Make me fall

di Sel Dolce
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno ***
Capitolo 3: *** Capitolo due ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 12: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

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La primavera era arrivata come suo solito portando il verde acceso dell’era e i favolosi colori dei fiori appena sbocciati, insieme al piacevole calore che permetteva agli abitanti di Beacon Hills di passare più tempo all’aperto, magari ad oziare lasciando scorrere indisturbato il tempo senza preoccuparsene, godendosi i raggi del Sole carezzare le palpebre chiuse, accompagnati dal leggero vento proveniente da ovest che portava l’odore salmastro dell’Oceano Pacifico, creando un’atmosfera paradisiaca.

La città era divisa in ben sette sezioni, ognuna con la propria famiglia fondatrice da cui prendevano il nome. Nella parte più esterna, vicino al confine con Riverside, c’erano i licantropi appartenenti al clan Hale. Si preoccupavano di proteggere la città, sorvegliando il Nemeton ed erano i maggior distributori di beni di prima necessità sfruttando il territorio fertile di cui disponevano. L’Alpha era Thalia Hale, maritata a Sebastian Hale, ed era un’omega dal cuore d’oro, ma severa con chi meritasse una bella punizione. La coppia aveva tre figli: Laura, la più grande, era un’alpha legata ad un omega del suo clan di nome Hector Sullivan ed era in attesa del loro primo bambino alla giovane età di ventuno anni. Il secondo genito era un altro alpha, ma a differenza della sorella non si era ancora legato nonostante fosse un senior alla Beacon Hills High School, contrariamente a molti suoi coetanei, ma non poteva farci nulla se in due anni non aveva trovato la sua anima gemella anche se in realtà aveva una cotta segreta di cui solamente Laura era a conoscenza. L’ultima degli Hale era Cora, di appena sedici anni, in attesa di scoprire la sua natura che si sarebbe rivelata ben sette giorni dopo l’equinozio di primavera, così come lo era stato per tutti.

A confinare con gli Hale si trovava il clan Martin, molto conosciuto per la forza di carattere dell’alpha Natalie che aveva superato egregiamente l’abbandono del suo omega, che era scappato con un altro alpha di un’altra città. Il suo clan si occupava dell’istruzione, dagli asili nido alla piccola università, dalle autoscuole a qualsiasi altro posto si potesse imparare qualcosa. L’erede del clan era Lydia, la sola ed unica, di cui tutti attendevano impazientemente di scoprire la sua natura, sperando in un’alpha forte quanto la madre.

Più piccolo era il clan McCall che si occupava di curare gli ammalati e prestare soccorso a chi in difficoltà. Il loro alpha aveva abbandonato Beacon Hills per trasferirsi in Virginia, lasciando la compagna omega Melissa da sola con il loro unico figlio Scott. Il ragazzo era stato Morso da Thalia Hale per porre fine ai suoi insopportabili dolori dovuti agli attacchi d’asma e la donna non aveva preteso il giovane nel suo territorio, ma solamente l’intervento di quest’ultimo in caso di necessità, sfruttando la sua nuova forza sovrannaturale e Melissa – con le lacrime agli occhi – aveva accettato, felice di vedere suo figlio star bene.

Il clan Argent non aveva sempre goduto di buona fama, soprattutto a causa di Gerard e Kate Argent che avevano commesso crimini indicibili, portando alla morte l’omega Victoria, la compagna dell’alpha ora in carica del clan Christopher, lasciandolo solo con la figlia adolescente Allison. Si occupavano del rifornimento di armi e prodotti contro esseri sovrannaturali, ovviamente per quest’ultimi la vendita era più rigida, preceduta da un’accurata indagine sul cliente per evitare che faccia del male a degli innocenti, come era successo in passato, causando non pochi problemi.

Il clan Raeken era il secondo ed ultimo clan ad essere composto principalmente da esseri sovrannaturali. Erano tutti alquanto bizzarri e si occupavano di ricerche in campo scientifico, facendo strani esperimenti. La famiglia portante aveva provato delle procedure sui loro stessi figli, causando la morte della più piccola e dando al ragazzo – Theo – il DNA di un lupo mannaro e quello di un coyote mannaro.

Del tribunale se ne occupava il clan Whittermore, abili avvocati e onesti giudici che si assicuravano che tutti avessero quel che meritavano, seguendo solo ed unicamente a via che avrebbe portato loro alla verità. La coppia che doveva occuparsi di protrarre la dinastia sfortunatamente aveva avuto dei problemi nel concepire un bambino, scoprendo successivamente che l’alpha non era in grado di poter inseminare la propria omega, costringendo loro ad adottare un bambino di nome Jackson, con la speranza che al suo sedicesimo anno di vita si rivelasse un alpha.

Infine, c’erano quelli del clan Stilinski, il loro alpha era Noah, lo sceriffo, il quale insieme ai suoi agenti si preoccupava di far regnare l’ordine nella cittadina californiana e si occupava dell’amministrazione dei fondi dati dallo Stato e i contributi dei cittadini, investendoli in progetti per migliorare la loro comunità e offrendo assistenza ai più bisognosi, dando loro due pasti caldi al giorno e riparo durante i mesi freddi in un locale riscaldato. La moglie di Noah, Claudia, era morta a causa di una malattia poco prima del nono compleanno di loro figlio Stiles, lasciando l’intero clan con un vuoto nel petto, nostalgici dell’amorevole compagna del loro alpha. Ora attendevano tutti con trepidante ansia di conoscere la natura del rampollo Stilinski.

♠♠♠

Stiles muoveva le dita in maniera nervosa sopra le proprie ginocchia coperte dalla lunga tunica bianca. Il fuoco accesso accanto al Nemeton non emetteva abbastanza calore e poco importava che fosse già primavera, di notte nella foresta faceva troppo freddo e lui non lo sopportava.

Sentiva lo stomaco attorcigliarsi e l’incredibile voglia di vomitare farsi sempre più pesante mentre la fila scorreva e mancavano sempre meno persone fino a lui. Quello doveva essere il giorno più bello per tutti, il giorno in cui si scopriva la propria natura, il giorno della Rivelazione. Peccato che Stiles sentiva l’impulso di darsela a gambe e non farsi vedere mai più, aveva talmente tanto paura di deludere suo nonno paterno che avrebbe preferito spacciarsi per morto e scappare in Messico. Tutta la città era praticamente alle sue spalle, in attesa di scoprire i nuovi alpha ed omega della città, così che quelli ancora non legati potessero fare una prima selezione.

Si sentiva come carne al macello, erano tutti emozionati in maniera ridicola, contenti in maniera esagerata e Stiles voleva solamente riversare la sua cena sul manto erboso della riserva e magari aspettare altri venti anni prima di scoprire cosa fosse. Doveva essere un alpha, tutto il clan se lo aspettava, eppure dentro di lui sentiva questa cosa che gli diceva che nope, non era assolutamente un alpha. Forse tutti avrebbero dovuto capirlo in base a piccole cose, come dal fatto che nessun alpha sapesse cucinare, era proprio come una maledizione, non importava quante lezioni di cucina un alpha prendesse, avrebbe bruciato anche l’acqua in una pentola. Non era uno stereotipo, era proprio un dato di fatto, un qualcosa che aveva deciso il Nemeton. Gli alpha non potevano cucinare se non per il proprio compagno o famiglia. Stiles era molto certo di aver cucinato talmente tanti pasti e dolci per il suo clan da mettere bene in chiaro che forse, proprio forse, sarebbe uscito omega o al massimo beta. Eppure suo nonno si ostinava a dire che gli Stilinski erano tutti alpha, che la sua dote culinaria fosse solo fortuna, che appena dopo il giorno della Rivelazione avrebbe iniziato a bruciare anche le uova bollite.

Guardò nella direzione del suo clan cercando lo sguardo di suo padre, lui era molto più comprensivo, non gli importava nulla dello status, gli bastava sapere che Stiles stesse bene e che trovasse una persona che lo amasse veramente. Più volte aveva litigato con il suo stesso padre per la pressione che metteva al figlio, ma a lui poco importava. Gli Stilinski erano alpha, punto e basta.

Guardò nuovamente la fila rendendosi conto che fosse il turno di Scott. Il ragazzo posò come da tradizione una mano contro la corteccia del Nemeton e questo si illuminò di rosso facendo vibrare le foglie e la sua tunica prese lo stesso colore segnandolo come un alpha. Ora, Stiles era veramente contento per lui, l’amico aveva sempre detto di voler essere un alpha per proteggere sua madre al meglio e trovare qualcuno di cui prendersi cura, ma soprattutto perché non voleva essere un omega come Allison Argent. La rampolla della più famosa figlia di cacciatori era un anno più grande rispetto a loro, ma frequentava il loro stesso anno in quanto aveva perso un anno dopo la tragica morte della madre. Scott era veramente senza speranze, Stiles glielo avrebbe ricordato più tardi, perché erano due esponenti delle famiglie fondatrici e non c’era alcuna chance per loro di poter metter su famiglia. Avrebbe creato caos in città e Stiles non voleva certo vivere nel bel mezzo di una guerra, aveva già abbastanza drammi a cui pensare.

Si morse il labbro facendo vagare lo sguardo verso il clan Hale, adocchiando Derek nella sua tunica rossa. Tutti gli alpha e gli omega non legati dovevano indossare la loro tunica nel giorno della Rivelazione in quanto, dopo che tutti i neo sedicenni fossero stati decretati per la loro natura, gli omega si sarebbero dovuti mettere in fila nella loro tunica gialla e a quel punto gli alpha interessati si sarebbero messi dietro di loro. Derek Hale in ben due anni non aveva mai fatto parte di una fila, rimanendo immobile al suo posto esplicitando che nessuno gli interessasse. Era un vero peccato, perché Stiles lo trovava dannatamente attraente e nessuno sarebbe riuscito a batterlo per la mano di un omega. Era praticamente il ragazzo perfetto, ottimi voti a scuola, in pugno una borsa di studio per il MIT e capitano della squadra di basket e partecipante dei tornei di scacchi tra le scuole della California. Ma, come aveva detto in precedenza, anche la sua infatuazione era totalmente inutile, che fosse uscito alpha od omega, Derek non era alla sua portata perché un Hale. Sì, suo nonno lo avrebbe ucciso se avesse anche solo pensato per un secondo di Legarsi a qualcuno che non facesse parte del proprio clan.

La fila scorse velocemente e prima di quanto si aspettasse fu il suo turno. Si alzò sentendo le gambe molli come gelatina e rischiò veramente di vomitare. Guardò il padre che sorrise incoraggiante mentre il nonno indicava il suo polso. Lì, c’era un braccialetto rosso, un regalo come portafortuna per far sì che il Nemeton si illuminasse di quel colore. Guardò Derek che sembrava improvvisamente incuriosito, smettendo di parlare con sua sorella Laura e questo lo fece sentire doppiamente a disagio. Mosse il primo passo cerando di non vomitare, era certo che il Nemeton non avrebbe apprezzato avere i suoi succhi gastrici tra le radici.

Allungò la mano e a pochi centimetri si girò nuovamente cercando lo sguardo di Scott, solamente lui sapeva quanto temesse il giudizio, di quanto fosse importante per la sua sopravvivenza nel clan che fosse un alpha. Il McCall alzò i pollici in alto, rassicurandolo che sarebbe andato tutto bene.

Poi, spinto dall’occhiataccia di Deaton, il coordinatore e custode del Nemeton, posò la mano contro la corteccia dell’albero e… non successe niente. Nessuna illuminazione, la sua tunica rimase bianca, e tutti iniziarono a borbottare chiedendosi se fosse difettoso e no, Stiles non poteva esserlo. Sapevano tutti quello che succedeva ai difettosi: venivano spediti in Australia e lì conducevano una vita praticamente rudimentale. Non voleva assolutamente finire lì.

Deaton si avvicinò e gli guardò la mano come se quello potesse essere il problema « C’è qualcosa che non va, ragazzo? » domandò guardandolo con i suoi penetranti occhi blu da beta. Stiles sbuffò una risata e riuscì a sussurrare una risposta « Lei che crede? » e okay, era un’altra domanda, ma valeva come risposta. Deaton alzò gli occhi al cielo e prendendo un fazzoletto gli pulì la mano dal sudore « Stiles, devi essere tranquillo o il Nemeton non riuscirà a riconoscerti. Svuota la mente e posa nuovamente la mano. » ordinò facendo tre passi indietro. Il giovane tornò a guardare l’albero e prese un profondo respiro pensando che era meglio omega che difettoso. Scrollò le spalle e posò nuovamente la mano contro la corteccia, la quale si illuminò di un caldo giallo facendo tremare il terreno. La tunica divenne dello stesso colore decretando definitivamente lo status del giovane Stilinski.

Guardò verso suo padre e lo vide sorridere, gli occhi lucidi e uno sguardo fiero mentre suo nonno era leggermente su tutte le furie. Poteva benissimo leggere le sue labbra mentre chiedeva al figlio cosa diavolo ti sorridi? Tuo figlio è un disastro! e Stiles dovette mordersi il labbro per non piangere. Non che gli importasse tanto del nonno, ma non voleva che suo padre venisse trattato in questo modo, era stufo di essere la causa delle loro liti e ora chi lo avrebbe più sentito al nonno. Svogliatamente si mise in fila con gli altri omega e attese pazientemente che finissero tutti, scambiando sguardi con Scott che gli diceva di non preoccuparsi, che tutto sarebbe andato per il meglio.

« Alpha, scegliete chi volete corteggiare. » ordinò Deaton una volta che tutti furono benedetti – o maledetti, nel caso di Stiles – dal Nemeton. Il ragazzo guardò gli alpha farsi strada e mettersi educatamente in fila dietro alla persona che volevano corteggiare, quasi si strozzò con la sua saliva quando vide Scott mettersi dietro ad Allison e Jackson Whittermore il primo dietro a Lydia Martin. Oddio, ci sarebbe stata una guerra e lui sarebbe finito in mezzo, non c’erano dubbi.

Notò con dispiacere che nessuno era dietro di lui, ma non si aspettava nulla, nessuno gli aveva mai dedicato attenzione e le figure che faceva a scuola lo avevano catalogato come un iperattivo combina guai, nessun alpha voleva un combina guai.

Alzò gli occhi al cielo ripetendosi che non doveva piangere, che non era quello il momento, che poteva aspettare fino al rientro a casa nella privacy di camera sua. Era così umiliate stare lì fermo e venire scartato da tutti, nessuno del suo clan si era messo dietro di lui e non sapeva veramente cosa pensare. Solitamente i figli dei fondatori avevano il maggior numero di pretendenti, proprio come Lydia che sfoggiava al suo seguito come minimo venti alpha.

Deaton si schiarì la gola « Questi sono gli ultimi secondi per entrare nelle file. » annunciò agli alpha ancora fermi, magari cercando di convincere qualcuno ad avere pietà del povero Stilinski che stava facendo la figura dell’idiota, come al solito. Stiles aveva ormai perso le speranze e si ritrovò a pensare in automatico a come sarebbe stato doloroso il suo primo calore senza un alpha ad aiutarlo. Certo, non aveva pensato di accontentarsi del primo che passa, aveva anche pianificato che i primi calori gli avrebbe passati da solo, ma così faceva molto più male perché oltre ad essere un disastro di figlio era anche un disastro di omega che non voleva nessuno. Si morse il labbro guardando nuovamente verso il clan Hale e corrugò la fronte quando non vide più Derek al fianco di Laura. Guardò le altre file, cercando di scorgere chi fosse il fortunato o fortunata che avesse conquistato il moro, ma non lo vide. Scrollò le spalle e Deaton segnò la fine del giorno della Rivelazione, andandosene subito dopo, lasciando che gli omega salutassero uno ad uno i loro pretendenti.

Stiles calciò un ramoscello, pronto a tornare dal suo clan, ben sapendo che tra una settimana sarebbero tornati tutti lì in quanto ci sarebbe stata una seconda selezione e forse qualcuno per quel momento si sarebbe deciso a voler corteggiare il povero Stilinski. Marciò a testa bassa fino ad arrivare da suo padre, il quale lo strinse subito in un abbraccio, una mano posata sopra la testa per rassicurarlo che andava tutto bene e che non c’era alcuna fretta di trovare un alpha.

Suo nonno invece non perse tempo per farlo sentire in colpa per una cosa di cui non aveva il controllo « Sei una disgrazia, ragazzo, doveva abortire tua madre invece di mettere al mondo una cosa come te. Il nostro clan vedrà la rovina sotto la tua guida, uno schifoso omega. » e a rendere ancora tutto peggiore fu Noah che proprio non sopportava come il padre parlava al figlio, fin da quando si era legato a Claudia suo padre era diventato acido e non gli andava bene niente « Ne parliamo quando torniamo a casa, ora siamo in pubblico. » disse a denti stretti lo sceriffo provando a contenersi per il bene di suo figlio nel non dare un pugno allo stesso uomo grazie il cui era al mondo. Dovette infilarsi le unghie nei palmi per non urlare nemmeno a tutti quegli stupidi che si stavano facendo sfuggire il suo adorabile Stiles, il ragazzo migliore di Beacon Hills, a suo parere. Non imparziale, ma pur sempre un parere.

« Io aspetto Scott, poi torno a casa. » mormorò il ragazzo ricevendo uno sguardo stanco dal padre, ma acconsentì ugualmente anche se ora doveva stare più attento nel girare di notte. Sfortunatamente dopo la Rivelazione l’odore degli omega diventava come una calamita per gli alpha non legati e poco importava se fosse l’essere più ripugnante sulla faccia della Terra, quell’alpha avrebbe voluto lui solo in base al suo odore.

Una volta solo, dopo l’ennesimo sguardo di disappunto da parte del nonno, Stiles andò a sedersi su un tronco adibito a panchina, attendendo silenziosamente che Scott salutasse come da rito la sua bella Allison. Buttò un’occhiata a Chris Argent e Melissa, ma nessuno dei due sembrava particolarmente turbato, al contrario della Martin che stava inveendo contro i genitori di Jackson. Provò a cercare Derek, sentendo il cuore stringersi al pensiero di aver perso qualunque chance con lui, ma più guardava tra la folla di ragazzi e più gli faceva male la testa, innervosito dal fatto che non riuscisse a vederlo. Alzò lo sguardo verso il cielo stellato, osservando quella più luminosa sorridendo dolcemente credendola sua madre che lo guardava, avrebbe continuato a contemplarlo se qualcuno non si fosse seduto al suo fianco.

Quasi gli prese un colpo quando vide Derek Hale, tunica rossa e occhi verdi smeraldo, proprio seduto al suo fianco. Teneva un pugno chiuso teso verso di lui e Stiles capì che forse doveva metterci la sua mano sotto. L’alpha lasciò cadere un oggetto piccolo, dalle dimensioni di una nocciolina, e quando Stiles guardò meglio notò essere un portachiavi a forma di Yoda.

Alzò lo sguardo incontrando quello di Derek in una muta domanda, lo stava forse corteggiando? Se era così perché non era entrato nelle fila come tutti gli altri, invece di fargli fare la figura dell’imbecille che nessuno voleva? Era realmente confuso, quella sera stava diventando un incubo sempre peggiore e non sapeva come svegliarsi.

« So di essere un Hale » disse calmo il più grande, schiarendo ogni sillaba « ma vorrei realmente corteggiarti. » e, oh, Stiles ne rimase piacevolmente colpito. Il ragazzo dei suoi sogni – il ragazzo per cui aveva sperato di essere un omega – gli stava dicendo che era interessato a lui.

Doveva star sognando, per forza.






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Capitolo 2
*** Capitolo uno ***


Capitolo uno

 

 

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Derek non aveva smesso di sorridere nemmeno per un secondo durante il viaggio di ritorno a casa sua, destando non pochi sospetti in Thalia che aveva visto il figlio perdersi nella folla, senza riuscire a localizzarlo per più di venti minuti, facendola preoccupare.

Il ragazzo camminava insieme alla sorella maggiore davanti gli altri componenti della famiglia, mentre Cora nella sua tunica gialla saltellava allegra compiaciuta per il numero di Alpha che si erano messi dietro di lei durante la cerimonia. Sebastian non sembrava poi così entusiasta, già sentendo il peso di tutti gli eventi a cui avrebbero dovuto partecipare se la figlia minore avrebbe deciso di lasciarsi corteggiare da qualcuno. Ore e ore di terribili agonie con genitori di omega in piena ansia che sembravano stessero per partire per il fronte e non fare mai più ritorno.

Laura aveva boicottato il Compagno per tornare nella sua casa materna e passare un po’ di tempo con la sua famiglia, per festeggiare il lieto evento, e soprattutto per fare il terzo grado al suo fratellino una volta nella sua stanza. Fortunatamente i loro genitori sapevano cosa volesse significare la parola privacy al contrario di molti licantropi e avevano reso la loro abitazione praticamente insonorizzata, così da permettere ai figli di poter avere la loro dose di conversazioni intime senza che tutti sapessero quello che succedeva.

Di fatti, appena chiusa la porta della camera di Derek, Laura, facendo attenzione alla sua pancia gonfia quanto una mongolfiera, saltò sul letto del fratello afferrando uno dei cuscini per stringerlo al petto, gli occhi luccicanti perché sapeva che c’era qualcosa da raccontare e non vedeva l’ora di ascoltare. Fin dalla tenera età aveva visto il fratello girare intorno ad un certo bambino, ma non aveva mai fatto supposizioni, fino a quando non era stato Derek stesso a rivelarle i suoi veri sentimenti e le preoccupazioni che ne derivano.

« Allora, ha accettato? » domandò non sopportando l’attesa, sentiva il cuore batterle a mille per l’emozione. Il suo fratellino finalmente aveva trovato un omega, non poteva che esserne felice. Doveva ammettere che quando il Nemeton non si era illuminato Laura aveva pensato al peggio, aveva visto gli occhi del fratello spalancarsi e poi assumere una luce triste. Per mesi avevano sperato in quella sera, sperato che il giovane Stilinski si rivelasse un omega, anche se c’erano molti fattori che suggerivano sarebbe finita così.

Derek si sfilò la tunica rossa buttandola per terra, sorridendo gongolante mentre recuperava dalla sedia della scrivania la maglietta del pigiama « Oh sì, ha accettato. Non credevo lo facesse, considerando suo nonno. » rispose il ragazzo facendo grugnire Laura. Il vecchio Stilinski era semplicemente una palla al piede che nessuno sopportava, dalla mentalità chiusa e con zero istinto paterno tanto che Noah era stato fortunato ad aver conosciuto quel tipo d’amore grazie al padre della sua Compagna, ma che in quel momento mancavano entrambi.

« Non capisco perché non sei andato direttamente da lui. Insomma, nessuno si è messo in fila per corteggiarlo, deve essere stato umiliante per il povero Stiles. » commentò la maggiore affondando il viso nel cuscino, trovando rassicurante l’odore del fratello e facendo calmare il bambino dentro di lei che scalciava a causa di tutte quelle emozioni.

Derek arrossì fino alle punte delle orecchie, imbarazzato per non aver pensato a come si fosse sentito il ragazzo nel constatare che nessuno lo voleva. Poteva semplicemente andare lì e renderlo ufficiale, senza farsi troppi problemi, un po’ come avevano fatto McCall e Whittermore. Il problema era che loro poi non se la sarebbero dovuta vedere con nonno Stilinski, un conservatore capace di uccidere gente nel sonno se fosse stato necessario, loro avevano famiglie più o meno normali e i McCall ed Argent erano sempre andati d’accordo da quando Gerard era stato eliminato, era ovvio che nessuno avrebbe opposto resistenza.

Certo, le dinamiche della città sarebbero cambiate, due famiglie fondatrici che si univano non era mai accaduto nella storia della loro città e quest’anno sembrava che i ragazzi avrebbero combinato un disastro dietro l’altro. Certo, nessuno assicurava che Lydia o Allison accettassero il corteggiamento da parte di Scott e Jackson, ma Derek aveva il presentimento che sarebbe accaduto.

« Sono sicuro che per la prossima settimana qualcuno si metterà dietro di lui. » disse insicuro, non sapendo esattamente cosa provare perché questo avrebbe voluto dire che gli sarebbe aspettata una spietata concorrenza e nulla gli garantiva che Stiles avesse accettato il suo dono solo per disperazione.

Laura annuì « Il suo odore era già diventato delizioso prima che andassimo via, nel giro di due giorni la cassetta della posta di Noah esploderà di richieste per accompagnare Stiles al Ballo di Primavera. » concordò la maggiore per poi mordersi la lingua, non voleva certo demoralizzare il fratello, ma certe cose andavano dette. Era inutile illudersi e soffrire di più in seguito, dovevano subito mettere in chiaro che forse il suo amore non sarebbe stato completamente ricambiato.

Derek si girò spaventato, essendosi completamente dimenticato del Ballo in quanto non vi aveva mai preso parte non avendo mai corteggiato un omega « Dici che devo mandarla anch’io la richiesta? » domandò sentendo il cuore battergli ad una velocità eccessiva, se voleva fare le cose per bene doveva andarci, se Stiles si sarebbe deciso a Legarsi a lui Noah non lo avrebbe permesso senza aver partecipato agli eventi appositamente organizzati.

« Se vuoi nonno Stilinski alle calcagna… » sorrise divertita Laura, lasciando la frase in sospeso, ricordando ancora una volta l’esistenza di quell’orribile uomo, tanto che ricevette dritto in faccia la tunica rossa del fratello. Rise di cuore, sapendo che quella primavera Beacon Hills ne avrebbe viste di tutti i colori.

♠♠♠

Stiles voleva essere sincero con il padre, si erano promessi di non avere mai dei segreti ma non poteva certo raccontargli di Derek, sarebbe andato su tutte le furie e sarebbe andato da Thalia per informarla di quanto fosse un cafone suo figlio per voler fare le cose dietro le sue spalle, per ora era lui l’alpha di Stiles e se già come semplice padre si preoccupava tanto, ora che il figlio si era rivelato un omega avrebbe raddoppiato la guardia per tenerlo al sicuro da certe teste di knot che erano certi alpha. Stiles era sicuro che non gli sarebbe importato che Thalia fosse una licantropo e un’Alpha, suo padre si sarebbe portato dietro dello strozzalupo per farlo ingerire al povero Derek.

Suo nonno se n’era andato su tutte le furie, borbottando su quanto fosse un perdente e che non si sarebbe meravigliato se per colpa sua la famiglia Stilinski avrebbe perso tutto il loro prestigio. Aveva dovuto trattenere a forza le lacrime per non mostrarsi agli altri e Noah gli aveva battuto una mano sulla spalla rassicurandolo che gli sarebbe passata al nonno tutta quella rabbia. Certamente non avevano il migliore dei rapporti, ma Stiles non voleva deluderlo e se avesse rivelato il suo segreto c’erano ben pochi dubbi sul fatto che suo nonno avrebbe marciato fino al territorio Hale per cercare di uccidere Derek, molto meno discreto rispetto quello che si aspettava da suo padre.

Giocò con le punte della forchetta con un pezzo di patata, indeciso su come iniziare un discorso, tanto che dovette farlo Noah « Stiles, so che volevi essere un alpha per il nonno, ma so anche che volevi essere un omega per qualcuno. » disse guardandolo dritto negli occhi, il suo piatto ormai dimenticato « E posso immaginare quanto tu ti stia sentendo male in questo momento per il fatto che nessuno sia interessato a te, ma aspetta un paio di giorni, con il tuo nuovo odore forse qualcuno ti noterà. » cerco di rassicurarlo sorridendo incoraggiante, allungò il braccio oltre il tavolo per toccare dolcemente la mano del figlio, quel figlio che tanto amava nonostante tutto e che non avrebbe mai abbandonato.

Noah sapeva perfettamente che a suo figlio piacesse il secondogenito di Thalia, lo aveva notato da come durante gli incontri tra le famiglie fondatrici, quando ancora era il suo bambino non faceva altro che indicare a Scott il bambino più grande, guardandolo con aria sognante. Con il passare degli anni aveva visto i sentimenti del figlio diventare sempre più forti e insieme a Claudia, prima della sua prematura morte, avevano già deciso che lo avrebbero appoggiato perché sapevano che molto probabilmente c’era stato l’imprinting in quanto l’Hale era un licantropo.

Era così furioso con il ragazzo per non essersi messo in fila dietro a suo figlio tanto che aveva desiderato tirarlo per l’orecchio e trascinarcelo a forza, ma vedendo la reazione dell’alpha Martin con i coniugi Whittermore per loro figlio aveva fatto un passo indietro, non volendo certo rischiare di fare una scenata del genere con Thalia e di sentire suo padre urlare come un nazista durante la Seconda Guerra Mondiale.

Stiles arrossì, sorpreso per quanto suo padre lo capisse, pensava di essere stato discreto, di non aver mai dato via nulla riguardo alle sue emozioni. Ne aveva solamente e sempre parlato con Scott, il suo migliore amico, confidandogli senza alcuna paura di quanto volesse essere legato a Derek. Ricordò come si era sentito due anni prima, quando alla Rivelazione si era scoperto che l’Hale fosse un alpha, e aveva guardato suo nonno dispiaciuto per aver anche solo pensato di voler essere un omega, pensiero che quella sera si era avverato.

Posò la forchetta facendola cozzare con la porcellana del piatto, terribilmente a disagio, insicuro su cosa dire. Non voleva veramente mentire a suo padre, ma temeva per Derek e per sé stesso. Prese un profondo respiro tenendo gli occhi puntati sul piatto, decidendo che avrebbe portato la discussione da un’altra parte. Era un omega, adesso, sapeva che la maggior parte di loro dopo la Rivelazione finivano con il non uscire più per conto loro se non accompagnati dal loro alpha o un famigliare alpha e Stiles vedeva ben poche possibilità in quanto aveva solamente il padre ed il nonno « Non potrò più uscire da solo, ora, vero? » domandò facendo spalancare gli occhi al padre.

L’uomo si alzò facendo il giro del tavolo, scostò leggermente la sedia del figlio mettendosi sulle ginocchia, prendendogli delicatamente le mani tra le sue « Stiles per me è uguale a ieri. Puoi uscire con i tuoi amici, soprattutto ora che finalmente puoi guidare e hai la macchina di tua madre. Non ti impedirò di fare nulla, certo forse starò più in pensiero, ma non voglio infilarti in una gabbia. So che sei un bravo ragazzo e responsabile, magari saperti con Scott mi farà stare più tranquillo se decidi di uscire la sera e fare tardi, ma durante il giorno puoi continuare ad essere te. » disse con tono dolce mentre dentro di lui ribolliva di rabbia, non poteva credere che la società in cui vivevano nel ventunesimo secolo ancora era convinta che gli omega avessero costante bisogno di uno chaperon alpha, erano quelle teste di knot che dovevano tenere le mani e gli occhi lontani dagli omega.

Gli occhi ambrati di Stiles si illuminarono, sapeva che suo padre fosse un buon uomo, non per niente era riuscito a far innamorare Claudia, un’omega ribelle; poi pensò che nonostante suo padre fosse così moderno c’era una persona che non lo era: suo nonno.

Il ragazzo si accigliò, stringendo leggermente la presa sulle mani del padre « Ma il nonno non sarà d’accordo. » borbottò ben sapendo quanto fosse un conservatore l’altro parente. Già lo aveva deluso essendo un omega, non voleva peggiorare i loro rapporti comportandosi come quegli omega che lui considerava scarti della società che non sanno il loro posto, anche se non condivideva il suo pensiero voleva in qualche modo provare a guadagnarsi un po’ di amore da parte sua. Fin da bambino ci aveva provato, ma l’uomo era sempre risultato come un muro di cemento impenetrabile e più volte aveva pianto chiedendosi cosa ci fosse di sbagliato in lui e sua mamma – la cara e dolce Claudia – lo calmava cantandogli una dolce canzone e tutto sembrava tornare al suo posto.

Noah scosse leggermente la testa « Stiles, sono io tuo padre, non lui. Sei mio figlio e un adolescente, hai un sacco di cose da fare e non ti impedirò di farle. Ovviamente poi quando ti legherai sarà il tuo alpha a decidere che comportamento tenere, ma non ti permetterò mai di sposare un idiota come tuo nonno. » disse tirandosi in piedi, una mano ad arruffargli i capelli. Non lo capiva, Noah, questa ossessione del figlio di voler accontentare il nonno, lui che era la sua progene diretta non lo sopportava e sapeva che Stiles fosse troppo buono per odiare qualcuno. Aveva lo stesso cuore della sua amata Claudia.

Quando Stiles tornò in camera sua tirò fuori dalla tasca dei jeans il portachiavi di Yoda sorridendo nel sapere che Derek lo voleva e che avrebbe potuto vederlo. Era così felice.

♠♠♠

La Jeep faceva dei rumori strani, ma né Stiles né Scott se ne stavano preoccupando più di tanto, decidendo di ignorare il problema alzando il volume della radio e chiacchierando del più e del meno.

« Mia madre ha detto che è fiera di me per aver seguito il mio istinto e il mio cuore. Ora devo solo sperare che Allison accetti di venire con me al Ballo di Primavera scartando tutti e settantadue alpha che erano dietro di lei. » disse l’alpha mordendosi subito dopo la lingua per aver sputato fuori il numero di pretendenti dell’Argent, ben sapendo che nessuno si fosse messo dietro al suo migliore amico, ma non ci aveva proprio pensato.

Stiles invece non sembrò affatto disturbato e sorrise incoraggiante « Sono sicuro che sceglierà te! Se non ricordo male l’anno scorso a San Valentino ti ha fatto avere della cioccolata e non ha frequentato nessun alpha dal suo giorno della Rivelazione dicendo che era presto. » gli ricordò amichevolmente mentre svoltava per entrare nel territorio del clan Martin, contento che da lì a pochi minuti avrebbe visto Derek anche se sapeva che non avrebbe potuto parlargli in quanto dovevano tenere le apparenze. Non era la migliore delle situazioni, ma poteva accontentarsi.

Scott sorrise a sua volta, illuminandosi di speranza al ricordo, capendo che forse aveva già in pugno il cuore di Allison « Ma cosa credi che accadrà se dovessimo Legarci? Insomma, siamo gli unici eredi dei nostri clan, non abbiamo fratelli o sorelle. » domandò dubbioso il McCall, anche se né Chris né Melissa avevano tirato fuori l’argomento il ragazzo non poteva che pensarci. Non era mai successa una cosa del genere e anche solo pensare di fondere due clan sembrava tremendamente sbagliato.

L’omega alzò le spalle, non sapendo realmente cosa rispondere, un po’ perché ci aveva pensato pure lui se le cose con Derek fossero finite bene. L’Hale aveva delle sorelle, sarebbe stata Laura a portare avanti la linea degli Hale, quindi il secondo genito poteva anche permettersi di prendere il cognome Stilinski e portare avanti la sua linea di sangue.

Difficilmente un alpha prendeva il cognome di un omega, se non in casi straordinari come quelli dei fondatori dei clan. Ma loro lo erano entrambi e qui si presentava il problema. Stiles aveva l’obbligo di portare avanti il cognome degli Stilinski o sarebbe morto.

« Dude, mi dispiace per Derek, comunque, credevo fosse interessato a te. Peggio per lui, no? » disse Scott guardando fuori dal finestrino mentre si avvicinavano alla Beacon Hills High School, sentendosi quasi in colpa per la mancanza di alpha al seguito del suo migliore amico. Non erano certo le persone più popolari a scuola, purtroppo i loro clan erano i più poveri della città e per questo venivano presi di mira da quelli più ricchi. Il loro incubo personale era certamente Casey Lodge, un membro del clan Whittermore, che sembrava aver preso a cuore la missione di rendere la loro vita un vero Inferno solo perché lui era ricco e loro poveri.

Stiles sorrise con un solo angolo della bocca, voleva veramente raccontare tutto a Scott, sapeva che poteva fidarsi, ma non se la sentiva ancora. L’alpha era come un fratello per lui, erano cresciuti insieme e avevano condiviso le loro più belle avventure mano nella mano, dandosi forza a vicenda e finendo anche in punizione insieme, lo adorava, davvero, ma se avesse saputo che Derek stava facendo le cose di nascosto non glielo avrebbe mai perdonato. Sapeva quanto il McCall ci tenesse a fare il galantuomo e pretendesse lo stesso dagli altri alpha, e questo certamente metteva in cattiva luce il licantropo che non aveva avuto la galanteria di far sapere a tutta Beacon Hills le sue intenzioni.

« Dopo il Ballo inizierà il vero corteggiamento, come ti senti al riguardo? Il primo mese è piuttosto duro, devi dimostrare ad Allison e la sua famiglia di saperti prendere cura di lei e di non farle mancare niente. Hai già idee al riguardo? » domandò sviando l’argomento, ben sapendo che bastava nominare la ragazza per far perdere completamente il filo al ragazzo. Era come un cucciolo smarrito che ritrovava il suo padrone, se avesse avuto la coda era sicuro al 100% che avrebbe scodinzolato ogniqualvolta l’Argent sarebbe entrata nel suo campo visivo.

Scott grugnì, sapeva bene cosa ci si aspettava dal primo mese e non sapeva veramente come dimostrare a Chris Argent che avrebbe potuto far vivere sua figlia nel lusso a cui era abituata. La gente del clan McCall – come quella del clan Stilinski – doveva sudare più degli altri per avere un tozzo di pane a tavola, svolgevano lavori statali pagati una miseria, ma ne andavano fieri. Per loro era importante aiutare la gente, non avere le tasche piene di soldi.

Sconsolato ed abbattuto Scott si prese la testa tra le mani, Stiles gli batté una mano sulla spalla cercando di dargli coraggio senza però aggiungere nulla per non peggiorare la situazione.

Arrivati nel parcheggio lo Stilinski scorse un posto poco lontano dall’entrata, un vero colpo di fortuna! Facendo attenzione alle auto estremamente costose che accostavano il posto libero, riuscì ad infilarsi tenendo abbastanza distanza per permettere di aprire gli sportelli ed uscire senza recare alcun danno. « Il nostro primo giorno di scuola da alpha ed omega. » sospirò Stiles mettendosi lo zaino in spalla, timoroso di entrare e vedere tutti quegli alpha che lo avevano rifiutato e… Derek.

Presero entrambi un profondo respiro prima di entrare.

♠♠♠

« Finalmente la pausa pranzo! » esordì Scott tirando fuori dallo zaino il contenitore con il pranzo preparato amorevolmente da Melissa quella mattina « Pensavo non arrivasse più. » aggiunse addentando il suo cibo come se fosse stato a digiuno per mesi. Stiles con più calma tirò fuori la sua mela storcendo il naso. Aveva chiesto al nonno mi mettergli qualcosa da mangiare nello zaino mentre finiva di prepararsi e certamente non si aspettava un misero frutto, per di più con un post–it poco carino attaccato sopra, ribadendo per l’ennesima volta il suo disappunto sulla sua natura.

Sospirò dando il primo morso, sentendo il sapore aspro della mela verde scendere giù per la gola. Uhg, lui odiava le mele verdi, preferiva di gran lunga quelle rosse e dolci « Harris mi ha cacciato via dalla sua classe, ha detto che non vuole un omega. » raccontò imbronciandosi « Dovrò passare al corso di chimica con la Keaton e lei è la peggiore di tutto il corpo insegnanti. » si lamentò prendendo il secondo morso della sua acida mela. Scott lo guardò dispiaciuto, ben sapendo quanto il ragazzo stesse male per la sua nuova condizione e non poteva fare assolutamente niente.

Il loro scambio di battute venne interrotto dall’arrivo di Lydia Martin ed Allison Argent che senza alcun invito e per la prima volta in vita loro si sedettero al loro tavolo come se fosse un’azione che compievano ogni giorno. Stiles alzò un sopracciglio guardando il migliore amico come per chiedergli cosa stesse succedendo, ma il povero alpha era già partito per il suo mondo fissando l’Argent con occhi sognanti. Alzò gli occhi al cielo rendendosi conto che avrebbe dovuto – come al solito – fare tutto lui.

Si schiarì la gola rumorosamente guadagnandosi più sguardi confusi dagli occupanti dei tavoli accanto mentre le due ragazze continuavano a tirare fuori il loro pranzo. Invidiò per un attimo Lydia per avere una deliziosa insalata con pomodori, tonno e patatine fritte prima di ricordarsi che doveva scoprire perché tra tutti i posti nella scuola fossero venuti al suo tavolo.

« Lydia, Allison, a cosa dobbiamo io e Scott il piacere? » domandò sorridendo appena, cercando di essere cordiale e non indispettire le figlie delle altre famiglie fondatrici. Non avevano mai avuto un grande rapporto, limitandosi alle cene formali tenuti mensilmente a Villa Hale in quanto la più grande, dove gli adulti discutevano su cosa fare per migliorare la cittadina ed i ragazzi li lasciavano in pace. Stiles e Scott non erano mai stati poi così socievole, limitandosi a chiacchierare tra di loro e non infastidire nessuno, così come facevano gli altri.

La Martin lo guardò annoiata « Allison voleva pranzare con il tuo amico idiota. » rispose scocciata, senza nemmeno provare ad essere gentile o fingere di non essere terribilmente infastidita da quel cambio. Sicuramente non faceva bene alla sua reputazione farsi vedere con Stiles Stilinski, il ragazzino imbranato e troppo sarcastico, e Scott McCall, il ragazzino abbandonato dal suo stesso padre e lasciato in difficoltà economiche esorbitanti. Il ragazzo si girò e notò i due parlare allegramente di come era andata la loro giornata e non poté che esserne felice, almeno uno di loro poteva permettersi di vivere la sua storia d’amore all’aperto davanti a tutti, mentre lui e Derek per paura di creare disagi si nascondevano come dei ladri. Sospirò affranto domandandosi cosa avrebbe pensato suo padre se avesse saputo del figlio di Thalia fargli la corte, se avrebbe reagito male come la signora Martin o l’avrebbe presa bene come Melissa e Chris.

Sospirando e nemmeno provando ad iniziare una conversazione con Lydia tornò a mordere la sua mela.

Dio, odiava le mele verdi.

♠♠♠

Laura era snervante, non c’erano dubbi, era per colpa sua se il cellulare di Derek vibrava ogni venti secondi avvertendolo di un nuovo messaggio con scritto chissà cosa. Da quando aveva messo piede fuori di casa per andare a scuola con Cora sua sorella maggiore lo aveva riempito di SMS piene zeppe di frasi d’incoraggiamento per quanto riguardava la sua situazione con Stiles e l’alpha desiderò di non averle mai detto in principio della sua cotta.

Aveva otto anni quando aveva guardato per la prima volta Stiles e aveva sentito il suo lupo scodinzolare lentamente, come se si aspettasse di ricevere delle attenzioni dal bambino che giocava silenziosamente a dama con il figlio di Melissa. Gli si era avvicinato annusando l’aria intorno a lui trovandola deliziosa, un aroma di panna, fragole e zucchero che negli anni si era macchiata di un odore più acido tipico dell’adolescenza.

« Hale, il tuo cellulare sembra come impazzito. » Casey Lodge guardò il telefono posato sul tavolo come se fosse stato impossessato da qualche spirito maligno, sorpreso che qualcuno potesse ricevere tutti quei messaggi. Jackson sorrise, cercando di allungare la mano ed afferrarlo per poter vedere chi stesse tormentando il povero alpha, ma Derek gli schiaffò violentemente la mano perché l’ultima cosa che voleva era che uno di quegli idioti scoprisse della sua cotta per Stiles e non perché si vergognasse, tutt’altro!, ma solo per proteggere il ragazzo dalla possibile ira del nonno nel caso si fosse sparsa la voce.

Jackson ritirò la mano come un cucciolo ferito, fulminando i ragazzi che ridevano di lui con lo sguardo « Cosa c’è, qualche omega che ti tormenta per legarti? » domandò cercando di non far vedere quanto gli facesse male la mano. Sedevano insieme a pranzo in quanto tutti componenti di una squadra sportiva, mentre Derek era capitano di quella di basket, Jackson lo era per il lacrosse e nonostante fossero in continuo conflitto per i soldi dal fondo per le attività sportive, bene o male si stavano simpatici a vicenda, certamente non si facevano scherzi di cattivo gusto come quelli della Devenson High School.

L’Hale lo ignorò, continuando a mangiare il suo pranzo, lanciando senza farsi notare uno sguardo al tavolo dove sapeva ci fosse Stiles insieme a Scott. Inarcò un sopracciglio vedendolo mangiare una mela verde, ben sapendo quanto le odiasse. Guardò la sua mela rossa posata sul tavolo, era perfetta come regalo da donargli in quel momento, gli avrebbe dimostrato di conoscere i suoi gusti e di poterlo sfamare. Desiderava alzarsi e portargliela, ma lo avrebbero visto tutti, quindi decise di aspettare mettendo la mela nello zaino, gliela avrebbe data più tardi, nello stanzino del bidello dove avevano organizzato di incontrarsi la sera prima.

« Allora? È un omega che ti tormenta? » la voce fastidiosa di Casey lo riportò con l’attenzione verso il gruppo di atleti, perdendosi il momento in cui Lydia ed Allison si sedevano a tavola con Stiles e Scott. L’alpha prese il cellulare constatando che erano solamente messaggi di Laura e che quindi poteva ignorarla come stava facendo prima. Doveva ricordarsi di dare il suo numero a Stiles, così da potersi messaggiare quando erano lontani e organizzarsi per i loro incontri clandestini anche senza vedersi.

Era eccitante avere una relazione segreta, ma anche stressante e Derek voleva mettere in chiaro che lo Stilinski era solamente suo e che nessun omega doveva provarci con lui perché il suo cuore era solamente per Stiles. Voleva urlarlo al mondo, tagliare la lingua a tutti quelli che osavano prendersi gioco di lui, ma doveva portare pazienza e soprattutto trovare un modo per raggirare il problema del nonno del ragazzo.

« Mia sorella. » rispose semplicemente placando la fastidiosa curiosità di quei minus habens che sembravano non sapere cosa fosse la privacy, sempre a ficcare il naso negli affari degli altri come se non avessero di meglio da fare. Particolare fastidio gli era procurato da Casey, il ragazzo era della stessa età di Stiles e più volte aveva dovuto mordersi le mani per non prenderlo a pugni per come trattava il ragazzo ed il suo migliore amico. Non aveva mai fatto nulla in modo diretto, ma questo non voleva dire che non aveva innescato delle piccole vendette durante il corso degli anni, come quando gli aveva rubato i vestiti dallo spogliatoio mentre faceva la doccia, o quando aveva nascosto tutti i libri di testo facendogli prendere una strigliata dai professori o meglio ancora quando aveva squarciato i suoi compiti facendolo finire in punizione. Sperava solamente che adesso il ragazzo non avrebbe più provato ad avvicinarsi a Stiles considerando il loro cambiamento di status, nessun alpha degno di rispetto avrebbe mai alzato le mani su un omega e Derek voleva sperare che Lodge fosse consapevole che se avesse anche solo provato a sfiorarlo con un dito si sarebbe ritrovato appeso a testa in giù dal sottoscritto.

Tutti sembrarono accettare quella risposta perché tornarono ai loro noiosi discorsi, l’Hale continuò a consumare il pranzo in silenzio, ascoltando distrattamente Jackson parlare della formazione della squadra di lacrosse.

« Stilinski deve uscire dalla squadra senza ombra di dubbio, non possiamo tenerlo. » disse il capitano facendo scattare la testa a Derek che si girò a guardarlo « Perché? » domandò cercando di suonare casuale, ma pronto a non far sbattere fuori dalla squadra il suo omega.

Jackson lo guardò dubbioso, stranito dal suo improvviso interessa, ma decise di non dargli molto caso in quanto sapeva quanto l’Hale potesse essere strano « È un omega, non può giocare. » rispose scrollando le spalle, come se non stesse facendo della discriminazione bella e buona, tanto che Derek dovette stringere le mani in pugni per non afferrarlo e scuoterlo fino a mettergli del sale in zucca. Con calma invece prese la sua bevanda prendendo un lungo sorso, umettandosi le labbra « Dove c’è scritto nel regolamento che gli omega non possono giocare? » chiese ben sapendo che nessuno vietava agli omega di giocare, lui per primo nella sua squadra aveva dei giocatori omega che erano abili quanto gli alpha, come capitano certamente non poteva discriminare delle persone che dall’oggi al domani si ritrovavano in condizioni diverse, ma senza perdere il loro smalto. Certo, Stiles non era poi questo gran atleta e nelle ultime partite lo avevano lasciato a scaldare la panchina, ma questo non voleva dire che meritava di essere sbattuto fuori dalla squadra, suo nonno se lo sarebbe mangiato vivo dopo una cosa del genere e Derek lo sapeva in quanto spesso sulle tribune finiva vicino a lui, ascoltando tutti gli insulti detti a mezza voce per l’inutilità del nipote.

« Da nessuna parte, effettivamente, ma… » iniziò il Whittermore prima di venire tagliato da Derek che si alzava recuperando la sua roba, stanco di sentire quel branco di idioti fare le teste di knot e andarsi a fare una passeggiata. Passò vicino al tavolo di Stiles catturando la sua attenzione, non resistendo al fargli l’occhiolino, adorando il modo in cui le sue guance presero letteralmente fuoco diventando di un rosso talmente accesso da farlo sembrare un pomodoro maturo. Ignorò i richiami dei suoi compagni ed entrò nell’edificio scolastico, camminando lentamente verso il ripostiglio, pronto ad attendere lo Stilinski.

♠♠♠

Stiles raccolse la sua roba con calma, rendendosi conto che nessuno gli stava prestando attenzione, trovandolo un momento perfetto per svignarsela e raggiungere l’alpha dei suoi sogni. Lydia lo guardò, ma non sembrò interessata a fermarlo o chiedergli dove stesse andando, tornando a gustare la sua insalata senza farsi problemi inutili. Scott, troppo perso nel contemplare gli occhi di Allison, non si accorse della recente scomparsa del suo migliore amico al suo fianco.

Entrò nella scuola cercando di sembrare casuale, mentre in realtà il cuore gli batteva all’impazzata al solo pensiero di finire in uno spazio stretto insieme a Derek, immaginandosi e chiedendosi se lo avrebbe baciato. Non che fosse di buon costume baciare un omega ancora prima di iniziare realmente il corteggiamento, ma al giovane Stilinski non interessava, voleva solo Derek, gli avrebbe dato tutto quello che voleva.

Aprì la porta del ripostiglio venendo subito afferrato per i fianchi dal più grande, sentendo subito un calore salirgli dalla punta dei piedi fino alla radice dei capelli. Amava il modo in cui le mani dell’alpha riuscivano ad afferrarlo perfettamente, senza fargli venire l’istinto di darsela a gambe come era accaduto quella mattina quando un alpha del clan Raeken aveva provato ad approcciarlo dicendogli di avere un ottimo odore.

« Stiles. » pronunciò Derek in un tenero sussurro, posando la fronte contro quella dell’omega, resistendo all’impulso di baciarlo e lasciargli un vistoso succhiotto sul collo ben visibile a tutti. Chiuse gli occhi cercando di concentrarsi, di non farsi prendere dal suo lato animale, ricordandosi che doveva fare una cosa.

Lo Stilinski fece un verso di protesta quando l’alpha si allontanò andando a recuperare qualcosa dallo zaino. Appena la vide spalancò la bocca stupito, non aspettandosi per niente un gesto del genere. Allungò una mano guardandolo come per chiedere il permesso, il quale venne accordato con un semplice sorriso che gli fece battere il cuore all’impazzata.

Diede il primo morso alla mela rossa sentendo immediatamente il succo dolce scendergli giù per la gola eliminando il sapore acido di quella che aveva mangiato in precedenza. Chiuse gli occhi trovandola la cosa più buona del mondo e sapeva che tale reazione era dovuta al fatto che il suo alpha aveva provveduto a lui, che gli aveva fatto un regalo dimostrandogli di conoscere i suoi gusti. Dannazione, voleva baciarlo ma sapeva di non poterlo fare.

Derek intanto lo guardava con occhi grandi, come a non volersi perdere nemmeno un secondo dell’omega che mangiava la sua mela. Il lupo scodinzolava in maniera eccessiva, soddisfatto dall’odore di gratitudine provenire dal ragazzino. Si sarebbe voluto battere da solo una mano sulla spalla e complimentarsi, ma evitò ben sapendo quanto sarebbe sembrato strano. Osservò le labbra di Stiles diventare sempre più lucide ad ogni morso, desideroso di passarci la lingua sopra.

Entrambi i ragazzi dovettero prendere un grande sospiro per evitare di finire a fare cose di cui si sarebbero pentiti. Derek si allontanò un poco sedendosi sopra un secchio rigirato che un tempo conteneva vernice, stando ben attento a non fare figuracce e rendersi ridicolo davanti al ragazzo che amava. Stiles da parte sua si affrettò a finire la mela sentendosi finalmente sazio; si guardò le mani sentendosi in imbarazzo, non sapendo realmente cosa fare « G–grazie per la mela. » decise di balbettare alla fine, le orecchie rosse scarlatte, così come quelle di Derek.

Era imbarazzante essere lì, in quel piccolo spazio, senza avere idea di cosa dire e di cosa fare. Si erano dati appuntamento per vedersi, ma ora erano entrambi troppo timidi per fare qualcosa. Derek grugnì immaginandosi cosa gli avrebbe detto Laura quando le avrebbe raccontato il tutto, poco ma sicuro avrebbe ricevuto uno scappellotto.

« Io… » iniziò l’alpha guardandosi le mani sentendosi per la prima volta in imbarazzo, come raramente gli accadeva « Io saprò sempre prendermi cura di te. » disse alzando finalmente lo sguardo incontrando gli occhi color ambra del più giovane con la luce della promessa che mai nel corso della loro vita lo avrebbe mai lasciato senza cibo ed un tetto.

Voleva il meglio per loro, sapeva che poteva permetterselo in quanto appena finito il college avrebbe iniziato ad affiancare il padre come dirigente dell’azienda di famiglia per imparare i trucchi del mestiere. Aveva già una casa a nome suo, un gentile regalo dei suoi genitori per i suoi sedici anni credendo che si sarebbe legato subito con un’omega, ignari dei suoi desideri di attendere ancora altri due anni per assistere alla Rivelazione di Stiles.

Lo Stilinski arrossì vistosamente e Derek non resistesse nel tirarlo in un abbraccio. Gli lasciò un delicato bacio sulla fronte, appena uno sfiorarsi di labbra per non rischiare di lasciare troppo il suo odore.

« Andrai al Ballo di Primavera? » domandò l’omega a bassa voce per evitare di farsi sentire nel caso ci fosse qualcuno fuori la porta. Stiles ancora non sapeva se andarci o meno, ovviamente dipendeva se Derek sarebbe stato presente.

« Certo, ci sarò! » rispose il senior prendendogli il viso tra le mani, adorando la sensazione della pelle liscia sotto alla sua mano, era come avere tra le mani la persona più importante del Mondo « Accompagnerò Cora come chaperon. » spiegò notando una strana luce negli occhi di Stiles, come se temesse si presentasse con un altro omega.

Il castano tirò un sospiro di sollievo premendo la guancia contro la mano del moro, sentendone l’odore e trovandolo rassicurante « Io non posso venirci da solo… » borbottò ricordandosi che l’evento era riservato alle coppie e lui non aveva assolutamente nessuno a cui fare da chaperon – oltre al fatto che era lui quello a cui servisse un accompagnatore – quindi o avrebbe accettato l’invito di qualcuno se sarebbe mai arrivato o avrebbe passato la serata a casa a mangiarsi le mani chiedendosi cosa stesse facendo Derek.

L’Hale arricciò il naso, non sapeva cosa dire perché era insensato consigliare al ragazzo che amava di presentarsi con un altro alpha, lo avrebbe reso talmente geloso che molto probabilmente il suo lupo non avrebbe reagito bene.

« Troveremo una soluzione. » sussurrò a sua volta desiderando rimanere lì per sempre, ma il fastidioso trillo della campanella avviso loro della fine della pausa pranzo, costringendoli a separarsi.

Prima di prendere diverse strade, il più grande lasciò un foglietto nella mano dell’omega con su scritto il suo numero di cellulare.

♠♠♠

 Tornando a casa dopo aver lasciato Scott alla sua, Stiles venne accolto da un arrabbiato nonno Stilinski che seduto al tavolo lo osservava come se sperasse scomparisse dalla faccia della terra.

Il giovane omega deglutì a vuoto, sentendo d’un tratto le mani tremare e sperò che il nonno non riuscisse a sentire l’odore di Derek su di lui. L’ultima cosa che voleva era far partire una guerra contro uno dei clan più importante di Beacon Hills.

« Ci hai messo troppo tempo. » disse l’anziano alzandosi dalla sedia, dirigendosi a passo lento verso l’adolescente « Dove sei stato, omega? » domandò incrociando le mani dietro la schiena, attendendo pazientemente la risposta del nipote. Era furioso con suo figlio per aver lasciato il ragazzino prendere la macchina, permettendogli di andare in giro da solo e con un mezzo che lo avrebbe potuto portare da qualsiasi parte senza la supervisione di un alpha. Cosa avrebbe pensato la gente di loro? Mai in vita sua avrebbe mai pensato di dover subire l’umiliazione di avere una progene omega, per di più un ribelle che pensava di poter girare per la città per i suoi comodi.

« Ho accompagnato Scott a casa. » rispose Stiles sentendosi nervoso, una mano chiusa a pugno dentro la tasca della felpa mentre cercava di tranquillizzarsi. Sapeva che il padre non era in casa, era in centrale a fare il suo lavoro, ma non si aspettava nemmeno di trovare il nonno ad attenderlo considerando che passava veramente poco tempo in casa loro, preferendo rimanere nella sua dimora a fare chissà cosa.

Nonno Stilinski alzò un sopracciglio, irritato dal fatto che il nipote fosse rimasto solo con un alpha non Legato e che per di più lo avesse portato a casa, come se fosse lui l’alpha e Scott l’omega.

« Bene. » decretò strappando dalla spalla del giovane lo zaino, buttandolo a terra senza tante cerimonie « Ora fai il bravo omega e mostrami come pulisci la casa. » disse tirando da sotto il tavolo un secchio con i vari attrezzi per le pulizie.

Stiles lo afferrò per un pelo, sentendolo stranamente pesante « Ma nonno, non ho ancora pranzato… » borbottò tenendo la testa bassa. Certamente due mele come pranzo non bastavano a nessuno, aveva pensato di tornare a casa e farsi un sandwich con insalata e pomodori prima di mettersi a studiare.

Il nonno gli diede uno scappellotto « Non c’è tempo per mangiare, devi imparare ad essere un omega. » disse tirando fuori dal secchio uno spazzolino « Inizia a lavare il pavimento. Adesso. » ordinò spintonando leggermente il ragazzo mentre tornava a sedersi per osservare attentamente il nipote.

L’omega trattenne le lacrime mentre riluttante si toglieva la felpa, consapevole che quello sarebbe stato un lungo pomeriggio.










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Capitolo 3
*** Capitolo due ***


Capitolo due

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Il risveglio di Stiles non fu tra i più dolci. Essere riportati nel mondo reale da una secchiata di acqua ghiacciata non era certamente quello che poteva definirsi un calmo risveglio.

Il ragazzo annaspò in cerca d’aria, spaventato come non mai per quel gesto brusco. Si portò una mano sul cuore come per assicurarsi che non schizzasse fuori dal petto e guardò spaventato il nonno che se ne stava lì in piedi, guardandolo come se fosse il suo peggior nemico.

« Sbrigati a scendere, hai del lavoro da fare. » disse buttando il secchio a terra facendo un frastuono. Stiles si girò verso la finestra constatando che non era nemmeno l’alba, fuori era ancora tutto buio e la Luna alta in cielo. Guardò l’orologio prendendo conoscenza che fossero solamente le quattro del mattino. Grugnì infastidito buttandosi nuovamente contro il cuscino bagnato, lasciandosi scappare qualche lacrima mentre si chiedeva perché suo nonno lo stesse trattando in quel modo.

Il pomeriggio precedente gli aveva fatto pulire tutta la casa compreso lo scantinato, non lo aveva lasciato cenare giustificandosi dicendo che non era stato adeguatamente bravo nel suo compito, ordinandogli di preparare la cena per i suoi alpha e filare a letto. Non aveva neppure provato a dire al padre di quello che era successo, sapeva che lo avrebbe difeso, ma non voleva vederlo litigare con il nonno. Gli faceva male più di quanto credesse vedere gli ultimi membri della sua famiglia non andare d’accordo. Voleva essere abbastanza bravo per entrambi, anche se questo voleva dire eseguire gli ordini disumani del nonno.

Si cambiò gli abiti passando dal pigiama zuppo a dei pantaloncini e una vecchia maglietta color ciano, ben sapendo che si sarebbe sporcato in quanto dubitava che il nonno lo avesse svegliato a quell’ora per farsi una chiacchierata. Il giorno precedente, pulire tutto il pavimento con lo spazzolino da denti era stata una vera tortura, le ginocchia erano livide e pensò bene che tutti le avrebbero notate durante l’allenamento di lacrosse, facendo chissà quali sporche battute.

Come si aspettava, scendendo in cucina, trovò il nonno con il solito cipiglio severo che lo attendeva a braccia conserte « Devi imparare a cucinare per il tuo alpha, quindi preparerai del pane per tuo padre e me. » ordinò lanciandogli un sacco di farina che venne preso al volo per puro miracolo. Annuì lentamente, fortunatamente sapeva come cucinare, sua madre quando ancora era bambino, spesso gli spiegava i procedimenti mentre preparava i pasti in attesa del ritorno di Noah.

« Appena lo metti in forno vedi di pulire l’ingresso, così da farlo trovare pulito a tuo padre quando tornerà dalla centrare, piccolo ingrato che non sei altro. » aggiunse come se non lo avesse pulito il pomeriggio precedente. Stiles aprì la bocca per rispondere, ma vi rinunciò ricordandosi che si trattava di suo nonno, non vi avrebbe ricavato nulla nell’iniziare una discussione con lui.

Silenziosamente si mise a lavoro, guardando di tanto in tanto la finestra alla ricerca delle prime luci dell’alba, rincuorandosi al pensiero che in poche ore avrebbe visto Derek. Guardò l’impasto per il pane domandandosi se forse fosse il caso di portagliene un pezzo, così da mostrare le sue skills culinarie. Se il giorno prima il ragazzo aveva dimostrato di sapersi prendere cura di lui, Stiles oggi doveva dimostrargli che scegliendo lui come omega non sarebbe mai rimasto con lo stomaco vuoto. Buttando uno sguardo al nonno, mezzo addormentato sul divano, il ragazzo divise l’impasto in modo da avere una pagnotta più piccola da infilare nel cesto del pranzo che avrebbe preparato per Derek.

Facendo meno rumore possibile azionò il forno e, come gli era stato ordinato, andò a pulire l’ingresso come meglio poteva, arrivando anche a lucidare le scarpe che si trovavano lì. Voleva sbrigarsi per avere l’occasione di poter preparare anche degli hamburger senza farsi beccare dal nonno. Sapeva che Derek in quanto licantropo necessitava di una ingente dose di carne.

Voleva mostrargli di essere la scelta giusta, che non si sarebbe mai pentito di aver corteggiato lui tra tutti.

♠♠♠

Laura entrò nella camera del fratello spalancando la porta, urlando in modo esagerato di svegliarsi e farsi bello per una nuova ed entusiasmante giornata. La donna iniziò a girare come una trottola per la stanza mentre raccoglieva come meglio poteva gli abiti da terra, guardandoli con occhio critico, mentre il giovane si alzava con la stessa vitalità di un bradipo in fin di vita.

« Dio, Derek, come pensi di conquistare Stiles se ti vesti come un play boy? » domandò alzando l’ennesima maglietta con lo scollo a V di un forte blu. Arricciò il naso constatando che non era nemmeno lavata, odorava di sudore e chiuso. Scuotendo la testa si fece strada nella cabina armadio del fratellino alla disperata ricerca di abiti che non lo facessero sembrare un ragazzaccio.

Conosceva bene lo Stilinski, da quando Derek gli aveva detto della sua cotta durante gli incontri tra le famiglie fondatrici aveva sempre riempito di domande il giovane in modo da avere più informazioni possibili per quando sarebbe arrivato il momento. Stiles era un bravo ragazzo, uno di quelli a cui tirare le guance fino a farle diventare rosse, era fermamente convinta che gli servisse un ragazzo che non sembrasse un teppistello che rubava i soldi del pranzo agli sfigati.

Derek corse a chiudere la porta, sperando che nessuno avesse sentito quanto detto dalla sorella « Sei forse impazzita, la gravidanza ti ha dato qualche danno celebrare? » domandò scocciato, passandosi infastidito una mano lungo il volto cercando di togliersi la stanchezza di dosso. Si guardò velocemente allo specchio notando i segni del cuscino sulla guancia e si ritrovò ad immaginare come sarebbe stato risvegliarsi con Stiles e vedere quelli stessi identici segni sul suo volto. Arrossì, dicendosi che farsi venire un’erezione davanti a sua sorella non era certamente il modo migliore per iniziare la giornata.

La primo genita Hale si girò tenendo in mano dei vestiti che il ragazzo non indossava da anni « No, Laura, mi vestirò come sempre. » sospirò Derek ributtando gli abiti nell’armadio, facendo imbronciare la sorella « Certamente Stiles non mi vuole per come mi vesto. » aggiunse sorridendo strafottente.

La donna alzò gli occhi al cielo, dovendo per forza dare ragione al fratellino. Se c’era una cosa di cui erano sicuri era il fatto che Stiles non avesse accettato il corteggiamento solo per lo stile del ragazzo. Per quanto ne sapeva Laura potevano vestirsi entrambi con dei sacchi di iuta e si sarebbero guardati mangiandosi con gli occhi. Si ritrovò a chiedersi come nessuno si fosse accorto degli sguardi che si lanciavano i due ragazzi, perfino lei durante la Rivelazione aveva notato come il più giovane guardasse spesso nella loro direzione.

« Okay, niente cambio di stile! » si arrese senza fare troppe storie, andandosi a sedere sul letto sfatto « Quando io corteggiavo Hector, ogni giorno gli portavo dei prodotti dei nostri campi. Potresti portare un bel cesto a Stiles! » suggerì ricordandosi con nostalgia di quando era lei a dover conquistare il cuore del suo Hector, sfidando tutti quegli altri alpha che si credevano migliori di lei.

Derek grugnì, l’idea era buona, ma c’era un piccolissimo problema « Non posso darglielo a scuola e nemmeno presentarmi nel territorio Stilinski senza un pretesto. Ci scoprirebbero subito. » spiegò sfilandosi spazientito i pantaloni, pronto a farsi una doccia prima di scendere a fare colazione. Era frustrante per lui ed il suo lupo sapere di non poter fare le cose alla luce del Sole, soprattutto se considerava che ora con il suo nuovo odore Stiles stava attirando l’attenzione di nuovi alpha e non sapeva se temerli o meno.

Laura si prese il mento tra le dita, assumendo un’espressione pensierosa, chiedendosi come aiutare i due giovani innamorati a poter vivere la loro storia senza morire dalla paura. Fu mentre il fratello era sotto il getto dell’acqua che le venne un’idea geniale. Un sorriso malefico le si dipinse in volto quando si rese conto di avere la possibilità di poter permettere ai due di poter avere una cenetta romantica. Poco le importava delle tradizioni, lei sapeva perfettamente che Stiles era pazzo di Derek e viceversa, quei due sarebbero finiti insieme e non avrebbe permesso a nessuno di ostacolarli, a costo di prendersi la responsabilità di una guerra civile.

Doveva solo muovere le sue pedine.

♠♠♠

« Wow, amico, mi sembri uno straccio. Hai dormito? » domandò Scott entrando nella Jeep, trovando davanti il migliore amico con gli occhi cerchiati di nero. Sembrava esausto, come se avesse appena finito di fare un allenamento con Finstock.

Stiles fece un sorriso tirato, cercando di non far preoccupare il McCall « I tuoi complimenti di primo mattino mi riempie la giornata di gioia, Scotty. » rispose usando il suo tono sarcastico, cercando di non andare a vedere quanto in realtà fosse distrutto. Non solo il nonno lo aveva schiavizzato con il suo stupido proposito di farlo diventare il perfetto omega degli anni ’20, ma non gli aveva permesso nemmeno di fare colazione nuovamente insoddisfatto di come avesse svolto il suo compito. Aveva provato ad obbiettare, ricevendo solamente una bacchettata sulle mani e la confisca del suo pranzo – fortunatamente quello per Derek lo aveva già portato al piano di sopra ed infilato nello zaino – il tutto pochi secondi prima che rientrasse il padre dallo sfiancante turno di notte. Lo aveva salutato con lo stesso calore di sempre, dandogli un bacio sulla guancia e chiedendogli come fosse andata, facendo finta di non notare lo sguardo sbilenco che lanciò al nonno, chiaro segno che quei due avrebbero discusso appena lui sarebbe uscito per andare a scuola.

Scott scosse divertito la testa, dandogli un leggero pugno alla spalla « Dai, non scherzare quando sono preoccupato per te. » lo rimproverò giocosamente, nascondendo un briciolo di sincerità. Non era la prima volta che vedeva Stiles in quelle condizioni, spesso capitava dopo una nottata passata a fare le ore piccole per poter giocare ai videogiochi mentre lo sceriffo era alla centrale, ma non capitava mai durante una serata scolastica.

Il castano alzò le spalle, ridendo, senza sapere realmente cosa dire. Alzò distrattamente il volume della radio, come la mattina precedente per sovrastare l’infernale rumore che proveniva dal cofano. Non era saggio, nemmeno un po’, ma certamente non poteva permettersi un meccanico e soprattutto non voleva andare nel territorio dei Raeken. Non che fosse razzista od altro, ma non si sentiva al sicuro mentre camminava tra di loro, con quelle caratteristiche fuori dal comune e con la persistente espressione di una persona pronta a farti del male. Raramente si avventurava in quella zona da solo, la maggior parte delle volte c’era suo padre con lui.

Quando entrarono nel territorio Martin notarono un ragazzo camminare lungo il marciapiede con un passo talmente lento e zoppicante che nemmeno in due giorni sarebbe arrivato a scuola « Quello non è Isaac Lahey? » domandò Scott sporgendosi leggermente al di là del finestrino « Sì, è decisamente il figlio dell’allenatore della squadra di nuoto. » asserì quando gli passarono accanto, inquadrando perfettamente i riccioli biondi e gli occhi color zaffiro del ragazzo con cui condividevano un paio di corsi e il campo da lacrosse.

Stiles frenò, accostandosi in modo da poter approcciare l’omega. Sicuramente nemmeno per lui doveva essere stato facile, il padre andava particolarmente d’accordo con nonno Stilinski. Poteva solo immaginare cosa il coach Lahey gli stesse facendo fare, lui stesso ne stava subendo le conseguenze.

Scese dall’auto seguito dal migliore amico « Hey, Isaac! » salutò da lontano, guadagnandosi l’attenzione del ragazzo, il quale alzò lo sguardo fissandoli in modo poi non così tanto amichevole « Vuoi un passaggio? » domandò insicuro l’omega, l’umore del biondo non era certo dei migliori e poteva aspettarsi anche una brutta risposta.

Il membro del clan Martin lo guardò a lungo, passò lo sguardo lungo tutta la sua figura prima di riprendere a camminare sorpassandoli « Non c’è bisogno. » ebbe almeno la decenza di rispondere. I due ragazzi si guardarono aggrottando le fronti, sorpresi da un tale comportamento da una persona tanto gentile come Isaac.

L’omega alzò le spalle e fece per tornare alla sua Jeep quando notò Scott intento a fissare la schiena del Lahey « Amico tutto bene? » domandò ridestandolo da quella trance improvvisa.

Scott si riscosse e salì sull’auto diventando stranamente silenzioso… aveva forse trovato l’odore di Isaac inebriante?

♠♠♠

Thalia era una madre comprensiva, non aveva mai alzato la voce sui figli e tantomeno le mani, ma proprio non poteva che preoccuparsi per il suo secondo genito. Non voleva mettergli pressioni, voleva che si prendesse i suoi tempi e seguisse i suoi sogni, ma in qualche modo la preoccupava il fatto che alla sua età non avesse mai mostrato alcun interesse verso qualcuno del genere opposto.

Fu per questo che quella mattina a colazione costrinse il ragazzo a rimanere un attimo indietro rispetto alle sorelle, volendo insieme al marito porgli alcune piccole ed innocenti domande.

« Der, tesoro, anche quest’anno non hai trovato nessuno di tuo gradimento? » domandò gentile la donna mentre sorseggiava il tea con il mignolo alzato ed il gomito in fuori come da etichetta. Sebastian seduto accanto a lei non era da meno, prendendo piccoli sorsi del suo caffè guardando da sotto le ciglia il suo unico figlio, curioso di scoprire quale fosse il problema.

Derek arrossì furiosamente, rischiando di strozzarsi con la salsiccia che stava cercando di mandare giù. Si batté furiosamente il pugno sulla cassa toracica cercando di liberare le vie respiratorie. Non si aspettava una domanda del genere, aveva sempre creduto che i suoi genitori fossero poco interessati a questo tipo di cose, negli scorsi anni non avevano mai accennato a nulla. Inutile dire che era stato completamente preso alla sprovvista.

Thalia fece guizzare un sopracciglio in alto, posò la tazza color verde mela e si alzò « Vuoi dirci qualcosa Derek? » chiese con voce severa, completamente insospettita da quella reazione esagerata e fuori misura del figlio. Non era la prima volta che gli si facevano domande imbarazzanti a tavola, Laura era continua a tormentarlo, ma mai una volta aveva rischiato di strozzarsi con il cibo.

« N–no, mamma, perché? » sorrise cercando di sembrare il più angelico possibile, provando a distrarla mostrando la fila di denti bianchi che lei definiva adorabili e da coniglietto. Non poteva andare a dire che stava intrattenendo una relazione segreta con il nipote di Elias Stilinski, sarebbe stato un suicidio bello e buono. Ingoiò a vuoto, sentendo piccole gocce di sudore freddo formarsi sulle tempie.

Sebastian si alzò come la moglie e posò una mano sulla spalla del figlio, con quella libera si tolse gli occhiali dalla pesante montatura nera e guardò Derek dritto negli occhi illuminandoli di giallo « Sai che noi ti ameremo in qualunque caso… anche se ti piacciono gli alpha. » disse con voce talmente solenne e calma che l’adolescente pensò di esserselo immaginato. Era questo? I suoi genitori credevano che fosse interessato ad altri alpha? Oh Dio Misericordioso, quella era una bella fortuna! Il ragazzo annuì lentamente, non volendo rischiare di aprire bocca e farsi uscire qualche informazione scomoda, cercando di ignorare le risate sguainate di Laura che era rimasta ad origliare per tutto il tempo.

Thalia sospirò, come se quella notizia le avesse appena spezzato il cuore, ma cercava di non darlo a vedere « Ora vai a scuola, parleremo di più questa sera quando tua sorella sarà a casa sua con il suo omega. » disse lanciando un’occhiataccia alla primo genita piegata in due dalle risate vicino alla porta.

Derek prese il suo zaino e si alzò lentamente, come per assicurarsi che non stesse sognando.

Cosa cavolo è appena successo?

♠♠♠

Casey Lodge sputò quanta più saliva poteva contro il cofano della Jeep celeste, ridendo della faccia disgustata del proprietario. Non gli piaceva Stilinski, nemmeno un po’, ma non poteva più prendersela fisicamente con lui senza ritrovarsi tutti i sostenitori degli omega alle calcagna. Fortunatamente gli rimaneva McCall e Casey sapeva benissimo che per far perdere le staffe all’alpha doveva attaccare le persone a cui lui teneva di più.

« Bella macchina, perdente! » urlò in modo da farsi sentire da tutti i presenti. La maggior parte rise, mentre altri lo guardarono storto incrociando le braccia al petto. Quello che lo sorprese fu vedere Stiles sorridere mentre scendeva dall’auto, zaino in spalla e chiavi nella mano « Grazie, fai attenzione a non ritrovarti i pneumatici stampati sul viso. Non sono ancora un abile guidatore, potrei metterti sotto. » rispose suonando pacifico, tanto che questo fece infuriare ancora di più il membro del clan Whittermore. Sentì la gente iniziare a ridere di lui, di come l’omega fosse stato bravo a zittirlo con una minaccia non troppo velata.

Rosso di rabbia marciò all’interno dell’edificio, attraversò corridoi sbattendo contro chiunque gli capitasse a tiro, soffiò dal naso come un toro imbufalito fino a quando non trovò la persona che stava cercando: Jackson Whittermore.

« Stilinski deve rimanere nella squadra. » disse senza salutare o convenevoli, chiudendo di botto l’armadietto del co–capitano della squadra di lacrosse. Jackson lo guardò da testa a piedi, chiedendosi cosa gli fosse preso per essere così su di giri di primo mattino, scocciato per come si fosse presentato e per avergli sbattuto l’armadietto da dove ancora doveva prendere i libri che gli sarebbero serviti durante la giornata.

Oltraggiato gli diede le spalle, deciso a non degnarlo di una risposta a causa del modo maleducato che aveva osato usare con lui. Era Jackson Whittermore, non una nullità come Scott McCall, pretendeva rispetto e lo avrebbe avuto anche a costo di fare del male a quel piccolo idiota che continuava a girargli intorno incessantemente, come una papera smarrita.

Cercando di sembrare il più cool possibile il successore del clan Whittermore cominciò a camminare verso la sua prima aula ignorando i richiami di Casey, facendolo sembrare ancora più ridicolo. Amava quel potere che aveva, essere la star del liceo era il sogno di qualsiasi ragazzino, aveva lui lo scettro, decideva lui chi fosse in e chi fosse out e certamente nessuno – tanto meno il figlio di un semplice avvocato – poteva dirgli che cosa fare.

Se voleva sbattere Stilinski fuori dalla squadra lo avrebbe fatto, se voleva tenerlo lo avrebbe tenuto. Quel ragazzino gli faceva pietà, alla fine dei conti erano cresciuti insieme, avevano passato più serate rinchiusi nella stessa stanza, e aveva avuto modo di studiarli tutti.

In Lydia aveva visto una potenziale Compagna ancora prima della Rivelazione, con il suo sguardo acuto, i capelli biondo fragola sempre in ordine e con quella leggera mania per il comando era semplicemente perfetta. Unire i loro clan era la cosa giusta da fare, non gli interessava di quello che dicevano i vecchi, lui aveva grandi progetti per Beacon Hills.

In Allison aveva visto una ragazza ingenua, troppo gentile per rispondere male a chiunque, ma che con la morte della madre era cambiata. Era come se un lato oscuro fosse emerso e non sapeva definirlo se non pericoloso. McCall non stava facendo assolutamente un buon acquisto con quella ragazza, ma non glielo avrebbe detto, preferiva gustarsi lo spettacolo da lontano.

In Theo aveva visto un ottimo alleato, sempre pronto a combinarne una e infastidire Stilinski come se ne dipendesse della sua stessa vita. Più volte avevano organizzato scherzi epici insieme, ma il ragazzo con il cambiamento del DNA, diventando una Chimera, si era allontanato isolandosi da tutti. Era come un’ombra che si aggirava per Beacon Hills cercando di non farsi notare.

In Derek aveva notato qualcosa di strano, era un bambino silenzioso, rimaneva per la maggior parte del tempo degli incontri tra i loro genitori seduto ad osservare, come se li stesse studiando senza preoccuparsi di non darlo a vedere come stava facendo lui. Era un buon partito, lui con le sue stravaganti sorelle, ma nel suo piano c’era anche l’annessione del loro territorio. Avere il potere giudiziario, le istituzioni pubbliche e private e in più il territorio più fruttuoso con le industrie alimentari era semplicemente alla base del suo piano di conquista.

Liberarsi di Stilinski e McCall sarebbe stato facile, aveva notato come quei due si buttassero a capofitto nelle imprese più strane senza pensare alle conseguenze, bastava una loro mossa sbagliata e i loro clan sarebbero rimasti senza un leader così da permettere a lui di entrare.

Doveva fare piccoli passi, non farsi prendere dalla fretta, ma sapeva che un giorno tutta la città sarebbe stata in suo pugno grazie alle sue abilità e la mente strategica di Lydia.

♠♠♠

Quel pomeriggio non si incontrarono nello stanzino del bidello, preferendo per una fuga più lontana ma con più spazio. Prendendo vie separate, scusandosi con i rispettivi amici, i due innamorati si ritrovarono sotto le tribune del campo di basket, molto più coperte rispetto a quelle del campo di lacrosse. Fortunatamente la palestra rimaneva chiusa durante l’intervallo e Derek aveva una chiave in quanto capitano della squadra, ma nonostante questo si erano nascosti perché nessuno assicurava loro che nessuno avrebbe notato loro.

Stiles arrossì furiosamente mentre tirava fuori dallo zaino il contenitore di plastica rosso, rischiando di farselo scivolare dalle dita per quanto gli stavano sudando le mani. Cercò di evitare lo sguardo di Derek mentre con le braccia che sembravano avere la consistenza della gelatina gli passava il pranzo « L’ho preparato per te. » borbottò sentendosi in imbarazzo, timoroso che l’alpha avrebbe riso di lui.

L’Hale spalancò gli occhi sorpreso, non si aspettava di ricevere un tale dono da una persona così importante, per un lupo essere sfamato dalla persona amata era dieci volte più gratificante che per un semplice alpha con il suo Compagno. Afferrò il contenitore aprendolo venendo subito investito dal delizioso odore della carne e dell’insalata. C’era un hamburger all’interno, con ben tre strati di carne alternati tra insalata, cetrioli, cipolle e senza ketchup, proprio come piaceva a lui. Voleva baciarlo come segno di ringraziamento, prendergli il viso tra le mani e trascinarlo sulle sue ginocchia per potergli donare il bacio più sensazionale che avrebbe mai ricevuto in vita sua.

« C–con me non avrai mai lo stomaco vuoto. » disse con la stessa intensità con cui si era espresso l’alpha il giorno prima promettendogli che si sarebbe preso cura di lui. Doveva essere reciproco, dovevano prendersi cura l’uno dell’altro, non sottostare a quelle regole sociali instaurate all’alba dei tempi. Potevano essere chi volevano loro e a Stiles andava bene l’idea di occuparsi dei pasti come consono per un omega, ma questo non voleva dire che voleva rinunciare ad andare all’università e trovarsi un lavoro come spesso accadeva ad altri. Sapeva che Derek gli avrebbe permesso di fare tutto, se lo sentiva nel cuore quando lo guardava e vedeva i suoi occhi illuminarsi come se avesse visto la persona a cui teneva più al mondo, probabilmente la stessa luce che avevano i suoi stessi occhi.

Lo guardò prendere il primo morso e fare un verso estasiato, sentì le farfalle nello stomaco – anzi, api assassine per quanto gli dolevano – soddisfatto con sé stesso per essere riuscito a gratificare l’alpha. Sapeva che teoricamente doveva essere lui quello a dimostrare le sue abilità, a fare tutto il lavoro del corteggiamento, ma Stiles proprio non riusciva a mettersi alla prova. Voleva che Derek lo vedesse per quello che era, per quello che riusciva a fare e che lo scegliesse per il suo carattere, non solamente perché lo trovava carino e con un buon odore.

« E il tuo pranzo? » domandò l’Hale notando l’assenza di cibo per l’omega, buttando addirittura uno sguardo nello zaino del giovane cercando di cogliere la presenza di un altro contenitore per il cibo. Sentiva il suo stomaco brontolare ed in presentimento che non avesse fatto colazione mandò completamente nel panico il lupo di Derek. Il primo pasto del giorno era quello più importante, soprattutto in un periodo come quello, e non poteva certo permettere al suo futuro Compagno di saltarlo e digiunare anche a pranzo! Era inammissibile, voleva arrabbiarsi per non essere stato lui ad aver portato qualcosa al giovane da mangiare, doveva prendersi cura di lui e lo stava letteralmente sentendo morire di fame.

Allungò la metà che rimaneva dell’hamburger « Prendi. » disse cercando di non farlo sembrare un ordine dettato da un alpha borioso. Voleva essere gentile con lui, non allontanarlo con i suoi modi un po’ da cavernicolo come amava definirli Laura. Vide il viso del giovane illuminarsi mentre si avvicinava per prendere direttamente dalle sue mani un morso.

Lo stava cibando con le sue stesse mani, sentì il cuore battergli talmente forte che ringraziò il cielo che Stiles fosse umano e non potesse sentirlo. Dovette pensare a sua nonna in biancheria intima per non farsi venire un’erezione particolarmente spiacevole. Non voleva far la figura del pervertito con lui, Laura lo avrebbe picchiato con una mazza ricoperta di vischio se avesse anche solo immaginato di bruciarsi l’opportunità di Legarsi con Stiles a causa della sua libido. Doveva essere l’alpha perfetto per l’omega perfetto.

Il più giovane sembrò rendersi conto di quello che aveva fatto, arrossì nascondendo il viso tra le mani, implorando di perdonarlo per un gesto talmente sfacciato ed altamente inopportuno. Suo nonno se avesse saputo una cosa del genere lo avrebbe rinchiuso nella sua stanza e gettato la chiave, definendolo una disgrazia.

Derek spalancò gli occhi, sorpreso dal pungente odore di disperazione da parte dello Stilinski « A me… » cominciò prendendogli le mani tra le sue, in modo da vedere il suo viso, il panino riposto con cura nel contenitore « … è piaciuto. Mi ha fatto sentire bene. » disse sentendosi anche lui leggermente in imbarazzo, dire quelle parole ad alta voce gli faceva uno strano effetto.

L’omega sbatté più volte le ciglia come se non credesse alle sue orecchie. Sentirsi dire quelle cose da Derek gli aveva smosso qualcosa dentro, un piccolo calore alla bocca dello stomaco.

« Anche a me. » rispose, sperando che quel momento durasse per sempre.

♠♠♠

Tornando a casa Stiles lasciò Scott a metà strada, non volendo rischiare di far arrabbiare nuovamente il nonno, sicuro che lo stesse aspettando a casa per un altro pomeriggio di torture. Aveva una fame pazzesca, quella metà del panino non era bastata a compensare la mancanza del pranzo e della cena precedente e della colazione di quella mattina.

Sperò che il padre tornasse prima dell’ora di cena, così da cacciare il nonno e poter mangiare in Santa pace. Gli voleva bene, da sempre, anche quando provava ad allontanarlo o lo trattava in modo esageratamente freddo. Aveva fatto di tutto per entrare nelle sue grazie, per essere un nipote accettabile, ma lui aveva ignorato ogni suo sforzo e ora che finalmente aveva quello che voleva era il tipo d’attenzione sbagliato. Non voleva essere al centro dei suoi pensieri a causa della sua natura, con l’obbligo di dovergli insegnare principi che nemmeno nei primi anni del Novecento venivano rispettati.

Lo stava modellando come della creta, formando il suo piccolo vaso perfetto che avrebbe venduto al primo acquirente disposto a prenderlo anche per mezzo dollaro. Era un disonore per la famiglia Stilinski che si vantava da generazioni di aver procreato solo ed unicamente alpha.

Prendendo un profondo respirò entrò in casa, trovando come si aspettava il nonno seduto a tavola con una montagna di lettere davanti, tutte in una perfetta busta scarlatta che voleva dire solamente una cosa: erano inviti per il Ballo.

Posò lo zaino a terra facendo il più silenziosamente possibile, cercando di raggiungere il frigo per prendere la caraffa con il succo d’arancia rossa che aveva spremuto quella mattina. Non arrivò nemmeno a sfiorarlo che Elias lo richiamò all’ordine obbligandolo a sedersi vicino a lui.

« Questi sono gli inviti per quello stupido Ballo. Sarò io a scegliere chi ti accompagnerà. » disse chiaro e coinciso, iniziando ad aprirne una, storcendo il naso alla vista del nome di un alpha del clan McCall. Nemmeno suo nonno aveva buona considerazione del clan del suo migliore amico, dicendo più volte di quanto fossero più ricchi quando a guidarli vi era Rafael e non quell’omega di Melissa, usando spesso epiteti poco carini. Così come anche credeva che il suo stesso figlio avesse mandato in miseria il loro clan.

Stiles si guardò le mani, cercando di ignorare tutte quelle lettere ben sapendo che non avrebbe mai trovato il nome di Derek tra esse « Ecco, nonno… io vorrei non Legarmi quest’anno, non credo di essere pronto. » disse come aveva pensato di fare con il padre. Se non poteva avere Derek sarebbe rimasto solo, il tempo per finire le superiori e scappare via con l’alpha dall’altra parte del Mondo se sarebbe stato necessario. Non gli aveva ancora accennato del suo piano, anche perché prima voleva sapere cosa ne avrebbe pensato il padre tra due anni e – magari – non avere più il nonno alle sue calcagna. Doveva solamente reggere tre anni di relazione segreta, che sarà mai?

Elias aggrottò la fronte, girandosi lentamente verso il liceale, come se fosse una bambola assassina in procinto di uccidere il povero malcapitato che aveva davanti. Lo schiaffo arrivò senza preavviso, un momento la mano era sulla lettera, l’altro era a stretto contatto con la guancia del nipote. L’impatto fu così violento che Stiles cadde dalla sedia, senza nemmeno rendersi conto di essere caduto contro il pavimento. Si portò una mano sul viso come a placare il dolore, ma con scarsi risultati. Bruciava, sentiva la guancia in fiamme e l’umiliazione divorarlo da dentro.

« Non credere nemmeno per un secondo che ti lascerò girare ancora a lungo senza un Compagno, a fare uno schifoso omega che prenderebbe il knot di chiunque. Ti Legherai a qualcuno del nostro clan o chiunque io voglia. » disse l’anziano afferrandolo per il colletto della camicia, tirandolo conto il tavolo, facendogli sbattere la testa contro la gamba in legno di mogano « Non mi interessa cosa dirà tuo padre perché tu farai a modo mio, vero Mieczyslaw? » domandò portando la mano pericolosamente troppo vicino al collo del giovane, illuminando gli occhi di rosso, provocando brividi spiacevoli all’omega che fu costretto ad annuire.

Elias annuì soddisfatto sfilando finalmente la lettera dalla busta, inforcando gli occhiali da lettura per poter leggere quelle patetiche quattro righe che quell’alpha aveva avuto il coraggio di scrivere.

Stiles rimase seduto a terra, terrorizzato anche solo all’idea di muoversi. Sapeva solamente che non avrebbe detto nulla a suo padre.








About Satan, Hell and teste di knot:

Bentornati miei affascinanti avventori!

Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento anche se so che il comportamento del caro e dolce nonno Stilinski non piacerà a nessuno!

Allora, abbiamo visto una nuova sfaccettatura di Jackson, cosa ne pensate? Vi aspettavate una cosa del genere? Sinceramente nemmeno io quando iniziai a scrivere il primo capitolo mi sarei mai aspettata di trasformare Jakcs in uno dei cattivi della storia (yep guys, ci sono molti cattivi in questa storia, trust no one!).

Thalia e Sebastian sono preoccupati per il loro DerDer, ma noi fortunatamente sappiamo che non c'è ne è bisogno, ma questo creerà un sacco di scompiglio nella loro relazione (vi anticipo solo che i cari genitori proveranno ad organizzargli un appuntamento).

Ora, ragazzi, cosa ne vogliamo fare di Casey? Come personaggio mi serve per un motivo ben preciso, ma non so se fargli trovare un omega o meno. Voi cosa consigliate?

A presto,

Sel




Dal prossimo capitolo:

Stiles annuì nonostante sapesse che il padre non poteva vederlo, essendo al telefono « Capisco, allora ci vediamo domani pomeriggio. N–non affaticarti troppo. » rispose cercando di non mordersi la lingua, trattenendo le lacrime ben sapendo che quella era la peggior notizia che il padre potesse dargli. Suo nonno sarebbe rimasto lì con lui per chissà quanto tempo e Stiles stava letteralmente morendo di fame e desiderava ardentemente andare al letto e poter dormire.

Sentiva ogni singolo osso del suo corpo dolere per quanto suo nonno lo aveva spinto oltre il limite durante quel pomeriggio. Aveva dovuto lavare ogni singola mattonella del sentiero che collegava la porta sul retro al magazzino al limitare del loro giardino usando una spazzola talmente piccola che aveva più volte fregato le dita contro la dura superficie facendosi del male, le falangi ora ricoperte da cerotti. Aveva preparato la cena, del pollo al forno con contorno di patate, e sapeva già che quando sarebbe tornato in cucina avrebbe dovuto servire il pasto al nonno e rimanere in piedi al suo fianco, senza avere il permesso di sedersi ed essere sempre pronto a riempire il bicchiere dell’anziano.



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Capitolo 4
*** Capitolo tre ***


Capitolo tre

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L’azienda Hale si occupava principalmente di alimentazione, provvedevano a sfamare buona parte della California e avevano come minimo un ufficio in tutti e cinquanta gli Stati, più una filiale in Europa. Potevano dire di passarsela bene, avevano delle ingenti entrate e una bella casa dove vivere. Tutti avevano un posto nell’azienda di famiglia e Derek non vedeva l’ora di andare al college per laurearsi in economia per poi prendere le redini dell’attività che Laura gli aveva gentilmente ceduto per fare qualcosa di meno impegnativo che le permettesse di prendersi cura della sua famiglia.

Non per questo però i loro genitori li avevano viziati, tutto al contrario piuttosto, se volevano qualcosa dovevano meritarselo e nessuno di loro si era mai lamentato. I soldi non li rendevano migliori degli altri e sua madre fin dal principio dava il 20% dei suoi guadagni alla città, investendoli in progetti per migliorarla e lavori di manutenzione.

Derek sapeva di poter permettere a Stiles una vita decorosa, mai gli avrebbe fatto mancare qualcosa. Gli avrebbe regalato il suo stesso cuore se non gli servisse a tenerlo vivo.

I suoi genitori lo stavano guardando con espressione preoccupata dal divano color panna, un bicchiere di vino per persona e un tavolino con dei dolci sfiziosi alla sola vista. Sembravano non voler parlare, aspettando magari che fosse lui a iniziare il discorso, ma si rifiutava categoricamente di farlo in quanto avevano l’idea completamente sbagliata della situazione.

Il ticchettio dell’orologio rendeva solamente doppiamente imbarazzante quel momento, tutti e tre che si rendevano conte dello scorrere del tempo, guardandosi negli occhi comunicando con le sopracciglia come a spronarsi a prendere la parola. Era ridicolo e Derek quasi desiderò avere lì Laura a smorzare la tensione; sfortunatamente Cora era troppo obbediente per provare a origliare dopo che loro madre le aveva espressamente detto di chiudersi in camera e non uscire.

Il ragazzo allungò una mano per afferrare uno dei dolcetti, ma la mano del padre lo bloccò e il giovane alpha sbatté le ciglia confuso. L’uomo si tolse gli occhiali passandosi stanco una mano sopra gli occhi, lasciando un respiro talmente pesante che l’odore del vino che aveva bevuto riempì la stanza « Vuoi dirci qual è il problema, Derek? » chiese esausto, come se non fosse la prima volta che porgeva la domanda. L’alpha lo guardò confuso, senza realmente sapere cosa rispondere, indeciso se lasciar credere ai genitori di essere interessato ad un altro alpha o raccontargli di aver trovato un omega senza rivelare la sua identità, cosa impossibile in quanto sua madre lo avrebbe costretto ad invitarlo al Ballo di Primavera.

« Io non ho niente da dirvi, veramente. » rispose alzando le spalle, cercando di non far accelerare il proprio battito cardiaco e di non far sentire la bugia ai genitori. Prese un lungo sorso di tea caldo, desiderando trovarsi in camera sua per poter messaggiare tranquillamente con Stiles. Voleva raccontargli degli allenamenti di basket di quel pomeriggio e leggere di quello che aveva fatto lui. Magari sarebbe arrivato a tanto da fargli una videochiamata, solo per vedere il suo delizioso viso costellato da nei e i fantastici occhi color ambra che sapevano trasmettergli mille emozioni.

Quel pomeriggio erano stati bene insieme, nascosti sotto le tribune della palestra, poteva ancora sentire le sue labbra sfiorare le sue dita per prendere un pezzo del panino che gli aveva preparato. Il cuore gli si scaldava al pensiero di quanto Stiles fosse talmente premuroso da avergli portato il pranzo, un pasto delizioso come nessun altro sarebbe mai riuscito a fare.

Thalia sospirò posando il calice, le gambe accavallate tese sotto il lungo abito rosso. Il viso perfettamente truccato era leggermente corrugato, preoccupata per il futuro del figlio. Voleva solamente il meglio per la sua stirpe, le si spezzava il cuore vedere il suo unico figlio maschio essere così restio nel trovarsi un buon omega e mettere finalmente su famiglia come sua sorella Laura che attendeva già il primo bambino dopo tre anni di Legame.

Sospirò posando una mano sulla gamba del suo alpha, capendo che non avrebbero ricavato un ragno dal buco, pressarlo lo avrebbe solamente allontanato ancora di più da loro e Thalia voleva evitarlo. Aveva sempre saputo che Derek sarebbe stato particolare, non si sorprendeva poi tanto nella sua anima restia nel Legarsi con qualcuno.

« Vai a dormire, Derek. » disse la donna suonando dolce, notando la tarda ora che si era fatta. Era stata una lunga giornata, meritavano tutti di andarsi a fare un lungo sonno e schiarirsi le idee.

♠♠♠

Stiles annuì nonostante sapesse che il padre non poteva vederlo, essendo al telefono « Capisco, allora ci vediamo domani pomeriggio. N–non affaticarti troppo. » rispose cercando di non mordersi la lingua, trattenendo le lacrime ben sapendo che quella era la peggior notizia che il padre potesse dargli. Suo nonno sarebbe rimasto lì con lui per chissà quanto tempo e Stiles stava letteralmente morendo di fame e desiderava ardentemente andare al letto e poter dormire.

Sentiva ogni singolo osso del suo corpo dolere per quanto suo nonno lo aveva spinto oltre il limite durante quel pomeriggio. Aveva dovuto lavare ogni singola mattonella del sentiero che collegava la porta sul retro al magazzino al limitare del loro giardino usando una spazzola talmente piccola che aveva più volte fregato le dita contro la dura superficie facendosi del male, le falangi ora ricoperte da cerotti. Aveva preparato la cena, del pollo al forno con contorno di patate, e sapeva già che quando sarebbe tornato in cucina avrebbe dovuto servire il pasto al nonno e rimanere in piedi al suo fianco, senza avere il permesso di sedersi ed essere sempre pronto a riempire il bicchiere dell’anziano.

Fino a tre giorni prima era tutto così diverso, quando ancora non era un omega, poteva sedersi a tavola e consumare il suo pasto senza problemi. Poteva tornare da scuola e non essere costretto sulle ginocchia a pulire, uscire con Scott senza ricevere quello sguardo disgustato da parte del nonno.

Sentiva lo stomaco brontolargli, aveva mangiato così poco in due giorni e già si sentiva morire, non sarebbe durato a lungo di quel passo e voleva evitarlo. Non voleva dispiacere suo nonno, continuava a ripetersi, voleva renderlo per una volta fiero di lui e guadagnarsi un sorriso.

Guardò dolorante la pila di lettere scartate dal nonno per il Ballo, la maggior parte venivano dal clan McCall e Raeken, una solamente da quello Hale e purtroppo non era da parte di Derek. Sapeva che l’alpha non avrebbe inviato nulla, era parte della loro relazione segreta, e non aveva idea di come gli avrebbe spiegato che sarebbe andato con qualcun altro a quello stupido Ballo senza dirgli che era stato suo nonno a costringerlo.

« Ho trovato il tuo alpha. » dichiarò Elias pulendosi le labbra secche con l’angolo del tovagliolo azzurro. Il cuore dell’omega si fermò, proprio in gola, timorosa di sapere chi tra tutti avesse meritato il rispetto del nonno tanto da permettergli di accompagnarlo a quell’evento ufficiale.

L’anziano Stilinski si alzò e andò ad aprire un cassetto dal quale estrasse una delle buste rosse. Si girò sorridendo, come raramente accadeva, ma non aveva nulla di dolce, era più un sorriso soddisfatto e freddo « Matt Daehler, del nostro clan, suo padre lo conosco ed è un alpha per bene: viene sempre agli incontri dei conservatori e sono sicuro che avrà educato nel modo adeguato il suo ragazzo. » disse tirando fuori della carta gialla per scrivere la risposta all’invito.

Stiles spalancò la bocca, incredulo a quello che le sue orecchie avevano appena sentito. Matt Daehler era uno tra i peggiori della Beacon Hills High School, era silenzioso ed inquietante, sempre con la macchinetta fotografica in mano pronto a scattare foto e Stiles lo aveva più volte colpo con l’obbiettivo puntato su di lui e Scott, specialmente durante gli allenamenti di lacrosse. Non gli piaceva per niente, una ragazza aveva provato ad uscire con lui l’anno precedente e non era durata nemmeno un mese, dicendo a tutti che Matt era asfissiante, voleva avere il controllo su tutto e non portava un minimo di rispetto, proprio come il padre.

Doveva avvertire Derek, dirgli che si sarebbe presentato con un altro alpha e sperare che non si sarebbe arrabbiato. Non voleva perderlo, anche se non poteva stare con lui totalmente per i prossimi due anni poteva rincuorarsi al pensiero che lui lo amasse e che lo aspettasse.

« Dirai a Noah che hai letto le lettera da solo e che hai scelto lui. Chiaro? » ordinò passando la penna al nipote, pronto a dettargli cosa avrebbe dovuto scrivere al giovane Daehler. Vide Stiles prendere la penna lentamente, tremando leggermente, ingoiando a vuoto chiedendosi cosa sua nonno avesse in mente. Si portò una mano sullo stomaco sentendosi male, aveva una fame tremenda e la prospettiva di poter perdere Derek non lo faceva certamente sentire meglio.

« Ti ho chiesto se è chiaro. » ripeté l’anziano dando un colpo con la mano sulla testa del nipote, facendogli quasi sbattere la testa contro il muro. Gli omega dovevano rispondere sempre alle domande dei loro alpha, senza dovergli far ripetere.

Stiles annuì « Ho capito. » rispose con voce piccola, chinando la testa, spaventato anche solo a far contatto visivo con il nonno. Questa volta ricevette uno schiaffo su una natica « Non ho capito bene. » disse prendendolo per i capelli costringendolo a guardarlo dritto negli occhi, lo sguardo duro delle sue iridi celesti contro quelle spaventate color ambra.

Il giovane capì dove volesse andare a parare e si sentì umiliato, sua madre si sarebbe vergognato di lui in quel momento, completamente sottomesso al nonno, e fu per questo che sentì del vero dolore fisico mentre pronunciava tre semplici parole « Ho capito, alpha. ».

♠♠♠

Scott scorse la home di Facebook leggendo distrattamente le varie news che gli venivano offerte, sentendosi particolarmente annoiato. Non riusciva a togliersi dalla testa l’odore di Isaac Lahey.

Aveva provato di tutto, perfino sniffando Allison mentre si salutavano davanti alla sua auto, ma non gli era parso nulla di speciale. Fece scorrere il dito verso il basso per tornare in cima dove si trovava la lente per le ricerche. Scrisse velocemente il nome del ragazzo, venendo in un attimo inondato da persone che portassero il suo stesso nome. Nonostante ciò non riuscì a trovare l’omega, nessuno dei profili coincidevano con il ragazzo e Scott si sentì particolarmente demoralizzato.

Aveva già capito che fosse un tipo riservato, sempre sulle sue, ma non credeva che non avesse un profilo Facebook.

Sospirò posando l’avambraccio sulla fronte, chiudendo gli occhi per cercare di fare chiarezza nella sua mente. Aveva sempre amato Allison, fin da bambino, non aveva fatto altro che correrle dietro immaginando il giorno in cui finalmente si sarebbero Legati. Aveva già pronti i nomi per i loro bambini. Non poteva credere che un semplice odore riuscisse a cambiare tutto, un odore che era stato così flebile da essere appena sentito.

Saltò spaventato quando sentì qualcuno bussare alla porta della sua camera. Tirandosi a sedere vide la madre guardarlo con un sorriso caldo, adatto ad un’infermiera « Tesoro, tutto okay? » domandò entrando, prendendo posto accanto al figlio per poterlo guardare meglio.

Scott corrugò la fronte, insicuro se rivelare i suoi dubbi alla madre e farla preoccupare « Sì, sono solamente stanco. Oggi il coach ci ha massacrati. » rispose tirando le labbra in un sorriso che non aveva nulla di naturale, ma Melissa se lo fece andare bene, ben sapendo che era un periodo particolare per suo figlio. Non era da tutti i giorni scoprire la propria natura e farne i conti, era per un momento come quello che desiderava il ritorno di Rafael, per poter guidare e consigliare il loro bambino che era un alpha come il padre.

« Allora riposati, buonanotte. » disse posando le labbra contro la fronte di suo figlio, annusando appena l’odore di preoccupazione. Non voleva stressarlo ulteriormente, sapeva che quando sarebbe arrivato il momento Scott ne avrebbe parlato. Doveva solamente portare pazienza.

♠♠♠

Erano le dieci di sera passate quando il campanello di casa Stilinski suonò riempendo il silenzio. Stiles guardò verso la porta dalla sua postazione sul pavimento, accanto al divano, seduto sulle ginocchia mentre guardava la TV insieme al nonno che se ne stava spaparanzato sul sofà con una lattina di birra in mano.

Il ragazzo si alzò sentendo le gambe indolenzite, cercò di non cadere mentre ad ogni passo sentiva un dolore indescrivibile. Era stato in quella posizione per quasi due ore, senza avere il permesso anche solo di fare il più piccolo movimento perché i bravi omega sanno stare immobili ai piedi dei loro alpha.

Aprendo la porta si ritrovò davanti alla meravigliosa Laura Hale, ventre gonfio in bella vista e un sorriso capace di illuminare l’intera casa « Ciao Stiles! » salutò calorosamente prendendolo per le spalle, avvicinandolo in modo da poterlo baciare sulle guance « Sei solo? » domandò lanciando discretamente un’occhiata all’interno della casa. In quel momento apparve il nonno, birra ancora in mano e un’espressione altamente scocciata « Ci sono io con lui questa sera. » rispose portando il ragazzo dietro alla sua schiena, allontanandolo da quell’essere che non reputava degna nemmeno di mettere piede nel suo territorio. Ricordò quasi con amarezza quando era lui a guidare il clan, nessun licantropo o chimera aveva messo piede lì.

Laura non fece notare il disappunto nel trovare il vecchio nell’abitazione del suo futuro cognato e senza perdere il sorriso si allungò per prendergli la mano per saluto, scuotendola verso l’alto ed il basso « Un vero piacere. Sono venuta qui per chiedere una cosa a Stiles, comunque. » disse posando una mano sul ventre gonfio, letteralmente stanca anche solo per dover rimanere lì ferma in piedi « Ho un problema a casa ed il mio omega non c’è, sfortunatamente me ne serve uno e so che solamente Stiles riuscirà ad aiutarmi. » farfugliò velocemente, non facendo capire quasi nulla ad Elias.

Il ragazzo si morse il labbro, timoroso della reazione del nonno, se gli avesse impedito di andare Laura si sarebbe insospettita ben sapendo i buoni rapporti che legavano le loro famiglie. Guardò l’anziano sentendosi la testa scoppiare nel tentativo di trovare una scusa per non far credere a Laura che suo nonno lo stesse trattando male.

Elias alzò un sopracciglio incrociando le braccia al petto. Odiava ricevere visite fuori programma, e sicuramente lo infastidiva oltre ogni limite anche solo pensare di lasciare quella nullità di suo nipote uscire a quella tarda ora con un alpha. Per quanto poteva saperne quella licantropo poteva corrompere la purezza del ragazzino e rovinargli la reputazione, mandando a monte i suoi piani di farlo Legare con il figlio di Jacob Daehler.

Doveva però considerare che quella donna non avrebbe certamente taciuto con Noah se non avesse lasciato andare Stiles, facendo scoprire a suo figlio che aveva passato la serata in casa sua senza il suo permesso e certamente finendo ad interrogare il nipote per sapere cosa stessero facendo e sapeva che per quanto quel ragazzino fosse fedele alla sua parola non avrebbe resistito con il padre.

Si spostò lentamente facendo tornare nella visuale di Laura il giovane omega, riluttante si schiarì la gola per prendere parola « Appena avrà finito di aiutarla, signora Hale, le sarei grato se lo riportasse immediatamente qui. » rispose prima di voltarle le spalle sentendosi disgustato da sé stesso per aver dovuto parlare con un cane.

Stiles spalancò gli occhi sorpreso, non credeva minimamente a quello che aveva appena sentito. Era un sogno finalmente sfuggire alle grinfie di suo nonno, anche solo per mezz’ora e per di più con Laura Hale. Prima che Elias potesse cambiare idea Stiles corse al piano di sopra a prendere una felpa e una sciarpa, purtroppo non aveva l’odore di suo padre addosso e non si sentiva abbastanza al sicuro da uscire di sera con la gola scoperta.

Una volta nell’auto di Laura Stiles ebbe il coraggio di parlare « In cosa devo aiutarti? » domandò chiedendosi quale abilità speciali avesse in confronto a tutti gli omega del clan della donna. Certo, gli faceva piacere che avesse pensato a lui, praticamente si conoscevano da sempre, ma non riusciva a non trovare strana quell’improvvisa visita a casa sua.

Laura fece partire l’auto sorridendo compiaciuta, nonostante il piccolo intoppo stava andando tutto secondo i suoi piani e non si sentiva minimamente in colpa per aver mentito ad uno degli esponenti di un clan di confine, certamente una sciocchezza del genere avrebbe potuto creare una guerra civile se a capitanarla ci fosse stato Elias, ma aveva la certezza che Noah non avrebbe mai fatto nulla del genere. La pace regnava a Beacon Hills da anni ed era fiera di dire che era merito alla generazione dei suoi genitori.

Era grazie a loro se gli alpha, beta ed omega avevano gli stessi diritti, era merito loro se si potevano attraversare i confini senza fermarsi ad una dogana ed essere sottoposti ad interrogatorio, era merito loro se Beacon Hills era migliore e se Laura in un futuro avrebbe dovuto far fuori qualche vecchio conservatore per il bene di suo fratello lo avrebbe fatto senza pensarci due volte.

« Hai detto che è una cosa a cui ti servo specialmente io… uhm, cos’è? » domandò ancora il ragazzo sbattendo le lunga ciglia confuso, talmente adorabile che Laura dovette trattenersi dal pizzicargli le guance e stringerselo al petto per riempirlo di baci lasciando segni del rossetto rosso ovunque.

La donna allungò una mano verso quella di Stiles e la prese, stringendola dolcemente « A fare felice mio fratello. » rispose guardando verso la strada, cercando di sembrare cool come nei film con quella frase ad effetto. Laura Hale era semplicemente speciale.

♠♠♠

Isaac asciugò l’ultimo piatto e lo posò sul tavolo. Velocemente posò il canavaccio al suo posto e corse a sedersi sulle ginocchia accanto al muro, la tesa china e lo sguardo puntato verso le sue mani chiuse a pugno sopra le cosce.

Suo padre entrò nella stanza tenendo una bottiglia di vodka nella mano, il passo leggermente irregolare e un fastidioso singhiozzo che faceva ben capire quanto fosse ubriaco. Era sempre così, ogni giorno dopo la scuola il signor Lahey si chiudeva nella sua stanza a bere mentre Isaac guardava sconsolato il frigo vuoto se non ber bottiglie di alcolici e qualche verdura appassita.

Aveva dovuto inventarsi qualcosa per la cena e fortunatamente era riuscito a presentare un piatto digeribile, anche se suo padre ne aveva buttato metà nel cassonetto. Non poteva farci nulla se non lo lasciava andare a fare la spesa da solo, però si rifiutava di accompagnarlo. Voleva che fosse il perfetto omega ma non gli dava i mezzi per esserlo.

Il giovane capiva che forse non sapesse come comportarsi, infondo sua moglie ed il figlio maggiore erano risultati dei Beta, non si sarebbe mai aspettato un omega in famiglia. Isaac cercava di giustificarlo, dicendosi che non era colpa sua, semplicemente non era preparato.

« Questi sono puliti, omega? » domandò con disprezzo, prendendo uno dei piatti che aveva lucidato per bene, tanto da potercisi specchiare. Da giorno della Rivelazione suo padre non lo aveva più chiamato per nome, appellandosi al suo status sociale, ogni volta uscito fuori dalle sue labbra con un tono di disprezzo sempre più accentuato.

« Sì, alpha. » rispose senza alzare lo sguardo per controllare, non gli era permesso. Doveva guardare sempre verso il basso, in qualsiasi circostanza, davanti ad un alpha lui non poteva incontrare il suo sguardo. Era così stressante, quella mattina aveva fatto uno sforzo indicibile per non incontrare gli occhi di Scott McCall, non poteva ignorare nemmeno volendo gli ordini di suo padre perché era sempre con lui, a scuola e a casa.

Non aveva un attimo per essere se stesso, per poter essere un omega con dei diritti, invidiava molto Stiles Stilinski che nonostante tutto il padre lo lasciava fare come voleva, permettendogli di guidare un’auto e farci salire sopra un alpha. Lui non aveva preso nemmeno la patente, non gli era stato permesso di farlo prima della Rivelazione perché per suo padre solamente gli alpha potevano essere degni di avere una licenza di guida, nemmeno sua madre e suo fratello avevano potuto conseguirla.

Odiava quel mondo, odiava suo padre, odiava tutti e odiava sé stesso. Se avesse avuto il coraggio avrebbe preso una valigia e se ne sarebbe andato dall’altra parte del Paese. Sapeva di quanto a New York fossero ancora più aperti rispetto a Beacon Hills, il loro sindaco era un omega delle campagne del sud Texas di origini messicane. Nelle grandi città non importava a nessuno di che genere eri, bastava essere sé stessi e Isaac desiderava fuggire da quella cittadina così asfissiante.

L’impatto del piatto contro il muro sopra alla sua testa gli fece scoppiare il cuore quanto era stata forte la paura. Istintivamente si portò le mani sopra la testa, perdendo la posizione, ma fu troppo tardi. Più cocci caddero lungo il suo viso, alcuni graffiandolo in modo da sanguinare. Il padre non si fermò, prese tutto quello che era sul tavolo e continuò a lanciare gridando come un pazzo. Isaac era sicuro si sentisse anche all’esterno e la consapevolezza che nessuno sarebbe arrivato a salvarlo gli fece accettare la sua posizione.

Doveva rimanere lì e prendersi la sua punizione.

Doveva rimanere lì e sentire suo padre insultarlo.

Doveva rimanere lì e lasciarsi ferire.

Doveva rimanere lì ed accettare il fatto che fosse un omega.

Doveva rimanere lì e sperare di morire.

♠♠♠

Derek giurò che mai più sarebbe andato a dormire senza spegnere il cellulare, perché c’era qualcuno che lo stava chiamando insistentemente da una decina di minuti e non sembrava intenzionato a mollare.

Scocciato buttò in un gesto di rabbia le lenzuola e la coperta leggera per terra e con passo pesante andò alla scrivania per recuperare il malefico cellulare che sembrava chiedere pietà per quanto tempo aveva vibrato.

Sapeva che era preso per un adolescente, nessuno andava a dormire prima delle dieci, ma i suoi genitori lo avevano fatto disperare con quel discorso imbarazzante che aveva pensato che una bella dormita non gli avrebbe fatto certamente male.

Del male avrebbe sentito certamente Laura che lo aveva chiamato ben trentasette volte, lasciando anche dei messaggi in segreteria e su WhatsApp. Sbloccò lo schermo con il semplice movimento del dito, pronto a richiamarla e dirle che come minimo doveva star per partorire per disturbarlo in quel modo.

La donna fu più veloce a richiamarlo e questa volta Derek rispose « Dimmi che stai per partorire o ti stacco la gola a morsi. » rispose suonando minaccioso, per quanto amasse sua sorella non poteva fare a meno di essere d’accordo con quelle persone che la definivano strana.

« Fratellino adorato! Affacciati alla finestra. » rispose la voce squillante di Laura e Derek sospirò, chiedendosi cosa mai ci fosse fuori la sua finestra. Spostò con la punta dell’indice la tenda cobalto e si sentì il cuore in gola quando si accorse che nell’auto di Laura c’era anche Stiles Stilinski.

« Mi vesto e scendo. » disse concludendo la chiamata, correndo a prendere dei vestiti decenti perché non avrebbe mai permesso al ragazzo che amava di vederlo in pigiama, soprattutto non uno con sopra scritto “Re delle dormite”. Si infilò i calzini scendendo per le scale, rischiando di cadere e rompersi l’osso del collo, ma ne valeva la pena per raggiungere Stiles nel minor tempo possibile. Infilandosi le scarpe senza pensare nemmeno di allacciarle aprì la porta cercando di tenersi in equilibrio e togliersi il sonno dalla faccia e per di più il segno del cuscino.

Sentiva l’odore dell’imbarazzo del suo omega e sperò che Laura non avesse detto qualcosa di troppo, non le avrebbe mai perdonato se avesse rovinato l’unica speranza che aveva di poter coronare il suo sogno d’amore. Non arrivò nemmeno all’auto che Laura vi uscì sorridendo radiosa, come se non avesse organizzato un incontro clandestino in piena regola.

« Der–bear sei stato veloce. » disse divertita « Ora che finalmente ti sei svegliato e sei qui prendi queste. » lanciò qualcosa e Derek lo prese solamente grazie ai suoi riflessi da licantropo, sentì sul palmo qualcosa di freddo e quando guardò l’oggetto lo riconobbe come la chiave dell’auto di sua sorella « Nel bagagliaio c’è il necessario per un picnic. Portalo nel nostro posto speciale e appena avrete finito di fare i piccioncini torna qui e riaccompagnerò Stiles a casa sua che c’è il nonno ad aspettarlo. » spiegò alzando le spalle sconsolata per l’ultima parte.

Derek aggrottò la fronte continuando a fissare la chiave e poi la sorella « Perché? » domandò senza capire a cosa dovesse quel gesto altamente generoso. Il solo pensiero di poter passare la serata con Stiles lo elettrizzava e spaventava allo stesso tempo. Non sapeva come comportarsi, fino a dove poteva spingersi, cosa dire; era come tornare bambino e non sapergli chiedere come se avesse voglia di giocare con lui.

Laura gli prese il volto tra le mani « Perché meritate di essere felici. »









About Satan, Hell and teste di knot:

Bentrovati miei pargoli!
Ecco qui il nuovo capitolo!

Non ho molto da dire, se non che purtroppo avete tutti toppato ad indovinare il personaggio che sarebbe tornato. Mi dispiace per i sostenitori di Danny, ma qui fa il suo ingresso in scena il fantastico e mirabolante Matt Daehler!

Lo so, ora vorrete picchiarmi, ma sono fatta così, più problemi creo e meglio mi sento.

A voi i giudizi, al prossimo capitolo (1 maggio),

Sel Dolce

 



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Capitolo 5
*** Capitolo quattro ***


Capitolo quattro

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La Beacon Hills High School era stata costruita ai tempi della fondazione della città e nascondeva una quantità di segreti di cui quasi nessuno era ormai a conoscenza. Fortunatamente Jackson si era studiato la perimetria della scuola e aveva trovato una piccola stanza nascosta tra il locale caldaie e il piano superiore. Si accedeva grazie ad un speciale meccanismo nascosto dietro ad un quadro che gli era sembrato abbastanza sospetto la prima volta che era sceso lì giù.

Aveva creato una specie di quartiere generale dove poter ideare i suoi piani di conquista. Sul muro aveva appeso la più grande mappa di Beacon Hills che avesse trovato nel negozio di souvenirs della città e aveva tracciato tutti i confini con diversi colori. Aveva studiato meticolosamente le posizioni dei rifugi costruiti nel caso di guerra e li aveva segnati con una R verde, anche quelle leggermente fuori dalla città. Era stato facile scoprire dove si trovassero, suo padre ne era a conoscenza ed era bastato un bicchiere in più di gin per farlo cantare.

Un giorno vi avrebbe portato Lydia laggiù, insieme avrebbero studiato il piano d’attacco per prendersi la città. Era assurda quella situazione, nessuno Stato aveva ormai più quella ridicola gerarchia, solamente loro erano rimasti talmente indietro da non accorgersi di vivere in una società quasi rudimentale, come gli abitanti dell’Australia composta dai difettosi. Lui poteva portare il progresso, rendere Beacon Hills un posto migliore e incrementare il turismo; nessuno voleva venire a visitare una città ancora divisa in zone, era vergognoso e Jackson non poteva permettersi di continuare a vivere in quella situazione. Se non poteva andarsene a causa del suo cognome allora avrebbe fatto a modo suo.

Voleva il potere, voleva avere tutto.

♠♠♠

Noah sorrise stancamente aprendo la porta della stanza del figlio. Lo osservò dormire pesantemente, il petto di si alzava e abbassava in maniera lenta, una mano posata sullo stomaco e la bocca leggermente aperta.

Guardò l’orologio da polso rendendosi conto di quanto fosse tardi per il figlio e che fosse meglio svegliarlo se non voleva fare tardi a scuola. Stanco si avvicinò all’omega e senza tante cerimonie tirò via le lenzuola « Buongiorno! » disse a gran voce facendo svegliare di colpo il giovane.

Stiles dovette mettere a fuoco la figura davanti a sé per rendersi conto che non fosse suo nonno per un’altra giornata di schiavitù. Quando vide che in piedi vicino al suo letto si trovasse il padre tirò un sospiro sollevato mentre si stropicciava gli occhi per poter vedere meglio « ‘Giorno, papà. » salutò con meno energia dell’uomo. La sera prima era tornato tardi a casa e suo nonno non ne era stato minimamente contento: gli aveva fatto raccogliere tutte le erbacce del giardino a mani nude e senza luce. Ne era valsa completamente la pena se ripensava alla serata trascorsa con Derek, ancora poteva vedere i suoi occhi brillare sotto la luce della Luna mentre gli portava alle labbra una fragola ricoperta di zucchero.

Derek lo aveva portato nella riserva, vicino ad una piccola cascata che non aveva mai visto. Il prato intorno ad esso era già pieno di fiori sbocciati dai mille colori. L’alpha era stato estremamente elegante, preparando lui la postazione e aprendogli la portiera porgendogli la mano per farlo scendere. Stiles sapeva che era una cosa da primi appuntamenti, l’eccessiva galanteria, ma non gli interessava. Amava passare del tempo con Derek e doveva ricordarsi assolutamente di ringraziare ancora Laura per aver regalato loro una serata speciale.

« Hai fatto le ore piccole? » domandò Noah notando i cerchi neri intorno agli occhi del figlio, non ne era particolarmente contento, soprattutto perché era una serata scolastica, ma certamente non poteva cambiare il passato e arrabbiarsi non avrebbe cambiato nulla.

Sapeva che era colpa sua, che lo lasciava troppo spesso da solo e che forse non gli dedicava abbastanza attenzione, ma era solamente a causa del suo lavoro. Alcune volte, quando tornava a casa e la trovava vuota, odiava la sua posizione perché essere il capo clan non era nulla se per farlo doveva perdere del prezioso tempo con suo figlio. Lui per primo aveva avuto un padre assente, Elias non era certo il genitore modello e Noah si era ripromesso di non essere come lui, ma il Destino sembrava non essere dalla sua parte. In quel periodo arrivavano sempre più casi insoliti e non sapeva come gestire la situazione, presto avrebbe dovuto incontrare Thalia e parlarle di una crescita di attacchi animali avvenuti nella Riserva e cercare di capire di chi fosse la colpa.

Stiles si stiracchiò sbadigliando sonoramente, aveva fatto certamente le ore piccole, forse era tornato a letto dopo le tre e non aveva fatto nemmeno in tempo a colpire il cuscino con la testa che si era addormentato.

« Ti preparo la colazione e ti accompagno a scuola, tu intanto preparati. » disse l’uomo sorridendo dolcemente al figlio, cogliendo appena con il naso l’odore di un alpha. Non riuscì a capire esattamente di chi fosse, c’era un forte aroma di erba tagliata sul ragazzo che copriva il proprietario dell’altra fragranza, ma Noah non si preoccupò pensando che sicuramente era quello di Scott.

Alzò le spalle, era inutile pensarci troppo.

♠♠♠

Allison alzò una maglietta appena alla stampella di legno e poi un vestito, indecisa su cosa mettersi per fare colpo su Scott. Era rimasta delusa dal fatto che ancora non avesse ricevuto il suo invito per il Ballo, aveva già chiaramente detto a suo padre di cestinare tutte le altre in quanto assolutamente non interessata.

« Secondo te cosa gli piacerà di più? » domandò a Lydia che ormai passava tutte le mattine a casa sua, aiutandola a scegliere l’outfit per la giornata. Era una buona amica anche se abbastanza frivola, Allison le voleva bene e ci teneva alla sua opinione.

La biondo fragola sbuffò scollando gli occhi dallo schermo del cellulare, annoiata dal fatto che dovesse aiutare la sua migliore amica a scegliere dei vestiti per conquistare qualcuno come Scott McCall che le sarebbe corso dietro anche se avesse indossato una busta di plastica e spazzatura tra i capelli.

« Il vestito. » rispose dopo avergli buttato una rapida occhiata, trovandolo leggermente migliore della maglietta color pastello un poco sgualcita.

Allison le sorrise, correndo nel suo bagno per vestirsi, lasciando nuovamente Lydia ad annoiarsi con il suo cellulare.

♠♠♠

Derek prese una fetta di pane tostato e un coltello da spalmo da affondare nel vasetto di marmellata ai mirtilli prodotto dalle industrie Hale. L’altra sera aveva fatto tardi e Laura si era arrabbiata con lui, ma l’alpha non poteva togliersi quel sorriso soddisfatto dalla faccia al ricordo della serata trascorsa con il suo omega.

Aveva avuto il piacere di sfamare nuovamente il ragazzo con le sue stesse mani, sentendo le labbra sfiorargli la pelle e si domandò se non fosse stato incauto nel lasciare qualche traccia di odore da lasciare ad Elias come indizio su con chi fosse stato realmente il nipote.

Aveva avuto la tentazione di baciarlo decine di volte, anche solo per togliere lo zucchero che era rimasto posato sulla pelle candida intorno alla bocca, ma si era trattenuto ricordandosi che non funzionava così il corteggiamento. L’alpha poteva baciare l’omega solamente dopo la cerimonia e anche se ormai questa regola era andata perduta considerando come si fossero evoluti negli ultimi anni, diventando delle mine vanganti in preda agli ormoni; Derek comunque voleva aspettare che fosse Stiles a fare il primo passo per quanto riguardava il livello fisico, non voleva certamente fargli credere di dovergli dare qualcosa in cambio.

Prese dell’altro pane e fece un altro panino, deciso a portarlo a scuola per darglielo a Stiles, aveva notato con disappunto come negli ultimi tempi non si portasse un pranzo decente e non sapeva cosa potesse essere il problema. Più volte negli scorsi anni lo aveva visto mangiarsi i panini più unti di Beacon Hills e affermare di essere ancora affamato e questo suo improvviso cambio non lo convinceva per niente.

Forse pensava di non essere abbastanza magro per essere un omega, che doveva mettersi a dieta e Derek gli avrebbe fatto certamente cambiare idea perché il suo corpo era perfetto e non doveva vergognarsene. Il suo cuore l’aveva già conquistato, chilo più chilo meno.

« Tesoro, non stai esagerando? » domandò sua madre osservando il figlio infilare nello zaino quasi metà tavola della colazione, rubando anche una salsiccia dal piatto della sorella minore. Thalia posò la tazza in porcellana da quale stava bevendo il suo tea alle fragole, chiedendosi perché suo figlio dal giorno della Rivelazione si stesse comportando in modo così strano. Se aveva trovato un omega – od un alpha – lei voleva saperlo ed appoggiarlo, ma soprattutto conoscere il fortunato che era riuscito a sciogliere il cuore di ghiaccio del figlio.

Derek la guardò confuso, prima lei e poi il suo zaino stracolmo di cibo. Non gli sembrava di aver preso poi tanto, non se considerava che dovevano mangiarci in due e riempire il suo Compagno fino a quando non lo avrebbe visto con lo stomaco pieno e tondo « Ecco, ho promesso a… Boyd, sì Boyd, che avrei portato qualcosa anche per lui e Erica. Sai, volevamo… fare un picnic vicino al campo di lacrosse e rilassarci un po’. » rispose suonando come il peggior bugiardo della storia e il suo cuore aveva certamente dato via il fatto che non stesse dicendo la verità.

Thalia ammorbidì lo sguardo, prendendo compassione nel figlio « Oh Der, non devi sentirti male se pranzi con loro e ti senti a disagio per essere l’unico della tua età senza Compagno. Prima o poi troverai la persona giusta e io non vedo l’ora di conoscere questa persona. » disse cercando di mandargli qualche indizio. Suo figlio aveva bisogno di qualcuno al suo fianco, soprattutto se avrebbe dovuto prendere il posto di suo marito come direttore delle aziende Hale. Una famiglia rendeva un alpha una persona migliore.

Derek annuì, decidendo di lasciar credere alla sua famiglia quello che volevano, poco gli importava se lo credevano omosessuale1 o a disagio per la sua età. Lui aveva Stiles e questo gli bastava per far passare tutto.

Sebastian incartò quello che rimaneva della sua colazione e la posò nello zaino del figlio « Divertiti con i tuoi amici, ma non fate tardi a lezione. » disse illuminando gli occhi di giallo, anche se non era l’Alpha del branco aveva comunque delle autorità come alpha della famiglia e suo figlio avrebbe fatto meglio ad ascoltarlo.

« Ci vediamo questa sera! » salutò chiudendo la zip dello zaino, correndo verso la porta del garage per prendere l’auto.

« Derek, aspettami! » urlò Cora prendendo il suo toast e lo zaino da terra per seguire il fratello, decisa a non camminare fino alla fermata del bus. Non vedeva l’ora di prendere la patente e non dover più dipendere da nessuno.

Thalia prese la mano di suo marito « Sono cresciuti così in fretta. » sospirò guardando la loro figlia più giovane scomparire oltre la porta bianca.

♠♠♠

Stiles si guardò le mani, chiedendosi come intavolare l’argomento mentre suo padre azionava il motore della sua auto d’ordinanza per accompagnarlo a scuola. Sapeva cosa doveva fare, suo nonno era stato molto chiaro e prima lo faceva e meglio era.

Non gli piaceva l’idea di andare al Ballo con Matt, ma non poteva fare altrimenti. Voleva rendere fiero suo nonno, fargli capire che poteva essere un bravo nipote, anche se questo voleva dire obbedire a degli stupidi ordini. Voleva compiacerlo finché avrebbe potuto, cercare di conquistarsi la sua simpatia anche se sembrava impossibile.

La sera precedente non aveva detto nulla a Derek per non rovinare la serata, ma lo avrebbe fatto a pranzo. Fortunatamente questa volta aveva potuto fare colazione e suo padre gli aveva preparato il pranzo.

« Papà » chiamò con un groppo in gola « c’è una cosa che vorrei dirti. » aggiunse torturandosi le dita con il cordoncino dello zaino. Era nervoso, non sapeva se suo padre si sarebbe bevuto la bugia o meno.

Noah distolse lo sguardo dalla strada e lanciò una veloce occhiata al figlio, una mano posata sul cambio e l’altra sul volante « Dimmi tutto, campione. » lo incitò con un sorriso.

L’adolescente prese un profondo respiro e tirò fuori dalla tasca della felpa la busta rossa « Io… ecco, io ieri ho letto delle lettere e ho scelto… ho scelto chi mi accompagnerà al Ballo. » disse suonando per niente sicuro, gli faceva male al fegato anche solo il pensiero che Matt avrebbe potuto mettergli le mani addosso durante il Ballo. Sicuramente Derek non ne sarebbe stato contento, ma se volevano vedersi anche quella sera era l’unico modo.

Noah fece scattare le sopracciglia in alto, completamente sorpreso da una notizia del genere. Credeva che non avrebbe accettato nessuno quell’anno, soprattutto dopo la delusione di Derek. Certamente non ne aveva la conferma, ma conosceva suo figlio ed in suoi sentimenti si schiarì la gola a disagio, rendendosi conto che non si era preparato per una notizia del genere e ricordandosi che la sera del Ballo lui avrebbe dovuto lavorare, prendendo il turno di un alpha che doveva accompagnare il figlio allo stesso evento « E chi è il fortunato? » domandò cercando di non fargli notare il disappunto nella voce. Nessun alpha era all’altezza di suo figlio se non Derek Hale, di questo lui e Claudia ne erano sempre stati sicuri.

« Matt Daehler, papà. » rispose sentendo il viso prendere calore e colorarsi di rosso per l’imbarazzo. Si chiese cosa stesse pensando in quel momento di lui suo padre, perché Matt non era certamente un bravo ragazzo, aveva sulla fedina penale già due denunce per stalking e certamente non un buon partito per il figlio dello sceriffo.

L’uomo per miracolo riuscì a non perdere il controllo dell’auto mentre ascoltava quelle dolorose parole uscire dalle labbra del figlio. Non voleva arrabbiarsi e fare una scenata, non sarebbe servito a nulla se non ad allontanarlo ed era una cosa da evitare. Non avrebbe fatto gli stessi errori di suo padre. Cercando di mantenere la voce neutra e non avere uno sguardo duro, l’uomo si accostò al marciapiede « Posso domandarti perché tra tutti proprio lui? » chiese, deciso a capire cosa avesse spinto il figlio a scegliere il figlio di Nathan Daehler, uno dei suoi agenti che aveva dovuto licenziare a causa del comportamento violento e poco etico.

Stiles si strinse le spalle, cercando di trovare una scusa plausibile, provando a trasformare quello che provava per Derek in una scusa per la sua scelta nell’andare al Ballo con Matt « Il suo odore. » rispose banalmente, puntando sull’elemento principale che attirava alpha ed omega l’uno verso l’altro « Sono attratto dal suo odore. » mentì guardando gli occhi di suo padre farsi tristi. Non poteva credere che per far felice suo nonno stava ferendo suo padre, ma doveva farlo.

Noah si passò una mano sul viso, borbottando qualcosa di incomprensibile prima di rimettere in moto l’auto e guidare verso la Beacon Hills High School « Va bene, ma ecco… non credevo tu decidessi di andarci e quella sera dovrò lavorare. Dovrò trovarti un accompagnatore. » rispose sospirando pesantemente, chiedendosi chi fosse la persona più adatta al ruolo. Era in momenti come quelli che desiderava avere sua moglie al suo fianco, pronta a consigliargli la cosa migliore da fare, ma purtroppo non c’era più ed era inutile pensarci.

« Il nonno non va bene? » domandò confuso l’adolescente, chiedendosi perché suo padre ce l’avesse così tanto con Elias. Sapeva poco della loro relazione, giusto quello che vedeva durante i loro incontri, ma nessuno gli aveva mai spiegato quando il loro rapporto era diventato di puro odio.

« No, il nonno non va bene. » disse lo sceriffo svoltando per entrare nel cortile della scuola « Troverò qualcuno di cui io possa fidarmi, non ti preoccupare. » aggiunse passando una mano lungo il viso del figlio, trattenendosi dal dargli un bacio sulla guancia davanti a tutti i suoi compagni di scuola « Mi dispiace, ma dovrai tornare a casa a piedi, dopo, sono veramente stanco e dormirò fino a questa sera. Magari trovi qualcuno disponibile a darti un passaggio. » disse guardando con la coda dell’occhio Derek e Cora Hale scendere dalla loro auto giusto qualche metro più in là. Non avrebbe rinunciato così al suo pensiero di avere il giovane Hale come genero, doveva solamente far aprire gli occhi ai due ragazzi.

Oh, se solo Noah avesse saputo.

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Laura era stanca di rimanere a letto, sapeva che ormai era quasi arrivata al termine della gravidanza e doveva avere un occhio di riguardo per il cucciolo, ma non si poteva chiedere ad una persona attiva come lei di rimanere sdraiata a fare nulla, soprattutto quando fuori era una bellissima giornata ed il suo omega era andato a lavoro lasciandola da sola senza uno straccio di cosa da fare.

In TV non passavano niente di decente e non aveva voglia di accedere a Netflix e guardare qualche film già visto e rivisto. Di leggere non aveva voglia, anche perché voleva muoversi e non rimanere bloccata su quel materasso fino al ritorno del marito. Voleva preparare un dolce da portare alla stazione di polizia e lavorarsi per bene lo sceriffo, capire cosa avrebbe fatto se mai un giorno quel tonto del fratello si fosse deciso a rendere pubbliche le sue intenzioni.

Hector le aveva detto che si preoccupava troppo, che doveva rilassarsi e pensare di meno al fratello e di più a loro figlio, ma Laura non ce la faceva proprio. La famiglia era importante e doveva prendersene cura, non per niente era la sorella maggiore.

Scostò le coperte e a piedi nudi raggiunse la cucina, tirando fuori dal frigo il necessario per fare una torta. Non doveva contenere troppi zuccheri e grassi o Stiles le avrebbe tagliato le mani per aver dato una cosa del genere al padre, tutti a Beacon Hills sapevano quanto il figlio dello sceriffo fosse fissato con la sua dieta dopo quell’infarto improvviso che aveva fatto preoccupare tutti. Non voleva essere la causa della morte prematura di Noah, doveva come minimo arrivare alla stessa età di Elias e vedere i suoi dolci nipotini, un tenero mix di Derek e Stiles. Laura era sicura al 100% che quei due si sarebbero Legati, ci avrebbe messo una mano sul fuoco.

« Avrai un sacco di cugini, tesoro mio. » disse guardando il ventre gonfio, per lei era sufficiente un bambino, non voleva una famiglia larga come i suoi fratelli, era difficile anche solo pensare di averne uno e forse era a causa della sua eccessiva ansia nei confronti dei suoi cari. Avere più figli l’avrebbe uccisa di sicuro.

Al contrario poteva vedere benissimo Derek e Stiles avere un sacco di bambini girare per casa e per quanto riguardava Cora non sapeva ancora, non aveva mostrato interesse per nessun alpha fino a quel momento, quindi non poteva immaginarsi nulla.

« Prima di tutto vediamo di aggraziarci il suocero di zio Der–bear. » rise versando la farina in una ciotola iniziando a preparare la base del dolce – non troppo dolce – che nel giro di un’ora avrebbe portato nel territorio Stilinski.

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Isaac guardò infastidito Scott McCall fermo sul marciapiede in attesa di qualcosa o qualcuno. Abbassò lo sguardo per nascondere il viso pieno di cerotti, velocizzando il passo. Non si aspettava di incontrare nessuno su quella strada, solitamente la usava solamente lui per raggiungere la scuola.

Tirò su il cappuccio della felpa, le mani chiuse a pungo nelle tasche e il cuore che batteva talmente forte da superare il rumore della musica proveniente dalle cuffiette. Non camminava mai per strada senza mettersele, era un modo per evitare di sentire i commenti spiacevole degli altri, se prima lo prendevano in giro per il suo aspetto, ora non facevano altro che urlargli oscenità sessuali a causa del suo status di omega. Erano i soliti alpha amici di suo padre, quelli dalla mentalità chiusa e bigotta, sentiva una rabbia salirgli dentro ogniqualvolta ne vedesse uno per strada, chiedendosi dove fossero quelli del clan Stilinski per riportare ordine tra quegli idioti che sembravano non essere stati aggiornati sulla Carta dei Diritti degli Omega.

Era ad un passo da Scott quando questi gli si parò davanti bloccandogli il passaggio, un sorriso esageratamente largo e storto a corniciargli il viso. Voleva dargli un pugno alla bocca dello stomaco e lasciarlo per terra, ma sapeva per un dato di fatto che non gli avrebbe fatto nulla. Al contrario si sarebbe fatto male lui e si lividi ne aveva già abbastanza.

Provò a schivarlo, ma l’alpha seguì i suoi movimenti, creando una danza fastidiosa, tanto che Isaac si staccò le cuffiette dalle orecchie e alzò lo sguardo per fulminare il coetaneo mostrando il viso completamente tumefatto. Suo padre il giorno prima dopo aver spaccato sopra la sua testa tutto quello che aveva posato sul tavolo aveva pensato bene pure di prenderlo a pugni per insegnargli una lezione.

Il sorriso dal volto di Scott scomparve, assumendo un’espressione altamente preoccupata « Hey, tutto bene? » domandò sbattendo le ciglia come un cucciolo smarrito, cosa che Isaac non trovò assolutamente adorabile. Scrollò le spalle, riuscendo finalmente a passare « Tutto nella norma, McCall. » rispose cercando di non zoppicare più del necessario. Non voleva attirare troppo l’attenzione, doveva far passare tutto come un incidente avvenuto sul lavoro e durante gli allenamenti di lacrosse, non poteva permettersi che scoprissero che suo padre abusasse di lui. Lo avrebbero mandato via, in qualche topaia con altri ragazzini orfani e lui non poteva permetterselo. Aveva sedici anni, in due lo avrebbero buttato per la strada e nessun alpha avrebbe voluto un omega appena uscito da un orfanotrofio.

Scott si riscosse dal suo stato di trance e sentì nuovamente l’odore delizioso di Isaac. Sapeva di cannella, meringa e casa. Si affrettò per raggiungerlo, camminando al suo fianco « Spero non ti dispiaccia se facciamo la strada insieme. » disse guardando verso il cielo sereno di un celeste particolare.

Isaac alzò le spalle « Se ad Allison non dà fastidio. » rispose dando via l’informazione che sapesse quale omega stesse corteggiando l’alpha. Voleva darsi un pugno da solo in faccia, ma avrebbe peggiorato la sua situazione senza ombra di dubbio, già era un miracolo se riusciva a tenere entrambi gli occhi aperti, non gli serviva altra violenza sul suo povero corpo.

Scott spalancò gli occhi sorpreso, non aspettandosi che il ragazzo sapesse della sua relazione con Allison, non sembrava un tipo interessato ai gossip « No, non ti preoccupare, sono certo non le darà fastidio. » rispose insicuro, tradendosi.

Non voleva fare il doppio gioco, ma doveva capire perché l’odore di Isaac lo attirasse così tanto.

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Erica conosceva troppo bene Derek e sapeva perfettamente che stesse nascondendo qualcosa e avrebbe fatto di tutto per scoprire di cosa si trattasse. Aveva preso degli appunti, rendendosi conto che i comportamenti strani erano iniziati dall’equinozio di primavera, quindi dal giorno della Rivelazione, e scompariva per buona parte del pranzo e aveva costantemente addosso un odore forte di dopobarba che sicuramente serviva a coprire qualcos’altro.

Non voleva essere invadente, ma lo era, per questo non poté fare a meno di prendere il ragazzo per un braccio e trascinarlo nel ripostiglio del bidello pronta a fargli il terzo grado.

Gli posò una mano sulla bocca, evitando di farlo urlare come un matto, preso chissà in quali pensieri su rapimenti e altre stramberie « Con chi ti frequenti? » domandò andando dritto al sodo, una delle qualità che Vernon adorava.

Derek alzò le sopracciglia, chiedendosi quale fosse il problema della sua migliore amica, incredulo ancora del fatto che lei si fosse Legata prima di lui. Oh, se fosse stato Boyd avrebbe aspettato minimo due anni prima di Legarsi ad una mina vagante come Erica Reyes, era talmente imprevedibile.

Si scostò leggermente la mano da davanti alla bocca ed incrociò le braccia al petto, per niente contento di essere stato rapito in quel modo brutale prima dell’allenamento di basket « Di cosa stai parlando? » domandò cercando di suonare il più innocente possibile, come se non avesse una boccetta di profumo nello zaino da usare dopo il suo incontro giornaliero con Stiles.

Non voleva mentire ai suoi migliori amici, ma non poteva permettersi di far sapere a nessuno di quella relazione, per quanto volesse bene ad Erica sapeva che non era capace a mantenere i segreti e Boyd che era così silenzioso non riusciva a non raccontare tutto alla sua Compagna. Si stava solo proteggendo, una volta fuori da Beacon Hills per il college avrebbe detto loro tutto.

Erica posò le mani sui fianchi in un gesto che gli ricordava molto sua madre « Non mentire a me, signorino. » disse facendo schioccare le labbra.

Derek deglutì a vuoto, sentendosi d’un tratto giudicato e un caldo bollente riempire l’aria dello stanzino, tanto che dovette prendere il colletto della sua maglietta e allontanarlo dalla pelle per prende un po’ più di aria.

La campanella suonò liberando il povero alpha dalle grinfie dell’omega, la quale non lo trattenne oltre ben sapendo quanto il coach Burnt fosse fiscale sull’orario, ma questo non voleva dire assolutamente che aveva concluso le sue indagini.

Avrebbe scoperto tutto, prima o poi.

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Stiles era seduto sul prato dietro il campo di lacrosse, il Sole riscaldava piacevolmente la sua pelle. Aveva tirato fuori il pranzo preparato del padre, storcendo leggermente il naso rendendosi conto che fosse una semplice insalata, ma non poteva lamentarsi. Avevano solamente quello in frigo, doveva ricordarsi di passare a fare la spesa e acquistare tutto quello di cui avevano bisogno per le prossime settimane, soprattutto delle scorte di cibo per quando sarebbe entrato in calore a fine stagione.

Arrossì al pensiero di quello che lo attendeva, non sapeva minimamente cosa aspettarsi e si vergognava anche solo al pensiero di chiedere a suo padre qualche informazione al riguardo e certamente non si fidava dei dati trovati su Internet, considerando quanto la gente tendesse a mentire in rete.

Non conosceva nessun omega a cui chiederlo, la sua cerchia d’amici purtroppo si riduceva a Scott. Forse avrebbe dovuto chiedere a suo nonno e basta, sembrava sapere tutto e certamente non gli avrebbe mentito e poi si vergognava di meno a parlare di queste cose con lui considerando che lo stava istruendo ad essere l’omega perfetto.

Fortunatamente trovò anche una mela rossa nello zaino, il padre aveva ben pensato di fargli avere anche un frutto per completare il pasto. Incrociò le gambe posando il pranzo sull’erba, in paziente attesa dell’arrivo di Derek, stando attento che nessun altro arrivasse.

Aveva dovuto mollare Scott con l’ennesima scusa, ma il ragazzo non gli era sembrato troppo attento, come non lo era stato quando Allison le si era completamente spalmata addosso. Insolito, ma lo Stilinski aveva preferito non indagare oltre ben sapendo che Scott gli avrebbe raccontato tutto una volta giunto il momento.

« Hey, scusami per il ritardo! » disse Derek sedendosi acconto a lui, lo zaino tra le gambe già con la zip mezza aperta. Aveva la fronte sudata, segno che avesse corso, e Stiles lo trovò adorabile.

« Ho portato un paio di cose da casa, spero non ti dispiaccia. » aggiunse svuotando il contenuto dello zaino, mostrando all’omega la quantità eccessiva di cibo che poteva permettersi. Se suo nonno al prossimo controllo del peso avesse notato che mangiava di nascosto lo avrebbe messo alla fame fino alla fine della primavera. Però Stiles non poteva rifiutare un dono del suo alpha, era cattiva educazione e poi il solo pensiero di essere sfamato nuovamente dalle sue mani gli facevano scaldare il cuore in maniera piacevole che se fosse stato un gatto avrebbe fatto le fusa senza alcuna vergogna.

Sorrise dolcemente, facendosi più vicino, tanto che le loro spalle si toccarono. Il leggere vento scostò loro i capelli e Stiles chiuse gli occhi sentendosi in pace, come se quel momento dovesse durare per sempre, fino alla fine dei suoi giorni.

D’un tratto si ricordò di una cosa, una cosa talmente importante che gli chiuse la bocca dello stomaco, costringendolo a tirarsi via da Derek e prendere la lettera dalla tasca.

Il licantropo lo guardò confuso, non capendo quel repentino cambio d’odore nel giovane, poteva sentire l’ansia nell’aria e non gli piaceva per niente. Quando gli occhi caddero sulla busta rossa capì immediatamente cosa l’omega volesse dirgli e provò con tutte le sue forze a non far uscire fuori gli artigli. Non voleva sembrare un bruto geloso, sapeva che mantenendo la loro relazione segreta sarebbe potuto succedere un evento del genere, sperò solamente che fosse di una brava persona.

« Andrò al Ballo con Matt Daehler. » disse Stiles e Derek si bloccò incredulo.





    1. Qui omosessuale è il termine per indicare le relazioni alpha/alpha, beta/beta e infine omega/omega. Non uomo/uomo e donna/donna, mi raccomando.







About Santan, Hell and teste di knot:

Ciao miei prodi cavalieri!

Buon primo maggio a tutti, spero che siate tutti a casa a godervi la festa come Dio comanda.

Eccoci qua con il quarto capitolo, dove possiamo vedere un po' meglio cosa ha per la testa il nostro Jackson, un po' di rapporto padre/figlio e infine finalmente entrano in scena Boyd ed Erica! Adoro quei due, un vero peccato che Jeff abbia deciso di farli fuori, un vero peccato.

Okay, non ho molto da dire se non che la sessione estiva si sta avvicinando e ho ben quattro esami da dare – P A N I C O – quindi, ad essere sincera non so quanto potrò essere puntuale con gli aggiornamenti considerando che non scrivo da tempo.

Infatti colgo l'occasione per scusarmi per le recensioni che non hanno avuto risposta, ma che ora correrò a rispondere, quindi se non mi faccio sentire non è perhé vi sto ignorando ma sono solamente sommersa da libri di storia medievale e sulla storia dell'evoluzione della lingua italiana.

Vi amo,

Sel


Domanda Time:

Secondo voi chi accompagnerà Stiles al Ballo?

  • Elias

  • Parrish

  • Laura

  • Melissa

  • Bobby Finstock




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Capitolo 6
*** Capitolo cinque ***


Capitolo cinque





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Allison si morse il labbro inferiore, non voleva farsi sfuggire parole poco carine alla vista di quello che stava accadendo giusto davanti ai suoi occhi. Il suo alpha era appena arrivato a scuola con un altro omega.

Lei, che aveva perso buona parte della mattina a scegliere cosa mettersi, chiedendo aiuto a Lydia, stava venendo ignorata da quello che doveva essere l’amore della sua vita. Strinse i pugni fino a quando sentì le unghie perforarle la pelle.

Era furiosa, non c’erano dubbi, ma non poteva permettersi di mostrarlo, non voleva dare una ragione a Scott per allontanarsi, doveva vederla come un’omega dolce e premurosa, non una maniaca del controllo troppo gelosa anche solo per permettergli di stare in compagnia di altri omega. Sopportava già Stilinski, quel ragazzino iperattivo dalla lingua lunga, non gli serviva anche quello strambo di Lahey a completare il quadro.

« Io starei attenta se fossi in te. » la voce di Jackson giunse all’improvviso alle sue spalle facendola sussultare.

Allison guardò nuovamente Scott, doveva assicurarsi di averlo in pugno.

♠♠♠

Laura entrò nella centrale salutando a gran voce tutti i presenti, attirando l’attenzione. Si avviò verso la reception e cordialmente domandò di vedere lo sceriffo, posando la teglia con il dolce sul bancone per far intendere le sue intenzioni.

La donna in divisa sorrise « Oh, non credo che suo figlio sarà contento di una cosa del genere. » commentò mentre le faceva strada, come se Stiles non avesse chiesto a tutti di evitare di far mangiare allo sceriffo cibi dannosi per la sua salute « Non si preoccupi, questo non gli farà alcun male! » rispose la donna gravida alzando due dita nel segno della vittoria.

Noah quando la vide si alzò dalla scrivania, andandole incontro per poterle spostare la sedia e farla sedere « Che piacere, Laura! » salutò posandole due baci sulle guance, come quando era una bambina. La figlia più grande di Thalia e Sebastian era ben amata da tutti con il suo carattere particolare ed esuberante, aveva conquistato il cuore di tutti e Noah era rimasto colpito dalla sua scelta di non prendere le redini dell’azienda di famiglia lasciando tutto a Derek.

« Da quanto tempo, Noah! » rispose la donna mettendosi comoda, il dolce posato delicatamente sulla scrivania ricoperta da scartoffie « Ti trovo alla grande. » aggiunse scordandosi tutte le formalità che comportava rivolgersi ad un capo clan. Laura non era brava con le formalità, era troppo socievole per limitarsi a dare del Lei a gente che conosceva da quando era nata.

Lo trovava ridicolo, tenersi a degli stupidi titoli privi di significato, e poi sapeva quanto anche Noah fosse un tipo alla mano. Ancora si sorprendeva che fosse il figlio di Elias Stilinski, quei due non avevano nulla in comune se non il fantastico azzurro degli occhi.

Lo sceriffo si posò parzialmente sulla scrivania, ben attendo a non schiacciare nulla, spostando leggermente la tazza con sopra stampata una sua foto insieme a Stiles che aveva ricevuto per la festa del papà molti anni prima, quando ancora Claudia era in vita. Sorrise osservando il pancione della donna, chiedendosi come sarebbe stato avere un altro figlio, magari una femmina, insieme alla sua Compagna, forse Stiles si sarebbe sentito meno solo e non avrebbe pensato di doversi meritare l’affetto del nonno.

« Cosa ti porta qui? » domandò allegro, felice per quella visita inaspettata. Non capitava spesso che qualcuno lo andasse a trovare senza secondi fini, per primo Stiles che aveva sempre qualcosa da chiedere o in cerca di rifugio insieme a Scott dopo una marachella.

Laura sorrise a sua volta, contagiata dall’entusiasmo dell’uomo « Volevo parlarti di Stiles. » rispose muovendo la mano leggermente a destra e sinistra, come per scacciare un moscerino « Come ha preso la sua natura? » domandò cercando di non dare a vedere quanto in realtà sapesse.

Noah sospirò, passandosi una mano dietro il collo « Bene, ha anche deciso di andare al Ballo. » rivelò shockando la donna che per poco non si strozzò con la sua stessa saliva « Purtroppo ci andrà con Matt Daehler e io non potrò accompagnarlo. Ora che me lo hai fatto ricordare devo andare a chiedere a Parrish se è disponibile. » aggiunse e Laura sgranò gli occhi stupefatta, incredula che il dolce e caro Stiles tra tutti avesse scelto quel ragazzaccio che perfino lei non sopportava.

« No! » urlò allungando le mani in avanti, come a fermare lo sceriffo dal fare qualsiasi cosa « Lo portiamo io ed Hector, non preoccuparti. » disse già sentendo il marito lamentarsi nella sua testa, ma non poteva permettere a qualcuno di accompagnare il ragazzo. Doveva tenere d’occhio quel Matt e assicurarsi che suo fratello non perdesse il controllo.

Lo Stilinski la guardò confuso, non capendo bene perché talmente tanta disponibilità, ma tutti sapevano delle stranezze di Laura « Sicura che non ti dia disturbo? Insomma, stai entrando nel nono mese di gravidanza. » provò a dissuaderla, adocchiando il ventre esageratamente gonfio per portare in grembo solamente un bambino. Ricordò con nostalgia come non avesse permesso a Claudia quasi di uscire da casa senza di lui a partire dalla seconda metà dell’ottavo mese di gravidanza.

Laura sorrise, tirando fuori il dolce ed un coltello per poterlo tagliare « Non dire sciocchezze, Noah, adoro Stiles. Lo accompagnerei ovunque. » rispose cercando di suonare casuale, come se non si stesse immaginando la cerimonia del Legame tra sua fratello e lo Stilinski.

Lo sceriffo sorrise a sua volta accettando una fetta del dolce, contento di essersi tolto un pensiero dalla testa.

♠♠♠

Derek si costrinse ad assumere una espressione neutra, nascondendo le sue reali emozioni « Uhm, se posso chiedere, perché proprio lui? » domandò piantando le mani sull’erba, artigliando il terreno.

L’omega arrossì fino alle punte delle orecchie, cercando velocemente una scusa ben sapendo di non poter mentire ad un licantropo. L’unica soluzione era una mezza verità e doveva dirla usando bene le parole « Era l’unico invito che potessi accettare. » rispose alzando le spalle, guardando verso il basso per non incontrare lo sguardo ferito del suo alpha.

Il più grande annuì, capendo che quello fosse stato l’unico invito ricevuto, cosa assolutamente plausibile considerando la mancanza di alpha dietro il ragazzo la sera della Rivelazione.

Calmandosi, ritirò gli artigli e prese il volto del fidanzato tra le mani, desiderando avvicinarsi per potergli donare un bacio « Va tutto bene, non preoccuparti. » lo rassicurò limitandosi ad un tenero tocco delle labbra contro la sua guancia, adorando l’odore della sua pelle. Era calmante, come trovarsi in un campo di valeriana.

Stiles sembrò illuminarsi, contento che l’alpha non avesse preso a male la notizia, sorrise circondandogli il collo con le braccia, stringendolo in un abbraccio. Sentì il suo istinto da omega ordinargli di salirgli a cavalcioni e baciarlo, ma Stiles si impose di rimanere dove fosse, troppo timido per fare una mossa del genere. Non voleva sembrare troppo spavaldo, stuzzicare sessualmente un alpha non lo avrebbe portato da nessuna parte, soprattutto se voleva arrivare al Legame vergine.

Il licantropo posò una mano tra i suoi capelli, adorandone la consistenza, in una lenta carezza. Rise incastrando il viso nell’incavo del collo del ragazzo, approfittandosene per aspirare nuovamente il suo odore.

« Se allunga le mani gliele spezzo, però. » avvisò facendo uscire la sua parte gelosa, non poteva nemmeno pensare ad un altro alpha che toccasse Stiles con chissà quali intenzioni. Era suo così come lui lo era. Si appartenevano a vicenda e a quello stupido Ballo non avrebbe accettato nessuna proposta anche solo per un valzer con un altro omega, sicuro che non sarebbe riuscito a staccare gli occhi di dosso dal suo fidanzato « Anche se credo che il primo a farlo sarà tuo padre. » aggiunse, apprezzando il comportamento protettivo dimostrata da Noah negli anni. Non aveva permesso mai a nessuno di fare qualcosa al figlio, anche solo sgridarlo, ricordando che era lui il padre, suo compito educarlo e punirlo quando necessario.

A quel commento l’odore di Stiles cambiò nuovamente, diventando aspro, costringendo l’alpha a staccarsi per non rimanere intossicato da quei forti odori negativi « Cosa c’è? Non ti senti bene? » domandò preoccupato, già pronto a prenderlo tra le braccia e correre all’infermeria e farlo visitare.

L’omega sospirò pesantemente, il cuore che batteva velocemente, insicuro di come gestire tutta quella situazione talmente stressante da fargli desiderare di strapparsi i capelli con le sue stesse mani « Non mi accompagnerà mio padre, deve lavorare. Credo che toccherà a mio nonno… » si interruppe, lasciando la frase sospesa, sentendo lo stomaco rigirarsi all’idea di presentarsi lì con suo nonno. Non sarebbe stato al sicuro, avrebbe permesso a Matt di fare qualsiasi cosa perché per lui quell’alpha era già il Compagno di suo nipote.

La stessa spiacevole sensazione colpì Derek, sicuro che con Elias Stilinski presente non sarebbe riuscito ad avvicinarsi a Stiles nemmeno volendo. Era sicuro che girasse con un coltello forgiato con del vischio e strozzalupo nel calzino, come se fosse ancora nei tempi di guerra tra umani e licantropi.

Inghiottì a vuoto, cercando di non farsi trovare spaventato, era un licantropo fatto e finito con un progetto di vita molto ambizioso e poteva tenere certamente testa ad un anziano signore. Non poteva spaventarsi, se voleva Legarsi a Stiles prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con la sua famiglia che sfortunatamente non comprendeva solamente Noah.

« Okay. » sospirò alzando le mani come in segno di resa « Non mi interessa se ci sarà anche il tuo nonno nazi… volevo dire, il tuo amabile nonno. Troverò un modo per avere il nostro ballo. » disse mordendosi la lingua per aver quasi chiamato il padre di suo suocero nazista. Non che l’aggettivo gli stesse male, considerando la mentalità e i comportamenti, ma sapeva quanto Stiles ci tenesse ad avere un rapporto con lui e rispettava la sua decisione anche se non la comprendeva.

L’omega sorrise, il cuore colmo di gioia, contento che il suo alpha fosse disposto a rischiare l’ira di suo nonno pur di avere un ballo insieme a lui. Lo abbracciò, scivolando lentamente tra le sue braccia, fino a spalmarcisi addosso, godendosi il torpore.

Era così bello essere lì.

♠♠♠

Isaac si infilò uno stuzzicadenti tra i denti, un piede a penzoloni mentre guardava verso il campo di lacrosse, osservando due persone avere una specie di pic–nic, ma senza riconoscere loro. Aveva appena finito di consumare il suo pranzo in solitudine, lontano da tutti, godendosi quegli attimi di pace che a casa non poteva permettersi.

Aveva dovuto evitare quasi a forza Scott, era come ritrovarselo ad ogni angolo e la cosa iniziava a diventare svernante sotto vari punti di vista. Non poteva negare di provare dell’attrazione verso quell’alpha, il suo odore lo attirava più di quanto gli piacesse, ma il fatto che lui stesse corteggiando in maniera ufficiale l’erede degli Argent gli dava fastidio.

Lui era un semplice omega, figlio di un insegnante, come poteva essere migliore di una futura capo clan? Era semplicemente ridicolo perdere tempo dietro al McCall, soprattutto quando suo padre aveva già deciso cosa farne del suo futuro e non vi erano alpha all’interno.

Una volta finito il liceo sarebbe dovuto rimanere a casa fino alla fine dei suoi giorni, servendo il padre come un omega modello, e quando sarebbe morto lui lo avrebbe fatto di conseguenza.

Schiavitù, ecco cosa attendeva lui nel futuro.

Scosse la testa, sputando lo stuzzicadenti, stanco di perdersi in quei tristi pensieri. Doveva godersi quel poco di libertà che gli era rimasta, magari approfittare delle ore scolastiche per andare senza impegno a letto con qualche alpha e provare l’ebrezza prima di finire rinchiuso tra quattro mura.

Dove solamente trovare un alpha.

♠♠♠

Elias posò le carte da gioco sul tavolo, in una mano teneva un sigaro fumato a metà. Il bar era vuoto se non per lui ed altre tre persone, tutte intente a fumare e guardare le carte.

« Troppi omega sono usciti questo anno. » si lamentò uno buttando le carte arrabbiato, chiaro segno che non avesse una mano vincente.

« Occupano solo spazio e non ci sono abbastanza alpha per far Legare tutti quei succhia knot. » borbottò un altro lasciando uscire una grande quantità di fumo dalla bocca tossendo.

Elias annuì, completamente d’accordo con i suoi amici, lui per primo che si ritrovava con un nipote omega non riusciva a sopportarlo. Sentiva il sangue ribollirgli nelle vene se ripensava a come Mieczyslaw gli avesse detto di non volersi Legare. Aveva dovuto rimetterlo in riga, ne portava ancora i segni sulla mano.

« Ah, ai nostri tempi noi alpha potevamo avere più di un omega! Ora come ora me ne prenderei un paio. » rise il terzo uomo, la pancia talmente grossa che il movimento causò il traballamento del tavolo dove erano posate carte e fisches, guadagnandosi occhiatacce dagli altri giocatori, però tutti d’accordo.

« Mi ricordo, amico mio, ne avevo ben sette. » rispose l’alpha senza mano vincente, perdendosi in ricordi piacevoli, ormai così lontani.

L’anziano Stilinski prese il suo bicchiere di gin prendendone un lungo sorso. Ricordava anche lui di aver avuto la possibilità di scegliere più di un omega, ma che era stato troppo stupido, troppo idiota da credere nel vero amore. Non avrebbe permesso a suo nipote di seguire il suo stupido cuore, doveva pensare a cosa era meglio per lui, scegliere direttamente un Legame di convenienza senza infilare nel mezzo i sentimenti.

I sentimenti erano solamente dei portatori di guai, offuscavano la mente, come la foschia.

♠♠♠

Derek si sentiva il mondo sulle spalle, un pesante macigno che sembrava volerlo far crollare a terra e rimanere lì fino alla fine dei suoi giorni. Aveva voglia di mettersi a letto e non svegliarsi più fino quando non avrebbe potuto stare insieme a Stiles.

Buttò il suo mazzo di chiavi nella ciotola a forma di mela vicino alla porta, sospirando pesantemente. Si fermò davanti la scarpiera per togliersi le scarpe sporche di terra, aveva appena messo le mani sui lacci quando sua madre comparve sull’uscio della sala da pranzo con uno strano sorriso in faccia.

« Tesoro, lascia stare, tieni le scarpe. » disse suonando stranamente allegra « Vieni in sala, c’è qualcuno per te. » aggiunse con tanto di occhiolino. Il licantropo inarcò un sopracciglio, chiedendosi chi mai potesse essere per lui. Sicuramente non Stiles, considerando che lo aveva visto tornare a casa attaccandosi sul portapacchi della bicicletta di Scott.

Posò lo zaino sul pavimento, scocciato per i suoi piani rovinati, voleva veramente tanto andare a letto, rifugiarsi sotto le coperte e ideare un piano per spaventare a morte Matt Daehler.

Usando i suoi sensi sviluppati riuscì a captare l’odore di un altro licantropo, un Beta dalla natura alpha. Doveva avere più o meno la sua età – molto probabilmente qualche anno più grande –  per come sentiva il sangue scorrere nelle vene ed il battito cardiaco.

Entrò ritrovandosi davanti i genitori seduti sul divano color panna, sul tavolino basso vari dolci e quattro tazze di porcellana per il tea. Sull’altro divani c’era il tale licantropo vestito di tutto punto, camicia color salmone e cravatta cobalto, i capelli talmente pieni di cera che avrebbe preso fuoco con una sola scintilla. Sorrideva affabile ai suoi genitori mentre raccontava della sua ultima grande impresa da direttore della compagnia di marketing che si occupava della pubblicità delle loro aziende.

Quando si accorse di lui si alzò sistemandosi la giacca gessata con dei piccoli e decisi movimenti « Derek, che piacere. » salutò calorosamente allungando una mano per poterla stringere. Il giovane Hale allungò la sua mano in quanto educato, ma non si aspettava certamente di ricevere un baciamano in piena regola.

Ritirò l’arto come scottato, portandosi la preziosa mano al petto, stringendola come se il misterioso uomo potesse riprendergliela « Cosa fa? » domandò alzando leggermente la voce, completamente estraneo ad un comportamento del genere. Gli alpha non facevano così con altri alpha, a meno che…

Derek si voltò sconvolto verso sua madre, comprendendo il motivo di tutta quella allegria. Gli aveva organizzato un appuntamento con una persona del suo stesso genere. Il ragazzo era sicuro che se ci fosse stata Laura lì con l’oro sarebbe semplicemente morta dalle risate. Era in momenti come quelli che malediceva la sua situazione, la relazione segreta con Stiles era iniziata da solamente tre giorni e già stava andando tutto all’aria.

Sebastian raggiunse il figlio posandogli una mano sulla spalla per impedire che scappasse « Lui è Darren Cosgrove, un alpha del nostro clan che – come te – è interessato romanticamente ad altri alpha. » spiegò calmo, la voce stabile come se stesse spiegando l’utilizzo di una papera di gomma.

« A me non interessano altri alpha! » urlò il più giovane facendo spaventare tutti i presenti. Sentiva il suo lupo ferito per una tale insinuazione, lui che era così devoto a Stiles. Voleva solamente raggiungere il suo omega e dormire con lui, tenendolo al sicuro tra le sue braccia, lontano da Daehler e lui da quel Cosgrove.

Scostandosi in modo maleducato dal padre, sfuggendo alla sua presa, Derek uscì dalla sala e fece i gradini della grande scalinata a due a due fino a raggiungere la sua stanza, sbattendo la porta con talmente tanta forza da far tremare il vetro della finestra.

Era semplicemente furioso, anche se non aveva voluto parlare con i suoi genitori la sera precedente questo non dava loro il diritto di organizzargli uno stupido appuntamento al buio. Afferrò il telefono cercando nella rubrica il numero di Laura, aveva bisogno di lei.

♠♠♠

Stiles si passò una mano sul viso, stanco, mentre l’altra continuava a spazzolare con forza lo spazzolino contro le piastrelle della doccia. Sfortunatamente quando era tornato a casa aveva trovato suo nonno ad attenderlo, non contento del suo ritardo, senza voler ascoltare ragioni in quanto farsi a piedi tutta quella strada richiedeva molto tempo.

Lo aveva mandato a pulire senza nemmeno dargli il tempo di posare lo zaino o togliersi le scarpe. L’omega aveva obbedito senza perdersi in discussioni, volendo evitare di ricevere nuovamente uno schiaffo o peggio da parte del parente.

Odiava la sua nuova situazione, ma non poteva sfuggirne né denunciarne il fatto. Erano passati solamente tre giorni e sentiva di non poter sopportare più quel lavoro forzato e la mancanza di pasti. Era nel pieno dell’adolescenza, praticava uno sport e doveva mettere da parte delle energie per il suo primo calore.

Arrossì al pensiero, chiedendosi come lo avrebbe passato. Nel suo immaginario aveva visto sé stesso chiuso in camera sua, da solo, mormorando il nome di Derek mentre cercava di darsi piacere. Ora poteva vedersi insieme all’alpha tra le coperte, mentre si scambiavano baci passionali, le mani che correvano in posti dove al di fuori dell’intimità della camera da letto non si sarebbero mai avvicinate.

Si fermò sentendo un’improvvisa ondata di calore, non gli era mai capitato prima. Non era certamente la prima volta che si eccitava, ma farlo adesso – da omega – aveva un’intensità maggiore, come se fosse quadruplicato. Posò la fronte contro le piastrelle ancora bagnate cercando stabilità, lo stomaco come in fiamme.

Un momento era in piedi, quello dopo seduto per terra tenendosi il basso ventre in preda al dolore.

« Nonno! » urlò spaventato, in cerca d’aiuto « Nonno! » provò nuovamente, senza udire i passi dell’uomo in suo soccorso. Si sdraiò sul pavimento chiudendo gli occhi, l’aria sembrava non arrivare più ai polmoni « Nonno! » riuscì a far uscire per un’ultima volta dalle sue labbra prima di svenire e cadere nell’oblio.

♠♠♠

Allison scoccò la freccia prendendo in pieno il suo bersaglio « Capisci, Lyds, è arrivato a scuola con Lahey e non mi ha nemmeno cercata per salutarmi. » si lamentò con la migliore amica preparando la freccia destinata a colpire l’ennesima lattina posizionata su un tronco in fondo al suo giardino « Dovrebbe corteggiarmi, invitarmi al Ballo, invece di perdere tempo con quella nullità. » aggiunse facendo prendere alla lattina la forma di Isaac nella sua testa.

La Martin sbuffò annoiata, non comprendendo ancora perché la sua amica fosse così arrabbiata, lei certamente non aveva dato di matto quando aveva visto Jackson arrivare con un omega qualunque, ben sapendo che lei era molto meglio. Era una questione di autostima, cosa che Allison sembrava non capire. Doveva solamente convincersi di essere migliore di tutti gli altri e non farsi dei film mentali ogniqualvolta vedesse quello sciocco di un McCall insieme ad un altro omega.

« Giocano insieme a lacrosse, Ally, avranno sicuramente parlato di tattiche, posizioni e altre cose del genere. » rispose posando la lama per le unghie nella borsa, stufa di sistemarsele mentre aspettava la fine dell’allenamento dell’amica. Dovette mordersi la lingua per non dire quello che stesse realmente pensando, perché lei ce li vedeva bene quei due perdenti insieme, mentre per Allison si aspettava qualcuno di classe come Duncan Baudler del clan Whittermore.

La cacciatrice sembrò convincersi, facendo un piccolo sorriso soddisfatto, capendo che con l’inizio dei campionati sportivi magari Scott si era leggermente distratto. Sì, doveva essere così.

« E per quanto riguarda la lettera arriverà, tranquilla. » aggiunse Lydia, felice di rivedere la sua migliore amica sorridere nuovamente. Avrebbe fatto di tutto per vederla contenta, anche accettare Scott McCall e il suo strambo amico nella loro cerchia.

♠♠♠

Scott posò la penna sul quaderno sbuffando sonoramente, stufo di fare i compiti di chimica, non capendo assolutamente niente e guadagnandosi un glorioso mal di testa.

Si alzò dalla sedia e si mise a camminare per la stanza, le gambe addormentate dal loro non uso prolungato. Andò al piano di sotto lentamente, prendendosi tutto il tempo pur di non tornare subito sui libri.

Aprì il frigo per recuperare la caraffa con del succo di melograno, prendendo un bicchiere ben sapendo che la madre lo avrebbe picchiato se si sarebbe accorta nuovamente che avesse bevuto direttamente dalla caraffa.

Guardò verso il giardino, perdendosi nei suoi pensieri che finivano sempre su Isaac. Non riusciva quasi più a pensare ad Allison, era come se tutti quegli anni passati dietro di lei desiderando di essere notato fossero scomparsi dalla sua mentre, rimpiazzando la figura della giovane Argent con il dolce viso di Isaac.

Era in un bel casino, lo sapeva, si era infilato in una situazione pericolosa perché sentiva che se avesse ritirato la sua proposta di corteggiamento nei confronti di Allison il buon vecchio Chris non l’avrebbe presa poi così bene, lo avrebbe inseguito con dei proiettili allo strozzalupo per aver illuso così sua figlia.

Da una parte non poteva nemmeno corteggiare Isaac, il ragazzo sembrava avercela con il mondo intero e assolutamente non disponibile a farsi avvicinare da un alpha.

Sospirò per l’ennesima volta, la sua vita era un totale disastro.














About Satan, Hell and teste di knot:

Salve salvino!

Eccoci qua con il quinto capitolo.

Allora, mi dispiace per tutti quelli che hanno puntato su Parrish, ma qua l'unica e vera Sterek shipper è Laura quindi mi sembrava doveroso fare in modo che fosse proprio lei ad accompagnare il nostro Stiles al Ballo, perché anche Parrish sarebbe stato d'intralcio!

Allison non sembra per niente contenta delle mancate attenzioni di Scott e a Lydia non può fregarne di meno, ma purtroppo sappiamo tutte come funziona. Si deve sempre ascoltare le proprie amiche/amici sui loro problemi di cuore (e ve lo dice una che ascolta più drammi che Barbara D'Urso).

Isaac, mio povero fiorillino, intende godersela finché può. Chi sarà il fortunato alpha che prenderà la sua verginità? Lo scopriremo più in là, ma credo che sappiamo tutti chi sarà.

Ma vogliamo parlare dei fantastici signori Hale che organizzano appuntamenti al buio? Giusto per far sentire ancora peggio Derek, ovviamente. Tranquilli che presto arrivano le gioie!

Cosa sarà successo a Stiles? Sarà morto? Finirà in ospedale? Elias gli ha avvelenato l'insalata?

Devo perdere il vizio di fare tutte queste domande, veramente.

A presto,

Sel





Non resisto... QUESTION TIME:

Scott chi inviterà al Ballo?

  • Allison

  • Isaac

  • Nessuno

  • Danny

  • Stiles




Poi, raga', ma qualcuno che si vede Riverdale e vuole commentare l'ultima puntata con me? Sto sclerando!



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Capitolo 7
*** Capitolo sei ***


Capitolo sei

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Stiles aprì lentamente gli occhi riconoscendo immediatamente il soffitto di camera sua. Era sotto le coperte, le scarpe buttate malamente sul pavimento, ma nessuno sembrava esseri lì con lui.

Si mise seduto guardandosi attentamente intorno, non ricordava di essersi messo a letto. L’ultima cosa che ricordava era esser in bagno e di aver sentito un dolore talmente forte da non essere riuscito a rimanere in piedi, chiamando a gran voce il nonno per ricevere dell’aiuto.

Lentamente si alzò, posando i piedi per terra si accorse di avere addosso il pigiama. Non credeva che il nonno si sarebbe preoccupato tanto di cambiargli i vestiti. Fuori dalla finestra il cielo era già buio e le stelle ben visibili.

Aprì la porta di camera sua, guardando lungo il corridoio alla ricerca del nonno, ma dell’anziano non vi era alcuna traccia. Andò al piano di sotto, pronto a prepararsi qualcosa per cenare, approfittando di essere finalmente rimasto solo. Aveva una gran voglia di farsi quella fetta di carne che da giorni aveva tenuto da parte nel freezer.

Appena mise piede in cucina si bloccò vedendo il padre seduto a tavola con davanti dei fascicoli ed un bicchiere di whiskey. Aveva l’espressione stanca e gli occhi coperti da uno strato di stanchezza che non aveva mai visto; sembrava sul punto di addormentarsi lì a tavola.

 « Papà. » chiamò dolcemente toccandogli una spalla, distogliendolo dai suoi fogli « Sei esausto, vai a letto. » disse togliendogli il bicchiere da mano e chiudendo i fascicoli riponendo le carte con attenzione. L’uomo annuì lentamente, alzandosi dalla scomoda sedia di legno « Tuo nonno mi ha detto che eri andato a dormire subito dopo cena, è successo qualcosa per farti svegliare? » domandò posando la grande mano calda sulla guancia del figlio, carezzandolo dolcemente cercando di vedere nei suoi occhi lo sguardo della sua Claudia.

Stiles si morse la lingua, rendendosi conto che il nonno l’aveva fregato nuovamente raccontando al padre che avesse già cenato. Sarebbe sembrato strano se si sarebbe messo a cucinare e Noah avrebbe scoperto tutta la verità su Elias, cosa che Stiles voleva assolutamente evitare.

« Tutto okay, non preoccuparti. » rispose con un sorriso tirato, accompagnando il padre verso le scale, vedendolo particolarmente traballante, forse aveva bevuto fin troppo.

Noah sorrise « Al Ballo ti accompagnerà Laura Hale, ti va bene? » domandò con un singhiozzo, la mano stretta al corrimano delle scale per non cadere « Quella ragazza è così gentile. » aggiunse facendo sorridere a sua volta Stiles.

Era perfetto! Non avere suo nonno come accompagnatore era semplicemente quello che gli serviva. Al Ballo si sarebbe liberato quasi subito di Matt e sarebbe andato a cercare Derek. Dio, doveva mandargli immediatamente un messaggio.

Una volta assicuratosi che il padre fosse a letto, il ragazzo tornò in camera sua. Prese il cellulare dal comodino e aprì l’applicazione per inviare messaggi. Con dita tremati d’eccitazione cercò il numero di Derek che aveva salvato sotto la semplice lettera “D”.

Preso da quell’euforia si era perfino scordato del suo malore, quello che lo aveva fatto svenire per via del dolore.

 

(23:43) Der, al Ballo mi accompagnerà tua sorella, me lo ha appena detto mio padre! È una notizia fantastica.

 

♠♠♠

Laura guardò il fratello seduto sul divano di casa sua con il broncio, le gambe incrociate ed un libro scolastico posate su di esse. Da quando era arrivato non aveva spiccicato parola, chiudendosi in un mutismo quasi preoccupante. Non sapeva cosa fosse accaduto e non aveva nemmeno provato a chiederlo.

Si era limitata a lasciarlo in pace mentre preparava la cena insieme a Hector, cercando di concentrarsi sulle sue doti culinarie cercando di comprendere come preparare un pasto senza dar fuoco alla cucina.

Quando si sedettero a tavola erano ormai le 23:30 passate, considerando i turni di lavoro dei due coniugi era quasi normale, entrambi tornavano tardi la sera e cenavano sempre insieme, anche a costo di aspettare ore per l’altro.

Laura posò la casseruola con la lasagna al centro della tavola, studiando il viso furente del fratello, chiedendosi cosa gli stesse passando per la testa. Hector accanto a lei sembrava star facendo la stessa cosa, solo in modo più discreto.

L’omega servì i due alpha e sé stesso prima che potessero sedersi per recitare la preghiera. La famiglia di Hector era molto religiosa e Laura nonostante fosse cresciuta senza certe usanze si era arresa all’idea di dover pregare prima di ogni singolo pasto come voleva suo marito.

Erano nel bel mezzo della preghiera quando il cellulare di Derek suonò. Laura notò che non era la suoneria di default che il fratello aveva lasciato, troppo pigro per personalizzare, o almeno così credeva. In un secondo sentì la mano del fratello staccarsi dalla sua per correre a prendere il cellulare.

Hector spalancò la bocca oltraggiato, ma Laura gli posò una mano sul viso, scusandosi per il comportamento del fratello e lo baciò sulle labbra.

« Laura! » l’urlo di Derek quasi non spaventò la gravida donna, quando lo vide rientrare nella sala da pranzo aveva un meraviglioso sorriso stampato in volto « Ti adoro, sei la migliore sorella del mondo! » continuò facendo il giro del tavolo per andare ad abbracciarla, stringendola talmente forte che Hector ebbe paura per il bambino.

«Uhm, cosa avrebbe fatto mia moglie?» domandò l’omega sentendosi particolarmente lasciato fuori, non capiva cosa stesse accadendo e lo infastidiva un pochino.

Laura si schiarì la gola, ben consapevole di non averne ancora parlato con lui, ma dopo aver visto la felicità di suo fratello lo avrebbe fatto anche a costo di andarci da sola « Tesoro, lo sceriffo Stilinski mi ha gentilmente chiesto se potessi accompagnare suo figlio al Ballo e non ho saputo rifiutare. » rivelò la donna facendo grugnire l’uomo, già altamente preoccupato per l’imminente parto della sua alpha.

Derek le baciò una guancia « Oddio, devo andare da lui. » disse iniziando a raccogliere la sua roba, facendo ridere i due coniugi.

« Come hai intenzione di entrare in casa sua, scusami? » domandò Hector ben consapevole grazie a Laura di tutta quella complicata storia tra il cognato e il futuro capo clan Stilinski. Non aveva mai detto nulla, riputandosi non idoneo a mettersi in mezzo, ascoltando silenziosamente la moglie parlare con quella luce piena di emozione negli occhi.

« Siamo licantropi, salterò fino alla sua finestra! » urlò mentre correva fuori da casa rischiando di inciampare sulla manica della giacca che stava trascinando.

Laura rise prendendo la mano del marito « Ah, l’amore. » sospirò sognante, ricordandosi i primi tempi con Hector, anche lei sarebbe saltata attraverso la finestra della sua stanza se non fosse stato per il maniacale controllo dei suoceri, tanto da spostare Hector nella stanza al pieno inferiore dell’abitazione in modo che non avesse una finestra.

L’omega la baciò posando una mano sul ventre « L’amore. » sospirò a sua volta, contento di aver scelto Laura come sua Compagna, con lei e la sua famiglia non ci annoiava mai.

♠♠♠

Melissa aprì la porta della stanza di suo figlio, appena di ritorno da un lunghissimo turno di lavoro in ospedale, sorridendo dolcemente nel notare come stesse dormendo con lo stomaco scoperto, proprio come quando era bambino.

Scoccò le labbra entrando, pronta a coprire il figlio per evitare che si prendesse un malanno, ancora certa che nonostante la sua condizione da licantropo non prevenisse tutte le malattie. Era difficile pensare al suo bambino come un licantropo, dopo tutte quelle volte che aveva dovuto prendersi cura di lui con la febbre.

Il pavimento era un completo disastro, ricoperto di vestiti e cartacce. Melissa sospirò consolata, rendendosi conto di dover far più attenzione a suo figlio invece di passare tutto quel tempo all’ospedale, fece per raccogliere dei pantaloni da terra quando l’occhio le cadde sullo schermo ancora acceso del suo cellulare.

Si morse il labbro, indecisa se violare o meno la privacy di suo figlio. Alzò il volto verso l’alto, come a chiedere a Dio cosa fare.

Si torturò le dita, facendo passare lo sguardo dalla porta al cellulare, maledicendosi per essere entrata nella camera quando poteva tranquillamente infilarsi a letto e fare otto buone ore di sonno.

Cedendo alla tentazione la donna afferrò il cellulare rendendosi conto di trovarsi sulla home di Facebook di suo figlio. Fece scorrere il dito verso il basso, andando alla barra di ricerca, appena vi cliccò sopra vide l’ultima ricerca del ragazzo.

Isaac Lahey.

Si portò una mano alla bocca per evitare di fare rumore e svegliare Scott. Aveva capito che ci fosse qualcosa che non andasse, il fatto che non parlasse più costantemente di Allison l’aveva insospettita non poco, ma avere la consapevolezza che il figlio fosse interessato ad un altro omega, avere la conferma tra le mani, la faceva sentire particolarmente turbata.

Si sedé sul bordo del letto domandandosi perché Scott non le avesse parlato, sapeva di poterle dire tutto e soprattutto che non era obbligato a corteggiare Allison, aveva tempo fino a dopo il Ballo per cambiare idea. Si passò una mano tra i capelli arruffati, sentiva la testa scoppiarle.

Si alzò riponendo il cellulare dove lo aveva trovato, uscì dalla stanza e si diresse nella sua. Aveva veramente tanto bisogno di dormire.

♠♠♠

Isaac si pulì il sangue dal labbro inferiore con un pezzo di carta igienica mentre cercava nell’armadio sotto il lavandino dell’acqua ossigenata. Suo padre non ci era andato gentile questa volta, non contento di come aveva cucinato l’anatra che lui stesso aveva cacciato il weekend precedente.

Si mise seduto sul pavimento, la testa che pulsava talmente tanto da sembrargli esplodere, si abbandonò contro il muro piastrellato cercando di bloccare il dolore alla gabbia toracica.

Chiuse gli occhi cercando di trattenere le lacrime, lui non era così debole, non avrebbe pianto per una cosa del genere. Non ce n’erano le ragioni, versare lacrime per una cosa del genere era semplicemente stupido.

Voleva dimenticare il dolore, lasciarsi andare, magari anche morire se era quello che gli sarebbe toccato subire per tutta la vita. Guardò verso il lavandino, una lametta da barba posata malamente su di esso, gli sarebbe bastato prenderla e recidere qualche vena.

Si alzò e andò ad afferrarla, la guardò attentamente notando tra le lame ancora qualche pelo della barba del padre. L’avvicinò al polso, pronto a tagliarsi, ma quando fu a pochi millimetri dal sfiorare la sua pelle sentì come una forza spingerlo via facendolo sbattere contro il muro mentre la lametta cadeva a terra.

Si guardò intorno spaventato, chiedendosi che razza di gioco fosse, se qualcuno lo stesse osservando. Non aveva mai incontrato una strega, ma quello che gli era appena accaduto sembrava opera di una di loro.

Imperterrito recuperò la lametta, forse se il padre lo avrebbe trovato in quelle condizioni si sarebbe reso conto del male che gli stava facendo, forse avrebbe iniziato a trattarlo meglio. Voleva metterlo alla prova, testare quanto il suo essere alpha fosse più importante del suo unico figlio.

Questa volta non fu sbalzato via, ma vide un viso davanti a lui che lo spaventò facendolo arretrare di minimo tre passi.

Il viso di Scott McCall.

♠♠♠

Stiles era seduto sul suo letto con il laptop sulle coperte, in paziente attesa di ricevere una risposta da Derek, anche se iniziava a perdere le speranze. Forse era già addormentato, forse doveva mettersi anche lui a dormire.

Sbuffò annoiato chiudendo la pagina Internet che spiegava nel dettaglio la storia della circoncisione maschile. Ne aprì una nuova per googlare la pagina storica di Beacon Hills, dove conteneva come il migliore degli archivi tutte le informazioni riguardanti le città. Voleva scoprire se mai qualcuno prima di loro avesse provato a Legarsi con una persona di un altro clan, creando scompiglio.

Dalla home cliccò il pulsante che recitava “atti di Legame” e scorrendo verso il basso arrivò al primo documento inserito, il documento grazie al quale era nata Beacon Hills. Erano divisi in anni, all’interno in mesi e per finire in giorni. Era come un grande calendario ricco di documenti.

Cliccò sulla storia della famiglia Stilinksi, partendo dal suo più lontano discendente, nella speranza di trovare qualcuno che come lui avesse osato innamorarsi di qualcuno di un altro clan, magari senza finire diseredato come quel povero alpha di cui stava leggendo il file.

Quasi non gli prese un colpo quando sentì qualcosa di pesante cadere nella stanza, tanto che il laptop per poco non gli volò di mano per lo spavento. Gattonò verso la fine del letto per recuperare la mazza da baseball che sua madre gli aveva regalato quando era ancora un bambino, pronto a colpire chiunque fosse stato così imprudente da introdursi a casa di un uomo armato. Gli sarebbe bastato urlare per avere suo padre lì in un secondo pronto a sparare.

« Sono io! » urlò/bisbigliò l’intruso fermando il colpo della mazza con la sua mano. Stiles aggiustò la vista per adattarsi al buio e riconobbe immediatamente i meravigliosi occhi verdi di Derek guardarlo leggermente confuso e dispiaciuto per averlo fatto spaventare.

L’umano aiutò il licantropo ad alzarsi, finendo poi contro il suo petto, i visi particolarmente vicini « Tu sei pazzo, se mio padre sentirà l’odore di un alpha nella mia stanza darò di matto e ti cercherà. » bisbigliò il castano senza scostarsi dal dolce torpore che il corpo del fidanzato gli regalava.

« Non preoccuparti. » rispose il più grande posando una mano sul lato del viso dell’omega « Ho già pensato ad una soluzione. Ora vediamo di goderci un po’ questa buona notizia. » aggiunse guidando i loro corpi ancora uniti verso il letto del padrone di casa.

Stiles si vergognò per un attimo del totale caos che regnava nella sua stanza, temendo che come dicesse suo nonno un alpha potesse spaventarsi. Come poteva tenere una casa pulita se la sua stanza non era all’altezza della presenza di un alpha?

Eppure sembrò quasi non importare a Derek, il quale si sfilò le scarpe e posò il laptop sul pavimento, e si sdraiò stringendo tra le braccia il ragazzo. Derek chiuse gli occhi godendosi l’odore di zucchero e fragole del suo Compagno, desiderando passare ogni sera della sua vita in quella posizione.

Si chinò leggermente, cercando per la prima volta le labbra del giovane. Voleva baciarlo, sentire il sapore delle sue labbra sulle sue, poter esplorare ogni centimetro di quella bocca dall’aspetto peccaminoso.

Stiles vedendo il più grande avvicinarsi si sentì prendere dal panico, tanto che nascose il viso contro il petto dell’alpha per evitare l’imminente contatto tra le loro labbra. Non che non ci avesse pensato anche lui, l’aveva immaginato qualche volta, ma in quel momento non si sentiva ancora pronto. Voleva salvare il suo primo bacio per il giorno del Legame, fare le cose tradizionalmente, come spesso gli aveva raccontato sua madre di come lei avesse atteso di Legarsi a suo padre prima di dare il suo primo bacio in assoluto.

Derek si diede dello stupido, credendo di aver rovinato tutto come suo solito. Sospirò pesantemente, stringendo maggiormente le braccia intorno all’omega, pregando di non aver rovinato tutto come suo solito.

« Dormiamo, per favore. » sussurrò lo Stilinski sperando che Derek non andasse via, che non lo abbandonasse per aver rifiutato di baciarlo. Voleva solamente chiudere gli occhi e addormentarsi tra le braccia della persona che amava.

« Dormiamo. » disse a sua volta l’alpha tirando sopra i loro corpi la coperta, proteggendo il corpo del fidanzato dal freddo vento primaverile che proveniva dalla finestra lasciata aperta.

♠♠♠

Jackson era sdraiato sul suo letto, la testa posata sul braccio piegato, lo sguardo fisso al soffitto dove piccole macchie luminose facevano sembrare la stanza quella di un bambino invece di un adolescente con grandi piani per il futuro.

Tutto sembrava andare secondo i suoi piani: Lydia pendeva dalle sue labbra, in attesa del suo invito per il Ballo; Theo Raeken come sempre sembrava non esistere, nascosto chissà dove a vergognarsi di essere frutto di un esperimento; Derek Hale sembrava più interessato alle partite di basket che a trovarsi un omega e tutti sapevano quanto fossero deboli gli alpha soli, senza nessuno da proteggere; Scott McCall invece si stava rovinando con le sue stesse mani, se non fosse stato così superficiale perdendo la testa per il visino dolce di Allison, si sarebbe accorto di quanto in realtà fosse pericolosa; poi c’era Stiles, il ragazzino iperattivo che non faceva altro che scaldare la panchina e attirarsi le antipatie di Casey Lodge, ma Jackson che era un ottimo osservatore si era reso conto di un paio di cose, come dei vistosi lividi sulla schiena che aveva notato quando il ragazzo si era tolto la maglia nello spogliatoio. Qualcuno lo stava ferendo e Jackson non poteva che compiacersene. Più deboli erano i suoi nemici, più probabilità aveva lui di vincere.

Il ragazzo sorrise vittorioso, sentendo già il profumo della vittoria.

 

 







About Satan, Hell and teste di knot:

Ciao.

Miei cari lettori, sono dispiaciuta del tempo che ci ho messo per pubblicare questo capitolo, che tra l'altro nemmeno mi fa impazzire. Amavo l'idea di questa storia, la amo ancora, ma non credo di avere più l'ispirazione per continuarla.

Sembrerò infantile, una donna di vent'anni che non porta a termine quello che ha cominciato, ma anche per questo ho deciso di spiegarvi il perché di questa lunga pausa.

Inanzitutto ho notato un calo di apprezzamento per la storia, diciamo che mi ha leggermente demoralizzato considerando con la mole di recensioni con cui era iniziata. Non dico che smetto perché ne ricevo poche, assolutamente no, nel mio profilo si possono ammirare perfettamente storie con solo una recensione, ma mi è sembrato di aver fatto qualcosa male. Insomma, mi sono chiesta se la storia non sta piacendo, se sto facendo un buon lavoro, come posso migliorare.

Poi, per mio sommo dispiacere ho perso tre dei miei amici più stretti. No, non sono morti. Peggio. Mi hanno abbandonata quando più ne avevo bisogno, lasciandomi sola quando avevo bisogno di una spalla su cui piangere, una persona a cui confidarmi. Voglio dire, a uno di loro ho inviato un messaggio il 3 maggio e lui l'ha letto il 2 giugno. Poi la mia migliore amica da ben 17 anni mi ha tradita, raccontando fatti estremamente confidenziali ad altre persone che lo hanno raccontato ad altre creando un giro di chiacchiere infinito. Fiducia tradita, forse la cosa peggiore che potesse capitarmi. La terza ha semplicemente smesso di scrivermi, come se non esistessi.

La cosa divertente è che ero io l'amica in comune che univa tutti, ora sono solo quella lasciata fuori e mi è anche stato detto che io mi ci sono tagliata fuori.

Se non potesse bastare ho anche problemi famigliari piuttosto drammatici, non una botta di vita per invogliarmi a scrivere, a meno che non vogliate del vero e puro angst.

Non lo sto raccontando per farvi pena od altro, ma è perché ritengo giusto che sappiate il motivo se la storia si sta aggiornando raramente. Sono sicura che qualcuno tra voi ha subito la mia stessa esperienza e possa concordare con me che non è certo un buon periodo per scrivere, tra l'altro ho anche una serie di esami da dare per l'università e lo studio prende una gran parte del mio tempo.

Voglio chiedervi umilmente scusa, io stessa non ho mai apprezzato le storie lasciate a metà, o che si aggiornano ogni morte di papa. Mi piaceva avere il nostro appuntamento settimanale.

Mi scuso particolarmente con chi ha recensito e non ha ricevuto risposta, mi ero ripromessa tante di quelle volte di accedere nel mio account EFP e rispondervi, ma non trovavo mai la forza.

Scusatemi.

Non sto abbandonando la storia, non la lascerò certamente incompleta, ma potrebbe volerci molto prima di arrivare ad una fine.

Mi dispiace se questo angolo autrice non è stato allegro come gli altri, non ho fatto la scema come mio solito, niente battuttine, domande strane e pulci da mettervi nell'orecchio.

Vogliate sinceramente perdonarmi.

Vostra, Sel

 



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Capitolo 8
*** Capitolo sette ***


Capitolo sette

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La prima cosa che Derek fece svegliandosi fu controllare grazie ai suoi sensi se qualcun altro nell’abitazione fosse sveglio. Non voleva rischiare di farsi trovare da Noah – o peggio Elias – nel letto del suo unico e adorato figlio. Lo avrebbe castrato poco ma sicuro, chiamandolo testa di knot e chissà quali altre cattiverie, rischiando perfino di far scoppiare dei dissapori tra i due clan.

Sapeva di essere nel torto, intrufolarsi nella stanza di un omega nel pieno della notte non era certamente un gesto cavalleresco, non ne andava nemmeno lui fiero, ma se quello era l’unico modo per passare del tempo insieme a Stiles lo avrebbe fatto rischiando i gioielli di famiglia.

Non si sentiva particolarmente turbato dal fatto che la sera precedente il più giovane si fosse ritratto dal suo primo tentativo di baciarlo, comprendeva pienamente le sue paure e desideri. Dargli un bacio avrebbe lasciato una traccia del suo odore maggiore, rischiando di farsi scoprire. Comprendeva anche l’importanza che il ragazzo dava a quel gesto, da piccolo aveva avuto il piacere di sentire più volte Claudia raccontare alle noiose cene tra alpha dei clan di come lei avesse atteso il giorno del Legame per dare il suo primo bacio in assoluto, regalando al figlio quella visione quasi fiabesca.

Doveva solamente contenersi e attendere, anche se sarebbe stata una tortura bella e buona, soprattutto se ripensava al fatto che il ragazzo si sarebbe presentato insieme a Matt Daehler al Ballo di Primavera. Quel alpha aveva la faccia di chi portava guai, lui con la sua stupida macchina fotografica con l’obbiettivo perennemente puntato contro soggetti non consapevoli.

L’orologio segnava le sei del mattino, aveva solamente mezz’ora prima che lo sceriffo si svegliasse per andare a lavoro. Lentamente si alzò abbandonando il corpo di Stiles, il lupo dentro di lui che ululava ferito. Prese dalla tasca dei pantaloni una boccetta che si era fatto preparare appositamente da Deaton, l’emissario di sua madre, un uomo di fiducia che sapeva quando dover tenere un segreto. Non che fosse un tipo che parlava chiaramente, sembrava conoscere solamente metafore ed enigmi, tanto che Derek si domandava spesso perché nessuno gli avesse mai urlato addosso di dare una semplice risposta come il resto degli esseri umani.

La boccetta conteneva un liquido che lo avrebbe aiutato ad eliminare il suo odore dalla stanza e dalla pelle dell’omega. Doveva semplicemente spruzzarne quanto più poteva da ogni angolo della stanza e pregare che funzionasse.

Una volta portato a termine quel breve compito, deciso a non andarsene senza aver lasciato un messaggio, l’alpha andò alla scrivania e recuperando un foglio ed una penna scrisse una lettera – forse un pizzico sdolcinata – da posare sopra il cuscino del ragazzo.

Si infilò le scarpe cercando di non fare troppo rumore e quando fu pronto saltò giù dalla finestra, pronto a tornare a casa.

♠♠♠

La vasca da bagno era stata riempita di latte come lei stessa aveva ordinato, fiori dalle tonalità del rosa erano stati inseriti creando una cosa bella da vedere. La ragazza fece scivolare lungo il corpo l’accappatoio, rendendola una massa di tessuto ai suoi piedi.

Legò i lunghi capelli vermigli fermandoli contro la nuca grazie ad un mollettone a forma di rosa. Si immerse nella vasca rabbrividendo al contatto con il latte freddo, chiuse gli occhi immergendosi fino alla base del collo.

Era un rituale che faceva ogni mattina da quando aveva quattordici anni. La faceva sentire meglio, si sentiva come se fosse Cleopatra.

Lydia sospirò rilassando tutti i muscoli, godendosi quell’attimo di relax prima di doversi preparare per andare a scuola e fingere per un altro giorno di essere solamente un bel viso, una ragazza senza cervello. Era quello che piaceva agli alpha e lei doveva semplicemente adattarsi se voleva trovare qualcuno.

Tra tutti i candidati solamente Jackson sembrava all’altezza di tale ruolo, anche se vedeva una strana luce nei suoi occhi non poteva fare a meno di esserne attratta, come una calamita.

Non provava un desiderio sessuale nei suoi confronti, non desiderava passare il calore con lui, lo trovava semplicemente carino. Lentamente fece scivolare una mano lungo il corpo, fino a raggiungere il centro del suo piacere.

Timidamente provò a stimolarsi, come aveva studiato nei libri di educazione sessuale per omega, ma non riuscì a provarne una sensazione positiva. Provava solamente fastidio, era come se qualcuno le stesse stringendo le mani intorno al collo per toglierle l’aria.

Tolse velocemente la mano facendola riemergere, gli occhi spalancati per la consapevolezza.

C’era qualcosa che non andava in lei e nessuno poteva scoprirlo.

♠♠♠

Scott fece l’ultima flessione della sua sessione mattutina lasciandosi scappare un sospirò stanco e frustrato. Non era riuscito a dormire bene, aveva fatto un incubo terribile dove Isaac provava a ferirsi con una lametta.

Si domandò da quando c’era Isaac nei suoi sogni, un ragazzo che vedeva raramente per scuola se non durante gli allenamenti di lacrosse. Era arrabbiato con sé stesso, per non starsi a godere il fatto che finalmente poteva corteggiare Allison Argent, la ragazza migliore di tutta Beacon Hills.

 Sbloccò lo schermo del cellulare, andando con il dito a cercare l’applicazione Instagram per provare a distrarsi controllando la sua home. La prima immagine che vide fu una pubblicata da Stiles, era in bianco e nero, scattata nella sua stanza con per descrizione la frase di una canzone. Sorrise, consapevole di quanto il ragazzo fosse restio dal mettere sue immagini sulla rete, troppo insicuro del suo aspetto.

Quella successiva era di Lydia, perfetta come al solito, un selfie a regola d’arte dove la cosa che risaltava di più era il magnifico rossetto rosso che dipingevano le labbra carnose.

Scorrendo sempre più verso il basso arrivò ad una foto di Allison e non provò assolutamente niente, non sentiva più quel bisogno di spingere il piccolo cuore per farle sapere che le piaceva. Non sentiva le dita prudergli per scrivere un commento pieno di smancerie.

Era semplicemente vuoto.

♠♠♠

Laura guardò il fratello rientrare in punta di piedi con le scarpe in mano, come se non fossero le sette passate e tutti già in piedi. Hector piegò il giornale e lo posò sul tavolo, pronto a gustarsi la fresca macedonia che la moglie aveva tagliato con tanta cura per lui, praticamente l’unico piatto che un alpha potesse cucinare.

« Derek Arturo Hale, dove sei stato tutta la notte? » domandò anche se conosceva perfettamente la risposta. Doveva pur sembrare una buona sorella maggiore, aveva passato l’intera notte con l’ansia di ricevere una chiamata dallo sceriffo che aveva sorpreso il ragazzo nella camera del giovane omega.

Derek si sbloccò, un sorriso ad ammorbidirgli il viso solitamente cupo, sembrava rinato dopo solo una notte passata con il suo Compagno « Da Stiles, Lau–Lou. » disse tirando fuori il soprannome che le aveva dato da bambino, quando ancora dichiarava che chiamarla semplicemente Laura fosse troppo freddo.

L’alpha posò le mani sui fianchi, in una vera posa alla Thalia, con tanto di mestolo alla mano « Qualcuno Lassù deve volerti particolarmente bene se non sei dietro a delle sbarre. » borbottò andando a sedersi sul divano, non sentendo particolarmente fame. Il bambino scalciava come un matto provocandole dolore.

Il fratello alzò le spalle, rendendosi conto effettivamente che qualcuno lo stava proteggendo particolarmente bene. Prima il miracolo di Stiles omega, poi Laura come accompagnatrice al Ballo ed infine passare una notte con il ragazzo tra le braccia senza essere scoperti. O forse era semplicemente fortuna.

« Sono stato attento, nessuno lo scoprirà mai. » rispose il giovane sedendosi accanto al cognato dove un piatto stracolmo di frutta lo stava aspettando. Guardò verso il soggiorno, notando il vistoso vaso con dentro dei fiori freschi.

Il suo lupo si risvegliò, alzando le orecchie, prendendo coscienza che l’idea di portare a Stiles dei fiori non era poi così male. Avrebbe preso dei gerani, i suoi preferiti, o magari di notte si sarebbe intrufolato nel loro giardino e ne avrebbe piantate a bizzeffe. No, poi lo sceriffo avrebbe indagato e scoperto sicuramente chi c’era dietro tale gesto.

« Prima o poi dovrai Legarti a lui e lo sapranno tutti. » disse Hector con la voce di chi stava leggendo un libro di aforismi. Fastidioso, a parere di Derek.

« Magari aspettiamo che muore Elias, non so il perché ma Stiles ci tiene un sacco al nonno. » intervenne Laura tra un verso di fastidio e l’altro.

« Già, chissà perché? » domandò l’omega assumendo un’espressione pensierosa.

« Magari perché la sua famiglia è composta da solamente tre persone, compreso lui, e non vuole perdere un altro membro. Sono solamente lui, il padre ed il nonno. Non tutti hanno la fortuna di avere una famiglia come la nostra. » rispose stizzito il giovane Alpha, sentendosi attaccato dal modo in cui i due avevano parlato del suo Compagno e i suoi sentimenti verso la famiglia.

I padroni di casa rimasero in silenzio, consapevoli di aver ferito i sentimenti del ragazzo.

« Vado a scuola, grazie per avermi ospitato. » salutò andando a prendere lo zaino, pronto a dirigersi verso la Beacon Hills High School, passando prima da un fioraio e avere il tempo necessario per infilare il mazzo di gerani nell’armadietto dell’omega.

♠♠♠

La lettera finì schiacciata contro il petto del ragazzo, troppo emozionato per quelle poche righe che aveva letto. Se si era svegliato triste e confuso dalla mancanza del suo alpha, certamente leggere quelle cose gli avevano risollevato il morale alle stelle.

« Stiles, fai colazione con me o più tardi? » chiese Noah da oltre la porta, ben sapendo di dover rispettare gli spazi personali del figlio. Da quando aveva compiuto dodici anni erano state imposte delle regole, come quella di non entrare mai senza prima bussare e chiedere il consenso. Era giusto, anche lui avrebbe voluto avere quelle piccole regola durante la sua adolescenza, ma con un padre come Elias non era stato certo semplice sopravvivere senza mai provare la voglia di farlo fuori.

Claudia era stata la sua salvezza, la donna che gli aveva fatto capire che poteva fare qualsiasi cosa nella vita senza dar conto di quello che volesse Elias, che la vita era sua e non poteva passarla ad essere il burattino di qualcun altro.

Era grazie a lei se era l’uomo che era, se aveva un figlio fantastico ed il cuore colmo di gioia. Eppure se n’era andata troppo presto per i suoi gusti, lasciandoli soli, lasciando lui a commettere errori. Era solamente colpa sua se Elias si era potuto avvicinare a Stiles, durante il doloroso periodo dopo la morte della donna, non era stato abbastanza forte da solo ed il padre era entrato in scena con la scusa di sostegno morale.

Il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri e rispose in maniera affermativa al genitore oltre la porta. Prese la lettera e la nascose con cura sotto l’asse del pavimento che aveva rotto insieme a Scott molti anni prima mentre giocavano. Era come nei film cliché, sicuramente sua madre sapeva di quel nascondiglio ma aveva sempre fatto finta di niente.

Si preparò velocemente, volendosi godere la colazione con il genitore, sperando di riuscire a mangiare il più possibile ben sapendo che al suo ritorno ci sarebbe stato il nonno ad attenderlo con chissà quale lavoro domestico ad attenderlo.

Si portò una mano sullo stomaco, sentendo come un crampo doloroso, ma non talmente forte come quelli del giorno precedente che lo avevano portato allo svenimento. Sentiva qualcosa che non andava, come se qualcosa dentro di lui si stesse muovendo e non nella maniera giusta.

Ignorò il dolore e raggiunse la cucina, dove uova e bacon lo stavano aspettando con tanto di spremuta di pompelmo. Si sedé non perdendo tempo per divorare la sua colazione, aveva talmente tanta fame che si sarebbe mangiato l’intera mandria di mucche di proprietà degli Hale.

« Stiles, volevo dirti un’altra cosa. » cominciò su padre leggermente in imbarazzo, una man dietro la nuca come ogni volta si sentiva nervoso « So che sarebbe compito mio spiegarti determinate cose, ma da alpha non saprei risponderti con precisione. » continuò facendo capire anche al ragazzo di cosa si trattasse. Lui per primo aveva delle domande, quesiti che sapeva non sarebbero stati risolti dal padre « Per questo ho chiesto a Melissa di venire qui per cena e magari dopo, mentre io e Scott andremo a farci una chiacchierata in giardino, tu potresti farle delle domande. » concluse sospirando manco avesse portato il peso del Cielo sulle spalle. Stiles sorrise, contento che nonostante tutto suo padre avesse pensato a lui, dei suoi dubbi ed il bisogno di confrontarsi con un omega. Ringraziò il fatto di non dover più chiedere nulla al nonno, se prima aveva provato in ogni modo di farselo amico – anche quando non avrebbe dovuto considerando che era suo nipote, lo avrebbe dovuto amare fin dal primo momento – ora pensava solamente a quanto non lo sopportasse. Si sentiva uno schiavo, non un familiare, ma sapeva anche di non poterlo denunciare. Quale figura ci avrebbe fatto suo padre se la notizia fosse uscita allo scoperto? Lo sceriffo che non si accorgeva degli abusi subiti dal figlio sotto il suo stesso tetto.

Sarebbe stato troppo per il pover Noah che nella vita aveva già sofferto più del dovuto.

« Magnifico, grazie papà. » rispose sorridendo realmente grato, consapevole dell’enorme sforzo che stava compiendo suo padre per riuscire a stare dietro la città e al suo unico figlio inaspettatamente omega. Non era facile essere lo sceriffo, Stiles lo sapeva, e pensare che un giorno avrebbe dovuto prendere il suo posto gli metteva leggermente timore.

La sua natura da omega lo vincolava in un corpo debole, non adatto ad essere nelle forze dell’ordine, tanto meno esserne a capo. Nessuno lo avrebbe rispettato, né il suo clan, né la città.

« Poi » Noah prese la tazza di caffè fumante nascondendo un sorriso « sicuro di non aver ricevuto qualche altra lettera? Magari da qualcuno del clan Hale? » domandò sperando di cogliere una reazione nel figlio, il quale rimase impassibile continuando a mangiare le uova.

« No, nessuna e anche se fosse ho già risposto a Matt. » rispose alzando leggermente le spalle. Non vedeva nessuna malizia in quella domanda, spesso i genitori alpha si sentivano più tranquilli nel sapere il figlio omega con un licantropo capace di difenderlo grazie alle loro abilità sovrannaturali, negli ultimi decenni erano aumentati del 30% i legami tra umani e licantropi.

Noah perse il sorriso, sconfitto all’idea che Stiles sarebbe andato al Ballo con quel ragazzaccio.

♠♠♠

Erica afferrò per il colletto della maglietta l’alpha che appena si era accorto della sua presenza aveva provato a svignarsela.

Lo colpì sul retro della testa con il dorso della mano, gli occhi assottigliati e l’espressione per niente felice « Mi dici perché per il clan si racconti del tuo presunto crollo nervoso? » domandò riferendosi ovviamente alla scenata che aveva fatto davanti a quell’alpha invitato dai suoi genitori.

Derek sospirò, chiedendosi perché proprio a lui dovessero capitare certe cose « Non ho avuto un crollo nervoso. Sono sicuro che anche tu, se i tuoi genitori ti avessero organizzato un appuntamento con un omega, ti saresti leggermente alterata. » sbuffò incrociando le braccia al petto, come un bambino capriccioso.

Boyd gli sorrise mestamente, senza dire nulla, ben sapendo che Erica avrebbe parlato per entrambi. Non era un uomo di molte parole, forse proprio per questo si era scelto una omega con la parlantina. Dio, amava il suono della voce di Erica.

La bionda sbuffò, dovendo dare ragione al ragazzo, in quanto non doveva essere stato piacevole ritrovarsi ad un appuntamento al buio con una persona del suo stesse genere « Derek, vuoi dirmi cosa ti succede? Dall’equinozio sei cambiato e la cosa non mi piace. » sospirò affranta, preoccupata sinceramente per il suo migliore amico. Temeva si fosse cacciato in un brutto guaio e voleva solamente aiutarlo ad uscirne se le avrebbe dato l’occasione.

« Non sei più come prima, scompari per ore, non rispondi ai nostri messaggi e non vieni più a trovarci dopo scuola. Per non parlare della quantità di cibo che ti porti dietro da qualche giorno! » spiegò Erica battendo un piede a terra, frustrata di non sapere cosa stesse accadendo e della poca fiducia che Derek riponeva in loro.

L’alpha fece una smorfia, dispiaciuto per i sentimenti di Erica, ma semplicemente non poteva dirle cosa stava accadendo. Tutto sarebbe uscito, prima o poi, doveva solamente aspettare il momento giusto e avrebbe raccontato tutto alla sua migliore amica.

« Abbi pazienza, ti chiedo solo questo. » disse posandole una mano sulla spalla, avvicinandola per poterle dare un abbraccio. Odiava vederla arrabbiata con lui, ma prima di tutto veniva in bene di Stiles, del suo Compagno.

♠♠♠

Stiles prese Scott al solito posto, lo fece salire sulla Jeep e insieme si diressero verso il territorio del clan Martin ascoltando della musica dall’unica stazione radio che apparentemente la sua antiquata radio riusciva a percepire. Musica country, tra l’altro.

« Dormito bene, Scotty? » domandò per fare conversazione, tenendo però gli occhi incollati sulla strada in quanto ancora non troppo sicuro delle sue abilità da guidatore. Era freso di patente, non poteva certo permettersi distrazioni, soprattutto con un’auto imprevedibile come la sua Jeep.

« Uhm, ho avuto notti migliori. » ammise sospirando, ancora con il pensiero a quello strano sogno che aveva fatto, turbandolo al punto da farlo svegliare di soprassalto.

Stiles annuì, ben sapendo a cosa si riferisse. Lui aveva avuto una notte migliore. Essere tra le braccia ci Derek era stato fantastico e non riusciva a toglierselo dalla testa. Voleva passare tutta la vita tra quelle braccia e sperò che lo stesso fosse per lui.

Sapeva di avere una condizione complicata, tra il fatto di essere il futuro erede del clan Stilinski e avere un nonno particolare con tendenze alquanto razziali, ma non poteva farci nulla.

« Amico, hai inviato l’invito ad Allison? Ormai mancano due giorni. » disse cambiando argomento, forse peggiorando solamente la situazione in quanto l’amico sbiancò posando le mani sul cruscotto.

« Oh mio Dio! Mi sono completamente dimenticato! » esclamò passandosi nervosamente una mano tra i capelli, desiderando di trovare una soluzione a tutto quel casino. Sentiva di non poter andare al Ballo con Allison, non quando per la testa aveva solamente Isaac, ma dall’altra parte aveva Chris Argent pronto a scaricargli l’intera scorta di proiettili allo strozzalupo se avesse solamente osato pensare di spezzare il cuore alla sua piccola bambina.

Era fregato.

« Amico, calmati! Ti stai agitando troppo, mi fai preoccupare. » lo riprese Stiles spaventato, la sua natura da omega che gli faceva rispondere in modo negativo a tutti quei ferormoni da rabbia rilasciati dall’alpha. Era come se avesse paura di essere colpito da un momento all’altro. Era come essere con suo nonno e la cosa non gli stava piacendo.

Dovette accostare e coprirsi il volto con le mani per evitare di piangere davanti al suo migliore amico. Non voleva mostrarsi debole solamente a causa di un paio di ferormoni negativi, poteva reggere molto di più e lo sapeva.

Scott vedendo lo stato in cui versava l’amico si calmò, interrompendo la fuoriuscita di ferormoni e scusandosi come meglio poteva, consapevole di aver fatto una stupidaggine « Lascia che guidi io fino a scuola, tu riprenditi. » propose toccandogli leggermente la spalla. Il ragazzo ci pensò per un attimo, decidendo che non era così male la prospettiva di prendersi del tempo per calmarsi come si deve, senza rischiare di arrivare in ritardo a scuola.

Fecero scambio di posto, Scott continuò a scusarsi, realmente mortificato per aver fatto provare al migliore amico determinate sensazioni. Era sconsigliato arrabbiarsi con un omega nei paraggi, era una delle prime cose che venivano insegnate una volta dopo la Rivelazione.

Quando parcheggiarono Stiles aveva ancora gli occhi arrossati e le mani che tremavano leggermente. Scott spense il motore e sfilò la chiave dal quadro porgendola all’amico, assumendo l’espressione da cucciolo bastonato che spesso in passato lo aveva tolto dai guai.

« Hey, mi dispiace veramente tanto. Se vuoi ti riporto a casa, non c’è problema. » propose notando come l’omega non si fosse ancora ripreso, i suoi ferormoni dovevano aver avuto un odore veramente orribile per ridurlo in quelle condizioni. Era solamente colpa sua se si era ritrovato in quella situazione e non poteva certamente lasciarsi andare così. Doveva controllarsi e fare chiarezza sui suoi sentimenti, cercando di capire prima che sia troppo tardi cosa voleva veramente nella vita, con chi condividere ogni momento da quella primavera in poi.

Stiles scosse la testa, ben sapendo che tornare a casa avrebbe voluto dire più tempo insieme al nonno « Ora mi calmo, non preoccuparti. » rispose passandosi nuovamente una mano lungo il viso, cercando di cancellare le ultime tracce delle lacrime che gli erano scese durante il tragitto.

Nessuno dei due si accorse di una persona che gli stava osservando oltre il parcheggio con le mani chiuse a pugno e il labbro inferiore intrappolato tra i denti, leggermente fumante di rabbia.

♠♠♠

Noah tornò a casa posando le chiavi nella piccola ciotola a forma di mela sul comodino accanto all’ingresso. Si tolse la giacca facendola scivolare dalle spalle fino ai polsi, la posò senza nemmeno guardare contro lo schienale del divano in salotto, una mano sugli occhi stanchi. Lo avevano mandato a casa notando gli esagerati cerchi neri che lo facevano sembrare un panda.

Il naso captò immediatamente l’odore di detergente ed altri prodotti per la casa, il che lo insospettì perché non era da Stiles fare le pulizie di primo mattino, soprattutto in una giornata scolastica. Guardò a terrà notando quanto le mattonelle bianche della cucina brillassero, talmente pulite che anche le intersezioni erano prive di macchia.

Si chinò a terra toccando con il dito indice il pavimento constatando che fosse ancora leggermente umido, il che voleva dire che non erano state pulite molto tempo prima.

Quella mattina, quando avevano fatto colazione insieme il ragazzo gli era sembrato troppo stanco per mettersi a fare delle pulizie. Certo, ancora doveva spuntare completamente il Sole quando lo aveva chiamato, lasciandogli due ore da passare a casa prima di avviarsi per la scuola, ma qualcosa sembrava non tornargli.

Con sguardo confuso si avviò al frigo per prendere il cartone del latte per poterne berne un sorso prima di ritirarsi nella sua stanza, chiedendosi se quell’estrema pulizia fosse solamente un effetto della natura del figlio. Ricordò che anche Claudia aveva una certa mania per le pulizie di casa, soprattutto dopo la nascita di Stiles, non poteva permettersi di far crescere suo figlio in un ambiente potenzialmente pericoloso.

Noah era solamente stanco, desiderava ardentemente andare a letto a sdraiarsi fino a quella sera, sperando di avere abbastanza forze per andare a fare un altro turno.

♠♠♠

Isaac sbuffò cercando di cambiare corridoio, deciso a non incrociarsi nemmeno con Scott McCall. Gli dava fastidio.

Il solo pensiero che lui fosse di qualcun’altra gli urtava il sistema nervoso come non era mai accaduto in vita sua, nemmeno quando il padre lo picchiava sentiva quel genere di nervosismo.

Vedere e sentire la voce di Allison Argent lo faceva ingelosire oltre ogni limite perché lui non era lei, non era una ragazza, non in lista per ereditare un clan, non aveva una voce soffice e femminile, non era l’omega che Scott McCall voleva.

« Attento a dove vai, sfigato! » urlò uno dei giocatori di basket quando l’omega senza accorgersene andò a sbattere contro la sua spalla. Era talmente assorto nei suoi pensieri che non vedeva gli ostacoli davanti a lui.

Isaac non rispose, continuando a camminare, perché non valeva la pena iniziare una rissa, soprattutto con un alpha che aveva già la vittoria in pugno.

Essere un omega faceva schifo.

♠♠♠

Derek afferrò il braccio di Stiles tirandolo dentro lo sgabuzzino dove si era nascosto, attendendo pazientemente il passaggio del ragazzo per poterlo letteralmente rapire sperando che nessuno lo avesse visto.

Gli coprì la bocca con la mano, evitando che urlasse attirando l’attenzione dei passanti « Sono io, tranquillo. » gli sussurrò direttamente nell’orecchio, assaporando il dolce odore dell’omega.

Stiles si calmò una volta sentita la voce dell’alpha, credeva di essere finito nelle mani di Jackson per essere nuovamente vittima di un suo scherzo. Fortunatamente dalla Rivelazione non lo aveva più infastidito più di tanto, molto probabilmente la sua natura da omega lo stava salvando.

« Dio, Der, mi hai spaventato a morte. » sospirò il ragazzo posandosi una mano sul cuore « E grazie per i fiori, sono veramente bellissimi. » aggiunse arrossendo, ripensando alla sorpresa trovata nell’armadietto quella mattina. Non c’era nessun biglietto, ma Stiles sapeva che erano da parte del suo alpha.

Derek sorrise, posando delicatamente la mano sulla guancia del fidanzato, guardandolo dritto negli occhi con una dolce tale da far sciogliere il cuore di Stiles « Sono contento che ti siano piaciuti. » disse a voce bassa, come per non rompere la magia del momento « Ma ti ho portato qua per chiederti una cosa: questa mattina ti ho visto arrivare con Scott e mi sembravi veramente turbato. » continuò assumendo un’espressione più seria « Ti ha forse fatto qualcosa? » domandò cercando di non suonare particolarmente alterato, ma vedere il proprio omega con gli occhi rossi di lacrime quella mattina lo aveva fatto uscire di testa come raramente accadeva.

Lo Stilinski sorrise spingendo maggiormente la guancia contro la mano calda del ragazzo « Non preoccuparti, non è successo nulla. » lo rassicurò dolcemente « Scott si era innervosito in macchina e ha emesso troppi ferormoni negativi, tutto qui. » precisò posando le mani sulle spalle del più grande, adorando l’aria da lupo geloso che aveva assunto.

Derek sembrò soddisfatto della risposta, tanto che sul viso si aprì un sorriso dolce. Si chinò leggermente verso il basso, permettendosi di lasciare un delicato bacio sulla tempia del ragazzo senza osare di più come la sera precedente.

« Mi piaci leggermente geloso. » sussurrò il più giovane nascondendo il viso contro il petto del Senior sentendo le guance andargli letteralmente in fiamme.

L’alpha gli circondò le spalle con un braccio, stringendolo ancora di più contro di sé, desiderando inglobarlo nella sua persona « Voglio solamente il meglio per te. » rispose il licantropo posando una mano tra i capelli soffici dell’omega.

Rimasero lì, stretti uno tra le braccia dell’altro, desiderando che quel momento durasse per sempre.

♠♠♠

Isaac batté il pugno chiuso contro la porta che era stata chiusa pochi secondi prima da niente di meno che Jackson Whittermore, un sorriso da vero stronzo stampato in volto.

Odiava gli spazi chiusi, soprattutto quelli di piccole dimensioni come quello stanzino in cui i suoi compagni di squadra avevano ben pensato di rinchiuderlo non contenti del suo rifiuto dal ritirarsi dalla squadra in quanto omega.

Ovviamente il loro capitano credeva che un omega nel team fosse solo d’intralcio, poco poteva capirne lui di quanto Isaac avesse bisogno di fare una buona figura sui selezionatori per il college per poter fuggire alle grinfie di suo padre con una borsa di studio che potesse permettergli di continuare gli studi senza indebitarsi fino al collo.

« Aprite questa cazzo di porta! » urlò colpendo ancora sentendo le nocche bruciargli dal dolore, la pelle che iniziava a spaccarsi e piccole vermiglie gocce di sangue che si facevano strada verso l’esterno.

Sentendo le risate allontanarsi Isaac comprese di essere rimasto solo, chiuso in uno stanzino, con la mano sanguinante ed un attacco di claustrofobia in arrivo. Si portò le ginocchia al petto cercando di non pensare al fatto che lo avessero chiuso in uno spazio ristretto, doveva solamente immaginare di essere fuori all’aria aperta e si sarebbe calmato.

« Va tutto bene, va tutto bene. Va. Tutto. Bene. » ripeté a bassa voce senza aprire gli occhi, focalizzando la mente sull’immagine di un bellissimo cielo limpido, il calore del Sole sulla pelle, la mano di Scott tra i capelli, il canto degli uccelli, le braccia di Scott intorno al suo busto, l’erba sotto i piedi scalzi, le labbra di Scott contro il lato della fronte.

Scott.

♠♠♠

L’ora di cena arrivò sorprendentemente presto per Stiles, dopo aver salutato Derek nel parcheggio della scuola ormai deserta si era avviato a casa ben sapendo che Elias non ci sarebbe stato.

Si era preso il suo dolce tempo, guidando al di sotto del limite di velocità, fermandosi forse più del dovuto agli STOP e con calma aveva recuperato tutte le sue cose dalla Jeep prima di infilare la chiave nella toppa della porta di casa, venendo immediatamente investito dall’odore forte del suo alpha trovandolo confortante, tanto che desiderò andare nella stanza da letto del genitore e sdraiarsi accanto a lui per farsi coccolare.

Sapeva perfettamente quale fosse la causa, l’omega in lui aveva bisogno di affetto fisico per non caderne in astinenza, il suo alpha aveva il compito di provvedere per quella necessità fino a quando non si sarebbe Legato. Era solamente difficile poter ricevere quel tipo di attenzioni quando suo padre era perennemente in centrale o addormentato, ma non voleva farglielo pesare. Poteva sempre contare su quei tocchi fugaci di Derek durante la giornata scolastica, nel mentre della pausa pranzo sdraiati al limitare del campo di lacrosse.

Quando molto più tardi suonò il campanello Stiles aveva già la cena pronta in tavola e aveva svegliato da soli dieci minuti il padre per prepararsi. Come un ottimo padrone di casa fece accomodare i due ospiti, regalando loro il più smagliante dei suoi sorrisi.

«Stiles, caro, come stai?» domandò Melissa afferrandogli le spalle per poterselo tirare contro, due baci stampati sulle guance lasciando il segno di un tenue rosa.

«Bene, Melissa.» rispose facendo ben attenzione a non far captare la bugia al licantropo che lo stava osservando leggermente preoccupato o forse solamente troppo assorto nei suoi pensieri.

Noah scese in divisa, la cintura con la pistola in mano così da poterla posare vicino la porta ed infilarla giusto prima di uscire di casa.

Mangiarono in tranquillità, chiacchierando del più e del meno, di come andasse il lavoro e la scuola. Sembravano quasi una famiglia normale, ma l’assenza di Claudia si sentiva ogni santissima volta, la sua sedia di fronte a Noah perennemente vuota, come a non voler offendere la sua memoria.

Quando anche il desserts fu finito calò un silenzio imbarazzante, scandito solamente dal ticchettio dell’orologio. Fu Noah, da vero maschio alpha, a prendere la situazione in mano. Si alzò da tavola ringraziando Stiles per aver preparato quelle prelibatezze, ricordandosi di lodare le sue doti per non farlo sentire allo stesso livello di una domestica come invece aveva dovuto subire la sua povera madre omega. Batté una mano sulla spalla di Scott facendolo spaventare, tanto che per poco non cadde dalla sedia.

Una volta rimasti soli Melissa si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro assumendo la sua miglior espressione da infermiera «C’è qualche dubbio, Stiles?» domandò andando dritto al sodo e Stiles arrossì fino alle punte delle orecchie.

Si guardò le mani, sentendosi in imbarazzo, non credendo che avrebbe fatto un discorso del genere con Melissa, sarebbe stato molto meglio avere lì con lui sua madre. Prese un profondo respiro, ricordandosi che non c’era nulla di cui vergognarsi, erano delle piccole ed innocenti domande poste ad un’infermiera.

«Il calore…» cominciò distogliendo lo sguardo «… cosa devo aspettarmi dal calore?» domandò posando una mano sul ventre, come se potesse già sentire le interiora contorcersi alla ricerca del piacere.

«Bene.» sorrise Melissa, contenta che il ragazzo fosse riuscito ad aprirsi con lei «Dopo il Ballo i primi calori inizieranno a manifestarsi intorno a quattro giorni dopo, così e per il settimo giorno tutti gli omega presentati quest’anno avranno iniziato il loro primo ciclo di calori. Non sarà una passeggiata, non ti mentirò, soprattutto se non potrai passarlo con l’alpha a cui ti legherai. Avrai dolori addominali, ti sembrerà che la testa ti stia per scoppiare, non sentirai forza nelle gambe se non per… alzarle, e avrai bisogno di molto cibo e acqua. Poi dipenderà da te su come vorrai passarlo, se preferisci essere portato in ospedale dove potranno aiutarti inducendoti in un coma farmaceutico, se passarlo a casa e usare dei sex toys o se – ma dubito che Noah te lo lasci fare – passarlo con l’alpha da te scelto. Se lo passerai a casa dovremmo chiuderti nella tua stanza, togliendo dall’interno qualsiasi cosa possa ferirti, purtroppo con la mente annebbiata dal desiderio potresti pensare che sarebbe una buona idea usare un oggetto particolarmente appuntito per darti piacere, rischiando di danneggiare seriamente il tuo canale. C’è altro che vuoi sapere?».

«Ecco, diciamo non volessi avere dei calori, potrei già usare dei soppressanti?».

«No, devi avere il tuo primo calore, per permettere al tuo corpo di aggiustarsi come si deve. Durante quei sette giorni di calore si sposteranno degli organi al tuo interno per fare spazio ad un’utero così che in un futuro tu possa portare in grembo dei figli. So che è spaventosa l’idea del primo calore, ma sono certa ce la farai.».

«E se il mio odore attirasse qualcuno in casa mentre papà non c’è?».

«Potremmo chiedere a Thalia Hale se sei d’accordo, è la persona più di fiducia che conosciamo e – diciamocelo – l’unica capo clan che non tratta me e tuo padre come spazzatura.».

Stiles ingoiò a vuoto, desiderando ardentemente rifiutare l’offerta perché sarebbe stato piuttosto imbarazzante avere un licantropo in casa mentre si era in preda al calore, periodo nel quale avrebbe sicuramente implorato Derek di venire a prendersi cura di lui, smascherando così la loro relazione segreta.

Annuì lentamente, rendendosi conto che non aveva più alcuna domanda da fare, tutto sembrava chiaro ora.

Melissa sorrise posandogli una mano sulla spalla «Su, andiamo a pulire questi piatti.» lo esortò afferrando le posate. Stiles annuì, preoccupato di quello che avrebbe potuto sentire Thalia.

♠♠♠

«Come si fa a capire qual è l’omega giusto per te?» domandò Scott prendendo completamente in contropiede il povero Noah che si era aspettato decisamente domande meno filosofiche e più riguardo l’aspetto sessuale.

«Dipende tutto dall’olfatto, Scott, se prima ti piaceva qualcuno e ora è l’odore di qualcun altro ad attrarti è completamente normale. Accadde anche a me, da giovane, ero convinto di essere innamorato perso di una ragazza ma poi dopo la Rivelazione sentii l’odore di Claudia e capii che era lei l’omega giusta per me.» rispose l’uomo toccandosi leggermente a disagio il retro del collo, ricordando come se fosse solamente ieri la prima volta che l’odore di Claudia gli era finito sotto al naso.

«E se l’omega dall’odore giusto non mi vuole e l’altro sì?» insistette il giovane stressandosi per la confusione che provava riguardo i suoi sentimenti per Allison ed Isaac.

«Allora dovrai vivere rispettando la sua scelta e cercare di andare avanti. Ora, qualche altra domanda?»

«Uhm, è doloroso sviluppare un knot?» domandò arrossendo e Noah sorrise, finalmente domande a cui poteva dare una netta e precisa risposta!

♠♠♠

Derek tirò la palla da basket nel canestro, segnando il quindicesimo punto consecutivo. Sorrise soddisfatto pensando alla grande figura che avrebbe fatto agli occhi di Stiles venerdì sera durante la finale di campionato nazionale alla Beacon Hills High School.

Era sul punto di segnare il sedicesimo punto quando qualcuno gli rubò la palla dalle mani, sfrecciando verso il canestro opposto.

«Papà!» urlò infastidito per essere stato interrotto e ancora decisamente arrabbiato per quell’appuntamento al buio.

Sebastian tornò vicino a suo figlio porgendogli la palla «Devi avere riflessi più svelti, figliolo.» disse come se non fosse accaduto nulla, come se fosse una normale serata tra padre e figlio.

Derek si riprese la palla in maniera brusca, rischiando a sua volta di farla cadere. Illuminò gli occhi di rosso sfidando il padre, la rabbia che attraversava il suo corpo. Da quando aveva rimesso piede alla Villa nessuno gli aveva rivolto la parola, nemmeno Cora, credendo chissà quale mostro per aver spezzato il cuore di quel tenero alpha che aveva gusti decisamente ben lontani dai suoi.

A lui piacevano gli omega, no, gli piaceva un omega. Stiles.

«Senti, dobbiamo parlare di quello che è accaduto.» sospirò l’uomo sedendosi a terra, le gambe incrociate come un ragazzino «Sono dispiaciuto se io e tua madre abbiamo capito male, ma tu non ci dici mai nulla. Pensavamo di darti una spintarella, ma a quanto pare ci siamo sbagliati e anche di grosso.» disse rivelando che le loro intensioni non erano affatto maligne, tanto meno messe in atto per ridicolizzare il figlio.

Derek di sedé a sua volta, la palla da canestro nella conca formata dalle gambe incrociate «Mi dispiace per aver esagerato» si scuso abbassando le spalle «ma a me non piacciono gli alpha. Né oggi né mai.» mise in chiaro pensando al dolce viso costellato di nei appartenente a Stiles. Voleva baciarli, uno ad uno, e magari un giorno sarebbe riuscito a poter vedere anche tutti gli altri che si nascondevano sotto i vestiti.

Scosse la testa decidendo che farsi venire il knot difronte ad uno dei suoi genitori non era poi una così buona idea. Stava già mandando segnali di eccitazione e suo padre sembrava già abbastanza a disagio, non voleva peggiorare la situazione.

«Tutto ha il suo tempo, okay?»

Sebastian annuì «Okay.»













About Satan, Hell and teste di knot:

Eccomi qui ragazzuoli,

so di aver detto che avrei provato ad aggiornare per il 26, ma mi è completamente passato di testa quindi eccoci qua all'8 luglio. Perdonatemi, ma ho un esame da preparare per l'11, poi prometto che tornerò a scrivere con la stessa frequenza di prima!
E niente ragazzi, Derek per secondo nome ha Arturo, non so il perché ma mi fa ridere.

Non ho molto da aggiungere, mi raccomando fatemi sapere voi cosa ne pensate e soprattutto... SCOTT CHI INVITERÀ AL BALLO?

A presto,

Sel

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Capitolo 9
*** Capitolo otto ***


Capitolo otto

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La campanella suonò decretando l’inizio delle lezioni e Isaac si svegliò, ancora rinchiuso nello stanzino, al freddo e la consapevolezza che una volta tornato a casa nessuno gli avrebbe potuto evitare la punizione che lo aspettava.

Suo padre doveva essere furioso! Forse lo avrebbe anche gettato nella piscina della scuola e lui non sapeva nuotare.

Prese il cellulare dalla tasca, notando con orrore che gli rimaneva solamente il 12% di batteria. La sera prima aveva pensato di chiamare suo padre per farsi venire a liberare, ma sapeva che non lo avrebbe mai fatto. Lo trovava patetico, non perdeva mai l’occasione per dirglielo, tanto valeva fargli credere che fosse da qualche parte a divertirsi invece che vittima dell’ennesimo atto di bullismo.

Scorse la rubrica fino ad arrivare al nome, indeciso se chiamarlo o meno. Si morse il labbro inferiore, indeciso sul da farsi, ma quando vide la percentuale scendere a 10 capì di dover agire in fretta.

Fece partire la chiamata.

♠♠♠

Elias fischiò usando le dita producendo un forte rumore a pochi centimetri dall’orecchio del povero omega ancora addormentato.

Stiles scattò a sedere spaventato, allungando la mano per afferrare la mazza da baseball che teneva tra il letto ed il comodino, pronto a colpire il suo aggressore fino a fargli perdere i sensi, ma venne bloccato da una mano rugosa stretta intorno al collo.

«In piedi, omega.» ordinò suo nonno lasciando andare il collo del nipote con un gesto stizzo, come se lo schifasse toccarlo. Stiles buttò un’occhiata all’orologio vedendo segnato nei classici numeri a neon verdi le 5.12.

Fece per andare in bagno per poterlo usare e rinfrescarsi la faccia, ma Elias lo afferrò per un orecchio tirandolo giù per le scale fino al giardino sul retro. Sul piccolo patio c’erano già tutti gli strumenti necessari per riverniciare l’abitazione e Stiles sentì lo stomaco girargli al solo pensiero di salire la scala ed essere così lontano da terra.

Si portò una mano sullo stomaco sentendo i crampi della fame, ma non provò nemmeno a chiedere al nonno di poter andare a fare colazione ben sapendo che la risposta sarebbe stato un bel secco no.

«La voglio finita prima che tu vada a scuola.» disse prima di semplicemente girare i tacchi e rientrare in casa, lasciandolo solo nella fredda brezza del mattino ancora in pigiama e per di più scalzo.

«Coraggio Stiles, cosa mai potrà accadere? Sali, dipingi e poi fili a scuola a far finta di nulla.» borbottò prendendo la scala sdraiata a terra per posizionarla contro la facciata della casa. Era un lavoretto come gli altri, doveva sopportare ancora per poco le angherie di suo nonno, a costo di fuggire insieme a Derek e nascondersi nella sua camera in college.

♠♠♠

Scott non aveva mai corso così velocemente in vita sua, nonostante la sua natura da licantropo sentiva le gambe farsi troppo pesanti e i polmoni implorare per più aria. Cercò di accelerare per arrivare il prima possibile, il lupo dentro di lui pericolosamente vicino alla superfice.

Entrò nell’edificio senza prestare molta attenzione all’uomo che gli urlò di fermarsi, sentiva il bisogno di raggiungere quella porta nel meno tempo possibile, come se ne valesse della sua stessa vita.

Svoltò quasi scivolando nello stretto corridoio riuscendo a rimanere in piedi per puro miracolo considerando anche lo stato in cui si trovava. Ancora in pigiama e senza scarpe, ma ai piedi dei semplici calzini gialli.

Toccò la maniglia della porta cercando di aprirla, ma si rese conto che fosse chiusa a chiave. Spinse con più forza fino a romperla, trovandosi davanti il ragazzo seduto a terra a gambe incrociate e un’espressione neutra in volto.

«Sei venuto.» disse quasi incredulo il prigioniero di quello stanzino.

Scott sorrise, era ovvio che sarebbe venuto. Per lui sarebbe arrivato fino alla Luna.

♠♠♠

Il Capo Branco osservò il figlio mandare giù un’enorme quantità di cibo durante la colazione, come un vero lupo affamato, ma non questionò preoccupata di ricevere una reazione brusca quanto quella di due giorni prima.

Il marito, seduto al suo fianco, leggeva tranquillamente il giornale con un piccolo sorriso sulle labbra, come se fosse sodisfatto di qualcosa di cui Thalia non era a conoscenza.

Derek prese un paio di muffin ai mirtilli e dei biscotti con gocce di cioccolato fatti in casa e le infilò in un contenitore da mettere nello zaino, pronto a donarli a Stiles per mostrargli che poteva provvedere per lui. Aveva già un paio di idee in mente per continuare il suo corteggiamento, ma avrebbe richiesto la conoscenza da parte di tutta la città nei suoi interessi per Stiles.

Voleva sistemargli la Jeep, fortunatamente suo zio Peter gli aveva insegnato come fare e nei weekend quando non era impregnato con l’attività di famiglia andava a dargli una mano.

«Cora sbrigati o ti lascio a piedi!» disse alzandosi da tavola per andare a salutare i genitori con un bacio sulla guancia, dimostrando palesemente il suo buon umore. Non vedeva l’ora di andare a scuola, godersi la sua pausa pranzo con Stiles e poi vederlo quella sera al Ballo.

La sorella si sbrigò, infilandosi un cornetto nella bocca e prendendo lo zaino dal pavimento, ben consapevole che Derek l’avrebbe lasciata veramente a piedi e non aveva intenzione di farsi accompagnare dal padre o peggio Laura.

Salendo in macchina si accorse di come suo fratello proprio non riuscisse a non smettere di sorridere. Era come se qualcuno si fosse impossessato del suo corpo e la cosa la spaventava leggermente, ma sapeva che doveva esserci un motivo ben preciso per questo.

«Da un po’ di tempo non parliamo, Der. Hai qualcosa da raccontarmi?» domandò sistemando il suo zaino sui sedili posteriori, il cornetto che si teneva ancora miracolosamente in bocca nonostante le mani occupate ed il suo parlare.

«Nulla di interessante Cora, tu piuttosto? Qualche alpha da spaventare a morte per averti infastidita?» rispose cercando di spostare l’attenzione sulla sedicenne. Voleva poter andare al Ballo senza dover sopportare gli sguardi maliziosi della sua sorellina, gli bastavano già quelli più che maliziosi di Laura. Certe volte finiva con il domandarsi come fosse finito in una famiglia di impiccioni maliziosi come la sua, lui non andava in giro come Laura a chiedere i fatti propri alla gente e una parte di lui temeva che quella sera, come chaperone di Stiles lo avrebbe umiliato, raccontando chissà quale aneddoto imbarazzante della sua infanzia. Per esempio quando era rimasto incastrato con la testa tra le sbarre del cancello.

«No, nessuno è così sciocco ben sapendo del mio fratellone!» rise la ragazza facendo arrossire il più grande, leggermente a disagio per la fama che aveva a scuola. Non era vero che era un bruto, semplicemente non sopportava i soprusi. Gente come Jackson Whittermore, per esempio, complete teste di knot a cui serviva una lezione di buona educazione.

«In realtà hanno paura di Laura, vogliamo ricordarci di quando mi presentai come alpha e minacciò tutti di non importunarmi?» disse sorridendo al ricordo di quanto fosse protettiva la loro sorella maggiore. Quasi provava pena per il bambino che sarebbe arrivato in poco tempo, avrebbe avuto una madre veramente troppo asfissiante.

Derek si sentì bene, poter parlare così con la sorella, senza pensare agli altri problemi, era veramente un toccasana per la sua situazione, almeno così non doveva pensare a Matt Deahler che avrebbe messo le sue sudicie mani sul suo Stiles.

♠♠♠

Lydia camminò velocemente lungo il corridoio senza guardare nessuno in faccia, desiderosa di arrivare nell’aula e non parlare con nessuno. Era turbata, parecchio, la consapevolezza di quello che era la spaventava più del necessario.

Sentiva di non poter partecipare al Ballo, soprattutto non con Jackson che già aveva progettato tutto per loro. Sarebbe stata un’enorme delusione per il suo clan e il clan Whittermore.

Si scontrò con un’altra persona, facendogli cadere rovinosamente a terra tutti i suoi averi, ma non si fermò ad aiutarlo continuando la sua marcia.

Appena entrò in aula incontrò il viso famigliare di Allison corrucciato, chiaramente McCall doveva aver fatto qualcosa per innervosirla e non se ne sorprendeva. Era piuttosto incredula all’ostinazione di Allison a volersi Legare con lui, quando chiaramente aveva perso ogni interesse da quando si era presentato. Voleva veramente bene ad Allison, ma era talmente ferma nella sua convinzione da non rendersi conto di quello che stava realmente accadendo e cioè che Scott aveva trovato un altro omega da corteggiare, qualcuno dall’odore giusto.

«Qualcosa ti turba?» domandò cercando di suonare gentile e premurosa, spingendo lontano nella sua mente il suo personale problema. Voleva distrarsi ed il dramma amoroso di Allison era semplicemente perfetto.

«Ho ricevuto l’invito di Scott.» iniziò la mora, guardando con astio la sua penna «Non era minimamente come me l’aspettavo. Era talmente fredda che perfino mio padre ha avuto da ridire.» spiegò stringendo le mani fino a far diventare le nocche bianche per la pressione che stava esercitando.

Lydia annuì, comprendendo perfettamente, anche lei aveva ricevuto delle lettere piuttosto fredde, ma non le interessava più di tanto. Sapeva che la cosa giusta da fare era Legarsi a Jackson e cercare di condurre una vita più normale possibile.

«E non mi ha messo il like alla mia ultima foto di Instagram, Lydia. Ti rendi conto?» sbuffò in modo esageratamente drammatico. Aveva controllato il suo ultimo accesso ed era impossibile che si fosse perso il suo aggiornamento. Aveva semplicemente ignorato la sua foto, saltandola, andando oltre e lei non era assolutamente d’accordo con questo tipo di atteggiamento. Lo aveva aspettato, per la miseria, aveva rifiutato tutti i corteggiatori dell’anno precedente per lui, come minimo doveva fare quelle piccole cose.

La Martin alzò gli occhi al cielo, non comprendendo tanta drammaticità per un ragazzo per cui non ne valeva assolutamente la pena. Sapeva che Allison poteva avere molto di più che un capo clan in rovina, povero quanto un mendicante.

Doveva solamente farglielo capire.

♠♠♠

Il corridoio si svuotò prima che Stiles riuscisse a recuperare tutta la sua roba, Lydia lo aveva scontrato e non aveva avuto nemmeno la decenza di scusarsi.

Era lì lì per prendere l’ultimo quaderno da terra quando qualcuno ci mise il piede sopra, sporcandolo e impedendogli di recuperarlo. Alzò lo sguardo leggermente scocciato, aspettandosi qualche cretino che desiderava fargli perdere del tempo, ma una volta inclinata per bene la testa per vedere il suo disturbatore incontrò il viso di Case Lodge deformato da una smorfia malefica a suo dire.

«Togliti, Lodge, ho Harris in prima ora.» sbuffò cercando di tirare il quaderno da sotto il piede dell’alpha, ma quello semplicemente aumentò la pressione su esso rendendogli impossibile l’operazione senza rischiare di danneggiare gravemente il quaderno.

Casey si abbassò, prendendo lui stesso l’oggetto «Cosa ci fai qui, tutto solo?» domandò sfogliando le pagine, incontrando dei meravigliosi bozzetti di disegni fatti chiaramente dal ragazzo. Ne rimase incantato, ammirando quasi con invidia i dettagli di un paio di mani protese verso l’alto.

Stiles provò a riprenderselo, ma venne brutalmente spintonato «Ridammelo!» disse infastidito che qualcuno vedesse i suoi schizzi, spaventato che potesse notare il ritratto che aveva fatto di Derek e che intendeva regalargli dopo il Ballo.

L’alpha chiuse di scatto il quaderno e spinse Stiles fino a fargli sbattere la schiena contro gli armadietti «Tu non puoi dirmi cosa fare, omega.» grugnì a denti stretti, avvicinando pericolosamente il volto a quello del più giovane «Non vorrei insegnarti qual è il tuo posto.» aggiunse meschino, approfittando del fatto che tutti fossero in classe e nessuno lo avrebbe fermato dall’importunare quel disastro di Stilinski.

Il viso di Stiles divenne rosso di rabbia, le mani che gli tremavano sia per la paura che per l’adrenalina «Vai a farti fottere, Lodge.» disse prima di sputare dritto contro il viso del suo aggressore. Poteva anche essere un omega, ma non avrebbe permesso a nessuno di mettergli i piedi in testa in quel modo. Era vergognoso come alcuni alpha pensassero ancora di avere dei diritti sugli omega, ormai erano liberi, potevano fare come volevano. Era il ventunesimo secolo, per la miseria.

Casey chiuse gli occhi, cercando di non scattare e fare qualcosa per cui si sarebbe pentito a lungo. Sentiva la saliva di Stiles scivolargli lungo il viso e la cosa lo disgustava, sbatté una mano violentemente contro l’armadietto, facendo sobbalzare il povero omega «Dammi un buon motivo per non spezzarti tutte le ossa.» sibilò minaccioso, facendosi pericolosamente vicino, tanto che Stiles riuscì a sentire il fiato dell’alpha contro la guancia.

«Ti consiglio di allontanarti da lui.» una voce calma e pacata arrivò dal loro fianco, sorprendendo entrambi. Casey alzò un sopracciglio senza spostarsi di un millimetro, squadrando dalla testa ai piedi Vernon Boyd che osservava loro qualche metro più in là. Stiles tirò un sospiro di sollievo, contento di vedere uno dei pochi alpha decenti che frequentavano la Beacon Hills High School e in più era il migliore amico di Derek, sapeva di potersi fidare di lui.

«Vatti a fare un giro.» aggiunse facendo un passo avanti e Casey si sentì abbastanza a disagio e intimidito da allontanarsi mormorando un «Non finisce qui.».

Stiles si sistemò la camicia cercando di non mostrare quanto fosse turbato, non gli capitava certo tutti i giorni di essere aggredito in quel modo, soprattutto ora che era un omega e più debole.

Boyd si chinò a raccogliere quello che era rimasto dei suoi averi per terra, porgendoli silenziosamente allo Stilinski «Fai attenzione.» disse semplicemente prima di avviarsi verso la sua classe, lasciando il più giovane da solo nel corridoio.

♠♠♠

Isaac cercò di nascondersi per tutto il giorno, ancora imbarazzato per come quella mattina aveva stretto Scott McCall contro il suo corpo ringraziandolo per essere venuto a salvarlo, come un vero cavaliere.

Sapeva di star sbagliando, andare dietro ad un alpha praticamente già Legato, ma non poteva fare a meno del suo odore. Era come il canto della sirena che chiamava Ulisse e la sua ciurma a lei, semplicemente irresistibile e tremendamente sbagliato.

Giurò di aver sentito odore di eccitazione provenire dall’alpha, ma scansò immediatamente il pensiero, cercando di non farsi illusioni per evitare di farsi troppo male il giorno in cui Scott avrebbe regalato ad Allison il Morso del Legame.

Diede un morso al panino che aveva comprato alla mensa, nascosto nello scantinato della scuola nella speranza che suo padre non lo trovasse. Avrebbe affrontato lui quella sera, mentre tutti i suoi coetanei erano al Ballo a godersi quella serata di danze e promesse per il futuro.

Da lì a poco sarebbe iniziata la settimana dei calori e non sapeva nemmeno se sarebbe rimasto a casa o avrebbe continuato a frequentare la scuola, rischiando molto considerando che nessun alpha aveva posto un reclamo su di lui, lasciandolo alla mercé di chiunque con un knot.

Masticò lentamente, decidendo di saltare l’ora successiva e rimanere lì a rimuginare sul suo amore non corrisposto con Scott e come Allison lo avrebbe massacrato a colpi di frecce se solo si fosse azzardato ad avvicinarsi al suo alpha.

♠♠♠

Stiles passò la palla a Scott, si stavano esercitando per l’imminente partita di lacrosse che si sarebbe tenuta nel campo della squadra avversaria. Stranamente il coach Finstock ancora non lo aveva sbattuto fuori dalla squadra, anche perché non ne avrebbe avuto molto senso considerando che scaldava la panchina, non gli costava praticamente nulla tenerlo e sopportarlo giusto durante gli allenamenti.

«Prova a piegare di più le ginocchia.» suggerì l’alpha rilanciando la palla, mostrando al migliore amico il movimento esatto per avere un lancio migliore. Stiles annuì, provando ad imitarlo, ignorando completamente il fatto che Derek fosse seduto sugli spalti insieme ad Erica facendo finta di osservare Boyd, quando invece il fulcro della sua attenzione era il numero 24.

Tutto sembrava essere tranquillo, si erano divisi in coppie per lavorare e Jackson non aveva ancora infastidito qualcuno con uno dei suoi soliti scherzi di cattivo gusto. Sembrava fin troppo irreale, considerando che solitamente l’alpha lanciava palle a una velocità elevata contro Isaac.

Stiles si guardò intorno notando l’assenza del suddetto ragazzo «Hey Scotty, hai visto Isaac?» domandò, gli faceva certamente piacere sapere di non essere l’unico omega in campo, gli dava in qualche modo un senso di sicurezza.

L’alpha si girò verso la porta dove solitamente si allenava il Lahey, trovando al suo posto Greenberg che dava tanto l’aria di una persona che stava per avere un infarto. Erano una squadra molto particolare, nessuno era particolarmente capace e Finstock sembrava non preoccuparsene.

«No.» mentì, deciso a non raccontare a Stiles dell’improvvisa chiamata d’aiuto ricevuta quella mattina «Non l’ho visto.» aggiunse tornando a guardare il suo migliore amico che nel frattempo si era seduto a terra togliendosi le protezioni.

Lo imitò, decidendo che non sarebbero certo finiti nei guai per una piccola pausa «Questa sera mi concederai un ballo?» provò a scherzare alzando le sopracciglia a scatti e un sorriso ironico stampato in volto.

«Sei scandaloso Scott McCall, chiedere ad un puro e innocente omega un ballo senza la presenza di un chaperone!» squittì falsamente portandosi una mano sopra il petto, le labbra dischiuse in un’espressione di sorpresa. Amava quei momenti leggeri tra di lui ed il suo migliore amico, riuscivano quasi a fargli dimenticare le angherie del nonno.

«Sono sicuro Laura non avrà nulla da ridire.» rispose Scott con tanto di occhiolino, punzecchiando l’omega sul fatto che la sua accompagnatrice fosse la sorella della sua crush «E Matt certamente non potrà dire nulla. Comunque ti ripeto che non mi piace, quel tipo, è sempre a scattare fotografie senza il permesso. Sembra un maniaco.» aggiunse esprimendo per l’ennesima volta la sua opinione sul cavaliere di Stiles.

Matt non piaceva praticamente a nessuno, tutti erano rimasti sinceramente sorpresi alla notizia che si sarebbe presentato al Ballo, per di più con un ragazzo come Stiles che nonostante la lingua lunga era molto dolce e fragile.

Poi, accadde come un fulmine a ciel sereno, Stiles si sentì spingere contro il manto erboso e venir coperto da un altro corpo.

♠♠♠

Erica lo aveva trascinato di pura forza verso il campo da lacrosse per vedere gli allenamenti del suo fidanzato, infischindosene completamente del fatto che l’alpha stesse studiando tranquillamente in biblioteca, riposandosi prima dei suoi allenamenti di basket.

«Guarda quanti bei alpha!» esordì maliziosa la bionda sedendosi sulla in tribuna, i gomiti posati sulle ginocchia mentre osservava tutti i giocatori «E un delizioso omega.» aggiunse leccandosi le labbra, lanciando uno sguardo a Stiles che si stava riscaldando insieme a Scott.

Derek alzò gli occhi al cielo, schiaffando il suo zaino contro Erica «Devo ricordarti che sei Legata?» domandò sbuffando, geloso anche solo del fatto che la ragazza avesse definito delizioso il suo omega.

«Ma Vernon sa che io scherzo, non lo tradirei mai con nessuno.» disse alzando le spalle. L’omega credeva che avendo degli occhi era autorizzata a guardare chiunque lei volesse, sapeva riconoscere la bellezza nelle altre persone e non per questo voleva dire che non amasse abbastanza il suo Vernon. Lei guardava alpha, beta ed omega, se una persona era bella lo era indipendentemente dalla sua natura.

«Piuttosto, questa sera al Ballo hai intenzione di ballare con qualcuno, magari accasarti come gli alpha della tua età?» domandò tirando fuori dalla borsa un lollipop alla fragola. Ormai tutti quelli della loro classe erano Legati e Erica desiderava con tutto il cuore che anche Derek trovasse qualcuno con cui passare dei momenti speciali e mettere su famiglia. Sarebbe diventato l’Alpha e certamente avere una famiglia gli sarebbe stato molto d’aiuto.

Derek scrollò le spalle, tirando fuori il libro che stava leggendo in biblioteca, più che altro per fare scena che per leggerlo. Aveva a pochi passi uno Stiles in pantaloncini, era piuttosto distratto dalle sue gambe.

«Preferisco pensare ai miei studi, ora come ora.» rispose pensando al fatto che in meno di un anno sarebbe andato via da Beacon Hills per studiare Economia in una prestigiosa università di Boston, praticamente dall’altra parte del paese. Sempre meglio di Parigi, doveva aveva studiato sua madre.

La ragazza annuì semplicemente, fischiando sonoramente quando Boyd – per prendere una palla lanciata da Casey Lodge – si esibì in una perfetta capriola all’indietro riuscendo a prendere l’oggetto sferico. Non c’era nulla da dire, Erica era proprio una tifosa da stadio, spesso Derek aveva dovuto chiedere scusa alla gente che circondava loro per l’eccessiva esuberanza dell’omega.

Con la coda dell’occhio buttò uno sguardo verso Stiles che in quel momento effettuava dei passaggi insieme a Scott, ascoltando discretamente l’alpha suggerirgli di piegare di più le ginocchia. Era contento che avesse un amico come Scott, nonostante sembrasse perennemente come un pesce fuori dall’acqua, sapeva relazionarsi in modo adeguato con gli altri, portando rispetto a chi lo meritava e combattendo a spada tratta contro i soprusi. Era un alpha dal cuore d’oro e Derek sapeva che Stiles era al sicuro in sua compagnia.

Gli ascoltò parlare del Ballo, di come Laura sarebbe stata l’accompagnatrice di Stiles e di Scott che pretendeva un ballo, esprimendo la sua opinione su Matt, cosa che Derek condivideva caldamente.

Venne distratto da Erica che gli diede una poderosa gomitata nel costato, indicandogli con un mento Casey che si stava allontanando da Boyd per andare verso Jackson. Quei due insieme portavano solo guai e Derek si domandò chi sarebbe stata la vittima dell’ennesimo scherzo.

«Guarda adesso come tiro questa a Stilinski. Dovranno operarlo d’urgenza alla testa per quanto gli farò male.» sghignazzò l’umano sorridendo malevolo contro il futuro capo clan dei Witthermore. Derek agì d’istinto, appena vide la racchetta alzarsi verso l’alto caricando il colpo, lasciò tutto e usando la sua velocità sovrannaturale si catapultò verso di Stiles. Arrivò appena in tempo, facendogli da scudo con il suo corpo, sentendo un’enorme fitta di dolore all’altezza della spalla mentre cadeva insieme all’omega contro il manto erboso.

Assicurandosi che non si fosse fatto male con una sola occhiata Derek si rialzò in piedi illuminando gli occhi in una sfumatura che vicino all’iride era gialla e all’esterno rossa, segnando il suo status di Beta nel branco e da Alpha di natura.

Lasciò andare un potente ringhio che fece tremare il terreno.

Nessuno doveva osare a fare del male al suo omega.














About Satan, Hell and teste di knot:

Here I am!

So che ci ho messo più tempo del previsto, ma ho dovuto preparare un esame (e fortunatamente ho preso 30) e quindi non ho avuto molto tempo per stare a scrivere, mi dispiace veramente molto, è vergognoso come non riesca a rimettermi in paro con gli aggiornamenti!

Allora, cosa abbiamo qui?

Casey l'ha fatta grossa e io non vorrei essere nei suoi panni perché si ritroverò ben più di un solo alpha alle calcagna. Nope, c'è praticamente un intero squadrone pronto a coprire le spalle del nostro Stiles (tranne quel poco di buono di Elias).

Comunque, per dimostrarvi che non barcollo nel buio vi dirò già cosa accadrà nei prossimi due capitoli.

Nel prossimo vedremo il confronto di Isaac con il padre, Erica che inizia a fare 2+2, il Ballo e un pizzico di isteria da parte di Allison.

In quello dopo ancora invece avremo un salto temporale! Ebbene sì, andremo a sette giorni dopo il Ballo, e – oh guys – questo proprio non posso farvi spoiler.

Stay turned!

Sel



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Capitolo 10
*** Capitolo nove ***


Capitolo nove

 

 

 

Derek sentiva l’impulso di sfoderare gli artigli e piantarli semplicemente nel collo di Casey Lodge – o forse erano meglio i denti – anche solo per aver osato pensare di ferire Stiles. Se quella palla lo avesse colpito l’omega avrebbe potuto subire gravi conseguenze.

Dannazione, a lui faceva ancora male dove era stato colpito ed era un licantropo! Fortunatamente Erica lo aveva trascinato lì con lei, o non era sicuro di come avrebbe reagito alla notizia che il suo Compagno si fosse ferito.

Boyd spinse Casey facendogli perdere l’equilibrio, finendo con il fondoschiena contro l’erba «Ti ho detto di stargli alla larga, Lodge.» disse alzando leggermente la voce per i suoi standard tanto che Erica sorrise fiera di come stesse difendendo il ragazzino.

«Tu non mi dai ordini, cane.» sputò il ragazzo a terra sfidando con lo sguardo Boyd a toccarlo. Il preside era molto rigido su questo aspetto, i licantropi erano strettamente tenuti dall’avere risse con gli umani considerando l’imparità dello scontro, ma non per questo i lupi mannari si facevano intimidire, soprattutto non quando si trattava di difendere un omega.

Derek, avendo perso decisamente la calma, marciò verso Casey e lo sollevò da terra afferrandolo per il colletto della maglia della divisa, portando quell’insetto all’altezza dei suoi occhi «Che problema hai?» domandò sentendo le zanne graffiargli il labbro inferiore.

Tutti intorno a loro si erano fermati, posando racchette e guanti per godersi una delle poche risse che prendevano corso alla Beacon Hills High School. Vedere Derek Hale perdere la calma, poi, era solamente un bonus.

«È lui il problema.» rispose l’umano facendo un cenno con la testa verso l’omega ancora immobile a terra, terrorizzato anche solo al pensiero di muoversi. Aveva sentito l’impatto della palla contro la spalla di Derek, aveva sentito qualche osso rompersi e non poteva fare a meno di pensare che quella palla era indirizzata alla sua testa. La sua vita era un completo incubo Dickensiano e nessuno sembrava accorgersene.

L’alpha illuminò nuovamente gli occhi con fare minaccioso, tirandosi ancora più vicino il ragazzino, sentendo l’improvvisa voglia di affondare le zanne nella pelle del collo. Gli artigli erano completamente fuoriusciti, forando la maglia di Casey, il coach non ne sarebbe stato per niente contento «Tu avvicinati ancora una volta a Stilinski e ti faccio rimpiangere di essere nato, Lodge.» minacciò sbuffando rabbioso dal naso, gli occhi completamente fuori controllo che si spegnevano ed illuminavano mostrando ai presenti il suo precario controllo.

Poteva ferire Stiles. Il suo Stiles. L’amore della sua vita che non meritava nemmeno di vivere in quella città troppo troglodita ed antiquata per poter apprezzare le sue particolarità, a partire da quel conservatore che era nonno Elias.

Erica fiutò nell’aria il chiaro odore di paura, preoccupazione e nausea. Il tutto proveniva dal povero omega seduto a terra tremante che cercava di isolarsi contando le dita delle mani. C’era troppo testosterone da alpha arrabbiato, nauseoso perfino per lei che ne era abituata. Il ragazzino sembrava pronto a farsela nei pantaloni per la paura che quei deficienti gli stavano facendo prendere. Doveva intervenire nel buon nome della fratellanza tra omega.

Fischiò sonoramente attirando l’attenzione come suo obbiettivo, le dita ora leggermente sporche di rossetto «Dovreste essere tutti bocciati a Cura degli Omega, razza di cretini.» cominciò posando le mani suoi fianchi «Con tutto quello che state emanando ci manca poco che mandate Stilinski all’ospedale!» aggiunse facendo spostare l’attenzione sull’omega che veniva calmato con grande fatica da Scott McCall, il quale stava provando a fargli fare dei grandi e profondi respiri, aspirando dal naso, espirando dalla bocca.

Derek mollò subito la presa su Casey, dandosi dello stupido. Molto probabilmente in quel momento Stiles era spaventato di lui, del suo lato animale e dalla violenza che aveva mostrato. Odiava vederlo in quello stato, odiava che fosse così soggetto agli sbalzi d’umore degli alpha intorno a lui solamente perché non era ancora Legato. Voleva proteggerlo, far sparire Casey Lodge e la sua banda di minus habens e portarlo a casa, stringerlo tra le braccia per ricordargli che con lui era al sicuro.

«Lo porto in infermeria.» decretò avvicinandosi con cautela al giovane aggrappato agli avanbracci di Scott. Quest’ultimo provò a bloccarlo, ma Stiles allungò una mano verso di Derek sentendo la pelle bruciare al desiderio di poterlo toccare, farsi prendere tra le sue braccia e poter nascondere il viso nel suo petto. Non voleva essere debole, schiavo della sua natura, ma era successo tutto talmente in fretta che non aveva trovato il tempo di realizzare che non era più in pericolo e che Derek era lì a prendersi cura della situazione.

Erica osservò attentamente come l’omega posò il viso contro un pettorale del suo migliore amico, studiò l’espressione beata e un piccolo sorriso tirato formarsi. Non era normale, da quel che sapeva lei Stilinski e Derek non si erano mai parlati se non durante gli incontri dei vari Clan. Sembravano troppo intimi, a loro agio nell’essere così vicini, avevano entrambi negli occhi una luce strana ed Erica avrebbe fatto di tutto per scoprire cosa stesse accadendo tra quei due.

♠♠♠

Stiles tornò a casa che sentiva ancora l’impulso di piangere, sulla divisa da lacrosse era rimasto il leggero odore della rabbia di tutti quegli alpha. Dopo che Derek lo aveva gentilmente scortato in infermeria, regalandogli un delicato bacio sulla fronte prima che qualcuno potesse vedere loro, l’omega era stato mandato a casa con giustificativo in quanto poco stabile e il suo corpo ancora non abituato a tutti quei cambiamenti aveva subito un forte shock e richiedeva riposo.

Scott era stato incaricato di accompagnarlo a casa per poi tornare immediatamente a scuola, pena la sospensione e Stiles non voleva che il suo migliore amico passasse dei guai per colpa sua.

Posando lo zaino sentì dei rumori provenire dal salotto e si chiese se fosse il nonno, sentendo un nodo alla gola formarsi al solo pensiero di dover pulire ancora la casa. Entrò nella stanza sospirando, pronto a ricevere una strigliata per essere tornato così presto e per di più in compagnia di un alpha non Legato; fortuna volle che sul divano ci fosse il padre. Noah Stilinski era seduto con una ciotola di patatine tra le gambe, la bomboletta di panna accanto al ginocchio e del bacon ancora fumante posato a regola d’arte sul bracciolo del divano.

«Non è come sembra!» urlò l’uomo con la bocca ancora piena, perdendo quel poco di dignità che gli era rimasta in quel momento. Stiles sospirò e non riuscì più a trattenersi, nel giro di dieci secondi divenne un disastro singhiozzante, con le lacrime che colavano come un fiume in piena lungo le guance e le spalle che si alzavano ed abbassavano come vittime di un terremoto.

«Hey, hey, Stiles.» la voce calda e gentile del padre calmò leggermente l’omega, ma non riuscì a smettere di piangere. Sfregandosi gli occhi con un pugno chiuso si fece guidare sul divano, sentendo il braccio del padre circondargli le spalle ancora tremanti «Giuro che non mangerò più schifezze, ma ora tu calmati.» promise prendendo la confezione di fazzoletti dal tavolino per porgerli al figlio.

«Oggi è stato orribile papà.» disse tra i singhiozzii il ragazzo «Gli alpha si sono messi a litigare e io mi sono spaventato così tanto, stavano discutendo per colpa mia e io non voglio che qualcuno si faccia del male per me.» borbottò nascondendo il viso nell’incavo del collo del padre. Era tutto semplicemente troppo, si sentiva scoppiare, non riusciva a credere che in meno di una settimana la sua vita fosse cambiata così tanto per volere di uno stupido albero che la gente continuava a consultare. Lui voleva essere un ragazzo normale, non voleva tutto quello.

Il suo unico desiderio era di stare con Derek, senza limiti, senza generi, odiava la loro natura, quella scala sociale che si era venuta a creare con gli alpha al vertice. Era colpa di suo nonno e la sua mente ristretta se ora si odiava, se non sopportava il fatto di essere un omega, essere visto come uno schiavo che serviva solamente a cucinare e lavare.

Lui aveva grandi progetti, voleva andare al college, fare le sue esperienze e non rimanere bloccato a Beacon Hills e doversi Legare ad un idiota come Matt Daehler per poi lasciargli il comando del suo Clan.

Noah strinse il figlio contro di sé, carezzandogli dolcemente la testa. Sapeva quanto fosse difficile adattarsi al nuovo status, Claudia stessa aveva avuto dei problemi con il suo genere, la debolezza degli omega si scontrava contro il suo carattere forte ed indipendente e la stessa cosa stava accadendo a Stiles.

«Andrà tutto bene, figliolo, devi solo stingere i denti.» mormorò con voce calda, cercando di farlo sentire al sicuro. Gli si spezzava il cuore a vedere il suo unico figlio in quello stato, desiderava sbattere in cella tutti quegli stupidi alpha che avevano osato litigare davanti ad un omega non Legato e per di più appena presentato. Oh, il preside doveva assolutamente liberarsi uno spazio per riceverlo, era inammissibile che suo figlio tornasse a casa così emotivamente disturbato per un fatto accaduto su suolo scolastico.

Stiles perse lentamente le forze fino ad addormentarsi, lasciando Noah guardare pensieroso la foto di Claudia appesa al muro «Che devo fare, amore mio?».

♠♠♠

Derek non era di buon umore.

Era di pessimo umore.

Era nell’umore per uccidere Casey Lodge.

«Hale! Pensa a giocare e non al tuo knot!» urlò il coach Hunter prima di soffiare a pieni polmoni nel fischietto, urtando leggermente l’udito dei licantropi. Derek si girò di scatto individuando la palla in mano a Tyler Sander, un freshman che non sembrava niente male.

Si mosse velocemente, trasformando la rabbia in velocità e forza, tanto che finì con lo sbattere a terra il ragazzino «Hale! Che diamine ti prende?» urlò nuovamente il coach fermando la partita. Derek era fuori controllo, i suoi artigli non volevano saperne di scomparire e il battito era troppo accelerato.

«Tornatene a casa, Hale, oggi rischi solo di fare del male a qualcuno.» sospirò l’adulto notando le mani del licantropo, stanco di dover avere a che fare con adolescenti instabili con poteri più grandi di loro.

Derek non disse una parola, normalmente avrebbe insistito per concludere l’allenamento, ma quel giorno sentiva solamente il bisogno di fuggire ed andare a parlare con Laura. Doveva aiutarlo a sistemarsi prima del Ballo o loro madre non gli avrebbe permesso da fare da chaperone a Cora, perdendo la sua occasione di ballare con Stiles.

Stiles.

Prese il cellulare per inviargli un messaggio, per chiedergli come stesse e se avesse bisogno di qualcosa. Voleva essere utile, dimostragli che poteva contare su di lui e che doveva solamente chiedere per avere qualsiasi cosa, perfino la Luna a cui lui stesso ululava.

«Derek Hale, mi spieghi cosa ti prende?» domandò Erica scendendo dagli spalti a bordo campo per capire cosa diamine fosse successo al suo migliore amico. Per lui era importante il basket, soprattutto se voleva usufruire di una borsa di studio per il college.

Il ragazzo sbuffò, infilando con rabbia la sua roba nel borsone «Niente Erica, sono ancora furioso per quello che ha provato a fare Lodge.» rispose a denti stretti cercando di non dare via troppo. Per quanto volesse bene alla ragazza non poteva ancora farle sapere di Stiles, tutto aveva il suo tempo e quello non era certamente quello giusto.

La bionda alzò gli occhi al cielo «Fortunatamente non è successo niente, hai fatto il grande alpha protettivo per un povero omega, bravo. Ora pensa a te stesso.» disse incrociando le braccia al petto, cercando di stuzzicarlo e vedere la sua reazione. Sapeva che c’era qualcosa sotto, non aveva mai visto Derek così preoccupato per qualcuno che non facesse parte del Branco. Se si era innamorato di Stiles Stilinski andava bene, preferiva vederlo felice con lui che triste e solo per il resto dei suoi giorni.

Derek alzò la testa di scatto, sentendosi particolarmente ferito di sentirsi dire di lasciar perdere il suo omega. Si morse il labbro, trattenendosi dal rispondere in modo brusco alla ragazza «Hai ragione.» mormorò chiudendo la zip del borsone e senza aggiungere altro uscì a passo spedito dalla palestra lasciandosi alle spalle Erica e il rumore delle palle che colpivano il pavimento.

♠♠♠

La porta sbatté con talmente tanta violenza che lo specchio posto sul muro d’ingresso tremò in maniera pericolosa. Isaac rimase seduto sulla scomoda sedia in legno in attesa che suo padre entrasse in salotto, già consapevole che l’umore dell’uomo non era tra i migliori, ma non poteva aspettarsi di meno in quanto era mancato da casa per più di ventiquattrore, lasciandolo senza cena e colazione preparata.

Si guardò le mani, posate sopra il tavolo, sentendo il cuore battergli alla stessa velocità di quello di una lepre. Si aspettava di tutto, dai pugni all’essere rinchiuso nella cella frigorifera per tutta la notte.

L’uomo si sedé davanti a lui, sfilandosi stancamente gli occhiali da sopra il naso «Isaac.» sospirò il suo nome, come se non sapesse cosa fare «Dove sei stato?» domandò guardandolo dritto negli occhi, illuminandoli da rosso impartendo un comando da alpha.

L’omega deglutì, sentendo piccole gocce di sudore scivolare dalle tempie verso il basso, un nodo alla gola che sembrava volergli bloccare la voce «Sono stato rinchiuso nel ripostiglio della scuola.» rispose a fatica, sentiva come se stesse cercando di spostare un macigno su una strada in discesa.

Il padre si passò una mano sul viso prima di farla collidere con la superfice dura del tavolo, facendo sussultare l’omega «Non mentirmi ragazzo.» alzò la voce, mettendosi in piedi per poter torreggiare in modo intimidatorio «Sei stato con qualche alpha? Sei andato a saltare da un knot all’altro?» urlò afferrandolo per il collo, alzandolo in aria e sbattendolo contro il muro.

«No, papà, ti giuro!» urlò in sua difesa Isaac portandosi una mano alla testa sentendo già un bernoccolo formarsi. Odiava essere così debole, odiava dover dipendere da suo padre, odiava essere un omega e non poter avere Scott McCall.

♠♠♠

Laura parcheggiò l’auto nel parcheggio del City Hall, guardando emozionata Stiles dallo specchietto retrovisore. Hector scese dall’auto ed andò ad aprire lo sportello alla moglie, mentre il giovane omega si strinse la cravatta al collo, nervoso. Vide con dispiacere che Matt era già sulle scalinate ad attenderlo, togliendogli l’occasione di poter intrattenere una conversazione con Derek prima di esser obbligato a passare il resto della serata con il fotografo della Beacon Hills High School.

«Tranquillo, ti farò respirare, a costo di mandare quello stoccafisso a prendermi delle fragole al supermercato.» lo rassicurò Laura posandogli le mani sulle spalle, notando l’espressione sconsolata del genero.

Stiles si rincuorò. Quando si era risvegliato sul divano, il viso ancora sporco di lacrime, si era sentito molto più tranquillo di quando era tornato a casa. Suo padre gli aveva fatto trovare pronto un piatto con della frutta e una tisana. Gli aveva perfino scattato una foto nel completo prima di andare a lavoro, dicendogli quanto fosse fiero di lui e di non aver paura di rifiutare Matt in un secondo momento.

Quando arrivò dal suo cavaliere gli si arricciò in automatico il naso, non apprezzando l’odore di Matt. Non era come quello di Derek, dolce e deciso; quello di Matt era aspro e leggermente sgradevole, come l’odore del latte andato a male.

«Buonasera Stiles.» salutò elegantemente l’alpha «Alpha Laura.» aggiunse verso la donna che già lo stava fulminando con lo sguardo. Matt non si fece intimidire, poco gli importava se lo chaperone di Stiles era quella matta di una Hale, l’importante era far contento Elias Stilinski e suo padre, a costo di Legarsi al ragazzo iperattivo che nonostante lo trovasse bello, non era per niente il suo tipo. Diciamo che lui era più interessato ad una ragazza dai lunghi capelli corvini.

La sala da ballo era decorata con una miriade di fiori che facevano decisamente pensare alla primavera, Stiles rimase piacevolmente colpito dalla quantità di colori presenti nella stanza e dal dolce profumo che gli faceva venire in mente i pomeriggi passati insieme alla madre nel campo fiorito poco fuori Beacon Hills.

Laura si accaparrò immediatamente un tavolo vicino al bagno, sentendo la sua progene spingere con insistenza contro la sua vescica, invitando il suo protetto, il marito e Matt a sedersi come lei dato che le danze non erano state ancora aperte.

«Dicci Matt, cosa pensi di fare nel futuro?» domandò Hector allentandosi leggermente il nodo della cravatta che Laura lo aveva costretto ad indossare. Odiava gli eventi formali ed essendosi Legato alla rampolla Hale diciamo che non aveva fatto un gran affare, considerando che in media ogni mese avevano tra i quattro e i sei eventi a cui partecipare insieme alla famiglia.

Il giovane alpha rizzò la schiena, cercando di non sembrare particolarmente scocciato mentre cercava tra la folla un'altra omega «New York, l’accademia per fotografi.» rispose educatamente catturando con gli occhi la figura di Allison Argent entrare sottobraccio con Scott McCall seguiti da Chris Argent.

Stiles altrettanto distratto attendeva impazientemente l’arrivo del suo alpha; salutò con la mano Scott che sembrava voler essere in un altro posto e il giovane Stilinski si domandò cosa gli stesse nascondendo il suo migliore amico. Non che lui fosse completamente innocente, nascondeva l’enorme segreto di Derek, ma per lui era diverso.

Una canzone iniziò a suonare dall’orchestra e più coppie si alzarono per ballare. Matt si sistemò la cravatta cercando di non sembrare estremamente annoiato «Ti va di ballare?» domandò tendendo una mano verso l’omega.

Laura si schiarì la gola «Magari più tardi, oggi Stiles ha avuto gli allenamenti di lacrosse, sicuramente è ancora stanco e vorrà ballare più in là.» intervenne intravedendo il fratello entrare nella sala insieme a Cora ed il suo accompagnatore. Non voleva certo che Derek si facesse prendere dalla gelosia.

«Sì, magari più tardi.» aggiunse Stiles adocchiando il suo alpha infondo alla sala, adorando la visione. Se credeva che la divisa da basket lo facesse eccitare si doveva ricredere perché Derek Hale in uno smoking era talmente bello da fargli venire la bava alla bocca.

Doveva solo aspettare il momento giusto per sgattaiolare via senza avere Matt tra i piedi.

♠♠♠

Isaac arrivò in municipio da solo, senza accompagnatore né chaperone. Si sistemò il farfallino giallo prima di entrare strisciando praticamente contro il muro per non farsi notare.

Suo padre lo aveva picchiato a dovere, l’occhio nero un chiaro segno, ma poi aveva preso sei birre e si era chiuso in camera sua, finendo con l’addormentarsi. Isaac non ci aveva pensato due volte ad approfittarne e sgattaiolare via al Ballo.

Voleva vedere Scott, ne sentiva il bisogno fisico. Lentamente arrivò ad un tavolino ben nascosto dietro una colonna non occupato da nessuno, individuò subito l’alpha al centro della pista da ballo insieme ad Allison e poteva giurarci quel che voleva che non era per niente contento.

L’omega aveva notato che dal giorno della Rivelazione Scott non sembrava più così entusiasta di poter avere una possibilità con Allison e nel cuor suo sperava che la colpa fosse sua, che Scott si fosse accorto che realmente era lui l’omega adatto con cui passare il resto della sua vita.

Si stava illudendo, lo sapeva bene, ma la speranza era l’ultima a morire e non si sarebbe dato pace fino a quando il ragazzo non si sarebbe legato alla giovane Argent.

Si sistemò le maniche della giacca, notando con orrore l’enorme buco impossibile da nascondere. Avrebbe fatto come al solito una brutta figura e tutti avrebbero riso di lui, non che gli importasse, ma non voleva che Scott lo credesse uno sfigato che oltre a dover camminare per arrivare a scuola aveva anche i vestiti bucati.

Optò per togliersela e rimanere unicamente con solo la camicia bianca addosso, almeno quella priva di buchi e macchie per certezza in quanto l’aveva acquistata poco prima della Rivelazione nella speranza che qualcuno lo invitasse al Ballo e che suo padre gli desse il permesso di andare.

Guardò i gemelli ai polsi, quelli appartenuti a suo fratello maggiore, il vero alpha della famiglia che purtroppo era scomparso in campo di battaglia senza lasciare tracce, lui e suo padre non avevano avuto nemmeno un corpo da seppellire vicino a quello della madre. Nel cuor suo Isaac sperava fosse ancora vivo, magari rifugiato in qualche villaggio senza memoria come unico motivo per cui non era tornato a casa, lasciando solo con il padre che era più amico delle bottiglie di birra che delle persone di cui doveva prendersi cura.

Quando sentì una mano toccargli la spalla saltò in piedi spaventato, timoroso che suo padre lo avesse trovato e che potesse fare una scenata davanti a tutti. Girando si ritrovò faccia a faccia con Ennis, l’insegnante alpha di educazione fisica, e poté prendere un respiro di sollievo.

«Sei qui da solo, omega?» domandò notando la totale assenza di accompagnatore o anche solo di un alpha. Non era sicuro per un omega andare in giro da solo, soprattutto quando allo scoccare della mezzanotte avrebbe avuto il via la settimana del calore.

«No, signore, il mio accompagnatore è in bagno, siamo appena arrivati.» mentì il ragazzo cercando di non dire qualcosa di troppo che potesse far capire al professore che stesse mentendo.

Ennis sembrò non del tutto convinto, ma non voleva rovinarsi la serata stando dietro ad un ragazzino che nemmeno sopportava. Lui non gli sopportava i ragazzini, non sapeva nemmeno come era finito ad insegnare in una scuola superiore e avere come collega Bobby Finstock non aiutava certamente. Senza fare ulteriori domande si allontanò dirigendosi al tavolo che condivideva con la sua omega Kali.

Isaac tirò un sospiro di sollievo e si permise di lanciare uno sguardo verso la pista da ballo, rimanendo confuso dal non trovare più Scott tra le braccia di Allison. I due erano tornati a sedersi a tavola e mentre la ragazza sembrava non capace di chiudere la bocca l’alpha si stava guardando in giro, alla ricerca di chissà chi.

Fece un passo in avanti incerto, timoroso che qualcuno potesse chiamare suo padre per avvertirlo che era solo al Ballo, ma nessuno sembrava fare veramente caso a lui. Raggiunse il bordo della pista sentendo il cuore battergli in gola, le mani sudaticce strette in due pugni dentro le tasche dei pantaloni da completo. Sentiva caldo, le forti emozioni che stava provando il quel momento erano indescrivibili.

Senza rendersene realmente conto afferrò una mano che gli si era presentata in invito per ballare, lasciandosi trascinare in mezzo alle altre coppie senza però staccare gli occhi dalla figura di Scott. La mano che teneva era grande, leggermente callosa e calda, decisamente appartenente ad un uomo che Isaac non voleva nemmeno guardare. Si lasciò trasportare, tra piroette e giravolte, i suoi piedi seguivano qualsiasi movimento del suo compagno di ballo senza alcuna resistenza.

♠♠♠

Stiles si alzò dalla tavola scusandosi, chiarendo che si stesse dirigendo in bagno per darsi una rinfrescata e nessuno ebbe nulla da dire, ma Laura colse chiaramente il messaggio del giovane e non esitò ad estrarre il suo cellulare dalla borsa da sera per avvertire il suo adorato fratellino che era il momento di agire.

Matt scrollò le spalle «Magari posso approfittarne per ballare con qualcun altro, se non ti dispiace.» suggerì notando Allison al tavolo da sola, il suo accompagnatore scomparso tra la folla. Stiles inarcò un sopracciglio, in dubbio su come rispondere al suo cavaliere «Certo, io non sono un ballerino eccellente e meriti almeno un ballo prima della fine della serata.» disse scandendo lentamente le parole, domandandosi se Matt in realtà fosse interessato ad un altro omega e se fosse venuto con lui solo perché costretto da suo nonno.

Il giovane alpha si alzò allacciandosi i bottoni della giacca «Con permesso.» disse rivolto agli adulti e con passo lentò si avviò verso gli altri tavoli, lasciando i tre occupanti del tavolo leggermente confusi.

Laura posò una mano sulla spalla dell’omega «Dai vai, prima che mio fratello impazzisca.» lo incoraggiò indicandogli con la coda dell’occhio la figura di Derek dall’altra parte della sala che lo fissava con una tale intensità da far arrossire il più giovane.

«Vado.» sorrise alzandosi anche lui da tavola, camminando lentamente verso l’interno vuoto del municipio, dove solamente chi in necessità del bagno si sarebbe avventurato.

Camminò lungo il corridoio buio, sentendo dei passi dietro di lui, il suo naso lo avvertiva che alle sue spalle vi era il suo alpha. Sorrise svoltando a sinistra, salendo le scale in marmo che portavano al piano superiore dove nessuno li avrebbe trovati. Fece i gradini due a due fino ad arrivare in cima e guardare in basso, dove Derek lo stava fissando con gli occhi illuminati di rosso macchiati di giallo. Stiles trattenne il respiro per l’intensità dello sguardo, sentì le guance andargli a fuoco e una morsa alla bocca dello stomaco.

Derek lo raggiunse, la cravatta era dello stesso colore degli occhi di Stiles, salì i gradini con calma guardando il suo omega come se fosse il dipinto più bello nel mondo. Voleva baciarlo, sentire il sapore delle sue labbra ma sapeva che non glielo avrebbe permesso. Doveva solamente portare pazienza, doveva far capire a Stiles che lui era l’unico Compagno che avrebbe mai voluto e che appena possibile si sarebbe Legato a lui sancendo il loro legame per l’eternità.

Lo raggiunse allungando una mano e una volta dopo che le loro dita si intrecciarono continuarono a salire le scale, addentrandosi maggiormente nel municipio, alla ricerca di una stanza dove poter ballare un lento.

Si chiusero dentro il primo ufficio con la porta aperta, constatando che la musica arrivasse fino a lì grazie ai condotti dell’aria. Derek posò una mano sul fianco del più giovane mentre l’altra stringeva ancora la sua tenendola in alto. Stiles si fece più vicino, posando la testa contro la spalla dell’alpha, lasciandosi guidare in un lento ballo che consisteva semplicemente nel dondolare a destra e sinistra rimanendo in silenzio.

Derek poteva sentire il cuore di Stiles battere all’impazzata, l’odore pungente della felicità gli riempiva le narici e desiderò con tutto sé stesso di poter permettere al suo Compagno di essere sempre e per sempre felice.

Sciolse la presa sulla mano dell’omega e portò entrambe le mani sui suoi fianchi mentre Stiles univa le sue dietro il suo collo, giocando leggermente con i capelli della nuca. Derek piegò la testa e baciò leggermente una tempia del ragazzo «Sei bellissimo.» disse rompendo il silenzio della stanza, lo Stilinski arrossì al complimento per niente abituato a gente che si interessasse a lui.

«Non è vero.» rispose imbarazzato Stiles senza incontrare lo sguardo di Derek temendo di vergognarsi solamente di più. L’alpha sorrise decidendo di non insistere, ben sapendo quanto fosse timido il fidanzato per quanto riguardava il suo aspetto.

Derek continuò a dondolare a tempo con la musica «Ti ricordi quando avevi sei anni ed insieme a Scott hai fatto cadere l’albero di Natale della mia famiglia?» domandò parlando in un sussurro, le labbra praticamente appoggiate contro l’orecchio dell’amante «Hai iniziato a raccogliere i cocci delle palline mentre Scott piangeva e dicesti che ti saresti preso tu tutte le colpe.» ricordò la gentilezza del bambino, il modo con cui rassicurò il suo migliore amico ben sapendo che Melissa lo avrebbe castigato a dovere «In quel momento ho capito che ti avrei voluto per sempre insieme a me, il tuo altruismo e il coraggio di affrontare da solo l’ira di mia madre mi hanno fatto capire che non avrei mai trovato nessuno migliore di te.» ammise sentendo l’omega sospirare mestamente, le mani si strinsero con più forza prendendo la stoffa della sua giacca elegante «Ti amo, Stiles,» concluse carezzandogli il fianco, sentendolo tremare sotto il suo tocco.

Il più giovane alzò la testa, le labbra leggermente in fuori, gli occhi liquidi d’amore e le guance rosse. Derek lo capì e si sentì arrossire a sua volta. Stava per baciare Stiles, stava per catturare quelle labbra tra le sue e Derek si sentì particolarmente stupido perché non sapeva cosa fare. Lui aveva esperienze, aveva baciato qualche ragazza e ragazzo nei primi anni della sua adolescenza, era partito dai baci a stampo fino a perfezionare quello alla francese solo per essere pronto per quel momento.

Erano a pochi centimetri, quasi un soffio, quando le campane suonarono segnando la mezzanotte.

Stiles spalancò gli occhi «Dio, Derek, devo tornare immediatamente da Laura!» disse il giovane omega staccandosi dal corpo caldo ed accogliente del fidanzato. Era ufficialmente iniziata la settimana dei calori e gli omega dovevano apprestarsi a tornare a casa il più presto possibile con i loro chaperone mentre gli alpha sarebbero rimasti nel municipio a discutere sulle loro intenzioni.

Nessuno voleva ritrovarsi un omega in calore nel bel mezzo della sala scatenando una risposta anche aggressiva da parte di alpha ancora non pienamente capaci a controllarsi. Derek annuì e lo lasciò andare, seguendolo poco dopo ricordandosi che lui doveva portare Cora a casa ed assicurarsi che stesse bene.

L’alpha si passò una mano sul viso, ci era andato veramente vicino!

♠♠♠

Scott aveva odiato ogni singolo secondo di quell’evento e non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo quando Chris Argent portò via Allison allo scoccare della mezzanotte.

Quando Matt le aveva chiesto di ballare ci era mancato poco che la buttasse tra le sue braccia gridando «Alleluja e rischiare di venire evirato dal cacciatore. Per tutta la sera non aveva potuto fare a meno di pensare ad Isaac e di quanto gli sarebbe piaciuto averlo lì con lui, ballare insieme e magari scambiarsi un bacio come aveva visto fare alle altre coppie.

Si sedé in modo poco graziato su una delle numerose sedie e si allentò il nodo della cravatta mentre i vari alpha confermavano o ritrattavano i loro voleri rispetto all’omega che avevano invitato al Ballo. Era la parte noiosa della serata, ma tutti erano tenuti a partecipare. C’era pure Deaton che prendeva appunti, seduto in un angolo della sala con carta e penna.

Osservò Jackson dichiarare di voler continuare a corteggiare Lydia, mentre Casey Lodge ritirava le sue intenzioni riguardanti una omega di nome Sarah. Scott sbuffò apertamente, fregandosene dei presenti. Era stata la peggior serata della sua vita e non aveva nemmeno ballato con Stiles in quanto il ragazzo era scomparso verso la fine della serata, quando si era liberato di Allison.

Passò decisamente troppo tempo prima che il ragazzo riuscì ad uscire dal municipio dopo aver mentito sulle sue intenzioni. Aveva dichiarato di voler procedere con il corteggiamento di Allison, più per paura di Chris Argent che per volere proprio.

Si avviò lentamente lungo la strada deserta verso il territorio dei McCall, le mani infilate nei pantaloni del completo e lo sguardo verso il cielo stellato. Aveva poca strada davanti a sé quando sentì un odore pizzicargli il naso.

Si bloccò sul posto, prendendo un grande respiro, l’odore era dolce, sembrava quello del miele. Guardò a destra e sinistra, ma non vide nulla. Fece per riprendere a camminare quando sentì un gemito sommesso provenire dal piccolo vicolo che separava due case.

Senza pensarci due volte, sfoderando gli artigli e ringraziando si essere un licantropo, entrò nel vicolo buio notando una figura accucciata a terra con le braccia sopra la testa. La persona in questione era a sua volta vestito in abito elegante, poteva vedere un papillon giallo e dei soffici ricci biondi.

«Tutto bene?» domandò avvicinandosi lentamente, capendo che il ragazzo fosse un omega in calore. Dovette far richiamo a tutte le sue forze per non farsi prendere dai suoi istinti naturali e saltare addosso a quel povero ragazzo che era stato abbandonato nel momento più cruciale della sua vita.

Sentì una rabbia crescergli dentro, scandalizzato che qualche genitore potesse lasciare il proprio figlio alla mercé di qualsiasi alpha. Si avvicinò di un altro passo e l’odore dell’omega divenne talmente inebriante da fargli desiderare di affondare i denti nel collo del giovane. Eppure sentiva di conoscerlo, era come se quell’omega fosse in sua attesa.

Si chinò lentamente, ormai davanti al giovane, e sentì il cuore battergli ad una velocità assurda quando capì chi aveva davanti: Isaac Lahey.

«Sc–Scott.» chiamò il biondo togliendosi le braccia dal viso, mostrando all’alpha due occhi colmi di lacrime e guance arrossate.

«Isaac, cosa ci fai qui da solo?» domandò il McCall togliendosi la giacca per posarla sulle spalle dell’altro, cercando di coprire con il suo odore quello dell’omega in calore «Dove si trova tuo padre?» chiese guardandosi in giro, forse l’uomo era andato a chiedere aiuto.

Isaac singhiozzò e scosse la testa «Sono uscito di nascosto.» ammise, incapace di mentire al ragazzo che amava «Volevo venire al Ballo e vederti.» aggiunse facendo tremare il labbro inferiore, cercando di non piangere come un bambino di fronte al suo alpha, ma faceva troppo male, il calore che sentiva nel basso ventre era agonizzante ed i suoi pantaloni erano completamente zuppi per quando liquido stava perdendo. Era pronto ad essere reclamato, ma non aveva un alpha.

L’alpha rimase colpito da quella verità e sentì il cuore riscaldarsi, annuì lentamente e senza troppe cerimonie prese il biondo passando un braccio dietro la sua schiena e l’altra sotto le ginocchia, tirandolo su dallo sporco asfalto. Sapeva di potersi controllare perché sapeva che non avrebbe mai fatto del male al suo omega «Ti porto a casa mia, va bene, Isaac?» domandò ben sapendo di dover avere la sua autorizzazione per farlo. Non voleva riportarlo da quel bastardo del padre, tutti a Beacon Hills sapevano quanto fosse violento il signor Lahey, ma senza una denuncia formale da parte di Isaac e delle prove schiaccianti nessuno aveva mai potuto fare nulla.

Isaac annuì posando la testa contro la spalla di Scott, annusando a pieni polmoni il dolce odore di cannella del ragazzo «Sì, alpha.» rispose per puro istinto usando il titolo del giocatore numero 11, ignaro che quella piccola parola avesse mandato una scarica di pura eccitazione al povero alpha che dovette fermarsi un attimo e imporsi di non farsi venire un’erezione nel bel mezzo della strada.

Cammino più velocemente che poteva e nel giro di cinque minuti arrivò a casa sua, fortunatamente vuota in quanto la madre era di turno al Beacon Hills Memorial Hospital. Aprì la porta con non poca fatica ed entrò dall’entrata che dava sulla cucina, doveva fermarsi a prendere del cibo e numerose bottiglie d’acqua per l’omega in calore. Fortunatamente aveva passato l’esame in Cura degli Omega ed era preparato ad offrire ad Isaac tutto quello di cui aveva bisogno. A malincuore lo posò su una sedia mentre apriva i vari cassetti alla ricerca di snack e qualsiasi cibo pensasse potesse piacere al ragazzo, poi afferrò una confezione da sei bottiglie di acqua e si ritrovò con le braccia piene «Riesci a camminare fino alla mia stanza?» chiese parlando con una busta di patatine tra i denti.

Isaac annuì leggermente con la testa e si mise in piedi, vergognandosi quando vide lo stato in cui aveva lasciato la sedia. Arrossì fino alle punte delle orecchie e sentì le lacrime pizzicargli nuovamente gli occhi. La signora McCall non sarebbe stata contenta di ritrovare una delle sue sedie completamente zuppa dal suo liquido. Si girò a guardare Scott pronto a domandargli scusa, ma l’alpha scosse la testa e lo spinse leggermente verso le scale.

La stanza di Scott odorava come lui, deodorante e calzini sporchi. Isaac non poteva crederci di essere veramente lì, era come un sogno che si avverava. Rimase in piedi mentre Scott posava tutto quello che aveva preso sulla scrivania, buttando a terra i suoi libri e quaderni «Aspetta, devo cambiare le lenzuola del letto.» gli disse correndo fuori dalla stanza per prendere le lenzuola più morbide che possedesse. Sapeva che gli omega erano molto sensibili durante il loro calore e la pelle di irritava per un niente e le sue lenzuola erano ruvide.

Tornò in camera e buttando a terra quello di cui non aveva bisogno si affrettò a preparare il letto per Isaac, non voleva farlo aspettare più del dovuto, sicuramente con i dolori al ventre non vedeva l’ora di potersi sdraiare.

Una volta che fu tutto pronto l’alpha si avvicinò all’omega e prese un profondo respiro. Con una mano carezzò il braccio di Isaac, in un gesto rassicurante «Saresti a tuo agio se ti spogliassi?» domandò guardandolo dritto negli occhi, pronto a cogliere qualsiasi emozione. Non voleva imporsi sul ragazzo, Isaac doveva sapere che aveva sempre una scelta e poteva anche in quel preciso istante chiedergli di portarlo a casa sua.

Isaac deglutì a fatica, chiedendosi se si sentisse veramente a suo agio nello spogliarsi, mentre la sua parte da omega lo implorava di svestirsi e farsi toccare ovunque mentre la parte umana si vergognava al pensiero di farsi vedere come era venuto al mondo dall’alpha di un altro omega. Non poteva ignorare il fatto che Scott fosse di Allison, Chris Argent avrebbe ucciso entrambi per aver ferito la sua bambina.

«S–solo sopra.» rispose decidendo che era un male minore spogliarsi della camicia e poter sentire le mani di Scott sul suo petto. L’alpha tolse la sua giacca dalle spalle di Isaac e poi fece scivolare dalle braccia quella dell’omega, lasciandolo ancora con il papillon giallo e la camicia leggermente sporca. Con mani ferme sfilò il farfallino ed iniziò a far uscire i bottoni dalle asole, rivelando poco a poco la pelle candida del ragazzo che voleva disperatamente baciare.

Scott si sfilò a sua volta la camicia e per puro istinto attaccò il suo petto a quello di Isaac, adorando la sensazione della sua pelle contro la sua. L’omega era bollente, sembrava ad un passo dall’autocombustione e Scott sapeva cosa doveva fare. Staccandosi a malincuore andò a recuperare due paia di pantaloni per dormire, offrendone uno ad Isaac per liberarsi della scomoda cintura e gli ormai zuppi pantaloni eleganti. Gli indicò il suo bagno personale e mentre aspettava il suo ritorno prese una delle sei bottiglie e la posò sul comodino insieme ad una bustina di caramelle gommose alla fragola.

Isaac tornò nella camera con addosso solamente i pantaloncini, le guance arrossate e lo sguardo che si posava ovunque tranne che sul letto ed il ragazzo seduto su di esso. Intrecciò le dita delle proprie mani davanti al ventre, imbarazzato per quello che sentiva succedere al proprio corpo.

«Vieni, Isaac, non ti far nulla.» lo rassicurò Scott allungando la mano verso l’omega, invitandolo a sedersi al suo fianco. Quando entrambi i ragazzi furono seduti sul bordo del letto Scott passò la bottiglia d’acqua all’omega, invitandolo a bere quanto più potesse, notando già uno strato di sudore formarsi sulla pelle del giovane, chiaro segno che in poco tempo avrebbe raggiunto il picco del suo primo calore.

Gli passò anche le caramelle, guardandolo soddisfatto mangiarle senza troppi complimenti «Perché mi stai aiutando?» la domanda arrivò inaspettata e Scott sbatté più volte le palpebre.

«In che senso?»

«Scott, perché mi stai aiutando? Hai già un omega ed è Allison Argent.»

«Forse non è lei che voglio.»

«Allora perché corteggiarla?»

«Credevo che lei fosse quella giusta, ma poi… poi ho sentito il tuo odore ed ho capito che sei tu il mio omega.»

Il biondo lasciò cadere le caramelle a terra e senza pensarci posò le labbra contro quelle di Scott, sentendo finalmente il loro sapore e macchiandole di piccoli granelli di zucchero. Il cuore sembrava scoppiargli dalla felicità perché ora sapeva la verità. Allison non era più un suo problema, l’alpha gli aveva appena confessato i suoi sentimenti, poteva permettersi di lasciarsi andare.

Sentì Scott prendergli il viso tra le mani e tirarlo verso di sé fino a quando Isaac non si ritrovò seduto sulle sue gambe. Il bacio si approfondì e nonostante l’omega fosse completamente inesperto gli bastò seguire i movimenti di Scott per trovare il ritmo adatto.

«D–dobbiamo fermarci o non riuscirò a trattenermi.» borbottò Scott staccandosi appena dalle sue labbra, una mano sul petto di Isaac come a volerlo spingere lontano «Ti aiuterò durante il calore, ma non ti Morderò.» chiarì facendo scivolare una mano lungo l’addome del giovane, ma fermandosi prima di arrivare al bordo dei pantaloncini.

«Io ti voglio.» bisbigliò l’omega sentendo tutti i freni sbloccarsi, voleva unirsi al suo alpha, voleva sentirlo e Legarsi. Voleva essere un tutt’uno con Scott e non dover più tornare da suo padre. Il suo posto era tra le braccia di Scott.

Scott alzò gli occhi al cielo sentendo gli occhi illuminarsi, quasi incapace di trattenersi «Isaac.» sospirò lasciando la lingua uscire e regalare una generosa lappata sul collo del biondo dove sapeva trovarsi la ghiandola per il Legame «Prima devo corteggiarti, chiedere il permesso a tuo padre.» si ricordò, aggiungendo mentalmente che avrebbe dovuto vedersela anche con Allison e Chris Argent e la cosa lo spaventava non poco, ma ormai aveva capito che non poteva più reprimere quello che la sua natura voleva.

«Ti prego, aiutami, fa troppo male.» provò nuovamente Isaac ruotando leggermente i fianchi sentendo il membro dell’alpha risvegliarsi sotto le sue natiche. I suoi pantaloncini erano nuovamente zuppi, il suo corpo era pronto ad accogliere l’alpha e creava un quantitativo di liquido soddisfacente a permettere loro di non ingaggiare nemmeno tempo nella preparazione.

«Ti prego, alpha.» ripeté facendo perdere completamente il controllo a Scott.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

About Satan, Hell and teste di knot:

Fellas I’m back!

Lo so, lo so, imperdonabile! Sono scomparsa per mesi e non ho nemmeno risposto alle ultime recensioni, sono veramente una persona orribile.

Okay, questo capitolo equivale a quattordici pagine di Word, un bel po’ vorrei dire. Solitamente mi tengo sulle sei pagine, qua mi sono proprio sbizzarrita.

Comunque sì, guys, Isaac e Scott lo stanno facendo! Esatto, i nostri Scisaac stanno copulando e Scott avrà un bel po’ di problemi con il caro e vecchio Chris.

Eravamo quasi arrivati al bacio Sterek, ma no, ancora nada. Vi tengo sulle spine!

Vi adoro,

Sel

 

P.S: per qualsiasi dubbio, perplessità ed incertezza non esitate a scrivermi, soprattutto per quanto riguarda la dinamica dei calori 😊

 

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci ***


Capitolo dieci

 

 

Stiles rise di cuore, libero di fare rumore in quanto solo nella casa troppo grande per sole due persone. Suo padre era andato a lavoro, mentre fortunatamente suo nonno era rimasto nella sua abitazione in quanto non voleva essere nei paraggi per quando Stiles avrebbe iniziato il suo calore.

Erano ben sei giorni che il ragazzo non usciva di casa e non vedeva nessuno dei suoi amici, ma grazie al cielo vivevano nel ventunesimo secolo e Stiles era riuscito a sentirsi tutti i giorni con Derek, finendo qualche volta anche con fare delle videochiamate. In quel preciso istante era in linea con il suo alpha, in attesa della mezzanotte.

Allo scoccare del nuovo giorno Stiles avrebbe iniziato il suo primo calore, rimanendo uno tra gli ultimi omega ad iniziarlo. Derek si era proposto di rimanere al telefono con lui per aiutarlo per le prime ore, sicuro che sentire la voce del suo alpha lo avrebbe aiutato ad affrontare al meglio la situazione.

«Mancano solo tre minuti.» gli fece notare Derek adocchiando l’orario sullo schermo del cellulare, mancava veramente poco e lui in primis si sentiva nervoso. Voleva essere lì e Legarlo, ma non poteva farlo, Noah Stilinski lo avrebbe arrestato nel giro di pochi secondi se avesse deflorato il suo unico figlio senza prima averlo corteggiato a dovere.

Fortunatamente Matt non si era fatto sentire dalla sera del Ballo e Stiles ne era altamente felice, forse aveva perso interesse e lo avrebbe lasciato in pace, così Elias non avrebbe potuto dirgli nulla al riguardo – o picchiarlo – perché l’alpha si sarebbe tirato indietro.

Stiles arrossì, pensando che da lì a pochi secondi avrebbe provato delle nuove e forti emozioni. Nei suoi giorni di reclusione forzata aveva letto qualche blog per omega, dove quest’ultimi raccontavano l’esperienza del loro primo calore e Stiles non poteva che essere nervoso. Avrebbe iniziato a pregare per avere il knot di Derek, umiliandosi non poco. Avrebbe sentito la pelle bruciare per la mancanza di contatto fisico con il suo alpha, avrebbe cercato qualsiasi oggetto con cui soddisfarsi pur di portarsi sollievo.

«Vorrei averti qui con me.» ammise l’omega imbarazzato, sapeva che alcuni suoi compagni stavano passando il calore con il proprio alpha od omega, decisi a Legarsi l’uno a l’altro, mentre lui era lì solo a causa di suo nonno. Matt aveva confermato le sue intenzioni per continuare a corteggiarlo, ma non sembrava veramente motivato, da quello che Scott gli aveva riferito al telefono sembrava interessato a girare intorno ad Allison. L’Argent essendo più grande ed avendo avuto già la sua serie di calori non era nel gruppo degli omega reclusi a casa, il suo calore – secondo il calendario – sarebbe dovuto arrivare nel giro di poche settimane.

«Anch’io, Stiles, lo vorrei tanto.» rispose l’alpha sospirando pesantemente, il lupo dentro di lui lo implorava di attraversare la foresta ed unirsi al suo omega.

Fu allora che scattò la mezzanotte, ma Stiles non sentì nulla di differente. Aggrottò la fronte confuso, domandandosi cosa ci fosse di sbagliato in lui. Prima il Nemeton che non voleva illuminarsi, ora questo!

Sentì le lacrime pizzicargli gli occhi e per un attimo desiderò che Derek non fosse al telefono con lui. Come poteva accettarlo dopo questo? Lo avrebbe lasciato senza alcuna ombra di dubbio, nessuno voleva un omega che non riusciva ad entrare in calore.

«Stiles, tutto bene?» domandò l’alpha realmente preoccupato per il silenzio che proveniva dall’altra parte, si era aspettato di sentire il fiato del più giovane farsi pesante, di sentirlo gemere frustrato come accadeva a tutti, ma il suo Stiles era in completo silenzio.

Lo Stilinski guardò nuovamente l’orologio, come per accertarsi che fosse realmente mezzanotte, ma quest’ultimo segnava che erano già passati ben due minuti dall’inizio del nuovo giorno. C’era qualcosa in lui che non andava bene! Prese un profondo respiro chiudendo gli occhi «Derek?» chiamò con voce tremula «Derek non sono entrato in calore.» confessò aspettandosi di sentire la chiamata venire chiusa e non udire mai più la voce dell’alpha.

Derek spalancò gli occhi nella sua stanza vuota «Come può essere possibile?» domandò più a sé stesso che a al povero omega che scoppiò a piangere «Hey, hey, Stiles! Tranquillo, devi rimanere calmo.» disse catturando nuovamente la sua attenzione. Anche lui guardò l’orologio ed inarcò un sopracciglio, erano passati ben cinque minuti «Vai a dormire Stiles, sono sicuro che il tuo calore arriverà. Chiamami appena inizia.» gli disse usando una voce dolce e comprensiva, non era certamente colpa del ragazzo se il suo corpo si rifiutava di entrare in calore. Doveva trovare una soluzione, doveva fargli capito che calore o meno lui lo avrebbe amato per sempre. Se non potevano avere figli loro allora avrebbero adottato qualche orfano, non era un problema, a Derek importava solamente avere il ragazzo al suo fianco.

Diede la buonanotte a Stiles, rassicurandolo un’ultima volta che andava tutto bene. Appena la chiamata fu chiusa l’alpha accese il proprio laptop ed aprì immediatamente una nuova pagina di ricerca. Sarebbe arrivato a capo di quel problema.

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Isaac guardò il padre seduto a tavola mentre consumava la sua colazione in religioso silenzio. L’omega aveva finto di non essere entrato ancora in calore, non poteva certamente confessare all’uomo che aveva passato una notte di fuoco insieme a Scott McCall, l’alpha che lo aveva deflorato e amato fino alle prime luci dell’alba, consumando completamente il suo primo calore.

Non si erano visti da quando il McCall lo aveva accompagnato a casa il mattino seguente, dopo aver avuto un imbarazzante incontro con Melissa di ritorno dal suo turno in ospedale. Non era stato facile spiegare perché fossero insieme e perché stessero uscendo così in fretta, ma poco importava in quanto Melissa aveva sorriso e si era congedata, non prima di aver fatto l’occhiolino al proprio figlio.

Suo padre lo aveva rinchiuso nella sua stanza, lasciandolo uscire solamente per preparare i pasti e pulire la casa, trattandolo come suo solito, non gli era neppure sfiorato per la mente che il proprio figlio stesse male.

Non era poi così comune, ma gli omega che non entravano in calore nei primi sette giorni dopo la data del Ballo erano più soggetti ad essere sterili, il signor Lahey non poteva che rallegrarsene, almeno non avrebbe dovuto temere che quel degenerato del figlio tornasse a casa incita.

Non pensò nemmeno di portarlo in ospedale vedendolo in perfetta salute anche il settimo giorno, non ce n’era veramente bisogno. Era solamente una conferma a quello che aveva sempre pensato: Isaac non era buono a far nulla, nessuno lo voleva e sarebbe rimasto per sempre con lui.

«Credo che tu possa tornare a scuola, ormai abbiamo capito che sei inutilmente sterile.» spezzò il silenzio l’uomo tagliando con del pane l’uovo che sedeva sul piatto di porcellana. Almeno avrebbe avuto un diploma, l’unica cosa che poteva permettersi in quel mondo.

Isaac alzò la testa di scatto sentendo tutto il corpo fremere di gioia al pensiero che avrebbe rivisto Scott. Annuì velocemente alzandosi dal suo posto, prima che il padre potesse cambiare idea, si andò a vestire con un sorriso stampato in volto.

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Noah Stilinski guardò confuso il figlio, tornando dalla centrale si aspettava di sentire i tipici rumori di omega in calore, ma la casa era mortalmente silenziosa. Salì le scale velocemente, il cuore che gli batteva all’impazzata all’idea che qualcosa potesse essere successo al suo unico figlio. Quando lo trovò addormentato, le labbra stirate in un piccolo sorriso, non poté che preoccuparsi.

Lo svegliò dolcemente, posando una mano sulla spalla dell’omega. Il ragazzo sbadigliò rumorosamente tirando le braccia in alto, stiracchiandosi.

«Papà, sei tornato.» constatò ancora mezzo addormentato, un pugno chiuso a stropicciarsi l’occhio destro. Il Sole era alto nel cielo e gli uccelli cinguettavano allegri come ogni primavera.

«Stai bene, figliolo?» domandò l’adulto guardando apprensivo il figlio che non sembrava rendersi conto della gravità della situazione. Non solo per la sua salute, ma anche per la dinastia degli Stilinski. Se suo figlio era sterile allora non ci sarebbero più stati Stilinski a comandare il loro territorio.

Stiles aggrottò la fronte, poi com dei flash si ricordò di quella notte e la chiamata con Derek «Papà!» urlò buttandogli le braccia al collo, il suo omega che richiedeva le attenzioni dell’alpha «C’è qualcosa che non va in me.» piagnucolò sentendosi in balia degli sbalzi d’umore, i suoi ormoni erano in subbuglio.

Noah gli carezzò dolcemente la schiena, sentendo il suo cuore creparsi un poco dal dolore, non voleva vedere il figlio soffrire «Vestiti, figliuolo, ti porto al Beacon Hills Memorial Hospital.» disse prima di andarsi a cambiare a sua volta.

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Allison guardò Scott entrare a scuola con un sopracciglio alzato, al suo fianco Lydia si specchiava sistemandosi il rossetto «Mi sta ignorando dal Ballo.» la aggiornò. La più giovane era appena tornata dopo cinque giorni di calore passati in completa solitudine.

«Seriamente, Alli, potresti trovare di meglio.» rispose come in automatico la rossa, palesemente annoiata di dover parlare ancora di quel Scott McCall. Era carino, sì, ma non valeva veramente tutta la pena che Allison ci metteva per provare a Legarsi a lui.

L’Argent guardò infastidita l’amica «Tutta colpa di quell’Isaac, non fa che girargli intorno.» sbottò vedendo il ragazzo entrare a sua volta nell’edificio scolastico. Sapeva che la sua gelosia era infondata, non aveva mai visto loro interagire, ma era il suo sesto senso che le diceva che Isaac Lahey era una minaccia.

Una minaccia di cui si sarebbe presto presa cura.

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Il dottor Oswin era un omega simpatico, alla mano e sapeva cosa stava facendo, non vi era alcun dubbio. Stiles si guardò le mani mentre il padre parlava con l’altro uomo, spiegandogli le proprie preoccupazioni e cercando di venire a capo di tutta la situazione.

Durante il viaggio verso l’ospedale lo sceriffo non aveva fatto altro che guardarlo con occhi apprensivi e gli aveva tenuto la mano come ad un bambino, ma a Stiles non era dispiaciuto, sentiva proprio il bisogno di contatto fisico.

Aveva dimenticato il cellulare a casa nella fretta di andare via, quindi non aveva neppure potuto avvertire Derek della sua visita in ospedale e non voleva chiedere in prestito il telefono del padre. Strinse tra le mani il piccolo portachiavi che l’alpha gli aveva regalato il giorno della Rivelazione, domandandosi cosa sarebbe accaduto se si fosse scoperto che era sterile.

Tremò al pensiero di venire abbandonato, suo nonno lo avrebbe picchiato definendolo inutile, incapace nemmeno di fare una cosa semplicissima come entrare in calore. Per un attimo il suo pensiero volò a Matt, domandandosi se lo avrebbe voluto comunque, perché se non poteva Legarsi a Derek sarebbe stato costretto dal nonno a Legarsi al fotografo.

Oswin fece uscire lo sceriffo dalla piccola sala e domandò a Stiles si spogliarsi. Il ragazzo spalancò gli occhi, non credeva che la visita avrebbe portato a quello, aveva creduto che ci si sarebbe limitati ad un’ecografia.

Guardò verso la porta e si morse il labbro «Lei è legato dal segreto professionale, vero?» domandò giocherellando con il portachiavi. Il dottore inarcò un sopracciglio, alzando lo sguardo dalla cartella che stava completando con i dati anagrafici del paziente «Sei minorenne, Stiles, tuo padre verrà a sapere della tua salute.» rispose come da protocollo. Teoricamente il genitore sarebbe dovuto rimanere nella stanza, ma Noah aveva deciso di lasciare la dovuta privacy al figlio, sicuro che il dottore non gli avrebbe fatto del male.

Stiles sospirò affranto, doveva aspettarselo. Senza guardare il medico iniziò a spogliarsi rivelando il corpo ricoperto da lividi, graffi e le ginocchia completamente rovinate per quanto tempo aveva passato su di esse a lavare il pavimento.

«Anche la biancheria intima, per piacere.» disse Oswin decidendo di non commentare per quel momento.

«Non mi sento molto a mio agio.» ammise il ragazzo diventando rosso in volto, non voleva spogliarsi completamente e rimanere nudo in quella stanzina. La porta non era nemmeno chiusa a chiave! Chiunque sarebbe potuto entrare e vedere cose che non avrebbe dovuto vedere.

Oswin si tolse gli occhiali da lettura e sospirò pesantemente, Stiles non era certamente il suo primo paziente timido, ma in casi come questi era procedure controllare ovunque. Era per la salute degli omega, Oswin non era un alpha che provava ad approfittarsi della situazione.

Si alzò in piedi ad andò a chiudere la porta a chiave e poi passò a tirare le tende verdi per bloccare le finestre, gettando la stanza nel buio più totale. Muovendosi con maestria raggiunse l’interruttore ed illuminò nuovamente la stanza, sbattendo le palpebre leggermente infastidito per le luci a neon.

Si sedette accanto a Stiles sul lettino e gli prese una mano cercando di rassicurarlo con del contatto fisico «Sarò veloce, Stiles, non ti accorgerai nemmeno del tempo che scorre.» disse con voce calda e lenta «Forse possiamo iniziare da lì così poi potrai rinfilarti la biancheria e continuerò ad esaminare il resto, che dici?» propose capendo dalla rigidità del corpo che non ci sarebbe stato verso di farlo rimanere nudo per tutta la durata dell’esame.

Stiles annuì accettando il compromesso, meglio togliersi subito il pensiero. Si sfilò anche l’ultimo indumento che lo copriva e si riposizionò sul lettino sentendosi particolarmente a disagio. Oswin fu totalmente professionale, toccando ed appuntando sulla cartella le sue osservazioni e alcuni dati.

Il giovane omega arrossì fino alla punta delle orecchie quando il dottore iniziò a toccare il suo membro, tastandolo e misurandolo fino a portarlo ad avere una erezione. Lo Stilinski si coprì il volto con la mano, imbarazzato oltre ogni limite e con il desiderio di essere risucchiato dal terreno e passare il resto della sua vita nascosto.

«Sdraiai ed allarga le gambe, per piacere.» ordinò il medico guidandolo a distendersi sul materassino, le gambe che penzolavano oltre i bordi ed il fondoschiena posato alla fine del materassino verde. Stiles fece come gli era stato chiesto ed allargò le gambe, guardò il soffitto cercando di non pensare ad Oswin che gli stava afferrando le caviglie per portarle in alto. Si sentì completamente scoperto, sentiva l’aria accarezzare posti piuttosto intimi, ma soprattutto avvertì il dito ricoperto da un guanto e da del lubrificante iniziare a circoscrivere la sua apertura.

Si morse il labbro cercando di non emettere alcun verso, incredulo che il dottore fosse il primo a mettere le mani li giù. Aveva sempre creduto che Derek sarebbe stato il suo primo tutto, ma il Destino sembrava avere altri piani per lui. Quando Oswin aggiunse un secondo dito Stiles si sentì particolarmente violato, ma non disse nulla.

Era una visita medica, era per la sua salute e il dottor Oswin non si stava approfittando di lui, stava semplicemente facendo il suo lavoro.

Il giovane iniziò ad ansimare, non resistendo agli stimoli che vi venivano proposti dalle dita esperte del medico. Arrivò perfino a muovere i fianchi alla ricerca di maggiore piacere, cercando di prendere quanto più poteva, desideroso di sentirlo toccare un determinato punto. Il suo corpo si ricoprì di un leggere strato di sudore, Stiles si sentiva come in una fornace, il suo ventre era in fiamme.

Oswin affondò ancora di più le proprie dita e toccò la prostata del paziente, lo sentì immediatamente stringersi intorno alle due falangi e guardando oltre le gambe alzate dell’omega vide il suo petto ricoperto da sperma.

Annuì uscendo lentamente, con l’unica mano in cui teneva le caviglie del giovane portò esse lentamente verso il basso, lasciando a Stiles il tempo per riprendersi. Sfilò il guanto sporco e lo buttò nel cestino accanto al lettino. Scrisse due appunti sulla cartella e poi afferrò delle salviette umidificate per pulire il petto del paziente.

Stiles era mortificato, era venuto durante un esame medico e Oswin non sembrava affatto disturbato da tale cosa. Nascose il viso tra le mani domandandosi cosa ci fosse di sbagliato in lui, era sicuro che non avrebbe mai più rimesso piede in quell’ospedale.

«Puoi rinfilarti la biancheria.» disse Oswin aiutandolo a mettersi seduto, gli diede le spalle per permettergli un po’ di riservatezza e per riprendere fiato, ancora pesante per l’orgasmo.

Quando il paziente tornò seduto sul lettino, la testa bassa per l’imbarazzo, Oswin tornò al suo fianco ed iniziò a controllare le orecchie, gli occhi e la bocca trovando tutto nella norma.

Toccò la maggior parte dei lividi cercando di risalire a cosa fossero dovuti e di quanti giorni fossero vecchi. Trattò loro con una crema specifica e andò a concentrarsi sulle ginocchia. Le trovò particolarmente rovinate, la pelle spaccate in più punti e al tocco il paziente rispondeva con sibili di dolore.

Scrisse nuovamente sulla cartella e si sedette sullo sgabello, posizionandosi davanti l’omega «Ora vorrei farti qualche domanda e vorrei che tu fossi sincero con me. Ricordati che vogliamo solamente il meglio per la tua salute.» disse afferrando dei fogli dalla scrivania.

Stiles annuì, pronto a rispondere a quelle che dovevano essere sicuramente delle domande da routine.

«Come hai contratto quei ematomi?» okay, forse non erano di ruotine.

«Gioco a lacrosse.» mentì.

«Qualcuno ha mai alzato le mani su di te?»

«Uhm, no…?» mentì pessimamente, non sicuro se anche Casey Lodge potesse contare in questa situazione.

«Hai un alpha

«No.»

«Sei innamorato di un alpha

«Cos–… no!» mentì avendo paura che potesse raccontarlo al padre.

«Okay, ti è successo qualcosa di particolare?»

«Circa una settimana fa sono svenuto, credo di essere rimasto privo di sensi per molte ore.»

«Cosa stavi facendo quando è accaduto?»

«Stavo lavando le piastrelle della doccia.»

«Con quale frequenza lavi la casa?»

«Prima due volte alla settimana, da un paio di settimane tutti i giorni.» confessò mordendosi la lingua, consapevole di aver dato via un’informazione importante.

«Cosa hai mangiato in questo periodo?»

«Non tanto, più che altro mele rosse e panini.» ammise scrollando le spalle, pensò alle succulente mele rosse che Derek gli portava ogni giorno per merenda.

«Ora voglio che tu mi dica la prima cosa che ti passi per la mente.» disse il dottore prendendo un foglio bianco «Va bene, Stiles?» domandò cercando con lo sguardo il giovane, il quale annuì.

«Okay, allora vediamo se dico: cielo.»

«Nuvole.»

«Scuola.»

«Compiti.»

«Lacrosse.»

«Ventiquattro.»

«Sport.»

«Basket.»

«Casa.»

«Papà.»

«Amico.»

«Scott.»

«Alpha.»

«Derek.» Stiles si bloccò e boccheggiò incredulo per essersi fatto imbrogliare in quel modo. Oswin sorrise continuando a guardare il suo foglio.

«Luce.»

«Stelle.»

«Regalo.»

«Portachiavi.»

«Vacanze.»

«Messico.»

«Albero.»

«Natale.»

«Neve.»

«Alaska.»

«Libro.»

«Carta.»

«Verde.»

«Occhi.»

«Paura.»

«Nonno.» Stiles si batté una mano sul volto, era incredibile quanto quel gioco fosse ingannatore, si era tranquillizzato troppo ed Oswin era riuscito ad estrapolargli un’altra informazione.

Il dottore batté la penna contro la cartella e si alzò «Puoi rivestirti, Stiles.» gli disse andando verso l’armadio con tutti i medicinali, alla ricerca di tre flaconi che avrebbe prescritto al giovane omega con il consenso del padre.

Stiles era nervoso, ormai non c’era più nulla che potesse fare per nascondere al genitore quello che gli aveva fatto passare il nonno in quelle settimane. Si sentiva in colpa, non voleva che i due litigassero, soprattutto non a causa sua.

Dopo essersi sistemato anche l’ultimo bottone della camicia il dottore aprì le finestre e sbloccò la porta, al di fuori vi era seduto Noah Stilinski che giocava distrattamente con il cellulare. Appena sentì la porta aprirsi si alzò in piedi e si avvicinò sull’uscio, venendo poi invitato ad entrare dal medico.

Oswin prese la cartella medica di Stiles e la guardò per un attimo prima di tirare un lungo e pesante sospiro «Suo figlio fisicamente sta bene.» disse facendo comparire un piccolo sorriso sul volto dell’alpha «Risponde agli stimoli, è riuscito ad eiaculare ed è in perfetta salute se non per alcuni lividi che ha sul corpo e le ginocchia completamente rovinate.» aggiunse facendo arrossire entrambi gli Stilinski, ma Noah si accigliò all’informazione dei lividi.

Il medico prese il foglio con le associazioni di parole e lo mostrò al padre sotto lo sguardo disperato del suo paziente «Credo sia un problema psicologico il motivo per cui il suo ragazzo non è riuscito ad entrare in calore, sceriffo.» disse con voce calma e calcolata «Credo che il nonno di Stiles stia abusando di lui.» esplicò la sua teoria aspettandosi urla indignate e minacce per calunnia, tutti sapevano chi fosse il nonno di Stiles, quel fossile di Elias Stilinski.

Noah guardò il figlio e l’omega si sorprese quando invece di rabbia vide negli occhi del padre delle lacrime «Dimmi che non è vero, Stiles.» sussurrò posando il foglio sul lettino accanto al ragazzo, posò entrambe le mani sulle sue spalle «Dimmi che non è per colpa mia che stai così.» aggiunse cercando di darsi un contegno, ma sapere che la persona a cui teneva più al mondo stesse male a causa sua lo feriva profondamente.

«No! Papà come puoi pensare che sia colpa tua?» domandò inorridito Stiles, sentendosi a sua volta colpevole per quelle lacrime.

«Io ti ho lasciato insieme a lui, Stiles, è mio padre ed io avrei dovuto proteggerti meglio. Sono lo sceriffo, mi occupo di così tanti casi di violenza domestica e non sono nemmeno riuscito a rendermi conto di quello che accadeva nella mia stessa casa. Sono un pessimo padre e…»

«No, non sei un pessimo padre! Qui l’unico pessimo è il nonno e io… io non voglio più vederlo, papà, mi ha fatto molto male e avevo paura di dirtelo, non volevo vedervi litigare.» ammise finalmente iniziando a piangere a sua volta. Si sporse in avanti per catturare il suo vecchio in un abbraccio mentre finalmente lasciava andare le lacrime che aveva trattenuto per settimane.

Era inutile continuare a mentire, cercare di negare l’evidenza, per la sua codardia stava male. Non era riuscito ad entrare in calore perché aveva permesso a quell’uomo di trattarlo come uno schiavo, di abusare psicologicamente di lui e di sottostare al suo volere.

Oswin si schiarì la gola «Il corpo di Stiles non si sente al sicuro per andare in calore, teme che qualcosa di brutto possa accadergli in un momento di assoluta fragilità.» spiegò ad entrambi «Vorrei prescrivere a Stiles delle creme per i lividi e per riparare la pelle delle ginocchia. In più ci sono delle pillole che potrebbe prendere per innescare il calore, ma in quanto forzato sarà piuttosto doloroso, e non avverrà che prima di alcuni mesi dopo averne assunta una al giorno.» il dottore mostro i tre flaconi che aveva preso dal suo armadio «Altrimenti…» iniziò guardando di sottecchi il ragazzino, indeciso se proporre o meno quella cura.

«Altrimenti?» domandò Noah sentendosi sul punto di urlare. Voleva conoscere qualsiasi opzione per far stare meglio suo figlio.

«Altrimenti sarebbe buona cosa se Stiles passasse del tempo con un alpha che lo faccia sentire amato e protetto. Innescherà in automatico il calore e non sarà per niente doloroso.» disse ricordandosi di come l’omega avesse risposto con “Derek” al suo “alpha”.

Noah guardò il figlio «Stiles, cosa vuoi fare?» domandò ricordandosi per prima cosa che il corpo non era il suo e non poteva prendere decisioni del genere, stava a Stiles la decisione definitiva e lui avrebbe accettato qualunque essa fosse.

L’omega sbatté più volte le palpebre, il labbro inferiore intrappolato tra i denti «Ecco, papà… io sono… cioè, noi siamo… Dio!… c’è questo alpha e… io vorrei, ma… e lui è… però non vorrei…» Stiles sembrava aver perso qualsiasi conoscenza della lingua, continuando a farfugliare frasi spezzate e senza alcun senso. Noah capì immediatamente dove volesse arrivare e sorrise.

«Va bene, Stiles, se vuoi passare del tempo con Derek.» disse sottolineando il nome, contento come non mai nell’apprendere che suo figlio si fosse innamorato di una persona tanto ben educata e con dei sani principi come il rampollo Hale. Pensò a Claudia e come sarebbe stata felice nel sapere che i due finalmente erano insieme, non si arrabbiò nemmeno nel comprendere che Stiles aveva avuto una relazione segreta con tale alpha.

«Consiglio di abitare nella stessa casa, lasciare che sia Derek a prendersi cura di lui. In più credo che per il corpo di Stiles per essere pronto ad andare in calore lui debba sapere di essere al sicuro… il signor Elias Stilinski dovrebbe essere processato ed imprigionato per abusi.» disse Oswin, alcuni suoi pazienti non erano riusciti a riprendersi finché il loro abusore non era morto o veniva arrestato e messo dietro le sbarre.

Noah annuì, sentì le mani prudergli dalla voglia di afferrare suo padre e fargliela pagare. Istintivamente afferrò la mano di Stiles e la strinse con quanta delicatezza poteva. In quel momento doveva essere lì per suo figlio, per risolvere quella situazione, una volta messo al sicuro Stiles si sarebbe occupato di suo padre.

I due Stilinski si congedarono dallo studio del dottor Oswin prendendo la crema per i lividi e le ginocchia. Stiles sentiva il cuore battergli all’impazzata, consapevole che da quel momento la sua relazione con Derek sarebbe cambiata.

♠♠♠

Thalia afferrò la borsa e lanciò un’occhiataccia al suo unico figlio maschio, pronta a staccargli la testa a morsi. Non era da tutti i giorni essere convocati alla centrale di polizia dallo sceriffo stesso con l’ordine di portarsi dietro Derek.

Oh, l’Alpha si ripromise di togliergli la macchina se aveva preso l’ennesima multa per eccesso di velocità, non era importante quanto i suoi sensi da licantropo lo aiutassero ad avere un miglior controllo sul volante e i pedali, lì fuori c’erano altri ragazzi ed adulti che guidavano e non potevano rischiare la vita a causa di suo figlio.

«Non ho fatto niente mamma, non guardarmi così!» si difese il ragazzo salendo in macchina allacciandosi la cintura, ben attento a non indispettire più del necessario la madre che non sembrava poi così tranquilla. Inviò un messaggio a Laura sentendo Thalia borbottare su figli ingrati; le scrisse dove erano diretti e le chiese di raggiungerlo, non sia mai che gli servisse un buon avvocato!

Forse Noah aveva scoperto della sua relazione con Stiles e voleva spellarlo e poi seppellirlo da qualche parte nella riserva e, Derek ne era certo, sua madre lo avrebbe aiutato. Aveva un punto debole per Stiles – chi non lo aveva? – e considerando che aveva tre figli non si sarebbe fatta problemi a sbarazzarsi di uno di loro. Era una donna dai sani principi e certamente non avrebbe apprezzato quel suo agire dietro le spalle di tutti quanti.

Quando quella mattina non aveva visto Stiles a scuola e il ragazzo non aveva risposto alla sua chiamata pensò che il giovane omega fosse entrato il calore e che il cellulare si fosse scaricato, ricordandosi perfettamente di come spesso si ricordasse di attaccare il telefono al caricabatteria prima di addormentarsi.

Arrivati alla stazione di polizia Derek non poté trattenersi dal vedere Laura nel suo completo da avvocato decisamente stretto a causa della gravidanza, ma da quando aveva scoperto di essere incinta non aveva preso nessun caso e quindi non aveva sentito il bisogno di comprarsi nuovi abiti da lavoro.

«Non ridere di tua sorella, Derek.» lo rimproverò Thalia uscendo dall’auto nonostante anche lei trovasse la figlia leggermente divertente. Le due donne si salutarono e anche Laura lanciò un’occhiataccia al giovane alpha che non aveva la minima idea del perché lo sceriffo volesse parlare con lui. Entrando Derek riconobbe immediatamente l’odore del suo omega e si accigliò: se Stiles era lì voleva dire che non era entrato in calore!

«Siamo qui per parlare con lo sceriffo Stilinski.» disse sua madre all’agente al banco mostrando il suo sorriso migliore. Non le capitava spesso di andare alla centrale, non aveva mai avuto problemi con la legge, l’attività commerciale degli Hale era perfettamente legale in tutte le sue sedi e non evadevano di certo le tasse.

«Vi sta aspettando nel suo ufficio.» rispose l’agente Larsson sorridendo a sua volta, ben sapendo di non trovarsi davanti qualche criminale.

I tre Hale si avviarono verso l’ufficio dell’uomo e quando aprirono la porta poterono vedere i due Stilinski giocare a carte nell’attesa. Stiles balzò in piedi sorridendo timidamente mentre Noah posò con calma le carte ed invitò i tre ad entrare.

«Avvocato Hale, a cosa devo la visita?» domandò leggermente divertito dalla presenza di Laura per quel piccolo ed innocuo incontro che avrebbe unito le due famiglie.

«Sceriffo, il mio cliente si dichiara innocente.» rispose scherzosamente la donna facendo l’occhiolino a Stiles «Con quale accusa è stato convocato qui oggi?» domandò in tono informale andando a sedersi sul divano, stanca di stare in piedi, non era per niente facile essere gravida, i piedi la stavano uccidendo!

«Thalia, Derek, sedetevi prego.» disse l’uomo indicando le due sedie davanti la sua scrivania mentre Stiles prendeva leggermente un colorito rosso che fece venir voglia a Derek di baciarlo.

«Noah, sembrava piuttosto urgente al telefono.» disse ormai più calma Thalia capendo che suo figlio non era in guai grossi.

Noah annuì e guardò Stiles «Cosa ne dici se accompagni Laura a prendersi qualche ciambella dalla sala break?» domandò al figlio preferendo non averlo presente mentre spiegava ai due la situazione, piuttosto per evitargli l’imbarazzo.

Stiles annuì e Laura alla sola parola ciambelle si alzò pronta a farsi guidare da quelle piccole leccornie con il buco.

Una volta chiusasi la porta Noah sospirò pesantemente, perdendo il sorriso sereno che aveva tenuto per non far preoccupare il figlio «Mi dispiace di averti fatto correre fino a qui Thalia, ma ho bisogno di voi. Come avrete notato Stiles non è entrato in calore e oggi l’ho portato da un medico, sfortunatamente sono venuto a conoscenza di fatti orribili.» disse sentendosi sulle spalle un peso enorme «Elias ha abusato di mio figlio e…» il ringhio di Derek fece tremare le finestre e sia Noah che Thalia guardarono sbalorditi il giovane alpha dagli occhi illuminati di giallo e rosso.

«Derek, che modi sono?» domandò ricordandosi di aver insegnato ai propri figli di comportarsi in modo più educato.

«Non fa niente Thalia, anch’io avrei la stessa reazione se qualcuno mi avesse detto che Claudia subiva degli abusi.» Noah sorrise dolcemente a Derek, era un ragazzo per bene e si vedeva quanto fosse legato a suo figlio, non avrebbe potuto chiedere compagno migliore per il suo unico figlio «Come stavo dicendo, mio padre non è stato molto gentile con Stiles, abbiamo già un mandato di cattura per lui, ma non è per questo che siete qui.» lo sceriffo non era stato in grado di prendere la testimonianza di Stiles, aveva lasciato il compito a Parrish ben sapendo che lui sarebbe scoppiato a piangere nel sapere cosa quel mostro aveva fatto al suo bambino.

Derek sentiva gli artigli premere per uscire, ma doveva mostrare più autocontrollo o lo sceriffo lo avrebbe creduto un selvaggio e non gli avrebbe mai più permesso di vedere Stiles.

«Da quanto mi risulta stai corteggiando mio figlio.» Thalia fece scattare la testa verso Derek ed ad un tratto tutti i comportamenti strani del figlio le sembrarono chiari. Il suo bambino si era innamorato e lei non lo aveva capito, aveva perfino provato a trovargli un altro alpha credendo che non gli piacessero gli omega! Ora capiva perché quel giorno se la fosse presa tanto; il suo Derek aveva atteso pazientemente per la sua anima gemella, per anni si era negato a qualsiasi corteggiamento perché era sempre stato innamorato del giovane Stilinski. Thalia sorrise al ricordo di Claudia, di come un tempo scherzavano su quanto sarebbe stato bello unire le loro famiglie anche se impossibili. Le famiglie dei fondatori dovevano rimanere separate, non voleva creare tensioni come stava accadendo tra i clan Whittermore e Martin.

«Signore, io… io non ho cattive intenzioni e posso assicurarle che non ho nemmeno sfiorato Stiles, mi dispiace se…» l’adolescente venne bloccato dalla mano alzata dello sceriffo, il quale non sembrava essere pronto ad arrestarlo e sbatterlo in qualche pozzo senza fondo per il resto della sua vita.

«Derek devo sapere solo una cosa ora: ami mio figlio?» domandò l’uomo guardandolo dritto negli occhi, aveva bisogno di sapere di star facendo la cosa giusta, che avrebbe dato suo figlio ad un alpha che lo avrebbe amato.

«Sì, sceriffo Stilinski.» rispose Derek gonfiando il petto, finalmente libero di poter dire a tutti cosa provasse per Stiles, senza più doversi nascondere.

Noah sorrise «Bene.» disse sedendosi sulla sua sedia «Il dottore ha detto che Stiles non è riuscito ad entrate in calore a causa degli abusi e ha consigliato che per i prossimi mesi, fino a quando non sarà pronto, debba abitare con il suo alpha.» comunicò facendo battere il cuore a Derek più velocemente del normale, Thalia ebbe quasi paura che suo figlio stesse per avere un infarto.

«Thalia, c’è qualche possibilità che Stiles possa venire ad abitare da voi? O magari può venire Derek da noi…» propose ora rivolgendosi alla donna, infondo si parlava dei loro figli e magari lei non era d’accordo. Non voleva imporre nulla a nessuno.

«Nessun problema Noah, credo sia meglio se Stiles venga a stare da noi, si sentirà più al sicuro lontano dal luogo dove ha vissuto così terribili esperienze.» disse allungando la mano per toccare quella dell’uomo, forse lei non avrebbe reagito così bene se le avessero detto che qualcuno aveva abusato di Cora. Si sarebbe sicuramente trasformata e avrebbe masticato anche le budella di quello stolto che aveva fatto del male alla sua bambina «Ovviamente avranno stanze separate, non preoccuparti, mio figlio sarà un vero gentleman con Stiles e lo corteggerà come da tradizione.» lo rassicurò pensando già in quale delle stanze mettere il giovane. Non troppo lontano, ma nemmeno troppo vicino, alla stanza di Derek.

«Grazie mille Thalia.» riuscì a far uscire fuori lo sceriffo, i due licantropi potevano sentire quanto questa situazione lo stesse distruggendo «Perché non vai a dargli la buona notizia, Derek?» domandò poi verso il giovane che non se lo fece ripetere due volte prima di scomparire dietro la porta alla ricerca del suo compagno.

Thalia si alzò a sua volta «Sicuro di star bene, Noah?» domandò indecisa se lasciarlo realmente da solo, Stiles era tutta la sua vita, l’unica cosa che gli permetteva di rivedere Claudia, forse avrebbe dovuto lasciare Derek andare ad abitare con loro.

«No, Thalia, non sto bene, ma se Stiles sarà felice con tuo figlio non posso chiedere di meglio.» rispose stanco l’uomo passandosi una mano sul viso.

♠♠♠

Scott sollevò Isaac e lo premette contro il muro, le labbra calde quanto il fuoco si attaccarono come una ventosa sul collo dell’omega, desideroso di affondare i denti e marchiarlo come suo per l’eternità, ma Isaac glielo aveva impedito.

La loro era una relazione segreta, un amore che andava consumandosi nello stanzino del bidello. Scott non aveva ancora trovato la forza di dire ad Allison che non intendeva continuare il corteggiamento, ma non gli sembrava così importante quando sentiva le mani di Isaac accarezzargli il petto cercando di sbottonargli la camicia in cerca di contatto con la sua pelle.

«S–Scott, per favore…» ansimò il biondo allargando la bocca in un gemito silenzioso quando sentì le dita dell’alpha stringergli le natiche fino a fargli male. Se la loro prima volta era stata dolce e ricca d’amore, ora venivano presi dalla passione più sfrenata.

L’alpha staccò le labbra dal collo dell’omega e osservò soddisfatto il succhiotto macchiare la pelle candida di quello che ormai considerava il suo fidanzato, il suo compagno, la persona con cui sarebbe cresciuto e avrebbe costruito una famiglia insieme. Già li vedeva i loro bambini, la pelle leggermente scuri ma i capelli ricci e biondi.

Scott lo baciò sulle labbra come se fosse la prima volta, sentì una scarica elettrica passargli attraverso la schiena e si chiese se anche i suoi genitori avevano provato delle sensazioni del genere quando si erano innamorati.

Melissa era stata molto chiara con lui quando lo aveva visto uscire insieme ad Isaac quella mattina, gli aveva spiegato nuovamente tutto il processo della procreazione e lo aveva letteralmente minacciato di non farla diventare nonna prima del tempo. Ormai non era più come un tempo, quando le coppie appena Legate provavano ad avere un figlio il prima possibile, le nuove generazioni aspettavano di aver finito il college, aver trovato un lavoro stabile e solamente successivamente pensavano ad avere dei bambini.

L’alpha amava Isaac, il suo odore era quello giusto, sapeva che non avrebbe mai potuto fare a meno del suo aroma che sapeva di bosco e biscotti con gocce di cioccolato. Gli prese il viso tra le mani tirandolo ancora più contro di sé, come se fosse possibile, erano già completamente attaccati l’uno all’altro.

Non voleva che la loro relazione si limitasse all’atto fisico, ma non riusciva nemmeno a trattenersi, desiderava potergli mostrare le sue vere intenzioni, corteggiarlo a dovere, ma sapeva che prima dovevano affrontare due grandi problemi: il signor Argent e il signor Lahey.

«Fe–fermiamoci…» ansimò Scott pronto a rinunciare di sentirsi nuovamente stretto tra le pareti calde ed invitanti di Isaac. Voleva fargli capire che per lui non era solo sesso, che potevano vedersi anche senza dover completare l’atto sessuale. A lui bastava stringerlo tra le braccia e baciarlo dolcemente, avevano tutta una vita per consumare la loro passione.

Forse avrebbe fatto meglio a seguire più attentamente le lezioni di Cura degli omega, perché Isaac scoppiò a piangere senza alcun preavviso. Rifiutare un omega poco prima dell’atto sessuale non era assolutamente da fare, rendeva loro insicuri sull’amore del proprio alpha e pensavano di non essere abbastanza.

«Cos- Isaac, ti ho fatto male?» domandò preoccupato che qualcuno potesse essere attirato dai singhiozzi del ragazzo e scoprire loro leggermente svestiti e con le labbra ancora gonfie per tutti quei baci scambiati.

«Tu non mi vuoi più, ti sei solo approfittato di me!» urlò risentito spingendo via il viso del ragazzo, desideroso di mettere distanza tra di loro. Era come aveva sempre detto suo padre! Lo aveva avvertito che gli alpha volevano solamente una cosa ed ottenuta quella se ne sarebbero andati via, eppure lui aveva creduto che Scott fosse diverso.

Il licantropo si lasciò colpire, ma non perse mai il contatto fisico con il giovane, cercò di capire dove diamine avesse sbagliato e si pentì amaramente di non aver fatto i compiti a casa da quando era iniziata la primavera, almeno avrebbe capito cosa diamine stesse accadendo.

«Volevi solamente scopare!» lo accusò sentendosi tradito, Isaac aveva creduto che l’alpha potesse realmente ricambiare i suoi sentimenti, ma infondo doveva aspettarselo di non poter essere meglio di Allison Argent.

Scott spalancò la bocca stupito, incredulo alle proprie orecchie «Non pensarlo nemmeno!» alzò la voce anche lui, fregandosene se qualcuno potesse sentire loro «Io voglio passare tutta la mia vita con te!» disse prima di baciarlo con forza, fermando le mani del biondo con le proprie, intrecciando le loro dita. Era un semplice bacio a stampo, un contatto di labbra semplice e puro, un segno di amore innocente che non doveva portare da nessuna parte. Scott si staccò lentamente «Voglio baciarti così tutte le mattine svegliandomi al tuo fianco, voglio baciarti così prima di separarci per andare a lavoro, voglio baciarti così prima di addormentarmi con te tra le braccia.» disse con un filo di voce, quelle parole erano solo per Isaac, doveva ascoltarle solamente lui.

Isaac batté più volte le palpebre e guardò Scott dritto negli occhi «Davvero?» domandò anche lui in appena un sussurro.

L’alpha annuì. Era sicuro. Voleva Isaac e se lui voleva sarebbe diventato Isaac McCall nel giro di pochi mesi.

♠♠♠

Lydia alzò lo sguardo dal libro di matematica con fare annoiato «Non mi interessa.» decretò ritornando al suo libro, ignorando deliberatamente Jackson che invece sembrava in uno stato di eccitazione quasi folle.

«Non capisci, Lydia? Stiles Stilinski è andato ad abitare con Derek Hale, i clan cesseranno di esistere!» disse riportando la notizia che aveva appena sentito in corridoio. Quei due lo stavano aiutando senza nemmeno rendersene conto. Se i clan cessavano di esistere lui avrebbe avuto più possibilità di prendere il comando su tutta Beacon Hills.

Avrebbe cacciato via tutti quegli sporchi licantropi dalla sua città, come qualsiasi altro essere sovrannaturale. Stiles Stilinski non era certamente meglio di quelle bestie, sapeva già cosa ne avrebbe fatto di lui insieme a quel suo patetico padre.

«Sarebbe anche ora, Jackson, siamo l’unica città ad essere divisa in clan, tutto il mondo ci prende in giro.» sbuffò la biondo fragola accavallando le gambe mentre passava alla pagina successiva «Ci saranno delle elezioni ed avremo un sindaco, come è giusto che sia.» aggiunse ben sapendo come funzionasse fuori da lì, lei e sua madre erano andate per le vacanze a San Diego e avevano visto come funzionava una città moderna.

Jackson rise tristamente, incredulo dell’ingenuità della ragazza «Non essere stupida Lydia, qui solamente io sono portato per comandare.» disse chiudendole il libro schiacciandole il dito con cui teneva ferma la pagina «Tu sarai con me o contro di me.» sputò velenoso in una non tanto velata minaccia.

La Martin lo guardò negli occhi leggendoci dentro un chiaro segno di follia; si alzò in piedi e afferrò il suo libro «Nessuno voterà mai per te Jackson, forse è meglio che inizi a cercare una nuova omega da corteggiare perché con me hai chiuso!» disse allontanandosi senza dare la schiena a quel folle. Non si era mai accorta di quanto fosse deviata la mente di Jackson, ma i segnali erano tutti lì, non aveva mai nascosto la sua sete di potere, i suoi pregiudizi contro le persone diverse, il suo odio per le persone come Stiles.

«Te ne pentirai Lydia Martin!» urlò Jackson buttando a terra una sedia, insoddisfatto che il suo piano stava avendo già dei problemi. Aveva bisogno del cervello di Lydia se voleva vincere, doveva averla a qualunque costo al suo fianco.

♠♠♠

Sebastian accolse a braccia aperte il giovane Stilinski, il suo naso captò immediatamente l’odore del proprio figlio che esprimeva quanto fosse felice di avere lì il tenero omega. L’uomo lo osservò per bene, non aveva mai fatto caso al ragazzo durante le riunioni, troppo preso a discutere con gli altri per osservare i figli interagire nell’altra stanza.

Suo figlio aveva certamente degli ottimi gusti, già poteva immaginare i suoi nipotini correre per la casa, ma non disse nulla per non mettere in imbarazzo i due adolescenti.

«Vieni Stiles, ti mostro la tua stanza, Sebastian e Derek porteranno tutta la tua roba, non preoccuparti.» gli disse allontanandogli la mano dalla maniglia della valigia. L’umano era stato accompagnato a casa per impacchettare tutta la sua roba, non sicuri di quanto tempo avrebbe dovuto passare a Villa Hale. Thalia era sicura che se suo figlio avesse assunto la sua forma da lupo lo avrebbe visto scodinzolare così tanto da creare una tromba d’aria, ma non poteva che biasimarlo, ricordava perfettamente com’era essere giovani e trovare la propria anima gemella.

Salirono al terzo piano dove c’erano le camere dei ragazzi, quella di Laura ormai vuota, ma pur sempre della donna, era la prima del corridoio; due porte più in là vi era quella di Cora ed infondo al corridoio quella di Derek. Thalia si morse il labbro indecisa sul da farsi, Noah le aveva passato i referti medici e le indicazioni del dottor Oswin dicendole che si fidava del suo giudizio sul fare il necessario per far star bene Stiles. Era richiesto il contatto con l’alpha, il lasciarsi prendere cura da lui e certamente non poteva accadere a cinque stanze di distanza.

«Stiles, tesoro, preferiresti la stanza accanto a quella di Derek o be’… dormire con lui?» domandò sapendo che alla fine dei giochi la decisione era solamente di Stiles e nessun altro.

«Magari… magari nella stanza accanto.» rispose timidamente l’omega anche se in realtà desiderava addormentarsi tra le braccia del suo alpha, il bisogno di sapere di essere al sicuro e che suo nonno non avrebbe più potuto toccarlo, ma non voleva sembrare troppo sfacciato.

Thalia sorrise e aprì la porta della stanza che dal quel momento sarebbe diventata quella di Stiles.

Derek arrivò poco dopo con tutte le cose di Stiles insieme a suo padre, posò le valige a terra e abbracciò il ragazzo facendolo arrossire, ma non gli importava, poteva finalmente mostrargli tutto l’affetto che voleva «Benvenuto a casa.» gli sussurrò prima di lasciargli un tenero bacio sulla fronte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

About Satan, Hell and teste di knot

Eccomi qui ragazzuoli miei!

Scusatemi per la lunga attesa, ma tra università, lavoro e vita privata diventa sempre più un’impresa trovare il tempo per scrivere.

I vostri commenti – sia qui che su Wattpad – mi hanno veramente fatto piacere, adoro leggervi, non potete nemmeno immaginare quanto!

Ragazzi, ci siamo “liberati” di Elias e ora il nostro caro Stiles abita con Derek, non è fantastico? Inizierà un corteggiamento vero e proprio, ma non vi rilassate troppo, ci sono ancora questioni in sospeso.

Isaac e Scott invece si danno da fare, bricconcelli, ma Scott metterà in chiaro che non è solo sesso; infatti questo mi ricorda che man mano che andiamo avanti inserir qualche lezione di Cura degli omega e altre di Cura degli alpha – mi sento molto Hagrid – quindi per un po’ ci sarà un clima leggero come per qualsiasi fanfic con protagonisti degli adolescenti che vanno a scuola, fino a quando che… nha, non ci faccio spoiler!

Cosa pensate che farà Lydia? E Jackie?

Fatemi sapere cosa ne pensate!

Baci galattici,

Sel Dolce

 

 

Non so se avete notato il mio cambio pagina personale, dove potete trovare il mio account Ko-Fi, una bella iniziativa dove si possono offrire caffè, quindi… se vi piace quello che scrivo o avete richieste offritemi un caffè!

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Capitolo 12
*** Avviso ***


Avviso

 

 

Care lettrici e cari lettori,

sono molto dispiaciuta di avvisarvi che questo non è un nuovo capitolo e che sfortunatamente non ce ne saranno altri.

La storia, la trama, ha perso qualsiasi significato nella mia testa. Ho creato questa situazione complicata che non so portare avanti e me ne dispiaccio veramente molto.

La mia vita non mi permette più di seguire questa long story o qualsiasi altra, ma posso assicurarvi che tornerò con qualche OS.

Sono profondamente dispiaciuta, ma se magari a qualcuno interessa prendere le redini di questa fanfiction mi può contattare e lascerò a colei/colui il piacere di continuare a scrivere l’avventura che ho iniziato.

Vi amo, scusatemi,

Sel Dolce

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