Storms don't last forever.

di Dreamer47
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** There's weight on my shoulders but it's not over ***
Capitolo 2: *** All we see is bad blood and mistakes ***
Capitolo 3: *** It's time to say goodbye, but don't leave me alone, just stay for the night ***
Capitolo 4: *** All we do is drive, all we do is think about the feelings that we hide. ***
Capitolo 5: *** You used to be my best side ***
Capitolo 6: *** I'll wait for you because you bring the sun. ***
Capitolo 7: *** I'll wait for you because you bring the sun. (Parte II) ***
Capitolo 8: *** I was born to love you. ***
Capitolo 9: *** I was born to love you (Parte II). ***
Capitolo 10: *** Unforgiven. ***
Capitolo 11: *** Unforgiven (Dying Wish). ***
Capitolo 12: *** Mommy dearest. ***
Capitolo 13: *** Frontierland. ***
Capitolo 14: *** I was the man who never lied, I was the man who wanted to be a king. ***
Capitolo 15: *** The new God. ***
Capitolo 16: *** Check into Rehab. ***
Capitolo 17: *** No Exit. ***
Capitolo 18: *** The future is promised to no one. ***
Capitolo 19: *** One thing right. ***
Capitolo 20: *** Would you rescue me? ***
Capitolo 21: *** Heat of the moment. ***
Capitolo 22: *** 7 minutes. ***
Capitolo 23: *** I Bet my life for you. ***
Capitolo 24: *** Wait for me to come home. ***
Capitolo 25: *** Somebody to die for. ***
Capitolo 26: *** Somebody to die for (Parte II). ***
Capitolo 27: *** Think of me if ever you're afraid. ***
Capitolo 28: *** Sunshine before the Storm. ***
Capitolo 29: *** Here comes trouble. ***
Capitolo 30: *** I'm here for you, Brother. ***
Capitolo 31: *** Let's hurt tonight. ***
Capitolo 32: *** Only know you love her when you let her go. ***
Capitolo 33: *** If you could see me now. ***
Capitolo 34: *** Perfect disasters. ***
Capitolo 35: *** Horns like the Devil. ***
Capitolo 36: *** Horn like the devil, pointed at me. ***
Capitolo 37: *** You carry my fears as the heavens set fire. ***
Capitolo 38: *** Still far from the fallout. ***
Capitolo 39: *** It cut me like a knife, when you walked out of my life. ***



Capitolo 1
*** There's weight on my shoulders but it's not over ***


Capitolo 1.
Ther
e's weight on my shoulders but it's not over.


 
Il buon odore del caffè entrò nelle narici del ragazzo, facendo si che aprisse gli occhi e che si stiracchiasse; 7:00 : l’orario che lesse sulla sveglia quando gli lanciò un’occhiata veloce prima di imprecare contro quell’altra dannata giornata:
era ora di andare a lavoro, lasciare il bambino a scuola. Una vita normale.
Il suo momento preferito arrivava la sera, quando poteva annegare tutto il suo dolore e le sue frustrazioni nell’alcol.
Ormai da mesi si era incastrato volontariamente in quella routine alcolica, per il semplice motivo che non riusciva neanche più a sopportare la sua immagine riflessa nello specchio.
Odiava la sua vita, odiava tutto ciò che fosse successo in quell’ultimo anno e mezzo, odiava avere perso tutte le persone a cui più teneva.
“Buongiorno tesoro!” Esclamò la brunetta entrando nella stanza con un sorriso stampato sul viso, avvicinandosi al ragazzo appena seduto sul bordo del letto e abbracciandolo.
“Buongiorno Lisa” sussurrò Dean accennando un sorriso e ricambió la stretta della donna.
“La colazione è pronta” sussurrò sorridendo e dandogli un bacio a fior di labbra. “Preparati o Ben farà tardi a scuola”.
“Lo so..” sussurrò Dean sospirando, tornando a mettere su l’espressione che da moltissimo tempo si era impossessata del suo viso.
Divenne serio, molto serio, e mise su il suo solito sguardo perennemente incazzato e cupo; si fece una doccia, per poi scendere velocemente al piano di sotto e fare una colazione veloce.
Dean sapeva di non poter portare avanti quella relazione malsana e dolorosa, sapeva di non comportarsi bene con Lisa e ciò gli generava un senso di colpa così grande da farlo incazzare ancora di più con se stesso: arrivò alla conclusione di non essere un brav’uomo, non più ormai.
Stava ferendo giorno dopo giorno una donna che lo amava così tanto, aveva lasciato che il suo fratellino saltasse nella gabbia con Lucifero e Michele e, prima di andarsene, aveva fatto del male anche a Katherine.
Il respiro gli si bloccò: non si era permesso neanche a pensare il suo nome per così tanto tempo, che averlo pronunciato nuovamente lo scosse terribilmente.
Un peso nel petto lo schiacciò terribilmente e si dovette fermare per qualche momento; lo stomaco gli si chiuse e spinse velocemente il piatto lontano da se, pulendosi le labbra con un tovagliolo.
“Ben, ti aspetto in macchina” sussurrò alzandosi dalla tavola come un robot, salutando appena Lisa ed uscendo di casa il più velocemente possibile.
Entró nel suo pick up ed accese il motore; pensare a Sammy e a lei peggioró il suo umore fino all’inverosimile, strinse il volante fino a far diventare le nocche bianche e strinse i denti.
Si odiava per ciò che aveva fatto.
In quell’istante la portiera del passeggero si aprì ed entrò Ben sorridendo; il ragazzo si sforzó di sorridergli di getto, reprimendo dentro di se tutti quei sentimenti orribili.
Eccola arrivare, un’altra giornata di merda.
 
 
 
 
 
 
“E anche questo nido è stato sterminato!” Esclamò Katherine sorridendo, pulendo la lama grondante che impugnava sulla sua camicia.
“Ottimo lavoro, dolcezza ” sussurrò Cristian avvicinandosi e dandole una pacca sul fondoschiena.
La ragazza sorrise a quel gesto e scosse la testa guardandolo con disappunto; Cristian era un ragazzo più grande di lei di qualche anno, l’aveva conosciuto nell’ultimo anno da quando aveva ricominciato a cacciare con sua sorella e Sam, e si era creata da subito una forte sintonia.
“Ehi, non sul lavoro!!” Esclamò Katherine ridendo, notando lo sguardo del ragazzo.
“Il nostro lavoro è appena finito..” sussurrò l’uomo avvicinandosi pericolosamente al suo viso. “..prima il dovere e poi il piacere, si dice così no?”.
La ragazza sorrise e si lasciò afferrare dalle gambe, sbattendo con il fondoschiena sul tavolo malmesso di quell’orribile posto, mentre l’uomo si fiondò sulle sua labbra, assaggiandole e leccandole con troppa urgenza.
“Non penserai che farei sesso in una stanza piena di sangue e di cadaveri?” Chiese Katherine ridendo, spingendo via il cacciatore e scendendo dal tavolo.
“Cacciare mi eccita” sussurrò l’uomo sorridendo e schiacciandole l’occhio.
“Andiamo, Samuel ci aspetta” disse Katherine ricambiando il sorriso.
Uscirono da quell’edificio abbandonato in cui i vampiri avevano fatto il loro nido ed entrarono nella loro auto, recandosi il più velocemente possibile alla base.
La ragazza continuò a notare gli sguardi carichi di desiderio che Cristian continuasse a lanciarle, come se fosse pronto ad accostare e farla sua in quell’esatto momento.
Non poté negare che tra di loro ci fosse una forte alchimia e una splendida intesa sessuale, ma quel rapporto le metteva molta tristezza; non le piaceva avere una relazione di solo sesso, non era da lei. Non la faceva stare meglio, non la rendeva meno triste. Aver ritrovato sua figlia l’aveva stabilizzata, stava bene; aveva supplicato Castiel di cancellarle la memoria, non voleva che la sua bambina ricordasse ciò che Lucifero le avesse fatto, e improvvisamente tornò la Judith di sempre. La sua Judith.
Ciò nonostante, Katherine continuava a portare comunque un vuoto nel suo cuore. Un vuoto così grande, da bloccarle il respiro e paralizzarla ogni giorno quando ci pensava.
Sospirò e si voltò verso il finestrino, mentre il cacciatore sfrecciava sulla super strada, notando come il cielo stesse diventando sempre più nero; che ci fosse una brutta tempesta in arrivo?
Sentí una leggera fitta al fianco sinistro, esattamente nel punto in cui vi era quella brutta cicatrice, e improvvisamente il suo umore cambiò: non poté evitare di ripensare a come si fosse procurata quella brutta ferita.
E il suo pensiero finì a lui.
Deglutì con fatica e sentí una stretta allo stomaco; si costrinse a pensare ad altro, alla caccia appena finita ad esempio, a qualsiasi altra cosa.
Aveva represso per così tanto tempo tutti i suoi sentimenti che lasciarli liberi in quel momento l’avrebbe distrutta: da quando lei e Dean avevano rotto, non aveva più affrontato l’argomento con nessuno, neanche con se stessa, e di certo quello non era il momento adatto.
Cristian giró con l’auto a sinistra e vide il grande cancello aprirsi; salutò con un cenno della mano gli altri ragazzi che stavano di guardia e si preparò a scendere dall’auto.
Entrarono all’interno dell’edificio: una vera e propria base militare anti mostri.
Samuel si era dato molto da fare per realizzarlo, ci teneva a sterminarli tutti; la ragazza si avvicinò al grande salone e con uno scatto della mano aprì la porta.
“Sammy, Hailey, siamo tornati.." sussurrò la ragazza sorridendo, dando le spalle ai presenti e depositando tutte le sue armi sul tavolo dedicatogli.
"Com'è andata la caccia?" Chiese Samuel avvicinandosi e sorridendo.
"Abbiamo ucciso quei figli di putt.." iniziò la ragazza togliendosi il suo giubbotto di pelle nero e posandolo sulla sedia più vicina, ma fu costretta a bloccarsi quando si voltò e un forte nodo in gola le strozzò la voce.
Si convinse che suo cuore si fosse fermato a quella visione, o che si fosse fermato molto tempo prima e solo in quel momento avesse ripreso a battere: i suoi occhi incrociarono dopo tanto tempo i suoi. Verdi splendenti come li ricordava.
Vide il suo sguardo, dapprima duro e solenne, divenire quasi più rilassato, mentre l’abbozzo di un sorriso amaro si dipinse sulle sue labbra; nessuno poteva saperlo, ma i loro due cuori presero a battere come mai prima d’ora. I loro polmoni ricevevano poco ossigeno poiché i loro corpi erano quasi paralizzati, i loro occhi presero a bruciare.
Il ragazzo si alzò silenziosamente dalla sedia e con un sospiro si avvicinò, sorridendo alla ragazza.
"Ciao Katherine.." sussurrò continuandola a guardare, quasi felice che stesse bene.
La sua voce, così calda e dura allo stesso tempo, lo colpì come uno schiaffo in piena faccia; le era mancata, più di qualsiasi altra cosa, e peggiorò di gran lunga il suo malessere.
"Dean.." sussurrò Katherine con un filo di voce, come se le avessero piantato un coltello in pieno petto.
Cercò di cacciare il più in fondo possibile tutti i sentimenti che stava provando: dolore, gioia, tristezza, felicità ma soprattutto amore.
"Ti trovo bene.." sussurrò il ragazzo sorridendole teneramente, sospirando profondamente.
"Anche tu stai bene.." sussurrò Katherine sentendo gli occhi velarsi di lacrime.
Abbassò repentinamente lo sguardo: non voleva che leggesse il suo dolore, non voleva dargli questa soddisfazione.
Si costrinse ad ingoiare tutti i suoi sentimenti e ad apparire tranquilla possibile, ma con scarsi risultati.
Rialzò lo sguardo dopo essersi calmata e chiese: “Che ci fai qui?”.
L’aria divenne molto tesa e nessuno disse nulla, tutti i presenti rimasero ad osservare i due ex amanti che dopo tanto tempo stavano l’uno di fronte all’altro.
Katherine non si aspettava di rivederlo, quella notte se n’era andato senza spiegazioni, senza una misera scusa; l’ultimo posto in cui si aspettava di trovarlo era proprio quello.
“Ho dei Djin alle calcagna” rispose Dean sorridendo amaramente. “Sam è venuto ad avvertirmi”.
“Adesso lo sai” disse la ragazza sollevando le spalle, incredula che quella situazione stesse davvero accadendo.
Dean aprì la bocca per dire qualcosa, probabilmente un rimprovero come “Perché diavolo non me l’hai detto tu?”, ma la porta si spalancò ed entrò Cristian e si avvicinò velocemente ai due, con un sorriso stampato sul viso.
"Cugino, Samuel mi aveva detto che saresti arrivato!” Esclamò avanzando verso di lui e stringendogli la mano. “Sono Cristian! Mi dispiace non essere arrivato prima! Hai già conosciuto la mia Katherine?".
"La tua Katherine?" Chiese Dean aggrottando le sopracciglia e fissandolo in cagnesco.
“Ci conosciamo già” sussurrò la ragazza abbassando lo sguardo, sentendosi quasi un difetto.
“Stai con lui adesso?” Chiese Dean con ribrezzo, sentendo il sangue ribollire nelle sue vene, infuriandosi.
“Ragazzi dovremmo concentrarci sul caso adesso..” sussurrò una voce in fondo alla stanza, avanzando.
Hailey, Sam, Samuel e il resto della famiglia avevano assistito a quella scena, e sul viso di tutti vi si poteva leggere quanto fossero stupiti e dispiaciuti.
Perché nessuno l’aveva avvertita?
 
 
 
Tutti i cacciatori cominciarono a cercare i motivi per cui quei Djin avessero attaccato Dean, perché proprio in quel momento; tutti tranne Katherine e Dean stesso.
Agli occhi degli altri apparirono intenti a studiare il caso, con tanto di libri fra le mani, ma solo loro capirono quanto si distraessero a vicenda; entrambi si scambiavano delle occhiate veloci, come se fossero dei clandestini e non avessero neanche il permesso di guardarsi, e Katherine fu sicura che il ragazzo si stesse chiedendo perché non riuscisse più a sentire i suoi sentimenti.
Quando si erano rivisti poco prima, Katherine fu sicura che Dean avesse percepito ognuno dei suoi sentimenti e istintivamente pescò dalla sua borsa il suo anello per rimetterlo immediatamente al dito; dettaglio che non sfuggì a nessuno dei presenti.
Quando Cristian chiuse di scatto il libro ed uscì dalla stanza, la ragazza non perse l’occasione e copiò i suoi gesti, seguendolo ed uscendo dalla stanza con lui; lo bloccò per il braccio e lo guardò in cagnesco.
“Tu lo sapevi? E non hai pensato di dirmelo?" Chiese Katherine in tono aggressivo e guardandolo quasi con odio. “Perché hai dovuto far capire per forza quello che c’è tra noi?!”.
"Perché avrei dovuto dirti che il tuo ex stava tornando in città?" Chiese Cristian allargando le braccia, arrabbiandosi. “E perché non avrei dovuto dirgli che stiamo insieme ?!”.
"Noi non stiamo insieme!!” Esclamò Katherine scuotendo la testa e facendo per andare via. "Qualunque cosa ci fosse fra noi è appena finita".
“Non puoi fare sul serio!!” Esclamò Cristian inseguendola e afferrandola per un braccio.
“Lasciami in pace o giuro che te ne pentirai“ disse Katherine con il tono più arrabbiato che avesse, scrollandosi di dosso la presa del cacciatore.
Lo lasciò lì, sull’uscio della porta e la riaprì di scatto, tornando nella sala con gli altri cacciatori ancora intenti a trovare una soluzione; tutti la fissarono in silenzio, avendo sentito tutto ciò che avesse appena detto a Cristian e lei come risposta allargò le braccia.
“Che c’è ?” Esclamò guardandoli ad uno ad uno in cagnesco.
Tutti i presenti -Sam, Hailey, Samuel, Guen e ovviamente Dean- abbassarono lo sguardo, tornando a cercare la risposta in chissà quale libro; si stavano cominciando ad innervosire, specialmente il maggiore dei Winchester.
Aver scoperto che il suo fratellino fosse ancora vivo lo sconvolse tantissimo, e sapere che tutti quelli a cui voleva bene ne fossero a conoscenza peggiorò la situazione.
Bobby, Hailey e.. Katherine.
Cercò di non pensarci e deglutì con fatica, distogliendo lo sguardo dalla ragazza: la osservava, la studiava e si chiedeva se provasse il suo stesso disagio. Il suo stesso dolore.
Che stupido che sei, pensò sospirando. Lo hai sentito, quanto l’hai vista neanche due ore fa.
Lo aveva sentito fin quando Katherine non avesse indossato il suo anello che bloccava il loro legame; nonostante non fosse più la Cacciatrice, il loro legame non si sarebbe mai spezzato.
Ne aveva avuto la prova quando ancora vivevano insieme dopo la morte di Sam.
Sospirò rumorosamente e guardò Samuel, intento ad affilare la lama della sua ascia; non era un topo da biblioteca, lo aveva capito subito.
Lui preferiva l’azione, preferiva tagliare gole ed uccidere demoni.
Dean si chiese chi fosse così potente da portare in vita Sam e suo nonno; avevano contattato Castiel, gli avevano chiesto spiegazioni, ma non seppe cosa rispondergli, dato che non ne sapeva assolutamente nulla.
Non è stato Dio” aveva detto l’angelo dileguandosi.
Allora chi diavolo era stato? Chi gli aveva riportato suo fratello e suo nonno?
 
Un po’ stordito aprì gli occhi trovandosi disteso su di un divano a lui sconosciuto: mise a fuoco la stanza intorno a se, non riconoscendola, finché una figura comparve e si diresse nella sua direzione.
“Sei sveglio finalmente, raggio di sole!” Scherzò una voce femminile a lui davvero familiare, sedendosi su di una sedia davanti al divano.
“Hailey?” Biascicò il ragazzo ancora molto confuso, passandosi una mano sul viso e sedendosi. “Dove mi trovo?”.
“Al sicuro” disse una voce ancora più familiare di quella della ragazza davanti a se. “Ciao Dean”.
Il ragazzo alzò lo sguardo, chiedendosi se fosse solo un sogno o se fosse la realtà, ma quando incrociò il suo sguardo, si riprese del tutto e sgranò gli occhi.
“Sam..?!” Chiese scosso, alternando lo sguardo incredulo fra i due.
“È lui, è Sam!” Esclamò Hailey sorridendo felice, sfiorandogli il braccio nel tentativo di tranquillizzarlo. “Ho controllato, è lui!”.
Dean sentí gli occhi pizzicare ed il suo cuore esplodere di felicità: si fidava di Hailey, non dubitava delle sue parole.
Fece un balzo in avanti, lasciandosi il divano indietro, e si avvicinò velocemente al fratello, stringendolo tra le braccia. Come poteva essere tornato? Quando era uscito dalla gabbia?
Lasciò le domande per dopo e si strinse al suo fratellino godendosi il momento, mentre la felicità si impossessò di lui e si lasciò invadere da un senso di pace.
 
Scosse la testa scacciando quei pensieri e chiuse il libro, nervoso e infastidito di tutta quella situazione.
“Allora, come procediamo ?” Chiese il maggiore prendendo parola e rompendo il silenzio.
“Tu sei un po’ arrugginito Dean, lascia fare a noi professionisti” rispose Cristian sorridendo, cercando di camuffare il suo disprezzo mentre un ghigno divertito si dipinse sul suo volto.
Quando diavolo era tornato nella stanza? Si chiese mentalmente, guardando con curiosità l’orologio.
Due ore. Erano passate due ore da quando Katherine gli aveva gridato che tra loro era finita.
“Beh, mentre voi aspettate che i Djin vengano a trovarvi, io li vado ad affrontare in casa mia!!” Esclamò Dean agitato, scuotendo la testa.
“E qual è il tuo piano, tigre mmh?” Chiese Guen sorridendo.
Fra i due partì una simpatia reciproca, in fondo erano cugini; gli dispiaceva sapere che per tutto quel tempo non si fossero mai conosciuti. Era pur sempre parte della sua famiglia.
“Servono delle esche, da Sam sono già andati quindi..” sussurrò Dean con tono alto, per poi abbassarlo e sospirare. “..siamo io e Katherine”.
“Che c’entra Katherine ?” Chiese Cristian alzandosi e mettendosi sulla difensiva, innervosendosi.
“Ci siamo incontrati così” disse Sam sollevando le spalle ed annuendo.
“Io e Sam abbiamo ucciso il loro capo per salvare Katherine..” continuò Dean appoggiandosi al tavolo.
“Dean ha ragione” disse Hailey annuendo. “Potrebbe essere un buon piano”.
“E come pensi di attirarli?” Chiese Samuel ascoltando bene il piano dei ragazzi.
“Andremo a casa mia..” sussurrò Dean guardando la ragazza con aria dispiaciuta. “.. verranno loro da noi”.
“Non se ne parla!” Esclamò Cristian sospirando con rabbia.
“D’accordo!” Esclamò Katherine ignorando il ragazzo ed annuendo, afferrando il suo pugnale dal tavolo e mettendolo nella sua guaina. “Andiamo Dean”.
“Veniamo con voi” sussurrò Guen sorridendo, sinceramente preoccupata per l’amica.
Si ritrovò l’unica a obiettare, cosciente che tutti i presenti fossero impotenti davanti alle decisioni dei due.
“Tranquilla Guen, ce la caveremo..” sussurrò la ragazza ricambiando il sorriso. “Se vi vedranno, capiranno che è una trappola”.
“Sta attenta, sorellina..” sussurrò Hailey avvicinandosi e abbracciando la ragazza, che ricambiò la stretta.
“Fa attenzione..” sussurrò Sam sorridendo, dandogli una pacca sulla spalla.
Dean ricambiò il sorriso e si avviò verso l’uscita, seguito da Katherine che prese delle chiavi ed il suo giubbotto di pelle, notando lo sguardo preoccupato e ferito che aveva messo su Cristian.
Le dispiaceva comportarsi così, ma stava proprio andando fuori di testa. Era troppo per lei.
“Andiamo con la mia” disse la ragazza a titolo informativo, tirando dritto ed incurante di una sua ipotetica risposta.
Dean entrò nella sua auto in silenzio e chiuse la portiera, mentre Katherine accese il motore e partí sgommando; durante il viaggio nessuno dei due proferì parola.
Non riuscì a fare a meno di guardare la ragazza: i capelli le erano cresciuti, non erano più neri, ma erano tornati ad essere biondi come quando l’aveva conosciuta.
Per un momento le sembrò di essere tornato a tanto tempo fa, quando ancora era tutto semplice nella sua vita.
 
“Bella casa..” sussurrò Katherine una volta entrata, osservandola con un sorriso sulle labbra. “È tutto molto rispettabile!”.
Dean sorrise, per la prima volta senza amarezza, riconoscendo il carattere ironico della ragazza.
Non rispose e continuarono la perquisizione della casa, trovandola sgombera; si fermarono nella cucina e l’uomo le offrí una birra, che accettò con piacere.
“Quindi.. come stai?” Chiese Dean
sorridendo imbarazzato, sedendosi sulla sedia della cucina.
“Come sempre.." sussurrò la ragazza distogliendo lo sguardo ed accomodandosi. "Combatto, questa è la mia vita".
"Hai avuto problemi ad ambientarti da umana?" Chiese l’uomo continuando a guardarla, non riuscendo a distogliere lo sguardo.
“Intendo.. a cacciare”.
"No" rispose seccamente la ragazza, bevendo qualche sorso della birra.
"Stai mentendo" sussurrò Dean sorridendo.
“È vero, ma ormai è acqua passata" disse Katherine ridendo.
Il silenzio piombò nuovamente fra i due, e occuparono il tempo bevendo la birra e guardandosi in giro, in attesa di qualche segnale dai Djin.
“Com’è andata in quest’ultimo anno? È la vita meravigliosa che sognavi?” Chiese Katherine alzandosi e curiosando in giro con lo sguardo.
“Beh, è una vita normale, in una città normale, con gente normale..” rispose Dean facendo spallucce.
“Già, fino a ieri immagino..” disse Katherine ridendo.
“Poi il caos..” aggiunse Dean sospirando. “in tutti i sensi..”.
“Cosa?” Chiese la ragazza aggrottando le sopracciglia.
“Beh sono un po’ sconvolto! Ne ho il diritto?” Chiese Dean allargando le braccia, continuando a tracannare un po’ del contenuto della bottiglia.
“Di che parli?” Chiese Katherine mordendosi il labbro.
“Di te.. e Cristian”.
“Cosa c’entra adesso?” Chiese la ragazza mettendosi sulla difensiva.
“Volevo fare conversazione” sussurrò Dean cercando di concludere il discorso.
“Tu puoi trasferirti nella casa di un’altra donna e suo figlio e io non posso scopare ogni tanto con un altro cacciatore ?” Chiese Katherine acidamente, guardandolo in cagnesco e posando rumorosamente la bottiglia di vetro, ormai vuota, sul tavolo.
A quelle parole, Dean si irrigidì e serrò la mandibola, deglutendo con fatica; la verità sbattuta in faccia faceva male.
“Intendevo avere una relazione..” sussurrò la ragazza sospirando, intuendo l’errore appena commesso. “..una relazione con un cacciatore”.
“Hai il pieno diritto di avere una vita! Quando questa storia sarà finita non mi farò più vedere, così potrai continuare!” Esclamò Dean scuotendo la testa e distogliendo lo sguardo, fissando fuori dalla finestra.
La ragazza percepì una fitta al cuore: faceva male, davvero tanto male.
Non lo aveva visto, ne sentito per un anno intero, ed averlo rivisto, averci potuto parlare le generò una gioia immensa ed un grande dolore allo stesso tempo. Non voleva perderlo di nuovo, non voleva che sparisse di nuovo dalla sua vita.
Ma ciò era impossibile. Una volta finito, sarebbe tornato tutto come prima. Lo aveva detto anche lui.
“Sono davvero felice che tu sia riuscito ad uscirne, così come Bobby e Sam..” sussurrò Katherine con un filo di voce, abbassando lo sguardo e sospirando.
“Katherine, non riesci a capire che l’unica cosa che ho sempre voluto è mio fratello vivo?” Chiese Dean alzando la voce e sbattendo la sua mano sul tavolo.
“Se lo avessi saputo avresti mollato Lisa e Ben! Sam lo ha fatto per il tuo bene!!” Esclamò Katherine guardandolo e allargando le braccia.
“Lo so, avrei fatto lo stesso al suo posto..” sussurrò passandosi una mano sul viso, cercando di calmarsi.
“Loro stanno bene?” Chiese la ragazza a brucia pelo.
Katherine non aveva detto il soggetto della sua frase, non aveva espresso chiaramente a chi si riferisse, ma l’uomo capì immediatamente.
Loro. La sua famiglia. O almeno quella nuova.
“Sono da Bobby” rispose Dean sospirando, guardandola con la tristezza negli occhi.
“Sono sicura che staranno bene con lui..” sussurrò Katherine sorridendo sinceramente. “..e tu sei fortunato ad avere loro”.
Ed era vero, l’ex Cacciatrice stava parlando sul serio: era felice che avesse trovato qualcuno che lo amasse sinceramente.
Dean se lo meritava davvero, anche se Katherine continuava a sentirsi arrabbiata nei suoi confronti.
Dopo quella notte, sapeva che si sarebbe crogiolando nel dolore. Katherine avrebbe scommesso che, durante quell’anno in cui non avevano avuto alcun contatto, Dean si fosse chiuso a riccio e fosse stato tormentato da atroci incubi; avrebbe tanto voluto che si perdonasse, ma con lui non era mai così semplice.
“Katherine, quello che è successo fra noi..” iniziò il ragazzo sollevando lo sguardo e piantandolo su di lei.
Improvvisamente non riuscì a continuare, mentre un nodo prese a gravargli sul petto e sulla gola; gli sembrava tutto così surreale.
“No Dean, non provare a parlarne” disse Katherine scuotendo la testa, continuando a guardarlo.
“Io..” sussurrò il ragazzo riacquistando la parola, ma venne brutalmente interrotto.
“No! Non hai diritto di parlarne!” Esclamò Katherine contrariata, scuotendo la testa e facendogli segno di piantarla, quando la sua attenzione fu catturata da un rumore quasi impercettibile.
Fece segno all’uomo di fare silenzio e di soppiatto si agiró per la cucina: c’era qualcosa in quella casa, lo sapeva. Lo sentiva.
Dean la guardò con fare interrogativo, ma la ragazza non rispose, muovendosi silenziosamente nella direzione del rumore.
Improvvisamente, una spranga di ferro si mosse in direzione del suo viso, ma l’ex Cacciatrice con un movimento repentino la schivò, afferrandola fra le mani e tirandola dalla sua parte, facendo avvicinare di scatto l’aggressore.
Una donna alta, bruna, con dei tatuaggi su tutto il corpo, la guardò a metà tra il terrore e lo sconcerto, mentre Katherine le staccò con forza la spranga dalle mani e la usò per colpire il Djin dritto in faccia, che cadde a terra priva di sensi.
Si girò verso il cacciatore e lo trovò bloccato da due omoni pieni di tatuaggi, mentre un terzo gli sfioró il viso con un ghigno sulla faccia.
Bene, pensò Katherine. Siamo due contro quattro! Fantastico!
“Razione doppia per te!” Esclamò l’uomo intento a toccare il viso del cacciatore. “Hai ucciso nostro padre, figlio di puttana!”.
“E io ucciderò voi!” Esclamò Katherine colpendo con la spranga quell’uomo, stordendolo.
Dean si liberò della stretta dei due e con un calcio ne atterrò uno, mentre l’altro venne ucciso repentinamente dalla ragazza con un coltello d’argento.
La donna priva di sensi a terra si riprese e si avventò sull’ex Cacciatrice, che l’attirò a se e la colpí al collo, facendole mancare il respiro; diede un’occhiata veloce a Dean, trovandolo bloccato per il collo, in cerca di qualcosa con cui colpire il Djin che lo stesse bloccando.
“Dean!” Esclamò la ragazza per attirare la sua attenzione, lanciandogli il coltello che usò per trafiggere a morte l’uomo.
Fu un solo momento, ma i due si scambiarono un sorriso di complicità, come qualche anno prima; nessuno dei due distolse lo sguardo, finché i due Djin superstiti si avventarono su i due ragazzi.
Dopo qualche mossa, Dean uccise la donna bruna contro cui stesse combattendo, lasciandola cadere a terra privo di vita, mentre Katherine fu scaraventata sul tavolo della cucina, che spezzò con la schiena e venne ripetutamente colpita al viso.
L’ormai ex cacciatore si affrettò a raggiungerli e trafisse al cuore l’uomo, che cadde sopra la ragazza privo di vita, facendole mancare il respiro per qualche momento.
“Levami quest’orso di dosso !” Esclamò la ragazza supplicando, respirando a fatica.
L’uomo rise di cuore, chiedendosi da quanto tempo non ridesse in quel modo, e fece scivolare il cadavere di quell’uomo corpulento da quello esile della ragazza; le tese una mano per aiutarla a rialzarsi e Katherine l’afferrò volentieri, facendo leva sulle gambe e tirandosi su.
Senza che i due ragazzi se l’aspettassero, si trovarono a pochi cm di distanza dai rispettivi visi; lentamente, l’uomo le sistemò con delicatezza una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mentre un sorriso nacque sul viso di entrambi.
Il verde degli occhi del ragazzo incastrò l’azzurro dell’ex Cacciatrice: gli sembrò passare un‘eternità, i loro occhi stavano raccontando tutta la verità che non avevano avuto il coraggio di dirsi durante il viaggio in macchina o mentre aspettassero l’attacco dei Djin.
In silenzio, quei due testardi stavano raccontando tutto ciò che non avevano il coraggio di dire ad alta voce; in quell’esatto momento, entrambi capirono un’unica cosa: non era finita tra loro.
“Ce l’avete fatta!” Esclamò Hailey entrando nella stanza e sorridendo, interrompendo quella situazione.
“Che ci fate qui?” Chiese Katherine aggrottando le sopracciglia e allontanarsi dal cacciatore, imbarazzata.
“Eravamo qui fuori, non vi avremmo lasciati completamente da soli” disse Cristian irrompendo nella stanza insieme agli altri, avvicinandosi.
“Beh, potevate presentarvi un po’ prima, almeno io e Katherine non avremmo rischiato il culo da soli” disse Dean guardandolo con insofferenza.
“Sono felice che ce l’abbiate fatta..” sussurrò Sam sorridendo e toccando la spalla del fratello, ignorando quegli stupidi battibecchi.
“La vecchia squadra funziona ancora” disse Dean sorridendo, spostando lo sguardo sulla ragazza.
Katherine annuì e sorrise, pulendo la lama del suo coltello sulla sua felpa.
“L’importante è che abbiate vinto” disse Hailey sorridendo.
“Noi lavoriamo così” disse il maggiore dei Winchester alzando il tono della voce e guardando Cristian con un sorriso stampato sulla faccia.
“Ehi, con chi credi di avere a che fare ?” Chiese l’uomo guardandolo con odio, avvicinandosi con gradi falcate.
“Cacciatori?” Chiese Dean ironicamente, mettendosi faccia a faccia con il cugino e sorreggendo lo sguardo con sfida.
“Pensavo fossimo una famiglia!” Esclamò Cristian mantenendo il suo stesso tono.
“Ehi non ci scaldiamo!” Esclamò Sam mettendosi fra i due e allontanandoli con le braccia.
“Cristian basta, è andata bene, stiamo bene..” sussurrò Katherine accennando un sorriso nella sua direzione e sfiorandogli il braccio, mentre inspiegabilmente il ragazzo si calmò.
Si liberarono dei cadaveri, ripulendo la casa e tornando alla base da Samuel per raccontargli tutto.
Il viaggio fu silenzioso, a parte qualche delucidazione sul caso da parte delle due sorelle; quando finalmente arrivarono, la luna era già alta nel cielo. Era ormai quasi l’una di notte.
“Rimarrai qui?” Chiese Hailey sistemando il suo borsone pieno di armi sul tavolo.
“No Hailey, torno da Lisa e Ben” rispose il cacciatore sospirando, passandosi una mano sul viso e appoggiandosi al grande tavolo.
“Li metterai un pericolo” sbottò Sam guardandolo con disappunto.
“Io li ho coinvolti, il minimo che possa fare è proteggerli” rispose Dean aggrottando le sopracciglia.
“Almeno fermati a cena..” sussurrò Hailey introducendosi nel discorso, sorridendo speranzosa ed avvicinandosi.
“A quest’ora ?” Chiese il cacciatore sorridendo divertito, aprendo le braccia e stringendola. “D’accordo!”.
“Mi sei mancato scimmione” sussurrò Hailey sorridendo, chiudendo gli occhi e stringendosi al petto del cacciatore.
“Anche voi..” rispose il ragazzo sospirando, guardando gli altri.
 
 
"Ehi..".
Una voce estremamente familiare arrivò alle sue spalle e il cacciatore di voltò di scatto, quasi spaventandosi, assorto per com’era fra i suoi pensieri.
Era ormai tardi ed era troppo stanco per mettersi in viaggio a quell’ora, così accettò l’invito di suo nonno e decise di rimanere per la notte a casa loro.
"Ciao.." sussurrò accennando un sorriso.
“Vuoi una birra?” Chiese Katherine sedendosi accanto al ragazzo sul porticato della base di Samuel, porgendo con una mano una bottiglia al ragazzo, mentre con l’altra stringeva la sua.
“Grazie Kath..” sussurrò Dean accennando un sorriso e bevendo un sorso.
Alcol e loro due da soli, lontani dai rispettivi fidanzati, dopo la tensione di quel giorno? Forse non era una buona idea.
"È finita bene oggi alla fine” disse la ragazza tracannando un po’ della birra, fissando il cielo.
Era troppo imbarazzata per alzare lo sguardo e fissarlo su quello del cacciatore, che da quando era arrivata non glielo aveva tolto di dosso, ma voleva passare un altro po di tempo con lui prima che andasse via. Ne aveva ancora bisogno.
"Già.." sussurrò Dean accennando un sorriso amaro.
Gli faceva male, voleva urlarle di guardarlo, di piantare i suoi occhi nei suoi, perché stava per andarsene e quella poteva essere l’ultima volta.
Voleva ritornare al momento in cui avessero steso quei Djin ed erano rimasti solamente loro.
“Hai digerito il ritorno di Sam?” Chiese Katherine sospirando.
“Non è facile, ma piano piano sto metabolizzando” rispose Dean sorridendo, distogliendo lo sguardo e bevendo qualche sorso.
“Anche io sono rimasta.. scioccata.. quando è tornato” sussurrò Katherine facendo spallucce. “È piombato alla mia porta con Hailey, mi ha solo detto “Ciao Katherine, guarda chi è tornato in città”!”.
“Davvero?” Chiese Dean aggrottando le sopracciglia e guardandola stranito. “Non è da lui!”.
“È un po’ cambiato, ma penso che sia normale..” sussurrò la ragazza con una sigaretta fra le labbra, che accese e inspirò il primo tiro.
La nube di fumo uscì dalle sue labbra e l’uomo respirò quell’odore che non sentiva più da tempo.
“Quel posto ti distrugge dall’interno..” sussurrò Dean bevendo un sorso di birra.
"Quando tornerai a casa tua?" Chiese Katherine sospirando, prendendo un altro tiro.
Dean percepì il dolore con cui la ragazza gli pose quella domanda, che suonava più come un "quando tornerai da lei?"; dovette ammettere quanto gli avessero fatto male quelle ultime due parole.
Casa tua.
Ripensò con nostalgia a quando le loro case ancora coincidessero: un ricordo ormai troppo lontano.
"Domani mattina partirò" rispose Dean serrando la mascella.
Katherine annuí continuando a guardarlo, quando all'improvviso Dean spostò il suo sguardo su di lei e prese a guardarla proprio come quando si erano rivisti dopo un anno e mezzo, qualche giorno prima, e come qualche ora prima nella sua casa.
“Come sta Judith?”.
“Benone! Cresce tanto, ed è molto vivace!” Esclamò Katherine sorridendo, appoggiando la testa ad un braccio per guardarlo meglio. “Ancora chiede di te, sai? Credo che senta la tua mancanza”.
“Vorrei vederla qualche volta..” sussurrò Dean sorridendo amaramente. “..se ti va, ovviamente..”
Katherine non rispose, ma lesse nei suoi occhi quella tristezza che tanto cercava di nascondere da tutto il giorno; ma non poteva sfuggirle, non proprio a lei.
Non aveva dubbi sul fatto che Dean amasse ancora Judith, in fondo si era comportato come un padre con lei, ma non voleva che sua figlia venisse ancora confusa e delusa.
La sua bambina di ormai 10 anni era stata delusa troppe volte, aveva sofferto troppo nell’arco della sua breve vita: prima con Henry, poi con Sam quando se la spassava con Ruby mentre stava a casa sua, successivamente quando aveva dovuto affrontare la morte di Giles, e nell’ultimo anno, la lontananza da Dean.
Non voleva illuderla che quella volta Dean rimanesse con loro.
“Si è fatto tardi..” sussurrò Katherine continuandolo a guardare negli occhi con aria triste. “Andrò a dormire".
"Ti prego rimani" pensò Dean sospirando, serrando la mascella.
"Già, si è fatto tardi.." sussurrò con voce rotta.
"Buonanotte Dean.." disse la ragazza sfiorando il suo braccio con delicatezza, prima di alzarsi e rientrare in casa.
Lui la seguí con lo sguardo senza rispondere e la vide chiudersi la porta alle spalle; sentì il suo cuore battere all’impazzata, sapendo benissimo che non avrebbe potuto avere altro da quel momento.
Non c’era modo di cambiare le cose, ormai era troppo tardi.
"Buonanotte Kath.." sussurrò sospirando, cosciente che non potesse sentirlo.
Il telefono gli vibrò in tasca e lo estrasse con un peso sul cuore: sapeva chi fosse.
Quando torni?”.
Lisa. Chi poteva essere se non lei?
Domani tornerò presto e dimenticheremo questa storia!
Promesso!”.
Rimise il telefono in tasca e finí il contenuto della bottiglia con un grosso peso sul cuore.
 
 
Rimase davanti alla porta indecisa sul cosa fare: bussare? Non bussare? Andare via?
Aveva sempre odiato chiedere scusa nella sua vita, la faceva sentire debole e indifesa, ma lo aveva già superato per le persone a cui voleva bene e lui era una di queste.
Si fece coraggio e colpì leggermente la porta con le sue nocche, torturandosi il labbro inferiore; dopo qualche secondo la porta si aprì e la ragazza trovò davanti a se un uomo molto sorpreso e incredulo per ciò che stesse vedendo.
“Ciao..” sussurrò con un filo di voce, fissando i suoi occhi marroni.
“Sei tornata a parlarmi?” Chiese Cristian sollevando un sopracciglio, con voce glaciale.
Katherine accennò un sorriso imbarazzato e osservò il ragazzo voltarsi nella direzione opposta ed avvicinarsi al suo letto; vi era un borsone aperto, dal quale l’uomo estraeva le sue cose per sistemarle nel suo armadio, per poi adagiarlo in un angolo della stanza.
“Ti devo le mie scuse.. “ sussurrò Katherine sospirando, giocherellando con le sue mani e torturandosele.
Una risata partì dal petto del cacciatore che si voltò velocemente a guardarla sorpreso e si sedette sul letto divaricando le gambe e appoggiando i palmi delle mani contro il materasso dietro di se.
“Davvero?” Chiese Cristian ironicamente, sollevando nuovamente un sopracciglio.
Incastrò i suoi occhi con quelli della ragazza e la studiò: gli sembrava davvero dispiaciuta, ma ciò non gli bastava più.
“Sono stata una stronza tutto il giorno con te e mi dispiace davvero” sussurrò Katherine abbassando lo sguardo sulle sue mani che ancora torturava.
“Ammetto che non me l’aspettavo” rispose il cacciatore ridendo e scuotendo leggermente la testa. “Non pensavo che saresti tornata da me”.
“Voglio essere sincera con te, Cristian: quando ho rivisto Dean, sono andata fuori di testa! Non me l’aspettavo neanche io, non ero pronta!” Esclamò Katherine sospirando, mettendo su lo sguardo più serio che avesse. “E lo so che è passato un anno, lo so che non dovrebbe essere così.. ma è così”.
“Tu provi ancora qualcosa per lui, Katherine..” sussurrò il cacciatore mettendosi dritto con la schiena e divenendo serio.
La ragazza lo guardò dritto negli occhi e avrebbe tanto voluto negare, controbattere in qualche modo, ma non ci riuscì; rimase in silenzio e lentamente abbassò lo sguardo, sentendosi un mostro.
“Non so se riesco ad accettarlo, Kath” sussurrò il cacciatore sospirando e mettendosi in piedi; si diresse verso il suo mobile bar e le diede le spalle, versando due bicchieri del suo Scotch preferito.
Si voltò e ne porse uno alla ragazza, che lo accettò e lo bevve tutto d’un sorso, mentre il cacciatore ne aveva appena portato qualche sorso alle labbra; la guardò divertito e sorrise.
“Wow!” Esclamò ridendo. “Tu odi lo Scotch”.
“Io tengo a te, provo qualcosa anche per te..” sussurrò Katherine di getto, stringendo il bicchiere vuoto fra le mani, sentendosi debole per essersi appena messa a nudo con lui.
Dopo la conclusione della relazione con Dean, aveva paura, non voleva aprirsi con nessuno, tantomeno con lui, ma doveva farlo. Sapeva di potersi fidare.
“Cosa? La nostra non era una relazione solo di sesso?” Chiese Cristian aggrottando le sopracciglia e guardandola con aria interrogativa mista all’aria divertita. “Sei stata molto chiara oggi..”.
Katherine sollevò il capo e si avvicinò al ragazzo lentamente, dopo aver posato i bicchieri di entrambi sul mobile bar, gli prese una mano fra le sue e lo guardò con tristezza negli occhi.
“Ti chiedo scusa..” sussurrò con voce tremante, sospirando. “Non voglio perdere anche te”.
Il cacciatore si sciolse davanti a quella visione; se ne infischiò di essere stato ferito quel giorno e diede retta solamente ai suoi sentimenti.
Lui l’amava e gli andava bene avere quella relazione con lei, ma in cuor suo sapeva che non sarebbe mai stata sua al 100%.
Le afferrò il viso fra le mani e glielo sollevò, trovandola profondamente scossa e dispiaciuta, così le sussurrò: “È tutto passato, sta tranquilla”.
Katherine sorrise e si sollevò sulle punte per azzerare la distanza fra i loro visi e gli depositò un leggero bacio a fior di labbra, per poi adagiare la sua testa nell’incavo del suo collo, inalando il suo odore; a quei gesti il cacciatore sorrise e la strinse velocemente a sè, avendo paura che potesse svanire da un momento all’altro.
“Posso dormire qui con te ?” Chiese Katherine con un filo di voce, ancora stretta al cacciatore.
Cristian rise di cuore: con un leggero colpo del piede chiuse la porta e la trascinò sul suo letto con lui, facendole adagiare il viso sul suo petto.
“Lo sai, è troppo grande per me se non ci sei tu..” sussurrò Cristian stringendola fra le sue braccia.
Katherine sorrise e strofinò leggermente il capo sul suo petto, mentre il ragazzo prese a carezzarle i capelli, fino a farla crollare in un sonno profondo.

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Capitolo 2
*** All we see is bad blood and mistakes ***


Capitolo 2.
All we see is bad blood and mistakes.




Passarono due lunghe settimane molto intense da quando aveva saputo che suo fratello era tornato sulla terra, due settimane in cui il suo cuore aveva ricominciato a battere come prima, riusciva anche a sorridere ultimamente.
Era così dannatamente felice che fosse tornato, che la sua famiglia si fosse riunita, era felice persino di aver conosciuto Samuel, Guen ed anche Cristian. 
Poter cacciare insieme a suo fratello come una volta, passare la notte da Bobby con Sam e Hailey, era tutto perfetto. O quasi.
Aveva comunque una relazione a distanza con Lisa: non riusciva a mantenerla quando stava sotto lo stesso tetto, figuriamoci adesso!
Da quando aveva ricominciato a cacciare, le aveva insegnato tutto ciò che ci fosse da sapere riguardo la protezione della casa dai demoni, ma anche dagli angeli.
Nonostante ciò, il cacciatore restava sempre e comunque preoccupato per la sua incolumità e per quella di Ben, ma come poteva scegliere fra lei e suo fratello?
Ci teneva a Lisa, lo aveva accolto quando tutto stava andando a rotoli, quando non aveva la più pallida idea di dove andare, ma non voleva incasinarle la vita ancora di più di quanto avesse già fatto.


La sua Impala ruggì quando affondò il piede sull’acceleratore, mentre delle calde lacrime scesero lungo il suo viso; il buio avvolse l’abitacolo e la strada, la luna era la sola fonte di luce presente nell’abitacolo e attorno a sé.
Si asciugò con una mano, ma senza che se ne potesse rendere conto, altre lacrime si fecero strada, fino ad arrivare al collo; tirò su col naso. Era sconvolto.
Cos’aveva appena fatto? Come aveva potuto fare una cosa del genere? 
Era un mostro.
Sfrecciava sulla strada mentre l’aria venne a mancargli, così abbassò il finestrino e sperò che l’aria fresca della notte lo facesse calmare; era una crisi di panico?
Il telefono posato sul sedile della sua auto si accese e prese a lampeggiare più volte, quando lo afferrò e lesse il nome sullo schermo non poté fare altro che scuotere la testa.
Non poteva risponde a Katherine, non poteva dirle dove si trovasse.
Lanciò il telefono dal finestrino e acceleró di più, fin quando arrivò a destinazione; sgommó con l’auto e posteggiò in mezzo al vialetto.
Corse alla porta e bussò freneticamente, non rendendosi conto di quanto fosse tardi e che avrebbe svegliato chiunque si trovasse dentro la casa; dopo qualche secondo la porta si aprì e apparve una donna assonnata ed avvolta in un maglione, quasi spaventata.
“Dean?!” Chiese Lisa con stupore, mentre il sorriso scemò quando lo guardò meglio. “Sono le quattro del mattino! Che è successo?”.
“Lisa, io.. non sapevo dove altro andare” sussurrò il ragazzo con un filo di voce.
“Quello è sangue?” Chiese la donna aggrottando le sopracciglia, cominciando a spaventarsi, indicandolo e facendo un passo indietro.
Il ragazzo scosse la testa, poi si guardò e si rese conto che la camicia fosse interamente imbrattata di rosso, così come le sue mani, e parte dei pantaloni; non aveva avuto la lucidità neanche di cambiarsi prima di fuggire da quella casa.
“Si..” sussurrò Dean sospirando e sentendosi l’uomo più orribile della terra, continuando a fissare le sue mani sporche di sangue.
Sangue di Katherine.
Lisa indugiò per qualche secondo, poi aprí completamente la porta e gli consentì di entrare e di rifugiarsi da lei.





Scosse la testa e si rigirò nel suo letto, nella sua stanza a casa di Bobby; era quasi mattina e lui era pronto ad iniziare una nuova giornata.
Si considerava quasi felice, ma era quel quasi che non gli consentiva di stare bene.
Katherine era il suo problema.
E non c’entrava il fatto che i suoi sentimenti fossero riemersi nel momento in cui l’aveva rincontrata, non c’entrava il fatto che lei avesse una quasi relazione con suo cugino.
Dean non riusciva a perdonarsi ciò che le avesse fatto.
Sbuffò quando le luci dell’alba si infiltrarono nella sua stanza e si girò ad osservare il lato vuoto del suo letto, immaginando quando gli bastasse allungare la mano per toccare la sua compagna.
Scacciò quei pensieri e pensò al lavoro fatto in quel periodo: durante quelle settimane si erano occupati di svariati casi, aveva passato molto tempo con suo fratello ed Hailey, e un dubbio atroce si insinuò nella sua testa: Sammy aveva qualcosa che non andava?
Non si seppe spiegare perché, ma lo percepiva diverso da prima; più freddo verso il resto del mondo.
Lo sguardo era cambiato, anche le sue espressioni. Non gli importava chi uccidesse durante un caso, era disposto a sacrificare anche degli innocenti pur di arrivare al mostro e ad ucciderlo.
Era chiaro che qualcosa non andasse e non era solo riconducibile al fatto che fosse stato all’inferno con Lucifero e Michele; c’era qualcosa di oscuro, qualcosa che lo spaventava giorno dopo giorno.
“Buongiorno!!” Esclamò Hailey aprendo di scatto la porta ed entrando con un sorriso stampato sul viso.
“Hailey sono le sei del mattino” sussurrò il ragazzo nascondendo il viso sotto il cuscino, dandole le spalle.
La donna sorrise e si sedette sul bordo del letto, ridendo e scuotendolo leggermente; in quel momento Dean aggrottò le sopracciglia e si chiese mentalmente perché si trovasse li.
“Che ci fai qui?” Chiese l’uomo guardandola con gli occhi e la voce ancora impastati dal sonno. “Non dovresti essere con Samuel?”.
“Si, beh, abbiamo trovato un altro caso” sussurrò Hailey sorridendo.
“Passo” rispose il ragazzo rigirandosi nel letto e dandole le spalle.
“Tu verrai con noi!” Esclamò la Cacciatrice schioccandogli un bacio sulla guancia. “La colazione è quasi pronta, ti aspetto giù!!”.
Dean sorrise quando la vide schizzare fuori dalla stanza in maniera molto euforica; cosa aveva da saltellare alle 6 di mattina ?
Il ragazzo scosse la testa e si alzò dal letto, per poi entrare nel bagno e farsi una doccia per svegliarsi del tutto.
Un’altra giornata che iniziava e Dean era quasi felice. 






“Tre ragazze scomparse?” Chiese aggrottando le sopracciglia, addentando con foga la sua colazione dopo aver ascoltato il caso da suo fratello. “E avete bisogno di me ?”.
“Vedilo anche come un modo per recuperare il tempo perduto” disse Sam sorridendo, sedendosi al tavolo della cucina di Bobby.
“In sei non ci riuscite?” Chiese Dean facendo spallucce, sorpreso.
“Siamo solo noi due” rispose Hailey abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro, cercando di nascondere qualcosa. “Dov’è Bobby?”.
Quel segno non passò inosservato, Dean la conosceva bene; così sollevò un sopracciglio e li fissò entrambi.
“Segue un caso nel Nebraska” tagliò corto il maggiore sospirando, posando la forchetta e smettendo di mangiare. “Che è successo?”.
“Kath se n’è andata” sussurrò Sam alzandosi e sistemando i piatti nel lavandino, dando le spalle ai due.
“Dove?” Chiese Dean aggrottando le sopracciglia.
“A casa sua” rispose Hailey abbozzando un sorriso amaro. “Con Cristian..”.
Dean sospirò, chiedendosi perché fosse andata via proprio con Cristian ed inevitabilmente fu invaso da una sensazione di gelosia atroce.
“Sta giocando all’allegra famigliola con lui.. Adesso andiamo?” Chiese Sam voltandosi nuovamente, avendo finito di pulire la cucina.
Il maggiore annuì e prese la sua roba infilandola in un borsone; dopodiché entrò all’interno della sua Impala con un sorriso, mentre l’arietta fresca del mattino gli solleticò il viso.








Arrivati in città, i cacciatori si diressero verso la casa dell’ultima ragazza scomparsa per cercare di scovare qualche informazione; quando entrano nella sua stanza, capirono quanto la ragazza fosse devota ai vampiri.
Estremamente rosa, con poster di attori che interpretavano dei vampiri in dei film, attacchi alle pareti; tutto ciò fece venire la nausea ai tre.
“Adolescenti..” commentò Hailey scuotendo la testa e ringraziando che non avesse mai avuto figli.
Sam si mise ad hacherare il computer presente nella stanza, riuscendo a trovare l’ultimo luogo frequentato dalla ragazza; senza pensarci due volte, si recarono davanti al locale indicato nel pc e si appostarono fuori, notando la scarsa affluenza.
“Siete sicuri che il posto sia questo?” Chiese Dean sbuffando, finendo il panino, stanco di aspettare.
“Dean, sono solo le 10 di sera..” rispose Sam sorridendo, conoscendo la scarsa pazienza del fratello.
“Dovremmo occupare il tempo in qualche modo mentre aspettiamo che si popoli..” sussurrò Hailey sorridendo, avvicinando il viso al ragazzo dal sedile posteriore, fissandolo con attenzione. “..potremmo iniziare col parlare del perché cazzo te ne sei andato un anno fa?!”.
Dean rimase sorpreso dalle parole della ragazza e dalla rabbia con la quale le aveva pronunciate, rendendosi conto che Katherine non avesse raccontato a nessuno di ciò che accadde quella notte a casa sua; rise nervosamente e sospirò, prima di rispondere: “Scusa bambolina! Non sono affari tuoi”.
“Non sono affari miei? Noi vivevamo insieme Dean!” Sbottò Hailey per tutta risposta, incrociando le braccia ed appoggiandole al sedile. “Lo sai che ti voglio bene, sei un fratello per me!”.
Il maggiore distolse lo sguardo, fissandolo davanti a se e scosse la testa; non voleva parlarne, non voleva ricordare ciò che avesse fatto.
“Ehi, laggiù..” sussurrò Sam indicando  due ragazzi uscire dal locale in maniera troppo strana. “Ci sta provando un po’ troppo, non credete?”.
“Anche lì..” sussurrò Dean indicando una seconda coppia uscire dal locale, dirigendosi però nella direzione opposta.
“Merda! Dividiamoci!” Esclamò Hailey  scendendo velocemente dall’auto, non perdendo mai di vista i due ragazzi.
“Io ed Hailey andiamo a destra!” Esclamò Sam avvicinandosi alla ragazza con un sorriso.
“Io vado a sinistra..” sussurrò Dean chiudendo l’auto, stringendo il suo pugnale nascosto nella tasca interna della giacca. “..ci rivediamo sul retro”.
Il maggiore si diresse nella direzione della seconda coppia, cercando di ignorare come si comportassero i ragazzi e chiedendosi perché nessuno denunciasse i titolari del locale, dato la quantità di ragazzini ubriachi che cominciavano a ronzare lì intorno.
Senza farsi vedere si appostò in un angolo e spiò la coppia appartata sul retro, appoggiati contro un muro mentre si scambiavano dei baci passionali; dopo qualche minuto di eccessive effusioni, il ragazzo si chiese se non avesse sbagliato ad adocchiare quella coppia e che fossero dei semplici ragazzini troppo fatti e stonati dall’alcol.
“Voglio diventare come te..” sussurrò la ragazza ridendo, stringendosi ancora di più.
“Sei pronta?” Chiese il ragazzo sorridendo, mostrandole i canini.
In quel momento, prima che il vampiro potesse morderla, il cacciatore avanzò a grandi falcate e lo scaraventò a terra, intimando alla ragazza di scappare via; si concentrò sul vampiro e nuovamente lo colpì in pieno viso, prima di colpirlo con la sua lama e staccargli di netto la testa.
Rise di cuore e pulì la lama sulla sua con la felpa del ragazzo, prima di riporla all’interno della sua giacca.
“1 a 0 per me, Twilight!!” Esclamò Dean ridendo, voltandosi e facendo per andare verso la macchina, ma improvvisamente un rumore lo fece voltare nuovamente nell’altra direzione.
Un altro vampiro sbucò dall’oscurità e si lanciò contro il cacciatore, atterrandolo e bloccandolo sotto di se con il suo peso; Dean provò a dimenarsi, ma venne brutalmente colpito al viso più volte, fino a restare quasi incosciente.
Il vampiro si morse il polso, facendo si che il suo sangue sgorgasse nella bocca del cacciatore, mentre lo sguardo di Dean vagava per il vicolo, sperando che Sam ed Hailey arrivassero il più presto possibile. 
Ormai era troppo tardi però, pensò il maggiore quando sentì il sangue scorrere all’interno della sua gola.
“Nooo!!” Esclamò Hailey correndo nella sua direzione, colpendo il vampiro e fiondandosi sul cacciatore. 
Sam si concentrò sul fratello, preoccupato per ciò che gli potesse succedere; lasciarono scappare il vampiro e velocemente aiutarono il maggiore ad arrivare nella sua Impala per portarlo immediatamente in un posto sicuro.




In fretta si recarono nel primo motel disponibile e, dopo aver pagato la stanza, vi fecero arrivare Dean il più silenziosamente possibile e stando sempre attenti che nessuno li vedesse; il maggiore stava male, non sopportava i rumori e non riusciva a controllare la sua nuova forza.
Una volta arrivati lo adagiarono delicatamente sulla poltrona presente nella stanza, notando come si contorcesse dal dolore e come si sentisse male.
“Che cosa facciamo? Dean si sta trasformando” disse Hailey in preda al panico, guardando il ragazzo con preoccupazione.
“Informo Samuel!” Esclamò Sam scuotendo la testa e voltandosi dal lato opposto rispetto ai due ragazzi. “Ci deve essere una soluzione”.
“Non c’è soluzione, dovete uccidermi..” sussurrò Dean avanzando, sentendosi ancora stonato e togliendo la giacca di pelle. “Sono pronto!”.
“Sei impazzito?! Non ti uccideremo!” Esclamò Hailey allargando le braccia, sentendosi terribilmente impotente davanti a quella situazione. 
“Dacci un po’ di tempo!” Esclamò Sam annuendo ed estraendo il telefono dalla tasca.
Un giramento di testa improvviso lo travolse, facendo sì che si reggesse al tavolo presente nella stanza; sentiva ogni rumore, anche quelli più lontani, e quelli vicini non riusciva a sopportarli.
“State zitti, non urlate!! La testa, mi sta esplodendo!” Esclamò sentendo il cuore prendere a battere freneticamente.
Sentí la fronte imperlassi di sudore freddo e sentí dei brividi attraversarlo; scosse la testa e si addentrò all’interno del bagno della stanza.
Aprí il rubinetto e fece sgorgare l’acqua finché non divenne ghiacciata e si sciacquò il viso un paio di volte, cercando invano di trarre qualche beneficio.
Ormai era solo nella stanza e sapeva che sarebbe stata solo questione di tempo: avrebbe chiesto a Samuel di farsi tagliare la testa, piuttosto che sopravvivere come vampiro.
Dalla tasca dei jeans estrasse il suo telefono e compose il numero di Lisa, sentendolo squillare quasi all’infinito, finché attaccò la segreteria, e con tono basso disse: “Ciao Lisa, sono io.. volevo solo ringraziarti per quello che hai fatto per me, mi hai accolto in un momento così tragico della mia vita.. ti ringrazio! Non so se riuscirò a cavarmela questa volta..”.
Il segnale acustico interruppe la registrazione e si chiuse la chiamata, così con un sospiro ripose il telefono nella tasca e aprì di soppiatto la porta del bagno, sentendo i due ragazzi discutere con Samuel su una possibile cura; ciò lo fece ride, non esisteva, altrimenti suo padre glielo avrebbe detto. O Bobby. O qualsiasi altro cacciatore.
Un rumore proveniente dalla strada catturò la sua attenzione e lo fece voltare verso la finestra: vi si avvicinò e sentí i suoi denti da vampiro uscire senza che lui potesse controllarsi.
Aveva fame, voleva nutrirsi, ma non poteva dilaniare ed uccidere qualcuno.
Si sentì così debole, sapeva che quando Samuel sarebbe arrivato al motel lo avrebbe ucciso, per questo doveva farlo prima; aprì di scatto la finestra e si gettò di sotto senza neanche rendermene conto. Atterrò e piegò le ginocchia per ammortizzare la botta e si rialzò come se nulla fosse, con un’unica destinazione in mente.




Non riuscì a capacitarsi di come si fosse trovato lì davanti quella casa: l’aveva semplicemente pensato e le sue gambe si erano mosse così velocemente da non rendersene conto.
Aveva corso e in pochissimo tempo si era ritrovato davanti la casa che conosceva bene: quante volte vi era stato? Quante volte aveva dormito lì? Per un po’ era anche diventata casa sua, casa loro.
Erano le 2 di notte, forse chi vi era all’interno stava già dormendo, ma non gli importava, voleva entrare; con uno scatto provó ad aprire la porta, trovandola inspiegabilmente aperta.
Di soppiatto entrò, trovando la luce accesa nell’ampia cucina e si fermò ad osservare la scena: c’era Katherine, appoggiata contro il top della cucina intenta a fissare un punto indecifrabile fuori dalla finestra. 
Stava pensando a qualcosa. Qualcosa che la rendeva triste, date le labbra incurvate verso il basso e gli occhi leggermente lucidi.
Dean provó un tale peso sullo stomaco a vederla in quel modo, che non si rese conto quando altre immagini riguardanti quella notte presero a scorrergli davanti agli occhi: ricordò il sangue sparso per la cucina, il coltello che ancora stringeva fra la mani, fin quando non aprì gli occhi e si rese conto di ciò che avesse appena fatto.
Scosse la testa per allontanare le immagini ed emise un mugolio, forse troppo forte, dato che la ragazza si girò nella sua direzione. Lo fissò, lo scrutò, ma non poteva vederlo data l’ombra. 
Decise di avanzare e di farsi vedere, così lentamente, passo dopo passo, entrò all’interno della grande cucina, sentendo gli occhi infastidirsi per via della luce accesa.
“Sei matto?” Urlò Katherine portandosi una mano al petto e sgranando gli occhi. “Mi hai quasi fatto venire un infarto! Che ci fai in casa mia?”.
“Katherine...” sussurrò il ragazzo respirando lentamente e rumorosamente, non riuscendo a fissarla negli occhi.
”Dean, stai bene?” Chiese la ragazza avanzando verso di lui e fissandolo con aria interrogativa, capendo però che qualcosa non andasse.
“Non volevo spaventarti..” sussurrò il cacciatore alzando lo sguardo. “Io volevo solo vederti un’ultima volta..”
“Un’ultima volta ? Che significa?” Chiese la ragazza aggrottando le sopracciglia.
“Sono stato fregato da un vampiro” Scherzò Dean accennando un sorriso amaro.
Katherine rimase a guardarlo, sentendosi quasi paralizzata, mentre il sangue le si congelò nelle vene; nella sua mente quella frase non aveva senso, non era ammissibile che qualcuno gli avesse fatto del male. Non a lui. Non poteva essere vero.
Istintivamente gli posò la mano sulla fronte, per sentire la temperatura, e sgranando gli occhi gli disse: “Scotti!”.
“Non avvicinarti, potrei farti male..” rispose il ragazzo scattando indietro e scuotendo la testa. “..di nuovo!”.
“Dean.. “ iniziò la ragazza avvicinandosi nuovamente ma venne brutalmente interrotta.
“Sento il tuo sangue scorrere e pulsare nelle tue vene, sento il tuo cuore accelerare da quando sono entrato..” disse il ragazzo afferrandola per le braccia con poca delicatezza e facendola indietreggiare finché con le spalle toccò il muro; avvicinò i loro volti di scatto e continuò a fissarla negli occhi. “Tu sei l’unica per me, l’unica che mi fa impazzire così”.
Dean continuò a scrutarla, come se potesse scavare dentro di lei attraverso i suoi occhi, e gli sembrò passare un’eternità. I loro visi si ritrovarono così vicini e fece oscillare lo sguardo fra i suoi occhi e le sue labbra, mentre le sue mani arrivarono ai fianchi della ragazza e vi si arpionarono, sentendo sotto i polpastrelli la sua pelle nuda per la prima volta dopo oltre un anno.
Con estrema lentezza, continuò e sussurrò con voce rauca: “Non sarei mai dovuto andare via”.
Katherine deglutì a fatica, trovandosi incastrata fra il corpo massiccio del cacciatore e il muro, e non aveva la più pallida idea di ciò che gli stesse succedendo.
Improvvisamente Dean si allontanò e si voltò di scatto: emise un urlo di dolore e sentì le zanne uscire nuovamente senza che lui potesse controllarle, la fame continuava ad urlare dentro di lui.
Katherine scattò in avanti e osservò con occhi impauriti e addolorati quella scena: non poteva essere vero! Non Dean! Non Dean! Pensò in preda al panico.
“Ma che succede? Che ci fai tu qui?” Chiese Cristian irrompendo nella stanza e sgranando gli occhi alla vista del cacciatore.
Tu.. “ Urlò Dean con un ringhio animalesco, spostando la sua attenzione sull’uomo appena entrato di cui aveva completamente rimosso l’esistenza. “Che ci fai tu qui?! Questa è casa mia!”.
“Adesso è casa mia!!” Esclamò Cristian infuriandosi, guardandolo in cagnesco ed avanzando.
“Arrivi tu, ti prendi la mia ragazza, la mia casa..” disse con tono acido e glaciale, facendo qualche passo. “.. scommetto che anche Judith ti ama?!”.
“Ho provato ad essere gentile con te, brutto idiota” disse Cristian scuotendo la testa e scrocchiando le sue dita.
“Vuoi dire che sei ancora più idiota di come sembri ?” Chiese ironicamente il ragazzo, avventandosi con tutta la sua rabbia contro l’uomo.
Gli diede una serie di pugni, finché l’uomo riuscì a ribaltare le posizioni e a ricambiare con il cugino; erano settimane che avrebbe voluto andare da lui e pestarlo come si deve. Ora ne aveva l’occasione.
Senza pensarci due volte, la ragazza colpí con forza Dean alla nuca, facendogli perdere i sensi e cadere rovinosamente sopra Cristian.
I due ragazzi si guardarono scioccati, senza sapere cosa stesse succedendo; l’unica frase che uscì dalle labbra di una Katherine ancora scossa e in preda al panico fu: “Chiamo Sam”.




“L’avete lasciato scappare?” Urlò scuotendo la testa e stringendo i pugni.
Dopo aver chiamato il minore dei Winchester, Katherine e Cristian avevano portato Dean ancora incosciente nella stanza del motel affittata dai due ragazzi; quando Sam ed Hailey gli spiegarono la situazione, non poterono che sentirsi indubbiamente scossi.
“Ci siamo distratti un solo momento e lui è scappato dalla finestra!” Esclamò Hailey scuotendo la testa, sospirando e sentendosi in colpa.
“Dovevate stargli addosso!” Esclamò Katherine ancora scossa, girovagando per la stanza, osservando il ragazzo ancora incosciente sdraiato sul grande letto matrimoniale. “Avrebbe potuto nutrirsi e questa cazzo di bevanda non gli avrebbe salvato il culo!!”.
Eh si, perché la cura esisteva eccome, solo che nessuno lo aveva mai saputo, a parte Samuel e qualche altro cacciatore della sue generazione.
Il maggiore emise qualche suono, segno che si stesse per svegliare e tutti i presenti rimasero in silenzio a fissarlo con aria interrogativa; cosa sarebbe successo da lì a poco? Avrebbe attaccato di nuovo uno dei presenti?
“Cos’è successo?” Chiese con voce ancora impastata dal sonno, sentendo tutte le ossa indolenzite, e sollevandosi lentamente, mettendosi seduto.
“Ti sei svegliato, idiota!” Esclamò Cristian guardandolo in cagnesco, mentre Katherine lo fulminò con lo sguardo.
“Come ti senti?” Chiese Hailey con voce calma e dolce, avvicinandosi e sedendosi accanto al ragazzo.
“Come uno che è diventato un succhia sangue” sussurrò scherzando il maggiore, volgendo lo sguardo verso gli altri e trovandoli a fissarlo con aria interrogativa.
“Cos’hai visto Dean ?” Chiese Sam avvicinandosi. “Hai avuto qualche visione?”.
“Visione?” Chiese Katherine aggrottando le sopracciglia.
“Non riesco a sentirti Sammy, il tuo sangue scorre troppo forte” sussurrò Dean portandosi una mano alla testa. “Anzi, sento quello di tutti voi!”.
“Dobbiamo procurarci il sangue di chi ti ha vampirizzato per trasformarti da supercoglione a coglione semplice, ergo dobbiamo andare nel loro nido” disse Cristian sedendosi sulla poltrona e sbuffando. 
“D’accordo, è facile, ci vado io” sussurrò Katherine annuendo e sospirando, ignorando le parole offensive del ragazzo.
“Da sola? Non se ne parla!” Esclamò di getto Cristian fissandola in cagnesco.
“Non sai quanti nidi ho sterminato in vita mia” rispose Katherine ricambiando l’occhiataccia.
“Ma non eri da sola!” Esclamò ancora il ragazzo, allargando le braccia.
“D’accordo, uno di voi può venire con me, gli altri rimarranno qui con lui” sussurrò la ragazza sbuffando, dando le spalle ai presenti per preparare la sua borsa.
“No, verrò io..” sussurrò Dean massaggiandosi la nuca ed alzandosi dal letto. “..solo io posso riconoscerlo! Non mi vorrai portare il sangue di ogni vampiro del nido?”.
Katherine, dopo aver riflettuto sulle parole del ragazzo, scosse la testa e sbuffò; anche se gli dava le spalle, sapeva che espressione avesse messo su e quanto lui fosse deciso a seguirla.
“Ok, andremo noi due allora..” sussurrò voltandosi con sguardo perentorio e sospirando. “Voi cercate gli altri ingredienti..”.




Dean aprì la porta del grande edificio tenendo per la gola  Katherine con un braccio, mentre con l’altro le bloccava la vita e la teneva incollata al suo corpo; era questo il loro piano: irrompere nel nido, facendola passare per una vittima portata in dono al suo creatore.
Come se sentisse il richiamo del suo sangue, Dean riuscì subito ad identificare la stanza in cui si trovasse; silenziosamente salí le scale situate al centro del grande salone, quando gli si pararono davanti due ragazzi sui 17 anni, con un sorriso macabro sul viso, mentre delle zanne gli uscirono dalla bocca.
“È arrivata la cena” sussurrò uno dei due continuando a sorridere e fissando Katherine immaginando già il gusto del suo sangue.
“Non è per voi, levatevi dai piedi..” sussurrò Dean perentorio, mostrando anche lui le sue zanne.
La ragazza sussultò, percependo il fiato del maggiore direttamente sul suo collo, mentre la sua stretta diventava sempre più forte; le sue mani la stringevano contro il proprio corpo, voleva proteggerla, lo sentiva.
“La voglio..” sussurrò l’altro ragazzo guardandola come si guarda la cena dopo una giornata faticosa.
In quel momento un ringhio gelò la stanza, facendo venire i brividi a tutti i presenti, principalmente alla ragazza che lo percepì più di tutti, dato che era stato generato proprio vicino al suo orecchio.
Lei è mia!” Esclamò Dean con una smorfia sul viso, fissandoli in cagnesco, pronto ad avventarsi su di loro e a strappare la loro testa a mani nude.
I ragazzi si dileguarono in pochissimo tempo, lasciando i due da soli in quell’ampio salone; il respiro accelerato del maggiore fece spaventare la cacciatrice, che deglutì a fatica.
“Dean, calmati..” sussurrò la ragazza stringendo con delicatezza la mano con la quale il cacciatore la stesse stringendo al suo petto. “.. va tutto bene”.
Il ragazzo annuì e si rilassò, rimanendo sempre in allerta nel caso qualche altro vampiro spuntasse e volesse farle del male; avrebbe ucciso tutti, tutti quanti, ma nessuno doveva farle del male.
Avanzarono lentamente fino ad arrivare alla stanza nella quale percepiva la presenza di quel vampiro; aprì la porta di scatto, trovando colui che lo avesse trasformato intento a fissarlo con un sorriso sulle labbra, tracannando da un bicchiere una sostanza rossastra.
“Figlio mio, ti stavo aspettando!!” Esclamò il vampiro sorridendo, facendogli segno di entrare.
Lentamente avanzò, stringendo la ragazza fra le sue braccia, che catturò l’attenzione dell’uomo.
“Per me?” Chiese sorridendo, sfregando le mani.
Si avvicinò e le sfiorò il viso, guardandola negli occhi e percependo il suo sangue scorrere nelle vene, notando con disappunto che il suo cuore battesse con un ritmo regolare; non aveva paura di lui, ne di Dean, come poteva essere una vittima? Dopo poco il vampiro smise di studiarla e cambiò espressione.
Alternò lo sguardo fra i due e dopo pochissimi secondi, uscì dalla tasca un coltellino, che porse al ragazzo, intimandogli di eseguire i suoi ordini.
“Tagliale la gola” sussurrò sorridendo.
Dean rimase impietrito sul posto, non aspettandosi un’evoluzione del genere; la ragazza si agitò, fingendo il panico, ma aveva già capito che qualcosa non andasse. Erano stati scoperti.
Con uno scatto si liberò dalla presa del ragazzo ed estrasse il suo pugnale, cercando di colpire il vampiro alla testa per tagliargliela, ma lui fu più veloce, afferrò le braccia della ragazza e la scaraventò contro la parete, facendola finire contro una vetrina con la schiena, provocando così un’esplosione di schegge di vetro.
Dean sentí la rabbia ribollire e si avventò, ma le sue batterie erano scariche, e si ritrovò bloccato nella presa del vampiro, che senza problemi lo schiacciava contro il suo corpo.
“Calmati, rilassati, su..” sussurrò il vampiro trattenendo ogni tentativo del ragazzo di divincolarsi. “Concentrati, lo senti? Il sangue, il suo richiamo”.
Il cacciatore aggrottò le sopracciglia e si paralizzò sul posto, cambiando immediatamente atteggiamento; alle sue narici arrivò un odore così delicato e squisito, e sentí le sue zanne farsi largo fra le sue gengive, mentre gli occhi divennero neri.
Katherine emise qualche mugolio sentendosi molto indolenzita per com’era atterrata e si sedette a terra con fatica, appoggiando la schiena contro la parete, e sentendo una sostanza calda e densa scivolarle lungo la fronte; istintivamente si toccò, trovando una grande ferita sulla testa con una copiosa fuoriuscita di sangue.
Spostò lo sguardo sul ragazzo, trovandolo però a fissarla con un’aria che non le piaceva proprio; lentamente fece leva con le braccia sul muro e si sollevò, strisciando contro la parete.
“Dean..” sussurrò respirando faticosamente.
Istintivamente mise il suo pugnale fra di lei ed il ragazzo, per proteggersi da un eventuale attacco, sapendo però benissimo che non lo avrebbe mai usato su di lui.
“Dean..” Ripetè la ragazza guardandolo negli occhi e facendo segno di stare indietro, sentendosi però molto confusa data la grave perdita di sangue.
Il cacciatore la guardò in una maniera così diversa, tanto da farla spaventare; sentiva il suo sangue sgorgare e le gengive presero a pulsare intensamente. La voleva, voleva bere da lei.
“Va tutto bene..” sussurrò Katherine annuendo e sorridendogli, per poi lasciare cadere a terra la sua arma. “Non mi farai del male, lo so, mi fido di te”.
“Immagina il suo sapore, il suo sangue..” sussurrò il vampiro all’orecchio del ragazzo, sicuro di riuscire a farlo cambiare del tutto. “..dissanguala, lo so che lo vuoi”.
Dean emise un ringhio, esattamente come qualche momento prima con quei due vampiri, sentendosi tormentato e diviso in due: sapeva di non volerle fare del male, ma il suo sangue lo stava chiamando.
Si avvicinò di qualche passo, continuando a guardarla negli occhi ed osservando il suo sorriso; si fidava di lui, non poteva farle del male. Non a lei. 
Il ragazzo strinse forte fra le mani il suo coltello e le schiacciò l’occhio: si girò di scatto e staccò di netto la testa del vampiro, che rotolò velocemente, finendo ai piedi della ragazza.
Katherine tirò un sospiro di sollievo e sorrise, avvicinandosi per riprendere la sua arma ed estrasse dalla sua giacca una siringa con la quale aspirò il sangue del vampiro ormai morto; si sollevò di scatto, sentendo la testa girare, e fece per cadere in avanti, ma Dean prontamente l’afferrò fra le sue braccia.
Non c’era più la sete di sangue, c’era solo la sua preoccupazione per ciò che potesse accaderle; le controllò la ferita sulla testa, notando quanto fosse grande, e ne notò un’altra poco profonda sulla spalla, oltre che il labbro inferiore spaccato e sanguinante.
“Usciamo di qua..” sussurrò Katherine con un filo di voce, tenendosi al ragazzo, sentendo le forze venire meno.
Dean annuì, capendo di dover far in fretta, e si mosse velocemente, arpionando la sua mano destra al fianco della ragazza, e si fece passare il suo braccio sinistro lungo il collo, bloccandola con l’altra mano; si augurò di non incontrare altri vampiri, ma le sue preghiere non furono esaudite, dato che i due ragazzi di prima si presentarono nuovamente davanti a loro.
Gli occhi erano neri, le zanne nuovamente fuori, con il pensiero fisso di dissanguare la donna ansimante; con uno scatto Dean si avventò e tagliò la gola ad uno dei due, non aspettando il loro attacco ed anticipandoli, mentre l’altro avanzò e si lanciò verso la ragazza, che cadde rovinosamente a terra, mente il vampiro la sovrastava.
I denti stavano quasi per affondare nella sua carne, quando la sua testa rotolò sul pavimento; Dean immediatamente la prese fra le braccia e la portò velocemente all’esterno di quel nido, prima che gli eventuali altri vampiri li attaccassero.
Una volta usciti, con uno scatto aprì la portiera di un’auto parcheggiata fuori e la fece stendere sui sedili posteriori, per poi manomettere i fili e far partire l’auto, alla quale diede gas per arrivare il più velocemente possibile al motel.
“Katherine, rimani sveglia” supplicò il cacciatore guardandola dallo specchietto retrovisore, trovandola quasi del tutto incosciente.
“Ho solo bisogno di chiudere gli occhi un minuto..” sussurrò a voce bassa sentendo le forze venirle sempre meno.
“No, stai sveglia, resta con me!” Esclamò Dean preoccupato, continuando a guidare e trovandosi ormai molto vicino al motel.
“È troppo faticoso...” sussurrò la ragazza faticosamente, ma trovando la forza per mettersi seduta sul sedile, facendo leva con le sue mani.
Sapeva di non dover chiudere gli occhi, così si sforzò di tenerli aperti e si concentrò sul cacciatore, trovando il suo sguardo profondamente preoccupato.
“Hai un aspetto orribile..” sussurrò Katherine sorridendo debolmente.
Dean sorrise, accostò l’auto e scese, aprendo nuovamente la portiera posteriore, per poi prendere fra le braccia la ragazza e correre su per le scale del motel, dando alla porta un calcio che la fece aprire con uno scatto.
“Aiutate Katherine” Urlò il ragazzo entrando, scioccando i presenti.
“Che diavolo è successo?!” Esclamò Cristian avvicinandosi velocemente e prendendo la donna fra le braccia, trovandola però a protestare.
“Sto bene, preparate l’intruglio per Dean..” sussurrò debolmente, cercando di divincolarsi dalla presa del cacciatore per tornare dal maggiore dei Winchester.
“Ha perso troppo sangue..” sussurrò Dean scuotendo la testa e sospirando, sentendosi profondamente in colpa e addolorato.
“Pensate a Dean, curatelo per favore..” sussurrò Katherine aggrappandosi al divanetto della camera, per poi lasciarsi scivolare su di esso.
“Piccola, ci penso io a te” disse Cristian prendendo una valigetta del pronto soccorso ed estraendo disinfettante e aghi.
“Ci pensiamo noi a Dean..” sussurrò Hailey annuendo con un sorriso, prendendo dalle mani del ragazzo la fialetta di sangue del vampiro che mischiò agli altri ingredienti.
“Sta tranquilla Kath..” sussurrò Sam schiacciandole l’occhio, per poi aiutare la maggiore delle Collins e dandole le spalle.
Cristian la guardò con sguardo preoccupato e addolorato, notando come poco le importasse di se stessa, nonostante fosse messa male; tutto ciò che le interessava era Dean.
Con un sospiro, prese a disinfettare l’area della ferita vicino alla testa, per poi ricucirla e impedendo ulteriormente al sangue di defluire; non emise neanche un mugolio quando Cristian infilò l’ago con il filo nel primo lembo di pelle, era semplicemente troppo attenta ad osservare cosa Hailey e Sam stessero facendo.
Ma soprattutto i suoi occhi erano concentrati su Dean, esattamente come quelli del maggiore erano puntati su di lei; entrambi erano tristi e con occhi dispiaciuti, fregandosene di ciò che gli stesse accadendo intorno.
“Bevi” sussurrò Sam porgendo al fratello una scodella con un liquido rosso, con aria quasi divertita.
Quando il maggiore se lo portò alla labbra e prese dei lunghi sorsi, rimasero tutti a fissarlo, in attesa di una reazione, e Katherine si distaccò completamene da Cristian, fregandosene che stesse per dare l’ultimo punto, avvicinandosi lentamente.
“Non è successo nulla” sussurrò Dean aggrottando le sopracciglia, sentendosi però un po’ più strano del normale.
Improvvisamente fu colpito da dei conati di vomito nero, così come i suoi occhi cambiarono colore e il suo corpo lasciò uscire per l’ennesima volta le sue zanne; urlò in preda agli spasmi e cadde rovinosamente sul pavimento, perdendo i sensi e rimanendo del tutto immobile.
Katherine si avvicinò velocemente e gli prese la testa fra le mani, intimandogli di svegliarsi, scuotendolo e dopo qualche secondo l’uomo riprese conoscenza, sorridendole e sedendosi accanto a lei.








Il telegiornale nella grande televisione della stanza del cacciatore stava annunciando la morte misteriosa di alcuni ragazzi, aggrediti e dissanguati in un vicolo e Katherine sbuffò, sapendo benissimo di cosa si trattasse.
Dopo essere andati via dal motel, i ragazzi tornarono nella fortezza di Samuel per permette principalmente a Dean e a Katherine di riposare; dopo ciò che avevano passato era il minimo.
Così per un giorno intero alloggiarono tutti da lui, permettendo a tutti i cacciatori di ricaricare le pile; ma niente era bastato a distogliere l’attenzione di Cristian da Dean e Katherine, così come tutti gli altri.
“Altri vampiri? Non ne voglio sentire parlare per una settimana!” Scherzò la ragazza sedendosi sul letto e ridendo, riferendosi alle notizie appena date al telegiornale.
Cristian non rispose, continuando a leggere il giornale, e non la guardò, rimase in silenzio e rispose solo con una smorfia, di nuovo. Sapeva che qualcosa non andasse, lo aveva capito dal momento in cui Dean era piombato a casa sua nel cuore della notte, ma non voleva affrontare il discorso. Non voleva litigare ancora, era troppo stanca.
“Che diavolo hai Cristian?” Chiese Katherine sospirando, preparandosi all’ennesimo battibecco su Dean.
“Sono incazzato! Quell’idiota piomba nel cuore della notte a casa tua, mi da un pugno in faccia e come se non bastasse ti porta lì dentro e ti fa quasi ammazzare!” Esclamò il cacciatore guardandola in cagnesco, sentendo il sangue ribollire nelle vene per la rabbia... e la gelosia.
“Non puoi fare sul serio, non era in se!” Esclamò Katherine allargando le braccia e ridendo nervosamente.
“Non mi piace quello che succede quando ci sta vicino..” sussurrò Cristian scuotendo la testa e abbassando lo sguardo, sentendo gli occhi pizzicare. “..tu lo guardi in un modo, non mi hai mai guardato così..”.
“Non è così..” sussurrò la ragazza scuotendo la testa, cercando di negare, ma i suoi occhi la tradirono.
“Oh, si che è così..” sussurrò Cristian alzando lo sguardo e sentendosi impotente davanti a quella situazione. “Tu lo ami più di quanto potrai mai amare me..”.
“Mi dispiace” sussurrò Katherine scuotendo la testa ancora e serrando la mandibola.
“Avevo detto che ci avrei provato, ma proprio non ci riesco..” sussurrò Cristian sospirando, incastrando i suoi occhi dispiaciuti con quelli della ragazza. “Me ne andrò”.
Katherine annuì e non oppose resistenza, sapendo che quella fosse la scelta giusta per lui e cosciente che non avrebbe potuto fare proprio niente per farlo rimanere; non poteva forzarsi ad amarlo, non poteva forzarsi a metterlo sempre a primo posto. 
Con uno scatto, Cristian riempí il suo borsone con le sue cose e lo chiuse, per poi voltarsi nuovamente verso di lei; voleva cercare le parole giuste, gli dispiaceva andare via in quel modo, in fondo Katherine era sempre stata chiara e lui sapeva benissimo in che guaio si stesse cacciando quando cominciarono a nascere all’interno di se i primi sentimenti per la ragazza.
“Io lo so che prima o dopo tornerete insieme, e mi sta bene così..” sussurrò il cacciatore calmando la voce è sospirando, posando di scatto il borsone e sedendosi accanto a lei. “Voi vi amate ancora così tanto..”.
“Ti sbagli” rispose la ragazza scuotendo leggermente la testa ed abbassando il capo, sentendo un peso sul petto crescere.
“Come puoi dirlo?” Chiese Cristian allargando le braccia, sbalordito che la ragazza continuasse a negarlo.
“È tutto fin troppo complicato fra me e Dean” sussurrò Katherine scuotendo la testa ed alzando finalmente lo sguardo fino a lui. “Vorrei solo ricominciare, lasciarmelo alle spalle per sempre”.
“Io ti avevo offerto questa possibilità..” disse il cacciatore sorridendo amaramente. “..ma lui è tornato”.
“Fino a due anni fa ero convinta che.. Dean fosse l’amore della mia vita..” sussurrò con voce rotta, sentendo gli occhi pizzicare e lo stomaco rigirarsi. “Ma abbiamo distrutto tutto troppe volte. Io non mi perdono per ciò che ho fatto sotto l’influenza della Maledizione e lui non si perdona ciò che ha fatto prima di andarsene”.
“Senti, io non sono un grande esperto di relazioni, ma so che non è mai troppo tardi per ritrovare l’amore; tutto quello che vi è capitato non può compromettere il vostro futuro” disse Cristian sicuro di se, andando contro se stesso e sapendo che un amore come quello non lo avrebbe mai più provato.
Katherine lo guardò negli occhi e il ragazzo riuscì a cogliere tutto il dolore che avesse provato nel corso del tempo ma che non aveva mai avuto il coraggio di raccontare; così accennò un sorriso amaro e sospirò.
“È troppo tardi”.
“Non fare l’errore di lasciare andare ciò che ami. Lascia da parte l’orgoglio, il dolore e tutte le emozioni negative, lui ti ama ancora..” sussurrò Cristian scuotendo la testa, carezzandogli una guancia.
“Non è come pensi tu” rispose di getto la ragazza, sentendo delle calde lacrime rigarle le guance.
“Davvero? L’occhio nero che mi ha fatto l’altra notte non è d’accordo con te..” Scherzò l’uomo sospirando, alzandosi in piedi e sorridendole un’ultima volta.
“Grazie Cristian” sussurrò Katherine sorridendo, sollevandosi da letto ed asciugandosi le lacrime.
“Sarò felice di saperti felice..” disse avvicinandosi e schioccandole un dolce bacio sulla fronte; afferrò il suo borsone ed aprì la porta, ma prima di andare via, con un sorriso sulle labbra aggiunse: “Però ricorda: se non lo sarai ti verrò a riprendere!!”.
La ragazza rise e lo osservò andare via, cosciente che una volta andato via, non lo avrebbe mai più visto; gli augurò ogni meglio, dopodiché il cacciatore si chiuse la porta alle spalle e andò via, lasciandola sola a riflettere su ciò che fosse giusto e ciò che fosse sbagliato.








Senza rendersene conto, dopo quasi un’ora da quando Cristian era andato via, Katherine mosse le sue gambe e si ritrovò all’esterno della proprietà di Samuel, dove trovò Dean seduto sul dondolo, intento a fissare il vuoto perso dietro qualche pensiero che gli attanagliava il cervello.
“Come stai?” Chiese la ragazza avvicinandosi e sorridendogli, appoggiando la schiena al dondolo ed incrociando le gambe.
Sorseggiò la sua birra, chiedendosi perché avesse proprio deciso di sedersi con lui e trascorrere la serata li; era l’unico posto in cui si sentiva al sicuro. L’unico in cui sapeva di poter essere se stessa. Sapeva di libertà, sapeva di.. casa.
“Bene per essere stato un vampiro la notte scorsa” ironizzò il ragazzo spostando lo sguardo su di lei e sorridendo.
Katherine chiuse gli occhi per qualche secondo, godendosi il momento e sentendo il profumo del cacciatore entrare nelle sue narici; sospirò e ricambiò lo sguardo.
“Pensavo che non volessi ricominciare a cacciare..” sussurrò la ragazza sorridendo. “..hai lasciato Lisa e Ben da soli?”.
“Cacciare è la mia vita, lo è stata da sempre e non posso ignorare il richiamo..” osservò il ragazzo sospirando, scuotendo la testa e rubando qualche sorso di birra dalla bottiglia della ragazza. “Ho visto Cristian andare via poco fa. Avete rotto ?”
Katherine strabuzzò gli occhi e lo guardò stranito, notando come avesse cambiato discorso con estrema velocità; lo studiò e il suo volto esprimeva tutto fuorché gelosia o rabbia.
“Si..”.
“Mi dispiace” sussurrò il ragazzo sospirando e facendo spallucce.
“Non mentire “ rispose Katherine ridendo di cuore per la prima volta dopo tanto tempo, appoggiandosi leggermente al suo braccio.
“Hai ragione, non lo farò..” sussurrò Dean sorridendo, bevendo ancora qualche sorso della sua birra. “..però mi dispiace che tu soffra”.
“Perché sei venuto da me ieri sera ?” Chiese la ragazza senza neanche rendersene conto, sollevando le sopracciglia e sospirando.
“Volevo vederti” rispose il cacciatore facendo spallucce e sorridendole teneramente.
Katherine sorrise di getto, sentendo il suo cuore sobbalzare per qualche secondo; non poteva far finta di nulla, non ci riusciva, poteva solo soffocare quei sentimenti.
Abbassò il capo e scosse la testa, volgendo lo sguardo davanti a se, scrutando il buio della notte.
“Perché sei così stupita?” Chiese Dean aggrottando le sopracciglia.
“Sei andato nella direzione opposta rispetto a casa tua..” rispose facendo spallucce, giocherellando nervosamente con la sua cintura.
“Forse i sensi di ragno mi hanno suggerito che fosse la cosa giusta da fare; potevo venire solamente da te..” sussurrò Dean sospirando, guardando la ragazza accanto a se con aria sollevata.
“Non puoi dire sul serio..” sussurrò Katherine scuotendo la testa e sollevando la testa, fissandolo con gli occhi sgranati. “..insomma, stai con Lisa”.
“Le ho lasciato un messaggio” tagliò corto il ragazzo, facendo una smorfia. “Poi sono venuto dritto da te”.
“Cosa speri di dimostrare così?” Chiese Katherine irrigidendosi, cambiando atteggiamento e sentendosi quasi arrabbiata nei suoi confronti.
“Sto solo dicendo la verità! Tutto quello che ti ho detto quando sono entrato in casa tua è vero..” sussurrò il cacciatore scuotendo la testa e sorridendo amaramente. “.. mi dispiace così tanto, se potessi tornare indietro cambierei ogni cosa”.
Katherine si alzò di scatto, decisa più che mai a non continuare la conversazione che la turbò più che mai; Dio solo sapeva quanto lei ancora tenesse a Dean, ma non poteva sentirgli dire certe parole.
Si sentì così presa in giro, che sentì la sua rabbia salire alle stelle; fece per andare via, per rientrare in casa, ma di scatto si girò e lo guardò dritto negli occhi, incastrandolo con i suoi occhi azzurri e quasi delusi.
“Tu mi hai lasciata dopo avermi abbandonata in un cazzo di ospedale senza dire una parola, hai rifiutato le mie chiamate, mi hai respinta dopo che sono venuta a cercarti a kilometri di distanza da casa mia senza neanche preoccuparti del fatto che non avessi un posto dove riposare date le mie condizioni fisiche, adesso cos'è successo? Non hai più paura di starmi accanto? Torni ad incasinarmi la vita?” Esclamò vomitando tutto ciò che aveva tenuto dentro di se per settimane, guardandolo e parlandogli con estrema freddezza. “Io non so cosa speri di ottenere, ma non fare il sentimentale con me perché non credo ad una sola parola”.
Dean non riuscì a replicare, si limitò a fissarla, per poi abbassare il capo; aveva ragione, dannatamente ragione ed entrambi lo sapevano. Non era stato un santo, si era comportato come mai avrebbe immaginato. Aveva dato il peggio di se facendo ciò che aveva fatto quella dannata notte, e non se lo sarebbe mai perdonato. Ci avrebbe convissuto per il resto della sua vita.
Non avendo altro da aggiungere ed essendosi finalmente sfogata, la ragazza rientrò in casa senza indugiare ulteriormente, sapendo però che, nonostante le brutte azioni e ciò che fosse successo, non avrebbe mai e poi mai smesso di amarlo.

 

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Capitolo 3
*** It's time to say goodbye, but don't leave me alone, just stay for the night ***


Capitolo 3
It's time to say goodbye, but don't leave me alone, just stay for the night.




Un forte bruciore si diffuse nel loro petto dopo aver bevuto tutto d’un sorso l’ennesimo cicchetto; le due sorelle Collins decisero di prendere un po’ di tempo per stare fra loro, lasciando i due Winchester, Samuel e Guen a cavarsela da soli.
Avevano bisogno di staccare per almeno una sera e Hailey aveva troppa voglia di far sfogare sua sorella: sapeva quanto stress avesse accumulato in quell’anno e mezzo, sapeva di doverla disinnescare.
Hailey voleva bene a Dean, era davvero come un fratello per lei, ma non poteva neanche pensare che potesse far soffrire Katherine in quella maniera; la loro rottura era avvolta nel mistero, nessuno dei due era mai stato chiaro a riguardo, ma qualcosa si intuiva. Doveva essere stato qualcosa di grave, dato che insieme avevano superato tutto: la sua storia con Sam, la morte di Dean, la Maledizione, il ritorno di Judith.
Ancora ricordava con un sorriso quando vivevano insieme in Kansas, dopo il salto di Sam nella gabbia con Michele e Lucifero; ricordava come si comportavano con la piccola Judith, che ormai era cresciuta sempre di più. Ricordava quando Katherine e Dean uscivano con la bambina e quanto quest’ultimo l’amasse: con lei faceva il padre e di ciò, sia Katherine che Hailey, gliene erano molto riconoscenti. Non c’erano più tragedie, niente più cacce. Solo una vita normale.
“Allora sorellina, tira fuori il sacco..” sussurrò la maggiore sorridendo, ordinando due cocktail belli carichi di alcool al bancone del bar che avevano scelto per passare la serata dopo essere state a cena fuori.
“Cosa vuoi sapere?” Chiese Katherine prendendo un sorso del cocktail.
“Perché stai così male?” Chiese sospirando, abbassando leggermente il tono della voce.
“La mia vita è un disastro” sussurrò scuotendo la testa, sentendo l’alcool entrare in circolo. “Insomma, non basta perdere tutti quanti, il mio passato mi continua a tormentare!”.
“Parli di Dean?” Chiese Hailey sospirando, bevendo il suo cocktail.
“Si.. no! Più o meno!” Esclamò Katherine scuotendo la testa ancora una volta. “Pensi che sia felice di essere la figlia del diavolo?”.
“Alastair non era il diavolo! Era solo un suo fan molto accanito..” sussurrò la maggiore mordendosi il labbro, sapendo di non aver formulato al meglio la frase.
Si meritò un’occhiataccia da parte della sorella, che si voltò a guardarla male mentre continuava ancora a bere.
“Andrò all’inferno!” Esclamò Katherine sbattendo rumorosamente il bicchiere, ormai vuoto, sul bancone. 
“No che non ci andrai! Ci andrò prima io!” Esclamò Hailey ridendo e scuotendo la testa, notando lo sguardo interrogativo che le riservò la sorella. “Credo che ci sia qualcosa che non va in Sam..”.
“No, Hailey, Sam è fantastico..” sussurrò Katherine sgranando gli occhi, sentendosi molto disinibita per via della quantità di alcool appena assunta. “..lui ti ama, lo sai, è un perfetto fidanzato.. e poi è un mago a letto!”.
Le sorelle si guardarono e scoppiarono in una risata fragorosa, divertendosi come non facevano da tempo e come non avevano mai fatto insieme.
In una circostanza diversa Katherine non avrebbe mai detto una frase del genere ed Hailey non avrebbe mai riso sentendola, ma quello era il primo vero momento che passavano insieme dopo quasi un anno in cui la minore non era chiusa. 
Se lo meritavano.








“Dai è solo un altro caso” disse Sam scuotendo la testa e allargando le braccia. “Siamo già a metà caso, ci stava pensando un altro cacciatore ma ha dovuto lasciare! Ci staremo solo un giorno, massimo due!”
“Devo tornare a casa, non vedo Lisa e Ben da più di due settimane!” Esclamò Dean sospirando e passandosi una mano sul viso.
Era passato un po’ di tempo da quando si era quasi trasformato in un vampiro e avevano continuato a lavorare a diversi casi senza mai fermarsi; Sam cominciò a sembrargli inarrestabile. 
Stavano da due settimane nella fortezza di Samuel, aveva avuto la possibilità di conoscere un po’ di più suo nonno e Guen, ma nonostante tutto Dean non riusciva a fidarsi di loro; c’era qualcosa che tenevano nascosto, ne era sicuro, ed era anche intenzionato a scoprirlo. Sapeva che ci sarebbe riuscito prima o poi.
Guardò suo fratello minore e lesse la speranza nei suoi occhi; gli piaceva fin troppo cacciare con lui, ma la fiducia di Dean nei suoi confronti continuava a scendere a picco giorno dopo giorno.
Sam aveva insistito per andare a controllare un caso davvero insolito: dei bambini di pochi mesi venivano rapiti dalle loro case e le loro famiglie venivano massacrate.
“Ok, ma dopo questo torno a casa e non mi disturberai per una settimana!” Esclamò Dean perentorio, puntandogli un dito contro. 
“Andata!” Esclamò Sam sorridendo, salendo le scale e andando a prepararsi.
Si recarono il più velocemente possibile nella città dove stavano avvenendo tutti quegli omicidi terribili e una volta li si divisero come ormai erano soliti fare in quel periodo: Dean si recò nel motel più vicino e prese una stanza a crogiolarsi finché non arrivava l’azione, e il minore dei Winchester andò a parlare con il cacciatore che fino ad allora si era impegnato a seguire il caso e aveva scoperto molti particolari importanti.
Sam non si sarebbe mai aspettato di vedere una cosa del genere, rimase sconcertato e perplesso quando scoprì il vero motivo per cui gli omicidi stessero avvenendo; non avevano mai lavorato ad un caso del genere.
Quando il minore tornò al motel, con ancora un’espressione sbalordita sul viso, Dean rimase a fissarlo senza dire una parola, capendo immediatamente che quello non fosse uno dei loro soliti casi; si guardarono con sorpresa e stupore e il maggiore prese parola per primo, mentre un pianto molto fastidioso si diffuse all’interno della stanza.
“Hai rapito un bambino?!” Chiese il maggiore con espressione sbalordita e con occhi sgranati, guardando con sdegno come suo fratello tenesse il piccolo.
“No, l’ha rapito Tom prima che chiunque li stia rapendo prenda anche lui. Lui ha abbandonato il caso, odia i bambini” rispose Sam facendo spallucce e scuotendo la testa, mentre un’espressione scocciata si dipinse sul suo viso. 
Il piccolo bimbo continuò a dimenarsi fra le grosse braccia del minore dei fratelli, mentre dei grossi lacrimoni rigarono le sue guance paffute e arrossate dal pianto; Dean si avvicinò lentamente, indeciso se provare a calmarlo o lasciarlo strillare tra le braccia di Sam, ma con un sospiro lo prese e lo fece adagiare sul suo petto, cullandolo dolcemente e canticchiandogli qualcosa per rassicurarlo. 
Il bambino inspiegabilmente divenne sereno, sotto gli occhi scioccati e increduli di Sam, che lo guardò con un mezzo sorriso fra le labbra.
“Però!!” Esclamò il minore ridendo, guardandolo quasi con tenerezza. “Come sai come prenderti cura dei bambini?”.
Sam non pensava che suo fratello fosse in grado di fare una cosa del genere: le parole “Dean Winchester” e “bambino” non potevano essere usate nella stessa frase. Era quasi illegale per via dell’educazione impartitagli da John! 
“Katherine mi ha insegnato un paio di cose..” sussurrò Dean facendo spallucce, continuando a cullare lo scricciolo che teneva fra le mani. “Cos’ha scoperto questo Tom?”.
“Beh, qualcosa di spiacevole e che non abbiamo visto finora” disse Sam sbuffando ed incrociando le braccia al petto.
“Va avanti Sam!” Esclamò spazientito il ragazzo, spostando lo sguardo sul bambino che si addormentò teneramente fra le sue braccia.
“Quando Tom l’ha trovato, il bambino era..” sussurrò Sam mordendosi le labbra prima di continuare il discorso. “..bianco”.
“Bambini mutaforma?” Chiese Dean aggrottando le sopracciglia e spalancando la bocca, dopo averci riflettuto qualche secondo.
“Bambini mutaforma!” Confermò Sam annuendo e sospirando. “Ha scoperto che il figlio della prima coppia massacrata era il frutto del tradimento..”.
“Quindi papà mutaforma si faceva la madre per poi venire a recuperare il pacco 9 mesi dopo?” Chiese Dean ridendo nervosamente.
“Esatto!” Esclamò Sam sorridendo amaramente.
“Perché stanno creando bambini così?” Chiese Dean aggrottando le sopracciglia, non riuscendo a capire cosa stessero architettando.
“Non lo so, ma dobbiamo scoprirlo!” Esclamò Sam scuotendo le spalle ed avvicinandosi ai due borsoni per riempirli dei loro vestiti. “Qui non possiamo tenerlo comunque..”.
“Cosa suggerisci di fare, mmh?” Chiese Dean mettendosi sulla difensiva e accigliandosi.
“Andiamo da Samuel!” Esclamò Sam chiudendo i borsoni e togliendo tutto ciò che avessero lasciato in giro per la stanza.
“Cosa?! No! Non mi fido di loro!” Disse Dean scuotendo la testa e stringendo istintivamente il bambino che emise un mugolio durante il sonno, ma continuò a dormire beatamente.
“Perche?” Chiese Sam allargando le braccia e sbuffando.
“Sono cacciatori!” Urlò Dean non trovandosi nemmeno un minimo d’accordo con il minore.
“Come te quindi?” Chiese ridendo il fratello, fissandolo con ironia.
“Non se ne parla Sam!” Esclamò perentorio il maggiore con voce grossa.
“Allora vuoi rimanere in questa stanza aspettando che uno dei padri venga qui a riprendersi suo figlio?” Chiese Sam allargando le braccia e guardandolo con aria seria. “Lì saremo più al sicuro, ci saranno due cacciatori in più e potremo chiamare anche Hailey e Katherine per darci una mano! Da soli non ce la faremo!”.
Dean sospirò rumorosamente, riflettendo sulle parole del fratello e capendo che avesse tutto sommato ragione; non potevano farlo da soli, avevano bisogno di qualche mano in più.
“E va bene! Ma al primo sbaglio, ce lo portiamo via!” Esclamò Dean avvertendo il ragazzo puntandogli un dito contro, per poi afferrare il suo borsone con una mano, mentre con l’altra teneva il bimbo stretto a se.
Durante le settimane passate aveva visto come Sam e Samuel fossero più freddi e meno comprensivi di lui; non voleva correre il rischio che uccidessero quella creaturina o che gli facessero del male.
Lo avrebbe protetto in ogni modo possibile.








“Perché Cupido dovrebbe far conoscere due persone, farle innamorare, fargli provare la sensazione di essere destinati a stare insieme, solo per poi…farli allontanare?” Chiese Katherine ubriaca fissando il tetto del locale, dopo aver bevuto una serie di cocktail.
“Cupido è un grande stronzo, sai? Io e Sam ne abbiamo incontrato uno durante una caccia..” rispose Hailey ridendo e continuando a bere la sua unica birra.
Qualcuno doveva pur essere in condizioni di guidare.
“Ha davvero le ali e l’arpa ?” Chiese Katherine ridendo, tracannando l’ennesimo cocktail.
“No, è solo un ragazzone molto affettuoso!” Esclamò la maggiore sorridendo, notando come lo sguardo della sorella di stesse gradualmente trasformando da euforica e felice a triste e malinconica, bloccandosi a fissare un punto nel vuoto. Cambiò tono di voce e arrivò dove voleva arrivare per far sì che la sorella si sfogasse. “Ho visto molta tensione fra te e Dean ultimamente”.
“Giiià! E sai che cosa mi ha detto? Ti ho detto cosa mi ha detto eh??” Chiese la minore riprendendo a ridere e a fissarla negli occhi.
“No” sussurrò Hailey sorridendo amaramente.
Non sarei mai dovuto andare via Katherine! Cambierei tutto se potessi tornare indietro” disse Katherine imitando la voce del ragazzo, divenendo nuovamente triste. “Cosa vorrebbe cambiare? Insomma, mi ha lasciata in un ospedale, per la miseria!”.
“In ospedale?” Chiese Hailey aggrottando le sopracciglia e cercando di capire a cosa diavolo si stesse riferendo.
“Beh, dovevano ricucirmi!” Esclamò Katherine ridendo come se la cosa fosse ovvia, provando a bere dal suo bicchiere, che però trovò già vuoto, così rubò dalle mani della sorella la birra e prese qualche sorso.
“Ma di che parli?” Chiese Haiely aggrottando le sopracciglia. “Ospedale? Ricucirti?”.
Katherine fece silenzio e strinse i denti, abbassando il capo e sentendo gli occhi pizzicare; serrò la mandibola e pregò se stessa di non piangere e di non sfogarsi proprio in quel momento. Non voleva piangere in un bar da ubriaca, non voleva sentirsi così debole in mezzo a tante altre persone.
“Sto parlando di quella maledetta notte” sussurrò Katherine rialzando il capo e guardando la sorella con aria triste.








Milioni di pensieri ronzavano nella mente del ragazzo, riuscì a immaginare mille modi diversi in cui Samuel avrebbe preso quella situazione e nessuno finiva mai bene per l’incolumità del bambino. Ma quello, quello non se lo aspettava proprio.
Quando suo nonno aveva accolto il piccolo con un grande sorriso e lo aveva convinto a lasciarglielo in braccio non poteva immaginare che quelle parole uscissero proprio dalla bocca di un cacciatore cinico e frustrato come lui.
“Crescetelo come se fosse un figlio vostro e lasciamo a lui la decisione di cosa essere in futuro”.
Aveva capito bene? Samuel non voleva ucciderlo o usarlo come esca per gli altri mutaforma?
Voleva solo che tutti loro lo amassero come se fosse un membro della famiglia?
Impossibile, pensò, ci deve essere qualcosa sotto!
“Un cacciatore mutaforma? Sarebbe micidiale” aggiunse Guen sorridendo teneramente e facendo una carezza sulla guancia del bimbo che rideva fra le braccia di suo nonno. “Un fratellino per la piccola Judith..”.
“Siete seri o mi state prendendo per il culo?” Sbottò Dean aggrottando le sopracciglia e guardandoli come se fossero impazziti.
“Dean, noi non vogliamo fargli del male” sussurrò Samuel sorridendo, alzando lo sguardo e il ragazzo poté vedere chiaramente quanto fosse sincero.
“Te l’avevo detto che l’avrebbero presa bene..” sussurrò Sam sorridendo, dando una pacca sulla spalla del fratello ancora sbalordito.
“E cosa vorreste? Che Katherine lo crescesse come fosse suo?” Chiese Dean facendo spallucce e ridendo nervosamente. “Verranno a cercarlo prima o poi!”.
“Affrontiamo un giorno alla volta” disse Guen sorridendo, ma il ragazzo sbuffò e si avvicinò a suo nonno e gli fece segno di ridargli il bambino, che con un sorriso si adagiò nuovamente fra le sue braccia.
In quel momento la porta d’ingresso si spalancò e due figura femminili che i presenti conoscevano benissimo entrarono all’interno della casa, ma si bloccarono guardando il nuovo arrivato.
Hailey sgranò gli occhi e rimase basita alla vista di un piccolo esserino fra le braccia del maggiore dei Winchester, così come Katherine, che si distaccò dalla sorella e lentamente si avvicinò al ragazzo con un’espressione indecifrabile, ma estremamente seria.
Li studiò, cercando di capire che grado di parentela ci fosse, ma dopo pochi secondi scoppiò in una fragorosa risata, tenendosi al tavolo del grande salone per non cadere a terra.
“E quello chi è ? Tuo padre venuto dal futuro??” Esclamò Katherine fra una risata e l’altra, attirando tutti gli sguardi dei presenti su di se.
Samuel scosse la testa e sospirò rumorosamente, pensando che da quando quei Djin avevano attaccato il maggiore dei suoi nipoti, tutta la sua famiglia stesse letteralmente impazzendo: da Cristian che decise di andarsene, a Katherine che tornava ubriaca a casa, a Sam che si comportava in maniera strana.
“Sei ubriaca?” Chiese Dean aggrottando le sopracciglia e riducendo gli occhi a due fessure per la sorpresa.
“Decisamente!!” Esclamò Katherine continuando a ridere, avvicinandosi a lui e fissando il bimbo. “Chi è il piccoletto?”.
“Anche se te lo spiegassi non lo capiresti da ubriaca..” sussurrò Dean sorridendo e facendo spallucce.
“Un bimbo mutaforma..” sussurrò Sam rispondendo allo sguardo interrogativo lanciato dalla sua ragazza. “.. ti spiegherò dopo”.
“Bimbo mutaforma?” Chiese Hailey sgranando gli occhi. “Ma che vuol dire?”.
“È il figlio di un mutaforma e di un umana..” sussurrò Katherine facendosi seria ed annuendo, cercando di sminuire il suo stato di ubriachezza, per poi fissare il maggiore dei fratelli con sfida. “Hai visto? Capisco anche io!”.
“D’accordo, e cosa ne facciamo?” Chiese Hailey aggrottando le sopracciglia.
“Lo cresciamo!” Esclamò Guen sospirando. 
“È un mostro!” Esclamò Hailey scuotendola testa.
“È un bambino!” Controbatté Katherine guardandola in cagnesco.
Un rumore di nocche contro la porta fece calare il silenzio nella stanza e tutti i cacciatori afferrarono le loro armi, pronti a difendersi da un eventuale attacco; Sam si avvicinò ad Hailey e la sorpassò, facendole scudo con il suo corpo, quando la porta venne letteralmente scardinata e scaraventata in fondo alla stanza, travolgendo il minore dei fratelli.
Un uomo del tutto uguale a Samuel si presentò ed oltrepassò la soglia con un sorriso stampato sul viso e lo sguardo puntato sul bambino che Dean teneva fra le braccia.
“Un bambino deve stare con il proprio padre” sussurrò il mutaforma con la stessa voce di Samuel, avanzando di qualche passo.
I cacciatori si avventarono su di lui, così Katherine cercò di reprimere la sua nausea e il suo malessere dovuto all’eccessivo uso di alcol, e afferrò il ragazzo dalla giacca, intimandogli di seguirlo; velocemente scesero nella panic room che si trovava a ben due piani di profondità rispetto al salone e la ragazza chiuse la porta, facendo scattare la chiusura ermetica.
Dei suoni di lotta provenivano da sopra e i due ragazzi non fecero altro che preoccuparsi per i propri familiari.
“Maledizione, dovevo ubriacarmi proprio oggi?!” Si Chiese ironicamente Katherine reggendosi alla parete in ferro, sentendo la testa girare e lo stomaco rigirarsi. “Ok, ok, ok, respira Katherine..”.
“Kath..” la chiamò Dean avvicinandosi, mentre il bimbo prese a piangere. 
Delle grida giunsero da i piani superiori e la ragazza non fece altro che sentirsi in colpa; guardò il cacciatore con occhi tristi, chiedendosi cosa potesse fare.
“Tieni il bambino, io salgo ad aiutarli!” Esclamò Dean avvicinandosi e annuendo.
“Non riuscirei a tenerlo, potrei fargli del male..” sussurrò Katherine spostando lo sguardo sul piccolo con aria terrorizzata.
“Ce la farai, andiamo!” Esclamò Dean sorridendola e spingendola ad afferrare il bimbo. “Sei una madre!”.
Con titubanza, la ragazza stese le braccia e accolse il bimbo che con felicità si adagiò su di lei, regalandole un ridolino; con gioia Katherine alzò lo sguardo, trovando l’uomo a sorriderle teneramente.
Quello era uno dei loro sogni, uno di quelli di cui avevano parlato dopo che Sam saltò dentro la gabbia con Lucifero e Michele e avevano deciso di smettere di condurre la vita da cacciatori; avevano progettato di mettere su famiglia, di dare un fratellino o una sorellina a Judith, e di essere felici. Ma non sempre la vita va come nelle favole.
Il sorriso di entrambi scemò a quel ricordo e il loro umore peggiorò, arrabbiandosi con se stessi per non essere riuscito a portare a termine quei progetti.
Dean sospirò e si voltò bruscamente verso la porta, sia per andare ad aiutare gli altri, sia per non farle leggere tutto il dispiacere che provasse, così si avviò a grandi passi verso l’uscita, quando un suo sosia comparve dall’oblò della porta blindata, facendolo indietreggiare di qualche passo.
“Finché siamo qui dentro non può prenderlo..” sussurrò Dean deglutendo a fatica, avvicinandosi alla ragazza.
Con un sorriso, il sosia del cacciatore, sradicò la porta, lanciandola lontana da se ed entrando lentamente all’interno della panic room.
“Porca puttana!” Esclamò Katherine indietreggiando, sapendo di non avere scampo.
“Sono un Alpha, il primo mutaforma vivente, quello originale e rivoglio immediatamente mio figlio!” Esclamò con le sembianze di Dean, avvicinandosi alla ragazza con sguardo minaccioso. 
“Mi dispiace, la nostra ditta non effettua rimborsi..” sussurrò Dean sorridendo, cercando di avvicinarsi per colpirlo e far scappare la ragazza, ma con un pugno venne steso dal suo sosia.
Si voltò verso la donna e si avvicinò lentamente; con un’espressione perentoria e un tono glaciale, disse: “Ridammi mio figlio!”.
Katherine guardò prima lui, poi il bambino e successivamente Dean che cercava ancora di rialzarsi e di riprendersi dal colpo, e con sospiro alzò lo sguardo e disse: “Spiacente, non diamo figli ai mostri!”.
Si avventò con foga verso la ragazza e con una mano la incollò al muro, alzandola e facendole mancare il respiro per molti secondi; nonostante Katherine provasse a difendersi, il mutaforma la bloccava ad ogni mossa, per poi afferrare con forza il bambino dalle sue braccia protestanti e lanciarla contro la parete di ferro, facendole sbattere la testa.
La ragazza emise un mugolio e Dean cercò di impedire all’alpha di andare via, ma venne nuovamente atterrato dalla copia di se stesso che con un sorriso sul volto andò via, lasciando tutti i presenti doloranti e stravolti da quando fosse appena successo.








“È stato orribile..” sussurrò Hailey con sguardo vitreo, fissando il vuoto e ripensando a tutto ciò che avesse appena visto e vissuto.
“A quanto pare gli Alpha sono proprio dei grossi e forti figli di puttana..” sussurrò Dean scuotendo la testa e sospirando.
Erano rimasti soli ormai, Sam si era dileguato con Samuel per fare delle ricerche su questi esseri, mentre Katherine era uscita sulla veranda per  chissà quale ragione. 
Si sentiva in colpa, era palese, ma lei aveva solo difeso con tutte le sue forze il bimbo mutaforma dall’Alpha troppo potente; tutti ci avevano provato.
“Andrai a casa?” Chiese Hailey sospirando ed alzando lo sguardo, dopo qualche minuto di silenzio.
“Non andrò più da nessuna parte” rispose Dean facendo spallucce e sostenendo lo sguardo della donna. “Sono un cacciatore a tempo pieno!”.
“Mi dispiace Dean..” sussurrò la ragazza guardandolo con amarezza.
“No, va tutto bene..” disse il ragazzo sorridendo sinceramente. “Non posso cambiare ciò che sono, ho scelto io questa vita. Devo solamente dirlo a Lisa e poi le nostre strade si divideranno per sempre”.
Hailey sospirò, profondamente dispiaciuta che il ragazzo stesse sprecando la sua unica possibilità di uscire da quella vita così terribile e atroce; si avvicinò e gli passò una mano sulle spalle, appoggiandosi come lui al tavolo del salone della casa.
La donna divenne seria, sospirando e guardandolo con dispiacere.
“Katherine mi ha detto perché sei andato via un anno e mezzo fa” disse con voce bassa e seria, osservando come il ragazzo si irrigidì e la guardò con preoccupazione.
Non voleva che pensasse male di lui, anche se sapendo la verità non avrebbe potuto fare altrimenti; sospirò e deglutì a fatica.
“Le hai spezzato il cuore andando via, lo sai vero?” Chiese retoricamente la ragazza incrociando le braccia al petto.
“Pensavo che fosse la cosa giusta da fare” sussurrò Dean con voce rotta.
“Dean, non sono qui per giudicare, ma voi due avete combattuto per stare insieme per tanto tempo! Quando lei è impazzita tu ti sei occupato di lei, l’hai riportata da te!” Esclamò la donna sospirando e sorridendo amaramente. “Permettile di fare lo stesso adesso”.
Il ragazzo abbassò lo sguardo e con aria triste si scostò dal tavolo ed uscì in cerca di una boccata d’aria; d’un tratto l’ampio salone era diventato troppo piccolo per lui, aveva bisogno di respirare ossigeno all’aria aperta.
Nonostante ricordasse ogni giorno in ogni momento ciò che avesse fatto, non riusciva a sopportare che qualcuno sapesse; era così orribile, così atroce che non se lo sarebbe mai perdonato.


L’odore di ruggine arrivò alle sue narici e sentí una sostanza densa e appiccicosa scendere lungo le sue mani; si guardò il corpo, cercando di capire da quale arto provenisse tutto quel sangue e soprattutto cosa lo avesse provocato, ma il buio all’interno della stanza non favorì la ricerca.
Così strabuzzò gli occhi, cercando di capire cos’è che li avesse attaccati durante la notte e si guardò attorno: se ne stava seduto sul pavimento del salone della casa di Katherine, che ormai sentiva essere diventata anche sua.
Vivevano li da ormai tre mesi e non avevano ancora mai ricevuto degli attacchi da parte dei demoni; perché c’era sangue ovunque? Perché non trovava Katherine ?
Si alzò di scatto e si accorse come le sue braccia, la sua maglietta e parte dei pantaloni fossero zuppi di sangue, ma non suo, dato che non sentiva dolore in nessuna parte del corpo; delle emozioni come ansia, terrore e preoccupazione lo invasero, e si agitò ancora di più.
Lentamente si mosse per la casa, seguendo chiazze di sangue; i passi inizialmente cauti e incerti divennero poi veloci e preoccupati, dato il progressivo aumento della sostanza rossa sul pavimento. 
Fin quando i suoi occhi si posarono su una delle scene più atroci che potesse vedere; sapeva che non avrebbe più dimenticato quelle immagini.
Il sangue tingeva di rosso la cucina, era ovunque: sul tavolo da pranzo, sul frigo, sulle porte. 
Il suo sangue.
Il suo corpo disteso a terra, immobile. 
I suoi vestiti imbrattati.
“Katherine!!” Esclamò Dean in preda al panico, avvicinandosi alla ragazza e cercando la ferita.
La donna semi incosciente si ritrasse leggermente dal tocco, come se avesse paura, e si coprì spontaneamente il fianco sinistro, dal quale partiva la grossa chiazza di sangue sulla sua maglia; dei flash presero a scorrere nella mente del ragazzo. Momenti di loro due che si mettevano a letto tranquilli, Katherine che si addormentava fra le sue braccia e gli diceva che lo amava, il bacio della buonanotte e poi.. qualcosa che non si sarebbe mai perdonato.
“Mi dispiace, mi dispiace tanto..” sussurrò Dean sentendo delle lacrime scendere dalle sue guance. “Perdonami amore, non ero in me!”.
La prese fra le braccia e velocemente la portò fuori dalla casa, l’adagiò sul sedile della sua auto e partí velocemente bella direzione dell’ospedale più vicino, preoccupato più che mai per la vita dell’unica sua ragione di vita.





Il rumore di un accendino lo distolse da quei ricordi così dolorosi, riportandolo alla realtà; scrollò le spalle, si passò una mano sul viso e sospirò rumorosamente, nel tentativo di allontanare quei pensieri da sé.
Il suo sguardo si posò sulla figura della ragazza seduta sul gradino della veranda, che gli dava le spalle e stringeva fra le labbra una sigaretta, mentre cercava di accendere l’accendino con troppa forza, che però si ruppe fra le sue mani.
Dean sorrise e lentamente si avvicinò, porgendole l’accendino che teneva sempre nella sua giacca e accendendolo facendo scattare il pollice, permettendole di fumare la sua sigaretta.
“Grazie” sussurrò Katherine dopo aver ispirato il primo tiro, sorridendo.
Dean fece spallucce e rimase in silenzio, sedendosi accanto a lei e appoggiando le braccia alle sue ginocchia; guardò davanti a sé, nonostante sentisse addosso lo sguardo della ragazza, e accennò un sorriso.
Da quando l’aveva rivista e aveva ricominciato a passare del tempo con lei, tutti i suoi sensi di colpa, il suo dolore e il suo malessere si erano piano piano dimezzati; provava ancora tutte quelle emozioni, ma stare accanto a lei, sapere che lo avesse perdonato, nonostante non lo avesse detto esplicitamente, lo faceva stare bene.
Inspirò con le narici, sentendo il miscuglio del profumo della ragazza, del fumo e dell’alcol e sorrise, resistendo all’impulso di allungare una mano e stringerla fra le sue braccia.
“Da quando ti sbronzi?” Chiese Dean sorridendo.
“Hailey mi ha portata in un bar; penso che volesse solo farmi parlare un po’” sussurrò la ragazza facendo spallucce, prendendo un altro tiro e sputando il fumo dalle sue labbra. “Adesso ho solo un grande mal di testa”.
Dean sorrise ancora e la guardò, sentendo il petto gonfiarsi ed il cuore battere così tanto velocemente da rischiare che uscisse e si facesse un giro; doveva essere pazzo, ma lesse negli occhi della ragazza gli stessi sentimenti, ma era impossibile. Non riusciva neanche a crederci.
“Dobbiamo parlare di Sam..” sussurrò Katherine serrando la mandibola e deglutendo a fatica. “Dean, c’è qualcosa di strano in lui, dico sul serio!”.
“Strano come?” Chiese Dean sospirando, sapendo benissimo su cosa volesse andare a parare.
“Non lo so, non mi sembra più lui” sussurrò Katherine sospirando e mordendosi il labbro, guardando il ragazzo. “Forse sono ancora ubriaca”.
“È stato all’inferno, queste cose cambiano..” sussurrò il cacciatore facendo spallucce, cercando di giustificarlo. “Anche io sono cambiato rispetto a prima!”.
“Ricordo benissimo com’eri quando sei uscito, ed è diverso! Anche Hailey lo pensa..” rispose la ragazza accigliandosi e sospirando, distogliendo lo sguardo poco convinta. “Forse è stata solo un’impressione..”.
“Kath, Sam ne ha passate tante e devo ammetterlo, non è più come prima. Non commette le stesse azioni di una volta, non ragiona come una volta. Ma è tutto dovuto al fatto che sia rimasto chiuso nella gabbia con Lucifero e Michele” disse Dean sospirando rumorosamente. “Non posso neanche immaginare cosa gli possano aver fatto!”.
“Hai ragione..” rispose la donna facendo spallucce e portandosi le mani alle tempie per il forte mal di testa, lanciando la cicca della sigaretta lontana da lei. “..mi sto preoccupando per niente”.
Il cacciatore la osservò, notando i suoi occhi tristi e stanchi, e da come strizzava gli occhi riuscì a intuire le fitte dolorose alla testa; così senza farlo apposta, senza averci pensato o riflettuto su, gli venne spontaneo passarle un braccio attorno alle spalle e l’attirò a se, facendo aderire al suo fianco e depositandole un bacio fra i capelli.
Ricordava bene le parole che Katherine gli avesse detto l’ultima volta che erano rimasti da soli, ovvero che non credeva più ad una sola sua parola, ne tantomeno al suo dispiacere, ma lui lo provava veramente; lui era dispiaciuto. Lui provava davvero del rimorso, lui si sentiva davvero una merda per tutto.
E voleva scusarsi ogni giorno, voleva rimediare ogni giorno.
Voleva dirgli che si, non aveva più paura a starle accanto, sapeva che non avrebbe più perso il controllo e che sarebbe stato bene, che aveva bisogno di lei.
“Andiamo, ti porto a letto..” sussurrò Dean sorridendo, inalando ancora  il suo profumo e depositando un altro bacio.
“No, ci riesco..” sussurrò la ragazza alzandosi di scatto in piedi, ma sentendo le forze venir meno e le ginocchia cedere.
Il ragazzo prontamente la prese, accogliendola subito fra le braccia e sorridendo teneramente; la donna alzò lo sguardo verso di lui e ricambiò il sorriso, sentendosi accecata dalla sua bellezza.
“Sono ancora ubriaca, lo ammetto” disse sorridendo imbarazzata e sentendo le sue guance dipingersi di rosso, mentre stringeva la presa sul ragazzo.
Con un braccio le cinse la vita e la fece entrare lentamente all’interno della casa; salirono le scale: ormai Dean aveva imparato il posto di ogni stanza nella proprietà di Samuel.
Aprì la porta della stanza della ragazza e accese la luce, che Katherine spense subito per via del disturbo che le arrecava agli occhi; si lasciò trascinare vicino al suo letto e, mentre Dean lo disfaceva per permetterle di mettersi sotto le coperte, lei si tolse i vestiti alle spalle del ragazzo, rimanendo solo in intimo.
Sarebbe stato stupido chiedergli di girarsi, pensava Katherine passandogli accanto e avvicinandosi al letto, incurante dello sguardo imbarazzato di Dean.
Erano stati insieme per tanto tempo, perché mai vergognarsi?
Il ragazzo continuò a seguirla con lo sguardo, la vide piegarsi e stendersi sul suo letto, osservò il suo corpo ed inevitabilmente rivide dopo tanto tempo la cicatrice sul suo fianco sinistro; deglutì a fatica e senza accorgersene la sfiorò con le dita.
Era più piccola di quanto ricordasse, era meno spessa e grossa; la ragazza non si infastidì del tocco, anzi lo guardò con un sorriso dolce sul viso.
Per qualche secondo rimasero così, occhi negli occhi; poi Dean distolse lo sguardo e la coprí con le coperte, rimboccandogliele e permettendole di scaldarsi.
“Buonanotte Kath..” sussurrò il ragazzo con voce dolce, sporgendosi con il busto ed arrivando vicino al suo viso, dove le depositò un tenero bacio sulla fronte.
La donna sentí il cuore battere all’impazzata in quel momento, avrebbe voluto che quell’istante durasse per sempre; con un gesto della mano lo bloccò, arpionandoli alle sue braccia e trattenendolo, incastrandolo con i suoi occhi azzurri.
“Aspetta.. “ sussurrò Katherine stringendo una delle sue mani fra le sue, guardandolo con occhi supplichevoli. “Dean noi.. noi avevamo ricominciato”.
Il cacciatore si irrigidì e serrò la mandibola; sapeva benissimo che fosse l’alcol a parlare, ma in vino veritas, quindi sentí un peso sul petto stabilirsi, mentre gli occhi gli presero a pizzicare.
“Ci eravamo lasciati ogni cosa brutta alle spalle e tu sei sparito! Adesso non voglio cacciare con te, non voglio parlarti, ne sentire la tua voce , perché tutto ciò mi ricorda che mi hai lasciata, che sei andato via e fa ancora male..” disse Katherine tutto d’un fiato, sentendo delle calde lacrime rigarle il viso. “.. fa troppo male per sopportare la tua presenza! Però se rimani, non andare più via..”.
Dean si morse il labbro e si sedette accanto a lei, sorreggendo il suo sguardo e ricambiando la stretta sulla sua mano; il cuore prese a scoppiargli di dolore per ciò che avesse appena sentito , ma anche di felicità.
Lei lo voleva ancora, sarebbe stata disposta a combattere per loro, per stare di nuovo insieme e lui era stato un idiota a pensare il contrario.
“Non lo farò Kath.. “ sussurrò con dolcezza alla ragazza, ma teneramente si accorse che si fosse già addormentata, stanca per com’era. 
Le schioccò un bacio sulla guancia e  continuandola a guardare sorrise, sfiorandole il viso con delicatezza.
Ti amo.. “ sussurrò sapendo che non lo potesse sentire e proprio per questo lo disse.
Sospirando si tolse la giacca e la posò sulla poltrona della stanza; si alzò lentamente e delicatamente, per poi sdraiarsi accanto a Katherine, nel tentativo di non svegliarla o disturbarla durante il sonno: sentiva un gran bisogno di stendersi accanto a lei per un altro po’, per recuperare il tempo passato.
La guardò, studiando ogni singola espressione durante il sonno e riconoscendole tutte; le era mancata, più dell’aria che respirava, e non l’avrebbe mai più persa. Mai più.

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Capitolo 4
*** All we do is drive, all we do is think about the feelings that we hide. ***




Capitolo 4.
All we do is drive, all we do is think about the feelings that we hide.




Le luci dell’alba la colpirono con violenza sul viso, trascinandola via dal mondo dei sogni e facendole aprire gli occhi; guardò l’orologio che portava sempre al polso, leggendo l’orario e sospirò rumorosamente.
6:48. Era presto. Ancora troppo presto perché lei potesse connettere e svegliarsi del tutto.
Aveva ancora un po’ di mal di testa dalla sera precedente, per via di quanto avesse bevuto con la sorella in quel bar; ricordava a malapena ciò che fosse successo, solo qualche flash le permise di ricordare il bambino mutaforma e l’alpha.
Sospirò, capendo che quella giornata l’avrebbe impiegata cercando di scoprire qualcosa di più sui capi dei mostri e si girò automaticamente nel letto, trovando però una grossa sorpresa per lei. Si sarebbe aspettata di tutto da quel giorno, ma non quello.
Strabuzzò gli occhi, pensando di stare ancora dormendo, ma quando si concentrò vide l’immagine rimanere la stessa: Dean sdraiato nel suo letto.
Per un momento si soffermò ad osservare il cacciatore, mentre un sorriso spontaneo nacque sulle sue labbra: il suo viso, sereno e sornione esattamente come quando dormivano insieme nella loro casa; dai lineamenti riuscì a notare quanto fosse rilassato, un mezzo sorriso che spuntava appena sulle sue labbra. Il cuscino su cui poggiava la testa gli scompigliava un po’ i corti capelli quasi dorati, mentre teneva le braccia incrociate al petto. Sembra quasi felice.
Non riuscì a smettere di pensare quanto lo attraesse e quanto avrebbe voluto abbassare il capo e riaddormentarsi sul suo petto; le sembrava di essere tornata indietro di oltre un anno.
Successivamente si chiese cosa diamine ci facesse nel suo letto e, quando osservò anche se stessa e si trovò con solamente l’intimo, i dubbi nella sua mente si 
moltiplicarono.
Cercò di uscire da sotto le coperte facendo il meno rumore possibile e si infilò in fretta i vestiti, prima di dirigersi verso la porta per uscire e lasciarsi quella situazione alle spalle.
Fece tutto in religioso silenzio, non smettendo di chiedersi cosa fosse successo, e il forte dubbio l’accompagnò mentre scendeva al piano di sotto; entrò in cucina e trovò seduta al grande tavolo sua sorella, intenta a leggere il giornale mentre faceva colazione.
Si avvicinò in silenzio, ma le passò accanto senza dire una parola, dirigendosi verso la caffettiera, che svuotò all’interno della sua tazza.
“Buongiorno, tutto bene?” Chiese Hailey aggrottando le sopracciglia, distogliendo l’attenzione dalla cronaca e notando lo strano atteggiamento della sorella. “Sembra che tu abbia appena visto un fantasma!”.
“No..” rispose Katherine sospirando e facendo spallucce, bevendo un lungo sorso del suo caffè ed appoggiandosi al tavolo con il bacino. “..solo Dean nel mio letto”.
“Cosa??” Chiese Hailey sgranando gli occhi e rimanendo a bocca aperta per qualche secondo. “Avete..?”.
“No! Almeno credo!” Rispose la minore sospirando e prendendo posto accanto alla sorella. “Non ricordo, ma ero ubriaca ieri sera, quindi...”.
“Davvero credi..” iniziò la maggiore, ma venne interrotta dal rumore di alcuni passi provenienti dalle scale.
Con uno sguardo ancora assonnato e mentre con la mano destra si stropicciava l’occhio, nella piccola cucina entrò il maggiore dei Winchester, che si sedette al tavolo di fronte alle due ragazze.
“Buongiorno..” sussurrò il ragazzo stiracchiandosi leggermente con voce ancora impastata dal sonno.
Le due sorelle si sentirono in imbarazzo per quella situazione, specialmente Katherine che si ritrasse leggermente, continuando però a guardarlo.
“Io vado..” disse la maggiore sorridendo forzatamente e alzandosi dalla sua sedia, notando le occhiatacce mandate dalla sorella.
“Che avete stamattina voi due ?” Chiese Dean versandosi un po’ di caffè ed inumidendosi le labbra, prima di alzare lo sguardo verso la ragazza.
“Noi? Niente, davvero!” Esclamò con troppa veemenza Katherine annuendo e sorridendo un po’ troppo.
“Katherine..” sussurrò il ragazzo sollevando un sopracciglio e con tono severo.
“Perché dormivi nel mio letto?” Chiese a brucia pelo la ragazza, stringendo fra le mani la sua tazza.
Il maggiore scoppiò in una fragorosa risata e si rilassò sulla sedia; con un sorriso la guardò, trovandola però ancora più preoccupata di prima.
“Ti ho messa a letto“. 
“Cosa ?” Chiese la ragazza aggrottando le sopracciglia.
“Eri ubriaca e ti ho messa a letto..” sussurrò Dean sorridendole ed incastrandola con il suo sguardo. “Devo essermi addormentato anche io, tutto qui..”.
La ragazza continuò a fissarlo negli occhi, leggendo tutta la sincerità del mondo e sorrise di getto; non potè fare a meno, però, di chiedersi cosa fosse successo dopo.
“E poi?” Chiese sentendosi in imbarazzo, abbassando lo sguardo e stringendo le dita.
“Pensi che avrei potuto approfittare di te mentre eri incosciente ?” Chiese Dean aggrottando le sopracciglia e guardandola con stupore.
“Dico solo che ero mezza nuda nel letto e tu dormivi accanto a me” rispose Katherine facendo spallucce, sentendo l’imbarazzo crescere.
“Quindi non ricordi niente ?” Chiese Dean aggrottando le sopracciglia e prendendo un lungo sorso di caffè, continuandola ad incastrare con i suoi occhi ed accennando un sorriso compiaciuto.
“Cosa dovrei ricordare ?” Chiese Katherine di getto, sentendo il cuore battere all’impazzata.
“Hai detto delle cose..” disse il ragazzo sorridendo e sentendo la serenità crescere dentro di lui.
“Non fare il misterioso, va avanti..” rispose sospirando e sentendo un peso stabilirsi sul petto.
“Solo che vorresti che io rimassi qui”.
Il sangue si gelò nelle vene della ragazza, che sostenne lo sguardo del cacciatore solo per qualche secondo, dopodiché lo abbassò e sentì gli occhi pizzicare, mentre torturava in silenzio le sue dita; non avrebbe dovuto dire quello che aveva detto, non avrebbe dovuto sapendo che non stavano più insieme e che lui stesse con un’altra donna.
“Non avrei dovuto, scusami..” sussurrò alzando lo sguardo e sbattendo le palpebre parecchie volte, mentre il dolore che sentiva le smorzò la voce. “..stai con Lisa e lei è fantastica, quindi mi dispiace”.
“Non hai notato che sono qui da settimane ?” Chiese il ragazzo sospirando, stringendo delicatamente una delle mani della ragazza, che non capì il gesto e cercò di allontanarsi invano.
Lei capì cosa volessero dire quelle parole, capì cosa significasse la permanenza del ragazzo in quella casa, così abbassò il capo e sospirò.
“Mi dispiace”.
“Beh, a me no! E..” iniziò il ragazzo appoggiando i gomiti al tavolo e avvicinandosi con il corpo verso la donna, quando fu interrotto.
“Abbiamo un caso!!” Esclamò suo fratello irrompendo nella cucina con uno sguardo davvero preoccupato.
“Tempismo perfetto fratellino! Cosa abbiamo?” Chiede Dean sbuffando, continuando a stringere la mano della ragazza.
“Non ti piacerà” sussurrò Hailey sbucando da dietro il ragazzo e guardandolo con aria triste. “Hanno preso Lisa e Ben”.
Il sangue si gelò nelle sue vene, si irrigidì e sentì un grosso peso stabilirsi sul suo petto, mentre un nodo lo rese incapace di respirare per mezzo minuto, ed il suo cuore prese a battere all’impazzata; si alzò di scatto, lasciando le mani della ragazza e si diresse verso la sua stanza per prenderne tutte le sue cose e cominciare immediatamente le ricerche per trovarli, salvarli e portarli definitivamente fuori da quel casino.




I quattro cacciatori presero a rapire e ad interrogare più demoni possibili, specialmente Dean prese a farlo. Li torturava finché, esausti, non lo imploravano di ucciderli e far finire il loro dolore, ma nessuno di loro, nessuno, disse una sola parola su chi avesse rapito Lisa e Ben.
Venne aiutato da Katherine, Sam ed Hailey, e proprio quest'ultima gli disse di prendersi una pausa e lasciare che se ne occupasse lei, ma il cacciatore fu irremovibile.
“Li ho messi io con la merda fino al collo, li tirò fuori io!”.
Nonostante le ore passassero e le torture aumentassero di intensità, nessuno se la cantò; ormai il sole era tramontato, lasciando lo spazio all’oscurità e al freddo della notte.
Erano davvero disperati, soprattutto Dean, che continuava a lasciarsi consumare dal senso di colpa senza neanche provare a reagire; faceva troppo male.
Due innocenti, una donna e un bambino, avrebbero pagato con la loro vita per averlo solamente accolto nella loro casa nel momento in cui ne aveva più bisogno. 
Questo era inaccettabile, non poteva permetterlo.
Così Dean ricordò ciò che Alastair gli avesse insegnato quando era giù all’inferno e lo mise in atto con più ferocia, facendo sì che i demoni vivessero le loro paure più grandi.
Qualche informazione cominciò ad uscire dalle loro bocche, permettendo ai quattro cacciatori di conoscere il luogo in cui fossero rinchiusi, ma soprattutto chi li tenesse in ostaggio; lasciarono i demoni superstiti ancora intrappolati nelle chiavi di Salomone e corsero verso l’auto, salendo velocemente e dirigendosi verso l’indirizzo datogli.
Non poteva credere di averli lasciati in quella situazione, Lisa e Ben non meritavano un trattamento simile, non era giusto; spinse il piede sull’acceleratore, infischiandosene dei limiti di velocità; doveva trovarli e metterli in salvo. Non avrebbe permesso a Crowley di ucciderli, o peggio.


Una volta dentro, i ragazzi si divisero per perlustrare al meglio e più velocemente l’intero edificio: lo trovarono pericolante ed infestato dai demoni, almeno due in ogni angolo, aggressivi e incazzati che avessero scoperto il loro covo.
Sam ed Hailey si diressero nel lato est dell’edificio, mentre Dean e Katherine si dedicarono al lato ovest; incontrarono numerosi demoni pronti a respingerli e a catturarli, ma prontamente i ragazzi riuscirono ad ucciderli e ad avanzare all’interno del palazzo.
Era buio, silenzioso e sinistro, ma nessuno dei ragazzi provava paura o timore, erano insieme, proprio come ai vecchi tempi; il maggiore dei Winchester andava avanti come un treno, tenendo sempre sottocchio la ragazza che procedeva spedita con lui con l’intento di uccidere tutti quei demoni.
Una volta arrivati davanti ad una grande porta, i due ragazzi si guardarono: Katherine trovò lo sguardo dell’uomo così risoluto e pronto a qualsiasi cosa pur di salvarli, così gli accennò un sorriso e con un calcio scardinò la porta, facendola finire all’interno della stanza.
I loro occhi vagarono fra i presenti, trovando Lisa e il piccolo Ben legati ad un grosso palo con delle espressioni terrorizzate sul volto; ben presto i tre demoni di guardia gli si scagliarono contro e i due ragazzi presero a lottare, uccidendoli uno dopo l’altro senza pietà.
La ragazza pulì la sua lama dal sangue del demone e corse vicino ai due ostaggi, tagliando le corde e liberandoli; Lisa la guardò con aria quasi grata e lei accennò un debole sorriso, prima di distogliere lo sguardo e volgerlo su Dean, che si avvicinò e avvolse fra le braccia la donna e il piccolo.
Non così in fretta” sussurrò una voce familiare, comparendo alle spalle dei due ragazzi. “Ciao Kath..”.
Cristian..?” Chiese la ragazza sorpresa voltandosi, quasi non riconoscendo più la sua voce.
Era così diversa, carica di odio, ed infatti quando lo osservò non poté che trovare i suoi occhi neri puntati su di lei; un grande dolore la pervase e le mancò quasi il respiro.
Non era giusto, non Cristian. Non poteva crederci.
“Dean, portali via di qui..” sussurrò la ragazza indietreggiando e mettendosi fra Lisa e Ben, e Cristian.
L’uomo si avvicinò di scatto e si mise accanto a Katherine, cercando di fare da scudo ai due, guardando con occhi increduli il sorriso beffardo che si era appena dipinto sul volto di suo cugino.
“Oh Cristian mi dispiace davvero tanto..” sussurrò Dean deglutendo a fatica e sentendosi sinceramente dispiaciuto. 
“Amico, credo che tu debba dispiacerti più per lei che per me..” disse il demone attraverso la bocca di Cristian ridendo, indicando con lo sguardo la donna che stavano proteggendo.
Lo sguardo dei due cacciatori guizzò in brevissimo tempo verso Lisa, che trovarono con un sorriso beffardo intenta a puntare un coltello alla gola del piccolo Ben; una risata malefica nacque dal suo petto, mentre indietreggiò di pochi passi, portando con se il ragazzino.
“Crowley sapeva che sareste venuti a prenderli, così mi ha chiesto di entrare dentro di lei” disse Lisa mentre i suoi occhi divennero neri come quelli di Cristian.
“Quindi è stato davvero Crowley..” sussurrò fra se Katherine prendendo un respiro profondo ed impugnando la sua arma.
“Oh si, e il vostro bell’angioletto ne era a conoscenza!” Esclamò Cristian sorridendo e facendo spallucce, muovendosi lentamente nella loro direzione.
“Tu menti! Castiel non lo avrebbe mai fatto!” Esclamò di getto Dean guardandolo in cagnesco. “Adesso smettete di possederli, brutti figli di puttana!!”.
“Come posso?” Chiese Lisa ridendo e stringendo il coltello alla gola del piccolo Ben, che si dimenava nel tentativo di scappare dalla sua stessa madre. “Posso sentire i suoi pensieri, vuole che io uccida il bambino, è solo un peso per lei”.
“Ben, non è tua madre a parlare!” Esclamò Dean facendo un passo avanti e guardandolo negli occhi, tentando inutilmente di tranquillizzarlo. 
“Per non parlare di te! Tu sei il suo più grande errore, Lisa era sicura che una volta tornato a cacciare con questa puttana ti saresti infilato fra le sue gambe ancora una volta..” disse ridendo e scuotendo la testa.
Katherine di istinto prese due delle sue bottigliette di acqua santa e ne svitò il tappo, prima di spruzzarlo in faccia ai due demoni che presero a urlare dal dolore; quando il demone che teneva Ben lasciò la presa, Dean avvolse il bambino fra le braccia, trasportandolo al bordo della stanza, per far sì che non avessero più modo di servirsi di lui per minacciarli.
Katherine si scagliò contro Cristian, colpendolo con un calcio e facendolo cadere all’indietro e svenire, mentre Dean provò a colpire la donna ma con scarsi risultati; Lisa prese a schivare ogni colpo, finché non lo bloccò contro una parete e si mise faccia a faccia con lui.
“Che c’è ? Non vuoi combattere con me Dean ? Non vuoi picchiare la tua ragazza?” Chiese ridendo, colpendolo in pieno viso e spaccandogli un sopracciglio.
“Io ci sto!” Esclamò Katherine afferrandola dalle spalle e scaraventandola dalla parte opposta della stanza.
Prese a recitare una formula in latino, un esorcismo, che il demone non prese bene, infatti si rialzò e si scagliò contro di lei; la colpì sul viso una prima, una seconda ed una terza volta, finché il demone che possedeva Lisa fu costretto a bloccarsi e a irrigidirsi sulla schiena.
Alle loro spalle il maggiore dei Winchester continuò l’esorcismo dal punto in cui si era interrotta Katherine, dandole modo di rialzarsi ed allontanarsi dal demone; pese a dimenarsi, a contorcersi ed a urlare dal dolore, ma con un sorriso beffardo li guardò con aria di sfida e raccolse tutte le sue forze.
Con agilità e prontezza, afferrò fra le mani il pugnale caduto della cacciatrice e rise di cuore, prima di pugnalarsi di scatto in pieno stomaco; Dean si interruppe, Katherine rimase impietrita e Ben cominciò a urlare e a piangere in preda al panico.
“Continuate ad esorcizzarmi, ormai è un corpo morto!” Esclamò il demone ridendo, rialzandosi e guardando i due ragazzi con aria di sfida.
Lo sguardo della donna finí immediatamente su quello del cacciatore scioccato davanti a se; non riusciva a spiegare ciò che stesse provando, un mix tra dolore, rimorso, senso di colpa. Non sarebbe mai dovuto andare alla sua porta. Non avrebbe mai dovuto incasinargli la vita.
Sentì gli occhi pizzicare e cercò Katherine con lo sguardo, trovandola pronta a continuare ad esorcizzare la donna; annuì leggermente, dandole il segno di andare avanti e procedere.
Delle formule in latino uscirono nuovamente dalle labbra della cacciatrice, pronunciate con profondo dispiacere, mente il demone prese a dimenarsi e ad urlare a squarcia; il fumo nero e denso uscì dalle labbra di Lisa, che si accasciò a terra e prese a tremare, mentre delle dense lacrimone si fecero largo sul suo viso.
Dean si avvicinò di scatto, prendendola fra le braccia e tirandosi su, e poi volse uno sguardo a Katherine, e la ragazza capì cosa fare senza bisogno di ulteriori spiegazioni; dalla guaina del cacciatore sfoderò il suo fucile caricato a sale e lo tenne con una mano, mentre con l’altra cinse per le spalle Ben e gli fece coraggio.
I due furono i primi ad uscire dalla stanza, seguiti da Lisa e Dean, mentre Katherine caricava i colpi e sparava a tutti i demoni che osavano avvicinarsi.
Durante la fase di uscita dal palazzo, incontrarono Sam ed Hailey, che presto corsero all’auto e la portarono all’ingresso, notando quanto i quattro fossero scossi.
La minore di Collins aprì lo sportello posteriore dell’Impala, facilitando la sistemazione di Dean e di Lisa, che aveva preso a singhiozzare, mentre il sangue fuorusciva copioso.
Una volta sistemati, i due si soffermarono qualche secondo a guardarsi, lui seduto sull’Impala con Lisa fra le braccia e lei fuori dall’auto che stava per chiudere lo sportello; il loro sguardo diceva più di mille parole, si capivano fino in fondo; il ragazzo aveva già intuito cosa Katherine avesse intenzione di fare e si ostinò a stringerle la mano, nonostante Lisa fosse sanguinante fra le sue braccia, nonostante Ben fosse completamente traumatizzato e singhiozzante e, nonostante Hailey e Sam osservassero la scena in attese di istruzioni sul da farsi.
Dean sospirò, continuandola a guardare negli occhi, e con un sorriso amaro e rassegnato sussurrò: “Non verrai”.
Katherine accennò un sorriso amaro e ricambiò la presa; sospirò e si sistemò un ciuffo ribelle dietro le orecchie e con tenerezza disse: “Tu hai salvato Lisa! Però c’è ancora Cristian lì dentro!”.
Dean annuì e sorrise, portandosi la sua mano alle labbra e depositando un leggero bacio: era il massimo che si era concesso da quando si erano rincontrati. Mai alcun contatto fisico, mai qualcosa oltre i limiti.
Ma in quel momento doveva farlo, doveva farle capire quanto ancora tenesse a lei e alla sua incolumità; la guardò con occhi supplichevoli, implorandola silenziosamente si seguirlo e salire in auto. Dean però sapeva bene che Katherine non potesse essere domata, che doveva essere lasciata libera di agire da sola senza fare stupide storie.
“Fa attenzione e torna da me!” Esclamò stringendole la mano e accennando un sorriso amaro.
Con quasi le lacrime agli occhi, la ragazza annuì sorridendo con più grinta e lasciò la presa sull’uomo, e chiuse silenziosamente la portiera dell’auto; fece segno a Sam di partire e sorrise, guardando l’auto partire e sfrecciare via, non lasciandola mai però con lo sguardo.
Sospirò, era già sfinita per quel giorno, non avrebbe voluto continuare a cacciare, ma era di Cristian che si stava parlando; non poteva abbandonarlo. 
Lui non l’aveva mai abbandonata, neanche quando avrebbe dovuto, neanche quando lei piangeva ricordando e rimpiangendo la sua vecchia vita. Lui le era stato accanto, perché sapeva bene che ce l’avrebbe fatta a rimettersi in sesto. Credeva in lei.
Quando Dean se ne era andato e Sam tornò nelle loro vite, Katherine era letteralmente devastata, andava avanti solo per sua figlia; ma quando incontrò Cristian si sentì sollevata, sentì i piccoli cocci interni tornare ad incollarsi.
Lei gli aveva voluto bene sin dal primo sguardo, sin dalla prima stretta di mano; erano davvero molto simili e sarebbe stato davvero il compagno ideale per lei. Combaciavano perfettamente e stavano benissimo insieme, erano sincronizzati nelle cacce, ma lei sapeva di non sentire per lui ciò che lui sentisse per lei; Katherine amava ancora con ogni fibra del suo corpo Dean e questo non poteva cancellarlo.
Aprì la porta dello stabilimento e rientrò silenziosamente, continuando a tenere fra le mani il fucile di Dean, e percorse la strada a ritroso, sperando di trovarlo ancora lì; attraverso il lungo corridoio arrivò davanti alla stanza della quale aveva sradicato la porta poco prima, ed entrò silenziosamente. 
“Sei così stupida da essere tornata da sola?” Chiese il demone attraverso il corpo di Cristian, che se ne stava con il busto rivolto verso il tavolo e un recipiente colmo di sangue. Il loro telefono. Disgustoso.
“Dovevo, hai preso qualcuno che amo” sussurrò la ragazza avanzando e posizionandosi davanti a lui.
“Non lo ami, lui lo sa” disse ridendo il demone, voltandosi nella sua direzione.
Allargò le spalle e si mise dritto sulla schiena, cercando di spaventarla e farla sentire minacciata, facendo entrare aria dalle sue narici e sospirando; la loro differenza di altezza era palese, Cristian era più possente, più massiccio e più forte di lei. Ma Katherine sapeva difendersi, sapeva scagliare la forza del ragazzo contro di lui.
“Vuoi cominciare questa lotta?” Chiese il demone sorridendo beffardamente, scrocchiando l’osso del collo e le dita delle mani.
“Cristian, lo so che sei ancora lì dentro..” sussurrò Katherine con voce tremante, scrutando i suoi occhi marroni.
“Lui non c’è più” disse il demone ridendo ancora e facendo spallucce.
La ragazza deglutì con fatica e sospirò, gettando il fucile lontano da lei ed estraendo il pugnale; il demone rise e si scagliò con violenza contro di lei, colpendola in viso e facendola indietreggiare di qualche passo.
La ragazza incassò il colpo e si avvicinò nuovamente, premeditando l’arrivo di un altro pugno e bloccandogli il braccio; lo attirò a sè e lo fece voltare di schiena, stringendogli il collo con una morsa ferrea e impedendogli di muoversi.
“Cris, lotta ti prego..” sussurrò la cacciatrice al suo orecchio. “..non voglio ucciderti! Fallo uscire!”.
Il demone rise e come risposta l’afferrò per le braccia e la alzò da terra, gettandola di schiena con violenza contro il pavimento; il colpo le mozzò il fiato e l’avversario ne approfittò per adagiarsi sopra di lei, mettendole le mani al collo.
Katherine lo colpì al viso, facendolo cadere a terra e si rialzò, afferrando per le spalle l’uomo e bloccandolo contro una parete.
“Fallo, su! Uccidimi” disse il demone ridendo, sentendo la punta della lama contro la sua giacca.
“Ti prego Cristian, dimmi che ci sei ancora..” sussurrò la ragazza quasi implorante, sentendo gli occhi pizzicare.
“Non lo lascerò mai andare se non mi uccidi adesso!!” Urlò il demone guardandola con la coda dell’occhio con aria beffarda.
“Mi dispiace così tanto Cris..” sussurrò con voce rotta, costringendomi ad inserire in profondità il coltello.
Una luce nera irradiò la stanza ex il corpo di Cristian si mosse in maniera non umana, contorcendosi ed urlando per il dolore; finché la luce cessò e il ragazzo si accasciò a terra privo di forze.
“Mi dispiace tanto Cris, perdonami ti prego” sussurrò la ragazza sentendo il viso inondarsi di lacrime, mentre si accucciò a terra e prese il corpo dell’uomo sulle sue gambe. “Ti porto in ospedale...
“Non servirebbe a nulla” rispose l’uomo affannosamente, alzando la testa dal petto della ragazza e guardandola con un sorriso amaro sul viso.
“No, starai bene..” sussurrò Katherine continuando a piangere senza riuscire a controllarsi, cominciando a tremare.
“Kath, voglio solo passare gli ultimi momenti con te..” sussurrò il ragazzo sentendosi invadere dal dolore, ma stringendole la mano.
“No, no, no...” rispose Katherine ricambiando la stretta e continuando a fissarlo.
“Volevo ringraziarti perché con te ho imparato cos’è l’amore..” disse Cristian per poi tossire fortemente e sputando sangue sul pavimento.
“No, me lo dirai quando starai bene..” sussurrò la ragazza sentendo il dolore e il senso di colpa farsi strada dentro di se. “Giuro che non ti lascerò più!”.
Il ragazzo rise di cuore e usò le ultime forze per alzarsi di qualche centimetro e sentire per l’ultima volta le labbra carnose della donna, che piangendo le aveva rese salate.
“Ti amo..” sussurrò Katherine continuando a piangere, aiutandolo a sistemarsi per sentire meno dolore.
Non è vero, ma grazie per averlo detto” rispose Cristian sorridendo ed incastrandola per l’ultima volta con i suoi occhi marroni. “Se solo ci fossimo incontrati prima che tu conoscessi i Winchester..”
Tutti i momenti passati insieme presero a scorrere nella mente di entrambi, dal loro primo incontro fino all’ultimo: risate, litigi, notti di passione passate insieme, cacce, uccisioni, perdite. 
C’erano sempre stati l’uno per l’altra, senza mai battere ciglio, ma non erano destinati a stare insieme.
Katherine si sentì completamente paralizzata quando Cristian smise di alzare ed abbassare il petto e piegò la testa di lato: non respirava più, non c’era più polso.
“No, ti prego..” sussurrò Katherine tornando a piangere, stringendolo di più fra le sue braccia e muovendosi avanti e indietro con il busto, cullandolo e ricordandogli quanto tenesse a lui.




Il rumore della macchina lo teneva collegato alla realtà, impedendogli di sprofondare nei suoi sensi di colpa e lasciarsi invadere dal dolore: Lisa era in coma, i dottori dicevano che non c’erano molte possibilità che avrebbe riaperto gli occhi e Dean si sentiva malissimo.
Non poteva permettere che morisse, non poteva lasciare un bambino così piccolo senza madre; strinse le labbra e serrò la mascella, tenendole una mano e non distogliendo mai lo sguardo dalla donna.
Il piccolo Ben era crollato sulla sedia accanto a lui; il maggiore dei Winchester sorrise amaramente e gli carezzò i capelli, rimboccandogli la coperta fornitagli dall’ospedale.
Lo amava come fosse figlio suo, con lui aveva passato molti momenti da padre e figlio e sapeva perfettamente quanto lo avesse deluso andando via; gli aveva spezzato il cuore e adesso non poteva lasciarlo anche senza una madre.
Si sforzò di pensare a quale potesse essere una possibile soluzione, cosa avrebbe potuto fare per far svegliare Lisa da quel maledetto coma? Un patto ? Vendere la sua anima ? 
Giurare fedeltà a Crowley?
Non aveva mai voluto questo per loro, erano state le uniche persone ad averlo accolto in quel momento così tragico della sua vita e lui li aveva delusi, come faceva con il resto delle persone che lo circondavano.
I pensieri vennero cacciati via quando un rumore catturò la sua attenzione: una figura avanzava lentamente all’interno della stanza, con aria circospetta ma dispiaciuta.
“Che ci fai qua?!” Urlò senza pensarci il ragazzo, con sguardo arrabbiato e furia nel corpo, ma si accorse di avere alzato troppo il tono della voce quando il piccolo Ben sussultò nel sonno. Abbassò il tono e continuò. “Sappiamo tutto di te e Crowley, adesso va via!”.
“Mi dispiace tanto, non volevo che succedesse tutto questo” sussurrò l’angelo stringendosi nel suo trench, quasi fosse uno scudo o un rifugio in cui nascondersi. 
Era davvero dispiaciuto, glielo si leggeva in faccia, ma Dean non poteva perdonargli il fatto di aver messo in pericolo Lisa e Ben; non avrebbe mai potuto.
”Quindi è vero Cass? Adesso lavori con Crowley?” Chiese il ragazzo deglutendo a fatica e sentendo gli occhi pizzicare.
L’angelo sospirò e continuò a fissarlo negli occhi, non riuscendo però a trovare le parole adatte; come avrebbe potuto dirgli il vero motivo per cui lo stesse facendo?
Non avrebbe accettato e non avrebbe capito.
“Castiel! Rispondimi!!” Esclamò nuovamente il ragazzo, alzando di poco il tono e reclamando la sua attenzione.
“Non sono qui per te Dean” disse lentamente l’angelo dopo qualche secondo di silenzio.
Castiel si avvicinò silenziosamente al letto su cui Lisa era sdraiata e senza dire una parola, ne senza dare il tempo al ragazzo di capire cosa stesse succedendo, appoggiò due dita sulla fronte della donna è chiuse gli occhi.
“Che stai facendo?” Chiese stupefatto Dean aggrottando le sopracciglia.
“Katherine mi ha chiamato..” sussurrò Castiel facendo spallucce e togliendo la sua mano dalla donna, riportando l’attenzione sul ragazzo. “Lisa sta bene adesso. Vorrei solo aver fatto di più”.
Il cacciatore rimase senza parole: Katherine l’aveva chiamato per salvare Lisa?
Un mezzo sorriso spuntò sul suo viso, ma sparì subito quando tornò ad osservare l’angelo davanti a se; si alzò e lo guardò con gratitudine, ma anche in cagnesco.
“Questo non cambia niente fra noi!” Esclamò puntandogli un dito contro e continuandolo a fissare. “Ma grazie.. posso chiederti un’ultima cosa?“.
Castiel accennò un sorriso e annuì con il capo, felice di poter aiutare il suo amico, cercando di farsi perdonare almeno un po’.
“Cancellagli la memoria..” sussurrò Dean sospirando, distogliendo lo sguardo dall’angelo e alternandolo tra la donna e il bambino. “.. ad entrambi!”.



Le porte scorrevoli del pronto soccorso scivolarono le une sulle altre quando lei si avvicinò, permettendole di entrare per cercare sua sorella e i due ragazzi.
Si informò con un’infermiera e seguì le sue indicazioni, arrivando fino al secondo piano; si avvicinò alla stanza dov’era ricoverata Lisa e all’esterno trovò i ragazzi e sua sorella seduti sulle poltroncine, e quest'ultima quando la vide colpì delicatamente il maggiore dei fratelli, appena appisolatosi, per riportarlo alla realtà; non appena posò lo sguardo su di lei, il ragazzo scattò in piedi, avvicinandosi a grandi passi.
Qualcosa non andava in lei, notò il cacciatore: Katherine aveva gli occhi rossi e gonfi, il trucco le si era sciolto sulle guance e lo sguardo era davvero addolorato.
Kath..” sussurrò Dean avvicinandosi, sentendo il cuore battere all’impazzata. 
La ragazza aprì la bocca per dire qualcosa, ma la voce non le uscì: aveva già detto troppe parole quella sera, aveva dovuto dire addio ad una persona cara e non era stato affatto semplice.
“Mi dispiace.. “ sussurrò Dean afferrandole il viso fra le mani con delicatezza, carezzandola e cercando di darle supporto.
Aveva capito tutto da quando l’aveva vista entrare, i suoi occhi parlavano per lei; e poi, chi meglio di lui poteva conoscere quei fari azzurri che non smettevano di parlargli?
“È tutto ok..” sussurrò con voce rotta, sentendo le forze venir meno.
Il ragazzo si girò di scatto, facendo segno ai due che sarebbero andati via dall’ospedale e Katherine non oppose resistenza; si lasciò condurre fino al piano terra, lasciò che il ragazzo la facesse entrare all’interno della sua macchina e nemmeno si chiese dove la stesse portando nel cuore della notte.
Rimase in silenzio a fissare davanti a sè, notando come la strada scivolasse sotto i copertoni e lasciandosi cullare dal rombo del motore, suono troppo familiare e confortevole per lei.
Quando l’Impala si fermò e Dean accostò, la ragazza sollevò lo sguardo verso di lui, rimanendo ad aspettare che facesse o dicesse qualcosa; si guardò intorno e non riuscì a riconoscere nulla di quel posto. Era un altro dei soliti motel, con delle squallide camere e degli squallidi inquilini.
Il ragazzo scese dalla macchina e fece il giro, aiutandola a scendere e afferrandole delicatamente una mano la condusse in una delle stanze; la fece entrare e si chiuse la porta alle spalle, facendola sedere su uno dei letti presenti.
“Che ci facciamo qui?” Chiese con un filo di voce, continuando a notare il ragazzo intento ad armeggiare con il suo borsone.
Dean sorrise ed estrasse una bottiglia di Whisky dalla sua borsa, versandone un bel bicchiere e porgendolo alla ragazza; Katherine guardò prima il bicchiere e poi lui, lasciandosi scappare un mezzo sorriso.
“Vuoi farmi ubriacare?”.
“Bevi” sussurrò il ragazzo annuendo e ricambiando il mezzo sorriso.
La donna si mosse lentamente: strinse il bicchiere e lo bevve tutto d’un sorso, chiudendo gli occhi e lasciando che il petto prendesse a bruciarle.
Una sensazione di calore la spinse a togliere la sua solita giacca di pelle nera, adagiandola sulla sedia, e riaprì gli occhi, trovando Dean a fissarla.
“Mi dispiace tanto che tu stia soffrendo..” sussurrò il ragazzo lentamente, sedendosi accanto a lei e tenendole una mano fra le sue.
La ragazza deglutì a fatica e sentì gli occhi pizzicare, il cuore prese a batterle e il respiro accelerò; era solamente stanca e voleva addormentarsi per risvegliarsi dopo anni.
Dean capì e la strinse istintivamente fra le braccia, facendole appoggiare il capo sulla sua spalla; la ragazza rimase immobile, permettendo al cacciatore di stringerla più forte, e successivamente alzò il viso, trovandosi a pochi cm da quello del cacciatore.
Si guardarono e rimasero in silenzio per un po’: occhi negli occhi, verde contro azzurro, mentre i loro cuori battevano all’impazzata. Ad entrambi erano mancati quel momenti o avere qualcuno su cui potere contare al 100%; Dean le carezzò il viso ed i capelli e continuò ad osservarla, cercando di capire quali fossero le sue intenzioni, fin quando la ragazza cercò di colmare la distanza fra le loro labbra con prepotenza. 
Non era giusto. Non era così che sarebbe dovuta andare. 
Aspetta..” sussurrò il ragazzo sorridendo amaramente e continuando a guardarla con tutto l’amore che provava, distanziando di qualche cm i loro volti. “Noi non torneremo insieme con questo e tu non starai meglio con il sesso”.
“Ma allora cosa..” iniziò Katherine aggrottando le sopracciglia e guardandolo in cagnesco.
“Non è questo il momento..” sussurrò Dean continuando a carezzarle una guancia, sorridendo. “Tu non hai bisogno di questo adesso, non ti aiuterà ad eliminare il dolore”.
Katherine abbassò lo sguardo e sospirò, continuando però ad abbracciarlo e capendo quanto avesse ragione; il ragazzo si stese, appoggiando la schiena contro la testiera del letto e lasciò che la donna si adagiasse sul suo petto, sentendo il suo stesso respiro crescere e divenire nuovamente affannoso.
Le immagini di Cristian passarono nella sua mente, come se fosse seduta in un cinema per guardare un film appena uscito: la possessione, la sua morte, il funerale dei cacciatori, ma anche ogni risata, litigata, nottata passata insieme o qualunque momento avesse mai vissuto accanto a lui; si lasciò andare ad un pianto liberatorio, stringendosi sul petto del ragazzo e sentendo le sue mani carezzarle i capelli e la schiena, dandole la sua più completa disponibilità.
Dean sospirò e strinse la mandibola con forza: non avrebbe più avuto paura, non si sarebbe più lasciato intimorire dalla paura di farle del male. Non se ne sarebbe andato mai più, le sarebbe rimasto accanto per sempre, in qualsiasi circostanza. Se lo promise e lo avrebbe fatto ad ogni costo.


Un anno e mezzo prima

L’aria fredda del mattino la colpì sul viso, pizzicandole la pelle e arrossandola; aveva guidato per tutta la notte, dopo essere scappata ai controlli sfrenati di Hailey per via della sua ferita al fianco, per dirigersi nell’unico posto in cui avrebbe potuto vederlo. 
Se ne stava con l’auto parcheggiata davanti casa di Lisa, appostata ormai da un’oretta, a sorvegliare l’entrata. L’orologio segnava le 7 del mattino e Katherine aspettava il momento giusto per farsi avanti, bussare alla porta e finalmente avere una conversazione con Dean dopo quella notte.
Le faceva male sapere che Dean l’avesse lasciata di punto in bianco, ma le faceva ancora più male sapere che lui si fosse immediatamente rifatto una vita con un’altra persona e suo figlio; le sembrava tutto così surreale, ogni giorno apriva gli occhi pensando che quello fosse solamente un dannato sogno.
Dalla porta di ingresso vide uscire il ragazzo con Lisa e Ben, e sentì una fitta al cuore quando vide quanto Dean sorridesse e stesse bene senza di lei: cingeva la vita di Lisa e con un sorriso le aprí la portiera dell’auto, facendola entrare e richiudendola, mentre il piccolo Ben si sistemava sui sedili posteriori con in spalla il suo zainetto per la scuola. Il ragazzo rimase appoggiato al finestrino aperto della macchina della donna per qualche secondo e, dopo averle dato un bacio sulle labbra, li saluto con la mano.
Katherine sentì un noto stabilirsi sulla gola e bloccarle il respiro; non riusciva a credere che quella situazione fosse reale, che tutto quello stesse succedendo per davvero; le sembrava di impazzire, avrebbe voluto urlare che nulla di tutto quello era giusto. Stavano sbagliando.
Katherine sentì il suo cuore esplodere in piccoli pezzi quando li vide ridere come una vera famiglia e si sentì stritolare dall’interno, come una morsa invisibile; sospirò e strinse forte il volante, sentendo le nocche diventare bianche per la forte stretta.
Dopo aver osservato la donna ed il bambino andare via a bordo dell’auto, Dean, senza un apparente ragione, si voltò nella sua direzione ed intercettò il suo sguardo; entrambi si irrigidirono e Katherine in preda all’ansia accese in fretta il motore, per poi spingere il piede sull’acceleratore e lasciare quella strada.
Qualche lacrima sfuggì al suo controllo e le si annebbiò la vista, ma cercò di ricomporsi; mancavano pochi minuti al motel, avrebbe avuto modo di sfogarsi li e di riprendersi lì. La ragazza non si trovava lì solamente per cercare di capire il vero motivo per cui se ne fosse andato, ma voleva anche dirgli che Sam fosse appena tornato sulla terra, voleva che sapesse che suo fratello fosse ancora vivo, nonostante Hailey e lo stesso Sam non fossero d'accordo. Ciò che non si aspettava era la sua reazione una volta visto Dean; a quello non era ancora pronta.
Parcheggiò e si diresse con fretta alla sua porta, aprendola e chiudendosela alle spalle; raccolse le sue cose e riempì i suoi borsoni, sapendo che sarebbe dovuta andare via il più presto possibile da lì. Aveva appena finito di preparare la sua roba quando sentì il rumore delle nocche contro la sua porta; si irrigidì, chiedendosi chi la stesse disturbando, ed andò ad aprire.
Non si sarebbe mai aspettata di vederlo prorpio alla sua porta. Insomma, come aveva fatto a trovarla in così poco tempo?
“Che ci fai qua?” Chiese Katherine acidamente, appoggiandosi alla porta e serrando la mascella.
“Katherine, che ci fai tu qua?” chiese il ragazzo sospirando, tenendo le mani all'interno della sua giacca.
Se prima aveva sentito il suo cuore esplodere dal dolore, in questo momento, guardandolo a pochi cm di distanza si sentì quasi morire; il suo sguardo freddo e distaccato la fece sentire indesiderata, come se fosse un'ex assillante e appiccicosa.
“Seguo un caso..” sussurrò sospirando, cercando di apparire quasi tranquilla.
“Quale caso?” chiese Dean aggrottando le sopracciglia, sapendo benissimo che stesse mentendo.
“Che ti importa?” chiese guardandolo in cagnesco e sospirando rumorosamente.
“Se sei qui per le sparizioni puoi anche andare! Ho controllato, è tutto pulito!" esclamò allargando le braccia e facendo spallucce.
“Grazie, ma indagherò da sola” rispose acidamente, sentendo la rabbia nascere dentro di sè.
Rimasero in silenzio a guardarsi negli occhi, come se fosse una gara a chi abbassasse lo sguardo per primo, ma nessuno dei due accennava a farlo; lui la stava studiando, cercando di capire quanto fosse sincera e lei faceva altrettanto. Si conoscevano bene, eppure in quella situazione si sentivano come due estranei, e questo fece male ad entrambi. 
Dean sospirò ed abbassò lo sguardo, per poi guardare all'interno della stanza, aspettandosi di trovare Hailey, ma rimase sorpreso quando si accorse che Katherine avesse preso una camera singola. Era venuta da sola da casa sua? Aveva guidato per tutto quel tragitto da sola, senza mai fare il cambiò con qualcuno?
Ancora una volta, si sentì in colpa nei suoi confronti; non avendole mai dato una spiegazione ed avendo rifiutato ogni sua chiamata. Doveva immaginare che avrebbe fatto qualcosa di stupido pur di vederlo.
“Non volevo essere trovato Kath” disse Dean sospirando, rialzando lo sguardo, cercando di essere il più freddo e perentorio possibile.
“Allora perché sei qua?” chiese Katherine aggrottando le sopracciglia, sentendo il cuore galoppare nel suo petto.
Stavolta fu il suo turno di abbassare lo sguardo e la ragazza si trovò improvvisamente interessata all'andatura irregolare delle piastrelle del pavimento, così scosse la testa e si voltò; rientrò all'interno della stanza lasciando la porta aperta, lasciando che il ragazzo potesse seguirla ed entrare. 
“Perché sei venuta a cercarmi?” chiese sospirando ed entrando all'interno della stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
“Perché te ne sei andato?” chiese Katherine sospirando, appoggiandosi con il bacino al piccolo tavolo, mentre il ragazzo rimase immobile al centro della stanza. 
“Lo sai perché..” rispose facendo spallucce e guardandosi intorno, trovando due borsoni pieni e chiusi sul letto.
“No, non lo so Dean! Quindi dimmelo!" esclamò Katherine alzando il tono della voce e sentendo la pazienza venir meno.
“Non voglio più stare con te e condurre quella vita..” sussurrò Dean sospirando, non riuscendo più a sostenere lo sguardo della ragazza, incollandolo al pavimento.
“Quella notte non conta niente per me, Kath!” esclamò la donna avvicinandosi di qualche passo e gesticolando nervosamente.
“Neanche per me Katherine, ma sono solamente stancato di quella vita! Sto bene qui.." rispose il ragazzo sospirando e allargando le braccia, mentendo bellamente. ".. con Lisa e Ben! e non ti voglio qua”.
“Come puoi dire così..?" chiese Katherine sentendo la sua dura corazza sciogliersi e lasciando che l'uomo vedesse i suoi occhi velati da uno strato di lacrime, sentendo il cuore spezzarsi nuovamente. "Vivevamo insieme fino a due settimane fa, avevamo una casa!”.
“Le cose cambiano.." sussurrò Dean abbassando nuovamente lo sguardo e voltandondosi di poco, guardando fuori dalal finestra. 
Dean non voleva che leggesse nei suoi occhi tutto il dolore che stesse provando; non poteva dirle la verità, doveva continuare con la sua recita per farla tornare a casa da Hailey. Sarebbe stato meglio per tutti.
".. come va con la tua ferita ?” chiese il ragazzo passandosi una mano sul viso, sospirando e deglutendo con fatica, prima di ornare a fissarla negli occhi.
“Sto bene” sussurrò Katherine toccandosi il fianco, un riflesos incoscio.
“Stai mentendo” l'accusò Dean aggrottando le sopracciglia e guardandola in cagnesco.
“Smettila Dean!” esclamò alzando la voce ed allargando le braccia. "Dean.:!".
“Va via da questa città.." sussurrò il ragazzo, ignarondo i richiami della donna e voltandosi verso la porta.
Una pugnalata in pieno petto avrebbe fatto meno male, pensò Katherine deglutendo con fatica.
“Non pensavo che proprio tu Dean, mi avresti mai cacciata” disse con voce rotta, schizzando in avanti e sorpassandolo.
La donna gli fece segno di uscire dalla stanza, senza guardarlo in faccia, ed aprì la porta, alla quale si appoggiò nuovamente, aspettando che uscisse e se ne andasse; il ragazzo sentì una voragine nel petto, come se qualcuno stesse raschiando dentro di lui. Non aveva mai provato un dolore simile.
Dean fece qualche passo avanti, arrivando e piazzandosi davanti alla donna ed istintivamente la bloccò da un braccio, come se potesse bloccare il tempo e rimanere ancora con lei.
"Kath, per quel che può valere per te..” sussurrò il ragazzo stringendole ancora un braccio e guardandola negli occhi con insistenza. “.. ti ho amato davvero più della mia stessa vita! Sei stata la donna più importante della mia vita!”.
“Immagino che adesso lo sia Lisa..” sussurrò con un filo di voce la donna, mordendosi il labbro inferiore e notando come le sue mani tremassero.
La ragazzo lo guardò e Dean riuscì a percepire il dolore nella sua voce, nei suoi occhi; sapeva di averla ferita per sempre e che lei non lo avrebbe mai perdonato, ed andava bene così, era questo lo scopo; così quando sentì il cuore esplodergli dal dolore, tornò a mettere su la sua classica faccia da poker, non voleva che leggesse in faccia tutto quello strazio e dolore, voleva solamente scomparire dalla sua vita, una volta per tutte.
Per qualche altro secondo rimasero a fissarsi negli occhi e Katherine lo vide molto deciso sulla decisione appena presa; mise da parte il suo dolore e capì che avrebbe dovuto lasciarlo alla sua vita, senza più interferenze. Come aveva detto Dean qualche momento prima, stava bene con Lisa e Ben, quindi a cosa sarebbe servito rivelargli che Sam fosse tornato? 
Il ragazzo sospirò ed uscì dalla stanza, senza mai voltarsi ad osservarla un'ultima volta; si diresse sulla sua auto e neppure in quel momento provò a guardarla, azionò la marcia e diede gas al motore, uscendo da quel parcheggio, mentre Katherine si chiuse alle spalle la porta.
Nessuno dei due avrebbe mai saputo che, una volta separati, si sfogarono in un pianto liberatorio: Dean si accostò con l'auto e prese a pugni il volante fra le lacrime, mentre Katherine si lasciò scivolare contro la porta, accucciandosi a terra e mettendo la testa in mezzo alle gambe, mentre il viso venne inondato dal calde e salte lacrime.
Non importa ciò che volessero fare, Dean cercava di proteggerla da se stesso e Katherine voleva solo che tornasse nella sua vita; che ne era stata della profezia? Del loro amore? Loro dovevano stare insieme.
Entrambi fra le lacrime capirono che non si sarebbero mai più sentiti completi nella loro vita. Mai più.







Quando si chiusero la porta alle spalle, i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo; erano molto stanchi per via del lungo viaggio e di quella caccia ai demoni per trovare Lisa e Ben. Erano anche molto dispiaciuti per ciò che fosse successo a Cristian, avrebbero voluto poterlo aiutare prima. 
Questa notizia avrebbe scosso Samuel, ma non era ancora il momento di affrontare questa discussione con lui; i due ragazzi erano appena arrivati a casa di Bobby, dato che Hailey aveva insistito tanto per rivederlo proprio in quel momento, ma non lo trovarono. Probabilmente era andato a seguire qualche caso nei dintorni, o forse no, ma questo non importava ad Hailey in quel momento. Aveva altri piani.
“Sam..” sussurrò la ragazza richiamando l’attenzione e voltandosi nella sua direzione.
Il ragazzo la guardò di getto con un’espressione sorridente e le andò incontro, nel piccolo salone della casa di Bobby, e le prese una mano fra le sue, ma la donna si ritrasse subito da quel tocco, lasciando sul suo volto un’espressione indecifrabile.
“Tutto bene?” Chiese Sam aggrottando le sopracciglia e abbassando la testa fino ad arrivare all’altezza della sua, per scrutarla meglio.
“C’è qualcosa che vuoi dirmi?” Chiese Hailey sospirando e mordendomi il labbro inferiore, stringendo i suoi pugni.
“No! Che succede Hailey?” Chiese il ragazzo allargando le braccia, non riuscendo a capire più cosa stesse succedendo.
“Tu.. non sei più tu, e non so se è dovuto al fatto che tu sia stato all’inferno, ma Sam.. sei diverso” sussurrò Hailey guardandolo con un’espressione affranta.
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?” Chiese il ragazzo cercando un nuovo contatto, ma la donna si allontanò per la seconda volta.
“Non ti importa delle persone, Sam! Ti interessa farla pagare ai demoni, senza pensare neanche per un momento al valore della gente!” Esclamò Hailey scuotendo la testa e sentendo gli occhi pizzicare. “Lisa e Ben sono la ragione per cui Dean non si è sparato un colpo in fronte dopo la tua morte!”.
“Si che mi importa!” Ribattè Sam allargando le braccia, ma mettendo su un’espressione palesemente finta.
“No invece, perché tu sei diventato così.. e mi fa male! Perché il Sam che conosco, quello di cui sono innamorata, non si comporta così!” Urlò la donna scuotendo la testa e portandosi una mano alla fronte, sentendola imperlata di sudore.
“Beh mi dispiace di non essere lui, ma non credo che nell’ultimo anno e mezzo ti sia dispiaciuta la nuova versione di me!!” Esclamò Sam con troppa veemenza, guardandola in cagnesco ed alludendo palesemente al sesso.
I due ragazzi rimasero in silenzio puntando gli occhi l’uno sull’altra, e solo in quel momento il cacciatore si rese conto del grosso sbaglio che avesse appena commesso e delle parole errate che avesse appena pronunciate; ed Hailey continuava a guardarlo con un’espressione che diceva solamente “te l’avevo detto”, quasi se lo fosse scritto in fronte.
“Già, non sei cambiato, vero?” Chiese Hailey deglutendo a fatica, sospirando e sapendo benissimo cosa dovesse fare. “Su, ripetilo ancora”.
Si fece coraggio ed avanzò verso il ragazzo; senza che lui potesse rendersene conto o aspettarselo, lo colpì in pieno viso, facendolo cadere rovinosamente a terra e facendolo svenire. Con un sospiro, lo trascinò fino alla cucina e lo fece sedere su una sedia, alla quale lo legò e lo imbavagliò.
“Castiel!!” Urlò mentre ultimava il nodo delle corde, legandolo stretto.
Avrebbe risolto quella situazione una volta per tutte, avrebbe capito cosa c'era che non adava in lui. Fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto.

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Capitolo 5
*** You used to be my best side ***


Buonasera! :) scusate la mia luunga assenza, ma davvero non ho potuto fare altrimenti!
Spero che questo lungo capitolo riesca a compensare l'attesa! 
Buona serata e buona lettur!a! A prestoo! :)




Capitolo 5.
You used to be my best side.





Si rigirò nel tepore delle coperte, godendo di quel momento e stiracchiandosi leggermente, tenendo stretto fra le braccia il suo cuscino com’era solita fare ogni notte; respirò con il naso lasciando entrare quel profumo che avrebbe riconosciuto fra mille. Il suo.
Istintivamente sorrise e strofinò con forza il viso contro il cuscino, allungando una mano in cerca del ragazzo con cui aveva dormito; sollevò di qualche centimetro il capo, notando come il posto accanto al suo fosse vuoto e come non vi fosse traccia di Dean nella stanza.
Si voltò lentamente, distendendosi, e poi si sedette, stiracchiando la schiena; era completamente riposata e rilassata come non le succedeva da tempo.
“Buongiorno!” Esclamò un Dean sorridente entrando nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle con un leggero calcio, reggendo due caffè fumanti fra le mani.
“Ehi..” sussurrò Katherine con la voce ancora impastata dal sonno, sorridendo e stringendosi nella coperta, sentendo il freddo penetrare nella stanza.
Il ragazzo si scrollò le spalle e scosse la testa nel tentativo di far scivolare via le gocce della pioggia intrappolate fra i suoi capelli umidi e sui suoi vestiti appena bagnati; la donna sorrise a quella visione e si morse il labbro inferiore, notando delle goccioline scivolare lungo il suo viso.
Vide il cacciatore avvicinarsi e porgerle uno dei caffè, lo prese fra le mani e ne bevve un sorso, mentre Dean si sedette accanto a lei copiando i suoi gesti, dopo essersi tolto la giacca verde militare; si guardarono con un sorriso fra le labbra, come se quella fosse la normalità.
“Come ti senti oggi?” Chiese il cacciatore sorridendo, tornando a bere un sorso di caffè.
“Bene, grazie..” sussurrò Katherine mettendosi dritta con la schiena, guardando fuori della finestra. 
Il ragazzo storse il naso e finì il suo caffè, appoggiò le mani al materasso ed allargò leggermente le gambe, stirando la schiena; la guardò con perplessità e sollevò un sopracciglio, incredulo nel sentire le sue parole.
“Dean, sta tranquillo! Ho solo bisogno di rimettermi in piedi e riprendere la mia vita! Ho dormito 11 ore di fila, ed è più di quanto abbia fatto nelle ultime due settimane!” Esclamò ancora Katherine nel tentativo di convincerlo, sorridendo teneramente. “Sto bene, davvero”.
Dean ricambiò il sorriso e si sporse con il busto in avanti, frenando la voglia di carezzarle il viso e sforzandosi di credere alle sue parole; sapeva che non avrebbe accettato subito la morte di Cristian. In fin dei conti lei gli aveva voluto bene, così come Dean ne aveva voluto a Lisa.
“Che c’è?” Chiese Katherine sorridendo, notando come il ragazzo indulgiasse con il suo sguardo.
“Io volevo ringraziarti per aver chiamato Castiel: ha salvato Lisa e inoltre gli ho chiesto di cancellarle la memoria. Adesso non hanno la più pallida idea di chi io sia”.
Katherine rimase immobile ad ascoltare quelle parole e cambiò anche il modo di guardarlo, fissandolo con aria quasi arrabbiata; non poteva credere alle parole del cacciatore che la fissava con un mezzo sorriso sul viso. Lei aveva chiamato Castiel per aiutarlo a sistemare le cose e far guarire Lisa, non di certo per effettuare una formattazione della sua memoria.
“Ma tu sai chi sono stati per te!” Esclamò allargando le braccia e aggrottando le sopracciglia, scuotendo la testa e guardandolo con disapprovazione mentre si discostava leggermente dal suo corpo. “Fra tutte le stronzate che hai fatto, questa è la più grande Dean!”.
“Come puoi dire una cosa del genere? Ho fatto solo male a quella famiglia, almeno così non ricorderanno più il dolore e la paura che hanno provato accanto a me!” Esclamò Dean irritandosi, guardandola in cagnesco non riuscendo a capire come facesse a non intuire il motivo della sua scelta.
“Lei ti amava e avrebbe fatto qualsiasi cosa per te! Tu avresti dovuto solamente andare via e dimenticarti di noi!” Esclamò Katherine sbuffando con forza e scuotendo la testa, liberandosi dalle coperte e mettendosi in piedi davanti al letto, parandosi davanti a lui e appoggiando le mani ai fianchi.
“Dimenticarmi di voi e continuare a stare con loro? E come avrei potuto farlo di nuovo?” Esclamò Dean alzando il tono della voce e guardandola quasi arrabbiato perché non avesse ancora capito. “Io non sono mai stato fuori dal nostro rapporto Katherine, neanche per un istante da quando ti ho conosciuta!“.
Katherine spostò lo sguardo su di lui e rimase interdetta: era felice, ma dall’altro lato sapeva di aver riportato un uomo alla vita dei cacciatori. Rozza, cruda e dolorosa. 
Lo aveva strappato ad un’altra donna, una donna buona e dolce, che si era presa cura di lui nonostante si comportasse spesso da stronzo e in maniera scontrosa. Sapeva che Lisa aveva visto in Dean quello che vedeva anche lei, per questo avrebbe tanto voluto che lui rimasse fuori dai giochi. 
La serenità psicologica di Dean valeva più della sua, ma sapeva che lui avrebbe preferito vivere da cacciatore pur di star vicino a suo fratello.
Nonostante tutto, le parole del ragazzo le strapparono un sorriso, che fece fatica a nascondere; avrebbe voluto, ma le era impossibile. Sentirgli dire che fosse ancora dentro al loro rapporto le fece quasi tirare un sospiro di sollievo, dato che lei non aveva mai smesso di amarlo neppure per un secondo.
Si sentì in imbarazzo, ma anche felice, ed abbassò il viso, non riuscendo a sostenere lo sguardo e si morse il labbro, sentendo la presa del ragazzo, rimasto seduto, sulle sue mani; alzò nuovamente gli occhi e lo guardò, sentendo il cuore battere come non mai.
Le trasmise serenità ed amore, quel momento era solamente loro e nessuno lo avrebbe interrotto; rimasero a fissarsi stringendosi le mani, sentendosi quasi completi.
“Grazie per esserti fidato di me ieri sera lasciandomi andare nell’edificio senza seguirmi..” sussurrò la ragazza sorridendo, ricambiando la stretta e cambiando discorso, ricordando quante volte avessero litigato in passato proprio per quel motivo. “..è stato bello da parte tua”.
“Non credere che sia stato facile per me, sono stato preoccupato tutto il tempo” rispose l’uomo cambiando espressione, divenendo quasi serio e scuotendo la testa.
“Lo so, ma sono felice che tu l’abbia fatto” sussurrò Katherine sorridendo e sospirando. 
Dean non rispose e rimase lì a guardarla, sentendosi felice e completo dopo così tanto tempo; dormire con lei ancora una volta gli aveva ricordato quanto ancora fosse capace di amare, quanto ancora l’amasse.
Katherine mise una mano sul suo viso, carezzandolo con tenerezza e sentendo la sua pelle appena barbuta sotto i polpastrelli; sentì la voglia di colmare la distanza fra di loro crescere dentro di lei, così lentamente si fece condurre dal ragazzo, ritrovandosi in piedi fra le sue cosce fasciate dai pantaloni mimetici, mentre Dean piegava la testa leggermente verso l’alto, guardandola con un sorriso speranzoso.
Quando si trovò a pochi cm dal suo viso, Katherine sentì il suo cuore esplodere e l’unica cosa che desiderava era di abbandonarsi a quel desiderio, ma non era il momento, non ancora.
Si ritrasse sospirando, mettendo una mano sul petto del ragazzo ed esercitando una leggera pressione, allontanandolo, continuando però a guardarlo negli occhi.
“Scusami Dean, ieri sera l’avrei fatto, ma non oggi” disse con un filo di voce la ragazza, sospirando. “Quello che voglio dire è: ti voglio ancora e ho ancora dei sentimenti per te, ma non posso stare con te al momento; ho solo bisogno di tempo”.
Dean abbassò lo sguardo e sospirò rumorosamente, serrando la mascella e capendo che la ragazza avesse ragione; per quanto avesse desiderato baciarla dopo tutto quel tempo, di stringerla nuovamente fra le sue braccia in quel modo, non poteva negarle una spiegazione, non poteva evitare di dirle tutta la verità.
Con dolcezza le carezzò la guancia, sollevando lo sguardo e sorridendo teneramente, per poi sussurrare con dolcezza: “Quando sarai pronta porleremo”.
La ragazza sorrise ed annuì, e si rese conto che forse una possibilità per loro c’era ancora, avrebbero potuto fare funzionare tutto di nuovo; non sarebbe stato come prima, ma forse poteva essere qualcosa di meglio. Qualcosa di più sano e maturo.
I loro pensieri furono interrotti quando la vibrazione di un telefono li riportò alla realtà, facendo sì che entrambi si voltassero nella direzione; Dean aggrottò le sopracciglia e sciolse l’abbraccio con la ragazza, alzandosi e dirigendosi verso il tavolo della stanza. Afferrò il telefono leggendo il nome di chi stesse chiamando e guardò la ragazza stranito.
“Hailey?” Chiese il cacciatore sentendo una brutta sensazione dentro di se, come se potesse prevedere ciò che la ragazza stesse per dire.
Katherine lesse nel suo sguardo qualcosa che non si sarebbe mai aspettato e cercò di capire cosa non andasse; erano stati attaccati? Qualcuno era in pericolo? 
“Dobbiamo andare!” Esclamò Dean chiudendo di scatto il telefono.
Corse per la stanza, prendendo le loro cose e intimò alla ragazza di fare lo stesso; dovevano tornare a casa il più velocemente possibile.



“Ho chiamato Castiel ma non si è fatto vivo!” Esclamò Hailey agitandosi nella panic room di Bobby, sentendo il cuore battere all’impazzata per il nervosismo.
“Castiel? Sappiamo che è in combutta con Crowley!” Esclamò Dean allargando le braccia, accigliandosi non appena la ragazza lo nominò.
“Andiamo Dean, è sempre Cass!” Esclamò Katherine sospirando, sedendosi sul piccolo tavolino ed osservando la scena.
“Non mi fido più di lui” rispose concisamente il maggiore dei Winchester guardando tutti con aria perentoria.
Dei mugolì uscirono dalla bocca di Sam, rimasto legato ed imbavagliato ad una sedia, cercando di far ragionare i ragazzi e chiedendo di liberarlo; i presenti lo guardarono per pochi secondi, non lasciandogli neanche il beneficio del dubbio, per poi tornare ai loro sguardi cagneschi ed elaborare un ulteriore piano.
Da quando Crowley aveva rapito Lisa e Ben, Dean non aveva neanche provato a chiamare l’angelo, riuscendo perfettamente a capire perché si fosse alleato con lui: voleva più potere per controllare il paradiso ed annientare Raffaele, ma non poteva credere che agisse alle loro spalle e che avesse stretto un patto con quel dannato demone.
“Credo che ormai sia tardi..” sussurrò Bobby facendo spallucce ed indicando con un cenno del capo una figura proprio alle loro spalle.
Rimasero tutti in silenzio, finché l’angelo col trench sospirò e si avvicinò a piccoli passi verso di loro; ricordava perfettamente la maniera in cui si fossero lasciati l’ultima volta, sapeva quanto gli fosse costato chiamarlo, ma lui non poteva negare loro una mano.
“Ciao ragazzi..” sussurrò Castiel sospirando, guardandoli con aria dispiaciuta, avendo sentito l’intera conversazione. 
“Cass! Ho bisogno del tuo aiuto..” sussurrò Hailey avvicinandosi a grandi passi ed indicando il minore dei Winchester, infischiandosene che il maggiore la guardasse con aria truce.
“Lo so, ti ho sentita mentre mi chiamavi..” rispose Castiel accennando un sorriso imbarazzato e spostando lo sguardo su Sam. “Che ha che non va?”.
“Speravamo che ce lo dicessi tu..” disse Bobby incrociando le braccia e mettendo su uno sguardo impassibile, come a studiare ogni sua mossa.
“Si comporta in modo strano, non è più lui e siamo convinti che possa avere a che fare con la sua anima..” sussurrò Katherine sospirando, facendo spallucce.
“Voi angeli avete un modo per controllare, no?” Chiese Hailey guardandolo con sguardo supplichevole.
“Si, ma sarà doloroso..” sussurrò l’angelo sospirando, sapendo a cosa sarebbe andato incontro. “Posso farlo”.
“Bene!” Esclamò Dean guardandolo in cagnesco, spostandosi e mettendosi quasi in disparte per osservarlo meglio.
L’angelo sospirò e si alzò lentamente la manica della giacca, avanzando lentamente verso la direzione del minore dei Winchester ed avvertendolo che non avrebbe provato una sensazione piacevole, una volta entrato; con lentezza, fece passare prima le punta delle dite e successivamente parte dell’avambraccio all’interno del petto del ragazzo, che prese a dimenarsi e ad urlare dal dolore.
La stanza si tinse di luce bianca irradiata dal minore, che se avesse potuto avrebbe urlato e lo avrebbe scaraventato dall’altra parte della casa.
Pochi secondi bastarono all’Angelo per capire che di Sam non era rimasto più nulla, a parte il corpo; con sguardo triste, uscì la sua mano dal petto del ragazzo e si ricompose, rimettendo a posto la sua manica, mentre il ragazzo prese a respirare affannosamente e lasciò scivolare le gambe, sfinito e dolorante per quell’esperienza.
“La sua anima..” sussurrò Castiel serrando la mascella e deglutendo con fatica, sentendosi profondamente amareggiato. “..è sparita”.
“Che vuol dire è sparita?” Chiese Dean alzando di molto il suo tono di voce, sgranando gli occhi e guardandolo con il terrore, mentre un nodo in gola gli bloccava il respiro.
“È un contenitore vuoto, la parte peggiore di lui, senza coscienza, senza sentimenti” continuò Castiel guardandolo con aria cupa. 
“Lo sapevo che non era Sam..” sussurrò Hailey sentendo gli occhi pizzicare, portandosi le mani al viso.
“C’è una parte peggiore..” sussurrò l’angelo avanzando verso di loro con aria amareggiata. “La sua anima è rimasta con Lucifero e Michele nella gabbia da quando li ha rinchiusi”.
“Ciò vuol dire che staranno facendo un pool party con l’anima di Sam?” Chiese Dean lasciandosi invadere dal terrore e dalla preoccupazione.
“Come la prendiamo?” Chiese Bobby sospirando, incrociando le braccia al petto.
“Hai sentito cos’ho detto?” Chiese Castiel aggrottando le sopracciglia e guardandolo con curiosità.
“Ha ragione, ma non possiamo lasciare che Sam vada in giro senz’anima..” sussurrò Katherine annuendo e mordendosi il labbro, guardando con un accenno di un sorriso Bobby.
“Francamente non so chi possa avere il potere di prendere l’anima nella gabbia e tornare” disse Castiel scuotendo la testa e strizzando gli occhi per qualche secondo.
“Troveremo qualcuno, chiunque!” Esclamò Dean serrando i pugni per la rabbia. “È mio fratello, non posso lasciarlo ancora lì dentro!”.
“Lasciatemi pensare..” sussurro l’angelo sospirando, fissando un punto nel vuoto. “..tornerò presto!”.
“Castiel..” sussurrò il maggiore dei Winchester sospirando e facendo un passo nella sua direzione.
“Lo so Dean, questo non cambia niente fra noi” disse l’Angelo sospirando.
“Solo.. grazie!” Esclamò Dean guardandolo con aria triste, ma non sapendo ancora se potersi fidare di lui.
L’angelo si dileguò dopo un’ultima occhiata al cacciatore, lasciando i ragazzi nella stanza ad aspettare una sua risposta; chi poteva prendere la sua anima e tornare senza un graffio? 
Scossero la testa quasi all’unisono, rendendosi conto di quanto fosse grave la situazione; se Sam avesse riavuto la sua anima, avrebbe riavuto anche i ricordi dell’inferno e solo Dean poteva comprendere quanto potessero pesare e far male anche a distanza di anni.
“Afeffo mi liferafe?” Chiese Sam attraverso il bavaglio che gli avevano messo, dopo aver ascoltato l’intera conversazione.
“Tu sapevi tutto e non hai pensato di dircelo?!” Chiese Dean voltandosi nella sua direzione, avvicinandosi e strappandogli malamente il bavaglio.
“Certo che no! Non voglio riavere la mia anima, non sono mai stato meglio di così!” Esclamò Sam muovendo leggermente la bocca, cercando di fare pressione sulle corde per liberarsi. “Non ho problemi col fare ciò che un cacciatore deve fare, uccido qualunque cosa sia soprannaturale indipendentemente dall’età o dal sesso, e la mia coscienza non può farmi sentire una merda perché io non ho..”.
“..sentimenti! Tu non hai sentimenti Sam..” sussurrò Hailey con sguardo basso e voce rotta.
Il minore la guardò in viso, notando quanto le labbra fossero incurvate verso il basso ed il labbro inferiore prese a tremare leggermente: sapeva quanto si sentisse in colpa e quanto avrebbe preferito morire che affrontare quella situazione.
In cuor suo sapeva che avrebbe dovuto fare di più, avrebbe dovuto capirlo subito, e soprattutto pensava che non avrebbe mai più riavuto Sam indietro.
“No, Hailey, non è come pensi..” sussurrò dimenandosi, guardando però la ragazza andare via.
Con un sospiro, Sam tolse via le corde liberando braccia e gambe, e si alzò di scatto facendo strusciare la sedia per terra procurando un rumore fastidioso per tutti.
“Io ti amo! Così come tengo a voi tre..” sussurrò il minore avanzando di qualche passo, notando come la ragazza di fosse fermata ma non si fosse voltata.
“Non è vero. Adesso per favore, lasciami stare” disse la maggiore delle Collins sospirando ed uscendo dalla panic room con un forte dolore nel petto.
Sam si passò una mano sul viso, scuotendo la testa e guardando i presenti, per poi spostare lo sguardo su suo fratello che lo guardava truce.
“Sappi che io ti starò con il fiato sul collo! Controllerò ogni tuo spostamento, non avrai modo di sfuggirmi!” Esclamò Dean con tono perentorio, guardandolo in cagnesco e puntandogli un dito contro.
“Se ti fa stare meglio Dean, fa pure..” sussurrò allargando le braccia e guardandolo con tristezza, facendo per uscire dalla panic room amareggiato. “Ma faresti meglio ad accettarmi così come sono! Sono così armai, non mi cambierete!”.



Passarono le ore ed in casa continuò a regnare il silenzio; ognuno di loro era perso dietro a chissà quale pensiero, cercando un modo per salvare l’anima di Sam.
Hailey era rinchiusa nella sua stanza, probabilmente non aveva la minima voglia di stare con nessuno di loro, magari li incolpava anche per non averle dato ascolto prima; insomma lei lo aveva detto a Katherine, ma sua sorella l’aveva persuasa a lasciare perdere perché sembrava tutto normale. Ma niente era più normale e non lo sarebbe stato finché Sam non sarebbe tornato da loro.
Bobby provò a trovare una soluzione fra i suoi libri, sperando di trovare il perfetto manuale per scendere all’inferno e tornare; aveva già consultato decine di testi, non riuscendo però a trovare neanche mezza pista.
Dean stava seduto sugli scalini della veranda, immerso nei pensieri e nei sensi di colpa, oltre che nella preoccupazione, dolore, rabbia; avrebbe tanto voluto andare in uno di quei bar a bere fino all’ultimo centesimo per scollegare il cervello, scappare per un po’ da tutto questo.
Il suo posto però era lì, doveva solo aspettare che Castiel tornasse con una risposta, una pista, qualunque cosa pur di salvare Sam, ancora una volta; il maggiore dei Winchester scosse la testa e strinse i pugni per la rabbia, mentre stava seduto in quella veranda.
Aveva fallito ancora una volta, non aveva tutelato suo fratello, non aveva fatto si che tornasse dall’inferno mentre si era sistemato in quella casa con Lisa, per questo era tornato senza un’anima; se ci avesse pensato lui, avrebbe fatto le cose per bene!
“Dean..”.
La voce flebile della ragazza lo fece voltare appena e la osservò con la coda dell’occhio, perso per com’era dietro ai suoi pensieri, ma rimase in silenzio; le spalle curve, il capo leggermente voltato nella sua direzione, le mani appoggiate sulle cosce, le labbra semichiuse.
Katherine deglutì e sospirò, avanzando leggermente, mentre il rumore dei suoi stivali a contatto con il pavimento di legno entrò nelle loro orecchie; silenziosamente si sedette accanto al ragazzo, guardando dritto, ma sentendo lo sguardo del ragazzo su di sè.
“Lo so che stai pensando..” sussurrò accennando un sorriso amaro, continuando a fissare il vuoto e appoggiando i palmi delle mani sul pavimento ruvido e scheggiato. “..non farti questo!”.
“È mio fratello, capisci? Io avrei dovuto accorgermene subito!” Esclamò Dean con voce calma e a tono basso, spostando lo sguardo su una delle macchine sfasciate dell’autorimessa.
Il ragazzo continuava a scuotere piano la testa, stingendo i pugni e la mascella, mentre una velatura comparve sui suoi occhi.
“Dean, nessuno di noi voleva accettare una cosa simile..” sussurrò Katherine facendo spallucce e sospirando. 
“Sono suo fratello maggiore, come ti sei sentita quando Bela è cambiata sotto i tuoi occhi, mmh?” Chiese a tono alto stringendo la mascella e voltandosi nella sua direzione, guardandola con disapprovazione, non credendo nelle sue parole ed utilizzando un tono quasi aggressivo. ”Io ero distratto, disattento e anche menefreghista! Ho pensato solamente a risolvere le cose con Lisa e con..”.
“..me! Ti ho distratto io” continuò la ragazza sospirando e mordendosi il labbro, conficcando le unghie sul pavimento logoro e sentendosi sempre di più in colpa.
“No, Kath tu hai provato a dirmelo, ma io non ti ho creduto..” sussurrò Dean con gli occhi lucidi, passandosi una mano sul viso per asciugare le due lacrime fuori controllo, e tornò a guardarla con aria triste. “In questi anni sono stato troppo duro con lui, quasi cattivo a volte! L’ho umiliato, pestato, gli ho fatto male, solo perché volevo che diventasse forte per questo mondo! ”.
“Lui lo sa, ma non colpevolizzarti..” disse Katherine sospirando ed incastrando il loro sguardo.
Si guardarono per un lasso di tempo quasi indefinito, perdendosi l’uno negli occhi dell’altra, ed entrambi capirono cosa stessero pensando: la ragazza sapeva benissimo cosa stesse per dire Dean, ma non voleva accettarlo. Non adesso che erano quasi arrivati al loro chiarimento, non adesso che potevano parlare di quella notte e lasciarsi tutto alle spalle una volta per tutte.
“Non mi pento di tutto quello che è successo Katherine, sia chiaro..” sussurrò Dean sospirando leggermente, fissandola con aria triste. “Quello che c’è stato tra noi.. è stata la cosa più bella della mia vita! Ma ti ho strappata da lui quando ancora lo amavi, che razza di fratello fa una cosa del genere? Cosa sono diventato?”.
“È davvero questo che ti tormenta?!” Chiese Katherine sgranando gli occhi, non capendo davvero cosa stesse dicendo.
“È stato imperdonabile, ma lui l’ha fatto, mi ha perdonato! Si è sacrificato per me, per noi! Ed io non sono riuscito a capire che non fosse più lui!” Esclamò Dean scuotendo la testa e deglutendo a fatica. 
“Non volevi vedere le cose negative, eri felice che tuo fratello fosse tornato!” Esclamò Katherine allargando le braccia e muovendosi irrequieta su quel gradino malmesso e scricchiolante. “È davvero sbagliato?!”.
“Continui a non capire il punto..” disse Dean sospirando, distogliendo lo sguardo e puntandolo nuovamente sulle auto. “Non posso deluderlo ancora una volta, sono suo fratello. Non posso distrarmi, non posso pensare ad altro, da adesso in poi mi concentrerò solamente su di lui!” “
Katherine annuì fin troppo freneticamente, capendo il significato celato delle parole del ragazzo e sentì gli occhi pizzicare; spostò lo sguardo davanti a se, stringendo le labbra e serrando la mandibola.
Dean aveva ragione, anche lei si sarebbe comportata in quella maniera se ci fossero state Hailey o Bela in quelle condizioni; lo capiva, davvero, ma era difficile accettarlo.
Si passò una mano fra i capelli ormai tornati lunghi e biondi, districandoli e ravvivandoli, sentendo lo sguardo del cacciatore su di lei, così mantenne il suo viso impassibile, facendo sì che Dean non potesse coglierne il significato; sospirò e accennò un sorriso amaro, cosciente di quanto fosse stato difficile per lui dirle quelle parole.
“Ti aiuterò a trovare l’anima di Sam..” sussurrò Katherine debolmente, con voce rotta e spostò lentamente lo sguardo su di lui. “Sono pienamente d’accordo con te, Sam ha bisogno di suo fratello”.
Dean ricambiò lo sguardo ed il sorriso amaro, sentendosi profondamente amareggiato, rimanendo del tutto spiazzato dalla reazione della donna; si sarebbe aspettato delle urla, una litigata, ma non quella calma e pacatezza.
Forse l’aveva sottovalutata, di nuovo.
“Kath, mi dispiace così tanto..” sussurrò comunicandolo con lo sguardo tutto il suo dolore, a cui lei rispose con un sorriso.
“Non devi dispiacerti! Io sono qui, sono tua.. amica..” sussurrò Katherine deglutendo nervosamente e finendo la frase a fatica ed abbassando lo sguardo un paio di volte.
Il ragazzo rimase in silenzio, continuandola a fissarla in quella maniera, chiedendosi immediatamente se avesse sbagliato a farle quel discorso; il suo cuore era diviso in due, fra Sam e Katherine, ma sapeva benissimo che l’ago della bilancia pendesse in un’unica direzione, ovvero dalla parte del sangue del suo sangue, di quella spina nel fianco del suo fratellino.
Glielo doveva, dopo tutti gli sbagli, dopo tutti quegli anni a lottare fianco a fianco, per la vita che non aveva mai avuto, per la vita che desiderava e che stava costruendo, prima che una notte di molti anni Dean entrasse in casa sua per riportarlo alla caccia.
“Hai già qualche idea ?” Chiede Katherine schiarendosi la voce e sospirando.
“Si..” sussurrò Dean cambiando espressione e divenendo molto serio. “Si, ce l’ho”.







Pochi ingredienti, semplici, facilmente trovabili tra i garage e la cantina di Bobby; adagiò tutto in una ciotola in acciaio, sporca e malmessa, ma sarebbe andata bene. In fondo non importava l’estetica.
Fece il più piano possibile, non voleva che gli altri se ne accorgessero, specialmente Sam; solo Katherine rimase accanto a lui, titubante e in silenzio. Rimase in un angolo della cantina, osservando il ragazzo armeggiare sul piccolo tavolo, chiedendosi se fosse la mossa giusta.
Evocare lui, forse era un po’ troppo. Persino per Dean.
Il ragazzo diede fuoco agli ingredienti e prese con le dita un foglio, leggendo ad alta voce una breve formula in latino; si guardò attorno, notando come la fiamma fosse aumentata di intensità e le luci prendessero a fare intermittenza.
I due ragazzi si guardarono ed istintivamente si avvicinarono, continuando poi a guardare se l’incantesimo avesse funzionato; finché non lo videro ai piedi delle scale. 
Se ne stava in piedi, con l’espressione truce che evidenziava ancora di più il suo viso scarno, arrabbiato perché fosse stato invocato come un comune demone; le sue mani erano appoggiate al bastone posto di fronte a lui, mentre gli occhi guizzavano dall’uno all’altra.
“Ciao Morte..” sussurrò Dean accennando un sorriso impaurito, facendo fatica a continuare a guardarlo negli occhi.
“Che cosa volete?” Chiese il cavaliere sospirando e sollevando un sopracciglio.
“Andiamo dritti al sodo, eh?” Chiese Katherine ridendo nervosamente, avanzando di pochi passi.
“Che cosa volete?!” Ripetè Morte digrignando i denti e guardandoli con disprezzo. 
“Devi aiutarci a riprendere l’anima di Sam” disse Dean serrando la mascella e cercando di nascondere il suo timore.
Se solo avesse voluto, Morte li avrebbe polverizzati in quell’esatto momento, e il fatto che restasse in silenzio a fissarli con quel suo sguardo penetrante li inquietò molto; i due ragazzi deglutirono a fatica, sapendo in quanti pochi scenari si potesse evolvere la situazione.
Avevano dovuto rischiare per Sam. Avrebbero fatto di tutto per lui.
“Perché dovrei farlo?” Chiese seccamente, rimanendo così immobile da sembrare una statua.
“Perché abbiamo salvato il mondo dall’apocalisse e perché ti abbiamo salvato da Lucifero” disse Dean sospirando lentamente dopo aver scambiato una rapida occhiata con la ragazza di fianco a lui.
“Vero, ma non voglio farlo” disse il Cavaliere dopo averci riflettuto un paio di secondi, non modificando mai la sua espressione.
I due ragazzi si scambiarono nuovamente un’occhiata senza però dire una parola; Morte aveva rifiutato di aiutarli e niente e nessuno gli avrebbero mai fatto cambiare opinione.
Dean serrò la mascella e tornò a guardarlo con aria quasi supplichevole, cercando di elaborare nella sua testa delle frasi d’effetto, qualcosa! Qualsiasi cosa.
“Non voglio farlo perché l’anima di Sam è stata per troppo tempo nella gabbia” disse Morte sospirando, muovendosi di qualche passo verso di loro e appoggiando il suo intero peso sul bastone nero che stringeva fra le mani. “Ciò significa che potrebbe non essere rimasto più nulla di lui”.
“Dobbiamo fare almeno un tentativo” disse Katherine guardandolo, quasi implorando.
“Se non è abbastanza forte, Sam si sgretolerà davanti a voi” sussurrò lentamente Morte scandendo le parole e sollevando le sopracciglia, come se ai due cacciatori stesse sfuggendo qualcosa di talmente ovvio.
“Correremo il rischio” disse Dean annuendo, supportando la ragazza e facendo un passo verso il Cavaliere.
Morte sollevò lo sguardo verso di lui e lo alternò con quello della ragazza, chiedendosi mentalmente se valesse realmente la pena farlo; si prese qualche minuto, che ai ragazzi sembrò un’eternità, dopo di che inclinò leggermente la testa di lato.
“Posso mettere un muro”.
“Muro?” Chiese Dean aggrottando le sopracciglia.
“Fra la sua anima e i ricordi dell’inferno” spiegò meglio Morte annuendo.
“E reggerebbe?” Chiese Katherine accennando un piccolo sorriso.
“L’anima è incredibilmente vulnerabile e fragile!” Esclamò sospirando, tornando a mettersi frutto con la schiena.”Ma se Sam non proverá a ricordare.. si!”.
“Ok, facciamolo” sussurrò Dean sospirando ed annuendo.
Morte scosse la testa e si smaterializzò in meno di un secondo, sfuggendo alla loro vista e lasciandoli con una domanda che ronzava nelle loro teste: quando sarebbe tornato?



Il movimento irrequieto della gamba, tipico di chi si trova in preda al nervosismo, muoveva da più di una mezz’ora il vecchio tavolo scricchiolante della cucina di Bobby: la ragazza se ne stava con le braccia appoggiate su di esso, mentre leggeva un libro per cercare di evadere da quella realtà per qualche momento.
Doveva fare male sapere che la persona con cui aveva dormito per quasi due anni fosse in realtà un bugiardo: non era più il suo Sam, era un Sam diverso, privo della sua anima e di scrupoli.
Hailey si sentiva molto agitata, affranta, sapeva di non conoscere la soluzione per questo problema e ciò la rendeva più ansiosa del solito; sospirò per l’ennesima volta e continuò a far tremare il tavolo.
“Hai finito di fare tutto quel rumore?” Chiese Sam sospirando, seduto sul divano del salotto e guardandola quasi con.. fastidio.
Hailey non rispose e cercò di calmare i suoi tremori, ma dopo pochissimi secondi riprese a muoversi freneticamente, non riuscendo a controllare i suoi movimenti.
“Cosa pensi che stiano facendo gli altri?” Chiese il ragazzo sospirando, gettando una leggera occhiata a Bobby che se ne stava in cucina ad armeggiare con la cena.
“Cercheranno un modo per aiutarti” rispose seccamente Hailey non distogliendo mai lo sguardo dal suo libro.
“Nessuno può prendere la mia anima” sussurrò Sam con un sorriso compiaciuto sul viso e sollevando un sopracciglio.
“Oh io sono sicura che invece loro ci riusciranno..” sussurrò Hailey sollevando il viso e guardandolo con rabbia.
Sam sostenne il suo sguardo di sfida e per la prima volta la guardò come guardava tutti gli altri da quando era tornato; un abbozzo di ghigno malefico si dipinse sul suo volto, lo sguardo fiero e disprezzante.
“Sai, ho letto un libro una volta..” disse Sam alzandosi lentamente ed avvicinandosi a lei, non distogliendo mai lo sguardo. “..parlava di qualcosa del genere e c’era scritto qualcosa di molto interessante”.
“Dove vuoi arrivare?!” Chiese Hailey infastidita, sentendo che il suo istinto le stesse suggerendo di alzarsi e stenderlo.
“Se commetti qualcosa di troppo orribile, l’anima si rifiuta persino di entrare nel tuo corpo.. lo sapevi?” Chiese Sam sorridendo e facendo il giro della scrivania, posizionandosi proprio dietro di lei e poggiando i palmi aperti alle estremità del libro, avvicinando il suo corpo a quello della ragazza.
“Orribile tipo uccidermi?” Chiese la ragazza con un filo di voce, sentendo il suo respiro sul collo.
“No! Per quanto possa farmi male, e lo farei se dovessi, non è il caso” rispose sorridendo, circondandola con le sue grosse spalle e avvicinando ancora il suo viso.
“Vuoi uccidere Dean?” Chiese deglutendo con fatica e ritraendo di scatto il capo, trovando però il petto del ragazzo.
“Neanche questo basterebbe..” sussurrò Sam con voce flebile all’orecchio della donna, sfiorandole la guancia con il naso. “.. mi serve il sangue di un padre..”.
“Patrocinio?!” Chiese Hailey votando la testa di scatto e guardandolo disgustata, indietreggiando, ma trovando il suo avambraccio a bloccarla. “Tuo padre è morto”
“Beh, ma Bobby no!” Esclamò ridendo, stringendole improvvisamente il braccio contro il collo, facendole mancare il respiro.
Hailey cercò di dimenarsi, ma Sam la bloccava in più punti, impedendole qualsiasi movimento; l’aria le mancò per troppo tempo e perse i sensi proprio fra le sue braccia. Braccia che avrebbero dovuto proteggerla e mai farle del male.




Il suono di un fischio riecheggiò nelle loro orecchie, facendogli aprire lentamente gli occhi nonostante si sentissero ancora parecchi storditi: mani e piedi erano legati alle gambe della sedia su cui erano seduti e ogni tentativo di divincolarsi fu inutile.
Il buio inoltre non li aiutò a mettere a fuoco la stanza, a riprendere il controllo della vista; era tutto così sfocato, ma sia Bobby che Hailey capirono immediatamente in che posto si trovassero: la panic room.
Nonostante il forte dolore alla testa, Bobby strizzò gli occhi un paio di volte e cerco di dimenarsi, nel tentativo di allentare le corde, ma un fischio attirò la loro attenzione. Di nuovo.
Dei passi avanzarono verso di lui, al buio, finché una delle lampade poste sulla scrivania si accese facendo sì che si potesse vedere l’autore di tutto ciò: l’uomo non poté aspettarsi di trovarsi davanti proprio Sam.
Così freddo e distaccato, così.. diverso
Era stato dunque lui ad attaccarlo? Bobby ricordava solamente di stare lavorando in cucina, fin quando qualcosa lo colpì dritto alla nuca; poi si era semplicemente svegliato legato a quella sedia e aveva intercettato lo sguardo impaurito di Hailey.
“Sapete, un po’ mi dispiace..” sussurrò Sam con aria pacata, sedendosi sulla sedia della scrivania e osservando la punta di vari coltelli, cercando la più affilata. “Ma mi avete costretto voi a farlo!”.
“Sam, sei ancora in tempo. Lasciaci andare!” Esclamò Hailey con il respiro accelerato, fissandolo con aria spaventata.
Il ragazzo rise di gusto, distogliendo la sua attenzione dai coltelli e dirigendosi a grandi passi verso di lei; appoggiò le sue braccia alla spalliera della sedia, esattamente alle estremità del corpo di Hailey, e la fissò con aria quasi divertita.
“Non ti farò del male, tesoro. Non torcerei mai neppure un capello della tua graziosa testolina..” sussurrò a una spalla dal suo volto, sorridendole e carezzandole una guancia. “Tu sei qui solo per guardare cosa mi hai costretto a fare! La morte di Bobby sarà soltanto colpa tua!”.
“Quindi è questo il tuo piano, ragazzo?” Chiese l’uomo sorridendo e piegando la testa di lato. “Pensi che la mia morte gli impedirà di mettere la tua anima al suo posto?”.
“Si, direi di sì!” Esclamò Sam mettendosi dritto e sorridendo, guardandolo con aria divertita.
“Ti sbagli, ragazzo mio” disse Bobby ridendo e scuotendo la testa.
“Qualcuno mi ha detto che posso fare un rituale per macchiare il mio corpo ed è proprio quello che farò!” Esclamò Sam allargando le braccia e sorridendo. “Il mio corpo non sarà più degno della mia anima, così problema risolto!”.
Il silenziò calò nella stanza e il ragazzo si voltò, tornando a prestare la sua attenzione ai coltelli, mentre Hailey si voltò di scatto verso Bobby ed indicando il suo braccio con gli occhi: l’uomo capí immediatamente di dover distrarre Sam, lasciando campo libero alla ragazza.
Il minore di Winchester aveva commesso l’errore di non perquisirla prima di legarla, ma non sapeva chi aveva davanti? O non gli importava ?
Lei lentamente estrasse dal sua manica un piccolo coltellino che usò per tagliare, molto lentamente, le corde che la tenevano ancorata alla sedia; doveva slegare in fretta i piedi adesso, era questione di minuti prima che Sam tornasse all’attacco.
“Pensi che non troveranno un modo di rimetterti l’anima, anche se mi uccidi ?” Chiese Bobby sorridendo, facendo sì che l’attenzione del ragazzo si spostasse nuovamente su di se.
“Non mi interessa, li ucciderò tutti se è necessario!” Esclamò sorridendo il giovane, facendo spallucce. “Prima mentivo: non me ne frega niente di voi! Ne di te, Bobby, ne di Dean o Katherine, o di te, Hailey!”.
La ragazza si irrigidì, sentendo lo sguardo dell’uomo puntato su di se, e smise subito di tentare di slegarsi, nonostante avesse quasi fatto; Sam si alzò e scelse il suo coltello, quello più appuntito e con un’incisione laterale in latino. 
Avanzò lentamente verso l’uomo e lo guardò con un grosso sorriso sul volto: gli schiacciò l’occhio e con grande velocità sollevò il coltello il aria, per poi scendere velocemente e puntare dritto alla gola dell’anziano.
Ma lo scatto della ragazza fu più veloce: fece leva sulle gambe e gli si scaraventò addosso, facendogli perdere l’equilibrio e facendolo fingere rovinosamente a terra.
Inizialmente non capì cosa lo avesse colpito, ma quando vide la ragazza tentare di afferrare il coltello che era finito sotto la scrivania le si gettò contro con tutto il suo peso.
Le bloccò i polsi con una delle sue grandi mani e con l’altra tentò di immobilizzarla, schiacciandola con le sue gambe e il suo corpo massiccio; le sorrise, notando come lei cercasse di liberarsi invano dalla sua presa.
“Non avresti dovuto farlo..” sussurrò Sam divertito, avvicinando il suo viso a quello della ragazza. “Ora ucciderò anche te”.
Con uno scatto delle anche, Hailey riuscì a rimettersi in piedi e a ribaltare le posizioni, bloccandogli un braccio e puntando sulla forza del ragazzo: tanto più si sarebbe dimenato, più il dolore sarebbe aumentato.
“Vedi tesoro, tu sarai anche forte..” sussurrò la ragazza all’orecchio del giovane, sorridendo compiaciuta. “Ma non sei abbastanza furbo!”.
Come se non provasse dolore neanche fisicamente, Sam si mosse, scaraventandola a terra e si rimise in piedi, avanzando verso di lei con una risata quasi malefica. Afferrò il coltello nuovamente dalle mani e sentì il vecchio uomo inveire contro di lui, cercando disperatamente di liberarsi da quelle corde per aiutare la ragazza, ma non ce l’avrebbe fatta senza un aiuto.
Hailey respirò affannosamente, dato che era atterrata di spalle e le era mancato il respiro per qualche secondo; lo vide avanzare verso di lei e per la prima volta si spaventò.
Fino a dove si sarebbe spinto? Cosa avrebbe fatto pur di non avere indietro la sua anima?
“Mi dispiace tesoro..” sussurro Sam sospirando. “Ci vediamo nella prossima vita”.
Con uno scattò, cercò di accoltellare a morte Hailey, rimasta inerme contro il muro freddo della panic room, ma proprio quando il coltello stava a pochi cm di distanza dal suo petto, intervenne Dean che con la sua forza lo respinse indietro.
Sam perse l’equilibrio ed indietreggiò mentre Katherine si diresse verso la sorella e si accertò che stesse bene.
”Che diavolo stai cercando di fare ?” Chiese Dean avanzando e cercando di liberare Bobby con il suo coltello.
Sam digrignò i denti e si avventò contro il fratello, colpendolo dritto in faccia e facendolo sanguinare dal naso; Hailey corse in suo aiuto e cercò di bloccarlo, ma lui fu più veloce e invertì le prese. Le puntò il coltello alla gola, immobilizzandola, mentre Dean e Katherine si irrigidirono sul posto.
Il silenzio calò e Bobby lentamente finì di sciogliere le corde che lo tenevano ancora bloccato alla sedia e, senza fare scatti bruschi, si alzò tenendo le mani sollevate, mentre i due ragazzi guardarono Sam con aria quasi scioccata.
“Non è quello che vuoi fare Sam” sussurrò Bobby avanzando lentamente.
“La ucciderò a sangue freddo e poi ucciderò anche voi!” Urlò il minore dei Winchester, intimandogli di stare indietro e guardando i presenti in cagnesco.
Katherine guardò negli occhi la sorella e cercò di frenare il suo istinto, ma quando mai aveva sbagliato? Ci aveva sempre azzeccato in quelle situazioni, così decise di ascoltare se stessa e sorrise con dolcezza alla sorella.
“Non è quello che vuoi fare Sam, lo so” sussurra Katherine avanzando lentamente e guardandolo fisso negli occhi. “Io so che non vuoi farle del male!”.
“E come fai a saperlo, mmh?” Chiese Sam ridendo, tenendo più stretta la ragazza. 
“Ci sono passata anche io e so cosa vuol dire forzare se stessi a fare del male a chi ami” disse Katherine con tono quasi triste, continuando ad avanzare lentamente. “È straziante”.
“Tu che parli d’amore, ma davvero Katherine?” Chiese ironico il ragazzone sollevando un sopracciglio. “Tu cosa ne sai?!”.
“Ne so abbastanza per dirti che non puoi farle del male” disse la ragazza facendo spallucce e sorridendo. “Perché è l’amore della tua vita! Non potrai mai farle del male perché questo tipo d’amore ti rimane dentro per sempre!”.
Il minore dei Winchester fece una smorfia di disapprovazione, lasciandosi trapelare il fastidio che la ragazza le avesse procurato con quelle parole; si senti quasi arrabbiato perché Katherine stava toccando davvero il suo punto dolente.
“Io..So cosa stai provando, mi avete salvato voi. Senza di voi non ce l’avrei fatta a sopportare tutto questo dolore” continuò con un sussurro annuendo e stringendo la mascella.
I presenti la guardarono con tristezza, specialmente Dean che si sentiva impotente durante quella situazione; voleva aiutarla, supportare i suoi discorsi, ma le parole gli morirono in gola.
“Io non voglio la mia anima!!” Gridò Sam mentre il suo braccio prese a tremare.
“So che senti quel vuoto dentro di te e hai paura perché hai fatto tante cose orribili e hai paura che riavendo la tua anima non riuscirai a sopportarlo!” Esclamò Katherine sorridendogli e tenendo una mano verso di lui. “Ma ce la farai Sam! Ci saremo noi ad aiutarti, così come voi avete fatto con me! Te lo prometto! Ma adesso lascia quel pugnale, fidati di me..”.
Sam la guardò, per poi spostare la sua visuale verso suo fratello maggiore e Bobby, che lo guardavano esattamente nello stesso modo in cui lo guardava Katherine; era come se all’unisono gli stessero dicendo che era tutto ok, che sarebbe passata anche questo.
Il braccio continuò a tremare e una lacrima scese sulla sua guancia senza che potesse rendersene conto; scosse la testa e lasciò andare Hailey e poi il coltello, che cade rovinosamente a terra con un forte tonfo.
Li guardò uno ad uno e Dean avanzò velocemente, stringendolo in uno dei suoi abbracci goffi e silenziosi; lo strinse forte, sentendo la vista appannarsi, e lo sentì esplodere in un pianto liberatorio.
Hailey si rialzò, aiutata da Bobby, e avanzò lentamente, stringendola anche lei fra le braccia e sussurrandogli che tutto si sarebbe rimesso a posto, che avrebbero trovato un modo per salvarlo.
Dean si voltò verso Katherine, notando come stesse cercando di nascondere le lacrime che le sfuggivano incontrollate e le sorride teneramente, così come fece Bobby.
“Abbiamo finito con queste smancerie?!” Chiese una voce rauca alle loro spalle, facendoli voltare e interrompendo quel momento toccante.
“Che ci fa lui qui?!” Chiese Sam sciogliendo l’abbraccio con Hailey e aggrottando le sopracciglia.
“Sai Sam, ho fatto una scoperta molto interessante quando sono andato nella gabbia a riprendere la tua anima..” disse Morte sospirando, togliendosi il lungo cappotto nero e appoggiandolo sul piccolo tavolo della panic room. “Chiunque ti abbia riportato indietro ha tentato di strappare via anche l’anima! Ci ha provato sul serio; tuttavia è riuscito a riportarne indietro solo dei piccoli pezzi”.
I presenti lo guardarono con aria scioccata, come se avesse appena detto qualcosa di assurdo o di incomprensibile per loro.
“L’anima si può spezzare?” Chiese Bobby spalancando leggermente la bocca e sgranando gli occhi.
“A cosa credete che sia dovuto questo teatrino scadente e rivoltante?!” Chiese ironicamente Morte appoggiandosi al suo bastone, guardandoli con un sopracciglio sollevato e la bocca serrata. 
Sam serrò la mandibola, mettendo in evidenza la sua muscolatura, e si senti pervaso dalla voglia di scappare; solo una piccola parte di lui gli continuava a ripetere di restare e andare fino infondo.
“Bene, non ho tempo da perdere! Procediamo!” Esclamò Morte sospirando, rimboccandoci le maniche e incollando Sam sul piccolo letto posto al centro della stanza con un semplice gesto della mano.
Una forza invisibile lo tratteneva, nonostante si dimenasse e scalciasse con troppa foga; il Cavaliere intimò loro di tenerlo il più fermo possibile, mentre lui aprì la valigetta nera con cui era solito viaggiare. 
La stanza si tinse di bianco e Morte estrasse con le sole dita l’anima candida di Sam, che appoggiò con pochissima delicatezza sul corpo dell’uomo, che intanto continuava a urlare e dimenarsi.
Centimetro dopo centimetro, l’anima attraversava di nuovo il petto del Winchester sdraiato forzatamente su letto, finché la luce bianca si affievolì e non fu più visibile la luce bianca. Ancora confusi e scombussolati, i ragazzi osservarono Sam svenire sotto i loro stessi occhi, mentre Morte si diresse verso il piccolo tavolo e si infilò nuovamente il suo lungo cappotto nero.
Lo sistemò con le mani, eliminando le pieghe appena formate e si schiarì la gola, afferrando nuovamente il suo bastone nero e la sua valigetta; a voltò verso di loro e sospirò.
“L’anima è molto fragile..” sussurrò il cavaliere incurvando le labbra verso il basso. “Il muro reggerà, ma Sam non dovrà ricordare altrimenti si sgretolerà e ciò che ne uscirà non vi piacerà, Con ciò il nostro debito è saldato!”.
“Abbiamo capito..” sussurrò Dean avanzando e annuendo con la testa. “Non so come ringraziarti”.
Morte scossa la testa, come se quella non fosse stata una cosa importante, e si voltò, aprendo la porta della panic room ed uscendo, come se avesse frequentato quella casa per molto tempo e conoscesse ogni singolo tratto.



“Così avete chiamato lui?” Chiese Bobby ancora sbalordito, appoggiato al top della cucina, con le braccia incrociate al petto e l’espressione più perplessa che avesse. 
“Perché non ce lo avete detto?!” Chiese Hailey seduta sulla sedia del tavolo della cucina, tenendo fra le mani un bicchiere pieno di qualche superalcolico scadente di Bobby, continuando a fissare il vuoto davanti a se.
La minore delle Collins sapeva che sua sorella non avesse metabolizzato nulla di tutto ciò che era appena accaduto e sapeva benissimo che ci avrebbe messo un po’ di tempo; essere stata picchiata, legata e quasi uccisa dal ragazzo che amava era troppo per lei. Ma lo sarebbe stato per chiunque.
Katherine sospirò e si diresse verso il divano del salone, prendendo una coperta abbandonata li, tornando ed adagiandola sulle spalle della sorella che ancora tremava per l’accaduto; la avvolse completamente, ma Hailey non reagì al suo tocco, e continuò a guardare inerme davanti a se.
Sospirò e si diresse verso il piccolo frigo di Bobby, estraendo un panetto di ghiaccio ed avvolgendolo in un asciugamano pulito e con un sorriso lo passò all’uomo che lo guardava interrogativo.
“Mettilo sulla testa..” sussurrò la ragazza sorridendo teneramente, intimandogli di obbedire, e l’uomo lo fece senza discutere.
Con la testa ancora nel caos, si appoggiò allo stipite della porta, sospirando nuovamente e chiudendo gli occhi per qualche secondo.
“È stata un’idea di Dean e devo dire che è stata un’ottima pensata!” Esclamò Katherine riaprendo gli occhi e puntandoli su quelli dell’uomo.
Bobby accennò un mezzo sorriso, ma sapeva benissimo di non potere cantare vittoria fin quando il ragazzo non si fosse svegliato: se quello che avevo detto Morte era vero, Sam poteva svegliarsi distrutto dai ricordi dell’inferno, così come poteva tornare esattamente come un prima di quella maledetta apocalisse.
“Sam è forte, sono sicuro che ce la farà..” sussurrò Bobby continuando a premere il ghiaccio sulla testa e sentendosi fiero dei suoi ragazzi. “È suo fratello che mi preoccupa”.
“Si rimetterà” tagliò corto Katherine, muovendosi irrequieta e sospirando.
Bobby tolse per qualche secondo ghiaccio dalla testa, e Katherine lo fulminò con lo sguardo, e estrasse dal frigo due birre che aprì velocemente, per poi porle alla ragazza che lo guardò con aria interrogativa.
“Tieni” disse l’uomo sorridendo amaramente, notando però l’ostentazione della ragazza che si ritrasse istintivamente. “Io non mi immischio mai in questo tipo di situazioni, ma Dean ha bisogno di te. Hailey mi ha detto perché se n’è andato e probabilmente questo peso lo sta schiacciando ancora di più in questo momento. Ha bisogno di te, Katherine. Va da lui!”.
La ragazza avrebbe voluto ribattere e dire che non lo avrebbe mai fatto, ma poi osservò nuovamente sua sorella e capì in che condizioni potesse trovarsi Dean: stava fuori dalla veranda da ore a fissare le vecchie auto, reprimendo probabilmente la voglia di alzarsi e finire di romperle definitivamente.
“Bado io a lei..” continuò Bobby riferendosi alla maggiore delle sorelle, a cui cinse le spalle con un braccio.
La ragazza sospirò e prese entrambe le birre con una mano, mentre con l’altra punto un dito contro l’uomo, riducendo gli occhi a due fessure e guardandolo in cagnesco.
“Rimetti il ghiaccio!”.
L’uomo rise e la guardò uscire dalla stanza con un mezzo sorriso sulle labbra, che scomparve quando posò lo sguardo su Hailey; era sotto shock, era chiaro, ma lo preoccupava ugualmente. 
Se Sam si fosse svegliato come il vecchio ragazzo bonaccione, lei sarebbe riuscita a nascondergli la verità? A non far trapelare nulla di quell'anno e mezzo passato senza la sua anima? 



Passo dopo passo, si costrinse ad andare verso l’uscita della casa e ad aprire la porta d’ingresso; lo scricchiolio delle assi di legno che la componevano non tardò ad arrivare e sentì il pavimento piegarsi leggermente sotto il suo peso.
Katherine avanzò tenendo ancora le due birre aperte fra le mani, guardando la sagoma del ragazzo che le dava le spalle, seduto sul primo di quei quattro scalini che permettevano l’accesso alla veranda. 
Negli anni era diventato il suo posto preferito, il posto in cui si recava a pensare e a guardare le stelle mentre tracannava qualche bottiglia di birra, da sola o in compagnia. Evidentemente allo era diventato anche per Dean, dato che ultimamente ci passava molto tempo.
Le spalle curve fecero si la camicia a quadri rossi e verdi si tendesse fin troppo, evidenziando le sue massicce spalle e la sua schiena; il capo e lo sguardo basso le fecero intuire che il ragazzo si stesse crogiolando nel suo dolore e si domandò perché non fosse uscita prima. Voleva dargli sollievo, voleva aiutarlo, nonostante provasse anche lei un grande dolore. 
Non sopportava di vederlo così, non c’era mai riuscita: sin dalla prima volta che lo vide, Katherine aveva sempre tenuto a lui e alla sua felicità, straziandosi anche lei quando Dean provasse dolore.
Sospirò e si fece coraggio, avanzando e sedendosi accanto al ragazzo; lo guardò con un sorriso, ma il maggiore dei Winchester sollevò lo sguardo per guardare le stelle e si comportò come se fosse ancora solo e Katherine fosse ancora dentro.
“Ehi..” sussurrò la ragazza con tono dolce e pacato, sentendo il cuore battere forte nel petto.
“Ci hai messo un po’ a venire..” sussurrò Dean con voce rauca, sospirando e accennando un mezzo sorriso, come se la stesse aspettando.
“Mi stavo occupando di Hailey e Bobby..” sussurrò Katherine facendo spallucce, porgendogli la birra.
Il ragazzo la osservò e poi la prese fra le mani, per poi far scontrare i suoi occhi con quelli della donna davanti a se: aveva il viso stanco, incorniciato dai lunghi capelli biondi che le ricadevano sul petto e sulle spalle, coperte solamente con una canottiera di cotone marrone.
La brezza della sera le solleticò il viso e sulla pelle chiara e nuda delle braccia spuntò la pelle d’oca, facendola rabbrividire per un momento; incapace di abbassare lo sguardo, Dean si sbottonò la camicia in silenzio, rimando con la sola maglietta nera a maniche corte, togliendola e mettendola sulle spalle della ragazza che sorrise.
“Grazie..” sussurrò Katherine sospirando, mordendosi il labbro e guardandolo quasi imbarazzata. 
Bevve un sorso di birra e guardò il cielo dritto davanti a se, sentendo il profumo della camicia arrivarle sin dentro le narici.
“Sam mi ha spiegato come individuare il Grande Carro, sai?” Disse Katherine sorridendo ed indicando un punto nel cielo, unendo con una linea immaginaria sette stelle. “È proprio quello”.
“Beh, Sam sa un sacco di cose..” sussurro Dean sorridendo di cuore e prendendo un bel sorso di birra. “Ma questo ce l’ha insegnato papà”.
La ragazza rise insieme all’uomo che non smetteva di guardarla e solo in quel momento notò la fila di bottiglie vuote che si estendeva alla destra di Dean: ad occhio e croce dovevano essere almeno quattro.
Sospirò e riposò lo sguardo su di lui, notando il suo sguardo perso nei suoi occhi, come se stesse cercando di dirle qualcosa senza parole.
“Quello che hai detto oggi è stato..” sussurrò Dean scuotendo la testa leggermente e sospirando rumorosamente. “..è stato peggio di un pugno allo stomaco”.
Katherine continuò a guardarlo negli occhi, senza più riuscire a distoglierlo, e udendo quelle parole lo stomaco le si girò come un calzino, facendola sentire vulnerabile e vuota; tutto il dolore che aveva provato molto tempo prima quando lui se n’era andato si ripresentò puntuale, bloccandole la possibilità di ribattere, dato il nodo alla gola che le si era appena formato.
“Tutto ciò che hai detto è vero, Kath. Quel tipo di amore rimane dentro per sempre” continuò il ragazzo deglutendo a fatica e sospirando.
La donna sentì gli occhi pizzicare e sentì il bisogno di ingurgitare un po’ di coraggio liquido, così deglutì almeno tre lunghi sorsi di birra, fino a finire la bottiglia e a posarla sul gradino accanto a se.
“Io pensavo che non ci saremmo mai più rivisti, sai? Pensavo che avessi davvero cambiato vita con Lisa e che l’amassi davvero. Per questo ho iniziato una relazione con Cristian: volevo andare avanti come avevi fatto tu. Ma tu sei tornato e quando ti ho visto li..” disse tutto d’un fiato la ragazza, distogliendo lo sguardo e incurvando anche lei le spalle; si passo le mani sul viso e sospirò rumorosamente. “Dio, mi è preso un colpo! Mi sono sentita così.. male e felice contemporaneamente!”.
“Tu eri tutto ciò che rappresentava quello che avevamo passato” disse di getto il ragazzo con voce rotta, stringendo i pugni e guardando dritto davanti a se. “Lucifero, l’apocalisse, la morte di Sam, e..”.
“Hai avuto uno shock post traumatico” disse la ragazza interrompendolo e notando come il suo sguardo si fosse posato nuovamente verso di lei, così tornò a fissarlo dritto negli occhi con sguardo deluso.
A quelle parole, Dean si sentì messo con le spalle al muro e strinse istintivamente la mascella e i pugni, sentendo la rabbia e il senso di colpa tornare a premere dentro di lui.
“Ti ho ferita”.
“L’unica ferita che mi hai provocato è stata quando sei andato via..” disse Katherine rispondendo di getto, mostrandogli i suoi occhi lucidi e tirando su con il naso. “Tu hai scelto per me”.
“Pensavo di fare la scelta giusta..” disse Dean ricambiando lo sguardo e serrando forte la mascella.
“Hai scelto la cosa peggiore per noi!” Esclamò scuotendo la testa e guardando le cime degli alberi vicini lasciarsi trasportare in diverse direzioni dal vento.
“Ti chiedo scusa” sussurrò Dean sospirando, prendendole una mano fra le sue e guardandola con una grande intensità. “Andandomene ho finto di essere un’altra persona. Devo essere chi sono davvero”.
“E chi sei davvero?” Chiese Katherine sospirando, voltandosi e guardandolo negli occhi.
“Un cacciatore che odia il suo lavoro, ma farebbe qualsiasi cosa per la sua famiglia..” sussurrò sospirando e continuando a tenere la sua mano fra le sue. “Sono un uomo che ha sbagliato e sta cercando di rimediare con l’unica donna che abbia mai amato davvero sulla faccia della terra”.
Katherine serrò forte la mandibola, cercando di non lasciare scendere le sue lacrime, e si morse il labbro inferiore con forza; lo guardò e sorrise a quelle parole, inclinando di poco la testa di lato e stringendo la sua mano.
Gli si avvicinò d’istinto, proprio come avrebbe fatto in altri tempi e il ragazzo non si fece cogliere impreparato: si avvicinò velocemente e la strinse forte fra le sue braccia.
Fu il primo vero abbraccio da quando si erano rivisti, nonostante avessero dormito insieme quello fu diverso; con il respiro irregolare di chi è prossimo alla commozione,le baciò la testa delicatamente inalando il suo profumo.
Katherine si lasciò andare dopo molto tempo e ricambiò l’abbraccio, stringendogli con delicatezza le braccia al collo e sentendosi finalmente nel posto giusto.
Entrambi avrebbero tanto voluto che il tempo si fermasse per rivivere quel momento all’infinito; non volevano poi staccarsi ed affrontare le difficoltà della loro vita.
La ragazza appoggiò il viso sul suo petto, all’altezza del cuore e Dean le stringe leggermente i fianchi, attirandola a se, con una presa forte ma delicata allo stesso tempo.
Sentì il suo cuore battere all’impazzata, così come il suo che sembrava che volesse farsi un giro nella stanza; sentì il suo respiro fra i capelli e le labbra che le sfioravano la fronte con movimenti delicati.
Venne attaccata da una paura folle, paura di sbagliare, di rovinare tutto, e si spinse a pensare che loro sarebbero andati bene come amici, che non avrebbero avuto problemi a lavorare insieme nonostante tutto; sentì il suo corpo tremare, così esile rispetto a quello massiccio del cacciatore, e lo stomaco rigirarsi ancora come un calzino. 
Preferiva rimanere con la testa appoggiata sul suo petto piuttosto che sollevarla e guardarlo negli occhi. Si sarebbe persa, lo sapeva.
Ma se doveva rischiare di spezzarsi ancora di più il cuore, non c’era modo migliore per farlo.
Raccolse tutto il coraggio che le fosse rimasto in corpo e con estrema lentezza sollevò la testa, posando il suo sguardo su quello del ragazzo; i suoi occhi esprimevano la verità che tanto avrebbe voluto conoscere in quell’anno e mezzo di lontananza, quando si struggeva e dava anima e corpo per trovare nuovi casi ogni giorno per distrarsi.
Il verde degli occhi dell’uomo si incastrò con quelli azzurri della donna, che sorrise di getto e gli carezzò il volto.
Accadde tutto con velocità, che a loro apparse però come un’eternità: i loro visi si cercarono e si sfiorarono l’un l’altro, quando lentamente le labbra del ragazzo sfiorarono con delicatezza quelle della ragazza; sapevano che non avrebbero mai più dimenticato quel momento. 
Si distaccarono leggermente, guardandosi e sorridendo. C’era voluto un po’ di tempo, ma alla fine c’erano riusciti a capire che il sentimento che li univa non si fosse mai spento.
Approfondirono il bacio, carezzandosi e stringendosi l’un l’altro, con dolcezza, ma anche mancanza, rabbia.
Katherine gli strinse le braccia al collo ancora di più e il ragazzo le posizionò una mano sul viso e l’altra sulla schiena spingendola verso di se per sentirla più vicina; era un urgenza, un bisogno fisico di stringersi e non lasciarsi più.
Le mani dell’uno scivolarono sul corpo dell’altra, si cercarono, dato come si erano mancati per tutto quel tempo; i loro corpi tremavano dal desiderio e dalla paura.
Nonostante avessero alle spalle due anni di relazione, seppur altalenante, quel momento fu come la prima volta: il primo bacio, la prima volta che si scoprivano a vicenda.
Katherine si distaccò di qualche cm, riprendendo fiato e sospirò ed appoggiò la fronte contro la sua e tenne gli occhi ancora chiusi, ancora un po’, inalando il suo profumo e sentendo la voglia di non lasciarlo più crescere dentro di se.
“Ci ho provato, ma non posso stare lontano da te ..” sussurro il ragazzo sulle sue labbra, sorridendo e baciandola ancora a fior di labbra. 
Ancora una volta la donna lo strinse a se, ricambiando il bacio e si lasciò condurre dalla mani del ragazzo che l’afferrarono dai fianchi e la posizionarono a cavalcioni sopra di lui; la strinse a se sfiorandole la schiena e lasciò che la sua camicia scivolasse sui gradini, mentre il loro bacio diventava sempre più intenso.
La ragazza gli strinse le mani fra i capelli, muovendosi istintivamente su di lui e sentendo il respiro venirle meno, così, nonostante sentisse il cuore esplodere e la voglia consumarla dall’interno, si distaccò lentamente per guardarlo negli occhi.
Voleva che capisse che lei non sarebbe passata sopra al fatto che se ne era andato, non l’avrebbe superato facilmente, ma nonostante ciò, le parole che fremevano per uscire dalla sua bocca avrebbero detto ben altro. Era così felice, come una bambina in un luna pack, come se non esistesse altro a parte quel momento.
Chiuse gli occhi, stringendoli, e si morse il labbro, sospirando, quando la mano del giovane le sfiorò con delicatezza il viso.
“Che c’è?” Chiese Dean sorridendo sinceramente, per la prima volta dopo tanto tempo.
Katherine si schiarì la gola e, facendo leva sulle sue spalle, scese da sopra di lui e tornò a sedergli accanto, cercando di guardarlo con un po’ di distanza.
“È il momento sbagliato, parleremo in un’altra circostanza..” sussurrò la ragazza scuotendo la testa, posando le mani sulle sue cosce fasciate dai jeans. “Vado a controllare Sam”.
Si alzò di scatto, senza neanche guardarlo, e si diresse verso l’ingresso, entrando e richiudendosi la porta alle spalle, lasciando il ragazza seduto sulla veranda senza nemmeno una spiegazione; una volta li, nascosta alla sua vista, sospirò e deglutì a fatica. 
Non era così che si sarebbe dovuta comportare, ma aveva ancora molta paura; il dolore che aveva provato la terrorizzava e sapeva che Dean non se ne sarebbe andato di nuovo, ma il suo cuore ferito non volle sentire ragioni. 
Dopo quasi due anni di assenza il dolore non era ancora passato, cosa le sarebbe successo se fosse andato via di nuovo?

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Capitolo 6
*** I'll wait for you because you bring the sun. ***




Capitolo 6 (Parte I).
I'll wait for you because you bring the sun.





Un anno e mezzo prima

Il dolce suono della voce della sua bambina la fece trasalire, persa per com’era fra i suoi mille pensieri, seduta con le gambe accavallate sull'ampio divano di casa sua: era appena tornata da una delle sue cacce con sua sorella maggiore Hailey, dove avevano stanato ed affrontato un grosso nido di giovani vampiri incontrollabili a Nord dell’Ohio, che avevano deciso di trasformare gran parte della città per sfidare i cacciatori locali; un grande numero di quest'ultimi aveva perso la vita negli scontri notturni con i succhia sangue, ma le sorelle Collins e altri cacciatori amici della maggiore erano riusciti ad abbattere la minaccia senza troppi problemi e a tornare a casa con poco più di qualche graffio.
Hailey era uscita di casa subito dopo essere tornata, ma Katherine non volle seguirla, ne le chiese troppe spiegazioni, avendo semplicemente ancora voglia di stare con la piccola Judith, che nel frattempo cresceva e cominciava a capire un po’ troppe cose della vita di sua madre e di sua zia; il tempo volava e la piccola stava entrando nella fase preadolescenziale, cominciando a chiedersi perché la mamma tornasse sempre ferita, cosa facesse, con chi si vedesse. Ma soprattutto chiedeva perché non ci fosse più Dean a casa con loro: come poteva spiegare ad una bambina di quasi 12 anni il vero motivo?
Tutte le volte che la piccola Jud cercva una spiegazione dalla madre o dalla zia, si cercava di sviare il più possibile il discorso, cercando di distrarre la bambina con stratagemmi mirati, consentendole anche qualche capriccio extra di tanto in tanto.
Erano già passati 7 mesi da quando Dean le aveva lasciate, non rispondendo neanche alle chiamate di Hailey che si era presa estremamente cura di sua sorella e di Judith quando il Winchester se n’era andato senza lasciare traccia di se; in questi lunghi mesi Katherine era sprofondata in un profondo dolore interiore, oltre che fisico. Avrebbe voluto reagire, cercare di rimettersi in piedi da sola, ma davvero era arrivata al limite della sopportazione: scoprire di essere la figlia di Azazel l'aveva scossa e molte volte si chiese se avesse sangue demoniaco dentro le sue vene e cosa ciò comportasse; avere le mani sporche di sangue degli innocenti che aveva ucciso e torturato durante la Maledizione la tormentava, rivivendo quelle scene all'infinito durante le sue lunghe notte insonni; l'abbandono di Dean fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Quando Hailey le impose di reagire e di rimettersi in piedi con il suo aiuto, Katherine non si lasciò sfuggire l'occasione: tornando a cacciare scaricò le sue frustrazioni ed il suo dolore e, giorno dopo giorno, si sentiva un pò meno male; nonostante sapesse che quel dolore non sarebbe mai passato, la minore delle Collins si era concentrata su se stessa e su sua figlia, dato che l’unica figura di riferimento nella vita di sua bambina era sempre stata lei.
Cercò di dimenticare quella notte, cercò di dimenticare Dean e il suo grande amore per lui, e si buttò sul lavoro e sullo stare con la piccola Jud; ma la sera arrivava sempre puntuale, insieme alle ore di insonnia e ai suoi pensieri che la portavano sempre ad un unico punto.
Sam e Dean.
I due uomini che più aveva amato sulla terra erano entrambi scomparsi dalla sua vita.
Pensare a Sam e a come la sua vita si fosse conclusa non riusciva più neanche a farla dormire la notte: le faceva troppo male sapere che lui non potesse godersi la vita, com’era giusto che facesse. Avrebbe tanto voluto essere lei stessa a marcire in quella gabbia pur di farlo tornare.
Per non parlare di Dean, che aveva preso il suo cuore e lo aveva letteralmente distrutto; distrattamente si toccò la ferita sul fianco sinistro e ripensò a quella notte e al dolore provato successivamente quando si rese conto che lui fosse andato via.
Non aveva preso i suoi vestiti, aveva lasciato tutto ciò che gli appartenesse in quella casa come se lasciasse la speranza di un suo ritorno. Speranza che morì quando Katherine lo trovò e scoprì che si stava facendo consolare allegramente da Lisa; li aveva spiati per qualche giorno, notando come tutto fosse semplice tra di loro e come lui paresse che.. l’amasse.
Il suo cuore ancora si bloccava anche solo a pensarlo e si morse il labbro, sentendo la presa ferrea di sua figlia sul suo viso: salì sul divano e si mise a cavalcioni su sua madre, per poi abbracciarla e tenerla stretta a se.
“Oh amore mio..” sussurrò Katherine stringendola fra le sue braccia e dandole dei baci sulla testolina profumata. “Quanto mi sei mancata..”.
“Anche tu mamma!!” Esclamò stringendosi a lei e dandole dei piccoli baci sulla guancia.
Il campanello interruppe quel momento di coccole fra madre e figlia, mentre l’uomo le fissava con un grande sorriso fra le labbra; il cuore di Katherine si sciolse notandolo, dato che ciò le ricordava così tanto Dean. Forse per questo aveva iniziato una relazione con Cristian, forse rivedeva il suo più grande amore ed inconsciamente credeva che fosse lui, anche se sapeva che non lo avrebbe visto mai più.
“Rimani qui..” sussurrò la ragazza sorridendo e baciando la testa della bambina ancora una volta. “La mamma torna subito, amore mio”.
Si alzò sorridendo e si diresse verso l’ingresso; quando aprì la porta, le mancò il respiro e rimase per qualche secondo immobile, aspettando che il cervello elaborasse la notizia.
Un omaccione si presentò alla sua porta con le sembianze di Sam ed Hailey gli stringeva una mano e sorrideva a sua sorella; cosa? Sam, vivo? Non poteva credere che tutto ciò fosse vero, che lui fosse davvero lui.
“Ciao Katherine, indovina chi è tornato in città..” sussurrò l’omone con la voce di Sam, sorridendole.
Istintivamente fece per chiudere la porta, ma Hailey la bloccò, così con poche mosse l’atterrò ed afferrò il coltello che portava sempre sulla sua cintura, puntandolo alla gola del ragazzo.
"Non ti credo” disse lei guardandolo dritto negli occhi in cagnesco.
“Katherine, non fargli del male..” sussurrò Hailey con tono triste, guardandola speranzosa. “È veramente Sam! Ti prego”.




Il ticchettio della lancetta del grande orologio a pendolo presente nel salone di Bobby segnalò a tutti come il tempo lentamente passasse; in silenzio, con la tensione e la paura elevata alle stelle, stavano dislocati nel salotto ad attendere che Sam si risvegliasse da quel sonno e che dicesse a tutti che stesse bene.
Dean ed Hailey rimasero seduti sulle vecchie sedie del tavolo della cucina a chiedersi quanto tempo ci sarebbe voluto ancora e cosa ne sarebbe venuto fuori da quella situazione, Bobby leggeva uno dei suoi libri seduto sul divano, nella speranza di trovare qualsiasi traccia, profezia o leggenda che potesse aiutarli, mentre Katherine appoggiò i gomiti sul tavolo del salotto, facendo delle ricerche su internet che però non la portarono a nulla di concreto.
Furono ore lunghe e tormentate, ore in cui si chiesero più volte se Morte avesse eseguito bene il suo lavoro o se fosse andato qualcosa storto; domande del tipo “Il muro sarà già crollato?” sorsero nella loro mente, mentre il vuoto dentro di loro diveniva sempre più grande.
Si trattava di Sam: rappresentava il collante tra di loro, se c’era qualche attrito lui era sempre lì per aiutarli a risolvere. Tutti lo amavano. Chi come fratello, amico, figlio o fidanzato. Nessuno poteva fare a meno di lui.
Bobby aprì la bocca un paio di volte per dire qualcosa di intelligente, ma tutto ciò che uscì fu il nulla; le sue corde vocali non si mossero, il suo cervello non riuscì a formare una frase sensata perché, onestamente, anche lui si sentiva così addolorato e perso.
Lo squillo di un telefono li risvegliò tutti dal silenzio e dai sensi di colpa in cui stavano annegando, e lentamente l’uomo si alzò dal divano per dirigersi verso le varie basette dei telefoni di casa per capire di che si trattasse; non era quello dell’FBI, ne quello dei servizi segreti, ma il suo normalissimo telefono di casa.
Sospirò e rispose, mentre gli occhi dei presenti si puntarono su di lui per capire chi li stesse disturbando in un momento così delicato per la loro famiglia.
Bobby bofonchiò qualcosa di incomprensibile, inveendo contro il suo interlocutore e scuotendo forte la testa, prima di chiudergli il telefono in faccia ed insultarlo pesantemente; con un sospiro si voltò verso i ragazzi e si appoggiò al top della cucina.
“È Rufus, ha un caso a Greybull, Wyoming..” sussurrò facendo spallucce, alternando gli sguardi fra i tre. “Due donne sono scomparse, una terza è stata aggredita da qualcosa proveniente dal cielo! Sembra un caso bello e buono”.
Hailey scosse la testa e distolse lo sguardo, torturandosi le dita e serrando forte la mascella; poi alzò nuovamente gli occhi e gli sussurrò con voce rotta: “Mi dispiace per le ragazze ma non voglio cacciare! Voglio rimanere qui ad aspettare che Sam si risvegli”.
Il silenzio calò nuovamente e l’uomo pensò a qualche cacciatore che potesse prendere il loro posto per questo caso, ma li aveva mandati tutti ad occuparsi di diversi lavori mentre loro cercavano di riportare l’anima di Sam dentro di lui.
Si grattò la testa e poi distrattamente anche la barba, per poi incrociare le braccia al petto, ma nessuna idea gli bazzicò nella testa.
“Vado io..” sussurrò Dean sospirando, alzandosi e facendo spallucce quando gli altri lo guardarono. “Ho bisogno di distrarmi, qualsiasi cosa”.
Bobby sapeva che non fosse ancora pronto a cacciare, sapendo suo fratello in quelle condizioni, ma sapeva che ne aveva bisogno per distrarsi e non crogiolarsi troppo nel dolore, così lentamente posò lo sguardo sulla ragazza che aveva difronte, che teneva gli occhi fissi sul tavolo, ma che ancora non era intervenuta nel discorso.
Katherine si morse forte il labbro per la tanta pressione psicologica, facendosi addirittura sanguinare e percependone il sapore in bocca, sentendosi profondamente indecisa se accompagnarlo o meno: sapeva che se non fosse andata si sarebbe tormentata finché non fosse tornato, ma voleva anche che sua sorella potesse contare sul suo supporto.
Lentamente sospirò e si alzò in piedi, poggiando i palmi sul tavolo e accennando un sorriso verso di loro; guardò il ragazzo negli occhi e fece spallucce.
“Andremo insieme..” sussurrò Katherine, notando come la sua espressione cambiò in poco tempo. “Quando partiamo?”.
Dean la guardò sorpreso e accennò anche lui un sorriso, uno di quelli veri che non si concedeva da un po’ di tempo, e si mise dritto con la schiena.
“Adesso”.





Un anno e mezzo prima

Le fiamme si contorcevano in una danza disordinata e imprevedibile ed ogni volta che entrava nel salone del capanno dei Campell non poteva fare a meno di fissarle e intrappolarsi nelle loro sfumature; aveva sempre amato quella vista, sin da quando era piccola e suo padre accendeva il fuoco del camino nella loro casa del Kansas con una tale maestria da incantarla sempre.
Philips era davvero bravo in ogni cosa che faceva, rendeva tutto così semplice e Katherine aveva desiderato durante tutta la sua vita di essere brava almeno la metà di quanto lo fosse lui; crescendo e venendo a conoscenza della verità, capì però che suo padre era in grado di fare tutte quelle cose grazie alla caccia e alla famiglia che aveva avuto.
Si chiedeva spesso se potesse vederla dall’alto e se sarebbe mai stato fiero di lei; purtroppo aveva perso l’occasione di chiederglielo quando Azazel aveva sterminato la sua intera famiglia, compreso Henry.
“Dovresti dirlo a Dean”.
La voce di sua sorella la riportò alla realtà, facendole distogliere lo sguardo dalle fiamme e suoi pensieri abbandonarono il padre che aveva tanto amato; tirò su con il naso e vide Hailey fare avanti e indietro per la stanza, fissando il ragazzo appena tornato con aria arrabbiata e quasi delusa.
“No, lui non vuole questa vita” rispose Sam sbuffando e scuotendo la testa, usando un tono perentorio.
“Ha bisogno di suo fratello!” Esclamò Hailey allargando le braccia, osservando il ragazzo sedersi sul piccolo divano e stendere leggermente la schiena, stiracchiandosi, per poi posare lo sguardo sulla sorella. “Diglielo anche tu che non sa cosa Dean stia passando”.
"Sono la persona meno indicata per parlare di Dean..” sussurrò Katherine sospirando e stringendo forte la mandibola.
“Anche io ci sono passato quando lui è stato all’inferno, adesso voglio solamente che abbia una vita felice e serena lontana dalla caccia!” Esclamò Sam alzando il tono della voce e sgranando gli occhi; dopo pochi secondi sospirò, per poi rivolgere lo sguardo verso la minore delle Collins, guardandola con tristezza negli occhi. “Kath, a proposito: mi dispiace molto che se ne sia andato”.




Salire su quell’auto per passare ben 11 ore nel totale silenzio e  nell’imbarazzo forse non era stata una splendida idea; Katherine non era mai stata a Greybull e non aveva neanche idea di quanto distasse da casa di Bobby.
Il maggiore dei Winchester teneva gli occhi puntati sulla strada, mentre il viso della ragazza veniva illuminato almeno ogni mezz’ora dalla luce dello schermo del suo telefono; solo dopo la quarta volta Dean capì che qualcuno le stesse scrivendo dei messaggi, e con un sorriso sulle labbra capì che si trattasse di Liam che la teneva aggiornata su ciò che facesse Judith.
Ormai stava crescendo, diventava sempre più forte e bella e non poté fare a meno di chiedersi se anche lei sarebbe diventata una cacciatrice, dato il suo albero genealogico pieno zeppo di potere.
Katherine sorrise leggendo che la sua bambina era già stata messa a letto e si sentiva anche più tranquilla; si voltò distrattamente verso il ragazzo che intercettò il suo sguardo e lo ricambiò, nonostante avesse l’obbligo di dirigerlo sulla strada.
"Hai fame?” Chiese sorridendo imbarazzata, dicendo la prima cosa che le venne in mente per spezzare il silenzio e tenendo ancora fra le mani il suo cellulare e rigirandoselo fra le mani per il nervosismo.
“Si, vuoi mangiare?” Chiese Dean allargando il suo sorriso e tornando a guardare la strada. “C’è il Rik's di passaggio! Potremmo andare lì, se ti va".
"Ok..” sussurrò la ragazza annuendo, tornando a guardare la strada.
Il Rick's era il luogo della loro prima vera uscita come coppia, il luogo in cui Dean l’aveva portata per il loro primo appuntamento una volta tornato dall’inferno; nonostante il nodo in gola, Katherine accettò, non potendo fare a meno di sentire il cuore pesante.
Erano ormai tre ore che viaggiavano ininterrottamente e le gambe di entrambi cominciarono a dolere, cosi come un brontolio avanzò nei loro stomaci; in meno di mezz’ora arrivarono davanti ad una locanda, non enorme, ma neanche piccola e il ragazzo accostò l’auto per scendere e consumare la loro cena.
Una volta all’interno, Katherine sorrise e si guardò intorno, ripensando a quante volte avessero cenato insieme in quel luogo; riconosceva ogni angolo del locale per quante volte c’erano stati in quegli anni.
La prima persona che videro entrando fu uno dei baristi, che alla loro vista sorrise e gli fece un cenno con la mano, che Dean ricambiò senza però sorridere, né avvicinarsi per scambiare due parole com’era solito fare quando andavano li a mangiare.
Si voltò a guardarla e lesse sul suo viso un senso di disagio, forse lo stesso che si sarebbe letto sul suo se lui non fosse stato così bravo a camuffarlo; arrivarono ad uno dei tavoli liberi, accompagnati da uno dei ragazzi che lavoravano li, e si sedettero guardandosi intorno.
Katherine posò gli occhi sui suoi e rise nervosamente, accavallando le gambe sotto il tavolo e sollevando un sopracciglio.
"Forse non è stata una grande idea venire qua..”.
“Certe cose non cambiano mai, Katherine..” rispose sorridendo il ragazzo, incrociando le dita delle sue mani sul tavolo. “Prendi il solito?”.
La donna sorrise e sospirò, sapendo a cosa si riferissero le parole di Dean: un grosso panino ripieno di pollo fritto, con contorno xxl di patatine.
Lui non aveva mai capito perché si ostinasse a prendere una porzione così grande se poi non riusciva mai a finirla e lui si trovava costretto a mangiare anche il suo.
“Certe cose non cambiano mai..” sussurrò Katherine facendo spallucce, ripentendo la frase del ragazzo che rise e si appoggiò le spalle alla sedia sentendosi più rilassato.
Chiamò uno dei camerieri, ordinando per la ragazza e il suo doppio panino hamburger con cheddar fuso; poi si voltò nuovamente a guardarla negli occhi, incastrandola.
“Sei nervoso per Sam?” Chiese la ragazza mordendosi poi il labbro.
“Ho paura che non possa farcela questa volta” rispose Dean abbassando lo sguardo e facendo spallucce.
“Ci riesce sempre! Hai detto che non vuoi più trattarlo come un bambino, comincia da adesso!” Esclamò Katherine schiarendosi la voce. “Ce la farà, lo so”.
Dean tenne la testa bassa, forse per tenere gli occhi lucidi lontana dalla sua vista, o forse perché non riusciva più a sostenere il suo sguardo, e prese a giocherellare con il gambo del bicchiere, stringendolo fra le mani.
Katherine aveva sempre avuto due reazioni completamente opposte durante il forte imbarazzo: stava muta come una tomba oppure parlava senza sosta.
In macchina aveva attuato la prima, proferendo pochissime parole durante tutta quel viaggio, ma adesso invece aveva voglia di parlare con lui, di qualsiasi cosa, in qualunque modo.
“Castiel non si è più fatto vivo?”.
Dean sollevò il viso, accennando un sorriso quasi divertito, capendo perfettamente che la ragazza stesse cercando di avere una vera conversazione, nonostante conoscesse la risposta della domanda che aveva appena posto.
“No, ma credo che ci abbia spiati e che sappia di ciò che ha fatto Morte” rispose Dean sospirando e strofinando il palmo delle due mani sulle sue cosce.
“Cass non è cattivo” disse Katherine accennando un sorriso di incoraggiamento.
“Lo so, conosco quel bastardo come se fosse mio fratello!” Esclamò allargando le narici per la disapprovazione, stringendo forte i pugni sul tavolo. “Avrei voluto solamente che chiedesse aiuto a noi piuttosto che a un demone”.
“Fa comunque parte della famiglia”.
Dean sorrise a quella parola: famiglia. Per lei era incluso anche Castiel ed automaticamente quindi anche lui.
Dopo pochi secondi, arrivò il cameriere brandendo i loro due piatti e improvvisamente la loro barra della felicità aumento fino al massimo; avevano sempre amato mangiare bene, era una delle tante cose che li accomunava.
La cena andò avanti con qualche risata perché, come sempre, la ragazza non riuscì a finire il suo panino e il cacciatore si dovette sforzare per finirlo al suo posto; nonostante le proteste della donna, Dean mise due banconote da 20 dollari al momento di pagare il conto, offrendole la cena com’era solito fare quando ancora stavano insieme.
Si strinsero nel giubbotto prima di uscire dal locate e avvertire la temperatura cambiare in modo drastico; la donna si accese una sigaretta, tenendo fra le mani il suo telefono e controllando i vari messaggi di Liam.
“Non fumavi così prima” disse Dean aggrottando le sopracciglia e guardandola storto.
“Tanto morirò comunque” rispose Katherine facendo spallucce e riponendo il telefono nella tasca posteriore dei suoi jeans.
“Ti fanno male” rispose di getto il ragazzo, sollevando un sopracciglio.
“Anche quello che hai appena mangiato tu ti fa male” sussurrò facendo spallucce, tirando ancora dalla sua sigaretta.
Il ragazzo si morse il labbro leggermente, sorridendo a quella affermazione e mise le mani nelle tasche dei suoi pantaloni, continuando a guardarla con quello sguardo negli occhi; forse perché leggermente infastidita dalla sua occhiata, Katherine si appoggiò alla macchina con un fianco, cercando di nascondere il viso e di apparire il più naturale possibile, ma Dean la conosceva e sapeva che si sentisse ancora in imbarazzo con lui.
Kath..”.
La donna sollevò lo sguardo, voltandosi nuovamente verso di lui e sospirando; il suo sguardo le diceva qualcosa che già aveva capito e che forse le avrebbe fatto male, ma il ragazzo non si fermò e continuò a parlare.
“Vorrei parlare di quella sera..”
Dean non specificò di quale sera stesse parlando, ma subito la donna capì a cosa si riferisse e inclinò la testa su un lato, ispirando ed espirando il fumo.
“Cosa vuoi dirmi, Dean?”.
“Mi dispiace di averti baciata; forse è stato troppo presto, sono stato troppo avventato..” sussurrò il ragazzo deglutendo a fatica, sentendo nuovamente le parole venirgli meno e la voce schiarisci. “Io..”.
“Non parlare come se io non fossi stata presente; anche io ero lì..” rispose Katherine sorridendo amaramente e facendo spallucce. “Non mi sono tirata indietro”.
Dean la guardò aggrottando le sopracciglia, sgranò gli occhi ed increspò appena le labbra, guardandola a metà fra il cagnesco e lo stupito. Allargò le braccia e continuò a fissarla negli occhi, leggendovi all’interno un mare di paure.
“Allora qual è il problema ?”.
Katherine rise nervosamente e gettò via il mozzicone di sigaretta in maniera distratta, facendo però centro nel cestino dedicatogli; successivamente scosse la testa e lo guardò quasi allibita.
“Vuoi davvero parlarne mentre aspettiamo che Sam si risvegli? Non mi sembra il momento!”.
Dean strinse forte la mandibola a quelle parole, pensando che se Sam si fosse risvegliato con tutti i suoi ricordi e fosse impazzito, non avrebbero avuto modo di finire quella conversazione; così si impettì e la guardò con aria truce.
“Ne voglio parlare adesso!” Esclamò posando la sua mano contro lo sportello della macchina per bloccarle il passaggio ed avvicinandosi di qualche centimetro di troppo a lei.
Katherine alzò il viso, trovando quello del ragazzo davvero vicino al suo, e lo guardò quasi con rabbia, esattamente come l’uomo stesse guardando lei; non vi era desiderio, non vi era alcuno sguardo malizioso. Solamente due persone che volevano dirsi tante cose ma non sapeva ancora come fare.
“Non puoi aspettarti che io passi sopra a tutto così velocemente, Dean!” Esclamò Katherine fulminandolo con gli occhi, scuotendo la testa e lasciando che le ciocche bionde ricadessero sul suo petto. “Non mi fa piacere tenerti lontano, ma sarebbe peggio se tu mi fossi vicino”.
“Non ti farò mai più del male” sussurrò di getto l’uomo, avvicinandosi ancora un po’ e mettendola nella condizione di indietreggiare fino a toccare con la schiena il fianco dell’Impala.
Deglutì a fatica e sospirò, seguendo lo sguardo del cacciatore che si alternava fra i suoi occhi e le sue labbra; nessuno a parte lei poteva sapere quanto desiderasse farlo, annullare quella distanza, fare di nuovo l’amore con lui e non lasciarlo mai più andare, ma lei aveva molto rispetto per se stessa e non voleva soffrire ancora, né tantomeno tornare con Dean senza che lui avesse prima dimostrato il suo vero amore.
Serrò la mandibola e sgattaiolò dalla sua presa, distogliendo lo sguardo e passandogli oltre.
“Dovremmo rimetterci in viaggio. Ti dispiace se guido io?” Chiese Katherine sospirando, mente i polmoni le chiedevano più ossigeno ed il cuore le esplodeva nel petto; senza attendere una risposta, la ragazza afferrò le chiavi dell’auto e si diresse dalla parte del guidatore. “Tu riposati, sei stanco”.
Dean accettò la condizione, nonostante raramente le avesse concesso di guidare l’Impala, o meglio raramente aveva concesso a qualcuno di guidare la sua piccola, ma di Katherine si fidava e sapeva che l’avrebbe trattata proprio come avrebbe fatto lui.
Il discorso non era finito lì per lui e prima di partire nuovamente per casa lo avrebbero continuato ad ogni costo.




Il tempo lento era scandito da quel grande orologio a pendolo presente nella soggiorno di Bobby; erano passate tre ore e mezza da quando Katherine e Dean erano partiti per il caso delle giovani ragazze scomparse, ore in cui Sam non si era ancora svegliato ed Hailey e Bobby non avevano proferito parola.
Un po’ per l’imbarazzo, un po’ per l’assenza di parole sensate nella sua testa, Bobby non riuscì ad interloquire con la ragazza che stava seduta sul suo divano con sguardo assente. E poi non la voleva disturbare, sapeva quanto stesse soffrendo.
Aveva provato a prepararle la cena, ma Hailey si era rifiutata di mangiare, voltandosi appena quando l’uomo l’aveva richiamata per sedersi a tavola con lui.
Non si era mossa neanche di un millimetro, chiusa com’era nella sua mente a rimproverare ed incolpare se stessa per tutto.
“Solo perché ti spappola il fegato, non vuol dire che non sia una medicina..” sussurrò Bobby riportandola alla realtà, offrendole un bicchiere di Scothc. “Sam alla fine riesce sempre a mettersi in piedi”.
Hailey sorrise brevemente e afferrò il bicchiere con la sua mano, per poi portarlo alla bocca ed inumidirsi le labbra.
Passò poco tempo e l’alcool fece effetto su Bobby, che si appisolò senza neanche rendermene conto accanto a lei sul divano, ed Hailey decise che forse ne aveva avuto abbastanza di continuare a fissare il vuoto; con un passo estremamente silenzioso e attento a non svegliare Bobby, Hailey si alzò e vagò per la casa senza una meta precisa, finché si ritrovò davanti alla porta socchiusa della panic room.
Il cigolio la disturbò parecchio, tanto da fare una smorfia con il viso e lasciando solo lo spazio necessario per entrare, senza spalancare la porta.
Osservò Sam giacere su quel letto e il primo pensiero che le passò per la testa fu che fosse morto, ma quando si costrinse ad avvicinarsi di qualche passo notò il suo petto alzarsi ed abbassarsi. Respirava.
Almeno era ancora vivo.
Si sedette sulla sedia adiacente al letto e sorrise amaramente, notando il viso rilassato, ma increspato da una velatura di.. sofferenza.
“Oh Sam...” sussurrò la ragazza sentendo un forte vuoto all’interno di se stessa.
Avanzò una mano con lentezza, quasi si aspettasse un attacco a sorpresa, finché con le punta delle dita sfiorò i lunghi capelli del ragazzo, che non cambiò espressione e non parve disturbato dal tocco.
“Lo so che è stupido, perché stai cercando di riprenderti e non puoi di certo prestare ascolto a me, ma..” sussurrò ancora con voce rotta, giocando ancora con i suoi capelli. “Voglio solo che tu sappia che ti perdono. Ti amo così tanto che ti ho perdonato nel momento in cui ho capito che eri stato tu a legarmi! Non il vero te.. l’altro”.
Il respiro del ragazzo accelerò appena, un cambiamento di cui la donna si sarebbe potuta accorgere solamente se fosse rimasta vigile al cento percento, ma Hailey aveva calato le sue difese e i suoi muri non appena aveva varcato la soglia della panic room.
“Ti chiedo scusa perché non l’ho capito in tempo: ero così presa da te che eri tornato, dallo stare di nuovo insieme ogni giorno che l’ho volutamente ignorato” continuò la ragazza sfiorandogli la fronte, sentendola umida e leggermente imperlata dal sudore. “Ti guardavo negli occhi e vedevo che mancava qualcosa, lo sentivo, ma sono stata troppo egoista per ammetterlo..”.
Delle lacrime sfuggirono incontrollate dal suo viso e si lasciò andare ad un pianto liberatorio che reprimeva ormai da troppo tempo; Hailey non amava piangere, per niente, e per nessuno motivo doveva farlo davanti a qualcuno.
Da sempre le era stato insegnato che le cacciatrici cacciano, uccidono, trafiggono e non provano sentimenti, ma lei lo aveva provati con Gabriel e poi con Sam. Sapeva quanto forte potesse essere il sentimento dell’amore, sapeva quanto potesse riempire il cuore di gioia fino a traboccare, e quanto riuscisse a farla sentire in pace con se stessa. Ma Hailey sapeva bene quanto potesse strappare via il cuore dal petto in certe circostanze. Quella era una di quelle.
“Sam..” sussurrò asciugandosi in fretta le lacrime, sentendo però scenderne delle nuove ed appoggiandosi con la testa e le braccia incrociate sul suo petto. “Ti prego, svegliati..”.





I fari delle auto che viaggiavano in direzione opposta alla sua fecero si che rimanesse vigile e sveglia, mentre il forte russare del ragazzo la invogliava ad accostare la macchina e schiacciare un pisolino anche lei.
Da quando si era messa alla guida aveva pensato e ripensato alle parole di Dean, ma una parte di lei le diceva ancora di ignorare e andare avanti, di non dargli altre possibilità: di chiudergli il suo cuore.
L’altra parte di lei, quella meno razionale e più innamorata, le sussurrava invece di lasciarsi tutto alle spalle e di cominciare una nuova vita con lui, che era pentito e dispiaciuto sul serio.
Di tanto in tanto lo fissava, trovando con le braccia strette al petto e la testa appoggiata contro il finestrino, mentre il suo viso era quasi completamente rilassato: quasi, perché il ragazzo aveva passato l’inizio del viaggio dal Ricks criticandole il suo stile di guida.
Guideresti meglio una Jeep che la mia baby!
Eh già, l’aveva definita troppo sicura di se alla guida, con il piede troppo sull’acceleratore e troppo poco sul freno, ma lei sapeva bene che non fosse vero. Ogni azione era dettata dalla prontezza dei suoi riflessi in caso di collisione.
Ed anche da un po’ di agitazione dopo la loro conversazione, doveva ammetterlo.
La grande scritta illuminata al neon le fece tirare un respiro di sollievo, quando all’1:30 arrivarono proprio davanti al motel più vicino; entrò all’interno del parcheggio, dando leggeri colpi sul braccio al ragazzo, che si drizzò immediatamente sul sedile.
Si guardò attorno, non riconoscendo il posto, ed esclamò che non stava affatto dormendo, ma che fosse rimasto sveglio per tutto il viaggio, facendo ridere la ragazza che sfilò la chiave e scese; raccolsero i loro borsoni e si diressero a grandi passi pesanti verso la reception, dove trovarono una signora di colore sulla cinquantina, con un sorriso gentile stampato sul viso.
“Buonasera, due singole per favore..” sussurrò Katherine sospirando, guadagnandosi un’occhiata da parte del ragazzo.
“Sono terminate, mi dispiace!” Rispose la donna guardandoli con aria triste e facendo spallucce. “Però ho una matrimoniale libera”.
La ragazza sospirò, conscia di non aver visto neanche l’ombra di un altro motel sulla strada e di non avere neanche la forza di rimettersi in viaggio, così afferrò le chiavi dalla mano della donna e, dopo averla ringraziata salì al piano di sopra.
Salirono silenziosamente e Dean notò come i suoi occhi si stessero piano piano riducendo a due fessure, piena di sonno e di stanchezza com’era, e si chiese mentalmente perché non l’avesse svegliato durante il viaggio per fare a cambio.
Testarda come sempre, pensò il ragazzo accennando un sorriso e seguendola.
Arrivarono davanti una stanza e Katherine infilò la chiave nella serratura per poi entrare ed accendere la luce; mollò i bagagli per terra e si stese con gli occhi già chiusi sul grande letto, respirando lentamente.
Ai margini del letto vi erano i due comodini e sulla sinistra un massiccio armadio in legno, mentre davanti vi era un piccolo tavolino ed un mobiletto che fungeva da porta televisione; entrando nella stanza a destra, invece, vi era un piccolo bagno che presto avrebbero conosciuto.
“Io posso dormire sulla sedia..” sussurrò Dean facendo spallucce, tenendo fra le mani tutti i borsoni e posandoli sul piccolo tavolo.
“Non scherzare” rispose di getto Katherine con voce rauca dal sonno, aprendo gli occhi e sollevandosi sui gomiti.
“No, dico sul serio!” Esclamò sorridendo ed avvicinandosi, notando i suoi occhi arrossati dalla stanchezza.
“Non dormirei tranquilla a saperti su una sedia..” rispose Katherine sorridendo teneramente, guardandolo negli occhi e battendo leggermente la mano sul letto. “..e poi è così grande”.
Dean fece spallucce, accettando la volontà della ragazza; fecero a turno per il bagno per rinfrescarsi e cambiarsi, prima di entrare insieme nel grande ed ampio letto a due piazze, tremendamente freddo.
Entrambi cercarono di dormire non appena spensero le luci, ma Morfeo non era ancora pronto a portarli con se per quella notte; la ragazza si girò e rigirò, nonostante fosse tremendamente esausta e sentisse il suo cervello smettere di ragionare normalmente.
Si girò sul fianco sinistro, voltandosi verso il centro del letto e trovò il viso del ragazzo un po’ troppo vicino; rimase immobile per qualche secondo perché non aveva avvertito la sua presenza così vicina, e si accorse che anche l’uomo fosse sveglio e che avesse gli occhi puntati su di lei, mentre un sorriso si fece largo sulle sue labbra.
L’imbarazzo la portò ad abbassare gli occhi e a fissare il suo petto massiccio fasciato da una maglietta di cotone bianca a mezze maniche. Due dita del cacciatore si insinuarono sotto le coperte per sollevarle il viso dal mento e riportare il suo sguardo sul suo.
“Vuoi sapere qual è il problema?” Chiede Katherine dopo qualche secondo, interrompendo il silenzio, e guardandolo con profonda tristezza.
“Ho così tanta paura di perderti di nuovo che preferisco non riaverti indietro” sussurrò di getto ancora la ragazza, abbassando lo sguardo e sentendo una lacrima solitaria rigarle la guancia.
“Non andrò mai da nessuna parte” rispose l’uomo sollevandole di nuovo il viso dal mento, mentre con l’altra mano le carezzò la guancia umida.
“Potresti morire, potresti impazzire e diventare uno dei cattivi da uccidere com’è successo a me e io non posso più sopportare tutto questo..” sussurrò sospirando e serrando subito la mandibola, sentendo la tristezza banchettare dentro di lei.
“Mi impegnerò a non morire e a non impazzire, te lo prometto” sussurrò il ragazzo abbozzando un sorriso, felice che finalmente avesse tirato fuori ciò che teneva dentro.
Dean sospirò e continuando a mantenere i suoi occhi verdi in quelli azzurri della ragazza si avvicinò ancora, carezzandole il viso con delicatezza, non aspettandosi che stavolta ricambiasse e si avvicinasse di qualche centimetro in più: il cuore di entrambi prese a battere più velocemente e il loro respiro divenne sempre più accelerato, fin quando la ragazza adagiò con delicatezza la testa sull’incavo del suo collo e lo strinse forte a se, cercando di non farlo mai più andare via.
“Buonanotte..” sussurrò la ragazza sorridendo ed inalando il suo profumo.
“Buonanotte Kath..” rispose il cacciatore, avvolgendola con le sue braccia e carezzandole lentamente i capelli.




La canzone rock dei Metallica si diffuse nell’aria della stanza, facendola sobbalzare nel letto e svegliandola del tutto; Katherine si passò una mano sul viso e si mise seduta, notando la stanza vuota, ma un sacchetto di carta con la colazione posto sul piccolo tavolo.
Sorrise e afferrò il telefono del ragazzo, rispondendo senza neanche farci troppo caso, come se fosse un’abitudine: era Hailey che si chiedeva se fossero ancora vivi o se si fossero ammazzati prima fra di loro.
Katherine sorrise a quella frase e si informò sullo stato di Sam, che però ancora non dava cenni di svegliarsi; riattaccò il telefono, con la promessa di tornare a casa il prima possibile e scese velocemente dal letto.
Si stiracchiò leggermente ed entrò nel piccolo bagno ancora assonnata, stropicciando gli occhi e spalancando la porta: ciò che non si sarebbe mai aspetta fu la scena che le si parò davanti. Dean, intento a lavarsi i denti a torso nudo e con solo un asciugamano che gli coprisse la zona inguinale.
Il ragazzo sputò il dentifricio nel lavandino e si voltò a guardarla con le sopracciglia aggrottate, non riuscendo a decifrare la sua espressione.
“Oddio scusami! Ma non conosci l’uso delle chiavi?!” disse Katherine coprendosi le mani agli occhi ed uscendo dal bagno alla cieca, facendosi passare anche quel briciolo di sonno che le fosse rimasto.
Dean rise di gusto come non faceva da tempo ed uscì insieme a lei dal bagno, prendendo dei vestiti dal suo borsone e posandoli sul letto.
“Sei imbarazzata ? Con me?” Chiede Dean divertito, continuandola a fissare. “Davvero ?”.
Katherine si tolse le mani dal viso e sbuffò, guardandolo quasi in cagnesco e in tono scocciato chiese: “Posso usare il bagno adesso?”.
“Potevi farlo anche prima!” Rispose Dean sorridendo ed ammiccandole, ma la ragazza divenne paonazza e si diresse di fretta verso il bagno.
Non riusciva neanche a guardarlo a petto nudo, si chiuse la porta alle spalle e sospirò, pensando che lo avesse fatto di proposito a farsi trovare in quel modo.
Il colpo di due nocche contro la porta la riportò alla realtà, facendola sussultare nuovamente e portandosi le mani al viso come un'adolescente alla prima cotta.
"Ti do quindici minuti, vado a prendere l'auto intanto" sussurrò il ragazzo dalla parte opposta della porta e, nonostante Katherine non lo vedesse poteva giurare che tipo di sguardo avesse messo su. "Non dimenticare la colazione!".
Rispose di si e successivamente aprì il rubinetto dell'acqua della doccia per regolarla al meglio e impiegò i successivi venti minuti sotto l'acqua corrente, regalandosi un momento di relax per quella gironata che, sapeva che sarebbe finito una volta entrata in macchina, quando Dean avrebbe cominciato a lamentarsi per il ritardo.



“Cosa ti ha aggredita, Melany?".
La voce dispiaciuta del giovane cacciatore si diffuse per tutta la stanza di quell'ospedale, mentre i due interrogavano la ragazza sopravvissuta all'incontro con un essere giagnete piombato dal cielo. Quelle erano le parole che aveva usato rivolgendosi all'agente di polizia qualche giorno prima.
Facendo qualche chiamata mentre Dean guidava, Katherine riuscì a scoprire che le due ragazze scomparse si erano davvero dissolte nel nulla: la prima era sparita nel suo appartamento al diciassettesimo piano, la seconda invece non era rientrata da scuola.
Non c'era nulla che le accomunasse, a parte l'età e l'appartenere allo stesso club degli anelli della purezza, specie di sette religiose.
“È successo così in fretta, ma sembrava un pipistrello gigante" sussurrò la ragazza con voce rotta seduta sul letto e rannicchiata su se stessa.
Katherine sospirò, capendo però quanto stesse soffrendo anche solo a ricordare quanto le fosse accaduto, così si sedette accanto a lei e le sorrise teneramente, parlandole come se stesse parlando a sua figlia.
“Lo so che è difficile, mi dispiace che ti sia successa una cosa del genere, ma puoi dirci poi cos'è successo? Potremmo aiutare altre persone".
La ragazza, sui 22 anni, corpo estremamente magro e lo sguardo ancora terrorizzato sul volto, accennò un abbozzo di sorriso, quasi come se si fidasse dalla donna e sospirò, continuando a guardarla negli occhi.
“Dopo che quella.. cosa.. mi ha attaccata sono svenuta e quando mi sono risvegliata non c’era più".
"Nient’altro ?" Chiese Dean intervenendo e riportando l'attenzione su di sè.
"Ho perso il mio anello della purezza" sussurrò la ragazza pensandoci qualche secondo su e toccandosi il dito in cui era solita tenerlo. "Era d'oro".
“Apparteneva alla tua religione, giusto?" chiese il cacciatore aggrottando le sopracciglia e facendo un passo avanti all'interno di quella piccola stanza, guardandola con tono accusatorio.
“Sì esatto, perché ?” chiese Melany deglutendo e sentendosi quasi accusata.
“Era giusto che tu lo portassi?” chiese seccamente il ragazzo sollevando un sopracciglio e guardandola come se sapesse la verità.
"Dean!" esclamò Katherine sgranando gli occhi e guardandola quasi allibita.
La giovane vittima di quell'aggressione uscì dallo stato di tranquillità, almeno apparente, in cui la cacciatrice l'aveva indotta con le sue parole e il suo tono, e prese a dimenarsi su quel letto e a dire parole sconnesse tra di loro, intimandogli di andarsene.
La porta si spalancò e le due infermiere entrarono, cercando di tranquillizzarsi e invitando gentilmente i due agenti dell'FBI ad uscire dalla stanza; Katherine scosse la testa ed uscì, seguita dal ragazzo.
"Era davvero necessario?" chiese la donna sospirando, camminando per il corridoio dell'ospedale.
"Dovevo capire se la mia teoria è giusta.." sussurrò Dean facendo spallucce.
"E qual è questa teoria? Pensi che Batman sia venuto qui per violentarla, ma se n’è pentito quando ha capito che non era più vergine?”.
"Cosa? No, certo che no" disse Dean scuotendo la testa, ma Katherine rise, capendo benissimo che quella era stata la sua prima ipotesi, mentre con una mano apriva la porta dell'ospedale per far passare la ragazza con un sorriso. “Dubito che la religione c'entri qualcosa. E se il motivo fosse unicamente la purezza?".
“Pensi che le due ragazze scomparse fossero vergini?" chiese Katherine divenendo seria e aggrottando le sopracciglia, arrivando alla macchina e appoggiando la schiena alla fiancata. "Avevano entrambe più di 20 anni..".
Caro diario, ho deciso di donare a Sten ciò che ho di più prezioso.." sussurrò Dean estraendo dalla tasca della sua giacca un piccolo diario nero rilegato in cuoio, dopo averlo sfogliato per qualche secondo.
"Dean! L'hai rubato?" chiese Katherine allargando le braccia e sgranando gli occhi.
"Mi serviva per la mia teoria, te l'ho detto" rispose facendo spallucce e guardandola come se non avesse fatto nulla di male
“E cosa farebbero questi pipistrelli giganti con le vergini?" chiese Katherine guardandolo con un sorriso, intenerita dalla sua espressione.
“Torniamo al motel e scopriamolo" rispose l'uomo facendo spallucce ed allentando la cravatta con due dita.
Sfogliarono pagine e pagine di libri presi in prestito da una libreria molto vicina al motel, con cui invasero l'intero tavolo: Dean prese a sfogliare i libri abbandonati dalla ragazza, che aveva preferito passare il suo tempo a cercare qualcosa di più utile su intrnet.
"Tutte le mie ricerche portano sui draghi" disse la donna prendendo parola e interrompendo il silenzio dopo più di un'ora e mezza di ricerche.
"Draghi?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia, soffocando una risata.
“Non è possibile" disse scuotendo la testa e chiudendo di scatto il pc, allontanandolo da sè.
“Beh, possiamo chiedere a Bobby.." sussurrò Dean estraendo il telefono e componendo silenziosamente il nuomero dell'uomo.
Non appena gli rispose, il cacciatore gli sottopose tutte le sue domande sull'argomento draghi, ma Bobby possedeva troppe poche conoscenze per dargli una risposta attendibile e su cui basarsi per chiudere il caso; dopo qualche altro minuto, in cui l'uomo gli disse che lo avrebbe richiamato se avesse scoperto qualcosa in più per aiutarli, Dean gli fece la domanda che in realtà avrebbe voluto fare per prima.
Voleva sapere di Sam, se si fosse svegliato, se fosse successo qualcosa di strano, ma la risposta non fu di suo gradimento: niente. Sam non si era ancora svegliato.
Più passava il tempo, più le probabilità che si risvegliasse sano e salvo si abbassavano; chiuse di scatto la telefonata e sospirò rumorosamnete, attirando l'attenzione della ragazza, che se ne stava con le gambe accavallate ed appoggiate sul tavolo, mentre sulle cosce sfogliava uno dei libri a cui non aveva prestato ancora molta attenzione.
"Tutto bene?".
Dean fece spallucce e tirò su col naso, alzando lo sguardo e fissandolo in quello della donna davanti a se; stringeva ancora fra le mani il telefono in una morsa piena di rabbia e frustrazione, così lo mollò di scatto sul tavolo ed appoggiò la schiena con forza contro lo schienale della sedia.
"Sam non si è ancora svegliato".
"Sam si sveglierà, lo so.." sussurrò Katherine sorridendo appena. "Io lo sento quando uno di voi è in pericolo e stavolta non è così".
Dean lasciò che le sue parole, il suo ottimismo e il suo sorriso contaggioso gli infondessero coraggio e.. speranza, così le sorrise di getto e le sfiorò la mano con le dita, tocco da cui la ragazza non si ritrasse.
“Comunque sei sicuro che tuo padre non abbia mai parlato di draghi nel suo diario?”.
“Conosco ogni singola pagina, me lo ricorderei se avesse scritto della Storia Infinita”.Katherine sorrise, imbarazzata perchè aveva cercato di iniziare una conversazione, ma Dean aveva troncato il discorso in quella maniera, eppure continuava a guardarla come se stesse studiando ogni sua mossa, e inoltre non aveva ancora lasciato la sua mano, continuando a disegnare linee immaginarie con le punte delle sue dita.
“Non fissarmi così" disse la donna mordendosi il labbro e passandosi una mano sui capelli.
“Non ti sto fissando, ma stavo pensando che mentre aspettiamo che Bobby richiami possiamo andare a prendere un caffè..” sussurrò il ragazzo con tono speranzoso ed il suo viso si illuminò di una luce così bella e pura, che Katherine non riuscì a far altro che fissarlo di getto e sorridere a sua volta. “..insomma qui non stiamo concludendo nulla”.
Non appena il cacciatore finì la frase, il suo cellulare prese a squillare e il nome di Bobby apparve sul suo schermo illuminato, mentre Dean lo maledì mentalmente per aver colto il momento sbagliato.
Rispose con voce irritata e l'uomo gli diede un nome e un indirizzo, che si appuntò su un pezzo di carta, per poi chiudere per la seconda volta il telefono e tornare a guardare la ragazza negli occhi.
"Dottoressa Visyak, San Francisco”.
“Andiamo, ma rimandiamo il caffè ok?” Chiese Katherine sorridendo sinceramente,  stringendo la sua mano brevemente, per poi alzarsi ed uscire dalla stanza insieme al giovane.



“Ma è impossibile, si sono estinti da 700 anni!” esclamò allargando le braccia e tracannando un altro pò del Whisky che si era versata non appena avevano nominato Bobby.
La Dottoressa Visyak era una signora sulla quarantina, bionda e con un fisico asciutto, che si era irrigidita parecchio quando aveva capito chi avesse mandato i due ragazzi dritti da lei: a quanto si era lasciata sfuggire, lei e Bobby avevano avuto una storia anni addietro e probabilmente lui non si era comportato proprio nel migliore dei modi.
“A quanto pare qualcuno è rimasto!" esclamò Dean comodamanete seduto sul divano dell'enorme salotto.
“Siete sicuri?” chiese la dottoressa continuando a bere, scolandosi il bicchiere e sedendosi sulla poltrona davanti ai due.
“Corrisponde alle leggende" rispose Katherine facendo spallucce, stando seduta accanto al ragazzo e appoggiando le mani contro le proprie cosce.
"Per ucciderne uno vi serve una spada forgiata con il sangue di drago" sussurrò la dottoresa sospirando.
"E dove dovremmo trovarla?!" chiese Dean lasciandosi scappare una risata nervosa.
“Ne ho una nel seminterrato" rispose la donna come se fosse la cosa più normale e scontata del mondo, meritandosi due occhiate curiose su di sè.
In fretta li accompagnò al cospetto di una roccia nella quale vi era conficcata la spada e, proprio come nelle fiabe, Dean provò a sfilarla mettendoci tutta la forza che avesse in corpo, svenandosi e lasciando che il fiato abbandonasse il suo corpo per lo sforzo, ma nulla servì a smuovere quella dannata spada dalla roccia.
I due cacciatori si trovarono costretti a passare al piano b, piano che non sarebbe piaciuto per niente alla dottoressa, che Katherine si prestò ad intrattenere, mentre Dean piazzò delle cariche di esplosivo alla base della roccia, con l'effetto di sfilare la spada, ma spezzata in due.
Non appena riusciurono a squagliarsela, dopo numerose scuse e tentativi di rimediare, i due si diressero con velocità verso l'Impala e Dean l'accese per scappare il più velocemente possibile dall'imponente villa della dottoressa incazzata nera.
"Cosa ci dovremmo fare con questa?" chiese Katherine scoppiando in una fragorosa risata, seguita dall'uomo al volante, tenendo fra le mani quell'unica e imbarazzante arma contro dei draghi. "Non è neanche la metà".
"Qualcosa ci inventeremo.." disse Dean ridendo di gusto, ancora una volta, chiedendole di controllare dei posti freddi, buii e umidi, nei quali quei draghi potesserono nascondersi.
"Ci sono le fogne, ma non dirmi che.." sussurrò Katherine divenendo seria e guardandolo con terrore e disgusto."Oh si.." rispose il ragazzo sospirando e roteando gli occhi all'insù, continuando a sfrecciare sulla superstrada. "Scenderemo lì sotto!".
"Oh che schifo.." disse la donna scuotendo la testa ed appoggiandosi completamente contro lo schienale.




Il primo ad avere il coraggio di calarsi all'interno di un tombino fu Dean che, con una torcia, si accertò che non ci fossero gli unici veri incubi della cacciatrice: ragni.
Non vi erano scale, così quando Katherine fece per scendere, il ragazzo l’aiutò e protese le braccia verso di lei, prendendola fra le braccia e lasciandola scivolare contro il suo corpo.
Un pò perche non voleva lasciarla andare, un pò perchè voleva godere ancora per un pò del suo calore e del suo corpo stretto a quello della donna, Dean lasciò che le sue gambe poggiassero a terra, mentre i loro tronchi entrarono a contatto ed i loro visi si avvicinirano.
Nessuno dei due riuscì a negare la nascita di un brivido che percorse le loro schiene, di una voglia bruciante di fare l’amore e lasciarsi tutto, persino il caso, alle spalle, senza rimandare o aspettare ulteriori chiarimenti fra di loro.
Rimansero bloccati, occhi verdi contro quelli azzurri, in silenzio, incastrati in quel momento carico di passione e di desiderio bruciante; Dean le sfiorò il viso, fregandosene della reazione che avrebbe potuto avere o di qualsiasi cosa fosse potuta succedere dopo, ma Katherine non si mosse, rimanendo bloccata in quella stretta e in quel gioco di sguardi.
Entrambi avrebbero così tanto voluto bloccare il mondo ed allungarsi verso l'altro per colmare la distanza, ma l'unico a riuscirci fu Dean, che posò le sue labbra delicatamente su quelle della ragazza.
Il cuore di entrambi scoppiò in quel momento, si strinsero e approfondirono il bacio, travolti dalla passione, dall'amore e dalla voglia di non lasciarsi; le mani della ragazza si arpionarono alla nuca dell'uomo, spingendolo verso di sè, mentre quelle del cacciatore si alternarono fra la base del suo collo e la sua schiena.
Si trasmisero così tanto amore che gli sermbrò di impazzire, presi per com'erano da quella situazione, e si staccarono qualche secondo solamente per riprendere fiato, per poi stringersi nuovamente in un bacio carico di sentimenti esattamente come quello precedente.
Katherine interruppe quel contatto ritrovando un momento di lucidità, distaccandosi silenziosamente e appoggiando la fronte contro la sua, respirando a fatica e tenendo gli occhi chiusi, sentendosi leggermente frastornata da quelle sensazioni, quei sentimenti tutti insieme.
"Dobbiamo trovare il drago” disse Katherine con voce rauca, staccandosi dalle sue braccia più per cercare di convincere se stessa, e si voltò dalla parte opposta rispetto al ragazzo, toccandosi le labbra e sentendosi inevitabilmente confusa.
“Già..” sussurrò Dean sospirando rumorosamente e mordendosi il labbro, cercando di riprendere fiato e avendo il sospetto che sarebbe stata una lunghissima notte, o settimana.

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Capitolo 7
*** I'll wait for you because you bring the sun. (Parte II) ***


Note dell'autrice: 
Salve ragazzi, buona domenica!
Mi dispiace molto per queste lunghe assenze, ma ci sarete abituati con me! Ho avuto davvero poco tempo per concentrarmi sulla scrittura, fra università e vari impegni, ma sono piena di idee e sto cercando di convogliare tutti i miei impegni!
Spero di aggiornare molto, molto presto!
Grazie mille a chi continua a leggere la storia con pazienza!
Buona giornata e buona lettura!
Alla prossima!




Capitolo 6 (Parte II).
I'll wait for you because you bring the sun.


L'odore sgradevole e rivoltante arrivò dritto alle loro narici, che storsero il naso per il disgusto da quando si erano calati all'interno del tombino, tranne in un unico momento; Katherine ancora non riusciva a credere di essersi lasciata andare in quella maniera con Dean per una seconda volta, ma doveva ammettere che ciò che era appena successo l'aveva mandata in confusione.
Era così dannatamente felice, ma allo stesso tempo così spaventata e piena di paure: paura di soffrire ancora, di non farcela ad andare avanti. Ma la felicità occupava il suo cuore più dei timori e dei dubbi.
Il modo in cui la stringeva, in cui la voleva, era qualcosa di nuovo, persino per loro che avevano passato ben due lunghi anni insieme; Katherine si morse il labbro e deglutì a fatica ripensando a ciò che avesse provato fra le sue braccia, e continuò a caminare all'interno di quei lunghi corridioi freddi e umidi, seguendo il ragazzo che stava davanti a lei con la torcia in una mano e la pistola nell'altra.
Forse abbiamo sbagliato luogo, pensò Dean continuando a farsi strada e scuotendo la testa, non riuscendo a capire quante volte fossero passati da quell'esatto punto, data la somiglianza di ogni compartimento.
"Cos'è quello?" chiese la ragazza aggrottando le sopracciglia e indicando con la luce della sua torcia un borsone posto in un angolo, attirando l'attenzione dell'uomo.
“Forse ci sono davvero dei draghi" disse Dean sfoderando il suo migliore  sorriso e sgranando gli occhi per la sorpresa.
Si abbassò silenziosamente e mostrò il contenuto del borsone alla ragazza: oro, tanto, tantissimo oro di ogni tipo. Chiuse istintivamente il borsone e lo portò con sè quando riprese a camminare, nonostante i rimproveri della cacciatrice, che però sotto sotto se la rideva perchè nessun altro avrebbe mai fatto un gesto del genere. Nessuno a parte Dean.
Delle urla strazianti giunsero alle loro orecchie, chiedendo a chiunque fosse appena entrato nelle fogne di dar loro una mano; i due cacciatori corsero velocemente in direzione delle voci, trovando almeno cinque ragazze intrappolate in una cella posta sotto di loro.
Provarono ad aprirla, cercando di sollevare la grata, ma con sorpresa la trovarono saldata e un dubbio si insinuò nelle loro menti: cos'erano in grado di fare questi draghi?
Katherine si sentì sollevare a mezz'aria dalla cintura dei pantaloni e sbattere con estrema violenza e forza contro la parete in cemento armato di quel tratto di fogna, sentendo il respiro mancare per qualche secondo; immediatamente Dean afferrò dal suo borsone la mezza spada presa dalla dottoressa e lo colpì con violenza con un pugno dritto in faccia, per poi ferirlo sul braccio con l'arma appuntita e notando come la sua pelle fumasse a contatto con la lama e quanto gli facesse male.
Il drago sotto forma umana si infuriò ancora di più e si avventò contro il cacciatore con estrema forza, colpendolo in viso e facendo finire la spada nella grata sotto di lui; lo afferrò dalla giacca e prese a colpirlo sempre di più, fino a fargli sanguinare il naso e poi lo gettò a terrò con un sorriso sulle labbra, fissandolo mentre la sua mano prese ad emanare fumo fino a diventare completamente rossa come il fuoco.
Katherine trovò la forza per rialzarsi e si avvicinò al punto in cui il drago aveva fatto finire la spada, chinandosi per prenderla; silenziosamente gli si avvicinò  alle spalle e lo colpì in pieno petto con la lama, ferendolo a morte e sentendolo urlare, fino a prendere fuoco ed accasciarsi a terra ormai privo di vita.
La ragazza guardò l'uomo ancora a terra con il viso sanguinante e gli sorrise schiacciandogli l'occhio, quando lo vide scattare verso di lei con occhi sgranati: proprio sotto i suoi occhi vide un secondo drago sotto forma umana materializzarsi davanti a loro e cercare di aggredirla con i suoi lunghi artigli, ma Dean fu veloce e le si parò davanti.
Tutto ciò che riuscì ad avvertire fu profondo dolore e bruciore al suo braccio sinistro, notando come fosse profondamente squarciato all'altezza dell'attaccatura con la scapola.
La ragazza non perse tempo e con uno scatto piantò la spada in pieno petto anche al secondo drago, che urlò dal dolore per poi prendere fuoco anche lui e perdere la vita, oltre che lo scontro; con velocita lasciò andare la spada a terra e si diressa verso il cacciatore malandato e sanguinante, che la rassicurò, dicendole di liberare le ragazze e tornare al motel.
Katherine si affrettò a sradicare la grata che rinchiudeva le giovani terrorizzate e ancora urlanti, da cui si fece seguire mentre prese sotto braccio Dean e lo aiutò a camminare fino ad arrivare al primo tombino utile per ritornare in superficie.
Chiamò in fretta la polizia e intimò alle ragazze di rimanere lì, dato che a breve sarebbero arrivati i veri agenti e dei medici che le avrebbero aiutate e riportate a casa sane e salve; trascinò Dean fino alla macchina, per poi mettersi alla guida e tornare in fretta al motel, dove lo avrebbe  curato e ricucito.
In pochi minuti, in cui aveva controllato scrupolosamente che il ragazzo fosse sveglio e che non farneticasse, arrivarono alla loro stanza e Katherine lo piazzò sul letto con velocità e corse a prendere il Kit di pronto soccorso, contenente disinfettannte, aghi, garze sterili, cicatrizzanti, antibioitici e antinfiammatori. Tutto ciò che Dean aveva sempre ripudiato, utilizzando metodi sempre più rozzi.
"Prima tu.." sussurrò il cacciatore seduto sul bordo del letto, cercando di nascondere il dolore che provasse dietro ad una smorfia e provando a tirarsi su, ma la ragazza gli mise una mano sul petto e lo costrinse a stare giù.
"Non fare lo stupido.." sussurrò Katherine aiutandolo a togliere la giacca e la camicia lacerate dagli artigli del drago.
Si insinuò fra le cosce dell'uomo per accedere meglio alla ferita, prese il disinfettante e ne versò poco sulla grossa ferita ancora sanguinante, che sicuramente avrebbe lasciato una bella cicatrice sulla sua pelle, e la tamponò leggermente con le garze, notando dalla faccia del ragazzo quanto facesse male.
"Perché ti sei messo in mezzo ?" chiese Katherien sospirando e scuotendo la testa in segno di dapprovazione, inserendo l'ago nei bordi della sua carne e prendendo a ricucire la grossa ferita.
"Non potevo permettere che quel drago ti facesse del male.." sussurrò Dean con un filo di voce, stringendo il pugno per cercare di sfogare il dolore.
La ragazza si fermò per un momento, alzando lo sguardo e lo guardò dritto negli occhi non trovando le parole giuste da dire dopo una frase come quella; sorrise dolcemente, sfiorandogli lentamente la guancia, per poi tornare a concentrarsi sulla ferita e finire di ricucirla.
"Ti ringrazio per essere venuta con me.." continuò il ragazzo sorridendole, posandole con delicatezza una mano sul fianco e carezzandolo lentamente, senza malizia.
"Non ti avrei lasciato andare da solo" rispose Katherine sorridendo e tagliando il filo che aveva appena usato per ricucirlo, non disturbandosi affatto del tocco del cacciatore.
Prese dalla valigetta delle garze pulite e le inumidì con il disinfettante, e lentamente le passò sui tagli sul viso: all'altezza dello zigomo destro e del sopracciglio sinistro, potendo sentire perfettamente lo sguardo insistente puntato sui suoi occhi, ma volutamente si soffermò sulle sue ferite.
Quando finì, gettò tutte le garze in un angolo e gli diede degli antidolorifi per il braccio, oltre che i soliti antibiotici per evitare che la ferita degenerasse; quando fece per andare via, Dean la bloccò dal braccio, fermandola e sollevando la manica destra della sua maglietta, notando un taglio poco profondo ma bisognoso di essere ripulito.
"Non è nulla, riposati" disse la ragazza cercando di liberarsi dalla morsa, ma Dean la costrinse a sedersi accanto a lui e a porgerle il bracciò.
"Adesso sono tornato e a queste cose ci penso io" disse in tono quasi arrabbiato e rude, come se si fosse stancato di ripetere ogni giorno la stessa cosa. "Quindi piantala e abituati!".
La ragazza sorrise, come se Dean avesse appena detto la frase più dolce, e lo osservò alle prese con la pulizia della ferita e così smise di protestare, lasciandosi condurre dal suo tocco leggero; non aveva mai potuto credere che un omone come lui potesse avere una  delicatatezza come quella. Uccideva ogni giorno mostri e strane creature, eppure quando si trattava di ricucirla o di sistemarle qualche arto in seguito ad una battaglia, Dean si distingueva per il suo estremo garbo.
"Grazie.." sussurrò Katherine imbarazzata, coprendo il braccio con la manica della sua maglia. 
Il cacciatore, seppure indolenzito, si abbassò a terra sotto gli occhi increduli della donna, inginocchiandosi e poggiando i gomiti sulle sue cosce, bloccandola con i suoi occhi come solo lui sapeva fare.
"Spero davvero che tornerai a fidarti di me presto, perchè.. questo.. mi uccide" disse serrando la mangibola e sfiorandole il viso con il dorso della sua mano.
Katherine rimase in silenzio e guardò il suo volto con ancora delle righe di sangue secco, un sorriso quasi spento, ma degli occhi che esprimevano fiducia e amore verso di lei; ricordò con un sorriso la prima volta che lo avesse visto, con quel sorriso sghembo e quello scudo di ironia che aveva eretto per difendersi dal mondo esterno, scudo che nascondeva le sue insucurezze, i suoi dolori, le sue paure, scudo che lei aveva cominciato a sgretolare giorno dopo giorno, fino ad arrivare a conoscere ed ammirare la parte più bella e fragile di lui.
Come in quel momento. Aveva abbassato le sue difese permettendole di vedere quanto soffrisse e quanto avesse sofferto a lasciarla andare quella notte di tanti anni prima, e lei non poteva più ignorarlo.
Con delicatezza avvicinò il suo volto a quello del ragazzo e posò le sue labbra sulle sue, regalandogli un bacio diverso da quelli che si erano scambiati negli ultimi giorni; era qualcosa di differente, superiore.
Fu un bacio più intenso, più dolce e lento, che servì per rispondere alle sue paure e ai suoi dubbi. Lo amava ancora e lo sapeva bene. Non avrebbe mai smesso di farlo.
Lentamente si staccò e con delicatezza appoggiò la fronte contro quella del ragazzo, che riprese fiato e le carezzò la schiena, spingendola verso di sè.
"Perchè l'hai fatto? Mi era sembrato di capire che..".
"Perchè sono stati mesi difficili, quando torneremo Sam si sveglierà e tu.." sussurrò la ragazza fissandolo negli occhi e permettendogli di vedere tutto l'amore che nutrisse per lui. "..tu ti sei sacrificato per me stasera e saresti potuto morire. Grazie Dean".
Lui sorrise e la baciò a fior di labbra almeno dieci volte, sentendo il suo cuore impazzire dalla felicità, stringendo la sua mano ed abbracciandola forte, inalando il suo profumo e desiderando di non allontanarla mai più.
"Adesso ti va se riposamo un po'? Abbiamo un lungo viaggio da fare e vorrei almeno riposare fino all'alba.." sussurò Katherine sorridendo e mordendosi il labbro inferiore, permettendo a se stessa di provare dopo così tanto tempo quel grande amore che non sarebbe mai più andato via dalla sua vita.
Dean sorrise e nonostante i dolori, la sollevò con il braccio sano, mentre con l'altro scostò le coperte e la fece entrare nel grande letto, per poi sdraiarsi accanto a lei e facendola accucciare sul suo petto, fasciato da una magliettina nera a mezze maniche.
Chiusero gli occhi e dopo quasi due anni si addormentarono con la consapevolezza che tutto nella loro vita stesse riprendendo il posto giusto. 


17:15.
Questo era l'orario che indicava lo schermo del suo telefono che giaceva sul bracciolo del divano su cui stava ancora seduta; non si era mai sentita male in quel modo in tutta la sua vita.
Nemmeno quando aveva scoperto di essere stata abbandonata dai suoi genitori, nemmeno quando Gabriel la lasciò dopo aver vissuto con lei per ben quattro anni; nulla fu come quel momento. Non sapere cosa aspettare.
Aspettare. Non era mai stata brava a farlo.
Hailey non era mai stata molto paziente nella sua vita, in nessuna circostanza: non aveva aspettato l'età consentita per bere una birra, nè quella giusta per guidare un'auto o per fare sesso.
Aveva bruciato molte tappe, forse nel tentativo di riempire quel buco che sentiva all'interno di se stessa: vuoto dovuto all'abbandono di Philips e Claire.  
Hailey non aveva mai saputo cosa volesse dire avere due genitori, abbracciare il propio padre o confidarsi con la propria madre sulla prima cotta presa  a scuola; come avrebbe potuto? 
Il college del Consiglio le aveva dato tanto, le aveva insegnato a vivere in questo mondo pieno di mostri e l'aveva preparata ad affrontare ogni essere demoniaco sulla terra, istruendola a dovere seppellendola sotto a cumuli e cumuli di libri, leggende e profezie.
L'aveva trasformata nella perfetta Cacciatrice, distaccata dagli affetti materiali, impavida e piena di coraggio e forza per proteggere gli umani dagli imminenti pericoli.
Il Consiglio le aveva dato davvero tanto, ma non aveva mai costituito per lei una famiglia.
Famiglia
Hailey non sapeva neanche cosa fosse. O almeno non lo sapeva finchè non aveva conosciuto Bela, sua sorella minore.
Nonostante fosse molto esuberante, del tutto fuori dagli schemi, vendicativa e molto stronza, Hailey le aveva voluto bene dal primo momento in cui l'aveva vista. Non era la normalità conoscere una sorella in quella maniera, ma oggigiorno cos'è la normalità?
Con Bela provò una sensazione di familiarità, come se l'avesse sempre conosciuta, così come quando aveva visto sua sorella Katherine, stesa sul pavimento a 17 anni, quando era stata morsa da un vampiro.
Più di tutti, Katherine le aveva insegnato cosa fosse una famiglia, così come Sam, Dean e Bobby; il maggiore dei Winchester era diventato il fratello che non aveva mai avuto, si era legata a lui da subito, e sapeva che per Dean fosse lo stesso dai suoi comportamenti verso di lei; identificava Bobby con la figura paterna più prossima che avesse e doveva ammettere che non era male avere qualcuno che si preoccupava per lei, che badasse a lei, che le preparasse di mangiare quando se ne stava chiusa in se stessa come in quel momento. Nessuno aveva provato a mettersi in contatto con lei, a provare ad ascoltarla e a parlarle nel modo in cui solo un genitore farebbe.
E Sam. 
La sua intenzione non era avere una storia seria con lui, voleva solo del buon sesso dato che era stata attratta da lui dal primo secondo che lo aveva visto e sapendo che avesse appena chiuso la sua storia con Katherine; sapeva quanto quei due si fossero amati, non era stupida, ne tantomeno cieca, e sapeva che non sarebbe stato facile per entrambi dimenticare, ed Hailey non voleva mettersi in mezzo.
Voleva semplicemente divertirsi per un pò di tempo e poi andare via per la sua strada, come aveva sempre fatto dopo Gabriel, quando aveva giurato che non avrebbe provato mai più sentimenti per nessuno.
Ma inevitabilmente Sam riuscì a fare breccia nel suo cuore con i suoi modi da finto ragazzo ribelle, che sottosotto nascondevano un uomo buono, dolce e bisognoso di guarire le sue ferite, esattemente come lei.
Insieme avevano affrontato così tante situazioni, si erano disperati quando le cose andavano male, ma avevano anche gioito insieme quando la vita cominciò a migliorare; almeno fino a quando quel giorni di due anni fa Sam aveva deciso senza interperlarla o dirle addio di gettarsi nella gabbia insieme a Lucifero e Michele.
Per un lungo periodo lo aveva odiato, recriminandogli di non avergli detto la verità e di averle mentito; ogni notte lo sognava, riviveva notte dopo notte quei momenti così terribili di quando lo vide per l'ultima volta.
"Ce l'ho in pugno!".
Il suo sorriso malinconico. L'ultimo saluto. L'ultimo sguardo. Le ultime parole. Il salto.
Ogni notte provava a salvarlo, ma il finale era sempre lo stesso.
Finchè un giorno notò uno strano caso di sparizione in Nebraska: persone che sparivano ciclicamente nei decenni e decise di recarsi lì per indagare senza Katherine, che era appena stata lasciata da Dean senza una ragione.
La notte dopo essere arrivata in quella città era uscita dalla sua camera di motel per cercare quelle persone scomparse, o almeno le loro carcasse, e si recò nel bosco, imbracciando la sua pistola e la torcia; voleva scoprire la verità per massacrare quel mostro.
E poi non capì immediatamente quel che successe.
Vide degli uomini  arrivare su un furgone e scendere con armi e torce, e li sentì mettersi d'accordo per chi dovesse perquisire il bosco, finchè un uomo pelato sulla sessantina diede gli ordini precisi e ognuno si mise a lavoro.
Cacciatori? si chiese la ragazza adattandosi perfettamente al buio, spegnendo la sua torcia.
Li seguì silenziosamente, almeno quattro o cinque uomini e una donna, che parlavano fra di loro di quanto fosse strano per loro tornare a quella vita.
Hailey ricordava perfettamente la brezza che quella sera le solleticò il viso e le fece venire la pelle d'oca sulla schiena, fin quando si sentì osservata; forse qualcuno di quei uomini l'aveva vista e la stava osservando, così si accucciò dietro un albero, ma uno scriccgiolio provenne dalle sue spalle, paralizzandola e facendole sgranare gli occhi.
Con velocità strinse forte la sua pistola e si girò di scatto, colpendo l'uomo che aveva alle spalle in pieno volto, ma il cacciatore la bloccò presto, colpendola alle braccia e facendole perdere la pistola dalle mani; passarono ad un corpo a corpo sempre più violento, fin quando il ragazzo la fece cadere a terra fra le foglie e i rami secchi, e si mise a cavalcioni su di lei.
Fu quello il momento in cui gli occhi di Hailey si riempirono di lacrime incontrollate e si fermò, smetttendo di colpirlo o cercare di divincolarsi dalla presa del ragazzo: i suoi occhi le mostravano Sam.
Era impazzita? Stava delirando? Era un sogno? Era ancora a letto e i suoi incubi stavano cambiando?
"Sam?!". La sua voce uscì come una supplica: sperava che fosse reale, che non sarebbe svanito via o che non fosse un mutaforma.
"Non volevo che lo scoprissi così..".

Il rombo del motore dell'Impala la riportò al presente, sentendo le voci di sua sorella e Dean provenire dall'esterno; per Hailey era un miracolo che quei due fossero ancora vivi e che non si fossero uccisi a vicenda durante il viaggio, ma sapeva che prima o poi sarebbero tornati insieme. 
Vide entrare Katherine con uno zigomo livido e con l'aria stanca di chi avesse trascorso le ultime 11 ore chiusa in un'auto, mentre Dean entrò per ultimo, arrancando e serrando la mandibola per il dolore.
"Che è successo?" chiese Bobby sgranando gli occhi e fissando il ragazzo con aria preoccupata, alzandosi dalla poltrona.
"I draghi sono dei figli di puttana" rispose Dean chiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi a grandi passi verso il divano su cui si sedette con poca grazia e si voltò a guardare la ragazza accanto a lui. "Sam?".
"Stiamo ancora aspettando.." sussurrò Hailey guardandolo di rimando e accennando un sorriso. "Non sembri messo troppo bene".
Dean fece spallucce e spostò lo sguardo su Katherine che scaricò i bagagli sul pavimento polveroso e si appoggiò allo stipite della porta.
"Ti abbiamo portato un souvenir" sussurrò Katherine sorridendo dolcemente, estraendo dalla sua borsa un libro che avevano trovato nella fogna dei draghi e porgendolo a Bobby. "Non siamo riusciti a capire cosa ci sia scritto".
L'uomo sorrise appena e lo prese dalle mani della giovane, sfogliandolo e sollevando un sopracciglio; si diresse silenziosamente verso il tavolo del salotto e si sedette, per poi versarsi in un bicchiere dello Scotch e cominciare a leggere seriamente il libro.
I tre ragazzi si guardarono per qualche secondo e Katherine prese dal frigo tre birre, che aprì e le porse anche a sua sorella e a Dean, che accettarono e scambiarono quattro chiacchere; era inutile ormai nascondere la loro preoccupazione, il loro dolore e il loro forte desiderio di 
conoscere lo stato di salute mentale del giovane che giaceva ancora al piano di sotto.
Katherine e Dean raccontarono ad Hailey tutti i dettagli sulla caccia, e il ragazzo le mostrò il bottino di guerra che non aveva mollato nonostante sanguinasse e avesse bisogno urgentemente di punti: orologi, collane, bracciali d'oro presi ai draghi.
Risero per un pò, sorseggiando la birra e facendo finta che andasse tutto bene, finchè una voce li fece voltare tutti in un'unica direzione: l'ingresso della cantina.
"Ragazzi..". 
Sam.
Il minore dei Winchester si era appena svegliato e adesso tava di fronte a tutti i presenti, guardandoli con aria quasi sbalordita, come se fosse stranito di trovarsi lì in quel preciso momento.


Con incredulità ed estrema felicità, Dean scattò in direzione del fratello e lo strinse forte, dimenticandosi del dolore al braccio ed emettendo un gemito di dolore: la felicità traboccò dal suo cuore, ed era tanto che non si sentiva così.
Il suo fratellino stava davanti a lui e lo teneva stretto fra le braccia, in un abbraccio goffo ma che trasmetteva tutto l’amore profondo e incancellabile che provasse per lui.
Emise un altro gemito, stringendo leggermente di meno e Sam sciolse l’abbraccio posando delicatamente una mano sulla spalla sana del fratello, fissandolo con un sorriso grande sulle labbra, sentendosi anche lui felice di essere tornato e di rivedere ancora una volta la sua famiglia.
“Sam..” sussurrò Hailey con voce rotta e incredula, tenendosi stretta al bracciolo del divano, mentre un nodo prese a stringerle forte la gola e a stritolarle il petto.
Il minore dei Winchester spostò lo sguardo sulla ragazza e cambiò espressione, quasi commuovendosi e incurvando le labbra verso il basso, mentre il labbro inferiore prese a tremare leggermente e i suoi occhi si imperlavano di uno strato di lacrime; entrambi si mossero contemporaneamente e Sam la raggiunse con due falcate, prendendola immediatamente fra le braccia.
La sollevò da terra come se fosse una piuma, stringendola forte dai fianchi e chiudendo gli occhi, gustandosi il momento; la donna ricambiò la stretta, stringendogli le braccia al collo e sentendo delle lacrime sfuggire al suo controllo.
“Hailey..” sussurrò lasciando la presa e permettendo alla ragazza di posare i piedi per terra.
Le mise le mani sul viso, catturandoli e guardandola con tutto l’amore che avesse, baciandola delicatamente sulle labbra e sorridendole teneramente: i loro cuori battevano all’impazzata, aspettavano quel momento da tanto, troppo tempo.
“Ragazzo..”.
La voce proveniente da dietro di lui lo fece voltare di scatto e vide gli altri due membri della sua famiglia fissarlo con le lacrime agli occhi; senza pensarci troppo, sciolse la presa su Hailey, che si rifugiò vicino a Dean e si aggrappò al suo braccio come una bambina.
Sam raggiunse Bobby e Katherine con velocità e li strinse a se in un unico abbraccio, sentendoli ricambiare la stretta e chiudendo gli occhi per qualche secondo, prima che una serie di flash invasero prepotentemente la sua mente: la lotta interiore con Lucifero, quella reale con Michele e ciò che era accaduto ai suoi amici.
“Bobby, ho visto Lucifero ucciderti, eri morto..” sussurrò sciogliendo l’abbraccio e dandogli un leggero colpo sul petto, guardandolo con incredulità, alternando lo sguardo fra lui e Katherine.
“È stato Castiel a riportarmi indietro” rispose l’uomo sorridendo, dandogli una pacca sulla spalla.
“Cass è vivo?” Chiede il ragazzo appena tornata sgranando gli occhi e sorridendo, allargando le braccia e voltandosi all’interno del salone, guardando anche gli altri.
“Si lui sta bene! Ma tu come stai?!” Chiese Dean avvicinandosi e passandosi una mano velocemente sul viso.
“Qual è l’ultima cosa che ricordi?” Chiede Katherine aggrottando le sopracciglia.
“Il salto nella gabbia e poi mi sono svegliato nella panic room” rispose Sam facendo spallucce.
“Davvero non ricordi altro?” Chiese Hailey deglutendo a fatica.
“È un bene che non ricordi l’inferno..” disse Dean annuendo e sorridendo.
“Quanto sono stato via?” Chiese Sam aggrottando le sopracciglia, rendendosi conto di non sapere neanche in che giorno, mese o anno si trovassero.
“Quasi due anni” rispose Bobby sospirando, tornando alla scrivania e bevendo ancora un po’ di Scotch.
“Come sono tornato ?!” Chiede guardandolo con aria interrogativa e accusatoria. “Che avete fatto?”.
Velocemente il maggiore dei Winchester, le due sorelle e Bobby si scambiarono un’occhiata fugace e Dean mise su la sua faccia da poker sorridendo forse fin troppo e fece spallucce.
“È tutto a posto, abbiamo fatto un accordo con Morte e..”.
“Morte il cavaliere ?!” Chiede Sam gramando gli occhi e spalancando la bocca.
“Si, è stato gentile e ci doveva un favore quindi..” sussurrò Katherine sorridendo e giocando nervosamente con le sue mani, distogliendo lo sguardo ed appoggiandosi con i fianchi al tavolo del salone.
Il minore dei fratelli lesse il suo linguaggio del corpo senza troppa fatica, conoscendola bene, e intuì immediatamente che non gli stessero dicendo tutta la verità; specialmente perché Bobby continuò a tracannare il contenuto del suo bicchiere ed Hailey annuiva più del solito.
“Dovrei sapere altro, vero?” Chiede Sam sollevando un sopracciglio e facendo qualche passo verso di loro, mettendo entrambe le mani sui propri fianchi e studiando ancora i loro volti.
“Cosa?! No, nulla davvero Sam!” Esclamò Hailey annuendo, avvicinandosi e sfiorandogli il petto con delicatezza. “Sai cosa? Sarei affamato, ti faccio un panino”.
La ragazza si dileguò alle sue spalle, dirigendosi in cucina e mordendosi le labbra, dettaglio che non sfuggì al ragazzo che li continuò a fissare con il suo sguardo interrogativo; la minore delle Collins seguì con un sorriso la sorella, distogliendo lo sguardo da Sam e dirigendosi in cucina con la scusa di aiutarla a preparare la cena.
Si accostò al top della cucina e con la coda dell’occhio controllò che nessuno dei presenti le stesse guardando, così si avvicinò ancora alla sorella.
“Lo scoprirà prima o poi, non è uno stupido” bisbigliò la minore tagliando nervosamente una cipolla, non guardando Hailey e continuando a far finta che tutto andasse bene.
“Per ora lo lasceremo stare” rispose la maggiore scuotendo la testa, prendendo dal frigo della carne comprata da poco e mettendola su una grossa padella.
“Quando si renderà contro che non gli abbiamo detto la verità non sarà un bel momento” rispose Katherine scuotendo la testa e sentendo dei passi avvicinarsi dietro di lei, mentre la sorella lasciò la stanza lasciandole preparare la cena da sola.
Katherine sbuffò e prese a pelare sei o sette patata, che tagliò a cubetti e li mise nella stessa padella in cui sua sorella aveva  messo la carne, quando notò dopo qualche secondo la figura di Dean appoggiato allo stipite della porta con lo sguardo fisso su di lei; la ragazza si voltò appena e lo guardò per pochi secondi, per poi tornare a concentrarsi sulla preparazione della cena.
“Vuoi aiutarmi?” chiese Katherine sorridendo appena, cercando delle spezie nei ripiani della cucina.
“Sai che non sono bravo in cucina.." sussurrò il giovane appoggiandosi al top accanto a lei ed incrociando le braccia al petto, continuando a fissarla.
“Allora va da Sam, è giusto che tu stia un po’ con lui”.
“Se manco per qualche momento lui continuerà a stare bene”.
Katherine lo guardò ancora una volta e sorrise sinceramente, lasciando che l’allegria contagiasse anche i suoi occhi, e prese a riflettere su quell’unico, grande e super importante dettaglio: Sam stava bene. La sua anima era intatta e lui stava di nuovo bene, era tornato da loro.
Distolse lo sguardo e prese ad affettare due carote, che sistemò all’interno della padella insieme alla carne; aprì il frigo ed afferrò una delle salse che adoravano usare, salsa di soia, e ricoprì tutti gli ingredienti, per poi accendere il gas e lasciare che la cena si cucinasse.
Coprì la padella con un grande coperchio in vetro e si voltò, appoggiando i fianchi al top e tornando a guardare Dean.
“Voglio godermi Sam..” sussurrò la ragazza facendo spallucce, fissando conn un'espressione un pò più dura del solito. “Sono molto stanca, non voglio parlare, non voglio pensare a.. noi. Voglio solo stare con lui, sapere come sta, cosa ricorda davvero”.
Dean sorrise ed annuì, avvicinandosi alla ragazza e allungando un braccio verso di lei, facendole segno di andare con lui; le passò il braccio sulle spalle e Katherine lo lasciò fare nonostante si sentisse un po’ a disagio. Si guardarono per qualche breve secondo, con il viso a pochi centimetri e le labbra molto vicini, e ad entrambi sembrò di tornare a molti anni prima, quando il sentimento che li univa stava per nascere mentre lei stava ancora con Sam.
Dean sospirò e le baciò teneramente la tempia, mentre la ragazza gli passò un braccio attorno alla vita e appoggiò delicatamente la testa sulla sua spalla.
Raggiunsero gli altri nel salone e trovarono Sam intento a parlare con Hailey e Bobby di cosa ricordasse, di come si sentisse, e dopo tanto tempo si scambiarono una breve ma intensa occhiata, e non gli servì parlare per spiegarsi: la loro famiglia stava bene. Ancora una volta.
 

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Capitolo 8
*** I was born to love you. ***



Note dell'autrice:
Buon pomeriggio e buona domenica a tutti! :)
Eccomi qui con la prima parte di un nuovo capitolo.
L'intero capitolo avrà una certa importanza nella storia, infatti vi invito a leggerlo con attenzione.
Non vi trattengo oltre,vi auguro una buona lettura.
A presto! :)


Capitolo 7 (Parte I).
I was born to love you.





La forte poggia continuava a battere inesorabilmente sulle vetrate del salone, spargendo all’interno dell’ambiente quel gradevole suono che accompagnava la loro conversazione.
Ancora una volta Sam si domandava chi lo avesse tirato fuori dalla gabbia, strappandolo da Lucifero e Michele, e sottopose i suoi dubbi ai presenti - il fratello, Bobby e le due Collins- che tentavano sempre di sviare il discorso, incentrandolo su qualsiasi altro argomento.
Il minore di Winchester aveva capito benissimo che gli stessero nascondendo qualcosa, ma nonostante fossero passate due settimane dal suo ritorno decise di aspettare ulteriormente per cogliere il momento adatto e sfruttarlo al meglio per farsi raccontare tutta la verità. Il fatto che Castiel non si fosse ancora fatto vivo e che non rispondesse alle sue chiamate gli fece storcere il naso, facendo si che Sam immaginasse che qualsiasi cosa la sua famiglia cercasse di nascondere, sicuramente c'era anche lo zampino dell'angelo.
Stavano seduti attorno al tavolo della cucina dopo aver cenato tutti insieme come una famiglia e Sam e Dean stavano litigando su quale film avrebbero visto quella sera; era strano per loro comportarsi come una vera famiglia, cenare e discutere di qualcosa che non fosse la caccia, guardare la televisione insieme, cucinare e divertirsi, uscire per andare in un pub e bere qualcosa mentre giocavano a biliardo rimanendo senza pensieri e senza seguire un caso.
Era tutto molto strano per loro, dato che il minore dei fratelli aveva capito benissimo che qualcosa non andava più: in quelle sue settimane aveva notato qualcosa di strano fra Dean e Katherine, li vedeva scambiare poche parole e guardarsi di rado negli occhi.
Sam aveva addirittura la sensazione che cercassero di nascondergli il fatto che trascorressero la notte in due stanze diverse; ricordava di essersi svegliato una sera nel cuore della notte e di essere sceso dal letto per dirigersi in cucina per soddisfare la sua sete. Ancora assonnato si stropicciò gli occhi e bevve tutto d’un sorso un bicchierone d’acqua, sentendo però un forte russare provenire dal divano del salotto.
Strano” pensò Sam aggrottando le sopracciglia ed avvicinandosi di soppiatto.
Notò suo fratello sdraiato sul divano del salotto, coperto a metà da un plaid troppo piccolo per uno della sua stazza, e nonostante il buio lesse sul suo volto un’espressione immensamente triste e cupa.
Qualcosa non andava e Sam non era cosi stupido da non accorgersene.
Anche Bobby gli aveva dato questa impressione dato che cercava di parlargli il meno possibile, evitandolo e sorridendogli forzatamente ogni volta che i loro sguardi si incrociavano.
Conosceva quell'uomo da quando era bambino, sapeva che sguardi riservasse a loro e quali invece agli estranei.
Sam si sentiva come se fosse misteriosamente diventato uno degli altri senza neanche essersene accorto. Cosa aveva fatto per farlo arrabbiare ? Essere tornato?
Come poteva dato che non era stata una sua scelta?
Ad ogni modo anche la sua ragazza gli sembrò molto strana: era sempre la solita Hailey, ma con qualcosa di diverso.
Lo guardava in un modo che neanche Sam sarebbe stato in grado di descrivere. 
Dopo la prima notte che avevano passato insieme - notte passionale ma anche molto romantica, dato che la ragazza era esplosa in un grande pianto di gioia non appena rimasero soli e gli aveva confessato quanto ancora profondamente lo amasse- Hailey aveva assunto un atteggiamento diverso.
Ogni tanto lo fissava mentre lui era distratto, guardandolo quasi con paura, ma molto spesso Sam lo aveva attribuito alla paura di perderlo ancora una volta.
Il rumore sgraziato dei piedi della sedia che strisciavano violentemente contro il pavimento logoro portarono il minore dei Winchester nuovamente alla realtà, udendo Katherine dire che si sarebbe ritirata nella sua stanza, sentendosi molto stanca e volendo recuperare il sonno perso durante il viaggio appena fatto a casa dalla ormai non tanto piccola Judith, e si congedò con un saluto molto freddo e distaccato, come se si sentisse quasi a disagio.
Questo dettaglio non sfuggì a Sam che li osservava tutti attentamente in silenzio, e notò come suo fratello maggiore cercò di sorridere distrattamente e annuire, ma lui lo conosceva troppo bene per potere essere ingannato da quel finto sorriso.
Hailey rimase qualche altro minuto, poi un attacco di sbadigli le impose di salire sopra nella camera di Sam per riposare, stanca da tutta quella settimana frenetica in cui avevano riordinato un po’ la casa di Bobby.
L’uomo anziano si prese una birra dal frigo ed uscì dalla porta sul retro senza dire una parola per continuare un lavoro ad un auto che gli avevano commissionato, nonostante l’ora e nonostante ci avesse lavorato per tutta la giornata.
Così i due fratelli rimasero da soli e decisero di ripulire la cucina dalle stoviglie che avevano utilizzato per preparare la cena, sapendo che il giorno dopo le ragazze sarebbero state rimaste sorprese: Dean si mise a lavare i piatti nel lavandino, Sam invece asciugava.
Rimasero per qualche secondo in silenzio e quando il minore vide suo fratello passare e ripassare con la spugnetta insaponata sull'ennesimo punto, con sguardo vitreo e assorto in chissà quale pensiero, decise che era arrivato il momento di farsi una bella chiacchierata confidenziale.
Sam sbuffò e si appoggiò al top della cucina con sguardo rassegnato, incrociando le braccia al petto e fissandolo.
“Ok, che succede?”.
Dean strizzò gli occhi un paio di volte e scosse appena la testa prima di riprendersi da quello stato di trance in cui era caduto e prese a sciacquare il piatto sotto il getto dell’acqua corrente; lo porse a suo fratello e sollevò lo sguardo verso di lui, aggrottando le sopracciglia e chiedendosi il motivo di quella domanda.
“Niente” sussurrò facendo spallucce con una smorfia di chi voleva minimizzare sul viso ed afferrò un altro piatto.
“Ho visto cosa sta succedendo fra te e Katherine..” insistette di nuovo il fratello minore, continuandolo a fissare con il suo sguardo penetrante e quasi accusatorio. “Tira fuori il rospo”.
“Non capisco di cosa tu stia parlando” rispose il ragazzo facendo spallucce e porgendogli un altro piatto pulito e pronto per essere asciugato ed essere inserito nella pila che Sam andava formando mano a mano sul tavolo.
“Andiamo Dean..” sussurrò il minore sospirando.
Dean sbuffò e sollevò gli occhi al cielo in un gesto di disperazione; sapeva benissimo che suo fratello non avrebbe mollato la presa per alcuna ragione. 
Appoggiò le sue grandi mani insaponate sul lavello e diresse i suoi occhi verdi nella direzione di Sam, che ricambiò lo sguardo senza distoglierlo.
Avevano sempre fatto così da quando erano piccoli: Sam voleva qualcosa, qualsiasi cosa, e Dean cercava di fargli cambiare idea, ma il minore era troppo cocciuto.
“E va bene, qualcosa c’è, ma è complicato”.
“Abbiamo tempo”.
“Sam sei appena tornato, dovemmo parlare di altro..” sussurrò Dean sospirando rumorosamente, supplicandolo di smettere.
“No, voglio parlare di questo!” Esclamò Sam sollevando un sopracciglio e guardandolo con aria a metà tra la curiosità e la voglia di aiutarlo.
Dean allargò le spalle e sospirò ancora, aprendo nuovamente il rubinetto dell’acqua per tornare a sciacquare uno dei patti precedentemente insaponati, per poi passarglielo ancora gocciolante.
“Diciamo che non è andata come speravamo”.
Sam afferrò il piatto con lo strofinaccio e lo frizionò velocemente, come se non gli importasse più di svolgere quella funzione, e lo posò insieme agli altri; analizzò la frase del fratello con le sopracciglia incurvate e sentì il suo cuore battere un po’ più forte: da quando Sam e Katherine avevano rotto il loro rapporto era cambiato, ma non scorderà mai il dolore provato nei primi mesi post rottura nel vederla e non poterla avere.
Sapeva quanto doveva essere stato difficile per Dean passare quei momenti, vederla, cacciare con lei e dovere nascondere i suoi sentimenti. Ma non capiva perché.
“Vi siete davvero lasciati?” Chiese sbalordito, sentendosi quasi scioccato dalla notizia.
Dean serrò la mandibola a quelle parole e smise di respirare per cinque secondi buoni, fissando davanti a se e sentendo una fitta farsi largo nel suo cuore. 
Finì di sciacquare l’ultimo piatto nel lavandino e chiuse di scatto il rubinetto con molta forza, passandolo al fratello e guardandolo nuovamente negli occhi. Sam fece poca attenzione al piatto e lo posò velocemente fra gli altri, non distaccando mai gli occhi da quelli del ragazzo davanti a se.
Dean non rispose, ma Sam non aveva bisogno che suo fratello parlasse per spiegarsi; dai suoi occhi stava leggendo l’intera storia e sentiva il cuore spezzarsi per dispiacere.
“Ho avuto uno shock post traumatico..” sussurro Dean distogliendo lo sguardo e deglutendo a fatica, conscio che quella fosse la prima volta che ne parlasse ad alta voce e a qualcuno che non fosse Katherine; prese lo strofinaccio dalle mani del fratello, asciugando le sue e appoggiandosi con il fianchi contro il top ancora umido della cucina, curvando le labbra all’ingiù. “..o almeno è così che lo definisce lei”.
“Shock post traumatico?” Ripeté Sam sollevando il sopracciglio sinistro e chiedendosi cosa davvero intendesse con quella frase.
Il fratello voltò il capo nella sua direzione e Sam riuscì a leggere un misto di dolore, vergogna e dispiacere: sapeva bene quanto Dean detestasse farsi vedere in quella maniera, così fragile, con le barriere da difesa abbassate, messo completamente a nudo dai suoi stessi sentimenti.
“Si, dopo che sei..” iniziò Dean guardandolo negli occhi con aria triste, non essendo però in grado di continuare. Si schiarì la voce e sospirò, stringendo con forza le mani attorno al bordo del lavandino. “Le sono saltato addosso nel sonno: pensavo che fosse un demone o qualcosa. Dopo quello che ho fatto non sono riuscito a rimanere, quindi me ne sono andato via”.
Le ultime frasi le disse molto velocemente e badando a non incrociare il suo sguardo, come se volesse cancellare ogni cosa dalla sua mente e da quella degli altri.
Sam non poteva sapere ciò che successe davvero quella notte di due anni fa, ma riusciva a capire quanto suo fratello se ne vergognasse profondamente: aveva aggredito Katherine e sapeva quanto gli fosse costato dirlo ad alta voce e parlarne con lui.
Notò gli occhi del fratello divenire lucidi e in silenzio gli passò la mano sulla spalla, muovendola in un movimento circolare cercando di farlo sentire meglio, ma servì a ben poco, dato che notò Dean passassi le mani sul viso velocemente e spazzare via le lacrime che erano effettivamente scese silenziosamente.
“Mi dispiace. Dove sei andato?”.
“Lisa e Ben” rispose il maggiore sospirando e tirando su con il naso.
“Quei Lisa e Ben?” Chiese Sam aggrottando le sopracciglia, non riuscendo a capire quale fosse il filo conduttore degli ultimi due anni di suo fratello.
“So bene che quello che ho fatto è stato stupido, ma..” iniziò il maggiore sospirando rumorosamente, ma venne bruscamente interrotto dal fratello.
“Stupido?” Ripeté il minore allargando le braccia e guardandolo quasi in cagnesco, capendo immediatamente cosa avessero sofferto i due ragazzi durante quei due lunghi anni. “Diciamo piuttosto immaturo”.
Il maggiore dei Winchester sollevò lo sguardo verso suo fratello, trovandolo con un’espressione dispiaciuta e arrabbiata, e sgranò gli occhi, fulminandolo con lo sguardo.
“Grazie, sei sempre d’aiuto fratellino..” sussurrò Dean sorridendo a forza, tornando subito serio e deglutendo con forza. “Comunque poi sono tornato quando dei Djin ci davano la caccia”.
“E ti sei imbattuto anche in metà della nostra famiglia..” sussurrò Sam aggrottando le sopracciglia e guardando il fratello, cercando di farsi spiegare per l’ennesima volta qualcosa di più sulla loro famiglia appena ritrovata.
Il minore non riusciva a capire perché le sorelle Collins conoscessero Samuel e Gween, dato che non vi era alcuna parentela, eppure ogni volta che ne parlava con la sua ragazza, Hailey riusciva sempre a sviare il discorso.
Sam aveva conosciuto suo nonno e sua cugina in quelle settimane, ma mai aveva capito perché anche loro lo guardassero come se fosse.. diverso.
“Dai Sammy andiamo a bere qualcosa..” sussurrò Dean scuotendo la testa e grattandosi la nuca, stanco di continuare quella conversazione e sollevandosi dal bancone della cucina.
“Aspetta..”.
“No, Sam smettila. Non abbiamo una famiglia a parte questa!” Esclamò il maggiore allargando le braccia e guardandolo in cagnesco per la prima volta in quei giorni. “E io amo Katherine più di qualsiasi cosa e mi pento ogni giorno di averla lasciata, ma adesso non è la cosa che conta di più!”.
“E cosa conta di più Dean? La caccia?” Chiese il minore ricambiando lo sguardo crucciato, allargando le braccia e stupendosi del suo comportamento.
Sam sentì la rabbia crescere dentro di lui perché suo fratello aveva lottato per anni per averla e adesso non poteva credere che avesse lasciato andare tutto in quella maniera. Non poteva essere così sconsiderato.
“Tu, Sam. Tu sei morto e sei tornato da 5 minuti. Dovremmo bere qualcosa, dovresti chiedermi chi ha vinto le elezioni, non questo..” Continuò il maggiore dei fratelli, utilizzando un tono meno rozzo e imperativo. 
Sapeva che Sam avrebbe capito la sofferenza che portava con se giorno dopo giorno e quella che provava in quel momento mentre affrontava l’argomento con lui solamente guardandolo negli occhi per pochi secondi, anzi lo sperava, perché se avesse continuato con le domande quelle sera non sarebbe riuscito a continuare a mentire. Era troppo stanco per continuare ad omettere il suo anno e mezzo senz'anima.
“Ok, Dean..” si limitò a dire il minore, guardandolo ancora ed annuendo. “Beviamo qualcosa”.
Sam gli battè una mano sulla spalla, cercando di tranquillizzarlo, e il maggiore davanti a suo fratello si sentì dopo tanto tempo ancora più vulnerabile. Aveva abbassato le sue difese, permettendo a Sam di leggere nei suoi occhi il suo dolore, la sua interna distruzione. 
Aveva detto tante cose quella sera, ma non ancora ciò a cui teneva di più e su cui aveva rimuginato quelle due settimane.
Dean sospirò e strinse i denti, continuando a guardarlo negli occhi, sentendo una lacrima sfuggire al suo controllo.
“Voglio che torniamo ad essere fratelli di nuovo” sussurrò annuendo leggermente e guardandolo con aria dispiaciuta e colpevole, mentre uno strato lucido gli imperlava gli occhi. “Veri fratelli intendo”.
Sam aggrottò le sopracciglia quando udì le parole del maggiore, non aspettandosele completamente, e lo guardò in maniera del tutto spaesata, non riuscendo a capire a cosa alludesse il ragazzo, che prese a torturarsi le nocche con le dita.
Da quando in qua non erano stati veri fratelli?
“Lo siamo”.
“Non lo siamo più stati dopo Katherine..” sussurrò il maggiore con tono basso, abbassando lo sguardo e sentendo il senso di colpa crescere sempre di più dentro di lui. “Voglio che torniamo ad essere una famiglia. Noi due”.
Sam sorrise, sentendosi quasi imbarazzato perché non si sarebbe mai aspettato un ammissione di colpa di quel calibro da parte di suo fratello; sapeva che averlo perso per quasi due anni lo aveva probabilmente distrutto, ferendolo tantissimo. Ma non si aspettava tanto.
Senza pensarci due volte, il minore si avvicinò con uno slancio al fratello maggiore, stringendolo in un abbraccio e sentendo l’amore che provava per lui scaldargli il petto.
Per Sam non c’era niente che valesse più di suo fratello, più del suo stesso sangue, e sapeva che con il salto nella gabbia aveva scontato tutto ciò che aveva fatto in compagnia di Ruby.
Potevano iniziare per la seconda volta.
“Noi siamo una famiglia” sussurrò Sam stringendolo forte e a quelle parole Dean si lasciò andare, ricambiando la presa.
Dopo qualche secondo il maggiore sciolse l’abbraccio, evitando di guardarlo dritto negli occhi perché per orgoglio non gli avrebbe più voluto mostrare il suo cuore dolorante ma pieno di amore.
“Dovremmo dormire, è tardi e siamo stanchi..” sussurrò Dean mettendo su la sua faccia da poker, sorridendo.
“Si, raggiungo Hailey..” sussurrò Sam sorridendo, dandogli una pacca sulla spalla. 
Si voltò, come per andare via dalla stanza, ma aveva ancora qualcosa da dirgli; si stoppò sulla soglia della cucina e si morse la lingua, voltandosi nuovamente a guardare suo fratello dritto negli occhi.
“Non lasciarla andare..”.
“Sono passati due anni”.
Sam a quell'informazione si bloccò per qualche secondo, deglutendo e divenendo serio; annuì per poi tornare a guardarlo con un sorriso, sperando di contagiarlo.
Avrebbe tanto voluto essere stato lì per lui durante quel periodo buio per aiutarlo a superare quella situazione, impedendogli di fare quello di cui si sarebbe pentito per tutta la vita.
“Non fare l’idiota e riprenditela”.
Dean annuì a quella parole e sorrise, osservando Sam salire le scale e sparire nel buio del corridoio del piano di sopra. 
Quanto gli era mancato il suo fratellino! La spina nel fianco che da sempre da tutta la vita cercava di proteggere da ogni male: prima dall'assenza di sua madre, poi da quella di suo padre, cercando di farlo rimanere un ragazzino per ancora qualche anno. In seguito dovette fare i conti con ciò che li circondava: demoni, mostri di cui un bambino piccolo dovrebbe avere paura. Ma non Sam. 
Sam era sempre stato il più coraggioso e, anche se Dean non l’avrebbe mai detto ad alta voce, era proprio da lui che traeva la forza per andare avanti e per affrontare le avversità che il loro mondo gli sottoponeva ogni giorno della loro vita.
Probabilmente era un bene essere rimasto solo in quel momento, così Dean sorrise ancora una volta come per darsi coraggio e si diresse verso il divano scomodo e malmesso che sicuramente nel giro di poche notti si sarebbe rotto definitivamente sotto il suo peso. 
Si cambiò in pochi secondi, mettendosi una vecchia tuta nera e una canottiera, infilandosi sotto il plaid e sospirando rumorosamente; molte volte Katherine gli aveva chiesto di fare a cambio, intimandogli di andare a dormire sopra nella sua stanza, ma Dean preferiva che ci dormisse lei.
Katherine.
Avrebbe tanto voluto rimettere le cose a posto con lei, cercando di farsi perdonare l’imperdonabile, o almeno avrebbe trascorso ogni singolo giorno fino alla morte provandoci.
Probabilmente rimanere da solo per quelle intere notti avrebbe avuto degli effetti positivi su di lui, sfruttando ogni momento per riordinare le idee nella sua testa, cercando di capire come si sarebbe comportato da qui alle settimane future.



“E poi non mi va di rimanere chiuso qui dentro a fissare i muri ancora un altro giorno!” Esclamò Sam prendendo una delle sedie della cucina e mettendosi seduto sulla soglia della stanza, guardando i presenti facendo spallucce.
“Quindi andiamo a caccia?” Chiese Katherine sorridendo ed avanzando verso di lui dalla cucina, spuntandogli alle spalle e mettendogli una mano sulla spalla per poi scompigliandogli la testa con un gesto affettuoso.
L’unica sostenitrice delle sue idee strampalate era sempre stata lei e nulla importava che non stessero più insieme, questo non sarebbe mai cambiato; il ragazzo sollevò il viso e la guardò, trovandola alle sue spalle intenta a guardarlo con entusiasmo e speranza. 
Ricambiò il sorriso e tornò a guardare il fratello seduto sul divano, con i piedi appoggiati al tavolino, intento a sorseggiare una birra, mentre Hailey stava in piedi a fissarli come se fossero matti.
Altri quattro giorni erano passati da quella notte e Sam, stanco di perdere tempo, si era messo alla ricerca di un caso, trovandone uno nel Minnesota: erano stati trovati ben sei cadaveri in un liceo nelle ultime tre settimane. Due corpi ogni giovedì della settimana, ed  ancora la polizia non riusciva a venire a capo della situazione.
All'apparenza un omicidio passionale, dato che i morti avevano sempre avuto una relazione, ma qualcosa non convinceva Sam che aveva un bisogno disperato di tornare alla sua vecchia vita.
“Questo non va bene! È passato ancora troppo poco tempo!” Esclamò Hailey scuotendo la testa e guardando entrambi in cagnesco.
“Sono passate quasi tre settimane e io sto letteralmente impazzendo a stare chiuso qui dentro!” Esclamò Sam scuotendo la testa ed appoggiando i gomiti sulle sue cosce.
“Hai bisogno di riposare!” Esclamò Dean guardandolo con astio e fulminandolo con gli occhi.
“Quanto tempo hai aspettato prima di tornare a cacciare quando sei tornato dall’inferno?” Controbbattè il minore dei fratelli guardandolo con un sopracciglio sollevato.
“Non è questo il punto!”.
“Sam ha ragione, cacciare farà bene a tutti noi..” sussurrò Katherine facendo spallucce, infischiandomene sempre delle occhiatacce che Dean ed Hailey le stessero mandando. “E poi ci siamo mossi per molto meno! Magari non è niente che ci compete”.
“È deciso!” Esclamò Sam alzandosi dalla sedia e voltandosi verso le scale. “Preparatevi. Entro un’ora voglio partire”.
Il minore si dileguò ed Hailey rivolse alla sorella minore uno sguardo truce, come se non capisse quanto Sam avesse da perdere, e senza aggiungere una parola si voltò, raggiungendo il ragazzo nella loro stanza.
Katherine sospirò ed avanzò all’interno del piccolo salotto, arrivando fino alla vetrata che dava sul giardino per osservare Bobby che, non volendosi immischiare in quel discorso, si era rifugiato sul ventre di un’auto per capire cosa non andasse.
“Sei d’accordo con lui?”.
Katherine si voltò di scatto, come se dovesse accertarsi che il ragazzo stesse parlando davvero con lei: in quelle settimane si saranno scambiati al massimo quattro, cinque frasi di circostanza. Quella forse doveva essere la terza o la quarta volta che parlavano fra di loro senza essere costretti.
La ragazza sorrise, poi si voltò nuovamente verso la finestra e sospirò; il tono che Dean aveva usato non era più quello arrabbiato e perentorio di pochi minuti prima, ma era la voce di chi si era ormai rassegnato e sapeva di non poter fare nulla per opporsi.
“Si, penso che gli farà bene cacciare..” sussurrò Katherine incrociando le braccia al petto, stringendosi con le mani gli avambracci. “.. come ai vecchi tempi”.
“Nulla è come ai vecchi tempi..” sussurrò Dean serrando la mascella e sospirando.
Katherine scosse la testa e sospirò nuovamente, voltandosi e muovendosi verso la sedia su cui prima era seduto Sam e vi si sedette, guardandolo negli occhi; la camicia blu chiaro che indossava il ragazzo fasciava perfettamente i suoi muscoli e la ragazza si chiese dove avesse trovato il tempo per allenarsi durante quelle settimane.
“Cosa proponi di fare, Dean?”.
Il ragazzo la guardò negli occhi e appoggiò i gomiti alle sue cosce, avvicinandosi con il corpo alla donna che stava ancora seduta sulla sedia; un mezzo sorriso si fece largo sulle sue labbra e scosse leggermente la testa.
Non per disapprovazione, no. Ma perché gli veniva difficile fare una scenata come quella appena fatta da Hailey.
Sapeva che in fondo avessero ragione Katherine e Sam, un po’ di caccia gli avrebbe fatto bene. A tutti. 
Sfogarsi un po’. Distruggere qualche mostro.
“Forse non avete tutti i torti..” sussurrò Dean sospirando, non allontanando mai lo sguardo dal suo. “..ma se Sam mostra dei segni strani noi ce ne andiamo immediatamente”.
“Non potrei essere più che d’accordo con te!” Esclamò la ragazza ricambiando il sorriso e abbassò per qualche secondo lo sguardo, sentendo quello del ragazzo puntato su di lei. Si alzò silenziosamente e tornò a guardarlo. “Vado a preparare le mie cose”.
La ragazza rimise la sedia a posto nella cucina e si diresse verso le scale, cominciando a salire i primi gradini sotto gli occhi del cacciatore che non la lasciava neanche un momento; Dean fece un balzo in avanti, alzandosi di scatto e andando verso di lei.
“Probabilmente Sam ed Hailey vorranno andare con un’altra auto..” disse il ragazzo avvicinandosi ancora fino al corrimano della scala e grattandosi nervosamente la base della nuca. “Mi chiedevo.. tu vieni con me o stai con loro?”.
Sul volto della ragazza si dipinse un grosso sorriso, venuto proprio dal cuore, e Dean perse qualche battito, ricambiando il sorriso e sentendosi in pace per la prima volta in quelle settimane; annuì leggermente e continuò a guardarla, per poi vederla salire le scale ed entrare nella sua stanza, prima di sussurrare: “Accendi l’Impala, sto arrivando..”.




Dopo meno di un'ora i quattro ragazzi avevano già preparato tutto il necessario per quel viaggio e avevano preparato le due auto; Sam ed Hailey chiesero una macchina a Bobby, che fu felice di prestargliela e li salutò in maniera fredda, come se non vedesse l'ora che andassero via da casa. 
Tutti sapevano che l'uomo non aveva ancora superato l'aggressione del Sam senz'anima e che odiasse l'idea di dovergli mentire dritto in faccia, ma sapeva di doversi attenere alle regole dettate da Dean: era pur sempre suo fratello, doveva decidere lui. Bobby poteva solo consigliarlo al meglio.
Dean salì in auto dopo aver fatto le sue raccomandazioni a suo fratello e ad Hailey, che prima di entrare con il corpo nella macchina deliziò sua sorella con una delle occhiate più brutte che avesse mai ricevuto in vita sua; chiuse la portiera e guardò altrove, lasciando la minore esterrefatta davanti a tale comportamento.
Scosse la testa e Katherine entrò nell'Impala, chiudendo lo sportello e trovando Dean intento a fissarla con le sopracciglia aggrottate; la ragazza fece spallucce e sorrise amaramente.
“Se le occhiatacce potessero uccidere, io sarei già morta”.
Dean sorrise a quell'esclamazione e scosse la testa, girando la chiave nel cruscotto e sentendo il suo rombo preferito farsi largo sulla strada, fino a giungere dritto alle sue orecchie con una melodia che amava.
“Naah, vedrai che le passerà”.
“Non credo che scorderà facilmente il fatto che io abbia dato ragione a Sam.." sussurrò Katherine rilassandosi sul sedile ed osservando il ragazzo impegnato nella guida.
Aveva cambiato la camicia, mettendone una delle sue solite a quadri, tenendo sopra il suo giubbotto di pelle marrone; diede un colpo di clacson per salutare Bobby, che fece un cenno con la mano senza neanche guardare e si diresse verso la superstrada, alternando lo sguardo fra essa e lo specchietto retrovisore che gli mostrava l'auto con Sam ed Haiely.
"Dalle tempo.." sussurrrò Dean sorridendo, voltandosi con il viso nella sua direzione e guardandola con un sorriso.
Tornò a guardare la strada e Katherine si chiese mentalmente cosa ancora la frenasse dal mandare i suoi sentimenti negati all'aria e gettarsi nuovamente fra le braccia del ragazzo; era sicura di ciò che provasse, ma qualcosa la bloccava.
Paura di soffrire? Paura di vederlo morire? Rabbia repressa?
Avrebbe tanto voluto lasciarsi andare, ma ogni volta che provava a farlo sentiva il dolore tornare a pulsare dentro di se e si richiudeva a riccio.
Sorrise all'idea che neanche 6 mesi prima non avrebbe mai creduto che si sarebbe ritrovata nell'auto di Dean Winchester ancora una volta. Come se non fosse cambiato nulla.
"Allora, vuoi ascoltare qualcosa in particolare?" chiese Katherine sorridendo imbarazzata, mordendosi il labbro.
"Cosa?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia. 
Qualcosa in particolare? La sua collezione di cassette non veniva aggiornata da un pezzo. Non c'era nulla di nuovo e che Dean non conoscesse a memoria.
"Quando eri all'inferno Sam ha modificato la radio.." sussurrò Katherine allargando le labbra in un sorriso divertito. "Non si nota molto, basta soltanto questo".
La ragazza uscì dalla sua borsa un lungo cavo nero e Dean aggrottò le sopracciglia ancora una volta, non capendo a cosa servisse e come si fosse permesso Sam a fare una cosa del genere alla sua bambina.
Katherine collegò il cavo prima alla radio, mostrando all'uomo dove si infilasse, e successivamente al suo telefono, che vibrò fra le sue mani.
"E' un cavo Aux, Dean.." cotinuò la donna sorridendo divertita. "Ti faccio vedere".
La ragazza mise qualche canzone di prova, per far capire al cacciatore quanto fosse diventato semplice ormai collegare il proprio telefono alla propria radio e rise, prendendolo in giro per la scarsa dimestichezza con ogni forma di tecnologia. L'uomo si lasciò prendere in giro e perse qualche battito quando sentì la sua risata espandersi nella sua auto, esattamente nello stesso modo in cui Katherine fissò i suoi occhi con un grande sorriso sul viso, sentendosi sempre più vulnerabile.
Abbassò lo sguardo e divenne quasi seria, impedendo a se stessa di provare ciò che il suo cuore le stava implorando di sentire da mesi.
Scacciò i pensieri prendendo nuovamente il telefono in mano e lasciando a Youtube la facoltà di scegliere qualsiasi canzone volesse, selezionando la modalità automatica e lasciando che ogni canzone scorresse sull'altra senza interruzioni. Si ritrovò a cantare la maggior parte delle canzone, sbagliando molte volte le parole, e Dean non riuscì a trattenersi, ridendo e cantando con lei come erano soliti fare anni prima, quando ancora stavano insieme e passavano il fine settimana da qualche parte con Judith.
Il pomeriggio passò in fretta tra una nota e l'altra, quando il cacciatore sentì lo stomaco brontolare e si toccò lo stomaco sbuffando rumorosamente; Katherine sorrise e lo convinse ad accostare al primo autogrill per mettere qualcosa sotto i denti e bere qualcosa, prima di rimettersi in viaggio e raggiungere il motel nel quale avrebbero trascorso la notte.
Aspettarono che Sam ed Haiely accostassero vicino a loro per mangiare insieme, ma i ragazzi notarono come la loro auto avesse continuato a sfrecciare sull'autostrada invece di accostare e stare con loro.
Sapevano che la maggiore delle Collins fosse arrabbiata, ma non immaginava fino a quel punto.
Dean le cinse le spalle con un braccio e le sorrise, facendole passare qualsiasi malumore dettato dalla preoccupazione per la sorella, e la trascinò dentro l'autogrill; mangiarono un panino al volo e dopo un quarto d'ora si ritrovarono già nuovamente in auto, pronti ad affrontare le ultime due ore di viaggio.
Erano entrambi molto stanchi e Dean rifiutò categoricamente che Katherine guidasse la sua Baby, ricordandole come l'avesse maltrattata l'ultima volta che le aveva concesso di guidare; nacque una piccola polemica su questo argomento, ma l'uomo continuava a dirle di no solo per vederla portarsi le braccia al petto e fissare la strada dritto davanti a se in cagnesco, fingendo di essere offesa per le sue parole.
“Come mai sei così di buonumore oggi?” chiese Dean a brucia pelo, rendendosi conto di averlo detto ad alta voce solo quando lei si girò di scatto verso di lui con un'espressione indecifrabile.
Katherine sgranò gli occhi leggermente e si morse il labbro con poca forza, abbassando lo sguardo ed arrossendo leggermente, conscia che però il ragazzo non se ne sarebbe accorto grazie al buio della notte. Dean riconobbe quello sguardo che teneva basso e che aveva visto soltanto in pochissime occasioni: è quello che mette su quando si vergogna di qualcosa.
“Puoi dirmelo” aggiunse il ragazzo ridendo e voltandosi verso di lei.
Katherine lo fissò per qualche secondo e sospirò, sentendo una lotta interiore prendere vita dentro di se; fece spallucce e leggermente disse: “E' stupido.. H-o.. ho fatto un sogno stanotte”.
Dean sorrise ancora, alternando continuamente lo sguardo fra i suoi occhi e la strada. “Cosa hai sognato?”.
“La radura”.
Dean sgranò gli occhi e si voltò interamente a guardarla con aria sbalordita: non pensava a quel posto da quell'ultima volta.
Si trattava di un piccolo spiazzo che stava a pochi chilometri da casa di Katherine, un luogo immerso nel verde nel quale portava Judith a giocare e successivamente vi si recò anche con Dean.
Organizzavano dei picnic all'aperto almeno una volta al mese e si divertivano, chiacchieravano e scherzavano come una vera famiglia.
L'ultima volta che vi erano andati insieme, Judith era inaspettatamente rimasta a casa di una sua compagna per giocare, ma i due ragazzi avevano deciso di andare lo stesso, trovando un pò di intimità: le immagini di ciò che avvenne scorrevano veloci nella mente di entrambi senza che uno dei due vi avesse fatto riferimento e Katherine si trovò ad abbassare il finestrino di qualche spanna, sentendosi investita da un'ondata di calore a quel ricordo.
Era stata l'ultima volta. L'ultima in cui avevano fatto l'amore, in cui si erano stretti in un'ondata di passione, in cui si erano amati. 
Sorridono amaramente a quel ricordo e la ragazza sentì le sue difese interne sgretolarsi, così come il bisogno di scappare da quella situazione ed allontanarsi da Dean, che stava con lo sguardo sulla strada e mani strette sul volante.
“E' per questo che.. è stato questo ricordo a renderti felice tutto il giorno?” chiese senza neanche voltarsi, sentendo gli occhi pizzicare e i sensi di colpa schiacciarlo sempre di più. 
Pronunciò quelle parola con una voce dura e colpevole, lasciando trapelare un pò del suo dolore.
“Si, mi sono sentita di nuovo a casa dopo tanto tempo.." sussurrò la ragazza deglutendo a fatica e respirando rumorosamente.
Sentirsi così vicini in quel momento dopo tutto quel tempo li fece sentire molto strani, perchè non era giusto. Dean non poteva perdonarsi il fatto di essere andato via nel momento in cui Katherine aveva avuto più bisogno di lui; era stato davvero uno stronzo e sapeva di meritarsi ogni singola occhiataccia, ogni silenzio e sguardo carico di dolore che riuscisse ad intercettare.
"Dean, non ti sto evitando e non mi sono pentita se è quello che pensi” sussurrò Katherine rompendo il silenzio e deglutendo a fatica.
Il ragazzo sospirò ancora e serrò forte la mandibola, stringendo sempre di più le mani sul volante.
“È quello che sembra”.
“Non lo è. Lo so quello che è successo fra noi, so cosa ho provato e so cosa provo, solo che.." sussurrò la donna con tono flebile, ma venne interrotta dall'uomo che si voltò di scatto e la guardò con speranza.
“E cosa provi?”.
Katherine sorrise imbarazzata ed abbassò lo sguardo ancora una volta, stringendo il telefono fra le mani e cambiando il brusio della canzone che non stavano neanche ascoltando durante quella conversazione così delicata.La ragazza non rispose, non era ancora pronta ad affrontare quel discorso con se stessa, non sarebbe riuscita a parlarne neanche a lui.
La scritta "Benvenuti in Minnesota" indicò loro di essere ormai giunti a destinazione e la donna cominciò a cercare le indicazioni per il motel più vicino, cogliendo l'occasione per non rispondere e lasciare il discorso a metà come aveva fatto le ultime volte.
La ferita era grande, ma stava prendendo a rimarginarsi lentamente e dolorosamente. Non era pronta a parlarne, non ancora. Ma lo sarebbe stata, era solo questione di tempo.



L'orologio segnava le 22:30 quando Sam spense il motore dell'auto davanti al motel che avevano scelto per riposare quella notte, prima di cominciare le ricerche in quel liceo per quel caso.
Era un grande edificio su più piani, con una grossa insegna luminosa e rossa che ne indica il nome e che gli dava parecchio fastidio agli occhi dopo tutte quelle ore di guida e di discussioni: Hailey aveva espresso il suo dissenso per tutto il viaggio, ripetendogli quando fosse ancora troppo presto per lui per rimettersi a cacciare e quanto sua sorella fosse sconsiderata ad appoggiarlo, non considerando i rischi.
Davvero non riusciva a capire tutto questo accanimento nei suoi confronti di Katherine, anche se sapeva che fosse soltanto una pessima scusa sotto cui riparasi.
Sam la guardò riposare sul sedile di quella Peugeot prestata da Bobby: era sprofondata nel sonno circa un'ora dopo aver mangiato in uno dei tanti autogrill che avevano passato; lui aveva preso una di quelle insalate che tanto gli piacevano, mentre Hailey aveva rifiutato di cenare, dichiarandosi ancora troppo sazia dal pranzo che avevano fatto a casa.
Il ragazzo cominciò a pensare che qualunque fosse quella verità che volevano tenergli nascosta ad ogni costo, si doveva trattare per forza di qualcosa di grosso.
Sbuffò rumorosamente e scosse la testa per cacciare quei pensieri, e successivamente si piegò verso la donna ancora dormiente, carezzandole il viso e richiamando la sua attenzione in maniera dolce, schioccandole un paio di baci sulle guance e sul mento, fin quando Hailey aprì gli occhi e si stiracchiò lentamente; gli mise una mano sul viso e, ancora stretta a Morfeo, avvicinò i loro volti, baciandolo con dolcezza e intrecciando le sue dita con i suoi capelli all'altezza della nuca. Lo strinse forte e Sam si sentì felice per quell'attenzione, cancellando immediatamente tutto il pomeriggio e la sera appena passati.
"Siamo arrivati?" chiese con ancora la voce rauca, inspirando ed espirando forte.
"Si, dormigliona.." sussurrò Sam sorridendo teneramente, sfiorandole ancora il viso e attirandola vicino a sè.
Proprio in quel momento le luci di un'auto si infransero all'interno della Peugeot e subito il ragazzo riconobbe la sagoma dell'Impala farsi largo nel parcheggio, posteggiando proprio accanto alla loro macchina; Hailey sembrò capire, riconoscendo il rombo del motore, e si sollevò, mettendosi dritta e cambiando nuovamente espressione. Si ricomposero e scesero quando sentirono le portiere dell'Impala sbattere e dei passi avvicinarsi verso di loro.
"Il viaggio è andato bene?" chiese il maggiore dei Winchester, seguito da Katherine che sbadigliò e si stropicciò gli occhi.
"Si, il vostro?" rispose Sam sorridendo, appoggiandosi alla portiera dell'auto.
"Favoloso!" esclamò Dean sorridendo a fatica, fissando il fratello negli occhi. "Andiamo a prenotare le stanze?".
Il minore annuì e insieme al fratello si diresse verso la reception, lasciando le sorelle Collins da sole; le due si guardarono per qualche secondo, poi Katherine scosse la testa e sospirò, voltandosi verso l'Impala e sporgendosi verso l'interno dei sedili posteriori, cominciando a prendere i bagagli.
Sentì dei passi dietro di lei, ma non si voltò poichè li riconobbe, e decise di aspettare che iniziasse a parlare sua sorella, che intanto si era appoggiata allo sportello del passeggero dell'auto dei Winchester.
"Allora, cosa pensi di fare?".
Le parole della maggiore giunsero alle sue orecchie come accuse, che sbucò con la testa fuori dall'auto e la guardò con aria interrogativa.
"Portare i bagagli in camera?" chiese retoricamente Katherine mettendo su una smorfia di disapprovazione e facendo spallucce, avendo però capito benissimo a cosa si riferisse la sorella.
"Non ti rendi conto di che effetto potrebbe avere su Sam?" chiese Hailey roteando gli occhi ed allargando le braccia, come se quella conversazione rappresentasse una tortura.
"E cosa vuoi fare? Tenerlo chiuso a casa per il resto della vita ?".
"Non. Dovevi. Appoggiarlo!" esclamò a denti stretti la maggiore, sentendo la rabbia montare dentro di se e fulminandola con lo sguardo.
A Katherine sembrò di essere tornate a qualche anno prima, quando si erano appena conosciute dopo che Castiel l'aveva mandata insieme a Dean nel lontano 1977; ma ben presto la minore si rese conto che nemmeno allora Hailey le avesse riservato uno sguardo carico di disprezzo come quello.
Mollò il borsone, lasciandolo ricadere sul sedile posteriore, e con uno scatto un pò troppo forte chiuse lo sportello dell'auto ed annullò la distanza fra lei e la sorella, ricambiando quello sguardo odioso e serrando la mandibola per il nervosismo per qualche altro secondo. 
"Conosci davvero Sam o giochi solamente a fare la sua fidanzata?! Lui ha bisogno di questo!".
"Essere stata con lui non ti da il diritto di sentenziare cosa sia giusto o sbagliato per lui!".
Katherine rimase a bocca aperta sentendo quella frase uscire dalla bocca di sua sorella e dentro di lei nacque il desiderio di chiuderle quella bocca impertinente, che soffocò immediatamente, limitandosi a fulminarla con gli occhi.
"Ma pensate sempre a questo tu e Dean?" chiese la minore alzando il tono dell voce e avvicinandosi di qualche altro passo. "Si riduce sempre alla mia storia con Sam?! Puoi stare tranquilla, è morta e sepolta!".
"Infatti alla prima occasione te lo sei portata a letto senza pensare a me o a Dean!".
La minore non riusciva a credere alle parole che fossero appena uscite dalla bocca di Hailey con tanta cattiveria e disgusto; non poteva credere che pensasse ancora a ciò che era accaduto ormai tre anni prima, quando era ancora sotto l'influenza della Maledizione. Serrò i pugni per la rabbia, bloccando le braccia lungo il corpo e scosse la testa come segno di disapprovazione.
"Sai che non lo avrei mai fatto se non fossi stata completamente fuori di me! Non ero più io!".
"La Maledizione ti fa fare quello che vuoi, hai dovuto volerlo per farlo!" Esclamò Haiely serrando la mascella, sentendo la rabbia crescere sempre di più dentro di lei e sentendo l'irrefrenabile impulso di colpirla dritto in faccia.
"Ricordati che anche io l'ho avuta, puoi mentire a loro ma non a me!". 
"Ma che cazzo stai dicendo Hailey?! Sono tua sorella, non avrei mai fatto qualcosa del gen.." iniziò Katherine sentendosi attaccata ingiustamente, ma venne brutalmente interrotta.
"Tu non sei mia sorella, tu hai sangue demoniaco nelle vene! Niente che abbia anche vedere con me!" Esclamò Hailey alzando il tono della voce e guardandola ancora in cagnesco.
Katherie non riuscì a capire da quanto Sam e Dean si fossero materializzati alle loro spalle, ne quanto avessero sentito della loro discussione, ma non le importava. Sua sorella, o almeno quella che avrebbe dovuto esserlo,
l'aveva appena ferita sul serio, facendole così male che la minore faticò a trattenere le lacrime: una riuscì a sfuggire al suo controllo e le rigò la guancia.
Non volendo che qualcuno di loro la vedesse piangere, si voltò dalla parte opposta e rientrò in macchina, prendendo il suo borsone ed asciugandosi segretamente il viso bagnato con la manica della sua felpa.
"Abbiamo preso due stanza doppie, le singole erano finite.." sussurrò Dean schiarendosi la voce e facendo un passo avanti, fulminando con uno sguardo furioso Hailey che abbassò il suo. "Io posso dormire con Sam, voi due insieme se non è un problema".
"NO!" esclamarono all'unisono le Collins, scambiandosi un altro sguardo di fuoco non appena Katherine uscì dall'Impala con due borsoni fra le mani.
"Dammi una chiave qualsiasi" disse Katherine voltandosi verso Dean, ma non guardandolo negli occhi.
Il maggiore le prese dalle mani i borsoni e le sorrise, mentre Hailey si affrettò a prendere le sue cose dalla Peugeot, così come prese a fare Sam, che la guardava con aria triste. Lui sapeva che avrebbe sbottato, ma non immaginava in quella maniera.
"Buonanotte ragazzi.." sussurrò Dean sorridendo imbarazzato, non ricevendo nessuna risposta se non sorrisi di circostanza.
Katherine lo seguì in silenzio, con lo sguardo basso e gli occhi di chi stesse per esplodere da un momento all'altro; la stanza era la 203, quindi sarebbero dovuti salire al secondo piano, così si diressero verso l'ascensore, che presero in religioso silenzio.
Quando arrivarono davanti alla porta, il ragazzo adagiò i borsoni a terra e prese dalla sua tasca la chiave, che inserì nella toppa ed aprì con uno scatto; accese le luci e si guardò intorno: pareti giallo canarino semplici, letto matrimoniale con una grande trapunta rossa piazzato esattamente al centro della piccola stanza, affiancato da due armadi di medie dimensioni e da due comodini.
Un piccolo tavolo con due sedie si trovava non appena si entrava sulla sinistra, mentre in fondo a destra vi era un piccolo bagno senza alcun tipo di mobilio.
Dean pensò che si trattasse di una schifezza come poche, non ricordando di essere mai stato in una stanza di motel brutta come quella.
Katherine sospirò e si tolse la giacca di pelle, adagiandola sulla spalliera di una delle sedie e aiutò Dean a posizionare i borsoni sul tavolo, in maniera da sistemare i loro vestiti con maggiore facilità; il ragazzo non riusciva a smettere di guardare il suo viso così triste e dispiaciuto per la discussione appena avvenuta ed instintivamente allungò una mano nella sua direzione, attirandola a se e stringendola in un abbraccio spontaneo.
"Mi dispiace per ciò che ha detto" sussurrò il ragazzo sciogliendo appena l'abbraccio e prendendole il viso fra le mani, mentre lei rimase immobile per un paio di secondi. "Per quello che può valere, io non l'ho mai pensata così".
"Lo so.." sussurrò Katherine ricambiando il sorriso ed appoggiandosi alla sua mano destra con occhi chiusi.
"Vedrai che è solo arrabbiata, le passerà presto.." sussurrò Dean sorridendo teneramente, muovendo il pollice di entrambe le mani sul suo viso e Katherine gli toccò i fianchi ancora fasciati dal giubbotto. "Tu sai quante cose brutte ho detto a Sam per rabbia".
Katherine si limitò ad annuire e a sorridere, nascondendo e reprimendo dentro di se il fatto che le facesse ancora molto male avere saputo quella verità, cioè essere la figlia di Azazel. Del male.
Sciolse l'abbraccio e si diresse verso il bagno, facendo una doccia calda e rilassante per smaltire quella giornata così emotivamente stressante e pesante; fece lo stesso anche Dean, quando la ragazza uscì dal bagno, e quando aprì la porta per dirigersi a letto, la trovò addormentata sopra le coperte, probabilmente nel tentativo di farsi trovare sveglia, ma con un'espressione molto amareggiata sul volto. Sorrise teneramente davanti a quell'immagine, aiutandola ad entrare sotto le coperte, stando attento a non svegliarla, e seguendola a ruota.
La portò a riposare sul suo petto e il sonno di Katherine parve rasserenarsi, così Dean le baciò la fronte prima di sprofondare anche lui in un sonno profondo.



La mattina successiva i quattro ragazzi si recarono molto presto ad una tavola calda a pochi passi dal motel, dove solo il maggiore dei Winchester riuscì a mettere qualcosa sotto i denti, mentre tutti gli altri preferirono un caffè che li aiutasse a svegliarsi del tutto. 
Parlarono di come si sarebbero organizzati quella mattina, riflettendo sul fatto che il governo non avrebbe mai mandato quattro agenti dell'FBI per un caso come quello, così valutarono diverse ipotesi, finchè Katherine buttò giù un'idea niente male che li stuzzicò non poco.
"Io vanto un’esperienza di insegnamento di sei anni in molte scuole prestigiose del paese e.." aveva detto quella mattina seduta al tavolo della tavola calda, girando il computer verso gli altri con un sorriso e mostrando il suo curriculum appena modificato, con i numeri di Bobby in bella vista nel caso qualcuno avesse voluto controllare. "..sono laureata in psicologia! E voi?".
"Io sono un professore di ginnastica!!" Aveva esclamato Dean sollevando la mano ed agitandola come un ragazzino, sorridendo euforico.
"Io non verrò a far finta di insegnare a degli zoticoni e ignoranti!". Hailey. Se n'era chiamata fuori, dicendo che avrebbe preferito rimanere al motel a fare delle ricerche su ciò che stesse realmente succedendo, per cercare di chiudere il caso il più in fretta possibile.
"Ok, andiamo noi tre.." aveva detto Dean prima di posare dei dollari sul bancone per pagare la colazione ed alzarsi, seguito dai tre.
Dean ed Katherine si incamminarono verso la loro stanza, mentre Sam si era soffermato qualche minuto in più, salutando Hailey con un bacio sulla testa, sentendola però ancora distante per ciò che era successo la sera precedente con sua sorella. Lui e suo fratello erano arrivati a metà della conversazione, quando Haiely l'accusava di essere andata a letto con lui volontariamente e quando aveva usato delle parole sbagliate per dire che non erano effettivamente sorelle.
Non capiva perchè si stesse comportando così, ma sapeva che c'era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto questo.
Si era recato anche lui verso la sua stanza, intravedendo le figure di suo fratello e Katherine entrare nella loro stanza e chiudersi la porta alle spalle; quando furono dentro, la ragazza sorrideva, pareva essersi scordata di quanto successo la sera precedente e ciò non poteva che fare piacere al ragazzo.
La donna era entrata nel bagno per cambiarsi, così Dean ne approfittò per indossare degli abiti un pò più eleganti, ma nemmeno troppo: optò per dei pantaloni classici, sul blu, ed indossò una camicia sull'azzurro che chiuse sul davanti, indossando anche una giacca un pò sgualcita dal viaggio ma ottima per quella situazione; in pochi minuti era già pronto e si sedette sul bordo del letto, chiedendosi di quanto tempo avesse avuto bisogno Katherine, notando che l'orologio era arrivato a segnare le 8:13 del mattino.
Dopo alcuni secondi si aprì la porta del bagno, lasciando uscire la ragazza e facendo rimanere a bocca aperta il cacciatore: una gonna aderente nera fin sopra le ginocchia le copriva le gambe, fasciate da degli stivali alti, mentre una camicia bianca le fasciava il torace e si infilava sotto la gonna, mettendo in risalto il fisico asciutto e tonico della donna; i capelli erano racchiusi in uno chignon con qualche ciocca che le ricadeva sul viso; un trucco leggero le ricopriva il viso, mentre le labbra erano tinte di un rosso matto.
Il cuore di entrambi perse qualche battito quando si osservarono, trovandosi estremamente sexy l'un l'altro, e le loro labbra si incurvarono in un sorriso. Il loro gioco di sguardi si interruppe quando due nocche colpirono la porta d'ingresso e l'uomo andò ad aprire, trovandosi davanti suo fratello Sam perfettamente vestito di tutto punto.
Adesso stavano nella sala d'attesa della scuola, aspettando che il preside li ricevesse per cercare di convincerlo di assumerli entro la giornata; ognuno di loro gli illustrò che compito avrebbe svolto all'interno della scuola e quale sarebbe stato il loro atteggiamento nei confronti degli alunni.
Il preside parve abboccare alla loro proposta, tanto che decise di metterli in prova per tre settimane, ignaro che a loro sarebbero bastati due gironi per risolvere la faccenda; venne affidato loro uno dei professori con qualche ora buca per mostrargli la scuola e le loro classi: il professor Robert Brendson, insegnante di storia e simbologia antica, aveva all'incirca trenta-trentadue anni, molto giovane ed atletico. Era alto almeno quanto Dean e aveva il fisico da giocatore di football, degli occhi marroni penetranti ed una barba folta e scura.
Dal primo momento, il professor Brendson aveva prestato particolare interesse per Katherine, che si era presentata con il nome di Erika Grimes, ignorando quasi del tutto gli altri due ragazzi che li seguivano per tutta la scuola, ascoltandoli flirtare; Dean si innervosì molto osservando quella scena, soffocando la voglia di soffocarlo con le sue mani, e Sam provò a calmarlo con delle pacche sulla spalla.
Robert li portò nelle classi in cui avrebbero insegnato per le successive settimane e successivamente li invitò per pranzo, dove Katherine scese nello specifico, facendo delle domande su chi fossero quei ragazzi morti e perchè si fossero susseguiti per ben tre settimane.
"Erano innamorati come Giulietta e Romeo" rispose il professore sorridendo, prendendo una forchettata del suo pranzo. "Per questi mocciosetti ogni sciocchezza è un dramma".
"Wow, molto sensibile e toccante per uno che ha scelto di lavorare a contatto con degli adolescenti!" esclamò Dean guardandolo con ribrezzo e con aria disgustata.
Robert non rispose, poi tornò a guardare Katherine che lo accolse con un sorriso molto credibile; cercò di cambiare argomento, ma quando lei tornò a battere sulle uccisioni per l'ennesima volta, lui si fermò a guardarla e si passò una mano fra i capelli.
"Facciamo un accordo.." sussurrò il professore avvicinandosi ancora un pò alla ragazza seduta al tavolo, sicuramente più del necessario, e le strizzò l'occhio. "Vuoi sapere tutto su questi fatti? Ti racconterò tutto!".
"Ma..?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia, ma Robert non lo notò neanche.
"Vieni a cena con me stasera?".
La ragazza rimase a bocca aperta per qualche secondo,non aspettandosi sicuramente un invito,e subito il suo sguardo cadde su Dean, che sentì il sangue ribollire nelle vene e strinse il pugno sotto al tavolo, pronto a dire qualcosa di velenoso al professore che guardava la sua Katherine con ancora un sorriso malizioso sul volto.
"Si!" esclamò la donna sorridendo ed annuendo.
"Cosa?!" esclamarono i tre uomini all'unisono.
I Winchester non credevano che avrebbe accettato una condizione simile, mentre il professore rimase sorpreso perchè non pensava di poter uscire con una ragazza bella come lei.
"Fantastico! Alle 18 finisce la mia ultima lezione, facciamo per le 18:30?".
"E' davvero perfetto!".
Il professore si alzò e le baciò la guancia delicatamente, prima di salutare distrattamente gli altri, e finire di svolgere i compiti prima della grande serata.
Katherine sospirò rumorosamente e scosse la testa con un sorriso fra le labbra, per poi prendere un sorso della sua bevanda; non si sarebbe aspettata di dover flirtare con qualcuno durante quel caso, ma si era rivelato necessario. Avrebbe usato Robert per farsi raccontare nel dettaglio tutti gli avvenimenti, cercando di fare luce su quei suicidi/omicidi che stavano scuotendo vigorosamente tutti quei ragazzini, che potevano essere coetanei di sua figlia.
La ragazza sollevò lo sguardo verso Sam e Dean e notò como loro la stessero osservando in maniera strana: Sammy la guardò con sopracciglia sollevate e bocca semiaperta, come se non si sarebbe mai aspettato qualcosa del genere proprio da lei, mentre Dean aveva uno sguardo più duro, la mascella contratta e i pugni chiusi sul tavolo, così tanto che le nocche divennero bianche.
"Che c'è?".

Di tutta risposta, il maggiore si alzò di scatto da quel tavolo, perdendo interesse nel cibo che stava ancora mangiando, e si diresse fuori dalla mensa scolastica aprendo la porta con un calcio, e facendo si che il vociare dei ragazzi si riducesse ad un sibilo, per poi tornare gradualmente ad aumentare. Dean la lasciò da sola con Sam, che aveva mantenuto lo sguardo sul fratello, osservando la sua uscita di classe con un sorriso ironico sul viso.
"L'hai fatto incazzare!" esclamò il giovane spostando lo sguardo sulla ragazza davanti a se.
Katherine fece spallucce e sospirò, per poi rispondere con tono stizzoso: "L'ho visto flirtare con molte donne durante i casi! E' lavoro".
"Non l'ha più fatto da quando state insieme però.." sussurrò Sam sospirando e facendo spallucce. 
"Noi non stiamo più insieme, Sam".
Abbassò lo sguardo e si morse il labbro inferiore, afferrando distrattamente qualche patatina fritta dal vassoio abbandonato del maggiore dei Winchester, sentendosi quasi in colpa per aver pronunciato quella frase con Sam: forse Dean non gliene aveva ancora parlato, forse non lo aveva neanche intuito. Non voleva essere lei a dirglielo.
Il ragazzo rimase sorpreso da quella confessione ed insistette con lo sguardo su di lei, notando come i suoi occhi si fossero spenti da quando suo fratello fosse uscito dalla mensa.
"Lo so. Ho parlato un po’ con Dean qualche giorno fa.." ammise Sam sospirando, allontanando il suo vassoio e stirando la schiena contro la sedia.
"È stata una bella chiacchierata?" chiese Katherine con ancora la bocca piena della patatine che stava velocemente finendo dal piatto del ragazzo.
Sam sorrise davanti a quella scena, non riuscendo a non pensare quanto Katherine assomigliasse a Dean in certi momenti.
"Direi di no. Avevo capito che ci fosse qualcosa di strano fra voi, ma non pensavo che aveste rotto".
"È complicato" rispose la ragazza pulendo le punta delle dita dall'unto della frittura e tornò a guardarlo negli occhi. "Ti ha detto che è andato via?".
"Si, so dov’è andato e so cosa ha fatto prima di andare" rispose Sam guardandola con tristezza.
"Bene, allora potrai capire quanto mi abbia ferita" sussurrò Katherine sospirando, conscia di aver ritrovato il suo confidente storico. "Questo è il minimo che io possa fare per fargli capire".
"Dean sa perfettamente di avere fatto una cazzata" disse il ragazzo allargando le braccia e cercando in tutti i modi di difenderlo. "Ma lui ti ama e tu ami lui".
"A volte amare non basta, Sammy.." sussurrò la donna tornando a mangiare le ultime patatine di Dean, spostandosi con lo sguardo verso le vetrate della mensa che davano sull'esterno, non trovando alcuna traccia di lui. "..non quando mi ha abbandonata quando avevo più bisogno di lui!".
"Kath, Dean era ferito".
"Immagino che si sia consolato fra le gambe di Lisa" rispose Katherine sentendo la rabbia tornare dentro di lei, mentre una stretta al cuore si fece strada dentro di lei, fino a chiuderle lo stomaco. "Sam voglio solo stare il più lontano possibile da lui".
Sam lesse nel suo sguardo un dolore silenzioso camuffato dalla rabbia e dal tormento, provato durante quei lunghi anni, e non riuscì a negare quando Katherine avesse ragione da vendere. Dean aveva fatto qualcosa di imperdonabile, chiunque lo avrebbe cacciato via dalla propria vita. Chiunque, tranne la donna che stava seduta davanti a lui con uno sguardo di fuoco, ma che continuava a fissare fuori dalle vetrate nella speranza di vederlo arrivare.
"È giusto, è una tua scelta, ma credo che te ne pentiresti per tutta la vita".
Katherine reagì male a quelle parole, quella verità che Sam le aveva sbattuto dritto in faccia, e fece una smorfia nel tentativo di ricacciare indietro le lacrime, mostrandosi dura ed impenetrabile come una roccia. Aveva una voglia matta di sgretolare quella sua armatura e di lasciarsi aiutare; in fondo si parlava di Sam. Qualsiasi cosa avesse detto sarebbe rimasta fra di loro, non avrebbe mai parlato ad anima viva di quella conversazione. Eppura era così dura ammettere la verità.
"Fa troppo male Sam. Passare sul fatto che sia andato da un'altra donna neanche due ore dopo avermi lasciata ferita in ospedale, sapere che se n’è andato solo perché si sentiva in colpa, non perchè non mi amasse è troppo doloroso per me".
"A volte le cose devono andare in pezzi per fare spazio a cose migliori, Kath".
La ragazza sorrise a quelle parole e si passò una mano sotto gli occhi, asciugando due lacrime silenziose, ma non si sentì a disagio con Sam: era l'unico a conoscere davvero le mille sfaccettature del suo carattere e l'unico ad accettarle senza problemi. Sarebbe sempre stato molto più di un migliore amico o di un'ex che aveva amato moltissimo.
Allungò una mano verso di lei e la passò sulla sua spalla, per confortarla, e le sorrise, cercando di infonderle coraggio e la consapevolezza che sarebbe andato tutto bene. Sempre.







 

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Capitolo 9
*** I was born to love you (Parte II). ***


Capitolo 7.
I was born to love You (Parte II).




I fari di un’auto illuminarono il parcheggio del motel, arrivando proprio vicino alle stanze dei ragazzi, finché chiunque fosse alla guida spense il motore posteggiandosi in doppia fila.
Dopo pochi minuti, Dean vide uscire dall’auto Katherine e chiudersi lo sportello dietro di se con arroganza, per poi dirigersi verso la sua stanza con passo svelto; immediatamente il ragazzo si scostò dalle tende, non avendo neanche la minima intenzione di farle intuire ciò che avesse fatto da quando si erano separati a scuola: il maggiore dei Winchester aveva trascorso l’intera serata attendendo con ansia di vedere un’auto giungere nel parcheggio e di vedere Katherine scendere sana e salva come sempre, controllando ogni trenta secondi dal suo cellulare la posizione gps della donna.
Accese di colpo la televisione, fregandosene di che canale fosse apparso sullo schermo, e si sentì ancora molto turbato dal fatto che la ragazza avesse accettato di uscire con quel professore da strapazzo, non pensando assolutamente che avrebbe mai potuto accettare di cenare con uno come lui. 
Cercò di calmarsi tutta la sera, ripentendosi che la ragazza volesse solamente saperne di più sul caso del liceo.
Alle 22:37 Dean sentì la chiave girare la toppa e aprire la porta, e quando Katherine entrò, lo trovò appoggiato con le spalle sulla testiera del letto e le braccia conserte, intento a guardare una delle fiction che tanto gli piacevano, ma che tanto negava di vedere. 
“Ciao..” sussurrò la ragazza entrando nella stanza con un mezzo sorriso, chiudendosi la porta alle spalle e togliendosi la giacca di pelle nera. 
Dean la guardò per qualche secondo, studiandola e notando i suoi capelli un po’ in disordine, dato che lo chignon si era allentato dopo tutta la giornata, lasciando delle ciocche libere sfiorarle il viso. Il trucco della mattina era ancora intatto, persino il rossetto manteneva la sua tonalità rossastra dopo tutto il giorno, e ciò gli fece tirare un respiro di sollievo.
Se aveva imparato qualcosa durante i suoi anni giovanili e non, era che ogni qualvolta avesse fatto sesso con una ragazza, il suo trucco si sbavava o si rimuoveva del tutto.
Vedere Katherine ancora quasi perfettamente pettinata e truccata lo fece sentire leggermente meglio.
“Ciao..” rispose Dean sorridendo amaramente dopo l’attenta analisi, alzandosi ed andandole in contro. “Com’è andata?”.
“Bene! Robert mi ha raccontato che nel 1955 c’è stata una famosa coppia del liceo, formata da un allievo e un’insegnante” disse Katherine sorridendo e facendo spallucce. “La professoressa lasciò il ragazzo e lui per vendetta la uccise la sera del giovedì 25 ottobre. Hanno poi trovato il suo cervello spappolato dentro l’aula di musica”.
Dean storse il naso quando sentì la donna chiamarlo Robert e non più professor Brednson, ma cercò di passarci su e si avvicinò di qualche passo a Katherine che stava ancora appoggiata alla sedia sulla quale aveva posato la sua giacca; la guardò in viso e la vide molto stanca, facendogli tenerezza.
Mise la mano sinistra nella tasca anteriore dei suoi jeans, favorendo l’apertura della camicia e la guardò ancora, sospirando, mentre con l’altra mano gesticolava nervosamente, cercando di camuffare il suo fastidio.
“Tutto qui?” Chiese il ragazzo ridendo inquieto. “Questo lo avremmo potuto scoprire anche noi frugando tra gli archivi della polizia!”.
Katherine sollevò un sopracciglio e si voltò completamente a guardarlo con aria di sfida, riservandogli un’occhiataccia; si guardò attorno e non notò alcun libro aperto, ne alcuna ricerca al pc. Come poteva criticarla?
“Infatti vedo che ti sei messo subito a cercare in ogni parte!” Esclamò la ragazza ridendo appena, indicando con lo sguardo la televisione accesa ed allungando una mano verso di lui, tenendosi al suo braccio mentre con uno scatto dell'altra mano apriva la zip del suo stivale destro e se lo tolse.
“Poi?”.
Il ragazzo non le diede retta, non continuando il suo discorso, ma tornando a battere su ciò che gli interessasse davvero. La vide sorridere appena, per poi abbassare lo sguardo nel tentativo di nascondergli qualcosa, ma Dean la conosceva troppo bene per farsi fregare.
“Non c’è nient’altro..” sussurrò Katherine continuandosi a reggere al suo braccio, togliendo lo stivale destro e rimanendo scalza davanti a lui.
Dean dovette abbassare lo sguardo, notando quanto si evincesse la loro differenza di altezza una volta tolte le scarpe; dodici o tredici centimetri a occhio e croce.
“Quindi avete solo cenato e nient’altro?”.
“Sei geloso Dean?” Chiese Katherine a brucia pelo, sollevando lo sguardo e fissandolo nel suo, cercando di capire cosa pensasse veramente dentro quella sua testolina.
L’uomo sospirò, serrando la mascella ma non distogliendo mai gli occhi dai suoi, lanciandole un'occhiata di fuoco; si, era geloso marcio, aveva sentito il cuore scoppiargli quel pomeriggio quando lei aveva accettato di uscire con il professore, e poi di nuovo, quando era dovuto salire sull’Impala per tornare al motel senza di lei.
Sapeva benissimo che Brednson fosse il tipo di Katherine, conosceva i suoi gusti, e nonostante sapesse in cuor suo che lei non avrebbe mai fatto nulla con un tizio appena conosciuto, sapeva anche che stesse cercando un modo per fargliela pagare per quello che aveva fatto. Lo aveva capito benissimo.
Non sapeva quindi fino a che punto si sarebbe spinta.
“È stato solo lavoro, Dean” sussurrò Katherine prendendo di nuovo la parola, dato che il ragazzo non diede segni di risposta.
Distolse lo sguardo e lo sorpassò, avanzando nella stanza ed estraendo dal borsone i vestiti con i quali dormiva: una vecchia tuta nera in pail, che le permetteva di non morire assiderata durante la notte.
“Pensi che non mi sia accorto di come ti ha guardata tutto il giorno?” Chiede Dean sentendo la gelosia e la rabbia montare dentro di lui, seguendola con lo sguardo. “Non ti staccava gli occhi di dosso neanche un minuto e io conosco benissimo quello sguardo! Non ci ha provato con te ?”.
“Oh si..” rispose Katherine con naturalezza, facendo spallucce, tornando a frugare nel suo borsone.
“Che ha fatto?” Chiede Dean stringendo con forza i pugni e serrando la mascella.
“Qualsiasi cosa sia successa fra me e Rob non sono affari tuoi!” Esclamò Katherine guardandolo in cagnesco, dicendo quelle parole sia per non lasciarlo tranquillo, sia per evitare che Dean l’indomani mattina facesse qualcosa di sbagliato, mandando tutto il caso al diavolo. “Noi non stiamo insieme, Dean!”.
Il ragazzo scosse la testa e si voltò immediatamente, sentendosi profondamente ferito dalle parole provocatrici della donna; tornò a sedersi sul letto, guardando con aria parecchio incazzata lo schermo e quella fiction che amava segretamente guardare.
Katherine notò quel cambiamento di umore e avrebbe tanto voluto rassicurarlo, ma l’orgoglio glielo impediva; voleva dirgli che non fosse successo assolutamente nulla con il professore, voleva fargli sapere che avrebbe preferito prendere un take away qualsiasi e cenare nella loro stanza malmessa, rimanendo però insieme.
Forse era troppo presto, forse era semplicemente ancora troppo difficile per lei; sospirò profondamente, chiedendosi quando avrebbe smesso di fargli la guerra, e si diresse in bagno per darsi una rinfrescata prima di infilare il pigiama e raggiungere il ragazzo a letto.
 
 
 
 
Erano ben un’ora e mezza che il professor Sambora, alias Dean, faceva correre e fare esercizi davvero faticosi ai ragazzi, colpendoli con delle palle da basket e terrorizzandoli ogni qualvolta sbagliassero.
Sam invece, che era stato assunto come professore di scienze, aveva appena finito una lezione a dei ragazzi del quinto anno, stimolandoli ad imparare e permettendo loro di interagire con la lezione; aveva deciso di passare a trovare suo fratello per osservare il suo modo di fare eseguire la ginnastica ai ragazzi, ma rimase molto sorpreso e sconvolto da ciò che vide.
“Dean!”.
Quando il maggiore si accorse del fratello, soffiò dentro al fischietto con tutta l’aria che avesse in corpo e diede cinque minuti di pausa ai ragazzi, che ne approfittarono per gettarsi sulle panche della palestra e riposare.
“Non starai un po’ esagerando?” Chiese Sam aggrottando le sopracciglia e guardandolo con disapprovazione.
“I ragazzi hanno bisogno di rimettersi in forma, Sam! Sono dei pappamolli!”.
Il minore scosse la testa, notando come gli alunni si lamentassero in silenzio, piagnucolando per la loro stanchezza, e sorrise.
“Comunque, ho parlato con Katherine..”.
Dean non cambiò espressione, ma continuò a fissare i suoi allievi, intimandogli di tornare in campo e riprendere ad allenarsi, prestando però attenzione alle parole del fratello.
“Ha un’idea su chi potrebbero essere i prossimi ad essere posseduti da questi fantasmi”.
“Gliel’ha detto Rob?” esclamò il maggiore facendo una smorfia disgustata, imitando la voce della ragazza.
“No, i ragazzi che vanno dalla psicologa!”.
Mentre Sam e Dean facevano lezione tutto il giorno a diverse classi, Katherine ricopriva il ruolo di psicologa, aiutando i ragazzi a parlare e a far uscire tutti i loro problemi per affrontarli.
C’era abituata con Judith, sicuramente avrebbe fatto un buon lavoro.
Dean fece spallucce e quando sentì la campanella suonare, vide gli alunni scattare in piedi ed uscire correndo dalla palestra, cercando di scappare il più velocemente possibile dal nuovo insegnate matto.
“Ci vediamo domani, branco di scansafatiche!!” Urlò il maggiore con aria seria, vedendolo scappare ancora più velocemente.
I due fratelli risero di quella reazione e uscirono insieme dalla palestra, dirigendosi alla mensa, dove incontrarono Katherine: quel giorno teneva i lunghi capelli mossi sciolti, optando per un completo leggermente più sobrio rispetto a quello del giorno precedente.
Un tailleur total black, indossando sotto alla giacca scura una camicia chiara, simile a quella del giorno precedente.
“Ciao..” sussurrò la ragazza non appena li vide, sorridendo nella loro direzione.
Notò Dean guardarla quasi con fastidio e accennarle un sorriso falso ricambiando il suo saluto, esattamente come quella mattina; non c’erano dubbi, era ancora arrabbiato per quanto successo la sera precedente.
Fecero la fila in silenzio, scambiandosi poche parole di circostanza, per poi sedersi su uno dei tavoli riservati agli insegnanti. Come il giorno precedente, occuparono un tavolo vuoto, evitando di sedersi con gli altri professori; erano lì per risolvere il caso, non per socializzare.
Cominciarono a mangiare e a Katherine scappò una risata quando vide entrare Robert dalla porta principale; Dean seguì il suo sguardo, vedendo l’uomo solamente dal lato destro, e lo vide mettersi in fila insieme agli altri insegnanti.
Il senso di fastidio crebbe dentro di lui, almeno fino a quando il professore afferò il suo vassoio solo con la mano destra e si diresse fino ai tavoli; quando vide i tre seduti insieme si irrigidì e sgranò gli occhi, e Katherine continuò a sorridere, sollevando un sopracciglio e guardandolo divertita.
“Ma cosa diavolo gli hai fatto?” Chiede Sam ridendo, fissandola con stupore dopo aver osservato il professore.
Dean seguì il suo sguardo, incuriosendosi, e capendo cosa intendesse suo fratello con quell’espressione e perché Katherine continuasse a guardarlo in quel modo: il professor Brednson indossava un tutore al braccio sinistro e non appena li vide, cambiò strada, sedendosi nel tavolo più lontano rispetto al loro.
“Gli ho solo detto gentilmente che lo avrei denunciato se avesse provato a toccarmi di nuovo..” sussurrò Katherine spostando il suo sguardo sui fratelli, per poi concentrandosi sul maggiore. “..e penso di avergli anche lussato la spalla”.
Per la prima volta durante quella giornata, Dean si rilassò dentro i suoi vestiti da insegnante e accennò un sorriso, capendo che ciò che gli avesse lasciato intendere Katherine la sera precedente fosse assolutamente falso.
“Avresti dovuto sapere che non sarebbe successo nulla” continuò la ragazza sorridendo, tornando a mangiare il suo pranzo.
Dean gli lanciò un ultimo sguardo, notando come l’uomo cercasse di non farsi intercettare da loro, e rise di cuore, scuotendo la testa.
Continuarono il pranzo con più serenità, concentrandosi su ciò che riguardasse il caso: Katherine aveva individuato due possibili vittime, due diciassettenni con una storia un po’ turbolenta alle spalle.
La ragazza, Allyson, era andata dalla psicologa nel tentativo di farsi aiutare nella sua relazione cn Taylor, così aprendosi aveva raccontato alla donna cosa avrebbe fatto, ovvero lasciarlo. Chi meglio di loro poteva impersonare quei due spiriti irrequieti?
Intanto nella stanza del motel Hailey cercò di rintracciare la posizione delle tombe dei due amanti morti nel 1955 per terminare quel caso bruciando le loro ossa, ma riuscì a scoprire l'unica informazione deleteria per un cacciatore a caccia di un fantasma: erano stati cremati entrambi.
La maggiore delle Collins impiegò tutta la giornata del Mercoledì a cercare qualcosa che fosse rimasto di loro a scuola o alle famiglie dei due spiriti, facendo solamente un grosso buco nell'acqua; non appena i ragazzi tornarono al motel, si recarono a cenare nella tavola calda dove avevano mangiato negli ultimi giorni, cominciando a parlare fra loro di cosa pensassero di quella caccia.
Quel caso gli sembrava davvero così strano e se non avessero trovato qualcosa che gli fosse appartenuto, non avrebbero avuto la minima idea di come fermali: spaventarli a morte, come avevano fatto quando Dean si era beccato la malattia del fantasma? Dargli quello che volevano, ovvero almeno la morte di uno dei due ragazzini?
Queste non potevano essere delle ipotesi plausibili, non avrebbero mai accettato che i fantasmi uccidessero ancora. Avrebbero dovuto trovare delle soluzioni in meno di ventiquattro ore o qualcun altro sarebbe morto.
Dopo quella cena, i quattro ragazzi si separarono, ritirandosi ognuno nella propria stanza per riposarsi a sufficienza: l'indomani avrebbero dovuto fare l'impossibile e avevano bisogno di tutta la luidità possibile.
Persino Dean aveva rinunciato al suo solito giro di birra serale, che negli ultimi anni era diventato un vero e proprio rituale.
Le porte d'acciaio si aprirono e Dean e Katherine uscirono dall'ascensore, dirigendosi a grandi passi verso la loro camera.
Il ragazzo uscì dalla tasca della sua giacca la chiave e la inserì all'interno della serratura, mentre con uno scatto la porta si aprì e Katherine accese la luce, per poi togliere i suoi amati stivali e buttarsi con poca grazia sul letto.
Sospirò rumorosamente e fissò il soffitto per qualche secondo, e a quella vista Dean sorrise sinceramente. Nessuna finzione, nessun fastidio.
"Mi hai mentito.." sussurrò Dean con tono cauto, chiudedo la porta e togliendosi di dosso la giacca.
"Ho semplicemente omesso di dire la verità" rispose Katherine sorridendo compiaciuta, sollevandosi con i gomiti sul letto e fissandolo di rimando.
".. che vuol dire mentire" rispose l'uomo ridendo leggermente, sedendosi su una delle sedie della stanza ed appoggiandosi con le caviglie sui bordi del tavolo.
"Chiamalo come ti pare.." sussurrò la ragazza facendo spallucce, tornando in posizione orizzontale sul letto.
Il silenzio e i loro pensieri frenarono la conversazione, ma Dean continuò a fissarla con insistenza e tristezza.
Doveva immaginare perchè si fosse comportata in quel modo, non aveva dubbi, eppure era diventato così difficile ultimamente interpretare i suoi pensieri e i suoi modi di agire; se solo la sera precedente gli avesse detto cosa aveva tentato di fare quel viscido del professor Brednson, sarebbe uscito dal motel per cercarlo e spaccargli la faccia con le sue stesse mani.
"Lo so che vuoi farmela pagare, che sei ancora furiosa con me" disse Dean incrociando le braccia al petto, guardandola con dispiacere fin quando anche lei alzò gli occhi verso di lui. "E mi dispiace davvero tanto".
Katherine si mise seduta, completamente spiazzata da quelle parole e strinse i denti, contraendo la mascella, sentendo i lunghi capelli coprirle la schiena e scaldarla in quella stanza fredda. 
Il suo sguardo era così sincero, così convincente, che la donna fece fatica a rimanere ancora arrabbiata; proprio com'era successo in macchina, costrinse se stessa ad abbassare lo sguardo e a non cedere a quelle belle parole.
Dean non sapeva come spiegarlo neanche a se stesso, ma per pochi secondi aveva ritrovato nel suo sguardo la vecchia Katherine, quella che si arrabbiava a morte con lui, ma che entro poche ore, un giorno massimo, sentiva il bisogno di fare pace stringendo forte e facendo l'amore.
Non sapeva se fosse cambiata davvero o se fosse semplicemente il suo modo di reagire a quella situazione, ma era sicuro che ci fosse qualcosa di diverso in lei.
Il fatto di essere diventata completamente umana per prima cosa, il fatto di non essere più la Cacciatrice e di sentire il sangue demoniaco scorrere dento di lei per secondo.
Non avevano affrontato ancora quel discorso, ma entrambi sapevano che avrebbero dovuto farlo prima o poi; mai avrebbe voluto vederla tornare con gli occhi neri e il cuore chiuso a qualsiasi sentimento.
Adesso che Sam era tornato tutto intero e che le cose fra loro due si stavano lentamente appianando, probabilmente avrebbero potuto trovare una soluzione.
"Grazie.." sussurrò la ragazza sorridendo amaramente, non avendo mai smesso di guardarlo negli occhi.
 
 

 
Il silenzio regnava nella camera del motel, ognuno perso nei propri pensieri.
Hailey stava in piedi davanti alla finestra, osservando le luci bianche delle macchine sfrecciare nel buio della superstrada li vicino, chiedendosi cosa davvero non andasse in lei; forse non poteva sembrare agli occhi dei suoi compagni di viaggio, ma si sentiva davvero una merda ad avere detto quelle cose a sua sorella.
Katherine non meritava quelle provocazioni e soprattutto non meritava di sentirsi dire che non la considerava davvero una sorella; quelle parole erano uscite dalla sua bocca senza che se ne rendesse conto, presa dalla furia per com'era.
Non pensava nulla di tutto ciò che avesse detto ben due sere fa e sapeva benissimo che avrebbe dovuto parlare con lei, scusarsi e cercare di trovare il suo perdono. Sperava solamente che Katherine lo accettasse.
"Vuoi parlarne?".
La voce di Sam giunse alle sue orecchie in maniera ovattata, risvegliandola da quei pensieri e facendola voltare; il ragazzo stava seduto sulla sedia della stanza, con la caviglia sinistra appoggiata al ginocchio destro, e la fissava con aria interrogativa.
"Parlare di cosa?" chiese Haiely accennando un sorriso imbarazzato, voltandosi completamente.
"Di quello che succede fra te e Katherine" rispose il ragazzo sospirando, sapendo benissimo che Hailey avrebbe fatto finta di nulla. "Non vi parlate da giorni".
"Lo so, penso di dovermi scusare, ma io detesto così tanto farlo!" esclamò la donna facendo spallucce ed allargando leggermente le braccia.
"Avete proprio lo stesso carattere tu e tua sorella.." sussurrò Sam ridendo di gusto, scuotendo leggermente la testa.
Haiely sorrise e si avvicinò, sedendosi sulla sedia di fronte al ragazzo ed abbassando lo sguardo; appoggiò i gomiti alle sue cosce e incrociò le mani, stringendo le labbra e sentendo il suo cuore battere in maniera irregolare.
"Credo di avere sbottato in quel modo con lei per gelosia perchè avrei voluto essere io quella che ti appoggiava, ma davvero non capivo le tue motivazioni.." sussurrò Haiely sollevando leggermente il capo, notando il suo sguardo sorpreso e stranito per quella confessione. "Voglio dire, tu non hai dovuto parlare con lei, ma lei ti ha capito al primo sguardo!".
Sam dovette riflettere almeno dieci secondi buoni, cercando di analizzare il problema della ragazza: come poteva pensare qualcosa del genere? Sapeva che preoccupazione si nascondesse dietro a quelle parole, ma non poteva esternarla soltanto adesso, dopo tutto quel tempo.
Il ragazzo sospirò rumorosamente, scendendo la gamba dall'altra e si appoggiò al tavolo con il braccio destro.
"Io tengo molto a Katherine, mi fido del suo giudizio, conosco ogni sfaccettatura del suo carattere, so ogni sguardo a che umore corrisponde. Ma non la amo più in quel modo se è questo che ti stai domandando dopo tutto questo tempo che stiamo insieme.." sussurrò il ragazzo sospirando ancora, fissandola con un sorriso.
Non riusciva a capacitarsi del motivo per cui ancora dopo quasi quattro anni dalla loro rottura, Hailey e, meno probabilmente, Dean avessero ancora dei dubbi di quel calibro; cosa avrebbe dovuto dire Sam di Gabriel che non le toglieva mai gli occhi di dosso ogni qualvolta li aiutasse?
Hailey abbassò lo sguardo, muovendosi irrequieta sulla sedia e sentendosi così vulnerabile e piena di paure; dentro di se sapeva che sua sorella non avrebbe mai fatto nulla di sbagliato, ma la paura che aveva provato quando Sam non si svegliava, dopo che Morte gli avesse messo la sua anima, l'aveva fatta uscire un pò di testa.
Il ragazzo le afferrò delicatamente le braccia e la condusse sulle sue gambe, facendola sedere e sorridendole, per poi scostarle i capelli sul lato sinisteo ed afferrarle il viso fra le mani.
"Cosa c'è che non va, Hailey? Dimmelo" sussurrò Sam facendosi leggermente più serio. "Cos'è successo mentre non c'ero?".
La ragazza si sentì messa alle strette ed abbassò lo sguardo, incapace di mentirgli dritto in faccia, ma Sam le sollevò il viso, facendole alzare nuovamente gli occhi e puntandoli verso di sè.
"Niente Sam, davvero..".
"Non mentire, per favore, posso aiutarvi a trovare una soluzione.." sussurrò il ragazzo guardandola speranzoso, continuando a tenere il suo viso fra le mani. "Vi vedo, vi comportate in maniera strana con me. Qualcosa è successo e sapete che prima o poi lo scoprirò!".
"Se lo scoprirai, allora ne parleremo.." sussurrò la ragazza contraendo la mandibola, appoggiando la sua fronte contro quella dell'uomo davanti a se e sospirando rumorosamente. "Adesso andiamo a letto, è tardi..".
Sam scosse la testa, continuando a non capire e sentendosi leggermente irritato, così deglutì a fatica e la fece scendere dalle sue gambe, dirigendosi al bagno senza dire più una parola. 

 
 
 
 
Alle 6:30 del mattino la suoneria dalla sveglia del telefono del ragazzo si diffuse nella stanza e, come ogni mattina, Dean continuò a dormire e Katherine sbuffò perchè sarebbe stata costretta a staccarla per lui, per poi svegliarlo. Come sempre.
Quel giorno il risveglio fu diverso però: nonostante dormissero nello stesso letto quando i motel non avevano più camere libere, l'uno non invadeva mai lo spazio vitale dell'altra nelle ultime settimane; quella mattina però, quando Katheriena aprì gli occhi e cominciò la giornata maledicendo Dean e il fatto che si ostinasse a usare le canzoni dei Metallica come sveglia, si accorse di essere stretta in uno stretto abbraccio con Dean.
Entrambi erano sdraiati su un fianco e la donna aveva la testa appoggiata sull'avambraccio dell'uomo, mentre ognuno stringeva la vita dell'altro con il braccio libero; i volti erano così vicini che la ragazza poteva sentire il respiro di Dean sul suo volto.
Sorrise involontariamente davanti a quel grovigio di braccia e gambe che si era formato durante la notte e con delicatezza gli passò una mano sul viso, sentendolo con i polpastrelli leggermente barbuto.
Sentì il suo respiro cambiare, sintomo che si stesse per svegliare e ritirò la mano, chiudendo gli occhi perchè non aveva il coraggio di guardarlo dritto negli occhi in quel momento.
"Non ti fermare, continua.." sussurrò Dean lamentandosi con la voce ancora impastata dal sonno e con ancora gli occhi chiusi, tirandole la mano verso il suo viso.
La ragazza non si sarebbe aspettata un gesto del genere, così riaprì gli occhi e sorrise, notando come il cacciatore si stesse rilassando, tenendola stretta a se ed ascoltando la sua musica preferita.
Quando l'uomo aprì gli occhi e puntò su di lei il suo sguardo ancora assonnato e infastidito dalla luce che si faceva strada dalla finestra, le sorrise teneramente e strinse la presa su di lei un altro po, facendola avvicinare di più al suo viso.
“Ehii..” sussurrò la ragazza protestando e cercando di mettere un po’ di distanza, ma Dean glielo impedì e le fece appoggiare la testa sul suo petto.
“Fa silenzio! Mi è mancato tutto questo”.
Katherine non rispose a quelle frasi e rimase in silenzio, sentendo però una stretta al cuore sempre più forte; non ce la faceva a vivere così, non ce la faceva a stargli lontana, nonostante ci provasse con tutte le sue forze, con ogni singolo frammento del suo corpo.
Entrambi non erano esattamente il tipo da coccole senza sesso, eppure in quel momento non volevano assolutamente niente di più l’una dall’altro.
Il tepore delle coperte e dei loro corpi li accompagnava ancora nelle vie di Morfeo, tanto che Katherine scollegò il cervello e si appoggiò completamente al petto del ragazzo, circondandogli la vita con il braccio sinistro. 
Dean non si lasciò scalfire dalla stanchezza arretrata e dal sonno e le continuò a sfiorare i capelli con delicatezza e lentezza, volendo godersi quel momento a pieno e sorridendo, osservandola sprofondare di nuovo nel sonno.
“Kath..” sussurrò con voce bassa, scostandole i capelli dal viso con delicatezza, depositandole un bacio leggero sulla fronte.
Mmmh. La ragazza mugugnò con ancora gli occhi chiusi, rimanendo immobile, ma mettendo su un’espressione infastidita. Non voleva aprire gli occhi.
“Sei sveglia?”.
“Sto cercando di morire..” sussurrò la ragazza con la voce impastata dal sonno e si mise le mani sul viso, nascondendosi sul petto dell’uomo.
“Dobbiamo andare..” rispose Dean sorridendo intenerito, sentendo il cuore battere un po’ di più davanti a quella scena e chiedendosi se Katherine riuscisse a sentirlo.
La donna fece dei versi di protesta e si stiracchiò leggermente, sollevando il viso dal petto del cacciatore e guardandolo con occhi rossi e stanchi; si costrinse ad alzarsi e si sedette sul bordo del letto, non sentendosi completamente pronta per quella giornata.
“Se tu e le tue manacce non la smettete passerò tutta la giornata a letto a dormire” disse stiracchiando la schiena, osservandolo mentre si metteva una mano dietro la testa per sollevare il viso e guardarla meglio.
Di tutta risposta il ragazzo rise, mentre Katherine si alzò dal letto e prese il suo borsone: estrasse dei vestiti per quella giornata e tutto il necessario per sistemarsi prima di recarsi a scuola con l’entusiasmo pari allo 0, ma felice perché che entro quella notte avrebbero risolto il caso.
“Provo ad annegare nella doccia..” sussurrò con un sorriso dolce, prima di andare verso il bagno e dopo avergli lanciato un’ultima occhiata.
Quando chiuse la porta, sentì la risata del ragazzo ancora sdraiato a letto, e sorrise di rimando, sentendosi inspiegabilmente felice. 
 
 
 
 
“Che strazio i ragazzini..” sussurrò Hailey portandosi le mani alla faccia e sgranando gli occhi, osservando la moltitudine di adolescenti camminare fra i corridoi della scuola.
“Non sono così male” rispose Sam ridendo, passandole un braccio sopra le spalle mentre camminavano. “E poi su Judith non dici queste cose!”.
“È mia nipote, poteva solamente venire fantastica come me!” Esclamò la ragazza unendosi alla sua risata, facendo spallucce e strizzandogli l’occhio.
Era ormai da un’ora che giravano per la scuola, seguendo a distanza i due ragazzini adocchiati da Katherine come i più papabili per la possessione da parte di quei due spiriti che infestavano i locali scolastici; osservandoli, i due cacciatori si resero conto di quanto poco sembrassero una coppia sul procinto di lasciarsi.
Li sentirono persino darsi un'appuntamento per la fine delle lezioni, quando la scuola sarebbe stata completamente vuota e loro avrebbero potuto avere un luogo dove stare da soli; questo li insospsettì non poco, chiedendosi se il piano di Katherine avrebbe funzionato davvero.
Ai quattro ragazzi sembrò che quella giornata scorresse troppo velocemente, tanto che quando finirono il loro pranzo si resero conto che mancassero solmente due ore e mezza alla chiusura.
Dean continuò a sfinire i suo alunni con degli esercizi impossibili e punendoli con tre giri del campo esterno l'uno, facendoli quasi sentir male per il troppo sforzo; ciò naturalmente gli strappò un sorriso e lo incentivò a fermarsi una mezz'ora prima dal fischio della campanella. Li riunì in palestra, facendo loro un discorso su quanto fosse importante praticare un pò di attività finisica durante le giovinezza, dicendo che "Alle ragazze piacciono i tipi imuscolosi come lui" e facendo vedere loro i suoi bicipiti con un sorriso beffardo sul viso.
Sam dovette ammettere a se stesso che un pò gli sarebbe mancato quel lavoro, dato che si stava cominciando ad affezionare a quella classe di ragazzi; prima che fosse l'ora di andare li guardò uno ad uno, dicendo loro che sarebbe andato via e che sicuramente avrebbero avuto un futuro brillante, consigliando a tutti loro di proseguire gli studi ed iscriversi al college.
Katherine aspettò con ansia che arrivasse la ragazza, Allyson, per sentirsi raccontate le ultime news sul suo rapporto con il suo ragazzo, Tayler, ma non si presentò; passò la mattina ad ascoltare i loro piccoli drammi adolescienzali e sorrise, pensando a quanto si trovava nei loro panni, indaffarata dietro agli studi, alla caccia e ai ragazzi; mentre la sorella, invece, perquisì la scuola, trovando i punti da cui sarebbero potuti entrare e da cui sarebbero potuti uscire in caso di necessità.
Le ore passarono in fretta, arrivando fino alle 6 del pomeriggio, quando il cielo prese a scurirsi e la sicurezza chiuse i cancelli della scuola, prima di salire sulla loro auto e andare via.
I quattro cacciatori erano riusciti a nascondersi senza farsi sentire da nessuno e si mosservo piano all'interno dei corridoi, chiedendosi da dove sarebbero entrati Allyson e Tayler, e cercando di capire come avrebbero potuto distruggere dei fantasmi senza bruciare i loro resti.
Si divisero: Dean e Katherine perquisirono il piano inferiore, mentre a Sam ed Hailey toccò il primo piano; il buio rendeva quella situazione molto strana, perchè nessuno di loro si sarebbe aspettato di seguire un caso come quello.
Controllarono ogni singola aula, ogni singolo sgabuzzino, laboratorio, biblioteca, ufficio e aule sotterranee che trovarono brandendo con una mano una pistola e con l'altra la loro torcia, fin quando udirono dei gemiti venire dall'interno dell'unica aula che nessuno di loro avesse ancora controllato; lentamente Dean fece segno loro di allontanarsi di qualche passo e aprì la porta di scatto, trovando davanti a se una scena che non si sarebbe mai immaginato. I tre ragazzi fecero dei passi avanti, trovando i due adolescenti dentro quella stanza: Allyson se ne stava seduta sulla cattedra, con la camicetta che indossava completamente sbottonata, mentre la maglia di Taylor si trovava già sul pavimento.
"Cosa sta succedendo qui dentro?!" Esclamò Dean usando un tono da genitore incazzato e nascondendo subito la pistola nella cintura dei suoi pantaloni.
I due ragazzi si rivestirono in fretta, diventando paonazzi dalla vergogna e tenendo lo sguardo incollato sul pavimento, sentendosi mortificati da ciò che stesse per accadere.
"Allyson.." sussurrò Katherine facendo qualche passo avanti e guardandola con aria sconvolta e sorpresa. "Ma avevi detto che volevi lasciarlo!".
"Cosa?!" esclamò il ragazzo voltandosi verso di lei e guardandola con occhi sgranati.
"Si, già, beh grazie per averlo detto prima di me, Signorina Grimes.." sussurrò la ragazza avanzando dentro la stanza e facendo per uscire, seguita da Taylor.
"Accompagnateli fuori, per favore.." disse Dean sospirando e scuotendo la testa, conscio che quei due ragazzini avrebbero solamente complicato le cose con la loro presenza.
Sam ed Hailey annuirono, ridendo sotto i baffi per quella situazione davvero assurda, e li spinsero leggermente per farsi seguire, cominciando a camminare nel lungo corridoio del piano di sotto che li avrebbe portati direttamente alle porte antipanico della scuola; Dean e Katherine una volta rimasti soli si lanciarono uno sguardo ironico, aspettandosi di tutto da quella sera, meno che quello. Ma che diavolo stava succedendo?
"Cosa facciamo?" chiese la ragazza sospirando, passando avanti al cacciatore ed entrando dentro l'aula, facendo spallucce e appoggiandosi alla cattedra. "Insomma non possiamo bruciare i resti e non sappiamo a cosa siano legati!".
Dean parve rifletterci qualche secondo in più sulle parole della ragazza, fissando un punto non definito e cercando dentro se stesso una risposta per la domanda della donna; cosa avrebbero pututo fare? Come avrebbero potuto risolvere quella faccenda una volta per tutte?
"Alla scuola, credo" rispose l'uomo facendo spallucce e tornando a guardare la donna con l'espressione più dubbiosa che fosse in grado di fare.
"Vuoi dare fuoco all’intero edificio?" chiese Katherine incrociando le braccia al petto e ridendo di gusto.
"Detta così non suona per niente bene.." rispose l'uomo sorridendo e facendo spallucce. "Non temere, qualcosa ci inventeremo".
Si fissarono ancora per qualche secondo e la donna serrò la mandibola, abbassando gli occhi ancora una volta e sentendosi molto vulnerabile; quando risollevò lo sguardo, trovò Dean con un'espressione strana, come se cercasse di dire qualcosa, ma fosse completamente bloccato.
Stavolta era bastato un solo sguardo per mandarli in tilt ed entrambi pensarono che, una volta risolto il caso, avrebbero dovuto trovare un modo per sistemare le cose fra di loro.
Un rumore forte, come di mille porte che sbattevano all'unisono, li fece sobbalzare e si guardarono con occhi sgranati, preoccupati per l'incolumità dei rispettivi fratelli; corsero immediatamente fuori dall'aula, cercando di raggiungere il più velocemente possibile le entrate, trovandole però tutte sbarrate.
Erano tutte porte antipanico, eppure i maniglioni non si abbassavano neanche, e i ragazzi si guardarono con un unico pensiero: erano rimasti chiusi li dentro.
"Dove sono Sam ed Hailey?!" chiese Katherine con tono agitato, continuando a provare ad apire le porte, fallendo miseramente.
"Non rispondono!" esclamò Dean quando chiuse di scatto il suo telefono, sporgendosi verso le vetrate e cercando di spaccarle con una sedia, non riuscendo neanche lui nella sua impresa.
Cercò di calmarsi e di mettere a fuoco nel buio della notte delle sagome che correvano verso di loro dall'esterno dell'edificio, ma non appena ci riuscì, tirò un respiro di sollievo: i loro fratelli stavano bene, erano fuori dalla scuola sani e salvi.
"Nel seminterrato c'è un cancello con delle sbarre! Incontriamoci lì e le faremo saltare!".
La voce dei due ragazzi giunse alle loro orecchie in maniera ovattata per via delle spesse lastre di vetro, ma Dean e Katherine riuscirono a sentire ed annuirono a quelle parole.
Impugarono di nuovo le loro armi e si diressero ancora una volta nel corridoio, in direzione del seminterrato; i locali scolastici erano completamente bui, la luce della luna che si infiltrava prepotente dalla finestra rappresentava l'unica fonte di luce.
Continuarono a camminare in silenzio, lanciandosi ogni tanto uno sguardo per assicurarsi che l'altro stesse bene, e a grandi passi si diressero verso la porta del seminterrato, che trovarono completamente sigillata ed impossibile da aprire. Ciò li amareggiò, chiedendosi come avrebbero fatto ad uscire da una situzaione come quella, con poche munizioni e senza sapere come fermarli.
L'attenzione della ragazza fu catturata da qualcosa che avanzava nella loro direzione, qualcosa che appariva e scompariva, ed in silenzio strattonò Dean per un braccio, che non si girò, perchè anche dalla sua parte avanzava quest'ombra nera con fare minaccioso; da quando i fantasmi apparivano come ombre scure?
Essi continuavano ad avanzare e i due ragazzi si misero spalla contro spalla e cominciarono a sparare, ma neanche le pallottele caricate a sale sembrarono scalfirli. Erano in trappola.
In pochi secondi le ombre si trovarono a pochi centimetri da loro, raggiungendoli e mettendosi quasi a contatto con i loro visi; sembrava che li stessero studiando, quasi leggendo dentro di loro, e poi successe tutto in troppo poco tempo perchè i due cacciatori potessero capire: una luce bianca li investì in pieno e per i primi secondi fecero fatica a respirare, fin quando aprirono gli occhi completamente travolti da quegli esseri.
Dopo essersi dati un'occhiata veloce ed essersi accorti di essere rimasti completamente soli nel corridoio della loro amata scuola, si voltarono a guardarsi; gli occhi dell'uno cercarono gli occhi dell'altra e non riuscirono a credere a ciò che loro stessi vedevano.
Erano Grace e James, di nuovo. Ogni giovedì, giorno della loro morte, erano costretti a rivivere l'orrore di quanto successe quella notte, come se recitassero un copione o guardassero un film di cui già conoscessero il finare.
Grace, l'insegnante che aveva messo fine alla relazione con il suo alunno, James, durata per un anno pieno, aveva deciso di lasciarlo per il suo bene, per permettergli di stare con qualcuno della sua età. Non fu difficile capire quale corpo scelsero i due fantasmi per cominciare quell'orribile replica: Grace aveva scelto Dean come suo tramite, leggendo dentro di lui e riconoscendo quel grosso senso di colpa che da decenni ormai la tormentava, e James aveva scelto Katherine, riuscendo a capire quanto dolore avesse provato ad accettare la fine di quella relazione.
I due si guardarono dritti negli occhi e si avvicinarono lentamente l'uno all'altro, stringendosi in un abbraccio pieno di mancanza e di amore.
"Grace.." sussurrò James per bocca di Katherine, sciogliendo l'abbraccio e prendendole le mani con le sue.
"Non dovresti essere qui" disse Grace attraverso Dean, deglutendo a fatica e guardandolo con occhi carichi di dolore.
"Non potevo non venire.." sussurrò il ragazzo tramite la cacciatrice, avvicinandosi ancora e cercando di prendere il suo viso fra le mani, ma lei si scansò.
"Devi andartene!" esclamò perentoria l'insegnante, muovendo il corpo di Dean in maniera tale da scrollarsi di dosso la sua presa. "Noi non possiamo stare insieme".
"Invece si, possiamo, non importa il resto Grace!".
James cercò di riprendere le sue mani, ma la donna si scostò in fretta, approfittando della forza fisica del corpo che stesse possedendo, ovvero quello di un giovane cacciatore, e lo spinse via.
"Importa a me! La nostra storia è finita.." sussurrò la donna scuotendo la testa e sentendo gli occhi pungere, cercando di trattenere le lacrime. "Vedrai che prima o poi starai meglio, devi solo lasciarmi andare".
Grace si mosse tramite i piedi di Dean e camminò velocemente in cerca di un'uscita, non riuscendo più ad affrontare il ragazzo di cui era innamorata, ma che doveva lasciare andare per il suo bene.
No!!” Urlò James usando la voce di Katherine, inseguendolo e strattonandola per il giubotto, costringendola a guardarlo negli occhi. "Perché diavolo mi stai facendo questo?!".
"Voglio che tu abbia una vita normale, con qualcuno accanto che sia buono e che non ti faccia del male, mai. Non te lo meriti!" esclamò Grace muovendo le labbra di Dean, mentre delle lacrime presero a rigargli il volto, sentendosi in preda al dolore più totale.
"Non me ne frega un cazzo della vita normale!" Esclamò James sentendo le lacrime rigare anche il suo viso, supplicando l'insegnate con lo sguardo di fermarsi e continuando a tenere la presa sulle sue braccia massicce. "Io voglio te, sempre, smetto di vivere se non stai con me e so che per te è lo stesso!".
"Non importa quello che provo io..".
“Dimmi che non mi ami, Grace!" Esclamò Katherine, dando voce a James, subendo quella grossa tortura psicologica e non riuscendo completamente a reagire. "Dimmelo!".
Calò il silenzio per qualche secondo, ma i due amanti non persero mai il contatto visivo, continuando a studiare gli occhi dell'altro e provando contemporaneamente lo stesso dolore; nonostante Dean e Katherine fossero posseduti, non volevano riprendere il controllo della situazione poichè si stavano dicendo tutto ciò che tenevano dentro da mesi. Forse era stato un bene.
"Ti aiuterà ad andare avanti, James?" chiese Grace per bocca del cacciatore, sentendo il cuore battere sempre più forte ed avvertendo un dolore lancinante al petto. "Non ti amo, lasciami andare!".
James rimase immobile per qualche secondo e Grace ne approfittò per liberarsi dalla sua presa ed andare via, mentre la vista le si annebbiava e il dolore le impediva di respirare correttamente; il ragazzo non perse tempo e la inseguì, urlandole che non credeva ad una sola parola perchè stavano insieme ed avevano una relazione che li soddisfava appieno.
"Non ci si alza dal letto la mattina e si smette di amare una persona!" esclamò Katherine che prestò ancora una volta la voce a James, che tornò ad afferrare Grace dalle braccia per bloccarla.
"Ti prego, lasciami andare..".
In un momento di lucifità, Katherine pensò di non aver mai visto piangere Dean in quella maniera, scosso dai singhiozzi e dal senso di colpa che si palesava nel suo sguardo e nel modo di parlare; la donna riuscì a capire perfettamente il dolore di James e si chiese quanta disperazione lo avesse spinto a fare un gesto simile.
Infatti James la costrinse ad estrarre la sua pistola dalla cintura e gliela fece puntare verso Grace, che indietreggiò e sgranò gli occhi.
"Se non posso averti io, allora..".
"Calmati, James! Dammi la pistola.." sussurrò Grace annuendo e sorridendo con le labbra del cacciatore, avvicinandosi lentamente e cercando di rassicurarlo.
"Ferma! Non costringrmi!" urlò il ragazzo tramite la bocca della donna e Grace si fermò immediatamente. "Non puoi lasciarmi!".
"Non è questo che vuoi, ora dammi la pistola James.." sussurrò ancora l'insegnante sorridendogli, mentre altre calde lacrime rigavano il viso di Dean, inondandolo. "Andrà tutto bene!".
"No, non parlarmi come se fossi uno stupido!" Urlò ancora il ragazzo piangendo e sighiozzando e costrinse Katherine a sollevare la pistola.
James prese a tremare, scuotendo il corpo esile di Katherine, quando improvvisamente il cuore dei due giovani ragazzi si fermò per dei lunghissimi secondi; il ragazzò sparò involontariamente un colpo, che prese il corpo minuto di Grace e quello massiccio di Dean proprio al centro del petto, mozzandogli il respiro e facendoli cadere all'indietro.
La bocca di James e di Katherine si spalancò, in preda ad un mix di emozioni che lo fecero scoppiare ancora una volta in lacrime; non doveva andare così, doveva esserci un altro modo, almeno questa volta. La cacciatrice osservò Dean sdraiato a terra, immobile, con le mani al petto a coprire il punto in cui gli avevano appena sparato e un senso di disperazione l'assalì, così come James.
Lentamente la donna si lasciò trascinare da James, con sguardo vitreo e perso nel vuoto, verso un'aula ben precisa: quella in cui Grace e lui si incontravano in segreto, l'aula di musica.
Camminò lentamente lungo il corridoio, lasciando Grace e Dean sdraiati a terra ormai privi di vita, e tenne stretta fra le mani la sua pistola, trovandola come unica fonte di salvezza: aveva fatto una cosa orribile, uccidere colei che amava di più al mondo e a cui non avrebbe mai potuto fare del male.
Anche se con fatica, poteva accettare di non stare più insieme a lei, ma non poteva vivere in un mondo in cui Grace non esisteva.
Con lentezza e il cuore distrutto aprì la porta dell'aula ed accese la luce, respirando a fatica mentre ricordava tutto ciò che quel luogo comportasse: il primo bacio, la prima volta, la prima lite e la prima volta che facevano pace.
Non poteva credere che non l'avrebbe più vista.
Passò davanti ad uno degli specchi della stanza e si osservò: il volto di James, come quello di Katherine, era rigato da un fiume di lacrime, e la sua espressione era la più addolorata che avesse mai visto.
James sapeva di poter fare soltanto una cosa dopo ciò che aveva appena fatto e prese un forte respiro, tirando su con il naso, mentre altre lacrime si fecero strada sul suo viso; lentamente sollevò la pistola fino alla sua tempia destra e deglutì a fatica: chiuse gli occhi e ripensò a tutti i momenti passati con Grace, a quanto lo facesse sentire unico e amato.
Era pronto per farla finita e premere il grilletto quando una presa sulla mano la fece desistere; spalancò gli occhi e tutto ciò che vide James fu solo lei.
"Grace?!" urlò il ragazzo per bocca della cacciatrice, sgranando gli occhi e lanciandosi immediatamente nella sua direzione, abbracciandola. "Ma io ti ho ucciso!!".
"E' stato un incidente, non è stata colpa tua.." sussurrò Grace avvicinandosi e lasciando che la pistola cadesse a terra, prendendogli il viso fra le mani.
"Mi dispiace, come ho potuto.." sussurrò Katherine prestando la voce a James, sentendo ancora delle lacrime uscire dai suoi occhi, scuotendo la testa.
"James io devo essere dispiaciuta: ti ho fatto credere che non ti amassi più, invce ti ho amato fino all’ultimo respiro.." sussurrò Grace tramite il cacciatore e fece per avvicinare i loro volti, ma Dean glielo impedì per dire ancora qualcos’altro. "La mia vita non ha senso se non stiamo insieme, ti amo!".
Il cacciatore lasciò che James e Grace si avvicinassero, avendo il loro lieto fine, e guardò negli occhi Katherine, prima di baciarla dolcemente: il sapore delle lacrime dei due si mischiò nel loro lungo bacio, in cui si strinsero, sussurrandosi con lo sguardo quanto ancora si amassero e quanto la loro storia non fosse finita.
L'insegnante ed il suo alunno si sorrisero, avendo trovato la pace grazie a quei due tramiti e alla pistola caricata a sale, e si presero per mano, uscendo dai corpi dei due cacciatori e divenendo di un bianco intenso, prima di sparire oltre il soffito; erano passati oltre e Dean e Katherine li avevano aiutati.
I due ragazzi si ritrovarono vicini e stretti in un abbraccio caloroso, i loro sguardi inchiodati l'uno nell'altro, mentre i loro cuori galoppavano su e giù per lo sterno: avevano appena provato un mix di emozioni che li aveva sfiniti, ma gli aveva fatto capire quanto ancora ci fosse di buono in loro.
Nessuno dei due riuscì a resistere al richiamo delle labbra dell'altro, specialmente dopo aver tirato fuori tutto quel dolore e quel dispiacere, rendendosi conto che non fossero solamente i fantasmi a parlare; si avventarono sulle rispettive bocche, baciandosi con tanto amore, ma anche tanta avidità.
Dean le passò le mani sotto il giubotto e l'avvicinò di più a se, mentre Katherine strinse le sue mani fra i suoi capelli; qualche lacrima sfuggì ancora al loro controllo, ma non aveva niente a che vedere con gli spiriti, ma unicamente con loro due.
Questa volta non cercarono di scappare imbarazzati e ancora bloccati nel dolore e nella paura, preferirono aggrovigliarsi in quel bacio così intenso, mentre un forte calore al petto prese a crescere in tutti e due.
Fu un bacio salato, bacio che sapeva di Amore.
Fu così intenso che non riuscirono a staccarsi per diversi minuti, non rendendosi neanche conto di ciò che potesse accadergli intorno; non sentirono neanche delle voci familiari chiamarli in lontananza, esistevano solamente loro.
Quando la porta di quell'aula si aprì, Sam ed Haiely non poterono aspettarsi una scena simile: sapevano che sarebbero stati posseduti dai fantasmi, chi meglio di loro poteva rappresentare quella storia?
Il minore dei Winchester e la maggiore delle Collins sorrisero di cuore, felici che finalmente le cose si fossero messe bene fra Dean e Katherine. Si meritavano un pò di felicità dopo quello che avevano passato.
I due cacciatori si staccarono leggermente per riprendere fiato e Katherine appoggiò la fronte contro quella di Dean, tenendo ancora gli occhi chiusi e le mani strette sul corpo dell'altro, quando sentirono qualcuno schiarirsi la voce proprio vicino a loro; si voltarono di scatto, mostrando i loro visi ancora bagnati dalle lacrime e sorrisero senza vergogna.
"Torniamo al motel, ragazzi.." sussurrò Sam facendo una pacca sulla spalla al fratello e un sorriso di felicità alla donna.
 


 
Il viaggio in macchina fu tranquillo più del solito e Dean lasciò che suo fratello guidasse la sua auto, essendo più interessato a stringere Katherine fra le sue braccia che a guidare la sua Baby; non durò molto, la desolazione stradale della sera gli venne complice. In meno di mezz'ora furono nelle proprie stanze dopo essersi salutati con la promessa di fare colazione tutti insieme l'indomani mattina.
Quando Dean e Katherine entrarono nella loro stanza, la ragazza si affrettò a chiudersi la porta alle spalle, prima di gettargli le braccia al collo e abbracciarlo.
"Mi dispiace di averti sparato".
"In realtà è stata la cosa migliore che potessi fare.." sussurrò il ragazzo sorridendo, prendendole il viso fra le mani e sistemandole alcune ciocche ribelli dietro l'orecchio.
Dean si fece serio e sospirò, carezzandole il viso con dolcezza. "Farmi odiare da te mi sembrava l’idea giusta per farti soffrire di meno.." .
"Le trovi sul manuale delle idee più stupide degli uomini? Vi riunite e vi confrontate per caso?".
Il tono che usò la ragazza fu quasi infastidito da quella conversazione e Dean abbassò lo sguardo, sentendo il cuore battere più forte e serrando forte la mandibola; Katherine sospirò e si avvicinò al suo viso, sollevandolo dal mento con due dita, per poi afferrare con forza la giacca.
Lo condusse su una delle due sedie della stanza e lo fece sedere, mentre lei si accomodava sull’altra non distogliendo mai lo sguardo e sorridendo esattamente come a scuola; gli carezzò il viso e sospirò ancora, sentendo il cuore battere all impazzata dentro il suo petto.
Quello che sentiva per il ragazzo era così forte, così potente e indescrivibile, che le veniva male descriverlo a parole, mentre Dean rimanesse fermo a guardarla in un’espressione sofferente, deciso ad assecondare ogni suo movimento.
Ti amo”.
Due parole, cinque lettere, ma un significato così importante che forse stavano capendo davvero solamente in quel momento; il ragazzo sgranò leggermente gli occhi, sentendo il suo cuore galoppare ed aprendo la bocca per rispondere, ma Katherine, che lo guardava in quel modo così intenso, non aveva ancora finito.
“Dal primo momento fino all’ultimo della mia vita, io ti amerò” disse la ragazza sorridendo e tenendo le sue mani strette tra le sue, che improvvisamente divennero fredde e sudate. “Lasciamo stare dolore, risentimenti, rabbia e ricominciamo. Io sono disposta a...”.
La frase della donna venne interrotta da un bacio irruento e improvviso da parte del Winchester, che le strinse il viso fra le mani e la baciò proprio come a scuola, lasciando che percepisse tutto il suo amore.
Quello era il suo modo di rispondere, il modo di dire di si; con un gesto veloce, scese le sue mani fino all’altezza dei fianchi della donna e con forza l’attirò verso di se, facendole aprire le gambe e facendola salire a cavalcioni su di lui.
Dean strinse il corpo minuto della donna fra le braccia, tirandola sempre più vicina e baciandola con sempre più passione, mentre Katherine smise di trattenere tutte le emozioni negative che l’avevano influenzata in tutto quel tempo e per la prima volta si lasciò andare.
Si mise in piedi, facendole arpionare i polpacci ai suoi fianchi e trattenendola per le natiche, e l’appoggiò con forza contro il tavolo, scendendo a baciarle il collo e facendole inclinare la testa all’indietro.
Per qualche secondo si guardarono negli occhi e Dean sorrise audacemente, non sentendo più quel senso di limitazione con la cacciatrice, che tornò a baciarlo con forza, attirandolo sempre più vicino a se; le mani di Katherine vagarono sul corpo del cacciatore, sentendo sotto i suoi polpastrelli i suoi muscoli sempre tonici, e slacciò con forse troppa forza i bottoni della sua camicia, facendone saltare qualcuno, e Dean si ritrovò a fare lo stesso, togliendole completamente la maglia e sfiorando nuovamente la sua pelle con le dita.
Katherine aprí gli occhi quando sentì con la mano qualcosa spiccare sul collo del ragazzo e sorrise teneramente a quella vista: l’amuleto che gli aveva regalato Sam quando erano molto piccoli.
Lei strinse il ciondolo fra le le dita e si sentì felice di vederlo nuovamente al suo collo dopo tutto quel tempo che aveva smesso di portarlo, perché quello era il simbolo dell’unione fra lui e suo fratello.
Gli carezzò con delicatezza il viso barbuto e Dean ricambiò il sorriso, tornando ad insistere con le labbra e con la lingua sul suo collo e scese con prepotenza sui suoi seni, Katherine ansimò, mettendogli una mano fra i capelli ed appoggiandosi con il palmo dell’altra al tavolo per sorreggersi.
La ragazza fece lo stesso e poi gli aprì velocemente la cintura dei pantaloni, cercando di sfilarli il più velocemente possibile, mentre Dean glieli sfilò via con forse troppa forza, facendo sbattere il tavolo su cui era appoggiata contro il muro della stanza con un forte tonfo, facendoli sorridere.
Senza pensarci ancora, Dean l’afferrò di nuovo fra le braccia facendo entrare ogni centimetro della loro pelle in contatto e si diresse verso il letto alla cieca, colpendo le sedie con le gambe ed imprecando ad alta voce; si sedette sul bordo del letto, facendola mettere nuovamente a cavalcioni su di lui e strinse le mani sui suoi fianchi, respirando a fatica e abbassando di colpo il viso, sentendo il petto esplodere letteralmente dalla felicità.
“Che succede?” Chiede Katherine aggrottando le sopracciglia.
Dean sollevò il viso e deglutì a fatica, guardandola negli occhi con espressione penetrante, stringendo ancora la presa sulla sua pelle.
Era sempre stato difficile per lui esprimere a parole ciò che realmente sentisse per qualcuno: sia con suo padre, con suo fratello, Bobby e con chiunque avesse veramente contato qualcosa nella sua vita, ma mai lo era stato con Katherine.
Le aveva sempre detto quanto l’amasse e quanto non potesse vivere senza di lei senza vergogna, senza sentirsi schifosamente vulnerabile; sempre fino a quel momento.
Le parole gli morirono in gola ricordando ciò che le avesse fatto due anni prima e chiuse gli occhi, appoggiando con forza la fronte sulla sua.
“Va tutto bene..” sussurrò Katherine sorridendo, sfiorandogli il viso. “Sono qui con te”.
Lui riaprì gli occhi e la baciò lentamente per pochi secondi, per poi sollevare le mani verso il suo volto ed intrappolarlo con il suo sguardo.
Dean si tranquillizzò e decise che se Katherine avesse deciso di perdonarlo per ciò che aveva fatto, allora poteva farlo anche lui.
“Ti amo Katherine, l'ho sempre fatto”.
La ragazza sorrise a quelle parole e ricambiò la stretta, tenendogli il viso fra le mani e tornando a baciarlo dolcemente.
Katherine si lasciò sfilare l’intimo rimasto e fece lo stesso, per poi rimettersi a cavalcioni su di lui e lasciarlo entrare dentro di se con lentezza, osservando come il viso del cacciatore si fosse disteso completamente e come avesse chiuso gli occhi, stringendosi a lei con forza.
Goderono di ogni singolo secondo, ogni carezza, ogni bacio, ogni contatto fra di loro; si erano mancati da impazzire per così tanto tempo ed in quel momento ad entrambi sembrò di non essersi mai separati.
Forse Katherine si mosse troppo lentamente o forse Dean aveva troppa voglia di lei per resistere a quel movimento lento ma eccitante che la ragazza gli infliggeva come una tortura mentre sorrideva della sua condizione, così l’afferrò stretta dalla schiena, ribaltando le posizioni e sdraiandosi con forza sulla donna rimanendo sempre dentro di lei ed ansimando insieme.
Le spinte si fecero sempre più forti e frenetiche e i loro respiri e gemiti riempirono la stanza; Dean non smise neanche per un secondo di stringersi a lei e di baciarla ovunque, e Katherine si aggrappò salda alle sue spalle, baciandogli il collo.
Un'ultima spinta ed un ultimo gemito gli mozzò il respiro e Dean si fermò, riprendendo a respirare con fatica e passando una mano sul viso della ragazza, che vi si appoggiò e sorrise; l’uomo si sdraiò accanto a lei e l’attirò velocemente verso di se, facendole appoggiare la testa contro il suo petto nudo.
Il loro respiro ancora irregolare rimbombava nella stanza e Katherine cercò ancora più contatto con il cacciatore, arpionando le sue gambe contro la sua destra ed intrecciando una mano con la sua.
Dean se la portò alla labbra e la baciò sorridendo, portando lo sguardo su gli occhi della sua donna; non era di certo la prima volta che facevano sesso, ma quella notte fu così significativa che non l’avrebbero mai dimentica per il resto della vita.
Per tanto tempo entrambi erano rimasti col dubbio del ‘Chissà come sarebbe potuta andare’ e con tanti altri interrogativi, sperando di capire se avessero fatto la scelta giusta a lasciarsi andare; due anni prima erano ancora troppo feriti l’uno dall’altra, avevano perso la fiducia nel loro amore, nella loro storia e si erano persi, capendo che forse poteva andare meglio per loro se fossero rimasti lontani l’uno dall’altra.
Ma dopo essersi rivisti nella casa di Samuel, qualcosa era cambiato, erano guariti e qualcosa era scattato; una scintilla fra di loro era ripartita e non se ne erano neanche accorti.
Il tempo distanti li aveva resi più  maturi o magari si erano solamente resi conto che senza proprio non ci riuscivano a vivere.
Adesso che stavano di nuovo insieme avrebbero potuto affrontare anche un’altra apocalisse e qualsiasi casino gli riservasse la vita, ne erano certi.
Occhi negli occhi non riuscirono a negare all’altro i sentimenti che avevano rinchiuso nel più profondo di loro stessi e capirono quanto si fossero mancati e quanto siano stati stupidi ad essersi persi.
I due ragazzi annullarono di nuovo la distanza fra i loro visi con un bacio pieno di mancanza e di passione allo stesso tempo; li faceva sentire come se fossero tornati finalmente interi, come se fosse stato aggiunto l’ultimo pezzo del puzzle che componeva la loro vita.
“Non sono mai stata così felice..” sussurrò Katherine sorridendo, sentendo gli occhi divenire lucidi.
“Neanche io..” rispose Dean ricambiando il sorriso e sfiorandole il viso, prima di baciarla ancora una volta con delicatezza.
La cacciatrice tornò ad appoggiare la testa sul suo petto e sospirò di felicità, mentre il ragazzo allungò una mano e tirò le coperte su di loro, sorridendo, cosciente che per la prima volta dopo tanto tempo, che quella notte non avrebbe avuto più freddo. Ne mai più.




Note dell'autrice:
Buongiorno a tutti! :)
So di avere forse esagerato con la lunghezza del capitolo, ma non volevo fare una terza parte del capito 7!
Sono davvero entusiasta del risultato, personalmente amo questo capitolo!
Spero che sia stato di vostro gradimento! Ringrazio sempre i lettori silenziosi e quelli che invece hanno speso qualche minuto del loro tempo per darmi una loro opinione!
A presto, buona giornata! :) 



 

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Capitolo 10
*** Unforgiven. ***


Capitolo 8.
Unforgiven (Parte I).




Lo sguardo vitreo e pensieroso che lanciò verso la strada dalla finestra del motel le fece capire che quella non sarebbe stata una bella giornata; nonostante il sole splendesse alto nel cielo e non ci fosse neanche l’ombra di una nuvola nera, Hailey sentiva una brutta sensazione dritta nel centro del petto e sul lato del cuore. 
Era una cosa da Cacciatrice e, di qualsiasi cosa si trattasse, si sarebbe avverata. Come sempre le era successo in tutta la sua vita. 
Cercò di pensare a qualsiasi altra cosa, meno che a quel bruciore al petto che l'accompagnava da quando aveva aperto gli occhi nel letto di quel motel: la sera precedente si era davvero spaventata quando lei e Sam non erano riusciti ad entrare dentro la scuola, mentre Dean e Katherine erano rimasti bloccati li dentro. 
Pensavano che non ce l'avrebbero fatta a sfuggire alla furia omicida di quei due fantasmi che non avevano fatto altro che mietere vittime nelle settimane precedenti, ma quando le porte inspiegabilmente si aprirono ed entrarono all'interno della scuola, di certo non si sarebbe mai aspettata di vedere una scena simile. 
Quando lei e Sam avevano raggiunto i rispettivi fratelli, pensavanno di trovarli feriti gravemente o peggio, ma quando spalancarono la porta dell'aula di musica gli si scaldò il petto dall'emozione; Haiely aveva avuto serie difficoltà a lasciare andare Dean due anni prima, ormai era come un fratello e non poteva credere che se ne fosse andato senza neanche salutarla. Quando l'aveva rivisto steso su quel lettino a casa di Samuel, inconscente per via del veleno iniettato dai Djin che volevano prenderlo e da cui lei e Sam l'avevano salvato, non si sentì più arrabbiata: era così felice che fosse tornato che, per un attimo, le sembrò che tutto fosse tornato come prima.  
Sam era tornato dalla gabbia, Dean stava con loro a discutere di un caso e Katherine stava per tornare da una caccia. Sapeva quanto sarebbe stato imbarazzante per loro, ma Haiely sperava tanto che trovassero una via d'uscita per tornare insieme. 
Voleva bene ad entrambi e voleva che le cose si sistemassero. 
Li aveva osservati durante quei mesi, li aveva visti riavvicinarsi e tornare quasi in sintonia, per poi distruggere tutto ancora una volta senza un'apparente motivazione valida. 
Katherine aveva ancora troppa paura di ferirsi una seconda volta per accettare di riprovarci; non la biasimava, dato che anche lei c'era passata con Gabriel e con Sam, ma continuava a spronarla a dare a Dean una seconda possibilità. 
Quando li vide in quella scuola, abbracciati e intenti a darsi uno di quei baci che ti scaldano il cuore, si sentì così felice, perchè finalmente sua sorella aveva ascoltato il suo consiglio e sarebbe stata di nuovo completa. 
Quei ricordi furono spazzati via quando sobbalzò percependo il tocco di due forti braccia afferrarle la vita e stringerla forte, mentre Sam appoggiò con dolcezza la testa sull’incavo del suo collo; con un gesto spontaneo, Hailey piegò il viso all’indietro e gli scoccò un bacio sulla guancia, stringendo le mani incrociate del ragazzo fra le sue e sorridendo felice. 
“Non puoi neanche immaginare quanto mi sei mancato..”. 
Il ragazzo sorrise amaramente udendo quelle parole e le baciò il collo, respirando il suo odore e stringendola più forte fra le sue braccia; separarsi non era stato facile, specialmente senza un addio com’era successo a loro. 
Nonostante la ragazza avesse trascorso gli ultimi due anni con Sam, le sembrava di non vederlo da secoli. Quello con cui era stata non era il vero Sam, ma la versione più brutta di lui. 
“Adesso proveremo ad avere una lunga e felice vita insieme..” sussurrò Sam stringendola ancora e baciandole il collo. 
Hailey si voltò e sorrise, gettandogli le braccia al collo e sollevandosi sulle punte per baciarlo con passione, arpionando le sue mani sui suoi capelli ed attirandolo di più a se; si staccò con il fiato corto e appoggiò la fronte contro quella del ragazzo, che sorrise e le prese il viso fra le mani. Si guardarono negli occhi per un lungo lasso di tempo, che pareva scorrere lento in quel momento, e la donna sperò dentro di se che Sam non ricominciasse con le domande con cui la stava tempestando in quel periodo, perchè davvero non avrebbe più saputo come rispondergli. 
Ne avrebbe dovuto parlare con Dean e Katherine, chiedere una loro opinione e cercare di proporre un fronte unitario, qualore il minore dei Winchester decidesse di cambiare bersaglio e provare a fare parlare uno di loro due; Hailey si sentiva così stanca di mentirgli, ma sapeva di non poter fare altro. Morte era stato chiaro: il muro non sarebbe dovuto crollare per nessun motivo, altrimenti la parte danneggiata dell'anima di Sam sarebbe riemersa dentro di lui, e con essa anche tutti i ricordi legati alla gabbia. 
“Cos’hai fatto durante questi due anni?” Chiese il ragazzo sorridendo appena, carezzandole il viso con un gesto delicato.. 
“Ancora?" cheise Hailey sgranando leggermente gli occhi e sospirando. "Sono stata a caccia, te l'avrò detto almeno un cen..”. 
Sam non la lasciò finire di parlare, sollevando un sopracciglio e fissandola con aria accusatoria, come se stesse parlando con uno dei sospettati di un crimine. 
“E poi..?”. 
“Nient’altro..” rispose la ragazza facendo spallucce, scuotendo la testa e sciogliendo l'abbraccio. 
“Tu mi guardi come se.." sussurrò Sam sospirando ed avvicinandosi leggermente. "..fossi un’altra persona”. 
“Ti guardo così perché ti ho creduto morto per quasi due anni; ti sei sacrificato per tutti ma adesso eccoti qua!" esclamò Hailey allargando le braccia e fissandolo di rimando, mentendo bellamente. "Ti sembra strano che io ancora non riesca a crederci?!". 
Sam la guardò negli occhi a lungo e scosse leggermente la testa: forse aveva ragione lei e si stava immaginando tutto, o forse il ragazzo aveva avuto l'intuizione giusta e capiva benissimo che tutti intorno a lui gli mentissero. 
"Scusami.." sussurrò il ragazzo sospirando, avvicinandosi nuovamente e baciando la donna davanti a lui sulla tempia, scompigliandole leggermente la testa.   
Fu quello il momento in cui decise cosa avrebbe fatto da li a breve: se nessuno di loro aveva intenzione di dirgli la verità, Sam avrebbe chiamato qualcuno pronto ad aiutarlo. 
Il ragazzo osservò Hailey prendere dal suo borsone degli indumenti puliti, dei vestiti comodi per quella giornata, e la vide entrare in bagno per fare una doccia; a Sam sembrò di avere una giornata fortunata perchè sapeva benissimo che la donna avrebbe aperto la porta dopo almeno una mezz'ora. 
Così Sam sospirò e chiuse gli occhi, seduto su una delle sedie della stanza del motel e provò ad invocarlo mentalmente.  
Lo chiamò così intensamente che gi sembrò di ripetere una litania nella sua testa. 
Castiel? Mi sentii? Ho bisogno di parlarti. 
Castiel? 
Dopo davvero pochi secondi sentì il fruscio delle ali e l'angelo con il trench materializarsi dentro la loro stanza, sgranando gli occhi con felicità ed andandogli incontro con un grande sorriso, contento sinceramente che lo avesse chiamato. 
"Sam!" esclamò Castiel sorridendo, avvicinandosi con entusiasmo e stringendolo in caloroso abbraccio a cui Sam non oppose resistenza e che ricambiò. "È così bello vederti finalmente!". 
"Cass.." rispose l'uomo ricambiando la stretta e il sorriso, per poi sciogliere l'abbraccio e guardarlo con felicità negli occhi. "È lo stesso per me". 
"Come stai?" chiese l'angelo dandogli una leggera pacca sulla spalla. 
"Bene, molto bene, grazie Cass.." sussurrò Sam sorridendo imbarazzato, abbassando lo sguardo per qualche secondo. "Anche se mi sento ancora un pò scosso perchè mi hanno raccontato la verità, tutto ciò che è successo in questi due anni..".  
"Lo so, non pensavo che saresti sopravvissuto onestamente!" esclamò Cass facendo spallucce, guardandolo con la sua solita aria seria. "Sapevo cosa Dean e Katherine stessero facendo e non ero d’accordo! Li avrei supplicati di non farlo, ma al momento non prestano molta attenzione alle mie parole”. 
"Si, certo, lo so; ti capisco Cass..". 
I due uomini rimasero a guardarsi negli occhi  per qualche secondo e Sam vide nascere in quelli dell'angelo un pò di curiosità che ancora non si spiegava, mentre nei suoi albergava un leggero imbarazzo. 
Forse non avrebbe dovuto chiamare proprio lui, in fondo stava pur sempre lavorando con Crowley e Dean aveva deciso di chiuderlo totalmente fuori dalle loro vite, nonostante soffrisse all’idea di stargli lontano poiché era ormai diventato un membro effettivo della loro famiglia. 
“Che effetto fa?" Chiese l’angelo interrompendo il flusso dei pensieri del giovane, che si appoggiò al piccolo tavolo con le anche e con i palmi delle mani, mentre un’espressione confusa si disegnava sul suo volto. 
"Cosa?". 
"Riavere l’anima" rispose Castiel accennando un sorriso. 
Sam sentì il sangue gelarsi nelle vene per qualche secondo e sgranò leggermente gli occhi, cercando però di non farsi notare dall’angelo per ottenere da lui più informazioni possibili. 
Si sentì invaso da una moltitudine di sentimenti e sentì gli occhi pizzicare; serrò la mandibola ed abbassò lo sguardo, sentendo la tristezza, la malinconia e il dispiacere prendere possesso di lui.
Era quindi questo ciò che la sua famiglia gli teneva nascosto? 
Aveva vagato per due anni sulla terra senza un’anima e senza provare alcun sentimento? 
Deglutì a fatica e ricordò quante volte fosse stato in contatto con persone senza la loro anima, sapeva cosa volesse dire: essere freddi, non curarsi della vita delle persone, non saper più distinguere fra bene e male. 
Si schiarì la voce e accennò un breve sorriso, annuendo leggermente e distogliendo per qualche secondo il suo sguardo da quello dell’angelo. 
"Bene Cass, proprio bene” rispose continuando a sorridere, sentendosi però molto a disagio. “Ma sono ancora confuso su alcuni particolari..". 



La suoneria predefinita del cellulare di Katherine prese a suonare e a diffondersi all’interno della loro stanza del motel, facendola sussultare e allungare immediatamente una mano verso il comodino, come un riflesso inconscio. 
La sveglia segnava le 6 e 20 del mattino, chi diavolo poteva mai chiamare così presto? 
“Pronto?”. 
La ragazza non aveva neanche prestato attenzione al nome spuntato sullo schermo del suo cellulare, aveva solamente pigiato su tasto verde per rispondere e se lo era portato all'orecchio. La sua voce era ancora impastata dal sonno e si cominciò a sentire parecchio irritata con chiunque fosse dall'altro capo del telefono, fin quando il suo interlocutore pronunciò delle parole che la fecero svegliare del tutto.
 
Istintivamente sorrise quando capì di chi si trattasse e si rilassò nel letto, stiracchiandosi leggermente e tenendo ancora gli occhi. 
“Si, ho detto di sì..” disse Katherine sospirando, ridendo teneramente e tenendo il telefono vicino al suo orecchio. “Jud, vedrai che andrà bene! Ricorda da chi hai preso i neuroni... oh, ma come osi piccola ingrata!”. 
Rise ancora e chiuse la chiamata con sua figlia dopo averla rassicurata per qualche altro momento e posò il telefono di nuovo al suo posto sul comodino, stiracchiandosi ancora e voltandosi nella direzione opposta. 
Notò il ragazzo accanto a lei con ancora il torso nudo, coperto solamente da un lenzuolo, intento a guardarla con un sorrisino sulle labbra; Katherine non ci pensò due volte e si avvicinò di scatto, carezzandogli il viso con gentilezza. 
“Buongiorno”. 
Dean si avvicinò lentamente e le schioccò un bacio sulla guancia, per poi dirigersi sulle sue labbra e baciarla con passione e trasporto, tanto che Katherine si staccò con una risata e si coprì istintivamente con la coperte. 
“Buongiorno..” rispose Dean sorridendo, carezzandole il viso ancora una volta. “Che ore sono ?”. 
“Sei e mezza del mattino”. 
“Era Judith al telefono?” Chiede l’uomo aggrottando le sopracciglia e passandosi una mano sul viso, cercando di svegliarsi del tutto. 
“Si, ha un esame oggi e cercava un po’ di conforto” sussurrò la ragazza sorridendo amaramente, conscia di star perdendo tappe davvero importanti della vita di sua figlia. 
Però se veniva ripagata con le vite che salvava ogni giorno, allora lo avrebbe accettato senza fiatare. 
“Come stai?” Chiese con un sussurro il ragazzo, appoggiandosi su un fianco e prendendo a carezzarle delicatamente il viso, per poi scendere fino ai fianchi. 
“Benone!” Esclamò la ragazza senza neanche rifletterci su, mentre un grande sorriso le si dipinse sul viso. “E tu?”. 
Dean ricambiò il sorriso e si morse il labbro, rispondendole come gli riusciva meglio: si avventò ancora una volta sulle sue labbra con passione e si mise sopra la donna scendendole a baciare il collo, per poi risalire; era ancora mattina presto, avrebbero avuto tutto il tempo per svegliarsi con calma e dedicare un po’ di tempo a loro stessi. 
Dopotutto se lo erano meritato. 



Il caffè di cui necessitavano per cominciare la giornata fumava sul loro tavolo all’interno della tavola calda a pochi passi dal motel, mentre la cameriera portava un piatto dietro l’altro nella loro direzione: Dean doveva essere davvero affamato quella mattina, dato che aveva ordinato quasi tutto quello che si trovasse sul menù. 
Katherine non fu da meno, condivise ogni pietanza con il ragazzo, sebbene avesse detto un no categorico all’inizio; Hailey e Sam chiacchieravano invece dell’assurdità del caso appena concluso, sorseggiando il loro caffè. 
Avevano già dato pace ad un fantasma in modi alternativi quando erano impossibilitati a bruciarne le ossa, ma quello era stato davvero strano. 
Essere posseduti dai fantasmi e pensare, agire come loro era stata tutta un’altra storia. 
Sebbene Sam fosse felice di stare con Hailey e che suo fratello e Katherine fossero tornati insieme, davvero non riusciva a smettere di pensare alla conversazione con Castiel. 
Come potevano non averglielo detto? Come potevano avere mentito così? 
Non sapeva quando sarebbe stato il momento, ma prima o poi avrebbe dovuto affrontare l’argomento con tutti loro per scusarsi e per trovare un modo di redimersi. 
Addentò un pezzo del suo pancake e deglutì, sforzandosi di sorridere, osservando i suoi familiari parlare fra di loro ed essere felice e per un attimo, Sam si sentì quasi tagliato fuori: non era certo colpa dei ragazzi, ma il minore cominciò a pensare che, dopo tutto ciò che avesse fatto, forse non se la meritasse tutta quella felicità. 
Il maggiore dei fratelli osservò il suo cambiamento di umore e gli diede un discreto calcio sotto il tavolo, facendolo trasalire e riportandolo alla realtà; lo fissò con aria interrogativa, chiedendosi cosa c’era che non andasse e Sam per tutta risposta gli fece un sorriso quasi sincero, non riuscendo però a convincerlo. 
Dean posò sul tavolo delle banconote, pagando il conto per tutti e si alzò dalla sua sedia, mettendo un braccio sulle spalle di Katherine ed attirandola leggermente a se, schioccandole un bacio sulla testa. 
Uscirono dalla tavola calda e il ragazzo si avvicinò al fratello, camminandogli accanto e continuando a guardarlo con lo stesso sguardo di poco prima, cercando di capire perché il suo fratellino avesse quell’espressione crucciata sul volto. 
Hailey si avvicinò alla sorella, trovandola sorridente nella sua direzione, e camminarono in silenzio per qualche secondo, avvicinandosi al motel. 
“Kath, io..”. 
La minore si voltò nella sua direzione e sorrise leggermente, sapendo di cosa volesse parlare ancora prima che aprisse la bocca. 
“Vuoi parlare ? Bene, parliamo: che ti piaccia o no, tu sei mia sorella e quindi posso dirti che sei stata una grande stronza a dire quelle cose senza avere paura che ti offenda. Hai toccato dei tasti dolenti per me: non dovresti vedermi come una minaccia, io voglio bene a Sam, ma non c’è altro ormai!” Esclamò Katherine facendosi seria e guardandola negli occhi. “E poi l'essere figlia di un demone: pensi che non mi spaventi? Pensi che non mi sia tormentata abbastanza con questo pensiero?! Io sono la figlia di Azazel ed è tremendo esserlo. Io lo detesto e se non lo avessimo già ammazzato lo cercherei per fargliela pagare”. 
Hailey annuì e si trovò perfettamente d’accordo con il discorso della sorella e sospirò, continuando a guardarla negli occhi, incassando il colpo con stile e sorridendo amaramente. 
Cercò di mettere in ordine le sue idee e le sue risposte, ma le parole le morirono in gola, sentendosi davvero in colpa per il modo in cui si fosse comportata con sua sorella, agento per paura e rabbia. 
“Comunque ho già dimenticato tutto Hailey, sta tranquilla..” sussurrò la ragazza sorridendo e dandole una pacca sulla spalla. “Adesso vado a preparare le mie cose, ci vediamo alla macchina fra poco”. 
La minore delle Collins si congedò e si incamminò verso il suo ragazzo, lasciando la sorella alle spalle: odiava rendersi vulnerabile, per questo non aveva permesso ad Hailey di parlarne e di scusarsi; ammettere di essere stata ferita era sempre stato molto faticoso per Katherine, esattamente come mostrare i suoi veri sentimenti. 
Arrivò silenziosamente vicino ai due fratelli lintenti a scambiare due chiacchere fra di loro appoggiati all’Impala, mentre Dean metteva su uno strano sguardo preoccupato, come se non gli tornasse qualcosa. 
Il maggiore seguì la donna nella loro camera con sguardo quasi assente, come se fosse su un altro pianeta e rimase in silenzio tombale per una manciata di minuti. 
Aprì la porta della stanza meccanicamente ed entrò, sedendosi sulla sedia con sguardo assente ed occhi vitrei, mentre con una mano si massaggiava una tempia ed analizzava la situazione, chiedendosi se davvero Sam sapesse qualcosa o se qualcuno glielo avesse detto. 
Conosceva bene suo fratello ed erano poche le cose che Dean non conosceva di lui, e sapeva benissimo che Sam non si comportava mai in quel modo, a meno che non nascondesse qualcosa. 
“Che c’è?” Chiese Katherine osservandolo per qualche secondo ed avvicinandosi lentamente, toccandogli delicatamente una spalla. 
“Cosa? Niente!” Esclamò Dean dopo qualche secondo, tornando alla realtà e scuotendo la testa, voltandosi verso di lei e sorridendo. “Va tutto bene”. 
Katherine ricambiò lo sguardo per qualche secondo ma non se la bevve, così si sedette sul bordo del letto e stirò le gambe, appoggiandosi con i palmi delle mani sul grande materasso, puntando il suo sguardo incredulo e accusatorio in quello del giovane seduto davanti a sè. 
“È per Sam?”. 
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e la guardò quasi perplesso, chiedendosi come avesse fatto a capirlo solo da un’occhiata e Katherine sorrise. 
“Ti ho visto parlare con lui prima e sembrava che fosse successo qualcosa”. 
“Sono un po’ preoccupato per lui in effetti” disse Dean sbuffando aria dal naso, sentendosi con un orribile sensazione sul petto. 
“Per la storia dell’anima? Morte ha fatto un buon lavoro”. 
“Ho paura che sia Sam a non fare il bravo e a non grattare il muro..” sussurrò l’uomo sospirando, muovendo nervosamente la gamba destra e sentendo la paura montare dentro di se solamente all’idea che suo fratello potesse ricordare. 
Katherine sorrise teneramente osservando quella scena e si alzò dal letto, avvicinandosi al ragazzo e sedendosi sulle sue gambe, carezzandogli il viso lentamente; l’uomo ricambiò la stretta, posizionando entrambe le sue mani sui suoi fianchi, attirandola più vicina. 
“Dean ascoltami, Sam è tornato, Hailey ed io ci parliamo di nuovo, noi due siamo tornati insieme..” sussurrò Katherine sorridendo, continuando a carezzargli il viso appena barbuto. “Andrà tutto bene: cosa potrebbe andare storto dopo tutte queste cose belle?". 
Dean si lasciò contagiare dal sorriso smagliante della donna, lasciandosi convincere che forse sarebbe potuto andare tutto bene per una volta nelle loro vite, e istintivamente si avvicinò per baciarla, mentre il cuore di entrambi prese a battere un po’ più velocemente. 
Dopo qualche secondo si allontanarono con un sorriso e Dean aprì la bocca per dire qualcosa, ma vennero interrotti dalla suoneria del suo cellulare che si diffuse per la stanza; imprecò mentalmente e infilò una mano nella sua tasca della giacca di pelle, estraendo il cellulare e rispondendo. 
Pochi secondi e parole coincise bastarono a smorzare quell’atmosfera appena creatasi, portando il ragazzo a chiudere gli occhi e a portare contro la sua fronte il telefono chiuso nel suo stesso pugno. 
“Cosa?” Chiede Katherine scuotendolo leggermente ed aggrottando le sopracciglia. 
Dean riaprì gli occhi e sospirò, posando il cellulare sul tavolo con poca delicatezza e la guardò con aria dispiaciuta; poco dopo sussurrò: “Era Bobby, ha decifrato il libro che noi due gli abbiamo portato dalla caccia ai draghi”. 
Katherine capì dalla sua espressione che non ne sarebbe uscito nulla di buono, così si alzò di scatto, stiracchiando leggermente la schiena. 
“Preparo le mie cose”. 



“Risale al 14 secolo ed è scritto in un latino indecifrabile. Ci vorrà davvero molto tempo per capire cosa diavolo c’è scritto qui sopra!” Esclamò Bobby rimanendo seduto al tavolo del suo salotto, sbuffando dal naso e versandosi dello Scotch nel suo bicchiere. 
Ci aveva impiegato quasi due settimane per decifrare le prime pagine di quel dannato libro dei draghi, ma adesso che aveva capito il codice con cui era stato scritto probabilmente sarebbe stato più celere nel completare la traduzione. 
“Bobby conosco quella faccia, che cos’hai letto?” Chiede Dean aggrottando le sopracciglia, appoggiandosi alla credenza con le spalle ed incrociando le spalle al petto. 
“La descrizione di un posto pieno di oscurità, peggio dell’inferno” continuò l’uomo tracannando il contenuto del suo bicchiere tutto d’un sorso. 
“Cosa c’è peggio dell’inferno?” Chiede Hailey aggrottando le sopracciglia, seduta sulla sedia dall’altro lato della scrivania, sfiorando quel libro e guardandolo con molta curiosità. 
“Ci sono degli esseri astuti e malvagi” rispose l’uomo sospirando ed allargando le braccia, come se non credesse neanche lui alle sue stesse parole. 
“Una terra dei mostri?” Chiese ironicamente Katherine con le braccia conserte e lo sguardo perplesso, appoggiata allo stipite della porta. “Mostroland?”. 
“Il purgatorio” rispose Bobby facendo spallucce e bevendo un altro lungo sorso di Scotch, non riuscendo a credere alle sue stesse parole. 
Sam sgranò gli occhi sentendo ciò che avesse appena detto l’uomo e rise nervosamente pensando che li stesse prendendo in giro com’era solito fare, ma quando incrociarono i loro sguardi, il ragazzo capì di starsi sbagliando; allargò le braccia e lo fissò con aria a metà tra lo stupore e l’ironia. “Aspetta, Purgatorio Bobby? Davvero?”. 
“Ragazzo mi limito a tradurre le pagine del libro, non invento nulla..”. 
“Quindi quei draghi che abbiamo cacciato Kath e io stavano giù nelle fogne per leggere un libro sul Purgatorio?” Chiede Dean aggrottando le sopracciglia, facendo qualche passo avanti e gesticolando con la mano sinistra. 
Non era colpa di Bobby, ma a lui sembravano tutte stronzate. 
“Leggevano delle istruzioni per aprirne la porta..” sussurrò l’uomo sospirando e facendo spallucce, versandosi un altro lungo bicchiere. 
“E come si apre?” Chiese Hailey aggrottando le sopracciglia, continuando a sfogliare quel libro con dei segni indecifrabili. 
Bobby sospirò e roteò gli occhi, togliendo il libro dalle mani della ragazza e sfogliandolo con velocità fino a mostrare ai presenti il bordo di una pagina strappata completamente via; sbuffò aria dal naso e fece spallucce. 
“Il drago ha strappato quella pagina”. 
“Una volta aperta cosa succede ?” Chiede Katherine sciogliendo le braccia, rimanendo però appoggiata allo stipite. 
“Io credo che vogliano fare entrare qualcuno. È ripetuto più volte: la madre di tutte le cose” rispose l’uomo sbuffando ed allargando le braccia con stupore, chiudendo di scatto il libro e guardandoli ad uno ad uno. 
La loro pace non era destinata a durare: dopo aver rimesso l’anima a Sam, si saranno distratti per quanto? Due giorni ? 
Ecco che adesso avrebbero dovuto affrontare un altro genere di mostro, senza sapere quanto forte fosse o cosa volesse. 
Comandare il mondo? Distruggerlo, forse ? 
I loro pensieri furono interrotti dalla suoneria di uno dei telefoni, così Katherine si avvicinò alla sua borsa e infilò una mano per afferrarlo, estraendolo ed accennando un sorriso che non sfuggì ai presenti. 
“Samuel!” Esclamò la ragazza sorridendo, osservando i presenti cominciare a bisbigliare fra loro, mentre Dean l’osservava con un sopracciglio sollevato. 
“Certo! Nessun problema..” sussurrò Katherine annuendo. “Arrivo subito”. 
La donna fece scattare il dito sullo schermo, interrompendo la chiamata e ripose il suo telefono nella sua giacca di pelle poggiata vicino alla sua borsa, che si mise con un’agile scatto. 
“Cos’ha trovato Samuel?” Chiese Sam guardandola con sopracciglia aggrottate. 
“Un caso..” sussurrò vagamente Katherine afferrando la sua borsa e cercandovi le sue chiavi dell’auto. “..io vado ad aiutarlo!”. 
“Cosa? Non se ne parla nemmeno!” Esclamò Dean aggrottando le sopracciglia ed allargando le braccia, non capendo il motivo per cui la donna dovesse correre con tutta questa fretta da Samuel.
 
Il maggiore sentì che qualcosa non andasse, soprattutto per via di quel sorriso che Katherine aveva messo spuntato in seguito alle parole di Samuel. A cosa stava dando la caccia? 
“Lo ha trovato, vero?” Chiede Hailey alzandosi ed appoggiandosi con l’anca sinistra al tavolo. 
La minore delle Collins si morse il labbro inferiore e si torturò le dita, rimanendo immobile e spiazzata per la domanda della sorella; un leggero sorriso amaro si presentò sul suo viso, mentre una sensazione di malinconia la invase. 
“Si”. 
“Trovato chi?” Chiede Bobby aggrottando le sopracciglia, seguito dai due ragazzi. 
“Il figlio di puttana che mi ha uccisa a diciassette anni!” Esclamò Katherine con acidità, sbuffando dal naso e guardandoli con un mezzo sorriso sul volto. “Il vampiro”. 



Sgommò all’interno del campo base di Samuel sollevando con lo sfregare dei suoi copertoni la sabbia posta a terra e si avvicinò all’area parcheggio, che trovò molto affollata, posta molto vicino alla casa e fermò il suo amato Suv bianco: Katherine si sentiva così elettrizzata e carica di adrenalina che avrebbe anche scalato una montagna senza battere ciglio. 
Sapeva che lo avrebbe incontrato e che lo avrebbe ucciso una volta per tutte; quando aveva solamente diciassette anni ci aveva provato, ma era ancora troppo debole per affrontare uno del suo calibro, ma adesso ci sarebbe riuscita. Aveva sognato quel momento per tutta la vita e sapeva che nelle prossime ore avrebbe avuto la possibilità di sfidarlo, di finirlo. Non aveva mai provato tutta quella euforia in tutta la sua vita, fino a quel momento.  
Scese dal suo Suv sorridendo e guardò la sorella, con cui non aveva smesso di parlare per tutto il viaggio, lasciando trapelare quanto fosse elettrizzata per quella caccia e Hailey non potè che capirla. 
Notarono due fari squarciare il buio della notte avvicinarsi sempre di più al cancello della proprietà e capirono immediatamente che si trattasse di Sam e Dean; le due sorelle si scambiarono uno sguardo eloquente ed entrarono all'interno della casa, mentre il maggiore posteggiò la sua amata Impala proprio a fianco dell'auto della ragazza, notandola però deserta. Evidentemente non li avevano neanche aspettati per entrare, così come nel tragitto da casa di Bobby a quella di Samuel.  
Katherine aveva guidato come al suo solito, schiacciando il piede sull'acceleratore fino in fondo e sorpassando qualsiasi mezzo si mettese davanti a lei, e persino Dean fece fatica a starle dietro. 
Le due sorelle Collins si diressero a grandi passi verso la porta d'ingresso, che aprirono senza neanche bussare, trovando però la maggior parte della casa abbondantemente piena di cacciatori intenti a pulire le loro armi, creare proiettili e preparare i loro borsoni.  
Katherine ed Haiely si diressero verso la stanza di Samuel, bussando energicamente ed aspettando una risposta; la minore voleva tenere la mente occupata, non voleva pensare a quanto le facesse strano stare in quella casa senza che Cristian le ronzasse intorno, senza sentire le sue battutacce e il suono della sua risata.  
Era così abituata a stare con lui in quel luogo che non vederlo lì con lei le faceva tornare i brutti ricordi della notte in cui lo uccise e poi bruciò il suo corpo con il funerale dei cacciatori; non era più tornata lì da allora e sentiva ancora quanto la sua perdita facesse male.  
Quando la porta si aprì, le ragazze non si aspettarono un’accoglienza così calorosa come quella: Samuel si sporse ad abbracciarle con uno dei più grossi sorrisi mai visti e le due sorelle ricambiarono, stringendolo fra loro.  
“Ciao Samuel..” sussurrarono le due Collins sciogliendo l’abbraccio, sbirciando nella stanza e notando la moltitudine di armi che l’uomo stesse preparando per quell’attacco.  
"Allora, come lo hai trovato?" chiese Katherine impaziente, sentendosi molto eccitata per quella situazione. 
"Siamo bravi, tesoro" sussurrò Samuel accennando un sorriso, voltandosi e tornando a sistemare il suo borsone. 
"Siamo bravi?" chiese ironicamente Hailey allargando le braccia. "C'è un esercito di là". 
Dei passi alle loro spalle li distrassero per qualche secondo e l’espressione dell’uomo cambiò, rendendosi conto di avere davanti anche i suoi due nipoti; accennò un sorriso imbarazzato, soprattutto verso Sam, non aspettandosi completamente che le Collins li portassero con loro.  
“Allora nonnino, quando si parte per questa caccia?” chiese Dean entrando nella stanza con fare da sbruffone, prestando poca attenzione a suo nonno e guardandosi attorno alla ricerca di qualsiasi indizio. 
Durante il viaggio in auto, Dean aveva discusso con suo fratello su Samuel, rivelandogli i suoi forti dubbi e dicendogli che non si fidasse assolutamente di lui, ergo aveva bisogno di due occhi in più per trovare qualcosa, qualsiasi cosa, che potesse smascherarlo e screditarlo agli occhi di Katherine ed Hailey. 
“Ragazzi, non mi aspettavo che sareste venuti anche voi" sussurrò Samuel sorridendo ancora, non riuscendo però a nascondere il disagio. 
“Non avremmo lasciato le ragazze da sole.." sussurrò Sam facendo spallucce, avvicinandosi ad Hailey e continuando a sostenere lo sguardo di suo nonno con sfida. 
“Come hai visto all'ingresso, non saranno sole! Nessuno di noi lo sarà..” rispose Samuel ridendo di cuore, voltandosi ed estraendo delle lunghe ed affilate asce da un baule. "Siete ancora in tempo per ritirarvi". 
"A proposito, perchè tutto questo entusiasmo per un solo vampiro?" Chiese Dean aggrottando le sopracciglia, osservando dei coltelli sulla sua scrivania e prendendone uno fra le mani, rigirandoselo. 
"Un vampiro?" chiese Samuel ridendo, scuotendo la testa. "E' un intero nido di quei succhiasangue maledetti". 
"E come fai a sapere che quello che hai individuato sia lo stesso che ha ucciso Katherine?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia. 
"Perchè è l'Alpha.." sussurrò Hailey sospirando e facendo spallucce. 
"Scusami?!" esclamò Dean aggrottando le sopracciglia e facendosi più serio, voltandosi verso la ragazza con aria interrogativa.  
"La lezione per i bambini la terrò più tardi, perciò lasciate che siano gli adulti a pensarci.." sussurrò Samuel sorridendo, togliendo dalle mani del ragazzo il coltello e mettendoselo nel borsone. 
“Non ti fidi proprio di noi, vero?” Chiese ironicamente il maggiore dei Winchester, ridendo ed avanzando nella stanza, beccandosi una gomitata fra le costole ed un'occhiataccia da parte di Katherine, che roteò gli occhi.  
“Non è vero, è solo non vi conosco.." sussurrò l'uomo voltandosi e fissando il suo sguardo in quello dei suoi nipoti, cambiando tono per la prima volta e sorridendogli sinceramente. "Almeno non come conosco loro”. 
Samuel aveva già dimostrato la sua parziale fiducia in Dean, quando quest'utlimo gli aveva chiesto di comportarsi come se non avesse mai conosciuto Sam e di non rivelargli tutto ciò che fosse successo in quei due anni di caccia con lui, dato che la sobrietà mentale del minore dei fratelli era tenuta insieme semplicemente da un muro eretto da Morte all'interno della sua anima completamente frastagliata e distrutta da Michele e Lucifero; Samuel capiva la situazione e giurò di non farne mai parola con Sam, e davvero non capiva perchè suo nipote maggiore ce l'avesse tanto con lui. 
“Ascoltaci, noi faremo quello che ci chiedi, seguiremo i tuoi ordini!" Esclamò Dean sorridendo sarcasticamente, mettendo su la sua faccia da poker migliore e tendendo una mano verso di lui. "Papà succhiasangue? Vogliamo esserci. Io mi fido di te”. 
Samuel ci pensò per qualche secondo e serrò la mandibola: erano i suoi nipoti, ma davvero non li voleva a cacciare con lui. Guardò brevemente Katherine ed Hailey che gli accennarono un sorriso di circostanza, imbarazzate anche loro, e sospirò, ricordandosi quanto quella caccia fosse importante per la minore delle Collins. 
Strinse con forza la mano del nipote e annuì, accennando un sorriso. 
Avrebbe potuto sopportare la loro presenza per una notte. 
Samuel raccolse il suo borsone ed uscì dalla stanza, seguito dai quattro cacciatori, ed intimò ad i suoi uomini di procedere verso le auto per andare verso il luogo da lui indicato; dopo un'ultima occhiata, Dean afferrò sotto braccio Katherine e la trascinò sul portico con un pò troppa forza, allontanandosi dai rispettivi fratelli e da chiunque potesse ascoltare la loro conversazione. 
"Che diavolo fai?" chiese Katherine dimenandosi e sfuggendo alla sua presa ferrea, tirando via il braccio. 
“Non mi fido di lui! Non ti sembra strano tutto questo? Lui chiama e tutti correte!" esclamò Dean continuando ad osservare quei cacciatori, almeno una ventina, uscire dalla sua abitazione e dirigersi verso le rispettive auto. 
"Dean, non cominciare!". 
La ragazza si voltò e fece per andare, ma l'uomo la riagganciò nuovamente, tirandola nella sua direzione e facendola voltare con forza verso di lui. 
"Dico solo che... tu ti fidi di lui?". 
"Ciecamente". 
Dean deglutì a fatica sentendo quella risposta e sospirò, non mollando però la presa su di lei; era frustrante per il ragazzo sentirla parlare in quella maniera. 
"Si, ma perché ? Cos'ha fatto per meritarsi la tua fiducia ?". 
"L'hai visto anche tu quando Castiel ci ha portati nel 1977! Samuel conosceva i miei genitori, loro si fidavano di lui, Deanna e Mary!" Esclamò Katherine sospirando ed allargando le braccia, sottraendosi alla presa del ragazzo per la seconda volta. "E poi.. Samuel c’era". 
"Cosa vuol dire ?". 
"Samuel è stato molto vicino a Judith. Si è comportato davvero bene con lei".  
Gli occhi del maggiore stavano per uscirgli letteralmente dalle orbite sentendo quella frase e sentì la paura e la preoccupazione salire alle stelle; allargò le braccia e mise su l'espressione più dura che Katherine gli avesse mai visto, e la fissò per qualche secondo prima di ripondere: "Gli hai permesso di conoscerla?". 
"Certo che sì! Smettila di vederlo come se fosse un pluriomicida". 
Katherine roteò gli occhi e scosse la testa, voltandosi ma non allontanandosi, sapendo che la loro conversazione non era ancora conclusa e che se avesse provato ad andare via, Dean l'avrebbe nuovamente bloccata. 
"Non mi fido, c’è qualcosa in lui che proprio non capisco!" esclamò il ragazzo sospirando, camminando di qualche passo e parandosi nuovamente davanti a lei. "Lo sento e lo sentiresti anche tu se non fossi presa dalla tua vendetta! E se il vampiro che ti ha uccisa è davvero l’Alpha..".
“Non mi interessa sapere cosa sia, questa volta lo ucciderò!” Esclamò Katherine alzando il tono di voce ed serrando i pugni per la disapprovazione. 
“È un Alpha! Ricordi cosa ci ha fatto l’ultimo che abbiamo incontrato?” Esclamò Dean allargando le braccia e sgranando gli occhi; gli sembrò di parlare una lingua sconosciuta e che nessuno lo capisse. “Ci ha fatti a pezzi e si è ripreso il bambino!”. 
Katherine sospirò, ricordando la notte in cui l’Alpha mutaforma gli avesse fatto visita e si fosse ripreso il bambino che avevano salvato durante la caccia lottando senza armi contro tutti i presenti, riuscendo ad uscirne senza neanche un graffio; certo, ciò la spaventava, come essere morta per mano sua, ma che alternative aveva ? Doveva ucciderlo. 
"Senti, noi abbiamo cacciato per oltre un anno insieme, siamo molto affiatati. Sappiamo come comportarci, siamo molto di più dell’ultima volta!" esclamò la ragazza sbuffando aria dal naso e incrociando le braccia al petto con un gesto disperato. "Ed io gli voglio davvero bene, come a Gwenn, Mark e..". 
"..Cristian!". 
Dean pronunciò quel nome con un pò troppa enfasi, serrando la mascella e guardandola quasi in cagnesco, sentendosi così infastidito da tutto quel discorso da sentire il bisogno di parlare anche di quell'argomento proprio in quel momento; Katherine rimase spiazzata per qualche secondo, facendo un passo indietro e guardandolo con aria interrogativa mista a delusione, non riuscendo a capire perchè lo avesse detto in quella maniera, proprio in quell'istante.  
"Oh, vuoi davvero iniziare questa conversazione con me?!" esclamò la donna dopo qualche secondo di silenzio e con una voce gelida, aggrottando le sopracciglia e riservandogli uno sguado di fuoco. 
"Non lo so, dovremmo?" Chiese Dean a brucia pelo, continuando a reggere il suo sguardo infuriato. 
"Sai una cosa? Vado da sola!" Esclamò Katherine scuotendo la testa ed allontanandosi, estraendo dalla sua tasca la chiave ed avvicinandosi alla sua auto, decisa a non continuare quella conversazione, sapendo che sarebbe sfociata in un litigio più grosso. 
Dean aggrottò le sopracciglia e la seguì senza indugiare un minuto di più, notando con la coda dell'occhio che Sam ed Hailey li stessero aspettando vicino all'Impala con un'espressione impaziente; quando la donna aprì il suo sportello, l'uomo glielo richiuse con uno scatto, cercando persino di toglierle la chiave dalla mano, ma con nessun risultato positivo. 
Katherine sentì la rabbia crescere dentro di se e lo afferrò per le braccia, facendolo sbattere con poco forza contro la fiancata del Suv, e mettendogli l'avambraccio all'altezza del petto, lo bloccò e provò a farlo ragionare. 
"Dean, questa volta fatti da parte! Vuoi litigare con Samuel? Dirgli che non ti fidi di lui? Io non ho problemi con questo, ma non adesso!" Esclamò Katherine riducendo gli occhi a due fessure, lasciando trapelare dalla sua voce il suo dispiacere per essere arrivata a tanto, ma anche la sua rabbia dovuta al fatto che lui la volesse ostacolare proprio in quel momento. "Cerco questo figlio di puttana da quando avevo 18 anni e ora che Samuel lo ha trovato, voglio ucciderlo con le mie mani!". 
Continuò a guardarlo per qualche altro secondo, notando lo sguardo del ragazzo cambiare, finchè Dean annuì e Katherine lo lasciò andare; si accorse che le ultime auto stessero uscendo dal parcheggiò e dopo avergli lanciato un'ultima occhiata, salì in auto ed accese il motore. 
Sgommò, partendo già con troppa potenza, ed uscì immediatamente dalla proprietà, notando dei fari avvicinarsi sempre di più fino ad incollarsi dietro di lei; sorrise, osservando dallo specchietto retroviore Dean far ruggire il motore della sua piccola, e lo vide accelerare sempre di più fino a sorpassarla e a piazzarsi davanti alla sua auto. 
Katherine sorrise, rendendosi conto che quello fosse l'ennesimo tentativo da parte del ragazzo di controllarla e di metterla al sicuro: lo capì specialmente dal modo in cui l'uomo facesse oscillare il volante della sua auto, coprendo ogni movimento che Katherine facesse con il Suv per non farsi superare. La ragazza sorrise e decise di non replicare e di non azzardare nessun sorpasso, mentre un unico pensiero si insinuò nella sua testa: l'Alpha non sarebbe andato da nessuna parte e lei stava arrivando.


L'orologio all'interno della sua auto segnava le 2 e mezza di mattina quando spense il motore ed aprì lo sportello per scendere; si guardò attorno studiando il posto: avevano posteggiato tutti in un grosso prato abbandonato, completamente gremito di vegetazione.
Ogni cacciatore estrasse dalla propria vettura le proprie armi, tenendole fra le mani ed avvicinandosi al centro del piazzale per fare il punto della situazone; la minore delle Collins, però, decise di cercare prima i ragazzi, finchè li vide scendere dall'Impala e vagare con lo sguardo in cerca del loro nonno.
La donna fece lo stesso, individuando il capo-caccia ed avvicinandosi a grandi passi, arrivando accanto a Samuel, che le sorrise ed indicò una casa abbandonata a pochi metri da loro: l'uomo divise tutti in squadre, mandandone due rispettivamente sul lato destro e sul lato sinistro della casa, altre due sul retro, mentre lui sarebbe entrato con Katherine ed Haiely dalla porta prinipale.
Ai Winchester non piacque assolutamente questo piano, così decisero di disobbedire al loro nonno e di entrare con loro, non avendo alcuna intenzione di lasciare le due ragazze sole con Samuel.
La visione che gli si parò davanti agli occhi quando varcarono la soglia di quella casa li sconvolse interiormente, lasciandoli basiti per qualche secondo prima di partire all'attacco: nessuno dei cacciatori presenti aveva mai visto così tanti vampiri tutti insieme, ne così tante vittime stese a terra e sanguinanti.
La casa si estendeva su un piano solo e già nella prima stanza, il salone, vi erano almeno una decina di vampiri pronti ad accoglierli a suon di morsi; nessuno si ferì fortunatamente e i ragazzi riuscirono a respingere l'attacco uccidendoli tutti, ma Katherine sfuggì a quel combattimento, avanzando in silenzio ed uccidendo solo se necessario.
Ignorò i richiami da parte di Samuel o degli altri ragazzi ed avanzò fino ad arrivare all'ultima porta della casa, e lentamente l'aprì: la scena che le si presentò davanti la costrinse a mettere la manica della sua giacca sul suo naso, non riuscendo a respirare con tutto quell'odore di sangue stagnante.
La donna fu sicura che non avrebbe mai dimenticato una scena come quella in tutta la sua vita: l'Alpha se ne stava appollaiato su una poltrona a bere del sangue da un bicchiere e si lasciò sfuggire un abbozzo di sorriso quando la vide.
Attorno a lui vi erano almeno sette cadaveri dilaniati e ancora sanguinanti e il primo vampiro si mosse da quella poltrona, che sembrava tanto essere il suo trono, e si mise in piedi; posò il suo bicchiere di sangue e si avvicinò alla ragazza che cercava di reprimere dei conati di vomito.
"Maledetto figlio di puttana!" esclamò Katherine avanzando nella stanza con spavalderia, impugnando la sua amata lama e mettendola in bella vista.
L'Alpha rise e fece per scagliarsi contro di lei, ma improvvisamente la maggior parte dei cacciatori andati in battaglia si riversarono nella stanza, bloccandolo e legandogli mani e piedi, prima di incappucciarlo e colpirlo dritto in testa.
Dean corse verso la donna e le riservò uno sguardo di disapprovazione per essersi allontanata senza di loro, per poi volgere lo sguardo verso l'Alpha e verso ciò che Samuel gli stesse facendo; forse il maggiore dei Winchester, come qualche altro cacciatore, credeva che il piano fosse quello di uccidere il primo vampiro ed andare via, e fu sorpreso quando lo vide ridotto in catene e lo fecero entrare dentro ad un furgone.
"Ma che diavolo sta succedendo quI?" chiese prendendo per il braccio la ragazza e costringendola a guardarlo negli occhi, mentre lei roteava gli occhi e sbuffava dal naso.



I versi ed i ringhi animaleschi arrivarono alle loro orecchie senza alcuna interferenza e si diffondevano per l'intero edificio abbandonato in cui avevano portato l'Alpha; proprio come gli aveva insegnato Samuel, Katherine ed Haiely si dedicarono a rendere quel posto sicuro e meno vulnerabile ad eventuali attacchi di altri vampiri: cosparsero ogni finestra ed ogni porta con sangue di uomo morto, come un repellente per vampiri.
Successivamente passarono a rassegna ogni stanza in ogni piano, dividendosi e formando delle squadre per essere più celeri, e come se fosse una novità Dean decise di fare coppia con Katherine. 
Voleva delle spiegazioni e non aveva torto ad essere in pensiero e a non avere intenzione di continuare senza delle chiarificazioni, così la ragazza cercò di spiegargli nella maniera più semplice e breve possibile cosa fosse quel posto e cosa avessero intenzione di fare: quando catturavano uno di quegli Alpha o qualsiasi altra creatura che potesse dare loro informazioni, la portavano li per costringerla a cantarsela.
Non era affatto un gesto nobile, ma lo erano cacciatori e se volevano ottenere qualcosa nel loro lavoro dovevano usare il pugno di ferro; quando finirono di perlustrare l'edificio e lo trovarono sgombro, tornarono tutti nella sala centrale e Samuel si avvicinò con un sorriso amaro verso la minore delle Collins, puntandole un dito verso il viso e intimandole di non esagerare troppo.
La ragazza sorrise e si addentrò all'interno di quell'edificio vecchio, spoglio e mal ridotto dal tempo e dalle vandalizzazioni; si avvicinò alla stanza in cui avevano sistemato l'Alpha per lei ed osservò la scena dalla soglia: era una stanza quadrata con nessuna forma di arredamento, se non delle sedie poste qua e là, mentre al centro esatto il primo vampiro stava inchiodato a mani e piedi su una sedia, e ad ogni chiodo vi erano collegati dei fili che partivano direttamente da una cabina elettrica, mentre al braccio sinistro vi erano collegate delle flebo di sangue di uomo morto.
"Astuto" pensò la ragazza facendosi coraggio e stando per entrare all'interno della stanza, quando un braccio la bloccò.
"Veniamo con te".
La donna si voltò ed osservò Haiely, Sam e Dean fermi a fissarla, e capì che la sua famiglia non l'avrebbe mai lasciata entrare in quella stanza da sola.
Accennò un sorriso ed annuì, prendendo un respiro profondo e muovendo i primi passi oltre la soglia, sentendo immediatamente lo sguardo del primo vampiro su di sè; l'Alpha ignorò tutti, concentrandosi su di lei, fissandola con un grande sorriso sulle labbra.
"Quello che succederà dipende solo da te.." sussurrò Samuel sospirando, estraendo i suoi coltelli dal vampiro. "Ti suggerisco di non farla arrabbiare, diventa molto creativa quando si incazza".
I quattro ragazzi lo videro uscire dalla stanza con un sorriso sulle labbra e si chiuse la porta alle spalle, mentre un leggero silenzio calò sulla stanza.
"Sai, questo è stato un villaggio vacanza rispetto a quello che ti farò io.." sussurrò Katherine avanzando e togliendosi la sua giacca di pelle nera, appoggiandola alla spalliera della sedia.
L'Alpha sorrise e la guardò inclinando la testa, facendo schioccare la lingua un paio di volte come se avesse appena ricordato la cosa più importante da fare.
"Mi ricordo di te. Io ti ho uccisa".
"Beh, sono lusingata di non essere passata inosservata" rispose la donna ridendo, estraendo la sua grande lama.
"Tu non potresti neanche se volessi, Cacciatrice".
La sua voce fu così gelida, che pietrificò il sangue nelle vene di tutti i presenti, ma nessuno lo diede a vedere; Katherine rise a quella frase, strisciando la sedia vicino al vampiro e si sedette al contrario, con la spalliera rivolta verso il suo busto; vi si appoggiò con le braccia e con la lama, avendo finalmente la possibilità di vederlo da così vicino.
Ricordava la ferocia con cui le aveva penetrato la carne con i suoi denti, ricordava di aver sentito il suo stesso sangue entrare nel corpo di quell'essere e successivamente la vita lasciarla andare e cadere in quell'oblio nero che era la morte.
"Non sono più una Cacciatrice!" esclamò la donna serrando la mandibola e attivando la connessione tra i fili attaccati al corpo dell'Alpha e la cassetta elettrica della stanza, facendo partire delle scosse elettriche proprio verso di lui. 
L'Alpha si contorse per qualche secondo, stringendo forte i braccioli della sedia ed inarcando la schiena fino ad urlare di dolore e cercando di divincolarsi inutilmente.
"Sei rinchiuso per bene, sei pieno di sangue di uomo morto nelle vene, non hai la forza di chiamare nessuno dei tuoi figli e io posso continuare a torturarti all infinito. Quindi, vogliamo chiacchierare?!".
"Cosa vuoi sapere ?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia ed avvicinanosi di qualche passo, non riuscendo più a capire cosa stesse succedendo in quella stanza e perchè avesse iniziato a torturarlo invece che ucciderlo.
"Vuole sapere del posto dove andiamo noi mostri quando moriamo, Dean" rispose l'Alpha sorridendo e ricominciando a respirare, quando la ragazza spense l'interruttore e interruppe le scariche elettriche.
Il maggiore aggrottò le sopracciglia ed abbassò lo sguardo per qualche secondo, per poi tornare a fissarlo in quello del vampiro con aria più dura; deglutì a fatica e poi sussurrò: "Non sapevo che ci fosse questa confidenza fra noi".
"Sei stato uno dei miei figli per un po’, certo che c’è!" esclamò il vampiro sorridendo, alternando lo sguardo fra i quattro ragazzi. "Ok, chiedete. Sarò felice di rispondere a qualsiasi vostra domanda".
"Perché ?" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia e facendo qualche passo avanti.
"Beh, perché presto sarò immerso nel vostro sangue.." sussurrò l'Alpha sorridendo in maniera quasi tenera, come se avesse detto qualcosa di incredibilmente carino, e poi spostò lo sguardo verso la minore delle Collins, che era rimasta in silenzio. "Il tuo sapore non l’ho mai dimenticato, forse quello più buono che io abbia mai assaggiato. Grazie per essere venuta qua, potrò riaverti dopo tanto tempo".
Katherine sorrise amaramente sentendo quella minaccia ed abbassò il viso per qualche secondo, per poi sollevarsi dalla sedia ed appoggiarsi con l'avambraccio sinistro allo schienale della sedia, mentre con il braccio destro piantò nel cuore del primo vampiro un pugnale intriso di sangue di uomo morto, facendolo gemere ed urlare dal dolore.
"Beh, inizia prima tu a soffrire questa volta, figlio di puttana!" esclamò la donna serrando la mandibola, ridendo nervosamente e toccandosi distrattamente il collo.
L'Alpha rise e la guardò scuotendo la testa. "Lo senti, vero? Il richiamo del morso!".
Il vampiro lasciò che le sue zanne uscissero dalla sua bocca e Katherine prese a sentire la sua cicatrice a forma di mezza luna pulsare sul collo, e la sfiorò sentendola dolorante al tatto.
Dean non riuscì a sopportare quella visione e si avventò sul vampiro colpendolo dritto in faccia con un pugno ben piazzato, cercando di dare conforto a Katherine che continuava a guardare l'Alpha con l'odio puro negli occhi.
"Tu quindi sei il primo?" Chiese Sam interrompendo il siparietto ed avanzando verso di lui. 
"Il primissimo della mia specie". 
"Chi ti ha creato allora?" continuò il minore aggrottando le sopracciglia, cercando di capire quallcosa di tutta quella faccenda.
"Abbiamo tutti una madre!" esclamò l'Alpha ridendo, guardandoli come se fossero dei completi idioti e che non capissero nulla di ciò che stesse succedendo.
"Madre?" ripetè Hailey aggrottando le sopracciglia.
"Madre come la madre di tutte le cose?" chiese Katherine guardandolo con curiosità, ma continuando a massaggiarsi distrattamente la sua più vecchia cicatrice.
"Beh, sono sorpreso che voi la conosciate! Quando moriamo noi mostri andiamo da qualche parte.." sussurrò il vampiro sorridendo, alternando lo sguardo fra i presenti. ".. in Purgatorio".
"Quindi esiste davvero?" chiese Dean sbalordito, ricrodando cosa avesse scoperto Bobby e quanto i due racconti coincidessero.
"Si, ed è pieno delle anime di ogni essere come me che sia mai esistito!".
"Dov'è ?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia.
"Nessuno lo sa.." sussurrò l'Alpha ridendo di cuore. 
"Tu sai esattamente dov’è!" esclamò Hailey dopo averlo osservato attentamente e puntandogli un dito contro.
"Colpevole!" esclamò il vampiro facendo spallucce e sorridendo. "Ma non posso dirvelo ragazzi, lo direste al nonnino e questo non posso proprio permetterlo!".
"Perchè non vuoi che lo sappia Samuel?" chiese Dean avvicinandosi e osservandolo con attenzione.
"Perchè Samuel è il braccio, la mente è un'altra.." sussurrò l'Alpha sorridendo e facendo spallucce, prima di staccare i braccioli della sedia e di liberarsi completamente.
Si scagliò contro Sam ed Hailey e, nonostante provassero a colpirlo e a farlo cadere in ginocchio, l'Alpha riusciva sempre a schivare i colpi e a darne di più forti; Dean andò in loro soccorso, ma venne scaraventato dall'altra parte della stanza con troppa forza.
Fu quello il momento in cui 
Katherine e l'Alpha rimasero faccia a faccia, che si guardarono per un lasso di tempo che parve loro infinito.
"Lasciami andare e questa volta ti risparmio la vita" sussurrò il vampiro annuendo, avvicinandosi.
"Vuoi già andartene? Pensavo che ci fosse un legame speciale fra noi due!" esclamò la donna ridendo, pregustando il sapore della lotta e della vittoria.
Katherine sorrise, felice che fosse finalmente arrivato il suo momento e lo colpì in pieno viso, facendolo indietreggiare e prendendo a colpirlo in ogni parte dolente del corpo; il vampiro riuscì a parare ogni colpo e quelli che non prendeva li sferrava contro la ragazza, spaccandole il labbro e la tempia. Nonostante tutto il sague di uomo morto che gli avessero iniettato, l'Alpha continuava ad essere inspiegabilmente il più forte figlio di puttana della stanza, tant'è che la ragazza venne scagliata contro il muro con un solo gesto della mano, facendole perdere i sensi.
Si avvicinò e sorrise, notando dei rivoli di sague prenderle a colarle dalla tempie e scenderle fino al collo, così con estrema lentezza si inginocchiò ed avvicinò il volto al collo della donna, leccando il sangue uscito dalle ferite e gustandone ogni goccia; Katherine riprese i sensi e lo guardò con aria arrabbiata, osservandolo portarsi alle labbra il suo sangue con le dita che ancora fuoriusciva.
L'Alpha sgranò gli occhi e si interruppe, guardandola con quasi la paura negli occhi, ed indietreggiò di qualche passo.
"E' sangue demoniaco".
"Non mentivo, non sono più una Cacciatrice!" esclamò la donna serrando i pugni e trovando l'energia necessaria per rialzarsi e riprendere a colpirlo.



 

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Capitolo 11
*** Unforgiven (Dying Wish). ***


Capitolo 8 (Parte II).
Unfor
given (Dying Wish).


I gemiti di una lotta sanguinolenta si sparsero per la stanza, arrivando persino alle orecchie dei tre ragazzi che giacevano a terra privi di sensi dopo essere stati colpiti con troppa forza da quell’Alpha vampiro, che adesso stava lottando duramente contro la minore delle Collins.
Ciò che i tre videro fu uno scontro quasi statico: la donna attaccava, ma l’Alpha parava, e quando era lui ad attaccare, Katherine non si faceva cogliere impreparata e non si lasciava mai colpire.
Ai loro occhi, sembrò di vedere scontrare tra loro due forze uguali, incapaci di contrastarsi o di annientarsi completamente; i tre si scambiarono un’occhiata eloquente e velocemente Dean afferrò dalla sua giacca tre siringhe ripiene di sangue di uomo morto, e le distribuì a suo fratello e alla sua ragazza.
Silenziosamente si avvicinarono e Katherine si distrasse, prendendo un pugno in piena faccia e voltandola istintivamente; la donna si dovette tenere allo schienale della sedia e dovette recuperare fiato, sentendo le forze venire meno: oltre la tempia e il labbro, il sangue le sgorgava anche dallo zigomo malmesso e dal sopracciglio.
Sputò un fiotto di sangue e strinse forte fra le sue mani la sedia, sollevandola e spaccandogliela di sopra con un movimento fulmineo: l’Alpha, coperto del suo stesso sangue, cadde rovinosamente a terra, non aspettandosi quel colpo, e i tre ragazzi vi si avventarono con forza, ma per il modo in cui scalciava e si dimenava, solo Hailey riuscì a iniettargli la sua siringa dritta nel cuore.
Il vampiro respirò a fatica e cercò di rialzarsi, ma si sentì davvero troppo debole per continuare a lottare in quella maniera; odiava ammetterlo, ma aveva trovato un’avversaria davvero capace e forse anche un pizzico più forte di lui.
Quando si avvicinarono per legarlo meglio, però, i tre ragazzi vennero respinti ed incollati alle pareti in una morsa invisibile, e ciò poteva dire solamente una cosa: demoni.
Katherine si guardò intorno e mosse una mano, annullando la presa ferrea che incollava i tre ragazzi alle pareti e si avvicinò loro lentamente, sentendo un dolore acuto alla spalla sinistra, ma ingoiò il dolore e si guardò attorno; Dean la guardò con insistenza e la ragazza pensò che volesse chiederle come diavolo avesse fatto a liberarli dalla presa, ma il ragazzo le afferrò il viso fra le mani con delicatezza, cercando di controllare le sue ferite con sguardo angosciato.
“Sto bene, tesoro..” sussurrò Katherine sorridendo, passandosi il dorso della mano sinistra sulle labbra per pulirle dal sangue che ancora continuava a sgorgare dalle sue ferite.
“Sei stata tu a ..?” Chiede Hailey avvicinandosi ed aggrottando le sopracciglia, guardandosi attorno.
“No!” Esclamò Katherine roteando gli occhi per il disappunto, guardandola con aria quasi offesa, ma poi tornò a sorridere.
“Quindi ci sono dei demoni qui?” Chiese Sam avvicinandosi e alternando lo sguardo fra i presenti con aria preoccupata.
Dei passi si fecero strada lungo la stanza e alle orecchie dei ragazzi arrivò dritto il suono di un applauso fatto da una sola persona, mentre una risata riecheggiava fra i muri della stanza; si scambiarono uno sguardo veloce ed intravidero una figura entrare della porta principale, fin troppo familiare per i ragazzi.
“Meg!” Esclamò Dean con aria arrabbiata e furiosa, scuotendo la testa.
“Ciao ragazzi!”.
Il demone indossava la stessa ragazza che aveva preso anni prima, sui 25 anni e con dei capelli neri e lunghi che le ricoprivano tutta la schiena.
Sam ed Hailey avanzarono, sentendo che Meg fosse arrivata al momento sbagliato, dato che l’Alpha aveva ripreso a muoversi lentamente, sintomo che l’effetto del sangue di uomo morto si stava esaurendo; Katherine avanzò di qualche passo e la guardò bene, ricordando tutto l’odio che provasse per lei e ciò che avesse fatto.
“Katherine, che splendida visione..” sussurrò il demone aggrottando le sopracciglia e guardandola con curiosità. “Sei ancora viva sotto tutto quel sangue?”.
“Ti avevo detto che ti avrei uccisa se ti avessi rivista!”.
“Si, e anche la volta precedente..” continuò Meg avvicinandosi ulteriormente e sorridendo, prendendola quasi un giro. “..e quella precedente!”.
Con uno scatto della mano, Katherine estrasse il coltello di Ruby dalla guaina dei pantaloni di Dean, e con velocità si avventò verso il demone, riuscendo però solamente a tagliare un lembo di carne e a farla gemere dal dolore; la donna si avvicinò, osservando Meg tenersi la parte lesa con la mano e la guardò in cagnesco.
“Tu mi hai fatto uccidere Ellen e Jo!”.
“Si, ricordo quanto è stato divertente quel giorno..” disse Meg ridendo, mimando un’esplosione con le mani. “Ricordo anche di come i miei cani hanno strappato via le viscere alla piccola Jo come se fosse fatta di burro! Non fartene una colpa, anche se avessi avuto un po’ di umanità e l’avessi aiutata, sarebbe morta la stesso!”.
Katherine serrò i pugni per la rabbia e scosse la testa, sentendo di non volere cedere e di non volerle dare quello che voleva; si voltò nella direzione opposta e chiuse con forza gli occhi, lasciando cadere il coltello e i ragazzi furono gli unici a leggere in faccia il suo dolore.
Dean le si avvicinò e le posò una mano sulla spalla, stringendola forte, e Sam ed Hailey avanzarono preoccupati, osservando il vampiro provare a rimettersi in piedi.
Avevano avuto fortuna prima ad iniettargli quel sangue, probabilmente l’avrebbero dovuto fare una seconda volta.
“Perché diavolo sei qua?!” Urlò Dean con tono perentorio, guardandola in cagnesco.
“Il tuo nonnino ha fatto un lavoro per noi..” sussurrò Meg sorridendo, avanzando nella stanza ed osservando i suoi uomini materializzarsi.
Due uomini sulla trentina, con gli occhi neri e una forza sovraumana, afferrarono il primo vampiro per le braccia e senza dire nulla si smaterializzarono dalla stanza, portandolo vita in meno di un secondo sotto gli occhi impietriti ed impotenti dei presenti.
“No!!” Esclamò Katherine voltandosi di scatto ed avanzando verso il demone, continuando a fissare il punto in cui fino a pochi secondi prima giaceva il vampiro che avrebbe dovuto uccidere. “Dov’è? Dove lo hai portato?!”.
“Mi dispiace tesoro, lo so che volevi la tua vendetta ma Samuel lo ha venduto a noi!” Esclamò Meg sorridendo e facendo spallucce.
“Che vuol dire che Samuel lo ha venduto a voi?” Chiese Sam aggrottando le sopracciglia.
“Che ha fatto un patto con il re!”.
“Il re?!” Chiesero all’unisono i quattro ragazzi aggrottando le sopracciglia.
“Il re dell’inferno!” Esclamò Meg ridendo, notando però la loro espressione ancora perplessa, non riuscendo a capire di cosa stesse parlando. “Crowley, pivelli!”.
“Crowley è il re degli incroci!” Esclamò Hailey aggrottando le sopracciglia e fissandola come se avesse appena detto qualcosa di insensato.
“Non al momento, ha preso il posto di Lucifero dopo che voi l’avete gentilmente richiuso in gabbia!” Esclamò Meg sbuffando aria dal naso e sbuffando con un'espressione seria e seccata sul viso.
“Vuoi dire che è colpa nostra?!” Esclamò Katherine guardandola in cagnesco, avanzando lentamente. “La nostra unica colpa è di non avervi ancora ammazzati uno ad uno!”.
“Bene! Allora perché non prendi quel coltello e me lo pianti dritto nel cuore?” Chiede Meg divenendo un po’ più seria, avvicinandosi, per poi far sbocciare un sorriso ironico sul suo viso. “Oh certo, hai paura di renderti conto di quanto in realtà ti piaccia uccidere e torturare qualsiasi cosa Samuel ti porti in questo bel posto?”.
“Da quando Crowley vuole questi Alpha?” Chiese Sam avvicinandosi, cercando di mettere fine a quella stupida disputa fra Meg e Katherine.
“Da quando non sono affari tuoi!” Esclamò il demone ridendo e allargando le braccia. “Sentite, non c’è nessuno che lo voglia morto più di me, è un capo mediocre ed è .. basso! Ma non posso ribellarmi o mi farà uccidere!”.
“Quindi sei la sua puttana?” Chiesero Hailey e Dean contemporaneamente, mentre un sorriso divertito si fece largo sul loro volto.
Meg divenne seria e sospirò, distogliendo lo sguardo e guardando fuori dalla finestra per qualche secondo: le luci dell’alba si stavano alzando sulla città, investendola completamente.
Era ora di tornare a casa, ora di andare e, per quanto le piacesse stare in loro compagnia, doveva farlo.
“A presto, ragazzi..” sussurrò Meg abbozzando un sorriso ed indietreggiando lentamente, per poi voltarsi e sparire nel nulla dopo aver lanciato loro un’ultima occhiata.
Sam ed Hailey sospirarono e si guardarono fra loro, notando come lo sguardo dei loro fratelli fosse del tutto simile al loro: delusi, erano rimasti con l’amaro in bocca e le mani vuote dopo tutto quel lavoro. Dopo aver rischiato la vita in quella casa piena di vampiri, dopo aver portato l’Alpha lì e aver lottato contro di lui, scoprendo quanto fosse forte; un sospiro crebbe dentro di loro e Sam ed Hailey si diressero nella stanza accanto per vedere quanto fosse effettivamente rimasto dei cacciatori e di Samuel dopo l'arrivo dei demoni. 
Dopo qualche istante di silenzio, un gemito di dolore attirò l’attenzione del maggiore de Winchester, rimasto ancora pensieroso per le parole del demone e per ciò che avesse appena scoperto; ad udire quei versi, Dean parve riprendersi da quello stato di trance e si voltò ad osservare Katherine tenere stretta con la mano destra la sua spalla sinistra, mentre del sangue prese a sgorgarle ancora dalle tempie; immediatamente il ragazzo andò in suo soccorso, cercando di capire cosa non andasse con sguardo interrogativo.
Aveva perso molto sangue durante la colluttazione con il vampiro, in fondo era stata l’unica ad averlo davvero affrontato; la donna si appoggiò completamente al petto di Dean con la spalla destra ed alzò lo sguardo verso il suo viso, accennando un sorriso.
“Ho la spalla lussata, potresti..”.
Il ragazzo annuì e strinse i denti, sapendo che ciò che avrebbe fatto e sopratutto il modo in cui lo avrebbe fatto, sarebbe stato molto doloroso per la donna; intrappolò con le sue mani la spalla esile di Katherine e senza neanche darle un’unità di misura temporale, tirò senza neanche avvertirla, rimettendo la spalla nella sua corretta posizione.
La donna emise un urlo e sbattè un pugno contro lo schienale della sedia, imprecando con forza e muovendo leggermente la spalla; delle calde lacrime sgorgarono dai suoi occhi involontariamente e si voltò di scatto per assicurarsi che Dean non la vedesse, anche se lo intuì.
Non piangeva per il dolore fisico, quello sarebbe passato e lei c’era abituata: piangeva perché si era lasciata sfuggire il vampiro che l’aveva uccisa molto tempo fa e che l’aveva passata liscia già la prima volta. Gli aveva dato la caccia per molto tempo, molti anni, e quando Samuel l'aveva avvertita di averlo trovato pensò di potercela fare dopo tutta l'esperienza accumulata.
Sentì la stretta di due braccia attorno alla vita e la testa del ragazzo incastrarsi perfettamente nell’incavo del suo collo, mentre le schioccava dei baci veloci, soffermandosi sulla cicatrice a mezza luna rilasciata dal primo vampiro tantissimi anni prima.
“Mi dispiace..”.
Katherine si asciugò le lacrime e si voltò di scatto, abbracciandolo stretto a se e nascondendo la sua testa sul suo petto, cercando di riposare la mente per qualche momento, prima di andare ad affrontare il loro dramma familiare.





“Sette morti, gli altri sono scappati..” sussurrò Samuel afferrando la mano del nipote minore che lo stava aiutando a rialzarsi da terra, gemendo leggermente e massaggiandosi la testa. “Non li biasimo. Io sono sopravvissuto solamente perché pensavano che fossi già morto”.
Nella stanza a fianco a quella designata per la tortura degli Alpha, si estendeva una colorazione insolita del pavimento: il sangue imbrattava tutte le superfici, facendo rabbrividire persino i cacciatori stessi che di sangue ne avevano visto parecchio nell’arco della loro vita.
In quel momento Katherine e Dean irruppero nella stanza con sguardo sconfitto, osservando la scena e rimanendo per qualche secondo gelati sul posto. Cosa poteva aver causato una cosa del genere ?
“Meg?” Chiede Dean aggrottando le sopracciglia, continuando a guardarsi attorno.
Il fratello annuì ed Hailey sospirò, avvicinandosi alla sorella e passandole una mano sulla schiena nel tentativo di rassicurarla.
La minore delle Collins piantò lo sguardo sul capo di quell’operazione, sentendosi quasi tradita e molto ferita da ciò che avesse fatto; lo guardò insistentemente e Samuel ricambiò lo sguardo in maniera confusa.
“Cosa sai del purgatorio?”.
“Purgatorio?” Chiese l’uomo mettendo su la sua faccia da poker nel tentativo di farsi passare per innocente e in quel momento fu chiaro a tutti da chi Dean avesse preso le sue doti da bugiardo professionista.
“Sappiamo tutto, quindi parla: cosa sai?” Chiese Katherine avanzando, guardandolo in cagnesco.
Samuel sospirò, capendo di averli feriti e, peggio, di averli delusi; si fidavano di lui, così come Gwen che adesso giaceva a terra priva di vita.
L’uomo si passò una mano sul viso, non riuscendo ad evitare lo sguardo accusatorio del maggiore dei suoi nipoti, che non aveva mai smesso di guardarlo in quella maniera, e deglutì a fatica.
“C’è una madre, Eve. È antica ed ogni mostro sulla terra è riconducibile a lei” rispose il cacciatore più anziano annuendo, avvicinandosi alla donna e cercando di afferrarle il braccio, ma Katherine non si fece neanche toccare. “Adesso è tornata”.
“Come lo sai?” Chiese Hailey serrando le braccia al petto, guardandolo anche lei in cagnesco.
“Ho i miei informatori” rispose Samuel sospirando ed allargando leggermente le braccia. “So che quando avrà finito ci saranno più mostri che umani”.
“Non sai altro?” Chiede Sam avvicinandosi, ma continuando a guardare quei cacciatori ormai senza vita con aria profondamente addolorata.
Samuel non lo aveva mai visto così, con quello sguardo messo su che lo faceva sembrare di nuovo umano; non lo era stato molto nel periodo in cui cacciavano insieme, ma ovviamente Sam non poteva ricordarlo.
Samuel fu grato che gli avessero rimesso l’anima al posto giusto e che adesso stesse bene; in fondo lui doveva essere il suo nipote prediletto, John e Mary avevano scelto lui per dargli il suo nome. Doveva pur significare qualcosa.
“No, ve lo giuro ragazzi”.
I quattro cacciatori si scambiarono un’occhiata eloquente e fu chiaro che Samuel non stesse mentendo, così si diedero da fare e raccolsero tutte le loro armi e i loro borsoni, ponti ad andare via e a lasciarlo lì da solo a sistemare tutto quel disastro.
In fin dei conti se quei cacciatori erano morti la colpa era solo sua e del fatto che avesse stretto un accordo con Crowley; cosa si aspettava da un demone? Non aveva imparato un bel niente da tutti quegli anni di casi e di lavori?
Era troppo strano, troppo ingenuo da parte sua; era questo ciò che pensava Katherine mentre inseriva l’ultima lama dentro il suo borsone e si voltava verso la porta, dando le spalle a Samuel.
Cercò di uscire dalla stanza ma qualcosa la bloccava: era troppo affezionata a quell’uomo per andare via così.
Ignorò i richiami dei ragazzi, che avevano già oltrepassato la porta e l’aspettavano, ed alternò lo sguardo sui tre; mise le mani avanti, cercando pacificamente di farsi ascoltare e sospirò.
“Datemi cinque minuti”.
Sam ed Hailey annuirono, perché capivano quanto Katherine si fosse legata a Samuel, rivedendo suo padre in ogni azione che lui facesse, ma non Dean. La guardò con aria interrogativa quando Katherine mollò il borsone a terra e si voltò nuovamente verso Samuel, che intanto aveva già cominciato a spostare i cadaveri in un unico punto.
“Cosa ti ha promesso Crowley?”.
Samuel si voltò verso di lei, trovando anche i ragazzi, intenti ad osservarlo e a studiare ogni sua mossa; sospirò e si appoggiò all’unico tavolo della stanza, concentrando lo sguardo sulla ragazza che era tornata a parlargli nonostante ciò che fosse appena successo.
“Mary, ha promesso di ridarmela”.
Le parole gli uscirono dalla bocca senza che riuscisse a rendersene conto e gli occhi di Samuel presero a pizzicare, sentendo il grande vuoto dentro di se pesare sempre di più.
La mamma?!” Chiese Dean sgranando gli occhi e dilatando le narici per la rabbia, rimanendo immobile sul posto e guardandolo di nuovo in cagnesco.
“Voi non la vorreste?” Chiese Samuel facendo leggermente spallucce, fissando i nipoti con gli occhi lucidi. “Sapete qual è la differenza fra voi e me? Voi sapete vivere senza di lei, io no!”.
“Questo è sbagliato, i demoni mentono!” Esclamò Sam allargando le braccia, sentendosi come se non avesse la minima idea di chi fosse realmente suo nonno.
“So quello che provi Samuel, ma..” iniziò Hailey con tono più dolce rispetto ai ragazzi, immedesimandosi ed annuendo, ma venne brutalmente interrotta.
“No, non lo sai!” Esclamò Samuel discostandosi dal tavolo e guardandoli con aria arrabbiata. “È mia figlia ed è morta e adesso posso fare qualcosa per lei!”.
“Sono tuo nipote e ti chiedo di smetterla e di non farlo” rispose Dean puntandogli un dito contro e guardandolo con aria schifata, proprio come se stesse parlando ad un demone.
“Sei un ipocrita. Quante volte sei morto e sei tornato?” Chiese il nonno allargando le braccia e guardandoli con rabbia.
“Troppe. Impara dai nostri errori!” Esclamò Sam scuotendo la testa e facendo spallucce. “Ascoltaci!”.
“Mi dispiace ragazzi, ma..”.
“Bene, riportala indietro!” Esclamò Dean allargando le braccia ed alzando di molto il suo tono di voce. “E poi cosa le dirai? Che hai fatto un patto con un demone?”.
“Basta!“ esclamò Katherine che fino a quel momento era rimasta in silenzio, voltandosi nella direzione del ragazzo e sgranando gli occhi. “Vi sembra giusto parlargli così?!”.
“Non me ne frega proprio un cazzo che sia nostro nonno!” Esclamò Dean allargando le braccia e spostando il suo sguardo irritato su di lei. “Lui ci ha mentito, lui..”.
“È solo un uomo che ha perso sua figlia..” sussurrò Katherine facendo spallucce, voltandosi nuovamente verso Samuel ed accennando un sorriso. “Ho preso Jud per un po’, so cosa provi. Mi dispiace per quello che stai passando”.
Samuel annuì e si asciugò il le lacrime dal volto, voltandosi e dando le spalle ai quattro ragazzi; il cuore gli pesava troppo da quando era tornato ed aveva scoperto che sua figlia fosse morta. Avrebbe dato di tutto per farla tornare, per vederla anche solo per un minuto.
La amava più della sua stessa vita.
Non poteva accettare di vivere in un mondo in cui lei non ci fosse più e questa sensazione Katherine la conosceva bene. Aveva spento i suoi sentimenti per non provare tutto quel dolore, sapeva che poteva portare a fare delle pazzie.
Si girò verso la sorella e i due ragazzi ed accennò un sorriso quasi imbarazzato; alternò lo sguardo e fece spallucce.
“Lo aiuto..” sussurrò la ragazza posando sul tavolo le armi che teneva nella fibbia della cintura e sospirò rumorosamente. “Restate o no?”.
Hailey sorrise e non poté che essere d’accordo con la sorella, il che non succedeva spesso ed era quasi un evento nazionale, e Sam si lasciò convincere, nonostante non capisse la volontà dell’uomo; Dean rimase a guardare quella scena e lanciò il suo borsone per terra, pensando che potessero andare tutti al diavolo e che la sua fosse una famiglia di pazzi.
Nonostante ciò, li aiutò a ripulire le due stanze e ad eliminare ogni traccia che potesse fare risalire la polizia o qualsiasi altro demone dritto a loro.
Nessuno pronunciò più neanche una parola, non dissero nulla, ma si limitarono a far regnare il silenzio fra loro, ognuno perso a seguire il filo dei propri pensieri. Avevano già sprecato troppe parole per quella situazione, cos’altro avrebbero potuto dire che non risultasse superfluo?
Si sbarazzarono dei cadaveri e del sangue, cercando di essere il più minuziosi possibili e poi uscirono dall'edificio, recandosi ognuno alla propria auto; i ragazzi salutarono Samuel con un gesto della mano e si chiusero lo sportello alle spalle, accendendo i motori e partendo per due direzioni diverse.






La rabbia aveva continuato a scorrergli nelle vene per tutto il viaggio in auto, alternando lo sguardo fra la strada davanti a se, suo fratello ed Hailey seduti accanto a lui con un’aria molto seria e preoccupata sul viso, e la macchina dietro di se, guidata da Katherine che aveva acceso il motore ed era partita senza neanche dire una parola.
Dean si morse il labbro e sospirò rumorosamente: neanche lui aveva voglia di fare conversazione in quel momento, esattamente come Sam ed Hailey, ma tutto quel silenzio gli dava alla testa.
I pensieri continuavano a scorrere l’uno sull’altro, inondandogli la mente di tutte quelle brutte situazioni che stavano capitando in quel periodo: cominciò a pensare a Castiel, l’angelo che era entrato nelle loro vite dopo averlo salvato dall’inferno e che li avevi travolti con i suoi modi non proprio umani.
L’avevano visto mutare sotto i loro occhi, cambiare a tal punto da ribellarsi ai suoi stessi fratelli e ai progetti di Dio per aiutarli e per seguirli nei loro piani. Aveva gioito con loro di ogni vittoria e aveva sofferto quando le cose andavano male.
Quando i quattro cacciatori e Bobby non avevano la più pallida idea di come risolvere certe situazioni, Castiel c’era sempre per toglierli dai guai e salvarli.
Era finito al tappeto per loro, aveva sanguinato per i suoi amici, preferendoli persino ai suoi stessi fratelli angeli.
Non c’era nulla che potesse cancellare il fatto che Cass fosse diventato per tutti loro un fratello, più che un semplice amico.
Proprio per questo era così difficile per Dean accettare che Castiel li avesse traditi in quel modo, preferendo un'alleanza con un demone piuttosto che rivolgersi a loro. Alla sua famiglia.
Il giovane aveva prestato molta attenzione durante tutta la sua vita a non far oltrepassare la linea che valicava la sua vita privata rispetto al lavoro, alle amicizie, e c’era sempre riuscito: nel suo cuore c’era spazio solamente per il suo fratellino, Sam, e per Bobby, l’unica figura paterna che gli fosse rimasta.
Loro tre erano la sua famiglia.
Ma quando Katherine ed Hailey entrarono nelle loro vite aveva deciso di abbassare quelle barriere, per la prima volta nella sua vita: quando aveva conosciuto la minore delle Collins aveva subito capito che sarebbe stata lei l’unica donna della sua vita e ne fu terribilmente spaventato, non avendo mai provato nulla di simile.
E quando invece fu Hailey a bussare a quella porta e a entrare in punta di piedi nella loro vita, Dean decise di farlo un’altra volta, abbassare le difese e lasciare che anche lei entrasse a far parte della sua famiglia.
Si sentiva completo come non aveva mai pensato di essere nella sua vita; aveva sempre pensato di finire come suo padre o come qualsiasi altro cacciatore del pianeta.
Solo. Senza nessuno che lo amasse e con un fegato estremamente spappolato.
Non pensava neanche di meritarsela una famiglia come quella: non era perfetta, ma quale famiglia lo è ?
Invece suo fratello, Bobby, Hailey e Katherine erano riusciti a farlo ricredere e a scaldargli il cuore ogni qualvolta intercettasse i loro sguardi.
Ma con Cass era diverso: Dean lo aveva percepito come un nuovo nemico da abbattere per poi proseguire con il prossimo.
Castiel era riuscito con pazienza e con molti fatti a farsi riconsiderare e ad entrare nei loro cuori.
Era suo fratello e faceva dannatamente male il fatto che lui li avesse traditi.
Scosse la testa ed accese la radio con la disperazione nella mente, cercando di distrarsi e di non pensare a quell’angelo con il trench che non vedeva ormai da troppo tempo.
Pensò a suo nonno e a quanto fosse pazzo, sorridendo al pensiero che la follia fosse di famiglia; poteva capire il dolore provato quando Samuel si vide catapultato di nuovo in questo mondo e non potè ricongiungersi con sua figlia, comprendeva il desiderio di rivederla, ma lavorare per un demone? Era troppo persino per lui.
Le successive ore passarono velocemente, le autostrade erano ancore sgombere data l’ora e il piede continuava ad essere schiacciato sull’acceleratore; il senso di familiarità e di casa si fece largo dentro di loro quando riconobbero la scritta all’entrata del vialetto malmesso e colmo di rottami di auto.
Posteggiarono esattamente all’ingresso e notarono che mancasse all’appello l’automobile del vecchio burbero, così Hailey fece partire una chiamata e chiamò Bobby, che li informò di essere andato ad aiutare Rufus in una caccia e di non fare troppi danni in casa.
Sam ed Hailey cucinarono la colazione, notando come i rispettivi fratelli, seduti al tavolo della cucina, avessero delle facce stanche ed in procinto di addormentarsi presto; sorrisero quando li videro mangiare senza neanche guardare o lamentarsi di qualcosa, specialmente Dean, che accompagnò la sua colazione con una birra, nonostante fosse mattina.
Hailey rise, chiamandolo alcolizzato, ma il cacciatore non rispose, sentendosi fin troppo amareggiato interiormente per farlo.
Ognuno si recò al piano di sopra per darsi una rinfrescata e per fare una bella dormita, stanchi per la caccia ed anche per le ore di guida, mentre in casa continuò a regnare il silenzio.



Con la sensazione di disagio nel cuore, si mosse lentamente verso il salotto della casa, trovando Sam ed Hailey stretti in un abbraccio e quasi del tutto addormentati sul lato sinistro del piccolo divano, mentre Dean stava comodamente seduto sul lato destro con i piedi sul tavolino a guardare qualche partita alla televisione, con un'espressione seria sul volto e lo sguardo un po’ troppo pensieroso.
La ragazza avanzò all’interno della piccola stanza e gli accennò un debole sorriso che lui non ricambiò, e si diresse in cucina con l'intento di cercare dei bicchieri nei quali versare quel whisky che giaceva nel suo ripiano da già un po’ troppo tempo.
I due rifiutarono l’invito a bere e Katherine sospirò, sedendosi sulla sedia della scrivania di Bobby, appoggiando le gambe al bordo; con un gesto meccanico tracannò parte del liquido contenuto nel bicchiere ed entrasse il suo telefono, leggendo dei messaggi da parte di Liam con un grosso sorriso sul volto.
Dopo un sonoro sbadiglio, Sam ed Hailey si congedarono, salutando i rispettivi fratelli con gli occhi rossi della stanchezza e Katherine guardò per qualche secondo Dean, che ancora non aveva neanche sfiorato il bicchiere colmo che la donna gli aveva lasciato accanto.
Sbuffò aria dal naso e tracannò il contenuto con un sorriso amaro sulle labbra, spingendo in avanti e chiudendo la bottiglia con uno scatto; prese fra le mani il libro che parlava della Madre e che Bobby aveva lasciato sulla sua scrivania, rigirandoselo fra le mani e recando di capire quale fosse il codice per decifrarlo.
“Chivas?”.
La voce del ragazzo le fece sollevare lo sguardo dal libro e la puntò su di lui, trovandolo intento a bere qualche sorso e a guardare ancora la partita sullo schermo posto davanti a se; Katherine accennò un sorriso, sentendosi quasi felice che avesse ricominciato a parlare dopo l’intera giornata di silenzio.
“Beh, ho pensato che lo avresti apprezzato”.
Lentamente Dean finì il contenuto del suo bicchiere e poi lo posò a terra, proprio sotto il bracciolo del divano; spense là televisione e con un sospiro si voltò a guardare la ragazza.
Il suo sguardo era stanco, provato da quando fosse successo il giorno prima, ma vi era comunque una luce strana nei suoi occhi: nonostante tutto non si era arreso.
Arrendersi non era nel DNA dei Winchester e lei lo sapeva più di chiunque altro.
“Credo ancora che Samuel sia pazzo e tu lo sia forse anche più di lui a provare compassione nei suoi confronti”.
“Mi metto nei suoi panni e lo capisco: se Lucifero non avesse riportato Jud in vita, avrei trovato un modo per farlo da sola” rispose Katherine facendo spallucce e sospirando. “Senti, è tuo nonno, ha salvato la tua vita in più di un’occasione. È famiglia per te”.
“Lavora con Crowley che è diventato il re dell’inferno” rispose Dean alzando il tono della voce e guardandola in cagnesco per qualche secondo.
“Crede di agire nel giusto, non puoi biasimarlo. Tu hai venduto la tua anima per riportare in vita Sam e lo rifaresti anche adesso se si ripresentasse l’occasione”.
Dean sbuffò rumorosamente, sapendo di non potere replicare ad una frase del genere senza mentire, e scosse la testa; si mise in piedi e si avvicinò alla scrivania, prendendo la bottiglia di Whisky e versandone un po’ del contenuto nei loro due bicchieri.
Si appoggiò al bordo del tavolo ed incrociò le gambe, porgendo uno dei bicchieri alla ragazza e prendendo fra le mani il suo; bevve qualche sorso guardando la libreria difronte a se, per poi distogliere lo sguardo e riportarlo sulla donna che stava ancora seduta con le gambe appoggiate allo spigolo del tavolo.
“Mi dispiace di avere tirato in mezzo Cristian ieri”.
“Va tutto bene“ rispose Katherine ridendo nervosamente, distogliendo lo sguardo e bevendo un po’ di Whisky.
“Vuoi parlarne ?”.
“Di Cristian?” Chiese la ragazza aggrottando le sopracciglia e fissandolo con aria sbalordita. “No!”.
Lo sguardo dell’uomo che stava di fianco a lei non era più duro e arrabbiato com’era stato tutto il giorno precedente, né geloso o infastidito dato l’argomento; voleva parlare per aiutarla a togliersi un peso con cui Katherine ancora conviveva e che Dean di certo non faticava a comprendere.
“Mi manca. Sarebbe un casino, ma vorrei davvero che fosse ancora qui con noi..” sussurrò la donna abbassando lo sguardo triste sul suo bicchiere e facendo oscillare nervosamente il liquido. “Era davvero una brava persona”.
“Già, quando non era impegnato a prendermi a pugni” rispose Dean sorridendo leggermente, facendo spallucce e bevendo ancora un po’.
Katherine rise e si morse il labbro, per poi tornare a guardarlo con un grosso sorriso sul volto. “Sam non se lo ricorda, ma Cristian ti somigliava più di quanto immagini”.
“Somigliava a me?” Chiede Dean con aria sorpresa, sollevando le sopracciglia e indicando se stesso con bicchiere.
La donna sorrise ed annuì leggermente, per poi tornare a bere il suo Whisky, finendo il suo secondo bicchiere e posandolo sulla scrivania.
Sapeva che la conversazione non era finita e che Dean non avrebbe lasciato cadere il discorso, mosso dalla curiosità e dalla volontà di capire cosa fosse successo in quel periodo di lontananza.
“Lo amavi?”.
Katherine sorrise ancora, guardandolo con aria sorpresa, perché nonostante sapesse che il cacciatore non avesse peli sulla lingua, non pensava che sarebbe arrivato mai a farle una domanda del genere.
“Lui mi ha lasciata perché sei tornato”.
“Non ti ho chiesto questo”.
“Lui mi ha lasciata perché non sopportava che io amassi te e l’ho perso..” sussurrò la donna sospirando, facendo spallucce e lasciando che il suo sorriso scemasse sul suo volto. “Cristian era famiglia per me, tenevo davvero molto a lui. Mi ha resa migliore”.
“Si, era davvero molto bravo..” sussurrò Dean di getto, infastidendosi e facendo una smorfia in risposta alle sue parole, tracannando l’ultimo sorso del suo bicchiere.
“Dean, è stato lui che mi ha spinta da te!” Esclamò la ragazza tirando giù le gambe dal tavolo e guardandolo con le sopracciglia inarcate, non capendo il motivo del suo fastidio. “Io ti avrei sbattuto la porta in faccia se lui non mi avesse fatto ragionare! E' stato il suo ultimo desiderio prima di morire!”.
Dean aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria alquanto sorpresa, notando il suo cambiamento di atteggiamento e la maniera con cui si fosse rivolta con quest’ultima frase; si sistemò sulla scrivania e cercò una valida risposta, non trovandone però nemmeno una.
“Non ti sei chiesto perché se n’è andato via, Dean? Voleva che stessimo insieme” continuò la donna sospirando ed accennando un sorriso amaro, per poi abbassare la testa. “Non importa quello che pensi, tu non lo conoscevi, ma io si. Cristian mi ha resa una persona migliore. Adesso lui non c’è più e sto cercando di esserlo ancora”.
Dean accennò un sorriso amaro e posò il bicchiere sul tavolo, allungando una mano verso la ragazza e carezzandole il viso con delicatezza, riuscendo a sentire il senso di colpa trapelare da ogni poro della sua anima; non era mai stato geloso del passato di Katherine, ma Cristian gli aveva sempre dato un certo fastidio.
Rappresentava ciò che non era stato in grado di fare, ciò a cui era venuto meno andando via quella notte.
“Sono contento che ci sia stato almeno lui per te..”.
“Qualche anno fa ricordo che qualcuno mi ha detto: “La vita è breve, la nostra più delle altre. Quindi non dobbiamo tormentarci con quello che è successo, sulle cazzate che abbiamo fatto. È tutto passato. Un colpo di spugna..” disse la donna sorridendo, appoggiando il viso contro la sua mano e afferrandola con la sua.
..questo significa ricominciare!” continuò Dean sorridendo, riconoscendo le sue parole.
Era parte di un discorso che le aveva fatto in una delle loro ultime chiacchierate prima di essere trascinato all’inferno dai Cerberi, quando cercava di farle capire quanto tenesse al fatto che lei e Sam rimassero insieme; Dean sorrise, avvicinandosi e chinandosi verso di lei per darle un bacio a fior di labbra.
"Voglio che ti fidi di me questa volta: Samuel non è cattivo, è solo.. disperato" sussurrò la donna mettendo qualche centimetro di distanza fra i loro volti, tenendo ancora la sua mano fra le sue. "Fidati di me".
Il ragazzo la guardò a lungo negli occhi e Katherine non si sottrasse a quel contatto visivo: sapeva che il cacciatore stesse cercando dentro di lei una motivazione valida per farlo, ma sorprendentemente non ne aveva bisogno.
Fidarsi di lei? Dean si era sempre fidato di lei, dal primo giorno. Subito. Avrebbe potuto fare anche questo sforzo se era lei a chiederglielo.
"Ok, promesso".
Sul volto della ragazza si disegnò un grosso sorriso e si avvicinò nuovamente per baciarlo, stringendosi a lui e appoggiando la testa sul suo petto per qualche secondo; Dean sciolse l'abbraccio e le afferrò una mano con le sue, e si guardarono ancora: nessuno dei due riuscì a comprendere perché ci fosse voluto così tanto tempo per arrivare ad avere un tipo di rapporto come quello che si era sviluppato in quel momento fra di loro. In silenzio spensero la luce del salotto, salendo al piano di sopra e recandosi nella loro stanza per recuperare tutte le ore di sonno arretrate e cercare di recuperare anche un po’ di buonumore per affrontare al meglio la caccia alla Madre che prontamente li attendeva.




 

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Capitolo 12
*** Mommy dearest. ***



Capitolo 10.
Mommy dearest.





Le prime luci dell'alba le colpirono con decisione il viso, infastidendola parecchio e facendola svegliare con prepotenza; Hailey si passò entrambe le mani sul volto, rendendosi conto di essersi addormentata con il viso appoggiato sulle braccia incrociate sul tavolo della cucina, mentre la schiena prese a fare dei crack insoliti per via della brutta posizione che aveva assunto nelle ultime ore. 
La donna si guardò attorno mettendo a fuoco la cucina attorno a sè, notando Sam seduto proprio davanti a lei intento ad inserire la cenere della fenice all'interno dei gusci vuoti dei proiettili, prima di richiuderli con l'apposita macchinetta di Bobby; quando il ragazzo si accorse che Hailey si fosse del tutto svegliata, alzò lo sguardo verso di lei e le sorrise teneramente. 
"Ehi.." sussurrò con voce impastata dal sonno, sbadigliando rumorosamente e stirando la schiena. "Perchè non mi hai svegliata?". 
"Avevi bisogno di riposo.." rispose Sam sorridendo, appoggiando la mano sinistra sulla propria coscia e guardandola con dolcezza. 
"A che punto sei?" chiese la ragazza alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso il frigo, estraendo una delle bottiglie di acqua e bevendone qualche sorso abbondante. 
"Siamo a sette pallottole" rispose l'uomo sospirando, voltandosi verso di lei. 
"Le hai fatte tu? Davvero?" chiese la ragazza aggrottando le sopracciglia ed appoggiandosi al frigo con le braccia conserte, osservandolo con aria sospetta. "Dove sono tutti?". 
"Bobby è uscito a comprare qualcosa da mangiare, siamo a secco di tutto, e Dean e Katherine sono andati a riposare.." sussurrò Sam sorridendo e facendo spallucce. "Li ho spediti al piano di sopra qualche ora fa, erano come zombie!". 
"Sam.." iniziò la ragazza con il suo tono da rimprovero e sollevando un sopracciglio. 
"No, sto molto meglio adesso Hailey!" esclamò il ragazzo alzandosi ed avvicinandosi con le mani avanti, cercando di non far scoppiare l'ennesima lite usando un tono calmo e pacato. "Sono stato in panchina per un pò, ma adesso sono pronto per combattere!". 
La donna serrò la mandibola e si morse la lingua per evitare che le uscisse una brutta risposta dalla bocca, e si soffermò a fissarlo, notando come il suo volto avesse assunto un colorito più roseo, le occhiaie fossero sparite quasi del tutto ed il suo solito sorriso fosse tornato sulle sue labbra. Sembrava stare bene, ma non le piaceva l'idea di rischiare un'altra crisi. 
"Devi riposare!". 
"Verrò con voi ad uccidere la Madre, Hailey e ne tu, ne Dean potrete fermarmi.." sussurrò Sam sorridendo, avvicinandosi ancora e stringendola delicatamente fra le braccia. 
La ragazza si lasciò cullare da quella stretta, con la consapevolezza che le sue parole fossero vere e che quando un Winchester si metteva in testa qualcosa, fargli cambiare idea diventava un'impresa impossibile; alzò il viso e gli sfiorò le labbra con le sue, baciandolo con delicatezza e riuscendo a percepire tutto l'amore che provasse per lei, oltre che la gratitudine per non averlo mai lasciato solo in quel brutto periodo che stava attraversando. 
Il ragazzo le mise le mani attorno al viso ed approfondì il bacio con dolcezza, mentre la donna si strinse sempre di più a lui, sentendo la voglia crescere dentro entrambi; erano settimane che non si lasciavano andare, dato tutti quei problemi che stavano attraversando, e la sensazione di calore li avvolse con decisione, facendogli scordare persino che si trovassero nella casa di Bobby. 
"Wooh, prendetevi una stanza.." sussurrò Dean entrando nella cucina e sgranando gli occhi, mentre un ghigno compiaciuto gli si disegnò sul viso ed il suo sguardo prese a lampeggiare come un insegna al neon verso il fratello, come se si stesse complimentando. 
I due ragazzi si distaccarono con una risata, mettendo un pò di distanza fra di loro e si avvicinarono al tavolo della cucina, osservando la ciotola contenente le ceneri della fenice e quella con i gusci vuoti dei proiettili; il maggiore dei fratelli tornò a sorridere compiaciuto, osservando il buon lavoro fatto da Sam e si voltò nella sua direzione con un sorriso, per poi diriggersi verso il frigo, prendendo una birra e stappandola. 
"Ok, sette proiettili, possiamo farne ancora, mmh.. quattro?". 
"Anche cinque direi.." lo corresse il fratello, annuendo. 
"Bene, ci pensiamo noi! Voi andate a riposarvi!" esclamò Dean sorridendo e bevendo qualche sorso della sua birra, salutandoli con la mano. 
"No, possiamo continuare" disse Hailey avanzando verso i due fratelli ed annuendo convinta, sedendosi e fissandoli con un sorriso poco convincente. 
"Andate!" esclamò il maggiore con tono e sguardo perentori, puntandogli un dito contro a mò di minaccia. 
I due ragazzi sorrisero a quella gentilezza e capirono quanto fosse inutile discutere con Dean, così lo salutarono e si diressero verso la scala per dirigersi al piano di sopra e dormire per almeno tre ore di fila. Era questo il massimo dei cacciatori. 
Nello stesso momento Katherine scese al piano di sotto, salutando i ragazzi e dirigendonsi in cucina a grandi passi, trovando il ragazzo già seduto e all'opera nella costruzione di uno dei proiettili; gli diede un leggero bacio sulla guancia, per poi prendere il telefono fra le mani e controllare i messaggi da parte di Liam riguardanti Judith che stava per prepararsi per andare a scuola. 
Sorrise verso lo schermo e sospirò, sentendo la mancanza di sua figlia lacerarle il petto giorno dopo giorno, chiedendosi se mai sarebbe arrivato il giorno per vivere sotto lo stesso tetto e condurre una vita normale. 
Sospirò e posò il cellulare nuovamente in tasca, avvicinandosi al ragazzo e guardando ciò che stesse facendo: ne aveva già completato uno e stava procedendo per il secondo, quando sentirono la macchina di Bobby posteggiare proprio davanti casa e l'uomo decise di andargli a dare una mano con le buste della spesa, mentre la ragazza rimase a continuare ciò che Dean avesse iniziato. 
Katherine sapeva esattamente come si svolgesse la costruzione di un proiettile fatto in casa e continuò la sua opera, fin quando parte della stessa cenere che avrebbe dovuto trasformare in polvere Eve, finì sul dorso della sua mano procurandole una bruciatura dolorosa e profonda. 
"Merda!" esclamò la ragazza ad alta voce, alzandosi di scatto ed aprendo il rubinetto del lavandino, lasciando che l'acqua scorresse sulla ferita appena creatasi e gemendo per il dolore. 
"Che è successo?" chiese Dean arrivando alle sue spalle tenendo fra le braccia due buste della spesa ed aggrottando le sopracciglia, avanzando nella sua direzione con sguardo interrogativo. 
"Non è niente.." sussurrò Katherine chiudendo il flusso di acqua e tamponando la parte dolorante con un panno pulito, sollevando lo sguardo imbarazzato verso l'uomo. "..incidente con la cenere". 
Dean mollò le buste di carta a terra e si avvicinò immediatamente, prendendo la sua mano fra le sue e scostando il panno, notando la piccola ma profonda bruciatura circolare che le si era appena formata sul dorso; sollevò lo sguardo verso di lei ed accennò appena un sorriso, che lei non ricambiò e ritirò la mano. 
"Vado a medicarmi" disse la ragazza forzandosi a sorridere, dileguandosi e salendo in fretta le scale per recarsi al bagno. 
L'uomo sospirò rumorosamente, ignorando i richiami di Bobby, mentre un dubbio si insinuò nella sua mente, attanagliandolo e mandandogli in tilt il cervello; seguì l'istinto e si avvicinò al piccolo tavolo della cucina, avendo cura di non essere osservato, e prese un lungo sospiro, prima di prendere un pò di quella cenere fra le mani e spalmarla con non troppa delicatezza sull'interno del polso, guardando il risultato di ciò che avesse appena fatto con un sorriso amaro sul viso. 
La sua pelle non si ustionò, ne si squarciò, ne si irritò a contatto con quelle ceneri, al conrario di quella di Katherine. 
Dean deglutì a fatica, sapendo che ciò poteva voler dire soltanto una cosa, e non era di certo qualcosa di positivo. 
"Figlio di puttana, sei diventato sordo?!" esclamò Bobby entrando all'interno della cucina con almeno quattro buste stracolme di cibo, osservando il ragazzo come se fosse impazzito improvvisamente. 
L'uomo si affrettò a nascondere il polso sotto la manica della sua camicia e si sporse verso di lui, scusandosi ed aiutandolo a sistemare tutto ciò che avesse comprato in quel supermercato poco distante da casa loro; quando ebbero finito, il cacciatore più anziano si avvicinò ad osservare, notando ciò che avessero fatto in quelle poche ore. 
"Nove pallottole, bravi ragazzi!" esclamò Bobby accennando un sorriso ed annuendo con convinzione. 
"Quante pensi che ne verrano ancora?" chiese Dean accennando un sorriso amaro, notando la cenere sparsa sul tavolo per via dell'incidente di pochi minuti prima di Katherine e per il suo esperimento. 
"Due, credo.." sussurrò Bobby sospirando, avvicinandosi al frigo e prendendo una birra. 
"Continuo subito allora" disse Dean sospirando, sedendosi nuovamente e riprendendo ad armeggiare con i gusci vuoti dei proiettili, mentre mille pensieri gli attraverarono la mente. 




“Potresti avere ragione, fratellino..” sussurrò Dean accennando un sorriso, sedendosi sulla sedia al contrario, appoggiando le braccia alla spalliera ed aprendo le gambe, proprio accanto alla scrivania, mentre il minore stava seduto sul divano con i gomiti appoggiati alle cosce. 
“Quindi cerchiamo qualcuno con gli artigli ma anche con un po’ di umanità?” Chiede Hailey aggrottando le sopracciglia, pensando che fosse un po’ debole come piano, rimanendo con i gomiti appoggiati alla scrivania, per poi volgere lo sguardo verso Bobby, seduto ed intento a sfogliare ancora quel libro. 
“Non lo so ragazzi, di questi tempi è difficile trovare qualcuno così..” sussurrò Katherine mordendosi il labbro inferiore e guardandoli con un po’ di perplessità sul viso, per poi rivolgersi con lo sguardo verso il minore dei Winchester. “Insomma, bella pensata, ma come troviamo qualcuno così?”. 
I quattro ci pensarono su, cercando di ricordare quale fosse stato l’ultimo mostro cordiale che avesse mostrato loro un po’ meno di bestialità e un po’ più di umanità, mentre Bobby continuò a cercare di decifrare il libro portato da Katherine e Dean dopo la caccia ai draghi. 
“Ti ricordi di Lenore?” Chiese Sam aggrottando le sopracciglia e voltandosi verso suo fratello. 
“La vampira che Gordon voleva uccidere?”. 
Quel Gordon?” Chiede Katherine spalancando leggermente la bocca per la sorpresa. 
Sapeva bene che i due fratelli conoscessero quel pazzo cacciatore da molto prima che lei entrasse a far parte della loro vita, ed in effetti non si era mai fatta raccontare la storia completa; colsero l’occasione per raccontare ciò che fosse successo anche ad Hailey, parlandole anche dell’odio profondo che Gordon provasse per Sam e delle svariate volte che avesse provato ad ucciderlo. 
Una volta trovato il mostro, non rimase altro da fare che trovarla ed andarla a prendere, oltre che convincerla a collaborare con loro; a Katherine non sembrò un piano fattibile, così propose per l’ennesima volta di farsi aiutare da Castiel, che il giorno prima era andato via con la speranza di riappacificarsi anche con i due Winchester, ma entrambi furono freddi e distaccati con lui. 
Sorprendentemente Dean accettò la sua idea senza neanche avere bisogno di essere convinto o tirarla per le lunghe, sapendo bene che fosse l’unico modo per risparmiare tempo e per arrivare prima ad Eve, così lui stesso chiuse gli occhi e lo chiamò con una preghiera, chiedendogli di andare da loro e di aiutarli per l’ennesima volta. 
Dopo pochi secondi, l’angelo si materializzò all’interno della stanza accennando un sorriso e guardandoli tutti con affetto, sentendosi felice e pensando che i ragazzi stessero ricominciando a fidarsi di lui; avanzò di qualche passo e, dopo aver capito come poterli aiutare e chi cercare, sparì nel nulla, per poi tornare dopo qualche minuto con la ragazza vampiro che gli avevano chiesto di portare. 
“Lenore ?” Chiese Sam alzandosi dal divano del salotto ed avvicinandosi lentamente, mettendo le mani avanti e mettendo su il suo guardò più sincero nel tentativo di tranquillizzarla. 
La donna smilza e parecchio impaurita si guardò attorno con occhi sbarrati, faticando a riconoscere l’omone che le si era parato davanti. “Ti ricordi di me? Sono Sam Winchester”. 
“Perché sono qui? Cosa volete ?” Chiese Lenore muovendosi di poco ma molto nervosamente, facendo oscillare lo sguardo fra tutto i presenti, compreso l’uomo che l’aveva trasportata in meno di un secondo in quella vecchia casa che non conosceva. “L’ultima volta il vostro amico Gordon mi ha quasi decapitata!”. 
“Se può farti stare meglio l’ho ucciso..” sussurrò Sam accennando un sorriso, ma ciò non la tranquillizzò affatto. 
“Si, con il filo spinato attorno al collo!” Esclamò Dean avanzando lentamente e sorridendole gentilmente, mimando con le mani il gesto. “Davvero una figata pazzesca!”. 
I tre cacciatori e Bobby gli lanciarono un’occhiataccia, a cui il ragazzo non rispose e continuò a sorride di gusto, ricordando la scena e quanto fosse stato fiero di suo fratello in quell’occasione. 
“Perché sono qui?!” Ripetè la vampira agitandosi ancora e sgranando gli occhi. 
“Abbiamo bisogno del tuo aiuto..” sussurrò Sam sorridendo genuinamente ed annuendo. “.. per Eve”. 
Lenore sgranò gli occhi e spalancò la bocca per la sorpresa, indietreggiando di qualche passo e scuotendo la testa con forza. “Sto cercando di starle lontana”. 
“Perché ?” Chiese ancora il minore aggrottando le sopracciglia. 
“Per colpa sua il mio nido è uscito di testa!” Esclamò la vampira mentre i suoi occhi divennero lucidi e pieni di ricordi dolorosi che avevano l’aria di tormentarla. “Colpa della sua voce nella testa”. 
“C’è anche una
 radio demone? Cosa vi dice?” Chiese Dean guardando per qualche secondo l'angelo ed accennando un sorriso ironico sul viso, che sbiadì quando la vampira si voltò nella sua direzione con sguardo vitreo. 
“Di trasformare più persone possibili..” sussurrò Lenore passandosi le dita sotto gli occhi, asciugando delle lacrime ribelli, sentendosi pervasa dall'angoscia e dal dolore. 
"Dove possiamo trovare Eve?" Chiese Katherine sbuffando leggermente e scuotendo la testa, facendo qualche passo avanti. 
La vampira probabilmente non si era ancora accorta delle due donne che la fissavano con le braccia incrociate ed uno sguardo incredulo ed incredimentlmente cinico sul viso, ma notò immediatamente il machete che entrambe portavano attaccato alla cintura di cuoio; deglutì a fatica ed indietreggiò, mettendosi fra i due ragazzi e l'angelo. 
"Chi siete voi due?". 
"Io sono Katherine e lei è Haile; allora, dove possiamo trovare Eve?" chiese ancora la minore delle Collins sbuffando appena ed avvicinandosi. 
"Siete pazzi? Se ve lo dico, lei saprà che state arrivando!" Esclamò Lenore allargando le braccia e guardandoli ad uno ad uno, soffermandosi sui due ragazzi. "Sono come una telecamera ambulante per lei!". 
I quattro si scambiarono un'occhiata e poi guardarono Bobby, che accennò un sorriso amaro pensando a quanto attirassero la sfortuna come se fossero delle calamite. "Io correrei il rischio". 
"Addio effetto sorpresa, ma si, sono d’accordo anche io!" esclamò Hailey annuendo ed avanzando con ancora le braccia conserte. 
Katherine ci pensò su qualche secondo, sapendo che quell'imboscata si sarebbe trasformata in una trappola per loro e avrebbero dovuto fare molta più attenzione del solito; si passò una mano sulla fronte con lo sguardo verso il basso e poi lo risollevò, intercettando quello di Sam e Dean e trovandoli titubanti. Lei annuì e Sam fece lo stesso, così il maggiore si voltò verso la vampira e fece uno dei suoi grossi sorrisi. "Tranquilla dolcezza, ce la caveremo! Puoi dircelo!". 
“Grants Pass, Oregon” disse Lenore sospirando, avanzando verso i due uomini ed annuendo. “Adesso sa che state arrivando”. 
“Grazie, sei stata fondamentale” disse Sam guardandola dritta negli occhi esprimendo tutta la sua gratitudine e poggiandole una mano sulla spalla con delicatezza. 
“Già, adesso Castiel ti riporterà a casa” disse Dean accennando un sorriso ed annuendo, spostando lo sguardo verso l’angelo. 
“No! Non l’ho fatto per bontà d’animo, voglio qualcosa indietro!” Esclamò la vampira scostandosi dal tocco del minore dei fratelli e guardandoli con uno sguardo diverso, supplichevole. “Uccidetemi per favore”. 
“Perché dovremmo farlo?” Chiese Haiely aggrottando le sopracciglia e guardandola con curiosità. 
“Non posso vivere in questa maniera, Eve mi sta facendo impazzire!” Esclamò Lenore portandosi le mani alla testa e scuotendola con decisione, come se sentisse le voci anche in quello stesso momento. 
“Perchè non rimani qui e quando tutto sarà finito..” iniziò Katherine con una smorfia sul viso, annuendo nonostante la sua stessa idea non le piacesse per niente. 
“Ho ucciso una ragazzina. Non ho resistito ed ho dilaniato la gola di una ragazzina di nemmeno 16 anni!” Esclamò Lenore con le lacrime agli occhi alzando la voce e guardandoli con la speranza negli occhi. “Io non posso convivere con questo peso! Per favore, dovete farlo!”. 
I fratelli si scambiarono un’occhiata eloquente, intuendo che quella potesse anche essere una menzogna detta nel tentativo di farsi togliere la vita e sapevano che se non avessero accettato la sua richiesta di aiuto avrebbe fatto qualcosa di terribile pur di morire. 
Avrebbero voluto avere più tempo per aiutarla, ricordando come Lenore avesse risparmiato la vita a Sam molti anni prima, chiedendogli gentilmente di smettere quella caccia perché lei ed il suo nido erano potenzialmente innocui. 
Ebbero pochi secondi per continuare a mettere i pensieri in fila e per decidere cosa avrebbero fatto con Lenore, quando una luce bianca irradiò la stanza e subito dopo gli occhi della vampira vennero completamente bruciati: Castiel le si era avvicinato alle spalle, poggiando la sua mano destra sul suo capo ed esaudendo il suo ultimo desiderio, le regalò la morte e la pace. 
Non gli importò che i suoi amici lo guardassero con aria sconcertata e sorpresa, ne che fossero rimasti immobili senza dire neanche per una parola perché un’azione del genere proprio non se l’aspettavano; li sorpassò con lentezza, lasciando che il cadavere della vampira cadesse rovinosamente per terra, e si avviò verso la porta d’ingresso, per poi voltarsi nuovamente verso la direzione dei ragazzi e li guardò con curiosità, non riuscendo a capire perché ancora perdessero il loro tempo a guardare Lenore con gli occhi ancora pervasi dalle fiamme e l’espressione priva di vita sul volto. 
“Dobbiamo andare!”. 




"Me l'aspettavo più come la terra degli zombie.." disse il maggiore dei Winchester con aria titubante, guardandosi attorno per poi scendere dalla sua auto con aria un pò spazientita. 
Erano passati più di quindici minuti da quando lui, Sam e Bobby avevano oltepassato il cartello che dava il benvenuto a Grants Pass, attendendo che le due ragazze arrivassero nel luogo d'incontro; Katherine ed Hailey avevano intrapreso un percorso diverso rispetto a quello dei ragazzi, sondando le vie della città da un altro fronte per avere una visione a trecentosessanta gradi. 
"E' molto tranquillo, è strano" disse Sam guardandosi attorno con aria circospetta, notando come la città fosse animata dal buon'umore. 
Le persone erano cordiali, era tutto curato nei minimi dettagli, tutto fin troppo.. perfetto
"Cosa vi aspettavate? Uno striscione con su scritto La madre è qui?" chiese Bobby ironicamente, scendendo dall'Impala e chiudendosi lo sportello alle spalle. "Solo perchè sembra tutto tranquillo, non vuol dire che lo sia! Sa che stiamo arrivando!". 
Il suv della minore delle Collins li sorpassò proprio in quel momento e si posteggiò proprio davanti a loro, e dopo qualche secondo le due sorelle scesero dall'auto, avvicinandosi e guardando nella direzione dei tre uomini che sorrisero di getto. 
"Avete notato che è molto lontano dall'idea di Zombieland?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia e chiudendo la sua auto con il tasto presente sulla sua chiave. 
"L'ho detto anche io!" esclamò Dean con tono divertito ed annuendo, voltandosi verso Bobby, che roteò gli occhi e sbuffò rumorosamente, facendoli ridere per qualche secondo. 
I cinque cacciatori si guardarono per qualche momento senza dire nulla: nonostante avessero fatto centinaia di volte un'operazione del genere, questa volta erano tutti molto nervosi. Affrontare la Madre di cui nessun altro cacciatore aveva mai sentito parlare con solo nove proiettili, specialmente sapendo che lei avrebbe sicuramente preparato una trappola mortale apposita per loro, in quel momento non sembrò più un'idea brillante. 
"Da dove iniziamo?" chiese Hailey sospirando, rompendo il silenzio e serrando le bracia al petto. 
"Mi servirà un computer.." sussurrò Bobby sospirando, sorpassando i ragazzi ed avviandosi verso la tavola calda proprio davanti alle loro auto. 
I cacciatori lo seguirono, entrando insieme a lui e sedendosi ad un tavolo: mentre Bobby cercava di entrare all'interno dei server della polizia, i quattro ordinarono qualcosa da mettere sotto i denti nell'attesa, continuando a guardare le persone attorno a loro con sospetto. Sfortunatamente, il cacciatore più anziano non riuscì a trovare nessuna morte sospetta, ne alcun caso sospetto in quella città, e ciò fece venire a tutti i presenti il dubbio che Lenore avesse detto la verità o meno. 
Chiamarono Castiel, che gli si materializzò accanto senza neanche preoccuparsi che qualche umano potesse vederlo e spaventasi, e quando provò a volare via per cercare più velocemente qualcosa di sospetto in quella città, scoprì di non potere più usare i suoi poteri. 
Sicuramente Lenore non aveva mentito e i ragazzi non furono felici di scoprire che l'unico con i poteri della loro squadra fosse bloccato dall'essere che avrebbero dovuto affrontare entro quella giornata. 
"Perfetto! Senza i tuoi poteri non ci servi e sei come un bambino con il trench!". 
Per quella frase, il maggiore dei Winchester si meritò un calcio sotto il tavolo, che lo fece sobbalzare un pò, mentre Castiel si voltò verso qualcosa di indefinito oltre la finestra, lasciando trasparire quanto quelle parole lo avessero ferito, ma al maggiore non importava. In fondo era ancora molto arrabbiato con l'angelo, Dean non avrebbe scordato facilmente ciò che avesse fatto e che continuasse a fare Cass. 
"Ho trovato qualcosa: ieri sera un certo Dott. Silver ha chiamato il CDC per denunciare una malattia non identificata” disse Bobby facendo una smorfia sotto i baffi e girando il camputer nella loro direzione, facendo vedere al resto del gruppo ciò che aveva appena scoperto dai server. “Il paziente afroamericano di 25 anni si chiama Ed Bright”. 
"Non è molto.." sussurrò Dean sospirando, facendo spallucce e allontanando ciò che restava della sua colazione. 
Guardò il fratello che di rimando gli mandò un’occhiata preoccupata, non riuscendo a capire a fondo ciò che stesse succedendo e perché quella cittadina sembrasse così tranquilla e pacata. 
"E' un inizio” rispose Hailey accennando un sorriso amaro, muovendosi irrequieta sulla sedia e guardandosi attorno con sospetto. 
"Bene, nuovo piano: io, Hailey e Cass andiamo allo studio del dottore, voi andate a casa sua..” iniziò Katherine alzandosi dal tavolo e dando loro una breve occhiata. “..ci rivediamo fra un'ora?". 
“Si, separarci renderà tutto più veloce!” esclamò Bobby posando il computer dentro la sua custodia, alzandosi e poggiando alcuni dollari sul tavolo, iniziando ad uscire dalla locanda senza neanche aspettarli. 
“Stai bene?” Chiese Dean avvicinandosi alla minore delle Collins con aria preoccupata, aggrottando le sopracciglia. 
"Benissimo! State attenti, ci vediamo dopo.." disse la donna accennando un sorriso e sfuggendo al suo sguardo con troppa veemenza, prendendo fra le mani le chiavi della sua auto ed uscendo, mentre la sorella e l’angelo la seguirono in silenzio. 


Con molta discrezione, Dean posteggiò la sua auto proprio davanti alla clinica del Dott. Silver e, quando scesero dall’auto, gli si avvicinarono con sospetto: era pieno giorno, eppure sulla porta era posto il bella vista un cartello con scritto “Closed”. 
I tre uomini si scambiarono un’occhiata eloquente e si recarono sul retro della clinica, e Sam e Bobby coprirono il maggiore mentre forzava la serratura, cercando di scoprire più notizie possibili su ciò che stesse accadendo; la porta sul retro dava sulla piccola sala d’aspetto e subito i tre uomini notarono lo studio completamente in disordine, cartelle cliniche gettate sul pavimento e schizzi di sangue sulle pareti e sulla piccola scrivania che c’era all’ingresso. 
I due fratelli continuarono ad addentrarsi nello studio, fino ad arrivare all’unica porta che vi era all’interno, ovvero quella della stanza nella quale il dottore visitava i suoi pazienti. 
Degli strani rumori provenivano da lì e subito estrassero la loro pistola dai pantaloni, e il minore fece segno al fratello di aprire lentamente la porta, mentre lui scattava con velocità all’interno; ciò che si trovarono davanti li lasciò molto perplessi e strinsero ancora di più la loro pistola. 
Due uomini con lo stesso aspetto di Ed Bright erano sdraiati sui lettini da visita, ma uno dei due aveva un colorito più pallido e molto sangue sul viso e sulla canotta blu che indossava; Sam gli si avvicinò con prudenza, poggiando delicatamente due dita sul suo collo, non riuscendo però a sentire il battito. 
Guardò il fratello e gli fece segno di controllare la condizioni del secondo uomo, e non appena gli si avvicinò, l’uomo fece un balzò mettendosi a sedere e sgranando gli occhi, prendendo a tossire e a tenersi la testa con le mani. 
“Ehi, va tutto bene, calmati!” Esclamò Dean facendo qualche passo indietro e facendo attenzione a non toccare nulla che potesse essere stato infettato. 
“Che mi sta succedendo? St-sto morendo?” Chiese l’uomo guardando gli occhi e guardando i due uomini con terrore, respirando a fatica e tenendosi il petto. 
“No, hai la febbre alta..” sussurrò Sam avvicinandosi ed annuendo, abbassando la pistola. 
“Perché sono uguale a Ed?” Chiese l’uomo guardando le sue mani e non riuscendo a capire cosa gli stesse succedendo, sentendosi sconvolto. “Io sono Tod, un amico di Ed, ma non sono lui!”. 
“Cos’è successo?” Chiede Dean aggrottando le sopracciglia, sentendosi appena confuso per quella situazione. 
L’uomo cercò di rispondere, ma il suo tentativo venne stroncato da un altro attacco di tosse che lo fece accasciare nuovamente sul lettino e vomitare un fiotto di sangue, che prese a colargli sul labbro; dopo poco si pulì con la manica della sua giacca e prese a respirare affannosamente. 
“Tod ascoltaci, è importante che tu ci dica cosa è successo prima di ammalarvi!” Esclamò Dean alzando il tono della voce nel tentativo di sovrastare i suoi innumerevoli colpi di tosse, scuotendolo appena con la sua pistola. “Siete stati in qualche luogo?”. 
“Un bar sull'ottava strada..” rispose con fatica l’uomo, appoggiando il capo sul cuscino, facendo fatica anche a tenere su la testa. 
“Ok, ed è successo qualcosa di strano?”. 
“Una ragazza..”. 
“Ok, che aspetto aveva questa ragazza?” Chiese Sam avvicinandosi di poco e provando pena e dispiacere per il ragazzo. 
Lo sguardo dell’uomo cambiò, divenendo vitreo, ed i colpi di tosse ed il respiro affannoso si fermarono di colpo, lasciando intendere che la sua vita si fosse appena stroncata in quello studio medico, ed i due fratelli sentirono un forte nodo in gola, sentendosi sempre più determinati a trovare Eve ed a eliminarla una volta per tutte. 
Si voltarono verso la porta e vi trovarono Bobby, leggendo nel suo sguardo le loro stesse sensazioni, ed immediatamente uscirono dalla clinica in silenzio, correndo verso la macchina per raggiungere gli altri e discuterne con loro. 
I tre uomini si recarono verso la casa del dottore, trovando ancora il Suv di Katherine posteggiato fuori, e Dean fermò l’auto proprio dietro la sua, vedendo le ragazze e l’angelo uscire dalla casa con aria furtiva; scesero dall’auto e aspettarono che li raggiungessero, adagiandosi comodamente contro la fiancata dell’Impala. 
“Il nostro dottore deve essere stato rapito o ucciso e gettato da qualche parte..” sussurrò Hailey avvicinandosi ed osservandosi attorno, avendo cura di non farsi ascoltare da orecchie indiscrete. 
“Già, la casa è in ordine, l’auto è nel vialetto!” Disse Katherine avvicinandosi e serrando le braccia al petto, adagiandosi anche lei contro la fiancata dell’Impala proprio tra i due fratelli. "E' tutto così tranquillo!". 
“Potrebbe essere andato via senza passare da casa” ipotizzò Bobby aggrottando le sopracciglia e dando una sistemata al suo cappello. 
“No, ci sono tutte le carte di credito..” disse Castiel con il suo solito tono composto e pacato, assottigliando gli occhi quando gli altri lo guardarono straniti, chiedendosi come un angelo avesse potuto pensare di controllare quel tipo di dettaglio. “Me l’ha detto Katherine”. 
“Ok, in clinica invece cosa avete trovato?” Chiese la maggiore delle Collins sorridendo per l’angelo, ma sentendosi preoccupata per quella situazione. 
“Due corpi morenti uguali a Ed..” rispose Sam di getto, sospirando. 
“Mutaforma?” Chiede Katherine aggrottando le sopracciglia, guardandolo con sguardo molto dubbio. 
“Una specie, era più come se stessero mutando per la prima volta e qualcosa fosse andato storto” rispose Dean allargando le braccia leggermente, mentre le sue mani rimanevano nelle tasche della sua giacca. 
“Di solito si tramanda, ma questa sembra un'infezione..” sussurrò Bobby scuotendo appena la testa, distogliendo lo sguardo dai ragazzi e sollevandolo verso un punto indefinito, cercando una risposta. 
“Ed in più l’unico che era ancora vivo ci ha parlato di una ragazza, sicuramente Eve..” sussurrò Dean sospirando, lasciandosi scivolare più vicino alla minore delle sorelle e passandole il braccio sulla spalla, stringendola un po’ di più a se. 
“Eve sta trasformando tutti?” Chiese Katherine aggrottando le sopracciglia e voltando lo sguardo per qualche secondo nella sua direzione, per poi tornare a fissare gli altri. 
“A quanto pare..” sussurrò Bobby sbuffando leggermente, mettendosi una mano nella tasca dei suoi vecchi jeans. 
“Si, ma perché ?” Chiese Hailey aggrottando le sopracciglia, sentendosi sempre più confusa. 
Castiel si mosse leggermente prendendo a gesticolare e pensò un po’ a quanto poco potesse fare in la quella circostanza, sentendosi profondamente amareggiato. “Vuole altri mostri”. 
“Allora perchè non partire con uno sano?” Chiese Sam allargando le braccia ed osservando la ragazza davanti a se con un sorriso amaro sul volto. 
“Non ha senso..” sussurrò Bobby grattandosi distrattamente la testa, continuando a guardare nel vuoto. 
“Andiamo in quel bar..” sussurrò Dean sporgendosi sopra la testa di Katherine, guardando il fratello e Bobby, per poi tornare a guardare anche le ragazze e Castiel. “Ci ha parlato anche di un bar in cui erano stati prima di.. trasformarsi tutti in Ed”. 
Tutti i presenti annuirono e si recarono alle rispettive auto pieni di pensieri e di dubbi nella testa, chiedendosi come potesse Eve riuscire a creare questi mostri dal nulla e soprattutto quale fosse il motivo per cui lo stesse facendo; accesero i motori e si diressero con velocità verso il bar indicato da quel Tod, sperando di trovare qualche indizio in più su dove trovare la Madre. 
I conducenti posteggiarono le due auto sempre vicine, ma sui due lati della strada opposti della strada e tutti i cacciatori scesero e chiusero le portiere, prima di dirigersi verso quel locale che aveva l’aria di essere ancora aperto, nonostante sarebbe dovuto essere chiuso a quell'ora del mattino. 
Tirarono la porta nella loro direzione, trovandosi davanti una delle scene più brutte che avessero mai visto nella loro vita da cacciatori: almeno una quindicina di persone stavano stese a terra, con le labbra e il corpo sporchi di sangue, occhi sbarrati ed espressioni turbate e doloranti sul viso. 
Trovarono dei vampiri e dei licantropi fra quelle persone prive di vita, ma quando ne esaminarono per bene uno, notarono le zanne da vampiro ed un pungiglione sporgere dal polso, capirono che qualcosa non quadrasse: perché Eve continuava a trasformare la maggior parte delle persone di quella città in mostri mai visti prima? 
Lo sguardo del cacciatore più anziano si posò su quelle nuove creature così strane ed il primo pensiero che gli passò per la testa e che disse ad alta voce fu: “Non ho mai visto una cosa del genere”. 
“Come si uccidono?” chiese Sam sgranando gli occhi, continuando a camminare in quel locale che sapeva solamente di morte. 
“Credo che tagliargli la testa sia un buon modo per tenerli a bada.." sussurrò Katherine avvicinandosi ad uno dei cadaveri ed osservandolo con tristezza.
Si trattava di una ragazza di qualche anno più grande di sua figlia ed un forte nodo le chiuse la gola, facendola smettere di pensare da cacciatrice e passando il timone alla sua parte materna e più emotiva; si avvicinò e sfiorò con le sue dita le palpebre, chiudendole leggermente, non riuscendo a sopportare quella vista. "Dobbiamo ucciderla, ragazzi.." . 
"Sono ibridi quindi?" chiese Hailey continuando a guardarli con aria a metà fra la sorpresa e lo shock. 
"Tutti quelli in questo bar sono stati trasformati in..." iniziò Sam cercando le parole adatte per definire quelle creature, ma strinse le labbra e assottigliò gli occhi senza riuscire a concludere il suo pensiero. 
"Jefferson Starship!" esclamò Dean continuando la frase del fratello, guardando i cacciatori con un sorriso sulla faccia, notando che Castiel non stesse prestando molta attenzione, intento per com'era a controllare tutti i cadaveri.
Le due sorelle, Sam e Bobby si scambiarono uno sguardo quasi divertito, per poi voltarsi cverso il maggiore dei Winchester con un'espressione quasi di rimprovero, perchè fra tutti, Dean aveva scelto il momento meno adatto per fare una delle sue solite battute. 
"Perchè.." iniziò il ragazzo alternando lo sguardo fra tutti i presenti, annuendo leggermente e indicando tutti i cadaveri con le dita. ".. sono orribili e difficili da uccidere!".
I quattro risero appena, pensando che senza di lui, qualsiasi caccia sarebbe stata estremamente noiosa, e successivamente continuarono le proprie indagini in silenzio; Cass continuò a toccare ogni corpo senza paura di infettarsi, muovendoli e studiandoli come se riuscisse a capire cosa gli fosse successo e perchè; Sam e Bobby camminarono all'ingresso, notando tutti i segni tipici di una grossa rissa, come bottiglie spacccate, tavoli rovesciati e sedie distrutte. Katherine si mosse per tutto il locale, chinandosi a prendere fra le mani un cellulare semidistrutto, sperando di trovare qualche video o foto che qualche ragazzo avrebbe potuto fare poco prima dell'esplosione dell'infezione, mentre Hailey e Dean si chinarono su uno dei cadaveri, osservandolo bene in viso e pensando quanto fosse triste che Eve avesse ucciso quei poveri ragazzini. 
"Perchè sono tutti morti?" chiese Dean a voce bassa, scuotendo leggerrmente la testa e sospirando profondamente. 
"Sembrano provati.." disse la maggiore delle Collins, fissando quel povero ragazzo in viso e deglutendo a fatica, aggrottando le sopracciglia. "..come da febbre!". 
In quell'esatto istante la porta del locale venne scardinata da un sonoro calcio e cinque agenti della polizia irruppero all'interno imbracciando le loro armi, puntandole verso i cacciatori che provarono a presentarsi come agenti dell'FBI, ma vennero tutti brutalmente ammanettati, mentre Dean afferrò con forza il braccio di Hailey, nascondendosi dietro il bancone e intimandole di fare silenzio; entrambi erano sicuri che quella fosse una trappola per dei cacciatori come loro lasciata da Eve e non potevano correre il rischio di essere arrestati anche loro. 
Avevano il dovere di seguirli a distanza, arrivando in centrale appena in tempo per sentire i due fratelli minori, l'angelo e Bobby urlare e dimenarsi, mentre gli agenti mostravanno loro la loro vera natura; i due maggiori entrarono ad armi spianate, impugnando le loro lame e prendendo a decapitare più agenti possibili, mentre Sam urlò loro di lasciare vivo almeno lo sceriffo per interrogarlo ed estrapolargli più informazioni. 
Una volta liberato dalle manette, Bobby si avviò a grandi passi verso il loro ostaggio, notando con piacere come l'intera centrale fosse vuota, e lo trascinò verso la stanza degli interrogatori, torchiandolo e torturandolo con un coltello d'argento, ottenendo però scarsissimi risultati. Lo sceriffo lo prese in giro e rise di lui, dicendo che mai nulla sarebbe stato in grado di fargli tradire la sua stessa Madre; Cass lo prese come un invito a nozze e chiese a tutti i cacciaori di lasciarlo da solo con lui per soli cinque minuti, e tutto ciò che arrivò con prepotenza alle loro orecchie furono delle grida disperate e supplichevoli, che cessarono dopo pochi secondi. 
La porta si aprì ed uscì un Castiel meno composto rispetto a prima, ma molto più rilassato e soddisfatto, brandendo una stoffa fra le mani che utilizzò per pulirsi dal sangue di quel mutaforma ibrido; si avvicinò al gruppo di cacciatori appoggiato alle scrivanie degli agenti uccisi poco prima e li guardò in viso con un mezzo sorriso sul volto. 
“Eve è al 25 di Buckley Street”. 
Per qualche secondo i ragazzi rimasero sorpresi ed incrudeli che l'angelo fosse riuscio a far parlare quell'ibrido, successivamente Dean annuì e strinse la mano sulla sua spalla, dimenticando solamente per un attimo il motivo per cui avesse costretto se stesso ad allontanare Castiel dalle loro vite. 
“Bene, prepariamoci..”. 
L'angelo osservò il cacciatore allontanare la sua mano e voltargli le spalle, notando però la sua espressione un pò sorpresa ed un pò ferita; Castiel scosse appena la testa ed abbassò il capo, sentendosi ancora depotenziato e molto debole. Aveva bsogno di un pò di aria, sentendosi quasi soffocare li dentro, così comunicò loro che li avrebbe aspettai fuori ed uscì dalla centrale; non si accorse di essere seguito da Katherine, che chiuse di scatto il suo borsone e lo raggiunse, sentendosi sempre più preoccupata per il suo amico. Lo vide fissare un punto indefinito davanti a se, mentre continuava a sfregare le sue mani contro quel panno omai macchiato dal rosso del sangue. 
“Stai bene?”. 
L’angelo si voltò appena, udendo chiaramente la voce della ragazza e aggrottando le sopracciglia per quella domanda; non era ferito, il suo corpo era ancora intatto, allora perché glielo chiedeva in quella maniera? 
“Si”. 
Katherine si mise le mani suoi fianchi e gli si avvicinò ancora di qualche passo, fino a trovarsi proprio accanto a lui, e sorrise quasi divertita dall’espressione dell’angelo; lo guardò negli occhi per qualche altro secondo, leggendo un po’ di preoccupazione e di agitazione. “No, non credo..”. 
“Beh, neanche tu”. 
La risposta secca di Castiel le fece scemare il sorriso ed abbassare lo sguardo, sentendosi come una bambina colta sul fatto; avrebbe voluto tenerlo celato a tutti, ma a quanto pare ad un angelo del Signore non si può proprio nascondere nulla. 
“Non so di cosa tu stia parlando”. 
“Ti senti spossata, svuotata di energie?” Chiese Castiel voltandosi completamente con il corpo verso di lei ed inclinando la testa. 
La donna sospirò rumorosamente e tornò a guardarlo negli occhi, accennando di nuovo un sorriso e decidendo di non mentirgli, perché tanto il suo interlocutore lo avrebbe capito. 
“No, tutto l’opposto; mi sento piena di energia..”. 
“Deve essere il sangue demoniaco..” sussurrò Castiel annuendo e guardando nuovamente verso un punto indistinto davanti a se. “Io vengo bloccato e tu vieni amplificata”. 
Amplificata?” Chiese la donna aggrottando la fronte e ridendo nervosamente, sentendosi un po’ disorientata. 
“I tuoi poteri sono amplificati”. 
“Se avessi dei poteri ad un certo punto me ne sarei accorta, Cass” rispose la donna ridendo ancora per il nervosismo, mettendo le mani all’interno delle tasche posteriori dei jeans e stringendo forte la stoffa nel palmo della sua mano, come se vi si potesse aggrappare con le unghie e con i denti. 
“Penso che sia questo il momento”. 
Katherine sospirò ancora e si passò una mano sul viso e sulla fronte, chiudendo gli occhi per qualche secondo e chiedendosi se le parole dell’angelo fossero vere o se fosse solamente una lontana ipotesi che albergava nella sua mente; ciò che la frenò dal chiudere la conversazione e andare via fu il pensiero di non riuscire più a mentire a se stessa in quella maniera. Sapeva di avere sempre avuto una parte demoniaca dentro di lei e di non averla mai percepita per via dell’essere una Cacciatrice, ma da quando quella parte l’era stata strappata via con la forza da Morte, sapeva che qualcosa sarebbe cambiato e non affrontare la faccenda non avrebbe fatto altro che rendere le cose sempre più difficili da accettare.
“Sto bene..”. 
“No, non è vero e se non lo dirai ai ragazzi peggiorerai..” sussurrò Castiel osservando uscire dalla porta i tre ragazzi e Bobby, brandendo i loro borsoni. 
I tre cacciatori si soffermarono con lo sguardo su di loro, chiedendosi cosa si fossero detti e perché avessero messo su quelle facce ambigue, ma non dissero nulla, limitandosi a procedere dritto e a caricare le loro auto con le loro pistole e il resto delle loro armi. 
Il sole erano ormai calato e non avevano molto tempo, dovevano agire in fretta per prendere Eve ed ucciderla; le due sorelle e l’angelo salirono sul Suv, mentre Sam, Dean e Bobby andarono con l’Impala verso l’indirizzo che Cass era riuscito ad ottenere con la forza dallo sceriffo ibrido. 
Posteggiarono nuovamente davanti alla tavola calda nella quale avevano fatto colazione quella mattina, chiedendosi mentalmente come avessero fatto a non notarlo prima; il posto sembrava molto tranquillo e con poche persone in circolazione, ed i cacciatori si passarono le pallottole imbottite di cenere della fenice e caricarono le proprie armi, sperando che almeno uno di loro sarebbe riuscito a colpirla a morte e a porre un punto almeno a quella faccenda. 
Si scambiarono un ultimo sguardo di incoraggiamento e decisero di entrare: Dean varcò la soglia e tenne la porta aperta per le due donne che lo seguivano, per poi accomodarsi direttamente al bancone ed osservare tutte quelle persone che stavano consumando la propria cena, ignari di ciò che sarebbe potuto accadere da li a breve. 
Il primo passo consisteva nell’individuare Eve e capire se ci fossero altri ibridi lì con loro, così Sam dopo essersi seduto accanto al fratello, estrasse il suo telefono e attivò la fotocamera, puntandola verso ogni persona presente, scoprendo con molto sdegno che gli unici umani li detto fossero loro. 
“Siamo in minoranza, dobbiamo andarcene..” sussurrò il minore alternando lo sguardo verso i cacciatori seduti accanto a lui, sgranando gli occhi e serrando la mandibola. 
“Vi portò qualcosa, ragazzi?” Chiese una delle cameriere avvicinandosi e sorridendo dolcemente nella loro direzione. 
“No, grazie..” sussurrò Hailey con una smorfia, voltandosi nuovamente verso i suoi compagni di sventura, sentendosi completamente sopraffatta dall’enormità di quella trappola. 
“Ma non si entra in un locale senza ordinare qualcosa, ragazzi!” Esclamò la cameriera trasformando il suo dolce sorriso in un ghigno malefico. “Io lo dico sempre ai miei figli!”. 
Lo sguardo dei cacciatori seduti al bancone si puntò su di lei, sgranando gli occhi e capendo immediatamente di aver appena individuato la Madre che tanto bramavano di incontrare: era una donna sui vent’anni, con dei lunghi capelli neri ed un viso scarno, mentre un leggero colore roseo le ricopriva le gote. 
Si irrigidirono, così come l’angelo che strinse i pugni quando si accorse che gli ibridi si fossero messi in piedi per chiudere l’unica via d’uscita del locale con una chiave, pensando che se avesse avuto i suoi poteri avrebbe potuto fare uscire tutti e cinque i cacciatori con un solo schiocco delle dita. 
“Eve..” sussurrò Dean sgranando gli occhi, cercando però di non lasciare trasparire la sua paura. 
“È un piacere! Sono contenta che siate riusciti ad arrivare, volevo proprio parlare con voi..” sussurrò la Madre appoggiando le mani al bancone e fissandoli uno ad uno, studiandoli e fissando ogni particolare nelle loro espressioni. “Sam e Dean Winchester, le sorelle Collins, il papà surrogato e l’angelo corrotto: ma che bel quadretto!”. 
“Hai detto che vuoi parlare puttana, allora parliamo!” Esclamò Hailey sollevando un sopracciglio e fissandola con aria di sfida. 
Eve voltò il viso nella sua direzione ed ignorò i ringhi da parte delle creature che aveva creato da pochissime ore, tenendoli a bada con una semplice mossa delle dita; guardò la Cacciatrice con un sorriso sulle labbra e un’espressione indecifrabile sul viso, che però non le mise alcuna paura. 
“Parlavi anche alla tua mamma in questa maniera?”. 
“Comincia col dirci che cazzo stai facendo a questa città!” Esclamò Sam stringendo i pugni ed alzando il tono della voce, trovando un pretesto per mettere fine a quella futile conversazione per evitare che la Madre facesse del male alla ragazza al suo fianco. 
“Mi sembra ovvio: sto creando la bestia perfetta!” Esclamò Eve sorridendo, lasciando che i suoi lunghi capelli ricadessero sulla schiena con un gesto della mano, alternando lo sguardo fra tutti i nemici. 
“Perché?” Chiese Bobby aggrottando le sopracciglia e sentendo il sangue gelare quando lo sguardo della Madre si posò sul suo. 
“Crowley vuole aprire il purgatorio e io mi devo difendere” disse Eve facendo spallucce, come se fosse la cosa più normale del mondo. 
Lo sguardo dei cacciatori si spostò sull’angelo al loro fianco, chiedendosi ancora perché Castiel stesse lavorando con quel demone e perché Eve ne fosse così irritata. 
“Potrei anche ucciderti sai? Sono più vecchia di te, conosco un paio di trucchi angelici che ti farebbero soffrire molto..” sussurrò Eve sorridendo malignamente guardandolo in viso, avvicinando una mano nella su direzione e tirando con forza la sua cravatta, facendogli sbattere la testa contro il bancone con un forte tonfo. 
“Non lo toccare, figlia di puttana!” Esclamò Katherine con un alto tono della voce, uscendo dalla forma di mutismo in cui era entrata da quando aveva messo piede in quella tavola calda. 
Dilatò le pareti del naso e assottigliò leggermente gli occhi, sbattendo i pugni sul bancone e lanciandole uno guardo di fuoco, mentre le lampadine all’intero locale si ruppero allo stesso momento, facendoli sobbalzare tutti e facendo calare il buio nella stanza. 
“Wow..” sussurrò Eve sorridendo, lasciando la presa sull’angelo e facendo il giro completo del bancone, avvicinandosi alle spalle della minore della minore delle Collins. 
Le spostò i capelli su un lato e avvicinò il volto al suo orecchio, mentre Katherine rimase immobile ed il respiro di tutti i presenti si bloccò per qualche secondo; Eve le carezzò la spalla e poi le sussurrò: “Che cosa sei?”. 
“Scorpione, ascendente sagittario e tu?” Chiese Katherine inclinando il volto verso il suo, prima di fare scattare il suo sgabello e di colpirla con una gomitata sotto il mento e con un pugno in pieno viso. 
La Madre si portò la mano al viso e fece qualche passo indietro, perdendo l’equilibrio e tenendosi al tavolo che le stava dietro, mentre un rivolo di sangue le scese dal naso, e con un gesto della mano bloccò i suoi uomini che si stavano per scagliare contro la Collins. 
Rise di gusto, pulendo il suo viso con la manica della sua uniforme da cameriera e si voltò di nuovo a guardarla in viso, sentendosi quasi appagata per quella reazione; aveva sentito parlare di lei e della storia delle Maledizioni, così come quella che aveva colpito Hailey, che si voltò verso la sorella con occhi sgranati e carichi di disappunto per ciò che avesse appena fatto, così come i restanti cacciatori e l’angelo. 
“Ok Supergirl, mi hai convinta!” Esclamò Eve tornando ad avvicinarsi e sorridendo con il ghigno malefico che aveva usato per guardare Castiel pochi istanti prima. “Puoi restare con me”. 
“Non succederà mai!” Esclamò Katherine sorridendo appena, terminando la frase con una smorfia. 
“Non dirmi che non ti piace..” sussurrò la Madre avvicinandosi di nuovo. “..la sensazione di potere che provi da quando hai messo piede in questa città! È per via della mia vicinanza che i tuoi poteri da mezzo demone si amplificano!”. 
Katherine rise di gusto ed abbassò lo sguardo, per poi estrarre la pistola dalla sua guaina con un movimento fulmineo e mirare all’altezza del petto; lo sparo riecheggiò all’interno della sala, ma Eve bloccò il proiettile a mezz’aria con lo sguardo, lasciandolo poi cadere rovinosamente a terra. 
Con un sorriso divertito sul volto, osservò l’espressione sorpresa e sconvolta della donna e di tutti i presenti, e si chinò a prendere con le dita il proiettile, rigirandoselo fra le mani. 
“Ceneri di fenice, vero?” Chiese ridendo di cuore, per poi lasciarlo cadere nuovamente al suolo. “Bel trucchetto, ma non riuscirete a spararmi!”. 
“Almeno ci abbiamo provato, stronza!” Esclamò Dean sorridendo con la sua faccia da poker, distogliendo l’attenzione della Madre dalla Collins e lasciando che si voltasse verso di lui. 
Eve si avvicinò lentamente al ragazzo e lo guardò per qualche istante, notando come si fosse istintivamente ritratto e cercasse di mettere più distanza possibile fra di loro; la Madre sospirò rumorosamente e scosse la testa, fissandoli tutti. 
“Comunque nessuno di voi si è chiesto perché questi due vogliono aprire il Purgatorio?” Chiese allargando le braccia e guardandoli con aria quasi delusa, aspettandosi molto di più da dei cacciatori come loro. Osservò le loro espressioni un po’ perplesse e dubbie, e roteò gli occhi, stanca di dover continuare quella conversazione. “Vogliono le anime! Sono come reattori nucleari, pure fonti di energia. Per questo motivo voglio trasformare ogni umano in un mostro, così tutte le anime saranno mie!!”. 
Quelle parole arrivarono come un sonoro schiaffo dritto in faccia a tutti e cinque i cacciatori, che non riuscirono a trattenere l’impulso di voltarsi a fissare l’angelo con uno sguardo perplesso e quasi scioccato sul viso, non aspettandosi una rivelazione del genere; possedere anime voleva dire possedere il potere e non potevano correre il rischio che Crowley o chiunque altro si ingozzasse di anime fino a scoppiare e ridurre la terra a brandello. 
“Voglio fare un patto, sarò clemente: consegnatemi l’angelo e Crowley e vi lascio vivere!”. 
Nonostante la delusione ed il dolore per il tradimento del suo amico fraterno fosse tangibile nei suoi occhi, Dean accennò un sorriso divertito, chiedendosi perché i demoni ed i nemici continuassero a proporre dei patti pur di non farsi uccidere. 
“Fottiti!”. 
La Madre ride sonoramente e si passò una mano fra i capelli, avanzando verso il maggiore dei fratelli e afferrandogli con uno scatto la testa, inclinandola all’indietro e facendolo leggermente gemere dal dolore; avvicinò i loro volti e mise su il suo ghigno malefico, guardando dritto nei suoi occhi ed infastidendosi enormemente non riuscendo a trovare neanche una traccia di paura. 
“Pensaci Dean: si fermerebbe questa guerra!” Esclamò Eve facendo più pressione sui suoi capelli ed inclinando ancora di più il suo viso. “Decidi in fretta!”. 
Il maggiore dei Winchester ricambiò lo sguardo e sorrise per niente intimorito, afferrandole il braccio e tentando di farle mollare la presa, ma la Madre si avvinghiò ancora di più al suo corpo, non lasciandogli speranza di scampo. 
“La risposta non cambia, puttana: fottiti!”. 
Eve sentì la rabbia farsi largo dentro di se e con violenza sbattè la testa del maggiore contro il bancone, spaccandogli un sopracciglio e facendolo sanguinare, per poi sollevare di nuovo il suo capo e si avvicinò pericolosamente; la faccia della Madre cambiò e delle lunghe e spesse zanne uscirono dalla sua bocca. 
Con lo stesso ghigno malefico di qualche minuto prima, Eve affondò i suoi denti dentro la carne del cacciatore, squarciandolo e lasciando che altro sangue sgorgasse dalla sua pelle lacerata; la sua intenzione era quella dice trasformalo, ma dopo pochi secondi una strana fitta la travolse, costringendola ad allontanarsi con uno scatto e mollando la presa sulla sua preda. 
Si aggrappò al tavolino vicino, urlando e dimenandosi in una maniera disumana, guardando con odio il ragazzo e cercando in qualche modo di riprendersi. 
“Ceneri di fenice, stronza!” Esclamò Dean tenendo premuta la ferita sanguinante del collo, mentre un sorriso sghembo si fece largo sul suo viso. “Mandate giù con un cicchetto di Whisky!”. 
Una luce nera venne irradiata dal petto della Madre che ancora urlava e si dimenava, avendo tutta l’aria di soffrire parecchio, ed in pochi secondi cadde rovinosamente a terra ormai priva di vita; dei sorrisi si dipinsero sui volti dei cinque cacciatori, ma successivamente tutti gli ibridi presenti nella tavola calda so scagliarono contro di loro, che si prepararono alla lotta sfoderando le loro lama, mentre i figli di Eve corsero nella loro direzione furiosi per ciò che fosse appena accaduto. 
L’angelo con il trench si mobilitò immediatamente, muovendosi con velocità ed uccidendo in pochissimo tempo tutti quei mostri, evitando qualsiasi spargimento di sangue e che i suoi amici si facessero male; il silenzio piombò di nuovo nel locale ed i cacciatori non riuscirono a fare a meno di voltarsi per l’ennesima volta verso l’angelo con sguardo di disapprovazione. 
“Adesso parliamo!” Esclamò Dean deglutendo a fatica e puntando la sua lama verso di lui. 
“Quella non mi farebbe nulla, lo sai” rispose Castiel sospirando ed indicando con lo sguardo l’arma del ragazzo che si faceva sempre più vicino. 
“Cass, per favore, fermati e parliamone!” Esclamò Katherine bloccando il maggiore dei Winchester dal braccio e posando la sua arma sul bancone. “Sei ancora in tempo!”. 
L’angelo abbassò il suo sguardo cupo e pensieroso, sentendo dei grossi dubbi e sensi di colpa crescere dentro di lui, e decise di fare l’unica cosa che ultimamente gli riusciva bene: scappare. Si smaterializzò dalla stanza con il cuore pesante ed un’espressione sofferente sul viso, dopo averli guardati tutti un’ultima volta e sentendosi terribilmente combattuto; se ne andò però con un unico pensiero nella testa, ovvero che Raffaele dovesse essere fermato a tutti i costi. Non importava nient’altro.

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Capitolo 13
*** Frontierland. ***


Capitolo 9.
Frontierland.




La pioggia si abbatteva con forza contro la finestra del piccolo salotto della casa di Bobby ed il cielo scuro rappresentava perfettamente il loro stato d’animo: era da due giorni che non smetteva di piovere e, come se tutti i casini che stavano attraversando in quel periodo non bastassero, quarantotto ore prima Sam era caduto a terra nel bel mezzo della cena, sbattendo la testa e agitandosi sul pavimento in preda alle convulsioni.  
Cercarono di farlo riprendere, lo scossero, ma Sam non reagiva, continuando ad urlare e a tenere gli occhi sbarrati con addosso uno sguardo terrorizzato. Era l’inferno, glielo si leggeva in faccia.  
I quattro cacciatori sapevano di non poterlo aiutare in alcun modo, neanche Cass avrebbe saputo come fare, ne nessun altro: i primi mattoni del muro fatto da Morte si stavano iniziando a sgretolare, qualche ricordo cominciò ad uscire e a tormentarlo nel sonno e mentre era sveglio.  
Quando si risvegliò da quel lungo stato di incoscienza, i ragazzi provarono a capire cosa fosse successo e sopratutto perchè: stava bene fino a qualche secondo prima, cosa aveva scatenato il fattore “x” che lo aveva fatto stare così male?  
Non riuscirono a capirlo, finché Sam confessò loro la verità più brutta che potessero sentire.  
“So di essere stato un anno e mezzo senz’anima, smettetela di mentirmi!”.  
Quella frase li aveva scossi tutti quanti, compreso Sam che lesse sulle loro facce puro terrore; ricordava che suo fratello avesse urlato qualcosa come "Morte non ti ha solo restituito l’anima, ha anche eretto la grande muraglia di Sam ed è importante che tu non ricordi! Non devi ricordare altrimenti potresti morire!". 
Ma cosa poteva fare Sam? Ricordava alcune delle cose che aveva fatto durante quei due anni e Castiel gliene aveva spiegate molte altre, lasciandolo completamente basito e scosso: aveva cercato di uccidere Bobby per non riavere la sua anima indietro e aveva puntato un coltello alla gola di Hailey, minacciandola di ucciderla se non si fosse tolta dai piedi. 
Ricordava di averli legati e ne aveva anche goduto, fin quando Dean e Katherine riuscirono a fermarlo e Morte gli avesse rimesso l'anima. 
Sbuffò stringendo i pugni e bevendo l'ennesimo bicchiere di Whisky, osservando i suoi familiari leggere e rileggere gli stessi libri, sperando che qualcosa gli fosse sfuggito e che trovassero magicamente una risposta su come stanare ed uccidere Eve una volta per tutte; avrebbe tanto voluto aiutare in quella ricerca, ma non riusciva a concentrarsi nella lettura, schiacciato per com'era da quel mal di testa che non accennava a smettere. 
"Bere è la mia specialità fratellino, non la tua" disse Dean avvicinandosi e togliendogli il bicchiere e la bottiglia ormai mezza vuota dalle mani, non riuscendo a fare a meno di guardarlo con aria preoccupata. 
Sam percepiva dalla maniera in cui lo guardava quanto fosse amareggiato e quanto gli facesse male vederlo così, nonostante sorridesse e cercasse di infondergli un pò di coraggio. 
Fece spallucce e accennò un sorriso, distendendo le spalle contro lo schienale del divano e guardando attorno a sè: Hailey e Bobby stavano seduti ai due lati opposti della scrivania, leggendo dei libri e cercando di non gettare troppe occhiate nella sua direzione, Katherine stava seduta sul diavano accanto a lui, un pò distante, con le gambe incrociate e un libro sulle cosce, mentre suo fratello camminava avanti e indietro dal salotto alla cucina, blaterando qualcosa di tanto in tanto e bevendo il Whisky che suo fratello minore gli aveva gentilmente concesso senza la sua volontà. 
Sam era molto pallido, con delle occhiaie che gli scavavano il viso e uno sguardo strano, a tratti vitreo e a tratti terrorizzato proprio quando dei nuovi ricordi guizzavano nella sua testa e gli impedivano di ragionare lucidamente; si passò una mano sul volto e si alzò, sentendo lo sguardo dei presenti su di se, recandosi in cucina. Aprì il rubinetto dell'acqua, lasciando che l'acqua fredda scorresse sulle sue mani e se la portò alla faccia, sentendo immediatamente un beneficio. 
Il minore tornò a sedersi sul divano con ancora il viso umido e prese il telecomando, accendendo la televisione e cominciando a fare un pò di zapping, cercando qualcosa che lo potesse momentaneamente distrarre dal suo malessere; intercettò lo sguardo di Katherine, che adesso si era rilassata sul divano e gli regalò un sorriso amorevole, prima di passargli delicatamente una mano fra i capelli e schioccargli un bacio sulla tempia. 
Si alzò e posò il suo libro sul tavolino, e si recò verso la cucina, dove trovò Dean di spalle con le mani appoggiate sul top del lavello e lo sguardo rivolto all'insù, come se stesse pregando silenziosamente chissà quale divintà per far si che il suo fratellino tornasse a stare bene. Lo aveva appena ritrovato e non aveva alcuna intenzione di perderlo ancora, doveva esserci una soluzione, forse con il tempo Sam sarebbe migliorato. O forse sarebbe morto esattamente come aveva previsto Castiel, che voleva impedire loro di rimettere l'anima dentro il corpo del ragazzo. 
"Vuoi aiutarci o credi che questa Madre appaia dalla porta e si consegni a noi volontariamente ?". 
Dean strizzò un paio di volte gli occhi e si passò due dita sulle palpebre, prima di voltarsi e posare il suo sguardo su Katherine, che gli sorrideva nel tentativo di rassicurarlo; il ragazzo sapeva perchè la donna avesse utilizzato quel tono e perchè avesse detto quelle cose, perciò non ci badò molto e ricambiò il sorriso, appoggiandosi con il bacino contro il lavello. 
"Devi aiutarci". 
"Kath, non è un buon momento.." sussurrò Dean con voce rotta e sospirando rumorosamente, continuando a sorridere amaramente. 
"Sam è fuori uso ed Hailey con lui, lo capisco: anche io sono a pezzi e morirei piuttosto che vedere Sam in quelle condizioni.." sussurrò Katherine con voce tremante, abbassando lo sguardo per quache secondo sentendo gli occhi pizzicare e un velo trasparente ricoprirle gli occhi. Si passò due dita sotto gli occhi, spazzando via le calde lacrime ribelli che le inondarono il volto e poi tornò a guardarlo. "..ma adesso dobbiamo trovare questa stronza ed arrostirla, prima che faccia altri danni".  
"E' mio fratello e sta annegando. Ho provato ad aiutarlo e guarda cos'è successo; non posso sopportare tutto questo.." sussurrò Dean deglutendo a fatica, voltandosi verso la piccola finestra della cucina e stringendo con forza i pugni finchè le nocche non divennero bianche. "Non so nemmeno se ci sia ancora mio fratello lì dentro!". 
Katherine avrebbe voluto dargli una risposta dura, in maniera tale da scuoterlo dal suo dolore e cercare di farlo uscire da quel tunnel pericoloso che aveva appena intrapreso e che non prometteva nulla di buono, quando sentì le porte scorrevoli che separavano la cucina dal salotto chiudersi con lentezza; entrambi i ragazzi si voltarono in quella direzione, trovando Bobby chiudere le porte e riservare uno sguardo gelido verso il cacciatore, che aveva un'aria interrogativa stampata sul volto. 
"Che stai facendo?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e guardando l'uomo avanzare nella sua direzione con un'espressione molto delusa e arrabbiata. 
Bobby lo prese dal colletto della camicia blu che indossava e lo sbattè con forza contro il corpo della cucina, avvicinando i loro volti e guardandolo in cagnesco, prima di cercare di non alzare troppo la voce e dire: "Uuh, povero figlio di puttana, mi dispiace che tu ti senta così ferito, pricipessa. Pensavi che la famiglia dovesse farti stare bene? La famiglia ti fa sentire una merda, per questo è famglia! Quindi adesso smettila di comportarti come una ragazzina piagnucolona e vieni a darci una mano con le ricerche!". 
"Bobby, io..". 
"Prenderò a calci il tuo bel culo se non ci aiuterai! Eve non si catturerà da sola e solo perchè Sam sta male non vuol dire che noi non dobbiamo continuare a cacciare tutte le strane creature che pululano il mondo!" esclamò ancora Bobby con l'ira negli occhi e non preoccupandosi più per qualche secondo di avere alzato un pò troppo il tono di voce. 
Dean continuò a guardare l'uomo negli occhi, sentendo gli occhi pizzicare e ringraziando il cielo che quel pazzo di suo padre non avesse tagliato i ponti con Bobby quando lui e suo fratello erano ragazzini, felice di poterlo trovare sempre in quelle situazioni. 
"Ha ragione.." sussurrò Sam aprendo con lentezza una delle due porte scorrevoli ed entrando in cucina con un sorriso amaro sul volto. "Rimanendo con le mani in mano non mi aiuterete, almeno potrete rendervi utili in qualcosa". 
Il maggiore li guardò ad uno ad uno, trovando Haely a fianco di suo fratello con occhi bassi e lucidi, e tirò su leggermente con il naso, accennando un sorriso e sospirando; Bobby sapeva sempre come prenderlo, come spronarlo e come aiutarlo. Lo aveva sempre fatto sin dalla sua infanzia, forse anche meglio di suo padre. 
Afferrò le mani dell'uomo, staccandole dal suo colletto e mettendo un pò di distanza fra loro, guardandolo negli occhi ed esprimendogli tutta la sua gratitudine. 
"Ok, ok ragazzi..". 



L'entusiasmo fornito da Bobby aveva risollevato l'umore dei presenti, ma dopo altre otto ore di ricerche inutili i ragazzi si dichiararono ufficialmente sfiniti e completamente demotivati; i libri non dicevano nulla di nuovo, le leggende su internet non erano veritiere e nessun cacciatore ne sapeva più di loro. 
Avevano esaurito gli assi nella manica, non sapevano da dove ricominciare, da dove iniziare a cercare. 
"Siamo a un punto morto.." sussurrò Katherine sbuffando, stando seduta sulla sedia della scrivania del salotto con le gambe appoggiate al tavolo e il libro sulle cosce.  
Piegò la testa all'indietro per qualche secondo, lasciando che i lunghi capelli ricadessero sullo schienale, e chiuse gli occhi, sospirando e scuotendo la testa. 
"Già, non ne posso più di leggere!" esclamò Dean sgranando gli occhi e chiudendo di scatto il suo libro, seduto sul divano accanto a Sam che dormiva ormai da un'abbondante mezz'ora. 
Era stato carino, aveva cucinato qualcosa per loro cercando di non bruciare niente e di preparare qualcosa di commestibile, ma a giudicare dalle facce dei cacciatori, qualcosa era andato storto durante la cottura; non era mai stato un bravo cuoco, nemmeno quando era andato via da suo fratello e da suo padre, e aveva dovuto affrontare le sue prime esperienze da solo. 
"Cosa possiamo fare ?" chiese Hailey sospirando, seduta su una sedia posta davanti al divano, con un'espressione più che stanca dipinta sul volto. 
"A questo punto di solito facciamo solamente una cosa.." sussurrò Bobby seduto di fianco alla minore delle Collins, con un gomito appoggiato alla scrivania e la mano appoggiata sulla faccia.  
".. chiamiamo Cass" continuò Katherine facendo spallucce e chiudendo il libro di scatto. 
Il maggiore dei Winchester assottigliò gli occhi, guardandoli in cagnesco e serrò la mandibola, fermamente convinto che quella fosse l'idea peggiore che avessero mai potuto avere nella loro intera esistenza. Castiel? Davvero?! 
"No! Non chiameremo Cass!" esclamò l'uomo con tono grave, muovendo l'indice della mano sinistra mimando un no e tornando a leggere il suo libro. 
"È l’unico che ci aiuta quando non sappiamo dove cercare le risposte!" esclamò Bobby facendo spallucce, ignorando le occhiatacce del ragazzo. 
"Ci ha sempre aiutato da quando lo conosciamo.." sussurrò Katherine cercando di farlo ragionare, sorridendogli. 
"Detesto l'idea, ma hanno ragione Dean" rispose Haiely sospirando facendo spallucce e fissandolo dritto negli occhi.  
"Ricordate che Castiel è in combutta con Crowley, il Re dell'inferno, vero?!" chiese Dean sarcasticamente, piegando la testa lateralmente e guardandoli come se stessero parlando una lingua sconosciuta.  
Le due Collins e Bobby si scambiarono uno sguardo eloquente, sapendo di dover agire e di non avere più tempo per discutere o per litigare; Katherine scese le gambe dal tavolo e si sollevò dalla sedia, sentendo la schiena dolere per via delle molte ore che aveva trascorso seduta nella stessa posizione a leggere svariati libri riguardanti il Purgatorio. 
Sorpassò Bobby con pochi passi e non fece in tempo ad arrivare alla porta d'ingresso che Dean la raggiunse con ancora il suo libro fra le mani, chiudendogliela di scatto e impedendole di uscire. 
"Dove vai?". 
"Chiamo Cass.." rispose Katherine sospirando, voltandosi e trovandolo a pochi centimetri di distanza dal suo volto. 
"Ho detto di no!" esclamò Dean sgranando gli occhi e allargando le narici per la disapprovazione. 
"E io ti ho sentito, per questo vado fuori a chiamarlo, così non dovrai vederlo" rispose la donna sorridendo gentilmente, avvicinandosi e schioccandogli un bacio sulla guancia. "Lui è mio amico, non mi farà del male e non ci fregherà!". 
L'uomo la vide uscire dalla casa, chiudendosi la porta alle spalle e lasciandosi avvolgere dal buio della notte; non aveva nulla da dire, sapeva di non poterla fare ragionare per via del suo carattere così cocciuto e testardo, ma davvero voleva che Katherine non lo facesse.  
Voleva bene a Castiel, ma ormai non si poteva più fidare di lui e delle sue parole: come li avrebbe mai potuti aiutare a trovare le tracce di Eve?  
Li avrebbe ingannati o li avrebbe usati per arrivare ad un suo scopo personale, su questo non ci pioveva. 
"Dannazione!!". 




Con poche parole per mettersi in contatto e tanta fede nel suo amico che colmava il suo cuore, prese a gironzolare in silenzio nel grande vialetto di Bobby, accendendo una sigaretta e camminando fra i rottami e le carcasse delle auto. 
Il fruscio tipico della ali di un angelo arrivarono alle sue orecchie, percependole proprio dietro di sè e con un grande sorriso si voltò, trovando quel viso amico e quello sguardo da cane bastonato sul volto. 
“Ti ho sentito e sono..”. 
Castiel non ebbe il tempo di finire la sua frase che Katherine si avvicinò con lentezza, portandogli le braccia al collo e stringendolo in un abbraccio fraterno; l’angelo rimase immobile per qualche secondo, non ricordando bene cosa si facesse in quelle situazioni, così le diede delle leggere pacche sulle spalle che fecero sorridere la donna. 
Era felice di vederlo, ormai gli voleva bene come un fratello e adesso che lo vedeva di rado e doveva sentire tutte quelle cose brutte su di lui, sentiva di più la sua mancanza. 
“Scusami, sono solo felice di sapere che almeno tu stia bene” disse la donna sospirando, sciogliendo l’abbraccio e sorridendogli. 
“Come sta Sam?”. 
“Non bene, Cass..” sussurrò Katherine sospirando, continuando a tenere la sigaretta fra le sue dite e portandosela alle labbra con un movimento nervoso. 
“Io non posso aiutarlo” disse l’angelo con tono dispiaciuto, sospirando e guardandola con un leggero strato di sofferenza negli occhi. 
“Lo so, ti ho chiamato perché ho bisogno del tuo aiuto per trovare Eve”. 
La donna vide lo sguardo di Castiel mutare sotto i suoi occhi e le sue sopracciglia aggrottarsi, e fu chiaro che l’angelo si stesse chiedendo come avessero fatto a rintracciare una creatura antica come Eve; poi si chiese che intenzioni avessero e perché volessero incontrare la Madre. 
“So solo che Crowley la sta cercando”. 
“Ok, ma io lo sto chiedendo a te Cass: tu mi hai riportata in vita tanti anni fa, adesso aiutami ancora; sto chiedendo aiuto al mio amico..” sussurrò Katherine sorridendo speranzosa, sapendo che quelle parole e quell’espressione lo avrebbero scosso dall’interno. “Per favore”. 
“Non eravamo tanto uniti all’epoca”. 
“Adesso sei completamente cambiato! Prima avevi un bastone conficcato su per il ..”. 
“Ho capito, grazie Kath!” Esclamò Castiel sorridendo imbarazzato, mettendo le mani avanti nel tentativo di frenare le sue parole, e si girò volgendo lo sguardo verso il cielo stellato, chiedendosi interiormente se quella fosse la cosa giusta da fare. “In effetti, ho qualcosa che possa aiutarti”. 
“Ti ascolto!”. 



“Quindi le ceneri della fenice possono bruciare la Madre?” Chiede Bobby aggrottando le sopracciglia e guardandola come se ciò che avesse detto fosse tutto falso, seduto sulla sua sedia della scrivania del salotto. 
“Pensavo fosse un mito..” sussurrò Sam con voce rauca, schiarendo la gola e sedendosi sul piccolo divano. 
“E dove troviamo le ceneri?” Chiese Hailey aggrottando le sopracciglia rimanendo seduta accanto al suo ragazzo, scambiando una veloce occhiata con il maggiore dei Winchester che stava appoggiato contro lo stipite della porta. 
“Cass mi ha dato un’idea..” sussurrò Katherine sorridendo, voltandosi verso Dean, che era intento a tracannare Whisky, e passandogli un vecchio diario. 
Il ragazzo se lo rigirò fra le mani e osservò la copertina in cuoio ancora intatta, nonostante avesse l’aria di essere molto antico; Dean bevve l’ultimo sorso dal suo bicchiere e fece qualche passo, posandolo sulla scrivania e concentrandosi sul libro. 
Lo aprì nel punto indicato dalla ragazza e prima di guardarlo, diede un’occhiata a Katherine che lo guardava con un grande sorriso sul volto e lo invitava ad andare avanti e a leggere ciò che ci fosse scritto; avrebbe fatto di tutto pur di farla contenta, ma lavorare con Castiel non gli piaceva proprio. 
Non sapeva se fosse una trappola, se li avrebbe consegnato a Crowley o chissà cosa. Non giustificava quella fiducia cieca nell’angelo da parte di Katherine, ma aveva promesso di provarci e lui manteneva sempre le sue promesse. 
Con un sospiro guardò le pagine indicate dalla donna, in particolare una che era indicata con una freccia, e le lesse ad alta voce:
“5 marzo 1861. 
Sunrise, Wyoming 
La pistola ha ucciso una fenice oggi ed è rimasto solo un cumulo di ceneri fumanti”. 

“Di chi è questo diario?” Chiese Sam aggrottando le sopracciglia e piegandosi in avanti con i gomiti sulle cosce. 
“Colt” rispose Katherine sorridendo, voltandosi verso il ragazzo ed annuendo. 
“Colt come il tipo della pistola?” Chiese Bobby accennando una risata e facendo spallucce, pensando a quanto strana fosse la sua vita. 
“Proprio lui!” Esclamò Dean sospirando e mettendo su la sua faccia più preoccupata, aprendo il diario nella prima pagina e mostrando a tutti come la scritta “Samuel Colt” spiccasse come intestazione. 
“Ok, quindi la Colt può uccidere una fenice, bene, ma resta il fatto che dobbiamo trovarne una” disse Hailey grattandosi la testa distrattamente e poi passandosi una mano sulla fronte. 
“Perché stai sorridendo?!” Chiese Dean leggermente irritato, sollevando un sopracciglio e .volgendo il suo sguardo verso la minore delle Collins. 
“Perché sappiamo esattamente dove poterla trovare..” sussurrò la donna sorridendo, indicando con un dito il diario fra le mani del maggiore. 
“Viaggio nel tempo?” Chiese Dean inarcando le sopracciglia e guardandola come se fosse impazzita. “Quindi questa è la tua soluzione ?”. 
“Ehi, se hai altre idee, ti ascolto!” Esclamò Katherine sbuffando ed allargando le braccia. “Cass ci può aiutare e dobbiamo trovare a tutti i costi quelle ceneri per uccidere la Madre!”. 
“Ok, possiamo farlo..” sussurrò Sam annuendo e mettendosi in piedi, accennando un sorriso e avanzando verso la sua direzione. 
“Senza offesa Sammy, ma..” iniziò la minore delle Collins guardando nella sua direzione con aria triste. 
“No, so che non posso andare io, volevo solamente dire che penso che sia un buon piano”. 
Katherine sorrise e si allungò per toccarlo, stringendogli un braccio attorno alla vita e guardandolo in viso, notando come per l’ennesima volta Sam le stesse dimostrando la sua totale fiducia in lei e l’appoggiasse. 
“Vi porterò nel 1861, caccerete con Samuel Colt, ma avrete solo 24h”. 
La voce dell’angelo li fece sobbalzare tutti, vedendolo avanzare dal buio della cucina verso il salotto con uno sguardo un po’ imbarazzato e a disagio; arrivò vicino allo stipite della porta dov’era appoggiato prima Dean, e sorrise, sperando che i ragazzi apprezzassero quel gesto nei loro confronti. 
“Perché così poco?” Chiese Hailey aggrottando le sopracciglia e guardandolo con aria titubante. 
“Più indietro vi mando più diventa difficile per me riportarvi indietro..” ammise l’angelo sospirando, alternando lo sguardo fra i presenti. 
I ragazzi si guardarono e Dean scosse leggermente la testa, chiudendo il diario e sospirando con forza; lo adagiò sulla scrivania, vicino a Bobby, ed avanzò verso l’angelo e Katherine, guardandoli in cagnesco e indicandoli con il dito. 
“Ok, ma ho delle condizioni: primo, andremo noi due!” Esclamò Dean sospirando e schiarendosi la gola, per poi lasciare che lo spazio ad uno di quei suoi sorrisi sghembi che le facevano sempre perdere qualche battito. “E secondo, farai quello che dico io”. 
“Cosa?!” Chiese Katherine aggrottando le sopracciglia, osservando prima il suo dito puntato verso di lei e poi il ragazzo, che continuava a sorridere. 
“Prometti che mi aspetterai e lo facciamo!”. 
“Ma che vuol dire?”. 
“Promettilo!”. 
“Ok, promesso!” Esclamò Katherine aggrottando le sopracciglia, non riuscendo a capire cosa gli prendesse e perché scappasse in quella maniera. 
Lo vide afferrare le chiavi dell’Impala e fuggire via dalla stanza con un grande sorriso sulla faccia, e per un momento ai presenti parve di vedere un bambino gongolante per ciò che sarebbe successo. 
Si voltarono tutti verso Sam, che osservò la scena ridendo di gusto e per la prima volta in quei giorni infernali, a tutti i cacciatori si scaldò il cuore vedendolo ridere in quel modo; suo fratello sapeva benissimo cosa sarebbe successo e dove stesse correndo Dean così di fretta, ma decise di non rivelare nulla e lasciare che scoprissero da soli a cosa fosse dovuto tutto quell’entusiasmo. 
In fondo si trattava di Dean e tutti sapevano quanto fossero strane e strampalate le sue idee, soprattutto quando diventava super eccitato come in quel caso; dopo una buona mezz’ora la porta di casa si aprì, lasciando entrare all’interno il ragazzo con un sorriso a trentadue denti sul viso e tre buste fra le mani. 
Katherine si avvicinò immediatamente, incuriosita da ciò che tenesse con tanto orgoglio, mentre Sam rimase comodamente seduto sul divano insieme ad Hailey per gustarsi quella scena; il maggiore si chiuse la porta alle spalle e le porse una delle buste, con la speranza che accettasse sul volto, mentre la donna lo guardò in maniera molto confusa. 
Aprì la busta e la sua espressione cambiò, dividendosi esattamente a metà fra la sorpresa e l’indignazione. 
“No!”. 
“Ma non l’hai neanche aperto!” Esclamò Dean posando le altre buste a terra, ridendo di gusto ed estraendo il contenuto da quella della donna davanti a lui. 
Con estremo orgoglio l’uomo si ostinò a brandire fra le mani un vestito molto corto e scuro, che ricordava molto quello che erano solite indossare le Saloon girl, appoggiandoglielo di sopra e sorridendo sghembo, notando però come la ragazza non fosse proprio entusiasta di ciò, mentre l’unico che se la rideva bellamente era Sam, sapendo benissimo cosa avrebbe comprato suo fratello per la ragazza. 
“Stai scherzando..” sussurrò la ragazza accennando un sorriso, ma quando vide la sua espressione non cambiare sgranò gli occhi e allargò le braccia. “Non indosserò questa cosa e non passerò 24 ore dentro ad un Saloon ad evitare i clienti. Ma che schifo Dean, seriamente!”. 
“Se io lavoro con Cass, tu puoi fare questo per me!” Esclamò l’uomo facendo spallucce, ignorando che l’angelo stesse ascoltando la loro conversazione senza però mai intervenire. 
Katherine lo guardò in cagnesco con le braccia appoggiate ai fianchi, pronto a colpirlo se necessario per fargli tornare un po’ sale in zucca, ma poi notò gli altri due sacchi che aveva portato il ragazzo e sospirò. 
“Cos’hai in quel sacco?”. 
“Nulla..” sussurrò il ragazzo indietreggiando e mordendosi il labbro, mentre un altro grosso sorriso gli nasceva sul volto.
“Dean..”. 
“Dovevo lasciarlo in macchina per rendere lo scherzo più credibile!” Esclamò Dean parlando fra se e se e sbuffando, afferrandone un altro dal pavimento e sorridendo. “Rilassati, sono questi i tuoi vestiti!”. 
Ciò che le stava proponendo adesso le piacque di più rispetto alla prima proposta: un completo nero femminile, con giacca, pantaloni e soprabito, con una bella cintura tipica dei cowboy con la guaina per le armi. 
“Wow, sono colpita Dean..” sussurra Katherine annuendo, toccando gli abiti e accennando un sorriso. 
“Però l’altro potresti sempre indossarlo in altre circostanze, sai per esempio..”. 
“Ragazzi!” Esclamò Castiel allargando le braccia, non trovando divertente neanche una singola frase di quelle che aveva sentito, e guardandoli con aria di rimprovero. “Volete farlo o no? Non ho tutto il giorno, ho una guerra da combattere!”. 
“Arriviamo subito, Brontolo, dacci un minuto!” Esclamò Dean accennando un sorriso di cortesia nella sua direzione, voltandosi verso la scala per salire a cambiarsi al piano di sopra, seguito dalla donna. 
Dopo pochissimi secondi, Katherine scese nuovamente al piano terra, sfoggiando i suoi nuovi vestiti con tanto di cappello, sorridendo all’idea di fare un altro viaggio nel tempo perché avrebbero fermato la Madre una volta per tutte, sorriso che si allargò e sfociò in una risata quando vide scendere Dean giù per le scale con un’espressione serissima; indossava un vestito molto simile al suo, ma sul marrone, mentre qualcosa di indefinito gli copriva le spalle ed il petto suscitando in lei ilarità. 
“Ma davvero?!”. 
“Era normale indossare una coperta?” Chiede Castiel aggrottando le sopracciglia e guardandolo senza riuscire a capire perché si fosse vestito così. 
Dean sbuffò, tirando su la visiera dal suo cappello e guardandoli con menefreghismo; accennò un sorriso e con lentezza disse: “È un sarape e si!”. 
Castiel fece una smorfia con le labbra, non capendone l’utilità, e Bobby ed Haiely sorrisero, mentre Katherine e Sam risero di gusto; l’angelo sospirò e si avvicinò a loro, toccandogli le fronti con due dita e intimandogli di chiudere gli occhi per qualche secondo. 
Quando li riaprirono non si trovavano più nel salotto di Bobby, ma in aperta campagna in un luogo ormai irriconoscibile per loro; erano appena approdati nel Far West e il cacciatore non riuscì a trattenere la propria felicità, afferrando la mano della ragazza e dirigendosi a grandi passi verso la città non molto distante. 




“È meraviglioso!!”.  
Katherine sollevò gli occhi al cielo e poi li roteò, non riuscendo più a sopportare quelle due parole che il ragazzo ripeteva ancora e ancora come fosse una cantilena e a contenere tutta la felicità e l’eccitazione del giovane cacciatore che continuava a guardarsi attorno come se fosse un bambino e si trovasse in un luna park; camminavano ormai da una decina di minuti, quando ad accoglierli vi fu un grande cartello rudimentale con su scritto: “Benvenuti a Sunrise”.  
“Hai un fetish!”.  
L’uomo sbuffò, ma il ghigno sul suo volto non scemò e continuò a guardare con aria felice l’entrata della città: subito spiccò ai loro occhi una piccola folla di persone accerchiate attorno ad un palchetto e i due ragazzi capirono cosa sarebbe successo da li a poco udendo le parole di un uomo che si dichiarava il giudice della città. 
"Oh sta zitta!" esclamò Dean sorridendo sentendosi quasi rilassato e dimenticando tutti i problemi che aveva lasciato a casa. 
"Conosci ogni film western a memoria!". 
"Quindi? Sono magnifici!" esclamò ancora il ragazzo sbuffando ironicamente, voltandosi a guardarla e sorridendole. 
"Siamo qui oggi 4 marzo 1861 per condannare a morte Elias Finch, colpevole dell'assassinio della sua stessa moglie!" esclamò il giudice locale ad alta voce, tenendo fra le mani uno dei suoi libri e dando un'ultima occhiata al malcapitato che veniva fatto salire sul palchetto. 
Elias venne condotto fino al cappio e glielo misero attorno al collo, senza però riuscire a piegare l'uomo internamente: uno strano ghigno albergava sul suo volto, che continuava a guardare il giudice che lo aveva appena condannato a morte. Poche parole uscirono dalla sua bocca, giurando che sarebbe tornato e lo avrebbe ucciso, insieme allo sceriffo. 
La fune divenne tesa, poichè la botola sotto i piedi del condannato venne aperta, e l'uomo venne lasciato a penzolare mentre si contorceva, ma non distoglieva mai lo sguardo dal giudice. 
"Ok, abbiamo visto abbastanza!" Esclamò Katherine aggrottando le sopracciglia e guardando con tristezza ciò che stesse accadendo, sentendosi dispiaciuta per quell'uomo nonostante avesso ucciso a sangue freddo la moglie. "Andiamo nel Saloon a cercare Colt?". 
"Già, mi sembra un'ottima idea.." susurrò Dean dopo aver dato un'ultima occhiata all'uomo ancora morente, ed il sorriso si riaccese nel suo sguardo, che posò sulla ragazza di fianco a se. "Nei film molta azione si svolge lì, sono dei posti magnifici, vedrai!". 
"Si, come no.." sussurrò la donna ridendo, muovendo il suo lungo soprabito e chiudendo uno dei bottoni per ripararsi dal vento che prese a soffiare con forza su di loro, scompigliandole i capelli, che si agitarono sotto il cappello. 
Dean si continuò a guardare attorno, notando la piccola folla precedentemente radunatasi, sciogliersi ed andare ad occupare le principali vie della città, fin quando un uomo gli si avvicinò e lo guardò con insistenza; l'uomo sulla quarantina aggrottò le sopracciglia ed allungò una mano verso di lui, toccando il sarape e sentendo il tessuto sotto le dita. 
"Wow, bella coperta amico!". 
Senza aggiungere altro, ne senza attendere una risposta, l'uomo che aveva tutta l'aria di avere bevuto un pò troppo, si voltò e se ne andò per la propria strada, lasciando un povero Dean arrabbiato e ferito nell'orgoglio, che preso dall'agitazione e un pò dalla vergogna, si tolse di scatto il sarape e lo gettò a terra, cercando di non intercettare lo sguardo della donna che faticava a trattenere una risata, passandosi una mano sulla bocca. 
L'uomo si consolò al pensiero di stare per entrare all'interno di un autentico Saloon, con le persone dell'epoca e magari anche propensi a raccontare una di quelle storie che gli piacevano tanto, ma il cuore di Dean era destinato a spezzarsi un'altra volta: quando aprì le porte, i suoi sogni si infransero poichè trovò il locale completamente vuoto, eccezion fatta per un uomo seduto al bancone, che sorseggiava presumibilmente dello Scotch dal suo bicchiere. 
Lo sguardo del cacciatore si incupì per qualche secondo, ma tornò normale quando si avvicinarono al bancone e scorsero sulla giacca dell'uomo intento a bere, il distintivo da sceriffo. 
"Salve, è lei lo sceriffo?" chiese Katherine abbozzando un sorriso, fissandolo con un sopracciglio sollevato. 
L'uomo sollevò leggermente lo sguardo verso i due che si sedettero accanto a lui e li guardò con fare interrogativo, tornando a bere qualche sorso della sua bevanda. "Chi vuole saperlo?". 
"Sceriffo Wild Bill Hickok.." sussurrò Dean facendosi serio e scostando la sua giacca, mostrando il suo distintivo falso con orgoglio. ".. lei è Calamity Jane". 
L'uomo si strozzò e tossì qualche volta, cercando di deglutire la bevanda che gli si era bloccata in gola e sgranò gli occhi, guardandoli con aria a metà fra il terrore e il rispetto. 
"Wow, qui abbiamo sentito molte storie su voi due!". 
"Già beh, allora sarà meglio che ci aiutiate!" esclamò Katherine guardandolo in cagnesco e continuando a sostenere lo sguardo dello sceriffo, che abbassò lo sguardo e mise le mani avanti in segno di resa. 
Forse l'idea di Dean di travestirsi non era stata poi così stupida, si ritrovò a pensare la donna, sentendosi quasi fiera di come lo sceriffo avesse cambiato atteggiamento con loro. 
"Che vi porto?" Chiese il barista, un un uomo smilzo sulla sessantina, avvicinandosi da dietro il bancone e sospirando. 
"Whisky per me, Salsaparilla per lei!" esclamò Dean sorridendo, dando una brevissima occhiata a Katherine che lo fulminò, per poi tornare a concentrarsi sull'uomo. 
"Cerchiamo Colt. Lo conosce?" chiese Katherine appoggiandosi al bancone con i gomiti, osservando prima lo sceriffo e poi le bottiglie poste dietro al bancone, parecchio impolverate ma anche troppo piene, suggerendole che quel posto non era molto frequentato come sosteneva Dean. 
"Si, da qualche anno” rispose lo sceriffo bevendo il contenuto del suo bicchiere e facendo segno all’uomo dietro al bancone di riempirglielo nuovamente. 
"Sa dove possiamo trovarlo?" Chiese Dean mettendo su la sua faccia più seria, entrando al 100% nella sua parte. 
“Costruisce una ferrovia a 30km dalla città, sarà li in mezzo al nulla..” sussurrò lo sceriffo guardando nella loro direzione ed annuendo, aggrottando le sopracciglia e chiedendosi perché mostrassero tutto quell’interesse per uno come Colt.
Dopo pochissimi secondi, l’uomo dietro il bancone servì loro le bevande con un sorriso beffardo sul viso, rivolto specialmente al giovane cacciatore che avvicinò le sue dita al bicchierino in vetro e lo fece scontrare contro quello di Katherine, prima di portarselo alle labbra e di bere tutto d’un fiato: il risultato non fu esattamente quello che sperava, ovvero quello di farsi passare come il più duro dei duri, e Dean aprì la bocca per sputare tutto il Whisky, lasciandolo ricadere sul bicchiere e posandolo sul bancone con occhi sgranati. 
“Sa di benzina!” Esclamò con voce rauca, schiarendo la gola e deglutendo a fatica.
I due uomini scoppiarono in una leggera risata, alla quale si aggiunse anche Katherine, che prese a bere dal suo bicchiere beccandosi un’occhiataccia da parte del ragazzo; quel momento imbarazzante ma divertente, venne interrotto da delle urla provenienti dalla strada, e tutti i presenti si precipitarono. 
Una piccola folla era radunata in un punto ad un centinaio di metri dal Saloon, le donne urlavano e gli uomini stavano in silenzio, chiedendosi cosa fosse successo e come fosse possibile: il giudice, l’uomo che aveva condannato a morte quell’Elias, venne trovato completamente carbonizzato sul ciglio della strada con ancora il libro fra le mani. 



“Io andrò con loro, tu va a cercare Colt..” sussurrò Dean sorridendo appena ed allontanandosi dalla folla e dal cadavere dopo averlo analizzato per una buona mezz’ora. 
Cos’è in grado di ridurre così un uomo ? La torcia umana? 
La sua battuta non fu ovviamente capita, così quando uno degli uomini della folla disse che doveva per forza essere stato Elias, Dean propose di creare un gruppo per cercarlo e per ucciderlo definitivamente. 
Il cacciatore non sarebbe stato felice di tornare alla sua vita precedente, insomma stare nel far west era davvero meraviglioso per Dean; molto meno per la donna, che cominciava a stancarsi di non avere tutte le comodità e i comfort moderni. Come un’auto. 
“Ma è a più di 30 km di distanza, il diario di Colt dice che verrà qui ugualmente!” Esclamò la donna con tono da finta bambina, piagnucolando e cercando di convincerlo a scambiarsi i ruoli, mentre continuava a camminare accanto all’uomo che se la rideva. 
“Forse invece verrà qui perché qualcuno lo porterà qui..” sussurrò Dean sorridendo ancora, fermandosi e parandosi davanti alla donna, sfiorandole le braccia conserte ed il viso. 
“E quel qualcuno devo proprio essere io?” Esclamò Katherine sbuffando rumorosamente e mordendosi il labbro. “Che palle!”. 
“Coraggio, va..” sussurrò Dean sorridendo, sfiorandole ancora il viso con dolcezza. 
Katherine sbuffò ancora una volta e gli passò accanto sapendo già come prendere un vecchio ubriacone come Colt, ma il ragazzo la fermò appena in tempo prima che lo sorpassasse, prendendole il viso fra le mani e dandole un bacio veloce, ma anche molto approfondito, che la donna ricambiò con passione, sfiorandogli il petto con le dita ed attirandolo più vicino. 
Si allontanarono lentamente e contro voglia, e si guardarono negli occhi per qualche secondo, sentendo il cuore battere all’unisono e il respiro non smettere di calmarsi. 
“Devo ammette che ti sta davvero bene..” sussurrò Katherine sorridendo ampiamente, sciogliendo la stretta ed allontanandosi di qualche passo. 
“Cosa?”. 
“Questo..” sussurrò la donna sorridendo ancora, sfiorandogli i vestiti per poi tornare sulle sue labbra con un casto e veloce bacio. 
Dopo un ultimo sguardo avido che entrambi ricambiarono, Katherine sciolse le loro mani intrecciate e si voltò, sapendo cosa avrebbe dovuto fare. 
“Stai andando nella direzione opposta” disse Dean aggrottando le sopracciglia, guardandola camminare e sentendola ridere. 
“Lo so, devo fare una cosa prima..”. 
“Devi tornare prima di mezzogiorno!” Le ricordò l’uomo sospirando e sbuffando leggermente all’idea di separarsi. “E sta attenta!”. 




I libri continuavano ad accumularsi sul bordo della scrivania portati da Bobby ed Hailey che avevano passato tutto il pomeriggio a prenderli in prestito da molte librerie sparse per la città, mentre il ragazzo se li rigirava fra le mani e tentava di capire davvero ciò che ci fosse scritto, nonostante il forte mal di testa che ancora lo torturava.  
Era molto difficile accettare ciò che fosse successo e cercò di lasciarselo alle spalle nel più breve tempo possibile, non riusendoci assolutamente: aveva di nuovo un'anima, sapeva benissimo cosa avesse fatto durante quei due anni, nonostante non avesse mai abbandonato Hailey e provando perfino un pizzico di affetto per lei.  
Avrebbe tanto voluto chiudere gli occhi e dormire, per risvegliarsi con la consapevolezza che fosse solamente un brutto incubo passato, e che tutto fosse tornato alla normalità; strizzò le palpebre e scosse la testa nel buio della stanza, dove l'unica fonte di luce proveniva dalla lampada della scrivania e sospirò rumorosamente; osservò i due cacciatori prendere posto vicino a lui e vide Bobby sbadigliare tenendo ancora fra le mani uno di quei dannati libri che non davano alcuna risposta sulla Madre di tutte le cose. 
Hailey gli sorrise teneramente, sapendo dentro di se che avrebbe voluto parlargli e dire qualcosa che lo facesse stare meglio, ma davvero non ce la faceva: anche lei era stanca, anche lei sentiva tutta quella pressione dentro di se ed era molto preoccupata per sua sorella e Dean, che stavano trascorrendo la notte nel 1861 alla ricerca di quella feniche che avrebbe salvato il mondo da Eve. 
Un forte tonfo proveniente dalla cucina fece voltare i tre cacciatori di scatto e fece si che afferrassero in pochi secondi le armi più vicine, imbracciandole e puntandole nella direzione del suono; tutto avrebbero potuto immaginare, ma non vedere Castiel strisciare sul pavimento con le labbra e il trench sporchi di sangue. 
Haiely scattò nella sua direzione lasciando la sua pistola sulla scrivania, prendendo l'angelo dalle braccia e cercando di sorreggerlo, aiutandolo a mettersi in piedi; Castiel non disse una parola, si limitò ad allontanarsi di poco dalla donna, tenendosi saldamente ai mobili e imbrattando volontariamente il frigo con il suo stesso sangue, disegnando un simbolo che i ragazzi non avevano mai visto e che quindi non riconoscevano. 
"Cass stiamo scappando o combattendo?" chiese Bobby avvicinandosi, grattandosi la nuca e guardando l'angelo con sguardo rassegnato al fatto che la sua vita non sarebbe mai stata meno movimentata neanche per qualche ora. 
Per tutta risposta l'angelo con il trench si lasciò cadere rovinosamente a terra, perdendo i sensi e sbattendo con forza la testa sul freddo e duro pavimento della cucina; i due cacciatori afferrarono Cass e lo fecero stendere sul divano del salone fin troppo piccolo per uno della sua taglia ed Hailey gli sciolse il nodo della cravatta e gli aprì la camica imbrattata di sangue sull'addome con movimenti delicati, notando una profonda ferita che andava chiusa e medicata al più presto. 
Guardò brevemente i due uomini e loro capirono immediatamente quale sarebbe stato il loro compito: si recarono a prendere garze puliti e disinfettanti, oltre che degli aghi e del filo per ricucirlo; la donna avvicinò una sedia al divano e prese a lavorare, pulendo la ferita e chiudendola completamente, per poi apporre una fasciatura per isolare la parte dal resto dei vestiti. 
Passò qualche ora prima che l'angelo mostrasse i primi segni di ripresa, esattamente all'alba Castiel aprì gli occhi e si mosse nel divano, grugnendo e gemendo forte per il dolore: guardò con sguardo dolorante i tre cacciatori che scattarono nella sua direzione, mentre si sedette con fatica e stringeva forte i denti. 
"Sembra che ti sia passato sopra un tir, che è successo?" chiese Sam avvicinandosi e sedendosi su una dele sedie vicine, appoggiando i gomiti alle sue cosce. 
"Sono stato tradito.." sussurrò Castiel sfiorando con le dita il punto in cui si estendeva la grossa ferita sull'addome, gemendo appena e cercando di non mostrare troppo dolore. 
"Mi dispiace.." sussurrò Haiely avvicinandosi e sospirando, sedendosi sul divano accanto a lui e guardandolo con il dispiacere negli occhi. Capiva bene la sensazione. 
"No, ho dovuto uccidere una delle mie sorelle per colpa di Raffaele.." sussurò l'angelo deglutendo a fatica, volgendo lo sguardo davanti a se e scuotendo la testa con decisione, sperando che quei pensieri fuggissero via dalla sua testa, smettendo così di torturarlo. "Comunque grazie per esservi presi cura di me, avevo bisogno di riposare!". 
Castiel provò a mettersi in piedi, ma barcollò ed Hailey prontamente lo afferrò dalle braccia, stringendolo appena e guardandolo con aria sorpresa. "Ehi, vacci piano Cass!". 
"Riposati ancora un po’, la tua ferita è grave. Hailey ha cercato di medicarti, ma hai bisogno di rallentare o si aprirà ancora!" esclamò Bobby distendendo la fronte, pensando quanto non gli piacesse l'idea che un angelo corrotto in combutta con il Re dell'inferno riposasse sul suo divano, ma la sua coscienza gli impediva di cacciarlo di casa e richiamarlo solamente per far tornare indietro i suoi familiari. 
"Cos'hai disegnato prima?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia, volgendo lo sguardo verso il frigo per pochi secondi. 
"Serve a tenere lontani gli angeli.." rispose l'angelo sospirando, tornando a sedersi sul divano. 
"Sei messo così male ?" chiese Hailey rimanendo in piedi e fissandolo dall'alto con aria preoccupata. 
"Guarirò". 
"Bene, perché abbiamo solamente qualche ora per riportare indietro i ragazzi.." sussurrò Bobby serrando le braccia al petto e sbuffando con froza aria dal naso. 
L'angelo passò a ressegna i volti dei tre cacciatori, guardandoli e cercando di non allarmarli troppo, ma i suoi occhi lo tradirono e tutti e tre sgranarono gli occhi e lo guardarono con un pò di terrore negli occhi. 
"Cass perche quella faccia?" chiese Sam solelvando le sopracciglia e guardandolo di rimando con aria preoccupata. 
L'angelo si mise un pò più dritto con la schiena e sospirò rumorosamente, distendendo le spalle e mettendo su la sua faccia seria e dispiaciuta; come avrebbe potuto dirgli la verità? Si fidavano già troppo poco di lui da quando avevano scoperto cosa facesse con Crowley, cosa avrebbero pensato adesso? Che lo avesse fatto apposta? 
"Mi dispiace ragazzi, ma non posso!". 




Dopo aver passato più di un'ora a cavalcare il suo cavallo e correre fra quelle strade sterrate e polverose, incrociando davvero poche persone in quel tratto, Katherine riuscì a trovare un capanno in cui probabilmente avrebbe trovato Colt; diede al cavallo il segnale di rallentare il passo e camminare più lentamente, guardandosi attorno con un sorriso. 
Quella ferrovia l'aveva vista completata qualche anno prima quando Dean aveva ucciso Azazel proprio con la pistola del cacciatore che stava cercando, e doveva ammettere che faceva un certo effetto vederla ancora in lavorazione; le travi erano sparse per il terreno arido e alcuni uomini stavano già cominciando a lavorare alle prime luci dell'alba, quando la donna scese da cavallo e lo legò alla staccionata. 
Gli carezzò il pelo scuro, sorridendogli e scendendo a toccargli il muso, mentre i suoi grandi occhi la fissavano attendendo un altro segnale; la cacciatrice si voltò verso il capanno tenendo fra le mani una bottiglia di Whisky come regalo e a grandi passi si avviò, quando udì due spari molto vicini l'un l'altro. Corse nella direzione e ciò che vide la fece sorridere ancora: Samuel Colt aveva appena fatto fuori due uomini, presumibilmente demoni, che adesso giacevano a terra privi di vita dopo essere stati colpiti da quella pistola. 
Il sorriso compiaciuto sul volto dell'uomo fu la prima cosa che Katherine vide quando si affrettò ad entrare, mentre la seconda fu la Colt puntata proprio verso la sua testa, mentre Samuel la guardava con aria truce. 
"Ehi, non sparare! Non sono un demone, sono solo una cacciatrice!" esclamò la donna mettendo le mani in alto, e di conseguenza la bottiglia, che l'uomo non tardò a notare.
Con un gesto quasi automatico, segnato dalle milioni di volte che lo aveva compiuto, Samuel lanciò contro la ragazza dell'acqua santa e la colpì dritto in faccia, che sbuffò e si affrettò ad entrare, chiudendosi la porta alle spalle e posando la bottiglia di Whisky sulla scrivania; si guardò attorno, notando quanto quel rifugio fosse tipico di quell'epoca, con mobili in legno fatti a mano, molto spartano e contenente soltanto il necessario. Dei progetti sulla ferrovia erano stesi sulla scrivania e la donna li osservò con curiosità, chiedendosi come facesse Samuel ad avere una mente così brillante.
"Una che?" chiese l'uomo aggrottando le sopracciglia ed abbassando la pistola.
Katherine lo guardò in viso e notò come il passare del tempo non fosse stata clemente con lui: il volto era scavato da delle profonde rughe scure e la sua pelle era molto abbronzata, tipica di chi trascorresse tanto tempo all'aria aperta per lavorare. I suoi lineamenti non erano delicati, ma aveva parecchie cicatrici lungo il viso, ma anche lungo le parti del corpo che erano visibili, come le braccia scoperte dalla camicia sollevata fino ai gomiti.
Aveva tutta l'aria di essere un uomo cinico e molo distaccato dalle persone a da ciò che gli accadesse, il suo sguardo era incuriosito dalla donna appena entrata, ma anche molto menefreghista, così Katherine capì di non avere tempo per spiegare nei minimi dettagli la situazione e si diresse dritta al punto.
"Tu sei Samuel Colt, giusto? Io sono Katherine Collins, vengo dal 2011".
L'uomo sollevò un sopracciglio e aggrottò la fronte, guardandola con un sorriso molto ironico sulle labbra, non rimanendo prò nemmeno lontanamente impressionato dalle dichiarazioni di quella strana donna che era entrata da meno di cinque minuti nel suo rifugio; continuò a guardala e fece qualche passo nella sua direzione, rimettendo la sua pistola nell'apposita guaina, e si limitò a dire: "Dimostramelo".
Katherine pensò bene a cosa avrebbe potuto dire in quella situazione, cosa avrebbe potuto impressionare tanto l'uomo da credere alla sua assurda storia del viaggio nel tempo, e capì che nulla di ciò che avrebbe detto lo avrebbe convinto, così si toccò le tasche ed estrasse il suo cellulare touch, passandoglielo con un sorriso ed osservandolo mentre se lo girava fra le mani. Samuel rise di gusto, tenendo ancora il telefono fra le mani, e si voltò a prendere due bicchieri di vetro per posarli sulla scrivania, prima di aprire la bottiglia appena portata dalla donna e versandone due bicchieri molto abbondanti; li bevve entrambi tutti d'un sorso, facendo si che la donna sgranasse gli occhi e lo guardasse come se gli mancasse qualche rotella.
"Ok.." sussurrò l'uomo ridendo, voltandosi nuovamente verso la cacciatrice. 
"Ok? " chiese la donna ironicamente, osservando il cacciatore versare ancora del Whisky nei due bicchieri e porgerne uno alla sua ospite.
"Quando fai questo lavoro da quanto lo faccio io, non ti lasci impressionare da una ragazzina che viene dal futuro con un mezzo mattone magico".
Katherine lo osservò bere tutto d'un fiato il suo terzo bicchiere e ricordò come neanche Dean fosse riuscito a berlo al Saloon, e sorrise imbarazzata in quella situazione.
"Devi aiutarmi ad uccidere una fenice".
"Esistono?".
"Ne ucciderai una fra tre ore; guarda!" esclamò la donna sorridendo speranzosa, estraendo dalla sua giacca il libro che Castiel le aveva portato e che apparteneva proprio a Samuel. 
L'uomo aggrottò le sopracciglia e lo osservò attentamente, chiedendosi come facesse Katherine ad avere una copia identica del suo diario, e sollevò lo sguardo verso di lei, guardandola in cagnesco e non riuscendo più a capire quella situazione.
"Sono troppo ubriaco o non sono ubriaco abbastanza ? Cos’è che dovrei fare esattamente ?".
"Beh, il diario dice che ne ucciderai una a Sunrise.." sussurrò Katherine indicando con il suo dito la parte interessata.
"Non credere a tutto ciò che leggi.."" rispose l'uomo cambiando tono di voce, divenendo rauca e molto amareggiata, voltandosi e andandosi a sedere al tavolo della sua scrivania con aria molto malinconica.
"Ma sei un cacciatore!" esclamò la donna aggrottando le sopraccia, scavalcando i cadeveri dei due demoni e guardandolo in maniera confusa. 
"Mi sono ritirato".
"Non può essere, conosco delle persone nella mia epoca per le quali sei un eroe!" esclamò Katherine allargando le braccia e guardandolo del tutto esterrefatta, pensando particolarmente a Sam che l'aveva da sempre ammirato per il suo lavoro e per ciò che avesse creato nella sua vita. "Mi servono le ceneri di quella fenice per distruggere il mostro a cui do la caccia. Quindi alzati o dammi la pistola". 
"Quale pistola?" chiese l'uomo sollevando il sopracciglio e guardandola con aria di sfida, chiedendosi però come facesse a conoscerla.
"Quella pistola!".
"Non se ne parla! È maledetta, ti sto facendo un favore, credimi ragazzina!".
La donna allargò le braccia nuovamente e roteò gli occhi, sospirando rumorosamente e capendo che tipo fosse Samuel Colt e perchè molti in città lo evitassero: il suo carattere era il problema! Molto cocciuto e molto convinto delle sue idee, non lasciando neanche il beneficio del dubbio alle altre persone.
"Ho già avuto a che fare con la tua pistola in passato, so quello che faccio!".
"Non ti darò la mia pistola!" esclamò l'uomo alzando il tono di voce e sbattendo il pugno sul tavolo, rimanendo impressionato del fatto che la donna non si fosse scomposta minimamente davanti a quel gesto improvviso e violento.
"E allora cosa farai? Te ne starai qui seduto a non fare niente aspettando la morte?" chiese Katherine sentendo la rabbia montare dentro di se e riducendo gli occhi a due fessure, guardandolo con aria accusatoria. "Sei un cacciatore e da questo non si scappa! Molte persone moriranno se non mi aiuti ad avere quelle ceneri! Ci sarà un'apocalisse! Non t'importa minimamente della distruzione che ci sarà se non mi aiuti?". 
L'uomo sbuffò rumorosamente e distolse lo sguardo per qualche secondo, pensando e ripensando a quelle parole che presero a scorrere nella sua mente trasformandosi in immagini vivide di cui non voleva essere responsabile; tornò a puntare il suo sguardo su quello deciso e perentorio della donna e scosse la testa in segno di negazione.
"Ho dedicato tutta la mia vita a questo e adesso ho chiuso; non mi importa di qualsiasi cosa succeda.." sussurrò l'uomo sollevandosi dalla sedia e facendo spallucce, andando verso la porta ed aprendola con uno scatto, facendo segno alla donna di andare via. "Ho chiuso".
Katherine sospirò, non pensando che il cacciatore potesse mai darle una risposta del genere e gli si avvicinò con aria spazientita, continuando a fissarlo negli occhi ed inclinando la testa leggermente di lato.
"Dammi la pistola!".



“Scusami?” Chiese Bobby aggrottando le sopracciglia e guardandolo l’angelo quasi in cagnesco.
“Sono troppo debole, quel combattimento mi ha sfinito..” sussurrò Castiel con voce flebile, sfiorando con la sua stessa mano la parte lesa dell’addome ed accennando un’espressione dolorante.
“Beh, chiama un altro angelo e fatti aiutare!” Esclamò Haiely alzandosi repentinamente dal divano e allargando le braccia, sentendo la mente esplodere e non riuscire a rielaborare quelle frasi.
“Non posso”.
“Ci deve essere un incantesimo, qualcosa..” sussurrò Sam avanzando nella stanza e fissando l’angelo con la speranza di riuscire a trovare qualcosa, mentre la sua testa pensava a centomila soluzioni, senza trovarne nemmeno una valida.
Castiel sospirò rumorosamente e li fissò per qualche secondo con il dolore e la sofferenza nello sguardo, chiedendosi cosa avrebbe potuto fare in una situazione del genere; chiamare un altro angelo era fuori discussione, nessuno dei suoi fratelli avrebbe aiutato un Winchester ed una Collins, nessun incantesimo li avrebbe potuti riportare indietro senza una strega esperta che lo eseguisse.
Non c’era nulla che potesse fare al caso loro. A meno che..
“Qualcosa c’è, ma è pericoloso..” sussurrò l’angelo mettendosi in piedi e tenendosi alla testiera del letto con una mano. “Serve un’anima. Devo toccare un’anima”.
Castiel fece oscillare lo sguardo fra i due uomini, per poi concentrarli su Hailey che annuì e capì immediatamente il significato di quell’occhiata; la donna si alzò senza dire nulla egli andò incontro.
“Devi toccare la mia”.
“Non te lo chiederei se non fosse l’unico modo per ricaricarmi in tempo e riportare indietro i ragazzi”.
“No, aspettate, ci deve essere un altro modo!” Esclamò Sam mettendosi fra i due e alternando lo sguardo fra loro, supplicandoli di non fare nulla di rischioso.
“Andrà bene, starò bene..” sussurrò Hailey sorridendo e carezzandogli una guancia, decisa però più che mai ad aiutare sua sorella e Dean; si allontanò dall’uomo e si avvicinò all’angelo, annuendo e sospirando rumorosamente. “Cass cerca solo di non farmi esplodere”.
“Ci provo..” sussurrò Castiel annuendo ed osservando la ragazza sedersi davanti a lui, prima di sollevare la manica della sua giacca ed udire delle urla strazianti arrivare alle sue orecchie.




Il sole era alto nel cielo e ciò significava che il loro tempo in quell’epoca stava per scadere, così Katherine incitò il suo cavallo a correre più velocemente per raggiungere Sunrise nel più breve tempo possibile; doveva ricongiungersi con Dean ed uccidere una fenice. Un gioco da ragazzi.
L’uomo intanto aveva indagato su chi potesse avere ucciso il giudice, diventato il nuovo sceriffo della città dopo aver trovato il cadavere carbonizzato di quello precedente; non ci mise molto tempo a capire che la fenice in questione non era affatto un uccello leggendario, bensì era lo stesso signor Finch che era tornato dal regno dei morti per giustiziare chi lo aveva giustiziato.
Dopo averlo capito, Dean decise di interrompere quei brutali omicidi, sfidando Finch ad affrontarlo a mezzo giorno sulla strada, esattamente come avrebbe fatto un uomo di quel tempo; certo di vincere, perché non si può uccidere un fantasma, Finch accettò, e si preparò alla sfida e a vedere l’uomo morire, mentre Dean cercò di prendere tempo e guardava all’orizzonte per scorgere la figura di Katherine e Samuel.
Quando l’orologio segnò le 12 in punto, il cacciatore si fece coraggio per rispettare la parola ed uscì dall’ufficio dello sceriffo, tenendo la mano poggiata sulla pistola, pronto a far fuoco a chiunque, quando fu afferrato e trascinato dentro il vicolo vicino da due braccia magre ma molto forti.
Strabuzzò gli occhi e aggrottò la fronte, quando mise a fuoco la figura e si accorse che fosse proprio Katherine ad averlo afferrato e quindi non reagì; accennò un sorriso e la osservò bene, sentendosi grato verso il cielo per averla fatta tornare sana e salva.
“Dov’è Colt?”.
“Non viene, ma ho questa..” sussurrò Katherine sorridendo, estraendo dalla tasca del suo lungo soprabito la pistola e porgendola al ragazzo.
Ciao piccola..” sussurrò l’uomo sollevando un sopracciglio e girasole le fra le mani, felice di rivedere quella pistola dopo molti anni.
Pochi secondi e Dean uscì dal vicolo con impazienza, avanzando e trovando il signor Finch già pronto per la sfida; si guardarono negli occhi per qualche secondo e il ragazzo sentì una botta di adrenalina scorrergli nelle vene; quando l’orologio suonò ed indicò le 12 esatte si alzò nell’aria il rumore di due spari e Katherine non riuscì a trattene la sua preoccupazione e corse verso il cacciatore, sentendosi felice che non fosse stato lui ad essere colpito.
Finch si illuminò di una strana luce, che la ragazza aveva visto solamente quando Dean uccise Azazel, per poi dissolversi e lasciare la cenere al posto del suo cadavere e dei suoi vestiti.
Fecero un balzo nella sua direzione, pronti a riempire due bottiglie di vetro con quelle ceneri, ma proprio quando vi furono più vicini, si ritrovarono improvvisamente nel salotto di Bobby.
Si guardarono attorno con occhi sgranati, chiedendo immediatamente a Castiel di riportarli indietro anche di pochi secondi, spiegandogli di avere quasi messo le mani su quelle maledette ceneri, ma l’angelo scosse la testa e abbassò lo sguardo stanco e provato.
“Dean guardarlo, è sfinito..” sussurrò Sam sospirando, sentendo un senso di sconfitta dentro di se.
“Non voglio rifarlo mai più..” sussurrò Castiel con ancora gli occhi incollati al pavimento, tenendosi con una mano la ferita all’addome che stava ormai guarendo.
Il maggiore sbuffò sonoramente e scosse la testa con decisione, lanciando il suo cappello da Cowboy lontano e dirigendosi verso la cucina imprecando ad alta voce; aprì il frigo ed estrasse alcune birre, che portò ad ognuno dei presenti e se la stappò, bevendo qualche sorso tutto d’un fiato: non poteva credere di essere andato in un’altra epoca per niente! Era stato tutto inutile, avrebbero dovuto trovare un altro modo per sistemare la faccenda ed uccidere quella bastarda della Madre.
Il loro malumore e la sofferenza vennero interrotti dal suono del campanello che si diffuse per la casa e Katherine, che se ne stava appoggiata con la spalla destra allo stipite della porta, si voltò e andò ad aprire tenendo ancora la sua birra fra le mani; quando aprì la porta, trovò davanti a se un ragazzo sui vent’anni vestito da postino, con uno sguardo carico di ilarità sul viso e un grosso pacco fra le mani.
“Abita qui Katherine Collins?”.
La donna aggrottò le sopracciglia e lo guardò con sorpresa, chiedendosi chi potrebbe mai averle inviato un pacco del genere. “Perché?”.
“Senti, è una cosa incredibile. Non pensavo che sarebbe mai potuto succedere perché questo è un pacco secolare!” Esclamò il ragazzo ridendo di gusto e guardandola con aria entusiasta. “Viene da Samuel Colt!”.
Lo sguardo della donna cambiò, infatti sgranò gli occhi e spalancò la bocca per qualche secondo; quando riprese l’uso della parola e delle braccia, Katherine ringraziò il ragazzo e gli prese dalle mani quel pacco di legno, chiudendosi la porta alle spalle e dirigendosi dagli altri cacciatori con un grande sorriso sul volto.
“Cos’è ?” Chiese Bobby aggrottando le sopracciglia e rimanendo ancora seduto sulla sedia della sua scrivania.
Sua sorella e i due Winchester si adunarono attorno a lei, mentre Castiel osservava la scena da lontano con sguardo sospettoso, ma molto curioso, e la ragazza aprì in silenzio la scatola facendo leva con il suo pugnale e sradicando l’asse che fungeva da copertura con pochissimo sforzo; estrasse il suo stesso telefono, ma molto malridotto ed impolverato, accorgendosi solamente in quel momento di averlo lasciato a Samuel Colt, e poi estrasse un biglietto piegato in due.
Lo aprì e sorrise, leggendo ad alta voce ciò che ci fosse scritto:
Cara Katherine, ho deciso di fare questo per te.
Qui dentro c’è tutto quello che ti serve.
                                              Saluti, Samuel Colt.
Ps: grazie per avermi spinto a credere ancora
”.
La donna sorrise e posò il biglietto, prima di infilare la mano nella profonda scatola ed estrarre una grossa bottiglia di vetro piena di una sorte di polvere: non aveva dubbi.
“Sono le..” sussurrò Sam sgranando gli occhi e ritrovando finalmente il sorriso.
“Si!”.
I presenti si scambiarono una breve occhiata, sorridendo e sentendo finalmente il peso sullo stomaco svanire e lasciare il posto a qualcosa di migliore, che ormai provavano solamente di rado: speranza.
“Sapete cosa vuol dire?” Chiese Dean sorridendo e cingendo la vita della ragazza, che ancora si rigirava la bottiglia fra le mani con aria entusiasta.
“Che non ho fatto un’animascopia inutilmente?” Chiede Hailey sospirando, sorridendo a stento e sentendo il cuore ancora dolere.
Dean sorrise e le passò una mano sulla testa, dispiacendosi per ciò che fosse stata costretta a fare per loro, ma felice perché adesso avevano finalmente tutto il necessario per fermare quella storia. “Si.. e che adesso possiamo ucciderla!”.

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Capitolo 14
*** I was the man who never lied, I was the man who wanted to be a king. ***


Capitolo 11.
I was the man who never lied, I was the man who wanted to be a king.



Le fiamme danzavano attorno a Castiel con un’andatura irregolare e quei minuti gli sembrarono secoli, mentre il suo guardo dispiaciuto si sottoponeva a quello accusatorio e tradito dei suoi amici: i Winchester, le Collins e Bobby avevano attirato il loro angelo con il trench in una trappola, decisi ormai a conoscere la verità.
Nessuno di loro poteva credere di essere arrivati a quel punto, di avere dovuto intrappolare Castiel con l’inganno per potere avere delle spiegazioni da lui, ma quando avevano cercato un approccio diretto dopo avere ucciso la Madre alla tavola calda, lui era scomparso.
In quel lasso di tempo in cui nessuno disse nulla, persi ognuno nei propri pensieri, l’angelo non riuscì a fare altro che interrogare se stesso, chiedendosi mentalmente cosa gli fosse successo: da quando un angelo come lui lavorava con un demone come Crowley, preferendolo ai suoi amici? E se avesse davvero fatto la scelta sbagliata come sosteneva Dean, che gli aveva urlato contro le peggiori cattiverie nell’ultimo quarto d’ora, sentendosi estremamente ferito dal suo tradimento? Se stesse davvero agendo male come dicevano loro?
L’animo di Castiel era diviso in due parti, due strade diverse, e avrebbe tanto voluto spiegare ogni cosa a tutti i suoi amici che ormai considerava come una famiglia, ma sapeva che nessuno di loro avrebbe capito.
L’angelo era estremamente combattuto: si considerava il guardiano dei Winchester, delle Collins e di Bobby, e ad alcuni di loro aveva anche salvato la vita in determinate circostanze. Loro gli avevano insegnato a prendere una posizione durante le guerre che avevamo affrontato insieme, lottare ed affrontare le conseguenze. 
Castiel senza ombra di dubbio era cambiato da quando aveva messo un piede sulla terra molti anni prima, aveva completamente cambiato il suo modo di vedere le cose, ed ecco perché alcuni suoi fratelli angeli divennero estremamente gelosi di quelle scimmie senza peli che si ostinava a frequentare e ad aiutare.
Lui sapeva bene ormai quale fosse il suo posto in questo mondo, ma quando era stato riportato indietro dalla morte da Dio in persona dopo aver sventato l’Apocalisse, qualcosa dentro di lui era cambiato ancora una volta: aveva una missione, doveva fare qualcosa e non lasciare tutto com’era! 
Cas sentiva che fosse una sua responsabilità: salvare Sam dalla gabbia e riportarlo sulla terra. Sapeva che fosse un’impresa davvero dura, ma doveva farlo!
Si ripeteva di essere l’unico ad essere in grado di farlo e forte abbastanza, anche quando si era accorto di avere riportato indietro accidentalmente Sam senz’anima; avrebbe potuto confessare tutto ed avvertire Haiely o Dean, ma invece era rimasto in silenzio a cercare una soluzione da solo.
Solo in quel momento in cui era chiuso nel cerchio di fuoco si rese conto di essere stato arrogante e superbo per ciò che aveva fatto; si soffermò a guardare il suo più grande amico fraterno, Dean, verso cui aveva sempre provato un grande affetto e rispetto, e si rese conto di quanto lo aveva ferito con le sue azioni.
Il maggiore dei Winchester rimase in silenzio a ricambiare lo sguardo, sentendo dentro di se un grande vuoto derivato dal tradimento del suo unico amico; avrebbe voluto scavalcare la linea di fuoco e picchiarlo come si deve, fino a fargli sputare sangue e a fargli capire la lezione una volta per tutte con le maniere forti, ma non trovava la forza per farlo.
Si sentiva molto ferito, come forse non era mai stato nella sua vita: il tradimento di un amico faceva male, soprattutto di un amico come Castiel. Dean lo aveva sempre considerato come un fratello e doverlo confinare in un cerchio di olio santo infieriva sulla sua ferita.
“Per l’ennesima volta: perché lo state facendo?” Chiese Castiel sospirando, allargando leggermente le braccia e guardando il maggiore con tristezza.
“Hai anche il coraggio di chiederlo?” Rispose l’uomo sorridendo amaramente e distogliendo lo sguardo, dandogli le spalle e cercando conforto in quello della minore delle Collins, che però non ricambiò.
L’angelo sospirò rumorosamente ed abbassò lo sguardo sul cerchio di fuoco, osservando le fiamme che danzavano vicino a lui e si muovevano senza uno schema preciso; serrò la mandibola e sollevò leggermente il capo, alternando lo sguardo fra i ragazzi.
“Ragazzi, faccio tutto questo anche per voi!”.
“Per noi?" Chiese Sam spalancando leggermente la bocca ed allargando le braccia in quel casolare isolato fra i boschi, dove nessuno avrebbe potuto sentirli. "Non usarci come scusa per la tua avidità di potere!".
Il minore si meritò un'occhiataccia da parte di Katherine, che teneva le braccia conserte e stava appoggiata ad uno dei pilastri presenti in quel casolare spartano: non riusciva a fare a meno di sentirsi in colpa per tutto ciò che avessero architettato e messo in pratica, nonostante si fosse caldamente opposta e avesse tentato di persuadere tutti dall'intrappolare l'angelo in quella maniera. Da quando Castiel era arrivato ed il fuoco era stato acceso, la ragazza non era riuscita a sollevare lo sguardo e posarlo sul suo, ed era stata in silenzio ad ascolatrli litigare e accusarsi a vicenda.
“Pensate che io lo voglia? Devo fermare Raffaele a tutti costi oppure..".
“Oppure cosa?!” Chiese Bobby avanzando verso il cerchio di fuoco e guardandolo con aria accusatoria.
“Oppure la terra verrà distrutta” continuò l'angelo sospirando rumorosamente.
“Sembra un piano nobile, ma cosa farai quando Crowley troverà il modo di fregarti?” chiese Haiely camminandogli nervosamente attorno.
“Non succederà!".
“Certo, perché di lui ci si può fidare, vero?" chiese Dean alzando il tono di voce e facendo sussultare senza neanche accorgersene la minore delle Collins. “Io mi fidavo di te, sei come un fratello per me! A parte Sam, Bobby e le ragazze non ho mai avuto nessuno di cui fidarmi! E tu hai distrutto tutto!".
“No, lo sto facendo per voi!!" Insistette l'angelo eguagliando la tonalità di voce del Winchester, guardandolo quasi con sguardo implorante e chiedendogli in silenzio di fidarsi di lui, notando come il ragazzo per tutta risposta sbuffò e si passò una mano sul viso, chiudendo gli occhi per trattenere la rabbia.
Katherine sentì il suo cuore battere un pò più forte e sollevò lo sguardo verso l'angelo, trovandolo intento a fissarlo con aria triste e dispiaciuta; sospirò e si avvicinò di qualche passo, osservandolo bene in viso per la prima volta in quella serata.
"Cristian è morto Cas, e Lisa e Ben hanno rischiato grosso.." Sussurrò la minore delle sorelle con voce bassa e delusa, oltre che addolorata. "Crowley ci ha fregati un'infinità di volte! Perchè tu non ti sei fidato di noi? Perchè non hai chiesto aiuto a noi?".
I ragazzi si voltarono a guardarla ed avvertirono il suo dolore come se fosse il proprio, esattamente come Dean che lottava interiormente con se stesso, chiedendosi cosa avrebbero fatto dopo; uccidere Castiel? Riunchiuderlo e sventare l'Apocalisse da soli ancora una volta?
“Voi siete solo umani, che speranze avete contro un Arcangelo?!” rispose Castiel con un filo di voce, sospirando e alternando lo sguardo fra tutti i presenti.
“Abbiamo già preso pezzi grossi! Ci saremmo inventati qualcosa, come sempre!” Esclamò Sam sospirando e scuotendo la testa leggermente, appoggiandosi con la spalla contro il pilastro.
“Perché tu sei di famiglia e noi proteggiamo la famiglia!” Esclamò Dean con una smorfia di dolore sul viso, annuendo e completando la frase del fratello.
“Pensate che non vi abbia osservati in questi due anni? Eravate a pezzi, tutti voi! Come potevo chiedervi qualcosa del genere?!".
“Avresti potuto fare di meglio, Cass!” Continuò il minore allargando le braccia e sospirando.
“Sam, sono io che ti ho salvato dalla perdizione! Io ti ho strappato dalla gabbia!” esclamò Castiel sentendo per la prima volta dentro di se una rabbia repressa in fondo al suo tramite, cambiando tono e sguardo, fulminando tutti i presenti con gli occhi.
I cacciatori si scambiarono una rapita occhiata, non riuscendo a credere alle parole dell'angelo: come poteva essere stato lui? Dove aveva trovato la forza per compiere una missione come quella?
"Beh, senza offesa ma hai fatto un lavoro di merda!”.
"Lo hai riportato senz’anima di proposito?” chiese Hailey dopo averci pensato su per qualche secondo, avanzando verso di lui e guardandolo in cagnesco.
“Come puoi pensare una cosa del genere?!” esclamò l'angelo allargando ancora le braccia e rimanendo quasi sorpreso per ciò che avesse detto la ragazza, sentendosi per la prima volta come un estranero fra di loro.
“Mi vengono in mente tante cose adesso!” continuò la donna guardandolo con delusione.
I cacciatori continuarono a guardarlo in cagnesco, mentre l'angelo ricambiava con uno sguardo dall'aria delusa ma profondamente dispiaciuta; avrebbero potuto continuare a discutere e cercare di ragionare, ma sapevano che l'angelo avrebbe continuato a rimanere della sua idea. 
Improvvisamente un forte boato giunse alle loro orecchie facendoli sobbalzare e i quattro puntarono il loro sguardo verso Bobby come se avrebbe potuto sapere in qualche modo di cosa si trattasse e che cosa li stesse per attaccare: pochi secondi e i ragazzi riuscirono a scorgere dalle finestre una nuvola nera avanzare sempre più veloce verso il casolare ed intuirono di cosa si trattasse: demoni
“Crowley ci ha trovati, adesso andate!” esclamò Castiel alzando il tono della voce e cambiando totalmente espressione, guardandoli con quasi il terrore negli occhi e la preoccupazione che il demone potesse far loro del male. 
“Non è troppo tardi, possiamo sistemare le cose!” esclamò Katherine fissando lo sguardo in quello dell'angelo e guardandolo speranzosa, tendendogli una mano.
L'angelo la guardò intenerito e pensò che non avrebbe mai incontrato qualcuno con la sua stessa tenacia e dolcezza, né un'altra persona che avrebbe riposto la sua più totale fiducia in un angelo che li aveva traditi e aveva mentito per mesi; si chiese come facessero gli umani a vivere con tutti quei sentimenti e sospirò, sfiorando con lo sguardo la sua mano e guardandola con più durezza. 
“Non c’è niente da sistemare, Katherine! " esclamò Castiel distogliendo lo sguardo e fissandolo sugli altri ragazzi." Adesso andate!!!”. 
L'angelo osservò l'espressione della donna cambiare e gli angoli della sua bocca curvarsi all'ingiú per il dispiacere, e poi notò con piacere che il maggiore dei Winchester le avesse messo una mano sulla spalla per tirarla verso la sua direzione, spingendola nella direzione della porta per farla uscire da quella casa; Sam, Hailey e Bobby raggiunsero Katherine e, proprio quando Dean stava per chiudersi la porta alle spalle, si voltò un'ultima volta ed inchiodò i suoi occhi a quelli dell'angelo con il trench, mostrandogli tutti i suoi sentimenti. 
Era completamente devastato, addolorato, rattristito dal doverlo lasciare lì da solo con Crowley; ferito, perché aveva scelto un demone invece che lui. 
Quei secondi sembrarono un'eternità e il cacciatore accennò un saluto con la testa, nonostante fosse poco propenso al perdono nei suoi confronti, soprattutto in così poco tempo; Dean distolse lo sguardo e chiuse la porta, scomparendo nel buio della notte dentro la sua Impala e dando gas alla sua piccola per allontanarsi nel più breve tempo possibile da quel posto che da lì a breve sarebbe stato popolato solo da demoni e mostruosità. 
 

 
 
Il panorama della notte scorreva con velocità sul parabrezza dell'Impala, mentre un silenzio albergava all'interno dell'abitacolo della macchina, nonostante i quattro ragazzi fossero distribuiti equamente sui sedili; ognuno rimase perso dietro al filo dei propri pensieri, mentre la sensazione di avere appena perso qualcuno di estrememante importante per loro li invase, rendendoli taciturni in quel lungo viaggio che li avrebbe finalmente portati a casa.
Castiel: un amico, un fratello, il loro consigliere e confidente, che sempre li aveva aiutati e sempre era stato presente per loro.
Il dolore era forte, ma la voglia di fermarlo andava ben oltre, soprattutto per il maggiore dei Winchester, che teneva il pedale schiacciato sull'acceleratore, rendendo difficile a Bobby il compito di stargli dietro con la sua vecchia auto.
Il suo pensieri erano confusi: se si fosse trattato di un altro non ci avrebbe pensato su e sarebbe corso a preparare un'altra trappola per ucciderlo, ma era di Castiel che si stava parlando: non un demone o qualsiasi cosa a cui dassero la caccia da quando avessero memoria, ma l'angelo che aveva salvato prima Katherine dalla morte quando era solo una ragazzina, poi Dean dall'inferno e dalla perdizione eterna e successivamente Sam dalla tortura infinita a cui Lucifero e Michele lo sottoponevano da più di cen'tanni.
Sapevano tutti quanto Castiel fosse estremamente furbo e dovevano capire in che modo sarebbero riusciti a fermarlo prima che fosse roppo tardi. Il maggiore si sforzò di escogitare un piano, ma era fin troppo stanco per pensare e fin troppo deluso per agire; tutto ciò che riuscì a fare una volta arrivato a casa fu scappare in fretta dalla stanza che condivideva con Katherine e draiarsi sul divano fin troppo piccolo per lui per stare da solo, per schiarirsi le idee in solitudine.
Si rigirò per almeno due, tre volte tenendo sempre gli occhi chiusi e sospirò portandosi le mani al viso, sperando di poter riposare per almeno qualche ora; sapeva di essere stato forse un po egoista ad aver lasciato Katherine da sola in un momento come quello, perché sapeva che anche lei stesse soffrendo terribilmente per il tradimento dell'angelo, così come tutti, ma aveva bisogno di un po di tempo per sé stesso. 
Non riuscì a fare a meno di chiedersi come tutta quella storia sarebbe finita: l'ultima cosa che avrebbe mai voluto era proprio fare del male al loro angelo, ma sapeva che se fosse stato costretto, pur di fermarlo lo avrebbe fatto. 
Perso fra i suoi pensieri, non riuscì ad avvertire e a capire immediatamente cosa lo stesse sfiorando con lo sguardo con così tanta insistenza, ma riuscì comunque ad avvertirne la presenza: aprí gli occhi e si sedette di scatto, sussultando e notando una figura avvolta dall'oscurita della stanza proprio a pochi passi da lui. 
Avrebbe riconosciuto ovunque quel trench ormai logoro e quello sguardo imbronciato e arrogante allo stesso tempo: Dean non parlò, ne si alzò di scatto per andargli incontro e catturarlo, sapendo benissimo che avrebbe perso. 
Si limitò a ricambiare lo sguardo, cercando di comunicare tutto ciò che il suo cuore avrebbe voluto dirgli: gli dispiaceva di non esserci stato quando Cas aveva avuto bisogno di lui, avrebbe voluto essere presente, invece era scappato e aveva abbandonato anche lui. E al tempo stesso il cacciatore fu sorpreso di vederlo senza un graffio: pensava che quei demoni lo avrebbero pestato, persino ucciso. 
Doveva però ammettere che in cuor suo sapeva che Castiel se la sarebbe cavata. 
Ad entrambi sembrò che fosse passata un'eternità dall'ultima volta in cui erano rimasti soli, a parlare a cuore aperto come ai vecchi tempi: eh si, perché Dean riusciva a sentirsi a suo agio con Cas nello stesso modo in cui si sentiva con Sam ed Hailey. 
"Hai detto che siamo una famiglia". 
L'angelo con il trench ruppe il ghiaccio con poche parole, una semplice frase, avendo tutta l'aria di chi si fosse preparato un discorso e se ne fosse appena dimenticato. Apparí nervoso, quasi impacciato. Ma molto dispiaciuto. 
Si avvicinò di qualche passo non distogliendo lo sguardo da quello del cacciatore, che aggrottò le sopracciglia e lo guardò con fare interrogativo, nel tentativo di capire su cosa volesse andare a parare.
"Voi siete la mia famiglia, lo sento anche io!" esclamò l'angelo per poi sospirare e mettere su uno sguardo triste e dispiaciuto, gesticolando nervosamente nel tentativo di trovare le parole esatte proprio come farebbe un umano. "Quando avete bisogno di me, ci sono sempre. Rispondo sempre ad ogni vostro dubbio o preoccupazione, nonostante la vostra totale sfiducia nei miei confronti e nelle mie azioni". 
Castiel rimase immobile, aspettandosi di essere attaccato dal primo uomo che gli avesse fatto  cambiare idea sul genere umano, che invece lo ascoltò in silenzio lasciandogli lo spazio di continuare, mantenendo i suoi occhi verdi fissi su quelli azzurri, con uno sguardo impenetrabile. 
"Fidatevi di me, per favore!". 
Al cacciatore scappò una mezza risata di nervosismo e dopo quei lunghi attimi, distolse lo sguardo e lo diresse in giro per la stanza, quasi a cercare le parole in giro per casa; fu quello il momento in cui Dean realizzò qualcosa che gli fece male: Castiel era davvero dispiaciuto, ma non per aver mentito loro per mesi o per essersi alleato con il Re dell'inferno a loro insaputa.
No, no.
Castiel si sentiva così dispiaciuto perché i ragazzi non riuscivano a capire che grande piano stesse attuando e che avrebbe potuto fermare l'ennesima apocalisse da solo. 
Dopo almeno un minuto il maggiore dei Winchester riportò il suo sguardo su di lui, ma ciò che Cas vide fu qualcosa di diverso rispetto a poco prima: Dean aveva cambiato espressione, divenendo più duro, più cinico e meno incline all'ascolto. 
"Fidarci di te e dalla tua stupida idea di aprire il purgatorio?". 
"Me la sono meritata!" controbbatté in fretta l'angelo, guardandolo quasi con l'espressione di chi fosse stanco di ripetere lo stesso concetto per l'ennesima volta. "Adesso devo fermare Raffaele!". 
Quelle parole spinsero su dal divano il ragazzo come una molla, facendolo avanzare nella sua direzione fino ad arrivare a poche spanne dall'angelo, che però non si scompose e rimase immobile a guardarlo con aria interrogativa. 
"Bla, bla, bla, Raffaele, giusto?" chiese retoricamente l'uomo alzando il tono della voce e puntandogli un dito contro con fare accusatorio, guardandolo con rabbia mista al dolore. "Te lo ripeto: sei come un fratello, quindi se ti chiedo di non fare una cosa, non farla amico! Sei tu che devi fidarti di me!”. 
Castiel serrò la mandibola e un sospiro crebbe nel suo petto: sapeva il rischio che avrebbe corso andando a parlare proprio con Dean, ma doveva farlo: per via del loro legame e per via dell'influenza che lui avesse sul resto dei ragazzi. Una volta convinto lui a fidarsi, gli altri cacciatori lo avrebbero ascoltato e avrebbero agito di conseguenza, evitando di mettergli i bastoni fra le ruote. 
“Altrimenti?”. 
Castiel non riuscì a capirlo subito, ma quell'unica parola aveva causato nell'uomo una rabbia ancora più forte, riuscendo persino a vedere la vena pulsare e diventare sempre più evidente sulla sua fronte. 
“Altrimenti ti fermerò..”. 
Il tono amaro ma deciso non sfuggí all'angelo, che abbassò lo sguardo e gli diede le spalle, camminando all'interno del piccolo salotto e fermandosi davanti alla scrivania, sentendo che la chiacchierata non era affatto andata come sperava. 
“Mi dispiace davvero, Dean". 
Il tipico fruscio delle ali giunse alle orecchie del ragazzo, che vide l'angelo smaterializzarsi ed andare via sotto i suoi occhi, portando via insieme a lui la speranza che potesse essere salvato e che uscisse vivo da quella battaglia. 
 

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Capitolo 15
*** The new God. ***


Capitolo 12
The new God.




Le ore passarono lente per i quattro ragazzi e per quel vecchio burbero che li aveva riportati a casa dopo quella notte che di sicuro rientrava nella top ten delle loro serate peggiori: le immagini di Castiel incastrato in quel cerchio di fuoco erano marchiate a fuoco nelle retine dei cacciatori per sempre, che mai avrebbero dimenticato quel tradimento e, forse, mai lo avrebbero superato. 
Nella loro vita si erano davvero fidati di pochissime persone che fossero estranee alla famiglia, questo li accomunava, ma da quando Castiel era entrato nelle loro vite con quegli occhi blu e quell'aria da angelo sperduto, era riuscito a conquistarsela un pezzo alla volta, fino a quando i ragazzi avevano cominciato a considerarlo come un membro effettivo della loro strana famiglia. 
Era davvero un momento difficile per tutti, specialmente per Katherine e Dean che mal riuscivano a celare il loro dolore: il ragazzo si nascondeva dietro una bottiglia di Whiskey con lo sguardo perso nel vuoto, mentre gli stessi pensieri gli torturavano la mente, martellandola fino allo sfinimento. 
Katherine invece si rannicchiò sul piccolo divano, ripensando alla conversazione che Cas e Dean avevano avuto poche ore prima quando l'angelo era apparso nel salotto, chiedendosi cosa sperasse di ottenere proprio da lui. 
Sam ed Hailey invece non riuscirono a fare a meno di bere qualche bicchiere insieme al maggiore e a Bobby in religioso silenzio, aspettando che il telefono squillasse e che l'amica del vecchio cacciatore rivelasse loro qualche particolare in più sul purgatorio. 
La dottoressa Ellie, la stessa che aveva fornito la spada a Dean e Katherine durante la caccia ai draghi, si era rivelata essere una creatura risalente a quasi un millennio prima, riuscita ad uscire dal purgatorio per non metterci più piede; Bobby aveva provato a convincerla a lasciarsi proteggere, sapendo che Castiel e Crowley le avrebbero sicuramente dato la caccia essendo a conoscenza che lei fosse l'unico essere ad avere aperto un portale per la terra, ma lei declinò l'offerta e decise di proteggersi da sola. 
Bobby sapeva che non avrebbe dovuto lasciarla andare da sola per la sua strada, ma sapeva anche di non avere neanche una chance contro di lei quando decideva di fare qualcosa. 
Il telefono del cacciatore più anziano squillò e quando Bobby rispose, il suo sguardo cambiò repentinamente; non fecero in tempo a capire cosa fosse successo, che si ritrovarono catapultati nell'Impala a seguire l'auto del cacciatore più anziano che sfrecciava sull'autostrada diretto dall'altro capo del paese. 
Ci vollero ore prima di arrivare a destinazione, ore prima di arrivare davanti ad una Ellie morente in un vicolo, adagiata contro la parete di un edificio nell'intento di tenere insieme le sue budella con le mani, mentre il sangue colava a fiotti dalle sue labbra e dall'enorme ferita che riportava sul torace. 
"Avrei dovuto ascoltarti Bobby, il demone potevo affrontarlo, ma l'angelo.." sussurrò la donna con un filo di voce e il volto pallido, tenendosi all'uomo mentre le lacrime scendevano dal suo viso. "Mi dispiace, ma ho dovuto dirgli tutto". 
Per l'uomo era davvero difficile vedere Ellie in quelle condizioni, la prima donna con cui aveva avuto una relazione dopo la morte di sua moglie parecchi anni prima, ma si sforzò di ricacciare le lacrime indietro e rientrare nei panni del cacciatore freddo e distaccato. 
"Devi dirlo anche a noi!" esclamò Bobby con un velo lucido sugli occhi, sentendoli pungere e avendo la voglia disperata di fermare il tempo e guarirla in qualunque modo. 
"Occorre sangue di vergine e il sangue di un’anima del purgatorio.." si sforzò la donna continuando a tenere gli occhi fissi su di lui, aggrappandosi con tutto la sua forza. "Hanno bisogno della luna e dell'eclissi di domani sera..".
"Ok, ok Ellie grazie.." sussurrò il cacciatore con una smorfia sul viso che doveva assomigliare ad un sorriso, ma uscì fuori un'espressione carica di sofferenza. "Andrà tutto bene..". 
"Vorrei che fosse andata diversamente fra me e te.." rispose la donna con un filo di voce, ma l'uomo si chinò e le schioccò un bacio sulle labbra. 
Sapeva di addio, di ringraziamenti, ma anche di molto dolore. Quando l'uomo riaprì gli occhi, sentí la mano del maggiore dei Winchester adagiarsi con delicatezza sulla sua spalla, e Bobby la toccò con la sua quasi ad aggrapparvisi, mentre delle calde lacrime scesero sulle sue guance quando si accorse che la donna che stringeva fra le braccia aveva lasciato scivolare la sua testa di lato, e negli occhi non era presente alcuna scintilla di vita. 
"Mi dispiace.." sussurrò Dean sospirando, aiutandolo a rialzarsi e notando come cercasse di spazzare con troppa foga le sue calde lacrime dal viso. 
Si voltò a guardare i suoi quattro ragazzi e sospirò, sentendo il dolore farsi strada nel suo petto: la seconda donna di cui si era innamorato nella sua vita era appena morta fra le sue braccia e niente sarebbe andato nel verso giusto dopo ciò. 
Una voce alle sue spalle lo fece scattare come una molla, trasformando il dolore in rabbia cieca ed avvicinandosi quanto bastasse per colpirlo dritto in faccia, se non fosse che i fratelli Winchester lo bloccarono ognuno per un braccio e lo tennero fermo, lontano da Castiel che si era materializzato alle loro spalle, scusandosi per Crowley e giustificandolo, come se si fosse trattato di un malinteso. 
"Non ti rendi conto di quello che state facendo?" urlò Katherine con le lacrime agli occhi, spuntando fra le spalle dei due ragazzi, alti più di lei di due spanne, urlandogli contro e spintonandolo con forza. L'angelo rimase fermo sul suo posto, per niente scosso da quel gesto disperato di quella donna che gli aveva sempre dimostrato lealtà e profondo rispetto, oltre che grande affetto. "Ti dobbiamo fermare, Cas!". 
"Non mi importa di quello che pensate, ve l’ho già spiegato!" esclamò Castiel guardando i cinque come se stesse spiegando per l'ennesima volta ad un bambino un concetto elementare, per niente scalfito dalla reazione di Bobby, ne dalla sfuriata di Katherine. "Ultima possibilità: andate a casa e lasciatemi fermare Raffaele!". 
"L'hai sentita?" chiese Haiely spalleggiando la sorella e sorridendo amaramente, avanzando di qualche passo e mantenendo il fronte unito. "Come ha detto lei!". 
Sul volto di Castiel passarono mille emozioni contrastanti e pareva che qualcosa si muovesse dentro di lui, come se fosse davvero diviso fra due fuochi e la scelta gli risultasse troppo difficile, ma ben presto l'angelo sospirò e dischiuse le labbra per permettere all'aria di entrare e di uscire, tornando ad alternare lo sguardo fra i presenti con aria risoluta. 
"Io non volevo arrivare a tanto.." sussurrò l'angelo avvicinandosi di qualche passo, ma i ragazzi non arretrarono. Cas sollevò una mano nella direzione del minore del Winchester e la posò sulla sua tempia sinistra, osservandolo sgranare gli occhi e cambiare completamente espressione sotto gli occhi impotenti dei cacciatori.  "Quando sarà tutto finito sistemerò Sam, è una promessa!!". 
Proprio com'era apparso qualche minuto prima, l'angelo con il trench scomparve, mentre il ragazzone cadde rovinosamente a terra, palesemente privo di sensi; corsero nella sua direzione, ma nessuno dei presenti capì immediatamente cosa fosse appena accaduto e cosa Castiel avesse combinato. 
Poi Sam aprí gli occhi per qualche secondo e tutto fu chiaro in pochissimo tempo: i suoi occhi, tendenti al verde e all'azzurro, adesso spiccavano perchè avvolti completamente dalle fiamme, mentre un urlo disumano gli usciva dalle labbra, come se stesse vivendo il suo incubo peggiore ad occhi aperti. Li guardò in faccia in cerca di aiuto, ma non li vedeva veramente. 
Castiel aveva fatto qualcosa a cui nemmeno Morte avrebbe potuto porre rimedio. Qualcosa di incredibile, ma che intanto aveva fatto sotto i loro occhi. 
Castiel aveva abbattuto il muro di Sam, liberando dentro di lui ogni istante che avesse passato nella gabbia in compagnia di Lucifero e Michele in quel terribile anno e mezzo.

 
 
Il cuore dei presenti batteva forte. L'ansia, l'agitazione e il non sapere cosa sarebbe successo li teneva con una stretta invisibile al petto, che li divorava mentre osservavano in silenzio una scena straziante che avevano forse già visto qualche anno prima, quando avevano forzato Sam a disintossicarsi dal sangue demoniaco: il ragazzo stava disteso privo di conoscenza su quel lettino sempre troppo piccolo per lui della panic room e Bobby pensò che era forse arrivata l'ora di cambiarlo, per prenderne uno più grande, a misura di Sam, e sorrise amaramente a quel pensiero. 
I tre ragazzi stavano a guardarlo, sparsi per la stanza, ma con la stessa espressione sofferente sul viso, mentre un senso di nausea chiudeva loro lo stomaco. 
Nessuno parlava, persi ognuno dietro al filo e dei propri pensieri: erano rimasti davvero delusi dall'ennesimo gesto di follia del loro angelo. 
Haiely rimase al capezzale di Sam, stringendogli la mano e per la prima volta non sentendo la sua stretta ricambiata; le spezzava il cuore aver letto nei suoi occhi l'inferno e avrebbe fatto di tutto per tornare indietro e fermare Castiel una volta per tutte. 
Mancava davvero poco all'eclissi, sapevano come aprire il portale per il Purgatorio e Balthazar aveva deciso di aiutarli con il loro piano per fermare l'angelo con il trench, tradendolo e rivelando loro il luogo esatto in cui Castiel e Crowley avrebbero proceduto con il rituale. 
Il tempo passava e scadeva, mentre Sam giaceva incosciente da ormai un giorno intero e Dean sentiva il suo cuore spezzarsi in mille pezzi, perché al mondo non c'era nulla di più importante del suo fratellino che aveva sempre dovuto proteggere. Il suo cuore era pesante, un vuoto all'altezza del petto, del cuore, gli mozzava il fiato e avrebbe dato via tutto l'oro del mondo per salvarlo. Il cacciatore pensò che non fosse affatto una frase fatta, ma che per davvero si sarebbe spezzato la schiena per aiutarlo.
Si ritrovò appoggiato con la spalla destra al freddo ferro che costituiva la parete della panic room, le braccia conserte e le lacrime che minacciavano di percorrere i suoi lineamenti fin troppo fini per il cacciatore rozzo che era. Suo fratello, il suo stesso sangue, la parte migliore di lui, giaceva su quel letto e non dava segni di ripresa e quella visione era peggio di essere circondato da una dozzina di demoni incazzati. O di angeli. Dean marcò quella parole dentro di sè, ricordando a se stesso che se mai fossero riusciti ad uscire da quella circostanza tutti interi, avrebbe trovato il modo per raggiungere il Paradiso e avrebbe raso al suolo quel maledetto posto, anche a costo della vita. Avrebbe tagliato loro la gola con quella dannata lama angelica e poi li avrebbe pugnalati al cuore, ammesso che sotto quell'aria da stronzi ne avessero uno.
Sospirò rumorosamente e si passò entrambe le mani sul volto, decidendo di lasciare per dopo tutte quelle fantasticherie sulla sua vendetta, e posò ancora una volta lo sguardo su quel ragazzone che giaceva immobile; non poteva sapere cosa sarebbe accaduto una volta sveglio, ma sapeva che, se sarebbe sopravvissuto, sarebbe stato dilaniato dal dolore e dai tormenti. Si chiese se Sam fosse forte abbastanza, se suo fratello fosse in grado di affrontare e gestire tutta quella sofferenza, e gli vennero in mente un paio di idee stupide, come stringere un altro patto o chiamare di nuovo Morte per sistemare la mente di suo fratello alla meno peggio per la seconda volta. 
Non poteva credere di osservare per l'ennesima volta suo fratello in bilico fra la vita e la morte e strinse i pugni fino a che le nocche non divennero bianche e le unghie si conficcarono sul palmo della sua mano; osservò Bobby tirare su con il naso e asciugare distrattamente alcune lacrime, e aggrottò le sopracciglia. 
Non era da lui farsi vedere debole e piangere in pubblico, ma forse la morte di Ellie e il peggioramento psichico di Sam avevano toccato qualcosa in lui ciò che i ragazzi non sapevano neanche che avesse. 
"Non posso crederci.." sussurrò Haiely spezzando il silenzio con voce rotta dal pianto, abbassando lo sguardo sulle loro mani intrecciate e facendo per alzarsi, sentendosi però molto debole. ".. siamo di nuovo qui a vederlo soffrire". 
Istintivamente la sorella si avvicinò con le lacrime agli occhi, carezzandole dolcemente la schiena e i capelli, cercando di darle sollievo e capendo appieno ciò che stesse provando; in fondo Sam era stato il suo più grande amore, dopo Dean. Sam era diventato il suo confidente, l'unica persona che fosse pazza quanto lei per appoggiarla sempre. Era la spalla su cui piangere, ma anche quella che le dava  man forte nelle decisioni più importanti della sua vita.
Katherine strinse di più la sorella fra le braccia, che le sembrò così piccola e indifesa con il volto distrutto dalle lacrime e dal dolore, e le sussurrò che tutto si sarebbe sistemato e che sarebbe andato tutto bene, ma ebbe l'effetto opposto sulla ragazza, che prese a singhiozzare e a piangere con più vigore. 
Ma proprio in quel momento la sofferenza decise che non fosse ancora abbastanza e, sotto i loro occhi increduli, il ragazzone che era stato privo di sensi fino a qualche secondo prima venne colpito da una violenta crisi, agitandosi e prendendo ad urlare peggio di prima, aprendo gli occhi e guardandosi bene attorno, sicuro di trovarsi da qualsiasi parte, meno che nella panic room di Bobby; il fratello e Katherine scattarono immediatamente nella sua direzione, bloccandolo e tenendogli ferma la testa, mentre Bobby gli mise fra i denti la sua cintura per evitare che si mozzasse la lingua durante uno di quei suoi movimenti così disordinati e dettati da chissà quale tortura stesse vivendo dentro la sua mente. 
Gli legarono mani e piedi al letto per il suo bene ed Haiely, che aveva assistito all'intera scena da un angolo della panic room, si asciugò le lacrime e cercò di calmare il suo respiro. 
"Sammy?" chiese Katherine con voce rotta quasi a volerlo richiamare da quell'incubo, sentendo gli occhi pungere e passandogli una mano sulla fronte sudata, liberandola dai lunghi capelli che vi ricadevano. 
Non se lo aspettò, come nessuno in quella stanza, ma con un movimento delle braccia un po troppo violento, Dean la spintonò, spostandole la mano da suo fratello, sollevando lo sguardo adirato su di lei per la prima volta in quei giorni e guardandola in cagnesco, facendole segno con il braccio di allontanarsi da lui. 
"Perchè non continui a ripetere che Castiel è uno dei buoni anche adesso, eh?!" esclamò l'uomo con tono secco e duro e guardando Katherine mentre i suoi occhi se avessero potuto avrebbero sputato fuoco. 
Era ferito, dilaniato per il dolore che provava nel vedere il suo fratellino in quelle condizioni. 
Gli faceva male sapere che ad averlo ridotto così fosse stato qualcuno di cui si era sempre fidato, qualcuno che amava come un vero fratello, ed era per questo che aveva commesso quel gesto e aveva detto quelle parole. Aveva bisogno di sfogarsi e quella frase era uscita dalla sua bocca senza che se ne rendesse conto. 
Il problema non era Kaherine, ma era un ottimo espediente per sbollire un pò di rabbia e non distruggere nulla in quella casa.
"Ma sei impazzito?" esclamò la ragazza con voce tremante, sgranando gli occhi e ritraendo la sua presa dal minore dei Winchester che ancora la guardava come se si trattasse di Satana in persona. 
Non aveva mai avuto paura di lui, neanche quando aveva tentato di ucciderla nel bel mezzo del sonno per via dello stress post traumatico dopo la morte di Sam, ma lo sguardo che Dean le lanciò in quel momento le fece accapponare la pelle ed un brivido le percorse la colonna vertebrale.
"Ragazzo, forse è meglio se aspetti fuori.." sussurrò Bobby avvicinandosi al maggiore dei Winchester e mettendogli una mano sulla spalla, usando un tono caldo e rassicurante, mettendo fine allo sguardo di fuoco che ancora stava mandando alla minore delle Collins. 
"No, esco io" rispose Katherine sospirando, avvicinandosi di qualche passo e sfiorando nuovamente la testa di Sam con un mano, osservandolo ancora tremante su quel lettino ma leggermente più sereno. 
La ragazza contrasse la mandibola un paio di volte, poi si fece coraggio e si voltò, dirigendosi verso la grande porta in ferro ed uscì senza più guardarsi indietro, lasciando i presenti con l'amaro in bocca. 
La priorità adesso era Sam. Era sempre stato Sam. 

 
 
 
Altre tre ore passarono veloci sotto i loro occhi e i quattro cacciatori avevano chiuso la porta dell'emotività e avevano smesso di pensare che Sam stesse in stato di incoscienza al piano di sotto, concentrandosi su chi lo avesse ridotto così e perchè: fra una birra e l'altra, si sedettero attorno alla piccola scrivania del salotto e studiarono insieme una soluzione per fermare una volta per tutte Castiel. 
"Nessune mezze misure, se non si arrenderà lo uccideremo!".
Queste erano state le parole del maggiore dei fratelli Winchester, pronunciate con molto astio e al contempo anche con dolore, perchè nonostante Cas fosse lo stesso stronzo che aveva ridotto in fin di vita Sam, che voleva assorbire milioni di anime del purgatorio per diventare il più forte e cazzuto angelo del paradiso, era pur sempre un pezzo della sua famiglia. La stessa famiglia che aveva sempre giurato di difendere con le unghie e con i denti.
Ma ormai quel concetto lo aveva abbandonato da un pezzo, più o meno da quando aveva visto suo fratello crollare sull'asfalto umido del vicolo in cui avevano trovato Ellie morente.
Dopo le sue parole nessuno volle ribattere ed abbassarono lo sguardo, consci che quella fosse l'unica soluzione.
Dean serrò la mandibola per trattenere il dolore che voleva uscirgli dal petto con un impeto violento, risalirgli l'esofago e la faringe per uscire sotto forma di un urlo che avrebbe di certo alleviato per qualche istante la sua sofferenza, ma che avrebbe fatto sì che la sua umanità si riaccendesse. Si, perchè se quella notte avesse dovuto uccidere Castiel, aveva bisogno che la sua umanità si voltasse dall'altra parte per un pò, e avrebbe dovuto vedere in lui un nemico, non più l'amico fraterno che c'era sempre stato.
Katherine sollevò il suo sguardo sofferente e arrabbiato e lo fece scontrare con quello del ragazzo che stava davanti a lui, che sorprendentemente non lo aveva mai schiodato dal suo.
"Ok".
"Ok?!" chiese il ragazzo con troppa veemenza, sgranando gli occhi increduli per poi fulminarla velocemente. "Pensavo che il tuo piano fosse quello di far uscire Castiel vivo da questa situazione!".
La ragazza percepì quelle parole come un grosso e sonoro schiaffo in viso, ma serrò la mandibola ed annuì brevemente, mentre gli angoli delle sue labbra si piegarono all'ingiù, rivelando tutto quel dolore che stava disperatamente cercando di nascondere alla vista degli altri e Dean fu certo che, se si fossero trovati in un'altra circostanza il suo cuore si sarebbe spezzato a quella vista e si sarebbe maledetto per averle parlato in quella maniera. Nonostante avesse appoggiato Castiel in tutto e per tutto in quelle settimane, nonostante lo avesse protetto dagli altri e lo avesse pregato di ritornare dalla loro parte, Katherine era pur sempre la sua donna e quel pensiero fece rivoltare lo stomaco di Dean come un calzino: erano tornati insieme da quanto? Cinque minuti? dopo ben due lunghi anni e tutto ciò che l'uomo era stato in grado di fare fu sfogare il suo dolore su di lei, solamente perchè sapeva bene che lo avrebbe sopportato meglio di lui.
"Non sono un'idiota, Dean. So che Cas.. che Castiel potrebbe diventare una minaccia per l'intero pianeta se non lo fermiamo..".
Un filo di voce uscì dalle sue labbra, gli occhi fissi su di lui e il cuore a pezzi. Ancora una volta.
Hailey si schiarì la voce, lasciando che il dolore scivolasse via ancora una volta ed indossò la sua armatura, quella che aveva indossato in tutti quegli anni di reclusione nel palazzo del Consiglio, ed annuì, sollevandosi dalla sedia ed accennando l'ombra di un sorriso su quel viso pallido e stanco.
"Beh, allora? Diamoci da fare, abbiamo un angelo da arrostire!".
Senza aggiungere altro, la ragazza sorpassò Bobby, che aveva assistito alla scena tracannando birra a tutta forza e si diresse nella panic room, dove si avvicinò con lentezza al suo Sam e, con il cuore in gola, gli piazzò un bacio sulla tempia, prima di carezzargli i capelli ed andare via con le lacrime agli occhi.
Dean, che nel frattempo stava scendendo le scale del seminterrato insieme a Katherine le passò una mano sulla spalla con dolcezza e delicatezza, come a scusarsi per il suo comportamento, ma la ragazza si ritrasse senza farci caso, oppure si sentiva ancora amareggiata per la sua tempistica e per il fatto che non si fosse accorto che non sarebbe stato l'unico a perdere qualcuno che amava quella notte.
Il cacciatore la vide fermarsi sull'uscio della stanza e potè giurare di averla vista tremare per un paio di secondi, ma distolse subito lo sguardo e passò oltre, perchè se esisteva un'altra persona sulla faccia della terra orgogliosa a tal punto da detestare anche solo l'idea che qualcuno riusce a percepire cosa stesse davvero provando o che riuscisse a percepire il suo dolore, quella sarebbe stata sicuramente Katherine -iononpiangomai- Collins.
Dean deglutì a vuoto un paio di volte mentre fissava il suo fratellino che adesso riposava quasi tranquillamente e sentí nuovamente il suo cuore congelarsi in una pietra nel vederlo disteso su quel lettino, legato ai polsi e alle caviglie per evitare che si procurasse qualche ferita.
“Sammy, quando ti sveglierai raggiungici qui.." sussurrò il maggiore posando sul suo cuscino un biglietto con scritto l'indirizzo, toccandogli poi una spalla e stringendola con forza nella vana speranza di aiutarlo a stabilire un contatto con la realtà e ad uscire da quel tunnel di dolorosi e spaventosi ricordi. Poi altre parole sfuggirono alla sua bocca come un vero e proprio lamento. "Per favore, fratello, svegliati”. 
Tirò su con il naso e sospirò rumorosamente, prima di voltarsi e chiudere alle sue spalle la panic room; tornò a guardare Katherine, che stavolta cercò il suo sguardo come un salvagente, infischiandosene che potesse vedere la sua fragilità, e vi si aggrappò con tutta la forza che avesse in corpo. 
Le strinse forte una mano fra le sue e se la portò alle labbra, cercando di darle conforto, rendendosi conto di non avere mai visto la ragazza con quella disperazione mista a dolore negli occhi. "No, idiota, l'hai già vista così molti anni fa, quando Sam morì per mano di Jake in quella città fantasma, quando Azazel cercava il leader perfetto per guidare il suo esercito demoniaco!".
La guardò addolorato e ringraziò mentalmente che ci fosse il suo pseudo fratellastro Liam, potente quanto suo padre Azazel ma buono e puro e come sua madre, a prendersi cura di Judith in quei momenti così difficili.
Katherine non ci pensò due volte ed affondò il viso nel suo petto con occhi vitrei, desiderando solamente di sparire e di dissolversi nell'aria come se non fosse mai esistita, mentre la consapevolezza che quella sera avrebbe depennato un altro nome dalla lista dei componenti della sua famiglia avanzava dentro di lei, e a quel pensiero una lacrima sfuggì al suo controllo.


 
 
Dozzine di angeli facevano da sentinella attorno al palazzo che Balthazar aveva indicato loro come base di Crowley e Castiel, Bobby li aveva visti attraverso il binocolo che si erano portati dietro proprio per capire come fosse la situazione nel circondario.
"Come facciamo ad entrare ?" chiese Katherine guardandosi attorno, sfoderando la sua lama antiangelo e stringendolo fra le mani.
"Entriamo in silenzio, senza farci scoprire.." sussurrò Haiely sospirando, sentendo il cuore pesante. 
"È una mossa suicida!" esclamò Dean sospirando, passandosi una mano sul volto. 
"Beh, Mr. Nonesistonomezzemisure, se tu hai un piano migliore siamo tutte orecchie!" esclamò Katherine con voce acida, voltandosi verso di lui con aria stufa. 
"Ma non fate mai un po di silenzio, voi altri?" chiese retoricamente Bobby e roteando gli occhi, senza togliere gli occhi dall'edificio ma ascoltando uno strano rumore che aveva colto fra il vociare dei ragazzi. 
Tese le orecchie e in meno di un secondo riuscì a capire da dove provenisse il suono e si voltò a guardare il cielo stellato, che divenne più scuro, mentre un'enorme nuvola nera si faceva spazio nel buio avvicinandosi sempre di più. 
"Cos’è?" chiese Katherine seguendo lo sguardo dell'uomo e sgranando gli occhi. 
"Un t-rex magari?" scherzò Dean accennando una risata nervosa, osservando la nube avanzare sempre di più. 
Bobby fece segno loro di rientrare in macchina e questa volta Dean afferrò Katherine dalle braccia, che non protestò, e la spinse con forza verso i sedili anteriori, mentre Bobby ed Hailey si adagiarono su quelli posteriori, tornando a guardare la nube avanzare e sentendo la terra tremare sotto di loro. 
In pochi secondi le vibrazioni si fecero sempre più forti e il maggiore dei Winchester strinse forte la donna fra le sue braccia cercando di proteggerla, prevenendo cosa da lì a poco sarebbe successo alla macchina: la nube colpì con violenza l'Impala, facendo si che si capovolgesse e che i presenti venissero fatti scontrare fra di loro.
La schiacciò con il suo corpo e rimase sempre a guardare i suoi occhi, che si sgranarono per la sorpresa quando l'auto si sollevò di mezzo metro e poi cadde rovinosamente contro l'asfalto freddo ed umido, mentre la nube nera avanzava verso l'edificio. 
La lamiera si piegò e si spezzò in più punti, tutti i vetri della macchina si ruppero ed un'esplosione di schegge si riversò all'interno dell'abitacolo, ferendo superficialmente la pelle dei quattro cacciatori, che sobbalzarono insieme all'auto. Una matassa di gemiti di dolore si fece largo fra di loro, che cercarono di riprendersi da quella mancanza di respiro. 
"State bene?" chiese Katherine sdraiata interamente sul corpo del cacciatore, che le aveva fatto da scudo e aveva preso molti colpi al posto suo. 
Haiely e Bobby borbottarono qualcosa, cercando di staccare la propria faccia dolorante dal tettuccio ribaltato sotto lo sguardo attento della ragazza, che lo spostò su Dean e lo trascinò letteralmente fuori dall'auto; gli diede un secondo per respirare e il ragazzo si mise seduto sull'asfalto costellato di vetro, tenendosi la testa con una mano. "Stai bene?".
"A parte un leggero trauma cranico, tutto bene..". 
"Stupido, idiota!". 
La voce rotta dalla preoccupazione, le braccia si protesero a stringerlo in un forte abbraccio e Katherine realizzò che Dean avrebbe potuto usare dei toni irritanti nei suoi confronti e che si sarebbe sfogato su di lei quanto gli pareva, ma l'avrebbe sempre protetta a costo della vita, anche quando era pienamente incazzato con lei, perché la ama con ogni fibra del suo corpo e sa che fino all'ultima cellula di lui si sente in colpa per non riuscire mai a darle ciò di cui ha bisogno. 


 
 
Le spalle dritte, l'espressione beffarda sul viso che sembra dire che è riuscito a farla in barba a Castiel anche questa volta, tradendolo ed alleandosi con Raffaele stesso, che aveva trovato spazio dentro il corpo di una donna di colore sui trent'anni. 
Una lingua sconosciuta arriva dritta alle loro orecchie dalle labbra dell'Arcangelo, enocchiano, intento a fissare il muro di quel magazzino dopo averci disegnato sopra con del sangue uno strano sigillo, che una volta spezzato avrebbe lasciato entrare milioni di anime del purgatorio. 
È allora che i quattro cacciatori si scambiarono uno sguardo eloquente e Dean non ci pensò più di tanto a lanciare con tutta la sua forza la lama angelica contro le spalle voltate di Raffaele, che aveva però avvertito la loro presenza dall'esatto secondo in cui avevano varcato la soglia dell'edificio. 
Rise di gusto, fermando la lama e con un gesto della mano li incollò tutti alle pareti, immobilizzandoli. 
Continuò a parlare, recitando l'incantesimo che avrebbe aperto il portale, ma quando pronunciò l'ultima parola non successe proprio nulla, lasciandoli spiazzati. 
Fu allora che un altro Angelo si materializzò alle sue spalle, sorridente e sicuro di sé, confessando al re dell'inferno e all'Arcangelo che non solo li aveva fregati dando loro il sangue sbagliato, ma aveva già eseguito il rituale per conto suo. 
Crowley scosse leggermente la testa, mentre un sorriso amaro increspava il suo viso, conscio di essere appena stato sconfitto e che la fine della sua esistenza era ormai vicina, ma Castiel lo lasciò andare sotto gli occhi attoniti di tutti. 
Lo sguardo minaccioso dell'angelo con il trench si voltò verso il suo stesso fratello, sorridendo beffardo con la consapevolezza che avesse tutte le carte in tavola per ucciderlo una volta per tutte; Castiel non gli volle dare neanche il tempo di provare a scappare, era stanco di tutti quei giochetti. 
Uno schiocco di dita, un sorriso, un ultimo sguardo. 
Raffaele, insieme al suo contenitore umano, esplose decorando di un rosso acceso le piastrelle bianche del magazzino. 
L'angelo tirò un sospiro di sollievo e si voltò dopo qualche secondo verso i ragazzi, che erano stati liberati dalla presa invisibile che li schiacciava contro il muro, e lo fissavano con la sorpresa negli occhi. 
"Vi ho salvati". 
Poche parole bastarono a farlo tremare internamente; si scambiarono un'occhiata veloce e Dean si fece coraggio, facendo un passo avanti e mettendosi quasi a scudo degli altri. 
"Si Cas, è vero! Ci hai salvati! Grazie!". 
"Mi avete ostacolato per tutto questo tempo e avete complottato contro di me, ma avevo ragione io" rispose l'angelo con aria turbata, mentre si puliva distrattamente il sangue di Raffaele che era schizzato sul suo trench.
"Ok Cas ci dispiace, avevi ragione tu!" esclamò Katherine accennando un sorriso tenero ed annuendo con vigore, emergendo dalla destra del maggiore dei Winchester. "Ma adesso dobbiamo disinnescarti!". 
"Cosa? No!". 
Il tono dellangelo fu così forte e stridulo da farli sobbalzare, guardandosi attorno e studiando le loro espressioni e ciò che significassero.
Haiely sorrise forzatamente e cercò il suo sguardo, cercando di infondergli fiducia. 
"Sei una bomba inesplosa, quindi prima che finisca l’eclissi rimettiamo le anime a posto, ok Cas?". 
"Non se ne parla, non ho ancora finito! Devo distruggere i seguaci di Raffaele" disse Castiel con rabbia, serrando i pugni e guardandoli in cagnesco. 
Il maggiore dei Winchester si voltò a cercare conforto sul volto di Katherine, che fece una smorfia di disperazione e gli si avvicinò di poco sfiorando la sua spalla, sapendo bene che se non fossero riusciti a convincerlo sarebbe stato il caos sulla terra. 
"Ascoltami attentamente amico: ultimante non siamo andati molto d'accordo, ok? Ma noi siamo una famiglia!" esclamò l'uomo avanzando lentamente verso di lui e accennando un sorriso sincero. "Io morirei per te Cas, sono sicuro che tu ricambi i nostri sentimenti!".
"Non vogliamo perdere anche te Cas.." sussurrò Katherine sorridendogli teneramente, osservando il volto del loro amico visibilmente combattuto. 
Haiely deglutí a fatica e si ritrovò a cercare nella sua mente un qualsiasi modo per coglierlo di sorpresa ed ucciderlo, ed adocchiò la lama angelica che Dean aveva lanciato poco prima verso Raffaele giacere a terra. 
"Tutta questa roba non ti serve più, puoi farcela anche senza!". 
"Saremo al tuo fianco Castiel, ti aiuteremo noi" disse il cacciatore più anziano, accennando un sorriso sotto i suoi folti baffi. 
L'angelo aggrottò le sopracciglia e sgranò gli occhi, strinse le labbra e sentí una rabbia mai provata crescere dentro di lui. Una parte di lui sapeva che i suoi amici avevano ragione e che lo avrebbero aiutato senza battere ciglio, ma d'altro canto non poteva rinunciare alla sensazione che aveva provato quando era riuscito ad annientare Raffaele dopo tutte le umiliazioni subite, non poteva rinunciare a tutto quel potere appena acquisito. Non prima di aver finito il suo lavoro. 
"Dite così solamente perché ho vinto io e avete paura! Voi non siete la mia famiglia, io non ne ho!".
Le sue parole risunarono come un grande eco all'interno della stanza, il suo sguardo perentorio suggeriva che non sarebbe finita bene per loro e proprio in quel momento una figura comparve silenziosa alle spalle dell'angelo, che se ne accorse solamente quando una grossa lama spuntò fuori dal suo petto. 
Il respiro dei cacciatori si bloccò per qualche secondo, preparandosi a coprirsi gli occhi dalla luce splendente che emana un angelo quando viene colpito, ma invece assistereno a Castiel che estrasse il pugnale dalla sua schiena con espressione furiosa e occhi fuori dalle orbite per la sorpresa; strinse la presa e spezzò in due la lama, mentre Haiely si protrasse istintivamente verso Sam e lo spinse dalla sua parte, allontanandolo da Castiel e dalla sua possibile reazione. 
L'angelo con il trench rise leggermente e li guardò uno ad uno come se non avessero davvero capito nulla di quella situazione, menchemeno chi avessero davanti. 
Si affrettò a puntualizzare che non fosse più un angelo e che quella lama non potesse ferirlo più. 
"Sono il nuovo Dio: un Dio migliore!" esclamò sorridendo, facendo qualche passo avanti e fissandoli con petto in fuori e spalle dritte, come se volesse sembrare molto più grosso di quanto in realtà fosse. "Adesso vi inginocchierete e professerete il vostro amore per il vostro Signore, altrimenti vi distruggerò!". 



Note dell'autrice:
Ciao ragazzi, scusate davvero la lunga assenza e vi ringrazio per essere arrivati fino a qui, leggendo questo luungo capitolo!
Vedere che i numeri delle visualizzazioni siano aumentati dall'ultima volta mi ha resa molto felice, ma vorrei sapere cosa ve ne pare dell'avanzamento della storia, se ne avete voglia!
Mi impegnerò a pubblicare il prima possibile, buona serata e ancora grazie! :)

 

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Capitolo 16
*** Check into Rehab. ***


Note dell'autrice:
Buonasera ragazzi, eccomi di nuovo qua con un nuovo capitolo super lungo, piu o meno come sempre! 
Questo tredicesimo capitolo è ambientato circa due anni dopo la fine della sesta stagione, ovvero nella prima metà dell'ottava: molti eventi sono già accaduti, come per esempio la battaglia con Dick, ma soprattutto la dipartita di Bobby.
Non tralascerò questi eventi, ma verranno raccontati nei prossimi capitoli dalle bocche dei nostri personaggi mentre la storia andrà avanti!
Spero che apprezziate questa mia scelta e che presto i lettori silenziosi mi diano un'opinione, un pensiero su l'andazzo della storia o sul comportamento dei personaggi, perchè mi renderebbe davvero felice e mi motiverebbe molto!
Ringrazio sempre chi ha messo la mia storia fra le preferite e le seguite! Grazie di cuore!
Adesso non vi annoio oltre, buona lettura e a presto! :)




Capitolo 13.
Check into Rehab.




 

"Adesso vi inginocchierete e professerete il vostro amore per il vostro Signore, altrimenti vi distruggerò!".
 
Due anni dopo 

Whitefish, Montana.

 
Non puoi essere bruciata sotto quelle macerie, non ci credo! Ma se sei morta ti giuro che sbatto quello schizzato di mio fratello ed Hailey in macchina e mi butto giù da una scogliera per raggiungerti. Vuoi sapere come sto? Non sto bene e ho bisogno di te! Ho bisogno di te Katherine e mi dispiace, per tutto. Dove diavolo sei?!”. 
 
 
 
La voce di Dean rieccheggiava ancora nell'abitacolo dell'auto della donna, che aveva ascoltato per l'ennesima volta lo stesso messaggio: l'ironia della sorte volle che fosse l'unico salvato nella sua segreteria che potesse ascoltare a ripetizione. 
Sentiva il bisogno di ascoltare la sua voce ogni tanto, in segreto aveva una gran paura di dimenticarla, così come il suo viso, il suo sorriso ed i suoi occhi. 
Si fece coraggio e guardò la vecchia baida di Rufus, notando l'Impala posteggiata e sorrise all'idea di incontrare di nuovo sua sorella e Sammy dopo qualche settimana che non li vedeva; ormai si erano trasferiti in una vera casa, con dei veri mobili, e si erano pure trovati dei lavori per mantenersi e vivere una vita dignitosa. 
La minore delle Collins aveva subito offerto loro casa sua, ma declinarono l'invito e lei poteva capirne bene il motivo: volevano privacy, non era più necessario vivere tutti insieme dato che avevano deciso di comune accordo di smettere di cacciare. 
Katherine si specchiò un'ultima volta nello specchietto retrovisore, notando come anche il miglior trucco non fosse stato in grado di nascondere del tutto il suo labbro spaccato ed il suo occhio violaceo, e sospirò, uscendo di corsa dal Suv per raggiungere la porta del casolare, che avevano avuto modo di conoscere più di un anno e mezzo prima quando i Leviatani avevano rubato le loro identità e stavano facendo di tutto per trovarli ed ucciderli. 
La minore non riuscì a smettere di pensare a quanto assurdi fossero stati quegli anni: avevano affrontato qualsiasi tipologia di mostro e di demone, ma i Leviatani erano qualcosa di nuovo, qualcosa che non conoscevano e si erano trovati costretti a studiarli di sana pianta. Solo uno fra loro era riuscito a scoprire come ferirli, il più sveglio ed il più grande cacciatore fra loro. 
Le Collins, Sam ed altri cacciatori più stretti si stavano riunendo in Montana per celebrare quel grande uomo che aveva lasciato un vuoto incolmabile dentro di loro; Katherine spazzò via con il dito delle calde lacrime che erano sfuggite al suo controllo e sospirò, perché quando si trattava di Bobby la sua corazza cedeva, e proprio non voleva che qualcuno la vedesse così. Si fece coraggio e si chiuse la portiera alle spalle, e solo in quel momento si rese conto che vi fossero altre tre auto posteggiate nel vialetto; continuò a camminare fino ad arrivare davanti alla porta e con due colpi di nocche bussò alla grande porta di legno. 
 
 

Hailey si strinse un po più forte al petto del suo uomo, baciandolo con felicità per poi sollevare gli occhi nocciola e farli scontrare con quelli verdi del ragazzone; lo sguardo che incontrò era quello di uomo soddisfatto della sua vita: aveva un lavoro, una bella casa, una bella fidanzata, non cacciava più e stava lontano da quei mostri e dalle leggende. 
Ma qualcosa non andava, qualcosa mancava, ed Hailey sapeva benissimo di cosa si trattasse.
Il Winchester sentiva così tremendamente la mancanza di suo fratello che a volte gli toglieva il fiato, soprattutto la notte o quando lavorava o si divertiva con i suoi nuovi amici. La scelta di lasciare andare Dean, ovunque si trovasse, era stata molto sofferta, ma ci aveva provato all'inizio e la ricerca non li aveva portati a nulla di buono. 
Trasferirsi e lasciare che Katherine vivesse a più di due isolati da loro peggiorava le cose: come avrebbe fatto ad assicurarsi che stesse bene da così lontano? Due isolati non erano molti, ma in caso di necessità? Sam cominciò a pensare che forse avevano fatto male a trasferirsi. 
Forse dovevano tornare da lei e starle più vicini.
Lo dovevano a Dean, lo dovevano a lei. 
Nonostante avesse perso davvero tanto, era sempre stata forte ed era andata avanti, permettendo loro di appoggiarsi a lei e facendosi aiutare a ricostruire la loro vita: Katherine aveva ricominciato a vivere con Judith, le aveva dato una casa dignitosa con le sue sole forze, le assicurava una valida istruzione nella scuola più esclusiva della città e le dava tutto ciò che una madre dovrebbe dare, senza permettere a sé stessa di compiangersi. 
Haiely sapeva che in qualità di sorella maggiore sarebbe dovuto toccare a lei, avrebbe dovuto essere più presente, ma nella sua vita non aveva mai conosciuto l'amore ed il calore di una famiglia prima di incontrare i Winchester, Bobby e le sue sorelle. Non aveva saputo reagire alla morte dei due cacciatori, avendo perso due figure estremamente importanti nella sua vita: un fratello ed un padre. 
Non sapeva come reagire, se non chiudersi nel proprio dolore e lasciarsi completamente annientare da esso. 
Voleva essere forte, ma non ci riusciva, soprattutto quando Bobby era tornato come fantasma e aveva finalmente potuto dargli il suo ultimo saluto fra le lacrime e le braccia di Sam. 
Due colpi alla porta la riportarono alla realtà, lanciando una breve occhiata ai cacciatori che erano arrivati da non molto e che avevano già provveduto a sfamarsi e a ubriacarsi con tutto ciò che ci fosse dentro quella baida. 
Guardò brevemente Sam, che rispose allo sguardo e sospirò, avviandosi verso la porta; la aprì dopo un momento di esitazione e fece scontrare il suo sguardo amareggiato con quello della sorella. 
Katherine sorrise dolcemente e l'abbracciò di slancio, affondando il viso fra i suoi capelli e stringendosi a lei; dopo pochi secondi si discostò di poco e la guardò meglio, ridendo di gusto. 
"Che diavolo hai fatto ai capelli?". 
Hailey rise e si strinse una ciocca fra le dita, pensando che dei suoi lunghi capelli castani era rimasto ben poco: lì aveva tagliati alle spalle e li aveva tinti di un biondo chiaro in uno dei suoi momenti di grande confusione, volendo semplicemente cambiare qualcosa nel suo aspetto. 
"Volevo solo dire che ti stanno bene.." sussurrò Katherine mollando la presa sulla sorella e volgendo il suo sguardo alle spalle della donna, trovando il minore dei Winchester con una birra fra le mani ed un sorriso sul volto. 
"Sammy.." sussurrò con voce tremante, avvicinandosi a lui e stringendolo in un forte abbraccio, sentendo gli occhi pungere e delle calde lacrime formare un velo trasparente. 
Le ricacciò indietro e sciolse l'abbraccio, sentendo le labbra del ragazzone poggiarsi sulla sua testa e schioccarle un bacio fra i capelli disordinati e legati in una crocchia improvvisata mentre guidava. 
"Come stai?" chiese l'uomo tenendole una mano e sorridendo amaramente. 
"Benone!" esclamò la ragazza sorridendo, per poi distogliere lo sguardo e accennare un saluto a quei cacciatori che la fissavano con curiosità, non riconoscendola, ma andava bene perché neanche lei aveva la minima idea di chi diavolo fossero. "La festa è cominciata?". 
"Ti porto una birra.." sussurrò la sorella maggiore, passandole una mano sulla schiena e sorpassandola con un sorriso sulle labbra, sentendosi estremamente felice che lei fosse arrivata. 
"Come state? Come vi trovate a non uccidere più mostri?" chiese la ragazza voltandosi verso il minore ed avvicinandosi al piccolo attaccapanni, togliendo la sua giacca e sistemandola in cima a tutti quei cappotti. 
"La tranquillità non mi è mai dispiaciuta.." rispose Sam sospirando, bevendo un sorso di birra. "E tu? Cosa hai fatto al viso?". 
Katherine si morse il labbro e lo guardò negli occhi, sapendo che qualsiasi cosa avrebbe detto, il ragazzo non le avrebbe creduto. "Sono inciampata..?".
Sam rise brevemente e piegò gli angoli delle labbra all'ingiú in una smorfia, e sollevò il sopracciglio destro; quando diceva che nessuno la conoscesse al mondo quanto lui, intendeva proprio nessuno. "No, non è vero".
"No, non è vero.." ripeté la donna sorridendo e mordendosi ancora il labbro in un gesto di nervosismo. 
La sorella arrivò velocemente con due birre fra le mani e gliene porse una, facendo scontrare i due colli delle bottiglie l'uno contro l'altro, e bevve qualche sorso, indugiando sul viso della donna e sulle escoriazioni che presentava, ma non vi badò molto e preferì rimanere in silenzio e non fare alcuna domanda a tal proposito. 
La giornata continuò come previsto e il numero di birre che i cacciatori ingurgitarono aumentò di molto, facendo sì che l'aria tesa si smorzasse e che i racconti su Bobby divenissero sempre più frequenti. D'altronde erano lì per celebrare il primo anniversario della sua morte. 
Katehrine non ci aveva mai riflettuto più di tanto, ma quando si era soffermata a pensare ad una possibile commemorazione per il cacciatore che era stato un po il padre e il punto di riferimento di tutti, si vedeva sempre affiancata da Dean. 
Avere perso anche lui nell'arco di pochi mesi senza neanche sapere come, doveva ammettere che faceva davvero male. 
"Molti dettagli non mi sono chiari della sua morte.." sussurrò Anthony, un uomo che avrebbe potuto avere la stessa età di Bobby, seduto sulla sedia e con le braccia appoggiate al tavolo e una lunga fila di bottiglie vuote accanto. "Per esempio, chi gli ha sparato". 
"Dick Roman" rispose con poco garbo la minore delle Collins, seduta sul bracciolo del divanetto e sorseggiando la sua birra. 
"Dick Roman.." ripeté l'uomo ridendo amaramente e guardandola come se non le credesse. "Mi sembra impensabile che una pallottola abbia fermato uno come Bobby". 
"È quello che è successo" rispose Hailey seduta sul divano accanto alla sorella, sollevando un sopracciglio. 
"Sarà.." sussurrò il cacciatore facendo spallucce e ingurgitando ancora di più l'alcol. 
I due ragazzi conoscevano bene il carattere della minore delle Collins, sapevano che sarebbe bastato pochissimo per farla scattare e farle sputare via il veleno che teneva dentro da quando Dean era scomparso in quella luce bianca dopo aver ucciso Roman. 
Tutto quello che Katherine riuscì a pensare furono brutte parole di risposta e brutte azioni, come sollevarlo da quella sedia e rompergli il setto nasale, ma accennò un sorriso e distolse lo sguardo. Non lo fece per sottomissione, affatto, ma perché sprecare il proprio fiato con qualcuno così ottuso le sembrava alquanto ridicolo. 
Si voltò e si recò in cucina per gettare la sua bottiglia di birra ormai vuota e per prendere una nuova, quando sentí dei passi dietro di lei e sorrise riconoscendoli. 
Sam ed Haiely arrivarono alle sue spalle con aria imbarazzata, perché davvero non capivano come Bobby potesse essere amico intimo di un idiota come quello, e come mai non lo avesse mai nominato per nessun caso da quando lo conoscevano. Mai una parola di Anthony da Jericho, nessun racconto in tutti quegli anni. 
"Presto questa riunione finirà.." sussurrò Haiely sospirando, appoggiandosi con le anche al tavolo della cucina, mentre la sorella si appoggiava al top della cucina rustica con i fianchi ed incrociava le braccia al petto. 
"Judith?" chiese il Winchester sorridendo ed avvicinandosi di qualche passo, appoggiandosi al frigo che in confronto a lui sembrava piccolo. 
"Oh, ha dei voti altissimi ed è diventata capo cheerleader!" esclamò Katherine sorridendo e questa volta le si illuminarono anche gli occhi di orgoglio. "Credo che però ogni tanto si rolli qualche canna..".
"Cosa? La piccola Judith? La stessa che si nascondeva ed arrossiva quando venivamo da te?" chiese il ragazzo ridendo di gusto ed allargando le braccia, non riuscendo a rendersi conto di quanto il tempo gli fosse letteralmente sfuggito via dalle mani. 
"Si, sono scioccata quanto te!" esclamò la minore sorridendo e portandosi inconsciamente la mano al petto, come se potesse contenere l'emozione che provava ogni volta che pensava a quanto sua figlia crescesse velocemente. "Comunque, smettiamola di parlare della mia bambina o piangerò! Voi avete delle novità?". 
I due si irrigidirono un po, non riuscendo a capire a pieno a cosa si riferisse la donna: le visioni di Sam erano ormai andate via da un pezzo infatti non c'era più Lucifero a fargli compagnia la notte, i Leviatani erano stati sistemati una volta per tutte con la morte di Dick, quindi si chiesero cosa potesse intendere. 
Forse aveva scoperto la verità che le tenevano nascosta e stava dando loro una chance per confessare? 
"Intendo come va a lavoro, che avete fatto in queste settimane. Sapete, questi sono i discorsi normali.. ". 
I due ragazzi sospirarono di sollievo, rendendosi conto che nelle loro vite non ci sarebbe mai potuta essere la parola normalità, e forse anche in quella della donna che li guardava con un sorriso. 
"Va tutto bene, ce la caviamo bene per adesso.." rispose la sorella bevendo qualche sorso della sua birra, cercando di cambiare argomento. "I ragazzini invece ti hanno già fatta impazzire?".
Katherine rise di cuore, perché aveva trovato un buon impiego come insegnante di lingue in un liceo privato, e doveva ammettere di essersi ambientata alla grande: le lingue erano sempre state il suo pane quotidiano da quando era piccola e il Consiglio le aveva insegnato persino le lingue morte ed antiche, perché potevano sempre essere utili durante le cacce.
"Non per vantarmi, ma il preside in persona mi ha ringraziata perché il liceo non ha mai registrato dei voti così alti nel corso linguistico, e vi assicuro che io sono molto esigente.." sussurrò la donna ridendo di cuore, sedendosi sul top di marmo e prendendo a giocare con la bottiglia ancora piena di birra.
La minore delle Collins perse il suo sguardo nel vuoto sorridendo amaramente, perché quel silenzio che si era venuto a creare sarebbe stato senza dubbio colmato da una delle battute stupide di Dean, che avrebbe sicuramente detto che la voglia di studiare dei ragazzi si fosse alzata nel momento in cui la ragazza entrò in aula con con quel suo tailleur nero e molto aderente, che lasciava davvero poco spazio all'immaginazione.
Sentì una stretta al cuore e lo sguardo farsi pesante, perché se c'era qualcosa che stonava in tutta la sua vita era proprio la sua assenza. Sospirò ed il suo sorriso scemò fino a svanire del tutto, perché faceva fin troppo male fingere di stare bene e di essere fatta di pietra proprio quel giorno.
"Mancano anche a noi.." sussurrò Sam guardandola con tenerezza e risvegliandola dalla trance in cui si fosse completamente immersa, sfiorandole il braccio.
"Non devi fare finta che vada tutto bene con noi. È passato un anno e mezzo da quando.." iniziò Hailey con le migliori intenzioni di alleviare il suo dolore, ma fallì miseramente, finendo per esserne travolta anche lei stessa. "Voglio solo dire che ti capiamo".
Katherine sollevò gli occhi fieri nella loro direzione, sorridendo e scendendo con uno scatto dal piano della cucina, alternando lo sguardo tra i due e facendo loro un occhiolino. "Sto bene, come sempre! Io non mi rompo mai!".
 

 
Passò ancora qualche ora ed i tre accompagnarono alla porta tutti i cacciatori che erano venuti a rendere omaggio ad uno dei più grandi cacciatori d'America; il pomeriggio era davvero volato ed i tre non erano ancora riusciti a separarsi, così decisero di cucinare qualcosa e cenare insieme, prima di ritirarsi ognuno nelle rispettive case. 
Hailey cucinò qualcosa di buono e la sorella riuscì ad apprezzare un bel cambiamento nel suo modo di mischiare gli ingredienti e sopratutto di non bruciarli; continuarono la serata fra una risata e l'altra, e poi si trasferirono sul divano per mettersi più comodi e per continuare a chiacchierare con spensieratezza.
Era davvero surreale per Katherine pensare che su quel divano sua figlia avesse ricominciato a fidarsi di Dean, da cui si sentiva tradita da quando se n'era andato nella notte moti anni prima, per andare da Lisa.
L'uomo era riuscito a riconquistarla quando Katherine era scomparsa, proprio prima che Dean le lasciasse quel messaggio in segreteria che non smetteva mai di ascoltare: i Leviatani,  andati a casa di Bobby per uccidere chiunque vi fosse all'interno, sfortunatamente trovarono solamente lei. Bruciarono l'intera casa, distruggendo ogni singolo libro, pergamena o incantesimo che l'uomo tenesse dentro casa sua e presero la ragazza, decidendo di tenerla in vita come arma da usare contro i Winchester ed Haiely, nel caso avessero alzato un po troppo la testa.
Solo un uomo come Bobby si sarebbe avventurato direttamente nel palazzo di Dick per riprendersela, sapendo bene che gli sarebbe costato la sua vita: dopo due mesi di reclusione, quando Katherine pensava di essere davvero spacciata e di essere ormai prossima alla morte, vide arrivare Bobby che fece tutto ciò che potesse per riportarla a casa.
Quando Dick lo scoprí fece di tutto per fermarlo, si avventò su di loro cercando di ucciderli entrambi ma i fratelli ed Hailey arrivarono lesti con il borace per fermarlo.
Proprio quando pensavano di avercela fatta incolumi e senza neanche un graffio, una pioggia di proiettili si abbatté su di loro, travolgendoli finché non riuscirono ad arrivare al furgone e Sam partí sgommando, lasciandosi alle spalle il Leviatano che li guardava con sguardo compiaciuto. 
Non se ne accorsero subito, presi per com'erano dal controllare le condizioni di Katherine, che tutto sommato sembrava essere tornata a stare bene fra le braccia di Dean, ma quando lei si voltò per ringraziare Bobby per quel piano suicida, ma di successo, si accorse che l'uomo giaceva accasciato contro il portellone del furgone, con gli occhi chiusi e un sorriso compiaciuto sulle labbra. 
La corsa in ospedale fu tremenda, il senso di colpa crebbe dentro di loro e la minore delle Collins si colpevolizzò, perché se non fosse stato per lei, Bobby sarebbe stato ancora vivo e vegeto, e lei avrebbe continuato a marcire in quella cella, prigioniera di Dick. 
Rimasero in silenzio mentre il legno bruciava, e con esso anche il corpo del cacciatore che era stato un padre per tutti loro, aprendogli il cuore, la casa, fornendogli ogni giorno il cibo di cui avevano bisogno, rispondendo ad ogni loro dubbio ed aiutandoli in ogni caso.
Bobby aveva scelto un bel modo per uscire di scena, salvando la vita alla ragazza che più si avvicina al concetto di figlia.
Passarono alcuni mesi da quella notte, mesi in cui Katherine andò via perché non riusciva più neanche a convivere con quel peso che si portava dietro e molte cose accaddero nelle loro vite: una vecchia amica d'infanzia di Sam, Amy, venne uccisa dal maggiore dei fratelli, nonostante avesse promesso di non torcerle un capello perché dichiarata innocente, e ciò comportò un ulteriore scompiglio nelle loro vite, scatenando la furia del minore. 
Dean per la prima volta in quei lunghi anni passati con Katherine, fatti di pochi alti e parecchi bassi, decise di smetterla di aspettarla, perché poteva capire il dolore ed il senso di colpa che provasse, ma questa volta anche lui si sentiva estremamente ferito, perché aveva perso Castiel, aveva perso Bobby ed adesso anche lei; il maggiore pensava di poter davvero riprendere la sua vita da dove l'aveva interrotta prima di stare con la ragazza, così riprese a frequentare i bar, ubriacarsi come prima e a flirtare con tutte le ragazze che incontrasse, portandole a letto e scaricandole insoddisfatto l'indomani mattina.
Il sesso occasionale non era più piacevole dopo avere scoperto l'amore, quello che ti toglie il respiro e ti tiene con il cuore in gola ad osservare uno stupido telefono che non si decide a suonare e ad aspettare una miserabile chiamata che non arrivava mai. 
Ingoiò il rospo e si disse di stare bene, fin quando entrò in un bar durante un caso ed incontrò una bellissima ragazza con dei lunghi capelli biondi e due favolosi occhi azzurri che lo avevano rapito da quando aveva messo piede lì dentro. Doveva ammettere che somigliasse davvero in modo impressionante a Katherine, il fisico era pressoché simile, i modi gentili e garbati gli ricordarono i primi tempi in cui l'aveva conosciuta, parecchi anni prima. 
Ma non era lei e Dean pensava che potesse andare bene, perché aveva davvero bisogno di disintossicarsi da Katherine; decisero di continuare la chiacchierata nella stanza dì lei e passarono l'intera nottata fra le lenzuola, a rotolarsi e viziarsi come due adolescenti.
Forse è questo che mi ci vuole per ricucirmi le ferite, pensò Dean fra una spinta e l'altra, arpionandosi ai fianchi della ragazza e tirandola su dal materasso, rimanendo però ancora dentro di lei. 
Non gli importava di essere rude o poco gentile, la spinse di spalle, girandola completamente e rientrò in lei con un movimento brusco e fulmineo, come se dovesse colmare quel grande vuoto che i suoi genitori, Cas e Bobby avessero lasciato in lui, e che solo Katherine era in grado di colmare. 
Katherine. Maledizione. 
Aveva un dannato bisogno di lei che se la immaginava anche mentre si scopava una ragazza che non valeva neanche la metà di lei. 
Diede un'ultima spinta ed uscì con forza dalla ragazza, gettandosi con la schiena contro il materasso e fissando il soffitto con sguardo totalmente assente, privo di qualsiasi sprazzo di vita. 
Quando sentí la ragazza accoccolarsi contro il suo petto e vide il modo in cui lo guardava, lui mise su il suo sguardo più fiero e rise di gusto. 
"Come hai detto che ti chiami?". 
La donna sgranò completamente gli occhi e si alzò subito dal letto con un movimento fulmineo, rivestendosi ed urlandogli contro le peggiori schifezze per averla usata in quel modo ed intimandogli di uscire da casa sua alla svelta; a Dean però non importavano le sue parole es uscì alla svelta, prima dal letto e poi dalla casa, con un sorriso amaro sul viso. 
Certo che ricordava come si chiamava: Lydia Kendal, 30 anni e laureata in marketing con il massimo dei voti. Sapeva ascoltare, aveva una sorellina di 23 anni che stava seguendo le sue stesse orme ed il cuore spezzato per un uomo che se n'era andato qualche anno prima. 
Dean non andava a letto con donne a caso, cercava di conoscerle almeno un po prima, cercando delle assonanze con la sua vita, cercando disperatamente che una scintilla scoccasse fra di loro per provare ancora quella sensazione piacevole dell'innamoramento. Voleva ancora sentire qualcosa, ma tutte le volte rimaneva deluso. 
Questa volta, però, rimase parecchio sconvolto perché si dava il caso che Lydia fosse un'amazzone e che fosse uscita di casa quella sera proprio per incontrare un uomo abbastanza degno per portarselo a letto e farsi mettere incinta per continuare la specie. L'uomo continuò a non crederci, nonostante Sam gli avesse spiegato bene che le loro gravidanze non fossero esattamente come quelle normali, fin quando una ragazzina si era presentata alla sua porta, chiamandolo papà e cercando di ingannarlo con la storia della figlia che voleva conoscere il padre. 
Dean stava quasi per cedere, abbassando le sue armi imprudentemente, ma suo fratello ed Haiely non erano della stessa idea, sollevando la pistola e sparandole ben tre colpi per ucciderla. 
Senza ombra di dubbio l'uomo era rimasto scosso da quell'avvenimento, chiedendosi come fosse riuscito a cacciarsi in un guaio di quella portata, ma conscio che ci fosse un unico posto in cui sarebbe voluto essere; senza dire nulla, mentre la figlia giaceva ancora a terra in una pozza di sangue, scavalcò i due ragazzi ed uscì di corsa dalla stanza del motel, correndo verso l'Impala e guidando con la rabbia nel corpo.
Non seppe con che coraggio ci riuscì e quanto tempo ci fosse voluto, sapeva solamente che il buio della notte aveva lasciato spazio alle prime luci del mattino, e prese a suonare con disperazione il campanello della porta di Katherine, fregandosene di tutto ciò che i vicini potessero pensare. 
Passarono pochi secondi e la porta si aprì, mentre la ragazza lo guardò con occhi sgranati e faccia sconvolta. 
"Ho avuto una figlia!" esclamò Dean stringendo i denti e rendendosi conto solamente dopo che forse questa sarebbe stata proprio l'ultima cosa da dirle. "Sam l'ha uccisa, ma non è questo il punto!".
Katherine lo guardò con occhi sgranati e aria confusa, presa ancora dal sonno per com'era, e si avvolse di più nel cardigan rosa che indossava, incrociando le braccia al petto e guardandolo con disorientamento. "Beh Casanova, potevi aspettare un orario decente per dirmelo!".
Si voltò senza aggiungere altro e si diresse in cucina, dove iniziò a preparare la colazione per sua figlia, mettendo sul fornello il caffè ed estraendo le uova dal frigo per fare dei pancake, ma Dean la fermò e, con aria quasi disperata, la bloccò per le mani, stringendola e guardandola con tutto l'amore che non aveva mai smesso di provare.
"Tu non vuoi che funzioni fra noi, perché ti senti in colpa e ti fa male, non pensi di meritati qualcosa di bello nella vita dopo che Bobby è morto!".
Katherine deglutí a fatica e si scrollò di dosso la sua presa, fulminandolo con lo sguardo e serrando i pugni per il nervosismo, mentre il muro che aveva tentato di costruire negli ultimi mesi si sgretolava mattone per mattone dentro di lei. 
"Tu non hai idea di come io mi senta! Ho perso due padri, Giles, Bela, Liam, Samuel, Castiel e adesso Bobby!" esclamò contraendo la mandibola, mentre delle calde lacrime le solcarono il viso, raggiungendole in fretta il collo, mentre gli occhi divennero leggermente rossi e gonfi di dolore. "Non voglio vedere morire anche te, Sam ed Haiely! Non posso!". 
Spazzò via le lacrime e sospirò, e come se nulla fosse si voltò nuovamente verso il bancone ed iniziò a sbattere le uova e ad accendere la piastra; ma Dean sapeva di essere riuscito nel suo intento e di essere riuscito a farsi davvero ascoltare da Katherine, che continuava a chiudersi in se stessa giorno dopo giorno.
"Quando Bobby è tornato come fantasma mi ha detto che ti vedeva piangere tutte le notti, ti vedeva soffrire per lui ed era così arrabbiato per questo! Io ti ho lasciata andare perché faceva male anche a me e mi dispiace così tanto Katherine!
.Lo so che hai paura e che ti fa male, ma non lo supererai senza la tua famiglia: Sam, Hailey, Judith ed io saremo qui per aiutarti, te lo prometto Kath..". 
La donna, che nel frattempo si era voltata a guardarlo negli occhi, sentì il petto esplodere dal dolore, perchè da che avesse memoria, ogni persona che aveva davvero amato nella sua vita era stata uccisa da qualcosa di soprannaturale e lei era così stanca di soffrire; l'idea di  perdere qualcun altro di loro le spezzava letteralmente il cuore, per questo aveva deciso di vivere lontana dalla sua famiglia.
Ma Dean la conosceva e sapeva cosa stesse provando dentro di se, così le si avvicinò e la strinse in uno dei suoi grossi e goffi abbracci, chiedendosi perchè non avesse agito prima; Katherine non riuscì a trattenersi oltre, lasciandosi andare contro il petto del ragazzo e ricambiando la stretta, non riuscendo più a trattenere le sue lacrime e sfogandosi contro la camicia a scacchi del cacciatore.
Pianse tanto, piansero insieme, e quando le gambe le cedettero Dean la prese fra le braccia e la portò sul divano, dove Katherine riuscì finalmente a sfogare tutto il suo dolore e la sua frustrazione per non essere riuscita a salvare Bobby; il ragazzo le sfiorò la testa con una carezza e le baciò la tempia, e da quel momento in poi attuarono il loro piano per annientare Dick Roman e mai più si sarebbe separato da lei.



 
 
Il suono delle risate accompagnarono la loro serata, dopo che ebbero ripulito il casolare dalle bottiglie di birra e dai cartoni di pizza lasciati dai cacciatori ormai andati via da qualche ora, e cominciarono a ricordare i vecchi tempi e ciò che adesso fosse diventata la loro vita: rispettabile, legale, con dei lavori duraturi, stabili e ben retribuiti.
Fu questo il tema della serata e della rimpatriata quando furono rimasti loro tre da soli. 
Si divertirono come non facevano da mesi e rimasero a parlare come adolescenti fino a tardi, sentendo dopo molto tempo il calore della loro famiglia. Si erano mancati così tanto che adesso lasciarsi andare sarebbe stato difficile; Katherine per prima si accorse che avessero ormai oltrepassato l'una di notte guardando il suo orologio e si alzò di scatto dal divano, spostando sguardo sui due ragazzi ed accennando un sorriso triste, sapendo che sarebbe passato troppo tempo dalla prossima volta in cui si sarebbero riuniti. 
Sam l'abbracciò stretta fra le braccia e le sussurrò di fare attenzione, mentre Hailey le ricordò quanto le voleva bene e che ci sarebbe sempre stata, nonostante la vita diversa che conducevano. 
Pochi secondi e Katherine uscì con il cuore in gola e gli occhi lucidi, ma andava bene così. Salì sulla sua amata auto bianca e accese il motore, uscendo dalla proprietà di Rufus ma lanciando loro un ultimo sguardo. 
Fu quello il momento in cui Hailey chiuse le tende con uno scatto e cambiò espressione, volgendo uno sguardo arrabbiato e deluso verso il suo ragazzo che ancora guardava l'auto di Katherine allontanarsi dal vialetto fino a scomparire completamente nel buio della notte. 
Sam la fissò di rimando, sapendo bene cosa avesse da dire ed essendo certo che da lì a poco avrebbero litigato. 
"È sbagliato!" esclamò Haiely stringendo i pugni e fulminandolo con lo sguardo. 
"Non possiamo fare niente". 
"Dobbiamo dirle la verità!" soffiò a denti stretti la ragazza, sentendo la rabbia montare dentro di sé. 
"Lui non lo vorrebbe!" esclamò Sam allargando le braccia e roteando gli occhi. "Lo sai che è cambiato da quando è tornato dla Purgatorio!". 
"Non mentirò ancora a mia sorella solamente perché tuo fratello ha deciso di agire da completo idiota!". 
Sam avrebbe voluto ribattere, ma le parole gli morirono in gola: neanche lui amava mentire a Katherine, ma sapeva che non avrebbero avuto altra scelta. 
Era questo il motivo per cui non incontravano spesso la minore delle Collins o perché evitassero di avere qualsiasi conversazione lunga con lei: mentirle dritto in faccia, nasconderle la verità e vederla soffrire non li faceva vivere bene con loro stessi. 
"È una decisione di Dean". 
"Beh, non mi interessa!" esclamò Hailey alzando il tono della voce e sospirando rumorosamente. "Se non lo farete voi, lo farò io: Katherine deve sapere che è tornato!". 
La donna gli riservò un'ultima occhiata e poi abbassò lo sguardo, dirigendosi in un'altra stanza e sbattendosi la porta alle spalle. 
Pochi secondi e sentí la porta di casa aprirsi, e capí che adesso non erano più soli in casa e che il maggiore dei Winchester fosse appena tornato. 
Appena in tempo! Pensò la cacciatrice sospirando e roteando gli occhi. 
Li sentí discutere, ma ciò che sentí veramente fu Sam che venne zittito malamente dal fratello quando pronunciò il nome di Katherine ed il discorso cadde esattamente come le sue aspettative, mentre un sorriso amaro le increspò le labbra pensando che prima o poi tutto si sarebbe sistemato e sarebbero stati una famiglia ancora una volta.
 

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Capitolo 17
*** No Exit. ***


Note dell'autrice:
Buonasera ragazzi, eccomi qua ancora un'altra volta con un capitolo nuovo di zecca, un po' meno lungo del solito! Spero non vi dispiaccia!
Spero che continuate ad apprezzare questa mia storia, che io amo in maniera viscerale, e mi auguro che presto i lettori silenziosi si facciano sentire e mi diano un'opinione perchè, come si sa, le vostre parole fungono da carburante per la mia mente!
Ringrazio sempre chi ha messo la mia storia fra le preferite e le seguite! Grazie di cuore!
Adesso vi auguro una buona lettura e spero di sentirvi presto! :)





Capitolo 14.
No Exit.




Chiuse con forza lo sportello del Suv bianco e sorrise audacemente guardando il palazzo basso davanti a sè: aveva ottenuto una settimana di stacco dal suo lavoro, lasciando che Judith restasse a casa della sua migliore amica e guidando per un giorno e mezzo per arrivare a Philadelphia, Pensylvania,  per lanciarsi in quel viaggio pur di risolvere quel caso di cui aveva letto sul giornale qualche giorno prima e che per la polizia restava irrisolto.
Una giovane donna era scomparsa due giorni prima proprio nella stanza dove stava entrando in quel momento e Katherine attivò immediatamente l'EMP, dopo aver lanciato rumorosamente il suo borsone sul pavimento logorato: un soggiorno con annesso angolo cottura poco spazioso le permise di accedere all'unica stanza da letto presente nell'appartamento, per poi dirigersi nel piccolo bagno. Aveva deciso di affittarlo per due settimane, evitando così che altre potenziali vittime potessero trasferirvisi e riuscendo a gestire il caso dall'interno. Negli ultimi 80 anni erano scomparse altre sei donne in quell'edificio, tutte giovani e bionde, più o meno ogni 10 o 20 anni ed era stato davvero difficile per lei identificare uno schema preciso. Avrebbe dovuto indagare a fondo questa volta, non tralasciando assolutamente nulla.
Le onde dell'EMP che teneva fra le mani non diedero alcun segnale, così lo spense e lo riposò nella tasca della sua giacca; si sedette al pc e iniziò a fare delle ricerche, ammettendo a se stessa quanto in realtà le mancasse l'adrenalina delle cacce. 
Cacciare era sempre stata la sua vita, aveva rinunciato a tutto pur di continuare quella strada, ma da quando Dean era scomparso in quella luce bianca insieme a Dick cacciava molto di meno e ciò le faceva male.
Due colpi alla porta le fecero increspare le labbra e si voltò in quella direzione, chiedendosi chi potesse bussare alla sua porta se aveva appena messo piede in quel posto; prese la sua pistola e la posizionò contro la porta, prima di aprirla lentamente e sgranare gli occhi per la sorpresa, rimettendo la  pistola fra cinta ed i pantaloni.
"Garth?!". 
L'uomo piegò le labbra in un grosso sorriso e si sporse immediatamente nella sua direzione, avvolgendola in uno dei suoi caldi ed affettuosi abbracci, stringendola forse un pò più del normale.
"Katherine, che bello vederti!".
"Che ci fai qui?" chiese la donna aggrottando le sopracciglia quando il cacciatore la lasciò andare e si introdusse nel suo appartamento senza neanche aspettare un invito. "Accomodati pure!".
"Seguo un caso.." sussurrò Garth continuando a sorridere ed avvicinandosi al pc della donna, che scrutò per qualche secondo. ".. e a quanto pare anche tu!". 
Katherine si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò al cacciatore con aria quasi divertita, ricordando quanto fosse stato difficile anche per lui affrontare e superare la morte di Bobby e quando Dean fosse stato poco gentile con lui, sottolineando che non sarebbe mai diventato come lui.  
"Io lavoro da sola!". 
Un altro sorriso si fece largo sulle labbra dell'uomo. "Ormai ci sono, quindi rassegnati a stare ancora un po di tempo con me!".

 
 
"È stato costruito nel 1924!" esclamò Garth camminando avanti ed indietro per il piccolo appartamento, serrando le braccia in una posa buffa, che fece sorridere la donna.
Katherine lo aveva sempre trovato quasi tenero, molto goffo e persino imbranato in determinate circostanze, ed era anche piacevole passare del tempo con lui, ma qualcosa non le tornava in quell'apparizione così improvvisa: come aveva fatto a trovare il suo stesso caso, sapendo quanti fatti di cronaca nera analizzasse ogni giorno? Come mai era arrivato lo stesso giorno in cui fosse arrivata lei?
"Che c'era prima?". 
"Un terreno vuoto, quindi qualcuno deve essere morto qui..". 
Katherine scosse la testa, come esasperata e si mosse in maniera irrequieta sulla sua sedia, appoggiando i gomiti al tavolo e sporgendosi in avanti.
"Ho già controllato, Garth: nessuna morte strana, ma potrebbe essere qualche oggetto a cui un fantasma è legato!". 
Il cacciatore si voltò nella sua direzione e sorrise ancora, e Katherine cominciò a trovarlo snervante e sospirò rumorosamente.
"Allora bisogna controllare ogni centimetro dell'edificio". 
"Quindi dovremmo separarci!" esclamò la donna scattando in piedi e sorridendo per la prima volta da quando stavano lavorando al caso. 
Ma l'espressione sul volto dell'uomo cambiò, tramutandosi in preoccupazione e paura allo stato puro; si avvicinò di qualche passo continuando a guardarla negli occhi e disse: "No, sarei più sicuro se non ti perdessi di vista!":
"Oh grazie, ma so badare a me stessa!" esclamò la donna ridendo di gusto, prendendo la sua pistola ed agganciandola alla sua cintura, così come fece con il coltello.
"Non posso perderti di vista: sei esattamente il tipo che piace a quel fantasma!". 
Katherine sembrò riflettere sulle sue parole ed annuì, come se Garth le avesse appena acceso una lampadina in testa. "Mi sembra una buona idea, grazie Garth!".
"Vuoi fare da esca?" esclamò l'uomo aggrottando le sopracciglia e studiando la sua espressione, cercando di capire cosa le dicesse il cervello.
"Si, semplificherà le cose!".
"Ook, basta scherzare! Io verrò con te!" esclamò il cacciatore facendo qualche passo verso di lei, ma la donna aveva già raggiunto a grandi passi la porta d'ingresso ed era uscita, sussurrando distrattamente che avrebbe controllato il primo ed il secondo piano, lasciando a lui il terzo ed il quarto. 
Garth sospirò rumorosamente, estraendo dalla tasca della sua giacca il suo berretto, quello che gli aveva regalato Bobby molti anni prima e da cui non si era mai separato, e lo indossò con un sorriso. Uscì dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle, procedendo nel suo lavoro per affrettarsi a concludere quel caso. 
Il telefono nella sua tasca vibrò ed il cacciatore decise che non avrebbe risposto, sapendo bene chi lo stesse chiamando e cosa avrebbe voluto sapere. Si disse che non era il momento e che se avesse saputo quale fosse il piano suicida di Katherine si sarebbe precipitato lì per fermarla, e questo non sarebbe potuto andare bene. 
Sbuffò ed estrasse il suo EMP, dirigendolo verso le pareti del terzo e del quarto piano, notando come fossero ancora in ottime condizioni nonostante gli anni della struttura. 
Continuò a camminare fino ad un condotto d'areazione posto in fondo al corridoio e si abbassò sulle ginocchia quando le onde dell'EMP impazzirono sotto i suoi occhi sbalorditi: estrasse dalla sua tasca un gravite e svitò le due viti che tenevano la griglia fissa al muro, sentendo un odore terribile arrivare fino alle sue narici. 
Fece una smorfia e si fece coraggio, prima di infilare le dita all'interno del condotto, chiedendosi perché diavolo le parti disgussose toccassero sempre a lui, quando con i polpastrelli sfiorò qualcosa di viscido: tirò fuori la matassa che stringeva fra le dita e l'osservò, scoprendo con disgusto che si trattasse di una ciocca di capelli insanguinata, appartenente probabilmente all'ultima vittima. 
Riavvitò la griglia e si pulí la mano contro la sua giacca, quando il suo cellulare riprese a vibrare nella sua tasca e il cacciatore sbuffò rumorosamente. 
Lo estrasse e rispose senza neanche leggere chi fosse, sapendo che quando un Winchester si metteva in testa una cosa non era possibile fargli cambiare idea. 
"Si, sto lavorando! Sto controllando.. Si, Katherine sta cacciando!" esclamò Garth scuotendo la testa e roteando gli occhi, appoggiandosi alla parete. "Non la perdo di vista, sta tranquillo!". 
Uno scricchiolio lo fece trasalire e si voltò immediatamente in quella direzione, chiudendo la chiamata di scatto e sgranando gli occhi. 
"Kath!". 
"I primi piani sono puliti, hai trovato qualcosa?" chiese la donna accennando un sorriso, ma i suoi occhi lasciarono trasparire una leggera inquietudine. 
Che avesse sentito ogni parola e che avesse capito? 
"Solo un souvenir del fantasma.." sussurrò l'uomo ridendo nervosamente, riponendo il telefono nella sua giacca e notando lo sguardo indagatore della donna su di lui. 
 
 
 
 
La luce fioca della mattina entrò dalla finestra e le colpì il viso segnato dalla notte passata insonne a sfogliare e risfogliare le pagine di quel caso: aveva scoperto che, molti anni prima, proprio accanto al palazzo ci fosse una prigione e che usassero il terreno adiacente per impiccare i prigionieri. 
Nella lunga lista dei detenuti deceduti li, spiccò il nome di Herman Webster Holmes e Katherine sorrise pensando che se Sammy fosse stato lì sarebbe letteralmente impazzito, dato il suo profondo interesse per i serial killer americani: Holmes fu il primo pluriomicida della storia degli Stati Uniti, a cui furono attribuiti più di 100 omicidi. 
Sfortunatamente non c'erano più ossa da bruciare, dato che dopo l'impiccagione chiese di essere sepolto sotto una tonnellata di cemento, temendo che qualcuno potesse fare al suo cadavere ciò che lui avesse fatto alle sue vittime. 
Documentandosi su di lui, Katherine scoprì che Holmes era solito nascondere le sue vittime dietro le pareti e lasciarle agonizzanti per giorni, quindi l'ultima ragazza scomparsa sarebbe potuta essere ancora viva. Avrebbe aspettato che Garth si svegliasse per comunicargli le sue scoperte e poi avrebbero spaccato i muri nei punti più spessi ed in grado di contenere il corpo di una ragazza, ma nel frattempo Katherine non riuscì a smettere di pensare alla telefonata che aveva sentito la sera prima e al telefono dell'uomo che giaceva incostudito sul tavolo del soggiorno: aveva resistito tutta la notte, ma un dubbio le attanagliava la mente. 
A chi stava riferendo ciò che scoprivano di quella caccia? A chi poteva interessare che la tenesse d'occhio? 
Non riuscì a spiegarsi come, ma si ritrovò il cellulare del cacciatore fra le mani e si decise a comporre l'ultimo numero e a lasciarlo squillare vicino al suo orecchio: pochi secondi e il cuore della donna si pietrificò. 
Quando capí chi fosse il suo interlocutore, chiuse di scatto la chiamata e contrasse la mandibola in una smorfia: non poteva crederci, non poteva essere vero. 
Conosceva troppo bene quella voce per confonderla con quella di qualcun altro. 
Un forte sbadiglio la riportò alla realtà ed istintivamente lasciò il cellulare sul tavolo, voltandosi verso la cucina e versandosi una grande tazza di caffè fumante e ne bevve qualche sorso nel tentativo di elaborare ciò che avesse appena scoperto, mentre il cuore le batteva forte nel petto. 
"Buongiorno Kath.." sussurrò Garth entrando nella piccola cucina e sbadigliando ancora una volta, mentre afferrava una grande tazza e si versò un po di caffè. 
La donna lo guardò, notando come avesse i capelli completamente spettinati dal sonno ed indossasse quel ridicolo pigiama natalizio, non rendendosi conto di essere appena entrati nel mese di novembre. 
In un'altra circostanza avrebbe riso e lo avrebbe preso in giro, ma questa volta neanche rispose al saluto ed abbassò lo sguardo appoggiandosi con forza al tavolo con il bacino. 
"Hai l'aria stanca" appurò l'uomo sorridendo appena, bevendo un lungo sorso del liquido scuro che tenesse fra le mani. "Stai bene?". 
Katherine lo fissò negli occhi e non riuscì ad incomparlo per ciò che stesse facendo, sapendo che Garth stesse esaudendo il desiderio di un suo caro amico e per la prima volta in quei giorni gli sorrise sinceramente. 
"Credo che Teresa possa essere ancora viva.." sussurrò Katherine con un filo di voce, poggiando la sua tazza ancora piena nel lavello e sospirando rumorosamente, raccontandogli tutto ciò che avesse scoperto durante quella notte insonne. "Dobbiamo trovarla, ti aspetto al primo piano..".
Garth aggrottò le sopracciglia e si chiese cosa le fosse successo durante la notte e perché la sua amica avesse messo su quella faccia turbata e addolorata; non ebbe neanche il tempo di pensarci su, che  il suo telefono vibrò qualche secondo e richiamò la sua attenzione. Solo guardando il registro chiamate capí cosa avesse fatto Katherine e cosa avesse scoperto, così senza neanche cambiarsi uscì dall'appartamento, inseguendo la donna con la volontà di spiegarle esattamente cosa stesse succedendo e perché si trovasse veramente a Philadelphia. 
Scese le scale guardandosi attorno, infischiandosene del mezzi sorrisini che gli rivolgevano gli abitanti del palazzo nel vederlo girare per i piani come un matto con una grossa renna natalizia stampata sul maglione che indossava come pigiama, quando un boato proveniente dal primo piano lo fece sobbalzare: i suoi sensi da cacciatore si misero allerta e corse giù per le scale, ma tutto ciò che trovò fu il cellulare della donna spaccato in due, come se fosse stato piegato a mani nude da qualcuno, e una ciocca di capelli insanguinata a terra, accompagnata da qualcosa di nero e viscido che Garth ben conosceva: ectoplasma. 
Il cacciatore cercò di non farsi prendere dall'ansia, correndo nuovamente al piano di sopra per trovare una soluzione, sapendo che con la migliore probabilità, Katherine fosse stata rapita da Holmes. 
 
 
 
Uno strano freddo le percorreva le ossa, facendola rabbrividire nel sonno, e cercò calore tendendo una mano verso la coperta, ma tutto ciò che sentí sotto i polpastrelli fu una fredda lamina d'acciaio. 
Aprí gli occhi controvoglia, sentendosi terribilmente stanca, e quando mise a fuoco il luogo dove si trovasse si accorse di non essere affatto nel comodo letto di casa sua in Kansas, ma bensì in una cella umida e fredda che non aveva mai visto prima. 
Pochi secondi e dei flash apparvero nella sua mente: una mano uscita dal condotto d'areazione l'aveva afferrata alla caviglia e stretta talmente forte da farla cadere rovinosamente a terra. Poi, quella stessa mano, grossa almeno il doppio della sua e forte come poche ne avesse mai viste, le si avvolse attorno al collo e le fece mancare l'ossigeno senza darle neanche il tempo di reagire.
Katherine tossí forte e si tirò a sedere, rendendosi conto di essere stata catturata da Holmes e che fosse diventata sua prigioniera.
Controllò le sue armi e sorrise quando le trovò tutte al loro posto: quel fanstama non aveva la più pallida idea di contro chi si fosse messo. 
Dei gemiti provenienti dalla cella accanto la fecero trasalire e si avvicinò velocemente alle sbarre, sporgendo la testa e osservando bene il luogo in cui si trovasse: era sotto terra, non c'erano dubbi, e in quel momento capí che quel bastardo tenesse le sue vittime rinchiuse lì sotto e non nelle pareti, come aveva pensato erroneamente all'inizio della caccia. 
Provò a chiedere ad alta voce se ci fosse qualcuno, chiamando a gran voce Teresa, la ragazza scomparsa, fin quando una voce le rispose, confermandole che fosse ancora viva, ma non per molto. Era disidratata e parecchio debole e priva di forze, del tutto comprensibile per chi fosse stato rapito da quasi una settimana. 
Il suo respiro divenne freddo e Katherine si affrettò ad usare la sua forza per piegare quando bastasse le sbarre della cella per permetterle di passarci attraverso, ma ogni tentativo fu vano. 
Vide di nuovo quella grossa mano su di lei, le sfiorò la spalla e le sussurrò all'orecchio parole dolci, dicendole quanto fosse bella e che sarebbe stata perfetta nella sua collezione. La donna sobbalzò appena e non si fece cogliere impreparata: estrasse il suo coltello in ferro dalla sua cintura e si voltò per colpirlo in pieno viso, vedendolo sparire e tornare da dove fosse venuto. 
Sospirò, rendendosi conto di avere guadagnato tempo e appoggiò la testa contro le sbarre per qualche secondo, contraendo la mascella e chiudendo gli occhi: i flash del suo rapimento non erano l'unica cosa di cui si fosse ricordata non appena avesse aperto gli occhi. 
Aveva ricordato la telefonata che aveva fatto dal telefono di Garth poco meno di un'ora prima e le parole che aveva sentito risuonarono nella sua mente. 
"Garth, ho poco tempo prima che Sam ed Haiely rientrino in stanza; che hai scoperto?". 
Non poteva credere di aver sentito la sua voce ancora una volta. 
Non poteva credere che fosse tornato. 
Non poteva credere che non glielo avesse detto. Che non l'avesse cercata. 
Ma soprattutto, non poteva credere che Sam ed Haiely sapessero tutto. 
Sentí una voragine all'altezza del petto divorarla, risucchiarla nel dolore che non se n'era mai andato, ma che era sempre stato latente dentro di lei. 
Il cuore le batté forte e il fiato le mancò a quel pensiero, ma forse era complice anche la mano di Holmes sul suo collo che era tornata a tormentarla. 
Cercò di difendersi, ma di nuovo riuscí a malapena a muoversi, e sentí la schiena aderire contro le fredde sbarre, chiedendosi se avrebbe avuto l'occasione di vederlo un'ultima volta. 
Poi uno sparò squarciò l'aria e Holmes scomparve di nuovo, mentre la voce del suo amico giunse alle sue orecchie in maniera ovattata; complici la mancanza ossigenazione ed il dolore che non riusciva a smettere di provare, Katherine non riuscì a trattenere le lacrime. 
Quando Garth sfondò la porta e si avvicinò correndo nella sua direzione, le controllò il corpo in cerca di ferite e temendo per il peggio, ma poi capí che le uniche ferite che portava albergavano dentro di lei, senza possibilità di rimarginazione; la strinse in un abbraccio per qualche secondo e successivamente all'amico addolorato si sostituì il cacciatore preoccupato e la trascinò fuori dalla cella per metterla in salvo, dopo aver liberato anche Teresa ed averla presa fra le braccia. 
Corsero fuori dalle vecchie fogne che Holmes aveva adibito a sala delle torture e Katherine rimase ad aspettare che Garth risolvesse il caso, chiamando i soccorsi per la donna in fin di vita e riflettendo su quanto fosse accaduto. 
Solo quando vide Garth tornare con una betoniera capí cosa avesse davvero intenzione: aveva circondato di sale Holmes in una cella, impedendogli di scappare per l'eternità, e come se non bastasse lo stava letteralmente murando lì dentro, non lasciandogli altro scampo ad un'eternità di solitudine e pazzia. 
 
 
 
"Sto bene, ero solo un po sotto shock!". 
Katherine prese a recuperare tutte le sue cose da quell'appartamento, radunandole sul letto e procedendo a riempire il suo borsone con cura sotto lo sguardo preoccupato del cacciatore. 
"Hai una commozione celebrale!". 
"Non è la prima volta che ne ho una.." rispose la donna sorridendo e facendo spallucce. 
Garth sospirò e si sedette sulla poltrona della stanza, osservandola sistemare e chiedendosi perché si fosse fatto trascinare in quel casino. Aveva provato a dissuaderlo, ma era un Winchester e come tale avrebbe continuato ad incasinare la sua vita. 
Quando Katherine ebbe finito, chiuse il borsone con un sospiro e lo adagiò sul pavimento, prima di sedersi sul letto e rivolgere uno sguardo sereno verso il suo amico, che sgranò leggermente gli occhi osservando quel mutamento di emozioni sul suo volto. 
"Senti Garth, ho capito perché sei venuto qua e non sono arrabbiata con te.." sussurrò la donna sospirando e contraendo la mandibola per un paio di secondi. "Quindi adesso puoi scegliere se semplificarmi il lavoro e darmi un indirizzo, oppure farmi scoprire la storia completa alla vecchia maniera".
L'uomo si sentí preso in contropiede e rimase immobile sulla poltrona, con le spalle incurvate in avanti e l'espressione dispiaciuta sul viso, sentendosi tremendamente in colpa per non averle confessato la verità immediatamente. 
Ci pensò su qualche secondo, sapendo che lo avrebbe fatto incazzare parecchio, ma come lui, anche Katherine era sua amica e non poteva rifiutarsi di aiutarla proprio in quel momento. Accennò un sorriso e si alzò, estraendo dalla tasca un foglietto stralciato ed una penna, scrivendo per esteso il luogo dove lei sarebbe stata certa di trovarlo. 
Se lo rigirò fra le mani, cercando di convincersi che fosse la cosa giusta e lo piegò, prima di porgerlo alla sua amica, che sorrise afferrandolo e stirngendolo. 
Katherine si voltò e prese il suo borsone e fece per uscire dall'appartamento, ma si fermò sulla soglia per qualche secondo; si voltò e tornò a guardarlo con un sorriso fra le labbra, prima di avvicinarsi e stringerlo in un abbraccio. 
"Mi hai salvato la vita, ti ringrazio Garth!". 
L'uomo non rispose, ma la guardò uscire dalla porta con una nuova luce negli occhi, che si era spenta ben due anni prima, quando aveva perso molte delle persone che amava più al mondo, e fu certo che con quell'ultima frase, Katherine non si riferisse solamente all'aver sventato il piano di Holmes. 
Per la prima volta, in quei due lunghi anni l'aveva vista sorridere sinceramente, dirigendosi con felicità e al contempo rabbia all'indirizzo che lui le aveva fornito. 
Che avesse fatto la cosa giusta mandandola direttamente da lui? 
Garth non lo sapeva, ma sentiva la sua coscienza farsi più leggera, mentre il suo cellulare prese a squillare nuovamente. 
Lo estrasse e lesse il nome sullo schermo; mise su il cappello di Bobby e i suoi occhiali da sole, sorridendo e portando il telefono all'orecchio, preparandosi a fare la voce grossa. 
"Si, l'agente Willis è un mio uomo! Lo lasci accedere alla scena del crimine o dovrà vedersela con il governo americano, e si fidi quando le dico che non le piacerà quello che le faremo!".
Uscì dalla stanza sorridendo, sapendo che fosse arrivato il momento di tornare alle sane e vecchie abitudini dei cacciatori, tornando a coordinarli e ad assegnare loro dei casi, dividendoli per aree e fornendogli tutto ciò di cui avesse bisogno per aiutarli nelle cacce. 
Il suo telefono suonò ancora una volta e sorrise, mentre dalle sue labbra uscì un naturale: "Oh, che palle!". 
 
 
Un giorno di viaggio, qualche ora in uno squallido motel per riprendere le forze e mettere qualcosa sotto i denti le bastarono per pensare a ciò che avrebbe detto, alla reazione che avrebbe avuto. 
Rivederli tutti insieme, nello stesso luogo, proprio come succedeva fino a due anni prima le scaldò il cuore nonostante la situazione, ricordando però che qualcuno di molto importante sarebbe mancato all'appello. 
Fu quello il pensiero che l'accompagnò quando scese dalla sua auto, chiudendosi la portiera alle spalle e guardandosi attorno. 
Si trovava in Kansas, Lebanon, e davvero si chiedeva come i Winchester e sua sorella fossero riusciti ad accedere ad uno dei bunker degli Umanisti: non dava alcuna traccia della sua esistenza all'esterno, ma una cacciatrice come lei era in grado di riconoscere i simboli degli Uomini di Lettere posti sulle rocce lungo la strada che costeggiavano l'ingresso nascosto al bunker. 
Durante la sua fase adolescenziale di addestramento, Katherine venne a contatto con diversi bunker sparsi per l'America, ma in quello che si trovava davanti a lei non vi era mai stata. 
Per fortuna che non ho mai buttato la chiave! Pensò sorridendo, stringendo fra le mani la sua chiave del bunker di Lowrence, sapendo che avrebbe aperto anche quello del Lebanon. 
Infilò la sua chiave e la serratura dell'inferriata massiccia scattò senza problemi, permettendole di accedere ad una scala stretta ed angusta che portava ad un piano di differenza; lentamente la percosse, fino a trovare davanti a sé una porta, più massiccia della precedente e molto imponente. 
Sapeva che le risposte che cercava si trovassero proprio a mezzo metro da lei e si fece coraggio, infilando la chiave nella serratura e facendola scattare, mentre il suo cuore prese a battere più velocemente. 
Si avviò verso il grande pianerottolo che le si prospettava davanti e si guardò attorno: una grande scala laterale permetteva di raggiungere una grande sala lettura, con sei tavoli disposti al centro come divisore, mentre montagne di libri riempivano le librerie a muro. 
Macchinari mai visti arredavano la sala, presumibilmente di un'altra epoca, rendendola però molto spartana, mentre partivano ben quattro corridoi latersli, che probabilmente permettevano l'accesso al resto dei bunker.
I bunker americani erano tutti uguali, non c'è che dire. 
"Katherine..".
Una voce la chiamò ed il suo cuore perse qualche battito, quando si avvicinò al corrimano e vi si appoggiò, guardando di sotto e trovando il suo sguardo sorpreso e sbalordito. Così come quello che Sam ed Haiely le riservarono, dopo aver abbassato le pistole. 
Dean. Le parole le morirono in gola e gli occhi le pizzicarono.
Quando posò il suo sguardo in quello del maggiore dei Winchester sentí anche la rabbia crescere dentro di lei e superare di gran lunga la felicità. Si sentí tradita e abbandonata, come un cane per la strada e un nodo le strinse lo stomaco, facendole quasi male. 
"Quindi sei tornato..". 
Il suo tono non fu di accusa, ma fu una semplice affermazione, come se avesse detto qualcosa di scontato e di cui tutti erano a conoscenza. Tutti tranne lei, se non fosse stato per un Garth sbadato che mal riponeva le sue cose. 
"Da sei mesi..". 
La sua voce calda e triste risuonò come un pugno in pieno petto, facendole mancare il respiro ed annaspando alla ricerca di un po di ossigeno; una smorfia simile ad un sorriso amaro le arricciò le labbra,  e si dovette tenere al passamano con forza. 
Sua sorella provò a dire qualcosa, ma Katherine la bloccò con un gesto della mano e fulminandola con lo sguardo, distogliendolo per la prima volta da quello di Dean e alternando fra Haiely e Sam.
"Grazie, siete stati davvero gentili a non dire nulla, proprio come una vera famiglia.." disse la donna annuendo e sorridendo nervosamente. 
Si voltò e si diresse a grandi passi verso l'uscita, per dirigersi verso la sua auto ed accendere il più in fretta possibile l'auto, nonostante le tremassero le mani e la vista si stesse lentamente annebbiando: sapeva che sarebbe dovuta rimanere per ricevere delle spiegazioni, ma seguì l'istinto che le diceva di andare via il più in fretta possibile da li per salvaguardre il suo povero cuore malmesso, sapendo che da quel momento in poi il tempo sarebbe stata l'ultima delle sue preoccupazioni.
 

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Capitolo 18
*** The future is promised to no one. ***


Capitolo 16.
The future is promised to no one.



 
Chiuse di scatto lo schermo del pc e sbuffò rumorosamente, chiedendosi come facesse quel piccolo Rain Man di Kevin a sfuggirgli ogni volta: da settimane, quando credevano di avere raggiunto finalmente una traccia, ecco che il giovane profeta svaniva nel nulla lasciandoli con niente fra le mani. 
Sam si schiarí la voce all'interno dell'ennesima stanza di motel a cui erano arrivati seguendo gli spostamenti della carta di credito di Kevin, trovandola vuota e senza nessun indizio che li indirizzasse a lui. 
"Niente da fare!" sbottò sospirando seduto sulla sedia della scrivania, roteando gli occhi e voltandosi verso i ragazzi. 
Dean, ormai stanco di cercare, si diresse verso il piccolo frigo bar e sorrise quando lo trovò pieno di birre, proprio come piaceva a lui: ne porse una al fratello e un'altra ad Hailey, che stava seduta sul bordo del letto con i gomiti appoggiati alle cosce. 
La donna se la rigirò fra le mani e la guardò con disappunto: "Sono le 10 di mattina!". 
"Da qualche parte nel mondo è notte!" rispose il maggiore sorridendo divertito, tracannando il contenuto e spostando lo sguardo oltre la finestra. 
La sua attenzione fu catturata da un Suv bianco che si avvicinava a velocità alla stanza, un Suv che avrebbe riconosciuto fra mille, e lo vide fermare la sua corsa proprio davanti alla porta; vide lo sportello aprirsi e Katherine scendere in fretta con la sua chioma biondo scuro completamente sciolta e scompiglista dal vento, gli scuri occhiali da sole a cui non rinunciava mai e che a dicembre e in Nebraska non passavano di certo inosservati, ed il suo fisico atletico, fasciato da dei fuseaux neri e una canotta marrone scuro, insieme alla solita giacca di pelle che mai avrebbe cambiato. 
A quella vista, la gola del giovane si seccò e il sangue non fluí esattamente nella direzione del suo cervello; Dio, pensò, neanche un ragazzino di 13 anni! 
Si voltò dalla parte opposta, facendo finta di non essersi accorto di lei e sospirò profondamente, sentendo suo malgrado la porta aprirsi e la ragazza entrare, chiudendosela alle spalle. 
"Che è successo? Lo avete trovato?" chiese Katherine senza neanche salutare, saltando nella stanza e facendo sobbalzare i due ragazzi che non si erano ancora accorti del suo arrivo. 
Sam si volse nella sua direzione ed accennò un sorriso imbarazzato, grattondosi la nuca e facendo spallucce. "No, falso allarme". 
Katherine sospirò rumorosamente e posò con forza la sua grande borsa nera contro la sedia libera, camminando avanti e indietro per la stanza sussurrando qualche imprecazione per la collera. 
"Ragazzi, apprezzo che vogliate farmi sentire partecipe ma non posso prendere tutti questi permessi dal lavoro e correre ogni volta dal lato opposto del paese per l'ennesimo buco nell'acqua.." sussurrò voltandosi a guardarli nuovamente, con tono calmo e pacato. 
"Beh, lascialo allora.." rispose Dean, che nel frattempo si era girato a guardarla dopo aver tracannato qualche altro sorso della sua birra. 
La donna spostò lo sguardo su di lui e un sorriso nacque spontaneo sul suo viso, realizzando quanto la sua assenza si fosse sentita in quell'anno e mezzo di caccia, quando tutto andava male e bastava una stupida battuta come quella per tirarla su; si soffermò a guardarlo e lui le sorrise divertito di rimando.  "Avrei dovuto pensarci prima, grazie Dean..".
“È un'idea” rispose l'uomo facendo spallucce e bevendo qualche altro sorso, sorridendole. 
"Si, e poi la mia bellissima casa verrà ipotecata!" scherzò Katherine ridendo, sedendosi sulla sedia su cui aveva gettato la borsa ed accavallano le gambe. 
"C'è sempre il bunker.." disse Sam interrompendo quel gioco di sguardi e dopo qualche secondo la donna si decise a scrollare lo sguardo da quello di suo fratello e di rivolgerlo su di lui. 
Il suo sorriso divertito scemò dopo aver capito il significato della frase e si irrigidí, sentendosi fortemente a disagio.
"Ci sono tante stanze e Judith sarebbe vicina alla scuola e.." iniziò Haiely accennando un sorriso, ma la sorella le parlò di sopra, interrompendola e sbuffando. 
Katherine sbuffò ed appoggiò i gomiti allo schienale della sedia, per poi inchiodare lo sguardo sui due ragazzi e assottigliare gli occhi. "Ragazzi, siamo qui per parlare di Kevin o no?". 
"Perché non vuoi trasferirti da noi?" chiese Hailey allargando le braccia e sospirando. 
"Perché mi piacciono le case con le finestre, per esempio!". 
Il maggiore, che non si era mai espresso sull'argomento, si schiarí leggermente la gola, avvicinandosi alla scrivania e appoggiandosi di lato, guardandoli con un po di disapprovazione, come se fosse il babysitter di tre bambini capricciosi. 
"Comunque di Kevin neanche l'ombra, quindi dobbiamo lavorare".
"Dobbiamo cercare di più" rispose Katherine sorridendo brevemente e annuendo, uscendo dalla sua borsa il suo PC ed aprendolo per iniziare ad indagare. "A lavoro!".
Proprio quando i tre misero da parte le loro divergenze e stavano per far fronte comune per scoprire dove si fosse cacciato Kevin, la loro attenzione fu catturata dalla suoneria del cellulare del maggiore, che dopo aver risposto si diresse fuori. 
Katherine lo guardò chiudersi la porta alle spalle e abbassò lo sguardo curioso, sapendo che non avrebbe più potuto chiedere chi fosse e cosa stesse succedendo. 
Intercettò lo sguardo di sua sorella, che probabilmente aveva capito e le sorrise appena. 
"Sta bene?". 
"Beh lui.. è Dean" rispose Haiely facendo spallucce e sospirando. "Sa solo lui come sta davvero sotto quella corazza di sorrisi e battutine".
Katherine annuí e sospirò, guardandolo attraverso la finestra e vedendo come si agitasse, come parlasse con quel misto di preoccupazione e rabbia contro il suo interlocutore che lo aveva sicuramente fatto alterare; vide Dean chiudere la chiamata e stringere il telefono dentro il suo pugno chiuso, abbassando le palpebre e respirando piano per qualche secondo. 
Poi come se nulla fosse, lo vide entrare nuovamente dentro la stanza e guardare tutto tranne che gli occhi dei presenti; si avvicinò al letto centrale e prese il suo borsone, controllando che ci fosse tutto e chiudendolo per bene. 
"Puoi dargli un passaggio tu? Io devo andare". 
Gli occhi del maggiore si puntarono in quelli della ragazza, che aggrottò le sopracciglia e poi sollevò quello sinistro, cercando di capire cosa stesse succedendo.
"Vai da qualche parte?". 
"Devo aiutare un amico..". 
"Si, certo, possono venire con me". 
Dean annuì e fece per uscire, senza neanche guardare suo fratello ed Haiely ma Sam, che sembrava avere capito la situazione solo in quel momento gli si parò davanti, bloccandogli il passaggio. 
"Ma dove stai andando?!".
"Sam, sono faccende personali.." rispose il maggiore cercando di eludere la domanda e di scansarlo per uscire dalla stanza, ma il ragazzo rimase immobile a fissarlo con occhi accusatori. 
"Personali, eh?!" esclamò Sam allargando le braccia e guardandolo in cagnesco. "Lo so da chi stai andando, ha fatto qualche altro guaio? Ha dissanguato un cacciatore, ucciso un innocente?!". 
Dean serrò la mandibola e fulminò con lo sguardo il fratello, che non accennava a smuoversi dalla sua posizione, continuando a guardarlo con astio puro negli occhi; il maggiore sentí la rabbia crescere nel suo petto ed arrivare fino alle sue mani, sentendo la grande voglia di colpire qualcosa. 
"Di che sta parlando?!" chiese Katherine alzandosi dalla sedia e guardando sua sorella, che aveva tutta l'aria di chi avrebbe tenuto il segreto, e la minore si chiese perché fosse più leale a Dean che a lei; così si sporse verso i due ragazzi, mettendosi fra loro e guardandoli a turno.
"Cos'è questa storia?!". 
"Succede che Dean ha fatto da taxi ad un vampiro dal Purgatorio!" esclamò Sam spostando lo sguardo arrabbiato su di lei, sentendo la voglia irrefrenabile di rendere partecipe anche la ragazza di ciò che facesse suo fratello. 
Katherine si irrigidí appena, cercando di non essere troppo espressiva, ma neanche troppo poco, non volendo per nessuna ragione che riuscissero anche solo ad intuire che c'era qualcosa che nascondeva ai tre ormai da troppo tempo. 
"Il tuo nuovo migliore amico è un vampiro?" chiese aggrottando le sopracciglia, guardandolo con disappunto. 
"Si, è mio amico e ha bisogno di aiuto!" esclamò il maggiore sbuffando, guardandola negli occhi e chiedendosi quando suo fratello avrebbe smesso di fargli la paternale ogni qualvolta si tirasse in ballo Benny. Dean sospirò e guardò il ragazzo davanti a sè con sguardo perentorio, se non glaciale. "Adesso levati di mezzo!". 
In risposta, il minore avanzò di qualche passo sfiorando quasi Katherine che cercava di tenerli più lontani possibili, e lo guardò con aria di sfida, sussurrando ad un panno dal suo viso un semplice No che lo fece solo incazzare di più. 
Hailey capí le intenzioni dei due e si alzò di scatto, aiutando la sorella a separarli e tirando via Sam, che non smetteva di opporre resistenza e guardare in cagnesco suo fratello. 
"Ok, ho un'idea!" esclamò Katherine annuendo e sorridendo forzatamente, per poi voltarsi verso il minore dei fratelli. "Ti farebbe stare più tranquillo se andassi con lui?". 
Il minore posò lo sguardo su di lei solamente dopo qualche secondo, elaborando le sue parole e capendone il senso, prima di annuire appena. 
"Solo se mi prometti che lo uccidi!". 
Dean quasi ringhiò come un'animle sentendo quella frase pronunciata dal fratello e lo fulminò con lo sguardo, facendo qualche passo avanti ed andando a sbattere contro la ragazza, che gli mise le mani sul petto e lo spinse via con forza, facendole indietreggiare. Il ragazzo spostò il suo sguardo furioso verso di lei, fulminandola e trattennendo la reazione violenta che avrebbe avuto se fosse stato ancora in Purgatorio. 
"Non ho bisogno di una balia" esclamò il maggiore adirandosi di più e guardandoli in cagnesco, serrando poi la mascella e frenando la voglia di ridurre la stanza in macerie. 
Sam lo fulminò per l'ennesima volta, trattenuto dalle forti braccia di Haiely, mentre Dean sbuffò rumorosamente: l'idea di portare qualcuno con lui da Benny non lo entusiasmava, ma non riusciva a negare a sé stesso che avrebbe amato passare un po di tempo da solo con Katherine per indagare e scoprire qualcosa su quell'anno e mezzo che avevano passato lontani. 
Senza dire una parola sorpassò i tre con passo lento ma deciso, ed uscì dalla stanza con il suo borsone fra le mani, e Katherine sospirò, sapendo che sarebbe stato un lungo viaggio e che avrebbe avvertito ogni minuto come ore. 
 
 
 
 
Le luci del giorno avevano già lasciato il posto ai raggi della luna piena, che entravano con prepotenza dentro il Suv, mentre Dean stava comodamente seduto sul sedile del passeggero, consultando una cartina per capire che strada intraprendere per raggiungere il posto descritto da Benny al telefono. 
Era preoccupato, sapeva che il suo amico non avrebbe mai fatto del male a nessuno ma quando lo aveva chiamato lo aveva supplicato di fare alla svelta, ergo qualcosa non andava. Aveva paura che potesse attaccare qualcuno, fare del male ad un innocente, poiché la sua natura era sempre quella di un vampiro. 
"Quindi.. Abbiamo diverse ore prima di arrivare a destinazione, ti va di raccontarmi questa storia?" chiese Katherine stringendo forte il volante sotto i suoi palmi, avvertendo lo sguardo del ragazzo posarsi su di sé per qualche secondo. 
"Un mio amico ha bisogno di me" tagliò corto l'uomo sentendosi ancora troppo incazzato e con espressione scocciata, tornando a consultare la sua mappa con la torcia tascabile, cercando di capire esattamente in che punto si trovassero.
"Un tuo amico vampiro" puntualizzò la ragazza sospirando e facendo spallucce, non distogliendo lo sguardo dalla strada buia. 
"Non è come gli altri della sua specie, ha salvato molte volte la vita di Cas ed anche la mia!" sbottò Dean aggrottando le sopracciglia e spegnendo la torcia, ripiegando la cartina e mettendola nel cruscotto dell'auto.
Cas. Il maggiore dei Winchester le aveva detto che il loro angelo non ce l'avesse fatta, ma Katherine sapeva più di quanto diceva. 
"È un vampiro". 
"La tua migliore amica era una strega!" esclamò voltandosi a guardarla senza parole e per la prima votla la donna si voltò a guardarlo per un lungo istante. 
"Addison era mia amica da prima, non faceva male a nessuno e..". 
"Neanche Benny lo fa! Si è trovato un posto dove vivere e sta cercando di vivere una vita normale!" esclamò Dean alzando il tono della voce e sospirando rumorosamente, chiedendosi perché improvvisamente nessuno si fidasse del suo giudizio. 
Katherine non riuscì a non capire il suo punto di vista, nonostante intuisse quanto fosse pericoloso dati gli istinti di un vampiro: poiché non vengono sopraffatti, ma tutti gli altri scivolano dentro il baratro della sete. 
"Gli devo molto, è grazie a lui se sono riuscito a tornare dal Purgatorio". 
La donna questa volta non si voltò: sapeva cosa avrebbe letto negli occhi verdi e speranzosi del ragazzo senza neanche avere bisogno di guardarlo. Pochi secondi e Dean continuò il suo racconto, dicendole cosa fosse davvero successo, cosa avessero dovuto passare tutti e tre in quel posto così puro ma così dannato allo stesso tempo: le raccontò di come la notte non dormissero perché troppo impauriti da un'eventuale attacco dei Leviatani o di qualsiasi altra creatura, di come passassero la maggior parte del loro tempo a correre per quei boschi così fitti e densi di vegetazione, di come non avessero cibo e acqua e dei metodi che avevano sperimentato per sopravvivere. 
Solo quando il ragazzo le raccontò di come Benny li avesse condotti al portale per la terra, Katherine poté sentire la commozione nella sua voce tremante al solo ricordo di ciò che gli era davvero capitato e capí perché adesso agisse, parlasse e combattesse in maniera diversa. 
Era cambiato, lo poteva vedere, forse per sempre, forse doveva ancora capire che da quel posto infernale era già uscito da un pezzo. O forse era ancora troppo spaventato per potersi fermare e respirare davvero. 
 
 
 
Una vecchia casa abbandonata nel cuore di un bosco vicino ad un lago, con la veranda malmessa in legno ed un dondolo che quasi ricordava quello che teneva Bobby nella sua. 
Avrebbe voluto sedersi e lasciarsi dondolare per un po, ma sapeva bene che dentro quella casa ci fosse quel Benny di cui tanto aveva sentito parlare, ma che mai aveva incontrato fini a quel momento. 
Dean le lanciò un ultimo sguardo come per rassicurarsi del fatto che Katherine fosse davvero con lui e poi aprí la porta con cautela, la mano posta sul machete affibbiato alla cintura per prepararsi ad un'eventuale lotta, lo sguardo attento studiava la casa completamente vuota ed entrarono, cercando di non fare troppo rumore. 
La donna chiuse la porta alle spalle e avanzò spavalda, curiosando in ogni stanza con lo sguardo, finché Dean la condusse a quella che avrebbe dovuto essere la cucina, dopo aver seguito una scia di sangue che portava fino a lì. 
"Benny!". 
L'uomo lasciò il fianco di Katherine e corse nella direzione dell'amico, sdraiato a terra e quasi incosciente, che aprí gli occhi udendo il suo nome e fece un grande sorriso nella sua direzione. 
"Capo, sei venuto!" esclamò con stupore il vampiro, con voce debole e tremante, aggrappandosi alle braccia dall'amico che lo tirarono su a sedere. 
"Ma che è successo?" chiese l'uomo con stupore, guardando lo stato delle sue ferite. 
"Ho bisogno di mangiare.." sussurrò Benny respirando affannosamente.
Dean annuì ed estrasse dal borsone che portava con sé un contenitore frigorifero, porgendo al vampiro due sacche AB rubate alla banca del sangue, sotto lo sguardo esterrefatto di Katherine che lasciò la stanza nel momento stesso in cui il vampiro prese a bere sangue. 
L'uomo non poté fare a meno che roteare gli occhi e dopo aver dato una pacca sulla spalla al suo amico la seguí, trovandola nel salotto di quella strana casa.
"Stai bene?".
La donna si girò nella sua direzione e pensò che stesse scherzando, perché non poteva essere solamente lei ad essere rimasta turbata da ciò che i suoi occhi avessero appena visto. 
"Siamo molto distanti dallo stare bene, Dean.." sussurrò Katherine allargando le braccia, intuendo immediatamente perché Sam avesse reagito in quella maniera prima. "Hai rubato del sangue per un vampiro!". 
"Benny stava male, dovevo farlo e..". 
"Ma chi sei?!" esclamò Katherine guardandolo in cagnesco e dandogli una pacca sul petto, facendolo indietreggiare, sentendosi tremendamente amareggiata. "Aiuti un vampiro, che per quanto possa essere stato gentile con te in Purgatorio, rimane sempre un dannato vampiro! Menti a tuo fratello che lo odia per chissà quale motivo, menti a me! Ma che cazzo ti è successo?!". 
Dean la guardò con mascella contratta, sguardo arrabbiato ma anche ferito da quelle parole, e si chiese perché avesse accettato a farsi accompagnare da qualcuno. Aprí la bocca per dire qualcosa, probabilmente niente di carino e muovendo le sue parole solo per litigare, quando una voce sovrastò la sua. 
"Interrompo qualcosa?". 
Il cacciatore distolse lo sguardo dalla donna per posarlo su quello del vampiro che se ne stava con il braccio appoggiato contro lo stipite della porta ed un grosso sorriso si dipinse sul suo viso: Benny non aveva più l'aria sofferente di prima adesso il suo petto si era di nuovo gonfiato, le sue gote erano tornate rosee e riusciva a stare in piedi da solo. 
"Benny, stavi male fino a pochi minuti fa!" esclamò Dean sgranando gli occhi, non riuscendo neanche a crederci. 
"Qualche sacca di sangue e sono come nuovo!" esclamò Benny sorridendo, avvicinandosi e stringendo il ragazzo in un fraterno abbraccio. 
Katherine si irrigidí appena, non riuscendo a credere che tutto ciò fosse reale: Dean stava abbracciando un vampiro? Ne aveva salvato uno? Incredibile. 
I due uomini sciolsero l'abbraccio e l'attenzione di Benny si focalizzò sulla terza persona che stava a fissarli con un po di perplessità nello sguardo, come se si fosse accorto di lei solo in quel momento; posò i suoi grandi occhi attenti su di lei, studiando il suo volto, poi il suo corpo, trovandola a braccia conserte e sopracciglio sinistro sollevato a ricambiare lo sguardo. 
Sulle labbra del vampiro si dipinse un sorriso e poi guardò nuovamente il suo amico, facendogli l'occhiolino. 
"Deduco che lei sia la tua signora!". 
Katherine pensò di rispondere acidamente, poiché non aveva alcuna voglia di scherzare con un vampiro, ma si ritrovò ad accennare un sorriso e a stringere la mano che lui le stava porgendo. Si fidava ancora di Dean, e lui si fidava di Benny, doveva pur significare qualcosa. 
"Non sono la signora di nessuno, sono Katherine!". 
Il vampiro si portò la mano della donna alle labbra con un gesto da cavaliere di altri tempi e sorrise, tornando a guardarla e dicendo: "Sei incantevole, Dean non esagerava quando parlava della tua bellezza e del tuo carattere!".
La donna tirò indietro la sua mano, tornando ad incrociare le braccia al petto in segno di chiusura e guardandolo ancora negli occhi. 
"Saltiamo i convenevoli e parliamo di cos'è successo qui e perché eri in fin di vita fino a cinque minuti fa". 
Benny le sorrise un'ultima volta, poi si voltò verso Dean e si appoggiò contro il muro con una spalla, cominciando a raccontare loro cosa gli fosse successo: il suo creatore aveva sentito che fosse tornato miracolosamente in vita e aveva sguinzagliato i suoi uomini per trovarlo e rivederlo un'ultima volta prima di ucciderlo di nuovo. 
"Li uccido io, prima che loro uccidano me!" esclamò sorridendo e facendo spallucce. 
Dean sospirò rumorosamente, pensando al guaio in cui si fosse cacciato e fissò per un breve momento la ragazza negli occhi, che non ebbe bisogno di parole per capire come avrebbe agito da lì a poco. 
"Quanti sono?" chiese l'uomo dopo averci pensato un po su. 
"Quattordici, sedici forse.." rispose Benny tirandosi su con le spalle, non distogliendo lo sguardo dal suo amico. 
"Sai dov'è il nido?" chiese Katherine controvoglia e facendo qualche passo avanti, posando lo sguardo scocciato sul vampiro. 
Benny la guardò con sguardo aggrottato, non capendo lo scopo della sua domanda. "Perché?". 
"Perché Dean vuole aiutarti e non lo lascerò entrare in un covo di vampiri da solo!". 
Il vampiro sorrise, notando quanta arroganza ci fosse nella sua voce e nel suo sguardo, capendo persino i motivi che avevano spinto Dean ad innamorarsi di una donna come lei. 
"Non posso chiedervelo.." sussurrò scuotendo la testa ed alternando lo sguardo incredulo fra i due. 
"Non lo hai fatto" rispose Dean facendo spallucce. "Quindi dov'è il nido?". 
 
 
La storia di Benny l'aveva davvero incuriosita, specialmente quando aveva confessato loro di aver raziato per anni in mare, depredando le navi di ignari passeggeri, uccidendoli e prendendo tutti i loro averi, prima di passare avanti e puntare un'altra nave. 
"Quindi eravate dei Vampirati!" esclamò Dean sorridendo, sdrammatizzando la tragicità della storia e facendo sì che l'espressione seria ed inorridita di Katherine si ammorbidisse in un sorriso quasi divertito.
Man mano che Benny andava avanti con il suo racconto, la donna non poté che accorgersi di quando fosse innocuo e di come fosse diverso dalla persona che era prima: racconto loro di Andrea, la donna di cui si era innamorato e per cui si era volontariamente allontanato dai suoi compagni e dal suo creatore, scappando per mare e sognando di vivere una vita vera con lei. 
"Lei mi ha accettato per quello che ero e mi ha spinto ad essere una persona migliore: non è forse questo che fa l'amore?".
Gli occhi pungenti di Benny si posarono prima su Dean, guardandolo e parlandogli solo con lo sguardo, e poi su Katherine che accennò un triste sorriso, chiedendosi fino a che punto Dean gli avesse raccontato di lei e della loro relazione. 
L'uomo si aspettava un botta e risposta da parte della ragazza, che invece rimase in silenzio ed abbassò lo sguardo. 
"Che fine ha fatto Andrea?" chiese la donna evitando i loro sguardi e dirigendosi verso la finestra, guardando fuori e notando come la notte stesse diventato sempre più scura. 
"Il mio creatore l'ha uccisa". 
Benny disse questa frase con voce rotta e tremante, sentendo un dolore del passato tornare dentro di sé e bussare con insistenza alla sua porta, facendogli persino mancare il respiro. 
"Quindi vuoi vendetta.." sussurrò Katherine voltandosi verso di lui e sorridendogli sinceramente, sganciando il suo machete dalla cintura e porgendoglielo dalla parte del manico. ".. E noi ti aiuteremo!". 
I due uomini la osservarono e Benny sgranò gli occhi per la sorpresa, prendendo la lama e guardandola con aria confusa. 
"Pensavo che non ti fidassi della mia razza..". 
Il sorriso sulle labbra della donna scemò e fece spallucce, sospirando lentamente e non interrompendo mai il contatto visivo. 
"Non siamo poi così diversi.." ammise Katherine e le luci della casa scintillarono per qualche secondo, come per un calo di tensione, lasciando i due uomini senza parole. "Sono certa che Dean ti avrà raccontato cosa sono". 
Il vampiro annuì e la guardò con aria sbalordita, sapendo per certo che se non avesse avuto una relazione con l'unica persona che avesse mai considerato un vero fratello, non avrebbe esitato ad offrirle da bere. 
La donna uscí dalla casa, dicendo loro che li avrebbe aspettati in macchina, lasciandoli soli e chiudendosi la porta alle spalle, mentre i due uomini si scambiarono una rapida occhiata e Benny sorride.
"Wow capo, capisco cosa ci trovi in lei..". 
"È meglio andare" disse Dean accennando un sorriso e prendendo il  suo borsone da terra. 
"No, sul serio, non state più insieme?" chiese il vampiro posandogli una mano sulla spalla.
"Vuoi essere aggiornato sulla mia vita sentimentale proprio adesso o preferisci andare ad uccidere il figlio di puttana che ha tagliato la gola alla tua ragazza?" chiese retoricamente Dean sollevando un sopracciglio e guardandolo con un sorriso beffardo sul volto. 
Benny gli diede due colpi sulla schiena e capí quanto fosse delicato l'argomento, ed uscirono insieme dalla casa, dirigendosi verso l'auto della ragazza ed armandosi di lame affilati fino ai denti. 
 
 
Il viaggio fu silenzioso, ognuno era perso dietro il filo dei propri pensieri mentre Katherine sfrecciava sull'asfalto appena bagnato diregendosi al molo più vicino: presero una barca per arrivare dalla parte opposta della costa per arrivare il più in fretta possibile e quando attraccarono videro una grande tenuta, ben nascosta e protetta da alti cancelli. 
Per i tre non fu difficile scavalcare ed entrare dentro la grande casa, forzando la serratura; Benny si allontanò dai due, preferendo andare da solo alla ricerca del creatore mentre Dean e Katherine sterminarono più vampiri possibili. 
Quando i due si schiacciarono contro la parete, sentirono dei passi avanzare verso di loro e ad intuito capirono che si trattasse di troppi vampiri da affrontare tutti insieme, così Dean afferrò silenziosamente la mano della ragazza e la condusse attraverso una porta, chiudendosela alle spalle e ritrovandosi dentro uno sgabuzzino fin troppo piccolo per loro due. 
Il ragazzo accese la sua torcia e trovò il viso della donna fin troppo vicino al suo, che faceva di tutto pur di non guardarlo negli occhi, ascoltando i rumore dei passi che si facevano sempre più vicini. 
Quando sollevò lo sguardo verso l'uomo, Katherine sorrise imbarazzata e per un attimo il fatto di trovarsi dentro un covo di famelici vampiri pronti a sbranarli scomparse dalla sua mente, perdendosi nel verde dei suoi occhi per l'ennesima volta. 
"Non posso credere che mi sia lasciata convincere a venire qua". 
Dean sorrise e le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per poi carezzarle la guancia con delicatezza. 
"Sono felice che tu sia qui.." sussurrò sorridendo. "E anche che tu abbia accettato Benny". 
"Come ho detto, non siamo molto diversi.." rispose la donna muovendosi e facendo di tutto pur di scrollarsi di dosso la sua mano. Tese le orecchie e quando non sentí più alcun passo aprí leggermente la porta, uscendo la testa e controllando che non ci fosse nessuno. " Via libera, andiamo!". 
L'uomo la seguì e continuarono a percorrere il corridoio, riuscendo a sentire la voce di Benny: parlava con qualcuno, una voce femminile rispondeva alle sue domande e solo quando si avvicinarono di più, riuscirono a distinguere le parole. 
"Perché ti sei unita a lui, Andrea?". 
Dean e Katherine cercarono l'uno lo sguardo dell'altro e sgranarono gli occhi, capendo che la ragazza di Benny non era mai morta.
"Sai com'è l'inizio per quelli come noi, il sangue è l'unica cosa che vogliamo".
L'uomo si sporse dal suo nascondiglio e vide il suo amico legato ad una sedia, mentre una giovane donna di carnagione più scura e capelli neri come la pece passargli la sua lama, con cui prima tagliò le corde che lo bloccavano. 
Benny non capí cosa avesse intenzione di fare, ma poi la vide inginocchiarsi davanti a lui e portare le sue labbra sulle sue, baciandolo avidamente, come se fosse l'ultima volta. 
"Uccidilo e noi staremo insieme per sempre, Benny". 
Stupido! Pensò Dean scuotendo la testa sentendo che qualcosa non quadrasse in tutta quella situazione e si voltò verso la ragazza, che stava in allerta controllando che nessun altro vampiro venisse nella loro direzione. 
Quando si voltò di nuovo per controllare il suo amico, Benny ed Andrea erano spariti, saliti al piano di sopra per uccidere finalmente il creatore. 
"Dobbiamo impedire agli altri vampiri di andare di sopra, Benny deve avere campo libero!" esclamò Dean guardando la ragazza ed annuendo. 
Per tutta risposta Katherine sorrise e sguainò la sua lama dalla cintura, guardandola e chiedendosi per quanto tempo sarebbe rimasta così ben pulita e non intrisa di sangue. 
"Sai che mi piace quando siamo in minoranza!". 
Dean sorrise e fece una leggera pressione con la sua lama sul suo polso, facendo sì che uscisse un po del suo sangue, sapendo quanto i vampiri non avrebbero resistito a quell'odore. 
Pochi secondi e quattro vampiri sbucarono dal fondo del corridoio, con zanne fuoriuscite e occhi neri, accecati dalla sete e dal richiamo del sangue; si scagliarono contro i due, ma i cacciatori riuscirono a fronteggiare l'attacco, tagliando ad una ad una le teste via dal loro corpo, sentendo dei rumori piuttosto forti provenire dal piano di sopra. Dean e Katherine si sorrisero appena e la ragazza pulí la lama del suo machete imbrattata dal sangue dei vampiri e sorrise, e si abbassò sulle ginocchia, pulendola contro la giacca di uno dei mostri che avevano appena fatto fuori. 
Due forti tonfi vennero dal piano di sopra, qualcosa cadde sul pavimento facendo un grosso rumore, i cacciatori capirono che fosse il rumore di due teste che rotolavano a terra. 
La donna lesse la preoccupazione sul volto del cacciatore ma, proprio quando stavano per salire al piano di sopra per controllare, dei passi pesanti e stanchi si fecero largo dalle scale. Dean sospirò di felicità e andò incontro al suo amico quando lo vide scendere l'ultimo gradino e lo strinse in un forte abbraccio, che però il vampiro non ricambiò, guardando dritto davanti a sé. 
"L'hai ucciso, amico, ce l'hai fatta!". 
Benny rimase immobile, gli occhi vitrei persi nel vuoto, il volto non tradiva alcuna emozione, e Dean si preoccupò, sciogliendo l'abbraccio e scuotendolo appena dalle braccia, non riuscendo a capire cosa lo avesse fatto cadere in uno stato di schock del genere. 
"Cos'è successo di sopra?" continuò il cacciatore cercando di intercettare il suo sguardo, che però non trovò. 
"Hai ucciso anche lei, non è vero?" chiese Katherine con voce tremante, incredula. 
Il vampiro alzò lentamente lo sguardo verso di la donna e poi guardò il suo amico, abbassando il capo per nascondere delle lacrime che presero a sforgargli dagli occhi.
Katherine rimase impietrita sul posto a quella scena: nella sua vita aveva visto davvero di tutto, ma un vampiro piangere mai. 
Così contrasse la mascella e voltò il suo sguardo da un'altra parte, sentendo il dolore di una vecchia ferita farsi largo dentro di lei, capendo benissimo cosa Benny stesse provando ad avere persona l'amore della sua vita per la seconda volta. 
Tirò su con il naso e vide che Dean chiuse gli occhi per qualche secondo, per poi avvicinarsi di più al suo amico e stringerlo in un silenzioso abbraccio, sapendo che niente e nessuno avrebbe potuto mai riempire il vuoto che Benny, ed anche lui, avrebbe portato nel suo cuore per tutta la vita. 
 
 
 
Fece scorrere l'acqua della doccia, lasciando che l'intero bagno si riempisse del caldo vapore e che appannasse lo specchio, annebbiando la sua immagine riflessa; studiò il suo viso appena barbuto, le occhiaie scure che gli cerchiavano gli occhi verdi che teneva aperti a malapena per la stanchezza. 
I flashback continuavano ad apparire e sparire nella sua mente senza preavviso, né senza un filo logico: non lo avevano mai lasciato da quando era tornato dal Purgatorio. 
Un orrore del genere non si dimentica facilmente e sicuramente la sua mente non collaborava, dato che continuava a farglielo rivivere senza fine. 
Avrebbe tanto voluto passare un colpo di spugna nel suo passato e dimenticare, ma non poteva. E aver rivisto Benny aveva semplicemente peggiorato le cose. 
L'unica che riusciva a non farlo pensare era Katherine, con il suo sorriso amorevole ed i suoi occhi che come un neon gli ricordassero quanto ancora lo amasse: Dean sentiva come di non meritare quell'amore, era un mostro ed i mostri non meritano amore. Aveva sparso così tanto sangue in Purgatorio, uccidendo senza sosta. 
Aveva perso Castiel proprio prima che attraversassero il portale insieme. Gli aveva promesso che lo avrebbe portato in salvo, che sarebbero usciti vivi da lì tutti e tre ed invece aveva fallito e questo non se lo sarebbe mai perdonato. 
Come poteva meritare amore un uomo come lui? 
Lasciò che l'acqua calda scivolasse sul suo volto, fra i suoi capelli, sulla schiena e appoggiò la fronte contro le fredde piastrelle verdastre, sentendo il suo cuore battere più veloce e i suoi occhi pizzicare. Dean ricacciò indietro il dolore che voleva violentemente uscire dal suo corpo attraverso le lacrime e represse tutto dentro di sé, consapevole che prima o poi sarebbe scoppiato e non sarebbe stato un momento piacevole. 
Solo uccidere poteva calmarlo, lo aiutava a sfogare ciò che aveva dentro di sé e che non avrebbe mai confessato ad anima viva. Sporcarsi le mani di sangue, non usare armi e colpire uno di quei mostri fino alla sfinimento. Fino a non avere più fiato in corpo. 
Questo era ciò che lo aveva tenuto a bada negli ultimi mesi. Ciò che gli permetteva ancora di essere umano.
 
 
 
 
 
"Dannazione, fono buoniffimi!". 
Masticò a bocca aperta, farfugliando qualcosa di incomprensibile e sprizzando felicità da tutti i pori, sotto gli occhi divertiti di Sam, che stava seduto davanti a lei sorseggiando una birra. 
"Sono pancakes!" esclamò l'uomo ridendo di gusto, ammirando la scena. 
"Sembra che li abbia fatti Dio!" esclamò tagliando un altro pezzo e spingendolo dentro la sua bocca con forza, annuendo. 
Sam non poteva fare a meno di notare quanto rappresentasse la versione femminile di suo fratello, ecco perché ancora non si erano decisi ad affrontarsi l'un l'altro. Avevano costruito muri troppo alti per raggiungersi.
Katherine gli fece l'occhiolino e continuò a mangiare: erano tornati da quasi mezz'ora e subito Sam si era affrettato a cucinarle qualcosa, sentendo il suo stomaco brontolare, senza neanche considerare suo fratello più di tanto. 
Neanche Dean aveva provato ad instaurare un dialogo, ma aveva proseguito dritto fino alla sua stanza, lasciandoli soli; così come sua sorella era uscita non appena loro erano entrati, evitando lo sguardo di Katherine e sparendo senza neanche darle modo di salutarla. 
Qualcosa non andava più fra loro quattro e presto avrebbero dovuto parlarne, o altrimenti si sarebbero persi per sempre.
"Allora, com'è stato?" chiese Sam bevendo qualche altro sorso, continuando a sorriderle.
"Com'è stato cosa?" chiese Katherine accennando un sorriso imbarazzo e sentendo un peso all'altezza dello stomaco, mangiando l'ultimo pezzo di pancake e mandandolo giù a fatica. 
"Uccidere Benny!". 
La donna sollevò lo sguardo verso di lui e bevve di corsa dal suo bicchiere, notando come lo sguardo del ragazzo cambiasse sempre di più con il passare dei secondi. 
"Non l'hai ucciso!!".
Le parole uscirono dalla sua bocca come un'accusa, dilatando le narici e sgranando gli occhi, guardandola come se non avesse tenuto fede ad un patto importantissimo.
"Non ce n'è stato bisogno, Benny è davvero innocuo! Ha persino ucciso la sua donna perché non voleva smettere di nutrirsi degli umani!" esclamò Katherine cercando di spiegargli, ma l'uomo sbatté con forza la sua birra contro il tavolo, facendola sobbalzare e guardandolo con incredulità. 
"È un vampiro!". 
"Lo so, ma è uno dei buoni! Devi credermi!" esclamò la ragazza sforzandosi di non alzare di troppo il tono della voce, guardandolo con la speranza negli occhi. 
"Pensavo che con te Dean fosse al sicuro, che gli avresti impedito di fare le sue solite idiozie ma mi sbagliavo!" rispose l'uomo alzandosi dal tavolo e puntandole un dito contro, guardandola con aria furiosa e fulminandola con lo sguardo. 
"Sam, io non controllo Dean. Non l'ho mai fatto!". 
"Avresti potuto provare! Sai che hai un certo effetto su di lui, avresti dovuto fare tutto il necessario pur di uccidere quel mostro!" esclamò l'uomo continuando a puntarle il dito contro, sentendo la rabbia prendere pieno possesso di sé. 
"Cosa avresti voluto che facessi, eh?!" esclamò la donna intuendo il significato celato dietro alle parole del ragazzo, alzandosi di scatto dal tavolo e guardandolo in cagnesco. "Che lo seducessi per convincerlo ad uccidere Benny?!“.
"Non ho detto questo!" esclamò Sam sospirando rumorosamente, ma mettendo su una faccia piuttosto eloquente. 
"Come no!" disse la ragazza sorpassandolo ed uscendo dalla cucina, ignorando i suoi richiami e continuando dritto per la sua strada. 
Oltrepassò la sala lettura e si diresse nell'altro corridoio, cercando la stanza di Dean per prendere il suo borsone ed andare via da quel bunker alla svelta. 
Si sentí così ferita dalle parole di Sam che aveva trattenuto a stento la voglia di prenderlo a pugni in faccia, chiedendosi come facesse anche solo a pensare che lei potesse essere capace di un gesto simile e perché odiasse così tanto Benny. 
Sapeva che si sentiva ancora ferito per la morte della sua amica Amy, che Dean aveva brutalmente ucciso un anno e mezzo prima perché pensava che i mostri fossero tutti uguali e che nessuno di loro meritasse una chance, né una possibilità di redenzione. 
Continuò a camminare in quel lungo corridoio, rendendosi conto che quel posto fosse davvero un labirinto e che fosse estremamente facile perdere l'orientamento li dentro; lesse i numeri sulle porte, fino ad arrivare alla fila della stanza del maggiore dei Winchester e quando voltò l'angolo di fretta, si scontrò contro qualcosa di duro, che le fece quasi mancare il respiro. 
"Ah, dannazione!" esclamò la ragazza portandosi una mano al petto e sollevando lo sguardo.
Dean stava proprio davanti a lei, massaggiando la spalla e sgranando gli occhi, chiedendosi mentalmente dove andasse così di fretta. 
"Dio, ma non guardi mai dove vai?!". 
Katherine scoppiò in una risata di cuore, prendendosi gioco del cacciatore e della faccia dolorante che aveva messo su. Aveva affrontato mostri di ogni tipo, ma per le cose più semplici si spaventava come un bambino.
"Vai da qualche parte?". 
"Casa. Judith è sola da troppo tempo e.." iniziò la ragazza sorridendo e guardandolo negli occhi, ma presto venne interrotta. 
"Ti accompagno io!" esclamò Dean strizzandole l'occhio, sorpassandola e dirigendosi verso la sua stanza, cioè dalla parte opposta del bunker, lasciando la donna a bocca spalancata con l'idea di usare una cartina prima di avventurarsi nuovamente dentro quei corridoi troppo lunghi e troppo uguali fra di loro. 
 
 
 
La pioggia batteva forte contro i vetri dell'Impala, che ruggí davanti casa di Katherine ed arrestò la sua corsa serale: impiegarono una mezz'oretta scarsa ad arrivare, rimanendo in silenzio a godersi la musica rigorosamente scelta dal guidatore, a cui la donna non si oppose e canticchiò ogni parola di ogni canzone. 
Osservarono per qualche minuto le gocce colpire il parabrezza, godendo del silenzio, e pensarono a quanto l'ultima caccia insieme li avesse provati psicologicamente; Dean seguí i giochi dell'acqua per tutto il vetro, fino ad arrivare a spostare il suo sguardo sulla ragazza accanto a sé, che però non lo guardava, probabilmente per non fargli leggere qualcosa nei suoi occhi. 
Qualcosa di lei gli sfuggiva e ciò era davvero insolito, perché l'aveva sempre letta come un libro aperto, scovando dentro di lei ogni singola sfaccettatura dei suoi sentimenti, arrivando persino a spiazzarla. 
Questa volta era diversa, Katherine nascondeva qualcosa di grosso e lui sapeva che avrebbe dovuto scoprirlo in un modo o nell'altro. 
Si schiarí la voce e appoggiò l'avambraccio sul volante, fissando lo sguardo sulla strada sfocata e mordendosi il labbro. 
"Credo che dovresti pensarci.." disse Dean sospirando, voltandosi appena a guardarla e notando come cercasse di capire a cosa si riferisse. "Trasferirti al bunker intendo". 
Katherine lo guardò con aria curiosa, inclinando la testa di lato e rimanendo stranita da un discorso del genere fatto proprio da lui. 
"Ascoltami Dean, voi siete famiglia per me.." iniziò la ragazza ma si perse dentro il verde dei suoi occhi e perse anche le parole, non avendo la più pallida idea di come avrebbe fatto a giustificarsi. 
"Ma?". 
"Ma non mi trasferirò da voi" continuò la ragazza con un tono di scuse, facendo spallucce e piegando appena gli angoli delle labbra all'ingiú. 
Dean la osservò, cercando di scavare più affondo dentro di lei e pensò persino di sfilarle con la forza l'anello che indossava per spezzare il loro legame, perché non sapere cosa le passasse per la testa lo mandava in bestia. 
"Perché?!" chiese con troppa veemenza e voltandosi verso di lei con il busto, sgranando appena gli occhi. "Hai voluto tu questa stronzata dell'amicizia, quindi adesso spiegami cosa ti trattiene qua!". 
La donna sospirò e distolse il suo sguardo, puntandolo sulla strada e sentendosi completamente con le spalle al muro; sapeva che se lo avesse detto a Dean avrebbe capito, dopo occhiatacce e una grande incazzatura, ma semplicemente non pensava che fosse il momento giusto.  
"Non voglio parlarne". 
Dean la guardò, notando il suo stato di chiusura dalle braccia conserte al petto e dalla mascella contratta e sospirò rumorosamente, pensando che probabilmente il suo peggiore incubo si fosse realizzato. 
Non lo guardava, non gli parlava, non si fidava a tal punto da rivelargli qualcosa di importante, così si ritrovò con fatica e dolore a pronunciare una frase che mai avrebbe pensato di dirle. 
"Se c'è qualcuno nella tua vita puoi dirmelo..".
Katherine sgranò gli occhi e si voltò a guardarlo, appoggiando un gomito al sedile e puntandogli un dito contro con rabbia. 
"Come osi anche solo pensarlo?!". 
Dean fece spallucce e sentí il battito accelerare, sapendo che l'unica cosa che lo avrebbe tranquillizzato non l'avrebbe potuta avere. Alzò il tono di voce, avvicinandosi senza neanche rendersene conto e guardandola in cagnesco. 
"Sto solo dicendo che non devi pensare di giustif..".
"Oh, certo che non devo! Soprattutto con te, che hai lasciato che finissimo in una macchina ad urlarci contro!". 
Si voltò di scatto, nascondendo gli occhi lucidi e tornando a fissare la pioggia, che non smetteva di cadere e chiedendo se davvero dopo il suo temporale sarebbe spuntato un arcobaleno. 
Dean rimase in silenzio e continuò a guardarla senza riuscire a smettere, perché gli faceva male vivere così; forse sarebbe stato meglio che lei non avesse mai saputo del suo ritorno, che avesse continuato la sua vita con tranqu... 
"C'è qualcuno nella mia vita, ma non è come pensi tu: è famiglia! E devi tenere la bocca chiusa!" sbottò la ragazza tornando a guardarlo, fissandolo in cagnesco e sentendo una forte stretta allo stomaco. "Non dovete sapere per forza tutto quello che faccio!". 
"Tipo usare i tuoi poteri?" chiese Dean muovendosi in maniera disordinata dentro il troppo stretto spazio dell'abitacolo della sua auto. 
"Si, come usare i miei poteri!" rispose la donna facendo spallucce, chiedendosi mentalmente se fosse stata la cosa giusta permettere che lo venisse a sapere. 
Dean alzò il tono della voce e sgranò gli occhi, guardandola con aria allibita e cercando di capire perché lo stesse facendo. 
"Perché li usi? Pensavo che non volessi usare l'eredità di tuo padre".
Katherine trattenne il fiato udendo quelle parole, sentendosi molto turbata da quelle parole. Lo guardò per qualche secondo e si irrigidí di colpo. 
"Mio padre non è Azazel, Dean. Mio padre è Philip Collins". 
"Non volevo dire..". 
"Grazie del passaggio!" esclamò la ragazza interrompendolo ed uscendo dalla portiera senza neanche guardarlo, sbattendo la portiera e scomparendo nel vialetto di casa sua, aprendo la porta ed entrando senza neanche voltarsi una volta. 
Dean strinse le mani in pugni e colpí con forza il volante, imprecando ad alta voce e sentendo la rabbia crescere dentro di lui. 
Kevin era scomparso, Katherine nascondeva qualcosa, Sam detestava l'unico amico che avesse mai avuto e Cas non c'era più. 
Accese il motore e partí sgommando, dirigendosi verso il più vicino bar della zona dove avrebbe di sicuro passato l'intera nottata a tracannare più alcool possibile, pur di smettere di ricordare quanto la sua vita fosse diventata un vero e proprio schifo. 


 

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Capitolo 19
*** One thing right. ***



Capitolo 15.
One thing right.




Due colpi alla porta. Per più di un istante fu tentata di non alzarsi dal divano e non aprire la porta. 
Sapeva bene chi fosse e cosa volesse, ma forse era un po troppo arrabbiata per parlare. 
Avere saputo del ritorno di Dean in quella maniera l'aveva davvero scossa e non poteva neanche pensare lucidamente in quel momento, figuriamoci parlare con lui. Lasciare che le parlasse, che le spiegasse le sue azioni così sconsiderate o il motivo che lo aveva spinto a non andare da lei non appena avesse messo piede sulla terra. 
Altri due colpi alla porta, più forti e decisi dei precedenti, e Katherine sobbalzò leggermente, sentendo la sua rabbia montare e desiderando che il maggiore dei Winchester svanisse dalla sua porta. 
Aveva sentito una decina di minuti prima il rombo dell'Impala avvicinarsi al suo vialetto, alla casa che avevano scelto insieme dopo che i Leviatani l'avessero rapita e che Bobby fosse stato assassinato da Dick. 
Dopo essere evasa dalla prigionia grazie al cacciatore più anziano, Dean le aveva chiesto di vendere la sua casa di Lawrence e trasferirsi, cambiando città e permettendo anche a Judith di cominciare un'altra vita lontana dai pericoli. 
Osborne non era poi così male come città, dopo poco tempo la figlia si era ormai ambientata e aveva preso bene il trasferimento, sapendo la madre sana e salva sempre vicina a lei e Katherine non poteva che essere contenta di tornare a passare il suo tempo con lei. 
Di nuovo, due nocche bussarono con violenza contro la porta di Katherine ed ebbe paura che se non avesse aperto avrebbe addirittura sfondato la porta di casa. 
"So che sei in casa, apri questa maledetta porta!". 
La donna sbuffò e scese dal divano, e quando si trovò faccia a faccia con lui quasi sentí il fiato venirle meno, perché Dio, era così bello e così dannatamente triste allo stesso tempo. 
Non aveva avuto modo di osservarlo prima, ma sul viso barbuto spiccavano i suoi grandi occhi verdi così spenti, cerchiati da occhiaie scure e uno sguardo così colpevole, come un cucciolo che sa di avere combinato un guaio e che non riesci proprio a rimproverare. 
Katherine avrebbe voluto sapere cosa ci fosse che non andava, perché la luce nei suoi occhi era cambiata così tanto. Cosa avesse vissuto durante quell'anno in purgatorio. Perché non era venuto da lei. 
Dean la guardò dritto negli occhi e la bocca gli si asciugò improvvisamente, le parole gli morirono in gola e i discorsi che aveva preparato nella sua mente fecero tabula rasa, cancellandosi del tutto e lasciandolo impreparato davanti agli occhi un po delusi e un po arrabbiati di Katherine. 
La osservò bene e vide un viso stanco e triste, e per un attimo pensò che fosse un riflesso del suo. 
"Dobbiamo parlare".
Due parole e la donna sentí nuovamente la rabbia dentro di sé, il cuore perdere il conto dei battiti in eccesso. 
"Beh, non pensi di essere in ritardo di 6 mesi?". 
"Kath, ho guidato tutta la notte per venire da te, dammi 5 minuti.." sussurrò l'uomo sospirando, rimanendo dritto davanti alla sua porta con sguardo quasi implorare. 
E Katherine sospirò rumorosamente, chiedendosi quando mai lo avesse visto in quelle condizioni. Jud dormiva da un'amica, così la donna decise di farlo entrare e lentamente aprí del tutto la porta, invitandolo ad entrare con un cenno del capo e lo sguardo quasi seccato. 
Dean fece qualche passo ed entrò nel piccolo ingresso, notando come tutto fosse rimasto lo stesso, le stesse due foto riposte sul piccolo mobile del corridoio che portava alla cucina: la prima ritraeva una Katherine di forse tredici anni insieme a suo padre e Bela, con un grosso sorriso sul volto, e la seconda rappresentava uno dei loro natali alternativi passati a casa di Bobby; i fratelli Winchester stavano seduti al tavolo con un'espressione sorridente e quasi felice, Haiely abbracciava Sam da dietro, mentre Katherine era stretta alla vita dal braccio di Dean e stringeva anche Judith, che lo guardava con un sorriso pieno di amore. 
"Birra?" chiese la donna superandolo e raggiungendo la cucina senza attentendere una risposta. 
L'uomo accennò un sorriso ed avanzò verso di lei, trovandola già appoggiata all'isola della cucina con i gomiti mentre stringeva la sua birra fra le mani, mentre un'altra era posta dall'altra estremità del bancone. 
Dean sospirò, capendo che Katherine non lo voleva piu vicino del necessario e la osservò, perdendosi nei suoi occhi blu proprio come avrebbe fatto fino ad un anno prima. 
"I 5 minuti passano" disse Katherine bevendo qualche goccio della sua birra, non riuscendo però a staccare gli occhi dai suoi.
Dean bevve dalla sua bottiglia e tornò a guardarla: lo sguardo glaciale, le labbre strette in una smorfia di insofferenza. 
Come poteva biasimarla, sapeva di avere fatto un errore a non dirle del suo ritorno, a non alleviare il suo dolore. 
Avrebbe voluto tanto parlarle, lo aveva desiderato tutti i giorni e le notti negli ultimi sei mesi, ma preferiva soffrire che rivelarle di essere tornato a metterla di nuovo in pericolo. 
"Tu non sei venuto da me!" esclamò Katherine prendendo la parola e sollevandosi dall'isola della cucina, appoggiando i palmi aperti delle mani e sentendo il marmo freddo.
Lo guardava negli occhi e Dean percepí l'astio e persino un po di fastidio nella sua voce. 
"Non mi scuserò per averti tenuta fuori dalla caccia" disse l'uomo facendo appena spallucce e ricambiando lo sguardo duro. "Tu e Jud avete cambiato vita e..". 
"E questo te l'hanno detto Sam ed Haiely? Perché loro sanno tutto di me.." disse ironicamente la donna, scuotendo la testa e bevendo qualche sorso della sua birra. 
"Li ho convinti io a non dirti nulla". 
Katherine lo guardò ancora negli occhi e sapeva bene che stesse cercando di proteggerli, scaricando la responsabilità solamente su di lui. Ma lei lo conosceva meglio delle sue tasche e sapeva che lo avrebbe detto. 
"Non ho mai smesso di cacciare, neanche per un giorno. Non da quando sei scomparso!" esclamò la donna stringendo i pugni e fissandolo con uno sguardo di fuoco. "Tu credevi davvero che io potessi stare lontana dalla caccia? Io?".
Dean deglutí a vuoto per un paio di volte, poi sospirò sentendo una stretta allo stomaco: non aveva mai smesso di controllarla da quand'era tornato, come aveva fatto a sfuggirgli? 
"Perché non lo hai detto a Sam ed Haiely?". 
"Perché non volevo farli preoccupare! Si sono appoggiati a me perche pensavano che io stessi reagendo bene a tutto questa merda!" esclamò Katherine alzando il tono della voce di qualche tono e sgranando gli occhi, come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo e Dean non riuscì a fare altro che abbassare lo sguardo e sentirsi uno stupido, perché non ha ragionato con lucidità. "Per un anno intero sono stata ossessionata dall'idea che tu e Cas foste dispersi da qualche parte e voi non siete venuti ad avvertirmi che eravate tornati!". 
"L'ho fatto per te!". 
"L’unica cosa che ho sempre voluto è che tutti voi stesse bene, non importa quanto fosse brutta la situazione!". 
"Non era mia intenzione ferirti, volevo solamente fare quello che era meglio per te!" esclamò Dean quasi con disperazione, guardandola con confusione e cercando di chiudere in positivo quella discussione. 
Katherine lo guardò per qualche altro secondo, sentendosi davvero ferita ed annuì lentamente; abbassò il capo nel tentativo di nascondere i suoi occhi lucidi. 
"I 5 minuti sono scaduti.." sussurrò la donna con voce spezzata dal dolore che provava e fece il giro dell'isola per recarsi all'ingresso ed invitarlo ad uscire, non riuscendo più a sopportare quella situazione. 
"Aspetta.." sussurrò Dean afferrandole il braccio appena prima che uscisse dalla cucina e finalmente la donna lo guardò di nuovo negli occhi. 
Vide il suo dolore e sentí il cuore così pesante: Dean aveva sentito al sua mancanza fino allo sfinimento, così come Katherine aveva sentito la sua. 
La donna lesse nei suoi occhi una grande stanchezza, forse dettata dalla guidata notturna e sospirò con disappunto. 
"Puoi restare nella camera di sopra stanotte, ma te ne vai prima che Judith torni!". 
"Voglio che anche lei sappia che sono tornato, le voglio bene e..". 
"Non voglio illuderla del fatto che rimarrai!" esclamò Katherine interrompendolo e liberandosi dalla presa del ragazzo sul suo braccio.
"Sai che ho stretto un legame con Judith quando tu non c'eri, la amo come se fosse mia figlia!" esclamò Dean aggrottando le sopracciglia ed allargando leggermente le braccia. "Voglio vederla". 
"Chi ti credi di essere?" chiese Katherine riducendo gli occhi a due fessure e guardandolo in cagnesco. 
"Solo un uomo che vi ama con tutto sé stesso e che non ha mai smesso di proteggervi da quando è tornato!". 
La donna sentí il fiato venirle meno ed il cuore perdere qualche battito udendo quella frase, mentre studiava lo sguardo che il cacciatore le stesss riservando: così dolce e tenero, come se fosse la persona più innocente del mondo. 
Ed improvvisamente capí, tutto le fu chiaro. 
"Hai mandato qualcun altro a proteggermi, a parte Garth, vero?".
Dean accennò un sorriso imbarazzato ed annuí, guardandola negli occhi e sperando che riuscisse a leggere l'immenso amore che non aveva mai smesso di provare. 
Sentí il cuore farsi pesante e strinse la mandibola con una smorfia, sentendo gli occhi pizzicare e velarsi di un leggero strato trasparente. 
"In questo momento vorrei davvero prenderti a pugni in faccia.." sussurrò Katherine con voce tremante, stringendo i pugni e guardandolo con gli angoli delle labbra piegati all'ingiú. 
Lentamente, Dean le si avvicinò di qualche passo lasciando che le braccia gli scivolassero lungo i fianchi, e le sorrise teneramente, spostandole una ciocca dietro l'orecchio. 
"Fallo se ti fa sentire meglio..". 
Katherine detestava farsi vedere fragile, specialmente da Dean, ma non riuscì a trattenere due lacrime solitarie che le rigarono il volto. 
"Ti odio davvero, ti odio così tanto per avermi fatto questo e per avermi fatto male per l'ennesima volta.." sussurrò con voce rotta avvicinandosi di qualche passo e guardandolo con occhi rossi e gonfi di lacrime trattenute.
E poi fu un attimo: strinse le braccia attorno al suo collo e respirò ancora una volta il profumo della sua pelle, stringendolo in un forte e profondo abbraccio. 
Come una molla, Dean ricambiò immediatamente la stretta poggiando la sua fronte contro la spalla della ragazza e solo in quel momento che la teneva così stretta permise a sé stesso di realizzare quanto davvero gli fosse mancata. 
"Sono così felice che tu stia bene, mi dispiace di non esserti stata accanto quando sei tornato..".
Quelle parole pronunciate con voce rotta dal pianto, fecero sì che l'uomo stringesse ancora di più la presa su di lei, stringendola e baciandole delicatamente la tempia: sapeva quando fosse stato difficile per Katherine avvicinarsi e abbattere il suo muro interno, così com'era costato molto a Dean guidare tutta la notte per andare da lei a spiegarle la situazione. 
 

 
 
"Così siete Uomini di Lettere, eh?".
Katherine girò per la grande sala lettura all'interno del bunker, puntando gli occhi sulle grosse librerie e soffermandosi sulla moltitudine di libri che gli Umanisti avessero raccolto nell'ultimo secolo e mezzo: li conosceva bene, molti li aveva anche letti sotto consiglio di Giles che teneva molto alla preparazione culturale e folkloristica della sua Caciatrice. 
Dopo aver parlato per qualche ora con il maggiore dei fratelli e aver riposato un po, erano ripartiti insieme per tornare nella nuova casa dei Winchester e di Hailey, e Katherine aveva continuato a scrutare ogni angolo per la curiosità.
In quel momento sollevò lo sguardo verso Sam e Dean, che la guardarono di rimando con aria sorpresa: nessuno si aspettava che tornasse con quella calma e quella pacatezza che non l'aveva mai contraddistinta, ed invece se ne stava con un grosso sorriso sulla faccia, come se il tempo non fosse mai passato e non le avessero mai mentito. 
"Si, nostro nonno faceva parte del Consiglio.." sussurrò Sam accennando un sorriso, seduto al tavolo centrale della sala e con i gomiti appoggiati ad esso. 
"È la nostra eredità!" esclamò Dean accennando una risata, con la schiena appoggiata alla sedia e le gambe sdraite sul bordo del tavolo. 
Katherine lì guardò per qualche secondo, poi spostò lo sguardo su sua sorella che non aveva ancora detto nulla, tenendosi stretta alla sua sedia come un naufrago al salvagente appena lanciato: sapeva quanto potesse essere difficile per lei tornare in un posto del genere ed accettare il fatto che Sam e Dean fossero degli Uomini di Lettere. Esattamente come quegli uomini che l'avevano addestrata per tutta la vita e che le avevano completamente rovinato l'infanzia e l'adolescenza, finché non era riuscita ad evadere. 
"A te va bene restare qua?". 
Haiely rispose con una smorfia e roteò gli occhi in un gesto di insofferenza, come se avesse sentito quella domanda almeno un centinaio di volte negli ultimi sei mesi; si sollevò dalla sedia e disse che avrebbe preparato dei panini, dirigendosi in cucina ed evitando di rispondere alla domanda. 
Katherine fece una smorfia nervosa, chiedendosi mentalmente perché Sam avesse permesso di farla vivere lì; decise di non fare ulteriori domande e sospirò, sedendosi sulla sedia di fronte a Dean e rubandogli dalle mani la birra appena iniziata, guadagnandosi un'occhiataccia. 
Chiese di essere aggiornata, non tralasciando assolutamente nulla per essere completamente preparata per qualunque cosa sarebbe arrivata contro di loro: scoprí che Kevin fosse stato rapito da Crowley per tradurre la Tavola dei Demoni e aprire così le porte dell'inferno per sempre. Ma il ragazzino era stato più furbo del demone e aveva letto la parte opposta della Tavola, quella che suggeriva il metodo efficace per sigillare l'inferno e per uccidere i demoni con un incantesimo, che aveva usato per scappare da Crowley e rifugiarsi in un posto sicuro. 
Dopo una breve riunione con Kevin e sua madre, il profeta aveva cambiato aria, comunicando loro con un biglietto che stava andando via e che non sarebbe stato più utile nel ruolo di profeta poiché la Tavola era rimasta nelle mani di Crowley. 
I Winchester ed Haiely lo cercarono, ma Kevin era bravo a coprire le sue tracce, e così passarono le settimane, mentre nuove città e nuovi casi li accompagnavano nella loro solita routine a Mostroland. 
La minore delle Collins poggiò la birra ormai mezza vuota sul tavolo di legno e si alzò, incurante che i ragazzi stessero provando a coinvolgerla in una delle loro conversazioni sulle cacce, e si diresse verso la cucina nel tentativo di cercare sua sorella: si sporse appena dallo stipite e la vide fissare un punto davanti a sé, come se fosse preda di ricordi spiacevoli, intrappolata in chissà quale incubo ad occhi aperti che credeva di avere ormai rimosdo totalmente dalla sua mente. 
Katherine sapeva che avrebbe dovuto fare qualcosa, doveva aiutare sua sorella in quel periodo così brutto, ma a stento riusciva a tenere se stessa in piedi; la verità era che si sentiva anche un po in colpa, cosciente di tenere nascosta una grande verità che non voleva a rivelare per nessun motivo. 
Se solo avessero saputo, Hailey sarebbe stata molto peggio. 
Sospirò silenziosamente e riprese a camminare in quel corridoio così uguale agli altri: pareti bianche, identiche porte in legno scuro che sembravano ripetersi all'infinito. Superò quella che doveva essere una dispensa, poi la lunga serie di bagni comuni, un magazzino pieno di fascicoli che avrebbe amato sfogliare e conoscere, così come aveva sempre fatto quando era poco più di una bambina e il Consiglio aveva preso ad allenarla. 
Le si presentò un altro lungo corridoio a destra e pensò per l'ennesima votla che quel posto fosse un labirinto, ma vi si infilò notando i numeri scorrere sulle porte; erano tutte chiuse, tranne una che era socchiusa ed attirò la sua attenzione. 
La spinse leggermente per capire di che tipo di stanza si trattasse e rimase sulla soglia ad osservare: un grande letto sfatto a due piazze era posto al centro della stanza e aveva l'aria che qualcuno vi avesse fatto visita di recente, sopra la testiera vi erano appoggiate al muro una serie di armi da fuoco e pungenti, quasi come se chiunque dormisse lì si sentisse più al sicuro ad averle a portata di mano; un armadio con le ante scorrevoli semiaperte stava sulla destra, mentre una scrivania arrichiva la parete di sinistra, sulla quale spiccava in bella vista un giradischi e dei preziosi album in vinile. Non ebbe alcuna difficoltà a capire a chi appartenesse quella stanza. 
Avrebbe pure richiuso la porta dietro di sé, se solo la sua attenzione non fosse stata attirata da un malloppo di foto poste sul comodino: spinta dalla curiosità si avvicinò, prima di essersi assicurata di avere via libera, e si sedette sul letto, capendo immediatamente che quella fosse la stanza di Dean. 
La prima ritraeva un bambino di forse due anni con dei capelli biondo oro che stringeva forte fra le braccia la sua mamma, che sorrideva con tenerezza verso di lui e gli riservava uno sguardo carico di amore; Katherine sorrise a quell'immagine e notò come la foto stesse prendendo ad ingiallirsi sui lati, segno dell'usura del tempo. 
La posò delicatamente sul comodino, quasi a disagio ad avere sbirciato in un ricordo troppo privato di Dean; un'altra foto la fece sorridere: lui e Sam, da ragazzi. Davano le spalle al cartello che segnalava la scuola di New Orleans, Dean stringeva con delicatezza le braccia attorno al collo di un Sam molto basso e piccolo, che sorrideva e aveva uno sguardo carico di speranza e fiducia nel suo futuro, molto diverso da quello di un Dean diciassettenne, con l'aria scocciata, presumibilmente perché John lo aveva costretto ad accontentare un capriccio di suo figlio minore, e proprio non gli andava di farsi vedere dagli altri studenti mentre abbracciava il suo fratellino rompiscatole. 
Poi lo sguardo della donna cadde su una foto particolare ed il sangue le si gelò nelle vene, non aspettandosi che Dean la conservasse: era uno scatto rubato, loro due a letto insieme, lei che tentava di nascondere la testa sul suo petto, lui che la stringeva e le baciava forte una tempia stringendola forte a sé con il braccio. 
Era proprio l'essenza della loro relazione, uno che scappa e l'altro che cerca di rincorrerlo.
Ma non adesso, non più almeno. 
Posò le foto sul comodino e si alzò dal letto leggermente amareggiata: anche se era passato un po di tempo, avrebbe sempre fatto male. 
Si guardò attorno ancora un po e poi sgattaiolò fuori dalla porta, chiudendosela alle spalle e sospirando.
"Katherine..?".
La voce di Dean proprio accanto a sé la fece sobbalzare, voltandosi di scatto e vedendolo con un'espressione interrogativa sul volto. 
"Ti stavamo cercando, perché eri nella mia stanza?". 
"Non sapevo fosse la tua stanza, entro dovunque per studiare il posto.." sussurrò la ragazza sorridendo beffardamente, nascondendo il fatto che avesse sbirciato fra le sue cose. "Haiely mi ha chiesto di vivere qui, mi sto facendo un'idea". 
"V-vuoi vivere qui?". 
"A me piacciono le case vere, non i bunker sotterranei.." sussurrò la ragazza facendo spallucce e ridendo nervosamente, sotto gli occhi interrogativi dell'uomo che la studiava. 
Si guardarono per qualche secondo e Dean fece una smorfia ed annuí leggermente, intuendo che non volesse portare sua figlia in una casa come quella. 
"È meglio che ora vada: stasera torna Jud e non voglio lasciarla sola, quindi.." sussurrò la donna sorridendo e stringendosi nelle spalle, prima di superarlo di qualche passo nel corridoio. 
"Ti accompagno io". 
"No, vado con un'auto del vostro parcheggio se non vi dispiace" disse la donna annuendo e il suo sorriso cominciò a scemare, voltandosi a guardarlo con aria un po seria. "Ho bisogno di pensare un po, riflettere su.. Tutto questo!".
Dean annuí e parve capire, quando alzò lo sguardo su di lei le sorrise leggermente e la studiò: aveva il viso stanco, ma sarebbe stata in grado di affrontare il viaggio da sola. 
"Adesso vado.." sussurrò Katherine facendo un saluto con la mano e non aspettando neanche una risposta, si voltò e tornò sui suoi passi fino ad arrivare alla sala centrale per raggiungere Sam ed Haiely. 
Sapeva che Dean non avesse smesso di guardarla, sentiva il suo sguardo performante sulla schiena il suo sguardo indagatore. 
Sapeva che sicuramente avesse intuito qualcosa, dal suo modo di fare, il suo nervosismo.
Poi sorrise, sapendo che avrebbe potuto tenere un segreto con chiunque, tranne che con lui, che la conosceva troppo bene e sapeva benissimo cosa le stesse succedendo con un solo sguardo. 
 

 
 
L'acqua batteva con forza contro le vetrate del salotto, il cielo scuro era illuminato da alcuni chiari fulmini e Katherine si godeva lo spettacolo seduta sul divano ed accoccolata su una coperta; erano le 22:30 e tra poco sarebbe rincasata sua figlia, che le avrebbe sicuramente dato sollievo solamente con un sorriso. 
Aver saputo del ritorno di Dean l'aveva turbata, ma anche resa felice, aveva sollevato dentro di lei dei dubbi, si chiedeva se lo amasse ancora ma la sua mente inserì quel quesito fra i più ridicoli di sempre, perché mai avrebbe smesso di provare quei sentimenti verso di lui. D'altronde erano legati persino da una profezia. 
Katherine non poté fare a meno di notare quanto lo sguardo di Dean fosse cambiato, era più freddo e distaccato, e non poté fare altro che biasimarlo perché nessuno poteva sapere ciò che aveva passato in purgatorio, se non lui. 
La porta di casa sbatté forte e la donna sobbalzò, pensando che avrebbe potuto continuare a ripetere a sua figlia di accompagnare la porta invece di sbatterla, ma lei avrebbe continuato a non ascoltarla. 
Judith continuava a crescere e della sua bambina con i riccioloni d'oro era ormai rimasto ben poco, lasciando spazio ad un corpo di una quasi sedicenne: ormai il suo viso stava prendendo i lineamenti di una donna, i suoi capelli erano diventati di qualche tono più scuro, mentre sul suo volto spiccavano quegli occhioni verdi ereditati da Henry. 
Era diventata molto matura e cresceva a vista d'occhio, facendo sentire la mancanza alla sua mamma. 
"Sono a casa!" esclamò Judith entrando nel salotto trascinando un borsone forse troppo pesante per lei, prima di gettarlo ai piedi del divano. 
Katherine le sorrise e tese le braccia nella sua direzione, abbracciandola e stringendola forte: le era mancata per tutta la settimana e avrebbe tanto voluto tornare da lei ogni giorno. 
Respirò il suo odore dai suoi capelli un po umidi dalla pioggia e la coprí con la sua coperta, prima di schioccarle un bacio sulla testolina profumata. 
"Mi sei mancata tanto, piccola!" esclamò Katherine stringendola ancora e sentí una leggera pressione da parte di sua figlia, che probabilmente ne aveva abbastanza di quell'abbraccio asfissiante. 
"Anche tu, mamma!" rispose la figlia, divincolandosi e sorridendo. "Cuciniamo qualcosa? Sto morendo di fame!".
La donna sorrise e non se lo fece ripetere due volte, prima di alzarsi dal divano e preparare una di quelle schifezze che tanto piacevano a sua figlia. 
Mangiarono raccontandosi com'era stata la loro settimana distanti: Judith le raccontò della scuola e degli esami, e come il suo migliore amico Chad le avesse rivelato il suo amore per lei, e Katherine le raccontò della caccia, rispondendo alle innumerevoli domande che sua figlia le riservò, spinta dalla curiosità. 
Quando ebbero finito Katherine mise a posto la cucina, riordinandola e lavando i piatti, mentre sua figlia rimase seduta sul tavolo a guardare qualche diavoleria sul cellulare; proprio quando Katherine continuò ad asciugare lo stesdo piatto, nello stesso punto, sua figlia prese a fissarla, notando il suo sguardo vitreo perso nel vuoto ed aggrottò le sopracciglia, guardandola con curiosità. 
"Tutto bene, mamma?". 
Katherine sgranò gli occhi e parve ritornare alla realtà, guardandosi intorno ed osservando sua figlia che la guardava con aria preoccupata, chiedendosi cosa ci fosse che non andava. 
"Che ne dici se ce ne andiamo via per un po? È da tanto che non stiamo insieme!" esclamò la donna dopo averci riflettuto per qualche secondo, posando il piatto ed appoggiandosi all'isola con i palmi aperti. "Però niente cellulari!". 
"Si, va bene, solo noi due: mi piace!" rispose la figlia sorridendo e riponendo il telefono in tasca. 
"Bene.." disse la madre sospirando, voltandosi verso la finestra e notando come il temporale fosse ormai finito da un pezzo, pensando che del tempo da sola le avrebbe fatto solo bene. 
"Ma che succede?" chiese Judith aggrottando le sopracciglia, guardandola con aria disorientata. "È successo qualcosa?". 
"No tesoro, prepara le tue cose!" esclamò Katherine sorridendo, passandole accanto e schioccandole un bacio sulla testa, prima di scomparire fra le scale buie e dirigersi al piano di sopra. 
"Vuoi partire adesso?". 
Judith sgranò gli occhi e la vide sparire al piano di sopra, essendo davvero sicura che qualcosa fosse successo e che sua madre non volesse parlarne. Qualcosa inerente alla caccia? O si trattava di ciò che Katherine nascondesse a sua zia Haiely e a Sam? 
Sbuffò e salí al piano di sopra, cosciente che durante quelle giornate avrebbe scoperto tutto. 
 
 
 
 
La casa sul Waconda Lake apparteneva ai Collins da generazioni, tutta la famiglia a turno l'aveva usata per fare una breve vacanza e staccare la spina divertendosi nel lago: Katherine e la sua famiglia erano soliti andarvi per brevi periodi, e lei aveva mantenuto la tradizione portandovi spesso sua figlia. 
Facevano molte cose insieme, dalle escursioni per le montagne vicine a giornate intere passate al lago, nuotando e passando le giornate con spensierstezza: in quel momento del giovedì pomeriggio, Katherine e Judith stavano sdraiate sulle loro sdraio bianche in riva al fiume, sentendo il flebile sole penetrare la loro pelle e riscaldarle.
Erano quasi le 5 del pomeriggio e la donna si tirò su, sedendosi sulla sdraio e guardando sua figlia con un sorriso fra le labbra. 
"Vado al supermarket qui vicino a comprare qualcosa da mangiare per stasera, d'accordo?". 
Judith annuí e sospirò, tirandosi a sedere anche lei e guardandola con aria un po preoccupata; si tolse gli occhiali da sole e sospirò. 
"Mamma non mi fraintendere, ci stiamo divertendo ed è tutto fantastico, ma tu non stai bene..".
"Di che parli? Io sto benissimo" rispose la donna sorridendo con troppa veemenza, meritandosi un'occhiataccia da parte di sua figlia che sollevò un sopracciglio. 
"Sai, a volte anche io agisco come te: chiudo tutti fuori e sorrido e dico che tutto va bene. Ma ho capito che agire così è sbagliato, reprimi i tuoi sentimenti e te stessa e..". 
"Dove hai sentito tutte queste parole?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia e fissandolo con aria sorpresa. 
"Il punto è che così mi spaventi!!".
Judith alzò di qualche tono la voce e sua madre si ritrasse indietro di qualche centimetro, non essendo abituata a sentire sua figlia parlare in quella maniera: forse fu quello il momento in cui realizzò che non aveva ancora respirato davvero da qualche giorno a quella parte. 
"No tesoro, non c'è niente di cui preoccuparsi.." sussurrò Katherine sospirando lentamente, respirando bene l'aria e riempiendo i suoi polmoni. Si passò una mano fra i capelli e guardò per qualche secondo il pavimento. 
L'ultima cosa che avrebbe mai voluto era proprio spaventare sua figlia, l'unica che aveva sempre cercato di proteggere e di escludere dal suo mondo fatto di sangue ed uccisioni.
"Ti devo dire una cosa.." continuò la donna sospirando ancora, alzando lo sguardo ed accennando un sorriso amaro. "Dean, lui..". 
"È tornato?!" chiese Judith sgranando gli occhi e facendole un grosso sorriso, mentre una strana luce di speranza si faceva largo dentro di lei.
"Si tesoro..".
"Come? Quando? Perché non me l'hai detto subito?" chiese la ragazza sorridendo ancora di più, battendo le mani come se fosse una bambina. "Verrà anche lui qui?". 
Katherine sorrise nel vederla così entusiasta, sapeva quando lei gli fosse affezionata e quanto lui le volesse bene, così si limitò a lasciare che sua figlia tirasse fuori tutte le sue emozioni, guardandola con un calore al cuore che credeva di avere dimenticato per sempre. 
Poi qualcosa successe ed il volto di sua figlia divenne meno radioso, mentre il suo sorriso sghembo scemò, fino a che le sue labbra divennero una leggera linea sottile. 
"Vuol dire che andrai via di casa? Che ci vedremo di nuovo una volta a settimane e..".
"No! Non andrò da nessuna parte! Staremo insieme, te lo prometto!" esclamò Katherine con voce perentoria, carezzandole il volto e sorridendo. 
Judith annuì leggermente e si sforzò di sorridere un po di più, sapendo di poter credere alle parole di sua madre che mai l'aveva tradita. 
"Quando è tornato? Perché non è ancora venuto qui?". 
"È occupato, la caccia lo assorbe e.." iniziò la donna schiarendosi la voce e sorridendo con troppa veemenza, ma sua figlia la interruppe, guardandola con occhi sgranati. 
"No, non è vero! Sei arrabbiata con lui, ma perché?".
Katherine rimase a bocca aperta per qualche secondo, poi rise nervosamente e si chiese mentalmente come facesse a conoscerla davvero cosi bene. 
"Qualsiasi cosa abbia fatto, Dean avrà avuto i suoi buoni motivi. Sai che non ti metterebbe mai in pericolo e sai anche che ti ama in maniera incondizionata; metti qualsiasi astio da parte e cerca di capire per quale ragione ha fatto ciò che ha fatto se non vuoi perderlo..".
La donna sgranò gli occhi e rimase nuovamente senza parole, guardando sua figlia con aria un po attonita e chiedendosi da chi diavolo avesse preso per ragionare in quella maniera. 
"Oh mio Dio, ma sei sicura di avere 16 anni?" chiese ironicamente la donna ridendo, passandole una mano sulla testa e scomoigliandole i capelli. "Sono stata fortunata ad avere te!". 
Katherine si allungò di qualche centimetro e l'abbracciò stretta, schioccandole un bacio sulla testa e sorridendo di felicità. 
"Ti voglio bene, lo sai vero? Nessun genitore ama il proprio figlio come io amo te!".
Judith ricambiò la stretta e questa volta non fece pressione per sciogliere l'abbracciò, stringendo forte la sua mamma.
"Anche io ti voglio bene, ma adesso è tempo di preparare la cena ed io ho fame!" esclamò la figlia ridendo, facendo segno alla madre di correre a fare la spesa con un simpatico sorriso sul volto. 
Katherine sorrise e si alzò, dirigendosi alla sua auto, avendo già in mente quale schifezza bomba calorica avrebbe cucinato quella sera per la sua bambina. 
 

 
 
 
Il supermarket era molto piccolo rispetto a come se lo ricordava, o forse era lei che si era abituata a vivere nella sua nuova e grande città, dove il più piccolo supermercato era su due piani e si estendeva per mezzo mezzo miglio.
Katherine salutò l'uomo sui sessant'anni che stava seduto dietro al bancone, intento a guardare qualche soap opera alla TV, e cominciò a cercare fra gli scaffali qualcosa di gustoso che sarebbe sicuramente piaciuto a sua figlia, mentre Judith ispezionò l'altro lato delle corsie; parlare con lei di Dean l'aveva quasi rassicurata, non si aspettava che potesse essere così riflessiva ed oggettiva, in fondo aveva sempre meno di sedici anni. Come poteva essere così acuta? 
Sorrise a quell'idea e mise nel suo carrello dei pacchi di cosce di pollo confezionato appena usciti dal bancone frigorifero e si recò in un altro reparto in cerca delle patate, che avrebbe messo al forno e già immaginava l'acquolina in bocca di sua figlia. 
Prese qualche schifezza da mangiare durante la cottura della carne e si avviò verso la cassa, quando la punta del suo carrello contro quella di qualcun altro, e lo sguardo le cadde sul contenuto: birre e giornali porno. Wow, tipico di un uomo ordinario di quel luogo. 
"Scusi, non l'avevo completamente vista..".
Katherine alzò di scatto la testa, guardandolo con occhi sgranati ed espressione stranita: la sua voce l'aveva riconosciuta subito, ma quando i suoi occhi le diedero conferma rimase di sasso.  
"Mi stai seguendo?". 
"Cosa? No, sto lavorando!“ esclamò Dean aggrottando le sopracciglia ed allargando le braccia, sorpreso quanto lei. " Non dovresti essere dall'altra parte del paese?". 
"Io e Jud ci siamo prese qualche giorno di vacanza!". 
Dean cambiò espressione e serrò la mascella, guardandosi attorno in cerca della piccoletta che scorrazzava fra le corsie del supermarket come quando andavano a fare compere insieme. 
"Anche lei è qua?". 
"Si.." sussurrò sospirando rumorosamente, tenendo stresso il carrello con le mani. "Sam ed Haiely? “. 
Dean non ebbe il tempo di rispondere alla sua domanda, che vide arrivare in lontananza suo fratello e la sua ragazza in compagnia della piccola Judith, accorgendosi che di quella bambina tenera e paffuta non era rimasto proprio nulla. 
E provò panico, perché una persona adulta come Katherine aveva capito il motivo del suo gesto, ma una ragazzina lo avrebbe fatto? 
L'aveva delusa ancora una volta, proprio come quando se n'era andato tre anni prima, scappando da Lisa e Ben. 
Quando i loro sguardi si incontrarono, non poté spiegare cosa successe, tranne che si ritrovò una ragazza che ormai gli arrivava sotto al mento che lo abbracciava, stringendogli le braccia al collo e sorridendo con felicità. 
“Dean!” esclamò Judith sciogliendo l'abbraccio e guardandolo in viso, per poi tornare ad abbracciarlo, che stavolta il ragazzo ricambiò. "Sapevo che saresti venuto a salutarmi!". 
"Si, non può proprio stare lontano.." sussurrò Katherine con ironia e voce bassa, ma in realtà si accorse da come la guardavano i tre che lo avessero sentito perfettamente. 
"Oddio, come stai? Dove sei stato? Pensavo che fossi morto!" esclamò Judith alzando di troppo il tono della voce, sciogliendo l'abbraccio e sorridendo ancora. "Sono così felice! Dove alloggiate?!". 
"Siamo appena arrivati in realtà.." rispose Haiely sorridendo un po imbarazzata, guardando la sorella con un'espressione indecifrabile sul viso. 
Per quanto Katherine si fosse forzata a mandare giù tutta quella storia, certamente non avrebbe dimenticato tutto così in fretta. Ma ci avrebbe provato. Aveva solo bisogno di tempo. 
"Noi abbiamo una casa così spaziosa! Perché non venite tutti?" chiese Judith sorridendo speranzosa, senza neanche voltarsi a consultare la madre sapendo che però gliel'avrebbe fatta pagare. 
"Già, perché non venute tutti.. Urrà!" esclamò Katherine sbuffando e spingendo il suo carrello fino alla cassa con un'espressione tutt'altro che felice sul viso. 
Sarebbe stata una lunga serata, sicuramente. 
 
 

 
Il silenzio scandí l' intera cena, nessuno di loro proferí una parola ed evitarono persino di guardarsi, mentre i loro piatti divennero all'improvviso più interessanti. 
Judith si rese conto che forse aver chiesto loro di stare tutti insieme sotto lo stesso tetto fosse stata la scelta sbagliata: aveva capito che ci fosse un certo astio fra sua madre e gli altri, celato da un grosso sorriso di circostanza che Katherine non aveva smesso di indossare. 
Tagliò un pezzo del suo pollo e lo masticò, pensando che stavolta sua madre si fosse cucinare ed infatti i complimenti non tardarono ad arrivare, a cui Katherine rispose con una smorfia inespressiva. 
"Qualcuno dirà qualcosa ad un certo punto?" chiese Judith posando le sue posate sul piatto, guardando i presenti ed aggrottando le sopracciglia. Vide che nessuno di loro prese l'iniziativa, ma che continuavano tutti a mangiare come dei robot, così sospirò nuovamente e riprese a parlare."Cosa state cacciando?". 
Dean sollevò lo sguardo nella sua direzione e un'occhiataccia da parte di Katherine gli fece capire che forse era meglio tacere e non rispondere a quella domanda, mentre Sam ed Haiely parverono quasi rilassarsi su quella sedia e la guardarono con un sorriso. 
"Ci sono stati degli strani incidenti nel lago, tesoro" rispose Haiely sorridendo teneramente nella sua direzione. 
"Nel Waconda Lake?" chiese la ragazza spalancano la bocca e sgranando gli occhi. "Quando? Siamo state tutto il giorno lì e non abbiamo notato nulla di strano!". 
"Che tipo di incidenti?" chiese Katherine poggiando il suo bicchiere di vino ormai vuoto sul tavolo. 
"Wow, lei parla!" esclamò Dean accennando un sorriso infastidito, guardandola dritto negli occhi per qualche secondo, prima che lei tornasse a guardare sua sorella. 
"È annegato un ragazzo di trent'anni quattro giorni fa, stava facendo il bagno ed è semplicemente sparito nel nulla" spiegò Sam guardandola forse per la prima volta in quella giornata, accennando un sorriso. 
"I funerali sono stati due giorni fa" disse Dean sospirando, versandosi dell'abbondante vino nel suo bicchiere e traccannandone il contenuto. 
"Per archiviazione, immagino.." sussurrò Katherine sospirando rumorosamente. 
"Ma quale archiviazione?" chiese Dean un po agitato, guardandola in cagnesco per qualche secondo. "Le persone non scompaiono così, hanno smesso semplicemente di cercarla!"
"E questo cosa vorrebbe dire?!" chiese la donna aggrottando le sopracciglia e sporgenrosi di qualche spanna verso il tavolo, assottigliando gli occhi e ricambiano l'occhiataccia. 
Rimasero in silenzio a fissarsi in quella maniera per un'altra manciata di secondi, poi Haiely si voltò verso Judith e lesse sul suo volto un po di confusione e capí che probabilmente sua madre non l'aveva informata di ciò che fosse davvero successo. Si schiarí la voce rumorosamente e sorrise forzatamente, prendendo la parola e spostando l'attenzione verso di sé. 
"Abbiamo indagato, pare che sia successa la stessa cosa anche quasi vent'anni fa". 
Katherine distolse per un attimo lo sguardo riflettendo sul significato delle sue parole, fissando un punto davanti a sè e sgranando di poco gli occhi; bevve ancora un po di vino, poi tornò a fissarli, notando il loro sguardo stranito. 
"Parlate dei Wallas vero?".
"Come lo sai?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia, fissandola dall'altro lato del tavolo. 
"George Wallas, 56 anni. Kim Wallas, 52 anni. Eric Wallas, 33 anni. E Chris Wallas, 7 anni" sussurrò Katherine sollevando lo sguardo ed alternandolo fra i presenti. "Seguivo il caso allora, avevo 17 anni". 
"Te ne sei andata senza risolvere il caso?" chiese Dean con tono di rimprovero, ma se ne pentí subito quando lo sguardo della donna si posarono su di lui, leggendovi dentro un grande dolore. 
"Il Consiglio mi aveva assicurato che se ne sarebbero occupati..".
"Non sei riuscita a salvarlo, vero?" chiese Sam con tono pacato e calmo, immedesimandosi e capendo immediatamente cosa stesse provando. 
Katherine scosse la testa e sospirò: era andata avanti dopo quella tremenda notte, quando il bambino che avrebbe dovuto proteggere fu preso da quell'essere nel lago. 
Ricordava la sensazione dell'acqua fredda e buia nella notte, ricordava di essersi spinta verso il fondale fino a non avere più aria nei polmoni pur di salvarlo, ma il corpo non fu mai ritrovato. 
"Cacciamo insieme, voglio friggere quel bastardo con le mie mani!".
"Si, saprai piú cose di quante ne riporteranno i giornali di sedici anni fa!" esclamò Haiely sorridendo, prendendo a sparecchiare e prepare il tavolo per cominciare ad indagare. 
Dovevano capire perché fossero ricominciati gli annegamenti, dato che i Wallas, l'unico bersaglio del mostro, erano ormai tutti deceduti; fecero delle ricerche sulla vittima di qualche giorno prima e Sam riuscì a trovare il quadro completo: Wright, Paul. 31 anni, ricco uomo d'affari sposato da dieci anni, aveva un bambino di 9 anni, John. Sua madre era del luogo, ma non si hanno notizie del padre. 
"Quindi Wright è il cognome della madre?" chiese Haiely sbirciando il computer da dietro le grosse ed imponenti spalle di Sam. 
“Esatto, che è morta tre mesi fa per cause naturali.." continuò il ragazzo facendo scendere il mouse e sfogliando il giornale elettronico. 
Katherine, che era rimasta in un angolo ad ascoltare, adesso scattò in piedi con un movimento nervoso, prendendo la borsa e dirigendosi verso la porta d'ingresso. 
"Devo parlare con la moglie". 
"Cosa? E che le dirai?" chiese Dean mettendosi in mezzo, sbarrandole il passaggio. 
"Devo sapere se era figlio di papà Wallas". 
"La spaventerai" continuò il ragazzo appoggiandosi allo stipite della porta con la schiena e incrociando le braccia al petto. 
"Sto bene, grazie, adesso togliti dalla porta!". 
"Sono le undici di sera, Kath! Andrai da una vedova e da suo figlio a quest'ora per chiedere se il marito fosse il figlio di una delle famiglie più importanti della città?" chiese Sam facendo spallucce e sospirando. 
"Sarà meglio andare domani.." sussurrò Haiely accennando un breve sorriso.
Katherine lo guardò ad uno ad uno e capí di avere precipitato le cose e di sentirsi ancora molto in colpa per non essere riuscita a salvare Chris; si passò una mano sul viso e disse loro di avere ragione e che probabilmente era solo molto stanca per ragionare lucidamente. 
Sospirò ed annuì leggermente, posando la borsa e recandosi a fare una passeggiata proprio sul lago, dopo avere schioccato un bacio sulla fronte di Judith che fingeva di guardare la televisione, sentendosi sempre più interessata alla caccia. 





 
12:43.
L'orologio dell'auto segnava proprio quell'orario, mentre i gradi stavano intorno ai 23, e Dean non poté fare a meno di chiedersi perché Katherine ed Haiely ci mettessero così tanto per scegliere dei panini ed uscire dalla tavola calda con il pranzo fra le mani. 
Avevano trascorso la mattinata a casa della signora Wright, esprimendole le loro condoglianze e cercando di sviare i discorsi fino ad arrivare a ciò che realmente gli interessasse: riuscirono a scoprire che Paul era davvero il figlio illegittimo di George Wallas, e quindi la pista continuava ad essere giusta. 
Qualcuno doveva odiare davvero tanto quella famiglia per sterminare tutte le generazioni viventi; ma la vera sorpresa la ebbero proprio quando tornarono a casa e Sam e Jud li accolsero con delle novità. 
La piccola Judith aveva fatto delle ricerche per tutta la notte, arrivando addirittura a dare una svolta al caso: grazie ad un controllo incrociato, riuscì a scoprire che un bambino di sette anni, Peter Lee, era stato ritrovato con il cranio fratturato negli anni sessanta, ma dopo un'attenta autopsia erano riusciti a scoprire che prima della ferita alla testa, il bambino era morto per annegamento. 
Scoprí che si trattava del migliore amico di George Wallas e con molta probabilità era stato proprio lui ad ucciderlo, e che quindi il fantasma si stesse vendicando in quella maniera. 
Dopo una pacca sulle spalle da parte dei Winchester ed un'occhiataccia da parte della madre e della zia, Katherine intimò a Judith di studiare qualsiasi cosa che non riguardasse la caccia e di non intromettersi più in questo mondo, ma la figlia non la prese bene ed uscì di casa con la rabbia che montava dentro di sé. 
Sam e Dean la seguirono senza darle troppo fastidio, osservandola sedersi davanti al lago e guardare l'orizzonte con uno sguardo strano, come se stesse cercando di fare o dire qualcosa, ma nessuno l'ascoltasse davvero, mentre Haiely e Katherine rimasero a casa a fare delle ricerche su internet per scoprire dove fosse stato seppellito il piccolo Peter per chiudere quella faccenda una volta per tutte. 
Nonostante si sforzassero di cercare delle risposte, era Sam il mago di internet, così le due donne decisero di lasciare perdere perché tanto non avrebbero mai capito la tecnologia come la capiva lui e Katherine fece un po di caffè, dato che la notte precedente non aveva dormito molto, essedista per com'era dai pensieri. 
".. zucchero?". 
La donna sgranò leggermente gli occhi e tornò alla realtà, guardando sua sorella che la fissava perplessa con un cucchiaino e la zuccheriera a mezz'aria. 
"Lo zucchero o no il tuo caffè?". 
"Va bene amaro Hailey, grazie.." sussurrò Katherine sorridendo in risposta allo sguardo interrogativo della sorella maggiore, prima di berne un sorso abbondante. 
"Quindi questa è casa tua?" chiese la sorella con un tono che sembrava più un'affermazione che una domanda, portandosi alla bocca la sua tazza e bevendo qualche sorso di caffè.  
"Più tua che mia, probabilmente.." rispose Katherine accennando un sorriso imbarazzato, facendo spallucce e sospirando.
Hailey sgranò leggermente gli occhi e la guardò, non riuscendo a credere che avesse appena detto una frase del genere, e sorrise appena. 
"Senti Kath, io credo che Dean cambierà il suo modo di fare prima o poi.." sussurrò Haiely mordendosi nervosamente il labbro inferiore. "Ci ha recriminato spesso di non averlo cercato e di esserci rifatti una vita durante quell'anno. Credo che adesso ce l'abbia con te, quindi dagli un po di tempo..".
Katherine la guardò e la sua espressione si indurí appena, mentre il suo corpo si irrigidí come una corda di violino. 
"So gestire Dean, grazie per il consiglio". 
La minore uscí dalla cucina e si difese nuovamente nel salotto, rimettendosi al computer per cercare quella maledetta tomba, sentendosi però notevolmente arrabbiata per ciò che sua sorella avesse detto. 
"Farai così ogni volta che ti rivolgerò la parola?" chiese Haiely entrando bruscamente nel salotto, avvicinandosi e fissandola in cagnesco.
"Ho scoperto questa merda da cinque minuti, ho il diritto di essere arrabbiata o vuoi che finga e ti sorrida come se non fosse successo nulla?" chiese Katherine non sollevando neanche lo sguardo, continuando a digitare le informazioni sul browser, ma poi la rabbia prese il sopravvento e piantò lo sguardo in quello di sua sorella. " Pensavo che avessimo capito che mantenere dei segreti di tale importanza fra di noi mandasse tutto a puttane, ma evidentemente mi sbagliavo!". 
"Non volevamo tenertelo nascosto, ma Dean voleva a tutti i costi che tu e Judith..". 
"Non c'entra Dean, c'entriamo solamente io e te: io non ti avrei mai fatto una cosa del genere, mai!" esclamò Katherine sbattendo un pugno sul tavolo e fulminandola con lo sguardo. "Sai che mi si è spezzato il cuore quando è scomparso, mi hai consolato tu per mesi interi quando non riuscivo a trovare una soluzione e tutti i demoni si rifiutavano di dirmi la verità! Era chiedere troppo risparmiarmi quella sofferenza e venirmi a dire che quello stronzo del mio fidanzato era tornato dal Purgatorio?!". 
Haiely sostenne lo sguardo, sapendo che prima sua sorella avesse tirato fuori il rospo per intero, prima sarebbe stata meglio. 
"Non sono stupida Katherine, so che a un certo punto hai fatto finta che tutto andasse bene e sei andata avanti!" esclamò la maggiore allargando le braccia e guardandola con aria arrabbiata. "So che non sei stata sola per tutto questo tempo, so che hai lavorato con qualcuno ma ti sei sempre rifiutata di parlarne. Quindi adesso sei pronta, comincia a dire tu la verità, dato che ti sei eretta paladina della giustizia! Comincia col dirmi con chi lavori o come sapevi dove si trovasse in realtà Dean". 
La minore rimase perplessa per qualche secondo senza sapere cosa dire, perché essere scoperta in quel modo da sua sorella non sarebbe stato piacevole; nulla di quello che avrebbe potuto rivelare l'avrebbe aiutata, così Katherine decise di fare quello che sapeva fare meglio. Mentire. 
"Non so di cosa tu stia parl..". 
"Oh, si che lo sai! Era un demone vero?".
Dopo un lungo silenzio e una lunga occhiata, la minore delle Collins sospirò. 
"Si. Non avevo altra scelta". 
"Ti ha ricattata?" chiese Haiely appoggiandosi alla parete del soggiorno e stringendo le braccia al petto. 
"Cosa?". 
"Hai detto che non hai avuto scelta: ti ha ricattata?". 
Katherine sospirò rumorosamente e si alzò dal tavolo, sentendo le voci dei ragazzi e di Judith nel porticato, pensando che mai tempismo fu più azzeccato.
"Non te ne parlerò, è personale". 
"Pensavo che avessimo capito che mantenere dei segreti di tale importanza fra di noi mandasse tutto a puttane.." disse Hailey sollevando le sopracciglia, usando le stesse parole della sorella, mentre Katherine le passò proprio accanto, dirigendosi verso la porta e sforzandosi di mettere su il suo migliore sorriso e comportarsi come se non fosse successo nulla. 

 
 
 
L'odore dei pancakes arrivò dritto fino alla sua stanza, inebriandola e facendole venire l'acquolina in bocca, mentre lo stomaco protestava e reclamava; si alzò dal letto e si diresse in cucina, dove trovò Dean ai fornelli intento a girare una di quelle frittelle che tanto amava e che lui le preparava ogni giorno a colazione quando vivevano insieme. 
Quando l'uomo si accorse di lei le sorrise gentilmente e le porse un piatto con due pancakes spessi e ricoperti di sciroppo d'acero; Judith sorrise e si sedetta su uno degli sgabelli dell'isola di marmo e ne tagliò un pezzo, mangiandolo e facendo una smorfia di puro piacere. 
"Ma è puoniffimo!!".
"Ah ah, piccola! Il grande uomo è tornato!" esclamò Dean schiacciandole l'occhio e facendole un sorriso sghembo, spegnendo il fuoco e sedendosi di fronte a lei per mangiare una delle sue frittelle preferite. 
"Dove sono tutti?" chiese la ragazza masticando in maniera non proprio fine ed educata. 
"Tua madre è qui fuori in veranda, Sam ed Haiely sono ad arrostire quel bambino!" esclamò Dean ridendo e masticando proprio come lei, ma solo dopo aver detto quella frase si rese conto di stare parlando con una ragazzina di quindici anni. "Scusami, non volevo essere troppo cruento..". 
"Non è facile spaventarmi Dean, non dopo essere stata per cinque mesi con Lucifero in persona. Che mi ha resuscitata dai morti, dopo che Lilith mi ha uccisa.." disse Judith continuando a mangiare, come se ciò che avesse detto fosse la cosa più normale del mondo.
"Wow, la nostra famiglia è proprio strana.." commentò l'uomo sgranando gli occhi e finendo i suoi pancakes con un sorriso fra le labbra, pensando quanto avesse sentito la mancanza di quel piccolo terremoto che era Judith.
Dopo aver passato un abbondante quarto d'ora a cercare di spiegarle il milione di contro che avesse la vita da cacciatori, Dean si sentí mandare al diavolo, perché lei sapeva quel che voleva e di certo non era andare al college ed avere una vita normale: voleva essere come sua madre, essere una cacciatrice per combattere ciò che da bambina l'aveva terrorizzata. 
Voleva esorcizzare la paura combattendo, nonostante l'uomo cercasse di farle cambiare idea. 
Dean sospirò, ormai stanco e guardò l'orologio al suo polso sinistro, rendendosi conto che Katherine fosse fuori da sola da più di un'ora, così intimò a Judith di non uscire da casa per nessuna ragione al mondo, ed uscì in cerca della donna, trovando il porticato completamente desolato. 
Si chiuse la porta di casa alle spalle e accelerò il passo, avanzando fino ad arrivare al lago e fu in quel momento che la vide: era così lontana da lui, eppure riusciva a vedere il sorriso triste sul suo volto, gli occhi spenti e il cuore pesante. 
Sapeva cosa si provasse a non riuscire a salvare un innocente, ma sapeva anche che non potevano salvare tutti. Qualcuno si sarebbe fatto male inevitabilmente, ma loro dovevano continuare a lavorare e a salvare vite. 
Fece qualche passo più lentamente, mettendo le mani dentro le tasche dei jeans e sentendo l'orgoglio urlargli di andare via, perché Katherine non l'aveva cercato, era andata avanti trovando un lavoro e vivendo bene con Judith: ma come poteva fargliene una colpa? 
Avrebbe dovuto passare tutta la vita as aspettare un fantasma che era riuscito ad uscire dal purgatorio per un pelo? 
Adesso che lei sapeva la verità, Dean non riuscì a fare a meno di sentirsi un egoista ad aver gettato nuovamente entrambe dentro quella vita orribile fatta di sangue e dolore. Si, Katherine non aveva smesso di cacciare, ma ogni sera tornava a casa da sua figlia e viveva in serenità con lei. 
Da adesso sarebbe cambiato tutto ancora una volta, lo sapeva bene, e lui non avrebbe voluto. Se solo Garth non avesse ceduto e non avesse votato il sacco, adesso Kath e Jud sarebbero state a casa loro al sicuro. 
Assorto per com'era fra i suoi pensieri non aveva fatto caso ad una sagoma più piccola che avanzava verso il lago, proprio accanto alla donna che prese a guardarlo con confusione e panico. Katherine cercò di strattonare il ragazzino e quando lo vide in volto capí perché si trovasse lì e perché fosse in quella sorta di trance: il piccolo Jhon Writhg, nipote illegittimo dei Wallas, camminava senza neanche controllare il suo corpo dritto verso il lago, respingendo i tentativi della donna di tirarlo via. 
Fu un attimo e Katherine si ritrovò a terra con il fiato spezzato dal colpo ricevuto in pieno petto, mentre Jhon le rivelò ciò a cui non aveva ancora capito: Peter si era impossessato di lui, costringendolo ad entrare dentro al lago e ad annegare, senza neanche dargli la possibilità di divincolarsi. 
Quando Dean la raggiunse, la rimise in piedi e la sorresse dalla braccia prima di farla sedere su una delle panchine presenti, notando che il piccolo Jhon avesse appena iniziato ad immergersi. L'uomo estrasse il telefono dalla tasca e chiamò in fretta suo fratello ed Hailey, dicendogli di sbrigarsi a bruciare le ossa e spiegandogli ciò che stesse succedendo al lago. 
"Quindi le stanno bruciando?" chiese Katherine guardando l'uomo negli occhi, sentendoci cuore battere all'impazzata nel suo petto per la scarica di adrenalina. 
"Qualche minuto e faranno un bel falò" rispose Dean puntando lo sguardo sul ragazzino, iniziando a togliersi la giacca per gettarsi in acqua insieme al bambino. 
Katherine sapeva di non poterglielo lasciare fare, era davvero troppo terrorizzata all'idea di perderlo ancora, così estrasse dalla sua giacca un paio di manette e quando meno se lo aspetto gliene miss una al polso, mentre l'altra la attaccò al bordo metallico della panchina. 
"Non abbiamo qualche minuto Dean, mi dispiace" disse la donna Indietreggiando immediatamente e  guardandolo negli occhi, non avendo la forza di aggiungere altro. "Non prenderà anche te". 
Poteva essere l'ultima volta, ma Katherine doveva salvare quel bambino, non gli avrebbe permesso di fare la stessa fine di Chris; si voltò di scatto e gettò la giacca lontano, correndo verso il lago ed ignorando i suoi richiami. 
Qualche secondo e si lanciò dal pontile, tuffandosi al centro del lago e nuotando in quell'acqua fredda che conosceva fin da quando era bambina; sentí la forza dell'acqua spingerla nel senso opposto, ma Katherine era un'esperta nuotatrice e sapeva come infrangere le onde per risalire e riprendere aria.
Si immerse nuovamente e scese più in fondo possibile, cercando sul fondale e attorno a sé, quando una sagoma scura accanto a lei la bloccò sott'acqua, impedendole di risalire in superficie per respirare. Con un calcio si liberò dalla presa e nuotò nella direzione del bambino, vedendo le bollicine bianche cariche di ossigeno uscire dal suo naso e quindi dal suo corpo. 
Gridò il nome del bambino, che sembrava svenuto sul fondale, e lo afferrò dai vestiti, ma la vista le si annebbiò e le forze le vennero meno; la testa divenne sempre più pesante, come le palpebre, che tutto d'un tratto non riusciva più a tenere aperte. Poi una terza mano l'afferrò, stringendola con forza e tirandola in superficie insieme a Jhon; non appena si voltò vide gli occhi verdi di Dean e le sua braccia che l'avevano tirata fuori dall'acqua con forza, permettendo a lei e al piccolo di Jhon di respirare di nuovo. 
Solo quando Dean lì traportò a riva, Katherine si accorse che ci fosse anche sua figlia, pronta ad aiutare il bambino, mentre Dean aiutava lei a stare in piedi. 
"Hai fatto la cosa più stupida che potessi fare a legarmi qui, potevo aiutarti!" esclamò l'uomo dandole delle forti pacche fra le spalle, aiutandola sputare l'acqua che le era entrata con prepotenza in gola. "Stai bene?!". 
"Come sta?!" chiese la donna lasciando la presa sull'uomo e avvicinandosi a sua figlia, che gli faceva un massaggio cardiaco. 
Pochi secondi di tensione che sembrarono un'eternità, poi il piccolo Jhon aprì gli occhi e sputò via molta acqua piegandosi da un lato. 
I tre si guardarono con un sorriso, fin quando il fantasma di Peter si materializzò in riva al lago pronto a colpire di nuovo, ma immediatamente sparì in una nuvola di fuoco, segno che Sam ed Haiely avessero trovato le sue ossa e le avessero bruciate. 
Katherine si lasciò andare e si sedette a terra, ridendo di gusto sentendosi estremamente felice che quel caso si fosse risolto una volta per tutte nel migliore dei modi. 
 
 
 

 
"Sto bene, quante volte devo ripeterlo?" chiese Katherine esasperata e seduta al tavolo del salotto, con la guancia appoggiata contro il palmo della sua mano ed il gomito contro il tavolo.
"Dovresti mangiare qualcosa.." sussurrò Sam sospirando, seduto di fronte a lei e guardandola con aria preoccupata. 
"Non ho fame". 
"Sei annegata!" esclamò Dean alzando il tono della voce e guardandola in cagnesco, appoggiato con una spalla al muro e le braccia incrociate al petto. 
"Avrò perso conoscenza per tre secondi, poi ho ripreso a nuotare" disse Katherine roteando gli occhi, sbuffando. 
"Sono d'accordo con loro, adesso riposerai un po!" esclamò Hailey appoggiandosi con i gomiti al tavolo e piegando la schiena, stendendola. 
"Oh, ma chi siete? I miei genitori?" esclamò la donna alzandosi dalla sedia e scuotendo la testa. "Fatela finita!". 
Si diresse verso la cucina e prese una birra dal frigo, dirigendosi verso la porta di casa, augurandosi che Judith dormisse già e non sentisse il rumore della porta. 
Una volta fuori, sentí l'aria fresca della notte infrangersi contro la sua pelle, permettendole di respirare come se non lo facesse da ore. Stare dentro quella casa con tutta quella confusione e quelle discussioni non le faceva bene, così tracannò un grosso sorso della sua birra e si accese una sigaretta, stringendola fra le labbra ed ispirano il fumo.
Lo sputò fuori e scese i pochi scalini del portico, stringendosi dentro quella larga felpa che Sam le aveva prestato e sciogliendo i capelli ancora bagnati, lasciandoli liberi.
Continuò a camminare, fino ad arrivare nuovamente in riva e si sedette sulla stessa panchina a cui aveva ammanettato Dean quel pomeriggio; tirò su le ginocchia e le strinse al petto, continuando a bere qualche sorso e fumando la sua sigaretta. 
"Ehi..". 
Non si voltò, non ne aveva bisogno, neanche quando lo vide sedersi accanto a sé, con la tipica espressione dura e fredda che aveva su da quando lo aveva rincontrato.
Rimase in silenzio per qualche secondo, poi si voltò verso di lei e la guardò per qualche secondo: un grande sorriso le solcava il viso, il sorriso di chi aveva pareggiato un conto col passato. 
Il cacciatore aprì la bocca come per dire qualcosa, ma la donna lo anticipò, bloccandolo ed evitando di sentirgli fare altre raccomandazioni. 
"Hai provato a respirare?". 
"Cosa?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e guardandola con ilarità. 
"Intendo fermarti un attimo e respirare" rispose Katherine guardandolo negli occhi e sorridendo. "Tu non respiri da quando sei tornato". 
Il ragazzo annaspò cercando una risposta efficace, ma davanti al suo sguardo così sincero e felice le parole gli morirono in bocca. 
"Dean, siamo adulti e non ho intenzione di giocare e farmi rincorrere: non sono arrabbiata con te, non posso neanche immaginare cosa tu e Cas abbiate passato in Purgatorio, quindi.." continuò Katherine facendo spallucce e sorridendo. "Se hai bisogno di parlare con qualcuno che non sia Sam, io sono qua".
"Perché mi offri il tuo aiuto? Non ti ho mai chiamata in questi sei mesi, ti ho messo Garth alle calcagna per controllarti!" esclamò Dean aggrottando le sopracciglia e studiando la sua espressione, che però non cambiò. "Non merito il tuo aiuto". 
Katherine sospirò e sorrise ancora, facendo spallucce, chiedendosi perché per lui fosse così difficile capire cosa la spingesse a comportarsi in quel modo. 
"Perché io e te eravamo amici un tempo, possiamo esserlo ancora!".
Per un momento nella mente del cacciatore passarono i ricordi di quegli anni in cui soffriva nel sapere che Katherine non ricmabiasse i suoi sentimenti, doverle stare accanto senza poterla avere, e si chiese come facesse a ricordarlo come un bel periodo. 
Dean fece una smorfia e sospirò, scuotendo la testa e mettendo su la sua faccia da poker. 
"Senza offesa, ma non ho bisogno di parlare con nessuno, né di amici". 
"Beh, magari io non sono pronta a cancellarti dalla mia vita". 
Dean distolse lo sguardo e le prese la birra dalle mani, bevendo qualche sorso per poi rigirarsi la bottiglia fra le mani. 
"Negli ultimi due anni sei andata avanti alla grande!".
Il sorriso che non accennava ad andarsene dal suo volto, scemò udendo quelle parole e Katherine abbassò lo sguardo fissandolo sul lago calmo e piatto; chiuse gli occhi e respirò profondamente, pensando che se solo sapesse ciò che avesse davvero fatto negli ultimi tempi avrebbe completamente cambiato atteggiamento. Tornò a guardarlo e questa volta il suo sguardo divenne più duro, quasi arrabbiato. 
"Tu non sai niente, niente degli ultimi due anni della mia vita Dean!".
Il cacciatore distolse lo sguardo, sentendosi quasi in colpa per come si fosse rivolto e ciò che avesse detto: sapeva che avesse sofferto anche lei e che avesse trovato la forza di andare avanti solamente in sua figlia, ma non riusciva proprio a smettere di comportarsi da stronzo. Era la sua corazza, quella che aveva dovuto indossare in Purgatorio e che non riusciva più a togliere. 
"Eppure non riesco a togliermi dalla testa che mi nascondi qualcosa..".
"Non tutto quello che è successo riguarda te..". 
Dean sospirò e sorrise appena, bevendo qualche altro sorso di birra, decidendo che per quella sera non avrebbe voluto indagare oltre.
Erano stanchi, provati da quella caccia e molto nervosi: perché continuare a discutere? 
"Quindi amici?" chiese l'uomo accennando un sorriso nella sua direzione per la prima volta, porgendole la bottiglia di birra. 
Katherine tornò a guardarlo con un sorriso e prese la birra, annuendo. 
"Amici!". 
 

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Capitolo 20
*** Would you rescue me? ***




Capitolo 17.
Would you rescue me while I'm by myself?
When I need your love, if I need you help
Would you rescue me?



Il sole splendeva nel cielo, i raggi passavano attraverso le grandi finestre e le sfioravano la pelle scaldandola, e lasciando i grossi temporali che non avevano dato scampo ad Osborne alle spalle. 
Katherine stava tenendo la prima delle tante lezioni che avrebbe tenuto il martedì da quel momento in poi alla classe di secondo anno, esponendo loro come sarebbe dovuto andare l'esame e tante altre banalità che l'annoiavano a morte; parlava meccanicamente, ma la sua testa andava oltre, scavando nei suoi pensieri e ricordando quanto le cose andassero male in quell'ultimo periodo. Le mancava la caccia giornaliera, l'adrenalina ed il brivido. Ma sopratutto le mancava passare del tempo con la sua famiglia, seppur il loro rapporto si stesse lentamente sgretolando. 
Talmente presa dai suoi pensieri non si accorse neanche delle domande dei suoi studenti, continuando a parlare con aria stanca e per niente soddisfatta. 
Iniziò con l'esposizione della prima parte del programma, alzandosi ed appoggiandosi sulla cattedra, cercando di ristabilire un contatto con i suoi nuovi studenti; le due ore passarono veloci, il sorriso le spuntò nuovamente sulle labbra e scacciò via dalla sua mente tutti i pensieri negativi. 
Vide gli occhi attenti di tutti i suoi studenti puntati su di lei e sorrise soddisfatta, notando quanto fosse aumentato il loro tasso di interesse. 
Cominciò a rispondere alle loro domande, facendo vagare lo sguardo fra di loro ed ascoltandoli attentamente, quando poi una figura attirò la sua attenzione e sgranò gli occhi con sorpresa: un uomo stava seduto in maniera elegante e con il suo miglior completo all'estremità della fila centrale, proprio fra i banchi più alti. Non poteva di certo passare inosservato qualcuno come lui, con quell'espressione serena ma beffarda sul volto. 
Katherine fece silenzio per qualche secondo e sospirò rumorosamente, mentre i suoi studenti seguirono il suo sguardo, portando l'attenzione su di lui. 
"La lezione finisce qui" disse la donna voltandosi improvvisamente e sistemando i fogli sulla sua cattedra con aria amareggiata. 
Dean sorrise appena agli sguardi languidi delle studentesse, che lo guardarono con estrema malizia e si ritrovò a pensare che in altri tempi li avrebbe ricambiati e ne sarebbe stato lusingato, ma da quand'era tornato nulla di tutto ciò aveva più importanza per lui. 
Si mise in piedi e si sistemò la giacca del suo completo nero, scendendo le scale e passando accanto alla folla dei ragazzi che si era venuta a creare, arrivando a fianco della donna che aveva tutta l'aria di voler scappare: non si erano lasciati bene l'ultima volta che lui l'avesse accompagnata a casa, ma il motivo per cui era lì era più importante di qualsiasi lite. 
Dean aveva appena mollato uno dei casi che stava seguendo con il fratello e con Haiely per tenersi occupato mentre aspettavano di trovare Kevin, quando Judith lo aveva chiamato in lacrime. 
La ragazza era uscita prima da scuola e quando era arrivata a casa aveva intravisto i furgoni dei pompieri sfrecciare a velocità sulla strada, mentre un grosso incendio divora senza scampo casa sua. Jud aveva avuto paura, credeva che sua madre fosse ancora dentro e che stesse lentamente bruciando, così lo chiamò, chiedendogli disperatamente aiuto. 
Ma il maggiore dei Winchester sfrecciò verso l'università credendo che Katherine non fosse in casa al momento dello scoppio delle fiamme, sentiva dentro di sé che fosse ancora viva. Lo percepiva
E infatti aveva avuto ragione e tornò finalmente a respirare quando entrò dentro quell'aula ad anfiteatro e sentí la sua voce squillante: stava parlando di qualcosa di incomprensibile per lui, credeva di aver sentito qualcosa riguardante la glottologia, ma poco gli importava. Lei era viva. Stava bene. E adesso era proprio accanto a lui, ma non lo guardava mentre sistemava le sue cose dentro la borsa.
"Che ci fai qui?". 
La sua voce era fredda, distante e quasi infastidita e qualcosa gli suggeriva che non avesse ancora dimenticato il piccolo battibecco che avevano avuto qualche sera prima, così prese un lungo respiro e Katherine fece scontrare l'azzurro dei suoi occhi arrabbiati contro il verde degli occhi del cacciatore, che era dannatamente felice di vederla.
 
 
 
Le mani le tremavano ancora nonostante avesse ingurgitato una cospicua quantità di whisky, tenendo stretta sua figlia fra le sue braccia che ormai dormiva profondamente. 
La paura di perderla di nuovo l'aveva straziata a tal punto da non lasciarla dormire da sola nella camera di quel bunker che avrebbe sicuramente tenuto fuori tutti i mostri dell'intero pianeta. 
I ragazzi le avevano raccontato cosa fosse successo e se non l'avesse visto con i suoi occhi avrebbe faticato a crederci: la sua meravigliosa casa di Osborne era completamente bruciata e i vigili del fuoco avevano impiegato tutta la giornata per spegnere l'incendio. 
Lei e Judith avevano perso tutto: vestiti, ricordi, fotografie. Ma almeno erano lì per poterlo raccontare e questo era abbastanza. 
Qualcuno aveva appiccato il fuoco, probabilmente demoni e nessuno riuscì a spiegarsi il perché, ma dentro di lei Katherine sapeva quale fosse il vero motivo e non si sarebbe mai perdonata per aver messo in pericolo la vita di sua figlia. Sapeva di non aver tenuto fede ad un patto e sapeva che l'incendio sarebbe stato solamente la punta dell'iceberg. Doveva aspettarselo.
Schioccò un bacio sulla testa delle piccola Jud e la coprí per bene, prima di sgattaiolare via dalla stanza; sapeva che sarebbe stata al sicuro con i Winchester e sua sorella, quindi adesso poteva andare a sistemare le cose una volta per tutte. 
Mentre vagava per i corridoi in piena notte pensava alla vendetta che avrebbe attuato, distruggendo i responsabili e facendone un esempio. Controllò il cellulare ma non trovò alcuna notifica e questo l'allarmò: lo aveva chiamato così tante volte in quella giornata ma lui non aveva mai risposto. 
Non poteva più aspettare, doveva andarlo a cercare e sappere la verità. 
Arrivò alla sala principale che trovò completamente buia ed indossò il suo giubbotto in pelle, ma non appena fece per salire le scale una voce la richiamò, facendola voltare. 
"Vai da qualche parte?". 
Merda
Katherine si girò lentamente e vide una sagoma avanzare, e poi lo vide chiaramente in volto quando Dean accese la luce e si avvicinò con un bicchiere vuoto in una mano e la bottiglia quasi finita nell'altra. 
"Ho bisogno di aria". 
L'uomo sorrise appena e posò entrambi gli oggetti sul tavolo, avanzando con la convinzione che Katherine nascondesse qualcosa. 
"I demoni ti cercano e tu vai a fare una passeggiata?" chiese sarcastico avvicinandosi di più ed incastrandola con i suoi occhi. "Non penso proprio". 
"Sei ubriaco?" chiese la donna aggrottando le sopracciglia ed indietreggiando di qualche passo, sentendo il suo alito pesante e vedendo i suoi occhi appena arrossati. 
"Si, ma tu non vai ugualmente da nessuna parte!". 
Katherine sentí le mani prudere, perché sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato e che il bunker si sarebbe trasformato in una prigione nella quale sarebbe stata controllata a vista da delle guardie troppo sospettose. 
"Devi fidarti di me, devo andare". 
"Fidarmi di te?" chiese Dean retoricamente e la ragazza vide una scintilla di violenza passare nei suoi occhi, ma non si spaventò. 
"Conosci il termine fiducia? É personale, devo fare una cosa e poi tornerò!" esclamò Katherine scuotendo la testa, voltandosi e facendo per salire le scale, ma un braccio possente la bloccò dal polso tirandola indietro di qualche passo. 
"Perché i demoni ti cercano?". 
La donna deglutí a fatica e sospirò, liberandosi della presa e guardandolo in cagnesco; sapeva che non erano degli sprovveduti e che ben presto avrebbero fatto due più due, capendo che l'incendio fosse qualcosa di personale. Katherine inclinò la testa per osservarlo meglio: gli occhi verdi erano di qualche tono più scuri per la rabbia che sentiva bruciare dentro di sè perchè si sentiva preso in giro ed in quel momento si accorse del suo abbigliamento, di quei pantalani neri che adorava e di quella camicia bordeaux che gli conferiva un tratto melodrammatico ma dannatamente sexy. 
"Non te ne posso parlare". 
"Chi stai cercando di proteggere?". 
"Dean, non posso" rispose la ragazza scuotendo la testa ed indietreggiando. 
"Come posso fidarmi di te se tu non ti fidi di me?" chiese il ragazzo allargando le braccia ed alzando il tono di voce, non curandosi che fossero le tre e mezza di mattina. 
Katherine si guardò attorno, preoccupata che da un momento all'altro qualcuno uscisse dalla propria stanza per capire cosa stesse succedendo, ma nessuno fece capolinea e la ragazza ringraziò la sua buona stella. 
Lo guardò negli occhi e vide così tanta sofferenza che il fiato le si bloccò per un istante. Sarebbe voluta rimanere, avrebbe voluto spiegargli tutto e rassicurarlo, chiarire qualunque equivoco ci fosse stato fra loro due, ma rimase in silenzio e vide la sua espressione cambiare, osservandolo mettere su quell'espressione da stronzo menefreghista che lei aveva sempre odiato. 
"Guardami!" esclamò Katherine avvicinandosi di qualche passo e cercò di afferrare il suo viso fra le mani, ma poi ci ripensò e lasciò che le sue braccia ricadessero lungo i fianchi. "Non vi tradirei mai, né vi metterei in pericolo! Devo solo sapere se.. Se una persona sta bene". 
Dean obbedí e la guardò negli occhi, sentendo il cuore battere un po' più forte e poi lo sentí perdere qualche battito quando la ragazza completò la frase. 
"Un uomo?". 
"Si te l'ho già detto, fa parte della mia famiglia" spiegò la ragazza distogliendo lo sguardo e prendendo nuovamente in mano il suo cellulare con un gesto meccanico, notando ancora nessuna chiamata. 
"Un tuo parente sparisce proprio quando i demoni ti cercano?" chiese l'uomo retoricamente, allargando le braccia in un gesto di nervosismo. "Non ti sembra un po' strano?".
Katherine roteò gli occhi, aveva già perso troppo tempo e non voleva perderne altro, così sbuffò profondamente con la consapevolezza che lui non l'avrebbe lasciata andare con tanta facilità. Forse il momento di dire la verità era davvero arrivato, forse si sarebbe tolto quel peso dal cuore una volta per tutte. 
"Ok, allora andiamo insieme e ti spiegherò tutto, ma tu devi promettere che terrai questa cosa per te e non lo dirai a nessuno!". 
"Quando dici nessuno, intendi..".
"Mia sorella!".
Dean contrasse la mandibola e la guardò per dei lunghi momenti: mai avrebbe tradito Hailey, né l'avrebbe ingannata. Era più della ragazza di suo fratello per lui, era così simile ma diversa da lui allo stesso tempo e le voleva bene come fosse sua sorella. 
Il piano non gli piaceva, ma accettò quella condizione e sospirò afferrando la sua giacca e le chiavi della sua macchina, prima di salire le scale insieme alla donna e seguirla ovunque sarebbe voluta andare. 
 

 
 
Cenere. Detriti ancora caldi. 
I suoi ricordi erano sparsi in un letto di detriti e cenere, bruciati insieme alla casa che aveva comprato proprio per non farsi trovare dai mostri. L'aveva protetta con sigilli enocchiani, simboli contro i demoni e qualsiasi tipo di essere avessero mai affrontato nella sua lunga vita, ma non era bastato.
L'assicurazione l'avrebbe coperta e avrebbe potuto comprarne una nuova in cui trasferirsi e lasciare il bunker molto presto, ma in quel momento non le importava. 
La struttura era ancora in piedi e nonostante fosse vietato l'ingresso ai non autorizzati, i due entrarono ugualmente. Oltre all'odore pungente del legno bruciato e della plastica, qualcosa arrivò dritto al loro naso: zolfo
Avevano ragione, erano stati proprio i demoni a cercare di uccidere lei e sua figlia. 
"Che stiamo cercando?" chiese Dean avanzando e pulendosi le dita sporche di zolfo sui suoi pantaloni, spostando lo sguardo su quello provato e vitreo della donna. 
"Quando lo vedrò lo capirò" tagliò corto Katherine che si diresse al piano di sopra lasciandolo giù ad aspettare. 
La stanza padronale era stata messa a soqquadro prima che l'incendio venisse appiccato, i demoni stavano cercando qualcosa e la cacciatrice riuscì ad intuire che cosa fosse. 
Un rituale che aveva rubato da una strega del Marocco, molto simile a quello usato da Castiel per aprire il portale per il Purgatorio, ma centomila volte più potente. 
La donna sorrise, perché sapeva che qualcuno sarebbe venuto a cercarlo prima o poi, ma lei lo aveva già nascosto per bene, rendendolo introvabile e non localizzabile.
I suoi pensieri vennero interrotti da un dolore acuto alla testa che la costrinse a piegarsi su sé stessa, sentendo il sangue caldo colarle sulla tempia; qualcuno l'aveva colpita e stordita, e quando fece per girarsi e difendersi un secondo colpo la costrinse ad accasciarsi a terra, perdendo i sensi e lasciando che tutto attorno a sé diventasse nero. 
 
 
Il freddo gli penetrò nelle ossa e lo costrinse ad aprire gli occhi e a mettere a fuoco la stanza circostante: sembrava uno scantinato o un magazzino freddo ed umido, le sue braccia e le gambe erano legate ad una sedia. 
Gli occhi si abituarono al buio della stanza ben presto e Dean non riuscì a credere di essersi fatto prendere alla sprovvista in quella maniera: ricordava di trovarsi nella casa bruciata di Katherine e di aver trovato una foto ancora integra e sopravvissuta alle fiamme. Era quella che ritraeva la donna da piccola insieme a suo padre e a Bela. Sapeva che le avrebbe fatto piacere rivederla, così la mise in tasca per mostrargliela in un secondo momento, quando un forte colpo alla nuca lo stordí e lo fece cadere con forza per terra. 
Il ragazzo si guardò attorno e vide Katherine legata ed imbavagliata proprio davanti a sé e la chiamò tante volte, notando il sangue sul suo volto che si era ormai seccato. 
Quando la cacciatrice finalmente aprì gli occhi non fu facile capire dove si trovasse e cosa ci facesse lì, ma quando si trovò completamente legata capì di essere stata rapita e portata via da casa sua insieme a Dean. 
"Stai bene?" chiese cercando di metterlo a fuoco, strizzando gli occhi e sentendo una dolorosa fitta alla testa. 
Dei passi catturarono la loro attenzione e videro una sagoma avvicinarsi a loro dall'ombra; pochi secondi ed udirono un fastidioso click proprio quando una luce soffusa permise loro di guardarsi meglio, notando le ferite che entrambi riportavano alla testa. 
"Chi diavolo sei tu?!" esclamò Katherine facendo forza con le braccia e cercando invano di liberarsi da quelle corde troppo strette.
"Ciao piccola spina nel fianco..". 
Ora che si era avvicinato alla luce, i due cacciatori riuscirono a scrutare per bene il loro rapirore: un uomo sulla trentina, con il corpo interamente ricoperto di tatuaggi e gli occhi scuri. 
"Che cosa vuoi?" chiese Dean con tono rabbioso e adirato, riservando all'uomo uno di quei sguardi che avrebbero fatto tremare chiunque. 
L'uomo tatuato rise beffardamente e guardò per qualche secondo il cacciatore, sostenendo lo sguardo di sfida e trattenendosi dall'affondare il suo pugnale nel suo petto. 
"Da te? Niente" rispose sorridendo e voltandosi verso la donna, avvicinandosi e afferrandole i capelli con la mano sinistra, costringendola a piegare la testa all'indietro e facendola appena gemere. "Da lei? Qualcosa la vorrei da lei". 
"Se la tocchi giuro che..".
"Rilassati, va contro gli ordini farle del male fisico!" esclamò l'uomo ridendo ancora, lasciando la presa sulla cacciatrice con troppa forza, facendo spostare di qualche centimetro la sedia a cui era legata. "Ma potrei farti qualcos'altro". 
"Cos'è che vuoi, bastardo eh?" chiese Katherine muovendo appena il collo e fissando il suo sguardo contro il suo interlocutore. "Sei stato tu ad incendiare casa mia?". 
"Si, era un avvertimento che stavamo arrivando! Dopo quello che hai fatto è un miracolo che tu sia ancora viva, credo che tu debba ringraziare paparino". 
La donna sospirò e sentiva lo sguardo confuso del maggiore dei Winchester su di lei, non avendo la minima idea di ciò che stesse succedendo e perché li avessero presi, ma la cacciatrice non rispose al suo sguardo e continuò a guardare l'uomo con astio.
"Vedo solo due possibilità: mi uccidi e non saprai mai niente, o mi torturi e io non parlarò comunque" rispose Katherine ridendo, tenendo testa all'uomo che però la schiaffeggiò con il dorso della mano costringendola a voltare il viso. 
"Piccola insolente, qualcuno avrebbe dovuto insegnarti le buone maniere!" esclamò l'uomo mostrandole i suoi occhi luccicanti e afferrandole ancora la testa dai capelli, avvicinando pericolosamente i loro volti. "Te le insegnerò io!". 
Condusse la mano libera verso il suo volto, mentre i suoi tatuaggi presero a brillare e la mano emise un calore particolare quando entrò a contatto con la guancia della donna, che capí immediatamente in che guaio si fosse cacciata. 
Katherine si dimenò dalla presa, ma in pochi secondi si rilassò contro quel tocco e il suo sguardo divenne vitreo, vedendo qualcosa che i due uomini non potevano vedere. 
Il Djinn rise di gusto e Dean continuò a dimenarsi, urlandogli che lo avrebbe ammazzato da lì a poco se Katherine ne fosse uscita ferita. 
 
 
 
Lo sfrigolio delle uova sulla padella arrivò alle sue orecchie non appena varcò la soglia della cucina, così entrò con un sorriso e si avvicinò ad abbracciare da dietro la donna che era presa dai fornelli e dal preparare la colazione prima di correre a lavoro. 
"Buongiorno tesoro.." sussurrò l'uomo baciandole il collo ed inalando il suo profumo. 
Katherine sorrise a quella stretta e spense la fiamma, prima di voltarsi e approfondire il contatto con la pelle del cacciatore davanti a sé. 
Cristian la baciò con passione e fece scendere le sue mani verso i fianchi della donna, fino ad arrivare alle natiche e la tirò su con uno scatto, voltandosi e facendola sedere sul tavolo della colazione. 
"Ehi, Samuel ci ha chiamati, abbiamo del lavoro da fare.." sussurrò la ragazza cercando invano di spingere via l'uomo, che però per tutta risposta non si allontanò e tornò a baciarle il collo. 
"Cris.." ansimò la ragazza stringendo le sue mani fra i capelli dell'uomo ed inclinando la testa all'indietro, sorridendo e stringendolo più vicino. 
Sarebbe andato tutto perfettamente quella mattina se il campanello non avesse suonato proprio in quel momento, riportandoli alla realtà e facendoli appena sbuffare; si staccarono di controvoglia e Cristian imprecò ad alta voce, mentre la donna si diresse alla porta. 
Pochi secondi e si ritrovò davanti l'ultima persona che aveva voglia di vedere in quel momento, con il suo sorriso beffardo ma con un'espressione perennemente arrabbiata. 
Dean la fissò di rimando dall'alto del suo metro e ottantacinque, piegando le labbra in un sorriso e sentendosi contento di aver appena interrotto qualcosa. 
"Ciao Kath". 
"Dean.." sussurrò la ragazza sospirando e divenendo seria. "Che ci fai qui?". 
"Il vecchio ha chiamato anche me" rispose sollevando un sopracciglio e facendo spallucce. "Interrompo qualcosa?". 
Katherine si spostò e lo fece entrare in casa dopo aver sospirato, chiedendosi quando gli sarebbe mai passata quella gelosia verso il suo stesso cugino. In fondo era stato proprio Dean a lasciarla per condurre una vita normale con Lisa e Ben qualche anno prima, perché mai avrebbe dovuto continuare quell'assurda faida? 
"Se voi due piccioncini avete finito di baciarvi possiamo raggiungere Samuel!" esclamò Dean seguendo la donna in cucina e riservando uno sguardo di astio al cugino. "Ha trovato un caso di streghe". 
Cristian roteò gli occhi e si avvicinò alla donna, stringendola dalla vita e baciandole una tempia, marchiando il territorio.
"Quando vuoi cuginetto!" esclamò l'uomo schiacciandogli l'occhio e sorridendogli infastidito. 
Cristian uscì di casa con la giacca fra le mani e Katherine e Dean fecero per seguirlo, quando inavvertitamente si sfiorarono, e il loro sguardo rimbalzò l'uno sull'altro. 
Una sensazione si insinuò nel petto della ragazza, una sensazione che conosceva bene e che aveva provato già in passato, ma che in quel momento non capiva. Non sentiva di appartenere a quel luogo, non più ormai. E per un solo secondo, delle immagini scorsero nei suoi occhi, immagini di tortura, immagini buie e poco nitide. 
Delle corde che le bloccavano i polsi, una risata fastidiosa ma che conosceva bene. 
Scosse la testa e distolse lo sguardo, uscendo di casa e seguendo Cristian, volendo assolutamente far uscire quelle immagini dalla sua mente. 
 

 
 
Un grugniro compiaciuto uscì dalle labbra del Djinn, che sorrise osservando il viso preoccupato della ragazza appena avvelenata divenire sempre più serio. 
"Se le fai del male.." iniziò il cacciatore guardandolo in cagnesco, andando alla ricerca del suo coltellino che teneva sempre legato alla manica delle giacche. 
"Si, mi uccidi, l'hai già detto" rispose il Djinn ridendo di gusto, voltandosi verso di lui e guardandolo con ilarità. "Non torceremo un capello alla tua ragazza finché non ci dirà quello che vogliamo sapere". 
"E che cos'è che volete sapere esattamente?" chiese Dean sfiorando con le dita il suo coltellino, faticando per riuscire a prenderlo con i polpastrelli. 
"Il rituale" rispose il Djinn sorridendo beffardamente, voltandosi verso la donna e toccandole di nuovo il capo. "Vogliamo il rituale". 
Dean vide nuovamente la strana luce bluastra fuoriuscire dalla sua mano e si accorse della strana espressione che Katherine aveva messo su subito dopo: ancora più triste, ancora più addolorata e al cacciatore venne voglia di urlare, perché tutto poteva sopportare tranne la sofferenza della ragazza. 
"Che le stai facendo, figlio di puttana?" urlò Dean continuando a dimenarsi, fino a fare allentare la stretta delle funi che lo tenevano prigioniero. 
"Vedrai che le piacerà!" esclamò il djinn sorridendo e continuando a premere le dita sulla testa della ragazza, trasmettendole un'altra dose del suo veleno. 
"Ti distruggerò pezzo dopo pezzo e fidati quando ti dico che di te non rimarrà nulla!" urlò il cacciatore a pieni polmoni e la sua voce rimbombò dentro quel magazzino sgombero e buio. 
Dean si pietrificò mentre i ricordi dell'ultima volta che avevano affrontato uno di quegli esseri insieme si facevano largo nella sua mente: Katherine aveva perso la memoria, dimenticando completamente la sua vita precedente. 
La rabbia crebbe dentro di lui e approfittò della distrazione del genio, sporgendosi leggermente sul lato destro fino a toccare il coltellino e sorrise beffardamente: pochi minuti e si sarebbe liberato, e quella sarebbe stata la fine per il Djinn. 
 
 
 
 
 
Samuel aveva chiesto loro di dirigersi insieme a lui in un vecchio magazzino malmesso poiché si era sparsa la voce che fosse il nido di un gruppo di vampiri e avevano impiegato l'intera giornata per arrivare dalla parte opposta del paese; adesso era notte fonda e i quattro cacciatori si divisero per perlustrare l'intero perimetro di quel luogo immenso. 
Il vecchio richiamò a sé Cristian che imbracciò le armi e lo seguì senza battere ciglio, rivolgendo un'occhiata alla ragazza e fulminando il cugino che sorrise compiaciuto. 
Katherine li ignorò e prese a camminare brandendo il suo machete, sforzandosi di non notare gli sguardi che Dean le riservava da tutta la giornata.
Con il passare dei minuti quelle occhiate divennero insopportabili e la donna si sentì addirittura perforare la schiena con lo sguardo, così rallentò il passo e lo raggiunse, lasciando che prendesse posto accanto a sè. 
"Che vuoi?".
"Sei molto strana oggi" rispose il cacciatore facendo spallucce, camminando attorno a quell'edificio che aveva tutta l'aria di essere completamente vuoto, mentre la leggera brezza della sera gli colpiva il viso. 
Katherine lo guardò per qualche secondo e sospirò, perché non riusciva a contraddirlo e a zittirlo com'era solita fare da quando avevano smesso di stare insieme. Fece spallucce e tornò a guardare davanti a sé. 
"Ho una strana sensazione che mi stringe lo stomaco.." sussurrò la donna mordendosi il labbro e scuotendo appena la testa. 
"Riguardo la caccia?". 
La donna si fermò per la seconda volta e si girò a guardarlo negli occhi come probabilmente non faceva da tempo, sentendosi quasi a disagio per la distanza che c'era fra loro.
"Credo di conoscere questo posto, ma non riesco a ricordare perché". 
Dean si voltò a guardare meglio quelle mura alte con sguardo critico, poi tornò sui suoi occhi e fece spallucce. 
"Assomiglia a quello in cui ci teneva il Djinn quando ci siamo conosciuti otto anni fa". 
La cacciatrice sorrise a quel ricordo, sapendo di non poter dimenticare quanto l'avesse legata a Sam e Dean, e riprese a camminare insieme al maggiore nel buio della notte. 
"Allora, tu e Phil avete scoperto qualcosa di più sul Purgatorio?" chiese Dean sospirando, avanzando nell'ombra e guardandola appena. 
"Come sai di Phil?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia e facendo fatica a non spalancare la bocca per la sorpresa. 
"Me l'hai detto tu" rispose Dean facendo spallucce e ridendo nervosamente, facendo di tutto pur di non guardarla negli occhi. 
"Sono abbastanza sicura di non averlo fatto" rispose la cacciatrice assottigliando gli occhi e studiando la sua espressione. 
C'era qualcosa che non andava in lui, lo aveva capito dal primo momento in cui lo aveva guardato negli occhi quella mattina, ma non riusciva davvero a capire di cosa si trattasse. 
Poi sentí un forte dolore alla tempia e successivamente il sangue colarle sul viso a fiotti, mentre una sensazione di stordimento la invase; provò a chiamare aiuto, ma era sicura che nessun voce fosse uscita dalla sua bocca. 
"Ne ho abbastanza, stupida piccola ingrata!" esclamò l'uomo colpendole il ginocchio e facendola cadere sulle ginocchia. 
"Tu non sei Dean!" rispose la ragazza riprendendosi in tempo e schivando un altro colpo alla testa, facendolo cadere a terra e mettendosi a cavalcioni su di lui prima di puntargli il machete alla gola. 
"Già, ragazza intelligente, ma non uscirai di qui prima di avermi detto tutto quello che voglio sapere!" esclamò il ragazzo sorridendo beffardamente, avvicinando sempre di più la lama alla sua gola. 
La donna si guardò attorno in preda alla confusione per quelle parole, mentre delle immagini apparvero nella sua mente: gemiti e dolore, l'odore metallico del sangue e la sensazione  di sentirlo scendere caldo e denso sulla sua tempia. 
Si tenne la testa e strizzò gli occhi, sentendosi sempre più stordita e Dean, o chi per lui, né approfittò per ribaltare le posizioni, bloccandola sotto il suo peso. 
"Sei un po' confusa tesoro, ti spiegherò io: siamo nella tua testa e qui non puoi morire!" esclamò il Djinn sopra di lei cambiando aspetto ed assumendo quello del ragazzo che li aveva colpiti nel magazzino nella realtà. "Questo vuol dire che potrò torturati all'infinito se non mi dirai dov'è il maledetto rituale!". 
 
 

 
 
Lentamente iniziò a tagliare la corda che legava il suo braccio destro al bracciolo della sedia, mentre il Djinn gli dava le spalle e rideva di gusto nel torturare la mente della ragazza vedendo attraverso la sua mente; la rabbia del cacciatore raggiunse il culmine quando vide il viso di Katherine bagnarsi con delle calde lacrime e mischiarsi al sangue che ancora le rigava la guancia. 
Pezzo dopo pezzo cercava di tagliare quella corda e liberarsi, sentendosi sempre più nervoso ed agitato. 
Poi sentí la ragazza singhiozzare, mentre altre lacrime le rigarono il viso e Dean aumentò la pressione e la velocità con cui recideva le corde; quando il pianto della ragazza crebbe incontrollato, il cacciatore non ne capí neanche il motivo, dato che Katherine vedeva qualcosa nella sua mente di cui lui era all'oscuro. 
"Lasciala stare, stronzo!" urlò Dean cercando di attirare l'attenzione su di lui per lasciare un po di tregua alla donna, ma il Djinn si girò appena. 
Sorrise soddisfatto e fece spallucce. 
"Oh non ancora, rilassati cowboy e goditi lo spettacolo".
 
 
Il Djinn approfittò di essere nella mente della ragazza e l'avvelenò sempre di più con l'intento di annullare le sue barriere mentali e scavare più in profondità dentro di lei, riuscendo a scrutare i suoi sentimenti e i suoi affetti più cari, scoprendo innumerolevoli informazioni su di lei.
Poi passò al livello pratico, usando il coltello su di lei ed incidendola pesantemente, facendola sanguinare dal fianco, lo zigomo e la coscia, ma Katherine non si spezzò, né emise un lamento per non dargli alcuna soddisfaziibe ma sorrise fiera. 
Dopo averle dato un ulteriore schiaffo sul viso facendole sanguinare anche il labbro, il genio capí di non avere alcuna chance e che non l'avrebbe piegata in quella maniera, così sorrise e le strinse forte le guance con una mano, mentre se ne stava inerme, legata a quella maledetta sedia.
"La grande cacciatrice non si spezza, eh? Che diresti se torturassi qualcun altro?". 
L'attenzione del Djinn si spostò da un'altra parte mollando la presa sulla ragazza e spostandosi verso il lato opposto: fu in quel momento che Katherine vide Dean legato ed imbavagliato davanti a lei e non riuscì a non domandarsi se fosse sempre stato lì ad osservarla sanguinare oppure fosse tutto frutto dei poteri del genio. 
Fece il giro attorno al cacciatore e gli si posizionò alle spalle brandendo lo stesso pugnale che aveva usato sulla donna, puntandoglielo alla gola ed inclinandogli la testa all'indietro. 
"Ultima chance: dov'è il rituale?". 
"Questo non è reale, sei nella mia testa.." sussurrò Katherine strizzando gli occhi un paio di volte e riaprendoli nella speranza di non trovare più Dean legato davanti a lei, ma così non fu ed il suo cuore si strinse in una morsa. 
"Si, hai ragione.. Oppure ti ho fatto vedere quello che volevo per ingannarti e adesso ti ho riportata alla realtà!" esclamò il genio ridendo di gusto, facendo spallucce e premendo sempre più forte il coltello contro la gola del cacciatore. "Vuoi davvero correre questo rischio?". 
Katherine deglutí a vuoto e sentí i battiti del suo cuore accelerare, posando i suoi occhi contro quelli dell'uomo davanti a sé, l'uomo che amava da tutta una vita e che aveva appena ritrovato. 
Non era sicura che fosse la realtà e non uno sporco gioco mentale del Djinn, come poteva decidere? 
"Kath, non dirgli niente!" esclamò Dean annuendo e sorridendole teneramente mentre la guardava negli occhi con aria tranquilla e serena. "Se è davvero importante, non dirglielo!". 
La donna annuì e sentí gli occhi divenire lucidi. Si che era importante, dannatamente. 
Non poteva permettere che i Djinn o chiunque altro venisse a sapere di ciò che lei e Phil stavano facendo ormai da più di un anno. 
Guardò per un ultimo lungo momento Dean negli occhi e vide qualche goccia di sangue prendere ad uscire dal suo collo, e capí che quell'essere stesse semplicemente giocando con loro. 
"Fottiti, schifoso genio!". 
Sul volto del Djinn si dipinse un ulteriore ghigno ed affondò il pugnale sempre più in profondità, recidendo l'arteria e lasciando fuoriuscire il sangue dalla gola di Dean; un fremito scosse la donna che osservò inerme la scena, mentre vedeva la vita scivolare via dagli occhi del cacciatore e la sua maglia tingersi di un rosso acceso. 
Finzione o no, vedere il suo uomo sgozzato in quella maniera per colpa sua la fece cedere e delle lacrime scesero incontrollate sul suo viso, rigandole le guance e scendendo sul collo, per terminare la loro corsa contro la maglia che indossava.
"No, no, Dean ti prego.." sussurrò la donna singhiozzando e respirando pesantemente, muovendosi irrequieta su quella sedia che cominciò a scricchiolare sotto il suo peso. 
"Adesso dimmi quello che voglio sapere prima che passi ad un altro membro della tua famiglia!" esclamò il Djinn pulendo la lama insanguinata contro la giacca di tessuto del cacciatore, che piegò la testa verso il corpo senza vita. 
"Sei uno schifoso figlio di puttana!" urlò Katherine continuando a piangere, scuotendo la testa ma non riuscendo a distogliere lo sguardo dal cacciatore che giaceva davanti a lei. Si mosse sempre più freneticamente, ruotando i polsi e le gambe sotto quelle pesanti corde che ancora non volevano cedere. "Hai stuzzicato la persona sbagliata!". 
La cacciatrice sentí il veleno del Djinn sgorgare via dal suo corpo insieme al sangue che fuoriusciva dalle sue ferite ancora aperte e i suoi occhi presero a brillare di uno strano colore, che al genio parse essere un giallo paglierino. 
Il pianto cessò lasciando il posto ad un'incontrollabile furia ceca che non provava da quando la Maledizione prese possesso di lei; urlò in preda alla collera e si mosse sempre più freneticamente, fin quando riuscì a strappare le corde dalla sedia che si distrusse sotto il suo peso, e si alzò di scatto afferrando uno dei pezzi di legno rotti sotto di sé. 
Lo lanciò contro il genio, stordendolo ed avvicinandosi pericolosamente, colpendolo in viso e sfogando la sua rabbia ed il suo dolore contro di lui. 
Lo disarmò, afferrando il pugnale con cui aveva brutalmente ucciso Dean sotto i suoi occhi e piuntandoglielo al collo, guardandolo negli occhi con tutto l'odio che provasse. 
"Non puoi fermarmi qui dentro!" esclamò il Djinn ridendo e colpendola in viso, facendola indietreggiare di qualche passo mentre si rialzava in piedi. 
Katherine sgranò gli occhi udendo quella frase e il dolore lasciò lo spazio al sollievo: qui dentro. Erano ancora nella sua testa. Nessuna realtà. 
Guardò il coltello che aveva fra le mani e ricordò cosa le avesse detto Dean quando era fuggito dal sogno in cui era stato indotto tanto tempo prima. Sorrise appena e guardò il genio un'ultima volta.  
"Già idiota, ma adesso posso svegliarmi!".
Senza esitazione si trafisse in pieno stomaco sotto gli occhi esterefatti del Djinn, che provò invano a fermarla. 


Katherine aprì finalmente gli occhi trovandosi ancora in quel maledetto magazzino e i suoi occhi vagarono alla ricerca del cacciatore, trovando davanti a sé la sedia su cui doveva essere posto Dean completamente vuota, mentre il genio le teneva ancora le mani sulle tempie. 
Si guardarono per qualche secondo e il Djinn caricò il pugno per colpirla dritta in faccia senza alcuna pietà, ma si bloccò a mezz'aria e la ragazza poté vedere una grossa lama trapassargli il petto mentre la vita abbandonava i suoi occhi. 
Per qualche secondo non riuscì a capire cosa l'avesse colpito, poi il genio si accasciò a terra senza forze lasciando il posto al cacciatore dietro di lui con un sorriso compiaciuto e un sopracciglio spaccato. 
Katherine si sentí intontita, ancora confusa dall'effetto del veleno del Djinn e guardò quasi con timore il ragazzo avvicinarsi in silenzio e tagliare via le corde che la bloccavano ancora alla sedia. 
"Ti prego dimmi che non hai perso di nuovo la memoria.." sussurrò il cacciatore liberandole le gambe ed inginocchiandosi davanti a lei, posizionandole le mani sui fianchi. "Sono Dean". 
I suoi occhi verdi non erano vitrei come quelli che aveva visto poco prima morire, il suo corpo era pieno di vita e fremeva nell'attesa che gli rispondesse, ma Katherine si limitò semplicemente a fissarlo di rimando mentre delle calde lacrime sgorgarono nuovamente dai suoi occhi, rigandole il viso.
Respirò con fatica nel tentativo di mettere a fuoco la stanza attorno a sé e cercando di capire se fosse davvero uscita da quel maledetto sogno o se fosse ancora opera del genio che provava a recuperare quante più informazioni, ma poi guardò ancora una volta il corpo del Djin che giaceva a terra senza vita e sentí il cuore meno pesante. 
"Ti prego dimmi perché stai piangendo.." sussurrò Dean deglutendo a vuoto e sfiorandole il viso, sentendo un peso stazionare sul suo peso come un macigno rendendogli impossibile anche respirare. 
Katherine continuò a non rispondere, sentendosi molto scombussolata da quanto avesse visto nella sua mente ed istintivamente gli buttò le braccia al collo, inarcando la schiena ed affondando il viso sul suo petto, lasciando il ragazzo sorpreso da quel gesto. 
Lo ricambiò immediatamente e la strinse con forza contro di lui, quando sentí il viso della ragazza muoversi sul suo corpo e risalire, fino a trovarlo a pochi centimetri dal suo. Fu solo un momento, perché Katherine non ci pensò due volte a colmare quella distanza e a baciarlo a fior di labbra, strisciando la sedia sul pavimento per avvicinarsi ed arrivare all'altezza del suo viso. 
Dean sorrise e ricambiò il suo bacio, conscio che qualsiasi cosa avesse visto la ragazza, doveva essere qualcosa di davvero spaventoso per ridurla in quello stato. 
"Portami a casa.." sussurrò la donna abbassando nuovamente il viso sul suo petto, desiderando di godere di quell'abbraccio per ancora qualche momento. 
 
 
 
 
"Non posso credere che abbiate fatto una cosa così stupida!" esclamò Hailey ricucendo il fianco della sorella, mentre Katherine stava seduta sul primo tavolo accanto alle scale della sala lettura, dando le spalle al suo compagno di sventure. 
"Siete stati due idioti" continuò Sam dando manforte alla sua ragazza, sedendosi al tavolo e sorseggiando la birra, fulminando con lo sguardo la minore delle Collins e suo fratello, che sbuffò rumorosamente rimanendo seduto al tavolo dalla parte opposta rispetto alle sorelle, bevendo la sua birra e non incrociando lo sguardo dei tre neanche per sbaglio. 
"Judith è morta di paura quando si è svegliata senza di te, è venuta a cercarci con le lacrime agli occhi!" esclamò Haiely ricucendo la ferita della sorella e facendola appena gemere dal dolore.
Katherine roteò gli occhi e quasi sbuffò, ma la donna le pizzicò il fianco sano, facendola sussultare e guadagnandosi un'occhiataccia. 
"Ma che cazzo fai?!" esclamò allontanandosi di scatto, decretando la fine delle sue cure da parte della sorella e scendendo di scatto dal tavolo, abbassandosi di fretta la maglietta. "Ok, siamo stati avventati ma..". 
"No, ubriacarsi ad una festa piena di ragazzi malintenzionati è avventato; tatuarsi tutto il braccio a sedici anni è avventato! Voi siete stati sconsiderati, non avete pensato che chiunque avesse dato fuoco a casa tua fosse ancora in agguato a studiare ogni tua mossa?!" esclamò Hailey alzando il tono di voce e guardando in cagnesco i due ragazzi come farebbe una madre furiosa. 
Katherine cercò aiuto nello sguardo del minore dei Winchester, che però scosse la testa e sospirò giocherellando con l'etichetta della sua birra. 
"Non sono dalla tua parte questa volta Kath, non posso!" rispose Sam allo sguardo silenzioso della donna, facendo spallucce. "Ultimamente hai corso molti rischi e non capisco neanche perché! Cosa sta succedendo?". 
"Non sono affari che vi riguardano!" esclamò sbuffando, incrociando le braccia sotto il seno e scuotendo la testa. 
Stanca di quella situazione e cosciente che sua sorella si fosse implicata in qualche strana situazione con i demoni, Hailey sospirò rumorosamente ed uscì in fretta dalla sala lettura bofonchiando qualche imprecazione non adatta alle orecchie più fini, seguita da Sam che stava per compiere la sua stessa azione, lasciando i due da soli. 
Katherine indietreggiò di un passo fino a toccare il tavolo con i fianchi e con le mani, sentendo lo sguardo pungente di Dean sulla sua schiena. Sapeva che se si fosse girata avrebbe dovuto rispondere alle sue domande senza neanche avere una risposta valida, così sospirò rumorosamente e fece per andare via ma la voce del cacciatore la richiamò. 
Non si voltò ma sentí la bottiglia di birra ormai vuota sbattere con forza contro il tavolo e la sedia strisciare, permettendogli di alzarsi ed andandole incontro. 
"Mi hai chiesto di fidarmi e l'ho fatto, adesso però devi dirmi cosa sta succedendo!".
Katherine lentamente si voltò e sospirò, facendo scontrare i loro occhi e leggendo tutta la confusione e la rabbia che provava. 
"Perché? Perché ti ho baciato?". 
"No, perché stavi per morire oggi pomeriggio" rispose l'uomo riducendo gli occhi a due fessure e guardandola in cagnesco. "Devo sapere contro chi combattiamo e perché". 
"Nessuno ci attaccherà da oggi in poi!" esclamò la donna allargando le braccia, conscia che non sarebbe più riuscita a tenere su quel teatrino. "Sistemerò tutto". 
Dean contrasse la mascella e si passò pollice ed indice sulle labbra, cercando le parole adatte a quella situazione e provando a non farsela scappare dalle mani.
"Se al posto nostro ci fosse stata Judith come pensi che sarebbe andata a finire?". 
Katherine tremò a quel pensiero e scosse la testa come per allontanarlo, sospirando e passandoci una mano sul viso ancora incrostato dal sangue, ma non risponse e si voltò, facendo per andare via, ma stavolta Dean la riagganciò dal braccio, girandola verso di sé e costringendola a guardarlo negli occhi. 
"Non posso fidarmi di te se non mi dai una spiegazione!". 
"Beh, provaci perché da oggi in poi ti toccherà vedermi tutti i giorni!" rispose la donna allargando ancora una volta le braccia, guardandolo in maniera infastidita. 
Dean si avvicinò ancora e solo per un secondo permise a sé stesso di far oscillare il suo sguardo sulle sue labbra, ma subito lo rialzò puntandolo sui suoi occhi e nonostante tutto trovò il solito sguardo rassicurante di chi non li avrebbe mai messi in pericolo senza una buona motivazione. 
"Qualsiasi cosa sia, quando è grave? E non sminuire la cosa!".
"Ho qualcosa che potrebbe interessare ai demoni e alle altre creature.." sussurrò Katherine abbassando lo sguardo e sospirando. 
"Il rituale.." sussurrò Dean ricordando le parole del Djinn ed aggrottando le sopracciglia. "Chi è la persona che cercavi oggi?".
La donna lo guardò negli occhi e scosse la testa, mordendosi le labbra per il nervosismo.
Cosciente che non avrebbe saputo nient'altro, Dean sospirò e si portò una mano in tasca, estraendo la foto che aveva trovato a casa sua e porgendogliela. Gli occhi le si illuminarono immediatamente e la strinse forte con le dita, come se avesse appena ricevuto qualcosa di speciale e che non pensava di rivedere ancora.
Lo ringraziò felice, continuando a scrutare suo padre e la sua giovinezza nella foto, quando due forti braccia le cinsero la vita, stringendola forte; Dean appoggiò il mento sulla sua spalla e chiuse gli occhi, sentendo la mancanza del contatto fisico con lei, e Katherine ricambiò l'abbraccio senza esitazione come se non aspettasse altro. 
"Ti abbraccerei tutto il giorno, ma sono stanca e dolorante, e tutto ciò che voglio è un letto.." sussurrò la ragazza discostandosi appena ma sorridendogli teneramente. 
"Ti accompagno.." rispose Dean cingendole la vita, ma la donna bloccò quel contatto facendo qualche passo indietro e guardandolo con un'espressione seria. 
"Dopo oggi preferisco stare quanto più possibile lontana da te e dalle tue labbra.." sussurrò sorridendo imbarazzata, mentre gli angoli delle labbra del cacciatore si piegarono in un risolino sarcastico, prendendola quasi come una sfida. 
Le baciò una guancia e poi la fronte, prima di lasciarla andare ed osservandola sparire in quel corridoio buio, chiedendosi in che diavolo di casino si fosse cacciata in quell'anno e mezzo di lontananza.
Si diresse in cucina e prese un cartone da sei bottiglie di birra con tutta l'intenzione di scolarsele fino a dimenticare persino il suo stesso nome, ma rimase qualche secondo a fissarle: non aveva intenzione di passare quella notte da solo. 
Ancora dubbioso sulla sua decisione, si diresse verso la stanza della ragazza e colpí due volte la porta con le nocche: nessun rumore provení dall'interno, forse Katherine stava già dormendo o semplicemente non aveva voglia di parlare con lui, così Dean sospirò rumorosamente e fece per tornare sui suoi passi, quando un cigolio attirò la sua attenzione. 
La donna se ne stava appoggiata alla porta con un sorriso sulle labbra, capendo benissimo cosa il cacciatore fosse venuto a fare nella sua stanza. 
"Io.. So che sei stanca, ma mi chiedevo se ti andasse di bere una birra, parlare di questi due anni e.." iniziò il ragazzo ma la sua espressione era davvero troppo impacciata, e non riuscì a terminare la frase se non con un sorriso imbarazzato. 
Katherine ci pensò su qualche secondo continuando a guardarlo negli occhi, poi sorrise e si avvicinò con lentezza; Dean la vide annullare la distanza fra di loro, fino a quando le loro labbra si toccarono, facendolo appena irrigidire. 
Colse la palla al balzo e ricambiò il bacio lasciando cadere le birre sul pavimento con un tonfo, allungando le mani senza timore sulle sue cosce, permettendole di avvolgerle attorno al suo bacino e chiuse la porta con un braccio, prima di avanzare nella stanza ed adagaiarla con non troppa delicatezza sul grande letto con tutta l'intenzione di passare l'intera notte a viziarsi e ad amarsi come ormai non facevano da troppo tempo.
 
 

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Capitolo 21
*** Heat of the moment. ***


Capitolo 18.
Heat of the moment. 
 
 
"Congratulazioni Sam e Dean Winchester: siete di nuovo vergini!". 
I fratelli si scambiarono un'occhiata eloquente e il minore sorrise appena imbarazzato osservando Dean ridere senza riuscire a trattenersi, mentre la simpatica signorina dai capelli rossi e l'atteggiamento molto tirato ripose i moduli che avevano appena firmato dentro un cassetto. 
Si erano recati ad Hartford, Dakota del Sud, quando delle giovani ragazze erano scomparse nel nulla e l'unico testimone continuava a ripetere di aver visto la vittima numero tre scomparire in una forte ed accecante luce blu.
Hailey, che era rimasta nel motel insieme a Katherine, erano già rinate quella mattina in quella stessa chiesa ed erano tornate nella loro stanza per indagare meglio sul caso: tutte le vittime appartenevano alla chiesa a cui si erano appena iscritti, rinnovando il loro voto di castità. 
Non ci misero molto a capire che, qualunque cosa fosse avesse preso di mira i fedeli che non mantenevano il voto. 
Il telefono della maggiore delle Collins vibrò e rispose automaticamente, portandoselo all'orecchio e sbuffando appena. 
"Ricevuto, arriviamo!". 
Katherine chiuse il pc che stava usando per le ricerche e si voltò nella sua direzione aggrottando le sopracciglia con un'espressione confusa, cercando di capire cosa intendesse. 
"La riunione, Kath" puntualizzò Hailey roteando gli occhi ed alzandosi dalla sedia. 
"Oh ma dai, è davvero necessario?" chiese Katherine sbuffando sonoramente e scuotendo la testa. "Continuerò le ricerche, voi andate pure !". 
"Non scapperai dai tuoi problemi con Dean stando rinchiusa qui dentro, quindi alza il culo e vieni con me!" esclamò Hailey facendo spallucce e strattonandola appena dal braccio, costringendola ad alzarsi. 
"Non ho problemi con Dean" iniziò Katherine accigliandosi, ma la sorella le rispose con una grossa risata di cuore. 
"Sorella, ho anche io gli occhi! Vi comportate come due adolescenti impacciati!". 
La minore si voltò a guardarla pronta a risponderle in maniera acida, ma si fermò perché ciò che avesse appena detto era la pura verità, così afferrò la sua giacca e poi le puntò un dito contro. 
"Chiudi la bocca". 
Hailey rise ancora di cuore e la vide uscire dalla stanza infastidita, e rimase a chiedersi perché sua sorella e il maggiore dei Winchester si comportassero ancora come due ragazzini: erano passate due settimane ormai dal bacio che si erano scambiati dopo essere stati catturati dal Djinn e dal sesso che avevano fatto quella sera stessa, ma ogni qualvolta si trovassero nella stessa stanza i due scoppiavano in una forte lite. Anche per stupidaggini durante i casi, rovinando l'equilibrio che avevano tutti faticato per ottenere. 
Quella mattina avevano bisticciato per l'ennesima volta e Dean era uscito dalla stanza insieme a suo fratello, recandosi alla chiesa per rinascere e fare voto di castità fino al matrimonio. Paradossale per uno come lui. 
Dopo un'abbondante mezz'ora, le sorelle si presentarono alla chiesa e si ricongiunsero ai due uomini, e la direttrice del gruppo li schierò in cerchio per dare inizio alla riunione: Sam ed Hailey si sedettero vicini, mentre Dean e Katherine misero un po di distanza fra loro, sedendosi dalla parte opposta rispetto all'altro. 
"Perché non cominciamo con una preghiera silenziosa per i nostri amici scomparsi?" chiese la donna bionda che dirigeva il gruppo, Suzy, sedendosi sulla sua sedia e abbassando il capo, così come fecero tutti. 
Lo sguardo di Katherine si scontrò con quello del maggiore dei Winchester, che stava ad osservarli uno ad uno con aria quasi disgustata, e gli fece segno con gli occhi di adeguarsi al contesto e non fargli saltare la copertura, così Dean abbassò anche lui il capo e mosse silenziosamente le labbra imprecando dentro di sé. 
Idiota. Pensò la donna sbuffando e scuotendo la testa, mordendosi il labbro e sollevando il capo. 
Dopo la notte di due settimane prima, Katherine sapeva di non essersi comportata bene sgattaiolando via non appena il cacciatore fosse sprofondato nel sonno e poteva capire come si fosse sentito una volta svegliato da solo nel suo letto che ancora profumava di loro. 
Credeva di avere sistemato le cose con il sesso, ma evidentemente per Katherine non era bastato. 
"Allora, perché non cominciamo dai nuovi arrivati?" chiese Suzy sorridendo gentilmente ai quattro. "Perché avete deciso di unirvi a noi e rinnovare la vostra castità? Sam, Hailey? ".
"Perché ogni donna con cui sono stato, beh, non è finita bene.." rispose Sam annuendo e mettendo su la sua espressione più dispiaciuta, per poi prendere la mano della ragazza accanto a sé e sorridendo dolcemente. "Ma adesso che ho trovato la donna giusta per me, non voglio rovinare tutto con il sesso! Non prima del matrimonio!". 
Le donne del gruppo fecero degli apprezzamenti appena udibili su quanto avesse detto il ragazzo, che riuscirono a coprire il "Sto per vomitare" sussurrato da Dean, che scosse il capo e guardò in tutt'altra direzione. 
"Grazie per la tua testimonianza, Sam!" esclamò Suzy sorridendo appena e guardando il resto del suo gruppo. "Restiamo determinati e puri!". 
"Già, come se fosse possibile!" esclamò Dean forse a voce troppo alta, facendo voltare l'intero gruppo verso di lui, che si ritrovò leggermente in imbarazzo. 
"Se la pensi così allora perché sei qui?" chiese Suzy aggrottando le sopracciglia e sporgendosi appena con il busto nella sua direzione. 
"Io non.. Intendevo che il sesso mi è sempre sembrato bello, davvero bello.. Dannatamente bello.." sussurrò Dean sorridendo e lasciando che il suo sguardo risalisse verso il gruppo, fino a scontrarsi con i suoi occhi azzurri in cui si perse per qualche secondo di troppo. "Ma a volte fa anche stare male: ti svegli la mattina dopo e finisce tutto miseramente. Lei non vuole più avere a che fare con te, che magari te lo meriti pure, ma fa comunque male".
Sam ed Hailey si scambiarono uno sguardo eloquente, chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo, consci che avrebbero dovuto aiutarli a sbrogliare quella matassa che non sarebbero stati in grado di sistemare da soli. 
"Non capisco cosa ci sia di speciale nel sesso! Ci si sente, ci si tocca e le mie mani che toccano il corpo dell'altro.." sussurrò Katherine sostenendo lo sguardo, avendo capito benissimo di cosa volesse parlare il ragazzo. "È tutto bellissimo, ma quando succede senza una ragione non è importante!". 
"Non è importante? Non ci si concede a tutti, lo sai questo? Perché il toccarsi, l'aversi è qualcosa di unico e speciale e.. Noi due che ci muoviamo insieme, sentiamo il corpo dell'altro sotto di noi, ci muoviamo avanti e indietro e.. Poi troviamo quel punto sensibile e tutto diventa più intenso fino a che.. ". 
Sam si schiarí la voce e li riportò alla realtà, riservandogli un'occhiataccia; Dean sospirò rumorosamente, rendendosi conto solo in quel momento di essere davanti ad altre persone e di non stare discutendo solamente con Katherine, che abbassò lo sguardo sul pavimento e si tenne ai bordi della sedia come ad un salvagente. 
"Ma adesso ho la mia verginità indietro, quindi non avrò più questi problemi!" esclamò Dean tornando a mettere su la sua faccia da poker, sorridendo e comportandosi come se nulla fosse successo, lasciando le altre persone del gruppo con lo sguardo più che confuso. 
 
 
La seduta continuò e Suzy non lasciò che nessuno dei quattro prendesse più parola, permettendo al resto del cerchio di sfogarsi, di leggere poesie sulla faccia oscura del sesso e dei piaceri della carne, e per tutto il tempo Katherine tenne lo sguardo incollato sul pavimento, sentendo però gli occhi accusatori ed arrabbiati di Dean scavarle il petto. 
Quando finalmente la seduta terminò Katherine non perse tempo ad uscire in fretta dalla chiesa, tornando finalmente a respirare mano a mano che metteva distanza fra loro. Aveva sbagliato e lo sapeva bene, ma non potevano continuare così. Dovevano risolvere il caso e forse dopo avrebbero potuto ristabilire i paletti. 
I suoi pensieri vennero interrotti da una mano sulla spalla, che la fece trasalire e quasi non colpí Sam con un pugno in pieno viso per quanto fosse nervosa in quel momento. 
"Calmati tigre, siamo noi!" esclamò Hailey aggrottando le sopracciglia, fissando la sorella con espressione confusa sul viso. "Ma che vi prende?".
Katherine la ignorò e guardò i due ragazzi con aria sollevata, scuotendo la testa e respirando appena. 
"Cosa avete scoperto?". 
"C'è un altro rapimento, stiamo andando alla stazione di polizia per avere più informazioni" sussurrò Sam guardandola con preoccupazione. "Tu e Dean andate a controllare la casa dell'ultima vittima". 
La donna provò ad aprire la bocca per controbattere, ma l'espressione della sorella le suggerì che sarebbe stato meglio tacere ed evitare qualsiasi lamentela, dato che ne avevano ormai abbastanza delle loro scenate e della loro teatralità. 
Fantastico, pensò scuotendo la testa ed osservando i due ragazzi andare via in direzione della stazione di polizia, mentre vide Dean uscire dalla chiesa con espressione accigliata ed infastidita. 
Salirono in auto in silenzio ed arrivarono all'appartamento sigillato dalle forze dell'ordine senza dire una parola, entrandovi con cautela e senza dare troppo nell'occhio. 
La stanza padronale era in disordine, i cocci di vasi rotti e vari oggetti in ceramica arredavano il pavimento e Katherine sgranò gli occhi a quella vista, chiedendosi cosa fosse stato in grado di distruggere una stanza in quella maniera. 
"Si, qualcuno è stato catturato qui.." sussurrò Katherine abbassandosi sulle caviglie e guardando il suolo, parlando per la prima volta da quando erano rimasti da soli. "Dovremmo informarci con i vicini". 
Dean non rispose e prese il telefono per sapere cosa avessero scoperto suo fratello ed Hailey, ma nessuno dei due rispose alle sue telefonate; pochi secondi dopo il suo telefono vibrò fra le sue mani e il ragazzo aprì il messaggio appena arrivato: "Non sprecare questa opportunità!". 
Che fosse un'idea di Sam o di Haiely, Dean pensò che gliel'avrebbe fatta pagare sicuramente per averli mandati a più di mezz'ora di distanza da loro e che quindi prima o poi avrebbero dovuto parlare per comunicare. 
"Non rispondono?" chiese Katherine alzandosi e guardandolo per la prima volta negli occhi dopo la seduta. "Forse dovremmo andare a controllare che stiano bene".
Dean serrò la mascella e dopo qualche secondo riposò il telefono nella sua tasca senza dire nulla, ma studiandola con lo sguardo: lui avrebbe voluto che lei ammettesse i suoi sentimenti e Katherine che lui ammettesse i suoi errori, invece di continuare a dire "l'ho fatto per te". 
“Già perché sarebbe più semplice se ci fossero anche loro, perché adesso siamo solamente io e te.." disse Dean riprendendo l'uso della parola, guardandola quasi con astio. 
Katherine aggrottò le sopracciglia e lo guardò con aria di stizza, superandolo e facendo per uscire dalla casa senza neanche rispondergli, ed il ragazzo sapeva di avere poco tempo per farla reagire. 
“Avevo dimenticato che tu fai così" continuò il cacciatore facendo qualche passo nella sua direzione, deglutendo a fatica ma mettendo sù l'espressione più ironica che avesse. 
“Così come?” chiese Katherine richiudendo la porta che aveva appena aperto e voltandosi a guardarlo in cagnesco.
“Quando siamo vicini sul piano emotivo tu ti allontani e scappi!" esclamò Dean allargando le braccia ed avvicinandosi di più, non distogliendo lo sguardo da lei. "Eppure sai quant'è difficile per me aprirmi”. 
Katherine si irritò e si irrigidí, sgranando gli occhi e guardandolo con astio per l'ennesima volta, ricordando che avesse usato quelle stesse parole qualche anno prima durante una delle loro litigate. 
“Ti sei accorto che stiamo lavorando?! ".
Sul volto del ragazzo si dipinse un sorriso ironico e scosse la testa, distogliendo lo sguardo e facendo una smorfia. 
“Tipico di te! Trovi sempre il modo di chiudermi la porta in faccia!”. 
Katherine rimase a bocca aperta ed incrociò le braccia al petto, sostenendo lo sguardo con aria del tutto incazzata.
“Oh, è molto divertente, davvero! Vogliamo parlare di chi ha chiuso la porta e ha buttato via la chiave?”. 
“La vedi davvero così? Perché io.." iniziò il cacciatore facendo qualche altro passo, avanzando e intrappolandola con i suoi occhi, ma venne brutalmente interrotto. 
“Non provare a scaricare la colpa su di me!” esclamò Katherine alzando il tono della voce e puntandogli un dito contro. 
“L’ho fatto per proteggere te e Judith!” esclamò Dean esasperato ed allargando le braccia, notando qualcosa negli occhi cambiare della donna che stava davanti a sé. "Volevo che aveste una vita normale". 
Katherine contrasse la mandibola e scosse la testa, stringendo le braccia al petto ma parlando con voce molto più calma e pacata. 
“Per due volte sei andato via da me senza sapere se me la sarei cavata, Dean! Due volte!”. 
“Pensavo che fosse quello che volevi.. " sussurrò Dean avvicinandosi e giungendo finalmente vicino alla donna, che se avesse alzato una mano nella sua direzione le avrebbe persino sfiorato il viso. Infatti lo fece e la donna non si ritrasse da quel tocco, mentre i suoi occhi divennero sempre più lucidi. "Non volevo ferirti ancora".
“Beh, eccome se l’hai fatto!” esclamò Katherine facendo un passo indietro, sentendo sempre più dentro di sé che quella storia non l'avrebbe portata da nessuna parte. 
“Mi dispiace!”. 
“Non mi interessa, Dean!" esclamò la donna tornando a guardarlo e ad alzare il tono della sua voce con rabbia." È finita davvero questa volta". 
Il ragazzo si ritrovò a pensare che se la cacciatrice avesse estratto la sua pistola e gli avesse sparato in pieno petto gli avrebbe fatto meno male, così Dean si arrese e sospirò abbassando il suo sguardo, sapendo che per riavere indietro i suoi occhi blu, avrebbe dovuto abbassare la pistola invisibile che teneva sempre puntata su tutto e tutti. 
"Noi ci conosciamo da molti anni Kath, so che non è vero perché agisci così quando hai paura.." sussurrò Dean sfiorandole ancora il viso, sentendo delle lacrime calde venire a contatto con la sua mano. 
"Tu non sai niente.." sussurrò la ragazza voltandosi verso di lui, mostrandogli i suoi occhi arrossati dal pianto silenzioso.
"Allora dimmelo" sussurrò Dean azzardando un altro passo avanti e afferrandole il viso anche con l'altra mano, sollevandoglielo e costringendola a guardarlo. 
"Non posso".
La sua voce si ridusse ad un sussurro e altre lacrime scesero copiose dai suoi occhi, mentre il labbro le tremò e il cacciatore non riuscì a resistere a quella visione. 
"Certo che puoi, parla con me ti prego.." sussurrò Dean supplicandola con lo sguardo e con le parole, carezzandole il viso. 
I loro occhi si scontrarono per l'ennesima volta e Katherine sentí il cuore perdere sempre più battiti alla visione di quel verde smeraldo sempre più vicino a lei: gli aveva detto che era finita fra loro, lasciando intendere che non lo amasse più, ma nulla di tutto ciò era vero. 
Si avvicinò senza pensarci due volte e fece scontrare le sue labbra con le sue, aggrappandosi alle sue braccia e tirandolo sempre più vicino a sé: indietreggiò di qualche passo portando Dean con sé e scontrò la sua schiena contro il muro della stanza da pranzo di quella casa in cui non erano mai stati prima di quell'ultima mezzora, lasciando che le loro labbra si cercassero fameliche e sussultò quando sentí le mani del cacciatore afferrarle le cosce ed adagiarla sull'ampio tavolo. 
L'uomo riprese aria, staccandosi per qualche secondo e guardandola negli occhi: Katherine non si ritrasse da quel contatto visivo e gli apparve appena imbarazzata, vedendola tornare sotto i suoi occhi la stessa ragazza che aveva amato negli ultimi otto anni della sua vita. 
"Aspetta.." sussurrò Dean sospirando e facendo fatica a mettere un po di distanza fra loro dopo essersi fatto coinvolgere in quella maniera, sfiorandole il viso con aria triste. "Aspetta, questo non è..".
"Ti prego, non ti fermare Dean.." sussurrò Katherine con occhi lucidi e cercando di avvicinarsi sempre più al ragazzo, attirandolo a sé con le gambe. 
Dopo aver studiato i suoi occhi, l'uomo decise di lasciarsi andare, tornando a baciarla con delicatezza e tutto l'amore che possedeva dentro di lui: nulla era più meccanico come l'ultima volta di due settimane prima, Katherine non evitava più il suo sguardo, ma anzi lo cercava e desiderava perdervisi. 
Fecero l'amore dentro quella casa vuota, dirigendosi sull'unico letto disponibile e stringendosi sempre di più, gemendo e non staccando mai le mani dell'uno sull'altra, così come i loro occhi non si chiusero mai, ma rimasero fissi a guardarsi e a sussurrarsi parole d'amore mentre gemevano di piacere e si stringevano dentro quel vortice di passione che tanto avevano agognato. 

 
Giocavano l'uno con la pelle dell'altro procurandosi piacevoli brividi di piacere lungo la schiena restando in silenzio, lo sguardo perso nel vuoto: Katherine giocava con il tatuaggio sul petto del ragazzo, seguendone i contorni con i polpastrelli mentre vi stava appoggiata con il viso, e Dean le sfiorava la schiena con delicatezza mentre fissava il soffitto. 
Era stato fantastico, molto più intenso di quanto ricordasse, molto più di quanto lo fosse mai stato nella sua vita con qualsiasi altra persona, eppure c'era ancora qualcosa che non andava fra loro: qualunque cosa nascondesse Katherine lo stava tormentando e la ragazza non dovette faticare per accorgersene. 
Quando sollevò il viso per guardarlo vide la sua espressione crucciata, le sopracciglia aggrottate e le labbra contratte, come se stesse ipotizzando qualcosa nella sua mente che però riteneva impossibile. 
"Che faccia pensierosa.." sussurrò Katherine carezzandogli il viso con delicatezza ed accennando un sorriso amaro. "Stai bene?". 
Dean voltò lo sguardo per incontrare il suo e rispose debolmente al sorriso, carezzandole la testa e schioccandole un bacio sulla fronte. 
"Si.. Si! E tu?". 
La donna sorrise di più ed annuí, avvicinandosi alle sue labbra e baciandolo ancora con passione e trasporto, desiderando che il tempo non passasse più e che non dovesse più uscire da quel letto. 
Dean conosceva bene lo sguardo nei suoi occhi: era felice, ma non abbastanza da contagiare gli occhi, che rimasero penseriosi e tristi. 
"Che c'è? Qualsiasi cosa sia, la posso accettare". 
Per tutta risposta Katherine affondò il viso nel suo petto, lasciandosi cullare dalle braccia del ragazzo che si chiese se sarebbero mai riusciti a ristabilire l'equilibrio nel loro rapporto e se lei si sarebbe fidata ancora una volta di lui.
Il telefono della cacciatrice suonò e Katherine fu felice per la prima volta che sua sorella avesse chiamato proprio in quel momento, e si alzò di corsa alla ricerca della sua ciambella da salvataggio, che trovò sotto i vestiti che avevano deliberatamente lanciato per la stanza qualche ora prima. 
"Ed ecco mia sorella ed il suo miglior tempismo!" esclamò Katherine rispondendo al telefono e sorridendo, voltandosi verso il ragazzo e facendogli l'occhiolino. "Avete trovato qualcosa?". 
Katherine mise in vivavoce e ricominciò a vestirsi controvoglia, così come Dean che fece lo stesso sospirando, prestando attenzione alle parole della donna via telefono. 
"No, ma volevamo solo sapere se state brene..". 
I due ragazzi si scambiarono un'occhiata divertita e Dean si leccò le labbra come per riassaporare le ore che avevano appena passato insieme, avvicinandosi alla donna ed attirandola a sè con un sorriso. 
"Beh, direi che qui sia tutto a posto.." rispose l'uomo prima di chinarsi a baciare con avidità la ragazza, carezzandole il viso. 
Sam ed Hailey ridacchiarono dall'altro capo del telefono, così come Katherine che passò le mani sulla camicia ancora aperta del cacciatore davanti a sè; poi dei rumori provenienti dalla porta di casa attirarono la loro attenzioni, sentendo dei passi farsi sempre più vicini. 
"Che succede?" chiese Sam dall'altro capo del telefono con voce preoccupata. 
Una donna si parò davanti ai due ragazzi, una donna che avevano già visto durante quella giornata e non ebbero neanche il tempo di armarsi che una forte luce blu li avvolse e ben presto dei due non rimase nessuna traccia. 
 
 
 
 
I due ragazzi aprirono la porta dell'appartamento pieno di sigilli in maniera cauta, impugnando le loro armi ed entrando in rigoroso silenzio, guardandosi attorno in maniera circoscritta: la casa appariva ordinata, se non fosse stato per dei cocci all'interno del salone che testimoniavano la violenza con cui qualcuno aveva fatto scontrare la vittima contro il piccolo tavolino che stava al centro della stanza, distruggendo tutto un mille pezzi, ma niente a che vedere con la scomparsa di Dean e Katherine. 
Sam ed Haiely risposero le armi e continuarono a perlustrare la stanza, fino ad arrivare alla camera padronale dove intuirono senza troppo sforzarsi cosa fosse successo: il letto era completamente sfatto, le lenzuale erano state tirate via, i cuscini erano a terra. 
Fu incomprensibile per loro capire come i propri fratelli si fossero lasciati andare proprio nella casa di una delle vittime che avrebbero dovuto salvare, e subito intuirono perché anche loro fossero stati catturati: avevano infranto la loro promessa di castità e questo a qualcuno non era proprio piaciuto. 
"Bene, abbiamo del lavoro da fare!" esclamò Sam sbuffando e grattandosi distrattamente la nuca. 
Haiely non rispose e tirò fuori dalla sua borsa il suo computer, sedendosi al grande tavolo del salone e cominciando a cercare su internet qualsiasi cosa potesse essere attinente con il caso e potesse aiutarli a ritrovare Dean e Katherine.
Vararono varie opzioni, escludendo a priori i draghi che preferivano rapire vergini veri, cominciando a cercare tutte le varie teorie e leggende che facessero al caso loro, ma più cercavano più trovavano assonanze con un vecchio mito romano: Vesta, dea pagana del focolare. Nell'antichità, sei vergini si convedevano ogni anno a lei per prendersi cura del suo focolare e se avessero rotto il voto, sarebbero state sepolte vive.
Vesta si circondava di un fuoco blu, che usava per disorientare o uccidere. 
Sorrisero all'idea di doverla uccidere proprio con un ramo di quercia intruso del sangue di una vergine, poi il sorriso sui loro volti scemò poiché avevano raccolto tutte le informazioni necessarie, tranne il luogo in cui Dean e Katherine si trovassero davvero. 
Fu un grande colpo di fortuna quando il telefono d'un tratto squillò e Sam lo prese velocemente, come se da quello dipendesse la sua stessa vita, rispondendo e sentendo dall'altro capo del cellulare la voce metallica di Dean: riuscì a capire davvero poche parole per via di numerose interferenze e poi la chiamata si interruppe, ma questo fu abbastanza per il ragazzo. 
Aveva sentito un fischio, questo voleva significare che si trovavano in procinto di una stazione ferroviaria: studiarono la mappa della città e della stazione, individuando un solo punto che una dea come vesta avrebbe scelto per nascondere le sue vittime sotto terra, ovvero una vecchia fattoria abbandonata proprio nella zona limitrofa. 
Dopo aver radunato le loro cose si mise in piedi e di corsa uscirono dalla stanza, con l'intenzione di distruggere quella stronza una volta per tutte.
 
 
 
 
Dopo essersi ripresi dalla rovinosa caduta provocata dalla luce blu ed essersi risvegliati dentro un bunker sotterraneo in ferro insieme ad altre persone, Dean e Katherine cercando di trovare una via d'uscita, ma la donna non riuscì ad aiutare più di tanto dato che si era risvegliata con una caviglia dolorante e gonfia, presumibilmente contusa. 
Il cacciatore aveva trovato il modo di contattare suo fratello con il cellulare che teneva sempre nascosto nella tasca interna della giacca, ma il campo lì sotto non era dei migliori e la chiamata si era interrotta senza neanche riuscire a sentire la voce di Sam, così capí di doversela cavare da solo quella volta: non avrebbe permesso che quelle persone morissero li, soprattutto Katherine che stava seduta al tavolo con aria sofferente. 
L'attenzione di Dean venne attirata da un leggero bisbiglio fra una donna ed un uomo che stavano in disparte rispetto al gruppo e parlottavano fra loro, guardando di tanto in tanto la cacciatrice ferita. Si avvicinò con spavalderia e guardò dritto in faccia quell'uomo smilzo e terrorizzato negli occhi, sollevando un sopracciglio e guardandolo in cagnesco. 
"Che avete voi da confabulare?". 
I due si guardarono per qualche secondo, poi l'uomo avanzò verso di lui in silenzio e guardò nuovamente Katherine per qualche secondo, che aggrottò le sopracciglia non capendo cosa stesse succedendo. 
"Dicevamo solo che quella cosa tornerà tra poco e lei ha una gamba rotta, quindi perché non guadagniamo tempo consegnandola?" chiese l'uomo con aria titubante, guardandolo con la speranza che capisse. 
Dean istintivamente lo afferrò dal colletto della camicia, sbattendolo con forza contro la parete di ferro e facendo salire le sue mani fino al collo, cercando in un certo qualmodo di strangolarlo senza alcuna voglia di fermarsi, ma poi la voce di Katherine arrivò alle due orecchie, risvegliandolo da quel trance in cui pareva essere caduto. Allentò la presa e tornò a concentrarsi sul colletto dell'uomo, guardandolo in cagnesco e desiderando di picchiarlo a sangue. 
"Una caviglia slogata non è una gamba rotta, brutto figlio di puttana! Perché invece non consegniamo te?!". 
Quando vide spuntare le lacrime sul volto dell'uomo e sentí la sua ragazza implorargli di lasciarlo andare, Dean sbuffò e si allontanò tornando vicino a Katherine che continuava a stare seduta con la gamba dolorante sul tavolo nel tentativo di fare scendere l'ematoma. Il cacciatore le guardò la ferita, trovandola appena più sgonfia e si avvicinò quel tanto che bastasse per baciarle il capo con un gesto dolce, ma non distogliendo mai lo sguardo furioso da quello dell'uomo che aveva appena tentato di strangolare, rimasto ancora schiacciato contro il muro per la paura. 
"Usciremo da qui.." sussurrò alla ragazza, voltandosi a guardarla e sorridendole teneramente. 
Fu quello il momento in cui udirono degli strani rumori al piano di sopra: le altre vittime li scambiarono per il mostro che fosse venuti a prenderli, ma due cacciatori come loro intuirono bene cosa stese succedendo. Si stava svolgendo una lotta sopra di loro e presto sarebbero usciti tutti vivi di lì. 
 
 
 
 
 
"Ciao.." sussurrò Katherine sorridente entrando nella sala lettura zoppicando appena, avvicinandosi ai tre per sedersi comodamente sulle gambe del maggiore dei Winchester e rubandogli la birra dalle mani, bevendone un lungo sorso. 
Sam ed Haiely sorrisero a quel gesto, finalmente tutto stava tornando alla normalità e sarebbero stati felici di dimenticare quei due lunghi anni, mentre Dean la stringeva a sè e fece aderire il suo petto alla schiena della donna, che apprezzò il gesto e si abbandonò a quel contatto, piegando il collo nella sua direzione e baciandolo delicatamente. 
"Oh che schifo, ma prendetevi una stanza.." sussurrò Judith entrando nella sala e coprendosi il viso con le mani. 
"Jud.." sussurrò Katherine facendo per alzarsi di scatto, ma Dean la trattenne contro di sé, non avendo alcuna voglia di lasciarla andare. "Non avevi da fare fino a stasera?".
"Si, ho finito gli allenamenti e sono molto stanca.." rispose sua figlia avvicinandosi e sedendosi accanto ai due. Poi guardò Dean negli occhi e sorrise ruffianamente, indicando il piatto con la crostata appena iniziata. "Non lo mangi questo?". 
L'uomo sorrise di cuore, spostando il piatto nella sua direzione e sfiorandole i capelli con tenerezza, osservando i suoi occhi illuminarsi e cominciando a mangiare con voracità la sua crostata. 
"Ti preparo la cena?" chiese Haiely sorridendo, considerando che dopotutto la sua era davvero una bella famiglia. 
"Ho già mangiato zia, grazie.." rispose Judith con la bocca piena, spostando la sua lunga e piena treccia sul lato destro prima di finire la crostata ed abbandonare il piatto vuoto sul tavolo. "Farò una doccia e poi andrò a dormire, sono molto stanca".
Diede un bacio a sua madre e a Dean, e poi fu il turno di Sam ed Haiely, che sorrisero a quel gesto e le scompigliarono i capelli a turno, prima di osservarla dileguarsi nel corridoio centrale, dirigendosi nel suo bagno. 
Sam ed Haiely si dileguarono dietro di lei, e Katherine lì senti dire che avrebbero infranto quella stupida promessa di castità per tutta la notte, facendola ridere e voltandosi verso Dean, che la strinse contro di lui e la girò, guardandola negli occhi con un sorriso. 
I loro fratelli avevano ucciso finalmente quella dea fastidiosa, assicurandosi che tutti i presenti ricevessero delle cure mediche e facendo in modo di sparire prima dell'arrivo della polizia, e subito si diressero verso il bunker per medicare la slogatura di Katherine e mettere qualcosa di commestibile sotto i denti. 
"E noi? Hai voglia di continuare a spezzare la promessa?" chiese la donna avvicinandosi e baciandolo con avidità, guardandolo con desiderio. 
L'uomo si lasciò baciare e gli costò non poco allontanarsi e mettere distanza fra le loro labbra. "No, ho altri progetti, Kath: voglio che le cose funzionino fra noi questa volta e ho bisogno che tu ti fidi di nuovo di me, perché ci sono dei demoni che ti cercano e io non posso proteggerti se non mi dici la verità. Quindi ti supplico, parlami!". 
Katherine sospirò rumorosamente e distolse lo sguardo dal suo per incollarlo ai libri dietro di loro, sapendo che quel momento sarebbe arrivato prima o poi. 
Si fece coraggio e tornò a guardarlo, annuendo brevemente ed accennando un sorriso amaro. 
"Ho stretto un patto con Crowley". 
 

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Capitolo 22
*** 7 minutes. ***


Capitolo 19.
7 minutes. 


 
"Sam, attento!" esclamò Haiely correndo incontro al ragazzo nel buio bosco, facendo attenzione ai tronchi e ai rami che parevano essere stati messi lì per farla rovinosamente cadere al suolo.
Corse il più velocemente possibile ed afferrò la mano del minore dei Winchester che imbracciava il suo fucile, mentre la donna teneva stretto a sé il suo pugnale preferito pregando che la loro buona stella gli sorridesse e li aiutasse ad uscire vivi da quella situazione: la mattina del giorno precedente Kevin li aveva chiamati e gli aveva comunicato di essere stato in grado di decifrare la parte della Tavoletta che riguardasse la chiusura dei cancelli dell'inferno per l'eternità. Aveva detto loro che avrebbero dovuto svolgere tre prove prima di riuscirci: la prima consisteva nell'uccidere un segugio infernale e fare il bagno nel suo sangue, letteralmente.
Ed eccoli lì, intenti a scappare a gambe levate da un intero branco di cani demoniaci che gli erano stati sgunzagliati contro da Crowley in persona una volta venuto a sapere del loro piccolo piano di isolamento.
Poi successe molto in fretta: Dean e Katherine corsero nella loro direzione, lanciando loro ed indossando degli occhiali venuti a contatto con il fuoco sacro che gli avrebbero permesso di vedere i segugi in tutto il loro orrore.
"Prendete, così sarà più facile vederli e colpirli!" esclamò una voce maschile di un ragazzo sulla trentina, con dei grossi occhi color ghiaccio che spiccavano sul viso appena barbuto incorniciato da capelli biondicci lunghi quasi quanto quelli del minore dei Winchester, ma Sam ed Haiely non riuscirono a mettere a fuoco il viso per via del buio della notte.
"E tu chi diavolo sei?!" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia, spostando lo sguardo su quello infastidito di Katherine e quello visibilmente infastidito di Dean.
"Clay, piacere!" esclamò l'uomo caricando il suo fucile e puntandolo davanti a sé, cercando con gli occhi quei cani demoniaci che sempre più gli si avvicinavano. "Vi stringerei la mano, ma..". 
Le zampe sbattevano forte contro il terreno umido e ricco di foglie secche, ululando e correndo nella loro direzione come dannati, del tutto pronti a staccare la loro carne dalle ossa proprio come il loro padrone gli aveva ordinato.
Poi ogni rumore cessò di colpo, lasciando spazio solamente ad un assordante silenzio che gli mise quasi più paura delle zampate forti.
"Ragazzi.." sussurrò Sam con voce tremante, impugnando forte il suo fucile e contando fino a otto cerberi posti proprio davanti a loro. "Sono arrivati!".
 
 
 
 
8 ore prima.
 
 
"Dove diavolo troviamo un cerbero?" chiese Haiely muovendosi nervosamente sulla sedia della sala lettura del bunker, spostando lo sguardo fra i tre cacciatori. 
"Troviamo un povero disgraziato che ha fatto improvvisamente fortuna dieci anni fa e quando comincerà ad avere visioni strane vorrà dire che il cane è vicino!" esclamò Dean sorridendo allegramente, sentendosi per la prima volta sereno dopo quelle ultime settimane, allungandosi verso il tavolo e prendendo la sua birra fra le mani. 
Katherine, che se ne stava seduta dall'altro lato del tavolo, increspò la bocca e scosse appena la testa, fissando il suo sguardo sul libro che teneva davanti a sé, pensando a qualsiasi altro piano alternativo per non essere impreparati. 
"Non sei d'accordo, Kath?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia, rimanendo seduto a capotavola con le spalle incurvate. 
La donna sollevò lo sguardo con sorpresa, credendo che nessuno si sarebbe accorto di quell'aria di disapprovazione, e sgranò appena gli occhi."No, solo.. Penso che questo sia proprio un piano di merda". 
"Scusami?!" esclamò Dean allibito, trasformando il suo sguardo divertito in uno estremamente furioso ed indispettito. "Hai forse un'idea migliore?".
Katherine sostenne il suo sguardo per qualche secondo e sollevò un sopracciglio, ormai stanca del suo atteggiamento: Dean era cambiato per l'ennesima volta nei suoi confronti, rimanendo per la maggior parte del tempo adirato con lei o quasi infastidito. 
Dopo aver scoperto ciò che avesse fatto, il maggiore dei Winchester non era andato via ma le era rimasto accanto, sostenendola e cercando di farle confessare tutta la verità anche a Sam ed Hailey, ma la ragazza rifiutò categoricamente questa condizione, facendolo infuriare. 
Dean non voleva mentire, non voleva nascondere una cosa così importante proprio a loro. 

 
Dean rimase a guardarla senza distogliere lo sguardo dal suo, con sopracciglia aggrottate ed un'espressione arrabbiata sul viso. 
"Scusa, per un attimo ho creduto che avessi detto di aver stretto un patto con Crowley". 
"Dean.." iniziò la ragazza sospirando rumorosamente, scendendo dalle sue gambe e camminando nervosamente per la sala. 
"Ma che diavolo avevi in mente?!" sbottò il cacciatore alzandosi in piedi e sforzandosi di non alzare di troppo il suo tono della voce. 
"L'ho fatto per te" tagliò corto Katherine voltandosi a guardarlo con espressione glaciale. 
"Cosa?" chiese Dean dopo qualche secondo, sospirando e cercando di darsi una calmata per capirci qualcosa. "Cosa gli hai chiesto? E cos'ha voluto in cambio?". 
La donna contrasse la mandibola e si voltò dalla parte opposta dandogli le spalle, toccandosi le tempie con esasperazione.
"Volevo ritrovare te e Cas a tutti i costi, Sam ed Haiely si erano arresi ed io ero sola!" esclamò la ragazza tornando a guardarlo con la rabbia negli occhi. "Ho dovuto stringere questo patto!". 
Dean strinse i pugni e trattenne la voglia di prendere a pugni qualsiasi cosa gli si parasse davanti, respirando profondamente per qualche secondo e sforzandosi di non guardarla con la furia negli occhi. Con calma si diresse verso il mobile bar e versò due abbondanti bicchieri di Whisky, bevendo il suo tutto d'un fiato e porgendone uno alla donna facendolo scivolare sul tavolo nella sua direzione. 
"Non mi arrabbierò, promesso, ma adesso dimmi tutto". 

 
"Si, ho un piano migliore!" esclamò Katherine annuendo e sporgendosi dalla sedia, allungando le braccia sul tavolo e gesticolando nervosamente. "C'è un rituale molto semplice per evocare un Cerbero, troveremo tutti gli ingredienti qui e..".
"Evocarlo? Come se fosse un demone?" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia e poggiandosi un dito sulle labbra, mentre la sua mente vagava lontana chissà dove per poi voltarsi verso Sam dopo un lungo lasso di tempo. "È possibile?". 
Il minore si grattò la nuca e si morse il labbro inferiore, cercando nella sua esperienza da cacciatore qualcosa che potesse aiutarli in quella situazione, finché piegò le labbra all'insù e rilassò la fronte. "Ma certo, quando abbiamo rimesso a posto il bunker ho letto qualcosa del genere!". 
Si alzò velocemente e si recò nella libreria dietro al fratello e la donna, prendendo un testo specifico e iniziando a sfogliarlo con attenzione. 
"Un uomo di lettere lo fece per arrivare al padrone; pare che i cani infernali siano molto leali e riconoscenti ai loro proprietari".
"Allora abbiamo un piano.." sussurrò Hailey sbuffando e scendendo le gambe dal tavolo. 
"Allora abbiamo un piano!" ripeté Katherine sorridendo, volgendo lo sguardo verso il maggiore dei Winchester che se ne stava con un'espressione incredula sul volto. 
"Ok, ok, allora prepariamoci per il rituale.." sussurrò Dean lasciando il proprio posto ed uscendo dalla sala senza neanche guardali in viso, dirigendosi nella sua stanza per preparare le sue armi ma con l'orrenda sensazione che nulla sarebbe andato secondo i piani. 
 
 
Un anno e quattro mesi prima. 
 
Preparò la Chiave di Salomone meticolosamente in una fattoria abbandonata appena fuori il Lebanon, sistemò gli ingredienti dentro una ciotola e fece si che tutto fosse in ordine e pronto per l'evocazione; quella sera Katherine aveva alzato un po troppo il gomito per soffocare quel dolore che le bruciava sullo stomaco e sul petto e non le permetteva più di respirare ormai da due mesi. 
Dean e Cas erano spariti in una nube chiara non appena Dick Roman aveva esalato il suo ultimo respiro, smaterializzandoli e trasportandoli via dalla base centrale dell'agenzia di Dick; Sam, Haiely e Katherine avevano provato ad unire le loro forze e a trovarli, ma i due avevano perso le speranze fin troppo in fretta. 
Ma non Katherine. Lei aveva continuato per mesi a cercarli, senza mai fermarsi, aveva parlato con medium e sacerdotesse, altri cacciatori e persino con degli angeli, ma non era riuscita a cavare un ragno dal buco. 
Ora era stanca di piangere tutte le notti per il dolore, per il senso di vuoto che era spuntato insieme a quella luce bianca. 
Per questo motivo Katherine aveva preparato quella trappola continuando ad ingurgitare Tequila liscia, sentendo appena un senso di stordimento dentro di sé. 
Recitò la formula in latino ed accese il suo zippo, lasciandolo cadere dentro la ciotola ed osservando gli ingredienti bruciare ed irradiare una luce rossastra. 
Un uomo comparve proprio nel mezzo della trappola demoniaca e si guardò attorno, cercando di capire dove si trovasse e chi lo avesse invocato: Crowley capí ben presto di trovarsi in una fattoria dismessa ai margini di una città che non gli sarebbe mai interessata. Poi i suoi occhi scuri fin troppo sicuri di sé incontrarono quelli azzurri e disperati di una cacciatrice che gli puntava contro un coltello che conosceva bene, quello di Ruby. 
"Che sorpresa, la più fastidiosa del Team Free Will evoca proprio me!" esclamò il demone sorridendo beffardamente, facendo qualche passo nella sua direzione ma non azzardandosi neanche ad avvicinarsi al margine della trappola. "Bel lavoro comunque, appena mi libererò ti strapperò l'anima dal corpo e ti sbatterò all'inferno!". 
"Dimmi perché!" esclamò Katherine puntandogli il coltello contro ed avvicinandosi pericolosamente, stringendo ancora nella mano libera la sua bottiglia di vetro. "Perché i tuoi demoni non parlano?!". 
"Perché gliel'ho ordinato io, piccola ingenua.." sussurrò Crowley sorridendo audacemente, sapendo di potere perfettamente giocare con la cacciatrice. 
"Perché?!" chiese Katherine trattenendo le lacrime agli occhi e stringendo forte il suo pugnale. 
"Perché sono il Re e francamente sapevo che uno di voi tre bastardi sarebbe venuto a supplicare aiuto da me prima o poi!" esclamò il demone ridendo di gusto, inclinando la testa di lato e fissando la donna con curiosità. "Avevo puntato tutto sull'alce, non pensavo che lo facessi tu". 
Katherine deglutí a fatica guardandolo: non aveva paura di lui, ma aveva paura che neanche lui potesse aiutarla. 
Continuò a sostenere il suo sguardo e contrasse la mascella, avanzando fino ad entrare all'interno della trappola insieme a lui, bevendo un altro lungo sorso di Tequila prima di lanciare via la bottiglia e farla schiantare contro il pavimento di legno. 
"Ti ucciderò se non mi dirai tutto quello che sai!". 
"Vuoi sapere dell'altro incubo in blue jeans, vero?" chiese Crowley avvicinandosi pericolosamente alla donna, scostandole una ciocca di capelli dal volto e guardandola con un'espressione che non seppe decifrare. "Povera piccola Katherine, ti senti persa senza di lui, non è vero?". 
La cacciatrice si ritrasse da quel tocco come da un tizzone ardente, spostandogli la mano e guardandolo con astio negli occhi. "Dimmi solo se sai qualcosa". 
Il demone sorrise a quella visione così devastata della donna che un tempo temeva e da cui si nascondeva quando era passata al lato oscuro insieme a Lucifero. Adesso gli faceva quasi pena. 
"È in Purgatorio, insieme al bell'angioletto dagli occhi blu".
Lo sguardo della ragazza divenne offuscato, perché sapeva che Crowley non avesse alcun interesse per mentire, ma che bramasse segretamente vendetta contro Castiel. Sentí il cuore perdere qualche battito ed abbassò lo sguardo insieme al coltello tremando appena, sentendo la voragine nel petto diventare sempre più grande. 
"Fai un patto con me.." sussurrò il demone avvicinandosi alla donna ed intrappolando i suoi occhi chiari con i suoi demoniaci. 
Katherine aggrottò le sopracciglia osservandolo e sentí la rabbia crescere dentro di sé, come se fosse stata appena presa in giro per il suo dolore e per la sua disperazione. Sollevò il coltello in meno di un secondo e glielo puntò alla gola, facendo pressione e digrignando i denti.
"Mi credi un'idiota, brutto figlio di puttana soprannaturale?!". 
"Andiamo cacciatrice, ci sarà qualcosa che vorrai? Il conto in banca infinito, un pony, fermare la fame nel mondo.." sussurrò Crowley trovandosi in difficoltà e cercando di indietreggiare, ma la donna lo tenne bloccato per le spalle contro la sua lama ammazzademoni."Oh, ci sono: rivedere il tuo bel fidanzato dagli occhi verdi!". 
"Fottiti, Crowley!" sbottò la cacciatrice facendo sempre più pressione contro la sua gola, pregustando il momento della morte del Re dell'inferno.
"Ti darò quello che vuoi se tu mi aiuterai!" urlò il demone agitandosi sotto la sua presa, cercando invano di scrollarsela di dosso. "Hai dei poteri sconfinati: usali per aiutarmi a trovare il Purgatorio, così potremo salvare il tuo unicorno!". 
Katherine aggrottò le sopracciglia e sentí alcuni campanelli suonare nella sua testa, che la portarono a chiedersi se davvero un demone come lui potesse avere ragione. 
"Ma..?". 
"Ma.. Se ci riusciamo ho una sola condizione: l'angelo è mio".
La cacciatrice studiò i suoi occhi, non riuscendo a rilevare alcun tipo di menzogna dentro di sé: Crowley non poteva mentire, Katherine si era assicurata di aggiungere una piccola radice agli ingredienti per l'invocazione, assicurandosi che il demone potesse dire unicamente la verità. 
Si lasciò tentare dalle sue parole e pensò che se Dean fosse stato lì, l'avrebbe presa a calci in culo per farla ragionare; una fitta le colpí il petto: Dean non era lì, era bloccato in Purgatorio da ormai due mesi. 
Doveva agire adesso, riportarli indietro e poi uccidere Crowley prima che lui potesse ultimare la sua vendetta su Castiel.
"Non ti bacerò mai" sussurrò la donna con disprezzo lasciando la presa sul demone, ma non interrompendo il contatto visivo. 
"Oh andiamo, non bacerei delle labbra che sono state su quelle di entrambi i Winchester!" esclamò il demone ridendo beffardamente e facendo un'espressione disgustata, ma tornando segretamente a respirare dopo aver avuto l'impressione che la cacciatrice lo avrebbe ucciso da lì a poco. 
Uno schiocco di dita e un lungo contratto su una pergamena arrivò ai piedi della cacciatrice e Crowley le passò una penna con un sorriso sulle labbra; senza neanche prendere in considerazione l'idea di firmare senza aver preso visione di ogni rigo, Katherine lo lesse fino all'ultima parola, capendo che non vi fosse alcuna fregatura in quel contratto. Ciò la spaventò, perché voleva dire che la sete di vendetta del demone che le stava davanti in attesa fosse davvero tanta, ergo sarebbe stato più difficile strappare Castiel dalle sue grinfie. 
Avrebbe avuto bisogno di aiuto, ma Sam ed Haiely si erano tirati fuori dai giochi e di certo lei non ce li avrebbe ributtati. 
Fu allora che un'idea balenò nella sua mente, pensando che avrebbe accettato solo a quella condizione.
Tornò a guardarlo negli occhi e con un sorriso di sfida sussurrò: "Mio padre, riporta indietro mio padre!". 
Le labbra del demone si piegarono in un sorriso compiaciuto, perché finalmente dopo tanto tempo avrebbe avuto la sua vedetta. 
 
 
 
Il vento soffiava forte quella notte, scomoigliando le alte cime degli alberi che circondavano quel vecchio rudere abbandonato nella periferia del Lebanon; nessuno fece domande, ma Dean intuì presto il motivo per cui Katherine conoscesse quel casolare così fuorimano: era lì che portava i demoni e le creature che torturava nella vana speranza di trovare qualche pista nella ricerca di una traccia sul maggiore e sull'angelo.
Il ricordo della loro chiacchierata lo turbò a distanza di giorni e si concentrò sul disegnare una perfetta trappola con dei particolari sigilli, ricopiando l'immagine che Sam gli aveva fornito dal libro che aveva sfogliato in biblioteca: il minore ed Hailey tappezzarono di simboli antidemone l'esterno del vecchio fienile, mentre Dean e Katherine si occuparono della parte interna, che negli anni passati aveva sicuramente ospitato numerosi cavalli a giudicare dall'attrezzatura che ancora rimaneva attaccata ai muri. 
La donna finí di disegnare sul pavimento terroso la sua trappola e si mise dritta con la schiena, voltandosi a guardare il ragazzo lontano un paio di passi da lei che neanche le riservava una misera occhiata. 
"Dean.." iniziò la ragazza sospirando, sperando che per un momento soltanto lui smettesse di agire in quella maniera. 
"Non è il momento giusto.." rispose meccanicamente il cacciatore finendo di disegnare i suoi sigilli. 
Katherine sbuffò appena ed abbassò lo sguardo dando un'ultima occhiata alla sua trappola, per poi scuotere la testa e capire di avere davvero sopravvalutato Dean credendo che lui l'avrebbe sempre appoggiata e che avrebbe potuto capire le motivazioni del suo gesto. 
Fece per voltarsi e raggiungere i due ragazzi all'esterno, quando una mano le afferrò delicatamente il polso e la costrinse a voltarsi verso di lui. Per qualche secondo il ragazzo non disse nulla, guardandola negli occhi e perdendosi nel suo blu, poi prese un lungo sospiro e le sfiorò una guancia.
"Non sono arrabbiato con te, Kath. Sono preoccupato. Ti sei fidata di un demone, ci siamo già passati con Sam!". 
Katherine deglutí a fatica davanti a quello sguardo preoccupato e terrorizzato che qualcosa potesse accaderle, e gli sfiorò il petto con una mano, fermandola all'altezza del cuore. 
"Se ci fossi finita io in Purgatorio, tu che avresti fatto?".
Dean accennò un piccolo sorriso colpevole, studiando il suo sguardo ma serrando la mandibola con un gesto di nervosismo: aveva ragione, avrebbe fatto la stessa cosa. 
"Mi dispiace.." sussurrò il ragazzo annullando la distanza fra di loro e stringendola con delicatezza fra le braccia, facendole affondare il viso nel suo petto. "Negli ultimi giorni ho studiato qualsiasi incantesimo, rituale e trappola per uno come Crowley. Ho avuto paura che potesse farti del male e se la casa in fiamme era solo un avvertimento..".
Katherine si alzò sulle punte per zittirlo con un casto e dolce bacio, sorridendogli teneramente e sfiorandogli il viso con i polpastrelli, sentendolo piacevolmente barbuto. 
"Non mi importa di quello che potrebbe succedermi: tu sei qui e stai bene. Il resto non conta". 
Proprio quando il maggiore stava per ribattere e continuare la polemica, le voci di suo fratello e della sua ragazza lì riportarono alla realtà, avvertendoli di avere completato i sigilli all'esterno e che tutto fosse pronto per il rituale. 
Il vento non accennava a diminuire, dei rumori sinistri provenivano da tutto il casolare quando Sam prese fra le mani un foglio con delle parole in latino antico e le lesse ad alta voce, gettando lo zippo dentro la ciotola con gli ingredienti. 
Un forte tuono spezzò l'aria facendoli appena sobbalzare, chiedendosi quanto facesse parte del rituale; strinsero forti le loro armi, sperando che il cerbero si materializzasse il più velocemente possibile e che quella faccenda finisse molto presto. 
"Che succede ragazzi? Siete tesi?". 
I quattro cacciatori rimasero impietriti nel sentire quella voce alle loro spalle e si voltarono di scatto con occhi sgranati e qualche battito in meno nel petto, puntandogli istintivamente le loro amri contro. 
Dean fece un passo avanti mettendosi davanti alla ragazza e minacciando con lo sguardo Cowley, che sorrise a quel gesto e corrugò la fronte in un'espressione disgustata.  
"Oooh, sei balzato verso di lei come uno scoiattolo!" esclamò il demone cambiando nuovamente espressione e sorridendo divertito. "Hai paura che le possa succedere qualcosa come questo?". 
Crowley diede delle pacche sulle teste di qualcosa di invisibile che stava proprio accanto a sé, ridendo di gusto mentre due forti ululati squarciavano il silenzio della notte, gelando il sangue nelle vene dei cacciatori. 
"La caccia è aperta ragazzi: scommetto che non riuscireste a sopravvivere neanche per 7 minuti!". 
Istintivamente i quattro cacciatori si voltarono per scappare via, udendo immediatamente le forti zampate di un branco di mastini infernali colpire il terreno e farlo tremare come una mandria di bufali selvaggi; si separano per depistarli e Dean prese subito la mano della ragazza, correndo verso il vecchio casolare e salendo le scale troppo piccole per uno della sua stazza, salendo in una specie di mansarda dove sarebbero stati temporaneamente al sicuro. 
Ancora con il fiatone e con il terrore nel cuore, sentirono i cani demoniaci ringhiare e colpire le pareti del fienile con tutta l'intenzione di buttarlo giù per riuscire ad arrivare alle loro prede. 
"Quanti sono?!" sbottò Katherine sporgendosi appena verso il basso, cercando di contarli dalle impronte che lasciavano sul pavimento terroso. 
"Cinque, sei?" chiese Dean imitandola e cercando di distinguerli, ma con scarsi risultati. 
"Otto" sussurrò una voce maschile alle loro spalle, facendoli sussultare e puntandogli le loro armi contro in meno di un secondo. "Ehi, andateci piano!".
Katherine aggrottò le sopracciglia e sgranò leggermente gli occhi nel tentativo di metterlo a fuoco nel buio della notte, e successivamente sentí leggermente arrabbiata e infastidita.
"Clay?! Che diavolo ci fai qui?". 
Il giovane avanzò di qualche passo, lasciando che la luce della luna lo illuminasse mettendo in risalto i muscoli delle braccia fasciati dal giubbotto nero in pelle e le protese verso di lei per abbracciarla, ma tutto ciò che ottenne fu un forte pugno sullo zigomo, finendo per barcollare all'indietro nel tentativo di ristabilire l'equilibrio. 
"Ma cosa cazzo sta succedendo?!" sbottò Dean mettendosi fra i due e sgranando gli occhi. 
"Ti avevo detto di non seguirmi!" esclamò Katherine con aria perentoria e guardandolo in cagnesco. 
"Oh, ma vaffaculo Sage!" esclamò Clay portandosi una mano al viso e guardandola in cagnesco. "Tuo padre mi ha spedito qui per aiutarti e a quanto pare aveva ragione! Siete nella merda!". 
"Allora per fortuna che sei arrivato a salvarci!" esclamò la ragazza ironicamente e scuotendo la testa, voltandosi verso il suo ragazzo e sospirando. "Dean, questo è Clay, un amico di mio padre!". 
"Lui sa..?" chiese Clay rimettendosi dritto, ma venne brutalmente interrotto. 
"Ma certo che so!" rispose burberamente, osservandolo meglio e tendendo una mano nella sua direzione. "Sono Dean Winchester". 
"Sergente Clay Richardson" rispose il ragazzo ricambiando la stretta forte ed audace che gli stava riservando il cacciatore, così sorrise divertito. "Ho sentito tanto parlare di te, Katherine mi ha detto tutto su di te". 
"No, non è vero!" lo contraddisse la donna roteando gli occhi e sbuffando. "A meno che tu non abbia un magnifico piano che ci salvi tutti, la tua presenza è inutile qui!". 
"Donna di poca fede.." sussurrò Clay sorridendo beffardamente e facendole l'occhiolino, uscendo dalla tasca della sua giacca tre paia di occhiali per poi porgerli ai due cacciatori. "Questi ci permetteranno di vedere quei figli di puttana demoniaci prima di rimpilzarli di pallottole come se fosse il giorno del Ringraziamento!". 
Dean sorrise appena a quella battuta, afferrandoli e mettendoli per primo, guardandosi attorno e poi volgendo lo sguardo al di sotto della mansarda. 
"Via libera, ragazzi!". 
 
 
Presente 
 
"Ragazzi.." sussurrò Sam con voce tremante, impugnando forte il suo fucile e contando fino a otto cerberi posti proprio davanti a loro. "Sono arrivati!".
I cinque cacciatori si ritrovarono completamente circondati, impossibilitati nel trovare una via di fuga ed adesso vedevano con i loro occhi quanto fossero mostruosi quei mastini infernali che sembrava sorridessero per averli accerchiati e pregustassero il momento dell'attacco; per qualche secondo girarono attorno alle loro prede fin quando uno di loro, probabilmente l'Alpha, alzò il muso verso il cielo ed emise un ululato agghiacciante che fece tremare tutti gli altri, prima di lanciarsi all'attacco. 
Gli spari squarciarono l'aria, i cacciatori erano fin troppo pochi rispetto al numero e alla mole dei mastini infernali, che parevano non lasciarsi neanche scalfire dai proiettili che gli dilaniavano la carne. 
Furono costretti a rompere il cerchio e a dividersi nuovamente, dividendosi in due sottogruppi più piccoli: Sam ed Haiely riuscirono a cavarsela indietreggiando sempre di più, ma quando uno dei cani si avventò contro la ragazza, il minore dei Winchester prese istintivamente il suo coltello e lo usò per dilaniare l'animale, gettandoselo di sopra e liberando la cacciatrice, mentre le interiora e tutto il sangue che avesse in corpo scivolarono sul suo petto e sulla sua faccia, imbrattandolo di un nero intenso ed appiccicoso.
Katherine si lasciò distrarre da ciò che fosse successo proprio accanto a sé e sorrise teneramente a Sam, ringraziandolo silenziosamente di avere protetto sua sorella, quando una zampata in pieno petto le fece mancare l'aria e la fece accasciare a terra mentre la sua arma cadeva lontana da lei. 
Dean corse immediatamente nella sua direzione per scaraventare a terra il mastino a mani nude, seguito da Clay che però venne percosso da uno dei cani infernali ed i suoi artigli gli dilaniarono un fianco. 
Katherine sentí il fiato del mastino contro il suo viso ed il suo cuore accelerò vertiginosamente, consapevole che da quel momento non ci sarebbe stato alcun ritorno; ignorò le urla degli altri cacciatori, che giunsero alle sue orecchie in maniera ovattata, e si preparò ad incassare il colpo, quando improvvisamente sentí una lunga lingua ruvida ed umidiccia leccarle con prepotenza il viso. 
"Rusty?!" esclamò la donna sgranando gli occhi ed udendo il cane guaire di felicità, accucciandosi interamente su di lei ed immobilizzandola sotto il suo peso.
L'attacco degli altri cani si fermò immediatamente, smettendo persino di ringhiare ed imitando il comportamento del mastino che stava sulla giovane cacciatrice, accucciandosi a terra. 
"Dai Rusty, smettila di leccarmi!" esclamò Katherine ridendo di gusto, facendo scivolare l'animale giù da sé ed osservandolo mettersi a pancia in su in segno di sottomissione.
"Cosa sta succedendo?" chiese Sam rialzandosi faticosamente ed avvicinandosi con occhi sgranati. 
"Loro erano miei.." spiegò la donna coccolando la pancia dell'Alpha del gruppo che adesso aveva tutto l'aspetto di un cane da casa. "Sono cresciuti con me quando stavo con Lucifero all'inferno! Li ho addestrati io ad uccidere!". 
I quattro cacciatori sgranarono gli occhi a quella scena e a quell'informazione, tutto gli sembrò così surreale a fantascientifico che faticarono a crederci. 
"Oh, mi sei mancata anche tu Rusty.." sussurrò la cacciatrice con voce quasi triste, chinandosi su di lei ed abbracciandole la testa. 
Gesto a cui il cane rispose con un leggero guaito prolungato, afferrandole un braccio con la zampa. 
"Ma che cazzo stai dicendo?!" esclamò Clay anticipando ancora una volta Dean di qualche secondo e tenendo premuta la sua ferita sul fianco ancora sanguinante, avanzando minacciosamente con ancora l'arma carica. 
Rusty parve non apprezzare il gesto, infatti si alzò in piedi e si mise alle spalle della cacciatrice, come a proteggerla dall'uomo ringhiandogli e facendolo indietreggiare per la paura, per poi tornare a sedersi accanto a Katherine. 
Sam rise nervosamente osservando quella scena e si grattò la testa coperta dal sangue dell'unico cerbero che erano riusciti ad uccidere, sospirò e disse: "Non c'è da stupirsi: i cerberi sono leali ai loro padroni. Ti hanno riconosciuta ed hanno smesso di attaccare".
"Roba da non crederci.." sussurrò Dean avvicinandosi alla cacciatrice con cautela non perdendo mai di vista il cane, ma Rusty lo lasciò fare e si strusciò contro la sua gamba come un gatto, cercando un contatto con la sua mano. 
"Le piaci?" chiese Haiely incredula aggrottando le sopracciglia e sorridendo, osservando la sorella annuire e carezzare la testa del mastino. 
"Ehm ehm..". 
Crowley si schiarí la voce alle loro spalle, apparendo dietro di loro ed osservando quella scena patetica con un grugnito di disprezzo, quando tutti i mastini si misero seduti sull'attenti e lo guardarono in attesa di ricevere ordini. 
"E voi dovreste essere i mastini infernali?! Pagherete con la vita questo tradimento!!" urlò Crowley urlando e diventando paonazzo in viso, stringendo i pugni per la rabbia e guardandoli in cagnesco. 
Katherine avanzò di qualche passo e Rusty la seguì come uno specchio, mettendosi davanti a lei per proteggerla da qualsiasi attacco proprio come le era stato insegnato molto tempo prima. 
"Rusty.." sussurrò la ragazza allungando una mano verso di lei e sfiorandole delicatamente la testa, mentre i loro occhi si incontrarono e mille ricordi tornarono nella mente della donna. "Uccidetelo". 
Il cane salutò la sua padrona con lo sguardo per un lungo momento, in fondo ciò che si diceva su di loro non era vero: i mastini potevano amare davvero ed essere fedeli proprio come tutti gli altri animali. 
Ululò verso la luna ancora una volta ma in maniera diversa: stava comunicando gli ordini al branco prima di partire all'attacco e scomparire nella foresta insieme a Crowley che per la prima volta ebbe paura di loro.
La ragazza abbassò lo sguardo e sospirò rumorosamente, per poi sentire una presa ferrea su di lei sentendo le braccia del maggiore dei Winchester stringerla a sé e tornare finalmente a respirare, mentre senza sforzo la sollevava da terra e la teneva sempre piu stretta. 
Katherine sapeva che quello fosse il suo modo di dirle che aveva avuto davvero paura quando il mastino le era piombato addosso, così rimase stretta a lui per qualche altro secondo e poi sciolse l'abbraccio voltandosi verso gli altri cacciatori.  
"Ce l'abbiamo fatta.." sussurrò Sam con incredulità, estraendo dalla tasca un foglio sgualcito e macchiato dal sangue nero del cerbero, leggendo la scritta in latino. 
Nessuno capí cosa stesse succedendo finché il ragazzo prese a dimenarsi per qualche secondo, accasciandosi al suolo e gemendo, mentre il suo braccio sinistro si illuminò con una luce troppo forte per i loro occhi; tutto cessò e Sam si rialzò aiutato da Hailey, che lo guardò con misto di terrore e di preoccupazione nello sguardo. 
"Wow, non posso dire che con voi manchi l'avventura.." sussurrò Clay tirandosi su a sedere sul terreno con fatica, ma tenendosi il fianco ferito e sanguinante con entrambe le mani. 
Katherine sospirò e scosse la testa cercando di frenare la preoccupazione per Sam: ne avevano già parlato e Dean si era autoeletto il vincitore della lottomatica soprannaturale, dicendo loro che avrebbe intrapreso lui le prove perché non c'era alcuna luce per lui alla fine del tunnel e che avrebbe preferti morire con una pistola fra le mani piuttosto che come un vecchio rugoso con problemi di prostata. 
Lei sapeva che quel comportamento fosse stato dettato dalla paura di perdere uno dei tre cacciatori, ma neanche Katherine era pronta a perdere uno di loro. 
Scosse la testa come se si fosse appena ricordata della presenza del ragazzo accasciato a terra e si avvicinò abbassandosi al suo livello. 
"Ehi Rambo, stai bene?". 
Nella sua voce Clay poté cogliere la stanchezza e un accenno di senso di colpa nel vederlo ferito, ma lei lo aveva avvertito di starne fuori. Non voleva correre ulteriori rischi, per questo aveva chiesto a lui e a Phil di starne fuori. 
"Mai stato meglio dolcezza.." sussurrò il ragazzo con voce graffiata, mentre dei goccioloni di sangue venivano fuori dalle sue labbra. "Ti dispiacerebbe però ricucirmi?". 
Katherine sospirò e si voltò verso i tre cacciatori, notando come Dean stesse ancora fulminando suo fratello con lo sguardo dicendogli centomila insulti silenziosi tutti insieme. 
"Portiamolo al bunker.." sussurrò la ragazza sollevandosi e cercando di sollevare il suo amico cacciatore con le braccia, riconoscendo però l'abissale differenza di peso. 
Dean si avvicinò e l'aiutò a trasportarlo dentro l'Impala, dove gli intimò di non sporcargli troppo la tappezzeria di sangue e che una volta ricucito avrebbe dovuto pulire fino all'ultimo residuo di DNA sui sedili posteriori della sua auto, e Clay rise di gusto, sentendo però la testa diventare sempre più debole. 
"Non dimenticare la mia bambina.." sussurrò il Sergente fra un gemito e l'altro, lanciando alla minore delle Collins delle chiavi che conosceva bene. 
"Chi vuole fare un giro su una Moto Guzzi V7 III?" chiese Katherine sorridendo appena ma non contagiando gli occhi, girandosi fra le mani le chiavi ed ammiccando ai presenti. 
Nonostante le lamentele di Clay che pareva fidarsi solo di lei per la guida della sua moto, la cacciatrice salì in sella a quella splendida creatura nera opaca poco distante insieme a sua sorella Haiely che aveva tutta l'aria di aver bisogno di distrarsi un po'.
Katherine mise in moto e fece rombare forte il motore, sprecando probabilmente buona parte della benzina in un solo colpo, ma sorrise quando iniziò a sfrecciare per la strada buia ed abbandonata, portandosi accanto all'Impala e facendo l'occhiolino al guidatore, che sorrise appena preso dai mille pensieri. 
Sgommò ed accelerò forte, superando l'auto e facendo un giro più largo rispetto a quello che avrebbe dovuto fare per arrivare più in fretta al bunker: in fondo erano passati decenni dall'ultima volta che avesse guidato quella splendida moto, adesso voleva godersela un po' di più approfittando dello stato di incoscienza del proprietario, sfrecciando sempre più veloce notando come lo sguardo di sua sorella apparisse appena meno imbronciato. 
 


Note dell'autrice:

Ciao a tutti, grazie per essere arrivati fino a qui! 
Mi dispiace molto di non essere riuscita ad aggiornare in questi mesi, ma voglio sfruttare questo periodo di quarantene obbligatoria per riprendere un pò il ritmo, quindi spero di poter leggere da voi qualche pensiero e qualche opinione sull'andamento della storia!
Vi lascio con un link, è a lui che mi sono ispirata per la figura del Sergente Clay Richardson, nuovo personaggio appena introdotto, che personalmente adoro!
https://www.alfemminile.com/stars/josh-holloway/album817039/josh-holloway-l-album-del-fan-club-0.html#p1
Alla prossima e buona serata a tutti! :)

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Capitolo 23
*** I Bet my life for you. ***


I've told a million lies but now I tell a single truth: there's you in everything I do
  
Now remember when I told you that's the last you'll see of me  
Remember when I broke you down to tears? 
 
I know I took the path that you would never want for me 
 
I gave you hell through all the years, but I bet my life for you


Capitolo 20
I Bet my life for you.
 
Il dolore a quella vista fu immenso, talmente forte che Dean dovette reggersi per qualche momento alla lamiera della sua amata auto e cercare di riportare il suo respiro alla normalità, nonostante sentisse la rabbia e la pressione schizzare alle stelle: quello sconosciuto motociclista aveva appena imbrattato la maggior parte del sedile posteriore con il suo sangue e non si era neanche preoccupato di scusarsi. Un simile affronto lo avrebbe perdonato a suo fratello e forse a Katherine, ma al militare appena conosciuto proprio no. 
Il rombo di un motore molto diverso dalla sua adorata Impala si fece largo nel garage all'interno del bunker, arrestando la sua corsa proprio vicino alla sua auto, mentre una sempre più sexy Katherine metteva sul cavalletto la moto Guzzi e si sfilava il casco scompigliandosi i capelli. 
Doveva essere rimasto a fissarla a lungo a giudicare dall'espressione scocciata di Sam che lo fulminava con gli occhi mentre teneva per la vita quello sconosciuto sanguinante, chiedendogli silenziosamente una mano. Controvoglia Dean afferrò Clay per un braccio e insieme al fratello salirono le scale, arrivando finalmente nella sala centrale ed adagiandolo sulla sedia. 
"Chi diavolo pulirà tutto questo?!" esclamò il maggiore dei Winchester con ancora un tono arrabbiato, osservato la scia rossastra che si era formata dietro di sé e probabilmente partiva proprio dalla sua auto. 
"Andiamo, Dean.." sussurrò Katherine seguendoli e sospirando appena, avvicinandosi al suo amico ed abbassandosi al suo livello. "Clay è ferito". 
"Grazie dolcezza.." sussurrò il Sergente cercando di tirarsi su il più possibile, ma con scarsi risultati. 
Hailey aiutò la sorella e lo costrinsero ad alzarsi, facendolo appoggiare con il bacino al tavolo della sala lettura e togliendogli con cura la maglietta: ora che Sam osservava la sua donna spogliare uno sconosciuto, non poté negare di vederla esattamente nella stessa ottica del fratello. 
I due Winchester rimasero un po' distanti ad osservare la scena, mentre la maggiore teneva fermo Clay e Katherine si occupava di piegarsi sul suo corpo per disinfettare la ferita e fermare l'emorragia; adesso che lo vedevano meglio alla luce, videro come quel militare impersonasse perfettamente il tipico Sergente delle forze dell'ordine americane: le spalle larghe e muscolose gli conferivano un aspetto possente, gli addominali scolpiti erano sicuramente frutto di un duro lavoro e i jeans mimetici lasciavano intravedere delle cosce toniche e muscolose esattamente come il resto del corpo. Roba da far venire un capogiro a qualsiasi donna e ai due fratelli non rimase altro che storcere il naso. 
"Questo tipo non mi piace" sussurrò Dean deglutendo a fatica e stringendo i pugni.
"Finirà male.." ammise Sam scrocchiando le sue dita ed avvicinandosi alle due ragazze, seguito poi dal fratello che si mise al fianco della minore. 
Katherine riuscì a fermare la fuoriuscita di sangue e così poté procedere con la chiusura della ferita, cercando di ignorare gli sguardi che Clay non aveva smesso di lanciare neanche per un secondo. 
"Ancora non mi è chiaro chi tu sia e come sapessi dove trovarci" disse Haiely reggendolo dalle braccia e dalla schiena, incrociando per la prima volta i suoi occhi color ghiaccio estremamente particolari. 
"Sono Clay.." sussurrò il ragazzo gemendo per un'improvvisa fitta dolorosa e stringendo i denti con forza, afferrando con poca gentilezza le mani della minore delle Collins per fermarla per qualche secondo. 
Katherine spostò lo sguardo sui suoi occhi sofferenti per poco e piegò appena il capo di lato, usando un tono duro: "Leva le mani". 
Il ragazzo fece ciò che gli fosse stato detto e la vide continuare a cucire la sua ferita cercando di fare il possibile per non farlo morire dissanguato. 
"L'hai già detto, ma chi sei per mia sorella?" continuò a chiedere Hailey, afferrando dalle mani di Dean la bottiglia di Scotch appena presa e porgendola al militare, guadagnandosi un'occhiataccia da parte sua. 
"Non lo sanno?" chiese Clay ridendo divertito, prima di buttare giù un lungo sorso direttamente dalla bottiglia, per poi fissare il suo sguardo malizioso sulla donna davanti a sé. "Io e Sage ci conosciamo da ormai tantissimi anni e devo ammettere che la nostra conoscenza sia molto, molto, molto profonda". 
Nel fare questa battuta un po' squallida, il Sergente fece scendere il suo sguardo sul corpo di Katherine, soffermandosi sulla scollatura della maglia per poi scendere verso i suoi glutei, ed un ghigno compiaciuto apparve sul suo volto. 
"Non esagerare idiota!" esclamò Katherine pressando volontariamente contro la ferita facendolo sobbalzare e buttare un po di liquido fuori dalla bottiglia, ma il ragazzo non perse mai il suo sorriso da imbecile. "Siamo stati insieme una vita fa per quanto? Sei mesi? E non ti sei ancora dimenticato". 
"Dolcezza, rassegnati è con me che finirai.." sussurrò Clay sorridendo e sostenendo lo sguardo adirato del maggiore dei Winchester, quando un ceffone leggero lo colpí dritto sulla nuca. 
Katherine sospirò e guardò sua sorella, che capí di cosa avesse bisogno e prese il suo posto, continuando il suo lavoro e chiudendo quella lunga ferita che si estendeva per tutto il fianco. 
La minore si avvicinò a Dean e lo fece allontare da Clay, che lo osservava come se fosse pronto ad ucciderlo in qualsiasi momento, e cercò di rassicurarlo con lo sguardo, tirandolo con lei a sedere dal lato opposto del tavolo.  
"Quindi è con lui che hai cacciato in questo anno e mezzo?" chiese Sam avvicinandosi e sedendosi accanto alla minore delle sorelle che si ritrovò stretta fra i due Winchester, non staccando mai gli occhi dal Sergente. 
"Si.." sussurrò Katherine annuendo e cominciando a sentirsi un po in colpa nei confronti dei due ragazzi, sapendo di dover dire loro la verità sul ritorno di suo padre alla svelta. Specialmente ad Haiely che sicuramente non l'avrebbe presa bene. 
"Io fremevo per conoscervi, mi chiedevo quando Katherine avrebbe avuto intenzione di farci incontrare" disse Clay sorridendo beffardamente, parlando con i tre cacciatori ma soffermandosi solo su Dean, che si trattenne per non alzarsi e spaccargli la faccia.
"Beh, il piacere non è condiviso perciò.. " rispose il maggiore stringendo la mano di Katherine fra le sue in una morsa possessiva. 
Haiely chiuse del tutto la ferita e passò al bendaggio, dopodiché lo aiutò nuovamente con la maglia, permettendogli di infilarla senza che i punti saltassero via; avrebbe avuto bisogno di riposo, ma Clay era un militare ben addestrato oltre che un forte cacciatore, aveva imparato a controllare il dolore negli anni. 
Si alzò e si sentí già meglio, la testa non era più pesante e riusciva a muoversi meglio; sorrise maliziosamente e guardò Katherine ancora una volta.  
"Mi accompagni alla moto, Kath? Ho delle cose da sbrigare, persone da incontrare..".
La ragazza ricambiò lo sguardo e capí immediatamente a cosa si riferisse quella frase, così annuì silenziosamente e si alzò controvoglia dalla sedia lasciando la mano di Dean. Quando anche lui fece per alzarsi per seguirli, il militare gli si pose davanti a pochi centimetri di distanza, guardandolo come se fosse uno dei suoi nemici più forti: Clay si presentava muscoloso e poco più alto di lui, ma Dean era decisamente più massiccio e sicuramente più forte di lui.  
"Ho bisogno di un minuto con lei. Sai, non vorrei che diventassi geloso mentre..".
Il maggiore non ci vide più dalla rabbia e lo afferrò dal colletto del suo giubbotto in pelle, strattonandolo e fissandolo in cagnesco come un cane rabbioso, ed era decisamente pronto a colpirlo e a rompergli lo zigomo sano se Sam non lo avesse allontanato con tutta la forza che avesse in corpo. 
"Clay!!" esclamò Katherine trucidandolo con lo sguardo ed allontanandolo da Dean, che bofonchiò una serie di insulti estremamente fantasiosi. 
Lo trascinò via dalla sala e lo fece scendere immediatamente dalle scale per raggiungere il garage, sentendo un leggero vociare provenire dalla stanza appena lasciata. 
"Hai finito di fare l'idiota?" chiede la ragazza dandogli un ceffone sulla nuca per la seconda volta in pochi minuti, aumentando l'intensità e spingendolo verso il motore. "Sei venuto qui per litigare con lui? Ti ho detto che è meglio non farlo incazzare!". 
"Tesoro lo sai che amo vederti arrabbiata, diventi più sexy.." sussurrò Clay ridendo e provando ad avvicinarla dai fianchi, ma Kathrine indietreggiò e lo fece sbattere leggermente contro la sella della sua auto. 
"Vattene!" esclamò la donna sospirando rumorosamente e scuotendo la testa, indicandogli l'uscita con un dito. "Torna a casa". 
Clay la osservò per qualche secondo in viso e sospirò, scemando quel sorriso beffardo che indossava come una maschera in presenza delle altre persone, ma con lei poteva essere se stesso. Da sempre. 
"Lo sai che papino sente la tua mancanza, vero? Dice che prima o poi verrà qui e..". 
"Anche lui mi manca.." sussurrò Katherine abbassando il tono della voce e voltandosi verso le scale, controllando che non scendesse nessuno. "Digli che ci sto lavorando, ho bisogno di un altro po di tempo". 
Clay storse il naso perché odiava che lei stesse in quel bunker, lontana dalla sua protezione e da quella di suo padre: aveva sempre sentito parlare dei Winchester e sapeva che fossero davvero bravi nel loro lavoro, ma non si fidava a lasciare che Katherine uscisse dalla sua vista. 
"Tua sorella non sembra molto disponibile all'ascolto..". 
La donna sospirò rumorosamente continuando a guardarlo negli occhi, sbattendo nervosamente il piede contro il pavimento.
"Ci sentiamo presto Clay, non vi cacciate nei guai senza di me". 
Il Sergente sorrise debolmebte e si allacciò il casco prima di salire sulla sua sella ed accendere il motore; un ultimo sguardo di saluto e partí sgommando, dirigendosi verso la base che condivideva con Phil. 
Katherine lo vide uscire e sospirò, cosciente che quello fosse uno dei motivi per cui avesse tenuto il segreto così a lungo; si avvicinò all'Impala e sgranò gli occhi quando vide tutto quel sangue sulla tappezzeria, pensando a qualche rimedio per smacchiarla senza neanche lasciare un alone, altrimenti Dean avrebbe avuto più di un motivo valido per colpire Clay.
Dei passi attirarono la sua attenzione e si voltò immediatamente verso la tromba delle scale, sentendoli sempre più vicini; il maggiore si avvicinò a lei con aria parecchio arrabbiata, stringendo ancora i pugni per la furia. 
"Ehi.." sussurrò la donna avvicinandosi quel tanto che bastasse per sfiorargli il braccio. 
"Ti eri scordata di raccontarmi che hai lavorato con il tuo ex coglione per tutto questo tempo?" chiese Dean con il suo tono più adirato, guardandola in cagnesco. 
"Clay è un amico di mio padre, cacciano insieme da sempre; non mi ha stupito che lo abbia cercato una volta tornato.." spiegò Katherine sospirando, avvicinandosi e sfiorandogli delicatamente il viso con una mano. "Per favore, non litighiamo per lui, è proprio quello che vuole: ama litigare e giocare alla guerra infinita". 
Lo sguardo del ragazzo si addolcí appena e si avvicinò per metterle le mani sul fianco per sentire la sua pelle contro le dita. 
"Ho perso la ragione prima, mi dispiace, ma quello che ha detto..".
"Dean, lui è un provocatore. Non fare il suo gioco, ignoralo come faccio io.." sussurrò Katherine facendo spallucce ed accennando un sorriso. 
"Oggi ho avuto paura di perderti, Sam ha letto quella formula per non farlo fare a me e il Maggiore Payne ha rincarato la dose" disse Dean sospirando ed appoggiando la fronte contro quella della ragazza. "E poi c'è questa storia di tuo padre che è tornato, tenere nascosto tutto questo ad Hailey è estenuante perché le voglio bene come se fosse mia sorella". 
Katherine aprí la bocca per controbattere e rassicurarlo, ma un forte tonfo li fece sobbalzare, facendoli allontanare e voltarsi nuovamente verso le scale, e fu in quel momento che le parole le morirono in bocca: Sam ed Hailey stavano in piedi sulla soglia del garage chissà da quanto tempo, indecisi se entrare e disturbarli o lasciare loro qualche altro minuto di intimità, e reggevano fra le mani dei secchi e degli stracci per pulire l'Impala e sollevare l'umore del maggiore dei Winchester. 
La donna sciolse la presa su Dean e fece qualche passo verso sua sorella, che aveva fatto scivolare il suo secchio rovinosamente per terra ed era rimasta a guardarla con espressione improvvisamente glaciale sul viso. 
"Stiamo parlando di Azazel, vero?" chiese Haiely sgranando gli occhi e fissandola in cagnesco. "È Azazel ad essere tornato Katherine?!". 
La minore contrasse la mandibola ed abbassò per qualche secondo lo sguardo, chiedendosi come diavolo fosse arrivata a quel punto; la guardò dopo qualche secondo, trovandola ancora impietrita come poco prima. Si fece coraggio e sputò finalmente fuori tutta la verità.
"No Hailey, non si tratta di Azazel, ma di nostro padre".
Gli occhi della maggiore presero a pizzicare e il suo sguardo cambiò, trasformandosi in odio puro e trucidandola con una sola occhiata, facendo schizzare alle stelle il senso di colpa che la sorella sentiva dentro di sé. 
"No Kath, è qui che ti sbagli: io non ho un padre".
Due lacrime scesero lungo le sue guance e Katherine fece un passo verso la sorella perché le faceva male vederla così, ma Hailey si diresse verso una delle macchine del garage e chiuse gli sportelli per non fare salire nessuno. 
Accese il motore della vecchia auto d'epoca ed uscì partendo in quinta, lasciando dietro di sé i tre ragazzi che inutilmente la richiamavano. 
 
 
 
 
 
 
Il buio della notte stava lasciando il posto alle prime luci dell'alba quando Hailey ritornò dentro la sua auto con le mani imbrattate di sangue: aveva passato l'intero pomeriggio e poi la notte in uno dei pub che aveva incontrato lungo la strada, dove aveva davvero bevuto cospicue quantità di alcool come non faceva forse da anni. 
Proprio prima di lasciare quel posto un uomo sulla trentina dai tratti irlandesi si era avvicinato a lei, cercando a tutti i costi di portarla nella stanza del motel più vicino dove le avrebbe fatto qualsiasi cosa avesse voluto, ma Haiely non aveva bisogno di quel genere di attenzioni, né da lui né da qualsiasi altro ragazzo non fosse Sam. Così decise di agire d'istinto, colpendo quel povero mal capitato dritto sul naso, rompendoglielo e poi passando allo zigomo sotto gli occhi attenti ed increduli di tutti i clienti; la donna non riuscì a capire la furia cieca che l'avesse invasa, ma tutto d'un tratto non riusciva più a smettere di colpirlo sempre più forte. 
Quando due braccia possenti la sollevarono dalla vita e la spinsero via dal locale, Haiely tornò in sé e capí solo in quel momento cosa avesse fatto e perché. 
Si diresse alla macchina dopo aver urlato forte, entrando nell'abitacolo e sbattendo le mani contro il volante un paio di volte per smaltire la rabbia in eccesso: aver saputo del ritorno di suo padre sicuramente l'aveva scossa e sapere di poterci parlare per chiedere spiegazioni quasi le sembrava un sogno. 
Dentro di sé aveva immaginato quel momento milioni di volte: certe volte aveva pianto, certe volte lo aveva pestato, altre era rimasta in silenzio. Altre ancora gli aveva fatto una sola domanda: perché io? 
Perché avete abbandonato me per poi adottare un'altra bambina qualche anno dopo? Perché avere naturalmente una seconda figlia mentre io marcivo in un istituto dove mi vedevano come un soldato, rubandomi l'infanzia e la dolcezza che fa parte dei bambini?* 
Delle lacrime scesero silenziose sulle sue guance e strinse forte il volante con le sue mani; non riusciva a spiegare quella sensazione che provava sul fondo del cuore, come una specie di felicità nel sapere che suo padre fosse tornato. 
Si irrigidí, prendendosela con sé stessa per averlo anche solo pensato: quello non era suo padre e mai lo sarebbe stato. 
Haiely spazzò via le lacrime ed accese il motore dell'auto, prima di recarsi nell'altro pub più vicino per continuare a bere e a stordirsi. 
 
 
 
 
 
L'orologio non smetteva di andare avanti in quella lunga giornata, il tempo sembrava volare e scorrergli fra le mani senza neanche rendersene conto: Sam aveva provato a chiamarla, a scriverle messaggi e a localizzarla in qualsiasi modo conoscesse ma Haiely non aveva lasciato dietro di sé neanche una traccia. 
Sapeva che non avrebbe corso alcun pericolo, lei era davvero una delle cacciatrici più brave della terra, ma il non sapere dove fosse e come stesse mandavano Sam fuori di testa: da tutta la giornata maltrattava e rispondeva male a Katherine, e per quanto capisse il suo punto di vista ed il suo gesto, non riusciva proprio a perdonarla per aver nascosto una cosa del genere a lui e a sua sorella. 
In realtà dentro il minore dei Winchester albergava un forte senso di colpa, perché avrebbe dovuto capire ciò che stesse passando Katherine nel non avere neanche una traccia da seguire per ritrovare Dean, ma lui si era concentrato su Haiely e sul sfruttare il suo dolore nel costruirsi una vita nuova lontana dalla caccia. Sarebbero dovuti starle più vicino, forse così non avrebbe stretto un patto con Crowley e suo padre continuerebbe a riposare in Paradiso lontano dal male della terra.  
"Perché improvvisamente parli di rispetto fra fratelli? Tu mi hai disobbedito" aveva sbottato Dean qualche ora prima prendendo le difese della sua ragazza, notando come suo fratello la stesse ripetutamente attaccando alla cieca. 
"Disobbedito? Non sei mica papà!" gli aveva risposto alzando la voce e chiudendo di scatto il suo pc, fulminandolo con lo sguardo. 
"Si e se lui fosse qua ti prenderebbe a calci in culo per questo! Ci siamo già passati con occhi gialli, Lucifero e il fottuto Dick roman: uno di noi muore!" continuò Dean superando il tono di voce del fratello e guardandolo male, per poi ingurgitare un grosso bicchiere di Whisky. 
"E devi essere tu?!". 
"Certo! Perché io non vedo nulla nel mio futuro, solo caccia e sangue e distruzione ovunque io vada!". 
A quel punto Sam si era preso un momento per riflettere sulle parole di suo fratello, cercando di leggere fra le righe e aggrottando le sopracciglia aveva chiesto:"Pensi che la tua vita valga meno della mia?". 
"E meno di quella di qualsiasi altra persona nel mondo, si!" rispose il maggiore sbattendo il suo bicchiere vuoto sul tavolo ed appoggiandovi contro i palmi aperti. 
"Dean.." Katherine aveva provato ad intervenire, ma lui non le diede il tempo di continuare. 
"Dovevi lasciarmelo fare Sam, dovevi vivere la tua vita insieme ad Hailey e diventare un Uomo di Lettere, avere la casa piena di figli e imbottirti a 70 anni di viagra! Tu vedi una luce alla fine del tunnel infernale, io no!".
"Appunto perché la vedo l'ho dovuto fare! Così sarò in grado di mostrarti che dopotutto anche tu meriti un lieto fine!" aveva esclamato Sam sostenendo lo sguardo di fuoco e sperando che per una volta la smettesse con le sue manie suicide. 
Dean aveva scosso la testa non appena suo fratello aveva finito la frase e sospirò rumorosamente, riempiendosi nuovamente il bicchiere e bevendone ancora. "No, non è così che la vedo: per quanto mi riguarda io troverò un altro cerbero e lo sbudellerò, continuando le prove al posto tuo!". 
Sam era rimasto incredulo a quelle parole e si prese qualche secondo per pensare, chiedendosi perché suo fratello fosse così ostinato nel voler morire. "No Dean, non questa volta. Devi fidarti di me adesso fratello, per favore. Fidati di me!". 
Dean era pronto a ribattere in maniera poco educata ed aveva ancora lo sguardo di fuoco, quando incontrò gli occhi bassi di Katherine, e li vide rossi, gonfi di lacrime e di dispiacere per quello che aveva appena sentito uscire dalla sua bocca. Lei non voleva che morisse, non voleva che sparisse un'altra volta dalla sua vita, non lo avrebbe sopportato, e in quel momento il senso di colpa dentro di lui era diventato insopportabile. 
"Ok Sam, ok hai vinto tu. Adesso troviamo Haiely..".
Come se i loro polmoni avessero ritrovato ossigeno, Sam e Katherine tornarono a respirare, sentendosi leggermente più tranquilli, anche se sapevano che le ostinazioni di Dean non sarebbero finite qua. 
Adesso che da quel litigio erano passate ben tre ore, Sam capí che suo fratello avesse detto quelle ultime parole solo per concentrarsi nella ricerca di Hailey e non perdere ulteriore tempo in futili discussioni. 
Chiuse il suo computer quando sentí la porta aprirsi, ma non ci fece neanche caso poiché pensava che si trattasse di Dean e Katherine tornare dalla ricerca vana di Hailey; quando dopo qualche secondo il minore udí la voce di suo fratello provenire dalla tromba delle scale che portava al garage, trasalí e si voltò verso la porta di casa, trovando un uomo mai visto prima intento a fissarlo con aria seccata. 
"Dean! Kath!" urlò Sam prendendo la sua pistola e puntandogliela contro, sentendo i passi dei due ragazzi farsi sempre più veloci nelle scale, mentre l'uomo non modificò la sua espressione. 
"Calma cowboy, lui è con me!" esclamò Clay spuntando da dietro l'uomo, sorridendo beffardamente ed avanzando lentamente. 
Sam abbassò immediatamente l'arma e sgranò gli occhi, capendo immediatamente chi si fosse appena presentato alla sua porta e soprattutto perché.
"Papà!" esclamò Katherine entrando nella stanza e sorridendo, mentre l'uomo scese le scale con lo sguardo più glaciale che i due Winchester avessero mai visto. "Ti avevo detto di non venire!".
Philip Collins avanzò verso di loro con sguardo fiero ed orgoglioso e petto gonfio, oscillando la chiave del bunker che aveva preso in prestito da sua figlia per accedere al bunker senza doverglielo chiedere. Si presentava come un uomo sulla cinquantina con i capelli lunghi e bianchi tirati indietro e legati in un codino basso, la bianca barba folta e i baffi piegati all'insù che gli conferivano l'aspetto di un uomo di altri tempi; la lunga giacca nera fece si che le sue due pistole poste una per fianco ed i macheti spiccassero in bella vista attaccati alla sua cintura in cuoio scuro. 
La sua espressione era dura e seria, come se fosse una statua di marmo, ed emanava un certo timore allo sguardo a tal punto che i due fratelli non avrebbero mai voluto metterselo contro; il viso del padre della giovane si ammorbidí in un tenero e grosso sorriso quando incontrò lo sguardo della figlia, che allungò le mani nella sua direzione per abbracciarlo forte a sé.
"Ooh, la mia bambina!!" esclamò Phil baciandole la testa e ringraziando il cielo che stesse bene. 
La ragazza si prese qualche secondo per trovare conforto in quella presa, poi sciolse l'abbraccio ed incrociò i suoi occhi marroni e gli sorrise; si spostò di qualche passo e gli continuò a stringere la mano, voltandosi verso i due uomini dietro di lei che nel frattempo li avevano raggiunti. "P
apà, questi sono Sam e Dean..".
L'uomo posò lo sguardo sui due uomini tornando a mettere su l'espressione seria e solenne di poco prima, trovandoli un po' troppo rigidi ed imbarazzati da quell'incontro; continuò a guardarli con freddezza per qualche secondo, prima di avvicinarsi di qualche passo. 
"..Winchester! Ho sentito parlare di voi". 
I due fratelli si scambiarono un'occhiata veloce e poi il maggiore prese la parola sorridendo nervosamente. "Siamo abbastanza famosi nel nostro mondo". 
"Famosi per aver scatenato una dozzina di Apocalissi, forse!" esclamò Clay scendendo le scale ed arrivando alle spalle della ragazza e di Phil, che non si voltarono ma rotearono gli occhi nello stesso momento e nello stesso identico modo, mentre i due ragazzi rimasero un pò sorpresi dallo stesso modo di fare del padre e della figlia. 
"Abbiamo sempre trovato il modo di sistemare le cose, però!" puntualizzò Sam annuendo nervosamente e sorridendo troppo. 
Phil respirò pesantemente e fece oscillare lo sguardo fra i due ragazzi, soffermandosi sul maggiore che lo guardò di rimando: non gli era mai, mai, passato per l'anticamera del cervello di conoscere i genitori di una ragazza e stando con Katherine pensava che questo problema non si ponesse, ma adesso aveva davanti suo padre che lo squadrava come se fosse il suo strizzacervelli, esaminandolo e studiando ogni suo movimento. 
"Tu sei Dean, vero?!". 
"Si signore" 
"Beh, sappi che tu non mi piaci". 
"Neanche a me, per la cronaca!" esclamò Clay sorridendo beffardamente e facendosi forte di essere in ottimi rapporti con il padre di Katherine, girando per il tavolo e versandosi da bere senza neanche chiedere il permesso, trovando il maggiore dei Winchester in forte difficoltà. 
"Cosa?“. 
"Lo sai che mia figlia si è fatta il culo per quasi due anni per ritrovarti in quella fogna di Purgatorio? E non ti sei neanche degnato di chiamarla per dirle che eri tornato!" esclamò Phil con voce calma e pacata, ma trasmettendo parte del suo disgusto attraverso lo sguardo.
"Papà, smettila!" esclamò la figlia scuotendolo appena dal braccio e sgranando gli occhi per la sorpresa. 
"Eh no Sage, papino ha ragione.." sussurrò Clay ridendo, sedendosi difronte a loro e poggiando i suoi stivali sporchi e pesanti sul bordo del tavolo. 
"H-ha ragione signore, ma.." iniziò il maggiore guardando l'uomo di rimando e mettendo su la sua faccia da poker per mascherare un disagio tale che non provava da quando suo padre lo sgridava e lo mortificava, ma venne brutalmente interrotto. 
"Niente ma: non ti do un pugno sul naso solo perché è casa tua" continuò Phil con voce apparentemente tranquilla, rendendosi ancora più inquietante. Poi spostò il suo sguardo meticolosamente attento sul minore dei fratelli, che sorrise forzatamente sentendosi in forte imbarazzo. "Tu invece hai l'aria rassicurante, Katherine mi ha parlato bene di te!". 
"Mmh, grazie?" chiese retoricamente Sam sorridendo ancora, volgendo uno sguardo di aiuto su Katherine.
"Senti papà ti avevo detto di non venire; se Hailey tornasse e ti trovasse qua sarebbe peggio" disse la ragazza strattonandolo appena e facendo in modo che suo padre la guardasse. 
"Lo so tesoro, ma abbiamo gestito le cose male e adesso è tutto più complicato.." sussurrò Phil sospirando rumorosamente e distogliendo lo sguardo dai due ragazzi per un attimo. "Comunque l'ho rintracciata". 
L'uomo barbuto estrasse il suo telefono di ultima generazione e i due fratelli non riuscirono a capire se essere più sorpresi che un uomo della sua età fosse in grado di utilizzarne perfettamente uno o se congratularsi e cercare di capire come avesse fatto a tracciare un telefono irrintracciabile.
"Ma come ha fatto? Ci abbiamo provato anche noi, ma.." iniziò Sam sgranando gli occhi ed avvicinandosi con aria sbalordita, fissando gli occhi sullo schermo del telefono che segnava l'esatta posizione della prima figlia. 
"Giovanotto, io non provo come voi fannulloni: io riesco. Sempre!" esclamò Phil accennando per la prima volta un sorriso nella loro direzione, seppur potesse rientrare nella categoria orgoglioso. 
E subito ai due fratelli fu chiaro da chi Haiely avesse ereditato il proprio carattere, facendoli appena sorridere.  
"Allora andiamo.." sussurrò Katherine voltandosi e facendo per andare, ma suo padre la trattenne dolcemente per un polso. 
"Amore, preferisco andare da solo..". 
"Sei l'ultima persona che vorrebbe vedere" disse la figlia allargando le braccia e sgranando leggermente gli occhi. 
"Ma anche l'unica di cui ha davvero bisogno" rispose Phil sorridendo amaramente. 
"Con tutto il rispetto Signor Collins, ma dubito che Haiely la voglia vedere. Nè adesso, nè mai". 
L'uomo si voltò a guardare il maggiore dei Winchester con un sopracciglio sollevato, studiando il suo volto e il suo linguaggio del corpo: Dean non aveva alcuna paura di lui, era disinibito e gli parlava senza peli sulla lingua come se lo conoscesse da ormai tanto tempo, ma dalla sua espressione capì che lo rispettava e questo lo fece appena sorridere.  
"Hai figli, Dean? Io ne ho tre e so come comportarmi con ognuno di loro". 
"Oh andiamo, senza offesa, ma tu non conosci Hailey: l'hai data via praticamente senza neanche averla tenuta una volta in braccio!" esclamò il maggiore guardandolo quasi con rabbia, scordandosi che si trattasse del padre della sua ragazza ed infischiandosene di fare una bella impressione, perché lui conosceva Hailey e sapeva cosa fosse meglio per lei." Che razza di padre potresti mai essere per lei dopo più di 30 anni?". 
"Wooow, tu si che vincerai il premio per il miglior genero dell'anno!" esclamò Clay ridendo divertito, tornando a bere il suo bicchiere di Whisky e fremendo nell'attesa degli sviluppi. 
"Dean!" esclamò Katherine guardandolo in cagnesco, sgranando gli occhi e non riuscendo a credere ad un comportamento del genere proprio con suo padre. 
Phil rimase calmo e non si lasciò turbare dalle parole del ragazzo, rimanendo in quel silenzioso gioco di sguardi in cui chi lo avrebbe distolto per primo avrebbe perso miseramente. A nulla servirono le occhiate sorprese ma furiose di Sam, il fratello non si mosse di un centimetro dalla sua posizione continuando ad accusare l'uomo con lo sguardo. 
"È questo che vi ha detto Haiely?" chiese Phil sorridendo amaramente, continuandolo a guardare. "Scommetto che voi sapientoni non avete idea del fatto che Haiely sia stata con me per 7 lunghi anni, vero?!". 
La maschera sicura di Dean venne appena scalfita, ma cercò di non farsi troppo sconvolgere dalla notizia appena appresa: in fondo non sapeva ancora se si potesse fidare di Phil, non importava che fosse il padre di Katherine. Non era abbastanza. 
"È la verità.." sussurrò Katherine sospirando, avvicinandosi al tavolo ed appoggiandosi con i fianchi contro il tavolo. "Il Consiglio mi aveva soggiogata per scordarlo..".
"A giudicare dalle loro espressioni, avresti dovuto condividere prima questa informazione con la classe, mia dolce Sage.." sussurrò Clay osservandola con un sorriso sulle labbra, muovendo appena i piedi ancora sul tavolo. 
"Ma tu perché sei ancora qua?!" chiese Katherine in maniera acida, voltandosi verso di lui e fulminandolo con lo sguardo. "Non hai un bar da svuotare e una prostituta con cui scopare?!". 
Clay le sorrise audacemente e si morse un labbro, mandandole un bacio invisibile e facendole l'occhiolino, prima di tornare a bere dal suo bicchiere. 
"L'ho voluto io qui, vi insegnerà qualche trucco dato che come Uomini di Lettere fate cilecca!" esclamò Phil sbuffando come se avesse sentito quelle frecciatine per un milione di volte e fosse ormai stanco. "Io vado a cercare Hailey e la riporterò qui, da solo!".  
"Agli ordini Phil" rispose Clay facendo il saluto militare, a cui l'uomo rispose con un sorriso dopo aver dato un bacio sulla fronte della figlia. 
Phil salì le scale e scomparve dietro a quell'enorme porta in ferro massiccio, dopo aver intimato al Sergente di togliere vie le sue scarpacce dal tavolo e di ripulire, cosa a cui lui obbedí immediatamente come avrebbe fatto un soldato con il suo comandante, facendo appena sorridere la figlia. 
Dean volse il suo sguardo ancora sconvolto verso il fratello, che sembrava essere uno specchio del suo e poi lo guardò male, riducendo gli occhi a due fessure. 
"E così tu avresti una faccia rassicurante?!". 
Sam rise appena, rilassando le spalle ed avvicinandosi a Clay con un sorriso, con il presentimento che da quel momento in poi lo avrebbero avuto fra i piedi sempre più spesso. 
"Io sono il tipo di ragazzo che piace ai genitori.." rispose Sam schiacciandogli l'occhio, per poi concentrarsi sul Sergente seduto in maniera composta accanto a sé. "Quindi sei un Uomo di Lettere anche tu?". 
 
 
 
Lo stomaco le brontolava appena quando accostò la sua auto sul ciglio della strada per l'ennesima volta in quella lunga giornata: Hailey aveva sicuramente smaltito la sbornia della sera precedente e aveva passato gran parte della mattinata e del pomeriggio a vomitare pure l'anima.
Era l'effetto dell'alcool e del nervosismo, lo sapeva bene, e neanche mangiare l'avrebbe aiutata quella volta; aveva attraversato l'Iowa e gran parte del Minnesota per arrivare a Duluth, guidando pressoché tutto il giorno mentre mille pensieri le attanagliavano la testa. Stava male, era rimasta troppo turbata dalla notizia del ritorno di suo padre e le faceva male pensare che nessuno l'avesse avvertita subito. 
A quel pensiero Hailey trasalí e si resse alla lamiera dell'auto: quello non era suo padre. Lei non ce lo aveva mai avuto un padre.
Phil non poteva pensare che lei potesse mai accettarlo in quel ruolo, non era degno di essere chiamato con quella parola e lei lo sapeva bene. 
Allora perché quella strana sensazione le scaldava il petto, come se una parte di lei fosse felice del suo ritorno? 
Chiuse l'auto e sospirò, entrando all'interno del Leif Erikson Park con una stretta al cuore: osservò le persone correre e divertirsi, parlare fra di loro ed il colmo per lei fu passare proprio davanti all'area per bambini, osservando quanti padri giocassero e proteggessero i loro bambini. 
Imprecò dentro di sé e lasciò che il suo sguardo vagasse verso l'orizzonte, verso quel lago in cui di tanto in tanto nel corso degli anni era sempre tornata a fare visita. 
Percorse la piccola discesa del parco verde fino ad arrivare alla grande spiaggetta rocciosa che regalava una vista mozzafiato proprio nel momento dell'imbrunire, quando il cielo si tinse di arancione e la luna si stava per alzare alta nel cielo; si sdraiò su una roccia e guardò in alto, chiedendosi se davvero ci fosse qualcuno lì su che vegliasse su di loro o se l'intera razza umana fosse lasciata al deraglio con la scusa del libero arbitrio.
Hailey non si accrose del tempo scivolare persa per com'era in quel gioco di colori che caratterizzavano il cielo, ma capí che fosse ora di andare quando si alzò una leggera brezza fastidiosa che le scompigliava i capelli e il parco dietro di lei divenne buio e deserto. 
Si sedette ed appoggiò le spalle contro la fredda roccia, quando con la coda dell'occhio vide una sagoma avanzare nel buio verso di lei: afferrò la sua pistola e quando chiunque si stesse avvicinando fu in procinto di allungare una mano verso di lei, la tirò fuori e gliela puntò contro. 
I suoi occhi stanchi e delusi incontrarono quelli marroni di un uomo con lo sguardo fin troppo dolce e buono e la donna rimase impietrita, agitandosi appena ed abbassando istintivamente la sua arma. Non riusciva a muovere neanche un muscolo mentre l'uomo barbuto le sorrise teneramente e fece ancora qualche passo in avanti.
"Haiely..". 
La sua voce tremante, il cuore prese a batterle più forte nel petto continuando a studiare quegli occhi così simili ai suoi, mentre qualcosa le si muoveva all'altezza del cuore e fremeva per uscire, come il ricordo di un'emozione del tutto celata dentro di sé.
La voce di Phil apparve alle sue orecchie come una melodia familiare, come se avesse amato ascoltarla tempo addietro ma in quel momento non riuscì proprio a ricordare. Dentro Haiely albergavano due tipi di emozioni contrastanti che la distruggevano: avrebbe voluto correre e scappare via da lui, dimenticarsi di un padre assente che le aveva rovinato la vita lasciandola in quell'edificio del Consiglio, ma dall'altro lato vorrebbe andargli incontro e lasciarsi cullare dall'immagine di suo padre che era venuto a cercarla. 
"Vattene!" esclamò la donna senza avere la forza di muoversi, decidendo di ascoltare la parte di sé più orgogliosa e cinica. 
Phil sospirò rumorosamente, rimanendo in silenzio e trattenendo a stento le lacrime per via della grande emozione che provava nel rivedere sua figlia dopo tutti quegli anni, chiedendosi come avesse fatto a sopravvivere per tutto quel tempo senza un pezzo del suo cuore così importante; non c'era più traccia del cacciatore serio e distaccato, freddo calcolatore senza sentimenti che aveva lasciato intendere ai due ragazzi al bunker. 
Adesso Phil era solo un padre emozionante nel rivedere sua figlia. 
"Hai fatto morire di paura tua sorella e i tuoi amici scappando via un quel modo..". 
"Beh, Katherine non avrebbe dovuto tenermi nascosta la verità!" sbottò Haiely stringendo i pugni e guardandolo in cagnesco nella penombra. 
"Ha solo provato a proteggerti il più a lungo possibile.." rispose l'uomo con voce tremante, avanzando ancora di qualche passo e sedendosi a più o meno un metro da lei. 
La donna rimase rigida, non riuscendo neanche a muoversi per la paura di rivederlo da così vicino, ma cercò di non dare nell'occhio e di apparire il più naturale possibile. 
"No, stava cercando di proteggere sé stessa dalla vergogna di aver mentito!" esclamò Haiely lasciando trasparire la sua rabbia e il suo odio per sua sorella. "Come sei tornato, a proposito?".
Phil sospirò e fece scontrare di nuovo i suoi occhi con quelli della figlia e sentí il cuore perdere qualche battito: ecco arrivare il momento della verità. 
"Katherine ha fatto un patto con Crowley: ha riavuto indietro me, ma vuole il vostro angelo". 
"Ha venduto Castiel?!" chiese con disgusto, sgranando gli occhi e pensando quanto sua sorella fosse un'idiota, ma solo dopo qualche secondo prese a riflettere davvero sulle parole dell'uomo ed il suo tono accusatorio sparì, lasciando spazio all'incredulità. "Stava cercando il Purgatorio, non è vero?" 
"Si, ma sta tranquilla ha già chiuso con il demone.." sussurrò Phil accennando un sorriso, sollevando la manica della sua giacca sinistra e mostrando alla ragazza il braccio interamente ricoperto da alcuni tatuaggi tribali che risalivano lungo la spalla. "È un incantesimo di protezione fatto da una congrega di streghe molto antica: così Crowley non potrà più sbattermi all'inferno". 
Haiely si sentí intontita per tutte quelle informazioni e distolse lo sguardo dal colore che percorreva il braccio di suo padre, pensando in preda alla rabbia che provasse del piacere nel sapere che quell'uomo avesse marcito all'inferno per tutti quegli anni. Aveva pagato tutto quello che le aveva fatto. 
"Per questo la sua casa è stata distrutta?". 
"Per questo e per il rituale per aprire di nuovo Purgatorio" rispose Phil sospirando appena, fissando lo sguardo sull'infrangersi delle onde contro le rocce. 
"Che tipo di rituale?". 
"Non è per far uscire qualcuno, ma per entrarvi" sussurrò l'uomo tornando a guardarla con un sorriso amaro sul volto. 
"Voleva trovare Dean.." dedusse la donna ad alta voce ed abbassò il capo, capendo solo in quel momento che se lei e Sam non l'avessero lasciata da sola e non avessero mentito sul ritorno del maggiore, allora tutto ciò non sarebbe mai successo.
Formulando quel pensiero Haiely capí di non riuscire ad incolpare Katherine per ciò che avesse fatto, capendo che avesse chiesto a Crowley di riportare indietro suo padre per lasciare che lei e Sam vivessero la loro vita fuori dalla caccia il più possibile. Esasperata chinò il capo e lo prese fra le mani, sentendosi pericolosamente sul punto di piangere. 
"Guarda.." sussurrò Phil sorridendo teneramente, prendendo il suo portafoglio ed estraendo una piccola fotografia ingiallita dal tempo e con i bordi rovinati, porgendogliela con occhi lucidi. "Voglio che la tenga tu". 
Un uomo di poco meno di trent'anni con un grosso sorriso sul volto e i capelli brezzolati, gli occhi che trasmettono allegria e qualche ruga in meno, stava seduto su una sedia all'interno di una casa che Haiely non riconosceva, mentre aggrappata al collo di Phil vi era una bambina di quattro o cinque anni, che sorrideva e si stringeva forte al suo papà. 
Lei alternò lo sguardo fra la foto e gli occhi di suo padre, mentre qualche lacrima scorreva sui volti dei due e si chiese che scherzo del destino fosse quello e perché le stesse facendo questo. 
"Non è come pensi tu, io non ti avrei mai abbandonata senza lottare..". 
 
 
 
"Si, sono un Uomo di Lettere e a quanto pare le nostre vite sono molto più simili di quanto pensassimo" rispose Clay con il suo solito sorriso beffardo, rimettendo nuovamente i suoi piedi fasciati dagli stivali sporchi sul tavolo. "A parte che io dormivo in delle lenzuola di seta ed avevo degli amici e una bella fidanzata al mio fianco".
"Avevi una doppia vita quindi?" chiese Dean sforzandosi di comportarsi in maniera civile, ma il suo volto lo tradiva, trasmettendo tutta la sua disapprovazione. 
"Se così si può dire.." rispose Clay facendo spallucce, tornando a fissare lo sguardo sulla ragazza che faceva di tutto per evitarlo. 
Sam vide gli occhi furiosi di suo fratello maggiore puntarsi in quelli spavaldi del militare e lo osservò cambiare espressione proprio come un cane rabbioso pronto a scattare al minimo segnale, così capí di dovere fare qualcosa e di intervenire per tranquillizzare la situazione. "Di che parlava Phil? Cosa non conosciamo di questo posto?". 
Clay lo guardò solo dopo qualche secondo, allontanando lo sguardo da Dean e fissandolo in quello del minore dei Winchester, sorridendogli appena: gli piaceva Sam, aveva avuto una buona impressione di lui non appena lo avesse visto. 
"Beh, io conosco i bunker meglio di qualsiasi altra persona dato che sono stato allevato per essere un Osservatore". 
"Quindi eri uno di loro?" chiese Dean con ilarità nella voce, stringendo le labbra e prendendolo in giro con divertimento, piegando gli angoli della bocca all'insù. "Davi ordini al sicuro dietro ad una scrivania, mentre delle povere ragazzine rischiavano la pelle? Proprio come una vera signorina".
"No Dean, non sono mai stato quel tipo. Ho sempre adorato il brivido delle cacce, l'eccitazione che scaturisce in seguito ad una vittoria" disse Clay mantenendo il tono della voce calmo, per poi bere un lungo sorso della sua birra e facendogli l'occhiolino. "Scopare è sempre più piacevole dopo!". 
Sam e Katherine sgranarono gli occhi e trattennero il fiato, osservando il maggiore non modificare la sua espressione e continuare a guardare il Sergente con ilarità e divertimento. Dean dentro di sé avrebbe tanto voluto reagire ed essere il responsabile di un grosso ematoma sul suo viso, ma non amava fargli credere di avere il potere su di lui. 
"Oh credimi, lo so!" esclamò prendendo una mano della ragazza seduta accanto a lui fra le sue e continuando a sostenere il suo sguardo. 
Katherine ritrasse immediatamente la sua mano e si alzò di scatto, fulminando con lo sguardo prima l'ex e poi il compagno, e il suo viso divenne rosso dalla rabbia; appoggiò le mani contro i fianchi e sentí l'ira crescere dentro di sé. 
"Ma che state facendo?!" urlò alzando il tono di voce ed osservando i due uomini abbassare appena il volto e sospirare rumorosamente, cercando poi aiuto nello sguardo di Sam, che le sorrise nel tentativo di rasserenarla. "Io sono preoccupata per mia sorella, che probabilmente mi odierà per quello che le ho tenuto nascosto, quindi fate un favore a tutti e piantetela con questa stupida faida insensata!".
Clay continuò a sostenere lo sguardo adirato di Dean che si trattenne dal scattare in avanti e colpirlo al viso, e poi lo distolse, concentrandosi su suo fratello e sulla ragazza, sorridendo ai due con genuinità. 
"Volevate sapere come ho rintracciato Haiely giusto? Posso spiegarvelo, così la prossima volta non dovremo venire noi a salvarvi il culo". 
Il militare si alzò di scatto e fece segno a Sam di alzarsi e di seguirlo, comportandosi in maniera molto più amichevole con lui che con Dean, palesando le sue motivazioni. Il minore cercò di lasciare un po' di spazio a suo fratello e alla ragazza, dirigendosi in fondo alla sala ed accendendo il suo portatile, mentre Clay prese posto accanto a lui in silenzio; Katherine non disse nulla, si limitò a fissare con disappunto Dean, che ricambiava il suo sguardo con innocenza, chiedendole silenziosamente cosa non andasse. 
Ma la donna lo conosceva davvero bene e quando fu certa che Sam e Clay fossero davvero assorti nel loro mondo informatico, gli si avvicinò e lo guardò in cagnesco. 
"Pensavo che ne avessimo già parlato!".
"Infatti, non so davvero di cos..".
"Oh, si che lo sai! E non fare quella faccia!". 
"Quale faccia?" chiese Dean aggrottando appena le sopracciglia e non modificando neanche di poco la sua espressione, lasciando trasparire la sua rabbia e la sua agitazione. 
"Questa faccia!" continuò Katherine indicandolo con il dito e colpendo ripetutamente il pavimento con il suo piede destro per il nervosismo.
"È la mia faccia!" esclamò Dean serrando la mascella e stringendo i pugni contro i braccioli della sedia scura di legno, guardandola per la prima volta con fastidio e rabbia. 
"Si, quella che metti su quando stai per uccidere qualcuno!".
L'uomo ci pensò un po su distogliendo lo sguardo, ma dopo qualche secondo tornò a guardarla e si sporse dallo schienale per avvicinarsi alla donna con il busto, stringendo appena le labbra per poi dire con troppa veemenza: " Ma come cazzo hai fatto a stare con un coglione come lui? È un arrogante, presuntuoso figlio di puttana dalle risposte pronte e con la voglia di far incazzare l'universo!". 
La donna aggrottò le sopracciglia, chiedendosi come facesse ad essere quello il problema poiché la loro relazione risaliva a quasi vent'anni prima e si lasciò sfuggire una risata nervosa, che coprì prontamente con la sua mano destra. 
"Sembra che la mia tipologia di uomo non sia poi cosi cambiata nel corso degli anni..". 
"Non mi paragonare a lui Katherine, non farlo!" esclamò Dean con la rabbia negli occhi e nella voce, non riuscendo a trovare cosa ci fosse da ridere in quella situazione. 
"Cosa vuoi che ti dica? Avevamo 17 anni!" esclamò Katherine allargando le braccia e sgranando appena gli occhi. "Il suo è un meccanismo di difesa, fa così solo perché sa che noi due stiamo insieme!". 
"Quindi la colpa è mia?" chiese Dean alzandosi di scatto e guardandola con ilarità. 
"No, ma fai come ti ho detto: ignoralo!". 
Dean serrò la mandibola ancora una volta e la guardò con più durezza, perché l'ultima cosa che gli suggeriva il suo istinto era proprio quella di ignorarlo. Si passò l'indice ed il pollice della mano destra ai lati della bocca, e mise la mano sinistra contro il suo fianco, cercando di respingere i mille modi che gli erano venuti in testa per uccidere Clay durante la loro conversazione. 
"Se parla ancora in quel modo, giuro che gli pianto un pugnale nel cuore". 
Katherine sorrise amareggiata, scuotendo la testa e non capendo la ragione della sua gelosia. 
"Non c'è stato niente fra me e Clay in questi anni, perché pensi che potrebbe succedere adesso?!". 
"Dico solo che non mi piace, è troppo sicuro di sé e ti guarda come se fossi un regalo da scartare".
La donna aprì la bocca per ribattere, ma poi notò Clay alzarsi dalla sua sedia ed avvicinarsi mentre si scolava la sua birra ed abbandonava la sua bottiglia vuota sul tavolo senza la minima intenzione di raccoglierla. 
"Interrompo la vostra chiacchierata da signorine a cuore aperto?" chiese ridendo e sedendosi al posto del maggiore, tornando a guardarlo e a stuzzicarlo con lo sguardo. 
"Le lezioni sono già finite?" chiese Katherine facendo qualche passo ed appoggiandosi al braccio di Dean per rassicurarlo, portandoselo a cingerle la vita e sentendolo appena rilassarsi contro il suo tocco. 
"Credo che Sam sia il fratello intelligente, il ragazzo impara in fretta!". 
"Perché non vai li in fondo alla sala e continui a fare qualsiasi cosa tu stessi facendo prima?" chiese Dean con aria perentoria, stringendo con forza il fianco della ragazza ed avvicinandola di più a sè. "Sono sicuro che a Sam serva una ripassata, vero fratellino?". 
"Si, è proprio vero!" esclamò Sam annuendo dal fondo della sala e facendo segno al Sergente di avvicinarsi.  
"No ragazzi, abbiamo del tempo prima che paparino ritorni con Lessie a casa, quindi perché non lo impieghiamo per conoscerci meglio?". 
Dean, come tutti del resto, cercò di ignorare il fatto che Clay avesse paragonato Haiely ad un cane, e piegò la testa da un lato sorridendo appena. 
"No, preferisco continuare a far finta che tu non esista fino a quando non crepi, quindi..". 
"Bene, vedo che vuoi iniziare tu Dean!" esclamò Clay ignorando volutamente la sua frase e guardandolo con falsa curiosità. "Perché non mi racconti del tuo papino? Ho sentito che era un militare come me". 
"Era un Marine" lo corresse Sam avanzando dal fondo della sala con aria stanca, controllando invano se sul suo telefono vi fossero notizie della sua ragazza. 
"E dimmi Dean-o, sei così rigido perché tuo padre non ti abbracciava abbastanza quando eri piccolo o ti viene spontaneo esserlo?". 
Il viso di Dean si trasformò in poco tempo, ma Katherine lo trattenne per una mano e sorrise nervosamente, per poi fissare un cagnesco il Sergente. 
"Clay fa un favore a tutti e sta zitto". 
 
 
 
 
La porta sbatté con troppa forza e Sam si chiese come avesse fatto a non scardinarsi dopo una botta del genere: Hailey era appena tornata insieme a Phil ed una volta varcata la soglia del bunker aveva lanciato uno sguardo carico di odio e di risentimento verso sua sorella, prima di intimare a suo padre di non farsi mai più vedere e scappare fra i corridoi per raggiungere la sua stanza. 
Non voleva vedere nessuno, non voleva parlare con nessuno. Aveva bisogno di stare da sola. 
Come avrebbe fatto a spiegare quello che stesse provando? 
La donna si appoggiò contro la porta, sentendo dall'altro lato Sam bussare forte e chiederle di lasciarlo entrare, che voleva stare accanto a lei per aiutarla, ma Hailey si chiuse a riccio e non rispose. 
Chiuse gli occhi e si lasciò scivolare a terra, ignorando le proteste del ragazzo e non riuscendo neanche a capire se stessa: ciò che le aveva appena detto Phil le sembrava impossibile. Il Consiglio le aveva fatto dimenticare la sua vita con i suoi genitori con la magia per quale scopo? Renderla un soldato migliore? Una perfetta macchina da guerra priva di sentimenti? 
Si alzò e si distese sul letto con ancora i vestiti, facendosi largo fra le coperte e sperando di sprofondare in un sonno profondo e ristoratore. 
 
"Credo che sia arrivato il momento di tornare a casa..". 
La voce di Phil si fece largo nella sala lettura, puntando lo sguardo su Clay e facendogli segno di andare con lui, capendo dalle occhiata di sua figlia che il Sergente avesse ricominciato ad essere inopportuno. 
"Papà, sei appena arrivato!" esclamò Katherine avvicinandosi e sospirando, afferrando il colletto della sua giacca e sistemandoglielo, per poi guardarlo con occhi supplichevoli. 
L'uomo la guardò con un tenero sorriso e le sfiorò il viso con la mano libera. 
"Hailey non vorrebbe trovarmi qui, ma torno presto tesoro..". 
Katherine si sporse verso di lui e l'abbraccio stretta a sé, inalando l'odore di tabacco e di muschio che emanava la sua barba bianca, pensando quanto le fosse mancato negli anni. 
Quando Phil sciolse l'abbraccio rivolse uno sguardo al maggiore dei Winchester che stava appena dietro la donna, guardandolo con un'espressione indecifrabile per uno come lui. 
Dean sorresse lo sguardo senza sapere cosa dire ed accennò un sorriso quasi imbarazzato, quando l'uomo lo guardò con meno freddezza e astio. 
"Ti dispiace accompagnarmi all'auto, ragazzo?". 
Dean bisbigliò un sì ed annuì sorridendo con sorpresa, lanciando uno sguardo fugace a Katherine che ricambiò sorridendo. 
Salí le scale seguendo l'uomo barbuto ed aprí la porta del bunker, seguendolo fino alla sua Mustang rossa fiammante degli anni 90 che il ragazzo studiò ed osservò come se fosse un gioiello: tenuta in perfetto stato, l'auto si presentava con dei cerchi in lega scintillanti, spiccava la mancanza anche di un solo piccolo graffio sulla carrozzeria e l'interno sembrava ancora perfetto. Sembrava un'auto nuova, eppure Dean ricordava di averla vista in una vecchia foto a casa della sua ragazza e subito capì da chi Katherine avesse ereditato il suo buon gusto in fatto di auto. 
"Ti piace?" chiese Phil sorridendo appena, aprendo lo sportello della sua auto e riponendo all'interno dell'abitacolo il suo borsone da viaggio. 
Dean sorrise audacemente perché conosceva benissimo ogni componente delle auto come quelle, amava studiarle e amava documentarsi su ogni tipo di auto: d'altronde era la sua passione più grande. 
Dopo una breve chiacchierata sulle caratteristiche tecniche, Phil lasciò cadere il discorso, appoggiandosi contro lo sportello e guardandolo con i suoi occhi penetranti e indagatori.
"Devo ringraziarti". 
"Ringraziare me?" chiese Dean ironicamente, soffocando una risata. "Pensavo di non piacerti e che volessi darmi un pugno".
L'uomo scosse la testa e sorrise, sospirando appena. 
"Hai tenuto al sicuro Katherine, anche quando non era più lei, anche quando non stavi con lei!" esclamò Phil sorridendo brevemente, per poi tornare serio. "Questo è quello che un padre vuole per la propria figlia ed è importante per me, Dean! Meriti il mio rispetto!". 
Il ragazzo abbassò lo sguardo sorridendo, sentendosi apprezzato per la prima volta dopo tanto tempo, più o meno da quando Bobby se n'era andato lasciandolo senza figura paterna. 
"Grazie Phil". 
L'uomo allungò una mano verso il giovane, stringendola con la sua presa ferrea e perentoria, poi gli sorrise un'ultima volta ed entrò in auto, partendo e sgommando. 
Dean lo osservò andare via e sorrise, prima di voltarsi e trovare Clay appoggiato alla sua moto che lo guardava con un'espressione carica di disprezzo sul volto, ma sorrideva beffardamente, tipica di chi pensava di aver già vinto. 
"Cos'hai da guardare?" chiese il cacciatore sollevando un sopracciglio e guardandolo con ilarità. 
Il Sergente sorrise e si mise in piedi, avvicinandosi con due lunghe falcate all'uomo fino ad arrivare a poche spanne dal suo volto, sfidandolo con lo sguardo. 
"Ricorda queste parole Winchester: prima o poi lei verrà da me e tu non potrai farci assolutamente nulla!" esclamò Clay continuando a sorridere beffardamente e sostenendo lo sguardo del cacciatore. 
Dean si limitò ad osservarlo di rimando, divertito dal suo comportamento stupido, sapendo che la sua donna mai avrebbe scelto qualcunaltro; rise di gusto e senza rispondere alla sua provocazione decise di ascoltare il consiglio di  Katherine, così si voltò e risalí le scale del garage per andare dalla sua famiglia, lasciandolo lì ad osservarlo in cagnesco. 

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Capitolo 24
*** Wait for me to come home. ***


Capitolo 21.
Wait for me to come home.

 


Il suono sgradevole della sveglia posta sul comodino le fece aprire gli occhi ancora assonnati e stanchi dalle due settimane precedenti, segnalando che le otto di mattina fossero già arrivate e che fosse ora di alzarsi: Haiely si trovava rannicchiata sul petto del suo uomo, fra il tepore dei loro corpi e delle coperte, decidendo di colpire con una mano la sveglia per farla tacere, cercando di iniziare la nuova giornata con un sorriso fra le labbra. 
Carezzò il viso appena barbuto del minore dei Winchester e lo vide muovere le palpebre chiuse con un'espressione stanca, sapendo perfettamente che fosse dovuta a qualche incubo che da qualche notte a questa parte non lo lasciavano in pace. 
Hailey si sentí sempre più preoccupata della decisione presa da Sam di intraprendere il cammino delle tre prove, poichè sapeva che non sarebbe stata una passeggiata e sapeva anche che rappresentasse l'unico modo per tagliare fuori dalla sua mente sua sorella e l'appena resuscitato padre che aveva aspettato fin da quando era piccola.
Il pensiero che  Katherine e Phil le avessero mentito per quell'anno e mezzo le dava il voltastomaco, così come succedeva ogni qualvolta incrociasse sua sorella nei corridoi del bunker o si trovassero a combattere fianco a fianco per risolvere il caso.
"Buongiorno.." sussurrò Sam sorridendo appena, insinuando il suo viso nell'incavo del collo della ragazza, baciandolo con delicatezza.
Hailey sorride a quel gesto e si lasciò scivolare fino all'altezza del suo viso, baciandolo non proprio castamente e decidendo che, almeno per le prossime due ore, avrebbero chiuso fuori dalle loro teste i problemi che si fossero venuti a creare nell'ultimo periodo.
Dopo tutto se lo meritavano.
 
La porta del bunker cigolò per la seconda volta nell'arco di una decina di minuti e Dean si sporse dalla porta della cucina, chiedendosi se Judith avesse scordato qualcosa prima di andare a scuola; si avvicinò con passi assonnati verso la sala lettura e sentì il suono di una camminata veloce farsi sempre più vicino.
Con sua gran sorpresa, non si trovò davanti l'uragano della ragazzina che correva per il bunker in cerca di qualcosa, ma della madre che si tolse il cappotto e abbandonò la sua borsa sulla sedia più vicina.
"E' caffè quello che hai in mano?" chiese Katherine sorridendogli appena, afferrando la tazza dalle sue mani e bevendone un grande sorso nel tentativo di scaldarsi, mentre si appoggiava con le anche al primo grande tavolo. "Fuori fa davvero freddo!".
"Buongiorno anche a te.." rispose ironicamente l'uomo sorridendo appena, guardandola con le sopracciglia aggrottate. "Che ci fai qui? Non dovresti avere una lezione tipo mmh.. 20 minuti fa?".
"Di nuovo con la vestaglia del tizio morto, Dean?" chiese Katherine ignorandolo e ridendo di gusto per la prima volta quella mattina, mentre poggiava la tazza sul tavolo e lo osservava sgranare gli occhi ed allargare le braccia, portando lo sguardo sulla propria vestaglia grigio topo che aveva trovato nell'armadio della sua stanza quando si erano trasferiti al bunker.
"E' proprio  il mio stile!" esclamò Dean fingendo un'offesa ed avvicinandosi per avvolgerla in un abbraccio, sentendo le sue mani così fredde a contatto con la sua schiena, per poi avvicinare i loro volti e baciarla lentamente in maniera estremamente dolce e romantica, afferrandole il viso fra le mani e sentendo le braccia della ragazza salire a cingergli il collo. 
Si staccò per riprendere fiato e appoggiò la fronte contro la sua, guardandola riaprire gli occhi e sorridendole.
"Wow, sono impressionata da questo bacio.." sussurrò Katherine sorridendo, affondando il viso sul suo petto, ma sentendo le sue mani muoversi alla cieca dietro la sua schiena. "Era solo un diversivo per riprendere il tuo caffè?".
"Può darsi.." rispose Dean sorridendo e afferrando la sua tazza, sedendosi sulla sedia accanto alla ragazza e tornando a sorseggiare il suo caffè. "Allora, che ci fai qui?".
Katherine si morse il labbro inferiore e sospirò, sedendosi sul tavolo ed abbassando lo sguardo per qualche secondo.  "Stamattina ho firmato le dimissioni che avevo presentato tre settimane fa".
"Cosa? Perché?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e divenendo immediatamente serio.
"Perché? Perché non voglio vedervi partire senza di me come avete fatto nelle ultime due settimane e non mi sento bene a sapervi lontani ed in pericolo senza di me!" esclamò Katherine tutto d'un fiato, guardandolo come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Ok, ma tu ami farlo, ami avere questo lato normale della tua vita senza mostri e profezie.." sussurò Dean allargando le braccia e guardandola con perplessità. "Perchè non me l'hai detto prima?".
"Perchè non volevo altre opinioni ed era una mia decisione, tu non avresti potuto fare nulla per farmi cambiare idea" disse Katherine scendendo dal tavolo e facendo spallucce, avvicinandosi e sedendosi sulle sue gambe. "E poi mi mancano l'azione e l'adrenalina".
"E i motel scadenti".
"E le vite salvate".
"Il sangue ed i mostri da uccidere".
"Il sesso post caccia!".
Dean rise sentendo la sua affermazione e posò la sua tazza vuota sul tavolo, appoggiando la schiena contro la sedia e tirando la ragazza più vicina a sè continuando a guardarla negli occhi.
"E Judith? Hai pensato anche a lei?".
La donna sospirò e fece spallucce, accennando un breve sorriso amaro. "Ha quasi 16 anni, userà la mia auto per andare a scuola".
Dean annuisce e le sfiorò il viso sorridendo. "Se questa è la tua decisione, la rispetto".
Katherine aggrottò le sopracciglia e lo guardò leggermente sbalordita, sentendo un sorriso nascere sul suo viso. "E con questa siamo a due volte che mi sorprendi oggi: cosa stai architettando?".
Il cacciatore rise di gusto e scese con la mano fino a cingerle il fianco, guardandola negli occhi e leggendovi tutto il suo stupore. "Beh, ti sei aperta con me e mi hai detto tutta la verità sul patto con Crowley e su tuo padre, adesso lo sanno anche Sam ed Haiely ed ho pensato che il minimo che potessi fare è di essere più disponibile all'ascolto e alla compressione, come in una vera coppia in cui non ci sono segreti!".
Il sorriso sul volto della donna divenne sempre più grande e gli toccò la fronte per capire se fosse un'improvviso stato febbrile a spingerlo a comportarsi in quel modo e a dire quelle cose, che suonavano strane dette da uno come lui, e l'uomo la  bloccò di scatto con un braccio, sollevandola di peso ed adagiandola sul tavolo, tornando a baciarla e facendola ridere di gusto.
"Usare mia figlia come scusa per il tuo ritardo non ti farà meritare la mia stima!" esclamò la voce fin troppo familiare di Phil, che fece interrompere quel nuovo gioco e li fece voltare nella sua direzione.  "Avevo detto 10 minuti".
"Papà!" esclamo Katherine scendendo dal tavolo e spostando appena il ragazzo, alternando lo sguardo fra i due con sopracciglia aggrottate. "Che succede?"
"Io, Sam e paparino andiamo fuori per una caccia" rispose Dean sorridendo e chiudendo la sua vestaglia con vanto, sollevando lo sguardo verso l'uomo e sorridendo audacemente, dirigendosi verso il corridoio per raggiungere la sua stanza. "Dammi un minuto".
La donna guardò il padre con aria interrogativa, inclinando la testa di lato, ed osservandolo poggiare i suoi borsoni sul grande tavolo e voltarsi nella direzione in cui era scomparso Dean qualche secondo prima con sgurado perplesso. "E' ridicolo con quella vestaglia".
La figlia rise di cuore e si avvicinò, prendendo posto accanto al padre che, nel frattempo, si era già seduto vicino ad i suoi borsoni. 
"Quindi? Dove andiamo?".
"Oh no no, tesoro! Questa è una caccia riservata ai soli uomini!" esclamò l'uomo sorridendo fiero alla donna, con uno sguardo che lei conosceva bene.
"Papà.." sussurrò Katherine assottigliando gli occhi e studiando il suo viso. ".. perchè sei qui?".
"Per una caccia".
"Perchè vuoi che i ragazzi vengano con te?".
Phil sospirò e sorrise audacemente, sollevando un sopracciglio, conscio che sua figlia avesse davvero capito le sue vere intenzioni.
"Perché ho voglia di passare del tempo con i fidanzati delle mie figlie, voglio conoscerli!".
"Ed Hailey?" chiese Katherine sollevando un sopracciglio, cambiando espressione.
"Tua sorella è difficile, in queste due settimane ho provato a farmi ascoltare, ma.."
"Ma lei non ascolta. Lo so" disse Katherine sbuffando sonoramente ed appoggiando i piedi sul tavolo, guadagnandosi un'occhiataccia dal padre che non amava che le sue poche regole venissero trasgredite, ma che lei ignorò. "Ci ho provato anche io e tutto quello che ho ottenuto è stato il silenzio".
Phil scosse appena la testa e le carezzò la gamba con delicatezza, sorridendole teneramente e sentendo dentro di sè quel legame che li univa battere dentro il suo petto, sentendo tutto il suo amore verso quella figlia che non gli apparteneva biologicamente, ma che mai nessuno avrebbe potuto strapparla dal suo cuore. 
"Tua sorella è fatta così: quando sarà pronta, lei verrà da te!".
Katherine gli strinse la mano fra le sue e gli sorrise, perchè se c'era qualcuno sulla terra che la capisse davvero, quello era sua padre.  
Non vi era mai stato bisogno di parole fra loro due, uno sguardo era sempre stato più che sufficiente per capirsi o confortarsi; in fondo avevano lo stesso carattere, lo stesso orgoglio e la stessa incapacità di esprimere a parole quanto contassero l'uno per l'altra.
Dei passi provenienti dal corridoio distolsero la loro attenzione, vedendo sbucare i due fratelli Winchester ed Hailey, che non appena li vide insieme sollevò un sopracciglio in segno di disappunto e li guardò quasi con disgusto.
"Eccovi qui, finalmente! Stavo diventando vecchio ad aspettarvi!" esclamò Phil alzandosi immediatamente alla loro vista ed afferrando i suoi due borsoni pieni di armi. "Vogliamo andare o devo aspettare ancora voi due principesse?".
Katherine rise di cuore ancora una volta, scendendo le gambe dal tavolo ed alzandosi, dando un bacio sulla guancia di suo padre, che prima di voltarsi sorrise ad Hailey, ma lei distolse lo sguardo e guardò Sam. 
"Sei sicuro di volere andare con loro? Non sei obbligato".
"No va bene, sarei più che felice di passare un pò di tempo con tuo padre" rispose Sam sorridendo, baciandola castamente ed afferrando il suo borsone con una mano.
Hailey divenne più serio e guardò per qualche secondo Phil, scuotendo la testa e pronunciando una frase con tutto il disprezzo che potesse avere nel corpo: "Lui non è mio padre".
Phil abbassò lo sguardo per nascondere il suo dolore nell'udire quella frase ed uscì immediatamente dalla stanza dirigendosi verso il garage, così come fece Hailey, che si voltò verso la cucina ed andò a fare colazione senza aggiungere nulla, persa per com'era dietro i suoi pensieri carichi di odio.
"Wow, la giornata inizia meravigliosamente!" esclamò Katherine ironicamente, mentre Sam le schioccava un bacio sulla guancia per salutarla prima di raggiungere a grandi passi Phil,  che prese a brontolare nel corridoio qualcosa relativo alla perdita di tempo e alla scarsa efficienza dei cacciatori. 
La donna rivolse lo sguardo verso il cacciatore che le stava davanti con in spalla uno zainetto ed uno sguardo quasi preoccupato sul viso. 
"Andrà tutto bene, non preoccuparti. Sam ed io proteggeremo tuo padre durante la caccia ad ogni costo" disse Dean sorridendo appena e sfiorando la guancia della ragazza, che rise nuovamente e gli cinse il collo con le braccia. 
"E' chiaro che non hai completamente idea di con chi hai a che fare!" esclamò Katherine ricambiando il sorriso ed avvicinandosi per dargli un veloce bacio, ma che il ragazzo approfondì per qualche momento in più, lasciando scivolare le mani sui fianchi della ragazza ed attirandola di più a sè.
"Ricordi cosa dicevi prima sul sesso post caccia? Aspetta che torni a casa!".
Katherine sorrise immediatamente udendo quella frase e lo strinse in un abbraccio, prima di lasciarlo andare e vederlo percorrere il corridoio che lo avrebbe portato in garage, sentendogli dire che l'avrebbe tenuta informata per tutta la caccia e di stare tranquilla.
La donna si appoggiò nuovamente contro il tavolo e, per la prima volta, si trovò completamente sola con la sorella in quel bunker; sapeva di dover fare qualcosa per riparare al torto che le avesse fatto e se qualcuno era adatto a non ascoltare i consigli di Phil era proprio Katherine. 
Voleva parlarle e scusarsi, e così avrebbe fatto. Quella giornata le avrebbe portato qualcosa di buono, dopotutto!
 
La minore delle Collins se ne stava beatamente appollaita sulla sedia di uno di quei motel che non le era per nulla mancato in quei quasi due anni di assenza, con le gambe appoggiate sul tavolo e dei fascicoli appoggiati sulle cosce che non smetteva di osservare, sentendo che mancasse qualcosa.
Erano passate già quasi cinque ore da quando aveva  lasciato il bunker completamente desolato per raggiungere sua sorella, che se n'era andata in tutta fretta senza dire una parola: Hailey aveva trovato il modo di ingannare il tempo mentre i ragazzi erano impregnati in una caccia con Phil, ma non aveva coinvolto Katherine, che era riusciuta a rintracciarla grazie al gps nel suo telefono.
La minore sfogliò e rilesse le informazioni presenti in quel fascicolo, non riuscendo a fare a meno di pensare a quanto qualcosa non quadrasse: un bambino era scomparso due giorni prima ad Athlantic, Iowa, e subito dopo uno strano uragano si era abbattuto sulla città per qualche secondo. Altri casi parecchio simili erano collezionati all'interno del fascicolo e Katherine non fece altro che chiedersi con che cosa avessero a che fare quella volta.
La porta si aprì di colpo ed Hailey cambiò espressione quando entrò nella sua stanza e trovò davanti a sè sua sorella, intenta ad informarsi sul suo caso e a mangiare ali di pollo fritte.
"Sorellina, dovresti imparare a chiudere a chiave la porta.." sussurrò Katherine sorridendo di gusto, osservando il viso tirato e spazientito della maggiore. "..non si sa mai chi possa entare".
"L'avevo chiusa!" esclamò Hailey sbuffando, entrando in stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
"Lo so, l'ho scassinata!"rispose Katherine sorridendo e scendendo i piedi giù dal tavolo mentre osservava la sorella posare delle bevande e del cibo surgelato dentro il frigo della stanza. 
Hailey sospirò e si prese una birra, sedendosi su uno dei due letti presenti nella stanza e volse lo sguardo verso sua sorella: "Che ci fai qui?!".
"Trovo che il tuo caso sia singolare: si tratta di eventi enormi, gente che scompare e fiumi pieni di rane! Perchè non me l'hai detto prima di andartene senza neanche salutare?" chiese la minore facendo la finta tonta e sorridendo, oscillando il fascicolo fra le mani.
"Non volevo che mi seguissi.. ".
"Beh, già che sono qui: ce ne occupiamo?".
Hailey sgranò gli occhi e sollevò le sopracciglia, come se avesse sentito la cosa più ridicola di sempre, e scosse con forza la testa.
"Insieme? Assolutamente no!".
"Potremo cominciare interrogando i genitori dell'ultima vittima.." sussurrò Katherine ignorando la sorella e leggendo l'indirizzo appuntato a penna da Hailey, relativamente alla parte in cui si menzionava la notizia del rampimeno di un bambino di soli 11 anni. 
"Ok Katherine, il caso è tutto tuo!" esclamò Hailey alzandosi di scatto ed iniziando a mettere tutti i suoi vestiti dentro il suo borsone senza un ordine ben preciso, accecata da quella rabbia che tornava ogni volta che la guardasse in viso.
"Andiamo, sappiamo che non mi lasceresti mai da sola!" esclamò la minore sorridendo, alzandosi e mettendosi davanti alla sorella con aria di sfida ed incrociando le braccia al petto.
Hailey non poteva ricordarlo per via della mancanza dei ricordi d'infanzia dovuta al trauma dell'allontanamento dalla sua famiglia, ma Katherine aveva ricordato quanto litigassero da piccole e quello era sempre stato il suo modo per farsi perdonare dalla sorella maggiore, ogni qualvolta lei le facesse un torto: le stava addosso, faceva la prepotente e alla fine la piccola Haiely cedeva nel vedere quanto potere avesse quella creaturina di 3 anni e mezzo su di lei, che amava più di ogni altra cosa al mondo.
"E perchè mai? " chiese la maggiore sollevando lo sguardo arrabbiato verso la sorella. "Sei adulta, puoi gestire un caso da  sola".
"Si, ma sembra un caso serio e penso che da sola potrei morire!" rispose Katherine facendo spallucce e sorridendo beffardamente. "E per quanto tu mi possa odiare in questo momento, non mi lasceresti mai andare incontro al pericolo da sola".
Hailey sostenne lo sguardo di sfida, ma poi lo abbassò sbuffando, rimettendo i suoi vestiti a posto e tornando a bere un goccio di birra, prima di lasciarsi cadere sul letto e chiudere gli occhi, cercando di scordarsi della presenza della sua sorellina minore che gongolava rumorosamente per averle fatto cambiare idea.
 
 
La musica rock anni 80 giunse alle loro orecchie insieme a quel forte odore di cibo spazzatura che Sam detestava e che avrebbe barattato per qualcosa di più salutare, ma non quella sera; dopo aver guidato per quasi undici ore dal bunker, i tre uomini erano arrivati in Minnesota nel tardo pomeriggio, sfruttando il poco tempo  di quel giorno per interrogare l'unico testimone di quel caso: un bambino di otto anni affermava di aver visto dalla finestra un uomo venire colpito e venire mangiato da un mostro in grado di emettere dei suoni molto strani, quasi metallici.
I Winchester si guardarono fra di loro, chiedendosi mentalmente se Phil li avesse costretti a fare un viaggio di più di dieci ore e mezza per l'America solamente per ascoltare le fantasie di un bambino che aveva guardato troppo televisione, e quando il cacciatore più anziano vide i loro sguardi sorrise di gusto, pensando a quanto si sarebbe divertito a vederli all'opera.
Dopo aver mangiato la loro cena ed aver condiviso alcuni aneddoti di caccia, Dean si pulì la bocca distrattamente, chiamando la cameriera ed ordinando un'altra birra, salendo a tre e guadagnandosi un'occhiataccia dal fratello e una divertita da Phil, del quale pareva essersi completamente scordato dato il suo comportamento.
"Santo Cielo, Dean mangi come un animale e bevi come una spugna"disse il più anziano lasciandosi sfuggire una risatina e porgendogli la sua birra, mai toccata durante il pasto.
"Tu non bevi?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia, cercando di salvare suo fratello dall'imbarazzo ed osservadolo bere qualche sorso .
"No" tagliò corto Phil sorridendo appena. 
"Vogliamo parlare del caso adesso?" chiese Dean posando la birra e sorridendo imbarazzato. "Beh, in realtà volevo parlare di voi!" esclamò Phil scrutandoli con uno sguardo indagatore. "Vi conosco solamente per i casini che avete combinato, quindi mi piacerebbe saperne qualcosa in più di voi. Da dove venite, per esempio".
"Lawrance, Kansas, come te e tua figlia" rispose Sam sostenendo il suo sguardo e divenendo più serio, cercando di capire cosa volesse sapere da loro veramente.  "Ma questo lo sapevi, come il fatto che nostro padre è diventato un cacciatore dopo la morte di nostra madre, giusto?".
Phil lo guardò con aria quasi interrogativa ed annuì. "Li conoscevo i vostri genitori. Mary e John erano speciali"
I fratelli si scambiarono una breve occhiata e Dean si ricordò finalmente di quando Castiel lo avesse rispedito nel 1977  insieme a Katherine e avesse visto i loro genitori insieme a quelli delle Collins.
"John era davvero un brav'uomo, stavamo spesso insieme prima che Mary.." iniziò Phil e poi sospirò. "Poi ci siamo persi di vista quando gli ho detto che era un pazzo a portare due bambini in viaggio per il paese, nel vano tentativo di sconfiggere il demone che aveva ucciso sua moglie".
"Che è il vero padre di Kathrine, comunque.." aggiunse Sam sollevando un sopracciglio e guardandolo in viso per studiare la sua reazione.
Phil lo guardò in cagnesco per qualche secondo, forse aveva davvero esagerato quella volta, così contrasse la mandibola e vide l'uomo rilassarsi dopo qualche momento.
"E' meglio andare in stanza adesso, domani sarà una giornata pesante" sussurrò alzandosi lentamente e guardandoli con sopracciglia sollevate, prendendo delle banconote e posandole sul tavolo. "Stasera siete mie ospiti".
Quando lo videro andare via ed uscire definitivamente dal locale, Dean colpì con non troppa gentilezza il fratello minore sul braccio, allargando le braccia e guardandolo con aria interrogativa. 
"Era necessario tirare in ballo la parentela di Katherine con Azazel?".
"Sta facendo domande sui nostri genitori, perchè? Perchè ci ha portati qui, lontani più di 10 ore dal bunker e dalle ragazze, senza uno straccio di caso?" chiese Sam allargando le braccia e non riuscendo a smettere di insospettirsi. "Essere il padre di Kath ed Haiely non lo fa rientrare magicamente nella cerchia delle persone di cui mi fido!".
"Nella cerchia delle persone di cui mi fido?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e guardandolo con aria sbalordita, stentando a riconoscere il suo stesso fratello ed alzandosi in piedi mentre indossava il suo giubbotto. "Wow, sembri proprio papà..".
"Dean, sono sospettoso, tutto qui!" esclamò Sam imitando i suoi gesti ed alzandosi,  non facendo troppo caso alle persone attorno a sè.
"Lascia perdere" disse il maggiore sospirando e scuotendo la testa, sistemando il colletto della sua giacca in maniera distratta. "Vado al bagno, ci vediamo fuori!".
Il ragazzo lo guardò sparire fra la folla e si chiese se non avesse ragione, se davvero si stesse insospettendo per nulla, ma Sam doveva sapere cosa ci fosse dietro alla loro caccia; avrebbe tanto voluto comportarsi come suo fratello, ma proprio non riusciva a smettere di pensare che non avesse lottato abbastanza per Hailey quando avrebbe potuto, e magari questo pensiero influiva molto su ciò che pensasse di lui.
Scrollò la testa come per scacciare quei pensieri ed uscì dal locale senza più voltarsi indietro; sentì l'aria fredda della sera colpire le sue guance e sfregò le mani nel tentativo di scaldarsi, prima di estrarre il telefono e cercare fra i suoi contatti il numero di Hailey. Non avrebbe voluto lasciarla sola con Katherine in un momento così delicato, eppure lo fece per seguire suo fratello e Phil.
Nel momento in cui stesse per premere la cornetta verde per chiamarla e sentire come se la stesse passando, sentì un forte dolore alla nuca e sentì il suo stesso sangue sgorgare lungo il collo, poi i suoi occhi si chiusero e tutto ciò che vide fu solamente il buio.
 
La notte era passata in fretta, così come quella mattina in cui le due regazze avessero interrogato la madre  del bambino scomparso qualche giorno prima: Katherine ed Hailey capirono immeditamante che si trattasse di un rapimento da parte dei demoni, quello che non capirono fu il perchè.
Quel giorno avrebbero dovuto faticare molto per scoprire la verità e mettere un pò di ordine in quel caos di informazioni, e la vita nella loro stanza del motel non aiutava per nulla il corso delle immagini: Hailey non era solita mascherare il suo fastidio, infatti non perdeva occasione per canzonare la sorella  intimandole di rivolgerle la parola solamente per qualcosa inerente al loro caso. 
Dopo aver fatto l'ennesimo giro fra i parenti delle vittime, le ragazze tornarono presto nella loro stanza, riesaminando ogni indizio ed ogni prova, fin quando la minore provò a parlare di quanto fosse accaduto fra loro e sulle proprie bugie, facendo alzare di scatto la sorella dal tavolo della camera ed agitandosi con il suo caffè bollente fra le mani.
"La convivenza è molto difficile,  vero sorellina?" chiese Katherine sorridendo appena ed appoggiando il piede destro contro la sua sedia, avvolgendo il ginocchio con un braccio. "E' un peccato che tu non possa andartene!".
Hailey colse la sfida nello sguardo di sua sorella minore e se c'era qualcosa da cui non si tirava mai indietro, erano proprio le sfide; sorrise di rimando e lasciò scivolare l'intero contenuto del suo bicchiere all'interno del borsone che Katherine aveva lasciato distrattamente ai piedi del suo letto, osservando il suo sguardo cambiare. 
"Hailey!" urlò la minore alzandosi di scatto ed allargando le braccia, avvicinandosi al suo borsone per trovare tutti i suoi vestiti ricoperti di caffè.
"Che sbadata, adesso dovrai tornare al bunker!" esclamò Hailey afferrando il borsone della sorella e porgendoglielo senza alcuna delicatezza, superandola ed avviandosi verso il tavolo per tornare a studiare quel caso. "Ti aggiorno sulle novità, ciao!".
Katherine sospirò e si sedette sul letto, sbuffando rumorosamente e guardando la sorella con aria dispiaciuta, perchè dentro di sè sapeva di averla ferita gravemente mantenendo quel segreto. "Non puoi odiarmi per sempre". 
"Si che posso" rispose Haiely voltandosi nella sua direzione e guardandola con una strana luce negli occhi, lasciando che lei vedesse il suo dolore. "Quello che hai fatto non ha scuse e non ti posso perdonare Kath, almeno non adesso".
La sorella minore raccolse le sue cose, cercando di preservare quei pochi indumenti puliti, sentendo lo sguardo indagatore della cacciatrice su di sè, che non riuscì a credere che finalmente Katherine se ne stesse andando.
La sorpassò, dirigendosi verso la porta e la guardò un'ultima volta con aria triste.
"Comunque navigando ho scoperto che queste sparizioni non si limitano solamente all'America, è scomparso un ragazzo in Italia e ha preso a grandinare in maniera strana.." sussurrò la minore sospirando appena e facendo spallucce, mettendo in spalla il suo borsone. "Pensavo che lo volessi sapere".
Fu quello il momento in cui Hailey ringraziò ironicamente la sua buona stella, perchè nonostante odiasse fare i conti con il suo orgoglio, si sentiva sul punto di chiederle di restare: non era di certo la prima volta che litigassero o si ferissero a vicenda; poteva perdonarla, ma non voleva.
Nonostante ciò, l'avrebbe fermata, se non avesse sentito una voce profonda farlo al posto suo. 
"Katherine, Haiely.. ciao".
Katherine si voltò di scatto e scambiò una veloce occhiata con la sorella, che si alzò ed aggrottò le sopracciglia, osservando quell'uomo appena apparso al centro della loro camera, facendo si che entrambe le donne pronunciassero un'unica parola.
"Castiel?".
 
Il risveglio fu traumatico, sentì una sensazione di gelo pervadergli le ossa ed un forte dolore alla testa prese a pulsare non appena provò a mettersi seduto e a guardarsi in torno; tutto ciò che ricordava era di essere in quel pub con Dean e Phil e adesso si trovava chiuso all'interno di una gabbia di metallo, senza giubbotto e senza telefono, impossibilitato a chiamare aiuto.
Guardandosi attorno vide una serie di gabbie del tutto simili alla sua, con un sistema d'apertura collegato a dei cavi elettrici e cominciò a chiedersi cosa sarebbe successo se li avesse tirati via.
Sam era solo in quello che sembrava essere un magazzino di una fattoria e provò a spingere con i piedi, a claciare quelle grate con forza , ma nulla sembrava aprirle.
Dei rumori attirarono la sua attenzione e si preparò all'arrivo dei demoni o di qualsiasi creatura lo avesse rapito, trovandosi senza alcuna arma a disposizione; ciò non lo scoraggiò, aveva affrontato molto di più senza utensili, lo avrebbe potuto fare ancora.
Quando la porta si spalancò, fece fatica a credere a quella visione: Phil entrò con passo leggero, guardandosi attorno, fino ad arrivare alla gabbia in cui fosse tenuto Sam.
"Wow, questo non me lo aspettavo.." sussurrò il cacciatore grattandosi la nuca ed inclinando la testa con un sorrisino sul volto. 
"Phil? Fammi uscire da qui!" esclamò Sam mettendosi in piedi e agganciando le mani a quelle grate. 
"Perchè? Sono stato io a metterti qui dentro".
"Cosa?!" esclamò Sam aggrottando le sopracciglia. "Perchè l'hai fatto?".
"Perchè volevo ucciderti, non era questo che sospettavi?" chiese Phil avvicinandosi con un sorriso divertito sul viso.
"Ma che razza di psicopatico sei?" chiese Sam allontanandosi di qualche passo dalla porta della cella, iniziando a notare il fucile che l'uomo imbracciasse. "Pensi che tu possa venire qui e spaventarmi con una minaccia di morte? Mettiti in fila!".
Lo sguardo del ragazzo che non accennava a spaventarsi fu troppo per Phil, che rise di gusto e dovette tenersi alle sue ginocchia per non cedere, facendo si che Sam entrasse in confusione e cominciasse a pensare che ci fosse qualcosa che non adasse in lui.
"Rilassati, stavo solo scherzando!" esclamò Phil estraendo delle chiavi dal suo giaccone e liberandolo, osservando lo sguardo sconvolto del ragazzo. "Non sono io che ti ha messo in gabbia, io e tuo fratello siamo venuti a salvarti, ma accidentalmente lo hanno presso".
"In che cosa ci hai trascinati, Phil?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia e guardandolo con confusione, prima di cambiare espressione e diventare più duro. "Chi ha preso mio fratello?". 
"La razza peggiore di tutti, Sammy: umani!".
 
 
"Come hai fatto ad uscire? Dean ci ha raccontato che posto fosse il Purgatorio e quanto sia stato difficile per lui uscirne, quindi tu.." disse  Hailey con lo sguardo un po confuso e la voce pacata e tranquilla, indice che la sua mente stesse girando per chissà quali meandri. "..come hai fatto?".
Castiel, che si era presentato come mai ricordavano di averlo mai visto, ovvero con una lunga barba e con il viso ed i vastiti sporchi di chissà quale sostanza scura, sospirò appena e prese posto accanto alle ragazze, seduto attorno a quel tavolo con tutte le informazioni del caso che stessero seguendo. Le guardo con aria dispiaciuta e confusa, e poi disse: "Non lo so, ricordo solamente di star correndo per sfuggire all'ennesimo attacco dei Leviatani e poi mi sono ritrovato in una strada l'Illinois. Completamente solo ed accerchiato dal nulla, in aperta campagna".
Le sorelle si scambiarono una rapida occhiata e si chiesero mentalmente cosa avrebbero dovuto fare in una circostanza come quella; pensarono di chiamare i ragazzi e Phil, ma deciso che avrebbero passato il caso ad un altro cacciatore e che avrebbero portato Castiel immediatamente al bunker. Dovevano sapere se qualunque essere, o cosa, avesse portato l'angelo fuori dal Purgatorio fosse dalla loro parte o meno.
"Ho provato a contattarvi prima, ma non avevo abbastanza energia e poi vi siete separati.." sussurrò Castiel alzandosi e dando un'occhiata ai fogli sparsi sul tavolo con disattenzione, per poi voltarsi verso il resto della stanza e notando che non vi fossero letti o valigie a sufficienza per tutti e quattro i cacciatori, così si voltò ancora una volta verso le cacciatrici con sguardo confuso. "..perchè non siete insieme?"
"I ragazzi cercano di fare colpo sul suo paparino, chiedi a lei!" esclamò Hailey acidamente, alzandosi dalla sua sedia e mettendo su il suo giubbotto di pelle nero in una mossa, sorridendo falsamante alla sorella. "Dato che non mi va di ascoltare l'allegra storiella della famiglia ricongiunta, vado a comprarti qualcosa per cambiarti Cas, ci vediamo dopo".
Senza neanche dare il tempo di rispondere, la maggiore uscì dalla stanza in fretta e diede un colpo alla porta facendola chiudere rumorosamente, lasciando la sorella e l'angelo da soli con un leggero imbarazzo.
"Dal suo tono di voce, sembra che Hailey sia parecchio arrabbiata con te" disse Castiel aggrottando le sopracciglia e guardando la ragazza seduta accanto a sè con curiosità. 
"Si beh, è un pò arrabbiata perchè ho riportato in vita nostro padre e gliel'ho tenuto nascosto, mentre lei e Sam vivevano la loro vita felici e contenti in una vera casa, con un vero giardino e avevano persino un gatto.." rispose la donna alzandosi dalla sua sedia e dirigendosi verso il mini frigo della camera, estraendo una birra e bevendone qualche sorso, prima di assumere l'espressione più ironica che avesse mai avuto. "Ti sarebbe piaciuta! Si chiamava Sissy! Chi chiama un gatto così?".
"Hai riportato indietro tuo padre?" chiese Castiel sgranando gli occhi e guardandola con stupore, non riuscendo a capire del tutto a cosa stesse alludendo veramente.
Katherine abbassò lo sguardo sul pavimento e contrasse la mandibola, perchè davvero non era pronta ad affrontare quella conversazione con l'angelo che aveva tradito. "E' stato Crowley. Lavoravo con lui per aprire il Purgatorio e venire a prendere te e Dean".
"Qual è stato il prezzo?".
La donna sollevò occhi nella sua direzione, occhi colpevoli e pieni di sensi di colpa, e all'angelo bastò quell'immagine per capire cosa avesse promesso a Crowley e cosa sarebbe successo non appena il demone fosse venuto a conoscenza del suo ritorno sulla terra.
"Crowley vuole me".
"Mi dispiace così tanto.." sussurrò la donna con gli occhi lucidi e pieni di colpa, lasciò la birra sul piccolo ripiano della minicucina  e si avvicinò all'angelo lentamente. 
Per la mente dell'angelo passarono tanti pensieri e tante emozioni, che in Purgatorio aveva avuto il tempo di assimilare e di comprendere davvero, e prese la mano della ragazza accennando un debole sorriso, nonostante proprio lei lo avesse messo in quella brutta situazione.
La strinse delicatamente e Katherine rispose alla presa, avvicinandosi e stringendolo in un abbraccio fraterno, mentre due calde lacrime solitarie le rigarono il viso ed i sensi di colpa le stringevano il petto in una morsa d'acciaio.
"Ti terrò al sicuro, lui non saprà mai che sei tornato".
Castiel sciolse l'abbraccio e le sorrise teneramente, osservandola asciugarsi in fretta il viso bagnato e voltarsi verso il piano cottura a cui fosse appoggiata prima, prendendo nuovamente la bottiglia di birra e bevendono qualche sorso abbondante.
"Ti perdono Katherine..".
La ragazza si voltò e rispose al suo sorriso, e l'angelo rivide la ragazza che aveva conosciuto molti anni prima e che non vedeva ormai da troppo tempo, sommersa dai mille dispiaceri e dolori che la vita le avesse offerto, ma i suoi occhi gli suggerivano che qualcosa non quadrasse in quella situazione.
"Tu sembri diversa, hai fatto qualcosa?" chiese Castiel tornando a guardarlo con aria preoccupata mista a confusione.
"No". 
"Hai usato i tuoi poteri?" chiese l'angelo alzandosi in piedi di scatto ed avvicinandosi di qualche passo.
"No".
"Tu menti".
Due falcate gli bastarono per avvicinarsi quanto bastasse per mettere le sue dita sulle tempie della ragazza e leggere i suoi pensieri ed i suoi ricordi: la vide esercitare i suoi poteri con Crowley, la vide uccidere con la mente con fatica e poi farlo qualche mese dopo con uno schiocco di dita,  e infine vide qualcosa che lo spaventò.
Questa volta era da sola, udì delle parole in una lingua a lui sconosciuta, degli ingredienti bruciare e la vide lanciare il contenuto della sua ampolla contro il muro dello scantinato in cui lui e Crowley avevano cercato di aprire il Purgatorio qualche anno prima: una grande luce si irradiò nella stanza e uno strano portale che si apriva, differente da quello conosciuto dall'angelo.
Con un colpo abbastanza forte, Katherine spostò le mani di Castiel senza preoccuparsi di fargli male e sfuggì dalla sua presa, impedendogli di vedere oltre; si allontanò di qualche passo e lo guardò in cagnesco, massaggiandosi le tempie e sentendo una forte emicrania scoppiarle in testa.
"Sei un ficcanaso, lo sai questo?" chiese retoricamente Katherine indietreggiando ancora. 
"Non devi usarli mai piu!" esclamò Castiel guardandola in cagnesco, allargando le braccia in segno di dissenso, chiedendosi perchè nessuno l'avesse fermata dal stringere quall'alleanza.
"Lo so, non c'è bisogno che tu legga la mia mente però!".
"C'è altro che dovrei sapere?!" chiese l'angelo adirandosi ed assumendo un'aria più dura e meno amichevole. "È pericoloso!".
La porta si aprì ed Haiely fece il suo ingresso con un sorriso sul volto, brandendo due buste e porgendole al loro nuovo ospite. "Ho preso tutto l'occorrente per rimettere in sesto un uomo, tieni tigre, torna al tuo splendore".
Katherine prese la sua giacca senza guardarli ed uscì di corsa dalla stanza senza dire una parola, così come Castiel che afferrò le buste dalle mani della donna senza neanche ringraziare e si diresse in bagno; in neanche trenta secondi, Hailey si ritrovò da sola nella stanza senza avere la più pallida idea di cosa fosse successo, nè del perchè.
"Wow, vedo che vi state già divertendo senza di me! Sarà fantastico!".
 
 
"Serve una mano, fratello?".
Udendo la voce di suo fratello sano e salvo, Dean ci mise poco a rilassarsi su quella sedia e a respirare finalemente a pieni polmoni: nonostante avesse mani e piedi legati con delle grosse corde che gli rendevano impossibile ogni movimento, il maggiore si rilassò finalemente ed accennò un sorriso nella sua direzione.
Dean si era sentito con un grosso buco nel petto per tutta quella giornata e la sera precedente, quando uscendo dal pub in cui avevano appena passato la sera non trovò alcuna raccia del suo fratellino, se non il suo telefono con il display rotto.
Era corso nella camera di Phil ed insieme avviarono le ricerche per ritrovare Sam, che a quanto pare era stato rapito da qualcuno e non da qualcosa; Phil raccontò al ragazzo di aver lasciato dei casi in sospeso prima di morire quasi ventanni prima e che da quando era tornato aveva cominciato a ricostruirli ed a portare a termine il lavoro.
Quello in cui aveva coinvolto i ragazzi era proprio uno di quei casi.
"Dannazione fratellino, ci hai messo tanto!" esclamò Dean con un tono fintamente arrabbiato, ma quando lo vide avvicinarsi insieme a Phil gli sorrise appena.
Entrambi i cacciatori lo slegarono tagliando le corde e quando finalmente il maggiore dei Winchester si mise in piedi, si avvicinò al bancone in cui i suoi carcerieri avevano deposto tutte le sue armi; anche lo sguardo di Phil cadde su quel tavolo, sorridendo appena.
"Hai avuto paura, principessa?" chiese indugiando su di lui ed indicato le ferite che il ragazzo portasse sul viso sanguinante e sul petto.
"Oh, ci vuole molto di più per spaventare uno come me" rispose Dean intercettando lo sguardo fiero del cacciatore più anziano e sorridendo con orgoglio, iniziando a sistemare i suoi coltelli e la sua pistola all'interno della sua giacca. "Chi sono queste persone?".
"E' solamente gente che ha perso la testa".
"E macellano le altre persone?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia e guardandosi intorno, notando molti barattoli pieni di denti, occhi, dita, ossa, oltre che una grande sporcizia e sangue sparsi per l'intera superficie della casa.
"Sono solamente in tre, più una bambina psicopatica che gira per la casa" disse Dean voltandosi verso di loro ed impugnando il suo macete. 
"A questo punto sapranno che siete liberi e che ci sono anche io: occupatevi dei figli, io penso al padre" sussurrò Phil scarrellando il suo fucile e divenendo improvvisamente serio, avanzando in quella sottospecie di salotto e dirigendosi verso l'esterno della proprietà.
 
 
"Dean, sto cominciando a preoccuparmi. Perchè nessuno di voi tre risponde al telefono?" chiese Katherine tenendo il telefono vicino all'orecchio, lanciando la cicca della sua sigaretta all'interno del posacenere e tornando verso la propria stanza dopo un'abbondante mezz'ora di assenza. "Chiamami".
Aprì la porta e vide Castiel, che finalmente sembrava tornato quello di sempre, con il suo tranch impeccabile, i vestiti e la pelle  pulita e senza quell'orrenda barba che non gli donava, intendo a fissare un punto non preciso, come se stesse pensando a qualcosa di molto importante, e sua sorella intenta a fare i bagagli e a prendere le armi come se fossero sotto attacco . 
"Che succede?".
"Non abbiamo tempo, dobbiamo muoverci!" esclamò la maggiore sfrecciando da una punta all'altra della stanza per prendere le loro cose, facendo preoccupare di molto la ragazza, che instintivamente l'afferrò dal braccio e la bloccò al centro della stanza.
"Dimmi che succede!".
"Castiel ha capito di cosa ci stiamo occupando: tutte quelle persone rapite sono profeti".
Katherine sospirò e lasciò la presa sulla sorella, scuotendo la testa e sentendo le lampadine accendersi nella sua testa. "Crowley. E' disperato!".
"Vuole decifrare la tavoletta" sussurrò Castiel sollevando lo sguardo verso di lei per la prima volta da quando fosse tornata. 
"Dobbiamo salvare quelle persone.." sussurrò Katherine portandosi le mani al viso. "Come scopriamo dove sono?".
"Ci ha già pensato la mamma di Kevin".
"Li hai trovati? Finalemente!" esclamò la minore osservando sua sorella chiudere i borsoni e voltarsi con un'espressione dispiaciuta sul viso.
"No, la signora Tran ha chiamato me.." rispose Hailey sospirando rumorosamente e scuotendo la testa. "Aveva ingaggiato una strega per fabbricare delle bombe antidemone, ma lei li ha traditi vendendoli a Crowley. Ha preso Kevin".
 
Uno sparo squarciò l'aria all'esterno della proprietà e in un attimo tutti e quattro si scambiarono una rapida occhita, sapendo con certezza che uno di loro avesse perso la vita; ripresero a lottare e bastò poco ai due Winchester per mettere KO e legare i due ragazzi che avessero picchiato e torturato Dean e rapito Sam la sera prima.
Uscirono dalla casa il più velocemente possibile, trovandosi nel buio e nel fresco della sera, notando un'ombra venire con passo svelto verso la loro direzione: il minore sollevo la sua arma affilata, pronto ad usarla contro quell'uomo che si avvicinava, ma il fratello gli intimò di metterla via con un sorriso sulle labbra.
"Andiamo ragazzo, pensavi che uno come lui potesse battere uno come me?" chiese Phil ridendo di gusto dopo aver visto l'intera scena, continuando a brandire il suo fucile. "I figli e la ragazza?".
"I figli legati per bene e la piccola Carrie chiusa dentro l'armadio.." sussurrò Sam sorridendo appena, sentendosi contento di aver visto Phil uscire dal casolare.
"Il paparino?" chiese Dean osservando il cacciatore con i vestiti schizzati dal sangue non suo.
"L'ho ucciso" rispose Phil facendo spallucce ed estraendo il suo telefono. "Chiamo la polizia e ce ne andiamo".
Pochi minuti dopo, i tre si trovarono dentro l'auto del cacciatore più anziano, che aveva lasciato a Dean l'onore di guidarla, mentre Phil cercava di togliere via più sangue possibile dai suoi vestiti, ripulendosi al meglio. 
Si fermarono nello stesso pub della sera precedente e cenarono insieme, mentre l'uomo spiegava loro chi fossero davvero quelle persone consegnate alla giustizia poco prima: si trattava di Franck Bender e dei suoi figli. Nati e cresciuti come cacciatori del soprannaturale e degenerati fino a dare la caccia agli umani.
Phil e Franck erano amici e compagni di caccia, o almeno lo erano fino a che la malattia non si era portata via Phil; Franck aveva perso la moglie e la figlia durante un'invasione di demoni a casa loro e ciò lo aveva traumatizzato a tal punto da diventare un assassino ed un cannibale.
Rivelò loro di aver conosciuto profondamente loro padre John e di essere stato amico anche di Bobby Singer prima di morire; le domande che gli aveva posto la sera prima erano mirate al solo scopo di sapere come fosse stata la vita dei suoi due amici, non aveva alcuna intenzione di insospettirli.
"Svegliarsi dopo quasi ventanni dalla propria morte e ritrovare tutti i propri amici morti ti spinge a fare qualche domanda" aveva detto Phil sorridendo amaramente, fissando il suo bicchiere di scotch che stringeva fra le mani.  
Dopo quel racconto Dean e Sam si rilassarono, capendo che Phil non fosse una minaccia per loro, nè per Hailey: lo avevano visto combattere e salvare la vita ad entrambi durante quella caccia, sistemando un vecchio conto lasciato in sospeso, e questo gli bastava per credere in lui e nella sua onestà.
"Non bevi?" chiese Dean allentando la tensione e guardandolo con sopracciglia aggrottate, mentre lui ordinava il suo secondo giro di Whisky seduto al bancone del pub, e come risposta ebbe solamente un no accennato con il capo.
"Perchè ordini da bere se poi non bevi?" chiese Sam guardandolo con curiosità, bevendo qualche sorso della sua birra.
Phil alternò lo sguardo fra i due ragazzi posti ai suoi lati ed estrasse un gettone dalla sua tasca, poggiandola sul bancone con tranquillità. 
"L'ho avuto per i miei 10 anni da sobrio" rispose l'uomo sorridendo fiero, guardando il suo bicchiere e facendo oscillare il contenuto. "Poi sono morto per undici anni, sono tornato da due, quindi tecnicamente saliamo a 23".
Dean sgranò gli occhi ed annullò l'ordine del suo secondo drink alla barista facendo cenno con il capo e scambiò un'occhiata sbalordita ed imbarazzata con il fratello, tornando a guardare il cacciatore davanti a loro.
 "Tutte le sere ordino un Whisky e quando la mia serata è finita, pago e vado via senza consumare".
"Perchè lo fai ?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia e cercando di capire il punto di vista del padre della sua ragazza, che in quel momento pareva aver perso quell'aria da uomo sicuro di sè che amava gonfiare il petto e comandare. "Perchè siamo dentro un pub ?". 
"Perchè, ragazzo, finché io non lo bevo, significa che ho vinto io e che questa schifezza non ha più potere su di me" rispose Phil con un tono un pò più duro, guardandolo ed annuendo come a convincersene.
Dean osservò il modo in cui il cacciatore stringesse il bicchiere e pensò che se avesse dosato male la sua forza lo avrebbe potuto frantumare sul palmo della sua mano, ma poi capì che si stesse solamente cercando di controllare.
"Perché hai cominciato a bere?" chiese il maggiore osservandolo voltarsi verso di sè. "Dopo la morte di mio padre ammetto di aver parecchio esagerato con l'alcool, ma non sono mai arrivato a questo punto".
Phil sospirò rumorosamente e fece spallucce, tornando a guardare il bicchiere prima di lasciarlo andare sul bancone ed alzarsi; si sistemò la giacca e poi guardò il maggiore negli occhi con un sorriso amaro. "Ho cominciato quando mi hanno portato via mia figlia.. Perderla così è stato.. logorante".
L'uomo si voltò senza aggiungere altro ed uscì dal locale, recandosi alla sua macchina ed aspettando che i due ragazzi lo raggiungessero, forse troppo scossi dalla sua confessione, che però era indice di fiducia. 
Aver rivisto Hailey e non aver avuto modo di riaverla davvero gli faceva male, più di quanto si aspettasse, ma non poteva fargliene una colpa se i suoi ricordi fossero stati alterati; si passò una mano sul viso, respingendo la voglia struggente di tornare dentro e finire quel drink con un unico colpo, quando sentì il suo cellulare vibrare nella tasca.
Un sorriso gli nacque sul viso e tutte le sue paure ed i suoi momenti di debolezza relativi all'alcool cessarono all'istante, lasciando spazio solo all'amore.
Katherine.
 
Le urla e gli insulti della signora Tran divennero sempre più coloriti e sgradevoli con il passare dei minuti, ma per loro fortuna erano sempre più lontani dal parcheggio in cui l'avevano lasciata, dato che ormai erano quasi entrati all'interno del magazzino abbandonato dentro cui Crowley nascondeva i profeti e probabilmente anche Kevin; quel posto pululava di demoni e le due cacciatrici furono felici di aver rubato alla madre del profeta le bombe antidemone prima di ammanettarla al volante del Suv di Katherine per impedirle di farsi ammazzare nel tentativo di salvare suo figlio.
Le due cacciatrici si divisero e la minore decise che avrebbe proseguito da sola, intimando a Castiel di andare con sua sorella; estrasse la sua arma angelica e camminò per qualche corridoio buio e vuoto dell'edificio, chiedendosi se la stesse portando nella giusta direzione.
Da lì a poco sarebbero arrivati anche i rinforzi, dato che prima di avventurarsi in quell'edificio abbandonato aveva chiamato suo padre per informarlo di ciò che stessero per fare, omettendo il piccolo particolare del ritorno di Castiel, provando almeno a rispettare la sua volotà di comunicarlo lui stesso ai due ragazzi.
Delle risate moleste giunsero alle sue orecchie e interruppero il flusso dei suoi pensieri, facendole notare la presenza di cinque demoni molto possenti e grossi per poterli affrontare tutti insieme da sola; estrasse la sua bomba antidemone e continuò a camminare senza preoccuparse di non fare rumore, arrivando molto vicino a loro e sorridendo.
"Katherine Collins, hai un bel coraggio a presentarti qui.." disse uno dei demoni avanzando di qualche passo, mostrandole i suoi occhi neri.
La cacciatrice per tutta risposta gli lanciò contro la sua bomba, osservando come una grossa luce bianca ed intensa li portò via con sè, facendo rimanere di loro solamente l'ombra.
La donna continuò il suo cammino fino ad arrivare ad una porta molto grande, dall'aspetto vecchio e arrugginito ed inclinò la testa di lato, sentendo dei rumori provenienti dall'interno ed una voce che avrebbe riconosciuto fra mille: Crowley.
Si voltò puntando la lama angelica contro chiunque si stesse avvicinando con passo svelto dietro di sè, ma la mise via quando vide sua sorella e Castiel raggiungerla fino alla porta; Hailey tentò di scassinare la serratura della porta, ma doveva essere protetta da qualche incantesimo, tanto che una forza invisibile la scaraventò indietro contro il muro, facendola appena gemere e facendo sobbalzare la minore. 
"Sorellina, hai deciso di morire?" chiese Katherine sorridendo ed aiutandola ad alzarsi, mentre la maggiore rispose per la prima volta al suo sorriso e non distolse lo sguardo.
"Entro io.." sussurrò Castiel annuendo, voltandosi verso di loro con un viso molto serio.
"No, aspetta!" esclamò la minore cercando di bloccarlo, ma l'angelo si era già smaterializzato, lasciandole completamente sole dietro a quella porta. "Dannazione, dobbiamo entrare!".
"Perchè sei così agitata? Cas sa cavarsela" sussurrò Hailey aggrottando le sopracciglia, notando come la sorella avesse chiuso gli occhi e si stesse concentrando, sollevando una mano a mezz'aria verso la serratura. "Ah già, lo hai venduto a Crowley con il vostro patto!".
"Hailey, non è il momento di farmi venire i sensi di colpa, sto cercando di concentrarmi!" rispose Katherine senza neanche aprire gli occhi, mentre un rivolo di sangue le colò dal naso.
A quella vista la sorella si spaventò, osservando come la porta prese a tremare fino a spalancarsi del tutto, vincendo sulla forza dell'incatesimo che qualcuno aveva lanciato per proteggere l'interno.
Katherine riaprì gli occhi e si pulì dal sangue con la manica della sua giacca, entrando insieme alla sorella all'interno della stanza, e  trovando l'angelo esausto a terra con in mano metà della tavoletta, mentre Kevin le raggiunse tremante ed insanguinato, mostrando loro la mano alla quale mancava un dito e nell'altra stringeva forte un piccolo quaderno con tutti i suoi appunti in cui aveva decifrato ogni singola parola della tavoletta, che aveva però tenuta nascosta a Crowley.
"Oh tesoro, mi dispiace così tanto.." sussurrò Haiely avvicinandosi ed avvolgendolo in un abbraccio, mentre la minore si diresse vero Castiel, aiutandolo a risollevarsi e notando quanto non stesse bene. "Andiamo, ti portiamo da tua madre..".
 
 
"Mmh, che odorino!" esclamò Katherine entrando all'interno della cucina nel bunker con un sorriso, trovando Sam ed Hailey ai fornelli con un grosso sorriso, gli unici che riuscivano a non bruciare la cena, e Dean seduto accanto a Judith, intento a capire qualsiasi cosa gli stesse raccontando la ragazza.
"Beh, penso che ce la siamo meritata una serata in famiglia, non credete?" chiese Sam sorridendo, avvicinandosi abbastanza alla sua ragazza per baciarla fra i capelli, prima di dirigersi verso il frigo per prendere ciò che gli occorresse per ultimare la cena.
"Dov'è tuo padre?" chiese Hailey voltandosi per un breve momento verso la sorella, prima di tornare a mescolare il contenuto della padella sul fuoco, facendo voltare tutti i presenti nella sua direzione.
"Nella sala con Clay.." rispose Katherine aggrottando le sopracciglia ed appoggiandosi con i palmi delle mani all'isola di metallo. 
"Si fermano a cena?".
"Mmh, no?" chiese retoricamente la minore, voltandosi verso Sam per cercare di capire perchè Hailey stesse facendo quelle domande, che rispose facendo spallucce.
"Sbagliato! Li ho invitati io".
"E perchè lo avresti fatto?".
Hailey scambiò una breve occhiata con il suo ragazzo e la sorella capì che Sam fosse riuscito dove lei aveva fallito, facendo ragionare la maggiore e facendole cambiare punto di vista, poi si voltò verso Katherine sorridendole ed alternò lo sguardo con i Winchester e la nipote.
"Dovreste preparare la tavola di là, non mangeremo stretti qui dentro!".
A quelle parole le due Collins videro i presenti afferrare tutto l'occorrente ed uscire dalla cucina sotto suggerimento di Judith, che non ne poteva più di sentire la madre e la zia litigare da settimane, lasciandole sole.
"Mi dispiace di averti dato l'impressione che ti odiassi, Kath.." sussurrò Hailey spegnendo la fiamma e voltandosi con il busto verso di lei. "Ce l'ho con me stessa". 
"Perché dovresti?" chiese la minore aggrottando le sopracciglia ed allargando le braccia.
"Perché ti ho lasciata da sola quando vedevo i segni delle cacce sul tuo corpo; mi ripetevo che eri adulta e potevi farcela da sola, ma sapevo quanto stessi soffrendo per Dean. Non sono stata una brava sorella maggiore" rispose Haiely avanzando lentamente verso di lei e sospirando. "Ero così presa dall'avere quello che non ho mai avuto: una casa, un lavoro".
"Non devi sentirti in colpa per aver desiderato un pò di felicità con Sam.." sussurrò Katherine sorridendo amaramente ed abbassando lo sguardo per qualche secondo.
"E tu non devi farlo per aver voluto tuo padre al tuo fianco quando io non c'ero" disse Haiely cercando di non dare a vederei suoi occhi lucidi guardando tutto fuorchè lei. "Avrei dovuto prendermi cura di te quando soffrivi".
"L'hai fatto, Hailey.." sussurrò Katherine avvicinandosi ed abbracciando di slancio la cacciatrice troppo orgogliosa per farlo, che però ricambiò la stretta con forza. "Tutto quello che ho sempre voluto era avere le mie sorelle al mio fianco: ho fallito con Bela, non voglio farlo anche con te".
Hailey si staccò improvvisamente quando vide un'ombra sulla soglia della porta, indeciso se entrare o andarsene facendo finta di non aver visto e sentito nulla, ma entrambe le ragazze lo videro ed osservarono attentamente i suoi occhi lucidi puntati su di loro.
"Scusate, Jud mi ha mandato di qua a prendere il sale e.." sussurrò Phil con voce quasi spezzata dai sentimenti che stesse provando e uno strato lucido ormai troppo spesso sugli occhi. "Torno di là".
"No Phil, ti prego resta.." sussurrò Hailey asciugandosi il viso e sorridendo appena, sentendo il suo cuore battere molto velocemente, specialmente quando Katherine le lasciò la mano e le sorrise, uscendo dalla cucina dopo aver dato un bacio sulla guancia del padre.
Hailey fece qualche passo verso di lei e così fece lui, entrando all'interno della stanza; la donna non lo aveva osservato bene quella sera di due settimane prima, ne quando lo aveva trovato nel bunker intento a portare Sam e Dean in giro per il paese per cacciare.
Ma adesso che lo guardava bene e che aveva abbattuto tutti i suoi muri interni, si vide così simile a lui: i lineamenti, il colore degli occhi, le espressioni facciali. A giudicare dalle lacrime che gli rigarono il viso, probabilmente condividevano più del semplice aspetto.
"Ci ho pensato e.." sussurrò Haiely con la voce spezzata e tirando su con il naso, sentendo lo stomaco rigirarsi per quel tipo di sensazione mai provata.
Aveva sempre pensato che non avrebbe incontrato quel tipo di amore e c'era andata così vicino quando aveva conosciuto Bobby e si era davvero molto legata a lui, ma vedere suo padre piangere per lei e raccontarle tutta la verità le fece pensare che, forse, anche lei era destinata ad avere un padre e a conoscerne l'amore.
".. magari potremmo provare a conoscerci".
"Si ok, qualsiasi cosa.." sussurrò l'uomo annuendo e sentendo gli occhi pungere e bruciare.
Hailey fece per voltarsi per tornare ai fornelli, ma poi ci ripensò e si avvicinò con una falcata, stringendolo in forte abbraccio inaspettato anche per lei. Ispirò il suo profumo, che tutto d'un tratto le sembrò così familiare, e fra le braccia di quell'uomo  per la prima volta nella sua vita si sentì al posto giusto. Si sentì a casa.
 
Il momento in cui riabbracciasse un fratello creduto morto per tanto tempo non fu difficile da immaginare, ma quando Dean si ritrovò faccia a faccia con Castiel, l'angelo, amico e fratello che credeva di aver perso in Purgatorio, non credette di poter provare quelle emozioni tutte insieme.
"Ciao Dean..".
"Cas..".
Fu un attimo e il cacciatore gli balzò addosso, stringendolo in uno dei loro abbracci goffi e silenziosi, stringendolo forte a sè, incurante del fatto che attorno a loro ci fosse tutta la sua famiglia ed un ragazzino senza un dito sostenuto da sua madre.
Gli era bastato un attimo per riconoscerlo, un altro per realizzare che fosse davvero davanti a sè ed un ultimo per capire che non fosse uno di quei sogni che la notte non avevano mai smesso di tormentarlo.
Quando sciolsero l'abbraccio, Dean lo sommerse di domande, cercando di saperne il più possibile e magicamente tutte le belle sensazioni che avesse provato qualche momento prima, lasciarono lo spazio alla perplessità e al sospetto.
Cas non aveva la minima idea di come fosse uscito da lì? Impossibile, Dean ricordava ogni singolo momento intrappolato in Purgatorio: ricordava il dolore, la fame e le lotte quotidiane per sopravvivere. Com'era possibile che lui non lo sappesse?
Il cacciatore cercò di trattenersi, di non diventare troppo guardingo e lasciò perdere per il momento, lasciando che anche suo fratello lo riabbracciasse e parlasse con lui, ma non perse l'occasione quando gli altri accompagnarono la signora Tran e Kevin da Garth, che li avrebbe nascosti e protetti. Rimase da solo con Castiel durante il viaggio verso il bunker e lo fece di proposito perchè aveva proprio voglia di fargli tirare fuori il sacco. O almeno di tirare fuori il suo.
Parcheggiò dentro il garage e vide Cas camminare per i corridoi del bunker con curiosità e, per un attimo, Dean rivide il suo amico com'era prima del Purgatorio.
Quel pensiero lo torturò e, non appena arrivarono nella sala lettura, il cacciatore si parò davanti a lui e lo fissò con aria dura, colpevole, piena di rimpianti e di dolore.
"Che succede Dean?". 
"Che ti è successo in Purgatorio, amico? Ce l'avevamo quasi fatta, stavamo per uscire insieme da quel posto di merda, ma tu ti sei arreso!" esclamò Dean con voce tremante, fissando gli occhi in quelli dell'angelo. "Mi hai mollato mentre io ho fatto di tutto per tirarti fuori! Di tutto, Cas! Io non ti avrei mai lasciato lì da solo".
Lo sguardo dell'angelo, dapprima confuso e spaesato, divenne quasi compassionevole e accennò l'ombra di un sorriso amaro sul volto. Rimase in silenzio per alcuni minuti, mentre la sua mente era invasa da una moltitudine di ricordi, e poi sospirò, capendo finalmente quale fosse davvero il problema del ragazzo. "È questo quello che pensi? Credi che sia stata colpa tua?".
"Certo che lo è, dovevo portarti fuori con me!" esclamò Dean alzando il tono della voce, sentendo sempre più il petto invaso dai sensi di colpa e dal dolore.
"No Dean, stai rifiutando la verità, cercando di modificarla.." sussurrò Castiel avvicinandosi di qualche passo nella grande sala, che non aveva mai visto fino a qualche minuto prima. "Davvero non te lo ricordi?". 
"Ero lì anche io! So cos'è successo!" esclamò Dean aggrottando appena le sopracciglia ed utilizzando un tono appena più duro.
"No, tu non vuoi accettere la realtà".
"Mi sento già uno schifo ogni mattina non appena apro gli occhi per averti lasciato lì e averti deluso, come faccio sempre con ogni altra persona a cui tengo!" esclamò il cacciatore alzando nuovamente il tono della voce, agitandosi e iniziando a gesticolare nervosamente. "Come con Katherine, ok? Ho incasinato tutto per la seconda volta e adesso ci stiamo lavorando e va tutto alla grande, quindi possiamo farlo anche io e te, ma ti prego, non aggiungere altro che possa farmi sentire uno straccio!".
Vederlo in quello stato fu spiacevole per l'angelo, che sapeva di non poterlo comprendere appieno per via della loro diversa natura, ma si avvicinò ulteriormente al suo amico senza aggiungere una parola, poggiando le sue dita contro la fronte del ragazzo, permettendogli di vedere come si fossero svolte le cose.
Come Castiel si fosse arreso e avesse trovato quasi conforto nel Purgatorio, luogo così puro e violento che gli aveva dato un motivo per restare. Dean si ritrasse dopo qualche secondo, avendo appena rivissuto una delle esperienze più traumatiche che avesse mai affrontato, ed aprì gli occhi velati dalle lacrime, guardando quelli colpevoli e dispiaciuti dell'angelo.
"Quando stavamo per attraversare il portale potevo salvarmi, ma non ho voluto.." sussurò Castiel annuendo e sospirando, utilizzando il suo solito tono profondo e pacato.  "Ti ho lasciato la mano. Tu non potevi fare niente, perché io non volevo essere salvato, amico mio. Volevo espiare i miei peccati, non meritavo di uscire da lì dopo il caos e il male che avevo portato sulla terra. Volevo dirti le mie intenzioni, ma non sapevo come".
La presenza di qualcuno accanto a sè lo fece trasalire, impedendogli di annegare ancora di più in quei ricordi dolorosi ed osservando Sam, Katherine, Judith e Castiel seduti attorno al tavolo, in attesa che Hailey e Phil finissero la loro chiaccherata per cenare tutti insieme; Dean sospirò rumorosamente e si voltò guardando accanto a sè, notando Clay intento a servirsi da solo, versando un bicchiere di Whisky, che passò al ragazzo al suo fianco, e uno per sè, che riempì un pò di più; si voltò nella sua direzione e si schiarì la gola, accennando un sorriso abbastanza ironico.
"Hai tutta l'aria di uno che ha bisogno di bere!" esclamò Clay sollevando lo sguardo verso di lui e bevendo un sorso dal proprio bicchiere.
"Mi aspettavo che oggi avresti cacciato con noi" sussurrò Dean distogliendo lo sguardo dalla sua famiglia e guardando l'uomo accanto a sè.
"Ho avuto altro da fare" tagliò corto il Sergente, seguendo lo sguardo del cacciatore e sospirando rumorosamente. 
Dean trattenne una risata e fece per raggiungere gli altri data la scarsa loquacità del militare, e scese uno degli scalini che lo avrebbe condotto alla sala lettura adibita momenaneamente a grande sala da  pranzo, quando la sua voce lo richiamò.
"Io ero lì quando Phil è morto soffrendo terribilmente e le sono stato accanto" disse Clay divenendo improvvisamente serio ed osservando lo sguardo del suo interlocutore cambiare. "Ero lì quando è morta la madre di Kath e quando il vampiro Alpha è venuto al ballo e l'ha dissanguata, l'ho vista morire fra le mie braccia; nonostante Henry, ero lì quando è nata Judith e quando ha fatto i primi passi, quando ha avuto la prima febbre e non smetteva di piangere e lei non aveva proprio la forza di andare avanti; ero lì quando Katherine ha risvegliato suo padre e lei ha chiamato me prima di qualsiasi altra persona. E adesso sono qui, nonostante te".
"Perchè mi stai dicendo questo?" chiese Dean con espressione seria, tenendo il bicchiere a mezz'aria con una mano e l'altra dentro i pantaloni.
Clay bevve di colpo il contenuto del suo bicchiere, posandolo sul piccolo mobile bar e guardando il ragazzo negli occhi. "Pensi che lei vi abbia tenuto nascosto solamente Phil in questi due anni?".
"Lei non prova niente per te, Clay. Niente" rispose Dean allargando di poco le braccia e studiando il suo viso. "Qualcuno doveva pur dirtelo".
"Lo so, ma rifletti su quello che ti ho detto prima.." sussurrò il Sergente avvicinandosi di qualche spanna al suo viso. "Sono sempre stato una costante nella sua vita. Perchè?".
Clay vide un brutto dubbio insinuarsi nella mente del ragazzo che stava difronte a sè, nonostante cercasse di non darlo a vedere, e ne provò quasi gioia; ciò che il Sergente non si aspettò, fu che Dean fece qualche altro passo, arrivando faccia a faccia ed assottigliando gli occhi. 
"Se quello che dici è vero, e non lo è, perchè non ti ha voluto prima nella sua vita? Dove sei stato negli ultimi dodici anni della sua vita?" chiese l'uomo sorridendo audacemente e facendo spallucce. "Lei ti ha lasciato più di un decennio fa amico, dovresti fartene una ragione".
"Perchè credi che lei mi odi così tanto, ma alla fine mi tiene sempre nella sua vita?" chiese Clay sorridendo e mettendogli una mano sulla spalla. "Non mi ha lasciato lei, l'ho fatto io. Ho scelto l'esercito invece che loro".
Le voci di Katherine e di Hailey li richiamarono tutti, mentre la maggiore portava alcuni piatti stracolmi di cibo, così come Phil e Sam; Clay battè leggermente due volte la mano sulla spalla del ragazzo, superandolo e sorridendo, come se avessero appena discusso di qualcosa di leggero. "Pensaci amico, adesso però gustiamoci la cena!".
Dean si voltò ad osservare tutta la sua famiglia radunata attorno al tavolo rimanendo però fermo sul posto, sentendosi abbastanza stordito e sconvolto da quella conversazione.
"Io sto accanto a Clay!" urlò Judith ridendo ed andandogli incontro, per poi abbracciarlo e lasciarsi trasportare al suo posto. 
"Questa è la mia ragazza!" esclamò Clay sorridendo e scompigliando i capelli della giovane ragazza, prendendo posto accanto a lei e lanciando un ultimo sguardo eloquente al cacciatore, che ancora se ne stava in disparte ad osservare la scena con un sorriso amaro sulle labbra.

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Capitolo 25
*** Somebody to die for. ***


Capitolo 22.
Somebody to die for (Parte I).

 
Una settimana era passata da quando Hailey avesse dato una possibilità a suo padre, una settimana da quando Castiel fosse misteriosamente ricomparso sulla terra e, seppur sembrasse al quanto sospetta la sua mancanza di memoria, di certo i quattro cacciatori non potevano esserne che felici; le loro vite sembravano essere invase da una tale ondata di calma tanto da spingerli a tornare alla loro solita routine di caccia in giro per il paese.
La sera precedente ne avevano conclusa una a Denver, dove un covo di lupi mannari stava terrorizzando gli abitanti: era stato semplice occuparsi di roba del genere, invece che di profeti, prove divine per la chiusura dell'Inferno e della metà della tavoletta rubata da Crowley, di cui sembrava non esserci più traccia.
Hailey si stiracchiò appena e spense la sua sveglia con un colpo distratto della mano, e quando l'allungò dal lato opposto del letto lo trovò vuoto e si costrinse ad aprire gli occhi, non trovando il ragazzo al suo fianco.
Sentì il rumore dell'acqua nella doccia e sorrise, alzandosi ed intrufolandosi all'interno del bagno con un sorriso malizioso sul viso, trovandolo completamente invaso dal vapore e notando i vestiti troppo grandi del cacciatore sparsi sul pavimento; la donna si affrettò a togliere i propri e in silenzio scostò la tenda della doccia, trovando l'uomo ad attenderla con un sorriso.
"Mi avevi sentita?" chiese Hailey piegando gli angoli del suo viso in un grande sorriso, avvicinandosi al cacciatore con velocità, che le prese il viso fra le mani e la baciò.
"Pensavi di cogliermi di sorpresa?" chiese retoricamente Sam, avvicinandola di più al suo corpo e godendo del calore fornito dall'acqua calda che aveva preso a cadere su entrambi.
Risero di gusto e poi si avvicinarono ulteriormente, pensando che di quel tipo di vita non ne avrebbero mai avuto abbastanza: i baci divennero sempre più intensi, così come i loro respiri e gemiti, e l'uomo la sollevò con forza facendole aderire la schiena contro le fredde piastrelle della parete della doccia.
Erano così presi l'uno dall'altra che non si accorsero quando l'acqua calda divenne tiepida e poi naturalmente fredda; non si sarebbero accorti neanche di un terremoto in quel momento persi alal ricerca dello sguardo dell'altro.
Le mani dell'uno scivolarono sul corpo dell'altra e mano mano che le spinte diventavano sempre più veloci e frenetiche, i loro gemiti vagavano per la stanza e le loro labbra non smisero neanche per un attimo di cercarsi.
Nulla avrebbe potuto rovinare quel risveglio perfetto.
Nulla a parte delle urla provenienti dall'interno del loro stesso bagno, che li costrinse a smettere e a guardarsi con aria interrogativa; Sam chiuse il getto d'acqua e fece scendere la ragazza dal suo corpo, permettendole si muoversi, ed afferrò i due teli doccia che aveva preparato prima di entrare nella doccia.
Si coprirono in fretta ed Hailey scostò la tenda e sgranò gli occhi, trovando Castiel a terra con il viso sporco di sangue all'altezza delle tempie e immeditamanete corsero nella sua direzione, cercando di svegliarlo, ma sembrava aver perso completamente conoscenza.
Sam si legò bene l'asciugamano  in vita ed uscì dalla stanza, chiamando suo fratello al cellulare ed intimandogli di recarsi immediatamente nella loro stanza, dopodichè insieme alla cacciatrice, spostarono il corpo dell'angelo fin sopra il loro letto, cercando di svegliarlo come possibile.

 
Fu quello il modo in cui Dean e Katherine trovarono i rispettivi fratelli quando aprirono la loro porta, così intenti a schiaffeggiare l'angelo per farlo rianimare e a tamponare le sue ferite che non si reso conto di essere ancora seminudi.
"Ok, ci avete chiamato voi, giusto?" chiese la minore aggrottando le sopracciglia e chiedendosi cosa stesse succedendo.
"Stavate facendo una sorta di perversa threesome con il nostro angelo ed è finita male?" chiese Dean sorridendo beffardamente, cercando di camuffare il suo divertimento.
"Cosa?" chiese Hailey guardandolo allibita, sedendosi dietro Castiel e facendogli adagiare la testa sulle sue cosce seminude. 
"E' piombato nella stanza urlando ed è svenuto" disse Sam allargando le braccia, guardando i due con aria interrogativa.
"Probabilmente ha visto cosa voi due stesse facendo sotto la doccia e si è impressionato.." continuò il maggiore ridendo di gusto, guadagnandosi un'occhiataccia da parte dei due.
"Sei un idiota" sbottò la maggiore fulminandolo con lo sguardo, tamponando il viso dell'angelo con un panno.
Katherine fece qualche passo in avanti, sorridendo divertita, ma guardando Castiel con preoccupazione e cercando di capire cosa gli fosse successo: la ferita alla tempia sembrava essere molto profonda ed inflitta con uno strumento molto affilato e soprattutto elettrico, data la perfetta ferita cilindrica da cui sgorgava ancora sangue. 
Intimò ai ragazzi di andare a vestirsi e prese il posto della sorella, facendo appoggiare l'angelo sulle sue cosce, su cui finì inevitabilmente il suo sangue; continuò a tamponare la ferita e quando Sam e sua sorella tornarono in bagno sollevò lo sguardo verso l'uomo che ancora se la rideva.
"Devi per forza fare queste battute? Lo sai quanto Hailey sia permalosa.." sussurrò Katherine sorridendo ed osservandolo avanzare, per poi diventare più serio guardando il suo amico privo di sensi. 
"Cosa gli sarà capitato?" chiese l'uomo sospirando, osservando le sue ferite. 
"Sembra che qualcuno ce l'abbia con lui..".
"Chi? E' appena tornato ed è rimasto nascosto al bunker per tutto il tempo" disse il cacciatore allargando le braccia.
Un respiro molto profondo e roco li fece sobbalzare, e Castiel spalacò gli occhi e si sedette di scatto, guardandosi attorno e cercando di mettere a fuoco la stanza, mentre i due ragazzi spalancarono la porta del bagno udendo quel suono.
"Cas, sei tornato!" esclamò Hailey avvicinandosi con aria preoccupata, questa volta più coperta della volta precedente.
"Che è successo? Chi ti ha fatto questo?" chiese Dean avvicinandosi ulteriormente.
Castiel non rispose, ma lasciò vagare lo sguardo per la stanza alla ricerca di qualcuno, fin quando si voltò e trovò la minore delle Collins alle sue spalle, seduta proprio accanto a lui con i vestiti imbrattati del suo sangue e il viso preoccupato.
"Katherine, devi scappare".
"Cosa?" "Perchè?" chiero all'unisono la ragazza ed il maggiore dei fratelli mettendo sempre meno distanza fra loro.
"Stanno venendo per te" continuò l'angelo alternando lo sguardo fra i presenti, ma tornando a fissarlo su quello della donna accanto a sè.
"Chi? Di che stai parlando?" chiese Sam guardandolo con sopracciglia aggrottate, non capendo neanche una parola di ciò che stesse uscendo dalla bocca dell'angelo.
"Gli angeli sanno dei tuoi poteri e del patto con Crowley!" esclamò Castiel con tono severo e profondo, alzandosi di scatto e recandosi alla finestra, spostando appena le tende e guardando fuori come se qualcuno potesse arrivare da un momento all'altro. "Devi scappare!".
"Aspetta Cas: come fanno a saperlo?" chiese la minore alzandosi e seguendolo, strattonandolo per un braccio e facendolo voltare verso di lei.
Ciò che Katherine lesse nei suoi occhi fu solo senso di colpa e dolore, oltre ad un grande tormento che la ragazza comprese subito: era stato lui a dirglielo. Non sapeva come o perchè, e l'angelo non era di certo intenzionato a rivelarle il motivo, anche se le sue ferite bastarono a spiegarlo.
La loro occhiata durò pochi secondi, poi Castiel cadde in ginocchio a terra e strizzò forte gli occhi, urlando e tenendosi le tempie, e tutti i presenti scattarono nella sua direzione mentre l'angelo continuò a lamentarsi per quanto facesse male.
I quattro si scambiarono una breve occhiata, ma nessuno di loro aveva la minima idea di come fermare quel dolore nella mente di Castiel; passarono pochi secondi ed il dolore parve aumentare dato l'incremento delle sue urla, finchè lo videro smaterializzarsi e scompaprire dalla loro stanza, senza capire dove fosse finito e chi gli stesse facendo questo.

 
"E se fosse Crowley?" chiese Katherine camminando nervosamente per la stanza, cercando di spremere la mente per arrivare ad una soluzione.
"Cas ha detto che gli angeli sanno, quindi probabilmente sono stati loro ed è riuscito a scappare solamente per avvertirci della minaccia.." disse Sam sospirando, seduto nervosamente sulla sedia del motel.
"Quindi dobbiamo andare in Paradiso?" chiese la ragazza spostando lo sguardo su di lui ed allargando le braccia. "O lo tengono prigioniero da qualche altra parte qui sulla terra?".
"Le ferite che aveva.." sussurrò Hailey con sguardo vitreo seduta sul letto con le spalle appoggiate alla testiera e le gambe strette al petto. "Non ne ho mai vista una così".
"Sembrava simile ad una lobotomia.." disse Katherine guardando la sorella e fermandosi al centro della stanza, come se i pezzi del puzzle si stessero collegando tutti nella sua testa. "Cas non gli avrebbe mai detto del mio patto e dei miei poteri".
"A meno che non fosse stato forzato!" esclamò Sam annuendo e viaggiando sulla sua stessa lunghezza d'onda come sempre. "Quindi lo stanno torturando per avere delle informazioni? Come chi ha lo ha riportato indietro dal Purgatorio?".
"E se lo avessero riportato indietro proprio loro per avere delle informazioni?" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia ed alternando lo sguardo fra i due. "Pensateci: chi è così potente da aprire un portale per un'altra dimensione se non glli angeli? Crowley si può automaticmanete depennare dalla lista, dato che per farlo aveva bisogno di te, Kath".
I tre si scambiarono un'occhiata e condivisero lo stesso identico stato d'animo: paura per il loro amico. Lo avevano appena ritrovato, non volevano perderlo di nuovo.
La porta si aprì e Dean rientrò nella stanza riponendo il suo telefono nella tasca e chiudendola dietro di sè con un sospiro; vide le loro facce e pensò che fossero lo specchio della sua, perchè anche lui si sentiva tremendamente disperato.
"Ho chiamato tuo padre".
"Cosa? Perchè?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia ed allargando le braccia.
"Può aiutarci".
"Come?" chiese Hailey distendendo le gambe per poi scendere dal letto e guardarlo con aria confusa.
"Non lo so, ma cinque menti sono sicuramente migliori di quattro!" esclamò Dean sospirando, togliendosi la giacca verde militare e posandola sulla spalliera della sedia libera, sedendosi ed appoggiando il gomito al tavolo. "Voi avete elaborato un piano?".
Dalle espressioni dei ragazzi, il cacciatore potè intuire che non fossero giunti assolutamente ad alcuna soluzione, ma quando guardò la sua ragazza in viso, capì che qualcosa stesse succedendo dentro la sua mente.
"I miei poteri.. quelli di Azazel..  si sono sviluppati negli ultimi due anni.." sussurrò Katherine avanzando e sedendosi sul bordo del letto con sguardo perso nel vuoto. "E adesso che sono cresciuti, non so come nè perché, i demoni hanno paura di me..".
"Wow, così oltre a resuscitare tuo padre morto da un decennio, ad aprire un portale per il Purgatorio con la mente e a far morire di paura i demoni con lo sguardo, che però ti cercano sotto ordine di Crowley, adesso anche gli angeli vogliono mettere le loro zampacce su di te!" esclamò Hailey incrociando le braccia al petto e guardandola con ilarità. "Che fortuna averti in squadra!".
"Haiely!" esclamò Dean guardandola con aria di rimprovero, come sempre faceva quando superava la linea con sua sorella.
"Dico solo che entrambe le fazioni ti stanno cercando, siamo tutti in pericolo!" continuò la maggiore ridendo nervosamente e facendo spallucce.
"Wow Hailey, grazie per aver reso una situazione orribile così piacevole" rispose la sorella ricambiando il sorriso sarcastico, alzando gli occhi al cielo.
Sam sospirò ma sorrise davanti a quello scambio di battute ed inclinò appena la testa di lato, guardando la minore con sopracciglia aggrottate: "Se smettessi di usare i tuoi poteri?".
"Non li uso dalla sera in cui Crowley ha rapito i profeti" rispose Katherine facendo spallucce, portandosi le ginocchia al petto e cercando di pensare. "Non è facile non usarli quando uno di voi è in pericolo".
Si scambiarono un'occhiata eloquente, perchè l'unico a poter capire davvero era e sarebbe stato sempre Sam, che più di tutti sapeva cosa significasse avere dei poteri e non usarli per salvare chi amava.
"E se li radunassimo nello stesso luogo e li lasciassiamo ammazzare fra loro?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia ed appoggiando i gomiti sulle sue cosce, alternando lo sguardo fra i tre cacciatori, che sorrisero di rimando.

 
Il vento caldo entrò all'interno del suo Suv bianco, mentre di tanto in tanto faceva cadere l'occhio attraverso i suoi Ray-ban sul navigatore satellitare che avesse da poco fatto installare sul suo cruscotto, guadagnandosi delle occhiatacce dal ragazzo che le stava accanto ritenendola un'ingrata per non ascoltare le sue preziosi indicazioni; Katherine si voltò per qualche secondo verso Dean e gli sorrise appena, divertita dal modo in cui si offendesse così facilmente per delle cose così piccole.
Il maggiore ripiegò la sua vecchia cartina e la posò all'interno del vano portaoggetti, guardandola e sorridendole di rimando: Phil aveva chiamato dopo qualche minuto, dicendo loro di raggiungerli ad un indirizzo nel Missouri e che lì avrebbero trovato qualcuno in grado di aiutarli per quella particolare condizione.
Erano alla guida ormai da qualche ora, il satellitare suggeriva che ne mancasse ancora una abbondante e dietro di loro sfrecciavano Sam ed Haiely con l'Impala, e la ragazza non riuscì a fare a meno di chiedersi per quale motivo Dean avesse lasciato la sua preziosa macchina nelle mani di suo fratello, del quale non si fidava completamente alla guida; Katherine sorrise a quel pensiero e poi scosse la testa con forza quando Dean le chiese di fare cambio e di riposarsi un pò: c'era qualcosa in cui lei era brava e che amava follemente ed era proprio guidare. Specialmente sulla superstrada e specialmente quando avesse la carreggiata tutta per sè, dato lo scarso traffico.
"Allora, manca ancora del tempo per arrivare a destinazione.." iniziò il maggiore voltandosi a guardarla con una strana espressione, che però la donna non riuscì ad osservare bene, concentrata per come fosse sulla strada. "Potremmo impiegare questi momenti per parlare".
"E di cosa vuoi parlare?" chiese Katherine guardandolo per qualche secondo, sorridendo e chiedendosi che se smettere di pensare ai milioni di modi in cui Castiel potesse essere torturato le avrebbe fatto bene. "Ti ho già rivelato i miei segreti e tutte le cose oscure che ho fatto in questi due anni. Hai uno scheletro nell'armadio che vuoi rispolverare proprio adesso?".
"Io? No, no.." rispose Dean sorridendo imbarazzato e dandosi dell'idiota mentalmente per aver lasciato che le parole di Clay di qualche sera prima lo influenzassero fino a quel punto.
Sapeva di non dovergli credere, eppure quelle frasi gli ronzavano nella mente in maniera fastidiosa. "Ma mi chiedevo se ti andasse di parlare di Henry".
Katherine quasi non sterzò di colpo, sentendosi così presa alla sprovvista, e si abbassò di poco gli occhiali da sole sul naso per guardarlo meglio, chiedendosi quale fosse il fine. "Il mio ex marito morto a cui hai sparato dritto al cuore con la Colt quando era posseduto da Azazel? Quell'Henry?".
"Si, non ne abbiamo mai parlato in effetti.." disse Dean facendo una smorfia a metà fra l'imbarazzo ed il senso di colpa, e cercando di mantenere la voce il più calmo possibile. "Non di come l'ho ucciso, intendo di lui. Come persona, marito e.. padre".
"Se vuoi chiedere la mia mano, basta chiederlo senza giri di parole; spero solo tu abbia più fortuna dell'ultimo!" esclamò Katherine ridendo di cuore, voltandosi a guardarlo e notando la sua espressione disorientata. "Sto solo scherzando, rilassati! Lo so che non è da te..".
Dean aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria quasi offesa, come se si fosse appena sentito ferito da quelle parole su un argomento su cui non avesse mai del tutto riflettuto. "Sarebbe così strano se te lo chiedessi?".
"Ne stiamo davvero parlando?" chiese la donna quasi ridendo, ma quando si voltò a guardarlo lo trovò estremamente serio, più di quanto lo avesse mai visto essere, e sgranò gli occhi, riportandoli sulla strada. "Ok, ne stiamo parlando! Come siamo passati da Henry al matrimonio? Pensavo che non volessi sposarti".
"Non voglio, infatti" rispose Dean con forse troppa veemenza, stupendosi del suo stesso atteggiamento, e spostando lo sguardo verso la strada. "Ma tu lo vuoi?".
Katherine incontrò il suo sguardo per qualche secondo ed entrambi divennero seri, poi lo riportò sulla strada e sospirò contraendo la mandibola. "Non lo so, quando l'ho fatto la prima volta non è stato esattamente per amore: io ed Henry abbiamo solo firmato delle carte per tutelare la vita di nostra figlia, che avrà l'università pagata dai fondi del Consiglio fino alla terza laurea, ma non c'era assolutamente amore fra noi due".
"Quindi niente abito bianco, chiesa e ristorante di lusso?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e guardandola con aria stranita, non aspettandosi di sentire una storia del genere. 
"No Dean, solamente un modulo precompilato del Consiglio" disse Katherine facendo spallucce e sorridendo appena. "Non ho mai avuto nemmeno la fede".
"Non me lo aspettavo; sei così romantica e passionale e.. ami la vita più di ogni altra persona che io conosca, nonostante spesso faccia schifo.." sussurrò l'uomo aggrottando appena le sopracciglia e guardando fuori dal finestrino, per poi tornare a guardarla in viso. "Pensavo che avresti voluto un matrimonio da sogno".
La donna sorrise, ma questa volta non per l'imbarazzo, lo guardò negli occhi con aria appena triste e Dean capì senza che parlasse; lo avrebbe voluto, ma con la persona giusta. Ed Henry non lo era.
Capì anche che rientrando nella vita della caccia e lasciando la normalità, Katherine avesse anche rinuncianto a quel sogno per sempre. 
"Quindi eravate una coppia aperta?" chiese Dean sospirando, spinto però sempre più dalla curiosità.
"Wow Dean.." sussurrò Katherine ridendo divertita, guardandolo con ilarità. "E' il tuo modo di chiedermi se andassi a letto con altri uomini?".
Il ragazzo ricambiò con un debole sorriso, conscio che se la donna avesse saputo la natura di tutte quelle domande, si sarebbe parecchio infuriata. 
"Si, ho avuto un paio di relazioni durante il finto matrimonio..".
Dean abbassò il capo e divenne serio, cosa che non sfuggì alla ragazza, che aggrottò le sopracciglia cercando di capire a cosa fosse dovuto quel repentino cambio di atteggiamento. 
"E ne hai avuta una anche con Clay in quel periodo?".
Il cacciatore chiuse gli occhi per qualche secondo mentre pronunciava quelle parole e sospirò, chiedendosi come la sua ragazza avrebbe reagito a quella domanda, soprattutto quando lesse sul suo viso i collegamenti che stesse facendo la sua mente: Katherine aveva capito cosa gli stesse davvero chiedendo e capì anche il perchè, solamente che non se lo aspettava proprio da lui.
Il telefono della donna prese a squillare e distolse lo sguardo da quello del ragazzo, e lei rispose di scatto, felice che suo padre avesse sempre quel perfetto tempismo.

 
Si trovarono davanti ad una casa molto grande e spaziosa, con un grande giardino curato ed un'auto posteggiata nel vialetto di casa; dopo la telefonata di suo padre, i due cacciatori avevano preferito non continuare il discorso, rimanendo intrappolati in un orribile silenzio che nessuno dei due avrebbe spezzato.
Sam, Dean, Katherine ed Hailley videro l'auto di Phil accostarsi dietro le loro e sul volto della minore apparve finalmente un sorriso, che scemò quando vide suo padre in compagnia.
"Che ci facciamo qui?" chiese Hailey guardando nella direzione del cacciatore più anziano, accennando un debole sorriso. 
"La vera domanda è: perchè non hai lasciato quest'idiota a casa papà?" chiese Katherine sollevando i suoi occhiali da sole ed adagiandoli sul suo capo, portando inevitabilmente i capelli all'indietro. 
"Ciao tesoro.." sussurrò Clay avvicinandosi divertito e facendole l'occhiolino, per poi volgere lo sguardo verso gli altri cacciatori. "Ragazzi..".
"Quindi? Dov'è la soluzione che ci aiuterà a trovare Castiel?" chiese Sam allargando appena le braccia, guardando la casa con aria confusa.
"Pensi che Paradiso ed Inferno possano dare la caccia ad una delle mie figlie senza passare prima sopra di me?" chiese Phil ironicamente ed accennando un sorriso, volgendo lo sguardo verso la villetta. "Conosco una strega che potrebbe darci una mano".
"Una strega?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e guardandolo con incredulità. "La tua soluzione è una strega?".
"Oh lei è molto potente, penso che possa fare al caso nostro.." sussurrò il cacciatore più anziano dopo aver dato un'ultima occhiata alla casa, superandoli e dirigendosi a grandi passi verso la porta.
I ragazzi si scambiarono un'occhiata veloce e lo seguirono, arrivando alle sue spalle in tempo per sentire il campanello suonare; dei passi provenirono dall'interno della casa e la porta si aprì dopo pochi secondi, lasciando i presenti a bocca aperta.
"Ciao Phil, che piacere vederti.." disse una voce familiare alle loro orecchie, soprattutto per uno dei cacciatori, che sgranò gli occhi, così come fece lei quando i loro occhi si incrociarono.
"Wow, Cassie Robinson?" chiese Katherine con troppa veemenza, sgranando gli occhi con aria quasi imbarazzata.
Per qualche momento vi fu un forte silenzio fra i ragazzi, che continuarono a lanciarsi occhiate senza mai coinvolgere Dean o la minore delle Collins, mentre l'imbarazzo divenne sempre più palpabile secondo dopo secondo. 
"Vi conoscete?" chiese Phil aggrottando le sopracciglia ed alternando lo sguardo fra di loro, ma nessuno rispose.
"Ciao Dean.." sussurrò Cassie sorridendo appena, guardandolo meglio ed accorgendosi di quanto il suo aspetto non fosse cambiato dall'ultima volta. "Entrate".
"Cassie.." sussurrò il maggiore aggrottando le sopracciglia, non riuscendo a capire come la strega che stessero cercando potesse essere proprio lei, seguendo gli altri ed entrando con loro, ritrovandosi faccia a faccia con la ragazza.
"Lo so, sarai sconvolto" rispose Cassie sorridendo e sfiorandogli il braccio. "Vado a prendere qualcosa da bere, voi accomodatevi nel salotto".
I cacciatori si guardarono intorno, notando quella grossa casa piena di oggetti da strega e si diressero alla loro destra verso il piccolo ma accogliente salotto, dove presero posto sui due divani posti l'uno di fronte all'altro e sulle poltrone adiacenti; Dean cercò lo sguardo della sua ragazza, che però aveva messo su un'aria piuttosto infastidita ed irrequieta, guardandosi attorno come se stesse studiando il posto.
"Qualcuno ci vuole spiegare chi sia questa Cassie?" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia e parlando anche a nome di suo padre e di Clay, che avevano l'aria di non capirci nulla tanto quanto lei, prendendo posto accanto a Sam e Phil su uno dei due divani.
Katherine sorrise divertita e guardò la sorella, pensando che fosse davvero uno strano scherzo del destino, mentre se ne stava seduta fra il ragazzo e Clay. "E' l'ex di Dean".
"Ex? Dean, pensavo che tu non avessi avuto storie durate più di una notte.." sussurrò la maggiore sgranando gli occhi e coprendosi la bocca per la sorpresa, notando come Clay avesse iniziato ad assumere un'aria sempre più divertita.
"Oh, sono ancora l'unica?" chiese Cassie rientrando all'interno del suo salone con un vassoio, offrendo loro thè e pasticcini, iniziando a porgerne una tazza ad ognuno di loro. "Devo esserne dispiaciuta o lusingata?".
"Non avevi ottenuto un posto come reporter nel Nebraska?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia ed afferrando la tazza dalle sue mani, notando come la ragazza avesse fatto scivolare con delicatezza le sue dita su quelle del ragazzo, dettaglio che non sfuggì alla donna seduta accanto a sè.
"Wow, l'ho ottenuto nel 2007" rispose Cassie sorridendo e porgendo una delle tazze piene a Clay, per poi riempirne un'altra e porgerla a Katherine. "Ti informi sulla vita di tutte le donne a cui salvi la vita o solamente di quelle di cui ti innamori?".
"Per me no, grazie" disse Katherine scuotendo la testa, fissandola con il sopracciglio sinistro sollevato e con braccia serrate al petto.
Cassie non l'aveva ancora guardata in viso, presa per com'era dall'arrivo di Dean, e quindi non l'aveva ancora riconosciuta; le sorrise e ad aggrottò le sopracciglia. "Sei Katherine, vero? Sei la ragazza di Sam?".
Katherine rise di gusto, voltandosi a guardare il ragazzo seduto accanto a sè, che ricambiò lo sguardo quasi con terrore: Dean sapeva che ci volesse davvero tanto per farla ingelosire e che in quegli anni insieme non l'avesse mai vista davvero preoccuparsi di qualche altra donna, ma in quel momento gli venne il vago presentimento che la chiaccherata di prima in auto e la presenza di Cassie le avrebbero fatto saltare i nervi in brevissimo tempo. "Oh questa è molto divertente; se posso scegliere però preferirei tornare in auto a discutere sulla paternità nascosta di mia figlia!".
"Katherine.." sussurrò Dean posando la sua tazza di thè ancora piena sul tavolino davanti a sè, che prese a tremare per via della gamba destra che la ragazza si ostinava a muovere in maniera nervosa con un riflesso incoscio, e le mise una mano sulla coscia nel tentativo di calmarla, che parve accorgersene solo in quel momento e bloccò il suo movimento.
"Io e Katherie non stiamo più insieme da più di.. otto anni ormai" disse Sam sorridendo imbarazzato e guardando verso la padrona di casa, che capì che adesso stesse con la donna che gli sedeva accanto e la guardava con aria interrogativa.
"Voi due stavate insieme?" chiesero Phil e Clay all'unisono, aggrottando le sopracciglia ed alternando lo sguardo fra i due, rimanendo sbalorditi da quelle parole.
"Finirà male.." sussurrò Hailey sorridendo nervosamente e strattonando appena il suo ragazzo, nel tentativo di fargli dire qualcosa di utile.
"Scusate, ma quando vi ho conosciuto stavate insieme da quasi due anni ed eravate così affiatati, quindi.." continuò Cassie facendo spallucce, avendo capito però immediatamente cosa ciò significasse.
"Due anni, Kath?" chiese Clay guardandola con aria allibita, soffocando appena una risata. "Credevo che fosse Dean il tuo grande amore".
"E ook! Fate tutti silenzio!" esclamò Katherine alzandosi in piedi e sorridendo imbarazzata, per poi guardare la donna negli occhi con diffidenza. "Non so a che gioco stai giocando, ma quando ti abbiamo incontrata tanti anni fa vivevi in un'altra casa, in un'altra città e sicuramente non eri una strega. Quindi o ci stai ingannando, e a me non piace essere ingannata, o..".
"Si, è tutto vero! Vivevo in un'altra città ed avevo un lavoro normale da reporter.." sussurrò Cassie portando le mani avanti e sorridendo imbarazzata, spostando lo sguardo fre la donna e Dean, che si mise in piedi ed andò vicino a Katherine nel tentativo di farla calmare. "Poi una donna è venuta da me molti anni fa dicendomi che fossi la discendente di una strega molto antica e potente, e che avrei dovuto usare i miei poteri per salvare le persone".
"Salvare le persone da cosa?" chiese Dean guardandola con sorpresa mista a curiosità, non pensando che avrebbe mai potuto parlare così apertamente proprio con la prima donna che avesse amato. 
"Dai mostri, demoni, vampiri! Sapete, tutto quello che si agira nell'ombra.." rispose Cassie facendo spallucce e divenendo un pò più seria. 
"Sei una cacciatrice?" chiese Katherine aggrotando le sopracciglia e non dando segno di smuoversi dalla sua condizione di chiusura, tenendo ancora le braccia conserte. 
"Cosa? No.." rispose Cassie sorridendo, divertita da quell'idea. "Ma passo le informazioni delle mie visioni ai cacciatori, uso i miei poteri per proteggerli ed aiutarli a scovare e a distruggere il male".
Dean ascoltò le sue parole ed annuì, chiedendosi mentalmente perchè fosse successa una cosa del genere proprio ad una persona come lei, una persona che lui aveva lasciato proprio per quella vita da cacciatori che adesso era diventa anche la sua. "Da quanto tempo?".
"Un mese dopo aver accettato il lavoro in Nebraska sono venuta a vivere qui e ho avuto il miei poteri.." rispose Cassie osservandolo distogliere lo sguardo ed annuire, in preda alla rabbia forse, o al dispiacere.
"E questo ci riporta al perchè siamo qui!" esclamò Clay sorridendo ed avvicinandosi alla padrona di casa, sfregando le mani e cercando di sviare il discorso, capendo con uno sguardo tutta l'irritazione della minore delle Collins. "Non ci siamo presentati, io sono Clay, anche io ex di troppo ma di cui nessuno può fare a meno per le mie doti da cacciatore eccellente".
"Clay, lasciala in pace.." disse Katherine sospirando ed avvicinandosi di qualche passo alla ragazza, che durante quella strana discussione aveva passato il suo tempo in piedi. "Rimandiamo le chiacchere a dopo e dimmi come puoi aiutarmi a salvare Castiel".
Cassie annuì e distolse lo sguardo da Dean per posarlo sulla ragazza davanti a sè, e proprio quando stesse per iniziare a parlare, il cellulare di Sam prese a squillare, interrompendo il discorso sul nascere; il ragazzone si alzò scusandosi e si diresse all'esterno della casa, portandosi il telefono all'orecchio e rispondendo, lasciando i ragazzi nel salotto a discutere.
"Credevo che mi avessi chiesto un modo di rimuovere dei poteri a tua figlia, non di trovare qualcuno" disse Cassie guardando il cacciatore più anziano con aria sorpresa.
Gli occhi di Katherine si sgranarono e li posò sul padre, che la guardò con aria seria e perentoria, intimandole di fare come dicesse e rimanere in silenzio, ma la ragazza fece qualche passo verso di lui lasciando la presa di Dean sul suo fianco e lo guardò con aria severa.
"Mi hai trascinata qui con l'inganno?" chiese la donna al padre, allargando le braccia, voltandosi poi verso il suo ragazzo e guardandolo con la stessa rabbia negli occhi. "L'hai fatta anche tu, vero?".
"Le mie squadre stanno già setacciando ogni magazzino, edificio e luogo abbandonato del paese: lo troveremo!" esclamò Phil alzandosi e guardandola con aria seria. 
"Non è abbastanza!" esclamò Katherine allargando le braccia, voltandosi nuovamente verso il ragazzo. "Castiel è il tuo migliore amico, come puoi perdere tempo in questo modo mentre lo stanno torturando?!".
"Non capisci che lo facciamo per aiutarlo? Se non avrai più i tuoi poteri, gli angeli non ti cercheranno e potremo concentrarci sul trovarlo!" esclamò Dean alzando il tono di voce ed arrabbiandosi, chiedendosi perchè la ragazza preferisse sempre salvare gli altri piuttosto che se stessa.
"Non è abbastanza!" urlò nuovamente Katherine allargando le braccia e non riuscendo a fare a meno di sentirsi tradita. "Perchè non capisci che non sopporto avere le mani sporche di sangue? Non posso lasciare Castiel agli angeli, non posso!".
"Sage Katherine Collins, farai esattamente quello che ti dirò di fare" disse Phil assumendo la sua tipica espressione da cacciatore inflessibile, fulminandola con lo sguardo. 
"E perchè mai dovrei?".
"Perchè sono tuo padre e te lo ordino".
"Questo atteggiamento non funziona con lei, Phil.." sussurrò Hailey alzandosi dal divano ed osservando lo sguardo di sua sorella mutare ed infuriarsi ulteriormente, per poi scusarsi con lo sguardo con Cassie per quello show che solo una famiglia pazza come la sua riuscisse a mettere su;  si voltò verso Katherine e la guardò con dolcezza, avvicinandosi e prendendole una mano fra le sue. "Kath, credo che possano avere ragione. Se hai alle calcagna Paradiso e Inferno, questo è l'unico modo per impedirgli di localizzarti. Phil ha già mandato i suoi uomini alla ricerca: se è sulla terra, lo troveranno e ce lo riprenderemo, quindi per favore, lasciati aiutare".
Le due sorelle condivisero un lungo sguardo e lo sguardo della minore parve calmarsi secondo dopo secondo, e strinse la presa sulla sua mano con un sorriso sul viso; Katherine lasciò la stretta di Hailey e la superò, dirigendosi verso la padrona di casa e detestando che si trattasse proprio dell'ex amore di Dean, osservando le sue labbra piegarsi in un sorriso divertito. 
"Toglimeli".

 
Cassie chiese a tutti di aspettare fuori e di lasciarla da sola con Katherine, indugiando sempre di più con lo sguardo su Dean, che le sorrise appena prima di uscire dalla porta insieme agli altri, dettaglio che non sfuggì alla donna, che però cercò di respirare profondamente e di resistere alla sua rabbia.
Katherine non sopportava di essere ingannata, non in quel modo, non da suo padre, da Dean e da Clay, che l'avevano attirata lì solamente per cambiarla, incapaci di accettare il fatto che lei non sarebbe mai stata umana al 100%.
Phil si sedette su una delle poltrone poste sul portico della casa da solo, pensando a quanto odiasse quella situazione e l'idea che sua figlia fosse stata condannata a quella vita da un demone pazzo, che non era altro che il suo padre biologico. Una volta tolti i poteri, Katherine sarebbe stata al sicuro e non gli importava che lei lo avrebbe potuto odiare per quel tradimento, l'importante era proteggere sua figlia.
Clay si avvicinò al maggiore dei Winchester, seduto sui gradini del portico del tutto sovrappensiero e mantenendo lo sguardo dritto sull'orizzonte: era ancora scioccato ad aver visto Cassie parlare di demoni con tranquillità, ricordando bene come lei lo avesse cacciato la notte di tantissimi anni prima dandogli del matto, scettica come non mai su argomenti del genere.
Ma adesso, dopo tutto quel tempo, averla rivista gli aveva fatto un certo effetto, non poteva nasconderlo: era stata la prima donna per cui avesse provato qualcosa, la prima con cui si fosse aperto e a cui avesse raccontato qualcosa di personale. E quando fra loro era finita, aveva giurato a se stesso che non si sarebbe mai permesso a provare qualcosa per qualcuno.
Almeno finchè non conobbe Katherine: con lei fu tutto così semplice, due persone così simili ma così diverse allo stesso tempo, consumate da quell'amore folle che continuasse a legarli nonostante la vita che conducessero.
Ripensò a ciò che avesse capito durante il tragitto, ovvero che Katherine volesse una vita normale fuori dalla caccia e si sentì così confuso: quando ci avevano provato durante  il soggiorno di Sam nella gabbia, Dean sapeva quando Katherine si sentisse in trappola dentro quella casa e a quel lavoro normale. Le mancava l'adrenalina, cacciare, uccidere.
Ma qualcosa doveva essere cambiato e il cacciatore non riuscì a capire cosa: d'improvviso la sua ragazza voleva mollare la caccia per vivere in una casa da qualche parte, magari sposarsi e mettere su famiglia? Qualcosa doveva essere cambiato.
"La tua ex è molto sexy.." sussurrò Clay avvicinandosi all'uomo e risvegliandolo dai suoi pensieri. "Potrei farci un pensierino, sai..".
"Quando credo che tu abbia imparato a tacere, mi sorprendi sempre" rispose Dean accennando un sorriso divertito, osservandolo sedersi accanto a sè.
Il militare lo osservò per qualche momento, studiando la sua espressione, e poi si voltò verso il vialetto, notando Sam ed Hailey parlare fra di loro con aria strana. "L'altra sera ero alquanto ubriaco, non avrei dovuto dirti quelle cose".
"Sono delle scuse?" chiese Dean sollevando le sopracciglia e mettendo su la sua maschera di ilarità. 
"No, sto solo dicendo che non dovevi saperlo così".
"Sapere cosa? Che credi di essere il padre di sua figlia?" chiese Dean a brucia pelo, osservandolo con aria più seria rispetto a prima. "Jud è di Katherine e di Henry, tu non c'entri niente".
"Dalle vostre facce di prima pensavo che ne aveste parlato e te lo avesse detto, ma a quanto pare mi sbagliavo.." sussurrò il Sergente sospirando e facendo per alzarsi, ma l'uomo si voltò nella sua direzione e lo fermò con lo sguardo. "Forse ti fidi un pò troppo di lei, Katherine è abituata a mentire".
"Sono stufo di te che provi a metterci contro, di te che pensi di sapere tutto e mi minacci, dicendo che me la porterai via" disse Dean mettendo su il suo sguardo più arrabbiato di sempre. "Io e Kath ne abbiamo parlato: mi ha detto che avete avuto una relazione durante il suo matrimonio, ma ciò non significa nulla".
"Io e Katherine siamo andati a letto insieme per anni: dal liceo fino a quando non è rimasta incinta, sono stata abbastanza chiaro adesso?" chiese Clay ridendo e battendo la mano sulla spalla del ragazzo. "Judith è anche mia e appena avrò ottenuto la sua fiducia, mia figlia saprà tutta la verità".
Dean si alzò di scatto, afferrandolo dal colletto e colpendolo dritto in viso con un pugno, spaccandogli il labbro e facendo sanguinare, per poi bloccarlo contro uno dei pilastri di legno del portico ed avvicinando i loro volti. "Non ti avvicinerai mai più a Judith, sono stato abbastanza chiaro adesso? Non la cercherai, non le parlerai, non penserai nemmeno a lei".
"Ma guardati, hai paura che qualcuno possa eclissare la figura paterna che rappresenti?" chiese Clay ridendo di gusto, provando a liberarsi ma con scarsi risultati. "Abbiamo un papà preoccupato qui..".
"Ti farò a pezzi se oserai parlare con Judith!" esclamò il maggiore premendo con più forza sul militare, che lo fissava ancora con quell'aria di sfida. 
I richiami di Hailey, Sam e Phil arrivarono ovattati alle loro orecchie, concentrati per com'erano a guardarsi e a minacciarsi l'un l'altro, fin quando il fratello lo afferrò dalle braccia e lo tirò via, permettendo a Clay di respirare e di sistemarsi la maglia sgualcita dalla presa del cacciatore, pulendosi distrattamente dal sangue sul suo labbro con la manica della sua giacca. 
Il militare sentì la rabbia crescere dentro di lui e fece per avventarsi contro il maggiore dei fratelli, ma fu brutalmente bloccato da Phil, che lo afferrò e lo chiuse in una morsa ferrea, impedendogli di muoversi e di reagire, girandogli le braccia dietro la schiena.
"Ma che è successo?" chiese Haiely mettendosi fra i due ed allontanandoli con le mani, alternando lo sguardo fra i due uomini che non accennavano a smettere di guardarsi con odio. "Siete impazziti?!".
"Sta lontano da loro" disse Dean liberandosi dalla presa del fratello ma mantenendo il suo sguardo arrabbiato, scendendo i gradini del portico ed avvicinandosi alla sua auto posteggiata poco distante nel tentativo di calmarsi e ritornare a respirare con regolarità.
"Perchè vi stavate picchiando in quel modo?" chiese Phil aggrottando le sopracciglia e divenendo serio, lasciando che il ragazzo si liberasse dalla sua presa e strattonandolo appena.
"Vuole tua figlia tutta per sè!" esclamò Clay facendo una smorfia disgustata, incontrando lo sguardo severo dell'uomo.
Phil sospirò rumorasamente, rimanendo a fissarlo a lungo con il suo sguardo indagatore, capendo immediatamente cosa avesse fatto infuriare così tanto Dean e chiedendosi perchè Clay continuasse a tirare fuori quel discorso dopo tutti quegli anni.
"Devi andartene".
"Cosa? No!" esclamò Clay scuotendo la testa e guardandolo con astio.
Il cacciatore si avvicinò di più e mise la mano destra sulla spalla del ragazzo, fulminandolo con lo sguardo e cercando di farlo calmare. "Finchè non sarai in grado di risolvere i tuoi problemi, non potrai più stare qui. Siamo qui per aiutare Katherine, voglio che tu vada a gestire i gruppi che cercano l'angelo".
"Non lo farò".
"Sei un militare Clay: quando un tuo superiore ti da un ordine, devi obbedire!".
L'uomo assunse un atteggiamento più pacato e si diede un contegno, tornando dritto con la schiena ed annuì con poca convinzione; non disse nulla e raggiunse la sua auto, lanciando un ultimo sguardo al maggiore dei Winchester che stava appoggiato al suo cofano ad osservare ogni singola mossa.
Quando lo vide partire sgommando, sospirò rumorosamente ed osservò la sua stessa mano ancora sporca del sangue del ragazzo: cercò di pulirsi il più possibile, poi tornò verso il portico della casa di Cassie, trovando suo fratello ed Hailey andargli incontro con la stessa aria strana di prima.
"Ma che è successo?" chiese Sama aggrottando le sopracciglia, osservando suo fratello tornare calmo.
"Ama provocare, questa volta ci sono cascato.." sussurrò Dean sospirando, osservando i due ragazzi e notando le chiavi dell'Impala fra le mani del fratello. "Andate da qualche parte?".
"Garth ha bisogno di aiuto, è urgente.." rispose Hailey facendo spallucce, distogliendo lo sguardo dietro di lui. 
"Anche noi ne abbiamo bisogno" rispose il maggiore aggrottando le sopracciglia.
"Si beh, voi avete Phil ed il suo gruppo di cacciatori, Garth non ha nessuno" rispose Sam sorridendo debolmente e dando una pacca sulla spalla del fratello.  "Tieni il telefono a portata di mano. Potrei avere bisogno di te!".
I due cacciatori lo superarono e si recarono all'Impala, partendo dopo pochi secondi ed andando via senza neanche guardarlo: Dean si stupì del comportamento dei due, specialmente sentendo l'ultima frase del fratello.
Decise che ci avrebbe pensanto dopo e rivolse lo sguardo verso la casa, chiedendosi cosa stesse succedendo all'interno fra la sua ragazza e la sua ex. Si avviò con un sospiro verso Phil, che stava appoggiato con la spalla contro il pilastro del porticato, lo stesso dove prima avesse dato quel pugno a Clay.
"Hai molto autocontrollo: se un altro uomo avesse detto a me quello che lui ha detto a te su mia moglie, sarebbero state le sue ultime parole" disse Phil sorridendo ed incrociando le braccia al petto, mettendo in risalto i suoi grossi muscoli delle braccia nonostante la sua età.
"Come sai quello che mi ha detto?".
"Pensi che sia una novità per lui? Lo pensa da quando Katherine è rimasta incinta, ma non aveva mai avuto il coraggio di esprimerlo in maniera così aggressiva" rispose Phil facendo spallucce e sospirando. "Katherine lo trattava come un giocattolo all'epoca: Clay credeva che lei fosse davvero innamorata di lui ed anche io per un momento. Ma quando lui ha deciso di arruolarsi e lei non l'ha fermato, ho capito che lo stesse solo usando".
"Abbiamo tutti commesso degli sbagli, Phil" rispose Dean facendo spallucce e sospirando, volgendo lo sguardo all'interno della casa. 
"Sai, lei era una persona davvero diversa prima.." sussurrò Phil abbassando lo sguardo verso il pavimento legnoso e divenendo serio. "Era allegra, solare, sempre felice.. poi mi sono ammalato e questo l'ha divorata dall'interno. L'ho vista cambiare e non ho potuto fare nulla: è diventata fredda, egoista, cinica, persino cattiva a volte. Credo che avesse paura di rimanere sola".
"Non è colpa tua..".
"Quando la persona che ami più al mondo diventa l'opposto di quel che è veramente per qualcosa che hai fatto tu, ti senti in colpa.." sussurrò Phil con appena gli occhi lucidi, scuotendo di poco la testa. "Ma poi sono tornato e lei.. lei sembrava essere la stessa persona che conoscevo un tempo e tutto questo grazie a te!".
"Io non ho fatto nulla.." sussurrò Dean sorridendo di cuore, abbassando il volto e sentendo il cuore battere più forte per quel sentimento che non aveva mai smesso di pulsare nel suo petto.
"Tu le hai ridato quello che le avevo tolto io da ragazza: l'hai amata e la ami" disse Phil sorridendo e sollevando lo sguardo verso di lui. 
"Io l'amerò per sempre; è la mia famiglia, tutto ciò che ho a parte Sam.." sussurrò Dean facendo spallucce e sospirando. "Ci ho provato tante volte, ma non posso vivere se lei non è nella mia vita".
Phil lo guardò negli occhi e sorrise, annuendo e capendo perfettamente cosa intendesse il ragazzo: lo vedeva ogni volta che Katherine parlasse di lui, quando lo guardasse e il modo in cui sorridesse verso di lui. Aveva trovato la sua metà.
Quando l'uomo aprì la bocca per dire qualcosa, la porta di casa si spalancò lasciando uscire Katherine e Cassie sul portico con espressioni strane, e la padrona di casa li guardò con dispiacere.
"Non c'è niente che io possa fare: ci ho provato, ma i suoi poteri sono troppo forti" disse la strega sospirando, incrociando le braccia al petto e guardando i due uomini con tristezza. "Non sono poteri contenibili o estraibili, sono bloccati dentro di lei".
"Ci ha provato.." sussurrò Katherine facendo spallucce ed avanzando di qualche passo, guardandosi attorno. "Dove sono tutti?".
"Aiutano come possono.." rispose Phil con voce rauca, osservando Cassie con disapprovazione. "Mi aspettavo di più da una strega come te".
"Pensavo di riuscirci.." sussurrò la donna con aria dispiaciuta, fissando il suo sguardo sul cacciatore più anziano. "Katherine è troppo forte persino per me".
"Mi dispiace per il disordine, comunque. A presto Cassie.." sussurrò la minore delle Collins sorridendo imbarazzata e facendo spallucce, ed i due uomini notarono subito il repentino cambio di atteggiamento; la donna si voltò verso Dean ed annuì, dicendogli silenziosamente che potesse rimanere per salutarla da solo.  
Prese a braccetto suo padre e insieme scesero i gradini del porticato, ed in quel momento Phil non potè che essere più fiero di lei, pensando che finalmente la sua bambina stesse ascoltando e capendo tutti i consigli che le avesse dato nel corso della sua adoloescenza, e che forse, nonostante i suoi poteri, potesse rimanere la stessa ragazza di sempre.
"Quindi, pensi che ti rivedrò presto?" chiese Cassie sorridendo, avanzando di qualche passo ed avvicinandosi verso  il ragazzo.
"Non credo Cassie.." sussurrò il cacciatore guardandola negli occhi e sentendo inaspettatamente la stretta della sua mano sulla sua, ed aggrottò le sopracciglia. 
"Mi sei davvero mancato in tutti questi anni, Dean".
L'uomo sentì il cuore battere un pò più forte e le sorrise, perchè sarebbe stato da ipocriti non ammettere il dolore nell'averla persa molti anni prima e la felicità nel rivederla; strinse appena la presa e poi lasciò la sua mano, ricordando come un tempo si incastrasse perfettamente con la sua. 
"Lo so".
"Sono davvero felice che tu abbia trovato la persona giusta per te.." sussurrò Cassie appoggiandosi con la schiena allo stipite della porta e sorridendo amaramente. "Ricordo l'ultima volta che ci siamo visti, mi ricordo come la guardavi e lo vedo anche adesso. Sono felice per te Dean, davvero".
L'uomo annuì imbarazzato, non sapendo davvero cosa dire per via del loro ultimo incontro, quando, dopo averla salvata dal camion assassino, fosse andato a casa sua subito dopo aver visto Katherine baciare Sam sulla porta della loro stanza ed entrare ridendo, e avesse desiderato di poter fare lo stesso: ricordò di essere entrato in casa di Cassie e di averla baciata con passione, portandola senza parlare nella sua stanza e passando tutta la notte con lei.  Poi ricordò di come lei gli avesse chiesto se fosse tornato perchè l'amasse o per scacciare la donna di suo fratello dalla sua mente e di come lui non avesse risposto, rivestendosi e baciandola un'ultima volta prima di uscire e di non rivederla più. 
"Ciao Cassie..".
Si allontanò sentendo quel peso sul petto di molti anni prima dissolversi, perchè anche se la sua vita fosse andata avanti, quella relazione lo aveva davvero segnato.
Percorse il vialetto ed arrivò alla Mustang di Phil, dove li trovò intenti ad attenderlo con un sorriso sul volto, e mise il braccio sulle spalle della sua ragazza, attirandola più vicina e schioccandole un bacio fra i capelli. "Notizie dai tuoi cacciatori?".
"Ancora no, quindi vado a controllarli.." sussurrò Phil sospirando, aprendo il suo sportello ed entrando nella sua auto; li guardò un'ultima volta con un sorriso e fece l'occhiolino ai due ragazzi prima di partire e salutarli.
Rimasti da soli, la ragazza si voltò verso l'uomo e lo sguardo cadde alle sue spalle, notanto il porticato vuoto e sorridendo appena, ricordando perchè Cassie avesse detto quelle parole; tornò a guardare il cacciatore, che non aveva mai smesso di guardarla ed annullò la distanza fra di loro, depositando un casto bacio sulle sue labbra.
"Stai bene?" chiese la donna dopo essersi appena allontanata, sentendo le sue mani salire a cingerle le guance.
"Si, e tu?".
"Vuoi ancora chiedermi se abbia mentito per tutti questi anni e se abbia nascosto la vera paternità di mia figlia?" chiese Katherine cambiando appena espressione, ma non arrabbiandosi ed arpionando le mani sui fianchi dell'uomo.
"Non ne ho mai dubitato, ma devo ammettere che l'idea mi ha sfiorato.." sussurrò Dean sospirando amaramente e sfiorandole delicatamente il viso. "Clay era così sicuro e mi ha fatto credere qualcosa che non fosse vero".
"Bene, perchè non lo è. Non lo avrei mai fatto, non a mia figlia!" esclamò la donna divenendo appena più seria e scuotendo la testa. "E poi mi hai trascinato qui Dean e ..".
"Sai che non mi scuserò mai per aver provato a salvarti".
"Ma io non ho bisogno di essere salvata.." sussurrò Katherine sospirando ed allontanandosi, lasciando la presa sul suo corpo ed appoggiandosi al cofano del suo Suv bianco, guardando davanti a sè con aria dispiaciuta. "Io sono così e tu non puoi cambiarmi; non faccio male a nessuno, uso i poteri solamente in casi di necessità: come quando ho cercato di venirti a prendere in Purgatorio e di aprire quella dannata porta per aiutare Cas e Kevin. E li userò di nuovo se potrò salvare Castiel".
"Lo so.." sussurrò Dean avvicinandosi ed appoggiandosi accanto a lei, sfiorandole un braccio con la mano con delicatezza. "Non vorrei mai cambiarti o farti pensare che io non ti ami così come sei, ma ho avuto paura che gli angeli o i demoni potessero farti del male, così come tuo padre, e volevamo renderti irrintracciabile. Da adesso in poi faremo a modo tuo, qualsiasi cosa tu voglia io la farò, promesso".
Katherine si voltò a guardarlo e un abbozzo di uno sorriso nacque sul suo viso e si avvicinò per dargli un bacio veloce quando si accorse che la mano con cui la sfiorasse fosse sporca di sangue, ma non notò lesioni; cambiò espressione e la presa fra le sue, guardandola con sorpresa.
"Questo è sangue, ma che è successo?" chiese la donna sgranando gli occhi e notando l'espressione dell'uomo cambiare appena, cercando di nascondere la sua mano. "Hai litigato con Clay?".
"E' insistente, vuole parlare con Judith" disse Dean sospirando, fissandola di rimando. "Tuo padre l'ha cacciato, me penso che tornerà alla carica molto presto".
"Non può parlare con Judith, se le mettesse strane idee in testa ne soffrirebbe.." sussurrò Katherine scuotendo la testa ed allargando appena le braccia, guardando in un punto non definito, oltre la schiena del ragazzo. "Non avrei mai dovuto avere un relazione con un uomo come lui. Mai".
"Dovresti parlargli".
"Dovrei ucciderlo!".
"Mmh, non mi dispiacerebbe l'idea. Preferirebbe un funerale da cacciatore o si accontenta di quello riservato ai militari?" chiese Dean con ironia aggrottando le sopracciglia ma sorridendo, osservando la ragazza sciogliere il nervosismo e sorridere.
"Non posso pensare anche a questo adesso, dobbiamo trovare Cas. E' in Paradiso".
"E tu lo sai perchè..".
"Cassie ha fatto un incantesimo di localizzazione e l'ha visto.." rispose Katherine sospirando ed abbassando lo sguardo. "Dobbiamo trovare un modo per entrarci".
"O attiriamo entrambe le fazioni in un unico posto, prendiamo Castiel mentre si uccidono fra loro e abbiamo risolto il problema".
La donna annuì e sospirò, estraendo le chiavi della sua auto e dirigendosi verso il lato guidatore, osservando il ragazzo salire in auto e sorriderle, mentre lei accendeva il motore. "Ok, andiamo da qualche parte ed elaboriamo un piano".
 
 

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Capitolo 26
*** Somebody to die for (Parte II). ***


Capitolo 22.
Somebody to die for (Parte II).


 
Passarono quattro ore da quando avesse visto Sam andare mano nella mano con Ajay, mietitore mercenario che lo avrebbe condotto all'Inferno, passando dal Purgatorio, per salvare un'anima ingiustamente condannata e portarla in Paradiso: in questo consisteva la seconda prova per chiudere i cancelli demoniaci per sempre, ecco cosa avesse detto Kevin quando chiamò Sam a casa di Cassie.
Hailey passò il tempo seduta al tavolo di un bar, proprio vicino a quel vicolo, e continuò a sbattere il piede a terra con nervosismo pensando a quanto fosse stata stupida ad essersi lasciata convincere da Sam a rimanere sulla terra ad attenderlo: sapeva che il ragazzo non stesse bene e che avrebbe potuto avere bisogno di una mano, ma aveva insistito per evitare che anche lei rischiasse la vita inutilmente.
Sbuffò e si alzò dalla sua sedia, lasciando delle banconote sul suo tavolo per pagare il caffè ed uscì da quel bar, dirigendosi verso il mietitore tassista per avere delle informazioni, trovandolo dentro la sua auto di lavoro; si avvicinò bussando sui vetri e chiamandolo a gran voce, ma quando si abbassò per guardare dentro l'auto rimase a bocca aperta: vi era un mucchio di sangue e Ajay, uomo sulla quarantina dall'aspetto orientale, giaceva sul sedile privo di vita con una grossa ferita mortale che gli aprisse il petto in due.
"Oh merda.." sussurrò Haiely sospirando e passandosi le mani sul viso, chiedendosi come mai le cose assumessero sempre quella piega.
Scosse il capo e si allontanò di poco dal taxi, estraendo il telefono dalla sua tasca e componendo il solito numero, stringendosi nel suo cappotto per ripararsi dal freddo di quella sera. "Ciao Kath..".

 
Non aveva mai più pensato all'Inferno da quando avesse vinto il soggiorno speciale nell'esclusiva gabbia insieme a Lucifero e Michele, ma esservi tornato gli mise abbastanza ansia e agitazione; Sam continuò ad avanzare dopo aver superato il Purgatorio, dove aveva lottato con svariate creature pronte ad ucciderlo, ma era riuscito a sopravvivere, rubando loro le armi e tagliando rapidamente le loro teste.
Adesso che camminava all'interno dell'Inferno e vedeva con i suoi occhi di cosa fosse fatto e cosa ci fosse all'interno, non riuscì a non provare compassione verso tutte quelle anime bloccate all'interno, torturate giorno dopo giorno, anno dopo anno. Li vide soffrire e delirare, cercare di liberarsi dalle catene e dalle sbarre, pensando che lui sarebbe andato ad aiutarli, ma Sam non aveva tempo per quello. 
Da quando Ajay aveva raccontato loro di essere il mietitore incaricato da Crowley a deviare l'anima di Bobby dal Paradiso all'Inferno, nella mente del ragazzo non ci furono dubbi su chi avrebbe salvato; continuò a vagare per quei corridoi in pietra, sforzando la vista per mettere a fuoco l'ambiente attorno a sè per via del buio tetro, fin quando lo vide e lo riconobbe subito.
In una cella un pò più lontana e a cui si avvicinò senza esitare, vide Bobby Singer di spalle guardare il muro in silenzio e quando lo richiamò il primo gesto che l'uomo fece verso di lui, fu esordire la conversazione con un grosso pugno in pieno viso, facendo barcollare il ragazzo indietro toccandosi il viso dolorante.
"Bobby, sono Sam!".
"E io sono Elvis!" rispose Bobby guardandolo con odio, avventandosi nuovamente su di lui e colpendolo nuovamente, ma questa volta il ragazzo si parò e lo bloccò, raccontandogli tutto ciò che sapesse su di lui e che un demone non avrebbe mai potuto sapere.
Quando l'uomo si convinse che quello che stesse davanti a lui fosse davvero il ragazzo di cui si fosse preso cura sin da quando era un bambino, Bobby tornò il solito uomo che conosceva un tempo, piegando i muscoli del suo viso in un grosso sorriso commosso e lo avvolse in un caloroso abbraccio, e Sam si prese qualche secondo per riabbracciare l'unica figura paterna che avesse avuto negli ultimi anni.
Gli consegnò un'arma e gli spiegò ogni cosa mentre percorrevano la strada a ritroso, cercando di tornare il più velocemente possibile al portale prima che i demoni si accorgessero del piccolo piano di evasione improvvisato: proprio in quel momento tre demoni sbucarono forse dal nulla, o forse i due cacciatori erano troppo impegnati a scappare per accorgersene, e li presero di sorpresa.
Sam colpì i due più grossi, cercando di attirarli verso di sè e lasciando che Bobby si occupasse del terzo, ed iniziarono a lottare; riuscì ad ucciderne uno colpendolo con il coltello di Ruby e successivamente si avventò sull'altro, colpendolo in viso e facendolo sbattere contro le grate di una delle celle, prima di colpirlo a morte al cuore.
Quando sentì anche il terzo demone urlare, Sam sospirò e cercò di tornare a respirare in maniera regolare dopo aver compiuto uno sforzo del genere nel lottare in quella maniera; si tenne alle sbarre per rialzarsi ed inevitabilmente il suo sguardo cadde all'interno della cella.
Ignorò i richiami di Bobby che gli intimò di fare presto e fece vagare il suo sguardo su quell'esile figura femminile che ai suoi occhi sembrava così tanto familiare; vide che la donna fece lo stesso con lui, nonostante se ne stesse raggomitolata sul pavimento roccioso e tenesse il viso nascosto fra le gambe.
"E' solo un altro dei loro trucchi, è solo un altro dei loro trucchi, è solo un altro dei loro trucchi". 
Con voce flebile, la donna prese a ripetere quella cantilena ed abbassò rapidamente lo sguardo sulle sue ginocchia, stringendosi appena un pò più forte nel tentativo di scaldarsi.
Sam aprì immediatamente la grata ed entrò dentro quella cella, seguito da Bobby che si portò le mani al viso con sorpresa, osservando il ragazzo togliersi la giacca e metterla sulle spalle della donna, che trasalì a quel contatto e si alzò di scatto, permettendo ai due uomini di scorgere completamente  il suo viso.
"Bela?".
 
 
 
"E l'idea migliore che vi sia venuta in mente è stata andare in missione segreta a svolgere la seconda prova da soli?!" esclamò Dean con voce dura e guardando in cagnesco la maggiore delle Collins, sbattendo la mano aperta contro il tettuccio dell'Impala posteggiata nel vicilo, accanto al taxi con il mietitore morto ancora all'interno.
"Quindi non possono tornare?" chiese Katherine sospirando rumorosamente, avanzando verso la sorella e cercando di mantenere la calma. 
"Avevano appuntamento con lui.." sussurrò Haiely facendo spallucce e non riuscendo a non sentirsi completamente in colpa, indicando il corpo di Ajay. "Dobbiamo elaborare un altro piano!".
"E avremmo avuto tutto il tempo per farlo se voi non foste stati così affrettati da farlo da soli!" esclamò Dean alzando ancora il tono della voce e passandosi le mani sul viso, appoggiando poi gli avambracci sul tettuccio della sua auto, cercando di pensare ad un piano alternativo.
"Lo so Dean, ma Sam sa come la pensi su questa storia delle prove e non voleva che ti preoccuparsi ulteriormente, ma che ti concentrassi su Katherine per risolvere il suo.. problema" disse la maggiore sospsirando, scuotendo la testa e fissando lo sguardo su quello della sorella, che lo abbassò in fretta. "Perchè ci siete riusciti, giusto? Non hai più i tuoi poteri".
"La mia parte demoniaca è ancora intatta, Cassie non poteva farci nulla.." sussurrò Katherine facendo spallucce e guardandadola con aria scocciata. "Beh è una cosa positiva adesso, posso aprire lo stesso portale ancora una volta, così potranno uscire..".
Quando la maggiore elaborò tutte le informazioni ed aprì la bocca per rispondere e dire come fosse contraria ad un uso così prolungato del suo potere, una vecchia auto malridotta fece il suo ingresso all'interno del vicolo, arrestando la sua corsa dietro alla loro Impala, e Dean si voltò con lo sguardo più triste ed addolorato che le due sorelle gli avessero mai visto mettere su.
Non ci volle molto prima che capissero la natura di quella occhiata, osservando il guidatore della vecchia auto scendere ed avvicinarsi ai tre caccitori con un sorriso ironico.
"Quando Dean Winchester ti chiede un favore non scherza.." sussurrò Benny avvicinandosi ed avvolgendo in un abbraccio fraterno l'uomo, che ricambiò e si odiò per averlo chiamato.
"Che succede? Che ci fa Benny qui?" chiese Katherine avanzando verso di loro con sguardo interrogativo osservando il vampiro sciogliere l'abbraccio e voltarsi nella sua direzione.
"Ciao bellezza.." sussurrò l'uomo prendendole la mano e baciandolo con delicatezza, sorridendo nella sua direzione per poi guardare l'altra donna e farle cenno col capo.
"Che succede?" chiese Hailey allargando le braccia e guardando l'uomo.
"Il capo mi ha chiesto di andare a prendere il fratellino in Purgatorio" disse Benny sorridendo, tornando a fianco del suo amico.
"Il tuo piano alternativo sarebbe uccidere Benny?" chiese Haiely completamente scettica difronte a quell'opzione, indicandolo con il dito con incredulità.
"Il portale da cui siamo passati è ancora aperto, quindi tentiamo.." sussurrò il vampiro facendo spallucce.
"Come fai a saperlo?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia.
"Perchè un'energia di quell'intensità non svanisce nel nulla, ci vorrano decenni prima che svanisca" rispose Benny ridendo di gusto, volgendo lo sguardo verso la minore ed abbassando appena il capo nella sua direzione. "Non ti ho mai detto grazie, quindi credo che questo sia il miglior modo per ripagarti..".
Le due ragazze fecero silenzio e lo sguardo di Katherine si posò su quello basso di Dean, che continuava a rigirarsi le chiavi della sua auto fra le mani in maniera nervosa, chiudendo gli occhi di tanto in tanto e sentendo il tremendo senso di colpa pesargli sul petto e sulla schiena come un grosso macigno. "Ti sto chiedendo troppo".
"Si tratta di tuo fratello, Dean. Voglio farlo" disse Benny sorridendo appena nella sue direzione e sospirando. "Spero che tu abbia almeno affilato la lama".
"Quando sarai lì, guida Sam verso il portale; io correrò nel Maine e vi vengo a prendere lì, intesi?" chiese il maggiore mettendo la sua mano sulla spalla del suo amico, guardandolo con aria triste. 
"Perchè dovresti farlo?" chiese Hailey guardandolo con aria stranita. "Sei un vampiro, potresti rimanere intrappolato lì per sempre".
"Non ho trovato il mio posto fra i miei simili e di certo non l'ho trovato fra gli umani. Non appartengo più a questo posto.." sussurrò Benny con aria dispiaciuta, abbassando appena il capo per poi tornare a guardarla. "Ma se posso aiutare qualcuno, voglio farlo".
La donna annuì appena e non riuscì a fare a meno di sentirsi in colpa per averlo giudicato male insieme a Sam, avergli dato la caccia insieme al vecchio cacciatore pazzo Martin ed averlo quasi ucciso prima che arrivasse Dean in tempo per fermare tutti e tre. Gli fece un cenno con la testa, sperando che lui capisse, prima di guardare il maggiore negli occhi.
"Allora? Hai paura, fratello?" chiese Benny sorridendo, osservando il suo amico estrarre il suo machete dai sedili posteriori della sua Impala e guardarlo con aria triste.
"Mi dispiace tanto Benny..".
Katherine si avvicinò di colpo al cacciatore, conscia che non potesse fare nulla per alleviare il suo dolore ma che potesse evitargliene altro; così avvolse la sua mano attorno a quella con cui il ragazzo stringesse la sua lama e gli sfiorò la guancia. 
"Tesoro, ci posso pensare io.." sussurrò deglutendo a fatica e cercandogli di infondergli un pò di coraggio. "Non devi essere per forza tu a farlo".
Dean le sfiorò la mano con delicatezza e la spostò dalla sua, liberando la sua arma e permettendole di leggere il suo dolore nei suoi occhi verdi resi così scuri dal dispiacere, ringraziandola con lo sguardo, ma chiedendole di spostarsi. La donna annuì e si fece da parte, raggiungendo il fianco della sorella ed aggrappandosi appena al suo fianco e tenendola stretta per il braccio.
"E' stato un piacere, signore!" esclamò Benny sorridendo, volgendo poi lo sguardo verso l'amico che che gli stesse davanti con aria colpevole. "Ci vediamo dall'altra parte, capo!".
Tutto ciò che vide fu il suo amico sollevare il braccio e chiedergli di nuovo perdono con lo sguardo, prima che i suoi occhi si chiudessero senza controllo e che tutto ciò che riuscì a vedere e a sentire fu solo il nulla, prima di ritrovarsi nuovamente nel luogo che più di tutti gli fosse mancato: il Purgatorio.
 

 
Il viaggio fu breve, la distanza era minima e il piede premuto a tavoletta sull'acceleratore del maggiore dimezzo il tempo di attesa; rimasero in silenzio per tutto il tempo, anche se Katherine ogni tanto provasse a lanciare qualche sguardo al ragazzo seduto di fianco a sè, che però li rifiutava e teneva gli occhi puntati sulla strada. 
Il dolore per aver ucciso Benny lo scuoteva, non poteva negarlo, ma non era il momento giusto per lasciare che esplodesse e lo travolgesse, consolandosi solamente con l'idea che presto lo avrebbe rivisto insieme al suo fratellino.
Quando arrivarono a destinazione scesero dall'auto e le due donne in silenzio seguirono il cacciatore all'interno di un bosco, lo stesso in cui fosse apparso lui quasi due anni prima: seguirono un sentiero, fino ad arrivare ad una sorta di collinetta pianeggiante, accerchiata dagli alberi alti e maestosi, ma il passaggio non fu facile per via del buio e della fitta vegetazione che aveva reso il passaggio impervio in numerosi punti.
Proprio in quel momento i tre udiro dei rumori provenienti dai cespugli circostanti e videro una sagoma avvicinarsi sempre di più verso di loro, capendo immediatamente che si trattasse di Sam.
Di slancio Hailey gli andò incontro, allargando le braccia e stringendolo, sentendosi felice e sollevata per averlo visto tornare sano e salvo; la seguì Dean che lo strinse senza dire nulla e poi fu il turno di Katherine, che lo salutò e poi lo abbracciò forte.
"Siete tornati tutti, vero?" chiese il maggiore sorridendo ed annuendo, ma lo sguardo del fratello lasciò poco all'immaginazione, e capì subito.
"Sono spuntate delle creature e Benny mi ha fatto guadagnare tempo.." sussurrò Sam mettendogli una mano sulla spalla ed osservando suo fratello abbassare appena il capo e ricacciare indietro le sue lacrime. "Per quello che può valere, mi sbagliavo su di lui e mi dispiace".
Dean sollevò il viso verso di lui ed annuì, assumendo però un'espressione più dura e solenne. "Fai uscire Bobby".
Sam obbedì e prese il suo coltello, recidendosi l'avambraccio e recitando una strana litania in latino: due anime bianche che emanevano una forte luce si fecero strada attraverso il suo sangue, elevandosi nell'aria e facendo luce su di loro.
"Perchè sono due?" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia ed il minore si voltò verso di lei e sua sorella con un sorriso.
"Bene, hai liberato due dei miei preferiti.." sussurrò una voce alle loro spalle molto familiare, facendoli voltare nella sua direzione e mettendosi subito sulla difensiva, mentre delle nubi nere impedirono il passaggio verso il Paradiso alle due anime. "Facciamo una lista: avete ucciso un mio cerbero e poi mi avete messo contro gli altri, avete fatto irruzione all'interno del mio Inferno e rubato due anime che devono pagare per ciò che hanno fatto e adesso le volete fare passare in Paradiso? Non è così che si fa, ragazzi".
"Levati di mezzo o lo faccio io!" esclamò Katherine mettendosi davanti al gruppo, fissando con estrema rabbia quel demone.
"E poi ci sei tu, tesoro: mi hai usato per aiutarti a ritrovare il tuo fidanzato in flanella ma non hai tenuto fede al nostro accordo!" urlò Crowley adirandosi e sollevando una mano, sbattendo con vilenza i due fratelli ed Hailey contro gli alberi ed intrappolandoli in una morsa invisibile. "Dimmi dov'è il mio angelo ed io non gli farò del male".
"Fagli del male e sei morto!" esclamò Katherine ringhiando fra i denti, avanzando verso di lui e guardandolo con odio. 
"Sono impressionato: pensi che questa farsa possa spaventarmi? I tuoi poteri sono niente rispetto ai miei" disse il demone avvicinandosi alla donna e guardandola con disprezzo. "Se solo tu mi avessi ascoltato e ti fossi allenata constantemente, adesso mi avresti potuto battere".
"Chi ti dice che non l'abbia fatto?" chiese la donna sorridendo compiaciuta, mandandolo contro un albero con lo sguardo senza neanche muovere un dito, ma la presa invisibile sulla sua famiglia non accennò ad annullarsi. 
Crowley rise di gusto per quel gesto inaspettato, ma presto iniziò a contorcersi e Katherine si avvicinò godendosi lo spettacolo, afferrandogli il viso con una mano e sbattendolo con forza contro il tronco. "Cos'hai da ridere, Re dell'Inferno?".
"Niente.. a parte che c'è un angelo armato dietro di te!".
La donna si voltò di colpo e sgranò gli occhi, osservando una donna in completo tenere una lama angelica fra le mani, che non appena la vide mise le mani avanti in segno di resa, rimettendo la propria arma a posto. 
L'angelo annullò la presa invisibile su tutti i presentì ed intimò a Crowley di andarsene e, prima di farlo, il demone colse di sopresa la cacciatrice e le restituì il favore, facendola sbattere con forza contro un tronco vicino ai Winchester per poi lasciarla andare dolorante.
Dean si avvicinò correndo, piegandosi sulle ginocchia e notando il sangue che prese a colare sulla testa della donna e si tolse la sua camicia, tamponandola con quella. 
"Stai bene?" chiese l'uomo con espressione preoccupata, aiutandola a sedersi.
"Come una che ha preso una botta in testa.." sussurrò Katherine sorridendo appena, tenendosi alla sua gamba per stare seduta.
Nel frattempo Sam si girò verso l'angelo, brandendo il suo coltello e minacciandola con lo sguardo. "Chi sei tu?!".
"Sono Naomi, l'angelo che ha salvato Castiel dal Purgatorio.." sussurrò la donna avvicinandosi lentamente, lasciando le sue mani esposte in bella vista.  "Non sono il nemico, sono qui solamente per aiutare".
"Aiutare?!" esclamò Hailey divertita ed incredula, allargando le braccia ed avvicinandosi con la sua lama, puntandola al collo dell'angelo. "Sei la stronza che lo ha rapito e costretto a spiarci, per farti spifferare tutti i nostri segreti e adesso vuoi prendere mia sorella".
Naomi rise e fece un passo indietro, alternando lo sguardo fra i quattro cacciatori e poi sulle anime che ancora fluttuavano su di loro, bloccate da una barriera chiara emanata dall'angelo.
"Castiel ha del tutto frainteso le mie parole: ho solamente detto che gli angeli dovranno essere pronti qualora Katherine perdesse il controllo della sua umanità! Non potete biasimarmi, l'ha già fatto una volta e io devo proteggere la mia famiglia, sono certa che lo comprendiate!" esclamò l'angelo annuendo, osservando la sorella maggiore abbassare la sua lama ed evitando di minacciarla. 
"Perchè non ci spieghi perchè lo state torturando? Abbiamo visto come lo avete ridotto con la lobotomia!" esclamò Sam guardandolo in cagnesco e fulminandola con lo sguardo. "Lasciatelo andare".
Naomi divenne più seria ed abbassò lo sguardo per qualche secondo, per poi tornare a posarlo su ciascuno dei presenti. "Castiel è stato compromesso quando ha assunto tutte quelle anime dal Purgatorio e lì si è aggravato ulteriormente! Sto solo cercando di aggiustarlo!".
"Procurandogli dolore inimmaginabile?! Non si reggeva neanche in piedi, brutta figlia di puttana e se non ce lo ridarai ti prometto che verrò a riprendermelo da solo, uccidendo tutti voi bastardi!" esclamò Dean ancora piegato sulle ginocchia a tamponare la ferita alla testa della donna, guardando con astio e disprezzo l'angelo.
Naomi sospirò rumorosamente e schioccò le dita, facendo apparire Castiel vicino a loro, che non si resse in piedi e cadde rovinosamente per terra con il viso tutto insanguinato e lo sguardo del tutto disorientato; Hailey si avvicinò e lo aiutò a sedersi, facendo si che si appoggiasse a sè. "Non sono vostra nemica, sono un alleato! Vogliamo tutti la stessa cosa: chiudere i cancelli dell'Inferno. Avete Castiel, il vostro amico Bobby Singer passerà in Paradiso. Credete ancora che io non sia dalla vostra parte?".
"E l'altra anima?" chiese Sam sgranando gli occhi, impugnando il coltello e brandendolo verso di lei ancora una volta.
"So chi è, Samuel. Per questo ho deciso che non la porterò in Paradiso!".
"Non andrà di nuovo all'Inferno!".
"Al contrario!" esclamò Naomi sorridendo, guardando per un'ultima volta i presenti e sorridendo. "Consideratelo un piccolo regalo per l'inizio della nostra alleanza!".
Mosse una mano verso il cielo e la barrira luminosa si smaterializzò, mentre una delle due anime proseguì verso il Paradiso e l'altra improvvisamete si schiantò con forza contro il suolo causando un forte boato ed una luce accecante che li costrinse a chiudere gli occhi per qualche secondo, mentre Naomi ne approfittò per andare via.
Quando l'ambiente tornò buio e tetro, i quattro cacciatori e l'angelo mal ridotto riuscirono ad apire gli occhi e a mettere a fuoco tutto ciò che avessero attorno; il maggiore tornò a guardare la ragazza, chiedendole nuovamente se stesse bene e notando la sua ferita smettere quasi del tutto di sanguinare.
"Che diavolo è successo?" chiese Katherine reggendosi al ragazzo e guardandosi attorno.
Sam si mosse lentamente, arrivando fino al punto in cui l'anima si fosse schiantata e si guardò attorno con prudenza, fin quando tutto ciò che vide fu la ragazza che avesse salvato dal Purgatorio aprire gli occhi disorientati e coprirsi istintivamente per la sua nudità; il ragazzo si tolse nuovamente la giacca e gliela mise sulle spalle, e la donna non perse nessuno dei suoi movimenti, chiedendosi mentalmente perchè Sam Winchester stesse facendo tutto quello per lei.
L'uomo l'aiutò ad alzarsi e si spostò, sorreggendola ed aiutandola a raggiungere gli altri con un sorriso sul volto, notando la perplessità mista a felicità e a confusione nello sguardo delle due donne e del fratello. 
"E' un'allucinazione?" chiese Katherine sentendo gli occhi pizzicare e iniziando quasi a tremare, spostando di scatto la mano dell'uomo che ancora tamponava la ferita, e che adesso guardasse sbalordito nella direzione del fratello. "Dean, è un'allucinazione? Lo vedo solo io?".
"No Kath, è reale.." sussurrò il ragazzo osservando con aria sbalordita come suo fratello stesse conducendo quella donna verso di loro.
Katherine si alzò di scatto, fregandosene di poter avere una possibile commozione cerebrale, e corse letteralmente verso sua sorella minore, bloccandola in un abbraccio e iniziando immeditamante a sentire il suo viso bagnarsi per le lacrime.
"Bela?" chiese Hailey tremando appena, avvicinandosi con stupore e non riuscendo a staccare gli occhi dal suo viso così magro e segnato per via di qualsiasi cosa avesse subito all'Inferno, osservandola iniziare a rendersi conto di essere uscita e sorridendo di rimando.  
La donna allungò una mano verso di lei e sua sorella la afferrò, tirandola nella sua direzione e tenendo strette a sè le sue due sorelle, chiedendosi come tutto ciò fosse possibile, prima di volgere uno sguardo pieno di gratitudine a Sam che ricambiò il suo sorriso e sentì il fratello avvicinarsi con lo sguardo più disorientato che gli avesse mai visto.

 
 

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Capitolo 27
*** Think of me if ever you're afraid. ***


Capitolo 23.
Think of me if ever you're afraid.

 
Aprì gli occhi nella stanza buia, sperando di potersi abbandonare ancora al tepore delle coperte e di non iniziare quella giornata ancora per cinque minuti, e si allungò verso il lato opposto del suo letto, sperando di sfiorare con i polpastrelli la pelle calda della sua ragazza, immaginandola ancora profondamente addormentata dato che la sveglia non fosse ancora suonata,  ma tutto ciò che trovò furono le lenzuola fredde e vuote.
Dean sbuffò appena ed aprì gli occhi controvoglia, trovandosi completamente solo nella sua stanza e chiedendosi dove fosse andata Katherine a quell'ora del mattino; solo dopo qualche altro minuto si accorse che fossero le otto e mezza inoltrate e che a quel punto gli sarebbe toccato alzarsi.
Si diresse nel loro bagno personale facendo una doccia e trovando delle tracce sul pavimento, intuendo che la sua ragazza fosse passata di là recentemente dati i vestiti abbandonati al suolo; sfilò i suoi e si fece una doccia nella speranza di svegliarsi del tutto e fu lì che un dettaglio tornò nella sua mente: Bela era tornata.
Sam l'aveva riportata indietro insieme a Bobby la sera prima e le sue sorelle l'avevano portata al bunker per darle il tempo di abituarsi alla nuova realtà: ricordò di aver visto una Bela diversa da come la ricordava, che era rimasta in silenzio durante tutto il viaggio in auto e rimanendo al centro del sedile dell'Impala, mentre le sue due sorelle le sedevano ai lati provando a tranquillizzarla.
Katherine non aveva infatti passato la notte con lui, ma era rimasta per tutto il tempo seduta accanto al letto della sorella, stringendole la mano e calmandola quando si agitasse, distraendola con i racconti di tutto ciò che si fosse persa durante quei lunghi anni di assenza; nonostante l'uomo le avesse proposto di fare a cambio e di riposarsi, Katherine non aveva smesso neanche per un momento di guardarla.
Uscì in fretta dal bagno dopo essersi messo dei vestiti puliti e si avviò verso la cucina, che però trovò vuota e così passò nel corridoio che portasse alla sala da lettura, quando inaspettatamente sentì della musica provenire dalla palestra del bunker, ed incuriosito la seguì, sfiorando appena la porta ed osservando la sua ragazza allenarsi da sola.
Vide delle gocce di sudore imperlarle la fronte, i capelli raccolti in una coda improvvisata e il corpo fasciato da dei corti pantaloncini aderenti e da una canotta abbastanza larga, che mettesse in evidenza tutto ciò che bastasse per fare perdere la testa al ragazzo, che si ritrovò più vicino alla donna senza rendersene conto; si avvicinò di soppiatto, osservandola colpire un sacco da boxe e le cinse la vita, sollevandola da terra e facendola sobbalzare.
"Dean!" esclamò Katherine sgranando gli occhi e sorridendo, voltandosi verso di lui con sorpresa. "Pensavo che fossi ancora a letto".
"Pensavo lo stesso di te, ma poi ho provato a cercarti in cucina a preparare qualcosa di sporco, ma non eri neanche lì.." sussurrò il ragazzo annullando la distanza con un sorriso e baciandola lasciandosi trasportare dall'eccitazione che nacque in lui non appena l'avesse vista dentro la palestra.
"La tua frase è così sessista.." rispose la donna mettendo su un'aria fintamente offesa, per poi lasciarsi trasportare da quel bacio, ma interrompendolo subito dopo. ".. ma ci passerò sopra solo per quello che stai per fare!".
Dean rise di gusto, insinuando le mani sotto la maglietta e prendendo a baciarle il collo con impazienza, per poi risalire verso il suo orecchio sinistro a cui sussurrò con voce racuca: "Perché sai che ti sto per portare nella nostra stanza, dove faremo sicuramente qualcosa di sporco?".
Katherine sorrise e lo allontanò leggermente con una mano sul petto, ed il ragazzò la guardò sorpresa, chiedendosi come facesse a resistere. "No, perché stai per uscire per comprare delle cose". 
"Tipo?" chiese il ragazzo aggrottando le sopracciglia, guardandola con aria confusa.
"Domani è il compleanno di Judith e voglio festeggiarlo come si deve.." sussurrò Katherine sciogliendo l'abbraccio dopo avergli schioccato un ultimo bacio ed avvicinandosi alla sua  bottiglia d'acqua per bere qualche sorso. "Quella ragazzina ne ha passate troppe per non avere una degna festa di compleanno!".
"Si, hai ragione.." sussurò Dean annuendo appena, conscio che dopo tutti i guai che la  piccola avesse passato, una festa sarebbe stata il minimo per farla sentire quasi normale. 
Lo sguardo che la donna riservò al cacciatore fu alquanto strano, specialmente poichè il linguaggio del corpo gli suggeriva dell'altro, osservandola muovere nervosamente la sua gamba destra. "Ho invitato Clay".
"Tu cosa?" chiese di getto Dean aggrottando le sopracciglia ed allargando appena le braccia. "Avevi detto che lo volevi morto!".
"Lo so, ma Jud gli vuole bene e voglio che sia tutto perfetto.." sussurrò Katherine facendo spallucce e stringendo le labbra in una smorfia. "Ed ho invitato anche Chad e Julie, i suoi amici, e Jody con Claire e Alex". 
"Sei sicura?" chiese l'uomo sollevando un sopracciglio ed avvicinandosi ulteriormente. "Tutti qui al bunker?".
"È un luogo sicuro, i ragazzi saranno presi da Jud per accorgersi del resto!".
Dean aggrottò le sopracciglia e la guardò con confusione, non riuscendo a capire cosa intendesse e Katherine lo trovò adorabile per essere così poco informato sulle vite delle ragazzine, pensando anche a quanto fosse sexy con quella camicia blu che indossasse e che avrebbe voluto strappargli di dosso all'istante.
"Mia figlia sarà la ragazza più bella di sempre domani sera.." sussurrò Katherine avanzando verso di lui e mettendogli le braccia al collo ed avvicinando i loro volti. "Tu, Sam ed Hailey avrete i vostri compiti, mi raccomando!".
"Sei sexy quando sei autoritaria.." sussurrò l'uomo sorridendo e depositando dei baci dalla guancia fino alle sue labbra, afferrandola dai fianchi con decisione.
"Già ma non sarò io a dettare le regole; se c'è qualcuno che sa come rendere tutto magnifico è Bela, la zia perfetta!" esclamò Katherine sorridendo appena ed osservando il ragazzo smetterla di baciarla per guardarla con aria curiosa.
"Davvero?".
"Dovevi vedere le nostre feste al liceo, erano stratosferiche! Quindi quale modo migliore di far tornare Bela in pista dopo il salvataggio?".
Dean la guardò per qualche altro secodo e poi piegò il viso in un sorriso tenero, immaginando le loro vite durante l'adoloscenza e le sfiorò il viso. "Basta parlare..".
Si avventò nuovamente sulla sua pelle, lasciando un'altra scia di baci lungo il collo e facendola ridere, afferrando poco delicatamente la sua nuca e facendole  piegare le testa all'indietro. Katherine si godette quel momento e per qualche istante sentì le gambe tremare e si aggrappò alle sue braccia con più forza, sollevando il viso e lasciando che le loro labbra si scontrassero, lasciandosi guidare dal ragazzo che la fece indietreggiare fino a toccare con le spalle il muro ed intrufolando nuovamente la sua mano sotto la maglietta, che le tolse con uno scatto.
La donna fece lo stesso con la sua camicia e poi con la sua maglietta, scendendo a cercare alla cieca la fibbia della cintura del ragazzo, con tutta l'intenzione di aprirla ed annullare quella poco distanza che li teneva separati con sofferenza fisica; si guardarono per un breve momento e i loro occhi divennero più scuri per il desiderio e l'eccitazione, e tornarono a cercarsi con le labbra, impazienti di andare avanti.
"Lo sapevo che saresti finiti insieme, te l'avevo detto sorellina!" esclamò una voce proveniente dalla porta, facendoli sobbalzare appena e distaccare immediatamente, seppure di poco.
"Bela.." sussurrò Dean con aria mista fra l'imbarazzo ed il fastidio, accennandole però un sorriso sincero. "Vedo che ti senti meglio rispetto a ieri sera. Stai benissimo".
"Ciao Dean.." sussurrò Bela sorridendo ed entrando all'interno della palestra osservandosi attorno. "Ci vuole più di un secolo di sofferenze all'Inferno per mettere al tappeto una come me!".
"Quelli sono i miei vestiti?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia dopo essersi rimessa la sua maglia ed osservando sua sorella con addosso i suoi jeans scuri e la sua maglia rosa cipria che metteva in risalto il decoltè e slanciava la sua figura.
"Certo, sono tornata ieri delle torture eterne, non ho avuto tempo per rifarmi il guardaroba.." sussurrò Bela facendo spallucce e sorridendo innocentemente, osservando il ragazzo rivestirsi e sospirare insoddisfatto, puntando lo sguardo su di lui. "Sapevo che Katherine avrebbe fatto la scelta giusta; insomma, Sam è così dolce e bello e alto! Ma tu sei la persona giusta per lei, l'ho capito appena ti ho visto, e sono sicura che lo abbia capito subito anche lei, ma a volte mia sorella è un po' stupida!".
"Ehi, sono qui anche io!" esclamò Katherine sventolandole le mani sul viso, non smettendo però di sorridere perchè finalmente un pezzo del suo cuore era tornato al posto giusto. 
"Comunque io vado a fare un pò di shopping e a comprare qualcosa per la festa di domani.." disse Bela sorridendo teneramente alla sorella, stringendole appena la mano per la felicità di essere tornata. "E' bello essere qui".
"Anche per me lo è, piccola combina guai.." sussurrò Katherine avvicinandosi e stringendola in un forte abbraccio con felicitò, sentendo quanto fosse diventata esile. "Usa la mia carta di credito".
"Ti accompagno io se vuoi.." sussurrò Dean accennando un sorriso e facendo spallucce, ed osservò la più piccola delle Collins sorridere nella sua direzione. "Però prima facciamo colazione, ti chiamiamo quando è pronto!". 
Katherine li osservò uscire insieme e sorrise, pensando che non avrebbe mai immaginato un lieto fine migliore di quello; era ancora tutto da sistemare, il male era ancora in giro e le porte dovevano ancora essere chiuse, oltre il fatto che in Paradiso ci fosse una nuova capa molto autoritaria e dai piani pazzi, ma ce l'avrebbero fatta, ne era sicura. 


 
Lo sfrigolio delle uova sulla padella gli indicò che fossero ormai pronte, ma continuò a mescolarle sentendo lo sguardo della minore delle Collins sulla sua schiena; sembrava così diversa dalla ragazza che avesse visto la sera precedente, Bela sorrideva e scherzava con la sorella maggiore alle sue spalle e sembrava normale, ma Dean sapeva che quella fosse solamente una messa in scena.
Si voltò verso Bela ed Haiely, che se ne stavano appoggiate al bancone dell'isola a chiaccherare come se fosse un giorno normale nella loro vita, e indugiò lo sguardo sul tavolo vuoto dietro di loro. "Dov'è Sam?".
La maggiore abbassò lo sguardo e schiarì la voce, indicando con lo sguardo la sorella e supplicandolo con lo sguardo di non parlare di faccende di lavoro proprio davanti a Bela, che però colse l'antifona ed aggrottò le sopracciglia. "Puoi dirlo, io sto bene!".
"Beh, Sam sta male.." sussurrò Hailey con sguardo basso, torturandosi le mani e mordendosi il labbro inferiore. "Questa è stata una prova differente rispetto alla prima, credo che abbia la febbre e non vuole mangiare per il momento".
"Dov'è adesso?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia, fermandosi dall'impiattare e sentendo la preoccupazione crescere dentro di sè.
"E' nella sala.." sussurrò la donna sospirando, sistemandosi meglio sullo sgabello accanto a sua sorella. 
L'uomo sospirò ed annuì appena, lasciando stare le uova ed iniziando ad estrarre dei tegami puliti, pronto a preparare l'unica cosa che aiutasse suo fratello quando erano piccoli e toccava a lui curarlo da raffreddori e stati febbrili.
Mescolò gli ingredienti sotto gli occhi increduli delle sorelle ed in poco tempo sistemò quella zuppa fumante all'interno di un piatto fondo, mettendolo su di un vassoio e facendo l'occhiolino alle due ragazze, dirigendosi a grandi pasi verso la sala; trovò suo fratello avvolto da una coperta, con gli occhi cerchiati da occhiaie violacee ed il viso molto pallido.
Si fermò appena quando lo vide seduto in quelle condizioni e mandò giù il boccone amaro, dipingendosi un sorriso finto sul viso ed avvicinandosi all'uomo intento a leggere chissà cosa al pc.
"Non puoi resistere alla zuppa super pepata di John Winchester, questa ti aiuterà!" esclamò il maggiore sorridendo, gonfiandosi appena il petto per l'orgoglio e ricordando quante volte fosse stata utile in passato. Quando notò però l'indifferenza di suo fratello, che lo ignorò e rimase a fissare lo schermo del pc senza dire una parola, lo strattonò appena dal braccio, attirando la sua attenzione e iniziò a disegnare una traiettoria immaginaria con le posate. "Vuoi che faccia quella cosa con il cucchiaio?".
"Smettila Dean, non sono dell'umore" replicò seccamente Sam aggrottando le sopracciglia e tornando a fissare il suo pc.
"Non stai mangiando e più lo fai più ti indebolisci!" esclamò Dean cambiando tono e diventando perentorio, assumendo il ruolo del genitore severo e fulminandolo con lo sguardo. 
"Questa cosa è dentro di me, non posso curarla con dei pasti caldi e sperare che passi!" esclamò Sam alzando la voce e fulminandolo con lo sguardo, notando appena la presenza di Hailey e di Bela che nel frattempo si erano avvicinate per ascoltare. "L'unica cosa che posso fare è finire questa storia affrontando la terza prova e chiudendo i cancelli dell'Inferno!".
"Bene, chiamiamo Kevin" disse Hailey avvicinandosi e guardandolo con aria speranzosa, sorridendogli. 
"Beh, buona fortuna con quello.." sussurrò il minore voltando di scatto lo schermo del pc verso i tre ragazzi e mostrò loro cosa gli fosse appena arrivato per email.
Partì un video che ritraeva un Kevin disperato e con le lacrime agli occhi, dicendo loro che se stessero visualizzando quel video volevo solamente dire che Crowley lo avesse trovato e che fosse morto, così inviò loro tutti i suoi appunti, ogni singola traduzione che avesse fatto per permettergli di rimanere sempre un passo avanti al demone.
Quando Dean ed Haiely videro il viso del profeta così giovane e così consumato dal dolore, provarono compassione e pietà per un ragazzo che sarebbe dovuto andare al college invece di essere scaraventato in un mondo così schifoso come quello.
Si scambiarono una rapida occhiata e la maggiore si portò le mani al viso, mentre gli occhi le si velarono di lacrime e avrebbe tanto voluto aver salvato la vita del ragazzo, non riuscendo a fare a meno di sentirsi completamente in colpa.
"Ehi ragazzi, credevo che mi avreste chiamato per la colazione" disse Katherine sorridendo ed entrando all'interno della sala mordendo una fetta di pane, osservando le facce addolorate e sconfitte dei presenti. "Che è successo?".
Dean strinse i pugni e lanciò contro il muro una delle lampade poste sul tavolo, facendo sobbalzare i presenti ed dirigendosi con velocità verso il corridoi, urlando ad alta voce innumerevoli imprecazioni, non degnando di uno sguardo nessuno di loro ed incolpando se stesso per ciò che fosse successo a quel povero ragazzo.

 
Rimasero seduti ed appoggiati a quei tavoli per tutta la mattina e per parte del pomeriggio a studiare gli appunti lasciati da Kevin come unica risorsa per completare le prove, ma nulla di quello che riuscirono a mettere insieme sembrava aver senso; avrebbero voluto chiedere a Castiel per capirci qualcosa, ma l'angelo non accennava ad uscire dalla stanza che gli avessero dato chiudendosi a chiave,  dicendo di aver bisogno di tempo per guarire.
Dopo tutte quelle ore a collaborare, in cui anche Bela stava cercando di dare una mano per come potesse nonostante le sorelle l'avessero vista almeno un paio di volte con lo sguardo fisso nel vuoto e le mani strette agli appoggia gomiti delle sedie, la minore si alzò dicendo che sarebbe uscita da lì per andare almeno a comprare la cena per Judith ed il maggiore dei Winchester si offrì ancora una volta di accompagnarla, insistendo di avere il piacere di uscire con lei.
Viaggiarono con un leggero sottofondo musicale e Dean faticò a riconoscere il carattere socievole e prepotente della donna, che rimase per gran parte del tempo ad osservare fuori dal finestrino, rivedendo dopo tanto tempo il sole, il cielo, le nuvole, gli uccelli ed ogni cosa insignificante che però le fosse mancata più di ogni altra cosa durante il lasso di tempo passato all'Inferno. 
Dean la portò in un centro commerciale nonostante non fosse dell'umore e la ragazza si sorprese, ma non fece domande e si lasciò portare in giro mentre l'uomo pagava ogni suo capriccio con la carta di credito falsa; comprarono anche tutto l'occorrente per la festa di Judith, chiedendosi con quale umore l'avrebbero potuta fare, e poi arrestarono la loro corsa dopo un'ora e mezza di compere.
Misero tutti i pacchi nel portabagagli e salirono nuovamente in auto, notando come nuovamente il silenzio aleggiasse nell'aria.
"Come stai?" chiese Dean sospirando e voltandosi per qualche secondo nella sua direzione, notando lo sguardo stranito della ragazza. "Prima di rispondere: non sono Kath o Hailey. Sono lo stesso vicino di cella che avevi all'Inferno, quindi puoi parlare".
Bela serrò la mandibola e si irrigidì, sentendo il sangue ghiacciarsi nelle vene e distogliendo lo sguardo puntandolo sulla strada, e faticò a respirare mentre si teneva con forza ai sedili dell'auto. "Te lo ricordi allora".
"Ogni istante di quel posto è stampato nella mia mente Bela, per sempre.." sussurrò Dean sospirando e trovandosi a stringere il volante fino a che le sue nocche non divennero bianche, sentendosi dopo tanto tempo nuovamente in quel modo. "Ricordo ogni tormento, ogni dolore che mi hanno inflitto.. e che ho inflitto".
Nel dire quell'ultima frase i loro sguardi si incrociarono e la donna lo abbassò in fretta, sentendo qualcosa dentro di lei spingere per uscire, fin quando fece segno al ragazzo che sgranò gli occhi. "Ferma l'auto!".
L'uomo piantò il piede sul freno e quando l'Impala fu completamente ferma la vide uscire di corsa senza neanche guardarlo, seguendola con velocità ed avvicinandosi per aiutarla, intenta per com'era a vomitare tutto il pranzo e qualsiasi cosa avesse mangiato subito dopo. 
Bela cercò di respirare e si rialzò , pulendosi il viso con un fazzoletto per  poi rialzarsi ed ingoiare il boccone amaro prima di voltarsi verso il ragazzo con un sorriso finto. "Sto bene, non preoccuparti".
"Con me non funziona, lo sai.." sussurrò Dean avvicinandosi e passandole una mano sulla schiena con delicatezza nel tentativo di confortarla, ma la donna si ritrasse di scatto e sfuggì alla sua presa.
"Lei non lo sa, vero?".
"Bela..".
"Non le hai detto che ero il tuo bersaglio preferito all'Inferno e che mi usassi da cavia per insegnare agli altri come fare?!  Non le hai detto che hanno continuato a torturarmi come gli avevi insegnato tu anche dopo che te ne sei andato?" chiese la donna con le lacrime agli occhi, non riuscendo a trattenerle e lasciando che la inondasserò, tenendosi con forza agli sportelli dell'auto perchè sentiva le gambe diventare molli. "Volevo odiarti mentre mi dilaniavano e giocavano con me, e per un pò ci sono anche riuscita! Poi ho capito che non posso farlo: so che non è colpa tua, perchè l'ho fatto anche io..".
Il ragazzo si avvicinò lentamente e studiò ogni sua mossa, cercando di non darle fastidio e di non forzarla a fare nulla, mettendole un braccio attorno alle spalle; Bela si abbandonò a quel contatto e trovò rifugiò sul petto del cacciatore, che le carezzò i capelli e cercò di sostenerla anche quando il suo corpo prese a tremare per il dolore, e lasciò che bagnasse la sua camicia con le lacrime.
Quando l'uomo non ce la fece più, perchè la ferita dell'Inferno non sarebbe mai passata neanche per lui, lasciò che entrambi scivolassero sulla fiancata dell'Impala, appoggiandosi ad essa con la schiena e sedendosi sull'asfaldo freddo, e permise che anche i suoi dolori si tramutassero in calde lacrime, trovando l'uno conforto nell'altra.
Bela si asciugò le lacrime ed appoggiò il capo stanco da quel pianto liberatorio e che sarebbe potuto esplodere da un momento all'altro per il forte pulsare, sulla spalla del ragazzo, che la strinse nuovamente a sè e la guardò per qualche secondo, lasciando che leggesse il suo dolore.
"Mi dispiace così tanto Bela.." sussurrò l'uomo sentendo altre lacrime rigargli il volto. "Se avessi resistito un pò di più non lo avrei mai fatto e..".
"Non è colpa tua Dean.." rispose la donna stringendosi al suo braccio con le sue mani esili ed abbassando lo sguardo. "Ti perdono, ma le mie sorelle non dovranno mai saperlo. Hanno già tanto a cui pensare, non voglio che sappiano anche di me..".
"Ti farebbe bene parlare con qualcuno Bela, te lo dice uno che si è tenuto tutto dentro per anni.." sussurrò Dean passandosi le mani sul viso ed asciugandolo dalle lacrime, sentendo però il suo cuore sempre più pesante dal senso di colpa. 
La donna si tirò a sedere un pò meglio, piantando i suoi occhi rossi e pieni di dolore su quelli del ragazzo, che sembravano lo specchio dei suoi, e sospirò mentre sul suo viso si dipinse l'abbozzo di un sorriso. 
"Lo so come reagirebbe Katherine se glielo dicessi e capisco perchè tu non gliel'abbia mai detto.." sussurrò Bela annuendo appena, cercando di convincere il cacciatore che testardamente scosse la testa con dissenso. "Ma posso contare su di te quando avrò un altro crollo psicologico?".
"Ma certo, Bela.." replicò Dean sentendo le sue lacrime scivolare sul viso, avvolgendola in un abbraccio fraterno e sospirando, chiedendosi se mai quel dolore sarebbe passato.


 
"Ho giò visto questo simbolo!" esclamò Sam alzandosi in piedi di scatto, mollando sul tavolo lo stesso foglio che avesse analizzato per quasi tutto il pomeriggio su cui vi fosse disegnata una strana incisione ricopiata da Kevin nei suoi appunti. "E' ripetuto tutto il tempo, sembra una sorta di firma".
"Firma di .." iniziò Hailey stiracchiando appena la schiena ed osservandolo andare alla ricerca di un libro fra le varie librerie della sala. 
"Dello scriba di Dio" continuò il ragazzo senza neanche fermarsi, agitandosi ma non spostando mai il suo sguardo dai libri.
"Metatron?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia e fissandolo con curiosità, cercando di capire cosa avesse in mente.
"A Standford frequentavo un corso di arte sui nativi americani, devo averlo visto lì!" esclamò Sam sentendosi improvvisamente meglio e prendendo un libro pesante fra le mani, prendendolo a sfogliare. "E' un petroglifo".
"Un petro-..".
"..glifo. Petroglifo" ripetè Hailey completando la parola rimasta a metà della sorella e sorridendole appena, notando la sua aria confusa.
"C'era questa tribù in Colorado, simile ad un clan che viveva fra le montagne, dove resistettero alle battaglie.." sussurrò il ragazzo avanzando verso le due donne e mettendo il libro sul tavolo indicando un'icona molto simile a quella realizzata da Kevin nei suoi appunti. "Significa Messaggero di Dio!".
"E quindi?" chiese Katherine alzandosi ed avvicinandosi al ragazzo, che sollevò lo sguardo verso le due sorelle con aria stupita.
"Messaggero di Dio! Dobbiamo andare lì!" esclamò Sam chiudendo il libro di colpo e rimettendolo apposto con strana agitazione.
Le due donne si scambiarono un'occhiata eloquente ed Hailey si alzò dalla sua sedia e gli andò incontro con aria stranita. "Si certo tesoro, tutto quello che vuoi, ma adesso dovresti riposarti un pò".
"Non farò che peggiorare, dobbiamo andare lì!" esclamò Sam sfuggendo alla presa della donna e sorpassandola, sistemando in fretta gli appunti di Kevin su di un'unica pila e sgomberando il tavolo.
"Solo perchè hai un'intuizione non vuol dire che.." iniziò Katherine con sopracciglia aggrottare e braccia conserte, appoggiandosi distrattamente al tavolo con le anche, ma venne bruscamente interrotta dall'uomo che le riservò un'ochiata glaciale.
"Devo finire queste prove e senza altri pofeti non possiamo fare altro che affidarci a Metatron!".
"Non sai neanche se ci sarà!" esclamò Hailey sospirando ed allargandole braccia. "Secondo te chi ha scritto questa roba se ne sta nascosto tra le montagne con un gruppo di indiani?".
"Si, si!" esclamò Sam voltandosi verso di lei ed annuendo, per poi riflettere bene sulle sue parole appena pronunciate e sollevare un sopracciglio. "Non dovresti dire indiani perchè.. lasciamo stare, andiamo!".
Le due donne lo videro  velocizzare il passo e sparire dentro al corridoio, probabilmente per raggiungere la sua stanza e radunare le sue cose prima della partenza, e la minore sollevò lo sguardo verso la sorella, osservandola ancora con bracce incrociate. 
"Anche se ci provassi, non si fermerà.." sussurrò Hailey facendo spallucce e scendendo i gradini della saletta rialzata, per poi seguire il ragazzo con aria rassegnata.
Katherine scosse la testa e tornò ad osservare quello strano simbolo posto in cima alla pila appena sistemata dal ragazzo e sospirò, chiedendosi in che strana situazione si sarebbero messi quella volta; sentì il suo telefono vibrare e quando lo afferrò sbuffò leggendo il nome della persona che la stesse contattando.
"Hai scoperto dove i Winchester hanno seppellito il corpo del demone?".
La donna si sedette sul tavolo e mise via il telefono, passandosi le mani sul viso e scuotendo la testa, pensando a che cosa avesse fatto il giorno precedente spinta per com'era dalla rabbia e dalla frustrazione per non essere capita dalle persone che amasse di più.
 
"Toglimeli".
Cassie camminò all'interno del salone per raggiungerla, dopo aver cacciato tutti gli altri fuori di casa ed aver chiuso bene la porta, e si avvicinò con un'espressione non troppo felice sul viso.
"Posso farlo, ma devo sapere se è quello che vuoi davvero".
La donna che se ne stava seduta al centro del divano con i gomiti appoggiati sulle cosce, sollevò lo sguardo verso Cassie, sollevando un sopracciglio e fissandola con aria stupita. "Che ti importa?".
"Sono una strega da un po' di tempo ormai e non posso immaginare che qualcuno mi imponga di rinunciare a ciò che so fare con i miei poteri: posso aiutare le persone, salvare le loro vite e quelle dei cacciatori!" esclamò la donna sollevando appena le spalle e prendendo posto accanto a lei. "Ma posso anche fare quello che mi ha chiesto tuo padre: incanalare i tuoi poteri in un oggetto se vuoi, così se mai li rivorrai..".
"Non li voglio!" esclamò Katherine con troppa veemenza, sgranando gli occhi e sentendo la rabbia crescere dentro di sè poichè avesse estrema fretta di salvare il loro angelo, ma tutte le lampadine della stanza esplosero in una pioggia di vetro, facendo sobbalzare le due donne. "Sono.. sono stata io?".
Cassie sgranò gli occhi e la guardò con aria sopresa, sorridendole appena. "Non li sai ancora gestire, vero?".
"Non proprio, non quando mi arrabbio" rispose la cacciatrice abbassando lo sguardo e sospirando.
La strega le sfiorò appena il braccio in segno di vicinanza, capendo perfettamente cosa stesse passando la ragazza affianco a sè. "So che hai usato i tuoi poteri per aiutare Dean ad uscire dal Purgatorio e adesso ti serviranno per salvare il tuo amico angelo; te lo leggo in faccia che non vuoi perderli".
"Ma devo.." sussurrò Katherine sospirando e guardando la donna con sguardo triste. "Devo perchè sono l'eredità di qualcuno che non vorrei onorare usandoli".
"Capisco.." rispose Cassie alzandosi in piedi ed annuendo appena con il capo; si avvicinò al suo armadietto basso a due ante in cui riponeva la maggior parte degli ingredienti per fare un incantesimo del genere, ma prima di estrarli si voltò nuovamente a guardarla. "Te lo richiedo: ne sei davvero sicura? Hai letteralmente Paradiso e Inferno che ti cercano, e un demone super potente che ti vuole morta, quindi..". 
"Di che parli?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia ed alzandosi in piedi con aria confusa. "Demone super potente?".
"Il Cavaliere Infernale.." rispose Cassie facendo spallucce, ma osservando le reazioni contrastanti sul suo volto. "Abaddon".
Katherine fece un passo indietro solo a sentire quel nome: non la conosceva e non ci aveva mai avuto a che fare, ma dai racconti dei ragazzi e sua sorella maggiore capì che non fosse affatto un demone semplice da uccidere.
"E' morta! Sam e Dean..".
"Sam e Dean non possono uccidere un demone come quello, nessuno può.." replicò seccamente Cassie portandosi le mani ai fianchi. "In realtà un Principe Infernale potrebbe".
"Ne hai qualcuno da consigliare?" chiese Katherine ironicamente, notando qualcosa nello sguardo della strega che la fece dubitare di se stessa.
"La figlia di Azazel la potrebbe polverizzare senza sforzarsi".
"Stai mentendo".
"Perchè dovrei?" chiese Cassie allargando le braccia e guardandola con aria sorpresa. "Insomma siete voi ad essere venuti da me, io ti sto solo dicendo quello che ho sentito dire in giro".
"E da chi lo avresti sentito?" chiese la cacciatrice serrando le braccia al petto, sentendosi appena confusa da quelle informazioni.
La strega sorrise divertita e si avvicinò di qualche passo, osservando delle emozioni contrastanti passare in un lampo negli occhi della donna, e si chiese se davvero quella fosse la cosa giusta nonostante sapesse di dover portare a termine il lavoro. "Abaddon ha cercato di mettersi in contatto con il capo della mia Congrega per avere più poteri per affrontare la figlia di Azazel".
"Tutto questo è ridicolo: i ragazzi l'hanno uccisa quindi Abaddon non può averlo fatto!" esclamò Katherine passandosi le mani sul viso con un movimento distratto, ma non lasciando trasparire la paura per la vita dei suoi familiari. "E anche se fosse vero, perchè un demone così potente dovrebbe avere interesse nel cacciare me?! Non sono Azazel, sono solo per metà come lui!".
"Tua madre era una cacciatrice con delle doti magiche singolari, pensi che tu non abbia ereditato anche qualcosa da lei?".
La donna scosse la testa e si voltò, muovendosi in maniera irrequieta per il salotto e cercando di eleborare tutte quelle assurde informazioni: Katherine non poteva fidarsi di una strega che conosceva da neanche un'ora, eppure i suoi occhi sempravano così sinceri.
Non poteva pensare di essere nuovamente il bersaglio di un demone, non dopo Lilith; si affacciò alla finestra e vide Clay e Dean seduti sul portico a parlare fra loro e pensò che non avrebbe voluto che nessuno di loro perdesse la vita o soffrisse a causa sua.
"Lo so cosa stai pensando: ho perso mio padre molti anni fa e non augurerei questo dolore a nessuno. Tu hai una famiglia più numerosa, quindi adesso dimmi se vuoi che te li tolga veramente.." sussurrò Cassie con un tono gentile, osservandola voltarsi nella sua direzione con aria smarrita e sorridendole. ".. o se vuoi che io ti spieghi come fare per diventare più forte e togliere di mezzo quel demone una volta per tutte!".
 
"Kath? Kath?" chiese una voce familiare riportandola alla realtà e voltandosi di scatto verso l'ingresso del bunker, passandosi una mano sul viso come per scacciare quei brutti pensieri. "Ma a che pensavi? Ti abbiamo chiamato appena siamo arrivati".
La donna mise su un sorriso da circostanza per evitare che qualcuno potesse leggere sul suo viso i pensieri che la tormentassero ed osservò Dean avvicinarsi e portare i pacchi di Bela, che si avvicinò con un grosso sorriso sul voltò. 
"Ho preso tutto l'occorrente per la festa di domani, sarà favoloso!" esclamò la minore saltellando attorno alla sorella con aria felice, proprio come se fosse una bambina, ed il ragazzo si stupì di quell'atteggiamento, chiedendosi ancora una volta dove fosse finita la stronza manipolatrice che li avesse fregati numerose volte in passato. 
"Beh, aspetta ad iniziare con i preparativi.." sussurrò Katherine sorridendo amaramente verso la sorella e scendendo dal tavolo con uno scatto di reni, osservando il cacciatore di fianco a lei. "Sam ha decifrato un simbolo e vuole andare a cercare il creatore della Tavoletta".
"Dio?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e sgranando gli occhi per la sorpresa. 
"Ma no sciocco, intendeva Metraton!" esclamò Bela sorridendo ed osservando la sorella con uno strano sguardo. "Oggi ho letto tutti quegli appunti e credo di aver cominciato a mettere insieme i pezzi nella mia mente".
Katherine sorrise e le prese una mano, avvicinandosi a lei e guardandola appena con aria severa. "Sei tornata da meno di 24 ore e già ti dai alle indagini? Dovresti riposare".
"Metraton?" ripetè Dean lasciando i pacchi sul tavolo, allargando le braccia in attesa di una spiegazione. 
"Credo che andremo a caccia.." sussurrò la maggiore sospirando e superando con una falcata il cacciatore, rimasto ancora ad osservarsi attorno con aria confusa.


 
Bela si aggirò per quel grande bunker, sfogliando quei grossi libri ed osservando tutti quegli strani oggetti che ornavano la sala e che avessero tutta l'aria di essere molto antichi e potenti, e sorrise quando pensò che in un'altra circostanza avrebbe approfittato dell'assenza dei cacciatori per portare via quanta più roba possibile per venderla all'acquirente migliore, tornando nuovamente ad essere straricca e per fare la bella vita.
Ma quella non era più lei: dopo aver passato quasi un secolo all'Inferno, dopo aver sofferto in maniera spropositata e aver pregato ogni giorno di morire per non sentire più niente, probabilmente qualcosa era davvero cambiato in lei.
Dopotutto, durante il suo soggiorno infernale non erano stati gli oggetti o i soldi a mancarle, ma la sua famiglia: le sue sorelle, la sua nipotina che adesso era diventata quasi una donna, e probabilmente anche i Winchester, ai quali si era un pò affezionata nonostante la loro divergenza di opinioni su molte cose.
Aveva così tanto cercato di essere una persona corretta in passato, ma si era lasciata sopraffare dal fascino dell'oscurità, ignorando i richiami della sua famiglia ed andando contro persino a quella voce interiore che le diceva di non farlo. Per quel grosso sbaglio aveva pagato più che abbondantemente all'Inferno, adesso voleva solamente essere una persona migliore. 
Essere buona. Amare, essere amata. E dimenticare tutto quel dolore e quelle atrocità che vedeva ogni qualvolta chiudesse gli occhi.
Voleva essere normale, avere un lavoro onesto e comprarsi una casa.
Non sarebbe mai diventata una cacciatrice, lo sapeva bene. Non voleva più avere a che fare con tutto quel male, voleva solo tornare a stare bene e provare qualcosa.
Sospirò e continuò il suo camminò, osservando di nascosto le stanze che le sue sorelle condividessero con i rispettivi compagni e non potè che essere così felice per loro, ricordando quanto in passato avesse detto a Katherine che sarebbe finita con Dean; ciò che non si aspettò fu proprio l'unione fra Haiely e Sam, pensando che il tipo di sua sorella maggiore fosse più basso e con le ali, ma quando li avesse visti insieme non era riuscita a soffocare quel gran sorriso che le provocava la loro felicità.
Stavano bene. Stavano tutti bene.
Judith la ricobbe nonostante dall'ultima volta che si fossero viste passarono quasi dieci anni e Bela non riuscì a credere che quella fosse la sua grande possibilità e che fosse effettivamente uscita dall'Inferno.
"Katherine? Hailey?". 
Quel richiamo la fece voltare di scatto e la portò ad uscire dalla stanza della sorella in silenzio, camminando per i corridoi ed avvicinandosi fino all'ingresso con le orecchie tese ad ascoltare i movimenti di chiunque fosse appena entrato nel bunker.
Era una voce maschile, ma molto familiare, sepolta fra i ricordi della ragazza da molto tempo.
"Dean? Sam? Insomma non c'è nessuno qui?".
Il sangue le si ghiacciò nelle vene quando udì e riconobbe quell voce, riportandole alla mente gli anni più belli della sua vita, e senza pensare uscì di scatto dal suo nascondiglio, per poi fermarsi a pochi passi da quell'uomo che si voltò ad osservarla con un'espressione stranita sul volto.
Il suo viso era proprio come se lo ricordasse, con quei baffi bianchi arricciati in punta e quella barba bianca folta che costituiva per lui un vanto, i capelli ondulati annodati nel solito codino basso e l'espressione stupita di chi avesse appena visto un fantasma.
Bela sospirò rumorosamente e sorrise di cuore, mentre gli occhi presero a pizzicarle e sentì le guance inumidirsi immediatamente, notando come l'uomo stesse facendo la stessa operazione di analisi su di lei e sul suo volto.
"Papà..".
La donna non ci pensò due volte e gli andò incontro, abbracciandolo forte e poggiando il viso sul suo petto alto e gonfio, stringendosi a lui in un pianto silenzioso, soprattutto quando sentì le sue  braccia circondarle la schiena e portarla più vicina a sè.
"Cosa.. come..".
"Papà, sono io, sono veramente io.." sussurrò Bela sciogliendo appena l'abbraccio e mostrandogli il suo viso bagnato dalle lacrime di felicità nel rivedere quel padre che aveva amato così tanto. "Ti spiegherò tutto..".
E Phil non ci pensò due volte prima di stringerla nuovamente in un abbraccio e tenere stretta a se quella figlia che pensava fosse morta per sempre e che non avrebbe mai visto fino alla fine della sua vita.
 


Un suono strano e metallicco arrivò alle sue orecchie in maniera distorta ed amplificata, non permettendogli di sentire bene tutto quello che avvenisse attorno a sè e facendolo barcollare ed appoggiandosi alle pareti per restare in piedi: Sam, Hailey, Dean e Katherine erano partiti per andare alla ricerca dello Scriba di Dio ed erano approdati in un hotel di Route, la sede della tribù a cui facesse riferimento il minore dei fratelli.
La salute di Sam non fece che peggiorare, talmente tanto che i tre cacciatori furono costretti a farlo entrare all'interno di una vasca piena di ghiaccio per far abbassare la temperatura che aveva preso ad alzarsi in maniera vertiginosa; quando fu finalmente stabile, Sam iniziò a farneticare qualcosa sul suo stesso sangue demoniaco, infettato da Azazel quando aveva solo sei mesi, e confessò ai ragazzi quanto quelle prove gli facessero bene, purificandolo dal suo lato malvaggio ed aiutandolo ad essere finalmente quello che aveva sempre voluto essere: buono.
Dopo poco uscì dalla stanza non riuscendo neanche a reggersi in piedi, strisciando lungo le pareti e coprendosi gli occhi ogni qualvolta incontrasse una luce troppo forte per i suoi occhi indeboliti, e sentì ancora  quel suono fastidioso molto più forte di prima mentre le voci dei suoi familiari arrivarono alle sue orecchie in maniera quasi ovattata.
Dean provò a fermarlo, ma quando vide che il fratello non si sarebbe fermato, lo afferrò da un braccio per sorreggerlo, accompagnandolo lungo il corridoio.
"Riesco a sentirlo.." sussurrò Sam guardandosi attorno con aria confusa. "Lo sento, è qui. Metatron è qui!".
Indicò una porta appena distante con il suo braccio e la mano tremante, e le ragazze si avvicinarono per prime lasciando a Dean il compito di portare suo fratello; Hailey aprì lentamente la porta indicata dal ragazzo ed entrò di soppiato seguita dalla sorella, osservando delle vere e proprie montagne di libri giacere sul pavimento. Tutto attorno a loro era sopraffatto dai libri: mobili, scrivanie, ripiani, scaffali.
Sam e Dean seguirono le ragazze e il minore si distaccò dalla presa di suo fratello, riuscendo nuovamente a camminare da solo e a mettere a fuoco la stanza attorno a sè. Si addentrarono nella stanza, fin quando il suono dello scatto della sicura di un fucile li fece voltare di colpo, arrestando il loro cammino e voltandosi di scatto.
"Chi siete e cosa volete?".
Una voce profonda li fece sobbalzare, ma quando i quattro cacciatori osservarono bene l'uomo armato che brandisse la propria arma contro di loro, stentarono a una risata. 
"Metatron?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia e mettendo le mani avanti, come indice di resa.
"Questo è Metatron?" chiese Dean con aria a metà per l'ironica e lo sconforto.
L'angelo aveva posseduto un umano sulla sessantina, di bassa statura e dai capelli grigi ed arruffati, con la barba incolta ed uno sguardo da innocente sul volto.
Sam si piegò nuovamente su se stesso e gemendo appena, sentendo quello strano suono tornare a infastire le sue orecchie e si portò le mani al viso indietreggiando fino a trovare una poltrona dietro di sè, su cui si sedette e lo guardò con aria confusa.
"Chi vi manda?".
"Nessuno, siamo solo noi quattro!" esclamò Dean alternando lo sguardo fra il fratello e l'angelo che ancora non accennava a mettere giù il suo fucile. "Siamo Dean e Sam Winchester e Katherine ed Hailey Collins".
"Lavorate per Michele o Lucifero?" chiese Metatron guardando i quattro ospiti indesiderati, aggrottando le sopracciglia.
"Nessuno dei due: Michele e Lucifero sono chiusi nella gabbia, insieme!" esclamò Katherine avanzando appena, notando come l'angelo avesse spostato immediatamente l'arma verso di lei minacciandola con lo sguardo. "Ook..".
"Gabriele e Raffaello?".
"Morti, entrambi" rispose Haiely osservandolo e l'angelo percepì della sofferenza nella sua voce, ma non fece domande.
"Davvero non lo sapevi?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia ed osservandolo scuotere la testa. "Ma che angelo sei? Lo sanno tutti".
"Sono stato molto attento a non farmi rintracciare e per farlo, ho dovuto chiudere loro fuori dalla mia testa.." rispose Metatron imbracciando ancora il suo fucile, facendo passare il suo sguardo fra i quattro.
Sam continuò a tenere le mani sulle sue orecchie mentre un'espressione dolorosa si dipinse sul suo voltò, attirando l'attenzione dei ragazzi su di sè, così come quella dell'angelo che aggrottò le sopracciglia e lo studiò. "Senti, puoi abbassare questo.. ronzio? ".
Metatron distese il viso e si rilassò, capendo che i quattro ospiti non fossero stati mandati proprio da nessuno, e immediatamente capì il vero motivo per cui si fossero introdotti nella sua stanza. "Oh.. Stai affrontando le prove, per questo risuoni..".
"Risuoni? Che significa?" chiese Dean voltandosi verso di lui con aria preoccupata.
"Stai cercando di capire quale sia l'ultima prova, vero?" chiese Metatron sorridendo ed abbassando finalmente il suo fucile. "E ci stai riuscendo, perchè quando sei sulla buona strada inizi a risuonare mano mano che ti avvicini alla Parola.. che sarei io".
I quattro cacciatori si scambiarono una veloce occhiata non capendo del tutto cosa avesse appena detto l'angelo davanti a loro e poi rivolsero la oro attenzione proprio su di lui, che continuasse a guardarli con aria a metà fra il divertimento ed il compiacimento.
"Hai detto che sei stato attento? In che senso?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia. 
"Ero un segretario prima che Dio mi scegliesse per scrivere la Parola e volle che scrivessi anche delle istruzioni prima di andarsene" rispose Metatron sospirando appena, afferrando una sedia lì vicino e sedendovi, alternando lo sguardo fra i presenti. "Gli arcangeli cominciarono a litigare per il potere, ma non potevano governare tutto senza la Parola di Dio".
"Loro avevano bisogno di te e tu hai deciso di sparire per sempre e nasconderti qui in mezzo agli indiani?" chiese Hailey sgranando gli occhi, chiedendosi mentalmente come un angelo potesse agire in quel modo.
Dean seguì il ragionamento della ragazza e rise nervosamente, guardandolo quasi con disprezzo. "Non hai idea di cosa sia successo fuori, vero?".
"No" rispose seccamente l'angelo facendo spallucce ed adagiando il fucile suelle sue gambe.
"E sei rimasto qui ad ascoltare storie e leggere libri?" chiese Katherine con disgusto, chiedendosi perchè quelli della sua raza fossero sempre così egoisti.
"Ed è stato bellissimo! Scoprire come aveste impiegato il libero arbitrio per scrivere delle storie.." sussurrò Metatron sorridendo mentre un lampo di ammirazione passò nei suoi occhi. "Quando le create diventate Dei! La razza umana è affascinante!".
"Vuoi una storia, lurido vigliacco?" chiese Sam alzandosi di scatto dalla poltrona e barcollando nella sua direzione, osservandolo alzarsi di scatto ed impugnare nuovamente il suo fucile. "Prova quella di Kevin Tran: un ragazzino dagli ottimi voti che è stato trascinato in questo schifo angelico ed è diventato un profeta della Parola di Dio!".
Il maggiore si diresse subito nella sua direzione, tenendo Sam per un braccio ed aiutandolo a stabilizzarsi, intento per com'era a lanciare sguardi carichi d'odio. "E adesso è morto per colpa tua, tu che avresti dovuto prendertene cura".
Lo sguardo di Metatron vagò nel vuoto subito dopo aver sentito quelle parole e si stupì di se stesso perchè per la prima volta da che avesse memoria, il suo cuore prese a battere nel petto e a scaldarsi nuovamente, ricordandosi chi fosse veramente e vergognandosi per ciò che avesse fatto fino a quel momento, nascondendosi e non assumendosi nessuna delle responsabilità lasciate dal Padre.
Sospirò rumorosamente e mise via il suo fucile, rendendosi conto che ad un angelo come lui non servisse alcuna arma e poi sorrise. Angelo. Era un angelo e doveva comportarsi come tale.
Chiuse gli occhi e fece ciò che fosse giusto, concentrandosi sul giovane profeta e cercando nei meandri della sua essenza celeste il potere per trovare il ragazzo; dopo averlo cercato in ogni luogo della terra con la mente, lo trovò e lo vide. Kevin era in pericolo, sul punto di morire per mano di Crowley e Metatron avrebbe dovuto compiere una scelta: salvarlo e rendersi rintracciabile per la prima volta dopo secoli o smaterializzarsi per scomparire nuovamente lasciando un alone di verogna.
Poi ricordò tutte le storie che avesse letto e tutte le scelte compiute dai personaggi descritti in quei testi e capì di non dover compiere alcuna scelta che non fosse già scritta nel suo destino.
Una luce bianca irradiò la stanza ed i quattro cacciatori, che fino a quel momento rimasero a fissarlo con sgomento, si portarono le mani agli occhi e si voltarono incapaci di resistere a quel bagliore; quando la luce cessò e la stanza smise di tremare, i ragazzi si voltarono e riconobbero immediatamente la figura esile del loro profeta, quasi incoscente e seduto sulla poltrona di quella strana stanza sommersa da storie.
L'angelo si avvicinò con un sorriso e gli pose una mano sul petto, lasciando che i suoi poteri scorressero dal suo corpo a quello del giovane uomo ferito sul viso e sul collo, ed osservò compiaciuto come riprese conoscenza e sgranò gli occhi con aria confusa, guardandosi attorno per capire dove fosse finito.
"Ehi ragazzino.." sussurrò Dean sorridendo per la prima volta durante quella lunga giornata, avvicinandosi di scatto e mettendogli una mano sulla spalla. "..pensavamo di averti perso".
Non appena Kevin mise a fuoco tutti i presenti nella stanza sorrise ad ognuno di loro, tirandosi a sedere un pò meglio, per poi estrarre qualcosa di molto importante dalla sua giacca. "Sto bene ragazzi! Ho preso l'altra metà della tavoletta da Crowley e l'ho decifrata, ma non gliel'ho detto!".
I quattro si scambiarono un'occhiata felice e risero per la contentezza, capendo immediatamente che da quel momento in poi sarebbe andato tutto bene; il minore dei fratelli si avvicinò camminando sulle sue gambe e sentendosi appena stordito. "Sai qual è la terza prova?".
"Curare un demone" dissero all'unisono Kevin e Metatron, scambiandosi un'occhiata subito dopo.
La contentezza sparì quando i ragazzi udirono quelle parole, pensando che probabilmente le settimane successive sarebbero state molto dure per scoprire gli ulteriori dettagli.


 
Quando i due fratelli entrarono all'interno della grande sala dopo essere tornati dalla caccia ed avere fatto una lunga doccia per dimenticare almeno per un pò i grossi problemi che affliggessero le loro vite, rimasero di stucco: Bela aveva davvero fatto un bel lavoro a sistemare dei cartelli con su scritto "buon compleanno" e ad addobbare la sala con quelle grandi e grosse decorazioni colorate. 
Si era occupata del cibo e delle bevande per gli adolescenti, ben distinte da quelle destinate agli adulti, sbarrando per bene tutti i corridoi che portassero in giro per il bunker e rendendo accessibile ai ragazzi solamente quella grande sala.
Piazzò un grande stereo che aveva tutta l'aria di essere molto antico, trovato chissà dove in una di quelle stanze ancora inesplorate, e aveva messo su quel genere di musica che piaceva ai ragazzi dell'età di sua nipote, riguardando il suo capolavoro con ammirazione.
Si voltò per dirigersi verso la cucina e trovò i due uomini alle sue spalle con una strana espressione, e li guardò sorridendo e stringendo fra le braccia la sua lista di cose da fare.
"Wow Bela, hai fatto davvero un bel lavoro.." sussurrò Sam sorridendo, spostando lo sguardo sulla donna e pensando che forse si sarebbe potuto ricredere su di lei.
"Si beh, considerando che sono appena tornata dall'Inferno questo è tutto quello che sono riuscita a trovare.." sussurrò Bela sospirando e facendo spallucce.
"Puoi fare meglio di così?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e sorridendo nella sua direzione con sincerità.
"Oh non ne avete idea!" esclamò Katherine arrivando alle loro spalle e sorridendo, avvicinandosi alla donna. "La mia sorellina è un'artista!".
Bela sorrise e l'abbracciò, godendosi quella stretta da sorella maggiore che sono Katherine fosse in grado di regalarle, e guardò i ragazzi con felicità negli occhi, sciogliendo l'abbraccio ed avvicinandosi al minore.
"Non ti ho ancora ringraziato Sam, quindi.. grazie. Ti devo la vita".
Il minore rimase a bocca aperta per qualche secondo, soprattutto quando sentì il corpo esile della donna stringerlo appena, poi ricambiò la stretta avvertendo il cuore scaldarsi sentendo quelle parole.
"E' stata una delle poche giuste che io abbia fatto nella mia vita" replicò Sam scigliendo l'abbraccio e sorridendole.
Katherine e Dean si scambiarono una rapida occhiata ed in entrambi nacque lo stesso sguardo: vedere i propri fratelli minori andare finalmente d'accordo, vedere Bela insieme a tutti loro dopo così tanto tempo era davvero un'emozione impagabile.
Dei colpi alla porta d'ingresso li riportarono alla realtà e i due ragazzi andarono ad aprire, accogliendo Jody e le ragazze insieme a Castiel, il quale si sentì improvvisamente meglio ed insistette per partecipare alla festa ed andare a prendere personalmente le tre donne, sentendosi probabilmente in colpa nei conforni di Claire, che tornò a sorridergli dopo parecchi anni.
Dopo essersi salutati, entrarono anche Phil e Clay che raggiunsero la sala e intrattennero gli ospiti insieme ai due ragazzi, lasciando che le due sorelle raggiungessero la stanza di Judith in cui trovarono Hailey intenta a dare gli ultimi ritocchi alla ragazza.
"Mi spiegate che succede?!" chiese Judith muovendosi all'interno di quel vestito bianco, abbastana scollato e con dei ricami sul davanti, dentro il quale stava benissimo. "Mamma? Zie?".
Quando si voltò nella loro direzione, le tre donne rimasero di stucco ad osservare la  ragazzina quasi in imbarazzo con quel vestito e quegli stivali con un leggero tacco, mentre i lunghi capelli biondicci le ricadevano in parte sulla schiena ed in parte sul petto, ed il viso era appena colorato da un leggerissimo trucco che la rendevano perfetta.
"Non iniziate a piangere!" intimò loro la ragazza, puntando un dito nella loro direzione con espressione seria.
"Ooh, è che sei così bella vestita così!" esclamò Katherine portandosi le mani al viso per coprire la bocca ancora spalancata.
"Ma quanto sei cresciuta? Eri una bambina fino a ieri.." sussurrò Hailey emozionandosi sinceramente e sentendo gli occhi pizzicare.
"Si, eri davvero una bambina bella e paffuta!" esclamò Bela sospirando di felicità e guardandola. "Adesso sei.. magnifica!".
"Perchè sono vestita così? Dove stiamo andando?" chiese la ragazza guardandole con aira quasi preoccupata, ma sorridendo.
"Non preoccuparti e fatti abbracciare!" esclamò Katherine avvicinandosi velocemente e stringendo la figlia in uno dei suoi abbracci asfissianti, seguita dalle sorelle che strinsero tutte e due.
Judith protestò per qualche momento, poi si lasciò andare e ricambiò l'abbraccio asfissiante e quell'enorme quantità di affetto che pensava di non aver mai provato in vita sua, dato che per la prima volta tutte le persone importanti per lei si trovassero nella sua vita; il nonno che non aveva mai conosciuto era tornato, le sue zie la ricoprivano costantemente di affetto, Sam e Dean rappresentavano molto più di semplici amici per lei, erano famiglia, così come Clay, che in quei quasi due anni avesse imparato a volerle bene sinceramente.
Si lasciò trasportare attraverso i corridoi fino alla sala dalla quale provenisse una delle sue canzoni preferite, malgrado sua madre le tenesse gli occhi coperti con le sue mani e le sue zie la guidassero tenendola per le braccia e quando le sentì fermarsi e potè finalmente vedere, il fiato le si mozzò: tutte la sua famiglia si era riunita per festeggiare il suo sedicesimo compleanno, così come Jody e le sue due amiche Claire ed Alex, e i suoi amici Chad e Julie, così come un sorprendente Kevin che le riservò un sorriso speciale, e tutti insieme le augurarono buon compleanno a gran voce facendola emozionare e portandosi le mani al viso.
 

 
La serata scivolò molto velocemente e le tre sorelle iniziarono ad eliminare dal tavolo qualsiasi cosa fosse in più e destinata alla spazzatura, aiutate del minore dei Winchester, mentre Dean se ne stava in compagnia di Phil chiaccherando e cercando di distrarlo dalle birre ghiacciate comprate da Bela.
Katherine radunò alcuni piatti sporchi in un unico punto per trasportarli con maggiore facilità, quando con lo sguardo intercettò quello allegro di Clay, che lo tenne posato su Judith per tutta la sera, sorridendo ogni volta che la vedesse ridere. La donna sospirò profondamente e lasciò i piatti sul tavolo, avvicinandosi al ragazzo con titubanza, sapendo però che quel momento sarebbe arrivato.
"Dobbiamo parlare Clay.." sussurrò accennando un sorriso e sfiorandogli il braccio, facendolo voltare verso di sè.
"Proprio adesso?" chiese l'uomo aggrottando le sopracciglia e bevendo un goccio di birra. "Sono occupato ad osservare mia figlia festeggiare".
"Ho fatto un test del DNA, ho la tua attenzione adesso?" chiese Katherine avvicinandosi ulteriormente ed abbassando il tono di voce il più possibile, appoggiandosi nuovamente al suo braccio. 
Clay si voltò di scatto nella sua direzione e sgranò gli occhi, ritraendosi dalla sua presa come se il suo tocco corrispondesse a quello inaspettato di un tizzone ardente e mise su una smorfia confusa. "Test del DNA? È mia figlia, non ci sono dubbi!".
Katherine divenne appena più seria ed abbassò lo sguardo, sospirando e sentendosi completamente dispicaiuta per tutta quella situazione, sapendo però che non ne sarebbe uscita senza ferire qualcuno; quando lo guardò di nuovo ed incontrò il suo sguardo accusatorio gli sorrise teneramente. "Lo so che lo vorresti davvero, io ti credo. Ma io so che non lo è e ho frainteso tutte le volte che ci sei stato per me.. Per lei.. E vorrei non averlo fatto, ma adesso voglio che questa storia finisca..".
Clay parve divenire più comprensivo e si voltò completamente verso di lei, sentendo lo sguardo sorpreso di Dean su di loro, forse stupito dal fatto che stessero parlando senza ammazzarsi a vicenda, ed annuì. "Ok Kath. Quando avrai i risultati?".
La donna si sporse appena verso la sua borsa, che giaceva incustodita sulla sedia più vicina, ed estrasse una busta ancora chiusa, facendo attenzione con lo sguardo che nessuno a parte Dean li stesse osservando; quando vide gli occhi di Clay finire sulla busta, notò come il suo sorriso si allargò, e Katherine sperò con tutta se stessa che quel test portasse un buon esito per loro.
Gli fece segno di seguirla e gli prese una mano fra le sue, facendo si che la seguisse fino alla cucina, luogo abbastanza appartato e lontano da occhi indiscreti.
Non appenna entrarono Clay socchiuse la porta e si voltò verso la donna con impazienza, fissando la busta fra le sue mani con un grande sorriso.
"Qualsiasi sia il risultato di queste analisi, non cambierà ciò che Judith sente per te" disse Katherine avvicinandosi con aria serena ed annuendo, porgendogliela senza alcuna titubanza. "Volevo che lo sapessi".
L'uomo afferò le carte e la osservò per un paio di secondi, pensando che finalmente avrebbero sistemato quella storia e che avrebbero tutti subito saputo la verità; si avvicinò ad uno dei cassetti ed estrasse uno dei coltelli, utilizzandolo per recidere la carta della busta ma facendo attenzione a non rovinare i i dati presenti all'interno.
Si liberò della busta e la posò sull'isola di acciaio, ma prima di aprire i fogli e leggerne il contenuto scambiò un'occhiata con la donna, che sorrise nella sua direzione come segno di incoraggiamento.
Katherine lo osservò, torturandosi le mani per il nervosismo, ma non avendo alcun dubbio sulle sue convinzioni, sapendo perfettamente chi fosse il padre di sua figlia; vide il sorriso dell'uomo contento e radiante, scemare mano mano che i suoi occhi leggessero quelle righe, che sorprendentemente non rispecchiassero ciò di cui fosse convinto ormai da tanti anni.
Lo vide accartocciare i fogli e sbattere i pugni sul tavolo, facendola sobbalzare e fare un passo indietro, conscia del fatto che avesse sempre avuto ragione sin dall'inizio; sospirò e provò ad avvicinarsi per cercare di confortarlo, non riuscendo neanche ad immaginare le sensazioni che stesse provando, ma il ragazzo si voltò a guardarla con l'espressione più furiosa che gli avesse mai visto in tutti quegli anni.
"Clay, mi disp-..".
"Va via, subito!".
Katherine serrò la mandibola ed annuì leggermente, riprendendo l'uso della gambe e superandolo di fretta, uscendo dalla stanza e lasciando la porta aperta; cercò di sorridere per non dare troppo nell'occhio prima di rientrare all'interno della sala, quando si scontrò con il corpo massiccio di Dean, che la guardò in viso e la strinse. 
"Ma che è successo?".
La donna sciolse l'abbraccio e sorrise nella sua direzione, sentendosi per la prima volta finalmente libera da tutta quella situazione. "Ho fatto un test del DNA, quello di Clay non corrisponde a quello di Judith".
Dean annuì e le sfiorò il viso con un la mano, dandole un bacio fra i capelli e capendo che ul militare sarebbe stato capace di rovinare la festa a Judith pur di sfogare il suo dolore; sospirò rumorosamente e cercò di sorriderle. "Torna da tua figlia, io vado a vedere come sta".
Katherine annuì e lo ringraziò con lo sguardo, sorpassandolo e recandosi nella sala dove vide sua figlia ridere con Chad e quella visione le scaldò il cuore, pensando che per la prima volta Judith stesse avendo una festa normale insieme a tutte le persone che le volevano bene.
Dean sospirò e si avvicinò alla porta della sua cucina, osservando il militare fermo con lo sguardo perso nel vuoto e le mani appoggiate all'isola mentre stringeva in una presa ferrea dei fogli, tenendoli stretti come se fossero un'ancora.
Clay sentì la presenza di qualcuno dietro di sè e si voltò con aria furiosa in quella direzione, sentendo la rabbia scorrere dentro di sè e sentendosi pronto a spaccare qualsiasi cosa all'interno della stanza.
"Ti ho detto di andartene, Katherine!".
Il Sergente aggrottò appena le sopracciglia quando capì che non si trattasse della donna e si arrabbiò di più quando i suoi occhi incontrarono quelli del ragazzo; distese appena il viso e si voltò nella sua direzione guardandolo con disprezzo, permettendogli di vedere anche il suo dolore. "Ti starai divertendo a sapere che il padre di Judith non sono io, vero?".
"No, non è così Clay, io..".
"Non fingere con me, lo so che mi odi!" esclamò il militare facendo una smorfia e fulminandolo con lo sguardo, ed osservandolo fare qualche passo verso di lui.
"Non è così, ma capisco cosa provi" replicò Dean seccamente avanzando all'interno della cucina ed appoggiandosi al tavolo con i fianchi e con i palmi, non distogliendo lo sguardo dal ragazzo. "Capisco che volessi che tu e Kath tornaste insieme perchè la ami e che Jud fosse davvero tua figlia, e so che adesso ti fa male. Mi dispiace per questo".
Clay scosse appena la testa e piegò il capo in avanti con una grossa risata, per poi rialzarlo con occhi divertiti ed aria incredula. "Dean, non credere che io non sappia che dentro stai facendo i salti di gioia perchè ti sei liberato di me per sempre".
L'uomo aggrottò la sopracciglia e lo osservò gettare quei fogli sull'isola di metallo, osservandolo lanciargli un ultimo sguardo sconcertato e voltarsi verso la porta per andare via, sentendo il cuore diventare sempre più pesante. "Che vuol dire?".
"Me ne andrò" rispose immediatamente il ragazzo sospirando e serrando i pugni con forza, finchè le nocche divennero bianche per la pressione, per poi tornare ad osservarlo con uno sguardo serio e glaciale. "Ma devi prometterti che le terrai al sicuro, tutt'e due".
Dean lo guardò per un lungo momento, capendo perfettamente quanto gli costasse dire quelle cose ed osservò i suoi occhi velarsi di un sottile strato lucido di lacrime, e a quella vista percepì anche tutto il suo dolore. 
"Hai la mia parola".
Clay annuì e serrò la mandibola, asciugandosi le lacrime che gli bagnassero il viso ed uscendo dalla cucina con un finto sorriso sul viso, pronto a recarsi nuovamente nella grande sala e a camuffare il suo dolore, così come aveva sempre fatto.


 
Con un colpo della mano asciugò gli ultimi piatti utilizzati e puliti, ponendoli nell'apposito ripiano all'interno della cucina, ripulendo il piano con la pezza ed asciugandosi finalmente le mani con lo strofinaccio; l'orologio segnava ormai l'una e mezza inoltrata e tutti gli invitati erano andati via dopo aver passato insieme quella magnifica serata, di cui Judith rimase piacevolmente sorpresa, non aspettandosi una festa di quella portata.
Katherine si stiracchiò appena e sentì delle risate provenire dalla sala, così vi si avvicinò e trovò i Winchester e le sue sorelle intenti a bere e a raccontarsi qualche aneddoto divertente: si prese qualche secondo per osservarli con un sorriso sul volto appoggiata al muro del corridoio e si sentì felice di avere una famiglia come quella.
Entrò dopo poco, sentendo sua sorella minore richiamarla a gran voce ed osservandola muoversi in maniera goffa, capendo che fosse visibilmente alticcia.
"Siete ubriachi?" chiese Katherine sorridendo e sedendosi al tavolo insieme a loro, studiando i loro visi più distesi e rilassati, soffermandosi su quello del minore e chiedendosi se l'alcol gli facesse bene date le sue condizioni. "Tutti quanti?".
"No, non siamo ubriachi, siamo solo felici!" esclamò Bela ridendo e barcollando nella stanza per avvicinarsi alla sorella e versandole un grosso bicchiere di Scotch, sbordando e facendolo finire sul tavolo. La minore guardò la sorella negli occhi e soffocò una risata, coprendosi il viso con la mano e continuando a ridere di gusto. "Scusa!".
Katherine sorrise nel vederli tutti finalmente entuasiasmati in quella maniera e afferrò il bicchiere, osservandolo e facendo spallucce. "Ma sì, me lo sono meritata!".
"Brava Kath, come ai vecchi tempi!" esclamò Bela prendendo posto accanto a lei e passandole un braccio sulle spalle con la stessa mano con cui reggesse la bottiglia, voltandosi a guardare i cacciatori. "Sapevate che mia sorella mi faceva ubriacare sempre quando ero al liceo?!".
"Ah si? Io ricordo che venivo a salvarti il culo da tutte le feste a cui ti imbucavi!" replicò la maggiore sorridendo ed osservandola riempire il suo bicchiere ancora una volta, porgendoglielo. "Stavate festeggiando qualcosa in particolare?".
"Abbiamo ritrovato Kevin" rispose Hailey sollevando il bicchiere e bevendo di colpo il contenuto, stringendo gli occhi con un riflesso incoscio.
"Sappiamo quale sia la terza prova!" esclamò Sam sorridendo ed imitando il gesto della ragazza con il bicchiere, svuotandolo del tutto.
"Clay se n'è andato e sono finalmente libera dalle sue fantasie" disse Katherine bevendo il contenuto del suo bicchiere e sentendo la gola bruciare. 
"Per una volta, siamo tutti vivi!" esclamò Dean sorridendo dopo averli osservati ad uno ad uno, facendo il segno di un brindisi e scolando l'intero bicchiere con un unico sorso.
"Sono fuori dall'Inferno!" esclamò Bela lasciando che il suo sorriso scemasse un pò, bevendo direttamente dalla bottiglia.
Le sorelle la guardarono e le sorrisero, facendole capire che ci sarebbero sempre state per lei e per aiutarla a superare tutto quel dolore e quelle ferite che non se ne sarebbero mai andate dentro di lei.
"E poi è stata una festa pazzesca" disse Katherine sorridendo e lasciando che la sorella capisse quanto fosse orgogliosa di lei nel tentativo di sdrammatizzare e tirarla su. "Sembrava davvero di essere tornate a 18 anni fa".
"In quel caso tu saresti scappata con un ragazzo da qualche parte.." sussurrò Bela tornando di buon umore e soffocando una risata, versando ancora dell'alcol nel bicchiere di sua sorella e in quello degli altri cacciatori, ma Hailey capovolse il suo bicchiere e quello di Sam, facendo intuire che avessero smesso di bere per quella sera, così la minore raggiunse Dean e riempì il suo. 
"Beh, touchè!" rispose la donna facendo spallucce e bevendo ancora un pò, sentendo la testa un pò più confusa e l'alcol agire sul suo corpo. 
"Quindi tu e Bela avete davvero corso nude per il campus al college, dopo aver perso una scommessa?" chiese Dean divertito a bruciapelo, guardando la ragazza che sgranò gli occhi e si voltò verso sua sorella.
"Oh no, gliel'hai detto?" chiese Katherine guardando storto sua sorella, ma soffocando una risata per poi tornare a guardare i cacciatori che la guardarono con aria diverita. "Ho perso una scommessa e mi è toccato farlo, la mia sorellina mi ha fatto compagnia".
La cacciatrice allungò il bicchiere verso la donna seduta accanto sè, sentendo l'impellente bisogno di bere a quei ricordi che sperava di avere perso per sempre.
"E hai perso un'altra scommessa quando hai ballato su un palo in una confraternita?" continuò a chiedere Dean con aria alquanto ubriaca, sollevando un sopracciglio con uno strano sorriso.
"La sorellina ha vuotato il sacco su quasi tutto.." sussurrò Hailey facendo spallucce e ridendo, appoggiandosi alla spalliera della sua sedia e godendosi lo spettacolo. 
"Si l'ho fatto, ma solo perchè volevo dare una lezione ad una stronza" disse Katherine ridendo a quel ricordo e strappando la bottiglia dalle mani della sorella, che protestò, per evitare che continuasse a bere, per poi volgere lo sguardo sul cacciatore. "E poi ho rubato i soldi dell'incasso di quella sera e sono andata dal mio spacciatore per comprare dell'erba, che ho fumato tutta insieme a lei, ma non mi bastava così sono tornata da lui e l'ho picchiato per avere anche dei funghetti.. alla fine ho corso per tutto il prato convinta che ci fosse un drago in cielo che volesse prendermi".
Bela rise profondamente e si lasciò scivolare sul tavolo, non riuscendo neanche a respirare per le risate legate a quell'evento, appoggiandosi con la testa al braccio della sorella. "Me lo ricordo, ti ho dovuta inseguire per calmarti ma tu continuavi a scappare dicendo che ci avrebbe prese!".
"Wow, certo che sapevate come divertirvi!" esclamò Sam ridendo di gusto e sentendo l'effetto dell'alcol iniziare a stravolgere anche lui. "Meglio che vada a letto, sono molto stanco!".
"Si, ti seguo.." sussurrò Hailey alzandosi e barcollando, tenendosi alla sedia e ridendo di gusto, per poi fare il giro del tavolo ed agganciare sua sorella minore, intenta a sbavare sul tavolo. "Andiamo dormigliona, ti porto a letto".
Katherine l'aiutò ad alzarsi e la vide afferrare il braccio di Haiely, ridendo e sbattendo con forza contro la sedia, e Sam si apprestò a passarle un braccio sulla vita per tenerla su, mentre Bela continuava a dire quanto fosse sobria e che ce l'avrebbe fatta da sola.
Li osservò scomparire e poi si versò un altro pò da bere con un sorriso, sentendo lo sguardo del ragazzo seduto al suo fianco puntato su di sè; si voltò bevendo qualche sorso e sostenne il suo sguardo, leggendovi tutto ciò che pensasse fosse scritto sul suo.
"Perchè mi guardi così?".
"Mi chiedo dove sia quella ragazza di cui parlava tua sorella".
"Non è più in casa da molto tempo" rispose Katherine sorridendo maliziosamente e facendo spallucce. "Perchè?".
"Mi piacerebbe incontrarla.." sussurrò Dean sorridendo e mettendole una mano sulla coscia, tirandola verso di sè e facendo strisciare la sedia contro il pavimento, avvicinandola ed azzerando la distanza, portando la sua gamba sulle sue.
"Non credo sia una buona idea" rispose la donna sorridendo e bevendo l'ultimo goccio del suo drink, sentendo la vista offuscarsi appena e sapendo di essere completamente e totalmente ubriaca. 
"Perchè?" chiese il cacciatore avvicinandosi e dandole un leggero bacio sulle labbra, per poi scendere sul suo collo con urgenza.
"Dean, siamo entrambi ubriachi.." sussurrò Katherine ridendo di gusto, ma piegando la testa all'indietro per lasciare una maggiore superficie alle sue labbra. "Potremmo fare qualche casino".
L'uomo sollevò il viso  dal suo collo e la guardò negli occhi, rossi e lucidi per l'alcol come i suoi, e la ragazza  potè sentire il suo alito di Scotch pensando che non sarebbe accaduto nulla di buono, ma poi sentì le sue mani ruvide contro la pelle dei fianchi e si chiese come fosse finita seduta sul tavolo a baciarlo con le gambe aggrovigliate attorno alla sua vita; con forza gli sfilò la camicia e la maglia e li gettò sul tavolo distrattamente, mentre le mani del cacciatore le strapparono di dosso il top e si insinuarono sulle sue cosce sollevando la sua gonna chiara fino al bacino.
Sentì le sue braccia possenti sollevarla dai glutei e andare a tentoni per la sala, fino a sbattere con forza contro la parete del corridoio, dove la ragazza emise qualche gemito e sentì le sue labbra tornare a torturarle il collo, facendole perdere il controllo e stringendo di più le gambe attorno ai suoi fianchi.
Si lasciò trasportare lungo il corridoio nonostante il cacciatore si fermasse di tanto in tanto per baciarla con avidità lungo la parete, pensando che non avrebbe resistito fino alla loro camera; quando finalmente arrivarono, Katherine spinse la porta con le mani e la richiuse con un calcio, perdendo immediatamente il fiato quando sentì il ragazzo spingerla con forza contro la porta.
Si guardarono per qualche secondo, ringraziando di lasciare sempre la bajour accesa, e si sorrisero lasciando trasparire la loro eccitazione, e Dean le sfilò velocemente l'intimo mentre la ragazza gli sfibbiò la cintura per concedergli un pò di sollievo; poi fu un attimo, strinse più forte le gambe attorno al suo bacino ed i corpi di entrambi furono scossi da dei brividi di piacere, mentre le spinte divennero sempre più frenetiche in preda ai fumi dell'alcol.
Katherine chiuse gli occhi ed appoggiò la fronte contro quella del ragazzo, che la baciò con passione, prima di scendere sul suo collo e stringerla sempre più contro di sè; gli intimò di non fermarsi ed il cacciatore aumentò le spinte, intrecciando le mani con quelle della ragazza contro la porta. Vennero scossi da dei fremiti e i loro corpi si irrigidirono per qualche secondo, prima di lasciarsi andare l'uno contro l'altra nel tentativo di tornare a respirare in maniera regolare.
Dean la guardò per qualche secondo e le sorrise teneramente prima di darle un casto bacio, e spostò entrambi dato che la ragazza si rifiutò di lasciare la presa su di lui, e si adagiarono a letto con quel che restava dei loro indumenti ancora addosso; l'uomo la attirò su di sè, facendo si che poggiasse il suo capo sul petto nudo e sorrise ancora depositandole un bacio fra i capelli, sentendo la testa sempre più pesante.
"Ci pensi mai a come potrebbe essere la nostra vita senza la caccia?".
Katherine sollevò il capo nella sua direzione e studiò la sua espressione, e nonostante sentisse la sua vitalità scendere sotto lo zero dopo l'ultima ora appoggiò la testa contro la mano sinistra, appoggiando il gomito sul materasso. "E' l'effetto dell'alcol o del sesso?".
L'uomo rise e si sdraiò su un fianco proprio come la ragazza, appoggiando anche lui la testa alla sua mano e lasciò scivolare uno sguardo malizioso sul suo corpo fasciato solamente da quella gonna, e la sfiorò appena con le dita.
"No, sono serio" sussurrò il ragazzo risalendo con i polpastrelli lungo i suoi fianchi con un sorriso. "Ci penso da un pò in effetti".
"Di che stai parlando?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia, alquanto confusa.
"Di me e te insieme".
"Lo siamo già.." sussurrò la ragazza avvicinandosi e sfiorandogli il petto con la mano con desiderio, per poi tornare a guardarlo con un sorriso malizioso.
"Aspetta.." disse l'uomo sorridendo, schioccandole un bacio veloce ed afferrando la sua mano fra le sue, che guardò per qualche secondo. Strinse le labbra in una smorfia nel tentativo di concentrarsi e trovare le parole giuste con paura, perchè rischiare di mettersi così a nudo lo spaventava, anche se si trattasse di farlo per lei; sollevò lo sguardo con aria più seria e le sfiorò il viso, notando la sua aria confusa. "Sposiamoci".
Il respiro della ragazza si bloccò per qualche secondo e raddrizzò la testa per osservarlo meglio con aria sorpresa, non riuscendo neanche a pensare lucidamente che cosa avrebbe potuto rispondere ad una proposta come quella. Così sorrise e soffocò una risata, portandosi la mano alla bocca per coprirsela ed osservandolo con ilarità. "Stai scherzando?".
"No, sono serio" rispose l'uomo aggrottando le sopracciglia e guardandola con stupore, sentendosi quasi ferito per la sua reazione. "Sono serissimo Katherine, sposiamoci!".
La donna si sedette sul letto ed incrociò le gambe, guardandolo con aria quasi scioccata e desiderando di poter smaterializzarsi da quella stanza senza dare spiegazioni. "Sei pazzo?".
"No, dico solo che.." iniziò Dean sospirando, sedendosi anche lui e portando il viso alla stessa altezza di quello della ragazza. "..che Sam chiuderà le porte e tutto questo sarà finalmente finito quindi.. perchè non ci sposiamo?".
"Smettila, sei ancora ubriaco" rispose Katherine sorridendo nuovamente, colpendolo con delicatezza al petto nel tentativo di farlo tornare a distendersi sul materasso, ma il ragazzo resistette e spostò la sua mano afferrandola con delicatezza dal polso, e quando la ragazza provò a spingerlo con l'altra Dean bloccò anche quella.
Si sporse verso di lei con non troppa delicatezza e la bloccò contro il materasso, portandole i polsi sopra Ia testa e fermandola con una mano, mettendosi a cavalcioni su di lei e bloccandola sotto il suo peso, ignorando le sue lamentele e ridendo. "Ma che fai? Lasciami".
"No, ascoltami e prendimi sul serio!" esclamò Dean aggrottando le sopracciglia e minacciandola giocosamente con l'altra mano, puntandole un dito contro. "Te l'avrei voluto chiedere qualche anno fa quando Dick Roman ti ha rapita e Bobby è morto: io voglio tutto da te ed è mia intenzione darti tutto in cambio; non voglio più scappare, o provare a farlo. Abbiamo una bella famiglia, tuo padre e Bela sono tornati e io non sono mai stato così felice nell'averti avuta accanto, quindi rispondimi sinceramente: lo faresti con me?".
Katherine deglutì a fatica ed annullò la forza con cui stesse provando a spingere il ragazzo giù dal suo bacino, e lo guardò per qualche secondo, rendendosi conto di quanto fosse serio ed intenzionato ad andare fino in fondo; ma come poteva farle una domanda del genere, se tutto ciò che avesse sempre voluto fosse proprio lui?
"Vuoi sposarti?".
"Si..".
"Seriamente, Dean? Sai cosa vuol dire sposarsi?" chiese Katherine sospirando, sentendo la sua presa sui suoi polsi farsi più leggera nel tentativo di non farle male. "Vivere con una persona? Avere bollette da pagare? Litigare per chi ha finito l'ultima fetta di crostata?".
L'uomo sollevò le mani in segno di resa ed assunse la sua aria più seria, annuendo convinto. "E' tua, puoi averla tu l'ultima fetta di ogni crostata!".
La donna sciolse la sua maschera di serietà e sorrise udendo quelle parole, scuotendo appena la testa ed osservando i suoi occhi davvero sinceri nonostante l'alcol.
"E dove vorresti farlo? Hai detto che vuoi sposarmi, ma non mi hai detto dove" disse la donna sorridendo e mordendosi il labbro inferiore. "Vuoi passare il resto della vita qui al bunker o..".
"New Orleans".
"New Orleans?" ripetè Katherine ridendo di gusto, afferrando un cuscino e mettendolo sotto la testa per stare più comoda. "Perchè proprio lì?".
"Ci sono stato solamente una volta e sono rimasto così affascinato che ho giurato che avrei vissuto lì se avessi mai smesso di cacciare" disse il ragazzo facendo spallucce ed accennando un sorriso. "Ma non mi hai risposto Katherine, quindi.. vuoi sposarmi o no?".
La donna lo vide avvicinarsi sempre di più al suo viso e capì che lo stesse facendo per osservare le sue reazioni e leggere i suoi pensieri attraverso i suoi occhi, ma non lasciò traspirare nessuna emozione, notando invece quante ne stessero passando sul volto del ragazzo. Sembrava così sincero e convinto da quelle parole e a Katherine non importò che fossero ancora ubriachi e ci fosse la possibilità che nessuno dei due avrebbe ricordato qualcosa dopo essersi svegliati: lasciò che sul suo volto nascesse un sorriso e gli sfiorò una guancia con la mano.
"Si, Dean".
L'uomo non ci pensò due volte prima di annullare la distanza fra le loro labbra e la strinse forte a sè prima di tornare sopra di lei, baciandola con trasporto ed estrema passione per poi lasciarsi andare a dei festeggiamenti che sarebbero proseguiti fra mille risate e mille baci per tutta la notte, sentedosi per la prima l'uomo più felice e fortunato del mondo.

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Capitolo 28
*** Sunshine before the Storm. ***


Capitolo 24.
Sunshine before the Storm.


 
Aprendo gli occhi quella mattina sentì la testa molto confusa e pesante per la sbronza della sera precedente: accese la luce dalla bajour sul comodino, chiudendo di scatto gli occhi e ricordandosi quanto alcol avesse bevuto qualche ora prima e si portò le mani al viso, muovendosi appena sul suo materasso ed avvertendo lo stomaco rigirarsi, mentre l'alcol le risalava lungo la gola.
Si alzò di scatto e raggiunse il bagno nel più breve tempo possibile, accovacciandosi sul water e liberando il suo corpo da tutto ciò che avesse ingurgitato la sera precedente con le sue sorelle e con i respettivi fidanzati; Bela appoggiò la fronte contro il suo avambraccio appoggiato sulla fredda ceramica e chiuse gli occhi per qualche secondo, ricordando ogni singolo istante di tormento all'inferno, non permettendole nemmeno in quella circostanza di sfuggire ai ricordi dolori.
Si sollevò con tutta la forza che avesse in corpo e si lasciò scivolare dentro la doccia dopo essersi tolta tutti i vestiti, lasciandosi inondare dal getto forte e caldo dell'acqua che prese a ricadere sul suo corpo; si guardò per qualche istante, prima le mani poi le braccia e le cosce, trovandosi ancora tutta interna. Non riportava graffi o tagli, nè ferite. 
Eppure ogni qualvolta chiudesse gli occhi si ritrovava quelle brutte immagini nella mente: la sensazione del sangue che le scorresse ancora addosso, prima il suo e poi delle altre vittime che avesse scelto di torturare pur di non sentire tutto quel dolore. 
Bela si sentiva ancora sporca, tormentata dalle sue scelte e dalle sue azioni, sperando di poter spegnere i suoi sentimenti almeno per qualche momento giusto per avere il tempo di respirare, e lasciò che le sue lacrime venissero lavate via dall'aqua dolce, come se potesse alleviare almeno un pò il suo dolore.
Fece in fretta sotto la doccia, cercando di uscire dalla sua stanza vuota nel più breve tempo possibile per raggiungere gli altri abitanti del bunker e distrarsi, fingere di stare bene e sorridere, occupandosi di sua nipote come avrebbe sempre voluto fare, ma quando uscì dalla sua porta sentì solamente silenzio e poi il rumore di una pistra accesa sui fuochi della cucina.
Si avvicinò sentendo il cuore appena più leggero quando vide Judith con la paletta in mano e dei grossi pancakes pronti su di un pianto, mentre altri giacevano sulla pistra calda in attesa di condensarsi.
"Ciao piccola.." sussurrò Bela sorridendo ed entrando all'interno della cucina, avvicinandosi e schioccandole un bacio fra i capelli.
"Shh!" le intimò la nipote ricambiando il sorriso ed indicando con la mano i ragazzi abbandonati con il capo sul tavolo e gli occhi chiusi.
La donna si avvicinò ridendo silenziosamente ed osservando le sue sorelle ed i Winchester con ancora addosso i vestiti della sera precedente, giacere sul tavolo senza forze e molto sensibili ai rumori; si abbassò al loro livello e scambiò un ultimo sguardo divertito con la nipote.
"Buooongiorno ragazzi!".
I quattro sobbalzarono sulla sedia e si voltarono nella sua direzione, senza però riuscire a tenere gli occhi aperti più di qualche secondo per via della forte luce proveniente dalle lampade; si lamentarono, bascicando qualcosa di incomprensibile per le due donne che risero di gusto.
"Va via.." sussurrò Hailey raccogliendo tutte le sue forze per spingerla dal fianco. 
"Fa silenzio almeno!" esclamò Dean aggrottando le sopracciglia ed alzandosi, dirigendosi verso l'armadietto vicino alla dispensa per prendere delle aspirine e dell'acqua. "Prendetene una".
I tre cacciatori le accettarono senza avere la forza di rispondere e le mandarono giù deglutendo a fatica, prima di lasciar ricadere la testa sul tavolo.
"Non berrò mai più Scotch!" esclamò Sam cercando di rimane dritto e portandosi le mani al viso. 
"Già, neanche io" rispose Katherine appoggiando la schiena e la testa contro la parete fredda, ma non riaprendo gli occhi.
"Wow, non bevevo qualcosa di così forte letteralmente da un secolo e sono già in piedi ed attiva, invece guardatevi!" esclamò Bela ridendo di gusto, volgendo lo sguardo verso il maggiore dei Winchester, l'unico ad essere in piedi intento a cercare di farsela passare. "Fate schifo".
"Mi sento come mi fosse passato sopra un treno.." sussurrò Katherine aprendo gli occhi nonostante il fastidio della luce e trovò lo sguardo del suo ragazzo su di sè, intento ad osservarla con aria serena. 
Si guardarono e nelle menti di entrambi passarono i flash della sera precedente, dai baci sul tavolo della sala al sesso contro la porta della loro camera, fino alla proposta di Dean, e la donna ricambiò il sorriso, conscia però che avrebbero dovuto affrontare quella conversazione da sobri, per capire se fosse davvero quello che volevano. 
"Ed ecco la colazione!" esclamò Judith facendosi largo fra la zia ed il maggiore, portando un grosso piatto con i pancakes con una mano e dei piatti puliti nell'altra, prendendo posto accanto a quest'ultimo, mentre Bela si sedette accanto alla sorella più grande con un sorriso sul volto, pensando che quelli fossero i momenti che la tenessero lontana dal suo più grande dolore.


 
La giornata fluì molto velocemente e i quattro cacciatori furono felici che fosse Domenica e che Judith non avesse scuola, ringraziando il fatto che fosse così matura da prendersi cura di loro in quella maniera, preparando il pranzo ed aiutandoli ad arrivare a fine giornata, complice del fatto che Kevin le stesse dando una mano.
Hailey li osservò appoggiata al freddo muro dell'arco del corridoi passare tutto il  pomeriggio insieme e vide il giovane profeta sorridere con la ragazza in un modo che non avesse mai fatto con loro, mentre provava a spiegarle qualcosa inerente ad i suoi compiti per la scuola; le dispiaceva che sua nipote non potesse avere una vita normale al di fuori della scuola, avrebbe tanto voluto che tutto fosse diverso, che loro fossero diversi, così come la loro vita.
Sentì una stretta sul suo ventre e si rilassò contro quel tocco così delicato e gentile, indietreggiando appena e appoggiandosi con il capo sul petto del ragazzo, respirando il suo profumo.
"Stai bene?".
Sam sorrise e le baciò una tempia, incastrando il suo viso sull'incavo del collo della donna, provocandole un brivido. "Si, sto bene. E tu?".
"Stai scherzando?" chiese Hailey ironicamente, girandosi di colpo ed avvolgendo il suo collo con le braccia, baciandolo con delicatezza. "Dopo il fantastico modo in cui siamo andati a letto ieri sera e dopo tutto ciò che abbiamo fatto? Sbronza o no, sto benissimo".
Il ragazzo rise e la baciò con tenerezza, guardandola negli occhi ed osservandoli splendere d'amore esattamente come i suoi, l'unica differenza stava nel modo in cui in profondità lo guardasse la donna: Sam riuscì a leggere la paura di perderlo ancora una volta e la sua determinazione affinchè ciò non accadesse.
"Non mentirmi..".
Hailey serrò la mandibola e sospirò, distogliendo lo sguardo e fissandolo sulle piastrelle chiare del corridoi, lasciandosi cullare dalle braccia dell'uomo. 
"Sono così terrorizzata dall'idea di perderti che non riesco a respirare.." sussurrò la donna tornando a guardarlo e mostrandogli i suoi occhi lucidi. "Non sono pronta, non lo sarò mai. Ho bisogno di te, Sam. Non mi importa del mondo e dei demoni, ho bisogno di te qui, con me".
Il ragazzo sentì i suoi occhi pizzicare e le sfiorò il viso con le mani, sorridendo amaramente ed appoggiando la fronte contro la sua, chiudendoli per qualche secondo. "Ti prometto che sopravviverò e che non mi perderai, ok?".
La donna distolse lo sguardo e scosse la testa, sentendo una lacrima scendere sul suo volto e divenne più seria, non smettendo però di stringersi all'uomo, che riportò i suoi occhi contro quelli di lei e divenne più serio. "Devi fidarti di me, le prove non mi uccideranno. Ti amo".
Hailey annuì e si sollevò sulle punte dei piedi, stringendo le braccia attorno al collo dell'uomo e nascondendo il suo viso ed i suoi occhi umidi sul suo collo, sentendo il cuore battere sempre più velocemente e quell'orribile sensazione stazionare che ormai albergasse da troppo tempo nel suo petto.
Dean osservò quella scena dall'altra punta del corridoio e non riuscì a far altro che sospirare, voltandosi e dirigendosi verso la popria camera con il cuore più pesante, poichè capiva Hailey e sentiva lo stesso; odiava vivere quella condizione, odiava che il suo fratellino stesse vivendo quelle prove al posto suo e che soffrisse per esse.
Avrebbe dovuto essere lui a portarle a termine, avrebbe dovuto essere lui a chiudere i cancelli infernali a qualsiasi costo, non Sam.
Scosse la testa come per far uscire quei pensieri dalla sua mente ed aprì la porta della sua stanza, dove si iniziò a togliere la giacca e la camicia della sera precedente, sentendo quanto puzzassero di alcol e decise che avrebbe passato la prossima mezz'ora a godersi il calore dell'acqua calda della doccia.
Si tolse le scarpe e si avvicinò alla porta del bagno per aprire il rubinetto dell'acqua per iniziare a farla scorrere, ma non appena spinse la maniglia per entrare, vide Katherine uscire con un solo asciugamano che le avvolgesse il corpo ed i capelli ancora bagnati e gocciolanti che le ricadessero sulle spalle.
"Dean.." sussurrò la ragazza sgranando gli occhi e facendo un passo indietro per la sorpresa. "Non ti ho sentito entrare".
"Io.. Io.." balbettò l'uomo aggrottando le sopracciglia, completamente impreparato ad affrontarla da solo. "Pensavo che fossi con Judith".
"No, ho detto che sarei venuta in stanza per fare una doccia prima, pensavo che mi avessi sentita.." sussurrò Katherine avanzando di qualche passo con aria confusa, osservando il ragazzo indietreggiare e distogliere lo sguardo. 
"Sarà meglio che vad-..".
"Mi stai evitando?!" chiese la donna sollevando un sospracciglio e guardandolo con aria a metà fra la sorpresa e l'incomprensione. 
Dean sollevò lo sguardo verso di lei e sospirò, sapendo benissimo che quel momento sarebbe arrivato prima o poi, così si fece coraggio, pensando a come milioni di parole avrebbero potuto sistemare quel casino che avesse fatto la sera precedente, in preda al suo smodato uso delle sostanze alcoliche.
"No, vado a fare la doccia!" esclamò il ragazzo sorridendo falsamente, sorpassandola e dirigendosi verso il bagno sotto il suo sguardo incredulo, chiudendosi la porta alle spalle per poi appoggiarsi ad essa con la schiena con occhi chiusi, pensando che avrebbero dovuto affrontare l'argomento, ma non finchè non fosse stato del tutto lucido e non sapesse come rimediare a quella situazione senza perderla per sempre.


 
 
"Aveva smesso di dormire e di mangiare, passava tutto il suo tempo qui dentro senza dire una parola..".
Il signor Morton si fece strada all'interno della sua cantina buia, accendendo la luce e permettendo ai due agenti di seguirlo senza sbattere contro le cianfrusaglie che lo adornassero, osservandosi attorno e cercando di capire cosa volesse mostrargli.
Passò una settimana e mezza dalla sera in cui si sbronzarono parecchio e, stufi di non trovare assolutamente nulla sull'ultima prova, i quattro cacciatori partirono per una caccia nel tentativo di staccare un pò la spina, mentre Phil si occupava di cercare al bunker insieme a Bela tutto ciò che potesse riguardare un modo per curare un demone per completare la terza prova e chiudere definitivamente i cancelli dell'Inferno, specialmente in un momento cruciale come quello, dato che Crowley avesse scoperto con esattezza cosa stessero complottando i quattro cacciatori.
"Mia moglie Anne usciva di notte senza comunicarmelo, era cambiata nel profondo".
"Cambiata come?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e guardandosi attorno, sistemandosi appena il suo completo con un gesto delle mani.
"Non era più in sè ultimamente: pensavo che fosse dovuto al fatto che fossimo sposati da così tanti anni e che lei si stesse annoiando" continuò il signor Morton scuotendo la testa ed abbassando appena il capo con una smorfia profondamente dispiaciuta.
Il maggiore lo fissò per qualche secondo con sguardo attento, notando il fratello agirarsi per il seminterrato e ne approfittò per avvicinarsi all'uomo sulla sessantina, addolorato per la morte della moglie.
"Cosa vuol dire? Pensavo che se ci fosse amore il resto non contasse"
"S-si.." sussurrò l'uomo aggrottando le sopracciglia, non capendo cosa c'entrasse la sua vita matrimoniale con l'omicidio di sua moglie. "Ma a volte un rapporto può diventare monotono, ci si stanca e ci si allontana".
Dean sollevò un sopracciglio con aria seria e lo fissò analizzando il suo volto con decisione, cercando di leggere sul suo viso e sui suoi occhi qualcosa di più. "Perchè dovrebbe essere così se si ama veramente qualcuno?".
"Perchè, ragazzo, gli anni passano e la giovinezza, come l'amore, passa con loro" rispose l'uomo facendo spallucce e scuotendo la testa, prima di abbassarla nuovamente. "Poi la trovi a letto con il suo istruttore di yoga 10 anni più giovane e capisci come quelle sull'amore fossero solamente cazzate".
Il maggiore dischiuse la bocca in un'espressione sbalordina, pronto a replicare ma trovandosi appena in difficoltà, inserendo le mani all'interno delle tasche dei suoi pantaloni ed aggrottando le sopracciglia; sarebbe stato anche per lui così? Era questo quello che lo aspettava?
"Io pensavo che..".
"Fidati di me ragazzo: non ti sposare, non farlo mai" replicò il signor Morton posando una mano sulla sua spalla ed annuendo nella sua direzione, dandogli quel consiglio come se si fosse trattato di suo figlio. "Non importa quanto sia bello adesso, fra vent'anni dovrai fare i conti con una persona che a mala pena riconoscerai e che finirai per odiare, chiedendoti perchè tu l'abbia sposata!".
Sam girò attorno al grande tavolo posto al centro della stanza e lo osservò con attenzione, tirando indietro la cravatta con una mano mentre si sporgesse a guardare quell'enorme riproduzione di un quartiere fatta interamente a mano, stupendosi per la precisione e per la dettatagliatezza con cui fosse stato creato.
"Cos'è questo?".
L'uomo distolse lo sguardo da quello del maggiore, che ascoltò ogni singola parola con attenzione, e si avvicinò a Sam indicando diversi luoghi su quella fedele ricostruzione. "Una notte ho seguito mia moglie ed è andata in un frutteto, dove ha iniziato a scavare".
"Usciva per scavare?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia ed osservandolo con incredulità, mentre indicava un luogo preciso.
"Ogni sacchetto che vedete appesso.." continuò l'uomo facendo spallucce e sospirando, alzando una mano a mezz'aria ed indicando quei strani contenitori appesi al tetto con all'interno delle terra. ".. rappresentano un luogo in cui ha scavato".
Dean scambiò una rapida occhiata con il fratello, poi si appoggiò al tavolo con entrambi i palmi e lo fissò con incredulità. "Quante erano profonde queste fosse?".
"Scavava per ore senza fermarsi, dai tre ai quattro metri di profondità" rispose il signor Morton gesticolando di poco e scuotendo la testa. 
"C'è qualcos'altro di strano che ha notato?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia, cercando di capire con cosa avessero a che fare.
L'uomo esitò per qualche secondo e sospirò rumorosamente, scuotendo la testa ed abbassandola per qualche secondo, passandosi una mano sulla nuca e risollevando lo sguardo verso i due agenti con titubanza. "Non l'ho detto alla polizia, ma quando è tornata l'ultima volta l'ho sentita parlare al telefono con qualcuno e quando l'ho chiamata i suoi occhi sono diventati neri! Credevo di essere impazzito, così sono andato al bar a bere qualcosa e quando sono tornato, la mia Anne era..".
I due fratelli condivisero un'altra occhiata e poi tornarono ad osservare l'uomo davanti a loro, che abbassò il capo e sospirò rumorosamente, sentendo dentro di sè un grosso senso di colpa farsi largo nel suo petto. "Se solo fossi rimasto a casa, lei..".
"Grazie per la sua testimonianza, ci dispiace molto per la sua perdita.." sussurrò Dean avanzando verso di lui e sospirando, passandogli una mano sulla spalla prima di volgersi verso le scale per tornare al piano di sopra ed uscire da quella casa.
Sam lo seguì e rinnovò le condoglianze prima di dileguarsi dietro al fratello, superando il salotto e arrivando alla porta d'ingresso, chiudendosela alle spalle e scendendo i gradini del piccolo portico con una strana espressione. 
"Qualcuno sta uccidendo dei demoni" disse il minore raggiungendo il fratello e sospirando, riflettendo su ciò che avesse sentito in casa.
"Già, dovremmo esserne contenti!" esclamò Dean sorridendo appena e scendendo gli ultimi scalini fino ad arrivare alla macchina.
"Si, ma chi è stato e perchè? Perchè scavare?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia ed aprendo lo sportello dell'Impala, entrando all'interno insieme al fratello.
"Per me ha senso che i demoni vengano uccisi, quindi.." sussurrò Dean facendo spallucce ed osservando il ragazzo con espressione divertita.
Sam studiò il suo sguardo per qualche secondo, finchè non lo vide distoglierlo ed accendere la loro auto con unica destinazione il motel in cui le ragazze avessero preso le stanze qualche ora prima a pochi isolati di distanza, prima di dividersi. 
"Che c'è?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia, sentendo lo sguardo indagatore del fratello su di sè.
"Cos'erano tutte quelle domande sul matrimonio, prima?".
"Cercavo di capire se fosse stato lui ad uccidere la moglie" replicò il maggiore mantenendo lo sguardo sulla strada davanti a sè e continuando a guidare come se nulla fosse, sentendo però un abbozzo di un sorriso nascere sul suo volto.
"No, lo hai fatto anche con la moglie della vittima precedente: perchè?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia e voltandosi nella sua direzione con aria curiosa. "Perchè stai raccogliendo informazioni se non sei neanche un tipo da matrimonio?".
Dean si voltò immediatamente dopo aver sentito quella domanda sarcastica, fissando il fratello con aria gelida per qualche secondo e chiedendosi perchè tutti facessero così fatica a pensare che anche lui avrebbe voluto un giorno sistemarsi ed avere una moglie e magari anche qualche figlio, e poi tornò a guardare la strada ed accostarsi nel parcheggio del motel, consapevole che Sam avesse capito l'intera storia con un solo sguardo.
"Oh mio Dio, Dean!" esclamò il ragazzo colpendo il fratello al braccio con forza e sgranando gli occhi. "Perchè non me l'hai detto prima?!".
"Non c'è nulla da dire Sam, sta zitto e tieni questa cosa per te! Non coinvolgere Hailey, hai capito?" chiese voltandosi verso il minore e minacciandolo con un dito, fissandolo con aria seria. "Hai capito?!".
Il ragazzo accennò un assenso con il capo e lo osservò con aria stranita, chiedendosi perchè fossi così visibilmente turbato sull'argomento e cercando di capire cosa potesse essere successo per scatenare quella reazione; Sam ripensò a quella mattina e al modo in cui Dean e Katherine si fossero appena scambiati qualche parola e qualche sguardo per tutto il tragitto, così come fecero nei giorni precedenti nel bunker, ma non gli diede molto peso, preso per come fosse dalle sue ricerche.
Il minore lo vide scendere dall'auto con aria seccata e dirigersi verso la reception senza neanche aspettare che scendesse anche lui, e quando chiuse lo sportello dell'Impala avvertì il suo cellulare nella tasca squillare; lo afferrò istintivamente con una mano e rispose, sentendo dall'altro capo del telefono una voce molto agitata. 
"Kath?!".


 
Quando i fratelli Winchester entrarono all'interno della casa della storica che fosse in contatto con Anne Morton prima di morire, non pensarono di trovarsi davanti una sitazione del genere: dopo aver superato la porta d'ingresso, le rovine di un tavolo da pranzo stavano a terra del tutto distrutte, vetri e cocci erano sparsi per il pavimento e dei corpi giacevano al suolo senza vita e con dei segni di pugnalate mortali.
Quando Sam ricevette quella chiamata da parte di Katherine, richiamò il fratello e si precipitarono nella loro direzione, raggiungendole in pochi minti preoccupati per com'erano, ma ciò che si trovarono non fu rassicurante: Castiel teneva una donna legata ad una sedia con corde imbevute di acqua Santa, mentre Hailey cercava nel freezer del ghiaccio per la sorella, seduta sul divano con la testa fra le gambe.
"Che è successo?" chiesero i fratelli all'unisono, chiudendosi la porta alle spalle ed avvicinandosi con velocità alle due donne con ancora l'aria confusa.
"Ehi.. non lo so, stavamo interrogando la donna e poi sono arrivati tutti quei demoni.." sussurrò Hailey sospirando, sedendosi accanto alla sorella e mettendole del ghiaccio sul collo.
"Che è successo?!" ripetè Dean con aria più dura senza ascoltare, avvicinandosi ed abbassandosi al livello della ragazza, che sollevò il viso e vide la sua preoccupazione.
"Non lo so, mi hanno vista e mi sono saltati addosso.." sussurrò Katherine tenendo il ghiaccio sintetico sul collo, sollevando lo sguardo sul ragazzo che strinse la mascella e le sfiorò il viso, notando uno zigomo gonfio e un sopracciglio spaccato dal quale sgorgava ancora del sangue.
"Perchè? Che volevano?" chiese il maggiore sgranando gli occhi, sentendosi tremendamente in colpa per non essere stato li con lei al suo fianco, afferrandole il viso fra le mani con decisione e girandolo da tutte e due le direzioni per osservare le sue ferite. "Fammi vedere".
"Sto bene.." sussurrò Katherine sorridendo debolmente verso il ragazzo che stesse ancora seduto sui talloni di fronte a sè, pensando che quella fosse la loro discussione più lunga nell'ultimo paio di giorni, mentre la sorella fece segno con la testa a Sam e si allontanarono di qualche passo raggiungendo Castiel. 
Dean osservò l'azzurro dei suoi occhi e sospirò, lasciando che le sue mani scivolassero sulle ginocchia strette della ragazza e la osservò ancora con aria confusa ed arrabbiata. "Perchè non mi hai detto che stavate venendo qui? Perchè hai chiamato Sam e non me?".
"Avrebbe fatto qualche differenza?" chiese Katherine mettendo via il ghiaccio e facendo spallucce, mettendo su una smorfia di dolore per le ferite. "Andiamo Dean, mi eviti da giorni ormai: pensavi che sarei stata io a chiamare te?".
Il maggiore rimase a guardarla per qualche altro secondo rimuginando sulle sue parole e serrò la mandibola, poi sospirò e si voltò verso l'angelo, alzandosi in piedi e lasciando la presa sulla ragazza. "Guariscila".
"Ci ho provato, non posso!" rispose Castiel scuotendo la testa ma non distogliendo lo sguardo dal demone nella stanza di fianco.
"Perchè?".
"Perchè sono per metà demone ed i suoi poteri non sono fatti per aiutare quelli come me.." sussurrò Katherine lasciando il ghiaccio sul divano ed appoggiando le spalle contro lo schienale con un sospiro, alternando lo sguardo fra i ragazzi, lasciando per ultimo quello del maggiore e facendo spallucce. "Sto bene".
Dean la guardò per un istante con incredulità, sapendo benissimo che stesse tutt'altro che bene e conoscendo perfettamente il suo modo di nascondere la sofferenza, poi rivolse il suo sguardo sull'angelo che aveva la sua stessa espressione dispiaciuta e stranita da quell'attacco allo stesso tempo.
"Cercano una delle cripte di Lucifero, tiene nascosta una seconda Tavoletta" disse Castiel sospirando, facendo qualche passo in avanti insieme a Sam ed Haiely.
"Lucifero ha delle cripte?" chiese la maggiore delle sorelle allargando le braccia, guardandolo storto e chiedendogli perchè non glielo avesse detto prima.
"C'è un'altra Tavoletta?" chiese Sam all'unisono, osservandolo con aria incredula.
"Si, quella angelica" rispose l'angelo facendo spallucce ed evitando i loro sguardi accusatori, mettendo su la sua solita espressione perplessa.
Katherine sospirò, scossa da quelle informazioni, e si resse al bracciolo del divano per sollevarsi e cercando di ignorare la fitta alla schiena che la colpì; guardò Castiel con aria stupita, facendo appena qualche passo prima che la testa le girasse. "E perchè non ce l'hai detto?".
"Tu, sta seduta prima di svenire a terra!" esclamò Dean puntandole un dito contro con aria dura alla quale la donna rispose con una smorfia di disapprovazione, poi si voltò verso l'angelo e sospirò. "Rispondi alla sua domanda".
"Perchè ero occupato ad uccidere demoni!" esclamò Castiel aggrottando le sopracciglia e sentendosi accusato per l'ennesima volta.
"Eri tu? Per tutto questo tempo, tutte queste vittime.." sussurrò Haiely ridendo nervosamente e scuotendo la testa. "Sei sempre stato tu".
L'angelo sospirò e scosse la testa, affrontando ancora una volta i loro sguardi con spavalderia ed allargando le braccia. "Sono un essere celeste, un angelo! Posso fare le mie ricerche senza l'aiuto di quattro semplici umani!".
"Cos'hai scoperto?" chiese Sam velocemente, evitando che il fratello o Haiely potessero dare qualche risposta stupida ed iniziare un'inutile lite con l'angelo.
"Questi demoni stanno possedendo delle persone in maniera strategica: storici, urbanisti" rispose Castiel osservando l'amico e facendo spallucce. "Non so altro, devo interrogare il demone che adesso è dentro alla signora che abita questa casa!".
I quattro si scambiarono una rapida occhiata e lo videro avanzare verso la stanza affianco in cui il demone fosse legato alla sedia, e si presero qualche secondo per pensare, facendosi così tante domande senza però trovare una risposta.
Seguirono l'angelo all'interno della cucina ed i tre non persero mai di vista la minore, che si ostinò ad andare con loro nonostante le avessero chiesto di aspettarli sul divano e riposare dato che le sue ferite sembravano essere piuttosto serie, ma Katherine li ignorò bellamente, volendo portare a termine il suo compito in quella casa.
"I Winchester, le Collins e l'angelo tornato miracolosamente dal Purgatorio: è il mio giorno fortunato!" esclamò il demone all'interno della povera donna con cui le due sorelle stessero parlando fino ad una mezz'ora prima, poi concentrò il suo sguardo sulla minore. "Oh tesoro, non dirmi che siamo stati troppo pesanti con una dura come te!".
Per tutta risposta Katherine si avvicinò e le diede un pugno dritto in faccia, facendole sanguinare uno zigomo e piegare il volto nella direzione opposta accusando il colpo, udendo il demone ridere malignamente; Dean l'afferrò dalle braccia in silenzio guardandola con disapprovazione ed avanzò trascinandola con sè per la cucina con forza, arrivando al top ed appoggiandovisi con il bacino, stringendo il polso sinistro della ragazza con la sua mano sinistra e passandole un braccio attorno alla vita per bloccarle anche l'altro con la mano destra.
"Come sapete della cripta?" chiese Castiel avanzando nella sua direzione e brandendo la sua lama angelica.
"Fottiti!" esclamò il demone ridendo di gusto, per poi iniziare a ridere in maniera quasi disumana, finchè l'angelo usò la sua arma per trafiggerle il palmo di entrambe le mani, tramutando la sua risata in un urlo forte e prolungato, procurandole un dolore acuto e uno straziante bruciore.
"Abbiamo un ostaggio!" urlò dimenandosi e supplicando Castiel di fermarsi, che quando la udì parlare la liberò dalla tortura angelica. "La teniamo al Murray Hotel: lei conosce esattamente la posizione delle cripte, sa della Tavoletta. Sa tutto!".
L'angelo guardò i fratelli che ascoltarono il racconto del demone con attenzione, capendo che non avrebbero ottenuto ulteriori informazioni e che avesse detto tutto ciò che sapesse, così Dean lasciò delicatamente la presa sulla cacciatrice di fianco a sè, che sollevò lo sguardo su di lui con aria interrogativa, e si avvicinò alla donna posseduta dal demone con aria dura.
"Perchè volevate ucciderla, eh?" chiese il maggiore con tono severo e basso, guardandola negli occhi ed indicando con la testa Katherine, che si avvicinò lentamente fino ad arrivare al suo fianco.
 
Il demone rise di gusto, scuotendo la testa per il divertimento nel sentire quella domanda, e poi alternò lo sguardo fra i due, per poi posarlo sull'uomo dopo un lungo istante. "Perchè non torni all'Inferno al quale appartieni?".
Il cacciatore sorrise appena a quella risposta, poi fece uno scatto in avanti e tolse la lama angelica dalle mani del suo amico e la puntò alla sua gola, tirandole indietro il capo dai capelli. "Pensi che Castiel sia l'unico poliziotto cattivo qui? Non hai idea di quello che potrei farti se non risponderai!".
"Non volevamo ucciderla: Crowley la vuole viva, è importante per lui!" esclamò il demone dimenandosi, assecondando i movimenti bruschi del cacciatore per non avvertire maggiore dolore.
"Perchè?!".
"Perchè vuole trascinarla all'Inferno con lui da quando lei lo ha tradito per trovare te!" esclamò il demone respirando a fatica, cercando di portare il viso lontano dalla punta della sua lama.
"E' l'unica ragione?" chiese Hailey avanzando con aria sospetta, leggendo per qualche secondo qualcosa di differente nello sguardo del demone.
"Non posso! Se ve lo dico, Crowley non permetterà che io muoia: mi torturerà all'infinito!" esclamò il demone scuotendo la testa, sentendo la pressione della lama contro di sè.
"Cosa pensi che ti farò io se non ti decid-.." iniziò Dean con aria seria e dura, intenzionato a torturarla pur di farle sputare fuori tutto ciò che sapesse sull'interesse di Crowley sulla donna, ma venne interrotto da una mano che fece pressione sulla sua, trafiggendo il cranio del demone ed uccidendolo.
I presenti si voltarono a guardarla e Katherine fece spallucce, pensando di averlo fatto appena in tempo prima che il demone cominciasse a parlare anche di Abaddon: non voleva che i ragazzi si preoccupassero prima del dovuto! Avrebbe trovato una soluzione da sola, sapeva come cavarsela e sopravvivere a qualsiasi cosa, quella circostanza non avrebbe fatto alcuna differenza.
"Adesso siamo pari!".
"Perchè l'hai fatto? Stava per dire qualcosa!" esclamò Sam avanzando nella sua direzione con occhi sgranati ed allargando le braccia
"Stava temporeggiando e noi non abbiamo tempo da perdere.." sussurrò Katherine facendo spallucce e sospirando, cercando di non incrociare i loro sguardi ed uscendo di fretta dalla cucina, lasciandoli di stucco. "Andiamo al Murray Hotel o no?".



 
Il forte bagliore delle luci provenienti dei corpi dei demoni che Castiel stesse uccidendo senza neanche aspettare che i ragazzi lo aiutassero, li costrinse a chiudere gli occhi per qualche secondo all'interno della stanza dell'Hotel, osservandoli cadere uno dopo l'altro; i quattro cacciatori si scambiarono un'occhiata e l'angelo si avvicinò all'unica porta presente nella stanza, spalancandola di colpo e notando una figura femminile seduta sul pavimento del bagno, che non appena lo vide gli sorrise con felcità.
"Meg?".
Il suo nome uscì dalla sua bocca senza rendersene conto e immediatamente si avvicinò per liberarla dalle corde che le bloccassero le mani, osservando il suo volto ricoperto dal sangue crostificato e carezzandole il viso; il demone si lasciò aiutare e quando Castiel la sollevò da terra e la portò nella stanza fra le sue braccia, potè accorgersi della presenza degli altri quattro cacciatori.
"Ciao Clarence.." sussurrò Meg lasciandosi andare contro il divano, notando con piacere che l'angelo stesse osservando i suoi polsi logorati e sanguinanti, intento a medicarli.
I cacciatori furono sorpresi di trovarla lì, ricordando che l'ultima volta che l'avessero vista fosse stata la sera in cui avessero distrutto Dick Roman e Cas e Dean erano finiti con lui in Purgatorio; quando il demone iniziò con il suo racconto, descrivendo con minuziosità tutto ciò che Crowley le avesse fatto da quando fosse sua prigioniera, raccontando loro dei suoi piani malvagi per trovare la Tavoletta Angelica e di tutto ciò che avesse fatto pur di arrivare al suo fine.
"Non capisco, perchè proprio tu?" chiese Hailey avanzando verso di lei, mentre l'angelo continuò a curarle le ferite con pazienza e delicatezza.
"Perchè io ci sono stata.." rispose Meg facendo spallucce, alternando lo sguardo fino a porlo sulla minore delle sorelle, che rimase appoggiata contro lo stipite con braccia conserte per tutto il tempo. "..con occhi gialli, il tuo paparino Kath".
Katherine sollevò lo sguardo e sbuffò, scuotendo appena la testa ed avanzando dal fondo della stanza fino alla sua direzione, con l'aria più seria che le avesse mai visto. "Chi se ne frega, dimmi subito dov'è questa cripta prima che arrivi Crowley!".
"Rilassati, ho mentito: Crowley non sa dove sia davvero!" esclamò Meg ridendo di gusto ed osservando divertita la sua reazione. "E poi pensavo che mi avresti almeno abbracciata prima, in fondo siamo come migliori amiche dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, no?".
Le allusioni al suo passato sotto l'influenza della Maledizione non la scalfirono, così fece spallucce e si sedette sulla sedia accanto a Dean, sentendo il suo sguardo carico di disapprovazione su di sè. 
"Comunque se Clarence ha finito con le medicazioni, posso portarvi lì.." sussurrò Meg assumendo un tono più gentile, sfiorando la mano dell'angelo e sorridendo. "Sai, appena tutto questo sarà finito potremmo..".
"Non voglio sentire!" esclamò Hailey portandosi le mani alle orecchie e roteando gli occhi per l'impazienza. "Adesso andiamo?".


 
Il viaggio fu molto veloce e la luce del giorno lasciò spazio al buio della notte quando arrivarono nel luogo indicato dal demone, che rimase per tutto il tempo seduta fra le due Collins sui sedili posteriori, lamentandosi per come stesse stretta e suggerendo al maggiore di cambiare auto in favore di una più grande e comoda.
Si presentava come un edifico abbandonato, dal tetto basso e con degli infissi molto antichi, indice che nessuno fosse solito fare manutenzione a quel posto; scesero dall'auto e si avvicinarono fino all'ingresso, finchè Dean passò delle bombolette spray al fratello e a Katherine, che lo guardarono con aria confusa.
"Vuoi che diamo una rimodernata alla cripta? Non sono io l'artista della famiglia!" esclamò la donna ridendo nervosamente, porgendola indietro con decisione ma l'uomo non l'accettò.
"Che stai cercando di dire?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia ed avvicinandosi di qualche passo in quel cortile umido e buio.
"Non verrete con noi, ci serve che qualcuno protegga Meg.." rispose Dean sospirando, sostenendo lo sguardo dei due con aria perentoria.
"Beh, proteggila tu!" esclamò Katherine sentendo la rabbia crescere dentro sè e sbattendo senza forza la bomboletta contro il suo petto, prima di superarlo con tutta l'intenzione di entrare nell'edifcio.
Il maggiore fece un movimento veloce, riagganciandola dal braccio e portandola indietro con forza, facendola voltare nella sua direzione con aria severa. "Aspetta!".
"Stiamo cercando di proteggervi.." sussurrò Haiely avanzando ed alternando lo sguardo fra loro. "Sam, stai affrontando le prove e non sei nelle condizioni più adatte per un combattimento, e tu Kath.. Cas non avrà potuto guarire la tua parte demoniaca, ma io mi preoccupo per la metà umana".
"Ragazzi.." rispose Katherine con aria quasi arrabbita, scuotendo il capo e sospirando quando alternò lo sguardo fra i due ed osservò il modo in cui li osservassero con aria perentoria; sbuffò ed incrociò lo sguardo con il minore dei fratelli, trovando sù la sua stessa aria rassegnata, cosciente però che avessero ragione. "Ok, cosa volete che disegnamo?".
Il maggiore sorrise nella loro direzione e gli mostrò i simboli disegnati da Castiel in auto, che avrebbero potuto tenere fuori dall'edifcio qualsiasi demone e qualsiasi angelo che avesse avuto l'intenzione di entrare e bloccarli; Sam afferrò il foglio controvoglia, ma capendo perfettamente le ragione che spingessero suo fratello e la sua ragazza ad agire in quel modo, sotto gli occhi attoniti del demone che rise sotto i baffi, mentre Katherine non li guardò neanche, voltandosi direttamente verso l'edificio con un sospiro.
Li osservò entrare ed insieme a al minore iniziò a disegnare quei simboli strani, così come Meg che decise di aiutarli con entusiasmo, dicendo che quello fosse il modo perfetto per farla pagare a Crowley, tenendolo lontano da ciò che volesse veramente.
Dopo qualche minuto Sam si allontanò di qualche passo in più, arrivando quasi al secondo prospetto dell'edificio per circondarlo completamente con quei simboli ed avere una maggiore sicurezza; Katherine sbuffò, abbassando per qualche secondo il capo avvertendo una forte fitta alla testa e al basso ventre, pensando che la lotta con i demoni l'avesse davvero compromessa quella volta e si piegò quasi su se stessa per il dolore, trovando aiuto sul muro davanti a sè al quale si aggrappò.
"E' uno schifo essere trattati come principianti nonostante si sia così potenti, eh?" chiese Meg sarcasticamente con un sorriso sul volto, osservandola raddrizzarsi completamente e fingere di stare bene. 
La donna si sentì quasi offesa da quell'osservazione e la osservò per un breve momento, per poi tornare ad ultimare il proprio simbolo. "Chiudi il becco".
Meg sorrise ancora e si morse il labbro, sapendo che in altri tempi non avrebbe mai cercato di parlare con una sua eterna nemica, ma in quell'occasione si sentì spinta a farlo, annebbiata forse dai due anni di tortura dai quali fosse reduce.
"Sai, mentre ero prigioniera ho sentito delle voci" disse il demone sospirando, fermandosi dal disegnare quei simboli e mettendo giù la bomboletta. "Che la figlia di Azazel si fosse alleata con il Re dell'Infero per ritrovare il suo amore".
La donna la ignorò e continuò il suo intento, sentendo Meg aggirarsi alle sue spalle per poi appoggiarsi al muro accanto a sè, fissandola con un sorriso sul viso. "Tuo padre ha sempre pensato che un giorno lo avresti reso fiero di lui, ma quando sei guarita dalla Maledizione abbiamo tutti pensato che fossi tornata sulla retta via, così ho pensato: Katherine Collins e Crowley? Ero abbastanza scioccata, ma poi ho sentito il vero gossip".
La cacciatrice continuò a far finta che non esistesse, ultimando il simbolo ed adagiando la bomboletta per terra, osservando la parete ultimata e piena di quei simboli che avrebbero tenuto fuori interi eserciti di entrambe le fazioni, e mise le braccia contro i fianchi, sospirando e chiedendosi se Dean, Hailey e Castiel stessero bene e se avessero già trovato la Tavoletta.
"Ho sentito che l'ultimo Cavaliere rimasto in vita strepitasse per trovare qualcuno, nonostante fosse seppellito senza testa da ormai qualche mese" disse Meg facendo spallucce e serrando la braccia al petto, osservando per la prima volta lo sguardo preoccupato della donna incrociare il suo e poi voltarsi a cercare Sam, che trovò ancora molto lontano perchè potesse aver sentito. "Tranquilla, lo so che non vuoi che Dean e tua sorella abbiano un altro motivo per trattarti in maniera diversa, non lo dirò a nessuno".
"Che cosa sai?!" chiese Katherine serrando la mascella e stringendo la sua lama angelica fra le mani, pronta ad uccidere anche lei se fosse stato necessario.
"Che tu ci creda o no, voglio solamente aiutarti".
"E come potresti farlo, mmh?".
Meg si morse un labbro ed avanzò di qualche passo, notando come Sam fosse ancora lontano per poter udire la loro conversazione. "Un Cavaliere non si può fermare così: sarà anche senza testa, ma riesce a comunicare con i demoni con la mente, dicendo loro che chiunque ti porterà da lei, viva o morta, sarà il suo comandante in seconda".
Katherine lasciò che la sua bocca si aprisse con stupore, continuando a chiederesi perchè fosse proprio lei il bersaglio di un demone che non avesse nemmeno mai incontrato di presenza, e lasciò trasparire le sue emozioni. 
"Hai paura, fai bene perchè Abaddon è l'essere più crudele che gli inferi abbiano mai sputato fuori.."sussurrò Meg sospirando e facendo spallucce, accennando un sorriso amaro. "Forse potresti ucciderla, ma avrete bisogno di una lama speciale e di un marchio, oltre che di qualcuno disposto a portarlo".
"Ma di cosa stai parlando?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia con confusione e non riuscendo più a seguirla.
Il loro discorso fu interrotto quando udirono delle urla provenienti dalla loro sinistra, notando una figura possente atterrare proprio di fianco a loro: la cacciatrice sgranò gli occhi e corse nella sua direzione senza esitare, capendo immediatamente che si trattasse di Sam, che fosse stato appena scaraventato via da una forza invisbile.
SI chinò per terra e gli prese il viso fra le mani, notando del sangue colare giù dal suo labbro inferiore come se avesse appena ricevuto un pugno in pieno viso da qualcuno che ancora non riuscisse a vedere. "
Sam? Sam? Guardami!".
La donna tornò finalmente a respirare quando lo vide aprire gli occhi e reagire al suo tocco, tirandosi a sedere e fissandola in maniera disorientata, ricordando immediatamente cosa fosse appena successo. 
"Bene, bene, bene: la mia alce, la mia puttana e la mia traditrice preferita!".
I tre si voltarono nella direzione della voce, capendo immediatamente che si trattasse di Crowley, osservandolo avanzare verso di loro con aria sorridente e compiaciuta.
"Non c'è niente per te qui, dovresti andartene" disse Meg sorridendo, afferrando la lama angelica che Katherine avesse fatto cadere a terra prima per raggiungere il suo amico sofferente disteso sul suolo.
"Ti fai proteggere da loro adesso, Meg?" chiese Crowley sorridendo beffardamente, avanzando e guardandola con disprezzo, arricciando il naso in una smorfia divertita. "Sai, non pensavo che un demone potesse cadere tanto in basso".
Meg sostenne lo sguardo con un sorriso, conscia che la sua vita fosse ormai arrivata al capolinea e che non sarebbe riuscita a cavarsela con battute sagaci, ma le stava bene, pensando che mai sconfitta sarebbe stata più dolce se i quattro cacciatori e l'angelo fossero riusciti ad andare via dal quel posto con la Tavoletta e senza un graffio.
"Katherine, prendi Sam e scappa!".
La donna si voltò nella sua direzione con aria confusa, aiutando però il ragazzo ad alzarsi permettendogli di fare leva con le braccia sulla sua schiena malridotta e facendo si che mettesse un braccio attorno alle sue spalle per aggrapparsi. "Perchè?".
"Perchè ho un conto in sospeso con questo figlio di puttana e l'amore non è riservato solamente a voi demoni.." sussurrò Meg sorridendole sinceramente ed annuendo, facendole capire di andare via senza voltarsi a cercarla. "Salva Castiel al posto mio".
Katherine si sentì quasi in colpa a lasciarla lì e scambiò un'ultima occhiata con il demone per poi farle un cenno di ringraziamento con la testo: afferrò saldamente Sam e si voltò, correndo insieme al ragazzo dentro l'edificio per recuperare il resto della squadra e filarsela prima che Crowley finisse con lei e passasse a loro; si addentrò dentro la cripta piena di oggetti antichi e impolverati, trovando Hailey e Dean con aria distrutta e delusa, ma lo ignorò e gli andò incontro.
"Dobbiamo andare, adesso!".
I quattro si apprestarono a correre insieme a loro e Dean liberò Katherine dalla presa possente di Sam, che iniziò a sentirsi meglio nonostante il demone lo avesse colpito alla testa, e corsero all'esterno verso l'Impala; non appena vi entrarono tutti e quattro si voltarono in tempo per osservare Crowley uccidere Meg, pugnalandola con la lama angelica dritta al petto con un sorriso per poi lasciarla cadere al suolo freddo come se fosse fatta di carta, ed in quel momento il maggiore premette il piede sull'acceleratore, facendo sgommare l'auto e fuggendo il più velocemente possibile da quel luogo, lasciando che il demone li vedesse scappare via.


 
 
"Sto bene.." sussurrò Sam sorridendo teneramente nella direzione della donna che iniziò a suturare il taglio sulla tempia del ragazzo, costringendolo a bere e a mangiare qualcosa che lo potesse far sentire meglio e compensasse la perdita di sangue.
"Questo lo deciderò io!" esclamò Haiely con aria seria, intenta a medicare le sue ferite e a chiuderle, prima di rispondere al sorriso e lasciare che il ragazzo la condusse fino a farla mettere a cavalcioni su di sè.
Sam le sfiorò il viso con dolcezza sospirando appena, guadandola come se stesse osservando la cosa più preziosa del mondo ed avvicinò i loro volti, unendo le loro labbra e baciandola con lentezza, facendole sentire quanto fosse grande l'amore che provasse per lei; sapeva quanto fosse spaventata all'idea di perderlo, ma voleva che si tranquillizzasse perchè non aveva alcuna intenzione di andare via.
Sarebbe rimasto, ce l'avrebbe fatta e sicuramente le avrebbe dato la vita che meritasse, nella quale non avrebbe mai più dovuto cacciare ne avere paura di un attacco.
Dei passi li fecero allontanare di qualche spanna, ma nessuno dei due distolse lo sguardo dagli occhi dell'altro e non si mossero, pensando all'unisono a quando nulla di tutto ciò sarebbe più stato interrotto dall'intrusione di uno dei loro fratelli.
"Oh scusate.." sussurrò Dean entrando nella sala senza aver prestato troppa attenzione, voltandosi subito di scatto e portandosi le mani agli occhi con un sorriso sul volto, facendoli ridere.
 
Hailey si alzò dalle gambe del ragazzo dopo avergli dato un ultimo bacio veloce e rise, sorpassando il maggiore e facendogli segno con la testa di andare dal fratello, e Dean la guardò con un sorriso dirigersi verso la cucina, nella quale si trovasse Katherine e dalla quale stesse cercando di scappare ancora una volta.
Il maggiore si avvicinò al fratello con passi pesanti e si sedette accanto a lui con una birra in mano, bevendone qualche sorso ed appoggiando le gambe al tavolo, sotto gli occhi incuriositi ma sorridenti del cacciatore con un piccolo cerotto sulla tempia.
"Stai bene?" chiese Dean piegando appena la testa di lato e studiando il volto del fratello, per poi sorridere con ironia. "La dottoressa Hailey è riuscita a guarire le tue ferite?".
"Oh, ma sta zitto!" esclamò Sam ridendo di gusto, passandosi una mano sul petto e facendo spallucce. "Sto bene, davvero. E tu?".
"Non sono io che ho preso una botta in testa" rispose il maggiore sorridendo amaramente, bevendo distrattamente qualche altro sorso di birra.
Sam lo osservò per qualche secondo e notò sul fratello quell'espressione che Dean metteva su ogni qualvolta cercasse di nascondere qualcosa a qualcuno, quando voleva a tutti i costi tenere lontano da sè tutto ciò che lo facesse stare bene pur di non affrontarlo e farci i conti; il minore aveva visto quell'espressione sul volto del fratello in casi davvero rari, ma mai per qualcosa che riguardasse la sua vita privata. "Sai che penso? Che se papà fosse qui ti prenderebbe a calci in culo".
Ci mancò poco che Dean si strozzasse con la birra perso per com'era con lo sguardo dietro a qualche pensiero, rischiando che gli andasse di traverso e non aspettandosi proprio quella frase improvvisa del fratello, usata con tanto di tono di chi stesse per fare una paternale.
"Sei proprio patetico: affronti angeli, demoni e mostri di qualsiasi genere, ma hai paura di affrontare Katherine?".
"Senti Sam, non sai tutta la storia quindi.." iniziò il maggiore con espressione insofferente di chi volesse lasciar perdere il discorso e parlare di altro, ma il fratello lo interruppe bruscamente e lo guardò con aria seria.
"Di certo non è il tempo a mancare!".
Dean lo guardò per qualche secondo negli occhi con espressione seria e scocciata, pentendosi di avergli accennato l'argomento durante il caso, e poi scosse la testa ed abbassò lo sguardo sulla bottiglia di birra, iniziando a rigirarsela fra le mani senza cercare di bloccare quel vuoto crescente dentro il petto.
"Ok Sammy, vuoi sapere la verità? La sera del compleanno di Judith quando ci siamo ubriacati, beh siamo finiti a letto insieme e abbiamo fatto del sesso che .. woow.." sussurrò il maggiore sollevando lo sguardo sul fratello e sorridendo come un ebete a quei ricordi così piacevoli e belli, chiudendo per qualche momento gli occhi e ricordando ogni momento in cui avesse toccato ed assaporato le labbra ed il corpo della ragazza, sentendo un brivido invadergli la schiena e farlo sospirare lentamente. Dopo qualche secondo aprì gli occhi e il suo sguardo cambiò, diventando più serio ma mantenendosi sull'ironico. ".. e poi potrei averle chiesto di sposarmi e lei potrebbe aver detto di si".
Sam soffocò una risata e continuò a guardarlo e ad ascoltarlo ma pensando che stesse raccontando una delle sue storielle per evitare il nocciolo della questione e lo guardò in attesa che iniziasse il racconto seria, ma poi lesse nel fratello una serietà che non avrebbe mai accostato ad una menzogna, così sgranò gli occhi e lasciò che la sua bocca si aprisse per la sorpresa, rendendosi conto che le sue parole fossero del tutto vere.
Il minore continuò a guardarlo negli occhi, leggendovi anche una sofferenza che avrebbe potuto cancellare parlando con la donna e cercando di risolvere la situazione che si fosse creata.
"Non ne avete ancora parlato" disse Sam aggrottando le sopracciglia e deglutendo velocemente, tirandosi a sedere meglio sulla sedia ed osservandolo con sguardo attendo.
Dean fece spallucce e sospirò scuotendo la testa, bevendo un altro sorso di birra e stringendo il pugno della mano sinistra con nervosismo. "No e non lo faremo".
"Mi sembra stupido; tutti e due lo siete in effetti!" esclamò Sam incrociando le mani sul suo petto e appoggiando i gomiti alle sponde della sedia, chiedendosi perchè fra suo fratello e la ragazza fosse sempre tutto così complicando. "Vi ho osservati durante la caccia: sai che lei ti guarda solamente quando tu non stai guardando, e tu la guardi quando lei non sta guardando? Vi siete parlati solamente perchè è stata ferita, altrimenti non avreste proferito parola. Dovete parlare prima di perdere quello che avete".
Il maggiore ascoltò con attenzione le parole del fratello e sospirò, distogliendo lo sguardo e tornando a giocare con la sua bottiglia di birra quasi finita, che fece oscillare notando quanto ne restasse ancora poca; scese i piedi dal tavolo, sentendosi tremendamente amareggiato per quel discorso e si alzò sotto gli occhi interrogativi del fratello. 
Gli passò la bottiglia e gli diede una pacca sulla spalla, non riuscendo a trovare le parole adatte per rispondere al suo discorso, e passò avanti dirigendosi nella stanza che condividesse con Katherine, sperando di non trovarla all'interno e di mettersi a letto ed addormentarsi prima che lei entrasse, e di sgattaiolare fuori l'indomani mattina prima che lei si svegliasse per evitare qualsiasi contatto imbarazzante fra di loro.
Superò la cucina con un sospiro e vide le tre sorelle intente a parlottare fra di loro e a cucinare qualcosa sporcando ogni utensile che avrebbero potuto utilizzare, e per un breve istante osservò Katherine sorridere felice come non la vedeva da tempo; sorrise a quella visione e poi andò via senza farsi sentire dalle donne, dirigendosi verso la sua stanza con i pensieri che decisero di non abbandonarlo, divorandolo dall'interno.
Si chiuse la porta alle spalle e posò il suo borsone sul letto, intenzionato a disfarlo e a rimettere tutti i vestiti nell'armadio quando sospirò rumorosamente e si sedette accanto ad esso, facendo si che il suo sguardo vagasse per la stanza fino a perderlo nel vuoto, lasciando che i ricordi di quella sera lo inondassero senza opporre resistenza.
 
"Dammi la Tavoletta, Dean.." sussurrò Castiel con una strana espressione sul volto, piegando gli angoli della bocca in un sorriso maligno.
Il ragazzo e la cacciatrice si scambiarono una rapida occhiata all'interno di quella cripta, capendo immediatamente che ci fosse qualcosa che non andasse nell'angelo e Dean passò la Tavoletta alla donna, costringendola ad indietreggiare e a mettersi dietro di lui per proteggerla e fargli scudo con il suo corpo. "Ti senti bene, Cas?".
"Sto bene. Adesso dammi la Tavoletta Angelica e lascia che la porti in Paradiso" rispose Castiel avanzando di qualche passo ed osservando con aira indifferente.
"Dobbiamo portarla a Kevin, lui la tradurrà lo sai.." sussurrò Hailey osservandolo da sopra la spalla del cacciatore, aggrottando le sopracciglia.
L'angelo sospirò rumorosamente e sollevò un sopracciglio, lasciando che dalla sua manica uscisse la sua lama angelica e la puntò nella loro direzione con espressione seria, ed ai ragazzi sembrò di vedere il Castiel che avessero incontrato molti anni prima, del tutto distante dall'umanità e dallal libertà di pensiero.
"Ti sta controllando ancora, vero? E' Naomi che ti ha chiesto di farlo?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e serrando la mandibola, chiedendosi perchè non glielo avesse detto prima e non si fosse lasciato aiutare.
"Vuole che vi uccida e che le porti la Tavoletta" replicò Castiel stringendo la lama e cercando con tutta la sua forza di volontà di fermarsi, non riuscendo però a reprimere le voci nella sua testa. "Ci provo, ma non riuscirò a fermarmi".
Dean vide la ragazza fare qualche passo avanti e si scambiarono un'occhiata: entrambi volevano bene all'angelo, entrambi avrebbero fatto di tutto per salvarlo ed aiutarlo, ma se la Tavoletta Demoniaca lasciasse delle indicazioni per chiudere le porte infernali, non si sarebbero lasciati sfuggire l'occasione di decifrale quella Angelica.
"Ok, perchè non ci calmiamo un pò e cerchiamo di trovare una soluzione?" chiese il cacciatore sforzandosi di sorridere e facendo un passo avanti con l'unica intenzione di coglierlo di sorpresa e metterlo KO per potersi mettere in salvo, ma non si aspettò che Castiel avesse formulato lo stesso pensiero.
L'angelo fece un balzo avanti colpendolo con il retro della sua lama dritto in faccia, spaccandogli lo zigomo e facendolo barcollare all'indietro fino a farlo cadere ed inginocchiarsi davanti a lui con aria disorientata, e poi gli afferrò saldamente il braccio sinistro e lo girò con forza fino a spezzarglielo, sentendolo urlare di dolore senza però riuscire a fermarsi.
Hailey gli urlò di fermarsi, lasciando cadere la Tavoletta sul pavimento ed avventandosi su di lui per bloccarlo, ma l'angelo la colpì allo stomaco con un pugno, facendole mancare il respiro e facendola cadere rovinosamente al suolo.
Castiel si voltò verso il ragazzo dolorante ed ancora in ginocchio, intento a tenersi il braccio rotto con quello sano e ad osservare la donna provare a rialzarsi ma con scarsi risultati, e tornò a colpirlo in viso, ancora ed ancora, non fermando quella furia omicida che gli fosse stata impartita da Naomi che non aveva mai smesso di giocare con la sua mente neanche a distanza.
Non gli bastarono le urla di Hailey che lo pregarono di fermarsi, nè quelle di dolore del cacciatore il cui viso si tinse di sangue che prese a colare dalle numerose ferite agli zigomi, al naso e alle labbra spaccate: Castiel continuò finchè il ragazzo non avesse più fiato in corpo per rispondere e chiedergli di fermarsi.
Lo lasciò andare solamente per prendere la sua lama angelica caduta precedentemente al suolo, e tornò su di lui afferrandolo per il colletto della giacca e sollevandolo dal pavimento con sguardo vitreo ed impassibile.
"Cas, siamo una famiglia. Non farlo, abbiamo bisogno di te.." sussurrò Dean con un filo di voce, tenendosi alla sua mano come se fosse un salvagente in pieno oceano. "Io ho bisogno di te".
L'angelo lo guardò negli occhi con la stessa indifferenza di prima, ma esitò quando vide le mille immagini e i mille ricordi che avesse condiviso con i Winchester e con le Collins scorrere davanti i suoi occhi senza controllo, ricordando finalmente l'amore che nutrisse per loro, amore che gli altri angeli come Naomi non conoscevano e non avrebbero mai conosciuto; lasciò andare la sua lama aprendo la mano ed osservandola cadere a terra senza esitazione. Lasciò che il ragazzo scivolasse al suolo liberandosi dalla sua presa e si diresse verso la Tavoletta, notando come Hailey si stesse rialzando pronta a fermarlo, ma non appena la toccò una grande e forte luce irradiò la stanza ed il corpo dell'angelo, che prese a brillare come i caratteri incisi su di essa; quando i due cacciatori riuscirono ad aprire gli occhi e tornarono finalmente a vedere notarono Castiel avvicinarsi a Dean e toccarlo con due dita sulla fronte, guarendolo completamente e permettendogli di rialzarsi senza alcun dolore, scusandosi poi con lo sguardo con entrambi i ragazzi.
"Allora è finita? Non ti controlla più?" chiese Hailey azandosi nonostante il dolore, aggrottando le sopracciglia e muovendosi velocemente per raggiungere Dean, il quale allungò un braccio e la strinse a sè, come a volerla proteggerla nel caso l'angelo fosse caduto in un'altra crisi violenta.
"No, la Tavoletta deve aver interrotto il legame.." sussurrò Castiel rigirandosela fra le mani con aria stupefatta, riuscendo a sentire quanto potere emanasse e quanto lo facesse sentire immortale ed impossibile da sconfiggere. "Ma adesso devo proteggerla".
"Dal Paradiso?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia ed osservando l'angelo sollevare lo sguardo nella loro direzione con incredulità, chiedendosi come facessero a non aver ancora capito. 
"Si, e da voi".
Dopo quella frase l'angelo sparì dalla cripta, lasciandoli da soli a guardarsi attorno, a maledirlo per non essere riusciti a fermarlo dall'andare via con la Tavoletta.
 
La porta della stanza si aprì d'improvviso e Dean quasi sobbalzò per quanto fosse rimasto paralizzato a rivivere quell'orribile ricordo, e si voltò nella sua direzione trovando Katherine osservarlo con aria quasi preoccupata e sopracciglia aggrottate per la strana espressione con cui lo trovò, chiedendosi cosa fosse successo; l'uomo la ignorò ed iniziò ad estrarre i vestiti dal suo borsone e a riporli con cura nell'armadio con ante scorrevoli che stava dalla sua parte del letto.
La donna non disse nulla e si chiuse la porta dietro le spalle con un sospiro, sentendo quel grande vuoto nel petto iniziare a pulsare dentro di sè ed a sentirne quasi il dolore; respirò lentamente e si avvicinò con aria triste, superandolo e sedendosi dalla sua parte del letto, proprio accanto il suo borsone.
Dean fece finta di nulla e si voltò a prendere gli altri vestiti quasi come se non ci fosse, osservandola con la coda dell'occhio abbassare il capo ed incurvare le spalle.
"Mi dispiace! Qualsiasi sia il motivo per cui tu ce l'abbia così tanto con me, mi dispiace tanto Dean" disse Katherine con voce rotta e sollevando lo sguardo dispiaciuto verso l'uomo che le dava le spalle mentre sistemava l'ultimo maglione sopra gli altri dentro l'armadio, che rimase per qualche secondo fermo ad ascoltarla. "Mi manchi e non mi piace questo trattamento del silenzio..".
Dean deglutì a fatica e si voltò dopo qualche secondo, intercettando il suo sguardo ed indugiando su di esso con aria indagatrice: i suoi occhi sembravano davvero dispiaciuti e anche lui sentiva la sua mancanza da impazzire, ma aveva ancora troppa paura di rovinare tutto, così decise di evitare ancora per qualche altro momento il discorso principale. "Mi stai mentendo?".
"Cosa?" chiese Katherine con aria sorpresa, osservandolo con aria interrogativa ma lasciando che lui potesse vedere il suo dispiacere. "A proposito di cosa?".
"Ho visto oggi come quel demone catturato da Cas volesse dire qualcosa prima che tu lo uccidessi, quindi te lo richiedo.." disse Dean mettendo la mano sinistra sul fianco e passandosi il pollice e l'indice dell'altra attorno agli angoli della bocca, fissandola quasi con perplessità. ".. mi stai mentendo?".
Katherine rimase a guardarlo per qualche secondo sforzandosi di non mutare espressione, ma cosciente che lui sarebbe stato l'unico in grado di farle sputare il rospo con una sola domanda; si sentiva così combattuta: detestava l'idea di dovergli mentire, le faceva male doverlo fare proprio con lui, ma allo stesso tempo non aveva alcuna intenzione di farglielo sapere prima di aver raccolto più informazioni possibili, cercando di preservarlo da una preoccupazione che lo avrebbe semplicemente divorato. "No Dean".
L'uomo la scrutò a fondo in quei momenti di riflessione e poi scosse il capo distogliendo lo sguardo, sorridendo amaramente per qualche secondo per poi tornare ad osservarla con aria più di dura ed alzando di molto il suo tono di voce in proporzione alla rabbia che prese a montargli dentro. "Non posso credere che tu mi stia guardando dritto in faccia e mi stia mentendo! Capisco che negli ultimi anni tutto ciò che tu abbia fatto è stato mentire, ma adesso devi smetterla. Non qui, non con la tua famiglia, non con me!".
Katherine si sentì ferita da quelle parole ed aggrottò le sopracciglia, distogliendo lo sguardo e sentendo gli occhi pizzicare; non amava farsi vedere fragile, non da lui almeno, così si alzò di scatto per allontanarsi da lui il più velocemente possibile. "Ed io non posso credere che tu riesca a vedere solo quello che vuoi! Sei arrabbiato perchè hai toppato, mi hai chiesto di sposarti da ubriaco e adesso te ne sei pentito, ok lo posso sopportare, ma smettila di vedere marcio dove non c'è e di dare la colpa a me per tutto ciò che accade!".
Distolse nuovamente lo sguardo e deglutì a fatica, muovendosi velocemente per uscire da quella mini trappola in cui si fosse rinchiusa da sola, accerchita per com'era dalla parete, dal letto e dall'armadio, oltre che dal ragazzo stesso, e proprio quando pensò di essere riuscita ad uscirne, il cervello del ragazzo elaborò le frasi che Katherine avesse appena detto e si mise in mezzo, sbarrandole la strada ed impedendole di uscire, costringendola a guardarlo.
"Riusciresti sopportarlo davvero? Perchè io ci sto provando, ma non ci riesco!" esclamò il ragazzo gesticolando nervosamente ed allargando le braccia.
La donna aprì la bocca per replicare, ma successivamente si accorse di non avere la minima idea di come replicare e di come uscire da quella situazione, così scosse la testa e fece spallucce. "Non ti capisco Dean, non capisco davvero cosa intendi!".
L'uomo roteò gli occhi e sospirò, mettendo le mani contro i fianchi e guardandola con un'espressione dolorosa mista ad una molto arrabbiata. "Non posso passare sopra al fatto che tu mi abbia detto di si e adesso vorresti non averlo fatto!".
"Cosa?!" chiese Katherine portandosi le mani alla bocca per nascondere la risata nervosa che nacque spontanea sul suo viso, sapendo quanto facesse imbestialire il ragazzo, che infatti le lanciò uno sguardo di fuoco. "E' questo il problema? Non è così!".
"E allora com'è?".
La donna sorrise appena e lo guardò con aria più calma, notando lo sguardo confuso del ragazzo che aggrottò le sopracciglia, chiedendosi perchè non lo avesse capito prima. "Se tu lo volessi, lo vorrei anche io".
"Esprimiti in maniera che io possa capire, per favore!" esclamò Dean in maniera acida ed assottigliando gli occhi per guardarla storto.
"Dean, sto solo dicendo che adesso che sono lucida e che lo sei anche tu.. " sussurrò la ragazza avvicinandosi di qualche passo e cercando di trattenere il grosso sorriso che nacque sul suo volto con scarsi risultati, afferrando una delle sue grosse mani ruvide fra le sue. ".. se tu mi facessi la stessa domanda, la mia risposta sarebbe si!".
Il ragazzo serrò la mandibola e si ritrasse appena da quell'affermazione, aggrottando le sopracciglia ed avendo bisogno di almeno un paio di secondi prima di elaborare il significato dietro alle parole della donna, che continuò a sorridergli ed a stringere la sua mano fra le sue con delicatezza. "Stai scherzando?".
"Credi davvero che io non voglia stare con te finchè non saremo vecchi e rugosi?".
Dean lasciò che il suo cuore lasciasse andare tutte l'emozioni ed i pensieri negativi che avesse provato e pensato in tutti quei giorni, immaginando che Katherine si fosse pentita della sua scelta, e si sciolse in un sorriso, avvicinandosi di slancio e sentendo dopo tanto tempo le sue labbra contro quelle della donna, che lasciò scivolare le braccia attorno al collo dell'uomo e godendosi quel momento.
Quando il ragazzo riaprì gli occhi trovò la donna ad osservarlo con aria felice, sfiorandogli il viso e lasciandogli una scia di baci lungo la guancia, e lui la strinse al petto, considerandosi un perfetto idiota per aver dubitato della sua donna.
Sciolse l'abbraccio ma non lasciò la sua mano sinistra, avvicinandosi al comodino ed aprendo il cassetto, per poi estrarre in silenzio un piccolo cofanetto blu e lo guardò per qualche secondo, per poi voltarsi verso la ragazza con un sorriso e porgendoglielo sentendo provenire da lei un leggero imbarazzo.
"Dean.." sussurrò la donna sgranando gli occhi e guardando il cofanetto, per poi spostare lo sguardo spaventato verso di lui, che intuì e sorrise.
"Se hai davvero intenzione di farlo, dovremmo ufficializzarlo così" replicò l'uomo sorridendo, sfiorandole una guancia ed osservando la sua agitazione salire alle stelle, specialmente quando aprì il cofanetto ed i suoi occhi brillarono nel vedere quell'anello. "Kath, vuoi ..".
"Si, si, si!" esclamò la ragazza sgranando gli occhi, facendo fatica a contenere la sua contentezza ed il cacciatore si chiese se avrebbe iniziato a saltellare per la stanza per la felicità. "Ma sei pazzo? Ma perchè l'hai fatto, non era necessario e poi questo anello è..".
"Kath?".
"Mmh?". 
"Stai straparlando.." sussurrò Dean sorridendo, sentendosi davvero pienamente felice per la prima volta in vita sua, osservandola stringere gli occhi per qualche secondo. 
"Lo so..".
L'uomo lasciò la presa sulla sua mano, che aveva preso a stringere con forza per la contentezza, ed estrasse l'anello dalla scatola  che abbandonò con un movimento rapido sul letto, avvicinandosi ed inserendolo al suo anulare sinistro con lentezza; Katherine se lo guardò al dito per qualche secondo con aria stupita, osservando come quel solitario sembrasse essere fatto apposta per la sua mano, e poi spostò lo sguardo sbalordito sul ragazzo.
"Wow, è .." sussurrò la donna cercando le parole ed alternando lo sguardo fra Dean e l'anello, per poi sospirare rumorosamente con un sorriso sentendo la felicità invaderla. ".. perfetto".
Il ragazzo sorrise e si avvicinò di qualche passo, chinandosi su di lei per baciarla e stringerla di più a sè: sentì il cuore scaldarsi e pensò che non avrebbe mai più provato una felicità così grande senza di lei e capendo che finalmente, dopo l'ultima prova di Sam, la loro vita da cacciatori sarebbe finalmente finita.

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Capitolo 29
*** Here comes trouble. ***


Capito 25.
Here comes trouble.


 
Scese gli scalini del bunker reggendo fra le braccia due grosse scatole e respingendo i due ragazzi che si proposero per aiutarlo, rispondendogli con arroganza ed osservandoli con aria da superiore poichè aveva cinquantatre anni, non era certo decrepito, e le tre figlie si guardarono e sorrisero fra di loro; Phil posò le scatole sul tavolo della sala e le scoperchiò, voltandosi verso i ragazzi con aria soddisfatta.
"Et voilà!".  
I cacciatori si scambiarono un'occhiata confusa, non capendo a cosa attribuire quell'aria festante dell'uomo che continuava a sorridere nella loro direzione, e si sporsero ad osservare il contenuto di quelle scatole, notando solamente dei vecchi libri impolverati e dei nastri risalenti almeno agli anni 50.
"Cosa stiamo guardando?" chiese Sam sollevando un sopracciglio, sollevando lo sguardo verso il cacciatore che per un attimo gli ricordò Bobby.
Phil roteò gli occhi e sbuffò, estraendo quei vecchi libri ed i nastri, poggiandoli sul tavolo ed aprendo anche dei diari di alcuni Uomini di Lettere di quel periodo, mostrando loro quanto spesso veniva citata la pratica definita "curare un demone".
"Gli Uomini di Lettere hanno raccolto dati relativi alle possessioni demoniache per oltre trecento anni, ma in questi libri ci sono i casi più rilevati!".
"Ed i nastri?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia ed incrociando le braccia al petto.
"Qui sopra ci sono incisi tutti gli esperimenti che gli Uomini di Lettere facessoro sui demoni" rispose Phil prendendo fra le mani uno dei nastri, facendogli notare cosa dicesse l'etichetta adesiva, poi fece spallucce. "Serata cinema?".
Dean sorrise, speranzoso che dopo tutto quel tempo sarebbero riusciti a capire come poter completare la terza prova, e fece l'occhiolino nella loro direzione. "Prendo il proiettore!".
Il minore iniziò a preparare il tavolo, liberandolo per poter cominciare ad osservare gli appunti e i libri dei suoi precedessori, concentrato per com'era sul finire quell'orrenda faccenda in sospeso, ed Hailey si avvicinò all'uomo, colta anche lei da quello stesso spirito.
Katherine rimase seduta sul bordo del tavolo vicino al padre, mentre Bela iniziò a versare dei bicchieri di Whisly, e si sedette sul tavolo accanto a Sam e ad Hailey.
"Come sta?" chiese Phil abbassando il tono di voce e posando lo sguardo preoccupato sulla figlia più piccola con un sospiro.
"E' tornata dall'Inferno da quasi un mese e mezzo, non sta ancora bene" rispose Katherine facendo spallucce e mettendo le mani sotto le sue ginocchia. "Ma sta migliorando, sta cercando di capire cosa farà con la sua vita dato che non vuole cacciare".
Phil sospirò e si appoggiò al tavolo con le gambe accanto alla figlia, guardandola con aria dispiaciuta e prendendole una mano fra le sue. "Stare con Judith l'aiuta, no?".
"Si, a scuola c'è un posto libero in segreteria e l'ho detto a Bela, ci sta pensando" rispsose la donna facendo spallucce e facendo una smorfia. "Non penso che accetterà, però. Penso che stia solamente aspettando che le porte infernali vengano chiuse per poter respirare e concedersi di ragionare su chi o cosa vuole diventare".
L'uomo annuì, trovandosi d'accordo con la figlia e sospirò, stringendole la mano sinistra che avesse agganciato precedentemente ed osservandola, notando quel grosso anello che spiccasse sul suo anulare e lo sfiorò con le dita, guardandola con aria quasi scioccata. "Cos'è questo?".
Katherine sorrise imbarazzata ed abbassò il capo per qualche secondo, scostandosi i capelli dal viso e mordendosi il labbro prima di voltarsi nuovamente verso il padre. "E' una novità in effetti: volevo dirtelo guardandoti in faccia, non per telefono mentre giravi l'America per trovare questi esorcismi".
"Te l'ha chiesto?".
La donna annuì contenta e rimase ad osservare le innumerevoli espressioni che presero a passare sul volto di suo padre, passando dalla gioia, alla rabbia, alla paura e poi nuovamente alla felicità, fabbricando chissà quali pensieri nella sua mente che lo portarono infine a sorridere. 
"Oh Dio, sono così felice!" esclamò l'uomo annullando la distanza ed abbracciandola forte fra le sue braccia e facendole appoggiare la testa sulla sua spalla, facendo si che vedesse i ragazzi dietro di sè sorridere a quella scena, capendo cosa gli avesse appena detto.
Katherine ricordò la sera di un mese prima in cui lei e Dean lo avessero detto al resto della famiglia, immersi per com'erano fra i mille libri aperti presi dagli scaffali del bunker, e ricordò quanto tutti fossero stati presi dalla confusione, faticando ad intuire se avessero capito male o se fosse solamente uno scherzo.
Ma poi le due sorelle si alzarono dal tavolo della sala dirigendosi nella loro direzione ed abbracciarono entrambi, sentendosi così felici da una notizia del genere, ed anche Sam fece lo stesso, stringendo prima il fratello in un forte abbraccio, congratulandosi con lo sguardo per aver vinto le sue paure ed aver parlato con Katherine, per poi dirigersi verso di lei e sollevarla di peso in una grossa stretta piena di felicità.
Poi osservarono Judith, che fosse rimasta ancora seduta al tavolo e si fermò dal mangiare il suo humburger, e sgranò gli occhi sentendo il cuore battere più forte; aveva sperato sin da bambina che tutto ciò accadesse, ma crescendo ci aveva perso le speranze date le innumerevoli volte in cui li avesse osservati allontanarsi e perdersi, e per qualche momento faticò a comprendere che fosse tutto reale. Ma quando Bela prese la mano di Katherine fra le sue per osservare l'anello della donna e fece i complimenti a Dean per l'ottimo gusto, Judith si portò le mani al viso e sgranò gli occhi, capendo che fosse davvero tutto vero, saltellando per la felicità nella loro direzione ed abbracciando entrambi con le lacrime agli occhi, pensando che finalmente le sue preghiere fossero state ascoltate.
"Davvero? Pensavo che Dean ti piacesse, ma non fino a questo punto.." sussurrò Katherine facendo spallucce e sciogliendo l'abbraccio, guardandolo con aria interrogativa.
"Beh, da quando abbiamo cacciato insieme l'ho un pò rivalutato: è forte, intelligente ed ha una grande forza di volontà quando uno dei suoi familiari è in pericolo" rispose Phill sorridendo e carezzandole la mano. "Pensi che un genitore non voglia un uomo come lui per la propria figlia?".
Il loro sguardo carico di felicità fu interrotto dal fischio rumoroso e prolungato che il maggiore dei fratelli fece non appena uscì dal corridoio per raggiungere la sala con quel vecchio e grosso proiettore impolverato e troppo ingombrante, e ciò fece roteare ed alzare gli occhi al cielo al cacciatore più anziano e fece ridere la figlia, ed attirò l'attenzione di tutti i presenti, intimandoli di posizionare il nastro all'interno per capire se sessant'anni prima avessero davvero capito come curare un demone.
Phil si avvicinò dopo aver passato in maniera dolce la mano sulla schiena della figlia e passò al maggiore dei fratelli uno dei nastri, quello che riportava la scritta St. Louis, 8 marzo 1957; spensero le luci e si sedettero attorno al grande tavolo, osservando il video in bianco e nero partire ed udendo la voce di una donna che si avvicinasse al ragazzo con una macchina da ripresa, inquadrando il giovane prete e chiedendogli se fosse davvero pronto per ciò che sarebbe accaduto da lì a poco.
Dopo qualche momento la donna si mosse con la telecamera, arrivando davanti ad un prete più anziano, padre Thompson, intento a leggere una formula in latino e a bagnare con l'acqua benedetta una donna sulla cinquantina incatenata ed inginocchiata con gli occhi neri; a quella vista Bela chiuse forte gli occhi, mentre milioni di ricordi invasero la sua mente e sospirò rumorosamente, attirando l'attenzione delle sorelle che la videro uscire di corsa dalla stanza e dirigersi probabilmente nella sua stanza.
Il prete continuò, fino a quando la donna urlò più forte e cadde rovinosamente a terra con gli occhi bruciati ed il petto squarciato; la giovane donna che fosse intenta a riprendere sussultò, facendo cadere la telecamera, e nel modo di riprenderla inquadrò per qualche secondo il suo stesso viso, dando il tempo ai ragazzi di riconoscerla. 
"Abaddon?" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia, volgendo lo sguardo verso i due cacciatori che misero su la sua stessa idendica aria sconvolta.
"Quell'Abaddon?" chiese Katherine sgranando gli occhi e perdendo il fiato per qualche secondo, sospirando e dando finalmente il volto ad uno dei demoni che la volessero morta.
"Si.." sussurrò Sam aggrottando le sopraccigla, osservando il video terminare e spegnendo l'interruttore, sfogliando i diari del prete portati da Phil per capire quale fosse l'esorcismo che recitassero nel video. "Hanno cambiato le parole".
Katherine deglutì a fatica, sentendosi abbastanza confusa da quella situazione e scombussolata per via delle immagini e delle urla della povera donna, così spostò la sua attenzione sul pc del maggiore lasciato incostudito accanto a sè: lo aprì e cercò informazioni sui due preti che presero parte all'esorcismo di quella notte, incurante del fatto che i ragazzi stessero cercando di capire qualcosa di più in quei diari.
"Ehi, il prete più anziano è morto nel '58, ma.." sussurrò la ragazza probabilmente interrompendoli, volgendo il pc nella lora direzione e mostrando loro i risultati della sua veloce ricerca. ".. quello giovane vive ancora a Saint Louis".
Phil aggrottò le sopracciglia e lesse con attenzione ciò che sua figlia stesse mostrando, per poi tornare a guardarla con perplessità. "Pensi che valga la pena arrivare fino a lì?".
"Si" rispose Katherine facendo spallucce ed alternando lo sguardo sui presenti, per poi soffermarsi sul maggiore dei fratelli. "Se lo troviamo, potrebbe darci qualche risposta".
"Si, lo penso anche io" replicò Sam  schiarendosi la voce e sollevandosi dalla sedia nonostante gli girasse molto la testa; venne scosso da una serie di colpi di tosse e si coprì immediatamente la bocca piegandosi sul tavolo, notando del sangue sul palmo della sua mano, che nascose dietro di sè nel tentativo di non darlo a vedere agli altri. "Tutte queste cose le abbiamo già viste, abbiamo letto qualsiasi cosa ma non abbiamo avuto alcun risultato, quindi..tanto vale provare".
"D'accordo" concluse il maggiore facendo spalluce, osservando Haiely e Phil per qualche secondo.  "Partiamo fra cinque minuti".
I cacciatori si dispersero per preparare le loro cose prima del viaggio e Hailey si avvicinò al padre con un sospiro ed aria preoccupata, ed istintivamente Phila le sorrise e le passò un braccio attorno alle spalle.
"Stai bene?".
Hailey lo guardò per qualche secondo e sorrise amaramente, incrociando le braccia al petto e toccandosi il collo con la mano destra in maniera distratta. "Si, ma mi preoccupo per Sam".
"Cos'ha che non va?".
"Sono le prove, Phil.." sussurrò la donna facendo spalluce e notò il padre storcere il naso udendo il modo in cui l'avesse chiamato, ma fece finta di nulla. "Lo stanno sfinendo, cerca di non darlo a vedere ma io so come sta. E in più la mia sorellina sta impazzendo, gira per il bunker con delle grosse occhiaie perchè passa tutte le notti ad urlare e ad avere incubi; non so cosa fare".
L'uomo sentì una fitta al cuore sentendo il dolore nella voce di sua figlia, condividendo il dispiacere per Bela: nell'ultimo mese aveva provato a convincerla ad uscire dal bunker ed andare un pò da lui, ma non aveva alcuna voglia di lasciare il posto sicuro e lontano dai demoni in cui si fosse rifuggiata. Phil capì quanto sua figlia si sentisse al sicuro nel bunker, sapendo che nessuna creatura soprannaturale potesse entrare e farle del male, così provò a contattare il capo della Congrega di Cassie per un incantesimo, qualsiasi cosa che potesse aiutare Bela a dimenticare, ma quel genere di incantesimi erano al di sopra delle sue conoscenze.
"Rimango io con lei mentre voi siete via.." sussurrò Phil facendo spallucce e sospirando, sforzandosi sempre di essere forte davanti ai suoi affetti.
La figlia sorrise ed annuì, ripensando a quanto si fosse goduta il tempo speso insieme a suo padre e chiedendosi come avesse fatto a farne a meno per così tanti anni; i tre cacciatori entrarono all'interno della stanza con i loro borsoni con le armi, pronti a qualsisi sorpresa li avrebbe aspettati a St. Louis.
Partirono subito dopo e per tutto il viaggio il minore lesse e rilesse i giornali del prete ed i vecchi casi simili a quello che avessero visto impresso sul quel nastro del 1957, discutendone con suo fratello e con le due donne, cercando di unire le menti e capire un modo efficace per concludere la terza prova.
"Un demone è un'anima corrotta dall'Inferno, così abbiamo provato a lavare via quella macchia nera dalla loro anima" aveva detto il prete per cui fossero partiti e di cui fossero alla ricerca; una volta accolti nella sua chiesa e fatte le presentazioni, il padre capì di potersi fidare e di poter dare loro tutte le informazioni necessarie.
Prima di congedarsi, raccontò loro della notte che fosse descritta nel video visto al bunker in precedenza, dicendogli che il demone non fosse effettivamente morto ma che avesse preso il corpo della giovane ragazza che facesse le riprese, ed immediamente capirono da quanto tempo Abaddon fosse dentro di lei.
Una volta prese tutte le cose inerenti a Padre Thompson, i quattro tornarono in auto e Dean guidò il più velocemente possibile verso il bunker, avendo altri video da guardare e l'ultimo diario del prete da leggere; chiamarono Phil una volta tornati e Bela questa volta non volle neanche provare ad assistere, prendendo Judith con sè e portandola il più velocemente possibile nella sua stanza, dove si chiuse insieme a lei e a Kevin cercando per una volta di parlare di qualcosa che non riguardasse i demoni e l'Inferno.
Il maggiore e Phil osservarono tutti i nastri, trovando quello del 3 agosto 1958, l'ultima ripresa prima che venisse fatto a pezzi due giorni dopo; lo fecero partire e spensero nuovamente le luci, osservando il prete colpire al collo un uomo giovane, iniettandovi all'interno una sostanza rossa e densa.
"E'.. sangue?" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia e sporgendosi sul tavolo per osservare meglio.
"Si, quello di Padre Thompson" rispose Sam sfogliando il giornale nonostante il buio e sospirando. "Si era confessato prima di iniziare, per purificarsi".
Il video continuò a mostrare il prete che insistette con quelle punture, fino ad arrivare alla settima, ed i cacciatori notarono il modo in cui il demone iniziò a reagire, del tutto differente rispetto a quello che avesse quando avessero iniziato.
Gli occhi neri scomparvero e le sue guance furono rigate da numerose lacrime, piangendo e smettendo di oscillare quelle grosse catene che lo tenessero bloccato da mani e piedi; il prete si avvicinò all'uomo e gli prese il viso fra le mani, dicendogli che finalmente fosse riuscito a salvarlo, purificando la sua anima demoniaca.
Recitò un esorcismo in latino, lo stesso che avessero sentito nella registrazione precedente e poi si tagliò il palmo della mano, toccandogli le labbra e facendoglielo ingerire, continuando a ripetere la formula finchè una forte luce proveniente dal suo corpo irradiò la stanza.
Il video si interruppe e Phil si alzò per accendere la luce, trovando su i quattro cacciaotri il suo stesso sguardo perplesso.
"E' tornato umano?" chiese Katherine sgranando gli occhi, fissando ancora l'immagine sul proiettore.
"Vorrebbe dire che ha curato un demone" replicò Dean scuotendo appena la testa e sorridendo stupefatto.
"Possiamo farlo anche noi?" chiese Hailey voltandosi verso il minore con aria interrogativa e confusa.
Sam sfogliò le pagine del diario, annuendo ed accennando un debole sorriso. "Qui c'è tutto: l'esorcismo modificato, il metodo per purificarsi, le dosi del sangue da somministrare".
I quattro si lasciarono sfuggire una risata nervosa, consci che probabilmente quelli fossero le ultime ricerche che avrebbero fatto per il resto della loro vita e si guardarono con un sorriso, mentre Katherine allungò una mano verso quella del maggiore e la strinse con felicità.
"Quindi che facciamo? Attiriamo un demone e ci proviamo?" chiese Dean sorridendo e ricambiando la stretta sulla sua mano, distogliendo lo sguardo dalla ragazza ed alternandolo fra i presenti.
"Possiamo andare ad un incrocio ed evocarne uno" replicò Sam chiudendo il diario ed annuendo.
Katherine li vide concordare ed alzarsi per andare alla ricerca di un demone da curare e pensò che non potesse lasciarsi sfuggire un'occasione come quella, così sospirò e si alzò in piedi. "Credo che l'idea migliore sia quella di non perdere tempo ed usare un demone che conosciamo.. o almeno che conoscete voi..".
I tre cacciatori si voltarono verso di lei aggrottando le sopracciglia e Phil fece lo stesso, rimettendo i nastri all'interno della scatola per evitare che si perdessero.
"Intendo Abaddon".
"Perchè proprio lei?" chiese Dean osservando il modo in cui lo avesse detto, quasi come se volesse nascondere qualcosa.
Katherine sollevò lo sguardo verso di lui e capì che stesse intuendo qualcosa, così cercò di essere il più naturale possbile e sorrise facendo spallucce. "Perchè mi sento male a sapere che sia entrata in quella povera ragazza tanti anni fa, quindi voglio aiutarla!".
Il ragazzo fece una smorfia di approvazione ed annuì, ritenendo quella motivazione più che valida e sorrise. "Ok, allora andiamo a fare il culo ad Abaddon".


 
Quando i ragazzi le avessero raccontato di aver affrontato Abaddon qualche mese prima e che l'avessero seppellita in una cassa con degli incantesimi che la trattenessero, Katherine pensò che l'avessero sotterrata tutta d'un pezzo; quando arrivarono in un vecchio magazzino ed osservò i due ragazzi tirare fuori dall'auto due differenti casse, storse il naso e sul suo viso si dipinse un'espressione disgustata, facendo ridere la sorella che se ne accorse.
Si avvicinò alle casse con un sospiro, chiedendosi se almeno al bunker Phil stesse facendo qualche progresso nel far parlare Bela di tutto ciò che avesse vissuto, e sollevò con cautela il coperchio della cassa più grande, lasciandolo ricadere con velocità quando l'odore di carne putefratta ed in decomposizione arrivò dritto al suo naso.
"Oh che schifo, sto per vomitare" disse reggendosi al coperchio chiuso della cassa e sentendo lo stomaco rigirarsi e il prazo risalire, avendo tutta l'intenzione di abbandonare il suo corpo dopo quella vista e quell'odore così pungente.
Il maggiore, che osservò quella scena alle sue spalle si avvicinò e le passò una mano sul fianco, osservando la sua espressione disgustata con una grossa risata, osservandola fulminarlo con lo sguardo. "Se è troppo per te, puoi sempre aspettare fuori".
Katherine sollevò un sopracciglio e tolse la sua mano dal suo fianco con poca delicatezza e finta offesa, aprendo di colpo la cassa ed ignorando l'odore che le fece tornare quella forte nausea, prese la testa mozzata fra le mani sentendo una sostanza fredda e puzzolente impregnarle le dita. "Io la tengo, tu cuci".
"Davvero?" chiese Dean soffocando una risata, sistemando il suo kit da cucito sul tavolo di quel grande magazzino abbandonato e preparando ago e filo, quasi come se non fosse a disagio nell'avere accanto a sè un cadavere putrescente.
"Adesso!".
Il maggiore si avvicinò, osservando Sam ed Hailey tirare su il corpo senza testa del demone e farlo sedere su di una sedia, iniziando a legarla dalle braccia e dai piedi in maniera tale che non potesse muoversi una volta tornata in vita.
Katherine si avvicinò tenendo ancora quella testa fra le mani con schifo mal celato e la posizionò sul collo, osservando il ragazzo farsi una grossa risata di lei mentre iniziò a suturare i due lembi di pelle del tutto staccati, essendo l'unico a credere che una cosa del genere avrebbe effettivamente fatto tornare in vita il demone. Distolse lo sguardò da ciò che Dean stesse facendo e guardò sua sorella e Sam estrarre dalla guaina il proprio machete e tenendosi pronti ad usarlo.
"A cosa pensate che vi servirà?" chiese la minore osservandoli ed aggrottando le sopracciglia, continuando a reggere la testa.
Senza dare spiegazioni, i due cacciatori mozzarono le mani a quel corpo già abbastanza martoriato e risero osservando la sua faccia; Katherine osservò il sangue, ormai denso e rappreso da quei mesi di morte, scivolare lento e a grumi dal suo corpo, ed il conato di vomito si fece nuovamente largo dentro di sè, sentendo il suo stomaco rigirarsi per l'ennesima volta ed iniziando a sudare freddo, mentre la testa prese a girarle vertiginosamente.
"Stai bene?" chiese Dean con aria preoccupata, ma continuando a suturare il collo del demone, e la vide scuotere la testa e respirare a fatica, diventando immediatamente bianca come un lenzuolo. 
"Katherine?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia, avvicinandosi a lei ed osservando la sua aria confusa.
"Hailey, portala fuori di qui! Subito!" esclamò il maggiore con aria perentoria, dannandosi per aver voluto ricucire lui stesso la testa al collo del demone e non potendola aiutare in quel momento.
La maggiore la prese dal braccio e la condusse fuori, facendola sedere sul cofano dell'Impala e bagnandole il viso con un pò di acqua che trovò nei sedili posteriori, ma dopo qualche secondo la donna si alzò di scatto, allontanandosi dall'ingresso ed arrivando sul lato dell'edificio, tenendosi alla lamiera del magazzino e vomitando tutto ciò che avesse nello stomaco. 
Hailey si apprestò a tenerle i capelli, passandole una mano sulla schiena attraverso il suo giubbotto di pelle nero e la sentì lasciar fuoriuscire tutto il suo cibo, prima di pulirsi la bocca con un fazzoletto e lasciarsi cadere qualche passo più in là sull'erba.
"Ma che è successo?" chiese Katherine passandosi le mani sul viso ed accettando l'acqua che sua sorella le stesse porgendo.
"Stavi per svenire, poi hai vomitato.." sussurrò Haiely sorridendo teneramente ed abbassandosi al livello della sorella, sfiorandole la testa e soffermandosi sulla fronte. "Stai bene?".
Katherine sospirò ed appoggiò la testa all'indietro contro la lamiera, voltandosi a guardarla con aria stanca, ma sentendo le forze tornare a sostenerla. "Non lo so, forse l'essere constantemente in ansia per Bela, per Sam, te, Dean o papà mi sta ripagando così".
Hailey sospirò e le passò una mano fra i capelli, ravvivandoli ed osservando il suo viso tornare ad avere un colorito roseo; capiva le sue preoccupazioni, erano le stesse sue dopotutto. La osservò mettersi in piedi senza alcun problema, tendendo una mano verso la maggiore che la prese senza fare forza su di lei ed alzandosi facendo leva sulle sue stesse gambe.
"Dobbiamo entrare".
La maggiore sorrise in direzione della sorella che si diresse verso l'entrata del magazzino e vi entrò immediatamente, non avendo alcuna voglia di perdere neanche un minuto della cura di Abaddon; quando la videro parlare e sorridere beffardamente, capirono che Dean avesse ragione ad insistere per ricucirle la testa, osservando tutti e tre voltarsi verso di loro.
"Oh, ma ci sei anche tu piccolina.." sussurrò Abaddon facendo l'occhiolino in direzione di Hailey, che si trattene dal darle un pugno in faccia dopo ciò che le avesse fatto la prima volta che si fossero viste. "E tu chi sei?".
Katherine sentì ogni singola fibra del suo corpo farle segno di girare i tacchi e scappare il più lontano possibile dal demone e ciò la stranizzò: non aveva mai avuto paura vicino i demoni, nemmeno quando l'avessero catturata, nemmeno con Lucifero stesso.
Ma tutto ciò che provasse guardando Abaddon negli occhi era pura paura.
Mise su la sua faccia da poker e si avvicinò, arrrivando fino al fianco dei due ragazzi ed inclinando la testa per osservarla meglio con braccia serrate al petto.
"Così tu sei Abaddon.." sussurrò Katherine guardandola con uno strano sorriso. ".. mi aspettavo di meglio. Sei un pò smilza".
Il demone rise di gusto e continuò a guardarla con il suo sguardo penetrante, alternando lo sguardo fra gli altri tre cacciatori. "Ragazzi, avreste potuto farmi conoscere la parte divertente del gruppo prima!".
Dean si avvicinò con fare protettivo, mettendosi accanto a lei ed afferrandole il braccio, tirandola qualche passo indietro ed accertandosi che stesse bene con una rapida occhiata, che ricambiò e sorrise appena.
"Allora, qual è il piano? Uccidermi di noia?" chiese il demone guardandosi attorno e sospirando, adocchiando la cassa in cui si trovassero le sue mani e riuscendo persino a sentirle.
"Prova più con: consacriamo questo posto e ti curiamo" disse Sam sorridendo nella sua direzione, del tutto sicuro di sè e delle sue parole.
"Ooh Sammy, ma io non sono un demone qualunque, sarà difficile!" esclamò Abaddon con aria innocente, rispondendo al sorriso ed inclinando la testa.
"Sappiamo tutto di Padre Thompson" disse Haiely avanzando e sollevando le sopracciglia, fermandosi davanti a lei ed incrociando le braccia al petto. ".. e poi amiamo le sfide!".
Abaddon sollevò lo sguardo glaciale ed agghiacciante nella sua direzione, drizzando le orecchie ricordando quanto il prete le avesse fato filo da torcere. "Ti strapperò il cuore".
"Si beh, buona fortuna con quello" rispose Dean ridendo rumorosamente ed indicando con le sue dita la mancanza delle mani.
Lo scambio di sguardi di fuoco fu interrotto dallo squillo del celllulare di Sam, che aggrottò le sopracciglia quando notò che la telefonata arrivasse dal numero 666, ed immaginò immediatamente di chi si trattasse.
"Crowley?".
"Il Re degli incroci?" chiese il demone aggrottando le sopracciglia e cercando di dimenarsi da quella catene.
"Più dell'Inferno direi!" esclamò Katherine facendo spallucce ed osservandola con aria divertita.
"Allora è vero.." sussurrò Abaddon alternando lo sguardo sui ragazzi e poi soffermandosi sulle due cacciatrici. "Sapete, nonostante fossi senza testa ho sentito tante cose...".
Sam fece segno con il capo ai ragazzi di seguirlo fuori, dove avrebbe potuto mettere il vivavoce ed ascoltare cosa avesse da dire, e quando si incamminarono per l'uscita Dean si voltò verso Katherine che rimase ferma sul posto con aria strana. 
"Qualcuno deve rimanere per sorvegliarla.." sussurrò la donna sorridendo e facendogli un cenno con la testa. "Và".
Il cacciatore annuì, pensando che non sarebbe potuto succedere nulla in pochi minuti, ed uscì con suo fratello ed Hailey, lasciando la ragazza completamente sola con il demone; quando Katherine si rese conto di non poter essere ascoltata od osservata dai ragazzi, si voltò a guardarla e si avvicinò sotto lo sguardo attento del demone, e lentamente afferrò la lama angelica adagiata sul tavolo e la puntò alla sua gola, afferrandola dai capelli rossi e facendole piegare la testa all'indietro.
"Non ho tempo da perdere, quindi parla" disse Katherine stringendo la presa sul demone, che rise di gusto. "Perchè mi vuoi così tanto morta?".
Abaddon si lasciò guidare dalle sue mosse e sentì il collo tirare, ma era solo una sensazione fisica; ciò che davvero sentì fu eccitazione allo stato puro, preda e cacciatore nello stesso luogo a fissarsi occhi negli occhi. "Adesso mi vengono in mente un paio di motivi per cui ucciderti, ma io non ti conosco nemmeno ragazzina!".
"Oh si che mi conosci!" esclamò la ragazza sorridendo appena e facendo scontrare la lama con la sua pelle, procurandole un taglio sui punti cuciti da Dean qualche momento prima. "Hai detto ai tuoi demoni di venirmi a prendere viva o morta, quindi..".
Abaddon si prese qualche secondo per osservarla, aggrottando le sopracciglia e cercando di capire cosa intendesse la ragazza, e quando finalmente mise insieme i pezzi nella sua mente rise nuovamente di gusto. "Sei la figlia di Azazel, vero? Wow, non mi aspettavo che girassi con dei cacciatori".
"Quando torneranno ti renderemo di nuovo umana e allora tutto questo sarà finito!" esclamò Katherine tirando il collo sempre di più ed il demone urlò di dolore sotto i suoi occhi arrabbiati. "Voi schifosi demoni sparirete e non uscirete più dall'Inferno!".
La ragazza la lasciò andare e ripose la sua arma dentro la sua cintura, posizionandosi davanti a lei e serrando le braccia al petto, osservandola con aria di sfida.
"Quindi state intraprendendo le prove?" chiese il demone piegando appena il collo in tutte le direzioni ed avvertendo fastidio, leggendo però la sua espressione interrogativa. "Oh si, so tutto e ti chiedo: chiudendo le porte perderai anche la possibilità di sedere al trono, sei pronta a questo?".
Katherine perse la pazienza e si avvicinò di scatto, appoggiando le mani ai braccioli della sedia e guardandola con odio e rancore, osservando come non si fosse tirata indietro nonostante quel movimento brusco. "Sarò anche la figlia biologica di Azazel, ma sono stata concepita con un'umana quindi non me ne frega un cazzo del vostro trono".
Abaddon la osservò per qualche secondo e sorrise beffardamente, piegando il suo viso e sollevando il sopracciglio sinistro in una smorfia compiaciuta. "Prima di continuare con il tuo patetico discorso sull'amore materno dovresti sapere che, nonostante sia stata sotterrata per un pò, ho sentito le novità".
"Sarebbero?".
"So che usi i tuoi poteri e che la tua sorellina è uscita dall'Inferno".
Udendo che Bela fosse stata tirata in causa, Katherine si sporse verso di lei e l'afferrò per le spalle, avvicinandosi ed osservandola con aria glaciale. "Sei così stupida da minacciare mia sorella proprio adesso?".
Abaddon rise di gusto e piegò la testa all'indietro, scuotendola, per poi tornare a guardarla dritta negli occhi con un sorriso. "No, ma so che c'è qualcosa che non ti ha detto a proposito dell'Inferno, qualcosa che lei e il tuo Dean hanno fatto insieme lì sotto e che si rifiutano di dirti!". 
Katherine la guardò per qualche altro secondo con aria seria, poi soffocò una risata e lasciò la presa su di lei, scuotendo la testa e sorridendo nella sua direzione, divertita dal suo tentativo di manipolazione. "Pensi di poter giocare con la mia testa? Ho attivato una Maledizione, sono stata in vacanza con Lucifero ed il mio padre biologico era il suo tirapiedi, cosa pensi di potermi fare tu?".
La donna le diede le spalle cercando di scrollarsi di dosso quella strana sensazione dentro di sè e camminò verso l'uscita per raggiungere gli altri per capire cosa volesse Crowley in un momento come quello e perchè ci mettessero così tanto, ma quando arrivò a metà strada sentì il richiamo della sua voce, ma non si voltò.
"Lui l'ha torturata: Dean ha torturato e dilaniato la tua sorellina per tutto il tempo passato all'Inferno e ha fatto si che altre anime facessero lo stesso su di lei, insegnando loro a fare a pezzi un'anima" disse Abaddon sorridendo beffardamente ed osservandola fermarsi ma rimanere di spalle, e avrebbe pagato oro pur di vedere la sua espressione. "Se adesso la senti urlare nel sonno, piangere e disperarsi, sappi che la tua sorellina non sta ricordando l'Inferno, ma sta ricordando tutto ciò che il tuo fidanzatino le ha fatto!".
La donna si sentì paralizzata e avvertì la nausea di prima tornare a rivoltarle lo stomaco come un calzino, ma sapeva che i demoni fossero soliti mentire e che non avrebbe dovuto fidarsi; prese qualche respiro profondo prima di voltarsi con la stessa sicurezza di prima e sorridere.
"Non so cosa speri di ottenre, ma non credo ad una sola parol-..".
Il fiato le morì in gola e la paura provata prima tornò a prendere il sopravvento quando vide la scena che le si parò davanti: una delle mani mozzate del demone era risalita dal fondo della cassa per insinuarsi nella bocca del Cavaliere, staccandole il proiettile con incisa la trappola demoniaca che la tenesse vincolata a quella sedia; Abaddon rise di gusto e le sue mani tornarono al suo posto come per magia quando si fu alzata. "Lo so che ti alleni cona la streghetta Cassie, ma adesso è arrivato il momento di fare sul serio..".
Con la sua presa demoniaca invisibile la scaraventò contro la parete di lamiera, facendole sbattere la testa con forza e facendole sanguinare la tempia, per poi iniziare a ridere e facendo qualche passo nella sua direzione con un grosso sorriso entusiasta.
"Sai, vi devo ringraziare per avermi risvegliata, siete stati molto gentili..".
Katherine alzò il viso confuso e sanguinante, osservandola avvicinarsi sempre di più e chiuse gli occhi, ricordando ciò che avesse imparato nell'ultimo mese e mezzo; focalizzò l'obiettivo, incanalò tutta la sua forza psichica verso di esso e lasciò che il potere fluisse attraverso di lei.
Quanddo li riaprì fece un gesto della mano ed il demone venne scaraventato contro uno dei pilastri all'interno del magazzino vuoto, facendole mancare il respiro e facendola cadere a terra; la donna si alzò e le andò incontro, stringendo la presa invisbile su di lei così come strinse il pugno, sentendo il demone urlare.
Si avvicinò al proiettile che si fosse appena tolto dal palato e lo osservò, trovando la trappola ancora integra, così pensò che se fosse riuscita a farglielo ingoiare probabilmente avrebbe avuto lo stesso effetto; avanzò, udendo le sue urla divenire sempre più forti e si chinò su di lei, aprendole la bocca a forza ed inserendo la pallottola, chiudendola di scatto e cercando di farla deglutire.
Il rumore della porta che sbattè la fece sobbalzare e Katherine si voltò nella direzione dei ragazzi, che sgranarono gli occhi appena la videro sanguinante ma intenta a bloccare il corpo di Abaddon con il suo, ma si distrasse e di conseguenza il suo potere si affievolì; il demone sfruttò quell'occasione e la lanciò lontano da sè, facendola sbattere nuovamente controla parete e sputando il proiettile con la trappola incisa, riprendendo fiato e notando i tre cacciatori avanzare verso di lei con i macheti spianati.
Urlò, tirando fuori tutta la sua rabbia per essere stata quasi sconfitta, e strinse il pugno chiudendo i quattro cacciatori in una presa invisibile e ferrea; valutò le opzioni di ucciderli tutti, ma sapeva che non fosse forte abbastanza per affrontarli insieme, non dopo che Katherine l'avesse indebolita in quel modo e, francamente, pensò, un Cavaliere come lei non sarebbe mai riuscita ad affrontare la progenie di un Principe Infernale.
Si lasciò scappare quell'occasione ma preferì non rischiare la pelle, così si smaterializzò, lasciando i ragazzi liberi dalla morsa invisibile, chiedendosi che diavolo fosse appena successo.


 
 
"Quindi Crowley ha rubato la Tavoletta Angelica a Castiel, che potrebbe essere morto, e adesso sta uccidendo ogni 12 ore tutte le persone che abbiamo salvato se non gli consegnamo anche la Tavoletta Demoniaca, ho capito bene?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia, seduta sul tavolo su cui prima ci fossero le casse e sentendo Dean disinfettare e tamponare le sue ferite alla tempia.
"Praticamente il sunto è questo.." sussurrò Haiely facendo spallucce, notando Sam osservare con aria delusa la sedia vuota su cui prima ci fosse seduta ed intrappolata Abaddon.
Il maggiore sistemò un cerotto sulla sua tempia e le sorrise debolmente, conscio però del fatto che avesse per l'ennesiama volta usato i suoi poteri, cosa che non gli andasse troppo a genio; posò una mano con delicatezza sulla sua coscia per richiamare la sua attenzione, incastrandola con i suoi occhi. "Ma come diavolo è successso?".
La minore fece scontrare lo sguardo con quello del ragazzo che rimase davanti a sè con aria preoccupata e gli sorrise teneramente, ma poi le parole del demone rieccheggiarono nella sua mente e il suo sorriso scemò, sentendo l'urgenza di mettere della distanza fra loro. "Si è liberata richiamando telepaticamente la sua mano per estrarre il proiettile, non lo so che è successo Dean!!".
Scese dal tavolo con uno scatto dei reni e si allontanò di qualche passo, ed il ragazzo aggrottò le sopracciglia nella sua direzione, osserandola con aria ancora preoccupata e chiedendosi perchè ci fosse tutto quel nervosismo nella sua voce.
"Stai bene Kath?" chiese Haiely guardandola e notando il suo sbalzo d'umore colossale, aggrottando le sopracciglia.
"Si, basta chiedermelo!" esclamo roteando gli occhi e sospirando rumorosamente. "Abbiamo degli innocenti da salvare, di nuovo!".
"E' una trappola, non possiamo andare" disse Dean sospirando, voltandosi ed usando delle vecchie pezze per pulire dalle sue mani il sangue della ragazza appena medicata.
"Si, ma dobbiamo andare lo stesso" replicò Sam scuotendo la testa e distogliendo finalmente lo sguardo dalla sedia, facendo spallucce. "Ci serve un demone da curare e per ora ne siamo a corto!".

 
 
 
"Come la conoscete?" chiese Hailey appoggiandosi con il braccio alla parete accanto alla finestra su cui Dean stesse disegnando dei simboli antidemone, non staccando lo sguardo da Sam e Sarah intenti a parlare delle loro vite dall'ultima volta che si fossero visti, sollevando un sopracciglio e sentendosi estremamente infastidita. "Insomma, sembrano avere una grossa confidenza".
Dopo aver letteralmente corso per il paese per raggiungere l'indirizzo fornito da Crowley dove avrebbero trovato la terza vittima della sua furia omicida, si barricarono dentro la stanza dell'Hotel di Sarah Blacke, una donna che i Winchester avessero salvato molti anni prima quando ancora non conoscessero neanche Katherine, chiedendosi come Crowley facesse a sapere di lei.
Dean rise di gusto, voltandosi nella sua direzione e scuotendo la testa con divertimento. "Voi donne riuscite ad ingelosirvi anche per una relazione finita da decenni!".
Il viso di Hailey si piegò in un'espressione seria ma arrabbiata, fissandolo con aria glaciale ed avvicinandosi di qualche passo, mettendogli una mano sulla spalla ed osservando la sua aria confusa con un sopracciglio sollevato e le labbra piegate in una smorfia. "Perchè tu come ti senti pensando che Clay abbia messo le mani su Katherine, decenni fa?".
Il sorriso sul voltò del minore scemò, passando su quello della donna che sorrise soddisfatta e gli diede una pacca sulla spalla raggiungendo la sorella intenta a disegnare dei simboli sulla porta e sulla parete, aiutandola a completarne uno.
"Dovresti riposare, hai una brutta ferita alla testa e il tuo corpo non può reggere ancora altro stress..".
Katherine si voltò verso la sorella e le sorrise di cuore, lasciando che le togliesse il pennello dalla mano e che ultimasse il simbolo al posto suo. "Sto bene, ma grazie".
"Allora, vuoi parlare di ciò che è successo oggi?".
"Di me che sarei stata in grado di fermare Abaddon se non mi fossi distratta quando siete entrati?" chiese Katherine appoggiandosi alla parete con le spalle e sbuffando, incrociando le braccia al petto e facendo vagare il suo sguardo fino al maggiore sentendo però le parole del demone le tornarono nella mente per la seconda volta.
"Nessuno di noi pensa che sia stata colpa tua se è riuscita a scappare.." sussurrò Hailey lasciando a terra il pennello e la latta di colore, sorridendole e prendendole una mano fra le sue, stringendola forte e sorridendole teneramente.
"Grazie Hailey..".
Il telefono della stanza squillò interrompendo la chiaccherata delle due sorelle e di Sam con la donna in pericolo, che osservarono l'orologio indicare le 11:59 di sera; Dean rispose dopo aver scambiato una rapida occhiata con il fratello e mise in vivavoce, sentendo la voce beffarda e vittoriosa di Crowley farsi largo nella stanza e raggiungere ognuno di loro, intimando ai cacciatori di consegnargli la Tavoletta o Sarah sarebbe morta da lì a breve.
"Cinque, quattro, tre, due, uno..".
I cacciatori imbracciarono le armi, pronti a colpire qualsiasi cosa sarebbe entrata dalla porta o dalla finestra, ma allo scoccare della mezzonotte Sarah si portò le mani al collo e divenne paonazza, sentendo una morsa invisibile chiuderle le vie aeree ed impedirle di respirare; non appena i cacciatori capirono cosa stesse accadendo e che nessun demone si sarebbe avvicinato loro, iniziarono a cercare il sacchetto di maledizione, squarciando il materasso, spostando il divano e cercando fra i cuscini, frugando fra i cassetti e nel bagno, ma più passava il tempo, più Sarah si dimenava in preda alla mancanza di ossigeno che la fece diventare sempre più debole.
Passò qualche secondo ancora prima che smettesse di opporsi alla maledizione, rilassandosi sul pavimento e lasciando cadere la testa ormai prima di vita su di un alto, guardando con lo sguardo ormai privo di vita proprio il minore; Sam si lasciò scivolare sul pavimento con disperazione e venne accolto da Hailey fra le braccia nel tentativo di consolarlo, mentre Dean spaccò il telefono contro il muro per la forte rabbia appena provata e Katherine si portò le mani al viso nell'osservare quella scena orribile, chiedendosi come avrebbero fatto a fermare Crowley.



 
Il suono della sua voce arrivò alle sue orecchie in maniera ovattata, seduta sul bordo del letto ad osservare Dean disfare il suo borsone e a riflettere su quanto fosse accaduto quella sera, dicendole quanto fosse dispiaciuto per Sarah e per il bambino di un anno e mezzo che avesse lasciato senza madre per colpa di Crowley e dei suoi giochetti sadici; Katherine sentì il suo battito cardiaco rimbombare nelle orecchie e iniziò a respirare in maniera irregolare, fissando un punto davanti a sè mentre le parole di Abaddon presero a rieccheggiare nelle sue orecchie per la terza volta quel giorno.
Sentì il ragazzo chiamare il suo nome e chiederle se lo stesse ascoltando, ma quando aprì la bocca per rispondere ed incrociò il suo sguardo sentì nuovamente quella strana nausea farsi starda dentro di sè; deglutì a fatica e si diresse verso il bagno, aprendo il ribinetto e bagnandosi il viso ed il collo con acqua fredda, traendone giovamento e sentendo il suo battito ed il suo respiro tornare regolari.
"Stai bene amore?".
Katherine si asciugò il viso con la tovaglia e si voltò nella sua direzione con un sospiro, appoggiandosi al lavandino con le anche e cercando dentro di se la forza per decidere se affrontare quella conversazione l'avrebbe portata a qualcosa di positivo.
"Abaddon mi ha detto una cosa oggi: non le ho creduto ovviamente, ma poi.." sussurrò la donna con aria seria ed incastrandolo con il suo sguardo indagatore, serrando la mascella e non pensando che sarebbe mai arrivata ad iniziare una discussione simile. ".. poi ho pensato a come ti sei comportato da quando Bela è tornata: le sei stato così vicino ed io ero così contenta che tu l'avessi perdonata per ciò che ci avesse fatto in passato, perchè sta cercando di cambiare. Ma poi ci ho riflettuto e ho capito che sei tu che stai cercando di farti perdonare da lei".
"Di cosa stai parlando?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia, fingendo di non capire cosa in realtà intendesse e sentendo il suo cuore iniziare a battere più velocemente.
"Penso che tu lo sappia..".
La sua voce uscì come un sussurrò spezzato dal dolore e si tenne al freddo lavandino quando le tremarono le gambe leggendo nei suoi occhi tutta l'ammissione delle sue colpe, riuscendo a malapena a respirare e sentendo la stanza rimpicciolirsi sempre di più, come a schiacciarla.
"Oh mio Dio, allora è vero.." sussurrò la donna sentendo gli occhi pizzicare ed il cuore spezzarsi in piccoli frammenti che le scavassero delle voragini nel petto.
Scosse la testa ed abbassò gli occhi, incapace di resistere a quello sguardo addolorato ed uscì di fretta dal bagno urtando la spalla dell'uomo con la sua con forza per passare e dirigendosi verso la stanza, ma il cacciatore si voltò in tempo per bloccarle il polso con la sua mano destra, facendo si che si voltasse nuovamente verso di sè. 
Dean cercò le giuste parole per una situazione come quella ed avrebbe voluto dire così tante cose, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono, non trovando le parole adatte, ma lasciando che leggesse tutto ciò di cui avesse bisogno nei suoi occhi.
"È stato tutta una bugia" disse Katherine piegando gli angoli delle labbra all'ingiù e scuotendo la testa, sentendo gli occhi pizzicare ed avvertendo delle lacrime bagnarle il viso con prepotenza. "Il nostro rapporto è una bugia".
"No, no, no, non è così Katherine, io.." disse il ragazzo avanzando velocemente e prendendole il viso fra le mani, sentendo un grande dolore al petto di cui avrebbe potuto incolpare solamente se stesso.
"Mi hai mentito per tutti questi anni.." continuò Katherine scuotendo la testa e fissandolo negli occhi con dolore e odio, mentre delle lacrime calde scesero nuovamente dai suoi occhi bagnando le sue mani.
"No, volevo dirtelo ma..".
"Ma cosa?!" chiese la donna alzando il tono della voce e liberandosi della sua presa, facendo qualche passo indietro ed asciugandosi le lacrime. "Hai preferito non dirmi cos'hai fatto a mia sorella per tutto quel tempo all'Inferno?!".
Dean sentì una lacrima scendere dal suo volto e pensò che vedere la ragazza disperata ed addolorata in quella maniera per causa sua fosse peggio delle torture subite all'Inferno, prima che da vittima diventasse carneficie e segnasse a vita Bela.
"Io non.. non volevo che mi guardassi come mi stai guardando adesso..".
Katherine sentì altre lacrime bagnarle il viso ed avrebbe tanto voluto lasciarsi andare e piangere, stringersi contro di lui e dirgli che lo capiva, ma la rabbia prese il sopravvento e scosse la testa, colpendolo con forza con entrambe le mani al petto ed osservandolo indietreggiare. "Bela ha degli incubi per cui urla ogni notte Dean, ogni notte ricorda ciò che le hai fatto!".
"Lo so, ed è uno sbaglio con cui dovrò convivere per il resto della mia vita, ma..".
La donna si voltò, stufa di ascolatre le sue parole, e si diresse verso la porta con tutta l'intenzione di uscire, di andare via da quell'enorme bunker che ad un tratto fosse diventato troppo piccolo per lei e dentro cui non riusciva più a respirare, ma Dean fu più veloce e le si parò davanti nel tentativo di sbararle la strada.
"Levati di mezzo Dean! Non voglio parlare con te, non voglio sentire delle patetiche scuse, non voglio sentire la tua voce, fammi uscire!".
"Katherine non lo avrei mai fatto se non fossi stato costretto e te lo avrei voluto tanto dire, ma.." iniziò il ragazzo scuotendo appena la testa e cercando un contatto con lei, sfiorandole la mano, ma la donna si ritrasse immediatamente.
"No, non è vero! Non me lo avresti detto se Bela non fosse tornata, come hai fatto in tutti questi anni!".
"Kat, ti prego.." sussurrò il ragazzo asciugandosi il viso bagnato e respirando in maniera irregolare, sentendo il suo cuore battere all'impazzata.
Katherine si avvicinò di qualche passo con aria seria, stringendo i pugni e deglutendo a fatica, mentre la rabbia ed il dolore più acuto che avesse mai provato le divorarono l'anima. "Ti ho detto di levarti di mezzo o lo faccio io".
Dean lesse nei suoi occhi una freddezza mai vista prima, faticando a riconoscerla e capendo per la prima volta di averla delusa davvero e probabilmente persa per sempre; non avrebbe voluto lasciarla andare via, ma non poteva neanche tenerla rinchiusa nella stanza contro la sua volontà. Così fece un respiro profondo ed annuì leggermente, spostandosi dalla sua strada ed osservandola con il cuore spezzato prendere il suo giubbotto di pelle, aprire la porta ed uscire fuori.
Chiuse gli occhi per qualche secondo, chiedendosi se quello fosse semplicemente un brutto incubo da cui si sarebbe presto risvegliato trovandola accanto a sè e beandosi del suo calore, ma così non fu,ee quando li riaptì si ritrovò immobile al centro della stanza con un forte dolore al petto.
Non ci pensò un secondo di più ed uscì dalla stanza seguendola per i corridoi, cercando di fermarla e di darle almeno una ragione per restare, ma Katherine aumentò il passo e si diresse nella sala centrale, salendo le scale correndo ed ignorando i richiami del ragazzo e del fratello, oltre che delle sue sorelle e di suo padre che rimasero di sasso davanti ad una scena simile.
I presenti si alzarono in piedi e si avvicinarono a Dean per avere una spiegazione, notando come avesse l'aria distrutta peggio degli altri giorni ed i suoi occhi fossero arrossati dal pianto e dal doloroe; il fratello cercò di confortarlo, cercando di capire cosa fosse successo e come avrebbe potuto aiutarlo, ma il maggiore si voltò verso la sorella minore di Katherine, e Bela capì immediatamente, portandosi le mani alla bocca ed avanzando verso di lui con occhi lucidi.
"Lei lo sa".
Bela non disse nulla, si alzò sulle punte dei piedi e lo strinse a sè, lasciando che si sfogasse e carezzandogli la testa come avesse fatto lui tutte quelle notti in cui lei si fosse svegliata in preda agli incubi, ricordando tutto ciò che le avesse fatto all'Inferno con dolore; Bela gli si era ormai affezionata ed aveva sempre avuto un debole per lui, riconoscendo quanto la sua anima fosse buona e perfetta per sua sorella Katherine.
I presenti li osservarono con aria confusa, non riuscendo a capire cosa succedesse, ma dopo pochi istanti Dean sciolse bruscamente quell'abbraccio sentendo la rabbia e la violenza crescere dentro di sè, e fece per dirigersi nel corridoio colpendo però con forza la parete, spaccando la mattonella e probabilmente anche la sua mano, prima di tornare di corsa nella sua stanza consapevole che la sua relazione con Katherine fosse appena finita.

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Capitolo 30
*** I'm here for you, Brother. ***


Capitolo 26.
I'm here for you, Brother.
 
 
Le luce dei lampioni che illuminavano la notte si riflettavano sui vetri della sua auto durante la sua marcia per le strada del Lebanon, invadendo l'abitacolo e parzialmente il suo viso, sentendo dentro di lei crescere la voglia di aumentare la distanza con la sua famiglia; Katherine si sentì ancora così tradita per ciò che avesse omesso di dirle Dean, portandola a dubitare persino dei suoi sentimenti per lui.
Il loro rapporto era tutta una menzogna, non poteva credere che tutto ciò fosse vero, ma sperava piuttosto che si trattasse di un incubo e che presto si sarebbe svegliata; con tutta l'intenzione di bere fino a dimenticare persino il suo nome, si accostò con l'auto davanti ad un pub sull'interstatale a cui non aveva mai fatto troppo caso.
Scese dall'auto e chiuse lo sportello con forza, come se farlo sarebbe riuscito a farla stare meglio e a scaricare tutta la sua rabbia, e poi prese il tuo telefono fra le mani, notando le diverse chiamate perse dei ragazzi che avessero provato a fermarla dall'andare via dal bunker senza una spiegazione.
Scosse la testa e riaprì lo sportello, lanciando il suo cellulare sul sedile per evitare di farsi venire la tentazione di rispondere ad uno di loro: erano una famiglia, ma ognuno di loro aveva bisogno dei propri momenti di stacco.
Camminò verso il pub notando la quantità di auto posteggiate e non appena entrò l'odore di cibo spazzatura e di alcol arrivò dritto alle sue narici, facendole storcere il naso ed allontanandosi dalla sala ristoro per avvinarsi al bancone bar, dove si sedette ed ordinò il suo bicchiere di Whisky senza neanche prestare molta attenzione al barista che glielo porse con un sorriso.
Lo bevve di colpo, rifiutandosi di sorseggiarlo ed avendo tutta l'intenzione di stonarsi per bene quella sera, e sentì la gola bruciare proprio come voleva; ordinò un secondo bicchiere con un gesto della mano e tenne lo sguardo basso su quello vuoto, lasciando che i capelli ricadessero sulla schiena fasciata dal giubbotto nero di pelle,  quando delle mani femminili le porsero un bicchiere pieno, che afferrò senza neanche sollevare lo sguardo.
"Tesoro, lascia che allievi un po' i tuoi dispiaceri..".
Katherine non prestò caso a quella frase pronunciata dalla barista con voce seducente e continuò ad osservare il liquido scuro nel suo bicchiere, oscillandolo fra le mani, ma notanto con la coda dell'occhio la figura rimanere a fissarla da dietro il bancone.
"Tesoro, non sei il mio tipo.." sussurrò Katherine accennando un sorriso sarcastico e sollevando finalmente lo sguardo verso la barista; sgranò gli occhi e sentì il sangue ghiacciarsi nelle vene, mentre ogni singola parte di lei le suggeriva di trovare un modo per scappare da quella situazione il più presto possibile, specialmente quando la donna sorrise in maniera soddisfatta. "Abaddon..".
"Ciao Katherine.." sussurrò il demone mostrandole i suoi occhi neri, sorridendo e piegando la testa di lato per osservarla meglio quando notò come stesse cercando di intrufolare la sua mano nella tasca del giubbotto per afferrare la sua lama. "Anche se riuscissi a prenderla prima che io ti stacchi il cuore dal petto, non avrebbe effetto su di me: sono un Cavaliere".
La cacciatrice sorrise in maniera sarcastica e lasciò perdere l'idea della lama angelica, guardandosi attorno e pensando che alla fine dei conti non le sarebbe servita: l'aveva già ridotta in fin di vita una volta quella stessa giornata, questa volta non ci sarebbe stato nessuno ad interrompere il suo lavoro.
"Fai la barista dopo mesi di vita sotto terra?" chiese Katherine sorridendo beffardamente, tornando a rilassarsi su quello sgabello e sorseggiando il suo Whisky con spavalderia. "Un po' squallido, non trovi?".
"No, in realtà penso che sia davvero un gran lavoro!" esclamò Abaddon sorridendo entusiasta, facendo oscillare lo sguardo fra gli altri clienti e sui camerieri. "Ti fai un sacco di amicizie".
Uno strano silenzio calò nel locale: la musica smise di suonare, le persone smisero di mangiare, di bere e di parlare, voltandosi interamente verso di loro ed osservandole con gli occhi neri e sorriso beffardo; Katherine fece scattare lo sgabello lentamente per voltarsi ad osservarli uno ad uno, facendo una smorfia insoddisfatta e quasi annoiata, chiedendosi come l'avesse trovata in così poco tempo e come avesse fatto a reclutare tutti quei demoni in quelle poche ore, che ad occhio e croce avrebbero dovuto essere almeno una trentina.
"Oh ma che sorpresa, sono sconvolta dall'imprevedibilità dei fatti!" esclamò Katherine ridendo di gusto, tornando ad appoggiare i gomiti sul tavolo e sorridendo nella direzione del demone. "Sembra che abbiamo compagnia".
"Oggi mi hai quasi uccisa, devo ammettere che mi ha molto irritata!" esclamò Abaddon assumento un'aria seria e scuotendo la testa in senso di dissenso, lasciando ondeggiare i lunghi capelli rossi. 
"Quindi ti presenti con una trentina di demoni pronti a farmi la festa?" chiese Katherine ridendo di gusto e deridendola con lo sguardo. "Mi aspettavo di più da una del tuo livello".
Il demone sorrise con fierezza, appoggiando i palmi delle mani al bancone e facendo appena spallucce. "Oh tesoro, non puoi neanche immaginare cosa ho in serbo per questo pianeta una volta che mi sarò ripresa del tutto dallo scherzo che mi hanno fatto i tuoi amici!".
"E cosa ti servirà per riprendere le forze?" chiese Katherine sorseggiando il suo Whisky e sorridendo in maniera beffarda. "Bere sangue di cucciolo dal teschio di un bambino?".
Abaddon rise e si sporse verso di lei, guardando i suoi occhi per qualche secondo ed irritandosi nel leggervi tutta quella sicurezza e nemmeno l'ombra di paura, pensando che avrebbe fatto meglio a rimediare subito. "Devo solo nutrirmi del potere di qualcuno altrettanto forte".
"Ooh, sapevo che fossi il demone più orribile che l'Inferno avesse generato, ma una parassita? Mi sorprendi" disse Katherine sgranando gli occhi e facendo la finta scandalizzata, pensando però dentro di sè al vero significato delle parole del demone. "Comunque, come sapevi che sarei venuta qui?".
"Pare che la streghetta non vedesse l'ora di tradirti: ha avuto una visione di dove saresti stata e mi ha chiamata.." sussurrò Abaddon facendo spallucce e sorridendo beffardamente, vedendo finalmente una prima crepa nel suo sguardo. "Oh che tenera, pensavi veramente che tu e Cassie foste amiche?".
La cacciatrice sostenne il suo sguardo di sfida e sorrise, non riuscendo a fare a meno di sentirsi tradita da Cassie: avevano passato settimane insieme, durante le quali la strega l'avesse aiutata a sviluppare i suoi poteri e ad imparare a controllali; non poteva credere che l'avesse davvero tradita in quel modo. Scese dallo sgabello con impazienza e lo allontanò di poco da sè con il piede per farsi più spazio, facendo spallucce ed appoggiando le mani al bancone, lasciando che il giubbotto si aprisse e che mostrasse le sue armi all'interno.
"Cominci a stancarmi, quindi iniziamo a fare sul serio!" esclamò Katherine facendo una smorfia sul suo viso, conscia che potesse ucciderla e concludere quel capitolo per sempre, oppure sarebbe morta quella notte, uccisa da quel demone in quel locale. " Vuoi batterti: facciamolo!".
Abaddon rise e si portò le mani alla bocca, scuotendo la testa e guardandola con aria ambigua, come se non avesse capito del tutto fino in fondo quale sarebbe stato il suo piano per lo svolgimento della serata. "No, mia cara usurpatrice, non è quello che voglio fare".
"Usurpatrice?" chiese Katherine roteando gli occhi e sbuffando. "Te l'ho già detto una volta oggi: non me ne frega un cazzo del tuo trono, veditela con Crowley e lasciami fuori da questa storia!".
"Questo è quello che dici adesso, ma so che sotto sotto è quello che vuoi davvero" replicò il demone puntandole un dito contro e divenendo improvvisamente più seria, stringendo poi i pugni per la rabbia. "Io e Azazel avevamo una connessione speciale: conosco la tua famiglia, so che genericamente siete fatti per avere potere. Tu sei stata una bella spina nel fianco per Lucifero, quindi perché non potresti esserlo per me?".
La cacciatrice l'ascoltò attentamente, chiedendosi come qualcuno potesse pensare che lei fosse interessata al trono infernale, proprio lei che in passato fosse stata una delle Cacciatrici del Consiglio e tutt'ora svolgesse quel ruoto a fianco di sua sorella e dei due Winchester.
Fece spallucce e sospirò continuando a mantenere il contatto visivo, mettendosi dritta con la schiena ed incrociando lo sguardo al petto. "Se non vuoi lottare e non vuoi uccidermi, allora cosa vuoi da me?".
Abaddon sorrise teneramente nella sua direzione e per un solo secondo alla cacciatrice sembrò quasi umana; si voltò in direzione di uno dei demoni che avessero continuato ad osservarle per tutta la chiaccherata e gli fece cenno con la testa, per poi tornare a puntare lo sguardo sulla donna.
"Oh tesoro, lo scoprirai presto!".
Katherine non ebbe neanche il tempo di rispondere o di chiedersi cosa stesse facendo quel demone sparito dentro la cucina pochi istanti prima, e fece appena mezzo passo indietro, quando un forte dolore lancinante alla testa la costrinse a piegarsi su se stessa e a portarsi le mani alle tempie, urlando di dolore e non riuscendo completamente ad opporsi con i suoi poteri a tali sofferenze, udendo solamente le risate soddisfatte del demone ed una cantilena ripetuta ancora ed ancora da una voce che non conosceva farsi sempre più vicina: riuscì ad aprire gli occhi per qualche secondo, intercettando lo sguardo di una donna sulla cinquantina, dalla corporatura esile e dai lineamentei fini ed eleganti, con il volto incorniciato perfettamente da dei lunghi capelli rossi e mossi, dopodichè sentì un forte colpo alla nuca e tutto ciò che vide fu solamente il buio.
 
Hailey e Sam continuarono a cercare e a sintonizzarsi con qualsiasi frequenza della polizia locale per cercare di capire dove fosse andata Katherine, poichè le ore continuavano a passare ma della ragazza non vi era alcuna traccia: sapevano che sapesse come coprire le sue tracce, come scomparire per non essere trovata, ed era proprio quello che stesse facendo.
Phil aveva lasciato il bunker subito dopo aver saputo quale fosse il vero motivo che avesse spinto sua figlia ad andarsene, non riuscendo neanche a guardare in viso Dean o Bela, e se ne andò dicendo che avrebbe iniziato a cercare Katherine direttamente sul territorio; non dissero nulla a Judith, che l'indomani mattina si alzò ed andò a scuola come tutti i giorni e non fece troppo caso all'assenza di sua madre o alle facce serie dei ragazzi, e per loro fu un bene.
Quanto a Dean, passò tutto il suo tempo a riempirsi il bicchiere di Scotch seduto al tavolo più lontano dai ragazzi, lanciando di tanto in tanto delle occhiate dispiaciute a Bela e ad Hailey, ma quest'ultima le evitò tutte quante, non sentendosi ancora pronta ad affrontare quella conversazione con lui; gli voleva bene come un fratello, ma lui aveva fatto del male alla sua sorellina, come avrebbero fatto a passarci sopra?
Quando le idee iniziarono a scarseggiare e Sam ed Hailey smisero di cercare per via della mancanza di prove che fossero riconducibili ad un possibile attacco d'ira di Katherine, sentirono qualcuno bussare con forza alla porta di ferro e scattarono in piedi estraendo le loro armi; i due ragazzi si scambiarono un'occhiata e Dean si sporse appena sulla sedia, puntando lo sguardo in alto e sperando che si trattasse di Katherine, mentre Bela si alzò dalla sedia e salì le scale con velocità, pregando di vedere sua sorella maggiore aldilà della porta. 
Rimase delusa quando al suo posto vide una ragazza sui trent'anni dalla carnaggione scura, gli occhi nocciola e dei capelli corvini e ricci, intenta a guardarla con aria davvero dispiaciuta e mortificata.
Bela piegò la testa da un lato osservando bene quella sconosciuta e chiedendosi come facesse a conoscere quel bunker super segreto, ma soprattutto cosa volesse. "Chi diavolo sei?".
"Cassie?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia e mettendo via la sua pistola, così come fece Hailey mentre Dean si alzò e fece qualche passo in avanti, non separandosi però dal suo bicchiere.
"Cassie? La strega Cassie?" chiese Bela ridendo sarcasticamente, ricambiando l'occhiata che la ragazza le stesse volgendo.
"Che ci fai tu qui?" chiese Hailey sollevando un sopracciglio ed osservandola entrare all'interno del bunker, mentre sua sorella si richiuse la porta alle spalle.
Cassie seguì la giovane ragazza che le avesse aperto la porta, che le fece segno di scendere le scale insieme a lei per raggiungere gli altri; la strega si guardò attorno con aria sorpresa, osservando quanto fosse ricco di magia quel posto e riuscendo persino a sentirlo sotto i polpastrelli mentre scendeva gli scalini e sfiorava il muoro ricoperto di simboli invisibilli che avrebbero tenuto lontano persino il diavolo stesso. "Scusate se non ho avvisato, ma ho avuto una visione su Katherine ed era davvero disperata".
Dean soffocò una risata in preda ai fumi dell'alcol e scosse la testa, girandosi dalla parte opposta e tornando a sedersi esattamente nel punto in cui si trovasse prima, bevendo l'ultimo goccio all'interno del bicchiere e vesandosene ancora un po'. "Prova a dire qualcosa che non so già".
Cassie lo guardò stranita, notando come il suo atteggiamento fosse del tutto cambiato rispetto all'ultima volta che lo avesse visto, ed osservò il suo sguardo basso ed i suoi occhi tristi annegare i propri dispiaceri nelll'alcol, conscia che se Katherine fosse stata lì lo avrebbe preso a calci in culo; lasciò scivolare lo sguardo indiscreto su Sam e sulle due sorelle, che scossero appena la testa.
"Non è un buon momento" disse Hailey avvicinandosi alla donna e facendo spallucce.
Sam la seguì dopo aver lanciato un ultimo sguardo al fratello che parve essere interessato più al suo bicchiere che alla visione della strega, e sospirò guardandola con aria confusa. "Cos'hai visto?".
"Non lo so, le mie visioni non sono mai chiare, ma si avverano sempre ragazzi!" esclamò Cassie sospirando, scuotendo la testa e portandosi le mani alle tempie. "Dovete trovarla subito prima che si faccia del male".
"Allora comincia dicendo cos'hai visto su mia sorella!" esclamò Bela mettendo su la sua aria seria e fissandola con sguardo perentorio, e per un breve momento i due fratelli riconobbero la ragazza che avessero conosciuto molti anni fa, prima che finisse all'Inferno.
"E' in un magazzino o in un ospedale abbandonato, con delle catene che le bloccano mani e piedi e la tengono legata ad un lettino" disse Cassie con aria confusa, chiudendo gli occhi e rivivendo la sua visione con terrore. 
Le due Collins e Sam si scambiarono un'occhiata spaventata, sgranando gli occhi e chiedendosi che diavolo le fosse successo, ed in quel momento Dean sollevò lo sguardo dal suo bicchiere per fissarlo su quello della sua ex ragazza, che mai ebbe paura di lui come in quel momento; il maggiore si alzò e lasciò il suo Scotch sul tavolo, avanzando fino in fondo alla sala per arrivare davantti a Cassie.
"Di che diavolo stai parlando?" chiese con aria perentoria e serrando la mandibola. "E' uscita qualche ora fa e stava bene".
La strega sospirò ed incapace di reggere il suo sguardo, lo abbassò sul pavimento, sentendo il petto invaso dal senso di colpa e dal dispiacere, mentre i suoi occhi si tinsero di un sottile strato lucido. "E dopo Abaddon l'ha trovata".
"Come sai che c'entri proprio Abaddon?!" esclamò Haiely sollevando le braccia e sgranando gli occhi. "Insomma non saranno neanche dodici ore da quando è scappata".
"Mi dispiace ragazzi: ha preso mia madre ed io.." iniziò Cassie scuotendo la testa e lasciando che delle lacrime le rigassero le guance, ma venne interrotta da una presa ferrea che l'afferrò dalle braccia e la fece indietreggiare fino a farle sbattere le spalle contro il muro.
Bela le mise un braccio contro il collo, ignorando i richiami dei tre ragazzi dietro di sè, guardando la ragazza con odio e stringendo sempre di più. "Cos'hai fatto?".
"Levami le mani di dosso o sarò costretta ad usare la magia" disse Cassie sostenendo il suo sguardo, sentendo il fiato iniziarle a venire meno.
"Hai venduto mia sorella, strega?!" chiese Bela aumentando la sua presa e digrignando i denti per la rabbia, quando due braccia possenti la bloccarono dalla vita e la trascinarono indietro.
Hailey si mise fra le due donne e le distanziò con le braccia, mentre Sam continuò a stringere Bela per calmarla e Cassie tossì appena nel tentativo di riprendere aria, volgendo il suo sguardo verso Dean che rimase immobile, con lo sguardo fisso al pavimento, incapace di muoversi o di pensare a qualsiasi cosa, non ricordando di essersi mai sentito così disperato in vita sua.
"Adesso calmatevi!" esclamò la maggiore interrompendo il gioco di sguardi di fuoco fra la sorella e la strega, avvicinandosi a Dean e scuotendolo appena dal braccio, che reagì al suo tocco e la guardò negli occhi mostrandole quanto fosse a pezzi; Hailey sospirò e non riuscì a fare a meno di capirlo, così annuì accennando un sorriso e sfiorandogli la spalla con la mano cercando di rassicurarlo, per poi voltarsi verso la strega. "Hai detto ad Abaddon dove trovare Katherine perchè aveva tua madre. Adesso dimmi dove trovare mia sorella e siamo pari".
"Ve l'ho detto: è un magazzino o un ospedale.." sussurrò Cassie scostandosi dal muro ma continuando a tenere una mano sul collo arrossato dalla presa di Bela, che si rilassò contro il petto di Sam e si calmò, sciogliendo la sua presa su di lei. 
"Oh adesso è tutto più chiaro, grazie dell'aiuto!" esclamò la minore facendo una smorfia di disapprovazione.
Sam aggrottò le sopracciglia e si avvicinò appena a Cassie guardandola con aria interrogativa. "Perchè Abaddon vuole Katherine?".
"Perchè è la figlia di Azazel".
"E questo cosa vorrebbe dire?" chiese il maggiore sollevando lo sguardo verso di lei e guardandola con aria confusa.
"C'è una gerarchia all'Inferno, Dean.." rispose la strega facendo spallucce e sospirando, per poi guardare gli altri. "Ve lo spiego dopo, prima posso localizzarla e capire dove si trovi!".
"Beh, fallo subito allora" rispose Hailey seccamente, facendole segno di prendere qualsiasi cosa all'interno del bunker pur di trovare sua sorella. 
"Mi servono degli ingredienti e qualcosa di suo".
"Conosco gli ingredienti per un incantesimo di localizzazione, li abbiamo tutti qui" rispose Bela sorpassandola e continuando a guardarla con aria schifata, prima di dirigersi nel corridoio per raggiungere la stanza in cui tenessero quel genere di cose.
Sam ed Hailey si occuparono di trovare una cartina abbastanza grande su cui comparisse il nome di tutte le città, affinchè l'incantesimo fosse il più affidabile possibile, e Cassie fece scivolare lo sguardo sul maggiore dei fratelli, che aveva preso a guardarla in maniera strana; Dean le si avvicinò di qualche passo, guardandola con uno sguardo indecifrabile e poi la superò, facendole segno di seguirlo. 
Cassie serrò la mandibola e camminò dietro di lui in silenzio dentro quel corridoio, osservando il gran numero di porte e sbirciando dentro ognuni stanza aperta, avvertendo il grande potere che sprigionasse quel luogo che solamente una strega o un essere soprannaturale potesse avvertire; arrivarono davanti ad una serie di porte numerate e dopo qualche altro passo vide il ragazzo aprire una porta, facendole segno col capo di entrare.
"Qui dentro è tutto suo, prendi ciò che ti serve".
La donna osservò quella stanza da letto matrimoniale con un sorriso amaro poichè capì che si trattasse di quella che Dean condividesse con Katherine, e sospirò leggermente capendo che avrebbe tanto voluto trovarsi al suo posto: aveva capito quanto lui l'amasse da quel giorno di tanti anni prima, quando suo padre era morto e si era rivolta a Dean per aiutarla con il pickup fantasma, ma non avrebbe mai immaginato che sarebbe riuscito a conquistarla e a mantenere una storia seria per tutti quegli anni.
Cassie avanzò ed osservò l'armadio aperto, sentendo il profumo della ragazza mischiarsi a quello del cacciatore, mentre con lo sguardo continuò a cercare qualcosa a cui Katherine potesse essere davvero legata e che avrebbe reso l'incantesimo più preciso possibile; notò delle foto appoggiate alla testiera di legno del letto e sorrise amaramente per la seconda volta, osservando i due soggetti sorridere e lasciando che chiunque li osservasse fosse in grado di capire il grande amore che li legasse.
"Perchè se n'è andata da sola?" chiese Cassie sospirando ed aggrottando le sopracciglia, voltandosi ad osservare l'uomo con aria seria appoggiato allo stipite della porta con una spalla. "Quando Abaddon mi ha chiesto di trovarla ho avuto una visione in cui scappava da qui e sembrava così devastata, quindi.. Cos'è successo?".
Dean la osservò con le braccia incrociate al petto e lo sguardo vitreo, come se stesse rivivendo il loop qualcosa che lo avesse davvero ferito e segnato, poi scosse la testa e la guardò con aria perentoria e quasi gelida. "Trova quel dannato oggetto e localizzala, Cassie! L'hai messa tu in questa situazione, adesso la salverai!".
La donna abbassò lo sguardo e sospirò, tornando a guardare la parte della stanza che fosse di Katherine, ed il suo sguardo cadde sul suo comodino, notando qualcosa che le fece aggrottare le sopracciglia; si avvicinò e prese l'anello con un grosso brillante che giacesse lì sopra, chiedendosi come mai non fosse al suo dito ed osservandolo meglio. "Questo cos'è?".
"Esattamente quello che sembra" rispose Dean facendo spallucce, ricordando però come la sera precedente Katerine se lo fosse tolto prima di uscire dalla stanza e glielo avesse consegnato senza neanche guardarlo in faccia.
Cassie sorrise sarcasticamente, tenendolo con indice e pollice e tornando ad osservarlo con un aria circospetta. "Le hai chiesto di sposarti? Tu?".
Per la prima volta da quando avesse messo piedi nel bunker, la strega vide un sorriso sincero attraversare il viso  del cacciatore per qualche momento e lo vide rivivere la scena che probabilmente fosse avvenuta proprio in quella stanza con aria felice; il sorriso di Dean scemò subito dopo e tornò a guardare la strega con la stessa aria affranta di prima. "Non c'è niente che io non farei per lei".
Cassie non fece altro che sentirsi più in colpa e si avvicinò di qualche passo, tenendo ancora l'anello fra le mani e mostrandoglielo con un sorriso. "Lo sai che diamante hai regalato alla tua ragazza, Dean?".
Il ragazzo si sentì confuso da quello sguardo ed osservò l'anello per qualche secondo, non riuscendo completamente a seguire il ragionamento della strega che continuò a sorridere, appoggiandosi con l'avambraccio destro al muro e piegandosi leggermente in avanti nella sua direzione. "Questo è un diamante di contenimento!".
 
 
Riaprì gli occhi con lentezza sentendo il proprio corpo intorpidito dalla stanchezza e dalla fiacchezza, si guardò intorno notando una luce soffusa diretta verso il suo viso che le infastidì le retine, costringendola a chiudere gli occhi non ancora abituati a quella fonte luminosa; respirò lentamente chiedendosi dove diavolo si trovasse, e quando iniziò a muovere per provare almeno a sedersi, si accorse che delle catene la tenessero bloccata da mani e piedi su un lettino d'ospedale.
Katherine cercò di dimenarsi, ma sentì un'altra ondata di fiacchezza invadere il suo corpo ed ogni movimento divenne sempre più difficile e faticoso, mentre le palpebre divennero così pesanti che a malapena riuscì a tenere gli occhi aperti, nonostante sentisse qualcuno muoversi accanto a lei.
"Sei sveglia, principessa?".
La ragazza concentrò tutte le sue forze per aprire gli occhi e mettere a fuoco la figura femminile accanto a sè, e si dimenò inutilmente quando riconobbe Abaddon armeggiare con una siringa e spruzzare un pò di liquido all'esterno della canula per far uscire l'aria.
"Che stai facendo?" biascicò Katherine cercando inutilmente di indietreggiare e tirare il braccio nella sua direzione, sul quale notò solamente in quel momento una flebo. 
"Sai, io non sono come gli altri demoni; io vinco, sempre!" esclamò Abaddon con sicurezza avvicinandosi al suo volto con un grande sorriso, carezzandole la testa con delicatezza. "Io so riconoscere i miei limiti e quando degli ostacoli si presentano sulla mia strada, uso l'intelligenza e li abbatto".
"Che cosa vuoi da me?" chiese la ragazza muovendosi con lentezza, percependo ogni movimento al rallentatore, cosciente che il demone l'avesse dorgata per ridurla in quello stato.
"Sapevo di non potermi battere con un Principe Infernale, così ho capito che non dovevo attaccare la tua parte demoniaca, ma quella umana!" esclamò Abaddon ridendo in maniera decisamente troppo squillante, infastidendo la ragazza che mugugnò qualcosa di incomprensibile, mentre il demone si avvicinò alla flebo della ragazza con la siringa ed iniettò il liquido all'interno. "La mia strega ti toglierà i poteri e li darà a me, così siederò sul trono infernale e non avrò rivali".
Katherine sentì gli occhi diventare lucidi e pensò a sua figlia, dicendosi che avrebbe combattuto con tutte le sue forze pur di non lasciarla, così raccolse nuovamente le sue forze e si sollevò da quel lettino con respiro affannoso ed aria distrutta, fissando attorno a sè e notando nuovamente quella strega dai capelli lunghi e rossi osservarla in maniera sorpresa, intenta a preparare una specie di intruglio magico, e poi volse lo sguardo verso Abaddon, che sollevò le sopracciglia osservandola con aria scettica. "Puoi fare quello che vuoi, puoi anche uccidermi, ma ascoltami: indipendentemente da come uscirò da questa situazione, perchè ne uscirò stanne certa, ti verrò a cercare e fidati quando ti dico che non esisterà un posto abbastanza sicuro per te per nasconderti da me! E dopo che ti avrò dato la caccia, ti strapperò il cuore dal petto e ti ucciderò per sempre, sono stata chiara, brutta bastarda?!".
Le due rosse rimasero abbastanza impressionate da quel discorso ed Abaddon cercò una risposta sagace da darle, cercando di nascondere il fatto che avesse rivisto lo sguardo di Azazel in quello della ragazza e ne avesse avuto un pò paura, ma poi la osservò cadere indietro sul lettino priva di sensi, e capì che il sonnifero avesse dovuto fare effetto per  la seconda volta, sospirando di sollievo e fornendole ulteriore tempo per poter racimolare gli ultimi ingredienti per l'incantesimo.
 
 
Cassie posizionò l'anello sulla mappa preparata da Sam ed Hailey, e si avvicinò alla ciotola contenente le radici e gli altri ingredienti preparati da Bela; la prese fra le mani e chiuse gli occhi, dimenticandosi delle persone che la circondassero e degli sguardi arrabbiati che le lanciassero di tanto in tanto, ed iniziò a ripetere le frasi in latino che meglio conoscesse.
Sentì le fiamme divampare fra gli ingredienti della ciotola, fiamme che accese con la mente, e continuò recitando l'incantesimo mentre le immagini di Katherine tornarono nella sua mente in maniera prorompente, sentendo la debolezza ed il dolore emotivo provato dalla ragazza che si sentiva impotente ed in balia del demone che continuò a drogarla da quando l'avesse rapita; i quattro ragazzi videro l'anello iniziare a tremare e a muoversi come se fosse animato da vita propria, avvicinarsi sempre di più al Lebanon e fermandosi ad una piccola cittadina molto vicina.
Cassie aprì gli occhi e li guardò, osservando poi la mappa ed indicandola con il dito. "E' lì".
Dean si avvicinò ad osservare meglio, sgranando gli occhi e sentendo una leggera sensazione di sicurezza invaderlo. "E' a neanche venti minuti da qui, posso abbassarli a dieci se ci muoviamo subito!".
Cassie li vide mobilitarsi, quasi dimenticandosi della sua presenza, e li osservò raccogliere le armi in giro per la sala con tutta l'intenzione di partire immediatamente per quella missione di salvataggio improvvisata. "Aspettate, non potete andare via così!".
"Ci basta avvicinarci a sufficienza per tagliarle di nuovo la testa!" esclamò Bela estraendo un machete dal borsone che Sam avesse appena messo sul tavolo della sala per capire cosa avessero da utilizzare contro il Cavaliere, lasciando intuire che quella volta avrebbe messo da parte i suoi problemi legati all'Inferno e si sarebbe unita a loro per salvare sua sorella.
"No, Abaddon non è un demone qualunque: sarete morti prima di avvicinarvi alla città!" esclamò Cassie allargando le braccia ed osservandoli con aria di disappunto, storcendo il naso davanti a tutta quell'irresponsabilità che li avrebbe portati alla morte. "Vi serve un piano ed io posso darvene uno".
I ragazzi si scambiarono una rapida occhiata e, nonostante fremessero per raggiungere e salvare Katherine, dovettero ammettere che avesse ragione e che non stessero pensando con lucidità.
"Hai cinque minuti per spiegarci il tuo piano" disse Hailey serrando le braccia al petto, non riuscendo ancora a stabilire se potessero fidarsi della strega o meno.
Cassie sospirò ed iniziò a torturarsi le mani con nervosismo, conscia che il momento della verità per lei e Katherine fosse davvero arrivato. "Vi ho mentito quando siete venuti a casa mia per toglierle i poteri: è possibile, potrei farlo anche adesso".
"E perchè diavolo lo avresti fatto?!" chiese Dean di getto alzando il tono di voce e sgranando gli occhi per la rabbia, pensando che non sarebbe più riuscito a sopportare ulteriori bugie. 
"Perchè Katherine non era pronta a rinunciarci, era una sua decisione, non tua e non di suo padre!" controbbattè Cassie allargando le braccia e guardandolo con aria arrabbiata, sperando che capisse. "Ci siamo viste ogni giorno per tutto questo tempo, le ho insegnato a controllarsi e a dosare la sua forza!".
"E perchè lo avresti fatto?" chiese Sam osservandola con aria dubbiosa e facendo spallucce. "Insomma, non penso che tu e Kath possiate mai essere amiche, quindi perchè l'hai aiutata?".
Cassie incrociò il suo sguardo per qualche secondo ed aggrottò le sopracciglia, chiedendosi perchè la sua storia con Dean potesse far parte di quella conversazione e fece spallucce. "Perchè la capisco e mi dispiaceva essere l'unica a farlo! Anche se adesso vedo che è stato un errore!".
"Perchè parli di errore?" chiese Bela avvicinandosi ed osservandola con aria confusa. "Cos'è che non ci stai dicendo?".
"Quando siete venuti da me, Abaddon ha chiesto aiuto al capo della mia Congrega per recuperare le forze ed uccidere tutti i suoi rivali per il trono, promettendole che sarebbe stata la sua strega di corte" disse Cassie sospirando, passandosi una mano sul viso ed alternando lo sguardo fra i presenti. "Io ho pensato che Katherine non dovesse morire solamente perchè un demone dentro una fossa comunicasse telepaticamente con il mio capo, così l'ho aiutata, l'ho allenata e adesso è pronta per uccidere Abaddon!".
I quattro ebbero la stessa reazione, rimanendo a bocca aperta e non riuscendo a credere alle parola della strega, che però risultarono collimare con la verità e spiegare un paio di comportamenti sospetti delle ultime settimane di Katherine; Cassie sentì lo sguardo accusatorio di Dean su di lei, e lo osservò con dispiacere, cosciente che probabilmente l'avrebbe odiata per sempre.
"Quindi avete mentito tutt'e due per tutto questo tempo?!".
"Katherine non ha mentito, ha solo cercato di evitare che la sua famiglia fosse travolta da un'insensata guerra demoniaca per un trono di cui non le è mai importato nulla" rispose la strega facendo spallucce e sospirando con aria dispiaciuta. "Lo so che è tanto da digerire, ma io posso rimediare a tutto questo con un incantesimo".
"E come potresti, esattamente, evitare che mia sorella venga uccisa da un Cavaliere?" chiese Bela in maniera acida, frenando la voglia di romperle qualche osso.
"Lei non vuole Katherine morta, vuole solo il suo potere: l'ha rapita e l'ha drogata, e adesso la capo Congrega dovrà incanalare il suo potere, cioè quello di un Principe Infernale, dentro Abaddon" rispose Cassie facendo il giro del tavolo e prendendo l'anello della ragazza fra le mani. "Per incanalarlo, la fonte dovrà essere sempre viva, altrimenti svanirà con lei".
I cacciatori si sentirono appena confusi da tutte quelle informazioni e si sentirono con le spalle al muro, ascoltando tutte quelle stronzate demoniache e di stregoneria a cui non erano affatti abituati; fu chiaro a tutti che avrebbero dovuto fidarsi di Cassie affinchè Katherine potesse sopravvivere.
"E tu come potresti esserci utile?" chiese Bela facendo qualche passo nella sua direzione con uno strano sguardo sul viso, sollevando il suo machete in direzione del suo volto.
"Bela, calma.." sussurrò Dean avvicinandosi e guardandola negli occhi, cercando di calmarla come avesse imparato a fare in quel lungo mese in cui cercasse di tranquillizzarla dopo le notti insonni. "Potrebbe aiutarci davvero, lasciala parlare".
La ragazza scosse la testa e fulminò con lo sguardo il maggiore, mettendo però giù la sua arma e facendo qualche passo indietro; Cassie tornò a respirare, contenta che il ragazzo avesse preso le sue difese e lo osservò voltarsi e tornare a guardarla con aria seria.
"Posso incanalare il suo potere dentro l'anello.." sussurrò la strega sorridendo, sollevandolo fra indice e pollice ed osservando il diamante splendere con i riflessi della luce. "Come ti dicevo prima Dean, hai scelto davvero un regalo azzeccato, dato che potrà sempre portarlo con sè e controllare che non venga rubato".
"Li puoi mettere lì dentro?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia, del tutto confuso ed impreprarato ad un'evoluzione del genere.
"Non credo che sia una buona idea" disse Haiely scuotendo la testa e sentendo lo sguardo del maggiore su di sè, che ricambiò con aria seria. "Se lo facciamo, Katherine sarebbe umana e non avrebbe chance contro Abaddon!".
"Ma se glieli lasciamo Abaddon avrà quello che vuole!" replicò Dean facendo spallucce e sospirando rumorosamente, ma poi tornò a guardare Cassie con aria interrogativa. "Se scoprisse che non ha più i suoi poteri, non la ucciderebbe giusto?".
"No, ma farebbe di tutto per capire chi li ha incanalati e perchè.." sussurrò Sam seguendo il ragionamento del fratello e sorridendo.
"Quindi qual è adesso il piano?" chiese Bela facendo una smorfia disgustata. "Fidarci di questa strega che ha gettato Katherine in pasto ad Abaddon?".
Hailey sospirò e si avvicinò alla sorella, passandole una mano sulla schiena e sospirando. "Andrà bene, riusciremo a riportare a casa nostra sorella sana e salva".
Dean sospirò davanti a quella scena, sentendo la tensione ed il dolore pesargli come un macigno sul petto, ma poi lo sguardo scivolò sull'anello che Cassie stringesse ancora fra le mani e lo osservò con dispiacere, pensando che quando lo avesse comprato non avrebbe mai immaginato che sarebbe stato destinato a contenere i poteri di Katherine e a salvarla da un Cavaliere dell'Inferno che la volesse usare come fonte di energia nucleare.
"Fallo Cassie e sbrigati! Stiamo esaurendo il tempo!".
 
L'incantesimo uscì dalle sue labbra come se lo conoscesse da tutta la vita e fosse nata per quello, chiudendo gli occhi e versando una fiala di sangue di Katherine in una ciotola di metallo, lasciando che bagnasse le erbe e gli ingredienti che presero fuoco e sorrise; con la coda dell'occhio vide Abaddon avvicinarsi a lei con aria seria e braccia serrate al petto, in attesa che la strega facesse il suo abdracadabra e che potesse finalmente attingere ai poteri della ragazza ancora incosciente e legata bene a quel lettino.
Avevano scelto di portarla in un magazzino che rifornisse gli ospedali, dove avrebbero trovato tutto il necessario per farle una flebo e continuare ad invadere l'organismo di Katherine con il sonnifero, in maniera tale che non potesse fermarle con i suoi poteri.
"Ci vuole ancora molto, strega?!" esclamò Abaddon con impazienza, avvicinandosi e fissandola con astio. "Avevi detto che sarebbe stato facile!".
"Avevo detto che sarebbe stato facile se mi avressi portato tutti gli ingredienti, ma ne manca uno e devo sostituirlo con altra magia!" esclamò la strega rossa voltandosi verso il demone con un sorriso intimidatorio, dimostrandole di non avere paura di lei e che, al contrario, avrebbe dovuto averne lei dato che avrebbe potuto smettere di recitare l'incantesimo in qualsiasi momento.
"Rowena, i cacciatori con cui lei lavora non ci metteranno tanto a capire che è sparita!" esclamò Abaddon avanzando e sostenendo il suo sguardo con fierezza. "Mi hanno già battuta una volta, non posso perdere anche questa battaglia altrimenti ti trascinerò con me all'Inferno!".
Rowena sorrise e le sfiorò il viso con finta tenerezza, sistemandole poi i capelli rossi dietro l'orecchio come una madre. "Oh tesoro, pensi che io sia una strega solo da questa vita?".
Abaddon aprì la bocca per ribattere, ma dei lamenti attirarono la sua attenzione e si voltò in direzione della ragazza ancora legata che avesse appena ripreso conoscenza, dimenandosi e cercando di liberarsi dalle catene di ferro; guardò la strega e si fece seria."Sbrigati!".
Il Cavaliere si avvicinò a Katherine, che ancora faticasse a muoversi per via della testa ancora troppo pesante, e la osservò tentare con tutte le sue forze di tenere gli occhi aperti e di lottare contro l'azione del medicinale. "Quel sonnifero avrebbe steso un cavallo! Sei tenace, piccola! ".
La ragazza si voltò in direzione della voce, non essendosi resa conto che Abaddon le fosse così vicina, e sentì la disperazione crescere il lei. "Non sai quanto, puttana!".
Il demone rise e scosse la testa, tornando a guardare la strega che riprese a recitare il suo incantesimo con concentrazione, e la donna seguì il suo sguardo con aria preoccupata, muovendo mani e piedi ma non riuscendo completamente a sfilarli dalle catene.
"Rilassati, manca poco e tutto questo finirà!".
Katherine non parve particolarmente rassicurata da quelle parole e la vide allontanarsi e raggiungere la strega, che sbattè le palpebre un paio di volte e si guardò attorno con aria confusa, capendo immediatamente ciò che fosse successo.
"C'è qualcosa che non va, strega?" chiese Abaddon aggrottando le sopracciglia ed avvicinandosi. 
"Il suo potere.." sussurrò Rowena lasciando che il suo sguardo incredulo arrivasse fino alla ragazza. "..non c'è più! Qualcuno lo ha già incanalato!".
Katherine faticò a capire cosa avesse appena detto la strega per via di tutta quella fiacchezza ma quando lo fece, il suo volto si rilassò in un sorriso e si lasciò sfuggire una grossa risata, scuotendo la testa e fissando lo sguardo sul Cavalierie, che la guardò con occhi sgranati e narici dilatate per la rabbia.
"Mi sono sempre chiesta che faccia facesse un malvagio quando i suoi piani vanno in fumo.." sussurrò la donna continuando a ridere, appoggiando la testa contro il lettino e sospirando di felicità. "..penso che sia proprio questa!".
 
Il rombo dell'Impala si fece largo all'interno di quel magazzino trovato da Sam nella città indicata da Cassie e Dean arrestò la corsa della sua auto davanti l'entrata; scesero dall'auto ed aprirono il bagagliaio, armandosi di proiettili antistrega e caricando le proprie pistole.
"Pensi che sia stata una buona idea lasciare che Cassie se ne andasse da sola?" chiese Bela sospirando e scarrellando la sua pistola con sguardo attento, pensando quanto lo fosse mancato utilizzare un'arma o il brivido della caccia. 
Dean fece spallucce e chiuse il portellone con uno scatto, estraendo le chiavi dell'auto e mettendole in tasca, per poi far scattare la sicura della sua pistola e ricambiò lo sguardo che i tre cacciatori gli lanciarono. "Non lo so, ma lei ha mentito e ha consegnato Katherine ad Abaddon, e nonostante quello che c'è stato fra di noi in passato non posso perdonarla finchè non sarò sicuro che Kath stia bene".
I ragazzi annuirono e lo seguirono fino all'entrata del magazzino, dove si divisero ed analizzarono il perimetro prima di entrare all'interno: Sam ed Hailey fecero il loro ingresso dalle porte di servizio, mentre Dean e Bela entrarono dalla porta principale.
Il magazzino era molto buio, fu difficile per loro mettere a fuoco l'ambiente circostante nei primi secondi, ma poi videro una forte luce in fondo alla sala, notando una sagoma stesa su un lettino e subito capirono che si trattasse di Katherine; il maggiore dovette reprimere l'istinto di correre nella sua direzione e verificare che stesse bene, dovendo prima capire se l'altra strega di cui gli avesse parlato Cassie fosse ancora lì o se fosse andata via con Abaddon.
I quattro si avvicinarono di soppiatto e notarono una seconda figura di spalle, dai lunghi capelli rossi e dall'aria molto fine, ma ai ragazzi poco importava: l'avrebbero rimpilzata con i proiettili antistrega fino alla morte se necessario.
Dean prese bene la mira e puntò alla testa, e quando premette il grilletto ed il suono dello sparo si diffuse per tutto il magazzino osservò Katherine aprire gli occhi in maniera confusa e voltarsi nella sua direzione, ma non vide nulla per via del buio, mentre Rowena bloccò il proiettile a mezz'aria con la sua magia  senza neanche voltarsi.
La strega rise di gusto e si voltò guardando l'oscurità circondarla, e disse qualcosa in latino, facendo scattare gli interruttori che accesero le luci all'interno del magazzino, illuminandolo tutto; Katherine si mosse istintivamente, cercando di coprirsi gli occhi per il grande fastidio provato, ma le catene glielo impedirono.
"Ragazzi, vi stavo aspettando!" esclamò Rowena sorridendo, osservando i quattro puntarle le pistole contro con aria piuttosto seria mentre avanzavano verso di lei. "Abbassate quei giocattoli, non mi faranno del male".
"Sono proiettili in grado di uccidere anche una puttana come te!" esclamò Dean accennando un sorriso ed avanzando lentamente.
"Lo so, ma prima che voi quattro possiate anche solo pensare di premere il grilletto, io potrei spezzare il collo della vostra amica con una sola parola!" ribattè Rowena sorridendo, avvicinandosi al lettino e notando come la ragazza avesse nuovamente perso conoscenza. 
"Che cosa vuoi?!" chiese Hailey digrignando i denti, tenendo la sua mira sempre sulla sua testa.
Rowena sollevò lo sguardo verso di loro e sorrise nuovamente. "Solo che mi lasciate andare via viva".
"Hai rapito mia sorella!" esclamò Bela stringendo forte la pistola e sentendo la sua rabbia montare dentro di sè.
"Perchè non dovremmo ucciderti?!" chiese Sam avvicinandosi ed aggrottando le sopracciglia.
"Perchè sono una strega molto più potente di Cassie, potrei esservi utile la prossima volta che avrete bisogno di averne una.." rispose Rowena sorridendo completamente, inclinando la testa da un lato. "Abbiamo un accordo?!".
"No, ci piace la strega che abbiamo già!" esclamò Dean sorridendo beffardamente, preparando la sua arma a sparare di nuovo.
"Oh, ma sarà già morta quest'ora!" esclamò Rowena ridendo di gusto, appoggiandosi al lettino e sfiorando il viso della giovane incosciente. "E se  la vostra amica è così importante per voi, avrete bisongo di un alleato forte che riesca a contrastare Abaddon, no?".
I quattro si scambiarono una veloce occhiata e si sentirono dispiaciuti per Cassie, ma capirono che se il Cavaliere fosse già arrivato a lei, adesso starebbe tornando di corsa al  magazzino avendo capito la trappola.
"Cosa ci guadagni aiutandoci?" chiese Bela aggrottando le sopracciglia e facendo qualche passo avanti.
Rowena sorrise e si allontanò dal lettino, sistemando tutte le sue cose dentro il suo borsone ed avvicinandosi in silenzio alla porta sul retro, prima di voltarsi verso di loro e fare l'occhiolino nella loro direzione. "Amo stare dalla parte dei vincenti!".
Uscì dal magazzino in fretta senza aggiungere altro e si chiuse la porta alle spalle, lasciando i quattro cacciatori appena perplessi sul suo discorso; Dean non ci pensò più di tanto e rimise la sua pistola nella sua guaina, correndo in fretta da Katherine ed osservandola con occhi sgranati. Sul corpo della ragazza non vi erano lividi nè ferite, eppure non l'aveva mai vista così sfinita ed indifesa; subito le tolse gli aghi dalle braccia con delicatezza, facendo attenzione che non si facesse male e pressando subito dopo in maniera tale da evitare che l'incavo del gomito le diventasse scuro per via dell'ematoma.
Le liberò le mani da quelle catene, sentendo i passi dei tre cacciatori dietro di sè farsi sempre più vicini, e poi passò ai piedi, liberandola completamente e prendendole il viso fra le mani; Katherine parve riconoscere il ragazzo da quel tocco leggero e attento e sorrise, nonostante tenesse ancora gli occhi chiusi e non comandasse il suo corpo.
"Dean.." sussurrò respirando a fatica, provando con tutta se stessa ad alzarsi o almeno ad aprire gli occhi, ma non ci riuscì.
"Sono qui amore.." sussurrò il maggiore sentendo gli occhi divenire lucidi e la prese con delicatezza dalle spalle, facendola sedere di peso ed ignorando i suoi lamenti e le sue proteste. "Ti ho preso, ti ho preso".
Quando la ragazza si sentì tirata sù, sentì la testa molto pesante e si aggrappò istintivamente alla camicia dell'uomo davanti a sè con le dita, e poi aprì gli occhi e li puntò su quelli del cacciatore che sorrise, tenendole ancora il viso fra le mani con un sorriso.
"Dean.." ripetè la ragazza debolmente, faticando ancora a rimanere sveglia e sentendo il suo corpo cedere nuovamente, così smise di lottare e si accasciò contro il suo petto, perchè finalmente era salva fra le braccia dell'uomo che amava.
Il cacciatore la strinse istintivamente e trattenne le lacrime, prendendola fra le braccia e voltandosi verso i ragazzi che gli sorrisero; uscirono all'esterno e per quella volta Dean decise di lasciare guidare suo fratello, posizionandosi sui sedili posteriori insieme alla ragazza e facendole appoggiare la testa e le spalle contro il suo petto, mentre le sorelle si misero davanti insieme a Sam, che accese il motore e guidò in fretta verso il bunker.
Il maggiore non smise neanche per un secondo di carezzarle il viso e controllare che respirasse, stringendola in un caldo abbraccio, chiudendole il giubbotto che si fosse precedentemente sfilato per darlo a lei, sfiorandole le braccia e le guance, sussurrandole all'orecchio che sarebbe presto stata meglio e che l'avrebbero subito portata a casa, dove avrebbe rivisto sua figlia. Katherine non rispose e tutti pensarono che avesse perso i sensi ancora una volta per il sonnifero, ma in realtà la ragazza sentì ogni parola che il cacciatore avesse sussurrato e sentì gli occhi colmarsi di lacrime, nonostante tenesse le palpebre chiuse, perchè si sentiva già a casa avvolta dal calore di quell'abbraccio.
 
Si sentì adagiare sul letto da due grosse braccia possenti ed aprì gli occhi, sentendosi immediatamente più vigile mano a mano che il suo corpo smaltisse quel sonnifero somministrato da Abaddon; osservò l'uomo sistemarle il cuscino, quando si accorse che non fosse più del tutto incoscente.
"Sei sveglia.." sussurrò Dean con un sorriso dolce, fermandosi per qualche secondo e sedendosi sul bordo del letto, sistemandole le coperte.
Katherine lo guardò con espressione seria e del tutto differente da come lo avesse guardato quando aveva aperto gli occhi su quel lettino nel magazzino, e l'uomo capì che si fosse finalmente ricordata del motivo per cui fosse andata via la sera precedente. Prese la mano destra della donna fra le sue e la sfiorò, accennando un sorriso:  Katherine non si ritasse da quel contatto, ma neanche la strinse com'era solita fare.
"Dovresti riposare..".
"Sto bene".
Dean sorrise e le sfiorò il viso delicatamente, si avvicinò con lentezza e la osservò rimanere immobile ad osservarlo con occhi ricoperti da uno strato lucido, così con estrema delicatezza si sporse a baciarle la fronte, appoggiandovisi con la sua e chiudendo gli occhi per qualche istante; quando l'uomo li riaprì, osservò due lacrime scivolare sul suo volto, ed istintivamente le asciugò, avvicinandosi ancora una volta e sentendo l'urgenza di baciarla e di consolarla crescere in lui, conscio che stesse soffrendo per causa sua.
Katherine si voltò nella direzione opposta e gli mise una mano sul petto, spingendolo via con debolezza, e sentendo il suo stesso cuore esplodere in mille schegge taglienti. "Voglio che te ne vada, Dean".
L'uomo serrò la mascella udendo quelle parole e si sentì tremendamente ferito, provando a guardarla ma notando come la donna provasse maggiore interesse per l'armadio piuttosto che per lui; annuì e liberò la mano della donna dalla presa, prima di depositarvi un dolce bacio, e si alzò in silenzio, raggiungendo la porta ma non avendo alcuna intenzione di uscire e lasciarla da sola.
La guardò ancora una volta sperando in un suo richiamo, ma Katherine si sistemò sotto le coperte dandogli le spalle, non avendo alcuna voglia di fargli notare quanto averlo cacciato la lacerasse dall'interno e quante lacrime le percorressero il viso; scosse la testa ed uscì dalla porta con il cuore in gola, sentendosi tremendamente scombussolato.
Arrivò alla sala dove trovò tutti quanti in attesa di sue notizie, specialmente Phil che aveva tutta l'intenzione di urlargli contro e rinfacciargli il fatto di non averlo avvertito del piano e di Cassie, ma quando lo guardò il viso capì di non dover aggiungere altri dispiaceri; Dean ricacciò le lacrime indietro e non disse nulla, dirigendosi verso il mobile bar e versandosi da bere.
"Sta fingendo di dormire, credo che dovreste andare da lei.." sussurrò il cacciatore con voce rotta, chiudendo la bottiglia di Scotche e sospirando, voltandosi ad osservare Bela ed Hailey con sguardo comprensivo. "Ha bisogno di voi..".
Le due sorelle annuirono e si diressero nel corridoio, mentre Sam cercò lo sguardo di Dean, che lo evitò e si voltò facendo in modo di dare le spalle al fratello e a Phil, mentre delle lacrime ribelli scesero silenziose sul suo volto.
Sam avanzò di qualche passo, provando a toccarlo o a raggiungerlo in qualche modo, ma conosceva bene il modo di soffrire di suo fratello maggiore e sapeva fosse ancora troppo presto per aprirsi e vuotare il sacco. "Dean..".
"Sto bene Sam.." sussurrò il maggiore asciugandosi in fretta le lacrime e voltandosi verso di lui con un grosso sorriso ironico, bevendo di colpo il suo alcolico ed avvicinandosi a lui in fretta, lasciandogli il bicchiere vuoto fra le mani e superandolo. "Me ne andrò a letto!".
Il minore lo vide camminare velocemente verso il corridoio e scosse la testa profondamente dispiaciuto per lui, intercettando lo sguardo di Phil che sospirò e si versò da bere come sempre, sedendosi davanti al suo bicchiere pieno ma decidendo di non berlo, facendo appena sorridere Sam che si sedette davanti a lui e fece spallucce.
Non dissero una parola ma entrambi si capirono all'istante, sperando con tutti se stessi che i due ragazzi potessero trovare al più presto un modo per ritrovarsi, oppure ne sarebbero stati distrutti.
 
 
Quando le due sorelle entrarono nella stanza di Katherine, la trovarono seduta sul bordo del letto con il volto rigato dalle lacrime: aveva l'aria disperata, quasi distrutta, come se avesse visto un fantasma o la peggior cosa che le potesse capitare.
La richiamarono, ma non si voltò persa per com'era nei suoi pensieri, finchè Haiely la scosse forte dalle braccia riuscendo a stabilire un contatto e facendola voltare verso di sè; Katherine si alzò di scatto e si diresse in bagno, dove le sorelle la seguirono subito con aria interrogativa, chiedendosi cosa diavolo le stesse succedendo.
"Chi l'ha lasciato?" chiese la donna fra i singhiozzi, mentre altre lacrime le rigarono il viso, alzando uno scatolo rosa molto familiare.
Le due sorelle si guardarono brevemente e la maggiore si avvicinò a lei, sfiorandole il viso nel tentativo di calmarla, intimandole di respirare lentamente e di provare a calmarsi in più velocemente possibile; Bela le sfiorò la spalla e nel modo di farlo, lo sguardo le cadde sullo scatolo rosa, notando come fosse stato aperto malamente e fosse completamente vuoto.
Le due sorelle si guardarono nuovamente, concentrando lo sguardo su Katherine che capì e sospirò rumorosamente, asciugandosi il viso; si voltò e fece spallucce, gettando lo scatolino rosa nel cestino e mostrando loro cosa gli interessasse veramente: il test di gravidanza che le avessero lasciato nella stanza affinchè potesse togliersi quel dubbio.
Hailey e Bela osservarono le due linee rosa molto marcate e fu chiaro ad entrambe che il risultato fosse positivo, così la strinsero in un forte abbraccio e Katherine nascose il viso fra i loro capelli, sentendosi tremendamente in colpa per non averlo fatto prima.
Sciole l'abbraccio e le guardò in viso con gli occhi arrossati dal pianto e il dolore nel petto, facendo spallucce ed osservando per l'ennesima volta quelle linee, desiderando con tutta se stessa che ce n'è fosse solo una.
"Sono incinta".
Haiely le sorrise e le sfiorò il viso e poi il collo, liberandolo dai lunghi capelli nel tentativo di darle sollievo. "E' una cosa bella Kath".
"Non quando il padre del bambino ha torturato mia sorella per un decennio all'Inferno.." sussurrò la donna con sguardo vitreo e respiro lento.
Bela le prese il viso fra le mani e la costrinse a guardarla, sorridendole sinceramente. "Puoi perdonarlo Kath, come ho fatto io. Puoi perdonarlo e potrete avere questo bambino, sposarvi com'era stabilito e..".
"Non ci riesco" rispose a denti stretti e con sguardo glaciale, scuotendo la testa e liberandosi dalla sua presa.
Le due sorelle sospirarono e si guardarono, poi Hailey le prese una mano e la portò fuori dal bagno, mettendola sotto le coperte e distendendosi al suo fianco, così come Bela che le tirò su il cuscino ed il lenzuolo nel tentativo di farla stare più comoda.
"Dormi adesso sorellina, siamo qui per te: domani troveremo una soluzione".
Katherine rimase a fissare il tetto per qualche minuto senza alcuna espressione sul viso, toccandosi distrattamente il ventre mentre pensava a tutte le volte che Dean l'avesse spinta a pensare che avrebbe vissuto una vita migliore se non lo avesse mai incontrato: avrebbe sicuramente sofferto di meno, ma sarebbe rimasta la vecchia donna senza neanche un briciolo di cuore, a meno che non si trattasse di sua figlia Judith.
Cosa avrebbe dovuto fare adesso con questo bambino? Come poteva tenerlo e stare con Dean, quando le aveva aperto una ferita così grande che non si sarebbe mai richiusa? Katherine chiuse finalmente gli occhi, lasciando che la stanchezza prendesse il sopravvento e deglutì a fatica, prima di pronunciare un indistinto e impastato dal sonno: "Non c'è una soluzione".
 
 
"Quindi i miei poteri sono qui dentro?" chiese Katherine sorridendo amaramente, chiedendosi come il destino potesse farle uno scherzo come quello, tenendo fra le mani l'anello che Dean le avesse regalato dopo la sua proposta. "Di chi è stata l'idea di metterli qui?".
Sollevò lo sguardo sui suoi familiari radunati nella sala e li osservò con aria interrogativa: passarono cinque giorni dal salvataggio, giorni in cui la ragazza non si alzò dal letto e venne viziata dalle sue sorelle che le prepararono il cibo che preferiva, lasciandole decidere ogni film da vedere, e dormendo ogni notte con lei e Judith, che aveva preso possesso del grande letto matrimoniale tanto quanto le zie.
Durante quelle giornate non aveva voluto vedere Sam, Dean o Phil, e non aveva voluto parlare della gravidanza, dicendo che fosse ancora troppo presto per discuterne e che avrebbe avuto tempo per decidere, vietando loro di parlarne con Dean al posto suo.
"Di Cassie" rispose il maggiore facendo spallucce, seduto a capotavola ed osservandola con aria triste stampata sul viso, mentre giocava distrattamente con la sua birra ormai semivuota. "Dice che è un diamante di contenimento".
Calò un leggero silenzio fra i presenti, che avessero saputo sin dall'inizio che quel momento sarebbe arrivato e che sarebbe caduta l'ultima goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso.
"Lo hai comprato apposta? Volevi escogitare un piano per rendermi normale alle mie spalle, di nuovo?!" esclamò Katherine vomitandogli addosso tutta quella rabbia che si fosse impadronita di lei, serrando la mascella e fulminandolo con lo sguardo, guardandolo come non lo avesse mai guardato.
Il ragazzo non rispose ma si limitò a ricambiare l'occhiata sospirando rumorosamente, scuotendo la testa e sentendosi tremendamente in colpa per lo sguardo sofferente che la donna si sforzasse così tanto di nascondere a tutti, ma che per lui non era mai stato difficile da scovare con un'occhiata e capire. "Hai finito?".
"Non ho neanche cominciato".
Lo sguardo di fuoco che la donna gli mandò gli fece capire di non essere ancora abbastanza pronto per una conversazione come quella, così si alzò e si diresse verso il corridoio con l'intento di andare in cucina e di lasciarsi la ragazza e quelle stupidi liti alle spalle.
"Dagli tregua Kath.." sussurrò Sam sospirando, fissandola dall'altro capo del tavolo con dispiacere. "Stai soffrendo per quello che hai scoperto, ma lui ci convive da molto più tempo".
"Non sapevo che fossi lo psicologo di coppia della tua ex e di tuo fratello!" esclamò la donna alzando di molto il tono della voce presa per com'era dalla rabbia, coprendosi immediatamente la bocca con le mani, mortificata per ciò che avesse appena detto senza pensarci ed osservando il suo sguardo stupito. "Scusa Sammy, perdonami, io.. non so che mi prenda in questi giorni".
"Perchè non ti prendi una bella camommila e ti rilassi, mmh?" chiese Bela sorridendo teneramente ed evitando che sua sorella combinasse ulteriori guai. 
Katherine sollevò lo sguardo verso Sam, che sorrise debolmente nella sua direzione e la osservò in maniera strana, come se non la riconscesse e temesse che fosse perduta, e sospirò, alzandosi in piedi ed annuendo.
"Si, forse è meglio che me ne faccia una. Doppia" disse la donna muovendosi senza neanche aspettare le risposte dei presenti che la guardarono con aria stranita, osservandola sparire nel corridoio.
 
Sorseggiò la bevanda calda e tenne la tazza fra le mani tremanti nel tentativo di scaldarsi, sentendo lo stomaco brontolare per la strana fame che prese a bussare dallo stomaco ed istintivamente sorrise, portandosi una mano al ventre chiedendosi come avrebbe potuto sbrogliare quella matassa che prese a tormentarla da quando avesse scoperto di aspettare un bambino proprio in quel momento così delicato.
Sospirò ed il sorriso scemò quando si voltò in direzione della porta e notò una sagoma ferma sulla soglia, indecisa se restare ed sorbirsi un'altra scenata o andare via e risparmiarsi tutto quel dolore; Katherine incrociò i suoi occhi addolorati e cerchiati da delle occhiaie scure e pensò che fossero lo specchio dei suoi, così posò la tazza piena di camomilla sul top della cucina senza smettere di guardarlo. "Stai bene?".
"In grande forma, grazie per averlo chiesto.." sussurrò Dean sorridendo sarcasticamente e scuotendo la testa, voltandosi con l'intenzione di passare il resto della serata nello stesso modo in cui avesse passato quelle precedenti, ovvero sbronzandosi e poi recandosi in una delle stanze libere che scelse per riposare e che avesse proprio l'impressione che presto sarebbe diventata sua a tutti gli effetti.
"Aspetta!" esclamò Katherine facendo qualche passo avanti fino all'isola di acciaio non appena lo vide andare via, sentendo il cuore salirle in gola ed il cuore battere più forte quando si voltò a guardarla ed i loro occhi si incrociarono di nuovo. "Ti ho mentito, mi dispiace. Avevamo detto niente più bugie e io ti ho mentito dritto in faccia insieme a Cassie".
Dean la guardò per dei lunghi secondi e poi sospirò, facendo qualche passo avanti dentro la cucina ma non avvicinandosi troppo nel tentativo di non infastidirla; si appoggiò con i gomiti all'isola fredda e si sedette ad uno degli sgabelli, distogliendo lo sguardo per qualche secondo e facendo una smorfia leggermente infastidita. "A cosa pensavi, Kath? Volevo solamente che tu stessi bene e che qualsiasi creatura soprannaturale ti desse la caccia non potesse più trovarti".
"Non me l'avete neanche chiesto.." sussurrò Katherine abbassando il tono della voce ed assumendone uno appena più calmo. "E poi io e Cassie abbiamo capito come fare, come riuscire a controllarli".
Dean alzò lo sguardo verso di lei e sorrise ironicamente, gesticolando in maniera nervosa. "Ed era necessario mentire? Pensavi che ti avrei costretta se mi avessi detto di non volerlo fare? Pensi che sia capace di fare una cosa del genere?".
Katherine sostenne il suo sguardo in silenzio, ostinandosi a mettere distanza fra di loro e non avendo alcuna forza disponibile per riuscire a perdonarlo: tutto ciò che leggesse nei suoi occhi erano bugie, nonostante sapesse che Dean lo avesse fatto a fin di bene.
Il ragazzo scosse la testa e si passò una mano fra i capelli distrattamente, fissando i fornelli davanti a sè e chiedendosi perchè non fossero mai stati capaci di stare insieme come due persone normali, evitando le bugie, i sacrifici o qualsiasi cosa avessero fatto l'uno per l'altra che si fosse poi messa fra di loro.
"Mi dispiace così tanto di aver fatto del male a Bela.." sussurrò Dean sospirando lentamente e rumorosamente, sentendosi senza difese e così tanto vulnerabile da potersi spezzare da un momento all'altro, mentre il suo dolore si condensò in un'unica e calda lacrima. "Il dolore era così forte e costante che non ce l'ho fatta; mi hanno indirizzato verso un'anima e ho cominciato a dilaniarla come mi hanno insegnato, ma non avevo idea che fosse Bela fino a quando non me ne sono andato".
Katherine sentì le lacrime rigarle il viso e si voltò di scatto, scuotendo la testa ed asciugandosele di scatto, detestando l'idea che la potesse vedere in quella condizione; respirò a fatica e riprese la sua tazza fra le mani, bevendo qualche sorso nonostante le mani le tremassero ancora.
"Kath, ti prego ascoltami..".
La donna tirò sù con il naso e si voltò, lasciando che potesse vedere i suoi occhi rossi, le sue lacrime ed il suo dolore con un solo sguardo. "Oh ti sto ascoltando Dean, ma non fa alcuna differenza e credimi quando ti dico che vorrei che la facesse".
"Katherine, io..".
"Ti dispiace di non avermelo detto, ti dispiace di aver costruito una storia con me su una bugia così grande e che io non posso proprio perdonare, giusto?" chiese la ragazza asciugandosi le lacrime ed avvicinandosi all'uomo portandosi dietro la sua tazza; andò di fronte a lui e vide che anche lui stesse soffrendo esattamente quanto lei, e quando riprese a prarlare la voce uscì incrinata dal dolore. "Si è spezzato qualcosa tra noi Dean: non mi fido di te e non era mai successo, mai, nonostante tutto".
"Non puoi dire sul serio.." sussurò l'uomo deglutendo a fatica e sentendo il cuore battere sempre più velocemente nel petto, insieme al dolore che prese a martellare.
"E invece si purtroppo, e questo significa che questa volta è finita davvero" disse la donna tirando su con il naso, osservandolo sporgersi oltre il bancone e sentendo le sue mani sfiorare le sue. "E sarebbe più facile se riuscissi a smettere di amarti; ci ho provato, ci sto provando così tanto, ma non ci riesco".
"Troveremo un modo per farla funzionare.." sussurrò Dean alzandosi e facendo il giro dell'isola, avvicinandosi e prendendole il viso fre la mani. 
Katherine lo guardò negli occhi e avrebbe tanto voluto che lui sapesse del bambino, ma non poteva dirglielo perchè non l'avrebbe più lasciata andare, immaginando come sarebbe stato felice e fiero di aver un figlio tutto suo; in un'altra circostanza, avrebbe pensato ad un modo carino per dirglielo, cercando di non farlo spaventare da quella grossa responsabilità e ricordandogli che grande lavoro meraviglioso avesse fatto con Judith e con qualsiasi altro bambino avesse incontrato durante tutti quegli anni, ma Katherine non voleva proprio portare a termine quella gravidanza, non in quel momento almeno, e capì di poter evitargli tutto quel dolore e che sarebbe stata in grado di portarlo per entrambi.
Divenne difficile per Katherine sfuggire da quello sguardo, specialmente quando ogni fibra del suo corpo le stesse suggerendo di smettere di cedere al dolore e di essere fecile fra le braccia dell'unico uomo che avesse mai davvero amato; quando Dean si chinò a baciarla, la donna non si oppose e lo strinse di più a sè, sentendo il suo cuore perdere qualche battito soprattutto quando il ragazzo approfondì il bacio ed insinuò una mano fra i suoi capelli per avvicinarla di più al suo corpo, incastrandola fra il suo bacino ed il top della cucina. 
Katherine si staccò dalle sue labbra controvoglia ritrovando un momento di lucidità e Dean la osservò in maniera confusa, conscio però che un bacio quella volta non bastasse.
La donna abbassò lo sguardo e si liberò dalla sua presa, strisciando fuori dalla presa in cui l'avesse intrappolata ed uscedo dalla cucina velocemente, correndo per il corridoio con la vista annebbiata ed il cuore infranto, quando urtò la spalla di qualcuno con troppa forza e sentì il fiato venirle meno; due grosse braccia la bloccarono e l'uomo la guardò con aria interrogativa cercando di capire cosa fosse successo e perchè fosse così sconvolta.
"Kath, stai bene?" chiese Sam scorgendo i suoi occhi rossi e le sue guance umide, tenendola saldamente per le braccia.
"No Sammy.." rispose la ragazza fra le lacrime, scuotendo la testa e sollevando lo sguardo sul suo. "Dovresti andare da Dean adesso. Ha bisogno di te".
Il ragazzo la osservò liberarsi dalla sua presa e sgattaiolare nella direzione della sua stanza con aria distrutta, e subito si voltò verso la cucina, chiedendosi in che condizione avrebbe potuto trovare suo fratello; avanzò in silenzio e con aria stupita mista a confusa, arrivando fino alla porta della cucina ma non udendo alcun suono e non vedendo nessuno.
Il suono di un tappo metallico che prendesse contatto con il suolo attirò la sua attenzione e decise entrare, avvicinandosi all'isola di acciaio e trovando il fratello seduto per terra con le spalle appoggiate contro il freddo metallo ed un cartone da sei birre poste accanto a sè, intento a bere dei lunghi sorsi della sua bottiglia mentre il suo sguardo fosse fisso in un punto indefinito davanti a sè, ricordando qualcosa di sicuramente spiacevole e cogliendo in lui lo stesso dolore della ragazza.
"Dean?".
Il maggiore si girò nella sua direzione di scatto, quasi spaventato poichè non avesse sentito la sua presenza avvicinarsi e guardò Sam con aria confusa, permettendogli di vedere quanto questa volta ne fosse uscito distrutto e che non avesse neanche la forza di liquidare tutto con una stupida battuta per fare ridere e sdrammatizzare il suo dolore. "Questa volta è finita sul serio".
Sam fece un lungo sospiro e scosse la testa, pensando che ci sarebbe stato sicuramente un modo per loro di riappacificarsi, così come avevano sempre fatto; si sedette accanto al fratello e si stappò una birra, cercando di fargli capire con lo sguardo che non se ne sarebbe andato finchè lui non sarebbe stato bene, e pensò a quante volte avesse dato la storia di Dean e Katherine per spacciata, ma era sempre bastato un solo sguardo fra loro per capire quanto si sbagliassero.
Erano destinati a stare insieme e Sam lo aveva imparato a caro prezzo: passò una mano sulla spalla del fratello, che abbassò lo sguardo arrossato dal pianto e scosse la testa, e nella mente del minore ci fu spazio solamente per il pensiero che presto avrebbe chiuso le porte dell'Inferno e che avrebbero potuto smettere di cacciare probabilmente per sempre, vivendo una lunga vita felice insieme alle due donne per cui avessero perso la testa, e alla loro sorellina, a Judith e Phil. 
Erano la sua famiglia e li avrebbe protetti. Costi quel che costi.
"Sono qui per te, fratello".

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Capitolo 31
*** Let's hurt tonight. ***


 
Capitolo 27.
Let's hurt tonight.


 
"Crowley ha ucciso Tommy Collins e Jenny Klein?" chiese Sam aggrottando le sorpacciglia e mettendo su la sua faccia seria e preoccupata, seduto al tavolo della cucina accanto al fratello e alle due Collins che condividevano il suo stato d'animo.
"Si, e non si fermerà.." sussurrò Dean facendo spallucce, stringendo la sua tazza di caffè scuro e fissandola con sguardo vitreo per qualche secondo, cercando di concentrarsi completamente sul caso e di essere la versione di cacciatore migliore che sarebbe mai potuto essere pur di salvare quegli innocenti dalla rabbia cieca di Crowley.
Hailey scosse la testa con disapprovazione, pensando che avrebbero potuto fare di più ed aiutare quella gente, lasciando scivolare lo sguardo sulla sua sorellina che teneva i gomiti fissi sul tavolo e le mani nell'incavo del suo stesso collo, gli occhi circondati da scure occhiaie, indice che neanche quella notte fosse riuscita a riposare bene, e l'atteggiamente diverso dal solito, quasi nervoso a giudicare dalla gamba che continuava a muovere in maniera incontrollata sotto il tavolo.
La maggiore avrebbe voluto dire qualcosa, cercare di aiutarla a vuotare il sacco, ma poi incrociò lo sguardo del cacciatore, che come lei stesse guardando Bela con aria dispiaciuta e colpevole, ed Hailey vide Dean serrare la mascella e voltarsi immediatamente stringendo un pò più forte la sua tazza. Presi da quegli sguardi, non si accorsero neanche quando dei passi si avvicinarono alla porta della cucina, facendoli voltare appena quando la figura entrò all'interno della stanza con un sorriso.
"Buongiorno!" esclamò Katherine riservandogli una breve occhiata fugace, prima di voltarsi verso la macchinetta del caffè e riempirsi una grossa tazza con felicità.
Quella mattina si alzò con un'inspiegabile spensieratezza e con la convinzione che sarebbe andato tutto bene proprio come avrebbe sempre voluto, e non ci volle molto prima che la ragazza capisse che tutti quei sentimenti fossero dovuti allo squilibrio ormonale dettato dalla gravidanza; bevve un grosso sorso e sorrise, voltandosi verso i ragazzi che però trovò a guardarla con aria seria.
"Perchè avete quei musi lunghi?".
Sam si schiarì la voce e gesticolò nervosamente, osservandola in viso e chiedendosi da dove fosse spuntato quei sorriso a trentadue denti la mattina dopo aver rotto con il suo ragazzo, specialmente perchè la sera precedente avesse letto nei suoi occhi tutto il suo dolore.
"Crowley sta continuando ad uccidere tutte le persone che abbiamo salvato".
Katherine distolse lo sguardo e ci pensò su, mentre il suo sorriso scemò e pensò che essersi fatta rapire da Abaddon e aver passato cinque giorni in isolamento al bunker li avesse distolti provvisoriamente dai ricatti del Re dell'Inferno; bevve un altro lungo sorso del suo caffè e poi sbuffò leggermente, tornando a guardare i ragazzi ed incrociando per qualche secondo lo sguardo di Dean che si sforzò così tanto di camuffare i suoi veri sentimenti, prima di distoglierlo da lei e concentrarsi sulla sua tazza, così come Bela che si limitò ad osservarla con un sorriso sul volto.
"Ha minacciato qualcuno in particolare?" chiese la donna appoggiandosi al ripiano della macchinetta, grattandosi distrattamente la nuca.
"No, abbiamo ancora un pò di tempo prima che richiami.." sussurrò Hailey facendo spallucce e sospirando.
"Bene: quando richiamerà gli diremo che accettiamo la sua proposta e riavrà la sua Tavoletta" rispose Katherine allargando appena le spalle ed accennando un sorriso. "Appena si presenterà per concludere l'affare, lo rapiamo e facciamo tornare il suo culo di nuovo umano".
I quattro ragazzi si scambiarono un'occhiata veloce e Bela si sollevò dalla panca, tenendosi alle spalla della sorella seduta accanto a sè e a quella di Dean, che l'aiutò ad uscire con il braccio, e si avvicinò a Katherine con un sorriso accennato sul volto. "Kath, stiamo parlando di Crowley: capirà se uno di noi mente".
La ragazza roteò gli occhi per qualche secondo e bevve qualche altro sorso di caffè, notando la maniera in cui Bela la stesse però fissando, e scosse la testa, lasciando scivolare lo sguardo verso il maggiore. "Per fortuna qui qualcuno è bravo a mentire, fidati quando ti dico che non ci scoprirà".
"Io?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e guardandola con aria sorpresa. "Perchè proprio io?".
"Perchè tutte le creature sovrannaturali hanno un debole per te, come Castiel" rispose Katherine facendo spallucce e finendo di colpo il suo caffè, voltandosi e versandone ancora nella sua tazza. "A proposito, c'è stato qualche avvistamento? Qualcuno ha visto uno strano angelo andare in cerca di api o sposarsi con qualcuno e guarire la gente?".
Hailey e Sam sorrisero ricordando quando avessero dato Castiel per morto e poi lo avessero trovato vivo e vegeto nella casa di una donna con cui era spostato e si facesse chiamare Emmanuel; la sorella si tirò a sedere su meglio e appoggiò i gomito al tavolo, osservandola con un sorriso. "No, silenzio radio".
"Potrebbe averlo di nuovo Naomi?" chiese Katherine sospirando, mettendo su la sua aria preccupata.
"Potrebbe, non lo sappiamo.." sussurrò Sam facendo spallucce e sospirando rumorosamente. "Ma la cosa più importante adesso è fermare Crowley".
"Già.." sussurrò la donna tornando ad appoggiarsi contro il ripiano,  bevendo qualche altro sorso distrattamente ed incrociando lo sguardo di Dean che soffocò il suo istinto di avvicinarla e stringerla a sè come ogni mattina, stringendo più forte il manico della tazza e distogliendo lo sguardo.
"Eeeh ok, abbiamo finito con il caffè!" esclamò Bela togliendo la tazza dalla mani della sorella, guardandola con aria perentoria e minacciandola con un dito. "Non provare a riprendertela, lo sto facendo per la tua salute".
"Bela, è solo un pò di caffè!" esclamò Katherine cambiando espressione ed avvicinandosi, ma osservando il suo sguardo contrariato capì immediatamente a cosa si riferisse, dicendole silenziosamente che tutta quella caffeina le avrebbe fatto male in uno stato come il suo; sbuffò ed incrociò le braccia al petto, osservando i due fratelli guardarle con aria interrogativa e confusa. "Soffro di reflusso gastrico ultimamente".
"No, non è vero" disse Dean aggrottando le sopracciglia, guardandola con aria stranita e chiedendosi perchè le due sorelle stessero mentendo, alzandosi in piedi ed avvicinandosi con fare indagatore. "Ti ho vista mangiare così tante schifezze e digerire tutto senza problemi, cosa ti potrà mai fare un pò di caffè?".
Katherine indietreggiò di qualche passo, sorridendo forzatamente e guardando Bela con sguardo adirato, che aveva appena ottenuto quello che voleva portando la sorella sul punto di dire la verità a Dean e stimolare in lui la curiosità a tal punto da iniziare a fare domande, nonostante si fossero lasciati da appena qualche giorno.
"Appunto!" esclamò la maggiore in maniera acida ma ridendo, prendendo la tazza dalle mani della sorella e spostandosi di qualche passo per non rimanere più vicina del necessario al ragazzo, quando la sua attenzione fu attirata dalla suoneria di un telefono.



 
Tutto l'oro del mondo e milioni di dollari non avrebbero mai potuto ripagare quell'espressione di sconfitta, del tutto spaventata da ciò che sarebbe potuto succedere da lì a breve: Crowley se ne stava legato ad una sedia posta al centro di una piccola cappella abbastanza isolata da permettergli di urlare senza attirare troppo l'attenzione, con delle catene che gli bloccavano mani e piedi nonostante cercasse di muoversi.
Dean sorrise vittorioso guardandolo negli occhi, ricordando quanto fosse stato bello per lui catturarlo con l'inganno e bloccare i suoi poteri con quelle catene incantate, e colpirlo in viso con forza, restituendogli tutto il male che avesse fatto in quegli anni. Spostò lo sguardo su suo fratello, intento a preparare in maniera meticolosa le siringhe ancora vuote e l'esorcismo da recitare alla fine di quelle lunghe otto ore in cui sarebbero dovuti rimanere in quel posto.
Sam si voltò verso il fratello e sospirò, facendogli cenno di uscire ed annuendo, dicendogli poi che avrebbe dovuto iniziare a confessare ogni sua colpa per ciò che avesse fatto e rendere il suo sangue puro prima di iniziare; Dean, seppur perplesso, uscì dalla cappella serrando la mandibola con la speranza che tutto si sistemasse e che sarebbe andato per il verso giusto.
Si avvicinò alle due donne appoggiate alla fiancata dell'Impala e le osservò parlottare fra di loro, ancora del tutto ignare della sua presenza alle loro spalle, e sentì dire loro qualcosa di molto strano, che gli fece inarcare le sopracciglia e guardarle con aria sbalordita.
"Dovresti parlarne con lui, prima o poi lo scoprirà quindi è meglio che lo sappia adesso" sentì dire ad Hailey che stesse per continuare, prima di voltarsi per caso nella sua direzione e trovarlo ad osservarle con aria sbalordita. La maggiore fece finta di nulla e sorrise, voltandosi interamente e facendo segno alla sorella di fare lo stesso, che nel frattempo si schiarì la gola e sospirò, con tutta l'intenzione di lasciare perdere il discorso.
"Dov'è Sam?" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia e guardando oltre il ragazzo fino a dentro la capella, ma non lo vide uscire.
"Si sta confessando dentro.." sussurrò Dean con espressione seria e mettendo le mani dentro le tasche del suo giubbotto, guardando distrattamente il cielo grigio per poi tornare a fissare il suo sguardo su Katherine, del tutto intenzionato a non lasciare stare le loro stranezze. "C'è qualcosa che ti piacerebbe dirmi?".
Hailey sgranò gli occhi e sorrise imbarazzata, prima di voltarsi e bisbigliare solamente un Vi lascio soli prima di dirigersi verso la cappella con sguardo basso, non osando incrociare lo sguardo adirato della sorella.
Katherine lo guardò e sospiro mentre si appoggiava completamente alla fiancata dell'auto e scosse la testa, lasciando intuire quanto poco le andasse di continuare quella conversazione, sbadigliando rumorosamente e guadagnandosi un'occhiata stranita da parte dell'uomo.
"Scusa, sono molto stanca e no, non devo dirti proprio un bel niente, quindi se vuoi scusarmi.." sussurrò la ragazza camminando velocemente nella sua direzione per sorpassarlo e dirigersi verso la cappella insieme alla sorella, ma Dean la bloccò per un braccio per trattenerla e facendola voltare verso di sè. "Ma che stai facendo?".
"Tu e le tue sorelle siete state così strane per tutti questi giorni: ti sento stare male ogni mattina dalla stanza affianco la tua in cui dormo, il caffè ed il reflusso stamattina, le conversazioni interrotte quando arriva uno di noi, i commenti elusivi di Bela" replicò l'uomo fissandola con aria interrogativa, notando solamente in quel momento quando fosse vicina al suo corpo. "C'è qualcosa che dovrei sapere?".
Katherine lo guardò negli occhi per qualche secondo e ciò fu sufficiente per far sì che il dubbio si instaurasse dentro di lei, chiedendosi se stesse facendo la scelta giusta a non dire nulla a Dean e probabilmente ad interrompere quella gravidanza indesiderata; aveva il diritto di saperlo, in fondo era il padre e chi era lei per impedirgli di avere voce in capitolo?
"Io.." iniziò la donna serrando forte la mandibola ed abbassando lo sguardo, non liberandosi della sua presa ma facendo un passo indietro. "Io sono..".
"Kath lo so che pensi di non poterti fidare di me, ma ti sbagli! Siamo stati insieme per così tanto tempo.." sussurrò il ragazzo con tono delicato avanzando di qualche passo e tenendo ancora il suo braccio stretto in una morsa leggera da cui non sarebbe potuta scappare, accennando un sorriso amareggiato e sfiorandole il viso con delicatezza. "Voglio esserci per te se hai un problema".
Gli occhi della donna vennero catturati da quelli verdi del cacciatore ed in un attimo tutte le sue convinzioni vennero messe in discussione dentro di sè: non avrebbe potuto fare un torto simile proprio a Dean, l'uomo che le fosse sempre stato accanto facendole prima da amico, poi da compagno e da amante per tutti quegli anni. 
Ogni qualvolta si fosse smarrita, lui aveva sempre trovato il modo per riportarla a casa: dalla Maledizione, a tutto ciò che avesse fatto con i suoi poteri da Cacciatrice, il sangue versato ed i cadaveri lasciati come monito per non farsi trovare.
Dean aveva passato un colpo di spugna e ripulito tutto, l'aveva rimessa in piedi così tante volte che ormai ne avesse perso il conto; come avrebbe potuto non perdonarlo, nonostante ciò che le avesse tenuto nascosto, quando ogni parte di lei le suggerisse di annullare la distanza e riabbracciarlo prima di confessargli tutta la verità?
L'uomo vide lo sguardo negli occhi di Katherine cambiare, arricchendosi di uno strato lucido che non aveva mai amato mostrare ed abbassò il viso in fretta, e le parole le morirono in bocca, non riuscendo più a dire una sola parola; Dean le sollevò il viso con una mano e le sorrise, incitandola a parlare.
"Io..".
"Ragazzi!".
Una voce profonda li fece sobbalzare, chiusi in quel gioco di sguardi in cui la donna si ritrovò intrappolata e stesse cercando disperatamente di trovare la sua strada di ritorno verso di lui, e li costrinse a voltarsi nella direzione opposta, dove videro un Castiel sporco di sangue e pieno di ferite sul volto e sul corpo, ed i due si chiesero chi avesse potuto fare una cosa del genere.
Dean lasciò la presa sul braccio della donna e corse nella direzione dell'amico, aiutandolo ad alzarsi ed osservando le sue ferite iniziare a guarire grazie alla sua Grazia, mentre Katherine si asciugò gli occhi e si avvicinò all'angelo con aria confusa.
"Cas, ma che è successo? Dove sei stato?" chiese il cacciatore sorreggendolo e sgranando gli occhi osservando i lembi della sua pelle richiudersi irradiati da una luce bianca.
"Crowley mi ha lasciato a Naomi" rispose l'angelo sospirando e cercando di muovere il suo corpo malridotto che stava lentamente tornando sano come prima. "Metatron mi ha fatto evadere e lo hanno catturato, ma adesso gli angeli di Naomi mi cercano!".
"Metatron?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia e scambiando un'occhiata rapida con il cacciatore, serrando le braccia al petto ed appoggiandosi alla fiancata dell'Impala. "Adesso siete diventati amici?".
Castiel alternò lo sguardo fra i due e poi lo lasciò vagare fino alla piccola Cappella abbandonata, riuscendo a sentire cosa stesse accadendo all'interno ed avvertendo la presenza di Crowley privato dei suoi poteri; capì cosa stesse per accaddere e sorrise amaramente, pensando che gli sarebbe piaciuto guardare il Re dell'Inferno chiedere pietà, tanto quanto fosse piaciuto a Crowley vedere Naomi torturarlo.
"Mi dispiace essere stato lontano così tanto, ma dovete sapere" disse l'angelo guardandoli con la sua espressione migliore, sorridendo appena. "Mentre voi chiuderete l'Inferno, io chiuderò il Paradiso e la terra sarà libera sia dagli angeli che dai demoni!".
I due cacciatori tornarono a scambiarsi un'occhiata basita, non pensando che esistessero anche delle porte del Paradiso e lo ascoltarono raccontare della prima prova che avesse intrapreso, ovvero quella di uccidere un Nephilim, e che ne avesse ancora due da ultimare in pochissimo tempo; Dean rise di gusto e tornò a fianco della donna quando capì perchè l'angelo fosse andato proprio da loro in quel preciso momento, ed incrociò le braccia al petto mentre si appoggiava alla fiancata dell'Impala prorpio accanto a Katherine.
"Quindi vuoi aiuto" disse il cacciatore interrompendolo ed osservandolo con aria fin troppo tranquilla.
Castiel strinse le labbra in un'espressione mortificata e lo guardò con dispiacere, ma capì che il ragazzo fosse conscio che non avrebbe mai chiesto una collaborazione se non fosse stato davvero in difficcoltà.
"Ok Cas, io e te contro un mucchio di angeli?" chiese Dean sorridendo ironicamente e facendo spallucce. "Quando vuoi".
"No!" esclamò Katherine con tono molto alto, sgranando gli occhi ed osservando i due voltarsi verso di lei, ma la donna fissò lo sguardo adirato sul cacciatore, fulminandolo con gli occhi. "No, non puoi andare! E' pericoloso: tu non guarisci come lui, potresti morire! E poi Sam ha bisogno di averti qui!".
Dean fece spallucce, sorridendo amaramente davanti a quella dimostrazione di interesse e di preoccupazione nei suoi confronti, conscio del fatto che neanche lei avesse smesso di amarlo. "Sta tranquilla Kath, l'abbiamo fatto milioni di volte: troverò un modo per sopravvivere!".
La donna lo vide lasciare il suo fianco per dirigersi verso il portabagagli, che aprì e da cui estrasse il borsone con le armi ed andò alla ricerca dell'olio Santo posto in un contenitore, preparandosi per qualsiasi evenienza gli si fosse preprata; in quel momento il cuore della ragazza prese a battere in maniera irregolare e sentì una strana sensazione, la stessa provata solamente un paio di volte nella sua vita: la mattina che Phil morì prima di finire in ospedale, la notte in cui nacque Judith ed il giorno di quel freddo Novembre, quando entrò nel magazzino in cui il Djiin finì per prenderla ed incontrò i Winchester.
Furono tutti eventi che le sconvolsero la vita e non poteva di certo ignorarlo, sapeva di dover lottare ed impedire che il ragazzo se ne andasse solo insieme a Castiel.
"No, non puoi andare da solo!" esclamò Katherine arrabbiandosi e chiudendo con forza il portabagagli, notando però che il cacciatore avesse già messo le sue armi in un borsone, guadagnandosi un'occhiataccia.
"Ma che ti prende?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e sgranando gli occhi, non riuscendo a capire quel comportamento così strano. "Un attimo prima vorresti vedermi tre metri sotto terra ed un attimo dopo ti preoccupi per me?".
"Non è così Dean, ascoltami ti prego! Ho quest'orribile sensazione, succederà qualcosa se andrai via da solo, devi credermi!" continuò la donna sentendo gli occhi pizzicare, notando solamente in quel momento lo strano modo in cui la guardasse Castiel e chiedendosi se un angelo come lui potesse sentire che fosse incinta. "Resta con me, per favore".
Il cacciatore rimase a guardarla per qualche secondo con aria seria, pensando fra sè e sè che l'intuito di Katherine non avesse fatto cilecca neanche nei suoi tempi più cupi, e per un secondo pensò che avrebbe potuto avere ragione e che qualcosa di brutto sarebbe potuto effettivamente succedere, ma poi osservò l'aria tranquilla di Castiel e pensò che avrebbe preferito colpire ed uccidere qualche angelo come facevano insieme in Purgatorio piuttosto che rimanere bloccati lì per le successive otto ore ad ascolatre suo fratello soffrire.
"Se Sam finirà prima che io torni, digli di andare avanti e di chiudere questi figli di puttana fuori una volta e per tutte, ok?" chiese Dean sostenendo il suo sguardo deluso ancora una volta dal suo atteggiamento, accennando un sorriso. "Non posso lasciare Cas da solo, lo so che lo capisci".
"Vengo con te!".
La voce di Haiely giunse forte alle sue orecchie, che assistette a tutta la scena dagli scalini della Capella e capì le preoccupazione della sorella, avanzando in fretta verso di loro prima che Castiel e Dean sparissero dalla strada per finire chissà dove, osservando il modo in cui tutti e tre la stessero guardando.
"Vengo io con te, almeno Kath starà più tranquilla e io starò attenta che non succeda nulla al tuo culo!" esclamò la maggiore sorridendo di cuore e facendo l'occhiolino alla sorella. "Sam sta per iniziare, dovresti andare da lui".
Katherine annuì appena e sentì quel peso sul cuore farsi appena più leggero, ma la stretta attorno ad esso rimase, lasciandola in ansia ed agitata ad osservare i due ragazzi avvicinarsi a Castiel pronti ad andare; quando incrociò lo sguardo del cacciatore sentì gli occhi pizzicare e la sensazione che quella fosse l'ultima volta che lo vedesse farsi largo dentro di sè.
Lo fermò una seconda volta correndo nella sua direzione e stringendolo fra le braccia con forza, affondando il viso nel suo petto e sentendo le sue mani ancorarsi ai suoi fianchi dopo un attimo di esitazione dovuta alla totale mancanza di contatto in quell'ultimo periodo.
Sollevò lo sguardo verso di lui e Dean riuscì a leggere la sua strana angoscia attraverso i suoi occhi, ed instintivamente le carezzò il viso con una mano.
"C'è una cosa che devi sapere, ma non voglio dirtela così.." sussurò Katherine sentendo delle lacrime bagnarle il viso, ma furono lacrime differenti dalle precedenti: erano di gioia, perchè in quell'istante decise che avrebbe smesso di lottare contro il suo lato che voleva arrendersi a perdonarlo e che avrebbe tenuto il bambino, e sarebbero stati insieme per davvero quella volta, fuori dalla caccia per sempre. "Quindi cerca di tornare tutto intero, ok?".
Dean sorrise nonostate non avesse alcuna idea di cosa Katherine avrebbe voluto dirgli, ma la sua espressione gli fece intuire che fosse qualcosa di positivo per una volta, così le diede un leggero bacio a fior di labbra, dal quale la ragazza non si ritrasse; quando Katherine riaprì gli occhi, di Dean, Hailey e Castiel non rimase neanche l'ombra, segno che l'angelo li avesse portati via senza darle il tempo di salutare.
Deglutì a fatica e si asciugò il viso, sistemandosi e cercando di essere forte prima di dirigersi verso la Cappella ed entrare per essere di totale supporto ed aiuto a Sam.
 


 
Aprì la porta in cima ai pochi scalini con un sospiro, scorgendo Sam di spalle intento a preparare tutto l'occorrente per iniziare quello strano esorcismo da solo ed avanzò di qualche passo senza prestare particolare attenzione al demone che giacesse su quella sedia legato da quelle catene magiche e bloccato dalla trappola del diavolo disegnata sul pavimento; raggiunse il ragazzo e gli sfiorò la spalla, osservandolo sobbalzare poichè non si fosse neanche accorto della sua presenza.
Sam le fece un debole sorriso volgendosi verso di lei e Katherine gli tolse la siringa dalle mani, notando la difficoltà che stesse provando nell'inserire l'ago nella vena per prelevare un pò del suo sangue; tastò il suo braccio fino a quando non fu sicura dove bucare, ed inserì l'ago notando un'espressione leggermente infastidita dal dolore di Sam, che però si sforzò di  non mostrarlo, specialmente quando Crowley rise e dichiarò di non aver paura di un umano malridotto quanto lui.
"Fottiti bastardo" disse semplicemente la donna guardandolo con disprezzo, passando la siringa piena si sangue al cacciatore con un gesto rapido.
Sam annuì e la ringraziò con lo sguardo avanzando fino a perforare con la punta dell'ago il collo del demone, che sibilò quando sentì il sangue purificato entrare all'interno del suo corpo; i due cacciatori sospirarono, pensando che sarebbe stata una lunga notte e si sedettero sugli scalini dell'altare di quella Capella malmessa e quasi del tutto spoglia da immagini sacre, ma che conservasse il terreno consacrato.
Passarono le successive sette ore ad iniettare per sette volte il sangue al demone e Katherine ne approfittò per raccontaregli a bassa voce dove fossero andati Dean ed Hailey e perchè, spiegando che sua sorella avesse seguito il ragazzo solamente per farla stare più tranquilla e scordare quella brutta sensazione che avesse ancora attorno al suo cuore.
"Perchè non sei andata tu al suo posto?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia, fissandola con curiosità e la donna riconobbe lo sguardo della persona che un tempo le fosse stata così vicino, riuscendo a tranquillizzarla solamente con la sua presenza.
"Perchè Hailey non me lo avrebbe permesso e onestamente sono completamente umana per la prima volta nella mia vita, non so cosa potrebbe succedere in una lotta.." sussurrò Katherine accennando un breve sorriso, evitando il suo sguardo e posando sul volto sudato di Crowley che iniziò ad avere l'aria di chi stesse soffrendo molto.
"Perchè? Pensi di non essere abbastanza forte?" chiese il ragazzao ironicamente, sollevando un sopracciglio e sorridendo. "Fidati: ti ho vista lottare fino allo stremo delle forze, ma tu hai sempre trovato il modo di rialzarti".
La donna sorrise e si appoggiò con la testa al suo braccio con delicatezza, non smettendo di pensare a quante volte le sue parole e quelle di suo fratello l'avessero tirata su; ma quella circostanza era diversa, non sapeva spiegare come, ma lei sapeva che ci fosse davvero qualcosa che non andasse e che presto sarebbe successo qualcosa di brutto.
"Perchè sei così spaventata?".
Katherine lo guardò e avrebbe tanto voluto che anche lui sapesse, che utilizzasse quella novità come spinta per andare avanti e riuscire a sopravvivere anche all'ultima prova, ma non voleva che orecchie demoniache ed indiscrete captassero quell'informazione per usarla contro di lei se qualcosa fosse andata storta.
La sveglia del cellulare di Sam suonò determinando che l'ora di un'altra puntura fosse giunta e la donna si spostò nella sua direzione con un sorriso, inginocchiandosi ai suoi piedi e scoprendogli con dispiacere il braccio per la quarta volta, cercando la vena giusta per prelevare un'altra provetta di sangue; quando tirò lo stanfusso della siringa a sufficienza, sfilò l'ago con delicatezza, porgendo la siringa piena al cacciatore, che iniziò ad avere difficolata a sollevarsi da terra senza avere dei capogiri, così Katherine lo aiutò a raggiungere il demone, che rise di gusto osservando quanto fosse malridotto ed esausto.
Sam lo zittì con un'altra iniezione e si appoggiò ad uno dei braccioli per riprendere fiato per qualche momento, quando sentì la carne lacerarsi sul polso sinistro, capendo con orrore che Crowley lo avesse morso di sua spontanea volontà; istinitvamente gli piazzò un gancio destro in pieno viso ed urlandogli contro in preda alla furia, mentre Katherine lo afferrò dal braccio sano e lo trascinò fuori con la forza, promettendosi di tornare dentro e picchiare selvaggiamente il demone per ciò che gli avesse fatto.
Fece scendere Sam dagli scalini e lo vide ancora così sconvolto, guardandosi attorno come se non capisse quando la luce del giorno avesse lasciato spazio al buio della notte, illuminata solamente dai raggi lunari che permettevano ai dua cacciatori di vedere quanto bastasse.
Lo fece sedere sul cofano dell'Impala ed estrasse dai sedili il kit di emergenza per medicargli la ferita inflitta da Crowley, disinfettando il morso e chiedendo ironicamente se fosse vaccinato per la rabbia, vedendo un sorriso farsi largo sul viso del giovane che parve tranquillizzarsi.
"Sembri diversa.." sussurrò Sam osservandola bene in viso per la prima volta quella sera, notando la sua preoccupazione ma percependo anche qualcosa di differente in lei.
Katherine sollevò lo sguardo e rimase interdetta per qualche secondo, poi sorrise imbarazzata e tornò a pulire la sua ferità con un batuffolo. "Sarà che l'umanità mi dona".
"No, è qualcos'altro.." continuò il miniore mordendosi appena il labbro inferiore ed aggrottando le sopracciglia. "Non ti ho mai vista così e sono sicuro che l'umanità non c'entri..".
La donna mise un piccolo cerotto sulla sua ferita e richiuse il kit, sentendo lo sguardo del ragazzo fisso su di sè che le impedì di allontanarsi trattenendola con delicatezza dal braccio; si guardarono ed entrambi pensarono che fosse passato decisamente troppo tempo dall'ultima volta in cui avessero parlato in quel modo da soli, lontani dai corrispettivi fidanzati.
Katherine guardò all'interno della Capella e vide Crowley troppo lontano affinchè potesse sentire, e fece spallucce pensando che se lo avesse detto ad alta voce solamente una volta prima di dirlo a Dean, non ci sarebbe stato proprio nulla di male e la terra non sarebbe stata inghiottita dall'Inferno; sorrise di felicità e si fece più vicino a Sam, portandosi le mani alla bocca e facendosi coraggio.
"Sono incinta".
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e sgranò appena gli occhi quando sentì quella frase, ma non la capì fino in fondo fin quando non lesse nel suo sguardo che fosse piuttosto seria e che non stesse mentendo o inventando una storiella per farlo ridere e sdrammatizzare; la sua espressione si piegò in un grande punto interrogativo, fin quando non collegò tutti gli strani comportamenti di Hailey e Bela nei confronti della sorella di cui Dean non fosse l'unico ad essersi accorto.
Sam realizzò finalmente che ciò fosse un sogno diventato realtà per suo fratello, ma dall'espressione di Katherine capì che ancora non glielo avesse detto; non disse nulla e la strinse in un forte abbraccio, ridendo di gusto e sollevandola da terra per la gioia, pensando che un bambino fosse davvero quello che ci volesse per aiutare tutti i componenti di quella famiglia disfunzionale ad andare avanti e ricordare il vero significato della parola.
L'uomo sciolse l'abbraccio e la guardò per esprimerle tutta la sua felicità, quando una voce femminile parlò prima di lei, facendoli voltare entrambi nella sua direzione.
"Beh felicitazioni, mammina!" esclamò Abaddon avanzando con un sorriso soddisfatto, pensando che il destino avesse tenuti i due ragazzi insieme solamente per lasciare che lei potesse avere la sua vittoria.
 



 
"Birra gratis, mmh?" chiese Hailey facendo scontrare il collo della sua bottiglia con quella dell'uomo di fianco a sè, appoggiati al bancone di quel locale in cui Castiel li avesse lasciati di guardia alla ricerca di un Cupido per completare la sua seconda prova.
Dean sorrise appena con le braccia incrociate sul tavolo, ma il suo viso rimase abbronciato, continuando a pensare che non avrebbe dovuto lasciare Sam e Katherine in quella chiesa da soli per fare da palo ad un angelo che esaminasse ogni cliente che uscisse dal locale, sperando che ognuno di loro fosse il suo uomo.
"Non preoccuparti, stanno bene" continuò la donna sospirando, portandosi la fredda bottiglia di vetro alle labbra e sorseggiando la sua bevanda.
L'uomo la osservò accigliato chiedendosi come potesse essere così calma in una situazione come quella e scosse la testa, pensando però che lei fosse l'unica in grado di riferirgli cosa volesse fargli sapere Katherine prima che Castiel li portasse via.
"Mi chiedevo se poessi..".
"Non chiederti nulla, perchè io ho la bocca cucita!" esclamò Haiely facendogli l'occhiolino ed ordinando altri salatini, che il barista fu felice di servirle con un sorriso.
"Ma tu potresti..".
"No".
"Non puoi lasciarmi così in sospeso!".
"Non sono io ad averlo fatto, ma la tua ragazza" rispose la donna ridendo, afferrando un pugno di salatini e portandoseli alla bocca in maniera non troppo fine, facendo ridere il ragazzo di gusto. "Prenditela con lei".
Dean capì che Hailey non avrebbe ceduto e sospirò, facendo spallucce e capendo che avrebbe fatto prima ad aspettarre di tornare alla Cappella per avere delle risposte, bevendo il suo primo sorso di birra e deglutendola lentamente. 
"Mi dispiace veramente per quello che ho fatto a Bela all'Inferno, meritavo davvero di marcire lì per l'eternità".
Hailey si irrigidì appena, perchè per quanto lo amasse come un fratello, Bela rimaneva sempre sua sorella, e non era stato esattamente facile passare sopra a ciò che lui le avesse fatto; lo guardò per chiedergli di non parlarne mai più con lei, ma notò solamente uno sguardo carico di odio per sè stesso e per ciò che avesse fatto con le sue stesse mani.
Sospirò e gli posò una mano sul braccio, smettendo di mangiare i suoi amati salatini ed accennò un sorriso che aumentò man mano che lo sguardo del ragazzo si andasse stupendo secondo dopo secondo.
"Non è colpa tua; io non ti odio, nessuno di noi lo fa: nemmeno Bela o Phil, tantomeno Katherine, quindi credo che sia arrivato il momento di perdonare te stesso".
Dean sentì gli occhi pizzicare e serrò la mandibola con decisione, pensando quanto quelle parole lo facessero sentire appena più sollevato, e quando aprì la bocca per ringraziarla, sentì una presa sulla sua spalla e ricobbe Castiel tornare dentro il locale e sedersi accanto a lui con sguardo confuso; disse quanto fosse sicuro che quella donna appena uscita fosse un angelo, ma che riuscì solamente a farla scappare a gambe levate dopo essersi preso uno schiaffo in pieno viso quando la donna pensò che volesse solamente rimorchiarla, facendo ridere i due cacciatori di gusto.
Passò poco tempo prima che Castiel riuscisse ad individuare un altro potenziale Cupido, ma quando incrociò il suo sguardo notò come stesse cercando di uscire dal locale il più in fretta possibile facendosi saltare la copertura; l'angelo fece segno ai due di seguirlo all'esterno, arrivando sul retro giusto in tempo per osservarlo litigare con quella donna che mostrò i suoi veri occhi bianco scintillante da angelo.
I due cacciatori riuscirono a trattare per conto di Castiel prima che si agitassero gli animi e sfociasse tutto in una selvaggia rissa, riuscendo a far ragionare Cupido sulle loro valide motivazioni e riuscendo ad ottenere il suo arco in modo tale che Castiel portasse a termine con successo la sua seconda prova.
Dopo essersi allontanati e aver ricevuto la chiamata di Kevin, che gli disse di aver iniziato la rapida traduzione della Tavoletta Angelica, vennero fermati da Naomi sul retro del bar, che gli apparve con aria decisamente differente rispetto a come avesse fatto la volta precedente, anche se ciò non impedì ai tre di sfoderare le proprie lame angeliche.
"Non sono qui per lottare, ma per avvertirvi!" esclamò l'angelo sollevando le mani in alto in segno di resa e facendo qualche passo avanti. "Sono entrata nella mente di Metatron".
"Tu entri nella mente di tutti!" esclamò Castiel con rabbia e risentimento, pensando quante volte gli avesse riservato lo stesso trattamento, spingendolo a fare cose orribili.
"So che non potete fidarvi di me, ma questa volta dovrete farlo!" esclamò Naomi allargando le braccia e lasciandole andare contro i fianchi, mentre gli occhi le si riempirono di lacrime.
"Metatron ha mentito: ti ha detto che avrebbe chiuso le porte del Paradiso con quelle prove, ma non è quello che sta facendo! Ti ha ingannato Castiel, vuole solamente scagliare tutti gli angeli fuori dal Paradiso e confinarli sulla terra da mortali!".
I tre si scambiarono un'occhiata incredula, chiedendosi se stesse mentendo o se stesse davvero dicendo la verità per la prima volta, ma l'angelo decise che non lo avrebbe manipolato anche quella volta, così avanzò di qualche passo brandendo la sua arma con aria minacciosa.
"Perchè avrebbe dovuto farlo? Stai mentendo!".
"Per vendetta, Castiel! Metatron vuole solamente vendetta verso gli angeli e gli arcangeli che lo hanno escluso fino a quando non hanno avuto bisogno di lui!" esclamò Naomi sentendosi così umana nel sentire quelle lacrime rigarle il viso e quello strano peso spezzarle il respiro, credendo fermamente che si trattasse di senso di colpa. "Nella sua mente ho anche visto che se Sam porterà a terminre le prove, morirà per volere di Dio!".
"No, è ridicolo!" esclamò Dean aggrottando le sopracciglia e sgranando gli occhi, avvicinandosi con aria minacciosa, non riuscendo però a fare a meno di credere all'autenticità delle sue parole.
"E' così: è sempre stata la volontà di Dio! E c'è un'altra cosa.." sussurrò Naomi guardando con aria comprensiva Castiel, il quale stesse combattendo una guerra interiore fra ciò che fosse giusto credere e ciò che non lo fosse, ed addolorata i due cacciatori. "So che stanotte Abaddon verrà per Katherine".
"Cosa?!" esclamò Hailey scattando come una molla, sentendosi personalmente ferita dalle sue accuse sulla presunta morte di Sam e di sua sorella, avvicinandosi con la sua lama. "Smetti di mentire, bastarda!".
"Non sto mentendo.." sussurrò Naomi facendo spallucce ed asciugandosi le lacrime prima di voltarsi a guardare Castiel. "Se deciderai di tornare, il Paradiso non ti chiuderà mai le porte!".
L'angelò  svanì nel nulla non lasciando alcuna traccia ed i due cacciatori si scambiarono una veloce occhiata sentendosi completamente confusi e chiedendosi come avrebbero potuto affrontare tutte quelle situazioni insieme; il primo a riprendere l'uso della parola fu Dean, che portò il telefono alle orecchie e tornò a parlare con Kevin, rimasto in linea per tutto il tempo.
"Dimmi che sta mentendo, dimmi che Metatron non vuole sbattere gli angeli fuori dal Paradiso!".
Hailey lo osservò chiudere gli occhi in segno di negazione, sentendolo imprecare ad alta voce e stringere i pugni con rabbia, prima di sbattere con forza il telefono per terra; si voltò con velocità verso Castiel, che sembrò ancora assorto fra i suoi pensieri, e lo scosse afferrandolo dalle braccia. 
"Riportaci da loro Cas, riportaci da loro!!".
 
 

Gli spari squarciarono l'aria quando entrambi i cacciatori estrassero le proprie pistole e le svuotarono contro i loro caricatori, indietreggiando su quei gradini fino a chiudere con velocità la porta della Cappella, osservando Abaddon avanzare con un sorriso vittorioso sul viso di chi avesse appena ottenuto ciò che volesse; il Cavaliere si chiese il motivo per cui la cacciatrice non avesse usato i suoi poteri, ma la domanda svanì dalla sua mente quando ricordò di stare incanalando i poteri della sua strega e di essere quindi più forte che mai.
"Che facciamo? Tutte le nostre armi sono lì fuori con lei!" esclamò Katherine sgranando gli occhi ed osservando dalla finestra malridotta e coperta con delle semplici assi di legno il demone avanzare ed udendola ridere.
"Troveremo un modo, Kath!" rispose Sam respirando rumorosamente, controllando quanti proiettili gli fossero rimasti e cercando di elaborare un piano nel più breve tempo possibile.
La forte risata del demone legato alla sedia attirò la loro attenzione ed i due cacciatori si scambiarono un'occhiata eloquente, capendo che forse il modo per sparire in fretta da quella situazione fosse dentro la Capella insieme a loro.
"Pensavate di poter rapire il Re dell'Inferno senza che nessuno dei miei demoni lo notasse?!" esclamò Crowley con una risata quasi isterica, alternando lo sguardo fra i due con aria compiaciuta. "E' ora di iniziare a pregare".
Katherine avanzò e lo colpì dritto in faccia con un pugno ben assestato, osservandolo voltare il viso verso sinistra prima di voltarsi nuovamente verso di lei con il volto sporco di sangue; la donna deglutì a fatica e lo afferrò dalla camicia, avvicinando i loro volti.
"Facciamo un patto: noi ti lasciamo andare, ma tu ci porterai via di qua subito!" esclamò Katherine sentendo il cacciatore avvicinarsi alle sue spalle. 
"E perchè dovrei farlo?" chiese Crowley sollevando le sopracciglia con atteggiamento stoico.
"Perchè io e Katherine non saremo gli unici a morire quando lei entrerà qui dentro!" esclamò Sam avvicinandosi e fissandolo con aria seria.
"Lei ti vuole morto!" continuò la donna annuendo e lasciando la presa su di lui, notando come l'espressione del demone iniziasse a mutare, rendendosi conto solamente in quel momento perchè nessun altro demone avesse risposto alla richiesta di aiuto mandata con il sangue di Sam.
"Perchè non usi i tuoi poteri e la rispedisci all'Inferno, invece mmh?" chiese Crowley guardando in viso la cacciatrice, che sospirò rumorosamente e fissò il suo sguardo agitato su quello del Winchester, che strinse la mandibola e scosse la testa, ed al demone bastò un attimo per capire. "Oh, quindi è questo ciò a cui ti riferivi prima quando dicevi di essere completamente umana".
Proprio quando i due cacciatori stessero per ribattere e minacciarlo nuovamente, un forte terremoto scosse la Cappella tanto da far aprire una crepa sul pavimento di legno fino all'origine della trappola del diavolo in cui fosse rinchiuso Crowley, fin quando la porta si spalancò lasciando spazio ad Abaddon che entrò con un grosso sorriso vittorioso sul viso.
I due cacciatori indietreggiarono velocemente ed impugnarono le loro lame angeliche pronti a giocarsi il tutto per tutto sfidandola, quando il Cavaliere con un sorriso sollevò una mano nella loro direzione, incollandoli con una morsa invisibile alle pareti ed impedendogli i movimenti.
"Sai Crowley, avresti dovuto stringere quel patto con loro ed andare via di qua quando te ne si è presentata l'occasione.." sussurrò Abaddon avanzando all'interno della Cappella fino a mettersi davanti a lui, guardandolo con sfida e colpendolo in pieno viso ben due volte, lacerandogli lo zigomo e facendolo sanguinare; si sedette sulle sue gambe con fare seducente ed avvicinò i loro volti, sfiorandogli il viso con un'insolita delicatezza. "Adesso mi divertirò con te in modi che non puoi neanche immaginare, fino a quando non mi supplicherai di porre fine alla tua miserabile e patetica vita".
"Oh per favore, uccidici perchè non voglio assistere a questo spettacolo raccapricciante!" esclamò Katherine cercando invano di divincolarsi, capendo per la prima volta cosa volesse dire essere umani ed impotenti.
Abaddon volse il viso verso di loro come se si fosse ricordata solo in quel momento della loro presenza, così scese con delicatezza dalle gambe del demone con un sorriso e si avvicinò ai due cacciatori quanto bastasse per osservarli in viso; notò come Sam cercasse di combattere con tutte le sue forze rimaste, incapace di liberarsi da quella trappola, mentre la cacciatrice fosse rimasta a fissarla con aria di sfida.
"Pensi che io non abbia sentito prima che non ti sei ancora ripresa i tuoi poteri?" chiese il Cavaliere avanzando fino alla parete, sorridendo e sfiorandole il viso con delicatezza, abbassando il tono fino ad un sussurro e lasciando scivolare la sua mano fino al collo. "Sarebbe così facile adesso per me porre fine alla tua vita, basterebbe fare un pò di pressione proprio qui e saresti morta".
"Beh, cosa te lo impedisce?!" chiese Sam guardandola con aria beffarda, piegando la testa di lato per osservarla meglio e deriderla. "Sappiamo che non lo farai perchè vuoi i suoi poteri, per questo l'hai rapita, e per averli ti serve viva".
Abaddon trattenne una risata e la soffocò, perdendo la sua attenzione per la ragazza e concentrandosi sul cacciatore; si avvicinò e gli sfiorò il petto, sentendo attraverso quel contatto quanto fosse spaventato da quella situazione in cui nessuno sarebbe potuto arrivare a salvarli.
"Hai ragione Sam, ma adesso non ne ho più bisogno" rispose il Cavaliere sorridendo, lasciando vagare le sue mani sul busto del cacciatore che si dimenò disgustato. "Ho incalanato qualcun altro".
"Hai preso Cassie, figlia di puttana?!" chiese Katherine guardandola in cagnesco, udendola però ridere in maniera demoniaca, riuscendo quasi a spaventarla.
"Cassie è morta, l'ho gettata giù da un dirupo pezzo dopo pezzo e la prossima cosa che farò, dopo aver ucciso Crowley, sarà quella di dirigermi nel vostro super segreto bunker per strappare il cuore della  vostra ragazzina e del resto della vostra famgilia" rispose Abaddon facendo spallucce e sorridendo compiaciuta, distaccandosi dal ragazzo e mettendosi a metà fra i due, posando le mani sul petto di entrambi i cacciatori sotto lo sguardo attonito di Crowley. "Adesso facciamo sul serio".
Chiuse gli occhi e pressò le sue mani sui loro petti iniziando a recitare una litania in latino che neanche Sam riuscì a decifrare per quanto fosse antica, mentre uno strano vento si alzò nella Cappella e tutto intorno a loro prese a tremare come sotto effetto di un terremoto; i due cacciatori si scambiarono un'occhiata veloce, cercando di capire cosa gli stesse facendo e a quale scopo, ma Abaddon parve molto concentrata e a tutti fu chiaro che non stesse lavorando da sola, ma che una strega la stesse aiutando, probabilmente la stessa che avessero lasciato andare quando salvarono Katherine.
Il ventò cessò, il Cavaliere smise di parlare ed aprì gli occhi tornandoli a fissare con il suo solito ghigno malefico, e fece scoccare la lingua dentro la sua bocca, facendo loro l'occhiolino capendo di avercela fatta e di essere riuscita nel suo intento; con un gesto della mano li scaraventò fuori dalla finestra, dichiarando di non aver più bisogno di loro, avvicinandosi nuovamente a Crowley per finirlo.
Il Re provò a mediare con le sue parole, cercando nel frattempo di liberarsi per usare i suoi poteri, ma Abaddon lo zittì colpendolo al viso numerose volte fino a farlo sanguinare ancora e ancora, godendosi quel sangue sulle mani e pensando che non ne avrebbe mai avuto abbastanza; lo strinse nella sua morsa ferrea invisibile, iniziando a forzare il suo spirito ad uscire dal suo corpo sotto forma di fumo denso e rosso, ma venne intterrotta a metà, quando si trovò completamente cosparsa di una strana sostanza appiccioca e maleodorante. Interruppe la sua magia ed osservò la porta spalancata davanti a sè, trovando i due cacciatori con un'espressione compiaciuta sul viso mentre Sam le lanciò contro il suo zippo; il corpo di Abaddon prese fuoco interamente, che subito capì che quella sostanza fosse dell'olio Santo, e iniziò ad urlare e dimenarsi, trovando come unica possibilità quella di lasciare il corpo della ragazza dai capelli rossi che adorava pur di salvarsi la vita.
I due cacciatori videro il fumo nero aggirarsi per la Cappella in maniera disorientata, prima di uscire dalla stessa finestra da cui prima li avesse scaraventati fuori, mentre il suo corpo continuava a bruciare in un angolo della stanza; Katherine sospirò rumorosamente e si avvicinò a Sam, controllandolo con aria preoccupata ed osservando come il suo viso si fosse piegato in una strana espressione dolorante.
"Stai bene?".
"Mai stato meglio.." sussurrò il ragazzo in maniera ironica e facendo spallucce, osservandola però poi con attenzione e notando il taglio che si fosse fatta alla base del collo proabilmente quando fosse atterrata su quei cespugli dietro la Cappella e sgranò gli occhi. "Tu come ti senti? Hai bisogno di un dottore?".
"Sam sono incinta, non sono terminale!" esclamò Katherine ridendo e passandosi la mano sulla ferita, notando come il sangue si fosse già coagulato.
Subito dopo averlo detto, la donna sgranò gli occhi e si voltò verso il Re dell'Inferno ancora in ascolto, che sollevò un sopracciglio e li guardò con aria sorpresa, pensando probabilmente che fossero dei pazzi ad avere dei bambini dato il loro mestiere; Katherine sospirò e scosse la testa, ed il suo pensiero corse a sua figlia ed al resto della sua famiglia quando ricordò le parole di Abaddon.
"Sam.." sussurrò la donna con gli occhi lucidi, cambiando espressione ed andando completamente nel panico solamente all'idea che potesse accadere qualcosa a qualcuno della sua famiglia. ".. ha detto che sarebbe andata al bunker: c'è Judith lì, e Bela e Kevin e..".
"Devi andare" disse di getto il cacciatore avanzando nella sua direzione ed afferrandola delicatamente dalle braccia.
"Non posso lasciarti qui..".
"Katherine, devi andare a controllare che stiano bene!" esclamò Sam annuendo e sforzandosi di sorridere per tranquillizzarla, ignorando per tutto il tempo necessario il fatto che i suoi muscoli stessero tirando tutti insieme e che sentisse gli organi liquefarsi all'interno del suo stesso corpo. "Io me la caverò, ma tu vai!".
La cacciatrice alternò lo sguardo fra la sua macchina posteggiata fuori e Sam, sapendo benissimo quanto il ragazzo davanti a sè fingesse di stare bene e di avere tutto sotto controllo pur di spingerla via, ma lei fece un passo indietro chiedendosi come avrebbe mai potuto scegliere; fu in quel momento che capì a cosa si riferisse quella brutta sensazione provata quel pomeriggio quando Castiel fosse venuto a chiedere aiuto.
Katherine deglutì con fatica e capì di dover andare, sentendo la stessa presa attorno al suo cuore di prima, e si avvicinò nuovamente con una falcata stringendosi al corpo del ragazzo e chiudendo gli occhi per qualche secondo.
Sentì il tempo rallentare per qualche momento mentre le braccia del cacciatore le avvolsero le spalle, il suo respiro divenne lento e mille momenti passarono nella sua mente mentre la sensazione che non lo avrebbe mai più visto si fece strada lungo il suo cuore e la spinse a ricordagli quanto profondamente tenesse ancora a lui dopo tutti quegli anni.
"Se non dovessi tornare, per favore dì a Dean che lo perdono e che lo amo.." sussurrò la donna staccandosi dalla presa dell'uomo con occhi lucidi, tenendo le sue mani fra le sue con un sorriso fiducioso sul volto. "E dì alle mie sorelle e a mio padre che sono stata così felice di averli avuti al mio fianco per così tanto tempo".
"Kath non fare il testamento, vedrai che andrà tutto ben-..".
"Promettimi che vi prenderete cura di Judith!".
Sam la guardò per un lungo istante in viso e notò quanto credesse fermamente nelle parole che stesse dicendo, spinta da chissà quale motivazione che però lo spaventò e lo inquietò, facendogli aggrottare le sopracciglia ed incurvare i muscoli delle labbra all'ingiù. "Promesso".
Katherine sorrise ancora e si sollevò sulle punte per dargli un lento bacio sulla guancia, prima di riservargli un ultimo sguardo dicendogli quanto lo avesse sempre amato e che non avrebbe mai dimenticato cosa avesse significato per lei; non attese risposta e gli lasciò le mani, dirigendosi correndo verso il suo Suv. 



 
Accese l'auto e sentì il suo motore ringhiare proprio come piaceva a lei, facendola sorridere di gusto; ingranò la retromarcia per uscire dallo spiazzale e rimettersi in carreggiata, facendo rombare la sua auto che sfrecciò sul freddo asfalto della notte con un'unica direzione in mente e l'unica intenzione di salvare la vita della sua famiglia a qualsiasi costo.
La stessa sensazione di poche ore prima la invase per l'ennesima volta mentre guidava la sua amata auto per quella strada buia e si distrasse per qualche secondo, estraendo il suo telefono dalla tasca della sua giacca in pelle e compose il numero di cellulare di sua figlia, ascoltandolo squillare senza che Judith rispondesse e la tranquillizzasse; Katherine non riuscì a credere di trovarsi in quella situazione, così spinse di più il piede sull'acceleratore e cercò di tranquillizzarsi pensando che il bunker fosse effettivamente troppo nascosto e introvabile per un demone che non conoscesse neanche la sua ubicazione.
Si sentì ulteriormente preoccupata e dispiaciuta per aver lasciato Sammy da solo in quella situazione, pensando che avrebbe dovuto fare di tutto pur di aiutarlo, ma come poteva abbandondare la sua famiglia? Confidò nel fatto che Dean ed Hailey sarebbero tornati presto e che tutti sarebbero stati bene quando la sua attenzione fu attirata da delle strane luci provenienti dal cielo.
"Ma che diavolo..".
Si sporse dal sedile e distolse lo sguardo dalla strada buia mentre guardava sopra di lei con espressione sbalordita ed incredula, chiedendosi cosa stesse succedendo oltre a quello che già sapesse e non riuscendo a fare a meno di pensare dubbiosa se quelle luci luminose che iniziarono a piovere dal cielo avessero a che fare con Sam o con Castiel; sobbalzò quando una di quelle palle luminose atterrò qualche metro più in là rispetto alla sua auto, sentendo la terra e la sua auto tremare, e riprese il controllo del veicolo appena in tempo prima di uscire fuori strada.
La suoneria del suo cellulare la portò nuovamente alla realtà, facendole dimenticare tutto ciò che stesse accadendo in quel momento attorno a sè ed afferrandolo velocemente fra le mani, pigiando il tasto verde e mettendo il vivavoce.
"Mamma?!".
"Judith!" esclamò Katherine ridendo nervosamente e lasciandosi andare contro il sedile, scuotendo la testa con felicità sentendosi così dannatamente fortunata per aver sentito la voce di sua figlia ancora una volta.
"Ma che succede? Il bunker è impazzito ed è andata via la luce!" urlò Judith dall'altro capo del telefono con voce abbastanza scossa e la donna riuscì ad immaginare la sua espressione spaventata e impaurita, udendo la voce di Bela e di Kevin attorno a lei con l'intento di capire cosa avesse scatenato l'allarme.
"Non lo so cosa sta succedendo.." sussurrò Katherine volgendo ancora una volta lo sguardo verso il cielo, notando come quelle meteore stessero continuando a cadere dal cielo e ad infrangersi contro il suolo con forza. ".. ma ascoltami bene, Jud: non uscite dal bunker finchè non arrivo, ok? Non dovete aprire la porta a nessun altro, sono stata chiara?".
"Non apriremo a nessuno, ok mamma.." sussurrò Judith dalla parte opposta del telefono con voce tremante, chiedendosi cosa stesse succedendo ed iniziando a singhiozzare per la paura.
Katherine sospirò rumorosamente e scosse la testa, notando il suo schermo illuminarsi nel buio dell'auto e osservando le chiamate che Dean ed Haiely stessero provando a farle, non riuscendo però a chiudere la telefonata con sua figlia che le parlasse piangendo.
"Tesoro, sono quasi arrivata: mancano dieci minuti e sarò lì con te! Non avere paura, Jud.." sussurrò la donna trattenendo le lacrime e spingendo il piede sull'acceleratore ancora una volta fino a sfiorare i 160 km/h pur di arrivare in più velocemente possibile da sua figlia per tranquillizzarla, voltando per qualche secondo il viso verso il finestrino. "Usciremo anche da questo altro casino, devi fid-..".
Un forte boato ed il rumore di vetri in frantumi fu tutto ciò che sentì Judith dall'altro capo del telefono, prima che linea si interrompesse lasciandola piena di domande su ciò che fosse successo; Katherine non fece in tempo ad accorgersi che una di quelle grosse palle infuocate cadenti dal cielo stesse atterrando proprio a ridosso della sua auto.
Sterzò di colpo e sgranò gli occhi, finendo fuori strada e mancando l'ostacolo, e tutto ciò che riuscì a vedere fu l'auto iniziare a ribaltarsi e sfrecciare per molti metri in avanti per via della forte velocità alla quale stesse guidando, mentre una pioggia di vetri invase i sedili e la colpì su tutto il corpo, e la cintura la trattenne contro il proprio sedile impedendole di uscire dal parabrezza e di atterrare violentemente contro l'asfalto.
Sentì la testa confusa ed il sangue iniziare a colarle sul viso finchè le palpebre si fecero troppo pesanti  per restare alzate, e quando smise di lottare per restare sveglia realizzò che quella sensazione di non riuscire più a vedere la sua famiglia non la provò perchè uno di loro sarebbe morto, ma solamente perchè sarebbe stata lei a non farcela quella volta.



 
La sua Impala sfrecciava sulla strada buia mentre il suo sguardo continuava ad oscillare ai sedili posteriori in cui si trovasse Hailey intenta a tenere sveglio Sam, che sembrava non riuscire più a tenere gli occhi aperti dopo che lo avesse convinto a finirla con le prove o sarebbe morto; quando Dean pensò che il suo fratellino non avesse più voglia di continuare a vivere dopo tutto quel dolore provato durante il completamento di quelle prove, vide Sam cambiare sguardo ed espressione, desideroso di andare avanti e di sopravvivere solamente per loro, per non lasciarli in un momento complicato come quello.
Quando il minore venne trascinato all'esterno della Cappella raccontò loro dove si fosse diretta Katherine e perchè, e subito tutti e tre salirono in auto per seguirla, dopo aver messo Crowley nel bagagliaio, quando Sam iniziò ad avere dei seri problemi di respirazione e non riuscisse più a formulare una frase di senso compiuto.
Dean capì di dover sbrigarsi a raggiungere l'ospedale, provando a chiamare insistentemente Katherine che però non rispose a nessuna delle sue chiamate; continuò a sfrecciare per la strada mentre osservava gli angeli cadere dal cielo, capendo che Naomi avesse davvero ragione e che Metatron avesse mentito a Castiel per tutto il tempo, che però avesse agito solamente in buona fede.
La sua attenzione fu catturata dalla chiamata in arrivo sul suo cellulare e se lo portò all'orecchio senza neanche leggere di chi si trattasse, non distogliendo più lo sguardo dalla strada.
"Katherine?!".
"No Dean, sono Judith!".
Dean sospirò rumorosamente, contento si che stesse bene, ma pensando che avrebbe tanto voluto sentire un'altra delle donne di quella famiglia; nonostante sentisse la voce della ragazza abbastanza sconvolta ed alterata, decise di chiudere immediatamente quella telefonata per riprovare a chiamare Katherine.
"Jud, senti non è un buon momen-..".
"La mamma ha avuto un incidente, stava venendo qui al bunker ma qualcosa l'ha colpita e credo che la sua macchina si sia ribaltata".
Per la ragazza non fu necessario aggiungere altro: Dean si tolse il telefono dalle mani e spinse il piede sull'acceleratore, spingendo la macchina fino al limite e correndo su quella piccola strada extraurbana che stesse percorrendo per arrivare il più velocemente possibile dalla donna, sentendo il cuore iniziare a battere un pò più velocemente ed una stranissima sensazione avvolgerlo.
Dopo neanche un chilometro dovette frenare bruscamente quando riuscì a scorgere da lontano qualcosa di infuocato che avesse colpito con forza l'asfalto, arrivando persino a corroderlo e a distruggerlo, creando una fossa profonda di almeno qualche metro; tirò il freno a mano e scese senza dare una spiegazione ai due ragazzi dietro, che lo richiamarono, ma Hailey non lo seguì e rimase a sorvegliare Sam che parve stare leggermente meglio.
Dean diede una breve occhiata a quel cadavere carbonizzato nella fossa, capendo che l'angelo non ce l'avesse fatta e che fosse morto durante la caduta, e aguzzò lo sguardo nel buio della notte finchè con i suoi occhi incontrò nel buio della notte il Suv bianco capovolto ad almeno un centinaio di metri.
Risalì in auto e spinse l'acceleratore senza rispondere alle domande preoccupate di Hailey poichè non le sentiva, preso per com'era a provare a mantenere la calma in una situazione come quella; superò la fossa ed uscì volontariamente di strada fino ad illuminare con i fari della sua auto il Suv, che Hailey e Sam osservarono con occhi sgranati.
Dopo un breve attimo di esitazione in cui il maggiore osservò con profonda paura lo stato in cui fosse ridotto quel grosso veicolo, scese nuovamente dall'auto e si diresse verso il lato guida, trovando Katherine completamente incosciente a testa in giù, trattenuta solamente dalla cintura; esitò per qualche secondo, sentendo il cuore perdere qualche battito quando la vide con il viso sporco di sangue, così come il collo ed i vestiti, ma subito superò quella fase e strisciò all'interno dello stretto abitacolo richiamandola.
La donna non rispose, nè reagì quando Dean le colpì il viso con uno schiaffo per farle riprendere i sensi. L'uomo non si scoraggiò ed estrasse dalla sua giacca un coltello per tagliare la cintura bloccata, mentre appoggiava la schiena al tettuccio con forza, fregandosene del vetro che potesse tagliarlo e farlo sanguinare; non appena recise la cintura, il corpo incosciente di Katherine gli cadde fra le braccia ed Haiely dall'esterno lo aiutò a farla uscire, reggendola per dargli il tempo di strisciare fuori dall'auto malridotta.
La prese fra le braccia e la sollevò da terra per allontanarsi velocemente dall'auto che sarebbe potuta scoppiare da un momento all'altro, e l'adagiò sul cofano dell'Impala per osservarle il viso graffiato e sporco di sangue, carezzandoglielo e sentendo un grande dolore dentro di sè.
Hailey lo seguì e lasciò la presa su Sam per qualche secondo, strappandola dalle mani dell'uomo probabilmente sotto  schock e sentendo le pulsazioni del suo cuore sotto le dita, e tirò un sospiro di sollievo, capendo che nonostante il brutto incidente fosse viva.
Dean udì suo fratello biascicare qualcosa su fatto che non avrebbe dovuto lasciarla andare, ma non gli importò ascoltarlo quanto riprendersela fra le braccia per adagiarla sul sedile anteriore ed intimare ai due di risalire immediatamente, viaggiando verso l'ospedale con il presentimento che nè suo fratello nè Katherine ce l'avrebbero fatta.

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Capitolo 32
*** Only know you love her when you let her go. ***


Capitolo 28.
Only know you love her when you let her go. And you let her go.


 
 
Un forte terremoto scosse la stanza e tutto l'ospedale, e prestò i due cacciatori udirono le urla terrorizzate dei pazienti e dei loro familiari provenienti dai diversi piani e dai corridoi; guardarono Ezechiele chiedendogli silenziosamente cosa stesse succedendo e se lui sapesse come fermarlo, ed in quel momento avvertirono la mancanza di Castiel che, anche nel suo periodo peggiore, avrebbe saputo come aiutarli a trovare una soluzione.
"Sono gli angeli: hanno accolto tutti la tua chiamata, ma stanno venendo qui per uccidervi!" esclamò Ezechiele vicino al corpo di Sam in coma sdraiato su quel letto dell'ospedale. "Non posso aiutarvi, non sono abbastanza forte!".
Dean ed Hailey si scambiarono un'occhiata eloquente e, mentre il maggiore iniziò ad imbrattare i muri con la bomboletta spray per disegnare dei simboli che impedissero l'accesso alla stanza agli angeli, la donna uscì in fretta dalla porta per dirigersi nella stanza assegnata a Katherine al piano di sopra, correndo a dipingere gli stessi simboli enocchiati per tenerla al sicuro. 
Haiely la osservò per qualche momento collegata per come fosse a quei macchinari che monitorassero le sue condizioni di salute costantemente ed iniziò a disegnare sui muri con la sua bomboletta: i medici avevano detto che fosse inspiegabile quello stato comatoso, che non fosse attribuibile alle ferite riportate con l'incidente d'auto ma che ci fosse qualcosa di molto strano. Insistettero per fare una serie di controlli tossicologici e poi alcuni per delle strane malattie rare, ma tutti gli esiti risultarono negativi, lasciando i dottori e i due cacciatori incerti su come muoversi.
Una volta ultimati i simboli, la donna uscì in fretta dalla stanza chiudendosi la porta a chiave alle spalle, raggiungendo in fretto Dean al piano di sotto e continuando a sentire quelle forti scosse di terremoto che continuarono a scuotere l'edificio.
"Kath è protetta!" esclamò Hailey rientrando all'interno della stanza di Sam, trovando lo strano angelo che fosse venuto in loro aiuto con la mano sul capo del ragazzo, mentre il maggiore le andò incontro intimandole di lasciarlo lavorare.
"Non può guarirlo dall'esterno, deve lavorare dall'interno" disse Dean afferrandola dalle braccia ed allontanandola, tenendola indietro e pronta a fermarla nel caso in cui avesse deciso di fermarlo.
La donna lo guardò negli occhi con aria interrogativa, incapace di capire a cosa si stesse realmendo riferirendo il cacciatore; cosa voleva dire dall'interno? Lo avrebbe operato angelicamente?
Spostò lo sguardo su Ezechiele che iniziò a bisbigliare, come se stesse avendo una conversazione con il subconscio di Sam, e fu in quel momento che Haiely ricordò quello che avesse sempre saputo sugli angeli: avevano bisogno di entrare dentro un corpo consensiente. Ecco cosa stesse facendo con il ragazzo, lo stava convincendo a dire di si.
"Dean!" esclamò Hailey colpendolo al petto con un pò di forza, allontanandolo con aria sbalordita e quasi delusa. "Lui non lo vorebbe".
"Lo so, lo so.." sussurrò Dean annuendo ed avanzando nuovamente verso di lei con aria dispiaciuta, lasciando che vedesse come quelle ultime ventiquattro ore lo avessero completamente distrutto. "Ma non posso perdere Sam, Katherine e un bambino nello stesso giorno".
La donna avrebbe voluto colpirlo in viso per la rabbia, ma sentì solamente gli occhi pizzicare e la voglia di piangere e lasciarsi andare tutto quel dolore urlarle nel petto, così annuì e comprese che fosse davvero l'unica soluzione; avrebbe tanto voluto dire qualcosa, un modo per consolarlo e curare le sue ferite, ma anche lei venne completamente dilaniata da quegli eventi.
Un'altra scossa di terremoto fece intuire che gli angeli fossero davvero vicini, così uscirono di corsa dalla stanza impugnando le loro lame per essere pronti a difendersi da qualsiasi cosa li aspettasse fuori dalla porta: un uomo ed una donna li guardarono con aria arrabbiata, riconoscendoli all'istante ed assumendo un'aria piuttosto arrabbiata.
"Diteci dov'è Castiel, subito!" esclamò la donna sulla cinquantina posseduta da un angelo, lasciando che la sua mano scivolasse fino alla sua manica.
"Per quanto ne sappiamo potrebbe essere morto durante la caduta, razza di idioti" rispose Dean facendo spallucce ed assumendo un atteggiamento indisponente, guardandoli in maniera provocatoria affinchè li attaccassero, accecato per come fosse dal dolore.
Hailey lo rimproverò con lo sguardo, ma il ragazzo non le prestò attenzione, osservando invece i due scagliarsi con forza contro di loro e dare l'inizio ad una sanguinosa lotta; nonostante fossero caduti e non avessero più le ali, i due angeli sentirono le forze tornare dalla loro parte quando iniziarono a colpirli.
Un forte pugno in viso ed uno ben piazzato dall'uomo allo stomaco di Dean, gli fecero perdere l'equilibrio fino a cadere rovinosamente a terra, guardando il soffitto bianco per un paio di secondi senza provare a reagire, rimanendo prigioniero della sua mente e delle immagini che tornarono a tormentarlo come nelle ultime ore.
 
"Ci serve aiuto!" esclamò Dean entrando al pronto soccorso portando con fatica suo fratello fra le braccia, mentre Hailey teneva in spalla sua sorella correndo e seguendolo. 
I medici arrivarono correndo nella loro direzione, facendo si che adagiassero i due ragazzi su delle barelle e sparendo con loro all'interno della sala, dove i medici iniziarono a dire una serie di cose decisamente incomprensibili per loro.
Hailey osservò Dean sedersi su una delle sedie poste all'ingresso del pronto soccorso con sguardo vitreo, fissando un punto davanti a sè e chiedendosi come avesse fatto ad arrivare fino a lì con quel sangue freddo, stupendosi anche di se stesso e di cosa fosse in grado di fare quando fosse totalmente sopraffatto dalla paura di perdere le persone che amava.
Si sedette accanto a lui e gli passò una mano sulla spalla, e l'uomo la prese fra le sue senza neanche guardarla, avendo bisogno così tanto di entrare a contatto con qualcuno che considerasse famiglia e di lasciarsi confortare.
Passò un'abbondante mezz'ora ed alcuni dottori gli si avvicinarono con un sorriso di incoraggiamento per riferire la terapia somministrata fino a quel momento e ciò che avessero fatto a Sam, dicendo che avrebbero avuto bisogno di portarlo in sala raggi per fare un controllo osseo per capire quanto grave fosse la situazione dei suoi organi interni; passò poco tempo prima  che un'altra dottoressa con aria dispiaciuta e addolorata si avvicinasse ai due per parlare di Katherine.
"Le sue ferite sono superficiali, ma è appena entrata in coma.." sussurrò il medico allargando le braccia ed osservandoli senza sapere davvero come dire ciò che avrebbe dovuto in quella circostanza; si rivolse al cacciatore con uno strano sorriso di incoraggiamento. "Lei è suo marito?".
"S-si.." sussurrò Dean mentendo ed aggrottando le sopracciglia, non capendo la ragione di quel trattamento, osservando la dottoressa sedersi ed invitare i due a fare lo stesso.
Hailey ed il maggiore si scambiarono una breve occhiata e si lasciarono condurre da quella giovane specializzanda che cercasse in tutti i modi di essere fin troppo gentile e comprensiva; la donna si passò le mani sul viso e cercò con attenzione le parole che si adattassero meglio ad una situazione delicata come quella.
"Vede, sua moglie ha subito un forte trauma durante l'incidente e non è stata la sola a risentirne".
Dean aggrottò le sopracciglia e scosse la testa, non capendo cosa stesse dicendo ed iniziando ad agitarsi, mentre una strana sensazione si fece largo dentro di sè. "Non capisco cosa intende".
La dottoressa scambiò una rapida occhiata con la donna accanto, lasciandole intendere molto più rispetto a ciò che avesse detto, ed Hailey si portò una mano alla bocca sentendo gli occhi pizzicare; guardò Dean negli occhi, che la fissò senza capire il motivo della sua reazione ed aggrottò le sopracciglia.
"Sua moglie aspettavva un bambino e .." iniziò la dottoressa accennando un sorriso dolce nella sua direzione, che si voltò a guardarla con aria incredula e rise nervosamente.
"E' impossibile, Katherine me lo avrebbe detto".
".. e l'incidente ne ha causato la perdita" continuò la specializzanda osservando l'uomo rifiutare la realtà, scuotere la testa ed alternare lo sguardo fra lei e l'altra donna, che fino a quel momento rimase in silenzio a reprimere il suo dolore.
"Vi state sbagliando, lei non è.. non può.. avete commesso un errore!" esclamò Dean stringendo i pugni sui braccioli della sedia e guardando la specializzanda in cagnesco, iniziando a delirare e a pensare che in quell'ospedale ci fossero solamente incompetenti. 
Hailey gli prese la mano con cui avesse iniziato a gesticolare con decisione, abbassandola e stringendola fra le sue, sorridendo gentilmente alla dottoressa ed osservandola congedarsi dopo aver ripetuto quanto fosse profondamente dispiaciuta, ed attirò lo sguardo dell'uomo su di sè. "Dean..".
"Hailey, no!" esclamò l'uomo ridendo nervosamente e facendo spallucce. "Non credo a ciò che dicono, non può essere vero".
La donna sospirò lentamente, sentendo il cuore battere più velocemente e gli occhi diventare estremamente lucidi mentre lo guardava con il dispiacere nello sguardo. "Kath lo aveva scoperto da poco e voleva aspettare per dirtelo, ma lo avrebbe fatto..".
Dean aprì la bocca per ribattere con l'aria di chi non si facesse scalfire da nulla, ma poi analizzò le parole della donna e ciò che significassero davvero, ripensando a tutte quelle stranezze viste al bunker nei giorni dopo aver salvato Katherine da Abaddon, come sentirla vomitare ogni mattina dalla stanza accanto o Bela che le vietasse il caffè, gli sbalzi d'umore, ed immediatamente le parole gli morirono in gola; un macigno gli si depositò sul petto e si chiese quando i suoi occhi avessero iniziato a versare delle lacrime silenziose.
Se lo avesse saputo avrebbe agito diversamente, non sarebbe andato via con Castiel e sicuramente non le avrebbe permesso di uscire dal bunker durante quella notte così pericolosa; lasciò la mano della donna e si alzò, ignorando i suoi richiami ed entrando nella zona destinata ai soli dottori ed infermieri, trovando la specializzanda di prima che provò a fermarlo, ma lui la spinse via ed arrivò fino al letto su cui trovò Katherine priva di sensi. 
Si prese qualche secondo per riprendere a respirare dopo averla vista del tutto ripulita dal sangue ed avvolta in quel camice che le lasciasse scoperte solamente le gambe: il viso presentava un alto numero di tagli già suturati e disinfettati, così come il collo e le braccia che si fossero feriti durante la pioggia di schegge di vetro, e gli sembrò che stesse solamente dormendo e che avrebbe potuto svegliarla con una carezza o con un bacio  come era solito fare. 
Sentì gli occhi pizzicare e le voci giunsero alle sue orecchie in maniera ovattata, notando come i vestiti che indossasse fino a qualche ora prima fossero stati tagliati e gettati nel cestino, ma ciò che lo colpì fu il copioso sangue rosso vivo che inzuppasse i suoi pantaloni, lasciandolo del tutto senza parole; Hailey fece indietreggiare gli uomini della sicurezza e spinse Dean fuori con la forza, che quando ritrovò l'uso delle gambe uscì velocemente dalla sala e poi dall'ospedale senza neanche prestare ascolto alla donna che provò a fermarlo.
Una volta fuori sentì crescere quella rabbia dentro di lui e sapeva che sarebbe potuta esplodere da un momento all'altro, intuendo che sarebbe stato capace anche di coplire qualcuno che semplicemente gli stesse passando accanto; il cacciatore diede un forte pugno contro la porta e poi un altro ed un altro ancora, spaccandosi le nocche fino a sanguinare e a sentire dolore fin quando Hailey intervenne e lo trascinò via di qualche passo, abbracciandolo dalla schiena e lasciando che Dean sfogasse la sua rabbia ed il suo volta sotto forma di lacrime.
 
La presa sulla sua giacca si fece forte e l'angelo lo sollevò di peso, sbattendolo con forza contro la parete ed iniziando a colpirlo al viso con forza, facendo si che il suo zigomo iniziasse a sanguinare così come il suo naso e le sue labbra; proprio quando Dean pregustò quell'ennesimo pugno sul suo viso, credendo perfettamente di meritarselo per aver abbandonato suo fratello e Katherine quella notte, vide la punta di una lama attraversare il petto dell'angelo che lo avesse ripetutamente colpito, mentre una forte luce gli irradiò il petto ed il viso.
Hailey estrasse la sua lama e la ripulì prima di inserirla dentro la sua guaina, volgendo il suo sguardo con occhi sgranati e aria confusa mista ad arrabbiata sul cacciatore ancora seduto per terra.
"Stai cercando di farti uccidere?!" esclamò colpendolo alla spalla con un pugno, cercando di farlo uscire da quello stato di trance.
Dean la guardò e avrebbe tanto voluto spiegarle quanto si sentisse paralizzato, bloccato, incapace di alzarsi e combattere, e scosse la testa sentendo gli occhi pizzicare, lasciando che quei sentimenti oscuri avessero la meglio su di lui e che l'annientassero completamente.
Per la Cacciatrice non fu difficile leggere tutto ciò che stesse passando per la mente dell'uomo direttamente dal suo viso e provò così tanta rabbia che la concentrò in un sonoro schiaffo sul viso, aggrottando le sopracciglia ed osservando il cacciatore portarsi la mano sulla guancia dolente, sorprendendosi a pensare che avesse fatto più male dei pugni ricevuti fino a quel momento dagli angeli.
"Rimettiti in piedi!".
Il cacciatore scosse la testa e distolse lo sguardo, osservando i due cadaveri che giacessero a terra e riuscendo a senire solamente un grande vuoto nel suo petto, mentre le immagini di suo fratello e di Katherine incoscienti continuarono a tormentarlo.
"Non posso".
Hailey strinse i pugni dalla rabbia e lo afferrò d'istinto dalla giacca, tirandolo su di peso e sbattendolo con forza contro la parete, osservando ansimare di dolore ma non reagire; la donna sentì gli occhi pizzicare, ma anche la rabbia crescere, così fece ciò che sapesse fare meglio e lo colpì dritto in viso con un pugno, sporcandosi del suo sangue.
"Stammi bene a sentire: mia sorella e Sam sono bloccati qui dentro mentre c'è un'incursione di angeli che li vuole usare per ricattarci e trovare Castiel, e tu non ti permetterai a gettare la spugna e a lasciarmi da sola in un momento come questo, hai capito?! Tu me lo devi!" esclamò la donna in preda alla rabbia, allontanandolo dalla parete per sbatterlo di nuovo con forza, facendolo sussultare mentre teneva lo sguardo fisso su di lei. "Dobbiamo sistemarli tutti e due per poter andare via di qua e tornare al bunker, dove ci sono Bela, Kevin, probabilmente Phil e Judith! Te la ricordi Judith?! Pensi di non essere abbastanza forte per continuare a lottare, eh? Beh mi dispiace, quella ragazzina ti vuole bene come se fossi suo padre quindi assumiti le tue responsabilità ed aiutami a riportare tutti da lei!".
Dean sapeva di non essere l'unio a soffrire ed ascoltò ogni parola del discorso della donna con attenzione, perchè sapeva che avesse ragione e che avrebbe dovuto trovare dentro di sè la forza per rimettersi in piedi da solo e combattere nonostante il suo cuore fosse letteralmente spezzato in due. Sentì gli occhi pizzicare e tolse le mani della donna ancora strette attorno alla sua giacca, accennando un sorriso amaro ed annuendo lentamente.
"Mi dispiace.." sussurrò il ragazzo stringendo le sue mani, sentendosi finalmente pronto per incanalare la sua rabbia ed il suo dolore in maniera differente, orientandola sull'aggressività e sul senso del dovere.
Hailey gli mise le braccia al collo e lo strinse forte, chiudendo gli occhi per qualche secondo e chiedendosi come avrebbero fatto ad uscire da quella situazione da soli: non appena arrivarono in ospedale aveva chiamato Phil per chiedergli di correre al bunker per controllare che tutti stessero bene, ma aveva omesso di raccontare ciò che fosse successo a Sam e a Katherine, ed in quel momento desiderò così tanto che suo padre fosse lì con lei per aiutarli ad uscire tutti vivi da quell'ospedale.
Un'altra scossa di terremoto li fece allontanare e sentirono dei passi provenire dal corridoio poco distante capendo immediatamente che si trattasse di angeli, così Dean dopo aver scambiato una rapida occhiata con la donna si voltò di scatto verso la parete, portandosi il sangue uscito dalle ferite sul viso sulle punte delle dita ed iniziando a disegnare il sigillo che avrebbe cacciato una volta per tutte gli angeli dall'ospedale; lo ultimò e proprio prima che altri quattro angeli gli si avvicinassero, premette il palmo della mano su di esso facendoli sparire in una luce bianca.
Hailey sorrise felice che Dean iniziasse a gestire i suoi problemi e ad aiutarla, ed insieme si diressero nella stanza di Sam, arrivando appena in tempo per assistere quella nuvola bianca e luminosa scendere giù per la gola del minore, mentre il corpo indossato da Ezechiele cadde rovinosamente a terra privo di sensi; i due cacciatori si avvicinarono velocemente a Sam, che aprì gli occhi e respirò faticosamente all'inizio, togliendosi di scatto tutti quegli aghi che avesse attaccati alle braccia.
"Sam?" chiese la donna assottigliando gli occhi e guardandolo con aria sospettosa, aiutandolo a sedersi su quel letto.
Il ragazzo si guardò attorno con aira confusa, scrutando i due cacciatori davanti a sè come se li vedesse per la prima volta attraverso quegli occhi, ed aggrottò le sopracciglia mentre lo scintillio nel suo sguardo mostrò la sua vera natura di angelo.
"Sono Ezechiele" rispose attraverso la bocca di Sam, ma la sua voce gli sembrò così diversa dal solito, così come il modo in cui stava seduto e lo sguardo con cui continuasse a guardarli. "Sam è privo di sensi, guarirò lui mentre guarirò me stesso".
"Bene, adesso dobbiamo solamente trovare un modo per dirglielo quando si sveglierà" disse Dean roteando gli occhi in maniera sarcastica, scuotendo la testa e sospirando con esasperazione. 
Ezechiele mosse il corpo di Sam e si mise in piedi, osservando entrambi con sguardo serio e attento, cercando nella mente le parole giuste da poter dire per convincere entrambi a non farlo.
"Sono stato indebolito dalla caduta: se Sam sapesse di essere posseduto da un angelo mi espellerebbe subito, specialmente adesso che sono così debole".
Dean ed Hailey si scambiarono una lunga occhiata e poi entrambi scossero la testa, mentre Hailey si portò le mani alla testa in un gesto di disperazione, chiedendosi se essersi fidati di un angelo ed averlo messo dentro il corpo di Sam fosse stata la scelta più giusta, invece che lasciarlo andare.
"Ok, allora ti è rimasta abbastanza energia per capire cosa c'è che non va in Katherine?" chiese Dean sospirando rumorosamente, pensando quanto quella situazione non gli piacesse per niente.
Ezechiele aggrottò le sopracciglia e chiuse gli occhi per qualche secondo, rievocando tutti i ricordi di Sam e la minore delle Collins: vide quanto fossero stati intimi e quanto nulla riuscì a scalfire il loro legame nonostante la loro relazione fosse finata da anni, e tutti i loro ricordi insieme scorsero nella sua mente come se stesse vedendo un film al cinema, fin quando arrivò all'ultimo frammento che il cacciatore ancora privo di sensi custodisse di lei.
Vide la Cappella, il momento in cui la donna gli avesse confidato di aspettare un figlio dal fratello e poi l'attacco del Cavaliere, fin quando sentì uno strano incantesimo venir ripetuto più e più volte proprio dalla sua bocca mentre teneva la mano sul petto di entrambi i cacciatori; l'angelo aprì gli occhi e li sgranò, guardandoli con aria seria.
"Sapevate che Abaddon avesse legato la vostra amica a Sam?" chiese Ezechiele piegando appena la testa da un lato ed osservando le loro espressioni.
"Legato? Che vuol dire legato?" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia e facendo un passo avanti.
"Ha fatto un incantesimo su di loro in modo tale che qualsiasi cosa sarebbe successa a Sam, sarebbe successa anche a Katherine" rispose Ezechiele sospirando lentamente, facendo qualche piccolo passo verso di lui ed iniziando a familiarizzare anche con il corpo di Sam oltre che con la sua mente.
Dean sgranò gli occhi nell'udire quelle parole e di nuovo la sua rabbia gli chiese urlando di colpire qualcosa e di sfogarsi in quel modo, ma il cacciatore fece un respiro profondo ed avanzò nella sua direzione puntandogli un dito contro.
"Stai dicendo che guarendo Sam, guarirai anche Katherine?".
"Non credo che sia così.." sussurrò l'angelo avanzando e superando il letto, fino a giungere davanti a loro con espressione seria. "Credo che curare Sam in questa maniera equivalga a barare e ad eludere l'incantesimo".
"Allora abbiamo un problema, Zecky!" esclamò Hailey avvicinandosi minacciosamente, stringendo i pugni per la rabbia. 
Il cacciatore si schiarì la voce fino ad attirare la sua attenzione, facendola voltare e guardandola con aria piuttosto seria. "Ezechiele può restare, troveremo un altro modo per salvarla".
"E come?! Come spezzi un incantesimo del genere?!".
"Non lo so, ok?" chiese Dean allargando le braccia ed alternando lo sguardo fra i due, soffermandosi su quello furioso della donna. "Ci servirà una strega probabilmente!".
"Ci serve Cassie".
Le immagini scorsero nuovamente davanti agli occhi di Ezechiele, recependo tutte le informazioni che avesse relative a quel nome e vide una donna di colore, con uno strano sorriso ingenuo rivolto principalmente a Dean, e li vide baciarsi a ridosso dell'Impala; poi i ricordi andarono avanti e rivide la stessa donna con qualche anno in pù, un sorriso più maturo e un'esperienza alle spalle molto grande aiutarli in alcune circostanze riguardanti Abaddon. Fino a quando la mente di Sam gli mostrò l'ultimo ricordo che avesse di Cassie, ovvero quando il Cavaliere avesse confessato di averla uccisa per fargliela pagare.
"Cassie è morta".
I due si voltarono verso di lui con aria sorpresa chiedendosi come facesse a capire di che stessero parlando e chi fosse la donna in questione, e poi il loro sguardo si dipinse di tristezza al solo pensiero che le sue parole corrispondessero alla verità.
"Lo so, o almeno lo sa Sam. E' stata Abaddon a dirgli di averla uccisa" continuò Ezechiele annuendo e facendo spallucce
L'angelo non riuscì a capire i sentimenti umani che i due cacciatori stessero provando in quel momento, ma riuscì a riconoscere sui loro volti la disperazione per aver perso il loro unico e probabile piano B e dolore, specialmente sul volto del maggiore, che abbassò il volto e scosse la testa; ecco qual era il vero motivo per cui, tanti anni prima, avesse fatto di tutto per allontanarsi da Cassie. 
Ecco perchè avesse rimosso la morira a Lisa e Ben, facendo si che lo dimenticassero per sempre. 
Ecco perchè avesse cercato di prendere le distanze così duramente da Katherine nel corso degli anni, andando via e provando a vivere senza di lei per due volte.
"Cassie è morta?".
La frase uscì dalle sue labbra sotto forma di un sibilio, dicendosi che se quella sera non fosse stato tanto arrabbiato con lei e l'avesse aiutata a nascondersi, probabilmente avrebbe trovato il modo di farla sopravvivere nonostante fosse stata Abaddon in persona ad averla voluta morta; l'uomo scosse la testa e si passò entrambe le mani sul viso, sentendo la stretta incoraggiante di Hailey sul fianco.
Scosse la testa e fece segno ad entrambi di uscire da quella stanza, recandosi al piano superiore alla stanza di Katherine per portarla via con loro, non avendo alcuna intenzione di lasciarla indifesa e vulnerabile in un ospedale dove non avrebbero potuto fare niente per lei; prese dei vestiti che la donna avesse lasciato nella sua auto qualche giorno prima ed iniziò a vestirla, notando come fosse inerme ad ogni suo tocco e non reagisce.
Gli vennero gli occhi lucidi a vederla in quel modo, stesa su quel letto senza essere in grado di mettersi a sedere o aprire gli occhi, e si chiese come avesse potuto permettere che finisse in quel modo; si asiciugò le guance e chiuse il bottone dei jeans in vita, sfiorandole quel ventre piatto che avrebbe dovuto continuare ad ospitare il loro bambino, ma Abaddon era riuscita a portarglielo via.
Dean serrò i pugni e sentì la rabbia montare dentro di sè, così prese la maglia dal borsone di Katherine e gliela infilò velocemente, prima di togliere la sua giacca e mettergliela attorno alle spalle, chiedendosi se avrebbe potuto avvertire del freddo; la prese fra le braccia e le sfiorò il viso, avvicinandole il viso fino al suo e baciandole delicatamente le labbra.
"Fosse l'ultima cosa che faccio, tu ti risveglierai" disse a voce bassa ma con tono serio, stringendola fra le sue braccia per qualche altro momento per poi recarvi verso la porta della stanza, trovando Hailey e Sam ad aspettarli all'esterno.
Raggiunsero la macchina lontani da occhi indiscreti e Dean lasciò che la donna si prendesse cura di Katherine fra i sedili posteriori adagiandola fra le sue braccia e si diresse verso il lato guidatore, osservando brevemente suo Ezechiele lasciare il controllo sul suo corpo, mentre Sam si adagiò contro il finestrino ancora privo di sensi, e i due fratelli maggiori si scambiarono una rapida occhiata mediante lo specchietto retrovisore, chiedendosi se avrebbero passato tutta la vita a preoccuparsi dei loro fratellini.


 
 
Rimase seduta sul letto accanto a Sam, che giaceva ancora privo di sensi, per l'intera notte e per le prime ore della mattina, osservandolo e cercando di capire perchè ancora non aprisse gli occhi nonostante la presenza dell'angelo dentro di lui; Hailey si chiese cosa implicasse davvero l'incantesimo lanciato da Abaddon e soprattutto come avrebbero potuto scioglierlo senza una strega.
Phil fece un giro di telefonate fra le fila dei suoi uomini, chiedendo di trovarne una disposta ad aiutarli a qualsiasi costo; Bela cercò fra gli oggetti antichi all'interno del bunker e trovò dei vecchi talismani ed amuleti che avrebbe potuto utilizzare per contattare gli spiriti, sperando di trovare Cassie e chiedendo a chiunque di lei, ma nessuno sembrava averla vista.
Kevin cercò di trovare un modo per incanalare la forza delle Tavolette in loro possesso in energia magica per spezzare quel legame e far risvegliare Katherine, ma ogni ricerca fu vana, e decise che avrebbe continuato le ricerche il giorno seguente.
Quanto a Judith, la ragazzina non disse nulla quando vide Phil scendere le scale con il corpo privo di conoscenza di sua madre, che sembrava dormire; entrò con loro nella stanza e si rifiutò di mangiare, ascoltarli o compiere qualsiasi azione che non riguardasse lo stare sdraiata a fianco della sua mamma, con una mano fra le sue ed il viso appoggiato sulla sua spalla, mentre sentiva il cuore spezzarsi in due dal dolore e per la convinzione che non sarebbe mai stata una ragazza come tutte le altre.
Hailey sospirò e chiuse di scatto il libo che si ostinò a tenere fra le mani per tutta la notte ma a cui non prestò la minima attenzione, presa per com'era dall'ascoltare ogni singolo respiro del ragazzo affianco a sè e chiedendosi come avrebbe fatto a gestire la presenza di Ezechiele senza lasciarlo intendere a Sam.
Appoggiò il libro sulla stregoneria sul comodino e si avvicinò all'uomo, carezzandogli il viso ed osservandolo così sereno nel sonno, pensando che le sarebbe davvero piaciuto sapere se facessero gli stessi sogni, ricordando quell'intero ed unico anno della sua vita passato come delle persone comuni lontani dalla caccia che passarono insieme quando Dean fosse bloccato in Purgatorio.
 
 
Essere rimasto a vegliare Katherine per tutta la notte insieme a Judith, che non smetteva di disperarsi per la madre ed intimandogli ogni volta che provasse a consolarla di starle lontano e di non toccarla perchè "Avevamo una vita normale in una casa normale prima che tu tornassi dal Purgatorio e rovinassi tutto", iniziò a logorarlo più di quanto già non lo fosse; uscì dalla stanza alle prime luci dell'alba, quando Phil entrò a dargli il cambio e a controllare Judith che era sprofondata in un sonno  troppo profondo per ribellarsi ad ogni tocco, lasciandosi coprire ma mai staccare dalla madre.
Dean si chiuse la porta alle spalle e sospirò lentamente, sentendo il cuore pesante ed un peso schiacciargli il petto mentre camminava all'interno di quel bunker che d'un tratto divenne fin troppo silenzioso; camminò fino alla cucina, dove trovò Bela intenta a bere della Tequila direttamente dalla bottiglia e quando la donna si accorse della sua presenza, lo invitò ad unirsi a lei con un cenno del capo.
Nonostante Dean avrebbe preferito passare quel tempo da solo, si sedette al tavolo insieme alla donna con un sospiro, osservando il suo sguardo abbastanza alticcio mentre Bela gli riempì il bicchiere in pochi secondi; l'uomo le fece un cenno di ringraziamento con il capo e gettò quel liquido alcolico giù per la gola in un colpo solo, chiudendo gli occhi con forza e sentendo il petto bruciare.
La guardò e Bela accennò un sorriso triste sul volto pallido e magro, segnato da delle grosse occhiaie che fossero il chiaro sintomo di ciò che ancora la tormentasse la notte; la donna si passò le dita sul volto, come a scacciare via certi orribili pensieri ed il cacciatore serrò la mascella mentre si versava altra Tequila, pensando che in meno di quarantotto ore avesse vissuto una serie di drammi troppo grandi.
"Mi dispiace così tanto Dean.." sussurrò Bela togliendosi le mani dal volto ed osservarlo bere il suo secondo bicchiere, scuotendo la testa con occhi estremamente lucidi. "Sam, Katherine, il bamb-..".
"Non voglio parlarne e non voglio ascoltare niente del genere" rispose il cacciatore di getto e con troppo veemenza, mettendo su il suo sguardo più serio e fissandola con aria glaciale. "Non penso che affronterò mai l'argomento neanche con Katherine.. ammesso che si svegli!".
Bela sentì la paura ed il dolore nella sua voce quando si portò il bicchiere alle labbra e lo vide terminare anche il suo secondo bicchiere, procedendo a riempirne un terzo con sguardo glaciale ed impenetrabile da qualsiasi frase gentile che avrebbe potuto dirgli; la donna allungò una mano verso la bottiglia e ne bevve dei lunghi sorsi, sperando di addormentarsi e di risvegliarsi quando l'incubo fosse finito, quando un suono forte proveniente dalla sala li fece sobbalzare e tornarono a guardarsi con aria interrogativa.
Entrambi si alzarono e si recarono nella direzione del suono, e subito capirono che si trattasse del rumore della porta dell'ingresso del bunker che fosse stata sbattuta con forza per attirare la loro attenzione, e fu in quel momento che lo videro; Clay fece vagare lo sguardo sulla sala vuota, fino ad incrociare quello di Bela e Dean, che aggrottarono le sopracciglia nella sua direzione con aria incredula.
"Che diavolo ci fai qui?!" chiese la donna facendo qualche passo avanti, ma notando come il suo sguardo stesse lentamente cambiando.
Clay scese con velocità le scale nella loro direzione e a fine rampa lasciò andare il suo borsone contro il pavimento, avanzando con aria minacciosa verso i due; Bela provò a fermarlo perchè capì quale fossero le sue intenzioni, ma il soldato la spinse via con un colpo della sua mano facendola sbattere con forza contro le fredde piastrelle del muro, e si avventò sul ragazzo senza dire nulla.
Lo colpì al viso con forza, facendo si che la ferita sullo zigomo di Dean si riaprisse ed iniziasse nuovamente a sanguinare, e lo afferrò dalla camicia, usando tutta la forza che avesse in corpo per lanciarlo contro il grosso tavolo della sala e facendolo cadere dalla parte opposta.
Dean cadde di schiena spaccando una sedia sotto il suo peso dopo essere rotolato sul tavolo e provò a rialzarsi per rispondere ai colpi del militare, ma Clay fu più veloce ed accecato dalla furia fece il giro del tavolo con velocità per colpirlo con un calcio in pieno stomaco, facendogli perdere il respiro e bloccandoglielo per qualche secondo; quando il cacciatore lo vide caricare un secondo colpo, gli bloccò il piede e lo tirò giù a terra insieme a lui.
Si mise a cavalcioni su di lui e restituì i colpi ricevuti a suon di pugni sul viso del Sergente, che incassò i primi senza riuscire a bloccarlo, ma successivamente riuscì a fare leva sulle sue gambe per fargli perdere l'equilibrio e farlo finire nuovamente con la schiena contro il pavimento; prima che Clay potesse colpire di nuovo, Dean tornò alla carica a colpirlo in viso e lasciando finalmente che ogni parte di sè sentisse quel dolore che tanto avesse cercato di nascondere e di non fare vedere a nessuno.
Ad ogni colpo sentì la presa del militare sulla sua camicia diventare sempre più leggera mentre il suo viso e le mani del cacciatore si inzupparono di sangue, e a nulla servirono i richiami di Bela che provò persino a strattonarlo per fermarlo perchè Dean improvvisamente non sentiva, non vedeva. 
Tutto ciò che riuscì a visualizzare nella sua mente era Abaddon ed il suo forte desiderio di guardarla soffrire e toglierle tutto ciò che lei gli avesse tolto.
Una forte stretta lo trascinò via dalle spalle e dal collo, facendogli mancare l'ossigeno per un paio di secondi e trovando delle braccia esili ma molto forti attorno al suo corpo; Dean cercò di liberarsi, ma Hailey lo chiuse nella sua morsa ferrea e gli impedì ogni tipo di movimento costringendolo ad inarcare la schiena fin contro il suo petto, fin quando il cacciatore si calmò del tutto e tornò a respirare, battendo le mani sull'avambraccio della ragazza che lasciò la presa.
Senza neanche guardarlo la donna lo sorpassò e porse la mano a Clay, che nel frattempo si sedette e avesse preso a fare leva con le braccia sul grande tavolo per rimettersi in piedi; Bela si avvicinò con un sospiro e fu chiaro a tutti perchè i due avessero iniziato a lottare fra di loro in un momento come quello: entrambi si trovarono in preda ad un dolore ed entrambi non avevano la minima idea di come riuscire a gestirlo.
La donna lo prese sottobraccio e lo accompagnò in cucina per farlo sedere e disinfettare le sue ferite, oltre che richiudere il grande taglio che Dean gli avesse aperto sullo zigomo a suon di pugni; guardandoli uscire e cercando di tornare a respirare inmaniera regolare, il maggiore si rese conto di ciò che avesse fatto e si guardò le mani insanguinate con orrore, osservando però Hailey avvicinarsi con aria dispiaciuta sul volto.
"Non avresti dovuto.." sussurrò sospirando rumorosamente e spostando una sedia nella sua direzione, indicandogli con lo sguardo di sedersi ed estraendo da uno dei cassetti degli armadietti bassi presenti nella sala del disinfettante ed una bottiglia di Bourbon.
"E perchè non avrei dovuto, mmh?!" chiese Dean alzando il tono della voce ed osservandola con aria infuriata, sentendosi del tutto fuori di sè e con la voglia di lasciare uscire la sua rabbia ancora e ancora. "Mio fratello è tenuto in vita da un fottuto angelo che io, io, ho fatto entrare con l'inganno dentro di lui, Katherine è in un coma mistico e non abbiamo la minima idea da dove iniziare a cercare, e ha perso un bambino Hailey! Un bambino e io non sapevo neanche che fosse incinta! E Judith mi odia, avrebbe preferito che non fossi mai tornato dal Purgatorio, e sai che c'è? Che ha ragione, perchè se io non fossi mai tornato tu e Sam vivreste ancora nella vostra casa fuori dalla caccia e Katherine e Judith starebbero insieme!".
"Dean, non dire cos-..".
"Non sarei mai dovuto tornare!" urlò il ragazzo afferrando la bottiglia e lanciandola con forza contro la parete accanto alla ragazza e facendola sussultare.
Hailey lo guardò con aria allibita, ma molto pacata e calma, e Dean strinse i pugni con forza, avendo ancora voglia di sfogare la sua rabbia in eccesso ma rimanendo sorpreso anche lui del suo stesso gesto; osservò lo sguardo della ragazza cambiare, trasformandosi da comprensivo ad arrabbiato e gli passò accanto con aria.
"Vattene e non tornare finchè non ti sarai calmato!".
 
 
 
Il silenzio del bunker lo colpì e gli fece male più dei pugni ricevuti dal maggiore dei Winchester o dei tentativi di Bela dolorosi di ricucirgli il viso mentre ingurgitava una cospiqua quantità di Tequila, seduto sul tavolo di quella cucina; era così abituato a sentire le risate di Judith per quei corridoi che non sentirle gli sembrò molto strano.
Si lasciò raccontare l'intera storia dalla sorellina di Haiely e Katherine, capendo che quanto fosse successo non fosse davverocolpa di Dean e quasi si pentì di aver guidato per tutta la notte verso il bunker con l'unica intenzione di sfogare la sua rabbia direttamente su di lui; quando entrò nella stanza che Katherine condividesse con Dean provò una strana sensazione di inadeguatezza in quel contesto e poi scorse Phil seduto su una sedia con gli occhi arrossati dal pianto, mentre Judith dormiva a fianco della madre e continuasse a singhiozzare nel sonno.
Scambiò una lunga occhiata con il padre della donna che non fece domande su quanto gli fosse accaduto al viso perchè sentì perfettamente i rumori della lotta dalla camera, ed entrò con la testa bassa fino a raggiungere il grande letto ed osservare il viso di Katherine ricoperto di graffi dovuta all'esplosione delle schegge di vetro quando la sua auto si ribaltò; le sfiorò il volto e sentì il cuore perdere qualche battito a quella vista, chinandosi su di lei e lasciandole un bacio delicato sulla fronte.
Volse il suo sguardo sulla piccola Judith e fece il giro dal suo lato, passandole un braccio sotto la schiena e sollevandola fra le braccia conun sorriso tenero, ricordando quante volte lo avesse fatto quando era solo una bambina; ignorò le sue deboli proteste e la portò fuori da quella stanza, assicurandosi con lo sguardo che Bela lo seguisse e che aprisse per lui la porta della camera della ragazza.
Entrarono insieme e Clay osservò con un sorriso quanto quella stanza rappresentasse la piccola donna che stringesse fra le braccia: vivace, allegra, solare, piena di vita e con dei poster di sconosciuti alle pareti. L'opposto di quella dei quattro cacciatori che vivessero nel bunker, i cui muri fossero abbelliti solamente da pistole e fucili, oltre che da vaschette di acqua Santa e sale.
L'adagiò con delicatezza sul letto e le rimboccò le coperte, osservandola rannicchiarsi ma non smettere mai di piangere e di singhiozzare durante il sonno; Bela non disse nulla e si infilò sotto le coperte insieme alla ragazza, stringendosi alla nipote e carezandole il viso con le lacrime agli occhi, chiedendosi quanti altri lutti avrebbe potuto sopportare.
Clay sospirò avvicinandosi per schioccare un bacio sulla fronte delle ragazza e si sporse per sfiorare con le dita il volto bagnato di Bela, che sorrise fra le lacrime e chiuse gli occhi, non smettendo di avvolgere fra le braccia la nipote.
In silenzio il militare uscì dalla stanza e chiuse la porta, camminando per il corridoio e notando la stanza di Sam ed Hailey con la porta semiaperta; si sporse con la testa per osservare e vide come la donna si fosse stretta al corpo del cacciatore ancora incosciente, che non appena avvertì la sua presenza aprì gli occhi e lo fissò con aria addolorata; Clay le sorrise da lontano e richiuse la porta, capendo quanto dolore avvolgesse ogni singola persona che si trovasse all'interno del bunker.
Passò dalla cucina e presa la bottiglia di Tequila e qualche birra dal frigo, tornando poi verso la stanza di Kathrine con il cuore pesante; Phil storse il naso quando lo vide con tutto quell'alcol fra le mani e Clay si morse il labbro inferiore, ricordandosi del problemino del cacciatore più anziano.
"Non mi hai neanche avvertito.." sussurrò Il militare posando per terra quelle bottiglie in modo tale che fossero lontane dalla vista dell'uomo e sedendosi su una delle due sedie poste dietro alla porta, appoggiandosi al tavolino con un gomito. "Ho dovuto sapere dagli altri ciò che fosse successo".
"Volevo evitare proprio quello che è successo" rispose Phil facendo spallucce ed appoggiando le braccia alle sue cosce, piegandosi in avanti e guardando la figlia.
Clay sospirò e lo guardò pensando che avesse ragione e che l'avesse sempre avuta tutte le volte nel corso degli anni in cui lo avesse spinto verso la carriera nelle armi, verso altre donne, ma mai verso sua figlia, sapendo prima di lui che non fosse la donna giusta per lui tanto quanto lui non fosse l'uomo per lei. Osservò il suo volto stanco e affaticato dal dolore e dalla giornata, e si sentì molto dispiaciuto per il suo vecchio amico, pensando che nessuno di loro stesse soffrendo come Phil in quel momento.
"Và a riposarti".
L'uomo scosse la testa con decisione senza neanche guardarlo, sentendo gli occhi rilasciare una grande quantità di lacrime salate sul suo viso, che si asciugò in fretta per non dare a vedere quanto il suo cuore potesse soffrire.
"Phil.." sussurrò Clay accennando un debole sorriso ed aspettando che l'uomo si voltasse nella sua direzione per carpire la sua sicurezza. ".. Judith è con Bela, Sam è con Hailey, Kevin è in cucina che cerca una soluzione, Dean è andato via ed il Re dell'Inferno è legato bene nella stanza delle torture.. ti verrà un infarto se non ti riposi, veglierò io su Katherine".
L'uomo parve essere d'accordo e con lentezza si alzò, osservando ancora sua figlia stesa su quel letto e sentendo un'ulteriore pugnalata arrivargli in pieno petto prima di lasciare la stanza e dopo aver lancianto uno sguardo di gratitudine verso il cacciatore che considerasse come un figlio; Clay osservò la porta chiudersi e prese immediatamente la bottiglia di Tequila fra le mani, bevendone qualche sorso direttamente dal freddo vetro per poi osservare la donna sdraiata con aria addolorata.
Era incinta e aveva perso il bambino, e Clay pensò che fosse una fortuna per lei essere rimasta in quella sorta di coma sovrannaturale per non affrontare tutto quel dolore, al contrario di Dean che gli sembrò soffrire parecchio; il Sergente conosceva bene Katherine e sapeva che fosse in grado di affrontare qualsiasi emergenza, qualsiasi mostro e qualsiasi situazione di pericolo le si parasse davanti. Ma quando si trattasse dei suoi figli, del suo stesso sangue, tornava ad essere la ragazza spaventata senza soluzioni che aveva conosciuto quando avevano quindici anni.
Clay sospirò rumorosamente e la fissò sollevare ed abbassare il petto mentre respirava silenziosamente, desiderando con tutto se stesso che potesse svegliarsi subito, così come Sam, di cui non gli importava nulla, ma sapeva quanto contasse per Katherine.
Appoggiò la nuca contro il muro e chiuse occhi per qualche secondo, continuando a bere però una buona parte dell'alcol che si fosse portato nel tentativo di alleviare le sue sofferenze, sperando che da un momento all'altro qualcuno entrasse per dare almeno una bella notizia.
Non gli fu chiaro se si addormentò per il sonno o per la bottiglia di Tequila che avesse bevuto da solo, ma quando aprì gli occhi si guardò attorno con aria spaesata, osservando con stupore che fossero ormai le sette della sera e capendo di aver dormito per così tante ore senza neanche essersene reso conto; si tirò su dalla sedia e notò Katherine continuare a respirare su quel letto senza però essersi mossa di un millimetro, scorgendo improvvisamente un'altra figura seduta sulla sedia su cui si fosse seduto Phil qualche ora prima.
Clay vide i segni violacei sul viso di Dean, che non si voltò a guardarlo nonostante avesse sentito i suoi movimenti ed avesse capito che fosse sveglio, ma mantenne il suo sguardo sulla donna; quando il cacciatore tornò al bunker, intorno alle quattro del pomeriggio, si recò nella stanza del fratello che trovò ancora incosciente e sdraiato accanto ad Hailey, che sembrasse aver preso sonno solamente da poco, e poi passò da Judith, che invece fosse sveglia nella sua stanza e che non appena lo vide gli corse velocemente incontro con occhi rossi e pieni di lacrime, scusandosi per ciò che avesse detto la notte precedente e rassicurandolo di non pensare veramente le parole che le fossero uscite dalla bocca senza neanche rendersene conto. 
Dean non se lo aspettò, così lasciò che la ragazzina gli avvolgesse le braccia attorno al collo e la strinse fra le sue braccia con forza, sentendo gli occhi pizzicare quando le sentì dire di non riuscire neanche a pensare di poter perdere anche lui.
Il tour del maggiore si concluse nella sua stessa stranza, dove trovò Clay profondamente addormentato, che non smise di fissarlo da quando avesse aperto gli occhi.
"Avevi promesso che l'avresti protetta ad ogni costo".
Dean non si voltò, nè mutò espressione sentendo le parole di Clay come un eco dei suoi pensieri e fissò il viso martoriato della donna con dolore. "Ho fallito".
"Mi dispiace per il vostro bambino".
Il cacciatore strinse la mandibola ed i pugni quando sentì quella frase, voltandosi e fissandolo con espressione glaciale proprio come quando fosse arrivato al bunker, lasciandolo fuori dal suo mondo e dai suoi sentimenti. "Mi stavi più simpatico quando mi prendevi a pugni".
Clay sorrise divertito ed abbassò lo sguardo sulle sue gambe, facendo spalluce per poi sospirare e tornare serio. "Sono stato un idiota a prendermela con te prima, sei quello che ha perso più di tutti qui e..".
"Quando troveremo il  modo per risvegliarla, fai di tutto per riprendertela".
"Cosa?" chiese il Sergente aggrottando le sopracciglia e guardandolo con aria confusa, non aspettandosi una frase del genere in un momento come quello.
Dean si voltò a guardarlo provando tante emozioni insieme e a quel punto non gli importò che Clay riuscisse a leggerle, capendo cosa stesse provando e ciò che avrebbe dovuto affrontare per il resto della sua vita.
"Mi aveva chiesto di non andare e di non lasciarla sola, ma io sono andato via con Castiel" rispose il maggiore smettendo di respirare per qualche secondo, sentendo gli occhi iniziare a pizzicare. "Se io non fossi mai tornato, lei adesso starebbe bene ed anche Sam e Judith".
"Dean, Katherine ha lavorato con il Re dell'Inferno per ritrovarti, ha usato i suoi poteri perchè ti ama fino a questo punto" rispose Clay guardandolo con aria di rimprovero, non pensando che sarebbe mai arrivato al punto di consolare l'uomo che Katherine avrebbe sempre scelto al posto suo.
"Non importa, glielo farò dimenticare" rispose Dean seccamente, puntando lo sguardo serio sulla ragazza e stringendo la mandibola con forza.
"Cos'hai intenzione di fare? Chiedere al tuo angelo di cancellarle tutti gli anni insieme?" chiese Clay ridendo e guardandolo con aria allibita, facendo spallucce. "E' ridicolo, non sei lucido e te ne pentirai se lo farai davvero".
"No, prima o poi se lo ricorderebbe o scapperebbe ad uno di voi, quindi non è un'opzione".
Il Sergente lo guardò ed aggrottò le sopracciglia, inclinando la testa ed osservando la strana espressione che gli si fosse disegnata sul viso: Clay non lo conosceva bene, a dire la verità non lo conosceva affatto, ma gli bastò un momento per capire quali fossero le vere intenzioni del cacciatore.
"Vuoi farti odiare da lei.." sussurrò il militare dischiudendo appena le labbra e guardandolo con incredulità, aspettandosi che gli rispondesse con una battuta o con una risata ma così non fu.
Dean si voltò a guardarlo con l'aria più dura che gli avesse mai visto mettere su e deglutì faticosamente, sentendo un peso sul petto ma rendendosi conto che fosse la scelta giusta.
"E tu mi aiuterai".

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Capitolo 33
*** If you could see me now. ***




Capitolo 29.
If you could see me now.


Bela iniziò a sbattere le uova direttamente sulla padella, non curandosi che avrebbe potuto graffiarla e rovinarla per sempre, o almeno non le importava: tutto ciò a cui fosse interessata era preparare la colazione per tutti i cacciatori che presto sarebbero partiti per l'ennesima caccia ad Abaddon e lei li avrebbe seguiti; sbuffò pensando come nell'ultimo periodo avesse iniziato ad interessarsi sempre più alla caccia, mettendo da parte quel pezzo di sè che avrebbe voluto una vita normale.
Da quando Sam l'avesse riportata indietro dall'Inferno, si chiese cosa avrebbe potuto fare, cosa sarebbe voluta essere: una cacciatrice, e lasciarsi riportare all'interno di cacce e demoni? Ricominciare a studiare e magari trovare un lavoro decente, allontanandosi però ancora una volta dalla sua famiglia?
Bela passò il primo mese e mezzo a sperare che, una volta chiuse le porte dell'Inferno, avrebbe iniziato a pensarci sul serio e a seguire le sue sorelle e suo padre che avrebbero voltato pagina, lasciandosi finalmente tanti anni di sofferenza dovuta alla caccia alle spalle.
Ma adesso, dopo quasi due mesi e mezzo da quando Sam avesse rischiato la sua vita quella notte in quella Cappella e da quando Katherine fosse ancora prigioniera della sua mente, la minore delle Collins si trovò a pensare che probabilmente la sua vita fosse intrecciata a doppio filo con il sovrannaturale che fosse impossibile discostarsene.
"Buongiorno zia.." sussurrò Judith entrando in cucina velocemente, non guardandola in viso e sedendosi al tavolo per bere la grande tazza di caffè che Bela avesse precedentemente preparato per lei.
La donna la guardò con un sorriso amaro sulle labbra ed osservò il viso triste della ragazza scavato da delle grosse occhiaie che neanche il miglior trucco sarebbe riuscito a coprire; si appoggiò al top della cucina per guardarla meglio, sapendo quanto fosse distrutta per l'assenza di sua madre e chiedendosi se si sarebbe mai ripresa del tutto.
"Sai, ieri mi ha chiamato il Signor Brown..".
"Il mio insegnate di storia?" chiese Judith volgendo lo sguardo seccato verso di lei, sollevando un sopracciglio con ostilità.
"Ha detto che hai saltato più della metà delle sue lezioni" continuò Bela sospirando lentamente, sapendo che da quel momento in poi avrebbe dovuto starle più addosso.
Judith prese un lungo sorso di caffè e poi si passò la lingua sulle labbra con aria scocciata, fissandola con indifferenza come se non le importasse di ciò che stesse dicendo sua zia. "Si, e quindi?".
Bela aggrottò le sopracciglia e spense il fuoco sotto la padella, voltandosi interamente verso di lei per concentrarsi sulla nipote, e serrò le braccia al petto mettendo su un'espressione molto severa, sperando di non apparire troppo ridicola in quel ruolo genitoriale che non le apparteneva.
"E quindi?" ripetè la donna fulminandola con lo sguardo e facendo qualche passo avanti nella sua direzione. "Dove sei stata e che cosa hai fatto quando mancavi alle sue lezioni e a quelle di francese, di biologia e di chimica?".
Judith sorrise beffardamente e bevve un altro sorso di caffè, alzandosi velocemente e posando la tazza sull'isola di metallo senza neanche preoccuparsi di metterla nel lavandino, avanzando verso la zia e guardandola con aria menefreghista. "Rilassati zia Bela, ho tutto sotto controllo!".
La donna aggrottò le sopracciglia e la osservò attentamente, pensando che la nipote non fosse mai stata così simile a sua madre come in quel momento, sfidandola con lo sguardo e mantenendo quel contatto visivo che iniziò a disturbarla. "Hai iniziato a prendere qualcosa, vero?".
Judith soffocò una risata divertita e si portò le mani alla bocca, scuotendo la testa e facendo spallucce, come se nulla di ciò che avesse detto l'avrebbe potuta scalfire.
"Ti bocceranno, Judith! Se tua madre fosse qui..".
"Oh per fortuna allora che mia madre è rinchiusa in un coma mistico, mentre Sam è riuscito misteriosamente a salvarsi!" esclamò la ragazzina cambiando espressione, lasciando che la donna leggesse tutta la sua rabbia e la sua delusione. "E voi cosa fate? Andate a caccia come se nulla fosse mentre il demone che l'ha ridotta così è libero di governare l'Inferno!".
"Jud, non è così, noi.." iniziò Bela facendo un passo avanti con aria dispiaciuta e cercando di sfiorarle il braccio, ma la ragazza scosse la testa e si allontanò verso la porta.
A nulla servirono i rimproveri della zia, cercando di richiamarla e di chiederle di aspettarla, dato che la nipote avesse già varcato la soglia della cucina smettendo di ascoltarla; Bela scosse la testa e si piegò sull'isola di acciaio, appoggiandovi i gomiti e passandosi le mani sul viso, pensando di stare fallendo su tutti i fronti con la ragazzina e di non aver mai capito come in quel momento quanto fosse difficile il ruolo del genitore.
"Buongiorno.." sussurrò Haiely entrando nella stanza seguita da Sam, che le fece un cenno con la mano prima di sbadigliare sonoramente. "Stai bene, Bela?".
La donna guardò la sorella maggiore e spostò le mani sul bancone, sospirando e scuotendo la testa; si voltò per riprendere la sua padella ed avanzare verso di loro con la colazione, osservandoli sedersi al tavolo mentre versava loro le uova nei piatti.
"Credo che Judith abbiamo cominciato a drogarsi.." sussurrò Bela sospirando e sedendosi accanto a Sam con aria triste, incurvando le spalle e lasciando andare la padella ancora piena sul tavolo.
"Drogarsi?" chiese l'uomo aggrottando le sopracciglia e voltandosi ad osservarla con aria seria. "Perchè lo pensi?".
"Salta molto spesso le lezioni ed i suoi voti scendono, ha questo atteggiamento così menefreghista e irascibile che potrebbe prendere fuoco da un momento all'altro solamente perchè le hai chiesto se preferisce uova o cereali a colazione.." sussurrò Bela sospirando e portandosi le mani alle tempie, massaggiandosele.
Hailey trattenne una risata e fece spallucce, prendendo una grossa forchettata della sua colazione e portandosela alla bocca, osservando la sorella guardarla con aria disperata. "Oh andiamo, è un'adolescente! Sono gli ormoni e la crescita".
"E' proprio la figlia di Katherine" rispose Bela seccamente, sollevando un sopracciglio e fissandolo lo sguardo incredulo su quello della maggiore. "Non sono gli ormoni o la crescita".
Sam deglutì il suo boccone e si pulì la bocca con un tovagliolo, aggrottando le sopracciglia e voltandosi verso la donna con aria curiosa. "Cosa vorrebbe dire che è proprio la figlia di Katherine?".
"Oh Sammy,  mia sorella potrà essere stata molte cose, ma un'adolescente problematica incline al divertimento e alle pazzie è la definizione perfetta per lei".
Hailey si morse un labbro ed osservò Bela con aria quasi infastidita e leggermente gelosa, perchè si rese conto di non sapere assolutamente nulla di ciò che riguardasse le sue due sorelle in quella fase così delicata della loro vita. "Perchè dici così?".
"Ogni notte andava ad una festa, saltava le lezioni per recuperare le cacce e dormiva di giorno per ricominciare il ciclo l'indomani! Papà era sempre così furioso con lei, ma Katherine sapeva come farsi perdonare da lui.." sussurrò Bela con un sorriso nostalgico sul viso, appoggiando i gomiti al tavolo e pensando quanto le mancassero quei tempi, osservando poi i due ragazzi. "Era la ragazza più desiderata della scuola, ma aveva occhi solo per Clay Richardson, mentre fiumi di alcol e di erba scorrevano ogni notte fra loro".
Hailey e Sam risero divertiti sentendo quel racconto ed un sorriso nostalgico si dipinse sul loro volto, pensando che la mancanza della donna si sentisse molto, e Bela aprì la bocca per raccontare un'altra vecchia storia quando un rumore attirò la loro attenzione facendoli voltare verso la soglia e tornare subito seri: Dean e Clay esitarono per qualche secondo udendo quelle parole, specialmente il maggiore che storse il naso ascoltando della storia clandestina di Katherine e del Sergente.
"Clay, Dean: c'è la colazione!" esclamò Bela alzandosi velocemente ed avvicinandosi al bancone per prendere dei piatti dalla credenza con aria sorridente.
Il militare entrò in silenzio, accennando un saluto generale col capo e sedendosi accanto ad Hailey con un sorriso forzato, osservando Dean evitare ogni sguardo ed avvicinandosi alla macchinetta del caffè per riempire la sua tazza di quel liquido nero che negli ultimi due mesi e mezzo fosse diventata la sua droga preferita.
Bela porse il piatto al soldato, che la ringraziò con un sorriso ed iniziò immediatamente a mangiare voracemente, e ne mise un altro pieno sul tavolo accanto a Sam con un sorriso, aspettando che il maggiore smettesse di dargli le spalle e si voltasse nella loro direzione, intento per com'era a bere caffè.
"Dean, la colazione.." sussurrò Sam voltandosi verso di lui ed aggrottando le sopracciglia, osservandolo scuotere la testa come per allontanare certi pensieri dalla sua mente e dirigersi a grandi passi verso il corridoio per allontanarsi.
"Non ho fame" rispose il maggiore facendo spallucce, evitando di guardarli in viso ed uscendo dalla cucina prima di poter sentire qualche risposta.
Bela sospirò rumorosamente ed abbassò lo sguardo dispiaciuto, sentendo la mano della sorella fra le scapole nel tentativo di consolarla: "Avevo messo anche il bacon..".
Sam sospirò e la guardò con aria triste, cercando di sorriderle nel tentativo di incoraggiarla e di ringraziarla per ciò che facesse ogni giorno per suo fratello nonostante ciò che le avesse fatto all'Inferno; Bela si sforzò così tanto di essere d'aiuto per tutti in quei lunghi due mesi e mezzo, ma si concentrò specialmente su Dean e Judith e dopo quella mattina capì che, avrebbe anche potuto sforzarsi di più, ma il loro atteggiamento non sarebbe mai cambiato dato che avevano perso qualcuno che non sarebbe mai stato facile da sostituire.



Bevve la sua tazza di caffè fumante lentamente seduto al tavolo centrale della sala lettura, mentre iniziò a navigare sul web attraverso il suo portatile andando alla ricerca di qualsiasi cosa sembrasse strana e sovrannaturale, qualsiasi cosa pur di uscire da quel bunker e non tornare prima di un paio di giorni; Dean strinse la mandibola e chiuse di scatto il computer con troppa forza, sentendo quella rabbia e voglia di vendetta farsi largo dentro di sè facendogli prudere le mani ed aumentare il desiderio di punire qualcuno pur di alleviare il suo dolore.
In quei due mesi e mezzo aveva cercato di non tornare a casa, passando la maggior parte delle sue notti insonni in qualche bar a consumarsi il fegato per poi tornare in qualche motel da solo; si mise in contatto con altri cacciatori per avere qualsiasi informazione su Abaddon e cercando di scoprire cosa davvero potesse uccidere un Cavaliere, chiedendo persino a Kevin di tradurre anche l'intera Tavola Angelica per sapere se si facesse riferimento a qualche arma super potente che avrebbe potuto usare contro di lei.
Paradossalmente, più Dean continuasse a cercare Abaddon, più il demone scompariva senza lasciare traccia nemmeno per i cacciatori, che iniziarono ad insospettirsi; il maggiore iniziò a pensare che non sarebbe stato bene fin quando non l'avrebbe massacrata con le sue mani, ma poi capì che non sarebbe stato mai più bene.
Anche se Ezechiele avesse lasciato il corpo di Sam completamente guarito, anche se Phil avesse trovato una misteriosa soluzione per far svegliare Katherine e spezzare il legame lui non sarebbe mai più stato bene, nonostante Dean cercasse di rimanere calmo, dentro di sè una voce gli ricordava che avrebbe dovuto prendere tutte le sue cose e la sua Impala per andare via e lasciare che la sua famiglia vivesse lontano da lui; sarebbero stati tutti meglio senza di lui, che ovunque andasse disseminava morte.
Si accorse di stare stringendo troppo la sua tazza quando al suo telefono arrivò una notifica, e lo prese fra le mani con aria scocciata, leggendo che uno dei cacciatori con cui fosse in contatto gli avesse appena mandato una mail; riaprì lo schermo del portatile e si collegò al suo account da lì, visualizzando la sua posta ed aprendo ciò che gli interessasse.
Sorrise amaramente quando lesse quell'articolo che gli fosse appena stato inoltrato, in cui alcuni soldati fossero scomparsi misteriosamente in una base militare, lasciando al loro posto dei civili del tutto incoscienti e confusi su come fossero arrivati fino a lì; poteva essere il primo indizio su Abaddon dopo mesi, oppure essere l'ennesimo buco nell'acqua.
Dean sospirò e si passò le mani sul volto, lasciando il suo caffè sul tavolo e pensando che qualsiasi posto sarebbe stato meglio del bunker; sentì dei passi dietro di lui e si sedette più dritto, riprendendo la sua tazza e bevendo qualche sorso del liquido ancora caldo.
Scorse con la coda dell'occhio suo fratello entrare nella sala con una tazza di caffè fra le mani ed avvicinarsi a lui con sguardo interrogativo, fino a giungere alle sue spalle e leggere ad alta voce l'articolo ancora aperto sullo schermo del pc.
"Vuoi seguire questa pista? Io ed Hailey avevamo trovat-..".
"Non mi interessa" tagliò corto il maggiore alzandosi rumorosamente e rimettendo a posto la sedia facendola strisciare a terra con rabbia.
Sam lo guardò con aria triste e sospirò, capendo quanto soffrisse ed annuendo. "Ok, allora veniamo con te".
"No, voglio andare da solo" disse Dean facendo spallucce ed abbandonando la sua tazza sul tavolo, girandogli le spalle e sorpassandolo per uscire.
Il minore osservò il suo viso contrariato prima che si voltasse, sapendo quanto stesse soffrendo e pregando silenziosamente di poter trovare un modo per aiutarlo a superare tutto quel dolore, ma se c'era qualcosa che non funzionava con suo fratello in momenti come quelli era proprio la compassione.
"Perchè? Così potrai continuare a nasconderci che stai cercando Abaddon e a lavorare con chiunque non sia della famiglia per non ricordarti costantemente che Katherine sia in coma?".
 Dean si voltò a guardarlo e lo fulminò con lo sguardo, facendo qualche passo nella sua direzione e sentì la rabbia crescere sempre di più dentro di lui, impossessandosene fino ad afferrarlo dal colletto della giacca; lo guardò con aria gelida, stringendo forte i pugni e digrignando i denti, non vedendo e non sentendo niente per qualche secondo.
Quando il maggiore capì di aver fatto un movimento azzardato verso il fratello, sospirò e lasciò la presa su di lui, sistemandogli malamente la camicia che si fosse sgualcita e facendo spallucce.
"Ho bisogno di andarmene Sam, di cacciare, di uccidere e trovare quella stronza perchè mi ha portato via molto più di quanto io potrò mai togliere a lei" disse Dean stringendo i pugni per la rabbia, scuotendo la testa e distogliendo lo sguardo. 
"Lo so.." sussurrò il minore avanzando verso di lui e mettendogli una mano sulla spalla, riportando lo sguardo del fratello su di lui. ".. e io voglio aiutarti. Lascia che ti aiuti".
Dean serrò la mandibola e pensò che non volesse che Sam o Hailey, tanto meno Bela, lo seguissero in tutte le sue cacce perchè non voleva che nessuno di loro rischiasse la vita: in questo si sentì molto simile a Phil, che dopo un mese trascorso nel bunker insieme a loro, prese la sua macchina ed andò via senza dare troppe spiegazioni, telefonando alle sue due figlie di tanto in tanto ma non facendosi mai più vivo, ritirandosi in cacce solitarie.
"Ok Sammy.." rispose il maggiore con tono basso ed abbassando lo sguardo, sospirando rumorosamente. 
Dean si mosse verso la scala, dopo aver indossato la sua giacca militare, e salì i primi gradini dicendo che li avrebbe aspettati in auto, mentre Sam continuò ad osservarlo con sguardo sospettoso.
"Non saluti Katherine prima? Sei tornato ieri sera dopo più di una settimana e non sei andando a trovarla".
Il maggiore si fermò a metà scala e dovette aggrapparsi alla ringhiera per avere stabilità: sapeva che suo fratello avesse ragione e che se Katherine fosse stata in qualche modo cosciente durante quel periodo di coma avrebbe sicuramente avvertito la sua assenza al suo fianco, ma avrebbe percepito la presenza di Clay, che non si allontanò mai dalla sua stanza e passasse tutte le notti dormendo seduto sulla sedia, e fece spallucce perchè gli andava bene così.
"Avete cinque minuti, poi parto da solo".




Dean e Bela entrarono nell'Impala in silenzio dopo aver controllato la zona militare da cui fossero scomparsi quei soldati, mentre Sam ed Haiely si diressero nella città accanto per indagare sulla scomparsa di due loro amici cacciatori, pensando che potesse essere collegato al caso da loro seguito.
La donna si tolse la lunga giacca che indossasse sopra il suo completo da agente dell'FBI e la lanciò sui sedili posteriori dell'auto con forse troppa poca eleganza, scostando i capelli dal collo e legandoli in una crocchia improvvisata sentendosi troppo accaldata da una giornata infuocata come quella in cui la temperatura fosse troppo calda; scrocchiò il collo e sbuffò, abbassando il finestrino con entrambe le mani, sentendolo però fare resistenza ed iniziando ad innervosirsi e ad imprecare ad alta voce.
"Wow.." sussurrò Dean guardandola con aria quasi divertita, prima di scoppiare in una sincera risata e piegarsi nella sua direzione quel tanto che bastasse per abbassare il finestrino al suo posto. "Dovresti allenarti un pò di più".
"Oppure potresti montare dei finestrini elettrici in questo catorcio" rispose Bela facendo spallucce ed indicando la grossa pistola che spiccasse in bella vista nella sua borsa, sorridendo compiaciuta. "Comunque sono sempre stata più brava con queste che con la lotta vera e propria". 
Dean la guardò per qualche secondo negli occhi con perplessità cercando di sorvolare sul modo in cui avesse chiamato la sua splendida auto, poi fece una smorfia e fece spallucce, accendendo il motore ed uscendo dal parcheggio militare per dirigersi al motel; uscì sulla strada e si infilò fra il traffico di quella città caotica, allargandosi appena la cravatta con un gesto nervoso.
"Potresti anche trovarti in una condizione in cui quelle.." continuò il ragazzo decelerando davanti ad un semaforo rosso ed indicando con la testa la sua borsa, sollevando un sopracciglio e fissando la strada. ".. non funzioneranno sul mostro che ti troverai davanti!".
"Allora morirò ed il mondo ritroverà il suo equilibrio!" esclamò Bela con tono agitato, scuotendo la testa e sbuffando. 
Dean aggrottò le sopracciglia e ripartì quando scattò il verde, voltandosi verso di lei per qualche secondo con aria confusa. "Di che stai parlando?".
Bela ricambiò lo sguardo per poi abbassarlo sulle gambe con un sospiro e si chiese quando la sua ferita avrebbe smesso di fare male e quando si sarebbe finalmente ripresa dall'orrore dell'Inferno, da ciò che avesse vissuto e dagli ultimi mesi. "Non lo so Dean, è solo che..".
"Parla Bela, non posso capire i tuoi silenzi: non sono una delle tue sorelle" rispose in maniera acida il ragazzo senza guardarla, continuando a guidare e chiedendosi perchè rispondesse in quella maniera all'ultima persona che se lo meritasse.
"Mi sento così sola senza mia sorella e questo non lo posso dire ad Hailey, perchè anche lei lo è; ma io e Kath.. noi siamo cresciute insieme, abbiamo fatto di tutto insieme, e adesso mi sento così abbandonata che mi sembra di essere tornata a molti anni fa, quando se n'è andata da casa per trasferirsi con Henry e la bambina" rispose la donna agitandosi e facendo spallucce, vomitando fuori tutto ciò che provasse dentro di sè e sentendo gli occhi pungere. "E mi sembra di deluderla ancora una volta, perchè lei vorrebbe che mi prendessi cura di voi come faceva lei, ma io non sono lei: non sono la madre perfetta, non sono la sorella adorabile o l'amica sempre presente e pronta a risolvere ogni problema! Io sono un casino e mi reggo a malapena in piedi da sola, come posso eguagliarla?".
L'uomo ascoltò tutto quel monologo senza dire nulla e continuò a guidare in silenzio per alcuni isolati pensando e ripensando alle parole della ragazza, che si voltò a guardare fuori dal finestrino con gli occhi lucidi ed il dolore per la sua perdita sempre presente nel petto, a chiedersi perchè avesse appena detto tutte quelle cose proprio alla persona che stesse soffrendo più di tutte.
Dean parcheggiò proprio davanti alla stanza che avessero preso precedentemente ed entrò nella quadrupla scelta da Sam con la scusa di poter stare tutti insieme, ma in realtà il maggiore capì che fosse solamente uno stratagemma per tenerlo d'occhio ed assicurarsi che non scappasse di notte; scesero dall'auto e si diressero nella loro stanza per aspettare che Sam ed Hailey tornassero per informarli sulle strane sparizioni dei cacciatori, ed il cacciatore estrasse la sua chiave.
Una volta dentro si tolse la giacca del suo completo e si diresse verso il frigo, afferrando una birra fra le mani e stappandola contro il top della piccola cucina, fregandosene di rovinarlo, sotto gli occhi attoniti della donna che commentò con un sorriso, dicendo che negli anni non aveva acquisito neanche un pò di classe. Dean la osservò e la vide estrarre dal frigo quel vino troppo costoso che avesse insistito di comprare per capriccio, che venne ovviamente accontentato dalla sorella maggiore; Bela ne versò un abbondante bicchiere e poi se lo portò alle labbra, sedendosi sul piccolo divano e bevendone qualche sorso.
"Katherine è.. era una grande maniaca del controllo, sai? Si assicurava che ci fosse sempre cibo a sufficienza per tutti nel frigo, dopo ogni caccia ci obbligava a farci controllare perchè anche la più piccola ferita non disinfettata ci avrebbe portati alla setticemia, organizzava le giornata di Judith in maniera tale da sapere sempre dove fosse e cosa facesse, e non avevo mai capito il perchè finchè non sei tornata.." sussurrò il cacciatore con sguardo perso nel vuoto, probabilmente pensando ad alta voce ma avendo tutta l'intenzione di coinvolgere la ragazza, per poi volgere lo sguardo verso di lei. "Si comportava così perchè cercava di rimediare al senso di colpa che provava verso di te..".
Bela lo guardò per qualche istante ed abbassò il suo bicchiere sul tavolo, aggrottando le sopracciglia ed ascoltando molto attentamente quel discorso che si sarebbe aspettata da tutti, tranne che da lui; accavallò le gambe e lo studiò, leggendo tanta sincerità nel suo sguardo e ciò la spinse a chiedersi il motivo di quella confidenza. "Perchè si sarebbe dovuta sentire in colpa verso di me?".
"Perchè tu sei la sua sorellina e non hai la minima idea di che significa essere responsabili di qualcuno" rispose il cacciatore facendo spallucce e distogliendo lo sguardo, prendendo un sorso della sua birra e pensando a quante volte si fosse sentito in quel modo nei confronti del suo fratellino. "Voleva rimediare al fatto di averti persa, prendendosi cura di noi. Quello che voglio dire Bela, è che lei vorrebbe che tu trovassi la tua strada, non che continuassi a richiare la tua vita per qualcosa che chiaramente non ami fare".
La donna ascoltò nuovamente le sue parole ed abbassò lo sguardo sul suo bicchiere di vino preferito, oscillandolo fra le mani e sospirando lentamente, pensando che per una volta Dean avesse davvero ragione; vide il modo in cui la guardava e sarebbe stato lo stesso sguardo che Katherine le avrebbe riversato, e sorrise nella sua direzione pensando che probabilmente fosse passato tanto tempo dall'ultima volta che il cacciatore si fosse aperto in quella maniera con qualcuno. 
"Lo so che manca anche a te, va bene sentirne la mancanza, sai? Non ti devi nascondere chissà dove per soffrire.." sussurrò Bela facendo spallucce, osservandolo però scuotere la testa e distogliere lo sguardo, prima di muoversi in maniera nervosa all'interno della stanza ed arrivare fino alla finestra nella speranza di vedere spuntare Sam ed Hailey da un momento all'altro. "Dean, per favore: non te lo sto dicendo per farti stare male, ma Katherine non vorrebbe vederti in questo stato".
"Ormai non mi importa più come vorrebbe vedermi, voglio solo trovare Abaddon e strapparle via il cuore" replicò il ragazzo continuando a guardare fuori dalla finestra con aria indecifrabile, perso dietro chissà quale pensiero.
"Non vorrebbe che trascurassi la tua famiglia per inseguire una vendetta che non te la riporterà indietro!" esclamò Bela aggrottando le sopracciglia ed alzando appena il tono della voce per suscitare una reazione in lui, che si voltò nella sua direzione e la fulminò con lo sguardo.
"E tu che ne sai di famiglia, eh?!" esclamò Dean voltandosi interamente verso di lei e guardandola con ilarità. "Perchè non posso scappare e tagliare la mia famiglia fuori per un pò, come hai fatto tu quando la tua non era più disposta a tollerare le tue stronzate, mmh?".
Bela ascoltò le sue parole e non riuscì a negare quanto l'avessero ferita, perchè ricordarle i suoi errori fu proprio un colpo basso; scosse la testa e si alzò in piedi, finendo il suo vino di colpo e rimettendosi la giacca, sentendo lo sguardo del cacciatore su di sè.
Fu in quel momento che realizzò che non avesse alcun bisogno di trovare la sua strada, perchè c'era sempre stata sin da quando fosse tornata dall'Inferno; abbottonò due dei grossi bottoni principali e piegò la testa di lato, tornando a guardarlo con un'espressione che non rispolverasse da un pò, e Dean aggrottò le sopracciglia quando gli sembrò di rivedere la Bela che avesse conosciuto molti anni prima quando ancora non sapesse che fosse la sorella di Katherine.
"Vuoi andare per la tua strada, Dean? Bene, facile: inizia a fare il giro di tutti i bar e torna a portarti a letto ogni ragazza disponibile, così quando mia sorella tornerà.." iniziò la donna avvicinandosi al cacciatore pericolosamente, pronta anche a colpirlo pur di uscire. "..perchè mi assicurerò che lo faccia, vedrà che grande casino sei quando stai senza di lei e ti prenderà a calci in culo!".
Distolse lo sguardo e si diresse verso la porta, quando una stretta ferrea al polso la bloccò, facendola voltare ed incrociando lo sguardo infuriato del cacciatore. "Dove stai andando?".
"A rendermi utile come tuo fratello e mia sorella, invece di comporre poesie e piangermi addosso come fai tu!" esclamò la donna sganciandosi dalla presa del cacciatore come le avesse insegnato Katherine molti anni prima, facendolo sbilanciare ed indietreggiare prima di uscire di corsa dalla stanza.




"E se n'è semplicemente andata?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia e piegando la testa nella sua direzione, fissando il fratello con scetticismo e un sorriso divertito sul viso mentre stava seduto al tavolo accanto alla sua ragazza.
"Cosa le hai detto, Dean?" chiese Haiely roteando gli occhi ed abbandonandosi contro lo schienale della sedia, osservando il ragazzo muoversi fino al frigo per stapparsi l'ennesima birra. 
Il maggiore sospirò rumorosamente  ed alzò gli occhi al cielo, chiedendosi perchè fosse stato così stupido da portarsi dietro tutto il resto della squadra durante quella caccia e pensando come se la sarebbe cavata bene da solo.
"Ve l'ho detto: è molto permalosa e quando le ho ricordato i suoi errori passati..".
"I suoi errori passati? Ma ti senti?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia e soffocando una risata, scuotendo la testa.
La donna sbuffò e si alzò dalla sedia per prendere il suo telefono, ma quando chiamò sua sorella non ricevette alcuna risposta; Bela sapeva sparire e sapeva come non farsi trovare, ma i tre non si preoccuparono del tutto perchè non era una sprovveduta, avrebbe saputo cavarsela prima di tornare.
"Siete due idioti.." sussurrò Haiely sospirando quando sua sorella rifiutò la sua ennesima chiamata, e fissando lo sguardo sul minore. "Anzi no, siamo noi i due idioti che vi hanno lasciati da soli: è chiaro che siete ancora troppo elettrici per lavorare insieme".
"Elettrici?" ripetè il ragazzo aggrottando le sopracciglia e pronunciando quella parola come se fosse un insulto. "Perchè invece non mi dite cosa avete scoperto dei cacciatori adesso?".
Sam sbuffò e si passò una mano fra i capelli, scuotendo la testa e guardando il fratello con aria stranita. "Niente, un buco nell'acqua! Dovremmo solo aspettare e vedere che succ-..".
La porta si spalancò prima che il minore riuscisse a finire la sua frase ed una Bela sorridente come non l'avessero mai vista superò la soglia e si chiuse la porta alle spalle, mostrando loro un foglio sul quale vi fossero annotate delle coordinate ed oscillandolo fra le mani in segno di vittoria. 

"So dov'è Abaddon!".
I tre si voltarono a guardarla con aria sorpresa, non pensando che l'avrebbero rivista prima di qualche ora; Hailey si avvicinò e le prese il foglio fra le mani, leggendo l'indirizzo scritto sotto con sopracciglia aggrottate.
"Questa città non si trova vicino a quelle fabbriche esplose in una centrale chimica?".
"Si!" esclamò Bela sorridendo, facendo qualche passo e prendendo una birra dal frigo una bottiglia di birra e stappandola contro il top come avesse fatto Dean qualche ora prima, che la guardò sorpreso. "Tu e Kath volete che io trovi finalmente la mia strada? Eccola!".
Hailey scambiò un'occhiata con Sam, mentre Bela e Dean condivisero uno strano sguardo, chiedendosi cosa fosse davvero successo prima che la donna andasse via.
"Bela, come hai saputo che Abaddon si nasconde proprio lì?" chiese Hailey sospirando, passandosi una mano sul viso con confusione.
La minore prese un abbondante sorso di birra e sorrise audacemente, voltandosi a guardali ed alternando lo sguardo fra i tre. "Ho capito che non posso più piangermi addosso, così ho ripreso i miei vecchi amuleti che tenevo nascosti in un magazzino qui vicino e ho chiesto agli spiriti!".
"Oh Bela, sei tornata a quel tipo di magia?" chiese Sam scuotendo la testa e guardandola come avrebbe guardato una sorellina che avesse appena combinato un guaio. 
"Si e onestamente mi chiedo perchè non io non l'abbia fatto prima!" esclamò la donna muovendosi per la stanza ed allagando le braccia. "E' quello che sono, ecco cosa amo fare".
"Fregare la povera gente mettendola in comunicazione con i loro gatti morti?" chiese Dean con aria seccata, passandosi una mano sul viso.
La minore si accigliò appena e guardò i tre con disapprovazione, scuotendo la testa ma non permettendo loro di scalfire la sua appena ritrovata felicità. "No, aiutare le persone con quello che so fare meglio! Adesso vogliamo andare a prendere quella stronza o no?".
I tre si scambiarono un'ulteriore occhiata che non sfuggì alla minore, che storse il naso e tornò a bere la sua birra, ed Hailey fece un passo avanti nella sua direzione. "Tesoro non abbiamo un piano, Kevin sta cercando un modo per ucciderla e..".
"Non abbiamo scelta: è lei che sta rapendo i cacciatori.." sussurrò Bela facendo spallucce ed osservare le espressioni dei tre cambiare e diventare più preoccupate. ".. quindi o restiamo qui ad aspettare che il piccolo profeta ci dia una risposta o salviamo la vita a quelle persone".



Si aggirarono all'interno della cittadina fantasma in silenzio, osservando come le case ed ogni altro edificio fossero completamente abbandonati e la natura stesse prendendo il sopravvento: si sentirono all'interno di uno di quei film horror e non riuscirono a fare a meno di pensare a quanto quello fosse un posto perfetto per nascondere delle persone innocenti pur di arrivare a loro.
Dopo aver salvato i due cacciatori rapiti da Abaddon ed averli scortati fuori fino all'auto, i quattro si divisero e perlustrano un quartiere alla volta in cerca dei demoni del Cavaliere; Sam ed Hailey agirono in silenzio e riuscirono a superare un piccolo raggruppamento degli uomini di Abaddon che si fossero impossessati dei corpi dei militari scomparsi, riuscendo ad attirarli in un vicolo cieco per stordirli ed ucciderli con le loro lame, rendendosi conto di quanto fossero equipaggiati con dei fucili d'assalto.
Quando i due notarono altri quattro soldati andare dritti nella loro direzione come se li avessero fiutati, Sam ed Hailey entrarono all'interno di una piccola tavola calda per nascondersi, capendo che una lotta con dei demoni del genere fosse del tutto persa in partenza per loro due; rimasero bassi dietro al bancone quando sentirono la porta aprirsi e richiudersi alle spalle di chiunque fosse appena entrato.
Sentirono i passi di almeno tre demoni e strinsero le loro armi guardandosi negli occhi, finchè non li sentirono allontanarsi come per uscire; Hailey improvvisamente sentì una mano afferrarla da sopra il bancone, sollevandola di peso come se fosse fatta di carta e lasciandola andare contro il muro con forza, prima che la donna potesse aprire gli occhi per capire cosa l'avesse effettivamente attaccata.
Sam scattò nella loro direzione, ma venne bloccato da due demoni che lo trattennero dalle braccia, facendolo sentire impotente mentre osservava Hailey lottare e perdere malamente contro quei grossi uomini che pesassero almeno tre volte lei; la vide sputare sangue e ripartire all'attacco contro uno di loro, e Sam colpì con una gomitata uno dei suoi due aggressori, disorientandolo ed avventandosi contro l'altro cogliendolo di sorpresa.
Proprio mentre il ragazzo stesse per pugnalarlo a morte al cuore, sentì qualcosa colpire la sua testa con forza fino a farlo sanguinare mentre i suoi occhi iniziarono a diventare troppo pesanti per tenerli aperti, e si accasciò sul petto del demone e tutto ciò che vide fu il buio.


Bela e Dean continuarono a camminare a ridosso di un muro, osservando quattro demoni correre nella direzione opposta alla loro e chiedendosi dove fossero diretti e perchè, ma preferirono farsi da parte per evitare di inseguirli col rischio di farsi scoprire; il ragazzo passò alla donna dei proiettili con delle chiavi di Salomone incise sulla punta, che li prese e sorrise di gusto davanti al loro ingegno, caricando immediatamente la sua pistola.
Dean la osservò per qualche secondo ed accennò un sorriso colpevole nella sua direzione, cercando le parole giuste per ammettere che si fosse comportato da idiota nel dirle quelle cose qualche ora prima e provando a scusarsi, ma la donna lo fermò con una mano e gli disse di non preoccuparsi, perchè anche lei aveva esagerato.
Continuarono a camminare facendo attenzione che altri demoni sbucassero dal nulla e li cogliessero di sorpresa, osservando ogni direzione e fermandosi ogni volta che sentissero un rumore, ma non riuscirono a prevedere il fatto che Dean venisse  improvvisamente colpito da un pugno al viso; il ragazzo rotolò per terra portandosi una mano alla guancia e Bela sgranò gli occhi quando vide una donna sulla trentina con dei lunghi capelli rossi e l'espressione soddisfatta.
"Immagino che tu sia l'altra sorella.." sussurrò Abaddon sorridendo, camminando nella sua direzione con fare minaccioso e guardandola con il suo sguardo penetrante.
Bela estrasse la sua pistola e si sentì pronta per compiere un'azione del genere, così premette il grilletto ancora e ancora contro il suo corpo finchè scaricò il caricatore, notando però l'espressione divertita del demone che si sollevò la maglietta mostrando loro il suo giubbotto antiproiettile; Abaddon sollevò una mano e scaraventò la donna contro il muro, facendole sbattere la testa violentemente ed osservandola cadere al suolo priva di sensi.
Dean si sollevò ed osservò la donna con aria preoccupata, desiderando di poterla aiutare ma sentendo lo sguardo del Cavaliere proprio su di lui; la osservò avanzare nella sua direzione con lo stesso sorriso vittorioso di sempre e si scagliò contro di lei brandendo la sua lama angelica, ma senza neanche troppo sforzo Abaddon riuscì a farlo inginocchiare e gli bloccò il braccio in una posizione innaturale, facendolo gemere ed avendo il pieno controllo sui suoi movimenti.
"Ciao tesoro, mi sei mancato.." sussurrò il Cavaliere ridendo di gusto e sfiorandogli il viso con un movimento delicato, fissando i suoi grandi occhi verdi e cogliendone la rabbia. "Oh, non dirmi che sei ancora arrabbiato con me per aver ucciso la tua ragazza ed il tuo bambino!".
Dean provò a liberarsi e a colpirla con qualsiasi mossa o presa che conoscesse, ma il demone riuscì a bloccarle tutte con un sorriso, tornando a farlo inginocchiare davanti a sè e stringendo nuovamente il suo braccio in una presa dolorosa.
"Sai cos'ho pensato quando vi ho visti arrivare? Sono rimasta sorpresa perchè ho legato la vita di Katherine a quella di Sam, quindi se lui è ancora vivo, lei dov'è?" chiese Abaddon sorridendo e sfiorandogli ancora il viso fino a diventare più violenta, stringendo la sua mandibola in una presa ferrea osservandolo gemere.
"E' morta, l'hai detto tu!" esclamò Dean scuotendo la testa per liberarsi dalla mano del demone sul suo viso, capendo solo in quel momento come l'interesse del demone per la sua donna non fosse mai diminuito.
Abaddon rise e si chinò con la schiena fino al suo livello, passandogli le dita sul petto ed insinuandole sotto la camicia con desiderio, che però il cacciatore bloccò con la sua mano libera ed osservandola con disguto. "Tesoro, non rendere le cose più complicate: voglio Crowley e Katherine, subito".
"Oppure cosa, mmh? Mi ucciderai?" chiese Dean ridendo di gusto e scuotendo la testa, mostrandole il suo senso di indifferenza davanti a quella velata minaccia.
Il Cavaliere lo osservò per qualche secondo negli occhi con espressione furiosa, capendo che il cacciatore non avrebbe ceduto neanche se lo avesse ucciso davvero ed avesse portato con lui anche il resto della sua famiglia, ma un'idea le balenò per la mente facendola sorridere avidamente e tornando a guardarlo con lo stesso desiderio di prima e lasciando che la sua mano si intrufolasse all'interno della giacca per la seconda volta. "Che ne diresti se ti togliessi quel tatuaggio e passassimo un pò di tempo insieme? Solo tu ed io mentre mi riprendo il mio trono ed uccido ogni usurpatore e demone che non è fedele, mentre il sangue di innocenti gocciolerà sul tuo viso. Hai mai provato una sensazione del genere?".
Dean la osservò e cercò di nascondere il suo stupore davanti a quella proposta oscena, provando ad indietreggiare ma il demone lo teneva troppo stretto per muoversi, così deglutì a fatica e la guardò con un'espressione impavida e piegò le labbra in un sorriso di sfida. "Fottiti!".
Abaddon sorrise ed immediatamente fece sciolare la sua mano fino alla sua pelle, sentendo che sensazione facesse nascere in lei quel contatto con il cacciatore, e passò un dito sui contorni del tatuaggio, osservando quel simbolo antipossessione con fastidio; proprio quando stesse per iniziare a bruciarlo via con tutta l'intenzione di abbandonare il corpo della giovane rossa per entrare dentro di lui, un grande boato ed una forte luce irradiarono l'intera cittadina, facendo si che tutti i demoni nei dintorni fossero letteralmente spazzati via.
Il Cavaliere sgranò gli occhi ed osservò il cacciatore piegare il viso in un'espressione compiaciuta, notando quasi il panico nei suoi occhi. "E' un angelo?!".
"Pensavi che saremmo venuti da soli, puttana psicopatica?!" esclamò Dean approfittando della momentanea distrazione del demone e liberandosi dalla sua presa, colpendola in pieno petto e facendola barcollare indietro. "La prossima volta che ci vedremo pareggeremo i conti e ti ucciderò!".
Abaddon aggrottò le sopracciglia, sentendo l'urgenza di correre verso di lui per zittirlo e punirlo per aver osato parlarle in quel modo, ma poi si voltò nuovamente verso la direzione di provenienza della forte luce dell'angelo e scosse la testa, dissolvendosi nell'aria e lasciando quel luogo con l'amaro in bocca, conscia che avrebbe dovuti trovare un altro modo per avere i suoi rivali.
Dean ritornò finalmente a respirare quando rimase completamente solo, così si voltò verso Bela che ancora giacesse a terra priva di conoscenza e la prese fra le braccia, sollevandola dal pavimento polveroso e terroso e guardandola con aria profondamente dispiaciuta; il cacciatore aveva notato la luce provenire da una locanda distante qualche passo, così iniziò a correre tenendo stretta la donna fino ad arrivare alla porta, che aprì con un calcio.
Osservò Hailey guardare Sam con occhi sgranati, puntargli la lama angelica contro ed indietreggiando, così adagiò Bela con delicatezza sul bancone e si mise fra i due, chiedendo spiegazioni e notando i quattro demoni militari giacere al suolo privi di vita.
"Ezechiele?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia con aria sorpesa, parlando con lui per la prima volta dopo tanto tempo.
"Ho preso il controllo solamente perchè i demoni li avrebbero uccisi.." sussurrò l'angelo attraverso la bocca di Sam con un'espressione seria, porgendo il coltello di Ruby nella sua direzione e guardando di tanto in tanto verso la cacciatrice che scosse la testa. "Pensavo di agire nel giusto".
"Dean.." sussurrò Hailey con occhi lucidi e continuando a puntare l'arma contro Ezechiele, quando poi si accorse di sua sorella privi di sensi sul bancone e le mancò il respiro. "Che è successo?".
Il cacciatore strinse i pugni sentendo un grande senso di colpa dentro di lui, tornando al fianco della ragazza incosciente ed osservandola brevemente, prima di tornare a fissare l'angelo con aria supplichevole. "Aiutala".
Ezechiele aggrottò le sopracciglia, cercando di capire perchè avrebbe dovuto farlo, e sospirò avanzando lentamente nella sua direzione e posando due dita sulla fronte di Bela, che si mosse irrequieta mentre Dean cercò di tenerla ferma il più a lungo possibile; quando l'angelo allontanò le dita dalla sua fronte la vide tornare a respirare con tranquillità, e spostò lo sguardo serio su Hailey.
"Non voglio fare del male o approfittare di voi, sto guarendo e appena avrò finito lascerò Sam" disse l'angelo sospirando con aria seria, annuendo nella sua direzione per poi allontanarsi fino al punto in cui il minore fosse stato colpito alla testa dal demone militare e avesse perso i sensi.
Ezechiele si stese per terra e smise di controllare il corpo di Sam, che fosse ancora incosciente e privo di sensi come Bela, lasciando i due cacciatori a fissarsi con aria stranita; Hailey lo guardò con gli occhi estremamente luci e tremanti, scuotendo la testa e fissandolo con ara supplichevole.
"Non posso più vivere così Dean, non è giusto, Sam dovrebbe saperlo e..".
Il maggiore si avvicinò di scatto, afferrandola dalle spalle con delicatezza e scuotendola appena, facendo si che puntasse nuovamente lo sguardo sui suoi occhi. "Ascoltami, se ne andrà tra non molto, hai sentito cos'ha detto? Manca poco e tu dovresti calmarti e..".
"Sono io quella che passa tutte le notti accanto a lui Dean, io!" esclamò Haiely alzando il tono della voce e spintonando il ragazzo con rabbia, chiedendosi quando e perchè fosse diventato così egoista mentre due lacrime le rigarono il viso. "Tu arrivi e te ne vai come vuoi dal bunker, mentre sono io quella che deve badare a Sam, chiedendomi costantemente se sto parlando con lui o con il suo gemello angelico! Sono io che cerco di aiutare Castiel da umano a distanza perchè Ezechiele non vuole che viva con noi! Devo pensare a Kevin che se ne va in giro come un pazzo per il bunker perchè non riesce a sopportare l'idea di condividere il tetto con Crowley, a Bela che continua a piangere e urlare nel sonno tutte le notti e a controllare che Katherine continui a respirare tutti i giorni, mentre sua figlia si sta distruggendo con le sue stesse mani, quindi non dire a me di calmarmi!".
Dean la osservò negli occhi per qualche secondo, riuscendo a leggere tutto il suo dolore e ciò che l'avesse portata negli ultimi due mesi e mezzo fino a quell'esplosione di rabbia che gli fece male: si rese davvero conto di tutto ciò che lasciasse alle spalle ogni qualvolta che andasse via dal bunker senza dare la minima spiegazione e capì solo in quel momento di non poter agire in quella maniera pericolosa e disfunzionale.
Si avvicinò alla donna che istintivamente provò ad allontanarlo, ma Dean usò un pò più di forza e l'abbracciò per la prima volta dopo tanto tempo come avrebbe fatto con suo fratello in una situazione complementare; sentì la donna piangere sul suo petto e lasciarsi andare a quel contatto, stringendosi a lui e suotendo la testa.
"Mi dispiace tanto, Hailey.." sussurrò Dean sentendo gli occhi pizzicare e capendo di dover cambiare completamente rotta se avesse davvero voluto ottenere la sua vendetta e non perdere la sua famiglia.




"E' un'idea stupida.." sussurrò Bela scuotendo la testa ed uscendo dalla sua stanza distrattamente indossando un completo comodo come richiesto dal maggiore, che l'aspettasse fuori dalla porta con braccia incrociate al petto ed espressione molto seria; la donna si prese un attimo per osservarlo, notando come anche lui indossasse una tuta ed una semplice maglia a mezze maniche, e le sue labbra si piegarono in un sorriso. "Cosa vuoi fare? Farmi sfogare con una corsetta, mmh?".
Dean sorrise appena e le fece segno di seguirlo per il corridoio, sentendola sbuffare e camminando insieme in silenzio fino alla porta della palestra; Bela si guardò attorno, notando come fosse completamente differente rispetto all'ultima volta in cui vi fosse entrata, notando dei grossi e spessi tappeti antiscivolo e dall'aspetto molto morbido, mentre due grossi sacchi da boxe penzolassero dal tetto. Continuò a far vagare lo sguardo all'interno della stanza, notando alcuni macchinari che sarebbero stati utili per i cacciatori che avrebbero voluto incrementare la forza esplosiva.
Bela storse il naso e guardò il ragazzo con espressione stranita, chiedendosi quando avesse trovato il tempo di rimodernizzare quella stanza, e lo vide avvicinarsi e porgerle dei guantoni, al cui gesto rispose con una lunga risata.
"Cosa vuoi che faccia? Che li indossi e cominci a colpire questi sacchi come fate voi?" chiese ridendo ancora e spingendoli via con un gesto deciso della mano.
Dean la osservò divenendo più serio e si avvicinò ulteriormente, passandole velocemente un piede fra le gambe ed osservandola cadere rovinosamente sui tappeti; Bela si sentì mancare il respiro e sgranò gli occhi, fulminandolo con lo sguardo ed aspettando di trovare una sua mano per aiutarla ad alzarsi, ma così non fu. "Ma sei impazzito?".
"Mettiti in piedi e vieni ad allenarti con me" disse il cacciatore sbuffando, pensando che sarebbe stato uno strazio provare ad insegnarle almeno le basi dell'autodifesa.
"No Dean! E poi cos'è tutto questo?!" chiese acidamente Bela alzandosi da sola e guardandosi attorno con aria confusa. "Io non sono come voi, io sono brava solamente con..".
"Con gli amuleti e la magia, si lo so" rispose l'uomo sollevando un sopracciglio e fissandola con ilarità. "Voglio che impari a difenderti da sola perchè potrebbe non esserci sempre uno di noi pronto a difenderti".
Bela si sentì toccata nell'orgoglio e strinse i pugni prima di indossare quei guantoni ed annodarseli attorno ai polsi, cogliendo la sfida ed avanzando verso di lui con aria minacciosa nel tentativo di colpirlo e di farlo cadere a terra come avesse fatto lui prima, ma a Dean bastò spostarsi appena e spingerla con una mano per osservarla cadere a terra e gli venne difficile trattenere una risata divertita. La donna si mise a sedere e lo osservò con odio, fulminandolo con lo sguardo.
"Lo trovi divertente? Sono queste le tue fantasie da maniaco, mmh? Colpire una ragazza?".
Il cacciatore si piegò sui talloni e mantenne su di lei lo stesso sguardo che le riservava molti anni prima, pieno di disprezzo e di disgusto, perchè non poteva capire l'origine di quel desiderio di non volersi migliorare. "Ho colpito Katherine ed Hailey non immagini quante volte quando insistevano sull'allenamento, mi hanno sempre messo a tappeto e ho imparato tanto; adesso voglio che tu faccia lo stesso".
"Perchè?!" esclamò Bela ancora seduta a terra, colpendolo ad una spalla con tutta la forza che avesse ma non riuscendo neanche a spostarlo di un centimetro.
"Perchè sto cercando di rimediare alla mia assenza negli ultimi due mesi".
Il cacciatore si alzò e le passò una mano, che la ragazza afferrò per mettersi in piedi, ed iniziò a spiegarle tutto ciò che sapesse, insegnandole a difendersi ma rendendosi conto che sarebbe stata una strada in salita e molto tortuosa, specialmente per quell'atteggiamento di chiusura che la donna continuava a mettere su; passarono l'intero pomeriggio all'interno della palestra e quando finalmente le diede il permesso di smettere, Bela tornò in stanza molto dolorante e piena di lividi dato che il ragazzo non ci andò giù leggero, ma ciò non le impedì di lasciare la stanza senza averlo ringraziato con un timido segno del capo.
Dean sorrise e si chiuse la porta alle spalle sentendosi soddisfatto, prima di incontrare Kevin per il corridoio con uno sguardo molto strano ed elusivo, così lo fermò per una spalla e lo bloccò, studiando il suo sguardo e sentendo come il ragazzino iniziasse a vomitare i suoi pensieri più oscuri proprio come avesse fatto negli ultimi due mesi con Hailey.
"Sei parte della famiglia e mi dispiace che tu non te ne riesca a rendere conto! Se pensi che noi non rischieremmo la nostra vita per te, allora sbagli di grosso!".
Furono queste le parole che il maggiore utilizzò guardandolo negli occhi e permettendogli di leggere la sua sincerità, dopo essersi scusato per la sua assenza negli ultimi mesi. Kevin parve capire e sospirò, annuendo e ricordando quante volte lo avessero sottratto alla morte per un pelo, e si riscoprì a considerarli davvero come una famiglia, l'unica che gli fosse rimasta dopo la presunta dipartita di sua madre.
Lo vide andare via e sospirò, pensando di avere agito da perfetto idiota in quel lasso di tempo e di non essere riuscito a trovare nemmeno una pista concreta che lo potesse aiutare ad uccidere Abaddon una volta per tutte; dirigendosi verso la sua stanza, accanto a quella che una volta condividesse con Katherine, pensò di non sentirsi ancora pronto a vederla, così estrasse il telefono e compose il numero di Castiel, sentendo la sua voce dopo tanto tempo che si sentì così felice di sapere che stesse bene e che avesse trovato un lavoro lontano dalla caccia e dagli angeli, scusandosi però con lui per non essere stato tanto presente nell'ultimo periodo. 
Dopo aver passato una buona mezz'ora ad aggiornarlo sui nuovi sviluppi, Dean chiuse la chiamata con un sorriso quando sentì dire al suo vecchio amico di essere contento di aver sentito la sua voce ancora una volta e che fosse finalmente tornato al suo posto.
Il cacciatore si fece una doccia veloce per evitare di rimanere troppo tempo da solo e pensare, e poi si recò in cucina dove trovò Sam ed Hailey sorridenti, intenti a cucinare la cena per tutti; scambiò una rapida occhiata con la donna che scoprì da sua sorella ciò che stesse facendo con lei e avesse visto il cambiamento d'umore di Kevin, così Hailey gli sorrise teneramente e l'uomo ricambiò prima di voltarsi verso il corridoio ed avanzare verso la sala.
Vide Judith seduta sul tavolo con i piedi sopra le sedie tenere fra le mani il suo telefono e leggere qualcosa che la tenesse concentrata a tal punto da non sentirlo arrivare; Dean avanzò sospettoso, sollevando un sopracciglio e serrando le labbra in una smorfia di disappunto, che la ragazza notò solamente quando fosse ormai di fianco a lei.
Quasi sobbalzò e mise via di scatto il telefono, bloccando lo schermo ed impedendogli di poter sbirciare anche solo per un istante, osservandolo con aria strafottente.
"Che vuoi?" chiese la ragazza facendo spallucce e sostenendo il suo sguardo arrabbiato.
L'uomo indicò con un dito i suoi piedi e sospirò rumorosamente, facendo qualche altro passo nella sua direzione. "I piedi. Giù. Subito".
Judith mutò la sua espressione, sorridendo beffardamente e sollevando le sopracciglia in segno di sfida, non avendo la minima intenzione di rispettare gli ordini di un uomo come lui; così strisciò bene le sedie con le sue scarpe e poi le allontanò strisciandole per terra con forza, lasciando l'alone su di esse.
"Cos'è questo atteggiamento?" chiese l'uomo aggrottando le sopracciglia ed osservando le espressioni sul viso della ragazza con dispiacere.
"Ma chi sei? Mio padre?" chiese ironicamente la ragazza scendendo dal tavolo e rimettendosi il telefono in tasca, facendo per andare via ma trovando il cacciatore davanti a sè per bloccarle la strada. "Levati di mezzo".
Dean osservò lo strano modo in cui lo stesse guardando, conoscendo fin troppo bene quello sguardo e quell'atteggiamento di quell'antipatica fase adolescenziale. "Ti ho fatto una domanda".
Judith assottigliò le sopracciglia e piegò il viso in un sorriso strafottente, sentendosi completamente trattenuta da quell'uomo che non smise di fissarla; la ragazza provò una tale rabbia che avrebbe voluto urlare, perchè gli voleva bene come un padre un tempo, mentre adesso avrebbe solamente voluto prenderlo a pugni in faccia. "E a me non frega assolutamente nulla di quel che dici".
La ragazza fece il giro attorno a lui per superarlo e rise compiaciuta di esserselo appena lasciato alle spalle, quando sentì qualcosa che la fece irrigidire.
"Domani mattina ti accompagnerò a scuola personalmente, andremo a fare un bel colloquio genitore-insegnante e quando finiranno le lezioni, che frequenterai perchè non ti darò modo di scappare, torneremo insieme qui al bunker, da cui uscirai solamente per andare a scuola".
Judith si voltò e sgranò gli occhi, rimanendo ad osservarlo con perplessità e anche un pò di timore per il tono che avesse usato, osservando il modo severo con cui la stesse guardando, come se sapesse già la fine della storia.  
"Oh, e prima che provi anche solo a pensarlo, ho già tolto tutte le chiavi delle auto e anche se manomettessi i fili non partirebbero, e sarà molto difficile uscire da qui senza averne una.." continuò Dean facendo spallucce ed accennando un sorriso, avanzando verso di lei con lentezza. "E poi sai qual è la cosa buffa? Che tua zia Bela è convinta che tu possa drogarti, ma io sono sicuro che tu sia troppo intelligente per farlo".
"O magari lo faccio davvero e tu sei troppo affezionato all'immagine della piccola Judith per capirlo davvero!" esclamò la ragazza con un impeto di rabbia, stringendo i pugni e serrando la mandibola.
Dean osservò quel suo sguardo da finta cattiva e sorrise divertito, perchè si trattava della stessa ragazzina con cui avesse giocato quando era piccola e che aveva seguito per tutto il tempo della sua crescita; non l'avrebbe persa proprio in quel momento. "No Jud, lo so che fai qualcosal altro quando salti le lezioni, il punto è: cosa?".
La ragazza non ebbe il tempo di rispondere che Dean iniziò a girarle attorno per studiarla, e si sentì troppo osservata, come se fosse sua madre ad interrogarla ed insistere per sapere la verità; Judithi distolse lo sguardo e sbuffò, sperando che uno dei suoi familiari si avvicinasse per porre fine a quel momento imbarazzante, ma nessuno arrivò in suo soccorso.
"Judith.." sussurrò Dean avvicinandosi e sollevando il suo viso con due dita, costringendola ad incrociare il suo sguardo indagatore e sospirando. ".. hai iniziato a cacciare?".
La ragazza aprì la bocca per rispondere o probabilmente per insultarlo cercando di andare via, quando dal corridoio vide uscire Clay intento a sgranocchiare qualcosa a cui nessuno dei due prestò attenzione, e Judith ne approfittò per voltargli le spalle ed andare in camera sua, nonostante avrebbe preferito uscire di corsa da quel bunker per non metterci più piede; Dean fulminò con lo sguardo il Sergente, che intanto si sedette su una delle sedie calciate prima dalla ragazza continuando a mangiare e a fissare il suo telefono per leggere dei messaggi.
Quando Clay si sentì osservato aggrottò le sopracciglia nella sua direzione e notò il modo storto con cui lo stesse guardando, non capendone il motivo. "Che c'è?".
Dean scosse la testa e sospirò rumorosamente, dandogli le spalle e dirigendosi nella sua camera, pensando che l'indomani avrebbe dovuto svegliarsi presto per accompagnare Judith a scuola, quindi forse almeno per quella sera era necessario evitare di bere troppo e di cercare di addormentarsi il più presto possibile, nonostante i mille pensieri che iniziarono a frullargli per la mente.
Conosceva troppo bene la ragazza per pensare che potesse semplicemente farsi qualche canna ogni tanto saltando le lezioni: in fondo condivideva il sangue con Katherine, era sua figlia, e quale modo migliore conosceva la madre per distrarsi dai suoi problemi personali, se non la caccia?
L'uomo sospirò superando la cucina e salutando il fratello e le due Collins dopo aver bevuto una birra con loro e avergli riassunto la chiacchierata con Judith per informarli delle novità, ma dopo neanche mezz'ora si sollevò dalla panca della cucina e si diresse direttamente a letto con tutta l'intenzione di sprofondare in un sonno ristoratore; si cambiò in fretta ed entrò sotto le coperte, cercando di chiudere gli occhi e di dormire, girandosi e rigirandosi nel grande letto fino a non sapere più in che posizione mettersi ed intuendo che quella fosse una di quelle notti senza sonno.
Si sedette sul letto e scosse la testa, portandosela fra le mani appoggiate alle gambe ed incurvando la schiena, serrando la mandibola e cercando di frenare ogni istinto che gli dicesse di uscire da quella stanza per recarsi in quella accanto; Dean sentì la paura dentro di sè, paura di non rivederla più in piedi, di non vederla sorridere o di sentire il suono della sua risata, ma allo stesso tempo era spaventato all'idea che si svegliasse e che si intestardisse sulla fine della loro relazione, riuscendo a fargli cambiare idea.
Cosa avrebbe dovuto fare?
Sentì il cuore battere forte nel petto e strinse i pugni, non riuscendo più a trattenersi; uscì dalla stanza velocemente ed esitò per qualche secondo prima di aprire la porta della sua vecchia camera, ma non appena lo fece la vide.
Deglutì a fatica e lentamente si mosse nella sua direzione, osservando il suo torace alzarsi ed abbassarsi mentre respirava, ed il suo viso del tutto guarito e molto pallido per la mancanza di luce; si avvicinò e le sfiorò il viso, sentendo quell'assurda sensazione descritta da Clay, come se lei potesse sentirlo.
Sospirò rumorosamente e si sedette sulla sedia vicino al letto, afferrando la sua mano fra le sue e portandosela alle labbra, depositando un piccolo bacio sul dorso ed avvicinandosela al viso, sentendo gli occhi divenire sempre più lucidi.
"Mi dispiace così tanto, Kath..".
La osservò con aria confusa, come se si aspettasse di vederla aprire gli occhi e parlarle come se il tempo non fosse mai passato e lei fosse sempre stata lì con loro; chiuse gli occhi per qualche secondo, mentre le immagini della macchina ribaltata tornarono nella sua mente e sentì l'odore del suo sangue sparso per tutto l'abitacolo dritto nelle narici.
Avrebbe tanto voluto trovare il modo giusto per farla tornare, il modo per farla risvegliare e poi lasciarla andare per sempre, ma come poteva? Si era rivolto ad ogni sacerdotessa, ogni medium ed ogni guaritore che conoscesse o da cui fosse stato mandato, ma nessuno seppe trovare una soluzione.
Strinse di più la sua mano e si avvicinò, sfiorandole di nuovo la guancia e sentendo le lacrime sul suo viso scendere suggerirgli che gli fosse mancata più di quanto avesse permesso a se stesso di sentire; deglutì a fatica e si asciugò le guance.
"Vuoi punirmi? E' il tuo modo per pareggiare i conti con me?" chiese il ragazzo sentendosi profondamente arrabbiato, scuotendo la testa e stringendo i pugni. "Vuoi che paghi per tutte le volte che ti ho deluso in passato e che me sono andato? Oppure è per non aver saputo proteggere te ed il bambino?".
Dean sentì altre lacrime rigargli il volto e tutto ciò che avrebbe voluto sentire era la sua stretta sulla sua mano ricambiata, gli sarebbe bastato; aveva così tanta voglia di vedere i suoi occhi sempre allegri e di sentire la sua voce provenire da sotto la doccia ogni mattina, stonando e rovinando ogni canzone. O semplicemente di lottare con lei per riprendersi la sua maglietta, che puntualmente usava per dormire perchè era più larga delle sue e ci stava più comoda.
Katherine avrebbe saputo cosa fare in quelle situazioni: avrebbe rimesso in riga Judith, evitato che Kevin avesse quegli attacchi di pazzia parlando con lui sin dall'inizio, sarebbe stata in grado di far ragionare Bela e sicuramente lo avrebbe rimproverato come si deve per ciò che avesse costretto Sam a fare, ovvero dire si ad un angelo con l'inganno.
Dean respirò profondamente e si avvicinò alla donna, appoggiando il mento sulla spalla e guardandola da vicino, e per un solo momento gli sembrò che le labbra della donna si fossero piegate in un sorriso; serrò la mandibola e si avvicinò per darle un casto bacio che gli sembrò non durare abbastanza, ed avendo tanto voluto che la donna riuscisse a rispondere.
"Ritiro tutto Kath: non posso vivere senza di te, non posso mollare su di te perchè tu non lo hai mai fatto con me.." sussurrò il ragazzo sentendo altre calde lacrime rigargli il viso ed il petto andargli a fuoco per il dolore. "Non posso lasciarti andare, ti amo così tanto e sarò egoista nel dirtelo ma.. ti prego, apri gli occhi e svegliati, torna da me!".
 

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Capitolo 34
*** Perfect disasters. ***


Capitolo 30.
Perfect disasters.

 
Con lentezza lasciò che la sua auto scivolasse fino al marciapiede davanti la grande scuola superiore frequentata da Judith e spense il motore per poi osservare il suo orologio spazientito, notando come mancassero ormai pochi minuti al suono della campanella che avrebbe preannunciato l'uscita in massa dei ragazzi dall'istituto.
Era ormai una settimana che continuava a lasciare e prendere la ragazza a scuola ed in ogni momento passato con lei, notò come Judith cercasse di chiudere ogni potenziale discussione e capì quando fosse ancora molto arrabbiata con lui per averla privata della sua libertà; di certo non aveva avuto una figura paterna molto interessata alla sua istruzione o a fargli trovare la sua strada, ma Dean in quel momento capì che comportarsi in quella maniera fosse l'unico modo per aiutarla a distrarsi dalla caccia.
Nonostante tutti i suoi sforzi per controllarla, mettendosi persino d'accordo con i professori che avrebbero dovuto avvertirlo nel caso in cui avesse saltato qualche altra lezione, Judith riuscì ad evadere per un pò per un paio di giorni senza che Dean riuscisse a saperlo, ma che riuscì a capirlo quando quella mattina notò la maniera strana in cui articolasse male il suo braccio destro: era stata a caccia da sola e su questo ormai non c'erano più dubbi.
Il cacciatore fece finta di nulla quando quella mattina la vide avere difficoltà nell'aprire la sua portiera, ma la osservò trattenere un gemito di dolore con un'espressione orgogliosa di chi non volesse dare alcuna soddisfazione e scendere dall'auto con un sorriso compiaciuto.
La osservò avviarsi verso il grande portone della scuola senza neanche voltarsi una volta a salutarlo ed istintivamente Dean sorrise amaramente chiedendosi se, in un'altra vita, avrebbe fatto lo stesso con degli ipotetici figli pur di passare del tempo con loro.
Il cacciatore scosse la testa per allontanare quei pensieri e guardò il grande prato antecedente la scuola, notando una marea di ragazzini uscire felici che anche quel giorno fosse passato, ed aggrottò le sopracciglia quando notò la sua Judith uscire più lentamente rispetto agli altri, parlando con uno strano sorriso a quel Chad, lo stesso che fosse venuto per la sua festa di compleanno: si presentava come un ragazzo sicuro di sè, che quella sera gli aveva stretto la mano con decisione e senza preoccupazioni, ricambiando il suo sguardo indagatore con un sorriso su quel viso incorniciato da dei capelli neri corvini e su cui spiccassero i suoi grandi occhi marroni; possedeva delle spalle molto larghe ed un fisico massiccio e muscoloso, tipico dei quarterback.
Dean li osservò ridere per qualche momento, fin quando capì con orrore ciò che stesse per accadere: vide Chad chinarsi su Judith e baciarle le labbra con delicatezza, prima di allungare le mani sui suoi fianchi e portarsela più vicina al corpo, approfondendo quel bacio ed avvicinandosi pericolosamente al suo fondoschiena.
Il cacciatore sgranò gli occhi e diede due lunghi colpi di clacson finchè i due ragazzi si separarono di colpo e si girarono nella sua direzione, così come metà degli studendi appena usciti; accennò un sorriso finto nella loro direzione e vide Judith arrossire per la vergogna, salutando Chad con un cenno della mano e dirigendosi verso l'Impala.
Con sgomento Dean vide come il ragazzo stesse accennando un caloroso saluto nella sua direzione, sollevando una mano e sorridendo come se fossero amici, saluto che il cacciatore ricambiò chiedendosi se quello sarebbe stato l'ultimo gesto compiuto da quell'individuo.
Si voltò di scatto quando sentì lo sportello aprirsi e vide Judith entrare nell'abitacolo con espressione arrabbiata ed imbarazzata, fulminandolo con lo sguardo.
"Era proprio necessario?".
Dean ricambiò la sua occhiataccia, sollevando un sopracciglio e mettendo su la sua espressione da genitore severo. "Quel tipo stava allungando le mani!".
"E allora?!" chiese Judith allargando le braccia e guardandolo con rabbia. 
Il cacciatore si sentì con le spalle al muro e non trovò modi gentili per rispondere alla ragazzina che gli stesse a fianco, ma decise di respirare profondamente e di mantenere la calma. "Lo sai che quel tipo non ti darà mai quello che vuoi tu, vero?".
Judith sbuffò e roteò gli occhi, scuotendo la testa e distogliendo lo sguardo con un sospiro, chiedendosi quando quello strazio sarebbe finito. "Parti, ti prego Dean!".
Il cacciatore indugiò qualche altro secondo con lo sguardo su di lei, poi scosse la testa e si chiese perchè gli adolescenti fossero tutti fatti in quel modo, ed accese il motore della sua auto per rimettersi a sulla strada e tornare al bunker dove avrebbe messo in atto il suo piano; durante il tragitto sentì il telefono della ragazza squillare e notò il modo in cui facesse di tutto pur di nascondergli lo schermo, così la osservò con la coda dell'occhio trovandola a sorridere come probabilmente non l'avesse mai vista, capendo subito che si trattasse di Chad.
Sbuffò cercando di reprimere quell'enorme fastidio che avesse provato nel vedere la sua Judith baciare quel ragazzo più grande di due anni: Dean conosceva i tipi come lui, lo era stato anche lui per tantissimi anni prima di incontrare Katherine, quindi sapeva come avrebbe agito Chad.
Sapeva di non avere alcun diritto sulla ragazza, ma non essere il suo padre biologico non gli aveva mai impedito di comportarsi da tale e prendersi cura di Judith sin da quando l'avesse incontrata, nonostante ultimamente non fosse riuscito ad essere presente per lei tanto quanto avrebbe voluto.
La osservò continuare a sorridere dietro lo schermo ed un sorriso di tenerezza nacque sul volto del cacciatore, e si chiese quando fosse cresciuta ed avesse smesso di essere quella tenera bambina con le guance paffute ed i capelli legati in treccia.
Arrivati dentro il garage Dean osservò Judith schizzare fuori dall'auto con velocità con tutta l'intenzione di dirigersi nella sua stanza per non uscirne fino alla cena, ma fu più veloce e la bloccò dentro l'auto con lui, osservandola guardarlo con aria confusa.
"So che sei stata a caccia".
Il tono usato dall'uomo fu neutro quando la incastrò con il suo sguardo stanco: Judith lo osservò pronta a ribattere e a far di tutto pur di andarsene, ma rimase ad osservarlo in silenzio notando come Dean stesse accennando un sorriso malinconico nella sua direzione, allungando una mano verso di lei fino a prenderle una mano fra le sue.
"Non sono arrabbiato, ne avevamo già parlato una volta e conosco il richiamo della caccia.." iniziò l'uomo sospirando tristemente, avendo sperato fino all'ultimo che la ragazzina fosse in grado di resistere alla tentazione di seguire le orme dei suoi genitori. "So che continueresti a farlo anche se provassi ad impedirtelo, ma voglio che tu sappia che cacciare davvero è differente da fare semplici ricerche al sicuro dentro il bunker".
Judith sospirò lentamente ed abbassò lo sguardo, sentendo dentro di sè quanto avesse ragione, ma non riuscendo a negare a se stessa quanto amasse il brivido della caccia e fermare ogni singolo mostro che si mettesse sulla sua strada; aveva amici come Kevin, che le rivelarono tutto sulle Tavolette e su ciò che dicessero, una famiglia composta da cacciatori, sua madre con del sangue demoniaco. 
Lei stessa aveva passato del tempo con Lucifero quando era molto piccola, era morta per mano di Lilith, quindi perchè opporsi al corso della vita? Cacciare era davvero ciò che voleva fare.
Sollevò lo sguardo verso di lui con decisione e Dean non lesse alcuna esitazione, ma una totale sicurezza sulla sua decisione, così annuì leggermente e sospirò; la invitò a seguirlo e Judith non se lo fece ripetere spinta dalla curiosità, e si mise lo zaino in spalla correndo dietro di lui fino a raggiungerlo.
Evitarono di passare dalla sala centrale e si recarono direttamente al corridoio che li avrebbe portati al poligono presente all'interno del bunker, ed il sorriso della ragazza si accese quando vide le numerose armi che fossero contenute in quel luogo, depositando lo zaino in un angolo ed avvicinandosi; osservò Dean prendere una grossa e massiccia pistola e dei proiettili, che guardò un'ultima volta chiedendosi se fosse davvero la cosa giusta.
Judith li afferrò dalle sua mani sorridendo con entusiasmo, iniziando immediatamente ad inserire i proiettili all'interno della pistola come se fosse un gesto che avesse ripetuto migliaia di volte ed il suo sguardo cambiò, lasciando pensare a Dean che si addicesse ad una ragazzina della sua età.
Il cacciatore non ebbe neanche il tempo di spiegarle quale fosse la tecnica migliore che avesse imparato nel corso della sua vita per impugnare, mirare e sparare, che la ragazzina tolse con agilità la sicura e fece fuoco contro le due sagome bersaglio, centrando perfettamente la testa e voltandosi verso di lui con un grande sorriso sul volto.
"Wow, dove lo hai imparato?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia con aria stranita, togliendole velocemente la pistola dalle mani per scaricarla dai proiettili rimasti.
Judith sorrise e si appoggiò contro il basso muretto che la separasse dalle sagome poste a più di cinque metri di distanza, ed incrociò le braccia al petto sollevando un sopracciglio con aria compiaciuta, ed in quel momento l'uomo non riuscì a non vedere l'estrema somiglianza con Katherine. "Pensi che mia madre non mi abbia insegnato nulla durante tutti questi anni?".
Dean accennò un sorriso amaro, ricordando quanto avesse provato a dissaduere Katherine dall'allenare sua figlia e quante volte lei gli avesse risposto che non avrebbe mai lasciato che Judith si trovasse impreparata davanti alle situazioni di pericolo, che fosse un demone o un normale uomo malintenzionato. "Ok Jud, ma saper sparare non vuol dire saper lottare o avere l'esperienza per capire che creatura ti trovi davanti". 
"Io so lottare Dean, mia madre mi ha insegnato a maneggiare qualsiasi arma e a difendermi nel corpo a corpo.." sussurrò Judith facendo spallucce ed incurvando le labbra in un'espressione triste, abbassando lo sguardo sui fucili e sulle pistole poste all'interno di un armadietto blindato che il cacciatore aveva precedentemente aperto con una chiave. "Posso farcela".
L'uomo la osservò bene, lasciando che lo sguardo scivolasse sulla collana che Bela le avesse regalato per il compleanno e che raffigurasse un simbolo antipossessione, e sentì l'irrefrenabile bisogno di nasconderla dal resto del mondo e proteggerla, perchè non riusciva proprio ad immaginare l'idea che Judith potesse rischiare la vita durante una caccia senza che lui fosse presente e la proteggesse da qualsiasi cosa; avrebbe tanto voluto vedere in lei la stessa insofferenza che leggeva negli occhi di Kevin ogni volta che lo trovasse a tentare di capire cosa accidenti ci fosse scritto sulle Tavolette e l'odio che provasse verso chiunque avesse scelto proprio lui per essere un profeta.
Dean avrebbe solamente voluto vedere Judith crescere al di fuori di quel mondo fatto di perdite e di dolore, sapendola al sicuro magari in un college dove avrebbe potuto costruire una vita normale lontana da loro; sospirò rumorosamente e si avvicinò alla ragazzina con un sorriso debole, appoggiandosi con il fianco accanto a lei.
"Sei comunque troppo piccola e se tua madre fosse qui..".
"Ma lei non c'è, Dean!" esclamò Judith facendo spallucce e mettendo su uno sguardo parecchio addolorato, che fece presto a nascondere dietro il suo scudo d'orgoglio. "E io sto davvero bene quando caccio: la scorsa settimana abbiamo rintracciato un lupo e ..".
"Abbiamo?" chiese il cacciatore assottigliando gli occhi ed interrompendola con aria sospettosa, bloccandola con il suo sguardo interrogativo ed osservandola abbassare il suo. "Non serve che ti dica che chiunque tu abbia coinvolto morirà e poi.. è il tuo ragazzo dalle mani lunghe, Chad?".
Judith soffocò una risata all'idea, scuotendo il capo e guardando nuovamente il cacciatore preoccupato, sorridendo nella sua direzione e mettendo su nuovamente la sua espressione menefreghista ed arrabbiata. "Non è il mio ragazzo e no, non lo faccio con lui".
"Allora con chi lo fai, mmh? Vuota il sacco signorina, prima che ti chiuda qui dentro e non ti dia il permesso di uscire dalla tua stanza fino a domani!".
Dean si morse la lingua, capendo di aver appena perso con quella frase quel poco che avesse recuperato con la ragazza, che sollevò un sopracciglio e rise di gusto, fissandolo con aria di sfida; Judith si discostò dal muretto e si avvicinò all'uomo con aria divertita, arrivandogli vicino quel tanto che bastasse per guardarlo negli occhi e lasciare che percepisse tutto il suo dissenso.
"Sai una cosa? Mi sono stufata del tuo tentativo di controllarmi, io non sono un tuo problema perchè tu non sei mio padre, sei solamente il tizio che stava con mia madre.." sussurrò Judith con aria dura, scuotendo la testa lentamente ed allargando le braccia. "Tieniti strette le tue punizioni, non mi interessa! Troverò il modo di uscire da qui e quando lo farò, ti assicuro che non riuscirai mai a trovarmi, sono stata sufficientemente chiara, Dean?".
L'uomo la osservò voltarsi senza neanche aspettare una risposta ed avvicinarsi alla porta con tutta l'intenzione di andarsene, e si chiese cosa avrebbe fatto Katherine in una situazione come quella, capendo però che nulla di ciò che avrebbe potuto dirle l'avrebbe trattenuta dall'andare via.

 
 
"Quindi tutti gli angeli caduti stanno dando la caccia al vecchio Castiel?" chiese Bela aggrottando le sopracciglia e mangiando delle ali di pollo fritte proprio sugli indizi che sua sorella ed il Winchester stessero cercando disperatamente di mettere insieme.
I due cacciatori si scambiarono un'occhiata eloquente: da ormai un paio di giorni avevano lasciato il bunker per seguire uno strano caso a qualche città di distanza in cui erano stati ritrovati dei corpi con gli occhi bruciati e gli organi interni polverizzati, e Bela aveva insistito così tanto che la portassero con loro che sua sorella non riuscì a negarle quel desiderio, sperando una volta per tutte che le passasse il desiderio di unirsi alle cacce e si concentrasse su qualcos altro.
"Il vecchio Cas?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia all'interno della stanza del motel ed osservando la donna masticare in maniera molto rozza, fissandola con aria divertita mista alla sorpresa. "Ti senti bene?".
"Io e Cas abbiamo una storia di torture alle spalle! E comunque mi sto calando nella parte della cacciatrice, sapete: spappolarmi il fegato la sera in un bar, mangiare cose che mi porteranno alla morte, essere rude" rispose Bela sollevando persino le gambe sul tavolo e continuando a masticare con poca grazia.
Hailey rise di gusto, portandosi le mani alla bocca per non prenderla in giro prima di spingere le sue gambe giù dal tavolo e sottrarle il suo cibo sotto al naso, impedendole di riprenderlo con una mano. "Punto primo: non tutti i cacciatori sono così rozzi! Punto secondo: questo atteggiamento non ti si addice, sei ridicola".
Bela deglutì l'ultimo boccone e chiuse la bocca con espressione quasi offesa, aggiustandosi sulla sedia ed accavallando le gambe accennando però un sorriso, guardandoli con aria divertita per poi tornare seria ed indicare i fogli sul tavolo. "Quindi, cosa sappiamo di questo Bartolomeo?".
"Era il protetto di Naomi, che è stata uccisa da Metatron poco prima di rubare la grazia a Cas ed esiliare tutti gli angeli sulla terra" rispose Sam sorridendo amaramente, ripensando a come avessero torturato un mietitore per ricavare tutte quelle informazioni.
Hailey sospirò e fece spallucce, chiedendosi se il loro amico stesse bene e come avrebbero fatto a ritrovarlo dato che il suo numero fosse stato disabilitato; nei giorni precedenti scoprirono dove avesse vissuto e cosa avesse fatto, ma di Castiel sembrava non esserci più traccia da nessuna parte.
Cercarono di non pensare al peggio, ma non era da lui sparire in quella maniera: lasciarono passare il pomeriggio alla ricerca di qualche indizio, allertando persino gli altri cacciatori di tenere gli occhi aperti e di riferire loro qualsiasi cosa strana sentissero o vedessero.
Proprio prima che i tre stessero per arrendersi, sfiniti dalle continue ricerche e chiamate, uno dei loro amici si fece vivo, raccontando loro di avere appena visto un uomo che corrispondesse alla descrizione del loro ex angelo entrare all'interno di un edificio residenziale insieme ad una donna; i due cacciatori si iniziarono a preparare in fretta per raggiungerlo nel più breve tempo possibile e Bela capì di non potersi fare scivolare quell'opportunità, dicendo loro di essere tremendamente stanca e che non si sentisse ancora pronta e sicura per affrontare una situazione di estremo pericolo come quella, fingendo bellamente ed augurando loro buona fortuna.
Hailey e Sam non si sentirono tranquilli a lasciarla da sola, anche se la sorella ebbe il sospetto che stesse cercando di nascondere qualcosa, ma accettarono lo stesso di allontanarsi senza di lei pur di recarsi il più velocemente possibile nel punto designato dal loro amico cacciatore, al quale avrebbero dovuto un favore.
Quando Bela fu finalmente sola e li vide andare via con l'auto che avessero preso dal bunker, iniziò le sue vere ricerche per iniziare la sua personale caccia che avrebbe dovuto intraprendere da sola per evitare che le ricordassero quanto quella che stesse per compiere fosse una pazzia; fece una serie di ricerche incrociate digitando dei nomi sul portatile di Sam ed intuendo che non sarebbe stato facile far sparire ogni traccia del suo passaggio da quel computer.
Si appuntò dei luoghi e delle date in cui la donna che stesse cercando fosse stata avvistata dalle telecamere di vari esercizi pubblici alle quali il minore dei Winchester si fosse ben allacciato, permettendo di procedere attraverso una ricerca iconografica, fin quando trovò una registrazione di proprio quella mattina a poche miglia dal motel, e capì che non potesse essere andata troppo lontana.
Chiuse di scatto il pc ed indossò il suo cappotto nero, uscendo dalla stanza con su i suoi grossi occhiali da sole scuri ed avvicinandosi alla piccola utilitaria che si trovasse proprio fuori dalla sua stanza; si guardò ben intorno prima di scassinare la serratura ed entrare all'interno con aria circospetta, prima di manomettere i fili sotto il volante ed avviare il motore con un forte rombo.
Uscì in fretta dal parcheggio del motel e si avviò dritta all'indirizzo trovato poco prima, guidando il più velocemente possibile quella lenta utilitaria che non permettesse di arrivare a più di 80 km/h e sbuffò sonoramente, pensando che non avrebbe potuto rubare auto più lenta di quella. Aveva riflettuto molto su ciò che stesse per fare, sapendo benissimo che sarebbe potuta essere una trappola e avrebbe potuto rischiare la vita, ma amava troppo la sua famiglia per restarsene con le mani in mano mentre loro si occupavano del resto dei loro problemi.
Sam ed Hailey si occuparono di rintracciare Castiel e di aiutarlo finalmente a sistemarsi lontano dagli angeli, Dean pensò a stare dietro a Judith e ad alleviare i dispiaceri di Kevin facendogli staccare un pò la spina  e, nel frattempo passava tutto il suo tempo libero ad aggiustare la carcassa del Suv di Katherine, che si fosse completamente distrutto e deformato per via dell'incidente; cosa avrebbe dovuto fare Bela? Continuare a colpire il sacco da boxe all'infinito, fin quando non l'avessero ritenuta pronta ad aiutarli davvero? Esercitarsi con i suoi amuleti e parlare con ogni spirito dall'altra parte per sentirsi rispondere che nessuno aveva la più pallida idea di come fermare Abaddon o come aiutare sua sorella?
Persino suo padre si era allontanato dal bunker perchè non sopportava più la situazione ed aveva iniziato a fare delle ricerche da solo, quindi perchè non avrebbe potuto iniziare a farlo anche lei?
Fermò la macchina dopo una buona ora proprio davanti la telecamera attraverso cui l'avesse vista, scendendo dall'auto e guardandosi attorno chiedendosi dove si sarebbe potuta nascondere una strega in fuga: era una zona molto rispettabile della città, i palazzi erano alti e ben definiti, il piccolo parco adiacente si presentava ben curato con delle belle panchine nuove di zecca poste ad ogni angolo.
Bela sorrise e pensò che quello sarebbe sicuramente potuto essere un luogo dove la vecchia sè avrebbe adorato vivere, poi lasciò vagare lo sguardo fino ad un casolare un po più lontano, con un aspetto completamente differente rispetto al resto del contesto e sorrise, capendo di aver appena trovato ciò per cui fosse partita. Si avvicinò alla porta di quella casa bassa e invecchiata, spiando dalle finestre all'interno e scassinando la serratura facendo attenzione che nessuno potesse vederla e cercando di fare meno rumore possibile; aprì la porta, che inevitabilmente cigolò e se la richiuse alle spalle, avanzando all'interno del piccolo appartamento malmesso e notando quanti libri e scarti di cibo fossero sparsi per quel piccolo salotto.
Non ebbe il tempo di voltarsi che sentì la canna di un fucile puntato alla schiena e si irrigidì, pensando che anche se avesse avuto il tempo di prendere la sua pistola in borsa, non avrebbe avuto scampo alla pallottola che l'avrebbe colpita mortalmente.
"Chi sei e come mi hai trovata?!".
Bela sorrise e ringraziò mentalmente Dean per averle insegnato come eludere una minaccia del genere: senza voltarsi lasciò che il suo braccio sinistro si insinuasse dietro di lei con velocità, sollevando la canna verso l'alto per evitare che un eventuale colpo le colpisse, e con l'altro braccio la disarmò, facendo un passo indietro e sollevando le mani in segno di resa solo dopo aver scaricato il fucile.
Guardò la donna riccia con espressione felice, sorridendo e gettando l'arma qualche metro più in là, avanzando verso di lei con un sorriso vittorioso. "Cassie, non sai quanto ti ho cercata".
La strega deglutì a fatica riconoscendola e strinse i pugni per la rabbia, scuotendo la testa e guardando la donna in cagnesco; aveva davvero fatto l'impossibile per rendersi irrintracciabile, eppure la sorella della donna che avesse distrutto la sua famiglia le stava davanti con l'espressione più odiosa di sempre; Cassie scosse la testa ed iniziò a radunare le sue cose senza dire nulla, iniziando a chiudere i suoi vecchi libri di stregoneria ed il grimorio della sua famiglia per afferrarli fra le braccia e riporli dentro una vecchia valigia.
"Che stai facendo?" chiese Bela seguendo ogni suo movimento con lo sguardo, aggrottando le sopracciglia.
"Me ne vado" rispose seccamente la strega continuando a sistemare i suoi effetti personali, sentendo però una forte fitta al fianco farla piegare su stessa e gemere di dolore, prima di avvertire le forze venirle meno.
"Stai bene?" chiese Bela avvicinandosi con aria attenta, capendo immediatamente che ci fosse qualcosa che non andasse in lei ed osservandola barcollare per un paio di secondi nel tentativo di allontanarsi.
Cassie si portò una mano al fianco, iniziando a sentire i punti tirare e la ferita aprirsi nuovamente, avvertendo il sangue iniziare a colarle dalla maglietta ed il dolore divenire insopportabile, lasciandosi cadere in avanti senza riuscire più a controllarsi e perdendo i sensi; Bela si fece avanti e l'afferrò fra le braccia, capendo immediatamente che le fosse capitato davvero qualcosa di orribile. La fece stendere sul piccolo divano ed osservò il sangue imbrattarle le mani; sospirò ed imprecò ad alta voce, prima di togliersi il cappotto ed iniziare a prendersi cura di lei.

 
 
Cercò una particolare delle sue innumerevoli chiavi inglesi sorseggiando una birra, avendo finalmente capito quale fosse il problema al motore del Suv dopo ore di prove e di accorgimenti; iniziò a stringere uno dei bulloni con delicatezza per evitare di rompere la guarnizione e sorrise compiaciuto quando tirò la leva dell'acceleratore e sentì il motore tornare a rombare come un tempo.
Dean si portò la birra alle labbra fiero e ne bevve qualche sorso, facendo qualche passo indietro ed osservando la carcassa ancora completamente rovinata ed accartocciata che avrebbe dovuto sistemare e ritirare a lucido, intento per com'era ad evitare che Katherine potesse vedere quanto male fosse conciata la sua auto dopo essersi risvegliata.
Se si fosse risvegliata.
Aprì con fatica lo sportello del lato guidatore e si avvicinò al sedile ancora imbrattato di sangue, e deglutì a fatica al solo ricordo di quanto avesse fatto per estrarre la donna da quel rottame quella notte, e prese una chiave inglese più adatta ed un cacciavite per iniziare a smontare ogni singola vite e bullone che lo ancorassero al resto dalla macchina; una volta smontato lo sportello, lo adagiò contro la parete del garage ed iniziò a svitare le viti che lo tenessero bloccato in unico pezzo, intenzionato a restituirgli la sua forma originale.
Un colpo di clacson lo fece voltare e sollevò un sopracciglio quando riconobbe la Mustang rossa entrare all'interno del garage ed arrestasse la sua corsa proprio davanti al Suv; Dean si pulì le mani nella vecchia pezza che tenesse attaccata alla cintura e si avvicinò a Phil, che scese dalla sua auto in silenzio fissando con orrore come fosse ridotta l'auto di sua figlia, non riuscendo nemmeno ad immaginare come avesse fatto a sopravvivere ad un impatto del genere.
L'uomo più anziano deglutì a fatica e fece fatica a ricacciare le lacrime indietro, scuotendo la testa e puntando il suo sguardo accusatorio sul cacciatore che nel frattempo si fosse avvicinato. "Che stai facendo?".
Dean fece spallucce e si voltò brevemente a guardare l'auto dietro di sè, per poi tornare ad osservare il cacciatore con la sua stessa espressione malinconica. "Il motore ha subito qualche danno serio, ma adesso è del tutto funzionante! Per il resto ci vorrà un po' di tempo, ma sono sicuro di far tornare questo Suv senza neanche un graffio".
Phil lo ascoltò e lo guardò con aria curiosa, accennando un sorriso e superandolo, avanzando ed osservando come la lamiera sembrasse essere passata dentro un tritatutto per come fosse messa male, e fece l'errore di far scivolare lo sguardo dentro l'abitacolo osservando come i sedili ed il tettuccio fossero intrisi di sangue e l'odore arrivò dritto alle sue narici. "Perchè lo stai facendo?".
Il cacciatore aggrottò appena le sopracciglia e piegò le labbra in una smorfia insofferente, come se avesse sentito già un milione di volte quella domanda ma mai nessuno avesse davvero capito cosa significasse per lui rimettere in sesto l'auto della donna che amava. "Quando si sveglierà potrà tornare a guidare il suo amato Suv".
Phil ascoltò la sua risposta con un sorriso e lentamente avanzò fino al cofano ancora aperto, ed osservò l'ottimo lavoro che avesse fatto il ragazzo, compiacendosi che quella fosse un'altra delle cose che avessero in comune; si appoggiò ad esso con la gambe ed incrociò le braccia al petto, osservando il cacciatore con aria sospettosa. "Quindi sei tornato?".
"E tu?" chiese Dean a bruciapelo, avvicinandosi di qualche passo e facendo spallucce. 
L'uomo più anziano sospirò rumorosamente sapendo che non ci fosse bisogno di raccontargli che avesse viaggiato per tutto il paese negli ultimi mesi pur di trovare una strega abbastanza potente per sciogliere l'incantesimo che tenesse Katherine prigioniera in quel coma mistico. 
Phil avrebbe tanto voluto restare al bunker ed occuparsi delle sue altre due figlie, ma non aveva la più pallida idea di come poterlo fare: amava Bela ed Hailey, ma sapere che Katherine stesse probabilmente soffrendo rinchiusa nella sua mente lo mandava al manicomio; lo guardò negli occhi per qualche istante e capì che Dean si rivedesse in lui tanto quanto lo facesse Phil: avevano lo stesso sguardo e provavano lo stesso dolore.
Il cacciatore più anziano non si era mai soffermato a pensare come Dean stesse gestendo la situazione, preso per com'era dal fatto che lui non ci riuscisse, e solo in quel momento realizzò che oltre ad aver perso Katherine, avesse perso anche un bambino di cui non fosse neanche a conoscenza fin quando fu troppo tardi.
Sospirò rumorosamente e sorrise amaramente, toccando attraverso la giacca quell'antico oggetto che gli fece compagnia da quando avesse memoria, estraendolo dal suo taschino e prendendolo fra le mani: era uno di quei vecchi orologi da taschino placcato in argento, su cui i numeri neri spiccassero attraverso il quadrante bianco e su cui fossero presenti i segni di usura di più di centocinquant'anni.
"Sai ragazzo, ho sentito ciò che hai detto a Clay la notte in cui avete portato Sam e Katherine incoscienti" disse Phil con voce incerta, non sapendo ancora se avrebbe voluto affrontare quella conversazione per davvero, finchè incontrò il suo sguardo colpevole.
"Phil..".
"Per me è una grande stronzata.." continuò l'uomo interrompendo le stupide scuse che sarebbero uscite dalla bocca del ragazzo ed accennò un sorriso confortevole nella sua direzione. "Quando Kath era piccola facevamo tutto insieme, sai? Lei mi veniva dietro tutti giorni quando lavoravo in garage, aggiustavo l'auto o riparavo gli oggetti.. credo che sia stato questo a spingerla ad essere sempre indipendente e non avere bisogno di nessuno intorno".
Dean sorrise e si appoggiò al piccolo tavolo che avesse sistemato accanto all'auto e sul quale depositò tutti i suoi attrezzi, appoggiando anche i palmi delle mani ad esso e mettendosi in posizione  d'ascolto per sentire ciò che l'uomo volesse condividere con lui. "Beh, credo che sia anche molto testarda ed insistente, oltre che indipendente e dalle idee un po' pazze grazie a te".
Phil lo guardò e sorrise per qualche momento, prima di tornare a guardare l'orologio da taschino che avesse fra le mani. "Lei non è biologicamente mia figlia ma è l'unica che mi somiglia davvero, ed ogni volta che mi chiamava e che stavamo insieme io leggevo nei suoi occhi la paura che potessi scomparire da un momento all'altro, proprio come la prima volta".
Dean annuì ed abbassò lo sguardo per qualche secondo, perchè Katherine non aveva mai parlato degli ultimi mesi di vita di suo padre e non aveva mai rivelato il motivo per cui fosse morto, rimanendo sempre vaga su quel periodo. "Prima che tu morissi, intendi?".
"Si.." sussurrò Phil sospirando rumorosamente ed osservandolo con dispiacere. "Non mi sono mai curato, volevo che la mia vita finisse naturalmente e non ucciso da chissà quale essere a cui lei avrebbe potuto dare la caccia".
"Katherine non ne ha mai parlato" disse Dean sospirando e facendo spallucce, non riuscendo neanche ad immaginare ciò che avesse passato, ma riconoscendo l'immenso amore che Phil provasse per sua figlia. "Credo che fosse troppo doloroso per lei".
"L'ho delusa e non ho rispettato la promessa che le avevo fatto quando era piccola.." sussurrò l'uomo con sguardo vitreo, forse perso dietro a qualche ricordo o momento orribile che lo avessero segnato prima di morire. "Aveva solo otto anni quando l'ho portata in uno stupido museo di dinosauri a cui teneva molto: era rimasta molto ad osservare un grosso T-Rex ed io pensavo che stesse per chiedermi di andare via perchè si fosse spaventata, ma lei si è voltata verso di me e ha iniziato a piangere come non l'avevo mai vista fare, e mi ha chiesto: Papà, tu un giorno morirai?".
Phil fece una lunga pausa, serrando la mandibola e asciugandosi gli occhi lucidi a quel ricordo, sentendo lo sguardo del cacciatore su di sè che probabilmente si stesse chiedendo perchè stesse condividendo con lui un ricordo così intimo, e l'uomo sorrise, tornando a guardarlo negli occhi. "Le ho detto che un giorno non ci sarei stato più per lei e che sarebbe successo solamente quando avrebbe trovato un marito e avrebbe avuto dei figli: ho cercato di consolarla così. Ma Kath mi ha risposto che avrebbe rinunciato a tutto pur di avermi accanto a lei per sempre e io le ho promesso che ci sarei sempre stato: le ho mentito e adesso non posso più scusarmi". 
"Era solo una bambina Phil, non avresti potuto trovare parole migliori per confortarla" rispose Dean aggrottando le sopracciglia  e notando come stringesse forte quell'orologio fra le mani. "Il vostro legame è speciale, non ho mai visto una figlia amare il proprio padre come lei ama te". 
L'uomo lo guardò, lasciando che notasse i suoi occhi arrossati ed il suo sguardo distrutto per avere perso sua figlia ed anche un po' vulnerabile per avergli permesso di guardare oltre la facciata da duro che avesse messo su sin dal primo momento in cui lo avesse conosciuto; si prese un attimo per respirare e tornare ad avere il controllo della voce, poi si schiarì la gola e si allontanò dal Suv per andare nella sua direzione con un sorriso.
"Mio nonno regalò questo orologio a mio padre molto tempo fa e lui lo passò a me: ce lo tramandiamo da generazioni.." sussurrò Phil annuendo e prendendo una mano del ragazzo per passarlo a lui: lo girò sul suo palmo aperto, facendogli notare la scritta che fosse incisa sul retro dell'orologio e sollevò lo sguardo verso di lui con un grosso sorriso. "Un giorno sarai padre e capirai che nessun uomo è all'altezza della tua bambina finché arriva quello che lo è: voglio che lo abbia tu, perché sei tu il meglio per la mia bambina". 
"Phil è troppo importante per te, io non posso accet-..".
"Si che puoi e non ti azzardare a pensare neanche per un momento che tu non sia ciò di cui lei ha bisogno!" esclamò Phil chiudendo la sua mano e facendogli stringere l'orologio, osservando gli occhi del cacciatore divenire appena più lucidi e piegare le labbra in un'espressione triste. "Quando riusciremo a farla svegliare avrà bisogno di te e tu dovrai sempre prendertene cura Dean, sempre. L'oscurità vi seguirà sempre e comunque, ma non potrete affrontarla separati, ricordatelo sempre".
Il cacciatore tirò su con il naso ed annuì, guardandolo negli occhi ed annuendo mentre gli occhi presero a pungere, pensando che in quei due lunghi mesi e mezzo di dolore solo le parole di Phil fossero riuscite ad aprire un varco nella sua bolla di sofferenza; l'uomo gli diede una pacca sulla spalla e sorrise, prima di schiarirsi nuovamente la voce e dirigersi verso le scale per recarsi in fretta nella stanza della figlia che non vedesse da ormai troppo tempo, lasciando Dean a rimuginare sulle sue parole.
Scosse la testa e cercò di non scoppiare proprio in quel momento, sospirando rumorosamente ed asciugandosi gli occhi con un gesto meccanico, prima di riporre la sua attenzione su quell'antico orologio ed osservarlo con un sorriso sul viso; lo girò nuovamente, rimanendo ad osservare con animo quasi più leggero la piccola scritta che spiccasse sul suo retro e pensando che mai tempismo fosse stato più azzeccato.
Hope.

 
 
Sbuffò quando entrò nel piccolo bagno di quel casolare abbandonato e si sciacquò le mani sporche del sangue di Cassie nel lavandino; Bela tolse via l'acqua in eccesso dalle sue mani e tornò nel piccolo salotto per sedersi con la sedia proprio di fronte alla donna svenuta, afferrando il fucile e posandoselo sulle gambe per evitare qualche strana pazzia da parte della strega una volta che si fosse ripresa.
Quando Cassie le svenne praticamente addosso, Bela si occupò di ripulire la grossa ferita al fianco che fosse stata malamente ricucita e che si fosse infettata, felice che la donna fosse svenuta e non avesse sentito il disinfettante invadere la sua carne e ripulirla da ogni microbo e batterio che stesse banchettando sulla sua ferita; eliminò i punti malmessi che probabilmente si fosse data da sola ed unì per bene i due lembi di pelle, notando come quella fosse una ferita inflitta tramite un'arma piatta e lunga come una lama affilata e si chiese in che guai si fosse cacciata.
Bela immaginò che Cassie avesse alle calcagna Abaddon che la volesse morta per aver fatto fallire il suo piano di appropriarsi dei poteri di Katherine incanalandoli all'interno del diamante prima che il Cavaliere potesse usufruirne, ma non aveva mai creduto alla versione dei fatti in cui la strega fosse stata uccisa; Bela aveva sempre avuto la sensazione che Cassie fosse viva e che fosse in difficoltà, ma dovette ammettere con se stessa che probabilmente non l'avrebbe mai aiutata se non avesse pensato che potesse esserle utile in qualcosa.
Dopo averle dato degli antibiotici, aspettò pazientemente che si risvegliasse mentre le ore passarono e cominciarono ad arrivare le prime chiamate da parte di sua sorella che si chiedesse dove fosse finita; esasperata Bela rispose, dicendo ad Hailey di non preoccuparsi e che stesse inseguendo una pista da sola, di andare al bunker e di non cercarla perchè sarebbe tornata solamente dopo aver avuto le risposte che voleva.
Chiuse la chiamata in fretta quando sentì dei gemiti provenire dal divano e si diresse in fretta verso Cassie, che iniziò ad agitarsi e a cercare di sollevarsi; andò in suo aiutò e le permise di aggrapparsi al suo braccio per fare leva su di lei e mettersi a sedere, mentre la strega le riservò uno sguardo incredulo e sospettoso.
"Perchè sei ancora qui?" chiese Cassie con una smorfia dolorosa e ancora confusa, sollevandosi la maglietta e notando la medicazione perfetta fatta dalla donna davanti a sè, che tornò a sedersi sulla sedia davanti a lei.
"Eri in difficoltà e ho pensato che avessi bisogno di aiuto.." sussurrò Bela accennando un sorriso sincero, facendo spallucce ed appoggiando i gomiti alle cosce.
La strega sospirò e si raddrizzò un po', sentendo però che la ferita facesse meno male rispetto a prima e che tirasse di meno, così tornò a guardarla con un'espressione un po' meno dura di prima. "Pensi che questo compensi il fatto che mi abbiate lasciata indietro a morire?!".
"Mi dispiace Cassie, ma Abaddon ci aveva detto di averti uccisa e ovunque provassimo a cercarti, non c'era traccia di te, almeno fino a stamattina" rispose Bela sospirando e spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, accennando un sorriso. 
"Quella puttana ha ucciso mia madre perchè non le ho detto dove avessi nascosto l'oggetto che incanalasse i poteri di tua sorella!" esclamò la strega arrabbiandosi, scatenando con la mente un piccolo tornado che fece spostare qualsiasi cosa non fosse pesante, lasciando che la sua rabbia prendesse il sopravvento mentre due calde lacrime le rigarono il viso. "E' morta..".
Bela non si spaventò ed allungò una mano sul suo braccio nel tentativo di confortarla, ma la strega si ritirò da quel contatto, sapendo che quando un cacciatore fosse così gentile con lei voleva solamente dire che avesse bisogno di una mano per scoprire qualcosa. "Che cosa vuoi?".
La donna sospirò e ritirò il braccio, facendo spallucce e pensando che avrebbe fatto di tutto pur di farsi ascoltare. "Mi dispiace per tua madre Cassie, mi dispiace davvero, ma ho bisogno di sapere se conosci un incantesimo abbastanza potente da essere in grado di spezzarne un altro".
"Un incantesimo che ne annulli un altro? Non conosco nulla del genere!" esclamò Cassie soffocando una risata e scuotendo la testa con troppa veemenza, lasciando intuire che fosse tutto il contrario.
Bela non ci mise molto a capire che stesse mentendo, così sospirò e lasciò scivolare lo sguardo sul grimorio appoggiato al tavolo, prendendolo fra le mani ed iniziando a sfogliarlo per vedere se potesse aiutarsi da sola, ma sfortunatamente non capì assolutamente nulla di quelle scritte in latino; scosse la testa e chiuse gli occhi, pensando che probabilmente Cassie non l'avrebbe mai aiutata e che fosse stata stupida a pensare che potesse farlo davvero.
"Qual è l'incantesimo che devi sciogliere?".
La donna sollevò lo sguardo verso di lei e Cassie lesse molta disperazione e rammarico, capendo che non si sarebbe rivolta a lei se non fosse stato davvero importante. "Abaddon ha legato la vita di Katherine a quella Sam".
"E allora?" chiese Cassie sollevando un sopracciglio e non capendo davvero cosa ci fosse di grave in questo.
"Sam è entrato in coma e quindi è successo anche a lei, ma adesso Sam si è svegliato e Kath continua a dormire.." sussurrò Bela con voce segnata dal dolore, facendo spallucce e sospirando, nascondendo i suoi occhi lucidi. "Lei stava guidando per venire a salvare me e Judith al bunker quando il suo corpo si è fermato: ha avuto un bruttissimo incidente e per poco non è morta, ma ha perso il bambino che lei e Dean aspettavano".
Cassie rimase per qualche secondo a bocca aperta seduta su quel divano, sgranando gli occhi e cercando di elaborare le informazioni appena ricevute, intuendo immediatamente cosa l'avesse spinta a superare il suo odio per lei e per ciò che avesse fatto pur di riuscire a salvare sua sorella; la strega sbuffò, perchè avrebbe tanto voluto prendere le sue cose ed andare via, ma non era da lei abbandonare qualcuno che avesse bisogno di aiuto e che soffrisse in quella maniera. "Katherine è in coma?".
"Si..".
"Da quanto?".
"Due mesi e mezzo" rispose seccamente Bela sospirando e facendo spallucce con l'espressione più triste ed addolorata che avesse.
Fu in quel momento che Cassie pensò a Dean e Judith, pensando come dovessero sentirsi a riguardo e chiedendosi come fosse cambiata la loro vita dopo quell'evento: mise da parte la gelosia che provò nei confronti d Katherine dal pirmo momento che la rivide a casa sua e si concentrò sui momenti che avessero passato insieme quando stesse cercando di insegnarle a controllare i suoi poteri, quando iniziò a provare della simpatia nei suoi confronti ed iniziò anche ad affezionarsi a lei senza neanche accorgersene.
"Mi dispiace tanto..".
Bela fece spallucce e sospirò, alzandosi in piedi e facendo per afferrare la sua giacca per andare via da quell'orribile casolare abbandonato, quando sentì una stretta sul suo polso ed udì la voce della strega bloccarla.
"Dove vai?".
"Se non puoi aiutarmi, dovrò trovare un altro modo per liberare mia sorella dal coma, quindi.." sussurrò Bela mettendosi il cappotto e deglutendo a fatica, sospirando. "Puoi venire con me al bunker se vuoi: sarai al sicuro, ci sarà del cibo vero e ti potremo curare con qualcosa di più del filo interdentale per tenere insieme la ferita e degli antibiotici scaduti".
Cassie la osservò ed aggrottò le sopracciglia, avvicinandosi ulteriormente e guardandola con aira seria mista ad incredula, serrando le braccia al petto e studiando la sua espressione. "Faresti questo per me?".
"Sono una cacciatrice Cassie, non un mostro" rispose Bela sollevando un sopracciglio e sospirando rumorosamente, immaginando già in quel momento che se ne sarebbe pentita. "E poi ho bisogno che mi insegni la magia".
"La magia non si può insegnare: o ce l'hai o non ce l'hai.." sussurrò Cassie aggrottando la fronte e soffocando una risata, guardandola con aria divertita.
Bela sussurrò due parole in latino e tutte le candele che la strega avesse portato nella stanza si accesero subito dopo ,guardando la strega con un sorriso sulle labbra. "Ho sempre usato la magia per comunicare con gli spiriti dall'altra parte, ma so che questo non mi basterà per salvare mia sorella, quindi ho bisogno che mi insegni tutto ciò che sai. E poi noi vogliamo ancora uccidere Abaddon, quindi se ti interessa fare parte della squadra che farà fuori quella stronza..".
Cassie annuì e sospirò, e decise in quel momento che non le fosse rimasto più nulla se non la vendetta verso quel demone che le avesse portato via l'unica cosa alla quale tenesse, e pensò che sua madre l'avrebbe spinta ad aiutare quella ragazza perchè non c'era nulla di peggio di una famiglia che soffrisse in quella maniera; prese le sue cose ed i suoi libri lasciando che Bela l'aiutasse con un sorriso e si lasciò guidare fino all'esterno, salendo all'interno dell'auto della donna per tornare ancora una volta nei guai nel bunker.
 
 
 
 
"Quindi sei sopravvissuta per tutto questo tempo mentre scappavi da Abaddon da sola?" chiese Sam aggrottando le sopracciglia, rimanendo seduto al tavolo della grande sala lettura del bunker osservando distrattamente Bela entrare con numerose birre fra le mani con aria compiaciuta.
Hailey e Dean presero una bottiglia sollevandosi appena dalle loro sedie ed iniziarono a bere qualche sorso osservando la strega con sospetto, chiedendosi come fosse riuscita a sfuggire ad un demone potente come un Cavaliere senza perdere la vita, mentre Cassie si sistemò sulla sedia accanto al minore ed inchiodò il suo sguardo dispiaciuto sul maggiore dei Winchester. 
"Se per sopravvivere intendi strisciare fino al motel più vicino senza svenire mentre guidavo e la mia ferita continuava a riaprirsi facendo un male cane, beh si" rispose la strega facendo spallucce e sbuffando sonoramente, piegandosi in avanti per afferrare una birra e gemendo appena per il dolore.
"Ma come hai fatto a scappare dopo che ti ha pugnalata?" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia ed appoggiando la bottiglia sul tavolo con aria sospettosa. "Insomma, è di Abaddon che stiamo parlando".
Cassie prese un lungo sorso e scosse la testa per allontanare quei brutti ricordi, abbassando lo sguardo sulla bottiglia di vetro fra le sue mani e sospirò. "Sapete, sono una strega e conosco qualche incantesimo di occultamento".
Dean scambiò uno sguardo con Bela, capendo che sotto a quella storia ci fosse molto di più e che la ragazza non si fosse offerta di portarla al bunker per proteggerla solamente per bontà d'animo, ma perchè avesse bisogno di qualcosa, e il cacciatore non ci mise molto a collegare tutti i punti nella sua mente, sapendo che Bela fosse tornata alla sua vecchia magia; la guardò in cagnesco e la donna fece spallucce, appoggiandosi al tavolo con le anche e prendendo qualche sorso della sua birra.
"Cassie comunque si è offerta di aiutarci a trovare un modo per spezzare l'incantesimo.." sussurrò la minore alternando lo sguardo fra i presenti, fino ad incontrare quello sorridente della strega che, nonostante le loro precedenti incomprensioni, non potè che riconoscere il fatto che l'avesse tirata via dalla morte certa alla quale fosse destinata.
"E anche per uccidere Abaddon: non sarò io quella che la ucciderà, ma sicuramente farò la mia parte affinchè ciò avvenga!" esclamò Cassie continuando il discorso della donna, annuendo con convinzione e serrando la mandibola, perchè tutto ciò a cui riuscisse a pensare era la sua vendetta verso il Cavaliere.
Dean si schiarì la voce ed indugiò con lo sguardo su di lei, cogliendo nei suoi occhi il suo stesso spirito ed annuì, perchè glielo avrebbe lasciato fare a patto che sarebbe stata al sicuro all'interno del bunker: aveva già molto a cui pensare, di certo non aveva tempo sufficiente per fare anche da babysitter ad una strega vendicativa. "Perchè non ci hai chiamati subito, allora? Perchè hai lasciato che pensassimo che tu fossi morta?".
"Non potevo arrivare fino a qui da sola, non potevo contattarvi con la magia perchè Abaddon mi avrebbe percepita, ma qui dentro.." sussurrò Cassie sollevando lo sguardo e sorridendo, indicando con le dita le pareti della sala e vedendo qualcosa che probabilmente agli altri fosse celato. "..qui posso fare ogni tipo di magia, i simboli la renderanno impossibile da localizzare".
I quattro si guardarono attorno con aria confusa, non riuscendo a capire a fondo ciò che intendesse la strega poichè non potevano vedere ciò che vedesse lei e si scambiarono una rapida occhiata incerta, per poi tornare a pensare che quella fosse una situazione davvero particolare e in cui non si fossero mai trovati; Bela interruppe quel lungo momento di silenzio, in cui ognuno dei cacciatori fosse perso dentro a qualche pensiero o preoccupazione, facendo segno a Cassie con il capo e dandole una delle camere che avessero a disposizione.
Sam si alzò stiracchiandosi, dicendo al fratello e ad Hailey quanto fosse stanco dopo quella lunga caccia e si avvicinò alla donna seduta a fianco a lui cingendole la vita con delicatezza, per poi lasciarle un bacio sulla guancia; la cacciatrice sorrise, ma non si voltò a guardarlo mantenendo lo sguardo sulla sua bottiglia poggiata sul tavolo e gli disse che lo avrebbe raggiunto a letto quando avrebbe finito di berla, mettendo su una strana espressione che fece storcere il naso al ragazzo, intuendo che ci davvero qualcosa che non andasse fra di loro.
Quando Sam fece cenno con la testa al fratello, che fece finta di non avere visto nulla, uscì con un sospiro dalla sala, lasciando i due ragazzi da soli; Hailey non perse tempo a sollevare lo sguardo verso quello del maggiore, che sollevò un sopracciglio con un accenno di ilarità negli occhi.
"Non posso farlo ancora per molto, Dean.." sussurrò la donna con tono basso, incurvando le spalle e lasciandosi andare ad un sospiro carico di tensione. "Sam pensa che io stia iniziando ad avere dei dubbi sulla nostra relazione o che non lo ami, e io non posso più scappare ogni volta che prova ad avvicinarsi a me".
Il maggiore ascoltò le sue parole con attenzione, annuendo e bevendo velocemente qualche sorso di birra, sapendo che quel momento sarebbe arrivato; per lui non era difficile fingere che tutto andasse bene e che suo fratello non fosse posseduto, ma immaginò che lo fosse per chi dovesse condividere il letto con Sam ogni notte.
"Sono sicuro che a Zeke non dispiacerebbe se vi lasciaste andare" rispose Dean accennando un sorriso, facendo spallucce ed osservando lo sguardo carico di rabbia che la donna gli avesse puntato contro. "Ok, forse non è una buona idea! Allora menti, digli che non sei dell'umore e..".
"Cosa pensi che abbia fatto negli ultimi due mesi e mezzo?!" chiese Hailey sforzandosi di mantenere il tono basso nonostante sentisse il fuoco della furia pungere dentro di sè per uscire. "Deve andarsene, subito, o glielo dirò".
"Zeke lo sta guarendo, ok? Appena avrà finito.." iniziò il ragazzo, ma venne brutalmente interrotto.
"Ti do gli ultimi due giorni per pensare a come dirgli di andarsene, dopodichè metterò Sam al corrente" rispose la donna con sguardo gelido e perentorio, scuotendo la testa ed alzandosi per dirigersi verso il corridoio, quando si voltò nuovamente nella sua direzione e lo raggiunse nuovamente appoggiando i palmi delle mani al tavolo e chinandosi per guardarlo meglio. "Lo sai che il tuo amico Zeke ha preso possesso di Sam quando eravamo a caccia e mi ha chiesto di cacciare Castiel perchè avrebbe attirato gli altri angeli su di lui? Ho dovuto guardare il nostro amico negli occhi per dirgli che rappresentava una minaccia per tutti noi e l'ho mandato via, Dean!".
Il maggiore strinse la mandibola e sospirò, abbassando appena lo sguardo sentendosi incapace di riuscire a sostenerlo ancora e scosse la testa, capendo che quella situazione non fosse più sostenibile; tornò a guardare la donna che avesse gli occhi lucidi per il dispiacere e Dean non riuscì a non sentirsi in colpa per ciò che la stesse costringendo a sopportare.
"Troverò il modo di farlo andare via, promesso! Ma abbi un altro po' di pazienza.." sussurrò l'uomo allungando una mano nella sua direzione e stringendo quella della cacciatrice con delicatezza, accennando un abbozzo di sorriso.
Hailey sospirò ed annuì brevemente prima di voltarsi per raggiungere la sua stanza, dove avrebbe passato la notte con Sam e Ezechiele ancora una volta, facendo attenzione a non entrare a contatto con il suo corpo neanche sfiorandolo, sperando che non sarebbe stato lui a cercare di avvicinarla come la notte precedente.
Dean si lasciò sprofondare sulla sedia, portandosi le mani ai capelli e fissando il soffitto alto per qualche secondo, chiedendosi se avesse agito bene o se Sam fosse effettivamente guarito e Zeke cercasse di prendere tempo per sfuggire alle altre fazioni di angeli, e si chiese dove fosse Castiel e se ce la facesse da solo da umano in un mondo che non conosceva; pensò ai mille problemi che affliggessero la sua esistenza nell'ultimo periodo e lasciò scivolare lungo la sua gola ciò che restasse della sua birra, sospirando ed allontanando con un gesto della mano la bottiglia fredda a vuota da lui.
Fu in quel momento che sentì dei passi in avvicinamento dal corridoio, così aggrottò le sopracciglia ed aguzzò la vista chiedendosi quale altro problema si fosse creato in quel breve lasso di tempo, quando vide spuntare davanti a sè la ragazzina con il suo rosa e largo pigiama in pile, avanzando con aria piuttosto assonnata verso di lui e sedendosi sulla sedia davanti a quella del cacciatore con un sonoro sbadiglio.
"Che ci fai ancora sveglia, ragazzina? Domani c'è la scuola" disse Dean aggrottando le sopracciglia ed osservando la sua aria stanca, chiedendosi perchè si fosse seduta vicino a lui nonostante le parole che avesse usato qualche ora prima.
Judith mosse nella sua direzione un foglio da compilare ed una penna con un sorriso di sfida, osservando come l'uomo sollevasse un sopracciglio nel leggere cosa ci fosse scritto. "E' l'autorizzazione per la gita di domani e mi chiedevo: chi dovrebbe firmarla dato che mia madre è in coma e mio padre è morto?".
Dean sollevò lo sguardo verso di lei e si morse un labbro, perchè davvero non aveva mai pensato a circostanze come quelle: era sempre stata Katherine ad occuparsi di quell'aspetto della vita di Judith, come avrebbe fatto lui?
"Ti rendi conto che non puoi andarci dopo quello che mi hai detto oggi?" chiese il cacciatore ricambiando il sorriso di sfida della ragazza e piegando la testa di lato per osservarla meglio, cercando di imitare la sua voce al meglio. "E se approfittassi di uno dei momenti di distrazione degli insegnanti per scappare e non lasciare traccia?".
Judith si tolse quell'aria di superiorità e di arroganza, scoppiando in una risata di cuore e portandosi le mani al viso nell'udire come Dean percepisse il suo tono di voce, e poi gli sorrise sinceramente mentre il cacciatore non riuscì a smettere di guardarla, pensando che non avrebbe mai smesso di amare il suono della rista della ragazza che considerasse come una figlia. "Ho esagerato, mi dispiace. E poi qui c'è la mia famiglia, dove altro potrei andare?".
Dean analizzò il suo sguardo, chiedendosi se quella fosse tutta una tattica per fregarlo, ma poi afferrò la penna pensando che quella notte avrebbe inserito un'app per localizzare i suoi spostamenti nel suo telefono ed imitò perfettamente la firma di Katherine che Judith pensò che l'avesse messa sua madre in persona quando l'uomo le passò il foglio compilato; prima di lasciarlo nelle mani della ragazza, Dean esitò a consegnarle il pezzo di carta firmato, fissandola con aria un po' più seria. 
"E' tutto un modo per pomiciare con il tuo ragazzo?".
Judith sorrise di gusto e scosse la testa, sporgendosi sul tavolo per afferrare dalle sue mani l'autorizzazione firmata, ma Dean si fece indietro e sollevò un sopracciglio, attendendo spiegazioni. "No Dean, se volessi farlo salterei la gita ed andrei a casa sua domani.. ma non lo farò".
L'uomo storse il naso e sentì un fremito nel suo petto quando udì quelle parole, chiedendosi quando la bambina di tre anni e mezzo che avesse incontrato molti anni prima fosse diventata un'adolescente con gli ormoni in fermento; Dean pensava che non si sarebbe mai trovato in una situazione come quella da solo, così serrò la mandibola e cercò di ricordare quell'imbarazzante discorso che suo padre gli fece quando aveva qualche anno in meno di Judith ed annuì, mantenendo il contatto visivo.
"Senti Jud, dobbiamo parlare di quello che i ragazzi e le ragazze cominciano a fare alla tua età e..".
La ragazza sorrise e lo indicò con un dito, iniziando a ridere sia per l'imbarazzo che per il modo goffo in cui Dean stesse cercando di istruirla su qualcosa di cui fosse già stata messa in guardia qualche anno prima da sua madre; gli strappò l'autorizzazione dalle mani e lo guardò un'ultima volta in viso con ilarità. "So tutto sul farlo protetto: mamma e zia Hailey mi hanno già istruita a dovere ed è stato il giorno più brutto della mia vita, non lo ripeterò anche con te".
Il ragazzo la vide uscire in fretta dalla sala, leggendo nei suoi occhi un leggero imbarazzo e sorprendendo se stesso a chiedersi quando la sua bambina fosse cresciuta così tanto; accompagnò quel pensiero con un sorriso perchè, nonostante tutto ciò che gli stesse accadendo attorno, gli bastava che Judith fosse accanto a lui per sentirsi quasi del tutto felice.

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Capitolo 35
*** Horns like the Devil. ***


Capitolo 31.
Horns like the Devil.


 
Chiuse di scatto l'ennesimo libro che avesse letto dopo un'intera giornata, seguita da una lunga notte insonne di ricerche insieme alle due sorelle Collins e a Sam, sbuffando sonoramente e scuotendo la testa, appoggiandosi al grande tomo con aria sfinita; gli sguardi dei presenti vagarono fino ad incontrare quello di Cassie, del tutto spazientita da quei libri che non l'avessero per niente aiutata.
"Sei già stanca, strega?" chiese Bela sollevando gli occhi dal suo testo con aria infastidita, guardando la donna con disappunto.
Cassie scosse la testa nuovamente e fece spallucce, pronta a dire quanto non si ritenesse abbastanza potente per spezzare un incantesimo potente come quello lanciato da Abaddon, quando le parole della sua capo Congrega le tornarono in mente: Rowena non era mai stata particolarmente affettuosa, nè si fosse mai dimostrata interessata alla sua vita e a cosa sentisse, ma quando iniziò a sviluppare i suoi poteri grazie al suo grimorio senza averne però controllo, lei era stata l'unica in grado di riportarla sulla sua strada.
Rowena l'aveva spinta a credere di più in se stessa e di fidarsi delle sue sensazioni da strega, perchè a detta sua quello era l'unica cosa che l'avrebbe mantenuta sana e salva proprio com'era successo a lei; l'istinto di Cassie le suggeriva di alzarsi da quella sedia e lasciare la sala dal primo momento in cui vi avesse messo piede, per andare ad affrontare il problema direttamente con le sue mani.
Non disse nulla, ma si alzò con aria convinta di ciò che stesse facendo e si recò a grande passi verso il corridoio: passò davanti la cucina, attirando l'attenzione di Dean che se ne stava seduto al tavolo con il suo portatile intento a cercare notizie su qualsiasi caso lo avrebbe potuto fare allontanare dal bunker per almeno un giorno, ma quando la notò chiuse di scatto lo schermo e la seguì, capendo che stesse per accadere qualcosa.
La richiamò, così come i ragazzi che si fossero spostati dalla sala al corridoio chiedendosi cosa avesse intenzione di fare, e la seguirono fino alla camera che un tempo Dean condivideva con Katherine, trovando la ragazza sdraiata sul letto nella stessa identica posizione in cui l'avessero lasciata precedentemente, facendo sobbalzare Clay che si alzò di scatto dalla sedia e lasciò la sua bottiglia di Whisky quasi vuota sul pavimento.
"Che hai intenzione di fare, strega?!" chiese il Sergente sollevando un sopracciglio ed osservandola con aria sospettosa, scambiando una rapida occhiata con il maggiore che avesse la sua stessa espressione disorientata.
Cassie lo ignorò e lo superò, arrivando fino al capezzale della donna che respirava lentamente con occhi chiusi, osservando quanto fosse diventata pallida la sua pelle dopo quei due lunghi mesi e mezzo che passò chiusa all'interno di quella stanza, e si sentì quasi disturbata dal fatto che la sua bellezza fosse rimasta intatta; senza neanche toccarla, riuscì a sentire la forza dell'incantesimo che incombesse su di sè e ne fu attratta come da una calamita, così le prese una mano fra le sue e chiuse gli occhi.
La strega lasciò che le loro menti si fondessero l'una con l'altra, riuscendo ad entrare nella sua e facendo si che anche Katherine facesse lo stesso:
Cassie vide una grande distesa di oscurità, un fitto buio tetro che albergasse nella sua testa e si chiese dove fosse finita la cacciatrice.
Continuò a vagare nel luogo freddo e oscuro, non riuscendo a distinguere nulla di ciò che fosse all'interno se non dei lamenti e dei gemiti di dolore; li seguì fino ad arrivare a ciò che sembrassero dei resti di una casa ed una forte puzza di bruciato le colpì violentemente il naso. 
La chiamò a gran voce, chiedendole di mostrarsi e di aver urgente bisogno di vederla per comunicare con lei, quando sentì i gemiti cessare e si voltò sentendo dei passi leggeri dietro di sè; Cassie si sforzò di mettere a fuoco la sagoma scura che avanzava verso di lei e quando la guardò in viso, qualcosa dentro di sè le suggerì di indietreggiare.
"Chi diavolo sei?".
La strega storse il naso, sentendosi quasi offesa per non essere stata riconosciuta da una sua amica, nonchè allieva, ed accennò un sorriso nella sua direzione. "Kath, sono Cassie".
Katherine avanzò ancora verso di lei e la donna la guardò meglio mentre la cacciatrice fece lo stesso con lei, notando però come tenesse una mano sul collo, dal quale continuasse a sgorgare una cospiqua quantità di sangue; la strega avanzò di qualche passo, osservando meglio il suo viso, notando come fosse molto diverso da come se lo ricordasse:  l'espressione era più dura, non lasciando trasparire alcuna emozione, i suoi capelli erano mossi e di un colore diverso rispetto alla maniera in cui li portasse in quel momento. 
"Non conosco nessuna Cassie" rispose Katherine scuotendo la testa e gemendo di dolore mentre continuava a pressare la sua ferita al collo, avanzando fino a superare la strega e continuando a camminare in quel luogo buio e tetro.
Fu quello il momento in cui Cassie capì con cosa, o chi avesse a che fare, e la fermò per un braccio, notando come la cacciatrice stesse per scattare e colpirla in viso con forza; prima di lasciare la presa sul suo polso ed indietreggiare, la strega notò un braccialetto d'argento che portasse diversi ciondoli, come il simbolo antipossessione, la chiave di Salomone, simboli enocchiani e altri due che però non riconobbe.
"Ti ricordi dell'incidente con l'auto?".
"Incidente con l'auto?" chiese Katherine distentendo la fronte e sollevando le sopracciglia, soffocando una risata e guardandola con ilarità. "Non ho mai avuto un incidente in vita mia".
La cacciatrice si voltò per andare via nuovamente, sentendosi disturbata dalla presenza della donna in quel posto, e sentì la ferita al collo pizzicare mentre le forze le vennero meno ed il sangue continuò ad uscire a fiumi. Le gambe le cedettero e si lasciò scivolare a terra, ormai priva di forze, e Cassie si avvicinò mantenendo un po' di distanza, chiedendosi come avrebbe potuto aiutarla ad uscire da lì se non si ricordasse cosa le fosse accaduto.
La osservò e ricordò ciò che le avesse fatto, come l'avesse tradita quando Abaddon aveva avuto bisogno di una soffiata su dove si trovasse Katherine per catturarla grazie all'aiuto di Rowena, e Cassie capì di dover fare tutto il possibile: chiuse gli occhi e le sfiorò la fronte, capendo che non ci fosse ormai più tempo per salvarla.
Una formula uscì dalle sue labbra senza che lei se ne rendesse conto, senza che la strega la conoscesse effettivamente: capì quanto l'incantesimo che stesse recitando dovesse essere potente, specialmente quando vide una luce nera e rossa lasciare il corpo della cacciatrice ed insinuarsi dentro di lei attraverso il contatto che si fosse instaurato fra le due. 
Cassie gemette appena sentendo quella sensazione di calore ma di calma e tranquillità insinuarsi dentro le sue vene, ed in un momento le fu chiaro ciò che non avesse capito fino a quel momento: stava risucchiando il potere dell'incantesimo, accrescendo il proprio e sgranando gli occhi mentre osservava le sue braccia marchiate dal potere di quella strana luce nera e rossa.
Pochi istanti dopo, sentì le sue mani emettere delle strane onde sul copo esanime della donna, fin quando entrambe aprirono gli occhi nella stanza del bunker: Cassie si lasciò scivolare all'indietro sentendosi priva di forze ed esausta, mentre del sangue le colò dal naso per lo sforzo, e prontamente fu afferrata dalle braccia possentì di Clay, che la sorresse e la fece immediatamente sedere sulla sedia, osservandola con preoccupazione così come tutti gli altri.
Un respiro pesante ed improvviso squarciò l'aria e Katherine spalancò gli occhi portandosi subito a sedere su quel letto, iniziando a respirare con fatica e guardandosi attorno con aria spaesata; i presenti spostarono lo sguardo su di lei, scossi e sorpresi su quanto fosse appena accaduto e sgranarono gli occhi.
Le prime a correre nella sua direzione furono le due sorelle, che l'abbracciarono e la strinsero a sè con decisione e con occhi lucidi, e Katherine non capì come fosse finita in quel luogo e cosa stesse succedendo; quando Bela ed Hailey la lasciarono respirare, la donna guardò con sopracciglia aggrottate la minore, che continuò a sorriderle e a stringerle la mano con felicità.
"Come ti senti? Ti ricordi qualcosa? Stai bene? Hai sete? Fame?" chiese Bela sorridendo e saltando letteralmente sul posto per la gioia, sporgendosi nuovamente verso di lei per abbracciarla.
Katherine soffocò una risata e la spinse via con poca delicatezza, guardandola con aria divertita ed inclinando la testa di lato, osservando il sorriso sul volto della sorella scemare. "Pensavo di essere stata chiara l'ultima volta, quando ti ho detto di non voler a che fare con te, eppure eccoti qua! Cosa vuoi da me, sorellina?".
Bela aggrottò appena le sopracciglia e si chiese cosa stesse prendendo a sua sorella e perchè si stesse comportando in quella maniera, ma poi lo sguardo di Katherine vagò per la stanza, lasciandolo scivolare su Hailey e su Cassie, poi su Sam ed infine su Dean, che fece qualche passo avanti nella stanza con uno strano sguardo. La donna si soffermò qualche secondo in più su di lui, per poi spostarlo sul soldato che lasciò la presa sulla strega per guardarla con un sorriso.
Katherine mise su uno sguardo del tutto sconosciuto per i presenti, alzandosi dal letto con uno scatto e mettendo le mani ai fianchi. "Clay, chi sono queste persone? Perchè sono qui?".
"Kath.." iniziò il Sergente aggrottando le sopracciglia e cercando di capire cosa stesse succedendo, quando la donna lo interruppe.
"Perchè mi guardate tutti così?" continuò la donna alternando lo sguardo su tutti i presenti, che si videro crollare la felicità per saperla sveglia proprio in un istante. "Chi siete?".

 
 
"Quindi i tuoi genitori ti hanno nascosto la tua vera sorella, Bela?" chiese Katherine ridendo nervosamente, muovendosi all'interno della sala ed osservandosi attorno per notare quanto somigliasse al bunker in cui fosse stata addestrata dai quindici anni. "E tu che pensavi che fossi io la pecora nera della famiglia".
I ragazzi si scambiarono un'occhiata veloce, tutti seduti attorno al tavolo per come fossero, osservarono il modo differente in cui la donna si muovesse, parlasse e li guardasse, come se fosse un'altra persona o se un demone si fosse impossessato di lei; Dean si sforzò di fermarsi e di non pensare in maniera negativa, ma il suo intuito da cacciatore gli disse di alzarsi e prendere la boccetta di acqua Santa e di estrarre il suo coltellino d'argento dalla guiana della sua cintura, e si avvicinò alla ragazza in piedi vicino alla libreria, che sollevò lo sguardo di sfida verso di lui e soffocò una risata.
"Bevi" disse semplicemente il cacciatore con aria seria, porgendole la sua boccetta piena.
Katherine piegò gli angoli delle sue labbra in un sorriso divertito e sollevò lo sguardo sicuro di sè verso l'uomo, facendo qualche passo avanti e mordendosi il labbro, notando solamente in quel momento quanto fosse davvero sexy. "Non sono un demone e neanche un mutaforma, tesoro".
"Bevi" ripetè Dean serrando la mandibola con aria perentoria, svitando il tappo della sua boccetta e passandogliela.
Katherine sorrise divertita e la prese fra le sue mani, portandola alla bocca con classe e bevendone qualche sorso: quando il ragazzo vide che non fu alcuna reazione le tolse la boccetta dalle mani, facendole segno di scoprire il braccio, e quando la donna scosse la testa chiedendogli il coltello per pensarci da sola, Dean le afferrò con forza il braccio e le sollevò il maglione prima di incidere la sua pelle e notare come anche quello fosse un buco nell'acqua.
La donna si ricoprì quasi infastidita, per poi sollevare il suo miglior sguardo da cerbiatta nella sua direzione ed accennare un sorriso malizioso. "Tratti così tutte le belle ragazze che incontri?".
"No, solo quelle che si spacciano per le persone che fanno parte della mia famiglia".
Katherine piegò la testa per osservarlo meglio e vide come la sua posa fosse rigida e molto tesa, e gli fu grata per avergli dato quell'informazione così importante; si voltò verso gli altri con spalle dritte fino a guardare la sorellina seduta a pochi passi da lei, notando il suo sguardo triste e scosso, così le sorrise e si avvicinò di poco, "Che c'è, piccolina? Sembra che tu abbia visto un fantasma! Dì la verità, ti sono mancata?".
Sam aggrottò le sopracciglia e scambiò un'occhiata con il fratello, chiedendosi quando mai avesse visto Katherine agire con quella meschinità nello sguardo e quando la sua voce fosse stata così piena di arroganza e di superbia, così si alzò e la guardò con aria indagatrice. "Qual è l'ultima cosa che ricordi?".
Katherine ricambiò lo sguardo e sorrise nella sua direzione, squadrando anche lui dalla testa ai piedi e notando nei suoi occhi la stessa preoccupazione letta nello sguardo del fratello, e ringraziò mentalmente anche lui per averle fatto capire quanto entrambi tenessero a lei. "Scusa, mi sfugge proprio il tuo nome..".
"E' Sam.." rispose il ragazzo abbassando lo sguardo per qualche secondo, sentendosi quasi ferito, ma non abbassando la guardia.
"Ciao Sam.." sussurrò la donna sorridendo ed osservando bene il suo viso ed i suoi grandi chiari, notando quanto fossero magnetici ed attraenti; si avvicinò a lui fino quasi a sfiorarlo per passargli accanto e sedersi sul tavolo, in maniera tale da essere davanti a lui, e cambiò sguardo, divenendo più duro e arrogante. "Sai, quando ti svegli dopo quasi tre mesi di coma non sono gli altri a dover fare domande a te, ma sei tu che le devi fare agli altri".
Scese dal tavolo e continuò a fare il giro del tavolo, lanciando uno sguardo al maggiore che la osservò con aria sprezzante con braccia serrate al petto ed occhi assottigliati; Katherine si soffermò su Clay, seduto a capo tavola intendo a bere un grosso bicchiere di Whisky e si avvicinò a lui con un sorriso. 
"Ciao amore" disse l'uomo intercettando il suo sguardo e divorandola con lo sguardo con la stessa intensità con cui lo stesse facendo lei.
"Vedo che la tua sfacciataggine non è cambiata.." sussurrò la donna osservandolo ed avvicinandosi con aria magnetica, prendendogli il bicchiere dalle mani e bevendone qualche sorso con un sorriso compiaciuto, prima di dargli una rapida occhiata con un sorriso. "Però sei sexy come sempre".
Si guardarono per qualche secondo in quella maniera così strana per tutti i presenti, ma poi Katherine sembrò ricordarsi qualcosa ed incupirsi appena, prima di voltare lo sguardo verso la donna di colore seduta a fianco a lui, indugiando su di lei e sollevando un sopracciglio.
"Mi ricordo di te, sei Cassie: eri nella mia testa" disse la donna osservandola per bene, notando il suo sguardo indagatore ma molto sicuro di sè. "Sei una strega o qualcosa di simile, quindi perchè non mi spieghi tutto questo?".
"Non sono un dottore, mi dispiace non posso aiutarti" rispose seccamente Cassie con una smorfia, cercando di dimenticare quanto avesse visto nella sua mente e qulla sensazione di freddo e di oscuro. 
Katherine allargò le braccia e sollevò un sopraccigliò, avanzando minacciosamente verso di lei pronta a farle del male pur di farle sputare cosa le fosse successo. "Perchè non ti decidi a spiegarmi tutto, prima che questa sia la tua ultima conversazione in cui potrai usare la lingua?".
"Katherine!" esclamò Hailey alzandosi di scatto e strisciando la sedia per terra con forza, guardandola con aria di disapprovazione e sgranando gli occhi. "Ma che ti prende? Perchè agisci così?!".
"Perchè io non ho la più pallida idea di chi voi siate, di dove mi trovi e.. " iniziò la donna ricambiando lo sguardo fiero ed arrogante, quando una notifica comparve sullo schermo illuminato di un telefono adagiato sul tavolo ed attirò la sua attenzione, leggendo qualcosa che la fece ammutolire e cambiare espressione: 2013. Katherine si irrigidì ed i presenti notarono il suo cambiamento di espressione, ma presto la donna tornò a sorridere, alternando lo sguardo fra i presenti capendo immediatamente ciò che fosse accaduto. "Siamo nel 2013?".
"Si, perchè?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia ed osservandola in viso, avvicinandosi di qualche passo ed osservandola sostenere il suo sguardo con forza.
La donna sorrise e scosse la testa, sospirando e facendo spallucce, tornando a fissare le persone che stessero intorno al tavolo che continuarono a guardarla con aria confusa; abbassò lo sguardo e rise di gusto, scuotendo la testa fino a raggiungere Clay ed il suo bicchiere, che bevve tutto d'un sorso e poi strinse appena gli occhi sentendo il petto bruciare. "Questa è divertente, davvero davvero divertente".
"Ma di che stai parlando?!" esclamò Sam aggrottando le sopracciglia ed allargando le braccia con aria indagatrice. 
"L'ultima cosa che ricordo è che stavo dando la caccia ad uno strano essere affamato di carne umana che stesse cercando di far fuori la moglie nel Wisconsin.." sussurrò Katherine con aria seria, appoggiandosi con i palmi delle mani al tavolo e ridendo nervosamente prima di alternare lo sguardo fra i presenti. ".. nel 1995".


 
"Mi dispiace, ma la microTAC è nella norma: non c'è niente che non vada in lei, signorina Collins.." sussurrò l'uomo con il camice bianco sulla cinquantina, osservando contro la barra luminosa il suo esame e scuotendo la testa come se non capisse cosa ci fosse davvero che non andasse, prima di riportare lo sguardo sui due ragazzi seduti nel suo studio che lo osservavano con rabbia. "L'hanno dimessa senza fare ulteriori indagini come questa?".
"Si dottore, a quanto pare il mondo nel 2013 è fatto da incompetenti come lei che non sanno spiegarmi perchè ho un vuoto di quasi ventanni nella mia testa!" esclamò Katherine alzando il tono della voce e guardandolo con ira e superiorità, alzandosi dalla sedia ed uscendo dalla stanza con arroganza.
Dean si alzò di scatto ed accennò un sorriso imbarazzato verso l'uomo che rimase di sasso davanti alla reazione della donna, scusandosi con il dottore per il suo atteggiamento e ringraziandolo ancora una volta prima di uscire e seguirla per i corridoi dell'ospedale, trovandola a pochi passi da lui con aria irrequieta; Katherine sollevò lo sguardo verso di lui e sbuffò rumorosamente.
"Kath non puoi fare così, stava cercando di aiutarti" disse l'uomo con tono calmo e pacato mentre si avvicinava per raggiungerla ed accennando un sorriso nella sua direzione, sospirando e sfiorandole il braccio in maniera delicata.
La donna guardò prima lui e poi la carezza tenera che l'uomo le riservò, e sollevò un sopracciglio, capendo immediatamente quale fosse l'anello più debole del gruppo che avesse conosciuto qualche ora prima in quel bunker; sorrise e si morse il labbro inferiore, portandosi una ciocca dietro l'orecchio e piegò il capo leggermente di lato.
"Non mi piace essere vulnerabile e, non avere la più pallida idea di qualsiasi cosa io abbia fatto recentemente mi fa sentire così, quindi.." sussurrò la ragazza facendo un passo avanti e sfiorandogli con delicatezza la camicia, sentendo i suoi muscoli sottostanti contrarsi a quel contatto facendola sorridere. ".. perchè non mi racconti cosa sai di me e come sono finita in quel bunker?".
Dean sospirò e si rese conto di non aver neanche avuto l'opportunità di abbracciarla da quando si fosse svegliata, e pensò a quante volte avesse immaginato o sognato quel momento, del tutto differente da come effettivamente si fosse svolto; guardando nei suoi occhi azzurri dimenticò per un attimo che un angelo fosse dentro suo fratello, che un Cavaliere continuasse a dare la caccia a lei e a Crowley e, che avesse per le mani una ragazzina problematica che sarebbe andata fuori di testa ulteriormente quando sarebbe venuta a sapere di quanto fosse successo a sua madre, concentrandosi però sulla felicità che provasse nel vedere Katherine finalmente in piedi sulle sue gambe e cosciente fuori da quel letto.
Sentì il cuore battere più velocemente per qualche istante perchè avere l'opportunità di vederla e di porterci parlare scavalcava di gran lunga anche la complessa situazione in cui si trovasse ed il fatto che non si ricordasse di lui, nè di amarlo.
L'uomo sorrise amaramente e strinse leggermente la presa sul suo braccio, lasciando che la sua mano scendesse fino ad incontrare quella della donna, che strinse di più a sè, ma quando realizzò che lei non avesse la più pallida idea di quanto significassero l'uno per l'altra un velo di malinconia gli increspò gli occhi e serrò la mandibola distogliendo lo sguardo ed abbassò il capo.  
"Stai bene?" chiese Katherine sollevando lo sguardo verso di lui lasciando che si scontrasse con i grandi occhi verdi dell'uomo che le stesse davanti, che le fecero sussultare qualcosa all'interno provocandole un forte brivido lungo la schiena, ma fu veloce a nasconderlo dietro a quell'armatura che avesse imparato ad indossare nel corso degli anni.
"Si, sto bene è solo che.." sussurrò il cacciatore deglutendo a fatica ed accennando un sorriso, sentendo la presa calda della donna su di sè e pensando con tristezza che quello fosse il massimo contatto che gli fosse concesso.  "Che ne dici se andiam-..".
"Oh mio Dio!" esclamò Katherine sgranando gli occhi e lasciando la presa sul ragazzo, superandolo ed osservando il suo riflesso sulla porta scorrevole specchiata con orrore.
Sgranò gli occhi osservando il modo in cui il suo viso non fosse poi così cambiato dal '95: i lineamenti erano ovviamente sempre gli stessi, ma pensò con altezzosità di essere diventata addirittura più bella e che nessuno sarebbe mai stato in grado di resisterle; si portò i capelli di lato, notado la sua cicatrice a mezza luna sul collo ed accennò un sorriso amaro, ricordando perfettamente quando quel vampiro l'avesse morsa prosciugandola fino alla morte, ricordando la sensazione del sangue che colasse sul suo collo ed il dolore della carne dilaniata.
"Ormai è sbiadita, presto non si vedrà più e sparirà.." sussurrò la voce del ragazzo dietro di sè facendola sussultare ed osservando il suo riflesso con un sorriso, riuscendo a strapparla da quel ricordo a cui avrebbe volentieri rinunciato.
Katherine si voltò ad osservarlo nuovamente e vide il modo in cui il cacciatore la stesse guardando quasi con preoccupazione, sollevando una mano a mezz'aria e sfiorando con le dita la sua cicatrice in un modo fin troppo confidenziale, facendole capire quando tenesse a lei; Katherine pensò che non ci fosse modo migliore di poter iniziare a testare la sua teoria, così mise su un'espressione quasi impacciata e sorrise teneramente.
"No, è che mi sembro così diversa.." sussurrò la donna facendo spallucce e mordendosi il labbro similando un gesto nervoso, mettendo su il suo sguardo da cerbiatta e al cacciatore sembrò di essere trasportato indietro di qualche anno. "Sai, i capelli e questi vestiti.. non mi sento me stessa".
Katherine rimase ad aspettare e piegò le labbra in un sorriso vittorioso quando osservò l'uomo mettere su un'espressione comprensiva, voltandosi ed incurvando il braccio affinchè lei lo afferrasse e lo seguisse, pensando che avrebbe fatto di tutto pur di farla sentire nuovamente se stessa. "Venendo qui ho visto un centro commerciale e..".
La donna non lo fece finire ed afferrò il suo braccio con un sorriso, conscia di aver appena capito di essere in grado di manipolare anche lui oltre che Clay; si lasciò guidare fino all'Impala e fu gradevolmente colpita quando lo vide chinarsi per aprirle la portiera e farla accomodare, pensando che la sè stessa del presente avesse davvero fatto un bell'affare con un uomo del genere.
Prima che partisse, Dean sentì il suo telefono squillare e sospirò quando notò che fosse suo fratello che volesse delle informazioni e magari farlo tornare con i piedi per terra, provando a far si che anche loro partecipassero alle ricerche per trovare un modo per farle tornare la memoria; pigiò il tasto rosso e rifiutò la chiamata, prima di sollevare il suo sguardo nuovamente sulla ragazza che trovò sorridente. L'uomo fece rombare la sua auto, pensando di poter permettersi almeno un giorno di pausa da tutto ciò, così spinse l'acceleratore fino alla loro destinazione distante solo pochi isolati; di tanto lanciò degli sguardi furtivi alla donna accanto a sè, notando come guardasse in tutte le direzioni con aria sorpresa e per qualche secondo gli sembrò di vedere una bambina sorpresa al luna park.
Dopo un'abbondante ora in cui Katherine facesse domande su tutto ciò che vedesse e dopo essere entrati in uno dei negozi più cari che la donna potesse adocchiare, Dean non badò a spese, soprattutto quando le vide indossare la maggior parte degli abiti che avesse scelto, sentendo lo stomaco rigirarsi; non ci volle molto per Katherine per riuscire a leggere cosa le suggerissero gli occhi dell'uomo seduto davanti al camerino, che pazientemente l'aspettasse: desiderio, amore. 
L'aveva letto da tutta la vita nello sguardo degli uomini che la osservassero, finchè non imparò ad usarlo a suo vantaggio per ottenere tutto ciò che volesse, così come in quel momento quando Katherine uscì dal camerino con un vestito molto elegante ma anche molto attillato, che mise in evidenza le sue curve ed il suo corpo fino a fargli perdere il fiato; dopo aver indossato dei pantaloni molto aderenti e un top che lasciasse poco spazio all'immaginazione, che però Dean coprì con la prima giacca che avesse visto in negozio insistendo che ci sarebbe stata benissimo, fu il turno di un ulteriore cambiamento.
Passò un'altra mezz'ora e l'uomo iniziò a spazientirsi perchè la sua Katherine non avrebbe perso tutto quel tempo in una situazione come quella, così optò per prendere un lungo caffè ed aspettarla fuori dal salone con uno sbuffo; quando si mise in piedi Dean non riuscì a non notare lo sguardo carico di fuoco che la donna stesse riservando alle commesse che sollevarono verso di lui con un sorriso, intimando loro con aria seria di tornare a fare ciò per cui fossero pagate; passò poco tempo e l'uomo la vide uscire dall'ingresso, stentando a riconoscerla: i lunghi e lisci capelli bondi lasciarono spazio ad un colore di due toni più scuro, e le lunghezze erano state piegate sapientemente in maniera tale da riuscire a mantenere l'aspetto mosso ed alcune ciocche erano state tinte di un rosso mogano.
Katherine fece un giro su se stessa sorridendo beffadamente ed andandogli incontro, quando Dean rimase a bocca aperta e sgranò gli occhi con un'espressione del tutto stranita sul volto: sembrava così diversa dalla ragazza che ricordava.
"Wow, sei.." sussurrò l'uomo avvicinandosi con un sorriso, sfiorando i suoi lunghi capelli mossi e rigirandosi una ciocca fra le dita, osservando quel rosso con disappunto fin quando incontrò nuovamente l'azzurro dei suoi occhi che lo fecero sorridere.  "..sei bellissima".
La donna sorrise compiaciuta e gli afferrò nuovamente il braccio, stringendosi appena a lui e gli fece segno di andare e di tornare al bunker, non vedendo l'ora di sentire cosa fosse davvero successo nella sua vita in quei lunghissimi diciotto anni.
 
 
 
"Quando ero nella sua testa, l'ho vista esattamente come l'avete vista voi!" esclamò Cassie dopo aver mangiato e recuperato le forze, camminando in maniera nervosa per la sala ed osservando le due Collins, Sam e Clay studiare ogni singolo testo delle librerie di tutto il bunker in cui si parlasse di quel tipo di incantesimo che Abaddon le avesse lanciato.
Le sorelle si scambiarono un'occhiata e Bela riuscì a leggere un pò di dispiacere negli occhi di Hailey per non essere stata ricordata, ma forse andava bene così, perchè sarebbero riusciti a riportarla tutta intera come sempre; Sam sospirò e chiuse l'ennesimo libro che avesse letteralmente divorato e sollevò lo sguardo verso il militare, che rimase a bere la sua birra e a fissare il muro davanti a sè con sguardo vitreo e con disappunto.
"Stai bene, Clay?" chiese il minore aggrottando le sopracciglia, osservando il soldato puntare i suoi occhi delusi e dispiaciuti nei suoi e sollevare le sopracciglia.
Clay tornò a fissare il muro dopo pochi secondi bevendo qualche altro sorso di birra e scuotendo la testa. "La donna che mi ha spezzato il cuore tanti anni fa è magicamente tornata, proprio quando pensavo che non ci fosse più traccia di lei, la vecchia Katherine riesce sempre a trovare un modo per tornare".
Il minore accennò un sorriso, non riuscendo a far altro che capirlo poichè anche lui era stato ferito dalle azioni della donna in passato, ma aveva trovato il modo di perdonarla e di andare avanti nonostante non avesse mai smesso del tutto di tenere a lei. "Almeno si ricorda di te".
Hailey sollevò lo sguardo verso il ragazzo, facendo spallucce e condividendo la loro stessa sensazione, ed aprì la bocca per dire che il fatto che Katherine non si ricordasse dei suoi ex ragazzi non fosse importante come il fatto che non ricordasse sua sorella o sua figlia, quando la porta del bunker si aprì e Dean fece il suo ingresso con qualche pacco fra le mani ed un sorriso sul volto. 
Dietro di lui si fece largo la donna, che sollevò il capo e poi le sopracciglia, appoggiandosi con le mani alla ringhiera accennando un lungo sorriso divertito e compiaciuto, quando vide il soldato e Bela sgranare gli occhi; seguì il ragazzo e scese le scale con un sospiro, lasciando che tutti rimanessero a bocca aperta per qualche secondo. Quando fu abbastanza vicina si ravvivò i capelli mossi con una mano e piegò le labbra in una smorfia soddisfatta, sorridendo ancora. 
"Wow, sei riuscita a tornare esattamente come diciottanni fa: i capelli, i vestiti, il trucco, i tacchi.." sussurrò Bela sollevando le sopracciglia e facendo appena un passo avanti, riconoscendo la sorella che avesse provato ad emulare per tutta la vita con tristezza, pensando a quanto fosse migliorata negli anni.
"Lo so, non ho resistito!" esclamò Katherine con aria seria, incrociando le braccia al petto e divaricando leggermente le gambe, posizionando il piede destro in maniera che fosse perpendicolare all'altro, e fu in quel momento che sua sorella e Clay la riconobbero davvero; la donna tornò a sorridere e si voltò verso il maggiore, avvicinandosi a lui ed appoggiandosi al suo braccio. "E poi Dean è stato così carino con me!".
Hailey e Sam rimasero senza parole per qualche momento, non essendo abituati ad osservare quel tipo di comportamento proprio in Katherine, ricordandola sempre come la donna dai vestiti e dalle scarpe comode, che l'unica attenzione che riservasse ai suoi capelli fosse quella di usare una spazzola quando li asciugasse per mantenerli lisci; la donna tolse i pacchi dalle mani del ragazzo e disse che li avrebbe lasciati nella camera dove si fosse svegliata, presupponendo che fosse la propria e si diresse nel corridoio ancheggiando sui tacchi come meglio sapeva fare, conscia che il maggiore si fosse girato a bocca aperta per osservarla uscire dalla sala.
Uno schiocco di dita davanti al viso lo riportò alla realtà, così l'uomo scosse la testa e tornò a guardare i ragazzi alle sue spalle con aria seria, notando lo sguardo con cui Bela fissasse ognuno dei presenti, per poi concentrarsi proprio su di lui. "Ti sta usando!".
"No, ma che dici.." sussurrò Dean scuotendo la testa e mettendo su la sua maschera di insofferenza. "Dopo due mesi e mezzo di coma aveva solo bisogno di fare qualche cambiamento e..".
"Fidati di me per una volta: non è la donna che ti ricordi, è tutto l'opposto!" esclamò Bela alzando il tono della voce con rabbia, sperando che le sue parole potessero superare le barriere  che Dean prese a tirare su proprio in quel momento. "Lei è una bugiarda, un'assassina e manipola le persone finchè non le tradisce!".
I ragazzi si scambiarono un'occhiata confusa, non riuscendo neanche a pensare per un attimo che tutte quelle accuse fossero vere, ma sapevano che Bela avrebbe potuto mentire su tutto, tranne che su sua sorella; non lo aveva mai fatto, quindi perchè iniziare adesso?
Dean pensò a centomila modi per risponderle sgarbatamente e mandarla via dalla sua vista, perchè non poteva credere che il suo primo vero momento di felicità dopo tutto quel tempo fosse in realtà manovrato da una persona del genere, così come Hailey e Sam che la guardarono con aria sorpresa, chiedendosi perchè avesse avuto una reazione del genere nel vederla vestita in quel modo.
"E' vero.." sussurrò Clay ridendo nervosamente, bevendo un altro sorso della sua birra ed avanzando dal fondo della sala con un sorriso amarissimo sul volto. "La vecchia Katherine era così e penso che sotto sotto, sia sempre rimasta la stessa".
Sam si voltò a guardarlo ed allargò le braccia in segno di dissenso, sentendosi in dovere di difendere la donna che un tempo amasse. "Forse lo sarà stata prima, ma è cambiata: è la persona più buona ed altruista che io conosca!".
"Non potrebbe mai essere un'assassina o una manipolatrice, insomma è di Katherine che stiamo parlando!" esclamò Dean scuotendo la testa ed avanzando nella sua direzione con rabbia, allargando le braccia e dilatando le narici per l'ira. "Qualche mese fa ha investito un gatto ed ha pianto per una settimana per non essere riuscita a salvarlo, andiamo!".
Una risata giocosa si fece largo nella sala, facendoli voltare verso il corridoio dal quale uscì Katherine sorridendo fintamente imbarazzata ed avvicinandosi ai ragazzi fino a far vagare lo sguardo su ognuno di loro, anche su Cassie che stesse assistendo a quello scambio di battute in disparte, non sentendosi in dovere di partecipare a quella discussione; la donna guardò i due uomini che l'avessero difesa accennando un sorriso, sfiorando il braccio del maggiore con delicatezza.
"Hanno ragione.." sussurrò mordendosi il labbro inferiore alternando lo sguardo fra i due e poi sulle sue sorelle, passando accanto a Clay fino a raggiungere il mobile bar dal quale si versò un bicchiere di Scotch e se lo portò alle labbra con un sorriso, per poi voltarsi e guardare verso i ragazzi. "Ho mentito e ho manipolato molte persone e le ho fatte soffrire, ho ucciso chiunque mi si mettesse davanti per così tanto tempo, sono stata egoista e menefreghista e, sapete, mi sono goduta ogni istante perchè mi piaceva essere una persona così orribile!".
I cacciatori aggrottarono le sopracciglia davanti a quel discorso, chiedendosi perchè stesse ammettendo tutte quelle colpe senza neanche provare a difendersi; la videro bere qualche altro sorso a testa bassa ed avvicinarsi verso Clay, sollevando lo sguardo verso di lui ed accennando un sorriso colpevole. 
"Mi dispiace di averti usato, tradito e manipolato in passato, ma adesso sono cambiata, lo giuro!" esclamò Katherine annnuendo convinta e portandosi due dita sul cuore per giurare, osservandolo per un lungo istante per poi voltarsi verso la sorella minore con aria colpevole. "Bela, ti chiedo scusa per averti fatta soffrire dopo la morte di papà: ho perso la testa e sono diventata un'altra persona solo perchè non riuscivo a provare niente che non fosse puro e denso dolore! Spero che entrambi possiate perdonarmi, siete sempre stati i miei rimpianti più grandi".
La donna bevve l'ultimo sorso e posò il bicchiere sul tavolo, camminando ad occhi bassi e superando il soldato con due falcate, avanzando con aria triste e dispiaciuta verso il grande corridoio, scostando i capelli dalla parte opposta del collo in maniera che tutti potessero leggere sul suo volto quei sentimenti, sentendo su di sè lo sguardo contrariato di Dean.
Katherine era abituata a giocare in quella maniera: adorava farsi passare per quella che non fosse pur di ottenere quello che voleva, ma iniziò a pensare che per la prima volta non aveva nulla da chiedere o di sperare di ottenere da quelle persone.
"Ti perdono.." sussurrò Bela istintivamente e facendo qualche passo avanti, perchè quello che avesse sempre voluto era proprio riconciliarsi con sua sorella e sentirsi dire quelle parole; la vide voltarsi verso di sè con un sorriso e, nonostante sapesse che avrebbe potuto essere tutta una farsa, la minore ricambiò la sua occhiata ed avanzò ulteriormente fino ad afferrarre una mano fra le sue. "Ti perdono, sei mia sorella! Non c'è niente che non ti perdonerei..".
Katherine osservò meglio Bela, notando come sembrasse cresciuta e come fosse decisamente diversa dalla ragazzina che ricordasse in passato, chiedendosi cosa fosse successo anche a lei durante quel lasso di tempo; ricambiò la stretta e non potè negare che l'unica persona di cui le importasse davvero fosse solamente lei, così si sporse smettendo di fingere e l'abbracciò sinceramente, chiudendo gli occhi e gustandosi quel momento che probabilmente non avrebbe più permesso a se stessa di provare. Quando la maggiore sciolse l'abbraccio, si voltò verso il soldato con lo stesso sorriso innocente e rimase in attesa di sentire un'altra delle sue umiliziani e confessioni d'amore, com'era sempre stato solito fare nel periodo in cui lei si prendesse gioco di lui solamente per divertimento, senza alcuno scopo.
"Oh non avrai il perdono da me, brutta stronza!" esclamò Clay bevendo l'ultimo sorso del suo bicchiere, scuotendo la testa ed avanzando verso di lei per superarla, salendo le scale ed ignorando i richiami dei ragazzi che lo pregassero di non fare così.
Per Clay fu troppo: avere rivisto quello sguardo in lei aveva riportato a galla troppi ricordi dolorosi, ricordandogli che in passato la donna non fosse mai davvero stata innamorata di lui e che avesse solamente giocato con i suoi sentimenti e con il suo cuore. Non poteva sopportare di vederla più in quel modo, così prese la stessa decisione che avesse preso in passato prima di arruolarsi per disintossicarsi da lei: andò via, uscì dal bunker e montò in sella alla sua amata moto pur di mettere una sempre più grande distanza fra loro due.
Katherine rise di gusto davanti a quel comportamento e piegò le labbra in un sorriso soddisfatto, osservando però le occhiatacce che i ragazzi le stessero mandando; roteò gli occhi e mollò la presa sulla sorella, avanzando fino al tavolo e sedendosi su di esso con uno scatto, accavallando le gambe ed osservandoli ad uno ad uno, impaziente di sentire la loro versione dei fatti.
Si sedettero attorno a lei, raccontandole cosa davvero fosse successo dal primo giorno in cui l'avessero conosciuta fino a quello dell'incidente, parlandole dei mostri, dei demoni e degli angeli, di Lucifero e di ogni cosa avessero fatto insieme, tralasciando volontariamente il fatto che avesse avuto una relazione prima con Sam e poi con Dean, ma soprattutto che fosse la figlia di Azazel e che avesse ereditato dei poteri che erano riusciti ad incanalare dentro al suo anello di fidanzamento.
La ragazza li ascoltò ed aggrottò le sopracciglia parecchie volte ascoltando il modo in cui la descrivessero, e studiando il modo in cui ognuno di loro parlasse di lei facendole capire quanto tenessero a lei e quanto fosse diversa dalla donna che ricordasse; Katherine non riuscì a riconoscersi in quell parole, chiedendosi quando fosse cambiata e perchè.
Non avrebbe mai voluto cambiare il suo modo di essere, il suo modo di agire e di avere il controllo su ogni cosa, quindi cos'era che l'avesse spinta a cambiare?
Proprio quando abbassò lo sguardo e sentì quello del maggiore studiare la sua espressione, cercando di analizzare cosa le stesse passando per la testa, la porta del bunker si aprì con un cigolio, facendo voltare tutti i presenti nella loro direzione: Phil e Judith superarono la soglia del tutto ignari di cosa avrebbero trovato all'interno ed i ragazzi si scambiarono una rapida occhiata, ricordandosi solo in quel momento che l'uomo fosse andato a prendere la nipote a scuola dopo la gita organizzata.
Katherine fece scemare la sue espressione ancora pensierosa per quanto avesse sentito e scese dal tavolo con un sorriso sul volto, osservando prima l'uomo che avesse amato più di ogni cosa al mondo e che le avesse fatto male più di qualsiasi altra persona, e poi spostò lo sguardo sulla ragazza, che non appena la vide sgranò gli occhi e si paralizzò sul posto per qualche secondo dandole il tempo di squadrarla: nonostante la lontananza, Katherine riuscì a vedere il verde dei suoi occhi così familiari, le labbra, il naso ed ogni particolare di quel viso che la portarono a sorridere come se li conoscesse a memoria, e la donna piegò la testa di lato, osservandola con aria curiosa.
"E tu chi sei, ragazzina?" chiese Katherine sorridendo e facendo qualche passo avanti, notando come la piccola iniziò a scendere le scale con le lacrime agli occhi, quasi volando nella sua direzione pur di arrivare il più presto possibile.
La donna fece un passò indietro ed aggrottò le sopracciglia, chiedendosi se quello fosse una specie di attacco e per quale ragione, quando sentì le braccia muscolose della ragazza avvolgerle la schiena ed abbracciarla forte mentre le inzuppava il top di lacrime salate; Katherine volse lo sguardo verso i presenti e si soffermò sul maggiore, che sorrise nella sua direzione e fece qualche passo avanti.
"Lei è Judith, è tua figlia.." sussurrò Dean con un sospiro, passando una mano fra i capelli lisci della ragazzina ed osservandola alzare il viso rigato dalle lacrime in maniera confusa.
Judith guardò prima sua madre, che continuò ad osservarla con aria confusa e spaventata, e poi l'uomo, che le sorrise e la continuò ad accarezzare con tenerezza nel tentativo di darle un po' di sollievo; fece qualche passo indietro e finalmente Katherine tornò a respirare, osservando come quella ragazzina le somigliasse fin troppo e cercando di elaborare le parole del cacciatore accanto a sè.
"Figlia?!" chiese sgranando gli occhi, osservando la ragazza asciugarsi gli occhi e guardarsi attorno con aria confusa, chiedendo spiegazioni.
Phil deglutì a fatica e scese la scale con occhi sgranati, non aspettandosi che la donna si sarebbe svegliata proprio durante la sua assenza ed attirando l'attenzione su di sè; Katherine non riuscì a negare come il cuore prese a battere più velocemente nel suo petto guardando suo padre come non lo vedeva da tempo, con il petto gonfio di fierezza e quel codino e quella barba che avesse sempre adorato, ma poi le immagini della sua malattia e come lui avesse scelto di abbandonarla piuttosto che lottare per lei le invasero la mente. 
La donna deglutì a fatica e cambiò espressione, del tutto ignara che Dean riuscisse a cogliere quei sentimenti dentro di lei, e rimise su la sua perfetta faccia da poker sollevando un sopracciglio ed incurvando le labbra in una smorfia siffidente.
"Sei ancora vivo, Phil?" chiese Katherine mordendosi il labbro e ridendo nervosamente. "L'ultima volta che ti ho visto eri dentro una fossa, morto".
Il cacciatore più anziano aggrottò le sopracciglia ed il suo sorriso scemò, volgendo lo sguardo verso i due Winchester e le altre due figlie, chiedendo spiegazioni e non capendo cosa stesse succedendo; dopo che i quattro spiegarono cosa fosse avvenuto a Phil ed a Judith, i due capirono perchè Katherine avesse reagito in quella maniera non appena li vide e cercarono di farle tornare la memoria, raccontandole come ce l'avesse messa tutta per essere una buona madre e come avesse fregato il Re dell'Inferno pur di riavere suo padre.
Ci provò ad ascoltarli e a non ridere udendo certi aneddoti, come il fatto che avesse iniziato ad essere più razionale e meno impulsiva, agendo per il bene collettivo invece che per scopi egoistici, ma poi vide il modo in cui tutti la stessero guardando e sospirò, capendo che avrebbe potuto ottenere un bel po' di cose restando lì; accennò un sorriso sincero verso la figlia, che non resistette e l'abbracciò nuovamente e questa volta Katherine sentì alcune barriere interne cedere quando strinse le braccia attorno al corpo esile della figlia sedicenne.
"Sono così felice che tu sia tornata, mamma.." sussurrò Judith sciogliendo l'abbraccio e trattenendo le lacrime, e per un secondo la donna riuscì a leggere in sua figlia lo stesso amore che lei avesse nutrito per suo padre.
Katherine storse il naso e scosse la testa, allontanando leggermente la ragazza ma continuando a tenere le mani sulle sue spalle. "Ti prego ragazzina, non usare mai più quella parola con la emme".
Judith aggrottò le sopracciglia ed inclinò la testa da un lato, lasciandosi sfuggire un risolino che la contagiò, almeno fin quando la ragazza non prese di nuovo la parola. "Mamma?".
La cacciatrice scosse velocemente la testa con ribrezzo e sentì le budella rigirarsi detro di lei, lasciando la presa sulla figlia e dirigendosi velocemente verso il piano bar per riempire il suo bicchiere con molto Scotch e tracannarlo tutto d'un sorso, chiudendo gli occhi e voltandosi nuovamente nella loro direzione, rendendosi conto con delusione che non fosse solamente un sogno.
Hailey sospirò e si avvicinò con tenerezza, sfiorandole un braccio con un sorriso e guardandola come solamente una sorella maggiore fosse in grado di fare cercando di infonderle coraggio e un po' di pace con uno sguardo così buono e dolce, che Katherine si chiese da chi lo avesse ereditato. "Senti Kath, è quasi mezzanotte, sarai stanca: perchè non andiamo tutti a fare una bella dormita e domani affrontiamo di nuovo il discorso con più calma?".
La donna guardò nei suoi occhi chiari accennando un sorriso ed annuendo, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio con innocenza ed osservando come la sorella si sciolse a vederla così vulnerabile, e lesse nei suoi occhi il bene che le volesse. 
"Si, no. Sai cosa?" chiese retoricamente Katherine con aria confusa, accennando un sorriso e posando il bicchiere vuoto sul piano bar dietro di sè, dandole una pacca sulle spalle e superandola fino ad arrivare alla sedia su cui avesse depositato la sua giacca nera per afferrarla ed indossarla; li osservò per qualche secondo, soffermandosi su suo padre e su sua figlia che la guardassero con aria interrogativa. "Voi andate a dormire, io ho bisogno di bere qualcosa di molto.. molto forte".
I due Winchester si pararono davanti a lei prima che riuscisse ad accedere alle scale e la donna sollevò lo sguardo da cerbiatta verso di loro, accennando lo stupido sorriso divertito di poco prima sentendosi davvero appagata e divertita da quel loro comportamento protettivo, pensando che in altri tempi avrebbe adorato divertirsi con loro.
"Non è una buona idea" disse Sam accennando un sorriso e serrando le braccia al petto, mettendo i muscoli in evidenza e per un secondo riconobbe attrazione nello sguardo della donna. 
"E perchè?" chiese Katherine guardando entrambi i ragazzi con un sorriso divertito, chiudendosi la giacca e portandosi indietro i capelli.
"Perchè c'è quel demone, Abaddon, che pensa che tu sia morta e non vogliamo che scopra che le abbiamo mentito" disse Dean con aria perentoria, incastrandola con i suoi occhi verdi e l'aria seria.
La donna rise di gusto e si portò una mano alla bocca, facendo spallucce ed avvicinandosi ai due con fierezza, i quali riconobbero lo stesso atteggiamento orgoglioso con cui si fosse sempre posto Phil ma che mai ebbero l'occasione di osservare in lei; sorrise e poi si inumidì le labbra con la lingua, sorridendo divertita. "Buu, chi se ne frega! Io esco".
Fece per scavalcarli, ma i due ragazzi la fermarono e le sbarrarono di nuovo il passaggio e Katherine iniziò a cambiare atteggiamento e sguardo, serrando la mandibola e sentendo una leggere rabbia montare dentro di lei perchè lei era sempre stata libera, nessuno mai le aveva impedito di fare qualunque cosa volesse e chi ci avesse provato si era ritrovato in una fossa di due metri sottoterra; pensò di attaccarli e scappare, ma poi piegò le labbra in un nuovo sorriso compiaciuto, incastrando il maggiore con il suo sguardo mordendosi il labbro.
"Perchè non mi accompagni tu?" chiese la ragazza sfiorandogli il braccio e lasciando scivolare lo sguardo sul suo petto, notando come l'espressione seria e perentoria dell'uomo si stesse a poco a poco crepando e sgratolando.
"Cosa? No.." sussurrò Dean scuotendo la testa, sentendo però la temperatura alzarsi dentro di sè per via degli occhi magnetici e dell'effetto che la donna avesse sempre avuto su di lui; incrociò lo sguardo di suo fratello, che roteò gli occhi riconoscendo quanto fosse debole nei confronti di Katherine e gli fece cenno con la testa di andare, ma di fare attenzione. "Qualche ora e poi torniamo, intesi?".
Katherine gli fece l'occhiolino e sorrise compiaciuta, sentendo sua sorella minore imprecare alle sue spalle e bofonchiare qualcosa sul fatto che l'impossibilità di Dean di dirle di no fosse un grosso problema, ma Judith le rispose di lasciarli andare, tirando su con il naso ed osservando sua madre uscire fuori dal bunker senza neanche riservarle uno sguardo, chiedendosi se la situazione potesse andare peggio di così; Hailey e Phil le misero un braccio attorno alle spalle e la ragazza trattenne le lacrime, felice però che nonostante tutto sua madre si fosse svegliata e certa che prima o poi sarebbe tornata quella di sempre. 

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Capitolo 36
*** Horn like the devil, pointed at me. ***


Capitolo 31 (Parte II).
Horn like the devil, pointed at me.

 
Camminarono insieme fino al grande garage che ci fosse all'interno del bunker e Katherine non riuscì ad essere più che felice per essere riuscita a piegare Dean per ottenere quello che voleva, del tutto accecato da ciò che provasse per lei per accorgersi che lo stesse manipolando; lo vide accendere le luci e dei forti fari le colpirono gli occhi violentemente, costringendola a sbattere le ciglia un paio di volte, per poi osservare l'uomo richiamare la sua attenzione e condurla fino ad un'auto coperta da un telone.
Katherine aggrottò le sopracciglia e piegò le labbra in un sorriso stranito, guardando la sua espressione felice come se si aspettasse qualcosa da lei; non ebbe il tempo di chiedergli cosa stesse guardando, quando l'uomo le intimò di scoprire qualsiasi cosa nascondesse quel telo pesante e chiaro e la donna lo ascoltò, tirandolo giù e sgranando gli occhi.
Un Suv bianco fiammante la costrinse a portarsi le mani alla bocca, come se avesse appena visto qualcosa che le piacesse davvero e sentendo una strana sensazione di dejavù attraversarla; si avvicinò, dimenticandosi per un momento del sorriso compiaciuto con cui la stesse guardando il cacciatore e si avvicinò, sfiorando le curve di quell'adorabile auto con le dita.
Girò attorno senza dire una parola, ancora troppo presa da quella strana emozione ed immaginò come avrebbe amato fare rombare quel motore premendo l'acceleratore; sbirciò all'interno e vide i sedili rivestiti in pelle ed i mille accessori che vi fossero nell'abitacolo, per poi guardare l'uomo in viso con un'espressione stranita.
"Wow, è davvero favoloso!" esclamò Katherine cercando di trattenere la gioia che le provocasse quel Suv con uno sguardo, tornando a guardarlo. "È tuo?".
Dean sorrise divertito e trattenne una risata, scuotendo la testa ed avvicinandosi come se avesse appena ricevuto un'offesa facendole aggrottare le sopracciglia; indicò con la testa l'auto nera parcheggiata qualche metro più in là, fermandosi per qualche secondo ad osservare quanto fosse bella dopo l'ultima tirata a lucido. "No, il Suv è tuo, me ne sono preso cura durante il tuo stato di coma! Io ho gusti migliori!".
Katherine storse il naso davanti a quelle parole, avvicinandosi di qualche passo con uno strano sorriso; distolse lo sguardo fino alle sue spalle e notò quanto fosse d'impatto quell'Impala nera pensando che qualche volta le sarebbe piaciuto guidarla e probabilmente prima o poi lo avrebbe fatto, sottraendola alle cure del suo proprietario per farla gridare sull'asfalto.
"E' carina.." sussurrò la donna sorridendo compiaciuta, volgendo nuovamente lo sguardo verso di lui e mordendosi appena il labbro, osservando il modo in cui le stesse porgendo le chiavi della sua auto; si avvicinò per afferrarle dalla sua mano e poi sollevò gli occhi verso di lui, notando come si fosse avvicinata un po' troppo e compiacendosi di non trovarlo per niente in difficoltà. ".. ma io preferisco le auto che danno prestazioni migliori!".
Dean rise leggermente, chiudendo la mano e sostenendo il suo sguardo con aria divertita, osservando il modo con cui la donna stesse filtrando con lui e decidendo di fare lo stesso, facendole l'occhiolino. "Oh credimi quando ti dico che lo so!".
La donna rise di gusto quando lo vide sorpassarla e recarsi al posto del passeggero, facendole segno di entrare dal suo lato con un sorriso: la prima cosa che notò fu l'altezza e la vicinanza al volante del suo sedile e la maniera in cui gli specchietti fossero stati sistemati in maniera tale che per una persona della sua statura potessero essere confortevoli, e quando si voltò a guardarlo negli occhi pensò che dovesse conoscerla davvero bene per azzeccare ogni angolazione.
Inserì le chiavi e le girò, osservando il quadrante accendersi ed il motore ruggire come un leone, facendole sgranare gli occhi e sentendo la sensazione di potenza che le avessero sempre dato quelle auto fluirle nelle vene; si prese un secondo per ascoltare, poi sorrise e voltò il capo verso di lui con aria leggermente più seria. "Metti la cintura, ti servirà!".
Mise le mani sul volante e Dean non riuscì a fare a meno di ritrovare quella sicurezza ed arroganza che la donna avesse al voltante quando premette l'acceleratore ed uscì dal garage ridendo di gusto; superò la via privata ed uscì per la strada deserta, sorridendo con aria compiaciuta e sgommando mentre osservava la velocità aumentare sempre di più, provocandole sensazioni che avesse provato in passato quando al posto del cacciatore ci fosse un altro uomo seduto sul lato passeggero, suo padre.
Phil le aveva insegnato tutto sulle auto, dalle cose basilari a quelle più complicate proprio per renderla autonoma e per evitare che qualche meccanico potesse mai mettere le mani sul suo motore o provare a fregarla; si incupì appena a quel pensiero, ricordando come il padre fosse il responsabile di ciò che le fosse capitato e di ciò che avesse scelto di diventare per difendersi dal dolore. 
Suo padre le aveva sempre detto di non fidarsi di nessuno per via del loro mestiere e di contare sempre e solo su se stessa, provando a prepararla ad affrontare tutta una vita senza di lui, prima che si lasciasse portare via dalla sua malattia.
Sgommò udendo la risata compiaciuta dell'uomo a fianco a sè, dandogli una breve occhiata e notando come fosse fiero della sua guida e di ciò che quel Suv le permettesse di fare, e Katherine si lasciò contagiare da quella risata, pensando di non aver mai sentito suono più rassicurante.
"Quest'auto è stupenda!" esclamò la ragazza ridendo ed appoggiandosi del tutto contro il suo schienale, stendendo il braccio e tenendo il volante con le palpitazioni nel petto. "Dove stiamo andando, comunque?".
Il ragazzo la guardò brevemente e per un lungo momento si perse all'interno dell'azzurro dei suoi occhi che con il buio sembravano essersi trasformati in un forte blu notte, e perse l'orientamento per qualche istante, costringendosi a distogliere lo sguardo e ad osservare le indicazioni lungo la strada; le intimò di prendere la prossima uscita e a Katherine iniziò a dispiacere che il viaggio fosse stato così breve, pregustandosi però  il momento del ritorno.
Una volta svoltato, i due ragazzi si trovarono davanti un locale molto grande con delle grosse insegne luminose che di certo non passassero inosservate e la donna parcheggiò proprio davanti ad esso, notando le persone uscenti dal bar voltarsi a guardare la sua auto; sorrise compiaciuta, pensando quanto amasse che le altre persone la ammirassero, gonfiando il suo ego.
Scesero dall'auto e Katherine lanciò un'ultima occhiata al suo Suv, mentre il ragazzo le fece segno di seguirlo e di entrare insieme a lui; l'interno di quel pub sembrava molto più carino che a guardarlo da fuori, notando come i tavoli fossero distanziati rispetto alla zona bar e si stupì di vederlo così pieno di persone di tutte l'età, pensando come le cose fossero cambiate dal 1995.
"Ciao Dean, quanto tempo!" esclamò il barista con una risata gioiosa ed attirando la sua attenzione, che il cacciatore distolse dalla donna per qualche secondo per ricambiare il saluto ed avvicinarsi per scambiarci qualche parola. "Hey Katherine, che hai fatto ai capelli? Ti stanno benissimo".
La donna si voltò nella sua direzione in silenzio, sollevando un sopracciglio ed osservando quell'uomo sulla quarantina con dei capelli brizzolati e molto ricci come le sorridesse; si avvicinò, salutandolo e ringraziandolo, facendo finta di ricordarsi di lui, sedendosi sullo sgabello del bancone e continuandolo a studiarlo con aria curiosa. 
"Le birre arrivano subito, ragazzi!".
Dean si voltò verso la donna mentre si sedeva al suo fianco, notando come lo osservasse e riconoscendo perfettamente quello sguardo, così appoggiò gli avambracci sul bancone e corresse il suo amico con un sorriso. "Oh no Paul, due Chivas andranno bene!".
Il barista annuì e si affrettò a riempire i due bicchieri e a porgerli nella loro direzione, quando il cacciatore gli intimò di lasciargli la bottiglia con un sorriso, che Paul ricambiò facendogli l'occhiolino e sparendo dalla parte opposta del bacone per servire gli altri clienti. 
La donna lo guardò negli occhi per qualche secondo, poi sorrise afferrando il suo bicchiere e sollevandolo a mezz'aria, aspettando che l'uomo lo facesse scontrare con il suo; Katherine bevve qualche sorso e piegò la testa all'indietro, pensando da quanto tempo non assaggiasse della roba così buona, e volse lo sguardo sul ragazzo.
"Allora, ti è piaciuto tornare a guidare la tua vecchia auto?".
"Oh, quell'auto è favolosa, ed il motore è.. wow!" esclamò la donna tornando a provare le sensazioni che quel Suv le avesse fatto provare, sorridendo e stringendo il suo bicchiere.
"Lo so, ero lì quando l'hai scelta" rispose Dean accennando un sorriso, portandosi il bicchiere alle labbra e bevendo qualche sorso di quel Whisky.
Katherine aggrottò le sopracciglia e lo osservò con un'espressione stranita sul volto, assottigliando leggermente gli occhi. "Ancora non so se sia il caso di fidarmi di te: insomma, hai passato tutto il giorno in giro con me, hai aggiustato l'auto che si è distrutta con il mio incidente, probabilmente spendendo molti soldi, e adesso mi porti fuori a bere. Perchè?".
Dean ascoltò le sue parole con un sorriso fra le labbra, poi si morse il labbro e finì gli ultimi sorsi di Chivas, afferrando la bottiglia e riempiendosi nuovamente il suo bicchiere prima di tornare a guardare la donna che non avesse distolto lo sguardo da lui per nemmeno un secondo. "Se io sono riuscito a fidarmi di te e della tua solita guida spericolata, credo che tu possa fidarti di me, dato che è stata mia l'idea di portarti in questo posto". 
"Non è quello che ti ho chiesto, Dean".
L'uomo la guardò per qualche secondo e non riuscì a negare a se stesso quanto fosse pericolosa e probabilmente maligna la nuova versione di Katherine che si trovasse davanti, ma nemmeno quanto ne fosse attratto, riuscendo a trovare nel fondo dei suoi occhi la stessa donna che avesse amato per tanti anni; fece schioccare la lingua all'interno della sua bocca e rise leggermente distogliendo lo sguardo, bevendo qualche altro sorso e sentendo il petto bruciare nello stesso momento in cui stesse cercando le parole giuste. "Abbiamo sempre avuto un rapporto un po' speciale, io e te".
"Oh, in questo periodo andare a letto con qualcuno viene definito così?" chiese Katherine ridendo di gusto, mimando le virgolette con le dita ed osservando il modo in cui l'uomo si fosse voltato a guardarla con aria sorpresa, come se non si aspettasse che facesse un collegamento del genere. "A meno che non si trattasse solo di sesso, giusto?".
Dean sorrise appena e sospirò facendo spallucce, bevendo qualche altro sorso e tornando a guardare dritto davanti a sè. "E' davvero di questo che vuoi parlare?".
"E di cosa dovresi voler parl-..".
"Pensi che nonostante tu sia tornata diversa da prima, io non ti conosca?" chiese l'uomo sorridendo e facendo scattare lo sgabello nella sua direzione, appoggiandosi al bacone con il braccio sinistro e reggendo il suo bicchiere con l'altra mano. "Lo so che stai morendo dalla voglia di parlare di tuo padre".
Il sorriso sparì dal suo viso per qualche secondo, chiedendosi come accidenti potesse pensare che lei avesse anche solo la minima intenzione di parlare di Phil, così scosse il capo con disapprovazione e si avvicinò di qualche centimetro, tornando a mettere su il suo scudo fatto da un sorriso impertinente e la sua miglior faccia da poker. "In realtà, volevo saperne di più su quel demone, Abaddon".
Katherine sussurrò quelle parole inchiodando i suoi occhi verdi con i suoi, prima di mandar giù qualche altro sorso di Whisky finendo il suo primo bicchiere, per poi spingerlo con non troppa forza nella sua direzione per farselo riempire; sorrise compiaciuta quando osservò Dean prendere la bottiglia e riempirle il bicchiere a metà, prima di porgerglielo con delicatezza sentendo il modo in cui la donna finse di sfiorargli le mani inavvertitamente.
"Cosa vuoi sapere?" chiese il ragazzo assottigliando gli occhi e sollevando un sopracciglio.
"Perchè ha cercato di uccidermi?".
L'uomo rise e scosse la testa, osservando la sua posa così diversa ed il modo in cui stesse dritta con le spalle, la sua espressione così concentrata ed attenta a non perdere neanche un'emozione che potesse passare sul suo volto e tradirlo. "E' un demone: tutti quelli della sua razza vogliono morti noi cacciatori".
"Ok, allora perchè non è venuta dritta da me ma mi ha legata a Sam per farmi morire insieme a lui?" chiese Katherine sollevando un sopracciglio ed osservandolo con aria indagatrice mentre l'uomo sorrise portandosi il suo bicchiere alle labbra. 
"Non lo so, magari ha uno strano senso dell'umorismo".
La donna rise leggermente e prese qualche sorso di Whisky senza distogliere lo sguardo dall'uomo davanti a sè, capendo che stesse mentendo e che non avesse alcuna intenzione di parlare con lei di quell'argomento, sperando che perdesse l'interesse e che chiedesse qualcos altro ma ottenne l'effetto contrario, scatenando in lei l'estrema voglia di scoprire la verità. Katherine deglutì l'alcol e sentì il petto bruciare ancora una volta, leccandosi le labbra e sorridendo nella sua direzione con aria attenta a cogliere qualsiasi segnale. "Della ragazzina, che mi dici?".
"Hai avuto Judith qualche anno dopo la morte di Phil e ti sei stabilizzata a Lawrence con Henry" rispose seccamente Dean facendo spallucce e bevendo qualche sorso dal suo bicchiere, distogliendo lo sguardo. "Vi siete sposati legalmente".
"Con Henry?" chiese Katherine ridendo di gusto e portandosi una mano alla bocca con aria innocente. "Non ci credo".
"Beh eri una Cacciatrice e lui un Osservatore, quindi quale modo migliore per tutelare una bambina appena nata?" rispose il cacciatore sollevando le sopracciglia ed osservando il suo viso impassibile davanti a quelle informazioni. "Lo hai scelto tu, comunque".
La donna rise nuovamente e finì il suo secondo bicchiere in un unico colpo, ricordando quante notti avesse passato a bere nei bar ad adocchiare poveri ragazzi da usare per ottenere qualcosa: divertimento, soldi, auto, armi. Eppure guardando il cacciatore davanti a sè le veniva un unico modo per ottenere ciò che volesse, malgrado Dean facesse di tutto per tenerla a distanza; Katherine si chiese se la conoscesse a tal punto da capire cosa volesse e cosa fosse intenzionata a fare pur di avere tutte le informazioni che volesse, pensando che forse le parole di Bela lo avessero davvero messo in guardia su di lei. 
Si portò i capelli via dal collo, osservando come lo sguardo dell'uomo si fosse spostato dai suoi occhi per non perdersi nessuno dei suoi movimenti, e lo vide soffermarsi su quel top forse un po' troppo scollato, prima di guardarsi attorno per capire se anche lo sguardo di qualche altro uomo avesse seguito il suo. 
"Oh tesoro, sul fatto di essere stata io a sceglierlo non ho dubbi.." sussurrò la ragazza sorridendo in maniera sfrontata, riportando lo sguardo dell'uomo su di sè e piegando la testa di lato per osservarlo meglio. "Nessuno può farmi fare ciò che non voglio fare".
Dean sospirò e mise su il suo stesso sorriso, imitandola e mostrandole che non fosse l'unica a poter sfoggiare quello sguardo e a poter comportarsi come lei, sporgendosi di qualche spanna in avanti. "Oh credimi, lo so che è impossibile obbligarti a fare qualcosa".
Katherine rise e per un istante il brusio delle persone attorno a loro e la musica pompata a volume medio-alto scomparve, riuscendo a vedere ed a sentire soltanto l'uomo davanti a sè. "Dean, stai flirtando con me?".
"Non lo so, lo sto facendo?" chiese il ragazzo piegando il viso di lato, distogliendo appena lo sguardo per afferrare la bottiglia e riempire per la terza volta i loro bicchieri con un sorriso. 
La donna sorrise e lo guardò più intensamente, chiedendosi perchè l'uomo davanti a sè continuasse a resistere senza però cedere; si passò una mano fra i lunghi e mossi capelli per ravvivarli e si portò il bicchiere alla bocca nuovamente, per poi mettersi in piedi con uno scatto che Dean non si aspettò, arrivando ed insinuandosi fra le sue cosce ed osando nell'avvicinarsi un po' troppo a lui con lo stesso sguardo impertinente di pochi istanti prima.
Dean non indietreggiò, intuendo che fosse tutta una tattica per portarlo sul punto di cedere, e nuovamente dentro di sè sentì delle emozioni contrastanti spingere per uscire, ma mantenne la calma e sollevò un sopracciglio. 
"Sai, c'è un solo modo che conosco per capire se una persona è davvero onesta con me o mi sta mentendo.." sussurrò la ragazza lasciando scivolare il suo sguardo sul suo corpo e poi sfiorandolo con le sue dita fino a fermarsi sulla sua coscia sinistra ed indugiando lì, tornando a guardarlo negli occhi e mordendosi le labbra. ".. e poi al tuo giro in auto e alla bottiglia di Chivas manca qualcosa".
"Ti sto ascoltando" rispose Dean continuando a fissarla negli occhi e fingendo che quella vicinanza non gli facesse male, perchè non avesse ancora avuto neanche l'occasione di riabbracciarla dopo tutti quei mesi e vederla comportarsi in quel modo un po' gli dispiaceva. 
Katherine riuscì a leggere le emozioni contrastanti nei suoi occhi, nonostante l'uomo cercasse di nasconderle con tutte le sue forze, e si sentì così compiaciuta che essersi spinta così oltre non le bastò, desiderando di più; si avvicinò di più ed il cacciatore le mise la mano libera dal bicchiere su un fianco pronto ad allontanarla, ma la donna scansò il suo viso fino ad arrivare al suo orecchio, lasciando che i suoi capelli ricadessero sul petto dell'uomo. "Prendi la bottiglia".
Dean tornò a respirare quando la sentì allontanarsi e la vide afferrare la sua giacca dallo sgabello libero a fianco a lei ed allontanarsi con un sorriso, facendogli segno con il capo di sbrigarsi e seguirla, e si prese qualche secondo percependo il cuore battere più forte quando sentì nuovamente il suo inconfondibile profumo entrare nelle sue narici;  sospirò ed afferrò la bottiglia, incrociando lo sguardo del barista che gli fece l'occhiolino, ricordando quanto fossero affiatati quei due e quante volte fossero fuggiti insieme all'improvviso dal locale lasciando intendere il loro desiderio di appartarsi in auto da qualche parte pur di dar sfogo ai loro impulsi.
Seguì la donna fino ai tavoli da biliardo, osservando come molti ragazzi attorno avessero distolto lo sguardo da qualsiasi cosa stessero facendo pur di indugiare su di lei e sulle sue curve messe in risalto da quei pantaloni e da quel top che, una volta tornati a casa, Dean avrebbe distrutto pur di non farglieli più indossare; Katherine sollevò lo sguardo verso di lui dopo aver sistemato le palle al centro, sedendosi sull'angolo del tavolo e passandogli una stecca con un sorriso.
"Ti lascio spaccare, magari così hai la possibilità di vincere".
L'uomo super orgoglioso e con un ego smisurato si dimenò dentro di lui, lasciando da parte tutte le cose negative che Bela e Clay gli avessero detto su di lei e concentrandosi su quello che sentisse in quel momento; sorrise divertito e si tolse la giacca, e Katherine non potè che indugiare sul suo corpo con un'espressione assolutamente soddisfatta, pensando a come il suo gusto in fatto di uomini fosse migliorato negli anni.
Dean si chinò sul tavolo e spaccò con non troppa forza, osservando come le palle si fossero disperse per il tavolo a raggiera e le prime due si fossero già imbucate; alzò lo sguardo soddisfatto e Katherine sorrise, incastrandolo con il suo sguardo magnetico e scendendo dal tavolo con tutta l'intenzione di raggiungerlo. 
Guardò il tavolo come se se ne intendesse davvero e poi sollevò lo sguardo verso il ragazzo al suo fianco, sollevando un sopracciglio con aria divertita. "Non sai fare di meglio?".
L'uomo riprese la sua opera, pensando con orgoglio che l'avrebbe stracciata senza neanche darle la possibilità di giocare, ma proprio quando iniziò a caricare il colpo la donna si posizionò dalla parte opposta del tavolo, appoggiando i palmi al tavolo ed inarcando la schiena per incrociare nuovamente il suo sguardo. 
"Mi vuoi distrarre, Katherine?".
"Non lo so, lo sto facendo?" chiese la donna sedendosi sul bordo del tavolo ed accavallando le gambe, osservando con aria compiaciuta il modo in cui la stesse guardando e avesse riconosciuto le sue stesse parole.
Dean sospirò e cercò di concentrarsi sul gioco, notando con la coda dell'occhio come la donna si fosse versata un altro bicchiere di Whisky e ne prese qualche sorso senza distogliere lo sguardo da lui; l'uomo colpì alcune palle intuendo che per vincere non avrebbe dovuto più farsi influenzare dai suoi sguardi da cerbiatta, riuscendo ad imbucarne altre due, ma sbagliò il terzo colpo e sentì la donna ridere di gusto.
Scese dal tavolo con uno scatto di reni senza neanche guardarlo e fece il giro del tavolo guardando unicamente la disposizione delle palle, intuendo la traiettoria e la forza con cui avrebbe dovuto colpirle ancora prima di piegarsi; una volta chinatasi e dopo aver appoggiato la mano sinistra e la stecca sul tavolo, sollevò lo sguardo compiaciuto nella sua direzione con un sorriso.  "Mi dispiace davvero umiliarti così Dean, spero che non mi terrai il broncio per molto".
Katherine colpì la bianca con decisione, osservando come la palla che avesse colpito entrasse in buca con una facilità mostruosa e gli fece l'occhiolino sorridendo, iniziando ad imbucarne una serie sotto gli occhi increduli dell'uomo che iniziò a pensare che nel corso degli anni non avesse davvero voluto giocare con lui per evitare di stracciarlo in quella maniera; la donna si morse il labbro e lo guardò soddisfatta quando rimase come ultima palla da imbucare quella nera, e si apprestò ad intuire da che angolazione avrebbe dovuto colpire per vincere, ricordando quante volte negli anni passati avesse dato l'impressione ai suoi rivali di non aver neppure la più pallida idea di come tenere la stecca fra le mani pur di vincere i loro soldi.
Proprio quando si fosse apprestata a colpire con delicatezza la palla bianca per chiudere la partita con una vittoria, un imbecille molto ubriaco le barcollò addosso facendole sbagliare il tiro e le avrebbe anche rovesciato addosso la sua pinta di birra se la donna non avesse avuto i riflessi pronti, spostandosi in tempo.
Katherine si voltò nella sua direzione con sguardo di fuoco, lasciando la stecca sul tavolo e spintonandolo con forza facendolo barcollare indietro, capendo immediatamente che si fosse distratto intento per com'era ad osservarle il fondoschiena.
"Ehi coglione, fai più attenzione!".
"Scusa tesoro, ma sei così sexy e provocante che gli uomini si distraggono ad averti intorno.." rispose il ragazzo sui trentanni avvicinandosi a lei e schiacciandole il suo bacino addosso per bloccarla fra il suo corpo ed il tavolo, avvicinandosi a tal punto che la donna riuscì a sentire il suo alito pesante contro il suo viso.
Katherine sentì i passi di Dean avvicinarsi e la sua voce intimargli di allontanarsi immediatamente, ma lei sorrise divertita perchè adesso si che si sentiva di nuovo se stessa: colpì il suo viso con tutta la forza che avesse in corpo, osservandolo barcollare all'indietro fino a cadere su un tavolo alle sue spalle, che spaccò con la schiena con il labbro sporco di sangue ; videro i suoi amici andargli intorno e Katherine sorrise soddisfatta, pregando che anche loro si mettessero contro di lei per dar luogo ad un'altra delle sue sane e tipiche risse da bar che ricordasse come se fosse ieri.
Dean si avvicinò con aria seria, parandosi davanti a lei e facendole da scudo con il corpo, intimando agli amici di quell'uomo di portarlo via e di non avvicinarsi, altrimenti se la sarebbero vista con lui; la donna osservò il suo sguardo ed i suoi pugni chiusi pronti a scagliarsi contro di loro pur di non farlo fare a lei, e si ritrovò a sorridere mentre un forte brivido di eccitazione e piacere le attraversò l'intera colonna vertebrale.
"Ma che diavolo, amico?!" chiese il barista con tono alto e confuso, allargando le braccia da dietro il bancone e guardandolo con dissenso.
"Scusa Paul, ce ne andiamo!" esclamò Dean voltandosi ed afferrando la sua giacca prima di lasciare delle banconote sul tavolo e fare un cenno della testa al barista per indicargliele; prese una mano della donna con la sua, che ebbe appena il tempo di afferrare la sua giacca e la bottiglia prima che l'uomo la trascinasse fuori dal locale per allontanarsi da quei tipi.
Katherine varcò la soglia del locale ridendo di gusto, fermandosi fuori per infilare la giacca e lasciar andare i suoi capelli sulla schiena, voltandosi nella sua direzione con quel sorriso soddisfatto che Dean stava iniziando ad apprezzare sempre di più; si guardarono per qualche lungo istante e l'uomo si ritrovò a sospirare, dimenticando quanto fosse successo e sorridendo di rimando nella sua direzione, accorgendosi in quel momento di aver cercato la mano della ragazza anche dopo essere usciti dal locale.
La donna seguì il suo sguardo sulle loro mani ed il suo sorriso scemò appena, facendo un passo indietro per sciogliere quel contatto ed afferrando la bottiglia di Chivas che avesse lasciato momentaneamente sul tavolino fuori dal locale per passargliela con aria divertita.
"Ho vinto".
Dean sorrise ed afferrò il Whisky, prendendone qualche sorso ed inumidendosi le labbra con la lingua brevemente, prima di restituirgliela sostenendo il suo sguardo. "Hai sbagliato il tiro".
"No, ho vinto!" esclamò Katherine ridendo di gusto, avvicinandosi con un sorriso e sentendo qualcosa smuoversi dentro il suo petto mentre rimase incastrata nel suo sguardo sinceramente divertito. "Sai anche tu che avrei imbucato quella palla senza problemi se quello stronzo non si fosse scontrato con me!".
L'uomo sorrise osservandola chiudere gli occhi e piegare la testa all'indietro per bere degli abbondanti sorsi di Chivas, non riuscendo a negare l'effetto dell'alcol che iniziasse a farsi sentire dentro di lui suggerirgli di annullare quella distanza; la ragazza aprì gli occhi ed allontanò la bottiglia dalle sue labbra per poi guardarlo e leggere sul suo volto le emozioni contrastanti che non si sforzò più di nascondere.
"Dovremmo tornare alla macchina.." sussurrò Katherine sorridendo beffardamente ed avvicinarsi quanto bastasse per sfiorargli il petto e adagiargli contro di esso la bottiglia, sentendo la mano del cacciatore afferrarla istintivamente e sfiorarle le dita con delicatezza.
La donna fece oscillare il suo sguardo sulle sue labbra ed avrebbe tanto voluto colmare quella distanza, ma qualcosa dentro di lei le disse di fermarsi perchè probabilmente sarebbe stata la scelta sbagliata provare qualcosa per cui non fosse pronta; tornò a guardare i suoi occhi e sorrise in maniera sfacciata, allontanandolo di colpo e ridendo lasciandolo lì sul portico per raggiungere il suo Suv.
Con la coda dell'occhio lo vide avvicinarsi nella sua direzione, chiedendosi se lo facesse di proposito a guardarla in quel modo per dimostrarle che fosse in grado di ritorcere le sue intenzioni di corromperlo contro di lei, così salì sul cofano dalla parte laterale, sedendosi ed appoggiando le scarpe contro il grosso copertone, mentre lui si appoggiò con la schiena proprio di fianco a lei.
"Allora, ti sei divertita?" chiese l'uomo bevendo qualche sorso di Whisky e rendendosi conto che fosse quasi del tutto finito, passando la bottiglia semivuota alla ragazza, che fece attenzione a non sfiorare le sue mani.
"Si, anche se devo ammettere che il pugno in faccia a quel tipo sia stata la mia parte preferita.." sussurrò Katherine bevendo l'ultimo sorso con un sorriso, voltandosi ad osservare il suo sguardo per qualche secondo e sforzandosi di guardare oltre ciò che i suoi occhi verdi le stessero suggerendo.
Dean rise di gusto, osservandola aggrottare le sopracciglia, e si voltò interamente verso di lei con il busto appoggiando un gomito ed il fianco sinistro al cofano, sfiorandole una gamba con il petto. "Oh, credevo che guidare la tua auto fosse stata la parte migliore..".
Katherine lo osservò e si impose di tornare ad essere la donna che fosse sempre stata, ingannandolo con il suo sguardo malizioso e ridendo di gusto quando vide il modo in cui la stesse guardando; si avvicinò di qualche centimetro e mise su la sua faccia ironica mentre gli sfiorò il petto delicatamente con una mano. "Wow, sei arrivato al grande momento: pensi che sia abbastanza ubriaca per portarmi sul retro della mia macchina?".
Dean buttò la testa all'indietro lasciandosi andare ad una grande risata come ormai da tempo non facesse, perchè la ragazza non aveva la minima idea di quante volte avessero fatto una cosa del genere pur di stare lontani dai loro fratelli quando erano in viaggio o per non far sentire nulla a Judith dopo che si fossero trasferite al bunker; tornò a guardarla con aria divertita e le prese la mano con la quale gli stesse ancora sfiorando il petto con la sua, portandosela alle labbra e depositandole un leggero bacio prima di lasciarla andare.
"Perchè ridi?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia e fissandolo con aria curiosa, chiedendosi cosa lo avesse spinto ad agire in quel modo. 
"Perchè ti conosco e so che con te non funziona così".
"Tu non conosci me.." sussurrò la donna accigliandosi e facendo spallucce, guardandolo con aria sicura di ciò che stesse affermando. "La tua ragazza è morta quando è uscita di strada due mesi e mezzo fa".
Dean si avvicinò e le sfiorò i capelli scuri e mossi, e Katherine deglutì a fatica sentendo il suo viso così vicino lasciando oscillare lo sguardo sulle sue labbra per la seconda volta, per poi sollevarlo sui suoi occhi con un'espressione seria. "No, non è vero".
"Hai sentito come mi hanno descritta Clay e Bela: non importa quanto io cerchi di cambiare, sarò sempre la stronza, manipolatrice che usa le persone e non le lascia mai entrare, mentendo e rompendole" disse la ragazza con aria quasi dispiaciuta, sentendo la mano del ragazzo sfiorarle la guancia e sollevarle il volto per far scontrare i loro sguardi.
"Io so chi sei, Kath.." sussurrò l'uomo accennando un sorriso intenerito per la sua espressione, scendendo con la mano fino a sfiorarle il collo e poi il petto lasciato scoperto da quel top, posizionando una mano all'altezza del suo cuore e pressando leggermente per sentirlo battere in maniera irregolare contro la sua pelle. ".. e so che questo non si può fingere e che ti sei sentita legata a me da quando ti sei svegliata".
Katherine prese un lungo respiro profondo, sentendo il cuore prendere a battere sempre più velocemente conscia che il cacciatore lo riuscisse a sentire e ciò la fece sentire paralizzata, non riuscendo a fare a meno di guardare i suoi occhi e le sue labbra, mentre Dean si avvicinava lentamente con un sorriso sul viso. La donna si sentì così vulnerabile in quell'istante che si sarebbe potuta spezzare da un momento all'altro senza possibilità di riuscire a ricreare l'armatura che si fosse cucita addosso dopo la morte di suo padre, promettendo a se stessa che mai più avrebbe sofferto in quella maniera.
Riuscì a recuperare il controllo del suo corpo appena prima che il cacciatore raggiungesse le sue labbra e le facesse scontrare con le sue, e si spostò completamente, allontanandolo con le mani e soffocando una risata, pensando che mai avrebbe permesso che qualcuno la spezzasse come avesse fatto Phil lasciandosi andare e non preoccupandosi di lasciarla da sola.
"Pensavi davvero che queste stronzate mi avrebbero fatto tornare la memoria o era solo un'ipotesi?" chiese la donna iniziando a ridere e scendendo dal cofano dalla sua auto, osservando il modo stranito in cui l'uomo la stesse fissando. "Scusa tesoro, ma il tuo piano faceva un po' schifo, dovresti provare a fare meglio di così! Adesso perchè non torniamo al bunker, mmh? Che ne dici, magari è meglio?".
Dean rimase a fissarla per qualche istante, chiedendosi come avesse fatto a rispedire indietro quei sentimenti che avesse letto nei suoi occhi e sentito nel suo cuore, ma soprattutto perchè avesse scelto di non lasciarsi andare a quelle emozioni che le scalpitassero nel petto pur di tornare a nascondersi dietro la coltre di indifferenza; la vide entrare in auto ed accendere le luci ed il motore, ed entrò dal lato passeggero con una strana sensazione che gli aleggiasse nel petto, come se quella volta sarebbe stata più difficile delle altre riportare indietro l'amore della sua vita.

 
 
 
Il cigolio della grossa porta in ferro del bunker le fece storcere il naso quando la spalancò e trovò ancora le luci accese nonostante fossero le tre e mezza del mattino; scambiò una rapida occhiata con il cacciatore dietro di lei ed aggrottò le sopracciglia mentre iniziò a scendere le scale con aria confusa, osservando come il primo grande tavolo della sala fosse stato riempito da numerosi libri e volumi e nascosta fra essi vi fosse la testolina della ragazzina che dormisse e sbavasse sulle pagine di un tomo che avesse l'aspetto di essere molto antico.
Un sorriso le increspò le labbra contro ogni sua aspettativa, nascendo improvvisamente sul suo volto a quella vista, e si prolungò anche quando lesse i titoli stampati sulle copertine di quei libri: era una collana che descriveva tutti gli incantesimi e le maledizioni che potessero essere lanciati per far perdere la memoria a qualcuno; quello fu il primo momento in cui Katherine si sentì davvero in colpa nella sua vita, abbassando il capo e lasciando andare il libro, sentendo i passi dell'uomo alle sue spalle farsi più vicini fino a superarla.
La donna lo vide avvicinarsi con tenerezza a Judith, sfiorandole la testa con una dolce carezza e poi schioccarle un bacio sulla guancia prima di prenderla fra le braccia con delicatezza e farle adagiare la testa sul suo petto; la donna serrò la mandibola cercando di reprime l'effetto che le facesse vederli insieme e vide il modo in cui Dean le fece segno con la testa, chiedendole di seguirlo per dargli una mano.
Silenziosamente camminò dietro l'uomo lungo il corridoio buio, fino a superare la cucina e ad arrivare davanti una serie di porte: Dean le indicò con lo sguardo la giusta camera da aprire ed in fretta la donna capì che la stanza della ragazza fosse proprio davanti alla sua camera.
Aprì con lentezza ed accese la luce, entrando nella stanza e sollevando le lenzuola in maniera tale che il cacciatore potesse adagiare Judith sul grande letto posto al centro della stanza senza problemi; lo sguardo di Katherine vagò per la stanza super colorata di rosa e si avvicinò al grande specchio ovale e lungo vicino l'armadio, osservando le fotografie che fossero incastrate contro il bordo: vide una foto in cui un ragazzo con in dosso una divisa di una squadra di football le cingesse la vita, alcune con delle amiche in cui facessero delle facce strane, finchè non le mancò il respiro vedendone una che avesse tutta l'aria di essere stata stampata da un paio di mesi.
Judith stava al centro del grande tavolo della sala, su cui in quel momento vi fossero ancora sparsi numerosi libri che sua figlia stesse consultando, con davanti una grossa torta dei sedici anni ed attorno lei e Dean, Sam ed Hailey, Phil, Bela e Clay, alcuni ragazzini della sua età ed altre persone di cui non ricordasse assolutamente nulla; strinse la mandibola osservando l'espressione felice sul volto di sua figlia, sul suo e su quello di Dean e si chiese se davvero valesse la pena non tentare di essere la Katherine che tutti ricordassero ed andare avanti, superando il suo dolore.
Si voltò a guardare Dean, che avesse già sistemato la ragazza a letto e le avesse rimboccato le coperte, e gli mostrò quella foto come se fosse una prova schiacciante di qualcosa di orribile, guardandolo in cagnesco; il cacciatore osservò la foto fra le sue mani e fece un passo avanti, accennando un sorriso e guardando la donna negli occhi.
"E' la festa di compleanno di Judith che tu e le tue sorelle avete organizzato" rispose Dean sorridendo amaramente e facendo spallucce, avvicinandosi ancora per afferrare fra le dita la foto e desiderando di poter tornare indietro fino a quel giorno per aggiustare le cose; deglutì a fatica quando capì che la ragazza dalla lingua tagliente e velenosa che fosse entrata con lui da quella soglia si fosse stranamente ammutolita, ed accennò un sorriso indicando le persone di cui non avesse memoria. "Questa è Jody, lo sceriffo di Sioux Falls, e queste due ragazze sono le sue figlie adottive Alex e Claire; questo è Chad, credo che lui e Jud abbiano una specie di relazione adolescenziale e questa è Julie, la sua migliore amica; il ragazzino asiatico invece è Kevin, il nostro profeta, ma ti spiegherò domani cosa vuol dire; e quest'uomo buffo dallo sguardo estraniato dal mondo che guarda in maniera bizzarra l'inquadratura e del tutto ignaro che stessimo scattando la foto è..".
"..Castiel?!" chiese la donna aggrottando le sopracciglia, sollevando lo sguardo incredulo nella sua direzione, chiedendosi con rabbia come e perchè avesse permesso a quell'angelo di partecipare alla sua festa.
"Ti ricordi di lui?".
"Si! Insomma, Castiel mi ha riportata in vita insieme agli altri angeli quando il vampiro mi ha uccisa.." sussurrò Kathreine aggrottando le sopracciglia e sentendo dentro di sè la rabbia montare. "E' uno stronzo, perchè è alla festa di mia figlia?!".
Sentirono la ragazza mugolare nel sonno e si voltarono nella sua direzione, osservandola rigirandosi nel letto e sentendola respirare pesantemente, probabilmente infastidita dall'udire le voci dei due troppo vicine a sè; Dean sorrise teneramente e si sporse in avanti per rimettere a posto la foto sullo specchio, facendo cenno alla donna di uscire per lasciare riposare Judith serenamente, spegnendo la luce e chiudendosi la porta alle spalle senza fare troppo rumore.
Katherine lo guardò con aria interrogativa ed il cacciatore le spiegò che Castiel non fosse esattamente l'angelo che ricordasse lei, e che avesse molto legato con lui e che gli volesse davvero bene, raccontandole di come adesso fosse diventato proprio un umano come loro; la donna non seppe cosa rispondere così sospirò e gli fece un cenno con la testa, augurandogli una buona notte prima di infilarsi in fretta e furia nella sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle ma notando lo strano sorriso che le riservò prima di avviarsi nella stanza accanto.
La donna sospirò appoggiandosi alla porta e chiuse gli occhi per qualche secondo, pensando che avrebbe fatto meglio a scappare via dalla quel bunker e lasciarsi tutti alle spalle esattamente come fece dopo la morte di suo padre, scappando via ed abbandonando persino la sua stessa sorella pur di scappare da quel dolore; si mosse lentamente e si tolse gli alti tacchi, appoggiando finalmente i piedi sullo stesso livello, ed aprì l'armadio scorrevole probabilmente dal lato sbagliato poichè trovò solamente indumenti maschili e lo stesso odore del cacciatore con cui avesse passato la serata provenire da essi.
Sfiorò con le dita quelle camice di flanella e quelle magliette scure di cotone con un sorriso sulle labbra, capendo che la loro storia fosse davvero seria ed intuendo tutte le ragioni per cui l'uomo avesse provato così duramente a farle ritornare la memoria durante il corso della serata, spingendola a provare qualcosa; tirò l'anta verso di sè e la fece scivolare dalla parte opposta, trovando finalmente la  parte dell'armardio che le interessasse davvero, ma rimanendo delusa nel non trovare tutti i vestiti che pensasse di possedere. 
Storse il naso cercando qualcosa di comodo da indossare per dormire, ma nulla di ciò che trovò le sembrò appropiato, così si sfilò i jeans aderenti e il top striminzito e li adagiò con poca delicatezza sulla sedia del tavolo senza neanche piegarli, accedendo nuovamente alla parte dell'armadio riservata all'uomo e prendendo una delle sue magliette di cotone per infilarla ed usarla per dormirci, che le arrivò a coprire fin sotto il sedere.
Continuò ad osservare la stanza spinta dalla curiosità e notò quante armi adornassero le uniche due pareti libere, dai fucili alle lame piatte e lunghe, e sorrise pensando che quello fosse proprio il suo stile; iniziò a frugare fra i cassetti di una cassettiera posta dal lato opposto rispetto all'armadio e vide una grande collezione di vinili, i classici degli anni ottanta che avessero l'aspetto di essere molto antichi e molto preziosi, sorridendo nel notare come fossero stati protetti da custodie di plastica che li preservassero dall'usura.
Trovò una grande collezione di coltelli e di armi di vario tipo, così decise di abbandonare la cassettiera per avvicinarsi alla scrivania sgombera posta accanto all'armadio: si sedette sulla sedia in maniera distratta e schiacciado i suoi vestiti, spingendola appena un po' indietro per osservare cosa cosa celassero quei tre cassetti.
Katherine trovò nel primo degli strani utensili che probabilmente servivano a Dean per eseguire dei piccoli lavoretti e passò oltre fino all'ultimo cassetto, all'interno del quale trovò una serie di foto ammassate l'una sull'altra e le afferrò tutte per posarle sulla scrivania con aria curiosa: vide delle foto ingiallite dal tempo che ritraessero un bambino con un caschetto biondo chiaro stretto forte al corpo di una donna sulla trentina, bionda e sorridente che guardava la fotocamera con la felicità negli occhi, e Katherine capì subito che si trattasse di Dean e di sua madre, chiedendosi se fosse ancora viva o se fosse il motivo che li avesse spinti a cacciare; vide delle foto che ritraessero i due fratelli in diverse fasi della loro crescita: dall'infanzia, all'adolescenza fino all'età adulta e riuscì a percepire quando amore li legasse, e sorrise perchè riusciva a capirlo perfettamente, dato che nonostante tutto lei non avesse mai smesso di amare Bela.
Sospirò e diede una rapida occhiata alle foto, finchè alcune catturarono la sua attenzione: Katherine e Dean insieme con le espressioni più felici ed innamorate che la donna avesse mai visto. Nella prima pensò di poter aver ventiquattro o venticinque anni ed osservò il modo possessivo con cui l'uomo la stesse tenendo stretta all'interno di un bar; nella seconda lei gli stava seduta sulle gambe mentre il cacciatore fosse intento a finire la crostata che avesse nel piatto, all'interno di una cucina che le sembrò di non conoscere affato e Katherine sorrideva felice guardando il ragazzo con aria sorpresa; e poi l'ultima le fece battere più forte il cuore, perchè le sembrò che fosse uno scatto rubato e che quello fosse il loro ultimo Natale insieme: la città addobbata e splendente nella notte non riuscì proprio a riconoscerla, ma vide bene il modo in cui lei si stringesse all'uomo ed il modo in cui lo stesse baciando facendo si che entrambi dimenticassero probabilmente qualsiasi problema che li affliggesse in quel perido.
Rimise le foto a posto con il cuore pesante e si affrettò a spegnere la luce sentendosi molto amareggiata, distendendosi sotto quelle lenzuola fredde ed accovacciandosi contro il secondo cuscino, sentendolo con sua sorpresa ancora intriso dell'odore del cacciatore; aprì nuovamente gli occhi e si stese sulla schiena, fissando il soffitto bianco e si sorprese a provare quasi dispiacere misto ad invidia verso quella donna che fosse riuscita a costruirsi una famiglia così numerosa ed affiatata, nonostante le cacce e nonostante i numerosi dispiaceri che non tardarono ad arrivare nelle loro vite, ma che probabilmente riuscirono ad affrontare traendo forza l'uno dall'altro.
Sospirò rumorosamente e chiusi gli occhi, sperando di non trascorrere la sua prima sera a lottare contro quella minuscola parte di sè che le suggerisse di lasciarsi andare, parte che non pensasse neanche di avere fino a qualche momento prima.
 


 
"Allora? Ieri sera siete spariti senza dire dove sareste andati!" esclamò Sam sgranando gli occhi ed osservando il fratello sedersi di fronte a lui dopo essersi cucinato la sua colazione con un'espressione seria. "Che è successo?!".
Dean sbuffò e continuò a masticare le sue uova sollevando lo sguardo scocciato verso l'uomo, che rimase a fissarlo con aria curiosa di sapere cosa avessero fatto e perchè indossasse quella faccia arrabbiata; il maggiore deglutì  rumorosamente, lasciando che il fratello provasse un po' di disgusto nel vederlo mangiare in quella maniera, e poi prese un sorso del suo caffè, scuotendo la testa e continuando a mangiare senza avere la minima intenzione di parlarne con loro.
Sam aggrottò le sopracciglia e volse lo sguardo verso Bela ed Hailey che rimasero ad osservare la scena da dietro l'isola di acciaio, e la minore sbuffò appoggiandosi con i gomiti ad essa ed adagiando la testa sui palmi delle sue mani aperte.
"Lasciami indovinare: ti ha tenuto tutta la sera sulle spine comportandosi in maniera ambigua, giocando con lo sguardo e facendoti credere che fosse tutto ciò che volesse?" chiese Bela accennando un sorriso compiaciuto, pensando che sua sorella non avesse mai perso il suo tocco; quando vide l'occhiata di fuoco che il cacciatore le riservò, sollevò le sopracciglia ridendo di gusto, continuando a trarre le sue conoscenze. "Così dopo che le hai comprato quei vestiti da prostituta, le hai fatto cambiare colore di capelli e le hai offerto da bere tutta la sera hai pensato che fosse arrivato il momento di farle ricordare il vostro amore epico baciandola, ma lei si è tirata indietro con una risata, dicendoti che tutto quello non le sarebbe bastato per cedere, dico bene? Sentiti libero di fermarmi se sto divagando".
Dean si voltò nuovamente nella sua direzione con ancora la bocca piena, masticando e deglutendo con rabbia, guardandola nuovamente con sguardo adirato e frustrato, stringendo forte la forchetta fino a farla piegare sotto la forza delle sue dita; Bela sollevò un sopracciglio, come per dirgli te l'avevo detto, ed accennò un sorriso divertito.
"Quindi ti ha dato un due di picche?" chiese Hailey ridendo leggermente, appoggiando con i gomiti all'isola accanto alla sorella e guardando il cacciatore con aria divertita. "Era ora che lo facesse: non ne potevamo più di sentire la vostra passione ogni notte!".
Bela e Sam sorrisero divertiti, mentre Dean scosse la testa arrabbiato ed allontanò il piatto ancora pieno con un gesto secco della mano quando sentì lo stomaco chiudersi, e si passò un tovagliolo sulla bocca prima di prendere un altro sorso di caffè sperando che la smettessero di guardarlo in quel modo e di cercare di recuperare informazioni sulla scorsa notte.
"Non è andata come immaginavo, d'accordo?" esclamò il maggiore con tono serio, alternando uno sguardo arrabbiato fra loro ed intimandogli di non chiedere più nulla e di concentrarsi su altro, come per esempio aiutare Kevin a decifrare la Tavoletta o trovare un caso in cui avrebbe potuto sfogare la sua rabbia massacrando un mostro. 
Sam sorrise nonostante si sentisse abbastanza dispiaciuto per il fratello ed allungò una mano sul suo portatile ancora aperto e che avesse allontanato qualche attimo prima che il fratello si sedesse davanti a lui con un'abbondante tazza di caffè fumante ed il suo malumore, ed aprì i suoi programmi sincronizzati con i sistemi della polizia, programmandoli per informarlo con una notifica ogni volta che ci fossero delle notizie strane.
Bela guardò la sorella e si morse il labbro come se stesse cercando di trattenersi pur di non dire ciò che realmente pensasse, facendo una smorfia e voltandosi nuovamente verso il maggiore che la stesse già osservando con il suo sguardo adirato. "Katherine sta tramando qualcosa: ti ha usato ieri e credo che abbia capito che può manipolarti".
Dean sgranò gli occhi e scosse la testa, stringendo i pugni e per poco non spaccò la tazza con la mano, che il fratello si affrettò ad allontanare da lui per evitare che potesse rovesciarla sul suo pc. "Perchè non sorridi un altro po' e non dici direttamente che mi avevi avvertito, mmh?".
La minore fece spallucce ed osservò la sorella e poi spostò lo sguardo su Sam, che sospirò e le fece segno di andare avanti senza prestare molta attenzione alle parole arrabbiate del fratello, che si girò interamente verso di lei per fulminarla meglio con lo sguardo. "Dean, ma non capisci? Da chi credi che abbia imparato a comportarmi in quel modo quando ci siamo conosciuti?!".
"Bela stai dicendo che Katherine potrebbe essere una manipolatrice, egoista, stronza dal cuore di ghiaccio e .." iniziò il minore con sguardo incerto, non riuscendo a credere fino in fondo alla donna perchè conosceva Katherine e aveva visto il suo cuore in svariate occasioni, e pensare che potesse avere ragione gli fece quasi male; Sam interruppe il suo discorso e sgranò gli occhi quando sentì una presenza sulla soglia.
Katherine li osservò ad uno ad uno con sguardo attento, rimanendo appoggiata con entrambe le mani agli stipiti della porta dentro dei jeans aderenti ed un maglioncino sagomato nero che le lasciasse le scapole ossute scoperte, osservandoli con aria divertita fino a portarsi una mano alle labbra per coprire il grosso sorriso che si fosse dipinto sul suo volto nell'udire il discorso che i quattro stessero facendo.
"E tanto ambiziosa, alquanto egocentrica, molto divertente ed arrogante, mostruosamente intelligente e sexy in maniera spropositata.." sussurrò la donna ridendo di gusto ed entrando all'interno della cucina fino ad arrivare alla macchina del caffè dietro il minore, afferrando una delle tazze capovolte e riempiendola fino all'orlo prima di voltarsi e guardarli con aria divertita. ".. volete che continui o preferite farlo voi?".
I quattro cacciatori si scambiarono un'occhiata veloce e le sorelle accennarono un sorriso quasi imbarazzando mentre le osservarono appoggiarsi con il fondoschiena al ripiano ed osservarli con la sua tipica aria insolente; Katherine fece scivolare lo sguardo sul maggiore e si morse il labbro, avvicinandosi a lui con un sorriso e sedendosi nella panca accanto a lui, indicando il piatto che avesse davanti.
"Non lo mangi questo? Sto morendo di fame.." sussurrò la ragazza sfiorando il suo braccio con il suo ed allungandosi nella sua direzione per prendere il suo piatto e la sua forchetta, prendendone un boccone; si appoggiò con la schiena al muro e distese le sue gambe incrociate sulla panca, osservando compiaciuta il modo quasi arrabbiato con cui la stesse guardando. "Oh tesoro, non ce l'avrai con me per ieri sera? Sono tornata da un giorno, non posso aver già fatto arrabbiare qualcuno, vero Bela?".
La sorella sollevò lo sguardo divertito nella sua direzione, sollevando un sopracciglio e cogliendo la sua sfida. "Fare incazzare la gente è la tua specialità: ricordi il militare che hai fatto scappare dopo solo qualche ora esserti svegliata?".
"Clay è solo ferito perchè sono andata a letto con il suo migliore amico.." sussurrò Katherine ridendo di gusto, prendendo un altro boccone delle uova ed osservando con aria stranita il modo in cui i due fratelli ed Hailey la stessero guardando, alternando lo sguardo fra loro. "C'è qualcosa che non va?".
Sam si schiarì la voce e si grattò nervosamente la testa, spostando i capelli indietro e sorridendo sentendosi leggermente a disagio. "Non siamo abituati a sentirti parlare così; hai sempre tenuto certe cose per te, nonostante fossimo una famiglia".
"Oh, sei così deliziosamente innocente e pudico.." sussurrò la donna sorridendo teneramente ed incastrandolo con l'azzurro dei suoi occhi, per poi cambiare il suo sguardo e guardare il maggiore davanti a sè che strinse la mascella osservandola con aria di disapprovazione; il computer del minore emise un suono, ma nessuno parve dargli troppa importanza per via del modo in cui le parole della ragazza l'avessero lasciati spiazzati, così Katherine tornò a sedere in maniera più composta, indicando con la forchetta il pc con un sorriso come se nulla fosse. "Non dirmi che lo sfrutti per i casi?".
Sam scosse la testa e sospirò, abbassando gli occhi sul suo portatile e concentrandosi su quanto fosse apparso sul suo schermo aggrottando le sopracciglia. "In realtà si: a Dexter, Kansas, ci sono state sei morti sospette nell'ultima settimana e le autorità pensano che siano state attaccate da un animale".
I quattro cacciatori si scambiarono un'occhiata veloce, aggrottando le sopracciglia mentre il minore mostrava loro le poche foto che la polizia avesse caricato nel database attraverso il computer, osservando i corpi dilaniati e del tutto smembrati da qualsiasi cosa si aggirasse nella notte.
"Un wendigo?" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia e sospirando, piegando la testa di lato e continuando ad osservare le immagini raccapriccianti con espressione disgustata.
"Forse o almeno un'altra decina di mostri che operano in questa maniera" rispose Dean facendo spallucce, tornando a bere il suo caffè reggendo la tazza con entrambe le mani ed appoggiando i gomiti al tavolo.
Bela ci pensò su qualche secondo, annuendo e sospirando rumorosamente, girando attorno all'isola di acciaio per guardare meglio le immagini; serrò le braccia al petto e fece spallucce. "Ok, partiamo fra cinque minuti".
"Oh no no no, tu rimarrai qui: ci sono due adolescenti a cui badare.." sussurrò il maggiore sollevando un sopracciglio con un sorriso divertito, che scemò quando incontrò lo sguardo della donna seduta accanto a sè che lo guardò con aria sorpresa, non pensando che potesse dare ordini alla sua sorellina. ".. facciamo tre". 
Katherine sollevò le sopracciglia e trattenne una risata, indicando se stessa con un dito per poi lasciarsi andare ad una grassa risata divertita. "Oh, io sarei un'adolescente?".
"Pensi di essere ancora nel '95: quanti anni credi di avere? 19?" continuò il cacciatore facendo spallucce e guardandola con aria fintamente infastidita, osservando la reazione della ragazza che storse il naso.
La donna si morse il labbro con nervosismo, assottigliando gli occhi e guardandolo in cagnesco mentre stringeva di più quella forchetta giù precedentemente deformata dalle mani dell'uomo. "E cosa dovrei fare chiusa qui dentro?".
"Leggi qualche libro, guarda Netflix, sforzati di recuperare la memoria o cerca di pensare a tua figlia: non mi interessa!" esclamò il maggiore bevendo l'ultimo sorso di caffè ed alzandosi dalla panca con un sorriso soddiisfatto nel vedere l'espressione arrabbiata della donna. "Ci vediamo fra qualche giorno!".
Hailey e Sam sorrisero quasi imbarazzati nella direzione delle due sorelle più piccole, sentendo Katherine imprecare ad alta voce e sbattere con forza la forchetta sul piatto, incrociando le braccia al petto e sospirando rumorosamente; il suo sguardo cadde su quello divertito della minore, che sollevò un sopracciglio e pensò di non avere mai visto la sorella zittita e messa da parte come in quel momento, godendosi ogni espressione arrabbiata che attraversò il suo viso.
"Che diavolo è Netflix?".


 
 
Si aggirò nella sala con aria annoiata, camminando vicino alle librerie ed osservando quante migliaia di libri contenesse quel posto e quanto fosse noiosa anche solo l'idea di poter passare i giorni seguenti china sui testi: aveva sempre odiato fare ricerche anche quando era il Consiglio a chiederglielo, delegandole sempre ai suoi Osservatori e procedendo direttamente all'azione, uccidendo qualsiasi mostro a cui la indirizzassero.
Passarono più di tre ore da quando avesse visto i tre cacciatori uscire dal bunker facendola arrabbiare ulteriormente, specialmente il maggiore che la salutò con un grosso sorriso ironico incitandola a non perdersi troppo nel divertimento senza di lui, guadagnandosi un'occhiataccia ed il suo dito medio come risposta, che lo fece ridere mentre si chiudeva la grande porta di ferro alle spalle.
I suoi pensieri furono interrotti dalla presenza di un ragazzino sui ventanni che rimase a fissarla sulla soglia del corridoio con aria spaesata, stringendo al petto numerosi fogli con degli scarabocchi disegnati sopra ed un pezzo di pietra chiuso fra le sue braccia; la donna si voltò nella sua direzione ed inclinò la testa di lato, osservandolo con un sorriso e chiedendosi se potesse essergli utile in qualche modo.
"Ciao ragazzino, devi essere Kevin.." sussurrò Katherine facendo qualche passo in avanti ed osservandolo con aria curiosa. 
"Kath, sono felice di vederti in piedi finalmente" rispose il ragazzo sciogliendosi un po' ed accennando un sorriso felice nella sua direzione, avvicinandosi al tavolo centrale ed adagiandovi tutto ciò che tenesse stretto fra le braccia per sedersi. "I ragazzi mi hanno detto che non ricordi quasi nulla".
"Si, è così.." sussurrò la donna avvicinandosi e prendendo posto accanto a lui, guardandolo con aria innocente per poi abbassare gli occhi sulle sue mani con finto nervosismo che il ragazzo non riuscì a cogliere per via della sua giovane età. "Sai, non è bello risvegliarsi dopo un coma di quasi tre mesi e non ricordare nulla della tua vita: Sam, Dean, le mie sorelle..".
"Tua figlia.." aggiunse Kevin accennando un sorriso e passandole una mano sulla spalla per rassicurarla con delicatezza.
Katherine sollevò velocemente lo sguardo verso il ragazzo e deglutì a fatica, pensando a quando la sera precedente l'avesse trovata con la testa china sui libri con l'intenzione di trovare un modo per farle ricordare chi fosse per lei e ricordando la sensazione come di un buco nel petto che provò a quella vista mista a senso di colpa; annuì ed accennò un debole sorriso. "Com'è Judith? Insomma, ho sentito che ha passato l'inferno ed ha solo sedici anni".
"Oh Kath, tua figlia è la persona più forte che conosca: è riuscita a superare così tante cose nella sua breve vita e continua a sperare, ci sprona a fare meglio e a combattere più duramente, a non perdere mai la speranza" rispose Kevin di getto, sorridendo teneramente e facendo spallucce. "Adesso è andata a scuola perchè Dean l'ha costretta: è entrato in camera sua stamattina presto e l'ha letteralmente buttata giù dal letto ignorando ogni sua protesta pur di accompagnarla in orario in classe".
La donna aggrottò le sopracciglia ed accennò un sorriso divertito, chiedendosi come mai non avesse sentito la confusione provenire dalla camera difronte la sua, ed appoggiò i suoi piedi sulla seduta della sedia, abbracciandosi le gambe con le braccia. "Perchè Dean è così premuroso con lei?".
"Non è ovvio? La conosce da quando aveva tre anni e mezzo: l'ha vista crescere e c'è sempre stato per lei, la considera una figlia. La ama e ama anche te" rispose il ragazzo ridendo e facendo spallucce, iniziando a sistemare i suoi fogli in maniera ordinata. "Avresti dovuto sentire il discorso che mi ha fatto quando mi sono trasferito qui: mi ha minacciato di una morte lenta e dolorosa se solo avessi anche solo pensato di provarci con Judith".
La donna sporse il viso più in avanti per capire di cosa si trattasse e notò degli strani simboli incisi su quella pietra che avesse tutta l'aria di essere molto antica, e subito perse interesse, trattenendo una smorfia annoiata e chiedendosi come un ragazzino della sua età potesse riuscire a decifrare quei segni. Poi Katherine elaborò le sue parole ed un sorriso nacque sul suo viso, pensando che sua figlia tutto sommato sarebbe sempre stata protetta ed accudita dal cacciatore.
"Scusami Kath, adesso devo proprio iniziare a lavorare sulla Tavoletta.." sussurrò Kevin tornando a guardare nella sua direzione con un sorriso gentile, facendo spallucce.
"Oh si certo, non volevo distrarti con le chiacchere" rispose la donna alzandosi immediatamente dalla sedia e rimettendola a posto, ricambiando il sorriso del ragazzo prima di allontanarsi.
Si mosse verso il corridoio non riuscendo a smettere di pensare a come si fosse circondata di persone così differenti da quelle a cui fosse abituata: aveva sempre incontrato rozzi cacciatori senza sentimenti o Osservatori pignoli e concentrati sulla loro missione senza aver alcuno scrupolo, ma loro erano diversi.
Non potè negare di aver percepito nel loro sguardo qualcosa che avesse visto solamente negli occhi di suo padre tanti anni prima, quando ancora fosse sicura del suo amore per lei; sospirò ed imboccò il corridoio pensando che magari avrebbe potuto chiamare Phil per parlare con lui e sentire la sua versione dei fatti, perchè se lo avesse ripreso nella sua vita dopo tutta quella sofferenza un motivo doveva pur esserci.
Scosse la testa come per allontanare quel pensiero e si recò nella sua stanza, guardandosi attorno con noia e sbuffando, gettando le spalle contro il materasso e guardando il soffito come avesse fatto per tutta la notte; fece scivolare lo sguardo per la stanza, fin quando lo sguardo cadde su un borsone dall'aria vuota e abbandonata posto su una delle sedie che si trovassero accostate al piccolo tavolo dietro alla porta, su cui spiccassero in bella vista due bicchieri ed una bottiglia di Scotch.
Si tirò a sedere sul letto e sorrise in maniera insolente, pensando che nessuno l'avesse mai costretta a fare qualcosa in tutto l'arco della sua vita, sicuramente non avrebbe cominciato quel giorno a prendere ordini da un uomo che neanche conosceva.
 



 
"Wow, è ridotto proprio male.." sussurrò Hailey aggrottando le sopracciglia e storcendo le labbra in una smorfia, tirando giù il lenzuolo con cui i poliziotti avessero coperto il corpo martoriato di un uomo di neanche quarant'anni.
Si sollevò dai talloni per rimettersi in piedi ed osservò i due uomini guardarsi attorno all'interno del loro vestito da federali, cercando degli indizzi in quel bosco che suggerisse loro cosa fosse realmente successo al povero malcapitato che adesso giacesse al suolo privo di vita senza un braccio e delle dita, mentre l'intero sterno fosse stato letteralmente dilaniato ed aperto.
Sam si grattò distrattamente la nuca, mantenendo l'altra mano dentro la tasca del pantalone e sbuffando l'aria dal naso pensando a quanto il numero delle vittime stesse crescendo a vista d'occhio, attirando un gran numero di giornalisti e di curiosi sui luoghi dell'incidente; deglutì e si passò una mano in viso, avvicinandosi alla donna ed al fratello con un sospiro. "Questa è la settima vittima, dobbiamo darci una mossa".
Dean scosse la testa e si continuò a guardare attorno, avendo già notato la quantità di orme che circondassero il corpo e sospirò, incerto su come procedere. "Lo sceriffo ha detto che l'uomo non era solo quando è stato attaccato, giusto? Andiamo a parlare con il testimone".
I due cacciatori annuirono e si scambiarono una rapida occhiata, voltandosi e guardandosi attorno per l'ultima volta prima di lasciare il luogo del crimine e raggiungere la loro auto; il minore si mise subito all'opera per trovare nome ed inidirizzo della persona che fosse con l'ultima vittima, scoprendo che si trattasse proprio della sorella e che vivesse a meno di mezz'ora di strada dal luogo dell'incidente.
Il maggiore si mise subito alla guida, cercando di fare delle strade secondarie per evitare il traffico caotico di quella città ma non riuscendo a scamparvi, infatti si ritrovò incolonnato nel traffico delle diciotto e trenta, l'orario in cui la maggior parte delle persone smontassero da lavoro e si riversassero nelle strade per tornare a casa; Hailey cercò di approfittare di quel momento per parlare con il cacciatore a proposito del misterioso ritorno di sua sorella, cercando di calmarlo sull'argomento e di chiedergli di non essere troppo duro con lei nonostante il modo in cui si fosse comportata già dal primo giorno in cui fosse tornata, ricordandogli che avrebbero dovuto avere pazienza con lei se avessero voluto farle tornare la memoria e darle un motivo per restare.
Dean scosse la testa, dicendole che non fosse affatto arrabbiato nei confronti di Katherine e che conoscesse perfettamente le ragazze che si comportassero come lei, dato che rappresentarono il suo genere preferito quando ancora rimorchasse nei bar; disse alla donna ed al fratello l'impressione differente che gli avesse dato la notte precendente in quel bar perchè per pochi istanti l'aveva rivista nei suoi occhi, e capì che fosse solamente nascosta da strati e strati di egoismo e di eccentricità che si fosse cucita a pennello come se fosse un'armatura con cui difendersi, riuscendo perfettamente ad intuire che tipo di trauma l'avesse spinta a cambiare in quel modo.
Dopo che la loro chiaccherata si spinse sul caso e sul modo strano in cui quelle persone venissero uccise, Dean posteggiò davanti all'indirizzo che Sam gli avesse fornito precedentemente, e dopo essersi dati una veloce aggiustata ai vestiti appena sgualciti per via della permanenza in macchina, si avviarono fino al portico della casa su due livelli e con un grosso prato verde all'inglese per poi bussare alla porta.
Passarono pochi istanti ed i tre cacciatori fecero in tempo a prendere i loro finti distintivi quando la porta d'ingresso si aprì mostrando loro una ragazza con dei corti capelli castani sulla trentina, con un grosso cerotto bianco e rettangolare sulla fronte ed un altro in bella vista sul polso, con occhi castani gonfi dal pianto ed un fazzoletto fra le mani con cui si asciugasse le lacrime che ancora le rigassero le guance.
"Si?".
"Signora Johnson? Siamo dell'FBI, vorremmo parlarle in merito alla tragica dipartita di suo fratello" disse Sam accennando il suo miglior sorriso dispiaciuto ed addolorato nei confronti della donna che cercò di parlare con la voce rotta dal pianto, che però tornò a piangere senza riuscire ad emettere un altro suono.
I tre cacciatori si scambiarono un'occhiata veloce, cercando di capire chi avrebbe dovuto dire qualcosa per calmarla o se fosse il caso di andare via per tornare il giorno seguente, e proprio quando il maggiore aprì la bocca per provare a tranquillizzarla, una mano aprì la porta e la figura di una donna fin troppo conoscente si fece largo sulla soglia con un sorriso compassionevole.
"Lo so Liz, lo so.." sussurrò Katherine passandole una mano sulla schiena e lasciando che la donna l'abbracciasse, sgranando gli occhi e roteandoli con nervosismo verso i tre cacciatori che non emisero alcun suono, impietriti per come fossero dal vederla lì. 
La donna parve quietarsi e tirò su col naso prima di asciugarsi le lacrime, rimettendosi dritta con la schiena e voltandosi verso i tre agenti, scusandosi e dicendo loro quanto fosse ancora scossa e sotto shock per quello che avesse visto qualche ora prima.
"Aggiornerò io i miei colleghi su quanto mi hai detto, tu cerca di riposare ed elaborare il lutto con i cinque passi di cui ti ho parlato!" esclamò Katherine sorridendo e varcando la soglia di casa dopo averle carezzato un braccio gentilmente, facendo segno con lo sguardo ai tre di seguirla e di stare alla larga da quella casa.
"Oh, Marie?" chiese Liz accennando un sorriso nella sua direzione, tenendosi alla porta nel tentativo di non cadere. "Ti ringrazio molto per le tue parole: mi hai fatto sentire molto meglio facendomi parlare dell'incidente e le tue parole sono state illuminanti! Non pensavo che l'FBI si avvalesse di psicolgi cosi bravi!".
Katherine accennò un sorriso e le fece un cenno con la testa, osservandola chiudere la porta quando iniziò a scendere i gradini del portico sentendo gli sguardi dei tre cacciatori sulla sua schiena; sorrise continuando a camminare fino all'Impala, a cui si appoggiò con un fianco e serrò le braccia al petto.
I ragazzi la guardarono per qualche istante, osservando il modo in cui avesse raccolto i capelli voluminosi in uno chignon mentre delle ciocche mosse e rosse le ricadessero con delicatezza  ai lati del volto leggermente truccato, e come indossasse un vestito rosa cipria molto chiaro ed aderente ed un cardigan grigio chiaro, conferendole l'aria innocente e confortevole che amasse sfoggiare ogni qualvolta parlasse con i parenti delle vittime per ottenere più informazioni possibili e fare meno ricerche.
"I cinque passi?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia con una smorfia incredula sul volto, avvicinandosi e soffocando una risata.
Katherine fece spallucce e sorrise divertita, piegando il viso di lato ed osservando meglio come fosse vestito, lasciando che notasse come l'aria innocente sparisse dal suo volto per lasciare spazio ad uno sguardo più vizioso e lussurioso. 
"Che ci fai qui, comunque?" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia e roteando gli occhi con disapprovazione quando vide quello scambio di sguardi di fuoco.
"Pensavamo che fossi al bunker con Bela!" esclamò Sam aggrottando le sopracciglia e guardandola con aria un po' severa.
La donna sbuffò e piegò il viso in una smorfia insofferente, lasciando scivolare lo sguardo sui due e sollevando un sopracciglio. "Si beh, non sono esattamente il tipo che ama compiacere gli altri: avevate un caso, volevo partecipare, mi avete tagliata fuori e ho preso la mia auto per venire a risolverlo prima di voi".
Dean si avvicinò di qualche passo, attirando nuovamente la sua attenzione e puntandole un dito contro non riuscendo però a nascondere la sua aria divertita. "La prossima volta farò in modo che non parta".
"E io ne ruberò una!" esclamò Katherine ridendo di gusto, rimettendosi dritta e lasciando che le braccia ricadessero sui suoi fianchi, guardandolo con aria impertinente. "Magari la tua".
Hailey e Sam si scambiarono un'occhiata, pensando che probabilmente non avrebbero mai smesso di punzecchiarsi in quella maniera a vicenda e che li avrebbero annoiati fino alla morte continuando di quel passo; la maggiore si schiarì la gola ed interruppe per la seconda volta quel loro gioco di sguardi in cui perdeva chi lo abbassasse per primo, e portò l'attenzione di entrambi su di sè. "Cosa ti ha detto?".
"Liz non ha visto molto, ha solo detto che quella creatura avesse gli occhi gialli e delle lunghe zanne al posto dei denti".
"Wow, questo restringe il campo almeno a cinque creature" commentò Sam pensieroso, sospirando rumorosamente ed appoggiando un gomito al tettuccio dell'auto.
"Perchè non continuiamo le ricerche mentre mangiamo qualcosa? Sto morendo di fame.." sussurrò Katherine accennando un sorriso irriverente, alternando lo sguardo fra i tre. 
Il maggiore scosse la testa e sospirò rumorosamente, distogliendo lo sguardo per guardarsi attorno con sopracciglia aggrottate ed aguzzando la vista nel tentativo di avvistare il Suv bianco posteggiato nelle vicinanze, ma non riuscì a trovarlo in mezzo a tutte la altre macchine; tornò a guardala iniziando a spazientirsi, allargando di poco le braccia.
"Dov'è la tua auto?"
"Al motel che avete scelto, ottimo gusto comunque!" esclamò la minore ridendo di gusto e facendo spallucce, sistemandosi i ciuffi dietro l'orecchio e mettendo in risalto il suo collo chiaro. "Sono venuta con un taxi perchè sapevo che sareste arrivati fin qui dopo la visita al fratellino della piagnucolona, adesso andiamo?".
Sam ed Hailey la guardarono entrare in auto con irriverenza, sbattendo lo sportello e lanciandogli uno sguardo di sifda mentre loro si chiedevano come avesse fatto a diventare così insensibile davanti alla sofferenza di una donna che avesse appena perso il fratello in una circostanza spiacevole come quella; scossero la testa ed entrarono insieme a lei sbuffando, mentre il maggiore fece il giro per aprire lo sportello ed entrare in auto con loro.
Dean accese il motore e partì senza dire una parola, dirigendosi verso uno dei pub che avessero visto lungo la strada e che non fosse poi così distante dal motel, pensando che la comparsa della ragazza durante la loro caccia probabilmente non avrebbe portato a nulla di buono; posteggiò quando ormai si fece buio davanti al bar ed i quattro scesero dall'auto ancora in silenzio.
Entrarono e si sedettero ad uno dei tavoli liberi ed iniziarono a discutere del caso, di ciò che avrebbero fatto l'indomani e a come si sarebbero mossi per scoprire con che tipo di creature avessero a che fare; la serata gli scivolò fra le mani fra una risata e l'altra ed i tre cacciatori provarono quasi una sensazione di familiarità a stare a stretto contatto nuovamente con Katherine, che sembrò quasi essere tornata la stessa di sempre.
Si alzarono dopo un'abbondante oretta e aver finito la loro cena, dirigendosi nuovamente verso il motel; il maggiore intercettò lo stesso sguardo insolente nella donna attraverso lo specchietto retrovisore quando posteggiò l'auto proprio accanto al suo Suv, notando qualcosa di diverso nei suoi occhi proprio come se stesse tramando qualcosa.
Decise di non farci poi troppo caso e scese dalla sua macchina con aria un po' incuriosita, osservandola brevemente e dirigendosi verso la reception seguito dai tre ragazzi, e solo in quel momento capì cosa si nascondesse dietro allo sguardo divertito della cacciatrice: non vi erano camere libere e questo probabilmente Katherine lo sapeva, e rise di gusto quando sentì l'uomo sulla sessantina dietro al bancone pronunciare quelle parole.
Hailey avanzò con aria tranquilla, probabilmente non riuscendo a cogliere nulla di strano in quel fatto, specialmente perchè avessero rischiato di non trovare posto nei motel per così tante volte che non ci fece caso; le sfiorò un braccio e le sorrise, dicendole che avrebbero potuto dividere la camera ed il letto per quella notte senza problemi, sfruttando l'occasione per poter parlare un po' e raccontandole le milioni di cose che avrebbe tanto voluto che sua sorella minore sapesse.
Katherine la guardò per qualche secondo con il suo stesso sorriso, poi la sua espressione mutò fino a diventare parecchio divertita e le passò accanto, facendo l'occhiolino al maggiore e dicendogli che si fosse già precedentemente sistemata nella sua stanza non appena avesse messo piede nel motel; l'uomo protestò ma la ragazza sfoderò la chiave del tutto identica a quella che il cacciatore tenesse in tasca e si avviò verso la camera, salutando Sam ed Hailey prima di dar loro le spalle, che rimasero ad osservarla con aria stranita.
Non era affatto un comportamento da lei e quello sguardo che aveva messo su era davvero improprio sul suo viso; il maggiore scambiò un'ultima occhiata con loro, poi sospirò e la seguì con aria seria pensando che quella sarebbe stata una lunga notte.
Non appena arrivò sulla soglia della stanza, Dean la vide seduta sul bordo del letto con le gambe accavallate in maniera provocante e del tutto scoperte per via della poca stoffa che componesse il suo vestito, intenta a tenere fra le mani il vecchio diario in pelle inscurita dal tempo ed a sfogliarlo con sopracciglia aggrottate; gli scappò un sorriso e si chiuse la porta alle spalle, allentando un po' la sua cravatta ed allargandola con un gesto della mano mentre si avvicinava nella sua direzione.
Katherine sollevò lo sguardo serio verso di lui, osservandolo per qualche secondo negli occhi, e poi sorrise beffardamente allungandosi appenna verso di lui mostrando una specifica pagina del diario con aria divertita. "Oh, ma sei un romanticone!".
Dean aggrottò le sopracciglia, non capendo a cosa si riferisse e cosa ci potesse essere di romantico nel diario di suo padre, e si avvicinò con sopracciglia aggrottate, osservando l'unica foto di loro due che avesse tenuto sempre con sè durante le cacce ed i suoi spostamenti per ricordarsi di non fare nulla di stupido e di tornare tutto intero a casa; serrò la mandibola, sentendosi quasi tradito da quell'atteggiamento e si allungò per toglierle il diario dalle mani, ma la ragazza si spostò indietro ridendo.
"E' violazione di privacy!" esclamò il cacciatore assottigliando gli occhi e guardandola in cagnesco, avvicinandosi ancora per riprendersi il diario di suo padre, ma la donna rise ancora e si sporse indietro sul materasso, facendo si che Dean si trovasse nell'esatto punto in cui lei volesse che fosse. "E anche entrare qui senza che io lo sappia: il tizio della reception non lo sa che rischia una denuncia?".
"Oh Dean, mi basta sbattere le ciglia per far fare agli uomini qualsiasi cosa io voglia.." sussurrò Katherine sorridendo arrogantemente e tirandosi su lentamente, tornando quasi del tutto seduta e trovando il viso ed il corpo del cacciatore molto vicino al suo; fece oscillare lo sguardo sulle sue labbra e vide il modo in cui l'uomo stesse facendo lo stesso, sentendo il suo respiro cambiare e diventare sempre più pesante, così gli sfiorò il braccio e gli sorrise audacemente. "E comunque lo so che speravi che io lasciassi il bunker per raggiungerti".
"E cosa te lo fa pensare?" chiese Dean con voce roca, portando nuovamente lo sguardo sui suoi occhi e deglutendo a fatica.
La donna rise nuovamente in maniera innocente, mandando in tilt il cervello dell'uomo che si trattenne dal colmare la distanza con quella che fino a qualche giorno prima considerasse la sua donna, e scese con la mano fino a toccare il petto muscoloso del cacciatore, seguendo ogni suo movimento con lo sguardo. "Perchè avresti preso una matrimoniale, altrimenti?".
Dean sentì il modo piacevole in cui lo stesse sfiorando, avvertendo le dita della donna allontanare la sua giacca per arrivare fino alla camicia bianca ed in un momento realizzò che quello non fosse mai stato l'atteggiamento di Katherine, nè tanto meno il suo sguardo o il suo modo di parlare; fece un balzò in avanti avvicinando di più i loro volti e con un gesto veloce le tolse il diario di suo padre dalle mani per poi spostarle il braccio teso sul materasso a cui si reggesse per farle perdere l'equilibrio fino a scivolare.
"Mi piace dormire comodo!" esclamò l'uomo mettendosi dritto con la schiena e richiudendo il diario distrattamente, osservandola con aria seria e scuotendo la testa.
La donna rise di gusto e si tirò in piedi con un sorriso, avanzando verso il cacciatore che si voltò per sistemare il diario all'interno del suo borsone posto su una delle sedie pur di non avere altri contatti visivi con lei, che lo guardò con aria beffarda; quando Dean si ritrovò costretto a voltarsi nonostante sentisse la sua presenza molto vicina, sospirò rumorosamente notando il modo in cui lo stesse guardando.
"Cosa vuoi fare? Passare tutta la notte così?" chiese il cacciatore sbuffando, piegando le sue labbra in una smorfia dispiaciuta. "Vuoi provocarmi finchè non cederò?".
"Si, è questa l'idea.." sussurrò la ragazza ridendo e facendo spallucce, divertita dalle due maniere contrastanti con cui continuasse a guardarla.
Dean serrò la mandibola ritrovandosi a pensare che in un'altra circostanza non si sarebbe fatto scappare un'occasione come quella, così sospirò e scosse la testa puntando i suoi occhi in quelli della giovane donna che gli stesse davanti. "Perchè?".
"Perchè amo leggere nel tuo sguardo nobile il modo in cui mi vuoi ma resisti perchè non ho più la mia memoria.." sussurrò Katherine sorridendo innocentemente, facendo qualche passo avanti nella sua direzione fino a toccare le sue mani con le sue, che si portò sui fianchi e le chiuse con forza lì, sentendo però il cacciatore toccarla con un gesto più delicato di quanto si aspettasse. ".. perchè posso farlo.." continuò incastrandolo con il suo sguardo ipnotico, avvicinandosi fino a sfiorare il suo petto con il corpo ed avanzando delicatamente fino a fare scontrare l'uomo con il tavolo che gli stesse dietro, mentre le sue mani continuarono a vagare fino al suo viso e toccandolo nello stesso modo delicato con cui stesse facendo il cacciatore. "Perchè io ottengo sempre tutto quello che voglio".
Dean serrò la mandibola e avrebbe tanto voluto avere la forza di divincolarsi da quella stretta e di non lasciarsi prendere in quel modo dalle sue mani, dai suoi occhi e dal suo sguardo che tutto d'un tratto gli iniziarono davvero a ricordare la donna con cui avesse diviso il letto e la vita nell'ultimo paia di anni, e deglutì a fatica quando vide il suo sguardo scivolare sulle sue labbra; sentì le mani di Katherine sfiorargli il viso e poi lesse nei suoi occhi un lampo di possessività mista a compiacimento e vittoria che non avesse mai visto, così riprese il controllo di sè stesso proprio prima che la donna colmasse la distanza.
Tolse le mani dai suoi fianchi e salì velocemente a bloccarle i polsi con una presa ferrea, pensando che se fosse andato fino in fondo non se lo sarebbe perdonato: la voleva, l'avrebbe sempre voluta in ogni momento ed in ogni luogo nonostante gli anni passassero ma la loro passione non mutasse mai, ma in quel modo non era giusto e la vera Katherine non lo avrebbe davvero voluto; riportò lo sguardo della cacciatrice sui suoi occhi ed osservò il modo confuso con cui lo stesse guardando, chiedendosi cosa lo avesse spinto ad agire in quel modo. "Beh, non questa notte e non con me".
Staccò la presa su di lei e sul corpo, guardandola per un altro lungo momento con aria seria e scosse la testa con amarezza, superandola e mettendo della distanza fra di loro fino ad arrivare alla finestra della camera: tornò finalmente a respirare ed appoggiò il braccio al davanzale, chiudendo gli occhi e pensando che ci fosse mancato davvero poco.
"Ti rendi conto che mi hai appena invitata a fare di meglio?" chiese Katherine ironicamente, voltandosi nella sua direzione e mettendosi con le braccia conserte, portando una mano al mento e coprendosi le labbra con le dita lasciando però trapelare il suo sorriso divertito che non volesse ancora darsi per vinto.
Dean riaprì gli occhi quando sentì le sue parole e si voltò a guardarla con occhi sgranati, respirando a fatica e notando come i suoi occhi continuassero a brillare nonostante il rifiuto, chiedendosi amaramente quanto fosse testarda ed ostinata; sbuffò e si tolse la giacca sentendo l'impellente bisogno di abbassare la temperatura del suo corpo che tutto ad un tratto fosse diventato bollente, e fece spallucce evitando il suo sguardo. "Perchè non fai una doccia fredda? Magari ti aiuta". 
Katherine aggrottò le sopracciglia e si morse un labbro, perchè nell'arco della sua vita aveva imparato a cavalcare qualsiasi onda le riservasse la vita, e l'idea che le servì Dean su un piatto d'argento la fece ridere di gusto; si voltò, dando le spalle al cacciatore che la guardò con sopracciglia aggrottate, e si portò i lunghi capelli mossi sulla spalla sinistra, volgendo la testa di lato e sorridendo innocentemente, indicando il suo vestito. "Forse è una buona idea.. potresti..?".
L'uomo sgranò gli occhi ancora una volta e sospirò mordendosi la lingua per essersi lasciato scappare anche quella frase che la donna riuscì ad usare contro di lui. "Stai scherzando?".
"Andiamo Dean: hai mantenuto il sangue freddo fino ad ora, puoi farlo ancora".
Il cacciatore annuì e respirò rumorosamente, avanzando lentamente e poggiando entrambe le mani sulla schiena della donna, che sorrise divertita osservando il suo nervosismo, e le sfiorò inavvertitamente la pelle diafana della schiena tirando giù con lentezza quella zip; osservò la sua pelle e mille ricordi gli affollarono la mente, pensando quante volte l'avesse toccata e baciata, sentendo il calore del suo corpo. Mollò la presa sul suo vestito e serrò la mandibola, facendo qualche passo indietro e deglutendo a fatica, prima di voltarsi verso la porta ed afferrare la sua giacca dalla sedia. "Vado a prendere aria..".
Katherine ebbe appena il tempo di voltarsi a guardarlo quando sentì la porta aprirsi e sbattere violentemente, chiedendosi se avesse davvero esagerato nel provocare la persona sbagliata; si ritrovò sola nella stanza ed abbassò gli occhi con aria davvero dispiaciuta perchè, nonostante non lo conoscesse affatto, dentro di sè lei sapeva cosa volesse.
Dean sarebbe potuto uscire da quella stanza con la convinzione che lei stesse solamente giocando e che fosse davvero la stronza ed ingrata che Bela gli avesse descritto, che si stesse approfittando del fatto che avesse capito i suoi sentimenti per lei e ciò che avessero prima del coma; ciò che non avrebbe mai potuto sapere era che Katherine avesse passato tutta la nottata precedente a fissare il soffitto, sperando con tutta se stessa di poter tornare indietro alla sera precedente a quando lui si fosse avvicinato a lei sul cofano della sua auto, perchè per la prima volta nella sua vita avesse davvero sentito qualcosa: connessione, sentimento, qualsiasi cosa fosse, Katherine lo aveva sentito nonostante non ricordasse, nonostante avessero passato insieme così pochi momenti.
Si tolse il vestito e seguì il suggerimento del cacciatore, dirigendosi verso il bagno per fare una lunga doccia per riflettere e pensare un po' a ciò che sentisse: se da un lato quel contatto la spaventasse come non mai, dall'altro invece sentiva la necessità e la curiosità di approfondire qualsiasi cosa ci fosse fra di loro. Una volta, solo una volta le sarebbe bastato, e avrebbe preso la sua strada e sarebbe andata via. 
Sentì l'acqua scorrere sul suo corpo e sui suoi capelli, sperando dentro di sè che fosse in grado di lavare via la persona che fosse diventata dopo la morte di suo padre, perchè all'epoca era davvero sola e smarrita senza di lui, ma adesso? Adesso si era costruita una bella famiglia, una figlia, un uomo che l'amasse davvero, due sorelle, degli amici.
Avrebbe potuto lasciarsi andare? Era davvero giusto? Avrebbe provato di nuoo dolore?
Chiuse il gettò dell'acqua con quelle e molte altre domande in testa, così allungò una mano per prendere il suo asciugamani e se lo avvolse attorno al corpo, prima di frizionare i suoi lunghi capelli ed assorbire l'acqua in eccesso; si guardò allo specchio e capì di non essere più la ragazzina degli anni '90.
Ormai era cresciuta, era andata avanti, era cambiata, o almeno credeva.
Sospirò, accorgendosi che avesse passato in bagno più tempo di quanto credesse, ed entrò nella stanza con sguardo basso e stanca, trovandola ancora vuota; aprì il suo borsone ed iniziò a cercare all'interno con tutta l'intenzione di trovare qualcosa da indossare per la notte ed aggrottò le sopracciglia accorgendosi di non aver portato assolutamente nulla.
Scosse la testa e fece vagare lo sguardo per la stanza finchè incontrò con lo sguardo il borsone del cacciatore, ed il sorriso tornò sul suo volto; si avvicinò ed trovò ciò che stesse cercando, così si affrettò a gettare l'asciugamano sul letto ed indossò i suoi slip, per poi mettere su la maglietta a mezze maniche che avesse trovato fra i vestiti dell'uomo.
Fece appena in tempo a far passare la testa nello spazio apposito che la porta si spalancò, permettendo al cacciatore di vedere più di quanto avrebbe voluto e maledicendosi per non aver tardato qualche altro momento.
"Non si bussa?" chiese Katherine abbassando la maglia fino a coprirsi il sedere, voltandosi verso di lui e guardandolo con aria infastidita.
"Non è niente che io non abbia già visto e poi devo ricordarti che questa è la mia stanza?" chiese Dean ricambiando l'occhiataccia ed assottigliando gli occhi, lasciando che il suo sguardo finesse sul corpo della ragazza ed indicandola appena con un dito. "E' la mia maglietta?".
Katherine accennò un sorriso e si voltò dalla parte opposta per rimettere all'interno tutti gli indumenti che avesse estratto dal borsone precedentemente, dando una sistemata apparente, sentendo lo sguardo del cacciatore sulla sua schiena; si voltò a guardarlo, trovandolo ancora in attesa di una risposta. "Si, ho dimenticato a portare qualcosa per la notte: la rivuoi?".
Dean sorrise divertito e scosse la testa, togliendosi la giacca ed appoggiandola contro lo schienale di una delle sedie, guardandola con uno strano sguardo e trovandosi a pensare a quanto gli fosse mancato quella visione: vederla con i suoi vestiti, litigare per toglierli, finire a letto per riuscirci.
"Oh, non ti sarai perso dietro a qualche fantasia?".
L'uomo sorrise di più e si appoggiò al tavolino su cui la donna lo avesse spinto qualche ora prima nel tentativo di sedurlo ed incrociò le braccia al petto con aria più tranquilla del solito, sostenendo lo sguardo. "Sai, me ne stavo al pub qui sotto e mi chiedevo perchè avessi iniziato a comportarti così, e sono arrivato ad una soluzione".
"E quale pensiero ha partorito la tua mente contorta, mmh?" chiese la ragazza avanzando scalza verso di lui con lentezza, avvicinandosi nuovamente e sfiorandogli i capelli con delicatezza, tornando a guardare nei suoi occhi verdi con un sorriso sincero. "Dio, sei così sexy!".
"Penso che tu sia confusa e che stia cercando disperatamente di sentire qualcosa, qualsiasi cosa, come ieri sera.." sussurrò il cacciatore ricambiando lo sguardo con un sorriso amaro ed inclinando la testa di lato per osservare meglio i suoi occhi azzurri. "E mi dispiace che tu sia dovuta arrivare a questo punto, perchè tu sei la persona che sentiva più di tutti".
Katherine indugiò sui suoi occhi per qualche altro secondo, piegando la testa di lato e fermando la mano con cui stesse carezzando i suoi capelli; sorrise divertita e si passò una mano sul fianco, guardandolo con aria divertita. "Sei così dolce e profondo, che mi fai tornare voglia di ..".
"Oh piantala, ho capito cosa vuoi da me e non è di certo il sesso" rispose il cacciatore con espressione insofferente, scuotendo il capo e togliendo la sua mano dai suoi capelli con decisione, mettendosi dritto davanti a lei e guardandola dall'alto, evincendo la loro differenza di altezza. "E' quella sensazione che hai provato ieri sera a starmi vicino: ti è piaciuta così tanto che adesso ne vuoi ancora ma non sai come dirlo".
"Dean, non ho sentito niente ieri sera".
"Non ti credo".
"Perchè dovrei mentire?".
"Perchè hai paura.." sussurrò il ragazzo avanzando di qualche passo verso di lei, aspettandosi che avrebbe indietreggiato ma così non fu; rimase a guardarla e lei ricambiò lo sguardo di rimando, rimanendo come pietrificata davanti a lui sentendo il sangue ghiacciarsi nelle vene ed il cuore battere più velocemente, così allungò una mano nella sua direzione e le carezzò il volto con delicatezza. ".. va bene provare qualcosa, non significa che sei debole o fragile, ma solo che sei umana".
"E dove l'hai sentita questa stronzata?".
"Me l'hai detta tu" rispose l'uomo sospirando, avvicinandosi ancora fino a sfiorarla di nuovo e lasciò che la donna potesse leggere nei suoi occhi tutto ciò che provasse e che avesse provato dal pirmo momento in cui si fossero incontrati, permettendole di scavare con lo sguardo dentro di lui, dimostrandole piena fiducia e facendo si che capisse che lasciarsi andare facesse bene. 
Avvicinò i loro volti e sentì il cuore battere così forte che sarebbe potuto esplodere, fin quando delicatamente sfiorò le labbra della donna con le sue mentre le cingeva il viso con entrambe le mani, stringendola delicatamente e muovendosi nella sua direzione per avvicinarsi di più; sentì quel calore al petto e quelle sensazioni tornare a scagliarsi contro di loro come se si fosse la prima volta, dischiudendo appena le labbra ed approfondendo quel bacio che fece battere i loro cuori all'unisono.
Fu un contatto davvero dolce e lento, ed il cacciatore la tenne stretta a sè per qualche altro momento, riconoscendo il fiato corto in entrambi; Dean allontanò appena il loro volti e le sorrise teneramente, ed in quel momento capì che Katherine si sarebbe pure lasciata andare nei suoi confronti se non l'avesse messa con le spalle al muro in quel modo. 
Non l'aveva spinta ad aprirsi, l'aveva spinta a chiudersi ed allontanarlo nonostante il modo in cui avesse risposto al bacio, e tutto ciò lo capì quando lesse nei suoi occhi una completa e totle indifferenza accompagnato da una risata arrogante.
"Mi dispiace Dean, non ho provato nulla".


 
 
Ben presto scoprirono che il branco di lupi che avessero rintracciato nel bosco facesse base in una casa abbandonata e del tutto malmessa distante solamente qualche chilometro dal luogo in cui vennero ritrovati i cadaveri delle vittime; i quattro cacciatori si mobilitarono per raggiungere la vecchia abitazione con proiettili d'argento e macheti spianati, con tutta l'intenzione di radere al suolo quel posto ed eliminare la minaccia prima che qualche membro del branco uscisse ancora per procurarsi la cena.
Si mossero silenziosamente nel buio della notte attraverso la fitta vegetazione, nascondendosi e cercando di vedere all'interno della casa con quanti licantropi avessero effettivamente a che fare, e ben presto ne riuscirono a contare fino ad otto; presto rimasero sorpresi quando videro attraverso una delle finestre la sorella dell'ultima vittima, Liz, in lacrime e legata ad una delle sedie del salotto.
I quattro cacciatori si scambiarono un'occhiata, chiedendosi perchè i lupi avessero scelto proprio lei per quella notte: volevano finire il lavoro iniziato la sera precedente? Volevano che morisse anche lei?
Continuarono il loro percorso in silenzio, cercando di non fare troppo rumore e di confondere il loro odore con quello del bosco, finchè sentirono la porta di casa aprirsi e videro un uomo sulla trentina uscire ed annusare l'aria come se avesse avvertito la presenza di qualcosa; immediatamente la minore delle Collins scambiò uno sguardo eloquente con la sorella e le fece segno di seguirla, intimando ai due uomini di fare il giro attorno alla casa dalla parte opposta.
Dean non aspettò di ricevere alcun segnale dalla donna, sapeva come occuparsi delle sue cacce da tutta la vita, non avrebbe avuto bisogno di sentirsi dire cosa fare proprio da lei: per qualche istante le immagini della sera prima gli tornarono in mente, ricordando come il cuore gli si fosse spezzato dopo averle sentito dire quelle parole e scosse la testa, tenendo stretta la sua pistola e non distogliendo mai lo sguardo da licantropo.
Sam pestò volontariamente un ramo per farlo scricchiolare, permettendo al lupo di capire in che direzione muoversi e lo vide voltarsi verso di loro, ma non li vide nascosti nell'ombra per come fosse, così continuò ad annusare l'aria fino ad addentrarsi nel bosco in solitudine e spinto dall'adrenalina e dal piacere che solamente la caccia alla sua preda fosse in grado di dargli.
Il maggiore uscì dal suo nascondiglio solo quando fosse abbastanza sicuro di riuscire a colpirlo alla nuca per disorientarlo e portarlo un po' più lontano dal suo branco per farsi dire con esattezza quanti fossero, ma non appena fece un passo fuori dal buio il licantropo lo avvertì e gli mostrò le zanne, parando il suo colpo e dandogli un forte pugno allo stomaco che gli spezzò il fiato e lo tramortì per qualche secondo prima di concentrarsi anche su Sam, che ricevette un colpo in viso fino a barcollare all'indietro sul suolo terroso ed instabile; ciò bastò al lupo per disarmarli e scaricare le loro armi, lanciando i proiettili nella vegetazione alle loro spalle per disperderli.
Rise di gusto e si avventò sul maggiore, mettendosi a cavalcioni su di lui e pronto a strappargli via il cuore a morsi, fin quando tutto ciò che vide il cacciatore fu una lama trapassare il collo del licantropo fino a staccargliela del tutto, mentre il resto del corpo cadeva dalla parte opposta.
"Ti ho salvato il culo".
Dean spostò lo sguardo su quello compiaciuto di Katherine e serrò la mandibola, non riuscendo a negare che avesse intaccato il suo ego per la seconda volta e fece una smorfia di disapprovazione; aiutò il fratello a rimettersi in piedi ed insieme ad Haiely si avviarono verso la casa, sfoderando le loro lame.
Cercarono di essere il più silenziosi possibili, ma non appena si apprestarono anche solo ad aprire la porta si scatenò l'inferno: vennero attaccati ciascuno da due lupi diversi e fu difficile per loro mantenere un fronte unito, dividendosi per la grande casa e cercando un modo per sopravvivere a tutto quel caos.
Hailey ne uccise uno mentre l'altro si avventò su di lei facendole perdere l'equilibrio e cadendo rovinosamente a terra, così come gli altri cacciatori che si chiesero come mai quei licantropi fossero così stranamente forti, trovandosi a pensare che la forza derivasse dalla scorpacciata che avessero fatto negli ultimi giorni e dal fatto che in cielo splendesse una luna piena più grande del solito.
Dopo molti sforzi e molti colpi, i quattro riuscirono a sopraffare il branco uccidendoli tutti fino all'ultimo; Sam si avvicinò ad Hailey, che avesse i vestiti ricoperti dagli schizzi del sangue dei due lupi con cui avesse lottato, e controllò che non avesse ferite importanti oltre a quelle superficiali, e la donna fece lo stesso con lui, accertandosi che stesse bene prima di fare leva sul suo corpo per rimettersi in piedi.
Il maggiore li guardò con un sorriso amaro e cercò con lo sguardo Katherine, che però si fosse già alzata e stesse varcando la soglia della cucina in cui avesse lottato per raggiungere il salotto in cui ci fosse ancora Liz legata; i tre la seguirono, notando come la donna imbavagliata continuasse a piangere e a scuotere la testa, specialmente dopo aver udito la lotta ed averli visti tutti intrisi di sangue dei suoi rapitori.
La minore abbassò il telo che avesse in bocca con un gesto secco e poco gentile, permettendo alla ragazza di tornare a respirare e di guardarla meglio, mentre numerose lacrime le rigassero il volto. "Voi siete gli agenti dell'FBI! Marie?".
Katherine rise divertita, avvicinandosi con gentilezza e chinandosi per liberarle le gambe  dalle corde strette che la bloccassero alla sedia. "No Liz: mi chiamo Katherine, noi siamo cacciatori e quegli esseri che ti hanno rapiti erano ..".
"Licantropi, lo so" continuò la ragazza deglutendo a fatica ed annuendo, fissando lo sguardo sulla donna davanti a sè e successivamente sugli altri tre.
La cacciatrice sollevò il capo e la guardò aggrottando le sopracciglia fermandosi dal liberarla, e le avrebbe pure chiesto cosa ne sapesse lei dei licantropi, quando l'occhio le cadde sul suo collo su cui vi fosse del sangue crostificato: una ferita a mezza luna che sembrasse essere ormai vecchia di una settimana le era stata inflitta sulla sua pelle, ed il fatto che stesse guarendo in così poco tempo non lasciò spazio ad ulteriori dubbi. 
Chiuse gli occhi per qualche istante e scosse la testa, facendo leva sulle gambe per rialzarsi con un'espressione delusa sul viso ed avviandosi ad occhi bassi verso la cucina. "Merda..".
Sam sospirò ed insieme ad Hailey si avviarono nella direzione della donna per consolarla, presentandosi ed osservando il modo in cui una brutta crisi di panico stesse prendendo il controllo su di lei; la invitarono a calmarsi e a tranquillizzarsi, dicendole che sarebbe andato tutto bene e che avrebbero trovato un modo per farla uscire sana e salva da quella situazione, e a quelle parole fu troppo anche per Dean, che scosse la testa e raggiunse Katherine nella cucina.
La vide di spalle con una mano appoggiata all'anta del basso frigo aperto e con l'altra all top della cucina, piegandosi per osservare con orrore tutto quello che quei licantropi avessero tenuto come merenda e ritrovando immediatamente i pezzi mancanti delle sette vittime; con disguto allungò una mano fino a trovare delle birre in lattina e sorrise amaramente, afferrandone due e chiuse il frigo prima di lanciarne una al cacciatore sulla soglia ed appoggiarsi al top a braccia conserte.
Dean la osservò, notando l'espressione menefreghista che avesse messo su ed osservando il modo in cui bevesse dei lunghi sorsi dalla lattina fredda. "Stai bene?".
"Scherzi? Tornare a caccia dopo quasi tre mesi?" chiese la ragazza sollevando lo sguardo divertito verso il cacciatore, ridendo nervosamente e facendo spallucce. "E' la cosa che amo di più".
Il maggiore avrebbe voluto dirle tante cose, che capiva il suo stato d'animo per esempio e che aver passato del tempo con l'ultima vittima del branco stava peggiorando le cose, ma non ebbe neanche il tempo di pensarle, quando dei ringhi provennero dall'altra stanza facendoli voltare immediatamente; la donna abbandonò la sua lattina sul top della cucina ed estrasse la sua lama dalla sua guaina per la seconda volta, avvicinandosi a grandi passi verso il salotto.
Liz iniziò a dimenarsi e a ringhiare del tutto preda delle sue emozioni che non fosse in grado di gestire neanche da umana, mostrando i suoi denti affilati ed i suoi occhi gialli, cercando di liberarsi dalle sue corde mentre Sam ed Hailey impugnarono le loro armi ma continuarono a ripetere che avrebbe dovuto calmarsi se avesse voluto avere almeno una possibilità di salvarsi; proprio prima che le corde cedessero sotto la sua super forza, una lama d'argento le trapassò il cuore alle spalle, facendole sgranare gli occhi che pian piano tornarno umani, ed i ringhi divennero gemiti di dolore, prima che i suoi occhi si chiudessero per non riaprirsi mai più.
Katherine estrasse la sua lama dal petto della donna e la pulì sulla giacca con un movimento rapido, sollevando lo sguardo verso i tre ed accennando un sorriso amaro, prima di fissarlo sul maggiore. "Volevi che provassi qualcosa? L'ho appena fatto!". 
 


 
"Quindi stavano creando dei nuovi licantropi?" chiese Bela aggrottando le sopracciglia e non riuscendo a trattenere lo stupore nella sua voce, alternando lo sguardo fra i tre cacciatori che stessero seduti nella sala come lei.
Hailey annuì e sospirò, sentendosi però ancora parecchio scossa per ciò che avesse visto e sentito all'interno di quella casa nel bosco, sentendo ancora l'odore del sangue su di sè nonostante lo avesse lavato via già qualche ora prima; tenne lo sguardo basso, così come i due Winchester che di tanto in tanto sorseggiassero la propria birra immersi nei pensieri.
"Hanno fatto un po' di vittime, ma siamo riusciti a fermali quindi..".
Bela li osservò e capì che ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato in loro, pensando che ci dovesse essere per forza qualcos altro che ti turbasse in quel modo, lasciandosi pensierosi ed impermeabili a qualsiasi tentativo di parola.
"Sputate il rospo".
I due fratelli parvero risvegliarsi dallo stato di trance in cui sembrassero caduti e si scambiarono una veloce occhiata perima che Dean mettesse la sua migliore faccia da poker e li salutasse per dirigersi nella sua stanza insieme al cartone di birre che aveva precedentemente posato sul tavolo della sala; i tre lo guardarono andare via e sospirarono capendo immediatamente cosa ci fosse che non andasse e che non se la stesse affatto cavando bene.
Sam chiuse per qualche secondo gli occhi ed appoggiò i gomiti al tavolo, riaprendoli dopo qualche secondo e puntandoli sulla minore delle Collins. "E' Kath: è riuscita a ferire Dean, anche se lui non vuole ammetterlo, e ha ucciso quella donna con una tale semplicità, come se non le importasse o non le dispiacesse nemmeno".
Bela sospirò e giocherellò con la fredda bottiglia di vetro, rigirandosela fra le mani e lasciando ondeggiare il contenuto, perdendosi dietro ai ricordi dolorosi della sua infanzia. "Non è colpa sua, ha sofferto così tanto che ha trovato il suo modo di difendersi dal dolore trasformandosi in questa persona".
"Quindi si comporta così per via della morte di Phil?" chiese Hailey aggrottando le sopracciglia e guardandola con confusione.
La minore sospirò e scosse la testa, sollevando lo sguardo dispiaciuto verso i due e facendo appena spallucce. "Si, e anche per ciò che ha passato prima che Phil morisse: è sempre stata l'unica a passare ogni giono al suo fianco, ha vissuto ciò che ha vissuto lui. Poi papà si è arreso e lei non lo ha accettato: lo ha pregato di curarsi, di provare almeno a salvarsi ma lui era così stanco delle sue sofferenze che ..".
".. mi sono lasciato morire, puoi dirlo" continuò Phil al suo posto arrivando dal corridoio e guardando le figlie con aria dispiaciuta.
Le due sorelle si scambiarono un'occhiata veloce e Bela sgranò gli occhi, alzandosi di scatto ed andandogli incontro con sorpresa. "Papà, non pensavo che fossi qui".
"Ho riportato Jud a casa dopo gli allenamenti, ma a quanto ho potuto vedere la mia visita non ha fatto piacere a tutti.." sussurrò Phil sospirando rumorosamente, stringendo la figlia al petto e chiudendo gli occhi per qualche secondo pensando quanto gli fosse mancata prima di sciogliere l'abbraccio e tornare a guardarla negli occhi. "Ho incontrato Katherine prima e mi ha gentilmente invitato ad andare via perchè non vuole vedermi".
Sam aggrottò le sopracciglia e lesse il suo stesso sguardo in quello della maggiore delle sorelle, che si alzò e gli andò incontro. "Pensavo che sarebbe stata felice di saperti qui".
"Sono io la ragione della sua durezza verso il mondo, è normale che mi voglia vedere dentro un fosso.." sussurrò Phil sospirando e facendo spallucce, non pensando che si sarebbe mai dovuto occupare di una situazione come quella proprio con Katherine e chiedendosi come avrebbe mai potuto anche solo provare a sistemare le cose. ".. di nuovo".
I quattro cacciatori abbassarono lo sguardo per qualche momento perdendosi ognuno dietro il filo dei propri pensieri, poichè nessuno di loro era stato preparato a tutto ciò: guardare Katherine all'interno di quella macchina tutta accartocciata e piena di sangue era già stata di per sè una tortura, portarla al bunker in stato vegetativo e vegliarla per due mesi e mezzo lo era stato ancora di più. Ma adesso, vederla in vita ed in salute ma con i tratti caratteristici di un'omicida a sangue freddo con un cuore di pietra era davvero troppo. 
Vederla giocare con Dean era troppo. Sapere che sarebbe stata in grado di fare qualsiasi cosa le fosse venuto in mente per semplice divertimento era troppo. 
E faceva male, perchè era uno dei membri della loro famiglia, e loro proteggevano la famiglia anche quando era doloroso.
Questo stesso pensiero aleggiò nella mente anche del maggiore dei Winchester che avvertì un buco nel suo petto all'altezza del cuore, sentendosi divorato da quella strana sensazione: un minuto prima era un uomo che avrebbe lasciato la caccia per diventare marito e padre, un minuto dopo aveva dovuto salvare la vita della donna che amava per poi vederla tornare in una maniera completamente diversa. 
Sospirò e camminò lentamente e silenziosamente per il corridoio tenendo la bottiglia iniziata con la mano destra ed il cartone con ancora tre birre sane nell'altra; sentiva questa pressione su di lui come se lo schiacciasse a terra con forza e lui dovesse resiste e spingere di più per sopravvivere.
Quando fu quasi arrivato alla sua stanza, sentì delle risate divertite provenire da dietro la porta semichiusa della camera di Judith e si sporse leggermente con la testa per osservare che stesse facendo, pensando che l'unica che potesse aiutarlo in quel momento fosse proprio la ragazza, ma rimase di pietra quando osservò la scena: Katherine e sua figlia se ne stavano sedute sul letto con un grosso album fra le mani e dal suono della sua risata, Dean capì che Judith fosse davvero felice di condividere certe informazioni con la madre.
La sentì raccontarle di tutte le volte che l'avesse portata su quella giostra che amasse quando era piccola e di come ogni fine settimana mollasse la caccia per tornare a casa per stare con lei, portandola al cinema, a fare shopping  e ad esaudire ogni suo desiderio pur di accontentarla e rendere la sua vita un po' più normale del solito;  le ricordò di quante volte avessero fatto uno di quei viaggi insieme ai due Winchester, che almeno una volta al mese mettessero i loro problemi da parte per passare del tempo come una famiglia normale, e di come poi si fosse aggiunta anche Hailey, che si comportò da dura all'inizio e poi si sciolse come neve al sole quando iniziò ad affezionarsi a quella famiglia.
Le raccontò della loro vita a Lawrance e degli anni che trascorsero ad Osborne, del tempo passato con i suoi amici e del fatto che Judith fosse stata beccata a fumare a scuola, rivelandole quanto si fosse arrabbiata con la figlia giurando di metterla in punizione a vita; le disse di come si sentisse ogni volta che vedesse Chad e di quando lui l'avesse baciata davanti l'Impala, scatenando la reazione di gelosia di Dean che iniziò a suonare il clacson fin quando non si allontanarono.
Il maggiore vide Katherine di schiena incurvare appena le spalle e, nonostante non riuscisse a vedere il suo volto, seppe perfettamente che tipo di espressione increspasse il suo viso: stava cercando di fingersi quasi indifferente a tutti i suoi racconti, cercando di farle credere che la loro vita non fosse stata poi così importante e che non sarebbe mai tornata come un tempo, tenendo la mascella serrata e sbattendo gli occhi più volte per evitare che Judith potesse leggervi dentro la sua debolezza e la sua paura, sentimenti che non si sarebbero mai dovuti trovare sul volto di una persona forte e indistruttibile come lei.
La vide ravvivarsi i capelli mossi per portarseli sulla schiena e poi la vide spostare l'album dalle sue gambe ed adagiarlo sul letto, prima di sporgersi in avanti e stringere in un forte abbraccio la figlia, che rimase paralizzata per qualche momento ma poi ricambiò la sua stretta riconoscendo quell'abbraccio asfissiante che solo sua madre sarebbe stata in grado di darle; fu quello il momento in cui Dean sentì il cuore diventare appena più leggero, perchè quel gesto era emerso dal cuore di Katherine e ciò voleva dire che fosse ancora capace di provare qualcosa e che ci fosse speranza.
Tornò nel corridoio sentendo gli occhi divenire lucidi e scosse la testa, arrivando dopo pochi passi alla sua stanza ed entrò sorridendo amaramente ed appoggiandosi al retro della porta con un sospiro; lasciò vagare lo sguardo finchè incontrò sulla scrivania l'orologio da taschino che gli fosse stato regalato da Phil qualche tempo fa e si avvicinò con un sorriso fra le labbra, rigirandoselo fra le mani per rileggere l'incisione che portasse sul fondo.
Hope
Lesse la scritta e si asciugò gli occhi, pensando che per la prima volta dopo tanto tempo si poteva permettere di tornare a sperare.

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Capitolo 37
*** You carry my fears as the heavens set fire. ***



Capitolo 33.
I feel safe in the 5am light, You carry my fears as the heavens set fire.


Hailey si mosse nervosamente e si rigirò più volte all'interno del letto che condivideva con il cacciatore, trovandosi abbastanza infastidita dal tempo che continuasse a passare e dall'angelo che continuasse a dimorare dentro il corpo di Sam; sapeva che fosse solo questione di tempo prima che l'uomo l'avrebbe costretta ad affrontare quella conversazione che Hailey stesse tentando da così tanto tempo di non avere, perchè non voleva continuare a mentire all'unica persona che amasse più di qualsiasi cosa al mondo e per cui avrebbe fatto l'impensabile, anche convincerlo con l'inganno a lasciarsi possedere da un angelo che lo avrebbe curato dall'interno.
Si voltò a guardarlo dormire nel buio della stanza e sorrise nel vederlo completamente avvolto dal sonno e dalla coperta, avvicinandosi quel tanto che bastasse per sfiorare con delicatezza il viso appena barbuto del cacciatore; lo carezzò ed avvicinò i loro visi per guardarlo meglio, cercando di ricordare l'ultima volta che si fosse avvicinata a lui da sveglio ed il sorriso scemò.
Sapeva di doversi fidare, perchè con il passare del tempo vedeva Sam sentirsi sempre meglio e ciò era indice del fatto che Ezechiele stesse mantenendo la sua parola, ma non riuscì a smettere di chiedersi quanto tempo ci sarebbe ancora voluto; sospirò e si avvicinò di più, lasciando un caldo e delicato bacio sulla sua guancia prima di allontanarsi e scendere giù dal letto in maniera silenziosa, cercando di non muoversi troppo per non svegliarlo.
Si infilò le scarpe ed afferrò la grossa felpa di Sam che ormai indossasse quasi sempre lei e si avviò fuori dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle e camminando per quel corridoio buio e silenzioso che ormai conoscesse a memoria; entrò in cucina e preparò un po' di caffè nonostante l'orologio indicasse le tre e un quarto di mattina, considerando il fatto che non avrebbe più ripreso sonno. 
Aprì il frigo ma nulla di ciò che trovò la invitò particolarmente, così si preparò una lunga tazza della brodaglia scura ed uscì dalla cucina, avviandosi verso la grande sala ancora illuminata dalle luci, chiedendosi chi avesse potuto dimenticarle accese; bevve qualche sorso finchè dei grugniti e dei gemiti di piacere attirarono la sua attenzione e per un attimo le balenò per la mente che la nuova versione di sua sorella minore sarebbe stata tanto irresponsabile e irrispettosa da portare un uomo nel bunker solo per alimentare le discussioni che da un mese a quella parte avesse continuamente con Dean, e si avvicinò silenziosamente fino all'origine di quel suono.
Trattenne una risata quando vide due figure perfettamente avvinghiate sull'ultimo tavolo della sala, intenti a scambiarsi dei baci appassionati ed a stringersi l'una all'altro, ed Hailey dovette trattenersi dal ridere perchè dopo quella sera pensò che nient'altro l'avrebbe più sorpresa. 
Si schiarì la gola e si appoggiò con un fianco all'arco che sancisse l'inizio della sala, portandosi la tazza alle labbra ed osservando con aria divertita i due ragazzi allontanarsi.
"Hailey, sei sveglia?!" chiese Bela sgranando gli occhi seduta sul tavolo, iniziando ad abbottonare la sua camicia che fosse stata sapientemente aperta in modo del tutto animalesco, facendo saltare via la maggior parte dei bottoni, mettendosi in piedi e rimettendo la sua corta gonna in ordine.
La maggiore rise nell'osservarli, specialmente quando l'uomo che parve molto infastidito le lanciò uno sguardo molto infuriato, rimettendo su la sua maglietta e recuperando la sua giacca lasciata un po' più lontana.
"Ciao Hailey".
"Wow.." sussurrò la donna ridendo ancora, scuotendo la testa e bevendo un altro sorso di caffè. "Clay, pensavo che fossi ancora troppo arrabbiato con Katherine per tornare!".
Il militare sbuffò e la guardò con un sorriso di sufficienza, mettendo su la sua giacca verde scuro e facendo spallucce; si voltò ad osservare Bela, che sorrise imbarazzata e ricambiò lo sguardo. "Forse è meglio che io..".
"Si, vai!" esclamò la minore annuendo, osservandolo chinarsi nella sua direzione per darle un veloce bacio sulla guancia.
Clay si avviò a grandi passi verso l'ingresso e fece un cenno ad Hailey per salutarla, prima di superarla e salire le scale a due a due, arrivando fino in cima ed uscendo in fretta; quando la maggiore avvvertì la porta cigolare e chiudersi, fece tornare lo sguardo sulla sorella che sorrise ed abbassò lo sguardo sulla sua camicia rotta trovandosi in reggiseno.
"Amoreggiare sul tavolo Bela, sul serio?".
"Oh ti prego, non dire niente!" esclamò la minore portandosi le mani al viso e roteando gli occhi, sbuffando sonoramente. "Ho provato a resistere, ma..".
Hailey sollevò un sopracciglio e sorrise, non potendo fare a meno che essere d'accordo con la sorella, annuendo ed avanzando verso di lei. "Lo so, Clay ha il suo fascino, ma non voglio che tu rimanga delusa".
"Non c'è niente di quel che pensi fra noi: è stato solo sesso e se ne stava andando prima che tu piombassi qui.." sussurrò Bela sospirando, accennando un sorriso ma aggrottando le sopracciglia. "Che fai sveglia a quest'ora comunque?".
La maggiore si grattò la nuca nervosamente e sbuffò, sedendosi sulla sedia del tavolo centrale con uno sguardo strano avvertendo la sorella avvicinarsi fino a sedersi accanto a lei, osservandola con aria interrogativa; Hailey non amava parlare dei suoi problemi, amava ascoltare e risolvere quelli degli altri, ma aprirsi per raccontare quanto se la passasse male non era mai stata un'opzione per lei.
Posò la tazza sul tavolo e lasciò scivolare lo sguardo su un mucchio di fogli con dei strani segni cuneiformi abbandonati dalla parte opposta rispetto a loro, e si allungò per prenderli fra le mani per osservarli con aria stranita mostradoli alla sorella. "Ma che diavolo sono?".
Bela si sporse nella sua direzione per riuscire a leggere meglio cosa ci fosse scritto sui diversi fogli che Hailey tenesse fra le mani ed aggrottò le sopracciglia, non riuscendo a capire nemmeno una parola di quanto fosse stato riportato con tanta attenzione. "Pensi che Kevin abbia tradotto la tavoletta in questo modo?".
"Si, ma perché?" chiese la maggiore cercando di decifrare o almeno capire di cosa si trattasse.
Avvertirono dei passi farsi largo dal corridoio e subito Hailey si sfilò la grossa giacca del suo ragazzo per passarla alla sorella e permetterle di coprirsi, voltandosi nella direzione del rumore ed aggrottando le sopracciglia quando vide uscire dal buio Dean con delle birre fra le mani ed il cibo cinese che avessero ordinato la sera precedente e fosse avanzato.
"Oh, c'è una festa qui e non mi chiamate?" chiese l'uomo masticando qualsiasi cosa avesse trovato in cucina ed appoggiando ciò che avesse fra le mani sul loro stesso tavolo, per poi sorridere e mettere un'aria quasi abbronciata. "Ragazze, sono un po' deluso!".
Bela gli sorrise e tornò a guardare quei fogli fra le mani della sorella, muovendosi all'interno della grande felpa e sentendo quanto tenesse caldo, appoggiando un gomito al bracciolo ed il mento alla mano.
"Che succede qui?" continuò Dean prendendo dei bocconi di quella che sembrasse della carne annegata in una salsa super piccante, masticando rumorosamente.
"Solo Bela che fa sesso bollente sul tavolo con Clay, e Kevin che lascia in giro questi segni strani incomprensibili.." sussurrò Hailey sbuffando e sistemandosi sulla sedia, facendo spallucce ed allontanando quei fogli da sè pensando che tanto non li avrebbe capiti senza la spiegazione del loro profeta.
Il maggiore quasi si strozzò con il cibo e faticò a mandare il boccone giù dopo aver sentito quell'informazione, bevendo qualche sorso di birra per liberarsi dalla sensazione di soffocamento, e guardò la donna con aria quasi scioccata, non riuscendo a smettere di pensare a quanto quel bunker stesse diventando promiscuo.
"Hailely!" la rimproverò la sorella minore sgranando gli occhi ed allargando le braccia, guardandola con aria sorpresa.
"Oh Dean è muto come una tomba, puoi fidarti di lui!" esclamò la maggiore ridendo di gusto, pensando a quante volte si fosse confidata con il cacciatore e quante volte lui lo avessse fatto con lei per sfogarsi. 
L'uomo deglutì a fatica e scosse la testa, sollevando le mani in aria e dicendo che non avrebbe voluto sapere nulla su Clay e su con chi facesse sesso, specialmente se si trattasse di Bela; si concentrò ad osservare i fogli e li osservò con attenzione, non riuscendo però a trovare alcun filo logico a ciò che avesse scritto Kevin probabilmente sotto effetto di troppe pillole di Xanax; continuò a mangiare osservando con un sorriso le due sorelle continuare a litigare, ma iniziare a tirare fuori dei vecchi libri per capire cosa avesse tradotto il loro profeta prima di sprofondare in un sonno profondo.




Sentì la sveglia impostata da sua figlia suonare e protestò fino a buttarla giù dal letto per farla spegnere per poter tornare a dormire in pace almeno altri cinque minuti, e Judith rise aggrappandosi al comodino per rialzarsi e far smettere il suono più fastidioso che avesse potuto scegliere per svegliarsi ogni mattina; Katherine aprì gli occhi ancora assonnati su quel letto che da ormai più di un mese condividesse con sua figlia e le sorrise leggermente mentre la osservava scegliere i vestiti per la scuola, ricordando quando lo facesse lei.
Si sollevò sul materasso con i gomiti controvoglia, nonostante fosse ormai totalmente sveglia e pensò a quanto nelle ultime quattro settimane fosse riuscita a legare con Judith e quanto ciò sentisse che la stesse cambiando in meglio; mentre con chiunque altro rimasse sempre altezzosa ed arrogante, con sua figlia tornava ad essere quella che probabilmente fosse in passato.
"Mamma alzati, farò tardi a scuola. Di nuovo!" esclamò Judith sbuffando sedendosi sul letto e muovendo il corpo della madre fino ad infastidirla, che sbuffò e cercò di rifugiarsi sotto le coperte proprio come avrebbe fatto un'adolescente.
"Hai sedici anni, puoi guidare: perchè non inizi ad andare da sola?" protestò la donna da sotto il suo piumone, nascondendo la testa all'interno e chiudendo gli occhi.
Judith sospirò e la mosse nuovamente dalle spalla, scuotendola per farla svegliare del tutto e la madre sbuffò. "Perchè Dean non mi lascia andare a scuola da sola..".
Katherine si scoprì immediatamente ed aggrottò le sopracciglia guardandola negli occhi con aria leggermente più sveglia di prima, sollevandosi a sedere ed appoggiandosi con la schiena contro la testiera del letto in legno. "Dean non ti lascia andare a scuola da sola? Perchè?".
"Perchè pensa che io possa saltare qualche lezione.." ammise la ragazza abbassando lo sguardo e preprandosi ad una brutta reazione della madre, che era sempre stata solidale con lei tranne che sulle sue mancanze a scuola. ".. è successo quando eri in coma, le saltavo per.. cacciare".
La donna sgranò gli occhi, ormai del tutto sveglia e coinvolta dal discorso, scuotendo la testa ed assottigliando lo sguardo per guardarla meglio in viso ed osservare la sua espressione colpevole; Katherine si alzò con un sospiro, non staccando lo sguardo dalla figlia per neanche un secondo e continuandola a guardare in cagnesco, per poi avvicinarsi alla sua borsa abbandonata sulla sedia la notte precedente ed estrarre le sue chiavi del Suv.
Se le rigirò fra le mani con aria seria, chiedendosi se fosse davvero il meglio per Judith, ma poi abbozzò un sorriso pensando alle mille occasioni che le avessero dato i suoi genitori nonostante tutti i suoi drammi e capricci adolescenziali; si avvicinò con un sospiro e le porse alla figlia con aria seria, puntandole un dito contro. "Neanche un graffio, ragazzina. E se scopro che hai saltato anche solo cinque minuti di una lezione, ti prometto che ...".
Il suo discorso intimidatorio fu interrotto dalle braccia di sua figlia attorno al suo collo, che la strinsero forte a sè ed iniziò a saltellare di felicità, dicendole che non l'avrebbe delusa e che non si sarebbe messa nei guai; la donna sospirò e ricambiò l'abbraccio con un sorriso, sentendo davvero qualcosa per sua figlia e chiedendosi come avesse fatto precedentemente a vivere senza.
La osservò correre in bagno per prepararsi e sorrise felicemente, uscendo dalla stanza di Judith con ancora addosso i vestiti della sera precedente e sbadigliando rumorosamente portandosi una mano alla bocca, trascinando i piedi fino alla cucina; la trovò insolitamente vuota, dato che a quell'orario si era abituata a fare colazione con le sue sorelle, Sam e Kevin, mentre Dean era solito alzarsi un po' più tardi, e si versò una lunga tazza di caffè.
Bevendo qualche sorso, iniziò a pensare all'ultimo mese dopo quella strana caccia ai lupi mannari che voleva ingrandire il loro branco e a come le cose stessero lentamente iniziando ad andare bene: stava iniziando a conoscere Hailey e le piaceva l'idea di avere una sorella maggiore che le parasse la schiena ogni volta che dicesse o facesse qualcosa che non avrebbe dovuto dire o fare, e stava anche recuperando il suo rapporto con la sua sorellina; Clay continuava ad evitarla e Phil continuò a tentare di parlarle e di avere qualche contatto con lei, senza successo.
E poi c'era Dean: con lui c'erano momenti in cui riuscissero a parlare e a cacciare insieme, mentre in altri perdeva le staffe ed iniziavano a battibeccare, ma Katherine pensò che fosse il minimo dopo il modo in cui lo avesse trattato al motel.
Scosse la testa e decise che fosse decisamente troppo presto per pensare alla sua vita e alla sua amnesia che non accennava a migliorare, e si sedette al tavolo in modo da avere la porta davanti e gustando il suo caffè in silenzio, sorseggiandolo ad occhi chiusi.
L'entrata di qualcuno le rovinò quel momento, costringendola ad aprirli e trovando la strana strega che vivesse al bunker con loro, con cui avesse avuto davvero pochi contatti in quel lungo mese.
"Ciao Cassie" disse Katherine allontanando la tazza di poco dal suo viso, fissandola con aria curiosa.
La strega si voltò a guardarla con aria stranita, come se le sembrasse strano che potesse rivolgerle la parola e sollevò un sopracciglio nella sua direzione mentre continuava a versarsi una tazza di caffè. "Ciao Katherine".
La donna bevve un altro sorso e poi abbassò le braccia sul tavolo, sollevando però lo sguardo nella sua direzione ed osservando il modo in cui la guardasse. "Io non ti piaccio molto, vero?".
"Forse è perchè per salvare te, mia madre è stata uccisa da Abaddon.." sussurrò Cassie sollevando un sopracciglio e facendo spallucce, guardandola con aria di disapprovazione e scuotendo la testa.
Katherine aggrottò le sopracciglia, sentendosi in difetto e chiedendosi perchè nessuno le avesse raccontato quella storia, ed accennò un sorriso amaro prima di abbassare lo sguardo sulla sua tazza. "Scusa, io non lo ricordavo. Mi dispiace".
Cassie serrò la mandibola e sospirò, perchè davvero avrebbe voluto riuscire ad andarsene da quella cucina e non voltarsi indietro, ma le tornarono in mente tutte le cose brutte che fossero successe nell'ultimo periodo e scosse la testa, avvicinandosi lentamente e sedendosi davanti a lei con un abbozzò di sorriso. "Stai bene?".
"Magnificamente".
"Kath, sono una strega ed una sensitiva, ma sono anche un'umana: capisco quando una persona sta male" rispose Cassie sospirando e facendo spallucce, giocherellando con il manico della sua tazza.
La donna la guardò negli occhi per qualche istante e sospirò, trovando quegli occhi marroni davvero confortanti e che la inducessero a sfogarsi e ad aprirsi con lei per confidarsi; deglutì e si morse il labbro 
prima di parlare. "Faccio degli incubi ultimamente: vedo una chiesa abbandonata e sono con Sam perchè stiamo facendo qualcosa d'importante, anche se non riesco a ricordare cosa, e poi arriva una donna dai capelli rossi e ricordo solo il modo maligno in cui mi guarda".
"Abaddon? Ti sei ricordata di lei?" chiese Cassie aggrottando le sopracciglia e giocando nervosamente con i proprio capelli riccissimi, guardandola con aria sbalordita. "Invece di ricordare la tua famiglia, ricordi lei?".
Katherine fece spallucce e sospirò, prendendo un sorso di caffè e riportando la tazza sul tavolo con un movimento meccanico, tornando a piantare gli occhi su di lei. "Forse è perchè ha tentato di uccidermi".
Cassie sospirò e chiuse la bocca in una smorfia, pensando a come si sarebbe sentita se mai avesse scoperto che Abaddon avesse effettivamente ucciso qualcuno quella notte, qualcuno che stesse iniziando a vivere dentro di lei; strinse la mascella ed annuì, accennando un abbozzo di sorriso.
La donna lo ricambiò e sospirò, mettendo su lo sguardo più innocente che possedesse e sorridendo in maniera molto tenera, sbattendo le ciglia e sperando che quella tecnica intenerisse anche lei, oltre che gli uomini. "Tu sai perchè Abaddon volesse farmi fuori?".




Entrò all'interno della sala lettura con aria curiosa, chiedendosi perchè ci fosse tutto quel silenzio e non avesse la più pallida idea di dove fossero finiti tutti, fin quando sollevò lo sguardo fino ai tavoli centrali e vide tutta la sua famiglia radunata in silenzio intenti a sfogliare pagine e pagine di tomi molto spessi e pesanti.
"Che cercate?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia, salendo il piccolo gradino fino ad arrivare al primo tavolo che avessero occupato, in cui vi fossero Dean, Sam e Clay, e guardando anche il secondo, in cui intercettò lo sguardo delle sue sorelle, Phil e Kevin. 
Si girarono tutti nella sua direzione con aria particolarmente preoccupata, chiedendosi come mai avesse fatto così tardi quella mattina, ma fu Sam l'unico a prendere la parola accennando un sorriso. "Kevin ha tradotto la Tavoletta Angelica in simboli cuneiformi, adesso dobbiamo cercare di tradurre quelli per capire come invertire l'incantesimo fatto da Metatron".
"Carino". Katherine piegò gli angoli delle labbra verso il basso ed annuì scarsamente convinta, notando la quantità di libri che avessero ancora da consultare e, non appena si sedette al tavolo accanto al maggiore con ancora la sua tazza di caffè in mano, le scappò una risata, attirando l'attenzione dei tre cacciatori su di sè.
"Perchè non inizi a leggere, invece di ridere?" chiese Clay acidamente, sollevando un sopracciglio e passandole un libro facendolo scorrere sul tavolo.
"No tesoro, sai che odio fare ricerche" rispose la donna ridendo, porgendo il libro indietro e facendo scivolare lo sguardo fino al ragazzo accanto a sè con un sorriso. "Penso che non si addica ad una ragazza piena di energie come me".
Dean sorrise appena sostenendo il suo sguardo e sospirando, scuotendo la testa e pensando che non avesse un minimo di senso del pudore nonostante suo padre fosse seduto al tavolo accanto; tornò a guardare il suo libro con un po' più di serenità ora che lei gli fosse accanto e sentendo la sua presenza al suo fianco. "Allora rimani in silenzio e non disturbarci..".
Katherine colse la sfida nei suoi occhi, o almeno pensò di averla vista, e tirò su i suoi piedi fasciati dagli stivali fino a poggiarli sul bracciolo della sedia del cacciatore, che la ignorò e continuò a leggere; la donna estrasse una gomma da masticare dalla sua tasca e la mise in bocca iniziando a masticare in modo molto rumoroso, facendo una piccola pallina con la carta rimasta e la tirò sul libro che il cacciatore continuasse a stringere fra le mani e a cui si fingesse ancora molto interessato, disturbandolo per l'ennesima volta.
Dean si voltò nella sua direzione sospirando e vide il modo in cui gli fece l'occhiolino, e la sua prima reazione sarebbe stata quella di arrabbiarsi e di sbatterle i piedi giù dalla sua sedia, ma più insistette con lo sguardo su di lei, più Katherine continuò a guardarlo con un sorriso fra le labbra in maniera molto arrogante e pensò che quello fosse uno di quei momenti in cui entrambi non fingessero di odiarsi ma lasciassero che fossero i loro occhi a comunicare per loro.
Clay osservò quel gioco di sguardi fra i due e vide Dean persino sorriderle, ed aggrottò le  sopracciglia pensando che il cacciatore avrebbe dovuto imparare la lezione la prima volta e che fosse già stato messo in guardia abbastanza; Dean e Katherine continuarono a guardarsi e per un momento rimasero da soli, facendo sparire tutti i presenti dalla stanza non lasciando che loro.
Il suono del telefono del maggiore ruppe quel momento quasi magico e fu costretto a distogliere lo sguardo verso il tavolo, su cui lesse il nome di chi lo stesse chiamando e si alzò di scatto per allontanarsi e scendere il gradino nel tentativo di non disturbare chi davvero stesse cercando di lavorare. Katherine lo vide allontanarsi e piegò il capo per guardare il fondoschiena pazzesco del cacciatore con un sorrisino malizioso sulle labbra, e subito sentì lo sguardo di Sam e Clay su di sè che la guardarono come se fosse una sottospecie di maniaca.
La donna rise e si mise composta, facendo spallucce e smettendo per qualche momento di fermare quell'irrefrenabile voglia di alzarsi e seguire il cacciatore che intanto avesse attraversato la sala fino ad appoggiarsi con i fianchi a capotavola con lo sguardo rivolto verso la scala; lo vide chiudere la chiamata con aria un po' dispiaciuta e triste, e subito gli si avvicinò con lo stesso sorriso sulle labbra.
"E' morto qualcuno?".
Dean si voltò nella sua direzione come se si fosse appena accorto della sua presenza ed accennò un sorriso, bloccando lo schermo del suo telefono e mettendolo in tasca ricambiando quel sorriso. "No, era un mio amico: ha bisogno di aiuto con un caso a Rexford".
"Fantasma? Demone? Zanne affilate?" chiese Katherine inclinando la testa di lato e sospirando appena, mordendosi il labbro inferiore.
Il maggiore ci pensò per qualche secondo e si sollevò dal tavolo fissandola in maniera strana per un istante: forse non voleva renderla partecipe, ma sapeva che avrebbe trovato il modo per scoprirlo se avesse voluto. "Sono scomparse quattro persone e non hanno ritrovato i corpi, le case delle vittime erano piene di una strana sostanza".
La donna fece una smorfia disgustata e poi sorrise, avvicinandosi di appena un passo e sfiorandogli appena il petto con una mano usando la sua aria innocente che Dean avesse già imparato a conoscere e a resistere. "Pensi che a te ed al tuo amico servano un paio di mani in più?".
Il cacciatore sgranò gli occhi e scosse la testa, fingendo sorpresa e non riuscendo a trattenere una risata quando vide il suo viso preoccupato, sentendola dire di non lasciarla al bunker da sola con i secchioni e che aveva proprio voglia di uccidere qualcosa; Dean le sorrise e le strinse per un secondo la mano che tenesse sul suo petto, per poi togliersela di dosso controvoglia. "Non c'è bisogno che sbatti le ciglia e metti su quell'espressione: se non ti avessi voluta con me ti avrei mentito a proposito della telefonata. Ma sii pronta fra 5 minuti o parto da solo".
Katherine sorrise euforica, ridendo di gusto e sparì nel corridoio alle sue spalle per dirigersi nella sua stanza per preparare il borsone con tutto ciò che le sarebbe servito durante la caccia, e Dean sorrise compiaciuto nel vederla felice, cosa che accadeva di rado.
Sentì dei passi farsi sempre più vicini alle sue spalle ed assunse un'aria più seria prima di voltarsi a guardare chi si stesse avvicinando, trovando un Clay più che confuso ed imbarazzato controllare con lo sguardo se la donna fosse effettivamente andata via.
"Senti Dean..".
"Lo so Clay: lei ti vuole usare, sta solo giocando, è il suo modus operandi.." sussurrò Dean sospirando e facendo spallucce, sentendosi ormai abituato a quel genere di prediche da parte sua e di Bela, che scoprì ad osservarli con lo sguardo con aria preoccupata.
"No, mi hai frainteso. Judith ha stabilito un contatto con Katherine ed ha aperto una falla.." iniziò il Sergente sospirando rumorosamente, guardandolo negli occhi e serrando la mascella per qualche secondo chiedendosi con che coraggio stesse pronunciando quelle parole. "Infilati nella falla e piazza radici amico, fai tutto ciò che ritieni necessario! E' l'unico modo per riportarla indietro".
Dean ascoltò le sue parole con attenzione e lesse nei suoi occhi la sincerità di un uomo che volesse salvare la donna che ama ma che non lo avrebbe mai ricambiato; annuì ed accennò un debole sorriso prima di vederlo tornare nella sala per tornare ad aiutare nelle ricerche, notando sempre di più un cambiamento nel militare che gli avesse fatto venire voglia di spaccargli il setto nasale dal primo momento in cui lo conobbe.
Sorrise appena e sospirò, avviandosi a grandi passi verso la sua stanza per preparare le sue cose con l'intenzione di riuscire a scavare nella mente appena più debole di Katherine.




L'idea di passare del tempo da soli senza che nessuno potesse interferire con le loro discussioni lo allettò davvero molto, specialmente perchè si sarebbero trovati dentro l'abitacolo dalla sua auto senza possibilità di scappare alle sue domande ed al suo modo di ricercare dentro di lei la persona che una volta fosse.
Si voltò per qualche secondo a guardarla nel buio della notte, trovandola con il gomito destro piegato ed appoggiato al finestrino mentre con la mano si reggeva la testa illuminata di rado dai lampioni a cui sfrecciava accanto; sorrise notando il modo in cui si muovesse irrequieta, stanca probabilmente dall'aver passato le ultime otto ore seduta ad aspettare; Katherine sbuffò ed aprì gli occhi improvvisamente, incrociando il suo sguardo per un momento prima che il cacciatore lo riportasse sulla strada, e cambiò posizione sul sedile appoggiando il gomito sinistro ad esso e voltandosi interamente a guardarlo con aria sospettosa.
"Che c'è?" chiese l'uomo aggrottando le sopracciglia e voltandosi per qualche secondo nella sua direzione con l'abbozzo di un sorriso sul volto.
"Vuoi che ti dia il cambio?".
"Vuoi guidare la mia auto? Non mi fido di te abbastanza per lasciartelo fare" rispose Dean ridendo sarcasticamente, scuotendo la testa e tornando a fissare la strada buia e deserta.
La donna roteò gli occhi e li sollevò al cielo, pensando che fosse troppo stanca anche per dormire, così tornò ad appoggiare la schiena al sedile e sospirò incrociando le braccia al petto. "Sei scorretto..".
Il cacciatore la guardò per qualche momento con un sorriso, notando la stanchezza sul suo viso ma anche la voglia di fare qualcosa di differente a parte rimanere seduta sul sedile senza potersi muovere, e poi lesse nel suo sguardo lo stesso modo di guardarlo che gli riservò nell'ultimo paio di giorni e decise di seguire il suo istinto. "Parli come se tu ti fidassi di me". 
"Io mi fido" rispose Katherine ridendo di gusto ed iniziando a giocare con una delle sue lunghe ciocche mosse e rosse. 
"Davvero? Sai, Bela mi ha detto un po' di cose e sono rimasto molto colpito.." sussurrò Dean guardandola con un sopracciglio alzato e sorridendo con aria di sfida quando la vide sollevare gli occhi al cielo. "Mi chiedevo cosa avessi fatto durante il lungo anno in cui sei andata via da sola, dopo la morte di Phil".
La donna lo guardò con sguardo incerto, chiedendosi perchè stesse tirando fuori il suo passato proprio in quel momento e quando capì che lo stesse facendo perchè non sarebbe potuta scappare piegò il suo volto in un'espressione soddisfatta, pensando che si stesse comportando proprio come avrebbe fatto lei se avesse voluto delle informazioni. "Cacciavo".
"Pensavo che avessi preso un anno sabbatico dalla caccia".
Katherine scosse la testa ed evitò il suo sguardo, tornando a rigirarsi fra le mani i suoi capelli mossi e facendo spallucce. "Stavo cacciando uno dei demoni che aveva intenzione di spalancare i cancelli infernali e a cui io e Phil stavamo dietro ormai da tempo; l'ho rispedito all'Inferno e ho vinto l'ultima battaglia per mio padre prima di tornare a casa dalla mia sorellina: tutto qui".
Dean aggrottò le sopracciglia e la osservò con uno strano sguardo, chiedendosi quante cose avesse dovuto passare in quell'anno pur di compiacere un'ultima volta Phil e non riuscì a far altro che capirla, poichè anche lui aveva fatto la stessa cosa per trovare e stanare Azazel dopo la morte di John. 
Notò il modo in cui la ragazza stesse nascondendo il suo sguardo, probabilmente nel tentativo di non permettergli di leggere qualcosa, magari dolore o rimpianto, o delusione, ma qualsiasi cosa fosse voleva provarla da sola, tagliandolo fuori; fu istintivo per il cacciatore staccare una mano dal volante e portarla sulla sua, stringendola con un sorriso amaro ed ottenendo la sua attenzione ed il suo sguardo su di sè. "Mi dispiace che tu abbia dovuto passare tutto quello che hai passato da sola".
Katherine lo guardò negli occhi con aria dura, alzando la sua solita barriera in maniera tale che non potesse cogliere qualsiasi cosa stesse pensando o provando, ma poi accennò un debole sorriso e ricambiò la stretta per qualche istante, prima di lasciarlo andare e distogliere lo sguardo. "Nessuno me lo aveva mai detto. Nemmeno Bela".
"Era solo una ragazzina.." sussurrò prontamente il maggiore, sospirando e facendo spallucce mentre osservava la strada davanti a sè che veniva masticata metro dopo metro dalla sua auto. ".. e Phil era anche suo padre, ha sofferto anche lei nella stessa maniera".
"Mi chiedo come abbia fatto a perdonarlo" disse Katherine guardando la notte buia davanti a sè con sguardo quasi vitreo, scuotendo appena la testa e perdendosi dietro qualche ricordo spiacevole che l'avesse spinta a trasformarsi in una persona così diversa da quella che tutti ricordassero. "Io non voglio vederlo, non voglio cacciare con lui. Phil mi ha ferito più di qualsiasi altra persona potrebbe mai fare e io sono andata in giro a disseminare la sofferenza che lui ha causato a me per così tanto tempo..".
Dean ascoltò quelle parole e non riuscì a fare a meno di indentificarsi in quel tormento, quel dolore che lo avesse accompagnato per così tante notti quando restava da solo e decideva di annegare le sue sofferenze in cospicue quantità di alcol e in qualsiasi ragazza gli capitasse a tiro, facendo del male a chiunque gli fosse attorno proprio nello stesso modo in cui avesse appena descritto Katherine con un filo di voce, come se stesse pensando ad alta voce senza neanche accorgersene. Ma il cacciatore era riuscito ad uscirne con l'aiuto di suo fratello e di Bobby, mentre la donna accanto a sè che ancora fissava il vuoto non aveva avuto nessuno a parte una sorella adolescente a cui badare. "Questo dolore ti consumerà se non lo lasci uscire".
Katherine voltò il capo nella sua direzione come una molla, camuffando il suo stato d'animo con un grande sorriso divertito e guardandolo come se gli stesse sfuggendo che il suo cuore fosse fatto davvero di pietra e che nulla ormai potesse più scalfirla, pronta a sviare il discroso con una battuta inappropiata e probabilmente molto stupida, ma poi fu un attimo: la donna lesse qualcosa nei suoi occhi che le fece cambiare atteggiamento e fece scemare il suo sorriso, distogliendo immediatamente il suo sguardo per rivolgerlo fuori dal finestrino perdendosi nei paesaggi bui e scuri che li circondassero.
Dean si lasciò scappare una risata divertita, scuotendo la testa e fissando la strada davanti a sè, osservando con la coda dell'occhio il viso della donna tornare a guardarlo con sopracciglia aggrottate. "Questa parte di te non l'hai mai del tutto lasciata andare: eri capace di sparire per giorni interi se avevi bisogno di soffrire, non ti è mai piaciuto lasciare intuire agli altri i tuoi sentimenti. Ora capisco che fosse solamente un meccanismo di difesa nato da questo periodo triste della tua vita".
"Beh, immagino che le persone non cambino mai davvero.." sussurrò Katherine sorridendo amaramente e facendo spallucce, torturandosi nervosamente le mani.
"Naah, tu ci sei riuscita" controbattè il cacciatore sollevando un sopracciglio ed osservando il modo in cui stesse volgendo il suo sguardo confuso su di lui. "Quando hai capito che io non sarei mai andato da nessuna parte mi hai lasciato entrare: hai lasciato che io vedessi quella parte di te che tieni chiusa dentro perchè credi che sia la parte più debole, quella che ti spinge a piangere quando non riesci a salvare qualcuno o che ti fa emozionare quando guardi tua figlia crescere".
Per un lungo secondo, i due condivisero un momento silenzioso in cui non dissero nulla ma rimasero a guardarsi negli occhi e a comunicare senza parlare e per un istante, sotto tutte quella barriere di orgoglio, di arroganza e di ego smisurato, Dean la rivide e le sorrise istintivamente; Katherine abbassò lo sguardo con aria confusa, non riuscendo a capire cosa davvero stesse succedendo dentro di sè, e dopo qualche momento tornò a guardarlo con il primo sorriso sincero che gli avesse mai fatto da quando fosse tornata.
"Wow, dovevamo davvero essere legati io e te.." sussurrò la donna con un filo di voce, degluetendo a fatica e sentendo il cuore battere un po' più veloce.
Dean accennò  un sorriso amaro ed annuì, mordendosi il labbro per trattenere tutte le parole che gli affollarono la mente e che avrebbe voluto dirle mentre osservava la strada davanti a sè. "Il sentimento più forte che io abbia mai provato in tutta la mia vita e so che dentro di te sai che è lo stesso".
Katherine sostenne il suo sguardo e sorrise in silenzio, perchè forse aveva ragione ed era esattamente ciò che il suo cuore cercasse di dirle, battendo così forte ed avendo voglia di fare un giro per la stanza ogni volta che loro stessero vicini; forse avrebbe dovuto lasciarsi andare e smettere di combattere ciò che provasse accanto a lui o a Judith, ma l'idea le faceva così tanta paura perchè aprendo quella porta avrebbe dovuto affrontare anche tutto il dolore che tenesse sigillato dentro da ormai troppi anni.
Dean ricambiò quello sguardo sentendo il petto alleggerirsi gradualmente, perchè vedere quell'espressione nei suoi occhi e riuscire a vedere la battaglia che si stesse svolgendo dentro di lei gli fece sperare di star facendo davvero dei passi avanti, e capì che fosse il momento adatto per dire la verità e raccontarle un'altra parte della storia che non conosceva. "Sai, la notte del tuo incidente Sam stava cercando di chiudere le porte dell'Inferno per sempre: eravamo tutti d'accordo che una volta chiuse ci saremmo ritirati, avremmo cambiato vita e saremmo stati dei semplici umani con un lavoro normale, una casa ed anche degli gnomi in giardino..".
"Io adoro gli gnomi in giardino!" esclamò Katherine sgranando gli occhi con felicità e guardandolo con aria euforica, non riuscendo a trattenere un grande sorriso.
"Lo so! Avresti potuto amare qualsiasi cosa, ma tu volevi gli gnomi.." sussurrò il maggiore ridendo di gusto, voltandosi a guardarla con amore e ricordando quante volte avesse interrotto i suoi momenti in cui fantasticava una vita fuori dalla caccia per inserire quegli esserini nella storia. "Comunque quello che voglio che tu sappia è che noi.. noi avevamo intenzione di sposarci".
Katherine divenne appena più seria quando capì dai suoi occhi che non stesse scherzando e si irrigidì appena sui sedili dall'Impala che divorava quei chilometri con velocità; continuò a guardarlo negli occhi e pensò a quanto si fosse persa entando in coma, e a quanto stesse continuando a perdersi tenendo quella porta blindata.
Lasciò che la parte di sè che più odiasse ma che l'avesse sempre protetta prendesse il sopravvento, sorridendo ironicamente e facendo spallucce come se avesse appena sentito qualcosa di non troppo importante. "Sai Dean, spero che l'anello fosse davvero grosso perchè io amo le cose vistose".
L'uomo sorrise riuscendo a cogliere quell'imbarazzo appena palpabile nei suoi occhi, che lasciò scivolare via dai suoi ed indicò con una mano un motel in cui avrebbero potuto riposarsi almeno un paio di ore prima di rimettersi in viaggo il mattino seguente; Dean acconsentì, iniziando ad avvertire i primi segni della stanchezza ed uscì dalla superstrada per deviare fino al piccolo albergo. 
Lasciò che la donna scendesse davanti alla reception per andare a prendere la camera mentre lui guidò fino al piccolo parcheggio completamente vuoto situato qualche metro più avanti e quando finalmente spense il motore sospirò rumorosamente, chinando il viso per qualche secondo ed osservando le sue chiavi con aria quasi sollevata: ce l'aveva fatta, finalmente glielo aveva detto e Katherine non era uscita di testa come immaginava, cercando di allontanarlo.
Era rimasta calma ad ascoltare la sua versione dei fatti, ed aveva cercato di scherzare sull'argomento perchè probabilmente non si sentiva ancora pronta, e lo capiva davvero, ma tutto ciò che Dean voleva era poterla guardare negli occhi e riconoscerla per più di qualche secondo ogni paio di giorni.
Due colpi al tettuccio lo fecero voltare verso il finestrino, trovando la donna sorridente che gli fece segno con il capo di scendere; il cacciatore portò entrambi i borsoni con un mano e seguì Katherine con un sorriso fino alla porta della loro camera, e la osservò aprire la porta ed accendere la luce.
Quando Dean si guardò attorno rise di gusto e scosse la testa con incredulita, entrando ed adagiando i due borsoni sul piccolo tavolo che si trovasse accanto all'entrata: un grande letto matrimoniale padroneggiava l'intera stanza, che non fosse poi così grande ma in due sarebbero riusciti a muoversi lì dentro. Si spostò ad osservarla con un sorriso divertito, che ricambiò ed incrociò le braccia al petto con finta offesa.
"Fammi indovinare: il motel è totalmente affollato e questa era l'unica camera".
"Oh no: penso che per stanotte saremo gli unici clienti" rispose Katherine avanzando con un sorriso sul volto, lasciando ondeggiare i suoi capelli mossi all'indietro mentre si avvicinava con aria arrogante. "Non amo dormire da sola quindi passeremo la notte insieme, ma non allungare le mani perchè ho il sonno leggero e ti farei il culo senza problemi".
Dean rise ancora e trattenne l'istinto di sfiorarle la guancia, così sollevò le mani in segno di resa. "Devo ricordarti che hai provato a sedurmi l'ultima volta che abbiamo condiviso un letto?".
"E' vero, ma tu mi hai baciata" rispose la donna sollevando un sopracciglio e sorridendo in maniera mista fra l'insolenza ed il divertimento, mordendosi il labbro inferiore e non riuscendo a cancellare quelle immagini dalla sua mente dopo averle appena rievocate.
Dean sostenne lo sguardo e fece spallucce, ridendo di gusto mentre si toglieva la giacca. "Touchè!".





"Sbrigati!".
Katherine roteò gli occhi e si appoggiò alla fiancata dell'Impala con uno sbuffò sonoro ed incrociando le braccia al petto con un'espressione alquanto annoiata, fissando il suo sguardo in quello del cacciatore accanto a sè che sorrise appena, impegnato per come fosse nella chiamata con suo fratello - in cui spiegò tutto ciò che avessero visto quella mattina sulle scene del crimine in cui le vittime fossero magicamente esplose, non trovando alcuna presenza di zolfo, di sacchetti delle maledizioni o campi elettromagnetici che suggerissero la presenza di un fantasma. 
Sam informò il maggiore che al bunker avessero già finito di esaminare quella marea di libri su cui li avessero lasciati, senza però trovare alcuna pista su come riuscire a decifrare il modo in cui Kevin avesse tradotto la tavoletta; la donna sorrise sinceramente osservando il cacciatore corrugare la fronte e notando il modo in cui si sentisse quasi in colpa per non essere lì ad aiutarli, non riuscendo a fare a meno di ricordare il modo in cui si fossero risvegliati quella mattina.
Le sembrò ancora di riuscire ad avvertire il braccio sinistro del cacciatore che le cingesse il fianco e l'avesse stretta con delicatezza al petto facendo passare l'altro sotto il suo collo nel tentativo di averla più vicina durante il sonno, e non riuscì a credere di aver trovato le sue mani strette a quelle dell'uomo con cui condividesse il letto e che per tutta la notte avesse tenuto la testa appoggiata all'incavo del suo collo; ricordò il modo in cui, una volta sveglia, avesse cercato di scappare da quel contatto, nonostante la facesse sentire proprio bene, e avesse sentito la presa farsi un po' più stretta per poi lasciarla andare non appena anche Dean si fosse svegliato del tutto, rendendosi conto in che modo avessero trascorso la notte.
"La forza dell'abitudine". Era così che il cacciatore si fosse giustificato una volta che si fosse seduto sul letto, passandosi una mano sul viso ed accennando un sorriso imbarazzato nella sua direzione, ma Katherine non disse nulla, piegò gli angoli delle labbra all'insù prima di alzarsi e dirigersi verso la doccia dopo avergli lanciato un ultimo sguardo.
"Andiamo.." sussurrò la donna roteando gli occhi per l'ennesima volta, stanca di star ferma ad aspettare che l'interminabile chiamata con suo fratello terminasse.
L'uomo rise e disse al fratello che avrebbero continuato ad aggiornarsi più tardi, posò il suo telefono nella tasca della sua giacca ed osservò il modo annoiato con cui lo stesse guardando, facendo una smorfia ed indicando il supermarket davanti cui avesse fermato la corsa della sua auto. 
"Vuoi entrare o vuoi continuare a guardarlo da qui?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia, cercando di capire perchè stesse lanciando quello sguardo carico di dispiacere all'angelo con addosso un'uniforme blu che con un sorriso servisse i clienti. "Sembri uno stalker".
Dean sollevò lo sguardo disturbato verso di lei, pensando che quella nuova versione di lei riuscisse a dargli sui nervi più del solito, e le fece segno col capo di seguirlo all'interno del piccolo supermercato, tenendole la porta aperta per lasciarla entrare.
L'uomo si mise pazientemente in coda alla casa, aspettando che Castiel terminasse di servire i due clienti che gli stessero davanti e Katherine gli lanciò uno sguardo carico di disapprovazione, roteando gli occhi e sbuffando perchè avrebbe dovuto cacciare tutti quanti fuori e prendere le informazioni necessarie sul caso che avesse scoperto tutto da solo; si allontanò dal cacciatore ed iniziò ad aggirarsi per il piccolo negozio con un cesto preso all'ingresso, iniziando a riempirlo con ogni tipo di snack, cioccolato o patatine che riuscisse a trovare fra i vari scaffali.
Quando ebbe finito la sua spesa, si avviò verso la cassa osservando con ironia come l'angelo forte e determinato che avesse conosciuto quasi vent'anni prima si fosse trasformato nell'impiegato del mese, cercando di discutere a bassa voce con Dean, che non smise di fissarlo per un secondo con aria basita.
"Non ho solo perso le mie ali, ho perso anche la mia grazia: sono umano!".
Katherine sollevò un sopracciglio e rise di gusto alle spalle del cacciatore, che si voltò per guardarla in cagnesco facendole roteare nuovamente gli occhi; la donna si avvicinò alla cassa con un sorriso divertito, notando l'espressione strana che l'ex angelo le stesse riservando.
"E così adesso fai parte dei club degli umani?" chiese la ragazza afferrando il suo cesto con entrambe le mani e svuotandolo completamente sulla cassa, ridendo di gusto ed osservando con la coda dell'occhio il cacciatore scuotere la testa.
"Uh, tu eri in coma.." sussurrò Castiel aggrottando le sopracciglia, guardandola meglio e spalancando la bocca per la sorpresa, riuscendo a cogliere qualcosa di diverso in lei. "Tu non sei la vera te".
"Si, hai assolutamente ragione Cas" rispose la donna ridendo ed afferrando uno dei dolcetti che avesse preso per scartarlo, senza neanche aspettare che lo inserisse nel conto. "Ti sono mancata?".
Dean aggrottò le sopracciglia osservando lo strano modo in cui il suo amico la stesse guardando e sollevò un dito a mezz'aria, oscillandolo fra loro due con aria sospettosa e puntando lo sguardo su l'ex angelo. "Tu conoscevi Katherine? Insomma, questa particolare versione di Katherine?".
"Si, eravamo migliori amici.." sussurrò la donna masticando il suo dolcetto e sedendosi in maniera irrispettosa sul bancone, ridendo e facendogli l'occhiolino mentre si portava indietro i suoi lunghi capelli mossi per farli ricadere sulle spalle. 
Il cacciatore assottigliò gli occhi e vide il modo compiaciuto con cui Katherine stesse osservando il suo amico ed il modo imbarazzato e preoccupato con cui lui la stesse guardando, ed un dubbio vacillò nella sua mente, sgranando gli occhi e tornando a puntargli contro il dito. "Voi due avete...".
Katherine scoppiò in una risata, coprendosi la bocca con una mano e gli scompigliò i capelli, tornando a guardare l'ex angelo dietro il bancone con un sorriso divertito. "Andiamo, con lui? Amo fare certe cose, ma sono molto selettiva; Cas è stato uno di quelli mi hanno salvato la vita dopo la mia morte".
"Già, ricordo come ci hai ringraziati dopo" rispose Castiel guardando in cagnesco la donna che sorrise e prese un altro morso del suo snack, per poi rivolgere il suo sguardo arrabbiato verso il cacciatore. "Cosa le è successo?".
Dean divenne più serio e sospirò, facendo spallucce e guardando l'amico con aria dispiaciuta per non averglielo comunicato prima. "Amnesia post incidente".
La donna sbuffò sonoramente ed osservò l'ex angelo aggrottare le sopracciglia nel tentativo di capire cosa fosse successo e perchè fosse regredita fino a quel periodo della sua vita, e scese dal bancone con uno scatto di reni tornando al fianco del cacciatore. "Perchè non rimandiamo le confidenze a più tardi e torniamo ad occuparci del caso?".
"Sono inutile, non ho i miei poteri e come cacciatore faccio schifo!" esclamò Castiel sospirando e facendo spallucce, riuscendo a mantenere la sua espressione sempre più sull'impassibilità nonostante ormai fosse umano e riuscisse a provare le emozioni che i suoi amici avessero sempre provato.
Katherine scosse la testa e non fece in tempo a sentire la ramanzina di Dean, che il telefono le squillò e si allontanò di qualche passo per riuscire a sentire meglio le parole del suo interlocutore; dopo pochi istanti chiuse la chiamata con un sospiro e tornò al fianco del cacciatore che stesse cercando di convincere l'ex angelo a lasciare il suo lavoro per tornare a cacciare.
"C'è stata un'altra vittima, dobbiamo andare" disse la donna appoggiando le mani al bancone e sollevando un sopracciglio, alternando lo sguardo fra i due per poi concentrarsi sull'uomo in divisa. "Vieni con noi o rimani qui a piangerti addosso?".
Castiel sospirò per un lungo momento, chiedendosi perchè mai avrebbe dovuto rinunciare alla vita dignitosa che si stesse costruendo da umano e vacillò quando incontrò lo sguardo speranzoso e sorridente del suo amico; annuì ed iniziò ad impacchettare gli snack e i dolciumi che la ragazza avesse precedentemente preso dagli scaffali e li imbustò, prima di passarle lo scontrino con un sorriso educato e conciso che riservasse a tutti i suoi clienti. "Sono 11 dollari".
Katherine sorrise divertita ed afferrò il sacchetto di carta fra le mani, estraendo dalla sua giacca una banconota da cinquanta e facendo una smorfia compiaciuta, prima di adagiare i soldi sul bancone. "Puoi tenere il resto".




Ciò che videro non appena arrivarono sull'ultima scena del crimine fece loro rivoltare le interiora, specialmente perchè i resti che avessero appena osservato fossero quelli di una sedicenne liceale che fosse appena stata lasciata dal fidanzato: i due cacciatori intuirono che le vittime fossero tutte persone molto tristi, ma non instabili a tal punto da inscenare un suicidio.
Dean e Katherine ringraziarono lo sceriffo dicendogli che avrebbero continuato ad indagare e raggiunsero il loro ex angelo che sgattaiolò via prima dalla scena del crimine per trovare rifugio vicino all'Impala, appoggiandosi con entrambi i palmi delle mani al bagagliaio nel tentativo di tornare a riuscire a respirare correttamente; lo osservarono bene e notarono sul suo viso un'espressione particolarmente disgustata e sofferente, spingendoli a chiedere cosa gli stesse succedendo.
Rivelò loro che quelle dovesse essere opera di un particolare tipo di angelo che in Paradiso si occupasse di mettere fine alle sofferenze degli angeli feriti durante i combattimenti, i Rit Zien, che una volta caduti sulla terra non riuscissero a distinguere la natura del dolore degli umani, mettendo fine ai dolori di chiunque soffrisse nelle sue vicinanze; Castiel parve molto agitato e scosse la testa subito dopo aver terminato di dar loro le informazioni di cui avessero bisogno per andare avanti durante l'indagine, guardò Dean con aria supplichevole e gli chiese di non coinvolgerlo ulteriormente dal momento che stesse davvero provanto ad avere una vita normale e a nascondersi da tutti gli angeli che lo volessero morto.
Entrarono in auto e Castiel chiese loro di accompagnarlo a casa del suo appuntamento, confermando ciò che avesse detto precedentemente sul cambiare stile di vita; il maggiore fu felice di dargli un passaggio, pensando a quanto le cose fossero cambiate solamente negli ultimi sei mesi.
Fermò l'auto davanti casa di Nora, la collega che avesse chiesto al loro ex angelo di uscire, e quando fece per scendere Dean lo bloccò con un sorriso, afferrandolo da un braccio e cercando di fargli una paternale data la sua scarsa fortuna con le donne che sembrassero interessate a lui.
"Siamo nel ventunesimo secolo, Dean!" esclamò Katherine dal sedile posteriore, roteando gli occhi e sollevandosi con le gambe per sporgersi in avanti, intrufolandosi fra i due uomini e volgendo lo sguardo verso Castiel con un sorriso. "Sii gentile come ha detto lui, ma non troppo perchè non amiamo avere un uomo zerbino attorno e tienile testa, sii sempre sicuro di te, amiamo la sicurezza! Qualsiasi cosa lei dica, approfondiscila: non ci piace intavolare dei discorsi dopo ore di riflessioni per poi sentirvi cambiare discorso per finire sullo sport o, peggio, sulla politica; ma soprattutto, se vuole offrire, falla pagare: non è a tutte le donne che piace questo tipo di galanteria maschilista".
La donna concluse il discorso voltandosi nella direzione del guidatore con un sopracciglio sollevato ed aria arrogante, puntualizzando ogni cosa che avesse detto ed accennando un sorriso altezzoso, facendogli capire che fosse più brava una donna a dare consigli ad un neo umano su come comportarsi al suo primo appuntamento; tornò su Castiel, che la guardava con aria confusa, ed insinuò le mani sul petto per sbottonare il gilet della sua divisa da lavoro, alzando gli occhi al cielo e pensando che avrebbe potuto indossare qualcosa di diverso, ma cercò di rimediare sbottonando i primi bottoni della camicia e sistemandogli al meglio i capelli con le dita.
Si allontanò di qualche centimentro per osservarlo nel complesso, avvicinandosi inavvertitamente al braccio del cacciatore, e sorrise guardando come con poche mosse lo avesse reso perfetto per qualsiasi donna. 
Castiel sorrise ed annuì, ringraziandola con lo sguardo e dicendole che probabilmente con la vecchia sè condividesse soltando l'aspetto, e scese dall'auto dopo aver salutato Dean con un gesto della mano, mentre il sorriso divertito sul volto della donna andò piano piano scemando quando si rese conto di ciò che avesse detto e fatto; la vecchia Katherine gli avrebbe detto di essere incredibilmente duro e altezzoso, di non piegarsi davanti ad i suoi bisogni ma di pensare solamente ai suoi, cercando di portarsela a letto alla prima occasione per poi non lasciare più neanche l'ombra di sè.
Scese dall'auto e passò davanti senza neanche rifletterci, risvegliandosi dal suo stato penserioso solamente quando sentì il guidatore imprecare contro un furgone che gli si fosse posteggiato davanti e che gli stesse per finire addosso in retromarcia; volse lo sguardo verso di lui e lo osservò, chiedendosi se davvero valesse quel cambiamento che stesse avvenendo in lei giorno dopo giorno.
Notò lo sguardo del cacciatore tornare ad essere più tranquillo quando si voltò nella sua direzione a guardarla con una leggera risata, grattandosi nervosamente la nuca. "Wow, le cose che hai detto prima.. Davvero vuoi un uomo che ti faccia pagare?".
"Tu non mi facevi mai pagare?" chiese Katherine aggrottando le sopracciglia, guardandolo con aria seria.
Dean fece spallucce e sorrise imbarazzato davanti a quello sguardo accusatorio, ricordando le proteste che facesse ogni volta che si alzasse dal tavolo con la scusa del bagno per andare a pagare ed evitare che lo facesse lei. "Mai".
La donna trattenne un sorriso e si morse un labbro per farlo, per poi tornarlo a guardare con aria più seria del solito e mettendo su la sua solita arroganza. "Bene, allora stasera andremo da qualche parte e lascerai che ti offra la cena".
"Non esiste" rispose il cacciatore scuotendo la testa con aria perentoria, volgendo lo sguardo verso la strada ed accendendo il motore con uno scatto, sentendo la donna affianco a sè ridere di gusto e dirigendosi in un ristorante li vicino in cui avrebbero potuto cenare prima di rimettersi a lavoro con le indagini sul caso.




Non ricordò di aver provato un dolore così forte in tutta la sua vita: sentì la testa letteralmente scoppiare, la pressione nelle sue vene alzarsi sempre di più e si portò le mani alle tempie mentre le ginocchia non la ressero più e la fecero cadere rovinosamente sul pavimento di casa di Nora.
Dean e Katherine udirono il cellulare del cacciatore squillare proprio nel momento in cui avesse ordinato il conto all'interno di quel ristorante cinese in cui fossero andati, e la donna approfittò di quel momento di distrazione per passare delle banconote al camerire mentre continuava a bere il suo calice di vino, mettendo su il suo sguardo arrogante e sollevando un sopracciglio nella direzione dell'uomo; Dean chiuse la chiamata dopo pochi istanti e si voltò per porgere la sua carta di credito al camerire, ma aggrottò le sopracciglia quando non trovò nessuno e sentì la donna ridere sotto i baffi.
"Oh davvero?!". L'uomo la fulminò con lo sguardo e sarebbe andato alla cassa per farsi restituire i soldi e pagare con la sua se non avesse avuto l'urgenza di tornare da Castiel: l'ex angelo non aveva vinto un appuntamento ma una serata con la figlia neonata della sua collega, mentre Nora se la spassava con un altro uomo. Prendersi cura degli umani e dei loro bisogni in generale era sempre stato un compito arduo per lui, avere a che fare con i bambini scoprì che fosse ancora peggio.
Chiese in preda al panico ai due di tornare ad aiutarlo, poichè la neonata scottava e non sapeva come comportarsi e come agire, così si affrettarono a raggiungere nuovamente la casa distante solo pochi isolati, ed in quei momenti Dean non fece che lagnarsi per essere stato fregato dalla donna in quella maniera, raccontandole come non fosse mai accaduta una cosa del genere e che non si sarebbe mai più ripetuta.
Katherine rise scendendo dall'auto in silenzio, evitando di ripetere che lo avrebbe sempre fregato da quel momento in poi, e si avviò insieme al ragazzo verso il vialetto della casa osservando il modo in cui il cacciatore la stesse guardando, ricambiando il sorriso e ringraziando il tempismo con cui Castiel avesse aperto la porta.
Lo trovarono davvero preoccupato stringendo quella piccola bambina fra le braccia e la passò a Dean chiedendo alla donna come avrebbe potuto farla abbassare, estraendo davvero l'intero contenuto del cassetto dei medicinali; Katherine sorrise teneramente osservando il modo in cui l'uomo cullasse la piccola Tanya per non farla più piangere, ma poi qualcosa dentro di sè si mosse, come un ricordo che era stato rimosso e si chiese perchè avesse provato quella sensazione proprio osservando quella scena.
Vide il cacciatore sorridere alla bambina e cullarla con dolcezza, per poi sollevare lo stesso sguardo dispiaciuto verso quello della donna che le sembrò quasi un riflesso del suo; Katherine fu richiamata da Castiel e con un sorriso prese del paracetamolo per curare la piccola che iniziò a scottare veramente tanto.
Fece di tutto per non farlo, ma sollevò nuovamente lo sguardo verso Dean che si sforzò di sorridere ma non riuscì a trattenere quella sofferenza latente dentro di lui, e Katherine aggrottò le sopracciglia perchè davvero non riusciva a capire perchè facesse male anche a lei; poi sentì il dolore estendersi dentro di lei fino alla testa, e la sentì quasi scoppiare cadendo al suolo sul pavimento legnoso continuando a tenersi le tempie con le dita.
Dean e Castiel si scambiarono una breve occhiata terrorizzata, chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo e il cacciatore si affrettò a lasciare la bambina nella culla prima di avvicinarsi alla donna per afferrarle il viso fra le mani. Una risata alle loro spalle attirò la loro attenzione e con un gesto della mano i due uomini furono scagliati lontano dalla donna; l'angelo responsabile di tutte quelle morti si avvicinò a Katherine che urlò in preda al dolore, tenendosi la testa fra le mani, e si abbassò al suo livello.
"Ho sentito il tuo dolore ancora prima che tu mettessi piede in questa casa: ero qui per Castiel, ma adesso che ti vedo e ti sento mi chiedo come possa un'umana come te sopportare tutto questo".
La donna lo colpì al viso con un pugno disperato e cercò di allontanarsi mettendo maggiore distanza fra loro, spostandosi sul pavimento con sofferenza quel tanto che bastasse per prendere fra le mani la sua lama angelica posta sul tavolo, ma un calcio ben assestato in pancia la fece rotolare rovinosamente a terra; rivide scorrere nella sua mente tutti gli istanti più brutti della sua mente e, nonostante avesse dimenticato quasi metà della sua vita, furono sufficienti a farle provare un grande tormento, lo stesso per cui avesse deciso di escludere tutti fuori ed erigere quella barriera che avrebbe protetto il suo cuore da qualsiasi altro dolore.
Rivide e riprovò la sensazione della morte a soli sedici anni, quando la pelle del collo le venne lacerata dal vampiro fino a prosciugarle la vita, e poi ricordò ogni momento doloroso che avesse vissuto al fianco di suo padre in quella lunga malattia che non gli lasciò scampo e che Katherine non avrebbe mai potuto combattere come avrebbe fatto con un demone o come la creatura che in quel momento se la stesse godendo a tormentarla in quel modo prima di ucciderla.
La voce del cacciatore e di Castiel giunse alle sue orecchie in maniera ovattata e le sembrò che fossero passati secondi lunghi un'eternita, fin quando sentì il dolore alla testa diventare sempre più leggero fino a svanire del tutto quando una forte luce irradiò la stanza, rendendole impossibile tenere gli occhi aperti.
Sentì delle braccia possenti sollevarla da terra e le mani di Dean scuoterle il viso, e le ci vollero numerosi istanti prima di riuscire a metterlo a fuoco per via di quella grande confusione che le aleggiasse in mente: sentì due lacrime rigarle il viso e subito si liberò della presa gentile del cacciatore spintonandolo via con forza, indietreggiando fino a colpire con la schiena l'isola della cucina e si asciugò in fretta le lacrime perchè non voleva che la vedessero così.
Chiuse gli occhi per un lungo istante e fece ciò che sapesse fare meglio, tirare su un'altra barriera più alta e più grande di quella precedente, ed in un secondo ritrovò il controllo: il respiro tornò regolare, il dolore nel suo petto cessò e si guardò attorno fin quando vide Castiel con la sua lama angelica piantata ancora nel petto di quell'angelo che li volesse entrambi morti.
Sorrise ironicamente e si rialzò, cercando di non guardare il cacciatore che ancora le riservasse quello sguardo dispiaciuto e sofferente, così lo ignorò e si riprese la sua lama estraendo dal corpo dell'angelo, pulendola sulla sua giacca e rimettendosela nella guaina della cintura. Disse ai due uomini che avrebbe aspettato fuori e che avesse ancora un grande mal di testa, così si diresse alla porta per prendere un po' di aria fresca e tornare finalmente a respirare.
Dean e Castiel si scambiarono una lunga occhiata e l'ex angelo lesse tutte le preoccupazioni nello sguardo dell'amico, chiedendosi cosa avrebbe potuto fare per aiutarlo; il maggiore abbassò lo sguardo e si avvicinò al corpo dell'angelo per farlo sparire dalla casa prima che Nora tornasse, ed insieme iniziarono a ripulire il sangue che fosse colato sul pavimento e fosse schizzato sui muri in silenzio, ognuno perso dietro al proprio filo di pensieri che li stessero lentamente divorando.
Castiel pensò a quanto l'angelo gli avesse detto poco prima mentre la ragazza era incosciente, non riuscendo a fare a meno di pensare che probabilmente avesse ragione e che nascondendosi in quella vita umana che non gli appartenesse stesse deludendo ulteriormente gli angeli decidendo di non aiutarli a trovare la pace sulla terra ed un modo per tornare insieme in Paradiso agirando l'incantesimo di Metatron. Si voltò verso il cacciatore, intento a raccogliere i cocci del vaso che Katherine avesse urtato cadendo al suolo e vide quanto anche lui stesse soffrendo.
"Dean..".
L'uomo lo guardò negli occhi e per qualche istante riuscì a sentire tutto ciò che sentisse, ma subito dopo il cacciatore abbassò lo sguardo con un sospiro ed appoggiò le mani sull'isola in marmo della cucina. "Cosa sai di lei? Ha passato un anno da sola ed ho il vago sospetto che tu non mi abbia detto tutto su quello che sai".
Castiel sospirò lentamente e si avvicinò all'amico, incrociando nuovamente il suo sguardo con aria dispiaciuta. "Katherine aveva perso la testa e abbiamo provato a fermarla con i nostri metodi, ma è riuscita a scappare dopo aver massacrato alcuni dei nostri angeli". 
Dean sollevò gli occhi increduli nella sua direzione, sentendoli pizzicare e contrasse la mandibola con un sospiro. "E poi?".

"Si è solo fermata ed è tornata a casa.." sussurrò Castiel facendo spallucce e passando una mano sulla spalla  dell'amico con un sospiro. "Credo che abbia affrontato le sue paure e sia tornata la stessa di prima".
Il cacciatore sorrise amaramente e strinse gli occhi ricacciando indietro le lacrime, pensando a cosa avesse letto negli occhi della donna e a come lo avesse rispedito in profondita dentro di lei in un solo secondo, tornando ad avere il suo solito atteggiamento arrogante ed insolente dietro al quale si nascondesse; prima di uscire in giardino per raggiungere Katherine, udì Castiel dirgli di non dire assolutamente alla ragazza dei suoi poteri e che fosse meglio così per la sua incolumità e per quella di tutti.
Si richiuse la porta alle spalle proprio nel momento in cui un taxi fece arrivare Nora a casa sua con aria preoccupata, che corse per il vialetto fino a raggiungere la porta d'ingresso non curandosi che ne fosse appena uscito un estraneo, e raggiunse la donna che se ne stesse appoggiata al cofano sulla fiancata del lato guidatore, lasciando che il suo sguardo vagasse in preda ad i pensieri.
Dean si avvicinò lentamente e silenziosamente fino ad arrivarle accanto, e per poco non cadde dal cofano per il sobbalzò che fece quando si accorse di lui nel buio della notte, sgranando gli occhi; rise per qualche momento e lo vide avvicinarsi a lei con un sorriso debole e dispiaciuto.
Non disse niente, perchè sapeva che la donna non avrebbe voluto sentire nulla, ma il cacciatore voleva farle capire che fosse lì per lei: allungò un braccio nella sua direzione e lo fece passare sulle sue spalle per stringerla delicatamente, e Katherine parve apprezzare, appoggiando il viso sull'incavo del suo collo come avesse fatto milioni di volte in passato per tranquillizzarsi.





5:06.
Questo fu l'orario che lesse sulla grande sveglia posta sul comodino quando si svegliò di soprassalto sentendo dei gemiti provenire dal lato opposto del letto; Dean sgranò gli occhi e si maledisse per essersi addormentato per qualche momento, sentendo dentro di sè che qualcosa sarebbe accaduta quella notte.
Da quando si fossero separati da Castiel, Katherine non disse una parola, rispondendo a monosillabe ogni volta che il cacciatore le avesse chiesto se stesse bene; il viaggio in auto fu molto silenzioso e quando arrivarono nella stanza del motel la donna si mise la vecchia tuta ed il top aderente che mettesse per dormire, prima di distendersi a letto e dargli le spalle, non avendo voglia di fare conversazione ma neanche di mostrargli cosa provasse veramente, e Dean si ripromise di vegliare tutta la notte su di lei per assicurarsi di esserci se avesse avuto bisogno di lui.
Ma il sonno ebbe la meglio solo per cinque minuti e venne svegliato dai gemiti e dalle parole indistinte che fuoriuscissero dalle labbra di Katherine, ancora del tutto addormentata, che iniziò a muoversi in maniera irrequieta; il cacciatore si avvicinò sul materasso e vide la maniera con cui stringesse gli occhi ed il modo in cui si fosse raggomitolata su se stessa, mentre delle lacrime le sgorgassero dalle guance nel sonno ed aveva quegli incubi.
Non ci pensò due volte e la girò nella sua direzione, scuotendola per svegliarla e le carezzò il viso, osservando i suoi occhi aprirsi e guardarsi attorno con confusione, realizzando solamente in quel momento che avesse avuto uno di quegli incubi che fosse solita avere quando era più giovane.
"Dean, ma che..".
"Hai avuto un incubo, ma è tutto a posto: adesso sei sveglia e sono qui con te.." sussurrò Dean con voce tremante, sistemandosela sul petto e carezzandole il viso per asciugarle le lacrime che ancora ricadessero dai suoi occhi, e a quella visione il cacciatore si spezzò.
Katherine rimase a guardarlo per qualche istante, nonostante le lacrime ed il buio non le permettessero di metterlo a fuoco, ma sentì il suo corpo e la sua vicinanza ed in quel momento fu troppo per lei dover costringere se stessa a non provare quello che provasse davvero quando gli stesse accanto; si fece coraggio e si spinse più in su sul materasso per avvicinarsi e toccare le sue labbra con le sue, baciandolo e tirandolo dal braccio per far si che scivolasse su di lei, mentre si sistemava per permettergli di stare più comodo.
L'uomo la lasciò fare ma poi si sollevò con un braccio, guardandola con aria incerta ed aggrottando le sopracciglia, pensando che quella non fosse affatto una buona idea, ma lesse nello sguardo della ragazza la necessità e l'urgenza di averlo, così tornò a baciarla ma questa volta con più trasporto, lasciandosi andare su di lei e sfiorandole le guance umide ma ormai quasi asciutte; sentì le mani di Katherine insinuarsi sotto la sua maglietta scura e provò un brivido di piacere quando sentì il suo calore sfiorargli la pelle ed accarezzargli la schiena, spingendolo con forza contro il suo bacino per accrescere il desiderio dentro di lui.
Quando sentì le sue mani sfilargli via la maglietta si fermò a guardarla, mettendo un pò di distanza fra di loro e tornando a guardarla negli occhi con esitazione per capire se lo volesse veramente o se fosse una reazione all'incubo che la stesse tormentando.
"Ti ho mentito, Dean.." sussurrò la donna serrando la mascella e tirando su con il naso, non riuscendo a distogliere lo sguardo e lasciando vagare la mani sulle sue braccia, sperando che non si fermasse. "Ti ho mentito quando mi hai baciata il mese scorso e ti ho detto che non aveva significato niente per me".
L'uomo strinse la presa su di lei e tornò a baciarla con il cuore un po' più leggero, togliendole in fretta i vestiti e sentendo come lei stesse facendo lo stesso con lui, mentre entrambi furono colti dalla stessa emozione della prima volta di tanti anni prima, ed anche se Katherine non potesse ricordarselo riuscì ad avvertirlo ugualmente, desiderando che quella notte non finisse mai mentre tornava a baciare l'unica persona che fosse riuscito a tirare giù tutte le sue barriere protettive. 


Si sedette in fretta sul letto tirando con sè le coperte quando si rese conto di ciò che fosse successo durante la notte e di come si fosse lasciata andare fra le braccia del giovane cacciatore che giacesse ancora accanto a lei, con gli occhi ancora chiusi ed un'espressione sorridente sul viso; Katherine rimase a guardarlo per qualche istante, pensando di non essersi mai comportata così con qualcuno e che mai avrebbe pensato di poter cedere e di far entrare Dean dentro di lei in quella maniera.
Ricordò il modo in cui si fosse sentita accanto a lui ed ogni emozione che avesse sentito mentre lo baciava e lo stringeva in quella notte di passione, non aspettandosi però che il cacciatore rozzo e duro che mostrasse a tutti potesse essere in fondo così delicato ed attento; sorrise con felicità e scese le gambe dal letto, iniziando a raccogliere i suoi vestiti scivolati sul pavimento sentendo il suo stomaco brontolare. 
Non appena mise la maglietta sentì una stretta sul suo bacino portarla indietro, fino a farla rientrare a letto e sentì il petto caldo dell'uomo scontrarsi con la sua schiena, mentre il suo viso si incastrò perfettamente sull'incavo del suo collo e Katherine sorrise, piegando appena il viso nella sua direzione ed osservando il modo ancora assonnato in cui la stesse guardando.
"Stavi scappando?" chiese Dean con voce ancora impastata dal sonno, lasciando trasparire appena la sua preoccupazione e stringendo più la presa su di lei. "Volevi rubare la mia auto per andare chissà dove?".
Katherine rise di gusto e si girò nella sua direzione con il busto, spingendolo indietro e mettendosi a cavalcioni su di lui: lo guardò per qualche istante senza dire una parola, sorridendo e sentendo il cuore battere un po' più forte del solito, e con delicatezza gli sfiorò una guancia prima di chinarsi e baciarlo lentamente mentre sentiva le mani del cacciatore arpionarsi sui suoi fianchi e stringerla più forte. 
"Volevo andare a prendere la colazione: sto morendo di fame.." sussurrò la ragazza tirandosi su con la schiena e sorridendo, sfiorandogli il petto ed osservando il modo in cui anche lui sorridesse.
Dean la guardò e sospirò, allungando una mano fino al suo volto per sfiorarla con delicatezza, chiedendosi se facesse bene a fidarsi così tanto di lei o se sarebbe riuscita a fargli male in qualche altro modo; non era ancora la vera Katherine, ma era sulla buona strada e questo gli bastava.
"Mi offri la cena ed adesso anche la colazione: le cose si stanno facendo serie?" chiese l'uomo ridendo di gusto, passandosi una mano fra i capelli scombinati dalla nottata.
Katherine non rispose, ma gli sorrise e si appoggiò alla sua mano chiudendo gli occhi e beandosi di quel contatto, ma poi sentì il cacciatore fare leva sulle gambe per farla avanzare verso di sè ed invertì le posizioni, bloccandola in uno di quei baci che erano soliti scambiarsi e che le facessero sempre perdere il controllo.
La donna rise spostando il viso per tornare a respirare e Dean scese a torturarle il collo, insinuando la mano sotto la sua maglia e cercando a tutti i costi di toglierla via, ma Katherine lo spostò con forza, continuando a ridere ed osservando il modo stranito con cui la stesse guardando mentre si alzò ed iniziò ad indossare i suoi jeans abbandonati al suolo.
"Prendo la colazione e poi potremo continuare quanto vorremo" disse la donna ridendo, abbottonandosi i pantaloni e mettendo su la sua giacca di pelle nera con un sorriso, soffermandosi  a guardarlo; si chinò a baciarlo con delicatezza e poi tornò a guardarlo con aria felice. "Torno subito".
Il cacciatore sorrise e la vide uscire dalla stanza, mordendosi la lingua per trattenere ciò che avrebbe tanto voluto dirgli a proposito dei suoi sentimenti, ma lo ricacciò giù in gola pensando che Katherine non fosse ancora pronta a sentirselo dire; sospirò e sorrise amaramente, alzandosi dal letto per fare una doccia, sforzando di cacciare i pensieri negativi che gli attanagliassero la mente.
Una volta chiusasi la porta alle spalle, Katherine avanzò fino alla piccola tavola calda a pochi passi dal motel e si sentì come mai fino a quel momento; nacque un sorriso sul suo volto del tutto inaspettato e si ritrovò a sorridere alla gente, a ringraziare la barista che le avesse appeno incartato la colazione e che le stesse facendo i caffè, e si sforzò di ricordare quanto ci fosse voluto per arrivare fino a quel punto.
Sorrise con felicità ed afferrò il suo pacchetto fra le mani, uscendo da quel locale e non vedendo l'ora di rientrare in camera per poterlo anche solo guardare mentre facesse una di quelle espressioni buffe che fosse solito fare mentre mangiava; si portò un ciuffo indietro e passò accanto all'Impala, osservando il suo riflesso e notando quanto sembrasse felice, pensando che mai niente sarebbe potuto andare storto. 
O almeno finchè non vide una seconda sagoma riflessa proprio accanto a lei.
"Bel cambiamento: l'atteggiamento da ribelle, lo sguardo sempre superiore a tutto e tutti, ma devo ammettere che è il modo in cui hai sistemato i tuoi capelli ad intrigarmi di più..".
Katherine si voltò di scatto, passando da suo sguardo felice a quello sospettoso ed indagatore in un nano secondo, assottigliando gli occhi ed osservando bene la donna che le fosse appena comparsa accanto; non ci mise molto a ricordare la protagonista dei suoi incubi e la vide sorridere compiaciuta quando capì che l'avesse appena riconosciuta. 
"Abaddon.." sussurrò la donna divenendo più seria e serrando la mandibola, allungando una mano verso la sua cintura per estrarre la sua lama angelica ma scoprendo con sgomento di averla lasciata in camera insieme a Dean. Stupida, stupidissima mossa quella di abbassare la guardia.
"Sono così felice che tu ricordi chi io sia" rispose il demone avanzando nella sua direzione di qualche passo fino a sfiorarle con le dita una ciocca dei suoi lunghi capelli mossi, rigirandosela fra le dita con un sorriso; Abaddon spostò lo sguardo nel suo, osservando il modo impavido e senza paure con cui la stesse guardando e sorrise di gusto. "Amo anche il fatto che la mia principale nemica non abbia paura di me".
Katherine tornò a sorridere con arroganza, scostandole la mano dai suoi capelli con forza e facendo un passo avanti fulminandola con lo sguardo. "Principale nemica di un Cavaliere dell'Inferno? Wow, devo proprio averti messo i bastoni fra le ruote".
"Si, l'hai fatto.." sussurrò Abaddon ridendo di gusto, serrando le braccia al petto ed osservando il modo interrogativo con cui la guardasse che tanto stesse cercando di non far notare. ".. ma tu non sai neanche perchè ti volevo morta".
La donna fece spallucce e sollevò un sopracciglio, fissandola con la sua solita altezzosità. "Immagino perchè tu sia un demone ed io una cacciatrice".
Il Cavaliere rise divertita, portandosi le mani al viso e scuotendo la testa; la guardò mordendosi un labbro con eccitazione, pensando che avrebbe portato scompiglio nella sua famiglia di cacciatori preferiti e sorrise all'idea. "Perchè non chiedi al tuo ragazzo dei tuoi poteri o quello che ha fatto per toglierteli? Perchè non gli chiedi chi fosse il tuo vero padre? Ne riparleremo".
Prima che Katherine potesse avanzare anche solo per pensare di colpirla, il demone svanì nel nulla in quel parcheggio, lasciandola da sola a guardarsi attorno, sentendo dentro di sè la brutta sensazione di essere stata ingannata.


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Capitolo 38
*** Still far from the fallout. ***


Capitolo 34.
Still far from the fallout.

 
 
"Noo!".
Un urlo spezzò il silenzio all'interno della casa di campagna in cui i due cacciatori si trovavano insieme al Re dell'Inferno e subito il maggiore si voltò a cercarla con lo sguardo, ma Caino lo strattonò dal braccio, chiarendo con lo sguardo che non gradisse essere interrotto.
Dean sentì un forte bruciore e formicolio al suo braccio destro quando una strana luce rossa si fece strada dall'avambraccio di Caino fino al suo, fin quando il Marchio si instaurò permanentemente su di lui. Respirò affannosamente e si guardò attorno, sentendo dentro di sè che la situazione sarebbe peggiorata da un momento all'altro e che tutti quei demoni mandati da Abbadon che avessero accerchiato la casa per prendere Katherine e Crowley sarebbero da lì a poco entrati.
Scambiò uno sguardo con Caino, che gli sorrise vittorioso e con un semplice gesto della mano fece si che i suoi tre visitatori fossero trasportati all'esterno della proprietà per mettersi in salvo, mentre permise a decine di demoni di entrare nella sua casa per sfidare il suo potere.
Katherine sgranò gli occhi e si rese conto solo dopo pochi secondi di trovarsi vicino all'Impala ed osservò una moltitudine di demoni affannarsi per correre all'interno della casa di Caino con la speranza di trovarli lì; scosse la testa e guardò i due uomini davanti a sè, per poi fissare il suo sguardo sul maggiore.
Gli diede una forte pacca sul petto spingendolo via, guardandolo con aria di dissenso mista a rabbia, perchè aveva preso qualcosa che voleva lei: il Marchio.
Dopo la mattina di ormai un mese e mezzo prima, quando Katherine e Dean passarono la notte insieme dopo il suo incubo, e dopo che lei avesse fatto una ciaccherata con Abbadon, la donna iniziò a capire come avrebbe potuto raggiungere ciò che volesse realmente: una volta tornati al bunker si recò da Crowley, con cui strinse un patto. Lui le avrebbe raccontato tutta la verità su chi fosse lei davvero, su chi fosse suo padre e cosa fosse successo, e Katherine lo avrebbe liberato, facendola passare per una fuga.
Dopo che ebbe scoperto dei poteri che le fossero stati tolti e del motivo per cui Abbadon la volesse morta, capì che avrebbe dovuto agire in fretta: rimase al bunker ed iniziò a distruggere dall'interno quella che avrebbe dovuto essere la sua famiglia.
Katherine si mise in contatto con Metatron quando Crowley la mise al corrente di ciò che stesse accadendo in Paradiso e gli rivelò chi stesse realmente occupando abusivamente il corpo di Sam, ed in pochi giorni i cacciatori assistettero alla presa di possesso di Gadreal, che sfortunatamente uccise Kevin proprio sotto i loro occhi inermi. 
Per questo gesto, Metatron e l'angelo furono inseriti nella black list di Katherine, perchè non avrebbe mai voluto che un ragazzino innocente come lui venisse ucciso in quella maniera. E soprattutto non pensò di aver mai visto Judith disperata in quella maniera, sofferente e con la tristezza nel cuore per aver dovuto vedere morire il suo migliore amico.
La donna continuò a pianificare la sua vendetta verso la sua famiglia, ma non diede loro alcun motivo di dubitare di lei: si comportò secondo il suo copione, continuando a stare con Dean dopo quella lunga notte di passione in cui fosse riuscito ad abbattere gli alti e robusti muri che avesse costruito in anni attorno al suo cuore per proteggersi.
Quando Sam accusò suo fratello ed Hailey di averlo controllato e di aver preso per lui una decisione delicata come quella, Katherine cercò di giustificarli e difenderli, recitando al meglio la sua parte e rimanendo a prendersi cura ed a consolare sua sorella e Dean dopo la partenza di Sam. 
Nonostante cercasse di rimanere sempre il più distaccata possibile dalla sua nuova famiglia, qualcosa era cambiato dentro Katherine lei e, nonostante si stesse sforzando di non provare nulla per Dean, ogni giorno diventava sempre più faticoso mentire, proprio come in quel momento: lo aveva ingannato insieme a Crowley per aiutarli a lavorarsi Caino per ottenere il Marchio e la Prima Lama, e adesso osservava quella cicatrice rossastra sul suo avambraccio con orrore e profonda paura.
Doveva avere lei il Marchio, doveva avere lei tutto quel potere: lei era già discendente di un Principe Infernale, doveva avere tutta la forza derivante da quella cicatrice sul braccio per riuscire ad uccidere Abbadon da sola!
Sentì la furia montare dentro di lei quando le sue mani si scontrarono con il petto del ragazzo, facendolo indietreggiare di qualche passo, perchè non poteva pensare di essersi lasciata sfuggire un'occasione come quella.
Ma poi i suoi occhi azzurri si scontrarono con quelli verdi dell'uomo e sentì lo stomaco chiudersi, perchè capì che non avere il potere dentro di sè non fosse la sua unica causa della sua rabbia: sentì anche una profonda tristezza e preoccupazione, perchè non voleva che Dean dovesse pagarne il prezzo. Perchè si, Katherine conosceva bene il peso del Marchio e sarebbe stata felice di portarlo pur di sconfiggere Abbadon e sottrarle il trono.
"Che cos'hai fatto?!" gridò la donna avanzando di qualche passo per colpirlo ancora, sentendo il suo cuore accelerare per la preoccupazione. "Avevamo deciso che fosse più sicuro che lo portassi io: dovevo averlo io! Perchè ti sei esposto così tanto al pericolo?".
"No, tu hai parlato ed io ho ascoltato: c'è una differenza!" esclamò Dean bloccandola con le mani e fermandola per i polsi con forza, impedendole di urtarlo ancora. "Credevi davvero che avrei lasciato che portassi tu qualcosa di cui non sappiamo niente e che potrebbe essere molto pericolosa?!".
Katherine aprì la bocca per ribattere, ma poi sentì gli occhi pizzicare e continuò a guardarlo negli occhi con paura, perchè voleva si che soffrisse per averle mentito sui suoi poteri e sul fatto che nell'incidente avessero perso un figlio, ma non voleva che morisse. O peggio.
Voleva solamente ferirlo, prendere ciò che le spettasse e fuggire via da lui.
Crowley si schiarì la voce ed avanzò di qualche passo verso di loro, distraendosi appena per il baglio di luce rossa che uscì dalle finestre della casa di Caino, segno che la battaglia fosse iniziata, e li guardò con ilarità. "Mentre voi due teenagers litigate istericamente, io andrò a prendere la Lama che Caino ha nascosto nell'oceano per uccidere quella figlia di puttana! Mi farò sentire io".
Prima di scomparire il Re dell'Inferno guardò per pochi lunghi secondi la donna negli occhi, chiedendosi se quella che avesse messo su fosse soltanto una scena ben recitata o se davvero provasse qualcosa per Dean che avrebbe potuto rovinare i loro piani.
Katherine sospirò e si liberò dalla presa del ragazzo su di sè quando il demone andò via, e neanche lo guardò negli occhi, arrabbiata per come fosse; lo superò e si diresse a grandi passi verso l'Impala ed entrò al suo interno, chiedendosi come avrebbe fatto a rimediare a quel pasticcio, mentre Dean scosse la testa e si toccò distrattamente con le dita quel Marchio che avrebbe fatto parte di lui per sempre, sentendolo reagire e pulsare mentre una strana sensazione si fece in largo in lui.


 

 
Sam si schiarì la voce e sospirò rumorosamente, chiudendo di scatto tutte le pagine che avesse aperto sul suo pc nel tentativo di scoprire qualcosa di più sullo strano simbolo che suo fratello maggiore si fosse fatto passare da Caino in persona; nonostante fosse ancora parecchio arrabbiato con Dean e con Hailey per averlo fatto possedere da un angelo contro la sua volontà, decise di mettere da parte la sua rabbia e di tornare al bunker per cooperare con loro.
Ormai da quattro settimane Sam aveva disfatto il suo borsone e aveva riposto tutte le sue cose nuovamente nella stanza che condividesse con Hailey, e con fatica cominciò a capire il motivo per cui si fossero comportati in quel modo.
Volevano salvarlo perchè vivere la loro vita senza di lui risultava troppo doloroso. Oltretutto Sam sapeva che suo fratello ed Hailey avevano paura di perdere anche Katherine quella notte, quindi riucì lentamente a coprire con una pezza ciò che avessero fatto, per concentrarsi sul nuovo guaio in cui si fosse lasciato coinvolgere Dean: nell'ultimo mese avevano tutti assistito a ciò che fosse in grado di fare quando tenesse fra le mani la Prima Lama e la maniera in cui si trasformasse.
Aveva ucciso un paio di volte senza neanche rendersene conto, guidato dalla sensazione di potenza e di invincibilità che la Lama gli infondesse ogni qualvolta disseminasse sangue lungo la sua strada. Come quando Claire si fosse cacciata nei guai con dei strani tipi, sfuggendo al controllo di Jody, e Castiel li pregò di aiutarla, ma Dean perse il controllo e fece una carneficina. Un massacro. Sotto i loro stessi occhi scioccati.
Scosse la testa seduto nella sala di lettura e fu impossibile per lui passare a setaccio la stanza senza posare lo sguardo sul punto esatto in cui avesse ucciso Kevin con le sue stesse mani.
Erano guidate da Gadreal, ma erano pur sempre le sue.
Piegò la testa verso il basso e si passò le mani fra i capelli, cercando di scacciare quelle immagini della sua mente e che lo avessero costretto a cercare l'angelo insieme a Castiel, ma con scarsi risultati.
Sapeva che Gadreal si fosse unito a Metatron e che stesse generando una fazione di angeli in Paradiso, mentre Cas guidava la sua cercando di farli ragione ed evitare un'altra guerra.
Ma adesso tutte le sue forze e quelle della sua famiglia si concentrarono sul Marchio; passarono giornate intere a cercare fra i migliaia di libri presenti nel bunker, ma trovarono troppe poche risposte.
"Caffè?" chiese Katherine avanzando nella sua direzione e catturando la sua attenzione, portando fra le mani due tazze fumanti.
La donna gliene porse una e Sam l'afferrò sorridendole calorosamente, osservandola con aria curiosa sedersi davanti a lui ed iniziare a sfogliare uno dei libri posati sulla scrivania; in quelle settimane passò molto tempo insieme a lei, quando ancora evitava suo fratello ed Hailey, e Sam iniziò a rispondere sempre più frequentemente alle sue domande: le raccontò della storia che ebbero in passato e di tutto ciò che avessero passato e Katherine gli riservò un sorriso dolce, rispondendogli di aver trovato online dei libri che parlassero proprio di loro, in cui fosse stato decritta ogni sensazione ed emozione che avesse provato da quando la sua vita si fosse intrecciata con quella dei Winchester.
Sam ricordò di aver maledetto mentalmente Chuck per non essersi limitato alle copie cartacee di Supernatural, ammettendo a se stesso con rammarico che qualunque cosa finisse su internet, sarebbe sempre rimasta lì.
Si portò la tazza alle labbra e sgranò gli occhi per la sorpresa quando riconobbe il sapore dello Scotch mischiato a quello amaro del caffè, per poi ridere di gusto e guardare la donna davanti a sè con aria fintamente accusatoria. "Caffè corretto, Kath? Sul serio?".
La cacciatrice rise di gusto e si sistemò meglio sulla sedia, appoggiando la schiena ed i gomiti mentre piegava la testa di lato con aria divertita. "Dovremo pur sopportare tutta questa tensione in qualche modo, no? Ci sono fin troppi drammi in questo bunker".
Sam sorrise amaramente ed annuì, pensando alle migliaia di liti che avesse avuto in quell'ultimo periodo con suo fratello e con Hailey, alle carte false che avesse fatto per trovare Gadreal, alle volte che avesse provato a dissuadere Judith dall'aiutarlo a trovare l'angelo per mettere in atto la sua vendetta ed infine alle forti e sonore litigate che Katherine e Dean avesero nell'ultimo periodo.
Il cacciatore posò posò la sua tazza sulla scrivania e cercò il suo sguardo, che catturò e con un debole sorriso la osservò. "Come va fra te e mio fratello?".
Katherine roteò gli occhi e si morse il labbro, portando nuovamente il suo sguardo sul libro alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto trasferire il Marchio su di sè, contrariamente a ciò che tutti cercassero; sospirò e strinse la mascella, perchè sapeva quale fosse la risposta alla domanda del ragazzo. "Non va".
Sam si mise più dritto e osservò il modo della donna di giocare con l'angolo della pagina che stesse fingendo di leggere, notando il suo nervosismo ed anche un pò di dispiacere, sapendo che da lì a poco avrebbe aggiunto qualche altra parola, ed infatti se lo aspettò quando Katherine sollevò nuovamente lo sguardo scocciato su di lui.
"Non so che devo fare, Sam: questo Marchio lo sta cambiando e sono settimane che si comporta in modo strano.." continuò la donna sospirando e fissando nuovamente lo sguardo su di lui. "Quando usa quella Lama, lui.. cambia. L'hai visto anche tu come diventa".
Il cacciatore chiuse appena gli occhi mentre i flash di suo fratello completamente zuppo del sangue di uomini innocenti lo investirono come uno tzunami, e sentì il peso gravare sulle sue spalle, perchè tutte le volte che si fosse spinto oltre la linea dell'umanità, Dean aveva sempre trovato il modo di riportarlo indietro, ed adesso che Sam avrebbe dovuto fare la stessa cosa con lui, non trovava il modo. L'unica idea che gli fosse balenata in mente fu proprio quella di consegnare la Lama a Crowley e di far si che la nascondesse fin quando non sarebbe arrivato il momento giusto per usarla su Abbadon, e dopo non poche proteste Dean accettò di separarsene, conscio di non riuscire più a gestire la grande influenza che quell'arma fatta di ossa avesse su di sè.
"Lo so, sono preoccupato anche io e non riuscire a trovare nessuna informazione non è un dato positivo.." sussurrò Sam sospirando e scuotendo la testa, facendo vagare lo sguardo per la stanza. "Avremmo bisogno di qualcuno più forte di lui che potesse portare il Marchio mentre cerchiamo una soluzione".
Katherine sollevò lo sguardo verso di lui con sorpresa e cercò di nascondere il suo sorrisetto compiaciuto, perchè era riuscita a condurre la conversazione proprio verso il punto esatto in cui volesse andare a parare; mise su un'aria preoccupata e si schiarì la voce, attirando l'attenzione del cacciatore. Chiuse il libro e si guardò attorno quel tanto che bastasse per notare se ci fosse qualche orecchio indiscreto, per poi fissare lo sguardo in quello dell'uomo davanti a sè. "Senti Sam, voglio che tu sappia che so tutto e ..".
"Ma di che parli?".
"Azazel, i poteri e .." iniziò Katherine con aria sicura di sè, ma inevitabilmente la voce le si spezzò quando realizzò ciò che stesse per dire. Con o senza memoria, quella sarebbe stata sempre una ferita senza guarigione, che non si sarebbe mai chiusa del tutto, ed il pensiero che in quel preciso momento avrebbe potuto aspettare un bambino la ferì come un coltello in pieno petto, spingendola ad odiare Abbadon sempre di più. ".. il bambino".
"Ma come.. chi te l'ha detto?!" chiese Sam deglutendo a fatica, sentendosi però sollevato di non dover più mentire a proprosito delle questioni più importanti della sua vita.
"Non ha importanza" rispose la donna sospirando e facendo spallucce, cercando di mettere su un'espressione un po' meno seria e sofferente con scarsi risultati. "So che i poteri sono confinati in un diamante di contenimento e se io lo avessi potrei aiutare Dean togliendogli il Marchio e dando a voi più tempo per trovare una soluzione".
"No, non se ne parla" rispose seccamente l'uomo scuotendo la testa e guardandola con aria arrabbiata, aggrottando le sopracciglia. 
"Ma Sam ..".
"No, ci abbiamo messo tanto a renderti permanentemente umana: non posso fare scoppiare un casino dietro l'altro!" esclamò il cacciatore scuotendo la testa con aria perentoria, indicandola con l'indice destro. "Dean sta impazzendo e fa un massacro dopo l'altro ed è un umano, cosa succederebbe se proprio tu portassi il Marchio ed avessi i tuoi poteri?".
"Posso reggere questo peso Sam, posso farcela! E se tu fossi più obiettivo, ammetteresti che ho ragione e che questa è l'unico modo per salvare tuo fratello: ti sto indicando l'uscita di emergenza mentre l'edificio va a fuoco!".
Il cacciatore riconobbe per un momento lo sguardo viziato e sprezzante che la cacciatrice avesse messo su dopo essersi risvegliata, e per un istante gli passò per la mente che avesse potuto mentire per tutto quel tempo, fingendo di ambientarsi, di interessarsi alla sua famiglia e persino di amare Dean, ma poi si disse che fosse un atteggiamento impossibile ed insostenibile per quel lungo lasso di tempo e che, prima o poi si sarebbe fatta scoprire.
Sam sospirò e scosse la testa, mettendosi in piedi e passandosi una mano sul viso nel tentativo di scacciare la stanchezza; fissò lo sguardo sulla donna e si avvicinò di poco al tavolo per guardarla meglio.
"La risposta non cambia, Kath.." sussurrò il cacciatore facendo spalluce con l'aria più seria che avesse ed indicando il libro al quale la donna fosse ancora appoggiata con le braccia. "Continua a cercare e non perdere la speranza: troveremo il modo di uscirne tutti salvi anche questa volta!".
Katherine lo vide allontanarsi dalla sala lettura di corsa ed inclinò il collo a destra osservando le sue grosse spalle fino a sparire dentro al corridoio, e le sue labbra si incurvarono in un grande e luminoso sorriso compiaciuto, conscia del fatto che entro la fine della giornata avrebbe avuto tutto ciò che voleva.
 




 
"Ok, ripetimi di nuovo perchè siamo qui".
Bela ruppe il silenzio e scese con agilità dall'Impala, stirando appena la schiena per via di quelle lunghe ore in auto per raggiungere Cleveland e si richiuse lo sportello alle spalle, guardando le sue sorelle ed i Winchester sondare con lo sguardo il luogo in cui si trovassero.
"Crowley ha chiamato, dice che lì dentro si dovrebbe trovare Abbadon: entriamo, la uccido, fine della storia!" esclamò Dean con voce seccata e senza neanche guardarla, mentre si avvicinava al suo portabagli per cercare la Lama appena recuperata per poi infilarsela nella giacca, avendo cura che nessuno lo vedesse.
Bela guardò le sorelle con aria preoccupata, notando come Hailey fosse tesa e continuasse a guardare l'hotel dentro cui sarebbero dovuti entrare con la paura che solamente una trappola, mentre Katherine accennò un leggero sorriso, quasi come se stesse assaporando la vittoria; la minore deglutì a fatica quando riconobbe un'espressione piuttosto ambigua sul viso della sorella ritrovata da poco e si morse un labbro, avendo tutt'altro che buone sensazioni.
Sam si schiarì la voce e fece qualche passo verso il fratello, guardandolo in uno dei loro modi complici ed annuì dandogli una leggera pacca sulla spalla che Dean lesse come una sorta di incoraggiamento, accennando un piccolo sorriso amaro. "Ok: tu, Hailey e Bela andate al primo piano, io e Katherine partiremo dal seminterrato ed uccideremo ogni demone che incontreremo".
Dean annuì e fece segno alle due donne di seguirlo e di attraersare la strada per accedere all'hotel, ma prima di compiere un altro passo il suo sguardo si posò su quello di Katherine, che lo guardò con aria quasi sorpresa. Si avvicinò alla donna e le sfiorò lo zigomo con un movimento delicato, sorridendole per qualche secondo limitandosi a guardarla senza parlare, beandosi di quel contatto ancora un po'.
"Voglio che tu sappia che..".
"Non dirmi addio, Dean" rispose la donna accigliandosi un po' e scuotendo la testa come per cacciare un brutto pensiero, sollevando le mani fino ad intrecciarla con quella libera del ragazzo.
".. che mi dispiace per  aver perso la testa ultimamente e per i litigi. Ma devo proteggerti, sempre, e mi preoccupo per te e se lo faccio è perchè il Marchio non è riuscito a cambiare l'unica cosa che ho di bello nella mia vita e perchè ti amo".
Katherine rimase immobile ad ascoltare le parole che uscirono dalla bocca del ragazzo e si ritrovò a sorridere sinceramente, mentre il cuore prese a battere fin troppo velocemente dentro il suo petto, tanto da farle pensare che sarebbe uscito dal petto. Strinse più forte la presa sulle sue mani ed istintivamente si sollevò sulle punte per dargli un delicato bacio sulle labbra per soffocare le parole che tanto volevano uscire, per fargli sapere che anche lei lo ricambiasse.
Riaprirono gli occhi e si guardarono ancora, e Dean finalmente le fece un grande sorriso, dopo chissà quanto tempo, e fece qualche passo indietro per mettere maggiore distanza fra loro due, senza però lasciare la presa sulle sue mani. 
"Ritorna da me tutto intero, sono stata chiara?".
Le parole le uscirono senza che se ne rendesse conto e Dean mimò un sissignore con una mano, sorridendole prima di voltarsi per raggiungere le due donne ed entrare all'interno della hall; lo guardò chiudersi la porta alle spalle e scomparire dentro l'hotel e si chiese perchè avesse detto una frase come quella, quando il suo stesso piano stabiliva che se ne sarebbe andata quella stessa notte, abbandondo la sua famiglia per recarsi all'Inferno insieme a Crowley dopo la morte di Abbadon.
Nessuno la costringeva, lo aveva stabilito lei e messo in chiaro con il demone sin da subito, ma allora perchè l'unica cosa che le venne in mente fu proprio quella?
Si passò una mano sul viso e scosse la testa, voltandosi per cercare Sam con lo sguardo che intanto si stava avvicinando, afferrandole un braccio con delicatezza per portarla con lui all'interno dell'edificio, scendendo nel seminterrato per dare un'occhiata ai possibili rinforzi di Abbadon.
Katherine si lasciò condurre, ma divenne estremamente tesa, cominciando a desiderare che fosse solamente un'informazione sbagliata e che lì non ci fosse nessuna Regina dell'Inferno da uccidere solamente per prolungare il tempo insieme a loro; iniziò a pensare che sarebbe potuta rimanere nel bunker anche dopo la morte di Abbadon, perchè in fondo era quella la sua casa, e avrebbe potuto lasciare l'Inferno a Crowley.
Ma non poteva: quella non era casa sua, quella non era la sua famiglia.  Lei non voleva più avere alcun tipo di legame con nessuno, non voleva soffrire così come aveva fatto per la morte di suo padre. Non poteva.
"Non essere così tesa, vedrai che andrà tutto bene.." sussurrò Sam camminando a tentoni fin quando non accese la luce del grande seminterrato, guardandosi attorno e brandendo a mezz'aria la sua lama angelica, trovando il luogo completamente sgombero.
"Stai cercando di convincere me o te stesso?" chiese Katherine sollevando un sopracciglio ed avanzando di qualche passo, trovando il posto decisamente vuoto e spoglio, iniziando a pensare che non fosse affatto una trappola, ma un suicidio.
Sam sospirò sonoramente e ripose la lama al suo posto nella sua giacca, guardando la donna per qualche secondo, scorgendo tutta la sua tensione, preoccupazione e paura che qualcosa potesse andare e storto e che qualcuno si sarebbe potuto fare male. Che Dean si sarebbe potuto far male.
Ancora indeciso si toccò la tasca della sua grande giacca scura, non volendo più perdere altro tempo e chiedendosi se davvero quella fosse la cosa giusta da fare; estrasse l'anello di fidanzamento che Dean avesse regalato a Katherine qualche mese prima ed il cui diamante contenesse i suoi grandi poteri, ed immediatamente la donna lo riconobbe.
Katherine si irrigidì e sgranò gli occhi, sentendo dentro il suo cuore la maledetta voglia di ricordare il momento esatto in cui Dean glielo avesse dato e tutto ciò che avesse detto, non riuscendo a vedere il ragazzo sotto una luce così romantica.
Sam non disse nulla quando la donna allungò una mano incerta e toccò l'anello quasi con paura, pensando a quanto dovesse essere disperato per arrivare a compiere un'azione del genere; il cacciatore sapeva che Dean si sarebbe infuriato con lui per aver frugato fra le sue cose ed aver rubato l'anello, ma a mali estremi, estremi rimedi.
"Io spero di non dovermene mai pentire" disse Sam con aria estremamente seria e perentoria, guardandola negli occhi e stringendo con lei una tacita promessa silenziosa. "Indossalo solamente in caso di necessità, promettimelo".
Katherine lo prese sul palmo della sua mano ed accennò un sorriso quando tornò ad osservare l'uomo negli occhi, annuendo con convinzione e riponendo l'anella nella tasca anteriore dei suoi jeans.  "Te lo prometto, Sam".


 
 
 
I grugniti tipici di chi stesse faticando per svolgere il proprio compio. 
Il suono della lama che attraversava la carne, ancora e ancora. 
Il sangue sparso per la stanza che continuava a schizzare sul pavimento, sul divano e sulle pareti.
Ai cacciatori sembrò per un attimo di trovarsi all'interno di un mattatoio proprio durante la macellazione del bestiame.
Ma non si trovavano in un mattatoio e non c'era alcuna bestia da macellare.
I loro occhi videro Dean senza controllo, seduto a cavalcioni sul corpo di Abbadon senza vita intento a colpirla ancora e ancora dopo averle aperto il ventre come se si trattasse di un cocomero.
Il sangue era schizzato anche su di lui e gli ricopriva buona parte del viso, delle mani, della maglietta, della giacca e dei pantaloni. I suoi occhi erano quelli di una bestia assetata di sangue, che stesse facendo a pezzi la sua preda prima di mangiarla.
Ma Dean non era una bestia e Abbadon non era di certo una preda. 
Sam fu il primo a lanciarsi verso di lui dopo essere rimasto per qualche secondo immobile sulla soglia come tutti loro, inorriditi e spaventati da quella vista; intimò al fratello di gettare la Lama e che ormai era tutto finito, ma Dean parve non sentire e continuò a massacrare il corpo senza vita, affondando sempre più a fondo la sua arma.
Le tre sorelle si scambiarono uno sguardo di terrore che condivisero: terrore che quello fosse il vero effetto della Lama e del Marchio, terrore che Dean non sarebbe più tornato indietro sano e salvo da quel vortice di oscurità in cui era appena stato risucchiato.
Quella vista la colpì come un forte pugno nello stomaco e Katherine fu costretta a distogliere lo sguardo dal ragazzo, mentre la voce di Sam giunse alle sue orecchie in maniera ovattata.
Non pensava che vedere Dean toccare il fondo le avrebbe fatto così male, ma lei aveva cercato di avvertirlo sulle conseguenze del Marchio, aveva cercato di avvertire tutti e di convincerli a lasciare che fosse lei a portarlo.
In fondo non era una semplice umana, ma metà Cavaliere infernale e metà Cacciatrice.
Abbadon era finalmente morta, Dean aveva fatto giustizia per tutti e due a aveva vendicato la vita spezzata precocemente del loro bambino mai nato, Katherine avrebbe potuto finalmente avere ciò che le spettasse di diritto e ciò per cui Abbadon le avesse lanciato quell'incantesimo. Eppure Katherine non riuscì a provare neanche un  briciolo di felicità davanti a quella vista.
Spinse giù con forza quel nodo che si era formato nella sua gola e che le impediva di respirare, ed inserì una mano in tasca senza farsi vedere dagli altri, approfittando della momentanea distrazione delle sue sorelle che corsero nella direzione di Dean, non azzardandosi però a toccarlo.
Katherine chiuse gli occhi e cercò di lasciare che l'odore pungente del sangue e quel suono di carna lacerata si allontanassero dalla sua mente, mentre respingeva quei sentimenti che tutto d'un tratto avevano preso ad affollare il suo cuore ed il suo petto: dispiace, tristezza, pentimento e .. amore.
Quando riaprì gli occhi trovò lo sguardo indagatore di Crowley su di lei e solo in quel momento si rese conto che lui avesse assistito a tutta la scena: stava sdraiato sulla poltrona, tenendosi un braccio e scavando dentro una piccola ferita sulla sua spalla, intento quasi a giudicarla con quella lunga occhiata e Katherine capì subito che Abbadon gli avesse sparato contro una pallottola con inscisa una trappola del Diavolo per impedirgli di scappare.
Si apprestò a grandi passi verso i ragazzi, distogliendo lo sguardo da quello del demone, e superò i cacciatori fino a giungere più vicina a Dean, scuotendolo con forza dalle spalle con la profonda convinzione che non le avrebbe fatto del male.
"Dean ascoltami, sono io, Katherine. Lo so che ci sei lì dentro, quindi ascolta la mia voce, concentrati su quella.." sussurrò la donna chinandosi fino ad inginocchiarsi vicina a lui, scuotendolo ancora ed osservando il viso girarsi verso il suo.
La sensazione di terrore tornò quando Katherine lesse nei suoi occhi aggressività, rabbia e odio, e il suo sguardo le suggeriva di scappare perchè la sua nuova preda sarebbe potuta essere lei;  ma la donna gli sorrise e gli carezzò il viso con dolcezza, guardando oltre la brutalità e cercando il vero Dean.
"Va tutto bene, sono qui con te. Dammi la Lama..".
L'uomo fece scivolare lo sguardo fino alle sue mani e alla Lama, e notò solo in quel momento come fosse interamente ricoperto del sangue di Abbaodon e di come l'avesse ridotta senza neanche rendersene conto. Rialzò gli occhi mortificati e dispiaciuti, oltre che terrorizzati verso di lei, e Katherine strinse più forte la presa su di lui, sorridendo gentilmente e cercando di non fargli pesare l'atrocità del gesto che avesse appena commesso.
Dean aprì la bocca come per dire qualcosa, ma nessuna parola si fece largo dalla sua bocca, e l'unico gesto che riuscì a compiere fu quello di passare la Lama nella mano libera della donna davanti a sè; Katherine non perse tempo e la mise subito a cavallo fra i suoi pantaloni e la cintura, prma di osservare l'uomo gettarsi contro di lei quasi senza forze, affondando il suo viso nel collo della donna e bagnandolo con calde lacrime miste a sangue.
 
 
 
Ancora con le mani tremanti per ciò a cui avesse assistito qualche ora prima, Bela versò un altro giro di bicchieri di Whiskey ai ragazzi, bevendone più della metà tutto d'un sorso.
Lei e Sam avevano optato per ripulire il posto da ogni traccia di sangue mentre le due sorelle maggiori si liberarono del corpo di Abbadon, e quando rientrarono in stanza nessuno dei due ebbe il coraggio di chieder loro cosa ne avessero fatto.
Hailey avanzò con aria seriamente preoccupata fino ad arrivata alla porta del bagno in cui fosse entrato Dean per darsi una ripulita e fare una doccia, e bussò energeticamente per passargli dei vestiti che lei e Katherine avessero comprato pochi minuti prima in uno dei negozi in strada; l'uomo sporse la mano dalla porta e li afferrò con velocità per poi richiuersi la porta alle spalle.
Dopo aver dato un tocco di normalità alla stanza, i quattro cacciatori si scambiarono una breve occhiata ed iniziarono a discutere a tono estremamente basso di come si sarebbero dovuti comportare da adesso in poi con Dean e dove avrebbero nascosto la Lama. 
Ma nessuno osò fare ad alta voce la domanda che ronzava a tutti per la mente: l'effetto del Marchio è permanente? E se si, come avrebbero fatto a rimuoverlo dal suo braccio?
La porta si aprì poco dopo e la conversazione sarebbe sicuramente continuata al bunker, una volta che Dean fosse andato a letto, ed i presenti si sforzarono di sorridere nonostante non ci fosse alcuna traccia di lui su quel viso: teneva gli occhi bassi ed i vestiti sporchi di sangue completamente avvolti all'interno del sacco in cui si trovavano quelli appena comprati, che indossava correttamente.
Katherine non si rese conto di essergli andata incontro, fin quando non gli prese il viso pulito fra le mani e lo sollevò di poco, facendo si che i suoi occhi si scontrassero con quelli del ragazzo. Ciò che la donna lesse però le fece chiudere e rivoltare lo stomaco: Dean era tremendamente spaventato da questa parte di lui, aveva paura di fare del male a qualcuno che amava. Di fare male a lei.
Si sollevò sulle punte e lo strinse forte dalle spalle, mentre sentiva il suo viso nascondersi nuovamente fra i suoi capelli, come se potesse nascondersi dal giudizio della sua famiglia o di chiunque venisse a sapere in che razza di mostro si fosse trasformato Dean Winchester.
Tentò di rassicurarlo sussurrandogli all'orecchio parole di conforto, ripetendogli che non era colpa sua e che ne sarebbero usciti insieme, ed il ragazzo parve crederle, tant'è che si tranquillizzò almeno un po.
Sciolse l'abbraccio e rivolse lo sguardo verso il resto della sua famiglia, che lo incoraggiò con un'occhiata e gli sorrisero con amore. Perchè è questo che fa una famiglia: ti sostiene sempre e c'è in qualsiasi situazione, bella o brutta. La famiglia c'è, sempre.
Iniziarono a radunare le loro cose per lasciare quel postoe  tornare al bunker, e Dean iniziò a chiedersi cosa ci facesse Crowley ancora lì, libero dalla trappola ma appollaiato sulla poltrona come se fosse in attesa di qualcosa, ma venne distratto dalla mano calda che gli si posò sulle spalle e si voltò, trovando Katherine vicino a lui con un sorriso appena accennato sul volto.
La donna cercò le parole giuste per dire loro che non sarebbe tornata al bunker e che avrebbe pensato più a se stessa da quel momento in poi, ma Dean le sorrise e qualche altra barriera dentro di lei si sciolse ed iniziò ad annaspare dentro di lei, sentendosi per la prima volta nella sua vita divisa in due: Dean aveva ucciso  Abbadon, ma lei si sarebbe vendicata solamente quando l'ultimo demone si sarebbe inchinato in sua presenza e l'avrebbe chiamata Regina. Dall'altro lato, non voleva per niente lasciare le sua famiglia, Dean, Judith e persino Phil, nonostante non avesse ancora mai parlato con lui.
Valeva la pena sacrificare tutto ciò che avesse trovato fino a quel momento, per la vendetta?
"Volevo ringraziarti, Kath: senza di te, non sarei riuscito a fermarmi.." sussurrò l'uomo facendo un altro passo verso di lei, adagiandole le mani sui fianchi ed accennando un sorriso amaro. "La tua voce. Tu, sei riuscita a superare le barriere del Marchio e mi hai tirato fuori, quindi grazie".
Katherine si sentì presa in contropiede e posò le mani su quelle dell'uomo senza neanche accorgersene, e piegò leggermente la testa all'indietro quando capì che Dean stesse annullando le  distanze per poggiare la fronte contro la sua. "E' stato un piacere tirarti fuori dai guai".
Dean sorrise e chiuse gli occhi quando le stampò un lungo ma casto bacio sulle labbra, stringendola sempre più vicina a sè, e successivamente lo approfondì, dando vita ad un lento vortice di emozioni che li costrinse a riprendere fiato dopo alcuni secondi, tenendo ancora gli occhi serrati e lasciando che chiunque nella stanza accanto scomparisse.
"Ti amo" disse di getto l'uomo, stringendola sempre più forte, fissando i suoi occhi sicuri su quelli incerti di lei. "Ti amo e non lo dico tanto per dirlo, ma perchè è vero. Ti amavo dal primo giorno di più di dieci anni fa quando ti ho incontrata, ti amavo quando hai accettato di passare il resto dei nostri giorni a New Orleans, e ti amo adesso, che mi hai salvato un'altra volta".
La donna sentì gli occhi pizzicare udendo quelle parole e il viso le si sciolse in un grande sorriso sincero, e per la prima volta Dean la riconobbe davvero: nessuna traccia del sorriso altezzoso e sfrontato di qualche mese prima, quando si era svegliata. Nessun doppio gioco, nessun imprevisto, a parte il Marchio.
Katherine continuò a sorridere, sentendo il cuore battere sempre più velocemente, ed ammise a se stessa che Dean aveva ragione a dirle che si sono sempre sentiti legati l'uno a l'altra, perchè si appartenevano e si amavano. E la donna sentì quel grande sentimento travolgerla come un fiume in piena, distruggendo ogni cattiva intenzione che ci fosse dentro di lei.
Lo guardò ancora e gli portò le mani al viso, carezzandolo e stringendosi sempre di più a lui, con la tremenda voglia che tutti sparissero da quella stanza lasciandoli da soli ad amarsi sempre di più.
Un colpo di tosse li fece girare immediatamente in quella direzione e come loro, anche le due sorelle e Sam si voltarono a dosservare, fermandosi dal sistemare in una scatola tutto ciò che avessero portato in stanza per eliminare le tracce di sangue.
Katherine incrociò lo sguardo di Crowley e sciolse piano l'abbraccio di Dean, facendo qualche passo indietro lasciando definitivamente le sue mani per pararsi al fianco del demone. 
Si, si rispose mentalmente, perdere tutto quell'amore per la vendetta ne valeva la pena.
Sospirò ed il suo viso divenne serio, estremamente, chiudendo gli occhi per non guardare l'unico briciolo di felicità del cacciatore sgretolarsi davanti a sè.
Inserì la sua mano sinistra all'interno della tasca della sua giacca e strinse l'anello nel pugno; lo estrasse e lo adagiò su palmo dell'altra mano, aprendo gli occhi e guardandolo brillare. Iniziò a pronunciare a bassa voce l'incantesimo di rilascio dei poteri che aveva imparato a memoria ed in quel momento notò tutti i presenti fare uno scatto verso di lei, avendo appena capito ciò che sarebbe accaduto da lì e ciò che avesse tramato Katherine alle loro spalle per tutto quel tempo.
Qualcosa dentro lei cambiò, spingendo via dal suo cuore ogni sentimento e liberandolo completamente, e non dovette faticare molto per ricostruire quelle alte barriere attorno al suo cuore che l'avevano protetta dal dolore dopo la morte di suo padre.
Aprì gli occhi e la luce proveniente dall'anello cessò, e con un gesto della mano allontanò i presenti determinati a catturarla, facendoli indietreggiare di molti passi con un sorriso.
Rise di gusto e piegò il collo di lato, guardandoli con aria divertita e per un momento si chiese come avesse fatto anche solo a pensare di rinunciare a tutto quel potere per loro.
"Sapete, ero a un passo così dal cominciare a credere a tutte le vostre stronzate sull'amore e sulla famiglia" disse la donna continuando a ridere, avanzando di qualche passo mentre osservava ad uno ad uno i loro volti sorpresi e delusi da ciò che avesse appena compiuto. "Ma rinunciare a questi poteri? Al mio Regno? Nah, non ne valete la pena!".
"Che stai facendo, Katherine?!" esclamò Sam sgranando gli occhi e cercando di raggiungerla, ma prontamente sbattè contro una barriera invisibile che la donna avesse appena eretto con la mente per non lasciarli avvicinare. "Mi fidavo di te!".
"Dovresti rivedere i tuoi canoni di criterio, Sammy: insomma, è stato troppo falice conquistare la vostra fiducia.." sussurrò la donna sorridendo soddisfatta, giocando con una ciocca mossa e ramata e facendo spallucce. ".. soprattutto quella dell'uomo troppo innamorato per accorgersi della maniera in cui lo manipolavo!".
Dean fece una smorfia e distolse lo sguardo, serrando la mandibola e sentendo un forte nodo allo stomaco pesare come un macigno; strinse i pugni per la rabbia e sentì nuovamente il Marchio pulsare sul suo braccio, e lo sguado vagò per la stanza alla ricerca della Lama.
"Cerchi questa?" chiese Katherine ridendo di gusto, rigirandosi fra le mani l'arma di ossa, per poi guardarlo nuovamente negli occhi con aria divertita. "E' stato un gioco da ragazzi fregarvi: è bastato farvi gli occhi da cucciola indifesa in qualche occasione e ci siete cascati! Però mia sorella ci ha provato a mettervi in guardia, Bela ve lo ha detto sin dall'inizio, ma non le avete creduto!".
"Non commetteremo più lo stesso errore due volte, Kath" rispose Hailey assottigliando lo sguardo per fulminarla con lo sguardo, iniziando a guardarla come una minaccia.
Katherine sorrise amaramente e fece spallucce, rimettendo la Lama fra i Jeans e la sua cintura, incrociando le braccia al petto. "Ormai è troppo tardi, ragazzi: ho i miei poteri, ho la Lama ed ho il mio Regno! Ho tutto quello che voglio, non mi manca niente!".
La donna fece cenno a Crowley di seguirla ed insieme si diressero verso la porta con un sorrisino di vittoria sul volto; il demone uscì per primo e prima che Katherine potesse mettere un piedi fuori dalla stanza, una frase la investì in pieno. L'unico punto dolente rimasto.
"E non pensi a Judith? E' tua figlia: ha perso suo padre, ha bisogno di te!" esclamò Dean alzando il tono della voce e stringendo i pugni per la rabbia fino a far diventare le nocche bianche. "Come puoi farle questo?!".
Katherine si voltò a guardarlo con amarezza e sospirò facenso spallucce, voltandosi nuovamente verso la porta dove Crowley la attendeva con impazienza.
"Avrei dovuto liberarmi di lei molto tempo fa: lasciando che venisse allevata da cacciatori come noi l'ho già rovinata!".
Uscì con un sospiro e si richiuse la porta alle spalle, lasciando i quattro cacciatori completamente delusi e sorpresi per ciò che fosse appena accaduto, a domandarsi come avrebbero fatto a sistemare anche quest'altro problema.

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Capitolo 39
*** It cut me like a knife, when you walked out of my life. ***


Note dell'autrice:
Salve a tutti ragazzi!
Volevo farvi sapere che la seconda parte della storia sia appena giunta al termine, ma presto uscirà la continuazione che si chiamerà "Life after you".
Vi ringrazio per essere giunti fino a qui e non vi rubo altro tempo, lasciandovi al nuovo ed ultimo capitolo!
A presto!



Capitolo 35.
It cut me like a knife, when you walked out of my life.



La rabbia iniziò a crescere dentro di lui, mentre sbatteva le mani con forza sugli scaffali della prigione che solitamente usavano per tenerci dentro un demone; sbuffò in preda ai nervi e si guardò intorno alla ricerca di qualsiasi cosa che lo possa aiutare ad evadere dal bunker.
Dean osservò i contorni della trappola del Diavolo ed iniziò a chiedersi quante volte avesse rinchiuso Crowley proprio lì dentro; accennò un sorriso amaro quando si rese conto di ciò che avrebbe dovuto fare per uscire da quel posto e si diresse verso il basso mobile, posto sulla destra della stanza, dove trovò tutto l'occorrente per un'evocazione.
O lo avrebbe aiutato ad uscire di lì, oppure lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani, e fu contento che Sam non lo avesse perquisito a dovere, lasciando che tenesse con sè la sua lama angelica.
Iniziò a preparare gli ingredienti e strinse i denti, quanto i flash di quelle ultime settimane violente iniziarono a scorrere nella sua mente: non era stata facile per lui digerire la faccenda di Katherine e dell'aver svelato il suo effettivo doppio gioco, e certamente il Marchio non lo stava aiutando a sopportare tutta quella situazione.
Senza di lei, che lo risvegliasse da quello strato di trance in cui cadeva ogni qualvolta iniziasse ad uccidere, fu troppo dura per lui frenare la sua sete di sangue dettata da quell'assurda cicatrice sul braccio destro: aveva ucciso Tessa e qualche altro angelo, quando alcuni di loro iniziarono a fare stragi inneggiando a Castiel. E pochi minuti prima che Sam ed Hailey lo trascinassero in quella prigione, aveva aperto il torace di Gadreel in due come se fosse fatto di burro.
Cercò di scacciare quelle immagini e radunò tutti gli ingredienti in una ciotola, per poi accendere una fiamma con il suo fedele zippo e recitare una corta frase in latino.
Si guardò attorno con aria indagatrice, ma nessuno apparve. Crowley non si presentò e non rispose al suo richiamo, e Dean avrebbe anche iniziato ad urlare una serie di imprecazioni contro il destino e contro quel maledetto figlio di puttana di demone, ma un rumore - un sospiro, per la precisione - catturò la sua attenzione e lo fece voltare di scatto. .
Aguzzò la vista e scorse nell'ombra della cella una figura minuta avanzare lentamente verso di lui con braccia conserte, e quando finalmente la luce le colpì il viso, per il ragazzo divenne difficile deglutire.
"Ciao Dean".
L'uomo strinse i pugni e sorrise amaramente, perchè quella era l'ennesima beffa del destino: come poteva presentarsi proprio lei, quando chiamava Crowley?
"Che ci fai qui?" chiese il cacciatore guardandola con disprezzo e serrando la mascella.
Katherine fece qualche altro passo avanti, permettendo alla luce artificiale di irradiarle completamente il viso e sorrise prepotentemente, come se fosse davvero felice di vedere l'effetto che avesse ancora su di lui, nonostante fosse passato un mese e mezzo dall'ultima volta in cui si fossero visti. "Mi hai chiamata tu".
"No, io ho chiamato Crowley!" esclamò Dean alzando il tono della voce e sentendo la rabbia crescere nei suoi confronti, puntando un dito a mezz'aria.
Continuò ad osservarla come se aspettasse una vera risposta e Katherine roteò gli occhi come se si fosse già stancata di stare lì insieme a lui, e scosse la testa facendo spallucce. "E invece sono qui io, adesso non farmi perdere tempo e dimmi perchè mi hai chiamata!".
Dean si morse il labbro inferiore per un secondo, continuandola a guardare e a scrutare nei suoi occhi alla ricerca di qualcuno che ormai non c'era più: si chiese se fosse possibile amare una persona che non ormai non esisteva più, se fosse possibile continuare a vederla, sognarla e desiderarla anche nella peggiore versione di se stessa.
Si rispose di si, perchè semplicemente gli mancava, e si chiese come facesse Katherine a non sentire la sua di mancanza.
L'uomo fece due passi avanti nella sua direzione rimanendo in silenzio, guardandola negli occhi ed osservando la posa troppo rigida, le braccia incrociate al petto fasciate da un giubbino in pelle beige, i lunghi capelli quasi castani ondulati e a ciocche ramate, il viso tirato e inespressivo, come se non volesse mostrargli davvero ciò che ci fosse dentro di lei.
Oppure è pura e semplice indifferenza, aggiunse Dean mentalmente, cercando di provare solamente rabbia e astio nei suoi confronti e tenendo bene a mente ciò che avesse fatto, invece di considerare i suoi reali sentimenti verso di lei.
"Fammi uscire da qui".
Katherine rise leggermente come se fosse estremamente divertito da quella richiesta e scosse appena la testa. "Ed io che ci guadagno?".
Dean sospirò e si inumidì appena le labbra, mettendo le mani avanti e tentando in tutti i modi di farla ragionare. "Devo fermare Metatron".
"E se fosse vero, il resto della squadra non ti avrebbe lasciato qui dentro, quindi sii onesto e dimmi che succede".
L'uomo sospirò ed annuì, conscio che Katherine non lo avrebbe mai aiutato senza avere un torna conto personale, così fece ciò che sapeva fare meglio: mentire. "Mi hanno lasciato qui perchè vogliono prima trovare la Lama e poi portarmi da Metatron, ma io devo uscire adesso e ho bisogno del tuo aiuto!".
La donna continuò a scavare nei suoi occhi verdi la verità e non riuscì a trovare una traccia di menzogna, così sorrise amaramente e sciolse le braccia dal petto, lasciandole lungo i fianchi e face un passo avanti, guardandosi attorno e notando solo in quel momento la trappola del Diavolo sotto di lei; badò bene a non cambiare espressione, perchè altrimenti avrebbe dovuto affrontare meglio la trattiva di quel patto e non aveva tempo per questo. "Quindi non soltanto vuoi che io ti faccia uscire da qui, ma vuoi anche che ti consegni la Prima Lama; perchè dovrei farlo? Cosa ti impedirà dopo di venire dritto verso di me impugnando quella mandibola di animale per uccidermi?".
Dean rimase leggermente a bocca aperta nel sentire quelle frasi e si chiese come avesse anche solamente potuto pensare una cosa del genere; avrebbe preferito usare la Lama su se stesso che sfiorare la sua pelle con quell'arma. Scosse la testa con disgusto, allontanando quell'idea dalla sua testa e fece spallucce, tornando a guardarla negli occhi con naturalezza e dolcezza, come se lei non se ne fosse mai andata, come se il tempo non fosse mai passato, mentre la voce semplicemente si fece un sussurro e si spezzava.
"Non potrei mai farti del male, Katherine. Mai".
Katherine sentì il respiro bloccarsi appena udendo quelle parole ed osservò ancora i suoi occhi verdi mentre un piccolo abbozzo di sorriso le scalfì il volto; si morse il labbro internamente e scosse la testa, cercando di non dare troppo peso alle sue parole e rendendosi conto che stesse parlando così solamente per convincerla ad aiutarlo; iniziò a girargli attorno e pensare  a come avrebbe potuto sfruttare quell'occasione a suo vantaggio, iniziandosi a comportare per ciò che fosse diventata: la Regina. "Ok, ti aiuto. Ma ad una condizione".
"Qualsiasi cosa".
"Devi passarmi il Marchio".





Scesero le scale in silenzio, ognuno perso dietro i propri pensieri e chiedendosi se quella vita fatta di preoccupazioni e di agitazioni sarebbe mai finita: avevano perso Katherine e adesso tenevano Dean chiuso nella prigione del bunker perchè stava perdendo giorno dopo giorno ogni briciolo di umanità che gli fosse rimasta.
Castiel dopo aver perso la sua intera fazione pacifica, aveva assistito al martirio di Dean su Gadreel e non ci aveva pensato due volte prima di mettersi all'inseguimento per trovarlo e guarirlo: dopotutto era pur sempre uno dei suo fratelli e non si lascia un fratello a morire.
Avevano da poco iniziato a sorseggiare un po' di coraggio liquido che li avrebbe aiutati a fronteggiare la questione in sospeso del maggiore dei Winchester, quando un forte urlo di Sam li riportò tutti alla realtà. 
Hailey, Bela, Castiel e Gadreel si scambiarono una rapida occhiata prima di correre nella direzione della prigione e ringraziarono mentamente che Judith avesse deciso di passare qualche giorno insieme a nonno Phil e a Clay, lontana da tutto quel trambusto che scuoteva il bunker un giorno si e l'altro pure.
"Non c'è più, Dean se n'è andato!".
Trovarono la prigione completamente vuota, ma ancora chiusa dall'esterno, segno che qualcuno avesse fatto irruzione dall'interno e che lo avesse portato via secondo la sua volontà, e a giudicare dal contenuto della ciotola che giaceva a terra doveva aver chiamato qualcuno di potente. Come Crowley.
"E' stato lui, ne sono sicuro!" esclamò Sam muovendosi in maniera agitata nella sala lettura, serrando i pugni e sentendo i palmi prudere per la voglia che aveva di piantargli una lama angelica in pieno petto, per poi prendere a pugni suo fratello.
"Non può essere stato Crowley: dipende da Katherine e lei non lo avrebbe mai mandato qui" rispose Hailey sbuffando, facendo qualche altro passo avanti all'interno della sala per riappropriarsi del suo bicchiere e del suo Scotch, che buttò giù tutto d'un fiato dato che quella situazione stava iniziando a darle su i nervi.
Bela si morse il labbro inferiore con rabbia, come se stesse cercando di non urlare con tutto il fiato che avesse in corpo per il nervosismo. "Infatti è lei ad essere venuta!".
I quattro si scambiarono un'occhiata, non riuscendo a capire il nesso delle sue parole, ma pensarono che l'unica ad aver davvero azzeccato qualcosa negli ultimi mesi fosse proprio Bela, così analizzarono le sue parole.  Hailey aggrottò le sopracciglia e la guardò con qualche perplessità, grattandosi nervosamente la nuca dove essersi riempita nuovamente il bicchiere. "Perchè avrebbe dovuto farlo?".
Sam si schiarì la gola e prima che la donna potesse rispondere si fece avanti annuendo con una strana luce negli occhi, come se avesse davvero capito solamente adesso il nesso di tutta questa situazione. "Perchè lei voleva l'anello ed il Marchio: l'anello l'ha già avuto, ora vuole il Marchio!".
I cacciatori ed i due angeli rimasero per qualche secondo in silenzio, scuotendo la testa e chiedendosi se Katherine fosse davvero capace di arrivare a tanto pur di ottenere ciò che desiderasse, così presero un respiro profondo e continuarono a chiedersi quale sarebbe stata la nuova ipotetica mossa di Dean, e tutti concordarono sull'uccidere Metatron.
Capendo che non ci fosse tempo da perdere, si divisero in gruppi: Castiel e Gadreel si diressero in Paradiso per intrufolarsi nello studio di Metatron per provare a sottrargli la sua unica fonte di energia, la tavoletta; i cacciatori iniziarono a cercare di capire come Dean avrebbe potuto trovare lo Scriba di Dio, fin quando beccarono in rete un video in cui Metatron compiva agli occhi dei passanti un miracolo, salvando una donna da morte certa grazie ai suoi poteri.
A quel punto gli fu chiaro capire dove andare e sopratutto chi cercare.




Il sole era già tramontato da un pezzo quando Katherine e Dean si alzarono dal tavolo della tavola calda, dove fecero qualche ricerca sul Metratron -o Marv, dato che aveva preso a farsi chiamare in quella maniera dopo aver fatto un paio di miracoli per ingraziarsi anche gli umani- e aver messo qualcosa sotto i denti. O almeno la donna lo fece.
Il cacciatore non toccò cibo e non prestò neanche attenzione quando Katherine gli soffiò il panino da sotto gli occhi.
La donna gli fece segno di seguirla fuori senza parlare, avvicinandosi ad una vecchia auto posteggiata in fondo al vicolo appena fuori dal locale, sentendo i passi pesanti del cacciatore dietro di lei; sentì gli occhi di Dean indugiare su di lei e sulla sua schiena, esattamente come quel pomeriggio, in cui il cacciatore non avesse distolto lo sguardo da lei, se non per continuare le ricerche.
Adesso era una Regina, ma era pur sempre una donna: sapeva riconoscere gli sguardi che le rivolgessero gli uomini, ma quello di Dean era.. diverso. 
Non la guardava con attrazione, nè desiderio. E neanche con tutto l'amore con cui l'avesse guardata fino a prima di scoprire cosa lei stesse davvero tramando alle loro spalle.
Il suo sguardo trasudava delusione e una profonda tristezza. 
Katherine evitò il suo sguardo per tutto il pomeriggio, limitandosi alla ricerca dello Scriba e mobilitando anche i suoi demoni per non fare tardi, ma ogni qualvolta che incrociasse per sbaglio quei pozzi verdi non riuscì a far a meno di sentirsi quasi in colpa.
Sospirò e aprì il portabagagli con uno scatto, cercando con le mani qualcosa all'interno ed avendo cura che non fosse osservata da nessuno, fin quando estrasse la Lama da un borsone e si voltò nella direzione dell'uomo accennando un sorriso.
"Eccola qui: colei che brami più del cibo e delle ore di sonno arretrate".
Dean, che si tenne una manciata di passi indietro, si avvicinò velocemente come se fosse stato attirato da una calamita e la donna riuscì a scorgere quella scintilla nei suoi occhi, confermando silenziosamente che le sue parole fossero del tutto fondate.
Allungò una mano nella sua direzione e Katherine gliela passò senza alcuna traccia di titubanza: un patto è un patto, e Dean è quel tipo di uomo che rispetta la parola dato. E' il suo codice dopo tutto.
Quando la mano del cacciatore sfiorò la lama e la prese con sè, sentì una scarica di adrenalina correre lungo le sue vene e raggiungere ogni parte del suo corpo, inebriato da quella sensazione di forza e di invinciiblità; chiuse gli occhi per assaporare il momento e strinse di più l'impugnatura fra le dita, sapendo che mai più nulla lo avrebbe fermato o lo avrebbe tenuto lontano da quell'arma. 
Katherine se ne accorse e dovette ammettere in cuor suo che non le piaceva ciò che vedeva; per quanto non le importasse - o almeno apparentemente- più nulla di Dean, quella visione le fece storcere il naso, sentendosi quasi gelosa del rapporto che l'uomo avesse con quell'arma e si chiese cosa sarebbe successo se lei avesse scelto di non seguire Crowley quella notte: sicuramente non sarebbe diventata la Regina e non avrebbe avuto una schiera di demoni servitori e completamente spaventati da ciò che avrebbe potuto far loro anche solo pensandolo, ma forse avrebbe potuto trovare un modo per aiutarlo. Per non lasciarsi sopraffare dal Marchio.
Scosse la testa come per allontanare quei pensieri ed osservò Dean aprire gli occhi con una nuova luce negli occhi, scrocchiando le ossa del collo e posizionando la sua Lama all'interno della sua giacca, dove avrebbe sempre dovuto essere; la guardò per qualche secondo senza riuscire a modificare la sua espressione di superiorità ed iniziò a chiedersi come avrebbe potuto fregare Katherine, dato che in nessun caso le avrebbe mai lasciato prendere quell'orrenda cicatrice sul suo braccio.
"Quando avrai fatto fuori l'angioletto, chiamami subito. Sono stata abbastanza chiara, Dean?".
Il cacciatore accennò un sorriso amaro e rimase dritto con le spalle a scrutare la sua anima attraverso i suoi occhi, mentre un milione di pensieri presero a scorrere nella sua mente. "Sei almeno interessata a sapere se uscirò vivo dallo scontro con Metatron?".
Katherine tirò su le spalle in un movimento esasperato, come se realmente provasse fastidio a stare in sua presenza, e sollevò un sopracciglio per guardarlo con ilarità. "Dean, non dimenticare che non ti sto aiutando per bontà di cuore: voglio il Marchio. Quindi quando uscirai da quel combattimento, vieni a cercarmi, oppure nasconditi bene, perchè se ti trovo, lo prenderò da sola, e ti giuro che non sarò per niente delicata mentre lo farò".
Dean serrò la mascella in una morsa per impedire alla sua bocca di dar voce a tutti i suoi pensieri e la osservò voltargli le spalle senza aggiungere altro, iniziando ad incamminarsi verso la strada dalla quale fossero venuti; un pensiero prevalse sugli altri ed iniziò a martellargli la mente senza possibilità di scampo, e senza rendersene conto si ritrovò a fare due passi avanti e a richiamare la sua attenzione per non lasciarsi sfuggire quell'opportunità. Ora o mai più.
"C'era qualcosa di vero o hai sempre finto da quando ti sei svegiata?".
Katherine si fermò sul posto, rimanendo immobile ad ascoltare quella frase e quelle parole le sbatterono contro fino a rimbalzarle addosso; si morse il labbro e si voltò nella sua direzione con le braccia serrate al petto e puro menefreghismo sul viso. 
Lo guardò per dei lunghi istanti, studiando i suoi occhi e non riuscendo più a cogliere quella luce di prima dovuta alla sensazione di onnipotenza data dalla Lama; adesso guardava Dean, il vero Dean, e riuscì di nuovo a leggere un dolore malcelato che si portava dentro, e si sentì un po' dispiaciuta nel dire ciò che disse. 
"Sai come funziona: si fissa un obiettivo e si fa di tutto pur di raggiungerlo, a qualsiasi costo".
Dean sorrise amaramente mordendosi la lingua ed abbassò il capo mentre sul viso si disegnò un'espressione rassegnata e delusa, ed un groppo si fermò sulla sua gola e gli impedì di deglutire: doveva immaginarlo che non ci fosse nulla di vero. Niente di autentico fra loro due. Dopottutto la donna che amava non gli stava neanche davanti in quel momento.
In quel lungo istante Dean ripensò il giorno in cui Katherine si fosse svegliata da quel coma e ricordò le sue parole di quella stessa sera: La tua ragazza è morta due mesi fa in quell'incidente.
A quel tempo il cacciatore aveva negato quell'affermazione, perchè sotto tutti quegli strati di menefreghismo, superficialità, arroganza ed egoismo, lui vedeva ancora la sua Katherine; in quel momento come non mai, Dean si rese conto di essersi davvero sbagliato su di lei, e che forse aveva ragione.
La sua Katherine era davvero morta nell'incidente.
"Quindi non mi hai mai amato?".
L'uomo non si spiegò come quelle parole gli fossero uscite dalle labbra, ma capì che voleva saperlo, doveva. Non sapeva se sarebbe sopravvissuto a quel combattimento con Metatron, e se doveva morire tanto valeva farlo senza rimpianti.
Katherine accennò un piccolo sorriso amaro e sapeva che qualsiasi risposta gli avrebbe fatto male, compresa la verità e qualunque bugia avrebbe potuto rifilargli per farlo allontanare. Scosse la testa e fece spallucce, osservando il viso di Dean indurirsi sempre di più dopo quella risposta silenziosa nonostante il buio della notte, notando come stesse incosciamente iniziando a sfiorare il Marchio da sopra il tessuto della giacca blu.
"Non farmi aspettare troppo dopo che lo avrai ucciso, ti farò sapere il luogo d'incontro".
Dopo qualche altro istante ad osservare il verde dei suoi occhi brillare con la luce lunare, Dean la osservò andare via senza aggiungere una parola, voltandosi nella direzione opposta alla sua mentre sentiva nuovamente il suo sguardo puntato sulla sua schiena; Katherine fu sicura che, un'altra versione di se stessa avrebbe sicuramente provato dispiacere nei suoi confronti per averlo ferito in quel modo e avrebbe trovato il coraggio di dirgli la verità, ma adesso c'era solo lei, quindi che senso avrebbe avuto dirgli quanto in realtà lo avesse amato in quei pochi mesi? Fargli sapere che aveva soffocato i suoi sentimenti quando era pienamente cosciente di ciò a cui avrebbe rinunciato se avesse scelto il Trono, non lo avrebbe di certo aiutato a superare la batosta.
Si dileguò nel buio, lasciando Dean da solo in quel vicolo, che non perse altro tempo e con un sospiro si avviò a grandi passi verso la sua destionazione con una sola missione: uccidere Metatron.





Uno sparo squarciò l'aria e le due donne sobbalzarono per lo spavento, osservando Sam mettere nuovamente la sicura alla sua pistola prima di puntarla sulla folla: aveva sparato un colpo di avvertimento perchè i seguaci di Metatron non volevano lasciarli passare per raggiungerlo, e sfoderare la sua pistola sembrò al minore dei Winchester la soluzione più rapida e sbrigativa.
Così fu, poichè la piccola folla si disgregò e fu indicato loro il luogo in cui il loro nuovo Messia Marv si fosse ritirato in preghiera per la purificazione delle loro anime; Sam, Hailey e Bela storsero il naso udendo quelle frasi, perchè certamente l'ultimo dei pensieri di Metatron era proprio quello. Al massimo si sarebbe solamente autoeletto Dio, sia in Cielo che in Terra. 
Ma ciò non sarebbe accaduto, non finchè ci sarebbero stati loro.
I tre cacciatori superarono i pochi presenti ancora rimasti a guardarli con ostilità e si affrettarono correndo nella direzione da loro indicata, sentendo l'ansia di trovare Dean crescere dentro di loro sempre di più.
Sapevano che Katherine gli avrebbe dato la Lama e sapevano che Dean avrebbe trovato il modo di uccidere Metatron: ma come ne sarebbe uscito dal combattimento?
In che condizioni lo avrebbero trovato? Avrebbe fatto il corpo dell'angelo a pezzi, proprio come aveva fatto con Abbadon? Avrebbe continuato ad affondare la Lama dentro quel tramite, inzuppandosi del suo sangue fino ad esserne completamente ricoperto?
Decisero che avrebbero preferito affrontare quelle possibilità solamente se fossero arrivati troppo tardi ed in fretta corsero all'interno di quell'edificio in fase di costruzione, evitando gli attrezzi lasciati dagli operai maldestri e tutti i materiali che gli sarebbero serviti; corsero velocemente imbracciando le loro lame angeliche fino a quando iniziarono a scorgere due figure in lontananza: una se ne stava seduta a terra, probabilmente malamente gettata a terra dall'avversario, mentre l'altra brandiva una lama e gliela puntava contro.
Per qualche secondo, i tre cacciatori impotenti rimasero immobili ad assistere a quell scena, perchè avevano pensato a tutti gli scenari, meno che a quello: era Dean la figura a terra, ricoperto di sangue. Era Dean ad avere la peggio in quel combattimento. 
Provarono ad urlare il suo nome, mentre correvano per raggiungerlo, ma ottennero l'effetto opposto: Metatron si voltò a guardarli per un lungo istante, sorridendo divertito nella loro direzione, per poi voltarsi in fretta verso Dean, con il viso tumefatto dai forti colpi ricevuti dall'angelo e la Lama troppo lontana affinchè potesse almeno provare a difendersi.
E poi fu un attimo: la lama angelica di Metatron attraversò il petto di Dean con facilità, aprendo una grossa voragine nel corpo del cacciatore, che inspirò e sgranò gli occhi per il dolore che quella grande ferita gli provocò.
Un rivolo di sangue gli risalì dalla gola e gli occhi iniziarono a diventare sempre più pesanti, e quasi non si accorse quando Metatron estrasse la sua lama per scappare via: le voci di suo fratello, Hailey e Bela arrivarono alle sue orecchie in maniera ovattata, e quasi non riuscì a distinguere la direzione dalla quale provenissero.
Non seppe stabilire quanti secondi o minuti passarono, ma sentì due grosse mani sulle guance ed il viso alzarsi con forza, mentre qualcuno lo forzò ad alzarsi tenendolo per le braccia.
Sentì il suo fratello pronunciare il suo nome e sorrise teneramente quando aprì gli occhi e li fissò su di lui: lo sguardo terrorizzato da ciò che fosse accaduto, gli occhi sgranati e le mani a cingergli il viso. Lo scuoteva, lo chiamava e gli diceva di non mollare, che lo stavano portando in ospedale e che si sarebbe rimesso, ma Dean continuò a sorridere, qeusta volta divertito.
Aveva visto troppe ferite su troppa gente durante la sua lunga vita da cacciatore, abbastanza per poter capire quando qualcuno non ce l'avrebbe fatta, proprio come lui in quel momento; sapeva che anche suo fratello lo avesse già capito, ma continuò a ripetere di tenere gli occhi aperti e di non mollare, e Dean si trovò a pensare per l'ennesima volta quanto fosse testardo.
Spese quelle poche energie che gli fossero rimaste per bloccare la frenetica corsa dei tre cacciatori verso l'ospedale e si fermò per guardarli uno ad uno perchè lo sentiva: sentiva che per lui era finita, che gli stessero rimanendo pochi istanti della sua vita e di certo non li avrebbe voluti passare correndo verso uno stupido ospedale: fec passare lo sguardo dal suo fratellino, alla donna che Sam amava e che per lui era diventata subito una sorella, a Bela, la donna da cui avrebbe desiderato il perdono più di ogni altra cosa al mondo.
La minore delle Collins, che lo teneva su dal braccio destro, parve capire e lasciò sfuggire dai suoi occhi rossi e gonfi due lacrime solitare, che le rigarono il viso fino a continuare la sua corsa sul collo. Bela gli carezzò il viso con un sorriso fintamente ottimista ed annuì, stringendosi più forte a lui per qualche secondo.
"Ti ho p-perdonato nell'istante in cui s-sono tornata dall'In-inferno, lo sai.." sussurrò la donna con voce bassa e rotta dai singhiozzi, mentre altre lacrime le percorsero le guance. "La riporterò a casa, te lo prometto".
Dean non ebbe bisogno di chiedere di chi stesse parlando, ma annuì faticosamente e respirò a fatica, sentendo altri rivoli di sangue salire lungo la sua gola fino a fuoriuscire in maniera incontrollata dalle sue labbra; spostò il suo sguardo su Hailey, che scosse la testa e si rifiutò di dirgli addio, e fece maggiore pressione sul suo braccio per continuare la corsa verso la salvezza, ma poi si bloccò e si avvicinò anche lei di più all'uomo, stringendolo per un'ultima volta in un forte abbraccio silenzioso, carico di dolore.
Non ci fu bisogno di parole fra loro due, nè tanto meno fra Dean ed il suo fratellino, che lo guardò con le guance rigate dalle lacrime e lo sguardo sconvolto e spaventato sul viso, tranquillizzandolo che avrebbe pensato a tutto lui: Katherine, Judith, Cas ed il resto della loro famiglia.
Poteva andare tranquillo.
Dean si tirò appena più dritto con le spalle, mentre veniva tenuto in piedi dalle braccia di suo fratello e delle due donne, e sorrise verso ognuno di loro, sollevando un braccio a mezz'aria ed indicandoli con un dito.
"Sono fiero di noi.. Di tutti noi..".
La voce flebile, spezzata da un ultimo colpo di tosse che gli fece sputare l'ennesimo rivolo di sangue; la vista, sempre più appannata e meno nitida secondo dopo secondo; il respiro faticoso, ed aveva l'impressione che sul suo torace premesse una pila di mattoni.
Diede un'ultima occhiata e fece un ultimo saluto alla sua famiglia prima che il nero l'avvolgesse, e piegò la testa di lato prima di accasciarsi sul petto di suo fratello, mentre l'ultimo pensiero andò al suo appuntamento con lei ed accennò un sorriso divertito pensando che sarebbe stata arrabbiata.
Katherine...
L'ultimo pensiero andò a lei e la chiamò con la mente dentro di sè, chiedendosi se mai lo avrebbe perdonato per non essersi presentato al loro appuntamento; probabilmente sorrise, pensando che fosse davvero andato tutto storto fra loro due, ma che nonostante ciò avrebbe rifatto ogni cosa da capo allo stesso modo.
Rivide gli ultimi momenti di felicità della sua vita scorrere davanti ai suoi occhi e chiuse definitivamente gli occhi, concedendosi di abbandonarsi al buio e all'ignoto per sempre.





Sollevò nuovamente la mano silenziosamente per ordinare l'ennerimo drink e si appoggiò al bancone di marmo con gli avambracci, mentre giocherellava con il bicchiere di vetro ormai vuoto facendolo oscillare da una mano all'altra; alzò lo sguardo fin oltre il bancone e guardò quella strana stampa in rilievo di un pellicano, abbozzando un sorriso e scuotendo la testa.
Non le era mai piaciuto lo sport, in particolare il basket, ma il resto dei presenti nel bar non la pensava come lei, indaffarati ad osservare quella stupida partita della loro squadra del cuore: New Orleans Pelicans.
Sbuffò quando sentì nuovamente le urla di disapprovazione quando uno dei giocatori sbagliò un tiro e si chiese cosa ci facesse in quella città e perchè si fosse trovata a guidare fin lì; provò ad indagare nella sua memoria, ma non riuscì a trovare alcuna spiegazione plausibile che la legasse a quel posto.
Sentì il telefono vibrare per l'ennesima volta nella sua tasca e lo prese di malavoglia, trovando le innumerevoli chiamate perse delle sue sorelle e di Sam e deglutì a fatica quando ricordò ciò che fosse avvenuto tre sere prima: Katherine stava aspettando pazientemente nello stesso vicolo in cui avesse dato la Prima Lama a Dean, dopo avergli scritto di tornare in quel posto in seguito alla morte di Metatron per passarle il Marchio e restituirle la Lama, quando aveva sentito qualcosa dentro di sè cambiare.
Aveva sentito qualcosa andare in pezzi nel suo cuore ed un lamento risuonare nella sua mente, e pensò di non aver mai provato un dolore forte come in quel momento: non aveva ferite, ma si piegò ugualmente su se stessa, appoggiandosi alla macchina malmessa che le stava accanto.
E poi lo sentì: udì il suo nome essere pronunciato con dolore e tristezza, e subito capì cosa fosse successo senza neanche aspettare spiegazioni.
Si incamminò fino all'uscita del vicolo ed adocchiò una grossa moto nuova di zecca, e sperò che il proprietario fosse assicurato quando con un triste sorriso manomise i fili e partì facendo rombare il motore.
Corse per centinaia di chilometri fin quando la gola secca le impose di fermarsi in un bar, dove iniziò a bere come mai avesse fatto, specialmente quando un messaggio di Sam le confermò ciò che da sola avesse intuito: la morte di suo fratello.
Non capì fino in fondo ciò che provò, ma non fu nulla di bello e ciò la stranizzò: avrebbe dovuto essere totalmente indifferente, ma invece qualcosa dentro di lei la portò a bere fino all'ultima goccia dell'alcol di quella topaia, e quando finalmente la sbronza le passò riuscì a rimettersi in viaggio con la sua nuova moto.
Si lasciò guidare dalla strada e dalle sensazioni nei successivi due giorni, ignorando persino Crowley - che cercò di mettersi in contatto con lei mentre si chiedeva dove diavolo fosse finita- e tutti i suoi demoni, che attendevano delle istruzioni dalla Regina.
Aveva bisogno di un po' di tempo da sola prima di rimettersi a lavoro, e fu proprio ciò che pensava mentre la grande scritta di "Benvenuti a New Orleans" la convinse a fermarsi in quella città: fu subito attirata dal locale in cui adesso si trovava, nonostante non trovasse carino nulla di ciò che ci fosse all'interno.
Il barista si avvicinò nella sua direzione con una bottiglia di Chivas e Katherine sollevò lo sguardo su di lui, che aveva tutta l'aria di chi volesse fare una predica o almeno i fatti suoi: un velo di malinconia negli occhi della donna lo fece desistere da quell'idea ed accennò un sorriso timido nella sua direzione, mentre versò un po' di quel liquido nel suo bicchiere.
Katherine se lo portò subito alle labbra e lo finì in un sorso solo, e gli porse nuovamente il bicchiere, reclamando un altro po' di alcol ed ordinando che gliene versasse ancora in un altro bicchiere, che allontanò di poco da lei.
La donna lo vide allontanarsi dietro al bancone, ma lasciarle la bottiglia a portata di mano con un sorriso, e Katherine non si fece scrupoli ad avvicinarsela e tenerla cara; sospirò e si diede un'occhiata intorno, notando come ormai il locale si fosse quasi del tutto svuotato ed i tifosi fossero andati via con la coda fra le gambe per la perdita della loro squadra del cuore.
Oltretutto era quasi ora di chiusura e Katherine non avrebbe fatto storie quella sera, sarebbe tornata al suo motel con la sua moto per continuare a consumare l'alcolc che avesse portato in stanza.
Sollevò il suo bicchiere pieno come per fare un brindisi e guardò per dei lunghi secondi l'altro, che se ne stava abbandonato qualche centimetro più in là, mentre una lacrima solitaria le rigò una guancia; sorrise appena sorprendendosi ad augurarsi che il suo cacciatore preferito fosse finito in un posto migliore, smettendo per sempre di soffrire.
Katherine avvicinò il suo bicchiere all'altro per farlo scontrare gentilmente, brindando a lui, quando una mano maschile lo afferrò con poca gentilezza, facendo oscillare il liquido all'interno senza però farlo sbordare; poi fu un attimo: il suo profumo le arrivò dritto alle narici, facendole sgranare appena gli occhi, e serrò la mandibola rimanendo immobile. E poi quelle mani le avrebbe riconosciute fra mille.
"Questo è per me, vero?".
La sua voce sarcastica le arrivò dritta alle orecchie, facendola sorridere sinceramente e costringendola a sollevare lo sguardo verso di lui: incrociò i suoi occhi verdi e lo osservò bere qualche sorso di Whisky con aria da sbruffone e da strafottente.
"Sei in ritardo per il nostro appuntamento".
Dean fece spallucce e la fissò negli occhi con ilarità, avvicinandosi appena e facendole l'occhiolino. "Sono stato trattenuto, ma adesso sono qui".
Katherine scoppiò in una fragorosa risata ed attirò l'attenzione del barista, che fin'ora non le vide neanche mezzo sorriso, e si asciugò in fretta la lacrima che le attraversò il viso pochi momenti fa; non c'era spazio per equivoci, era Dean. Era proprio lui e la luce nei suoi occhi glielo confermava.
"Ma lo sai che tuo fratello e gli altri pensano che tu sia morto?".
Dean indugiò con lo sguardo su di lei come a scrutarla e alla donna non interessò che potesse vedere la sua debolezza: perchè era lui, era sempre stato lui il suo punto debole, il suo tasto dolente, e adesso Katherine fu sicura che anche lui ne fosse cosciente. E dopo aver visto ciò, l'uomo lesse nei suoi occhi la felicità che lui fosse ancora vivo. La felicità che fosse venuto fino a New Orleans a cercarla.
Dean pensò che Katherine avesse davvero un tempismo di merda nel realizzare ciò che la rendesse felice, e piegò le labbra in una smorfia davvero divertita quando la fissò dritta negli occhi con audacia.. troppa. "Beh, hanno ragione".
La donna si fece immediatamente più seria quando udì quel tono glaciale e distaccato ed aggrottò le sopracciglia mentre lo guardava con aria interrogativa, chiedendosi cosa diavolo volesse significare la sua frase; ma Dean continuò a sorridere con quell'aria audace e sbattè qualche volta le palpebre, mostrandole i suoi occhi verdi tramutardi in orrendi occhi neri demoniaci.
Katherine mollò il bicchiere sul bancone, lasciando che cadesse e che il liquido si riversasse sul freddo marmo, ed estrasse dalla cintura dei suoi pantaloni la lama angelica, alzandola per puntargliela al collo, ma Dean fu più veloce e si alzò di scatto posizionandosi dietro di lei, bloccandola dalla schiena ed afferrando con forza il suo avambraccio destro per farle mollare la presa sull'arma, per poi bloccarla contro il bancone ed il suo petto.
Con velocità le girò il braccio destro dietro la schiena, usando una forza che non aveva mai usato su di lei, mentre con l'altra mano le puntò la Prima Lama contro il centro della colonna vertebrale; Katherine roteò gli occhi e si maledisse per avergliela ceduta, pentendosi di non avergli strappato il Marchio quando l'aveva evocata nella prigione del bunker.
"Piano tigre, sono qui per parlare" disse Dean ridendo di gusto come se quella situazione lo divertisse parecchio, e intimò al barista ed ai pochi rimasti clienti di stare indietro, mentre tre o quattro uomini dagli occhi neri fecero il loro ingresso nel locale per controllare che tutto andasse secondo i piani. L'uomo la tirò più vicina a sè ed annusò l'odore della sua pelle e dei suoi capelli, sorridendo tranquillamente, prima di avvicinare le labbra al suo orecchio. "Sono sempre io, dolcezza! Rilassati, possiamo continuare a divertirci".
Katherine fece una smorfia di disapprovazione e tirò la testa indietro di scattò, colpendolo con la nuca sul naso, costringendolo a mollare la presa sul suo braccio per portarla al viso, e continuò assestando una forte gomitata fra le costole, facendolo appena piegare in avanti; si allungò sul bancone per raggiungere la sua lama e si volta di scatto verso di lui, trovandoselo però inaspettatamente troppo vicino. 
Puntò la sua arma contro il suo collo e Dean fece lo stesso con la Lama, puntandogliela alla gola ed abbassando lo sguardo su di essa, immaginando per una manciata di secondi come  sarebbe stato squarciarle la gola ed osservare la vita abbandonare i suoi occhi. Katherine parve accorgersi di questo suo pensiero e, ancora incredula, cercò di indietreggiare appena col collo, osservando il suo sguardo divertito sollevarsi fino al suo ed iniziare a ridere divertito.
Abbassò la Lama con ancora un sorrisino divertito sul volto e la poggiò sul bancone dietro di lei, sollevando le mani in segno di resa, e Katherine abbassò la sua arma con titubanza, mentre la pelle d'oca nacque sulla pelle di tutto il suo corpo e per un momento ebbe paura.
"E' questo l'effetto del Marchio: se muori mentre lo hai addosso, diventi un demone! Ma questo già lo sapevi, non è vero Kath? Per questo lo volevi così disperatamente" disse il ragazzo sorridendo divertito, piegando appena la testa di lato e scrutandola in profondità come se riuscisse a leggere qualcosa di più nei suoi occhi. Poi si fece serio e serrò la mandibola con risolutezza, per poi cambiare tono di voce e diventare più perentorio. "E' ora di discutere di un cambio di reggenza, tesoro".

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