeno così credeva finché non lo vide arrivare. Una motocicletta veniva impazzita verso di lui. Normalmente avrebbe corso, ma, impossibilitato nei movimenti com’era, non riuscì a spostarsi in tempo. L’impatto lo travolse prima ancora di potersene rendere conto.

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


MITO POV
Yohei camminava a passo spedito. Non voleva arrivare tardi all’appuntamento, odiava passare per il solito ritardatario. Aveva appena imboccato la via dove si trovava il Ryonan, quando si accorse che qualcosa non andava. Un’ambulanza stava ferma in mezzo alla strada e qualcuno era steso a terra. Si avvicinò con un pessimo presentimento. Quando vide i capelli a punta del ragazzo steso a terra ci impiegò solo qualche secondo a capire chi fosse.
-Akira! – alzò la voce avvicinandosi.
Un uomo con la divisa della Croce Rossa, lo allontanò.
-Mi spiace, non può avvicinarsi. Conosce il ragazzo? – chiese.
Yohei si strofinò gli occhi con una mano.
-Sì – confermò – Si chiama Akira Sendoh, frequenta il Ryonan. Abita in questo quartiere –
L’uomo annuì.
-Capisco. Lei mi sa dire se possiamo avvisare qualcuno? – chiese poi.
Yohei sospirò. Faceva fatica a riordinare le idee in quel momento.
-Sì, certo – disse poi – Akira è nel club di basket. Se entrate a scuola e chiedete loro hanno di sicuro il numero di casa –
L’uomo annuì. Poi fissò Yohei.
-Senti, fammi un piacere. Entra al liceo e di’ cosa è successo e di avvisare, va bene? –
Yohei annuì ed obbedì.
Pochi secondi dopo era all’entrata del liceo a parlare con il custode, che immediatamente avvisò il Preside, il quale chiamò casa e poco dopo fece arrivare Uozumi e Koshino, in quel momento impegnati in palestra negli allenamenti.
Quando i due videro Yohei lo fissarono confusi.
-Mito, cosa ci fai qui? – chiese il più grande dei due.
Yohei sospirò. Sapeva che spiegare cosa stesse succedendo non sarebbe stato facile.
-Dovevo vedermi con Akira – disse -Ma quando sono arrivato un pazzo era appena salito in moto sul marciapiede travolgendolo –
Uozumi fissò Yohei, ma fu abbastanza accorto da non fare domande.
-Dov’è ora? – chiese.
-L’ambulanza è ancora fuori, venite – disse in quel momento il Preside facendo cenno ai tre di seguirlo.
Quando uscirono il ragazzo era ancora steso a terra sulla barella. Aveva diverse ecchimosi sul viso ed un braccio completamente viola, probabilmente era rotto. In più la gamba, che già era infortunata, non sembrava passarsela bene. Ma era cosciente, notò Yohei.
-Akira – chiamò.
Il ragazzo lo fissò.
-Yo – sussurrò con un filo di voce.
Mentre tre uomini caricavano la barella sull’ambulanza uno si avvicinò per parlare con il Preside.
-Il ragazzo ha avuto una bella botta. Crediamo che il braccio sia rotto e probabilmente lo è anche la gamba a questo punto. Ed ha subito un trauma cranico piuttosto forte. Lo porteremo in ospedale. Avete avvisato la famiglia? – chiese l’uomo.
Il Preside annuì.
-L’abbiamo fatto – confermò.
Poi guardò i ragazzi.
-Possiamo seguirvi in ospedale? – chiese infine.
L’uomo annuì.
-Non posso garantirvi che vi lasceranno entrare tutti al pronto soccorso, ma se volete seguirci non ci sono problemi –
L’altro annuì.
-Bene. Uozumi, Koshino, da questo momento i vostri allenamenti sono finiti. Verrete con me e con questo ragazzo che si chiama… - si rivolse a Yohei.
Il moro sobbalzò. Non aveva nemmeno pensato di presentarsi.
-Mito. Sono Yohei Mito – disse.
-Benissimo. Verrai con noi. Andiamo – concluse l’uomo.
 
SAKURAGI POV
Hanamichi era in ospedale per un controllo alla schiena. Kaede gli aveva chiesto se dovesse andare insieme a lui, ma ormai la sua schiena stava bene, perciò aveva decretato che non ce ne fosse bisogno. Quando sentì arrivare l’ennesima ambulanza ripensò ancora una volta al suo incidente. Poi però vide il personale sanitario portare la barella in corsia e, poco dopo, quattro persone entrare. Ci mise poco più di un secondo a riconoscere il proprio migliore amico.
-Yo, che cavolo succede? Cosa ci fai qui? – chiese.
Guardò la barella indicata da Yohei, dove un Sendoh che non sembrava per niente in forma giaceva immobile.
-Porcospino! Che cavolo è successo? – chiese.
Yohei lo fissò. sembrava convolto anche lui, pensò Hanamichi.
-Dopo di spiego – disse solo – Vieni con noi –
Hanamichi seguì l’amico, i due giocatori del Ryonan e quell’uomo che, aveva scoperto da poco, era il Preside del liceo frequentato dai ragazzi, i quali seguirono la barella fino al piano di sopra, dove, però non poterono proseguire. Avrebbero dovuto aspettare fuori, dissero loro i paramedici ed il dottore.
Hanamichi fissò Yohei.
-Cosa gli è successo? – chiese.
 
MITO POV
Alla domanda del rosso Yohei sospirò. L’ultima cosa che voleva era rivivere quello che era appena successo.  Fortunatamente Koshino risultò molto più empatico di quanto sembrasse.
-Un pazzo lo ha investito mentre aspettava sul marciapiede. Non si è nemmeno fermato – disse.
Il rosso annuì. Poi sembrò accorgersi dell’uomo che li aveva accompagnati.
-Mi scusi, non mi sono presentato, sono Hanamichi Sakuragi, sono uno studente dello Shohoku – disse.
L’uomo sorrise.
-Ho immaginato. Giochi anche tu a basket, vero? – chiese poi.
Il rosso sorrise e annuì.
-Sì, è per quello che conosco Sendoh – rispose.
Yohei guardò lo scambio di battute. In effetti doveva essere molto più verosimile che il rosso conoscesse Sendoh, piuttosto che lui. Sospirò e Hanamichi si girò verso di lui.
-Yo, avete avvisato i suoi? – chiese.
Yohei annuì.
-Sì, ha avvisato la scuola – disse.
Il rosso lo fissò e Yohei si sentì nudo sotto lo sguardo di quel migliore amico che lo conosceva come un fratello.
-Non provare a sentirti in colpa – disse.
Il moro sospirò.
-Doveva incontrarsi con me – disse.
Uozumi, che fino ad allora era stato in silenzio, lo fissò.
-Mito, non fartene una colpa. Un pazzo è passato sopra a Sendoh, poteva succedere a me, o a te o a uno qualunque di noi. Non è colpa tua, né sua. È solo colpa di quel delinquente – disse.
Yohei annuì, poco convinto.
In quel momento la madre di Akira comparve salendo le scale. Yohei la fissò, la vide guardare il preside preoccupata.
-Cosa è successo al mio bambino? – chiese con le lacrime agli occhi.
L’uomo aggiornò la donna, la quale singhiozzò sommessamente.
-Il mio bambino – sussurrò.
Yohei non ce la fece. Si sentiva tremendamente in colpa. In fondo era tutta colpa sua, si disse. Si sedette su una sedia e si prese la testa tra le mani. Quella donna aveva già perso un figlio in un incidente, glielo aveva detto Hana, ed ora per colpa sua stava per perderne un altro. Sospirò. Si sentiva uno schifo.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


SENDOH POV
Il braccio faceva meno male ora che glielo avevano ingessato. La gamba invece continuava a dolere parecchio. Akira sospirò. Per quella stagione aveva sicuramente finito di giocare, si disse. Proprio non ci voleva. Fu riscosso dalle sue riflessioni quando sua madre entrò insieme ad un medico nella stanza dove lo avevano portato.
-Akira! – lo chiamò avvicinandosi – Come stai? –
Lui sorrise. Sua madre doveva essersi preoccupata un sacco e non voleva peggiorare la situazione.
-Sono stato meglio – disse – Ma non è nulla di grave, giusto qualcosa di rotto. Non volevo farti preoccupare–
La donna si avvicinò e gli accarezzò i capelli delicatamente.
-Tesoro, io mi preoccuperò sempre per te – disse – E a quanto vedo non sono l’unica…Fuori ho incontrato Koshino e il vostro capitano insieme a due altri ragazzi… -
Akira sorrise. Sapeva che uno degli altri due ragazzi era Mito, l’altro doveva essere Sakuragi a quel punto.
-Mi spiace avervi fatto preoccupare tutti… -
La donna alzò le spalle.
-Ora stai meglio, questo è importante –
Lo fissò in silenzio per un po’. Nel frattempo, il medico era tornato ed ora aveva detto di dover portare al piano di sopra il ragazzo per sistemare la gamba per poi poterla ingessare. Akira sapeva che avrebbe fatto molto male, sperava solo in un minimo di anestesia.
Salutò sua madre, che uscì dalla stanza prima che lui venisse caricato su un ascensore.
 
MITO POV
La madre di Akira era, giustamente, entrata con il figlio nella stanza dove lo avevano portato. Yohei sospirò ancora una volta.
-Mito, posso domandarti una cosa? – si sentì chiedere.
Alzò lo sguardo verso Koshino, che gli aveva posto poco prima la domanda, e annuì.
-In che rapporto siete tu e Akira al momento? – chiese il giocatore del Ryonan.
Yohei sospirò. Bella domanda, si disse, se lo chiedeva anche lui…
-Avevamo deciso di provare ad uscire – confessò poi – È per quello che Akira mi aspettava fuori da scuola questo pomeriggio –
L’altro annuì.
-Quindi avete intenzioni serie… - considerò poi.
Yohei sbuffò. Koshino sembrava una madre premurosa che cercava di proteggere il figlio.
-Se mi stai chiedendo se abbiamo intenzione di uscire ancora la risposta da parte mia è sì, per quanto al momento penso che Akira non vorrà più saperne di me, non posso garantirti che la cosa avrà un futuro… -
Si era reso conto di aver parlato in tono un po’ aspro, ma cercare di esprimere quelle emozioni che lo stavano attanagliando in quel momento non era semplice.
-Yo, Sendoh non cambierà idea perché un pazzo lo ha investito – disse a quel punto Hanamichi – E tu non puoi prenderti la colpa di quello che è accaduto! –
Il moro sorrise un po’ triste, poi scosse la testa.
-Se non fossi stato così idiota avremmo risolto la questione tempo prima… - disse.
Koshino rise piano.
-Diciamo che Akira non ti ha dato vita facile. In quanto a idiozia anche lui ci si è messo d’impegno… -
Yohei sorrise. Apprezzava il tentativo di tirarlo su di morale.
-Sì, però se gli avessi chiesto di incontrarci in un altro luogo… - stava per concludere, ma una voce lo fece fermare.
-Non potevi di certo prevedere quello che sarebbe accaduto –
Yohei alzò la testa. La madre di Akira lo fissava con un sorriso che ricordava molto quello del figlio.
-Tu devi essere Yohei, giusto? – chiese.
Il ragazzo annuì.
-Piacere, io sono Akane, la madre di Akira – disse la donna con un sorriso.
Yohei la fissò. e ora come avrebbe dovuto comportarsi? Si chiese.
-Akira mi ha parlato di te – continuò la donna – E sono contenta che frequenti una bella persona. In quanto a questo incidente è capitato, non è colpa di nessuno se non di quel pazzo, non puoi colpevolizzarti. Pensa che fra poco avrai a che fare con quel testardo di mio figlio che farà di tutto per farti diventare matto –
Il ragazzo la fissò. conosceva la madre di Akira da due minuti e già pensava che fosse una persona fantastica. Sorrise.
-Forse ha ragione, dovrei prepararmi al peggio – disse ironico.
 
SAKURAGI POV
Hanamichi fissò Yohei. Non lo aveva mai visto così preoccupato per qualcuno. Forse quella volta il ragazzo aveva davvero trovato qualcuno per cui valesse la pena vivere. Sospirò sentendolo colpevolizzarsi mentre parlava con Koshino e cercò di farlo riflettere, ma fu del tutto inutile. Probabilmente ci sarebbe riuscito soltanto Sendoh in persona. O forse no, si disse improvvisamente vedendo apparire una donna che, dal sorriso, doveva essere sicuramente la madre del giocatore. La signora si presentò come Akane e, in pochi secondi, riuscì a riportare Yohei alla ragione. Doveva essere una dote di famiglia, si disse Hanamichi, quella di far riflettere il suo amico. Chissà se anche la sua volpe ne era in grado, si chiese, in fondo lui e Sendoh erano praticamente cresciuti insieme. Già, la volpe! Doveva avvisarla di quello che era successo, si disse afferrando il cellulare e comunicando agli altri che sarebbe uscito per qualche minuto per chiamare Kaede.
La madre di Sendoh lo guardò. Ad Hanamichi sembrò di essere analizzato sotto un microscopio.
-Sakuragi? – chiese poi.
Hanamichi arrossì leggermente, non credeva di essere così famoso.
-Sì, sono io…- confermò
La donna sorrise.
-Sento parlare Kaede molto poco, ma quando lo fa nel novanta per cento dei casi parla di te –
Hanamichi arrossì ancora di più. Questo proprio non se lo aspettava.
-Sì beh, noi… - il rosso capì che, in quel modo non si sarebbe mai tolto dai guai -Vado ad avvisarlo di cosa è successo – disse poi dirigendosi in fretta alla fine del corridoio-
 
SENDOH POV
Mentre gli tiravano la gamba, seppure con un minimo di anestesia, strinse i denti. In effetti qualunque movimento facesse gli faceva male qualcosa. Sperò che almeno i dolori passassero in fretta. Quando tutto fu terminato e gli ebbero ingessato la gamba lo misero su una sedia a rotelle.
-Mi dica, per quanto tempo dovrò stare su questo trabiccolo? – chiese al medico.
L’uomo lo fissò e sorrise.
-Beh, il gesso al braccio dovrà tenerlo per un mese, quindi fino ad allora di sicuro non potrà camminare in altro modo. Dopo potrà pian piano iniziare ad usare le stampelle. Il gesso alla gamba glielo toglieremo tra sessanta giorni, poi dovrà fare un po’ di riabilitazione. Per il momento la teniamo qui fino a domani, poi potrà tornare a casa –
Akira sospirò. Poteva decisamente andare peggio, ma la trafila gli sembrò lunghissima. Sarebbe stata dura, pensò mentre lo portavano in camera con un lettino, dove sua madre, Koshino, Uozumi e, con sua meraviglia, Mito e Sakuragi lo aspettavano.
Già, Yohei lo aveva aspettato per tutta la serata ed ora gli sorrideva.
-Non credevo che sareste rimasti tutti – disse imbarazzato.
Fu sua madre a rispondere per gli altri.
-L’infermiera ci ha detto che, seppur l’orario di visite è terminato un’ora fa, potevamo aspettarti finché non fossi uscito. I tuoi amici hanno preferito accertarsi che tu stessi bene. Il Preside invece ha dovuto tornare a scuola e ti fa i suoi auguri di pronta guarigione – disse.
Akira sorrise.
-Beh, un po’ ammaccato, ma sto bene – confermò – Domani dovrebbero mandarmi a casa –
-Beh, se hai bisogno sai che noi siamo sempre qui – disse Uozumi.
Lui annuì. Sapere di avere qualcuno che si preoccupava per lui era bello.
Stettero lì ancora qualche minuto, poi il dottore passò a comunicare che avrebbero dovuto uscire. Akira salutò sua madre, la quale gli stampò un bacio sulla guancia perché in fondo “Il suo bambino era sempre il suo bambino”, strinse una mano a Koshino, Uozumi e Sakuragi. Infine, mentre gli altri uscivano dalla stanza, fissò Yohei. Come avrebbero dovuto salutarsi? Si chiese.
Si guardarono per qualche secondo. Akira sospettava che gli altri li avessero lasciati soli consapevolmente. Inaspettatamente fu Yohei a fare la prima mossa.
-Ciao, buonanotte Akira – gli disse prima di avvicinarsi e stampargli un bacio sulle labbra.
Akira lo fissò, mentre ancora pochi centimetri li separavano. Poi lo afferrò per la nuca facendo scontrare di nuovo le loro labbra, approfondendo questa volta il bacio. Quando si staccarono Yohei sorrise.
-Quando domani sarai a casa fammi uno squillo, che passo da te – disse.
Il giocatore annuì.
Sì, forse alla fine sarebbe andato tutto bene.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


RUKAWA POV
Quando aveva risposto al telefono il giorno precedente sentendo la voce di Hanamichi gli era quasi venuto un infarto. Perché o stava chiamando? C’era poi stata la fase del panico quando il rosso gli aveva spiegato cosa fosse successo ad Akira, anche se Hanamichi era stato abbastanza delicato nello spiegare tutto l’accaduto. E di quello gli era grato. Infine, aveva sospirato di sollievo quando, la mattina successiva, sua madre aveva sentito al telefono la madre di Akira che le aveva comunicato che il ragazzo sarebbe tornato a casa a breve. No lo avrebbe mai ammesso, ma Akira era quanto di più simile ad un fratello avesse.
Sentì di nuovo il telefono suonare. Rispose.
-Kaede? – sentì chiedere.
Sbuffò.
-Dohao – rispose senza trattenere un sorriso.
Dall’altra parte del telefono sentì uno sbuffo.
-E io che ero preoccupato per te – disse il rosso.
Kaede si morse un labbro. Tutte quelle attenzioni gli facevano piacere, non poteva negarlo.
-Perché mi hai chiamato? – chiese poi.
Il rosso non rispose immediatamente. Poi iniziò a parlare.
-Ieri mi sei sembrato molto agitato per Sendoh, volevo sapere come stessi… - iniziò.
Il moro sorrise tra sé. Quella versione premurosa di Hanamichi gli piaceva un sacco.
-Non preoccuparti, mia mamma ha parlato con la mamma di Akira. Dice che dovrebbero già dimetterlo oggi – disse.
Ci pensò un secondo. Forse avrebbe potuto approfittare della situazione per passare più tempo con il suo Dohao, si disse.
-Senti, ti andrebbe di passare da Sendoh nel tardo pomeriggio? – propose quindi – Così vediamo come sta –
Il rosso sembrò entusiasta dell’idea.
-Ci sto! In fondo il porcospino mi piace come tipo. E almeno non soffrirà troppo di solitudine, visto che se ti lasciassi andare da solo non spiccicheresti parola… -
Kaede sorrise. Certe cose non sarebbero mai cambiate.
-Dohao… - commentò – Facciamo alle cinque davanti a casa tua? –
Il rosso concordò.
-Chiamo io Akira e lo avviso – disse quindi Kaede.
Hanamichi ancora una volta fu d’accordo.
-Ci vediamo dopo allora – disse quindi.
Kaede annuì.
-Volpe? – si sentì chiamare.
-Sì, scusa. Non ho pensato che fossimo al telefono e non potessi vedermi – disse -A dopo –
Sentì Hanamichi ridere.
-A dopo – gli rispose infine.
 
MITO POV
Era rimasto d’accordo con Akira per passare a casa sua, è vero, ma ora come avrebbe dovuto presentarsi? Cosa avrebbe dovuto dire? In fondo non erano che due ragazzini che si erano visti qualche volta. Non avevano nemmeno le stesse passioni, si disse.
Guardò per l’ennesima volta il campanello della villetta davanti a sé.
“Pensi troppo” gli avrebbe detto Hanamichi. E probabilmente aveva ragione. Sospirò per l’ennesima volta. Infine, si decise a suonare.
Dopo pochi secondi, scorse un volto sorridente fare capolino dalla porta.
-Yohei! Vieni, entra… - disse la madre di Akira non appena lo vide.
-Buongiorno signora – disse un po’ in imbarazzo il ragazzo.
La donna sorrise, con quel sorriso che era il marchio di fabbrica dei Sendoh a quanto pareva.
-Chiamami Akane, ti prego… Vieni, Akira è qui in salotto – lo accolse poi in casa accompagnandolo dal ragazzo.
Quando il giocatore del Ryonan lo vide sembrò stupito. Probabilmente non credeva veramente che sarebbe passato.
-Ciao! – lo salutò Yohei.
L’altro sorrise.
-Ciao! – rispose -Vieni, siediti pure –
La madre di Akira, che era rimasta alle sue spalle, li fissò.
-Aki, visto che Yohei è qui con te io ne approfitterei per andare a fare un po’ di spesa, ti spiace? –
Il ragazzo annuì.
-Certo mamma, vai pure – le disse -Tanto noi non credo ci muoveremo – aggiunse poi con un sorriso di circostanza.
La donna sbuffò.
-Yohei, ti prego, tiralo un po’ su di morale, sembra che stia morendo! – disse poi la donna prima di prendere la borsa e un paio di sacchetti per fare la spesa, per poi salutarli ed uscire lasciandoli soli.
Quando la donna fu scomparsa Yohei guardò il ragazzo davanti a sé. Poi spostò lo sguardo sul tavolino basso che stava davanti a loro. Cosa avrebbe dovuto dire? Si chiese.
-Mi spiace per quello che è successo – disse infine.
Akira sorrise.
-Non è colpa tua – rispose -E mia mamma esagera, non è vero che sono così depresso, è solo che mi piace ogni tanto farmi coccolare. E poi tu sei qui ora, questo è l’importante –
Yohei sbuffò. Glielo avevano detto in mille, ma ancora non riusciva a togliergli di dosso quella sensazione. Quando aveva visto Akira sulla barella era stato preso dal terrore. Ed ora si trovava a casa sua senza sapere cosa fare.
-Yo, cosa ti impensierisce? – chiese Akira all’improvviso.
Yohei scosse la testa.
-Nulla – disse -È solo che ancora non riesco a credere a come tu possa volermi ancora qui dopo quello che ho fatto –
Akira roteò gli occhi in quella smorfia esasperata che Yohei gli aveva visto fare solo poche volte, come se parlasse con un bambino un po’ tardo.
-Yo, ti voglio qui perché ti amo! – disse all’improvviso.
Quelle parole colpirono Yohei come un treno in corsa. Non era pronto ad una cosa del genere. Si alzò e, prima ancora di potersene accorgere, le sue gambe lo portarono il più lontano possibile da lì, da Akira, da quel qualcosa a cui non era ancora pronto.
Stava scappando, di nuovo. Lo sapeva. Quello che non sapeva era come affrontare questa nuova cosa, queste nuove emozioni che lo facevano sentire come un bambino perso in qualcosa di più grande di lui.
Non si rese nemmeno conto di dove stesse andando, e probabilmente sarebbe stato in quello stato ancora per molto, se qualcuno non lo avesse riscosso.
-Yo? – si sentì chiamare.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


HANAMICHI POV
Passeggiare con Kaede era ancora una cosa nuova. La sua vicinanza con l’altro, lo sfiorarsi delle mani, i sorrisi scambiati con Kaede. Tutto sembrava così strano ed allo stesso tempo così giusto. Avrebbe continuato a camminare per la città per ore solo per poter stare vicino all’altro.
Fu riscosso dai suoi pensieri quando, giunti nei pressi di casa Sendoh, vide una sagoma conosciuta arrivare velocemente verso di loro.
Yohei sembrava scosso. Doveva essere stato a casa del giocatore del Ryonan, pensò Hanamichi. Quello che non si spiegava era la sua espressione. Ultimamente la relazione tra i due era migliorata, ma qualcosa diceva al rosso che c’era stato un intoppo.
-Yo? – chiamò Hanamichi appena l’amico fu abbastanza vicino.
Il moro alzò lo sguardo quasi sperduto.
-Ah, ciao – disse.
Qualcosa non andava, era evidente. Yohei non lo avrebbe mai salutato in quel modo se tutto fosse andato bene. Era come spento, si disse Hanamichi.
-È successo qualcosa? – chiese il rosso preoccupato.
Mito sospirò.
-Nulla – rispose solo.
-Sei stato da Sendoh? – chiese allora Hanamichi.
-Sì, vengo da lì – disse Yohei – Sta meglio –
Il rosso si disse che se non avesse saputo quanto Yohei teneva a Sendoh avrebbe quasi pensato che fossero due estranei. Tutta quella freddezza lo preoccupava.
-Noi pensavamo di passare di là ora – sorrise Hanamichi.
-Gli farà piacere – disse solo Yohei -Io vado a casa. Ci si vede –
 
RUKAWA POV
Kaede fissò Hanamichi non appena Mito se ne fu andato.
-Il tuo amico era strano – disse.
L’altro concordò.
-Non vorrei che fosse successo qualcosa – gli rispose l’altro.
Kaede annuì. Se conosceva bene Akira, cosa della quale era più che certo, era sicuramente stato ancora una volta impulsivo ed aveva fatto qualcosa che aveva allontanato Mito. Ora non c’era che da scoprire cosa.
Erano arrivati a casa di Akira. Suonarono il campanello e, poco dopo, sentirono il cancello aprirsi. Kaede abbassò la maniglia della porta.
-Venite – disse Akira con il solito sorriso – Non sono venuto ad aprirvi perché muovermi è ancora un casino. Ho già fatto fatica ad aprirvi il cancello –
Hanamichi rise.
-Non preoccuparti porcospino, noi non siamo tutti paralitici come te! –
-Ehi! Non sono paralitico– lo rimproverò il giocatore del Ryonan fintamente offeso.
Kaede sbuffò. Quei due non sarebbero mai cambiati.
-Piuttosto, cosa è successo con Mito? – chiese a quel punto Kaede.
Non avrebbe sorvolato su quell’argomento. Non quella volta. E non dopo tutto quello che era successo nelle ultime due settimane.
Akira fissò prima lui e poi Hanamichi.
-Gli avete parlato? – chiese.
-Lo abbiamo incontrato – rispose allora il rosso -Non ci ha detto nulla, ma era evidente che qualcosa non andasse –
Il più grande sbuffò.
-Gli ho detto che lo amo – confessò.
Kaede sospirò. Come volevasi dimostrare, pensò, Akira era il solito impulsivo. Fissò Hanamichi.
-Dagli tempo – consigliò il rosso.
Kaede sorrise. Gli faceva sempre un certo effetto vedere il suo Dohao affrontare le cose in modo maturo. Ma probabilmente aveva ragione. Forse Mito aveva solo bisogno di tempo.
-Gli parlerai? – chiese quindi Sendoh.
-Se vuoi sì, ma non ti garantisco nulla. Posso farlo riflettere però, se ti fa stare più tranquillo – rispose Hanamichi.
L’altro annuì.
-Grazie – disse solo.
Kaede fissò i due e sorrise. Poi pensò che in fondo, forse, tra lui ed Hanamichi quello più maturo fosse proprio il rosso.
Stettero a casa di Sendoh fino all’ora di cena, tra una chiacchierata, una partita alla Play Station ed una a carte. Quando la madre del giocatore del Ryonan, contenta che suo figlio stesse finalmente sorridendo, li invitò a rimanere però, Kaede scosse la testa.
-Io devo tornare a casa, non vedo mia madre da stamattina, sarà preoccupata… - disse.
Si sentì fissare da Hanamichi, che sorrise.
-Magari passiamo di qui domani o giovedì, così ci mettiamo d’accordo e mangiamo insieme – disse.
Kaede sorrise guardando il suo Dohao che, come molte altre volte ormai, aveva cercato il compromesso dimostrandosi più maturo di quanto facesse vedere solitamente e, dopo alcuni minuti, salutarono Sendoh e la madre con la promessa di rivedersi presto.
 
SAKURAGI POV
Erano appena usciti da casa del porcospino. Hanamichi guardò Kaede.
-Devo passare da Yo – disse.
Il moro annuì.
-Lo so – rispose -Puoi passare domani –
Hanamichi sospirò. No, proprio non poteva aspettare il giorno seguente. Se avessero aspettato probabilmente le cose si sarebbero complicate ancora. Si chiese perché Yohei dovesse sempre rendere tutto così complicato. Fissò il ragazzo al suo fianco. Effettivamente nemmeno la loro storia era stata una passeggiata, ma alla fine si erano trovati. Forse il suo amico aveva solo bisogno di una spinta.
-Non credo che aspettare sia la soluzione giusta – disse alla fine.
Il moro lo fissò.
-Vuoi andarci ora? – chiese.
Hanamichi ci pensò. Probabilmente a quell’ora Yohei era a casa. Tanto valeva tentare.
-Mi sembrava una buona idea – disse.
La volpe, la sua volpe, sottolineò il suo cervello mentre lo guardava, lo fissò con quei suoi occhi a prima vista glaciali, ma che sapevano essere espressivi in quella maniera che solo Hanamichi riusciva a decifrare.
-Va bene, andiamo – concordò.
Il rosso sorrise. Sapere che Kaede era dalla sua parte lo incoraggiava nel miglior modo possibile.
Dieci minuti dopo erano davanti alla casa di Yohei.
-Entri con me? – chiese il rosso.
L’altro lo fissò.
-Vuoi che entri? – chiese.
Hanamichi si morse il labbro inferiore pensandoci. Non sarebbe stata una cosa facile, pensò. Annuì. In fondo ormai non avevano nulla da perdere.
Suonò il campanello. Ci vollero alcuni minuti prima che comparisse Yohei, i pantaloni della tuta, una maglietta troppo grande per lui e l’espressione di chi non si aspettava una visita a quell’ora.
-Yo, possiamo entrare? – chiese Hanamichi.
Sperò che l’amico non opponesse resistenza. Non aveva voglia di iniziare a litigare prima ancora di essere entrato in casa sua.
-Venite – disse però Yohei -Sono a casa da solo, mia madre non c’è –
I due ragazzi entrarono in casa.
 Hanamichi si guardò intorno perplesso. Una coperta sul divano, un cartone di pizza abbandonato su un tavolino basso ed una Coca Cola. Almeno l’amico non aveva bevuto, si disse.
-Yo, che cavolo è successo con Sendoh? – esordì Hanamichi.
Diretto come al suo solito. Era inutile girarci attorno, pensò.
-Nulla – rispose l’amico.
Il rosso pensò che in fondo anche Yohei fosse stato lo stesso di sempre. Aveva negato il problema con una sicurezza tale che, se non fosse stato il suo migliore amico e non lo avesse conosciuto da una vita, ci avrebbe quasi creduto.
-Yo, non è vero che non è successo nulla – controbatté quindi Hanamichi.
Yohei sospirò.
-Siete stati da Sendoh, no? Sapere quello che è successo – disse quasi stizzito -Perché allora venire a chiederlo a me? –
Hanamichi lo fissò.
-Siamo stati dal porcospino, è vero – concordò -Ci ha spiegato quello che è successo. Quello che non ci ha saputo spiegare, e posso capirlo, visto che nemmeno noi ci siamo arrivati, è la ragione per cui tu te ne sia andato di corsa –
Finì di parlare sempre guardando Yohei negli occhi, occhi che lui poco dopo abbassò.
-Tra di noi non può funzionare – disse solo.
Hanamichi fissò l’amico, poi si girò verso Kaede.
-Yo, che cavolo stai dicendo? – chiese.
Il moro scosse la testa.
-Siamo troppo diversi. Amiamo cose diverse, abbiamo caratteri diversi, famiglie diverse…Lui è il classico bravo ragazzo e io sono un teppista! –
Il rosso sbuffò.
-Secondo la tua teoria io e questo volpino narcolettico qua a fianco non avremmo mai potuto metterci insieme – disse.
Kaede al suo fianco lo fissò.
-Ehi! – esclamò facendo sorridere i due -Guarda che sono qui! –
-Voi avete il Basket, andate a scuola insieme… - disse il moro.
-Yo, fino a tre mesi fa ci prendevamo a pugni ogni volta che ci vedevamo! – fece notare Hanamichi.
L’altro scosse le spalle.
-Non lo facevate per davvero – disse come a sottolineare l’ovvio.
Hanamichi guardò Kaede esasperato. Yohei non voleva collaborare, gli sembrava evidente. Decise di prendere in mano la situazione ancora una volta.
-Yo, porco cane – sospirò -Alza quel cavolo di sedere e vai dal porcospino a risolvere questa faccenda. Io non so cosa passi nella tua testa, né cosa vi siate detti, ma di sicuro così non potete andare avanti! fate un passo avanti e due indietro! Non potete continuare così! –
Il moro lo fissò alterato.
-E a te cosa importa? – chiese -In fondo tu hai Rukawa, siete felici, non potete farvi gli affari vostri? –
Hanamichi scosse la testa irritato.
-No che non possiamo! – sbottò – Siete nostri amici! –
-E allora se siete nostri amici fatevi gli affari vostri! Siamo grandi abbastanza! – controbatté Mito.
 
KAEDE POV
Non aveva avuto intenzione di andare a casa di Mito, ma alla fine aveva visto l’espressione dubbiosa i Hanamichi ed aveva preferito seguirlo. Mai decisione si rivelò più azzeccata, pensò. La discussione stava degenerando. Quando Kaede aveva sentito i due urlarsi contro, aveva deciso di prendere in mano le redini del discorso.
-Yo, porco cane – aveva detto Hanamichi dopo un sospirò -Alza quel cavolo di sedere e vai dal porcospino a risolvere questa faccenda. Io non so cosa passi nella tua testa, né cosa vi siate detti, ma di sicuro così non potete andare avanti! fate un passo avanti e due indietro! Non potete continuare così! –
Il moro lo aveva fissato alterato.
-E a te cosa importa? – aveva chiesto infine -In fondo tu hai Rukawa, siete felici, non potete farvi gli affari vostri? –
Vide Hanamichi scuotere la testa irritato.
-No che non possiamo! – lo aveva sentito sbottare – Siete nostri amici! –
-E allora se siete nostri amici fatevi gli affari vostri! Siamo grandi abbastanza! – aveva controbattuto Mito.
Kaede deglutì. Non avrebbe voluto intervenire, ma non poteva più farne a meno.
-Akira ti ama davvero – disse -Ma a sentirti parlare penso che in fondo forse abbia ragione lui. Mi pare che a questo punto non valga la pena rischiare –
Sia Hanamichi che Mito si fermarono e si trovò due paia di occhi a fissarlo.
-Akira dice sempre che sei un tipo sveglio e coraggioso, ma forse si sbaglia – disse.
Mito lo fissò con aria scocciata.
-Cosa vorresti dire? – chiese -E poi da quando tu sei un esperto in cause sentimentali? –
Kaede scosse la testa.
-Non lo sono. Dico solo quello che vedo –
Mito lo fissò.
-Ah sì, e cosa vedi? – chiese ormai visibilmente irritato.
Kaede sospirò.
-Vedo un ragazzo che ha paura di esporsi e sta perdendo una grande occasione –
Il più basso lo guardò. Stettero un attimo a fissarsi negli occhi, come a sfidarsi, poi abbassò lo sguardo. Sembrò rifletterci un po’, poi sospirò. Kaede lo fissò. Forse lo avevano riportato alla ragione, almeno in parte, si disse prima di vederlo alzarsi e pensare che no, probabilmente il ragazzo l’aveva persa del tutto la ragione. Lo videro pulire il tavolino che aveva usato per mangiare, gettare le cose sporche, cambiarsi la maglia ed indossare le scarpe.
-Yo, che stai facendo? – chiese a quel punto Hanamichi dando voce ai dubbi di entrambi.
-Io vado da Akira – disse solo il moro -Voi che fate, venite o state qui? -

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


SENDOH POV
Sentì suonare il campanello e sobbalzò. Chi poteva essere a quell’ora? Non stava aspettando nessuno. O meglio, chiunque avesse promesso di passare era già stato a casa sua. Si spostò a fatica cercando di andare ad aprire maledicendo ancora una volta la sua incapacità di muoversi. Fu sua madre alla fine ad aiutarlo.
Quando si trovò davanti Yohei, seguito a breve distanza da Sakuragi e Rukawa, sospirò. Quella giornata era destinata a non finire mai. Si chiese se Kaede avesse almeno avvisato sua madre, visto che, come gli aveva fatto notare poco tempo prima, non doveva essere tornato a casa dalla mattina.
-Venite, entrate – disse spostandosi sulla sedia a rotelle.
I tre lo seguirono e furono fatti accomodare sul divano di casa Sendoh.
-Cosa vi porta qui? O forse dovrei dire riporta? – chiese il moro dai capelli a punta -A proposito Ede, hai avvisato tua madre? –
Kaede annuì.
-Non preoccuparti. Non è per me che siamo qui – disse poi.
Dritto al punto come al solito, pensò Akira.
Mito lo guardò, poi iniziò a parlare.
-Akira, io… - sospirò -Sono un cretino – disse.
L’altro lo fissò con aria interrogativa. Wow, autocommiserarsi doveva essere una nuova tattica, pensò. Ma non aveva intenzione di cedere ed umiliarsi una volta ancora.
-Mi fa piacere che te ne sia accorto – disse quindi sarcastico.
L’altro incassò senza battere ciglio. Di sicuro sapeva bene di esserselo meritato.
-Mi spiace, non volevo mancarti di rispetto e nemmeno ferirti – disse quindi Yohei.
Akira lo fissò.
-Beh, l’hai fatto – disse fermo.
Mito abbassò lo sguardo.
Fu in quel momento che intervenne Kaede. Akira non se lo aspettava. Normalmente l’amico avrebbe aspettato silenzioso come sempre.
-Akira, non credi che sarebbe il caso di ascoltarlo? – chiese -Non fraintendermi, so che non si meriterebbe nemmeno un briciolo del tuo tempo per come si è comportato, ma te lo chiedo per favore. Fallo almeno per me, visto che il Do’hao non mi permetterà di mettere piede in casa finché la faccenda non sarà risolta in qualche modo… -
Il ragazzo d’oro del Ryonan sospirò. Probabilmente se Kaede aveva sprecato tutto quel fiato doveva dare a Mito una possibilità.
 
MITO POV
Yohei fissò Rukawa mentre parlava con un’aria a dir poco incredula. Il volpino, come lo chiamava Hanamichi, stava intercedendo per lui. Certo, lo faceva in quel suo modo fatto di insulti poco velati, in fondo se era fidanzato con Hanamichi un motivo c’era, ma lo stava pur sempre difendendo.
-Rukawa, lascia stare – lo fermò quindi -Me lo sono pur sempre meritato – aggiunse poi.
Sospirò. Doveva riprendere in mano la situazione.
-Vorrei solo una cosa Akira – chiese poi al diretto interessato.
L’altro lo fissò. sembrava più tranquillo ora, dopo le parole di Rukawa.
-Dammi un’altra possibilità – esalò quasi senza fiato.
Il giocatore del Ryonan non rispose.
-So che non me lo merito – aggiunse poi – So che sono un codardo e che non so esprimere i miei sentimenti per paura di… - prese fiato – Per paura di rimanere ferito – ammise – Ma credimi, l’ultima cosa che avrei voluto fare era ferirti.
Akira rimaneva fermo a fissarlo. Yohei si chiese se fosse una cosa buona, ma ormai doveva giocarsi il tutto per tutto.
-Io tengo a te, più di quanto io sia disposto ad ammettere -disse quindi – E so che probabilmente non merito nemmeno un briciolo delle tue attenzioni, che sono un idiota anaffettivo e che deve essere molto frustrante avere una relazione con qualcuno che non è nemmeno in grado di comunicare quello che sente… -
L’altro lo fermò.
-Cosa senti? – chiese solo.
Yohei fissò ancora una volta quei due pozzi blu che erano gli occhi di Akira. Si guardarono a lungo. Si scrutarono profondamente. Forse non sarebbe mai riuscito a dire ad Akira cosa stesse provando, ma di sicuro c’erano altri modi per comunicarlo. Si avvicinò e gli mise una mano sulla guancia, mentre con l’altra afferrava una mano di Akira e se la portava sul petto, lì dove avrebbe potuto fargli sentire il tumulto che lo scuoteva. Lì, dove stava quel cuore che stava battendo impazzito.
-Lo senti? – chiese solo.
Akira, per la prima volta dalla loro discussione, sorrise e annuì. Gli si avvicinò di più.
Fu Yohei a chiudere lo spazio che li divideva. Poi furono solo loro due. Furono Yohei, Akira e i loro baci, furono mani intrecciate e parole sussurrate, furono scuse mormorate a mezza voce e carezze che sapevano di perdono.

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Capitolo 21
*** Epilogo ***


EPILOGO
 
SAKURAGI POV
Quando Hanamichi aveva visto Yohei chiedere ad Akira un’altra possibilità aveva sgranato gli occhi, ma ne era stato estremamente felice. L’amico meritava di trovare qualcuno che lo capisse fino in fondo e, per quello che aveva potuto vedere, Sendoh poteva essere quel qualcuno. Guardò Kaede proprio di fianco a lui. Il moro sorrise e lo trascinò verso la cucina di casa Sendoh, dove la madre di Akira stava sistemando alcuni oggetti. Probabilmente Yohei ed il porcospino non si sarebbero nemmeno accorti di essere rimasti soli.
La madre di Sendoh sorrise ai due ragazzi.
-Sono davvero felice che tu e Akira abbiate trovato due bravi ragazzi – disse la donna a Rukawa.
Il ragazzo annuì ed Hanamichi si chiese se davvero lui e Yohei potessero essere definiti due bravi ragazzi. Ma in fondo non gli importava.
Poi guardò Kaede e pensò che fosse strano.
-A cosa pensi? – chiese quindi fissandolo.
Il moro lo fissò. poi guardò la madre di Akira. Quella donna gli trasmetteva sicurezza. Sembrava che ovunque lei fosse le cose andassero per il meglio. E forse per una volta era proprio così che le cose dovevano andare.
-Sei felice Kaede? – chiese la donna.
Il moro sembrò pensarci
-Se l’anno scorso qualcuno mi avesse detto che sarei stato qui con te oggi lo avrei preso a testate – disse poi.
Hanamichi sorrise. Era vero, pensò.
-Hai ragione. Ma se penso a tutto quello che è successo in questi mesi posso solo dire che è stato veramente uno strano anno finora – disse poi.
Il moro annuì.
-Uno strano anno buono – concordò.
-Già. Un  fantastico strano anno – concluse Hanamichi con un sorriso.

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