Western Eye Hospital

di Tati Saetre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo. ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo. ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo. ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo. ***
Capitolo 5: *** Quinto Capitolo. ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo. ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo. ***
Capitolo 8: *** Ottavo Capitolo. ***
Capitolo 9: *** Nono Capitolo. ***
Capitolo 10: *** Decimo Capitolo. ***
Capitolo 11: *** Undicesimo Capitolo. ***
Capitolo 12: *** Dodicesimo Capitolo. ***
Capitolo 13: *** Tredicesimo Capitolo. ***
Capitolo 14: *** Quattordicesimo Capitolo. ***
Capitolo 15: *** Quindicesimo Capitolo. ***
Capitolo 16: *** Sedicesimo Capitolo. ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo. ***


Primo Capitolo

«Preghiamo i gentili signori di allacciare le cinture».
Seguii gli ordini della Hostess, mi allaccia la cintura, misi la mascherina per la notte sugli occhi e le cuffiette dell'iPod nelle orecchie.
Proprio non amavo volare.
Ed il dottor Cullen, mi aveva anche riservato un volo in prima classe. Era un vecchio amico di mio padre, che un giorno era venuto a trovarci nella nostra piccola cittadina: Forks. Era venuto al corrente che fossi una dottoressa, e disse che ero sprecata per lavorare a Forks. Quindi mi propose un lavoro al Western Eye Hospital di Londra. Ci pensai per più di due settimane, ma alla fine accettai. Per quegli ultimi giorni ero stata sulla bocca di tutti: 'La ventenne dottoressa Swan che lascia la sua città natale'. Il dottor Cullen aveva detto che con la mia dote non potevo continuare a disinfettare ferite di bambini, ma dovevo fare qualcosa di meglio. E a Londra succedevano cose pazzesche.
Non ero più nella pelle.
Mio padre Charlie inizialmente si era opposto, poi, visto che il dottore era un suo caro amico -e vecchio cittadino di Forks- sbollì. Mia madre invece era stata entusiasta all'idea, lavorare in un famoso Ospedale a Londra. 'Isabella, sei il mio orgoglio', dise quando andai a trovarla a Phoneix. Lei vive lì, con suo marito Phil.
«Avvertiamo i gentili signori che l'areo sta per atterrare». Disse una voce.
Ero talmente persa nei miei pensieri, che le due ore di viaggio volarono in un batter d'occhio. Appena l'areo atterrò scesi, presi la mia valigia e mi diressi verso l'uscita dell'areoporto. Il dottor Cullen aveva mandato qualcuno a prendermi. Ma non sapevo chi fosse.
«Signorina Swan?» Sentii chiamarmi. Mi girai e vidi un uomo sbracciarsi, dall'altro lato dell'areoporto. Mi avvicinai.
«Sono io la signorina Swan». Dissi, avvicinandomi a quell'uomo. Era enorme. Sembrava un'armadio. Era almeno tre volte più alto di me, e più grosso. Su per giù la mia testa arrivava alla sua spalla. Aveva gli occhi verdi, e i capelli chiari. Era proprio carino.
«Sono il nipote del dottor Cullen. Mi ha chiesto di venirla a prendere». Povero. Sarà stato costretto dal dottor Cullen a venirmi a prendere.
«Mi fai sentire vecchia, dammi del tu. Più o meno abbiamo la stessa età, no?» Chiesi.
«Bè, io ho ventitre anni. Tu?» Chiese lui. Ventitre anni, sembrava più grande.
«Io venti. Comunque piacere, Bella». Dissi, anche se sicuramente già mi conosceva.
«Io sono Emmett. Emmett Cullen, il piacere è tutto mio». Disse. Emmett. Memorizzai bene il suo nome. «Dammi la valigia», così dicendo me la tolse dalle mani. Che gentiluomo. Iniziò a camminare e io lo seguii.
«Sei un dottore?» Chiesi. La sua risata invase l'areoporto, si girarono anche delle persone.
«No,  io insegno nella scuola elementare. Mia moglie è una dottoressa». Ok, era sposato. Potevo essere più fortunata, io? «Lavorerete insieme». Finì la frase. Almeno avrei conosciuto qualcuno prima del lavoro. Arrivammo davanti ad una Jeep nera, enorme. Si, quella era per forza la macchina di Emmett. «Monta dietro, davanti c'è mia moglie». Disse Emmett. Annuii con il capo. Aprii la portiera, ma l'impulso di uscire si faceva sempre più grande. Mi ritrovai davanti una dea. Io sfiguravo vicino a lei.
«Ciao!» Disse, allungandomi una mano.
«Ciao». Risposi io, porgendole la mia mano.
«Sono la dottoressa Hale, ma chiamami pure Rosalie collega». Disse sorridendo. Almeno quando avrei cominciato a lavorare, già conoscevo qualcuno.
«Io sono Isabella, ma chiamami Bella». Sicuramente anche lei già mi conosceva. Annui con il capo, e si girò verso il suo finestrino. La sua splendida chioma bionda risaltava sotto i raggi solari di Londra. Anche se era seduta potevo vedere il suo corpo perfetto, le sue labbra rosse e carnose ed i suoi occhi marroni. Era perfetta. Forse per hobby faceva anche la modella. Emmett poteva ritenersi fortunato.
«Bella, ti portiamo in Albergo. Domani con mio zio andrete a cercare casa». Annuii. Per la prima volta in vita mia avrei vissuto da sola, senza nessuno. A Forks era sempre sola, mio padre lavorava sempre. Ma almeno sapevo che c'era. Ora invece ero proprio sola. Col tempo ci avrei fatto l'abitudine.
«Arrivati!» Disse Emmett. Guardai fuori dal finestrino, era il St Martins Lane Hotel. Hotel a cinque stelle. Sicuramente avrei restituito tutti i soldi al dottor Cullen.
«Salgo con te», disse Rosalie.
«Ok! Ciao Emmett». Salutai e scesci dalla macchina, con la mia valigia. Mi diressi con Rose dentro l'Hotel, mentre lei parlava con una receptionist. Forse la conosceva?
«Vieni Bella, saliamo». Prendemmo l'ascensore, dirette verso la camera 455 al quarto piano. Arrivate Rose aprì la porta, e se la richiuse dietro. Era una bellissima stanza, un salone, una cucina, due camere. Cosa ci dovevo fare io con due camere? Sperai che i soldi per quella stanza gli avesse dati mio padre al dottor Cullen. «Allora, prima di andare via devo dirti alcune cose: domani verso le quattro del pomeriggio passo a prenderti, andiamo all'ospedale. Non ti preoccupare, non devi lavorare. Ti ambienterai un pò e conoscerai tutta la squadra. Sai, siamo tutti molto uniti». Erano tutti molto uniti, quindi io avrei scombussalato la loro vita quotidiana. Rose continuò, «Siamo otto dottori: tu, io e mio fratello Jasper, il dottor Carlisle Cullen con suo figlio Edward Cullen, la dottoressa Weber con la sua specializzanda Jessica Stanley. Poi ovviamente c'è il capo: l'insopportabile dottor Denali con sua figlia, la sciacquetta Tanya». Risi, forse non erano così uniti in fondo...
«Non la sopporti?» Chiesi. Rosalie sbuffò.
«No, proprio non la sopporto. Però Bella, devi stare molto attenta. Per tutto il tempo che lavorerai al Western Eye Hospital avrai concorrenza con il dottor Edward Cullen. Anche lui è un chirurgo, e molto bravo» Mi avvertì Rose. Concorrenza... Perchè in ogni luogo che andavo non potevo avere pace?
«Mai quanto me!» Mi vantai, mentre Rose scoppiò in una lunga risata.
«Lo so che sei brava Bella. Sennò il dottor Cullen non avrebbe mai insistito con il dottor Denali, per farti entrare nella nostra squadra ma... Vedi Edward ottiene tutto quello che vuole. E' senza scrupoli, ed è bellissimo. Quindi stai attenta, e tieni gli occhi aperti». Annuii con il capo. Figlio del fisioterapista dottor Carlisle Cullen, Edward doveva essere proprio viziato. «Ora vado, Emmett mi sta aspettando. Riposati, hai l'aria di una che non ha dormito molto. Ricorda, domani alle quattro fuori all'Hotel. Ciao ciao». Così dicendo mi lasciò sola, io mi accasciai sul divano, addormentandomi.


Chiedo pietà! Lo so che ho altre due storie da seguire, ma non ne ho fatto a meno! La notte porta consiglio no? Allora ecco la nuova storia! Che ne pensate? Fa schifo? Mi devo dare all'ippica (Rispetto per tutti le persone che praticano Equitazione ^^) A me piace quest'idea! E poi sono tutti umani! Chiedò pietà soprattutto alla mia Beta, nemmeno sa che sono qui... Mi ucciderà! Scusaaaaaaaaaa... Vabbè ora vado! Lasciate tanti commentini! Un bacio a tutti :*


Le mie FanFiction:
In corso:
Come What May (Twilight)
Western Eye Hospital (Twilight)
La vita, in un soffio. (Twilight)
Concluse:
Isabella. (Twilight)
La Controfigura (Kristen Stewart, Robert Pattinson)

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo. ***


Secondo Capitolo

Lo squillo del mio cellulare mi fece svegliare di soprassalto. Caspita, mi ero addormentata appena Rose se ne era andata. Risposi, con la voce ancora impastata dal sonno.
«Pronto». Dissi, accompagnando quella parola da uno sbadiglio.
«Bella? Dormivi?» Ma che razza di domanda era? Non si sentiva dalla mia voce?
«No mamma. Ho solo un pò sonno». Era meglio dirle così, se le avessi detto che dormivo, avrebbe sprecato metà del suo credito per scusarsi.
«Ok, com'è andato il viaggio? L'aereo ti ha nauseto? Stai bene? Com'è il dottor Cullen?...» Oddio! Persi il conto di quante domande mi aveva fatto, in un solo minuto.
«Alt, alt!» Dissi.
«Oh tesoro, hai ragione, scusami! Sarai sfinita... Allora? Almeno comincia a rispondermi». La solita Renee. Presi un bel respiro, e cominciai a rispondere alle sue domande.
«Il viaggio è andato bene, e no, non ho avuto la nausea. Ma non ho dormito per niente! Sto bene, anche se un pò stanca , e ancora non ho visto il dottor Cullen. All'areoporto sono venuti il nipote del dottor Cullen, con sua moglie, ok?» Le spiegai tutto, almeno non avrebbe fatto più domande.
«Va bene, tesoro. Ma quando cominci a lavorare, in ospedale?»
«Domani alle quattro devo andare a vedere l'ospedale, mi devo ambientare». Spiegai, anche se la questione dell'ambientarmi non mi era andata a genio. Io che a Forks ero l'unica dottoressa, con soli due infermieri, compresi quelli delle scuole.
«Sono sicura che ti troverai benissimo! Senti, ma già ti hanno dato due giorni di riposo?» Due giorni di riposo? Ma come se ne era uscita mia madre?
«No mamma, domani vado a vedere l'ospedale, e dopodomani sicuramente comincierò il mio turno».
«Tesoro, oggi è ventisei Novembre». Disse mia madre, come se fossi una deficente che si era dimenticata che giorno era... Aspetta, ventisei Novembre? Io ero partita il venticinque, e alle sei della sera già ero a Londra... Ma quanto avevo dormito?
«Mamma, che ore sono?»
«Sono le dieci della mattina, tesoro. Già ti sei persa la cognizione del tempo?» Sbiancai. Le dieci della mattina del giorno dopo e io... Avevo appuntamento per cercare casa con il dottor Cullen. Che figura!
«Oddio mamma! Devo riagganciare, mi dispiace. Giuro che stasera ti chiamo, scusa! Ciao». Le attaccai il telefono praticamente in faccia! Per fortuna che Rose il giorno prima mi aveva lasciato il suo numero. Rispose subito.
«Pronto», disse.
«Rose ciao, sono Bella. Senti per caso ricordi a che ora avevo appuntamento, con il dottor Cullen, stamattina?» Dissi, tutto d'un fiato.
«Aspetta, chiedo a Emmett». Per fortuna, che era insieme a lei. La sentii parlare con Emmett, ma non capivo cosa si stavano dicendo. «Bella alle undici veniva a prenderti, fuori all'albergo, ok?» Mi accasciai sul letto, emanando un sospiro di sollievo. Avevo ancora una buona oretta per lavarmi e prepararmi.
«Rose grazie, me ne ero letteralmente dimenticata». Confessai.
«Va bene, ma non dimenticarti che oggi devi venire all'ospedale con me!» Mi rimproverò.
«Non ti preoccupare, quello proprio non me lo dimentico». Rose fece una risatina soffocata.
«Allora ci vediamo oggi, ciao ciao», salutò.
«Ciao Rose, e grazie ancora», così dicendo riagganciai. Ora potevo farmi una bellissima doccia bollente, per rilassarmi.


Conoscevo il dottor Cullen, quindi non potevo nè perdermi, nè parlare con la persona sbagliata.
«Dottor Cullen!» Dissi, appena entrata nella hall dell'albergo.
«Isabella! E' un piacere rivederla. Come state?» Che uomo gentile, e premuroso, pensai.
«Benissimo dottore, ma non dovevate! Fra il volo in prima classe, questo albergo stupendo... Le restituirò i soldi». Il Dottor Cullen mi regalò uno splendido sorriso.
«Isabella, non dovete dirlo nemmeno per scherzo. E poi chiamatemi Carlisle ok? Oramai siamo colleghi, no?» Aveva ragione.
«Va bene, ma lei mi chiami Bella» Annui con il capo. Carlisle cominciò a camminare, e io lo seguii.
«Dobbiamo visitare tre villette, che sono mie. Sai, mia moglie è un architetto, quindi progetta case. Una di quelle ville è destinata a te, Bella. Devi solo decidere che villa vuoi. Ovviamente io sono un uomo, quindi non sò come consigliarti, sulle varie case. Ti accompagnerà mia figlia, Alice. E' in macchina». Volo in prima classe, Hotel finchè non avrei preso la casa, gratis, a cinque stelle, una villa con già tutto il mobilio. Sicuramente quella l'avrei pagata.
«Carlisle, io non so come ringraziarla», dissi, quasi venerando quell'uomo.
«Bella, sono io che devo ringraziare te! Non sai che onore è, avere una dottoressa brava come te, nel nostro Ospedale». Perchè Carlisle esagerava sempre? Sorrisi, timidamente. «Dai sali». Disse, aprendomi la portiera di una porsche gialla.
«Ciao!» Disse una figura minuta, appena entrai. Aveva corti capelli neri, e gli occhi marroni. «Sono Alice Cullen, la figlia di Carlisle». Finì la frase.
«Ciao», risposi di rimando. «Io sono Bella, la nuova dottoressa». La informai lo stesso, anche se già ne era venuta a conoscienza.
«Bè, allora sei pronta?» Da come l'aveva detto, sembrava che dovevamo andare in guerra.
«Certo».


Visitare le villette con Alice, era stato estenuante, e mi arresi immediatamente. Convincendola che la seconda casa che avevamo visto, era stupenda. Non era un modo per liberarmi di lei, ma quella villa era veramente bella. Aveva un salone enorme, una cucina, due bagni e quattro camere, più il secondo piano. Per fortuna che dovevo abitarci da sola...
«Alice, io non so come ringraziarti! E' bellissima».
«Si, è vero. Ma sei sicura che non vuoi visitare anche l'altra?» No!
«Non preoccuparti. Mi sono innamorata di questa casa!» Era davvero bellissima, e già tutti i mobili erano messi al proprio posto.
«Hai ragione! Che ne dici di fare due chiacchiere?» Annuii con il capo, e ci dirigemmo verso l'enorme divano, che era nel salone.
«Allora Alice, che lavoro fai?» Chiesi, Rose non aveva parlato di una dottoressa di nome Alice, quindi non lavorava nell'Ospedale.
«Sono un'insegnante di ballo. Insegno ai bambini, dai due ai dieci anni».
«Wow, sarà bellissimo! Come mai non hai seguito le orme di famiglia? Ho saputo che anche tuo fratello, è un dottore».
«Sangue, aghi, gente che soffre... Non è per me!» Risi. «Tu invece perchè hai scelto di fare il dottore?» Questa era una bella domanda.
«Non lo so con precisione. E' che finchè da piccola, invece che giocare con le bambole, andavo nel giardino e guarivo gli animali feriti... Un uccellino che non sa volare e così via. Mio padre dice che è sempre stato nel mio DNA, aiutare gli altri. Ed eccomi qui, a Londra». Spiegai.
«Sono sicura che ti troverai bene... Però voglio darti un consiglio, anche se il tuo capo è il dottor Denali, tu non seguire i suoi ordini. Bella, fai quello che ti senti di fare... Lui è un medico solo perchè ha ereditato tutto questo, ma nemmeno sà fare un'ignezione...» Da quello che ero riuscita a sentire, nessuno amava il dottor Denali.
«Sei la seconda persona che mi dice questa cosa».
«Seconda persona?» Chiese Alice, alzando le sopracciglia.
«Si, ieri all'areoporto è venuto tuo cugino Emmett, con sua moglie Rosalie. E lei mi ha detto la stessa cosa». Alice si accasciò sul divano, e non disse più una parola.


«Alice grazie ancora! Allora ci vediamo». Così dicendo uscii dalla porsche gialla. Avevamo chiacchierato per tre ore buone, ed ora erano le quindici e trenta. Avrei aspettato Rose nella hall dell'albergo. Quella mezz'ora volò, e Rose era stata puntualissima. Infatti alle sedici era entrata nell'Hotel, con una bellissima gonna lunga, e una maglia giallastra, che metteva in risalto la sua chima bionda.
«Rose!» Chiamai, mentre vedevo che mi stava cercando.
«Bella, sei stata puntualissima». Sorrisi.
«Veramente questa mattina sono andata con Alice Cullen, a vedere la casa». Dissi.
«Allora? L'hai trovata?» Disse, mentre ci dirigevamo verso la sua macchina, rossa fiammante.
«Si! E' bellissima». Rivelai.
«Ci credo, se l'ha arredata Esme».
«La conosci?» Chiesi, mentre salivo sul lato del passeggiero.
«Certo, e anche molto bene. La madre di Emmett è morta quando lui era ancora piccolo, ed Esme si è presa cura di lui mentre suo padre lavorava, giorno e notte. Così Emmett è cresciuto insieme ad Edward, visto che hanno la stessa età, da piccoli giocavano sempre insieme. Ora sono in buoni rapporti, ma non come prima». Ebbi una stretta al cuore, povero Emmett.
«Come mai non hanno più buoni rapporti?» Chiesi a Rose, mentre affondava il piede nell'acceleratore.
«Loro hanno sempre frequentato le stesse scuole, finchè hanno preso il diploma, e le loro strade si sono divise. Edward dopo i diciotto anni è diventato un tipo da 'una botta e via' e questo ad Emmett non piaceva, affatto. Continuava a dirgli di cambiare, ma lui niente. Io incontrai Emmett al college, così ci fidanzammo. Loro non si frequentavano più come prima, anche perchè allora avevano esigenze diverse. Poi Edward lasciò il college... Bella, Edward è bravo come dottore, ma ha quel posto di lavoro solo grazie a suo padre, e alle sue solite scappatelle con la figlia del capo». Con quella frase capii che Rosalie non amava molto Edward... Anzi, peggio.
«Allora voglio solo immaginare cosa devo aspettarmi, appena entrerò nell'Ospedale». Rosalie rise, mentre parcheggiava la macchina e urlava 'Siamo arrivate'. Prima di scendre guardai la struttura, color salmone. Non era molto grande, anzi era un vecchio edificio costruito nel 1801. E sopra c'era una scritta, a caratteri cubitali: Western Eye Hospital. Il mio nuovo ospedale. «Oddio». Dissi, ancora dentro la macchina.
«Se ti stupisci soltanto per l'esterno della struttura, voglio vedere cosa farai quando entreremo». Feci una piccola risatina isterica. Perchè Carlisle era venuto a Forks, quel giorno? Io stavo tanto bene, nel mio caro Ospedale. Scese dalla macchina, Rose mi guidò verso un entrata secondaria, forse da lì passavano i dottori.
«Qui passiamo noi dottori». Infatti. Una volta dentro, non sapevo dove guardare. Era enorme. Dodici piani, sale ovunque. Delle persone nei corridoi che aspettavano, altre che parlavano o con dottori, o con infermieri.
«Dottor Denali». Chiamò Rosalie. Mi si raggelò il sangue nelle vene. Perchè dovevo conoscere il capo, subito?
«Dottoressa Hale, cosa diamine vuole?» Era brutto. Aveva corti capelli bianchi, gli occhi erano neri, come la pece. Ed aveva rughe, che gli tiravano tutta la pelle.
«Volevo presentargli la dotteressa Swan». Il dottor Denali lasciò da parte le carte che stava leggendo, e mi guardò.
«Salve», dissi timidamente, porgendogli una mano.
«Dottoressa Swan, è un vero piacere conoscerla. Spero che il dottor Cullen non mi abbia fatto fare la cosa sbagliata, facendola entrare nel nostro Ospedale». Deglutii rumorosamente. Perchè era così meschino?
«Non si preoccupi, non la deluderò». Mentre dicevo quella frase, ricordai le parole che mi aveva detto Alice, nel pomeriggio: devi tener testa al dottor Denali.
«Lo spero, comunque ora devo andare. E Rose, ho bisogno di te». Rosalie mi guardò di sfuggita e se ne andò. E ora cosa facevo? Non conoscevo nemmeno il posto. Decisi di andare al distributore, per prendere un caffè.
«Salve», disse una ragazza, con dei capelli mossi, marroni.
«Ciao». Risposi di rimando, proprio non mi andava di chiacchierare, ora che Rose mi aveva abbandonata.
«Scusi se la disturbo, ma questo piano è riservato al personale dell'Ospedale». Sospirai, e mi voltai per guardare quella minuta ragazza. Aveva un camice bianco, e sopra un cartellino: Infermiera Jessica Stanley.
«Jessica, io sono la dottoressa Swan». La ragazza sgranò gli occhi. Se quella era stata la mia prima impressione su di lei, non saremmo mai diventati una squadra.
«Jessica, Jessica!», una voce urlava il nome di quella ragazza.
«Dottoressa sono qui!» Rispose lei.
«Si può sapere dove diavolo eri finita?» Chiese un'altra ragazza, più o meno della mia età.
«Ho avuto modo di conoscere la dottoressa Swan». Disse, Jessica.
«Oh! Benvenuta, io sono la dottoressa Angela Weber. Mi scusi, se la mia specializzanda l'ha disturbata». Era veramente risentita.
«Non si preoccupi, Angela». Lei mi regalò un timido sorriso.
«Bella mi spiace, ma ora dobbiamo proprio andare. Ci conosceremo meglio domani».
«Domani?» Chiesi.
«Si. Ho letto sulla lavagna dei turni, che lei domani farà il turno di pomeriggio». Non ne sapevo nulla.
«Posso sapere dove trovare... Questa lavagna?» Rispose Jessica.
«Basta che giri quell'angolo». Sorrisi, e ringraziai. Mentre giravo l'angolo andai a sbattere su qualcosa di duro, bianco e... Oddio!


Mi scuso per il ritardo O.O Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e... Dove sarà andata a sbattere, la nostra cara Bella? Rispondo alle vostre bellissime recensioni:
debblovers: Grazie mille! No, i Cullen non sono vampiri! Un bacione :*
Louise89: Sono contenta che ti sia piaciuta. Spero che questo capitolo non ti abbia deluso. Un bacione :*
vale_cullen1992: Grazie mille, anche se non ho preso spunto da Grey's Anatomy. Un bacio :*
JessikinaCullen: Grazie mille, è un onore ricevere dei complimenti da te! Seguo tutte le tu storie... Un bacio :*
S1lv1a: Grazie! Un bacione :*
feeg: Grazie mille, ma non so che materia insegni Emmett O.O Io lo vedo bene, come insegnante delle elementari... Lui è un bambinone, pensalo alle prese con dei bambini dai sei ai dieci anni :D Un bacione :*
Bellissima Cullen: Graazie milleee! Un bacio :*
Sabry87: Tesoro, grazie mille! Un bacio :*
Little_Princess_In_A_LoveStory: Grazie mille! Un bacione :*

Ringrazio le 19 persone che mi hanno messo la mia storia tra le preferite, le 21 tra le seguite e le 16 tra gli autori preferiti! Grazie a tutti!


Le mie FanFiction:
In corso:
Come What May (Twilight)
Western Eye Hospital (Twilight)
La vita, in un soffio. (Twilight)
Concluse:
Isabella. (Twilight)
La Controfigura (Kristen Stewart, Robert Pattinson)

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo. ***


Terzo Capitolo

Mentre giravo l'angolo andai a sbattere su qualcosa di duro, bianco e... Oddio!

«Si può sapere dove diamine ha la testa? Mio Dio, guardi il caos che ha combinato». Ero andata a sbattere su qualcosa di duro... Anzi qualcuno. Era un'uomo, anch'esso con il camice bianco, capelli ramati, occhi verdi... Sembravano un prato appiena fiorito. Ed era... Bellissimo. Ok, non potevo negarlo, ma quell'uomo era davvero seducente. Anche se non sapevo nè il suo nome, nè chi fosse. «Ha finito di farmi la radiografia?» Chiese spazientito, mentre si chinava, per raccogliere le carte che aveva in mano - e che con mio sommo dipiacere -, io avevo fatto cadere.
«M-mi scusi». Riuscii a balbettare. Perchè ero così insicura? Forse era un infermiere, che dopo aver saputo chi ero io, non mi avrebbe mai più rivisto. Ma quella persona aveva un'aria strana, come dire? Conosciuta. I suoi lineamenti erano duri, aveva poca barba - segno che la mattina non era riuscito a farsela -, dello stesso colore dei capelli. Sotto il camice potevo intravede la camicia nera, attillata. I Jeans scuri, con una cinta nera. La camicia dentro i pantaloni. Io adoravo gli uomini che si vestivano in quel modo. Ma cosa andavo a pensare? Era la prima volta che facevo una 'radiografia' ad un'uomo in quel modo.
«Per prima cosa non dove girare qui!» Disse, evidentemente arrabbiato. «E poi cosa diavolo ci faceva qui? Lo sa che questo piano è del personale? E lei chi è? Una paziente del reparto psichiatrico, che crede di essere una dottoressa?» Ok, tutti i miei buoni propositi, per conoscere quella persona, erano svaniti all'istante. Come si permetteva? Sapevo che in certe situazione dovevo mantener la calma, ma - come dicevano tutti -, la calma non è mai stata il mio forte. Gli puntai il dito contro.
«Paziente psichiatrica? Si rende conto, che lei sta parlando con la dottoressa Isabella Marie Swan? Qualcuno le a detto di trattarmi in questo modo?» Anche se alla fine avevo detto chi ero, l'uomo non si scompose. Non chiese nè scusa e nè disse niente. Proprio una persona maleducata. Non si degnava di darmi una risposta, quindi lessi il suo nome sul cartellino. Dottor Edward Antony Cullen. Mi si raggelò il sangue nelle vene, per poco non ebbi un infarto. E in quel momento ricordai tutte le cose che mi avevano detto Alice e Rose, nell'arco della giornata. - Non farti ammaliare da Edward- o - E' un tipo da una botta e via - o - Stai attenta, ottiene sempre ciò che vuole -. Ed io? Io avevo fatto dei pensieri non casti, proprio su di lui. Ecco perchè tutte quelle raccomandazioni, ora capivo.
«Che c'è? E' rimasta affascinata da mio nome?» Disse, alla fine. Alzai lo sguardo da quel cartellino, e incrociai i miei occhi nei suoi. «Dottoressa Isabella, mi spiace dirlo, ma non è stato un piacere conoscerla. Spero che non continui così, sennò dovrò avvisare il Dottor Denali delle sue 'scenate', del tipo - Sono la Dottoressa Isabella Marie Swan -». Disse, imitando il tono della mia voce, con sarcasmo. No, proprio non lo sopportavo. Con le sue giornaliere scappatelle con la figlia del capo, sarei stata licenziata prima di lavorare. Ma potevo scusarmi? Io cosa c'entravo? Era stato lui a iniziare.
«Non si aspetti che mi scusi», dissi, con un tono autoritario.
«Qualcuno ha chiesto le sue scuse? Io no, di certo. Ma non si comporti mai più così, in mia presenza». Disse, fissandomi. Avevamo iniziato quel gioco? Di certo io l'avrei continuato.
«Perchè? Cosa farà? Andrà dal capo? O chiederà alla sua dolce figlia di farmi licenziare?» Sgranò gli occhi.
«Swan, non si gioca con il fuoco». Disse, mentre se ne stava andando.
«Per prima cosa, sono la Dottoressa Swan e poi... A me piace giocare». Dissi, almeno avevo avuto l'ultima parola.

____________________

Appena Rosalie finì il turno, mi presentò al resto della 'squadra'. In quella folle giornata avevo conosciuto la dottoressa Weber, - e l'intralcio della sua specializzanda -. Il dottor Denali, e la figlia 'chioma bionda', come la chiamava Rosalie. Il dottor Black, un bell'uomo, devo dire. Incontrai anche il dottor Carlisle Cullen, con dietro il suo 'cucciolo', ossia figlio, lo splendore di Edward Cullen. Ok, non potevo negarlo. Era bellissimo, ma di certo non avrei ceduto al suo fascino. Quando incontrai il dottor Denali, non mi disse nulla, fatto sta che Edward non gli aveva riferito la nostra 'conversazione'. Rosalie mi invitò a cena da lei, perchè Emmett quel giorno aveva alcune faccende da sbrigare, a scuola.
«Bella non ci posso credere! Non hai nemmeno iniziato a lavorare, e già litighi con il dottor Cullen?» Disse Rosalie, mentre addentava un trancio di pizza. Avevo deciso di raccontarle tutto, era la mia unica amica, lì a Londra.
«Rose, è stato lui. Mi ha cercata? Allora ha trovato pane per i suoi denti. Non sarò la solita 'troietta' che si porterà a letto, ne passera delle belle Cullen, se continua così». Dissi. Avevo ragione.
«Isa, stai attenta. Te l'ho detto no? Ottiene tutto ciò che vuole. Con una parola, ti può buttare fuori, ok?» Annuii con il capo, di certo non mi sarei fatta buttare fuori, da uno come Cullen. Lì finì il nostro discorso. Non so quanto tempo passammo in silenzio, ma fù molto. Dopo aver finito la pizza, andammo in cucina per lavarei piatti. Appena finito, suonarono al campanello. Forse era arrivato Emmett, e forse era ora che io andassi.
«Chi è?» Chiese Rose, prima di aprire.
«Alice», disse una voce dall'altra parte della porta. Il piccolo folletto. Rosalie andò ad aprire, e apparve lei, in un mini vestitino nero.
«Ma dove vai?» Chiese Rose, mentre la guardava dalla testa ai piedi.
«Hey Bella!» Disse avvicinandosi a me, e stampandomi un bacio sulla guancia. Era proprio una cara ragazza. Suo padre mi aveva offerto lavoro, sua madre mi aveva dato una casa, che aveva costruito con le sue mani, Alice mi aveva aiutata a sceglierla, perchè Edward era così meschino e cattivo?
«Alice». Salutai di rimando.
«Che fate di bello?» Chiese lei, guardandosi in giro. La casa di Rose era perfetta.
«Siamo state in Ospedale, Bella ha conosciuto tutti, e abbiamo appena finito di cenare, tu invece?» Spiegò Rose, mentre faceva un ultima domanda ad Alice.
«Stavo andando a casa di tuo fratello, ma la macchina non so come, ma si è spenta... Le daresti un occhiata?» Chiese Alice a Rose, facendo gli occhioni dolci. Non sapevo che la dottoressa Hale fosse anche un meccanico.
«Alice ti prego, stasera no! Sono stanchissima, oggi ho svolto tre operazioni, e il dottor Denali non mi dava tregua! Va bene se ti presto la mia? Domani controllerò la tua porsche». Il folletto fece un salto di gioia, ed abbracciò Rosalie. Prese le chiavi se ne andò, salutandoci con un 'ciao a domani'.
«Non sapevo fossi anche un meccanico». Dissi a Rose, dopo un pò che Alice se ne era andata.
«Mio padre si occupava sempre di motori, e Alice ogni volta che ha problemi con quella maledetta porsche, viene da me».
«Va bene», dissi. «Domani che turno hai?» Chiesi, mentre prendevo la mia borsa.
«Notte! Con il mio amato dottor Denali». Rispose, in tono sarcastico. Povera Rose. «Tu?» Chiese.
«Pomeriggio». Risposi.
«Oh! Con il tuo amato dottor Cullen, e con la tua migliore amica: la dottoressa Denali». Sgranai gli occhi.
«Mi prendi in giro?» Chiesi, speranzosa.
«No tesoro! Proprio oggi ho letto tutti i turni. Mi dispiace, ma il lavoro è ricco di inconvenienti». Risi, in quella giornata ne avevo visti fin troppi, di inconvenienti.
«Ci sentiamo». Dissi uscendo, proprio non volevo pensare al mio primo giorno di lavoro.


Non uccidetemi :D Ve ne prego! Allora? Cosa ne pensate? Spero che vi sia piaciuto! Nel prossimo capitolo, primo giorno di lavoro... Cosa succederà? Date sfogo alla vostra immaginazione... Rispondo alle vostre recensioni:
Elfa sognatrice: Non posso dirti niente -.- Quindi non posso rispondere per bene alla tua recensione ù.ù Ti ringrazio! Un bacione :*
JessikinaCullen: Si, Denali come l'ha scritto la Meyer è un vampiro, ma nella mia FanFiction no! Grazie mille per i complimenti, un bacione :*
midnightsummerdreams: Grazie mille! Per il dottor Denali ho preso spunto dal mio medico di famiglia T.T Io non ho mai amato i dottori, ma lui è letteralmente insopportabile. Non so come mia madre abbia scelto un medico del genere... Fatto sta che prima o poi lo cambierò :D Un bacio :*
Bellissima Cullen: Sono d'accordo con te! Qualcosa di bello, e perfetto! Sarà Edward? Si, è lui! Grazie per i complimenti, un bacio :*
Sabry87: Tesoro, grazie mille! Si, è proprio Edward! Un bacione :*
S1lv1a: Grazie mille! Un bacione :*
Louise86: Grazie mille! Un bacio :*
Bella_kristen: Grazie mille, i tuoi complimenti sono bellissimi! Comunque no, tutti sono umani in questa storia! Grazie ancora, un bacio :*
feeg: Grazie mille, tesoro. Un bacione :*

Ringrazio le 32 persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 35 tra le seguite e le 17 tra gli autori preferiti *-* Sono commossa! Facciamo un compromesso? Se entro domani sera trovo almeno 11 commenti, posto! :D Ovviamente scherzo, anche se il prossimo capitolo è pronto :D Un bacione a tutti :*


Le mie FanFiction:
In corso:
Come What May (Twilight)
Western Eye Hospital (Twilight)
La vita, in un soffio. (Twilight)
Concluse:
Isabella. (Twilight)
La Controfigura (Kristen Stewart, Robert Pattinson)

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Capitolo 4
*** Quarto Capitolo. ***


Quarto Capitolo

Primo giorno di lavoro! Forse dovevo sentirmi euforica, come il primo giorno di liceo, o il primo giorno che avevo lavorato nel mio Ospedale, a Forks ma... Niente. Il vuoto. Non volevo entrata al Western Eye Hospital, da sola. Senza Rosalie o almeno senza Angela. Carlisle, Rosalie ed Angela erano le uniche persone decenti, in quell'Ospedale. Ed io oggi dovevo lavorare con Cullen e Denali, che sarebbero stati la maggior parte del tempo chiusi in una stanza a far... Nemmeno volevo pensarci! Entrata mi diressi negli spogliatoi, per fortuna erano divisi. Donne e Uomini. A Forks c'era un solo spogliatoio, che potevo considerare mio. Io ero l'unica dottoressa.
«Dottoressa Swan!» Trillò una voce dietro di me, mentre m'infilavo il camice. «Oh, Jessica». Sperai ardetemente che se ne stesse andando ma... Le mie speranze furuno vane, quando la vidi infilarsi il camice.
«Anche lei il pomeriggio?» Chiese. Nella voce notai un pò di speranza. L'unica cosa che non avevo io, in quel momento.
«Già». Mi limitai a dire, con un cenno della testa, e un finto sorriso. «Bè, ora vado». Liquidai Jessica, con un cenno della mano. Non feci in tempo a mettere un piede fuori da quella stanza, che una figura marmorea mi si catapultò praticamente addosso. Il mio fondoschiena, era praticamente andato. Guardai il deficente che mi era venuto addosso e... Tutti i miei buoni propositi di insultarlo, svanirono all'istante. Sospirai, e mi rialzai.
«Possibile che dobbiamo incontrarci sempre in questo modo?» Dissi, esasperata.
«In che modo scusi? E' lei che mi è venuta praticamente addosso! E poi non sono io, quello che è stato per più di cinque minuti con il fondoschiena per terra». Perchè lo odiavo così tanto? Aveva una famiglia così bella, lui invece era un'uomo meschino, cattivo, stupido... Per fortuna che dovevo lavorare sei ore, in sua compagnia. Un'altra figura, - dalle perfette curve - affiancò Cullen.
«Edward, eccoti! Ma dov'eri finito?» Disse la dottoressa Denali, mentre si riallacciava il camice... Repressi il conato di vomito, che stava per salire.
«Scusami, ma la dottoressa Swan si diverte a tamponarmi». Risi. Io mi diverto a tamponarlo, la dottoressa Denali invece come si divertiva? No, non dovevo pensarci. Semmai mi sarei sentita male, quei due mi avrebbero lasciata morire, per terra.
«Bè, vado!» Dissi, liqudando anche loro, con un cenno della mano. Non so come, ma mentre camminavo sentivo lo sguardo del dottor Cullen trafiggermi la schiena. Mi odiava così tanto? Allora ancora non aveva visto nulla. Mi avvicinai alla segretaria, che smanettava dietro ad un computer.
«Salve». Salutai, sbattendo le mani sull'ampia scrivania. Quella ragazza sobbalzò, forse avevo esagerato. «Sono la dottoressa Swan, devo ritirare il mio cartellino», spiegai, con un tono leggermente silenzioso. La ragazza annuì con il capo, più o meno aveva diciassette anni.
«Ecco», disse, porgendomi un cartellino di plastica, con sopra la mia foto. Ero orrenda. «Lì può vedere tutti gli interventi che si svolgeranno oggi, e qui..» Continuò, porgendomi dei fogli bianchi. «Qui ci sono le persone che deve visitare». La ringraziai e liquidai anche lei, con un cenno della mano. Oramai era diventata un'abitudine. Andai davanti al tabellone, dove erano riportate tutte le operazioni che si sarebbero svolte quel giorno. Sotto al tipo di operazione, c'era scritto il nome di chi l'avrebbe svolta. Appendicite - Edward Cullen, Tanya Denali. Amputazione Gamba - Edward Cullen, Tanya Denali. Neanche volli leggere il resto, era palese che le avrebbero svolte tutte loro. Decisi di occuparmi delle visite, ero a lavoro, e dovevo fare qualcosa. Sennò altro che liceziamento. Lessi i fogli che avevo in mano, che segnava vari numeri.
«Numero uno», chiamai, osservando le persone che si voltavano verso di me. Erano almeno una ventina. Una donna si avvicinò, con una bambina che le teneva sua mano, visibilmente rossa in viso. «Si accomodi», dissi, indicando due sedie, davanti alla mia scrivania, piena di scartoffie. «Mi dica».
«Vede dottoressa, mia figlia sta male, da giorni. Certe volta ha la febbre a trentanove, altre invece per niente». Mi limitai ad annuire.
«Signora se vuole uscire, visito suo figlia». La signora annuì, e la bambina mi si avvicinò. Gli accarezzai la testa.
«Allora tesoro, come ti chiami?» Chiesi, prendendola in braccio per metterla sul lettino.
«A-Anastasia», disse, con voce rauca. Per prima cosa misi la mia mano sulla sua fronte, scottava.
«Allora Anastasia, quanti anni hai?» Dissi, mentre prendevo una stecchetta di legno, dal cassetto.
«Cinque... Tu invece come ti chiami?» Chiese. Sorrisi, ero riuscita a scioglierla un pò.
«Bella» Risposi. «Senti, ora apri la bocca e dì 'a' forte, forte». Anastasia annuì e aprì la bocca.
«Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa». Scrutai meglio la sua gola, come pensavo, tonsille. Ma era da tanto tempo, che erano lì. Come aveva fatto un'altro medico, a non accorgersene? Stavo misurando la temperatura alla bimba, quando si spalancò la porta. E chi poteva essere, se non lui? Edward!
«Dimmi», dissi, senza dargli il tempo di formulare qualsiasi domanda. Lui guardò prima me, e poi la bambina, seduta.
«Anastasia», disse con voce suadente. Anche con i bambini? Anastasia diventò visibilmente rossa, di certo non per la febbre. Infatti la sua temperatura era di trentotto gradi e mezzo.
«Sei il suo dottore?» Chiesi ad Edward. Se era lui, ci sarebbe stato da ridere.
«Certo, mi occupo di tutti i bambini dell'ospedale e... Perchè stai visitando una mia paziente?» Disse, sbarrando gli occhi.
«Uno perchè non c'eri, due perchè non posso far aspettare tutte le persone che sono là fuori e tre... Ti sei reso conto che Anastasia deve togliere le tonsille?» Lui mi guardò allarmato, e poi visitò la bambina. Grande, non si fidava di me. Quando ebbe finito, mi diede ragione. «Sei contento? O pensavi che volevo operarla così, solo per divertimento».
«Non so come ho fatto a non rendermene conto», disse sedendosi su una sedia. Intanto Anastasia era stata ricoverata, in pediatria. E non c'erano problemi, visto che la dolce Angela si sarebbe occupata di lei, e della sua operazione.
«Forse perchè vedi solo quello che vuoi vedere». Dissi, sistemando tutte le carte che erano sulla mia scrivania.
«Solo quello che voglio vedere? E tu invece? Pensi sempre male». Pensavo male? Questo era matto.
«Penso sempre male? Scusa, cos'avrei pensato, di preciso?»
«Swan, si leggeva a un miglio dal tuo viso. Dimmelo te cos'hai pensato, quando hai visto Tanya riallacciarsi il camice». Non era possibile! Il dottor Edward Cullen che mi dava delle spiegazioni... Ma a me che cavolo mi interessva, della sua storia fra lui e la dottoressa Denali? «Te l'ho detto, pensi sempre male!» Risi, mentre firmavo alcune ricette.
«Cullen, perchè dà delle spiegazioni, proprio a me?»
«Perchè ha frainteso quello che ha visto! Oramai in questo ospedale la mia reputazione è saltata all'aria. Tutta colpa della Hale». Alzai gli occhi da quelle carte, e posai la penna che avevo in mano. Avevo sentito bene: Tutta colpa della Hale.
«Cosa c'entra la dottoressa Hale?» Chiesi innocentemente. Lui mi guardò, aveva detto una cosa che non doveva dire.
«Non sono affari suoi, e poi Swan, faccia il suo lavoro!» Così uscì dal mio studio. Che stronzo. Prima chiede - scusa -, per l'equivoco e poi và via, come se fossi una lebbrosa.

____________________

Per tutte le sei ore, non pensai più alla frase che mi aveva detto Cullen. Ero stata troppo impegnata. Fra le varie visite, e anche un'operazione. Già, Cullen mi aveva deganto di partecipare ad una sua operazione, buttando fuori Tanya. Forse gli facevo pena? Bè, almeno mi ero data da fare. Prima di andarmene passai davanti alla - lavagna dei turni -. Dottoressa Swan - 23.00 - 08.00. Impallidii! La notte NO! Però Jessica prima mi aveva informata, dicendo che avrei fatto la mattina. Meglio informarmi. Mi avvicinai alla segretaria, la stessa del pomeriggio.
«Ciao, senti sul tabellone prima c'era scritto che il mio turno domani, era di mattina. Ma ora è cambiato, possibile?» Chiesi, addolcendo la voce. Prima le avevo fatto prendere uno spavento, poveretta.
«Aspetti che controllo», smanettò un pò sul computer, mentre io mi guardavo in giro. Erano le venti, e oramai non c'era più nessuno. «Ha ragione, il dottor Carlisle Cullen aveva messo il suo turno di mattina, ma oggi il figlio ha insistito che fosse spostato, di notte». Dovevo immaginarlo, c'era il suo zampino. Ringraziai di cuore la segretaria, e mi avvicinai per la seconda volta a quella lavagna. Dottor Edward Cullen - 23.00 - 08.00. Il mio stesso turno, e saremmo stati solo noi... Che diavolo aveva in mente, quel cretino? Lo cercai dappertutto, ma molti infermieri dissero che se ne era già andato. Altri invece dicevano che era in qualche stanzino con qualcuna. Non volevo neanche metterci piede. Alla fine rinunciai, andandomene. Appena uscita mi si raggelò il sangue nelle vene, faceva veramente freddo. Ed io ero anche a piedi. Se il mio Pick-Up non sarebbe arrivato entro domani, avrei fatto causa. Avrei dovuto camminare per almeno quattrocento metri, da sola, a piedi al buio. Ok, era meglio muovermi. Dopo pochi passi un clacson suonò dietro di me, feci finta di niente. Poi diventò sempre più insistente, decisi di girarmi per mandare qualche imprecazioni a quel deficente. Deficente che era Edward Cullen. Accostò di lato, e tirò giù un finestrino.
«Serve un passaggio?» Lo ignorai, continuando a camminare. «Vuoi congelare? Di certo io l'ambulanza non la chiamo». Rise della sua battuta da solo, che nemmeno capii. «Dai Swan sali, se incontri un malvivente?» Bè, non aveva tutti i torti. Quella zona non era molto frequentata, no, non potevo cedere. Continuai a camminare. «La mia macchina è calda, e profumata». Ok, avevo ceduto. Di certo non potevo morire di freddo. Aprii la portiera e salii. Era calda e profumava... Profumava di colonia. Edward. No profumava del suo profumo. Buonissimo. Alzò l'aria, per farmi riscaldare di più. Certe volte sembrava così caro e buono.
«Dove andiamo?» Chiese. Scusa, ma dove cavolo voleva andare? Lo guardai male.
«Su Swan, abbiamo lavorato tutto il giorno. Divertiamoci no?» Disse, con aria maliziosa. Era meglio se avessi incontrato un malvivente.
«Vai alla Homer Street, la seconda casa a destra è la mia». Dissi, secca e decisa.
«Intraprendente, vuoi arrivare subito al sodo?» Ancora doveva partire, quindi riaprii la portiera. Ma mi fermò per un braccio, «Swan, stavo solo scherzando». La richiusi, e partì.
«Per prima cosa sono Bella, perlomeno mi chiami Isabella! Poi perchè ha cambiato il mio turno?» Rise, mentre parcheggiava l'auto. Già eravamo arrivati? Dio, era terribilmente sexy.
«Per prima cosa Bella, le ho cambiato il turno per il semplice gusto di farlo, e per seconda cosa, ora voglio una ricompensa». Disse, avvicinandosi sempre di più a me. Invece io indietreggiavo sempre di più. Mi spiaccicai alla portiera.
«Stai scherzando?» Soffiai sulle sue labbra. Erano troppo vicine alle mie.
«No! Almeno il bacio della buonanotte». Voleva giocare? Io avrei giocato con lui. Si avvicinò sempre di più a me, ed io a lui fin quando le nostre labbra si sfiorarono e io... Gli stampai un'enorme bacio sulla guancia. Rimase di sasso.
«Volevi il bacio della buonanotte? Te lo dato!» Risi di gusto, per la sua espressione da pesce lesso.
«Che impertinente», lo sentii dire, mentre ero già uscita dalla macchina.
«Bella!» Urlò, «ci divertiremo domani sera». Non feci in tempo a dire nulla, perchè sfrecciò via nella notte.


L'avevo promesso no? 11 commenti ed avrei pubblicato! Quando mi sono collegata ho trovato ben 12 commenti, ed eccomi qui a pubblicare! Io le mantengo le promesse T.T Comunque, cosa ne pensate? Posso darmi all'ippica o continuo a scrivere? :D Vabbè, rispondo alle vostre recensioni:
ClaryCullen: Grazie mille! Vedo che tutti odiano Tanya :D Un bacione :*
Sabry87: Grazie mille, tesoro! Anzi, volevo scusarmi se non riesco a recensire le tue storie T.T Vado sempre di fretta, ma seguo sempre gli aggiornamenti. Divini *-* Un bacione :*
Satyricon: Graaaziee! Spero che ti sia piaciuto! Un bacio :*
Bellissima Cullen: Grazie! Anche a me piace da morire Edward-Versione-Stronzo! Un bacio :*
JessikinaCullen: Grazie mille! E già, Jake! E' lui! Per un pò non lo vedremo, ma non posso dirti altro T.T Mi dispiace :( Un bacione :*
feeg: Wow, addirittura l'adori? Sono felice! Un bacione :*
stellalilly: Grazie! Un bacio :*
S1lv1a: La dottoressa Swan non si farà mettere i piedi in testa così facilmente :D Un bacio :*
alice cuellen: Era corto anche questo? Se è si dillo, così farò i capitoli un pò più lunghi :D Un bacione :*
Ed4e: Grazie mille! Un bacione :*
mieme: Grazie! Allora dimmi che ne pensi! Un bacio :*

Ringrazio le 45 persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 38 tra le storie seguite e le 18 che mi hanno messa tra gli autori preferiti! Sono onorata ** Anche solo a chi legge, lasciate un commentino? Mi farebbe piacere anche la vostra opinione :*


Le mie FanFiction:
In corso:
Come What May (Twilight)
Western Eye Hospital (Twilight)
La vita, in un soffio. (Twilight)
Concluse:
Isabella. (Twilight)
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Capitolo 5
*** Quinto Capitolo. ***


Quinto Capitolo

«Bella, non giocare troppo con Edward. Alla fine ci rimetterai», mi raccomandò per la millesima volta Rose.
«Ne sono consapevole ma... Mi sto divertendo da morire. Non pensavo che fosse così divertente, Londra». Confessai. Prima di arrivare al Western Eye Hospital volevo uccidermi ed ora? Ora non vedevo l'ora di iniziare il mio secondo giorno di lavoro. La mia compagna sbuffò, e io risi. «Anzi, ieri stavo parlando con Edward, e mi ha detto che la sua reputazione è stata rovinata dalla dotteressa Hale», dissi a Rose, che aveva alzato lo sguardo, ed ora mi fissava.
«Che.Cosa.Diavolo.Ha.Detto?» Urlò, scandendo le parole, una per una.
«La mia reputazione in questo ospedale è stata rovinata, tutta colpa della dottoressa Hale. Sue testuali parole». Ripetei a Rose la frase che mi aveva riferito Edward. «C'è qualcosa che non so?» Chiesi.
«No!» Disse Rose. Però qualcosa non quadrava.
«Che ore sono?» Chiesi, mentre prendevo la mia borsa.
«Le sette e trenta». Rispose.
«Meglio andare, il turno di notte mi aspetta!» Dissi. Forse Rose credeva che lo facessi per scherzare, ma davvero, non ero più nella pelle.
«Buona fortuna», urlò lei, mentre io ero già uscita. Salii sul mio adorato Pick-Up, che finalmente era arrivato. Un pò mi dispiaceva, non avrei più usufruito dei passaggi del dottor Cullen. Risi, ripensando alla faccia da pesce lesso che aveva fatto la sera precedente. Si aspetta un bacio? Allora aveva calcolato le cose molto, ma molto male. Arrivata, parcheggiai il mio Pick-Up e scesi.
«Bella macchina». Inutile girarmi, sapevo di chi era quella dannatissima voce.
«Grazie», risposi di rimando, facendo un finto sorriso.
«Swan, è pronta per il turno?» Chiese, facendo i suoi occhiono dolci. Ovvio che ero pronta, prontissima.
«Scusa, ma ieri sera non ero Bella? Hai ricominciato a chiamarmi Swan», mi lamentai.
«Come dovrei chiamarti? E' il tuo cognome!» Bè, non aveva tutti i torti, ma sentirmi chiamare per cognome... Era come se fossi tornata al Liceo.
«Dovresti fare il professore», dissi, mentre Edward mi apriva la porta d'entrata, e mi lasciava entrare. Che gentiluomo.
«Lo so, non sei la prima persona che me lo dice». Rispose, con un sorrisino, mentre ci dirigevamo verso gli spogliatoi.
«Si? Già Tanya te l'ha detto?» Chiesi, senza guardarlo. Colpito e affondato! Infatti non mi degnò più di una risposta. Entrai nel mio spogliatoio, mentre delle infermiere se ne stavano andando. Quella notte c'erano due medici per ogni reparto, io ed Edward - casualmente - eravamo nello stesso reparto.



«Splendore!» Disse, mentre stavo leggendo una rivista di moda.
«Da Swan sei passato a Splendore?» Chiesi, mentre sfogliavo la sesta pagina.
«Si», rispose, mentre prendeva una sedia, affiaccandola alla mia. «Che leggi di bello?» Alzai il giornale, in modo che potesse leggerne il titolo. «Best Movie, ti piacciono i film?» Chiusi il giornale, e lo guardai.
«Che domanda è 'ti piacciono i film?' A chi è che non piacciono i film?» Chiesi, sgranando gli occhi.
«A me, per esempio». O mio Dio!
«Mi vorresti dire che, tu, in tutta la tua vita non hai mai visto un film». Domandai.
«No! E' ovvio che ho visto dei film, e anche molti ma... Nessuno mi ha mai colpito. Tu invece? Qual'è il tuo film preferito?» Chiese, veramente interessato.
«Romeo e Giulietta, Orgoglio e Pregiudizio, Ragione e Sentimento, Moulin Rouge -»
«Ok, ok! Te ne ho chiesto uno!" Disse, mentre rideva. Ed io, come una stupida, risi insieme a lui. «Stasera non c'è niente da fare». Commentò.
«Perchè, le altre sere c'è qualcosa da fare?» Chiesi, mentre davo uno sguardo intorno.
«Veramente no, ma sai... Certe volte le notti con me le fa Tanya». Sbuffai. Perchè alla fine, doveva essere sempre così stupido? Era il primo discorso decente che facevo con lui, e l'aveva rovinato con una sola frase.
«Allora perchè mi hai spostato il turno?» Chiesi, se voleva stare con Tanya, poteva non spostare il mio turno.
«Non lo so». Wow, pensai. Ha le idee chiare.
«Non lo sai?» Chiesi, mentre mi alzavo dalla sedia.
«No! E' stato... Come dire... Istinto!» Non avevo mai sentito che l'istinto di un dottore porti a cambiare il turno ad un collega. Restammo per un pò in silenzio, finchè non sentimmo le sirene di un ambulanza avvicinarsi. Io ed Edward ci guardammo, e senza dire niente, corremmo verso l'entrata. Due persone ci affiancarono di corsa, con una barrella vicino.
«Diagnosi?» Chiese Edward, mentre correva dietro alla barrella. Io feci lo stesso.
«Dottore, non c'è una diagnosi. Si chiama Smadar Young». Conoscevo già quel nome... Feci mente locale e, bingo! Era l'uomo che tutta Londra stava cercando da mesi. Un terrorista. «Che cosa ha combinato?» Chiese Edward, veramente arrabbiato.
«Dottore!» Urlò un'uomo, vicino a Smadar, sembrava un vigile del fuoco. Cosa diamine ci faceva un vigile del fuoco, lì? «Ora, nel suo intestino c'è una bomba, e se lei e la sua collega non vi sbrigate a togliere, esploderà fra due ore trentotto minuti e tredici secondi», disse, consultando il suo orologio. Sbiancai. Aveva ragione il dottor Carlisle: A Londra vedrai cose che a Forks nemmeno immaginavi. Altro che bambini, con ginocchia sbucciate.
«Cosa facciamo?» Chiesi ad Edward, che mi fissava.
«Operiamo». Rispose lui, duro e secco. Dopo esserci cambiati, entrammo nella sala operatoria, con il vigile del fuoco accanto. Lui sapeva disinnescare quella bomba, ecco perchè era lì. Ma ora eravamo solo io ed Edward, in quella sala operatoria, e stavamo salvando la vita di trecento persone, ricoverate in quell'ospedale.
«Swan, pronta?» Chiese il dottor Cullen. Annuii. Feci un'incisione netta, sul suo stomaco, ma la mano continuava a tremarmi. «Isabella, stai calma». Per la prima volta mi aveva chiamata con il mio nome, per intero.
«Va bene, ce la posso fare». Dissi. Non avevamo medici, non avevamo infermieri, eravamo solo io e lui. Dovevamo fare tutto da soli, nessuno poteva passarci le varie attrezzature, dovevamo cavarcela così.



Non so quanto tempo era passato, ma non riuscivamo a trovare quella maledetta bomba.
«Fra quanto scoppierà?» Chiesi, al vigile, che si era seduto su una sedia.
«Quarantasei minuti, e dodici secondi». Disse, come se non fosse nulla. Volevo andare lì, e prenderlo a schiaffi.
«Meno di un'ora». Sussurrò Edward. C'era silenzio in quella stanza, solo il bip del monitor, che segnava il battito di quel maledetto terrorista. Click.
«L'hai sentito?» Chiesi ad Edward, mentre il vigile si alzava, accorrendo.
«No», rispose lui. Click, click.
«L'ho sentito anch'io». Disse il vigile, - di cui nemmeno sapevo il nome -.
«Si, anch'io», assentì Edward. Sospirai, forse c'eravamo.
«Cos'era?» Chiesi, non so a chi di preciso.
«Non mancano quarantotto minuti», disse il vigile, guardando prima Edward, e poi me.
«Cosa?» Urlò lui.
«Quello era il - Click - dei dieci minuti». Oddio! Dieci minuti, dieci scarsissimi minuti, e la vita di tutti si sarebbe spenta. Feci un'altra incisione, sul corpo di Smadar, aprendo due lembi di pelle. Ed eccola lì. In un piccolissimo involucro, una specie di orologio, che avrebbe ucciso almeno cinquecento persone. Con calma, trascinai quella bomba fuori dal quel corpo, facendo attenzione, ad ogni minima mossa.
«Be-» Disse Edward, ma le parole gli morirno in bocca. Non potevo uccidere delle persone innocenti, non potevo far morire quel terrorista, dovevo tener in vita Edward. Il suo sguardo era il mio sole, il suo sorriso la mia luce. Non potevo fargli rischiare così tanto. Il vigile - con estrema lentezza -, tolse la bomba dalle mie mani, e in fretta e furia uscì fuori. Non sentimmo niente, nessuno scoppio, nessuna bomba esplosa. Emanai un respiro di sollievo e guardai Edward, con le lacrime agli occhi. Non avevo mai fatto nulla del genere. Lui non se lo fece ripetere due volte, venne lì, e mi abbracciò, congratulandosi con me. Anche se avevamo un terrorista sotto i ferri, che stava per morire.


Scusate il capitolo - orribile -, ma la voglia di scrivere è proprio poca T.T L'episodio della bomba l'ho - rubato -, da una puntata di Grey's Anatomy :D Poi (Per tutti i miei - fan -, che mi hanno seguito in tutte le FanFiction ho una bellissima notizia! Proprio oggi ho iniziato a scrivere il continuo di Isabella. Quindi... Tenetevi pronti! Altro che Settembre-Ottobre, per la fine di Agosto penso di pubblicarla :D) Ok, rispondo alle vostre bellissime recensioni:
JessikinaCullen: Grazie tesoro! Si sarà molto dura, per Eddy! Un bacione :*
Isabella v: Graaazie! Un bacione :*
Ed4e: Grazie! Spero che ti sia piaciuto... Anche perchè Bella ha iniziato a capire qualcosa! Un bacio :*
lisa76: Non posso dire cos'ha fatto Rose T.T Lo scoprirai leggendo i prossimi capitolo! Un bacio :*
Satyricon: Grazie mille! Un bacione :*
Fedekikka: Sono contenta che ti intrighi :D Un bacione :*
S1lv1a: Si, mi sono divertita a scrivere quella scena -.- Un bacio :*
alice cuellen: Hai ragione, sterminio di massa *-* Ti ringrazio, un bacio :*
Sabry87: Grazie tesoro! Un bacione :*
Louise86: Bè, non è succeso un granchè :D Un bacione :*
_la sua bella_: Grazie! Un bacio :*
Bella_kristen: Grazie mille! Spero che ti sia piaciuto! Un bacio :*

Allora: Ho 57 persone tra le preferite, 48 tra le seguite, 19 tra gli autori preferiti, e mi lasciate solo 12 commenti? Daiii, che vi costa spingere "inserisci una recensione?". Anche se il capitolo fà schifo, va benissimo T.T Comunque vi ringrazio sempre tutti! Un bacioneoneone :*


Le mie FanFiction:
In corso:
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Capitolo 6
*** Sesto Capitolo. ***


Sesto Capitolo

«Dottoressa Swan, avrà tutto il mio appoggio. Ha salvato tutte le persone che erano ricoverate in questo ospedale e lo stesso terrorista. Io non so come ringraziarla. Il dottor Carlisle Cullen aveva ragione, è un medico eccellente. Sono onorato di averla nel mio ospedale». Ero stata convocata nell'ufficio del dottor Denali, chissà perchè - qualcuno - gli aveva riferito l'accaduto.
Era seduta davanti alla sua scrivania, e lui stava dall'altro lato.
Non faceva altro che congratularsi.
«E' il mio lavoro, e poi non ero sola. Con me c'era il dottor Edward Cullen». Dovevo citarlo per forza, se non fosse stato per lui, non volevo nemmeno immaginare come sarebbe finita.
«Lo so, ma lui personalmente è venuto qui, dicendo che tutto il lavoro è stato svolto da lei, dottoressa». Sapevo che aveva detto qualcosa di diverso. «Ha detto che la bomba è stata tolta da lei, dalle sue stesse mani, vero?» Annuii. «Questa è la dimostrazione che lei è una dottoressa eccellente, altri se la sarebbero data a gambe levate. Lei invece è rimasta. Non so come ringraziarla». Finì il dottor Denali, mentre dondodalava con la sua sedia.
«Dottore è il mio lavoro». Ripetei per la millesima volta. «Ora, posso andare?» Lui annuì con il capo, mentre si alzava per stringermi una mano.
Una volta uscita mi andai a cambiare, il mio turno quel giorno era letteralmente finito, ed avevo bisogno di una bella dormita.
Entrata nello spogliatoio, mi tolsi il camice.
Era ancora sporco di sangue, naturalmente dovevo lavarlo.
«Perchè non mi hai detto nulla?» Sbraitò Rose, stava quasi per rompere la porta.
«Cosa ti dovevo dire?» Chiesi, visibilmente irritata.
Prima Edward che fà il - missionario -, dicendo che è stata tutta opera mia, poi Rose che sbraita arrabbiata.
«Che hai tolto una bomba dall'intestino di un terrorista!» Disse, sgranando gli occhi.
«Rose», cominciai guardandola. «Ho finito il mio turno da dieci minuti, nemmeno hai fatto in tempo ad incontrarmi che già lo sai, perchè avrei dovuto dirtelo?» Lei mi guardò sospirando, prese la sua borsa e si infilò il camice.
«Bella, se fosse successo a me... Oddio, me la sarei data a gambe levate». In fondo il dottor Denali non aveva torto, anzi, aveva pienamente ragione.
Mentre prendevo le chiavi del pick-up per andarmente, la stessa Tanya in persona si venne a congratulare.
Ok, sicuramente era stata costretta dal padre.
Uscendo incrociai Edward, che stava aprendo la sua Volvo.
Dovevo ringraziarlo, e poi... Dopo l'operazione non l'avevo più visto, dopo il nostro abbraccio.
«Edward». Chiamai, mentre lui si voltò verso di me.
«Ciao», disse. Il suo volto era marchiato dalle occhiaie, ed era ancora più bello. Ma cosa diamine stavo pensando?
«Senti, perchè hai detto che è stata tutta opera mia? Cioè, c'eri anche tu... Non dovevi». Dissi, abbassando lo sguardo mentre arrossivo.
«Bella, è la verità. Se fossi stato da solo, solo Dio sà quello che avrei fatto. Lo vuoi sapere? Me la sarei data a gambe levate. Invece tu hai avuto il coraggio, di tirar fuori quella bomba, anche se sapevi che poteva scoppiarti in mano. Ed io lì, come un deficente che ti guardavo». Disse tutto d'un fiato, mentre mi fissava.
Ok, se lui era un deficente io cos'ero?
In poche parole aveva detto che era un buon a nulla.
«Si, e poi chi ha svolto l'operazione dopo che la bomba è stata tolta? Tu!» Lo rimproverai, anche lui aveva svolto il suo lavoro.
«E cos'altro avrei potuto fare? Dopo che tu hai tolto quella bomba, dovevo lasciarti anche eseguire l'operazione?» Bè, in fondo si era preoccupato per me. «Andiamo a bere qualcosa?» Chiesi.
Non mi riconoscevo più, stavo chiedendo al dottore più richiesto dell'ospedale - e non per operazione o per la sua bravura -, se veniva a prendere qualcosa da bere con me.
Sgranò gli occhi.
«Sono le otto di mattina, dove andiamo?» Chiese lui, e io che pensavo che avrebbe rifiutato.
«A casa mia? Con una bella tazza di caffè?» Domandai.
Lui annuì e mi aprì la portiera della sua macchina argentata.
Una volta dentro, fui invasa nuovamente dal suo profumo.
«Il mio Pick-up?» Chiesi, di certo non poteva rimanere lì.
«Alice dopo viene a trovare Jasper, le chiedo se te lo riporta a casa». Anuii, già la sorella di Edward era fidanzata con il dottor Hale, fratello di Rosalie.
Una volta arrivati a casa, lo feci accomodare.
«Fa come se fossi a casa tua». Dissi, mentre riponevo la borsa sul divano e andavo in cucina.
«Bella casa», disse lui girovagando in giro.
«L'ha costruita tutta tua madre, compreso il mobilio». Confessai.
«Ecco perchè è tutto quasi bianco», disse lui, sedendosi su una sedia del tavolo.
«Le piace il bianco?» Chiesi, veramente interessata.
«Adora il bianco. Pensa che da piccolo quando ho fatto la comunione ha fatto vestire tutta la famiglia di bianco. Era orribile». Risi, al pensiero di Carlisle, Alice ed Edward vestiti tutti di bianco.
«Che carini», dissi ghignando,
«Dottoressa Swan, ride di me?» Chiese lui, visibilmente adirato.
«No, di certo». Risposi, porgendogli una tazza di caffè.
«Cosa facciamo?» Aspetta, cosa voleva fare?
Avevo in mente qualcosa...
«Visto che ieri sera siamo stati interrotti, - quando parlavamo di film - ne vediamo uno», dissi decisa mentre lui sbuffava.
«Cosa vuoi vedere?» Chiese, accasciandosi sul divano.
«Decidi, o Romeo e Giulietta o Orgoglio e pregiudizio?"
«Una vasta scelta», commentò lui.
«Allora?» Dissi impaziente.
«Romeo e Giulietta». Disse.
«Ok, vediamo Orgloglio e Pregiudizio». Sospirò allungandosi sul letto, e sbadigliando.
«Scusa, perchè me l'hai chiesto?» Domandò.
«Per pura curiosità». Dissi ridendo.
Misi il dvd e mi accomodai vicino a lui, a debita distanza.
«Dai, mica ti mangio». Disse, mentre si avvicinava.
«Bè, se mi tocchi te la metto io una bomba nell'intestino». Rise, mentre mi metteva un braccio intorno al collo.
«Ne saresti capace». Commentò.
«Lo so». Risposi.
Appoggiai la mia testa sulla mia spalle, mentre lui lasciava scie bollenti sul mio braccio. Era bellissimo.
Il film era iniziato, ed io nemmeno lo guardavo.
Guardavo il suo profilo, mentre lui era intento a seguire il film.
«Darcy è un grande». Disse Edward, di punto in bianco.
«Cosa?» Chiesi, sgranando gli occhi.
«Bè, prima se ne va poi dichiara tutto il suo amore a Lizzie». Disse enfatizzando sulle varie parole.
«Cosa? Se ne è andato per portare il via il suo migliore amico. E Jane? La sorella de Lizzie a sofferto mentre l'orgoglioso Mr Darcy era andato via». Dissi.
«Ci credo se la sorella non provava affetto per lui, e poi la famiglia Bennett non era adeguata». Oddio, proprio non mi andava di controbattere, ed il sonno per la nottata di lavoro si faceva sentire.

____________________

Mi svegliai di soprassalto, guardandomi intorno.
Ero accocolata al petto di Edward, e stavo bene.
Aspetta un attimo, accocolata al petto di Edward? E per di più nudo.
Che cos'era successo? Mi alzai, ma la testa mi pulsava e mi faceva male.
Una bottiglia di vino rosso era stata stappata, ed ora era sul tavolo del salone.
Edward era in boxer, ed io... No!

Buongiorno genete, come va? Qui c'è un tempaccio... Menomale che è quattro Agosto -.- Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Recensioni:
mieme: Grazie mille! Un bacione :*
Bella_kristen: Grazie anche a te! Già sono al terzo capitolo di Isabella. Un bacione :*
Sabry87: Non posso dirti nulla su Rosalie :D Grazie mille per i complimenti! Un bacio :*
Ed4e: Si si, mi ero ispirata a Grey's Anatomy :D L'avevo anche scritto! Un bacio :*
annatfl: Grazie mille! Sono contenta che ti piacciano tutte le mie storie :D Un bacione :*
ValeriaCullen: Grazie mille! Sei molto generosa :D Un bacione :*
stezietta w: Graaazieee! Un bacio :*

Ringrazio le 74 persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 56 tra le storie seguite e le 21 tra gli autori preferiti! A presto.


Le mie FanFiction:
In corso:
Come What May (Twilight)
Western Eye Hospital (Twilight)
La vita, in un soffio. (Twilight)
Concluse:
Isabella. (Twilight)
La Controfigura (Kristen Stewart, Robert Pattinson)

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Capitolo 7
*** Settimo Capitolo. ***


Settimo Capitolo

Non era possibile, doveva essere tutto un sogno.
Perchè non ricordavo nulla? Nemmeno di aver stappato quella bottiglia.
Bottiglia a cui tenevo particolarmente, me l'aveva regalata la nonna.
Ed io, in una sola mattinata l'avevo scolata tutta.
Sentii il respiro di Edward farsi sempre più veloce, finalmente si stava svegliando.
Rimasi accocolata a lui, anche perchè non avevo modo di muovermi.
Lui solo in boxer ed io... Io completamente vestita.
Non aveva senso.
«Hey», disse regalandomi un sorriso perfetto.
«Mi spieghi cosa cazzo è successo?» Sbraitai infuriata.
«Buongiorno anche a te, Bella». Calcò l'ultima parola.
«Non è divertente. Siamo andati a letto insieme?» Chiesi.
Sarei stata un'altra delle sue puttanelle.
«Bè a letto no, stavamo su un divano». Sospirai.
Presi le mie mani, e le portai alla testa.
Che cazzo avevo fatto?
«Edward, ti prego!» Supplicai.
«Vuoi veramente sapere la verità?» Chiesei.
Io annuii decisa. «Allora, dopo il nostro battibecco se Darcy era un brav'uomo o no tu cara mia, ti sei addormentata. Qui faceva un caldo micidiale, quindi mi sono spogliato. Avevo sete, ma non volevo nè il caffè, nè acqua, quindi ho trovato quella bottiglia di vino rosso. Me la sono scolata tutta, finchè mi sono seduto sul divano, e sono crollato insieme a te». Poteva esser credibile, perchè io ricordavo solo di essermi addormentata.
Emanai un respiro di sollievo.
Ancora non ero una delle sue tante puttanelle. «Scusa, ma cos'hai pensato?» Chiese lui, inarcando un sopracciglio.
«Io?» Dissi, come se niente fosse. «Niente». Finii.
«Swan, te l'ho detto che pensi sempre male e poi... Poi devo vendicarmi». Disse, avvicinando il suo viso al mio.
Ancora per la storia del bacio della buonanotte, pensavo che ci avesse messo una pietra sopra.
Invece niente, il solito testardo.
Sempre più vicino, il suo profumo mi inebriava.
Finchè successe.
Le sue labbra, per la prima volta, furono sulle mie.
Erano calde, invitanti, e si modellarono immediatamente sulle mie.
Un bacio inizialmente casto, che poi diventò sempre più passionale.
Gli saltai praticamente addosso, mettendomi a cavalcioni sopra di lui.
Era bello, troppo bello.
Ma io dovevo resistergli, non potevo.
Era impossibile, socchiusi le labbra, per far entrare la sua lingua.
Era come una danza, ed erano perfette, per stare insieme.
Mentre mi morse il labbro inferiore, ebbi un pò di lucidità e mi staccai velocemente, scendendo dal divano.
«Vestiti e vattene». Dissi, fredda e dura.
Salii al piano di sopra, richiudendomi la porta alle spalle.
Come avevo potuto? Baciare Edward Cullen.
Mancava poco e sarei sicuramente diventata una delle sue sciacquette.
Io non ero Tanya Denali, e tantomeno Jessica Stanley.
Sentii la porta chiudersi, e così uscii.
Una volta scesa, non c'era nessuno.
Ed era tutto sistemato.
La trapunta che era sul divano era stata ripiegata, la bottiglia di vino era in cucina - naturalmente vuota -.
Era tutto come sempre.
Se ne era andato, con mio sommo dispiacere.

____________________

«Come hai potuto! Io te l'avevo detto: Mai cedere al fascino di Edward Cullen». Ripetè la mia amica bionda.
Quel giorno - per fortuna -, avevamo lo stesso turno, cioè mattina.
E decisi di raccontarle tutto.
Dal primo momento all'ultimo, perchè non potevo tenermi tutto dentro.
E lei continuava ad insultarmi, cavolo, neanche c'ero andata a letto.
Solo un piccolo bacio, che poi così piccolo non era stato.
Passando per il corridoio, diedi un'occhiata ai miei turni, della prossima settima.
Per fortuna soltanto uno era con Edward, e nemmeno eravamo nello stesso reparto.
Spirai, mi era andata bene.
«Rose, nemmeno ci fossi andata a letto». Dissi, guardandola.
«Ci mancava poco, Bella». Urlò quasi, infatti dei pazienti si girarono.
Volsi lo sguardo altrove.
Non dovevo pensarci, non dovevo pensare a quel bacio.
Che era stato tremendamente bello.
«Andiamo a lavoro», sentenziai, lasciando Rose dai suoi pazienti.
Aprii la porta del mio studio, dove trovai il dottor Cullen.
Il dottor Carlisle Cullen. «Dottore», dissi a mò di saluto.
«Bella, vorrei parlarti». Oddio, ora mi licenzia.
«Certo, mi dica». Mi accomodai al mio posto, difronte a Carlisle.
«Volevo farti i miei più sinceri complimenti. Ieri il dottor Denali mi ha chiamato, dicendomi quello che è accaduto la scorsa notte. Sei stata eccellente». Sospirai, ok, non doveva licenziarmi.
«Bè, è il mio lavoro». Dissi.
Oramai ripetevo quella frase da due giorni.
Come può, un medico, darsela a gambe?
Allora che hai scelto a fare, questo lavoro?
Se ci sei dentro, ci sei dentro.
«Sono contento di averti qui fra noi. Già il secondo giorno di lavoro, ed hai salvato più di cinquecento vite. Grazie». Disse, alzandosi.
Mi alzai anche io, per accompagnarlo alla porta, e per chiamare i miei pazienti.
Carlisle mi strinse la mano, complimentandosi per l'ennesima volta.
Ed io lo ringrazia, per l'ennesima volta.
Una volta che fù uscito, chiamai il primo paziente.
Era una donna, che per mano aveva una bambina.
Le feci accomodare, e poi riconobbi la bambina.
Era Anastasia.
«Ciao», dissi, con tono dolce.
«Salve dottoressa Swan. Vede, mia figlia dopo l'operazione è stata male, e non sono riuscita a trovare il dottor Cullen... Non è che può controllarla lei?» Domandò la madre.
Io annuii, per poi far accomodare la bambina sul lettino.
Feci il solito controllo di routine.
Anastasia non aveva solo le tonsille, doveva esser operata, nuovamente.
Ma prima di dire ipotesi sbagliate, dovevo consultarmi con il suo dottore.
Cioè Edward.
«Signora, com'è stata Anastasia, dopo l'operazione?» Chiesi.
«Bè, aveva sempre mal di pancia, poi la notte suda sempre, qualche volta ha mal di testa...» Le mie ipotesi non erano infondate.
Doveva parlare con Edward, immediatamente.
«Signora, può tornare a casa. Ma domani mattina, alle nove deve tornare qui». Dissi, sembrando il più possibile calma.
Ma non ci riuscivo.
La signora annì, prese la bambina ed uscirono.
Cercai Edward dapertutto, anche se sapevo che quel giorno non doveva lavorare.
Incrociaia Jessica per caso, forse sapeva.
Infatti mi indicò il piano superiore.
Una volta arrivata, lo cercai.
Quel piano era completamente vuoto.
Non si sentiva nessun rumore, anzi dei gemiti... Gemiti?
Cercai da dove provenisse quel rumore, finchè non arrivai davanti ad una porta.
La spalancai, e chiusi immediatamente gli occhi.
«Mi spieghi cosa cazzo stai facendo?» Sbraitai, arrabbiata.

____________________

Non potevo farvi aspettare :D Ok, non uccidetemi! Poi ho una bellissima notizia: Ho pubblicato il sequel di Isabella. Sotto vi lascio il link!
Recensioni:
annatfl: Bè, oggi ho aggiornato tutte le mie storie, ed ho scritto anche il sequel dell'altra! Non ti puoi lamentare :D Un bacione :*
Ed4e: Infatti la povera Bella non ha fatto niente :) Un bacione :*
midnightsummerdreams: No, infatti solo Edward può bere alle otto di mattina :D Un bacio :*
tresy: Bè, spero di aver postato presto! Un bacio :*
Goten: Niente! *ahaha* Un bacione :*
Bella_kristen: Bè, il continuo di Isabella l'ho postato :D Un bacione :*
arualga91: No, non l'hanno fatto ù.ù Un bacio :*
Little_Princess_In_A_LoveStory: Il seguito di Isabella l'ho postato! Facci un salto! Un bacio :*
feffira: Grazie mille! Un bacione :*
JessikinaCullen: Grazie mille, e si, anche io sono Telefilm dipendente :D Un bacione :*
Sabry87: Graaaziee! Un bacio :*
mieme: Spero di aver placato la tua curiosità! Un bacio :*
stezietta w: No, nessun sogno :D Un bacione :*
S1lv1a: Ecco il resto :D Un bacione :*
ValeriaCullen: Grazie mille! Anzi, ora vado a leggere il tuo aggiornamento. Un bacio :*
robbycullen: Grazie mille! Un bacio :*

Ringrazio le 81 persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 65 tra le storie seguite e le 22 tra gli autori preferiti!


Le mia FanFiction:
In Corso:
Western Eye Hospital(Twilight)
Isabella. The Return.(Twilight)
Come What May(Twilight)
Concluse:
Isabella.(Twilight)
La vta, in un soffio.(Twilight)
La Controfigura(Kristen Stewart, Robert Pattinson)

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Capitolo 8
*** Ottavo Capitolo. ***


Ottavo Capitolo

«Ma che diavolo ci fai qui? Esci immeidatamente». Urlò Edward, mentre si abbottonava i suoi pantaloni.
Io ero già uscita, quello che avevo visto era abbastanza.
Ecco perchè lo stipendio di Edward era il triplo del mio, ecco perchè faceva le operazione più belle, quelle più complicate.
Perchè andava a letto con la figlia del capo.
Più che a letto, in uno stanzino, pieno di medicinali.
Che schifo.
Appena ero entrata, Tanya sgranò gli occhi, ed Edward la spostò immediatamente da lui.
Che cosa voleva fare con quel gesto?
Liberarsi di lei?
Io che diavolo c'entravo in tutto questo?
Mi mancava il mio ospedale, a Forks. «Allora?» Disse Edward, mentre si richiudeva la porta alle spalle.
Strano, Tanya ancora non era uscita.
«Vieni con me». Dissi, prendedolo per mano, e trascinandolo nell'ascensore.
Non sapevo se era successo anche a lui, ma a quel contatto il mio corpo fù invaso da una scarica elettrica.
«Dove dobbiamo andare?» Chiese.
Non gli risposi, mentre continuavo a tenere la mia mano sulla sua, e lui aveva stretto la presa.
L'ascensore si aprì ed entrammo.
C'erano tre persone, che appena ci guardarono ci fecero un cenno con il capo.
I camici bianchi avevavo il loro effetto.
Dovevamo arrivare al terzo piano, eravamo al settimo.
Sesto.
Quinto.
Quarto.
Eravamo rimasti da soli.
Feci per sciogliere la presa sulla sua mano, ma me lo impedì prendendo per un braccio, facendo aderire i nostri corpi.
Mi prese alla sprovvista, con un bacio.
Che di casto, non aveva proprio niente.
Ed io cosa diamine stavo facendo? Ovviamente ricambiavo quel bacio.
Quelle labbra perfette, quel prfumo che metteva l'aquolina in bocca, la sua lingua, finchè... Quella lingua fino a cinque minuti prima era stata sulla bocca di Tanya.
Mi staccai immediatamente, mentre riprendevo fiato.
Avevo abbandonato anche la presa sulla sua mano, mentre eravamo arrivati al tanto atteso terzo piano.
Senza dire una parola cominciai a camminare, consapevole che mi stava seguendo.
Una volta arrivati nel mio studio aprii la porta.
Non c'era nessuno.
«Stamattina è venuta Anastasia, la bambina che segui e-» Non finii la frase, perchè lui mi interruppe bruscamente.
«Mi hai chiamato per questo? Per vedere delle stupidissime analisi?» Strabuzzai gli occhi.
«Hey è il tuo lavoro!» Urlai infuriata, mentre andavo verso la mia srivania, dove presi una cartella e la lanciai. «Guardale!» Ordinai.
Stranamente mi diede retta, e le aprì.
Due minuti.
Tre minuti.
Finchè non di accasciò sulla poltrona che era difronte alla mia scrivania.
Mentre continuava a rigirarsi quei fogli fra le mani.
«Tu che mi dici?» Chiese, mentre mi fissava.
Anche io mi ero accomodata, sulla mia poltrona.
«Che ne penso? Dimmi tu quello che ne pensi. Non ti sembra ovvio? E' leucemia». Dissi.
Io che in meno di due giorni di lavoro avevo scoperto una malattia del genere su quella bambina, ed Edward che la visitava da anni non si era reso conto di nulla.
Forse non era così un bravo dottore, forse non prendeva il suo lavoro sul serio.
Come facevo io.
Come facevano i dottori Hale.
Come facevano Angela e Carlisle.
Ma lui no.
Occupava il suo tempo in uno stanzino, divertendosi con giochini poco casti.
«Hai ragione». Concordò.
«Ma dai. Io ho sempre ragione, perchè svolgo il mio lavoro come si deve ma tu...» Non finii.
Sentii un conato di vomito salire.
Non dovevo pensarci.
«Prendere il mio lavoro sul serio? Pensi che io non prenda il mio lavoro sul serio?» Chiese, mentre scaraventava la cartellina sulla scrivania.
La presi, mentre sistemavo i vari fogli.
«Non lo penso, ne sono sicura». Dissi.
Ero stata un pò dura, ma era la verità.
«Mi dispiace. Ti sei fatta un'idea molto sbagliata sul mio conto». Disse, mentre sbatteva la porta, alle sua spalle.
Io non mi ero fatta un'idea sbagliata sul suo conto.
Era lui, che mi aveva fatto venire idee sbagliate, sul suo conto.

____________________

Non feci in tempo a posare la borsa sul costosissimo tavolo di legno, perchè suonarono alla porta.
«Alice». Salutai, sorpresa.
Non mi aspettavo una sua visita.
«Ti disturbo?» Chiese, ancora sulla soglia della porta.
«No! Sono contenta che sei qui. Vieni, entra». Feci un pò di spazio, per farla entrare. «Fà come se fossi a casa tua, dammi solo due minuti per cambiarmi». Dissi, mentre salivo le scale.
Lei annuì, mentre si accomodava sul divano.
Mi cambiai in due secondi, mettendomi il mio pigiama.
Una volta scesa giù, notai che Alice aveva riempito due bicchieri di vino rosso.
La ringraziai mentalmente.
«Allora, come va?» Chiese, una volta che mi ero seduta sul divano.
«Tutto bene, il lavoro mi dà filo da torcere». Confessai.
«Lo so, Edward non fà altro che parlare di te». A momenti mi strozzai con la mia stessa bevanda.
Il prezioso dottor Edward Cullen che parlava di me alla sua famiglia.
«Cosa?» Chiesi, visibilmente interessata.
Dovevo sapere tutto.
Alice corrugò le sopracciglia, come se aveva detto qualcosa che non doveva dire.
«Bè, quando torna dal lavoro racconta sempre di te. Una volta della tua - opera - nel togliere la bomba nell'intestino di quel terrorista, oggi hai scoperto che una bambina di soli quattro anni ha la leucemia, e lui non se ne era mai reso conto». Risi fra me e me.
Allora raccontava proprio tutto, nei minimi dettagli. «Ti piace?» Chiese Alice.
Questa volta mi strozzai davvero con la mia bevanda.
«No». Mentii.
«Ti piace». Confermò lei, associando quella parola con un sospiro.
«Si». Confessai.
Perchè mentirle? Tanto era la sorella.
«Ha il suo fascino Bella, però tu sei... Tu sei diversa». Disse.
Cos'ero, un alieno?
«In che senso, diversa?» Chiesi.
«Bè, come hai visto lui va a letto con chiunque gli capiti a tiro, ma non ha mai parlato di nessuna dopo. Invece a casa parla sempre di te... Dovresti cercare di conquistarlo». Disse.
Io conquistare Edward Cullen? Semmai era lui che doveva coquistare me.
«Ci penserò». Alice fece un sorriso a trentadue denti, mentre guardava il suo orologio.
«Devo andare a prendere Jazz. Ci sentiamo». Disse, calcando molto bene le ultime due parole.
Annuii, accompagandola alla porta.
«Alice» Dissi, mentre apriva la portiera della sua porsche. «Grazie».
Lei non disse nulla, si limitò a mettere in moto.
Quella era stata la prima notte, in cui sognai Edward.

____________________



Buonasera a tutti! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, mentre ora vado a scrivere qualcos'altro... Non dico cosa :D
Recensioni:
annatfl: Ok! Un bacione :*
feffira: Già... Non si è lasciata sfuggire nulla :D Un bacione :*
stezietta w: No, non può riempirlo di botte -.- Un bacio :*
JessikinaCullen: Si, puoi picchiare Edward! Comunque era Tanya, come hai già letto! Un bacio :*
Satyricon: Mah, ancora non sapremo nulla! Un bacione :*
robbycullen: Spero di aver postato presto! Un bacione :*
arualga91: Grazie mille! Un bacio :*
tresy: Ahah! Grazie mille! Un bacio :*
Sabry87: Graaaziee! Un bacione :*
flazzy cullen: Fai bene! Comunque non era Rosalie, ma la bionda nasconde dei segreti :D Un bacione :*
Baby_Baby: Grazie mille! Un bacio :*
ada90thebest: Graaaziee! Un bacio :*
Marika_BD: Già! Un bacione :*
doval79: Mi dispiace di averti fatto aspettare un giorno T.T Sono stata al mare :D Un bacione :*
mieme: Grazie mille, ma ora voglio sapere la tua strana idea, sono molto curiosa! Un bacio :*
alice cuellen: Ahah, sai ci avevo pensato! Un bacio :*
Bella_kristen: Tutte avete pensato a Rosalie! E' una donna sposata :D Grazie mille per i complimenti, un bacione :*

Ringrazio le 88 persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 70 tra le storie seguite e le 25 tra gli autori preferiti! Grazie mille!

Avviso:
Dal 18 Agosto al 25 andrò in vacanza, le mie storie saranno sospese.
Provvederò al mio ritorno!


Le mia FanFiction:
In Corso:
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Capitolo 9
*** Nono Capitolo. ***


Nono Capitolo

Mi alzai di malavoglia, svegliata dai rumori che provenivano dal piano inferiore.
Guardai l'orologio digitale, che era sul comodino affianco al letto.
Le tre e quindici.
Era presto, prestissimo e... Chi poteva fare tutti quei rumori? Io vivevo da sola.
I ladri.
Mi apprestai a prendere la mazza da baseball che mi aveva regalato Phil, e scesi in silenzio.
I rumori continuavano, finchè una luce si accese.
Vidi una sagoma, vestita di nero.
Chi entrava a casa mia, sarebbe morto!
Era più o meno alto, i capelli coperti da un cappello.
Non riuscivo a distinguere se fosse un'uomo o una donna, ma non me ne importava più di tanto... Gli avrei dato una mazzata in testa.
Alzai la mazza, mentre mi avvicinavo... Forse feci troppo rumore, perchè la sagoma si voltò e... Ecco, una bella mazzata in testa!
L'avevo praticamente atterrato, ed ero fiera di me stessa!
«Bellaaa! Ma che cazzo fai?» Urlò la sagoma, mentre si toglieva il cappello, e si testava la testa.
Oddio, era Edward.
Gettai la mazza per terra, e m'inginocchiai dinnanzi a lui.
«Io che cosa faccio? Come diavolo ti è venuto in mente, di entrare in casa mia?» Chiesi, mentre urlavo.
«Ti prego... Dopo le spiegazioni ma ora accendi quella cavolo di luce!» Ordinò, ancora accasciato a terra.
Mi alzai, ed accesi la luce.
Ma che cavolo avevo fatto?
Edward era accasciato per terra, pogiato su un fianco.
Aveva una camicia nera, e dei jeans scuri e... Ed era sopra una pozza di sangue, i suoi capelli erano diventati rossi.
Forse avevo esagerato.
«Scusa», mormorai, avvicinandomi.
Presi la sua testa tra le mani, e tastai la ferita.
Cavolo, era profonda, e gli avevo fatto davvero male.
«Mi fa male», disse, con voce roca.
Io nascosi un risolino, era troppo buffo, anche se sanguinante.
«Ci riesci... Ci riesci ad alzarti?» Chiesi, e feci un'enorme fatica, per non scoppiare a ridere.
«No!» Rispose, più arrabbiato di prima.
«Dai, ti aiuto». Lo presi per una spalla, e feci in modo di alzarlo.
Ma lui non collaborò, affatto. «Aiutami», supplicai.
Si alzò lentamente, rivolgendo la testa verso l'altro.
Poverino.
Lo feci sdraiare sull'enorme divano, mentre prendevo il kit da infermieri.
Non pensavo di averne bisogno, ma mi sbagliavo.
Presi ovatta, ed acqua ossigenata.
Bagnai per bene l'ovatta, e mi avvicinai al mio paziente.
«Ora stai fermo». Dissi, con ancora un sorrisino sulle labbra.
Lui obbedì, senza dire una parola.
Scansai i suoi capelli, pieni di sangue con una mano, e con l'altra tamponavo.
«Giocavi a baseball?» Chiese, mentre aggrottava la fronte.
Risi, mentre continuavo a disinfettarlo.
«Ho fatto qualche tiro, con Phil». Il mio patrigno aveva sempre detto che non ero adatta per quello sport, ma mi sottovalutava.
Se avesse visto la performance di questa sera, mi avrebbero preso nella migliore squadra americana.
«Alla faccia di 'qualche tiro'», rimproverò.
«Mi dispiace ma sai... Nessuno pensa di trovare qualcuno, nella sua casa, alle tre del mattino». Tirò su le spalle, come per darmi ragione. «Cosa volevi fare?» Chiesi, mentre buttavo l'ovatta piena di sangue.
«Dopo ti spiego. Se ora, dottoressa, finisce di medicarmi», disse, calcando la parola dottoressa.
Quel sorrisino non voleva scomparire dalle mie labbra.
«Come vuole». Presi un cerotto, e lo sistemai sulla sua fronte, per bene. "Ho fatto, se adess-» Ma mi bloccai.
Vidi una goccia di sangue, che uscì dal cerotto.
Colava lungo il suo viso, fino all'occhio.
Non so cosa mi prese, forse non ero la solita Isabella fragile e timida, forse ero diventata determinata e maliziosa ma... Mi avvicinai al suo viso, e leccai quella goccia di sangue, fin sopra il cerotto.
Lui s'irriggidì, sgranando gli occhi, ma io non mi mossi, ritrassi la lingua e posai un bacio, sulla sua fronte.
Non mi resi conto di quanto tempo era trascorso, ma lui ribaltò le posizioni.
Mi ritrovai sotto Edward, appiccicata alla sua bocca.
Ed io cosa diamine facevo? Rispondevo a quel maledettissimo bacio.
Mah, in fondo era anche colpa mia... Ero stata io ad iniziare.
«Ti voglio», sussurrò sulle mie labbra.
Io non risposi, mi apprestai solo a slacciare i bottoni della sua camicia.

____________________

Forse ero stata una delle tante, da mettere nella sua agendina ma... A me era piaciuto, da morire.
Ok, era Edward Cullen, il facile dell'ospedale ma... Ci ero andata a letto.
Avevo ceduto.
Non so come, ma eravamo riusciti ad arrivare in camera, dove il letto era più comodo.
Molto più comodo del divano.
Eravamo ricoperti da un lenzuolo, ed ora Edward dormiva.
I capelli erano più spettinati del solito, e dal cerotto che aveva in testa, s'intravedeva del sangue.
Si era riaperta, di nuovo.
Tutta colpa mia, pensai.
Mi accoccolai al suo petto, ancora più stretta.
Erano le cinque del mattino, quel giorno nemmeno dovevo lavorare.
Rimasi sveglia per qualche minuto, e poi morfeo, mi accolse tra le sue braccia.
Dormii molto, perchè la luce del sole filtrava dalle tendine della camera.
Aprii le palpebre, piano piano, godendomi quel moemnto a pieno.
Finchè mi accorsi che ero sola.
Se ne era andato, e mi aveva lasciata.
Dovevo saperlo, era Edward Cullen!
Ed io che speravo... Ma cosa diamine speravo? Di tenerlo stretto a me per sempre? No.
Non sarebbe mai successso, se non nei miei sogni.
«Va bene, va bene! Ci vediamo oggi, si ok! Ciao, ciao». Disse una voce.
Non mi alzai, non mi andava.
La porta si spalancò, rivelando la figura più bella che avessi mai visto.
«Hey, ti sei svegliata». Disse Edward, con un vassoio in mano.
Una colazione, o meglio, la mia colazione.
«Che ore sono?» Chiesi, con la voce ancora impastata dal sonno.
«Mezzogiorno!» Oddio!
Era tardissimo.
Edward si avvicinò, posando il vassoio sulle sue gambe. «Dottoressa, abbiamo dei croissant, delle fette biscottate con la nutella, latte, succo d'arancia...» Continuò, tutto preso con la sua spiegazione.
«Nemmeno la regina d'Inghilterra ha una colazione del genere!» Dissi, avvicinandomi.
«Lo so». Mi diede ragione.
«Da quant'è che sei sveglio?» Chiesi, visibilmente interessata, mentre prendevo un cornetto.
Lui fece lo stesso.
«Dalle otto». A momenti mi strozzai.
«E che cos'hai fatto, tutto questo tempo?» Chiesi, fissandolo.
«Ti ho guardata, mentre dormivi. Sei molto bella». Arrossii.
«Vorresti dire che quando sono sveglia, non sono bella?» Dissi, dandogli una gomitata sul torace.
«Amore, prima mi dai una mazzata in testa, poi una gomitata... Mi vuoi morto?» Oddio mio!
Mi aveva chiamata Amore.
«Cos'hai detto?» Chiesi, posando il cornetto.
«Ho detto: M-i v-u-o-i m-o-r-t-o?» Scandì le parole, come se parlasse con una demente.
«Deficente, prima!» Urlai.
«Ah, bè ti ho chiamata amore. Non ti piace?» Spiegò, abbassando la testa.
Oddio! Edward Cullen che era in imbarazzo!
«No no, è che... E'... Oddio». Alzò lo sguardo e rise.
«E' oddio?» Chiese.
«Cioè no-» Ok, non sapevo come cavolo spiegarlo.
«Aspetta», disse, puntandomi un dito contro. «Tu pensavi di essere un'altra donna, da mettere nella mia 'agenda?' Pensavi che con te volevo soltanto una bella e sana scopata?» Chiese, irritato.
Come cavolo si permetteva, di alzare la voce con me?
«No, che diavolo! Solo che quando mi sono alzata, questa mattina, e tu non c'eri non ho capito più niente! Cosa dovevo pensare? Ed ora, eccoti qui, che mi chiami amore!» Dissi, tutto d'un fiato.
«Bè potevi dirmelo!». Disse, mentre si alzava, e racchettava i suoi vestiti.
«E daiii! Scusa, va bene? Scusa!» Lo supplicai.
Edward si girò, e mi regalò il suo bellissimo sorriso sghembo.
Si avvicinò e mi baciò.
Un bacio bello, passionale, pieno d'amore.
Non me ne importava nulla, se poi fossi stata una delle 'tante'.
Ora ero felice, ed era quello che contava.

_____________________



Mi perdonate per il ritardo, vero? Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho fatto in modo di lasciarvi senza 'buchi', perchè posterò dopo il 25 ok? Miami mi aspetta! Auguro buone vacanze a tutti voi!
Recensioni:
stezietta w: Graaziee millee! Spero che ti sia piaciuto il capitolo! Un bacione :*
Satyricon: Bè, Edward si è fatto la sua idea! Un bacione :*
Ed4e: Già, aspetta che capirai! Un bacio :*
JessikinaCullen: Grazie mille! Comunque la scena del bacio non l'ho presa da Grey's... Un bacio :*
Rmp: Spero di non aver postato tanto tardi -.- Un bacione :*
feffira: Grazie mille! Un bacione :*
tresy: Già, Alice è una 'consigliera'... :D Un bacio :*
Sabry87: Graziee! Un bacio :*
Bella_kristen: Te lo dico, nel prossimo capitolo scoprirai cosa nasconde Rose! Un bacione :*
michy85: Graaaziee! Un bacione :*
mieme: Grazie mille, comunque nel prossimo capitolo scoprirai cosa nasconde Rosalie! Un bacio :*
S1lv1a: Già! Un bacio :*

Ringrazio le 100 persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 84 tra le storie seguite e le 26 tra gli autori preferiti!



Avviso:
Dal 18 al 25 Agosto le mia storie verranno sospese.
Causa: Vacanza!
Provvederò al mio ritorno!


Le mia FanFiction:
In Corso:
Western Eye Hospital(Twilight)
Isabella. The Return.(Twilight)
Come What May(Twilight)
Concluse:
Isabella.(Twilight)
La vita, in un soffio.(Twilight)
La Controfigura(Kristen Stewart, Robert Pattinson)

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Capitolo 10
*** Decimo Capitolo. ***


Decimo Capitolo

«Vai via?» Chiesi, con il broncio.
Avevo passato la notte più bella della mia vita, ed anche la mattinata.
Edward era stato fantastico, e continuava a chiamarmi 'amore'.
Quella parola, per quanto fosse piccola e banale, mi rassicurava.
Sentirla uscire dalla sue labbra, mi faceva uno strano effetto.
«Amore, non ne hai mai abbastanza?» Disse ridendo, mentre racchettava i suoi vestiti.
Sospirai, infilandomi una maglietta e i pantaloni della tuta.
«Che ore sono?» Chiesi, mentre sbadigliavo.
Avevo proprio sonno.
«Sono le quattro del pomeriggio!» Sorrise, mentre mi dava un'altro bacio.
«Daiii, rimani!» Supplicai.
«Non posso, ho il turno di notte», sussurrò sulle mie labbra.
Mi scostai da lui.
«Con chi?» Gli puntai un dito contro.
«Amore, sei forse gelosa?» Chiese, in tono di sfida.
Diventai visibilmente rossa, e rivolsi lo sguardo sul pavimento.
«Io? Io, gelosa? Certo che no» Riuscii a balbettare.
«Ho capito... Comunque ho il turno di notte con mio padre, sei gelosa anche di lui?» Chiese.
Tirai un respiro di sollievo.
«Va bene...» Dissi, non destando sospetti.
«Che c'è?» Chiese.
Anche se ci conoscevamo da meno di un mese, capiva ogni mio stato d'animo.
«Niente, niente», mentii. «Anzi, alla fine mi spieghi perchè sei venuto ieri sera?» Chiesi, guardandolo.
Prima non c'era stato il tempo necessario...
«Amore, giuro che ti spiegherò tutto, ma ora devo andare». Disse, supplicandomi.
«Scusa, il turno di notte inizia alle otto, ora sono le quattro... Dove devi andare?» Chiesi, con fare indagatorio.
Oddio, stavo diventando peggio di un'adolescente alla sua prima cotta.
Lui rise, e mi abbracciò.
«Vado a trovare mia madre e mia sorella. Le vuoi telefonare?» Chiese, porgendomi il suo cellulare.
«No», arrossii.
Che stupida, pensai.
Lui era ancora avvinghiato a me. «Scusa, ma non dovevi andare?» Nascosi un risolino, mentre facevo quella domanda.
«Già!»
«Già», ripetei.
Mi diede un bacio a fior di labbra, e poi se ne andò.
Ok, ora dovevo fare una cosa importantissima.

___________________

«Dottoressa Swan, come mai a lavoro?» Chiese la segretaria.
Dopo un mese al Wester Eye Hospital scoprii che si chiamava Brenda.
«Salve, mi servirebbe un cambio turno», chiesi, addolcendo gli occhi, come faceva Edward.
Ovviamente riuscii a malapena nel mio intento.
«Vedo cosa posso fare, quando le serve questo cambio turno?» Domandò, mentre smanettava con il computer.
Io non capivo nulla di elettronica.
«Domani ho il turno di mattina, ma vorrei fare la notte. E' possibile? Se vuole posso parlare personalmente con il dottor Carlisle». Feci tremila domande a raffica.
Sperai che mi avesse capito, perchè la sua faccia si dipense di una smorfia strana.
«Questa sera c'è il dottor Edward Cullen e la dottoressa Denali. Se vuole può chiedere a Tanya». Disse.
Ma non capii la seconda parte della frase.
«Grazie», sussurrai. «Parlerò personalmente con la dottoressa Tanya». Dissi andandomene.
Quello stronzo.
Ed io c'ero cascata, come una deficente.
Ero caduta in quel vicolo cieco.
Isabella Marie Swan che si faceva chiamare amore dal dottor Edward Cullen.
Una grandissima cazzata.
Mia avviai verso l'uffico del direttore, percorrendo i vari corridoi.
Bussai.
Una volta.
Due volte.
«Avanti». Disse una voce maschile.
«Dottor Denali», salutai.
«Swan... A cosa devo questa visita?» Chiese, interessato.
«Domani ho alcune faccende importanti da sbrigare, volevo chiederle se poteva spostare il mio turno a questa notte, al posto di sua figlia», dissi, addolcendo gli occhi anche con quell'uomo.
«Bè, sarebbe un bene se la mia Tanya facesse la mattina, per una buona volta»... Chissà perchè la sua Tanya decideva sempre di fare la notte. «Si, si può fare. Parlerò io con mia figlia e... Swan faccia in modo che non accada più», ordinò autoritario.
«Certo, grazie mille». Dicendo così uscii.
Edward avrebbe avuto una bella sorpresa.

____________________

Era una mezz'ora che ero seduta su una sedia, in chirurgia.
Il mio turno si sarebbe svolto in quel reparto, insieme a quel bastardo.
«Papà senti che ne dic-» ma si bloccò, quando mi vide.
Sorrise e mi si avvicinò. «Amore», sussurrò.
Mi scansai.
Di certo non volevo baciare le labbra di un bastardo. «Che succede?» Chiese, mettendosi davanti a me, ed incrociando le braccia.
«Cosa succede? Spiegamelo tu! Faccio il turno con mio padre, e poi, quando chiedo un cambio turno scopro che c'è Tanya al posto di Carlisle!» Dico, più inquieta di prima.
«Hai chiesto un cambio turno, per stare con me?» Chiese, sorridendomi maliziosamente.
«Ridi? Cosa diamine c'è da ridere? Prima fai tutte le smancerie possibili ed inimmaginabili e poi mi prendi in giro», dissi, mettendo il broncio.
Oramai era diventata un'abitudine.
«Ok», disse prendendo un bel respiro. «Ora, dimmi quello che ti ho detto appena sono entrato». Chiese.
Forse Edward non si sentiva tanto bene.
«Come?» Domandai, sgranando gli occhi.
«Dimmi le stesse parole che ti ho detto prima che ti vedessi, qui seduta». Ordinò.
Feci mente locale.
«Papà senti che ne... E poi ti sei bloccato perchè mi hai vista». Spiegai.
Lui sorrise.
Ma che diamine si rideva?
«Ecco, vedi? Non sapevo che c'era Tanya. Ha chiesto un cambio turno con mio padre, sennò nemmeno l'avrei chiamato. Va bene?» Spiegò.
Ok, ora mi sentivo talmente stupida, che mi sarei sotterrata da sola.
«Ah», riuscii a sussurrare.
«Ma quant'è bella la mia gelosona?» Chiese, mentre mia abbracciava.
«Mah... Non lo so. Dimmelo tu». Ricambiai quell'abbraccio.
«Bè, dire che sei bella è un'eufomismo. Poi, con questo camice bianco...». Gli diedi una manata sul capo. «Te l'ho detto che mi vuoi morto!» Disse, sarcastico.
«Andiamo», lo presi per mano.
«Dove?» Chiese, facendo gli occhi maliziosi.
«Non farti strane idee! Se non ricordo male mi devi delle spiegazioni». Gli ricordai.
Lui sospirò, e mi seguì.

____________________

Lo portai nello stanzino, quello dove l'avevo trovato con Tanya.
Non era un posto bello ma almeno era l'unico isolato.
«Dai», lo incitai, mentre mi sedevo su un secchio di plastica.
«Sei molto sexi così». Disse, mentre mi squadrava.
«Facciamo i seri per una volta?» Chiesi, arrabbiata.
«Va bene, va bene. Cosa vuoi sapere?» Domandò mentre si sedeva per terra. Davanti a me.
«Tutto. Per prima cosa, perchè sei venuto a casa mia ieri sera». Lo minacciai, puntandogli un dito contro.
«Ok, allora...» mi diede le spalle, ed appoggiò la testa sulle mie gambe.
Incominciai ad accarezzargli i capelli.
Mi costava molto non saltargli addosso... Ma la verità aveva la precedenza. «Tu inizialmente mia accusavi, dicendo che non sapevo fare il mio lavoro, dicevi che ho questo posto solo perchè andavo a letto con Tanya», sottolineo la parola andavo. «Ma non è così. Io ho questo posto perchè me lo sono sudato. Quando andavo al liceo stavo sempre insieme al mio migliore amico: Emmett. Lo conosci?» Chiese, mentre gesticolava con le mani.
«Si, il marito di Rosalie», dissi.
Lui annuì.
«Stavamo sempre insieme, praticamente siamo cresciuti insieme. Andavamo al liceo insieme e poi abbiamo scelto lo stesso college. Ma io avevo preso una strada diversa dalla sua. Te l'ha raccontato Rosalie, vero?» Chiese.
«Già», mi limitai a rispondere.
«Poi... Nel 2005 scoprii che Emmett aveva un canro ai polmoni, causato dalle numerevoli sigarette che si fumava. All'epoca era già fidanzato con Rosalie, e stavano per sposarsi. Non so perchè, ma l'idea di perdere il mio migliore amico mi lacerava il petto quindi iniziai a studiare medicina. Quando feci il concorso per entrare nel Wester Eye Hospital non c'erano i Denali. Anzi... Mio padre doveva prendere il posto da 'capo', ma chissà perchè arrivò Denali con sua figlia. Hanno licenziato la maggior parte dei dottori e degli infermieri, ma io sono rimasto perchè mi portavo a letto la figlia del capo. Così anche mio padre, Rosalie e Jasper. Una notte Emmett si sentì male, ed io l'accompagnai da mio padre. Aveva avuto un attacco bruttissimo, credetti che stava per morire, così andai a casa di Rosalie - lei non sapeva niente del tumore, ed ancora oggi non sa niente -, le volevo spiegare tutto ma alla fine non le spiegai niente. Ci ero andato a letto insieme. Non me lo chiedere, perchè non so qual'è stato il motivo. Mio padre riuscì a calmarlo, così Emmett ritornò a casa, pregandomi di non riferire niente a nessuno, ed io così feci. Rosalie invece mi disse di non dire niente ad Emmett, ma lui era il mio migliore amico, non potevo metirgli. Così, per il bene di tutti e due, troncai l'amicizia. Ecco perchè la Hale mi odia così tanto». Finì la sua spiagazione, prendendo un bel respiro.
Ecco perchè Rose mi pregava di non cedere al fascino di Edward.
Perchè sapeva che prima o poi avrei sofferto anche io.
Non dissi niente, e lo abbracciai da dietro.
Non c'erano parole, non c'erano sussurri.
C'eravamo solo noi: Bella ed Edward.



____________________

Credevate di esservi liberate di me? Bè, vi sbagliavate di grosso! Scusate per il ritardo, ma ero in vacanza! In questo capitolo c'era tutta la verità..
Recensioni:
Sweet_Apple_Love: Prima di leggere la mia risposta giura che non mi prenderai per una demente :) Appena ho letto la tua recensione ho cominciato a saltellare per tutta la stanza come una cretina! E' un onore ricevere commenti da te, seguo tutte le tue FanFictione ed hai un'oriliginalità fantastica! Complimentiiiiiiii! Ora invece: Grazie per la recensione, e per tutti i complimenti, sono contenta che questa FanFiction ti piaccia molto! Che ne pensi di questo capitolo? Spero di non averti delusa! Un bacione :*
midnightsummerdreams: Voleva dirgli la verità, però sono succese altre cose ^^ Un bacione :*
Lau_twilight: Grazie mille per i complimenti! Un bacione :*
Sabry87: Tesooorooo! Graaaziee! Un bacio :*
Marika_BD: Graaaazieeee! Un bacio :*
shasha5: Grazie mille! Sono contenta che ti piaccia! Scusa il ritardo, ma ero in vacanza! Un bacione :*
Ed4e: Tesoro grazie mille! Ma Tanya starà sempre fra i piedi ;D Un bacione :*
tresy: Grazie mille! Si, mi sono divertita da morire :D Un bacio :*
mieme: Grazie mille! Spero che la storia di Rose non ti abbia delusa! Un bacio :*
S1lv1a: Anche io avrei ceduto, però al primo incontro :) Un bacione :*
stezietta w: Grazie a te per le bellissime recensioni! Un bacione :*
Bella_kristen: Grazie mille! Dimmi che ne pensi di Rose ù.ù Un bacio :*
robbycullen: Scusa per il ritardo, ma ero a Miami! Spero che questo capitolo ti sia piaciuto! Un bacio :*
_faby_cullen: Grazie per i complimenti! Un bacione :*
ValeriaCullen: Eccomi tornata! Spero che non ti abbia deluso! Un bacione :*

Ringrazio le 118 persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 96 tra le storie seguite e le 30 tra gli autori preferiti!


Le mia FanFiction:
In Corso:
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Capitolo 11
*** Undicesimo Capitolo. ***


Undicesimo Capitolo

«Mi odierai a morte», disse Rose, bevendo un sorso d'acqua dal suo bicchiere di vetro.
«No». Rivelai.
Era la verità, non potevo prendermela con lei, alla fine non c'entrava niente.
Non sapeva nulla di Emmett, e cercava solo di avvertirmi, sul conto di Edward Cullen.
Però non riuscivo a mandare giù la storia del sesso.
Cavolo c'era andata a letto insieme!
Era andata a letto con il mio fidanzato.
Ma ero riuscita a metterci una pietra sopra, dopo tre giorni.
«Ribadisco: non ti preoccupare! Non è successo niente di che, e poi erano altri tempi», la rassicurai.
«Bella, ti faranno santa! Primo perchè mi hai perdonata, così in due minuti e secondo, perchè sei riuscita a far innamorare Edward Cullen!» Disse, fissandomi.
Sospirai.
Oramai io e Edward eravamo la coppia più spettegolata dell'ospedale.
Da quando quel demente aveva detto a tutti della nostra relazione.
Aveva aperto i battenti, e solo Dio sà che malessere aveva avuto Tanya quel giorno.
Aveva mandato tutte le maledizioni possibili a Edward, così aveva fatto anche suo padre.
Un giorno convocò Edward, dicendogli che io non ero una ragazza affidabile, e che la sua Tanya pensava già ad un matrimonio fra i due.
Quando mi riferì tutto, scoppiai a ridere.
E lui con me.
Siamo una coppia proprio strana, soprattutto ora, che abitiamo insieme.
Il dottor Edward Cullen ha lasciato il suo appartamento al centro di Londra.
In un solo giorno era riuscito a trasportare tutti i suo bagagli, con vari mobili che non voleva lasciare.
La casa ora era in condizioni pessime, valigie sparse dapertutto, mobili in posti davvero strani.
Non avevamo tempo di sistemare.
Lavoravamo sempre, e quando eravamo a casa sfruttavamo il tempo in altri modi.
Non molto casti, e strani.
Il telefono mi destò dai miei pensieri sconci.
Non guardai nemmeno il display, sapevo chi era.
«Dimmi», risposi.
«Amore stasera andiamo a cena a casa dei miei. Alle venti pronta, ti passo a prendere». Disse Edward, aspettando la mia risposta.
Oramai era un rito andare a cena dai Cullen ogni giovedì sera.
«Ottimo, ci vediamo dopo», dissi.
«Ok, ciao ciao. Ti amo». Così attaccò
Quelle due uniche paroline mi sciolsero, come facevano sempre.
Prima di riagganciare guardia l'ora, erano le sette e dodici.
«Rose devo andare. Ci vediamo domani mattina, tanto abbiamo lo stesso turno», salutai la mia amica, avvicinandomi per stamparle un bacio in guancia. «Salutami Emmett», urlai, quando ero già uscita.
Per fortuna la strada da casa di Rosalie a casa mia era poca, perchè ero a piedi.
Da quando io e Edward convivevamo, mi aveva obbligata a buttare il mio adoratissimo Pick Up.
Ovviamente io mi ero imposta, così l'avevo rispedito a Forks.
Il mio Pick Up era il mio Pick Up.
Arrivata a casa aprii la porta, e scavalcai sulle varie valigie che erano sparse nel salone.
Un campo minato.
Riuscii ad arrivare in camera, decidendo i vestiti.
Ovviamente ci sarebbe stata anche Alice, quindi optai per un abitino nero non troppo corto e dei decoltè neri.
Sicuramente la mia cognatina avrebbe apprezzato il mio abbigliamento.
Andai in bagno e mi feci una doccia, aspettando Edward.

____________________

«Bella», urlò Esme, venendomi in contro.
Era la mia seconda mamma, lì a Londra.
Premurosa e gentile con tutti, specialmente con me.
Diceva sempre che ero un dono sceso dal cielo, ed ero riuscita a far mettere la testa a posto a suo figlio.
Bè, non era l'unica che la pensava così.
«Esme, è un piacere rivederti», comunicai, accogliendo quell'abbraccio.
«Vieni dentro, è pronta la cena», disse, tenendo la mano a Edward.
Lui la prese, e così ci dirigemmo verso l'entrata.
Casa Cullen era enorme, ed io l'adoravo.
Non passavamo molto tempo lì, ma ogni giovedì sera eravamo i benvenuti.
«Cognatinaaa!», disse Alice, seduta vicino a Jasper.
Il suo adorato maritino.
«Hey», sussurrai, stampandole un bacio in guancia e sedendomi davanti a loro.
Edward si accomodò vicino a me.
La cena trascorse in modo piacevole, finchè il mio fidanzato non mi condusse fuori.
«Bella, dobbiamo parlare», disse, con aria triste.
Temevo il peggio.
In quei pochi istanti i progetti che già mi ero creata su di noi si erano sbriciolati.
«D-dimmi», riuscii a balbettare, mentre mi sedevo sulla panca, nel giardino.
Lui sospirò più volte, per poi prendere una scatolina ed inginocchiarsi dinnanzi a me.
No! Pensai scioccata.
Non può farlo, non adesso.
Non è nè il momento, nè il luogo adatto.
«Bella, io ti amo. Dal primo istante in cui ti ho vista sei entrata nei miei pensieri, costantemente. Ma voglio che questo amore duri in eterno. Quindi, Isabella Marie Swan, vuoi sposarmi?» E così, fece la fatidica domanda.
Sentii il cuore andare in mille pezzi.
Sgretolarsi completamente.
Non sapevo cosa dire, non sapevo come rispondere.
«I-io», poi acquistai un pò di lucidità. «Non posso. Edward mi dispiace, ma non posso». Decretai, alzandomi.
Corsi verso il cancello, e uscii in fretta in furia.
Lacrime amare mi rigavano sul volto.
Un sorriso tirato si posava sulle mie labbra.
«Taxi», urla, con la voce strozzata dal pianto.
Entrai, non degnando l'autista di uno sguardo.
«Dove andiamo?» Chiese, fissandomi dallo specchietto.
«Aereoporto», torno a Forks.


_____________________



Ragazzi scusate ma non riesco a rispondere alle vostre recensioni. Giuro che stasera troverete le risposte, proprio in questo capitolo.
Kiss!


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Capitolo 12
*** Dodicesimo Capitolo. ***


Dodicesimo Capitolo

Tre volte.
Erano tre volte che bussavo fuori a questa stramaledettissima porta.
«Un attimo», sentii urlare.
Povero Charlie, stava dormendo.
Cosa ovvia, erano le cinque della mattina.
Sentii la porta aprirsi con un click, e mio padre, in pigiama e con un cappello stile 'sette nani', si piazzò dinnanzi a me. «Isabella?» Chiese stupito, sgranando gli occhi.
«Papà», sussurrai, con le lacrime agli occhi.
Poche ore fà ero a cena, con la famiglia e Cullen e adesso?
Ora ero di nuvo a casa mia, a Forks.
Ancora ero sulla porta, finchè Charlie mi prese per le spalle e mi portò dentro, appoggiandomi sul divano.
Cavolo, mica ero una bambina.
«Cos'è successo? Il dottor Cullen ti ha fatto qualcosa?» Domandò subito allarmato.
Bè, in fondo era lo sceriffo di Forks.
«N-no non mi ha f-fatto niente. Però ora v-vado in camera m-ia», riuscii a dire, fra i singhiozzi.
Mi alzai, e mi diressi verso le scale.
La camera era come la ricordavo, Charlie non aveva toccato niente.
Ma mancava tutto: i miei vestiti, tutti gli accessori e le cianfrusaglie che mi ero portata a Londra.
Chissà come avrei fatto per riprenderle.
Come 'pigiama' indossai la camicia di Charlie, avevo solo quella.
Mi feci una doccia bollente, ed andai immediatamente a letto.
La pioggia che cadeva fitta fuori dalla finestra.
Il lenzuolo che mi copriva.
Quella camicia scomoda.
«Ma che cazzo ho fatto?» Sussurrai a me stessa, portando le mie mani sulla faccia.
Era stato l'istinto a scegliere per me, in quel momento.
E gli avevo detto di no.
Avevo detto di no ad una vita splendida.
Avevo detto di no ad una promozione di lavoro a Londra.
Avevo detto di no a Edward.
L'unico senso della mia vita.
Ed ora ero qui, nel mio letto, da sola.
E forse lui era a casa nostra, oppure per consolarsi stava scopando con una delle sue troiette.
Ed io dovevo pure sposarlo?
No, non l'avrei mai fatto!

«Mi spieghi perchè sei tornata a Forks?» Chiese mio padre, mentre si infilava il cucchiaio con dei cereali sopra in bocca.
«Papà non è successo niente di che! Volevo tornare a casa, punto e basta. La vita a Londra non mi piace», finii adirata.
Ero tornata a Forks per restarci.
Finita la colazioni mi buttai sul divano, prendendo il mio cellulare ed accendendolo.
Appena ero salita sull'aereo l'avevo spento, e così era rimasto.
Non feci in tempo a spingere il tasto dell'accensione, che fui invasa da mille messaggi, sia vocali che scritti.
Decisi di leggere prima quelli scritti.

Alice:
Mi spieghi che diamine ti è preso? Lo amavi così tanto! Appena leggi chiama.

Alice:
Allora?? Capisco se non vuoi parlare con lui, ma con me? Bella, mi sto seriamente preoccupando.

Alice:
Se entro domani pomeriggio non sento la tua voce prendo il primo aereo per Forks.

Mi bloccai un secondo.
Come faceva a sapere che ero a Forks?
Ci mancava solo questa...

Rosalie:
Ho saputo quello che è successo. Mi dispiace, ma ti avevo avvertita.

Ecco, ora ci mancava soltanto la ragione di Rose.

Rosalie:
Bella, sono Emmett. So che Edward ti ha raccontato tutto, e so che ha corso con i tempi, con questa proposta di matrimonio, ma lui ci tiene davvero a te. Non lasciartelo scappare.

Oddio, Yoghi che faceva commenti sulla relazione fra me ed il suo ex migliore amico.
Finalmente i messaggi erano finiti.
Passai a quelli vocali, dove il mio cuore perse un battito.

Edward:
Perchè te ne sei andata? Ne potevamo benissimo discutere insieme. Lo sai che ti amo, e se non eri pronta potevi parlarmene apertamente.
Io sono qui, ad aspettarti.
Ti amo.

Presi un bel respiro, e con le lacrime agli occhi richiusi il cellulare.
Non dovevo pensare a quella voce, non dovevo pensarlo!
Presi il telecomando, ed accesi la tv.
Orgoglio e pregiudizio, Cime Tempestose, Moulin Rouge...
Spensi immediatamente la televisione, e buttai violentemente il telecomando a terra.
Decisi di chiamare Alice, tanto valeva sentirla, prima di ascoltare altre minacce da parte sua.
Composi il numero, e dopo solo due squilli rispose.
«Mi spieghi che fine hai fatto?» Disse adirata.
«Ciao anche a te Alice, come stai?» Chiesi sarcastica.
Anche se il sarcasmo c'entrava ben poco in quel momento.
«Non fare la stupida. Perchè te ne sei andata in quel modo?» Domandò, poi la sentii bisbigliare.
«Alice», urlai arrabbiata. «Edward è lì con te?» Finii.
Solo pronunciare il suo nome mi faceva male.
«Si», rivelò, in tutta tranquillità.
«Non me lo passare, non me lo passare!» Dissi, continuando a ripetere quelle parole.
«Non ti preoccupare. Allora? Perchè te ne sei andata?» Ecco, ora era arrivato il momento della verità.
«Alice non lo so. Però appena mi ha chiesto se volevo sposarlo tutta la mia vita mi è passata davanti. Come posso stare con uno che due giorni prima andava a letto con tre persone diverse al giorno? Non posso!» Ripensai alle mie parole.
In fondo Edward era stato dolce e carino con me.
Ed io continuavo a criticarlo.
Dopo pochi istanti di silenzio, parlò lei.
«Torni?» Chiese, sicura di sè.
«No. Ti prego, cerca di spedirmi tutte le mie cose, e vai all'ospedale, per farti dare le carte delle dimissioni. Dì al dottor Denali che sono dovuta tornare immediatamente a Forks... E dì a Edward di non cercarmi mai più. E' finita». Con quelle parole stavo rassicurano più me stessa che lei.
«Va bene. Ciao Bella», attaccò, senza lasciarmi il tempo di salutarla.
Oramai era finita, davvero.



__________


Scusate il ritardo, ma ho avuto da fare *-* Spero che il capitolo vi sia piaciuto... Però non posso dirvi altro.
Recensioni:
LadySile: No, non la insegue T.T Mi dispiace, ma non posso dirti altro *-* Continua a seguirmi, gli aggiornamenti non tarderanno ad arrivare :) Un bacione :*
Lau_twilight: Bè, non c'è un motivo preciso. Forse è stato Ed a correre troppo con i tempi T.T Un bacione :*
Lena89: Eheheh. Allora dovrai aspettare ancora un pò.. Un bacio :*
mine: No, no hai letto benissimo... Spero che non sei diventata già pazza ù.ù Un bacio :*
ClaryCullen: Bè, il perchè non si sa di preciso. E credo che non si saprà mai... Un bacione :*
Ed4e: Si, ci sarà rimasto di merda ashuashua. Con la faccia da pesce lesso che si ritrova ù.ù Vabbè... Un bacione :*
marty_95: Non posso dirti niente, però non ci sei vicini -.- Un bacio :*
Isabella v: Ok! Però prima fai la fila va bene? Un bacio :*
Sabry87: No, Eddy non ferma proprio nessuno -.- Un bacione :*
barbyemarco: E' ovvio che è a lieto fine ;D Un bacione :*
Bella_kristen: Al più presto no, ci sarà ancora da penare *-* Un bacio :*
shasha5: Vabbè, in questo capitolo non si capisce un granchè... Un bacio :*
Michelegiolo: Grazie mille per i complimenti e si, Bella è andata fuori di testa ù.ù Un bacione :*
__cory__: Graaaazieee! Scoprirai tutto leggendo ù.ù Un bacione :*
mieme: No, non la segue... Un bacio :*
RenEsmee_Carlie_Cullen: Nuoovaaa Faaaan *-* Però non posso dirti niente -.- Un bacio :*
S1lv1a: Non te lo posso dire :) Un bacione :*
stezietta w: No, nessun virus T.T Anche Bella avrà le sue ragioni... Un bacione :*

Ringrazio le 133 persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 108 tra le storie seguite e le 33 tra gli sutori preferiti!


Le mie FanFiction:
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La vita, in un soffio.(Twilight)
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La Controfigura(Kristen Stewart, Robert Pattinson)

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Capitolo 13
*** Tredicesimo Capitolo. ***


Tredicesimo Capitolo

«Dottoressa Swan?» Chiese Carlie, impegnata a leggere varie scartoffie.
«Carlie». Salutai.
Era un'anziana donna, aveva su per giù sessant'anni, ed era la segretaria dell'ospedale di Forks.
«Come mai è qui?» Domandò, mentre si sistemava meglio gli occhiali sul naso.
«Dovrei parlare con Michael». Già, Michael.
Il direttore del nostro piccolo ospedale.
Dovevo parlare con Michael, per chiedergli se poteva farmi tornare a lavorare.
«Certo. E' nel suo studio, vada pure». Finì, indicandomi la strada.
Come se non la conoscessi a memoria.
«Arrivederci», salutai, mentre mi dirigevo verso lo studio di Michael.
Una volta arrivata fuori alla sua porta bussai.
«Avanti», sentii, mentre aprivo.
Era tutto come al solito.
La scrivania piena di carte, tre telefoni dinnanzi a lui, paia di occhiali diversi.
«Bella?» Chiese, sgranando gli occhi.
«Si, proprio io», sussurrai, mentre lo vedevo alzarsi.
«Vieni qui e abbracciami! Come stai? Sei vanuta trovare il tuo vecchio ospedale?» Domandò, accogliendomi in un abbraccio stritolatore.
«Tutto bene! Ti dovrei parlare". Rivelai, staccandomi da lui e guardandolo negli occhi»
«Dimmi», disse.
Aveva capito quasi tutto, in una sola occhiata.
Mi sedetti sulla poltrona di pelle. «Cos'è successo?» Chiese sospirando.
Presi un bel respiro.
«E' complicanto, ma ora non posso proprio spiegartelo. Me ne sono andata da Londra... C'è ancora un posto per me?» Domandai, rosicchiandomi un'unghia.
Sperai vivamente che nessuno avesse preso il mio posto.
«Signorina Swan, deve ritenersi molto fortunata, perchè in questi due mesi ancora non ho trovato un dottore». Sospirai, ed accompagnai il tutto da un sorriso.
«Grazie!» Dissi, mentre mi alzavo.
«Bella, vai a casa, riposati. Ti telefonerò io, quando dovrai iniziare a lavorare». Annuii mentre uscivo.
E dovetti ringraziare mentalmente il mio ex marito Michael, perchè sapeva che sarei tornata.


«Pronto?» Risposi al telefono di casa.
Nemmeno ero entrata che aveva iniziato a squillare.
Stavo impazzendo.
«Casa Swan?» Chiese una voce troppo familiare.
«Angela?» Dimandai, stupita.
«Oh Bella! Come stai? Qui siamo tutti in pensiero! Ci manchi da morire», che cara donna.
«Benissimo. Sono dovuta tornare a Forks per varie... Ecco per varie faccende e penso di restarci. Oh, salutami tutti, e dì che mancano anche a me». Era la verità.
La pura e semplice verità.
«Verrai a trovarci?» Chiese, con la voce impastata dal sonno.
Aveva fatto il turno di notte, sicuramente.
Ed ora cosa le dicevo?
«Non lo so. Intanto Alice mi sta spedendo tutte le mie cose». Finii.
Caspita, volevo cambiare discorso.
«Ok». Ed accompagnò il tutto da uno sbadiglio.
«Angela, hai fatto la notte?» Chiesi, nascondendo un sorrisino.
«Si, ed è stata atroce. Abbiamo perso un paziente». Disse, con voce triste.
Era sempre così, quando succedevano questi episodi.
«Lo conosco?» Domandai.
Sperai di no.
«Penso di si. La bambina, Anastasia». Finì.
Sentii la terra mancarmi da sotto i piedi.
Conoscevo quella bambina, benissimo.
Mi sedetti su una sedia, con le gambe tremolanti.
«E' morta?» Chiesi, con la voce spezzata.
«Si Bella. E' arrivata qui troppo tardi». Rivelò.
Sospirai pesantemente, prima di riagganciare.
«Devo andare. Ci sentiamo va bene?» Chiusi la conversazione.
Non diedi ad Angela nemmeno il tempo di salutarmi, perchè mi buttai pesantemente sul divano.
Anastasia.
Era in cura da me, ed ora era morta.
E se ci fossi stata io al Western Eye Hospital quella notte?
Sarei riuscita a salvarla?
Non potevo dare la colpa ad Angela, ma non dovevo prendermela neanche con me stessa.
Presi un bel respiro, e chiusi gli occhi.


«Dammi una buona ragione per la quale hai chiamato!» Urlai.
Stavo dormendo così bene e pesantemente che lo squillo insistente del cellulare mi aveva svegliata.
«Sono io». Edward.
Presi un pò di lucidità, mi alzai, strofinai gli occhi e risposi: «Ciao».
Brava Bella! Un'altra cosa non la potevi dire?
Del tipo: mi dispiace, ti amo anch'io.
Oppure: sono già stata sposata, con un dottore e proprio non me la sentivo.
Ma non temere, ti amo ancora!
Brava stupida!
«Non ti preoccupare, volevo solo avvisarti di una cosa. E' morta la bambina che avevamo in cura. Mercoledì pomeriggio ci sono i funerali, se ci tenevi puoi anche venire». Finì.
Nella sua voce notai una nota differente.
Forze tristezza?
Bè, perchè era triste?
Certo, la sua fidanzata l'ha abbandonato quando lui le ha fatto la proposta di matrimonio, la bambina che ha in cura è morta a soli quattro anni.
Perchè deve essere triste?
«Non lo so», rivelai.
Ci volevo andare, ma era troppo dura.
«Non ti preoccupare, non ti darò nessun fastidio. Se vuoi non mi farò nemmeno vedere». Oddio.
Cavolo, io avevo bisogno di vederlo.
Io dovevo vederlo.
Io volevo vederlo.
«Va bene. Ciao Edward». Così riattaccai.
Oramai era diventata un'abitudine attaccare in faccia alla gente.
Scusami amore, ma dovevo farlo.


«Parti?» Chiese Charlie, mentre mettevo dei soldi nella borsa.
«Devo tornare a Londra per sbrigare alcune faccende. Non ti preoccupare, torno». Si, sarei tornata.
«Va bene». Finì, mentre prendeva una lattina di birra dal frigo.
«Ciao papà. Ci vediamo dopo domani». Avrei preso il primo volo per tornare a Forks.
Aprii la portiera del mio amato Pick - Up e ci salii sopra.
La strada per Port Angeles non era molta, ma con il mio mezzo il tempo fù raddoppiato.
Una volta arrivata corsi al check in.
«Signorina dov'è diretta?» Chiese una donna.
Era giovane, avrà avuto si o no una ventina d'anni.
«Londra». Decretai.
Ma torno, non si preoccupi.


________


«E in memoria di Anastasia Jane Smith suo fratello leggerà una lettera». Quella cerimonia era straziante.
Vedere tutte quelle persone radunate lì, per una piccola bambina di quattro anni.
Le lacrime scendevano da sole.
E non solo per quello.
Dovetti ringraziare quella bambina.
Era stata tutta opera sua.
Io ed Edward avevamo litigato la prima volta, insieme ad Anastasia.
Ci eravamo riappacificati, davanti a quella bambina.
Esclusivamente grazie a lei.
La cerimonia era quasi finita, per fortuna.
Quando tutti se ne furono andati - compresi i genitori -, rimasi qualche minuto lì, da sola.
Posai un piccolo fiore che avevo un mano su quella lapide, per poi allontanarmi.
Nemmeno due passi che due braccia ed una figura marmorea mi abbracciò da dietro.
Edward.


________


Non uccidetemi! Scusate se non posso rispondere alle vostre recensioni, ma sono stracolma di compiti e sto aggiornando anche di nascosto a casa di una mia amica T.T
I miei mi hanno sequestrato il pc finchè non avrò finito le trenta equazioni di matematica ù.ù
Ve lo giuro, ce la sto mettendo proprio tutta!
Alla prossima, kiss :*

P.s: Ricordate che nel week - end non aggiorno mai.


Le mie FanFiction:
In Corso:
Western Eye Hospital(Twilight)
Isabella. The Return.(Twilight)
Concluse:
Isabella.(Twilight)
La vita, in un soffio.(Twilight)
Come What May(Twilight)
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Capitolo 14
*** Quattordicesimo Capitolo. ***


Quattordicesimo Capitolo

Mi girai di scatto, e lo abbracciai.
Con foga, con rabbia, con affetto e con amore.
Già, perchè io l'amavo ancora.
E come una dodicenne scoppiai a piangere tra le sue braccia.
Prima per Anastasia, e poi per noi.
Tutta colpa mia, avevo mandato tutto all'aria.
«Shh, va tutto bene», disse accarezzandomi i capelli.
Tutto bene forse per lui, perchè a me non ne andava mai una giusta.
O forse ero io che non ne facevo mai una giusta.
Sicuramente.
Dopo un pò smisi di singhiozzare, ma non volevo scostarmi da lui. «Andiamo nella mia Volvo», decretò infine.
Forse perchè aveva cominciato a piovere, ma io non ci feci caso.
Lo seguii, ancora attaccata a lui.
Ero diventata una cozza!
Mi aprì la portiera e mi fece entrare, lasciandomi sola per un secondo.
Perchè quello dopo, arrivò al mio fianco e mi cinse nel suo abbraccio. «Come stai?» Chiese amorevolmente.
Lui doveva insultarmi, lasciarmi lì da sola ... invece che faceva? Cercava di consolarmi.
Ero io che dovevo chiedergli scusa.
«Male», biascicai, mentre mi staccavo.
Era un dolore fisico abbandonarlo, ma dovevo farlo.
Restammo pochi minuti in silenzio, finchè lui non lo ruppe: «So tutto», disse.
Ma in quel preciso istante, non capii di cosa parlasse.
«Eh?» Chiesi, mentre mi asciugavo le lacrime con un fazzoletto.
«So che sei già stata sposata ... con un dottore», finì.
Presi un bel respiro, e lo fissai.
«Com-», non riuscii a finire la frase.
Come diamine faceva a sapere tutto?
Ne eravamo a conoscenza solo io e mio padre.
Ecco ... Charlie. «Mio padre?» Chiesi infine.
Lui annuì solo.
Ma guarda tu, questo traditore.
«Non l'ha detto a me, ma ad Alice». Disse Edward, fissando fuori dal finestrino.
«Quando?» Domandai, mentre io fissavo fuori dal mio finestrino.
«Quando ti ha chiamata a casa. Ha parlato con Charlie, lei le ha raccontato tutto e così tuo padre ha raccontato la tua storia ad Alice ... Lei l'ha detto a me, così io non ti ho cercata. Ti ho dato il tempo necessario per pensare». Finì, mentre si girava per fissarmi. «Perchè non mi hai detto niente?" Domandò.
Ed io, come una pessima stupida abbassai lo sguardo.
«Perchè avevo paura di essere felice, di nuovo. Il mio primo matrimonio è stato bellissimo, proprio come i primi tempi con te. E poi è finito tutto, da un momento all'altro. Pensavo che mettermi con te sarebbe stato diverso, che non avresti mai chiesto di sposarti ... ma mi sbagliavo. Edward, io voglio sposarti ma ho paura». Finii accompagnando il tutto da un bel respiro.
Gli avevo detto la verità.
Per la prima volta in vita mia avevo detto la verità a qualcuno.
«Come fai ad avere paura di me? Bella cavolo ... qualche volta posso esser stato stronzo, ma quante volte ti ho ripetuto di amarti alla follia? Quante? Potevi benissimo prlarmene, io ti ho raccontato tutto su di me». Disse, fissandomi.
«Non ho paura di te, ma avevo paura del nostro futuro. E se un domani mi aversti lasciata, per una più bella di me? Io cos'avrei fatto?» Chiesi, gesticolando con le mani.
Lui rise, e prese le mie mani fra le sue. «Ti faccio ridere eh», la mia non era una domanda, ma una costatazione.
«Sei una stupida. Fino a ieri ero quello che andava a letto con tre persone diverse al giorno poi sei arrivata tu e tutto è cambiato. Perchè ti ho chiesto di sposarmi? Perchè ti amo! Bella tu sei tutta la mia vita, sei il mio oggi ed il mio domani. Cosa credi che abbia fatto in questi due giorni? Sono stato chiuso a casa senza andare a lavoro, chiedendomi su cosa avevo sbagliato». Rivelò.
Una lacrima silenziosa scese sulla mia guancia, e Edward la catturò con la bocca. «Ti amo. Lo vuoi capire che per me ci sei solo tu?» Sussurrò al mio orecchio, provocandomi brividi lungo la schiena.
«Scusa», biascicai, mentre le lacrime s'impossessarono nuovamente di me.
«Non ti ho mai incolpata di nulla», disse, mentre posava le sue labbra sulle mie.
Un bacio casto, che durò pochi secondi.
Ed ero contenta così, perchè non volevo andare oltre.
«Andiamo a casa», sussurrai, mentre intrecciavo la mia mano con la sua.
Vidi un comparire un sorriso sulle sue labbra, per moi mettere in moto la Volvo.


«Posso fare da testimone?» Chiese Alice, con occhi supplichevoli.
«Alice, non ci sposiamo», ribadì Edward, prendendo la mia mano fra la sua.
Aveva detto che potevamo aspettare tutto il tempo del mondo, almeno io - potevo - aspettare.
E l'avrei fatto, perchè non ero pronta per un'altro matrimonio.
«Quanto siete petulanti!» Disse lei, fissandomi e dirigendosi verso le scale.
Eravamo a casa Cullen, dopo che avevo fatto le mie scuse a tutta la famiglia.
Per il mio comportamento adolescenziale e stupido.
Esme aveva detto che non c'erano problemi, e che sapeva che io e suo figlio eravamo fatti per stare insieme.
Carlisle mi aveva regalato un bellissimo sorriso, supplicandomi di tornare all'ospedale.
Ma non ne ero tanto sicura.
Ritornare in mezzo alla quella mandria di sprovveduti ... oltre a Edward, Carl, Jazz e Angela.
Poi c'era Rose.
Avrei dovuto fare un bel discorsetto anche con lei.
Feci un bel sospiro.
«C'è qualcosa che non va?» Chiese Edward, fissandomi allarmato.
«No, niente», sussurrai, intrecciando la mia mano con la sua.
Sempre dolce e premuroso.
«Ti vedo strana», disse, assottigliando gli occhi.
Strana? No, non ero strana.
Ero felice.
Per la prima volta in vita mia ero felice.
«Sono felice, non sono strana», rivelai, guardando davanti a me.
«Lo sono anche io. Da quando ci sei tu sono sempre stato felice».
Chissà quello che aveva passato quando me ne ero andata.
L'avevo lasciato solo, e non gli avevo dato nessuna spiegazione logica.
«Andiamo a casa?» Chiesi, mentre consultavo il mio orologio.
Erano ben tre ore che eravamo seduti intorno al tavolo dell'enorme salone.
E io non potevo più.
Uno: perchè dovevo sgranchirmi le gambe.
Due: perchè dovevo tornare a casa.
Tre: perchè volevo Edward.
E quest'ultima cosa proprio non poteva aspettare.
«Si, salutiamo gli altri», decretò, alzandosi.
«Ok».
Una volta salutata tutta la famiglia Cullen entrammo nella Volvo.
«Cosa facciamo?» Chiese, sbattendo le mani sul volante.
«Casa?» Domandai titubante.
«Sei diventata proprio come me», disse, mentre metteva in moto.
Aggrottai le sopracciglia.
«Come te?» Chiesi, non capendo di cosa stesse parlando.
«Si ... una pervertita», presi un bel respiro e mi accasciai meglio sul sedile.
Mi conosceva troppo bene.


_________

Mi scuso immensamente per il ritardo, ma ora che è iniziata la scuola sarà sempre così T.T
Lo so, dispiace anche a me, ma se non studio è finita -.-
Chiedo umilmente scusa, ma credo anche che da oggi in poi non riuscirò a rispondere più alle vostre recensioni :[
Mi perdonate?
Se avete domande dirette da fare, scrivetele lo stesso, vi risponderò via e - mail.
Per chi non lo sapesse, ho pubblicato una nuova storia *-*
Baci :*


Le mie FanFiction:
In Corso:
Una ragione per vivere(Twilight)
Western Eye Hospital(Twilight)
Isabella. The Return.(Twilight)
Concluse:
Isabella.(Twilight)
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Capitolo 15
*** Quindicesimo Capitolo. ***


RISPARMIO LE NOTE PER LA FINE.
ANCHE SE SONO SICURA CHE QUESTO CAPITOLO NON SARà DI VOSTRO GRADIMENTO.




Quindicesimo Capitolo


«Dottoressa Denali», salutai, mentre mi infilavo il camice.
Già, ero tornata al Western Eye Hospital.
Sotto costrizione di Edward, e consiglio di Carlisle.
Appena tornata Rosalie mi fece le sue scuse, che accettai volentieri.
In fondo lei non aveva fatto niente di male, ero stata io l'incoscente.
«Swan», ricambiò lei, fissandomi con disprezzo.
Le avevo rubato il suo giocattolino, era ovvio che mi odiasse.
Invece il dottor Denali era stato molto contento nel vedermi, di nuovo.
Chiusi l'armadietto con un tonfo assurdo, e mi diressi verso l'uscita.
Ennesima giornata di lavoro.
Non feci in tempo ad uscire, che un tornado m'investì a pieno.
«Amore visita tutti quei pazienti», disse Edward, porgendomi una cartellina.
Sbuffai.
Uno perchè lui doveva eseguire tutte le operazioni più importanti e difficili, due perchè mi chiamava amore.
Il mio cuore sussultava ogni volta, ma non volevo smancerie del genere sul lavoro.
Lui lo sapeva, e continuava a farlo.
«Tu che fai?» Minaccia, puntandogli un dito contro.
Mi regalò un sorriso splendido ... inutile dire che avrebbe avuto una giornata a dir poco interessante.
Io no.
«Dai non te la prendere» pregò, facendo gli occhioni dolci. «Non è colpa mia se il capo mi adora», finì.
«O la figlia del capo», sussurrai, irritata.
Lui sbuffò, dandomi un bacio sulla guancia, mentre si dirigeva verso la sala operatoria.

«E' solo una bronchite, basta che prenda queste pasticche per la prossima settimana», dissi, mentre finivo di scrivere la ricetta.
Non riuscivo a capire le persone.
O venivano per stupide scemenze, o se c'era qualcosa di grave se ne stavano a casa.
Pensai ad Anastasia.
La sua malattia, curabile. Ed era arrivata troppo tardi.
Mi ridestai dai miei pensieri, mentre passavo la ricetta al signore che mie era seduto dinnanzi.
Lui mi ringraziò, lo accompagnai alla porta ed uscii.
Per ora le visite rituali erano concluse ... finchè non sarebbe arrivata una nausea, o un mal di pancia.
Mi stiracchiai le gambe, e mi diressi verso la macchinetta.
Un bel caffè non poteva farmi che bene, anche se erano le dieci della mattina e fra meno di quattro ore avrei finito il mio turno .
«Bella», salutò Jasper, con un sorriso sornione.
Non so perchè, ma ogni volta che lo vedevo la calma mi invadeva.
Era sempre felice, e spensierato.
Alice doveva ritenersi contenta, ad avere un uomo del genere al suo fianco.
«Jazz», ricambiai, mentre mettevo ottanata centesimi nella macchinetta.
Anche al personale, rubavano i soldi.
«Come va?» Chiese, mentre sorseggiava il suo caffè.
Mi girai per fissarlo meglio.
Non mi ero mai soffermata molto su Jasper, assomigliava molto a Rosalie.
Lo stesso colore dei capelli, e anche degli occhi.
Erano veramente belli.
«Tutto bene, anche se mi annoio. Visite a destra e a sinistra», rivelai, prendendo il mio bicchierino. «Te invece?» Chiesi.
Lui mi fissò, sospirando.
Già, eravamo proprio nella stessa situazione.
«Con Edward come va?» Domandò, mentre buttava il bicchierino di plastica.
«Direi tutto bene, anche se le sue giornate lavorative sono molto più interessanti delle nostre», continuai, girando il caffè con il bastoncino.
Jasper mi regalò un sorrisino ... in quel momento volevamo essere al posto di Edward.
Mentre tiravo un sospiro le porte principali si aprirono con un tonfo, e con un sorriso io e Jasper accorrevamo sul posto.
Si, la giornata sarebbe cambiata.
«Cos'ha?» Chiese Jazz, togliendo con forza la cartella clinica in mano ad un'infermiera.
«Ha un tumore hai polmoni», disse lei, con l'affanno «da molto, ha avuto un brutto attacco». Finì.
Guardai l'uomo sul lettino.
Lo fissai.
Fissai Jasper quasi con le lacrime agli occhi.
Emmett.

«E' mio marito! Ho il diritto di entrare», sbraitò Rose.
Il viso arrossato.
Gli occhi gonfi.
Aveva pianto, fin troppo.
«Non puoi. Devi rimanere qui! Dentro ci sono i migliori medici! Il dottor Denali, Carlisle, Edward! Ora entra anche Bella! Dio Rose!» Urlò Jazz di rimando.
Io ero rimasta fuori con lei, consiglio che mi aveva dato Edward.
«Oddio», sussurrò lei, mettendosi le mani sulla testa, e sedendosi su una sedia.
Quello non era il nostro posto, noi dovevamo stare lì dentro ... insieme a lui.
Appena Rose era entrata l'avevano buttava fuori, quasi con violenza.
Non doveva entrare, non doveva vedere.
«Allora?» Chiese Alice, entrando con il respiro affannato.
«Niente», sussurrò suo marito, accogliendola tra le sue braccia.
Mi guardai intorno.
Quelli erano tutti i veri amici di Emmett, di Edward ed io non c'entravo un bel niente.
Non c'entravo niente, ma sapevo tutto.
E loro no.
«Ma com'è successo?» Domandò Alice, fissando prima me e poi Jazz.
Negammo con la testa, per dire che non eravamo a conoscenza di niente.
Ma io mentii.
Sapevo tutto.
E mentivo a loro, proprio i miei migliori amici, alla mia cognatina.
Ero un mostro.
Si, proprio un mostro.

Erano passate tre ore.
Più volte ero entrata per assicurarmi che le condizioni di Emmett non fossero peggiorate, ma rimanevano sempre uguali.
Stava male.
Non migliorava, nè peggiorava.
«Niente! Più di tre ore che siamo qui fuori e non sappiamo niente!» Sussurrò Alice, cingendo Rose per le spalle.
Nessuno poteva immaginare come si sentisse in quel preciso momento.
Mi sedetti vicino a Jazz, ed appoggiai la testa sul muro.
Dovevamo aspettare, solo aspettare.
Aprii di scatto gli occhi, quando Edward uscì dalla porta, togliendosi i guanti.
Tutti scattammo dinnanzi a lui, anche se la sua faccia non mi piaceva per niente.




NON è SCRITTO PROPRIO COME L'IMMAGINAVO, MA ACCONTENTATEVI ù.ù
NO, STO SCHERZANDO, MA QUALCHE COLPO DI SCENA CI DOVEVA STARE.
NON POSSO ANTICIPARVI NIENTE, E NON SO NEMMENO QUANDO CI SARà IL PROSSIMO AGGIORNAMENTO.
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, A ME NO.
SE DOVETE FARE DELLE DOMANDE, NON ESITATE. O RISPONDERò PER E - MAIL O QUI ^^
GRAZI A TUTTI, GONGOLO DI GIOIA QUANDO LEGGO OGNI VOSTRA RECENSIONE!


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Capitolo 16
*** Sedicesimo Capitolo. ***


Come sono arrivata fin qui? Non lo so neanche io, anche perchè sto cercando di risistemare i capitoli delle altre FanFiction. Come avrete letto in 'Una ragione per vivere' le ho perse tutte. Ce la sto mettendo tutta, ed ecco a voi l'ultimo capitolo. Ci sarà l'epilogo e poi FINE.


Sedicesimo Capitolo


Venerdì 10 Settembre,  ore 12.45
«Dimmi che sta bene» supplicò Rose, con le lacrime agli occhi, catapultandosi dinnanzi a Edward.
Lui continuava a rigirarsi le mani, non sapeva cosa dire, era in difficoltà.
Poi prese un bel respiro: «Non sta bene, ma neanche male. E' in coma».
Con quella sola frase si era tolto un peso enorme, e lo sentivo.
Cercò il mio sguardo, che io non gli negai.
I suoi occhi erano lucidi - segno che qualche lacrima l'aveva versata anche lui -.
E come potevo non compatirlo? Tutti e due eravamo a conoscenza della verità, ma non potevamo parlare, dire una sola parola.
Sicuramente anche Jasper era a conoscenza delle condizioni di Emmett, l'aveno detto appena era arrivato all'ospedale 'tumore ai polmoni'.
Rose versò qualche lacrima, mentre entrava in silenzio verso la camera 112, seguita da Alice e Jasper.
Io non volevo entrare.
O forse non dovevo entrare.
Nella mia testa ronzava sempre una sola domanda: cosa c'entro io con tutto questo? Però dovevo tenerla dentro di me.
Se l'avessi esternata Edward avrebbe trovato milioni di cause, per cui io c'entravo benissimo in tutto quello.
Già aveva rischiato una volta perdendomi, non potevo compiere di nuovo lo stesso errore.
Mi si avvicinò piano, e mi abbracciò.
Rimasi stupita, quanto sorpresa.
Non era la prima volta che mi abbracciava, ma questa volta era diverso.
Pieno di sentimenti, quasi risentito.
Non era un abbraccio per dimostrarmi quanto mi amava, era un abbraccio per sapere che qualcuno c'è, vicino a te.
Ricambiai la stretta - quasi stritolatrice -, ed appoggiai la testa sulla sua spalla.
Non so per quanto tempo rimanemmo così, ma quando sentii delle lacrime scendere per la mia schiena decisi di staccarmi, per guardarlo negli occhi.
Non l'avevo mai visto piangere.
E questa era la prova che ci teneva davvero al suo amico.
Presi il suo viso fra le mani, e gli asciugai quelle poche lacrime che gli erano rimaste, per poi lasciargli un bacio a fior di labbra.
«Vado da Emmett», disse, mentre annuivo.

Qualche ora dopo ...

Fare il medico è sempre stata la mia passione, fin da quando ero bambina.
Mio nonno esercitava la mia stessa professione, ed io - ogni volta che ne avevo tempo - andavo a trovarlo sul posto di lavoro.
Certe volte mi incaricava come sua 'aiutante', dovevo passargli garza e fasce ed il materiale necessario.
Diciamo che l'ospedale è stato la mia seconda casa.
Le quattro mura che ti circondano, bianche e blu, o certe volte bianche e giallastre.
Quelle del Western Eye Hospital sono bianche e blu chiaro.
L'atrio, gli uffici, il mio studio e le stanze.
Ho imparato ad amare questi colori spenti, qualche volta anche tristi, ma ora era tremendamente difficile.
Non mi ero mai fatta problemi ad entrare in un reparto, in una sala operatoria, a trovare un paziente che aveva bisogno di aiuto o solo di parlare.
Ma ora non volevo entrare.
Odiavo quell'ospedale, odiavo quelle stanze tristi.
Odiavo tutto, perchè stavo andando da Emmett.
Rosalie era stata attaccata ad Emmett per più di due ore, finchè Alice e Edward non la costrinsero ad uscire, non poteva rimanere ancora.
Jasper invece era entrato per pochi minuti ... poi era subito uscito.
L'espressione nel suo viso era serena, oserei dire quasi felice. Ma forse era tutto frutto della mia immaginazione.
Alice invece appena uscita aveva detto che Emmett si sarebbe svegliato, nell'arco della giornata. Ne era pienamente sicura, e determinata.
Non l'avevo mai vista così. Forse diceva queste cose per convincere Rosalie, o per autoconvincere proprio se stessa.
Ora erano tutti nel bar, ed io ne avevo approfittato per entrare.
Mi sembrava strano, ed ora - ai miei occhi - quell'ospedale era macabro.
Feci leva sulla maniglia, ed entrai in punta di piedi, come per paura di svegliarlo. Si, perchè dormiva. Alice continuava a ripeterlo: Emmett dorme, sta soltanto riposando.
Presi la sedia che era in un angolo, accanto alla finestra e l'avvicinai al capezzale di Emmett. Mi ero preparata una raffica di parole, mille lacrime da versare, ma non facevo altro che fissarlo.
Senza dire una parola. Presi le sue mani fra le mie, e le strinsi forte.
Forse poteva sentirmi, doveva sentirmi.
«Emmett ...», sussurrai, con la voce strozzata dal pianto. Si, le lacrime avevano cominciato ad uscire, senza fermarsi. Ed era bastata soltanto una parola.
Strinsi spasmodicamente le sue mani, non avevo la forza, non potevo farlo.
Stavo per alzarmi, quando la porta si aprì, rivelando la figura minuta di Alice.
«Sei qui», disse sottovoce, mentre si avvicinava. Io ero rimasta nella stessa posizione: schiena dritta, lacrime che non cessavano di scendere e le mani strette fra quelle di Emmett. «Ti cercavamo», finì, mettendo una mano sulla mia spalla, come per confortarmi. Ma non c'era proprio niente da fare, io lì, mi sentivo sempre più estranea. «Bella si riprenderà», disse decisa.
Mi girai di scatto, fissando Alice, anche se con la vista appannata.
«Si riprenderà? Ma l'hai visto Alice? E' morto!» Quasi urlai. Non volevo prendermela con lei, anzi, era l'ultima cosa che volevo fare.
Non volevo dare Emmett per morto, anche perchè era 'vivo'.
Fissavo Alice, e sentii il mignolo muoversi.
Non ero stata io.
Non avevo mosso un dito.
E da solo - di certo - non poteva essersi mosso.
Mi girai di scatto verso Emmett, ma era immobile proprio come prima.
Presi un bel respiro, scacciando le ultime lacrime.
«Ma morta ci sarai te», sussurrò con la poca voce che aveva, come se avesse dormito un'eternità.
Alice cadde con le ginocchia per terra, io incrociai gli con quelli marrone chiaro di Emmett. Erano aperti. Mi fissavano. Aveva parlato.
Sempre il solito Emmett.

Lunedì 13 Settembre, ore 18.08

«Mi dici dove andiamo?» chiesi per l'ennesima volta. Era il giorno del mio ventiduesimo compleanno.
E non volevo festeggiarlo.
Odiavo le feste, odiavo invecchiare.
Sembravo una vecchia babbuina, mentre Edward al mio fianco era un fotomodello.
Il mio fotomodello.
«Andiamo a cena dai miei», ripetè lui. Da quando eravamo partiti da casa non avevo fatto altro che farlgi quella domanda, e lui continuava a rispondere allo stesso modo.
«Ma non inventare balle! Lo sai che non sei capace!» Sbraitai, mi stavo davvero arrabbiando.
Lui mi fissò, sorridendo sotto i baffi.
Ecco: mi stava prendendo in giro.
«Amore ... che c'è che non va? Non vuoi andare dai miei?» Domandò, facendo gli occhioni da cucciolo.
Cavolo, sapeva che amavo quella facceta.
«No, andiamo», sussurrai, sbuffando.
Avevo ceduto, un'altra volta.

«Sorpresa!» Urlò un coro di voci, appena varcata la soglia di casa Cullen.
Come avevo fatto a non pensarci? Una festa a sorpresa!
Con una cognatina come Alice, dovevo sospettarlo sin dal principio.
Fissai tutti i presenti, scocciata ... o forse scioccata.
Rosalie con Emmett - in fase di riabilitazione, su una sedia a rotelle -, Alice e Jasper, Esme e Carlisle, Angela e Jessica ... ma mi soffermai su delle figure che erano quasi nascoste: Tanya Denali e suo padre.
Mentre tutti si avvicinavano per farmi gli auguri, trovai due secondi per parlare con Edward.
«Cosa ci fanno loro qua?» Sussurrai, cercando si non farmi sentire.
«Volevo ufficializzare la cosa in pubblico», disse risoluto.
«Eh?» Chiesi spaesata, proprio non capivo di cosa stesse parlando, finchè non si inginocchiò dinnanzi a me. Un'altra volta. Per la seconda volta.
Il silenziò calò nella sala.
«Isabella Maria Swan ... vuoi sposarmi?» Domandò, con una luce negli occhi.
Ero lì per dirgli di no, quando un 'si' sussurrato a fior di labbra mi intrappolò.
Nella mia nuova vita.




Si può andare in coma per un tumore? Si.
Le persone si svegliano dopo così poco tempo? Non lo so, non sono un medico.
Isabella ha detto di si a Edward? Si!
E' veramente finita? Manca l'epilogo. E non dico purtroppo, perchè questa è stata una delle poche FanFiction che mi è entrata dentro davvero.
Scrivere su questi personaggi è sempre bello e rilassante.
E' stata di vostro gradimento questa Fic? Non lo so, la risposta sta a voi.
Grazie di cuore.


Le mie FanFiction:
In Corso:
Una ragione per vivere(Twilight)
Western Eye Hospital(Twilight)
Isabella. The Return.(Twilight)
Concluse:
Isabella.(Twilight)
La vita, in un soffio.(Twilight)
Come What May(Twilight)
La Controfigura(Kristen Stewart, Robert Pattinson)

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