Western Eye Hospital di Tati Saetre (/viewuser.php?uid=70304)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo. ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo. ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo. ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo. ***
Capitolo 5: *** Quinto Capitolo. ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo. ***
Capitolo 7: *** Settimo Capitolo. ***
Capitolo 8: *** Ottavo Capitolo. ***
Capitolo 9: *** Nono Capitolo. ***
Capitolo 10: *** Decimo Capitolo. ***
Capitolo 11: *** Undicesimo Capitolo. ***
Capitolo 12: *** Dodicesimo Capitolo. ***
Capitolo 13: *** Tredicesimo Capitolo. ***
Capitolo 14: *** Quattordicesimo Capitolo. ***
Capitolo 15: *** Quindicesimo Capitolo. ***
Capitolo 16: *** Sedicesimo Capitolo. ***
Capitolo 1 *** Primo Capitolo. ***
Primo
Capitolo
«Preghiamo i
gentili signori di allacciare le cinture».
Seguii gli ordini
della Hostess, mi allaccia la cintura, misi la mascherina per la notte
sugli occhi e le cuffiette dell'iPod nelle orecchie.
Proprio non amavo
volare.
Ed il dottor Cullen,
mi aveva anche riservato un volo in prima classe. Era un vecchio amico
di mio padre, che un giorno era venuto a trovarci nella nostra piccola
cittadina: Forks. Era venuto al corrente che fossi una dottoressa, e
disse che ero sprecata per lavorare a Forks. Quindi mi propose un
lavoro al Western Eye Hospital di Londra. Ci pensai per più
di due settimane, ma alla fine accettai. Per quegli ultimi giorni ero
stata sulla bocca di tutti: 'La ventenne dottoressa Swan che lascia la
sua città natale'. Il dottor Cullen aveva detto che con la
mia dote non potevo continuare a disinfettare ferite di bambini, ma
dovevo fare qualcosa di meglio. E a Londra succedevano cose pazzesche.
Non ero più
nella pelle.
Mio padre Charlie
inizialmente si era opposto, poi, visto che il dottore era un suo caro
amico -e vecchio cittadino di Forks- sbollì. Mia madre
invece era stata entusiasta all'idea, lavorare in un famoso Ospedale a
Londra. 'Isabella, sei il mio orgoglio', dise quando andai a trovarla a
Phoneix. Lei vive lì, con suo marito Phil.
«Avvertiamo
i gentili signori che l'areo sta per atterrare». Disse una
voce.
Ero talmente persa nei
miei pensieri, che le due ore di viaggio volarono in un batter
d'occhio. Appena l'areo atterrò scesi, presi la mia valigia
e mi diressi verso l'uscita dell'areoporto. Il dottor Cullen aveva
mandato qualcuno a prendermi. Ma non sapevo chi fosse.
«Signorina
Swan?» Sentii chiamarmi. Mi girai e vidi un uomo sbracciarsi,
dall'altro lato dell'areoporto. Mi avvicinai.
«Sono io la
signorina Swan». Dissi, avvicinandomi a quell'uomo. Era
enorme. Sembrava un'armadio. Era almeno tre volte più alto
di me, e più grosso. Su per giù la mia testa
arrivava alla sua spalla. Aveva gli occhi verdi, e i capelli chiari.
Era proprio carino.
«Sono il
nipote del dottor Cullen. Mi ha chiesto di venirla a
prendere». Povero. Sarà stato costretto dal dottor
Cullen a venirmi a prendere.
«Mi fai
sentire vecchia, dammi del tu. Più o meno abbiamo la stessa
età, no?» Chiesi.
«Bè,
io ho ventitre anni. Tu?» Chiese lui. Ventitre anni, sembrava
più grande.
«Io venti.
Comunque piacere, Bella». Dissi, anche se sicuramente
già mi conosceva.
«Io sono
Emmett. Emmett Cullen, il piacere è tutto mio».
Disse. Emmett. Memorizzai bene il suo nome. «Dammi la
valigia», così dicendo me la tolse dalle mani. Che
gentiluomo. Iniziò a camminare e io lo seguii.
«Sei un
dottore?» Chiesi. La sua risata invase l'areoporto, si
girarono anche delle persone.
«No,
io insegno nella scuola elementare. Mia moglie è una
dottoressa». Ok, era sposato. Potevo essere più
fortunata, io? «Lavorerete insieme».
Finì la frase. Almeno avrei conosciuto qualcuno prima del
lavoro. Arrivammo davanti ad una Jeep nera, enorme. Si, quella era per
forza la macchina di Emmett. «Monta dietro, davanti
c'è mia moglie». Disse Emmett. Annuii con il capo.
Aprii la portiera, ma l'impulso di uscire si faceva sempre
più grande. Mi ritrovai davanti una dea. Io sfiguravo vicino
a lei.
«Ciao!»
Disse, allungandomi una mano.
«Ciao».
Risposi io, porgendole la mia mano.
«Sono la
dottoressa Hale, ma chiamami pure Rosalie collega». Disse
sorridendo. Almeno quando avrei cominciato a lavorare, già
conoscevo qualcuno.
«Io sono
Isabella, ma chiamami Bella». Sicuramente anche lei
già mi conosceva. Annui con il capo, e si girò
verso il suo finestrino. La sua splendida chioma bionda risaltava sotto
i raggi solari di Londra. Anche se era seduta potevo vedere il suo
corpo perfetto, le sue labbra rosse e carnose ed i suoi occhi marroni.
Era perfetta. Forse per hobby faceva anche la modella. Emmett poteva
ritenersi fortunato.
«Bella, ti
portiamo in Albergo. Domani con mio zio andrete a cercare
casa». Annuii. Per la prima volta in vita mia avrei vissuto
da sola, senza nessuno. A Forks era sempre sola, mio padre lavorava
sempre. Ma almeno sapevo che c'era. Ora invece ero proprio sola. Col
tempo ci avrei fatto l'abitudine.
«Arrivati!»
Disse Emmett. Guardai fuori dal finestrino, era il St Martins Lane
Hotel. Hotel a cinque stelle. Sicuramente avrei restituito tutti i
soldi al dottor Cullen.
«Salgo con
te», disse Rosalie.
«Ok! Ciao
Emmett». Salutai e scesci dalla macchina, con la mia valigia.
Mi diressi con Rose dentro l'Hotel, mentre lei parlava con una
receptionist. Forse la conosceva?
«Vieni
Bella, saliamo». Prendemmo l'ascensore, dirette verso la
camera 455 al quarto piano. Arrivate Rose aprì la porta, e
se la richiuse dietro. Era una bellissima stanza, un salone, una
cucina, due camere. Cosa ci dovevo fare io con due camere? Sperai che i
soldi per quella stanza gli avesse dati mio padre al dottor Cullen.
«Allora, prima di andare via devo dirti alcune cose: domani
verso le quattro del pomeriggio passo a prenderti, andiamo
all'ospedale. Non ti preoccupare, non devi lavorare. Ti ambienterai un
pò e conoscerai tutta la squadra. Sai, siamo tutti molto
uniti». Erano tutti molto uniti, quindi io avrei
scombussalato la loro vita quotidiana. Rose continuò,
«Siamo otto dottori: tu, io e mio fratello Jasper, il dottor
Carlisle Cullen con suo figlio Edward Cullen, la dottoressa Weber con
la sua specializzanda Jessica Stanley. Poi ovviamente c'è il
capo: l'insopportabile dottor Denali con sua figlia, la sciacquetta
Tanya». Risi, forse non erano così uniti in
fondo...
«Non la
sopporti?» Chiesi. Rosalie sbuffò.
«No, proprio
non la sopporto. Però Bella, devi stare molto attenta. Per
tutto il tempo che lavorerai al Western Eye Hospital avrai concorrenza
con il dottor Edward Cullen. Anche lui è un chirurgo, e
molto bravo» Mi avvertì Rose. Concorrenza...
Perchè in ogni luogo che andavo non potevo avere pace?
«Mai quanto
me!» Mi vantai, mentre Rose scoppiò in una lunga
risata.
«Lo so che
sei brava Bella. Sennò il dottor Cullen non avrebbe mai
insistito con il dottor Denali, per farti entrare nella nostra squadra
ma... Vedi Edward ottiene tutto quello che vuole. E' senza scrupoli, ed
è bellissimo. Quindi stai attenta, e tieni gli occhi
aperti». Annuii con il capo. Figlio del fisioterapista dottor
Carlisle Cullen, Edward doveva essere proprio viziato. «Ora
vado, Emmett mi sta aspettando. Riposati, hai l'aria di una che non ha
dormito molto. Ricorda, domani alle quattro fuori all'Hotel. Ciao
ciao». Così dicendo mi lasciò sola, io
mi accasciai sul divano, addormentandomi.
Chiedo pietà! Lo so che ho altre due storie da seguire, ma
non ne ho fatto a meno! La notte porta consiglio no? Allora ecco la
nuova storia! Che ne pensate? Fa schifo? Mi devo dare all'ippica
(Rispetto per tutti le persone che praticano Equitazione ^^) A me piace
quest'idea! E poi sono tutti umani! Chiedò pietà
soprattutto alla mia Beta, nemmeno sa che sono qui... Mi
ucciderà! Scusaaaaaaaaaa... Vabbè ora vado!
Lasciate tanti commentini! Un bacio a tutti :*
Le mie FanFiction: In corso: Come What May (Twilight) Western Eye Hospital (Twilight) La vita, in un soffio. (Twilight) Concluse: Isabella. (Twilight) La Controfigura (Kristen Stewart, Robert Pattinson)
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Capitolo 2 *** Secondo Capitolo. ***
Secondo
Capitolo
Lo squillo del mio
cellulare mi fece svegliare di soprassalto. Caspita, mi ero
addormentata appena Rose se ne era andata. Risposi, con la voce ancora
impastata dal sonno.
«Pronto».
Dissi, accompagnando quella parola da uno sbadiglio.
«Bella?
Dormivi?» Ma che razza di domanda era? Non si sentiva dalla
mia voce?
«No mamma.
Ho solo un pò sonno». Era meglio dirle
così, se le avessi detto che dormivo, avrebbe sprecato
metà del suo credito per scusarsi.
«Ok,
com'è andato il viaggio? L'aereo ti ha nauseto? Stai bene?
Com'è il dottor Cullen?...» Oddio! Persi il conto
di quante domande mi aveva fatto, in un solo minuto.
«Alt,
alt!» Dissi.
«Oh tesoro,
hai ragione, scusami! Sarai sfinita... Allora? Almeno comincia a
rispondermi». La solita Renee. Presi un bel respiro, e
cominciai a rispondere alle sue domande.
«Il viaggio
è andato bene, e no, non ho avuto la nausea. Ma non ho
dormito per niente! Sto bene, anche se un pò stanca , e
ancora non ho visto il dottor Cullen. All'areoporto sono venuti il
nipote del dottor Cullen, con sua moglie, ok?» Le spiegai
tutto, almeno non avrebbe fatto più domande.
«Va bene,
tesoro. Ma quando cominci a lavorare, in ospedale?»
«Domani alle
quattro devo andare a vedere l'ospedale, mi devo ambientare».
Spiegai, anche se la questione dell'ambientarmi non mi era andata a
genio. Io che a Forks ero l'unica dottoressa, con soli due infermieri,
compresi quelli delle scuole.
«Sono sicura
che ti troverai benissimo! Senti, ma già ti hanno dato due
giorni di riposo?» Due giorni di riposo? Ma come se ne era
uscita mia madre?
«No mamma,
domani vado a vedere l'ospedale, e dopodomani sicuramente
comincierò il mio turno».
«Tesoro,
oggi è ventisei Novembre». Disse mia madre, come
se fossi una deficente che si era dimenticata che giorno era...
Aspetta, ventisei Novembre? Io ero partita il venticinque, e alle sei
della sera già ero a Londra... Ma quanto avevo dormito?
«Mamma, che
ore sono?»
«Sono le
dieci della mattina, tesoro. Già ti sei persa la cognizione
del tempo?» Sbiancai. Le dieci della mattina del giorno dopo
e io... Avevo appuntamento per cercare casa con il dottor Cullen. Che
figura!
«Oddio
mamma! Devo riagganciare, mi dispiace. Giuro che stasera ti chiamo,
scusa! Ciao». Le attaccai il telefono praticamente in faccia!
Per fortuna che Rose il giorno prima mi aveva lasciato il suo numero.
Rispose subito.
«Pronto»,
disse.
«Rose ciao,
sono Bella. Senti per caso ricordi a che ora avevo appuntamento, con il
dottor Cullen, stamattina?» Dissi, tutto d'un fiato.
«Aspetta,
chiedo a Emmett». Per fortuna, che era insieme a lei. La
sentii parlare con Emmett, ma non capivo cosa si stavano dicendo.
«Bella alle undici veniva a prenderti, fuori all'albergo,
ok?» Mi accasciai sul letto, emanando un sospiro di sollievo.
Avevo ancora una buona oretta per lavarmi e prepararmi.
«Rose
grazie, me ne ero letteralmente dimenticata». Confessai.
«Va bene, ma
non dimenticarti che oggi devi venire all'ospedale con me!»
Mi rimproverò.
«Non ti
preoccupare, quello proprio non me lo dimentico». Rose fece
una risatina soffocata.
«Allora ci
vediamo oggi, ciao ciao», salutò.
«Ciao Rose,
e grazie ancora», così dicendo riagganciai. Ora
potevo farmi una bellissima doccia bollente, per rilassarmi.
Conoscevo il dottor
Cullen, quindi non potevo nè perdermi, nè parlare
con la persona sbagliata.
«Dottor
Cullen!» Dissi, appena entrata nella hall dell'albergo.
«Isabella!
E' un piacere rivederla. Come state?» Che uomo gentile, e
premuroso, pensai.
«Benissimo
dottore, ma non dovevate! Fra il volo in prima classe, questo albergo
stupendo... Le restituirò i soldi». Il Dottor
Cullen mi regalò uno splendido sorriso.
«Isabella,
non dovete dirlo nemmeno per scherzo. E poi chiamatemi Carlisle ok?
Oramai siamo colleghi, no?» Aveva ragione.
«Va bene, ma
lei mi chiami Bella» Annui con il capo. Carlisle
cominciò a camminare, e io lo seguii.
«Dobbiamo
visitare tre villette, che sono mie. Sai, mia moglie è un
architetto, quindi progetta case. Una di quelle ville è
destinata a te, Bella. Devi solo decidere che villa vuoi. Ovviamente io
sono un uomo, quindi non sò come consigliarti, sulle varie
case. Ti accompagnerà mia figlia, Alice. E' in
macchina». Volo in prima classe, Hotel finchè non
avrei preso la casa, gratis, a cinque stelle, una villa con
già tutto il mobilio. Sicuramente quella l'avrei pagata.
«Carlisle,
io non so come ringraziarla», dissi, quasi venerando
quell'uomo.
«Bella, sono
io che devo ringraziare te! Non sai che onore è, avere una
dottoressa brava come te, nel nostro Ospedale».
Perchè Carlisle esagerava sempre? Sorrisi, timidamente.
«Dai sali». Disse, aprendomi la portiera di una
porsche gialla.
«Ciao!»
Disse una figura minuta, appena entrai. Aveva corti capelli neri, e gli
occhi marroni. «Sono Alice Cullen, la figlia di
Carlisle». Finì la frase.
«Ciao»,
risposi di rimando. «Io sono Bella, la nuova
dottoressa». La informai lo stesso, anche se già
ne era venuta a conoscienza.
«Bè,
allora sei pronta?» Da come l'aveva detto, sembrava che
dovevamo andare in guerra.
«Certo».
Visitare le villette
con Alice, era stato estenuante, e mi arresi immediatamente.
Convincendola che la seconda casa che avevamo visto, era stupenda. Non
era un modo per liberarmi di lei, ma quella villa era veramente bella.
Aveva un salone enorme, una cucina, due bagni e quattro camere,
più il secondo piano. Per fortuna che dovevo abitarci da
sola...
«Alice, io
non so come ringraziarti! E' bellissima».
«Si,
è vero. Ma sei sicura che non vuoi visitare anche
l'altra?» No!
«Non
preoccuparti. Mi sono innamorata di questa casa!» Era davvero
bellissima, e già tutti i mobili erano messi al proprio
posto.
«Hai
ragione! Che ne dici di fare due chiacchiere?» Annuii con il
capo, e ci dirigemmo verso l'enorme divano, che era nel salone.
«Allora
Alice, che lavoro fai?» Chiesi, Rose non aveva parlato di una
dottoressa di nome Alice, quindi non lavorava nell'Ospedale.
«Sono
un'insegnante di ballo. Insegno ai bambini, dai due ai dieci
anni».
«Wow,
sarà bellissimo! Come mai non hai seguito le orme di
famiglia? Ho saputo che anche tuo fratello, è un
dottore».
«Sangue,
aghi, gente che soffre... Non è per me!» Risi.
«Tu invece perchè hai scelto di fare il
dottore?» Questa era una bella domanda.
«Non lo so
con precisione. E' che finchè da piccola, invece che giocare
con le bambole, andavo nel giardino e guarivo gli animali feriti... Un
uccellino che non sa volare e così via. Mio padre dice che
è sempre stato nel mio DNA, aiutare gli altri. Ed eccomi
qui, a Londra». Spiegai.
«Sono sicura
che ti troverai bene... Però voglio darti un consiglio,
anche se il tuo capo è il dottor Denali, tu non seguire i
suoi ordini. Bella, fai quello che ti senti di fare... Lui è
un medico solo perchè ha ereditato tutto questo, ma nemmeno
sà fare un'ignezione...» Da quello che ero
riuscita a sentire, nessuno amava il dottor Denali.
«Sei la
seconda persona che mi dice questa cosa».
«Seconda
persona?» Chiese Alice, alzando le sopracciglia.
«Si, ieri
all'areoporto è venuto tuo cugino Emmett, con sua moglie
Rosalie. E lei mi ha detto la stessa cosa». Alice si
accasciò sul divano, e non disse più una parola.
«Alice
grazie ancora! Allora ci vediamo». Così dicendo
uscii dalla porsche gialla. Avevamo chiacchierato per tre ore buone, ed
ora erano le quindici e trenta. Avrei aspettato Rose nella hall
dell'albergo. Quella mezz'ora volò, e Rose era stata
puntualissima. Infatti alle sedici era entrata nell'Hotel, con una
bellissima gonna lunga, e una maglia giallastra, che metteva in risalto
la sua chima bionda.
«Rose!»
Chiamai, mentre vedevo che mi stava cercando.
«Bella, sei
stata puntualissima». Sorrisi.
«Veramente
questa mattina sono andata con Alice Cullen, a vedere la
casa». Dissi.
«Allora?
L'hai trovata?» Disse, mentre ci dirigevamo verso la sua
macchina, rossa fiammante.
«Si! E'
bellissima». Rivelai.
«Ci credo,
se l'ha arredata Esme».
«La
conosci?» Chiesi, mentre salivo sul lato del passeggiero.
«Certo, e
anche molto bene. La madre di Emmett è morta quando lui era
ancora piccolo, ed Esme si è presa cura di lui mentre suo
padre lavorava, giorno e notte. Così Emmett è
cresciuto insieme ad Edward, visto che hanno la stessa età,
da piccoli giocavano sempre insieme. Ora sono in buoni rapporti, ma non
come prima». Ebbi una stretta al cuore, povero Emmett.
«Come mai
non hanno più buoni rapporti?» Chiesi a Rose,
mentre affondava il piede nell'acceleratore.
«Loro hanno
sempre frequentato le stesse scuole, finchè hanno preso il
diploma, e le loro strade si sono divise. Edward dopo i diciotto anni
è diventato un tipo da 'una botta e via' e questo ad Emmett
non piaceva, affatto. Continuava a dirgli di cambiare, ma lui niente.
Io incontrai Emmett al college, così ci fidanzammo. Loro non
si frequentavano più come prima, anche perchè
allora avevano esigenze diverse. Poi Edward lasciò il
college... Bella, Edward è bravo come dottore, ma ha quel
posto di lavoro solo grazie a suo padre, e alle sue solite scappatelle
con la figlia del capo». Con quella frase capii che Rosalie
non amava molto Edward... Anzi, peggio.
«Allora
voglio solo immaginare cosa devo aspettarmi, appena entrerò
nell'Ospedale». Rosalie rise, mentre parcheggiava la macchina
e urlava 'Siamo arrivate'. Prima di scendre guardai la struttura, color
salmone. Non era molto grande, anzi era un vecchio edificio costruito
nel 1801. E sopra c'era una scritta, a caratteri cubitali: Western Eye
Hospital. Il mio nuovo ospedale. «Oddio». Dissi,
ancora dentro la macchina.
«Se ti
stupisci soltanto per l'esterno della struttura, voglio vedere cosa
farai quando entreremo». Feci una piccola risatina isterica.
Perchè Carlisle era venuto a Forks, quel giorno? Io stavo
tanto bene, nel mio caro Ospedale. Scese dalla macchina, Rose mi
guidò verso un entrata secondaria, forse da lì
passavano i dottori.
«Qui
passiamo noi dottori». Infatti. Una volta dentro, non sapevo
dove guardare. Era enorme. Dodici piani, sale ovunque. Delle persone
nei corridoi che aspettavano, altre che parlavano o con dottori, o con
infermieri.
«Dottor
Denali». Chiamò Rosalie. Mi si raggelò
il sangue nelle vene. Perchè dovevo conoscere il capo,
subito?
«Dottoressa
Hale, cosa diamine vuole?» Era brutto. Aveva corti capelli
bianchi, gli occhi erano neri, come la pece. Ed aveva rughe, che gli
tiravano tutta la pelle.
«Volevo
presentargli la dotteressa Swan». Il dottor Denali
lasciò da parte le carte che stava leggendo, e mi
guardò.
«Salve»,
dissi timidamente, porgendogli una mano.
«Dottoressa
Swan, è un vero piacere conoscerla. Spero che il dottor
Cullen non mi abbia fatto fare la cosa sbagliata, facendola entrare nel
nostro Ospedale». Deglutii rumorosamente. Perchè
era così meschino?
«Non si
preoccupi, non la deluderò». Mentre dicevo quella
frase, ricordai le parole che mi aveva detto Alice, nel pomeriggio:
devi tener testa al dottor Denali.
«Lo spero,
comunque ora devo andare. E Rose, ho bisogno di te». Rosalie
mi guardò di sfuggita e se ne andò. E ora cosa
facevo? Non conoscevo nemmeno il posto. Decisi di andare al
distributore, per prendere un caffè.
«Salve»,
disse una ragazza, con dei capelli mossi, marroni.
«Ciao».
Risposi di rimando, proprio non mi andava di chiacchierare, ora che
Rose mi aveva abbandonata.
«Scusi se la
disturbo, ma questo piano è riservato al personale
dell'Ospedale». Sospirai, e mi voltai per guardare quella
minuta ragazza. Aveva un camice bianco, e sopra un cartellino:
Infermiera Jessica Stanley.
«Jessica, io
sono la dottoressa Swan». La ragazza sgranò gli
occhi. Se quella era stata la mia prima impressione su di lei, non
saremmo mai diventati una squadra.
«Jessica,
Jessica!», una voce urlava il nome di quella ragazza.
«Dottoressa
sono qui!» Rispose lei.
«Si
può sapere dove diavolo eri finita?» Chiese
un'altra ragazza, più o meno della mia età.
«Ho avuto
modo di conoscere la dottoressa Swan». Disse, Jessica.
«Oh!
Benvenuta, io sono la dottoressa Angela Weber. Mi scusi, se la mia
specializzanda l'ha disturbata». Era veramente risentita.
«Non si
preoccupi, Angela». Lei mi regalò un timido
sorriso.
«Bella mi
spiace, ma ora dobbiamo proprio andare. Ci conosceremo meglio
domani».
«Domani?»
Chiesi.
«Si. Ho
letto sulla lavagna dei turni, che lei domani farà il turno
di pomeriggio». Non ne sapevo nulla.
«Posso
sapere dove trovare... Questa lavagna?» Rispose Jessica.
«Basta che
giri quell'angolo». Sorrisi, e ringraziai. Mentre giravo
l'angolo andai a sbattere su qualcosa di duro, bianco e... Oddio!
Mi scuso per il ritardo
O.O Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e... Dove sarà
andata a sbattere, la nostra cara Bella? Rispondo alle vostre
bellissime recensioni:
debblovers: Grazie mille! No, i Cullen
non sono vampiri! Un bacione :*
Louise89: Sono contenta che ti sia
piaciuta. Spero che questo capitolo non ti abbia deluso. Un bacione :*
vale_cullen1992: Grazie mille, anche se non ho
preso spunto da Grey's Anatomy. Un bacio :*
JessikinaCullen: Grazie mille, è un
onore ricevere dei complimenti da te! Seguo tutte le tu storie... Un
bacio :*
S1lv1a: Grazie! Un bacione :*
feeg: Grazie mille, ma non so che
materia insegni Emmett O.O Io lo vedo bene, come insegnante delle
elementari... Lui è un bambinone, pensalo alle prese con dei
bambini dai sei ai dieci anni :D Un bacione :*
Bellissima Cullen: Graazie milleee! Un bacio :*
Sabry87: Tesoro, grazie mille! Un
bacio :*
Little_Princess_In_A_LoveStory: Grazie mille! Un bacione :*
Ringrazio le 19
persone che mi hanno messo la mia storia tra le preferite, le 21 tra le
seguite e le 16
tra gli autori preferiti! Grazie a tutti!
Le mie FanFiction: In corso: Come What May (Twilight) Western Eye Hospital (Twilight) La vita, in un soffio. (Twilight) Concluse: Isabella. (Twilight) La Controfigura (Kristen Stewart, Robert Pattinson)
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Capitolo 3 *** Terzo Capitolo. ***
Terzo
Capitolo
Mentre
giravo l'angolo andai a sbattere su qualcosa di duro, bianco e... Oddio!
«Si
può sapere dove diamine ha la testa? Mio Dio, guardi il caos
che ha combinato». Ero andata a sbattere su qualcosa di
duro... Anzi qualcuno. Era un'uomo, anch'esso con il camice bianco,
capelli ramati, occhi verdi... Sembravano un prato appiena fiorito. Ed
era... Bellissimo. Ok, non potevo negarlo, ma quell'uomo era davvero
seducente. Anche se non sapevo nè il suo nome, nè
chi fosse. «Ha finito di farmi la radiografia?»
Chiese spazientito, mentre si chinava, per raccogliere le carte che
aveva in mano - e che con mio sommo dipiacere -, io avevo fatto cadere.
«M-mi
scusi». Riuscii a balbettare. Perchè ero
così insicura? Forse era un infermiere, che dopo aver saputo
chi ero io, non mi avrebbe mai più rivisto. Ma quella
persona aveva un'aria strana, come dire? Conosciuta. I suoi lineamenti
erano duri, aveva poca barba - segno che la mattina non era riuscito a
farsela -, dello stesso colore dei capelli. Sotto il camice potevo
intravede la camicia nera, attillata. I Jeans scuri, con una cinta
nera. La camicia dentro i pantaloni. Io adoravo gli uomini che si
vestivano in quel modo. Ma cosa andavo a pensare? Era la prima volta
che facevo una 'radiografia' ad un'uomo in quel modo.
«Per prima
cosa non dove girare qui!» Disse, evidentemente arrabbiato.
«E poi cosa diavolo ci faceva qui? Lo sa che questo piano
è del personale? E lei chi è? Una paziente del
reparto psichiatrico, che crede di essere una dottoressa?»
Ok, tutti i miei buoni propositi, per conoscere quella persona, erano
svaniti all'istante. Come si permetteva? Sapevo che in certe situazione
dovevo mantener la calma, ma - come dicevano tutti -, la calma non
è mai stata il mio forte. Gli puntai il dito contro.
«Paziente
psichiatrica? Si rende conto, che lei sta parlando con la dottoressa
Isabella Marie Swan? Qualcuno le a detto di trattarmi in questo
modo?» Anche se alla fine avevo detto chi ero, l'uomo non si
scompose. Non chiese nè scusa e nè disse niente.
Proprio una persona maleducata. Non si degnava di darmi una risposta,
quindi lessi il suo nome sul cartellino. Dottor Edward Antony Cullen.
Mi si raggelò il sangue nelle vene, per poco non ebbi un
infarto. E in quel momento ricordai tutte le cose che mi avevano detto
Alice e Rose, nell'arco della giornata. - Non farti ammaliare da
Edward- o - E' un tipo da una botta e via - o - Stai attenta, ottiene
sempre ciò che vuole -. Ed io? Io avevo fatto dei pensieri
non casti, proprio su di lui. Ecco perchè tutte quelle
raccomandazioni, ora capivo.
«Che
c'è? E' rimasta affascinata da mio nome?» Disse,
alla fine. Alzai lo sguardo da quel cartellino, e incrociai i miei
occhi nei suoi. «Dottoressa Isabella, mi spiace dirlo, ma non
è stato un piacere conoscerla. Spero che non continui
così, sennò dovrò avvisare il Dottor
Denali delle sue 'scenate', del tipo - Sono la Dottoressa Isabella
Marie Swan -». Disse, imitando il tono della mia voce, con
sarcasmo. No, proprio non lo sopportavo. Con le sue giornaliere
scappatelle con la figlia del capo, sarei stata licenziata prima di
lavorare. Ma potevo scusarmi? Io cosa c'entravo? Era stato lui a
iniziare.
«Non si
aspetti che mi scusi», dissi, con un tono autoritario.
«Qualcuno ha
chiesto le sue scuse? Io no, di certo. Ma non si comporti mai
più così, in mia presenza». Disse,
fissandomi. Avevamo iniziato quel gioco? Di certo io l'avrei continuato.
«Perchè?
Cosa farà? Andrà dal capo? O chiederà
alla sua dolce figlia di farmi licenziare?» Sgranò
gli occhi.
«Swan, non
si gioca con il fuoco». Disse, mentre se ne stava andando.
«Per prima
cosa, sono la Dottoressa Swan e poi... A me piace giocare».
Dissi, almeno avevo avuto l'ultima parola.
____________________
Appena Rosalie
finì il turno, mi presentò al resto della
'squadra'. In quella folle giornata avevo conosciuto la dottoressa
Weber, - e l'intralcio della sua specializzanda -. Il dottor Denali, e
la figlia 'chioma bionda', come la chiamava Rosalie. Il dottor Black,
un bell'uomo, devo dire. Incontrai anche il dottor Carlisle Cullen, con
dietro il suo 'cucciolo', ossia figlio, lo splendore di Edward Cullen.
Ok, non potevo negarlo. Era bellissimo, ma di certo non avrei ceduto al
suo fascino. Quando incontrai il dottor Denali, non mi disse nulla,
fatto sta che Edward non gli aveva riferito la nostra 'conversazione'.
Rosalie mi invitò a cena da lei, perchè Emmett
quel giorno aveva alcune faccende da sbrigare, a scuola.
«Bella non
ci posso credere! Non hai nemmeno iniziato a lavorare, e già
litighi con il dottor Cullen?» Disse Rosalie, mentre
addentava un trancio di pizza. Avevo deciso di raccontarle tutto, era
la mia unica amica, lì a Londra.
«Rose,
è stato lui. Mi ha cercata? Allora ha trovato pane per i
suoi denti. Non sarò la solita 'troietta' che si
porterà a letto, ne passera delle belle Cullen, se continua
così». Dissi. Avevo ragione.
«Isa, stai
attenta. Te l'ho detto no? Ottiene tutto ciò che vuole. Con
una parola, ti può buttare fuori, ok?» Annuii con
il capo, di certo non mi sarei fatta buttare fuori, da uno come Cullen.
Lì finì il nostro discorso. Non so quanto tempo
passammo in silenzio, ma fù molto. Dopo aver finito la
pizza, andammo in cucina per lavarei piatti. Appena finito, suonarono
al campanello. Forse era arrivato Emmett, e forse era ora che io
andassi.
«Chi
è?» Chiese Rose, prima di aprire.
«Alice»,
disse una voce dall'altra parte della porta. Il piccolo folletto.
Rosalie andò ad aprire, e apparve lei, in un mini vestitino
nero.
«Ma dove
vai?» Chiese Rose, mentre la guardava dalla testa ai piedi.
«Hey
Bella!» Disse avvicinandosi a me, e stampandomi un bacio
sulla guancia. Era proprio una cara ragazza. Suo padre mi aveva offerto
lavoro, sua madre mi aveva dato una casa, che aveva costruito con le
sue mani, Alice mi aveva aiutata a sceglierla, perchè Edward
era così meschino e cattivo?
«Alice».
Salutai di rimando.
«Che fate di
bello?» Chiese lei, guardandosi in giro. La casa di Rose era
perfetta.
«Siamo state
in Ospedale, Bella ha conosciuto tutti, e abbiamo appena finito di
cenare, tu invece?» Spiegò Rose, mentre faceva un
ultima domanda ad Alice.
«Stavo
andando a casa di tuo fratello, ma la macchina non so come, ma si
è spenta... Le daresti un occhiata?» Chiese Alice
a Rose, facendo gli occhioni dolci. Non sapevo che la dottoressa Hale
fosse anche un meccanico.
«Alice ti
prego, stasera no! Sono stanchissima, oggi ho svolto tre operazioni, e
il dottor Denali non mi dava tregua! Va bene se ti presto la mia?
Domani controllerò la tua porsche». Il folletto
fece un salto di gioia, ed abbracciò Rosalie. Prese le
chiavi se ne andò, salutandoci con un 'ciao a domani'.
«Non sapevo
fossi anche un meccanico». Dissi a Rose, dopo un
pò che Alice se ne era andata.
«Mio padre
si occupava sempre di motori, e Alice ogni volta che ha problemi con
quella maledetta porsche, viene da me».
«Va
bene», dissi. «Domani che turno hai?»
Chiesi, mentre prendevo la mia borsa.
«Notte! Con
il mio amato dottor Denali». Rispose, in tono sarcastico.
Povera Rose. «Tu?» Chiese.
«Pomeriggio».
Risposi.
«Oh! Con il
tuo amato dottor Cullen, e con la tua migliore amica: la dottoressa
Denali». Sgranai gli occhi.
«Mi prendi
in giro?» Chiesi, speranzosa.
«No tesoro!
Proprio oggi ho letto tutti i turni. Mi dispiace, ma il lavoro
è ricco di inconvenienti». Risi, in quella
giornata ne avevo visti fin troppi, di inconvenienti.
«Ci
sentiamo». Dissi uscendo, proprio non volevo pensare al mio
primo giorno di lavoro.
Non uccidetemi :D Ve ne
prego! Allora? Cosa ne pensate? Spero che vi sia piaciuto! Nel prossimo
capitolo, primo giorno di lavoro... Cosa succederà? Date
sfogo alla vostra immaginazione... Rispondo alle vostre recensioni:
Elfa sognatrice: Non posso dirti niente -.-
Quindi non posso rispondere per bene alla tua recensione
ù.ù Ti ringrazio! Un bacione :*
JessikinaCullen: Si, Denali come l'ha scritto
la Meyer è un vampiro, ma nella mia FanFiction no! Grazie
mille per i complimenti, un bacione :*
midnightsummerdreams: Grazie mille! Per il dottor
Denali ho preso spunto dal mio medico di famiglia T.T Io non ho mai
amato i dottori, ma lui è letteralmente insopportabile. Non
so come mia madre abbia scelto un medico del genere... Fatto sta che
prima o poi lo cambierò :D Un bacio :*
Bellissima Cullen: Sono d'accordo con te!
Qualcosa di bello, e perfetto! Sarà Edward? Si, è
lui! Grazie per i complimenti, un bacio :*
Sabry87: Tesoro, grazie mille! Si,
è proprio Edward! Un bacione :*
S1lv1a: Grazie mille! Un bacione :*
Louise86: Grazie mille! Un bacio :*
Bella_kristen: Grazie mille, i tuoi
complimenti sono bellissimi! Comunque no, tutti sono umani in questa
storia! Grazie ancora, un bacio :*
feeg: Grazie mille, tesoro. Un
bacione :*
Ringrazio le 32
persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 35 tra le
seguite e le 17
tra gli autori preferiti *-* Sono commossa! Facciamo un compromesso? Se
entro domani sera trovo almeno 11 commenti, posto! :D Ovviamente
scherzo, anche se il prossimo capitolo è pronto :D Un
bacione a tutti :*
Le mie FanFiction: In corso: Come What May (Twilight) Western Eye Hospital (Twilight) La vita, in un soffio. (Twilight) Concluse: Isabella. (Twilight) La Controfigura (Kristen Stewart, Robert Pattinson)
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Capitolo 4 *** Quarto Capitolo. ***
Quarto
Capitolo
Primo giorno di
lavoro! Forse dovevo sentirmi euforica, come il primo giorno di liceo,
o il primo giorno che avevo lavorato nel mio Ospedale, a Forks ma...
Niente. Il vuoto. Non volevo entrata al Western Eye Hospital, da sola.
Senza Rosalie o almeno senza Angela. Carlisle, Rosalie ed Angela erano
le uniche persone decenti, in quell'Ospedale. Ed io oggi dovevo
lavorare con Cullen e Denali, che sarebbero stati la maggior parte del
tempo chiusi in una stanza a far... Nemmeno volevo pensarci! Entrata mi
diressi negli spogliatoi, per fortuna erano divisi. Donne e Uomini. A
Forks c'era un solo spogliatoio, che potevo considerare mio. Io ero
l'unica dottoressa.
«Dottoressa
Swan!» Trillò una voce dietro di me, mentre
m'infilavo il camice. «Oh, Jessica». Sperai
ardetemente che se ne stesse andando ma... Le mie speranze furuno vane,
quando la vidi infilarsi il camice.
«Anche lei
il pomeriggio?» Chiese. Nella voce notai un pò di
speranza. L'unica cosa che non avevo io, in quel momento.
«Già».
Mi limitai a dire, con un cenno della testa, e un finto sorriso.
«Bè, ora vado». Liquidai Jessica, con un
cenno della mano. Non feci in tempo a mettere un piede fuori da quella
stanza, che una figura marmorea mi si catapultò praticamente
addosso. Il mio fondoschiena, era praticamente andato. Guardai il
deficente che mi era venuto addosso e... Tutti i miei buoni propositi
di insultarlo, svanirono all'istante. Sospirai, e mi rialzai.
«Possibile
che dobbiamo incontrarci sempre in questo modo?» Dissi,
esasperata.
«In che modo
scusi? E' lei che mi è venuta praticamente addosso! E poi
non sono io, quello che è stato per più di cinque
minuti con il fondoschiena per terra». Perchè lo
odiavo così tanto? Aveva una famiglia così bella,
lui invece era un'uomo meschino, cattivo, stupido... Per fortuna che
dovevo lavorare sei ore, in sua compagnia. Un'altra figura, - dalle
perfette curve - affiancò Cullen.
«Edward,
eccoti! Ma dov'eri finito?» Disse la dottoressa Denali,
mentre si riallacciava il camice... Repressi il conato di vomito, che
stava per salire.
«Scusami, ma
la dottoressa Swan si diverte a tamponarmi». Risi. Io mi
diverto a tamponarlo, la dottoressa Denali invece come si divertiva?
No, non dovevo pensarci. Semmai mi sarei sentita male, quei due mi
avrebbero lasciata morire, per terra.
«Bè,
vado!» Dissi, liqudando anche loro, con un cenno della mano.
Non so come, ma mentre camminavo sentivo lo sguardo del dottor Cullen
trafiggermi la schiena. Mi odiava così tanto? Allora ancora
non aveva visto nulla. Mi avvicinai alla segretaria, che smanettava
dietro ad un computer.
«Salve».
Salutai, sbattendo le mani sull'ampia scrivania. Quella ragazza
sobbalzò, forse avevo esagerato. «Sono la
dottoressa Swan, devo ritirare il mio cartellino», spiegai,
con un tono leggermente silenzioso. La ragazza annuì con il
capo, più o meno aveva diciassette anni.
«Ecco»,
disse, porgendomi un cartellino di plastica, con sopra la mia foto. Ero
orrenda. «Lì può vedere tutti gli
interventi che si svolgeranno oggi, e qui..»
Continuò, porgendomi dei fogli bianchi. «Qui ci
sono le persone che deve visitare». La ringraziai e liquidai
anche lei, con un cenno della mano. Oramai era diventata un'abitudine.
Andai davanti al tabellone, dove erano riportate tutte le operazioni
che si sarebbero svolte quel giorno. Sotto al tipo di operazione, c'era
scritto il nome di chi l'avrebbe svolta. Appendicite - Edward Cullen,
Tanya Denali. Amputazione Gamba - Edward Cullen, Tanya Denali. Neanche
volli leggere il resto, era palese che le avrebbero svolte tutte loro.
Decisi di occuparmi delle visite, ero a lavoro, e dovevo fare qualcosa.
Sennò altro che liceziamento. Lessi i fogli che avevo in
mano, che segnava vari numeri.
«Numero
uno», chiamai, osservando le persone che si voltavano verso
di me. Erano almeno una ventina. Una donna si avvicinò, con
una bambina che le teneva sua mano, visibilmente rossa in viso.
«Si accomodi», dissi, indicando due sedie, davanti
alla mia scrivania, piena di scartoffie. «Mi dica».
«Vede
dottoressa, mia figlia sta male, da giorni. Certe volta ha la febbre a
trentanove, altre invece per niente». Mi limitai ad annuire.
«Signora se
vuole uscire, visito suo figlia». La signora
annuì, e la bambina mi si avvicinò. Gli
accarezzai la testa.
«Allora
tesoro, come ti chiami?» Chiesi, prendendola in braccio per
metterla sul lettino.
«A-Anastasia»,
disse, con voce rauca. Per prima cosa misi la mia mano sulla sua
fronte, scottava.
«Allora
Anastasia, quanti anni hai?» Dissi, mentre prendevo una
stecchetta di legno, dal cassetto.
«Cinque...
Tu invece come ti chiami?» Chiese. Sorrisi, ero riuscita a
scioglierla un pò.
«Bella»
Risposi. «Senti, ora apri la bocca e dì 'a' forte,
forte». Anastasia annuì e aprì la bocca.
«Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa».
Scrutai meglio la sua gola, come pensavo, tonsille. Ma era da tanto
tempo, che erano lì. Come aveva fatto un'altro medico, a non
accorgersene? Stavo misurando la temperatura alla bimba, quando si
spalancò la porta. E chi poteva essere, se non lui? Edward!
«Dimmi»,
dissi, senza dargli il tempo di formulare qualsiasi domanda. Lui
guardò prima me, e poi la bambina, seduta.
«Anastasia»,
disse con voce suadente. Anche con i bambini? Anastasia
diventò visibilmente rossa, di certo non per la febbre.
Infatti la sua temperatura era di trentotto gradi e mezzo.
«Sei il suo
dottore?» Chiesi ad Edward. Se era lui, ci sarebbe stato da
ridere.
«Certo, mi
occupo di tutti i bambini dell'ospedale e... Perchè stai
visitando una mia paziente?» Disse, sbarrando gli occhi.
«Uno
perchè non c'eri, due perchè non posso far
aspettare tutte le persone che sono là fuori e tre... Ti sei
reso conto che Anastasia deve togliere le tonsille?» Lui mi
guardò allarmato, e poi visitò la bambina.
Grande, non si fidava di me. Quando ebbe finito, mi diede ragione.
«Sei contento? O pensavi che volevo operarla così,
solo per divertimento».
«Non so come
ho fatto a non rendermene conto», disse sedendosi su una
sedia. Intanto Anastasia era stata ricoverata, in pediatria. E non
c'erano problemi, visto che la dolce Angela si sarebbe occupata di lei,
e della sua operazione.
«Forse
perchè vedi solo quello che vuoi vedere». Dissi,
sistemando tutte le carte che erano sulla mia scrivania.
«Solo quello
che voglio vedere? E tu invece? Pensi sempre male». Pensavo
male? Questo era matto.
«Penso
sempre male? Scusa, cos'avrei pensato, di preciso?»
«Swan, si
leggeva a un miglio dal tuo viso. Dimmelo te cos'hai pensato, quando
hai visto Tanya riallacciarsi il camice». Non era possibile!
Il dottor Edward Cullen che mi dava delle spiegazioni... Ma a me che
cavolo mi interessva, della sua storia fra lui e la dottoressa Denali?
«Te l'ho detto, pensi sempre male!» Risi, mentre
firmavo alcune ricette.
«Cullen,
perchè dà delle spiegazioni, proprio a
me?»
«Perchè
ha frainteso quello che ha visto! Oramai in questo ospedale la mia
reputazione è saltata all'aria. Tutta colpa della
Hale». Alzai gli occhi da quelle carte, e posai la penna che
avevo in mano. Avevo sentito bene: Tutta colpa della Hale.
«Cosa
c'entra la dottoressa Hale?» Chiesi innocentemente. Lui mi
guardò, aveva detto una cosa che non doveva dire.
«Non sono
affari suoi, e poi Swan, faccia il suo lavoro!»
Così uscì dal mio studio. Che stronzo. Prima
chiede - scusa -, per l'equivoco e poi và via, come se fossi
una lebbrosa.
____________________
Per tutte le sei ore,
non pensai più alla frase che mi aveva detto Cullen. Ero
stata troppo impegnata. Fra le varie visite, e anche un'operazione.
Già, Cullen mi aveva deganto di partecipare ad una sua
operazione, buttando fuori Tanya. Forse gli facevo pena? Bè,
almeno mi ero data da fare. Prima di andarmene passai davanti alla -
lavagna dei turni -. Dottoressa Swan - 23.00 - 08.00. Impallidii! La
notte NO! Però Jessica prima mi aveva informata, dicendo che
avrei fatto la mattina. Meglio informarmi. Mi avvicinai alla
segretaria, la stessa del pomeriggio.
«Ciao, senti
sul tabellone prima c'era scritto che il mio turno domani, era di
mattina. Ma ora è cambiato, possibile?» Chiesi,
addolcendo la voce. Prima le avevo fatto prendere uno spavento,
poveretta.
«Aspetti che
controllo», smanettò un pò sul
computer, mentre io mi guardavo in giro. Erano le venti, e oramai non
c'era più nessuno. «Ha ragione, il dottor Carlisle
Cullen aveva messo il suo turno di mattina, ma oggi il figlio ha
insistito che fosse spostato, di notte». Dovevo immaginarlo,
c'era il suo zampino. Ringraziai di cuore la segretaria, e mi avvicinai
per la seconda volta a quella lavagna. Dottor Edward Cullen - 23.00 -
08.00. Il mio stesso turno, e saremmo stati solo noi... Che diavolo
aveva in mente, quel cretino? Lo cercai dappertutto, ma molti
infermieri dissero che se ne era già andato. Altri invece
dicevano che era in qualche stanzino con qualcuna. Non volevo neanche
metterci piede. Alla fine rinunciai, andandomene. Appena uscita mi si
raggelò il sangue nelle vene, faceva veramente freddo. Ed io
ero anche a piedi. Se il mio Pick-Up non sarebbe arrivato entro domani,
avrei fatto causa. Avrei dovuto camminare per almeno quattrocento
metri, da sola, a piedi al buio. Ok, era meglio muovermi. Dopo pochi
passi un clacson suonò dietro di me, feci finta di niente.
Poi diventò sempre più insistente, decisi di
girarmi per mandare qualche imprecazioni a quel deficente. Deficente
che era Edward Cullen. Accostò di lato, e tirò
giù un finestrino.
«Serve un
passaggio?» Lo ignorai, continuando a camminare.
«Vuoi congelare? Di certo io l'ambulanza non la
chiamo». Rise della sua battuta da solo, che nemmeno capii.
«Dai Swan sali, se incontri un malvivente?»
Bè, non aveva tutti i torti. Quella zona non era molto
frequentata, no, non potevo cedere. Continuai a camminare.
«La mia macchina è calda, e profumata».
Ok, avevo ceduto. Di certo non potevo morire di freddo. Aprii la
portiera e salii. Era calda e profumava... Profumava di colonia.
Edward. No profumava del suo profumo. Buonissimo. Alzò
l'aria, per farmi riscaldare di più. Certe volte sembrava
così caro e buono.
«Dove
andiamo?» Chiese. Scusa, ma dove cavolo voleva andare? Lo
guardai male.
«Su Swan,
abbiamo lavorato tutto il giorno. Divertiamoci no?» Disse,
con aria maliziosa. Era meglio se avessi incontrato un malvivente.
«Vai alla
Homer Street, la seconda casa a destra è la mia».
Dissi, secca e decisa.
«Intraprendente,
vuoi arrivare subito al sodo?» Ancora doveva partire, quindi
riaprii la portiera. Ma mi fermò per un braccio,
«Swan, stavo solo scherzando». La richiusi, e
partì.
«Per prima
cosa sono Bella, perlomeno mi chiami Isabella! Poi perchè ha
cambiato il mio turno?» Rise, mentre parcheggiava l'auto.
Già eravamo arrivati? Dio, era terribilmente sexy.
«Per prima
cosa Bella, le ho cambiato il turno per il semplice gusto di farlo, e
per seconda cosa, ora voglio una ricompensa». Disse,
avvicinandosi sempre di più a me. Invece io indietreggiavo
sempre di più. Mi spiaccicai alla portiera.
«Stai
scherzando?» Soffiai sulle sue labbra. Erano troppo vicine
alle mie.
«No! Almeno
il bacio della buonanotte». Voleva giocare? Io avrei giocato
con lui. Si avvicinò sempre di più a me, ed io a
lui fin quando le nostre labbra si sfiorarono e io... Gli stampai
un'enorme bacio sulla guancia. Rimase di sasso.
«Volevi il
bacio della buonanotte? Te lo dato!» Risi di gusto, per la
sua espressione da pesce lesso.
«Che
impertinente», lo sentii dire, mentre ero già
uscita dalla macchina.
«Bella!»
Urlò, «ci divertiremo domani sera». Non
feci in tempo a dire nulla, perchè sfrecciò via
nella notte.
L'avevo promesso no? 11
commenti ed avrei pubblicato! Quando mi sono collegata ho trovato ben
12 commenti, ed eccomi qui a pubblicare! Io le mantengo le promesse T.T
Comunque, cosa ne pensate? Posso darmi all'ippica o continuo a
scrivere? :D Vabbè, rispondo alle vostre recensioni:
ClaryCullen: Grazie mille! Vedo che tutti
odiano Tanya :D Un bacione :*
Sabry87: Grazie mille, tesoro! Anzi,
volevo scusarmi se non riesco a recensire le tue storie T.T Vado sempre
di fretta, ma seguo sempre gli aggiornamenti. Divini *-* Un bacione :*
Satyricon: Graaaziee! Spero che ti sia
piaciuto! Un bacio :*
Bellissima Cullen: Grazie! Anche a me piace da
morire Edward-Versione-Stronzo! Un bacio :*
JessikinaCullen: Grazie mille! E
già, Jake! E' lui! Per un pò non lo vedremo, ma
non posso dirti altro T.T Mi dispiace :( Un bacione :*
feeg: Wow, addirittura l'adori?
Sono felice! Un bacione :*
stellalilly: Grazie! Un bacio :*
S1lv1a: La dottoressa Swan non si
farà mettere i piedi in testa così facilmente :D
Un bacio :*
alice cuellen: Era corto anche questo? Se
è si dillo, così farò i capitoli un
pò più lunghi :D Un bacione :*
Ed4e: Grazie mille! Un bacione :*
mieme: Grazie! Allora dimmi che ne
pensi! Un bacio :*
Ringrazio le 45
persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 38 tra le
storie seguite e le 18
che mi hanno messa tra gli autori preferiti! Sono onorata ** Anche solo
a chi legge, lasciate un commentino? Mi farebbe piacere anche la vostra
opinione :*
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Capitolo 5 *** Quinto Capitolo. ***
Quinto
Capitolo
«Bella, non
giocare troppo con Edward. Alla fine ci rimetterai», mi
raccomandò per la millesima volta Rose.
«Ne sono
consapevole ma... Mi sto divertendo da morire. Non pensavo che fosse
così divertente, Londra». Confessai. Prima di
arrivare al Western Eye Hospital volevo uccidermi ed ora? Ora non
vedevo l'ora di iniziare il mio secondo giorno di lavoro. La mia
compagna sbuffò, e io risi. «Anzi, ieri stavo
parlando con Edward, e mi ha detto che la sua reputazione è
stata rovinata dalla dotteressa Hale», dissi a Rose, che
aveva alzato lo sguardo, ed ora mi fissava.
«Che.Cosa.Diavolo.Ha.Detto?»
Urlò, scandendo le parole, una per una.
«La mia
reputazione in questo ospedale è stata rovinata, tutta colpa
della dottoressa Hale. Sue testuali parole». Ripetei a Rose
la frase che mi aveva riferito Edward. «C'è
qualcosa che non so?» Chiesi.
«No!»
Disse Rose. Però qualcosa non quadrava.
«Che ore
sono?» Chiesi, mentre prendevo la mia borsa.
«Le sette e
trenta». Rispose.
«Meglio
andare, il turno di notte mi aspetta!» Dissi. Forse Rose
credeva che lo facessi per scherzare, ma davvero, non ero
più nella pelle.
«Buona
fortuna», urlò lei, mentre io ero già
uscita. Salii sul mio adorato Pick-Up, che finalmente era arrivato. Un
pò mi dispiaceva, non avrei più usufruito dei
passaggi del dottor Cullen. Risi, ripensando alla faccia da pesce lesso
che aveva fatto la sera precedente. Si aspetta un bacio? Allora aveva
calcolato le cose molto, ma molto male. Arrivata, parcheggiai il mio
Pick-Up e scesi.
«Bella
macchina». Inutile girarmi, sapevo di chi era quella
dannatissima voce.
«Grazie»,
risposi di rimando, facendo un finto sorriso.
«Swan,
è pronta per il turno?» Chiese, facendo i suoi
occhiono dolci. Ovvio che ero pronta, prontissima.
«Scusa, ma
ieri sera non ero Bella? Hai ricominciato a chiamarmi Swan»,
mi lamentai.
«Come dovrei
chiamarti? E' il tuo cognome!» Bè, non aveva tutti
i torti, ma sentirmi chiamare per cognome... Era come se fossi tornata
al Liceo.
«Dovresti
fare il professore», dissi, mentre Edward mi apriva la porta
d'entrata, e mi lasciava entrare. Che gentiluomo.
«Lo so, non
sei la prima persona che me lo dice». Rispose, con un
sorrisino, mentre ci dirigevamo verso gli spogliatoi.
«Si?
Già Tanya te l'ha detto?» Chiesi, senza guardarlo.
Colpito e affondato! Infatti non mi degnò più di
una risposta. Entrai nel mio spogliatoio, mentre delle infermiere se ne
stavano andando. Quella notte c'erano due medici per ogni reparto, io
ed Edward - casualmente - eravamo nello stesso reparto.
«Splendore!»
Disse, mentre stavo leggendo una rivista di moda.
«Da Swan sei
passato a Splendore?» Chiesi, mentre sfogliavo la sesta
pagina.
«Si»,
rispose, mentre prendeva una sedia, affiaccandola alla mia.
«Che leggi di bello?» Alzai il giornale, in modo
che potesse leggerne il titolo. «Best Movie, ti piacciono i
film?» Chiusi il giornale, e lo guardai.
«Che domanda
è 'ti piacciono i film?' A chi è che non
piacciono i film?» Chiesi, sgranando gli occhi.
«A me, per
esempio». O mio Dio!
«Mi vorresti
dire che, tu, in tutta la tua vita non hai mai visto un
film». Domandai.
«No! E'
ovvio che ho visto dei film, e anche molti ma... Nessuno mi ha mai
colpito. Tu invece? Qual'è il tuo film preferito?»
Chiese, veramente interessato.
«Romeo e
Giulietta, Orgoglio e Pregiudizio, Ragione e Sentimento, Moulin Rouge
-»
«Ok, ok! Te
ne ho chiesto uno!" Disse, mentre rideva. Ed io, come una stupida, risi
insieme a lui. «Stasera non c'è niente da
fare». Commentò.
«Perchè,
le altre sere c'è qualcosa da fare?» Chiesi,
mentre davo uno sguardo intorno.
«Veramente
no, ma sai... Certe volte le notti con me le fa Tanya».
Sbuffai. Perchè alla fine, doveva essere sempre
così stupido? Era il primo discorso decente che facevo con
lui, e l'aveva rovinato con una sola frase.
«Allora
perchè mi hai spostato il turno?» Chiesi, se
voleva stare con Tanya, poteva non spostare il mio turno.
«Non lo
so». Wow, pensai. Ha le idee chiare.
«Non lo
sai?» Chiesi, mentre mi alzavo dalla sedia.
«No! E'
stato... Come dire... Istinto!» Non avevo mai sentito che
l'istinto di un dottore porti a cambiare il turno ad un collega.
Restammo per un pò in silenzio, finchè non
sentimmo le sirene di un ambulanza avvicinarsi. Io ed Edward ci
guardammo, e senza dire niente, corremmo verso l'entrata. Due persone
ci affiancarono di corsa, con una barrella vicino.
«Diagnosi?»
Chiese Edward, mentre correva dietro alla barrella. Io feci lo stesso.
«Dottore,
non c'è una diagnosi. Si chiama Smadar Young».
Conoscevo già quel nome... Feci mente locale e, bingo! Era
l'uomo che tutta Londra stava cercando da mesi. Un terrorista.
«Che cosa ha combinato?» Chiese Edward, veramente
arrabbiato.
«Dottore!»
Urlò un'uomo, vicino a Smadar, sembrava un vigile del fuoco.
Cosa diamine ci faceva un vigile del fuoco, lì?
«Ora, nel suo intestino c'è una bomba, e se lei e
la sua collega non vi sbrigate a togliere, esploderà fra due
ore trentotto minuti e tredici secondi», disse, consultando
il suo orologio. Sbiancai. Aveva ragione il dottor Carlisle: A Londra
vedrai cose che a Forks nemmeno immaginavi. Altro che bambini, con
ginocchia sbucciate.
«Cosa
facciamo?» Chiesi ad Edward, che mi fissava.
«Operiamo».
Rispose lui, duro e secco. Dopo esserci cambiati, entrammo nella sala
operatoria, con il vigile del fuoco accanto. Lui sapeva disinnescare
quella bomba, ecco perchè era lì. Ma ora eravamo
solo io ed Edward, in quella sala operatoria, e stavamo salvando la
vita di trecento persone, ricoverate in quell'ospedale.
«Swan,
pronta?» Chiese il dottor Cullen. Annuii. Feci un'incisione
netta, sul suo stomaco, ma la mano continuava a tremarmi.
«Isabella, stai calma». Per la prima volta mi aveva
chiamata con il mio nome, per intero.
«Va bene, ce
la posso fare». Dissi. Non avevamo medici, non avevamo
infermieri, eravamo solo io e lui. Dovevamo fare tutto da soli, nessuno
poteva passarci le varie attrezzature, dovevamo cavarcela
così.
Non so quanto tempo
era passato, ma non riuscivamo a trovare quella maledetta bomba.
«Fra quanto
scoppierà?» Chiesi, al vigile, che si era seduto
su una sedia.
«Quarantasei
minuti, e dodici secondi». Disse, come se non fosse nulla.
Volevo andare lì, e prenderlo a schiaffi.
«Meno di
un'ora». Sussurrò Edward. C'era silenzio in quella
stanza, solo il bip del monitor, che segnava il battito di quel
maledetto terrorista. Click.
«L'hai
sentito?» Chiesi ad Edward, mentre il vigile si alzava,
accorrendo.
«No»,
rispose lui. Click, click.
«L'ho
sentito anch'io». Disse il vigile, - di cui nemmeno sapevo il
nome -.
«Si,
anch'io», assentì Edward. Sospirai, forse
c'eravamo.
«Cos'era?»
Chiesi, non so a chi di preciso.
«Non mancano
quarantotto minuti», disse il vigile, guardando prima Edward,
e poi me.
«Cosa?»
Urlò lui.
«Quello era
il - Click - dei dieci minuti». Oddio! Dieci minuti, dieci
scarsissimi minuti, e la vita di tutti si sarebbe spenta. Feci un'altra
incisione, sul corpo di Smadar, aprendo due lembi di pelle. Ed eccola
lì. In un piccolissimo involucro, una specie di orologio,
che avrebbe ucciso almeno cinquecento persone. Con calma, trascinai
quella bomba fuori dal quel corpo, facendo attenzione, ad ogni minima
mossa.
«Be-»
Disse Edward, ma le parole gli morirno in bocca. Non potevo uccidere
delle persone innocenti, non potevo far morire quel terrorista, dovevo
tener in vita Edward. Il suo sguardo era il mio sole, il suo sorriso la
mia luce. Non potevo fargli rischiare così tanto. Il vigile
- con estrema lentezza -, tolse la bomba dalle mie mani, e in fretta e
furia uscì fuori. Non sentimmo niente, nessuno scoppio,
nessuna bomba esplosa. Emanai un respiro di sollievo e guardai Edward,
con le lacrime agli occhi. Non avevo mai fatto nulla del genere. Lui
non se lo fece ripetere due volte, venne lì, e mi
abbracciò, congratulandosi con me. Anche se avevamo un
terrorista sotto i ferri, che stava per morire.
Scusate il capitolo -
orribile -, ma la voglia di scrivere è proprio poca T.T
L'episodio della bomba l'ho - rubato -, da una puntata di Grey's
Anatomy :D Poi (Per tutti i miei - fan -, che mi hanno seguito in tutte
le FanFiction ho una bellissima notizia! Proprio oggi ho iniziato a
scrivere il continuo di Isabella. Quindi... Tenetevi pronti! Altro che
Settembre-Ottobre, per la fine di Agosto penso di pubblicarla :D) Ok,
rispondo alle vostre bellissime recensioni:
JessikinaCullen: Grazie tesoro! Si
sarà molto dura, per Eddy! Un bacione :*
Isabella v: Graaazie! Un bacione :*
Ed4e: Grazie! Spero che ti sia
piaciuto... Anche perchè Bella ha iniziato a capire
qualcosa! Un bacio :*
lisa76: Non posso dire cos'ha fatto
Rose T.T Lo scoprirai leggendo i prossimi capitolo! Un bacio :*
Satyricon: Grazie mille! Un bacione :*
Fedekikka: Sono contenta che ti intrighi
:D Un bacione :*
S1lv1a: Si, mi sono divertita a
scrivere quella scena -.- Un bacio :*
alice cuellen: Hai ragione, sterminio di
massa *-* Ti ringrazio, un bacio :*
Sabry87: Grazie tesoro! Un bacione :*
Louise86: Bè, non
è succeso un granchè :D Un bacione :*
_la sua bella_: Grazie! Un bacio :*
Bella_kristen: Grazie mille! Spero che ti
sia piaciuto! Un bacio :*
Allora: Ho 57
persone tra le preferite, 48
tra le seguite, 19
tra gli autori preferiti, e mi lasciate solo 12
commenti? Daiii, che vi costa spingere "inserisci una recensione?".
Anche se il capitolo fà schifo, va benissimo T.T Comunque vi
ringrazio sempre tutti! Un bacioneoneone :*
Le mie FanFiction: In corso: Come What May (Twilight) Western Eye Hospital (Twilight) La vita, in un soffio. (Twilight) Concluse: Isabella. (Twilight) La Controfigura (Kristen Stewart, Robert Pattinson)
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Capitolo 6 *** Sesto Capitolo. ***
Sesto
Capitolo
«Dottoressa
Swan, avrà tutto il mio appoggio. Ha salvato tutte le
persone che erano ricoverate in questo ospedale e lo stesso terrorista.
Io non so come ringraziarla. Il dottor Carlisle Cullen aveva ragione,
è un medico eccellente. Sono onorato di averla nel mio
ospedale». Ero stata convocata nell'ufficio del dottor
Denali, chissà perchè - qualcuno - gli aveva
riferito l'accaduto.
Era seduta davanti
alla sua scrivania, e lui stava dall'altro lato.
Non faceva altro che
congratularsi.
«E' il mio
lavoro, e poi non ero sola. Con me c'era il dottor Edward
Cullen». Dovevo citarlo per forza, se non fosse stato per
lui, non volevo nemmeno immaginare come sarebbe finita.
«Lo so, ma
lui personalmente è venuto qui, dicendo che tutto il lavoro
è stato svolto da lei, dottoressa». Sapevo che
aveva detto qualcosa di diverso. «Ha detto che la bomba
è stata tolta da lei, dalle sue stesse mani,
vero?» Annuii. «Questa è la
dimostrazione che lei è una dottoressa eccellente, altri se
la sarebbero data a gambe levate. Lei invece è rimasta. Non
so come ringraziarla». Finì il dottor Denali,
mentre dondodalava con la sua sedia.
«Dottore
è il mio lavoro». Ripetei per la millesima volta.
«Ora, posso andare?» Lui annuì con il
capo, mentre si alzava per stringermi una mano.
Una volta uscita mi
andai a cambiare, il mio turno quel giorno era letteralmente finito, ed
avevo bisogno di una bella dormita.
Entrata nello
spogliatoio, mi tolsi il camice.
Era ancora sporco di
sangue, naturalmente dovevo lavarlo.
«Perchè
non mi hai detto nulla?» Sbraitò Rose, stava quasi
per rompere la porta.
«Cosa ti
dovevo dire?» Chiesi, visibilmente irritata.
Prima Edward che
fà il - missionario -, dicendo che è stata tutta
opera mia, poi Rose che sbraita arrabbiata.
«Che hai
tolto una bomba dall'intestino di un terrorista!» Disse,
sgranando gli occhi.
«Rose»,
cominciai guardandola. «Ho finito il mio turno da dieci
minuti, nemmeno hai fatto in tempo ad incontrarmi che già lo
sai, perchè avrei dovuto dirtelo?» Lei mi
guardò sospirando, prese la sua borsa e si infilò
il camice.
«Bella, se
fosse successo a me... Oddio, me la sarei data a gambe
levate». In fondo il dottor Denali non aveva torto, anzi,
aveva pienamente ragione.
Mentre prendevo le
chiavi del pick-up per andarmente, la stessa Tanya in persona si venne
a congratulare.
Ok, sicuramente era
stata costretta dal padre.
Uscendo incrociai
Edward, che stava aprendo la sua Volvo.
Dovevo ringraziarlo, e
poi... Dopo l'operazione non l'avevo più visto, dopo il
nostro abbraccio.
«Edward».
Chiamai, mentre lui si voltò verso di me.
«Ciao»,
disse. Il suo volto era marchiato dalle occhiaie, ed era ancora
più bello. Ma cosa diamine stavo pensando?
«Senti,
perchè hai detto che è stata tutta opera mia?
Cioè, c'eri anche tu... Non dovevi». Dissi,
abbassando lo sguardo mentre arrossivo.
«Bella,
è la verità. Se fossi stato da solo, solo Dio
sà quello che avrei fatto. Lo vuoi sapere? Me la sarei data
a gambe levate. Invece tu hai avuto il coraggio, di tirar fuori quella
bomba, anche se sapevi che poteva scoppiarti in mano. Ed io
lì, come un deficente che ti guardavo». Disse
tutto d'un fiato, mentre mi fissava.
Ok, se lui era un
deficente io cos'ero?
In poche parole aveva
detto che era un buon a nulla.
«Si, e poi
chi ha svolto l'operazione dopo che la bomba è stata tolta?
Tu!» Lo rimproverai, anche lui aveva svolto il suo lavoro.
«E cos'altro
avrei potuto fare? Dopo che tu hai tolto quella bomba, dovevo lasciarti
anche eseguire l'operazione?» Bè, in fondo si era
preoccupato per me. «Andiamo a bere qualcosa?»
Chiesi.
Non mi riconoscevo
più, stavo chiedendo al dottore più richiesto
dell'ospedale - e non per operazione o per la sua bravura -, se veniva
a prendere qualcosa da bere con me.
Sgranò gli
occhi.
«Sono le
otto di mattina, dove andiamo?» Chiese lui, e io che pensavo
che avrebbe rifiutato.
«A casa mia?
Con una bella tazza di caffè?» Domandai.
Lui annuì e
mi aprì la portiera della sua macchina argentata.
Una volta dentro, fui
invasa nuovamente dal suo profumo.
«Il mio
Pick-up?» Chiesi, di certo non poteva rimanere lì.
«Alice dopo
viene a trovare Jasper, le chiedo se te lo riporta a casa».
Anuii, già la sorella di Edward era fidanzata con il dottor
Hale, fratello di Rosalie.
Una volta arrivati a
casa, lo feci accomodare.
«Fa come se
fossi a casa tua». Dissi, mentre riponevo la borsa sul divano
e andavo in cucina.
«Bella
casa», disse lui girovagando in giro.
«L'ha
costruita tutta tua madre, compreso il mobilio». Confessai.
«Ecco
perchè è tutto quasi bianco», disse
lui, sedendosi su una sedia del tavolo.
«Le piace il
bianco?» Chiesi, veramente interessata.
«Adora il
bianco. Pensa che da piccolo quando ho fatto la comunione ha fatto
vestire tutta la famiglia di bianco. Era orribile». Risi, al
pensiero di Carlisle, Alice ed Edward vestiti tutti di bianco.
«Che
carini», dissi ghignando,
«Dottoressa
Swan, ride di me?» Chiese lui, visibilmente adirato.
«No, di
certo». Risposi, porgendogli una tazza di caffè.
«Cosa
facciamo?» Aspetta, cosa voleva fare?
Avevo in mente
qualcosa...
«Visto che
ieri sera siamo stati interrotti, - quando parlavamo di film - ne
vediamo uno», dissi decisa mentre lui sbuffava.
«Cosa vuoi
vedere?» Chiese, accasciandosi sul divano.
«Decidi, o
Romeo e Giulietta o Orgoglio e pregiudizio?"
«Una vasta
scelta», commentò lui.
«Allora?»
Dissi impaziente.
«Romeo e
Giulietta». Disse.
«Ok, vediamo
Orgloglio e Pregiudizio». Sospirò allungandosi sul
letto, e sbadigliando.
«Scusa,
perchè me l'hai chiesto?» Domandò.
«Per pura
curiosità». Dissi ridendo.
Misi il dvd e mi
accomodai vicino a lui, a debita distanza.
«Dai, mica
ti mangio». Disse, mentre si avvicinava.
«Bè,
se mi tocchi te la metto io una bomba nell'intestino». Rise,
mentre mi metteva un braccio intorno al collo.
«Ne saresti
capace». Commentò.
«Lo
so». Risposi.
Appoggiai la mia testa
sulla mia spalle, mentre lui lasciava scie bollenti sul mio braccio.
Era bellissimo.
Il film era iniziato,
ed io nemmeno lo guardavo.
Guardavo il suo
profilo, mentre lui era intento a seguire il film.
«Darcy
è un grande». Disse Edward, di punto in bianco.
«Cosa?»
Chiesi, sgranando gli occhi.
«Bè,
prima se ne va poi dichiara tutto il suo amore a Lizzie».
Disse enfatizzando sulle varie parole.
«Cosa? Se ne
è andato per portare il via il suo migliore amico. E Jane?
La sorella de Lizzie a sofferto mentre l'orgoglioso Mr Darcy era andato
via». Dissi.
«Ci credo se
la sorella non provava affetto per lui, e poi la famiglia Bennett non
era adeguata». Oddio, proprio non mi andava di controbattere,
ed il sonno per la nottata di lavoro si faceva sentire.
____________________
Mi svegliai di
soprassalto, guardandomi intorno.
Ero accocolata al
petto di Edward, e stavo bene.
Aspetta un attimo,
accocolata al petto di Edward? E per di più nudo.
Che cos'era successo?
Mi alzai, ma la testa mi pulsava e mi faceva male.
Una bottiglia di vino
rosso era stata stappata, ed ora era sul tavolo del salone.
Edward era in boxer,
ed io... No!
Buongiorno genete, come
va? Qui c'è un tempaccio... Menomale che è
quattro Agosto -.- Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Recensioni:
mieme: Grazie mille! Un bacione :*
Bella_kristen: Grazie anche a te!
Già sono al terzo capitolo di Isabella. Un bacione :*
Sabry87: Non posso dirti nulla su
Rosalie :D Grazie mille per i complimenti! Un bacio :*
Ed4e: Si si, mi ero ispirata a
Grey's Anatomy :D L'avevo anche scritto! Un bacio :*
annatfl: Grazie mille! Sono contenta
che ti piacciano tutte le mie storie :D Un bacione :*
ValeriaCullen: Grazie mille! Sei molto
generosa :D Un bacione :*
stezietta w: Graaazieee! Un bacio :*
Ringrazio le 74
persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 56 tra le
storie seguite e le 21
tra gli autori preferiti! A presto.
Le mie FanFiction: In corso: Come What May (Twilight) Western Eye Hospital (Twilight) La vita, in un soffio. (Twilight) Concluse: Isabella. (Twilight) La Controfigura (Kristen Stewart, Robert Pattinson)
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Capitolo 7 *** Settimo Capitolo. ***
Settimo
Capitolo
Non era possibile,
doveva essere tutto un sogno.
Perchè non
ricordavo nulla? Nemmeno di aver stappato quella bottiglia.
Bottiglia a cui tenevo
particolarmente, me l'aveva regalata la nonna.
Ed io, in una sola
mattinata l'avevo scolata tutta.
Sentii il respiro di
Edward farsi sempre più veloce, finalmente si stava
svegliando.
Rimasi accocolata a
lui, anche perchè non avevo modo di muovermi.
Lui solo in boxer ed
io... Io completamente vestita.
Non aveva senso.
«Hey»,
disse regalandomi un sorriso perfetto.
«Mi spieghi
cosa cazzo è successo?» Sbraitai infuriata.
«Buongiorno
anche a te, Bella». Calcò l'ultima parola.
«Non
è divertente. Siamo andati a letto insieme?»
Chiesi.
Sarei stata un'altra
delle sue puttanelle.
«Bè
a letto no, stavamo su un divano». Sospirai.
Presi le mie mani, e
le portai alla testa.
Che cazzo avevo fatto?
«Edward, ti
prego!» Supplicai.
«Vuoi
veramente sapere la verità?» Chiesei.
Io annuii decisa.
«Allora, dopo il nostro battibecco se Darcy era un brav'uomo
o no tu cara mia, ti sei addormentata. Qui faceva un caldo micidiale,
quindi mi sono spogliato. Avevo sete, ma non volevo nè il
caffè, nè acqua, quindi ho trovato quella
bottiglia di vino rosso. Me la sono scolata tutta, finchè mi
sono seduto sul divano, e sono crollato insieme a te». Poteva
esser credibile, perchè io ricordavo solo di essermi
addormentata.
Emanai un respiro di
sollievo.
Ancora non ero una
delle sue tante puttanelle. «Scusa, ma cos'hai
pensato?» Chiese lui, inarcando un sopracciglio.
«Io?»
Dissi, come se niente fosse. «Niente». Finii.
«Swan, te
l'ho detto che pensi sempre male e poi... Poi devo
vendicarmi». Disse, avvicinando il suo viso al mio.
Ancora per la storia
del bacio della buonanotte, pensavo che ci avesse messo una pietra
sopra.
Invece niente, il
solito testardo.
Sempre più
vicino, il suo profumo mi inebriava.
Finchè
successe.
Le sue labbra, per la
prima volta, furono sulle mie.
Erano calde,
invitanti, e si modellarono immediatamente sulle mie.
Un bacio inizialmente
casto, che poi diventò sempre più passionale.
Gli saltai
praticamente addosso, mettendomi a cavalcioni sopra di lui.
Era bello, troppo
bello.
Ma io dovevo
resistergli, non potevo.
Era impossibile,
socchiusi le labbra, per far entrare la sua lingua.
Era come una danza, ed
erano perfette, per stare insieme.
Mentre mi morse il
labbro inferiore, ebbi un pò di lucidità e mi
staccai velocemente, scendendo dal divano.
«Vestiti e
vattene». Dissi, fredda e dura.
Salii al piano di
sopra, richiudendomi la porta alle spalle.
Come avevo potuto?
Baciare Edward Cullen.
Mancava poco e sarei
sicuramente diventata una delle sue sciacquette.
Io non ero Tanya
Denali, e tantomeno Jessica Stanley.
Sentii la porta
chiudersi, e così uscii.
Una volta scesa, non
c'era nessuno.
Ed era tutto sistemato.
La trapunta che era
sul divano era stata ripiegata, la bottiglia di vino era in cucina -
naturalmente vuota -.
Era tutto come sempre.
Se ne era andato, con
mio sommo dispiacere.
____________________
«Come hai
potuto! Io te l'avevo detto: Mai cedere al fascino di Edward
Cullen». Ripetè la mia amica bionda.
Quel giorno - per
fortuna -, avevamo lo stesso turno, cioè mattina.
E decisi di
raccontarle tutto.
Dal primo momento
all'ultimo, perchè non potevo tenermi tutto dentro.
E lei continuava ad
insultarmi, cavolo, neanche c'ero andata a letto.
Solo un piccolo bacio,
che poi così piccolo non era stato.
Passando per il
corridoio, diedi un'occhiata ai miei turni, della prossima settima.
Per fortuna soltanto
uno era con Edward, e nemmeno eravamo nello stesso reparto.
Spirai, mi era andata
bene.
«Rose,
nemmeno ci fossi andata a letto». Dissi, guardandola.
«Ci mancava
poco, Bella». Urlò quasi, infatti dei pazienti si
girarono.
Volsi lo sguardo
altrove.
Non dovevo pensarci,
non dovevo pensare a quel bacio.
Che era stato
tremendamente bello.
«Andiamo a
lavoro», sentenziai, lasciando Rose dai suoi pazienti.
Aprii la porta del mio
studio, dove trovai il dottor Cullen.
Il dottor Carlisle
Cullen. «Dottore», dissi a mò di saluto.
«Bella,
vorrei parlarti». Oddio, ora mi licenzia.
«Certo, mi
dica». Mi accomodai al mio posto, difronte a Carlisle.
«Volevo
farti i miei più sinceri complimenti. Ieri il dottor Denali
mi ha chiamato, dicendomi quello che è accaduto la scorsa
notte. Sei stata eccellente». Sospirai, ok, non doveva
licenziarmi.
«Bè,
è il mio lavoro». Dissi.
Oramai ripetevo quella
frase da due giorni.
Come può,
un medico, darsela a gambe?
Allora che hai scelto
a fare, questo lavoro?
Se ci sei dentro, ci
sei dentro.
«Sono
contento di averti qui fra noi. Già il secondo giorno di
lavoro, ed hai salvato più di cinquecento vite.
Grazie». Disse, alzandosi.
Mi alzai anche io, per
accompagnarlo alla porta, e per chiamare i miei pazienti.
Carlisle mi strinse la
mano, complimentandosi per l'ennesima volta.
Ed io lo ringrazia,
per l'ennesima volta.
Una volta che
fù uscito, chiamai il primo paziente.
Era una donna, che per
mano aveva una bambina.
Le feci accomodare, e
poi riconobbi la bambina.
Era Anastasia.
«Ciao»,
dissi, con tono dolce.
«Salve
dottoressa Swan. Vede, mia figlia dopo l'operazione è stata
male, e non sono riuscita a trovare il dottor Cullen... Non
è che può controllarla lei?»
Domandò la madre.
Io annuii, per poi far
accomodare la bambina sul lettino.
Feci il solito
controllo di routine.
Anastasia non aveva
solo le tonsille, doveva esser operata, nuovamente.
Ma prima di dire
ipotesi sbagliate, dovevo consultarmi con il suo dottore.
Cioè
Edward.
«Signora,
com'è stata Anastasia, dopo l'operazione?» Chiesi.
«Bè,
aveva sempre mal di pancia, poi la notte suda sempre, qualche volta ha
mal di testa...» Le mie ipotesi non erano infondate.
Doveva parlare con
Edward, immediatamente.
«Signora,
può tornare a casa. Ma domani mattina, alle nove deve
tornare qui». Dissi, sembrando il più possibile
calma.
Ma non ci riuscivo.
La signora
annì, prese la bambina ed uscirono.
Cercai Edward
dapertutto, anche se sapevo che quel giorno non doveva lavorare.
Incrociaia Jessica per
caso, forse sapeva.
Infatti mi
indicò il piano superiore.
Una volta arrivata, lo
cercai.
Quel piano era
completamente vuoto.
Non si sentiva nessun
rumore, anzi dei gemiti... Gemiti?
Cercai da dove
provenisse quel rumore, finchè non arrivai davanti ad una
porta.
La spalancai, e chiusi
immediatamente gli occhi.
«Mi spieghi
cosa cazzo stai facendo?» Sbraitai, arrabbiata.
____________________
Non potevo farvi
aspettare :D Ok, non uccidetemi! Poi ho una bellissima notizia: Ho
pubblicato il sequel di Isabella. Sotto vi lascio il link!
Recensioni:
annatfl: Bè, oggi ho
aggiornato tutte le mie storie, ed ho scritto anche il sequel
dell'altra! Non ti puoi lamentare :D Un bacione :*
Ed4e: Infatti la povera Bella non
ha fatto niente :) Un bacione :*
midnightsummerdreams: No, infatti solo Edward
può bere alle otto di mattina :D Un bacio :*
tresy: Bè, spero di aver
postato presto! Un bacio :*
Goten: Niente! *ahaha* Un bacione :*
Bella_kristen: Bè, il continuo di
Isabella l'ho postato :D Un bacione :*
arualga91: No, non l'hanno fatto
ù.ù Un bacio :*
Little_Princess_In_A_LoveStory: Il seguito di Isabella l'ho
postato! Facci un salto! Un bacio :*
feffira: Grazie mille! Un bacione :*
JessikinaCullen: Grazie mille, e si, anche io
sono Telefilm dipendente :D Un bacione :*
Sabry87: Graaaziee! Un bacio :*
mieme: Spero di aver placato la tua
curiosità! Un bacio :*
stezietta w: No, nessun sogno :D Un
bacione :*
S1lv1a: Ecco il resto :D Un bacione :*
ValeriaCullen: Grazie mille! Anzi, ora vado
a leggere il tuo aggiornamento. Un bacio :*
robbycullen: Grazie mille! Un bacio :*
Ringrazio le 81
persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 65 tra le
storie seguite e le 22
tra gli autori preferiti!
Le mia FanFiction: In Corso: Western Eye Hospital(Twilight) Isabella. The Return.(Twilight) Come What May(Twilight) Concluse: Isabella.(Twilight) La vta, in un soffio.(Twilight) La Controfigura(Kristen Stewart, Robert Pattinson)
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Capitolo 8 *** Ottavo Capitolo. ***
Ottavo
Capitolo
«Ma che
diavolo ci fai qui? Esci immeidatamente». Urlò
Edward, mentre si abbottonava i suoi pantaloni.
Io ero già
uscita, quello che avevo visto era abbastanza.
Ecco perchè
lo stipendio di Edward era il triplo del mio, ecco perchè
faceva le operazione più belle, quelle più
complicate.
Perchè
andava a letto con la figlia del capo.
Più che a
letto, in uno stanzino, pieno di medicinali.
Che schifo.
Appena ero entrata,
Tanya sgranò gli occhi, ed Edward la spostò
immediatamente da lui.
Che cosa voleva fare
con quel gesto?
Liberarsi di lei?
Io che diavolo
c'entravo in tutto questo?
Mi mancava il mio
ospedale, a Forks. «Allora?» Disse Edward, mentre
si richiudeva la porta alle spalle.
Strano, Tanya ancora
non era uscita.
«Vieni con
me». Dissi, prendedolo per mano, e trascinandolo
nell'ascensore.
Non sapevo se era
successo anche a lui, ma a quel contatto il mio corpo fù
invaso da una scarica elettrica.
«Dove
dobbiamo andare?» Chiese.
Non gli risposi,
mentre continuavo a tenere la mia mano sulla sua, e lui aveva stretto
la presa.
L'ascensore si
aprì ed entrammo.
C'erano tre persone,
che appena ci guardarono ci fecero un cenno con il capo.
I camici bianchi
avevavo il loro effetto.
Dovevamo arrivare al
terzo piano, eravamo al settimo.
Sesto.
Quinto.
Quarto.
Eravamo rimasti da
soli.
Feci per sciogliere la
presa sulla sua mano, ma me lo impedì prendendo per un
braccio, facendo aderire i nostri corpi.
Mi prese alla
sprovvista, con un bacio.
Che di casto, non
aveva proprio niente.
Ed io cosa diamine
stavo facendo? Ovviamente ricambiavo quel bacio.
Quelle labbra
perfette, quel prfumo che metteva l'aquolina in bocca, la sua lingua,
finchè... Quella lingua fino a cinque minuti prima era stata
sulla bocca di Tanya.
Mi staccai
immediatamente, mentre riprendevo fiato.
Avevo abbandonato
anche la presa sulla sua mano, mentre eravamo arrivati al tanto atteso
terzo piano.
Senza dire una parola
cominciai a camminare, consapevole che mi stava seguendo.
Una volta arrivati nel
mio studio aprii la porta.
Non c'era nessuno.
«Stamattina
è venuta Anastasia, la bambina che segui e-» Non
finii la frase, perchè lui mi interruppe bruscamente.
«Mi hai
chiamato per questo? Per vedere delle stupidissime analisi?»
Strabuzzai gli occhi.
«Hey
è il tuo lavoro!» Urlai infuriata, mentre andavo
verso la mia srivania, dove presi una cartella e la lanciai.
«Guardale!» Ordinai.
Stranamente mi diede
retta, e le aprì.
Due minuti.
Tre minuti.
Finchè non
di accasciò sulla poltrona che era difronte alla mia
scrivania.
Mentre continuava a
rigirarsi quei fogli fra le mani.
«Tu che mi
dici?» Chiese, mentre mi fissava.
Anche io mi ero
accomodata, sulla mia poltrona.
«Che ne
penso? Dimmi tu quello che ne pensi. Non ti sembra ovvio? E'
leucemia». Dissi.
Io che in meno di due
giorni di lavoro avevo scoperto una malattia del genere su quella
bambina, ed Edward che la visitava da anni non si era reso conto di
nulla.
Forse non era
così un bravo dottore, forse non prendeva il suo lavoro sul
serio.
Come facevo io.
Come facevano i
dottori Hale.
Come facevano Angela e
Carlisle.
Ma lui no.
Occupava il suo tempo
in uno stanzino, divertendosi con giochini poco casti.
«Hai
ragione». Concordò.
«Ma dai. Io
ho sempre ragione, perchè svolgo il mio lavoro come si deve
ma tu...» Non finii.
Sentii un conato di
vomito salire.
Non dovevo pensarci.
«Prendere il
mio lavoro sul serio? Pensi che io non prenda il mio lavoro sul
serio?» Chiese, mentre scaraventava la cartellina sulla
scrivania.
La presi, mentre
sistemavo i vari fogli.
«Non lo
penso, ne sono sicura». Dissi.
Ero stata un
pò dura, ma era la verità.
«Mi
dispiace. Ti sei fatta un'idea molto sbagliata sul mio
conto». Disse, mentre sbatteva la porta, alle sua spalle.
Io non mi ero fatta
un'idea sbagliata sul suo conto.
Era lui, che mi aveva
fatto venire idee sbagliate, sul suo conto.
____________________
Non feci in tempo a
posare la borsa sul costosissimo tavolo di legno, perchè
suonarono alla porta.
«Alice».
Salutai, sorpresa.
Non mi aspettavo una
sua visita.
«Ti
disturbo?» Chiese, ancora sulla soglia della porta.
«No! Sono
contenta che sei qui. Vieni, entra». Feci un pò di
spazio, per farla entrare. «Fà come se fossi a
casa tua, dammi solo due minuti per cambiarmi». Dissi, mentre
salivo le scale.
Lei annuì,
mentre si accomodava sul divano.
Mi cambiai in due
secondi, mettendomi il mio pigiama.
Una volta scesa
giù, notai che Alice aveva riempito due bicchieri di vino
rosso.
La ringraziai
mentalmente.
«Allora,
come va?» Chiese, una volta che mi ero seduta sul divano.
«Tutto bene,
il lavoro mi dà filo da torcere». Confessai.
«Lo so,
Edward non fà altro che parlare di te». A momenti
mi strozzai con la mia stessa bevanda.
Il prezioso dottor
Edward Cullen che parlava di me alla sua famiglia.
«Cosa?»
Chiesi, visibilmente interessata.
Dovevo sapere tutto.
Alice
corrugò le sopracciglia, come se aveva detto qualcosa che
non doveva dire.
«Bè,
quando torna dal lavoro racconta sempre di te. Una volta della tua -
opera - nel togliere la bomba nell'intestino di quel terrorista, oggi
hai scoperto che una bambina di soli quattro anni ha la leucemia, e lui
non se ne era mai reso conto». Risi fra me e me.
Allora raccontava
proprio tutto, nei minimi dettagli. «Ti piace?»
Chiese Alice.
Questa volta mi
strozzai davvero con la mia bevanda.
«No».
Mentii.
«Ti
piace». Confermò lei, associando quella parola con
un sospiro.
«Si».
Confessai.
Perchè
mentirle? Tanto era la sorella.
«Ha il suo
fascino Bella, però tu sei... Tu sei diversa».
Disse.
Cos'ero, un alieno?
«In che
senso, diversa?» Chiesi.
«Bè,
come hai visto lui va a letto con chiunque gli capiti a tiro, ma non ha
mai parlato di nessuna dopo. Invece a casa parla sempre di te...
Dovresti cercare di conquistarlo». Disse.
Io conquistare Edward
Cullen? Semmai era lui che doveva coquistare me.
«Ci
penserò». Alice fece un sorriso a trentadue denti,
mentre guardava il suo orologio.
«Devo andare
a prendere Jazz. Ci sentiamo». Disse, calcando molto bene le
ultime due parole.
Annuii, accompagandola
alla porta.
«Alice»
Dissi, mentre apriva la portiera della sua porsche.
«Grazie».
Lei non disse nulla,
si limitò a mettere in moto.
Quella era stata la
prima notte, in cui sognai Edward.
____________________
Buonasera a tutti! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, mentre ora
vado a scrivere qualcos'altro... Non dico cosa :D
Recensioni:
annatfl: Ok!
Un bacione :*
feffira:
Già... Non si è lasciata sfuggire nulla :D Un
bacione :*
stezietta w:
No, non può riempirlo di botte -.- Un bacio :*
JessikinaCullen:
Si, puoi picchiare Edward! Comunque era Tanya, come hai già
letto! Un bacio :*
Satyricon:
Mah, ancora non sapremo nulla! Un bacione :*
robbycullen:
Spero di aver postato presto! Un bacione :*
arualga91:
Grazie mille! Un bacio :*
tresy: Ahah!
Grazie mille! Un bacio :*
Sabry87:
Graaaziee! Un bacione :*
flazzy cullen:
Fai bene! Comunque non era Rosalie, ma la bionda nasconde dei segreti
:D Un bacione :*
Baby_Baby:
Grazie mille! Un bacio :*
ada90thebest:
Graaaziee! Un bacio :*
Marika_BD:
Già! Un bacione :*
doval79: Mi
dispiace di averti fatto aspettare un giorno T.T Sono stata al mare :D
Un bacione :*
mieme:
Grazie mille, ma ora voglio sapere la tua strana idea, sono molto
curiosa! Un bacio :*
alice cuellen:
Ahah, sai ci avevo pensato! Un bacio :*
Bella_kristen:
Tutte avete pensato a Rosalie! E' una donna sposata :D Grazie mille per
i complimenti, un bacione :*
Ringrazio le 88
persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 70 tra le storie
seguite e le 25
tra gli autori preferiti! Grazie mille!
Avviso:
Dal 18 Agosto al 25 andrò in vacanza, le mie storie saranno
sospese.
Provvederò al mio ritorno!
Le mia FanFiction: In Corso: Western Eye Hospital(Twilight) Isabella. The Return.(Twilight) Come What May(Twilight) Concluse: Isabella.(Twilight) La vta, in un soffio.(Twilight) La Controfigura(Kristen Stewart, Robert Pattinson)
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Capitolo 9 *** Nono Capitolo. ***
Nono
Capitolo
Mi alzai di malavoglia,
svegliata dai rumori che provenivano dal piano inferiore.
Guardai l'orologio
digitale, che era sul comodino affianco al letto.
Le tre e quindici.
Era presto,
prestissimo e... Chi poteva fare tutti quei rumori? Io vivevo da sola.
I ladri.
Mi apprestai a
prendere la mazza da baseball che mi aveva regalato Phil, e scesi in
silenzio.
I rumori continuavano,
finchè una luce si accese.
Vidi una sagoma,
vestita di nero.
Chi entrava a casa
mia, sarebbe morto!
Era più o
meno alto, i capelli coperti da un cappello.
Non riuscivo a
distinguere se fosse un'uomo o una donna, ma non me ne importava
più di tanto... Gli avrei dato una mazzata in testa.
Alzai la mazza, mentre
mi avvicinavo... Forse feci troppo rumore, perchè la sagoma
si voltò e... Ecco, una bella mazzata in testa!
L'avevo praticamente
atterrato, ed ero fiera di me stessa!
«Bellaaa! Ma
che cazzo fai?» Urlò la sagoma, mentre si toglieva
il cappello, e si testava la testa.
Oddio, era Edward.
Gettai la mazza per
terra, e m'inginocchiai dinnanzi a lui.
«Io che cosa
faccio? Come diavolo ti è venuto in mente, di entrare in
casa mia?» Chiesi, mentre urlavo.
«Ti prego...
Dopo le spiegazioni ma ora accendi quella cavolo di luce!»
Ordinò, ancora accasciato a terra.
Mi alzai, ed accesi la
luce.
Ma che cavolo avevo
fatto?
Edward era accasciato
per terra, pogiato su un fianco.
Aveva una camicia
nera, e dei jeans scuri e... Ed era sopra una pozza di sangue, i suoi
capelli erano diventati rossi.
Forse avevo esagerato.
«Scusa»,
mormorai, avvicinandomi.
Presi la sua testa tra
le mani, e tastai la ferita.
Cavolo, era profonda,
e gli avevo fatto davvero male.
«Mi fa
male», disse, con voce roca.
Io nascosi un
risolino, era troppo buffo, anche se sanguinante.
«Ci
riesci... Ci riesci ad alzarti?» Chiesi, e feci un'enorme
fatica, per non scoppiare a ridere.
«No!»
Rispose, più arrabbiato di prima.
«Dai, ti
aiuto». Lo presi per una spalla, e feci in modo di alzarlo.
Ma lui non
collaborò, affatto. «Aiutami», supplicai.
Si alzò
lentamente, rivolgendo la testa verso l'altro.
Poverino.
Lo feci sdraiare
sull'enorme divano, mentre prendevo il kit da infermieri.
Non pensavo di averne
bisogno, ma mi sbagliavo.
Presi ovatta, ed acqua
ossigenata.
Bagnai per bene
l'ovatta, e mi avvicinai al mio paziente.
«Ora stai
fermo». Dissi, con ancora un sorrisino sulle labbra.
Lui obbedì,
senza dire una parola.
Scansai i suoi
capelli, pieni di sangue con una mano, e con l'altra tamponavo.
«Giocavi a
baseball?» Chiese, mentre aggrottava la fronte.
Risi, mentre
continuavo a disinfettarlo.
«Ho fatto
qualche tiro, con Phil». Il mio patrigno aveva sempre detto
che non ero adatta per quello sport, ma mi sottovalutava.
Se avesse visto la
performance di questa sera, mi avrebbero preso nella migliore squadra
americana.
«Alla faccia
di 'qualche tiro'», rimproverò.
«Mi dispiace
ma sai... Nessuno pensa di trovare qualcuno, nella sua casa, alle tre
del mattino». Tirò su le spalle, come per darmi
ragione. «Cosa volevi fare?» Chiesi, mentre buttavo
l'ovatta piena di sangue.
«Dopo ti
spiego. Se ora, dottoressa, finisce di medicarmi», disse,
calcando la parola dottoressa.
Quel sorrisino non
voleva scomparire dalle mie labbra.
«Come
vuole». Presi un cerotto, e lo sistemai sulla sua fronte, per
bene. "Ho fatto, se adess-» Ma mi bloccai.
Vidi una goccia di
sangue, che uscì dal cerotto.
Colava lungo il suo
viso, fino all'occhio.
Non so cosa mi prese,
forse non ero la solita Isabella fragile e timida, forse ero diventata
determinata e maliziosa ma... Mi avvicinai al suo viso, e leccai quella
goccia di sangue, fin sopra il cerotto.
Lui
s'irriggidì, sgranando gli occhi, ma io non mi mossi,
ritrassi la lingua e posai un bacio, sulla sua fronte.
Non mi resi conto di
quanto tempo era trascorso, ma lui ribaltò le posizioni.
Mi ritrovai sotto
Edward, appiccicata alla sua bocca.
Ed io cosa diamine
facevo? Rispondevo a quel maledettissimo bacio.
Mah, in fondo era
anche colpa mia... Ero stata io ad iniziare.
«Ti
voglio», sussurrò sulle mie labbra.
Io non risposi, mi
apprestai solo a slacciare i bottoni della sua camicia.
____________________
Forse ero stata una
delle tante, da mettere nella sua agendina ma... A me era piaciuto, da
morire.
Ok, era Edward Cullen,
il facile dell'ospedale ma... Ci ero andata a letto.
Avevo ceduto.
Non so come, ma
eravamo riusciti ad arrivare in camera, dove il letto era
più comodo.
Molto più
comodo del divano.
Eravamo ricoperti da
un lenzuolo, ed ora Edward dormiva.
I capelli erano
più spettinati del solito, e dal cerotto che aveva in testa,
s'intravedeva del sangue.
Si era riaperta, di
nuovo.
Tutta colpa mia,
pensai.
Mi accoccolai al suo
petto, ancora più stretta.
Erano le cinque del
mattino, quel giorno nemmeno dovevo lavorare.
Rimasi sveglia per
qualche minuto, e poi morfeo, mi accolse tra le sue braccia.
Dormii molto,
perchè la luce del sole filtrava dalle tendine della camera.
Aprii le palpebre,
piano piano, godendomi quel moemnto a pieno.
Finchè mi
accorsi che ero sola.
Se ne era andato, e mi
aveva lasciata.
Dovevo saperlo, era
Edward Cullen!
Ed io che speravo...
Ma cosa diamine speravo? Di tenerlo stretto a me per sempre? No.
Non sarebbe mai
successso, se non nei miei sogni.
«Va bene, va
bene! Ci vediamo oggi, si ok! Ciao, ciao». Disse una voce.
Non mi alzai, non mi
andava.
La porta si
spalancò, rivelando la figura più bella che
avessi mai visto.
«Hey, ti sei
svegliata». Disse Edward, con un vassoio in mano.
Una colazione, o
meglio, la mia colazione.
«Che ore
sono?» Chiesi, con la voce ancora impastata dal sonno.
«Mezzogiorno!»
Oddio!
Era tardissimo.
Edward si
avvicinò, posando il vassoio sulle sue gambe.
«Dottoressa, abbiamo dei croissant, delle fette biscottate
con la nutella, latte, succo d'arancia...»
Continuò, tutto preso con la sua spiegazione.
«Nemmeno la
regina d'Inghilterra ha una colazione del genere!» Dissi,
avvicinandomi.
«Lo
so». Mi diede ragione.
«Da
quant'è che sei sveglio?» Chiesi, visibilmente
interessata, mentre prendevo un cornetto.
Lui fece lo stesso.
«Dalle
otto». A momenti mi strozzai.
«E che
cos'hai fatto, tutto questo tempo?» Chiesi, fissandolo.
«Ti ho
guardata, mentre dormivi. Sei molto bella». Arrossii.
«Vorresti
dire che quando sono sveglia, non sono bella?» Dissi,
dandogli una gomitata sul torace.
«Amore,
prima mi dai una mazzata in testa, poi una gomitata... Mi vuoi
morto?» Oddio mio!
Mi aveva chiamata
Amore.
«Cos'hai
detto?» Chiesi, posando il cornetto.
«Ho detto:
M-i v-u-o-i m-o-r-t-o?» Scandì le parole, come se
parlasse con una demente.
«Deficente,
prima!» Urlai.
«Ah,
bè ti ho chiamata amore. Non ti piace?»
Spiegò, abbassando la testa.
Oddio! Edward Cullen
che era in imbarazzo!
«No no,
è che... E'... Oddio». Alzò lo sguardo
e rise.
«E'
oddio?» Chiese.
«Cioè
no-» Ok, non sapevo come cavolo spiegarlo.
«Aspetta»,
disse, puntandomi un dito contro. «Tu pensavi di essere
un'altra donna, da mettere nella mia 'agenda?' Pensavi che con te
volevo soltanto una bella e sana scopata?» Chiese, irritato.
Come cavolo si
permetteva, di alzare la voce con me?
«No, che
diavolo! Solo che quando mi sono alzata, questa mattina, e tu non c'eri
non ho capito più niente! Cosa dovevo pensare? Ed ora,
eccoti qui, che mi chiami amore!» Dissi, tutto d'un fiato.
«Bè
potevi dirmelo!». Disse, mentre si alzava, e racchettava i
suoi vestiti.
«E daiii!
Scusa, va bene? Scusa!» Lo supplicai.
Edward si
girò, e mi regalò il suo bellissimo sorriso
sghembo.
Si avvicinò
e mi baciò.
Un bacio bello,
passionale, pieno d'amore.
Non me ne importava
nulla, se poi fossi stata una delle 'tante'.
Ora ero felice, ed era
quello che contava.
_____________________
Mi perdonate per il
ritardo, vero? Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ho fatto in modo
di lasciarvi senza 'buchi', perchè posterò dopo
il 25 ok? Miami mi aspetta! Auguro buone vacanze a tutti voi!
Recensioni:
stezietta w:
Graaziee millee! Spero che ti sia piaciuto il capitolo! Un bacione :*
Satyricon:
Bè, Edward si è fatto la sua idea! Un bacione :*
Ed4e:
Già, aspetta che capirai! Un bacio :*
JessikinaCullen:
Grazie mille! Comunque la scena del bacio non l'ho presa da Grey's...
Un bacio :*
Rmp: Spero
di non aver postato tanto tardi -.- Un bacione :*
feffira:
Grazie mille! Un bacione :*
tresy:
Già, Alice è una 'consigliera'... :D Un bacio :*
Sabry87:
Graziee! Un bacio :*
Bella_kristen:
Te lo dico, nel prossimo capitolo scoprirai cosa nasconde Rose! Un
bacione :*
michy85:
Graaaziee! Un bacione :*
mieme:
Grazie mille, comunque nel prossimo capitolo scoprirai cosa nasconde
Rosalie! Un bacio :*
S1lv1a:
Già! Un bacio :*
Ringrazio le 100
persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 84 tra le storie
seguite e le 26
tra gli autori preferiti!
Avviso:
Dal 18 al 25 Agosto le mia storie verranno sospese.
Causa: Vacanza!
Provvederò al mio ritorno!
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Capitolo 10 *** Decimo Capitolo. ***
Decimo
Capitolo
«Vai
via?» Chiesi, con il broncio.
Avevo passato la notte
più bella della mia vita, ed anche la mattinata.
Edward era stato
fantastico, e continuava a chiamarmi 'amore'.
Quella parola, per
quanto fosse piccola e banale, mi rassicurava.
Sentirla uscire dalla
sue labbra, mi faceva uno strano effetto.
«Amore, non
ne hai mai abbastanza?» Disse ridendo, mentre racchettava i
suoi vestiti.
Sospirai, infilandomi
una maglietta e i pantaloni della tuta.
«Che ore
sono?» Chiesi, mentre sbadigliavo.
Avevo proprio sonno.
«Sono le
quattro del pomeriggio!» Sorrise, mentre mi dava un'altro
bacio.
«Daiii,
rimani!» Supplicai.
«Non posso,
ho il turno di notte», sussurrò sulle mie labbra.
Mi scostai da lui.
«Con
chi?» Gli puntai un dito contro.
«Amore, sei
forse gelosa?» Chiese, in tono di sfida.
Diventai visibilmente
rossa, e rivolsi lo sguardo sul pavimento.
«Io? Io,
gelosa? Certo che no» Riuscii a balbettare.
«Ho
capito... Comunque ho il turno di notte con mio padre, sei gelosa anche
di lui?» Chiese.
Tirai un respiro di
sollievo.
«Va
bene...» Dissi, non destando sospetti.
«Che
c'è?» Chiese.
Anche se ci
conoscevamo da meno di un mese, capiva ogni mio stato d'animo.
«Niente,
niente», mentii. «Anzi, alla fine mi spieghi
perchè sei venuto ieri sera?» Chiesi, guardandolo.
Prima non c'era stato
il tempo necessario...
«Amore,
giuro che ti spiegherò tutto, ma ora devo andare».
Disse, supplicandomi.
«Scusa, il
turno di notte inizia alle otto, ora sono le quattro... Dove devi
andare?» Chiesi, con fare indagatorio.
Oddio, stavo
diventando peggio di un'adolescente alla sua prima cotta.
Lui rise, e mi
abbracciò.
«Vado a
trovare mia madre e mia sorella. Le vuoi telefonare?» Chiese,
porgendomi il suo cellulare.
«No»,
arrossii.
Che stupida, pensai.
Lui era ancora
avvinghiato a me. «Scusa, ma non dovevi andare?»
Nascosi un risolino, mentre facevo quella domanda.
«Già!»
«Già»,
ripetei.
Mi diede un bacio a
fior di labbra, e poi se ne andò.
Ok, ora dovevo fare
una cosa importantissima.
___________________
«Dottoressa
Swan, come mai a lavoro?» Chiese la segretaria.
Dopo un mese al Wester
Eye Hospital scoprii che si chiamava Brenda.
«Salve, mi
servirebbe un cambio turno», chiesi, addolcendo gli occhi,
come faceva Edward.
Ovviamente riuscii a
malapena nel mio intento.
«Vedo cosa
posso fare, quando le serve questo cambio turno?»
Domandò, mentre smanettava con il computer.
Io non capivo nulla di
elettronica.
«Domani ho
il turno di mattina, ma vorrei fare la notte. E' possibile? Se vuole
posso parlare personalmente con il dottor Carlisle». Feci
tremila domande a raffica.
Sperai che mi avesse
capito, perchè la sua faccia si dipense di una smorfia
strana.
«Questa sera
c'è il dottor Edward Cullen e la dottoressa Denali. Se vuole
può chiedere a Tanya». Disse.
Ma non capii la
seconda parte della frase.
«Grazie»,
sussurrai. «Parlerò personalmente con la
dottoressa Tanya». Dissi andandomene.
Quello stronzo.
Ed io c'ero cascata,
come una deficente.
Ero caduta in quel
vicolo cieco.
Isabella Marie Swan
che si faceva chiamare amore dal dottor Edward Cullen.
Una grandissima
cazzata.
Mia avviai verso
l'uffico del direttore, percorrendo i vari corridoi.
Bussai.
Una volta.
Due volte.
«Avanti».
Disse una voce maschile.
«Dottor
Denali», salutai.
«Swan... A
cosa devo questa visita?» Chiese, interessato.
«Domani ho
alcune faccende importanti da sbrigare, volevo chiederle se poteva
spostare il mio turno a questa notte, al posto di sua
figlia», dissi, addolcendo gli occhi anche con quell'uomo.
«Bè,
sarebbe un bene se la mia Tanya facesse la mattina, per una buona
volta»... Chissà perchè la sua Tanya
decideva sempre di fare la notte. «Si, si può
fare. Parlerò io con mia figlia e... Swan faccia in modo che
non accada più», ordinò autoritario.
«Certo,
grazie mille». Dicendo così uscii.
Edward avrebbe avuto
una bella sorpresa.
____________________
Era una mezz'ora che
ero seduta su una sedia, in chirurgia.
Il mio turno si
sarebbe svolto in quel reparto, insieme a quel bastardo.
«Papà
senti che ne dic-» ma si bloccò, quando mi vide.
Sorrise e mi si
avvicinò. «Amore», sussurrò.
Mi scansai.
Di certo non volevo
baciare le labbra di un bastardo. «Che succede?»
Chiese, mettendosi davanti a me, ed incrociando le braccia.
«Cosa
succede? Spiegamelo tu! Faccio il turno con mio padre, e poi, quando
chiedo un cambio turno scopro che c'è Tanya al posto di
Carlisle!» Dico, più inquieta di prima.
«Hai chiesto
un cambio turno, per stare con me?» Chiese, sorridendomi
maliziosamente.
«Ridi? Cosa
diamine c'è da ridere? Prima fai tutte le smancerie
possibili ed inimmaginabili e poi mi prendi in giro», dissi,
mettendo il broncio.
Oramai era diventata
un'abitudine.
«Ok»,
disse prendendo un bel respiro. «Ora, dimmi quello che ti ho
detto appena sono entrato». Chiese.
Forse Edward non si
sentiva tanto bene.
«Come?»
Domandai, sgranando gli occhi.
«Dimmi le
stesse parole che ti ho detto prima che ti vedessi, qui
seduta». Ordinò.
Feci mente locale.
«Papà
senti che ne... E poi ti sei bloccato perchè mi hai
vista». Spiegai.
Lui sorrise.
Ma che diamine si
rideva?
«Ecco, vedi?
Non sapevo che c'era Tanya. Ha chiesto un cambio turno con mio padre,
sennò nemmeno l'avrei chiamato. Va bene?»
Spiegò.
Ok, ora mi sentivo
talmente stupida, che mi sarei sotterrata da sola.
«Ah»,
riuscii a sussurrare.
«Ma
quant'è bella la mia gelosona?» Chiese, mentre mia
abbracciava.
«Mah... Non
lo so. Dimmelo tu». Ricambiai quell'abbraccio.
«Bè,
dire che sei bella è un'eufomismo. Poi, con questo camice
bianco...». Gli diedi una manata sul capo. «Te l'ho
detto che mi vuoi morto!» Disse, sarcastico.
«Andiamo»,
lo presi per mano.
«Dove?»
Chiese, facendo gli occhi maliziosi.
«Non farti
strane idee! Se non ricordo male mi devi delle spiegazioni».
Gli ricordai.
Lui
sospirò, e mi seguì.
____________________
Lo portai nello
stanzino, quello dove l'avevo trovato con Tanya.
Non era un posto bello
ma almeno era l'unico isolato.
«Dai»,
lo incitai, mentre mi sedevo su un secchio di plastica.
«Sei molto
sexi così». Disse, mentre mi squadrava.
«Facciamo i
seri per una volta?» Chiesi, arrabbiata.
«Va bene, va
bene. Cosa vuoi sapere?» Domandò mentre si sedeva
per terra. Davanti a me.
«Tutto. Per
prima cosa, perchè sei venuto a casa mia ieri
sera». Lo minacciai, puntandogli un dito contro.
«Ok,
allora...» mi diede le spalle, ed appoggiò la
testa sulle mie gambe.
Incominciai ad
accarezzargli i capelli.
Mi costava molto non
saltargli addosso... Ma la verità aveva la precedenza.
«Tu inizialmente mia accusavi, dicendo che non sapevo fare il
mio lavoro, dicevi che ho questo posto solo perchè andavo a
letto con Tanya», sottolineo la parola andavo. «Ma
non è così. Io ho questo posto perchè
me lo sono sudato. Quando andavo al liceo stavo sempre insieme al mio
migliore amico: Emmett. Lo conosci?» Chiese, mentre
gesticolava con le mani.
«Si, il
marito di Rosalie», dissi.
Lui annuì.
«Stavamo
sempre insieme, praticamente siamo cresciuti insieme. Andavamo al liceo
insieme e poi abbiamo scelto lo stesso college. Ma io avevo preso una
strada diversa dalla sua. Te l'ha raccontato Rosalie, vero?»
Chiese.
«Già»,
mi limitai a rispondere.
«Poi... Nel
2005 scoprii che Emmett aveva un canro ai polmoni, causato dalle
numerevoli sigarette che si fumava. All'epoca era già
fidanzato con Rosalie, e stavano per sposarsi. Non so
perchè, ma l'idea di perdere il mio migliore amico mi
lacerava il petto quindi iniziai a studiare medicina. Quando feci il
concorso per entrare nel Wester Eye Hospital non c'erano i Denali.
Anzi... Mio padre doveva prendere il posto da 'capo', ma
chissà perchè arrivò Denali con sua
figlia. Hanno licenziato la maggior parte dei dottori e degli
infermieri, ma io sono rimasto perchè mi portavo a letto la
figlia del capo. Così anche mio padre, Rosalie e Jasper. Una
notte Emmett si sentì male, ed io l'accompagnai da mio
padre. Aveva avuto un attacco bruttissimo, credetti che stava per
morire, così andai a casa di Rosalie - lei non sapeva niente
del tumore, ed ancora oggi non sa niente -, le volevo spiegare tutto ma
alla fine non le spiegai niente. Ci ero andato a letto insieme. Non me
lo chiedere, perchè non so qual'è stato il
motivo. Mio padre riuscì a calmarlo, così Emmett
ritornò a casa, pregandomi di non riferire niente a nessuno,
ed io così feci. Rosalie invece mi disse di non dire niente
ad Emmett, ma lui era il mio migliore amico, non potevo metirgli.
Così, per il bene di tutti e due, troncai l'amicizia. Ecco
perchè la Hale mi odia così tanto».
Finì la sua spiagazione, prendendo un bel respiro.
Ecco perchè
Rose mi pregava di non cedere al fascino di Edward.
Perchè
sapeva che prima o poi avrei sofferto anche io.
Non dissi niente, e lo
abbracciai da dietro.
Non c'erano parole,
non c'erano sussurri.
C'eravamo solo noi:
Bella ed Edward.
____________________
Credevate di esservi liberate di me? Bè, vi sbagliavate di
grosso! Scusate per il ritardo, ma ero in vacanza! In questo capitolo
c'era tutta la verità..
Recensioni:
Sweet_Apple_Love:
Prima di leggere la mia risposta giura che non mi prenderai per una
demente :) Appena ho letto la tua recensione ho cominciato a saltellare
per tutta la stanza come una cretina! E' un onore ricevere commenti da
te, seguo tutte le tue FanFictione ed hai un'oriliginalità
fantastica! Complimentiiiiiiii! Ora invece: Grazie per la recensione, e
per tutti i complimenti, sono contenta che questa FanFiction ti piaccia
molto! Che ne pensi di questo capitolo? Spero di non averti delusa! Un
bacione :*
midnightsummerdreams:
Voleva dirgli la verità, però sono succese altre
cose ^^ Un bacione :*
Lau_twilight:
Grazie mille per i complimenti! Un bacione :*
Sabry87:
Tesooorooo! Graaaziee! Un bacio :*
Marika_BD:
Graaaazieeee! Un bacio :*
shasha5:
Grazie mille! Sono contenta che ti piaccia! Scusa il ritardo, ma ero in
vacanza! Un bacione :*
Ed4e: Tesoro
grazie mille! Ma Tanya starà sempre fra i piedi ;D Un
bacione :*
tresy:
Grazie mille! Si, mi sono divertita da morire :D Un bacio :*
mieme:
Grazie mille! Spero che la storia di Rose non ti abbia delusa! Un bacio
:*
S1lv1a:
Anche io avrei ceduto, però al primo incontro :) Un bacione
:*
stezietta w:
Grazie a te per le bellissime recensioni! Un bacione :*
Bella_kristen:
Grazie mille! Dimmi che ne pensi di Rose ù.ù Un
bacio :*
robbycullen:
Scusa per il ritardo, ma ero a Miami! Spero che questo capitolo ti sia
piaciuto! Un bacio :*
_faby_cullen:
Grazie per i complimenti! Un bacione :*
ValeriaCullen:
Eccomi tornata! Spero che non ti abbia deluso! Un bacione :*
Ringrazio le 118
persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 96 tra le storie
seguite e le 30
tra gli autori preferiti!
Le mia FanFiction: In Corso: Western Eye Hospital(Twilight) Isabella. The Return.(Twilight) Come What May(Twilight) Concluse: Isabella.(Twilight) La vita, in un soffio.(Twilight) La Controfigura(Kristen Stewart, Robert Pattinson)
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Capitolo 11 *** Undicesimo Capitolo. ***
Undicesimo
Capitolo
«Mi odierai
a morte», disse Rose, bevendo un sorso d'acqua dal suo
bicchiere di vetro.
«No».
Rivelai.
Era la
verità, non potevo prendermela con lei, alla fine non
c'entrava niente.
Non sapeva nulla di
Emmett, e cercava solo di avvertirmi, sul conto di Edward Cullen.
Però non
riuscivo a mandare giù la storia del sesso.
Cavolo c'era andata a
letto insieme!
Era andata a letto con
il mio fidanzato.
Ma ero riuscita a
metterci una pietra sopra, dopo tre giorni.
«Ribadisco:
non ti preoccupare! Non è successo niente di che, e poi
erano altri tempi», la rassicurai.
«Bella, ti
faranno santa! Primo perchè mi hai perdonata,
così in due minuti e secondo, perchè sei riuscita
a far innamorare Edward Cullen!» Disse, fissandomi.
Sospirai.
Oramai io e Edward
eravamo la coppia più spettegolata dell'ospedale.
Da quando quel demente
aveva detto a tutti della nostra relazione.
Aveva aperto i
battenti, e solo Dio sà che malessere aveva avuto Tanya quel
giorno.
Aveva mandato tutte le
maledizioni possibili a Edward, così aveva fatto anche suo
padre.
Un giorno
convocò Edward, dicendogli che io non ero una ragazza
affidabile, e che la sua Tanya pensava già ad un matrimonio
fra i due.
Quando mi
riferì tutto, scoppiai a ridere.
E lui con me.
Siamo una coppia
proprio strana, soprattutto ora, che abitiamo insieme.
Il dottor Edward
Cullen ha lasciato il suo appartamento al centro di Londra.
In un solo giorno era
riuscito a trasportare tutti i suo bagagli, con vari mobili che non
voleva lasciare.
La casa ora era in
condizioni pessime, valigie sparse dapertutto, mobili in posti davvero
strani.
Non avevamo tempo di
sistemare.
Lavoravamo sempre, e
quando eravamo a casa sfruttavamo il tempo in altri modi.
Non molto casti, e
strani.
Il telefono mi
destò dai miei pensieri sconci.
Non guardai nemmeno il
display, sapevo chi era.
«Dimmi»,
risposi.
«Amore
stasera andiamo a cena a casa dei miei. Alle venti pronta, ti passo a
prendere». Disse Edward, aspettando la mia risposta.
Oramai era un rito
andare a cena dai Cullen ogni giovedì sera.
«Ottimo, ci
vediamo dopo», dissi.
«Ok, ciao
ciao. Ti amo». Così attaccò
Quelle due uniche
paroline mi sciolsero, come facevano sempre.
Prima di riagganciare
guardia l'ora, erano le sette e dodici.
«Rose devo
andare. Ci vediamo domani mattina, tanto abbiamo lo stesso
turno», salutai la mia amica, avvicinandomi per stamparle un
bacio in guancia. «Salutami Emmett», urlai, quando
ero già uscita.
Per fortuna la strada
da casa di Rosalie a casa mia era poca, perchè ero a piedi.
Da quando io e Edward
convivevamo, mi aveva obbligata a buttare il mio adoratissimo Pick Up.
Ovviamente io mi ero
imposta, così l'avevo rispedito a Forks.
Il mio Pick Up era il
mio Pick Up.
Arrivata a casa aprii
la porta, e scavalcai sulle varie valigie che erano sparse nel salone.
Un campo minato.
Riuscii ad arrivare in
camera, decidendo i vestiti.
Ovviamente ci sarebbe
stata anche Alice, quindi optai per un abitino nero non troppo corto e
dei decoltè neri.
Sicuramente la mia
cognatina avrebbe apprezzato il mio abbigliamento.
Andai in bagno e mi
feci una doccia, aspettando Edward.
____________________
«Bella»,
urlò Esme, venendomi in contro.
Era la mia seconda
mamma, lì a Londra.
Premurosa e gentile
con tutti, specialmente con me.
Diceva sempre che ero
un dono sceso dal cielo, ed ero riuscita a far mettere la testa a posto
a suo figlio.
Bè, non era
l'unica che la pensava così.
«Esme,
è un piacere rivederti», comunicai, accogliendo
quell'abbraccio.
«Vieni
dentro, è pronta la cena», disse, tenendo la mano
a Edward.
Lui la prese, e
così ci dirigemmo verso l'entrata.
Casa Cullen era
enorme, ed io l'adoravo.
Non passavamo molto
tempo lì, ma ogni giovedì sera eravamo i
benvenuti.
«Cognatinaaa!»,
disse Alice, seduta vicino a Jasper.
Il suo adorato
maritino.
«Hey»,
sussurrai, stampandole un bacio in guancia e sedendomi davanti a loro.
Edward si
accomodò vicino a me.
La cena trascorse in
modo piacevole, finchè il mio fidanzato non mi condusse
fuori.
«Bella,
dobbiamo parlare», disse, con aria triste.
Temevo il peggio.
In quei pochi istanti
i progetti che già mi ero creata su di noi si erano
sbriciolati.
«D-dimmi»,
riuscii a balbettare, mentre mi sedevo sulla panca, nel giardino.
Lui sospirò
più volte, per poi prendere una scatolina ed inginocchiarsi
dinnanzi a me.
No! Pensai scioccata.
Non può
farlo, non adesso.
Non è
nè il momento, nè il luogo adatto.
«Bella, io
ti amo. Dal primo istante in cui ti ho vista sei entrata nei miei
pensieri, costantemente. Ma voglio che questo amore duri in eterno.
Quindi, Isabella Marie Swan, vuoi sposarmi?» E
così, fece la fatidica domanda.
Sentii il cuore andare
in mille pezzi.
Sgretolarsi
completamente.
Non sapevo cosa dire,
non sapevo come rispondere.
«I-io»,
poi acquistai un pò di lucidità. «Non
posso. Edward mi dispiace, ma non posso». Decretai, alzandomi.
Corsi verso il
cancello, e uscii in fretta in furia.
Lacrime amare mi
rigavano sul volto.
Un sorriso tirato si
posava sulle mie labbra.
«Taxi»,
urla, con la voce strozzata dal pianto.
Entrai, non degnando
l'autista di uno sguardo.
«Dove
andiamo?» Chiese, fissandomi dallo specchietto.
«Aereoporto»,
torno a Forks.
_____________________
Ragazzi scusate ma non riesco a rispondere alle vostre recensioni.
Giuro che stasera troverete le risposte, proprio in questo capitolo.
Kiss!
Le mia FanFiction: In Corso: Western Eye Hospital(Twilight) Isabella. The Return.(Twilight) Concluse: Isabella.(Twilight) La vita, in un soffio.(Twilight) Come What May(Twilight) La Controfigura(Kristen Stewart, Robert Pattinson)
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Capitolo 12 *** Dodicesimo Capitolo. ***
Dodicesimo
Capitolo
Tre volte.
Erano tre volte che
bussavo fuori a questa stramaledettissima porta.
«Un
attimo», sentii urlare.
Povero Charlie, stava
dormendo.
Cosa ovvia, erano le
cinque della mattina.
Sentii la porta
aprirsi con un click, e mio padre, in pigiama e con un cappello stile
'sette nani', si piazzò dinnanzi a me.
«Isabella?» Chiese stupito, sgranando gli occhi.
«Papà»,
sussurrai, con le lacrime agli occhi.
Poche ore
fà ero a cena, con la famiglia e Cullen e adesso?
Ora ero di nuvo a casa
mia, a Forks.
Ancora ero sulla
porta, finchè Charlie mi prese per le spalle e mi
portò dentro, appoggiandomi sul divano.
Cavolo, mica ero una
bambina.
«Cos'è
successo? Il dottor Cullen ti ha fatto qualcosa?»
Domandò subito allarmato.
Bè, in
fondo era lo sceriffo di Forks.
«N-no non mi
ha f-fatto niente. Però ora v-vado in camera
m-ia», riuscii a dire, fra i singhiozzi.
Mi alzai, e mi diressi
verso le scale.
La camera era come la
ricordavo, Charlie non aveva toccato niente.
Ma mancava tutto: i
miei vestiti, tutti gli accessori e le cianfrusaglie che mi ero portata
a Londra.
Chissà come
avrei fatto per riprenderle.
Come 'pigiama'
indossai la camicia di Charlie, avevo solo quella.
Mi feci una doccia
bollente, ed andai immediatamente a letto.
La pioggia che cadeva
fitta fuori dalla finestra.
Il lenzuolo che mi
copriva.
Quella camicia scomoda.
«Ma che
cazzo ho fatto?» Sussurrai a me stessa, portando le mie mani
sulla faccia.
Era stato l'istinto a
scegliere per me, in quel momento.
E gli avevo detto di
no.
Avevo detto di no ad
una vita splendida.
Avevo detto di no ad
una promozione di lavoro a Londra.
Avevo detto di no a
Edward.
L'unico senso della
mia vita.
Ed ora ero qui, nel
mio letto, da sola.
E forse lui era a casa
nostra, oppure per consolarsi stava scopando con una delle sue troiette.
Ed io dovevo pure
sposarlo?
No, non l'avrei mai
fatto!
«Mi spieghi
perchè sei tornata a Forks?» Chiese mio padre,
mentre si infilava il cucchiaio con dei cereali sopra in bocca.
«Papà
non è successo niente di che! Volevo tornare a casa, punto e
basta. La vita a Londra non mi piace», finii adirata.
Ero tornata a Forks
per restarci.
Finita la colazioni mi
buttai sul divano, prendendo il mio cellulare ed accendendolo.
Appena ero salita
sull'aereo l'avevo spento, e così era rimasto.
Non feci in tempo a
spingere il tasto dell'accensione, che fui invasa da mille messaggi,
sia vocali che scritti.
Decisi di leggere
prima quelli scritti.
Alice:
Mi
spieghi che diamine ti è preso? Lo amavi così
tanto! Appena leggi chiama.
Alice:
Allora??
Capisco se non vuoi parlare con lui, ma con me? Bella, mi sto
seriamente preoccupando.
Alice:
Se
entro domani pomeriggio non sento la tua voce prendo il primo aereo per
Forks.
Mi bloccai un secondo.
Come faceva a sapere
che ero a Forks?
Ci mancava solo
questa...
Rosalie:
Ho
saputo quello che è successo. Mi dispiace, ma ti avevo
avvertita.
Ecco, ora ci mancava
soltanto la ragione di Rose.
Rosalie:
Bella,
sono Emmett. So che Edward ti ha raccontato tutto, e so che ha corso
con i tempi, con questa proposta di matrimonio, ma lui ci tiene davvero
a te. Non lasciartelo scappare.
Oddio, Yoghi che
faceva commenti sulla relazione fra me ed il suo ex migliore amico.
Finalmente i messaggi
erano finiti.
Passai a quelli
vocali, dove il mio cuore perse un battito.
Edward:
Perchè
te ne sei andata? Ne potevamo benissimo discutere insieme. Lo sai che
ti amo, e se non eri pronta potevi parlarmene apertamente.
Io
sono qui, ad aspettarti.
Ti
amo.
Presi un bel respiro,
e con le lacrime agli occhi richiusi il cellulare.
Non dovevo pensare a
quella voce, non dovevo pensarlo!
Presi il telecomando,
ed accesi la tv.
Orgoglio e
pregiudizio, Cime Tempestose, Moulin Rouge...
Spensi immediatamente
la televisione, e buttai violentemente il telecomando a terra.
Decisi di chiamare
Alice, tanto valeva sentirla, prima di ascoltare altre minacce da parte
sua.
Composi il numero, e
dopo solo due squilli rispose.
«Mi spieghi
che fine hai fatto?» Disse adirata.
«Ciao anche
a te Alice, come stai?» Chiesi sarcastica.
Anche se il sarcasmo
c'entrava ben poco in quel momento.
«Non fare la
stupida. Perchè te ne sei andata in quel modo?»
Domandò, poi la sentii bisbigliare.
«Alice»,
urlai arrabbiata. «Edward è lì con
te?» Finii.
Solo pronunciare il
suo nome mi faceva male.
«Si»,
rivelò, in tutta tranquillità.
«Non me lo
passare, non me lo passare!» Dissi, continuando a ripetere
quelle parole.
«Non ti
preoccupare. Allora? Perchè te ne sei andata?»
Ecco, ora era arrivato il momento della verità.
«Alice non
lo so. Però appena mi ha chiesto se volevo sposarlo tutta la
mia vita mi è passata davanti. Come posso stare con uno che
due giorni prima andava a letto con tre persone diverse al giorno? Non
posso!» Ripensai alle mie parole.
In fondo Edward era
stato dolce e carino con me.
Ed io continuavo a
criticarlo.
Dopo pochi istanti di
silenzio, parlò lei.
«Torni?»
Chiese, sicura di sè.
«No. Ti
prego, cerca di spedirmi tutte le mie cose, e vai all'ospedale, per
farti dare le carte delle dimissioni. Dì al dottor Denali
che sono dovuta tornare immediatamente a Forks... E dì a
Edward di non cercarmi mai più. E' finita». Con
quelle parole stavo rassicurano più me stessa che lei.
«Va bene.
Ciao Bella», attaccò, senza lasciarmi il tempo di
salutarla.
Oramai era finita,
davvero.
__________
Scusate il ritardo, ma ho avuto da fare *-* Spero che il capitolo vi
sia piaciuto... Però non posso dirvi altro.
Recensioni:
LadySile:
No, non la insegue T.T Mi dispiace, ma non posso dirti altro *-*
Continua a seguirmi, gli aggiornamenti non tarderanno ad arrivare :) Un
bacione :*
Lau_twilight:
Bè, non c'è un motivo preciso. Forse è
stato Ed a correre troppo con i tempi T.T Un bacione :*
Lena89:
Eheheh. Allora dovrai aspettare ancora un pò.. Un bacio :*
mine: No, no
hai letto benissimo... Spero che non sei diventata già pazza
ù.ù Un bacio :*
ClaryCullen:
Bè, il perchè non si sa di preciso. E credo che
non si saprà mai... Un bacione :*
Ed4e: Si, ci
sarà rimasto di merda ashuashua. Con la faccia da pesce
lesso che si ritrova ù.ù Vabbè... Un
bacione :*
marty_95:
Non posso dirti niente, però non ci sei vicini -.- Un bacio
:*
Isabella v:
Ok! Però prima fai la fila va bene? Un bacio :*
Sabry87: No,
Eddy non ferma proprio nessuno -.- Un bacione :*
barbyemarco:
E' ovvio che è a lieto fine ;D Un bacione :*
Bella_kristen:
Al più presto no, ci sarà ancora da penare *-* Un
bacio :*
shasha5:
Vabbè, in questo capitolo non si capisce un
granchè... Un bacio :*
Michelegiolo:
Grazie mille per i complimenti e si, Bella è andata fuori di
testa ù.ù Un bacione :*
__cory__:
Graaaazieee! Scoprirai tutto leggendo ù.ù Un
bacione :*
mieme: No,
non la segue... Un bacio :*
RenEsmee_Carlie_Cullen:
Nuoovaaa Faaaan *-* Però non posso dirti niente -.- Un bacio
:*
S1lv1a: Non
te lo posso dire :) Un bacione :*
stezietta w:
No, nessun virus T.T Anche Bella avrà le sue ragioni... Un
bacione :*
Ringrazio le 133
persone che hanno messo la mia storia tra le preferite, le 108 tra le storie
seguite e le 33
tra gli sutori preferiti!
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Capitolo 13 *** Tredicesimo Capitolo. ***
Tredicesimo
Capitolo
«Dottoressa
Swan?» Chiese Carlie, impegnata a leggere varie scartoffie.
«Carlie».
Salutai.
Era un'anziana donna,
aveva su per giù sessant'anni, ed era la segretaria
dell'ospedale di Forks.
«Come mai
è qui?» Domandò, mentre si sistemava
meglio gli occhiali sul naso.
«Dovrei
parlare con Michael». Già, Michael.
Il direttore del
nostro piccolo ospedale.
Dovevo parlare con
Michael, per chiedergli se poteva farmi tornare a lavorare.
«Certo. E'
nel suo studio, vada pure». Finì, indicandomi la
strada.
Come se non la
conoscessi a memoria.
«Arrivederci»,
salutai, mentre mi dirigevo verso lo studio di Michael.
Una volta arrivata
fuori alla sua porta bussai.
«Avanti»,
sentii, mentre aprivo.
Era tutto come al
solito.
La scrivania piena di
carte, tre telefoni dinnanzi a lui, paia di occhiali diversi.
«Bella?»
Chiese, sgranando gli occhi.
«Si, proprio
io», sussurrai, mentre lo vedevo alzarsi.
«Vieni qui e
abbracciami! Come stai? Sei vanuta trovare il tuo vecchio
ospedale?» Domandò, accogliendomi in un abbraccio
stritolatore.
«Tutto bene!
Ti dovrei parlare". Rivelai, staccandomi da lui e guardandolo negli
occhi»
«Dimmi»,
disse.
Aveva capito quasi
tutto, in una sola occhiata.
Mi sedetti sulla
poltrona di pelle. «Cos'è successo?»
Chiese sospirando.
Presi un bel respiro.
«E'
complicanto, ma ora non posso proprio spiegartelo. Me ne sono andata da
Londra... C'è ancora un posto per me?» Domandai,
rosicchiandomi un'unghia.
Sperai vivamente che
nessuno avesse preso il mio posto.
«Signorina
Swan, deve ritenersi molto fortunata, perchè in questi due
mesi ancora non ho trovato un dottore». Sospirai, ed
accompagnai il tutto da un sorriso.
«Grazie!»
Dissi, mentre mi alzavo.
«Bella, vai
a casa, riposati. Ti telefonerò io, quando dovrai iniziare a
lavorare». Annuii mentre uscivo.
E dovetti ringraziare
mentalmente il mio ex marito Michael, perchè sapeva che
sarei tornata.
«Pronto?»
Risposi al telefono di casa.
Nemmeno ero entrata
che aveva iniziato a squillare.
Stavo impazzendo.
«Casa
Swan?» Chiese una voce troppo familiare.
«Angela?»
Dimandai, stupita.
«Oh Bella!
Come stai? Qui siamo tutti in pensiero! Ci manchi da morire»,
che cara donna.
«Benissimo.
Sono dovuta tornare a Forks per varie... Ecco per varie faccende e
penso di restarci. Oh, salutami tutti, e dì che mancano
anche a me». Era la verità.
La pura e semplice
verità.
«Verrai a
trovarci?» Chiese, con la voce impastata dal sonno.
Aveva fatto il turno
di notte, sicuramente.
Ed ora cosa le dicevo?
«Non lo so.
Intanto Alice mi sta spedendo tutte le mie cose». Finii.
Caspita, volevo
cambiare discorso.
«Ok».
Ed accompagnò il tutto da uno sbadiglio.
«Angela, hai
fatto la notte?» Chiesi, nascondendo un sorrisino.
«Si, ed
è stata atroce. Abbiamo perso un paziente». Disse,
con voce triste.
Era sempre
così, quando succedevano questi episodi.
«Lo
conosco?» Domandai.
Sperai di no.
«Penso di
si. La bambina, Anastasia». Finì.
Sentii la terra
mancarmi da sotto i piedi.
Conoscevo quella
bambina, benissimo.
Mi sedetti su una
sedia, con le gambe tremolanti.
«E'
morta?» Chiesi, con la voce spezzata.
«Si Bella.
E' arrivata qui troppo tardi». Rivelò.
Sospirai pesantemente,
prima di riagganciare.
«Devo
andare. Ci sentiamo va bene?» Chiusi la conversazione.
Non diedi ad Angela
nemmeno il tempo di salutarmi, perchè mi buttai pesantemente
sul divano.
Anastasia.
Era in cura da me, ed
ora era morta.
E se ci fossi stata io
al Western Eye Hospital quella notte?
Sarei riuscita a
salvarla?
Non potevo dare la
colpa ad Angela, ma non dovevo prendermela neanche con me stessa.
Presi un bel respiro,
e chiusi gli occhi.
«Dammi una
buona ragione per la quale hai chiamato!» Urlai.
Stavo dormendo
così bene e pesantemente che lo squillo insistente del
cellulare mi aveva svegliata.
«Sono
io». Edward.
Presi un pò
di lucidità, mi alzai, strofinai gli occhi e risposi:
«Ciao».
Brava Bella! Un'altra
cosa non la potevi dire?
Del tipo: mi dispiace,
ti amo anch'io.
Oppure: sono
già stata sposata, con un dottore e proprio non me la
sentivo.
Ma non temere, ti amo
ancora!
Brava stupida!
«Non ti
preoccupare, volevo solo avvisarti di una cosa. E' morta la bambina che
avevamo in cura. Mercoledì pomeriggio ci sono i funerali, se
ci tenevi puoi anche venire». Finì.
Nella sua voce notai
una nota differente.
Forze tristezza?
Bè,
perchè era triste?
Certo, la sua
fidanzata l'ha abbandonato quando lui le ha fatto la proposta di
matrimonio, la bambina che ha in cura è morta a soli quattro
anni.
Perchè deve
essere triste?
«Non lo
so», rivelai.
Ci volevo andare, ma
era troppo dura.
«Non ti
preoccupare, non ti darò nessun fastidio. Se vuoi non mi
farò nemmeno vedere». Oddio.
Cavolo, io avevo
bisogno di vederlo.
Io dovevo vederlo.
Io volevo vederlo.
«Va bene.
Ciao Edward». Così riattaccai.
Oramai era diventata
un'abitudine attaccare in faccia alla gente.
Scusami amore, ma
dovevo farlo.
«Parti?»
Chiese Charlie, mentre mettevo dei soldi nella borsa.
«Devo
tornare a Londra per sbrigare alcune faccende. Non ti preoccupare,
torno». Si, sarei tornata.
«Va
bene». Finì, mentre prendeva una lattina di birra
dal frigo.
«Ciao
papà. Ci vediamo dopo domani». Avrei preso il
primo volo per tornare a Forks.
Aprii la portiera del
mio amato Pick - Up e ci salii sopra.
La strada per Port
Angeles non era molta, ma con il mio mezzo il tempo fù
raddoppiato.
Una volta arrivata
corsi al check in.
«Signorina
dov'è diretta?» Chiese una donna.
Era giovane,
avrà avuto si o no una ventina d'anni.
«Londra».
Decretai.
Ma torno, non si
preoccupi.
________
«E in
memoria di Anastasia Jane Smith suo fratello leggerà una
lettera». Quella cerimonia era straziante.
Vedere tutte quelle
persone radunate lì, per una piccola bambina di quattro anni.
Le lacrime scendevano
da sole.
E non solo per quello.
Dovetti ringraziare
quella bambina.
Era stata tutta opera
sua.
Io ed Edward avevamo
litigato la prima volta, insieme ad Anastasia.
Ci eravamo
riappacificati, davanti a quella bambina.
Esclusivamente grazie
a lei.
La cerimonia era quasi
finita, per fortuna.
Quando tutti se ne
furono andati - compresi i genitori -, rimasi qualche minuto
lì, da sola.
Posai un piccolo fiore
che avevo un mano su quella lapide, per poi allontanarmi.
Nemmeno due passi che
due braccia ed una figura marmorea mi abbracciò da dietro.
Edward.
________
Non uccidetemi! Scusate
se non posso rispondere alle vostre recensioni, ma sono stracolma di
compiti e sto aggiornando anche di nascosto a casa di una mia amica T.T
I miei mi hanno sequestrato il pc finchè non avrò
finito le trenta equazioni di matematica ù.ù
Ve lo giuro, ce la sto mettendo proprio tutta!
Alla prossima, kiss :*
P.s: Ricordate che nel
week - end non aggiorno mai.
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Capitolo 14 *** Quattordicesimo Capitolo. ***
Quattordicesimo
Capitolo
Mi girai di scatto, e
lo abbracciai.
Con foga, con rabbia,
con affetto e con amore.
Già,
perchè io l'amavo ancora.
E come una dodicenne
scoppiai a piangere tra le sue braccia.
Prima per Anastasia, e
poi per noi.
Tutta colpa mia, avevo
mandato tutto all'aria.
«Shh, va
tutto bene», disse accarezzandomi i capelli.
Tutto bene forse per
lui, perchè a me non ne andava mai una giusta.
O forse ero io che non
ne facevo mai una giusta.
Sicuramente.
Dopo un pò
smisi di singhiozzare, ma non volevo scostarmi da lui.
«Andiamo nella mia Volvo», decretò
infine.
Forse
perchè aveva cominciato a piovere, ma io non ci feci caso.
Lo seguii, ancora
attaccata a lui.
Ero diventata una
cozza!
Mi aprì la
portiera e mi fece entrare, lasciandomi sola per un secondo.
Perchè
quello dopo, arrivò al mio fianco e mi cinse nel suo
abbraccio. «Come stai?» Chiese amorevolmente.
Lui doveva insultarmi,
lasciarmi lì da sola ... invece che faceva? Cercava di
consolarmi.
Ero io che dovevo
chiedergli scusa.
«Male»,
biascicai, mentre mi staccavo.
Era un dolore fisico
abbandonarlo, ma dovevo farlo.
Restammo pochi minuti
in silenzio, finchè lui non lo ruppe: «So
tutto», disse.
Ma in quel preciso
istante, non capii di cosa parlasse.
«Eh?»
Chiesi, mentre mi asciugavo le lacrime con un fazzoletto.
«So che sei
già stata sposata ... con un dottore»,
finì.
Presi un bel respiro,
e lo fissai.
«Com-»,
non riuscii a finire la frase.
Come diamine faceva a
sapere tutto?
Ne eravamo a
conoscenza solo io e mio padre.
Ecco ... Charlie.
«Mio padre?» Chiesi infine.
Lui annuì
solo.
Ma guarda tu, questo
traditore.
«Non l'ha
detto a me, ma ad Alice». Disse Edward, fissando fuori dal
finestrino.
«Quando?»
Domandai, mentre io fissavo fuori dal mio finestrino.
«Quando ti
ha chiamata a casa. Ha parlato con Charlie, lei le ha raccontato tutto
e così tuo padre ha raccontato la tua storia ad Alice ...
Lei l'ha detto a me, così io non ti ho cercata. Ti ho dato
il tempo necessario per pensare». Finì, mentre si
girava per fissarmi. «Perchè non mi hai detto
niente?" Domandò.
Ed io, come una
pessima stupida abbassai lo sguardo.
«Perchè
avevo paura di essere felice, di nuovo. Il mio primo matrimonio
è stato bellissimo, proprio come i primi tempi con te. E poi
è finito tutto, da un momento all'altro. Pensavo che
mettermi con te sarebbe stato diverso, che non avresti mai chiesto di
sposarti ... ma mi sbagliavo. Edward, io voglio sposarti ma ho
paura». Finii accompagnando il tutto da un bel respiro.
Gli avevo detto la
verità.
Per la prima volta in
vita mia avevo detto la verità a qualcuno.
«Come fai ad
avere paura di me? Bella cavolo ... qualche volta posso esser stato
stronzo, ma quante volte ti ho ripetuto di amarti alla follia? Quante?
Potevi benissimo prlarmene, io ti ho raccontato tutto su di
me». Disse, fissandomi.
«Non ho
paura di te, ma avevo paura del nostro futuro. E se un domani mi
aversti lasciata, per una più bella di me? Io cos'avrei
fatto?» Chiesi, gesticolando con le mani.
Lui rise, e prese le
mie mani fra le sue. «Ti faccio ridere eh», la mia
non era una domanda, ma una costatazione.
«Sei una
stupida. Fino a ieri ero quello che andava a letto con tre persone
diverse al giorno poi sei arrivata tu e tutto è cambiato.
Perchè ti ho chiesto di sposarmi? Perchè ti amo!
Bella tu sei tutta la mia vita, sei il mio oggi ed il mio domani. Cosa
credi che abbia fatto in questi due giorni? Sono stato chiuso a casa
senza andare a lavoro, chiedendomi su cosa avevo sbagliato».
Rivelò.
Una lacrima silenziosa
scese sulla mia guancia, e Edward la catturò con la bocca.
«Ti amo. Lo vuoi capire che per me ci sei solo tu?»
Sussurrò al mio orecchio, provocandomi brividi lungo la
schiena.
«Scusa»,
biascicai, mentre le lacrime s'impossessarono nuovamente di me.
«Non ti ho
mai incolpata di nulla», disse, mentre posava le sue labbra
sulle mie.
Un bacio casto, che
durò pochi secondi.
Ed ero contenta
così, perchè non volevo andare oltre.
«Andiamo a
casa», sussurrai, mentre intrecciavo la mia mano con la sua.
Vidi un comparire un
sorriso sulle sue labbra, per moi mettere in moto la Volvo.
«Posso fare
da testimone?» Chiese Alice, con occhi supplichevoli.
«Alice, non
ci sposiamo», ribadì Edward, prendendo la mia mano
fra la sua.
Aveva detto che
potevamo aspettare tutto il tempo del mondo, almeno io - potevo -
aspettare.
E l'avrei fatto,
perchè non ero pronta per un'altro matrimonio.
«Quanto
siete petulanti!» Disse lei, fissandomi e dirigendosi verso
le scale.
Eravamo a casa Cullen,
dopo che avevo fatto le mie scuse a tutta la famiglia.
Per il mio
comportamento adolescenziale e stupido.
Esme aveva detto che
non c'erano problemi, e che sapeva che io e suo figlio eravamo fatti
per stare insieme.
Carlisle mi aveva
regalato un bellissimo sorriso, supplicandomi di tornare all'ospedale.
Ma non ne ero tanto
sicura.
Ritornare in mezzo
alla quella mandria di sprovveduti ... oltre a Edward, Carl, Jazz e
Angela.
Poi c'era Rose.
Avrei dovuto fare un
bel discorsetto anche con lei.
Feci un bel sospiro.
«C'è
qualcosa che non va?» Chiese Edward, fissandomi allarmato.
«No,
niente», sussurrai, intrecciando la mia mano con la sua.
Sempre dolce e
premuroso.
«Ti vedo
strana», disse, assottigliando gli occhi.
Strana? No, non ero
strana.
Ero felice.
Per la prima volta in
vita mia ero felice.
«Sono
felice, non sono strana», rivelai, guardando davanti a me.
«Lo sono
anche io. Da quando ci sei tu sono sempre stato felice».
Chissà
quello che aveva passato quando me ne ero andata.
L'avevo lasciato solo,
e non gli avevo dato nessuna spiegazione logica.
«Andiamo a
casa?» Chiesi, mentre consultavo il mio orologio.
Erano ben tre ore che
eravamo seduti intorno al tavolo dell'enorme salone.
E io non potevo
più.
Uno: perchè
dovevo sgranchirmi le gambe.
Due: perchè
dovevo tornare a casa.
Tre: perchè
volevo Edward.
E quest'ultima cosa
proprio non poteva aspettare.
«Si,
salutiamo gli altri», decretò, alzandosi.
«Ok».
Una volta salutata
tutta la famiglia Cullen entrammo nella Volvo.
«Cosa
facciamo?» Chiese, sbattendo le mani sul volante.
«Casa?»
Domandai titubante.
«Sei
diventata proprio come me», disse, mentre metteva in moto.
Aggrottai le
sopracciglia.
«Come
te?» Chiesi, non capendo di cosa stesse parlando.
«Si ... una
pervertita», presi un bel respiro e mi accasciai meglio sul
sedile.
Mi conosceva troppo bene.
_________
Mi scuso immensamente per
il ritardo, ma ora che è iniziata la scuola sarà
sempre così T.T
Lo so, dispiace anche a me, ma se non studio è finita -.-
Chiedo umilmente scusa, ma credo anche che da oggi in poi non
riuscirò a rispondere più alle vostre recensioni
:[
Mi perdonate?
Se avete domande dirette da fare, scrivetele lo stesso, vi
risponderò via e - mail.
Per chi non lo sapesse, ho pubblicato una nuova storia *-*
Baci :*
Le mie FanFiction: In Corso: Una ragione per vivere(Twilight) Western Eye Hospital(Twilight) Isabella. The Return.(Twilight) Concluse: Isabella.(Twilight) La vita, in un soffio.(Twilight) Come What May(Twilight) La Controfigura(Kristen Stewart, Robert Pattinson)
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Capitolo 15 *** Quindicesimo Capitolo. ***
RISPARMIO LE NOTE PER LA
FINE.
ANCHE SE SONO SICURA CHE QUESTO CAPITOLO NON SARà DI VOSTRO
GRADIMENTO.
Quindicesimo Capitolo
«Dottoressa
Denali», salutai, mentre mi infilavo il camice.
Già, ero
tornata al Western Eye Hospital.
Sotto costrizione di
Edward, e consiglio di Carlisle.
Appena tornata Rosalie
mi fece le sue scuse, che accettai volentieri.
In fondo lei non aveva
fatto niente di male, ero stata io l'incoscente.
«Swan»,
ricambiò lei, fissandomi con disprezzo.
Le avevo rubato il suo
giocattolino, era ovvio che mi odiasse.
Invece il dottor
Denali era stato molto contento nel vedermi, di nuovo.
Chiusi l'armadietto
con un tonfo assurdo, e mi diressi verso l'uscita.
Ennesima giornata di
lavoro.
Non feci in tempo ad
uscire, che un tornado m'investì a pieno.
«Amore
visita tutti quei pazienti», disse Edward, porgendomi una
cartellina.
Sbuffai.
Uno perchè
lui doveva eseguire tutte le operazioni più importanti e
difficili, due perchè mi chiamava amore.
Il mio cuore
sussultava ogni volta, ma non volevo smancerie del genere sul lavoro.
Lui lo sapeva, e
continuava a farlo.
«Tu che
fai?» Minaccia, puntandogli un dito contro.
Mi regalò
un sorriso splendido ... inutile dire che avrebbe avuto una giornata a
dir poco interessante.
Io no.
«Dai non te
la prendere» pregò, facendo gli occhioni dolci.
«Non è colpa mia se il capo mi adora»,
finì.
«O la figlia
del capo», sussurrai, irritata.
Lui sbuffò,
dandomi un bacio sulla guancia, mentre si dirigeva verso la sala
operatoria.
«E' solo una
bronchite, basta che prenda queste pasticche per la prossima
settimana», dissi, mentre finivo di scrivere la ricetta.
Non riuscivo a capire
le persone.
O venivano per stupide
scemenze, o se c'era qualcosa di grave se ne stavano a casa.
Pensai ad Anastasia.
La sua malattia,
curabile. Ed era arrivata troppo tardi.
Mi ridestai dai miei
pensieri, mentre passavo la ricetta al signore che mie era seduto
dinnanzi.
Lui mi
ringraziò, lo accompagnai alla porta ed uscii.
Per ora le visite
rituali erano concluse ... finchè non sarebbe arrivata una
nausea, o un mal di pancia.
Mi stiracchiai le
gambe, e mi diressi verso la macchinetta.
Un bel
caffè non poteva farmi che bene, anche se erano le dieci
della mattina e fra meno di quattro ore avrei finito il mio turno .
«Bella»,
salutò Jasper, con un sorriso sornione.
Non so
perchè, ma ogni volta che lo vedevo la calma mi invadeva.
Era sempre felice, e
spensierato.
Alice doveva ritenersi
contenta, ad avere un uomo del genere al suo fianco.
«Jazz»,
ricambiai, mentre mettevo ottanata centesimi nella macchinetta.
Anche al personale,
rubavano i soldi.
«Come
va?» Chiese, mentre sorseggiava il suo caffè.
Mi girai per fissarlo
meglio.
Non mi ero mai
soffermata molto su Jasper, assomigliava molto a Rosalie.
Lo stesso colore dei
capelli, e anche degli occhi.
Erano veramente belli.
«Tutto bene,
anche se mi annoio. Visite a destra e a sinistra», rivelai,
prendendo il mio bicchierino. «Te invece?» Chiesi.
Lui mi
fissò, sospirando.
Già,
eravamo proprio nella stessa situazione.
«Con Edward
come va?» Domandò, mentre buttava il bicchierino
di plastica.
«Direi tutto
bene, anche se le sue giornate lavorative sono molto più
interessanti delle nostre», continuai, girando il
caffè con il bastoncino.
Jasper mi
regalò un sorrisino ... in quel momento volevamo essere al
posto di Edward.
Mentre tiravo un
sospiro le porte principali si aprirono con un tonfo, e con un sorriso
io e Jasper accorrevamo sul posto.
Si, la giornata
sarebbe cambiata.
«Cos'ha?»
Chiese Jazz, togliendo con forza la cartella clinica in mano ad
un'infermiera.
«Ha un
tumore hai polmoni», disse lei, con l'affanno «da
molto, ha avuto un brutto attacco». Finì.
Guardai l'uomo sul
lettino.
Lo fissai.
Fissai Jasper quasi
con le lacrime agli occhi.
Emmett.
«E' mio
marito! Ho il diritto di entrare», sbraitò Rose.
Il viso arrossato.
Gli occhi gonfi.
Aveva pianto, fin
troppo.
«Non puoi.
Devi rimanere qui! Dentro ci sono i migliori medici! Il dottor Denali,
Carlisle, Edward! Ora entra anche Bella! Dio Rose!»
Urlò Jazz di rimando.
Io ero rimasta fuori
con lei, consiglio che mi aveva dato Edward.
«Oddio»,
sussurrò lei, mettendosi le mani sulla testa, e sedendosi su
una sedia.
Quello non era il
nostro posto, noi dovevamo stare lì dentro ... insieme a lui.
Appena Rose era
entrata l'avevano buttava fuori, quasi con violenza.
Non doveva entrare,
non doveva vedere.
«Allora?»
Chiese Alice, entrando con il respiro affannato.
«Niente»,
sussurrò suo marito, accogliendola tra le sue braccia.
Mi guardai intorno.
Quelli erano tutti i
veri amici di Emmett, di Edward ed io non c'entravo un bel niente.
Non c'entravo niente,
ma sapevo tutto.
E loro no.
«Ma
com'è successo?» Domandò Alice,
fissando prima me e poi Jazz.
Negammo con la testa,
per dire che non eravamo a conoscenza di niente.
Ma io mentii.
Sapevo tutto.
E mentivo a loro,
proprio i miei migliori amici, alla mia cognatina.
Ero un mostro.
Si, proprio un mostro.
Erano passate tre ore.
Più volte
ero entrata per assicurarmi che le condizioni di Emmett non fossero
peggiorate, ma rimanevano sempre uguali.
Stava male.
Non migliorava,
nè peggiorava.
«Niente!
Più di tre ore che siamo qui fuori e non sappiamo
niente!» Sussurrò Alice, cingendo Rose per le
spalle.
Nessuno poteva
immaginare come si sentisse in quel preciso momento.
Mi sedetti vicino a
Jazz, ed appoggiai la testa sul muro.
Dovevamo aspettare,
solo aspettare.
Aprii di scatto gli
occhi, quando Edward uscì dalla porta, togliendosi i guanti.
Tutti scattammo
dinnanzi a lui, anche se la sua faccia non mi piaceva per niente.
NON è SCRITTO PROPRIO
COME L'IMMAGINAVO, MA ACCONTENTATEVI ù.ù
NO, STO SCHERZANDO, MA QUALCHE COLPO DI SCENA CI DOVEVA STARE.
NON POSSO ANTICIPARVI NIENTE, E NON SO NEMMENO QUANDO CI
SARà IL PROSSIMO AGGIORNAMENTO.
SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, A ME NO.
SE DOVETE FARE DELLE DOMANDE, NON ESITATE. O RISPONDERò PER
E - MAIL O QUI ^^
GRAZI A TUTTI, GONGOLO DI GIOIA QUANDO LEGGO OGNI VOSTRA RECENSIONE!
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Capitolo 16 *** Sedicesimo Capitolo. ***
Come sono arrivata fin qui? Non
lo so neanche io, anche perchè sto cercando di risistemare i
capitoli delle altre FanFiction. Come avrete letto in 'Una ragione per
vivere' le ho perse tutte. Ce la sto mettendo tutta, ed ecco a voi
l'ultimo capitolo. Ci sarà l'epilogo e poi FINE.
Sedicesimo Capitolo
Venerdì
10 Settembre, ore 12.45
«Dimmi che
sta bene» supplicò Rose, con le lacrime agli
occhi, catapultandosi dinnanzi a Edward.
Lui continuava a
rigirarsi le mani, non sapeva cosa dire, era in difficoltà.
Poi prese un bel
respiro: «Non sta bene, ma neanche male. E' in
coma».
Con quella sola frase
si era tolto un peso enorme, e lo sentivo.
Cercò il
mio sguardo, che io non gli negai.
I suoi occhi erano
lucidi - segno che qualche lacrima l'aveva versata anche lui -.
E come potevo non
compatirlo? Tutti e due eravamo a conoscenza della verità,
ma non potevamo parlare, dire una sola parola.
Sicuramente anche
Jasper era a conoscenza delle condizioni di Emmett, l'aveno detto
appena era arrivato all'ospedale 'tumore ai polmoni'.
Rose versò
qualche lacrima, mentre entrava in silenzio verso la camera 112,
seguita da Alice e Jasper.
Io non volevo entrare.
O forse non dovevo
entrare.
Nella mia testa
ronzava sempre una sola domanda: cosa
c'entro io con tutto questo? Però dovevo
tenerla dentro di me.
Se l'avessi esternata
Edward avrebbe trovato milioni di cause, per cui io c'entravo benissimo
in tutto quello.
Già aveva
rischiato una volta perdendomi, non potevo compiere di nuovo lo stesso
errore.
Mi si
avvicinò piano, e mi abbracciò.
Rimasi stupita, quanto
sorpresa.
Non era la prima volta
che mi abbracciava, ma questa volta era diverso.
Pieno di sentimenti,
quasi risentito.
Non era un abbraccio
per dimostrarmi quanto mi amava, era un abbraccio per sapere che
qualcuno c'è, vicino a te.
Ricambiai la stretta -
quasi stritolatrice -, ed appoggiai la testa sulla sua spalla.
Non so per quanto
tempo rimanemmo così, ma quando sentii delle lacrime
scendere per la mia schiena decisi di staccarmi, per guardarlo negli
occhi.
Non l'avevo mai visto
piangere.
E questa era la prova
che ci teneva davvero al suo amico.
Presi il suo viso fra
le mani, e gli asciugai quelle poche lacrime che gli erano rimaste, per
poi lasciargli un bacio a fior di labbra.
«Vado da
Emmett», disse, mentre annuivo.
Qualche
ora dopo ...
Fare il medico
è sempre stata la mia passione, fin da quando ero bambina.
Mio nonno esercitava
la mia stessa professione, ed io - ogni volta che ne avevo tempo -
andavo a trovarlo sul posto di lavoro.
Certe volte mi
incaricava come sua 'aiutante', dovevo passargli garza e fasce ed il
materiale necessario.
Diciamo che l'ospedale
è stato la mia seconda casa.
Le quattro mura che ti
circondano, bianche e blu, o certe volte bianche e giallastre.
Quelle del Western Eye
Hospital sono bianche e blu chiaro.
L'atrio, gli uffici,
il mio studio e le stanze.
Ho imparato ad amare
questi colori spenti, qualche volta anche tristi, ma ora era
tremendamente difficile.
Non mi ero mai fatta
problemi ad entrare in un reparto, in una sala operatoria, a trovare un
paziente che aveva bisogno di aiuto o solo di parlare.
Ma ora non volevo
entrare.
Odiavo quell'ospedale,
odiavo quelle stanze tristi.
Odiavo tutto,
perchè stavo andando da Emmett.
Rosalie era stata
attaccata ad Emmett per più di due ore, finchè
Alice e Edward non la costrinsero ad uscire, non poteva rimanere ancora.
Jasper invece era
entrato per pochi minuti ... poi era subito uscito.
L'espressione nel suo
viso era serena, oserei dire quasi felice. Ma forse era tutto frutto
della mia immaginazione.
Alice invece appena
uscita aveva detto che Emmett si sarebbe svegliato, nell'arco della
giornata. Ne era pienamente sicura, e determinata.
Non l'avevo mai vista
così. Forse diceva queste cose per convincere Rosalie, o per
autoconvincere proprio se stessa.
Ora erano tutti nel
bar, ed io ne avevo approfittato per entrare.
Mi sembrava strano, ed
ora - ai miei occhi - quell'ospedale era macabro.
Feci leva sulla
maniglia, ed entrai in punta di piedi, come per paura di svegliarlo. Si,
perchè dormiva. Alice continuava a ripeterlo: Emmett dorme,
sta soltanto riposando.
Presi la sedia che era
in un angolo, accanto alla finestra e l'avvicinai al capezzale di
Emmett. Mi ero preparata una raffica di parole, mille lacrime da
versare, ma non facevo altro che fissarlo.
Senza dire una parola.
Presi le sue mani fra le mie, e le strinsi forte.
Forse poteva sentirmi,
doveva sentirmi.
«Emmett
...», sussurrai, con la voce strozzata dal pianto. Si, le
lacrime avevano cominciato ad uscire, senza fermarsi. Ed era bastata
soltanto una parola.
Strinsi
spasmodicamente le sue mani, non avevo la forza, non potevo farlo.
Stavo per alzarmi,
quando la porta si aprì, rivelando la figura minuta di Alice.
«Sei
qui», disse sottovoce, mentre si avvicinava. Io ero rimasta
nella stessa posizione: schiena dritta, lacrime che non cessavano di
scendere e le mani strette fra quelle di Emmett. «Ti
cercavamo», finì, mettendo una mano sulla mia
spalla, come per confortarmi. Ma non c'era proprio niente da fare, io
lì, mi sentivo sempre più estranea.
«Bella si riprenderà», disse decisa.
Mi girai di scatto,
fissando Alice, anche se con la vista appannata.
«Si
riprenderà? Ma l'hai visto Alice? E' morto!»
Quasi urlai. Non volevo prendermela con lei, anzi, era l'ultima cosa
che volevo fare.
Non volevo dare Emmett
per morto, anche perchè era 'vivo'.
Fissavo Alice, e
sentii il mignolo muoversi.
Non ero stata io.
Non avevo mosso un
dito.
E da solo - di certo -
non poteva essersi mosso.
Mi girai di scatto
verso Emmett, ma era immobile proprio come prima.
Presi un bel respiro,
scacciando le ultime lacrime.
«Ma morta ci
sarai te», sussurrò con la poca voce che aveva,
come se avesse dormito un'eternità.
Alice cadde con le
ginocchia per terra, io incrociai gli con quelli marrone chiaro di
Emmett. Erano aperti. Mi fissavano. Aveva parlato.
Sempre il solito
Emmett.
Lunedì
13 Settembre, ore 18.08
«Mi dici
dove andiamo?» chiesi per l'ennesima volta. Era il giorno del
mio ventiduesimo compleanno.
E non volevo
festeggiarlo.
Odiavo le feste,
odiavo invecchiare.
Sembravo una vecchia
babbuina, mentre Edward al mio fianco era un fotomodello.
Il mio fotomodello.
«Andiamo a
cena dai miei», ripetè lui. Da quando eravamo
partiti da casa non avevo fatto altro che farlgi quella domanda, e lui
continuava a rispondere allo stesso modo.
«Ma non
inventare balle! Lo sai che non sei capace!» Sbraitai, mi
stavo davvero arrabbiando.
Lui mi
fissò, sorridendo sotto i baffi.
Ecco: mi stava
prendendo in giro.
«Amore ...
che c'è che non va? Non vuoi andare dai miei?»
Domandò, facendo gli occhioni da cucciolo.
Cavolo, sapeva che
amavo quella facceta.
«No,
andiamo», sussurrai, sbuffando.
Avevo ceduto, un'altra
volta.
«Sorpresa!»
Urlò un coro di voci, appena varcata la soglia di casa
Cullen.
Come avevo fatto a non
pensarci? Una festa a sorpresa!
Con una cognatina come
Alice, dovevo sospettarlo sin dal principio.
Fissai tutti i
presenti, scocciata ... o forse scioccata.
Rosalie con Emmett -
in fase di riabilitazione, su una sedia a rotelle -, Alice e Jasper,
Esme e Carlisle, Angela e Jessica ... ma mi soffermai su delle figure
che erano quasi nascoste: Tanya Denali e suo padre.
Mentre tutti si
avvicinavano per farmi gli auguri, trovai due secondi per parlare con
Edward.
«Cosa ci
fanno loro qua?» Sussurrai, cercando si non farmi sentire.
«Volevo
ufficializzare la cosa in pubblico», disse risoluto.
«Eh?»
Chiesi spaesata, proprio non capivo di cosa stesse parlando,
finchè non si inginocchiò dinnanzi a me. Un'altra
volta. Per la seconda volta.
Il silenziò
calò nella sala.
«Isabella
Maria Swan ... vuoi sposarmi?» Domandò, con una
luce negli occhi.
Ero lì per
dirgli di no, quando un 'si' sussurrato a fior di labbra mi
intrappolò.
Nella mia nuova vita.
Si può andare
in coma per un tumore? Si.
Le persone si svegliano
dopo così poco tempo? Non lo so, non sono un medico.
Isabella ha detto di si a
Edward? Si!
E' veramente finita?
Manca l'epilogo. E non dico purtroppo, perchè questa
è stata una delle poche FanFiction che mi è
entrata dentro davvero.
Scrivere su questi
personaggi è sempre bello e rilassante.
E' stata di vostro
gradimento questa Fic? Non lo so, la risposta sta a voi.
Grazie di cuore.
Le mie FanFiction: In Corso: Una ragione per vivere(Twilight) Western Eye Hospital(Twilight) Isabella. The Return.(Twilight) Concluse: Isabella.(Twilight) La vita, in un soffio.(Twilight) Come What May(Twilight) La Controfigura(Kristen Stewart, Robert Pattinson)
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