Donna per amore

di mioneperdraco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'idea ***
Capitolo 2: *** Le cozze ***
Capitolo 3: *** Compagne di stanza ***
Capitolo 4: *** Avviso, leggete. Per favore. ***



Capitolo 1
*** L'idea ***


Quando la sveglia suonò per la quinta volta, ormai abituata a quel padrone duro d'orecchi – e con poca voglia di vivere –, Yoongi capì di essere irrimediabilmente fottuto. Tuttavia, rimase immobile a guardare il soffitto della sua minuscola camera da liceale, chiedendosi perché cazzo sua madre non fosse entrata ad urlargli imprecazioni dietro.


“Strano”.


Scese in cucina ancora in pigiama, fregandosene bellamente dell’ora tarda e del professore di fisica che gliel'avrebbe fatta pagare più che volentieri, una volta arrivato a scuola.

La donna non era nemmeno lì, ma sul fuoco sostava una padella, vuota, e in una ciotola l’impasto per le frittelle.

Si avvicinò per spegnere il fornello, affacciandosi dalla finestra che dava in giardino.

Eccola lì, stava parlando con la signora Lee in modo molto concitato. Il ragazzo sbadigliò, tipico di sua madre lasciar prendere fuoco alla casa, con dentro il figlio, per una “breve” chiacchierata con le amiche, questo era più che normale. Il padre era scappato di casa proprio per non dover avere più niente a ché vedere con lei. No. Con loro. Perché Yoongi era pazzo quanto la madre, fino a quel momento però lo aveva dimostrato con piccole cose.

Mettere contro due ragazze pur di vedere come si sarebbero picchiate, allagare l’aula di informatica, mettere degli spilli nella borsa della vicepreside o quella marachella più recente, infilare un ratto – catturato vivo vicino al fiume Han – e darlo come un regalo per il compleanno di un suo vecchio compagno di corso.

Prese una tazza dal ripiano in alto, l’unica scheggiata, per riempirla di caffè bollente.


“Vediamo cos’ha messo oggi”.


Sua madre, una bella donna di trentasette anni, era negata nel preparare il caffè, per “negata” non intendeva chissà cosa, dopotutto la preparazione era semplicissima, solo che azzeccava tutti gli ingredienti tranne lo zucchero. Non era difficile, dunque, per il ragazzo bere un caffè a volte salato, altre piccante e via dicendo.

Sputò velocemente la scura bevanda nel lavandino, anche quella mattina, sua madre non si era sbilanciata dal solito.


“Ci ha messo il pepe, la prossima volta userà il detersivo, manca poco”.


Sospirò, anche quel giorno avrebbe saltato la colazione. Camminò a passo pesante su per le scale, andando a prepararsi, soprattutto perché voleva togliersi di bocca quel pizzicore fastidioso.

Non mise la cravatta, anche se il regolamento la imponeva, tuttavia la legò a casaccio al polso, almeno si stava sforzando per non far scoppiare una vena al preside. Avrebbero dovuto ringraziarlo con un’ora libera da tutta quella merda sui libri.

Sbadigliò ancora una volta e prese la cartella. Nera, come il suo umore.

Non salutò nemmeno la madre, nonostante i continui pericoli a cui lo esponeva a causa della sua sbadataggine e completa ignoranza del mondo circostante, gli voleva bene. Fin troppo per un tipo scostante come Yoongi. E non si sarebbe lasciato coccolare davanti alla sua best, senza dimenticare che per la donna con la testa fra le nuvole erano tutti suoi amici, anche il pittbull in fondo alla strada che aveva sbranato una gamba al postino.

Si sforzò di correre, aveva anche perso l’autobus e in dieci minuti i cancelli dell’edificio scolastico sarebbero stati sprangati, con tanto di sorriso cattivo del portiere, che godeva nel far disperare gli studenti ritardatari, ma non lui.

Quando l’uomo di mezza età lo vide, il ragazzo lesse del terrore nei suoi occhi.

Ahi. Lo scherzo della trappola per topi nel cassetto delle chiavi non doveva essergli piaciuto.

Aumentò il ritmo delle sue gambe e la sua espressione si fece agguerrita, l’uomo aumentò la velocità delle sue azioni.

«Min Yoongi, sei in ritardo!» ma proprio quando chiuse con forza il lucchetto, tirando un sospiro vittorioso seguito da uno sguardo di pura sfida, Yoongi tese le braccia, aggrappandosi alle sbarre in ferro battuto, scavalcando con un poderoso salto di lancio il cancello, atterrando con un tonfo sulla ghiaia e sollevando un polverone che l’uomo inspirò senza accorgersene, cominciando a tossire peggio di un fumatore incallito.

«Buongiorno» disse, noncurante del momentaneo soffocamento dell’adulto, il quale alzò gli occhi verso di lui, erano così rossi da far invidia al diavolo, forse il portiere era un suo discendente, la cattiveria che si abbatteva giornalmente sugli studenti non mancava.

«Buongiorno?! Ragazzo, hai un’ora di ritardo, devi andartene» gracchiò, Yoongi gli rivolse un’occhiata seccata.

«Altrimenti?».

«Altrimenti parlerò io stesso con il preside, un’espulsione degna di nota, ecco cosa ti ci vuole».

Il volto flaccido dell’uomo gli parse più brutto di prima, il naso esageratamente largo non migliorò la vista e la bocca piccola fu tirata in alto, a simulare un sorrisetto. Yoongi non si lasciò impressionare, quella solfa andava avanti da quando aveva quattordici anni, ora – a diciotto anni – non provava più né caldo e né freddo, gli era indifferente quel vecchio.

«Faccia come ben crede» gli rispose annoiato.

«Min!» ruggì, ma Yoongi stava già andando via. Lo zaino aperto e la giacca stropicciata, come a testimoniare il menefreghismo che scorreva potente in quel corpo sottile e asciutto.

Arrivò in classe con un ulteriore mezz’ora di ritardo.

«Yoongi, la tua scusa?» gli chiese il suo professore di fisica, seccato dall’interruzione. Quel tipo di scenata accadeva ogni mattina, il giovane sembrava godere nel leggere disapprovazione negli occhi di tutti quegli adulti vestiti bene e rigidi, come pesci surgelati.

«Mi sono perso» accompagnò la sua giustificazione con un piccolo e imbarazzato sorriso. Falso.

«Non attacca, non più almeno. Sii un po’ più originale la prossima volta, ok? Ora va' al tuo posto».

Fece come gli venne ordinato, prese posto accanto a Seokjin, il quale lo guardò tra il severo e il divertito.

«Cos’hai fatto?» gli sussurrò, Yoongi sogghignò.

«Io? Proprio nulla».

«Sentitelo, hai la faccia del gatto che si è pappato il canarino» il biondo non si lasciava sfuggire proprio nulla.

Seokjin dava l’idea di essere un bravo ragazzo, devoto all’educazione. Tutte stronzate. Aveva saltato un anno a causa delle continue assenze e sospensioni, l’ultima riguardava l’aver fatto sesso nel bagno dei professori con una supplente. Lui amava stare con le donne mature, belle o brutte u non aveva importanza, perché il più bello rimaneva comunque lui. Soffriva di ipersessualità, per Yoongi era divertente guardare una delle sue crisi di astinenza. Fissava qualsiasi cosa camminasse su due piedi e anche solo con un leggero rigonfiamento sul petto.


“Esatto, in quei momenti dimentica i suoi schemi in base all’età e fotte con tutte” pensò con diabolica soddisfazione il minore.


Sparsi per il resto della scuola c’erano altri cinque suoi amici; Namjoon, Hoseok, Jimin, Taehyung e Jungkook. Il primo era totalmente l’opposto di Seokjin, aveva molte fan e questo era certo, ma risultava essere il più casto fra tutti, per i più piccoli era una gioia prenderlo in giro per la sua inclinazione alla vita pura. Il suo aspetto dava l’idea di un giovane professore, gli occhiali che era solito indossare sottolineavano ciò.

Hoseok non amava fare “usa e getta”, però le ragazze con mancavano mai nel suo letto. Lui preferiva allenarsi, sperando in una carriera da Idol famoso, il suo desiderio era farsi conoscere in tutto il mondo. Aspirava a ricchezza e fama.
Caratterialmente non era messo male, competitivo e aggressivo al punto giusto quando doveva conquistare qualcosa.

Poi c’era Jimin, l’unico capace di eguagliare la fama da playboy di Seokjin. Il suo aspetto lo faceva sembrare un tenero ragazzino, tutto coccole e zucchero. Peccato che l’anima era di un diavolo tentatore, anche per quanto riguardava le risse. I suoi muscoli non erano solo per fare figura, li usava e anche bene. Non c’era giorno tranquillo in quella scuola, soprattutto durante l’ora di pranzo. Jimin era il miglior modo per intrattenersi durante la ricreazione, tutti erano d’accordo.

Taehyung era un ragazzo con la testa fra le nuvole, nonché un game player incallito. I videogiochi erano la sua droga e dannazione, arrivava a scuola esausto e tornava a casa con l’unica idea di sgranocchiare panini e giocare alla sua console. Yoongi sospettava che praticasse sesso online, con giocatrici o personaggi virtuali, non glielo aveva mai chiesto e Taehyung non aveva mai accennato alla cosa, eppure tutti lo avevano sentito.

Jungkook tra di loro era il più piccolo, ma non per questo si dava meno da fare. Lo si poteva trovare sempre a zonzo nell’ufficio del preside o nelle altre classi, non stava mai fermo in un punto. Tutto per lui era una sfida continua, anche misurare il livello di sopportazione dei professori lo era. L’unico in grado di tenerlo a bada era proprio Yoongi, per un motivo ancora ignoto al mondo.-

«Min, Kim! State ascoltando?» chiese duro il loro professore, un bell’uomo di quarant’anni; folti capelli neri e un viso dai tratti affilati, quegli occhi neri erano il sogno di tutte le loro compagne, Seokjin aveva sviluppato una sorta di rigetto per l’uomo.

«Certo, prof. La sua voce è così acuta che la sentirebbero anche in Germania» il tono arrogante di Seokjin portò l’uomo a sollevare gli occhi verso il cielo, quel teatrino si ripeteva da molto tempo, la gelosia del biondo verso la fama di quel professore era senza fine, ma questo Park Doyun non poteva saperlo e Yoongi dava sempre man forte all’amico.

«Spiritoso, Seokjin. Mi fa piacere che la mia voce riesca a giungerti nitida, puoi ripetere cos’ho detto?».

Yoongi nascose un sorriso con la mano.

«Stava parlando dell’importanza delle divise nelle squadre femminili» tutti scoppiarono a ridere.

«Silenzio!» urlò l’insegnante, per poi riportare lo sguardo su Seokjin «Ti vedo molto preparato, Kim. La prossima settimana farò una lezione sulle giuste posizioni da prendere durante una partita di pallavolo. Ti andrebbe di aiutarmi con la spiegazione?».

«Ma certo» sorrise il ragazzo, ma l’uomo ghignò.

«Con la pratica ovviamente, nominerò varie mosse e tu dovrai ricopiarle perfettamente. In caso contrario, riceverai il primo voto basso di quest’anno».

Il sorriso di Yoongi si congelò, ma Seokjin non si lasciò spaventare. Lui era un asso negli sport.

«Quando vuole, proffy».

Tutta la classe iniziò a parlottare, Yoongi lanciò uno sguardo tra i primi banchi. C’erano almeno tre ragazze sedute strette tra loro, al centro però spiccava Jung Minseo, era una delle più alte della classe, il ragazzo né era seriamente innamorato. In camera sua aveva allestito un piccolo santuario che la riguardava, le sue foto erano ovunque, anche attaccate sullo specchio del bagno. Gli occhi tondi erano dolcissimi e i suoi capelli sembravano pura seta, lisci e lucidi com’erano. Il corvino rifiutava di stare con un’altra, lui voleva Minseo. Lei e le sue piccole e gonfie labbra.

Le sue amiche non erano male, soprattutto la biondina finta che le stava sempre attaccata, ma non avevano la stessa aura innocente.

Tutto un altro discorso erano quelle in fondo alla classe, un gruppo di quattro sfigatelle non molto fortunate, né in amore e tanto meno in bellezza. La più graziosa aveva l’apparecchio ai denti, quando sorrideva lasciava molto a desiderare. La peggiore ancora combatteva la sua guerra contro l'acne.

«Perché guardi le cozze?» chiese Seokjin, che intanto aveva allungato il collo per capire cosa trovava di così interessante nel guardarle.

«Stavo valutando. Non sono cambiate di una virgola, come hai detto tu. Sono delle cozze».

«Uhm… sarà, ma Subin è più carina rispetto all’anno scorso».

Subin era la ragazza con il caschetto e le occhiaie, dava sempre l’idea di stare male, ma a quanto aveva capito quei particolari erano di famiglia.

«Ti ricordi il suo nome?» sghignazzò Yoongi. Seokjin si scurì in viso.

«Ovvio che ricordo il suo nome, quel destro lo ricorderò per il resto della mia vita».

Seokjin in passato aveva avuto la faccia tosta di provarci con lei, in cambio aveva ricevuto un due di picche, ma insistendo sulla sua strada si era anche guadagnato un pugno ben mirato alla sua perfetta “V line”. Dire che “le cozze” ormai erano le sue vittime preferite era un eufemismo, se doveva sputare cattiverie su di loro lo faceva.

«Dovresti smetterla di pensarci, non è la prima ragazza a rifiutarti» sbuffò l’altro.

«Ma è la prima brutta ad averlo fatto» sibilò, risentito «Ha rifiutato me. CAPISCI?!».

«Seokjin, un altro richiamo e ti sbatterò fuori!» tuonò ancora una volta il professore, ormai stufo di essere interrotto ogni due per tre.

Il ragazzo alto masticò delle scuse, ma non poté tirare nemmeno un sospiro che la porta venne spalancata di botto.

«Chi è adesso?!» Doyun finì ufficialmente la pazienza e voltò il capo per affrontare il visitatore «Jeon, esci fuori immed-».

«Cosa va blaterando, professor Park?».

L’uomo saltò immediatamente sull’attenti, come una molla, nel ritrovarsi davanti il preside in persona. Seokjin soffocò una risatina e Yoongi strizzò gli occhi per evitare di sghignazzare come alcune ragazze della classe.

Il preside, Kang Hajoon, era un uomo sulla sessantina. Non indifferente basso e negli ultimi mesi aveva messo su un’ottima pancia da birra, i suoi occhi piccoli da topino fissavano i suoi alunni con malcelato disgusto. L’uomo aveva avuto tre figli e due divorzi, non era mai riuscito a combinare molto riguardo la sfera sentimentale, in compenso aveva fondato quella scuola.

«Mi scusi, Kang-nim. Credevo si trattasse ancora una volta di Jeon Jungkook».

L’uomo sbuffò sonoramente.

«L’ho già catturato, quel piccolo demonio».

Alla parola “piccolo” riferita a Jungkook, Yoongi tossì con forza, il preside forse si stava confondendo con la propria statura.

«Hai detto qualcosa, Min?».

«Io? Muto come un pesce, signore».

Il preside allargò le narici «È per quelli come te che sono qui».


“Fine del mondo tra 3… 2… 1…”.


«Questa scuola diverrà un collegio».

A quella frase tutti, compreso il professore, spalancarono gli occhi.

«Perché non ne sono stato informato?».

«Perché è una cosa che ho deciso da poco».

Alcuni compagni alzarono le mani per porre delle domande, altri misero le mani tra i capelli. Il preside continuò.

«La scuola è molto grande, verrà divisa in due fazioni, maschile e femminile. Vivrete qui per il resto dell’anno scolastico, ma sarà severamente proibito per i ragazzi e le ragazze avere contatti. Contatterò presto i vostri genitori e vi verranno dati dei fascicoli, tra cui il regolamento ufficiale e la nuova divisa, vi siete divertiti anche troppo qui dentro» mandò una lunga occhiata a Seokjin e Yoongi.

In fondo alla classe si sentirono esclamazioni soffocate, il professor Park si avvicinò per verificare l’accaduto. Una ragazza era appena svenuta.


~ ·*· ~


Regolamento per i ragazzi:

I. È vietato parlare con individui di sesso femminile, a meno ché non si tratti di professoresse.


II. È severamente vietato picchiare i propri compagni. Pena, l’espulsione.


III. È severamente vietato rispondere male ad un docente. Pena, l’espulsione.


IV. È vietato saltare i pasti.


V. È vietato usare linguaggio scurrile. Pena, un giorno di isolamento nella propria stanza.


VI. È vietato superare il confine che separa l’edificio maschile da quello femminile.


VII. Si può tornare nella casa familiare solo domenica e durante le feste.


VIII. È vietato portare videogiochi e ogni sorta di apparecchio tecnologico che detiene il potere di distrarre l'alunno dai suoi compiti scolastici.


«Detiene il potere? Cazzo è, il Signore degli anelli?!» scoppiò Taehyung, interrompendo la lettura di Namjoon. Quest’ultimo lo guardò veramente male, il minore tornò seduto nel suo letto, ma il viso era accartocciato in una smorfia furiosa.

«Ma tu ti preoccupi solo dei videogiochi? Io cosa dovrei dire?! Niente ragazze significa NIENTE SESSO» iniziò così una discussione accesa tra Seokjin e Taehyung, interrotta ancora una volta da Namjoon.

«Posso continuare? Grazie.».


IX. Agli studenti è permesso uscire solo il sabato. L’orario va dalle 12:30 alle 15:30.


X. Gli studenti sono obbligati a scegliere almeno un club tra i seguenti; Nuoto, Calcio, Economia domestica, Letteratura, Danza, Giardinaggio, Disegno.


XI. Sono proibiti look stravaganti e vivaci. Noi del consiglio studentesco vogliamo ordine e pulizia. I capelli dovranno essere perfettamente pettinati, colorazione standard (nero/castano scuro) e le divise indossate in modo impeccabile.


XII. Assolutamente vietato imbrattare i muri con disegnini e frasi oscene.


XIII. Gli studenti che non rispetteranno le regole sopracitate verranno puniti severamente ed espulsi. Il preside è libero di scegliere la punizione, firmando i genitori acconsentono.


«Merda» Jimin passò una mano sui suoi capelli rosa confetto «I miei genitori firmeranno sicuramente, un ottimo modo per educarmi e liberarsi di me».

Tutti annuirono, tranne Namjoon. Lui non aveva nulla da perdere.

«È merito vostro, la maggior parte di queste regole proibiscono reati che avete commesso voi di vostra volontà. Anche l’allontanamento dalle studentesse è a causa vostra, non c’è angolo che non avete provato lì dentro. Il preside si è stancato e ora vi dato il ben servito».

Nella stanza del moro si respirava aria pesante. Specialmente proveniente da Seokjin, Taehyung e Jimin. Loro erano le maggiori cause di quei provvedimenti.

Yoongi tuttavia rimase a fissare un punto imprecisato sul muro di cartongesso «Quando comincerà questa tortura?».

«Tra un mese esatto».

Il corvino annuì, poi li guardò tutti.

«Per quel giorno, io non sarò più con voi».

Hoseok si batté una mano sul ginocchio «Bella questa! E dove andrai?» chiese sarcastico, il sorriso a forma di cuore ben in mostra.

«Oggi ho combinato qualcosa che mi porterà all’espulsione, poi dritto dalle ragazze».

Tutti scoppiarono a ridere, compreso Namjoon che si teneva su Jungkook.

«Non sto scherzando, e voi mi aiuterete con la mia trasformazione. Jung Minseo non mi sfuggirà per nulla al mondo» il tono risoluto e lo sguardo serio lasciarono gli altri confusi.

«Lo Hyung è impazzito, vero?» Seokjin annuì al sussurro di Jungkook.

«Yoongi, non puoi dire sul serio. Come faresti con tua madre? E se ti scoprissero?».

«Di mia madre non dovrete preoccuparvi, è così svampita che non si accorgerà di nulla. Aiutatemi solo con il trucco, Jimin, conosci qualche ragazza abile disposta ad insegnarmi quella cosa noiosa e complicata che fanno le femmine ogni mattina?».

Il rosa lo fissò dubbioso, tuttavia annuì.



Angolo autrice:

Ebbene sì, sono tornata con una nuova storia. Stavolta è su Min Yoongi.

NON è assolutamente collegata al “Richiamo del cuore” – che potete trovare sempre nel mio profilo (all’inizio sarà un po’ scritta male, ma miglioro con le descrizioni e gli errori che, purtroppo, riescono a sfuggirmi, comunque prima o poi la correggerò).
Dunque potrete leggerla in totale tranquillità, “Donna per amore” è una storia più leggera e romantica, spero. Ringrazio chiunque leggerà questo primo capitolo, magari lasciando anche un piccolo parere 💜

Un bacio 😘

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Capitolo 2
*** Le cozze ***


«Si sta svegliando?».

«Che ne so io!».

«Ma se stiamo così strette le mancherà l’aria».

«Sei tu che sei grossa quanto una balena!».

«Lo so da me, perché devi sempre farmelo present-».

«Ecco! Ha aperto gli occhi».

La ragazza aprì gli occhi, era visibilmente pallida e stanca, la lunga frangia che le copriva la maggior parte del viso era stata portata in alto per osservare meglio le sue condizioni. La cosa la mandò in ansia e con fretta la riportò al suo posto, sotto lo sguardo esasperato delle sue amiche.

«Kyung Soon, dovresti sentirti al sicuro almeno con noi» disse puntigliosa Subin, con il suo solito tono indolente e annoiato. Era l’unica nel loro piccolo gruppetto a saper dire le cose in faccia e con un’onestà al limite della maleducazione. Non era una ragazza brutta; le sue occhiaie, il caschetto e il suo modo di fare aggressivo la tenevano lontana dalla maggior parte degli studenti, Kyung Soon ancora non si capacitava di come si fosse unita al loro gruppetto di cozze. Non aveva nulla da spartire con loro, eppure rimanevano tutte e quattro legate, anche dopo innumerevoli insulti. Cinque minuti e pace era fatta.

La mora era davvero molto graziosa, i ragazzi qualche occhiatina la buttavano sempre, ma il suo viso era sempre accartocciato in un’espressione di rabbia. Ciò spaventava i cuor di leone.

«E tu dovresti quantomeno essere gentile con una ragazza che ha accusato un malore!» esclamò, sputacchiando a causa dell’apparecchio ai denti, Eun Mi.

Eun Mi poteva definirsi l’opposto di Subin, i suoi occhi piccoli erano capaci di un forte calore derivato dall’amore, non aveva una “V line” precisa ed era piatta quanto una tavola da surf, ma era un porto sicuro. Per certi versi le ricordava una madre, soprattutto quando in casa sua legava i lunghi capelli castani in una coda disordinata, metteva un pigiama anti-estetico e dava libero sfogo alla casalinga dentro di sé. Preparando dolci e pulendo diligentemente la casa. Dunque il suo modo di fare materno compensava le sue mancanze fisiche. Ma questo i ragazzi a scuola non potevano saperlo, dunque la ignoravano, i canoni estetici erano importantissimi e Eun Mi non né rispecchiava nemmeno uno, era anche fin troppo alta, il suo metro e settanta non aiutava, i ragazzi bassi la osservavano con disprezzo, quelli alti con malcelato divertimento e le ragazze… le ragazze avevano preso ad affibbiarle nomignoli offensivi, solo quando Subin interveniva Eun Mi poteva avere un attimo di pace.

«Forse dovremmo darle qualcosa di zuccheroso da mangiare» se ne uscì Da Eun, guadagnandosi occhiate stranite dalle altre tre.

Da Eun era quella che poteva definirsi “amante del cibo”, la sua robustezza era dovuta a questo e al poco sport. Tra le quattro era lei la vittima preferita, soprattutto da quando aveva iniziato a sviluppare un'acne molto evidente, che metteva in secondo piano i suoi dolcissimi lineamenti, le ragazze cercavano di spronarla, ma lei preferiva sempre seguire la sua routine. Era convinta che non sarebbe mai stata bella e dunque non si poneva neanche la necessità di provare ad esserlo e ciò le infastidiva, soprattutto perché essere belle era una cosa soggettiva, non poteva arrendersi, ma nemmeno pretendere di essere come IU.

Tuttavia era una ragazza molto sincera e amava le persone a lei care, i suoi grandi occhi a mandorla raccontavano solo la verità e le sue guanciotte rosee venivano prese di mira da Eun Mi, che adorava pizzicarle.

«Dove siamo?».

«A casa tua, ovviamente. La scuola ha chiamato tua madre che ti ha portato subito a casa, noi siamo uscite mezz’ora fa» le rispose Subin, Kyung Soon deglutì. La stavano guardando troppo insistentemente.

Mise a fuoco la sua cameretta tinta di celeste e rosa, con motivi floreali e alcuni poster di gruppi kpop ben attaccati alle pareti.

«Oh… già».

Da Eun arricciò le labbra «È spaesata» disse alle altre due, ma la protagonista di quel discorso sbuffò sonoramente.

«Sto bene!».

«Oh sì, così bene che ti sei accorta solo ora di essere in camera tua» le rispose annoiata Subin.

«Ho solo avuto un mancamento».

«Dovuto a…?».

Già, dovuto a cosa? Non ricordava molto, stava parlando con Eun Mi e poi…

Le parole del preside. La scuola che diventerà un collegio. Lei che dovrà separarsi da casa sua, il suo rifugio, per mesi.

Ricominciò a girarle la testa.

Subin se ne accorse e immediatamente le scoccò uno sguardo innervosito.

Non poteva credere che le bastava così poco per entrare in paranoia. Ma Kyung Soon era fatta così. Gli anni che riguardavano elementari e medie erano stati burrascosi, per un motivo che non voleva confessare, e di cui la sua famiglia non si interessava.

Quarta di cinque figli, e seconda femmina, l’attenzione che le davano in famiglia non era mai troppa. Lei era la cervellona, poteva anche prendersi cura di sé stessa senza aiuto, mai pensiero fu più sbagliato. La sua camera era diventata una tana, rientrava da quell'inferno chiamato “scuola” e stava ore a scrivere chiusa per i fatti suoi, con tutti i comfort che richiedeva giornalmente.


Un vero angolo di paradiso.


E ora quello stesso angolo di paradiso stava per essergli strappato via con forza. Tutto a causa di Min Yoongi e gli altri della sua banda di maniaci senza controllo.

«Kyung Soon?».

«È tutta colpa di Min Yoongi» disse, con voce incolore, le labbra strette in una fessura e la fronte tirata per la rabbia.

«Se proprio dobbiamo dire la verità, c’entra anche quel bastardo di Kim Seokjin. È lui che si è scopato la professoressa Jung Yeon Seo l’ultima volta» e Da Eun scoppiò a ridere con malvagità, cosa rara per lei.

«Solo? Quello si farebbe pure la gatta della vicina di casa durante le sue crisi d'astinenza. Immaginate, le regole proibiscono ogni contatto con noi ragazze, Kim Seokjin si dovrà accontentare di Monica» sghignazzò più forte, con lei anche le altre due, tranne Kyung Soon.

«Monica?».

«Monica… la mano bionica!» e giù altre risate isteriche, Kyung Soon si lasciò sfuggire un sorriso.

«Ehi, Da Eun! La tua battuta di merda l’ha fatta sorridere» la informò tra le lacrime Eun Mi.

Subin fu la prima a smettere di ridere, tornando seria.

«Sei una persona insicura, Kisoon» usò il suo soprannome per farla scattare, era raro che Subin usasse soprannomi «Proprio per questo ti staremo vicine». E Kyung Soon sospirò di sollievo, era vero, le avrebbe avute vicino.

«PERCHÉ LE COZZE SVAMPITE NON SI SEPARANO» strillò Da Eun con la bocca piena di non-si-sa-cosa, ricevendo immediatamente uno scappellotto dietro la nuca da parte della stessa Subin, la cui espressione disgustata diceva molto su cosa ne pensava di tutto l’affetto appena dimostrato.

«E magari passeremo un anno tranquillo senza quei sette scapestrati in giro per la scuola» Eun Mi storse il naso, indispettita.

«Jeon Jungkook in giro per la scuola» rabbrividì Da Eun, al ricordo di ciò che fece Jeon al suo compagno di banco.

Il ragazzo in questione aveva avuto la brillante idea di storpiare il nome di Jeon per far ridere alcuni suoi amici, da un normalissimo nome era passato ad essere quello di una marca di cibo per cani. La “Jungcocker”. Quello stesso ragazzo non uscì da scuola con le sue stesse gambe. Il più feroce era di sicuro Park Jimin, ma non si scherzava con Jeon Jungkook.

«Perché insisti nel mettere anche Kim Namjoon in mezzo? È l’unico con la testa sulle spalle» le fece notare Kyung Soon, ma Eun Mi si rabbuiò all’istante.

«Il semplice fatto che li frequenti è un motivo per farlo entrare nella lista» il commento rigido e scazzato fece allontanare di qualche passo Da Eun.

«Ok, non scaldarti».

Eun Mi aggrottò la fronte «Non sto facendo nulla!».

«Ti conosciamo, se ti arrabbi poi te la prenderai con noi».

Eun Mi strinse le labbra, stizzita, e con una mossa fulminea afferrò il piccolo cuscino alla base del letto, lanciandolo con forza contro Da Eun, la quale fu lesta a scansarsi facendo colpire Subin.

Eun Mi si pentì immediatamente, mai provocare Subin.

«Idiota spilungona!».

Kyung Soon rimase a guardare le sue tre amiche che cominciarono a lanciarsi oggetti a vicenda, tra risate e imprecazioni soffocate alla meglio. Pensò che almeno una cosa buona, la vita, si era decisa a dargliela.


“Giusto, ragazze. Noi rimarremo sempre insieme, no?”.


~ ·*· ~


«Porca puttana».

Jimin guardava con dubbio la figura riflessa del suo amico più anziano.

Hoseok dal suo canto si stava trattenendo più del dovuto dallo scoppiare a ridere, Jungkook vicino a lui era ormai andato da una buona mezz’oretta, aveva riso così tanto che era diventato muto, ogni tanto respirava rumorosamente per riprendere ossigeno, ma la vena della sua tempia rischiava seriamente di scoppiare.

«Hyung-ggggffddsd».

Ecco, appunto.

Seokjin lo fissava fin troppo concentrato, in modo decisamente inquietante «Mi ricordi troppo una tipa che mi sono fatto in discoteca, solo non ricordo quando» quella frase segnò la fine anche per Jung Hoseok, che sputacchiando di qua e di là si gettò contro la spalla di Jungkook, creando una sinfonia di strilli acuti e grugniti.

Namjoon, con le braccia conserte, non poteva credere ai suoi occhi.

«Credevo scherzassi quando hai detto di voler fare una cosa del genere».

«Credevi male, amico» gli rispose il più grande, ignorando volutamente quelle oche che si erano impossessate di Hoseok e Jungkook.

Guardandosi allo specchio si trovò incredibilmente bellissimo, l’amica di Jimin aveva fatto un ottimo lavoro. Certo, durante la sua trasformazione si era sorbito le sue occhiate sorprese e le domande scomode, tra cui “Sei uno di quei tipi con gusti strani? Insomma… ti eccita?”

Ma tutto sommato era stata abile. Si guardò ancora una volta con soddisfazione; adesso aveva dei capelli lunghi fino alle scapole, di un nero intenso e lucido, sul viso era stato applicato un leggero strato di ciprea, la fortuna di Yoongi era l’aver una pelle bianco latte praticamente perfetta di natura – per cui ringraziava sua madre – sugli occhi invece era stata applicata una generosa dose di mascara e una linea sottile di eyeliner, e per finire sulle labbra era stato applicato un burro cacao color ciliegia per ammorbidirle. Nessun tipo di blush, quel colorito marmoreo gli andava più che bene.

L’unico che non si era ancora espresso era Taehyung.

Il ragazzo guardava con orrore quel cambiamento, nel suo cervello molti dubbi e domande si intrecciavano, creando una spirale priva di senso. Come poteva un uomo diventare una donna solo grazie al trucco?

Tutto ciò però si risolveva con una sola risposta.

Un power-up.

Il suo Hyung era come Super Mario, gli era bastato un oggetto per poter cambiare forma, ma cosa lo avrebbe fatto tornare com’era prima? In ogni videogioco dopotutto il protagonista tornava sempre al suo vecchio stato.

«È una figata pazzesca» si lasciò sfuggire, lasciando soddisfatto Yoongi.

«Sono immensamente bella» sogghignò, scatenando dei brividi lungo la schiena nel resto del gruppo.

«Hyung, ora basta scherzare» disse nervosamente Jungkook.

«E chi scherza? Voi siete così rozzi. Soprattutto tu, Namjoon» il ragazzo in questione sollevò gli occhi al cielo, prima o poi gli sarebbe passata. Sperò presto, normalmente Yoongi era odioso, ma da donna… oh, da donna era insopportabile.

Yoongi aveva davanti un anno scolastico molto interessante, rise dentro di sé. Era proprio un matto, si rendeva conto da solo che se fosse stato scoperto sarebbero stati guai, non solo per lui. Anche sua madre sarebbe finita nell’occhio del ciclone, era l’unica cosa che lo spaventava davvero, in Corea l’apparenza era tutto e sua madre lavorava come assistente di un CEO importante. Se si fosse venuto a sapere che l’unico figlio di Min Ji Hyo era un furfante pervertito sua madre avrebbe perso il lavoro e la possibilità di trovarne un altro.

Un futuro roseo, insomma.

Per non parlare del suo, di futuro.

Ecco perché Namjoon lo fissava con serietà, lui era l’unico con la testa sulle spalle, lui era l’unico a vedere il male ovunque, lui era… semplicemente l’unico. Quella sua aria così diligente faceva venire l'orticaria a Yoongi, Namjoon non c’entrava proprio nulla con loro, eppure rimaneva al loro fianco, pronto a rimetterli in piedi e rimproverarli con indulgenza, Namjoon era semplicemente così. Namjoon era sbagliato, una nota dolcissima in mezzo al frastuono.

L’unica cosa che li accomunava era l’ambizione.

Namjoon sarebbe diventato un avvocato, gli si leggevano in faccia furbizia e astuzia, tutto condito con saggezza e calma. Poteva crollare il mondo, Namjoon non si sarebbe scomposto. Mai.

Avrebbe di certo reso felice suo padre, che da tempo gli forniva agganci vantaggiosi. Lui era il figlio perfetto, la pietra rara e preziosa.

Spostò i profondi e sottili occhi d'ossidiana su Seokjin, stava discutendo ancora una volta con Taehyung, riguardo a chi dei due stesse messo peggio.

Seokjin avrebbe ereditato l’azienda di famiglia, un grande affare, anche se più di una volta aveva esposto l’idea di aprire un pub. Idea fin da subito accartocciata malamente dai suoi genitori, il figlio maggiore doveva portar avanti il buon nome continuando con la vendita di farmaci, che ormai si tramandava da generazioni. Seokjin ormai aveva accettato quella condizione.

Taehyung era un’incognita. Cambiava idea praticamente sempre.

Un giorno urlava di voler diventare stilista, la sua passione per la moda era veramente radicata a causa della madre, ma il giorno dopo cambiava nuovamente dicendo di voler fare il mangaka. Un vero inferno per i suoi amici, ma tutti sapevano che avrebbe seguito le orme del padre, anche se lui stesso negava, amava viaggiare. Dunque sarebbe diventato un ricercatore come il suo vecchio. C’era ben poco da discutere, quando il padre tornava con un nuovo oggetto trovato durante una delle sue spedizioni a Taehyung si illuminavano gli occhi, e neanche la sua amata console lo avrebbe distratto dai discorsi del padre.

Jimin voleva diventare un poliziotto, e non per volere paterno. La divisa lo affascinava, gli trasmetteva una certa carica di potenza. Visto esternamente, Jimin non sarebbe stato adatto a quel ruolo; un poliziotto cercava di metter fine alle risse, non di crearle. Eppure lo desiderava con tutto sé stesso, era ossessionato dall’essere forte, finora aveva provato la forza fisica, voleva assolutamente provare anche la violenza psicologica dovuta alla vista di uno splendente distintivo.

Detto così era inquietante, ma se conosciuto fino in fondo Jimin rivelava anche un lato più tranquillo, lato che usava per poter mandare fuori strada gli adulti.


“Inutile, rimarrà una vera serpe” pensò Yoongi.


Hoseok, come detto in precedenza, aspirava al mondo dello spettacolo, non si faceva problemi a mettersi in mostra ed era risoluto nelle sue azioni. Calpestando gli avversari, sarebbe arrivato a dove aspirava.

Il vero dubbio lo si aveva con Jungkook in realtà. Sapeva fare di tutto; bravo negli sport, nel disegno, in cucina e in molto altro.
Non aveva mai comunicato che genere di strada volesse intraprendere, rispondeva a monosillabi o liquidava tutto con “è ancora presto”. Si sentiva ancora un bambino, ma come dargli torto? I suoi genitori lo vezzeggiavano come tale, non gli facevano mancare mai nulla, non aveva mai ricevuto un rimprovero fatto con durezza e gli si rivolgevano solo con dolcezza.

Jungkook non riusciva ad uscire da quella bolla di amore, cercava ribellione a scuola proprio per quel motivo.

Yoongi sospirò, cercando di mantenere la calma. Cosa difficile con degli amici del genere, Seokjin se ne uscì con un’allusione abbastanza piccante.

«Dici che lo fai per Minseo, ma condividerai gli spazi anche con altre belle ragazze. Proprio per questo ti invidio, potrai entrare nelle docce e guardarle farsi il bagno. Ti odio, Min Yoongi». Hoseok fischiettò con fare furbo.

«Allora diventiamo tutti delle ragazze!».

«Io mi ci vedo con la gonna».

«Jiminie, tu sei già una ragazza anche senza gonna ~~».

«PROVA A RIPETERLO, TAEHYUNG» si udì il rumore di un ceffone dato con violenza e un gemito sofferente. Namjoon cercò di riportare la calma.

«Non fate gli idioti, i professori non sono così stupidi. L’assenza di un gruppo di studenti si farebbe notare, e poi – senza offesa – anche se questo ipotetico piano andasse in porto, sottolineo “se”, travestiti da donna sembrereste ridicoli» duro e crudele come solo Kim Namjoon era capace di essere, musica per le orecchie di Yoongi in quel frangente.

«Per rispondere alla tua affermazione, Seokjin. Lo faccio solo per Minseo, non mi interessa spiare le altre ragazze» disse quest’ultimo, facendo inasprire l’amico.

«Non capisco questa tua serietà, non hai mai parlato con lei, tanto meno hai avuto esperienze con lei. Perché sei così convinto che sia quella giusta? Ti stai semplicemente privando la possibilità di goderti appieno la tua vita».

Era raro che Seokjin si trovasse in contrasto con il suo migliore amico, Namjoon si grattò il mento pensieroso e Jungkook raddrizzò le spalle, spostando la sua attenzione su Yoongi. Jimin e Tae che si colpivano ripetutamente sotto il ghigno malefico di Hoseok non era più qualcosa di interessante per i suoi grandi e vispi occhi.

«Hyung, rispondi».

Cosa doveva dire? Non lo sapeva nemmeno lui il motivo di tanta ossessione, semplicemente gli piaceva una ragazza e non voleva andare a letto con altre nel frattempo. Non gli sembrava giusto. Non voleva sporcarsi toccando altre.

«Voi non dovete andare a prepararvi per domani? Il vecchio Lee domani interroga, io vado» gracchiò invece, come a scacciare le parole che si erano fatte strada in lui, una promessa.


“Rimarrò vergine fino a quando non incontrerò la mia anima gemella, capirò di averla trovata solo quando riceverò una scossa al petto”.


E quella scossa credeva di averla provata con Minseo.

Di certo non lo avrebbe detto ai suoi amici.



Angolo autrice:


Sono tornata, in ritardo, ma sono tornata!

In questo capitolo presento anche “le cozze”, ormai credo abbiate capito che saranno importanti nella storia, inutile girarci intorno.

Ho anche approfondito un po’ i ragazzi, parlando di ciò che saranno da grandi e mostrando i vari rapporti con i genitori. Jungkook è quello che se la passa meglio… o forse no? Dei genitori come i suoi possono risultare veramente soffocanti per un adolescente.

Come al solito, spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci tengo veramente molto, soprattutto ora che ho l’ispirazione che va e viene, dire che mi sento frustrata è veramente poco. Mi dispiace tantissimo per voi, è sempre una sofferenza farvi aspettare, soprattutto se si parla de “Il richiamo del cuore”, storia a cui tengo tantissimo.

Ma soprattutto, in questo povero spazio autrice, terrei a ringraziare chi ha recensito lo scorso capitolo, sto parlando di:

diabolika14, Katherine_Kookie, Recchan8, I_Want_Wonderland e francess225 .

Grazie mille per il supporto, ragazze! Ho apprezzato moltissimo le vostre recensioni 💜

Vi adoro *^*

Tolgo il disturbo, spero di rivedervi presto 😘
Bye! 👋

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Capitolo 3
*** Compagne di stanza ***


D’accordo, il fatidico momento era arrivato.

Yoongi osservò con attenzione l’edificio, il preside aveva fatto le cose in grande, e soprattutto velocemente.

La scuola era stata notevolmente ampliata, tutto per poter ospitare i suoi studenti. Le mura si ergevano imponenti di fronte a lui, fissò le due palazzine poste ai lati di quello centrale, più alto. Erano certamente i loro dormitori, le aveva già notate prima che venissero messe a nuovo, prima erano vecchie e ingrigite, ora mostravano colori brillanti, freschi di tintura e davano l’idea di essere dormitori accoglienti da tre piani.

Lo stile era semplice, lineare. Lo stretto indispensabile, nulla di troppo ricco. La sensazione era quella di essere puliti e ordinati.


“Stiamo a vedere l’interno…”.


Kang Hajoon si era dato veramente da fare, anche il cancello appariva più pulito, lucidato a dovere e il grande giardino usato solitamente dal club sportivo era stato tagliato e curato. Di certo, vista da fuori, appariva una splendida scuola. Gli studenti non potevano lamentarsi, ma Yoongi strinse comunque le labbra, contraendo le mani sudaticce attorno ai manici nelle sue due valige.

Si sentiva osservato da tutta quella calca di studenti che aspettava fuori dal cancello, in attesa di entrare in aula Magna e ricevere le nuove disposizioni dal preside. Diversi ragazzi gli guardavano chiaramente le gambe, lasciate scoperte fino al polpaccio, in attesa di scoprire oltre dalla nuova ragazza mai vista prima. La gonna era più lunga del normale, le altre studentesse la portavano sopra al ginocchio, ma il regolamento non imponeva una lunghezza precisa, e nelle sua delicata situazione una gonna troppo corta avrebbe mostrato troppe cose.

Le risatine dei suoi amici dietro di lui non miglioravano la situazione, soprattutto dopo lo spettacolo imbarazzante di quella mattina a casa, insieme a Jimin e Seokjin.



_______

Flashback.



«Tieni Yoongi, questo è un nostro personale regalo» disse il maggiore, il sorriso che stirò il suo viso parlava chiaro, e a dargli man forte c’era Jimin. I due ragazzi erano tornati alla loro banale colorazione standard, castano scuro. E per risollevarsi il morale avevano ben pensato di approfittare della situazione in cui si era cacciato Yoongi.

«Non sono delle tette finte, ditemi che non sono delle tette finte» sibilò quest’ultimo, tenendo tra due dita la sottile imbracatura che sorreggeva due sfere morbide e dalla misura discreta.

«Dovrai indossare il reggiseno, purtroppo i capezzoli dritti come spine erano compresi» rispose invece Jimin, allungando anche un paio di reggiseni piccoli «Questi li ho fregati a mia madre».

«Suvvia, Yoongi! Non fare quella faccia. Chi bella vuole apparire deve anche un po’ soffrire».

«Soffrire, non umiliarsi!» esclamò, sventolando a destra e a manca il seno finto, seno che Seokjin aveva irrimediabilmente preso a fissare come ipnotizzato «Cazzo, Seokjin. Fai veramente schifo! Sono finte, F-I-N-T-E» a quel rimprovero l'ex biondo sorrise sghembo, affermando che erano pur sempre tette.

Jimin riprese parola «Hyung, ti dovrai vestire da femmina, ormai hai toccato il fondo. Questa è solo una conseguenza, se vuoi davvero risultare il più convincente possibile».

E così li aveva ascoltati, inutile dire che sentiva un prurito insopportabile lì, dove il cinturino stringeva dietro le spalle.

Per un secondo, rimpianse la sua scelta.



_______

Fine Flashback.



E una settimana prima era arrivata la lettera di espulsione.

Ormai sotto il nome di Min Yoongi era stato pesantemente bannato dal sistema, l’ultima trovata era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

Un motivo stupido forse, ma il preside attendeva con ansia quel momento.

E così era accaduto, espulso per aver imbrattato la macchina del preside con disegnini osceni. Uno dei quali rappresentava la moglie di Hajoon in atteggiamenti intimi con il professore di arte. Ma grazie allo stile bambinesco del disegno di certo Kang Hajoon non ci aveva capito molto. Gli era bastato vedere l’auto marchiata di rosso per impazzire. Nemmeno aveva chiesto rimborso per i danni, non voleva più averci nulla a ché fare, voleva solo una firma da parte di sua madre e tutto sarebbe finito lì.


“Quasi mi fa pena”.


Con sua madre nulla da dire, era un tipo distratto e svampito, farle firmare sia l’avviso che la sua nuova iscrizione sotto falso nome era stato un gioco da ragazzi. Sua madre nemmeno leggeva, si fidava ciecamente di lui. Questo, però, gli aveva causato una fitta allo stomaco, sensi di colpa, mentire a sua madre equivaleva a maltrattare un cucciolo. Ma ormai era troppo tardi per tornare indietro.

Si permise di pensare a Minseo, forse la brutta sensazione sarebbe svanita così. Dopotutto lo faceva solo per lei, il suo sorriso e i suoi occhi che si stringevano in una tenerissima espressione mentre rideva.


“Molto meglio” pensò infine.

«Hyung, qui le nostre strade si dividono».

Si voltò verso Jungkook, aveva uno sguardo teso e preoccupato, emozioni come ansia e tristezza alla fine vennero fuori.

«Non sto partendo, Jungkook. Ci potremo vedere sempre, basta trovare un modo per non farci beccare».

«In più conosciamo molte stanze che comunicano tra loro, sicuramente nessuno le avrà sbarrate. Sono praticamente introvabili» si intromise Hoseok con un sorriso luminoso, il minore si lasciò scappare un sospiro.

Jimin e Seokjin gli sorrisero furbi, indicando il petto e alzando i pollici come a dire “nessuno sospetterà nulla” e Yoongi sollevò gli occhi al cielo.

Taehyung fissava un punto imprecisato, sembrava spaesato. Indossava la divisa scolastica, ma teneva sulle spalle un giaccone enorme, come un mantello e faceva saettare gli occhi freneticamente ovunque.

«Tae, ti senti bene?» chiese Jimin, il minore spostò gli occhi eccessivamente allargati su di lui.

«Ho detto addio ai miei tesori, stanotte, ieri… il giorno prima di ieri, e il giorno prima ancora del giorno prima di ieri» rispose con voce incolore e bassa.

Tutti spalancarono gli occhi.

«Sei impazzito? Mi chiedo come tu non abbia ancora perso la vista».

Il ragazzo tornò ai suoi pensieri, ignorando bellamente l’amico.

«Tenetelo d’occhio, ora che è senza la sua ossessione darà di matto» sussurrò Yoongi, gli altri annuirono e Namjoon si sentì di dargli un consiglio.

«Senti, non dare troppa confidenza alle tue compagne. Meno sanno di te e meglio sarà, non parlare molto, nascondi la voce, fingi una qualche malattia. Sei lì solo per Minseo» e Yoongi si lasciò scappare un sorriso.

«Sei mio padre? Guarda che so da me cosa devo o non devo fare. Sta' tranquillo e pensa ai tuoi studi» gli rispose, dandogli anche una leggera pacca sul petto.

Gli sarebbero mancati tutti e sei, non poteva negarlo. Anche se era un tipo schivo e silenzioso, la loro presenza era stata in grado di rendergli quegli anni a scuola più sopportabili e meno fatti di solitudine.

Jungkook lo guardava con ammirazione, e si sentì per un attimo fiero. Adorava quel ragazzino, non glielo aveva mai detto, ma avvertiva distintamente il rispetto che gli portava e ciò lo faceva sentire un passo avanti agli altri.

«Senti, Kookie» il ragazzo rizzò le orecchie «Cerca di rigare dritto, non vuoi rimanere qui per sempre. Dico bene?» gli lanciò un’occhiata eloquente, ma sapeva che la vena sadica del ragazzo avrebbe preso il sopravvento contro i suoi professori.

La campanella suonò, come il pianto di una Banshee, e gli studenti emisero un triste e prolungato sospiro collettivo.

I suoi amici tentennarono un po’ prima di entrare, lo guardavano con una nuova consapevolezza. Fin’ora avevano semplicemente scherzato, ma ora capivano seriamente la gravità, tipico degli adolescenti rendersi conto delle proprie azioni troppo tardi, ma Yoongi avrebbe continuato per la sua strada.


“Sempre dritto” si disse.


~*~


Kyung Soon quella mattina non voleva andare a scuola. Non voleva preparare le sue valige. Non voleva salutare Desdemona, la sua micetta.

Ma lo sguardo critico di sua madre e quello assente di suo padre parlavano chiaro, lei ci sarebbe andata, volente o nolente. Solo un messaggio da parte di Subin era riuscito nell’intento di convincerla.


- «Sono sotto casa, smuoviti prima che tuo fratello decida di morire per mano mia» -.


E così uscì dall’abitazione, i suoi fratelli non si preoccuparono di salutarla, troppo presi dai loro compiti o dagli amici, la cervellona ce l’avrebbe fatta anche stavolta.

Subin la accolse con uno sguardo carico di disprezzo.

«Si può sapere cosa cazzo ha tuo fratello? Si è messo a ballarmi intorno con le cuffie nelle orecchie, cercando di muovere il bacino in ogni direzione. Se questa è la nuova moda dei giovani io mi rifiuto di respirare la loro stessa aria» sbraitò, facendo scappare un sorrisetto a Kyung Soon.

«Non ti avrei fermata dal tuo intento omicida» le fece sapere, e Subin cambiò subito espressione.

«Bene, la prossima volta si mena le mani».

All’angolo della strada, poco distanti da un ristorantino cinese, spuntarono le teste corvine di Eun Mi e Da Eun, quest’ultima teneva in mano un bicchiere grande il doppio del normale.

«Ti ho comprato la cioccolata, Kisoon! Preveniamo svenimenti oggi, d’accordo?».


“Oh cielo, sono ancora preoccupate?”.


«Grazie, ma sto bene» disse, afferrando il bicchiere di carta, bruciava tra le dita, ma non mostrò particolare dolore, il sorriso candido di Da Eun era troppo carino per essere smontato, voleva solo rendersi utile.

«Ho sentito dire che la scuola è stata ingrandita, sono stati aggiunti i dormitori. Avete presente quelle palazzine ai fianchi dell’edificio?» chiese Eun Mi, Subin si mostrò subito interessata.

«Dove ci sono stati gli omicidi cinquant’anni fa?» i suoi occhi brillavano e le altre tre fecero un passo indietro «Dove si dice che i fantasmi dei proprietari ancora cerchino vendetta?» la sua passione per il paranormale rendeva inquiete le sue amiche, era veramente strana.

«Proprio quelle, ma calmati. Stai bagnando l’asfalto con la tua saliva» comunicò con finto disgusto Eun Mi, prima che si mettesse a correre per evitare la furia dell’altra.

«Sai dove te lo faccio arrivare l’asfalto?».

Da Eun si grattò la testa «Dai, andiamo o faremo tardi» la prese per mano e cominciarono a seguire le altre due, era facile non perderle di vista. Eun Mi gridava come una pazza, Subin si limitava a ringhiare e spaventare alcuni vecchietti che stavano per aprire i loro negozietti. Kyung Soon bevve a grandi sorsate la sua cioccolata, in tempo per buttare il bicchiere di carta nel cestino al fianco di un combini.

«Quelle due vanno troppo veloci» sbuffò l’amica «Dovrebbero darsi una calmata».

«Falle giocare, non credo potremo più farlo liberamente» mormorò sommessamente Kyung Soon.

«Non ci pensare, sempre insieme, ricordalo» le diede un buffetto affettuoso. Era da pazzi non notare Da Eun, una ragazza così simpatica e intelligente, che tristezza, la società voleva solo la perfezione apparente, ignorando i pregi più importanti, quali il cervello e un buon cuore.

«Porca- è più grande!» esclamò la più alta, Kisoon si trovò a spalancare gli occhi.


“Eh sì, è proprio grande!”.


Si strinse di più al braccio dell’amica quando notò la folla di studenti. Erano troppi, stretti come formiche in scatola.

«Eccole finalmente! Sono davanti ai cancelli».

Raggiunsero Eun Mi e Subin, la prima stranamente sana, la seconda insolitamente calma. Spostarono gli occhi nella direzione in cui guardavano.

«Oh no, gli scapestrati… ci ho pensato per tutta la notte, credevo cambiassero scuola piuttosto che rimanere in una sorta di galera» sospirò Da Eun, Eun Mi invece fulminò con lo sguardo Namjoon, che aveva preso a guardarle.

«Sarà, in compenso manca Min Yoongi. Ho saputo che è stato espulso con tanto di letterina alla mamma» sogghignò.

«Ummi, sei cattiva» ne rise Da Eun, usando il soprannome di Eun Mi.

«Però con loro c’è una ragazza» rispose Kyung Soon, guardando con curiosità la tipetta vestita similmente a lei, solo con una gonna molto più lunga della sua.

«Un’altra schiava del sesso che dice addio ai loro peni» Subin. Sempre fine ed elegante.

Quella frase fece sghignazzare apertamente le altre due, mentre Kisoon arrossì e abbassò lo sguardo sulla punta delle sue scarpe.

«Ma insomma, finitela» sussurrò «Non attiriamo troppo l’attenzione».

Si sentì spingere forte a terra, cadde sulle sue ginocchia, fortunatamente protette dalla stoffa spessa delle calze lunghe, sollevò lo sguardo scioccata e fissò un viso che la squadrava con prepotenza.

«Stavi bloccando il passaggio a Minseo, cessa. Non startene lì impalata e muoviti a sloggiare» in un primo momento non la riconobbe, poi passò lo sguardo sul caschetto, prima biondo e ora moro, e riuscì ad associare il suo volto ad un nome.

Choi Haneul, la migliore amica di Jung Minseo.

Minseo si avvicinò a loro con uno sguardo preoccupato, ma prima ancora che potesse parlare Haneul fu presa per il fiocchetto della divisa e scaraventata con forza contro il muretto della scuola, attirando molti sguardi su di loro. Gli occhi di Subin si erano assottigliati pericolosamente.

«Buongiorno anche a te, Choi. È una buona mattina per togliere alcune carie, non trovi?» sibilò minacciosa. Le sue amiche venivano bullizzate perché caratterialmente deboli, ma niente le impediva di difenderle dai soliti casi umani. Choi Haneul era una di quei casi, la smorfiosetta sorrise.

«Toglimi le mani di dosso».

«Solo quando ti avrò spezzato due o tre ossa».

Minseo intervenne «Chiedo scusa da parte sua, Subin. Non intendeva spingere la tua amica, oggi è molto nervosa».

Nonostante si fosse scusata a nome di Haneul non osava guardare nella direzione di Kyung Soon, quella fu un ulteriore fitta all’orgoglio di quest’ultima che si rialzò da sola, ignorando l’aiuto di Eun Mi.

«Subin, lasciala perdere. Non né vale la pena» le disse.


“Non vale la pena finire nei guai per una come me” l’ultima cosa che voleva era far prendere un brutto rimprovero all’amica, o peggio.


Subin staccò lentamente le mani da Haneul «La prossima volta ti faccio diventare un tortino di riso schiacciato contro un muro» bisbigliò.

«Provaci, in quel caso non me ne starò ferma».

«Basta così, Han!» la riprese Minseo, quella rivalità tra Subin e Haneul andava avanti da molto. Da quando Subin aveva rifiutato di fare amicizia con lei, ma Kyung Soon sospettò che ci fosse altro sotto, non aveva mai indagato sulla vita di Subin prima che le incontrasse.

«Litigare il primo giorno non è un buon inizio» continuò con tono più duro Minseo, così facendo portò via l’amica, gli studenti stavano bisbigliando alle loro spalle.

«Certo che sei proprio manesca, Kim. È una qualità che ti appartiene?».

Oh, no. Kim Seokjin no. Stava fermo davanti al cancello e non voleva decidersi ad entrare.

«Non saprei, vuoi sperimentare, muso d'Alpaca?» esclamò piccata, usando il primo epiteto che le era venuto in mente guardandolo in viso, il ragazzo sgranò gli occhi e dietro di lui qualcuno scoppiò a ridere, si trattava di Park Jimin «Magari hai scordato il sapore del mio destro e vuoi saggiarne ancora il dolore».

Seokjin fece un piccolo passo indietro «Calmati, piccina. Volevo solo salutarti».

Da Eun e Eun Mi si assicurarono che Kisoon stesse bene nel frattempo, nei loro occhi si leggeva tutta la rabbia e il disgusto per Haneul, una di quelle ragazze che le insultava tranquillamente.

«Beh, io non voglio salutare te, anzi, che benedizione sapere che non starò più in classe con te» sputò, Subin afferrò per il polso Kyung Soon.

«Addio, muso d'Alpaca».

Kyung Soon mentre cercava di stare al suo passo pensò che l’amica avesse esagerato un tantino, aveva praticamente masticato e sputato il ragazzo con una rabbia sconcertante.

«Subin, è tutto okay?».

«A meraviglia!».

Ma le guance rosse e accaldate dicevano altro.

Le due più indietro si lanciarono degli sguardi dal chiaro significato, Subin non era poi così tanto di ghiaccio.


~*~


Fissava la vecchia segretaria con noia evidente.

«Scusa, puoi ripetermi il tuo nome?» gracchiò la vecchia, aggiustando gli occhiali dalle lenti inspiegabilmente spesse, troppo spesse, praticamente i suoi occhi erano scomparsi.

«Lee Jiu, Lee Jiu, Lee Jiu» ripeté a memoria.

«Ho capito! Non c’è bisogno che lo ripeti, non sono mica sorda io!» lasciando sbigottito e irritato Yoongi, avrebbe volentieri messo le mani al collo di quella donna.

«Ok, ti ho trovata. Hai già compilato il modulo online, molto bene» allungò una guida e il regolamento che già possedeva, ma non disse nulla a riguardo.

«Trovi anche il numero della tua stanza, cara. La condividerai con Min Kyung Soon e Kim Subin. Buona giornata».

Min Kyung Soon? Mai sentita nominare, conosceva solo Subin e maledì la sua sfortuna, quella era una vipera pronta ad attaccare dritta al collo, doveva fare la massima attenzione altrimenti sarebbe finito seriamente nei guai.

«Secondo piano, stanza numero 7» pronunciò ad alta voce guardando il foglio bianco e liscio con noia, sentì una presenza dietro le sue spalle e si voltò.

Una ragazza dalla frangia troppo lunga, che le arrivava a coprire gli occhi, lo stava fissando con disappunto, non poteva vederle gli occhi, ma la bocca era stretta in una linea sottile. Il maglioncino della divisa era due taglie in più, la gonna lunga poco sotto le ginocchia e il corpo era minuscolo rispetto al suo, che era il doppio più grande.

«Ti serve qualcosa o vuoi solo guardare la mia magnificenza?» ghignò, la versione umanoide di Samara strinse un po’ i pugni, poi se ne andò così com’era arrivata e un brivido dietro la schiena scosse Yoongi, che strinse gli occhi con confusione.

«Quella sì che è strana».

«Puoi dirlo forte! Quella mi ha terrorizzato alle elementari» gli rispose una voce fin troppo acuta, facendolo sussultare. Stavolta i suoi occhi puntarono su una ragazza quasi alta quanto lui, con un sorriso che le prendeva tutta la faccia e gli occhi assurdamente grandi, i capelli erano spettinati, come se si fosse scordata il modo corretto per pettinarli.

«Scusa, non mi sono presentata. Mi chiamo Song Sun, piacere» la sua mano venne stretta con forza inaudita e scossa con ancora più potenza, il suo viso divenne una maschera di pietra. Santo cielo, aveva trovato la versione femminile di Hoseok.

«Lee Jiu… piacere mio» rispose più per paura di essere sommerso da domande che altro «Perché ti avrebbe terrorizzata?» chiese.

«Beh, l’hai vista, no? Il suo comportamento mette i brividi, ti guarda ma tu non lo sai, ed è stata più volte vista in compagnia di una strega!».

Yoongi dubitò fortemente dell’ultima informazione, ma concordò sulla questione “aspetto”.

«Provo pena per chi l’avrà in stanza» continuò la ragazza.


“Io provo pena per chi ti avrà in stanza”.


Cercò una via d’uscita, Jung Hoseok era già abbastanza irritante, non poteva aggiungersi anche la sua fotocopia con la vagina, la sua vita era già abbastanza incasinata così!

«Scusami, ehm, Sun, ma devo proprio scappare ora, sono appena arrivata e vorrei vedere la mia stanza» finse di avere una voce tirata per nascondere la tonalità maschile, funzionò o almeno così pensò. Song Sun non sembrava una ragazza attenta ai dettagli.

«Oh! Ti accompagno, magari siamo insieme» propose allegramente.


“Dio, ti prego. Aiutami, giuro che andrò in chiesa a recitare dodici preghiere consecutive senza stancarmi! Ascolterò pure le vecchiette che raccontano di quanto siano bravi i loro nipotini”.


«La mia stanza è la numero 15 al terzo piano!».

Sospirò internamente «La mia è la 7, evidentemente non è nostro destino stare insieme» c’era falsità nella voce, ovviamente.

«Non fa nulla, Jiu! Ci vedremo comunque a lezione» la salutò rigido, chiedendosi come mai in quella scuola esistesse un concentrato assurdo di individui con seri problemi mentali.

Non chiese indicazioni, conosceva buona parte della scuola, il resto l’avrebbe indovinato con la logica e una buona dose di fortuna. Salì le scale con la morte nel cuore, l’ascensore non era nemmeno presente, ovviamente, quello toccava ai professori nell’edificio centrale. Le scale erano pulite, ma il vecchio marmo era stato mantenuto, c’erano solo aggiunte di cemento e mattonelle per completare i pezzi crollati durante quegli anni di solitudine.

Arrivò alla sua stanza, la penultima del corridoio a destra del secondo piano, almeno secondo i numeri. Aveva constatato che i numeri erano mischiati, al primo piano poteva trovarsi la stanza numero 10, non né capì il motivo, tutto troppo strano e confuso, ma gli dava assurdamente fastidio.

Da fuori poteva udire un leggero ronzio, portò l’orecchio contro la porta di legno chiaro con curiosità, avvertiva solo un ronzio.

Decise di aprirla, pentendosene immediatamente. La trovò disordinata e quello che era un ronzio divenne un rumore violento e incontrollabile di parole in lingua inglese che non riusciva a capire, ma dal tono usato dal cantante poteva avvertirne la bestialità.

«Ma cosa cazzo…» provò a dire, ma lui stesso non riusciva a sentire la sua stessa voce.

«EHI TU, CHIUDI LA PORTA PRIMA CHE CI SCOPRANO!».

Fece come la voce gli urlò, solo in quell'istante vide una pazza emergere dall’armadio, ormai diventato una bomba scomposta di vestiti e borse.

La pazza. Subin.

Immediatamente voltò il viso di lato.

«NON È VIETATO PORTARE UNO STEREO?» urlò a sua volta.

Ma Subin nemmeno lo guardava più, troppo intenta a gettare vestiti dentro quel povero armadio, e buttarne altri sul suo letto, quello vicino alla finestra.

La stanza era di grandezza media, nulla di speciale. Due letti erano messi vicini lungo lo stesso lato, mentre il terzo era collocato da tutt’altra parte sotto la finestra, quello preso in ostaggio da Subin, appunto.

Le pareti erano tinte di rosa confetto, quel colore diede il voltastomaco a Yoongi e il pavimento era in mattoncini gialli.


“Dio, ritiro ciò che ho detto, fammi andare da Song Sun e risparmiami un collasso”.


«MARILYN MANSON È SEMPRE IL MEGLIO» strillò l'esaltata pazzoide, Yoongi mollò le sue valige a terra con shock stampato in viso.

Quella era la vera Kim Subin?

Non che ne fosse troppo stupito, una fredda e spietata macchina da guerra doveva per forza nascondere un lato ancor più spaventoso.

La porta si aprì di nuovo e Subin spense, finalmente, l’oggetto che emetteva tutto quel bordello.

«Subin, se ti beccano con lo stereo saranno guai» disse una voce abbastanza tranquilla.

Solo con lo stereo? Yoongi l’avrebbe espulsa solo per il genere di musica satanica che ascoltava.

Quando la vide spalancò ancora una volta gli occhi, era la stessa tipa strana di prima.

«Tranquilla, Kisoon, ho controllato e da fuori non si sente nulla» Yoongi a quella risposta avrebbe voluto ribattere con un bel “Col cazzo, io ho sentito tutto!” ma non lo disse, era in campo nemico.

«Comunque, tu chi sei?» finalmente Subin si degnò di prestargli attenzione. La ragazza, che apprese essere Kyung Soon – o “Kisoon” – lo ignorò volutamente, e del fastidio si fece spazio in lui, senza nemmeno saperne perché.

«Lee Jiu, sono nuova» distorse ancora una volta la voce e Subin lo squadrò da capo a piedi.

«Beh, Lee Jiu. Tu non rompi il cazzo a noi e noi non lo rompiamo a te» per un momento Yoongi pensò di essere stato scoperto, vedendo già Subin sopra di lui con tra le mani il suo bambino, mentre lo torce dolorosamente mentre dorme e l’ansia gli attanagliò il petto.

«C-Come?».

«Hai capito bene, non rompere» e poi si voltò, facendolo calmare. Era un modo di dire, lei non sapeva nulla e non lo avrebbe saputo.

Si sentì di nuovo osservato, Kyung “Samara” era seduta a gambe incrociate sul letto distante dalla porta di ingresso, di nuovo un brivido lo turbò.

Sarebbe stata una lunghissima giornata, nel pomeriggio avrebbe anche avuto un incontro pericolosamente ravvicinato con lui. Il preside.



Angolo autrice:

Salve a tutti!

Come potete vedere, non sono scomparsa. Ho solo ascoltato i vostri gentilissimi consigli, mentre provavo a buttare giù qualche idea mi sono accorta di averne altre in testa, mi sono semplicemente buttata su ciò che più mi ispirava. Ho ripreso a scrivere un’altra storia sui BTS pensata tempo fa, ma ferma solo alla presentazione e ad un mezzo capitolo, capitolo che ho completato mettendoci impegno! Quando ne avrò pronti altri chissà, magari potrei decidere di pubblicarla senza troppa vergogna.

Nel frattempo ho anche scritto una One Shot che sto per finire, la pubblicherò tra poco tempo visto che sono quasi alla fine, è incentrata su cosa si prova a stare con un Idol famoso, alle difficoltà e al senso di frustrazione che si sente a vivere quel genere di vita, la protagonista non è descritta e non ha nome proprio per dare modo ai lettori di immedesimarsi al meglio, mentre il protagonista maschile è Kim Taehyung. Questa One Shot a rating rosso (lo preciso) è nata da un mio piccolo sfogo, ho scritto in base al mio umore – abbastanza nero sempre per questa situazione attuale, che ammetto, pian piano si sta sbloccando, sto tornando a scrivere con regolarità – spero che vi piacerà, chiunque dovesse leggerla 💜.

Andando al capitolo, Yoongi è riuscito a farsi ammettere sotto falso nome grazie ad una serie di fortune, l’avere una madre disattenta è una di quelle.
Kisoon invece è proprio sfortunata, nemmeno il tempo di entrare che già è stata presa di mira dalla migliore amica di Minseo, ma Subin è subito partita per difenderla, dimostrando che sotto quella scorza dura e volgare che è il suo caratteraccio, prova un grandissimo affetto per le sue amiche. In particolare per Kyung Soon che è “l’anello debole” tra le quattro, basti vedere come poco le interessi di sé stessa, dichiarandosi come qualcosa di inutile, per cui non vale la pena lottare.
Spero sinceramente che vi sia piaciuto!


Ringrazio di cuore chi ha recensito lo scorso capitolo e mi ha dato consigli e supporto:

francess225, Recchan8, I_Want_Wonderland e Katherine_Kookie

Ringrazio anche chi legge silenziosamente e chi ha messo la storia tra preferite/seguite/ricordate!

Detto ciò, vi saluto e torno a ciò che ho lasciato in sospeso, sperando in una botta di vita xD
Alla prossima! ❤

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Capitolo 4
*** Avviso, leggete. Per favore. ***


AVVISO IMPORTANTE

Questo avviso riguarderà tutte le mie storie.

Detto con sincerità? Sono stanca, sono stanca di tutto. Sono stanca di farmi il mazzo e non ricevere nessuna riconoscenza dietro. Sono stanca di vedere le visualizzazioni crescere, ma le recensioni rimanere sempre e solo quelle. Detto così vi sembrerò prepotente ed egoista. Ma qui la vera egoista non sono io.
Voi leggete ciò che scrivo, vi divertite anche, ma una dannatissima recensione manco a pagarvi. Vi ho detto centinaia di volte che me ne basta anche una piccola per farmi capire se il capitolo vi piace, cosa avete apprezzato e cosa vi ha fatto storcere il naso. Per “una piccola recensione” NON intendo che ne lasciate UNA dopo 25 capitoli e poi avete il permesso di stare tranquilli. Il bello di seguire una storia è quello di poter parlare con l’autore e anche dirgli il motivo per cui vi piace storia X o storia Y.

Non sto qui a dirvi cosa ho avuto, ma negli ultimi tre mesi ho sofferto come una bestia, piangendo ogni santo giorno. E in parte per un semplice motivo. Sto male mentalmente? Non posso recensire.
È questa la differenza tra lo sclerare e il recensire perché lo si vuole, io tengo veramente a recensire le storie che amo capitolo per capitolo, infatti una volta guarita e più lucida io ricomincerò con più felicità di prima.

Non siete stati rispettosi con me. Mai. Sapete perché dico così? Perché io non ho un computer, ammetto di non essere neanche capace ad usarlo, e per pubblicare un fottuto capitolo qui su EFP mi costa ORE e FATICA per aggiungere i tag. Sapete cosa sono i tag? Sapete a cosa servono i tag? I tag sono i codici per creare la forma di un testo o una pagina, non avendo un computer devo fare tutto manualmente. E sapete cosa significa mettere i tag manualmente dopo aver scritto tremila/quattromila parole? È la morte, sia mentale che fisica. E invece di ringraziarmi, perché ho comunque deciso di pubblicare qui solo per voi, tutto ciò che ricevo sono più di trecento visualizzazioni in meno di un mese per la mia One Shot “Ragione e Sentimento”, ma solo una cazzo di recensione. Tra l’altro ringrazio I_Want_Wonderland per essermi sempre rimasta fedele con le sue recensioni.

La cosa che più mi lascia basita è che si tratta di una SMUT. Una storia smut attira di più il vostro interesse, certo, ma non commentate. Così come non commentate neanche le mie altre storie molto più serie! È un conto sbilanciato questo, sapete? È come avere merce dei BTS senza mai averla acquistata. Recensire non è una condanna, ma un piacere che si fa all’autore di una determinata storia. In questo caso sto parlando di me, ma il discorso vale per tutti.

Se non cambierete, non mi resta che fare una cosa. smettere di pubblicare.

Attenzione. Smettere di pubblicare qui su EFP. So che a molti non importerà, insomma, chi se ne fotte di una stronza che si è sempre torturata con le proprie mani?

Comunque, continuerò a pubblicate su Wattpad, per chi DAVVERO vorrà sostenermi, invito quel “chi” ALMENO a stellinare i capitoli. Cliccare una stella non provoca danni, non smuove mari e monti e soprattutto non fa morire persone con malaria, peste e scarlattina. Mi dispiace perché ci tenevo a completare le mie storie anche qui. Il sito che mi ha forgiata al regno delle fanfiction. Ci tenevo veramente, ma una situazione del genere non è più tollerabile. Mi terrò Wattpad, un'app abbastanza instabile, ma comunque più viva di questo sito. Ma ricordate, voi che incolpate gli admin/amministratori, EFP non sta morendo per loro. EFP sta morendo per voi, gente pigra che legge, ma non da L’ONORE di farsi sentire.

Per chi volesse sostenermi e seguirmi su Wattpad, il mio Nickname è AlessiaMalfoyZabini, per ogni dubbio scrivetemi in privato qui o sul mio instagram princess_slytherin_dark

E con questo ultimo capitolo, se così possiamo definirlo, chiudo la mia carriera su EFP.

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