a demelza, una vera signora...

di Angelica52
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il salvataggio di Francis e la permanenza a Nampara ***
Capitolo 2: *** a demelza, capitolo III ***



Capitolo 1
*** il salvataggio di Francis e la permanenza a Nampara ***


“A DEMELZA, UNA VERA SIGNORA…”
La prima sensazione che provò fu quella di una mano ruvida, callosa che gli toccava la fronte. Sentiva dei rumori intorno a lui, ma non riusciva a capire cosa li provocasse, vedeva la luce attraverso le palpebre chiuse , ma non sapeva dove si trovasse. Tutto era confuso, sapeva solo che aveva freddo, tanto freddo…
“Francis, Francis , mi senti?” gli sembrava la voce di Ross: allora era venuto, lo aveva trovato, lo aveva salvato! Tentò di rispondere, ma era tanto stanco, non  aveva voglia di  parlare. “ Se mi senti, stringimi la mano”. Avrebbe voluto farlo, ma non riusciva a trovare le energie o, forse,  preferiva rimanere così, senza dover né  parlare né comunicare con nessuno.
“ Lo hai salvato di nuovo. Non ha mai imparato a nuotare e se non fossi arrivato tu…” Non riconobbe la voce, che gli giungeva un po’ distorta, ma capì dal tono gelido, calmo, distante, che era Elizabeth a parlare.
Pian piano, cominciò a riprendersi, anche se aveva ancora tanto freddo; aprì gli occhi, si guardò intorno e capì di trovarsi a  Nampara. Intorno a lui  il dottor Enys,  Verity, Ross e Demelza, più lontana sua moglie , seduta compostamente su di una sedia, con le mani in grembo, il viso corrucciato; Francis si chiese se fosse contrariata perché aveva rischiato la vita o perché lo avessero salvato.
Dwaith Enys controllava che non ci fossero fratture o ferite, mentre Ross aiutava a spostarlo e Demelza cercava di pulirlo dal fango. Francis ora tentò di sorriderle e di articolare qualche parola: “ Elizabeth vuole vederti, vieni!” “ Il mio grande , forte , ingenuo cugino” pensò Francis “ crede che voglia lei, che io cerchi di parlare a lei. No, non voglio Elizabeth qui, vorrei che se ne andasse, addirittura. Recitare  questa farsa mi disgusta ”. Lei si avvicinò , fingendo un minimo di preoccupazione e, senza chinarsi, gli disse: “ Perché sei sceso da solo in miniera? Perché non hai aspettato Ross o almeno qualcun altro?”
Francis girò il capo dall’altra parte e chiuse gli occhi .
“Dovrà restare qui,  ha la febbre alta  e non possiamo trasportarlo a Trenwit per qualche giorno.”Bene ,-pensò Francis- posso rimanere ”
Mentre tutti gli altri si allontanavano dal letto e  decidevano il da farsi , Francis prese la mano di Demelza e le sussurrò “ Per la terza volta sono riuscito ad evitare l’Ade “ “ Cos’è l’Ade?”
“ Appena starò un po’ meglio ti spiegherò cos’era e ti racconterò la favola di Orfeo ed Euridice”
“ Ora riposa , però. La favola può aspettare”
Ross parlava con Elizabeth e Verity , che sembrava stravolta , e poi  chiese a Demelza di far  preparare la cena ed una camera per la moglie di suo cugino. “ Stanotte- aggiunse- veglierò io Francis, così Elizabeth potrà riposare e riprendersi dallo choc”. “ Sì, Ross”
Elizabeth, prima di andare a dormire , andò da Francis, ma lo trovò addormentato e si ritirò nella camera approntata per lei .
Ross e Demelza rimasero a lungo a vegliarlo: “ L’importante e’ controllare che la febbre non aumenti. Dirò ad Elizabeth di farmi chiamare subito , se la febbre dovesse aumentare”, aveva detto loro  Dwaith
“ Non occorre  allarmarla“, si era  affrettato  a rispondere Ross “ ci penseremo Demelza ed io “
Dwaith era stato sul punto di replicare, ma aveva salutato ed era andato  via con Verity
Demenza chiese  a Ross di mandare  l’indomani Jud a Trenwit a prendere biancheria pulita per il malato, organizzò il pranzo per il giorno seguente e tornò dal marito che la guardò con tenerezza  : “ Sei stanca, hai gli occhi cerchiati e non ti sei risparmiata, oggi. “
“ Mi dispiace di procurarti  tanto disturbo, Demelza”
“ Sei sveglio, Francis. Come ti senti? Chiamo subito Elizabeth” disse Ross
 “ Non è necessario, anzi, preferisco di no”.
Possibile che suo cugino  non si fosse accorto di nulla? - pensò Francis-  possibile che non avesse percepito quanta reciproca indifferenza ci fosse tra lui e la moglie… anzi, più che indifferenza, ormai non si tolleravano più. L’amore verso di lei , che un tempo era stato quasi  venerazione, era morto. I motivi? Tanti. Vivere con lei gli aveva mostrato quale fosse la vera Elizabeth : un bellissimo vaso vuoto, un ninnolo di fine e preziosa fattura, sicuramente decorativo e null’altro. Fredda e compostamente  distante, riusciva senza parlare a fargli  percepire tutto il suo disprezzo. Francis non l’amava più ed  Elizabeth non lo aveva mai amato; lo aveva sposato perché Ross era lontano, era inaffidabile a detta di tutti, ed era squattrinato. Elzabeth non avrebbe saputo tollerare ed affrontare la sua  vita incerta e spesso misera, non ne  avrebbe  mai veramente capito e condiviso i valori e la passione, non sarebbe stata in grado di essere la sua compagna, nel bene e nel male.
Qualcosa d’altro, però, aveva disgustato Francis: senza remore, con sguardi eloquenti, ma  apparentemente verginali,  sua moglie cercava, anche in presenza sua e  di Demelza, , di attirare  di nuovo a sé Ross.  Francis era un fine osservatore, abbastanza cinico per non farsi illusioni su nessuno, per  accettare anche quello che non avrebbe voluto e non negare l’evidenza di qualcosa che avrebbe potuto fargli male. Eppure era certo  di non  vedere negli occhi di Ross quello che Elizabeth avrebbe voluto: gli sguardi che le lanciava sembravano esprimere   ammirazione per la sua bellezza, forse il rimpianto della giovinezza spensierata, ma non erano come quelli con cui guardava la moglie, pieni di affetto, di complicità , di tenerezza. Come avrebbe potuto Ross amare Elizabeth , dopo aver conosciuto, amato e vissuto con una donna così diversa da lei? Elizabeth  non avrebbe mai potuto reggere il confronto con Demelza, che Francis si era accorto di amare; sì, lui, il raffinato, ironico,  disincantato Francis, colto ed elegante, si era innamorato della donna che Ross aveva preso con sé quando era una mocciosa ignorante e sporca, che era entrata tra di loro in sordina, tollerata spesso con sprezzante condiscendenza ed ipocrita gentilezza, ma che aveva saputo arricchire dei suoi valori, della sua gioia di vivere ,della sua forza, una famiglia in decadenza. Francis l’amava e non come, forse, Ross credeva di amare Elizabeth, non con nostalgico vagheggiamento, non perché rappresentasse il sogno: lui ne amava la vitalità , l’intelligenza, la istintiva saggezza, amava il modo in cui Demelza riusciva a dare vita e anima a ciò che la circondava , ne amava gli occhi, profondi e penetranti, il sorriso, che faceva tremare l’aria di luminosità, l’amava per quello che era , non per quello che rappresentava.
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 La mattina seguente, Jud andò a Trenwith per prendere la biancheria di Francis e tutto l’occorrente per la degenza che non si prospettava molto breve. Prima che il servo sellasse il cavallo, Dem raggiunse Elizabeth che stava facendo colazione:  “ Cosa deve prendere Jud  per te a Trenwith?”
“Gli ho fatto un elenco da consegnare  alla signora Tabb, grazie. Ross è uscito?
 “ Sì….credo che tornerà presto “
“ E tu, cosa farai stamane? “
 “ Baderò alla casa , cucinerò e mi prenderò cura di mio figlio e  Francis; a proposito , ha ancora la febbre alta, ma mi sembra più in forze “
“ Certamente il brodo che gli hai preparato ieri gli avrà fatto bene… Ross lo diceva sempre che come domestica sei… eri eccezionale, mia cara”
Demelza  la guardò fissa , ma non rispose
“ Andrò su, a controllare come sta tuo marito”
Elizabeth rimase sola nel salotto e si guardò intorno; l ‘ambiente spoglio  sapeva di ristrettezze e a lei non piaceva stare in una casa quasi povera, il profumo dei fiori le dava fastidio, soprattutto quello dei fiordalisi. La irritava quella Proudie che ciabattava in modo sgraziato, l’andirivieni dei minatori che chiedevano di Ross, quell’orribile cane che abbaiava, il bambino  che era sempre con gli adulti, rideva e faceva chiasso  di continuo: come poteva Ross sopportare tutto questo ?
E come poteva tollerare sua moglie? Sempre in cucina  o col bimbo in braccio, stupidamente sorridente, vestita come una cameriera o quasi . Cosa aveva  da sorridere?  Non aveva danaro, non faceva vita sociale e Ross era spesso preoccupato e di cattivo umore … forse si era pentito di aver sposato la sua sguattera… non brutta, ma popolana, priva di classe ed eleganza !
Ross era un signorotto, non avrebbe dovuto abbassarsi a tanto. Sì, la colpa era stata sua che non lo aveva aspettato, che aveva preferito sposare Francis, rovinando la vita sua e dell’unico uomo del quale le importasse qualcosa.
Ma ora tutto era perduto forse, e Ross non avrebbe mai saputo quanto si fosse pentita delle sue scelte… forse.
Demelza non era adatta a lui, se non perché  era abituata a stenti e sacrifici e lui, per il momento , poteva darle solo quello. Ma se la Weal Grace si fosse rivelata un buon affare, se si fosse liberato dai debiti, forse si sarebbe potuto liberare anche di lei . Il danaro può tutto, il mondo va così!
******************************
Demelza  entrò nella camera di Francis e lo trovò sveglio, gli lavò il viso e le mani , mentre lui la guardava.
 “Hai ancora la febbre “
“ Sì, per fortuna “ le rispose serio.
Gli fece bere la pozione che aveva preparato Dwaith e stava per andare , quando Francis la trattenne:
 “ Vuoi  ascoltare   la favola di Orfeo ed Euridice ? Orfeo era un poeta e musico della Tracia, che suonava la lira con una tale dolcezza che tutta la natura si fermava per ascoltarlo . Amava, riamato , una fanciulla di nome Euridice , bella e dolce come nessuna; erano felici insieme ed Orfeo, grazie a lei, guardando lei, riusciva a trarre melodie dolcissime che incantavano persino gli Dei . Euridice lo aveva reso davvero il più grande musico che esistesse.  Fu morsa da un serpente, però , morì  e  scese nell’Ade, il regno dei morti, Demelza.  Orfeo, con la dolcezza della sua lira e della  la sua musica struggente , riuscì a commuovere gli Dei dell’oltretomba, che gli concessero  di riportare Euridice alla vita, ma solo se non si fosse girato a guardarla fino a quando non fossero giunti alla luce del sole. Orfeo la prese per mano, così, e senza guardarla,  le disse, precedendola:  “ Cammina con me”.  Era quasi giunto alla luce , ma, temendo che quella che lo seguiva fosse solo un’ombra, si girò . Euridice scomparve e  tornò nell’Ade , ma non recriminò né si lamentò mai del suo destino : si consolò del mancato ritorno alla vita, pensando di essere stata amata oltre la morte.”
Francis si portò la mano di Demelza alle labbra e la sfiorò con un lievissimo bacio. Poi disse , col suo solito tono ironico ed amaro: “ Io sono più fortunato: poiché nessuno mi ama, sono riuscito a ritornare dall’Ade tre volte”
Demelza,  imbarazzata,  gli sorrise : “ Vado a chiamare Elizabeth?”. “ No, ti prego, rimani con me, ho bisogno di chiederti…”
“ Francis, di’ pure a me di cosa hai bisogno e manderò Jud a prenderlo. Vedo che ti senti meglio e che hai ritrovato le forze, almeno per raccontare delle storie d’amore a mia moglie. Ma Demelza ha troppo senso pratico e non credo che queste favolette le piacciano”- Ross era entrato nella camera di soppiatto,  senza che né Francis né Demelza se ne accorgessero .
“ Non puoi saperlo , Ross, non gliele hai  mai raccontate”
Ross lo guardò corrucciato  : “ Non  ho mai raccontato favole, sono cose da poeti o da bugiardi, e io non sono né l’una cosa  né l’altra ”
Mentre scendevano giù in salotto,  chiese a Demelza:  “Francis ti prende spesso la mano ? “
“ No, Ross”
“ Impediscigli di farlo, mi dà fastidio “ . “ Si , Ross, ma sei per caso…? “
“ No, assolutamente no, ma certe smancerie  da cavalier servente  possono abbindolare una donna”
“ Soprattutto se è figlia di un minatore che la picchiava ? Se è disabituata alla corte dei gentiluomini? E’questo che vuoi insinuare , che mi lascerei irretire come una sciocca stupida ignorante? ?”
“ Lo hai detto tu , non io” e irritato entrò in salotto.
******************
Le giornate di Elizabeth a Nampara  trascorrevano nella noia più assoluta: Francis aveva ancora  la febbre  e una fortissima tosse che gli impedivano il ritorno  a Trenwit; era ancora debole e, quando si recava  a fargli visita,  rispondeva a malapena alle sue domande o lo trovava addormentato ;
Demelza non sapeva giocare a carte,  era sempre indaffarata e, comunque, non sarebbe stata una piacevole compagnia per lei; Ross, poi, andava via presto al mattino e spesso ritornava a casa solo la sera, distrutto dalla fatica e  accolto da una moglie che si comportava come fosse ancora la sua serva, aiutandolo con gli stivali  e servendogli la cena; aveva capito da qualche frase  che, quando era particolarmente esausto,  nella loro  camera lei  gli massaggiava le  spalle , le braccia e la gamba ferita. Elizabeth  aveva provato irritazione, turbamento e gelosia: spesso contemplava Ross, il suo corpo snello e muscoloso, le sue braccia forti,  le sue dita lunghe, la sua bocca e si sentiva rimescolare il sangue immaginando…  doveva fare attenzione,  perché Demelza  se ne  era più di una volta accorta, e anche Ross.  Elizabeth si sentiva triste e  infelice: “ La mia vita   è  orribile, squallida, vivo in un angolo remoto dell’Inghilterra, dove sfiorirò, invecchierò e morirò , ho un marito che non stimo, che non amo e che mi irrita col suo sarcasmo e la sua indifferenza, il danaro scarseggia, frequento solo parvenu e nobiltà decaduta. Non era così la vita che immaginavo, non è quella  che immaginavamo Ross ed io, da ragazzi. E anche lui è infelice : quella donnetta da nulla  gli ha tarpato le ali, lo ha abbassato al suo livello.  Io amo Ross e Ross ama me, l’ho capito. Dobbiamo  accettare la realtà. Non posso soffocare i miei sentimenti e lui non deve soffocare i suoi. Gli parlerò e lui deciderà cosa fare! Uscì da casa e cominciò a passeggiare  nel giardino di Demelza.
**********
Ross si era svegliato ancora prima del solito, quella mattina, e prima di alzarsi era fermato a lungo a guardare la moglie addormentata.
“E’ bella – si disse ridendo- speravo che nessuno lo notasse e che nessun altro all’infuori di me capisse  la forza, la passione e la dolcezza della mia donna “. La baciò piano, per  non svegliarla: era stanca , la sua giornata era già impegnativa prima, ma ora , dopo l’incidente, doveva prendersi cura anche di Francis , visto che Elizabeth non ne era capace. Ripensò al litigio della sera prima. Demelza aveva ragione, era geloso, ma aveva avuto torto pensando che  avesse  intenzione  di offenderla o di sminuire la sua intelligenza; avrebbe dovuto dirglielo subito, ieri notte, ma era furioso e aveva preferito fingere di dormire.
“Stasera le parlerò , ora la lascio dormire. Spero che Francis sia in grado di andarsene presto a Trenwit!” Sapevo che l’apprezzava, ma non avevo capito che ne fosse innamorato . Non posso mandarlo via, ora, ma passerò più tempo a casa”.
“ Spero di dover rimanere ancora un po’ qui” pensava Francis esattamente nello stesso momento .
“Non voglio tornare a casa. Trenwit è come Elizabeth: signorile, elegante, ma fredda , immagine di un’ antica nobiltà e  di un presente mediocre, apparentemente bellissima, ma sostanzialmente decadente . Nampara, invece , è come Demelza:  viva, calda, allegra….. è casa!Spero che ieri sera Ross non se la sia presa con lei. Dovrò parlargli e dirgli con onestà quello che sento, che se fosse possibile gli lascerei Elizabeth  e mi porterei via Demelza , che ne sono innamorato e che , per la prima volta nella mia vita, non accetterò come un destino inevitabile  che sia lui a vincere . Demelza  vale ogni rischio , ogni ansia, ogni attacco di panico che mi afferra alla gola ogni volta che devo confrontarmi con la realtà:   vale la pena affrontare tutto questo per lei .”
 
Quel giorno, Ross tornò a casa per il pranzo, trovò Demelza in  cucina intenta a preparare il pasticcio che gli piaceva particolarmente. Si avvicinò silenziosamente e le baciò il collo scostandole i capelli:
“Vuoi farti perdonare per ciò che hai detto ieri? “
”Sì. Ormai mi conosci, Demelza!”
“Non sei geloso neanche un pochino di Francis?”
”NO “
“Racconta delle favole bellissime”, disse Demelza sorridendo e asciugandosi le mani col grembiule“
“Tu sei una donna forte e pratica, affronti la realtà senza paura di sporcarti le mani. Le favole, i sogni, le cetre… lasciale ad Elizabeth”
Lei si fermò, lo guardò con un’espressione addolorata e gli rispose: “Io non sono fatta di creta, Ross, e Francis l’ha capito. Comunque , va’ in giardino, raggiungi  la tua  Elizabeth. Sta passeggiando  tra i miei fiori!”
Ross la guardò interdetto: “ Demelza, non  intendevo dire questo… scusami”
“ Ross, ti prego, ne parleremo un’altra volta. Proudie, finisci tu di cucinare. “
“ Vengo con te!”
“ Preferisco stare da sola”.
Ross si accasciò sulla sedia : ancora una volta non era riuscito a fermarla, a chiarire , a dirle il perché agisse o parlasse in quel modo duro, aspro, apparentemente sprezzante . Ancora una volta si sarebbe creata una frattura fra di loro, ancora una volta lei  si sarebbe sentita inadeguata ed ignorante . Demelza non sapeva quanto importante fosse per lui, non poteva saperlo, perché lui non era capace di dirglielo e non sapeva perché. Avrebbe voluto accarezzarla mille volte e dirle : Ti amo, Demelza. Sei la mia ancora, da te dipende la mia vita, la mia felicità, quella felicità che non riesco a trovare in me stesso. La tua voglia di vivere illumina la parte oscura del mio animo, quella parte buia, profonda e inquieta che solo tu riesci a placare. So che non sei creta, so che la tua mente è piena di pensieri, di immagini e sensazioni, so che sei molto migliore di me. Demelza, non mi lasciare mai, sopporta i miei mutismi, che non sono voglia di non parlarti, ma incapacità di tirar fuori ciò che mi spaventa. Avrei dovuto narrartela io la favola di un amore che va oltre la vita, come il mio amore per te, ma non ne  sono capace, non riesco a dire ciò che sento. Demelza, non mi lasciare mai, sopportami.  Sopporta, amore mio, la gelosia che esprimo con fare sprezzante ed offensivo. Sappi che ho paura che tu vada via , ho paura di non sentire più la tua voce, di non poter guardare più i tuoi occhi, di  addormentarmi  e non trovarti più accanto a me, vicino a me,  mia cara, carissima Demelza, anima mia.
“ Sei solo ?”
Elizabeth era entrata nella stanza.

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Capitolo 2
*** a demelza, capitolo III ***


Capitolo III Ross si svegliò molto prima dell’alba , si vestì in fretta, guardò con tenerezza Elizabeth che dormiva e, dopo aver lasciato un biglietto di scuse a lei e zia Agata, volò in groppa al suo cavallo e , incurante della pioggia , delle raffiche di vento , dei rami che gli sferzavano il viso si mosse alla volta di Nampara . Si sentiva libero, come un prigioniero a cui improvvisamente avessero aperto le porte del carcere o un condannato a morte che avesse ricevuto inaspettatamente la grazia : si era finalmente liberato da quel sogno che, pur sbiadendo giorno dopo giorno, gli aveva impedito di godere appieno della realtà , da quel sottile rammarico , dal pensiero inopportuno che nei momenti più cupi degli ultimi anni lo aveva tormentato : tutto ciò che gli accadeva , lo strazio per la morte di Julia, la rabbia per fallimenti, il pericolo dell’impiccagione, se la sua vita fosse andata avanti come aveva progettato forse non li avrebbe vissuti . Erano le cicatrici dei dolori del passato , profonde ed indelebili ,e la paura di nuovi dolori , del futuro imprevedibile e irrazionale che,talora, lo portavano ad “ evadere “ in un luogo che non c’è, con un simulacro che non esiste Aveva toccato , baciato ed avuto Elizabeth ; la notte precedente, lei gli si era offerta e lui l’aveva presa. . Avrebbe dovuto sentire un piacere fisico, una felicità indescrivibili e sovrumani , ma nulla di tutto ciò: fare l’amore con la Demelza era la felicità , l’appagamento dei sensi e dello spirito, della fantasia e del cuore . Elizabeth era bella come l’aveva immaginata , ma lui non l’amava : amava la sua realtà , la sua donna, suo figlio, le difficoltà, le lotte che lo facevano sentire vivo, amava le cicatrici , le “ lune” , il sorriso , la vitalità , il corpo e l’anima di sua moglie ed ora , libero da idoli e fantasmi del passato, stava tornando a casa. Mai avrebbe potuto parlare di questo a Demelza, eppure avrebbe voluto dirle “ Non è cambiata Elizabeth, amore mio, sono cambiato io, grazie a te “ “Talvolta la verità , anche se bella , va taciuta”, pensò , mentre da lontano, attraverso la pioggia, si intravedeva Nampara. ************ Demelza quella notte non aveva chiuso occhio : Ross era con Elizabeth, erano soli e nulla avrebbe impedito loro di parlarsi e amarsi, finalmente .Provava un dolore acuto e lacerante che la sfiniva : aveva perduto Ross, aveva perduto il senso della sua vita che ora sarebbe cambiata : forse le avrebbe chiesto di andar via o , per pietà, avrebbe taciuto e sarebbe rimasto lì , pensando e struggendosi per Elizabeth . Lei non gli avrebbe consentito di umiliarla così : non voleva la sua pietà e , non potendo avere il suo amore, sarebbe andata via e sarebbe sopravvissuta in qualche modo, ma avrebbe cessato di vivere. Le parole di Francis l’avevano turbata e avrebbe preferito che non avesse parlato , ma lo aveva fatto, costringendola a rispondergli che non lo amava, non lo avrebbe mai amato e non perché non lo meritasse, non perché Ross fosse migliore di lui , ma solo perché Ross era e sarebbe sempre stato per lei il primo e l’unico, nonostante i suoi limiti, i suoi tanti difetti, i suoi malumori , le sue angosce che spesso non condivideva neppure con lei , la sua facile ira, i suoi sogni e i suoi tanti errori…e soprattutto nonostante Elizabeth, aveva pensato , senza , però, dirlo . Non era perfetto Ross, come non lo era lei e Francis doveva trovare il modo di liberarsi dal senso di inadeguatezza e di inferiorità che lo aveva portato a rinunciare sempre, a stare un passo indietro rispetto a lui. La forza doveva trovarla da solo, in sé stesso , non in lei . ********** Francis non aveva chiuso occhio , quella notte : Demelza non lo avrebbe mai amato, gli aveva detto . Già , Demenza amava Ross, come Elizabeth. Il vecchio Francis si sarebbe autocommiserato, avrebbe attribuito alla sua inettitudine e alla forza del cugino questo ennesima sconfitta , ma il nuovo Francis non poteva concedersi momenti di vittimismo, si disse con un misto di tristezza per ciò che non avrebbe mai avuto e di orgoglio per ciò che voleva essere da allora in poi; doveva imparare ad andare avanti , a prendere in mano la sua vita tentando di renderla migliore : avrebbe sempre continuato ad amare Demelza , ne era certo, ma da questo amore , da lei avrebbe da quel momento in poi tratto forza e dignità : Elizabeth era sua moglie, ormai , non l’amava , forse non sarebbe mai più riuscito ad amarla come un tempo, quando sembrava irraggiungibile , perfetta..ma era la madre di suo figlio, la padrona di Trenwith . “ Da domani , dovrò cercare di cambiare il mio piccolo mondo, con o senza Dem” . ********* Quando Elizabeth si svegliò , la pioggia era cessata e il vento si era calmato , anche se il cielo era ancora scuro. Ross non era accanto a lei “ Se ne è andato , è tornato a casa “ Lo aveva capito subito quella notte, aveva immaginato che non lo avrebbe trovato accanto , la mattina dopo. E lei ..? cosa avrebbe fatto , adesso ? tornare alla sua realtà, a quella realtà che non le piaceva, accanto ad un uomo di cui apprezzava l’ironia, l’eleganza, lo spirito mordace , ma non amava ? Aveva creduto di amare Ross e forse per molto tempo lo aveva fatto, aveva rimpianto di non averlo aspettato , di aver ceduto alla volontà altrui , di non aver saputo scegliere . Ma , dopo quella notte, aveva capito che Ross per lei, cosi come lei per lui , aveva rappresentato una fuga dalla realtà , da un presente talora frustrante e spesso doloroso . No, non lei non avrebbe mai amato davvero né capito né tollerato i suoi furori eroici , il suo idealismo, la sua povertà, la fatica fisica e psicologica di essere la sua compagna. Non era fatta per questo, non ne aveva la capacità, forse. Avevano fatto l’amore, avevano reso reale un sogno di gioventù , ma la realtà lo aveva ,se non infranto, almeno molto ridimensionato “ Signora Tabb, dia ordine di sellare il mio cavallo e dica a suo marito di scortarmi a Nampara . Sembra che la bufera sia passata …” ********* Ross era entrato di soppiatto in cucina dove Demelza, con gli occhi gonfi , stava preparando la colazione. Le si avvicinò in silenzio e le baciò il collo “ Giudas , Ross ! Sei tornato ?! “ “ E perché non avrei dovuto? Non c’era più nulla che mi trattenesse a Trenwith – rispose- Jeremy dorme ? Come sta Francis ? “ L’abbracciò stretta, mentre lei lo guardava , stupita e incredula : “ Demelza, sai che amo anche le tue lune, ma , ti prego, ora sorridimi , abbracciami : noi siamo insieme, nostro figlio è al caldo e al sicuro. Non so cosa succederà domani e non voglio chiedermelo ; so solo che oggi siamo qui, che mi sento felice della tua felicità , che risorge e rinasce sempre, nonostante tutto. Godiamo insieme di questo attimo di eternità : questo l’ ho imparato da te e quando ti sembrerà che io lo abbia dimenticato, ripetimelo ancora e ancora” Quella sera , cenarono tutti insieme a Nampara ;Ross ed Elizabeth si scambiarono frasi gentili ed educati sorrisi , Francis elogiò ( troppo , pensò Ross) la cucina di Demelza che si scherniva , un po’ in imbarazzo. Alla fine , si sedettero tutti accanto al camino : Demelza versò il rum per gli uomini e il porto per sé ed Elizabeth. C’era un bel tepore , in casa, e Ross era finalmente sereno “ Almeno per ora” pensò sorridendo fra sé Demelza . “ Mi sembra di rivivere quel lontano Natale a Trenwith, Ross, il primo Natale trascorso con voi due . Ma voglio fare qualcosa che avrei dovuto fare allora ... un brindisi “ disse Francis Alzò il bicchiere e guardando Demelza disse : “ Brindo a chi ci ha insegnato molte cose, a chi , entrata in punta di piedi tra noi , ha saputo indicarci la strada ; brindo a Demelza, una vera signora!”

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