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di Derry99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mine anti uomo ***
Capitolo 2: *** Addio ***
Capitolo 3: *** Coraggio? ***



Capitolo 1
*** Mine anti uomo ***


Uno stormo di rondini volava sopra casa quella mattina e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era la sua imminente partenza.
Ero lì, solo e sdraiato sul suo letto rovinato con addosso solo il mio paio di boxer neri, coccolato dal fumo della mia Winston blu. 
 
Erano le 5:30 del mattino e già avevo voglia di sparire da questa terra.
 
Mi alzai e mi incamminai nella maniera più pigra possibile verso la finestra spalancata della camera e, appoggiatomici sopra, ripresi a fumare.
 
Il cielo grigio sembrava far presagire l’arrivo della pioggia rendendo la mia voglia di non fare nulla più alta che mai quando d’un tratto sentii qualcuno bussare alla bianca e graffiata porta che, poco dopo si aprì lasciando spazio alla sua seminuda figura. 
 
Gregory, accompagnato dal suo persiano Moony, entrò in stanza con fare stanco ed annoiato seppur sorridente e, abbracciandomi da dietro, mi diede il buongiorno.
 
Appoggiò sulla scrivania un vassoio con un caffè e una brioches dolce.
 
"Mattiniero anche tu vedo" dissi spegnendo la cicca nel posacenere.
 
"Derek lo sai, oggi tornano i miei e devo terminare le valigie" mi rispose accennando ad un sorriso mentre si accingeva a zuccherare il mio caffè italiano.
 
"Ah già, da domani per te sarà tutto diverso. Nuova vita, nuovo appartamento, nuovi amici e nuovi amori" dissi sporgendo la mano fuori dalla finestra.
 
Stava piovendo.
 
Gregory era stato ammesso alla London Film School e finalmente avrebbe realizzato il suo sogno di diventare regista.
 
"Derry… per favore non fare così. Sapevamo che le cose non avrebbero avuto seguito ed eri d’accordo con me sull’avere una relazione a solo sfondo sessuale" disse lui quasi a rimproverarmi.
Sbuffai.
 
Non avevo voglia di dargli ragione quindi non dissi nulla finche Moony non iniziò a miagolare.
 
"Dai su, vieni qui micetto" dissi piegandomi, pronto ad accarezzarlo.
 
Gregory nel mentre si era sdraiato sul letto e aveva iniziato a fumare la sua sigaretta elettronica mentre io presi la mia tazzina di caffè e iniziai a sorseggiare, passarono minuti in cui l’unico rumore che si poteva udire era il fruscio della pioggia di fine estate. 
 
Decisi che l’unica cosa sensata da fare fosse sdraiarmi lì vicino a lui e accarezzare i suoi ricci castani.
 
"Sei uno scemo" mi disse stringendomi a lui.
 
"Mi mancherai… lo sai" Gli dissi passando la mia mano sul suo petto.
 
Mi baciò. 
 
Fù un bacio lento, triste e malinconico al sapore di fumo e caffè. 
 
Lo guardai, gli sorrisi e gli levai i rossi slip che lo vestivano facendo scendere la mia mano dal suo petto alla sua coscia e lui che fino a quel momento mi aveva lasciato fare, si mise sopra di me levandomi di getto i boxer. 
 
Facemmo l’amore per ore, con la consapevolezza e il terrore che, probabilmente, quella sarebbe stata l’ultima volta in cui io e lui saremmo stati uniti in un unica cosa.
 
Si addormentò subito dopo lasciandomi di nuovo solo con i miei pensieri.
 
Mi alzai e presi il mio telefono che fino a quel momento era rimasto spento e posto sul suo comodino coperto dall’ombra di una pianta che adornava il mobile notando come, appena acceso, fossi stato cercato tutta la notte dalle mie migliori amiche, Mary e Nicole.
 
Scrissi loro un messaggio informandole di come la mia mattinata fosse iniziata dando loro appuntamento al Bhytes, un piccolo bar hipster presente sulla via del ritorno, pronto ad essere criticato dalle due per la cavolata appena fatta.
 
Spensi il telefono e mi rimisi a letto.
 
La pioggia finì lasciando dietro di se quel malinconico odore di terra bagnata mentre io mi sentivo come una mina anti uomo pronto a scoppiare da un momento all’altro.

Era la fine di quella meravigliosa Estate.

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Capitolo 2
*** Addio ***



Erano le 8:30 del mattino quando ci risvegliammo.
 
L’odore della pioggia continuava ad essere presente nella stanza.
Gregory mi guardò, accarezzò la mia barba e mi baciò, mi prese per mano e mi chiese di fare una doccia insieme prima dell’arrivo dei suoi, proposta che logicamente accettai.
Alzandomi dal letto notai come i miei vestiti fossero piegati e poggiati sulla sedia, probabilmente alzandosi prima aveva deciso di mettere in ordine il piccolo casino che avevamo causato e lo ringraziai.
Andammo in bagno, aprimmo l’acqua e iniziammo a farci la doccia. 
Dopo circa una mezz’oretta in cui, oltra a lavarci ci eravamo anche un po’ coccolati, eravamo fuori davanti allo specchio a chiacchierare;
 
“Bhe dai, sono un bell’orsetto vero?” disse lui guardando il suo riflesso.
 
Ho sempre avuto un interesse particolare per i ragazzi in carne e lui rappresentava a pieno il mio ideale perfetto di ragazzo. Era più grande di me di qualche mese ma poco più basso, capelli ricci castani e occhi estremamente scuri. Aveva una leggera barba che gli ricopriva il paffuto viso mediterraneo ereditato dall’italiano padre. 
Essendo io una persona abbastanza orgogliosa non volevo dargliela vinta quindi mi limitai ad un 
 
“Mhh, si passabile” accompagnato da un piccolo sorriso 
 
“E anche tu sei un bell’orsetto caro mio” disse guardandomi dritto negli occhi e abbracciandomi.
 
In realtà era una cosa che non pensavo assolutamente. Mi sono sempre visto poco attraente e i difetti presenti sul mio corpo non facevano altro che far crollare la mia autostima ma lui, con una piccola frase, era riuscito a farmi sentire carino.
 
“Grazie scemo… davvero” dissi sottovoce ricambiando il suo abbraccio.
 
Ci preparammo e scendemmo al piano terra per sistemare il casino della sera prima, avevamo, infatti, organizzato una maratona di film horror con alcuni amici che era terminata in una guerra col cibo.
 
“Abbiamo vent’anni… mi spieghi come facciamo ad essere così cretini?” gli domandai.
 
“Stiamo nel pieno della vita caro mio, se non ci divertiamo adesso quando dovremmo?” replicò.
 
Mi sembrava molto una scusa per giustificare le nostre pazzie e il nostro essere un tantino infantili ma non avrei mai obbiettato più di tanto e mi limitai ad annuire.
 
Riuscimmo a riordinare il tutto in un paio d’ore, avendo dato appuntamento alle ragazze fui costretto ad andarmene quindi salutai Gregory che mi promise di vederci la sera per salutarci e mi incamminai verso il Bhytes, non prima di aver mandato un messaggio a mamma per rassicurarla sulla mia salute.
 
Mia mamma era una bella donna sulla quarantina che gestiva la biblioteca del paese dove abitavamo. Era una donna perennemente impegnata a migliorare la cultura dei suoi concittadini finendo a mancare da casa anche per un paio di giorni consecutivi.
Mi rispose molto rapidamente, lasciandomi abbastanza stupefatto, con un messaggio vocale;
 
“Tesoro sono contenta che tu stia bene, spero ti sia divertito stanotte con qualche bella ragazza.
Ricorda, le donne non vanno fatte soffrire altrimenti mamma farà soffrire te okay?
Il pranzo è nel frigo, ricordati di riscaldarlo e un ultima cosa, come sai sono a pranzo con Vincent oggi e lui non vede l’ora di rivederti!”
 
Vincent è mio padre, non c’è mai stato un grande rapporto tra noi due dovuto anche alla sua perenne assenza da casa per via del suo lavoro che lo sbatteva da una parte all’altra del Regno Unito. È l’unico in famiglia che sa della mia omosessualità ma continua a ripetere a se stesso che essa sia solo una fase momentanea. Lui è uno dei vari motivi per cui vorrei fuggire via da qui.
 
“Derek, sono qui!” Disse una voce in lontananza,
 
“Torna sul pianeta terra e datti una mossa orsetto” Era Nicole.

Mi avvicinai a lei con passo veloce per evitare che qualche automobilista preso male potesse prendere una pozzanghera e schizzarmi con del fango.
 
“Ciao Nico, Mary ancora non si è fatta vedere?” le chiesi abbracciandola.
 
“No tesoro, mi ha appena chiamato dicendo che avrebbe ritardato. Dice che ha delle grandi notizie, comunque mi ha detto anche di iniziare ad entrare ed occupare il nostro tavolo” mi rispose avvicinandosi sempre più alla porta del locale.
Nicole aveva sempre un fare molto esuberante e chiassoso capace di risollevarmi il morale in pochissimo tempo.
 
“Entriamo su” le dissi sorridendo.
 
Il Bhytes era un piccolo bar in stile hipster molto intimo con pochi tavolini e poco personale ma era anche il luogo che preferivo di quel paese.
Il proprietario, il signor Brooke, un goffo omone paffuto molto dolce e simpatico oramai ci conosceva bene e vedendoci entrare esclamo con gioia
 
“I miei ragazzi sono qui! Venite dai, il tavolo e libero anche se vedo che manca qualcuno!”
 
“Si signor Brooke, Mary sta arrivando ha avuto un piccolo contrattempo” rispose Nicole ridendo.
 
“Carol forza, prepara il tavolo!” disse l’omone rivolto alla cameriera. 
 
Carol era una ragazza della nostra età, figlia del signore Brooke, davvero bella.
Aveva lunghi e lisci capelli platino, la pelle di un chiaro porcellana e il sorriso più ammaliante del paese.
Sognava di sfondare nel campo della moda come modella ma le possibilità da noi erano davvero basse portandola quindi a decidere di lavorare nel locale di famiglia per poter mettere da parte qualcosa che la aiutasse in una probabile fuga alla ricerca di fortuna.
 
Mentre Carol preparava il tavolo, Nicole non faceva altro che vantarsi di come la sua relazione con il suo ragazzo andasse bene e di come presto si sarebbero trasferiti a Liverpool. 
Lui, Axel, era un nostro ex compagno di classe del liceo e da poco aveva ricevuto un contratto discografico con la sua band i SEXXX BANG che gli avrebbe portati proprio nella citta Beatles.
Dopo qualche minuto di esuberanza il tavolo era pronto così ci sedemmo pronti ad ordinare.
 
“Ragazzi scusate il ritardo” disse una vocina molto dolce alle mie spalle
 
“Ma ho appena ricevuto la notizia più bella della mia vita e dovevo correre in teatro a confermare il tutto” era Mary che con fare affannoso ma felice si avvicinava al tavolino salutando con garbo prima il signor Brooke e Carol e poi me e Nicole.
 
Di li a poco, presi i nostri caffè caldi, scoprimmo la grande novità di Mary.
Da qualche tempo provava a fare provini per poter entrare in alcune compagnie teatrali e finalmente la Shakespeare’s Company, una tra le migliori di tutta l’Inghilterra, l’aveva presa come protagonista femminile in questa nuova versione del classico ‘Romeo e Giulietta’ ambientato ai giorni nostri e ciò l’avrebbe portata a trasferirsi di li a qualche giorno a Londra dove avrebbe studiato, provato e recitato.
Ciò mi fece molto riflettere, piano piano tutte le persone a me care si sarebbero trasferite per realizzare i loro sogni e io invece non facevo altro che lamentarmi di quanto questa vita mi stesse stretta senza però fare nulla per migliorarla.
 
“Comunque qui qualcuno ci deve delle spiegazioni sulla sua scomparsa dopo la maratona di ieri sera!” disse Mary lanciandomi un occhiata curiosa.
 
“Esattamente caro mio, ti abbiamo visto tutti salire in camera di Gregory mentre andavamo via, dai su racconta!” continuò chiassosamente Nicole.
 
Raccontai loro della notte fantastica trascorsa con lui.
Era stata veramente la notte più bella della mia vita.
Io e Lui, soli, in quella camera da letto così piccola e pure così magica, la pioggia che scendeva fitta dal cielo faceva compagnia alle nostre coccole mentre chiacchierando e finendo quell’ultimo film mangiavamo la pizza accompagnandola a quella poca birra rimasta finendo presto per accantonare il tutto per fare l’amore. Lo amavo e non ero mai stato così certo di qualcosa prima di conoscerlo.
Ero a conoscenza del fatto che ricambiasse i miei sentimenti ma sapevo anche che una relazione a distanza avrebbe portato presto sofferenza ad entrambi.
 
Le ragazze mi ascoltavano attentamente, dispiaciute. Non volevo che a loro dispiacesse di me, volevo solo che loro capissero perché ero disposto a dare il mio corpo ad una persona che presto, probabilmente, non avrei rivisto più in vita mia.
 
Finito il discorso sentii il telefono vibrare, era lui e mi aveva appena mandato un semplice messaggio
 
-11:30 pm, casa sull’albero, vieni solo, mi manchi. 
Gregory-
 
Era quasi l’ora di pranzo ma già desideravo ardentemente che fosse sera per poterlo rivedere anche se per l’ultima volta.
 
Usciti dal bar, salutai le ragazze con un abbraccio e mi incamminai nella piccola stradina boscosa che collegava il Bhytes a casa mia mentre con un paio di cuffiette riascoltavo la canzone che accompagnò il nostro primo bacio.
 
Arrivato nei pressi della casa mi avvicinai alla cassetta della posta per controllare se fosse arrivata qualche missiva.
Notai come un pacchetto riempiva quasi del tutto la piccola cassetta. Analizzandolo bene notai che il destinatario di tale pacco ero proprio io.
Entrai in casa, attraversai il lungo corridoio fino alla grande cucina, poggiai il pacchetto sul tavolo, aprii il frigorifero e misi il pranzo a scaldare nel microonde mentre curioso continuavo a fissare lo scatolo arrivatomi. Con un paio di forbici prese dal tiretto degli utensili da cucina tagliai lo scotch che sigillava il pacchetto riuscendo ad aprirlo abbastanza velocemente.
All’interno vi era un piccolo peluche di un orsetto con una lettera con un avviso.
 
“Apri solo dopo la mia partenza! -G”
 
Quindi decisi di riporre il tutto e di lasciare in sospeso alla mattina successiva la lettura della lettera pentendomi della mia lealtà nei suoi confronti.
Pranzai molto velocemente, mi lavai e mi misi alla macchina da scrivere a terminare il mio romanzo, non prima di aver nascosto il pacchetto sotto al letto per evitare che qualcuno potesse trovarlo.
Erano ormai due anni che ci lavoravo ed ero quasi giunto al termine della battitura finale.
Avevo deciso che, una volta terminata la ricopiatura su macchina da scrivere, avrei spedito il manoscritto a qualche casa editrice per provare a sfondare nel mondo della scrittura.
Passarono ore e molte sigarette vennero fumate. Il lucernario della mia stanza ormai mostrava un cielo scuro che iniziava a riempirsi di stelle e il rumore di una macchina che accosta nel vialetto mi fece capire che era già quasi ora di cena.
 
“Siamo a casa Derry!” Disse mamma aprendo la porta di casa.
“Derry forza vieni a salutare papà” Disse lui.
 
Scesi le scale fino ad arrivare al salone dove i miei genitori mi aspettavano. 
Odiavo quando mi trattavano come un bambino piccolo scordandosi effettivamente dei miei 20 anni quindi annoiato dissi loro
 
“Cosa sono tutte ste moine da famigliola americana. Ben tornati”
 
Mio padre, che come a suo solito deve avere l’ultima voce in capitolo su qualsiasi cosa disse
 
“Meglio comportarsi da famigliola americana piuttosto che trattarci da sconosciuti ti pare caro figlio?”
 
“Dai su ragazzi non litigate, non vi vedete da un po’ di tempo! Andiamo a tavola dai, Derek abbiamo portato la cena puoi iniziare ad apparecchiare mentre papà porta le valigie su in camera?” disse mamma provando a calmare la tensione che in pochi secondi si era già creata in casa
 
Cenammo molto velocemente quella sera e a tavola le uniche parole dette furono richieste di passaggi di cibo o bevande.
Mentre mamma sparecchiava e papà preparava la vasca da bagno, io finii di prepararmi per l’appuntamento con Gregory. Salutai prendendo le chiavi e uscii di casa salendo sulla mia bicicletta.
 
Arrivai davanti casa sua dopo pochi minuti e notai che la luce della casa sull’albero era accesa.
Entrai di soppiatto nel suo giardino e salii molto velocemente le scale che conducevano al nostro piccolo rifugio.
Lui mi aprì velocemente la porta e mi fece entrare, mi abbracciò e mi baciò.
 
“Mi sei mancato, troppo!” mi disse in maniera molto triste
“Anche tu mi sei mancato, ho ricevuto un pacchetto da parte tua oggi, grazie del peluche” risposi sorridendogli
“Dimmi che non hai letto il contenuto della lettera, ti prego” mi disse
“No, seppur la tentazione di farlo era tanta… la leggerò domani quando te ne andrai” gli dissi guardandolo negli occhi mentre, senza accorgermene, una lacrima scendeva di forza sul mio viso.
 
Era veramente arrivato il momento dell’addio e seppur questa storia fosse iniziata con la premessa di non sfociare nel sentimentale, oramai entrambi eravamo pazzi l’uno per l’altro.
 
“Mi mancherai orsetto, lo sai vero?” mi domando lui prendendomi la mano
“Mi mancherai anche tu… non sai nemmeno quanto” gli risposi accarezzandogli il barbuto viso.
“Promettimi una cosa, solo una” disse
Annuii,
“Promettimi che andrai avanti, che conoscerai altri ragazzi, che avrai una relazione e che sarai felice, ti prego” disse con voce molto triste, come se si stesse trattenendo dal piangere
“Va bene, te lo prometto ma solo se tu farai lo stesso” Risposi
Scosse la testa accennando un si.
Oramai le mie emozioni erano sul punto di scoppiare, non avevamo mai dichiarato i nostri sentimenti reciproci e sentivo fosse arrivato il momento ma presi qualche istante per pensare, non ne valeva realmente la pena, sarebbe partito in ogni caso e dirgli quello che provo avrebbe solamente scombussolato il tutto, finii così per fare la cosa più razionale in quel momento, mi avvicinai a gattoni verso di lui e lo strinsi forte a me.
 
“Grazie del tempo passato insieme” gli sussurrai nell’orecchio destro.
 
Lui mi prese la testa tra le mani, poggiò la sua fronte sulla mia, mi sorrise e mi baciò.
 
“Addio” dissi, guardandolo negli occhi.
Mi ero arreso all’idea ormai che non l’avrei più ne rivisto ne sentito, sarebbe stato troppo impegnato nella capitale a farsi nuovi amici e a lavorare per far si che il suo desiderio potesse realizzarsi per potermi mandare un messaggio o per potermi telefonare
 
“Addio Derek” mi disse.
 
Scesi dalla casa sull’albero, riattraversai il giardino uscendo sulla strada, presi la bicicletta e tornai a casa.
 
Durante il tragitto sulla strada ancora non del tutto asciutta non riuscivo a fermare le lacrime che avevano oramai inondato il mio viso ma la fredda brezza mi calmò momentaneamente.
Lasciai la bici all’interno del garage, rientrai in casa e corsi in camera mia.
Spogliatomi velocemente mi sdraiai sul letto, accesi la mia Winston blu e mi abbandonai totalmente al pianto.
 
Avevo perso il più grande amore della mia vita.
 

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Capitolo 3
*** Coraggio? ***


 
Era passato circa un mese dalla partenza di Gregory e Nicole e, stremato sul letto in camera mia, guardavo le stelle attraverso il lucernario. Ero solo in casa quella notte poiché mamma e Vincent erano a Edimburgo per festeggiare il loro 25° anniversario di matrimonio.
Accesa la mia Winston blu mi perdevo pian piano nei miei pensieri anzi, nel mio pensiero, Gregory, che da quella notte era completamente svanito dalla mia vita, proprio come immaginavo.
La sua lettera era lì, ancora totalmente chiusa mentre il piccolo orsetto era diventato il mio compagno di avventure preferito scoprii, infatti, che aveva un ciondolino e ogni volta che uscivo di casa non potevo non appenderlo al mio Kånken. 
Mentre il fumo mi avvolgeva completamente sentii una piccola vibrazione provenire da sotto il cuscino, il mio telefono.
La richiesta di una videochiamata continuava ad apparire sullo schermo, era Mary.
 
“Buonasera orsetto! Ti disturbo?” disse lei;


“Hey Giulietta! No figurati ero in camera a non fare nulla, successo qualcosa?” Le dissi;
 
“Hanno confermato l’inizio delle prove per la prossima settimana e domani devo andare a ritirare le chiavi del mio appartamentino, ti andrebbe di venire con me a Londra? Non mi va di partire sola” Mi disse piena di emozione.

Londra non era mai stata così vicina ma sapevo anche che l’appartamento di Mary era vicino la London Film School e la paura di poter incontrare Gregory era assurda.
 
“Nella mia zona ci sono un paio di case editrici con ottimi manager letterari oltre che la LFS, potresti provare a chiedere la lettura del primo capitolo del tuo manoscritto a qualcuna di esse mentre ultimo le pratiche dell’affitto dell’appartamento, dai non farti pregare orsetto!” disse lei sempre più convinta.
 
Era l’occasione della mia vita e non potei che dirle di si, chiusi la chiamata e saltai dal letto per poter preparare tutto l’occorrente per l’imminente gita nella capitale, speravo veramente che qualcuno avrebbe potuto apprezzare il mio romanzo, sarebbe stato il mio biglietto di sola andata per la città che sognavo come casa da sempre. 
Finito di preparare lo zaino mi rimisi a letto, presi sonno subito.
 
L’indomani uscii presto da casa, l’appuntamento alle 8:00 al Bhytes si avvicinava ed essendo decisamente in anticipo decisi di arrivarci camminando, pensai che una bella passeggiata mi avrebbe fatto bene. Mi fermai qualche minuto per prendere le sigarette nel minimarket alle spalle del mio liceo, un paio di isolati prima del punto di incontro. Preso il pacchetto mi avvicinai alla cassa dove qualcuno iniziò a chiamare il mio nome.
Voltandomi vidi il padre di Gregory.
“Mr. Sanders buongiorno” gli dissi educatamente;

“Buongiorno Derek, mattiniero oggi, come mai?” domandò lui sorridendo;

“Sono venuto a prendere le sigarette, tra qualche minuto parto con una mia cara amica per Londra, passeremo la giornata lì” gli risposi educatamente;
Nel mentre la cassiera continuava a ripetere a voce alta e in maniera infastidita 
“£ 6.42 prego”;
 
Mi scusai con lei, pagai e lasciai qualche spicciolo nel barattolino delle mance.
 
“Buona giornata” disse lei;
“Divertiti a Londra giovanotto e se incontri mio figlio digli di chiamarci più spesso!” Disse il signor Sanders sorridendomi, non immaginava lontanamente tutto il background tra me e suo figlio.
“Lo farò, passi una buona giornata” Lo salutai e uscii.
 
Superato l’isolato arrivai al Bhytes, Mary era già lì intenta a controllare che le ruote dell’automobile fossero nelle condizioni giuste per partire.
 
“Buongiorno Derry!” disse Mary avvicinandosi per salutarmi con i soliti baci;


“Buongiorno Mary, anche tu in anticipo vedo”; 
 
“Certo, dovevo fare il pieno all’auto e controllare bene le ruote quindi sono scesa prima, tu piuttosto, hai preso tutto?” disse guardando il mio zaino.
 
“Dovevo prendere le sigarette quindi sono sceso prima ed eccomi qua”.

Decidemmo di partire subito, dal nostro paesino alla capitale ci volevano circa un paio d’ore di viaggio e prima saremmo partiti, prima saremmo arrivati.
Lungo il tragitto accompagnato dalla mia playlist su spotify io e Mary parlammo molto di sogni e speranze future, pur essendo la mia migliore amica non si era mai totalmente esposta per paura del giudizio altrui.
 
Dopo un paio d’ore arrivammo a destinazione, ero finalmente a Londra e la libertà non mi era mai sembrata così vicina. 
L’appartamento affittato da Mary era proprio davanti la London Film School ma per qualche motivo quel giorno i corsi non si sarebbero tenuti stando all’avviso presente sulla bacheca accanto l’entrata.
Salimmo le due rampe di scale del palazzo e entrammo in casa del proprietario. 
Lui era un burbero uomo magrolino di circa 50 anni e il suo appartamento era pieno zeppo di cianfrusaglia medievale.
 
“Entrate, veloci!” ci disse in maniera antipatica l’uomo;
 
“Salve signor Kent, sono venuta a ritirare le chiavi e a firmare le ultime carte” disse Mary pacatamente.
 
“Certo, prendo subito il tutto, iniziate a salire voi, vi raggiungo subito nell’appartamento, numero 7N!” Disse l’uomo mentre rovistava in un cassetto;
 
Salimmo le altre due rampe di scale arrivando nel pianerottolo dell’appartamento quando la porta dei futuri vicini di Mary si aprì.
Ne uscì un bellissimo ragazzo, alto con capelli castani mossi e meravigliosi occhi azzurri, accompagnato da un altro ragazzo, carino, seppur non propriamente il mio tipo.
 
“Ciao, tu devi essere Mary, la nuova vicina piacere sono Angel” disse il bel ragazzo rivolto a Mary;
 
“Ciao, si sono io molto piacere di conoscerti. Lui è Derek il mio migliore amico” Disse Mary notando come Angel avesse catturato la mia attenzione;
 
“Piacere Derek” disse lui guardandomi dritto negli occhi;
 
“Molto piacere” gli dissi perdendomi in quell’azzurro magnifico.
 
Era la prima volta dopo la partenza di Gregory che provavo interesse per un altro ragazzo.
 
“Qualcuno sta dimenticando qualcosa?” Disse ridendo l’altro ragazzo;
“Piacere, io sono Joshua e sono il migliore amico di questo orsetto”;
 
Venimmo interrotti dal signor Kent che, con solito fare burbero, aprì la porta dell’appartamento facendoci entrare.
 
“A presto Mary, spero di rivederti Derek” disse Angel scendendo le scale;
 
Mentre Mary leggeva il contratto, mi ricordai ciò che ero venuto realmente a fare a Londra così la salutai dandole appuntamento al Fast food all’angolo e mi incamminai verso le agenzie letterarie li vicino.
Riuscì ad ottenere 3 piccoli incontri con manager letterari ma, sfortunatamente, sia il primo che il secondo rifiutarono categoricamente l’idea alla base del mio libro.
Il terzo, un certo Simon, lavorava per una piccola casa editrice ed era alla ricerca di giovani scrittori. L’incontro si stava tenendo in un piccolo ufficio dalle pareti grigiastre.
 
“Guarda a me l’idea di base piace, scrivere romanzi fantasy non è così semplice e l’idea che hai impostato mi attrae abbastanza” disse l’uomo in maniera gentile mentre accendeva una sigaretta;
“Non ti garantisco nulla, lo passerò su per un’attenta valutazione e nel caso ti richiamerò, potresti lasciarmi il tuo numero?”;
 
Ero emozionato, il solo fatto che a qualcuno potesse piacere ciò che avevo scritto mi faceva sentire bene, lasciai il mio recapito telefonico all’uomo che, dopo qualche altro commento sul capitolo, mi salutò per tornare a lavoro.
 
Raggiunsi Mary al fast food che nel mentre aveva finito di firmare le varie scartoffie, ottenendo così le chiavi dell’appartamento.
Pranzammo molto velocemente, la madre di Mary, infatti, le aveva chiesto, in maniera abbastanza insistente, di tornare per cena per poter festeggiare l’oramai ottenuta indipendenza della figlia.
Arrivati alla macchina, però, accadde qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Gregory era li, proprio davanti all’auto e sembrava stesse aspettando qualcuno.
Mary, che l’aveva intravisto, mi chiese di restare fermo ed entrare in macchina. Non l’ascoltai...
Decisi di farmi coraggio e mi avvicinai a lui, avevo l’enorme desiderio di saltargli addosso ma qualcosa andò storto. Un ragazzo che passava li accanto, gli si avvicinò, lo abbracciò, lo prese per mano e lo baciò.
Sentii il mondo crollarmi sulle spalle, entrai in macchina, accennai a Mary un finto sorriso e le chiesi immediatamente di partire.
Credevo di averlo completamente perso.
 

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