Quegli abissi hanno un nome, e quel nome è Abaddon.

di StregaDAutunno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Nassau ***
Capitolo 2: *** 2. Dettagli. ***
Capitolo 3: *** 3. Opportunità ***
Capitolo 4: *** 4. Tradimento, parte prima. ***
Capitolo 5: *** Tradimento, parte seconda. ***
Capitolo 6: *** Lullaby ***
Capitolo 7: *** Sacrificio necessario. ***
Capitolo 8: *** Poco prima della partenza. ***
Capitolo 9: *** Dove siamo davvero al sicuro. ***
Capitolo 10: *** L' uomo nell'ombra. ***
Capitolo 11: *** Osservare, adattarsi, sopravvivere. ***
Capitolo 12: *** L'ombra del tradimento. ***
Capitolo 13: *** Seduzione. ***
Capitolo 14: *** Verità rivelate. ***
Capitolo 15: *** Nassau è destinata a cambiare, che ci piaccia o no. ***
Capitolo 16: *** Una nuova direzione. ***
Capitolo 17: *** Disfatta. ***
Capitolo 18: *** Here be dragons. ***
Capitolo 19: *** Una fragile alleanza. ***
Capitolo 20: *** Billy. ***
Capitolo 21: *** Flint. ***
Capitolo 22: *** Leni. ***
Capitolo 23: *** John. ***
Capitolo 24: *** Capitani e quartiermastri. ***
Capitolo 25: *** Salpare e restare. ***
Capitolo 26: *** Ambizione. ***
Capitolo 27: *** Cambio di rotta. ***
Capitolo 28: *** We are many, they are few. To fear death is a choice, and they can’t hang us all. ***
Capitolo 29: *** Un re non può avere due regine. ***
Capitolo 30: *** Ritorno a Nassau. ***
Capitolo 31: *** Un nuovo mosaico inizia a comporsi. ***
Capitolo 32: *** Il piano dell'ammiraglio. ***
Capitolo 33: *** Crepe. ***
Capitolo 34: *** Niente è come lo avevamo immaginato. ***



Capitolo 1
*** 1. Nassau ***


 
 
"Tu non sei un cuoco."
La voce di lei era sicura. 
Non lo stava nemmeno guardando in quel momento, intenta com'era a cercare erbe essiccate sullo scaffale della drogheria.
Si voltò verso di lui solo quando si accorse che tardava a risponderle, il suo sguardo non era interrogativo.
Lei sapeva. 
John Silver sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori, di quelli che usava per tirarsi fuori dagli impicci.
"Beh, milady, mi dispiace sempre contraddire una bella donna ma hai davanti un ottimo cuoco. Servivo da quasi un anno su quella nave prima che voi la conquistaste e..."
Lei rise, una risata sarcastica.
"Certo, un anno." si avvicinò a lui, gli prese le mani tra le sue, fece scivolare le dita su suoi palmi aperti "Un cuoco senza calli, tagli, bruciature su mani e avambracci, un cuoco vestito come un damerino, senza macchie su camicia e pantaloni." 
"Ci tengo alla mia igiene personale..." cercò di giustificarsi John.
Lei rise, soddisfatta di aver centrato il punto, gli lasciò le mani e tornò verso lo scaffale: "Sei un cantastorie John Silver, e questo ti ha permesso di sopravvivere. La considero una qualità, non fraintendermi. 
Tutti facciamo quello dobbiamo per sopravvivere."
"Tu parli per  esperienza, immagino." la stuzzicò lui.
Su questo lei non rispose.
Riempì alcuni sacchetti e barattoli e li mise in una cassetta di legno che consegnò a John, che la prese controvoglia con una smorfia, pagò il dovuto al droghiere e uscì.
Fuori dal negozio la strada era chiassosa, colorata, un miscuglio di voci e di volti.
Lei si girò, lo guardò dritto negli occhi.
"Sei un cantastorie, hai ammaliato tutti con la tua parlantina e il tuo spirito di improvvisazione, ma non è sufficiente. In molti sono bravi con le parole qui, io modestamente sono tra questi, ma se pensi che questo ti basterà per sopravvivere, sei uno stupido o un ingenuo, ma tu non sei niente di tutto ciò, lo vedo.
Dimentica il mondo civilizzato,  sei a Nassau adesso, le regole che conoscevi, le leggi che eri abituato a non rispettare, qui non contano. Contano solo due cose, vuoi sapere quali?" John annuì senza distogliere lo sguardo "Rispetto e lealtà. Concedile alle persone giuste e loro le concederanno a te."
Rispetto e lealtà.
Proprio le due cose in cui John Silver  non era proprio ferrato.
"Tieni la testa bassa e gli occhi aperti, osserva, impara in fretta, se hai qualche domanda non esitare a farla, perché quando torneremo in mare non avremo tempo per tanti convenevoli. Chiaro?"
Silver sorrise, un altro sorriso smagliante.
"Cristallino, milady."
Lei ridacchiò: "Non chiamarmi milady, sono tutt'altro che una lady." non lo sono più, per essere precisi, ma scacciò quel pensiero "Tutti mi chiamano Leni, fallo anche tu. Ah, un'ultima cosa...sono sicura che quel bel sorriso e quegli occhi azzurri ti abbiano evitato un sacco di guai nel corso degli anni, ma se pensi di riuscire ad abbindolarmi usandoli, beh, John Silver, ti sbagli. E non inganneranno nemmeno loro." fece un cenno con la testa, guardando oltre la spalla di lui.
John si voltò, Hal Gates e Billy Bones venivano verso di loro.
"Flint vuole parlarci. È urgente." disse Hal.
"Quanto mai non è urgente quando si tratta del capitano James Flint?" ironizzò lei.
Billy ridacchiò, poi spostò lo sguardo su Silver.
Uno sguardo diffidente.
Sarebbe stato difficile carpire la sua fiducia, lei aveva ragione.  
"Ti ha già messo sotto eh!" rise Hal guardando la cassetta di legno.
"Sì, ma è un piacere aiutarla." rispose John, in risposta Billy  sbuffò.
Eh sì, sarà un'impresa esserti amico, Billy Bones, pensò Silver.
Ma col tempo riuscirò a convincerti che puoi fidarti di me, alla fine tutti si fidano di me. 
"Andiamo." disse Leni scuotendo la testa, e si incamminò al fianco di Billy e Hal.
John rimase un po' indietro, guardandosi attorno.
Tieni gli occhi aperti, osserva, impara.
Ottimi consigli, milady, davvero ottimi. 
Ma io so già come osservare e dove guardare, e imparo molto in fretta, pensò John con un sorriso accennato sul viso.
Forse Nassau aveva delle leggi e delle consuetudini diverse rispetto a quelle che già conosceva, ma lui no, lui avrebbe seguito le sue regole, quelle grazie alle quali era sopravvissuto, si sarebbe amalgamato ed adattato, e alla prima occasione...
"Dimenticavo." Leni interruppe il flusso dei suoi pensieri.
Erano davanti a un edificio verde chiaro, Gates e Billy avevano già varcato la soglia.
"Noi non entriamo?"
"Tra un secondo, prima permettimi di dispensare l'ultima perla di saggezza della giornata."
John deglutì, in attesa, poi le sorrise: "Sono tutto orecchi." 
Leni sorrise a sua volta, ma non c'erano ironia o arroganza sulle sue labbra, c'era invece un sorriso sincero, amichevole: "Lo so che sei sempre stato abituato a cavartela da solo, sei sempre stato tu contro il resto del mondo, Dio solo sa quanto hai dovuto lottare senza nessuno al tuo fianco, ma qui è diverso. Ti sei unito alla ciurma della Walrus John Silver, siamo pirati, siamo fratelli, e se ce lo permetterai ti prometto che non ti lasceremo combattere da solo, mai più." 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** 2. Dettagli. ***


 
 
"Tutti facciamo quello dobbiamo per sopravvivere."
"Tu parli per  esperienza, immagino." 
 
Leni avrebbe potuto rispondere a John Silver, ma non lo aveva fatto.
Sì, ho fatto la mia scelta anni fa, per sopravvivere, e lo rifarei, avrebbe potuto dirgli.
Ma non lo conosceva ancora abbastanza per raccontargli della sua vita.
Di quel giorno, e dei giorni che vennero poi.
Di quel salto, quel salto verso l'ignoto, verso le corde sul lato della Walrus, ricordò quando aveva respirato profondamente, aveva chiuso gli occhi mentre scivolava...
 
"Mi state prendendo in giro! Perché, perché me lo dici solo adesso?" 
La voce di Eleonor Guthrie la ridestò dai suoi ricordi.
Le piaceva Eleonor, la ammirava per come stava gestendo i traffici leciti e meno leciti a Nassau, ma quando si alterava la sua voce riusciva a raggiungere delle tonalità talmente stridule da far abbaiare di rabbia i cani. 
Era così persa nei suoi pensieri che al grido della Guthrie per poco non cadde dalla sedia su cui era seduta. 
Billy Bones la guardò, interrogativo, come per chiederle se andasse tutto bene. 
Leni annuì, abbozzando un sorriso.
"Stiamo cercando di creare una nuova Nassau, devi pensare a questo." James Flint cercò di rassicurarla "E poi non sapevo che John avesse distrutto la pagina fino a ieri."
John Silver a quel punto si alzò dal divano su cui si era seduto: "Miss Guthrie, Eleonor...se potessi spiegare..."
"Proprio tu!" ruggì Eleonor guardandolo "Dovremmo fidarci di te, della rotta che magicamente avresti memorizzato? Chi ci dice che non sei una spia, o un pazzo?"
"La pagina esiste, e anche il tesoro." insistette Flint.
John Silver guardò verso il capitano, che se ne stava serio e impettito, con i palmi appoggiati alla scrivania d'ebano della Guthrie.
Eleonor lo guardò: "O siete pazzi entrambi. Esiste davvero? Anche questa pagina...come sai che esisteva prima che lui la distruggesse!"
John tentò di nuovo: "Se posso spiega..."
"Fai silenzio!" strillò Eleonor.
Leni era sicura di aver sentito un cane abbaiare in lontananza.
"Fallo parlare." questa volta fu Flint ad alzare la voce, aveva usato il tono del comando, quello che usava con gli uomini della Walrus, un ordine che non ammetteva repliche o obiezioni.
Eleonor Guthrie si morse un labbro nervosamente, odiava quando gli uomini usavano quel tono con lei. Di norma avrebbe replicato, ma stavolta espirò rumorosamente dal naso e fece un cenno a John, come per dirgli di parlare.
"Dicevo, miss Guthrie," Silver si schiarì la voce "ho trovato la pagina già strappata prima che la ciurma del capitano Flint perquisisse la cabina del capitano...l'aveva trafugata un altro marinaio." il vero cuoco, pensò John, ma non lo disse "Ho capito subito che era di grande valore e ho pensato che avrei potuto rivenderla, o usarla come merce di scambio. Sono bravo in questo genere di intuizioni."
Billy alzò gli occhi al cielo in modo plateale, e Leni nel guardarlo soffocò una risata.
"Ho ascoltato alcune conversazioni sulla Walrus, e Flint ha accusato un altro uomo di aver rubato una pagina importantissima per la riuscita di una missione..."
"Sì questa parte ci è nota, passa oltre." disse Gates sfregandosi una tempia, era stato in disparte e in silenzio ma ora voleva concludere in fretta la discussione "Dille perché hai distrutto la pagina."
"Sì, ecco, vedete io non sono esattamente un marinaio esperto, non navigo da molto, passo il mio tempo in cucina. Che utilità avrei avuto per una ciurma di pirati? Ho pensato che se avessi consegnato la pagina dopo loro non avrebbero più avuto bisogno di me...e io non sapevo dove altro andare, a chi rivolgermi, sarei rimasto da solo in terra sconosciuta..."
Leni avvicinò il viso all'orecchio di Billy: "È bravo." bisbigliò "Lo avevo sottovalutato, ma ci sa fare."
Billy annuì, le bisbigliò a sua volta: "Un attore nato. Ci manca solo che si metta a piangere."
poi aggiunse "Lavanda."
"Scusami?"
"Ne sento il profumo. Hai usato i fiori di lavanda oggi." spostò lo sguardo su di lei, sottolineò la cosa ammiccando.
Lei ridacchiò e gli diede un leggero spintone, scuotendo la testa.
Entrambi tornarono a prestare attenzione a Silver e alla sua sceneggiata.
"...un uomo sperduto, abbandonato. E così ho pensato che l'unico modo per costringerli a farmi rimanere con loro era quello di rendermi necessario. Solo io conosco i dettagli della rotta che conduce al tesoro. O meglio, la tratta esatta che seguirà la nave che lo trasporta. Se vogliono partire al suo inseguimento dovranno portarmi con loro. E più tempo stiamo qui a tergiversare meno possibilità ci sono di raggiungere la nave in tempo." concluse John soddisfatto.
Eleonor Guthrie sapeva di avere di fronte un uomo furbo che fingeva di essere uno sprovveduto, ma fece finta di nulla.
"Quindi se ci fidiamo di te tu condurrai la Walrus al tesoro dell'Urca di Lima."
"E non ne vorrò nemmeno una parte di quel tesoro, potrete usarlo tutto per il vostro progetto, voglio solo avere un posto dove stare." rispose Silver "E la nuova libera Nassau di cui parlate mi sembra un bellissimo luogo per iniziare una nuova vita."
Eleonor e Flint si guardarono, un lungo intenso sguardo che valeva quanto una conversazione, poi la donna annuì: "Dimmi cosa ti serve per il viaggio capitano, e te lo concederò. E tu, John Silver," disse fissando il forestiero "sappi che se dovessi mentirci o tradirci nessuno potrà salvarti dalla furia degli uomini di Flint, o dalla mia."
 
 
Gates si fregò le mani: "Quindi siamo pronti per partire." asserì.
"Ci fidiamo davvero di quel tipo?" 
"Non abbiamo molta scelta Billy." Gates mise una mano sulla spalla del ragazzo "E comunque  ha messo nero su bianco la prima parte della rotta, una volta arrivati a destinazione ci comunicherà il resto."
E in mare aperto, dopo settimane di viaggio, sarà meglio che abbia qualcosa da dire, pensò Billy, perché arrivati a quel punto nessuno gli  perdonerà un'eventuale errore di memoria, o peggio, una menzogna.
"Parlando del diavolo, John! Vieni, Billy ti porterà alle nostre tende e ti farà conoscere Randall, il nostro cuoco, Billy, dì a Randall che da oggi ha un valido aiutante. Io nel frattempo vado con Flint, abbiamo da organizzare i rifornimenti, ci servono molte cose per questa avventura."
Gates rise.
Hal era così, sempre allegro, vedeva sempre il buono di tutto, Billy gli invidiava questo suo carattere.
Era stato come un padre per lui, fin dal primo momento in cui lo avevano liberato da quella nave della Marina britannica dove era stato arruolato a forza per tre lunghi anni.
Gates gli aveva insegnato tutto, e aveva convinto la ciurma a sceglierlo come nostromo.
"Segno che la ciurma ti rispetta Billy" gli aveva detto quando lo aveva ringraziato "Sei un fratello per loro, ti seguiranno in battaglia, ti ascolteranno, già lo fanno. Sii più sicuro di te figliolo!" lo aveva rimproverato. E poi aveva riso forte.
Leni uscì dall'edificio, Gates la vide: "Sirenetta! Ci accompagni a comprare polvere da sparo e rum?"
La ragazza fece una smorfia per come l'aveva apostrofata, poi rispose: "Mi piacerebbe, ma ho promesso a madame Mapleton che sarei passata a visitare le ragazze una volta attraccati."
"Le ragazze?" chiese John.
"Le prostitute del bordello." spiegò Gates "Allora immagino che ci vedremo stasera in taverna o alle tende."
"Ho una camera al bordello in realtà, madame me la concede come ringraziamento per le cure che presto alle sue ragazze." spiegò Leni "Questa volta mi darà la stanza con la porta verde scuro." precisò, e in quel momento a John quel dettaglio sembrò inutile e superfluo.
"Un letto, un vero letto, ti invidio!" rise Gates "Ma mi permetterai di offrirti una birra alla taverna comunque, ragazza fortunata." 
Leni annuì: "Non sarei fortunata se non me la offrissi!" e si allontanò in direzione del bordello.
 "Tu, vieni con me." disse Billy controvoglia, e si avviò con John verso l' accampamento vicino al porto. 
"Sirenetta...curioso epiteto." commentò John.
Billy non rispose.
"Sì beh, adatto per una donna che solca i mari su una nave pirata. È carino." continuò, ma Billy ancora non gli diede risposta.
"È anche interessante che abbiate una donna come medico di bordo. C'è già il signor De Groot..."
"In certi casi un chirurgo in più non guasta, e Leni sa fare il suo mestiere." tagliò corto Billy, superandolo.
"Io non ti piaccio vero?" John si fermò, Billy si voltò a guardarlo.
"Non mi fido di te." gli rispose.
"Quando avrai imparato a conoscermi ti fiderai di me."
"O forse quando ti avrò conosciuto meglio avrò la conferma che ho fatto bene a non fidarmi." rispose Billy "Stammi bene a sentire, tutto questo non è un gioco. Rischieremo la vita in  questa missione, mettiti in testa che le vite di quegli uomini dipendono da te adesso. Se fai qualche cazzata la pagheremo tutti." John deglutì a fatica a quelle parole "Non deluderci." concluse Billy, i suoi occhi azzurri non si staccarono da quelli di John Silver fino a che quest'ultimo non ebbe annuito. 
 
 
"Mi fanno malissimo!"
"Sarei stupita del contrario." 
Leni stava visitando la giovane ragazza, 16 anni al massimo, lunghi capelli biondi, preoccupata per le piaghe rosse e dure che aveva sulla schiena.
Si voltò verso la tenutaria del bordello.
"Perché hai lasciato che le facesse questo?" il tono di rimprovero di Leni non piacque a madame Mapleton.
La matrona sbuffò: "Non posso essere in tutte le stanze, mia cara, e certi clienti amano un po' di rudezza a volte."
"Amano picchiare una donna, non usare eufemismi, mi irritano." 
rispose Leni, afferrò la sua borsa in pelle, prese alcune boccette e preparò una pomata.
"Lavati con acqua fresca e metti la pomata, mattina e sera, le piaghe si sgonfieranno e non pruderanno più." 
La ragazza le sorrise: "Grazie dottor Morgan...cioè, Leni."
Leni riconobbe un leggero accento della Cornovaglia nella sua voce. 
Chissà cosa l'aveva portata a Nassau, chissà se aveva mai immaginato che sarebbe finita a fare la prostituta per pochi spiccioli in un bordello frequentato da pirati e marinai delle baleniere.
Quando rimasero sole Leni riprese il rimprovero:
"Devi avere più cura di loro."
"Oh mi vuoi insegnare il mestiere? Allora io potrei spiegarti come si amputa un dito." rispose piccata la Mapleton.
"Vuoi il mio aiuto o no? Perché puoi anche rivolgerti a qualche dentista ubriaco di Nassau la prossima volta..."
"Va bene va bene. Io le tratto con amorevole affetto, voglio bene alle mie ragazze." si giustificò la donna.
Non è vero, sono solo bambole che vendi al miglior offerente e a cui dai una misera paga, potrebbero morire domani e tu penseresti solo ai guadagni persi. Ma Leni tenne questo pensiero per sè.
"Allora" disse invece "devi stare attenta a chi si portano in camera, e dar loro il tempo di guarire quando...si fanno male." concluse.
"Lo sai come sono certi uomini..." commentò la matrona.
"Sì lo so." mormorò Leni. Lo sapeva fin troppo bene.
"...ma starò più attenta. Contenta?"
Leni annuì.
"Ti ho mai raccontato di quando ti ho vista per la prima volta?"
Sì glielo aveva raccontato, glielo raccontava ogni volta.
La madama continuò: "Sei entrata in taverna scortata dagli uomini del capitano Flint. Nessuno voleva dire come fossi capitata a bordo, ti proteggevano, come se ne avessi bisogno. 
Speravo di convincerti a venire a lavorare per me, avevo tratto le mie conclusioni...una donna su una nave...
Ma poi mi dissero che non eri una prostituta raccattata chissà dove, ma un dottore." rise "Una guaritrice, mi dissero. Ero ammirata sai, decantavano le tue lodi, e a me però dispiacque di essermi sbagliata.
Mi avresti fatto fare soldi a palate.
Con la tua parlantina, quel sorriso e quegli occhi verdi, e con quel bel seno che ti ritrovi..."
"Che ne sai tu di che seno ho io sotto la blusa?" rise Leni.
"Io so che gli uomini apprezzano un seno ben tornito anche se non molto grande, come il tuo, perché gli sta tutto nel palmo di una mano. O nella bocca." 
Leni rise più forte, glielo diceva ogni volta e ogni volta questo commento la faceva ridere. 
Ripose le boccette nella borsa, e le disse: "Non credo di essere portata per questa vita."
"È che sei troppo intelligente per questa vita. Guarda Max," indicò la bellissima prostituta creola che sedeva a un tavolino bevendo vino insieme a un giovane marinaio "ha il corpo perfetto per questo lavoro, ma purtroppo è tanto sveglia. Questo la rende opportunista. Non farà questa vita per sempre, prima o poi sfrutterà l'occasione giusta, e avrà Nassau ai suoi piedi."
"Glielo auguro." mormorò Leni prima di congedarsi. 
 
 
"Devi sapere una cosa su Randall" lo istruì Billy "Ha avuto qualche problema e diciamo che...non ci sta tanto con la testa. Ma la ciurma lo adora." insieme entrarono nella tenda
"Randall! Ti ho portato un valido aiutante! John," Billy indicò le patate "siediti vicino a Randall, e pela."
John Silver sorrise a denti stretti e prese un coltello.
Randall sembrava però contrariato.
"È un ladro." mormorò.
Billy si chinò su di lui: "No, Randall, lui è John, ed è un nostro...amico adesso. Dammi una mano, d'accordo, tienilo d'occhio per me."
A Randall piaceva Billy, perché Billy era buono, gentile, lo trattava con rispetto.
Così gli sorrise e annuì.
Mentre Billy si allontanava Randall gli chiese 
"Dov'è la sirenetta?"
Billy si girò, ridendo: "Odia quando la chiamate così."
"Io posso."
"Sì è vero Randall, tu puoi." ammise Billy "Aveva del lavoro da fare, ma verrà a trovarti dopo, contento?" 
Randall tornò alle sue patate, felice.
Una volta che Billy li ebbe lasciati soli John chiese: "Randall, perché chiamate Leni la sirenetta?"
"Tu non puoi chiamarla così."
"Non lo farò, ma dimmi perché."
Randall sorrise, lo guardò con un sorriso misterioso: "Perchè è arrivata dal mare, una tempesta l'ha rapita agli abissi e l'ha lasciata sulla Walrus. Un regalo dell'oceano per noi." gli fece l'occhiolino, e poi tornò alle sue patate, senza aggiungere altro.
 
 
 
Leni si era seduta su un divanetto del bordello, guardava le persone passeggiare lungo la strada.
Era su una piccola terrazza, si godeva la brezza che arrivava dal mare.
Era bella, Nassau, e se fossero riusciti a trovare il tesoro l'avrebbero resa ancora più bella.
Sarebbe stato davvero un porto sicuro per tutti loro.
"Ma guarda, il nostro dottore Leni Morgan, che dedica le sue preziose attenzioni alle puttane di Nassau."
L'inconfondibile voce roca di Charles Vane la distolse dai suoi pensieri.
Lei sospirò.
"Capitano Vane. È sempre un piacere vederti tornare a Nassau vivo e vegeto. Quando avete attraccato?"
"Stamattina. Voi siete qui da qualche giorno, mi hanno detto."
Leni annuì.
"Vi fermerete a lungo?"
Lei rimase sul vago: "Mmmm difficile dirlo. Sai che Flint è un capitano imprevedibile..."
"È un pessimo capitano e un coglione." Charles sputò per terra "Dovresti unirti a noi, sulla Ranger ci farebbe comodo un chirurgo bravo come te. E non saresti l'unica donna." disse alludendo ad Annie Bonny, letale membro del suo equipaggio.
"Sai quanti io la stimi, ma non posso dire lo stesso del resto dei tuoi uomini."
"Sono esuberanti..."
"Avevo in mente cani sciolti ma credo che anche la tua definizione vada bene."
Lui rise con tono rauco.
"Se cambi idea sai dove trovarmi." 
Leni annuì mentre Vane di allontanava, ma non lo avrebbe cercato, lo sapevano entrambi, ma questo non dissuadeva Charles Vane dal tentare.
Era giunta a Nassau quattro anni prima, e aveva aiutato così tante persone quando si trovava sulla terra ferma che tutti sapevano di cosa era capace. 
Aveva curato marinai di altre navi, e le loro famiglie, si era sparsa la voce delle sue capacità, della sua competenza, e da allora molte navi avevano provato a comprare i suoi servigi.
Certo era lusingata da tutta questa stima, ma non avrebbe mai lasciato la Walrus.
Rispetto e lealtà la legavano a quella ciurma e al suo capitano.
Seguì Vane con lo sguardo, notò una cosa curiosa, di solito Charles amava intrattenersi con due donne in particolare, due veterane del bordello, stavolta invece lo vide raggiungere Max, la giovane prostituta creola che madame Mapleton le aveva indicato poco prima, e li vide sparire insieme in una della stanza del primo piano.
Quando Max aprì la porta della stanza a Leni parve di vedere all'interno due figure conosciute, la piratessa già citata Annie Bonny e Jack Rackham, braccio destro di Vane.
Bizzarro, pensò.
Trovare questo fatto bizzarro e non sospetto fu però un errore, ma questo Leni lo comprese solo quando fu troppo tardi.
 
 

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Capitolo 3
*** 3. Opportunità ***


 
"Lascia che ti spieghi una cosa, ogni marinaio possiede la propria personale storia su un tesoro nascosto, te ne potrei ripetere a decine, le ho ascoltate tutte, in qualche sudicia taverna o in una stiva, biascicate da uomini ubriachi o impazziti. E anche questa come tutte le altre puzza di stronzata." 
Charles Vane si alzò dalla sedia rabbioso e fece per andarsene "Che perdita di tempo...l'oro degli spagnoli..."
Max si frappose fra lui e la porta, i suoi occhi nocciola brillavano mentre lo fissava senza paura.
Aveva convocato il capitano della Ranger e i suoi compagni di viaggio più fidati, Anne Bonny e Jack Rackman, per proporre loro un affare.
Era un'opportunità irripetibile per cambiare le loro vite, la sua vita, e non avrebbe rinunciato a coglierla solo per la testardaggine di Charles Vane.
"Se non hai intenzione di abbassarti per farmi un pompino sarà meglio che ti sposti."
"Non è una stronzata. Quell'oro esiste e può essere nostro." la voce della giovane creola era delicata, ma ferma "Te lo ripeterò ancora, così potrai rifletterci con calma." lo stuzzicò "Un uomo conosce la rotta della nave che trasporta l'immenso tesoro dell'Urca di Lima, egli si chiama John Silver, è appena arrivato a Nassau con la Walrus. Quel tesoro, con un po' di sforzo e di spirito di iniziativa può essere nostro, ma prego" Max si spostò, indicò la porta "se vuoi che sia il capitano Flint a trovarlo accomodati, esci."
Puntare sulla ben nota competizione tra Vane e Flint, mossa astuta, pensò Jack Rackman.
I due capitani erano in guerra da...beh, da sempre, non erano mai stati amici. Vane rispettava molti membri dell'equipaggio della Walrus, come Hal Gates o Billy Bones, perfino il loro medico Leni Morgan, e alcuni marinai esperti, ma Flint, lui lo disprezzava fin dal primo giorno in cui lo aveva incontrato.
E la cosa era reciproca.
La tattica di Max come previsto funzionò, Vane fece due passi indietro, allontanandosi dalla porta. 
"E cosa dovremmo fare, gentile fanciulla? Questo forestiero è appunto membro dell'equipaggio della Walrus, e ha già rivelato loro le informazioni necessarie per trovare la nave che trasporta il tesoro." fece notare Rackman. 
"Non vi avrei chiamato qui se non fossi sicura di poter volgere la situazione a nostro vantaggio." Max odiava essere sottovalutata.
In lei tutti vedevano una prostituta, bellissima e selvaggia, capace di scucire a un marinaio poco attento anche una settimana di guadagni. 
Ammirevole, certo, ma era solo questo, nient'altro.
Ma lei sentiva di essere molto di più.
E perché non avrebbe dovuto sognare di ottenere di più? Era sveglia, intelligente, sapeva leggere e scrivere, ed era lungimirante. Doti che una donna poteva raramente sfruttare in un mondo patriarcale come quello in cui era cresciuta, ma nessuno poteva impedirle di tentare di cambiare il proprio destino, di sovvertire i ruoli stabiliti da quella società.
E se c'era un posto dove poteva farlo era proprio Nassau: qui le donne avevano opportunità illimitate se dimostravano il loro valore. Eleonor Guthrie gestiva il commercio navale da sola, in vece della sua famiglia, Anne Bonny era riuscita a diventare una guerriera spietata su una nave pirata, Leni Morgan, beh di lei non sapeva quasi nulla, giravano solo delle voci ma sicuramente veniva da un ambiente altolocato delle nuove colonie britanniche, si poteva intuire dai suoi modi e dalla sua cultura, ma il punto era che aveva deciso di lasciare tutto per intraprendere una carriera come medico e chirurgo di bordo.
Dove, se non nella esotica Nassau?
"Prima di tutto" continuò la ragazza "John Silver non ha comunicato tutto ciò che sapeva, ne ha rivelato solo una parte, una garanzia prima di partire per il lungo viaggio.
E io posso mettere le mani su una trascrizione della rotta che questo Silver ha consegnato a Flint." 
"Te la fornirà il tuo amico, quello che ti ha parlato del tesoro?" chiese Vane.
"Lui può ricopiare le informazioni e farmele avere, così potrete anche voi partire senza destare sospetti. Stando a quanto mi ha detto il mio contatto questa rotta li condurrà fino alle coste della Florida, solo a questo punto Silver rivelerà ulteriori dettagli per la traversata. Un metodo per cautelarsi." spiegò Max.
"E noi che dovremmo fare?" chiese Anne, sospettosa.
"Raggiungerete la Walrus in Florida, e lì l'abborderete."
Vane scoppiò a ridere: "Certo, prenderemo a cannonate una nave pirata, cosa che ci farebbe diventare degli appestati qui a Nassau."
Max lo ignorò volutamente e continuò, decisa:  "L'obiettivo è John Silver, deve essere catturato vivo, per sopravvivere non si farà scrupoli a dirvi tutto."
"Forse non hai colto la natura del nostro dilemma." disse Jack Rackman.
"L'ho ben inteso." mentì la creola per poter continuare nella sua opera di convincimento "E posso capire che sia una situazione complicata, ma alla fine chi saprebbe la verità sul destino della Walrus? Tornati a Nassau potrete raccontare la storia che più vi aggrada..."
"Dolcezza, noi non affondiamo un'altra nave pirata, scordatelo." Rackman fu lapidario "Possono non piacerci quegli uomini, il tesoro è allettante, ma abbiamo un codice d'onore. Possiamo uccidere altri pirati? Certo, ma il motivo deve essere dannatamente valido. 
Verremo giudicati per uno sgarro così grave, terribilmente giudicati, e non faremo più nessun affare qui a Nassau. Potrebbero perfino impedirci di attraccare se si sapesse, e significherebbe la fine dei nostri affari." 
"Con quel tesoro non avrete più bisogno di fare affari con nessuno, sarete ricchi." insistette Max.
Non capiva questi scrupoli.
Siete pirati, pensò, ladri, assassini, stupratori. E io sono una puttana, e non mi vergogno di ammettere che la mia natura mi porta a fare scelte scomode, a tradire, a mentire.
Si fa quel che si può per sopravvivere.
Charles comprese il suo sguardo indispettito, e le disse: "Esistono leggi che l'uomo non scrive ma che conosce, per istinto, e riguardano l'onore, e anche i mostri come noi le devono rispettare per evitare di sprofondare verso l'abisso più oscuro."
A quelle parole Max non replicò, rimase anzi raggelata. 
Mostri, aveva detto, i mostri che solcano i mari, che spaventano il mondo civilizzato, un mondo che vuole annientarli senza nemmeno conoscerli. 
Mostri che avevano però trovato una loro dimensione onorevole e rispettabile grazie a poche regole mai scritte, ma doverose.
Max avvampò, per la prima volta si vergognò di quello che aveva pensato e detto.
"Sono sicura che troverete un altro modo allora." mormorò.
"Non lo troveremo perché ce ne tiriamo fuori." decretò Charles Vane "Non riveleremo il tuo piano, ma nemmeno ti aiuteremo a realizzarlo. Ti auguro di trovare qualcuno pronto ad aiutarti, ma forse non dovrei farlo, mi porterebbe solo sventura."
Con un cenno del capo intimò ai suoi amici di lasciare la stanza, e i due lo assecondarono, erano d'accordo con la sua decisione, uscirono chiudendo la porta dietro di loro.
Quando Max fu sola si sedette sul letto, e pianse. Erano lacrime di rabbia, di delusione, aveva sprecato un'occasione, la prima vera occasione di lasciare quella vita fatta di amplessi squallidi e angherie.
O forse no, forse c'era qualcuno a cui rivolgersi. C'erano pirati a Nassau che avevano solcato i mari abbastanza a lungo da capire che quel codice, seppur ammirevole, poteva essere accantonato in vista di un bene superiore. Sopratutto c'erano pirati che avrebbero volentieri affondato la Walrus con tutto il suo equipaggio pur di guadagnarci, in denaro e prestigio. Charles Vane non era l'unica persona a disprezzare James Flint, c'era chi forse lo mal sopportava più di lui.
Tieniti i tuoi scrupoli capitano, perché io, dopo attenta riflessione, non intendo farmene. 
Si asciugò il viso con le dita, fece due profondi respiri, e con fierezza uscì anche lei dalla stanza.
Uscita dal bordello sapeva benissimo dove andare, e ci andò a passo sicuro.
 
 
 
"Lavanda."
"Scusami?"
"Ne sento il profumo..."
 
Leni sorrise, era sdraiata sul letto, indossava solo una camicia lunga di lino color corda.
Era solita mettere a bagno dei fiori essiccati nell'acqua con cui si lavava, affinché il loro profumo le rimanesse sulla pelle e sui capelli.
Quel giorno aveva scelto la lavanda. E lui lo aveva notato.
Certo che lo hai notato Billy Bones, li ho usati apposta per te, perché so quanto ti piace, quanto sia inebriante per te. 
 
"Madame Mapleton mi ha dato una stanza....stavolta è quella con la porta verde scuro."
 
Era un messaggio per lui, affinché sapesse a che porta bussare.
Non vedeva l'ora che arrivasse, il solo pensiero di lui con lei in quella stanza, su quel letto, la fece tremare.
Le mancava.
Era un'assurda mancanza, lo sapeva, ma anche se inspiegabile era reale, palpabile.
Stavano insieme per mesi su una nave, insieme, giorno e notte, eppure c'era un'assenza che cercavano di colmare non appena le traversate finivano, nei giorni che restavano a Nassau.
Le mancava l'intimità, quella lunga, calda e bellissima intimità che non potevano condividere sulla nave, perché è pur vero che le navi sono immense, ma allo stesso tempo mancano di discrezione e spazi privati.
Billy dormiva con gli altri marinai, Leni con l'ausilio di due teli aveva ricavato un angolo tutto per sè in quella zona della stiva che usavano come sala operatoria e ambulatorio.
Certo questo non era un impedimento allo stare insieme, anzi, avevano i loro angoli segreti dove appartarsi.
Il sesso non era proibito sulla Walrus, a patto che fosse consensuale e discreto, e niente esibizioni d'affetto in presenza della ciurma, ordine del capitano Flint, ma appurato ciò i marinai erano liberi di giacere con chi volevano.
E Leni e Billy, da quando avevano iniziato la loro relazione, si erano adeguati a queste regole.
Non era un segreto, quello che c'era tra loro. La ciurma era divisa tra chi sapeva e approvava, e non mancava di farlo notare con battutine e allusioni, e tra chi sapeva e non aveva un'opinione in merito, e ciò a Leni e Billy andava benissimo.
Si appartavano nei momenti di quiete, lontano da occhi indiscreti, e in quegli angoli poco illuminati consumavano fugaci rapporti, intensi quel tanto che bastava per sentirsi appagati, per poi tornare alle proprie mansioni come se nulla fosse accaduto.
Era bello, ma non era fare l'amore.
Tra le lenzuola era tutto diverso, potevano abbandonarsi completamente, non c'era il rischio di essere scoperti o osservati, non c'erano tempeste, non c'erano navi da depredare, c'erano solo loro due e le loro fantasie, sospesi in un tempo che non prevedeva interruzioni.
Leni non vedeva l'ora che Billy arrivasse, per poterlo finalmente fermare, quel tempo, e farlo ripartire solo quando loro lo avessero deciso.
Ripensò all'ultima volta che lo avevano fatto sulla Walrus.
Il corpo di Billy che premeva il suo contro un muro della stiva semi buia, i suoi baci che quasi la lasciavano senza respiro.
"Non è il caso di rischiare..." aveva mormorato lei senza staccare la bocca da quella di lui. 
Si detestava quando doveva mettere questo limite, ma era necessario, una nave pirata non è esattamente il posto ideale dove crescere un figlio.
Lui aveva sorriso, comprensivo, non la biasimava per questa prudenza, anzi, la condivideva: "Lo so..." le aveva detto continuando a baciarla "Ma per fortuna ci sono altre cose che possiamo fare..." aveva detto "Che posso farti."
Billy le aveva slacciato i pantaloni facendoli cadere a terra, e lei, già scalza, li aveva sfilati.
Si era inginocchiato tra le sue gambe, sollevandone una per portarsela sulla spalla, le aveva baciato delicato la coscia, risalendo verso la sua femminilità ormai esposta e accessibile, e aveva fatto scivolare la lingua dentro di lei, facendola gemere.
Sospirò ripensando a quel momento, sorrise. 
Lei era rimasta lì, senza fiato, appoggiata a quel muro, le dita che ogni tanto accarezzavano i  capelli biondi di Billy e le sue spalle nude, sentendo il piacere montare sempre di più.
Nella scemi oscurità le era anche sembrato di scorgere un movimento, ma era troppo presa da ciò che la bocca di Billy stava facendo al suo corpo per preoccuparsi di un eventuale spettatore. 
L'orgasmo l'aveva scossa, raggiunta all'improvviso, e le era sfuggito un gemito stridulo, si era messa una mano sulla bocca per soffocarlo. 
Mentre ancora ansimava Billy si era alzato e le aveva baciato il collo, il viso, le labbra, lei gli aveva sorriso. 
E non appena aveva ripreso fiato aveva riso, e aveva spinto Billy contro il muro slacciandogli i pantaloni, sentendo l'urgenza di voler ricambiare il favore.
Leni ripensò a quel momento, e nel mentre guardava la luce entrare dalla finestra della stanza, era quasi il tramonto, e fu in quel momento che sentì bussare.
Si alzò, un brivido le percorse la schiena quando sentì la voce di Billy chiedere "Sei lì dentro?", raggiunse la porta e la aprì.
Billy, un braccio appoggiato allo stipite, le sorrise, scusandosi per averci messo così tanto.
Leni lo fece entrare e chiuse la porta a chiave, poi si avvicinò a lui, e gli prese il viso tra le mani.
"Ma ora sei qui." gli disse prima di baciarlo, e in quel momento il tempo smise di scorrere.
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** 4. Tradimento, parte prima. ***


4.
 
Tradimento.
 
Parte prima.
 
 
John Silver correva veloce, il respiro gli bruciava nei polmoni, aveva ricevuto già diversi insulti dai passanti che inevitabilmente rischiava di travolgere, ma non poteva fermarsi.
Il bordello, la stanza con la porta verde scuro.
"Trova Leni, dille di venire, vai!" 
Flint lo aveva guardato con occhi gelidi, le fiamme delle candele che illuminavano la sua tenda avevano donato a quegli occhi verdi una sfumatura nera e inquietante, ma si vedeva che in realtà il capitano aveva paura.
Era buio ormai, la taverna e il bordello erano pieni di avventori. Silver si fece largo tra i clienti che assediavano il bancone, alla ricerca delle scale.
Salito al primo piano si trovò davanti una decina di porte, c'era un sottofondo di risate, gemiti e vetri infranti.
La porta , doveva trovarla.
Rossa, bianca, azzurra, bianca ma bordata d'oro.
Verde scuro.
Fece un respiro profondo, si gettò sulla porta e iniziò a bussare pesantemente sul legno.
"Leni! Sono John, ti prego apri è successa una cosa, hanno..." si fermò, non poteva certo urlarlo così, come poteva dirglielo, non si conoscevano ancora così bene, non spettava a lui dare quella notizia...
La porta si aprì, Leni la socchiuse quel tanto che bastava per guardarlo in faccia.
"Cosa ci fai qui?"
"Io..." si bloccò.
"Hai detto che è successa una cosa, dimmi. Sta male qualcuno?"
John deglutì. Spostò lo sguardo in basso, accorgendosi che lei indossava solo una camicia blu lunga al ginocchio, le sue gambe erano nude.
Imbarazzato la guardò di nuovo in viso, i capelli castani sciolti sulle spalle, scarmigliati.
"John!"
"Sì, ecco, devi venire alle tende, c'è...abbiamo bisogno di te. È ferito, e noi non..."
"Chi?" chiese lei spalancando la porta "Dimmi chi si è ferito, è grave?"
John deglutì di nuovo e Leni lo prese come un sì.
 
 
Quello stesso giorno, poche ore prima.
 
Erano passati due giorni da quando Eleonor Guthrie aveva accettato di finanziare la ricerca del tesoro dell'Urca di Lima, e i preparativi per la traversata erano stati scrupolosi, ragionati nei minimi dettagli.
Sarebbero rimasti in mare per molto tempo, nulla andava lasciato al caso.
Nemmeno la gestione dei fondi. 
"James sembri un avvoltoio che punta un animale morente, fallo respirare."
Flint sbuffò, guardando Gates che rideva della propria battuta piccata.
Erano alle tende degli uomini della Walrus, e da più di un'ora Flint stava tormentano Dufresne, pirata e contabile designato della nave, perché voleva essere sicuro che avessero i fondi necessari per affrontare la traversata.
E da un'ora Dufresne gli ripeteva che sì, che "con i guadagni comuni derivati dai saccheggi e il fondo garantito della Guthrie riusciremo a far fronte a tutte le spese.", lo aveva ripetuto più e più volte, sistemandosi gli occhiali tondi sul naso continuamente, un tic nervoso che aveva fin da bambino, e che ora da adulto solo il capitano sapeva fargli riaffiorare.
"Abbiamo anche i soldi per quando dovremo fare nuovi rifornimenti a metà traversata, potremmo perfino avanzarne." aggiunse Dufresne.
"Potremmo?" Flint alzò un sopracciglio.
"Li avremo, basteranno." concluse scocciato il contabile.
"Ottimo." Gates si fregò le mani "Se non ti serve la mia presenza andrei al forte, a parlare con Hornigold dei nostri nuovi marinai..."
Durante l'ultimo viaggio erano morti diversi uomini, e per la traversata che li aspettava serviva nuova linfa sulla Walrus, possibilmente pirati esperti, e Benjamin Hornigold di uomini ne aveva in abbondanza, e tutti inoccupati dato che il vecchio pirata se ne stava nel suo forte sul promontorio da anni senza salpare per nuove avventure. Il suo ruolo ormai consisteva nel vegliare su Nassau e sulle acque che la circondavano, ma aveva ancora un equipaggio devoto, che ogni tanto prestava, sotto compenso, solo a pirati fidati e degni di rispetto, e tra questi c'era Gates.
"Certo, certo...ancora non ci credo che ci permetterà di assumere alcuni suoi marinai." disse Flint "Non dopo i nostri trascorsi."
L'ultimo scontro tra Flint e Hornigold era stato molto discusso a Nassau, ne erano nate diverse versioni abbastanza leggendarie, ciò che era certo era che Benjamin Hornigold non aveva apprezzato l'essere stato apostrofato come "un vecchio caprone impotente incapace di far galleggiare una barca a remi." 
E Hal aveva dovuto fare da paciere, anche quella volta.
"A te non lo permetterebbe, considerate tutte le volte che vi siete presi a cornate...per questo sono andato io a trattare con lui." rispose Gates.
Flirt si concesse un sorriso: "Ottimo lavoro Hal."
Gates annuì soddisfatto e uscì dalla tenda, si diresse verso il promontorio, lungo la strada vide Billy, intento a controllare alcune casse.
"Tutto a posto qui?" gli chiese.
Billy si voltò, annuì: "Utensili per la cucina, li stavo controllando con Randall."
Gates guardò oltre le casse e vide il cuoco annuire a sua volta.
"I miei coltelli non si usano negli abbordaggi."
"Hai ragione Randall..."
"Ma li avete usati."
"Eravamo a corto di armi...ti prometto che staremo più attenti Randall." promise Billy.
E Randall, che di Billy si fidava, gli credette, e tornò al pentolone pieno di patate stufate.
"Che profumino Randall!" esclamò Gates "Non vedo l'ora di mangiare, ma prima devo vedere Hornigold." mise una mano sulla spalla di Billy "Ormai dovrebbe esserci tutto, no?"
"Siamo a buon punto, basterà qualche piccolo accorgimento e saremo pronti per partire in tempo. Ma ora dovrei fare delle commissioni in città, John finirà di sistemare gli utensili di Randall, vero John?" rispose Billy.
"Ehm, certo." commentò Silver, alzando lo sguardo dal tagliere su cui stava affettando del manzo affumicato.
Gates lo guardò interrogativo.
"Devo...andare. Sai quelle cose che servono per i nostri medici di bordo, ricordi, te ne parlavo stamattina..."
Gates sgranò gli occhi, ora aveva compreso: "Sì! Sì, certo tu...devi fare...andare, sì. Vai vai!"
Billy gli sorrise e mentre si allontanava Gates ridacchiò, compiaciuto.
"Strano..." commentò John continuando a tagliare la carne.
"Cosa è strano?" chiese Gates.
"Billy si è già occupato di questi rifornimenti...mi ha detto la stessa cosa mentre si allontanava ieri sera."
Gates guardò John, poi Randall, e quest'ultimo commentò: "Non lo sa."
Silver si girò verso il cuoco, poi verso Hal, che lo guardò con un sorriso enigmatico: "Vedi John, quando un marinaio mette piede sulla terra ferma ci sono tante cose di cui si deve occupare, soprattutto quando sa che non manca molto alla prossima partenza. I mesi che passiamo sull'oceano possono essere molto lunghi mio caro John Silver, è una volta partiti è meglio non avere rimpianti su cosa si sarebbe potuto fare prima di lasciare il porto. Lo capirai, col tempo." 
John annuì e non chiese altro, era evidente che Gates voleva divertirsi un po' prendendo in giro il nuovo arrivato.
Quando se ne andò fu Randall a ridacchiare guardando John, perché lui sapeva dove stava andando Billy, ma non lo disse, e tornò a mescolare le sue patate stufate.
Nessuno dei due si accorse che anche un'altra persona stava lasciando furtivamente l'accampamento.
 
 
 
Max si rivestì, lentamente, perché sapeva che questo piaceva ai suoi clienti.
La guardavano spogliarsi con sguardo avido, e gli piaceva ammirarla mentre avvolgeva la sua pelle umida in una vestaglia dal tessuto delicato, quasi trasparente.
Non voleva fare quel lavoro tutta la vita, ma le piaceva quella sensazione di potere che le dava essere così desiderabile. 
Di fronte al suo corpo nudo gli uomini diventavano facilmente manipolabili, e poteva far dire loro qualunque cosa, confessavano peccati e segreti che normalmente avrebbero tenuto per sé. Era così che aveva saputo del tesoro dell'Urca di Lima, da un marinaio della Walrus che aveva voluto gloriarsi di una fortuna che ancora non era nelle sue mani.
"Potrei prendere dei gioielli dal bottino, ci saranno certamente collane di rubini, ne vorresti una?" le aveva detto mentre lei lo accarezzava. E Max lo aveva lasciato raccontare e fare il gradasso, carpendo ogni dettaglio di quella spedizione. Purtroppo il marinaio, Turk, sapeva troppo poco, ma di fronte alla sua insistenza si era lasciato scappare un'altra informazione.
Ci sono uomini sulla Walrus, aveva confidato sotto voce, che mal sopportano James Flint, e che farebbero carte false per poter avere un nuovo capitano. Purtroppo se avessero votato per una nuova nomina, come era usanza fare in queste situazioni sulle navi pirata, non avrebbero avuto i  voti sufficienti per eleggere il loro candidato, e Flint era già sopravvissuto a uno scontro con un altro pirata, Singleton, che aveva provato a spodestarlo in duello ed era miseramente perito nel tentativo.
"E se volessimo cambiare le cose sulla Walrus, come potremmo fare?" gli aveva chiesto lei, melliflua, sapendo benissimo cosa si poteva fare, ma il trucco con gli uomini è fargli credere che le idee geniali siano sempre le loro.
E Turk abboccò.
"Potresti parlare con una persona...lui sa più cose su questa spedizione. E sarebbe ben felice di liberarsi di Flint." 
Così Max, il giorno stesso, aveva parlato con colui che sarebbe diventato il suo informatore.
Avevano discusso dei dettagli del piano alcuni giorni prima, e oggi, pensò la ragazza, lo avrebbero finalmente messo in atto. Era nervosa, il primo tassello di quel mosaico andava posizionato in modo perfetto affinché tutti gli altri potessero, un giorno alla volta, realizzare il loro obiettivo.
"Sei pensierosa." le disse il suo cliente.
"Sono dispiaciuta, domani partirai e non ti vedrò per mesi, cherie." gli strizzò l'occhio sorridendo.
Lui rise, le lasciò i soldi sul letto sfatto e uscì per andare a bere una pinta al piano di sotto.
Max prese le monete, le nascose, e attese.
Sapeva che il suo informatore stava per arrivare, era un personaggio interessante. Nessuno avrebbe sospettato di lui sula Walrus, ma bisognava essere cauti, il tradimento e il complotto erano puniti severamente, se qualcosa fosse andato storto ci avrebbe rimesso la vita anche lei.
Ripensò a quando si erano accordati, il piano iniziale era quello di coinvolgere Charles Vane e il suo equipaggio, ma dopo il rifiuto del capitano della Ranger era dovuta correre ai ripari. Per fortuna aveva trovato un rimpiazzo, forse addirittura migliore della loro idea originale, e il suo amico ne era rimasto soddisfatto.
"Ancora meglio, Max, ancora meglio." aveva commentato lui "E ha già pensato agli uomini adatti per la nostra prima mossa?" 
"Mi ha detto due nomi, Clancy e Phillys."
"Sono dei mercenari. Hanno servito con Vane negli ultimi due anni, ma tutti sanno che che venderebbero la madre al miglior offerente, ottima scelta."
"Una volta attuato il piano conoscono un luogo sicuro dove nascondersi." 
"Bene. Il nostro primo obiettivo è ritardare la partenza della Walrus, così che il nostro alleato possa salpare e avere dei giorni di vantaggio, e ci aspetterà in un luogo ben preciso per preparare un arrembaggio."
"E tu e tuoi uomini lo aiuterete."
"Noi agiremo sulla Walrus, la renderemo inoffensiva sabotando i cannoni, così quando lui ci chiederà di arrenderci e di consegnare il capitano non avremo scelta. Prenderemo noi il comando."
"E sei sicuro che funzionerà? Voglio dire, se Flint decidesse di partire comunque nei tempi stabiliti..."
"Non lo farà." l'aveva interrotta lui "Aspetterà, fidati di me."
E poi le aveva chiesto un favore.
"Di solito pago una delle tue colleghe per questo...ma immagino che da adesso..."  le aveva chiesto in quale stanza alloggiasse questa volta Leni Morgan, e le aveva lasciato delle monete sul tavolo dicendo "So che ci sono stanze da cui si può vedere cosa succede in quella accanto, se potessi fare in modo, ecco..." e Max aveva capito cosa volesse, e aveva provveduto. 
Aveva fatto in modo che a Leni Morgan venisse assegnata la camera con la porta verde scuro; dalla cameretta accanto, attraverso uno spioncino nascosto nella trama di un quadro appeso alla parete, chiunque poteva vedere cosa succedeva al suo interno.
Max non lo giudicava, c'erano molti uomini che si eccitavano a osservare, ma si chiese se non fosse imbarazzante, la spiava mentre faceva l'amore con un altro uomo, fantasticando di essere con lei in quel letto, e poi doveva condividere con lei spazi angusti su una nave, reprimendo quel desiderio per mesi. Chissà se anche sulla Walrus li spiava, godendo in minima parte di quel piacere che Leni concedeva a un altro uomo.
Sentì bussare.
"Avanti." 
Il suo informatore entrò nella stanza, velocemente.
"Allora per oggi è tutto sistemato." affermò con cauta certezza.
Max annuì: "Lo faranno stasera. Tu hai portato la mappa?"
L'uomo le diede una custodia cilindrica di pelle: "Copiata perfettamente, consegnala a chi di dovere. Dovrebbero partire domani, giusto?"
"Sì, aspettavano solo questa. Passerà un uomo fidato, la consegnerò a lui."
"Molto bene. Da adesso in poi non dovremo avere più nessun contatto, per non destare sospetti. Ti cercherò solo in caso di emergenza, d'accordo?" e uscì furtivamente, Max sapeva esattamente dove stava andando.
La cameretta era piccola, ma estremamente accogliente. Tende rosso scuro, un letto morbido, e quello spioncino, a lui interessava solo quello.
In piedi, con il viso quasi premuto contro il muro per vedere di più, erano due giorni che li spiava. 
Billy era già lì con Leni a, aveva sicuramente terminato le sue mansioni alle tende e l'aveva raggiunta, ormai era sera, le ultime luci del crepuscolo lasciavano spazio al calore ramato delle candele accese nella stanza.
Aveva iniziato a spiarli sulla Walrus, per caso, anni prima, e quando aveva saputo della camera al bordello aveva subito provveduto a corrompere qualche prostituta per poterli osservare anche lì. Era diverso sulla terraferma, meno sbrigativo, poteva goderne di più anche lui.
Se i suoi compagni lo avessero scoperto ne sarebbero rimasti scioccati, non tanto per il guardare, ma perché molti di loro provavano una sorta di affetto nei confronti della loro storia, era un qualcosa di bello, prezioso, da proteggere quasi, in un mondo fatto di scorribande e sangue c'erano loro due, che avevano trovato un equilibrio. Alla ciurma piacevano, piacevano entrambi e gli piaceva saperli felici insieme.
Non avrebbero approvato che qualcuno sporcasse questa visione idilliaca. 
Poi molto conoscevano la storia di Leni e quella di Billy, il loro passato, e c'era qualcosa di poetico nel destino che li aveva uniti.
Ma per lui erano tutte stronzate, non ci vedeva qualcosa di così profondo.
Ma forse lo pensava perché provava invidia. 
Gelosia.
Si avvicinò di più allo spioncino, infilando una mano nei calzoni.
Lei era sopra di lui, si baciavano, le dita di Billy le accarezzavano la schiena, si infilavano tra i suoi capelli, le labbra di Leni scesero a baciargli il collo, le spalle.
Billy piegò la testa all'indietro e chiuse gli occhi, gemendo, stringendola più forte.
Era invidioso.
Era geloso.
Di quel tocco, di quei baci, di quell'abbraccio. 
Li avrebbe voluti per sé, ma non aveva mai osato chiederli.
Ci aveva pensato, molti anni prima, in fondo non era insolito sulla Walrus, ma temeva di essere respinto. E così si era ridotto ad essere spettatore di quegli amplessi, a godere di riflesso della loro intimità, desiderandola per se stesso.
Mosse la mano più velocemente, guardando il loro corpi muoversi in un ritmo appassionato.
Non sarò più solo uno spettatore, si disse mentre raggiungeva l'apice mordendomi le guance per non emettere suoni che potessero farlo scoprire, una volta in mare anche questo cambierà.
 
 
 
Gates camminava lungo le vie di Nassau, godendosi quella tranquillità che precedeva la caotica vita notturna della città.
Una pinta in taverna, qualche chiacchiera con il resto della ciurma, una veloce scopata al bordello, e si sarebbe conclusa una serata perfetta.
Non gli serviva molto per essere contento, alla fine.
E poi l'oceano, una nuova avventura, tutto ricominciava dall'inizio, la sua vita gli piaceva molto. Sarebbe cambiata, avendo tra le mani il tesoro? Se lo era chiesto spesso, ma non sapeva darsi una risposta. 
Gli parve di sentire un rumore alle sue spalle, si voltò. La strada era ancora deserta. Poi un bisbiglio.
"Ehy, tu." 
Gates si voltò di nuovo.
Fu in quel momento che la lama fredda e spietata di un coltello gli trafisse il fianco. 
Gates gridò, portandosi la mano sulla ferita, si girò e lo vide, il suo aggressore, lo conosceva.
Un'altra coltellata, questa volta sulla scapola destra, c'era un altro uomo dietro di lui.
Conosceva anche lui.
Lo colpirono al fianco, ancora e ancora, poi a un braccio, e a una gamba. 
Veloci, chirurgici.
Gates era a terra, incapace di muoversi ormai.
Temette il colpo di grazia, che non arrivò, perché i due marinai scapparono, veloci come erano apparsi.
Hal ansimò e ringhiò per il dolore, si trascinò, cercando la voce per chiedere aiuto.
Venne soccorso da un gruppetto di marinai intenti a bere fuori da una taverna, nessuno di loro si sarebbe mai aspettato di assistere a una scena del genere, Hal Gates che strisciava coperto di sangue, ferito, aggredito. Non Hal Gates, non un uomo così benvoluto. Ciò che sapevano è che non ci sarebbe stata pietà per i suoi aggressori, non a Nassau.
 
 
 
 
"John!"
"Sì, ecco, devi venire alle tende, c'è...abbiamo bisogno di te. È ferito, e noi non..."
"Chi?" chiese lei spalancando la porta "Dimmi chi si è ferito, è grave?"
John deglutì di nuovo e Leni lo prese come un sì.
"Gates...lo hanno accoltellato, lo hanno trovato...."
Venne interrotto.
"Cosa hanno fatto a Gates?" 
John conosceva la voce che proveniva dall'interno della camera.
Billy? pensò.
Leni gli fece cenno di entrare, John la seguì.
"Che ferite ha?" chiese Leni mentre afferrava un paio di pantaloni mattoni.
"Ehm...diverse al fianco, poi la schiena..." Silver posò lo sguardo su Billy. Era in piedi accanto al letto sfatto, aveva già infilato calzoni e stivali e si stava mettendo la casacca.
Ora comprese. Le commissioni in città, erano una scusa. Per stare con lei.
"Non lo sa." aveva detto Randall. Era vero. Era stato così cieco da non accorgersi della loro tresca.
"John per l'amor di Dio!" Leni lo incalzò, innervosita.
"Lo hanno colpito anche alla gamba, al braccio." riprese "È alle tende, lo hanno portato lì. Flint mi ha detto di cercarti."
Leni prese la sua sacca, Billy il cinturone con spada e pistola.
"Andiamo, portaci da Hal." gli disse.
Mentre uscivano dalla stanza l'uomo che li osservava dallo spioncino nella stanza accanto sorrise.
 
 
 
                                                                                                                  Continua...
 

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Capitolo 5
*** Tradimento, parte seconda. ***


 
 
Tradimento.
 
Parte seconda.
 
La prima cosa che Hal vide quando si svegliò fu il viso di Leni, sfocato e avvolto da una strana luce giallognola.
Era piegata su di lui, gli stava pulendo una delle ferite, quando si accorse che aveva aperto gli occhi gli sorrise.
"Ti sembrano scherzi da fare Hal?" chiese lei "Ci hai fatto preoccupare non poco." 
La voce di Leni seppur dolce gli sembrava ovattata e lontana.
Continuò a fissarla, senza parlare. 
Gli tornarono in mente frasi concitate della notte precedente, a cui non sapeva dare un senso.
"Tienilo stretto!"
"Passami la forbice, devo tagliare la camicia..."
"Salvalo, devi salvarlo!"
"Fammi luce! Billy più luce non vedo!" 
"Hal? Hal? Siamo qui, sei al sicuro, resta con me ok?" 
All'improvviso una fitta lo fece sussultare, un dolore bruciante, al fianco, alla gamba.
"Cerca di stare immobile, o ti salteranno i punti." disse Leni.
Hal cominciò a ricordare, era stato aggredito da due uomini, lo avevano pugnalato.
Provò a sollevarsi, ma Leni delicatamente lo fermò.
"I punti, Hal." ripetè "Aspetta." prese un cuscino da una sedia e glielo mise sotto la testa.
"Quanto...sono messo...male..." chiese con un filo di voce.
Leni gli sorrise: "Le ferite non sono letali, ma sono profonde, quindi se seguirai i consigli del tuo medico te la caverai. Devi stare a riposo." 
Gli porse un bicchiere d'acqua, gliela fece bere a piccoli sorsi.
"Ci ho messo un po' di laudano per il dolore."
Gates bevve, fece un respiro profondo, annuì.
La stoffa della tenda si mosse, con un fruscio pesante e ruvido.
"Si è svegliato? Mi è sembrato di sentire...Gesù Hal!" Billy si precipitò al suo capezzale "Come ti senti?"
In quel momento a Gates sembrò di vedere di nuovo quel ragazzo impaurito e gracile che aveva trovato anni prima incatenato nella stiva di una nave, oggi come allora aveva uno sguardo teso e preoccupato mentre lo fissava. 
Quanto tempo era passato, e come era cambiato, il suo ragazzo. 
Bones, così lo aveva soprannominato la ciurma quando lo aveva accolto, perché era alto e tutto pelle e ossa.
Ma dopo anni sulla Walrus era cambiato, non più ragazzino imberbe ma uomo dai lineamenti definiti, il corpo scheletrico e acerbo aveva lasciato spazio a un fisico muscoloso e atletico. Solo una cosa non era cambiata, quegli occhi azzurri che mostravano a tutti la sua bontà d'animo e la sua onestà. 
"Il dottore...dice che sto...bene..." abbozzò un sorriso verso Billy "Non preocc...preoccuparti figliolo..."
Billy annuì e poi chiese: "Sai chi ti ha aggredito?"
"Clancy e Phillys." rispose Gates tutto d'un fiato.
Leni gli prese la mano e la strinse: "Adesso riposa Hal, d'accordo?"
"Ordine del...medico?" Gates le strizzò l'occhio.
"Assolutamente sì." rispose lei "Vengo dopo a controllarti." gli diede un bacio sulla testa pelata, e lui sorrise. Le tenne la mano, la strinse piano a sua volta per un istante prima di lasciarla andare.
Flint era seduto su una cassa, con lui c'erano diversi uomini ad aspettare notizie di Gates.
Quanti videro uscire dalla tenda Leni e Billy si precipitarono da loro.
"Come sta?" chiese Flint, visibilmente agitato.
"Sta bene ma è debole, ha perso tanto sangue, deve riposare." rispose lei 
"La convalescenza richiederà del tempo, le ferite...le ferite sono tante, ma non hanno lesionato organi vitali o arterie. Ma sai quanto possano essere insidiose."
Flint annuì, sapeva che c'era sempre il rischio che sorgesse qualche infezione o la cancrena. 
I prossimi giorni sarebbero stati decisivi.
"Ma lui si rimetterà, vero doc?" chiese Morley, uno dei pirati veterani della Walrus "Lui è un tipo tosto, e tu sei dannatamente brava, Hal ce la farà."
Leni sentì come una stretta alla bocca dello stomaco, non voleva togliere alla ciurma quella speranza, così annuì: "Farò l'impossibile per lui, te lo prometto."
"Ci ha detto chi è stato: Clancy e Phillys." comunicò Billy.
Dal gruppetto si levò un mormorio stupito.
"Chi sono questi individui?" chiese John Silver.
"Sono uomini del capitano Charles Vane." commentò Morley.
John aveva sentito cose poco lusinghiere sul suo conto.
 "Non ha senso, perché avrebbero dovuto avercela con Hal?"
"Forse erano ubriachi." disse Logan.
"Tagli troppo netti e precisi per essere stati inferti da un ubriaco." rispose Leni.
"Lo ripeto, non ha senso."
Turk se ne stava in disparte, mordicchiandosi nervosamente un'unghia. Gli dispiaceva per Gates, non meritava tutta quella sofferenza, era sempre stato buono con lui. Ma ormai aveva fatto la sua scelta, non si poteva tornare indietro. 
Oppure sì? 
Avrebbe potuto confessare tutto, lì e in quel momento, fermare quel complotto. 
E poi? Era il dopo a spaventarlo.
Così accantonò quel dubbio, e si allontanò verso la spiaggia.
Flint nel frattempo era giunto a una decisione: "Dobbiamo parlare con Vane, chiedergli di consegnare i suoi uomini."
"Vado io." disse Billy.
"No." Flint guardò Leni "Andrà lei. Te la senti di fare due chiacchiere con quella gente? Tu sai come fare."
Lei annuì: "D'accordo."
"Scordatelo! Hai visto cosa hanno fatto ad Hal?" rispose Billy.
"Billy, non preoccuparti." disse lei.
"Se mandassi te o un altro dei nostri sicuramente ci sarebbe qualche rappresaglia." disse Flint.
"Ma mandi lei, da sola!"
"Non mi succederà nulla di male Billy, non a me." Leni cercò di tranquillizzarlo.
"Avrei detto lo stesso di Hal fino a a ieri, eppure eccoci qui." commentò Billy.
"Sa come difendersi quando serve, lo sai. Ma se ti rende più tranquillo la manderò con la scorta. John, John Silver!" sentendosi chiamare John si avvicinò "Accompagna Leni in città." concluse Flint.
"Stai scherzando? Lui?" chiese Billy.
"Non lo conoscono, non hanno trascorsi, è più sicuro." spiegò Flint 
Billy scoppiò a ridere, una risata amara: "Gesù, ricordo quando Singleton ti accusava di prendere decisioni avventate, e noi gli dicevamo di tacere, forse avremmo dovuto lasciarlo parlare, non aveva..."
Flint afferrò Billy per un braccio e lo guardò severo: "Ti concedo questa arroganza solo perché Hal giace su quel letto ferito, e so quanto questo ti turbi, ma non ti azzardare mai più a mettere in discussione i miei ordini Billy, mai più, o ti farò punire come un banale mozzo, siamo intesi?"
Billy lo guardò a sua volta, la mascella serrata, avrebbe voluto controbattere ma si limitò ad annuire: "Sì, intesi, capitano."
"Signori, possiamo tutti calmarci e fare un bel respiro?" la voce di Leni era tesa "In una situazione come questa dobbiamo restare uniti, per Hal."
Flint tenne lo sguardo fisso su Billy per qualche istante, poi lo lasciò andare.
"Trova Vane, fai in fretta." le ordinò prima di tornare alla sua tenda.
Leni fissò Billy interrogativa, lui scosse la testa: "Non guardarmi così." le disse.
Lei sapeva. Conosceva i dubbi di Billy, quelli che lui le confidava, i dubbi sul capitano Flint. Ma lei riusciva sempre a dissiparli, anche se a volte si chiedeva se fosse la scelta giusta, considerato il suo recente comportamento.
"Puoi controllare Hal finché non torno?" tagliò corto lei. Lui si morse un labbro, e annuì.
"John, vieni, andiamo, dobbiamo fare in fretta." lo incalzò lei, e insieme si allontanarono.
Billy si sedette su una cassa, fece un respiro profondo. 
Fidarsi di Flint, sostenerlo, era sempre più complicato da quando si era incaponito nel voler trovare quel tesoro. Era un ottimo capitano, Billy lo rispettava ma forse lo faceva sopratutto perché Hal gli era molto devoto, perché Leni lo rassicurava sui suoi dubbi. Ma la verità era che lui ormai temeva Flint, aveva paura di ciò che poteva fare, e di ciò che le persone erano capaci di fare per lui. Anche Billy era stato trascinato nella sua follia, aveva mentito ai suoi fratelli, aveva avvallato la teoria che Singleton fosse un ladro, che avesse trafugato la mappa del tesoro quando invece era stato John Silver a farlo. Ma in quel momento aveva dovuto decidere se mandare all'aria mesi di traversate e di sangue versato o mentire per un bene più alto. E aveva scelto di mentire.
Hal glielo aveva detto, hai fatto la cosa giusta, ma lui sentiva che non era così.
"Hai visto il capitano?" la voce di Dufresne lo ridestò dai suoi pensieri.
"Ehm, sì, nella sua tenda." mormorò.
"Grazie, devo mostrargli i libri contabili, mi sta col fiato sul collo..." sbuffò, poi mise una mano sulla spalla di Billy "Senti, so quanto sei legato ad Hal...lo siamo tutti....questa è una vicenda assurda. Ma per fortuna se la caverà, con Leni è in ottime mani, si rimetterà."
Billy annuì: "Sì, si rimetterà. Senza dubbio." 
"Meglio che vada, prima che il capitano Flint venga a incenerirmi con lo sguardo."
Bones si lasciò sfuggire una risatina a questo commento di Dufresne, il quale aggiunse "Possiamo fidarci solo di poche persone, ormai è evidente, e io mi fido del tuo giudizio. Su Flint, intendo, ti ho sentito poco fa. Guardiamoci le spalle l'un l'altro, e lui non ci trascinerà alla deriva."
 
 
 
John camminava accanto a Leni, scrutando il viso incupito di lei.
"A cosa ho esattamente assistito poco fa?" chiese.
"Che vuoi dire?"
"Pensavo che un pirata non potesse mettere in discussione l'autorità di un capitano."
"Difatti non può, ma a volte può esprimere la sua opinione...senti John" sospirò Leni "Billy ha esagerato, ma Flint ha compreso le sue ragioni. Quindi non preoccuparti."
"Vuoi farmi credere che Billy ha dato in escandescenza solo per la faccenda di Hal? Tu mi hai detto di osservare, e io l'ho fatto."
Leni si fermò, lo guardò, rassegnata.
"E sai cosa ho notato? Malcontento. Diversi uomini sono convinti che Flint ci farà ammazzare tutti solo per trovare quel tesoro. E credo che Billy, seppur in minima parte, condivida questa preoccupazione. Tu no invece, sembri molto devota a Flint, e mi chiedo da cosa nasca questa tua lealtà verso di lui..."
"Stammi a sentire piccolo stronzo!" Leni lo afferrò per il bavero della camicia "Ho passato la notte a ricucire le carni di un uomo che considero uno dei miei più cari amici e mentori, non ho dormito, ho dovuto rassicurare i miei fratelli che quell'uomo sopravviverà quando sappiamo benissimo che no, non posso saperlo con certezza adesso, e l'ho fatto solo per non far perdere loro la speranza. In questo momento sto andando a parlare con una ciurma di cani sciolti e violenti e col loro capitano che non brilla particolarmente per la sua attitudine al comando, e ci sto andando con un ragazzino lagnoso che dovrebbe farmi da scorta ma che sicuramente si rivelerà poco adatto al ruolo. E come se non bastasse, una volta tornata all'accampamento dovrò cercare di saldare quella frattura che rischia di crearsi tra il capitano e il suo nostromo."
John sfoderò una finta sicurezza e uno dei suoi sorrisi: "Arriverai mai al punto?"
"IL PUNTO" gridò lei strattonandolo forte "è che non ho la pazienza per ascoltare le tue insinuazioni!" lo lasciò andare spingendolo via.
John la guardava, impietrito. 
Gli occhi verdi le brillavano, le guance erano paonazze, il respiro affannoso.
L'aveva vista sempre così calma in quelle settimane, sicura di sé ma flemmatica, quella reazione violenta non se la aspettava.
Leni inspirò profondamente: "Il vero punto è: tu cosa pensi? Riflettici mentre camminiamo, in silenzio, possibilmente." 
Si girò e si rimise in cammino, lasciandolo indietro.
John la seguì, rimettendosi accanto a lei.
"So perché ti sei arrabbiata così. Credo..."
"Non si era detto in silenzio?"
"Credo che tu in realtà ce l'abbia con me perché vi ho interrotti, tu e Billy, al bordello."
Leni scoppiò a ridere, nervosa: "Sei veramente un cogl...aspetta." si fermò di nuovo, comprese, lo guardò severa "Non so cosa tu pensi di aver visto in quella stanza, ma credo che tu sia fuori strada..."
"Oh, non eri lì per farti scopare da Billy?"
"Certo che ero lì per farmi scopare da Billy! Ma questo non fa di me una puttana di bordo, no John, non mi trastullo con tutti gli uomini della Walrus, no, non mi faccio sbattere dal capitano. In caso ti fosse passata questa idea nella tua testolina riccia."
In effetti sì, il dubbio gli era venuto. Sulla Walrus l'aveva vista andare nella cabina di Flint diverse volte, gli uomini le facevano battute, a volte volgari, a cui lei rispondeva, ridendo.
Sì, ci aveva pensato, che fosse disponibile con tutti.
Glielo disse.
Lei sgranò gli occhi, stupita da tanta sincerità, vagamente offesa, ma non troppo.
Si rimise in marcia, aggiungendo, quando John le fu di nuovo accanto: "Non sei il primo che pensa che io sia una persona indecente caro il mio John Silver, ma per essere l'uomo di mondo che dici di essere hai una visione della vita molto limitata."
Colpito e affondato, pensò lui.
Non proferirono parola fino a che non arrivarono alla taverna, la quale era molto affollata.
Leni individuò subito Charles Vane, seduto a un tavolo al centro della sala con un gruppetto dei suoi uomini. Fece scivolare qualcosa nel palmo della destra, luccicava, ma Silver non capì di cosa si trattasse, perché lei mise la mano lungo il fianco.
"Non dire nulla. Parlo io." disse a John "Charles, cercavo proprio te."
Il capitano della Ranger e i suoi uomini ammutolirono, fu Jack Rackman a interrompere quel silenzio: "Dottor Morgan! Prego dicci di Hal Gates, gira voce che sia stato aggredito, mi dispiace molto, è sempre stata una persona squisita."
"Grazie Jack. Purtroppo è vero, stanotte è stato pugnalato, da due vostri compagni. Mi dispiace dirvelo così a bruciapelo ma non ho molto tempo."
Charles appoggiò il boccale: "Non dire cazzate."
"Gates li ha riconosciuti, sono stati Clancy e Phillys, mi risulta che siano membri del tuo equipaggio." 
"È vero, ma non abbiamo alcun problema con Hal Gates." concluse Vane "Non vedo perché Clancy Phillys dovrebbero fare una cosa del genere."
"Vorrei chiederlo a loro infatti. Sai dove posso trovarli?" chiese lei.
Vane scosse la testa: "Non li vedo da ieri pomeriggio."
Leni guardò gli altri pirati: "Qualcuno di voi sa dove si siano nascosti?"
"No, e poi...Il tuo amico si è sbagliato!" rispose un marinaio dai capelli neri e una lunga cicatrice sul volto, che rispondeva al nome di Calvin.
"Stai dicendo che Hal Gates, uno dei più rispettati pirati di Nassau, ha mentito?" Leni alzò volutamente la voce, John si accorse che ad alcuni tavoli gli uomini avevano smesso di conversare e li stavano guardando "Giace in un letto, ferito, in pericolo, e tu gli dai del bugiardo, a Gates?"
"Puttana non mettermi in bocca cosa che non...ho solo detto che si è sbagliato!" Calvin si alzò in piedi, facendo cadere a terra la sedia con un rumore sordo. A questo punto almeno una ventina di persone li stavano fissando.
"I miei compagni non farebbero una cosa del genere, non senza essere provocati."
Leni fece una smorfia, un sospiro plateale, poi mormorò: "Codardi." e si girò per andarsene.
Calvin fece un movimento verso di lei: "Cosa hai detto?"
"Lascia stare Cal..." lo ammonì Rackman, ma il pirata non lo ascoltava.
Leni tornò sui propri passi, il viso a pochi centimetri da quella faccia deturpata, e scandì bene le parole: "Codardi, ho detto. Vi difendete a vicenda nelle vostre scorribande, poi pretendete che qualcuno a Nassau vi prenda sul serio. Siete solo dei dilettanti, ragazzini che giocano a fare i pirati." e si voltò di nuovo, per andarsene.
A quel punto Calvin afferrò Leni  per i capelli.
"No, Calvin!" intervenne Rackman, che aveva capito cosa stava succedendo, ma non fece in tempo ad avvisare il suo uomo. 
Leni, che se lo aspettava, colpì la mano e il fianco destro del suo aggressore, due volte, rapida, il sangue zampillò sul pavimento.
John allora lo vide, quello che lei aveva nel palmo, era un tirapugni sottile, con tre punte acuminate, ora di un colore rosso vivido.
Calvin lasciò la presa, gridando dal male.
"Grandissima stronza!" le urlò, e dopo un attimo si avventò di nuovo su di lei.
Ma Leni fu più lesta. Aveva afferrato il boccale di peltro di uno degli avventori e con un colpo chirurgico colpì Calvin in pieno volto.
Il pirata della Ranger cadde a terra, tenendosi il viso sanguinante.
"IL MIO NASO! STRONZA I MIEI DENTI!"
Caduto in una trappola così stupida, pensò Rackman.
Charles Vane si alzò in piedi, fece cenno ai suoi di non muoversi.
"È così che agiscono i tuoi uomini Charles, attaccano alle spalle, anche a Gates avete assestato il primo colpo mentre non guardava vero, quando non poteva difendersi?" questa volta fu tutta la taverna a sentirla.
Vane serrò le labbra e poi le sibilò: "Vattene, o non ti posso assicurare che terrò a bada i miei uomini."
"Come se di norma ci riuscissi Charles." rispose lei, colpendo nel segno "Appena vedi i tuoi due fuggitivi fammi un fischio, ok capitano? Vieni John." disse mentre usciva.
Silver, ancora sconvolto, la seguì. 
Una volta fuori le disse, congitato: "Cosa diavolo è successo lì dentro? Hai detto a Billy che non correvi pericoli!"
"E Flint ha detto che mi so difendere quando occorre, e come hai notato è vero, quindi che problema hai?"
John si parò davanti a lei, bloccandola, tenendola per le spalle: "Li hai provocati! Non ci dovevano essere rappresaglie e tu fai a botte con uno di loro? Non dovevamo evitare proprio questo?"
Leni lo osservò, sorrise, divertita: "Sai che sei carino quando ti sforzi di capire ma non ci arrivi?"
John sospirò, staccandosi da lei, grattandosi la testa: "Cosa dovrei capire?"
"Ti do qualche minuto per pensarci mentre torniamo alla spiaggia." ridacchiò lei. 
John scosse la testa bruna, scioccato. Si incamminò accanto a lei, riflettendo.
Aveva provocato quel pirata, il suo capitano, indispettito la sua ciurma, non gli sembrava la tattica più intelligente.
Quella scenetta drammatica non aveva sortito alcun effetto.
O forse sì.
Ci rifletté un attimo.
Non era stata una mossa intelligente, era invece geniale.
"Volevi che ti sentissero." iniziò, e Leni annuì "Gates è molto amato a Nassau, la sua aggressione ha sicuramente scioccato molti pirati, credo che lo considerino un affronto personale alla categoria."
"Mm mm, continua."
"Volevi che tutti sapessero che erano stati Clancy e Phillys perché sapevi benissimo che la loro ciurma non te li avrebbe mai consegnati spontaneamente, e sappiamo che Charles Vane non ha molto potere sui suoi uomini, non può costringerli. Ma se tutta Nassau comincia a guardarti con sospetto perché crede che tu sia coinvolto nell'aggressione, che tu sia un complice che nasconde degli assassini...Vane e i suoi non faranno più affari qui sull'isola a meno che non riescano a chiarire la situazione, a dimostrare di non essere coinvolti, e per riuscirci...devono consegnare Clancy e Phillys!" esultò John, felice di aver compreso.
"Complimenti signor Silver." rise Leni "Ora dobbiamo solo aspettare, da stanotte la voce inizierà a circolare, e Vane dovrà fare una scelta."
"Era ciò che aveva in mente Flint, per questo ha mandato te?"
Leni annuì: "Discutiamo spesso di diplomazia e strategia, sa che sono ferrata in questi piccoli trucchetti."
"E questa conoscenza da dove arriva?" chiese John.
Lei non rispose, affrettò il passo.
Domanda scomoda, pensò lui. Che cosa c'è nel tuo passato, Leni Morgan, sarei curioso di saperlo. A tempo debito.
"Quel tirapugni, bell'oggettino."
"Me lo ha dato Billy anni fa, ha pensato che fosse l'ideale per difendermi, ero poco esperta di combattimento all'epoca." 
"Beh aveva ragione, è molto utile. E quella cosa col boccale di birra? Notevole." scherzò John.
 Leni rise soddisfatta.
"Sempre un consiglio del tuo Billy?"
A John sembrò di vederla arrossire leggermente di fronte a quella precisazione, lei comunque gli rispose: "Una delle prime cose che mi ha insegnato è che quando sei in pericolo ogni cosa attorno a te può diventare un'arma."
"Vero, lo terrò a mente anche io. Dimmi un'altra cosa invece, giusto per essere chiari, sono carino anche quando ci arrivo?" le chiese.
Leni soffocò una risata, e di nuovo non gli rispose.
Erano quasi arrivati alle tende, quando John la fermò.
"Mi hai chiesto cosa ne penso, di Flint e delle preoccupazioni della ciurma, e sono giunto a una conclusione. È vero, forse Flint ci farà ammazzare tutti nel tentativo di mettere le mani su quell'oro ma...lui si è fidato di me. Sa che potrei essere un truffatore, che potrei mentire,  eppure mi ha dato credito, un'occasione. Voglio davvero provare a essere uno di voi, prima non lo capivo, nemmeno lo volevo, cercavo solo un modo per sopravvivere alla giornata come faccio sempre, ma è diverso adesso. Voglio essere un pirata della Walrus, voglio seguire James Flint. Voglio ricambiare la sua fiducia. Ci proverò almeno."
Leni gli sorrise, compiaciuta: "Allora benvenuto a bordo, John Silver." 
 

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Capitolo 6
*** Lullaby ***


Una volta aggiornato Flint su quanto era successo in taverna Leni andò controllare Gates, lo trovò pacificamente addormentato.
Billy era accanto a lui, seduto su una sedia a vegliarlo. Quando la vide si alzò, le chiese sottovoce: "Come è andata?"
"Non sono stati collaborativi, ma non gli ho lasciato scelta. Credo che già domani cominceremo a ricevere informazioni."
"Non vedo l'ora di mettere le mani su quei farabutti."
"Li troveremo, e dovranno spiegarci molte cose." Leni guardò Gates "Gli hai cambiato le fasciature, vedo."
"Ho pulito le ferite e messo delle bende nuove. Vuoi controllarle?" 
"No, mi fido." gli sorrise.
"Ah, davvero." commentò lui sarcastico.
Leni scosse la testa: "Sei serio?" e dal suo sguardo comprese che sì, lo era "Usciamo, non voglio svegliare Hal."
Una volta fuori si incamminarono verso la spiaggia.
"Posso sapere che ti prende?" chiese lei arrivati sulla sabbia.
C'erano diversi falò accesi sulla spiaggia, marinai ubriachi non molto lontano da loro cantavano e ridevano.
"Lo sai."
"No, non lo so perché ho tante qualità ma la lettura del pensiero ancora non è tra queste. Parlami Billy."
Lui la guardò, poi spostò lo sguardo verso l'oceano.
"Conosco i tuoi dubbi, so che hai delle perplessità su Flint." lo incalzò lei "Ma non le avevi mai dimostrate apertamente davanti a lui. Cosa è cambiato?"
"È perché tu non le hai, queste perplessità?" chiese lui di rimando "Non lo metti mai in discussione."
"Ma non è vero!"
"Mi dici sempre di fidarmi, Hal mi dice di fidarmi, ma come diavolo faccio? Ho mentito per lui Leni, ho preso un foglio bianco in mano e ho detto a tutti che era una pagina di un diario di bordo che conteneva la mappa di un tesoro! E che Singleton l'aveva rubata per tenerselo! Ora, Singleton era un pezzo di merda ma quella fine, beh, non la meritava."
"Ha scelto lui di sfidare Flint..."
"Perché Flint lo ha provocato!" esclamò Billy "Lo vedi? Lo stai giustificando..."
"Sto giustificando te invece!" rispose lei "Quello che hai fatto andava fatto Billy, lo sai."
"No, no. Me lo ha detto anche Hal, ma io non mi sento di aver fatto la cosa giusta."
"Saremmo senza nave e senza capitano adesso, quindi sì, hai fatto l'unica cosa giusta da fare in quel momento." gli accarezzò il viso "Hal te lo dice sempre di aver più fiducia in te stesso, ha ragione. Tu sei intelligente Billy, sei bravo in queste cose, non avrai studiato testi su testi di strategia bellica come Flint ma hai istinto per queste questioni."
Billy le sorrise: "Mi stai adulando per placarmi."
"Può darsi, ma non significa che non pensi davvero queste cose di te. Lo sai che le penso." gli strizzò l'occhio, lui rise.
Le prese la mano con cui gli stava accarezzando il viso.
"Dimmi perché credi così tanto in lui. È per quello che avete in comune?"
"Billy..."
"Io lo capisco, condividete un passato simile, lui è riuscito a buttarselo alle spalle ed ha aiutato te a farlo..."
"Tu hai aiutato me Billy, più di chiunque altro." lo interruppe lei, un tremito la scosse, non sapeva dire se fosse per l'aria fresca che proveniva dal mare o per la sua inquietudine.
Billy lo notò, la strinse a sé, sentendo piano piano il suo corpo rilassarsi contro il suo petto.
Era vero, lui l'aveva trovata sulla Walrus, si era sentito subito responsabile per quella ragazza spaventata che cercava di ostentare una forte sicurezza.
Leni un carattere indomito, testardo, era stato questo ad averla tenuta in vita, ma era seppellito sotto tante paure e insicurezze.
"Quanto ti dicono ogni giorno che non vali nulla finisci per crederci, anche se qualcosa dentro di te urla che non è così, che devi reagire." 
Ricordava quando glielo aveva detto, mordendosi il labbro, sul ponte della Walrus.
E lei aveva reagito, insomma, si era liberata da sola da quel triste destino che l'attendeva a Philadelphia, ed era saltata sulla Walrus, ma certe ferite a volte lasciano una bianca cicatrice, e lei ne aveva diverse, emotive e fisiche.
"Devo molto a Flint, ad Hal, a tutti voi, ma tu Billy..." la sentì mormorare "Tu mi hai fatto riscoprire chi ero, quella persona che ero stata per anni e che lui aveva cercato di distruggere."
Lui.
Non lo nominava mai, quel mostro. Perché definirlo uomo era impossibile.
"Non ti ha distrutta perché tu sei sempre stata più forte di lui." le baciò la tempia.
Leni si staccò da lui giusto quanto bastava per guardarlo negli occhi: "Vuoi sapere perché credo in lui? Mi fido di Flint perché ritengo che possa davvero cambiare le cose, creare una nuova libera Nassau. E lo seguirò fino a che avrò la certezza che sta perseguendo questo obiettivo. Non è infallibile, lo so, ma se noi riusciremo a guidarlo, farà grandi cose."
"Noi?"
"Io, te, Hal. Possiamo combatterlo o possiamo scegliere di essere le voci della sua ragione, e io credo che sia meglio per tutti essere le sue guide che non i suoi nemici."
Billy le disse: "E se dovesse perderlo di vista, quell'obiettivo? Ho paura che arriverà il momento in cui non ci ascolterà, e preferirà seguire la sua follia, o la follia di qualcuno più pazzo di lui."
"Quel giorno allora ne parleremo, e decideremo il da farsi." rispose lei.
Billy annuì. Leni aveva la capacità di rasserenare i pensieri più bui. Non era del tutto convinto, ma voleva tentare questa nuova tattica.
"Billy..." continuò Leni, a bassa voce "non so dove ci porterà questa traversata, non ho idea di cosa dovremo affrontare, ma ti prometto questo: se mai mi dovessi trovare nella situazione di dover scegliere, sappi che non ho dubbi, sceglierò sempre te."
In tutta risposta lui la baciò, tenendole il viso tra le mani, le baciò le labbra, la fronte, lei sorrise.
Passeggiarono ancora un po', poi Leni si tolse gli stivali.
"Ho voglia di bagnarmi i piedi!" annunciò correndo verso il bagnasciuga.
Billy rise si tolse gli stivali a suo volta, e la raggiunse.
Aveva indossato una gonna quel giorno, lo faceva ogni tanto anche se preferiva la comodità dei pantaloni, l'aveva sollevata quasi alle ginocchia, l'acqua le lambiva i piedi e i polpacci.
Billy la abbracciò da dietro, quasi cullandola.
"Mi mancherà questo sulla Walrus." le bisbigliò all'orecchio.
"Anche a me." rispose lei.
Mentre osservavano il mare Leni iniziò a mormorare una melodia, Billy la conosceva ormai, la canticchiava spesso, era una ballata irlandese. 
"My love said to me
My Mother won't mind
And me Father won't slight you..."
Billy chiuse gli occhi, gli piaceva quando lei cantava per lui, era una cosa che gli mancava della sua vita precedente, a Kensington, con la sua famiglia.
Sua madre cantava sempre la sera mentre metteva a dormire lui e le sue sorelle.
Non le vedeva da quando lo avevano portato via in catene.
"I dreamed it last night
That my true love came in
So softly she entered
Her feet made no din
She came close beside me
And this she did say
It will not be long love
Till our wedding day."
La voce di Leni, così dolce ma roca, lo riportava lì, a casa. 
Con lei, lui era a casa, ovunque lei fosse, là, era a casa.
 
 
 
 
 
Estratto da "L'Isola del tesoro":
 
"(Billy Bones) quando era ubriaco ora aveva la inquietante abitudine di sfoderare il suo coltellaccio e tenersi la nuda lama sulla tavola a portata di mano. Con tutto ciò, si curava meno della gente: sembrava chiuso nei suoi pensieri e piuttosto assente. Una volta, per esempio, con nostra grande sorpresa, intonò una sorta di villereccia canzone d’amore ch’egli doveva aver imparato in gioventù, prima di mettersi a navigare."
 
 
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Per coloro che non conoscono la canzone che ho citato: https://youtu.be/qTa8NA7Ei84

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Capitolo 7
*** Sacrificio necessario. ***


 
Max si guardò allo specchio, si sistemò i capelli usando qualche goccia di olio di cocco.
Aveva indossato un abito blu e azzurro, aveva uno spacco ampio, faceva sempre ottimi affari quando lo indossava.
Sentì bussare alla porta, invitò chiunque fosse ad entrare.
"Max?"
La voce di Leni Morgan la stupì.
"Ti disturbo?"
"No, certo che no." le sorrise "Cosa posso fare per te doc?"
La conosceva abbastanza bene, lei l'aveva curata qualche volta, era una persona gentile, non disdegnava di scambiare qualche convenevole con le ragazze.
"Avrei bisogno...di te, ecco." le sorrise, imbarazzata "Volevo chiederti se avevi voglia...Madame mi ha detto che sei libera."
Max le si avvicinò, curiosa: "Hai bisogno di me?" sorrise seduttiva.
Leni ridacchiò, mordendosi un labbro: "Sì." mormorò "Ti andrebbe di venire nella mia stanza, di sopra?" 
Max rise, era ormai così vicina a lei che Leni poteva sentire il profumo dell'olio sui suoi capelli.
"Ma Billy non sarà geloso?" la stuzzicò, la bocca molto vicina alla sua.
Leni rise a sua volta, si sporse un poco affinché le loro labbra si potessero toccare: "In realtà vuole guardarci."
Quanti uomini che vogliono guardarti Leni Morgan, pensò Max, forse oggi scoprirò cosa hai di così speciale.
"Non facciamolo aspettare allora." Max si staccò da lei, ma la prese per mano e insieme salirono le scale.
Non era la prima donna a cui dedicava le sue attenzioni, e non era nemmeno la prima volta che un uomo la pagava solo per guardare.
Però non immaginava che Billy Bones fosse quel tipo di uomo. Lui aveva frequentato poco il bordello prima dell'arrivo di Leni, e poteva capire perché tante ragazze fossero gelose di lei. Era bello, quel Billy Bones, un viso pulito, con gli occhi azzurri e le labbra carnose, un accenno ispido di barba bionda, alto, braccia muscolose, e da quel che aveva sentito da quelle prostitute che erano state con lui era un gentiluomo. 
Ma forse anche gli uomini gentili ed educati ogni tanto hanno bisogno di qualcosa di più pepato e stimolante.
Quando Leni aprì la porta e la fece entrare nella stanza Billy era lì, in piedi, appoggiato alla scrivania, Max gli sorrise.
Leni chiuse a chiave la porta dietro di sè, e fu allora che Max notò un movimento alla sua destra. Si girò e vide che c'era un uomo seduto sulla poltroncina rivestita di velluto grigio.
Il capitano James Flint.
E capì all'istante il vero motivo per cui era stata chiamata in quella stanza.
 
 
Erano passati tre giorni da quando Hal era stato accoltellato, e alla fine il piano architettato da Leni e Flint per farsi consegnare Clancy e Phillys aveva funzionato.
Almeno a metà.
Charles Vane aveva sì trovato i due pirati, ma non erano esattamente in condizione di collaborare.
"Sgozzati." precisò Jack Rackham "Quando li abbiamo trovati, alle scogliere, erano lì da almeno un paio di giorni, mangiucchiati dai granchi."
Il nostromo della Ranger aveva convocato Flint e Billy Bones alla taverna per comunicare il risultato delle loro indagini.
"Maledizione." sibilò Flint.
"Speravo di potervi dare notizie migliori." si scusò Rackham "Abbiamo chiesto ad alcuni abituali frequentatori di quel posto, hanno detto di aver visto due uomini con loro, si sono allontanati insieme, nessuno è più tornato indietro."
"Hanno portato Clancy e Phillys lontano da occhi indiscreti, li hanno uccisi e poi hanno fatto un'altra strada per tornare, per non destare sospetti." concluse Flint.
"Chissà cosa temevano potessero rivelare." Billy si passò una mano tra i capelli biondi.
"Immagino che l'aggressione ai danni di Gates nasconda qualcosa di più oscuro che un semplice regolamento di conti. Se avremo altre informazioni non esiterò a farvele avere, nel frattempo" Rackham si alzò e tese la mano a Flint "se non vi dispiace capitano vorrei chiarire la nostra posizione di fronte alla popolazione di Nassau."
Flint lo guardò, stringergli la mano significava ammettere che Vane e il suo equipaggio erano estranei ai fatti, li avrebbe liberati da quell'alone di sospetto che aleggiava su di loro.
Il capitano annuì, si alzò e diede una poderosa stretta alla mano di Rackham, non lasciò la presa fino a che non fu sicuro che in molti avessero assistito alla scena.
"Qualcosa di più oscuro." commentò Billy una volta che lui Flint furono rimasti soli al tavolo "Mi sa che Jack ha ragione capitano."
"È evidente. Ma cosa speravano di guadagnare ferendo Hal? Stamattina, dato che stava un po' meglio, gli ho chiesto se aveva qualche idea al riguardo, ma mi ha detto di no, che non ha conti in sospeso con nessuno, che non ha notato nulla di sospetto..."
"Potrebbe avere a che fare con la nostra spedizione?" chiese Billy a voce bassa.
"Non lo escludo, anche se mi chiedo come possano essere trapelate certe informazioni."
"Gli uomini potrebbero essersene vantati, lo so che tu hai proibito categoricamente di parlarne ma..."
"I miei uomini seppur devoti non sono a tenuta stagna, lo so." disse Flint.
"Non dimenticare che qui a Nassau le informazioni sono un bene prezioso, e sappiamo tutti e due dove le suddette possono essere estorte per essere poi rivendute al miglior offerente."
"Il bordello di Noonan." decretò Flint.
"Madame Mapleton e mister Noonan pagano degli extra alle ragazze che riescono a carpire qualche segreto ai clienti." spiegò Billy "E alcuni dei nostri uomini non sono molto furbi." 
"Leni ha sempre la stanza al bordello?" chiese Flint, a bruciapelo.
"Ehm sì." Billy tossì, era un po' imbarazzato da quella domanda.
"Vai a cercarla, e poi raggiungetemi lì. Dobbiamo venire a capo di questa storia, al più presto."
 
 
Max si rese conto di essere in trappola.
Sorrise a Leni, cercando di mantenere la calma.
"Perché non mi hai detto che c'era anche lui, pensavi che mi sarei tirata indietro di fronte a una cosa a quattro..."
"Sai benissimo che nessuno di noi è qui per fotterti Max." la interruppe Flint.
No, non in modo letterale, pensò la creola.
"Mi dispiace averti ingannata, ma dobbiamo farti qualche domanda. Siediti, vuoi?" le indicò il letto "Se ci risponderai sarà rapido e indolore, lo prometto."
Max obbedì, cercando di trovare nella sua testa un'idea per uscirne. La trovava sempre, ci sarebbe riuscita anche stavolta.
Fu Flint a iniziare con le domande: "So che alcuni miei uomini sono venuti qui in questi giorni. E so che alcuni di loro sono tuoi affezionati clienti, ora dimmi, qualcuno ti ha rivelato informazioni interessanti, riguardo al nostro prossimo viaggio?"
Diretto, pensò Max.
Cercò di giocare d'astuzia: "Uno dei tuoi uomini mi ha detto che presto sarà ricco, e che mi regalerà tutti i gioielli che desidero."
"E ti ha detto dove troverà i soldi con cui ti comprerà tutto ciò che desideri?"
"No." mentì lei "Ma vedi capitano Flint, tutti gli uomini che mi porto a letto mi fanno questa promessa prima di partire, e quando ritornano qui indovina, non mi portano in dono un bel niente."
"Quindi non gli hai creduto?" la incalzò Billy.
Max lo guardò e rise: "No, certo che no. Avrei dovuto forse?"
"Chi è questo pirata?" riprese Flint.
"Turk." rispose lei.
"Conosci Clancy e Phillys?" chiese Leni.
"Sì, uomini di Vane, ma non sono miei clienti." 
"Li hai visti di recente?"
"Una settimana fa, ma non so con quali ragazze siano stati. Abbiamo finito? Non voglio perdere i guadagni della giornata rimanendo a chiacchierare con voi del nulla..."
"Perché sei stata al forte l'altro giorno?" 
La domanda di Flint la raggelò.
"Ti hanno vista andare al forte sul promontorio, non negarlo, e non dirmi che era per lavoro perché so benissimo che Hornigold non ama le mulatte." disse Flint.
Max si morse un labbro.
Leni si sedette accanto a lei: "Ascolta Max, è importante per noi sapere la verità. Lo sai che Gates è stato aggredito?" 
La creola annuì.
"Vogliamo solo scoprire perché è successo. Dicci ciò che sai."
Max la guardò, sorrise, sospirò: "Che peccato mon amour, speravo davvero che volessi sentire le mie dita tra le tua gambe mentre il tuo Billy ci guardava."
Fu a quel punto che Flint la prese per la gola e la buttò per terra.
"No! Fermo!" Leni si mise tra loro due.
"O questa puttana ci dice quello che sa o giuro su Dio che..."
"Tu non le farai niente, capitano." lo sguardo fermo di Leni si spostò da Flint a Max, si inginocchiò vicino a lei "Max, ti prego, sei ancora in tempo, possiamo sistemare tutto. Ma dimmi la verità."
Fu allora che Max capì.
Lo vide negli occhi verdi di Leni, non c'era solo fermezza in quello sguardo, c'era rabbia, ce l'aveva con lui, lei non avrebbe lasciato che Flint le facesse del male.
Lei rimproverava sempre Madame perché permetteva ai clienti di picchiarle.
Leni conosceva quel dolore, quell'umiliazione. Chi ha sfogato la sua frustrazione su di te doc? È a causa sua che adesso non vuoi che Flint infierisca su di me. Chi era? Un giorno forse lo avrebbe scoperto ma per ora avrebbe sfruttato la situazione.
Max iniziò a piangere, era brava a farlo a comando: "Mi hanno obbligata, ricattata, io non volevo!"
"Chi ti ha obbligata?" chiese Billy, avvicinandosi.
"Turk, e altri due, Bear e Julius, mi hanno obbligata a chiedere un favore a un marinaio che conosco, lavora come fabbro vicino al forte di Hornigold quando non naviga, ecco perché sono andata lì." le bugie uscivano così fluide dalle sue labbra.
"Che favore?" chiese Flint.
"Turk mi ha detto che andrete alla ricerca di un tesoro spagnolo, ma che secondo lui e altri uomini è una follia, che moriranno tutti durante la traversata, dato che non sapete nemmeno dove andare."
Leni, Billy e Flint si guardarono, era plausibile in effetti, John Silver aveva raccontato di questa paura che serpeggiava tra i pirati della Walrus.
"Ogni tanto mi tengo i soldi di qualche lavoretto fatto di nascosto, Turk lo sapeva e ha minacciato di dirlo a Noonan, lui ci punisce se lo inganniamo..."
"Cosa ti ha chiesto in cambio esattamente, che favore hai domandato a questo marinaio?" le chiese Billy.
"Lui doveva trovare due sicari. È stato in prigione per anni, conosce molti uomini disposti a uccidere in cambio di denaro. Li ho solo messi in contatto, ma all'epoca non sapevo chi volessero uccidere...pensavo volessero uccidere te." disse guardando Flint "Turk sapeva che il mio amico non fa favori a chiunque, ha un debito con me, mi avrebbe aiutata."
"Chi è questo marinaio?" 
"Luther, Luther Dannigal. Ma non lo troverete, è partito giorni fa." questo almeno era vero, pensò.
Billy guardò Max, poi Flint: "Non ha senso."
"È la verità!"
"Non ha senso perché hanno quasi ucciso Gates!" disse Billy con rabbia.
Flint riflettè: "No, ha senso invece. Se lo avessero ucciso saremmo partiti comunque, ma con Gates ferito così gravemente la partenza viene rinviata. Forse speravano che nel frattempo avrei cambiato idea...o è un modo per temporeggiare in cerca di una nuova soluzione..." 
Ci sei andato vicino capitano, pensò Max.
"Ha sempre meno senso." ribadì Billy "Non ci stai dicendo tutto."
Lei lo guardò: "Mi hanno detto volevano convincere gli uomini a deporre Flint, ma non so come vogliano farlo."
Flint sbuffò, arrabbiato: "Con Hal morto sarebbe un gioco da ragazzi in effetti."
Ma Billy non era convinto. La storia raccontata da Max era plausibile, ma non abbastanza, c'erano delle lacune da colmare. 
Flint guardò Max negli occhi, rabbioso: "Spero che tu non ci abbia mentito, altrimenti tornerò qui e non ci sarà Leni a difenderti. Chiaro?" 
Max annuì, mentre Flint lasciava la stanza.
Leni le tese una mano e la aiutò ad alzarsi, ma quando fu in piedi non gliela lasciò: "Ci hai detto davvero tutto, Max? Questa è davvero la tua ultima occasione."
Max annuì di nuovo, ma sapeva che lei e Billy, che la guardava ancora sospettoso, l'avrebbero tenuta d'occhio. Ma per fortuna non avrebbero scoperto nulla, aveva interrotto i contatti col suo informatore. Che sicuramente avrebbe saputo cosa fare una volta che i tre fossero tornati dagli uomini della Walrus.
"Vi ho detto tutto." dichiarò "Mi dispiace davvero per Gates...non potevo immaginare..."
"Sì certo." sibilò Billy scuotendo la testa, e seguì il capitano in strada.
Una volta raggiuntolo gli chiese:
"Credi davvero al suo racconto strappalacrime?" 
"Tutto torna. Silver ci ha avvisati del malcontento di alcuni uomini, e Turk e Julius erano apertamente schierati con Singleton, ricordi? Contro di me e contro la ricerca del tesoro."
"Sì ma vogliono bene a Gates. Non avrebbero mai..."
"Tu sei giovane Billy. E sei ingenuo su queste questioni." Flint gli mise una mano sulla spalla, un gesto insolito, il suo sguardo era gentile, non si era mai rivolto a lui così "Ci sono uomini disposti a sacrificare anche gli amici più cari quando se ne presenta la necessità. Turk e Julius sono tra questi, fidati, non si sono mai fatti scrupoli in vita loro."
Leni li raggiunse, Flint ritrasse la mano.
"Billy crede che Max non ci dica la verità, tu che ne pensi?" le chiese.
"Non mi fido nemmeno io, ma la sua versione è plausibile."
"Quindi stiamo veramente credendo che tre uomini della nostra ciurma abbiano assoldato dei sicari per ferire Gates, impedendoci così di partire e guadagnando tempo per...cosa?" li incalzò Billy "Andiamo!"
"Forse il passo successivo era proprio uccidere me, come sospettava Max." rispose Flint "Torniamo alle tende a parlare con questi tre presunti ammutinati."
"Sì, è un'ottima idea." disse Billy.
 
 
 
"Sei sicuro? Ha detto così?"
"Sì signore, mi ha dato tre monete d'argento e mi ha detto di dirvi che vi aspetta ai relitti, di non perdere tempo, perché stanno arrivando le giubbe rosse."
"E hai già avvisato gli altri, sì?"
"Come ordinato, signore."
Turk diede un buffetto al ragazzino che il suo amico aveva mandato per avvisarli, gli sorrise.
"Digli che andremo. E acqua in bocca, intesi?"
Il bimbo annuì, e corse via.
Era il messaggio in codice che avevano concordato, il piano era stato scoperto.
Turk corse a cercare Bear e Julius.
"Ehy, ai relitti, svelti, vuole vederci."
"Che succede?"
"Ci hanno scoperti. La puttana ha parlato, dobbiamo nasconderci." 
Bear si grattò la barba, spaventato: "Avvisiamo anche..."
"No." lo interruppe Turk "Il ragazzino aveva l'ordine di avvisare tutti, ci troveremo tutti lì."
"Potremmo affrontare Flint." suggerì Julius.
"E ci faremo ammazzare." lo zittì Bear "Via, veloci."
La spiaggia dei relitti era uno dei luoghi più inquietanti di Nassau. Le correnti da sempre  ammassavano sulle rive ciottolose di questo luogo i resti delle navi affondate dai pirati o dalle tempeste, spesso le persone senza casa o i fuggitivi si rifugiavano qui perché le carene sfondate dei vascelli offrivano loro riparo.
Gli alberi maestri incastrati tra gli scogli sembravano macabre croci, profetesse di sfortuna.
Arrivati ai relitti i tre fuggiaschi individuarono subito cinque dei loro compari.
"Siete già qui!" esordì Turk "Lui è arrivato?"
"No." tagliò corto uno dei pirati, guardandolo.
"Dannazione..." commentò Bear "...speriamo che Flint non ci trovi."
"Ma che cazzo è successo?" chiese Julius "È vero che Max ha detto tutto?"
Il pirata piegò la testa di lato, sorridendo: "No, non ha detto tutto, ha fatto solo i vostri nomi."
A queste parole i quattro uomini che erano con lui si avvicinarono, armi in mano.
 
 
 
 
 
"Che brava che sei stata Max, un'attrice nata.
Non credevo che avresti tenuto duro, che avresti inventato una storia così, improvvisando, e invece ci sei riuscita.
Tanto di cappello Max, grazie a te il nostro piano per ora può continuare.
Certo, con tre uomini in meno, ma quelli che ho basteranno per far ciò che ho escogitato.
Che fortuna che fossi nella camera accanto alla vostra, così ho potuto sentire tutto, e correre ai ripari.
Nessuno troverà mai Turk, Julius e Bear. 
Tutti continueranno a credere che siano fuggiti nell'entroterra e forse riusciti a salpare dall'altro lato dell'isola, ma la verità è che non lasceranno mai più Nassau.
Non dispiacerti per loro.
Quando tornerò con la tua parte di quel luccicante tesoro spagnolo capirai che sono stati un sacrificio necessario."
Nessuna firma in fondo al biglietto che Max aveva ricevuto, ma non le serviva, sapeva benissimo chi lo aveva scritto. 
Avvicinò la carta alla fiamma di una candela e distrusse quella che poteva essere la prova di un tradimento.
Sorrise.
La Walrus sarebbe partita con a bordo il suo carico di ammutinati silenti, e non sarebbe mai più tornata a Nassau.
 

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Capitolo 8
*** Poco prima della partenza. ***


"L'ho trovato Miranda, finalmente l'ho trovato."
Flint sapeva come avrebbe reagito.
Avrebbe sgranato gli occhi scuri stupita, e poi avrebbe sorriso, lo avrebbe abbracciato, stretto.
Cosa avrebbe detto? Forse nulla, forse avrebbe solo ascoltato i dettagli di quella scoperta, della spedizione che lui stava organizzando.
"L'ho trovato Miranda, finalmente l'ho trovato. Il tesoro dell'Urca di Lima, finalmente potremo realizzare ciò che Thomas aveva solo immaginato." 
Ma la reazione di lei fu del tutto diversa da quella che lui aveva immaginato.
Non era felice, anzi, era preoccupata.
 
 
Leni Morgan raggiunse il giardino di casa Barlow, la prima cosa che vide fu il cavallo del capitano Flint.
Decise di non bussare, per non disturbarli, non ancora, poteva aspettare dopotutto.
Avrebbe fatto due passi nel giardino, poi avrebbe bussato, una volta capito di non essere il terzo incomodo.
Aveva passato molto tempo in quella casa con Miranda, le piaceva prendere il tè insieme e chiacchierare.
Miranda Barlow era arrivata a Nassau 10 anni prima, insieme a James Flint. Non era chiaro agli abitanti della zona cosa li avesse portati lì, né che tipo di relazione avessero, e dato che non erano sposati i pettegolezzi si sprecavano. Sicuramente erano amanti, ma c'era dell'altro che nessuno sapeva. Per tutti Miranda Barlow era considerata una specie di strega, una donna dai costumi discutibili e con buoni mezzi economici, che se la faceva con un pirata dalla oscura nomea. 
Per Leni era una donna gentile, colta, un'amica che l'aveva accolta ed aiutata quando era arrivata sull'isola.
C'erano dei fiori bellissimi in quel giardino, gelsomini e rose selvatiche, Leni si avvicinò per annusarle.
Miranda stava potando quel cespuglio quando Flint l'aveva portata lì per farle conoscere, quasi quattro anni prima.
"La signorina Leni Morgan." le aveva detto Flint  "Abbiamo avuto il piacere di offrirle un passaggio a Nassau." 
Miranda l'aveva osservata: "Piacere signorina Morgan, io sono Miranda Barlow. Dammi del tu, mi raccomando."
Leni aveva sorriso, imbarazzata, e Miranda l'aveva invitata ad entrare, le aveva offerto un tè, e aveva voluto conoscere la verità su di lei.
Leni, rompendo ogni diffidenza, le aveva raccontato del perché si trovasse su quel mercantile battente bandiera olandese e della fuga sulla Walrus.
"Una storia drammatica, mi chiedo come tu sia sopravvissuta, così giovane e già così bistrattata. Ma ora sei al sicuro." le aveva detto e le aveva messo una mano sulla sua, rassicurante.
Col tempo anche Miranda si era confidata sul suo passato, le aveva raccontato di suo marito, Thomas Hamilton.
"Lo hanno internato in un manicomio, usando delle sordide accuse contro di lui...contro James e me...e siamo dovuti scappare per avere un po' di serenità e pace." le aveva detto.
"Il manicomio," aveva risposto Leni a denti stretti "una facile soluzione per sbarazzarsi di un parente scomodo."
"Basta avere le possibilità economiche per comprare il parere dei dottori...ma tu questo lo sai molto bene." aveva commentato Miranda, poi si era scusata, si era resa conto di essere stata indelicata. 
Passeggiando nel giardino arrivò vicino alla lapide. 
Si intristiva sempre a guardarla.
Era molto sobria, una pietra tonda, liscia, di colore chiaro, con inciso un nome.
Miranda aveva piantato dei rampicanti lì sul prato, una specie di edera selvatica e odorosa, che ha foglie verde brillante e che in certi periodi dell'anno fiorisce in boccioli di un rosso delicato.
"I suoi colori." le aveva detto una volta mentre ripuliva la pietra dalle erbacce "Tu non l'hai mai conosciuta, ma fidati, questi colori me la ricordano, erano i suoi."
Thomasin Barlow.
Così l'avevano chiamata, in onore del defunto marito di Miranda, Thomas.
Adesso avrebbe quasi 6 anni, pensò, se solo quella febbre non l'avesse portata via.
Non aveva neanche un anno quando accadde.
Flint non si perdonava di non essere tornato a casa prima, di aver tergiversato alla ricerca di nuove informazioni sul tesoro, di averle lasciate da sole quando Thomasin aveva solo sei mesi.
Era partito con la Walrus portandosi dietro il ricordo di quella neonata dalle guance piene, i capelli fulvi e gli occhi verdi come i suoi, e quando era tornato quattro mesi dopo lei non c'era più.
Miranda non gliene aveva fatto una colpa, "Non avresti potuto cambiare le cose." gli aveva detto, ma Flint si torturava per aver lasciato la donna a seppellire da sola la loro bambina.
Chissà cosa si prova a sopravvivere a una figlia, si chiese Leni, spero di non scoprirlo mai. 
Continuò il giro del cortile, si spostò sotto una copia di alberi che regalavano un po' di ombra in quella calda giornata.
Oltre il giardino, verso i campi, una signora passeggiava guardando nella sua direzione.
Le spie del reverendo Lambrick, pensò, Miranda gliene aveva parlato.
"Passeggiano, scrutano, e poi riferiscono, queste maldestre spie." aveva detto soffocando una risata, ma poi era tornata seria "Lo so che dobbiamo stare attenti, sopratutto per James, ma a volte credo che la loro sia solo curiosità morbosa."
Leni sostenne lo sguardo della donna, che distolse il proprio e accelerò il passo.
Avrebbe sicuramente raccontato che il capitano James Flint era ancora a casa Barlow, a tramare chissà cosa, forse la dannazione di tutte le loro anime. Il reverendo faceva spesso sermoni contro la pirateria.
"Non fatevi ingannare, non unitevi alle loro luride ciurme, distogliete lo sguardo dalla loro indecenza!" aveva tuonato una domenica a messa, due distinti messaggi, uno per gli uomini e 
e uno per le donne del suo gregge di pecorelle smarrite.
Ma in una terra come Nassau, dove il crimine paga molto bene, i suoi sermoni cadevano nel dimenticatoio molto presto, e alla fine gli uomini cercavano lavoro sulle navi pirata mentre le donne si concedevano a questi marinai rudi ma affascinanti. 
La finestra della camera era aperta, da lì Leni sentì delle voci, alterate.
"Era mio marito, quindi sì posso permettermi..."
Tese l'orecchio, incuriosita, ma sopratutto preoccupata.
"10 anni ti ho sostenuto..." 
"Non ti ho obbligata..."
"...sono stata ogni cosa per te, un'amante, la migliore amica..."
"Non dare a me tutta la colpa! Non osare!"
"...relegata su quest'isola..."
"Come puoi farmi questo?...loro...non mi piegherò a loro...non chiederò perdono!"
Leni sentì dei passi, porte sbattute, e poi il cigolio di una porta, era quella della veranda sul retro. Miranda uscì, le sorrise, materna come era suo solito fare. L'abbracciò, felice che anche questa volta la sua giovane amica fosse tornata sana e salva.
"Ti ho vista dalla finestra. Dovevi venire prima." la rimproverò dolcemente "Ma James mi ha detto di Hal..." aggiunse, comprensiva.
Oltre la sua spalla Leni vide James Flint salire a cavallo e allontanarsi.
"Vi ho sentiti alzare la voce." disse a Miranda "Va tutto bene?" 
La donna abbozzò un sorriso: "Sì, conosci il tuo capitano, fumantino e testardo. Entra, ti verso una tazza di tè."
 
 
"L'ho trovato Miranda, finalmente l'ho trovato. Il tesoro dell'Urca di Lima, finalmente potremo realizzare ciò che Thomas aveva solo immaginato." 
Ma la reazione di Miranda Barlow fu del tutto diversa da quella che lui aveva immaginato.
Non era felice, anzi, era preoccupata.
"Dimmi cosa pensi." la esortò Flint.
"Cosa penso...che sono felice per te."
"Menti, lo sento dal tuo tono sprezzante. Miranda, finalmente potremo fare..."
"Fare cosa? Quel tesoro ci inchioderà qui, a Nassau. Quasi speravo che non trovassi nuovi appigli per cercarlo."
"Cosa stai dicendo Miranda?" Flint era incredulo a quelle parole "Mi hai sempre spronato a cercare il tesoro, per il nostro futuro..."
"Un futuro per noi, non per tutti i pirati del mondo! Non per Nassau, per noi! Ti ho incoraggiato perché ti serviva uno scopo, qualcosa che ti tenesse vivo nel tuo dolore."
Flint le si avvicinò, i suoi occhi scrutavano quelli di lei, quasi non la riconosceva: "Hai sempre voluto che realizzassi il progetto di Thomas e ora..."
"Thomas e le sue utopie sono irrealizzabili James, speravo che te ne accorgessi anche tu ma evidentemente sbagliavo. Non potrà esistere nessuna terra libera per i pirati, Thomas sbagliava."
Quelle parole furono come una coltellata per Flint, dolorose e brucianti.
"Non ti permettere..."
"Era mio marito, quindi sì posso permettermi di parlare così!" gli disse Miranda "Sono venuta qui con te pensando che sarebbe stato solo per poco tempo, e invece...10 anni James, per 10 anni ti ho sostenuto."
"E io te ne sono grato." cercò di dire lui, ma lei continuò.
"Anni in cui sono stata ogni cosa per te, un'amante, la migliore amica che potessi avere. Le cose che non ho fatto per te, qui. Ho passato 10 anni relegata su quest'isola, sola per la maggior parte del tempo, senza la mia famiglia, lontana dalla vita che conducevo."
"Non dare a me tutta la colpa! Non osare! Non te l'ho strappata via IO quella vita, loro lo hanno fatto, loro ci hanno allontanati! La tua famiglia lo ha fatto prima di chiunque altro." si difese Flint "E sai che non è per quello che c'era tra noi, ma perché Thomas stava per realizzare qualcosa di unico, una colonia libera, e lo hanno fermato perché avrebbe danneggiato i loro interessi. Non ti ho obbligata a venire qui." 
"Ma mi hai obbligata a restare. E io non voglio James, non più. Sono stanca di lottare per ogni cosa, voglio andarmene. E vorrei che venissi con me." concluse lei.
Flint fece un respiro profondo, cercando di calmarsi: "Vorrei darti ciò che vuoi Miranda, ma sai che è impossibile."
"No, non lo è. Ho conosciuto delle persone molto influenti negli ultimi mesi, loro possono, grazie ai loro agganci, farci ottenere un accordo. Posso avere dei documenti, James." disse Miranda, avvicinandosi a lui con sguardo speranzoso "Per me, e per te se lo vorrai. Potremmo ottenere un'amnistia per tutti i tuoi crimini come pirata e..."
"Ferma. Un'amnistia? Chi mai concederebbe al famigerato capitano James Flint un simile regalo?" chiese lui incredulo "Chi sono queste persone?"
"Il reverendo Lambrick è venuto spesso a trovarmi negli ultimi tempi. Lo lasciavo entrare per evitare di creare tensioni, ma poi mi sono resa conto che potevo sfruttare la situazione." spiegò Miranda "Sai che al suo gregge si è recentemente unito Richard Guthrie, il padre di Eleonor Guthrie? A quanto pare è stufo di finanziare i traffici illegali dei pirati."
"Eleonor mi ha accennato che il padre era tornato a Nassau, ma per riprendersi dopo una brutta malattia." disse Flint, sospettoso.
"E ha lasciato tutto in mano alla figlia perché non vuole più sporcarsi le mani, vuole pulirsi la coscienza a quanto pare." spiegò Miranda "Senza perderci in dettagli inutili, è venuto anche lui a trovarmi e abbiamo parlato. Mi ha riconosciuta, e mi ha fatto una proposta. Ci concederà tutto il suo aiuto, userà la sua influenza per farci diventare cittadini rispettabili, dobbiamo solo andare a Boston e parlare con i suoi amici, loro faranno il resto."
"Parlare con...parlare di cosa? Non sono un ingenuo Miranda, cosa vogliono in cambio?" Flint sentiva come un peso bruciante nel petto mentre le parlava, era la rabbia che montava.
Miranda deglutì, ecco la parte difficile da affrontare, pensò. Intuito il suo nervosismo gli prese le mani tra le sue, le strinse.
"Dovrai chiedere perdono per tutto...per le tue scelte, i tuoi crimini. E poi dovrai parlare dei tuoi uomini, denunciarli alle autorità. E farli arrestare."
Le pupille di Flint si dilatarono, le guance divennero rosse. 
Liberò le mani dalla stretta di lei, fece un passo indietro, strinse i pugni così forte da far penetrare le unghie nella carne, tanto voleva frenare lo schiaffo che sentiva di volerle dare.
"Come puoi farmi questo? Abbiamo perso tutto per colpa di queste persone, Thomas è morto a causa loro, di quelli come loro...no." disse fissandola con un odio che mai avrebbe immaginato di provare 
"James, è la nostra occasione..."
"Non mi piegherò a loro! Io non chiederò perdono! Perché non ho nulla per cui chiedere perdono!" le urlò "E se credi che venderò i miei uomini ti sbagli. Loro non verranno impiccati affinché tu possa tornare a vivere la vita che avevi prima." 
Pronunciate quelle parole afferrò la sua giacca e lasciò la stanza. Miranda sentì che attraversava a passi pesanti la cucina e usciva, sbattendo la porta d'ingresso al suo passaggio.
Miranda sospirò, non poteva dire di non aver immaginato quella reazione, ma ci aveva sperato in un finale diverso.
Credevi davvero che James avrebbe accettato? chiese una voce dentro di lei.
Sì, si rispose, speravo che avrebbe capito. 
Si accorse con la coda dell'occhio di una figura nel giardino, si girò e vide Leni che guardava i campi, fece un profondo respiro e andò ad accogliere la sua amica.
 
 
 
Billy dovette chiamare il capitano almeno tre volte prima che lui lo sentisse.
"Capitano!" disse a voce più alta.
Flint, che stava fissando la Walrus ancorata al largo del porto di Nassau, si girò a guardarlo, sul suo volto c'era una tristezza che non aveva mai visto, ma Billy fece finta di nulla.
"Mi dispiace disturbarti...volevo solo dirti che abbiamo portato i rifornimenti sulla nave, è tutto a posto." disse.
Flint, gli occhi verdi oscurati da ombre inspiegabili, annuì.
"Bene." rispose, e si voltò di nuovo "Se non c'è altro puoi andare."
Billy fece un respiro profondo e rumoroso: "In verità ci sarebbe una cosa, ho saputo da alcuni informatori che i nostri tre ammutinati hanno lasciato l'isola, già l'altro giorno."
"Ottimo." concluse Flint "Non preoccupiamoci più di loro allora. Ricontrolla i rifornimenti, giusto per sicurezza, e domani pomeriggio con la giusta marea partiremo."
"Domani?" chiese Billy stupito "Pensavo volessi partire tra due giorni..."
"È tutto pronto no? Non ha senso rimandare. Avvisa tutti gli uomini, si parte domani, abbiamo perso già fin troppo tempo." rispose Flint "A proposito, puoi dire a Leni di raggiungermi per favore? È per Hal, dobbiamo metterci d'accordo su come comportarci per farlo viaggiare con noi."
"Veramente Leni ha già fatto preparare un letto per Hal, nell'infermeria...ha detto che l'amaca non era ideale per le sue condizioni. Ma le dirò di venire da te appena torna."
"Tornare da dove?"
"È andata a salutare la signora Barlow." rispose Billy, e si rese conto che la notizia aveva turbato non poco il capitano "Posso andare a chiamarla se vuoi..."
"No." tagliò corto Flint "Ma appena torna mandala da me."  ordinò, e pensieroso si incamminò  verso la sua tenda.
Billy rispose che lo avrebbe fatto, e si chiese, guardando il capitano allontanarsi, cosa lo turbasse.
 
 
 
Leni aveva ascoltato Miranda con attenzione, ma non sapeva cosa risponderle. Aveva la gola secca, bevve un sorso di tè ormai freddo.
"Non mi stupisce che Flint abbia reagito così." riuscì a dire a un certo punto.
"E non cambierà idea." disse Miranda "Troppo orgoglioso, troppo testardo per vedere questa incredibile opportunità."
Leni si umettò le labbra: "Non riesco a dargli torto." rispose alzandosi dalla sedia.
Miranda si alzò a sua volta, andatole vicino le mise le mani sulle spalle: "Potresti venire tu con me."
"Scusami?"
"Vieni con me. Lasciamoci alle spalle Nassau e la sua vita di privazioni, Guthrie e i suoi amici potrebbero trovare una soluzione per te."
"Ne dubito." Leni la fissò e cercò di andarsene, ma Miranda non lasciò la presa.
"Possono farti avere dei documenti che attestano la tua nuova identità, non dovrai rivelare il tuo vero nome, sarai Leni Morgan per sempre. Potremmo andare in una città dove nessuno ti conosce..."
"Ti fermo subito Miranda." Leni le prese le mani e gentilmente le allontanò dal suo corpo "Non mi  interessa tornare al cosiddetto mondo civilizzato, la Walrus è la mia casa, Nassau è il mio porto sicuro."
Miranda rise: "Hai passato troppo tempo con James, ragioni come lui." 
"E come lui non intendo vendere i miei fratelli per un'amnistia." concluse Leni.
Miranda tornò seria, si morse un labbro: "Ti avrei risparmiata, avrei chiesto che tu non venissi coinvolta."
"E tutti gli altri pirati possono morire sulla forca invece?" chiese Leni.
"Tu non sei come loro." sentenziò Miranda. E si morse la lingua, si rese conto che quella frase era stata un errore. 
Leni ormai la guardava con disprezzo: "Ti ringrazio per la tua premura, ma sono esattamente come loro invece, e se condanni anche solo uno di noi ci condanni tutti." gli occhi le erano diventati lucidi, non sapeva dire se fossero lacrime di tristezza o rabbia, si allontanò da lei, si diresse verso la porta.
"Elaine." la chiamò col suo vero nome e lei si voltò, da quattro anni non veniva chiamata così, fu come un pugno allo stomaco. 
"Se te ne vai non potrò più aiutarti. Né te, né James." le disse Miranda, la voce ferma ma debole.
Leni provò ad abbozzare un ultimo sorriso per quella donna che era stata una sorella per lei: "Spero tu possa tornare a casa se è quello che vuoi, ma se per farlo dovrai farci del male sappi che non esiteremo a fermarti. Trova qualcos'altro da sacrificare per il tuo benessere. Ti auguro ogni bene Miranda."
Leni Morgan uscì che ormai era l'imbrunire, e si diresse verso la città, verso il porto.
Le lacrime che scivolavano sulle sue guance erano calde e fastidiose, le asciugò con le dita, scosse la testa per allontanare i brutti pensieri ma non se ne volevano andare.
La pancia le faceva male, si fermò un attimo, respirando lentamente, asciugando altre lacrime col dorso della mano. 
Aveva già provato quel dolore, quello che provoca un tradimento da parte di una persona cara.
Sei già sopravvissuta a quel dolore, sopravviverai anche a questo, si disse.
Era riuscita a rimanere nascosta per quattro anni, e ora rischiava che l'incubo da cui era fuggita venisse a cercarla.
Non solo lei, tutti quanti.
Flint, Billy, Hal, ogni uomo sulla Walrus, e perché no, ogni pirata di Nassau. Sentiva che ciò che stava per accadere era troppo grande per essere definito, o contenuto. Glielo diceva l'istinto.
Nessuno era più al sicuro ormai. 
Leni si voltò, guardò la strada che aveva percorso. Sarebbe stato così facile tornare indietro, entrare in casa di Miranda, ucciderla. Aveva ucciso uomini più grossi e brutali di lei, con la Barlow avrebbe avuto gioco facile.
Sarebbe stato altrettanto facile pulirsi la coscienza, dopotutto l'avrebbe fatto per salvare se stessa e gli altri.
Ma non lo fece.
Miranda era stata un'amica per lei, l'aveva protetta, confortata e consigliata. 
Glielo doveva in fondo, non le avrebbe fatto del male. 
Ma ora siamo pari, pensò Leni, se ci sarà una prossima volta quello che c'è stato non conterà più nulla, e con questa consapevolezza continuò il suo cammino verso la città, verso il porto, senza più guardarsi indietro.
 
 

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Capitolo 9
*** Dove siamo davvero al sicuro. ***


 
"Elaine? Dove sei?"
La sua voce era ferma, ma si percepiva che era arrabbiato.
"Se vieni qui adesso potrei anche perdonarti."  rise nervosamente.
 Quella risata le faceva sempre provare un brivido di terrore lungo la schiena.
"Non puoi nasconderti."
Il suo viso all'improvviso fu così vicino al suo da poter sentire l'odore del suo fiato.
Sentì lo sparo.
Di nuovo la sua risata.
"Oh potrei ucciderti ora, ma non lo farò. So cosa ci vuole per te."
I passi, gli stivali dei soldati.
I suoi piedi nudi che invece non emettevano alcun suono sul pavimento di legno.
"...e quando tornerai sarai una perfetta docile bambolina..."
"ALFRED!"
 
Leni a quel punto si svegliò, con un salto si mise sedere e si toccò la gola, ansimando, come a volerla liberare da un cappio invisibile che le impediva di respirare. 
Era solo un sogno, lo ripeté nella sua testa più volte, per convincersi.
Sei sulla Walrus, sei seduta per terra, sul tuo materasso nel tuo angolo privato e sicuro.
Ma non era un sogno, era il suo passato, che era tornata a tormentarla.
Colpa della discussione avuta con Miranda a Nassau che aveva riportato a galla paure ormai sopite.
Non lo sognava da anni ormai, lui, la sua inquietante figura era diventata col tempo uno sbiadito ricordo, ma ora veniva a torturarla ogni notte. 
Il tuo fantasma è venuto a perseguitarmi, pensò Leni, dopo quattro anni hai varcato le porte dell'inferno e sei giunto sulla Walrus. 
Si rese conto, nella penombra, che qualcuno la osservava. 
Era John Silver.
"Leni...tutto bene...io non volevo spaventarti..." mormorò preoccupato.
"John...no tu..." sentiva la gola secca, la sua pelle sotto la blusa invece era umida di sudore "Un brutto sogno, non è colpa tua. Cosa ci fai qui?"
"È il tuo turno di vedetta sul ponte, mi avevi detto di avvisarti quando era ora."
"Sì, certo." tossì lei, cercando la forza di alzarsi "Grazie. Dammi il tempo di vestirmi."
John annuì e si allontanò dalle tende che fungevano da muro della sua improvvisata cabina, rimanendo comunque nell'ambulatorio.
La sentì espirare rumorosamente, alzarsi, mormorare qualcosa.
Sentì il rumore dell'acqua nel catino, si sta lavando, pensò John, sorse in lui un leggero imbarazzo nell'immaginarla senza vestiti oltre quella tenda.
Dopo pochi minuti Leni uscì, sistemandosi i capelli castani in uno chignon grossolano, indossava dei pantaloni grigio scuro e una camicia blu, gli sorrise.
"Grazie John." ripetè lei.
"Figurati...stai bene?" chiese lui mentre salivano sul ponte.
"Ho solo fatto un brutto sogno, non preoccuparti."
"Chi è Alfred?"
La domanda di John giunse inaspettata.
"Hai urlato il suo nome prima di svegliarti."
"Non ha importanza, era un incubo, te l'ho detto." tagliò corto Leni, e accelerò il passo, lasciando John dietro di lei, interdetto e sospettoso.
L'aria sul ponte era fresca, era giorno da qualche ora. Il mare era calmo, le onde si infrangevano ritmiche contro la chiglia, il vento spingeva sicuro le vele. Il tempo perfetto per navigare.
Le piaceva quel profumo, l'aria della notte era ancora in circolo nonostante fosse già sorto il sole, le accarezzava le guance e le solleticava il naso, c'era odore di salsedine e di legno.
Respirò a fondo quel profumo, per rigenerarsi.
Sei sulla Walrus, e sei al sicuro, si disse.
Raggiunse la postazione a lei designata, e osservò l'oceano.
Su una nave ognuno deve fare la sua parte, e a Leni spettavano anche dei turni di vedetta sul ponte, molti marinai lo trovavano noioso e troppo impegnativo, ma a lei piaceva.
Appoggiò le mani sulla paratia, il legno era ancora bagnato per l'umidità della notte, era piacevole sotto le dita.
Gli occhi si spostarono dal mare al ponte, e lo vide, il capitano, la fissava. Le rivolse un cenno di saluto con la testa, lei ricambiò con un gesto simile, e allora lui si voltò, tornando alle sue incombenze.
"Non lo dirai a nessuno."
"Sì, forse è la cosa migliore da fare."
"Intendo proprio nessuno, Leni. Incluso Billy."
"Ma..."
"Nessuno deve sapere di Miranda! Si creerebbero solo dei dubbi inutili sulla nostra lealtà verso l'equipaggio e la missione. È un ordine Leni."
Avevano parlato quando lei era tornata da casa di Miranda, e il capitano Flint aveva capito subito quanto lei fosse turbata. Lo era anche lui dopotutto.
Entrambi quella sera erano consapevoli di aver perso un'amica insostituibile.
Flint aveva bevuto qualche bicchiere di rum, lo aveva offerto anche a lei, ed era stato categorico: nessuno doveva sapere del piano di Miranda.
"Abbiamo rifiutato, solo questo conta, nient'altro, parlarne non servirebbe. Quando torneremo a Nassau lei sarà probabilmente già andata via."
"Per avere quei documenti dovrà dare qualcosa in cambio, e temo che questo sarà la nostra condanna." aveva obiettato Leni "Parliamone almeno con Hal e Billy, sono il tuo secondo e il tuo nostromo."
"No." aveva risposto lui, quel maledetto tono del comando "Nessuno deve saperlo. Ti farò punire se parli, giuro che lo farò Leni." la voce di Flint tremò in quell'ultima affermazione.
Leni avrebbe voluto replicare, ma annuì, comprendendo che non avrebbe sentito ragioni, non ancora.
 Erano rimasti in silenzio per qualche istante, poi Flint si era alzato, un po' incerto nel camminare a causa del rum, gli occhi verdi erano lucidi e arrossati.
Aveva pianto molto anche lui prima che lei arrivasse, Leni ne era sicura.
Si avvicinò a lei, la affiancò, senza guardarla disse: "Dimmi che non siamo dei folli, io e te."
Leni non sapeva che rispondere, semplicemente scosse la testa.
A quel punto Flint si era chinato su di lei, le aveva dato un bacio leggero sulla tempia ed era uscito dalla tenda, e lei era rimasta lì, intontita dal rum che aveva bevuto e da quel gesto che non sapeva come interpretare, a cui non sapeva come reagire.
Erano sulla Walrus da cinque giorni e nessuno dei due aveva più toccato l'argomento Miranda, e forse era meglio così, anche se Leni sentiva ancora una non chiara inquietudine a riguardo.
"Buongiorno." la voce di Billy alle sue spalle la riportò alla realtà.
"Buongiorno a te." gli sorrise "C'è qualche novità?"
Billy si appoggiò alla paratia, accanto a lei: "Niente di nuovo. Con questo tempo arriveremo nei tempi stabiliti." disse soddisfatto "Stai bene? Sei un po' pallida." le disse dopo averla osservata attentamente.
Leni cercò di rassicurarlo: "Non ho dormito molto bene, ma a parte questo è tutto a posto."
Le dita di Billy sfiorarono quelle di lei sul parapetto bagnato, furtive e veloci: "Il capitano ci aspetta nella sua cabina, me e Hal, se hai bisogno fammi chiamare."
"Agli ordini nostromo." lo canzonò lei.
Lo guardò andare via, scomparire sotto coperta, e poi tornò a controllare l'oceano.
Hal era di nuovo in grado di camminare, zoppicava un pochino ma stava meglio. Era voluto perfino tornare a dormire con gli altri uomini sulle amache, e Leni come suo medico glielo aveva concesso, a patto di tenerla aggiornata su eventuali dolori e fastidi.
Morley si avvicinò a lei, sorridente: "Doc! Pare che ci faremo compagnia in questo turno di vedetta." disse col suo solito tono teatrale, la fedele pipa ancora spenta tra le mani.
 "Mi fa piacere!" gli rispose lei.
"Stanotte è stato tutto tranquillo, mi hanno detto. Dovremmo arrivare a destinazione a breve...ma chissà cosa ci aspetterà dopo, oltre le scogliere, chissà in quali abissi ci condurranno James Flint e la sua mappa segreta." Morley sospirò in modo plateale, facendola ridere.
Morley era uno dei pirati veterani della Walrus, grande amico di Hal dato che avevano navigato insieme per anni, ma non provava la stessa simpatia per il capitano Flint, e non mancava di lasciarsi sfuggire qualche commento critico, mai di fronte a lui ovviamente. 
"Saranno abissi colmi d'oro Morley, abbi fiducia." rispose lei, e riprese a scrutare l'oceano.
Fu allora che lo vide, come un bagliore. Un riflesso forse.
"Morley, mi passi il canticchiale per favore?" gli chiese, il pirata senza esitazioni glielo consegnò "Credo di aver visto qualcosa..."
"Una nave?"
"Non ne sono sicura..." rispose lei guardando attraverso le lenti "Sì, è una nave ma c'è qualcosa di strano...è troppo lontana maledizione."
Passò il canticchiale a Morley, anche lui riuscì a vedere la sagoma della nave, e capì cosa c'era di strano: "Sono le vele, sono tutte ammainate. E non ci sono altre bandiere. E c'è qualcosa, ci sono delle cose attaccate agli alberi, dei sacchi credo. Bizzarro." commentò "Dovremmo chiamare il capitano, quella nave è lontana ma potrebbe raggiungerci in poco tempo con il vento a favore." 
Leni annuì, e Morley scese sotto coperta.
Le si accostò Hickey, giovane pirata da poco sulla Walrus: "L'hai vista anche tu? Ero sull'albero di mezzana e ho visto la nave."
"Morley è già andato a chiamare il capitano."
"Ci sono delle cose su quella nave, appese agli alberi." disse Hickey.
"Sì ma non capiamo...aspetta, forse ora..." Leni aggiustò le lenti e riprese a guardare, mettendo a fuoco. Anche Hickey prese il suo canticchiale, si mise accanto a lei.
"Buon Dio..." Leni per poco non fece cadere lo strumento "Li vedi anche tu?"
Hickey scrutò la nave, e impallidì: "Ma non può essere..."
Leni deglutì, la scena che le lenti le presentavano era terrificante, Hickey la guardò, era spaventato quanto lei.
"È raccapricciante." mormorò lei.
"Cosa è raccapricciante?" Flint li aveva raggiunti, insieme a Morley, Billy e Hal.
Leni gli passò il canticchiale, gli indicò la sagoma che era ancorata a poca distanza di navigazione da loro.
"È una nave, capitano, vele ammainate..."
"Morley ce lo ha detto, ha detto anche che ci sono dei sacchi appesi agli alberi." disse Flint.
"Non sono sacchi, signore." la voce di Hickey tremava, Flint guardò lui e poi Leni, interrogativo, e lei annuì.
"Guarda tu stesso." gli disse.
Flint, preoccupato, puntò il canticchiale e osservò, Billy fece lo stesso.
Ci misero un poco a mettere a fuoco ciò che stavano guardando, ma quando lo videro entrambi gli uomini sentirono un senso di nausea salire dalla bocca dello stomaco.
"Gesù..." esclamò Billy "non sono sacchi, sono..." 
"Corpi." Flint finì la frase per lui "Sono corpi umani."
 
 
"Hai mai visto una cosa del genere?" chiese John, e Hal in risposta sospirò che sì, purtroppo aveva già assistito a scene simili. Marinai che venivano puniti brutalmente, oppure ufficiali della Marina torturati e uccisi, i loro corpi esposti come monito per chiunque volesse sfidare i pirati che solcavano quei mari. Ma ammise anche con John che no, una cosa così eclatante in mezzo all'oceano non l'aveva mai vista. 
La schiena cominciò a dargli fastidio, così si appoggiò a un barile vicino al parapetto. 
Avevano affiancato la nave misteriosa, che rispondeva al nome di Diamond, un vascello  sconosciuto a Nassau, e una volta appoggiate le passerelle Flint era salito a bordo, insieme a Billy, Leni, Toby, Morley e Joji. Tutti gli altri uomini dovevano comunque tenersi pronti sul ponte della Walrus, al primo accenno di pericolo sarebbero intervenuti in loro soccorso.
Hal non era d'accordo con la decisione del capitano, era troppo rischioso secondo lui, ma una cosa del genere non poteva essere ignorata, dovevano investigare, avevano concordato Flint e Billy. 
Dalla Walrus vide Leni avvicinarsi cauta a uno dei corpi, appeso in basso.
Flint aveva insistito che lei controllasse personalmente quei cadaveri, per capire cosa fosse successo. 
Quindici corpi, quindici uomini.
Ad Hal venne in mente una vecchia canzone piratesca che parlava di quindici uomini su una cassa da morto che bevono una bottiglia di rum. 
Non l'avrebbe cantata mai più, si disse, o gli avrebbe riversato quello spettacolo raccapricciante.
Tutti i corpi erano nudi, appesi per i polsi, la loro pelle sembrava cuoio invecchiato.
"Perché hanno questo aspetto?" chiese Toby.
"Sono rimasti esposti agli elementi, al sole e all'aria salata del mare, la pelle si è inaridita e ustionata." rispose Leni "Non vedo ferite, niente tagli, niente pallottole."
"Quindi come sono morti?" insistette Toby.
"D'inedia." rispose Morley alle sue spalle.
"Mi stai dicendo che li hanno appesi agli alberi e lasciati morire di fame e di sete?" la voce di Toby era quasi stridula.
Leni annuì: "È orribile da immaginare, ma sì." 
"E quanto tempo fa è successo secondo te doc?" chiese Morley.
"Tre, forse quattro giorni fa, non di più." rispose lei.
"Controlliamo se c'è qualcun altro su questa nave." disse Billy, Flint annuì, e disse a Joji e Morley di andare con loro sotto coperta, e ordinò a Toby di restare sul ponte per aiutare il dottore.
"Fate attenzione." consigliò  Leni, guardandoli scendere.
Il silenzio all'interno della nave era irreale, l'unico rumore che si sentiva erano i loro passi e le onde che si infrangevano sul legno. 
Armi in mano, gli uomini si addentrarono nel ventre del galeone, e si resero conto ben presto di essere soli.
Nessun uomo, nessun oggetto, nessun barile, una nave vuota.
"Non c'è niente qui, come se non ci avesse mai vissuto nessuno su questa nave." commentò Morley.
Flint non rispose, raggiunse la cabina del capitano, la trovò anch'essa svuotata di ogni avere, a parte il letto e la scrivania.
Nessun diario di bordo, nessuna penna e calamaio con cui scrivere.
C'era però una macchia di sangue rappreso per terra, segno evidente che c'era stato uno scontro, una lite forse, in quella stanza.
"Dispensa e armeria sono vuote capitano." lo aggiornò Billy, guardando anch'egli con stupore quella cabina disadorna.
"Hanno portato via tutto." commentò Joji.
"Chi?" chiese Morley.
"Ammutinati. Hanno ucciso i compagni devoti al capitano e sono scappati via, con tutto." rispose lapidario Joji.
"Questa nave aveva forse 4 lance, troppo poche per portare con sé tutto quanto." commentò Billy, anche se l'idea dell'ammutinamento non gli sembrava strana.
Ma perché riservare un simile trattamento a quegli uomini? Cosa avevano fatto per meritare una morte così crudele? 
Temeva le sue stesse domande e le risposte a cui potevano portare.
Il capitano dimostrò presto di condividere la sua paura.
"Non è sicuro stare qui. Andiamocene via, subito." decretò Flint, e velocemente i pirati raggiunsero il ponte.
"Torniamo sulla Walrus." gridò a Leni e Toby, ma lei lo fermò.
"Ho trovato una cosa." gli disse lei, avvicinandosi, e indicò uno dei corpi appesi "Era l'unico rivolto verso interno, così lo ho controllato, credo che si sia girato da solo con uno scopo preciso. Ha lasciato un messaggio sul legno, ci ha rimesso tutte le unghie a forza di scavare."
Flint andò a guardare, incuriosito.
Le dita dell'uomo erano sporche di sangue, le unghie spezzate, i polpastrelli graffiati e pieni di schegge.
Nove lettere, in stampatello maiuscolo, incise nel legno, arrossate dal sangue del marinaio.
 
URCA DE LIM 
 
Una volta lette quelle parole Flint respirò a fondo, poi si voltò, e guardando i suoi uomini ripeté, con voce ferma: "Torniamo sulla Walrus, subito. Non siamo al sicuro."  
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice: 
 
1. "Dimmi che non siamo dei folli, io e te." è una citazione dalla prima stagione di Black Sails, Flint lo dice a Eleonor Guthrie, ho voluto utilizzarla anche se in modo diverso perché mi era piaciuta molto quella scena, in cui si vede Flint che mostra tutta la sua fragilità e umanità, ed è una  bellissima prova d'attore del sempre ottimo Toby Stephens.
Mi sembrava un giusto omaggio a uno dei miei personaggi preferiti. ^^ 
 
2. La canzone che Hal Gates ricorda è, ovviamente, quella citata da Stevenson ne "L'isola del tesoro": 

«Quindici uomini, quindici uomini,

sulla cassa del morto,

 io-ho-ho! 

E una bottiglia di rum! Il vino e il diavolo hanno fatto il resto, 

io-ho-ho! 

E una bottiglia di rum!»

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Capitolo 10
*** L' uomo nell'ombra. ***



URCA DE LIM

Quelle parole scavate nel legno dell'albero maestro perseguitavano i pensieri del capitano James Flint, forse più dell'osceno spettacolo di corpi appesi su quella nave.
Loro sapevano della sua esistenza, quegli uomini sfortunati, stavano cercando il tesoro.
Ed erano morti, nel farlo. 
"Ha usato le sue ultime forze, sapendo che sarebbe comunque morto, per lasciare quel messaggio. Forse, anzi sicuramente, era indirizzato a noi." concluse.
Nella cabina ad ascoltarlo c'erano Gates, Billy, Leni e John Silver, i quali non potevano che concordare con lui.
"Non credo alle coincidenze." continuò Flint "Abbiamo scoperto tre ammutinati prima di partire, e abbiamo sottovalutato la vastità del loro complotto. E sì, mi avevate messo in guardia." disse rivolto a Billy e Leni a denti stretti, odiava sbagliare ma più di tutto odiava ammetterlo "Max non ci ha raccontato tutto, o forse nemmeno lei conosceva il piano nei minimi dettagli, ad ogni modo Turk e gli altri avevano dei complici, e mi duole dirlo, ma forse questi uomini sono sulla Walrus insieme a noi."
"Lo sono, senza ombra di dubbio." commentò Gates "La Diamond stava seguendo la nostra rotta, qualcuno deve averla rivelata." spostò lo sguardo su Silver "Mi dispiace John, ma hai qualcosa da dirci? Sei l'ultimo arrivato, per me è logico sospettare di te."
John sorrise: "Anche io sospetterei di me...ma no, non ho fatto la spia con nessuno."
"Lo abbiamo tenuto d'occhio, se fosse stato avvicinato da qualcuno di losco gli uomini me lo avrebbero detto." disse Flint "Sei scartato dai sospettati, per ora." lo ammonì in tono severo, poi continuò la sua riflessione "La mappa è stata disegnata nella mia cabina, e da allora è sempre stata custodita qui, ed è ancora al suo posto, dunque qualcuno è entrato, ha trascritto la mappa e ha consegnato la copia ai suoi complici. Siamo tutti d'accordo?" i presenti annuirono e il capitano riprese "Ora, chi poteva farlo?"
"Turk, Bear e Julius erano tra gli uomini che hanno caricato i rifornimenti, giusto Billy? Potrebbero aver approfittato di un momento di distrazione." suggerì Gates.
"Erano sulla nave, sì, ma non avrebbero potuto farlo, tutti e tre non sanno né leggere né scrivere, non avrebbero saputo distinguere la mappa di John da una qualsiasi altra carta di navigazione." spiegò Billy.
A quelle parole il viso di John Silver si illuminò.
Flint notò la sua espressione: "Cosa pensi John?" 
"Billy ha ragione e ci ha appena suggerito come trovare i complici. Stiliamo una lista di quei marinai che sanno leggere e scrivere." rispose Silver "Solo loro avrebbero potuto individuare la mappa in mezzo alle altre e trascriverla con cura."
Leni annuì: "E una volta compilata la lista potremo ragionare sulle loro motivazioni, per ridurre ulteriormente il numero dei sospetti."
"Esatto!" esclamò John, soddisfatto.
Billy però sembrava perplesso, e Gates, notatolo, gliene chiese il motivo.
"La trovo un'ottima idea, non fraintendetemi. Conosco gli uomini dell'equipaggio, molti di loro tradirebbero il capitano per quell'oro, ma quegli stessi uomini non metterebbero mai a rischio la vita di Hal per questo."
In risposta Gates rise, e Billy lo guardò, stupito da quella reazione.
"La metà di noi sono criminali Billy, ex galeotti, che scrupoli vuoi che abbiano nei miei confronti!"
"Gli uomini ti stimano Hal, sei sulla Walrus da più di dieci anni, e ladri o assassini  che siano non avrebbero permesso..."
Gates lo interruppe con tono gentile, paterno: "Conosco la tua stima e il tuo affetto per me figliolo, e credimi sono ricambiati, ma ti fanno vedere le cose in maniera distorta. Non tutti la pensano come te. Certo, i pirati mi rispettano ed eseguono i miei ordini, ma per molti non sono altro che il secondo ufficiale di questa nave. Tu mi sopravvaluti."
"Non è vero Hal, sei un punto di riferimento per questi pirati, è alta la considerazione che hanno di te."
"Se c'è qualcuno che tengono in alta considerazione e ammirano su questa nave non sono io Billy, piuttosto direi che sei tu quella persona, è te che non sacrificherebbero mai per avidità." concluse Gates, Billy a quelle parole sussultò, impercettibilmente.
"Gli uomini ti seguiranno...Sii più sicuro di te figliolo!", Hal glielo ripeteva spesso in privato, ma adesso era diverso, lo aveva affermato davanti al capitano, e Billy sentì crescere in lui un leggero imbarazzo. 
Per sua fortuna, dato che non sapeva come replicare, bussarono alla porta, era Dufresne. 
"Scusate se vi interrompo, ma l'equipaggio è piuttosto turbato...capitano, forse dovresti salire sul ponte e fare un discorso di incoraggiamento ai tuoi uomini, rassicurarli." propose il contabile.
Flint annuì: "Ottima idea Dufresne, lo faccio immediatamente. Anzi, lo farai tu Billy."
"Io?" Billy deglutì.
"Sì, Hal ha ragione, gli uomini saranno più a loro agio se sarai tu a parlare con loro."
Billy deglutì di nuovo, e accettò questo gravoso compito: "Andiamo Dufresne, raduna tutti gli uomini sul ponte." 


Mentre Billy parlava, a John Silver fu evidente quello che Gates intendeva.
"...ciò che conta davvero è restare uniti. Non conosciamo le dinamiche che hanno portato alla morte quegli uomini." stava dicendo Billy  "Ma chiunque abbia fatto quello scempio vuole che abbiate paura, e noi non gli permetteremo di intimorirci."
John guardò i pirati, in molti annuivano, da alcuni si levò qualche commento di consenso. 
"Qui sulla Walrus siamo fratelli, e qualunque sia la minaccia l'affronteremo insieme, fianco a fianco, come sempre." 
"Sì!" gridò qualcuno.
John si appoggiò alla ringhiera in legno delle scale, vicino a Dufresne: "Flint aveva ragione, Billy sa il fatto suo."
Dufresne sorrise, annuendo: "Billy sa cosa dire, le parole giuste al momento giusto, semplice ma efficace. Non è un oratore esperto quanto Flint, ma capisce le tue paure e sa dissiparle."
"Parli per esperienza?"
"Sì. Sono stato assunto come contabile sei anni fa, per un intero anno mi sono occupato solo di conti e scartoffie, ma il battesimo del fuoco alla fine è arrivato anche per me. Flint voleva attaccare una nave e gli servivano tutti gli uomini possibili, così mi ha messo nelle mani una pistola e una spada dicendomi di combattere. Ero terrorizzato." ridacchiò sottovoce "Ma Billy mi disse che potevo stare tranquillo, perché sulla Walrus nessuno era mai morto durante il primo arrembaggio."
"Ed è vera questa cosa?" 
"No, ma io ci credetti. Poi, a battaglia finita e vinta, mi sono ricordato i nomi di tutti i caduti durante la loro prima volta. Ma quella piccola bugia fu di vero aiuto, mi distrasse." rispose Dufresne.
John tornò a guardare Billy, che aveva ormai concluso il suo discorso: "Se avete qualche dubbio parlatene con me, non fatevi riguardi, ora torniamo alle nostre mansioni."
L'equipaggio rispose con qualche colpo di nocche sul legno, con ulteriori grida di approvazione, e ognuno tornò alle proprie faccende.
"Semplice ma efficace davvero." commentò John.
"Billy si è guadagnato la sua credibilità, per questo l'equipaggio lo ascolta, lo rispetta. Vedi non era il suo compito guidarci e insegnarci, prendersi cura di noi, ma lo ha fatto, per molti, come per me, o per i fratelli africani Moshe e Isac, tra i tanti."
"E per Leni Morgan." si lasciò sfuggire John, la stava guardando mentre la donna parlava proprio con Billy "Si è decisamente preso cura di lei..." disse con ironia.
Guardò subito Dufresne e notò una smorfia sul suo viso: "Cosa vorrebbe dire la tua espressione?" rise.
Dufresne sospirò: "Scusami, è che io e lei non andiamo molto d'accordo, manteniamo un rapporto di civile sopportazione." tossì imbarazzato "Comunque sì, Billy ha fatto molto anche per Leni da quando l'ha trovata nella stiva. Credo si sentisse responsabile per lei, quindi l'ha aiutata a inserirsi, ha fatto in modo che l'equipaggio l'apprezzasse."
"Trovata nella stiva...Randall mi ha accennato a qualcosa, la storia della sirenetta." ricordò John.
"Certo, la sua sirena!" ridacchiò Dufresne "Randall le vuole molto bene, perché lei lo tratta con gentilezza, soprattutto da quando ha avuto quell'incidente. Ad ogni modo sì, Billy l'ha trovata nascosta nella stiva quattro anni fa, avevamo appena depredato una nave battente bandiera olandese."
"L'avete rapita?"
"No si è intrufolata sulla Walrus durante lo scontro, ha fatto tutto lei. Quando Billy l'ha scoperta lei ha chiesto di parlare col capitano, e ha trattato per avere un passaggio verso la terraferma. Credo scappasse da un matrimonio combinato, o dalla galera, ci sono diverse teorie a riguardo. Ma ormai poco importa, perché durante il viaggio con noi ci ha curati, ha combattuto con noi, e durante una sosta su un'isola dei Caraibi l'equipaggio le ha chiesto di non cercare un altro passaggio, ma di restare e di essere il nostro medico. Ed eccola, ancora qui." concluse con tono amaro Dufresne.
John pensò che se l'equipaggio stesso le aveva chiesto di restare allora forse qualche qualità questa Leni Morgan doveva pur averla, ma tenne questo pensiero per sé.
Dufresne lo stupì con un commento inaspettato: "In quanto a Billy, si è preso molta cura di lei certo, ma per Leni è solo qualcuno con cui lei può scaldare le sue notti e a cui far grattare i suoi pruriti, non ci vedere nulla di più poetico di questo." 
"Quanta rudezza!" commentò John, leggermente scandalizzato dalle parole di Dufresne.
"Dico solo la verità. Non farti ingannare John, lei è brava a mostrare solo ciò che ti aspetti di vedere in lei."
"Non mi sembra la grande seduttrice che stai descrivendo." 
"Ci sono tanti modi per sedurre un uomo. Una donna può spogliarsi perché sa che la desideri, può mostrarsi colta e raffinata perché capisce che vuoi chiacchierare per passare il tempo, oppure può diventare una figlia da proteggere dai mostri." disse Dufresne, e John si chiese se si stesse riferendo anche ad Hal Gates e al capitano Flint.
Dato che la conversazione lo stava mettendo a disagio, John si congedò da Dufresne dichiarando  di avere mansioni da sbrigare. 
Era quasi arrivato dall'altra parte del ponte quando Hal lo fermò: "A guardare la tua faccia sembri uno a cui hanno rifilato qualche gancio."
"Le chiacchiere di Dufresne hanno questo effetto, sì."
Gates rise: "Quello parla solo di numeri, confonde anche me."
"Ha fatto dei commenti poco lusinghieri su Leni, lei è sempre stata gentile con me, mi hanno infastidito." spiegò John.
"Oh oh, fammi indovinare, ti ha detto che è una poco di buono, usa Billy solo per avere il rispetto della ciurma, se la fa di nascosto con Flint nella sua cabina?" Gates sembrava divertito.
"Più o meno."
"Ci sono uomini, caro il mio John Silver, che reagiscono in questo modo quando vedono una donna caparbia e capace: le danno della puttana." spiegò Hal "Dufresne ne capisce di numeri ma non di donne, le donne lo spaventano." rise di gusto "Sopratutto quelle che non si fanno mettere i piedi in testa."
John rise a sua volta, Gates era sempre una piacevole compagnia, era felice che si fosse rimesso. In effetti anche lui era stato subito un consigliere prezioso, col suo fare paterno.
"Sappi che sono tutte stronzate, gli uomini sulla Walrus spettegolano come vecchie comari, ma Leni se ne infischia. E anche Billy. Sì, anche lui è a conoscenza di certe voci." Hal sospirò "Ma sono solo parole, non li toccano. Quello che c'è tra loro...beh, loro non gli hanno mai dato un nome, ma è reale, profondo. C'è chi potrebbe arrivare a invidiarlo. Leni e Billy badano l'una all'altro, ed esistono molti modi per prendersi cura di qualcuno, tutto ciò può avere molti nomi e significati, puoi chiamarlo come ti pare, non è importante, perché è che la cosa più pura e più sincera che troverai in questi abissi dimenticati da Dio." 
John non si aspettava una così strenua difesa da parte di Hal. O forse sì, dopotutto voleva bene a quei ragazzi neanche fossero figli suoi.
"Non ti facevo così romantico." gli disse.
"Tu credi nel destino?" chiese Hal, e John scosse la testa "Nemmeno io. Stronzate, secondo me. Ma credo che certe persone non incrocino il nostro cammino per caso. C'è sempre una ragione. Ora non chiedermi per quale motivo Billy e Leni si siano incontrati in quella stiva quattro anni fa, ma credimi, ce n'è sicuramente uno."
John gli sorrise, gli diede una pacca sulla spalla: "Vorrei guardare alla vita come fai tu Hal, davvero, ti invidio."
Gates in risposta rise, come sua consuetudine, e mise la sua mano ruvida e grande su quella di John: "Se vuoi vedere un orizzonte roseo durante una tempesta basta volerlo John. Credici, e lo vedrai anche tu."



Quanto è grande una nave?
Se pensiamo a quante cose si possono caricare a bordo quando si solcano i mari, potremmo dire che è molto grande.
Ma quando si cerca un po' di intimità una nave può essere incredibilmente piccola, pensò Billy.
"Potevamo restare in ambulatorio." gli sussurrò Leni.
"Quella stanza diventa un porto di mare certe sere, troppi pirati colti improvvisamente dal mal di testa e dal mal di denti..." sbuffò Billy, e Leni rise, lui soffocò quella risata baciandola.
Finalmente l'avevano trovato, quell'angolo buio e discreto dove appartarsi, una delle stive più piccole, stipata di barili, reti e arpioni. Di certo a nessuno sarebbe venuto in mente di andare a pescare in piena notte. Nessuno li avrebbe disturbati.
Leni affondò le dita nella stoffa del colletto della sua blusa, assaporando quel gesto appassionato, lui la strinse forte a sé.
I baci di Billy scivolarono sulla sua gola, andarono a stuzzicare ogni centimetro di pelle partendo dal collo arrivando fino alla spalla, Leni sospirò chiudendo gli occhi.
Era quasi completamente buio dentro quella stanza, c'era solo la lanterna che avevano portato loro, appoggiata per terra in un angolo.
Ma non avevano bisogno di molta luce, conoscevano i loro corpi a memoria.
Le mani di Leni scivolarono sotto la camicia di lui, aiutandolo a sfilarla, per poi scendere lungo il suo addome per slacciargli i pantaloni. Sulla terraferma avrebbe dedicato più tempo a quel corpo, ma ora erano sulla Walrus. Veloci e discreti, non poteva ottenere altro.
Si concesse di ammirarlo per un attimo, nudo e bellissimo nella penombra.
Un rumore, uno strano fruscio raggiunse il suo orecchio ma non gli diede importanza, lasciò che anche i suoi pantaloni cadessero a terra, che Billy le togliesse la camicetta per poi affondare il viso tra i suoi seni, risalendo poi per tornare a baciarle le labbra.
"Ti voglio." le mormorò tra i baci, e prendendola tra le braccia la trascinò a terra.
Il legno era duro e freddo contro la sua schiena, monito per la prossima volta, pensò, porteremo una coperta, ma in quel momento a Leni non importava.
Leni lo guidò dentro di lei, e lasciò che lui decidesse con quale ritmo muoversi. Gli buttò le braccia al collo e Billy appoggiò la fronte contro quella di lei, ansimando, guardandola negli occhi. Non voleva che finisse in fretta, voleva amarla lei per ore, voleva restare lì con lei nel buio, ad accarezzare quella pelle, a rubarle altri baci per lasciarla senza fiato.
Ma non erano sulla terraferma, erano sulla Walrus, e conosceva le regole.
Veloci e discreti.
Leni nel venire inarcò la schiena e si aggrappò più forte a lui, premendo la bocca contro il suo collo per soffocare un grido, e Billy, andando contro ogni regola a loro imposta, decise di continuare il suo assalto col ritmo che piaceva a Leni, fino a farla venire di nuovo, e solo allora, eccitato dai suoi gemiti profondi e dai baci appassionati che lei infliggeva alle sue labbra, si concesse il suo piacere muovendosi più veloce, senza mai smettere di stringerla.
Rimasero abbracciati a riprendere fiato per un istante che a entrambi sembrò troppo breve.
Mentre si rivestivano Leni ridacchiò, sommessamente.
"Cosa?" chiese Billy.
"Niente." rispose lei, gli occhi che le brillavano mentre lui alzava la torcia.
Billy capì, le stampò un bacio sulle labbra ancora umide: "Non ero pronto a lasciarti andare." le disse a bassa voce.
Leni sorrise, gli accarezzò una guancia, gliela baciò: "Grazie per non avermi fatta andare via." gli mormorò.
In tutto questo John Silver era rimasto nel corridoio, troppo imbarazzato per passare davanti a quella stanza senza porta.
Si era appiattito contro il muro dietro a una pila di ceste e reti, sperando che se ne andassero presto senza notarlo 
Dato che non riusciva a dormire aveva deciso di fare due passi per la nave, ed era arrivato in quella stiva che Leni e Billy si stavano già rivestendo. Non aveva assistito a nulla, eppure si sentiva come un bambino che sta per essere colto sul fatto dopo una marachella.
Forse perché nella penombra aveva intravisto il corpo nudo di lei poco prima che si infilasse la camicia, forse perché aveva visto quel bacio tra loro due, o perché aveva sentito le parole che si erano detti. Sei un cretino ad agitarti per un paio di tette e un bacetto, si disse da solo, ma l'imbarazzo non svanì.
Per sua fortuna i due uscirono senza vederlo, Leni percorse il corridoio nella direzione opposta a dove si trovava lui per tornare al suo ambulatorio, e Billy salì le scale per andare sul ponte.
John tirò un silenzioso sospiro di sollievo.
Stava per allontanarsi quando lo vide. 
Un pirata sgattaiolò fuori dalla stanza, furtivo, sicuro di non essere visto. 
John era stupito. Era rimasto lì tutto il tempo, a guardare Billy e Leni fare l'amore? E lui che si sentiva in imbarazzo solo per aver intuito cosa fosse successo! 
E non se lo aspettava, non da lui. 
Dufresne si sistemò gli occhiali sul viso, respirò a fondo, e salì le scale.
John veloce ma silenzioso lo seguì, a distanza. 
Che bel tipo che sei Dufresne, pensò John divertito, parli male di Leni e poi ti ecciti a guardarla mentre si fa sbattere da Billy, a quanto pare il detto chi disprezza compra è veritiero.
È gelosia la tua, certo.
"Quello che c'è tra loro.. è reale, profondo...C'è chi potrebbe arrivare a invidiarlo..." aveva detto Hal.
Sì, Dufresne era sicuramente invidioso, geloso di quello che c'era tra Billy e Leni, di quello che avevano, certo lo voleva per se stesso.
Ma poi all'improvviso John capì.
Il contabile della Walrus era sul ponte, nascosto dalle ombre della notte, sorrideva. 
John si rese conto di cosa stava facendo, e vide tutto sotto un'altra luce.
Si era sbagliato.
Le parole di Gates fecero capolino nella sua mente.
"Dufresne ne capisce di numeri ma non di donne, le donne lo spaventano."
Quell'astio, quel considerare Leni solo una puttana. 
Non era una reazione al fatto che lei non lo degnava di uno sguardo.
"...io e lei non andiamo molto d'accordo..." aveva detto Dufresne, e fu chiaro a John il perché. 
Leni non era un'impossibile conquista per Dufresne, era una rivale.
Non era per lei che lui si nascondeva nell'oscurità, non era lei che osservava. 
Dufresne era sul ponte, nascosto dalle ombre della notte, le labbra schiuse in un sorriso che faceva supporre che stesse fantasticando sull'oggetto del suo sguardo.
E quell'oggetto del desiderio era Billy Bones.







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Capitolo 11
*** Osservare, adattarsi, sopravvivere. ***


 
 
John Silver fin da bambino aveva sempre dimostrato una scaltrezza e un'intelligenza fuori dal comune, e ciò lo aveva tenuto in vita fino ad allora.
Aveva un'ottima capacità di osservazione e di ascolto, e sapeva sfruttare le informazioni che raccoglieva, di solito le riutilizzava per accaparrarsi le simpatie del prossimo, e successivamente la sua fiducia.
Era svelto nell'elaborare un piano, come aveva fatto quando aveva ucciso il vero cuoco della nave del capitano Parrish per impossessarsi della pagina del diario di bordo, aveva capito subito che quel foglio era un'opportunità da sfruttare.
E aveva avuto ragione, quella pagina conduceva a un tesoro.
Passo dopo passo, ragionando in fretta, aveva sempre fatto le mosse giuste, e ora sulla Walrus stava raccogliendo i frutti di quel lavoro.
Piaceva all'equipaggio, perché si dava da fare nelle mansioni ma anche grazie a qualche suo siparietto sui vizi dei suoi compagni e sui pettegolezzi che li riguardavano.
All'inizio si era preso qualche pugno dai diretti interessati, ma poi i pirati avevano iniziato ad aspettare le sue dichiarazioni giornaliere, divertiti.
Certo, alcuni erano ancora diffidenti e non gradivano quelle scenette, ma a John non importava perché aveva ormai una sua cerchia di amici che lo sostenevano.
Quasi tutti a un certo punto si fidavano di lui, era inevitabile, e si confidavano. 
E la ruota delle informazioni continuava a girare, così come quella della sopravvivenza.
In quelle settimane con la ciurma della Walrus aveva ascoltato molte conversazioni da cui si potevano estrapolare molti dettagli, e la cosa divertente per John era che chi gli parlava nemmeno se ne accorgeva.
Come Dufresne, quando gli aveva parlato di Leni Morgan. Gli aveva confidato non solo la sua antipatia per la ragazza, ma anche informazioni sul suo passato. Il contabile di certo non ci aveva fatto caso, ma John le aveva colte e memorizzate.
Dettagli che a John avevano fatto tornare in mente altre conversazioni, meno recenti, frasi raccolte su altre navi e in altri porti.
Quattro anni prima John era a Charles Town, e tutti parlavano di una nave, l'Athena.
Era uno dei vascelli della flotta di Sua Maestà Britannica, e i suoi resti erano stati trovati al largo di Haiti. 
Nessun superstite e nessuna certezza su cosa fosse accaduto.
Una tempesta? Un attacco dei pirati? Le speculazioni si sprecavano.
Sir Edward Allister, ammiraglio della Marina, aveva mandato dispacci in tutte le colonie della Corona offrendo centinaia di sterline a chiunque avesse fornito informazioni attendibili, dato che aveva dei congiunti su quella nave.
John Silver aveva così drizzato le orecchie in cerca di notizie rivendibili. 
"Ma tu sai chi è Edward Allister?" gli aveva chiesto ridendo un marinaio "Non puoi pensare di fotterlo, è famoso, ha ucciso più pirati lui di tutto il resto della flotta inglese!" aveva spiegato a John.
Ma Silver non aveva rinunciato al suo piano, famoso o no, era pur sempre un uomo in cerca di risposte su suoi cari.
L'ammiraglio sperava che qualcuno si fosse salvato, che perlustrando a fondo le coste dei Caraibi sarebbe saltato fuori qualche membro dell'equipaggio, magari ferito, ma vivo e in grado di riferire sull'accaduto.
E in effetti un uomo venne trovato. 
Era un criminale recidivo che era stato arruolato a forza sull'Athena, venne stanato mentre cercava di allontanarsi su una baleniera, ma venne riconosciuto e arrestato. Lo condussero proprio a Charles Town dato che era il porto più vicino e qui, una volta interrogato con un certo vigore, confessò tutto.
I marinai si erano ammutinati al loro brutale capitano, lo avevano ucciso, avevano distrutto la nave ed erano fuggiti.
L'uomo venne condotto a Filadelfia per parlare personalmente con l'ammiraglio Allister, nessuno seppe cosa si fossero detti, ma alla fine di tutto il marinaio venne impiccato per tradimento.
La vicenda venne così archiviata dalla Marina, ma si diceva che l'ammiraglio Allister stesse comunque continuando le sue indagini privatamente, alla ricerca di chissà quali risposte.
"Quel marinaio gli ha confidato qualcosa che Allister ha tenuto per sé." aveva biascicato un avventore di una locanda di Savannah, città a qualche miglia a sud da Charles Town.
John Silver, giunto lì per sfuggire ad alcuni creditori, aveva teso le orecchie a quell'ubriaco: "E cosa gli avrebbe detto?" lo aveva stuzzicato offrendogli un'altra pinta.
"Che la persona che sta cercando è ancora viva." aveva risposto con un singhiozzo acuto "Io lo so."
"Come fai a saperlo?"
"Lo so perché come te ascolto le persone. Faccio il carpentiere sulle navi, e qualche volta gli ufficiali mi chiedono di riparare qualcosa in casa loro. Sono bravo sai." gongolò.
"Ne sono sicuro amico." lo assecondò John "Ed è stato in casa di un ufficiale che hai ascoltato questa storia?"
"Ero in cortile sotto a una finestra aperta." disse ruttando, rise e continuò "Dicevano che se l'ammiraglio avesse trovato sua nipote sarebbe stata una bella gatta da pelare."
"La nipote?"
"Sì, Elaine si chiama. È fuggita e nessuno sa dove sia, ma sentì un po' qua, che viene la parte interessante..." e l'ubriaco gli aveva raccontato una storia che John non avrebbe dimenticato.
 
 
 
Nel 1711 Elaine Allister serviva come secondo medico di bordo sulla Athena, nave di Sua Maestà Britannica.
Sarebbe però stato più giusto chiamarla Mrs. Hopper, dato che sei mesi prima aveva sposato il tenente di vascello Gabriel Hopper.
I due si erano conosciuti durante i loro viaggi sulla nave Athena, dove lui ricopriva il ruolo di giovane ufficiale.
Non si sposavano per amore: a Gabriel serviva una moglie per porre fine alle pressioni della sua famiglia che lo voleva vedere finalmente accasato, e Elaine serviva un marito per riscattare l'eredità dei suoi genitori, tenuta in custodia da suo nonno, l'ammiraglio Edward Allister.
Inoltre Gabriel le avrebbe concesso nuovamente di imbarcarsi con lui come medico di bordo, cosa che suo nonno aveva deciso di impedire nel momento in cui era diventato suo tutore legale, ovvero quando i genitori di Elaine erano morti. 
Suo nonno, da sempre progressista e ben disposto di fronte alle richieste della nipote di farla lavorare sulle navi da guerra, improvvisamente aveva cambiato opinione, e non voleva più intercedere per lei.
Era tempo, le disse, che lei diventasse una signora degna di questo titolo, degna del suo retaggio.
Ed Elaine lo aveva accontentato, in un certo senso.
"Vuoi che mi trovi un marito e diventi una donna rispettabile? Così sia." gli aveva risposto una sera a cena dopo l'ennesima discussione.
Ed era entrato in gioco Gabriel Hopper.
Negli anni il tenente era diventato un caro amico e confidente per Elaine, e accettò di aiutarla.
Fu un marito devoto e gentile, e lei una moglie premurosa e dolce, seppur senza amore il loro matrimonio fu un'unione felice. 
Ma troppo breve.
Quando si imbarcarono di nuovo sulla Athena c'era una novità rispetto ai viaggi precedenti.
Al posto del capitano Jeremy Russell, ancora convalescente a causa di alcune gravi ferite, era stato nominato un uomo dai metodi discutibili ma purtroppo molto stimato nell'ambiente della Marina, il capitano Alfred Berringer.
Erede di una dinastia di ufficiali, lui e il fratello Richard si erano costruiti una carriera militare basata principalmente su due elementi: il nome di famiglia, rispettato e temuto, e il loro fanatismo, che li rendeva inflessibili e quindi risolutivi, dettaglio che piaceva molto sia alla Royal Navy e che alla Royal Marine, di cui i fratelli facevano rispettivamente parte col titolo di capitano di vascello e capitano di fanteria.
La missione affidata alla Athena era la consueta, pattugliare le acque territoriali britanniche nel Nuovo Mondo e affondare ogni nave pirata incontrata.
Il viaggio non fu semplice, Berringer si dimostrò presto un mostro integerrimo e un comandante incapace.
Trattava i marinai con violenza, specialmente coloro che erano stati arruolati con la forza e che spesso mancavano di esperienza nel gestire le proprie mansioni. Non si faceva scrupoli a punire ragazzini maldestri di 12 anni con la stessa efferatezza con cui avrebbe punito un pirata navigato. 
E ciò scateno i primi malumori tra gli ufficiali e l'equipaggio.
Ad inasprire la situazione furono alcuni episodi in cui il capitano prese decisioni avventate e sbagliate mentre inseguivano dei pirati francesi, scelte dettate dall'arroganza, che per poco non costarono caro all'Athena e al suo equipaggio.
Gli ufficiali così decisero di chiedere al capitano di cedere il comando al suo secondo, e il rifiuto di Berringer scatenò una vera e propria battaglia a bordo della nave.
Purtroppo alla fine il capitano ebbe la meglio e mantenne il suo comando, e fece impiccare coloro che dichiarò essere stati dei veri e propri ammutinati, e come tali non meritavano pietà. 
Tra questi c'erano uno dei timonieri, soldati della Royal Marine, diversi marinai semplici, e alcuni ufficiali, tra cui Gabriel Hopper.
Elaine venne risparmiata solo considerata la sua parentela con uno degli ammiragli più valorosi della Marina Britannica, ma venne rimossa dal suo incarico di medico e trascinata nella cabina di Berringer, che poté disporre di lei a suo piacimento in attesa di consegnarla alle autorità una volta attraccati a Filadelfia.
Certo, prima di arrivare il medico di bordo le avrebbe praticato due piccoli fori nel cranio, una nuova rivoluzionaria terapia chirurgica, grazie alla quale sarebbe diventata una bambolina docile e confusa, incapace di raccontare ciò che che era successo sulla Athena. 
Avrebbero giustificato la sua condizione dicendo che era stata ferita in uno scontro, l'avrebbe reso credibile.
Nessuno avrebbe saputo delle inadempienze di Berringer, della sua incapacità, lui avrebbe inventato una storia plausibile ed eroica sull'ammutinamento e nessuno l'avrebbe mai smentita.
La sua reputazione sarebbe stata salva.
Ma Elaine non glielo avrebbe permesso, no, lei sarebbe sfuggita a quel grottesco destino e avrebbe vendicato suo marito e gli uomini valorosi che erano morti con lui.
Berringer aveva ancora dei detrattori a bordo, ed Elaine sfruttò questo malcontento a suo vantaggio, sobillando una nuova rivolta.
I ragazzi e gli uomini che il capitano aveva brutalizzato in quei mesi e che Elaine e suo marito invece avevano protetto e curato si schierarono con lei, e questa volta non ci fu scampo per Berringer e i suoi fedelissimi. 
Mentre la battaglia infuriava Elaine si ritrovò da sola a lottare col suo perverso carceriere, e nonostante la violenza dei suoi pugni ebbe la meglio. Scoprì una forza che non credeva di avere, una rabbia che doveva lasciar scorrere per liberarsene; individuata una bottiglia su uno scaffale gliela ruppe in faccia e con il suo vetro frastagliato colpì Berringer al collo una volta, due, tre, dopodiché lo guardò cadere a terra e soffocare nel suo stesso sangue.
I superstiti, tutti ammutinati, lasciarono la nave al largo di Haiti e la diedero alle fiamme per inscenare un tragico epilogo della spedizione, e raggiunsero la spiaggia deserta con le scialuppe.
Lì ognuno andò per la propria strada, in cerca di fortuna.
 
 
"...Allister sa che è viva e la sta cercando, ma poi che farà?" concluse l'ubriaco "Se la trova dovrà farla impiccare, perché quel marinaio ha raccontato tutto al governatore Ashe, che riferito alla Marina. Una bella gatta da pelare, appunto."
John era d'accordo, brutto affare per l'ammiraglio. 
"Ci sono investigatori che vanno in giro a fare domande, uno spione tempo fa gli ha detto di chiedere agli olandesi, quelli ti fanno viaggiare in incognito se paghi bene...Sai che questi segugi hanno delle copie del suo ritratto? Ti dirò, è un bel bocconcino, giovane, occhi verdi, capelli scuri..." l'ubriaco sputò la birra parlando, e rise "Sarà in qualche bordello a guadagnarsi il pane!"
John lo aveva lasciato alla sua birra e alle sue risate, e aveva riflettuto.
Era un brutto affare anche per lui. 
Cercare e rivendere informazioni su quella ragazza poteva essere un rischio.
Decise che era meglio accantonare quel piano, o lo avrebbe senz'altro condotto in qualche buia prigione, ne era certo.
Ma quella storia così avventurosa gli era rimasta impressa nei ricordi, ed era riaffiorata quando aveva sentito parlare Dufresne.
Leni era stata trovata nella stiva della Walrus guarda caso proprio quattro anni prima, quando i pirati avevano depredato un mercantile di proprietà degli olandesi, quelli che secondo l'ubriacone di Savannah per il giusto prezzo ti lasciano viaggiare in segreto sulla loro nave, e Dufresne aveva aggiunto che forse era ricercata per dei crimini.
Anche Leni si era lasciata scappare qualche dettaglio con John.
Gli aveva detto che discuteva spesso di diplomazia e strategia militare con Flint, e John si era chiesto da dove giungesse tale conoscenza delle materie in questione, ed ora la risposta era evidente.
Leni aveva studiato medicina, cosa che faceva supporre l'appartenenza a una famiglia benestante in grado di pagare degli istitutori, inoltre gli aveva accennato al fatto di aver già navigato prima di salire sulla Walrus.
Mercantili, aveva detto lei, ma la verità era chiaramente un'altra.
Piccole coincidenze che messe insieme formavano una certezza.
Elaine Allister e Leni Morgan erano la stessa persona.
La nipote di un ammiraglio della Marina Britannica era diventata un pirata, vicenda degna di un personaggio da romanzo d'avventura, aveva pensato John Silver.
 
 
Sfruttare le informazioni e gli eventi a proprio vantaggio, ecco in cosa era bravo John Silver.
Era giunto il momento di farlo di nuovo.
Leni lo accolse in ambulatorio con un sorriso gentile.
"Cosa posso fare per te John?" gli chiese.
Lui appoggiò le natiche sul bordo di uno dei tavoli, ricambiò il suo sorriso e le disse, sicuro: "C'è una cosa molto importante di cui vorrei parlarti."
 
 

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Capitolo 12
*** L'ombra del tradimento. ***


 
Quando John Silver aveva esordito dicendo "C'è una cosa molto importante di cui vorrei parlarti." Leni Morgan si aspettava tutto fuorché quella conversazione.
Le aveva riferito di aver scoperto la sua vera identità, ma invece di tentare di ricattarla le aveva detto che avrebbe mantenuto il segreto.
"So che gli uomini ti stimano, ma se sapessero chi è tuo nonno, beh, sicuramente ti guarderebbero in modo diverso." aveva detto.
Suo nonno, l'ammiraglio Edward Allister, che aveva fatto della lotta alla pirateria il suo vanto, che aveva firmato numerose disposizioni della Marina contro le amnistie e a favore dell'arruolamento forzato.
Leni sapeva che John, purtroppo, aveva ragione.
"Quindi cosa vuoi?" gli aveva chiesto.
"Solo farti sapere che custodirò il tuo segreto, puoi fidarti di me." John aveva sorriso, gongolante "E sarebbe carino da parte tua far notare questa tua fiducia nei miei confronti agli altri pirati. Gli uomini mi apprezzano e stanno iniziando a prendermi sul serio, il tuo aiuto potrebbe convincere anche i più scettici."
"Ah, allora vedi che c'era qualcosa. Do ut des." aveva esclamato lei.
"Come mi hai chiamato?" John strizzò gli occhi, confuso.
"Do ut des, è latino."
"Il mio latino è piuttosto arrugginito." 
Leni sospirò: "Significa che se io faccio qualcosa per te tu allora farai qualcosa per me. In pratica, uno scambio di favori."
"E non potevi chiamarlo scambio di favori da subito?" le aveva chiesto con un tono leggermente esasperato "Devo chiedere a Billy il suo segreto per sopportarti...".
Leni ridacchiò: "Tesserò le tue lodi John Silver e tu terrai la bocca chiusa, va bene, abbiamo un accordo." 
John annuì, soddisfatto: "Ora, ci sarebbe una seconda questione da affrontare."
E Silver le aveva snocciolato con dovizia di particolari la sua teoria su cosa stava per succedere sulla Walrus.
"Ammutinamento?" Leni lo guardò sconvolta "John, stai accusando degli uomini di un crimine molto grave." lo aveva ammonito.
"Tu mi hai detto di osservare, e io l'ho fatto. Ti sto riferendo ciò che ho visto. Dufresne e gli altri stanno nascondendo qualcosa, di questo sono sicuro." rispose lui "E poi ti ho detto cosa ho sentito, tu come interpreteresti una conversazione del genere?"
Leni rifletté. In effetti era tutto molto sospetto, e c'era già stato un tentativo di ammutinamento. E se i tre pirati scoperti a Nassau non avessero agito da soli? Lei e Billy ci avevano pensato.
"Ne ho parlato con te perché so che posso fidarmi, per chiederti cosa è il caso di fare." spiegò John.
Leni annuì: "Hai fatto bene a dirmelo. Dobbiamo informare Flint, Gates e Billy, sono i primi nella gerarchia del comando, devono sapere."
"A proposito, devo spiegare per quale motivo ho incrociato Dufresne l'altra notte, quando l'ho visto parlare con Logan oppure..."
"No, sorvola su quella parte." lo interruppe Leni "Per il momento."
 
 
La tensione era palpabile nella cabina del capitano.
John stava raccontando ciò che aveva osservato, e lo sguardo di Flint puntato su di lui era cupo.
"Avevo già notato dei movimenti e degli atteggiamenti sospetti." disse John "Dufresne e altri pirati che parlavano sottovoce, nascosti in angoli appartati, si scambiavano occhiate furtive. Sempre in piccoli gruppi, sempre con Dufresne come minimo comun denominatore, a turno sempre gli stessi uomini. Così ho continuato a tenerli d'occhio, e ho captato alcune frasi. Discutevano di una nave, delle secche, qualcuno ha parlato dei cannoni e di stoppa bagnata. Poi ho ascoltato una breve conversazione tra Dufresne e Logan, l'altra notte, erano sul ponte..." John guardò Leni per un secondo, tossì, e riprese "...e ho deciso di chiedere consiglio a Leni."
"Cosa hai sentito?" chiese Flint.
"Logan ha chiesto È tutto pronto?, e Dufresbe gli ha risposto di sì, e gli ha detto Tu e gli altri dovete stare all'erta, perché arriveremo alle secche in meno di una settimana, e a quel punto avremo poco tempo. Logan ha poi chiesto se sapeva cosa dire, e Dufresne ha riso, gli ha risposto Li convincerò, sai che posso farlo. E poi si sono separati."
Gates scosse la testa: "Mmm puzza davvero di complotto..." 
"Chi hai visto insieme a Dufresne, a parte Logan?" chiese Billy.
John riferì una decina di nomi, ma aggiunse che non poteva garantire che altri non fossero coinvolti.
"Sono tutti uomini che sostenevano Singleton." constatò Gates "La sua morte non li ha fatti desistere."
"Dopotutto sospettavamo che i nostri tre ammutinati non avessero agito da soli." gli disse Billy.
"Vero, ma tutto mi aspettavo fuorché Dufresne a capo di una rivolta." rispose il capitano "Mi chiedo quale sia il loro reale intento." disse grattandosi la barba "Vogliono un nuovo capitano, questo è chiaro, ma potevano uccidermi a Nassau, invece hanno ferito Hal, ritardato la partenza...hanno scelto di agire alle secche al largo della Florida, perché?"
Gates battè un pugno sulla scrivania: "Non lo so, ma dobbiamo agire velocemente contro di loro."
"Arrestateli." suggerì John.
Gates scosse la testa: "Potremmo, ma non conosciamo l'identità di tutti gli ammutinati, dobbiamo metterli ai ceppi tutti insieme, oppure rischiamo di lasciare qualcuno di loro libero e in grado di fomentare gli animi dell'equipaggio contro di noi." 
"E quindi che si fa?" chiese John.
"Dobbiamo costringere alcuni di loro a confessare." rispose Leni "Di fronte a un'ammissione di colpa l'equipaggio non avrà dubbi."
"Ma non sarà così facile come lo fai sembrare, vero?" chiese John, e Leni gli rispose che no, non lo era.
"Non sarebbe inusuale torturare dei sospettati, questo gli uomini possono anche comprenderlo e accettarlo dato che c'è in gioco la sicurezza di tutto l'equipaggio." gli spiegò Billy.
"Ma?" incalzò John.
"Ma come abbiamo già detto non sappiamo chi sia coinvolto, e questo è uno svantaggio per noi. Inoltre hai detto che Dufresne vuole parlare ai pirati, non sappiamo cosa voglia dire loro,  potrebbe avere in mano qualcosa di convincente, e può usarlo in qualsiasi momento." 
"Quindi la prima cosa da scoprire è: cosa vuole usare Dufresne contro il capitano Flint?" concluse John "Neutralizzata questa minaccia tutto il resto dovrebbe crollare come un castello di carte, giusto?"
"Esattamente." disse Flint abbozzando un sorriso, John si stava dimostrando un uomo dai numerosi talenti, tutti molto utili.
"Ma non possiamo convocare direttamente Dufresne." commentò Leni "Tra gli uomini che hai visto con Dufresne hai nominato Sam, è da poco sulla Walrus, meno di sei mesi, ha poca esperienza." riflettè ad alta voce "Con lui potremmo avere gioco facile."
John pensò che aveva ragione. Sam aveva 17 anni, era un ragazzino ancora spaurito che cercava il suo posto in un mondo di pirati, a quanto gli avevano detto si era unito alla Walrus solo per poter racimolare dei soldi da dare alla madre e ai fratelli a Nassau.
Facile per Dufresne coinvolgerlo, forse con la promessa di veloci guadagni, molto facile da spaventare per ottenere informazioni sull'ammutinamento.
Flint annuì, il suo sguardo era tornato severo: "Fallo venire nella mia cabina con una scusa." 
 
 
 
Leni aveva ragione su Sam, era un ragazzino spaventato, ma si era sbagliata sulla natura sua paura.
A un certo punto fu evidente che non avrebbe cantato, aveva troppa paura delle conseguenze, temeva sia l'ira di Flint che quella degli altri cospiratori.
Si sentiva stretto in una morsa e lo dimostrava sudando copiosamente, i suoi riccioli castani erano appiccicati alla fronte e continuava a tossire per la gola secca.
"Vi giuro che io non so niente, non fatemi del male." mormorava.
Suscitava in tutti una sorta di tenerezza, ma non potevano lasciar perdere.
Poi a Leni venne un'idea, doveva convincerlo che i suoi compari avevano già deciso di sacrificarlo per salvare se stessi, così da indurlo a fidarsi di Flint e a credere in un suo possibile perdono.
"Tu sei un bravo ragazzo Sam, io lo so, ho conosciuto tua madre quando il tuo fratellino è stato male, mi ha detto che sei un bravo figlio, che fai di tutto per aiutare la tua famiglia." esordì sedendosi di fronte a lui "Per questo per noi è stato così difficile credere a ciò che ci hanno detto su di te."
"Chi...cosa ti hanno detto su di me?" chiese Sam.
"Abbiamo parlato con atri pirati prima di te." gli mentì "E hanno ovviamente respinto le nostre accuse, ma su alcune cose ecco, hanno fatto il tuo nome."
Flint e gli altri si guardarono, avevano capito e la lasciarono fare.
"Il mio nome? Ma io non ho fatto niente!" piagnucolò Sam.
"Io ne sono sicura, perché tu non sei il tipo che fa certe cose." Leni lanciò un'occhiata a Silver, avrebbe usato ciò che le aveva detto. 
Non avrebbe voluto, per via di Billy, ma come soleva dire Flint, quando sei in ballo devi ballare.
"Vedi Sam, quando gli abbiamo chiesto se avessero mai notato qualcosa di sospetto loro ci hanno detto di averti visto aggirare furtivo per la nave, seguendo me e Billy."
Il nostromo spalancò gli occhi stupito, John lo guardò e pensò che no, non avrebbe gradito il resto della storia.
"Io non vi ho mai seguiti!"
"Loro ci hanno detto il contrario, ci hanno parlato di tutte le volte che ci hai spiati quando eravamo insieme mentre, beh diciamo mentre eravamo in intimità."
La faccia di Billy divenne paonazza a quelle parole, non capiva se Leni fosse sincera o se il suo fosse un trucco per confondere Sam.
"Non vi ho mai guardato! No io non sono un pervertito!" Sam si girò verso Billy, supplicandolo di credergli, e interpretò il suo volto arrossato come rabbia nei suoi confronti "Non le faccio certe cose, non ero io a spiarvi!"
"Logan e Dufresne hanno detto che eri tu a seguire Billy e Leni." intervenne John per aiutarla "Lo hanno detto proprio qui, davanti a noi."
"Dufresne! Ah!" la voce di Sam era stridula "Proprio lui! Che bastardo...era lui a farlo, non io! Ma certo, Logan lo copre, e ci vado di mezzo io!"
Billy guardò Leni interrogativo, lo sguardo di lei gli fece capire che non mentiva, e stette al gioco nonostante lo stupore. Tossì per allontanare l'imbarazzo di quella rivelazione e gli disse: "Noi lo avevamo capito Sam, non sei il tipo. Il punto è che adesso dovresti chiederti di cos'altro ci hanno parlato, e di cos'altro potrebbero averti incolpato."
Sam sospirò rumorosamente, era in trappola, e lo era per colpa di Dufresne. No, non gli avrebbe permesso di fargli fare da capro espiatorio per tutti.
"Mi hanno coinvolto e io non ho saputo dire di no, mi dispiace capitano." mormorò.
Flint annuì, e gli porse un bicchiere colmo d'acqua fresca: "Raccontaci tutto, e alla fine potrei anche considerare l'idea di non farti impiccare insieme agli altri." 
E allora Sam, dopo aver bevuto avidamente, parlò.
"Dufresne ha studiato un piano per deporre il capitano Flint, dato che la sfida con Singleton non era andata come sperava. Sapeva di avere l'appoggio di altri pirati, così ha agito indisturbato." Sam parlò della mappa che il contabile aveva consegnato a Max, dell'aggressione ai danni di Gates per ritardare la partenza, di Turk e degli altri e di come Dufresne li aveva fatto uccidere una volta scoperto il complotto a Nassau "Per convincere altri pirati della Walrus ci ha detto che il capitano ci stava mentendo, che una volta trovato il tesoro non lo avrebbe usato per noi e per Nassau, ma ci avrebbe consegnati alla Marina Britannica in cambio di un'amnistia e della metà dell'oro. E noi gli abbiamo creduto...Ha detto che aveva le prove di questo tradimento."
"Quali prove?" chiese Flint.
"Una lettera, capitano. Una volta arrivati alle secche la mostrerà all'equipaggio."
"Tu l'hai vista questa lettera?" chiese Leni, ricordandosi che Sam non sapeva leggere.
"No, Dufresne l'ha nascosta perché fosse al sicuro, ma Logan e Redfox sì, l'hanno vista e letta, e hanno confermato ciò che c'era scritto." spiegò Sam. 
"E tutti voi non avete avuto motivo di non credergli." disse Flint. Non lo trovò insolito, i pirati che X aveva nominato si erano guadagnati simpatia e rispetto dopo anni a Nassau, in pochi avrebbero dubitato della loro parola.
"Questa lettera l'ha scritta quella donna signore," aggiunse il ragazzino "quella che vive nell'entroterra, quella che dicono essere la vostra strega..." 
"Miranda? Miranda Barlow?" chiese Flint stupito.
"Proprio lei. Ha scritto a un ammiraglio, un certo Allister, lui si intende di certe faccende a detta di Dufresne."
Il capitano guardò Leni, sul viso di lei c'era incredulità, entrambi conoscevano l'intento di Miranda. Ma sarebbe davvero stata capace di tanto, di scrivere nero su bianco qualcosa di compromettente, e per di più mettendosi in contatto proprio con QUELL'ammiraglio?
"Chi sono gli ammutinati?" intervenne Billy, notando la loro apprensione.
Sam nominò una ventina di uomini, Gates trascrisse tutti i nomi sul diario di bordo.
"Metà di loro sono gli uomini che ci ha prestato Hornigold." constatò.
"Perché anche lui è coinvolto." spiegò Sam "Le sue spie hanno intercettato la lettera. Ci aspetta alle secche, prenderà in consegna il capitano e poi a cose fatte salperà con noi. E se l'ammutinamento fallisce è pronto ad intervenire. Noi non potremo opporci se ci attacca, Logan farà smontare i cannoni e insieme ad altri impediranno a chiunque a di sistemarli. Lo so perché anche io dovrei occuparmi dei cannoni."
Calò il silenzio nella cabina del capitano, per qualche istante tutti cercarono un modo per metabolizzare ciò che avevano ascoltato.
"Un ammutinamento è già di per sé una cosa grave, ma una cospirazione ordita da pirati ai danni di altri pirati..." Gates ruppe quel silenzio, la sua voce era piatta, greve.
Conosceva Hornigold da quando erano giovani, avevano solcato i mari insieme, lo considerava un alleato fidato, un pirata rispettabile, difficile credere che un uomo della sua levatura fosse coinvolto in questa grottesca faccenda.
"E l'altra nave, la Diamond? Ha a che fare con tutto questo?" chiese Flint.
Sam rispose che non lo sapeva, che a dire il vero perfino Dufresne era rimasto sconvolto da quella scena grottesca.
"Quindi a cose fatte, come hai detto tu, dovreste salpare tutti insieme per dove? Cercherete il tesoro?" ipotizzò John Silver.
"Sì, ovviamente prima dovranno convincerti a dirci dove si trova." rispose Sam, e John deglutì comprensibilmente preoccupato.
"Ricapitolando: tutti questi uomini" intervenne Flint, puntando l'indice sulla pagina del diario di bordo "sono coinvolti e pronti ad ammutinarsi, ma alla fine solo Dufresne, Logan e Redfox hanno visto questa lettera incriminante, giusto?" 
Sam annuì.
"Quindi se per ipotesi Dufresne non potesse mostrare questa prova decisiva, se tu scoprissi che non esiste, che lui vi ha mentito, immagino che non avrebbe più il tuo sostegno." 
Sam scosse la testa: "Certo che no...e nemmeno gli altri gli darebbero più credito capitano, immagino che si sentirebbero presi in giro."
Era ciò che Flint prevedeva e che voleva sentirsi dire.
Sorrise a labbra serrate a Sam e lo congedò: "Se ti chiedono perché ti ho convocato dirai che era per discutere di un ingaggio su una nave per uno dei tuoi fratelli, non far capire che ci hai raccontato tutto, intesi? Ti proteggeremo dagli altri, è una promessa."
Sam assicurò la sua fedeltà al capitano e uscì dalla cabina, cercando di riprendere un contegno per non far notare la sua agitazione.
Rimasti soli, Flint e gli altri avevano molti di cui discutere.
"Chi è Miranda Barlow?" chiese John, lui non la conosceva. Aveva sentito delle voci su questa strega che possedeva l'anima di Flint, ma sapeva che erano tutte sciocchezze.
"Una donna con cui ho spesso condiviso l'amore per i libri." rispose Flint sommessamente. 
Leni sospirò: "Miranda e il capitano si conoscono da molti anni John, anche io ho posso dire di averla sempre considerata un'amica fedele, e nonostante gli ultimi eventi non credo che avrebbe mai scritto una lettera per danneggiarci."
"Nonostante cosa?" chiese John.
Flint si voltò verso Leni, il suo sguardo era chiaro, no, non doveva riferirlo.
Ma Leni scosse la testa: "Tanto vale che lo sappia anche John."
"No." ordinò il capitano, e poi notò le espressioni sui volti di Billy e Gates. 
Loro sapevano.
"Glielo hai detto!" ruggì Flint e raggiunta Leni le afferrò un braccio "Ti avevo ordinato..." le urlò strattonandola.
"James!" Gates fece per intervenire in suo soccorso ma Leni lo fermò con un cenno della mano.
"Sì, glielo ho detto, poco dopo aver incrociato la Diamond." gli rispose sostenendo il suo sguardo infuriato "E avrei dovuto farlo prima, avrei dovuto dirglielo a Nassau, come ti avevo suggerito di fare. Sentivo che eravamo in pericolo, che c'era qualcosa di losco in tutte quelle assurde coincidenze, e avrei dovuto seguire il mio istinto da subito. Puoi anche farmi punire come avevi minacciato di fare, ma ti consiglio di farlo dopo che avremo sventato l'ammutinamento contro di te, o perderai quel minimo di credibilità che ti è rimasta." 
Flint le strinse più forte il braccio, rabbioso, poi la lasciò andare spingendola via con un grugnito, si allontanò verso le finestre della cabina.
Leni si massaggiò il braccio, respirò profondamente.
"Stai bene?" le mormorò Billy avvicinandosi a lei, la ragazza annuì, poi spiegò a John i piani di Miranda per lasciare Nassau. 
Per tutto il racconto Flint non smise mai di guardare oltre i vetri delle finestre, fissava le onde in cerca di pace.
"Ma ti ripeto, Miranda non scriverebbe mai una lettera come quella che Dufresne dice di avere." concluse.
John chiese: "E questa Barlow conosce tuo nonno, per questo gli ha scritto? Nell'ipotesi che la lettera sia vera ed esista."
Billy guardò Leni, confuso: "Come sa di tuo nonno?" 
"L'ho capito da solo." disse John.
"L'hai capito da solo?" ripeté Billy, sospettoso.
John alzò le spalle: "Ho messo insieme qualche informazione racimolata negli anni, e ho capito."  
"Ed è venuto a dirmelo, oggi." gli spiegò lei "Manterrà il segreto, così ha promesso."
Billy guardò John, che annuì sorridendo.
"Per rispondere alla tua domanda, Miranda non conosce mio nonno personalmente, ma l'ammiraglio è una personalità di spicco della Marina Britannica, le sue gesta e le sue posizioni sono ben note. Ma lo ribadisco, Miranda non potrebbe mai, mai fare una cosa simile." rispose Leni, anche se un piccolo dubbio si era insinuato nella sua testa. Nessuno sulla Walrus a parte Flint, Hal e Billy conosceva la sua vera identità, quindi se Dufresne aveva fabbricato una falsa prova perché coinvolgere proprio suo nonno? Era una coincidenza o anche lui aveva scoperto qualcosa, come aveva fatto John? E se Miranda avesse davvero...no, non lo voleva pensare.
Il capitano interruppe i suoi pensieri.
"Bene, dato che ora tutti sanno tutto..." esordì Flint a denti stretti "Chiariamo subito che non ho mai ordito nessun tradimento contro l'equipaggio. Ho lasciato il mondo civilizzato anni fa, non  intendo tornarvi, che io sia dannato piuttosto."
"Non c'era bisogno di dirlo capitano." rispose Gates
"Ho voluto comunque precisarlo." disse Flint in tono secco "Ora, dobbiamo decidere come agire."
"La lettera che Dufresne dice di avere potrebbe esistere, l'avrà scritta un falsario immagino, ad ogni modo dobbiamo trovarla, e distruggerla." disse Gates.
"Se perquisiamo la nave i cospiratori capiranno che sappiamo, è un rischio." disse Billy.
"Scusatemi, io non me ne intendo di queste strategie, ma Sam ci ha detto che la lettera l'hanno vista solo Dufresne, Logan e Redfox. Sbarazziamoci direttamente di loro, e poi con calma e discrezione cercheremo la lettera." suggerì John.
"Appunto, non te ne intendi." ironizzò amaro Flint.
"Non se ne intende ma non ha tutti i torti." rispose Billy.
"Sei serio?" il capitano lo guardò stupito.
"John ha ragione, quei tre sono i cardini del complotto qui sulla Walrus." spiegò Billy "Senza di loro nessuno metterà in atto il piano che hanno ordito, senza una guida gli altri ammutinati desisteranno."
John incrociò le braccia sul petto, soddisfatto. Non si aspettava che Billy lo sostenesse, ma ne era contento. Era un segno che il nostromo stava iniziando a fidarsi di lui.
"Ne sei certo? C'è sempre Hornigold ad aspettarci alle secche." obiettò Flint.
Billy si avvicinò al capitano mentre gli parlava: "Ti direi di affrontarlo, ma con i suoi uomini ancora a bordo sarebbe un rischio. Invece, potremmo cambiare rotta e aggirarlo." gli disse con una sicurezza che stupì Flint. Gates aveva ragione su di lui, era bravo, capace, con la consapevolezza giusta Billy poteva aspirare a diventare un buon leader.
E un insidioso rivale, gli suggerì una voce nella sua testa. 
"E come ti sbarazzeresti di loro? Di certo non possiamo arrestarli e impiccarli, diventerebbero dei martiri e le loro bugie verrebbero assunte a verità incontestabili." gli fece notare Flint.
"Facciamolo sembrare un incidente." propose Billy.
"Un incidente che guarda caso uccide tutti e tre i capi di una rivolta?" chiese ridendo Flint "Gli altri ammutinati potrebbero reagire in modo inaspettato se capissero che è stata un'imboscata, penserebbero che li abbiamo eliminati per farli tacere." 
Gates li osservava, era chiaro l'intento di Flint.
La determinazione di Billy lo aveva reso nervoso sul suo ruolo e non avrebbe arretrato di un passo in favore del nostromo. 
Ci farà ammazzare pur di non perdere la sua autorità, pensò Hal.
Anche Billy lo aveva intuito, e ciò lo rendeva ancora più testardo nel far valere le sue ragioni.
"Allora li faremo sparire." disse con convinzione "E facciamo credere a tutti che se ne sono andati. Dufresne ha fatto lo stesso con Turk e gli altri a Nassau, giusto? E noi ci siamo cascati. Gli ammutinati a quel punto potranno trarre una sola conclusione, ovvero che Dufresne, Logan e Redfox hanno abbandonato la nave e ogni proposito di ribellione. Inoltre se modifichiamo la rotta, come ho già suggerito, non incroceremo Hornigold, e non correremo più rischi. Gli uomini in breve tempo dimenticheranno ogni dubbio istillato da Dufresne, e noi li aiuteremo in questo facendoli concentrare sull'idea di arricchirsi col tesoro." concluse Billy.
"A me sembra un'ottimo piano." dichiarò John.
"Anche a me." Leni concordò con lui
Flint sospirò, non voleva ammetterlo ma Billy aveva trovato una buona soluzione al problema, poteva funzionare. 
Il capitano si voltò verso Hal: "Tu cosa ne pensi?" 
Gates osservò attentamente il capitano, doveva soppesare bene le parole per convincerlo a cedere. 
"L'idea di Billy è valida, e tu capitano sei certamente in grado di darle vita e di metterla in atto nel poco tempo che abbiamo a disposizione." 
E bravo Gates, pensò John, lusingare Flint rigirando il tutto in modo tale da dare a lui ogni credito di un'eventuale riuscita, una mossa davvero astuta.
Il capitano tornò dietro alla scrivania e scrutò il mare attraverso i vetri delle finestre per un istante, poi si girò e guardando gli altri disse: "Li separeremo dagli altri e li uccideremo, ma terremo in vita Dufresne quel tanto che ci basterà per farlo rispondere alle nostre domande." osservò la carta navale davanti a lui e picchiettò l'indice sulla sua superficie "E so come possiamo farlo, e dove." 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** Seduzione. ***


 
Redfox lo sentiva che c'era qualcosa di losco.
Lo aveva detto a Dufresne, ma il contabile lo aveva rassicurato, è tutto sotto controllo.
Era solo una sosta per rifornire la stiva, non era insolito.
"Ma capisco la tua apprensione, manca davvero poco e siamo tutti tesi, ma cerchiamo di non perdere la calma." gli aveva intimato Dufresne. In fondo una volta superata la lunga striscia di isole che facevano da corona alle coste della Florida sarebbero arrivati alle secche, e lì avrebbero messo in atto il loro piano col sostegno di Hornigold, bastava avere ancora un pizzico di pazienza.
"Perché fare rifornimenti adesso? Perché non aspettare l'inevitabile sosta alle secche..." Redfox aveva cercato di controbattere ma Dufresne, innervosito, gli aveva risposto di tacere, che la sua agitazione avrebbe destato solo dei sospetti.
Col senno di poi, ripensandoci, avrebbe dovuto dare più credito al suo amico.
La Walrus attraccò al porto di una piccola cittadina portuale sulla costa della Florida.
Flint aveva giustificato la sosta dicendo che servivano rifornimenti più specifici, ad esempio era il caso di procurarsi nuove armi, considerate le sorti della Diamond era meglio essere preparati.
"Inoltre" aveva spiegato agli uomini "la seconda parte del nostro viaggio potrebbe essere lunga, quindi trovo giusto che vi godiate una notte di tranquillità in compagnia di una pinta di birra fresca e perché no, di qualche compiacente bellezza del luogo." 
L'equipaggio aveva riso ed esultato a quelle parole, una volta attraccati gli uomini non se lo erano fatti ripetere due volte, avevano lasciato la nave in cerca di un eccitante diversivo.
Scesi a terra Billy e Gates avevano ingaggiato alcuni membri dell'equipaggio da portare con loro per la compravendita delle armi, e ovviamente avevano coinvolto anche Redfox e Logan.
Il nostromo aveva scelto in supporto quattro membri dell'equipaggio di cui si fidava ciecamente, pirati che non avrebbero obiettato a quell'ordine così terribile.
Uccidere i loro fratelli.
Billy si rese conto che lo stavano facendo sulla fiducia, una inaspettata certezza sull'onestà delle sue parole.
"Se tu dici che sono dei traditori noi ti crediamo Billy." gli aveva detto uno di loro, e questa devozione in qualche modo lo aveva turbato. 
Giunti in un vicolo cieco appartato, lontano dalle caotiche vie centrali della città, i pirati avevano ucciso Logan e Redfox tagliando loro la gola. Un gesto rapido, alle spalle, da codardi, ne erano consapevoli, ma il tempo era poco e la posta in gioco troppo alta per rischiare.
Gates aveva infine ordinato loro di avvolgere i cadaveri nei teli di sacco e di seppellirli lontano, nella boscaglia che si estendeva oltre la cittadina.
"Qui adesso ci pensiamo noi figliolo, vai, mettiamo la parola fine a questa brutta faccenda." gli aveva detto.
E Billy si era allontanato per cercare Dufresne.
 
 
 
Leni e John avevano passeggiato per le strade della cittadella, seguendo con discrezione Dufresne, che si era subito infilato in una locanda.
Adesso erano seduti sui gradini di una casa poco distante con l'intento di tenere d'occhio i suoi movimenti.
"Non è uno stupido." commentò Leni riferendosi al contabile "E se intuisse che è una trappola? Billy sarebbe in pericolo."
"Comprendo questa preoccupazione ma il tuo uomo sa difendersi, e poi ci siamo noi in supporto." le aveva risposto "Dufresne crederà alla buona fede di Billy." 
"Come fai ad essere certo?"
"Perché è talmente invaghito di lui che un certo punto vorrà credergli così disperatamente da silenziare ogni resistenza." 
Videro Billy in fondo alla strada, John gli fece un cenno discreto e il nostromo li raggiunse.
"È andato tutto bene?" gli chiese Leni, e Billy annuì.
"Tutto secondo i piani, finora. Dov'è Dufresne?"
"Nella locanda, quella casa gialla." rispose John "È entrato da poco, dovresti avere abbastanza tempo."
"Sei sicuro che funzionerà?" gli chiese Billy "Non so se riuscirò ad essere credibile..."
"Ci cascherà, fai come abbiamo detto e andrà tutto bene." lo rassicurò John "Anche Flint ha detto che la mia era un'ottima idea."
"Beh ovvio, mica deve andarci lui a parlare con Dufresne..." commentò sarcastico Billy "D'accordo, vado. Voi state all'erta, se il tuo piano non funziona potrei aver bisogno di aiuto." 
Leni e John annuirono, e lo guardarono sparire nell'atrio della locanda.
 
 
Si prendono più mosche col miele che con l'aceto, ricordalo.
Così aveva detto Flint, approvando il piano di John.
E in effetti la sua idea sembrava valida e poteva funzionare, ma Dufresne non era un ingenuo e Billy era scettico sul riuscire a ingannarlo.
Uccidere i cospiratori non era un problema, era la parte facile del piano, così come lo era occultare i cadaveri.
Al momento della partenza l'indomani avrebbero sentenziato che i tre marinai avevano probabilmente disertato, e gli altri pirati, ancora sotto l'incanto di una notte di bevute e sesso, ci avrebbero messo una pietra sopra.
Forse non tutti, non all'inizio, ma col tempo ogni sospetto sarebbe svanito, ogni intento di ribellione sarebbe sfumato.
La parte difficile consisteva nel far parlare Dufresne.
Avevano considerato di catturarlo e portarlo in un luogo appartato per torturarlo, ma un uomo in preda al dolore può essere imprevedibile. Può dire la verità come sputare ogni menzogna possibile per far smettere la sua agonia, può perfino rimanere in silenzio e aprire bocca solo per maledire il suo torturatore.
Avevano solo un giorno per mettere insieme i pezzi mancanti di quel diabolico mosaico, il tempo non andava sprecato.
Così John aveva suggerito di sfruttare l'attrazione che Dufresne nutriva per Billy.
"Se pensi che ci andrò a letto per estorcergli informazioni..." aveva obiettato il nostromo.
"Non dovrai arrivare a tanto, sarà sufficiente fargli credere che potresti." lo aveva rassicurato John. 
E avevano messo a punto una strategia per convincere Dufresne a fidarsi di Billy e a rivelargli i dettagli dell'ammutinamento.
Billy ordinò una pinta di sidro e si guardò attorno.
Fu il contabile a notarlo per primo, era seduto a un tavolo in un angolo, gli fece un cenno.
Billy sospirò e poi gli si avvicinò sorridendo.
"Posso sedermi? Ho davvero bisogno di riposarmi un attimo." gli disse.
Dufresne gli indicò la sedia: "Tante cose da fare eh?"
Billy sbuffò: "Le solite commissioni, ma abbiamo poco tempo, Flint vuole ripartire domani entro mezzogiorno."
Dufresne sorrise: "Molti uomini dopo una nottata tra bordello e taverna non saranno nemmeno svegli per quell'ora."
Billy forzò una risata: "Gliel'ho detto, ma secondo te mi ha dato retta?" bevve un sorso di sidro "Mi chiedo cosa gli serva un nostromo se non lo ascolta nemmeno." 
Dufresne rimase intrigato da quel commento astioso: "Flint crede di avere la verità in tasca, agisce sempre e solo di testa sua, ma non è una novità."
"Sì ma la sua testardaggine sta peggiorando. Gates un tempo riusciva a farlo ragionare, ma adesso....scusa, non dovrei fare certi discorsi."
"Oh non preoccuparti, sai che condivido le tue preoccupazioni. Puoi parlare liberamente." gli rispose Dufresne.
"Sì lo so, ed è un sollievo sapere che c'è qualcuno che la pensa come me. Gates e Leni non mi danno retta in questo." azzardò, e notò compiacimento sul volto di Dufresne.
Lasciagli intendere che ci sono delle incomprensioni con Leni e lui si farà trascinare dalla competizione, gli aveva suggerito John.
"Sono entrambi troppi devoti a Flint." rispose Dufresne.
"Dì pure ammaliati!" esclamò Billy "Leni non lo mette mai in discussione, è frustrante certe volte."
Dufresne ridacchiò: "È il problema di molte donne, sono affascinate dagli uomini di potere e non ragionano più...senza offesa eh..."
"Oh, non mi dici nulla che io non abbia già notato da solo." Billy gli sorrise, appoggiò le braccia sul tavolino, molto vicino a quelle di Dufresne.
Ricordati il contatto fisico, gli aveva detto John, ma non esagerare.
Nell'afferrare il boccale per portarselo alla bocca Billy volutamente sfiorò con le dita il braccio nudo di Dufresne.
"Sai non ho dimenticato le tue parole, quando hai detto che dovevamo guardarci le spalle a vicenda." gli disse.
Quel contatto appena percettibile aveva fatto provare un leggero brivido a Dufresne, che sorrise a sua volta, inoltre era lusingato dall'affermazione di Billy.
"Dicevo sul serio. Se non ci proteggiamo tra noi chi lo farà?" spiegò il contabile.
"Flint non lo farà di certo." disse Billy "Piuttosto che ammettere di aver torto ci trascinerà alla deriva." 
Dufresne sorrise, aveva usato le stesse parole che gli aveva detto a Nassau, non credeva che Billy le ricordasse, gli fece piacere.
"Deve solo provarci." rispose Dufresne.
Il nostromo rise: "Parli come se fosse possibile opporsi a Flint, ma sappiamo che non è così semplice."
"Forse lo è."
Billy inarcò un sopracciglio: "Che vuoi dire?" Gesù, sta per dirmelo?, si disse, suvvia, Dufresne non può essere così ingenuo.
"Dico solo che Flint non avrà sempre l'appoggio dell'equipaggio. Gli uomini lo credono un valoroso condottiero, un pirata rispettabile, ma se scoprissero che non lo è, che in realtà è solo un bugiardo manipolatore?" 
"Immagino" suggerì il nostromo con tono vago "che non esiterebbero un secondo a togliergli il comando."
Dufresne annuì: "Tu cosa faresti Billy, se scoprissi che ci ha mentito per tutto questo tempo?"
Adesso, dagli abbastanza corda per impiccarsi, è il momento giusto, si disse.
Billy mosse leggermente in avanti la gamba in modo che le loro ginocchia si toccassero: "Diciamo, per ipotesi, che scoprissi una cosa del genere." si umettò le labbra guardando il contabile negli occhi prima di continuare "Sarei il primo a contestarlo e chiedere la sua deposizione. E poi beh, non gliela farei certo passare liscia."
Non ci crederà mai, piagnucolò una vocina dentro di lui.
Ma invece Dufresne ci credette, e mise una mano sul braccio di Billy: "Sono felice che la pensi così, perché c'è una cosa di cui ti devo parlare. Non ero sicuro, ma adesso so che possiamo fidarci di te." 
 
 
"Sai questa città con le sue case colorate mi ricorda Tortuga." disse Leni, cercando un argomento di cui parlare per stemperare la tensione che le torceva lo stomaco.
"Non ci sono mai stato." ammise John.
"Un giorno forse ti ci porteremo con la Walrus, chissà." rispose lei "Mio nonno mi aveva raccontato di un luogo incivile e dimenticato da Dio, ma quando siamo attraccati ho constatato che non era così. È un luogo ricco di colori e profumi caratteristici, accogliente a modo suo, dove le attività lecite e quelle illecite si intrecciano senza ritegno alcuno." scherzò lei, John rise.
"Quindi a differenza di tuo nonno l'hai trovata affascinante e bellissima." commentò lui.
"Oh, sapessi su quante cose mi sono trovata in disaccordo con l'ammiraglio!" disse lei "Quante sue affermazioni potrei smentire dopo quattro anni sulla Walrus." sospirò.
"Ti manca?" le chiese John a bruciapelo, Leni girò la testa per guardarlo, lui notò una leggera malinconia nei suoi occhi verdi.
"Ci siamo voluti bene, a modo nostro. Gli devo molto, non posso negarlo."
"Non è una risposta alla mia domanda." le fece notare.
"Che vuoi che ti dica John, certo che mi manca!" esclamò lei "Ma ho fatto una scelta quattro anni fa. Quando abbiamo affondato la Athena ho ponderato a lungo la possibilità di scrivergli per raccontargli ciò che era successo, ma non l'ho fatto. Forse l'ammiraglio avrebbe anche capito, forse mi avrebbe anche aiutata a uscire da quell'impiccio. Ma non potevo tornare a casa, no, non sarei mai stata libera. E io volevo esserlo. Libera di scegliere del mio destino, di essere chiunque volessi, di vivere la vita secondo le mie regole e non quelle di qualcun'altro. E non rimpiango la mia scelta." gli disse, convinta.
John la guardò, si rese conto di provare una certa ammirazione per lei.
"Cosa?" gli chiese lei notando il suo sguardo assorto.
John distolse lo sguardo: "No niente, pensavo che su questo io e te siamo d'accordo, io ho capito presto che non volevo avere padroni e regole a cui obbedire."
Leni gli sorrise: "Sai, mi rendo conto che tu conosci il mio passato e io invece non so niente di te."
"Ti ho raccontato delle cose..."
"Sì ma sei sempre molto vago." disse lei "Quando ho conosciuto Gates mi chiese da cosa stessi scappando, perché è evidente che chi si imbarca su una nave pirata sta fuggendo da qualcosa, da un passato scomodo. Tu da cosa stai scappando John Silver?" gli chiese con tono gentile ma insinuante, i suoi occhi verdi puntati su di lui, e Silver si sentì nudo davanti a lei, deglutì, intimorito e titubante. Lui non parlava di quelle cose, lui viveva alla giornata, il suo passato terminava ad ogni tramonto.
"Esiste solo il presente Leni, non mi preoccupo di ciò che mi sono lasciato alle spalle." le rispose.
"Non è una risposta alla mia domanda." disse lei facendogli il verso "Se un giorno vorrai confidarti sappi che anche io sono brava a mantenere i segreti."
A John scappò una breve risata, e annuì.
"Non preoccuparti per il tuo Billy, sono sicuro che sta andando alla grande." la rassicurò, intuendo la sua agitazione.
"Mi fido di lui, è Dufresne che può rivelarsi un'incognita. Insomma, non lo avrei mai ritenuto capace di sobillare un ammutinamento. Figuriamoci di mettersi a spiare..." Leni non terminò la frase, fece una smorfia allusiva "Mi viene ribrezzo se ci penso."
"Se può farti stare meglio non guardava esattamente te in quei momenti..."
"Oh per l'amor di Dio John!" Leni scoppiò a ridere.
Anche John rise, e dopo di ciò rimasero seduti in silenzio.
"Ehy, guarda." le disse poco dopo.
Billy e Dufresne erano usciti dalla locanda e stavano salendo le scale esterne dell'edificio. Arrivati al lungo balcone del primo piano Dufresne fece entrare Billy in una stanza da una porta finestra, e la richiuse alle sue spalle.
"Credi che..." Leni lasciò la frase incompleta, e guardò John, interrogativa.
Silver sorrise: "A giudicare dall'espressione compiaciuta di Dufresne direi che sì, ci è cascato con tutte le scarpe." 
 
 
"Flint sta architettando qualcosa di losco." disse Dufresne una volta chiusa la porta.
Billy annuì: "Me lo hai detto quando eravamo di sotto, e hai detto di avere le prove di questo."
"Mi dispiace di non essermi fidato di te in queste settimane. So che non esiteresti a combattere fino alla morte per evitare che anche uno solo dei tuoi fratelli subisca un tragico destino." gli disse Dufresne.
"Certo che lo farei!" rispose Billy.
"E ora so anche che sei disposto a metterti contro Flint, se necessario." Dufresne gli sorrise "È bello averti dalla nostra parte."
"Prima però spiegami Dufresne, mi hai parlato di un tradimento e di una lettera." lo incalzò Billy, sedendosi su una poltroncina rivestita di velluto grigio in un angolo della stanza. 
Dufresne si accomodò su un divanetto alla sua sua destra.
"Tu conosci la signora Barlow vero?" chiese Dufresne e Billy disse che ne aveva sentito parlare ma che non erano mai stati presentati ufficialmente, così l'altro continuò "Lei ha dato il via a tutto, ma non c'è dubbio che anche Flint sia coinvolto. Ha complottato contro il suo stesso equipaggio. Non è così strano crederlo conoscendo il personaggio, non trovi?" disse Dufresne con un mezzo sorriso "Ma non devi credere a me, credi a ciò che lei ha scritto."  Dufresne infilò la mano in una tasca interna del suo panciotto e ne tirò fuori una lettera, e la porse a Billy.
Il nostromo, sospettoso, la prese tra le dita e la osservò.
Carta giallognola, ripiegata in tre parti, sigillo in ceralacca rossa con incisa la lettera H, calligrafia femminile delicata in corsivo elegante, un nome sulla prima piega, ovvero il mittente: Miranda Barlow Hamilton.
Aprì delicatamente il foglio, e lesse.
 
"Alla cortese attenzione dell'ammiraglio Edward Allister.
Scrivo questa lettera nella speranza che accogliate la mia richiesta.
Ho già preso contatti con dei Vostri funzionari a New Providence, tramite la gentile intercessione del signor Richard Guthrie.
Essi sono disponibili a riconoscermi dei documenti che mi permetteranno di vivere una vita lunga e dignitosa nelle colonie di Sua Maestà Britannica.
Quello che chiedo a Voi è di considerare la possibilità di garantire un'amnistia nei confronti del noto pirata James Flint, già noto come James McGraw, capitano della nave Walrus. In cambio del perdono per i suoi crimini è disposto a consegnare il suo vascello nelle Vostre mani, ma non solo, intende consegnarVi con esso anche l'equipaggio da lui guidato, affinché quegli uomini vengano giudicati e puniti come prevede la legge da Voi scritta.
Chiedo inoltre un'amnistia per tutti reati commessi da una donna che ho avuto modo di conoscere, credetemi quando dico che merita di essere perdonata per i suoi errori. La donna, creduta da molti ormai deceduta, è Vostra nipote Elaine Allister. Sono certa che desideriate ricongiungerVi con lei quanto prima, e so che anche lei desidera riabbraciarVi.
In attesa di una Vostra risposta Vi porgo i miei più sinceri omaggi e saluti,
con rispetto e in fede,
 
Mrs. Miranda Barlow Hamilton." 
 
Billy dovette rileggere la lettera più volte tanto gli sembrava surreale.
"Non è un falso, in caso te lo stessi chiedendo." gli spiegò Dufresne.
"Come sai che non lo è?" Billy appoggiò la lettera sul tavolino davanti a lui, Dufresne la prese e la piegò con cura prima di nasconderla di nuovo nella tasca.
"Perché giunge direttamente dalle mani della stessa Miranda Barlow." gli rispose "Era da tempo che tenevamo d'occhio Flint, il tesoro era la sua ossessione, e temevamo che saremmo morti per questo. Ovviamente questo ha significato anche seguirlo nei suoi incontri a casa della Barlow. Hornigold ci ha fornito le sue spie, che hanno riferito di incontri tra Flint e Richard Guthrie. Sappiamo tutti che Guthrie ha deciso di fare della lotta alla pirateria la sua ragione di vita, per salvarsi l'anima dicono, ed è stato ben felice di aiutare Flint a cambiare vita. Ha organizzato degli incontri in casa Barlow con i già citati funzionari vicini all'ambiente della Marina, e loro hanno accettato di aiutarlo. C'era però un dettaglio non trascurabile: loro avrebbero messo in gioco la loro credibilità nel perorare la causa di un pirata seppur redento, pertanto volevano qualcosa in cambio, una dimostrazione della buona fede della donna e di James Flint da mostrare alla marina Britannica e a chiunque governi le nuove colonie. E ciò che hanno chiesto è la confisca di una nave pirata e la conseguente dipartita di un intero equipaggio, quelli dello stesso Flint. Sarebbe stato un forte segnale contro la pirateria, simbolico quasi."
Billy ascoltava Dufresne con attenzione, e si rese conto che quella storia era plausibile, aggiungendo poi la lettera come prova tangibile nessuno ne avrebbe dubitato.
"È incredibile." commentò.
"Credimi, ha scioccato anche me, non lo credevo capace di tanto. Ma poi ho visto la lettera, e non ho avuto più dubbi." continuò Dufresne.
"Certo, quella lettera è una prova schiacciante." rispose Billy per dargli corda "Hai fatto bene a mostrarmela, almeno adesso ho ma conferma di ciò che sostengo da tempo, che non ci si può fidare di Flint."
Dufresne annuì sorridendo: "E spero che adesso ci aiuterai quando arriveremo alle secche."
"Cosa hai in mente?" chiese Billy fingendo di non sapere.
"Lì troveremo la nave di Hornigold ad attenderci. Una volta intercettata la Walrus spetterà a me, a noi, fare la nostra mossa. Mostreremo la lettera all'equipaggio, che di fronte all'evidenza non potrà fare altro che deporre Flint. A quel punto segnaleremo a Benjamin di avvicinarsi e di prendere in custodia il capitano. Dopodiché partiremo insieme ad Hornigold e andremo comunque a cercare l'oro spagnolo. Dopotutto ce lo siamo guadagnato, non credi?"
"Due piccioni con una fava." commentò Billy "E se qualcuno dei marinai non credesse al tuo racconto? Flint ha i suoi sostenitori sulla Walrus."
"Immagino che ci occuperemo di loro nello stesso modo in cui ci occuperemo di Flint." rispose con naturalezza Dufresne, che si mosse sul divanetto, avvicinandosi di più a Billy: "C'è una cosa di cui dovremmo parlare. Intendo il coinvolgimento di Leni...Elaine Allister..."
Billy annuì: "Certo. Non sapevo che tu ne fossi al corrente, della sua identità intendo."
"Le voci girano Billy. L'ammiraglio Allister inviò degli investigatori nei Caraibi alla ricerca di Leni quattro anni fa, non ci volle un genio per capire che la sirenetta approdata sulla Walrus era la nipote che stava cercando." spiegò Dufresne "In molti lo sospettano sulla nave, ma si sono affezionati a lei e alla fine non gli è importato più di tanto, hanno preferito credere a una coincidenza."
"Tu credi che Leni sappia della lettera, di questo accordo?"
"È scritto nero su bianco Billy, Leni inoltre frequentava casa Barlow. Immagino quanto sia difficile da immaginare per te..."
Billy sospirò, prese tempo per cercare le parole adatte: "Cosa vuoi che ti dica, a volte Leni mi diceva di rimpiangere la vita agiata che faceva in Inghilterra..." lasciò a metà l'insinuazione, notando con piacere che Dufresne l'aveva raccolta.
"Sono molto dispiaciuto Billy." gli mentì.
"Immagino che alle secche chiariremo anche questo." concluse il nostromo "Ora, dimmi come posso aiutarti. Flint non deve cavarsela." disse con tono convincente.
Dufresne gli mise una mano sul ginocchio: "L'equipaggio ti rispetta in modo particolare Billy, io potrei fare il mio discorso, raccontare tutto, e tu potresti sostenermi leggendo la lettera." 
Il nostromo resistette alla tentazione di spostare la gamba, e si limitò ad annuire: "Mi sembra un'ottima idea."
Dufresne sorrise e ritrasse la mano: "Dovresti essere tu a mettere le catene a Flint e consegnarlo a Hornigold. E potresti anche prendere il suo posto." suggerì.
"Lasceremo decidere all'equipaggio su chi sarà il successore di Flint, è più corretto." rispose Billy alzando le spalle "A proposito del tragico destino di cui parlavi poco fa, hai qualche idea su cosa sia successo agli uomini della Diamond? Quell'incisione sul legno..."
Dufresne comprese: "Sicuramente cercavano il tesoro, o noi, ma in tutta onestà non ho idea di chi fossero. So che in passato i pirati uccidevano in quel modo gli ufficiali della Royal Marine, una sorta di monito. E a volte succedeva anche il contrario." scosse la testa "Non è importante al momento, ne verremo a capo."
"Certo, certo. Un'ultima cosa, scusa ma devo sapere." Billy si alzò e si sedette sul divanetto accanto a Dufresne.
"Chiedimi quello che vuoi." mormorò il contabile, il calore del corpo di Billy così vicino al suo era estremamente piacevole.
"Quando hai iniziato" gli chiese Billy guardandolo negli occhi "a spiare me e Leni lurido parassita?" e senza preavviso sferrò un pugno diretto nello stomaco di Dufresne, che per il dolore si ritrovò ad annaspare in cerca di aria. Billy lo afferrò per i capelli e gli sbattè con forza il viso sul tavolino di fronte a loro, e a quel punto il contabile cadde a terra con la faccia sanguinante, gli occhiali gli volarono via per il contraccolpo.
Dufresne cercò di aggrapparsi a qualcosa per arrestare la caduta ma senza successo, in modo maldestro colpì un vaso di vetro che si infranse rumorosamente sul pavimento.
Billy si alzò in piedi e gli diede un calcio alla schiena, poi un altro nello sterno.
La porta finestra si aprì e Leni e John entrarono nella stanza, lei la richiuse subito alle sue spalle.
"Eravamo qui fuori, abbiamo sentito dei rumori e abbiamo pensato...santo cielo..." disse John osservando Dufresne rantolante per terra.
Billy li guardò: "Mi ha detto tutto." disse respirando profondamente per calmarsi "La lettera è..."
"Attento!" gli gridò John per avvertirlo ma non fece in tempo.
Dufresne era strisciato dietro al nostromo e gli aveva assestato un pugno al ginocchio e alla caviglia, con un grido Billy finì a terra.
Il contabile si fiondò su di lui brandendo il pugnale che teneva al fianco, Billy gli afferrò i polsi per bloccare il fendente, il suo aggressore che spingeva e si dimenava per avere la meglio.
Leni prese il suo tirapugni affilato e si gettò su Dufresne, che però la vide arrivare e si scansò quel tanto che bastava per non essere colpito alla giugulare. Tuttavia l'intervento della ragazza non fu vano, perché riuscì a colpire Dufresne alla spalla, facendogli perdere la presa sul pugnale, e lui rabbioso e dolorante in risposta le afferrò il viso con una mano.
"Tu...cagna...schifosa..." le sibilò staccandosi da Billy per aggredire lei, la buttò a terra ma Leni lo spinse via con i piedi, il colpo lo fece finire di nuovo a terra.
A quel punto Billy lo sovrastò, si mise a cavalcioni sopra di lui e cominciò a colpirlo. Un pugno, due, tre, fino a che Dufresne roteò gli occhi all'indietro e perse conoscenza. 
Il nostromo si alzò, ansimando, andò da Leni e la aiutò a rimettersi in piedi.
Intanto John aveva preso le corde delle tende e stava legando i polsi e le caviglie di Dufresne, guardò Billy con un sorriso sornione: "Hai visto? Ci sei riuscito! Ti ha confessato tutto."
"Non credevo che ci sarebbe cascato." ammise il nostromo mentre cercava di riprendere fiato.
"E invece lo hai sedotto. Ma io ne ero certo sai che non avrebbe resistito al tuo fascino." John gli fece l'occhiolino. 
Billy rise sollevato.
"Cosa facciamo con lui?" chiese Leni "L'ordine è di ucciderlo."
"Forse prima dovremmo parlare con Flint, John, cercalo e fallo venire qui." disse Billy.
"Sei sicuro?" chiese lei.
Billy annuì: "Flint potrebbe avere domande su ciò che Dufresne mi ha detto."
"Vado a chiamarlo, ci metto un attimo." disse John, e lasciò la stanza.
Billy si chinò e aprì il panciotto di Dufresne, estrasse dalla tasca la lettera: "Dovresti dare un'occhiata anche tu." le disse.
Leni la prese e si sedette sul divanetto per leggerla.
Lui la guardò, sulla guancia e sul mento aveva due lunghi segni rossi, due graffi lasciati dalle dita di Dufresne quando l'aveva aggredita.
Gli tornò in mente il primo abbordaggio a cui Leni aveva partecipato, era da pochi mesi sulla Walrus e Flint l'aveva subito messa al lavoro insieme a De Groot per soccorrere gli uomini durante lo scontro.
Lei si era data da fare, si era battuta con coraggio, e alla fine era crollata esausta sul ponte della nave nemica, sotto la scala che portava al timone.
Billy l'aveva trovata lì, immobile, sciolta in un pianto silenzioso.
La sua camicia era intrisa di sangue, principalmente quello del nemico, sul viso e sulle braccia aveva diverse escoriazioni, la stoffa dei vestiti era strappata.
"Leni...Gesù piccola...va tutto bene...su, guardami..." Billy si era inginocchiato davanti a lei, un gigante rannicchiato in un sottoscala di fronte a uno scricciolo di ragazza, il pianto che le rigava il viso, quando lei aveva aperto gli occhi e lo aveva visto le era sfuggito un unico profondo singhiozzo.
"È tutto finito, ehy, guardami." Billy si era chinato su di lei prendendole il viso tra le mani, i suoi pollici con delicatezza le avevano pulito le guance da lacrime e sangue "Hai visto? Ce l'hai fatta! Sei tutta intera! Un po' malconcia forse, e sporca, ma tutta intera." le aveva detto sorridendo.
E Leni aveva espirato con forza, a quelle parole le era scappata una risata. 
"Eccolo, un bel sorriso finalmente!" aveva esclamato lui, soddisfatto.
Avevano anche litigato quel giorno, ricordò Billy, tornati sulla Walrus Leni aveva reagito in modo brusco e freddo alle sue premure, ma poco tempo dopo lei gli aveva spiegato perché lo aveva trattato così. 
Il giorno in cui lei gli aveva chiesto scusa Billy l'aveva baciata per la prima volta, in quel vicolo, contro il muro di quella casa azzurra a Tortuga.
Strano come i ricordi riaffiorino dopo tanto tempo, e lo fanno in modi che non comprendiamo.
Su un tavolino in ferro battuto c'era un modesto set per la toiletta composto da una brocca di porcellana colma d'acqua e dei fazzoletti di stoffa, Billy ne prese uno e lo bagnò. 
Si sedette accanto a Leni e cercò di tamponarle i graffi col fazzoletto: "Fammi dare un'occhiata."
"Non è niente, bruciano solo un pochino." minimizzò lei cercando di prendergli il polso per fermarlo.
Ma Billy con l'altra mano allontanò le dita di Leni dal suo braccio e iniziò a pulirle i tagli: "Sei tu quella che ripete sempre che non bisogna trascurare nessuna ferita, che anche la più piccola può essere insidiosa..." 
"Sono solo due graffi Billy." rise lei.
Lui si fermò un istante per guardarla negli occhi: "Lascia che ogni tanto siano gli altri a prendersi cura di te, doc." le sorrise.
Leni ricambiò il suo sguardo, dannazione, come era facile perdersi in quegli occhi azzurri. 
E come era diventato facile arrendersi e dargli ragione quando voleva occuparsi di lei. Dannazione.
Sbuffò e annuì, e lui soddisfatto riprese a pulire le sue ferite.
 
Non passò molto tempo che Flint, seguito da John, entrò nella stanza a passo sicuro.
Il capitano guardò Dufresne ancora incosciente a terra, Billy gli porse immediatamente la lettera, spiegandogli cosa era successo e cosa il contabile aveva rivelato.
Flint senza staccare gli occhi dal loro prigioniero gli disse: "Hai fatto bene a farmi chiamare, ci sono troppe cose che questo bastardo deve ancora chiarire."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 14
*** Verità rivelate. ***


 
Nota dell'autrice: 
Questo capitolo è un po' lungo, chiedo venia, quindi  mettetevi comodi prima di iniziare la lettura. ;) 
 
 
 
"Sapevi tutto e non mi hai detto niente? Maledizione Charles!" 
Eleonor Guthrie lo guardava con rabbia e disappunto.
Quella voce stridula.
Dio, quanto gli era mancata, pensò Charles Vane.
Quel tono acuto le era sfuggito spesso quando stavano insieme, quando la trascinava tra le lenzuola per fare l'amore.
Le rivolse un mezzo sorriso: "Non sono una spia."
"Avresti dovuto avvisare Flint!"
"Non devo nulla a quello stronzo."
"Allora avresti dovuto avvisare me!"
"Perché, a te invece devo qualcosa?" le rispose con la sua voce roca.
Dio, quella voce graffiante, le mancava sentirla nel suo orecchio, quando lui pronunciava il suo nome, le sue guance ruvide contro il suo collo candido, i loro corpi avvinghiati insieme.
Eleonor scacciò quel ricordo, non era il momento per lasciarsi travolgere da ciò che c'era stato tra lei e il capitano Vane.
"Charles, non c'è in gioco solo la vita di Flint, ma anche quella di valorosi pirati. So che nutri delle simpatie per alcuni membri del suo equipaggio. Se non ci aiuti moriranno. E perderemo anche il tesoro, cosa non secondaria." spiegò Eleonor "Per favore, aiutami."
Vane la scrutò per un istante, poi sbuffò: "Va bene, lo farò, in memoria dei tempi in cui ti ho amata." lo disse in tono ironico ma entrambi sapevano che non stava esattamente scherzando.
Eleonor gli sorrise: "Grazie Charles, lo apprezzo molto." 
"Sì sì." rispose lui, poi posò lo sguardo sull'altra persona nella stanza "Senza perdere altro tempo, cosa volete che faccia?"
 
 
Quando Dufresne si svegliò si trovò davanti Flint e Billy, erano seduti sul divanetto e lo stavano fissando.
Provò a muoversi ma i polsi e le caviglie erano legate belli stretti. 
Dove sono? Sono a terra...Sì...Mi hanno colpito...sanno tutto..., realizzò dopo un attimo di confusione.
"Buongiorno raggio di sole." lo prese in giro John, era in piedi dall'altra parte della stanza.
Flint si alzò e si accovacciò accanto a lui, in mano aveva la lettera: "Dobbiamo discutere di alcune cose Dufresne. Sappi che Leni è andata a chiamare Joji, con lui canterai in 10 minuti. Ma posso risparmiarti tanto dolore, se confessi adesso ciò che hai omesso di dire a Billy." si rialzò e si sedette sulla poltrona.
"Cos'altro c'è da dire." gli sibilò il contabile una volta ritrovata la voce "Lo sai che la tua amica, Mrs. Barlow, ha scritto una bella lettera all'ammiraglio Edward Allister chiedendogli di perdonare tutti i tuoi peccati e reintegrarti nella loro bella società civile. E noi, i tuoi uomini, siamo il prezzo da pagare per la salvezza della tua anima." 
"Sappiamo entrambi che sono tutte stronzate e che quella lettera è un falso." disse Flint.
"No, non lo è." rise Dufresne "La tua strega l'ha scritta, con la tua approvazione, e ormai non si può più tornare indietro. Avete orchestrato tutto per salvarvi e alla fine porterete anche Leni con voi. D'altronde siete della stessa razza, voi tre. Non come noi, miserabili plebei." rispose Dufresne, si girò a guardare Billy "La tua sirenetta è pronta a tornare a casa, alle sue belle stanze lussuose e ai suoi vestiti di seta, fattene una ragione Billy, non sei stato niente di più di un passatempo per lei."
Il nostromo scosse la testa, si alzò e si chinò su di lui: "Pensi che io creda alla tua storiella? Come ha detto Flint la lettera è falsa."
Dufresne rise di nuovo: "Ti sei convinto di questo per non ammettere che lei ti sta lasciando Billy. Il tradimento di Flint è reale, amico mio, così come quello di Leni...Ti guarderà penzolare dalla forca, e si dimenticherà di te molto presto."
"Basta giochetti, dicci la verità." gli intimò il capitano.
Ma Dufresne serrò le labbra e guardò altrove.
Billy sospirò e guardò Flint: "Non ci resta che attendere Joji."
Flint annuì: "Devo vedermi con Gates per aggiornarlo, voi non perdertelo di vista, sarò di ritorno fra breve, e per allora spero di avere delle risposte."
Flint era stranamente calmo considerata la situazione, la quale certamente richiedeva un doveroso autocontrollo ma quella flemma non era da lui, e Billy si chiese se non fosse tutta una messinscena per confondere l'avversario.
Rimasti soli Dufresne si rivolse a John e Billy: "Siete ancora in tempo a fermarlo. Se ripartite con lui siete uomini morti, sapete che ho ragione. Io e Hornigold siamo la vostra sola speranza."
"Gesù ma ti senti?" 
"Ti ho raccontato la verità Billy, nient'altro che quella. Non è un problema mio se non ti piace ciò che hai scoperto." Dufresne fece spallucce "La lettera esiste, conferma ciò che ti ho detto, e non è così strano pensare a Flint come a un manipolatore, un uomo che persegue solo il suo interesse. Non lo consideri anche tu così, Billy?"
Il nostromo sbuffò: "Flint non è perfetto. Ma anche se ho dei dubbi su di lui non lo ritengo capace di..."
Dufresne lo interruppe: "Non consideravi me capace di sbirciare le tue scopate con Leni, eppure eccoci qua."
Billy rimase a bocca aperta e John scoppiò a ridere: "Sei bravo a darti la zappa sui piedi, complimenti! Non potevi usare un esempio peggiore!"
"Sto solo dicendo che spesso nessuno è chi dice di essere, tutti nascondono qualcosa. Vero, caro il mio cuoco?" ammiccò Dufresne "Ognuno di noi ha i suoi peccatucci e le sue stranezze, ma queste non escludono la buona fede di una persona, la sua onestà. O tu giudichi le persone da quello che fanno in camera da letto John?"
"No, ma sai, io d'altronde non vado a sbirciare in quelle camere da letto." fece notare Silver, a Billy nonostante tutto sfuggì una risatina.
"Leni ti piace, vero John?" gli chiese Dufresne "Si vede, è sempre gentile con te. Mi domando come cambierebbe la tua opinione se sapessi cosa fa con a letto con Billy."
"Stai molto, molto attento Dufresne." lo ammonì il nostromo, tornando serio.
"Oh caro John" il contabile lo ignorò "il nostro dottore sembra una ragazza così sofisticata ed elegante, ma dovresti vedere che creatura selvaggia diventa dietro a una porta chiusa." 
"Non ti permettere." lo interruppe Billy andando verso di lui, ma John lo fermò con un braccio.
"Non dargli retta, vuole solo farti perdere le staffe per farsi pestare, nella speranza che tu lo stordisca abbastanza da ritardare l'inevitabile." Silver cercò di calmarlo.
"Io lo so perché non vuoi che ne parli Billy." Dufresne continuò a provocarli "Vedi John, Billy vuole che tutti vedano in Leni ciò che vede lui, ovvero una ragazza per bene, dolce e innocente. Lui la vede ancora così, come la ragazza impaurita che ha trovato quattro anni fa nascosta nella nostra stiva, ci credi? Dopo quattro anni che se l'è sbattuta in tutti i modi possibili e immaginabili la considera ancora una vestale vergine da venerare! Ma ti svelo un segreto, Leni non fa nulla che non facciano quelle puttane che lavorano per Noonan." rise, e stavolta John non riuscì a fermare Billy, che piazzò un destro sulla guancia di Dufresne.
John alzò gli occhi al cielo.
"Sì sì, lo so, lo so, mi avevi avvisato." gli disse Billy sgranchendosi le dita.
"È questo che ti infastidisce, vero Dufresne?" gli chiese John.
Dufresne sputò un grumo di saliva rossastra: "Di cosa parli?"
John incrociò le braccia sul petto: "All'inizio l'immagine che avevo di te era quella del guardone con la mano nei pantaloni, ma ora capisco che c'è di più. E non mi riferisco solo all'attrazione che provi per Billy." iniziò a passeggiare per la stanza, piccole falcate cadenzate, parlando con tono teatrale "Tu spiavi gli amplessi ma in realtà a te interessa ciò che viene dopo, non è così? Quello che succede quando ci si accascia esausti sul materasso, quando il respiro ritorna calmo." 
Dufresne deglutì, le labbra serrate, Billy capì subito dalla rabbia nei suoi occhi che John stava colpendo nel segno.
"È quello il momento in cui ti crogioli." Silver gli sorrise gongolante "Leni e Billy abbracciati tra le lenzuola, lui che la stringe, le loro gambe intrecciate, occhi negli occhi, lui che le sposta una ciocca di capelli dietro all'orecchio, li senti scambiarsi qualche parola dolce in quel silenzio, confidarsi segreti e paure, li osservi mentre scivolano nel sonno. È questo che desideri." John si accovacciò vicino a lui, guardandolo negli occhi "Tu agogni quella complicità Dufresne, quell'intimità perfetta che trascende tutto il resto. Per questo non sopporti che Billy tenga così tanto a Leni, vorresti che le loro fossero solo scopate occasionali, sarebbe più facile per te, perché se lo fossero tu forse smetteresti di sentirti così misero, solo e insignificante." pronunciò le ultime parole scandendole lentamente.
Dufresne rimase in silenzio, il respiro gli usciva caldo e rabbioso dalle narici.
Billy abbozzò un sorriso, realizzò che quel discorso gli aveva fatto più male del pugno che gli aveva rifilato poco prima.
"È per questo che hai organizzato questo ammutinamento, ti senti un essere piccolo e inutile, e prendere il controllo della nave ti farà sentire un vero uomo." concluse John alzandosi "Anche se tecnicamente farà tutto Hornigold."
Dufresne rise: "Quello? Ah! Ho proposto io di deporre Flint, di cercare il tesoro per conto nostro!"
"Sì ma il lavoro sporco lo ha fatto Hornigold. Andiamo, avete usato i suoi contatti, le sue spie, l'idea di ferire Gates era sua no? Ha perfino mandato i suoi uomini sulla Walrus per darti manforte, sapeva che da solo con i tuoi amici non ce l'avresti fatta." specificò John, nel camminare gli diede le spalle e così facendo guardò Billy e gli fece l'occhiolino.
John, sei una volpe dal cervello instancabile, pensò il nostromo intuendo la sua strategia.
"Io ho messo in moto tutto John, io ho parlato con Max, io le ho consegnato la mappa! Credi sia stato facile copiarla in così poco tempo senza essere scoperti?" ruggì Dufresne.
"Sì ma a chi pensi che andrà il merito alla fine? A te?" John lo guardò di nuovo "Facciamo un gioco. Facciamo finta che il tuo piano abbia funzionato. Avete spodestato Flint, avete trovato il tesoro e ve ne impossessate. Chi pensi che sarà acclamato dall'equipaggio? Tu oppure Hornigold, che ha guidato la spedizione e comandato la sua nave? E sulla Walrus, chi verrà celebrato? Tu o Billy, l'uomo che volevi proporre come nuovo capitano al posto di Flint, colui a cui avresti fatto leggere la lettera incriminante?" 
Dufresne balbettò: "Non è così che sarebbe andata..."
"Sei solo una piccola vite in questo imponente ingranaggio. Nessuno si ricorderà di te Dufresne, perché tu non hai fatto nulla." concluse John.
"NULLA?" gli gridò Dufresne in preda alla collera "IO HO FATTO TUTTO! Se non fosse stato per me Richard Guthrie non avrebbe mai avvicinato la Barlow! E in quanto al vostro eroe Hornigold, oh beh è solo grazie a me se è stato inserito nell'accordo che abbiamo fatto con la Marina..." le parole gli morirono in gola, e sbiancò. 
Guardò Billy e John, il loro sguardo era compiaciuto.
Si era tradito, di nuovo.
"Ti prego Dufresne, continua pure." gli disse una voce dall'esterno. Flint aprì la porta ed entrò insieme a Joji e Gates, era chiaro che avevano origliato "Direi che adesso abbiamo molto di cui parlare."
 
 
"Sono passati venti minuti." commentò John "Cosa gli starà facendo?"
"È meglio se non sai come lavora Joji." gli rispose Billy.
I due pirati erano seduti a un tavolino al pianterreno della locanda.
"Quando avrà finito Gates ci farà chiamare. Non manca molto secondo me." commentò, bevve un sorso di birra dal suo boccale "Devo farti i miei complimenti John, alla fine se arriveremo a capo di questa faccenda sarà solo merito tuo. Hai scoperto la cospirazione e hai capito come intrappolare Dufresne."
Il viso di John si illuminò a quelle parole.
"In fondo me lo avevi detto che conoscendoti meglio avrei capito che potevamo fidarci di te." Billy gli sorrise "Quella cosa che gli hai detto, su me e Leni, non era solo per farlo arrabbiare, vero?"
John scrollò le spalle: "Volevo infastidirlo perché si tradisse."
Billy appoggiò la schiena alla sedia: "In parte sì, lo hai fatto per questo, ma secondo me volevi che smettesse di dire cattiverie su di lei. E hai dovuto ferirlo profondamente perché lo facesse." John deglutì imbarazzato e Billy rise "Guarda che lo ho apprezzato! Ho visto che vai d'accordo con Leni e volevo solo dirti che mi fa piacere che tu l'abbia difesa."
"Figurati, dovere di gentiluomo." scherzò John. Ma Billy aveva ragione, sentire parlare Dufresne in quel modo di Leni lo aveva infastidito non poco, e aveva reagito di conseguenza.
Non aveva dovuto ferirlo, aveva voluto farlo.
"Eccolo, andiamo." disse Billy, aveva visto Gates in cima alle scale, gli aveva fatto cenno di salire.
Rientrati nella stanza John capì perche a Joji bastava poco tempo per convincere qualcuno a parlare. Dufresne era a terra, ansimava ancora per il dolore, a giudicare dagli occhi rossi e gonfi aveva sicuramente pianto, il mento e le labbra erano sporche di sangue.
Sul tavolino accanto a lui c'erano tre molari con ancora attaccata la radice.
"Allora Dufresne, vuoi raccontarci tutto dall'inizio, per favore?" disse Flint.
Il contabile respirò profondamente, aveva la bocca indolenzita, ma non poteva tacere, no, non poteva sopportare altro dolore: "Ho organizzato tutto prima della nostra ultima missione, prima che attaccassimo la nave del capitano Parrish. Una volta recuperata la pagina ci saremmo assicurati che ci fossero le ultime informazioni per trovare il tesoro, e poi Singleton ti avrebbe dovuto destituire. Avevamo i voti e lui era pronto a ucciderti.
Ma le cose sono andate diversamente, Singleton è morto e io ho dovuto modificare la mia strategia. Avevo bisogno di più tempo e di un nuovo alleato."
"Così hai coinvolto Hornigold e mi hai quasi fatto uccidere." commentò Gates.
"Quei due imbecilli hanno esagerato, io avevo dato istruzioni diverse." rispose Dufresne "Ma non ha più importanza ormai."
"Facciamo un passo indietro, hai detto di aver coinvolto Richard Guthrie, come?" gli chiese Flint.
Dufresne annuì: "Si tratta di un piano parallelo a quello per spodestarti. Richard Guthrie è convinto che se convincerà anche un solo pirata a lasciare la sua vita dissoluta Dio gliene renderà merito, così ne ho approfittato. Gli ho detto che io e altri uomini eravamo intenzionati a cambiare vita ma non potevamo farlo senza il suo aiuto, gli ho fatto credere che perfino il famigerato capitano James Flint fosse interessato alla cosa, ma che per orgoglio non ne avrebbe mai fatto parola. Gli ho suggerito allora di andare a parlare con Miranda Barlow, e lui ha subito riconosciuto in lei una donna incontrata molti anni fa a qualche ricevimento dell'alta società britannica, Lady Miranda Hamilton. Mi raccontò dello scandalo che aveva colpito la sua famiglia, e io gli dissi di sfruttare la situazione, che poteva lusingarla col ricordo della sua vita agiata, che avrebbe potuto averla indietro e condividerla col suo amante." 
Dufresne si fermò un istante per il dolore che gli dilaniava le gengive.
"Guthrie è riuscito nel suo intento, ha convinto la Barlow a chiedere di essere reintegrata nella società civile, ovviamente avrebbe pagato qualunque prezzo per ottenere questa opportunità, e Richard le ha suggerito di usare la Walrus come merce di scambio. Lei ha detto che te lo avrebbe proposto. A te e a Leni." 
Flint annuì, Miranda in effetti gli aveva parlato di quella offerta: "E la lettera? L'ha scritta davvero lei?"
"Sì, ma Guthrie le ha detto che si trattava solo di una dimostrazione di buona fede, che in realtà non l'avrebbero spedita all'ammiragliato se non dopo la sua autorizzazione." rispose Dufresne.
"Andiamo!" esclamò Flint "Dovrei credere a questo? Miranda non è un'ingenua!"
"Ti posso assicurare, per esperienza personale, che è molto facile cedere a delle lusinghe, sopratutto quando desideri davvero che siano vere." rispose Dufresne in tono sarcastico. 
Flint dovette concederglielo, in effetti Miranda poteva essere una facile preda per Guthrie. Ed era solo colpa sua, che l'aveva lasciata in quella casa a condurre una vita di sacrifici e solitudine.
"Perché hai scelto di destinare la lettera ad Allister?" gli chiese.
Dufresne sorrise: "Un tocco di classe. Ma non l'ho deciso io, è stata la Barlow. Ha detto che Allister non avrebbe rifiutato di aiutare la nipote che credeva di aver perso, che così sarebbe stato più facile convincerlo a intercedere per voi."
"D'accordo." disse Flint "E come si intersecano i tuoi due piani paralleli?" 
"Oh è molto semplice in realtà. Prima di partire alla ricerca della nave di Parrish ho fatto un accordo con Guthrie e conseguentemente con la Marina Britannica. Siamo stati perdonati capitano, io e gli altri ammutinati. Una volta trovata la pagina che conduceva al tesoro, come ti ho già detto, ti avremmo fatto fuori e poi saremmo salpati con la Walrus per cercarlo, ma prima avremmo fatto una sosta a Charleston, dove avremmo incontrato le autorità per siglare definitivamente il nostro accordo. La lettera della Barlow, accompagnata da un plico di raccomandazioni di Guthrie e dei suoi amici, era il nostro lasciapassare. Ovviamente avremmo giustificato la tua assenza dicendo che eri morto durante il viaggio, ma questo non avrebbe cambiato i termini della nostra alleanza. Risolte le questioni burocratiche una nave della Marina ci avrebbe affiancati e scortati nella traversata verso la ricchezza."
"Hai venduto il tesoro alla Marina?" chiese Flint irritato.
"Due terzi del tesoro, a dire il vero. Il resto sarebbe stato diviso equamente tra i pirati della Walrus." spiegò Dufresne "E il piano è ancora quello, più o meno. La nave della Marina ci attende alle secche, insieme a quella di Hornigold. Inutile dire che anche lui è stato graziato considerata la sua collaborazione. Lì io avrei dovuto scatenare la rivolta, ed è ovvio che tu non ne saresti uscito vivo."
"Certo, un morto non può smentire la tua versione. Ma non avresti ucciso solo me, vero?" gli chiese il capitano "Avresti sacrificato l'equipaggio."
"Non tutti, solo quelli non coinvolti nell'accordo. A cose concluse noi ci saremmo uniti ad Hornigold, e saremmo salpati con la nave della Marina."
"Capisco volere il tesoro tutto per voi, ma perché coinvolgere la Marina?" intervenne Billy.
Dufresne gli sorrise: "Non lo hai ancora capito? Siamo una razza che sta per estinguersi, noi pirati, il mondo civilizzato sta arrivando e noi verremo sterminati."
"Di cosa vai blaterando?" il nostromo era ancora più confuso.
Il contabile riuscì a sollevarsi e si sedette sul tavolino, vicino ai suoi denti, espirò con forza: "Ci hanno usati per anni perché combattessimo le loro battaglie ed ora siamo diventati un problema, e l'unico modo conoscono per risolverlo è eliminarci. Lo stanno già facendo, affondano le nostre navi, si vocifera che manderanno nuovi governatori a Nassau, organizzeranno un embargo. È logico, si sa che per estirpare un'erbaccia affinché non cresca più e di farlo...alla radice." ridacchiò sfiorando con le dita uno dei suoi molari insanguinati "Quindi, o lasciamo che ci uccidano tutti oppure ci uniamo a loro fino a che ce ne danno la possibilità."
"Oppure li combattiamo." disse Flint. 
"Certo, con la nostra invincibile armata!" Dufresne rise sguaiatamente "Noi non siamo una flotta unita capitano, Nassau è un'accozzaglia di navi solitarie, ognuno pensa per sé."
"Questo si può cambiare." sentenziò Flint "Niente unisce gli uomini più di una nobile causa."
Dufresne sbottò: "Una nobile e costosa causa. Una guerra richiede molto denaro."
"Il tesoro dell'Urca di Lima porrà rimedio anche a questo." rispose Flint.
"Libero di provarci. Ma se fossi in te proverei invece a sfruttare la situazione. Non è tardi." ammiccò Dufresne "Lasciami vivere, e io ti prometto che una volta arrivati alle secche anche tu, anche voi che siete qui in questa stanza, verrete graziati. È ancora possibile farlo, la lettera in fondo..."
Fu allora che Flint scattò.
Con due falcate raggiunse Dufresne e lo prese a pugni.
I colpi furono così violenti da fargli saltare due incisivi e da rompergli il naso.
"James!" gli urlò Gates come a volerlo fermare, ma i suoi piedi si rifiutavano di muoversi per intervenire.
Flint lanciò Dufresne sul pavimento e lo colpì con un calcio.
"Capit...ti...preg..." provò a mormorare Il contabile, ma lo sparo interruppe.
Un rumore secco e sordo rimbombava in quella stanza.
Dolore, lancinante, questa volta allo stomaco.
Guardò in basso, c'era una macchia rossa sulla sua camicia di lino. E un buco, c'era un buco nella stoffa.
Dufresne guardò verso Flint, una nuvola di fumo aleggiava davanti a lui.
Aveva la pistola in mano, e gli aveva appena sparato. 
Dufresne avrebbe voluto dire qualcosa, ma si accasciò, attorno a lui iniziò ad allargarsi una pazza di sangue.
Tutti si voltarono a guardare Flint, che aveva riposto la pistola nella cintura, il suo sguardo era severo e glaciale: "Nessuno di voi parlerà di ciò che è successo qui, è un ordine." 
"Sì, certo, capitano..." mormorarono quasi all'unisono i presenti.
"John, Billy, prendete un lenzuolo e avvolgetevi dentro Dufresne. Buttatelo dalla finestra, da su un vicolo buio e deserto, poi scendete e portatelo via, nascondetelo. Una volta fatto comportatevi normalmente, come se fosse stata una normale giornata sulla terraferma. Vale per tutti." 
I presenti annuirono, e si apprestarono a rispettare gli ordini ricevuti.
Flint lasciò la stanza per primo, senza guardarsi indietro.
 
 
 
Dopo che lui e John avevano seppellito il corpo di Dufresne Billy era tornato sulla Walrus.
Scese sotto coperta e raggiunse l'ambulatorio, vi trovò Leni che metteva a posto bende e unguenti.
Lei si girò sentendo i suoi passi, gli sorrise, poi lo guardò preoccupata.
"Sei ferito?" gli chiese guardandogli la blusa verde chiaro, c'era una chiazza rossa sul fianco.
"No non...non è mio." le rispose "Dufresne."
"Avrei voluto raggiungervi ma alcuni dei nostri si sono fatti male caricando i rifornimenti, nulla di grave ma mi hanno tenuta occupata qui sulla nave. Ho visto Flint poco fa, prima che scendesse di nuovo a terra, mi ha detto tutto." gli spiegò "Stai bene?" gli chiese.
Billy annuì, anche se c'era qualcosa che lo turbava.
Gliene avrebbe parlato, ma prima aveva bisogno di quel conforto che solo Leni poteva dargli, e senza dire nulla si chinò e premette le labbra contro le sue in un bacio che non ammetteva obiezioni e la spinse verso l'angolo che aveva adibito a camera da letto.
Dietro a quelle tende chiuse Billy si spogliarono reciprocamente, Leni si sedette sul materasso e lui la raggiunse, la sollevò con estrema facilità fino a portarla a cavalcioni su di lui, la ragazza sussultò quando lo sentì entrare dentro di lei.
Billy iniziò a muoversi sotto di lei, colpi lenti e profondi, la sua bocca che le succhiava i seni, le dita di Leni scivolarono tra quei capelli biondi come a voler trattenere quelle labbra che le infliggevano quel dolce tormento.
Billy si mosse più veloce, la sua bocca risalì per baciarla sulle labbra, la mano che continuava a stuzzicarle la punta del seno, e dalle labbra di Leni uscì un gemito profondo, seguito da un altro, e poi un altro ancora, fino che non le sfuggì un ultimo strozzato grido.
Billy a quel punto si distese, chiuse gli occhi, la sentì che si chinava su di lui per baciarlo sul collo, sulla guancia, e poi di nuovo lungo la linea della giugulare, il respiro di lei ancora affannoso e caldo sulla sua pelle. Leni iniziò a muovere i fianchi sopra di lui, un ondeggiare ritmico e inesorabile, e quando raggiunse il culmine Billy aprì gli occhi per potersi perdere nei suoi, si sollevò e la baciò di nuovo sulla bocca prima con passione feroce e poi sempre con più dolcezza.
Rimasero abbracciati senza parlare, Leni sdraiata sulla schiena, Billy steso su un fianco, la fronte di lui appoggiata alla tempia di lei. 
Fu Billy a rompere quel silenzio.
"Dufresne ha parlato di una guerra incombente, tra noi e il mondo civilizzato."
"Tu gli credi?" mormorò lei.
"Non mi sono nuove le voci che ha riferito. Ma non è questo, è ciò che ha detto Flint. Ha lasciato intendere che vuole unire i pirati in una flotta, sotto a un'unica bandiera, e che finanzierà questa guerra col tesoro." le spiegò "Credevo volesse usarlo per costruire una nuova Nassau."
"Immagino che con cinque milioni di oro spagnolo si possano fare entrambe le cose." gli rispose Leni e iniziò a mordicchiarsi il labbro inferiore, Billy lo notò, era evidente che nonostante il tono calmo e le sue parole pacate era preoccupata. 
Le baciò la tempia, assaporando la sua pelle umida: "Come mi hai suggerito tu a Nassau cercherò di essere la voce della sua ragione." le disse. "Ma tu non c'eri, non hai visto come si è scagliato contro Dufresne." le disse Billy "E se dovessi rendermi conto che non siamo al sicuro, che non possiamo fidarci..."
"Lo so." concluse lei, e si girò nel suo abbraccio per guardarlo negli occhi "In quel caso troveremo insieme una soluzione." 
Billy appoggiò la fronte a quella di lei, poco dopo sentì qualcosa muoversi, era la mano di Leni, era scivolata tra le sue cosce e l'aveva preso tra le dita, stringendolo, lui reagì con un sospiro profondo.
"Leni..." le sussurrò sentendo di nuovo il desiderio crescere.
"Siamo attraccati, quindi tecnicamente siamo sulla terraferma, ci sono solo quattro uomini a bordo di guardia sul ponte, e io oggi ho usato l'acqua di lavanda." gli sorrise, e a Billy non serviva che lei dicesse altro.
 
 
 
 
La Walrus aveva lasciato il porto solo con un leggero ritardo rispetto alla tabella di marcia, causato sopratutto dalla confusione dell'equipaggio.
Tre fratelli avevano disertato, erano scappati, non era una notizia facile da digerire e i dubbi erano molteplici.
Ma nonostante questo gli uomini non avevano mosso ulteriori obiezioni alle parole del capitano e del nostromo, e la nave era salpata.
Erano in mare da qualche ora quando dalla cima dell'albero maestro si levò una voce.
"VELE!!!" 
A quell'avvertimento Flint si precipitò sul ponte, canocchiale alla mano.
Dopo uno sguardo attraverso le lenti si lasciò sfuggire un commento stupito: "Cosa diamine ci fa qui?"
Billy lo raggiunse: "Chi è capitano?" gli chiese sentendo il suo commento.
Flint gli rispose con tono preoccupato: "È la Ranger, la nave di Charles Vane." poi guardò nuovamente verso l'altra nave "Che mi venga un accidente!" esclamò.
"Cosa?" chiese ancora Billy.
"Miranda." mormorò Flint "Miranda Barlow è sul ponte della Ranger."
 

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Capitolo 15
*** Nassau è destinata a cambiare, che ci piaccia o no. ***


James Flint aveva calcolato ogni dettaglio di quell'impresa.
Risorse, uomini, rifornimenti, armi.
Tutto era sotto controllo.
La rotta era sicura, l'ammutinamento era stato sventato, e a breve avrebbero intercettato l'Urca de Lima e il suo prezioso carico.
Ma c'erano due cose che Flint non poteva controllare, due cose che avrebbero influito sulla riuscita della spedizione.
Gli eventi atmosferici e le decisioni prese da terze persone, vicine a lui o meno che fossero.
Esiste un detto secondo cui il batter d'ali di una farfalla in una parte del mondo può provocare un tornado nell'emisfero opposto.
Ciò significa che anche una semplice variazione delle condizioni iniziali di un'impresa può modificarne l'evoluzione a lungo termine.
Difficile decidere quale battito d'ali avesse provocato quella tempesta che stava per colpire Nassau e i suoi pirati.
Erano successe tante cose in così breve tempo, tanti piccoli spostamenti d'aria.
La pagina rubata e distrutta da John Silver.
Il tradimento di Dufresne e Hornigold.
L'ingenuità di Miranda Barlow.
La scaltrezza di Max.
L'ambizione di Eleonor Guthrie.
La testardaggine di Flint.
L'insofferenza di Billy.
Col senno di poi proprio quest'ultimo avrebbe affermato che a causare quel disastro non era stata una sola di queste cose, ma la loro concatenazione.
Un passo dopo l'altro abbiamo lasciato che Nassau si sgretolasse davanti a noi, così avrebbe detto molti anni dopo, nessuno di noi è esente da colpe.
Eventi atmosferici e decisioni, si diceva.
Una tempesta aveva mandato l'Urca de Lima e il suo prezioso carico alla deriva sulle coste della Florida, uccidendo quasi tutto l'equipaggio, rendendola facile preda per i pirati.
No, non per quelli della Walrus, ma per quelli di un'altra nave, la Diamond.
Brian Jameson, il capitano, aveva deciso per caso di cambiare rotta ed era incappato in quel tesoro, e se ne era impossessato.
Cinque milioni di oro spagnolo.
Per qualche giorno credette di essere stato finalmente toccato da quella fortuna che a un certo punto della vita spettava a tutti gli irlandesi come lui, come diceva una vecchia canzone.
Ma dovette ricredersi quando incrociò la sua strada con quella della Royal Lion e della Eurydice.
"Non mi sarei mai aspettato di vedere un vecchio giacobita come te al servizio della Marina di Sua Maestà..." aveva detto Jameson quando Hornigold era salito sulla sua nave, i soldati con le armi puntate contro di lui e i suoi uomini.
"Ho scelto il perdono Brian, poco importa quale re lo ha reso valido. Tornati a Nassau offriremo l'amnistia a tutti i pirati, tu e i tuoi uomini potreste essere i primi a..."
"Non credo proprio." lo aveva interrotto Utley, il capitano della Eurydice, e gli aveva bisbigliato qualcosa all'orecchio.
A quelle parole Hornigold aveva annuito, e sospirando aveva detto a Jameson che purtroppo, considerata la natura del loro carico, non ci sarebbe stata amnistia per loro.
A loro spettava solo una pena severa che sarebbe valsa come monito per ogni nave pirata.
L'equipaggio venne fatto prigioniero ad eccezione di quattordici uomini, che insieme al loro capitano vennero appesi nudi agli alberi, in attesa di una morte straziante.
Con le sue poche forze Jameson aveva tentato di incidere con le unghie il nome della nave spagnola a cui avevano rubato il tesoro, una sorta di avvertimento, aveva pensato.
Sì, scriverò URCA DE LIMA, e poi scriverò HORNIGOLD, così capiranno.
Ma le sue unghie non ressero quella fatica, così come la sua mente, e la vita lo abbandonò dopo quasi tre giorni di agonia, e una alla volta i suoi pirati lo seguirono.
 
 
 
Eleonor Guthrie era cresciuta a Nassau.
Era giunta sull'isola che aveva meno di 12 anni, e si era adattata subito a quella esistenza faticosa, aveva imparato presto che il duro lavoro non la spaventava, anzi, stimolava la sua ambizione.
Suo padre Richard l'aveva educata bene, le aveva insegnato tutti i trucchi del mestiere, e quando l'aveva lasciata da sola a Nassau lei aveva preso in mano le redini del traffico illegale e della gestione dell'isola.
Nassau, nonostante la costante oppressione dell'Impero Britannico, era in pratica terra di nessuno, e lei governava su di essa, col benestare della flotta pirata che toccava le sue coste.
Quando Hornigold giunse a Nassau con il tesoro dell'Urca e gli emissari dell'Ammiragliato Eleonor comprese subito cosa doveva fare.
"Nessuno sta dicendo che devi lasciare il tuo ufficio." le disse Hornigold "Si tratta solo di apportare qualche modifica alla tua gestione degli affari, e ovviamente agli affari stessi. Se lo farai ci sarà posto anche per te nel nuovo governo."
"Se il governatore me lo permetterà parlerò direttamente con lui di queste questioni, se per voi gentiluomini va bene." disse Eleonor.
"Potrete incontrarlo a Charleston, vi scorteremo noi sulla Eurydice." rispose il capitano Utley.
"Non chiedo di meglio. Prima però devo organizzare alcune cose in previsione della mia assenza. Non tutti conoscete il mio segretario, il signor Scott." introdusse loro l'uomo di colore vestito con abiti eleganti che era rimasto in disparte fino a quel momento "Si occuperà lui delle mie mansioni mentre sarò a Charleston, se avete dubbi o necessità chiedete a lui. È uno schiavo liberato, in caso ve lo foste chiesto." disse con tono un po' stizzito.
Per lei era normale considerare Scott come un uomo suo pari, ma per molti non era una logica deduzione, avrebbe dovuto rammentarlo d'ora in poi.
"Ci sono alcuni dettagli da discutere signorina Guthrue. Punto primo, il tesoro rimarrà al sicuro nel forte del capitano Hornigold fino a nuovo ordine; secondo, il governatore al suo arrivo proporrà un'amnistia a tutti i pirati di Nassau, o meglio, quasi tutti. Ad ogni modo in molti se vorranno potranno beneficiarne. Terzo, istituiremo un tribunale per giudicare  coloro per cui ahimè non c'è possibilità di perdono." spiegò Utley.
"Parliamo ovviamente di Flint e Charles Vane, tra i molti, in caso te lo fossi chiesto." ironizzò Hornigold.
Eleonor si limitò ad annuire.
Quando gli uomini si congedarono disse a Scott di tenere d'occhio la situazione, lei uscì da una porta secondaria, doveva parlare con alcune persone.
Nella taverna della Guthrie intanto si erano già presentate diverse ragazze del bordello, attirate dalla presenza di nuovi marinai e soldati.
Hornigold notò subito Max, bellissima nel suo abito verde.
Non era il suo tipo, ma comprendeva perché molti suoi marinai si fossero invaghiti di lei, la ragazza ci sapeva fare. Non solo a letto, era scaltra e intelligente, stava cercando di costruire un futuro diverso per se stessa a Nassau e Hornigold l'avrebbe aiutata, conscio che ci avrebbe guadagnato anche lui da quel sodalizio.
Le si avvicinò, mosse il cappello in segno di saluto.
"Siete tornato presto, e con la stiva colma di tesori, così si dice per le strade." scherzò Max.
"Non mi sono dimenticato di te." precisò subito Hornigold "Il tuo aiuto è stato prezioso, e so che potrà esserlo ancora. Quindi chiedimi ciò che vuoi."
Max sorrise, aveva le idee ben chiare su come sfruttare la situazione: "La gestione del bordello deve passare nelle mie mani, inoltre voglio avere voce in capitolo nelle riunioni col governatore, come la Guthrie."  
"Consideralo fatto, cherie." 
 
 
"Sapevi tutto e non mi hai detto niente? Maledizione Charles!" 
Eleonor Guthrie lo guardava con rabbia e disappunto.
La sua voce rimbombava nel soggiorno di casa Barlow.
Quella voce stridula. 
Dio, quanto gli era mancata, pensò Charles Vane.
Quel tono acuto le era sfuggito spesso quando stavano insieme, quando la trascinava tra le lenzuola per fare l'amore.
Le rivolse un mezzo sorriso: "Non sono una spia."
"Avresti almeno dovuto avvisare Flint!"
"Non devo nulla a quello stronzo."
"Allora avresti dovuto avvisare me!"
"Perché, a te invece devo qualcosa?" le rispose con la sua voce roca.
Dio, quella voce graffiante, le mancava sentirla nel suo orecchio, quando lui pronunciava il suo nome, le sue guance ruvide contro il suo collo candido, i loro corpi avvinghiati insieme.
Eleonor scacciò quel ricordo, non era il momento per lasciarsi travolgere da ciò che c'era stato tra lei e il capitano Vane.
"Ormai quel che è fatto è fatto." disse Miranda Barlow "Quello che conta ora è contrastare questa minaccia che incombe, e dobbiamo farlo uniti."
"Charles, non c'è in gioco solo la vita di Flint, ma anche quella di pirati che conosci da tanti anni, che non sono mai stati tuoi nemici. Se non ci aiuti moriranno. E morirai anche tu, Hornigold è stato molto chiaro su questo, non risparmierà né te né Flint. E perderemo anche il tesoro, cosa non secondaria." spiegò Eleonor "Per favore, aiutami."
Vane la scrutò per un istante, poi sbuffò: "Va bene, lo farò, in memoria dei tempi in cui ti ho amata." lo disse in tono ironico ma entrambi sapevano che non stava esattamente scherzando.
Eleonor gli sorrise: "Grazie Charles, lo apprezzo molto." 
"Sì sì." rispose lui, poi posò lo sguardo sull'altra donna nella stanza "Senza perdere altro tempo, cosa volete che faccia?"
Miranda Barlow conosceva Charles Vane solo di fama, e ciò che aveva sentito non erano esattamente complimenti. Ma non aveva altra scelta.
"Dobbiamo raggiungere la Walrus e avvisarli del pericolo, una volta informato James deciderete insieme una strategia d'azione." gli rispose.
Vane annuì: "Datemi qualche ora per recuperare i miei uomini e partiremo, milady."
"Miranda, chiamatemi solo Miranda. Il tempo dei convenevoli è terminato Charles, non credete?"
Rimaste sole, Miranda ringraziò Eleonor.
"Ci sono cose di cui mi pento molto signorina Guthrie." le spiegò "Forse ora avrò modo di porvi rimedio."
Eleonor fece un profondo respiro, quella situazione la turbava non poco: "So quanto siete legata a Flint, ho capito subito che dovevo coinvolgere anche Voi, per questo sono venuta qui una volta che ho trovato Charles. E credetemi, Flint ha tutta la mia stima e il mio affetto. Purtroppo questi sono tempi in cui si deve fare una scelta, e io devo capire cosa è meglio per Nassau, e temo che ciò non piacerà al nostro comune amico."
Miranda le risolve un sorriso sincero e comprensivo: "Non invidio la Vostra posizione Eleonor." sospirò, guardò fuori dalla a finestra "Nassau è destinata a cambiare, che ci piaccia o no."
Eleonor abbozzò un sorriso, ma si vedeva che era intriso di tensione: "Allora cercherò di cambiarla in meglio."
 
 
I giorni sulla Ranger non furono facili per Miranda Barlow.
Charles Vane le aveva gentilmente ceduto la sua cabina, un gesto cavalleresco che l'aveva stupita, ma non era decisamente una stanza degna di una donna del suo rango.
Ma lo sono ancora, quella donna? si era chiesta Miranda. 
Da dieci anni a Nassau conduceva una vita diversa da quella che aveva vissuto in Inghilterra.
Gli sfarzosi ricevimenti avevano lasciato il posto a solitarie serate in una casa vuota, i vestiti di seta erano stati rimpiazzati dal più semplice cotone e il lino grezzo, il rispetto dovuto a una lady come lei era diventato prima diffidenza, poi disprezzo, e poi compassione.
Lady Hamilton avrebbe storto il naso di fronte a quella cabina spartana, Miranda Barlow invece se la sarebbe fatta andare bene.
In quei giorni si chiese come facesse Leni Morgan a vivere su una nave di pirati per settimane, se non mesi, senza impazzire. 
Sotto coperta gli spazi erano ristretti, non si poteva certo godere di molta discrezione.
Ma almeno non si è soli su una nave, realizzò Miranda.
Leni le parlava spesso con affetto di quei pirati che lei considerava come fratelli, non si sentiva sola in mezzo all'oceano, non aveva nostalgia di casa perché la Walrus era la sua casa.
E poi c'era Billy. Come le si illuminavano gli occhi quando parlava di lui, pensò Miranda.
La invidiava, si rese conto, perché lei aveva Billy al suo fianco, sempre.
Flint invece la lasciava sola per mesi in una terra ostile, e la solitudine può essere terribilmente pesante a volte.
Sarebbe stato diverso se Thomasin fosse stata al suo fianco, le avrebbe riempito le giornate con i suoi giochi e le sue risate.
Ma non si può tornare indietro, non si possono cambiare le cose, e lei era sola.
La solitudine può rendere fragile anche la persona più forte, può trasformare una donna colta e intelligente in una bambina sciocca e capricciosa.
Ecco cosa sono diventata, una ragazzina vanitosa facile da manipolare. 
L'avevano ingannata, convinta a scrivere quella stupida lettera. Quando aveva scoperto che Richard Guthrie l'aveva data a un pirata della Walrus affinché la consegnasse alla Marina si era infuriata, lo aveva insultato, aveva minacciato di vendicarsi, ma ormai il danno era fatto.
E non poteva incolpare lui della sua ingenuità.
E non poteva certo incolpare Guthrie per le parole che aveva riservato a James e Leni.
Non vedeva l'ora di scusarsi con loro e di rimediare ai suoi errori. 
Dopo qualche giorno scoprì che gli uomini di Vane potevano anche risultare simpatici, se si ignoravano le continue imprecazioni e il linguaggio sboccato.
Erano gentili a modo loro.
Charles Vane nonostante la sua rudezza superficiale fu sempre cordiale con lei, e Jack Rackham spesso si intratteneva a conversare, dando sfoggio di una certa cultura.
Sua moglie Annie Bonny era una ragazza silenziosa e diffidente, ma qualche volta si era prodigata a darle consigli pratici su come affrontare la traversata.
Pirati, gente che guarda più alla sostanza che alla forma delle cose, pensò Miranda, e si rese conto di apprezzare questa schiettezza.
Un giorno mentre era sul ponte sentì un marinaio gridare "CAPITANO, È LEI, LA WALRUS!" e il suo cuore perse un battito. 
Il momento del confronto era arrivato, e Miranda non sapeva dire se fosse pronta o meno ad affrontare il suo più caro amico.
 
 
 
Il governatore Ashe squadrò Eleonor Guthrie, conosceva la sua reputazione, e ovviamente non l'approvava.
Anche l'abbigliamento, non era certo adatto a un incontro così importante.
Eleonor indossava una camicia blu, una gonna nera e un gilet di pelle color cuoio. 
A Nassau deve essere l'abito delle grandi occasioni, ironizzò tra sé e sé.
Mentre la scortava all'interno della sua casa a Charleston Ashe le illustrò il programma che avevano concordato.
"Il nuovo governatore rimarrà qui ancora qualche settimana, organizzare un trasferimento così massiccio di uomini e risorse richiede tempo." 
"Posso immaginarlo." rispose Eleonor "Vi ringrazio per farmi da anfitrione, spero sia chiaro  che ho a cuore il futuro di Nassau."
"In questo caso allora non ci saranno problemi, se collaboreremo tutti insieme." Ashe sorrise con freddezza "Prego, seguitemi."
Bussò alla porta dello studio ed entrò, facendo cenno a Eleonor di seguirlo.
"Perdonate la mia intrusione, ma la nostra ospite è arrivata. Miss Guthrie Vi presento il nuovo governatore di Nassau, Woodes Rogers." disse Ashe.
Eleonor osservò l'uomo di fronte a lei, occhi azzurri, i capelli raccolti in una coda corta, sul viso aveva una vecchia cicatrice, non eccessiva, che lo rendeva affascinante.
Rogers allungò la mano per stringere la sua: "Miss Guthrie, è un piacere fare la Vostra conoscenza, ho sentito molto parlare di Voi, e credetemi se Vi dico che sono colpito dal Vostro lavoro. Gestire gli affari e i traffici di molte navi non è un lavoro semplice, e so che lo fate con una certa maestria." le rivolse un sorriso gentile.
Eleonor prese la sua mano e la strinse: "Vi ringrazio governatore, apprezzo la Vostra stima e spero che potremo lavorare insieme, per il bene di Nassau."
Rogers annuì: "Sono certo che la nostra collaborazione sarà proficua, per tutti noi. Ma prego, sediamoci." disse indicando le sedie davanti alla scrivania "Abbiamo molto lavoro da fare e poco tempo a disposizione. Dunque Eleonor, spero non Vi dispiaccia se Vi chiamo per nome." lei scosse la testa "Bene. Ora, parlatemi di Nassau."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 16
*** Una nuova direzione. ***


 
Miranda non era mai stata sulla Walrus. 
Flint aveva tenuto separate le sue due nature, quella del pirata e quella del gentiluomo inglese, e ora, dopo 10 anni, esse erano destinate a intrecciarsi.
La donna non aveva ancora parlato, aveva lasciato che fosse Jack Rackham a raccontare.
"Da quando siete partiti la situazione è drasticamente cambiata a Nassau." stava dicendo.
Nella sua cabina Flint sedeva alla scrivania, come un re sul trono.
Dietro di lui Gates, accanto a lui vicino al muro Billy, Leni e John.
Di fronte a lui Charles Vane, seduto su una sedia, e Rackham, in piedi. 
In un angolo, guardinga, c'era Annie Bonny.
Miranda era seduta sulla panca appesa al soffitto che fungeva da tavolo e da letto.
"E purtroppo è cambiata in peggio." continuò, e li aggiornò sugli ultimi avvenimenti.
Alla fine del racconto Flint commentò: "Quindi Hornigold è una delle autorità a Nassau e il tesoro è al sicuro nel suo forte, e un governatore sta per giungere sull'isola."
"Esatto. Woodes Rogers, così si chiama. Pare sia piuttosto famoso, ha scritto un libro se non sbaglio. Il suo intento è quello di debellare ogni traffico illegale e combattere ogni forma di pirateria per rendere Nassau una colonia civile e libera da ogni indecenza."
Siamo una razza che sta per estinguersi, verranno a sterminarci, la voce di Dufresne rimbombò nella testa di Flint.
"Inoltre al suo arrivo cominceranno a concedere l'amnistia a chiunque sia intenzionato a cambiare vita." 
"E Eleonor ha pensato bene di andare a Charleston per incontrarlo e fare un patto col diavolo." sibilò Flint.
"Come ti ho detto non ha avuto molta scelta. Il tesoro ormai è a Nassau, e se vuole disporne deve fare qualche sacrificio. Almeno ci ha mandati ad avvisarvi."
"E io cosa diamine dovrei farci, col suo avvertimento?" Flint si alzò di scatto e battè un pugno sulla scrivania, infuriato.
"Scappare il più lontano possibile da Nassau, ecco cosa dovrai fare, così come faremo noi." rispose Charles "Non ti concederanno mai un perdono, anche se alla tua amica hanno promesso il contrario." disse sarcastico guardando Miranda "Hornigold ti farà uccidere non appena metterai piede a Nassau, Eleonor ci ha mandati per risparmiarti l'orribile fine che quel vecchio stronzo ha già riservato agli uomini della Diamond. Ha detto che te lo doveva in fondo."
Una soluzione, doveva trovare una soluzione a quel pasticcio, questo si ripeteva Flint nella sua testa, ma in quel momento vedeva solo un ingarbugliato insieme di pensieri, di furia e di delusione.
Si limitò ad annuire: "Ne discuteremo a mente fredda. Ora per favore, lasciateci soli." disse, e posò gli occhi su Miranda.
"Posso restare?" chiese Leni, intuendo di cosa avrebbero parlato.
"Avrai modo di chiarire con lei più tardi ma ora ti prego, lasciaci." rispose Flint, e Leni non obiettò.
 
 
"Ogni volta che risolviamo un problema se ne presenta un altro più grande, che scalogna." commentò Gates una volta tornati sul ponte.
"Come reagiranno gli uomini?" chiese John comprensibilmente preoccupato.
Hal scosse la testa: "Non la prenderanno bene, questo è sicuro. E una volta saputa la verità dovranno fare una scelta difficile."
"Scegliere cosa?" chiese John.
"Se accettare o meno l'amnistia, per esempio." intervenne Rackham "In molti a Nassau hanno già dichiarato di essere favorevoli a questa proposta."
"E coloro che non accetteranno un perdono?"
"Si uniranno ad altri equipaggi, se ne formeranno di nuovi, e salperanno verso lidi più sicuri, come Tortuga o Ocracoke." rispose Rackham "Noi ad esempio è lì che andremo."
Gates scoppiò a ridere: "Grande idea! Sono sicuro che Barbanera vi accoglierà a braccia aperte dopo lo scherzetto che gli avete fatto anni addietro!" 
"È stato molto tempo fa, gli sarà passata ormai." sbuffò Charles.
"A chi? A Edward Teach?" Gates rise più forte "Ammiro la tua sicurezza ragazzo." 
"Dovreste considerare anche voi questa possibilità." continuò Charles, guardò Billy e Leni "Ho perso il conto di quante volte vi ho chiesto di unirvi a noi, e ho sempre compreso le vostre perplessità a riguardo, ma forse adesso siete più bendisposti a cambiare scenario."
"Non ti vergogni a corteggiarli in maniera così spudorata, qui, sulla Walrus?" ridacchiò Gates.
Charles gli mise una mano sulla spalla: "L'offerta è valida anche per te, vecchio lupo di mare. Sai che poche persone godono della mia stima, e voi siete tra queste. Coraggiosi, leali, dei pirati veri e propri. Sarei onorato di avervi sulla Ranger."
Leni gli sorrise: "Ti ringrazio per la stima Charles ma per ora non intendo prendere nessuna decisione, cerchiamo di risolvere una cosa alla volta, sai come si dice, se metti troppa carne al fuoco alla fine si brucia tutto." e si allontanò per scendere sotto coperta.
Gates e John tornarono le loro mansioni, Charles approfittò di quel momento per parlare a quattr'occhi con Billy.
"Dovresti parlare alla tua donna, falle capire che la mia è un'ottima proposta."
"Dai per scontato che io pensi che lo sia." gli rispose Billy.
Charles lo guardò dritto negli occhi: "Ho visto la tua espressione poco fa, l'hai considerata."
"Considerare non vuol dire accettare Charles."
"No, certo, ma se l'hai presa in considerazione vuol dire che forse l'idea di mollare Flint non ti dispiace così tanto. Ho indovinato, vero?" lo stuzzicò "Non so cosa tu pensi di lui, io credo che sia un miracolo che non siate già tutti morti a causa sua."
Billy distolse lo sguardo, e Vane comprese che aveva centrato in pieno i dubbi del nostromo della Walrus, e allora sorrise soddisfatto.
"Parlane con Leni e fammi sapere, noi non ripartiremo prima di domani con la giusta marea." gli disse prima di allontanarsi.
Billy scosse e la testa, si girò per tornare al lavoro e si trovò davanti Gates.
"Gesù Hal mi hai fatto prendere un colpo!" sussultò.
"Non dare retta a Charles Vane."
Billy gli sorrise: "Non sto pensando di lasciare la Walrus."
"Non raccontarmi stronzate, certo che lo hai pensato. E non hai tutti i torti."
Bones lo guardò stupito.
"Vuoi il mio consiglio? Te lo do anche se non me lo chiedi. Tu e Leni dovete andare a Nassau, accettate quel maledetto perdono e andarvene." gli disse Gates.
"Hal ma cosa stai dicendo..."
"Con l'amnistia il vostro nome sarà pulito e potrete andare dove volete." continuò Hal "Sono serio Billy. Siete giovani, potete costruire una vita insieme, è la vostra occasione." 
"È quello che farai tu?" gli chiese Billy.
Gates gli regalò un caldo sorriso: "Navigo da quando avevo 13 anni Billy, non conosco altra vita se non questa. Più di 40 anni per mare, ci credi? È tardi per me. Mi godrò un meritato riposo tra qualche anno, a Tortuga o a Haiti, sperperando i miei risparmi in birra e con qualche bella ragazza mulatta. Ma tu e Leni meritate di più di questa vita incerta e sanguinosa. Riflettici bene figliolo." gli batté una pacca sulla spalla mentre si congedava.
Gates spesso gli ricordava suo padre, ma mai in modo così vivido come in quel momento, e Billy sentì come un tuffo al cuore.
 
 
 
Nella cabina del capitano Miranda Barlow cercava in silenzio le parole da proferire, ma fu Flint a parlare per primo.
Si appoggiò alla scrivania, incrociò le braccia sul petto e la guardò: "Quando ho letto la lettera ho sperato che fosse un falso, che ti avessero costretta a scriverla. Ci ho voluto credere fino all'ultimo. Ci conosciamo da tanto tempo io e te, vero Miranda?"
"Piu di 10 anni." mormorò lei.
"Esatto. E quando conosciuto te e Thomas anni fa, ecco, non ho provato per nessuno ciò che ho provato per voi."
"Per lui, James."
"Per voi." insistette Flint "Non dubitare dei miei sentimenti, tu sei stata importante quanto lui."
"Quasi quanto lui." replicò lei, ma lo fece sorridendo "Ci siamo amati molto, noi tre, ma sapevo che tu e Thomas stavate condividendo qualcosa di speciale. A Nassau ho compreso che non avrei mai potuto eguagliare mio marito nel tuo cuore. Ci ho provato, sono stata la tua amante appassionata e un'amica con cui confidarti, ma non era abbastanza."
Flint abbassò lo sguardo: "Ero io a non volermi accontentare in realtà. Non era mia intenzione farti sentire così. Se ti hanno ingannata in fondo è anche colpa mia."
"No, sono stata cieca e ingenua, e non incolpo altri se non me stessa per questo. Ti chiedo scusa James. Avevi ragione, tu non hai nulla per cui chiedere perdono." disse Miranda "Non so come affronterai questa nuova minaccia ma io sarò al tuo fianco, se mi vorrai."
Flint le sorrise, si avvicinò a lei e la strinse, le baciò la fronte.
In quel momento sentirono bussare, Leni entrò senza aspettare il permesso per farlo.
"Interrompo qualcosa?" chiese ironica.
"Ti avevo detto di aspettare..." le disse Flint staccandosi da Miranda.
"È nel mio diritto parlare con lei. E credo sia il caso che tu sia presente." replicò Leni.
"James è stato molto comprensivo..." intervenne Miranda.
"Buon per te." rispose Leni.
"Elaine...io...mi dispiace. Ho detto delle cose orribili quella sera a casa mia. Ero accecata dal mio egoismo, ma non ero io, era una donna frivola e sciocca a parlare. Ma ora sono tornata in me, e come ho detto a James farò di tutto per farmi perdonare." le disse Miranda.
"Hai scritto una lettera a mio nonno, Miranda, a mio nonno, gli hai detto che sono viva e pronta a tornare a casa." le disse Leni.
"Mi dispiace..." ripetè Miranda.
"Lo sai cosa poteva causare quella lettera se non l'avessimo recuperata in tempo? Abbiamo rischiato un ammutinamento, e se avesse funzionato saremmo stati consegnati alla Marina e impiccati...oh, ma aspetta, tu eri d'accordo con questo." le disse Leni con amaro sarcasmo.
"Non esagerare Leni." la ammonì Flint.
"No, ha ragione James, è vero, ed è stato il pensiero più orribile che io abbia mai partorito, e non potrò mai cancellare la vergogna che provo per esso." le rispose Miranda.
"Guthrie lo sa, non è vero? Chi sono in realtà. Glielo hai sicuramente detto."
Miranda abbassò lo sguardo: "Aveva già sentito delle voci a riguardo."
"E tu le hai confermate." sospirò Leni.
"In molti a Nassau lo avevano capito. Tuo nonno aveva mandato degli investigatori a cercarti..." intervenne Flint.
"Lo so." tagliò corto Leni "Ma nessuno mi ha mai denunciata Miranda, in quattro anni mi hanno tenuta al sicuro. Sarebbe stato così facile vendermi per pochi spiccioli, invece gli uomini e le donne di Nassau mi hanno protetta. A te è bastata qualche moina di Guthrie per tradirmi." 
"Non era mia intenzione tradirti o venderti, io volevo che tu venissi con noi!"
"Ooh no no, tu mi hai usata Miranda!" rispose Leni alzando la voce "Ero la tua garanzia, non raccontiamoci stronzate! Sapevi che usando la mia storia avresti avuto la totale attenzione di mio nonno e la sua gratitudine."
Miranda sospirò: "Ammetto di averla considerata una facile scorciatoia, ma le mie intenzioni nei tuoi confronti erano sincere."
"E cosa ti ha fatto credere che io volessi tornare a casa?" le chiese.
A questo Miranda non poteva rispondere. Era vero, Leni era felice a Nassau, mai le aveva confidato di avere nostalgia di casa, di voler tornare alla sua vecchia vita.
"Forse ho sperato...Che senso aveva lasciare la mia vita solitaria a Nassau per poi ritrovarmi comunque da sola in un altro posto? Elaine, tu e James siete le uniche persone a cui tengo davvero, siete tutto ciò che ho. E ho sperato che entrambi voleste seguirmi. E lo so, è stato terribilmente egoistico da parte mia pensarlo, e cercare di realizzare questo mio desiderio."
Leni guardò Flint: "Tu l'hai perdonata? Sii sincero."
"Non credo di doverti dare delle spiegazioni." disse Flint innervosito.
"Sì che me le devi." rispose lei guardandolo negli occhi "Questa faccenda riguarda anche me e ho il diritto di sapere cosa intendi fare a riguardo."
Flint incrociò le braccia sul petto: "Sei proprio come tua madre."
Glielo aveva già detto quattro anni prima, quando si erano incontrati per la prima volta e lui aveva realizzato chi Leni fosse in realtà.
"Sei la figlia di Dominic." aveva decretato Flint a un certo punto.
Leni a quelle parole era sbiancata, ma non aveva saputo negarlo: "Sì, signore."
"Mi sembrava di averti già vista. Sei il ritratto di Agnes, se avessi i capelli rossi saresti identica a lei quando aveva la tua età."
"Me lo hanno detto in molti." aveva mormorato in risposta.
La sua famiglia era un argomento spinoso per Leni, e lui lo sapeva, e aveva deciso di usare quella sua debolezza contro di lei.
"Non parlare di mia madre, rispondimi." disse Leni cercando di rimanere calma.
"Sei testarda come lei, e indisponente come lei."
"James, smettila..." mormorò Miranda.
Ma Flint continuò e sorrise beffardo: "Riusciva a intimidire ufficiali della Marina con un solo sguardo, perfino tuo nonno cedeva a un certo punto, perché era estenuante discutere con lei . Con te è la stessa cosa, sei ostinata e alla fine fai sempre di testa tua."
"Allora sai che tergiversare è inutile." commentò Leni innervosita dalla sua scorrettezza.
"Vuoi sapere cosa intendo fare? Se perdonerò mai Miranda? Ho deciso di concederle la possibilità di riscattarsi, esattamente come Dominic fece con tua madre." le rispose con tono fermo.
Leni scosse la testa e gli si avvicinò, puntandogli contro un dito in segno di minaccia: "Giuro su Dio capitano..."
Ma Flint continuò: "Ci volle del tempo, non fu semplice, ma alla fine lui la perdonò per essersi fatta mettere incinta da un altro uomo." 
Leni a quel punto scattò, alzò il braccio per schiaffeggiarlo ma Flint, che aveva intuito, le bloccò il polso poco prima che toccasse il suo viso. Con uno strattone la attirò ancora più vicina a sé, i loro volti a pochi centimetri l'uno dall'altro, lo sguardo glaciale di Flint contro quello adirato di Leni.
"Ti sto impartendo una lezione importante signorina, quindi prestami orecchio. Ci sono peccati veniali e peccati mortali a questo mondo, e in molti ti diranno che ciò che conta è la loro intrinseca natura, ma sbagliano." 
Leni, rabbiosa, provò a divincolarsi ma Flint la tenne più stretta, afferrandole anche l'altro braccio.
"Ciò che conta è chi ha commesso quel peccato Elaine, non puoi non tenere conto delle motivazioni, e sopratutto la volontà di riparare a tale errore. Io non posso cancellare l'affetto che provo per Miranda  e sono certo che in cuor tuo nemmeno tu vuoi farlo. Quindi smettila di fare la bambina spocchiosa e concedile di guadagnare quel perdono che sta disperatamente cercando di ottenere."
Leni non staccò mai gli occhi da quelli di Flint mentre lui parlava, sostenne quello sguardo con fierezza ma alla fine il suo respiro si fece più calmo e il suo corpo si rilassò nonostante la stretta delle sue dita. 
"Hai perdonato i tuoi genitori per averti mentito, vorrei che capissi che una volta messo da parte il tuo orgoglio riuscirai a fare lo stesso anche con Miranda." concluse Flint, e la lasciò andare.
"Senti chi parla di orgoglio." commentò Leni sarcastica facendo qualche passo indietro.
"Non intendo essere un maestro ipocrita infatti." rispose Flint.
"Questo che vorrebbe dire?"
"Che ho in mente un piano per riprenderci Nassau, e per farlo dovremo usare un approccio del tutto diverso dal solito."
 
 
 
"Quindi sai che Dominic non è..." 
"Sì, me lo ha scritto in una lettera prima di morire."
"E ti ha detto chi è tuo padre?" 
"No, credo che fosse difficile per lui parlarne, non so perché. Non sei tu, vero capitano?" Leni aveva riso all'idea.
Flint aveva sorriso e aveva scosso la testa: "No, su questo puoi stare certa, io e tua madre non siamo mai stati amanti."
Leni ripensò a quella conversazione mentre aspettavano che tutti gli uomini li raggiungessero sul ponte di coperta.
Flint aveva ragione, aveva perdonato i suoi genitori per quella bugia, ma era diverso. Loro avevano omesso un'informazione che poteva recare scandalo e perfino danneggiarla in certi ambienti, Miranda li aveva traditi.
Ma su una cosa il capitano aveva ragione, non poteva e non voleva smettere di volerle bene. 
John la raggiunse e appoggiò la schiena alla paratia, accanto a lei.
"Siete stati un bel po' nella cabina di Flint." commentò.
"Avevamo molto di cui discutere." 
"Mi è dispiaciuto non esserci, ma immagino che non essendoci più un tesoro da recuperare il mio ruolo sarà unicamente quello di cuoco e non sarò più ammesso a nessuna riunione segreta." sospirò.
Leni sorrise ma non disse nulla. Sapevano entrambi che John Silver non si sarebbe accontentato di svolgere quella mansione, la sua ambizione e la sua capacità di adattarsi lo avrebbero portato di nuovo nella cabina di Flint, su questo Leni ci avrebbe scommesso tutti i suoi guadagni.
Billy e Gates nel frattempo discutevano a voce bassa.
"È una follia." disse il secondo "Mi hai stupito, non pensavo l'avresti appoggiato."
"Potrebbe essere la prima cosa sensata che Flint concepisce da mesi..." rispose Billy, ma Gates lo interruppe.
"Hai parlato con Leni?"
"Non ho avuto tempo di riferirle il tuo consiglio non richiesto." il nostromo cercò di scherzare.
Gates invece rimase serio: "Billy, questa è la guerra di Flint..."
"Non ci sarà nessuna guerra Hal..."
"E se vi fate coinvolgere diventerà anche la vostra, e allora non sarete più in grado di andarvene." gli bisbigliò.
Billy voleva controbattere per rassicurare Gates, ma Flint apparve sul ponte.
A quel punto sulla Walrus regnava un silenzio assoluto.
I pirati conoscevano già le tristi novità riguardo a Nassau, gli uomini della Ranger si erano lasciati sfuggire molti dettagli.
Al centro della plancia Flint, affiancato da Billy e Gates, illustrò il loro piano.
"Sapete tutti cosa sta succedendo a Nassau, e comprendo il vostro sgomento e la vostra preoccupazione. Sappiate che nessuno di voi è obbligato a restare con noi. Se avete deciso di accettare il perdono non vi fermeremo. Vi lasceremo al porto più vicino, e da lì potrete andare dove vorrete. Il capitano Vane" indicò Charles, che era in piedi in cima alla scala che portava a poppa "è pronto ad accogliere chiunque voglia unirsi al suo equipaggio, e a offrire un passaggio a chi vorrà lasciarci.
Chi vorrà restare invece dovrà prepararsi a un'impresa mai tentata prima. Come sapete Eleonor Guthrie è a Charleston per accordarsi con il nuovo governatore. Noi faremo lo stesso."
Si levò un mormorio stupiti tra i pirati.
"Noi e il governatore Woodes Rogers condividiamo un obiettivo, entrambi vogliamo fare di Nassau una colonia esemplare e pionieristica. Entrambi vogliamo cambiare le cose in meglio, e la Guthrie non può pensare di farlo senza coinvolgere noi, NOI, che siamo la linfa vitale di Nassau. È nostro diritto essere coinvolti in tali decisioni!"
Alcuni uomini risposero con grida di consenso.
"Noi abbiamo fatto in modo che Nassau prosperasse, senza di noi essa non può esistere! A Charleston faremo sentire la nostra voce, un tempo i pirati erano alleati della Corona, possono tornare ad esserlo!"
Quasi tutto l'equipaggio ormai acclamava Flint a gran voce.
"Partiremo domattina per Charleston, fate sapere al signor Gates e al signor Bones se avete deciso di andarvene o di salpare insieme a noi." concluse Flint, gli uomini batterono le nocche sul legno, qualcuno applaudì.
"Fino a mezz'ora fa la metà di loro era pronta a lasciare la Walrus e guardali adesso." commentò John "Nessuno se ne andrà, te lo dico io."  
"E tu che farai?" chiese Leni.
"Faccio parte della ciurma ormai, non posso andarmene, vi mancherei troppo." scherzò lui e si allontanò per raggiungere Flint.
Giunto al suo fianco lo informò che intendeva rimanere sulla Walrus: "Sempre se a te va bene capitano, e in caso sappi che puoi contare sul mio aiuto."
Flint lo guardò stupito: "Non credevo volessi restare, ma se è quello che hai deciso io non ti fermerò. Cosa ti ha spinto a fare questa scelta?"
John alzò le spalle: "Quando mi sono imbarcato Leni mi ha dato degli ottimi consigli. Osservare, imparare in fretta, ma credo che l'insegnamento più importante sia stato un altro. Capire a chi riservare la mia lealtà e il mio rispetto, e da parte mia credo che sarei un sciocco a non concederle a te, capitano."
Flint a quelle parole abbozzò un sorriso e annuì in segno di gratitudine.
Congedatosi da John salì le scale per raggiungere il timoniere per comunicargli la nuova rotta da seguire per raggiungere Charleston.
 
 
 
 

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Capitolo 17
*** Disfatta. ***


 
La prima volta che Peter Ashe aveva visto James Flint quest'ultimo si chiamava James McGraw ed era un ufficiale della Marina di Sua maestà.
Lo aveva incontrato nella casa degli Hamilton, Thomas in persona li aveva presentati.
All'epoca tutti condividevano il proposito di creare a Nassau una colonia britannica libera dalla criminalità e in grado di prosperare.
Thomas Hamilton spesso aveva detto di voler coinvolgere i pirati in questo progetto, secondo lui era possibile trasformare questi delinquenti incalliti in onesti cittadini della Corona.
Per qualche tempo ci aveva creduto anche Ashe, ma l'esperienza gli aveva poi dimostrato che non c'era speranza di redenzione per certi uomini.
Aveva abbandonato le idee progressiste ispirate da Hamilton per abbracciare le posizioni più severe e tradizionaliste dell'ammiraglio Allister.
E ora, dopo dieci anni, Ashe si trovava di fronte al suo passato.
James MacGraw, ora noto come il famigerato capitano James Flint, e Miranda Hamilton erano seduti di fronte a lui nel suo studio.
Provava sensazioni contrastanti.
Imbarazzo, nervosismo, vergogna.
Provò a dissiparli spiegando che purtroppo non avrebbero potuto parlare col governatore Rogers e la Guthrie.
"Sono partiti due giorni fa."
"Sono diretti a Nassau?" chiese Flint.
Ashe scosse la testa: "Le navi del governatore faranno prima tappa a Harbour Island." disse, senza spiegare il motivo di quella deviazione.
Flint notò la sua reticenza a confidarsi, non prometteva nulla di buono, pensò.
"Peter." intervenne Miranda "Tu sei sempre stato un buon amico per Thomas e me, spero che tu decida di aiutarci, in nome di quei giorni in cui abbiamo condiviso speranze e ideali."
"E come dovrei farlo, Miranda?"
"Perorando la causa di Thomas Hamilton, come già hai fatto in passato." gli rispose Flint.
Ashe li guardò stupiti: "Era di questo che volevate parlare col governatore Rogers?"
Flint e Miranda annuirono.
Peter sospirò: "Vi farà piacere sapere che Woods Rogers già condivide alcune posizioni che Thomas aveva espresso in passato, ma il suo approccio verso Nassau e i suoi pirati sarà comunque diverso."
Flint alzò un sopracciglio: "Spiegati meglio."
"Il progetto di Thomas era fin troppo buonista, utopistico. Woods Rogers lo ha adattato alle esigenze dei nostri tempi e della realtà."
"Alle esigenze della Marina, intendi." commentò sarcastico Flint.
"Sì, anche quelle James. E forse tu ora non sei in grado di capirlo o di accettarlo ma scendere a patti con l'Ammiragliato è un passo necessario..."
"Un passo necessario? È un sacrificio inestimabile!" ribatté Flint.
Miranda sospirò: "Signori vi prego, cerchiamo di mantenere un tono civile. Siamo qui con un intento comune dopotutto."
L'orologio a pendolo suonò le dodici, e la donna si voltò verso quel suono.
Conosceva quella melodia, aveva già visto quegli intarsi nel legno...
"Hai ragione Miranda, perdonaci." si scusò Ashe "Dovremmo continuare dopo questo dibattito. Il pranzo sarà ormai pronto, gradirei avervi come miei ospiti."
Miranda guardò Flint, il quale annuì.
"Ci farebbe molto piacere Peter." rispose il capitano con voce sommessa. Per Miranda, per ciò che doveva a Thomas, solo per loro, avrebbe deposto le armi. Per il momento.
"Ottimo." disse Ashe alzandosi "Seguitemi, trasferiamoci in sala da pranzo."
Mentre attraversavano il corridoio Peter aggiunse: "Non siete i miei unici ospiti. È una interessante coincidenza che anche lui sia qui."
"Coincidenza? Di chi parli Peter?" chiese Miranda.
Ashe aprì le porte della sala da pranzo, l'altro ospite li stava già attendendo, in piedi vicino alla finestra.
Erano passati dieci anni ma quando si girò Flint e Miranda non faticarono a riconoscerlo.
Era come lo ricordavano: un uomo alto e dal fisico asciutto, i capelli castani erano ora striati di grigio sulle tempie, gli occhi scuri erano rimasti immutati, erano sempre severi e attenti.
La divisa blu e bianca della Marina gli conferivano ancora molto fascino.
"Non penso servano presentazioni..." mormorò Ashe.
L'ufficiale si avvicinò, un sorriso di circostanza sul viso.
"Miranda Hamilton, siete sempre incantevole nonostante...beh, nonostante le vicissitudini degli ultimi anni. E in Voi signore, sotto questa indecorosa scorza da pirata, riconosco uno dei miei migliori cadetti ." commentò.
Flint si umettò le labbra, e sostenendo il suo sguardo gli rispose: "È un piacere vederVi e trovarVi in salute, ammiraglio Allister."
 
 
Sulla Walrus Billy osservava con attenzione le navi della Marina che proteggevano il porto di Charleston. Tre di loro erano già schierate in assetto difensivo.
"Che facciamo se iniziano a spararci?" aveva chiesto prima che Flint salisse sulla scialuppa che lo avrebbe condotto sulla terraferma.
"Abbassatevi." gli aveva risposto il capitano sospirando.
L'ordine era di tenere le vele ammainate, i bocchettoni dei cannoni chiusi, nessuno a bordo doveva compiere movimenti ambigui e sospetti.
"Siamo qui in missione diplomatica e pacifica, non facciamo loro dubitare delle nostre buone intenzioni."
Leni gli si accostò.
"Non sono ancora tornati." 
Non era una domanda, lei lo stava affermando con voce preoccupata.
Billy annuì: "Discutere di certe cose richiede tempo, lo sai meglio di me."
"Sarei dovuta andare con loro."
"Flint ha detto che non era necessario. Avete parlato molto, lo hai aiutato a prepararsi su cosa dire..."
"Sì, abbiamo studiato un discorso insieme ma sai che il problema non sono le conoscenze di Flint, ma il suo carattere. Una parola sbagliata del governatore e il nostro capitano gli salterà alla giugulare." rispose Leni.
Billy sapeva che aveva ragione, ma cercò di minimizzare: "Lo hai istruito per ogni eventualità, farà tesoro dei tuoi consigli, e poi c'è Miranda con lui." la guardò per un istante e poi decise di parlarle di ciò che Gates aveva suggerito "Hal dice che io e te dovremmo accettare il perdono offerto da Rogers."
Leni spalancò gli occhi: "Cosa ha detto?"
"Mi ha dato questo consiglio prima che Flint decidesse di venire qui." disse, e le raccontò della loro conversazione.
"E una volta ottenuti quei documenti cosa dovremmo fare secondo lui? Lasciare Nassau, comprare una casetta sulla terraferma, mettere su famiglia e una volta diventati vecchi passare i pomeriggi a guardare i nostri nipotini giocare in giardino?" commentò Leni e le sfuggì una risata, e si morse immediatamente il labbro notando l'espressione di Billy. 
"Suona in modo così terribile per te?" le chiese un po' infastidito.
"No, no. Billy." mise una mano sulla sua "No, suona meravigliosamente." gli sorrise "Ma considerata la nostra vita incerta e rischiosa da pirati non mi sono mai concessa di fantasticare troppo su queste cose."
Lui le prese la mano e la strinse tra le sue dita: "Indipendentemente da ciò che otterrà Flint da questo incontro forse dovremmo iniziare a farlo." 
Leni avrebbe voluto dirgli che aveva ragione, che lo avrebbe fatto, ma una voce altisonante glielo impedì.
"EQUIPAGGIO DELLA WALRUS! ... NOME DELLA MARINA BRITANNICA... A BORDO..."
Billy guardò verso il porto, due lance si stavano avvicinando, il vento distorceva le parole dell'uomo che stava gridando nella loro direzione.
"EQUIPAGGIO DELLA WALRUS! IN NOME DELLA MARINA BRITANNICA E DELLE SUA AUTORITÀ CI APPRESTIAMO A SALIRE A BORDO..."
"Vogliono salire a bordo?" chiese Leni, Billy annuì.
"State tutti calmi, nessuno tocchi le armi!" intimò il nostromo agli uomini che erano accorsi sul ponte a guardare.
Gates lo raggiunse: "Riesci a vedere Flint su una delle lance?"
"EQUIPAGGIO DELLA WALRUS! IN NOME DELLA MARINA BRITANNICA E DELLA SUA AUTORITÀ CI APPRESTIAMO A SALIRE A BORDO, OGNI RESISTENZA SARÀ CONSIDERATA MOTIVO PER APRIRE IL FUOCO!"
Billy guardò col suo cannocchiale e scosse la testa: "Ci sono solo giubbe rosse armate e degli ufficiali."
"Questo non promette nulla di buono." commentò Gates.
"Che facciamo?" chiese Billy.
"Non abbiamo altra scelta figliolo, dobbiamo farli salire." sospirò Hal.
Le lance ormai erano molto vicine, Billy si affacciò dalla paratia e gridò che l'equipaggio della Walrus non avrebbe creato problemi.
Quando i soldati e gli ufficiali furono a bordo Gates si fece avanti e si rivolse al superiore in grado: "Sono il quartiermastro del capitano Flint signore, potete riferire a me."  
L'uomo lo squadrò, poi posò gli occhi su Leni.
La ragazza sospirò, conosceva quell'uomo.
"Signorina Allister." la salutò facendo un cenno di riverenza con la testa.
Gli occhi di tutti i presenti erano puntati su Leni, che fu scossa da un brivido freddo.
"Capitano Hume." rispose al suo saluto.
"Vedo con piacere che le voci sulla Vostra presenza sulla Walrus sono veritiere. Dovete venire con noi, l'ammiraglio Vi attende." 
"L'ammir...mio nonno è a Chatleston?" chiese lei, un secondo brivido le attraversò il corpo.
"Ed è impaziente di chiarire con Voi alcune questioni." rispose "Salite sulla lancia, prego."
Leni deglutì, Billy la guardò negli occhi e scosse impercettibilmente la testa, come per dirle di non andare, ma lei alzò le spalle rassegnata, entrambi sapevano che non aveva molta scelta. 
Mentre stava scendendo lungo le corde per raggiungere la scialuppa Leni sentì la voce del capitano Hume impartire un ordine ai soldati.
"Prendeteli."
 
 
 
A differenza di Peter Ashe l'ammiraglio Edward Allister non era per nulla in imbarazzo.
Durante il pranzo conversò amabilmente con i presenti, come se fosse un pasto in compagnia di vecchi amici.
Allister, da competente stratega quale era, possedeva una freddezza e una lucidità fuori dal comune, Ashe invidiava questa sua capacità di adattarsi alle situazioni più complesse.
"Ho avuto il piacere di incontrare Richard Guthrie non molto tempo fa." disse a un certo punto a pranzo terminato, il suo sguardo rivolto verso Flint e Miranda era eloquente.
La lettera.
Non l'aveva ricevuta ma Guthrie gliene aveva sicuramente riferito il contenuto.
"È dunque così, James? Siete una pecorella smarrita che torna al proprio ovile, dopo 10 anni di disonorevole carriera da pirata?" 
Flint sospirò nel constatare che l'ammiraglio non era cambiato in quegli anni. 
Era stato uno dei suoi migliori insegnanti ai tempi dell'Accademia Navale, uno dei più esigenti e preparati, ma umanamente parlando era freddo, calcolatore, sarcastico al limite dell'arroganza. 
"Quella lettera" intervenne Miranda "è parte di un piano ordito da uomini avidi e rancorosi."
"L'avete scritta Voi Miranda." fece notare Allister.
"Sono stata ingannata signore." rispose lei.
"Vi ho sempre ritenuta una donna sveglia, ma immagino che anni di vita dissoluta e faticosa a Nassau possano cambiare una creatura fragile come Voi." commentò Allister.
Le guance di Miranda divennero paonazze, Flint le mise una mano sul braccio per confortarla.
"Ammiraglio, il punto della questione è che ciò che dice quella lettera è solo una mistificazione della mia volontà." spiegò Flint "Non avevo all'epoca nessuna intenzione di ritornare all'ovile, come dite Voi, ma ora..."
"Ora siete alla ricerca di un accordo con Woods Rogers. Una mossa un poco opportunista, non trovate James?" lo stuzzicò Allister.
"In molti dei Vostri libri di diplomazia avete spesso sostenuto che di tanto in tanto è necessario seguire la corrente degli eventi, e che non c'è nulla di disonorevole in questo." disse Flint con sicurezza.
Allister fu compiaciuto dalla sua risposta: "Vedo che non avete scordato i miei insegnamenti."
"Mi sono stati molto utili in questi anni." Flint sorrise "Le dinamiche a Nassau sono cambiate, ma non il mio intento. Credo ancora nella possibilità di creare una colonia in grado di prosperare..."
"Ah già, le fantasticherie di Thomas Hamilton." sbuffò Allister.
"Come Vi permettete?" sbottò Miranda.
"Non intendo certo mancare di rispetto al Vostro defunto marito, d'altra parte non Vi sto dicendo nulla che non abbia detto ad alta voce di fronte a lui stesso. Il suo era un progetto irrealizzabile. E lo è tutt'ora." ribatté l'ammiraglio.
"Il nostro vecchio amico Peter qui ci credeva, come ci ha creduto Dominic, fino alla fine." precisò Flint.
Mossa sbagliata James, pensò Ashe.
Allister lo fulminò con lo sguardo.
"Dominic era mio amico ammiraglio, per questo mi permetto di ricordare le sue posizioni." si affrettò a scusarsi Flint "Ho solo apprezzamenti da fare in sua memoria."
"Mio figlio era un uomo intelligente e generoso ma ha commesso molti errori nella sua vita, errori spesso ispirati da frequentazioni sbagliate. E a proposito di questo, so che avete ospitato mia nipote Elaine sulla Vostra nave James." affermò l'ammiraglio.
Flint si mosse l'interno di una guancia: "Elaine sta bene, signore, in questi anni è stata un valido membro del mio equipaggio, sarebbe sicuramente lieta di..."
"Di tornare a casa, come Voi avete scritto, Miranda?"
La donna scosse la testa: "No signore. È stata una mia bugia, Vi chiedo scusa se Vi ho illuso. Ma nonostante tutto immagino che Elaine sarebbe disposta a incontrarVi..."
"Ho già provveduto milady." rispose con tono sicuro l'ammiraglio.
Flint si sporse in avanti, preoccupato: "Cosa intendete dire?"
Allister si alzò in piedi, le braccia dietro la schiena, una figura imponente di fronte a loro: "Ho dato ordine di prelevare mia nipote dalla Walrus e di portarla qui. E non solo."
Flint si alzò a sua volta: "Cos'altro avete ordinato?" gli chiese con tono adirato.
L'ammiraglio sorrise, glaciale e compiaciuto: "Voi pensate di poter venire qui con la vostra arroganza a dettare le vostre condizioni, e avete anche l'ardire di sperare che esse verranno accolte. Il governatore Rogers certamente potrà concedere il perdono ad ogni uomo e donna di Nassau, ma anche lui prima di ogni decisione deve sottostare alle leggi della Marina. Le mie leggi." 
Allister raggiunse la porta e bussò due volte, a quel richiamo entrarono quattro soldati.
"Capitano James Flint, siete in arresto e domani sarete giudicato per i Vostri crimini e se sarete riconosciuto colpevole, epilogo che ritengo inevitabile, sarete impiccato. Le manette." ordinò.
"Ammiraglio, Vi prego di riconsiderare..." intervenne Miranda ma venne subito zittita.
"Miranda Hamilton, Voi rimarrete agli arresti in casa Ashe fino alla fine del processo. Dopo di che contatteremo qualche Vostro parente affinché siate affidata alle sua custodia."
A quelle parole un soldato afferrò Miranda per le braccia e iniziò a trascinarla fuori dalla stanza.
"Come osate!" Flint si divincolò per aiutarla ma in risposta ricevette un pugno in pieno viso e finì in ginocchio sul pavimento.
"James!" gridò Miranda, poi guardò Ashe con odio "Lo sapevi fin dall'inizio, che tu sia maledetto Peter! Che la tua città possa bruciare fino alle fondamenta!" gli urlò mentre il soldato la spingeva oltre la soglia.
Allister si avvicinò a Flint, ormai in catene, il capitano alzò la testa per guardarlo con rabbia.
"Perché non mi fate impiccare subito ammiraglio?" lo sfidò.
Allister rimase calmo e gli regalò un altro sorriso freddo: "Il popolo ha il diritto di vedere James, di assistere alla sconfitta dei mostri del mare per mano dei cavalieri della Corona. San Giorgio che uccide il drago."
"La ricordo, era una delle Vostre metafore preferite." sibilò Flint ricordando le lezioni di Allister ai tempi dei suoi studi da cadetto. 
"Rimettetelo in piedi." ordinò l'ammiraglio "Permetterò alla tua nave di partire James, ma non tutti i tuoi uomini torneranno a Nassau. Ti mostro una cosa."
Allister e i suoi soldati lo scortarono fuori dalla casa di Ashe, il quale nel frattempo era rimasto immobile e intimorito in un angolo della stanza. 
Condussero Flint fino alla spiaggia dove erano già schierati una decina di uomini della Royal Marine, le loro casacche rosse brillavano sotto al sole del pomeriggio.
"Come ho già detto non tutti i tuoi pirati lasceranno Charleston, alcuni di loro condivideranno il tuo tragico epilogo." spiegò Allister.
Dieci uomini della Walrus erano sulla spiaggia, alcuni di loro erano stesi a terra, i polsi e le caviglie legati saldamente a dei picchietti piantati nella sabbia.
"Capitano!" 
Una voce fece girare Flint, in controluce lo riconobbe.
"Billy?" chiese cercando di parare i raggi del sole con le mani per guardarlo in viso.
"Capitano, cosa..." Billy provò ad avvicinarsi ma un soldato lo colpì alla testa col calcio di un moschetto e il nostromo cadde sulla sabbia.
Altri tre soldati approfittarono di quel momento per afferrare gli arti di Billy e assicurarli ai picchetti.
"È stato il capitano Hume a parlarmi di questa interessante procedura, l'ha imparata dagli spagnoli durante i suoi viaggi diplomatici. Loro la usano per estorcere informazioni, ma nulla ci vieta di usarla per eseguire le condanne a morte." gli spiegò Allister "Si avvolgono il torace ed gli arti del prigioniero con indumenti di cuoio, col tempo essi per effetto dell'esposizione al sole e all'aria si restringono dilaniando la carne e rompendo le ossa del condannato. A quel punto si muore per soffocamento o emorragia interna, ci vogliono circa sette giorni perché ciò accada, è una fine lenta e estremamente tormentata."
Flint sentì l'ira prendere possesso del suo corpo e della sua mente: "Siete un figlio di puttana! Tutto questo è disumano!" cercò di lanciarsi contro l'ammiraglio, ma le guardie lo trattennero.
"È ciò che meritate per aver condotto una vita da animali feroci e rabbiosi." gli rispose Allister "La vostra sorte straziante sarà un monito per uomo, donna e bambino di questa città, di ogni città dell'Impero Britannico, tutti impareranno che questo è ciò che riserviamo a coloro che osano mettersi contro le leggi di Sua Maestà." 
Mentre lo trascinavano via Flint cercò di girarsi per guardare i suoi uomini, e nel vedere Gates sdraiato accanto a Billy maledisse il nome di Allister, il quale rimase impassibile e continuò a camminare con fierezza sulla sabbia davanti a lui.
 

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Capitolo 18
*** Here be dragons. ***


 
Dalla sua camera Leni non riusciva a vedere la spiaggia dove Billy e gli altri erano stati portati. 
Forse era un bene, sarebbe stata alla finestra giorno e notte a vegliarli e a distruggersi nel vederli morire lentamente. 
Ma anche se non li vedeva il suo pensiero era costante sulla loro sorte.
Erano passati quattro giorni da quel fatidico pomeriggio in cui suo nonno aveva fatto arrestare i suoi fratelli e il capitano Flint, e Leni, reclusa in una stanza di casa Ashe, sentiva un dolore continuo in tutto il corpo, una nausea che le attanagliava lo stomaco, il senso di impotenza e la paura la tormentavano, ma si era sforzata di mangiare e reagire, doveva mantenersi in forze per perorare la causa dei suoi fratelli, per trovare una soluzione.
Ogni volta che Edward Allister andava a trovarla lei cercava di farlo ragionare.
"Sei ancora in tempo a liberare quegli uomini, dimostra un poco di misericordia." lo implorava senza sosta, ma l'ammiraglio non sentiva ragioni.
Quel giorno suo nonno la raggiunse nel pomeriggio, una cameriera entrò con lui e appoggiò un vassoio con una teiera e due tazze sul tavolino e poi uscì, silenziosa come era entrata, lasciandoli soli.
"Sono quasi le cinque, ho pensato gradissi del tè." disse versando la bevanda fumante nelle tazze "Ti senti meglio? Ieri ti sei agitata durante la nostra conversazione."
Leni era seduta su una poltroncina vicino alla finestra, non gli rispose.
Agitata, pensò Leni, interessante eufemismo per definire le sue grida del giorno prima, quando gli aveva urlato di andarsene mentre gli lanciava contro la teiera ancora piena.
"Ti dona quel vestito azzurro Elaine. È stato gentile da parte di lord Ashe prestarti alcuni abiti di sua figlia Abigail, sai è rientrata in Inghilterra qualche mese fa, ho avuto modo di conoscerla, è una ragazza deliziosa. Elaine, non puoi continuare così." sospirò Allister guardandola "Hai l'aria tormentata, sei pallida. Ma è logico che sia così, tu sei sempre stata una persona sensibile, è una qualità apprezzabile in una donna ma è anche una maledizione soffrire per i dolori altrui." commentò sedendosi di fronte a lei, e iniziò a sorseggiare il tè.
"Non mi hai ancora chiesto perché non sono tornata a casa." gli disse continuando a guardare oltre i vetri.
"Come dici?"
"Sono rinchiusa in questa stanza da quattro giorni e tu sei sempre venuto a trovarmi per il tè, mi hai intrattenuta con storie sui tuoi viaggi, sui tuoi discorsi alla Camera dei Lord, convenevoli che per la cronaca mi stanno facendo impazzire da quanto sono inutili e noiosi, dopodiché io finisco per supplicarti di graziare i miei fratelli sulla spiaggia e il capitano Flint, discutiamo animatamente e tu a quel punto usi tutta una serie di eufemismi per dichiarare che mi comporto da donnetta isterica e te ne vai." si girò per guardarlo "E mai, mai una volta che tu mi abbia chiesto perché non sono tornata da te quattro anni fa."
L'ammiraglio appoggiò la tazza sul piattino di ceramica e le disse con sufficienza: "Le tue motivazioni sono irrilevanti alla luce degli ultimi eventi."
"Volevo essere libera."  Leni gli rispose comunque "Non sarei mai potuta esserlo nella tua casa, con le tue assurde regole, le tue limitazioni, i tuoi ricatti. Volevo essere padrona del mio destino e di me stessa."
"E hai trovato questa libertà sulla Walrus?" chiese lui con tono amaro.
"Sì. Perché su una nave pirata a differenza del tuo mondo che ti ostini a chiamare civilizzato tutti gli uomini hanno uguali diritti. Anche le donne." concluse con un sorriso forzato
Allister sospirò: "La libertà non è per tutti Elaine. Gli uomini di cui parli hanno goduto di questo dono prezioso e guardali, hanno scelto di essere delinquenti e assassini."
"Credi davvero che sia stata una loro scelta diventare pirati?" gli chiese "Quale uomo sano di mente sceglierebbe questa esistenza precaria e letale? L'Inghilterra gli ha portato via tutto ciò che avevano e non gli restava altro da fare se non diventare dei pirati! Li avete arruolati con la forza, strappati alle loro famiglie, li avete banditi dalle vostre case, li avete trattati come animali, tutti quegli uomini sono stati traditi dalla loro stessa nazione, e voi li chiamate criminali." lo guardò dritto negli occhi "Siete solo dei bigotti, e degli ipocriti!" gli disse puntando il dito contro di lui.
"Modera il tuo linguaggio Elaine, non tollero questa insolenza." la ammonì.
"Altrimenti? Mi avvolgerai nel cuoio e mi lascerai morire di stenti sulla spiaggia? Fallo! Ho depredato, ho rubato, ho ucciso!" lo provocò "Sono come loro e forse merito di morire come loro!"
"Tu non sei come quei mostri Elaine, io ti conosco molto bene, sei mia nipote!"
Leni scoppiò a ridere: "No non lo sono! Lo sai che non sono sangue del tuo sangue ammiraglio!"
Allister impallidì a quelle parole.
"Sì, lo so." ammise lei tornando calma "Tuo figlio mi ha confessato che mia madre lo aveva tradito e che lui l'aveva perdonata nonostante il suo errore. Un Allister può essere capace di misericordia dopotutto." ironizzò, poi tornò seria "E riguardo a quei mostri come li chiami tu, sappi che ho ricevuto più rispetto e lealtà da loro che dai tuoi ufficiali decorati, quei mostri si sono presi cura di me, mi hanno difesa, sono stati una famiglia."
Fu Edward Allister a ridere stavolta e mormorò: "Ti si addice, una famiglia di pirati, appropriato." 
"Sarebbe a dire?" chiese Leni alzando un sopracciglio.
L'ammiraglio distolse lo sguardo e lei capì.
"Stai forse suggerendo che mio padre, il mio vero padre..."
Allister annuì: "Era un pirata su cui pendeva una taglia decisamente cospicua."
Leni lo guardò stupita.
"Non intendo dirti il suo nome." continuò l'ammiraglio "Tua madre lo conobbe in Irlanda, lei si trasferiva nella sua terra natia quando Dominic partiva per lunghi viaggi. È stato solo un sordido intrallazzo per colmare la sua solitudine, tua madre era così volubile." Allister alzò gli occhi al cielo "Sapeva bene chi fosse quell'uomo, anche se in Irlanda viveva sotto mentite spoglie per non farsi arrestare. Immagino che certi individui abbiano un discreto fascino, la loro reputazione è seducente, ma tu puoi capirlo meglio di chiunque altro considerato l'uomo con cui ti sei accompagnata in questi anni."
Quella precisazione era crudele, lo sapevano entrambi, e fu come una stilettata infuocata nel petto già dolorante di Leni.
Gli aveva detto di Billy il giorno prima, un appello rivolto non tanto all'ammiraglio che aveva davanti ma a suo nonno, un tentativo disperato di salvarlo.
Ma Allister non aveva battuto ciglio, anzi l'aveva rimproverata per quella lasciva e disdicevole relazione. 
E aveva aggiunto che lo sapeva già, che Guthrie gli aveva riferito certi pettegolezzi, e Leni  aveva compreso che Billy non era stato scelto a caso tra i pirati della Walrus.
"Sì, posso capirlo." gli sibilò mentre sentiva lacrime di rabbia bagnarle gli occhi "E sai cos'altro ho capito? Ho capito  perché tu e la Marina raccontate certe storie spaventose sui pirati.
Vi servono per sopravvivere.
Che eroi potreste essere per il popolo senza un mostro da sconfiggere?
San Giorgio e il drago, il tuo racconto preferito." si asciugò una lacrima col polsino del vestito "Dipingete un mondo fatto di ombre e ci dite di rimanere accanto alla luce per non essere inghiotti da quei dragoni che vi dimorano. 
E di non avere paura del buio perché voi ci salverete da loro con la vostra luce, le vostre leggi, la vostra morale.
Ma io ho scoperto il vostro trucco ammiraglio, perché mi sono avventurata in quell'oscurità e vi ho trovato conoscenza, libertà, amore. 
Che succederebbe se il mondo sapesse che i draghi diventano inoffensivi quando impari a conoscerli e tendi loro la mano senza pregiudizi e paure, cosa ne sarebbe di voi cavalieri?" esclamò con un sospiro, si pulì di nuovo le guance umide con la manica del vestito.
Allister respirò profondamente, innervosito, le sue guance erano arrossate. Si alzò in piedi: "Sono sicuro che la notte dissiperà questa tua insolenza. E se non lo farà un buon sonno ristoratore forse lo farà l'impiccagione del capitano Flint. Sarai in prima fila accanto a me quando la sentenza sarà eseguita Elaine, a costo di farti trascinare in piazza in catene."
Si diresse verso la porta ma Leni lo chiamò.
"Ammiraglio."
Allister si fermò sulla soglia ma non si girò a guardarla.
"Non importa quanti draghi ucciderai, altri ne usciranno da quell'oscurità che tanto temete, e sputeranno il loro fuoco contro di voi. Non riuscirete ad ucciderci tutti."
 
 
 
Una risata.
"Billy!"
Il rumore delle onde.
"Billy?"
L'aria, era calda, salmastra.
"Billy..."
Un'altra risata.
Era lei, sì, era lei, la vedeva.
Leni lo chiamava, era sul bagnasciuga, i piedi immersi nell'acqua.
Guardava verso di lui e sorrideva.
Billy cercò di allungare una mano per spostare alcune ciocche di capelli scuri che il vento le scompigliava davanti al viso.
Ma non riuscì a muovere la mano.
"Billy...
La voce non era quella di Leni, era più profonda, maschile, arida.
E la risata era sgraziata, non era la sua.
"Bill..ly..."
Girò il viso verso la voce che lo chiamava e aprì gli occhi, il riverbero del sole sulla sabbia chiara gliele fece strizzare un paio di volte ma riuscì a mettere a fuoco la scena.
A ridere erano due soldati che stavano urinando su uno dei pirati legati sulla spiaggia, il ragazzo non si muoveva. 
Dalla sua posizione Billy non riusciva a capire se fosse morto o solo incosciente. 
Già tre uomini erano periti il giorno prima, e un'altro durante la notte.
"Billy le hai parlato?" 
Billy sbattè di nuovo le palpebre, Hal era legato accanto a lui, gli parlava ma guardava verso il cielo, gli occhi aperti nonostante la luce bruciante.
"Hal, non capisco..."
"Leni verrà con te vero, lo farà..." a Gates mancò il fiato.
"Hal!" la voce di Billy era stridula per la gola ormai secca.
Gates tossì: "Ricorda quello che devi fare..." il suo petto sussultava in modo strano, ogni colpo di tosse sembrava una pugnalata "...tu e la sirenetta..."
Nonostante tutto sul suo volto intravedeva la piega di un sorriso.
Billy comprese che ormai la mente di Gates aveva ceduto a quella orribile tortura, e il suo corpo stava facendo lo stesso.
"Hal...no Hal...guardami, parla...Gesù Hal ti prego...no, no..." la voce di Billy era un sussurro roco, intervallato da singhiozzi.
Billy si sciolse in un pianto senza lacrime. 
Il corpo di Gates fu scosso da alcune convulsioni, la testa piegata all'indietro.
Billy riuscì a dire con tono appena percettibile: "Sì, lo faremo, Hal, mi senti? Io e Leni andremo via, va bene?" mormorò, lo disse come se che quella promessa potesse salvare quell'uomo che tanto amava e che tanto lo aveva amato.
Billy guardò Gates morire, e per la stanchezza e forse anche per il dolore a quel punto perse di nuovo conoscenza.
 
 
 
Miranda stringeva forte la mano di Leni.
Qualunque cosa fosse successa quella mattina lei non avrebbe lasciato la presa.
Il giudice stava leggendo la sentenza del processo farsa contro James Flint.
Le udienze si erano svolte nella pubblica piazza di Charleston, in modo che tutti potessero assistere alla disfatta di quel famigerato pirata.
In pochi giorni si erano susseguiti i vari testimoni d'accusa, nessuno ovviamente era potuto intervenire in difesa del pirata.
La condanna a morte era stata decisa il giorno prima, e quella mattina James Flint veniva condotto al patibolo affinché venisse eseguita.
Leni e Miranda erano in piedi nelle tribuna degli ufficiali di fronte alla forca, nell'attesa la donna rivelò all'amica cosa aveva scoperto.
"È stato Ashe a tradirci dieci anni fa, è stato lui a raccontare di James e Thomas all'ammiragliato." le bisbigliò "Ho notato un pendolo nella sua sala da pranzo, era un regalo della mia famiglia per il mio matrimonio, un pezzo unico e pregiato fatto costruire apposta per me e Thomas. Ho chiesto a Peter come fosse finito in casa sua, e l'ho accusato di averlo ottenuto in cambio di qualcosa, l'ho messo alle strette e lui non ha saputo negare. Sai credo che non fosse nemmeno pentito.
Mio suocero l'ha ricompensato per il suo aiuto donandogli diversi oggetti di valore appartenuti a me e mio marito. Come se la nomina a governatore non fosse già una lauta ricompensa." disse con astio.
"Mi dispiace molto Miranda. Capisco quanto ti faccia male questo tradimento." le disse Leni.
"Vorrei fargliela pagare, ma domani mi imbarcheranno su una nave diretta in Inghilterra. Non ho idea di quale destino mi attenda una volta tornata dalla mia famiglia." sospirò "Elaine, mi mancherai moltissimo." 
Leni deglutì a fatica: "Anche tu mi mancherai Miranda."
Il giudice salì al patibolo, tenendo con una mano la parrucca bianca che aveva in testa perché il vento non la facesse volare via, dietro di lui il boia e due soldati che scortavano Flint.
Il capitano aveva le mani legate dietro alla schiena, il volto era segnato da alcuni lividi.
"Il condannato vuole dire qualcosa?" chiese il giudice.
Flint chiuse gli occhi per un istante, quando gli riaprì guardò il giudice con sufficienza e scosse la testa.
Il boia si mosse per mettere il cappio attorno al collo di Flint, Miranda irruppe in un profondo singhiozzo e abbassò lo sguardo, strinse così forte le dita di Leni da farla sussultare.
La ragazza dal canto suo non aveva mai smesso di guardare Flint negli occhi, non gli avrebbe negato quel fragile confortevole contatto.
All'improvviso un tuono irruppe in quel silenzio. Un secondo lo seguì, più forte, il suo eco rimbombò contro le mura della città.
Leni alzò lo sguardo, ormai ognuno dei presenti stava guardando verso il cielo cercando di capire cosa avesse provocato quel boato.
Vide del fumo grigio levarsi alle loro spalle.
"Cosa è stato?" chiese Miranda.
Leni rise e strinse più forte la sua mano.
 
 
 
"Billy?"
Nel suo sonno pieno di incubi i suoi fratelli lo avevano chiamato spesso quella notte. Chi gli diceva di lasciarsi andare, chi invece gli diceva di resistere. 
Ora che il sole era sorto ed era tornato a scottare la sua pelle quei fantasmi sarebbero dovuti svanire.
E invece lo chiamavano ancora.
Basta tormentarmi, siete tutti morti, vi prego, basta, supplicò Billy in silenzio.
"Billy?"
Aspetta, forse sono morto anche io, pensò.
Questa voce così profonda e roca può essere solo quella del diavolo, e io sono all'inferno.
Sentiva tuoni rimbombare nell'aria, c'era un forte odore di fumo.
L'inferno, appunto.
"Billy Bones, come cazzo fai ad essere ancora vivo?"
Vivo?
Aprì un occhio, attraverso la sabbia che lo irritava riconobbe il volto di una donna.
Lei gli sorrise, e Billy sollevato svenne di nuovo.
 
 
 
"Abbassati!" le gridò Leni, e Miranda si buttò a terrà giusto un secondo prima che le cannonate infrangessero i muri delle case.
La gente scappava urlando, i soldati che erano rimasti in piedi cercavano di posizionarsi per sparare, ma nemmeno loro sapevano a chi o cosa mirare.
Il nemico non era sulla terraferma, li stava attaccando dal mare.
"Due navi ammiraglio, ci stanno bersagliando!"
Una nuova cannonata sovrastò le parole del capitano Hume, che finì a terra insieme ad altri ufficiali. 
L'ammiraglio Allister fu travolto da una pioggia di sassi e travi di legno.
"Vieni!" Leni strattonò Miranda e la condusse lontano dalle macerie della tribuna, si ritrovarono a correre verso il patibolo dove Filnt stava lottando col boia che cercava di trattenerlo a terra.
Leni afferrò un pezzo di legno e lo colpì così forte da farlo svenire, liberando Flint dalla sua presa. Una volta rialzatosi Miranda lo aiutò ad alzarsi.
Leni aveva intanto preso le chiavi delle sue manette e riuscì velocemente a togliergliele.
"Grazie...Svelte, dobbiamo andare al porto, dobbiamo raggiungere la Walrus." ordinò il capitano.
Corsero per infilarsi in qualche via laterale ma il loro passaggio venne bloccato da cinque giubbe rosse guidate dal capitano Hume.
"Non fate un altro passo o dirò ai miei uomini di fare fuoco!"
E a quelle parole ci furono degli spari in effetti.
Ma a sparare per primi non furono i soldati di Hume, i quali caddero a terra feriti.
Charles Vane e i suoi uomini avanzarono coltelli alla mano per dare loro il colpo di grazia.
Hume cercò di di difendersi con la spada ma il capitano della Ranger fu più lesto, e lo trafisse al petto con il suo pugnale.
"Charles? Sei l'ultima persona che mi aspettavo di vedere oggi." disse Flint incredulo.
"Lo prenderò come un grazie. E dovresti ringraziare anche quel tuo nuovo acquisto, Silver. Ha guidato lui la tua nave in tua assenza, ha convinto l'equipaggio a raggiungerci per chiedere aiuto e salvarvi, per vostra fortuna eravamo fermi in un porto qui vicino per fare rifornimenti." gli rispose Vane soddisfatto.
Leni sospirò sollevata, poi si voltò solo un instante, tra la gente che correva disperata e il fumo intravide suo nonno, sdraiato a terra.
Cercava di liberarsi da alcune macerie che gli erano cadute addosso, un soldato lo stava aiutando.
Charles le afferrò un braccio: "Prima che ti veda e ti scagli contro un plotone armato." le disse trascinandola via.
Anche Miranda si era voltata a guardar la piazza, si sentì quasi sollevata quanti vide Peter Ashe a terra, esanime, in un lago di sangue. 
Il gruppo si fece largo tra la folla, quel caos gli permise di confondersi tra la gente e guadagnare terreno.
Flint correva davanti a loro, rallentò per raggiungere Vane e Leni.
"Le lance?" 
"Sono sulla spiaggia ad est, dobbiamo sbrigarci, la Walrus e la Ranger presto saranno sotto tiro."
"Aspetta, Charles, ci sono i nostri uomini sulla spiaggia..." disse Leni, ma lui la interruppe.
"Non possiamo fare più niente per loro." le rispose Charles, poi vedendo la sua espressione sconvolta subito aggiunse "Billy è vivo. È l'unico sopravvissuto, Anny lo ha già fatto portare sulla Ranger." 
Leni gli sorrise con gratitudine.
"Saliti sulle navi facciamo rotta verso Ocraoke." aggiunse Vane  "Lì saremo al sicuro, non ci inseguiranno fino a lì."
Flint non obiettò. Quella guerra ormai si stava espandendo e avrebbe toccato ogni pirata che osava solcare i mari delle colonie inglesi, e questo includeva anche Edward Teach.
"Charles, verrò sulla vostra nave." disse lei.
"Assolutamente no." rispose Flint.
"Billy avrà bisogno di cure e senza offesa il loro medico..."
"Sono a corto di uomini Leni, so che vuoi vederlo ma ho bisogno di te sulla Walrus." insistette Flint.
Sceglierò sempre te, Leni ripensò a quella notte sulla spiaggia insieme a Billy, glielo aveva promesso.
Erano ormai quasi arrivati alla spiaggia, Leni stava pensando come controbattere quando Miranda cadde per terra.
"Alzati, resisti, ci siamo quasi..." Leni si piegò per aiutarla ma capì subito che Miranda non avrebbe potuto camminare.
Sul suo vestito candido si stava allargando una macchia di sangue, due proiettili l'avevano colpita alla schiena, uno all'altezza del cuore e l'altro alla gamba.
"Cecchino!" urlò Vane, e tutti si ripararono dietro a un muro.
Flint e Leni riuscirono a portare al riparo anche Miranda, ma ormai era troppo tardi.
"Mio Dio, no,..." Flint le strinse le mani e le baciò le dita "Non posso perdere anche te..." mormorò.
Si sta dissanguando, pensò Leni guardando il plasma scorrere copioso dalle sue ferite, cercava di tamponarle ma sapeva che era inutile, eppure non riusciva a smettere.
La donna lo guardò e sorrise: "Thomasin...lei...devi vederla James..."
Flint perplesso guardò Leni che gli spiegò che era una confusione dovuta alla grave perdita di sangue. E al sopraggiungere della fine, realizzò, ma non lo disse.
"Un giorno la vedrai, è così bella, ti somiglia, la nostra bambina..." mormorò con un filo di voce prima di spegnersi.
Flint strinse il suo corpo esanime per un istante, il viso nascosto tra i capelli corvini di lei,  sapeva che non poteva trattenersi, lasciarla andare lo dilaniava ma non c'era scelta.
Quando distese Miranda a terra Leni le accarezzò il volto e le chiuse gli occhi.
Si alzò e d'istinto prese la mano della ragazza, si stropicciò gli occhi con l'altra per scacciare le lacrime che gli annebbiavano la vista, e insieme ripresero a correre verso le lance.
Arrivati alle scialuppe Flint la lasciò andare e si allontanò.
"Charles, prestami alcuni tuoi pirati per poter salpare." gli chiese, Vane prontamente ordinò ai suoi uomini di salire sulla Walrus insieme a Flint. 
Leni lo guardò stupita, lui rimase impassibile, semplicemente annuì, solenne, e le fu chiaro perché la stava lasciando libera di andare da Billy. Gli mormorò un "grazie" e seguì Vane sulla lancia.
 
 
 
 
Sulla Walrus John Silver scandiva il tempo tra una cannonata e l'altra. 
La sua nave e la Ranger si alternavano per sparare contro la città, in modo che l'attacco fosse continuo e costante.
"Palla in canna!" ordinò "Al mio segnale accendete la miccia...ORA!" 
Una nuova bordata colpì le mura di Charleston.
"FERMI! LANCE IN AVVICINAMENTO!" gridò De Groot "C'è Flint a bordo!"
"Le corde le corde, fatelo salire!" urlò John "Veloci!"
Flint e gli uomini della Ranger risalirono velocemente il lato della nave, una palla di cannone si inabissò con un boato non molto lontano da loro.
Charles Vane aveva ragione, la Marina si era organizzata in fretta, la Ranger e la Walrus erano sotto tiro dei cannoni della città e la loro prima bordata aveva quasi colpito la Walrus.
De Groot sorrise al capitano, gli fece un saluto rispettoso col capo e ordinò al timoniere di virare.
Flint gli rispose con un cenno del capo, poi si voltò a guardare Charleston, il fumo e il fuoco avevano invaso le strade, molte case stavano bruciando in un incendio impossibile da domare.
La Ranger li seguì rapidamente in questa operazione, e le due navi in poco tempo furono fuori portata, pronte a lasciare Charleston per dirigersi verso Ocraoke.
Anche Leni e Charles erano ormai al sicuro sulla Ranger, sul ponte lei chiuse gli occhi un istante, respirò a fondo e poi posò a sua volta il suo sguardo su Charleston.
Ormai l'azzurro del cielo ormai aveva lasciato spazio a grandi nuvole grigie e nere.
Il mondo civilizzato aveva subito l'attacco dei draghi, e da allora non sarebbe più stato lo stesso.
Vane la condusse in una stanza sotto coperta, avevano fatto sdraiare Billy su una branda di legno, Anny Bonnie era seduta su uno sgabello accanto ad esso, quando vide Leni si alzò. 
Prima che Leni potesse dire qualcosa Annie le mise una mano sulla spalla: "È malridotto, ma se la caverà." le mormorò e le sorrise, uno di quei sorrisi a labbra strette che la contraddistinguevano, non plateali, ma sinceri.
Leni le sorrise a sua volta e si precipitò al capezzale di Billy si sedette sullo sgabello e lo guardò.
Billy era in una specie di dormiveglia, gli occhi chiusi e il respiro calmo seppur rantolante, avvertì una presenza al suo fianco.
La sentì mormorare qualcosa, comprese che era lei.
E questa volta era davvero con lui, non era un'allucinazione.
La sua Leni.
Sentiva il suo sguardo su di lui, lo stava certamente esaminando.
Sapeva cosa avrebbe visto guardandolo, non era un bello spettacolo.
Viso e collo rossastri, ustionati dal sole, labbra screpolate e fessurate, così come le mani e i piedi. Sui polsi e le caviglie erano visibili i segni dei legacci che avevano tagliato la pelle fino a farla sanguinare.
Sapeva cosa Leni stava pensando.
Che era colpa sua, che era stato torturato per colpa sua, punito per averla amata, non si sarebbe mai perdonata di averlo trascinato in quell'inferno.
Ma non era così, voleva dirglielo.
A Billy sfuggì un debole lamento che gli gonfiò il petto, poi socchiuse gli occhi e finalmente la vide.
Provò a dire il suo nome ma lei gli prese la mano con delicatezza.
"Andrà tutto bene Billy, sei al sicuro, sei sulla Ranger, è tutto finito." cercò di rassicurarlo.
Lui la osservò un istante, cercò di sorridere nonostante le labbra doloranti.
Billy mormorò qualcosa ma dalla sua gola non uscì alcun suono.
Leni gli accarezzò i capelli impiastricciati di sabbia e sudore, annuì.
"Andrà tutto bene." gli ripetè, ma Billy, di nuovo esausto, percepì appena quella risposta e scivolò di nuovo scivolato in un profondo torpore.
 
 
"Mi dispiace molto per Gates e gli altri." disse John Silver.
Hal era stato sempre gentile con lui in quel poco tempo passato insieme, lo aveva aiutato molto.
E ricordava con quei pirati così giovani che erano morti con lui, aveva passato molte serate a bere e ridere con loro.
Scosse la testa, tirò su col naso: "Se solo fossimo arrivati prima..."
"Ciò che hai fatto è ammirevole John." gli rispose Flint, gli porse un bicchiere di rum "Hai preso in mano la situazione. Avresti potuto andartene, scappare, invece sei tornato, non tutti lo avrebbero fatto." alzò il bicchiere verso di lui.
John alzò un sopracciglio: "Vuoi brindare?" 
"Celebriamo chi ci ha lasciato, celebriamo il loro valore. E gioiamo per chi è ancora tra noi." spiegò.
John annuì e fece tintinnare il suo bicchiere contro quello di Flint: "Leni mi aveva detto che se ve ne avessi dato l'opportunità non mi avreste lasciato a combattere da solo. Ho creduto che valesse anche a ruoli invertiti." 
Flint si sciolse in un sorriso malinconico.
"Ho bisogno di un quartiermastro John."
Silver lo guardò incuriosito: "Non mi stai proponendo questo ruolo, vero?"
"Lo avrei proposto a Billy, è amato e rispettato dall'equipaggio, sa il fatto suo, ma come sai è in condizioni critiche e ci vorrà un po' perché si riprenda."
"Io non ho le stesse capacità di Billy..."
"Tu credi di non essere alla sua altezza? Hai dimostrato il contrario. Lealtà e fiducia, ricordi cosa mi hai detto prima di arrivare a Charleston?" 
John annuì, sorseggiò il rum e dopo un attimo chiese: "È un ruolo di grande fiducia capitano." 
"E tu ti sei guadagnato la mia." disse Flint, una risposta che non ammetteva ulteriori obiezioni "Avrò bisogno di te e delle tue competenze e della tua arguzia in mare e sopratutto quando saremo ad Ocraoke. Quindi fai un bel respiro e preparati, perché abbiamo molto lavorare da fare."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 19
*** Una fragile alleanza. ***


 
Billy non era mai stato ad Ocraoke, ma in effetti pochi pirati potevano dire di esserci stati.
Da anni quell'isola infatti era la casa di Edward Teach, meglio noto come Barbanera, uno dei pirati più famigerati al mondo, e pertanto da allora nessuno osava attraccare su quella spiaggia a meno di non essere stato esplicitamente invitato.
Charles aveva presentato Barbanera a Billy e Leni quando erano attraccati.
Il pirata era stato suo capitano e mentore fino a quanto Vane si era innamorato di Eleonor Guthrie. Per lei Charles aveva abbandonato l'equipaggio di Teach, e quest'ultimo di conseguenza aveva lasciato Nassau, colmo di ira e di delusione per il tradimento di quel ragazzo che lui considerava come un figlio.
Ma gli anni, così come quella rabbia, erano passati, e Teach aveva accolto Charles a braccia aperte.
Anche Gates lo avrebbe fatto, anche lui avrebbe perdonato quell'affronto, si era trovato a pensare con tristezza Billy mentre i due rivangavano i vecchi tempi, ma si corresse perché no, Hal non se la sarebbe nemmeno presa, concluse.
Vane aveva informato Teach sui fatti di Charleston e per tutto il tempo Barbanera aveva ascoltato in silenzio, sempre più incupito e preoccupato, e ogni tanto aveva lanciato qualche sguardo curioso verso Leni, ma alla fine si era dimostrato comprensivo e ospitale.
Charles aveva notato il nervosismo della ragazza, e le aveva assicurato che non le avrebbero fatto del male ad Ocraoke, poco importava chi fosse lei in realtà.
A Edward Teach non interessava il passato di un uomo, o di una donna, contava solo chi loro avevano scelto di essere e da che parte stare.
E in effetti Leni si sentiva al sicuro su quell'isola, nessuno la guardava in modo minaccioso, anzi.
La sua paura era invece rivolta verso l'equipaggio della Walrus, temeva le loro reazioni dopo la morte di Gates e degli altri.
Quando quattro giorni dopo la nave arrivò decise di rimanere nella sua tenda ed attendere.
"Possiamo andare insieme, posso esserci quando parlerai con loro..." le aveva proposto Billy, ma lei aveva detto di avere bisogno di tempo e che era una cosa che doveva affrontare da sola, e lui non insistette.
Così andò da solo a ricevere il suo equipaggio.
Le lance della Walrus avevano ormai raggiunto il bagnasciuga e gli uomini stavano scendendo a riva. 
Billy riusciva a distinguere Flint avvolto nel suo cappotto di pelle nera, ma c'era qualcosa di diverso in lui, da lontano non gli era chiaro cosa fosse.
Ciò che era evidente era che accanto a lui non c'era Gates.
Billy sentì una stretta allo stomaco, fece un respiro profondo per cacciare indietro le lacrime che gli pungevano gli occhi, e si avvicinò alle lance.
Quando gli uomini lo videro gli corsero incontro.
Qualcuno lo abbracciò, qualcuno gli strinse semplicemente la mano, tutti erano sollevati di vederlo in salute.
"Ti trovo in gran forma Billy!" esclamò De Groot.
"Forse sei addirittura più alto." scherzò Beauclerc.
Billy ridacchiò, poi vide John poco distante da loro che lo salutava con la mano.
Nel ricambiare notò Flint accanto a lui.
E capì cosa c'era di diverso, il capitano si era rasato i capelli e la sua barba fulva era più folta del solito.
Non fece in tempo a dire nulla che Flint era già accanto a lui, e lo stava abbracciando, lasciando Billy di stucco. Non era mai stato affettuoso con lui, con nessuno in realtà. A volte era stato galante e gentile con Leni, ma derivava tutto dal suo retaggio di gentiluomo.
Billy decise a ricambiare l'abbraccio, seppur con un certo imbarazzo.
"È bello averti di nuovo tra noi, sarà un piacere riaverti a bordo. Sei sempre il nostro nostromo." gli disse Flint una volta sciolto l'abbraccio.
"Capitano Flint!" 
La voce squillante di Jack Rackham impedì a Billy di replicare.
"Lieto di vedere te e i tuoi uomini qui a Ocraoke, vi stavamo aspettando. Ammetto che eravamo preoccupati nel non vedervi..."
"Abbiamo fatto una piccola deviazione durante la notte." rispose semplicemente Flint "Ma ora siamo qui. E credo che Edward Teach ci stia aspettando, dico bene?"
Jack annuì: "È piuttosto impaziente in effetti." 
E non solo, pensò Jack, è teso e preoccupato, sa cosa è accaduto a Charleston e non è esattamente in buoni rapporti con James Flint.
Chissà se esiste qualcuno che sia in buoni rapporti con James Flint, si chiese Jack.
"Ci aspetta nella sua tenda, seguitemi, Charles è già lì."
Flint lo seguì: "Facci strada. Billy, vieni con noi, sei il nostro nostromo...John, anche tu." Billy lo guardò stupito, e Flint aggiunge "Silver è il nuovo quartiermastro della Walrus."
A Billy sfuggì un "Oh." indecifrabile dalle labbra, ma non disse altro.
La tenda di Barbanera era quasi alla fine della spiaggia, era facile riconoscerla per la sua grandezza.
Al suo interno infatti il pirata vi aveva fatto portare una scrivania di legno con una sedia tanto grande da sembrare uno scranno, inoltre c'erano tappeti persiani colorati per terra, un letto a baldacchino in legno massiccio e diversi bauli intarsiati. 
Che Edward Teach fosse un uomo stravagante lo si sapeva, e la sua tenda lo dimostrava ampiamente.
Quando Flint lo vide notò  che non era cambiato poi molto in quegli anni.
Era sempre alto e imponente, la sua barba nera era se possibile più lunga, come i suoi capelli. 
Gli occhi grigio azzurri lo guardavano severo.
Chissà se in quegli anni aveva aggiunto qualche moglie alla già lunga lista delle gentili signore che aveva portato all'altare e regolarmente abbandonato per tornare a navigare.
"James Flint, infine ti sei degnato di presentarti." lo redarguì Teach.
"Capitano Teach." 
I due si salutarono con una stretta di mano.
"Sono quattro giorni che vi aspettiamo." gli fece notare Charles "Temevano vi fosse successo qualcosa. Una mattina abbiamo visto che non eravate più dietro di noi."
"Intendo ragguagliarvi. Possiamo?" indicò le sedie che erano state già disposte a cerchio nella tenda.
Teach annuì e si sedette sulla propria dietro alla grande scrivania.
"Ho saputo delle vostra disgraziata avventura a Charleston. Mi dispiace molto James."
"Sapevamo che prima o poi sarebbe successo. Siamo una minaccia per loro Edward, era solo questione di tempo prima che cercassero di eliminarci."
"Beh tu ti sei infilato nella tale del lupo caro mio, cosa ti aspettavi?" gli disse Teach "Speravi che  Allister ti offrisse un tè coi pasticcini?" 
Billy a sentire nominare l'ammiraglio si morse un labbro e respirò a fondo.
"Il mio intento era parlare con lord Ashe e il governatore Rogers, per trovare un accordo." ringhiò Flint "Non sapevo che Allister fosse lì, non sapevo cosa avesse in mente."
"Questo perché non ti interessa nulla a parte te stesso." rispose Barbanera "Sono mesi che quel fottuto stronzo è da quelle parti a impiccare pirati, se ti fossi informato forse i tuoi uomini sarebbero..."
"Non ti permettere!" gli sibilò Flint.
"Signori, possiamo evitare di litigare su una cosa che tanto non possiamo cambiare?" intervenne Rackham "Concentriamoci sul futuro, già su questo ne abbiamo da discutere."
Teach espirò rumorosamente: "Jack ha ragione...So che non potete tornare a Nassau, e se volete ospitalità ad Ocraoke posso concedervela, in nome del nostro codice..."
"Torneremo a Nassau." rispose Flint "E lo faremo insieme. Sono qui per chiederti di aiutarmi Edward."
"E come dovrei farlo, sentiamo."
"Il mio errore è stato quello di volerli affrontare da solo. Hai ragione, penso solo a me stesso, ragiono sempre in solitaria, ma ora non è più possibile farlo." Flint si piegò leggermente sulla sedia verso Teach, gli occhi gli brillavano "Uniamo le nostre forze, tu, io, e qualunque altro capitano voglia farlo. Creeremo una flotta per contrastare la loro, e ci riprenderemo Nassau."
In tutta risposta Teach gli scoppiò a ridere in faccia, Charles scosse la testa e si grattò il mento.
"Sei un folle." gli disse il capitano della Ranger "Sono meglio organizzati, sono più di noi, e loro lo sanno. Sanno che non possiamo scalfirli."
"Io non credo che la pensino più così." nel rispondergli lo sguardo di Flint era molto soddisfatto.
Teach lo guardò preoccupato: "Cosa vorresti dire?"
"Gli abbiamo mostrato un assaggio di ciò che siamo capaci di fare." gli rispose "La nostra piccola deviazione, ricordi?"
Charles si passò una mano sul viso, sospirò: "Cosa diavolo avete fatto?" 
Flint guardò John Silver, fu lui a rispondere: "Siamo attraccati sulle coste della Carolina e abbiamo lanciato un messaggio. Abbiamo catturato e impiccato due giudici noti per le loro condanne contro i pirati."
"I loro corpi penzolanti ricorderanno alla Marina che non devono sottovalutarci." disse Flint "E che sapremo difenderci."
"Difenderci? Questo è un attacco James, stavolta li avete aggrediti voi...sono scioccato..." Rackham scosse la testa.
"Scioccato? Perché? Hanno iniziato loro a Charleston, ho perso degli uomini lì Jack, il mio equipaggio ha sofferto pene inenarrabili, ho perso persone che amavo, ma alla fine poco importa ormai, la guerra è iniziata e solo uno di noi può vincerla." rispose rabbioso Flint.
"Tu sei...pazzo! Lo sei sempre stato!" tuonò Teach alzandosi in piedi "E vuoi che tutti ti seguano in questa follia rischiando di finire all'inferno, quello stesso inferno che hai nella testa!" 
Charles sapeva che Barbanera presto li avrebbe cacciati a calci fuori dalla tenda.
E infatti Teach commentò: "Bene Flint, hai sprecato la tua occasione per salvare te stesso e la tua gente..." 
Prima che potesse aggiungere altro Billy fece un profondo respiro e a voce alta disse: "Capitano Teach, posso dire una cosa?"
Tutti si girarono a guardarlo.
Teach lo osservò: "Tu sei Billy Bones giusto? Sei arrivato qui con Charles."
"Esatto, ma prima ero il nostromo della Walrus. Beh, lo sono ancora."
Flint lo fissava, sospettoso e preoccupato, era una conversazione delicata arrivata a un punto decisamente critico e non sapeva se Billy sarebbe stato in grado di gestirla.
"Bene, parla pure ragazzo." Teach si rimise seduto e incrociò le braccia sul petto.
Ragazzo.
Billy fece una smorfia, no, non era più un ragazzo ormai, quell'età l'aveva superata da molto tempo.
Da quando Gates era spirato accanto a lui. 
Dopo un istante di silenzio chiese: "Siete mai stati torturati?" 
 Flint sgranò gli occhi: "Cosa?" disse sorpreso.
"Avete mai sofferto a causa di qualcuno che in voi non vedeva un essere umano ma un animale? Forse ancora meno di un animale."  
Charles a quelle parole emise un sommesso grugnito e annuì, era impossibile dimenticare la sua sofferenza e l'uomo che gliela aveva inflitta.
Billy guardò negli occhi i presenti, uno ad uno: "In molti sapete cosa è successo a Charleston, della tortura letale che ci hanno inflitto. Mentre ero legato su quella spiaggia avevo paura, ma ciò che temevo non era il dolore che stavo provando, e nemmeno quello che sapevo mi avrebbero inflitto il giorno dopo. Ciò che mi spaventava era la consapevolezza che quello che mi stavano facendo, che ci stavano facendo, ci stava cambiando. Se fossimo sopravvissuti, se ci avessero lasciati andare, non saremmo stati più gli stessi, né io e né gli altri. Quel dolore, quella paura, quella disperazione, possono tramutarti in un altro uomo, qualcuno che fatichi a riconoscere." fece un profondo respiro prima di andare avanti "Non so perché sono sopravvissuto dove altri sono periti, non lo so, ma so che farò di tutto per evitare che anche solo uno dei miei fratelli subisca quella sorte."
Flint notò nel sguardo una fiera sicurezza che aveva già dimostrato sulla Walrus, quando aveva proposto il suo piano per sabotare l'ammutinamento ordito da Dufresne e Hornigold.
Billy aveva spostato lo sguardo su Teach: "Quando gli inglesi ci attaccheranno, e lo faranno, quando verranno a sterminarci, cosa si troveranno a fronteggiare? Singole navi pirata solitarie costrette a difendersi da sole o una flotta compatta e organizzata?"
Teach alzò un sopracciglio: "Quindi secondo te dovrei allearmi col tuo capitano?" 
Billy annuì: "Divisi siamo deboli e vulnerabili, insieme invece possiamo dar loro filo da torcere. E quando gli avremo dimostrato che non sono in grado di batterci potremmo anche pensare di proporre un accordo riguardo a Nassau, alle nostre condizioni."
"Un passo alla volta Billy." intervenne Flint.
Bones lo guardò, era un po' stupito da quell'interruzione ma si limitò ad annuire.
"Quello che voglio dire è che a questo punto il piano del capitano Flint è l'unico che possiamo mettere in pratica. Non c'è speranza di sopravvivere altrimenti. Per nessuno di noi." concluse Billy.
Teach li osservò entrambi, infine disse: "Rifletterò sulla tua proposta James, ti farò sapere domattina. Questa notte siete miei ospiti nel nostro accampamento. Riposatevi, liberate un po' la mente con qualche bottiglia di vino e di rum, o tra le cosce qualche bella ragazza." ridacchiò, poi fece cenno loro di uscire dalla sua tenda.
Una volta fuori Billy era certo che Flint lo avrebbe fermato per discutere di ciò che aveva detto, invece il capitano della Walrus lo superò e si allontanò a passi rapidi verso il bagnasciuga.
Mentre lo guardava andare via Billy sentì una mano battergli alcuni colpi sulla spalla, si voltò e vide un sorridente John Silver.
"Bel discorso, erano tutti molto colpiti lì dentro. Secondo me Barbanera accetterà."
Billy lo ringraziò, poi aggiunse: "Devo farti le mie congratulazioni per la tua nomina a quartiermastro."
John scosse le spalle: "Quel ruolo spettava a te in realtà, ma data la tua assenza Flint non aveva altri candidati per le mani."
"Se ti ha scelto è perché voleva te al suo fianco." gli fece notare Billy "La mia assenza gli ha solo reso tutto più semplice."
"Credi che avrebbe comunque scelto me? Andiamo, tu hai più esperienza, sei certamente un erede di Gates più degno di me."
Billy sorrise a quell'immagine, poi gli disse:  "Flint non prende mai decisioni a caso John. Ci sono tante ragione per cui ha preferito te, e tra queste c'è sicuramente il fatto che hai dimostrato di essere un uomo di valore e capace di gestire l'equipaggio, quindi non sminuirti troppo." gli disse, e John grato di quel complimento annuì.
"Il tuo è un ruolo importante John, mi auguro che sarai un buon braccio destro per Flint, e anche un buon consigliere quando servirà, la voce della sua ragione." aggiunse il nostromo.
"Addirittura?" chiese John.
Quelle ultime parole gli erano uscite di getto, perfino Billy ne fu stupito, ma in fondo era la verità, e le confermò.
"Hai visto cosa è successo oggi, in quella tenda. Dio solo sa quanto Flint abbia bisogno di sentire quella voce a volte. E forse tu sei l'unico che può fargliela ascoltare." 
John si limitò ad annuire, ma temeva quella responsabilità.
Mentre rispondeva Billy vide Leni a qualche metro da loro, lo stava guardando.
"Ti daremo una mano John, non preoccuparti." così Billy salutò John e raggiunse la ragazza.
Leni lo accolse con un sorriso soddisfatto.
"Pare che Barbanera combatterà fianco a fianco con Flint contro l'Inghilterra, così spettegolano i suoi uomini." gli disse "E sembra che il merito di questa alleanza debba andare al nostromo della Walrus." 
"Dicono questo?"
"Il tuo discorso ha toccato tutti in quella tenda, e anche qualcuno che stava origliando da fuori." gli fece l'occhiolino.
Billy ridacchiò stupito: "Non sapevo stessi ascoltando."
"Gli uomini erano inquieti, così io e Morley abbiamo deciso di spiare ciò che succedeva nella tenda." gli rispose "Ora lui è andato a riferire a tutti le tue parole, sicuramente lo sta facendo in modo esageratamente teatrale, ma ti renderà giustizia nella sua rappresentazione."
Risero entrambi, poi Billy le chiese: "Se eri con Morley vuol dire che hai visto l'equipaggio. Come è andata?" 
Leni sospirò: "Meglio di quanto pensassi. Si sono tutti premurati di farmi sentire accettata, beh, quasi tutti. In molti già sapevano chi fossi, avevano collegato eventi e informazioni, e non  gli importava. Altri invece lo sospettavano e speravano che non fosse vero, e questi ultimi stanno reagendo in modi diversi. Qualcuno mi guarda in cagnesco, ma mi permetteranno di tornare a bordo."
Billy le sorrise: "Gli passerà. Alla fine anche loro sanno che non sei tu il nemico che devono combattere."
"No infatti, è mio nonno quel nemico." precisò lei con una smorfia.
"Lui, non tu. " ripetè Billy" E presto anche i più scettici capiranno la differenza." le sorrise poi aggiunse "Cosa ne pensi del piano di Flint?" 
"Come hai detto tu non abbiamo altra scelta. O ci alleiamo tra pirati o moriremo da soli contro l'Inghilterra." 
Billy le prese le mani: "Sai Hal mi aveva detto che questa era la guerra di Flint, e che se non ce ne fossimo andati subito sarebbe diventata anche la nostra. Alla fine ha avuto ragione, questa guerra colpirà tutti noi." la guardò negli occhi "Ma nonostante tutto non ho paura di combatterla Leni, non ho paura di vincerla. Per noi. Tutti noi."
Lei gli strinse forte le dita tra le sue, e in risposta si alzò sulle punta dei piedi per raggiungere le sue labbra e baciarlo.
Spostò una mano dietro al collo di lui per tenerlo più vicino a sé, e gli mormorò che se fossero stati insieme nemmeno lei avrebbe avuto paura, e lo baciò di nuovo.
 
 
Era ormai calata la notte quando Flint decise di affrontare Billy.
Sulla spiaggia erano già stati accesi i falò, e gli equipaggi ormai mescolati tra loro bevevano, mangiavano, ridevano, si scambiavano aneddoti e oggetti rubati chissà dove a chissà chi.
"Uomini che hanno in comune solo il mare e il loro essere fuggiaschi." esordì Flint quando si sedette accanto a Billy.
Il nostromo era seduto sulla sabbia vicino alla tenda che divideva con Leni.
Billy all'inizio lo guardò stupito, poi gli sorrise e gli porse una bottiglia di vino dolce: "L'abbiamo iniziata con Leni ma poi Charles è venuto a chiamarla, un marinaio si sentiva poco bene." spiegò.
Flint bevve una sorsata di vino: "Non male il tuo discorso di oggi, intenso oserei dire, ma la tua è stata una mossa rischiosa. Barbanera è un uomo imprevedibile."
"Ne so qualcosa di uomini così..." commentò Billy sarcastico "Il tuo piano è valido capitano, ma Teach lo avrebbe respinto per orgoglio e rabbia. Ho solo pensato che sentirlo da una voce diversa dalla tua potesse farlo capitolare."
Flint sogghignò, in effetti era stata un'idea astuta.
"E quella proposta sul compromesso con gli inglesi?" gli chiese "Azzardata, non trovi?" 
"Eri tu quello che voleva usare la diplomazia per riprenderci Nassau."
"E sappiamo tutti come è andata a finire." sentenziò il capitano della Walrus.
"Li abbiamo sottovalutati, non accadrà una seconda volta. E gli dimostreremo che anche a loro non conviene sottostimarci." gli rispose Billy con decisione "Costruiremo qualcosa a Nassau, era la tua idea fin dall'inizio, la realizzeremo." 
Flint lo guardò, in parte era ammirato dalla sua tenacia e sicurezza, Billy era un alleato valido e promettente, averlo al suo fianco poteva rendere tutto più semplice.
"Mi fa piacere sapere che hai fiducia in me Billy." gli disse dopo aver sorseggiato il vino.
In risposta il nostromo emise una roca risatina: "Ho fiducia nel tuo piano, ma non vuol dire che io mi fidi di te."
Flint lo guardò, il sopracciglio alzato in modo interrogativo: "Cosa vorresti dire?"
Billy girò il busto verso di lui per guardarlo meglio: "L'Inghilterra sta arrivando per sterminarci, su questo hai ragione e sono convinto anch'io che dobbiamo agire. Ma ricordi chi altro aveva ragione su questo? Dufresne. Lo ha detto subito quel giorno in cui lo abbiamo interrogato, sapeva che gli inglesi avrebbero presto invaso Nassau e noi avevamo due scelte, o ci facevamo uccidere come criminali o ci univamo a loro. E tu hai risposto che invece potevamo combatterli. Era quello che volevi fin dall'inizio, prendere delle navi pirata abituate ad agire in solitaria e creare una flotta invincibile. La tua flotta invincibile. Ma sapevi che nessuno si sarebbe unito a noi per combattere gli inglesi e per riprenderci Nassau, perché ogni nave pensa solo per sé, è sempre stato così. E così siamo andati a Charleston, per appiccare un incendio impossibile da domare e da contenere, per fare in modo che la tua crociata non fosse più solo la tua. Niente unisce gli uomini più di una causa comune, lo hai detto tu stesso a Dufresne." 
Flint socchiuse gli occhi, innervosito: "Non so di cosa mi stai accusando Billy ma fai molta attenzione."
Billy si umettò le labbra e fece schioccare la lingua prima di continuare: "Tu sai benissimo di cosa parlo. Ti serviva qualcosa per convincere gli altri capitani, una minaccia imminente in grado di travolgere ogni nave pirata che solca questi mari, non solo la Walrus e il suo sfortunato equipaggio. Che dire, ce l'hai fatta capitano, ora la minaccia è reale e l'alleanza con le altri navi è l'unica soluzione, perché quando l'Inghilterra ci attaccherà non farà distinzioni, cercherà di sterminare chiunque combatta sotto la bandiera nera dei pirati."
"Almeno adesso non combatteremo da soli sotto a quella bandiera." commentò Flint con tono astioso ma in qualche modo soddisfatto.
"Tu sapevi di Allister." lo accusò apertamente Billy "Teach sbagliava quando diceva che non presti attenzione a ciò che ti circonda, ma la verità è che tu non lasci mai nulla al caso." 
Flint era immobile nel guardarlo in viso, una statua impossibile da scalfire: "È inutile perderci in sciocche dietrologie Billy. Quello che conta è che ci riprenderemo Nassau e grazie al tesoro custodito nel forte di Hornigold costruiremo una colonia pionieristica, una casa per tutti noi."
"Ed è solo per questo che ti aiuterò col tuo piano ma te lo ripeto, non hai la mia fiducia, se la vuoi dovrai riguadagnartela sul campo, e fino ad allora anche se combatteremo fianco a fianco sappi che starò molto attento a non farmi pugnalare alle spalle." concluse Billy, i suoi occhi azzurri erano diventati scuri da quanto le pupille si erano dilatate, il suo sguardo sembrava voler trapassare il capitano da parte a parte.
Flint sperimentò di nuovo quella sensazione che aveva già provato di fronte a Billy, quel timore che lui potesse rivelarsi un rivale temibile se gliene avesse concessa l'occasione. 
"E sia. Preferisco averti come alleato titubante che come nemico Billy." scherzò Flint con amarezza e allungò la mano verso di lui.
Bones lo guardò, non fu semplice per lui ma si limitò ad annuire e strinse quelle dita tese in segno di pace.
"E sia." lo apostrofò.
Entrambi sapevano di aver suggellato un armistizio precario e fragile, e che al prossimo sgarro si sarebbero ritrovati uno contro l'altro, e questa volta sarebbe stata la fine della loro alleanza, per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 20
*** Billy. ***


Billy
 
"Spero che stamattina prima di uscire tu abbia dato un bel bacio a tua madre ragazzo, perché non la rivedrai per molto tempo. Forse mai più."
William aveva sentito l'uomo ridere mentre lo spingeva sulla passerella insieme ad altri ragazzi come lui.
Tutti in catene, con il loro sangue rappreso appiccicato ai vestiti e ai visi imberbi, i più piccoli, 10 forse 11 anni al massimo, piangevano.
Guardò il sole, stava tramontando.
La sua famiglia lo stava sicuramente cercando, sarebbe già dovuto essere a casa per quell'ora.
Suo padre sarebbe andato al solito crocevia dove lui distribuiva i loro volantini, ma non avrebbe trovato suo figlio. No, avrebbe visto solo un mucchio di fogli stropicciati buttati per terra, e forse qualche bottegaio della via glielo avrebbe riferito.
"Mi spiace signor Manderly, suo figlio ha provato a scappare, ma erano in quattro contro uno. Lo hanno preso, hanno preso William." 
Poteva vederlo, suo padre, pietrificato da quella notizia, un uomo alto e imponente che adesso  
si strofinava continuamente gli occhi azzurri col dorso della mano perché non riusciva a frenare quelle lacrime colme di rabbia mentre tornava a casa.
Poteva vedere anche sua madre, lei avrebbe gridato. La conosceva, era una donna dolce ma quando si infuriava diventava una belva. 
"Andiamo al porto, subito, li fermeremo lì!" sapeva che lei lo avrebbe proposto, era combattiva sua madre, ma suo padre l'avrebbe fermata e presa tra le braccia mentre lei si dibatteva. 
"Non possiamo più fare nulla." le avrebbe detto. E aveva ragione.
Una volta che le pattuglie dell'arruolamento forzoso ti prendevano non c'era più speranza, ti portavano al porto più vicino e ti imbarcavano sulla prima nave disponibile. 
A quel punto sua madre si sarebbe messa a piangere, arrendendosi nell'abbraccio del marito che le avrebbe accarezzato con dolcezza i capelli biondi.
Il suo William, il suo ragazzo, portato via dagli orchi che loro combattevano.
Da anni i Manderly protestavano contro la Marina Britannica e la tirannia delle sue leggi sull'arruolamento forzoso.
Negli ultimi tempi William era andato con loro per le strade, ai comizi, e gli piaceva guardare suo padre che arringava la folla, così sicuro di sé mentre spiegava che era immorale rapire bambini e ragazzi per imbarcarli su navi da guerra o mercantili di Sua Maestà contro il loro volere, pratica permessa dall'antico Vagabonds Acts.
Come tuonava la voce di suo padre mentre diceva che quell'ingiustizia doveva finire, proprio davanti a una delle sedi dell'ammiragliato a Kensinton.
"È tempo che questa barbarie venga abolita! Cosa direbbero gli ufficiali della Royal Navy se qualcuno venisse a prendere i loro figli, come reagirebbero se glieli strappassero dalle braccia? Ma certo, nessuno andrà mai a toccare la progenie del capitano Hume o dell'ammiraglio Allister! Questi uomini hanno firmato le loro leggi crudeli col sangue dei nostri ragazzi!" aveva concluso tra gli applausi della folla.
Non lo avrebbe mai più rivisto, suo padre.
Né sua madre, né le sue sorelline.
"Gesù Santo, William è solo un ragazzo! È colpa nostra! Se non lo avessimo coinvolto nella nostra battaglia non se la sarebbero presa con lui!" 
William sapeva che sua madre lo avrebbe detto, si sarebbe incolpata per la sua sorte.
Ma lui avrebbe voluto dirle che non doveva prendersela con se stessa, che lui per primo aveva voluto dare una mano. Che era grato ai suoi genitori per averlo fatto studiare e per avergli insegnato così tanto, per averlo reso partecipe di quella importante protesta, che era d'accordo con loro, che li ammirava.
Ma non poteva dirglielo, e sapeva che non glielo avrebbe detto mai.
"Sbrigati spilungone!" gli aveva gridato il capo della pattuglia che lo aveva rapito "Hai qualche problema? Muoviti che io non ho tempo da perdere!" e lo aveva spinto con violenza sul ponte.
Li avevano portati tutti nella stiva e quell'uomo aveva spiegato loro che da adesso in poi erano proprietà della Corona, che avrebbero lavorato su quella nave fino a che lui non avesse deciso diversamente.
"Imparate in fretta le vostre mansioni, e portatele a termine senza errori o sciatterie, altrimenti ne pagherete le conseguenze." aveva spiegato mostrando a tutti la sua frusta a tre code.
Era stato suo prigioniero per tre anni, era sopravvissuto alle insidie del mare ed ad ogni tipo di angheria e umiliazione che quell'orco era in grado di infliggere a un essere umano.
Ma poi finalmente era arrivata la Walrus.
Durante lo scontro alcuni pirati erano scesi nella stiva dove William e gli altri erano incatenati, li avevano liberati e gli avevano detto che potevano lottare per la loro libertà e le loro vite.
I più grandi lo avevano fatto, avevano preso il primo arnese che avevano trovato ed erano usciti dalla loro prigione, intenzionati a dar battaglia.
Sul ponte William si era trovato davanti il suo carceriere e lo aveva affrontato.
E aveva avuto la meglio.
Aveva impugnato con tutta la forza che aveva il falcetto trovato nella stiva e si era buttato su di lui, lo aveva pugnalato allo stomaco, al petto, lasciandolo esanime in un lago di sangue.
Gates lo aveva trovato così, ansimante e con le membra che tremavano mentre fissava quel cadavere.
"Era uno delle pattuglie vero?" gli chiese, sputando vicino al cadavere.
William aveva annuito.
"Quando ti ha preso?"
"Tre anni fa, a Kensinton." aveva risposto William.
"Porca puttana figliolo, e tu hai resistito tutto questo tempo?" Gates gli aveva sorriso "Sei tutto pelle e ossa, è un vero miracolo! Come ti chiami?"
"William. Ma ormai mi chiamano tutti Billy."
"Vieni Billy, ti diamo qualcosa da mangiare e poi decideremo il da farsi, va bene?" Gates gli aveva messo una mano sulla spalla e lo aveva accompagnato sulla Walrus.
Su quella nave pirata ai ragazzi sopravvissuti venne offerta una scelta: potevano restare sulla Walrus giusto il tempo necessario per arrivare a un porto per essere poi lasciati lì in cerca di un passaggio per tornare a casa, oppure potevano scegliere di unirsi all'equipaggio.
William non dovette pensarci molto, aveva ucciso un uomo, sapeva che se fosse tornato a Kensinton suo padre non avrebbe visto in lui suo figlio, ma un banale assassino.
Così scelse di diventare un pirata.
Dopo qualche mese in cui i suoi compari lo prendevano bonariamente in giro per il suo corpo ossuto William Manderly cessò di esistere, e per tutti quel ragazzo alto e dagli occhi buoni divenne semplicemente Billy Bones.
 
 
 
Mentre guardava Flint allontanarsi Billy ripensò a quando lo aveva incontrato la prima volta.
In quel capitano dall'atteggiamento fiero lui e gli altri giovani marinai vedevano un guerriero coraggioso che li aveva liberati dalla prigionia, un uomo a cui ispirarsi.
Ma terminata la battaglia Flint era tornato ad essere semplicemente una figura autorevole e misteriosa, un uomo sicuro di sé ma solitario, e per quanto Billy lo ammirasse e gli fosse grato per averlo salvato col tempo aveva trovato un punto di riferimento in Gates, il quartiermastro della Walrus.
Gentile, affabile, premuroso, Hal era stato un nuovo padre per lui, non aveva mai saputo perché tra tutti i ragazzi salvati e arruolati sulla Walrus Gates si fosse preso a cuore proprio lui, ma lo aveva fatto e lo aveva reso un pirata, ma soprattutto aveva portato a termine ciò che i suoi genitori avevano iniziato, gli aveva insegnato ad essere un uomo.
La sua morte no, quella non poteva perdonarla.
E sicuramente nemmeno Flint era in grado di perdonare se stesso per quella perdita, nonostante ostentasse la sua solita fredda arroganza mentre si giustificava per i fatti di Charleston. 
Billy dunque avrebbe combattuto con Flint, avrebbe rispettato gli ordini del suo capitano e avrebbe portato la ciurma a fare lo stesso, sarebbe stato il suo nostromo e avrebbe fatto tutto questo per un bene più grande, ma non gli avrebbe mai perdonato il fatto di aver utilizzato i suoi uomini come pedine sacrificabili.
E non gli avrebbe permesso di farlo di nuovo.
Aveva già navigato sotto il comando di un tiranno, non sarebbe successo ancora.
Mentre rifletteva su queste cupe conclusioni sentì un rumore alle sue spalle, era Leni che lo stava raggiungendo, e nel vederla i suoi pensieri si rasserenarono.
Aveva ancora lei, questo Flint non era riuscito a portarglielo via, non ci sarebbe mai riuscito.
Insieme entrarono nella tenda e una volta dentro le raccontò del suo confronto con Flint.
"Sono stato troppo diretto?" le chiese.
Leni scosse la testa: "No. Sei stato sincero, era doveroso esserlo considerate le circostanze." sospirò "E alla fine avevi ragione a sospettare di Flint. E io invece avevo torto a concedergli il beneficio del dubbio."
Billy le si avvicinò: "Saremo più guardinghi d'ora in avanti. E poi abbiamo John Silver dalla nostra parte, farà sentire la sua voce se necessario."
Leni rabbrividì, si strinse nelle spalle: "Spero tu abbia ragione."
Interpretando il suo tremare come un segno di paura Billy la abbracciò: "Andrà tutto bene."
Leni si lasciò cullare da quella stretta, il volto affondato nella sua camicia all'altezza del cuore.
Senza dire nulla Billy sciolse quell'abbraccio per prenderle il viso tra le mani e baciarla con dolcezza, le loro labbra umide si accarezzarono in questo modo fino a che non fu più abbastanza, e allora quel bacio divenne più appassionato.
Billy le schiuse le labbra, Leni sentì il sapore del vino dolce su quella lingua che ora accarezzava la sua. 
Erano sulla terraferma ed erano soli tra le pieghe di quella tenda.
Una volta che furono nudi e sdraiati l'uno sopra l'altra sui tappeti che coprivano la sabbia sotto di loro Billy la baciò ancora e ancora, accarezzò con le labbra la sua pelle fino a che lei, impaziente, gli sussurrò Prendimi, Billy, ti prego, prendimi.
Allora lui si sollevò e afferrò le sue cosce per portarsele attorno alla vita e scivolò dentro di lei, una volta, due volte, avanti e indietro, dolcemente ma senza fermarsi, affondi lenti ma profondi, voleva che durasse a lungo, voleva godersi ogni singola spinta, come a recuperare tutte quelle volte che non erano potuti stare insieme.
Nella penombra della tenda sentiva solo i loro gemiti, i sospiri, quei gridolini che sfuggivano dalle labbra e riempivano lo spazio attorno a loro, e poco importava se qualcuno li stava sentendo, anzi, forse non esisteva nient'altro oltre a quella tenda, oltre a loro.
Quando Leni venne la prima volta le sfuggì dalle labbra il nome di lui, era un grido, era un chiamarlo, un volerlo ancora, sempre dentro di lei.
Billy si abbassò, agognava il contato tra i loro corpi, cercò la sua mano sul tappeto e intrecciò le loro dita insieme.
Riprese a muoversi dentro di lei con un ritmo più rapido del precedente, godendo di ogni singolo tocco dei suoi seni che accarezzavano il suo petto, di ogni mossa dei fianchi di lei che lo assecondavano in ogni spinta, di ogni spasmo della sua carne attorno a lui mentre la portava a un secondo orgasmo.
Quando sentì che non anche a lui ormai non mancava molto nascose il viso tra i suoi capelli arruffati, baciò la pelle umida e profumata del suo collo.
Non era lavanda, quel profumo, era diverso, era più dolce, ma era ugualmente inebriante e si lasciò avvolgere da esso, ad occhi chiusi.
Billy...Billy...la sentiva gemere sotto di lui.
Seguì la sua voce per dare il ritmo a quegli ultimi colpi che muoveva dentro di lei, e quel venire lo lasciò stravolto, ma mai sollievo fu così bello.
Billy si spostò accanto a lei, sempre tenendola abbracciata, i loro visi uno di fronte all'altro, i loro respiri ancora rapidi e profondi, i brividi che ancora scuotevano i loro corpi.
Leni percorse con le dita la linea delle sue guance, del suo mento, quando esse arrivarono alle sue labbra Billy ne baciò i polpastrelli.
Lentamente nella tenda stavano tornando gradualmente il silenzio e la calma, ma il mondo attorno a loro quello no, non era ancora tornato ad esistere.
 
 
 
Quando Billy si svegliò trovò Leni ancora rannicchiata tra le sue braccia, una coperta li avvolgeva entrambi lungo i fianchi come fossero in un bozzolo.
Sollevò la testa per guardarla mentre dormiva tranquilla, sorrise all'idea che nessuno dei due si fosse allontanato dal corpo dell'altro nemmeno nel sonno.
No, niente e nessuno avrebbe potuto portarla via da lui, questa era la sua unica certezza.
Si staccò da lei con delicatezza e si alzò.
L'aria pungente del mattino si era fatta strada nella loro tenda, così sistemò meglio la coperta sopra il corpo nudo di Leni perché non prendesse freddo, poi si vestì e uscì senza far rumore.
Raggiunse il bagnasciuga, stava albeggiando.
Il cielo sopra l'oceano scuro era rosa, il sole circondato da poche nubi candide, poteva scorgere le navi ormeggiate al largo, figure nere in controluce mosse da onde che si infrangevano rumorosamente sulla baia. 
In quel momento tutto sembrava perfetto, immobile.
Era così assorto che non si accorse di Morley che giungeva alle sue palle.
 "Sei un mattiniero come me." commentò il pirata fermandosi accanto a lui, la sua pipa accesa emanava un profumo di tabacco dolciastro.
Billy gli sorrise: "Le albe sull'oceano sono troppo belle per rimanere a dormire." gli rispose "Anche dopo le traversate più dure questi colori e l'odore del mare al mattino sono sempre riusciti a darmi conforto, una sorta di speranza che un giorno avrei abbandonato quella nave, quella maledetta Marie Aleyne."
Il pirata aspirò una lunga boccata dalla sua fedele pipa, parlando ne espirò il fumo: "Cosa mi fai tornare alla mente Billy! Oh! Quanto tempo speso a cercare quella vecchia bagascia in lungo e in largo, cambiava rotta ogni settimana, fu un inferno intercettarla!" ricordò Morley "Ma abbiamo perseverato perché Flint ci aveva assicurato che a bordo di quella nave avremmo trovato così tante gemme e tanto oro da perderci la vista a contarli, ma alla fine il bottino fu ben misero. Ma in fondo non era il desiderio di denaro a guidare il nostro capitano..." mormorò guardandosi attorno per essere certo di non essere ascoltato.
"Questo cosa vorrebbe dire?" gli chiese curioso Billy.
Morley prese una nuova boccata di fumo dalla pipa: "Il capitano può dire ciò che vuole, ma secondo me il suo vero obiettivo erano due passeggeri ospitati a bordo della Marie Aleyne. Ero sceso sotto coperta per cercare questo famigerato bottino e ho sentito un pianto provenire da una cabina. C'erano un uomo e una donna, li ho sentiti pregare Flint di risparmiare le loro vite, ma la supplica cadde nel vuoto, lui li uccise entrambi."  
Billy ricordava i due misteriosi passeggeri, li aveva visti di sfuggita una sera mentre si imbarcavano, ma nessuno oltre al capitano conosceva la loro identità.
"Chiunque fossero Flint li conosceva, lo hanno chiamato per nome." aggiunse Morley "In tutta quella confusione la cosa è passata in sordina, ma mi è sempre rimasta impressa l'espressione di Flint mentre lasciava la loro cabina. Aveva uno sguardo freddo, sconvolto, ma allo stesso tempo sembrava sollevato, come se si fosse tolto un peso gravoso dalle spalle."
"Hai raccontato ad altri di questa storia?"
"Sì, ma non importò a nessuno, in fondo si trattava dell'omicidio di due ricchi parassiti, cosa vuoi che interessi a una ciurma di pirati." rispose Morley "Ma questa storia se vogliamo ci insegna una lezione preziosa."
"Che sarebbe?" chiese Billy.
Morley si girò per guardare in viso il nostromo: "Che è meglio non indispettire il nostro capitano, perché non importa quanto tempo ci vorrà, lui verrà a cercarti e avrà la sua vendetta, a costo di cercarti per tutti i sette mari." concluse col tono di un attore navigato.
Billy sogghignò di fronte quell'interpretazione esagerata, ma sapeva che Morley aveva ragione.
Mai sottovalutare Flint, mai voltargli le spalle.
Charles Vane li raggiunse, i due pirati della Walrus subito che era preoccupato.
"Teach ci vuole parlare, ora." lo incalzò e Billy lo seguì rapido "Flint è già con lui." aggiunse.
"Charles, tu sai cosa ha deciso?"
"No." gli rispose Vane, e si fermò a qualche metro dalla tenda di Barbanera "Ma ho intravisto un'ombra sul suo viso stamattina e non so come interpretarla."
Billy si limitò ad annuire a quelle parole, e insieme a Charles scivolarono nella tenda di Edward Teach.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 21
*** Flint. ***


 
 
Flint

 
 
"Quindi è stato Dominic a parlarti di me?"
"Sì. Mi ha detto di cercarti una volta arrivato a Nassau, che gli dovevi un favore."
"È vero." disse il pirata "Diciamo che mi ha salvato la vita anni fa. Non era tenuto a farlo perché eravamo su fronti opposti, ma nonostante tutto quel dottore si dimostrò un uomo dall'animo generoso. Un uomo dai sani princìpi come ce ne sono pochi, ecco chi è il nostro amico comune."
James annuì e insieme alzarono il bicchiere di rum in suo onore.
Aveva ragione, Dominic era così, sempre pronto ad aiutare gli altri.
Anche me e Miranda, ricordò. 
Era venuto a salutarli al porto prima che partissero per Nassau, e si era prodigato nel fornirgli un contatto sull'isola, "Grazie al quale troverai un lavoro..." gli aveva detto, e gli aveva regalato una collana di perle e due orecchini d'oro, "Vendili e col ricavato compra una casa per te e Miranda...So che avete dei risparmi ma state per iniziare una nuova vita praticamente dal nulla...", e James aveva dovuto accettare, perché Dominic Allister non ammetteva rifiuti.
Era stato l'unico dei suoi amici di gioventù a rimanergli accanto nonostante le dicerie e le calunnie.
Un giorno avrebbe trovato il modo per ripagarlo di tutto quell'affetto. 
"E sentiamo, come posso esserti utile?" gli chiese il pirata.
"Speravo potessi aiutarmi a trovare un lavoro."
"Cosa sai fare?" 
"So navigare." rispose James "Ho esperienza di come si governa una nave, conosco il mare, so gestire un equipaggio se serve."
L'uomo di fronte a lui rise divertito: "Sembra che tu ti stia proponendo per comandare una nave!" 
James non lo contraddisse e fece spallucce.
"Sei spudorato, e questa cosa mi piace." ammise il pirata "Conosco una nave che può fare al caso tuo. Un mio caro amico è il quartiermastro della suddetta e mi ha riferito che stanno cercando qualcuno che sostituisca il capitano passato a miglior vita. Senza un comandante non possono partire. Oh, guarda a volte il destino!"
Il pirata fece un cenno con la mano a un uomo calvo, non molto alto ma dall'aspetto possente che era appena entrato nella taverna.
"Stavo giusto parlando di te. Ti presento James Flint, vorrebbe diventare il nuovo capitano della Walrus."
Il quartiermastro rise di gusto mentre gli stringeva la mano, complimentandosi per la sua sicurezza.
"James, lui è Hal Gates. Se c'è un uomo che può aiutarti a realizzare ciò che desideri qui a Nassau è proprio lui." 
James e Hal avevano passato l'intera serata a parlare e alla fine quest'ultimo si era convinto che quello straniero meritasse un'occasione.
"Se la ciurma ti eleggerà allora sarai il nostro capitano, da noi funziona così, si vota su una nave pirata." gli aveva spiegato Gates.
E alla fine l'equipaggio della Walrus lo aveva acclamato, e per 10 anni Flint aveva solcato i mari come capitano di quella nave.
Essere un pirata gli piaceva, gli sembrava la giusta offesa verso quell'Ammiragliato a cui aveva dedicato tutta la sua giovinezza, il suo impegno, la sua devozione, e che infine lo aveva scacciato e disonorato senza pietà era biechi interessi politici.
Essere un pirata gli sembrava il giusto tributo a Thomas Hamilton, l'uomo che aveva amato in un modo che non credeva possibile, colui che nei corsari non vedeva dei mostri ma degli uomini, con i loro pregi e i loro difetti, che meritavano la possibilità di prosperare come cittadini inglesi su quell'isola chiamata Nassau. 
Thomas, che in James aveva riconosciuto l'amore della sua vita, oltre ogni pregiudizio e vergogna.
Per lui aveva depredato le navi, per questo aveva solcato i mari alla ricerca di quell'immenso tesoro spagnolo.
Nassau sarebbe cambiata come Thomas voleva, anzi, sarebbe stata ancora migliore di come lui l'aveva idealizzata. 
Alla fine Nassau avrebbe avuto un re, e non sarebbe stato quello che sedeva sul suo trono a Londra.
James McGraw aveva creduto nel progetto di Thomas di perdonare tutti i pirati di Nassau e costruire con loro e grazie a loro una nuova prospera colonia britannica.
James Flint ci credeva ancora e avrebbe realizzato questa impresa, e per farlo era disposto a pagare qualunque prezzo necessario.
 
 
 
 
"Posso parlarti un attimo Leni?" le chiese senza tanti preamboli.
Leni aveva sussultato quando Flint le era giunto a fianco, ma il suo sguardo gli era sembrato colmo di gratitudine.
"Sì certo..." aveva tossicchiato.
John annuì, anche se non era stato interpellato: "Andate, io...ho alcune faccende da sbrigare." balbettò, e a sua volta si alzò dal baule e si affrettò a raggiungere alcuni membri dell'equipaggio che chiacchieravano vicino alle tende.
Mentre camminavano sulla spiaggia Flint le chiese: "Ho interrotto qualcosa?"
Leni scosse la testa: "Stavamo solo chiacchierando." rispose lei, ma Flint intuì che lei stava omettendo qualcosa. L'aveva notato subito mentre si avvicinava a lei e John, era imbarazzata mentre parlava col suo quartiermastro.
Aveva anche visto lui prenderle la mano, o era stata lei? 
Dalla sua visuale non era chiaro, ma onestamente in quel momento non gli importava.
"Ci sono delle cose che dovrei discutere con te, e forse è meglio farlo ora che siamo da soli..." iniziò "Immagino che tu sappia della mia conversazione con Billy."
"Me ne ha parlato."
"E tu sei d'accordo con lui?" chiese Flint "Anche tu non ti fidi di me? Perché vorrei capire che senso ha partire di nuovo insieme sulla Walrus se non siamo tutti dalla stessa parte."
"Lo siamo."
"Davvero?" lui alzò un sopracciglio.
"Vogliamo tutti la stessa cosa no? Quindi lo siamo."
"Ottimo uso dell'arte oratoria." ironizzò Flint.
Leni si fermò, fece un profondo respiro e lo guardò negli occhi: "Ti chiederò una cosa capitano, e voglio che tu sia sincero, senza girarci troppo attorno. Billy ha ragione? Sapevi che mio nonno era a Charleston?" 
Flint la osservò, rifletté su cosa poteva dire e infine cedette. Non poteva mentirle, non dopo quello che avevano patito e a malincuore annuì: "Hornigold non è il solo ad avere degli informatori. Sapevo che avrebbero inviato un governatore a Nassau, e mi avevano riferito che tuo nonno si era stabilito a Charleston per farne un nuovo quartiere generale da cui gestire le operazioni militari contro di noi."
Flint la vide avvampare, arrabbiata. 
"Dovevi dirmelo."
"Probabilmente avrei dovuto."
"Perché non lo hai fatto? Quando eravamo sulla Walrus e ci hai esposto il tuo piano per Charleston potevi...oh aspetta." realizzò lei "Il tuo intento non era parlare con lord Ashe e fare leva sulla vostra amicizia, tu ci hai condotto in South Carolina con un altro proposito, non è vero?"
Flint capì a cosa si stava riferendo, e aveva ragione: "Sì, il mio obiettivo è sempre stato l'ammiraglio Allister." ammise.
"Perché non me lo hai detto subito?" la voce di Leni si fece altisonante per la rabbia.
"Avresti accettato di venire a Charleston sapendolo?" chiese lui mettendosi sulla difensiva
"No, avresti tergiversato e non avevamo tempo. E poi il mio piano sulla carta funzionava alla perfezione. Credevo che riportargli la nipote perduta da tempo potesse ammorbidirlo e renderlo disponibile per una trattativa." rispose con tono sicuro Flint.
"Ammorbi...Oh ti prego...Cristo Santo capitano, conosci mio nonno molto bene, sai di cosa è capace." 
"Di certo non immaginavo che si sarebbe scagliato in questo modo contro di noi. Se avessi sospettato questa sua reazione non avrei mai messo a repentaglio la vita dei miei uomini." lo sguardo di Flint si fece triste "Ho perso un caro amico su quella spiaggia."
"E Billy lo ha visto morire, era accanto a lui e non ha potuto salvarlo." commentò Leni.
"Ed entrambi non ce lo perdoneremo mai." mormorò Flint, gli occhi verdi si erano fatti lucidi.
Leni cercò di riportare la conversazione su toni più pacati: "Quello che intendo dire è che a causa di questo dolore Billy al momento ti disprezza e sarà guardingo nei tuoi confronti, ma sai benissimo che sarà al tuo fianco e combatterà con tutto se stesso per riprenderci Nassau."
Flint annuì: "Lo so, e ne sono felice. Conosco il suo valore e so che non si risparmierà." le rispose, e lo pensava veramente nonostante le preoccupazioni sull'atteggiamento del suo nostromo "E tu, posso contare sul tuo aiuto? Mi dispiace davvero Elaine, l'ultima cosa che volevo era causarti tanto dolore. Mi ero ripromesso di tenerti al sicuro, per tuo padre, per ripagarlo di tutto ciò che ha fatto per me quando io e Miranda siamo dovuto scappare." nominare l'amica perduta gli fece sussultare il petto in un singhiozzo che riuscì a mascherare con un colpo di tosse.
Leni lo notò, ma fece finta di nulla.
"Sarò al tuo fianco capitano, ma ti prego, non nascondermi più nulla, pretendo una sincerità assoluta d'ora in poi." 
Flint accennò un sorriso, sollevato: "Hai la mia parola."
Lei rispose a quel sorriso, ma quell'espressione da lieta si tramutò in malinconica, lui lo notò
"A cosa pensi?"
Dopo un lungo silenzio lei gli disse: "L'ammiraglio sapeva di Billy." Leni non capiva perché glielo stesse confidando, ma continuò "Richard Guthrie gli ha riferito molte informazioni su Nassau, chi fa gli affari migliori, chi ha problemi economici, alleanze e inimicizie tra equipaggi, e anche i pettegolezzi più pruriginosi." spiegò "Billy non è stato scelto a caso sulla Walrus, era l'unico nome certo della lista di coloro che dovevano morire a Charleston."
Flint le rivolse uno sguardo compassionevole: "Billy ne è consapevole?"
"Billy non è un ingenuo, temo lo abbia intuito da solo quando Hume li ha fatti arrestare. Ma non mi ha mai detto nulla a riguardo, non lo farebbe mai, pur di proteggermi farà finta di nulla, e io non..." smise di parlare, un nodo le chiudeva la gola.
Flint comprese quale senso di colpa stava trasportando con sé e annuì, non serviva che lei continuasse.
"Come vedi anche io ho un fardello pesante da portare e sarà difficile conviverci." mormorò lei.
"Vendicheremo anche questo quando ci riprenderemo Nassau." Flint le appoggiò una mano sulla spalla "Anche su questo hai la mia parola."
Questa volta il sorriso di Leni gli parve più sereno.
"C'è un'altra cosa che devi sapere, riguarda mio padre." gli confidò ancora "Anche l'ammiraglio sa la verità."
"Non credevo che Dominic glielo avesse detto." Flint era stupito.
"Gli ha perfino detto chi fosse, a me invece non lo ha voluto rivelare nella sua lettera testamento."
"Aspetta, Allister ti ha detto del tuo vero padre?" chiese lui ancora più incredulo.
Leni annuì: "In verità mi ha solo detto che era un noto pirata, ma non ha voluto dirmi il suo nome."
"Ti ha detto così? Leni non capisco, tuo padre non..."
"CAPITANO!" 
Flint si voltò rapido verso quel grido.
John Silver correva verso di loro.
"Che succede?" chiese al suo quartiermastro.
"Teach." rispose Silver trafelato "Ci aspetta nella sua tenda." 
"Ha deciso cosa fare?"
"Rackham non me lo ha detto." ansimò John "Ha detto solo che è urgente."
"Andate." disse Leni "Meglio non farlo attendere."
"Devi venire anche tu, vuole che tu sia presente." precisò John, il respiro che finalmente tornava regolare.
Flint e la ragazza si guardarono perplessi negli occhi, poi osservarono di nuovo John.
"Così mi ha detto Rackham." insistette.
"Va bene." rispose lei rassegnata "Non so cosa voglia da me ma come ho già detto meglio non farlo aspettare."
Mentre si dirigevano verso la tenda di Barbanera Flint notò Vane uscirne e raggiungere con passi ampi e rapidi il bagnasciuga.
Era chiaro che stava andando a chiamare Billy, il quale stava conversando con Morley.
Non sapeva di cosa stessero parlando ma Morley non aveva mai nutrito grande stima nei suoi confronti, e per qualche oscura ragione questa consapevolezza gli fece provare una certa apprensione.
Ora non ne aveva il tempo, doveva nuovamente affrontare Edward Teach e questo richiedeva tutta la sua attenzione, ma appena possibile si sarebbe occupato anche di quella faccenda e del pirata che la riguardava. 
 
 
 

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Capitolo 22
*** Leni. ***


 
 
Leni 
 
 
Il silenzio prima di un arrembaggio è assordante. 
Le due navi si erano già scambiate i convenevoli, ovvero si erano sparate reciprocamente con i cannoni.
La Walrus aveva tremato, ma aveva resistito.
Tutti gli uomini erano appiattiti contro le paratie in attesa della collisione, erano muti, immobili, pronti.
Leni era insieme a De Groot, dietro le ringhiere delle scale.
Il suo primo arrembaggio su un vascello pirata. 
"Noi stiamo in mezzo all'azione mia cara." le aveva spiegato poco prima "Non ci nascondiamo in ambulatorio. Prestiamo le prime cure ai feriti, così possono tornare a combattere. E anche noi facciamo la nostra parte."
Leni guardava con curiosità quegli uomini, quei soldati improbabili. 
Lei i pirati li aveva visti solo da lontano col cannocchiale, quando iniziava lo scontro lei di solito scompariva sotto coperta col primo medico e qualche aiutante.
Ora invece era sul ponte, e quegli uomini erano lì, a qualche metro da lei.
Al posto di divise rispettabili indossavano vestiti logori e ricuciti, non avevano armi di ordinanza ma pistole e spade raccattate chissà dove o rubate a chissà chi, sul loro volto colori di guerra, strisce di fuliggine nera sui volti inglesi, cerone bianco sui visi degli africani.
Eppure osservandoli Leni concluse che non aveva visto equipaggio più dignitoso e coraggioso di questo.
Quanti miti sui pirati aveva avuto modo di sfatare in quelle settimane sulla Walrus, constatò, erano uomini così diversi da quelli che suo nonno e l'Inghilterra descrivevano.
"Respira cara, respira." le disse De Groot sottovoce, notando la sua ansia e interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Le navi erano ormai allineate.
Poi ci fu la voce di Billy a sovrastare quel silenzio.
"ADESSO! LANCIARE!"
Tre bombe vennero gettate sul ponte nemico, dopo pochi secondi ci furono tre esplosioni, seguite da urla, rumore di legno spaccato e metallo che cozzava contro altro metallo.
Poi fu la volta di Flint: "VIA VIA VIA! ANDIAMO!"
I pirati della Walrus urlando si lanciarono gridando sull'altra nave, un'unica regola, non fare prigionieri.
"Vieni con me!" le ordinò De Groot, e attraversarono le passerelle fino a giungere sulla nave nemica, e si trovarono di fronte a uno scenario fatto di sangue, urla, carne, scintille, e morte.
Leni realizzò immediatamente che c'era una differenza abissale tra il curare un uomo nella sicurezza dell'ambulatorio e farlo in mezzo alla battaglia.
Mentre fasciava la gamba di un giovane si sentì trascinare per i capelli, lanciò un urlo che purtroppo si confuse tra quelli di tanti altri.
Si trovò a terra, sulla schiena, un uomo sopra di lei che le stringeva il collo con una mano, nell'altra un coltello. 
"Guarda qui che bella bambina..." le disse, mentre lei gli graffiava le braccia e il viso con le unghie, ringhiandogli contro.
Lui rise e le diede un pugno in faccia con l'elsa del pugnale.
Dolore, sapore di sangue ferroso in bocca, la testa le girava.
Poi quella sensazione, quella paura rabbiosa che già conosceva fece capolino dentro di lei.
Le sue mani perlustrarono lo spazio attorno a lei fino a trovare un pezzo di legno appuntito, e afferratolo lo conficcò con forza nella gamba dell'uomo, gridando. 
Lui lasciò la presa, maledicendola, Leni estrasse il legno e lo colpì alla gola, una volta, due, tre.
L'uomo cadde a terra, boccheggiando, lei lo guardò esalare l'ultimo respiro.
Una scena che le era tragicamente familiare.
Respirando affannosamente tornò dal pirata ferito mormorando a ripetizione "Ci sono, sono qui, adesso ti rimettiamo in piedi d'accordo?" e il giovane, impressionato da ciò che le aveva visto fare, non poté che annuire il silenzio. 
Leni uccise un altro marinaio prima che la battaglia giungesse al termine, usando la pistola di un pirata a cui lei e De Groot stavano steccando un braccio fratturato.
"Ben fatto." le disse il medico di bordo "Respira, Leni, respira." le ricordò in modo premuroso.
Ci fu un grido, le parole non furono chiare per Leni, ma significava che lo scontro era finito.
Si levarono voci di approvazione, i pirati superstiti si scambiarono pacche sulle spalle, aiutarono i feriti lievi ad alzarsi.
Leni, stravolta, si accasciò per terra, strisciò sulle natiche fino a sotto la scala che portava al timone, cercando di controllare il proprio respiro, tremava, si passò una mano sul viso, era viscido, si guardò le dita, erano piene di sangue. Il suo sangue, quello dell'uomo che l'aveva aggredita, quello di qualche pirata che aveva cercato di salvare. Anche i suoi vestiti ne erano intrisi, la sua camicia azzurra aveva assunto una tinta violacea. La testa le pulsava, le orecchie le ronzavano, gli occhi le bruciavano così tanto da avere la vista annebbiata.
Billy aveva ragione, sarebbe stata diversa quella battaglia, glielo aveva detto prima di lasciarla con De Groot. 
"So che hai partecipato a un ammutinamento e che sai difenderti, ma attaccare una nave è una cosa diversa." le aveva spiegato quella mattina Billy a bassa voce "Sarà uno scontro aperto, insidioso...te la senti?"
E lei gli aveva risposto che era pronta.
In realtà no, non lo era, ma non voleva deluderlo, non voleva deludere Flint, voleva dimostrare di essere all'altezza.
"Riprenditi, riprenditi, rimetti insieme i pezzi, sei viva." le diceva una voce nella sua testa, sovrastata immediatamente da un'altra voce, roca e crudele.
La voce di un demonio che aveva conosciuto.
Quel capitano mostruoso che l'aveva brutalizzata e umiliata, che aveva cercato di spezzare la sua volontà e quella degli uomini sulla Athena.
Quella voce si insinuò prepotentemente in lei, sovrastando ogni altro pensiero.
"Quanto devi essere stupida per credere di poter sopravvivere a tutto questo, ragazzina viziata?"
Chiuse gli occhi e si sciolse in un pianto silenzioso, senza singhiozzi, solo lacrime che scendevano calde e copiose sulle sue guance, le spalle scosse da tremiti leggeri. 
C'era rabbia in quel pianto, perché lei non era più quella giovane donna ormai, e lui, il capitano Berringer, non aveva il diritto di tornare a tormentarla.
In quel buio rossastro sentì chiamare il suo nome più volte, non aprì gli occhi fino a che non realizzò che era Billy a chiamarla.
"Leni...Gesù piccola...va tutto bene...su, guardami..." Billy era inginocchiato davanti a lei, un gigante rannicchiato in un sottoscala per soccorrere questa ragazzina emotiva in lacrime, pensò Leni, e altro pianto le rigò il viso, questa volta accompagnato da un unico profondo singhiozzo.
"È tutto finito, ehy, guardami." Billy si chinò su di lei prendendole il viso tra le mani, i suoi pollici con delicatezza le pulirono le guance da lacrime e sangue "Hai visto? Ce l'hai fatta! Sei tutta intera! Un po' malconcia forse, e sporca, ma tutta intera." le disse sorridendo.
Leni espirò con forza, a quelle parole le scappò una risata dalle labbra. 
"Eccolo, un bel sorriso finalmente!" disse lui, soddisfatto "Ce la fai ad alzarti?" lei annuì, ma lui comunque le prese le mani per aiutarla a rimettersi in piedi.
Billy la osservò un istante e quando fu sicuro che lei si fosse tranquillizzata si allontanò per organizzare il trasbordo delle merci, promettendo tra sé e sé che sarebbe andato a cercarla più tardi per assicurarsi che stesse bene.
E con grande piacere di Leni il nostromo mantenne il suo proposito e la raggiunse in ambulatorio con una scusa, ma era evidente per la ragazza il vero motivo di quella visita.  
Quella sera stessa attraccarono a Tortuga e dopo aver sbrigato le consuete faccende portuali l'equipaggio invase la taverna più vicina per festeggiare la riuscita dell'abbordaggio e per alzare un calice in onore di coloro che erano caduti.
"Posso offrirti da bere sirenetta?" le chiese Gates quando lei raggiunse il quartiermastro e il capitano al bancone.
"Solo se la smetti di chiamarmi così, è un nomignolo ridicolo." rispose lei ridendo.
"La smetto. Per stasera." disse lui ammiccando.
Le allungò un boccale di birra e le chiese se avesse preso una decisione.
Leni annuì: "Pensavo di voler solo scomparire il più lontano possibile, ma credo di aver invece trovato un luogo dove posso essere me stessa, ed è la Walrus. Se per il capitano va bene vorrei continuare a navigare con voi ed essere il vostro medico di bordo."
Flint le rivolse un sorriso gentile: "Puoi restare con noi tutto il tempo che vuoi."
"Ah ah meraviglioso!" Gates si alzò sfregandosi le mani "Vado ad avvisare gli altri, così festeggiamo." 
Leni si sedette al suo posto, sorseggiando la birra.
"Come conosci i miei genitori, capitano?" gli chiese a bruciapelo.
Flint si aspettava quella domanda, era sollevato di poterne finalmente parlare: "Credevo che non me lo avresti mai chiesto. È passato quasi un mese da quanto ho accennato all'argomento."
"Ci ho riflettuto a lungo e ora mi sembra il momento adatto."
"Ero un giovane guardiamarina quando ho conosciuto Dominic. Sì, ho servito la Corona anche io." abbozzò un sorriso di fronte al suo sguardo stupito "Tuo padre era medico sulla mia prima nave, e siamo diventati amici. Abbiamo navigato spesso insieme, poi io sono stato assegnato ad altri incarichi e non ci siamo più visti. Ho sofferto quando ho saputo della sua dipartita e  di quella di tua madre."
"Conoscevi anche lei, vero?"
"Sì, era una bellissima donna, colta, con una risata irriverente, l'hanno corteggiata in molti. Ammetto che io le chiedevo di concedermi un ballo solo per far innervosire tuo padre." rise scuotendo la testa "E tuo nonno, oh, come la disapprovava, ed Agnes rispondeva al suo astio con qualche battuta spudorata ma mai volgare. Era elegante perfino nel farlo. Certe volte era divertente assistere alle loro discussioni." Flint rise ancora.
Leni sorrise a quell'immagine, era vero, ricordava i battibecchi tra l'ammiraglio e sua madre, e alla fine lei lo sfiniva e l'aveva sempre vinta: "È per loro che mi hai permesso di restare sulla Walrus?"
"Anche. E poi non sono aduso a gettare giovani donne fuori bordo." scherzò Flint "Tuo padre è stato un buon amico Leni, glielo dovevo. Mi è stato vicino quando altri mi hanno voltato le spalle. E sei libera di non credermi, ma se ti vedesse ora sarebbe fiero di te, nel vederti prendere con decisione le redini del tuo futuro."
Leni abbassò lo sguardo, commossa: "Spero di rendere orgogliosi lui e mia madre, e cercherò di non deludere te, capitano."
"Non lo farai." la rassicurò Flint "Vieni, credo che gli uomini vogliano congratularsi per la tua decisione." le disse guardando in direzione della sala, dove in effetti Billy e molti uomini della Walrus erano già pronti a sollevare le pinte in suo onore.
"Signori, salutiamo Leni Morgan, che da adesso in poi sarà a tutti gli effetti membro del nostro equipaggio e nostro chirurgo di bordo!" disse Gates con solennità "Benvenuta sulla Walrus Leni Morgan, da oggi condividerai con noi gioie e dolori, ricchezze e miserie, lacrime e risate, da oggi sei un nostro fratello, tutto questo fino a che la nave resterà in piedi e sarà in grado di solcare i mari. E anche oltre, se Dio vuole. Amen e Prosit!" concluse, e i boccali vennero innalzati, accompagnati da grida di approvazione.
La notte passò veloce, tra pinte che venivano svuotate e riempite, risate, vecchie ballate cantate in modo sguaiato.
Leni si svegliò la mattina seguente nel letto di una delle camere da letto al piano superiore della taverna, nuda, tra le braccia di Billy.
Lui l'aveva baciata quella notte, incoraggiato forse da qualche bicchiere di troppo, e lei non lo aveva respinto, al diavolo ciò che era o non era appropriato.
Nel mondo civilizzato nessuno avrebbe approvato quel gesto così intenso e fuori controllo, le mani di Billy che la stringevano, il suo corpo così vicino a quello di lei.
Una ragazza per bene non lascia che un uomo la baci così, che la tocchi in quel modo, non vuole che lui le faccia certe cose o che le insinui le mani sotto ai pizzi e alle sete del vestito, così le avevano insegnato le istitutrici che aveva avuto in gioventù.
Ma lei ormai non era più una ragazza per bene, non era nella sua stanza nella magione degli Allister a farsi intrecciare i capelli dalle cameriere, Leni era a Tortuga, l'isola degli spietati corsari, ed era ella stessa una di loro, e sopratutto era una donna libera, e sì, lei voleva che quel pirata la baciasse a lungo e così intensamente da farle mancare il respiro, voleva che infilasse le dita sotto al lino grezzo della gonna, voleva che le facesse qualunque cosa gli passasse per la testa, che si prendesse con lei ogni libertà possibile, perché per Dio lei desiderava fare lo stesso con lui, e dunque con arrendevole passione si era lasciata spingere dentro quella stanza.
Sollevò la testa dal suo petto per guardarlo mentre dormiva tranquillo, e poi senza far rumore si alzò, si avvicinò alla finestra e scostò leggermente la tenda per guardare fuori.
L'oceano era uno spettacolo per gli occhi, l'acqua brillava accarezzata dalla luce rosata del sole e le onde erano così piatte e bianche da sembrare un pizzo prezioso.
Ripensò alla donna che era stata, Elaine Allister, che riposava in quegli abissi ora così quieti.
Qualcosa di lei era però rimasto in Leni Morgan, qualcosa che quest'ultima avrebbe conservato con affetto e con cura: l'amore per il mare che le aveva trasmesso suo nonno e quello per la medicina che le avevano insegnato i suoi genitori.
Leni Morgan, come pirata della Walrus, avrebbe continuato a coltivarli entrambi. 
 
 
 
 
Leni si svegliò e stiracchiandosi si guardò attorno. 
La tenda era vuota e illuminata da alcuni raggi di sole che filtravano attraverso la stoffa chiara.
Billy non era più con lei ma prima di andarsene l'aveva coperta con un lenzuolo, Leni sorrise per quella premura.
La notte prima avevano fatto l'amore, arrossì ripensando alle sensazioni che lui le aveva fatto provare. Realizzò che se lui fosse stato lì con lei al suo risveglio non lo avrebbe lasciato andare via, lo avrebbe trattenuto tra le sue braccia, e le guance avvamparono di più per le fantasie che le fluttuavano nella mente.
Ma Billy non era lì, e lei non poteva indugiare in quella tenda, quel giorno Barbanera avrebbe comunicato la sua decisione.
Leni recuperò dal pavimento il suo abito azzurro e si vestì velocemente.
Uscita dalla tenda iniziò a camminare verso la tenda di Teach, lungo il percorso intravide John Silver seduto su un vecchio baule e gli si avvicinò, non aveva avuto modo di parlargli il giorno prima.
John la accolse con un sorriso, la invitò a sedersi con lui.
"Cosa fai qui tutto solo?" gli chiese mettendosi accanto a lui.
"Mi concedo un poco di tranquillità, avremo parecchio da fare oggi." spiegò John.
"Teach non si è ancora espresso?"
John scosse la testa: "Ci fa penare...ma secondo me accetterà la proposta di Flint." disse, poi la osservò con attenzione "Come stai Leni? Eravamo tutti preoccupati per te e Billy, è stato un sollievo trovarvi in salute."
"I primi giorni sono stati terribili, ho davvero temuto di perderlo sai..." Leni si morse un labbro ricordando quei momenti in cui lui era così debole e indifeso "Quello che gli hanno fatto lo ha portato molto vicino alla morte."
John annuì: "Lo so, ma Billy possiede una grande forza, sapevo che sarebbe tornato più determinato che mai." le sorrise, poi decise di cambiare discorso "Ricordi sulla Walrus, quando ti ho detto che avevo capito chi tu fossi in realtà? Avevo torto alla fine, gli uomini hanno saputo la verità e non ti stanno guardando in modo differente. Il loro affetto nei tuoi confronti non è mutato." le disse John.
"C'è comunque qualche scettico a bordo."
"Si convinceranno anche loro." la rassicurò lui "Posso intercedere per te se ti fa piacere, credo che le mansioni di un quartiermastro comprendano anche l'aiutare le fanciulle in difficoltà." scherzò.
Leni scoppiò a ridere.
"A tal proposito, congratulazioni." gli disse "Come è andata finora?"
"Molto bene, gli uomini sono convinti che io sappia quello sto facendo e io glielo lascio credere."
Leni rise di nuovo, più forte, si asciugò gli occhi: "Sono certa che te la stai cavando egregiamente, hai la stoffa per queste cose." 
Lui la guardò perplesso: "Sì, certo..."
"Sono seria!" gli disse mentre ancora ridacchiava "Rido, ma sono seria. Dico davvero John." 
Lui la osservò attentamente, poi fece spallucce e sorrise: "Grazie della tua fiducia allora. Anche il tuo Billy ha riposto in me grandi speranze. Crede che io possa essere la voce della ragione di Flint."
Leni annuì: "Il capitano ti stima. Lui non lo da a vedere apertamente, ma è chiaro che ti considera un uomo degno di fiducia."
"Forse perché anche io mi fido di lui." ammise John "È un personaggio interessante il nostro capitano, è indecifrabile, oscuro. Ma allo stesso tempo sa quello che fa, ha una sicurezza che mi fa pensare che al suo fianco possiamo fare grandi cose." la guardò "Hai anche tu questa sensazione?"
Leni abbassò lo sguardo: "Non so come risponderti John."
"Perché? Hai dei dubbi? È per quello che è successo a Charleston vero?" 
Lei annuì: "A volte ho come la sensazione...è assurdo, lascia stare."
"No, dimmi, confidati." le disse John, le mise una mano sull'avambraccio.
Leni sollevò lo sguardo e incontrò i suoi occhi chiari, il calore della sua mano era rassicurante.
"Non fraintendermi, stimo Flint, ha molte qualità, e io gli devo molto." iniziò lei "Ma a volte pecca di superbia. Se non ottiene ciò che vuole la sua mente inizia a ragionare in modo imprevedibile. Ed estremo. E quando accade è come se fosse in grado di plasmare la realtà a suo piacimento. Voleva questa guerra e l'ha ottenuta, voleva una flotta e certamente la otterrà. Questo mi spaventa."
"È uno stratega attento, che sa calcolare bene tempi e rischi." commentò John.
"Non è solo questo. Se ne infischia, dei suddetti rischi. A Nassau tempo fa Morley disse a me e Billy che per Flint siamo tutti sacrificabili e sostituibili, perché ciò che conta è solo il fine a cui lui vuole giungere."
"Morley non ha mai amato Flint, lo sanno tutti." le fece notare John.
"Sì ma in questo caso non me la sento di dissentire." rispose Leni "Ecco perché il tuo ruolo è così importante John, essere la voce della sua ragione significa impedire a Flint di scivolare nella sua follia in cui tutto e tutti siamo sacrificabili per realizzare un progetto impossibile. Ascolta John" gli mise la mano sulla sua "non voglio tediarti con inutili paternali, ma ricorda che un quartiermastro, prima di ogni cosa, è colui che protegge il suo equipaggio, il suo dovere è quello discutere le decisioni prese dal capitano quando queste mettono a rischio la sicurezza e i diritti dei suoi fratelli. Promettimi che starai attento e interverrai se necessario."
John osservò un istante le sue dita calde e delicate, poi la guardò di nuovo negli occhi.
"Lo farò, è una promessa."
Leni gli sorrise, si sentiva rassicurata nel sapere che anche senza Gates l'equipaggio avrebbe qualcuno su cui contare.
Guardando il viso di John sentì come una stretta allo stomaco, perché si accorse che gli occhi azzurri di lui stavano indugiando sui suoi occhi e poi sulle sue labbra, con insistenza.
Ritrasse la mano da quella di John, il suo sorriso da sereno si tramutò in imbarazzato, volse lo sguardo affinché lui non lo notasse.
Stava per dire qualcosa per togliersi da quell'impiccio ma vennero raggiunti da Flint.
"Capitano." lo salutò lei alzandosi in piedi.
"Posso parlarti un attimo Leni?" le chiese senza tanti preamboli.
John annuì, anche se non era stato interpellato: "Andate, io...ho alcune faccende da sbrigare." balbettò, e a sua volta si alzò dal baule e si affrettò a raggiungere alcuni membri dell'equipaggio che chiacchieravano vicino alle tende.
Mentre camminavano sulla spiaggia Flint iniziò a parlare: "Ci sono delle cose che dovrei discutere con te, e forse è meglio farlo ora che siamo da soli..."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 23
*** John. ***


John
 
 
 
"John....un quartiermastro, prima di ogni cosa, è colui che protegge il suo equipaggio, il suo dovere è quello di discutere le decisioni prese dal capitano quando queste mettono a rischio la sicurezza e i diritti dei suoi fratelli. Promettimi che starai attento e interverrai se necessario." gli stava dicendo Leni.
John osservò un istante le sue dita calde e delicate appoggiate sulla sua mano, poi la guardò di nuovo negli occhi.
"Lo farò, è una promessa." le rispose.
Sì, lui avrebbe difeso quegli uomini e fatto solo i loro interessi.
Ma era anche certo che Flint avrebbe fatto la cosa giusta, era un buon capitano, forse il suo intervento non sarebbe neanche stato necessario, ma tenne questo pensiero per se stesso.
Intanto Leni gli sorrideva, e lui non riusciva a staccare gli occhi da quelle labbra rosa scuro.
Quando se ne rese conto comprese che anche lei lo aveva notato ed era visibilmente imbarazzata, e aveva distolto lo sguardo da lui.
Dille qualcosa, sdrammatizza, cambia discorso, trova un argomento, uno qualunque, si disse, ma non gli veniva in mente nulla.
Per sua fortuna giunse Flint a toglierlo da quell'imbarazzo.
"Capitano." lo salutò lei alzandosi in piedi.
"Posso parlarti un attimo Leni?" le chiese senza tanti preamboli.
John annuì, anche se non era stato interpellato: "Andate, io...ho alcune faccende da sbrigare." balbettò, e si allontanò per raggiungere alcuni pirati vicino alle tende.
Si voltò giusto un istante e guardo i due passeggiare sulla spiaggia, sospirò sollevato di non aver commesso una stupidaggine.
 
 
 
C'erano due uomini nella tenda di Barbanera, capitani di vascelli pirata.
John li conosceva solo di nome e di fama, li aveva incrociati nel porto di Nassau, Gates gli aveva raccontato diversi aneddoti su di loro.
Il più anziano dei due era Hallendale, capitano della Straight Arrow, Gates gli aveva detto che non era un uomo molto affabile, e si vociferava che amasse farsi cullare come un neonato dalle prostitute del bordello mentre succhiava loro il seno.
Ma nonostante questo, sempre a detta di Gates, era sempre stato un pirata corretto negli affari.
L'altro era Walter Kennedy, famoso per essere stato un marinaio al soldo proprio del governatore Wood Rogers e per averlo seguito fino alle Bahamas anni prima col solo intento di unirsi ai pirati.
"Questi gentiluomini sono giunti stamattina presto ad Ocraoke, sono fuggiti da Nassau sei giorni fa." spiegò Teach "Mi hanno chiesto ospitalità e nel frattempo mi hanno aggiornato sui recenti eventi sull'isola."
"Cosa ti hanno riferito?" chiese Flint.
Teach sospirò: "Wood Rogers si è insediato come governatore e sta mettendo in pratica ciò che ha promesso, sta elargendo amnistie ad ogni pirata che ne voglia una, e molti equipaggi ormai sono capitolati."
"E coloro che rifiutano il perdono?" domandò Leni.
"Per loro c'è solo la fuga o la forca." rispose Hallendale "E per alcuni di noi è prevista solo la seconda opzione purtroppo. L'amnistia è preclusa a diversi equipaggi e pirati, inclusa tu bambina."
"Era per questo che volevo che tu fossi qui Leni." spiegò Teach, c'era dispiacere nella sua voce "L'ammiraglio Allister ha fatto sapere che dopo i fatti di Charleston non godi di nessun trattamento di favore. Anzi."
"Cosa vorrebbe dire anzi?" chiese Flint alzando un sopracciglio.
"Che se viene catturata la devono impiccare senza tanti convenevoli." rispose Kennedy.
Leni sospirò, annuì: "Capisco." disse semplicemente.
John la osservò attentamente, gli dispiaceva per lei ma Leni sembrava stranamente serena nonostante quella notizia.
Dovrò chiederle come fa a rimanere così calma, pensò, è ammirevole da parte sua.
Sicuramente la ragazza non si aspettava che suo nonno intercedesse per lei, ma ciò che le avevano appena comunicato era la sua condanna a morte.
"Dunque erano vere le voci sul tuo conto." commentò Hallendale guardandola "Io non ci credevo."
"Io nemmeno, ho conosciuto tuo nonno e fammelo dire, non ci assomigli per nulla, mai avrei detto che fossi una Allister." Kennedy le fece l'occhiolino.
Leni sorrise: "E non lo sono più ormai, su questo credo che siamo tutti d'accordo."
"Assolutamente." confermò annuendo Barbanera.
"Signori, immagino che Teach vi abbia informati del mio piano." intervenne Flint con una certa premura.
"L'ha fatto, ma vedi Flint, siamo scettici." spiegò Kennedy.
"Purtroppo le vostre incursioni lungo le coste hanno reso la situazione più complicata." commentò amaro Teach guardando Flint con disappunto "Le vostre esecuzioni sommarie non saranno perdonate James."
"Ed è giusto che sia così, poiché non c'è nulla da perdonare. Quei magistrati avevano condannato a morte molti dei nostri, la nostra gente, noi abbiamo solo risposto al loro atto di guerra."
Kennedy scoppiò a ridere: "Tu racconti questa storia in modo più nobile di quanto non sia, davvero non vedi della mera vendetta in quelle impiccagioni?" 
Fu John a rispondergli: "Quante volte un magistrato ha potuto disporre della vita di un pirata nel modo che più gli sembrava congeniale? Hanno piegato e rovesciato ogni norma e ogni legge britannica per i loro interessi, abbiamo solo dimostrato che ogni azione ha un prezzo. Tu per primo sai quanti uomini sono morti quando sarebbero potuti essere graziati, se non sbaglio è per questo tipo di ingiustizie che anni addietro hai lasciato la Marina e Rogers per unirti ai pirati."
Kennedy rise di gusto: "Touchè." 
"Silver, giusto? John." ricordò Teach "In quanto quartiermastro della Walrus tu ritieni davvero che questa decisione sia stata saggia, che fosse nell'interesse del tuo equipaggio?"
John annuì: "Ciò che abbiamo fatto è stato attuato non solo per il bene della Walrus ma per il bene di tutti noi. Di tutta Nassau. Io sono da poco un pirata, e non ho certo nulla da insegnare a voi veterani. Ho un profondo rispetto per ciò che avete costruito in questi anni. Ho navigato sui mercantili e fatemelo dire, la paga era spesso iniqua e il cibo scarso, e quando mi sono unito alla Walrus sono stato piacevolmente sorpreso dal trattamento riservato ad ogni uomo sulla nave.
Stessi diritti, stessi doveri, nessun uomo era inferiore a un altro, ho assaporato un clima di giustizia e democrazia mai conosciuto prima.
La pirateria è un sistema di gran lunga migliore di qualunque altro possa mettere in piedi il governo britannico, ma siamo onesti sulla realtà dei fatti odierni. Finora cosa avete fatto voi tutti?" chiese con tono provocatorio ma gentile "Vi siete limitati a sopravvivere in un mondo dove ogni convenzione civile e militare è stata creata per ostacolarvi, e vi è andata bene così perché alla fine siete riusciti comunque a tirare a campare. Ma adesso siete in trappola. Siamo in trappola. Ovunque ci giriamo ci sono nemici pronti a ucciderci solo per il fatto di essere pirati." John guardò i capitani negli occhi, uno ad uno "Loro credono di essere l'unica vera civilizzazione, il popolo eletto da Dio, si credono moralmente e intellettualmente più forti di noi, e sapete una cosa? Lo sono. Al momento lo sono perché sono uniti contro di noi." guardò Billy sorridendo "Ieri il nostro nostromo Billy Bones in questa tenda ha detto una grande verità: divisi siamo vulnerabili, ma insieme possiamo dar battaglia, perché è l'ultima cosa che loro si aspettano da noi, e perché siamo tanti, e perché siamo abituati a lottare senza arrenderci per tutto ciò che loro danno per scontato, inclusa la libertà." concluse.
Billy abbozzò un sorriso, John ci sapeva davvero fare.
Il suo discorso aveva sicuramente toccato corde profonde e sopite nei cuori di quei capitani di ventura. 
John respirò profondamente e poi concluse: "Anche se non abbiamo mai navigato insieme so alcune cose su di voi, so che siete uomini abituati a non concedere facilmente la vostra fiducia ad altri pirati, e non posso darvi torto. Ma so anche che non vi piegherete mai di fronte a un facile perdono, morireste piuttosto che inginocchiarvi di fronte all'ennesimo governatore britannico, il fatto che siate venuti qui ad Ocraoke ne è la prova. Col vostro aiuto possiamo riprenderci Nassau, e il tesoro dell'Urca de Lima che Hornigold trattiene senza diritto." guardò Flint per un istante "Possiamo costruire qualcosa su quell'isola, una vera casa per ognuno di noi."
Il capitano della Walrus annuì con gratitudine, John Silver sorrise soddisfatto.
Lanciò un'occhiata a Leni, un gesto istintivo, e con piacere notò che non era imbarazzata nel ricambiare quello sguardo, anzi lei gli sorrideva, probabilmente orgogliosa di come lui stava svolgendo il suo ruolo di quartiermastro.
Barbanera battè le nocche sulla sua scrivania, un gesto di approvazione.
"Per quanto mi riguarda lo spirito battagliero di questi giovani mi sta ispirando. Mi sento già qualche anno in meno sul groppone e mi prudono le mani, ho voglia di dare battaglia a quei bastardi. Ah!" rise e guardò Flint "La mia nave e il mio equipaggio salperanno con te verso Nassau James. Charles, possiamo contare su di te?"
Vane rispose con un mezzo sorriso: "È una guerra invincibile, lo sai vero?"
"E a te piacciono le cause perse, Charles." lo stuzzicò Teach.
Il pirata lo guardò, poi alzò le spalle con la sua consueta voce roca ma sicura rispose: "Ma sì, fanculo, se devo morire che sia dopo aver sputato un po' di polvere e ferraglia contro quei fottuti inglesi, almeno mi divertirò prima di andare all'inferno."
Rackham in risposta sospirò.
"Dunque abbiamo la Queen Anne's Revenge e la Ranger ad affiancare la Walrus." constatò soddisfatto Flint, guardò gli altri capitani "Non voglio certo mettervi fretta, ma la vostra decisione non può farsi attendere troppo."
Dalla spiaggia giunsero le grida concitate dei pirati.
"Che diavolo succede lì fuori?" chiese Hallendale uscendo all'aperto.
Sbattè contro un giovane che stava correndo per avvisare i capitani del pericolo imminente.
"Stai attento ragazzo!" gli gridò continuando a dirigersi verso il bagnasciuga.
Il riverbero del sole non gli permetteva di vedere chiaramente, alzò una mano per proteggersi gli occhi, scorse i marinai correre verso le lance, altri si dirigevano verso le tende.
"Fucili!" gridò un ragazzo "Prendete i fucili!"
"Chiamate il capitano Teach!"
"Cercate Flint!" 
"Giovani! Che sta succedendo?" chiese Hallendale spazientito.
"Capitano, le navi!" gli rispose un biondino pelle e ossa indicando l'oceano.
"Le nostre navi?" Hallendale guardò verso il mare ma quel gioco di luci sulle onde lo abbagliò ancora "Maledizione non capisco!"
"No, non le nos..."
Un boato, sordo, caldo, ustionante, assordante.
E poi un altro, un secondo dopo.
Una raffica.
Palle di cannone colpirono il bagnasciuga e chiunque fosse su quella striscia di sabbia.
Hallendale nemmeno si era accorto di quella palla rovente che gli aveva staccato mezza scatola cranica dal corpo, morì senza avere il tempo di rendersi conto che la nave di Hornigold e due vascelli della Marina Britannica li stavano attaccando.
 
 
"Li abbiamo visti all'ultimo capitano, mi dispiace!" il giovane pirata informò i capitani 
"Hanno aspettato che la luce del sole fosse all'altezza giusta per abbagliarci e non farsi scorgere, e poi hanno attaccato all'improvviso." 
Flint serrò la mascella: "Un trucco vecchio e sempre efficace."
"Cosa fanno?" Billy guardò le lance in mare "No no no...." 
Una seconda raffica di cannonate colpì almeno cinque delle sette scialuppe che cercavano di raggiungere le navi pirata per rispondere all'attacco.
Billy sentì una stretta allo stomaco, la stessa che aveva provato nel vedere i suoi amici morire a Charleston, Flint gli mise una mano sulla spalla.
"Erano un facile e ovvio bersaglio. Non ci faranno mai raggiungere le navi." gli disse.
"E allora cosa facciamo?" gli chiese in risposta Billy.
"Ho dei cannoni sulla scogliera, risponderemo con quelli!" disse Teach "Sono solo una decina ma se si avvicinano li buchiamo per bene. Charles, Jack occupatevene voi, sapete cosa fare."
Vane annuì e corse a ingaggiare alcuni uomini per raggiungere i cannoni e rispondere al fuoco.
Barbanera fece cenno agli altri di seguirlo: "Veloci, all'accampamento!"
De Groot andò loro incontro, si avvicinò a Leni: "Mi hanno già portato almeno dieci feriti." 
Non dovette aggiungere altro, lei annuì e andò via con lui, si voltò solo un istante per dire ai suoi fratelli di equipaggio di stare attenti.
Teach cominciò a dare le direttive: "Flint, Kennedy, radunate i vostri uomini, che si armino nel caso quei bastardi decidessero di scendere a terra."
Flint guardò Billy, il quale non ebbe bisogno di tante spiegazioni e corse ad eseguire l'ordine impartito da Teach.
John guardò verso le navi, quelle della Marina ormai stavano attaccando i vascelli pirata ancorati nella baia, invece la Royal Lion di Hornigold stava virando.
"Cosa sta facendo?" 
Teach osservò la scena e impallidì: "I cannoni! Lo sa!" e guardò sconvolto verso Vane e i suoi uomini che correvano verso la scogliera "Quel bastardo sparerà contro le rocce..." 
Non fece in tempo a finire la frase che John Silver aveva già capito e iniziato a correre.
Vane! Jack!
La sua voce era stridula mentre gridava cercando di sovrastare il boato delle cannonate che colpivano le navi.
Vane!
Non aveva più fiato, le gambe erano devastate dai crampi ma continuò a correre.
Charles e i suoi pirati erano già arrivati a ridosso della scogliera, pronti a salire sulla sua cima da un sentiero di rocce e terra sul lato di essa.
Il capitano della Ranger lo sentì, si voltò e lo vide.
"VIA DALLA SCOGLIERA! VIA!" gli gridò John quando fu a pochi metri da loro.
"Dobbiamo salire e contrattaccare coi cannoni!" gli rispose Charles confuso da quell'intrusione.
John gli rispose col poco fiato che ancora aveva: "Hornigold vuole colpire la scogliera, ci seppellirà tutti se non..." iniziò a tossire.
Vane sgranò gli occhi, lanciò una rapida occhiata all'oceano.
John aveva ragione, la Royal Lion stava già puntando contro di loro.
"Merda!" Charles strattonò alcuni suoi uomini, li spinse per incoraggiarli a correre "Via, veloci!"
Mentre scappavano a grandi falcate lontano dalla scogliera Charles si girò e vide che i bocchettoni erano già aperti.
Incalzò di più i suoi uomini ma il suo grido svanì dentro a un tuono che rimbombò inesorabile contro la parete di roccia.
I cannoni avevano sparato.
E avevano colpito il loro obiettivo.
Una coltre di fumo e sabbia li avvolse ma gli uomini non cessarono di correre.
Le rocce si sgretolavano sopra di loro e iniziavano a cadere alzando nuova polvere.
Quasi accecato John gridò: "Sempre dritto, non fermatevi!" 
Le sentiva e le vedeva quelle sagome umane attorno a lui, erano quasi oltre la scogliera, ce l'avrebbero fatta, li aveva salvati.
Poi sentì un dolore lancinante al ginocchio, no, era sotto al ginocchio, come se qualcuno gli avesse fatto uno sgambetto, la gamba gli bruciava.
Lanciò un grido e cadde.
Vane dietro di lui lo vide e lo afferrò.
"Tirati su!" disse rimettendolo in piedi.
"Sì..." tossì l'altro.
"E cammina, muoviti cazzo!" sibilò Vane.
"Lo sto facendo..." 
"No che non lo..." Charles infastidito guardò in basso e gli fu tutto chiaro "Cazzo John..." sputò per terra rabbioso.
Non era giusto, John non lo meritava.
"Dai faccio io." mormorò, e lo afferrò per la vita per trascinarlo fuori da quella infernale nube grigia.
 
 
 
Quando John si svegliò era sdraiato su un tavolo.
Sopra di lui la stoffa della tenda era agitata dal vento.
Non sentiva più il boato dei cannoni.
De Groot e altri marinai cercavano di tenerlo disteso.
"John...stai con me...rimani vigile!" la voce di Leni gli accarezzò l'orecchio.
Aprì gli occhi.
John le sorrise felice nonostante il dolore: "Leni... stai bene! Hai visto?" cominciarono a riaffiorare i ricordi "Ci sono riusc...riuscito...ho raggiunto Vane..." la bocca gli si contrasse in una smorfia per il dolore.
È vero, li ho raggiunti, ma poi...cosa è successo poi? si chiese.
Lei lo guardava con attenzione, gli stava sorridendo dolcemente: "Charles mi ha detto cosa hai fatto, sei stato bravissimo John." gli accarezzò la fronte sudata.
"Oddio la sua gamba..." sentì bisbigliare da qualcuno.
"La gamba?" mormorò John, improvvisamente nella sua mente si sovrapposero diverse immagini.
La raffica di palle di cannone, le nuvole di sabbia, la scogliera che si sgretolava.
Era caduto perché era inciampato.
Si sollevò un istante e la vide la sua gamba, gli mancò il fiato.
No, non poteva essere, no.
Ciò che vedeva non era reale, non era la sua.
"È solo un taglio, brutto ma guarirà, vero doc?" John minimizzò, cercò di ridere "Mettici una stecca, guarirò in poche settimane."
I pirati attorno a lui lo guardavano con compassione, comprendevano la sua difficoltà ad accettare la realtà dei fatti: la sua gamba sinistra era insanguinata e sporca, tibia e perone erano rotti in più punti e avevano lacerato la carne, le vene, i nervi.
"John..."
"È solo una piccola frattura. Se c'è qualcuno che può curarmi sei tu Leni." le disse, la voce gli tremava.
"E lo farò, mi prenderò cura di te." gli prese la mano e gliela strinse "Ma devo amputare John, sotto al ginocchio."
"No!" gridò lui e cercò di alzarsi "Leni ti prego, non tagliarmi la gamba!"
"Morirai se non lo faccio. Ehy, ascoltami John."  gli prese il viso tra le mani e lo guardò negli occhi "Devi fidarti di me. Potrai sopravvivere solo se opero subito, mi hai capita? Se amputo adesso non ci saranno altre emorragie, la gamba non andrà in necrosi e avrai un arto ancora abbastanza lungo per poter usare una protesi e camminare di nuovo. Andrà tutto bene, te lo prometto." 
John si morse il labbro inferiore, chiuse gli occhi e annuì, Leni gli baciò la fronte umida di sudore.
"Bravo il mio ragazzo." gli sussurrò, poi si rivolse ai presenti "Dategli del rum da bere, tanto. E tenetelo fermo, deve stare immobile."
John bevve tre sorsate di liquore, poi Leni prese la bottiglia e versò parte del contenuto sulla gamba di John per disinfettarla, lui sussultò per il bruciore.
"Tenetelo." ordinò, e prese il falcetto.
Fece un profondo respiro.
"Perdonami John, perdonami." gli sussurò, e iniziò a incidere la carne.
L'urlo di John fu così acuto e straziante che ad alcuni uomini vennero i brividi, ma non lasciarono la presa su di lui così che Leni riuscisse a mantenere la mano ferma mentre amputava.
Avevano già perso troppe persone care, troppi fratelli, John doveva farcela.  
Non era ancora arrivata all'osso che John iniziò a perdere conoscenza.
Si concentrò sul viso di Leni che lentamente iniziò a svanire, l'ultima cosa che vide furono le sue labbra rosa scuro che poco a poco diventavano un dettaglio sfocato.
Dannazione Leni Morgan, avrei dovuto baciarti oggi sulla spiaggia, pensò, e un istante dopo sprofondò nell'oscurità. 
 
 
 
 
Note dell'autrice:
Riguardo ai  capitani pirata, Hallendale è un personaggio della serie TV, non lo si vede molto ma viene spesso citato fino a che non viene ritrovato morto suicida sulla sua nave durante la terza stagione.
Walter Kennedy non è presente in Black Sails ma è un pirata realmente esistito. L'aneddoto che ho raccontato su di lui corrisponde al vero, si imbarcò con Wood Rogers con l'intento di potersi unire a un equipaggio pirata nelle Bahamas, verrà impiccato nel 1721. 
 

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Capitolo 24
*** Capitani e quartiermastri. ***


 
Erano passati diversi giorni dalla disfatta subita ad Ocraoke.
All'inizio i pirati avevano temuto che l'attacco di Hornigold fosse solo il preludio di una feroce battaglia, invece era stato solo un agguato di avvertimento.
Le tre navi come erano apparse si erano dileguate lasciando i pirati a leccarsi le ferite, a piangere i morti e a tirare le somme di quella disfatta.
"Hallendale è morto, il suo equipaggio è stato decimato e la sua nave è distrutta. È venuto a chiedere ospitalità sulla mia isola e ha trovato la morte. Un tale oltraggio non verrà dimenticato." la voce di Edward Teach era ferma, sicura nonostante la rabbia e il dolore.
Kennedy annuì, sentiva un peso bruciante premergli sul petto.
Era stato lui a consigliare ad Hallendale e ad altri di raggiungere l'isola di Barbanera, lo considerava l'unico posto sicuro delle Bahamas.
Ma si sbagliava.
"Anche la mia nave è affondata...e i miei uomini..." sospirò Kennedy lasciando cadere nel vuoto ogni altro commento a riguardo.
"Billy, hai parlato col dottor Morgan? Ti ha aggiornato sulla situazione? " chiese Teach.
"Non vi porto buone notizie. Nonostante gli sforzi abbiamo perso molti uomini." rispose Billy.
"Non ho dubbi che sia stato fatto tutto il possibile per salvare ognuno di loro." commentò Teach.
E non mentiva.
In quei giorni tutti avevano potuto osservare l'impegno e la dedizione di Leni Morgan nel prestare soccorso ai feriti. 
Aveva lavorato senza sosta, non si era risparmiata, aveva dormito e mangiato solo quando De Groot e Blackney, giovane medico improvvisato della Queen's Anne Revenge, le avevano dato il cambio durante dei brevi momenti di calma.
I due pirati l'avevano aiutata molto ma l'onere più pesante era sempre toccato a lei.
Era logico considerata la sua preparazione medica.
Leni aveva operato uomini che altri avrebbero dati per spacciati, aveva vegliato su di loro, e aveva donato una misericordiosa morte a coloro che sapeva non avrebbero superato una notte di intenso dolore, e nonostante portasse sulle sue spalle un tragico fardello di fatica e di responsabilità stava mantenendo una compostezza e una dignità invidiabili, e Teach l'ammirava per questo.
Ogni pirata su quell'isola l'ammirava per questo.
"I feriti sono numerosi, per fortuna la maggior parte si riprenderà nel giro di qualche settimana. Purtroppo ci sono una quindicina di uomini le cui condizioni sono molto critiche." Billy si morse un labbro "Leni teme che alcuni di loro li perderemo nei prossimi giorni."
Gli uomini attorno a lui istintivamente abbassarono il capo, in cordoglio, tranne Charles Vane.
Lui guardò Billy negli occhi.
"E Silver?"
Tutti spostarono lo sguardo sul capitano della Ranger.
"Leni sta facendo l'impossibile per lui Charles." 
Soprattutto per lui, si corresse mentalmente.
Non era la prima amputazione che Leni praticava, eppure per qualche ragione era stata la più difficile.
"Silver deve sopravvivere, hai capito? È un eroe, se non fosse stato per lui io e i miei uomini saremmo morti." ruggì Vane alzandosi dalla sedia.
"Leni si sta prendendo cura di lui, ma la sua ferita...beh, gli ha amputato una gamba, Charles, e anche se ha eseguito l'operazione in modo perfetto ci sono dei rischi insidiosi. Può sorgere un'infezione, o la cancrena..."
"Questo lo sappiamo tutti, ma adesso come sta?" intervenne Flint interrompendolo, ormai conosceva quel preambolo molto bene, Leni stessa glielo aveva ripetuto molte volte in quegli anni.
"È stabile. Gli stanno somministrando un antipiretico per abbassare la febbre e oppiacei per il dolore, quindi si alterna tra il sonno e la veglia. John sta lottando per sopravvivere, e nonostante le ovvie difficoltà Leni crede che abbia buone possibilità di farcela." affermò Billy.
Vane si rimise seduto e fece un respiro profondo: "La tua donna è il miglior chirurgo che io conosca, non è un banale macellaio. Ti sto solo chiedendo di dirle...beh, che deve salvare la vita di John Silver, perché se muore non potrò mai perdonarmelo." concluse a bruciapelo, lasciando i presenti di stucco con questa ultima affermazione così personale, troppo emotiva per il Charles Vane che conoscevano.
Nemmeno lei Charles, pensò Billy, nemmeno lei potrebbe perdonarselo. 
"Gentiluomini." intervenne il capitano della Queen Anne's Revenge "Ora dobbiamo discutere sul da farsi."
"Non c'è molto da discutere." rispose Flint "Siamo stati attaccati, l'unica cosa che possiamo fare è rispondere con la stessa ferocia."
"Con quale flotta, con quale esercito?" chiese Kennedy "La mia nave e quella di Hallendale sono ormai dei relitti, le vostre richiederanno settimane per essere rimesse in sesto."
"Per non parlare delle perdite umane." aggiunse Teach "Siamo a corto di marinai James."
"Non servono molti uomini per il momento." spiegò Flint "Ciò che dobbiamo fare è dimostrare che il loro attacco non ci ha sconfitti, tantomeno scalfiti nei nostri intenti. La guerra per riprenderci Nassau non è nemmeno iniziata."
"No infatti, è finita prima di cominciare." disse Kennedy con rassegnazione.
"Avevate accettato di aiutarmi in questa impresa." sibilò Flint.
"Oh no Flint. Io e Hallendale non ci eravamo ancora pronunciati a riguardo." precisò Kennedy.
Lo sguardo severo del capitano della Walrus si spostò su Teach e Charles Vane: "E voi? Vi rimangerete la parola data?"
"Io non ho mai tradito una promessa e non intendo iniziare adesso." rispose Vane con rabbia "E sappi che la Revenge salperà con voi, faremo il culo a strisce a quei bastardi."
Rackham di fronte a lui sospirò.
"Cosa Jack, cosa?" ringhiò Charles infastidito.
"Condivido la vostra voglia di vendetta ma condivido anche le perplessità del capitano Kennedy. Non possiamo presentarci a Nassau con tre vascelli e gli equipaggi decimati. Sarebbe un suicidio." disse Rackham.
"Sono d'accordo con Jack." intervenne Teach.
Rackham lo guardò stupito, Barbanera non lo aveva mai trattato con molta considerazione, avere la sua approvazione era una piacevole novità.
"Concordo anche io." disse Billy.
Flint si voltò a guardarlo con astio: "Ma che sorpresa." 
"È solo buonsenso capitano, nulla di personale." precisò Billy comprendendo il sospetto di Flint "Jack ha ragione, al momento non siamo una minaccia per Wood Rogers e Hornigold. Ma possiamo diventarlo."
"E come, sentiamo." gli chiese Charles, intrigato.
"Prima di tutto se vogliamo contrattaccare dobbiamo riparare in fretta le navi e ridistribuire equamente gli uomini di Hallendale che sono sopravvissuti." suggerì Rackham guardando Billy, che in risposta annuì.
"Questo era implicito." sbuffò Flint.
"Oh, davvero? Ma se voi due eravate già pronti a salpare con 15 uomini su una nave ridotta a un colabrodo!" disse Jack con marcato sarcasmo.
Vane e Flint protestarono all'unisono accavallando le voci, offesi.
Billy cercò di placarli: "Voi volete agire in modo avventato, io e Jack stiamo ragionando su una strategia comune che ci permetta di prevalere e che non danneggi i nostri equipaggi più di quanto non lo siano già. Dopotutto c'è un motivo se capitani e quartiermastri sono ruoli affini ma ben distinti."
"Oh. Sei un quartiermastro adesso?" chiese Flint mettendosi sulla difensiva.
Billy in risposta rimase calmo: "L'equipaggio si è rivolto spesso a me in questi giorni in cerca di conforto e consigli..." si giustificò "È solo fino a che John non si sarà rimesso, allora tornerò al mio ruolo di nostromo. E a questo proposito sono sicuro che se lui fosse qui concorderebbe con me e Jack."
A questo Flint non ribattè, conscio che Bones dopotutto aveva ragione.
"E dopo aver sbrigato queste faccende casalinghe cosa dovremmo fare, cari i miei quartiermastri?" li prese in giro Charles.
"A quel punto" spiegò Jack "Dobbiamo trovare dei rinforzi. Altri equipaggi pronti a schierarsi con noi. E fatemelo dire signori non sarà facile, Rogers ha proposto un'allettante alternativa alla pirateria, in molti preferiranno il perdono alla guerra."
"E come pensate di farlo?" chiese Teach.
"Non ne ho la minima idea." disse solenne Rackham.
"Fantastico!" rise Flint con tono amaro.
"Ma ci lavoreremo, vero Jack? Svilupperemo una strategia e allora, solo allora, agiremo." disse Billy, e Rackham annuì con convinzione.
 
 
 
Quando John riprese conoscenza vide il volto di Billy, il suo amico gli sorrideva.
"Sei basso...Dove sono le tue gambe?" mormorò John mentre cercava di mettere a fuoco la figura dell'amico.
Billy rise: "Sono seduto su uno sgabello John."
"Ah. Già." ridacchiò l'altro con la voce impastata "Scusa...Leni mi da gocce di laudano per il dolore e...mi confondono un po'."
Billy gli sorrise: "Non preoccuparti." disse, poi gli mostrò un bicchiere d'acqua, John annuì e presolo lo bevve avidamente.
"Come ti senti?"
John sospirò: "Non so come risponderti. Sono vivo, molti non sono stati così fortunati. Immagino di dover essere grato di questo."
Ma lo sono, grato?
Voleva dirgli che non aveva il coraggio di guardare in basso, di osservare quello spazio vuoto sotto il lenzuolo, perché appena lo faceva voleva urlare a squarciagola e piangere.
Forse avrebbe anche potuto dirlo a Billy, era un caro amico, sicuramente avrebbe trovato le parole giuste per confortarlo. 
Ma non disse nulla, perché anche le parole più consone lo avrebbero ferito in quel momento.
"Sai, Charles oggi ha detto che sei un eroe." gli riferì Billy notando che John si stava intristendo.
"Davvero?" il viso di Silver si illuminò.
"Sì! E ha ragione, li hai salvati tutti John. Ciò che hai fatto è stato incredibile."
"Non è da me, vero? Essere altruista..." John respirò a fondo, sentiva un certo torpore avvolgerlo "Ho sempre pensato solo a me stesso..." 
"Non il John Silver che conosco io, non il quartiermastro della Walrus. Quel tizio beh, credimi se ti dico che è un uomo davvero coraggioso." scherzò Billy.
John ridacchiò e poi mormorò: "Tu sei...il quart...mastro." 
"Solo finché non ti rimetti in sesto." lo rassicurò Billy "Non appena ti sarai ripreso mi farò da parte. Forse è meglio che vada ora, ti lascio riposare." disse notando che John si stava appisolando di nuovo.
Si alzò, ma John continuò a parlare.
"Non mi importava..." disse con gli occhi socchiusi "Ma non ero mai stato...non avevo una famiglia... e poi pensavo, oh al diavolo questi pirati, rimarrò solo un po' con loro e poi..."
"Ehy, va tutto bene, tranquillo, ora riposa." gli disse Billy con dolcezza, fece per allontanarsi ma John gli afferrò un polso.
"La Walrus." sospirò Silver "Non credevo in niente." spalancò gli occhi con fatica, erano lucidi e fissavano intensamente Billy "Non mi interessava...ma poi ho visto...ho vissuto...e ho creduto..." il laudano riprese il suo effetto soporifero, ma John riuscì comunque a dire "...perché voi mi avete fatto credere di poter essere parte di tutto questo, che avreste combattuto con me, che non sarei stato più da solo...me lo ha detto Leni che non mi avreste abbandonato, ed era vero sai? Lei aveva ragione..." John fece due respiri e rantolando riprese "...la vostra nave è diventata la mia nave, il tuo dolore è diventato il mio, la vostra felicità io l'ho condivisa...ho voluto difendervi, proteggervi. Gli inglesi...Charleston...Ocraoke...non potevo lasciarglielo fare Billy, perché ciò che stavano facendo a voi lo stavano facendo a me. Chiaro, no?" 
"Sì, chiaro...." disse Billy a bassa voce, e riflettè un secondo su quelle parole, poi sorrise come colto da un illuminazione "John Silver, sei un fottuto genio." mormorò.
"Mmm...sì." rispose John, e soddisfatto liberò il polso di Billy dalla sua presa e piombò nuovamente in un sonno profondo.
 
 
 
Il discorso di Billy lasciò Flint e gli altri capitano di stucco.
"L'idea me l'ha suggerita John. Nonostante il laudano e il dolore la sua mente si dimostra sempre brillante." spiegò Billy.
"Vuoi tornare a Nassau? Sul serio?" chiese Teach.
"Io e Jack ci siamo scervellati, ma questa è la soluzione più logica."
"E la più efficace." aggiunse Rackham "Riflettete. Se cercassimo alleati tra gli equipaggi  di Tortuga o del Messico non avremmo successo, perché a loro non interessa di noi, delle Bahamas, per ora non è la loro guerra."
"Ma è la nostra, di coloro considerano Nassau il proprio porto sicuro. Di chi la considera casa." spiegò Billy "La verità è che l'unico posto dove possiamo trovare pirati disposti a battersi per Nassau è proprio l'isola di Nassau." decretò Billy guardando Flint negli occhi.
"Ma non avevate detto che non aveva senso andare a Nassau?" chiese Flint con  un sorrisino provocatorio stampato sulle labbra.
"Voi volevate andare lì e muovere battaglia guidati dalla rabbia. Quello che vogliamo fare noi è fare proselitismo, smuovere le coscienze." rispose Billy con entusiasmo.
"Sembri quasi felice Billy, a cosa pensi?" chiese Flint perplesso osservandolo attentamente.
Billy scosse la testa: "Niente, mi sono tornati in mente dei ricordi."
"Bei ricordi a giudicare dalla tua espressione." Flint sospirò "La tua famiglia, non è vero?" 
Bones lo guardò stupito.
"Mi ricordo la tua storia Billy, mi avevi parlato di tuo padre." il sorriso di Flint questa volta era sincero "I tuoi genitori erano attivisti, agitavano le folle contro il potere dei tiranni. Ho la sensazione che voglia farlo anche tu."
"Quando mio padre teneva dei comizi contro l'arruolamento forzoso focalizzava l'attenzione della folla sul fatto che i bambini che venivano rapiti potevano essere i figli di ognuno di loro, che quella tragedia poteva capitare ad ogni persona presente nella piazza.
Se realizzi che un'ingiustizia ti riguarda essa diventa una tua preoccupazione, lotti per cambiare le cose affinché non capiti a te e a nessun altro.
Non è molto diverso da ciò che ha vissuto e suggerito John Silver.
Se vogliamo riprenderci Nassau dobbiamo fare in modo che la nostra causa diventi una missione comune, condivisa da tutti. Più persone crederanno in essa..."
"Più persone combatteranno al nostro fianco." concluse Teach.
Billy annuì soddisfatto.
"Te la senti davvero di farlo Billy?" continuò il capitano della Queen Anne's Revenge "È una grande responsabilità quella che ti stai caricando sulle spalle, per non parlare del pericolo che potresti correre."
"So quello che faccio. Voi datemi alcuni uomini e raggiungeremo Nassau in sordina. Una volta nell'entroterra ci organizzeremo per realizzare una vera e propria resistenza contro il regime, dall'interno." disse Billy con sicurezza "Voi fatevi trovare pronti con le navi e le armi per quando altri equipaggi di Nassau si uniranno a noi."
Gli uomini nella tenda si guardarono tra loro, un tacito invito a esprimersi in merito.
Il primo a farlo fu Flint, che mosse alcuni passi verso Billy, una volta che fu di fronte a lui gli mise una mano sulla spalla e con voce ferma disse: 
"No."
 
 
 

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Capitolo 25
*** Salpare e restare. ***


 
Contro ogni aspettativa la riunione nella tenda di Teach era degenerata, ogni intento di Billy Bones e Jack Rackham era stato accantonato.
Purtroppo anche gli altri capitani avevano appoggiato l'opposizione di Flint, nessuno sarebbe andato a Nassau per creare una resistenza per contrastare Woodes Rogers e l'Ammiragliato.
"Non fraintendermi, la tua proposta è ammirevole, ma ingenua. Quello che dobbiamo fare è dimostrare di essere feroci quanto loro, se non più di loro." aveva spiegato Flint.
"In che modo?" aveva chiesto Billy.
"A Nassau si sono piegati a Rogers perché hanno paura delle conseguenze. Gli mostreremo che devono temere più noi di lui."
"Chiunque si schiererà con l'Ammiragliato e l'Impero Britannico dovrà considerarsi un condannato a morte." aggiunse Kennedy.
Billy scoppiò a ridere, era una risata roca e arrabbiata: "In pratica adesso invece di giustiziare dei giudici giustizierete dei civili! Non funzionerà! Di fronte a tanta sterile violenza la popolazione di Nassau non saprà come schierarsi, e si scatenerà il caos."
"Con quale arroganza puoi dire che non raggiungeremo il nostro obiettivo?" lo provocò Kennedy.
"Non è arroganza."
Gli uomini si voltarono a guardare l'unica donna presente a quella discussione, Leni Morgan.
Era entrata nella tenda per aggiornare i capitani sulle condizioni dei feriti ed era rimasta ad ascoltarli.
"Non è arroganza." ripeté "Il vostro piano non può funzionare se non date alla popolazione un ideale in cui credere."
"Un ideale?" la canzonò Kennedy "Di quali belle eleganti parole ti riempi la bocca milady."
Lei ignorò il suo sarcasmo e ribatté: "Chi non accetta di sottomettersi al nuovo governatore viene torturato e ucciso. Voi offrite alla popolazione di Nassau le stesse condizioni. Un clima di terrore contro un altro perfettamente identico. Perché dovrebbero scegliere voi e non lui? Rogers d'altra parte può garantire un perdono, ha un asso nella manica che a voi manca. Il piano di Billy prevede un dettaglio fondamentale, la motivazione. Se offrite alla gente di Nassau un ideale, una causa comune, allora avrete molta più probabilità di fare proseliti."
Flint sospirò: "Una causa comune può battere un perdono?"
"Sì." rispose lei sicura "Pensa a ciò che hanno fatto John e Charles a Charleston. Sono tornati indietro a salvarci, non erano obbligati a farlo, eppure qualcosa lo ha spinti a farlo." guardò Charles "Coraggio, dimmi che lo hai fatto solo per spaccare qualche culo inglese e non perché sentivi che quella ingiustizia riguardasse anche te." lo stuzzicò.
Vane rise, scosse la testa e nonostante Leni avesse colto nel segno non le rispose.
"Sentite, non sto dicendo che non ci saranno scontri ed esecuzioni col mio piano, no, non sono così ingenuo." ammise Billy "Ogni rivoluzione ha le sue vittime, e di certo non starei fermo a guardare qualcuno che vuole ostacolarci. Ma come ha detto Leni se diamo alla gente un ideale da fare proprio sarà più semplice costruire una resistenza a noi fedele."
A quel punto Vane aveva parlato: "Andremo noi. Io e i ragazzi della Ranger."
Billy aveva guardato Rackham, il quale aveva risposto con uno sguardo stupito, nemmeno lui se lo aspettava.
"Come noi? Dovremmo tornare a Nassau a fare cosa?" aveva chiesto Jack.
"Metterò in atto il piano di Billy, ma lo faremo con più risolutezza."
"Cosa vorrebbe dire?" aveva chiesto Leni.
"Arrivati sull'isola vendicheremo le morti dei nostri fratelli, dopo di che prenderemo possesso del forte." spiegò sicuro "E allora, solo allora, potrete raggiungerci e iniziare a fare i Gesù Cristo della situazione cercando discepoli o qualunque altra cosa tu voglia fare."
Billy lo guardò, era preoccupato: "Non funzionerà, è troppo rischioso, al momento non avete alleati a Nassau, nessuno vi sosterrà una volta lì..."
"Faremo da soli, come sempre." lo interruppe Vane.
"È un suicidio!" intervenne Leni.
Ma le loro obiezioni caddero nella polvere.
I capitani appoggiarono la proposta di Vane, solo lui per il momento sarebbe partito alla volta di Nassau.
 
 
C'erano volute settimane per riparare i danni causati dall'attacco di Hornigold, ma finalmente Vane e il suo equipaggio erano potuto salpare.
La Ranger si allontanava verso l'orizzonte falciando le onde, sembrava rabbiosa nel farlo.
Come se il vascello comprendesse che si stava recando a Nassau con una chiara e pericolosa missione: la vendetta.
Kennedy, sprovvisto di una nave e di un equipaggio al completo, si era offerto di accompagnare Charles Vane in quell'impresa portando in dote una decina di uomini e diverse armi da fuoco miracolosamente scampate all'agguato.
Billy aveva affrontato Charles prima della partenza, era arrabbiato per la sua intromissione così sbrigativa e glielo aveva detto, ed era rimasto stupito dalla sua reazione.
Un sorriso.
Un sorriso fraterno.
"Perché credi che mi sia proposto per partire? Per dare il via alla tua idea Billy Bones. Mi piace il tuo piano. Dammi qualche giorno e potrai metterlo in pratica."
Charles credeva in lui.
E aveva voluto aiutarlo.
"Creeremo scompiglio a Nassau, quel tanto che basta per mettere paura al governatore e ad attirare l'attenzione. Al momento giusto vi manderò Featherstone, lui vi aggiornerà e vi dirà che è giunto il momento di istillare qualche poetico ideale negli animi di quei bifolchi." gli aveva spiegato, e gli aveva strizzato l'occhio prima di andarsene.
Guardando la nave allontanarsi Billy provava un miscuglio di emozioni. 
Gratitudine, preoccupazione, e speranza.
"Billy Boy! Non cincischiare!" lo aveva canzonato Morley facendolo girare "La Walrus non si riparerà da sola mentre ammiri l'orizzonte."
Nel tentativo di rendere la Ranger operativa il più velocemente possibile erano stati accantonati i lavori sulle altre navi.
Pertanto adesso, con Vane ormai salpato, i pirati si stavano occupando della rimessa a nuovo della Walrus.
"Arrivo Morley." rispose Billy raggiungendolo.
"Ci servono le tue possenti braccia per tendere le funi. Dal canto mio userò il mio gracile corpicino per infilarmi sotto le carene e grattare via cozze e sporcizia." disse sospirando.
Billy rise, le melodrammatiche esposizioni di Morley lo mettevano sempre di buonumore, e so.o Dio sapeva quanto gli servisse in quel momento gravoso farsi finalmente una profonda risata.
 
 
 
L'acqua nei secchi era gelida, ma a Billy non importava.
Ne sollevò uno sopra la testa e lasciò che l'acqua gli piombasse sulla testa per poi scivolare in rivoli disordinati sul suo corpo nudo.
Rabbrividì per il freddo, ma lo fece una seconda volta.
Dopo quella giornata faticosa aveva bisogno di quelle secchiate che lo ripulivano da sabbia, sudore e stanchezza.
Avevano fatto un buon lavoro quel giorno, si disse, la Walrus sarebbe tornata a solcare i mari quanto prima.
Dopo essersi asciugato con un telo iniziò a rivestirsi, infilò i pantaloni e la camicia verde a sottili righe chiare.
Mentre si sistemava il cinturone in vita arrivò Morley.
"Fredda?" chiese guardando i secchi.
"Ghiacciata!" esclamò Billy "Ma piacevole."
"Per te che sei giovane forse! Credo farò scaldare l'acqua in qualche pentolone." 
Billy ridacchiò, poi gli chiese: "Ricordi quando mi hai parlato della Marie Aleyne? Qualcun altro ha assistito a quella...scena?"
"Perché me lo chiedi?"
"Diciamo che come te non mi fido sempre del nostro capitano."
L'ostracismo di Flint aveva riacceso alcuni dubbi in Billy e chissà perché c'era qualcosa in quella storia dei due passeggeri assassinati che gli faceva provare una strana sensazione.
Morley scosse la testa: "No, c'ero solo io." poi si avvicinò a lui, parlando a voce bassa "Forse dovresti sapere un'altra cosa. Una volta attraccati a Nassau sono sceso dalla nave e mi sono messo a fumare in un angolino tranquillo, e da lì ho visto Flint raggiungere una donna sul molo. Era la povera compianta Miranda Barlow. Le ha detto Li ho trovati, li ho uccisi, sono morti, e lei lo ha abbracciato. Io credo che lui abbia assassinato quei due per la sua amante, forse erano antichi nemici." ipotizzò Morley.
"Potrebbe essere." mormorò Billy e aggiunse "E sempre per curiosità, hai per caso visto i corpi?"
"Sì, sono sceso di nuovo sotto coperta prima di abbandonare la nave, cercavo qualcosa da arraffare. Te l'ho detto che il bottino fu misero." ammise con un certo imbarazzo "Ma la cabina era già stata svuotata, era già stato portato tutto sulla Walrus. Comunque, lui era un uomo grassoccio, era più vecchio della donna, indossava una di quelle parrucche piene di boccoli che usano i nobili; lei aveva un seno prosperoso, capelli castani, era una bella donna nonostante le macchie." 
"Macchie?"
"Sì, come si chiamano? Mia madre le chiamava voglie di fragola, sai quelle macchie rossastre che alcune persone hanno sul corpo fin dalla nascita? Ecco, la donna ne aveva due sul viso, una sulla guancia e una dall'altro lato, proprio sotto l'occhio, e perfino una sul petto poco sopra a un seno. Ma aveva comunque dei lineamenti affascinanti." 
Billy ringraziò Morley per le sue risposte e si allontanò.
Mentre camminava per raggiungere la tenda di Leni si mise a riflettere.
Perché la descrizione della donna gli diceva qualcosa? 
Ricordava i due passeggeri misteriosi salire a bordo, ma li aveva visti solo di sfuggita quando si erano imbarcati e di certo non aveva fatto in tempo a notare quelle voglie sul viso della donna. 
Allora perché gli erano familiari?
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 26
*** Ambizione. ***


 
"Ammiraglio, permettete una domanda un po' personale?"
"Dite pure."
Woodes Rogers ed Edward Allister erano rimasti soli nello studio del governatore dopo una lunga riunione con i capitani della Royal Navy e della Royal Marine.
Rogers li aveva redarguiti per la loro decisione di attaccare Ocraoke. 
Lui non ne era stato informato, l'imboscata era stata ordinata direttamente dall'Ammiragliato.
Il nuovo governatore di Nassau durante quell'incontro aveva fatto un notevole sforzo per mantenere un tono educato di fronte agli ufficiali che si erano sostituiti a lui nell'approvare quell'azione bellicosa.
Considerava infatti quell'attacco una mossa rischiosa e inutile.
"Porterà a tragiche conseguenze che faticheremo ad arginare." aveva detto guardandoli con aria truce.
E ora Woodes Rogers voleva chiarire altre questioni con l'ammiraglio a quattr'occhi.
"Sono rimasto molto stupito dalla decisione di non concedere il perdono a Vostra nipote. Vorrei sapere se è una dichiarazione di facciata per mantenere le apparenze oppure..."
"Oppure se una volta arrestata la farò sparire offrendole la possibilità di una vita lontano da qui, magari con un altro nome. È questo che vi chiedete tutti."
Rogers annuì.
"No governatore, mia nipote per quanto mi riguarda non merita un trattamento di favore. La donna a cui Vi riferite è solo una piratessa, una criminale."
"Ma a molti criminali simili a lei quel perdono è stato concesso." fece notare Rogers.
"Il Vostro perdono vorrete dire." precisò Allister "Voi vorreste un'amnistia totale, vero governatore?" 
"Non totale, no, ammetto che ci sono crimini imperdonabili e alcune esecuzioni devono essere d'esempio, ma non mi piace che a dettare la lista dei condannati a morte siano un pirata colmo di livore e un ex trafficante del mercato nero in cerca di una facile redenzione." spiegò Rogers, era chiaro a chi si riferiva.
"Capisco la Vostra perplessità." Allister sorrise comprensivo "Non Vi piace il fato di essere stato scavalcato."
Rogers annuì: "Avete organizzato un attacco contro i pirati, ad Ocraoke, senza consultarmi. E quella lista di condannati a morte...io rispetto l'Ammiragliato ma se vogliamo far funzionare le cose dobbiamo collaborare, non potete più tenermi all'oscuro."
Allister sorrise, stavolta freddamente: "Lo avete già detto durante la riunione."
"Ho pensato fosse meglio ribadirlo a Voi personalmente, data la Vostra esperienza in materia comprendete più di tutti questa necessità." rispose il governatore.
Rafforzare questo concetto in realtà voleva dire che Woodes Rogers non avrebbe tollerato altre intromissioni, non da Hornigold, non dall'Ammiragliato, non da Allister, al diavolo titoli e gerarchie.
Allister incassò il colpo, e semplicemente continuò: "Avete ragione, ma considerate questo. 
Come avete detto Voi certe morti devono essere un esempio, uno spauracchio che ricordi ciò che accade a coloro che sfidano le leggi di Sua Maestà Britannica. E non ci possono essere eccezioni dettate dall'emotività." 
"Su questo siamo d'accordo, ma stiamo pur sempre parlando di Vostra nipote."
"Cosa Vi porta a difendere quella scriteriata ragazza?" chiese Allister.
"Eleonor Guthrie mi ha parlato di una persona generosa, un ottimo medico, benvoluta qui a Nassau. Forse merita una seconda occasione, se non altro per il bene del nostro progetto." spiegò Rogers.
"Una seconda occasione che ha già sprecato. Ha scelto di unirsi a una ciurma di volgari pirati, nonostante questo a Charleston le ho offerto la possibilità di redimersi. E ha rifiutato." 
Lo sguardo di Allister era severo e freddo, non ammetteva che si tornasse ancora su quello spinoso argomento. 
Per lui, pensò Rogers, la nipote è già morta, ciò a cui sta dando la caccia è una donna su cui consumare una vendetta personale. 
Lo spaventò questo pensiero, si chiese di cosa poteva essere capace un uomo incapace di provare pietà per il proprio sangue.
L'ammiraglio non sentendo nuove obiezioni proseguì cambiando oggetto del discorso: "Inoltre, converrete con me, il capitano Hornigold sa chi è degno di partecipare alla costruzione della Vostra nuova colonia, chi meglio di lui conosce meriti e nefandezze di questi uomini." spiegò "Flint e Vane sono senza ombra di dubbio erbacce da estirpare, i loro intenti guerrafondai andavano stroncati sul nascere, non siete d'accordo? E per quanto riguarda Richard Guthrie, beh, Voi state accettando l'aiuto di sua figlia..."
"La signorina Guthrie ha gestito ogni affare a Nassau in questi anni, se c'è una persona che conosce l'isola gli  uomini che la popolano è certamente lei." la difese Rogers "È venuta spontaneamente lei da me in segno di buona volontà. E non sempre concorda con ciò che suo padre e Hornigold riferiscono. Per Flint ad esempio ha espresso ammirazione, un uomo con le sue capacità potrebbe essere una risorsa, non un nemico."
"Voi sapete chi è in realtà, quel Flint?" chiese Allister, la sua voce era colma di disprezzo mentre pronunciava quel nome.
Rogers sospirò: "Sì, signore."
Allister si avvicinò alla finestra, lo sguardo si concentrò sull'oceano in lontananza:  "È stato un mio allievo, era uno dei più promettenti.  Considerata la sua bravura e intelligenza  l'Ammiragliato decise di affiancarlo a lord Thomas Hamilton, figlio dell'allora governatore delle Bahamas. Una malaugurata idea." 
"Ho sentito delle storie a riguardo." ammise Rogers.
"Appunto. Delle storie, ma non conoscete la storia." Allister si voltò un secondo a guardarlo, poi tornò a fissare fuori dalla finestra "James McGraw è stato l'amante di Hamilton e di sua moglie, un triangolo vergognoso. La signora Hamilton non era nuova a certe perversioni, ma suo marito...chi poteva immaginarlo. La sua famiglia riuscì a contenere lo scandalo, in parte. 
Ma non pensiate che condanni McGraw per la sua lussuria, anche se per essa è stato congedato con disonore. No, lui ha commesso un crimine ancor più grave."
Rogers si avvicinò all'ammiraglio, incuriosito: "Di che crimine parlare signore?"
McGraw aveva scelto di rinnegare la civiltà e di diventare un feroce pirata, era a questo che si riferiva l'ammiraglio?
Allister non distolse lo sguardo dall'oceano, con voce ferma rispose: "James McGraw ha ucciso mio figlio."
 
 
Max non era mai soddisfatta, era un animo inquieto incapace di accontentarsi.
Mrs. Mapleton ci aveva visto giusto su di lei, era troppo intelligente. Settimane prima la vecchia matrona aveva detto a Leni Morgan che Max "ha il corpo perfetto per questo lavoro, ma purtroppo è tanto sveglia. Questo la rende opportunista. Non farà questa vita per sempre, prima o poi sfrutterà l'occasione giusta, e avrà Nassau ai suoi piedi."
E ora questa profezia si era avverata dato che Max aveva ottenuto il controllo sul bordello.
Era subentrata al vecchio proprietario di punto in bianco, quando il signor Noonan era misteriosamente scomparso. E nessuno aveva osato investigare a riguardo.
La signora Mapleton aveva mantenuto il suo ruolo solo perché Max riconosceva le sue doti nel gestire i problemi con le ragazze e i clienti morosi, ma la donna sapeva di essere appesa a un filo, se Max l'avesse giudicata inutile si sarebbe trovata su una strada.
Per questo la Mapleton si era data da fare per soddisfare ogni capriccio di Max, soprattutto  quelli che lei non esprimeva ad alta voce per non dimostrarsi debole.
Ma la vecchia meretrice, dopo decenni di esperienza, aveva capito tutto.
Ciò che Max voleva era qualcosa di impossibile per una prostituta.
Non le bastano le adulazioni, i soldi, i regali, le dichiarazioni d'amore dei clienti invaghiti.
E certo, Max non era più una prostituta ormai, ora era una delle signore più ricche di Nassau, colei che gestiva un'azienda dai cospicui e numerosi introiti, il bordello appunto, e che partecipava orgogliosa alle riunioni con gli ufficiali e il governatore.
Ma anche a una signora elegante come lei mancava qualcosa, perché ci sono cose che non si possono comprare coi soldi e la paura.
E Max queste due cose le voleva disperatamente, perché non le aveva mai avute.
Le aveva sperimentate per un breve periodo in Eleonor Guthrie, dopo che che questa aveva lasciato Charles Vane per la sua incostanza, e in quell'assaggio di tenerezza intima tra donne aveva creduto di trovare ciò che bramava da tempo.
Rispetto e amore.
Ecco cosa voleva Max più di ogni altra cosa al mondo.
Non erano il potere, nemmeno la ricchezza, anche se non le dispiacevano, soprattutto adesso che le indossava.
Max era cresciuta in una squallida piantagione, era la figlia illegittima del padrone schiavista, e a causa di questa sua nascita sfortunata nessuno le aveva davvero voluto bene, nemmeno sua madre.
Aveva iniziato presto a prostituirsi per sopravvivere, vendendosi a chiunque, pertanto nessuno l'aveva mai rispettata, per molti era solo una puttana.
Ma non per tutti.
No, alcune persone erano state dolci e gentili con lei.
Eleonor ad esempio.
Era iniziato tutto come un gioco divertente, un diversivo dalle rispettive solitudini.
Ma poi era scattato qualcosa in entrambe, Max accoglieva Eleonor nella sua camera perché ne era infatuata e l'affetto che la Guthrie le dava la faceva stare bene, e la bionda andava da lei per lo stesso motivo.
Un innamoramento idilliaco unito a una profonda passione. 
Ma si era rivelato tutto troppo fragile.
Colpa di Flint, pensava Max.
Quando Eleonor aveva scoperto il coinvolgimento di Max nei piani contro il capitano della Walrus l'aveva schiaffeggiata, e le aveva detto, anzi le aveva gridato davanti a molte persone, che non avrebbe più goduto dei suoi servigi scadenti.
Servigi, aveva detto. 
Come quelli di una banale puttana.
Come se non bastasse era nata una certa complicità tra Eleonor e il nuovo governatore, cosa che alimentava il risentimento della giovane creola.
Woodes Rogers non le piaceva.
Lui la guardava dall'alto in basso, la accettava nel suo studio solo perché la sua presenza gli era stata imposta, ma non la interpellava mai né gli interessavano i suoi interventi.
Eleonor e Guthrie, le persone che le negavano ancora una volta amore e rispetto, e le rendevano difficile conquistarli.
La Mapleton sapeva che il suo benessere era legato a doppio filo con quello di Max, così decise di agire affinché la ragazza non perdesse quel potere che serviva ad entrambe.
La raggiunse nella sua stanza da bagno.
Max era immersa in una vasca riempita con acqua e latte di asina, le dava le spalle.
"Ti ho portato un telo pulito " si annunciò la Mapleton. 
Max non si voltò nemmeno, le indicò dove appoggiarlo.
"Ti serve qualcos'altro mia cara?" 
Max non rispose, così la Mapleton prese uno sgabello e si sedette accanto a lei.
"Cosa ti turba tesoro?" chiese con dolcezza. Quel tono era in grado di convincere qualunque ragazzina a confidarsi con lei, anche quelle sveglie come Max.
Il tono della mamma preoccupata.
Max si rannicchiò nella vasca, incurvandosi per abbracciare con le braccia le gambe e appoggiare il mento sulle ginocchia, sospirò: "In un altro tempo, in un altro luogo, io sarei una regina. Guarda cosa ho creato, cosa ho ottenuto. Se non fosse stato per me, per la mappa che ho fatto trafugare, non ci sarebbe nessun tesoro nel forte."
La Mapleton prese una spugna morbida, la immerse nell'acqua e dopo averla imbevuta iniziò a passargliela sulle spalle: "Ti devono molto." la incalzò.
"Ma non mi riconoscono nessun merito." piagnucolò Max "Mi guardano sempre come se valessi meno di loro."
"E tu dimostra che si sbagliano."
"La fai facile tu." la creola fece una smorfia e riappoggiò la schiena alla vasca.
"No, non sarà facile, richiederà molto impegno ma tu puoi farcela. Ascoltami ragazzina." il tono della Mapleton cambiò, ora era quello della tenutaria, quello della donna che decide ogni cosa e non tollera piagnistei o repliche "Puoi piangere e crogiolarti in questa tristezza o puoi decidere di alzare quel tuo bel culetto e portarlo nello studio del governatore per dimostrargli che senza di te lui non potrà mai avere il pieno controllo di Nassau. Neanche la Guthrie può offrirgli tanto potere, tu invece sì."
Max la guardò infastidita: "Credi che non ci abbia provato?"
"Allora ritenta signorina, e fallo per bene stavolta." insistette la matrona "Tu sei entrata in quello studio come sei entrata in questo bordello, ovvero senza guadagnartelo."
Max arrossì per il nervosismo. Non le piaceva sentirselo dire soprattutto perché la Mapleton aveva ragione.
"Ciò che hai adesso non lo hai davvero conquistato, te lo hanno regalato come contentino per l'aiuto che hai dato a Hornigold, il fatto che nemmeno si accorgano di te lo dimostra. E sai cosa lo conferma ancora di più? Il fatto che sanno benissimo cosa potresti offrire ma sono così pieni di sé da non chiedertelo!" esclamò la donna "Tu gestisci la casa del piacere, il luogo dove ogni uomo confessa i suoi peccati usando come confessore una donna nuda e lasciva. Queste mura custodiscono indicibili segreti, costosi segreti." ammiccò verso la creola.
"Lo so, perché credi che abbia voluto gestire il bordello? Ma te l'ho detto, non mi considerano, nessuno mi ha mai interpellata..."
"Oh benedetta ragazza!" la Mapleton alzò gli occhi al cielo "Non ti ho insegnato nulla in questi anni? Quante volte ti ho detto che un cliente non sa davvero ciò che vuole fino a che tu non glielo mostri in camera da letto? Non deve essere Rogers a venire da te, vai tu da lui con qualcosa di succulento. E allora, dopo il primo assaggio..."
"Sarà lui a venire da me." concluse Max.
Ad avere bisogno di me, si disse, anche Eleonor si accorgerà di nuovo del mio valore, e sul suo volto e nei suoi occhi apparve una strana luce, quella della consapevolezza che aveva ancora la possibilità di rimettersi in gioco, per davvero.
La matrona le sorrise soddisfatta: "Ogni tua parola conterà bambina mia, non potranno più ignorarti. E a questo proposito, se mi permetti" aggiunse con tono di nuovo materno "ho proprio l'informazione che potrebbe fare al caso tuo."
 
 
 
"Un processo Voi dite."
Max guardò gongolante l'espressione stupita e arrabbiata sul volto di Woodes Rogers.
Il governatore era preoccupato.
In realtà lo era già prima che lei gli comunicasse questa sconcertante notizia.
Max non poteva sapere che poche ore prima Edward Allister gli aveva raccontato una storia che lo aveva lasciato interdetto.
 "James McGraw ha ucciso mio figlio."
Scacciò quel pensiero, adesso doveva pensare ad un altro problema.
"Ne siete sicura?" le chiese.
"Più che sicura, e badate bene, non si tratterà di un solo processo, l'Ammiragliato intende indirne molti." precisò Max.
"La tua fonte è certa?" chiese sospettosa Eleonor.
Max annuì: "Una delle mie ragazze mi ha raccontato di aver raccolto le confidenze di un sergente della Royal Marine. Si stanno organizzando per trasferire alcuni prigionieri, pirati di una certa fama, a Filadelfia e Washington. E là li processeranno in una pubblica piazza, affinché tutti vedano la loro opera."
La loro, non la mia, riflettè Rogers.
Max insistette nel suo intento: "È chiaro che vogliono prendersi il merito di ogni successo ottenuto a Nassau. La cosa assurda è che siamo ancora ben lontani da qualunque vittoria." si interruppe un istante, quando vide che Rogers e Eleonor condividevano a malincuore il suo pensiero proseguì "Quei processi sono una messinscena per accattivarsi la popolazione civile e placare le polemiche sui fatti di Charleston."
"Su questo concordo con Voi Max." ammise il governatore.
"Non lo trovo giusto. Se posso essere sincera non mi piace come questi ufficiali si stanno comportando, come se fossero i padroni dell'isola." disse Max, sapendo di toccare un nervo scoperto con Rogers dato che anche lui non sopportava più quell'ingerenza "Ho invece fiducia nel Vostro operato. Ecco perché credo che dovreste impedire all'Ammiragliato di mettere in atto questo subdolo piano."
"E come?" chiese la Guthrie.
Max attese qualche secondo prima di rispondere, poi disse: "Batteteli sul tempo. Processate qui quei pirati, prendetevi il merito di queste azioni risolute."
"Processare dei pirati a Nassau? Qualcuno potrebbe considerarlo un atto insolente." protestò Eleonor.
"Che pensino ciò che vogliono." Max fece spallucce.
"Intendo dire che qualcuno potrebbe ribellarsi." rispose Eleonor.
Rogers intervenne: "Dopo le prime impiccagioni nessuno oserà opporsi sapendo che rischia la stessa sorte." 
Eleonor lo guardò, forse aveva ragione: non era più tempo di essere pavidi, era tempo di mostrare alla popolazione di Nassau che il vento stava cambiando.
"Posso suggerire di far svolgere i processi nella mia taverna?" chiese Max melliflua "È un centro nevralgico della vita quotidiana di Nassau, il significato simbolico di quel luogo farebbe risuonare con più forza l'eco del Vostro successo."
"Non sarà troppo teatrale?" scherzò il governatore.
A Max sfuggì una risata: "E che male ci sarebbe in questo? Dopotutto è di un palcoscenico che avete bisogno. Così tutti sapranno che Voi e solo Voi siete l'artefice di questo grande successo in divenire che è la costruzione della nuova Nassau." 
Il governatore aveva solo un'ultima obiezione: "I processi costano." 
Non navigava nell'oro, aveva contratto numerosi debiti a cui faceva fronte con difficoltà.
Credeva che Max ne fosse all'oscuro, ma in realtà la creola lo sapeva, un'altra informazione raccolta da alcune scrupolose ragazze del bordello.
Max però fece finta di nulla: "Mi offro di sostenere le spese di questi processi, gli introiti della taverna e della casa del piacere saranno sufficienti." 
Rogers guardò Eleonor, la quale sorridendo annuì con un cenno del capo.
Anche Max stava sorridendo, felice di aver raggiunto il suo obiettivo.
Ora anche la sua voce aveva un peso, e nessuno l'avrebbe più messa da parte.
 

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Capitolo 27
*** Cambio di rotta. ***


 
"Allora doc? È o non è il più bel moncone che tu abbia mai visto?"
John cercava di sdrammatizzare la sua situazione, pensava che riderci su lo avrebbe aiutato. Ma non sempre funzionava, quel giorno ad esempio si stava sforzando ma non riusciva a trovare un conforto in quell'ironia.
"È sicuramente una delle mie operazioni più riuscite." rispose lei "La ferita sta cicatrizzando in modo regolare, non c'è segno di cancrena, non c'è attività purulenta."
"Quanto potrò usare la protesi?"
"Prima dovrai riprendere a camminare con la stampella, e poi proveremo con la gamba di ferro. Sii paziente." disse lei.
John sospirò: "D'accordo."
Leni prese una crema preparata da lei con aloe e calendula e iniziò a massaggiargli la gamba.
"E poi devi mangiare un po' di più John, per rimetterti in forze, sennò al primo passo che farai mi cadrai a terra come un sacco di patate."
John ridacchiò debolmente, annuì.
Poi tossì, imbarazzato.
Dannazione, stupida appendice, pensò John. 
Era già successo altre volte, ma stavolta era diverso.
Gli era già capitato di avere un'erezione mentre Leni lo massaggiava, ma era sempre stata una cosa facile da dissimulare. 
Un piccolo rigonfiamento barzotto sotto il lenzuolo, che lei aveva certamente notato ma che per gentilezza aveva ignorato.
Ma ora era impossibile far finta di nulla.
No, il suo amico era lì, dritto e eretto sotto la stoffa, sull'attenti per usare un gergo militare.
Istintivamente John si coprì con una mano e tossicchiò di nuovo, arrossendo.
"Scusami..."
"Non devi scusarti, mi capita spesso quando tocco il corpo di un paziente." rispose Leni sperando di dissipare il suo imbarazzo "In fondo è una cosa positiva se il tuo corpo reagisce a certi stimoli."
John improvvisamente si rabbuiò: "E a cosa vuoi che serva?"
"John..." lei lo guardò stupita da quel tono acido, non era da lui parlarle così.
"Sono un uomo a metà Leni, una creatura deforme, guardami, credi forse che una donna vorrebbe venire a letto con me?"
Leni lo guardò severa ma gli disse con dolcezza: "John non dire queste cose, non devi nemmeno pensarle."
Lui si voltò dall'altra parte, non aveva voglia di replicare.
"Se hai finito vorrei restare da solo, sono stanco."
Leni stava per insistere, ma si rese conto che niente lo avrebbe confortato, non in quel momento. Così rispettò il volere dell'amico e uscì dalla tenda.
Quando Leni fu uscita John iniziò a piangere silenzioso, stringendo i pugni nel lenzuolo per resistere alla tentazione di afferrare la gamba mutilata e dilaniarla ulteriormente con le unghie.
 
 
 
La memoria è una cosa strana. 
Ci ricordiamo parola per parola un'offesa subita anni addietro ma non riusciamo a rammentare cosa abbiamo mangiato ieri a pranzo.
La nostra mente registra tutto, ma non siamo sempre in grado di recuperare le informazioni.
Altre volte invece i ricordi riaffiorano senza un motivo, solo grazie a un piccolo stimolo.
Così dal nulla un piccolo scrigno nella nostra mente si apre e ci rivela un tesoro che credevamo ormai dimenticato.
Ma per Billy finora non si era aperto nulla.
Quando Morley aveva descritto l'aspetto della donna uccisa da Flint sulla Marie Aleyne Billy aveva cercato di capire perché quelle voglie di fragola gli fossero familiari.
Si era scervellato per ore senza venire a capo del mistero.
Ora Billy era seduto su un ceppo a guardare la Walrus sul bagnasciuga di Ocraoke, si era preso una pausa per mangiare un po' di pane e stufato di pesce prima di rimettersi al lavoro.
Mandò giù l'ultimo boccone con un sorso di acqua fresca e appoggiò il piatto e il boccale sulla sabbia tra le sue gambe.
Conosceva la verità, o meglio una parte di essa, e ora Billy era combattuto.
Doveva parlarne? 
E se sì, con chi? 
O forse era il caso di affrontare Flint, chiedere un chiarimento prima di giungere a strane conclusioni? 
Leni gli arrivò alle spalle e lo abbracciò da dietro stringendolo forte.
"Battiamo la fiacca?" gli sussurrò all'orecchio per poi stampargli un bacio sul collo sudato.
"Sì, decisamente." ammise lui, girò il viso verso di lei per baciarle le labbra "A mia discolpa è da prima dell'alba che sono qui."
"Lo so, quando mi sono svegliata ho trovato il letto vuoto." rispose lei con un tono che sembrava quasi un bonario rimprovero, si spostò accanto a lui sempre cingendogli le spalle con un braccio "Come procedono i lavori?"
"Una settimana e dovremo aver finito. Purtroppo hanno distrutto alcune parti degli alberi e i bocchettoni di molti cannoni, tutte cose che richiedono tempo per essere sistemate. E i tuoi pazienti?"
Billy sapeva che dei feriti erano morti nei giorni scorsi, ma alcuni di loro, dati per spacciati, si erano invece ripresi grazie all'incessante cura di Leni.
Infatti lei gli rispose soddisfatta: "Ci sono stati notevoli miglioramenti, concentriamoci sulle buone notizie."
Evitò di menzionare lo sconforto di John Silver, anche se sapeva che quella situazione andava affrontata in qualche modo.
Billy le cinse a sua volta il fianco con un braccio, la guardò con ammirazione: "Gli equipaggi parlano di te come se fossi una sorta di guaritrice."
Leni annuì: "Sì, lo so, vengono a chiedermi delle mie magie! Ho provato a spiegare loro che non c'è nulla di magico nelle mie medicine ma credo che a loro piaccia questa illusione di avere una strega del mare a occuparsi di loro."
Billy scoppiò a ridere: "Ti hanno chiamata così?"
"Mai di fronte a me, ma sì." rispose lei.
"Ti eri appena liberata dall'epiteto di sirenetta e ne hai già uno nuovo." la prese in giro lui trascinandola sulle sue ginocchia per poi darle un bacio sulla bocca "Me le immaginavo più brutte le streghe del mare, sai, con le alghe al posto dei capelli, un corallo enorme e bitorzoluto sul naso e cose così, ma tu non sei poi così male."
Leni gli prese il viso tra le mani: "È perché ti ho fatto un incantesimo agli occhi." gli disse ridendo e lo baciò di nuovo.
Mentre la teneva stretta Billy vide qualcosa in lontananza.
Scrutando verso l'orizzonte notò delle vele che si stagliavano lucenti contro il cielo.
Sollevò Leni dalle sue gambe per potersi alzare, la ragazza stupita lo guardò: "Che succede?" 
"Una nave." indicò verso il mare "Presto, un cannocchiale!" gridò a un marinaio poco distante.
"Ti prego, dimmi che non è Hornigold." 
Dopo aver osservato con attenzione Billy esclamò sorpreso: "È la Ranger."
"Sono tornati presto." commentò lei.
"Già. Troppo presto." mormorò Billy preoccupato, Leni nel frattempo si allontanò per avvisare i capitani.
 
 
 
 
 
 
Nella tenda di Edward Teach Jack Rackham aggiornò i pirati su ciò che era accaduto a Nassau.
E le novità scatenarono le ire dei capitani, Barbanera in testa.
"Kennedy è morto? E Charles è stato fatto prigioniero? Come è potuto accadere Jack?"
"Le cose sono precipitate velocemente, non lo avevamo previsto." disse Rackham scuotendo la testa "E alla prima occasione siamo stati traditi."
"Cosa è successo Jack?" chiese innervosito Flint.
"Arrivati a Nassau abbiamo cercato alleati che combattessero al nostro fianco, ma è stato inutile, Rogers incute timore e le sue amnistie hanno soggiogato molti animi. Abbiamo racimolato forse una ventina di uomini, pirati che non potevano ottenere il perdono e che si nascondevano come ratti." Jack sospirò "E abbiamo assoldato dei mercenari."
"Pessima, pessima scelta." sibilò Flint.
"Non eri lì, non giudicare." ringhiò Annie Bonnie.
"Anche il più stupido dei mozzi conosce i rischi nell'assoldare certa gente!" rispose Flint guardandola negli occhi, ma quello sguardo truce non fece effetto sulla donna.
"Non avremmo corso quel rischio se voi spocchiosi aveste ascoltato Jack e Bones, a quest'ora avremmo tutta Nassau dalla nostra parte!" insistette la donna, le dita salde sull'impugnatura dei suoi coltelli. 
"Per favore!" li interruppe Leni "Smettetela di litigare, al momento non ci aiuta. Possiamo andare avanti con la storia?"
Flint serrò la mascella, Annie la guardò, poi annuì. 
Rackham si schiarì la voce: "Dunque...col sennò di poi sì, è stata una scelta discutibile. 
Non solo quella, ahimè.
Charles ha incontrato di nascosto Eleonor Guthrie."
Teach sbuffò: "Perché?"
"Perché credeva che la biondina avesse davvero a cuore le sorti di Nassau." rispose Annie "Ci aveva salvato dal patibolo, ricordate? Charles era convinto che la sua alleanza con Rogers fosse solo una scelta conveniente in attesa di un'alternativa, ovvero il nostro ritorno a Nassau. Ma si sbagliava."
Teach scosse la testa: "Si è fatto fregare come un ragazzino innamorato dunque."
"Non avrei saputo dirlo meglio." dovette ammettere Rackham "Eleonor gli ha detto che c'era un modo rapido e semplice per entrare nel forte di Hornigold e prendere il tesoro. Tesoro che, badate bene, è già stato convertito in perle e pietre preziose per essere più facilmente maneggiabile in caso di emergenza. Un'idea di Max."
"Max?" chiese Leni stupita.
"Quella puttana ora gestisce il bordello, e nella sua taverna ha organizzato dei pubblici processi. Finanzia il regime di Rogers con i proventi delle sua ragazze." spiegò Annie con tono infastidito "È diventata una gran signora, vedessi come si atteggia per le strade."
Leni riflettè sulle preoccupazioni della vecchia matrona Mapleton, ci aveva visto giusto su Max.
Jack continuò il suo racconto: "Eleonor ci ha traditi. Ha rivelato le nostre mosse ai soldati e il piano è fallito. Molti uomini sono morti, Kennedy è stato catturato e impiccato il mattino seguente, dopo un sommario processo in cui è stato accusato di tradimento."
"Perché Eleonor lo ha fatto?" chiese Leni, era stupita dal comportamento della donna, nonostante tutto lei e Vane di erano amati molto, possibile che non restasse più nulla di quel l'affetto che li aveva legati? 
"Perché è una stronza viziata e ambiziosa." rispose Annie "E si vocifera che lei e Rogers se la intendano. Tutto ciò che aveva provato per Charles alla fine non conta più un cazzo." aggiunse, come se avesse intuito il pensiero di Leni.
"Tornando a noi, Charles era fuori di sè, voleva solo una cosa, vendetta contro la donna che lo aveva tradito, e l'ha avuta." disse Jack "Abbiamo provato a dissuaderlo ma..."
"Cosa ha fatto?" chiese Flint.
Jack aveva uno sguardo contrito nel rispondere: "Ha fatto irruzione nella casa di Richard Guthrie, l'uomo era tornato da New Providence pochi giorni prima...lo ha ucciso. E poi ne ha crocifisso il corpo nel cortile."
Leni si portò una mano alla bocca per lo stupore, tutti erano ammutoliti.
"Inutile dire che questo ha decretato la sua condanna a morte." concluse Jack "Rogers ha messo una taglia sulla sua testa e..."
"E i mercenari non ci hanno pensato due volte a consegnarlo al governatore." concluse Flint.
Jack annuì: "Rogers sta organizzando un processo aperto al pubblico, vogliono che tutta l'isola assista all'umiliazione e alla morte dell'ultimo feroce pirata di Nassau." 
"E voi siete scappati." concluse Teach con tono di rimprovero.
"Sì, sì, siamo fuggiti! Perché se fossimo rimasi avrebbero fatto fuori anche noi!" esclamò Annie "E perché speravamo che qui ad Ocraoke avremmo trovato qualcuno disposto ad aiutarci a salvare Charles."
"Hai già in mente un piano, signorina?" la stuzzicò Flint.
"Ce l'avevate già un piano." disse Billy alle sue spalle "Il nostro, quello che io e Jack vi avevamo già proposto. E forse la cattura di Charles Vane e la sua imminente esecuzione possono farci gioco."
"In che modo?" chiese Teach incuriosito.
"Al momento  a Nassau non abbiamo alleati. Questo perché Rogers ha offuscato le menti di tutti con le amnistie e la paura di ritorsioni, ma questo potrebbe cambiare. Un processo porterà di nuovo a galla un'altra Nassau, con le sue storie di lotte per la libertà, le vite dei pirati, e con esse i rancori, il ricordo delle ingiustizie, è il momento per fomentare il risentimento verso l'Inghilterra. Dobbiamo ricordare a tutti che Charles Vane è stato e sarà sempre il migliore di tutti noi, di tutti loro, e che condannare lui significa condannarci tutti."
"È il momento di ricordare a Nassau chi è il vero nemico." commentò Flint, Billy notò un breve guizzo sul suo volto, una specie di sorriso.
Billy sorrise a sua volta: "Esatto."
"Cosa ti serve Bones?" chiese Teach "Siamo a corto di uomini e armi."
"Mi bastano una decina di uomini. La Ranger potrebbe farci raggiungere l'isola dalle scogliere, così passeremo inosservati. Da lì raggiungeremo l'interno dell'isola, e inizieremo a sobillare gli animi." spiegò Billy.
"Potete usare casa Barlow come quartier generale." disse Flint, non era una semplice proposta, era una incontestabile concessione, pertanto Billy si limitò ad annuire.
Edward Teach annuì soddisfatto: "D'accordo. Scegli dieci uomini e Rackham vi porterà a Nassau. Fai tutto ciò che devi per riportare qui Charles Vane sano e salvo." 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 28
*** We are many, they are few. To fear death is a choice, and they can’t hang us all. ***


 
 
 
"Questi uomini che mi hanno trascinato qui oggi non hanno paura di me, mi hanno trascinato qui perché hanno paura di voi. Perché sanno che la mia voce, una voce che rifiuta di sottomettersi, una volta viveva dentro di voi, e forse voi la possedere ancora. Mi hanno trascinato qui oggi per mostrarvi la morte e usarla per spaventarvi, così da farvi ignorare quella voce. Ma sappiate questo: noi siamo tanti, loro sono pochi. Temere la morte è una scelta, e non possono impiccarci tutti."
 
Queste furono le ultime parole di Charles Vane prima che venisse impiccato.
Un discorso accolto nel più totale silenzio dal pubblico accorso nella piazza per assistere al l'esecuzione.
Anche Billy era lì.
Il suo intento era quello di intervenire insieme ad alcuni uomini fidati e portare Charles in salvo.
Ma Vane lo aveva visto, aveva incrociato il suo sguardo.
"Cosa facciamo Billy?"
"Aspetta..."
"Billy dobbiamo agire in fretta." Jacob lo aveva incalzato.
"Lo so!" aveva sibilato Billy "Aspetta un attimo!"
Charles gli aveva rivolto un cenno inequivocabile. 
Aveva scosso la testa.
E Billy aveva capito che l'amico non voleva essere salvato.
Aveva scelto di sacrificarsi.
"Perché credi che mi sia proposto per partire? Per dare il via alla tua idea Billy Bones. Mi piace il tuo piano. Dammi qualche giorno e potrai metterlo in pratica."
Billy ripensò a quelle parole che Charles gli aveva rivolto ad Ocraoke, ora avevano un nuovo significato.
Con gli occhi lucidi guardò l'amico muovere i passi verso il vuoto sotto di lui per poi precipitare, il cappio stretto al collo.
Charles Vane non morì subito, la corda iniziò a soffocarlo, un'agonia che sembrava interminabile.
Billy, dopo un lungo istante, fece un cenno ad alcuni pirati affinché andassero a porre fine al suo tormento, un atto di misericordia che era anche un atto politico molto chiaro.
Guardando l'amico morire Billy mormorò:
"La resistenza a Nassau inizia da qui." 
 
 
 
Dopo la morte di Charles Vane era nato un nuovo sentimento di ribellione negli abitanti di Nassau.
Uomini e donne che prima erano intimoriti dal nuovo regime ora erano pronti a unirsi alla resistenza messa in piedi da Billy Bones.
Il quartier generale era stato organizzato a casa Barlow.
A centinaia vennero a offrire il loro aiuto.
Chi si offriva per combattere, chi riferiva informazioni, chi per portare rifornimenti di ogni tipo, chi semplicemente portava da mangiare.
Billy divenne il punto di riferimento per tutte queste persone.
Nonostante  lui non si atteggiasse a leader di questa Resistenza era evidente che tutti lo volevano in quel ruolo.
Si fidavano di lui, dopotutto era uno di loro, un pirata che aveva solcato i mari, conosciuto la loro stessa fatica e le stesse avversità, che si sedeva a parlare con loro, ad ascoltarli, a condividere una pinta di birra. E alla gente piaceva il modo in cui parlava, quello che diceva. 
E Billy, superato il primo imbarazzo, si era calato nella parte e aveva perfino iniziato a sentirsi a suo agio.
Era bravo in quello che faceva, nell'organizzare e nel guidare coloro che ormai erano i suoi uomini.
Gates aveva ragione dopotutto, aveva pensato spesso con un sorriso malinconico.
Dopo neanche un mese Billy aveva a disposizione un piccolo esercito che seminava ribellione, rubava le scorte e i rifornimenti di Wood Rogers, sabotava le postazioni e i piani della Royal Marine, c'erano spie e contatti negli ambienti vicini a Rogers e al bordello di Max.
Ora bisognava pianificare le mosse successive.
"Questo idillio non durerà a lungo." 
Augustus Featherstone, seduto su una seggiola nel soggiorno di casa Barlow, era visibilmente preoccupato. Era stato Rackman a raccomandarlo a Billy, lo conosceva e lo stimava, era un uomo dal fare elegante ed educato, ottimo per infiltrarsi in certi ambienti e carpire fiducia e informazioni.
"Adesso sono ancora tutti esaltati dal sacrificio di Charles Vane, ma tra poco si chiederanno per chi stanno esattamente combattendo."
"Per se stessi, per la libertà." intervenne Ben Gunn, giovane pirata reclutato nell'equipaggio orfano del capitano Kennedy "E poi seguiranno Billy in ogni caso." disse sorridendo. Il ragazzo in quelle settimane si era affezionato molto a Bones, lo considerava un amico e un mentore.
Billy sorrise: "Featherstone ha ragione. La gente ha bisogno di qualcuno, una figura che susciti in loro quei sentimenti di libertà, di orgoglio, di speranza."
"Un re, al posto del fottuto re inglese!" rise Jacob, pirata cantastorie che si era unito da subito alla resistenza.
"Un leader carismatico sarebbe l'ideale in effetti." rispose Featherstone "Da quel che ho capito è Flint che tiene in mano le redini di tutto. Sua l'idea di creare una nuova Nassau, sua l'idea del tesoro..."
"Credo che sia giunto il momento di trovare un'alternativa." lo interruppe Billy.
I presenti lo guardarono incuriositi.
"A chi stai pensando? Barbanera?" chiese Featherstone.
"No, Teach ha troppi detrattori." spiegò Billy "Nassau ha bisogno di un pirata senza un passato eclatante che gli possa essere rinfacciato, un uomo che si è fatto strada dal nulla, un uomo come loro. Devono identificarsi." 
"E chi sarebbe quest'uomo?" chiese Idelle.
La ragazza era la compagna di Featherstone e il loro contatto al bordello di Max.
Billy aveva qualche dubbio su di lei, aveva un carattere fin troppo volubile, ma a differenza della creola non aveva grandi ambizioni, e finora si era dimostrata utile.
"Io sto pensando a John Silver." rispose Billy.
"Non ho assolutamente idea di chi sia." rise Jacob.
"È un eroe, quel signor Silver!" intervenne Ben "Ha salvato dei pirati da morte certa quando Hornigold ha attaccato Ocraoke, ha salvato il capitano Vane. E ha perso una gamba per questo."
"Uno storpio?" Idelle storse il naso.
"Un uomo valoroso che ha combattuto una guerra, ne è uscito ferito ma vivo e da eroe, più forte di prima, pronto a guidare la gente di Nassau verso una nuova era di libertà." improvvisò Jacob "Che ne dici Billy? Suona bene!"
"Suona benissimo." gli rispose Billy con un sorriso.
"Ma accetterà di farlo, il signor Silver?" chiese Ben.
"Gli scriverò una lettera e lo convincerò. Non si tirerà indietro. Sentite, voi non lo conoscete, ma io sì, credetemi se vi dico che è l'uomo giusto. Lui è diverso. Io ho visto pirati seguire uomini folli, li ho visti seguire uomini ricchi, li ho visti inginocchiarsi davanti ai tiranni. Ma ciò che gli offriremo noi sarà un nuovo illuminato re. Quando lui sarà pronto verrà qui, e guiderà il nostro impossibile esercito in una guerra che tutti ritengono invincibile. E lui la vincerà." spiegò Billy con entusiasmo, e subito prese carta e calamaio per scrivere la missiva indirizzata a John Silver "Voi intanto iniziate a raccontare la sua storia, di come ha salvato l'equipaggio della Walrus a Charleston, di come ha perso la gamba per aiutare i suoi fratelli...esagerate, d'accordo? Voglio che la gente inizi a idealizzarlo." 
Jacob fece un gesto teatrale: "Consideralo fatto. Domani sera tutt'a Nassau non parlerà d'altro che di John Silver." 
 
 
La profezia di Jacob si avverò già nel tardo pomeriggio.
A ora di cena tutti parlavano di questo pirata misterioso che sarebbe giusto a guidarli nella guerra contro il vecchio regime.
Nei giorni successivi oltre ai fatti realmente accaduti iniziarono a circolare storie pittoresche e fantasiose su John Silver.
"Dicono sia alto due metri."
"Ho sentito dire che può uccidere un uomo a mani nude."
"Dicono che quando ha perso la gamba si è infilzato un bastone al ginocchio per continuare a combattere e a salvare i suoi compagni."
La più colorita riguardava un fatto avvenuto, o meglio mai avvenuto, nella taverna di Eleonor Guthrie.
"Un uomo entra in taverna nel cuore della notte. Ruba uno dei registri della Guthrie, dice che perseguiterà tutti coloro che hanno accettato il perdono a meno che non vi rinuncino e combattano al suo fianco. Mi chiamo John Silver, dice, e sappiate che ho una memoria molto molto lunga. Un uomo cerca di ostacolarlo, così John Silver lo scaraventa a terra e gli spappola la testa con la sua gamba di ferro." 
Billy ridacchiava ascoltando il racconto di Jacob, era abbastanza assurdo da essere credibile, ed efficace.
"Alcuni lo chiamano già Long John Silver." disse Featherstone.
"Mi piace." disse Billy "Piacerà anche a John. Chiamiamolo così d'ora in poi."
"BILLY! Devi venire subito!" lo chiamò Ben Gunn.
Bones si alzò dalla panca e raggiunse il ragazzo sul patio.
"Che succede?"
"Stanotte siamo stati a quel deposito di armi, le abbiamo prese tutte...mentre tornavamo ci siamo imbattuti in un nuvolo di soldati...abbiamo lottato..."
"State tutti bene?" chiese Billy preoccupato.
"Abbiamo perso due uomini. Ma li abbiamo sopraffatti, i soldati sono morti tutti. Tranne..."
"Tranne?"
Ben sorrise: "Abbiamo un prigioniero. È nel capanno dietro la casa. Vieni."
Billy lo seguì incuriosito, davanti alla casupola di legno erano già schierati due uomini di guardia, uno di loro vedendoli arrivare aprì subito il chiavistello.
Ben fece luce all'interno con una lanterna.
"Un colpo di fortuna." commentò.
Quando Billy vide il prigioniero, sporco di terra e con sangue rappreso sul viso, sospirò.
L'uomo alzò gli occhi, quando lo vide entrare la sua espressione si rivelò stupita per un istante, poi il suo viso tornò serio. E arrogante.
"In tutta onestà non credevo che ti avrei rivisto vivo, signor Bones, ma immagino di averti sottovaluto. Un errore che non commenterò di nuovo."
Billy sospiro di nuovo: "Non lo credevo nemmeno io, eppure eccoci qui, ammiraglio Allister."
 
 
 

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Capitolo 29
*** Un re non può avere due regine. ***


 
 
"Io, un re?"
La faccia divertita di John Silver fece sorridere anche Leni.
"Billy pensa che tu possa essere l'uomo adatto per questo ruolo." disse "Long John Silver." scandì, e scoppiò a ridere.
Anche John rise, e Leni pensò che finalmente quell'ombra scura che lo aveva avvolto dopo l'amputazione della gamba si stava finalmente dissipando.
"Credo che la corona mi si addica." disse lui gonfiando il petto.
"Forse te ne troveremo una quando sarà il momento." rispose Leni "Quindi accetti? Posso dire a Billy che può contare su di te?"
"Certo che può. A patto di avere la mia corona." ridacchiò lui "Mi dispiace che parti." si lasciò sfuggire.
Leni alzò le spalle: "Tempo qualche settimana e ci riuniremo tutti a Nassau." 
John annuì.
"E poi ti lascio in buona compagnia." rispose lei, indicando con un cenno del capo una persona.
Madi.
John arrossì.
Madi era la figlia di Scott, il segretario di Eleonor Guthrie, o meglio, ex segretario.
Prima di morire Richard Guthrie lo aveva venduto a degli schiavisti, rinnegando gli anni  in cui Scott era stato il suo fidato aiutante.
Per fortuna l'uomo e gli altri prigionieri erano stati tratti in salvo, ed egli, sapendo della imminente rivolta, si era fatto portare ad Ocraoke per offrire il suo aiuto.
Da anni lui e sua moglie nascondevano schiavi africani su un'isola, la Maroon Island, requisivano inoltre soldi e armi per potersi difendere. In pratica Scott stava fornendo loro un'alleanza, un esercito.
Scott, cagionevole di salute, aveva nominato a capo del suo gruppo sua figlia, la giovane Madi, lui stesso l'aveva istruita ed educata, preparata ad essere un giorno la regina del suo popolo.
E forse era questo l'unico limite della ragazza, pensava Leni.
Madi era intelligente, determinata, ma troppo ambiziosa, quasi quanto Flint.
E come il capitano della Walrus anche la ragazza dimostrava di essere guardinga e competitiva.
Forse per questo non le sono simpatica, pensava Leni.
John invece le era piaciuto da subito.
E anche lui ricambiava questa simpatia, d'altronde Madi era molto bella. Non era molto alta ma aveva un seno prosperoso, la sua pelle d'ebano era luminosa e i suoi scuri profondi, si erano invaghiti l'uno dell'altra così velocemente da diventare quasi subito amanti.
Leni era contenta per John, che avesse questa distrazione, temeva però che Madi potesse in qualche modo un giorno farlo soffrire. Anche perché Madi riusciva già ad esercitare una certa influenza su John Silver.
"Come convincerai tuo nonno a collaborare?" chiese John per cambiare discorso.
Leni scosse la testa: "Ci penserò, è rischioso avere a che fare con lui."
"Troverai un modo, tu lo trovi sempre." le disse guardandola negli occhi "Tu sai come risolvere i problemi, anche quando sembrano insormontabili." e Leni capì a cosa si stava riferendo.
Fu lei ad arrossire questa volta.
"John..." mormorò.
"Non ne sto parlando, eravamo d'accordo che non ne avremmo mai parlato e non lo farò..." rispose lui "Dico solo che tu sei brava in queste cose." 
Leni distolse lo sguardo e annuì, mormorò qualcosa che sembrava essere un grazie, imbarazzata.
Vedendo giungere Madi lasciò John da solo, per non essere di impiccio.
La figlia di Scott le lanciò un'occhiata eloquente, quasi infastidita, mentre la guardava allontanarsi, e Leni capì di aver fatto la mossa giusta.
 
 
Sdraiata sulla schiena Leni fissava l'oscurità della tenda.
L'indomani sarebbe partita per Nassau, era felice di farlo.
Perché avrebbe rivisto Billy, Dio come le mancava.
E perché avrebbe finalmente affrontato quel demone che la tormentava, suo nonno.
Ancora non sapeva cosa gli avrebbe detto, cosa ne avrebbero fatto di lui.
Ripensò alle parole di John.
Eravamo d'accordo che non ne avremmo mai parlato e non lo farò...
Chissà se lo aveva detto a Madi.
No, improbabile. 
Non sarebbe stata una mossa intelligente parlarle di quella notte.
Riflettè sul fatto che Madi era arrivata ad Ocraoke proprio la mattina dopo.
Interessante coincidenza.
Giusto in tempo per conoscere un rinato John Silver.
Merito mio, pensò, e ridacchiò nel buio.
Quella notte.
Era stato istintivo andare da John quella notte.
Era stufa di vederlo raggomitolato nella sua autocommiserazione, stanca del suo malumore.
Era entrata nella sua tenda, lo aveva trovato sveglio.
Cosa ci fai qui, è tardi.
Lei si era umettata le labbra e si era avvicinata a lui, gli era montata sopra a cavalcioni, facendo attenzione alla gamba mutilata, e lo aveva baciato.
Non sei un mezz'uomo John Silver.
Aveva armeggiato con la sua camicia e infine lo aveva trovato, lo aveva preso in mano e accarezzato, aveva mosso le dita fino a che non si era indurito.
John, confuso, aveva emesso un gemito, e lei aveva continuato a muovere la mano, baciandogli ogni tanto il viso, le labbra.
Poi John aveva fatto una cosa che lei non aveva previsto.
Aveva allungato una mano sotto la sua gonna e aveva iniziato ad accarezzarla a sua volta, aveva infilato due dita dentro di lei, muovendole sicure tra la sua carne.
Leni avrebbe dovuto fermarlo, non era per lei quella notte, era lì per lui, ma il piacere che lui le stava dando era così dolce, così intenso, non voleva che ritraesse le dita. 
Aveva chiuso gli occhi e lo aveva baciato con più passione.
Come erano diverse le sue dita.
Non affusolate e lunghe come quelle del suo Billy, ma grosse e ruvide.
Un cuoco senza calli, tagli, bruciature sulle mani, era passato tanto tempo da quando aveva canzonato John a Nassau, ora poteva sentirli sulla sua carne, quei calli che si era procurato dopo mesi in mare.
Leni aveva raggiunto il piacere un attimo prima di John, nascondendo il viso contro la sua spalla ed aveva emesso un gemito acuto.
John l'aveva stretta forte e a lungo dopo essere venuto.
Anche lui, come aveva asserito Billy mesi prima, non voleva lasciarla andare.
Una volta che si fu ricomposta Leni aveva guardato John con un sorriso.
È una cosa mia, è tua, non ne parleremo mai più. Volevo solo che sapessi che sei un uomo John, non è quella gamba a determinare il tuo valore.
Lui aveva sorriso di rimando e annuito, così Leni era tornata alla sua tenda.
No, John non lo aveva detto a Madi e di certo lei non lo avrebbe detto a Billy.
Sarebbe per sempre rimasta una cosa loro, un segreto da custodire tra amici fidati.
 
Anche John ripensava a quella notte.
Stringeva Madi tra le braccia, lei dormiva serena con un respiro calmo, il suo corpo caldo contro il suo, e nonostante questo pensava a Leni.
Era innamorato di Madi, lo sentiva.
Ma quella sensazione che gli regalava Leni Morgan, dannazione, lo inebriava in un modo diverso.
Forse un bene che lei partisse.
Ma sì, lei doveva stare con il suo Billy, era giusto così.
C'era Madi con lui, aveva lei.
La mia regina.
L'aveva chiamata così, una gentile presa in giro quella sera nel raccontarle le novità.
John si addormentò pensando che quel segreto sarebbe rimasto solo un dolce ricordo, nulla più.
 
 
 
 

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Capitolo 30
*** Ritorno a Nassau. ***


 
"Quindi stanno arrivando."
"Solo Leni verrà a parlare con Voi." 
"Non credere che James Flint la lascerà venire da sola, non si perderebbe la mia disfatta per niente al mondo."
Billy non rispose.
Erano seduto l'uno di fronte all'altro nel risicato spazio di quel capanno che fungeva da prigione per l'ammiraglio.
"Sei venuto spesso a trovarmi." constatò Allister sistemandosi le manette che aveva ai polsi in modo che non gli dessero fastidio sulla pelle.
"Speravo foste interessato a parlare, a trattare, rivelare qualche informazione." spiegò Billy.
"Non è solo questo, tu vuoi capire che uomo hai davanti."
"Io so benissimo chi siete." rispose freddo Billy.
"Già, immagino che mia nipote abbia dipinto un ritratto sgradevole della mia persona."
"Anche legarmi su una spiaggia a lasciarmi morire mi ha portato a trarre le mie conclusioni." ribattè Billy.
"Ma tu sei sopravvissuto. Solo tu."
Billy si morse un labbro e non rispose.
"E non è l'unico ostacolo che hai superato, vero? Conosco la tua storia, gli informatori di Hornigold sono efficienti. Tu sei un ragazzo intelligente, e in gamba, si vede, guarda cosa hai costruito qui. Un esercito al tuo servizio."
"È al servizio di Nassau, della sua libertà..."
"Certo certo, ripetitelo fin che vuoi, ma sappiamo entrambi che questi uomini seguiranno te e te soltanto. Di certo non Flint, nè quel Long John Silver di cui andate cianciando." disse Allister mellifluo, e Billy non gli diede torto. 
"Un uomo come te, con le tue capacità, farebbe comodo al governatore Rogers."
"Ah!" rise Billy "Quindi è questa la Vostra strategia? Lusingarmi per convincermi a tradire la mia gente?"
"No, non sei il tipo che cede alle lusinghe. Ma a uno scambio forse sì." sorrise Allister "Tu tieni a Elaine, è evidente. E lei tiene molto a te."
"La state minacciando?" Billy strinse i pugni innervosito.
Allister lo ignorò e continuò il suo discorso: "Io lo vedo Billy, vedo tutto ciò vuoi perché so chi eri prima di diventare un pirata, l'unica ragione per cui stai lottando è creare un posto dove tu ed Elaine possiate vivere finalmente una vita degna di questo nome. Una casa, una famiglia. E io posso renderlo possibile. Fammi uscire di qui quando lei arriverà, andremo insieme dal governatore, ti fornirà un'amnistia come ricompensa per la tua collaborazione, lo farà per tutti e due. E io vi darò soldi, e documenti, e potrete lasciare Nassau da persone libere e ricche." 
Billy lo guardò negli occhi, poi fece un profondo respiro, si piegò in avanti e disse: "La mia nonna paterna era cattolica. Era fissata con i santi, gli angeli, con le messe la domenica mattina, e con i peccati. E spesso diceva a me e alle mie sorelle di stare attenti, perché non esistevano solo gli angeli buoni, ma anche angeli che erano precipitati dal Paradiso ed erano diventati diavoli. 
E ci mettava in guardia, dietro ad ogni angolo poteva nascondersi un diavolo pronto a offrirci ogni cosa, ciò che desideravamo di più, pur di farci abbandonare la retta via. Mia madre la prendeva in giro, superstizioni papiste, diceva. Ma forse la nonna aveva ragione." si alzò in piedi e senza smettere di guardarlo gli disse "Quello che mi sta proponendo è un patto col diavolo, e io non sono intenzionato a vendere la mia anima ammiraglio, e non lo farò mai." 
Billy fece per lasciare il capanno ma la risata amara di Allister lo fermò.
"Meglio venderla a me che a qualche altro diavolo, non trovi?"
Era evidente a chi si riferiva.
"Stai attento Billy, quell'uomo ha cambiato nome ma la sua indole è sempre la stessa. Vi userà fino a che non sarete inutili ai suoi scopri e poi vi eliminerà, come ha fatto con Dominic."
"Dominic?" Billy aggrottò la fronte, stupito "Vostro figlio è morto in battaglia..."
"Era più conveniente dire così che ammettere la verità sulle circostanze della sua morte." Allister scosse la testa, si stropicciò gli occhi stanchi con le mani "Mio figlio è sempre stato un debole, ma l'amicizia con McGraw e con quell'invertito di Hamilton lo ha rovinato per sempre."
"Non capisco a cosa Vi riferiate." 
L'ammiraglio sollevò la testa e lo guardò negli occhi: "Stai attento Billy Bones, guardati le spalle perché il tuo capitano potrebbe ucciderti alla prima occasione, come ha fatto con Dominic."
Billy era sempre più confuso, stava per chiedere un chiarimento quando Allister si assenstò una sberla sul petto.
"Dannate zanzare!" esclamò.
Scostò la camicia per grattarsi, nel farlo denudò la pelle.
E fu allora che Billy la vide, e strabuzzò gli occhi.
 
Dopotutto Edward Allister aveva ragione.
Billy aveva chiesto che fosse solo Leni a raggiungerlo per trattare con l'ammiraglio, ma evidentemente ad Ocraoke avevano idee diverse in merito, e Allister lo aveva intuito.
Dopotutto l'ammiraglio conosceva Flint da prima che diventasse un pirata.
Con Leni c'erano lui e John, alcuni membri dell'equipaggio della Walrus tra cui Randall e Morley, il giovane medico Blackney, una giovane donna di colore e un pirata che Billy aveva conosciuto ad Ocraoke, Israel Hands. Impossibile dimenticarsi di lui, con il suo carattere brusco e quella cicatrice che aveva sul viso. Si vociferava fosse stato il braccio destro di Barbanera per molti anni, ma poi il capitano lo aveva messo da parte una volta conosciuto il suo pupillo Charles Vane. Da allora aveva vissuto ad Ocraoke come un reietto, ammesso all'accampamento ogni tanto per gentile concessione del capitano Teach.
Leni nelle sue lettere aveva informato Billy che Hands aveva preso in simpatia John non appena aveva saputo della loro idea di farne il nuovo simbolo della rivoluzione, in pratica era diventato una guardia del corpo fidata, e lo si poteva vedere dal modo in cui il pirata ora tallonava John mentre raggiungevano la casa.
Leni accelerò il passo staccandosi dal gruppo, fu la prima a salutarlo, sorridendo lo abbracciò stretto e gli diede un bacio sulle labbra. 
"E questa barba?" gli chiese ridendo accarezzandogli il viso.
"Non ti piace?"
"Mi piace molto in realtà." rispose lei.
Billy era cambiato in quel tempo in cui erano stati separati.
I capelli erano più folti, così come la barba bionda che gli incorniciava il viso. Anche i suoi vestiti erano diversi, i toni chiari che indossava di solito avevano lasciato il posto ad un abbigliamento dai colori scuri, e portava un gilet in cuoio mai visto prima.
Sembrava più maturo, più uomo di quanto non fosse mai stato.
Anche i suoi occhi azzurri, che lo avevano sempre contraddistinto come un ragazzo dolce e giovane, ora erano come più profondi, più sicuri.
"Lei è la famosa Leni?" chiese un ragazzo moro dal sorriso spaccone alle spalle di Billy.
"Sì, Jacob." ridacchiò Billy.
"Finalmente ti conosco. Billy parla tantissimo di te." le disse Jacob facendole l'occhiolino mentre le stringeva la mano.
Leni rise e ricambiò la stretta.
"Billy!" John Silver li raggiunse, e diede un rapido abbraccio all'amico.
"Ti trovo in forma John, mi fa molto piacere vederti in piedi." Billy gli sorrise.
"Leni ha fatto un lavoro eccellente, si è presa molta cura di me." esclamò, poi notò che lo sguardo dell'amico si era spostato, curioso, sulla donna che era al suo fianco.
"Billy, lei è Madi Scott." la introdusse Leni.
La donna mosse la testa in un cenno di saluto, gli regalò un sorriso cordiale ma teso.
"Mi hanno parlato di te in alcune lettere. Grazie per l'aiuto che tu e tuo padre ci state dando." disse Billy.
"Sono qui per questo, per trattare con i suoi amici, quelli che trafficano in armi. Ci servirà un arsenale più fornito." rispose lei semplicemente, e Billy si limitò ad annuire. La ragazza era risoluta, si notava dal suo atteggiamento.
"Rackham è rimasto ad Ocraoke?"
John annuì: "Lui e Barbanera ci raggiungeranno quando li chiameremo, saranno la nostra flotta. Credo che Teach userà la sua influenza per trovare ulteriori rinforzi, ma non promette nulla."
L'ultimo a raggiungerli fu Flint: "Hai costruito qualcosa di imponente qui." gli disse, un'affermazione che era anche un complimento. 
Sorrise a Billy in modo gentile nel dirlo, ma si vedeva che era ansioso di discutere di alcune faccende impellenti.
L'ammiraglio Allister, ad esempio.
 
 
Billy fece accomodare il gruppo nella sala da pranzo di casa Barlow.
Flint avvertì una stretta allo stomaco. Quante giornate aveva passato in quella stanza con Miranda, lei che suonava il piano, lui che leggeva sulla sedia davanti al camino, ripensò alle sere in cui sorseggiavano insieme un tè prima di coricarsi. 
Ma la stanza era diversa, il pianoforte non c'era più, così come gli scaffali delle porcellane, o la libreria.
Non era più una sala da pranzo, era il nucleo del quartier generale, dove Billy e i suoi uomini pianificavano le loro strategie, gli attacchi, gli omicidi.
Solo il tavolo infatti era rimasto al centro della stanza, Billy fece loro cenno di accomodarsi.
"Lasciateci soli per favore." disse, e i suoi uomini uscirono.
Flint rimase colpito da quella scena. Billy era il loro leader e gli ubbidivano senza riserve.
Da un lato avere uomini così leali era una cosa positiva, ma d'altra parte era evidente, erano leali a Billy e lui soltanto.
Billy li aggiornò sugli ultimi avvenimenti e su come pensavano di agire.
"Quindi non pensate di conquistare la città." disse Flint contrariato.
"Non ancora. Ci servono uomini in più, e le armi." disse Billy "Il governatore ha a disposizione molto uomini."
"Ma buona parte dei soldati della Royal Marine sono ancora sulla terraferma." obiettò Silver.
"E sono pronti ad intervenire in qualsiasi momento. Rogers ha delle truppe ben equipaggiate, abbiamo bisogno di rinforzi e rifornimenti." rispose Billy spostando lo sguardo su Madi.
"Posso farti avere le armi in due giorni." disse Madi, Billy sorrise soddisfatto a quell'affermazione.
"Saranno molto utili. Ci sarebbe anche un'altra cosa. Il contatto di tuo padre può procurarsi informazioni sulle piantagioni, in particolare quella degli Underhill?" chiese.
Madi rispose che poteva attivare le spie di suo padre.
"Perché?" chiese Flint.
"Gli Underhill possiedono più di 500 schiavi. Se riuscissimo a liberarli potremmo arruolarli, conviene anche a loro combattere con noi. Tu potresti essere un buon tramite." spiegò.
La ragazza annuì: "Mi sembra una buona idea, ma prima sentirò i miei informatori."
"Aggiornaci appena puoi." rispose Billy.
"E se questa operazione dovesse avere successo potremmo pensare di liberare anche le altre piantagioni." disse con sicurezza Madi.
Billy si limitò ad annuire, stupito da quello spirito di iniziativa.
"Scusate." la voce di Flint era irritata "La prima cosa da fare è spodestare Rogers. E per farlo dobbiamo occupare la città."
"E per occupare la città ho bisogno di uomini in più." gli disse Billy sostenendo il suo sguardo "Una volta infoltito le nostre fila attaccheremo. Ora veniamo ad Allister." concluse.
Flint notò qualcosa nello sguardo diverso. Non era solo molto sicuro di sé, c'era dell'altro. Astio, forse? Non sarebbe stato strano. Ma no, c'era qualcosa di diverso in quel gelo tra di loro, Billy lo stava guardando con un rinnovato disprezzo.
John e Leni si scambiarono un'occhiata eloquente, quel breve scambio di battute era stato colmo di tensione, era palpabile il nervosismo che aleggiava attorno a Flint e Billy.
"Cosa pensi sia il caso di fare con lui?" chiese John.
Billy scosse la testa: "Più lo teniamo qui più rischiamo di essere attaccati. Finora Rogers ha   tentato di trovare un accordo ma non ha fatto offerte, né risposto alle nostre. Anche la Marina ha proposto condizioni, ma per ora abbiamo temporeggiato." 
"Lo avete interrogato?"
"Ci ho parlato, ma usare la forza sarebbe stato inutile. È uno stratega molto abile." rispose Billy "Per ora cerca di barattare la sua libertà con denaro e amnistie, ma sa anche lui che è inutile. Comunque ho incaricato di sorvegliarlo solo uomini davvero fidati."
"Dobbiamo proporre uno scambio, Allister per il tesoro custodito al forte." disse Flint.
"Lo abbiamo proposto, ma Rogers non ha risposto. Sa che si trova su un terreno scivoloso: se ci concede il tesoro perderà l'appoggio dei suoi investitori e creditori, se Allister muore la Marina lo abbandonerà, così come le giubbe rosse."
"Diamogli un ultimatum, o accetta o impicchiamo l'ammiraglio." disse John, poi si rese conto di ciò che aveva proposto e guardò Leni con imbarazzo, che subito lo rassicurò.
"Non preoccuparti John, è una possibilità a cui sono preparata. Sto bene." 
"Dovresti parlargli." le disse Billy "Io credo che lui sappia cosa sia meglio fare, vuole dettare le sue condizioni, ma lo farà solo con te."
Lei annuì: "Potrei andare subito." 
Era impaziente, quella conversazione era come un dente dolorante che vuoi farti togliere per non patire più.
"No, lascialo aspettare, è tardi ormai, andrai domattina." disse Flint "Sa che stai arrivando immagino." guardò Billy che si dimostrò d'accordo "Lui non vede l'ora di potersi confrontare con te, fallo tribolare un po'."
"Non so se servirà, ma va bene." sospirò lei.
"Faremo così allora. Venite, vi mostro dove potete dormire." disse Billy.
Percorrendo il corridoio Billy indicò una stanza a John e Madi: "Potete dormire qui, è piccola ma accogliente, beh, spero lo sia per voi." disse, facendo intuire che sapeva cosa c'era tra i due.
Leni deve averglielo scritto in quei bigliettini che infilava tra le lettere di Flint, pensò John.
Arrivati in fondo al corridoio Billy disse: "Capitano, ti ho fatto preparare la stanza di Miranda." aggiunse altro. Flint ne fu stupito da quella premura, ma apprezzò, lo ringraziò a voce bassa.
Entrato nella stanza chiuse la porta e fu assalito dai ricordi.
Quanti baci Miranda gli aveva rubato in quella camera, e lui li aveva sempre ricambiati, soprattutto in quei giorni in cui l'assenza di Thomas era insopportabile.
Il letto dove tante volte avevano fatto l'amore era ancora lì, Flint vi si sedette e poi vi si abbandonò sdraiandosi, e chiuse gli occhi, ma sapeva che non avrebbe dormito granché.
Una premura, questa stanza, o un modo per tormentarmi? si chiese Flint ripensando alla freddezza che il suo nostromo gli aveva riservato quella sera.
Billy e Leni raggiunsero una stanzetta in fondo al corridoio, era quella dove di solito Miranda preparava per la ragazza quelle volte che si fermava da lei per la notte. Era una camera piccola, con una finestra che dava sul giardino, arredata con un cassettone e un letto di legno.
Sul muro, vicino al soffitto, Miranda aveva dipinto un semplice e delicato intreccio di fiori rosa e gialli. Quella stanza doveva infatti diventare negli anni la cameretta di Thomasin, le aveva rivelato, ma si era velocemente trasformata in una stanza per gli ospiti poco tempo dopo la morte della bambina.
"Tu dormi qui?" gli chiese.
"No, di solito dormo insieme ai miei uomini, un po' dove capita." rispose Billy con un mezzo sorriso mentre si toglieva la cintura con le armi e il gilet e li appoggiava sul mobile "Ma stanotte pensano di concedermi una notte di sonno su un vero e comodo materasso"
"Mmm. Notte di sonno?" gli chiese con tono sarcastico.
Billy le si avvicinò e le cinse i fianchi, Leni gli mise le mani sul petto, si sollevò sulle punte per avvicinare il suo viso a quello di lui.
"Mi sei mancata." sussurò Billy, e poi la baciò.
Un bacio da subito profondo, eccitato, colmo di desiderio urgente. 
Billy senza smettere di baciarla la prese tra le braccia e la adagiò sul materasso, le sue mani subito iniziarono a sollevarle la gonna, a muoversi sulla sua pelle, a stringerla.
Le sue labbra scivolarono lungo le sue cosce per poi risalire fino a dove esse si univano. 
In quell'angolo così segreto del suo corpo Billy iniziò a baciarla.
Leni non se lo aspettava. Non così in fretta, non con quella avidità. Gli accarezzò i capelli con le dita, chiuse gli occhi, godendo di ogni tocco della sua lingua. 
"Mi era mancato il profumo della lavanda...e il tuo sapore..." le mormorò.
Poi le sue labbra risalirono il suo corpo, baciandola attraverso la stoffa della camicia, con una mano ne scostò i lembi scoprendole i seni, e lì Billy chiuse di nuovo la bocca sulla sua carne, succhiandola avidamente. Infilò dentro di lei l'indice e il medio dell'altra mano, Leni inarcò la schiena e gemendo mosse i fianchi seguendo quel ritmo, , gli diceva, sì, lo incalzava.
L'unica cosa che Leni riusciva a fare era gemere sotto a quel tocco, desiderandolo sempre di più.
La fece venire così la prima volta, e non le diede nemmeno il tempo di riprendere fiato.
Fu dentro di lei così velocemente che Leni, stupita ma eccitata, potè solo assecondare con passione i colpi che Billy affondava in lei.
Billy con una mano le prese il viso, "Guardami." mormorò lui tra i baci e i gemiti.
E lei obbedì, estasiata da quel piacere così rude e intenso che la stava inondando.
Gridò quando venne, gli morse le labbra, e Billy a quel punto accelerò il ritmo. Ricambiò quei baci che si trasformavano in morsi, e la strinse forte quando affondò l'ultimo colpo che gli fece raggiungere l'orgasmo.
Billy rotolò sulla schiena, tenendola stretta, e Leni rimase aggrappata a lui, accoccolandosi contro il suo petto. 
"Anche tu..." ansimò lei "...mi sei mancato tanto..."
Risero debolmente entrambi a quelle parole, Billy le accarezzò i capelli e la schiena fino a che entrambi, esausti, si addormentarono.
 
 
"Dannate zanzare!" esclamò.
Allister innervosito da quella puntura scostò la camicia per grattarsi, nel farlo denudò la pelle.
E fu allora che Billy la vide, e strabuzzò gli occhi.
Una macchia rossa era ben visibile sul suo letto.
"Una voglia di fragola..." mormorò Billy.
Allister lo guardò, alzò le spalle: "Sì, e quindi? Nella mia famiglia ce le trasciniamo da generazioni. Elaine non ne ha, e dovrebbe considerarsi fortunata, poteva ereditare quelle del padre, le sue erano abbastanza deturpanti..."
"Perché le aveva sul viso." concluse Billy.
"Vedo che te ne ha parlato." commentò Allister con noncuranza, poi notò l'espressione di Billy "Stai bene giovanotto? Sei pallido, e se riesco a vederlo in questa fioca luce che entra qui dentro..."
Billy era come pietrificato, la gola gli si era seccata in un istante, cercò di deglutire ma la sua bocca era arida.
Sì, Leni gliene aveva parlato. Ecco perché quelle voglie descritte da Morley gli erano sembrate familiari.
Tossendo uscì dal capanno senza degnare l'ammiraglio di una risposta e chiuse rumorosamente la porta alle sue spalle.
 
 
 
 

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Capitolo 31
*** Un nuovo mosaico inizia a comporsi. ***


 
Billy si svegliò prima di Leni, era appena il crepuscolo.
Era ormai consueto per lui svegliarsi così presto da solo, il suo corpo si era abituato in fretta ad adattarsi alle sue nuove responsabilità.
La luce azzurrognola del mattino ormai accarezzava i vetri sporchi delle finestre, faceva scorgere uno strato di polvere sugli infissi.
Tra le sue braccia Leni dormiva ancora. Gli dava le spalle ma lui poteva sentire la tranquillità del suo respiro.
Le sfiorò i capelli con le labbra, un bacio leggero per non svegliarla, poi con delicatezza si staccò da lei e si alzò. Recuperò i suoi indumenti dal pavimento e si rivestì.
La guardò, e ripensò alla sera prima, e a quando nel cuore della notte avevano fatto di nuovo l'amore.
Questa volta era stato dolce, Billy l'aveva baciata e aveva affondato il viso nel suo collo, e insieme si erano concessi un ritmo più lento.
Starle lontano era stata la cosa più difficile di quei mesi.
Leni sapeva come consigliarlo, spronarlo, e confortarlo quando ce n'era il bisogno.
Ma in quei mesi lei non c'era, e lui aveva dovuto adattarsi, come per il ritmo del sonno e dello svegliarsi.
Era nato in lui un nuovo atteggiamento, una nuova risolutezza, e una determinazione che prima faceva fatica ad esprimere. Tutto ciò che prima era frenato dalla sua educazione rispettosa ora emergeva senza remore.
Era un bene, si era detto Billy, doveva essere così per essere un buon comandante.
E ora che Leni era lì con lui tutto sarebbe migliorato, lo sentiva, ogni cosa sarebbe andata nel verso giusto. 
Leni aprì gli occhi, sbattè le palpebre un paio di volte, poi si voltò a guardarlo.
"Buongiorno." le disse.
"Buongiorno a te." gli sorrise lei mettendosi seduta "È presto." constatò.
"Chi ben comincia..." scherzò Billy, e lei ridacchiò prima di sbadigliare.
Bussarono alla porta, la voce di Ben Gunn, titubante, li raggiunse.
"Billy? È successa una cosa, posso..."
"Entra." lo invitò Billy.
Ben entrò, imbarazzato: "Non volevo...disturbarvi...ma Billy, dovresti venire a parlare con Jacob."
"Arrivo, dacci un minuto." rispose Billy.
Una volta che Ben fu uscito Leni si alzò e infilò la gonna che Billy a tarda notte le aveva tolto per buttarla per terra, indossò gli stivali.
Billy si avvicinò e le baciò la fronte: "Vieni con me." le disse con convinzione.
Leni, seppur stupita da quella richiesta, seguì lui e Ben in cortile, Jacob li attendeva con alcuni uomini.
"Ti unisci a noi per queste noiose questioni?" le chiese Jacob con un  sorriso affascinante.
"Non c'è nessuno di cui mi fidi più di Leni, credo sia giusto che lei sia presente." rispose Billy.
Era chiaro il suo intento, voleva che i suoi uomini  identificassero Leni non tanto come la sua donna, ma come un membro della resistenza, qualcuno di cui anche loro avrebbero potuto fidarsi e a cui fare riferimento in caso di necessità.
"Abbiamo parlato con alcuni pescatori durante la ronda notturna, hanno visto la nave del governatore lasciare il porto alcuni giorni fa, insieme a quella di Hornigold." spiegò Jacob.
"Giorni? Accidenti..."
"Lo so, mi spiace Billy, avremmo dovuto scoprirlo prima." disse un giovane creolo.
"Adesso lo sappiamo. Strano che Featherstone non ci abbia avvisati." rispose Billy.
"So che si muove con cautela ultimamente, non vuole destare sospetti, le strade come i salotti sono pericolosi...e certamente il governatore ha organizzato tutto in sordina per evitare una fuga di notizie." disse Jacob.
Billy annuì, anche se quella storia non gli piaceva per nulla: "Sapete in che direzione stanno navigando?"
"Non ne erano sicuri, probabilmente ad ovest."
"Ovest? Quindi non verso la terraferma." rifletté Leni "Non è plausibile che stia scappando."
"Non naviga in buone acque, se mi consenti l'analogia." rispose Jacob.
"Ma tornare a casa da sconfitto non gli gioverebbe. Portando con lui Hornigold poi... Il tesoro?" chiese Billy.
"Siamo certi che non sia stato spostato, le prostitute che lavorano lì ci avrebbero informato subito. Idelle dice che è tutto in ordine." spiegò Jacob "E ci ha detto che Eleonor e Max sono rimaste in città."
"Rogers avrebbe portato la sua amante con sé se stesse scappando." commentò Ben "Tornerà per lei, considerato che aspetta suo figlio."
"Eleonor è incinta?" chiese stupita Leni.
Billy annuì: "Di pochi mesi, non si vede ancora, ma Idelle ha notato segnali inequivocabili, ad esempio ha visto spesso la signora Garrett andare a trovarla."
La Garrett. L'ostetrica del bordello. Doveva essere stata Max a consigliarla, Leni la considerava più che altro una macellaia, visto come riduceva le ragazze dopo aver praticato loro un aborto.
"Forse cerca alleati e sostenitori, hai detto ieri sera che Rogers ha molti creditori infuriati." disse Leni.
"Sì, la cosa si è inasprita da quando ha divorziato dalla moglie, a quel punto non ha più avuto garanzie, il tesoro è tutto ciò che gli resta per non perdere tutto." spiegò Billy "Questo potrebbe essere il momento giusto per agire, ma dobbiamo farlo in fretta."
"Vado a svegliare John e Flint." disse Leni allontanandosi verso la casa.
Billy annuì e aggiunse: "Jacob, manda qualcuno in città a cercare Featherstone, deve investigare sulle motivazioni di Rogers e informarci al più presto."
 
"Per rispondere alla Vostra domanda signor governatore, il mare è calmo e non sono previste perturbazioni importanti, raggiungeremo l'obiettivo in poco tempo."
"Molto bene capitano, grazie per avermi aggiornato, tornare pure alle Vostre mansioni." 
 
 
Nella sala da pranzo di casa Barlow si percepiva una certa preoccupazione, il viaggio misterioso del governatore metteva sul tavolo diverse nuove possibilità.
"Al momento al comando c'è Eleonor, Rogers ha lasciato tutto in mano a lei. Forse lei, messa sotto pressione, farà un passo falso." 
"Non sottovalutarla." disse Flint sorseggiando il suo tè caldo "Non è una stupida."
"Ma è ambiziosa." disse Leni "E non perderà l'occasione di fare bella figura con quegli ufficiali che la guardano come se fosse solo una infima puttana senza capacità."
"Su questo hai ragione." ammise Flint "Ma dobbiamo giocarla bene, questa mano al gioco. Pensi di proporre a lei un accordo riguardo ad Allister?" 
Billy annuì: "Prima voglio che Leni parli con l'ammiraglio, per capire quali carte giocare e quali sono i nostri assi nella manica." 
"Cosa potrebbe dirti tuo nonno di così determinante?" le chiese Madi incuriosita. 
"È un abile stratega, opportunista, ma anche orgoglioso. È stato catturato, ma vuole uscire da questa situazione come un eroe e non come una pedina da usare. Sarà lui a suggerirci una strategia che gli permetta di farlo." spiegò Leni.
"E per noi è un bene?" Madi non sembrava convinta.
Leni sospirò: "Lo scopriremo." 
 
 
"Credete davvero di poter volgere le sorti di questa guerra a Vostro favore?" il capitano della Royal Marine osservava curioso il governatore "La Vostra è una mossa ardita."
"Eppure mi avete seguito, Vi siete offerto volontario per questa missione." gli rispose Rogers.
"Quegli stoccafissi della Marina non comprendono il Vostro disegno, io sì." rise l'altro "Voi siete un condottiero vecchio stampo. Astuto e preciso."
"Siete molto gentile." 
"Dico ciò che penso governatore, e onestamente sono stufo di dover seguire dei burocrati pavidi e incerti. Avete la mia lealtà e i miei uomini, signore."
"Siete sicuro che non ci sia dell'altro a motivarVi, capitano Berringer?" chiese Rogers. Perché lui sapeva, conosceva tutta la storia, anche se molti avevano cercato di nasconderla per evitare imbarazzo.
 Il capitano sorrise, un'espressione ambigua: "Come ho detto comprendo il Vostro disegno, e coincide perfettamente con il mio." gli fece un leggero inchino e si congedò.
Woodes Rogers rise soddisfatto, osservò per qualche istante l'oceano, poi scese sotto coperta con passo sicuro.
 
"Da quanto tempo è nel capanno?"
John era molto impaziente, e preoccupato, lo si poteva notare da come tamburellava il piede sotto al tavolo.
Billy gli mise una mano sulla spalla: "Fidati di lei, sa quello che fa." cercò di rassicurarlo.
Ma anche lui in cuor suo si augurava che Leni uscisse presto, non gli piaceva saperla con l'ammiraglio.
"Allister starà facendo uno dei suoi discorsi pomposi per convincerla a tradirci tutti, ma Leni è più furba di lui, lei troverà un modo per farlo capitolare." disse Flint.
Dalla soglia della porta di entrata giunse un colpo di tosse, era Jacob.
Billy gli si avvicinò, lo guardò interrogativo.
"Ti dobbiamo parlare, vieni fuori." Jacob era preoccupato, e anche se cercava di bisbigliare la sua voce aveva un tono altisonante.
Billy aggrottò la fronte, "Scusatemi." disse agli altri e seguì l'amico nel patio di casa Barlow.
Flint e John li videro uscire, ma rimasero in sala da pranzo, seduti sulla panca.
"Pensi davvero che Leni riuscirà a convincere suo nonno a collaborare?"
Flint annuì: "Allister vuole un'ultima grande battaglia, combattuta non con le armi ma con la diplomazia. Immagina che glorioso ritiro dalle scene sarebbe!"
"Ma non è detto che le sue opzioni siano valide per noi."
"Smusseremo gli angoli delle sue pretese." ridacchiò Flint.
"Riguardo alla piantagione degli Underhill..." iniziò John, era convinto di dover fare da paciere tra il capitano e Billy, ma Flint lo interruppe.
"Non è una cattiva idea."
"Quindi hai cambiato opinione?" John era stupito.
"Madi dice che ci sono buone possibilità che gli schiavi si uniscano a noi, e Billy non ha torto, abbiamo bisogno di uomini in più."
John era stupito: "Madi? Non mi ha detto nulla degli informatori di suo padre..."
"Mi ha solo anticipato che può essere una buona occasione per dimostrare ciò di cui siamo capaci. Una presa di posizioni inequivocabile." spiegò Flint "Appena tornerà con le armi spiegherà tutto a noi e Billy e..."
"Maledetto stronzo!" esclamò Billy ad alta voce attirando l'attenzione di Flint che ammutolì e uscì dalla casa, raggiunse il gruppetto di uomini nel patio.
"Che succede?" chiese.
Billy si voltò a guardarlo, si morse un labbro. 
Era arrabbiato, furioso, Flint ne fu quasi intimorito.
Flint ripetè la domanda, e Billy sospirò nervoso: "Devo dirti una cosa, e non ti piacerà." 
 
 
Woodes Rogers scese sotto coperta e raggiunse la sua cabina.
Seduto alla scrivania c'era chi lo aspettava.
"Non alzateVi." gli disse "Secondo il capitano arriveremo nei tempi previsti. Mi confermate ciò che mi avete confidato? Gli uomini, le armi?"
L'uomo annuì: "Sì, sono le ultime informazioni che mi sono state date signore, non ci saranno stati grandi cambiamenti considerato che Flint ormai avrà già raggiunto Nassau."
"Bene, molto bene. Avete fatto la scelta giusta Featherstone, Voi e la Vostra compagna. Se tutto andrà come previsto sarete debitamente ricompensati."
In quel momento bussarono alla porta.
"Avanti." gridò Rogers.
Il nostromo apparve sulla soglia: "Signore, obiettivo in vista. Possiamo procedere come concordato?"
Rogers annuì: "Assolutamente. Ognuno ai propri posti, pronti ad attaccare."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 32
*** Il piano dell'ammiraglio. ***


 
"Ti dobbiamo parlare, vieni fuori." Jacob era preoccupato, e anche se cercava di bisbigliare la sua voce aveva un tono altisonante.
Billy aggrottò la fronte, "Scusatemi." disse agli altri e seguì l'amico nel patio di casa Barlow.
Ad attenderli c'era Ben Gunn, il suo viso era maschera di tensione.
Accanto a lui Roy, un ragazzo mulatto dai capelli crespi, anche lui era nervoso, arrabbiato.
"Che succede?" chiese Billy.
"Sono stato in città." disse Roy "Non c'è traccia di Featherstone."
"Come non c'è...Avete parlato con Idelle?" chiese Billy.
"Sono stato al bordello, ma appena lei mi ha notato si è nascosta dietro a Max, letteralmente! È corsa da lei indicandomi, ho visto quella puttana fare un cenno a due soldati. Ho capito subito che era meglio andarsene." spiegò Roy.
"No, non ci posso credere." Billy iniziò a passeggiare nervoso nel patio "Featherstone ci ha fottuti." dichiarò.
"È evidente." disse Ben "Io e Roy abbiamo chiesto in giro, Idelle non frequenta più il forte da settimane, ci ha sempre mentito, continua a lavorare al bordello ma è diventata la favorita di alcuni ufficiali." 
"Jack Rackham aveva garantito per lui...C'è sicuramente Max dietro a tutto questo." realizzò Billy. 
"Quella puttana ha capito qualcosa e ha convinto Idelle a cambiare bandiera. Niente più pidocchiosi marinai per lei, solo ufficiali che possono pagare il doppio." Jacob sputò per terra in segno di disprezzo "Senza contare che Max in pratica fa da consigliera alla Guthrie. Con queste premesse corrompere Featherstone deve essere stato molto facile."
"Chissà cosa gli hanno offerto." sibilò Billy "Maledetto stronzo!" esclamò ad alta voce attirando l'attenzione di Flint, che uscì dalla casa e li raggiunse.
"Che succede?" chiese.
Billy si voltò a guardarlo, si morse un labbro. 
Era arrabbiato, furioso, Flint ne fu quasi intimorito.
Flint ripetè la domanda, e Billy sospirò nervoso: "Devo dirti una cosa, e non ti piacerà." 
 
 
"Hai parlato con Flint della piantagione?" chiese John.
Madi alzò le spalle: "Volevo rendermi utile, riappacificare gli animi."
John sorrise: "Sei stata molto brava, ora Flint è d'accordo con Billy a quanto pare."
Madi annuì, gli accarezzò il viso: "Andrà tutto bene John, fidati di me."  
Poi sentì le voci alterate che provenivano da fuori, e si voltò per guardare oltre i vetri della finestra. 
Non poteva sentire Flint e Billy discutere, ma era chiaro che stava succedendo qualcosa di grave.
"Come è possibile?" Flint stava gridando, era furioso.
"Mi prendo la responsabilità di questo errore, ma Featherstone era un buon amico e..." cercò di spiegare Jacob
"Pessimo errore, irreparabile, chissà cosa avrà detto al governatore! Mi fidavo Billy, credevo che fossi in grado..." sibilò Flint.
"Non prendertela con lui!" intervenne di nuovo Jacob "Tutti abbiamo creduto alla buona fede di Featherstone!"
"Basta!" tuonò Billy "Sono io al comando, è una mia responsabilità. E troverò il modo di risolvere questo impiccio, ma nel frattempo" squadrò Flint da capo a piedi "non ti permettere mai più di parlare in questo modo a me o ai miei uomini. Non siamo più sulla Walrus. Jacob, Ben, tornate in città e cercate di capire cosa sta succedendo, con discrezione, ma veloci."
Detto questo rientrò in casa, lasciando Flint sbigottito e interdetto sul portico.
Anche Leni era stupita.
Era uscita dal capanno ed era arrivata giusto in tempo per sentire Billy redarguire Flint.
Il capitano della Walrus, mascella serrata e sguardo torvo, la fissò per un istante ed entrò in casa, e lei lo seguì.
"Che sta succedendo?" chiese Madi, che li aveva visti litigare.
Billy guardò lui, poi guardò Leni.
"Come è andata?" le chiese.
"Prima dicci che sta succedendo, vi ho visti alzare la voce." gli rispose.
"Featherstone ci ha fottuti." rispose Flint.
"Cosa? Quando, che ha fatto?" le voci dei presenti si sovrapposero.
"Rogers deve averlo comprato, con l'aiuto di Max." sintetizzò Billy.
"Quindi gli avrà rivelato informazioni su di noi." dedusse Madi.
"Certo. Inoltre lui e Rogers sono chissà dove adesso." continuò Flint.
"Ho già sguinzagliato degli uomini, presto sapremo tutto." rispose Billy adirato.
"Nel frattempo dobbiamo rimediare al disastro che hai fatto, rapidamente." disse Flint con convinzione "Organizziamo un attacco alla città, la conquistiamo..."
"Aspetta..." Billy scosse la testa ma il capitano non lo ascoltò e andò avanti.
"...non faremo prigionieri se necessario, a quel punto Rogers non avrà altra alternativa..."
"BASTA!"
La voce di Billy rimbombò nella sala da pranzo. 
I presenti ammutolirono, Flint compreso, che sospirò e rilassò le spalle, il suo sguardo era stupito e curioso per quella reazione.
Billy lo guardò dritto negli occhi: "Ho radunato e preparato questi uomini per seguire Long John Silver, e se credi che li metterò a tua disposizione, beh, credi male. Tu non hai combattuto con loro, bevuto con loro, dormito con loro, sanguinato con loro." gli occhi di Billy erano lucidi mentre raccontava, lucidi ma fieri "Non ti conoscono, e se mai sapranno il tuo nome sarà solo perché io per puro caso ti nominerò. Non sono il tuo esercito Flint."
Flint sgranò gli occhi. Billy non lo aveva mai chiamato per nome, mai una volta in tutti quegli anni passati a navigare insieme.
"Madi, abbiamo le armi?" chiese Billy sempre tenendo lo sguardo fisso su Flint.
La ragazza annuì: "Domani andrò a prenderle. E ho chiesto informazioni sulla piantagione, non ci saranno problemi con gli schiavi. Di certo ci aiuteranno." 
A Leni sembrò di udire un leggero tremolio nella voce di  Madi, ma pensò fosse per la tensione che quello scontro aveva creato.
"Allora tra due giorni attaccheremo la piantagione degli Underhill, e il giorno dopo, grazie alle nuove armi e ai nuovi alleati, conquisteremo Nassau." disse Billy "Tu che ne pensi John?" chiese, ma era chiaro che quella decisione non ammetteva obiezioni. 
"Io...io credo che tu sappia cosa stai facendo Billy, mi sembra un buon piano."
Era una risposta diplomatica, per stemperare gli animi.
"Se credi che sia la scelta giusta..." commentò Flint. Avrebbe voluto ribattere ancora, ma sapeva che lì, con pochi dei suoi uomini presenti, non avrebbe potuto tenere testa a Billy, così battè in ritirata e cambiò argomento "Leni, come è andata con tuo nonno?"
Tutti a quel punto guardarono la ragazza, che ancora un po' scossa da quella discussione si sedette.
"Prima di tutto, so dove sta andando Rogers, se non è già lì. È andato ad Ocraoke con Hornigold."
"Voleva uccidere tutti noi." commentò Flint "E così facendo lanciare un messaggio alla resistenza."
Leni annuì: "Mio nonno ha cercato di dissuaderlo, trova questa missione inutile e dispendiosa, ma Rogers è partito comunque. E proprio riguardo a questa incompetenza del governatore, mio nonno ci ha suggerito come convincere Eleonor a scambiare il tesoro con la sua persona..."
 
 
Le faceva un certo effetto vederlo così.
Coperto di polvere, gli abiti sgualciti, le manette ai polsi.
Leni non aveva mai visto l'ammiraglio Allister così trasandato. 
Ma quando incrociò il suo sguardo si rese conto che il detto "Mai giudicare il libro dalla copertina" era veritiero. 
In quegli occhi c'era una fierezza che niente poteva scalfire.
"Quindi Billy Bones ha deciso giocarsi l'asso nella manica." ridacchiò Allister "Mandare te a trattare con me può rivelarsi utile, oppure potrebbe rivelarsi è una mossa azzardata."
Nessun convenevole dunque, pensò Leni.
Se è quello che vuole, così sia.
C'era una cassetta di legno per la frutta nel capanno, Leni la rovesciò e vi si sedette.
"Sa che ti conosco, che ho imparato molto da te. Tutto, a dire il vero. E per questo sa che posso comprendere cose che altri non noterebbero." rispose lei.
"Quindi ti ha mandato per entrare nella mia testa, come un banale inquisitore." commentò Allister.
"O un confessore." sorrise Leni "Non sono qui per interrogarti, non vogliamo informazioni da te. Vogliamo un consiglio."
"Lusingarmi è una tattica così scontata." rise lui "Perfino io la usavo quando catturavamo un nemico."
"Lo so." rispose lei "L'ho letto nei tuoi libri, nelle tue memorie. Ed è per questo che sono qui, perché conosco ogni tattica, ogni pensiero dello stratega che sei stato e che sei. Per questo credo che tu abbia un piano." 
"Un piano?"
"Per andartene da qui in grande stile. Tu non vuoi essere solo un banale ostaggio, una pedina. Tantomeno vuoi essere impiccato, il tuo cadavere esposto solo per sfidare e intimidire la Marina britannica. Tu vuoi guidare la tua stessa liberazione. Quindi dimmelo, cosa dovremmo fare?" gli chiese Leni.
Allister la guardò, poi rise di nuovo: "Sei brava."
Leni fece spallucce: "Ho imparato dal migliore." 
L'ammiraglio la osservò per qualche istante, poi sospirò: "Non c'è molto margine di manovra, so che Billy ha fatto delle proposte a Rogers ma lui non ha nemmeno risposto."
"E questo cosa ti dice?" chiese Leni.
"Che è un incapace." ammise Allister "Un incapace pieno di debiti. Sappiamo dei suoi guai finanziari. Ma finché avrà il tesoro i suoi creditori non lo infastidiranno." 
"E proprio per questo non ce lo consegnerà mai, preferirà sacrificare la tua vita pur di non perderlo." concluse Leni "Non è neppure qui a Nassau ora, è partito, nessuno sa dove sia."
Allister sorride e abbassò lo sguardo.
"Mio Dio, tu lo sai." comprese Leni.
"Mi aveva parlato di una sua idea, io ho cercato di dissuaderlo dal partire per quell'inutile e dispendiosa missione. Alla fine ha fatto di testa sua."
"Che missione?" chiese lei preoccupata.
"È andato ad Ocraoke. Forse pensava di trovarvi ancora tutti lì. Il suo intento è sterminare i suoi nemici lasciando dunque la resistenza a Nassau scoperta e senza aiuti. Inoltre è un modo per dimostrare la sua superiorità." spiegò, il suo tono di voce lasciava trasparire un certo disprezzo. 
Leni si morse il labbro inferiore. In quel momento Edward Teach, Jack, Anne, i pirati che aveva conosciuto potevano essere tutti morti.
"Ma voi siete al sicuro, perché immagino che Flint e questo fantomatico Long John Silver siano qui con te."
Leni annuì. 
"Lo sospettavo." disse Allister soddisfatto.
"A maggior ragione dovresti fare la tua mossa adesso." disse Leni "Adesso che Rogers è lontano e che c'è Eleonor al comando."
"Oppure potrei aspettare il ritorno del governatore."
"Prima di tutto, potrebbe non tornare. Ma anche se tornasse, primo, non è detto che Flint e gli altri aspettino il suo arrivo per giustiziarti e consegnargli il tuo cadavere.
Secondo, Rogers non ha mosso un dito per te mentre era ancora Nassau, perché dovrebbe agire diversamente ora? Rogers continuerà a salvaguardare solo i suoi interessi, non cederà mai il tesoro in cambio della tua vita."
"Io ho portato qui la Marina per sostenerlo. Ha bisogno di me." controbatté Allister.
"Non necessariamente." Leni sorrise "Pensaci. Se noi ti giustizieremo i tuoi uomini resteranno al suo fianco per vendicare la tua morte, anche se Rogers non gli piace combatteranno per lui in onor tuo. Comunque vada lui avrà il suo esercito, senza di te a ostacolare le sue inutili e dispendiose iniziative. Ma se tu sopravvivi, se verrai liberato, sarai tu a decidere di come disporre degli uomini e delle risorse della Marina. Per lui è più conveniente che tu muoia." Leni osservò attentamente l'espressione di suo nonno "Ma tu questo lo avevi già capito, non è vero?"
Allister sorrise soddisfatto: "Sono il miglior maestro da cui si può imparare, dopotutto."
Leni rise, scosse la testa: "Dunque qual è la tua mossa, ammiraglio?"
Allister si sistemò le manette, si massaggiò i polsi e poi disse: "Eleonor Guthrie ha gestito i traffici di quest'isola con intelligenza in questi anni, lei è pragmatica e sa cogliere le opportunità. Sai che è incinta?"
"Me lo hanno riferito."
"Ciò la rende disponibile alla trattativa. Voi potete offrirle ciò che una donna in dolce attesa agogna di più per la sua prole, ovvero stabilità, sicurezza. Voi le proporrete di scambiare il tesoro non tanto con la mia persona, ma con la prospettiva di una risoluzione pacifica di questo conflitto." 
Leni lo guardò incuriosita: "Non ti seguo."
"L'hai detto tu stessa, la Marina è qui per mio volere, io posso decidere come disporre di molte risorse e sopratutto posso amministrare la legge. Dunque io posso garantire, come clausola dello scambio, un periodo di tregua in cui le due parti cercheranno di trovare un accordo." rispose Allister.
Leni scoppiò a ridere: "Una risoluzione pacifica? Vuoi che ci sediamo attorno a un tavolo per dettare le reciproche condizioni con te come mediatore?" spalancò gli occhi "È quello che hai sempre voluto...sei venuto qui non per vendetta ma per orgoglio. Volevi essere l'uomo che avrebbe riconsegnato Nassau all'Inghilterra."
Lei sapeva che suo nonno avrebbe voluto il suo momento di gloria, ma non aveva capito la sua reale intenzione, ora le era chiaro.
Allister annuì, chinò il capo in una sorta di inchino, un omaggio alla sua perspicacia: "Ho combattuto tante battaglie, e ogni volta un abile stratega sa intuire quando serve usare la forza bruta e quando usare la diplomazia. Nassau non può essere riconquistata versando altro sangue, sarebbe controproducente e non porterebbe a nulla, solo rancore e ulteriori scontri. Invece un accordo firmato da entrambe le parti porrà fine alle ostilità ed eviterà che esista un pericoloso precedente rivoluzionario a cui potrebbero ispirarsi gli yankee delle altre colonie."
"E tu tornerai in Inghilterra da eroe, colui che ha riportato l'ordine nel Nuovo Mondo. Sarai sempre ricordato per le tue imprese, inclusa quest'ultima decisiva vittoria." concluse Leni.
"Ovviamente non posso garantire che sarà facile trovare un accordo vantaggioso per tutti, ma sono certo che riusciremo a raggiungere il giusto compromesso." disse Allister.
"È un'idea molto astuta." ammise Leni "E potrebbe funzionare..."
"Pensi che Flint accetterà?"
"Non è Flint a decidere, beh, non solo lui." si corresse Leni "Proporrò la tua idea."
"E la appoggerai?"
Lei annuì: "Certo. Io la trovo un'ottima mossa. Che potevi comunque riferire direttamente a Billy e risparmiare tempo..."
"So che il tuo Billy Bones è scaltro e senz'altro intelligente, ha costruito qualcosa di incredibile qui."
"Quindi perché hai aspettato me?" chiese Leni.
"Perché tu comprendi cose che gli altri non possono notare." le rispose citando le sue stesse parole.
Leni soffocò una risata.
"Ma non ti basterà proporre questo scambio a Eleonor, devi attirare la sua attenzione e darle la giusta motivazione." aggiunse Allister.
"E quale sarebbe?" chiese Leni.
"Non quale, chi." 
 
 
"Chi?" John era confuso "Di chi parlava tuo nonno?"
Leni sospirò: "Max. Anche l'ammiraglio si è  accorto dell'affetto che c'è tra Eleonor e lei."
Billy capì: "Dobbiamo rapire Max e usare anche lei come ostaggio. A quel punto Eleonor cederà." 
"Esatto."disse Leni.
"E tu ti fidi di questo piano, di questa tregua proposta da tuo nonno?" Madi non era convinta "Da quanto mi hanno detto che tra voi ci sono stati degli attriti."
Leni la osservò, comprendeva la sua obiezione, ma nel suo sguardo, sempre onesto e diretto, si poteva leggere una certa antipatia, per nulla celata.
"Mio nonno è un uomo astuto, è vero, ho valutato la possibilità che voglia ingannarci. Ma su una cosa non ho dubbi, la sua l'ambizione. Pur di essere celebrato come un eroe manterrà la sua parola con noi."
Flint commentò: "È quello che credo anche io."
Madi scosse la testa: "Non possiamo fidarci solo delle tue sensazioni."
Billy intervenne: "Leni conosce quell'uomo molto bene, sa valutare i rischi..."
"Lo conosceva, forse, un tempo, ma ora?" guardò la ragazza con severità "Ti ha già imprigionata una volta, ha ucciso i vostri uomini..."
"Beh non puoi certo incolpare Leni di questo." esclamò John.
Madi si voltò a guardarlo, stupita.
"No, non è colpa sua, ma trovo pericoloso fidarsi di un uomo che ha già dimostrato di saper abbindolare gli ingenui." rispose Madi.
"Leni non è un ingenua, sa di dover essere guardinga quando si tratta dell'Ammiraglio." asserì John "Se secondo lei ci si può fidare dare, io le credo."
Madi sbattè le palpebre come per scacciare un granello di polvere e trattenne un sospiro, alzò le spalle e annuì, senza staccare gli occhi da quelli di John.
Leni comprese, ma era chiaro a tutti i presenti, cosa diceva quello sguardo: stai dalla sua parte e non dalla mia, e questo non lo tollero.
"Bene." disse Billy per interrompere quell'imbarazzo "Organizzerò un'imboscata per catturare Max, non sarà facile ma dobbiamo tentare, e dobbiamo prenderla prima che torni Rogers." 
"Allora forse ci conviene anticipare l'attacco alla piantagione." propose Flint "Domani notte. Madi ci avrà già portato le armi."
Billy lo guardò stupito: "Ora ti sembra una buona idea?"
"Forse è l'azione giusta da attuare in questo momento, non solo per dimostrare la nostra forza ma anche per minacciare una rivolta degli schiavi, tutte cose che metteranno sotto pressione Eleonor." spiegò Flint.
Billy seppur sospettoso era contento che Flint finalmente gli desse credito: "Attacchiamo domani, d'accordo."
"E non appena avremo Max potremo fare la nostra offerta ad Eleonor." concluse John "Funzionerà, ci riprenderemo il tesoro."
Billy sorrise compiaciuto all'amico, si congedò con l'intento di preparare i suoi uomini per le mosse successive, il tempo a disposizione era poco.
Madi raggiunse a passi veloci la camera da letto, una volta entrata sospirò rumorosamente.
John, dietro di lei, chiuse la porta, notò che c'era qualcosa che non andava.
"Va tutto bene?"
"Sì. Sono solo stanca, e domani ho molto da spiegare ai miei uomini." mentì lei.
"Madi." John la abbracciò da dietro "Credimi, i miei amici sanno quello che fanno. Andrà tutto bene, proprio tu me lo hai detto oggi."
La donna gli disse che aveva ragione, che sarebbe andato tutto bene.
Lo pensava veramente, sapeva che il suo piano avrebbe sortito gli effetti sperati.
È questa volta John sarebbe stato furto di lei, e finalmente dalla sua parte, per davvero.
 

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Capitolo 33
*** Crepe. ***


 
L'attacco alla piantagione degli Underhill non era andato come previsto, Leni lo capì subito.
Vide tornare Billy a cavallo che erano passate poche ore da quando aveva lasciato casa Barlow con Flint e Madi.
"Che succede?" chiese John raggiungendola alla finestra.
"Nulla di buono." mormorò Leni.
"Non vedo Madi, Flint...i nostri uomini...Israel non c'è...tu li vedi?" John lasciava trasparire paura nella sua voce.
Dov'erano andati? Erano stati catturati? Uccisi?
E gli schiavi liberati, perché non erano con Billy e i suoi uomini?
Billy attraversò a grandi falcate il cortile ed entrò in casa, Leni gli lesse in viso una rabbia mai vista prima.
"Cosa è successo?" gli chiese John.
"Siamo stati fottuti, ecco cosa è successo." rispose Billy infuriato.
"Cosa?" chiese John incredulo "E Madi dov'è? Sta bene? E Flint?"
Billy scosse la testa: "Non ho idea di dove siano."
"Sono scappati dopo aver aver combinato un casino." intervenne Jacob alle spalle di Billy.
"Di cosa blateri?" strillò John infastidito e preoccupato.
"Di cosa blatera? Ora te lo spiego." Billy guardò John negli occhi "Abbiamo attaccato la piantagione, e fino a qui tutto bene perché abbiamo sbaragliato le loro difese, ucciso i padroni e tutte le guardie. Ma quando siamo andati a liberare gli schiavi abbiamo trovato le porte delle loro camerate bloccate. Chiuse dall'interno."
"Si erano barricati dentro?" chiese Leni.
"Sì. E non c'è stato verso di farsi aprire, abbiamo provato a spiegargli che eravamo lì per liberarli, ma niente. Così ho chiesto aiuto a Madi, e lei mi ha detto che non avrebbero aperto." 
John chiese: "Avevano paura?"
"Non di noi, dei padroni. Pare che a Madi sia sfuggito un piccolo dettaglio mentre cercava informazioni sulla  piantagione. Stanotte lo abbiamo scoperto da una cameriera. I padroni delle piantagioni di Nassau hanno intuito che avremmo cercato di liberare gli schiavi, così hanno deciso di tutelarsi. Hanno separato le famiglie, gli schiavi sono stati mandati in piantagioni diverse, con la minaccia di ritorsioni sui loro cari."
"Se si alleano con noi tortureranno e uccideranno i loro figli, le madri, i padri." aggiunse Jacob "Ovvio che non volessero aprirci."
 "Se lo avessimo saputo avremmo agito diversamente. Ma ormai eravamo lì, ho chiesto a Madi di intercedere. E lei ha detto no. Ha risposto che non aveva senso mettere a rischio le vite degli schiavi senza prima predisporre altri attacchi per liberare la maggior parte di loro.
Le ho spiegato che avremmo trovato una soluzione ma era irremovibile. 
Che in fondo avevamo raggiunto il nostro obiettivo, che avevamo preso posizione contro i potenti di Nassau, che adesso ogni padrone avrebbe vissuto nella paura." continuò Billy
"Mi sono appellato a Flint, il che ti fa capire quanto fossi in difficoltà. E lui con tranquillità  mi ha detto che aveva ragione Madi, avevamo dimostrato la nostra caparbietà, che avevano mandato il messaggio. E che lo avremmo rafforzato con l'attacco di domani alla città."
"Non è possibile..." mormorò Leni sedendosi sulla panca.
 "L'ho pregato, ecco cosa ho fatto, gli ho chiesto di non andarsene con i suoi uomini, di tentare di nuovo ma lui ha detto che ormai non potevamo fare più nulla." disse Billy "E lì la situazione è precipitata."
John sospirò cercando di mantenere la calma: "Cosa hai fatto Billy?"
L'amico lo guardò dritto negli occhi: "L'unica cosa da fare. Ho detto ai miei uomini di arrestare Flint."
John protestò, ma Billy lo zittì.
"Era l'unica cosa da fare!" ripetè nervoso "E allora Madi ha fatto cenno ai suoi uomini di estrarre le armi e ce le hanno puntate contro, e in risposta anche i miei lo hanno fatto." guardò John come se cercasse una qualsiasi comprensione che sapeva di non poter ottenere "Ho chiesto a Madi se era sicura di ciò che stava facendo, lei mi ha guardata con aria di sfida. Flint ha iniziato a dire che se avessimo abbassato le armi tutto sarebbe tornato a posto. Io gli ho detto che non avrei più accettato i suoi ordini, quel suo modo di fare, quel suo agire senza dare mai spiegazioni agli altri. Flint ha ribadito che si ci fossimo arresi non ci sarebbero stare conseguenze per noi e...e io lì non ci ho visto più. E ho ordinato ai miei uomini di fare fuoco."
John gli gridò: "Hai sparato contro di loro ma come hai potuto? Ma sei fuori di senno?"
"O loro o noi John! Hanno provato a fotterci, cosa dovevo fare secondo te? Comunque sono scappati non appena abbiamo sentito arrivare i soldati, saranno nascosti da qualche parte, al sicuro." gli rispose Billy nuovamente infuriato.
Dopo un attimo di silenzio aggiunse: "John, mi dispiace dirtelo, ma Madi sapeva delle famiglie separate. Flint forse ne era allo scuro ma lei...glielo ho letto negli occhi mentre mi parlava."
John divenne paonazzo: "Misura bene le tue parole, non permetterti di fare certe accuse."
"Non te lo direi se non ne fossi sicuro." gli rispose Billy.
"Oh beh certo, glielo hai letto negli occhi!" John gli fece il verso "Ha commesso un errore, d'accordo? I suoi uomini hanno fallito nel recuperare delle informazioni ma a parte questo sono sicuro che è innocente. E non cancella il fatto che hai sparato addosso a lei e Flint."
"Lei ci ha puntato contro le pistole per prima!"
"Perché tu volevi arrestare Flint, lei lo ha solo difeso! Tutto questo non sarebbe accaduto se tu non fossi sempre così ostile verso Flint, se fossi capace di mettere da parte il tuo orgoglio!"
Billy avanzò di qualche passo verso John: "E se tu avessi svolto la tua mansione di nostromo, consigliandolo adeguatamente, forse avremmo evitato tutto questo disastro! Invece a quanto pare è la tua donna ad avergli sussurrato le parole giuste all'orecchio!" gli gridò Billy.
"Non ti permettere di insinuare..." anche John si avvicinò a Billy, minaccioso.
A quel punto Leni scattò, si alzò in piedi e istintivamente si mise tra i due per calmarli: "Adesso basta! Sentite, ciò che è fatto è fatto, la situazione è grave ma non irrisolvibile."
"Oh certo, perché pensi che questo danno si possa riparare?" le rispose sarcastico John.
Lei lo guardò: "Sì. E sarai tu a fare da paciere." John le rise in faccia, ma Leni continuò "È il tuo ruolo. Long John Silver, hai accettato tu di essere il punto di riferimento per Nassau, ricordi? Gli uomini di Billy, la gente di Madi e i pirati di Flint rimarranno uniti sotto la tua figura solo se tu dimostrerai che ciò è possibile nonostante i recenti dissapori."
"Chiamarlo un dissapore è riduttivo..." intervenne Billy.
"Beh su questo a quanto pare tu e John siete d'accordo, partite da qui." ribattè lei con decisione.
I due uomini si scambiarono un'occhiata, poi Billy sospirò: "Tu cosa suggerisci di fare?"
"Ormai l'attacco alla città è stato deciso, Flint e Madi domani saranno lì. Tu e i tuoi uomini dovrete unirvi a loro. E non dirmi che non intendi farlo perché è esattamente ciò che farai, o manderai a puttane tutto ciò che hai costruito in questi mesi." lo anticipò lei intuendo la sua obiezione. Gli si avvicinò, lo guardò negli occhi: "Fidati di me Billy, non possiamo battere Rogers e la Marina se ci dividiamo. Dobbiamo restare uniti, e il tuo contribuito all'impresa sarà cruciale per vincere. E John" si girò nuovamente verso l'amico "la tua presenza domani sarà fondamentale, arriverai con gli uomini di Billy dimostrando a tutti che ogni rancore è stato accantonato. È questo che gli uomini di ogni schieramento devono vedere. D'accordo?" chiese guardando entrambi, i quali annuirono.
Sapevano tutti e due che Leni aveva ragione, non potevano rischiare di perdere tutto proprio ora.
"Ma una volta che avremo preso Nassau ne riparleremo, ci sederemo con Flint e Madi e chiariremo ogni cosa." aggiunse John "Tu sei mio amico Billy, l'affetto che mi lega a te è innegabile, ma stimo Flint, non ha perso il mio rispetto, nonostante il suo atteggiamento ambiguo mi fido di lui. Sa quello che fa."
Billy bofonchiò una risatina, si limitò ad annuire: "Come vuoi."
"E chiariremo anche la posizione di Madi, non agirebbe mai alle nostre spalle. E poi a me non mentirebbe mai, noi ci amiamo, che motivo avrebbe di non fidarsi quantomeno di me." concluse John con tono calmo.
Billy gli rispose, la sua voce a differenza di quella di John era piatta e severa: "Forse un motivo per dubitare della tua lealtà e del tuo amore lo ha. Madi non è né stupida né cieca John."
Il suo sguardo passò da John a Leni e poi si spostò di nuovo su di lui.
Leni spalancò gli occhi, John divenne di nuovo paonazzo.
Non sapendo come ribattere mormorò: "Vado a riposare, oggi la gamba non mi ha dato tregua." lanciò un'ultima occhiata a Billy "Appena avete deciso come muovervi fammelo sapere." gli disse con rassegnazione, e zoppicando raggiunse la sua stanza.
Leni fece per dire qualcosa ma Billy le voltò le spalle: "Vieni Jacob, informiamo gli uomini che domani attacchiamo comunque. Forse tu mi aiuterai a trovare le parole giuste."
Jacob annuì, sorrise a Leni con imbarazzo e poi uscì.
La ragazza, rimasta sola, non poté fare altro che seguire l'esempio di John, ritirandosi nella sua camera.
Si sedette sul letto, le dita tormentavano la stoffa della sua gonna.
Era nervosa, preoccupata.
Non aveva mai visto Billy così furioso, e poi c'era quello che aveva detto a John.
Billy sapeva di Ocraoke, era quello che aveva insinuato?
No, non aveva senso, quando si erano rivisti lui l'aveva accolta con entusiasmo, avevano fatto l'amore, era stato affettuoso e appassionato, voleva che i suoi uomini si fidassero di lei...se avesse saputo di quella notte con John sarebbe stato freddo con lei...e se lo avesse scoperto dopo che si erano riuniti? 
Il dubbio stava iniziando a dilaniarla, quando Billy fece il suo ingresso nella stanza.
Si sedette su una sedia vicino al cassettone, si passò una mano sul viso. Dopo qualche istante guardò Leni, affranto.
"Mi dispiace."
"Quel che è fatto è fatto." mormorò lei "Quei tagli...meglio pulirli..." gli disse indicando il sangue incrostato sulle sue braccia, si alzò e prese la brocca per la toiletta e la sua borsa con gli strumenti e le medicine.
"Non doveva andare così." mormorò lui.
"Lo so." rispose Leni mentre imbeveva di acqua un panno pulito; si avvicinò a Billy e gli prese il braccio "Brucerà un po'." lo avvertì prima di iniziare a pulirgli la pelle. Non erano ferite profonde per fortuna.
"Te le ha fatte lui?"
"Sì. Abbiamo lottato." ammise Billy "Gli ho quasi sparato sai, ero a tanto così da ucciderlo, ma è riuscito a deviare il colpo."
Leni deglutì, prese il barattolo con una pomata e con delicatezza la spalmò sulle ferite, non sapeva cosa rispondergli.
Billy le prese una mano, gliela strinse: "Ho bisogno di sapere che sei dalla mia parte."
Leni lo guardò negli occhi, sentiva la gola secca, bruciava perfino, ma riuscì a dirgli: "Io sono sempre dalla tua parte Billy."
"Ma?" azzardò lui.
"Non c'è un ma. È solo che..." Leni sospirò "Abbiamo lottato così tanto, non voglio che tutto crolli proprio ora. Siamo così vicini a realizzare ciò che desideriamo...e a quel punto forse tutto questo non conterà più."
Billy scosse la testa: "Siamo ormai ben oltre il punto di non ritorno Leni. Qualunque cosa accada non ci potrà mai più essere pace tra me e Flint."
Quella constatazione così decisa non ammetteva obiezioni, pertanto Leni non disse altro a riguardo.
Ma le dispiaceva, Flint aveva fatto molto per lei, e certo, aveva sbagliato in alcune occasioni, ma lei non poteva dimenticare di come l'avesse accolta nel suo equipaggio, di quanto le aveva insegnato.
Alla fine Leni trovò il coraggio di chiedere ciò che la turbava di più: "Billy, quello che hai insinuato con John...cosa...cosa volevi dire?" 
Billy la guardò, sorrise stupito: "Non è ovvio? John è innamorato di te. E Madi lo ha capito, e la cosa la infastidisce parecchio."
Leni arrossì: "John non...io e lui siamo solo amici Billy. E poi John è innamorato di Madi." 
"In qualche modo lo è e tiene a lei. Ma non la guarda nello stesso modo in cui guarda te."
"Ma che dici?" rise lei nervosa.
"Io ti guardo così, quindi so di cosa parlo." rispose lui semplicemente, con un sorriso.
Leni arrossì, abbozzò un sorriso, gli sfiorò le labbra con un bacio.
"Hai bisogno di riposare, stenditi." gli disse. 
Billy annuì, si tolse giusto gli stivali e si sdraiò sul materasso, sul fianco.
Leni si distese dietro di lui, gli cinse la vita con un braccio, il viso quasi affondato tra i suoi capelli biondi.
Mormorò una melodia, era da tanto che non lo cullava con una canzone, Billy con gli occhi già chiusi sorrise e intrecciò le dita con quelle della mano lei. 
Si addormentò così, con la voce di Leni che gli cantava di distese verdeggianti coperte di rugiada del mattino, di uomini che finalmente scoprivano la libertà. 
Anche Leni dormì, ma si svegliò dopo alcune ore, assetata. Sciolse l'abbraccio che lo legava a Billy e si recò in cucina. 
La brocca era sul tavolo insieme a delle tazze, ne riempì una e bevve avidamente. Le tornarono in mente le parole di Billy sul fallito attacco alla piantagione, sull'odio verso Flint, sul fatto che John fosse innamorato di lei. 
Sospirò, conscia che non sarebbe stato facile trovare la soluzione a quei problemi.
Riempì nuovamente la tazza e bevve ancora, ma l'ultimo sorso quasi le andò di traverso.
Fu per quella sensazione, quel tocco freddo alla base del collo.
La canna di una pistola sulla pelle.
"Non gridare, o sparo." bisbigliò lui. 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 34
*** Niente è come lo avevamo immaginato. ***



Nota dell'autrice: perdonate la mia assenza, è quasi un anno che non aggiorno la storia. La mia scusante? Sono diventata mamma di una bellissima bimba. Bellissima ma impegnativa. XD 
Ma ora sono finalmente riuscita a riprendere in mano i miei appunti.
Dunque, dove eravamo? 
Ah sì...

 
 
Non appena fu entrato in camera ed ebbe chiuso la porta la prima cosa che John fece fu sbuffare per la rabbia ed assestare due pugni a mano aperta contro l'armadio.
"Maledizione!" sibilò.
Ciò che era successo alla piantagione degli Underhill era un bel problema.
Non voleva credere a Billy, no, Madi non li avrebbe mai traditi, non avrebbe mai tradito lui.
"Ma tu lo hai fatto John." disse una vocina nella sua testa "Quella notte con Leni..."
Scosse la testa, no, non era la stessa cosa e poi Madi non era a conoscenza di ciò che provava per Leni.
Sì, ciò che provo, riflettè.
Un sentimento innegabile ma che doveva rimanere sopito.
Se solo lei non fosse venuta da me quella notte, rimuginò.
Ma non doveva nemmeno pensare a questo, scosse di nuovo la testa.
Fin dall'inizio, fin dal primo giorno sulla Walrus lui sapeva che Leni era inaccessibile.
Lei e Billy erano una realtà che aveva dovuto accettare. 
Molti mesi prima Gates glielo aveva spiegato, Leni e Billy badano l'una all'altro, ed esistono molti modi per prendersi cura di qualcuno, tutto ciò può avere molti nomi e significati, puoi chiamarlo come ti pare. 
C'è chi potrebbe arrivare a invidiarlo.
Come aveva fatto Dufresne, come aveva fatto lui stesso, ammise.
Ma ora lui aveva Madi, la amava, in un modo diverso ma la amava, e lei provava un sentimento profondo per lui, si erano avvicinati in un modo così naturale ad Ocraoke, sorrise nel ripensare ai loro primi discorsi, le ore passate sulle spiaggia, la prima notte insieme.
Madi condivideva con lui il fardello di mostrarsi sempre forte di fronte ai suoi uomini, essere un punto di riferimento, era caparbia e forte.
Come Leni.
Ma era diversa, non era Leni, e per questo forse era stato più facile.
Madi non lo sapeva, si disse di nuovo.
E se lo avesse capito, come aveva insinuato  Billy, se avesse intuito ciò che provava per Leni? Bastava quel sospetto per escluderlo dai suoi piani, dai suoi pensieri, per non rivelargli la verità sugli schiavi?
In favore di Flint oltretutto.
Anche con Flint lei condivideva qualcosa, erano guidati  dalla stessa ambizione, lo stesso orgoglio, questo lo aveva già compreso.
Flint e Madi, uniti da quella insaziabile voglia di riscatto.
Ma così tanto da non coinvolgerlo e attuare un piano tutto loro, questo no, non voleva crederlo.
Si sdraiò sul letto e stranamente non fece fatica a prendere sonno, ma il suo dormire fu turbato da sogni bui.
Se solo lei non fosse venuta da me quella notte, si ripeté.
Perché Leni era andata da lui? Se lo era chiesto spesso. Quel gesto rimaneva un mistero. 
"È una cosa mia, è tua, non ne parleremo mai più. Volevo solo che sapessi che sei ancora un uomo John."
Così gli aveva detto, e infatti non avevano più toccato l'argomento, eppure John si era chiesto se quella premura non nascondesse dell'altro. 
Esistono molti modi per prendersi cura di qualcuno, tutto ciò può avere molti nomi e significati, puoi chiamarlo come ti pare, la voce di Gates risuonò di nuovo nella sua testa, poi divenne un leggero eco, e John sprofondò in un sogno profondo.
Si svegliò nel cuore della notte, aveva come avvertito una presenza nella camera.
Si guardò attorno ma non vide nessuno. 
Fantasmi, pensò, incubi.
Invece quella presenza si manifestò repentina, le sue sembianze erano quelle di una mano che gli tappava la bocca e di un'altra che gli bloccava un braccio.
"Fai silenzio." mormorò la presenza "E vieni con me."
Era Kembe, uno degli uomini di Madi.
Quando l'africano gli tolse la mano dalla bocca John bisbigliò qualcosa, una domanda, ma l'altro lo zittì.
"Dobbiamo fare in fretta. Madi e Flint ci aspettano in un luogo sicuro." 
John si limitò ad annuire e si mise seduto sul letto: "Billy mi ha detto cosa è successo."
"Ti spiegherà Madi." tagliò corto Kembe "Vieni, tra poco ci sarà il cambio di guardia, dobbiamo sbrigarci."
John seguì l'uomo fuori dalla stanza, nel corridoio, fino alla cucina, sarebbero passati da lì.
Kembe si bloccò, imprecando sottovoce nella lingua dei suoi padri.
John guardò oltre la sua spalla, Leni era nella stanza, sorseggiava un bicchiere d'acqua dando loro le spalle.
Kembe non ci pensò due volte. 
John capì ma non fece in tempo a fermarlo.
Estrasse la pistola e la appoggiò contro la nuca della ragazza, che sobbalzò.
"Non gridare, o sparo." bisbigliò lui. 
Leni fece un respiro profondo, appoggiò il bicchiere sul tavolo.
"Ora girati. E vieni con noi senza fiatare, o sparo a te e a chiunque accorra in tuo aiuto." la minacciò Kembe.
John cercò di dissuaderlo: "Kembe, non è necessario..."
In quel momento Morley fece capolino dalla soglia.
"Kembe, non manca molto...doc?" il pirata guardò Leni, poi il suo complice "Non era questo il piano!" sibilò.
Ma l'altro non gli diede retta: "Non possiamo rischiare che vada a dare l'allarme."
Leni si girò, guardò l'africano, poi osservò John che evidentemente non sapeva che stesse succedendo, e infine Morley che alzò nel braccia come per dire che non aveva vice in capitolo.
Rassegnata e non trovando risposte sospirò e annuì.
"Verrò con voi, ma non fare stupidaggini Kembe, siamo tutti dalla stessa parte qui, ricordalo."
Lui le sorrise: "Brava. Cammina ora, e non dire più una parola."
 
 
Jacob aveva scoperto i cadaveri all'alba, ed era corso a svegliarlo.
"Ero andato a dare il cambio agli uomini di guardia, all'inizio non mi sono accorto di nulla.
Mi sembravano addormentati, seduti per terra, le schiene appoggiate contro il muro posteriore della casa.
Stavo già pensando a una battuta per svegliarli quando ho capito che qualcosa non andava.
Gli schizzi sul muro, bruni e inconfondibili, sangue rappreso.
La posizione dei corpi, troppo rilassata.
Sono corso da loro chiamando auto, e ho visto lo squarcio sulle loro gole."
Billy lo ascoltava, attonito.
"Chiunque sia stato è stato rapido e silenzioso, sapeva dove colpire e quando."
Billy annuì.
Era evidente a tutti di chi si trattava.
Flint.
Lui conosceva meglio di chiunque altro la casa, il giardino, ogni angolo cieco. E sapeva dove Billy aveva posizionato le guardie, e che turni aveva predisposto.
Ben Gunn entrò trafelato nella cucina.
"Non ci sono, abbiamo cercato ovunque."
Billy si alzò in piedi, si grattò nervoso il mento: "Leni? Non avete trovato neanche lei?"
"No Billy. E non solo." Ben deglutì "L'ammiraglio...è sparito anche lui. E i due uomini che lo sorvegliavano...hanno nascosto i corpi nel capanno..."
"Porca puttana..." sibilò Jacob "Flint ha mandato i suoi a prendere John e Allister, Leni si è trovata in mezzo..." disse Jacob, poi si accorse che Billy si stava mordendo il labbro inferiore "Ehy, lei sta bene, probabilmente l'hanno solo portata via perché non desse l'allarme."
Billy annuì, ne era convinto anche lui, Flint era affezionato a Leni, non avrebbe permesso che le venisse fatto del male, eppure non poteva non essere preoccupato.
Billy scosse la testa, iniziò a camminare per la stanza: "Quanto vantaggio credi che abbiano?" chiese.
"Diverse ore." rispose Jacob "Poi non sappiamo con certezza dove siano diretti."
"Che facciamo?" chiese Ben.
Billy riflettè un secondo, guardò i suoi amici e disse: 
"Abbiamo costruito qualcosa di incredibile qui, un esercito improbabile per vincere una guerra invincibile. Se cediamo ora perderemo tutto. Flint di certo attaccherà la città oggi, è ciò che lui e Madi volevano fin dall'inizio."
"Billy, non starai pensando di unirti a loro!" esclamò Ben "Hanno ucciso dei nostri fratelli..."
"E l'altra notte noi abbiamo fatto lo stesso, abbiamo aperto il fuoco contro di loro. Conoscevamo quegli uomini." gli fece notare "Sentite, non piace neanche a me...ma divisi siano vulnerabili..." sospirò scuotendo la testa "Devo parlare con lui." decretò Billy.
"È troppo rischioso, Flint non ci penserà due volte a ucciderti." disse Ben.
"Non è uno sprovveduto. Se io muoio perde i miei uomini, voi gli servite." gli rispose Billy.
Jacob distolse lo sguardo, Billy capì.
Gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla: "Quando tutto questo sarà finito vendicheremo i nostri morti, te lo prometto Jacob. Flint pagherà, una volta per tutte."
Jacob guardò l'amico, sapeva che diceva il vero, e annuì.
"D'accordo. Faremo a modo tuo Billy, ci fidiamo di te."
Bones sorrise, poi guardò Ben: "Vai a radunare un gruppo di uomini fidati, armali. Credo di sapere dove Flint e Madi si sono ritirati ieri notte."
 
 
John si massaggiò la gamba mutilata. 
"Ti fa male?" gli chiese Leni.
Lui annuì: "La protesi mi dà fastidio più che altro, e questi sobbalzi non aiutano." 
Erano seduti sul retro del carro di Kembe e i suoi uomini.
"Quando saremo arrivati darò un'occhiata." gli assicurò Leni.
Di fronte a loro, con ancora le manette ai polsi, sedeva l'ammiraglio Allister.
"Raccontano storie rocambolesche su come hai perso quella gamba." commentò "Dicono che è stato mentre salvavi la vita ad altri pirati."
"È così." rispose John.
"Un sacrificio nobile." commentò Allister, il suo tono era sincero, poi guardò Leni "Lo hai operato tu?"
Lei annuì, e suo nonno sorrise.
Leni a quel punto si girò per guardare  Morley che se ne stava in un angolo, ogni tanto dava indicazioni a Kembe, che conduceva il carro, su quali sentieri percorrere.
"Dove siamo diretti?"
"La vecchia missione." rispose il pirata.
"Non ho ben capito perché sei qui con noi." commentò John.
Morley sbuffò: "Mi hanno arruolato perché conosco l'entroterra di Nassau come le mie tasche, a Kembe serviva una guida. Non credere che abbia avuto molta scelta."
"Infatti mi sembrava strano che volessi aiutare Flint." disse Leni.
"Io aiuto i miei fratelli doc, e se per farlo devo appoggiare il piano del capitano allora sia." rispose Morley con il suo fare da teatrante.
"E credo per intanto dovremo farlo anche noi, collaborare con Flint per non mandare tutto a puttane." sospirò Leni.
Allister disse, contrariato: "Davvero credi di poterti fidare di quell'uomo? Dopo tutto ciò che ha fatto lo consideri ancora degno di stima."
"Flint mi ha salvata quando non avevo nessuno, quando non avevo un posto dove andare. Avrà sempre la mia stima e la mia fiducia ammiraglio, le riporrò in lui esattamente come faceva mio padre." sentenziò Leni sperando di zittirlo.
Ma non fu così.
Sul volto di Allister apparve prima un'espressione sorpresa, poi comprese, quella realizzazione   si trasformò in una smorfia compiaciuta: "Non lo sai." 
"Che cosa non so?"
"Billy non te l'ha detto...mi sembrava di aver capito che condivideste un profondo rapporto di fiducia. Eppure non ti ha raccontato nulla. Mi chiedo perché." ad Allister venne da ridere.
"Di cosa stai parlando ?" chiese di nuovo Leni.
L'ammiraglio la guardò, poi rispose: "Di ciò che il capitano James Flint ha fatto a tuo padre."
Lembi sbuffò: "Ancora con questa storia che lo ha traviato, corrotto..."
"No mia cara, parlo di quando lo ha ucciso." 
Le parole di Allister colpirono Leni come un pugno nello sterno, ma la sua reazione fu quella di scoppiare in una risata nervosa.
"Tra tutte le cose che potevi inventarti beh...tanto di cappello ammiraglio, ti sei superato."
"Tuo padre viaggiava sulla nave Marie Aleyne insieme ad Alfred Hamilton." continuò Allister "Flint li ha raggiunti e li ha barbaramente giustiziati."
Leni rise di nuovo: "Hamilton? Mio padre odiava quel bastardo, era la causa delle disgrazie capitate ai suoi più cari amici. Dubito che lo avrebbe scelto come compagno di viaggio."
John ricordò i racconti di Flint mentre navigavano verso Ocraoke, la sua amicizia con Thomas, il tradimento, l'esilio. E sapeva che Dominic Allister era stato un loro caro amico, l'unico del suo passato a non voltargli le spalle. Per l'affetto che li legava aveva accolto Leni sulla Walrus.
Allister alzò le spalle: "Lo sai che tuo padre sapeva essere, come possiamo dire, ambiguo  nei suoi sentimenti." rispose l'ammiraglio.
Leni impallidì, digrignò i denti.
"Non ti azzardare." lo ammonì.
Allister si voltò verso John: "Elaine ti ha mai raccontato di mio figlio Dominic? Era un talentuoso chirurgo, ammirato e rispettato nel suo ambiente e anche da molti ufficiali per il suo operato in battaglia. Ma questa sua grandezza era offuscata da un piccolo vizio. La nostra famiglia ha cercato di farlo passare per una banale calunnia messa in giro da qualche invidioso, ma tutti sapevano. Compresa mia nipote. Lei lo aveva visto, una volta, vero Elaine ?"
"Non sai nulla di lui, nulla!" disse Leni, ma l'ammiraglio non era intenzionato a tacere. 
"Mio figlio amava vestirsi da donna signor Silver. Gonne, corsetti, cipria e parrucche." concluse l'ammiraglio  noncurante delle obiezioni di Leni  "E lo faceva per prostituirsi con uomini facoltosi. Prima che conoscesse Thomas Hamilton riuscivamo a tenere a bada questa sua ossessione. Ma il giovane lord riuscì a convincerlo che doveva assecondare la sua natura." 
spiegò, la sua bocca reagì in una smorfia mentre spiegava "Ad ogni modo, non so perché fosse con l'uomo che tu dici odiasse così tanto, Elaine, ma so per certo che si era fatto passare per un passeggero di sesso femminile, e condividevano la cabina. Trai tu le tue conclusioni. Ma il fatto che Flint lo abbia ucciso non è un elemento in discussione."
"Certo, perché lo dici tu?" sibilò Leni, la rabbia le stava facendo lacrimare gli occhi.
"Ci sono dei testimoni Elaine, i segretari di Hamilton mi hanno confidato di questo viaggio. E poi anche uno dei vostri pirati ha visto tutto, me lo ha riferito Billy." rispose Allister.
"Cosa c'entra Billy adesso?" chiese Leni, sempre più confusa.
"Ha visto le voglie sulla mia pelle, visto come le fissava commentai che anche tuo padre le aveva. Scoprii che il suo interesse era dovuto al fatto che si era ricordato il racconto di un altro pirata al soldo di Flint, lui all'epoca assistette all'omicidio. Quest'uomo gli parlò di quella notte. Credo si chiami Marlin, o forse era Marley."
A quel punto il pirata, che era stato in silenzio, dubbioso sul da farsi, si fece avanti.
"È Morley, signore, non Marley."
Leni si voltò verso di lui, gli occhi verdi sgranati che quasi lo supplicavano. No, non dirmi che è la verità.
Morley si umettò le labbra: "Doc...io ero lì, sulla Marie Aleyne. Ed è vero, ho raccontato io a Billy dei due passeggeri misteriosi. Flint ci aveva fatto inseguire quella nave solo per ucciderli, è questo che gli ho detto. "
"E gli hai descritto le vittime, vero signor Morley?" disse mellifluo Allister.
"Certo, avevo visto i corpi. La donna...aveva quelle voglie sul viso...ma non sapevo di tutto questo, non che fosse tuo...padre...non mi ero accorto fosse un uomo, davvero."
Leni sentì come un laccio infuocato stringerle violentemente il cuore. Serrò le labbra, respirò profondamente dal naso ed espirò dallo stesso, più volte.
John le mise una mano sulla spalla.
"Leni, va tutto bene." le mormorò, e gli sembrò subito la peggiore banalità da dire ma non sapeva che altro fare.
"Comprendo che non è facile Elaine. Ma la verità doveva essere rivelata. Un giorno mi ringrazierai per averti raccontato ciò che altri ti hanno taciuto." la voce di Allister era ferma, e compiaciuta.
Leni lo inchiodò con uno sguardo rovente, e avrebbe voluto maledirlo, e con lui il suo nome che ormai tanto non le apparteneva più
Ma uno sparo le impedì di parlare.
Uno degli uomini di Madi, quello seduto accanto a Kembe, cadde all'indietro suo carro, quasi addosso a Morley, morto.
Altri spari si susseguirono, i guerrieri africani che li seguivano a cavallo si girarono per rispondere al fuoco mentre Kembe spronava i cavalli al galoppo. 
"Reggetevi!" gridò.
Un drappello di soldati a cavallo li aveva raggiunti e si avvicinava sempre più.
Erano più numerosi, più armati, gli africani non ebbero scampo.
Il carro tremava nella corsa, John afferrò il braccio di Leni, lei ricambiò quella stretta. 
Un altro uomo accanto a loro venne colpito alla testa, John gridò alla ragazza di stare giù, si piegò su di lei per farle scudo col suo corpo.
In quel momento di confusione Allister scivolò verso l'estremità del carro e si buttò a terra, rotolando verso il ciglio della strada.
"Merda!" commentò John.
Leni lanciò un'occhiata a Kembe e notò che sul tessuto della sua camicia chiara si allargava una macchia scura. Era stato colpito alla schiena, e in pochi secondi cadde di lato sulla strada.
"Morley, le redini!" gridò lei, ma ormai era troppo tardi.
I cavalli erano ormai impazziti per la paura e galoppavano furiosi senza guida.
Svoltarono di scatto vicino a un tronco messo apposta per bloccare la strada, i cavalli saltarono ma il carro invece si impuntò e iniziò a rovesciarsi.
I passeggeri videro il panorama attorno a loro capovolgersi mentre il mezzo rotolava lungo la scarpata che costeggiava la strada.
John a quel punto strinse Leni più forte, non la lasciò andare nemmeno quando venne sbalzato sul terriccio umido, dove sbattè la testa e perse miseramente i sensi.
 
 
 
"Sei sempre dell'idea di attaccare la città?"
Flint si voltò, Madi lo guardava, fiduciosa.
Lui annuì.
Dopo lo scontro avevano trovato rifugio presso la vecchia missione, ormai abbandonata da quando il pastore Lambrick aveva preso il posto del suo predecessore e aveva voluto avvicinare il suo gregge alla comodità della città.
"E credi davvero che Billy seguirà il piano che abbiamo organizzato insieme, nonostante tutto?" lo sguardo di lei questa volta era dubbioso.
"Leni gli farà notare che è l'unica mossa possibile. Insieme possiamo vincere, divisi siamo vulnerabili. Questo pomeriggio conquisteremo la città." asserì con convinzione. 
Già, Leni. Contava su di lei.
La ragazza era quel tassello ragionevole che avrebbe tenuto unite le due realtà, in nome di una causa più grande di loro.
Madi guardò il cielo, era passato da poco il mezzogiorno.
Era tardi, Kembe e i suoi aiutanti sarebbero già dovuti essere di ritorno. Qualcosa era forse andato storto? 
Si strinse nelle spalle, preoccupata, Flint lo notò, e capì.
Le sorrise: "Kembe è in gamba, non lo avresti scelto altrimenti." disse con convinzione. Ma anche lui nutriva qualche dubbio su questo ritardo.
Ci volevano diverse ore di cammino per tornare alla vecchia missione, ma così tanto ritardo era sospetto.
Tuttavia mantenne la calma per lei.
"Porterà qui John e Allister, tutto andrà come abbiamo progettato."
Madi gli sorrise a sua volta. 
Voleva credergli, ne aveva bisogno.
"Capitano!" 
De Groot arrivò di corsa.
"Cosa succede? È tornato Kembe?" chiese Madi quasi trattenendo il respiro.
Ma il pirata scosse la testa.
"È Billy. E non è da solo."
Un'ombra cadde sul viso di Flint.
"Dovevo immaginare che ci avrebbe cercato qui...conosce questo posto..." disse.
Gates, lui ne aveva parlato ad entrambi.
Chissà cosa avrebbe pensato il suo vecchio amico di quella incresciosa situazione, di quella faida esplosa tra loro.
"Hanno consegnato le armi, vuole solo parlare capitano." specificò subito De Groot mentre insieme raggiungevano il gruppetto di visitatori.
Flint si aspettava di vedere Leni insieme a lui, lei lo avrà fatto ragionare, gli avrà spiegato che non possiamo dividerci, nonostante tutto, aveva detto Flint agli altri due mente si avvicinavano, ma rimase sorpreso nel vedere chi accompagnava Billy Bones.
Non era Leni.
Era Morley, ferito e claudicante.
Madi soffocò un urlo nel palmo della mano.
Adagiato sul dorso di un cavallo c'era il cadavere di Kembe.
 
 
 
 
 
 
 

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