Il Collegio di Ofeliet (/viewuser.php?uid=114644)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo giorno non si scorda mai, vero? ***
Capitolo 2: *** Nemici, amici. ***
Capitolo 3: *** Puoi sfuggirgli, ma non puoi evitarlo. ***
Capitolo 4: *** Perchè, alla fine, siamo sempre noi. ***
Capitolo 5: *** Può andare peggio di così? ...Sì. ***
Capitolo 6: *** Non sempre il male viene a nuocere. ***
Capitolo 7: *** Lavori in corso. ***
Capitolo 8: *** Neve, bianca distesa di gioia e dolore. ***
Capitolo 9: *** Non scherzare. ***
Capitolo 10: *** Se chi ben comincia è a metà dell'opera... ***
Capitolo 11: *** Le sorprese e le disgrazie non vengono mai da sole. ***
Capitolo 12: *** Il botto è assicurato. ***
Capitolo 13: *** Prima ero intelligente, poi ho incontrato la matematica. ***
Capitolo 14: *** San Valentino sta arrivando. Non è mai troppo tardi per lasciarsi. ***
Capitolo 15: *** Si va via per tornare. ***
Capitolo 16: *** Ben venga il caos, l'ordine non ha funzionato. ***
Capitolo 17: *** Aspettiamo la battaglia ma stiamo già combattendo. ***
Capitolo 18: *** Le battaglie giuste non sono facili. ***
Capitolo 19: *** La testa decide meglio del cuore. ***
Capitolo 20: *** Ritornare è diverso da tornare indietro. ***
Capitolo 21: *** Il mondo non è uno spettacolo, è un campo di battaglia. ***
Capitolo 22: *** Fatevi un esame di coscienza e bocciatevi. ***
Capitolo 23: *** La scuola è finita per l'estate | La scuola è finita per sempre | La scuola è saltata per aria ***
Capitolo 1 *** Il primo giorno non si scorda mai, vero? ***
Capitolo Uno: Il primo giorno non si scorda mai, vero?
Dedicata tutta
a Kikari_
e Juls_.
Ragazze, il vostro entusiasmo per questa storia mi ha commosso.
Dedicata a
quelli che sono qui da tanto tempo,
e
anche a chi viene qui la prima volta.
Disclaimer: i
personaggi e i Pokémon non mi appartengono,
sono tutti di Satoshi Tajiri e della Nintendo.
Questa storia
è scritta senza alcuno scopo di lucro.
Capitolo Uno: Il
primo giorno non si scorda mai, vero?
Avevano sicuramente schivato
la morte, e Gary non era nemmeno riuscito a rinfacciarlo ad Ash che
questi aveva ripreso a pedalare con una velocità fulminea.
L’idea di saltare dai massi gli era sembrata folle, ma stava
facendo il suo lavoro. Vedeva Pikachu stringersi alla spalla di Ash
come se fosse la sua unica speranza, e trova la scenetta quasi comica
se ignorava la folle velocità con cui l’amico si
muoveva sulla strada. Poco male, poteva avere un panorama migliore da
una posizione simile.
« Ash,
rallenta! » urla al conducente della bici, che invece di
tenere in manubrio si stava sistemando il berretto sulla fronte.
« E, maledizione, metti le mani dove devono stare!
» esclama esasperato.
Gary sperava tanto di
riuscire a prepararsi con calma quella mattina, fare una colazione
decente e arrivare in perfetto orario il primo giorno. Peccato che Ash
Ketchum fosse di tutt'altro avviso quella mattina, e si stavano
dirigendo verso Celestopoli in netto anticipo, lui seduto sulla ruota
posteriore della sua bicicletta con Ash a guida di un tale veicolo.
L’idea di essere svegliato così presto ed essere
costretto a seguire l’amico per assicurarsi della
salvaguardia della sua bici gli faceva rodere lo stomaco.
Certamente, la prossima
volta che piombava nella sua stanza così
all’improvviso lo avrebbe cacciato, altro che prestargli la
sua bicicletta.
« Ti lascio
davanti a casa di Misty, va bene? » gli chiede urlando Ash, e
Gary vorrebbe chiedere se abbia davvero una scelta. L’idea di
passare la colazione in compagnia delle sorelle Waterflowers non lo
entusiasmava nemmeno un po’. In tutta fretta oltrepassano il
cartello che annuncia la loro entrata a Celestopoli, e si spingono
verso un percorso che aveva preso a conoscere.
« Siamo
arrivati! » Ash effettua una manovra che gli varrebbe una
medaglia a qualche campionato, e lo fa scendere davanti alla porta di
casa di Misty. Gary apre bocca per dirgli qualcosa, ma Ash è
già ripartito in direzione di Zafferanopoli senza che lui
faccia in tempo a formulare qualcosa.
« Guai a te
se me la rompi! » gli urla dietro ottenendo come risposta un
allegro sventolare di mano e il verso meno rassicurante di Pikachu. La
sua bici era spacciata.
« Roba da
pazzi. » si ritrova a sussurrare.
« Buongiorno
Gary. » il ragazzo si sente chiamare, ed è con un
po’ di stizza che rivolge la sua attenzione a Misty.
« Anche a te,
Misty. » lei sorride, cogliendo il suo tono ironico,
rimanendo alla porta di casa e prendendo un sorso dalla tazza che
teneva in mano. Nessuno dei due fa in tempo a dire qualcosa, che
all’entrata si affacciano due delle sorelle di Misty, che non
si fanno alcuno scrupolo a prenderlo ai lati e portarlo in casa,
ignorando il sudore gelido che aveva sulla fronte. Misty sorride
imbarazzata, chiudendo la porta e tentando di salvare l’amico
dalle sue sorelle. Se il primo giorno era così,
quell’anno sarebbe sicuramente stato frizzante.
Touko si abbandona
contro il parapetto della nave con un vago sconforto. L’anno
prossimo sicuramente non avrebbe usato la nave per tornare a Kanto, il
viaggio era così lungo da sembrare infinito, ma era il terzo
anno di fila che si diceva la stessa cosa.
Le sue vacanze si erano
rivelate una vera delusione. Era rimasta con i suoi cugini per tutta
l'estate, e suo fratello non aveva migliorato la sua condizione
mandandole ogni sacrosanto giorno saluti dalle spiagge di Hoenn, con
tanto di fotografia in allegato.
Con fare distratto la
ragazza lancia un'occhiata al ponte sotto al suo. Di sotto Anemone e
Camelia chiacchieravano allegramente. No, più che altro era
Anemone a parlare e ridere, Camelia si limitava ad annuire. Erano
così diverse, ma sembravano così unite. Si
chiedeva spesso se il sentimento che provava per N era forte come
quello che legava le due ragazze che stava osservando. Touko si
ritrova ad essere quasi gelosa del loro stretto rapporto, nonostante
avesse due amici come Komor e Belle. Peccato che in quel frangente il
primo fosse a Zafferanopoli da una settimana, e la seconda si fosse
appena svegliata e quindi non poteva farle compagnia.
« Guarda,
Aristide! » la voce squillante di Iris faceva sempre un
effetto preoccupante su di lei, tanto che sobbalza e non cade oltre il
parapetto. Touko vede Aristide seguire placidamente la ragazzina, che
gli indicava un punto imprecisato della città. Iris sembrava
ancora una bambina, sia per aspetto fisico sia per carattere, eppure
era una delle allenatrici più forti della sua regione ed
aveva a malapena quindici anni.
Touko distoglie lo
sguardo, sperando di non essere notata dai due Domadraghi, ma la
fortuna non sembra sorriderle quella mattina. « Signorina
White. » Touko sgrana leggermente gli occhi nel sentire la
voce di Aristide rivolgersi a lei ed è seriamente tentata di
accennare un inchino. L’uomo che aveva di fronte le incuteva
sempre un forte rispetto.
« Signor
Dragontamer. »
«
Quest’estate non ho avuto occasione di vedere la sua famiglia
a Spiraria. » Touko sorride, nervosa.
« Ho dovuto
trascorrere l’estate con i miei cugini ad Alisopoli, mentre
mio fratello ha passato la sua estate a Hoenn. »
l’uomo rimane in silenzio, e Touko suda freddo per il disagio
che provava ad intavolare una simile discussione.
« Capisco.
Spero di vedervi tutti insieme l’anno prossimo. »
Touko rotea gli occhi, desiderando che Iris dicesse qualcosa per
spezzare la tensione ma la ragazzina, in quel frangente, era
più interessata a guardare i Tentacool che nuotavano sulla
superficie dell'acqua.
D’improvviso
la ragazza sente il proprio nome, riconoscendo Belle, e coglie al volo
l’occasione per defilarsi, avvicinandosi all’amica
che era pronta, l’unica indumento che le mancava era la
giacca che stava tenendo in mano.
« Scusa per
il ritardo. » ma Touko fa un gesto vago con la mano,
sorridendole, ed entrambe guardano Aranciopoli che si stava facendo
sempre più vicina. Ne intravedevano i tetti, dello stesso
colore del nome della loro città. Ormai mancava poco.
Arrivato a
Zafferanopoli, il fiato di Ash si era dimezzato ma la sua
determinazione non aveva subito alcun calo. Il ragazzo si scioglie il
nodo alla cravatta, quella che sua madre gli aveva allacciato poco
più di una mezz’ora prima, e scende dalla bici,
andando incontro a un maestoso edificio color crema.
Il Collegio era enorme
visto da fuori, e chiunque aveva la possibilità di entrarci
poteva solo confermare le storie sull’immensità
della costruzione.
L’edifico
principale, che conteneva l’aula magna e le aule per i corsi
superiori, era quello che spiccava più alla vista di
chiunque. Era circondato da alberi che erano ancora verdi, ma in meno
di un mese avrebbero colorato il vialetto con i colori autunnali.
Più a destra c’era un edificio collegato tramite
un corridoio, più modesto ma anche più ampio,
dove si frequentavano i corsi annuali. La struttura aveva aule ampie e
luminose, adattate alle necessità delle lezioni che si
svolgevano. Tutto il complesso aveva un’aria maestosa, e
chiunque entrava dal cancello principale era investito dalla sua
magnificenza.
Ash però era
già abituato all’atmosfera, e attraversando
l’entrata nota subito l'attività fervente per i
preparativi. Gli studenti provenienti da Sinnoh e Unima si erano
organizzati e si erano divisi i compiti, collaborando in completa
armonia. Solitamente c’erano già anche gli
studenti di Hoenn, ma non riusciva a vederne nemmeno uno.
Al centro di
quell'alveare, Lucinda Jenness con il suo inseparabile Piplup in
braccio era intenta a organizzare le attività insieme a
Touya Black, che sbadigliava cercando di non darlo troppo a vedere.
Lucinda era solo al secondo anno, ma aveva già conquistato
una grande popolarità e una discreta dose di fiducia da
parte dei professori.
Era infatti compito del
secondo anno occuparsi del comitato d’accoglienza per le
matricole, con la supervisione di uno studente del terzo e di un
professore, e Lucinda era così presa dal suo incarico,
volendo rendere l’evento memorabile. In mezzo a tutta quella
confusione, però, Lucinda non ha alcuna fatica a corrergli
incontro.
« Ash! Come
stai? E' tutta l'estate che non ci vediamo! » esclama, mentre
lo stringeva nell'abbraccio. Touya, che la seguiva quasi
d’istinto, si avvicina.
« Benissimo!
Ciao, Touya. » l’altro ragazzo ricambia, soffocando
un altro sbadiglio.
« Scusa se ti
ho chiesto di venire così presto. » dice Lucinda,
piuttosto rammaricata ma Ash ne ride divertito.
« Tranquilla,
se posso aiutare lo faccio volentieri. »
« Lucinda,
avrei bisogno del tuo aiuto. » la ragazza sorride, scusandosi
e allontanandosi con Zoey Williams.
« Allora puoi
aiutarmi a portare degli scatoloni in aula magna? » gli
chiede Touya e Ash annuisce. I due ragazzi si avviarono verso la
palestra, quel giorno adibita come magazzino.
« E Touko?
» chiede a quel punto Ash.
«
Arriverà... » Touya guarda il suo
Interpoké. « Tra mezz'ora. »
In palestra c'era il
caos, tra studenti e scatoloni che si accumulavano formando un corpo
unico difficile da distinguere. C'era un grande viavai, tra ragazzi e
ragazze, Pokémon e oggetti. La figura di spicco, in una
situazione simile, sarebbe però stata solo una. «
Per l'ennesima volta, Kenny! Piantala di chiamarmi Lulù!
» i due ragazzi rimangono indifferenti, mentre vedono una
ragazza rincorrere un ragazzo in mezzo a quel putiferio. Non era certo
la prima volta che vedevano Lucinda inviperita che correva dietro a
Kenny.
Fiordoropoli era in
fermento quella mattina.
Gli studenti di Johto,
condannati alla loro condizione di pendolari, si erano riuniti nella
stazione del Supertreno, in attesa di partire.
Jasmine Steelee si
guarda intorno, in cerca di qualche viso amico, ma trovava solo persone
più adulte di lei. Non c’era nessuno che conosceva
ed è con un po’ di sconforto che si siede su una
panchina libera. Si sentiva tremendamente a disagio in mezzo a tante
persone, e si mette a fissare insistentemente le piastrelle per non
incrociare lo sguardo di qualche sconosciuto.
« Buon
giorno! » esclama a quel punto una voce famigliare. Chiara
Hollingshead era raggiante quella mattina. La ragazza salutava tutti
quelli che conosceva – e non – con disinvoltura.
« Jasmine,
'giorno. » la ragazza ricambia timidamente il saluto, mentre
Chiara si sedeva accanto a lei.
« Hai visto
per caso Angelo o Valerio? » le chiede, mentre si rimirava
nel suo specchietto per controllare il trucco. Jasmine scuote la testa,
negando. In effetti non aveva visto nemmeno i due cugini Domadraghi, e
solitamente loro erano sempre puntuali. O almeno, Sandra era quella
puntuale, Lance veniva prontamente trascinato dalla cugina che non
ammetteva ritardi di alcun tipo.
« Peccato.
Forse li vedremo a scuola. » sorride incoraggiante,
toccandosi qualche ciocca della frangia per sistemarla meglio. Jasmine
annuisce, mentre alzava lo sguardo al grande soffitto della stazione.
Chissà perché, ma insieme a Chiara non si sentiva
a disagio. Anzi.
Un sonoro fischio
annuncia l'arrivo del Supertreno, e quindi anche l’inizio di
un lungo anno per loro due.
Vera non era una
persona pessimista ma viste le condizioni in cui si trovava non poteva
affatto dire che sarebbe stata una mattina positiva.
Fuori dall'albergo di
porto Alghepoli una tempesta fuori stagione – e pure fuori
ogni previsione – si stava scatenando, impedendo a qualsiasi
barca di uscire dal porto. Figurarsi navigare fino alla regione di
Kanto.
Lei aveva tanto
desiderato partecipare all’apertura dell’anno
accademico, ma visti i prognostici la sua speranza veniva brutalmente
schiacciata dalla realtà dei fatti.
Come se non bastasse i
suoi capelli quella mattina avevano vinto la battaglia contro la
spazzola, e lei si ritrovava a legarseli una coda di cavallo con stizza.
« Vera, hai
finito? » il suo adorato fratellino si affaccia alla porta
del bagno e Vera gli lancia un'occhiataccia. « Mamma e
papà ci stanno aspettando da dieci minuti. »
annuncia, prima di lasciare la sorella mentre questa sospira, in cerca
di una buona motivazione per uscire da quella stanza.
Non ne trova, e quindi
esce dalla stanza di pessimo umore, sbattendo la porta e chiudendola a
chiave con fare scocciato.
« Taylor?
» la ragazza perde almeno tre anni di vita nel riconoscerne
la voce. Drew Redrose, davanti ai suoi occhi, che la stava squadrando
con aria divertita.
« Redrose.
» si ritrova a sibilare, quasi senza rendersene conto.
« Come mai qui? » e morde subito la lingua. Dove
sarebbe potuto andare, con quella tempesta tropicale in scala ridotta?
Infatti, Drew indica le
grandi vetrate del corridoio, con un sorriso sornione.
« Vuoi fare
una romantica passeggiata dans le milieu de la tempête?
» le chiede, facendola avvampare di stizza.
« Drew? Ah,
ecco dove ti eri cacciato! » Solidad appare all'angolo,
sorridendo. Subito dopo arriva anche Harley, che non manca di rifilare
un'occhiataccia a Vera. Sembrava che non mancasse nessuno
all’appello.
La tensione si poteva
tagliare con un coltello.
Gli studenti del primo
anno erano nervosi, eccitati e preoccupati, quegli degli anni
successivi determinati ad affrontare nuove sfide nel loro percorso.
Il collegio richiedeva
molto da tutti loro, e bisognava impegnarsi. Già l'essere
lì, avere la possibilità di accedere agli studi
superiori di quella scuola, era un grande privilegio.
Aralia sbircia
attraverso le quinte. Quell'anno le matricole erano in un numero
abbastanza buono. Si sentiva una grande euforia a pensare che sarebbe
stata lei a introdurre loro in quella vita scolastica.
« Allora,
auguri, professoressa Aralia. » Samuel Oak le sorride
incoraggiante.
« Grazie.
» gli risponde lei, mantenendo una calma stoica. Samuel le
batte una mano sulla spalla.
« Una volta
che sarai davanti a loro, tutto sarà più facile.
» la donna sorride, dandosi coraggio, ed esce sul palchetto
di fronte a un’aula piena di studenti che fremevano di
aspettativa.
La prima campana
dell’istituto ammutolisce anche il più
chiacchierone degli studenti, e Aralia si schiarisce la voce.
« Benvenuti,
studenti vecchi e nuovi! »
Spiegazioni
randomiche:
- Touko e
Touya sono gemelli, e hanno cognomi diversi.
- La frase che
Drew dice in francese significherebbe 'nel bel mezzo della tempesta'.
Questo secondo Google Traduttore. Pardon, ma la sottoscritta non
conosce il francese.
- La Iris di
questa storia non è quella dell'anime, bensì
quella del videogioco.
Né!
*ormai è il suo saluto tipico*
Benvenuto a
chi è nuovo, bentornato a chi conosceva
già questa storia.
Mamma, quanto
sono poco coerente con me stessa. E sì che
dicevo 'forse la riprenderò in mano l'anno
prossimo'.
Piuttosto,
parliamo di questa cosa. Sarà come il vecchio
'Collegio'? Fino al capitolo 5 sì. Poi, si vedrà
(no, diciamo che se riesco a tenere Daniel a bada, potrebbe diventare
una storia normale).
Gli anni sono
divisi come prima, la struttura della scuola è
la stessa. Forse
il contenuto potrà variare un po'. Tranquillo chi
non ne sa niente, nei prossimi capitoli tutta questa roba
verrà spiegata.
Spero solo
l'apprezziate.
Quindi, un
saluto e arrivederci.
See you soon!
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Capitolo 2 *** Nemici, amici. ***
Capitolo Due: Nemici, amici.
Capitolo Due: Nemici, amici.
Artemisio
quella mattina aveva presentato due nuove alunne alla classe. La
ragazza a destra aveva la pelle abbronzata e i suoi occhi viola erano
fermi e decisi, ma lasciavano trasparire la stessa curiosità
che aveva la classe nei suoi confronti. La seconda ragazza, invece,
dimostrava una fredda indifferenza.
« Lei è Natsumi Suzuki. Mentre lei è
Esmeralda Granger. Spero che le facciate sentire le benvenute.
» il resto della classe annuisce quasi con distrazione,
mentre l'insegnante sorrideva raggiante. « Ok, le
presentazioni le ho fatte, l’appello pure. E’ ora
di iniziare la lezione. » gli studenti trattengono il fiato.
Artemisio non era un personaggio strano, ma i suoi metodi
d'insegnamento erano eccentrici. Una volta aveva deciso di
far realizzare un dipinto sul gelo e sul freddo, ma trovandosi in piena
primavera li aveva condotti alle isole Spumarine. Certo,
l’avventura era terminata con qualche ricovero in infermeria
per raffreddore, ma nel complesso avevano vissuto una bella esperienza.
L’insegnante guarda fuori dalla finestra, indeciso.
« Oggi è una bella giornata, quindi per far
ambientare le due ragazze vi do un tema libero. Scegliete un
particolare che vi attira nel giardino e disegnatelo. »
La classe sembra apprezzare quella scelta, e dopo un breve tragitto
lungo il corridoio si trovano nel giardino dietro l’edificio
principale. Gli alberi avevano ancora tutte le foglie e stentavano a
lasciare il posto all’autunno. Il prato era ancora folto e
verde, e sembrava che l’inverno fosse ben lontano
dall’arrivare.
La classe si divide in fretta, ed Elis osserva indifferente Lucinda,
rimasta accanto alle nuove compagne intenta sicuramente a socializzare.
Cosa che non faceva decisamente per lei, che cerca un albero su cui
arrampicarsi. Trovandolo, vi si arrampica con facilità, e al
suo sguardo si apre tutta la distesa fino al dormitorio.
La ragazza si sistema meglio su un grosso ramo e la sfera dentro la
tasca della giacca oscilla per qualche istante, apparendo quasi
indispettita. Elis sospira, ma si trova costretta a far uscire Hiro. Il
Quilava, dopo aver emesso una lieve fiamma dal dorso, si stiracchia e
si sdraia su un ramo lì accanto.
« Elis? » la ragazza rotea gli occhi al cielo,
cercando di ignorare la voce che la sta chiamando, ma sa che
l’altra non avrebbe ceduto facilmente.
« Kotone. » quasi ringhia, ma ragazza a terra non
sembra affatto intimorita dal suo tono.
« Sono contenta che tu sia felice di vedermi. »
Elis non replica, e Kotone sembra interessata a salire su. Un simile
pensiero la allerta, ed è lei a scendere in fretta, per
evitare di essere raggiunta. « Che vuoi? » chiede,
sempre più stizzita.
« Non so cosa disegnare. »
« Capisco che non sia proprio la tua materia, ma
perché vieni da me? »
« Perché siamo amiche, no? » Elis si
irrigidisce ad un commento simile, per poi scattare ed allontanarsi.
Kotone si imbroncia. Non potevano fuggire per sempre da lei. Un giorno
Elis, e anche Silver, avrebbero accettato la sua amicizia. Di questo ne
era certa.
Sandra avrebbe volentieri lasciato Lance a poltrire nel letto, quella
mattina.
Invece, mossa a pietà da chissà quale motivazione
– forse suo nonno e il suo sguardo di rimprovero erano una
buona motivazione, in fondo – l'aveva buttato giù
dal letto. Poi, con chissà quale altra forza mistica, aveva
urlato poco finemente allo stesso cugino di sopra di svegliarsi
– perché la dolorosa caduta non era bastata
–, ed essere pronto nel giro di cinque minuti. Altrimenti
nessuno gli avrebbe impedito di fare una passeggiata in mezzo alle
fauci degli Gyarados.
« Sandra, perché sei così irritabile?
Sai benissimo che con Dragonite ci vorrà poco più
di dieci minuti per arrivare a Zafferanopoli. » aveva
replicato questi, strofinandosi un occhio. L'avesse mai fatto! Sandra
gli aveva lanciato un’occhiata incendiaria che
l’aveva fatto desistere dal fare altri commenti. Il viaggio
da lì in poi si era svolto in completo silenzio, e Lance non
aveva più accennato alcun commento.
Una volta arrivati a Zafferanopoli, scendono entrambi dai loro
Pokémon, e Sandra si era dileguata perché ormai
in ritardo ai suoi corsi. A lui invece mancavano due ore al primo, ed
era ben certo che li avrebbe spesi facendo un pisolino nel soggiorno
del dormitorio.
« Lance! » il ragazzo si gira quasi
all’istantanea, vedendo Pedro e Chicco che si avvicinavano e
gli sorride, agitando la mano.
« Quanto tempo! E' tutta l'estate che non ci vediamo!
» per qualche minuto si abbracciano a vicenda, felici di
rivedersi.
« Tu non hai lezione? » chiede poi Lance,
rivolgendosi a Chicco che sbuffa.
« No, non ho Allevamento tra i miei corsi come tua cugina.
» Lance ridacchia, l’altro era piuttosto
suscettibile riguardo alla sua bocciatura. « A proposito,
Ciprian dov'è? » Pedro sorride.
« Probabilmente da qualche parte vicino ad uno specchio
d'acqua. »
« Scommettiamo che anche quest'anno farà impazzire
Agatha? » in effetti, l'anziana, ma per niente stanca, donna
che sovrintendeva alla disciplina dell’istituto ormai aveva a
che fare da anni con Ciprian, e l’aveva sempre avuta vinta.
Dal canto suo, nonostante le numerosi punizione, lo spirito libero del
ragazzo era rimasto indomabile.
« Come siamo pessimisti. » ne ride Chicco, mentre
faceva loro cenno di avviarsi dentro l'edificio. « Voi state
già pensando a quale corso scegliere finiti gli studi?
»
« Credo tornerò a fare il Capopalestra.
» annuncia Pedro, destando curiosità negli altri
due ragazzi. « Piuttosto, anche quest'anno farete i
pendolari? » chiede, e Lance sospira, sentendosi
già la stanchezza addosso. Lui avrebbe tanto voluto
prendersi una comoda stanza ai dormitori, ma la decisione di Sandra era
stata irremovibile anche sulla sua. Ogni mattina gli sarebbe toccato
alzarsi prima, volare fino a Fiordoropoli e prendere il
Supertreno. Come fosse riuscita a convincerlo era un mistero. O meglio,
c'era da chiedersi come potesse sua cugina, più giovane di
lui di tre mesi, controllare così la sua vita.
Il discorso di inizio anno e le prime lezioni per quel giorno erano
terminate, e agli studenti era stato concesso, come tradizione voleva,
il resto della giornata per sistemarsi e iniziare ad ambientarsi.
Esmeralda cercava di nascondere al meglio il nervosismo, datole da quel
luogo completamente estraneo e sospira. Aveva cercato Drew tra la
folla, ma non era riuscita a trovarlo. Sembrava che a Hoenn ci fosse
una tempesta e molti degli studenti provenienti da quella regione non
si erano ancora presentati. Si sentiva un po’ sola e aveva
detestato l'idea di trasferirsi, ma sapeva bene che studiare in una
scuola come quella era una grande opportunità per imparare
tutto ciò che le interessava.
Il vetro dell’atrio dell’edificio rifletteva il suo
aspetto. Aveva un buon aspetto, anzi, la divisa con le
tonalità del rosso le donava alquanto. Si passa una mano tra
i capelli corvini, afferrandosi una ciocca e torturandola. Non le
piaceva l’idea che le sue emozioni si palesassero troppo
facilmente sul suo viso. Sospira nuovamente, rivolgendo la sua
attenzione al foglietto che teneva in mano, dove c'era segnato il
numero della sua stanza e il nome della sua compagna di stanza.
Dragontamer Iris.
La sua ricerca si era rivelata un po’ infruttuosa e stava
girando in tondo da un po’. Ormai era decisa a
piantare le tende lì, nella speranza che qualcuno passasse e
avesse pietà di lei. Glaceon, in quel frangente fuori dalla
sua sfera, sembra intuire i pensieri dell'Allenatrice e non sapeva cosa
fare per spronarla a proseguire. Esmeralda la guarda con affetto, prima
di rimetterla nella Pokéball ed esce dalla costruzione, in
cerca di qualcuno che possa darle delle indicazioni. Ben presto
incontra una persona sul suo sentiero, che sembrava spaesata quanto
lei, come se fosse in cerca di qualcosa. Indossava la divisa blu, e se
non ricordava male era il colore del quarto anno.
« Scusa. » le parla, cercando di attirare la sua
attenzione. La ragazza si volta verso di lei, evidentemente sorpresa.
« Non volevo disturbarti. » si scusa subito,
cercando di non sembrare troppo invadente.
« Non ti preoccupare. » le sorride l'altra.
« Ti serve qualcosa? » Esmeralda si ritrova a
fissarla negli occhi, di un verde leggermente più chiaro del
suo. « Ah, scusa. Non mi sono presentata. Clearbrook
Serenity, piacere di conoscerti. »
« Esmeralda... Granger. » riesce a pronunciare.
Serenity la fissa qualche istante, con espressione curiosa.
« Ti sei persa? » le chiede e l'altra si ritrova ad
annuire.
« Sì, sono una nuova studentessa. Anche tu ti sei
persa? » Serenity sembra leggermente sorpresa, prima di
scuotere la testa.
« Più che essermi persa, ho perso qualcuno.
» le risponde. « Ma non è
un’urgenza, se vuoi posso aiutarti. » l'orgoglio di
Esmeralda le impediva di rispondere, ma comunque la ragazza si ritrova
a seguire le indicazioni di Serenity che si era offerta di
accompagnarla e le camminava a fianco senza dire una parola. In tutta
sincerità, Esmeralda si sarebbe aspettata un interrogatorio
in piena regola, ma questo non sembrava tipico della ragazza che la
stava accompagnando.
Così, passo dopo passo, le due ragazze raggiungono
nuovamente il dormitorio. Dall’esterno Esmeralda contava ben
quattro piani, mentre rimirava il padiglione principale dal quale si
estendevano due costruzioni simili a due ali.
« Se sei al secondo anno dovresti salire al terzo piano. I
dormitori femminili sono nell'ala est. » Esmeralda annuisce,
mentre rimirava il luogo dove avrebbe passato la maggior parte del
proprio anno. Era pieno di ragazzi di tutte le età, che dopo
qualche scambio di battute sparivano su per le scale.
« Serenity! » entrambe si voltano, e una ragazza
dagli occhi grigi e dalla divisa verde si ferma davanti a loro,
particolarmente trafelata. La ragazza si appoggia sulle proprie
ginocchia per qualche istante, riprendendo fiato, mentre le ciocche
della frangia si appiccicavano alla sua fronte dal sudore. «
Costaluna e Oak stanno lottando! » e avrebbe volentieri
aggiunto un 'di già', ma non le sembrava occasione.
L'espressione di Serenity diventa da tranquilla a disperata, mentre
sospirava.
« Dove? » chiese, con tono improvvisamente stanco.
Aria quasi si pente di essere corsa da Serenity ma comprendeva che se
c'era qualcuno capace di mettere temporaneamente fine alle
ostilità era proprio lei.
« Nei campi d'allenamento. »
« Grazie. Posso chiederti un favore personale, Aria?
» questa annuisce, improvvisamente curiosa. «
Esmeralda è qui da poco. Potresti mostrarle dove
è la sua stanza? » questa sorrise entusiasta, per
quanto lo sguardo della ragazza accanto non era proprio il massimo
dell'incoraggiamento. « Grazie di nuovo. » Serenity
sparisce in fretta, ed Esmeralda si ritrova a fissare la figura della
ragazza di fronte a lei. Aria si trova da sola con una perfetta
sconosciuta, e simile pensiero le fa andare di traverso la lingua. Non
aveva idea di come iniziare una conversazione con una ragazza come
quella che aveva di fronte, e anche l’altra sembrava poco
incline a farlo. Probabilmente toccava a lei dire qualcosa.
« S-sono, Aria M-mirror. » nel sentirsi balbettare
si morde la lingua ancora più imbarazzata. Esmeralda quasi
si sente intenerita dal tentativo dell'altra di parlare.
« Esmeralda Granger. » le risponde, cercando di
sciogliere un minimo della tensione che si era creata tra di loro e
Aria le sembra grata del tentativo. « Toglimi una
curiosità. » Aria la fissa, in attesa della sua
domanda. « Chi sono 'Costaluna e Gary'? » Esmeralda
vede un leggero sorriso sarcastico sul volto della ragazza di fronte a
sé.
« Coloro che faranno venire i capelli bianchi a Serenity
molto presto. » ed Esmeralda si trova a pensare che, forse,
per adesso, era meglio non sapere chi fossero. « Andiamo?
» le propone Aria, e lei annuisce. Finalmente avrebbe
raggiunto la sua stanza.
Lucinda pensa di aver fatto un passo più lungo della gamba.
Forse offrirsi come guida per il complesso accademico era stata una
buona azione, ma stava iniziando ad annoiarsi. Accanto a lei Natsumi
stava sfogliando un libro con espressione neutra mentre di tanto in
tanto spostava le ciocche blu e viola che le cadevano davanti al viso.
Da quando avevano iniziato il loro giro non aveva spiccicato parola e
Lucinda si stava pentendo di ciò che aveva proposto di fare.
« Allora, Lulù? » la blu sente
l'impellente bisogno di tirare il libro che aveva in mano in testa a
Kenny ma per fortuna per la capoccia del ragazzo, è Zoey a
impedirle di mettere in atto un omicidio.
« Piantala, Kenny. » Zoey ignora l'occhiataccia che
le rivolge Kenny e si concentra su Lucinda, che la guardava con
gratitudine. « Come sta andando? » le chiede con un
sorriso.
« Insomma... » bofonchia questa. Kenny le
dà una pacca di incoraggiamento sulla spalla, prima di
sparire tra gli alti scaffali della biblioteca e dopo un breve saluto
anche Zoey se ne va per la sua strada.
« Sì, facile parlare, per loro. »
sussurra lei, mentre tornava al luogo dove prima di trovava Natsumi.
Trova la ragazza immersa ancora nella sua lettura, ma la sua
espressione era cambiata, trasformandosi in un sorriso. Si ritrova a
sorridere anche lei di riflesso, mentre le cresceva dentro un'ondata di
ottimismo che la fa avvicinare nel tentativo di sbirciare il titolo del
testo.
“Linguaggio dei Pokémon”. Al primo
acchito Lucinda storce il naso. Come materia era difficile, e si poteva
studiare terminato il corso di studi base, ma forse era un possibile
argomento di conversazione quindi si fa forza. « Quindi vuoi
imparare la lingua dei Pokémon... » sussurra
casualmente, cercando di non avvicinarsi troppo. Natsumi nel sentirla
scatta ed arrossisce, come fosse stata beccata con le mani nel
barattolo della marmellata di Baccapesca.
« Già, mi piacerebbe. » le risponde e
Lucinda si trova contenta di averle strappato almeno una frase.
« So che qui si può studiare tra qualche anno.
»
« Infatti è per questo che sono venuta qui.
»
Lucinda ne rimane un attimo sorpresa.
« Allora spero tu rimanga con noi fino ad allora. »
Natsumi si nasconde, il viso sprofondato nel libro, e lascia che la
compagna la conduca nell’area con i testi più di
suo interesse. Nel farlo passano accanto ai gemelli del terzo anno che
saluta con fretta, prima di pensare a come avvicinarsi di nuovo alla
compagna, senza che questa di rinchiuda nuovamente nel silenzio.
« Ti dico che è la verità. »
« Avanti, Touko, da quale fonte certa hai avuto questa
informazione? » Touya non voleva crederci. Sembrava che i
suoi incubi, scampati per quell'estate, sarebbero venuti a tormentarlo
per tutto l'anno scolastico.
« Nostro padre è una fonte certa. »
Touko si ritrovò a sospirare. « Se Mei e Kyohei
vengono qui... E' la fine. » il gemello annuisce.
« Forse sarebbe un bene se ci preparassimo in anticipo.
» trema, ben deciso a non darla vinta alle due pesti.
« E spero che, almeno quest'anno, tu ti decida a fare
qualcosa con la natura. » la gemella avvampa a quella non
troppo sottile allusione.
« Solo perché so quali corsi frequenta N, questo
non significa che mi piaccia! » e mentre tutta la biblioteca
si premurava di zittire Touko, in preda all'imbarazzo totale, Touya ne
ride di gusto.
Sua sorella era la peggiore nemica di se stessa, quando doveva
ammettere qualcosa.
N Harmonia era un ragazzo di buona volontà. Così,
quella mattina, dopo aver ascoltato diligentemente il discorso di
apertura ed essersi informato sulle lezioni che intendeva seguire, non
aveva esitato a fare una passeggiata in cerca di un luogo tranquillo
dove rilassarsi.
Il suo percorso è senza meta per un po', tante erano le
matricole che quell'anno esploravano la scuola, fino ad arrivare ai
dormitori, sperando di trovare una zona tranquilla.
« Glaceon, usa Ventogelato! » una voce femminile
annulla tutte le sue speranze. La piccola volpe di ghiaccio soffia un
vento gelido nella direzione di un possente Blastoise. Dietro ai
dormitori si trovavano i campi d'allenamento, dove c'erano
già due sfidanti che combattevano. Era una ragazza, che
però gli sembrava un po' piccola per portare la divisa blu
del quarto anno. I capelli castani, raccolti in una coda di cavallo,
oscillavano irregolarmente dietro ai suoi movimenti. E il suo sfidante
era... Come non riconoscere Gary Oak? Accanto a lui c'era Ash, che
osservava quella sfida con fare divertito.
N rimane in disparte ad osservare quella lotta. Se qualche anno prima
considerava le lotte Pokémon delle crudeltà verso
questi con il tempo qualcuno gli aveva fatto capire che era qualcosa
che permetteva di creare legami tra i Pokémon stessi e loro
Allenatori.
« Cosa credevi di fare con quella mossa, Costaluna?
» la sfidante dice qualcosa che N non riesce a sentire, ma
non doveva essere niente di piacevole vista l'espressione formatasi sul
volto del ragazzo. « D'accordo. Blastoise, usa Idrocannone!
» il Pokémon Crostaceo prende la mira con i suoi
due cannoni, mirando a Glaceon. Emette due forti getti d'acqua, che
colpiscono la volpe senza che questa riesca a scamparla.
« Glaceon! » Anis stringe i denti, richiamando la
Pokémon. La ragazza sospira di sollievo e cerca di ritornare
calma. Il suo Glaceon non sembrava aver subito grossi danni,
nonostante il violento impatto, ma la mossa usata in precedenza non era
invano. Adesso Blastoise doveva essere più lento.
« Avanti, usa Morso! » ordina. Il
Pokémon Nevefresca non esita, lanciandosi contro
l'avversario ed azzannandolo ad una zampa. Questi sembra tentennare,
non riuscendo a muoversi, e Anis sorride trionfante. Avrebbe dovuto
usare Palla Ombra, probabilmente sarebbe riuscita a indebolire
ulteriormente l'avversario.
Anche N se ne accorge, ma immagina che il nipote del professor Oak
abbia il suo asso nella manica, sotto forma
dell’abilità del suo Pokémon.
Peccato non scoprire come sarebbe finita, perché Serenity
Clearbrook appare nella loro visuale e stava guardando entrambi con
aria di rimprovero.
« Chi ha cominciato, questa volta? » nonostante
l’espressione seria, la voce di Serenity era piuttosto calma.
« Lei! »
« Lui! » la nuova arrivata sospira, cercando di non
perdere la calma. Era da tre anni che quei due non potevano vedersi.
Quell’anno non era di certo quello della pace.
« An. » Serenity richiama l'amica, che col broncio
fa lo stesso con Glaceon, rimettendolo nella sfera.
« Non finisce qui, Oak. » ringhia, mentre si
avvicina a Serenity. « Perché lo difendi sempre?
» le chiede quando si sono allontanate abbastanza da non
essere sentite da nessuno.
« Non difendo lui, An, ma te. Tu sei qui con una borsa di
studio, e se non hai una condotta impeccabile ti butteranno fuori senza
pensarci due volte. Gary, invece, ha tutti i soldi del mondo per
rimanere qui. » Anis sbuffa, mentre una scintilla di
delusione affondava negli occhi azzurri.
« Non è giusto, però. »
bofonchia, stringendo la sfera contenente Glaceon. « Potevo
vincere. »
Serenity non riesce ad evitare di sorriderle. « Ne sono
certa. »
Giulia osserva con indifferenza la grande biblioteca della scuola,
mostratale prima da Raffaello. Dall’ambiente che la
circondava poteva dire che fosse un luogo raffinato. Martes le diceva
che quella era una buona scuola e voleva che lei la frequentasse. Il
suo compagno di classe le aveva mostrato l'edificio principale, il
grande giardino, e in quel momento le stava mostrando la biblioteca. Le
raccontava aneddoti, storie curiose, e Giulia rimaneva ad ascoltarlo.
« Sei sicura di voler stare qui? » Giulia guarda
verso la sua Zorua, che l'osservava, e annuisce silenziosamente.
« Scusa, ti annoio? » le chiede Raffaello, quasi
indagando il suo stato. Giulia scuote la testa per negare.
« Mi interessa. » dice, e il ragazzo sembra
tranquillizzato dalla sua risposta.
« E' che quando devo parlare, tendo a farlo troppo. Comunque,
dicevo? Ah sì, devi fare attenzione. In questa biblioteca
c'è un’Arcanine. Si chiama Leona. Ha un buon
carattere, ma presto si schiuderanno le sue ed è piuttosto
irascibile. Ti consiglio di evitare gli scomparti della letteratura
mitologica per qualche settimana, la sua tana è da quelle
parti. »
Giulia se ne stupisce, tanto da sgranare lievemente gli occhi, uno di
colore diverso dall'altro. « Avete un Pokémon in
questo posto? » Raffaello annuisce, sorridendole ancora.
« In verità, Leona è venuta qui quando
era un Growlithe, e gli studenti hanno cercato di nasconderla dai
professori. Purtroppo sono stati beccati subito, ma Leona si
è dimostrata una guardia talmente efficiente alla biblioteca
che hanno deciso di tenerla qui. Spesso viene a tenere compagnia ai
studenti che leggono, magari tra un mese potrai vederla anche tu.
» Giulia ascolta interessata, era una storia semplice ma la
sua curiosità a riguardo era cresciuta. Raffaello si guarda
intorno.
« Credo di aver finito. Forse è meglio che ti
conduca ai dormitori, si sta facendo tardi. »
Il viaggio di andata si svolge in silenzio, mentre il cielo iniziava ad
imbrunire. Raffaello la saluta allegramente, aspettando
finché lei salga le scale. Giulia raggiunge la sua stanza e
rimane a fissare la porta, prima di decidersi a entrare. La
sua compagna era già lì.
Aveva già visto Catlina quella mattina, una ragazzina
graziosa ma che dava l'impressione di essere di salute cagionevole.
Questa, non appena la vede, le sorride.
« Benvenuta. » Giulia ricambia con un cenno del
capo e si guarda intorno.
La stanza non era grande. C'era un letto a castello, un grande armadio,
due scrivanie. Le pareti erano di un delizioso color panna, e l'unica
finestra era molto grande. A destra si trovava una porta, che
probabilmente portava al bagno.
Appoggia il suo bagaglio per terra, emettendo un lieve sospiro. Per
Martes avrebbe fatto lo sforzo di rimanere in quella scuola e studiare.
Anis
Costaluna
belongs to Kikari_.
Aria Mirror
belongs to Yume
Kourine.
Elis Howell
belongs to Elis
Strange.
Esmeralda
Granger belongs to Baka_.
Giulia Bluesky
belongs to Juliet_N_Mars
Galaxy99.
Natsumi Suzuki
belongs to Silver
Star.
Serenity
Clearbrook belongs to me.
Spiegazioni
randomiche:
- In questa
scuola, ci sono
i dormitori. E' obbligatorio per le tre regioni citate, mentre per
Johto è facoltativo (ovvero, possono decidere). Per gli
studenti
di Kanto è escluso.
Nè!
Sì,
sinceramente non
me l'aspettavo neanche io. Ma ç'èst
l'ispiraciòn,
e je nè pois... D'accordo, non vi traumatizzo ulteriormente
con
il mio francese maccheronico.
Comuque,
salve! *scondinzola felice*
Siamo
già al secondo capitolo (di quasi 3500 parole)! Con 8 recensioni, 3 preferiti, 1 ricordato e 5
seguiti. Ragazze, state cercando di uccidermi con la
felicità?
Tutto questa attenzione solo per il primo capitolo? Non sapete quanto
ne sono felice! *^*
Annuncio che
non so quando
arriverà il prossimo capitolo. A maggio vado in stage,
quindi
non assicuro l'aggiornamento. Ma cercherò di rifarmi a
giugno,
con quello doppio.
Ringrazio
- e
con questo voglio dire 'mi prostro a' - Alesaphi24, Baka_, Elis Strange, Juliet_N_Mars Galaxy99,
Kikari_, R a i n, Silver Star e Yume Kourine per
aver recensito.
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Capitolo 3 *** Puoi sfuggirgli, ma non puoi evitarlo. ***
Capitolo Tre: Puoi sfuggirgli, ma non puoi evitarlo.
Capitolo Tre: Puoi
sfuggirgli, ma non puoi evitarlo.
Anita era felice di rivedere i
suoi cugini Touko e Touya era stata una gioia ma rivedere l'altra
cugina, Natsumi, non la entusiasmava affatto. Non che non le volesse
bene – questo Anita non l'avrebbe mai detto –
semplicemente Natsumi era troppo chiusa verso gli altri, mentre lei era
molto espansiva, e ciò aveva creato un contrasto tra di loro
fin dalla tenera età.
« Anita?
» la ragazza dai capelli corvini sussulta, mentre vedeva
proprio l'oggetto dei suoi pensieri avvicinarsi. Natsumi, dal canto
suo, squadrava la minore, mentre si passava una mano tra i capelli
scuri, non sapendo cosa dire.
« Natsumi!
Che sorpresa, anche tu qui! » Anita sorride in maniera
tirata, cercando di celare almeno un minimo di nervosismo.
«
Già. » replica l’altra, mentre guardava
Touko in cerca di una risposta. Una qualsiasi.
« Che bello
trovarci tutti qui. » anche Touko ha un sorriso tirato e
risponde con esitazione. Touya, accanto a lei, aveva il forte istinto
di buttarsi da una finestra. C’era un silenzio imbarazzante.
Non passavano più così tanto tempo rispetto a
quando erano bambini, e tutti loro avevano preso strade e interessi
diversi, rendendo impossibile trovare qualcosa in comune su cui
discutere.
« Ho
parecchie cose da studiare, devo andare. » Touko osserva
Natsumi con fare offeso.
« Scommetto
che andrai a studiare storia Pokémon, e immagino anche che
non ci sia nessuna verifica in programma. » internamente,
Natsumi avvampa per essere stata colta in flagrante.
« Vado solo
a fare il mio dovere, cugina. Cosa che dovresti fare anche tu.
» le sopracciglia della ragazza più grande si
contraggono in uno spasmo involontario, disegnando un'espressione
corrucciata.
« Avanti,
non è questo il momento giusto per discutere. » si
intromette Touya. « Anche io devo andare. Drew e Komor mi
aspettano, e non ho intenzione di fare tardi. » l'unico
maschio del gruppetto sorride con sollievo, prima di salutare le altre
con allegria, scatenando un lieve rossore ad Anita.
« Vado anche
io! » esclama Touko e Natsumi e Anita si trovano a salutarla,
prima di salire alle loro rispettive stanze in completo silenzio.
Touko esce dal
dormitorio, mettendosi una mano sopra gli occhi. Il sole quel giorno
era accecante, non sembrava affatto che settembre fosse finito. Le
foglie sugli alberi erano ancora verdi, tranne qualche traccia di
arancione sparsa tra le folte fronde. L'autunno si stava
silenziosamente affacciando.
« Touko.
» sussulta. Il suo nome era stato quasi sussurrato, ma lei
era comunque riuscita a sentirlo. Si volta di scatto, ignorando la
Pokéball contenente Zekrom vibrare con entusiasmo. Anche il
drago ideale percepiva la presenza del suo fratello vicino.
« N.
» riesce a pronunciare, dopo qualche attimo di stupore,
mentre cerca di sorridergli, cosa che N ricambia.
« E' da
tanto che non ci vediamo. » il cuore di Touko fa il triplo
salto carpiato a simile frase, ma spera che N non se ne sia accorto.
« Eh
già. » ridacchia. « Mio padre mi ha
incastrata a fare da babysitter a Mei e Kyohei, quest'estate.
»
« I tuoi
cugini. »
«
Già. » la ragazza non smette di sorridere, come se
la sua espressione si fosse bloccata, ma il silenzio che stava per
crearsi l'avrebbe soffocata. « Piuttosto! » esclama
all’improvviso. « Ho saputo che hai passato l'esame
del quinto anno, e Silvestro è stato molto soddisfatto.
» N annuisce.
« Per la
prima volta nella mia vita, sento che sto facendo qualcosa di giusto. E
desidero farlo. » lei se ne sentiva intenerita. Ricordava i
primi tempi i cui aveva incontrato N, quando era ancora una ragazzina
in viaggio con Tepig, il suo primo Pokémon. Il ragazzo che
aveva di fronte a lei aveva fatto dei progressi notevoli.
« Come stai?
» la domanda la coglie impreparata, e Touko non riesce a
frenare un improvviso e violento rossore.
«
B-b-b-bene. » balbetta, mentre N la osserva con espressione
curiosa. Non avrebbe mai immaginato che una semplice domanda potesse
generare una simile reazione. Sorride dentro di sé. Touko
non avrebbe mai finito di stupirlo.
Lucas dopo le lezioni
si era cambiato si era diretto in biblioteca, avendo in programma
un'intensa ora di studio.
La scuola era iniziata
da una settimana, e lui non aveva alcuna voglia di rimanere indietro.
Così, da un giorno all'altro, si era trovato a studiare
mitologia Pokémon.
I ragazzi che
incontrava per strada gli lanciavano occhiate perplesse. Il ragazzo non
si chiede se fosse per la sua pelle, pallida, bianca quasi come la
neve, o per Mesprit, che fluttuava tranquillamente al suo fianco.
Lui non si curava
più delle occhiate delle persone che lo circondavano. Non
voleva vedere, per l'ennesima volta, occhiate preoccupate per lui. Per
quanto non se ne ricordasse, pensava che anche sua madre gli riservasse
lo stesso sguardo. Doveva smettere di pensarci. Cercare di ricordare il
suo passato era come vagare disperatamente nella nebbia.
Con calma adocchia un
posto a caso, aprendo il libro e immergendosi nell’analisi di
un’antica leggenda di Johto, senza però riuscire a
concentrarsi davvero. Forse doveva smetterla di cercare di sapere del
suo passato. Sarebbe stata la scelta che, probabilmente, l'avrebbe
fatto stare meglio.
Perso nelle sue
riflessioni si era così distratto che non si era accorto di
una ragazza. Questa gli era praticamente piombata davanti sul tavolo,
ridacchiando. Lucas la riconosce all'istante. Quella era Giulia, una
sua compagna di classe. La pelle pallida, così simile alla
sua, e gli occhi di colore diverso la rendevano inconfondibile.
L’unica cosa
insolita era un sorriso beffardo sul suo viso.
« Zorua!
» la Giulia davanti a lui sghignazza un'altra volta, prima di
saltare in aria e prendere le sembianze di un Pokémon. O
meglio, riprendere quelle che erano le sue vere sembianze.
La sua compagna,
quella vera come sperava Lucas, arriva subito dopo. Era una sorpresa
vederla tutta spettinata, con le guance rosse per la corsa che la
Pokémon doveva averle fatto fare.
La Pokémon
Malavolpe sghignazza un'altra volta, mentre Giulia estraeva la
Pokéball e la faceva rientrare mentre sbuffava seccata, nel
tentativo di ricomporsi per poi Lucas accanto a lei che la stava
fissando.
« Scusa il
disturbo. » parla piano, cercando di mantenere un tono
dignitoso. Martes le aveva insegnato l’ educazione,
nonostante la donna non fosse il massimo della cortesia e gentilezza.
Insisteva sempre che tutto quel sapere le sarebbe servito un giorno.
Dovrebbe aspettare che
lui le risponda qualcosa, ma l’imbarazzo che prova per quella
scena è molto più forte, e si trova a scusarsi
ancora e a camminare via il più in fretta possibile.
E’ così intenta a pensare che quasi non si accorge
di aver urtato una ragazza, cadendo per terra.
« Stai bene?
» Vera si rialza in piedi per prima, e le tende la mano e
Giulia annuisce, accettando l'aiuto. Entrambe si lisciano la gonna, e
poi Vera le sorride. « Scusa, ero con la testa tra le nuvole.
» Giulia la fissa, scuotendo la testa.
« La colpa
è mia. » replica con tono monocolore.
« Sicura?
» gli occhi blu di Vera sembravano perplessi ma la ragazza
che ha di fronte annuisce di nuovo, prima di salutarla velocemente e
dileguarsi.
Vera si trova ad
osservarla, prima di riprendere la sua strada. Alla fine era riuscita a
raggiungere il collegio, a discapito di lezioni da recuperare. Certo,
Touko era ben disposta a passarle tutti gli appunti, ma
l’idea di mettersi a studiare la faceva sentire stanca ancora
prima di iniziare. Era tutta colpa di Drew.
Aveva passato
un’intera settimana condividendo il suo spazio vitale con
quel ragazzo e non poteva nemmeno sbottare perché
c’erano i suoi genitori pronti a riprenderla per il suo
comportamento. Aveva passato sette giorni infernali, e come se non
bastasse doveva anche vederlo a lezione.
Poteva benissimo aver
fatto indigestione di Drew.
C’era stato
un periodo in cui avrebbe fatto di tutto per passare del tempo in
più con lui. Vera sorride un po’ triste,
avviandosi verso il reparto di libri di cucina. Quel tempo era finito
da un bel pezzo.
Magdalena cerca di
raggiungere uno dei ripiani più alti dello scaffale,
riuscendoci senza sforzo.
Dall'alto dei suoi
quattordici anni aveva guadagnato ben sessantotto centimetri sopra il
metro, e raggiungere i posti alti per lei era uno scherzo. Sorride nel
leggere il titolo del libro da lei preso, mentre lo stringeva al petto.
La raccolta dei sonetti era davvero un balsamo per il suo animo, un
toccasana.
Poco lontano da lei
c’era una ragazza poco più bassa che faticava
davvero a raggiungere il libro desiderato. Siccome era in abiti
normali, difficilmente sapeva dire a che anno appartenesse ma aveva dei
brillanti capelli rossi e Magdalena tende la mano verso il libro che la
ragazza cercava, porgendoglielo con gentilezza.
« Grazie.
» sussurra questa, mentre le sorrideva.
« Di niente.
»
« Grazie
mille per l'aiuto. » la castana rimane di stucco, mentre
l’altra le sorride grata di nuovo e spariva dietro agli
scaffali. Lena la segue con lo sguardo, la curiosità la
muoveva a suo piacimento e ben presto intravede la chioma rossa della
ragazza seduta accanto ad un'altra ragazza che si era afflosciata sul
tavolo con aria disperata. Questa le sorride e le dice qualcosa, e ben
presto gli occhi dell'altra iniziano a brillare mentre l'espressione di
quella dai capelli rossi diventava leggermente incrinata.
Magdalena si nasconde
dietro agli scaffali, un po' incuriosita e imbarazzata. Stava spiando
delle persone, e non era una cosa da fare. Adocchiata una poltrona, non
esita a sedersi e iniziare a leggere il libro, ma nella sua mente
vagano diverse domande, e non la smettono di importunarla.
« Davvero,
Aria? » Lena scatta di sorpresa, disturbata da quelle voci
improvvise. Poco distanti da lei, c'erano Belle e Aria, che annuisce
alla domanda che le è stata posta.
«
Sì, li ho visto io stessa. » Belle si illumina,
contenta. « Spero che Touko faccia un po’ di
progresso, o finirà che non la vedremo mai mettersi insieme
a N. » una simile frase sembra divertire Belle, che cerca di
non scoppiare a ridere.
« E pensare
quanto avevi preso male la notizia l’anno scorso. »
Aria assottiglia lo sguardo, un po’ infastidita.
« Ehi, N
è un bel ragazzo, non è tanto strano prendersi
una cotta per lui. » rimarca. « Ma a me
è passata. Ho altro a cui pensare quest’anno.
»
« Tipo?
» Aria sembra rimuginare un po’ a simile domanda,
ma poi una risposta sembra venirle in mente.
« Prendere
voti eccezionali a metà anno. » annuisce, con aria
convinta, e Bella la guarda sconsolata.
« Allora
dovresti iniziare a studiare. » Aria rotea gli occhi,
nuovamente infastidita.
«
Così mi rovini la magia, Belle! »
Le lezioni quella
mattina apparivano senza fine, e la pioggia non aiutava a tenere svegli
i ragazzi nelle aule. Pioveva a dirotto da una settimana, e
ciò rendeva ben infelici gli studenti che ogni mattina
dovevano andare a scuola.
Lance era convinto che
si sarebbe preso una polmonite molto presto, mentre osservava la
pozzanghera che si formava sotto i suoi piedi. Fiordoropoli sembrava
invasa dall’acqua, e la stazione del Supertreno era piena di
gente fino a scoppiare. Sandra era stata più fortunata di
lui, caduta in battaglia con la febbre quella notte.
Era un fatto raro, fin
da bambina Sandra non aveva mai sofferto di malattie particolarmente
forti, tanto che sembrava che persino il raffreddore aveva paura di lei.
Accanto a lui Valerio
era bagnato anche peggio mentre Angelo, dal canto suo, sembrava etereo
e asciutto.
« 'Giorno.
» Chiara entra rivolgendo loro un saluto e sorridendo come se
fosse una giornata splendida e soleggiata. Difficile non invidiarla.
Accanto a lei c’era Jasmine, che era sprofondata nella
lettura di un libro in lingua Unown.
« 'Giorno.
» la spettinata e bagnata chioma di Raffaello fa capolino
nella folla che si unisce presto al gruppetto in cerca di almeno un
po’ di tepore.
« E Marina?
» chiede a quel punto Chiara, non notando una chioma castana
che lei conosceva bene tra la folla. Il suo sguardo si sposta subito su
Angelo, che stava pacificamente leggendo un libro.
« TU!
» esclama, attirando finalmente la sua attenzione. Gli occhi
viola di Angelo si scontrano quasi subito con quelli rosa di Chiara.
« Come hai potuto abbandonare Marina al suo destino, con
questa pioggia torrenziale e il finimondo che si... » non fa
in tempo a finire la sua frase che viene interrotta da un tossicchiare
abbastanza imbarazzato. Dietro di lei Marina arrossisce, Chiara aveva
attirato gli sguardi di tutta la stazione.
« Sono qui,
Chiara. » parla con tono basso. « E affatto
abbandonata al mio destino. »
Il tempo di finire la
frase che si ritrova tra le amorevoli braccia di Chiara, che inizia a
stritolarla come si farebbe con un peluche. « Oh, piccolo
pulcino... asciutto? » tra le sue braccia, Marina non era
bagnata. Nemmeno un po'.
« Sai, ci
sono oggetti molto carini che si chiamano ombrelli che si usano per non
bagnarsi e Pokémon con la mossa Protezione per difendersi
dagli schizzi d’acqua. Io e Marina siamo venuti insieme.
» la ragazza sussulta nel sentire la voce di Angelo, che
sembrava ancora più bassa del solito quel giorno.
« Ah...
» è l'unica cosa che riesce a pronunciare. Poi,
l’improvvisa folgorazione. « Quindi siete venuti
qui. »
«
Sì. » quando Chiara ghignava in quella maniera
l'unica soluzione era scappare. Lontano.
« Insieme.
»
«
Sì. » dal canto suo, Angelo proprio non capiva lo
strano luccichio negli occhi dell'amica Capopalestra.
« Sotto lo
stesso ombrello. »
La frase ha diversi
effetti sui presenti, fino a quel momento silenziosi spettatori di
quella scenetta improvvisata. Jasmine arrossisce, per poi andare
accanto a Marina per congratularsi notando che la suddetta era a
metà tra lo shock perenne e l'imbarazzo totale. Valerio
prende Angelo sottobraccio, mentre Lance fa battute divertite sulla
nuova coppietta del gruppo. L'unico rimasto un po' perplesso fu
Raffaello che non ci aveva capito proprio niente.
Per fortuna
l’arrivo del supertreno viene presto colto da Angelo per
generare un po’ di distrazione, che scompare quasi subito al
suo interno. Marina non è altrettanto fortunata, visto che
passa il viaggio a raccontare di ogni singola goccia di pioggia di quel
tragitto a una Chiara interessatissima, che nella sua testa stava
già progettando il suo matrimonio.
Mai Marina si era
pentita così tanto di averle raccontato di avere una cotta
per il Capopalestra di Amarantopoli.
Lucinda reprime uno
sbadiglio, cercando di rimanere concentrata e prendere qualche appunto.
Ne andava della sua media scolastica.
« Ehi,
Lucinda. » la ragazza si volta, nel sentirsi chiamare e si
trova il viso di Kotone a pochi centimetri dal suo. «
Possiamo parlare dopo? »
Lucinda annuisce
distratta, sapendo bene che non sarebbe riuscita a dire di no a Kotone
sempre e comunque, e cerca inutilmente di riprendere la concentrazione,
ma questa ben presto viene calamitata dal suo compagno di banco. Paul
era silenzioso, qualità che si riversava nella grande
quantità di appunti presi. Lucinda osserva le sue mani, le
dita che impugnavano la penna facendole tracciare parole con una
calligrafia febbrile e disordinata. Poi il suo sguardo sale alle
braccia, quella mattina coperte dalla giacca rossa dell'uniforme. La
cravatta faceva elegantemente capolino dallo spacco creato da questa.
Non c'era niente fuori posto in quel ragazzo così serio. O
rigido, come preferiva chiamarlo Zoey.
Poi lo sguardo di
Lucinda sale al volto, e lì non può ignorare il
calore salirle sulle guance. Ben presto i suoi occhi sono
inevitabilmente calamitati dalle labbra di Paul, e Lucinda si sente
parecchio stupida nel pensare che le sembrino molto morbide. E poi,
finalmente, il suo sguardo si posa sugli occhi di Paul.
Che stava guardando
lei.
Sì, le
pozze di petrolio la stavano guardando. Fronteggiavano il suo sguardo,
senza alcun timore, e Lucinda ci si perde prima che un pensiero
fondamentale le attraversi la mente. Chissà da quanto tempo
si era accorto che lei lo stava guardando. Simile pensiero la riempie
di imbarazzo, facendola scattare in piedi.
La sua iniziativa
viene subito redarguita con un'occhiataccia da Rowan, e Lucinda abbassa
il capo arrossendo per la vergogna.
« Jenness,
se la mia lezione non le interessa può anche uscire.
» e quella non era una semplice richiesta, bensì
un ordine. Sconfitta, Lucinda si trascina fuori dall'aula, chiudendo la
porta dietro di sé e sedendosi sul pavimento. Oltre al danno
pure la beffa.
Anita Daylay
belongs to Kuroitsuki_.
Lucas
Harixgoon belongs to _Writer_.
Magdalena
Evans belongs to MagdalenaHaloway.
Marina
Miyazaki belongs to Gwen
Kurosawa.
Spiegazioni
randomiche:
- La
situazione tra Touko e N è
post!BW2. Cioè, N è tornato e Ghecis è
scomparso di nuovo. Però non è più
tornato.
- Anita,
Natsumi, Mei e Kyohei sono tutti cugini di Touko e Touya. Natsumi lo
è da parte di padre, Anita lo è da parte di
madre. I gemelli più piccoli sono figli della cugina della
madre. Quindi non sono proprio cugini diretti, ma stanno
così tanto insieme da non far caso ai gradi di parentela.
- Nelle ore
libere gli studenti possono vestirsi come più desiderano,
basta che non siano vestiti troppo indecentemente.
Nè-e-etchium!
Scusate,
è una settimana che starnutisco e temo che ormai quel poco
che rimane del mio cervello stia uscendo.
Tutto sommato,
sono qui! *combo risata malvagia e mantello da Dracula*
Sì,
non sono credibile come Signora della Notte, ma voi fate finta di
niente e fatemi contenta ok?
Eh, possibile
che niente va secondo i miei piani?
No, a quanto
pare no. Già questo
capitolo è più corto di quanto mi aspettassi,
"solo" 2900 parole. Uff. Sta di fatto che sono
in anticipo di un mese, ma non credo che
a voi dispiaccia. Tra meno di una settimana andrò in stage,
e non nascondo l'agitazione. OAO
Non me ne sono
stata mano in mano, però.
Ringrazio
Baka_, Gwen Kurosawa, Kikari_, Jeanz, Lady_Kitsune, Ruckia_chan e
Silver Star
per aver recensito lo scorso capitolo. Inoltre il numerino
delle preferite/seguite è lievitato nuovamente, ne sono
commossa.
Un saluto.
|
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Capitolo 4 *** Perchè, alla fine, siamo sempre noi. ***
Capitolo Quattro: Perché, alla fine, siamo
sempre noi.
Capitolo Quattro:
Perché, alla fine, siamo sempre noi.
Ad ottobre le giornate si
erano fatte più grigie e lunghe, ma per Touko
c’erano problemi ben più gravi. Mei e Kyohei erano
arrivati. La ragazza non sapeva con che espressione accogliere i
cugini. Accanto a lei c'era Anita, ma questa non sembrava intuire quale
pericolo stesse salutando con tanta allegria.
« Sono Kyohei e Mei! Andiamo a salutarli? » la voce
allegra di Anita l'aveva risvegliata dal torpore in cui era caduta, e
Touko doveva fare affidamento su tutta la sua capacità
recitativa per non lasciarsi sfuggire nessun commento acido. Anche se
detestava ammetterlo, il rapporto con quei due cugini non era proprio
idilliaco, e l’averci passato un’intera estate non
aveva migliorati i suoi rapporti con loro. Paradossalmente andavano
più d’accordo con Anita che vedevano
più di rado.
« Anita! » Mei si si accorge per prima di loro due,
avvicinandosi e sprofondando nell'abbraccio della cugina bionda. Kyohei
rimane più in disparte, ma sorride comunque ad entrambe.
« Che bello vedervi! »
Gli occhi della più piccola sembravano splendere di
felicità.
« Anche per me. Che ne dici, ti va se facciamo un giro
insieme? Ti mostro la scuola. » propone Anita, sciogliendo un
poco la presa su Mei.
« Scusate, ma siamo già stati incastrati in un
giro turistico. » con un cenno del capo, Kyohei indica i suoi
due compagni di classe. Raffaello e Lucas erano poco distanti, in
attesa dei due gemelli.
« Ah, che peccato. » sussurra Anita, con vago
sconforto.
« Pazienza, sarà per un'altra volta. E' una
scuola, non scappiamo da nessuna parte. » Touko sorride in
modo forzato, pregando divinità superiori per far levare i
suoi cugini dalla sua strada. Preghiere che sembra siano ascoltate,
visto che Mei si stacca da Anita e si volta nella direzione del
fratello.
Le due ragazze osservano i cugini più piccoli allontanarsi,
e poi si separano anche loro. Era pomeriggio, e Touko avrebbe dovuto
studiare, ma dopo quell’incontro non ne aveva nessuna voglia.
Persino fare le tre rampe di scale per raggiungere la sua stanza le
sembrava di un incredibile peso. Non doveva pensarci più di
tanto a Mei e Kyohei, aveva già la sua fetta di problemi.
Lungo la strada incrocia Vera, livida in volto. Avrebbe voluto
chiederle che cosa avesse, ma temeva di essere investita da improperi
verso Drew e non aveva particolare desiderio di sentire nuovi
appellativi nei confronti del coordinatore. Più si fa vicina
però nota quanto l’espressione di Vera sia triste,
che altro, e decide che è il caso di intervenire.
« Vera? » la ragazza alza lo sguardo su di lei,
stordita. « Ti va di venire a prendere un cioccolatte con me
a Azzurropoli? » la ragazza ci pensa per qualche istante, e
poi annuisce. Per tutto il tragitto Touko riesce a farla parlare del
più e del meno, ma è solo quando sono di fronte
alla bevanda dolce che le chiede come sta.
Vera esita per qualche istante, per poi scoppiare come un fiume in
piena. « Non ce la farò mai a recuperare!
» esclama, buttandosi sul tavolino di fronte a una Touko
colta di sorpresa.
« Come? »
« Non ci sto capendo niente di Linguaggio Unown! »
bofonchia contro il tavolo, e Touko le accarezza la testa con affetto.
« Se ti consola, nemmeno io. Ho chiesto a Yukiko di aiutarmi
in cambio di una cena a base di sushi, e lei ha accettato. Se vuoi puoi
unirti a me. » Vera alza il viso, con occhi scintillanti.
« Davvero? » Touko annuisce, sorridendole, e Vera
si alza, abbracciandola con il tavolo in mezzo a loro due.
« Grazie, sei la mia salvatrice! »
« Juju! » sentendo il suo nome pronunciato in
quella maniera – in quella maniera che la infastidiva
parecchio se pronunciato da una persona specifica – la
ragazza non prova nemmeno a voltarsi.
« Gary. » sospira, già esasperata.
« Qual è il tuo problema? » il ragazzo
non si scompone, sorridendole.
« Il mio problema è che non ho preso nessun
appunto di linguaggio Unown, e tra una settimana c'è un
test. » Julia, capendo dove volesse arrivare, sbuffa.
« Scordatelo. »
« Non lo faresti nemmeno per un amico d'infanzia? »
la ragazza sospira nuovamente, fulminandolo con lo sguardo.
« Te lo ricordi solamente in queste circostanze? »
Gary la osserva con una vaga stizza. Julia aveva lo stesso modo di
rispondere di Costaluna, da quando erano diventate amiche erano acide
alla stessa maniera. « Comunque la risposta è no.
»
Julia si alza dal suo banco, mentre raccoglieva i libri. «
Sei senza cuore, Evans. »
« Tu sei senza ritegno Oak. » per quanto sembrava
un perfetto bisticcio, a nessuno sarebbe sfuggita la nota di
divertimento nel tono di entrambi.
« Pazienza. Chiederò a Serenity, lei è
ben più disposta di te. » Julia gli fa la
linguaccia.
« Certo, come no. Piuttosto che dare i suoi appunti in mano a
te li brucerebbe, poco ma sicuro. » Gary la fulmina con lo
sguardo, nonostante sapesse bene che quella era la verità.
Serenity non si fidava più di lui per quanto riguardasse
qualsiasi suo appunto – o materiale scolastico in generale
–, vista la fine che avevano fatto l'ultima volta che glieli
aveva prestati.
« Pazienza. Un modo lo troverò. »
« Fa ciò che vuoi. »
« Sicuramente. » le sorride affabile, guardando
l'amica allontanarsi. Chissà se sarebbe riuscito a
convincerla regalandole uno skateboard nuovo. Era una scommessa di
difficile previsione, e lui ancora non era così disperato.
Ormai le ore di riposo volgevano al termine e presto sarebbero iniziate
le attività. Ash era impegnato a studiare duramente sotto la
supervisione di Misty e Marzia, quindi sicuramente non poteva fargli
compagnia. Lui quell'anno aveva deciso di non partecipare a nessuna
attività, non c'era nessun interesse da parte suo. Ovunque
andasse c’erano ragazze adoranti. Non riusciva a trovare
un’attività a maggioranza maschile, ma era normale
vista la maggioranza femminile del corpo studentesco. Preferiva non
fare niente che essere seguito da uno sciame adorante che disturbava
ogni sua attività.
Forse sarebbe andato a dare un’occhiata ai campi di
allenamento, probabilmente trovava qualche sfidante con cui passare una
piacevole mezz’ora.
Arrivato lì, però, c’era solo
un’altra persona. Asuka Shiromiya, una sua compagna di
classe. Non aveva esitato ad accettare la sua sfida, e sembrava molto
determinata a vincere. Gary era be certo che non l’avrebbe
fatto annoiare.
Sia il suo Blastoise sia la Samurott dell'avversaria si fronteggiavano,
e sembravano non risentire dei pesanti attacchi subiti nelle prime
mosse che si erano scambiati. Samurott sistema la sua spada-conchiglia,
emettendo un ringhio. Il Morso di Blastoise sembrava fare effetto.
Anche Blastoise aveva pagato un pegno per quell'attacco, visto che il
punto in cui Conchilama l'aveva colpito sembrava dolergli.
« Hai intenzione di arrenderti? » le chiede Gary,
nonostante percepisse chiaramente la determinazione dell'altra. Asuka
sorride con convinzione.
« Acqua non ha intenzione di smettere. » dice, dopo
essersi scambiata una rapida occhiata con la compagna. «
Nemmeno io. »
« Peggio per te. » parla allora, ostentando
sicurezza. Aveva una buona tattica, se questa andava come doveva
avrebbe presto sconfitto la Samurott avversaria.
Da lontano Lunick stava osservando con attenzione la lotta. Due tipi
acqua, uno contro l'altro. Un match difficile, del quale il vincitore
non sarebbe stato prontamente deciso.
« Scommetto che Gary userà Idropompa. »
l'osservazione lo coglie di sorpresa, ma la voce la riconosce subito.
Solana si era avvicinata a lui, sedendosi, mentre la sua Plusle
saltellava accanto a Minun. « Non punterà su un
attacco come Idrocannone, rischia di fallire. »
« Da quando sei diventata un'esperta in materia, Solana?
» la ragazza ridacchia mentre una folata di vento improvvisa
le spettina i capelli. L'autunno era nel pieno del suo splendore, e non
pioveva da una settimana. Un sole timido scaldava leggermente l'aria,
impedendo a questa di essere tagliente.
« Un ranger deve sapersela cavare anche con un allenatore.
» gli risponde lei con una punta di orgoglio. «
Furio ha insistito tanto che imparassimo come si svolge una normale
lotta Pokémon. »
Lunick corruccia le labbra per qualche istante, Solana non avrebbe mai
smesso di essere la prima della classe. « Secchiona.
» sbotta, ma con tono scherzoso, e Solana finge di offendersi.
« Tutta invidia la tua! » esclama, ridendo, e
Lunick alza le mani in segno di resa.
« Oh no, mi hai scoperto! » dice in maniera
teatrale, facendo scoppiare a ridere Solana ancora più
forte. Vederla così lo fa sentire più sereno, e
Solana ricambia il suo sguardo.
Nel soggiorno del dormitorio si era riunita tutta la seconda classe.
« Avanti! » esclama Lucinda, con espressione
determinata. Lei voleva un bel voto in quella dannata verifica di
Storia Antica dei Pokémon, cascasse il cielo. E, se l'anno
precedente era stato difficile passare la Creazione, adesso dovevano
vedersela con la Preistoria. Invidiava tanto gli studenti del quarto e
quinto anno, ai quali toccava la Contemporanea.
Accanto a lei era seduta Iris, con il cucciolo della sua Haxorus sulle
ginocchia. « Esatto, Lucinda. Ce la faremo. »
sorride. Per quanto fosse esperta delle leggende antiche della sua
regione se si trattava di Sinnoh o Hoenn la ragazza non sapeva aprire
bocca.
« Ma se la smetteste di agitarvi e iniziassimo a studiare?
» commenta Elis, già intenta a cambiare idea su
quel raduno. Accanto a lei Kotone era sprofondata nel libro, cercando
di capirci qualcosa, e cercava di sbirciare gli appunti di Elis,
venendo redarguita da un’occhiataccia. Kotone arrossisce per
essere stata beccata, ma ciò non le toglie il sorriso.
Per la divisione a coppie si era optato per l’estrazione a
sorte, e sembrava non andare poi così male. In
sé, constata Lucinda, non stava andando tutto allo
scatafascio come temeva. Anita stava cercando di studiare, e Barry
guardava oltre la sua spalla ascoltando la lettura la ragazza e
cercando di capirci qualcosa. Come coppia di studio non andavano
così male, a parte Barry che ogni volta non comprendeva
qualcosa strillava un: "Ti darò una multa!" e veniva presto
azzittito dagli altri compagni. Fondamentalmente, però,
visto il grado di amicizia tra i due ragazzi – e qualche
notevole somiglianza caratteriale – stava andando tutto
liscio.
Poco più in là Elis ed Esmeralda erano
concentrate sugli appunti messi insieme, il loro accoppiamento era
stato quasi segnato dal destino vista la voglia di studiare della
corvina e la poca voglia di Elis che si contrapponeva ad essa.
« Quindi, fammi ripetere… » sospira
Esmeralda, mentre si massaggiava una tempia. « La popolazione
dei Mew diminuisce perché cominciano a cambiare forma, visto
che Mew è un Pokémon che possiede il DNA di ogni
altro Pokémon attualmente esistente. Fanno la loro comparsa
Aerodactyl, Kabuto, Kabutops, Omanyte, Omastar... Insomma, quelli che
oggi sono i Pokémon fossili. Giusto? »
Elis era rimasta ad ascoltarla, per quanto l'espressione scocciata non
lo dava troppo a vedere. « Giusto. Poi seguono le
Età dei Ghiacci, della Pietra e dei Metalli, durante i quali
Regigigas creò i tre Regi. Successivamente, vista la
precedente comparsa dell'uomo sulla terra, verranno sigillati in
quattro posti diversi. »
Esmeralda annuisce. Per quanto lei ed Elis si fossero parlate poco,
sentiva quasi un'affinità con lei.
« Duemila anni prima il meteorite che portò Kyurem
si schiantò vicino a quella che oggi è
Fortebrezza. La Fossa Gigante è stata creata proprio in
quell'evento. » Iris stava dimostrando la sua conoscenza di
Unima, parlando di morte, vita e miracoli della Fossa Gigante, ma uno
come Paul era davvero difficile da cogliere di sopresa.
« Bene. » pronunciò. « Ora
possiamo ripetere la storia di Mew? » l'espressione
sconsolata di Iris gli da tutte le risposte necessarie.
Lucinda era finita in coppia con Kenny, e nonostante qualche bisticcio
la situazione stava proseguendo. Se non altro, si stavano divertendo.
La situazione non era così rosea per Marina e Velia, che si
ritrovavano a ripetere i Pokémon fossili come un mantra.
« Non ce la farò mai. » sussurra Marina,
mentre torturava la montatura dei suoi occhiali. Accanto a lei Velia le
da una pacca sulla spalla.
« Non puoi dire così. Se non ci provi, come sai
che fallirai? » la castana rimane colpita dalla saggezza
dimostrata dalla Capopalestra di Zondopoli. Nonostante non dimostrasse
nemmeno quindici anni fisicamente, mentalmente era molto più
adulta. Per quanto il deprimersi facilmente era parte della sua natura,
forse per quella volta poteva gettare tutte le sue ansietà
dalla finestra e si sarebbe impegnata.
« D'accordo. » dice, mentre si sistemava gli
occhiali. « I Pokémon fossili erano... »
Velia rimane ad ascoltarla, e quando Marina finisce di parlare le
sorride tesa.
« Ne hai dimenticato uno. »
« Cosa?! » ci manca poco che la mascella di Marina
tocchi il pavimento.
« Eh già. Relicanth ti è proprio
sfuggito. » la castana batte le testa sul tavolo.
« Aloè mi mangerà per colazione...
»
« Ma guarda chi si vede. La Sghiacciatrice. » Mei
sobbalza per lo spavento, e per poco non scivola nello stagno davanti
al quale si trovava. Era ancora presto per andare a lezione, e quella
notte era piovuto. Non aveva rinunciato alla sua passeggiata mattutina
lo stesso, era l’unica cosa che non la faceva pensare. Stare
così lontano da casa per così tanto tempo non le
era mai successo, e nonostante la presenza della sua famiglia non
riusciva a schiacciare una forte nostalgia. La voce di Ciprian
però aveva completamente deviato i suoi pensieri. Non
sopportava quel soprannome, coniato proprio da lui, ma se avesse smesso
sarebbe stata dispiaciuta ugualmente.
Mei si alza orgogliosamente in piedi, cercando di dissimulare lo
spavento che aveva preso.
« Non chiamarmi così. » sbuffa lei
mentre alzava lo sguardo per fronteggiarlo. Ciprian non ne sembra tanto
preoccupato, il tono di Mei non lo intimidiva per niente. Anzi, la
trovava quasi carina.
« D'accordo, d’accordo. » avrebbe tanto
voluto punzecchiarla, e farla arrabbiare, e darle ragione sembrava
essere un ottimo metodo. La vede gonfiare le guance, irosa. «
Però fai attenzione, Campionessa. Se continui a rimanere qui
potresti guadagnare un altro soprannome. » sente chiaramente
la testa della ragazza bollire, quando le passa accanto scompigliandole
i capelli per andare verso le aule.
Ciprian era sempre stato un ragazzo semplice che prendeva la vita alla
leggera, tanto da non capire il reale pericolo che poteva provocare.
Spesso quella sua caratteristica gli veniva rimproverata, sia da Guido
quando abbandonava la Palestra per andare a farsi una nuotata sia dai
suoi professori quando marinava le lezioni. Lui non lo faceva apposta,
era la sua natura. Varcata la soglia della sua aula viene nota subito
un altro ragazzo che gli viene incontro.
« Ehi, Ciprian! » il ragazzo si gira verso Pedro.
« Hai sentito l'ultima novità? » lui
nega con la testa. Pedro sembrava entusiasta.
« Il Torneo Invernale sarà organizzato proprio a
ridosso delle vacanze. » quelle parole attirano la
curiosità di Ciprian, che si dimostrò prontamente
interessato.
« Quando? »
« La data precisa non è stata ancora comunicata. E
hanno detto che ci sono in palio due uova di Pokémon rari.
Un tipo drago e un tipo acqua. » Pedro era sempre entusiasta
a parlare di quel torneo, l'anno precedente era stato uno di coloro che
erano saliti sul podio e un elegante Archeops – del quale
fossile era il secondo premio – era entrato nella sua squadra.
« E gli altri due premi? »
« Probabilmente sarà uno strumento costoso e un
set di cinque bacche rare. Come gli altri anni. »
« Oh, interessante. » non si erano nemmeno accorti
della presenza di Camelia, che li stava ascoltando da chissà
quanto tempo. Accanto a lei Anemone sorrideva tirata, scusandosi per
l'intrusione.
« Ti interessa, Camelia? » esordisce Ciprian, ma la
ragazza ormai nemmeno lo calcola, tanto è presa dalle sue
idee.
« Non particolarmente. A me piacciono soprattutto
Pokémon elettro, averne di un altro tipo nella mia squadra
romperebbe l'equilibrio. » la modella riprende a rimuginare.
« Non fateci caso. Si sta avvicinando una sfilata, ed
è in questo stato tutto il giorno. » ne ride
Anemone, vedendo la sua ragazza imprecare qualcosa sottovoce.
« Tu dici? A me sembra la stessa... » commenta
Ciprian con convinzione. Anemone gli tocca affettuosamente un braccio.
« A proposito, il piccolo Ducklett che ti ho affidato come
sta? » da quando la sua Swanna le aveva fatto la sorpresa di
ben tre uova Anemone era stata grata che Ciprian se ne fosse preso uno.
« A meraviglia! »
« Io non ce la faccio più. » Marzia e
Ash si spalmano in sincrono sul banco dopo aver consegnato il test.
Dopo la verifica di matematiche applicate il loro cervello aveva
preferito una ritirata strategica. Misty, seduta accanto a Marzia, tira
un grosso sospiro di sollievo.
« Com'è andata? » chiede loro Bianca,
seduta lì vicino. Si fa bastare l’espressione
esausta di Ash come risposta.
« Tutto bene. » la matematica era una materia che
Misty sentiva affine, per quanto non eccellesse in essa. Il suono della
campanella la riporta un po' al presente, svegliandola dal torpore in
cui la sua mente era avvolta. La classe comincia lentamente a svuotarsi.
Si alza dopo aver messo Togepi sul banco, le gambe la reggevano davvero
poco.
« Forza, ora dobbiamo andare a lezione di Allevamento.
» la sua compagna di banco annuisce ma sembra davvero stanca,
cominciando a trascinarsi come un'anima in pena. Si volta verso Ash,
trovandolo in uno stato pietoso.
« Ash? » si avvicina cautamente, mettendogli una
mano sulla spalla e cercando di muoverlo. Niente, il ragazzo sembrava
proprio morto. Misty deglutisce, cominciando seriamente a preoccuparsi.
« Guarda che se non ti muovi ti lascio qui. »
ancora qualche spinta sulla spalla, ma nessuna risposta da Ash.
« D'accordo, fa ciò che vuoi. » fa per
allontanarsi, ma finalmente Ash reagisce afferrandole la mano.
« No, per favore, non andare via... » la ragazza
avvampa, per il gesto e per le parole. Si gira verso Ash di scatto, e
finalmente si accorge che il ragazzo si era addormentato. Arrossisce
ancora più violentemente, ma lascia che Ash continui a
mantenere la presa sul suo polso sperando che non avvertisse quanto
fosse violento il suo battito cardiaco.
« D'accordo ma ...solo per un po'. » si siede dopo
aver fatto entrare il suo Pokémon nella sfera, rimanendo in
silenzio. In fondo, era ben conscia di quanto Ash si fosse impegnato.
Quello era il suo meritato riposo.
« Oh, ma che carini. » fuori dalla classe c'erano
Magdalena e Catlina. Quest'ultima picchietta affettuosamente il braccio
di Lena.
« Non è da signorine spiare. »
« Io non sono una signorina di buona famiglia, Cat.
» le sorride questa, divertita. La ragazza più
piccola gonfia le guance, ma non riesce a nascondere un sorriso.
Stringe la presa sul libro che aveva tra le braccia, battendolo contro
la schiena dell'amica.
« D'accordo, ho capito l'antifona. Andiamo. »
Asuka
Shiromiya belongs to Ronnie
Stregatto.
Julia Evans
belongs to Juls_.
Noticine a
random:
- La Storia
Pokémon è divisa in quattro "fasi": Creazione,
Preistoria, Storia Media e Storia Contemporanea.
Ne!
Ammettelo, non
ve l'aspettavate!
Ma ho promesso
aggiornamenti mensili, e aggiornamenti mensili avrete. Certo, arrivo
con un capitolo lungo per i miei standard parole. Ma ormai dovreste
esservi abituati alla
mia grafomania.
Ho introdotto
qui una
coppia
che ho cominciato ad amare, la Bikini (Ciprian x Mei). Aspettatevi
sviluppi anche da parte loro.
Mmm. Non so
che altro dire.
Ah sì, che non appena posterò il quinto capitolo
chiuderò le iscrizioni per gli OC. A lo farò
circa la
fine di luglio, visto che sarò via tutto agosto.
E... Niente,
ho finito. (Questo è strano, troppo strano!) Ovviamente se
non capite
qualcosa chiedete pure, cercherò di rispondere alle vostre
domande.
E
ovviamente
ringrazio Jeanz,
A c q u a m a r i n a_,
Lady_Kitsune,
First Babu, Magdalena Haloway, Ruckia_chan, Kikari_, Gwen Kurosawa e Juls_ per aver
recensito lo scorso capitolo. Scusate se non ho finito di rispondere,
provvederò in questi giorni.
E chiudo qui,
un saluto.
|
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Capitolo 5 *** Può andare peggio di così? ...Sì. ***
Capitolo Cinque: Può andare peggio di
così? ...Sì.
Capitolo Cinque:
Può andare peggio di così? ...Sì.
Ottobre era trascorso troppo
lentamente per gli studenti, che erano rimasti sommersi dai primi test,
ma al termine del mese finalmente si vedeva la luce in fondo al tunnel.
La Tregua, chiamata così dagli studenti, era finalmente alle
porte.
Forse poteva sembrare niente di speciale agli occhi degli esterni,
d’altronde erano solo cinque giorni tra ottobre e novembre in
cui gli studenti potevano tornare alle loro case per commemorare i
parenti deceduti. O ringraziare i parenti deceduti per quella boccata
di libertà ricevuta.
« Tu cosa hai deciso di fare, Ser? » gli occhi
verdi della ragazza si alzano sulla figura di Julia, seduta davanti a
lei.
« Rimarrò a scuola, come ogni anno. Devo andare
alla tomba della mia nonna e dei miei Pokémon, ricordi?
» « Che ne dici se in questi tre giorni vieni a
stare a casa mia? » le propone, all’improvviso.
« Staremo alzate fino a tardi, mangiando muffin di
Baccaliegia e cercando il modo migliore per copiare da Anis! »
« Copiare da chi? » Serenity sobbalza dalla
sorpresa, e sorride ad Anis che le aveva finalmente raggiunte. La
ragazza le osserva sorriderle nervose, ma non indaga ulteriormente la
questione, chiudendosi su se stessa nel fare colazione.
« Ma che ha stamattina? » chiede Julia sussurrando.
« Ieri ha perso un’altra sfida con Gary.
» le spiega Serenity, beccandosi un'occhiataccia da parte di
Anis, che improvvisamente sembrava molto interessata al loro discorso.
« Comunque, la mia risposta alla tua proposta è
sì. Se non sono di disturbo. » dice poi, alzando
la voce.
« Figurati. » dice Julia. «
Allora è deciso. »
Il ritorno a casa era stato tremendo per Esmeralda. Ben poco rimaneva
della splendida Giardinfiorito durante la stagione invernale. Le
colline erano spoglie dei suoi brillanti fiori, e ciò faceva
sentire la ragazza particolarmente triste.
Quando era arrivata a casa non era riuscita a mettere nemmeno piede
oltre la soglia che Rose le era piombata addosso e, dopo averla
abbracciata, non voleva più staccarsi dal suo collo. Eric,
il suo adorato gemello, non aveva smesso di punzecchiarla nemmeno per
un istante ed Esmeralda non esita a dare una spinta al fratello
mettendo temporaneamente fine ai suoi dispetti.
« Avanti, smettetela di bisticciare. » li richiama
loro il padre, uscendo dal salotto. Accanto a lui c'era la sua nuova
compagna, che ammonisce affettuosamente Rose, che si stacca a
malavoglia dal collo della sorella maggiore.
Ad Esmeralda piaceva la partner di suo padre, era dolce e gentile. Era
proprio come sua madre. Scuote la testa. Non doveva pensarci. Avrebbe
reso a sua madre tutti gli onori il giorno successivo, alla torre
Memoria.
Duefoglie era coperta di neve, non era strano in quel periodo
dell’anno. Lucinda aveva sacrificato i suoi stivaletti
preferiti durante il percorso a casa, ma l’accoglienza di sua
madre aveva ripagato la sua perdita.
Le dispiaceva che Barry e Kenny avessero deciso di rimanere a scuola,
ma durante tutto il viaggio non si era sentita affatto sola e non si
era annoiata. L'unica macchia in quel quadretto felice era la presenza
di Paul. Dopo l'imbarazzante equivoco e complice il cambiamento dei
posti non era riuscita a chiarire, e il ragazzo continuava a non
rivolgerle la parola.
Lucinda non voleva tornare a pensare alla sua pessima figura, ma
tornava sempre lì. Non negava di essere interessata a Paul.
La parte difficile era capire se lui poteva essere in qualche modo
interessato a lei. La ragazza sospira, continuando a mangiare la sua
cena. Forse l’indomani l’avrebbe visto alla torre
Memoria, e sarebbe riuscita a parlargli.
Ansi aveva affrontato il percorso innevato fino a Nevepoli, ma sembrava
che le sue fatiche erano ben lontane dall’essere ricompensate.
« Zia, accidenti a te, non puoi lasciarmi qui fuori a
congelare! E' sera, è tardi e ho pure una fame ad lupi!
» quella sera era piuttosto propensa a fare una scenata,
alimentata dalla fame. « Avanti, non sono venuta qui per
diventare la cena degli Sneasel! » urla ancora, dando un
forte calcio alla porta.
« Anis, se lo rifai giuro che a casa non ci metti
più piede. » la ragazza sussulta, mentre la zia le
apriva finalmente la porta. « Comunque bentornata a casa,
cara. »
La ragazza sospira, entrando in casa e scrollandosi di dosso la neve.
Nel salotto della piccola casa c'era sua sorella minore che
l'aspettava. Doveva essersi appisolata, abbracciata mollemente al
cuscino dei divano, però quando si avvicina sembra quasi
avvertire la sua presenza, aprendo gli occhi con leggero stupore.
« Anis! » la bambina scende dal divano con un
balzo, correndo ad abbracciare la sorella. La castana ricambia,
sorridendole. « Stasera mi racconterai tutto ciò
che è successo a scuola, chiaro?! »
Si ritrova ad annuire parecchio confusa da quel comportamento
così imperativo e scuote la testa, rinunciando a pensarci.
Dopo cena si trascina al telefono di casa, digitando il numero del
cellulare di Julia, che le aveva tassativamente ordinato di chiamarla.
Il telefono fa qualche suono prolungato, prima che dall'altra parte
qualcuno si decidesse a rispondere.
« Pronto? »
« Ser? Sei tu? » chiede, identificando velocemente
la voce dell'amica nonostante la linea. Dall'altro capo
c’è una piccola pausa. « Sì,
sono io! Com'è andato il viaggio? Tutto a posto? »
Anis sbuffa.
« Diciamo di sì. Lì da voi? »
« Anche qui. Anche se temo che Julia abbia messo qualcosa di
alcolico nel suo bicchiere al posto del latte, visto che è
in piedi sul letto e sta usando una spazzola come microfono. Mi devo
preoccupare, secondo te? » anche se flebile, sentiva le note
di una canzone che aveva precedentemente ascoltato.
« Quello è il suo comportamento normale.
» ridacchia, improvvisamente di buonumore.
« Ehi, guarda che ti sento, An! Il telefono è in
viva voce! » sente esclamare Julia, probabilmente poco
distante dall’apparecchio.
« Ser! Mi hai tradito! » esclama di rimando Anis,
fingendosi mortalmente offesa.
« Veramente... il telefono è di Ju, è
suo diritto sentire. » le sente ridere entrambe.
« Domani state attente, piuttosto. Gli Haunter sanno essere
dannatamente dispettosi. »
« Io l’ho detto a Serenity, ma il suo Lucario
sembra tesa per qualcosa e lei non si sta dando pace. » una
simile notizia coglie di sorpresa Anis. Conosceva il
Pokémon, e per quanto anche Julia avesse un Lucario, quello
di Serenity era più sensitivo dell’ambiente che lo
circondava. L’ultima volta che si era comportato in quella
maniera era stato quando l’anno prima era caduto un albero
sui dormitori. Inoltre era legato ad un altro Pokémon, e
forse dopo mesi stava percependo di nuovo la sua aura. In effetti aveva
chiesto a Serenity perché Daniel non si fosse presentato, ma
lei non le aveva dato una risposta precisa. Forse significava che stava
per tornare.
« Yang prevede solo cose belle, magari sulla strada domani
incontrerai l’uomo della tua vita. » scherza. Non
aveva la forza di lasciarsi andare a pensieri cupi. Sente Julia
dall’altro capo emettere un verso esasperato.
« O magari tu lo troverai. » Anis scoppia a ridere,
e dopo aver augurato la buonanotte stacca la chiamata. Non aveva alcuna
ragione di preoccuparsi per la giornata che sarebbe venuta.
Elis avrebbe preferito rimanere a dormire quella mattina, e invece le
toccava raggiungere la torre Memoria per commemorare un padre che
invece di essere morto con tutta probabilità si stava
facendo la bella vita.
« Non fare storie. » dice sua madre, piazzandole in
mano la scatola contenente l’incenso da bruciare sulla tomba
di famiglia. Elis fa per replicare ma un gentile bussare interrompe un
suo qualsiasi tentativo di risposta velenosa.
« Posso? » riconosce presto la voce della sua
vicina di casa, Aria. In sua compagnia Elis difficilmente si annoiava,
e fin da bambina aveva eletto lei e suo fratello come compagni di
giochi. Ricordava spesso quando lei si arrampicava su qualche albero e
da sotto poteva avere due voci, una che l'incoraggiava e l'altra che le
gridava preoccupata dicendole di scendere.
« Elis? » si era distratta a ricordare i piacevoli
tempi d’infanzia. Aria aveva cominciato a sventolarle una
mano davanti al viso per attirare la sua attenzione. «
Andiamo? Dobbiamo andare a Fiordoropoli, Kotone ci aspetta. »
« E Silver? » chiede lei. Per quanto andasse
affatto d’accordo con il ragazzo, la sua presenza in simili
occasioni era ormai un’abitudine.
« Non ne ho idea. Sembra che si sia trasferito,
perché qui non si è visto da ormai un mese.
» era una notizia strana, ma d’altronde il ragazzo
di cui parlavano era un vagabondo dal carattere impossibile.
Probabilmente sarebbe tornato, prima o poi.
Il cielo, quel giorno, era terso. La Torre Cielo era ben visibile anche
da lontano.
« Ne sei sicura? » Giulia annuisce in risposta,
guardando Martes. Non aveva mai conosciuto i propri genitori, e forse
sarebbe stato quello il momento giusto per fare loro visita dopo tanto
tempo. Martes, accanto a lei, sospira. La famiglia non faceva per lei.
Ancora non capiva cosa l’avesse spinta a prendere con
sé quella che un tempo era stata una semplice cavia da
laboratorio.
« Andiamo? » era stata Giulia a parlare. La donna
annuisce freddamente – le brutte abitudini erano dure a
morire – e le fa strada.
« Sì, andiamo. »
Asuka, che camminava in maniera composta poco più lontano,
guardava decisa la sua meta. La Torre Cielo non le piaceva, e non le
sarebbe mai piaciuta, ma si sentiva in dovere di rendere omaggio a suo
nonno. I suoi genitori sarebbero venuti più tardi, a causa
degli impegni lavorativi li tenevano occupati quella mattina, dandole
così il tempo di fare le dovute cerimonie con calma.
Chissà se sarebbero riusciti a venire in tempo. La
Città Nera era lontana.
La giovane scuote la testa, facendo oscillare i lunghi capelli corvini
raccolti in una coda bassa. Pensarci in quel momento non sarebbe stato
di nessuna utilità per lei.
« Oh, sei Asuka, giusto? » le chiede Spighetto. Lei
sgrana gli occhi dorati, leggermente perplessa, sorridendo con
cortesia. Non aveva proprio sentito arrivare i Capipalestra di
Levantopoli. Gli altri due ragazzi avevano continuato a parlare tra di
loro, con la coda dell’orecchio sente che parlavano
dell’evento scolastico. Il Torneo Invernale doveva averli
entusiasmati molto. Soprattutto Chicco, che poteva partecipare.
« Come...? » inizia, venendo presto interrotta.
« Non ricordi? Sono stato il primo Capopalestra che hai
sfidato. Tu e la tua Oshawott vi siete impegnate tanto, ricordo ancora
la nostra lotta. » Asuka sorride con una punta di orgoglio.
« Ci sfideremo ancora. » il maggiore dei gemelli
annuisce.
« Non vedo l'ora. » chiacchierando arrivano
all'imponente costruzione, e si separano. Asuka supera
l’entrata e passa accanto ad un nutrito gruppo.
« Io salgo dalla mamma. » sussurra Touko e Touya
annuisce.
« Attenta a non perderti. » la punzecchia,
facendole gonfiare le guance.
« Stai insinuando che ho un pessimo senso dell'orientamento?
»
« Certo che no. » ridacchia allora Touya, lasciando
intendere la risposta contraria, ma la ragazza decide di lasciar
perdere.
« Tieni d'occhio le due pesti, piuttosto. O mamma ci
ucciderà. »
« Vai, e stai tranquilla. » Touko sospira,
iniziando a salire gli scalini della torre. Aveva già
esplorato quel posto, più di una volta, ma questi continuava
a farla sentire ansiosa. Era un sollievo vedere il cielo azzurro salita
in cima. Non ci impiega molto prima di individuare sua madre. Touka era
proprio davanti alla campana. « Mamma? » la chiama,
e la donna si volta nella sua direzione, sorridendo.
« Hai abbandonato Touya al suo futuro di bambinaio?
» scherza, venendo presto ricambiata con un sorriso.
« Sì. Mi deve un'estate. » entrambe
tornano a guardare la campana.
« Pensi mai ai Pokémon che hai perso? »
Touko non guarda la madre, ma annuisce.
« Sì. Mi mancano ogni giorno. Vorrei essere stata
un’allenatrice migliore per loro. » Touka sorride
debolmente, indicando la campana.
« Anch’io pensavo così, poi una delle
custodi di questa torre mi ha raccontato che i rintocchi della campana
sono generati dal nostro cuore, e giungono ai Pokémon che
non sono più con noi, facendo sentire loro che non li
abbiamo dimenticati. » sembrava una storia per bambini, e lei
era troppo cresciuta per crederci, ma in quella giornata si sarebbe
concessa il beneficio del dubbio.
« Questo è molto confortante da sentire.
»
La stazione di Zafferanopoli era terribilmente affollata, tanto che si
faceva fatica a passare senza intoppi.
« Nicolas, attento a non perderti. » il ragazzo
più piccolo sbuffa.
« Angelo, non sono un bambino! » esclama piccato. A
suo giudizio suo fratello era troppo apprensivo.
Accanto a loro, Chiara ride divertita.
« Non importa quanti anni si abbia, un fratello maggiore si
comporterà sempre così. » Nicolas la
fulmina con lo sguardo, scatenando in lei ancora più risate
divertite.
« Infatti tu sei figlia unica Chiara. » commenta.
Adorava quella ragazza, ma certe volte proprio non la capiva. Lei
sorride accomodante, afferrando Marina sottobraccio.
« Ma io ho Mari. » la castana, presa alla
sprovvista e stupita dal gesto, non riesce nemmeno a commentare. Chiara
la trattava come una di famiglia, in effetti, e di tanto in tanto la
chiamava "sorellina". La castana sorride leggermente dopo lo shock
iniziale, mentre Chiara continuava a stritolarla sempre più
forte ed elencava tutti i vantaggi dell'essere fratelli maggiori.
Angelo smette quasi subito di ascoltarla mentre Nicolas sembrava
improvvisamente molto interessato.
« Ma quella lì tace mai? » chiede a quel
punto Elis, con la pazienza agli sgoccioli e Aria le sorride
comprensiva. Si trovavano a poca distanza dalla scena, a causa del poco
spazio.
« Temo di no. Puoi solo ignorare ciò che dice, ma
non sortisce questo grande effetto. » Elis incrocia le
braccia al petto e brontola qualcosa che Aria non coglie, mentre il suo
umore stava iniziando a scavarsi la fossa.
« Ehi, ragazzi! » Julia, seguita da Serenity che
camminava più lentamente, stava correndo nella loro
direzione. La ragazza si ferma giusto in tempo per non usare Valerio
come materasso d'atterraggio. « Scusate il ritardo, la
sveglia non ha suonato. »
« Andiamo? » chiede Angelo. « Ormai la
mattina sta finendo. »
Il Collegio da anni metteva a disposizione la propria struttura per i
ragazzi che volevano rimanere e non c’era alcun obbligo a
tornare a casa.
Lucas non trovava il senso di tornare ad una casa vuota, senza che ci
fosse qualcuno ad aspettarlo, preferiva rimanere all’istituto
e sentirsi meno solo. Mesprit doveva aver percepito il suo stato
d'animo, visto che esce dalla sua sfera con aria preoccupata. Lui si
lascia andare ad un sorriso – uno dei pochi, che concedeva
solo alla sua squadra –. Non voleva far preoccupare il suo
starter, ma iniziava ad annoiarsi. Della sua classe erano rimaste poche
persone, e non voleva intromettersi più di tanto. Sospira di
nuovo e si alza dal divanetto, facendo rientrare Mesprit e Togekiss
nelle loro sfere. Quei due, senza che lui se ne accorgesse, erano
usciti e stavano allegramente conversando. Lucas riporta al suo posto
il libro che stava leggendo, decidendo di farsi una passeggiata
nonostante la morsa di gelo che aveva colto la regione in quei giorni
ed uscendo passa accanto al trio formato dai suoi rimanenti compagni di
classe, ricambiando il loro saluto.
Yukiko squadra la sua avversaria.
Non sarebbe stato troppo difficile batterla. Mette le mani dentro le
tasche del suo camice, non vedeva l'ora di finire quella lotta e andare
da qualche parte. Stare in quella scuola la faceva soffocare, era
troppo intelligente per essa.
Nicky dal canto suo sussulta. Era arrivata a quella scuola da due mesi,
ma non era difficile riconoscere Yukiko Edogawa, piuttosto nota nella
scuola per il suo carattere. « Cominciamo?
» la voce tagliente dell'avversaria la preoccupa non poco e,
unito allo sguardo affilato, rabbrividire le sembrava addirittura
lecito.
« D-d'accordo. » si morde prontamente la lingua.
« Avanti, Nicky! Puoi farcela! » la ragazza cerca
di motivarsi, prima di scegliere il suo Pokémon. «
Avanti, vieni fuori Riolu! » Il Pokémon Emanazione
esce dalla sfera con aria determinata, sistemandosi la bandana rossa
sul collo. Yukiko fissa il suo avversario ed estrae la sua
Pokéball, lanciandola in aria.
Davanti a Riolu appare un Rotom in forma Gelo. Asuka cerca di non
prendere a testate l’albero più vicino, il suo
Pokémon si era di nuovo infilato nel frigorifero senza il
suo permesso. Riolu, però, non sembrava intimidito
dall’avversario e squadrava con determinazione Rotom.
« Comincio io! » esclama a quel punto Nicky.
« Riolu, usa Palmoforza! » sapeva che una mossa
simile non avrebbe sortito un grande effetto, ma al contrario delle sue
aspettative il Rotom avversario sembra accusare il colpo.
« Com'è possibile? » sussurra, non
nascondendo il suo stupore. Asuka assottiglia lo sguardo. In quella
forma, Rotom era in svantaggio.
Una delle sfere che teneva nella tasca si apre, lasciando uscire un
Jolteon. Il Pokémon squadra la sua proprietaria, ignorando
l'occhiataccia della suddetta.
« Ora Rotom ha il tipo ghiaccio. » commenta e
Yukiko sbuffa, incrociando la braccia.
« Non me n'ero accorta. » dice con una punta di
sarcasmo. Il Pokémon rimane in silenzio. Dall'altra parte
del campo Nicky non riusciva a aprire bocca. Era una sua impressione o
Jolteon aveva parlato? « Piuttosto, chi ti ha dato il
permesso per uscire? »
« Non mi sono sentito obbligato a chiedertelo. »
replica lui, facendo apparire una vena pulsante sulla tempia della sua
allenatrice. Nicky rimane a guardare; non riusciva ancora a credere che
quel Pokémon parlasse. A quella distanza non riusciva a
comprendere perfettamente ciò che si dicevano, ma doveva
riguardare qualcosa che alla sua avversaria non era per niente
gradevole. Riolu si scambia un'occhiata perplessa con Rotom.
« Ehi, tu! » Nicky guarda in direzione della voce
che l’aveva chiamata. Era stato Jolteon.
« Sì? » risponde, per quanto trovasse la
situazione parecchio assurda. Con qualche balzo il Pokémon
la raggiunge e la guarda dritta negli occhi.
« Sai che questa qui... » inizia, facendo sentire
Nicky un po' basita, sia per la parlata sciolta che aveva il
Pokémon sia per il modo irrispettoso con cui si rivolgeva
alla sua allenatrice. « ...ha un'enorme cotta per Gary Oak?
»
Nicky vorrebbe commentare, e dire che vorrebbe riprendere la sua lotta
e non discutere della vita amorosa della sua avversaria, ma Yukiko la
anticipa raggiungendoli mandando lampi e tuoni da tutta la sua esile
figura – giusto per rimanere in tema con la sua squadra
–.
« Tu. » ringhia con tono basso. «
Un'altra parola e ti spedisco dalla mia famiglia. E' l'ultimo avviso.
» il Pokémon sembra seriamente preoccupato dalla
minaccia, visto che rientra silenziosamente nella sfera senza
protestare.
« Edogawa? » ragazza la guarda ma la sua
espressione non doveva essere delle migliori visto che l'altra sembrava
molto intimorita.
« Sì? »
« Non c'è niente di male nell'avere una cotta.
» inizia Nicky. « Anzi, è normale.
» la castana assottiglia lo sguardo. « Davvero. Poi
sappiamo tutti che Gary fa strage di cuori. »
« Questo non mi aiuta. » Nicky sorride, dandole una
lieve pacca sul braccio.
« Pazienza, ci siamo passate tutte. » commenta con
tono leggermente triste. « Piuttosto, posso farti una
richiesta? » l'altra annuisce.
« Se vincerò io puoi aiutarmi con la lingua Unown?
» Yukiko sembra sorpresa. In due anni di scuola, nessuno
aveva fatto una cosa simile, nessuno le aveva chiesto aiuto a causa del
suo pessimo carattere. Mai.
« D'accordo. »
La torre Memoria era inquietante ogni volta che la visitava. Ad Ash non
era mai piaciuta. Non se lo spiegava dopo anni. Rimpiangeva un po' che
Misty non fosse venuta con loro, ma la ragazza desiderava visitare il
luogo insieme alle sue sorelle, e lui non aveva trovato niente da
replicare.
L’attesa insieme a Gary, poi, non era proprio il massimo, e
il resto del gruppo sembrava tardare.
« Senti, entriamo. Mi sono stancati di aspettare. »
dice Gary, e Ash lo guarda.
« Sei sicuro? Aspettiamo ancora un po’. »
Gary lo osserva, e poi un sorrisino si forma sul suo volto.
« Non dirmi che hai paura! » esclama, con una punta
di sarcasmo, e Ash sbotta.
« Certo che no! Andiamo, non ho più voglia di
aspettare. » e senza aspettare l’amico, Ash si
dirige dentro la torre, seguito da un Gary piuttosto divertito.
« Quindi? »
« Niente, non è successo niente in questi giorni.
» Kotone si era unita a Marina ed Elis, cercando di
coinvolgerle in qualche conversazione di suo interesse. Impresa non
facile, visto il carattere un poco scorbutico di Elis, soprattutto con
l'umore di quella mattina. Marina, invece, era più socievole
ed era un piacere parlare con lei.
« E tu, Mari? » la castana arrossisce, quando la
chiamavano con un diminutivo era sempre così.
« Neanche a me è successo niente di particolare in
questo periodo. Sono tornata a casa, tutto qui. » Kotone
sembra delusa da quelle risposte.
« Nessuno ha mai niente da raccontare. Nemmeno Silver,
accidenti! E sì che lui ha una vita avventurosa, visto che
non va a scuola. »
« Hai visto Silver? » Kotone annuisce.
« Tu no? » la sua espressione le dà la
risposta. « Per quanto ne so anche lui è alla
torre, oggi. »
« Non me ne frega più di tanto. »
replica Elis, rinchiudendosi nuovamente nel silenzio.
Davanti a loro camminavano Aria, Julia e Serenity. L'ultima era
sprofondata nella lettura di un libro, mentre le altre due
chiacchieravano allegramente. Chiara aveva sequestrato Jasmine, e le
due ragazze avevano preso a parlottare in maniera molto fitta. Nicolas,
Angelo e Valerio chiudevano il corteo, camminando in silenzio.
La strada fino a Lavandonia non era molto lunga, e nel giro di una
decina di minuti erano giunti fino al paesino. L'aria di quel luogo era
spettrale, soprattutto in quel giorno. Regnava un silenzio surreale, e
le poche persone per strada sembravano fantasmi. Il piccolo gruppo si
dirige in fretta verso la torre Memoria senza troppi commenti. Questa
sembrava la stessa, ma una spessa coltre di nebbia avvolgeva la cima.
« Strano. Di solito la nebbia non è mai
così in alto. » Angelo era un esperto a riguardo e
Nicolas annuisce per dargli ragione.
« Di solito è nel paese, io non l'ho mai vista
così. » i due fratelli, nonostante non vivessero
più insieme, erano dei grandi estimatori di quegli luoghi.
« Sarà. » dice Aria, pensosa.
« Ma è comunque inquietante. E' meglio sbrigarsi,
questi luoghi non mi piacciono. » molti dei presenti
acconsentono alla sua proposta, avvicinandosi sempre di più.
La porta era aperta, lo era sempre durante quella lugubre
festività.
« Ci troviamo qui tra mezz'ora, ok? »
Elis è costretta da Kotone ad andare con lei, mentre Aria
attendeva Serenity che doveva andare nello stesso posto. Nicolas e
Angelo sapevano dove andare, portandosi dietro anche un Valerio non
proprio entusiasta. Chiara si appiccica a Julia, mentre Marina
sopprimeva una risata e si allontanava con Jasmine. Ognuno di loro
aveva un luogo da raggiungere, quel giorno.
Il monte Pira era rimasto la montagna dove l'esistenza aveva la sua
fine. La vegetazione che lo ricopriva era quasi insolita,
così come i Pokémon che si aggiravano tra le
lapidi con aria mistica.
Natsumi distoglie lo sguardo da un Vulpix e segue il rituale indicato
dai monaci.
« Secondo te mamma e papà stanno bene? »
la ragazza scatta dallo stupore. Suo cugino Koji era inginocchiato
accanto a lei. Per qualche istante la sua mente è vuota, non
aveva idea di cosa rispondergli. Qualsiasi risposta avrebbe dato non
sarebbe stata soddisfacente. La ragazza china nuovamente il capo,
chiudendo gli occhi.
« Non lo so. » risponde a quel punto. «
Forse sì, anzi, probabilmente sì. Vedendo che atu
stai bene, saranno anche felici. » il bambino dimostra
perplessità per quella risposta, con tutta
probabilità non l'aveva capita, ma assume anche lui la
stessa posizione di preghiera. « Lo spero. »
Natsumi sembra sollevata da quella risposta, il cugino era sempre stato
molto sveglio. I suoi genitori erano andati al piano superiore, a
pregare per i propri genitori.
Natsumi sospira, guardando la stele dedicata agli zii.
« Motoki, spero tu sia bene. » spesso Natsumi
finiva a pensare al fratello, in viaggio da anni.
« Natsumi? » la ragazza apre gli occhi. Accanto a
lei c'era Vera. « Allora non mi ero sbagliata! »
lei accenna un sorriso.
« Come va? »
« Io sto bene. Tu? » Natsumi si acciglia, cercando
di capire se la risposta di Vera fosse di circostanza oppure sincera.
Poteva anche sembrare ingenua, ma anche lei poteva nascondere il suo
stato d'animo.
« Pensierosa. » Vera si inginocchia accanto a lei,
e parla a bassa voce cercando di non disturbare il bambino in preghiera
accanto a loro.
« Anch’io. Venire qui mi fa pensare tanto.
»
« Grandioso. » è l'unico commento di
Gary. Si erano persi. La nebbia avvolgeva l'intero piano, rendendo
impossibile qualsiasi forma di orientamento. E loro due sicuramente si
erano persi. Ormai lui e Ash si erano rassegnati al pensiero che
avrebbero fatto compagnia alle tombe per
l’eternità, ma in quel momento la voce squillante
di Chiara gli appare quasi un’ancora di salvezza. «
Julia, ma sei sicura che non ci siamo perse? » il silenzio
che segue la domanda implica che Julia ha negato scuotendo la testa.
« Ehi, noi siamo qui! » esclama a quel punto Ash.
Pausa.
« Ash, sei tu? » era di nuovo Chiara a parlare.
« Sì! C'è anche Gary con me! »
« Non muovetevi! Continuate a parlare, arriviamo noi.
» i due ragazzi obbediscono, ma ben presto sono costretti a
rinunciare all'idea di rimanere fermi. Le lapidi si stavano
sciogliendo, lasciando il posto a inquietanti ombre dagli occhi rossi.
« Non ti sei più fatto sentire.
» finalmente Elis era riuscita a trovare una frase
non troppo aggressiva verso il ragazzo. Kotone aveva ragione, anche
Silver era alla torre Memoria quel giorno. Elis l’aveva
riconosciuto subito, ma aveva esitato a raggiungerlo. Non era la prima
volta che vedeva Silver porgere omaggio alla lapide su quel piano, ma
non era mai andata a sbirciare di chi si trattasse. Solo una volta che
l’ha visto alzarsi in piedi, Elis l’aveva raggiunto
ben determinata ad ottenere una spiegazione.
« Non mi sembra di dover fare il resoconto delle mie faccende
a te. » le risponde lui ed Elis sembra seriamente piccata dal
suo commento.
« Ah sì? » incrocia le braccia al petto,
cercando di sembrare più minacciosa. « E cosa mi
dici del fatto che sono stata io a pararti il culo dalla polizia
internazionale? »
« Ehm, ragazzi? » era stata Kotone, ma nessuno dei
due contendenti sembra darle importanza.
« Mi sembra di averti ringraziato. » nonostante
Silver fosse una testa calda, stata stranamente cercando di mantenere
la calma.
« Appunto. Ti sembra. Non l'hai fatto. »
« Ragazzi? » di nuovo Kotone, ignorata.
« Ah no? »
« No. »
« RAGAZZI! » il tono di Kotone si era alzato di due
ottave, riuscendo finalmente ad attirare la loro attenzione.
« Sapete benissimo che io adoro i vostri litigi da
innamorati... » le due paia di occhi che la fucilano non
sortiscono l'effetto desiderato. « ...ma adesso abbiamo un
problema più spinoso. » e indica le ombre che si
stavano avvicinando.
Di comune accordo Elis e Silver decidono che la loro discussione poteva
essere rimandata.
Alla vista degli spettri Serenity sussulta. Aria sembrava
più determinata di lei a contrattaccare, visto che stava
già mettendo mano alle sfere di Shinx e Vulpix. La sfera che
conteneva Lucario vibrava con grande intensità, dissolvendo
tutti i suoi dubbi.
« Aria! » la richiama, facendola sobbalzare.
« Questi spettri non ti faranno niente. Non finché
non li attacchi e stiamo vicine. » la ragazza sembra un po'
perplessa da quelle parole ma si avvicina obbedendo, e richiama i suoi
Pokémon.
« L’ho già visto in precedenza. E' Ombra
Notturna di Mismagius. » dice dopo aver osservato le ombre
che si avvicinavano.
« E quindi? Che facciamo? » ad Aria quella
situazione non piaceva, voleva solo uscire da quel luogo che cominciava
a darle ansia, mentre Serenity si faceva sempre più
silenziosa.
« Aspettiamo. L'effetto della mossa non durerà a
lungo, e soprattutto non può farci niente. » era
una tattica azzardata, e sinceramente temeva l'esito. Non era mai stata
un'abile stratega, lo riconosceva, ma l’ultima volta che
aveva assistito ad una cosa simile era riuscita ad intuirne il
meccanismo.
« E se continua a durare abbastanza per permettere a loro di
raggiungerci? » con aria preoccupata, Aria non staccava gli
occhi dalle ombre. L'altra si ritrova a deglutire.
« Non lo farà. » lo dice con una tale
serietà che Aria inizia a sudare freddo. Una risata esplode
proprio in quel momento, attirando la loro attenzione. Proprio sopra di
loro, seduto sulle travi del soffitto, c'era Daniel. E sembrava
divertirsi un mondo.
« D-daniel! » esclama Aria. Aveva conosciuto il
ragazzo due anni prima, lui l'aveva aiutata ad orientarsi il primo
giorno di scuola. « Scendi da lì, potresti farti
male! »
La reazione di Serenity era nettamente diversa. La ragazza rimane
impassibile, continuando a guardare il ragazzo. Questi decide di
accontentare Aria, buttandosi senza pensarci due volte. Poi, giusto
prima di diventare cadere malamente sul pavimento, il suo volo termina
con dolcezza facendolo arrivare al suolo intatto.
« Mi aspettavo un’accoglienza più
calorosa, Serenity. » la ragazza non risponde, mentre Mindy
– la Mismagius che stava dietro a quell'atterraggio
miracoloso – la raggiungeva. La Pokémon emette
qualche verso, ottenendo un sorriso da parte di Serenity.
« Non mi sembra di dover dire qualcosa. » commenta
a quel punto, non guardandolo nemmeno. « Sparisci per tutta
l'estate, non ti presenti a scuola. Sei tu a dover parlare, non io.
»
« Mi hanno offerto un lavoro che proprio non potevo
rifiutare. Proprio oggi avevo un incontro qui, forse hai pure
incrociato il mio cliente. » Serenity incrocia le braccia al
petto, guardandolo con cipiglio critico, e Aria si sente estraniata
completamente dalla loro discussione.
« Potevi farci sapere dove eri, Daniel. »
« Non vi devo niente, non più almeno. »
la discussione non stava andando come lei aveva programmato. Certo, non
si aspettava che Daniel cadesse sulle ginocchia e chiedesse perdono, ma
le appariva profondamente cambiato. Se gli era successo qualcosa,
sicuramente c’entrava il suo viaggio sull’isola
Cannella. Poteva chiederglielo, ma temeva di non ricevere alcuna
risposta. « Ma perdona la mia maleducazione. Di certo
dobbiamo parlare in privato. »
Con un’occhiata Daniel indica Aria, e nel farlo afferra
Serenity per il braccio, ordinando a Mindy di usare nuovamente Ombra
Notturna. La ragazza si trova nuovamente a confronto con le ombre
spettrali, fissando incredula il punto in cui gli altri due ragazzi
erano spariti.
« Stai calma. E’ solo una mossa, non ti
farà alcun male. » si dice, mentre si arrampica su
una delle stele funerarie. Le dispiaceva mancare di rispetto ai morti,
ma era l’unico modo che aveva per non farsi toccare. La
nebbia si era fatta più fitta, ma dopo un po’ gli
effetti della mossa svaniscono lasciandola completamente sola. Aria
urla, chiama le persone che conosce, ma nessuno la sente, e poi si
ferma in mezzo alla nebbia.
Questa d’improvviso stava iniziando a svanire.
Daniel
Synthoria belongs to me.
Nicky Watson belongs to Emy96.
Nicolas White belongs to Winter
Kaito.
Yukiko Shiori Edogawa belongs to Yoake.
Spiegazioni alquanto random:
- Qui i
Pokémon possono
morire. Sì, avete letto bene.
- Touka è il nome che ho affibbiato alla mamma di Touya e
Touko.
Nè!
Eccola qui, in anticipo di un giorno.
Oh, ora posso cominciare per davvero. Lalalala. ...Scusate, il caldo mi
fa impazzire. Divido le note finali per comodità, altrimenti
viene tutto incasinato (fidatevi, prima ho scritto tutto attaccato e
non era una bella cosa).
Avvisi:
Poi, gli avvisi. Prima di tutto, la sottoscritta sarà
all'estero per tutto agosto. E intendo proprio tutto, dal 01/08 al
31/08. Più tre giorni, dovrei tornare il 03/09.
Quindi se mi mandate messaggi privati non stupitevi se non rispondo,
perché con molta probabilità sarò
senza connessione internet.
Successivamente, volevo avvisare per i detentori degli OC.
Visto che in futuro ci saranno delle lotte, vi affidate a me per le
mosse, l'abilità e il carattere dei vostri
Pokémon o preferite dirmele voi?
Se non riceverò nessun messaggio privato prima del 30/07
con il titolo "Squadra Pokémon" considererò la
prima opzione e li sceglierò io.
Poi, purtroppo c'è uno spareggio da fare. Eh, Gary
è un ragazzuolo molto richiesto. Quindi ho trovato un modo
crudele e perfidoH per spareggiare. Tranquille, contatterò
personalmente le ragazze interessate e farò questo
"sondaggio". Tutto ciò sarà privato e colei che
prenderà la decisione finale sarò io.
Attendetemi. <3
Ah, a questo capitolo lascerò rispondere Ser al posto mio.
Lei
è pucciosa, non le farete del male quindi! (...WTF?)
Nota riflessiva:
Se qualcuno ha letto ciò che ho scritto nel mio blog forse
immaginerà cosa voglio dire.
Vado in pausa. Non so quando aggiornerò nuovamente questa
storia. Pensavo di riprendere a farlo verso dicembre, quando
avrò un paio di capitoli di vantaggio. Ma forse
pubblicherò anche prima, purtroppo sono imprevedibile anche
per me stessa. Quindi, non attendete più l'aggiornamento per
un po'. Forse apparirò in maniera inaspettata, chi lo sa.
Comunque tenete d'occhio la raccolta Side
Stories, perché
potrei aggiornare con missing moments di capitoli non ancora pubblici.
Sì, sono crudele.
Sappiate che terrò conto del vostro disappunto -
perché ovviamente ci sarà - ma chi mi
insulterà lo prendo per i piedi e lo appendo fuori dalla
finestra. <3
Inoltre nella mia pagina autore c'è il mio contatto Facebook
-fittizio- e quello di ask. Se ci andate solo per chiedermi a che punto
è la storia, non vi risponderò.
Se invece sarete pazienti ed educati -e se io sarò
dell'umore
giusto, potreste anche guadagnarvi la mia fiducia e ricevere qualche
spoiler. Siete avvisati.
Commenti sul capitolo:
Io scherzavo, ma il capitolo è davvero di 5100 parole. Mi
faccio paura.
Ser è apparsa parecchio in questo capitolo. Me ne sono
accorta
perché sta sindacando (?) contro la sottoscritta. Detesta
apparire.
Nel contempo, ho utilizzato tutti gli OC. Dimenticato nessuno.
Mi sono divertita un mondo a scrivere i "ritorni a casa". Soprattutto
quello di An <3. *schiva padella e sedia*
La situazione famigliare di Touko è piuttosto complessa, ma
conto di spiegarla meglio nei prossimi capitoli.
Ho parlato anche di matrimoni/innamorati. Ah, c'est l'amour. <3
E sì, sto anche scuoricinando parecchio.
Ringrazio Mermaid Swamp, The Crooked Man e Paranoiac per avermi
permesso di scrivere l'ultima parte. Mi hanno messo addosso una fifa
allucinante (beh, il primo non proprio -era solo raccapricciante per
certe immagini, il terzo l'ho smesso dopo cinque minuti che mi faceva
venire troppa ansia/paura >_<).
Ed è apparso Danieru, un mio personaggio. E sarà
pure l'Evil Overlord. Sì,
combo
micidiale, lo so.
Ringraziamenti:
Mi sento in dovere di ringraziare Yoake,
Emy96, Juls_, Gwen Kurosawa, Ruckia_chan, Silver Star e Kikari_
che hanno recensito lo scorso capitolo, i loro pareri mi fanno molto
piacere. Inoltre ringrazio chi mette questa storia tra i seguiti e
soprattutto tra le preferite.
Grazie mille per il sostegno.
Quindi ho finito?
Oh, com'è ordinato! Sì, le minisezioni sono una
benedizione, di tanto in tanto.
Quindi un saluto a tutti, spero passerete una buona estate.
Un saluto,
|
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Capitolo 6 *** Non sempre il male viene a nuocere. ***
Capitolo Sei: Non sempre il male viene a nuocere.
Capitolo
Sei: Non
sempre il male viene a nuocere.
« Cerchiamo di
mantenere la calma. » dice Gary, nonostante le ombre si
stavano avvicinando sempre di più, e si scambia
un’occhiata con Ash che sembrava piuttosto determinato a
lottare.
« Facile, per te! » esclama Chiara, sentendosi
sempre più a disagio. « Julia, tu sei capace di
combatterli? » la ragazza interpellata scuote la testa, non
negando a se stessa di essere spaventata.
« I Pokémon hanno paura dei fantasmi veri, e pure
io. »
« Voi altri avete qualche idea? » dice Chiara con
voce ancora più acuta, cercando di avere una risposta dai
due ragazzi.
« Potremo usare i Pokémon per aprirci la strada.
» dice Ash, seriamente convinto dalla sua idea. «
Le mosse dei nostri Pokémon potrebbero aprire un varco.
»
« Ok, proviamoci. » parla Chiara dopo
un’esitazione, estraendo Lickilicky. Julia aveva
già chiamato il suo Charmeleon, e contava su di lui. Anche
Ash guardava fiducioso il suo Pikachu, che stava già
caricando le guance di elettricità. Gary prende la
Pokéball di Blastoise, chiedendosi se fosse una buona idea
seguire il consiglio di Ash, ma non avevano alternative e dovevano
almeno provarci.
« Dovremmo ordinare gli attacchi nello stesso momento per
aprire un varco. » dice.
« Siete pronti? Al mio segnale. » dice Ash, alzando
il braccio che poi abbassa con un gesto secco.
« Blastoise, Idropompa! »
« Pikachu, Fulmine! »
« Charmeleon, Lanciafiamme! »
« Lickilicky, usa Geloraggio. » gli attacchi
colpiscono simultaneamente un punto preciso con un gran boato, aprendo
un varco tra le ombre e gli spettri. Julia afferra Chiara per un
braccio, rimasta inebetita dalla sorpresa.
« Andiamo, abbiamo poco tempo! » questa annuisce,
cercando di farsi coraggio. Il gruppetto non ha idea di dove stia
andando, e in che direzione stia correndo lungo quel corridoio tetro e
lugubre, che sembrava senza alcuna fine, almeno finché non
raggiungono un vicolo cieco. « ...grandioso. Adesso ci siamo
perse davvero. » commenta Chiara con espressione affranta,
prima di accorgersi che Ash e Gary non c’erano più.
« Ragazzi? » li chiama Julia, senza però
ottenere risposta.
« Perfetto, ora siamo rimaste anche da sole. »
piagnucola Chiara, che desiderava soltanto uscire da quella dannata
torre e andarsene a casa in tranquillità mentre Julia prende
un grosso respiro, cercando di non perdere la calma. Erano riuscite a
sfuggire agli spettri. Ora doveva trovare un modo per uscire da
lì, fosse stata l'ultima cosa che faceva.
« C-cos'è stato? » sussurra Kotone,
attaccatasi a Elis, come sua personale ancora di salvezza. Silver alza
lo sguardo al soffitto, dal quale stavano iniziando a cadere quelle che
credeva fossero pietruzze che lo componevano.
« ...merda. Sembra che il soffitto voglia crollarci addosso.
» commenta, mettendo mano alle sue Pokéball. Sia
Elis sia Kotone sgranarono gli occhi.
« C-cosa? » pigola Kotone. « Non
è possibile, come fa la torre a... » Silver la
fulmina con un'occhiataccia costringendola al silenzio.
« Questo non lo so. » dice, prendendo un grosso
respiro e cercando di formulare un buon piano per fuggire da
lì. Doveva sospettare che quel luogo era una
trappola. « Ma devo fare tutto io? »
ringhia, improvvisamente infastidito. « Rendetevi utili.
»
Elis caccia un sospiro irato, prima di staccare Kotone da sé
e dirigersi verso il ragazzo. « Ci dai degli ordini, con che
coraggio. » Silver non le rivolge nemmeno l'attenzione, cosa
che la irrita più di quanto vorrebbe ammettere.
« Non sto dando ordini. Semplicemente, sto cercando di
salvare anche la tua pelle e quella di Kotone, oltre alla mia.
» Elis assottiglia lo sguardo.
« Certo, padrone, come desidera. » risponde
malamente. Il ragazzo, a quel commento acido, decide che ha mantenuto
la calma anche per troppo tempo, e afferra Elis, stringendole il
braccio con forza.
« Se non sai tenere la bocca chiusa e capire la
gravità della situazione... » dice, assottigliando
lo sguardo. « ...per me puoi anche morire qui. » la
ragazza non sembra particolarmente spaventata dal suo gesto. Sembrava
alternare stati di apatia e rabbia nei suoi confronti, rendendo le cose
ancora più confuse di quanto lo fossero già.
Tra di loro cala il silenzio, e tutto smette di tremare. Kotone si
guarda intorno, confusa. « La nebbia sta svanendo. »
Nel giro di pochi minuti nebbia improvvisamente diradatasi aveva
formato un chiaro sentiero che li aveva condotti fuori dalla Torre
Memoria, senza più sorpresa o agguati. Julia non era
riuscita a placare Chiara, che alla vista del sentiero spianato
l’aveva afferrata per un braccio e l’aveva
trascinata con sé. Ben presto le due ragazze si erano
scontrate con Gary, Ash e, in lontananza, avevano scorto Marina e
Jasmine.
Con grande sorpresa Nicolas, Angelo e Valerio erano già
fuori, ma nemmeno loro sapevano spiegarsi il perché di
quello strano fenomeno. Silver era riuscito a trascinare Elis e Kotone
fuori dai guai, ma la prima mandava auree mortali al suo indirizzo
nonostante il salvataggio.
« Bel ringraziamento. » sputa sottovoce lui,
ignorando le occhiatacce di Elis, e senza nemmeno attendere una
risposta prende la sua strada, allontanandosi senza alcun saluto.
« Ci siamo tutti? » chiede a quel punto Gary,
riprendendo un po’ la calma e guardandosi intorno, ma Elis
nega.
« No. Manca Aria. » commenta, non vedendo l'amica.
Anche Julia si porta una mano alla bocca con aria preoccupata.
« Non c'è nemmeno Serenity. »
« Siamo qui! » la voce di Aria in lontananza fa
tirare un sospiro di sollievo a tutti e le due ragazze escono alla luce
del sole, una visione insolita a Lavandonia dopo ciò che
avevano vissuto.
« State tutti bene? » Angelo si era fatto avanti,
ma nessuno sembrava aver riportato delle ferite.
« Possiamo tornare indietro, allora. » dice
Valerio, per niente entusiasta di ciò che era capitato e gli
altri sembravano d'accordo.
Il ritorno verso Zafferanopoli è silenzioso. I ragazzi, al
massimo, mormoravano tra di loro a bassa voce e si lasciavano andare a
brevi dialoghi che venivano presto inghiottiti dal silenzio.
In testa c'erano Elis e Aria, la prima di pessimo umore e la seconda
che cercava di calmarla, con scarsi risultati. Julia camminava vicino a
loro e dava qualche sguardo preoccupato a Serenity, dietro di loro a
distanza di qualche passo e persa nei suoi pensieri. Anche Chiara e
Kotone, solitamente chiacchierone, non proferivano parola. Marina, dal
canto suo, osservava la sua Mismagius, che sembrava volerle comunicare
qualcosa. In fondo al corteo i maschi formavano un gruppo compatto, ma
nessuno di loro sembrava aver intenzione di parlare.
Potevano dire che la loro avventura si era chiusa fin troppo bene, e
fortunatamente anche presto.
Con il termine della tregua e l’arrivo di novembre nessuno
aveva più il tempo di pensare ad altro dopo aver riportato i
fatti ai Professori. L’élite li aveva ringraziati,
ma non si era spinta oltre. Il gruppo era parecchio confuso
da una simile scelta, ma nessuno voleva indagare perché
c’erano problemi di ben altra fattura che si stavano
avvicinando.
« Dannazione! » esclama Solana e Lunick guarda la
sua fidanzata, parecchio perplesso. La conosceva da anni, ma non
l’aveva vista irritata spesso.
« Tutto bene? » le chiede, cercando di capire la
causa di quell'esclamazione improvvisa e la ragazza sembra calmarsi
dopo qualche istante, almeno all'apparenza.
« Non è niente. Solo che non riesco a capire bene
questi concetti. » bofonchia, arrossendo appena e Lunick le
sorride.
« Pazienza. Possiamo studiare insieme. » Solana
arrossisce, leggermente infastidita.
« Faccio da sola! » esclama nuovamente,
raccogliendo i suoi libri e andandosene verso il banco di Erika. Lunick
rimane parecchio perplesso per quella reazione, anche se non si fa
troppe domande.
« Problemi? » il ragazzo alza lo sguardo, trovando
Lance, che si siede accanto a Lunick con aria comprensiva. Il ranger
nega con la testa, abbozzando un sorriso.
« No, hai bisogno di aiuto? » Lance appare un poco
imbarazzato.
« A che punto sei con antropologia dei Pokémon?
»
« Ho finito la settimana scorsa. Perché?
»
« Giusto per curiosità. Sto cercando qualcuno con
cui ripassare, visto che il mio compagno di banco non ne ha la minima
intenzione. » in effetti, constata Lunick, Ciprian si era
addormentato sul banco. Ormai non si stupiva, il ragazzo utilizzava
sempre le ore libere in quella maniera.
« TU! »
Con passo marziale una ragazzina del primo anno era apparsa alla soglia
della classe. Aveva le guance rosse e il fiatone, mentre le lunghe code
di capelli castani oscillavano a ogni suo movimento. Tutta la classe
rimane in silenzio, non capendo affatto chi fosse l'oggetto dell'ira
della ragazzina, che presto cammina spedita verso Ciprian, che non dava
cenno nemmeno di averla sentita.
« Sto parlando con te! » esclama nuovamente lei
quando si trova di fronte al suo banco. Il ragazzo finalmente alza la
testa, guardandola con aria assonnata.
« Dimmi. » non capendo perché, quella
risposta irrita ulteriormente Mei.
« Ti batterò al Torneo Invernale, quindi
preparati! » e se ne va di fretta e furia, esattamente come
era arrivata. Il più perplesso, tra tutti, rimane Ciprian.
« Ma io nemmeno partecipo. » commenta poi,
ricevendo una pacca di comprensione da parte di Pedro.
« Ti faccio i miei auguri per quando lo scoprirà.
Sembrava parecchio determinata. »
Anemone si costringe a non guardare oltre la finestra nonostante la
fortissima tentazione. Quel pomeriggio doveva studiare, senza nessuna
distrazione, e si era sistemata in biblioteca sperando di essere
ispirata dall’ambiente. Aveva rifiutato l’invito di
Camelia a passare il pomeriggio insieme, e doveva sfruttarlo al meglio.
Era un bene che la sua ragazza non fosse presente. Si morde le labbra
al pensiero, leggermente imbarazzata. Non che fosse un difetto, ma in
compagnia di Camelia finiva sempre a concentrare la sua attenzione su
di lei. Sospira per l’ennesima volta in cinque minuti,
aprendo il libro di algebra. Non capiva bene a cosa le servisse, visto
che era diventata Capopalestra e aveva ottenuto un regolare brevetto di
volo anche senza di quello, ma il programma lo pretendeva e lei non era
riuscita a sottrarsi.
« A-ne-mo-ne. » la ragazza, sentendo il suo nome,
si volta con un sorriso verso Gardenia. Era l’unica che la
chiamava in quella maniera.
« Dimmi... » sussurra con tono esasperato, mentre
la ragazza più grande la faceva soffocare in un abbraccio.
« Ma come, è questo l'entusiasmo mi riservi?
» Anemone si esibisce in un sorriso.
« Scusami, è che dovrei studiare e non ho ancora
aperto libro. » Gardenia le sorride comprensiva, sedendosi
accanto a lei.
« Passami il libro, ti aiuto io. Bene o male, ci sono passata
anch'io e so anche un paio di trucchetti niente male! »
« Grazie, mi togli da un grande impiccio. » Anemone
le sorride, chinando finalmente la testa sulle equazioni sotto la
supervisione attenta di Gardenia. Alla fine della giornata sarebbe
riuscita a risolverle tutte, lo giurava sul suo onore.
Poco più distanti erano sedute Belle e Touko, e il problema
che avevano era maledettamente simile, tanto che la seconda batteva la
testa contro il tavolo. « Non ce la farò mai...
» singhiozza, usando il quaderno di lingua Unown come
cuscino. Belle cerca di essere d'incoraggiamento, ma niente poteva
tirare su il morale a Touko quando si trattava di quella materia.
« Avanti, non puoi arrenderti adesso. Sei o no l'Eroina degli
Ideali? »
« Non credo che a Rowan interessi chi io sia. Anzi, vedo
già l'insufficienza che mi darà, dannazione!
» mormora Touko, progettando di diventare un'eremita che non
conosceva la lingua Unown.
« Voi cosa ci fate qui? » le ragazze alzano
entrambe lo sguardo, trovando Komor che le fissava perplesso, tenendo
tra le mani un tomo enorme.
« Komor! » Touko doveva essere davvero disperata,
se piagnucolava in quella maniera e il ragazzo non ci impiega molto a
capire il motivo di quel comportamento.
« D'accordo, ti aiuto io con la lingua Unown. »
sospira, sedendosi e capendo che il suo pomeriggio di relax poteva
benissimo farsi cestinare e alla ragazza sembra di vedere finalmente la
luce in fondo al tunnel.
« Grazie... » l'amico d'infanzia avrebbe meritato
una statua, per tutte le volte che l'aveva aiutata. « Ti
prometto che ti ripagherò, giuro! »
Komor sospira. « Lo dici tutte le volte. Avanti, passami il
quaderno. » davanti a quella scenetta, Belle inizia a
sentirsi di troppo. Conosceva entrambi da tanto tempo, ma proprio si
sentiva un’intrusa quando tra i due amici si creava
quell’atmosfera di intesa che pareva sempre escluderla.
« Io allora vado, così non vi disturbo.
» sussurra.
« Cosa? Ma no, Belle, resta! »
« Io ho già studiato, non ho problemi. »
« Belle, rimani. » dice allora Komor, guardandola.
« Di certo non sarò in grado a spiegare tutto a
questa testa di roccia, ho bisogno dell’interprete.
» Belle accenna una risata, mentre Touko bofonchia indignata,
e torna a sedersi insieme ai suoi amici per tutto il pomeriggio.
« Per favore, Mei! » ci mancava poco che Kyohei si
prostrasse a terra. Mei ghigna, cercando di mascherare la sua
soddisfazione nel vedere il gemello così disperato.
« Ti ho detto di no. Mi sembrava di essere stata chiara.
»
« Non faresti questo favore al tuo fratellino? »
« No. »
« Sei senza cuore, Mei. »
« Stai tranquillo, lo so. E ora, se vuoi scusarmi, vado a
ripassare per il test che ci sarà alla prossima ora.
» Kyohei sbuffa, vedendo sfumare l'ultima
possibilità di prendere un bel voto grazie
all’aiuto della gemella. Una passeggiata gli avrebbe
schiarito sicuramente le idee, ma perso com’era nel tentare
di ricordare gli argomenti non si era accorto di star andando contro
una ragazza.
« Oh, scusami! » Kyohei avrebbe accettato le scuse
nonostante fosse anche colpa sua, per poi aggiungere qualche frase
pungente, ma alla vista dell'espressione preoccupata della ragazza
rinuncia. « Davvero, ero così distratta che non mi
sono accorta di te. » vedendola così imbarazzata
Kyohei non riesce a trattenersi dall'arrossire a sua volta e subito
cerca di ricomporsi, cercando di cancellare la sua reazione dal viso.
« N-non fa niente. » si morde l'interno della
guancia, cercando di darsi una calmata e per non sembrare ancora
più ridicolo. Insieme a Mei era riuscito a domare Kyurem.
« Sei sicuro? D-davvero? » sotto lo sguardo
leggermente inquisitorio di Nicky, Kyohei si ritrova ad arrossire
ancora. Non fa in tempo ad inventare una giustificazione per
quell'imbarazzo che un Gengar spunta dall'ombra della ragazza,
balzandogli quasi addosso e facendo una colossale linguaccia.
Se non fosse stato abituato a Pokémon che apparivano
all'improvviso, Kyohei sarebbe certamente scappato a gambe levate, e
invece rimane fermo aspettando che Gengar terminasse la sua performance.
« Gengar! » Nicky lo richiama, leggermente
imbarazzata. Il Pokémon spettro spaventava spesso le persone
con cui parlava. Lui sembra dispiaciuto, ma Nicky sapeva bene che era
tutta una finta e lo fa rientrare nella sfera, sapendo benissimo che
non ci sarebbe rimasto per più di cinque minuti.
« Scusalo, è sempre così. »
« Non è niente, davvero. » risponde
Kyohei. Non sarebbe stato di certo un Gengar dispettoso a spaventarlo.
« Ora scusami, devo proprio andare. »
Quando si è allontanato un po', si sente toccare la spalla.
Era sempre quella ragazza. « Scusami. » dice lei,
dopo aver preso un grosso respiro. « Ma non so neanche come
ti chiami! »
Kyohei arrossisce lievemente. « Grisperle Kyohei. »
vedere Nicky sorridere gli procura un tuffo al cuore.
« Io sono Nicky Watson, piacere di conoscerti. »
« Sandra! » Lance arriva d’improvviso,
proprio davanti al loro banco. L'occhiataccia della cugina non lo fa
arretrare di mezzo passo, anzi, pare divertirlo ancora di
più. « E' una bella notizia, no? »
« Che cosa? »
« Non hai ancora sentito? » le chiede Lance,
divertito, ma l’occhiataccia della ragazza lo fa desistere
dal fare ulteriori battute. « Ci sono delle uova di drago in
palio al torneo quest’anno. Pensavo ti interessasse.
»
« Uovo di drago? » chiede lei e Lance annuisce.
Sandra ci rimugina per un po’, e poi si alza, in cerca di
ulteriori informazioni. Erika e Lance la guardano allontanarsi, prima
che il secondo rida divertito.
« Chissà quanto sarà arrabbiata di
sapere che ho avuto una simile notizia in esclusiva. » Erika
gli scocca un’occhiata di rimprovero, e Lance esce
dall’aula probabilmente in cerca di un’isola al
riparo dalla furia della cugina.
Il professor Elm si sentiva sempre agitato prima di entrare nella
seconda classe. Non era composta da ragazzi cattivi, ma conteneva
più di un elemento turbolento.
Elm ammetteva che Barry aveva tanta buona volontà, ma spesso
si distraeva e cominciava a fare tutto tranne che seguire la sua
lezione. Anita e Iris si univano spesso a lui, mentre Elis, complice il
carattere che si ritrovava, si metteva per i fatti suoi lanciando
qualche risata assassina a caso spaventando gli studenti vicini a lei.
Kotone spesso si metteva a chiacchierare, trascinando con sé
una mal volente Esmeralda e una passiva Marina. Velia e Natsumi
finivano quindi a parlottare tra di loro, estraniandosi dal mondo
esterno. Lucinda era l'unica che cercava di mantenere la calma in
classe, ma finiva sempre travolta dalla follia dilagante, spesso
punzecchiata da Kenny che le faceva perdere in fretta tutta la
compostezza. L'unico impassibile lì dentro era Paul, che
continuava ad avere gli appunti più completi di tutto il suo
corso.
A suo parere la seconda classe era qualcosa che difficilmente poteva
tenere a bada, con il carattere tranquillo che si ritrovava. Lui era in
ricercatore, non un insegnante, ma si doveva ugualmente arrendere alla
sua mansione. Il professore apre la porta sospirando, preparandosi
mentalmente per ciò che avrebbe trovato.
Infatti, Barry era già in piedi sul banco.
« Ragazzi, ai vostri posti! » cerca di richiamarli,
ma sapeva che quasi nessuno di loro avrebbe seguito la sua
disposizione. Infatti, l’unica che si accorge di lui
è Lucinda.
« Buongiorno, professor Elm. » gli sorride, seduta
composta al primo banco.
« Buongiorno anche a te Lucinda. E anche a te, Paul.
»
« Professor Elm? » era stata Esmeralda ad
avvicinarsi con cautela. L'uomo cerca di sorriderle, incoraggiante.
« Non ho ben capito una parte della scorsa lezione, potrebbe
spiegarmela? »
La ragazza sembrava detestare non capire qualcosa, e ci teneva
particolarmente a non prendere un brutto voto. « Siediti
pure, a fine lezione risponderò ai tuoi dubbi. »
Quella risposta sembra soddisfare Esmeralda, che torna al suo posto
più sollevata, e Kotone subito si protende per chiederle
qualcosa, ottenendo un sospiro e nient'altro. Esmeralda la ignora,
rivolgendosi invece a Barry e mettendosi a chiacchierare con un certo
entusiasmo.
Kotone sgrana gli occhi a una simile visione, parecchio scioccata e con
un braccio, senza staccare gli occhi dai due ragazzi, afferra senza
guardare Marina che stava tranquillamente cercando di capire cosa il
professore dicesse. « Mari? » sussurra, ghignando,
mentre la ragazza cerca di rimanere concentrata sulla lezione.
« Sì, Kotone? » il passaggio che Elm
stava spiegando ai pochi studenti che lo ascoltavano era fondamentale,
e perdere anche solo una parola sarebbe stato disastroso.
« Secondo me a Esmeralda piace Barry. » Marina non
la stava realmente ascoltando, concentrata sulla lavagna, ma Kotone
sembrava non essersene ancora accorta.
« A-ha... » sussurra, annuendo. Kotone, dal canto
suo, non guardandola, pensava che lei lo facesse.
« Dovremmo fare qualcosa. »
« Sì. » la più giovane fa una
pausa, stupita da tanta accondiscendenza da parte dell'altra. Si volta,
trovandola concentrata su tutt'altro. Una magnifica idea le balza in
mente. Ghigna.
« E anche andare a fare shopping, che ne dici? »
chiede, sapendo quanto l'altra lo detestasse.
« Sì. » le risponde Marina, con aria
abbastanza convinta.
« Che ne dici se poi mi passi la tua verifica? »
« Credo sia una buona idea. » Kotone dovette
trattenersi dallo scoppiare a ridere.
« Poi andrai a dichiararti a Angelo, ok? » Marina
non le aveva mai ammesso la sua cotta, ma per Kotone era davvero palese
quello che lei provava nei confronti del Capopalestra.
« Ok. » sussurra Marina, ma ben presto il suo
cervello assimila ciò che Kotone le aveva detto. «
EH?! » esclama, alzandosi in piedi. L'altra non riesce
più a trattenersi, scoppiando a ridere mentre a Marina
fumavano le orecchie per l'imbarazzo e l'irritazione.
Quel rumore, però, viene subito notato da Elm. «
Soulé, Miyazaki. Se trovate divertente la mia lezione,
potete anche andare a ridere fuori. » entrambe sbiancano, Elm
detestava chi si prendeva gioco della sua materia. Era strano, visto
che non aveva mai rimproverato coloro che non la seguivano ma valutava
negativamente chi la prendeva sottogamba. Entrambe si alzano
imbarazzate, mentre in classe era piombato il silenzio. Sembrava
dovessero camminare verso il patibolo, invece che uscire dalla classe.
Fuori dalla porta Marina avrebbe volentieri preso a testate il muro.
Anche Kotone sembrava dispiaciuta. « Scusa. »
mormora infatti.
Marina sospira, arrabbiarsi non sarebbe servito a niente in quel
frangente e si passa una mano tra i capelli, cercando di mantenere la
calma.
« Marina? » sussulta nel sentire la flebile voce di
Jasmine, che le sorride debolmente.
« Cos'è successo? » ci manca poco che
Marina le si getti al collo, piangente.
« Il professore ci ha cacciate. » singhiozza,
ammiccando a Kotone, che sorrise dispiaciuta mentre Jasmine annuisce,
più comprensiva.
« Il professor Elm non porta rancore. » dice,
stranamente senza balbettare. Marina annuisce, per quanto poco convinta.
« Piuttosto, perché sei qui? » Jasmine
pare sbiancare di colpo, come se un pensiero la turbasse.
« Quest'anno il Torneo Invernale ha delle disposizioni
particolari. Chi n-non si iscriverà è obbligato a
partecipare in qualità di aiutante, e visto che ho
già specificato che non p-partecipo stavo andando a dare la
mia disponibilità per l’evento. »
entrambe le ragazze sgranano gli occhi.
« Davvero? » Jasmine annuisce in risposta.
« Accidenti! » esclama Kotone. « Devo
sbrigarmi ad iscrivermi, non voglio fare la schiavetta. »
Marina, dal canto suo, rimane a rimuginare. Lei non amava molto
combattere, ma nemmeno l'idea del volontariato l'attraeva. Ci doveva
pensare, e anche in fretta.
N alza lo sguardo e nota Spighetto che si stava avvicinando a lui con
un sorriso, nonostante la grande pila di libri che portava. La
biblioteca era quasi vuota durante le lezioni mattutine, e a lui
piaceva passare il suo tempo lì in tutta calma.
« Spighetto. Come mai da queste parti? » il
maggiore dei tre gemelli si ferma, controllando che i libri non escano
dall'ordinata pila.
« Aiuto in biblioteca. O meglio, Antemia mi ha convinto ad
aiutare. »
« Ah. Capisco. »
« Tu, piuttosto? Ti dai da fare per il prossimo esame?
» Natural annuisce sospirando.
« Devo prepararmi bene per la lezione pratica di Tattica.
»
« Oh, di questo non dovrai preoccuparti. Attualmente
Silvestro è assente. Tutti le sue lezioni sono rimandate, e
probabilmente anche gli esami saranno cancellati se non torna presto.
Anche Koga ha cancellato le sue lezioni per almeno una
settimana. » il ragazzo si sorprende per una simile
notizia.
« Strano, durante l’ultima lezione non aveva
accennato ad una cosa simile. » Spighetto annuisce.
« Nemmeno Nina sa il motivo della sua assenza. Dice solo che
le ha detto che aveva un impegno importante da fare e che stava via per
un po'. »
« Capisco... » dice N, afflosciandosi sulla sedia e
osservando i testi che aveva di fronte. Spighetto sembra intercettare i
suoi pensieri.
« Pensala così: quando tornerà dovrai
studiare di meno. » N gli sorride grato, Spighetto era sempre
stato un elemento di buon senso quando erano una classe, e si sente un
po' meglio.
Spiegazioni
randomiche:
- Gli
universitari possono girare tranquillamente per gli edifici scolastici.
Premesse:
Ok, prima che mi saltiate addosso con un "ben ritornata" premetto che
non è un ritorno.
Semplicemente, volevo "festeggiare" il ritorno al nostro luogo di
tortura preferito. <3 Quindi la mia pausa vale ancora fino a
dicembre. U_U
Ma come sempre vale il "vediamo se riuscite a strapparmi uno spoiler".
XD
Commenti sul capitolo:
Diciamo che ho fatto concludere troppo presto la loro avventura.
Perché? Principalmente perché manca un pezzo che
mi vedo costretta a spostare Daniel è
troppo
chiacchierone, damn! una parte dell'evento
in avanti, altrimenti sarebbe
stato uno spoiler.
Forse avrei
potuto
sviluppare maggiormente, ma temevo di scrivere una cosa mastodontica
(sono già circa 4000 parole, e ciò mi preoccupa,
ma non
volevo diluire ulteriormente il brodo).
In questo
capitolo mi sono
concentrata parecchio sui ragazzi del quinto anno, ma non me lo so
spiegare nemmeno io il perché. Sarà
perché sono
tutti personaggi canonici?
Ebbene
sì, la scuola
ha deciso di schiavizzare gli studenti per l'evento. Vedrete come si
svilupperà la faccenda. X°
E sto
cominciando a
sviluppare le varie coppie, chi più e chi meno (vediamo se
riuscite a indovinarle). Datemi tempo, ma credo che riuscirò
a
dare spazio a tutto -amore, amicizia, scuola e... ehm, spoiler!
EDIT del 19/07/2017: editata a dovere.
Ringraziamenti:
Ringrazio
vivamente Blue Alchemist
RxS, Yume
Kourine, Jehanne,
Silver Star,
Gwen Kurosawa,
Emy96, Juls_ e K u r u m i per aver
recensito lo scorso capitolo. Giuro, i vostri pareri mi fanno un gran
piacere. ^_^
Inoltre
ringrazio chi mette la storia nelle varie liste, e anche coloro che
leggono in silenzio.
Sono grata
dell'attenzione che date a questa storia.
Ormai ci ho
preso gusto con le minisezioni, è un pericolo.
Perciò
see ya soon, fino a data da destinarsi (che, forse, sarà
prima di quanto immaginiate).
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Capitolo 7 *** Lavori in corso. ***
Capitolo Sette: Lavori in corso.
Capitolo
Sette: Lavori in corso.
« Volevo chiederti
se avevi intenzione di partecipare al Torneo. » Magdalena
osserva la compagna di banco, confusa. Catlina era una ragazza che non
parlava molto, e raramente si rivolgeva a lei data la sua abissale
timidezza, tanto che la sua domanda la coglie piuttosto impreparata.
Lena cerca di darsi un contegno, in cerca di una risposta da dare.
« Certo che
sì. Ci sono in palio due uova di Pokémon rari, ci
pensi? Un tipo acqua e un tipo drago, è fantastico!
» lei non era l’unica entusiasta,
l’eccitazione per un simile evento era presente in molto
studenti. « E tu? »
Catlina sussulta.
« Penso che parteciperò anch'io, anche se non
conto di vincere, data la presenza degli studenti del quinto anno.
» la sua risposta fa imbronciare momentaneamente Magdalena.
« Sei troppo
insicura, e dire che la tua squadra è parecchio tosta.
» voleva aggiungere altro, ma l’arrivo di Mei e Pat
la interrompe dal fare altre aggiunte.
« Ehi,
ragazze! » esclama la castana. « Non venite con
noi? Dobbiamo andare all'auditorium. Da quanto ho capito devono
istruirci sul Torneo e sulle sue regole. »
« Andiamo, o
i maschi si prenderanno i posti migliori e noi non vedremo niente.
» aggiunge poi con una certa stizza.
Il gruppetto si avvia
alla destinazione, ma durante il percorso Mei rallenta portandosi
accanto a Catlina, che sussulta sopresa. Non avevano avuto molte
occasioni per parlare.
« Senti.
» inizia Mei, scrutandola. « Ti piace mio fratello?
»
A Catlina s'infiamma
il viso. « C-cosa? » balbetta, sgranando gli occhi.
« P-perché me lo chiedi? »
Mei la osserva ancora
più seria. « La tua reazione è molto
cristallina. Non sei tu. Ma allora chi...? » dopo aver
borbottato, Mei si esibisce in un sorriso luminoso.
« Scusa se
ti ho importunato. Ultimamente mio fratello si comporta stranamente, e
credo si sia innamorato, ricambiato anche! E voglio scoprire di chi si
tratta. Perdona il disturbo e il semi infarto. » Mei allora
accelera il passo, ma Catlina, animata da un grande coraggio, la
afferra per la manica del cardigan.
« Posso
a-aiutarti a scoprirlo, s-se vuoi. » balbetta, mentre il
rossore cominciava a scemare dalle sue guance e il viso
dell’altra ragazza si illumina.
« Davvero?
» al cenno di capo affermativo, Mei stritola Catlina in un
abbraccio. « Grazie, sei davvero un'amica. »
Nel grande auditorium
c'erano già diverse.
Giulia si sporge per
sentire cosa si dicevano Mei e Catlina, che da quando si erano sedute
non avevano smesso di confabulare tra di loro. Erano una combinazione
insolita. Mei era energica, cercava sempre di sembrare un'adulta,
mentre Catlina era timida e delicata. Sembravano non avere niente in
comune, e invece le stava osservando confabulare divertite.
«
Attività interessante? » la ragazza si gira di
scatto, spaventata. Davanti a lei c'era Lucas. Giulia abbassa lo
sguardo, leggermente in imbarazzo per essere stata colta in fallo.
« Uhm.
» pronuncia mentre Lucas si siede accanto a lei, ormai
abituato alla sua mancata parlantina.
« Capisco.
» le risponde, ed entrambi rimango in silenzio. Tanto,
nemmeno lui amava tanto le chiacchiere futili. La loro amicizia era
così, non servivano tante parole.
« Ragazzi,
posso avere la vostra attenzione? » davanti alla cattedra,
entrata chissà come e quando, c'era Agatha. L'intera classe
rimane in silenzio, la responsabile della disciplina incuteva un certo
timore indipendentemente dall’età.
« Oh, siete
già qui, Agatha? »
Corrado era il
tranquillo, e quasi svogliato, responsabile degli studenti. Era un uomo
placido, nonostante fosse un Capopalestra elettrico, e aiutava sempre
gli studenti in difficoltà. Gli occhi degli studenti
trasudavano entusiasmo, nel vederlo.
« Sei troppo
lento, Corrado. » commenta l'anziana donna, ma lui le sorride
tranquillamente.
« Ho i miei
tempi, dovreste saperlo. » Agatha non dice niente, mentre lui
si avvicinava alla cattedra. « Avete già
cominciato a spiegare? »
« No.
Comincia a farlo tu. » Corrado annuisce con un sorriso
cortese.
« Da dove
posso cominciare? » mormora, prima di rivolgersi al gruppetto
che attendeva le sue parole. « Prima di tutto, benvenuti,
ragazzi. Ormai sono due mesi che siete qui, non vedo più
facce spaventate e nervose. Immagino vi siate ambientati bene.
»
Dal suo uditorio si
leva qualche commento d'assenso.
« Vi avevo
già spiegato le regole di questa scuola, ma oggi vi trovate
qui per ascoltare una serie di regole specifiche riguardo
all’evento organizzato da questo istituto. »
l’uomo concentra la sua attenzione sugli studenti in prima
fila, trovandoli interessati. « Avete già sentito
parlare del Torneo Invernale. Non è niente di complesso o
incomprensibile. Si tratta di un evento che si terrà per tre
giorni prima delle vostre vacanze invernali. Chi vorrà
partecipare dovrà usare tre Pokémon durante le
lotte, che noi provvederemo a portare ad un unico livello per tutti.
Solo un Pokémon potrà tenere uno strumento.
Sarà la vostra strategia a trionfare, non la forza della
vostra squadra. Non sarà concesso né il cambio
durante la lotta né quello fuori da essa. Se vi registrate
con tre Pokémon, per i successivi tre giorni del Torneo non
potrete cambiarli, perciò sceglieteli con attenzione.
»
« Ovviamente
le scorrettezze o i trucchi saranno pesantemente proibiti, e ci sono
punizioni severe riguardanti questo. » Corrado sospira, era
riuscito a mettere a loro agio gli studenti e Agatha aveva annullato i
suoi sforzi.
« In palio
ci sono due uova di Pokémon, tre Revital. Max e cinque
bacche rare. Fate del vostro meglio. »
Dopo una simile
presentazione, tutto il primo anno sembrava piuttosto determinato a
partecipare.
« Ora potete
andare. » li congeda Agatha, e lentamente l’aula si
svuota.
« Per
fortuna ho finito tutto. » a Belle fumava il cervello dopo
tutto quello che aveva studiato.
« Basta che
tu faccia una buona interrogazione e dovresti essere sistemata fino
alla fine del trimestre. » dice Komor, raccogliendo gli
appunti sparsi sul tavolo e Belle gli sorride grata.
« Non so
cosa farei se non ci fossi, Komor. »
« Faresti la
fine di Touko. » le replica lui con schiettezza, e Belle
abbozza una risata.
« Grazie,
davvero. Se posso fare qualcosa per ricambiare ...beh, dì
pure! » si sente sciocca, Komor rasentava la perfezione, a
parere suo, e non necessitava mai di niente.
Al contrario delle sue
aspettative, però, lui le si avvicina. Il cuore di Belle
perde diversi battiti.
« Se proprio
me lo chiedi... » la sua voce si era ridotta a un sussurro,
costringendo Belle ad avvicinarsi. « ...potresti fare di
nuovo i biscotti che hai fatto per il compleanno di Touko? »
Un po' scioccata dalla
richiesta, e con il viso come un pomodoro, Belle si ritrova ad annuire
meccanicamente mentre Komor raccoglie le sue cose e la saluta. Belle
rimane seduta al suo posto per chissà quanto tempo,
imbambolata a fissare il vuoto, tanto era incredula.
Aria e Touko
passandole accanto la trovano in quello stato e dopo qualche tentativo
di riscuoterla, finalmente riescono a far uscire la ragazza dalla sua
catalessi. Touko era ormai disperata, tanto da aver cominciato a
stritolarla e a piagnucolare e Aria, accanto a loro, cercava invece di
non compatirla.
« Sto bene,
Touko, tranquilla. » le sorride Belle, ricambiando
l'abbraccio affettuoso. « Piuttosto, dove siete state?
»
Sia Aria sia Touko
esitano a rispondere. « Vera e Drew hanno discusso di nuovo.
Eravamo andate a mediare la situazione. » nessuna delle due
sapeva cosa esattamente fosse successo tra i due ragazzi, ma le
ostilità erano peggiorate.
« Mi
dispiace per la loro situazione. » commenta Belle, portandosi
una mano al volto.
« Spero che
gli passi presto, non ho intenzione di passare i prossimi mesi a fare
da paciere. » dice Touko, corrucciando la labbra.
« Drew,
cerca di ragionare. » Touya cercava di mettere un po' di sana
ragione nella testa del compagno di stanza, senza riuscirci.
« Se bisticciate come bambini non risolverete niente.
»
Drew lo fulmina con
un'occhiataccia, mentre riponeva uno dei libri sullo scaffale.
« Io sto
ragionando, Touya. Fidati. » il castano incrocia le braccia
al petto.
« Ah
sì? Infatti la tua reazione quando hai incontrato Vera era
molto ragionata. » lo punzecchia, in attesa di una risposta.
Drew distoglie lo sguardo da lui, concentrandosi sulla sua mansione.
« Lascia
stare, Touya. Davvero, non appena mi sarò calmato, ne
riparleremo. Vera mi ha irritato molto più di quanto
immagini. » il ragazzo sembra convinto dalle sue parole,
visto che prende la strada per uscire dalla biblioteca.
Fuori da questa c'era
una sua conoscenza, che stava allegramente bisticciando con il suo
Interpoké. Touya sorride, andando incontro ad Asuka. Come al
solito, stava parlando con la madre.
«
Sì, mamma. Ti dico che puoi stare tranquilla, sto bene.
...Cosa vorresti dire che ti sembro pallida? ...Mamma! ...Ora chiudo,
devo andare. Ciao. »
Se non avesse
rischiato di irritare inutilmente la ragazza, si sarebbe allegramente
fatto due risate. Ascoltare Asuka era uno spasso.
« Ciao.
» lo saluta lei, quando si accorge della sua presenza. Touya
la invita fargli compagnia per tornare al dormitorio, quel giorno il
clima era tiepido e stranamente piacevole per una passeggiata.
« Non dovresti rintanarti nella tua stanza a studiare?
»
Ormai, dopo tutti
quegli anni, Asuka lo conosceva bene. Lui ride apertamente. «
Mi consideri così disperato? »
«
Sì. » non aveva niente da dire, adorava la
schiettezza di quella ragazza.
« Che
carina. » commenta. « Così non ti
troverai mai un ragazzo. »
Gli occhi dorati di
Asuka lo inchiodano al posto, seccandogli la gola. « Chi ha
bisogno di un ragazzo? Gli unici maschi che voglio accanto sono quelli
che ho in squadra. Non ho bisogno di altro. »
« Mi ha che
hai ragione. » ride Touya. « Io torno a studiare,
purtroppo devo darti ragione sulla mia condizione. »
Asuka si ferma,
salutandolo, prima di prendere una strada che portava su una piccola
collinetta. Raggiunto il picco più alto fa uscire Xun, il
suo Luxray, per fagli sgranchire le zampe, e il Pokémon si
struscia contro le sue gambe, prima di correre e portarsi a qualche
metro davanti a lei.
La ragazza prende un
grosso respiro di aria fresca. Sentiva solo il vento che fischiava e le
foglie secche che stridevano mossi a esso. Ben presto, però,
le sue orecchie captano il rumore dei passi che si avvicinavano. Non
riconosce la figura subito, riesce solo ad identificarla come femminile
vista la gonna e i lunghi capelli corvini. Xun si porta subito al suo
fianco, pronto a difenderla.
Ben presto Asuka
scorge i colori di un'alunna del secondo anno, che si ferma davanti a
lei. « Io sono Anita Daylay. Probabilmente non mi conosci.
» Asuka rimane impassibile, quasi a confermare le se parole.
« Devo sapere una cosa. »
Con fare un po'
scocciato, dato che avrebbe voluto rimanere da sola al più
presto, Asuka le fa il cenno di parlare, quasi incuriosita da
ciò che quella ragazzina aveva da dirle. Anita deglutisce
pesantemente, raccogliendo tutto il suo coraggio.
« S-stai
in-insieme a Touya Black? » Asuka vorrebbe scoppiare a
ridere, ma si concede una breve pausa, trovando divertente l'idea di
lei e Touya insieme.
No, era un'idea
parecchio ridicola. Lei era affezionata al ragazzo, ma le differenze
caratteriali non li avrebbero fatti mai innamorare uno dell'altra.
Anita attendeva la sua risposta con il viso sempre più
scarlatto, agitata come non mai.
« No.
» risponde Asuka, lapidaria.
« No?
»
« No, non mi
interessa. » con graduale calma l'agitazione sparisce dal
volto di Anita, che inizia a sorridere in maniera smagliante.
« Ah.
Scu-scusa il disturbo allora. » con pazienza, Asuka guarda la
ragazzina del secondo anno allontanarsi, alzando le spalle con vaga
indifferenza. Sperava di non fare più incontri di quel tipo.
« Mi stai
mettendo angoscia. » commenta Anis, distogliendo la sua
attenzione dal libro di letteratura per l'ennesima volta in quei
minuti. Julia s'imbroncia, nonostante si vedesse ben lontano che era
una finta.
« Ma Ser
è anche tua amica. Non pensavo di dovertelo ricordare io.
»
« Julia,
anche tu sai com'è fatta Serenity. Se c'è
qualcosa che non va, lo dice senza farsi troppi problemi. »
la ragazza si dimostra poco convinta.
« Ma
è passato quasi un mese, e lei continua a comportarsi in
maniera strana! »
«
Sarà stressata per i test che abbiamo, cosa che dovresti
fare anche tu. » Julia si imbroncia nuovamente.
« Non puoi
parlarle, almeno tu? » Anis sbuffa, sempre più
scocciata.
« Te lo
ripeto, sai com’è fatta. Più le fai
domande e meno ti dà delle risposte. Se proprio ci tieni a
sapere cosa le passa per la mente bisogna aspettare. » Julia
sospira, non negandosi una certa curiosità. I professori, al
ritorno delle lezioni, avevano chiamato singolarmente tutti loro e
avevano fatto loro domande su cosa era successo alla torre Memoria quel
giorno. Lei aveva cercato di rispondere al meglio, richiamando alla
mente tutti i particolari che aveva notato, e i professori erano
rimasti soddisfatti, congedandola in pochi minuti. Il colloqui di
Serenity, però, si era protratto molto più a
lungo del suo, e quando la ragazza era uscita dalla stanza non sembrava
serena. Julia avrebbe voluto farle delle domande a riguardo, ma lei era
stata la prima a cambiare argomento.
« Sicuro
Daniel c’entra qualcosa… » mormora,
attirando l’attenzione di Anis.
«
C’era Daniel? » le chiede, distogliendo gli occhi
dal suo libro, e Julia si pente per averlo detto ad alta voce.
« Me lo ha
detto Aria, ma sinceramente non so che farmene di una simile
informazione. » Anis si fa improvvisamente pensierosa.
« In effetti
è da parecchio che non ho sue notizie. » commenta,
facendo sorridere Julia con un certo divertimento.
« Sembri una
mogliettina preoccupata. » dice, sorridendole, e Anis alza
entrambe le sopracciglia, simulando un’espressione piuttosto
perplessa.
« Di certo
non sono io quella che passa ogni pranzo insieme a Gary. » a
quella replica Julia arrossisce, punta sul vivo, ma non riesce a
rispondere visto l'arrivo di Misty.
«
Conversazione interessante? « Anis nega, sprofondando
nuovamente nella sua lettura. Comprendendo che l’amica non
avrebbe più spiccicato parola, Julia si alza dal divanetto.
« Ormai
è ora di andare a casa. » dice, dando un'occhiata
all'orologio. « Torniamo a casa insieme Misty? » la
ragazza annuisce, ed entrambe fanno un ultimo saluto ad Anis che
ricambia agitando la mano. Attraversano il cancello
dell’istituto in completo silenzio. Julia si avvolge la
sciarpa intorno al collo, mentre cercava di ignorare l'aria fredda che
le gelava le cosce.
Zafferanopoli
splendeva al tiepido sole del tramonto, il giallo delle case veniva
enfatizzato ancora di più. Con un po' di amarezza Julia
rimpiange le lunghe giornate estive, ma il pensiero che almeno il
Torneo si stava avvicinando le fa migliorare un po’
l’umore.
« Julia?
» il richiamo di Misty la riscuote dai suoi pensieri.
« Non sarà un problema per te tornare con il buio?
» Julia scuote la testa sorridendo.
« Ho
Salamence con me, ti accompagno e poi con Volo sarò a casa
in un minuto. »
« D'accordo.
»
Il percorso verso
Celestopoli era un po’ tortuoso se percorso
all’inverso, ma nessuna delle due ormai aveva problemi a
farlo.
«
Sai… » comincia Misty, guardando il cielo che si
stava pian piano scurendo, interrompendo la quiete.
« Cosa?
»
« Pensavo di
lasciar perdere la mia cotta per Ash. » Julia guarda
scioccata Misty.
« Cosa? Sei
seria? » la rossa annuisce.
« Ho capito
che lui non mi vedrà mai come una ragazza, ma solo come
un'amica e una compagna di viaggio. » Julia le batte una
pacca sulla spalla.
« Ma non
puoi pensarla così senza averci provato. »
« In
realtà l'ho fatto. Mi sono dichiarata, ma lui non l'ha
nemmeno capito. » l'espressione di Misty era triste, sembrava
sul punto di piangere. « Il suo "mi piaci" non ha lo stesso
significato del mio. Lui mi vuole bene, e basta. »
Julia si ferma,
accogliendo la cugina in un abbraccio e Misty lo accetta, tremando per
qualche minuto. Julia non capisce se pianga, ma quando la rossa si
stacca non aveva gli occhi gonfi.
« Credo sia
meglio così, almeno non mi illuderò
ulteriormente. Potrò concentrarmi su altro. »
aveva sul viso un sorriso piuttosto falso che Julia sapeva riconoscere.
« D'accordo.
» la situazione di Misty la faceva riflettere. Lei era
innamorata di Gary da chissà quanto tempo. Covava quei
sentimenti preziosi dentro di sé, e ad ogni gesto che il
ragazzo rivolgeva nei suoi confronti il suo cuore sobbalzava di gioia.
Gary però sembrava poco interessato alle ragazze, nonostante
non fosse molto interessato a frequentarne una. Julia lo sapeva, ma
ammetteva che la gelosia l'avrebbe consumata. Forse era arrivato anche
per lei il momento di fare chiarezza.
Dopo
l’ultima discussione Vera e Drew avevano aperto le
ostilità. I due ragazzi si evitavano in corridoio, si
rifiutavano di parlare ed era un incubo farli stare nella stessa
stanza. In tutta sincerità, Touko avrebbe volentieri
cominciato a battere la testa contro il muro, così almeno
non sarebbe stata costretta ad assistere a quel conflitto.
« Io davvero
non so cosa inventare. »
N, che fino a quel
momento l'aveva ascoltata pazientemente, comincia a rimuginare. Quella
domenica Touko aveva deciso di andare a fare compere ad Azzurropoli, e
N si era offerto di aiutarla. La ragazza gliene era grata.
« Non so
nemmeno perché si detestino così tanto!
» esclama a quel punto, scompigliandosi i capelli con fare
nervoso.
« Vera non
te l'ha mai detto? »
« No, e se
si fa cenno a questo fatidico avvenimento si chiude a riccio.
»
« Capisco.
» lui voleva aiutarla, ma con quelle poche informazioni non
era capace di trovare una soluzione. « Non è
semplice. »
« E'
ciò che dico anch'io. » mormora Touko. «
Adesso, però, è meglio non pensarci! »
N si stupisce di quel
cambio di umore dell'amica, ma appena comprende dove stava guardando,
il Centro Commerciale della città, intuisce anche che Touko
avrebbe smesso di pensare ai due compagni per almeno un paio d'ore.
« Ma quella
era Touko? » chiede Anemone quasi a se stessa, vedendo una
ragazza sfrecciare per la strada trascinando colui che sicuramente era
N, e fa spallucce, tornando a guardare Camelia che non sapeva decidere
quale piantina comprare.
Ringraziava che la
fiorista non le avesse ancora cacciate e che aiutasse Camelia a cercare
il fiore più adatto a lei. Tra le braccia Anemone teneva una
piccola Bellossom, il Pokémon aiutante in quel negozio. Era
così carina che Anemone non era riuscita a trattenersi dal
coccolarla.
« Mamma?
» dalle scale che portavano al piano superiore scende una
ragazza, che Anemone riconosce quasi subito. Si trattava di Julia Evans.
« Oh, Julia.
Buon giorno. » la donna le sorride. « Sai per caso
dove ho lasciato le piantine di Baccauva? Non riesco a trovarle.
»
La ragazza sbadiglia,
per poi pensarci un po'. « L'altra sera le ho spostate sul
retro perché bisognava fertilizzarle. » la donna
le sorride, sparendo nel retrobottega.
Julia sbadiglia
nuovamente, questa volta più lievemente. «
Scusate, è che qui siamo solo in due a gestire e ci perdiamo
un po'. »
Camelia sorride
affabile. « Oh, non è un problema. Anzi, qui avete
molte belle piante, vale la pena aspettare un po’. »
« E anche
Bellossom. » Anemone non era riuscita a trattenersi, quel
piccolo bouquet che camminava le piaceva troppo. Julia e Camelia non
riescono a trattenere una risata.
« Non va
affatto bene. » commenta il professor Oak.
« Ma non
possiamo fare niente. » gli risponde tranquillamente la
professoressa Aralia, nonostante la preoccupazione fosse ben visibile
nel suo volto. « Il Team Plasma si sta nuovamente riformando,
e stavolta ha intenzione di stringere un'alleanza con il Team Rocket.
Inoltre il Team Galassia ha nominato un nuovo Comandante. »
Rowan stringe i pugni,
incrociando le braccia. « E i Team malvagi di Hoenn?
»
Il professor Birch
entra in quella piccola stanza, chiudendosi la porta dietro. Era
tornato da poco dal suo viaggio di ricognizione. « Progettano
di unirsi e di diventare un unico Team. Ed entrambi progettano di
andare a nord, verso Johto. »
«
Dannazione, noi andavano avanti dell'ignoranza mentre loro hanno
continuato a crescere. »
« Hanno
scelto un buon momento, anche. Quasi tutti gli Allenatori potenti, i
Capipalestra e i Superquattro si trovano qui, concentrati in un unico
punto. Ovviamente hanno sfruttato l'occasione. » la tensione
aleggiava nella stanza.
« Cosa
dovremo fare? Chiudere il Collegio? » il professore
più anziano rimane in silenzio.
« No. Se
chiudessimo la scuola e rimandassimo tutti a casa si insospettirebbero,
continuando a nascondersi. Per ora abbiamo inviato Koga e Silvestro per
tastare in terreno. Dovremo aspettarci il peggio, ma gli studenti non
dovranno saperne niente. »
Spiegazione
a random:
- Il missing moment della dichiarazione di Misty è in Side
Stories. Non l'ho messo nella trama perché volevo
mostrarlo
indirettamente tramite le emozioni di una ragazza respinta (e spero di
esserci riuscita). Perdonatemi, sono strana e lo so.
Premesse:
Nè!
Sì, è un aggiornamento a sorpresa.
Diciamo che solo adesso mi sono accorta che il primo capitolo ha
superato le mille letture, e credo di dover festeggiare a dovere.
Con la pubblicazione del capitolo sette, dove si inizia ad avere un
minimo di trama sensata *cough*.
La quinta superiore uccide, e dolorosamente. çAç
MA almeno da martedì sarò libera come l'aria e
dovrò iniziare patente, ma questi sono dettagli.
Commenti sul capitolo:
Uhm. Se devo essere sincera, l'ho riletto perché non
ricordavo
affatto di cosa trattasse, visto che è stato scritto nell'ormai lontano
agosto 2013.
Finalmente ho dato delle regole precise al torneo. Ci avevo riflettuto
a lungo, questo lo ricordo bene. E adoro trattare delle ragazze della
prima (no, della prima classe tutta intera). Non chiedetevi come Mei
abbia tratto le sue conclusioni, eh. Istinto gemellesco, suppongo.
Scusate, ma per me Belle è una cuoca provetta. =///_///=
Ho parlato molto delle accoppiate di amicizie qui dentro. Era un
periodo 'amicizia-a-tutto-spiano'.
Oh sì, Anis e Daniel sono "amici", per quanto una tsundere e
uno yandere possano esserlo. Si vogliono tanto bene. <3
Pure i Team malvagi hanno il loro cameo, finalmente. Oh, di guai ne
faranno.
Ringraziamenti:
Non posso che inchinare la testa davanti a tutte le persone che hanno
letto, che leggono e che leggeranno questa storia.
Inoltre ringrazio Jehanne,
Emy96, Gwen Kurosawa e Miss Yuri
per aver recensito lo scorso capitolo. E anche le persone che in questi
mesi hanno ficcato la storia tra le preferite, ricordate e seguite.
Grazie davvero per il vostro supporto.
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Capitolo 8 *** Neve, bianca distesa di gioia e dolore. ***
Capitolo Otto: Neve, bianca distesa di gioia e dolore.
Capitolo
Otto: Neve, bianca distesa di gioia e dolore.
Con il primo giorno
di dicembre si era presentata anche la prima neve.
Quando Ash si alza dal letto, nota subito la coltre bianca che si
distendeva fuori dalla sua finestra, ed è con entusiasmo che
si precipita in cucina, dove la madre lo accoglie con un sorriso.
« Guarda che oggi a scuola vai lo stesso. » gli
dice, provocandogli un sorriso nervoso.
« Buongiorno anche a te, mamma. » replica Ash,
sedendosi a tavola. La donna aveva cucinato un sacco di cibo caldo.
Troppo cibo per solo due persone. « C'è qualcuno
per colazione? »
La donna sorride, mentre toglieva dal fuoco l'acqua per il
thè. « Il professor Oak mi ha chiamata, prima,
dicendo che a casa loro si sono ghiacciati i tubi, quindi ne ho
approfittato per invitarli a colazione. » Ash s'imbroncia e
prende una fetta di pane con la marmellata, ficcandoselo in bocca senza
troppi complimenti.
Pikachu, seduto accanto a lui, non lo degna di un'occhiata. Era da un
po' che si comportava in quella maniera, e il corvino non riusciva
affatto a comprenderne il motivo.
Per qualche strana ragione le parole di Misty di qualche giorno prima
gli tornano prepotentemente in mente. Aveva sentito uno strano tuffo al
cuore, e non ne comprendeva il motivo. « Ashy! »
Una vena pulsante compare presto sulla tempia, nel sentire la voce di
Gary. « Si vede che sei felice di vedermi, Ashy. »
« Fammi il favore, ingoia la colazione e quel dannato
nomignolo. » Gary si siede accanto a lui, sorridendo
compiaciuto, prendendo a sorseggiare la sua tazza.
« Sei permaloso già di mattina. » dice,
e Ash si alza da tavola, usando il vestirsi come una scusa per mettere
distanza tra lui e Gary. Ancora un po’ e l’avrebbe
strozzato.
« Ma dove accidenti sono finite? » Yukiko aveva
nuovamente perso le lenti, e senza di esse non vedeva niente.
« Tieni, Edogawa. » la ragazza alza lo sguardo,
cercando di identificare il ragazzo che aveva di fronte. Il suo
interlocutore sembra spaventarsi, probabilmente a causa del suo sguardo
assottigliato.
Yukiko afferra qualcosa che aveva la forma di occhiali e se li infila
senza troppe cerimonie. « Ah, sei tu. »
Nicolas sorride leggermente. « Immagino di non meritare un
"grazie" nonostante sia andato a prenderteli in camera. »
ride, vedendo Yukiko strizzare gli occhi per abituarsi nuovamente a
vedere.
« Hai fatto un buon lavoro, contento? »
« E' già qualcosa. Andiamo a fare colazione? Sto
morendo di fame. » con una lieve ritrosia Yukiko lo segue.
Non amava portare gli occhiali, ma in quel momento erano l'unica
soluzione che aveva.
Fuori dalle grandi finestre si stagliava una bianca distesa di neve.
Non aveva occasione di vederla spesso, il suo maestro amava i posti
caldi. Un po’ le mancava, e aveva seri dubbi sul suo istinto
di sopravvivenza. Lo rispettava, era un uomo geniale, ma probabilmente
senza di lei non se la stava passando bene. Lo avrebbe chiamato dopo le
lezioni, e avrebbe passato le vacanze invernali con lui. Non aveva
alcuna intenzione di tornare dalla sua famiglia.
« Edogawa? »
« Cosa? » con tutta probabilità non
aveva ascoltato ciò che Nicolas le aveva detto, ma non
l'avrebbe ammesso.
« Ti ho chiesto se stamattina hai intenzione di presentarti
in classe. I professori si lamentano sempre con me per le tue assenze.
Finirai per essere bocciata. » Yukiko ghigna.
« I miei voti sono perfetti, Nico. Difficilmente mi
cacceranno. » il ragazzo non sembra troppo convinto, ma
lascia correre. Yukiko avrebbe sempre seguito una corrente tutta sua.
« Però non hai risposto alla mia domanda.
»
« Se sei così disperato senza di me,
verrò. Ma solo per oggi. »
« Quale onore. »
Nella terza classe regnava sempre il silenzio tombale.
Quella mattina, complice l'assenza della Professoressa Aralia, gli
studenti avevano deciso di indire un'assemblea di classe.
« Abbiamo qualche argomento di cui parlare? »
inizia Komor, eletto a rappresentante di classe.
« Io ho una proposta. » dice Touko, alzando la
mano. « Perché non cambiamo i posti? Sono ben due
mesi che siamo seduti agli stessi banchi. » Komor sembra
valutare la sua proposta ritirandosi in un breve silenzio meditativo.
« Gli altri sono d'accordo? » dal resto della
classe si levano assensi più o meno rumorosi. «
D'accordo, faremo come sempre a sorteggio. »
Dal nulla Belle fa comparire la scatola con i nomi dei compagni di
classe creata appositamente per situazioni come quella.
« M-ma siamo sicuri che vada bene? » Aria non
moriva dalla voglia di cambiare visto che era seduta nella fila
più in fondo, pensando che con la fortuna che aveva sarebbe
finita nel primo banco davanti al professore.
« Non può andare così male, no?
» sorride nervosamente Touko, pensando che anche lei
rischiava la stessa cosa.
« Bene. » parla Komor, aggiustandosi gli occhiali.
« Io comincio ad estrarre. Partirò dal banco
davanti. »
I due gemelli si scambiano un'occhiata, mentre Aria, seduta nel banco
triplo insieme a loro, deglutisce nervosa.
« ...Vera Taylor. » la castana si affloscia contro
il suo banco, con aria depressa. « E ...Drew Redrose.
» Vera sgrana gli occhi, fissando Drew che più o
meno aveva la stessa espressione.
« Mi rifiuto! » urla Vera, alzandosi in piedi.
« Per quanto lo detesti, sono d'accordo con lei. »
dice Drew, con tono glaciale, ma Komor non si scompone minimamente,
anzi, incrocia le braccia al petto, pronto a contrastare i due ragazzi.
« Sapete benissimo che, se si va a sorteggio, non ci si
può ritirare. Voi avete acconsentito a questo. »
sia Vera sia Drew non trovano niente da replicare. Komor aveva mosso
loro un'argomentazione seria e difficilmente contrastabile. La ragazza
torna a sedersi, mormorando improperi, mentre Drew si ritira
nel suo solito silenzio composto.
« Allora continuo. Al triplo banco saranno seduti ...Yukiko
Edogawa ...Belle Sunnless ...e io. A destra ci saranno ...Aria Mirror
...e Touya Black. Mentre a sinistra ...rimangono solo Touko White e
Nicolas White. Qualche obiezione? »
Vera e Drew alzano la mano, ma Komor li fulmina con lo sguardo.
«Tu e Redrose non contate, Taylor. Qualcun altro? »
Il silenzio di tomba gli dice più di quanto servisse.
« Allora possiamo iniziare a cambiare i posti. »
In poco tempo, la piccola classe inizia a smuoversi. Aria sorride,
felice di essere capitata con un buon compagno di banco come Touya,
mentre Touko era leggermente in imbarazzo accanto a Nicolas che non
spiccicava parola. Belle si sentiva leggermente a disagio, seduta tra
Yukiko e Komor, ma non si lamentava. L'aria più pesante
veniva dal banco davanti.
La campanella sembra migliorare l'atmosfera, le lezioni di Luciano
avrebbero certamente migliorato l’umore.
Per il quarto anno, il suono della campanella era più
paragonabile ad una benedizione. La prima lezione della mattina era
l’attività fisica, e Lt. Surge li aveva fatti
morire con la corsa a staffetta. La lezione successiva era di Rowan,
un'ora intera dedicata al linguaggio Unown.
« Probabilmente farei prima a suicidarmi. » dice
Julia, spalmandosi sul suo banco. Seduta accanto a lei, Marzia si
massaggia una spalla.
« Se continuiamo con questo ritmo probabilmente non
arriveremo a metà settimana! Mi ha raddoppiato il numero di
esercizi perché sono arrivata in ritardo! Mi è
toccato aspettare Chiara in stazione, e il Supertreno era in ritardo a
causa della neve! »
Julia le sorride, nonostante fosse già stanca alle dieci di
mattina. Desiderava solo buttarsi sul letto a dormire.
« Ju. » la ragazza alza lo sguardo su Anis, ancora
miracolosamente in piedi senza una smorfia di dolore. « Sai
dov'è Serenity? »
La castana nega con la testa. « No. Eppure è
strano, non è il tipo da saltare le lezioni. »
« Non stava bene. » le due ragazze sobbalzano nel
sentire la voce di Nicky, che cercava di non arrossire. Parlare con le
sue compagne la metteva ancora un po' in imbarazzo.
« Giusto! » esclama a quel punto Julia. «
E' la neve. Le viene sempre la febbre con la prima nevicata. »
« Grazie, Nicky. Ser è sempre così
sensibile ai cambiamenti climatici. » Julia sorride.
« Cosa sento? Una ragazza ammalata a cui fare visita.
» inaspettatamente Gary si era intromesso nella conversazione.
« Devi solo provarci, Oak, e ti spezzo le dita. »
Gary ignora platealmente le parole di Anis.
« Dovrei sicuramente farle visita, magari sarà
più disposta a passarmi i suoi appunti. » commenta
sottovoce, ricedendo una spinta. Il ragazzo era già pronto
ad accanirsi contro Anis ma con una certa sorpresa si rende conto che
era stata Julia.
« Ehi! » esclama, veramente piccato mentre la
ragazza sorride, mentre batteva il cinque a Anis.
« Te lo sei meritato, Gary. » ride ancora e il
ragazzo sbuffa, offeso.
« Stare con quella lì... » dice,
alludendo ad Anis. « ...ti fa male, Julia. Dovresti stare
piuttosto in mia compagnia. »
« Certo, come no. » gli risponde lei, simulando
un’espressione altezzosa. « Non voglio certo cadere
al tuo livello. »
Anis, rimasta in disparte, rimane a godersi la scena. Litigare con Oak
era il suo mestiere ma vedere qualcun altro farlo le dava una vaga
soddisfazione.
« Parlare con te è impossibile. » sbotta
Gary. « Ormai sei diventata proprio come Costaluna,
insopportabile alla stessa maniera! »
Julia si blocca, non proferendo parola. Gary, accortosi troppo tardi
del danno che aveva provocato, non cerca nemmeno rimediare alle sue
parole, osservando l’amica con durezza.
« Meglio come me che come te. » ringhia a quel
punto Anis, mettendosi davanti a lui. « Seriamente, Oak, ma
pensi mai prima di aprire la tua dannata boccaccia? »
La mano di Julia, posata sulla sua spalla, blocca tutti i suoi
propositi omicidi. « An, non c'è bisogno di
arrabbiarsi. » le sorride. La ragazza più piccola
rimane perplessa. « Io vado in bagno. Potresti dirlo a Rowan
quando arriva? » senza una parola Julia esce dalla classe, e
subito si alza un acceso mormorio.
« Tu sei troppo egocentrico, Gary. » sorprendendo
tutte le aspettative, a parlare era stato Ash. Gary si gira nella sua
direzione per fronteggiarlo.
« Parli proprio tu, che sei così egoista da non
pensare ad altro che a te stesso. Non ti accorgi mai di niente.
» era piombato nuovamente il silenzio, sembrava
l’inizio di un altro litigio.
« Cosa vorresti dire? » Ash stringe i pugni,
improvvisamente infastidito. Forse non doveva intromettersi, ma non gli
sembrava la maniera giusta di trattare una persona che conoscevano da
così tanto tempo.
« Vedi? Sei così ottuso da non riuscire a capire
...oh, ma cosa te lo dico a fare? Anche sbattendoti la
verità in faccia non capiresti. » le sue parole
erano veleno, e nonostante Ash non avesse voluto ammetterlo si sentiva
intaccato.
« Allora tu dovresti tenere sempre chiusa la tua boccaccia,
Oak. » Anis non riusciva più a trattenersi.
« Sempre circondato dalla tua vanità e
stupidità, non ti accorgi nemmeno di ciò che ti
accade vicino al naso. Ferisci le persone senza curarti di loro, e fai
lo stesso con i tuoi amici più cari! »
La ragazza gira i tacchi, aggirando Rowan che stava entrando.
« Costaluna? »
« Vado in bagno. » quasi ringhia lei, non
voltandosi nemmeno a guardare in faccia il professore. All'entrata
dell'insegnante regnava ancora il silenzio di tomba.
« Sedetevi. » ordina e, chi volentieri e chi meno,
gli studenti obbediscono.
Dopo le lezioni le ragazze della classe si erano riunite.
Gary era scomparso quasi subito seguito presto da Ash, mentre Julia e
Anis non avevano fatto ritorno per tutta la mattina.
« Non è possibile che scherzando la situazione sia
degenerata in quella maniera. » dice Misty, torturando le
maniche del suo cardigan.
« Ormai è inutile chiedersi perché
l'abbia fatto. » parla Asuka. « Ora bisogna capire
come affrontare la cosa. »
« E’ un problema tosto da risolvere. »
Nicky voleva essere d'aiuto, in qualsiasi maniera. « Ma non
capisco perché Julia fosse tanto scioccata dalle parole di
Gary. Insomma, sono amici, non dovrebbe essere una grande offesa.
» Misty sorride tristemente.
« E' perché non conosci tutta la storia, Nicky.
» dice con voce triste.
« Quale storia? »
« A Julia piace Gary da... chissà quanto. Ogni
gesto o parola nei suoi confronti da parte di lui ha un significato
preciso, per lei. » fa una pausa.
« Gary e Anis si detestano. Perciò, se Gary la
paragona ad Anis, Julia lo interpreta come una dichiarazione di odio
nei suoi confronti. » conclude Asuka per lei, che grazie alla
sua posizione di osservatrice silenziosa poteva cogliere i piccoli
frammenti che agli altri sfuggivano.
« Capisco. » sussurra Nicky. Come ultima arrivata,
non poteva sapere dei legami e delle situazioni che si erano create
prima del suo arrivo. « Piuttosto, dove sono finite Anis e
Julia? »
A quel punto tutte le ragazze si lasciano andare ad una risata
piuttosto sollevata, la prima dall'inizio di quella mattina.
« Dall'unica persona che riesce a sopportare un'aperta
manifestazione di odio verso Gary da parte di Anis. » ride
Chiara.
« E che cercherebbe di consolare Julia in tutte le maniere
possibili. » a quel punto a Nicky si accende una lampadina.
« Grandioso. Allora sono nella mia stanza. »
commenta sospirando. Non che avesse qualcosa contro il fatto di
dividere la camera con Serenity, ma troppo spesso la porta veniva
buttata giù da persone che avevano bisogno di parlare con
qualcuno che aveva la pazienza abbastanza lunga da ascoltare tutto.
Le giornate stavano iniziando ad accorciarsi, e la neve non accennava a
sciogliersi.
« Maledetta neve! » se solo avesse potuto, Elis
sarebbe volentieri fuggita su un'isola tropicale. Arrivare fino a
Fiordoropoli sarebbe stata un'impresa, se non avesse avuto Lizardon con
sé, ma per quanto il Charizard fosse caldo, quando usava
Volo Elis si sentiva ghiacciare fino alle ossa. Aria, inoltre, si era
ammalata e non aveva nemmeno compagnia per il viaggio. La ragazza
scende dalla groppa del Pokémon, una volta atterrati davanti
alla stazione, facendolo rientrare nella sfera. L'interno era pieno
come al solito, se non di più.
Lontano nota il gruppetto dei soliti che chiacchierava, ma non aveva
voglia di avvicinarsi. Sentire Chiara parlare a vanvera avrebbe
solamente peggiorato il suo umore.
Elis si stringe le labbra screpolate, sperando che il riscaldamento
dell'aula fosse stato finalmente riparato. Aveva passato gli ultimi due
giorni a usare Hiro, il suo Quilava, come borsa dell'acqua calda e lui
non si era dimostrato proprio entusiasta. La ragazza prende il suo
Pokégear, ben decisa a mandare messaggi minatori ad Aria per
averla abbandonata.
« Ma quella non è Elis? » chiede
Nicolas, vedendo da lontano la ragazza. Angelo guarda nella stessa
direzione del fratello.
« Non ci vedo così bene. » commenta.
« Piuttosto, hai studiato per l'interrogazione di oggi?
»
Alla domanda di Angelo, Nicolas sussulta.
« Perché me lo devi ricordare? » chiede,
mettendosi le mani nei capelli. « Sto cercando di non
pensarci! »
Angelo si lascia andare ad una risata, prima di lasciare il fratello
alla sua disperazione. Considerava le reazioni del fratello troppo
esagerate.
« Cos'è? Fai disperare il fratellino di prima
mattina? » ride Chiara, accogliendolo con un sorriso. Angelo
ricambia il saluto dei due amici, prima di appoggiarsi a una delle
colonne della stazione.
« Marina? » il biondo scuote la testa.
« Stamattina non l'ho vista. Probabilmente si è
ammalata anche lei. »
« Capisco. » mormora Chiara. A causa del clima
improvvisamente rigido si stavano ammalando diversi studenti. Forse era
anche colpa sua che l'altro giorno li aveva invitati a fare una
battaglia di palle di neve. Quel pomeriggio, appena arrivata a casa, la
prima cosa da fare sarebbe stata chiamare Marina.
In effetti, ora che ci faceva caso, mancavano anche Kotone e Aria.
Aveva visto di sfuggita Raffaello, ma non ne era proprio certa. I
Domadraghi c'erano, aveva salutato Lance cinque minuti prima.
La ragazza sospira malinconica mentre il Supertreno arriva lentamente
sul binario, probabilmente anche quella mattina sarebbero arrivati in
ritardo.
Durante quell'ora Camilla li aveva divisi in coppie. Dovevano
analizzare una poesia mitologica, dividerla in fasi, ricercare i passi
fondamentali e distinguere i fatti realmente accaduti da quelli invece
puramente inventati.
Iris era finita insieme ad Esmeralda, e insieme lavoravano spedite.
Lucinda non poteva dirsi tanto fortunata, visto che il suo compagno era
Barry che non le era di nessun aiuto. Velia e Kenny se la stavano
cavando, mentre Elis e Anita si trovavano in alto mare.
Natsumi si considerava particolarmente fortunata perché era
capitata insieme a Paul, che dall'inizio della lezione non aveva
spiccicato parola.
« Possiamo iniziare? » chiede, ricevendo un cenno
come assenso, e prende tra le mani il foglio che la professoressa aveva
affidato loro. Quel canto in particolare decantava con tante parole
arzigogolate e pompose le virtù di Lugia.
Natsumi fatica a trattenere una smorfia. Detestava i complimenti
eccessivi, sia quando erano rivolti a lei sia quando erano per qualcun
altro.
« Tu ci hai capito qualcosa? » allungando una mano
verso il foglio, Paul non riesce a reprimere una smorfia.
« Sembra che l'autore di questa roba amasse alla follia
Lugia. Mi sembra di sentire Eugenius con Suicune. » Natsumi
non si chiede come facesse Paul, originario di Sinnoh, a conoscere il
fan boy di Suicune. « Siamo sicuri che non l'abbia scritta
lui questa cosa, e che la parola "Suicune" inizialmente non fosse
"Lugia"? »
« Passamelo. » dice come colta da un lampo di
genio, prendendo il foglio tra le mani. Dopo una rilettura di quel
testo, la situazione sembrava sbrogliarsi un po'. «
Può darsi! Guarda. » indica, mettendo il foglio
sul banco. « “L’acqua è il tuo
elemento, ti muovi con grazia su di essa”. E' risaputo che
Lugia è un tipo Psico e Volante! »
« Inoltre... » dice Paul, indicando un altro punto.
« ...leggi qui. “Tu, oh creatura, senza dimora,
dove puoi trovare riposo?” So che la casa di Lugia prima era
la Torre Bruciata, mentre adesso sono le Isole Vorticose. »
« E poi, qui. “La notte della luna fa risplendere
il tuo candido manto” Questa è ambigua. Tu che
dici? »
« Dico che Eugenius si è dato alla pseudo poesia.
» Natsumi non riesce a trattenere una risata, il viso serio
di Paul contrastava con la grandissima sciocchezza che aveva detto.
« D'accordo. Ma come lo dimostriamo alla professorezza?
» chiede, cercando di non sembrare troppo pungente. Paul
sembra rimuginarci seriamente.
« Passami il foglio. » quasi le ordina e Natsumi
sbuffa, passandoglielo. « Vuoi aiutarmi o mi lasci tutto il
lavoro? »
Riprendono ad analizzare il testo con cipiglio ancora più
critico, incurante di quello che li circondava. Ciò che
sfugge ai due ragazzi è lo sguardo di Lucinda che li aveva
puntati per tutta la lezione.
Lucinda rimase in silenzio per tutte le restanti lezioni. Non sapeva
come reagire a ciò che aveva visto.
Paul che sorrideva. Sorrideva ad una ragazza.
Quel particolare la ferisce in maniera particolare. Con lei Paul si
esprimeva a monosillabi o sembrava irritato dalla sua presenza. Non
avevano mai avuto una conversazione oltre agli argomenti di scuola, o
qualche discussione.
Invece insieme a Natsumi sembrava quasi divertito. Lucinda sospira,
sapendo presto identificare quel sentimento pungente che stava
cominciando a tormentarla. Gelosia.
Avrebbe sempre saputo riconoscere i sintomi di quel sentimento doloroso
e inopportuno.
« Lucinda? » con una pacca gentile sulla spalla,
Anita cerca di richiamare la compagna di banco. Lucinda quasi scatta in
piedi per lo spavento.
« Sì?! »
« Il professore ti sta chiamando. » con non poco
imbarazzo Lucinda incrocia lo sguardo di Blaine, che sembrava parecchio
infastidito dalla sua mancata attenzione.
« Signorina Jenness, se la mia lezione l'annoia significa che
sa già bene l'argomento. » a quelle parole Lucinda
arrossisce, guardando l'equazione scritta sulla lavagna. Era
già la seconda volta che veniva ripresa per colpa di Paul.
« Prego. » le dice il professore, porgendole il
gesso. « Vieni pure alla lavagna, allora. »
Con la testa bassa e imbarazzata come non mai, Lucinda si avvicina e
guarda quello che c’è scritto, cercando di capire
di cosa si trattasse, per poi prendere il gesso e cercare di risolvere
l'equazione.
Dopo qualche minuto termina, sperando che la soluzione ottenuta fosse
giusta, mentre Blaine valuta il suo operato.
« E' giusto, Jenness. Dimostra che stai attenta alle mie
lezioni. Non accetto però che tu continui a stare
disattenta. Potresti migliorare. »
« Si, professore. » mormora Lucinda con la testa
bassa, profondamente in imbarazzo. Era stato uno smacco per lei
sentirsi in quella maniera, così come aver fatto quella
figuraccia con il professore. Non giovava alla sua posizione di
rappresentante.
La campanella del termine delle lezioni la fa sentire più
leggera.
« Ehi, Lucinda. » era stata Anita a chiamarla. La
ragazza cerca di ignorarla, voleva solo andare nella sua stanza e
rimanerci per tutta la giornata. « Io e Esmeralda pensavamo
di andare a fare un giro all'Isola Cannella domani, speriamo che almeno
lì con il vulcano faccia meno freddo. »
Lucinda si rimugina, mettendo un attimo da parte i suoi progetti in
solitudine. Forse un pomeriggio in compagnia le avrebbe fatto bene.
« E chi viene, oltre a noi? »
Anita ci rimugina un poco. « Io non voglio che vengano i
maschi, finiremmo per fare una battaglia di palle di neve. Poi Kotone e
Marina sono assenti, mentre Elis deve ancora rispondermi. Iris devo
ancora trovarla, è scomparsa in un battito di ciglia.
»
« E... Natsumi? » chiede Lucinda, cercando di
mantenere un tono di voce tranquillo.
« Lei ha detto che non viene, preferisce rimanere a scuola.
» se non fosse stato sconveniente, Lucinda avrebbe volentieri
tirato un sospiro di sollievo. Non voleva vederla.
« Contate anche me. Vengo volentieri. » Anita batte
allegramente le mani.
« Sono contenta. Ci vediamo domani mattina all'uscita!
» Lucinda guarda l'amica correre via, sospirando. Era sicura
che un pomeriggio fuori dalle mura scolastiche le avrebbe fatto
dimenticare i suoi problemi almeno per un po’.
« Non voglio. » era stato Lucas a parlare. Kyohei
sembra deluso dalla risposta del ragazzo.
« E dai, Lucas! Non essere un guastafeste, sarà
divertente. » il ragazzo inarca un sopracciglio.
« Non capisco perché uno scherzo nei dormitori
femminili deve essere per forza divertente. » a quel punto
anche Touya interviene per dare man forte al cugino.
« Se non vuoi, non sei obbligato. Ma acqua in bocca con loro,
d'accordo? » sorride affabile, e sperando che bastasse solo
quello per far in modo che Lucas non dicesse niente.
« Quindi? Chi è dei nostri? » chiede
Kyohei, quando si sono allontanati abbastanza. Touya ci rimugina,
cercando di ricordare chiaramente.
« Raffaello non potrà venire, visto che
è un pendolare, mentre Tel ci ha dato via libera. Barry e
Kenny si sono dimostrati entusiasti, mentre Paul mi ha ignorato. Della
mia classe Drew e Nicolas ci sono, ma Komor non dovrà mai
venirlo a sapere. » dice reprimendo un brivido. L'amico
sapeva essere davvero severo riguardo a certi argomenti.
« E poi? »
« Uhm... Ash e Gary sono esclusi, così come Lance.
Che peccato. Lunick ha rifiutato, quel ragazzo ama troppo la sua
fidanzata e domenica non ci sarà a scuola, ma ha promesso di
tenere l'acqua in bocca. Pedro invece non vuole essere coinvolto.
Ciprian ha detto che è d'accordo, e Chicco sta sprizzando
entusiasmo già adesso. »
« Capisco. Ho sentito che domenica pomeriggio le ragazze
della seconda classe usciranno tutte insieme per andare all'Isola
Cannella, mentre Mei e le altre mie compagne faranno un giro a
Fucsiapoli. »
« Le ragazze di quarta ultimamente se ne stanno per i fatti
loro, ma proprio ieri ho sentito che Chiara le trascinerà
tutte a Fiordoropoli per fare shopping, e lo stesso faranno le ragazze
di quinta che non tornano a casa. »
« Mancano solo le ragazze della tua classe. » dice
Kyohei. Touya sorrise nuovamente, ma questa volta aveva la sfumatura di
un ghigno.
« Tranquillo. Conosco la mia gemellina. So già che
trascinerà Vera da qualche parte insieme a Belle. Aria
è ammalata, perciò non rappresenta un problema,
mentre Nicolas mi ha promesso che terrà impegnata Yukiko.
»
« Allora è deciso, agiremo domani. »
dice contento. L'idea della reazione delle ragazze lo eccitava
parecchio. Distrattamente, gli scivolò un'occhiata
all'orologio. « Oh cavoli, dovrei andare! »
Touya, accorgendosi di quell'improvviso cambio di atteggiamento,
afferra il cugino per la collottola.
« Non così in fretta, mi devi una spiegazione.
» a quelle parole Kyohei impallidisce leggermente, temendo
ciò che stava per chiedergli. « Dove vai
così di fretta? » gli fa Touya, con un ghigno.
« H-ho un impegno! » esclama con un po' troppa
convinzione, ma il più grande non molla la presa.
« E con chi, di grazia? » per Touya vedere il viso
di Kyohei cambiare gradualmente colore fu uno spasso. Quando ormai il
ragazzo era sul punto di implodere per l'imbarazzo, Touya gli
scompiglia affettuosamente i capelli.
« Scommetto che è una ragazza. »
commenta vedendo arrossire Kyohei ancora di più. «
E scommetto che è colei per qui Mei ha messo una taglia.
»
« Eh? » il rossore del più piccolo
svanisce a quelle parole.
« Non lo sapevi? La tua gemella vuole scoprire a tutti i
costi di chi sei innamorato. »
« E' così evidente? » Touya sembra
rimuginarci un po'.
« Non sempre, solo quando "hai un impegno". »
scherza, ridacchiando. « Non dici chi è la tua
ragazza nemmeno al tuo cugino preferito? »
« Non è questo, Touya. Semplicemente, non lo
è. » commenta mogio.
« Amore non corrisposto? Ma ti sei dichiarato? »
Kyohei nega.
« Ma ti pare? Rovinerei l'amicizia con Nicky! » si
accorge troppo tardi di aver detto una parola di troppo. Touya gli
avvolge le spalle con un braccio.
« "Nicky"? ...Ma non è la nuova ragazza del quarto
anno? » il quattordicenne annuisce imbarazzato. «
D'accordo, cugino, ti aiuterò io. »
A quelle parole, Kyohei capisce che il suo novello amore sarebbe
naufragato presto.
Spiegazioni
ran-dom:
- Non so come fate voi in classe per cambiare i posti, ma nella mia si
fa sorteggio.
- Non picchiatemi per il "poema su Lugia/Suicune", l'ho inventato sul
momento.
- In Side
Stories c'è l'incontro di Paul ed Eugenius.
- Gli studenti possono uscire dalla scuola dal sabato pomeriggio fino a
domenica sera. La scuola non si prende la responsabilità di
quel
periodo di tempo.
Premesse:
Uhm... No, sul serio, non era mia intenzione pubblicare questo capitolo
così presto. *schiva lancia*
Eppure, avendo aggiornato una storia che non aggiorno da... ehm,
discreto tempo e visto che una buona parte dei lettori oggi ha iniziato
LA tortura... beh, mi sembrava carino allevviare la vostra pena.
Commenti sul capitolo:
Ad Ash ha già iniziato a rodere un grillo nell'orecchio. Se
accoppiato alla neve, beh, il risultato c'è.
Il rapporto tra Nicolas e Yukiko è particolare, ondulano tra
un'amicizia e l'indifferenza. Per ora.
Inoltre, sarà pure carogna con Drew e Vera? XD *rotola*
Signori,
preparate i fuochi artificiali! Ne vedremo - forse. Forse, eh. Con il
tutto, forse ho reso Komor un po' troppo intimidatorio...
Nel frattempo: BOMBA della quarta classe! Era da parecchio che volevo
inserire quella scena. La situazione si risolverà?
Sì,
certo, ma non aspettatela già nel prossimo capitolo. E il
comitato delle ragazze di quesa classe, lo trovo puccioso oltremodo.
*O* Mi piacciono.
*scappa per il "poema"* Almeno ora capite il senso della shot in SS. Ma
c'è una Lucinda non tanto selvatica in agguato, attenzione!
E, secondo voi, che stanno architettando i maschietti? Lo scoprirete
alla prossima puntata!
Ringraziamenti:
Ringrazio soprattutto chi legge, chi recensisce (Gwen Kurosawa, Miss Yuri, Lady_Kitsune, Emy96, Flareon24, Kikari_ e eather_) e chi passa
pure di qui per caso!
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Capitolo 9 *** Non scherzare. ***
Capitolo Nove: Non scherzare.
Capitolo
Nove: Non scherzare.
Saturn sospira, incrociando le
braccia al petto. Una riunione fuori programma con gli altri non
lasciava presagire niente di buono. Era una scocciatura, si stavano
appena raccogliendo e già c’erano già
ostacoli sul loro percorso. Saturn non sapeva se potersi fidare di
Neptune. Quell’uomo era criptico, ma possedeva un carisma non
indifferente. Quando l’aveva contattato aveva dubitato della
sua capacità, ma in poco tempo era riuscito a raccogliere
gli adepti più fedeli alla loro causa. Sembrava un leader
perfetto per guidarli.
« Martes si rifiuta di tornare da Unima. » commenta
Plutinio, osservando i dati che aveva. « Dovremmo mandare
qualcuno a chiuderle almeno la bocca. »
« Non c’è bisogno. »
interviene Neptune. « Saturn e Giovia mi hanno assicurato che
è questione di tempo perché lei ritorni.
» Plutinio non sembra contento di una simile direttiva, ma
rimane in silenzio.
« Ho delle nuove informazioni sull'alleanza tra Team Rocket e
Team Plasma. » dice Saturn, catalizzando
l’attenzione su di sé. « Mi hanno
comunicato che le due parti non hanno raggiunto un accordo. »
« Hanno bisogno di una figura di riferimento. Credo che
cercheranno di convincere Silver, l'unico figlio di Giovanni, a
prendere il comando per poter tenere unite le truppe. »
Saturn rimane in silenzio. Neptune era giunto alla sua stessa
conclusione. « La nostra priorità adesso
è rimanere in incognito. Faremo la nostra mossa durante il
torneo invernale che si terrà al collegio. Certo la scelta
di raccogliere i migliori allenatori in un unico luogo ci è
stata di grande aiuto. »
L’uomo riceve solo assensi alle sue parole, e poi trattiene
Saturn mentre gli altri escono. « Vai a Unima a convincere
Martes. » gli ordina. « Se non accetta nemmeno
stavolta, fai in modo che non possa comunicare ad altri la nostra
presenza. » Saturn annuisce, e prende la sua strada senza
fargli ulteriori domande.
Rimasto da solo, Neptune guarda nuovamente lo schermo del computer. I
suoi piani stavano avanzando senza alcun intoppo.
« Sei davvero sicura di stare bene? » ormai il
sorriso di Serenity stava diventando forzato.
« L’ho già detto a Nicky poco fa. Sto
meglio, Lorelei mi ha imposto ancora una giornata di riposo. E poi con
me c'è Fainaì. » dice, indicando la sua
Skiploom che volteggiava sopra le loro teste.
Anis stringe le labbra. « Ser, tu proprio non vuoi capire.
Devi fingere di stare male, così io potrò dire
che rimarrò qui a vegliarti e la scamperò.
»
« Scampare cosa? » chiede a quel punto Serenity,
facendo sudare freddo Anis.
« E-ecco, Chiara ci ha imposto di andare a fare shopping,
oggi. »
« Ma è una bella cosa, An. Di certo Chiara lo fa
per te. » Anis cerca di fulminare Serenity con
un'occhiataccia, ma il sorriso che lei rivolgeva nella sua direzione la
fa pentire del suo gesto.
« Ser! Per favore! » la ragazza dai capelli rossi
sospira.
« Anis, non puoi sempre defilarti come una bambina. Devi
combattere con le cose che non ti piacciono. » Anis fa una
smorfia.
« Certo, perché anche tu lo fai. »
commenta, scocciata, e Serenity sembra punta sul vivo.
« Certo che lo faccio! » esclamò.
« Cerco sempre di mangiare i dolci, per quanto non mi
piacciano, e sopporto te e Gary. » conclude con aria
convinta. Anis sospira, non volendo forzarla oltre.
« D'accordo, d'accordo. » dice, ormai rinunciando a
usare una scusa per non uscire. « Ehi, cosa vuoi dire che
sopporti me e Oak? »
Il sorriso di Serenity la sembra dire lunga. « Credo che
Julia ti stia chiamando. » con una smorfia Anis raccatta il
Pokékron dalla tasca, trovando un messaggio.
« Ah, mi sa che come indovina fai cilecca, Ser. »
ride. « Ma mi tocca comunque andare. E ricorda, appena stai
male, chiamami! »
Serenity alza una mano, salutandola con un gran sorriso. «
Stai tranquilla, non credo ce ne sarà bisogno. »
con uno sbuffo contrariato, l’altra ragazza chiude la porta
dietro di sé e non ci impiega molto a raggiungere il resto
del gruppetto che era in attesa. « Chi manca? »
Camelia sospira sistemandosi la sciarpa. « Io e Anemone ci
siamo, Solana ha cambiato idea all'ultimo. Chi manca? »
« Asuka, Nicky e Julia ci sono. Marzia e Bianca hanno detto
che si faranno trovare lì. Quindi manca solo Anis.
»
« A cosa devo l'onore di essere nominata? » chiede
questa, proprio dietro le spalle della Capopalestra, che sobbalza dalla
sorpresa.
« Abbiamo finito l’appello, possiamo andare!
» esclama Chiara, e tutte si dirigono verso il binario per
Fiordoropoli.
« Sono andate via tutte? » sussurra Barry e Kenny
annuisce.
« Non vedo l'ora di cominciare. » dice sfregandosi
le mani. « Hai già chiamato Touya? »
« No. Ha detto che chiamerà lui. »
contrariamente alle loro aspettative, però, Barry e Kenny
vedono il ragazzo più grande avvicinarsi a loro con passo
tranquillo insieme a Drew e Kyohei, e salutarli con una certa
disinvoltura.
« Siete pronti? » ricevute delle affermazioni
positive il ragazzo sorride. « Allora andiamo a incontrare
Ciprian e Chicco. Dopo parleremo del piano. »
Il gruppetto si sposta al primo piano, dove i due ragazzi del quinto
anno li stavano aspettando.
« Entrate. » dice Chicco, aprendo loro la porta
della sua stanza.
Si sistemano in maniera completamente casuale; chi sul letto, chi sulle
sedie e chi sul pavimento, mentre Touya si posiziona nel centro della
stanza. « Signori, oggi siamo qui riuniti per una missione di
fondamentale importanza. » a quelle parole Barry ridacchia.
Touya che parlava in maniera così formale era troppo
esilarante. « Sarà rischioso, soprattutto
perché se qualcuno ci scopre siamo rovinati. »
« Rischiamo l'espulsione? » chiede Kenny.
« Peggio. » fa una pausa. « Le ragazze ci
faranno a pezzi. » tutti i ragazzi presenti in aula
deglutiscono.
« In cosa consiste il piano? » con grande sorpresa
generale, era Ciprian ad averlo domandato.
« Semplice. Entriamo nelle stanze delle ragazze, le mettiamo
sotto sopra e lasciamo un messaggio del tipo "so il tuo segreto".
» i ragazzi nella stanza guardano perplesso Touya.
« Ma sei serio? » chiede Nicolas, appoggiandosi
allo schienale della sedia.
« Hai un'idea migliore? » il ragazzo ci pensa un
po’, prima di trovare un’idea allettante.
« Beh... potremmo trovare oggetti "interessanti" come diari,
o peluche dell'infanzia, o altre cose, e usarli per ricattarle. Poi,
giusto per chiudere in bellezza, riempire le loro stanze di oggetti
...simpatici. » dice. I restanti maschi si ritrovano
d’accordo.
« Questo è un piano interessante. »
commenta Drew, non vedendo l'ora di appropriarsi di un possibile diario
di Vera.
«Non male. » a Chicco piaceva più l'idea
di intrufolarsi di nascosto che l'effettivo segreto.
« E io scoprirò chi piace a Lucinda. »
sussurra Kenny.
« Allora è deciso. Ognuno sceglierà la
camera da razziare. Tu, Nico, dovrai tenere impegnata Edogawa. Se
quella becca che frughiamo nella stanza che divide con Vera saremo
utilizzati come cavie. » il castano annuisce.
« Lascia fare a me. Conosco la sua debolezza. »
Touya lo guarda quasi scioccato. « Perché, Edogawa
ha delle debolezze? » chiede, portando Nicolas a sorridere in
maniera enigmatica.
« Oh sì. L'unica debolezza che ha è
maledettamente divertente. »
« Allora la lascio alle tue affettuose mani. »
ghigna, dando il cinque al ragazzo.
« La ringrazio per la gentile concessione. »
« Ma sei sicura che mi vada bene? » Vera sporge la
testa dal camerino. Touko annuisce profondamente convinta.
« Certo che sì, come potrei mentire! »
la ragazza più piccola non sembra particolarmente convinta.
Era tutta la mattina che Touko la trascinava per Azzurropoli, insieme a
Belle.
« E meglio che lasci stare, Vera. Touko non ti
ascolterà. » le sussurra la ragazza bionda, quando
Touko si è allontanata per un momento.
« Aiuto. » bofonchia. « Ma c'è
un qualche modo per ...che ne so, fermarla? » Belle muove
dolcemente la testa.
« Temo di no. Fin da bambina è sempre stata
così, energica e testarda. »
« Davvero? » ogni sua pallida speranza sembrava
svanire. « Touko... » sussurra, per richiamarla e
la ragazza più grande non ritarda ad arrivare.
« Sì? »
« Possiamo semplicemente andare a fare un giro senza compere?
Sarei stanca. »
« D'accordo. » per quanto l'espressione non lo
dimostri, la voce tradisce una nota di delusione. Vera la afferra per
una manica.
« N-non te la prendere, davvero. Io apprezzo tutto questo che
hai fatto per me. »
« No, la colpa è mia. Come al solito sono
invadente. »
« Ma no, non è così…
»
« Volete smetterla? » con grande sorpresa delle due
castane era stata Belle a parlare. Aveva l'espressione corrucciata e le
mani sui fianchi. « Voi due ascoltate ciò che
l'altra dice? » chiede, con tono severo. Sia Vera sia Touko
scuotono meccanicamente la testa in segno di negazione. «
Allora dovreste farlo. Evitereste parecchie incomprensioni. »
Le due ragazze si voltano una verso l'altra. « Scusa.
» iniziò Touko. « Io spesso sono
egocentrica e penso anche per gli altri. »
« Non devi scusarti. Anche io sono il genere di persona che
non sa spiegarsi bene, a volte. »
« Visto che si può risolvere la situazione in
maniera così semplice? » era di nuovo Belle, che
era tornata al solito sorriso. Le due ragazze ridono insieme.
« Non avrei mai detto che potessi diventare... beh,
così, Belle. » dice Vera, e Touko annuisce per
rafforzare l’affermazione.
« Ora so come hai fatto a tenere a bada la tua squadra.
» la bionda sospira.
« Possiamo andare? Mi fanno male i piedi e ho fame.
» le due ragazze la prendono a braccetto.
« Come desidera, padrona! »
« Voi cosa ci fate qui? » Natsumi osserva Barry e
Kenny che si aggiravano per il terzo piano. Solitamente non le sarebbe
interessato più di tanto, ma vedere i compagni di classe
sussurrare tra di loro e camminare velocemente la fa sospettare.
Infatti i due ragazzi si irrigidiscono.
« Natsumi? Tu che ci fai qui? » la ragazza alza un
sopracciglio.
« Questa è la domanda che dovrei fare a voi.
Questa ala è il dormitorio femminile. » i due
ragazzi deglutiscono. « E immagino che non vi siate persi.
» commenta, assottigliando lo sguardo.
« Noi non c'entriamo niente!! » urla Barry,
afferrando Kenny per un braccio e precipitandosi giù per le
scale. Natsumi rimane a guardare il polverone lasciato dalla corsa,
prima di prendere anche lei le scale e scendere al secondo piano.
Per quanto ne sapeva, le sue compagne erano all'Isola Cannella. Non
poteva contare sulle ragazze della quinta, visto che domenica la
passavano sempre fuori dalla scuola e non voleva affidarsi alle
ragazzine della prima. Perciò le rimaneva solo una scelta.
Le ragazze della quarta classe che stavano sul piano inferiore.
Scesa sul piano lo trova sorprendentemente silenzioso.
« E tu? » Natsumi afferra la Pokéball di
Snivy, pronta ad usarlo in caso di bisogno. Davanti a lei c'era una
ragazza, che riconobbe come Serenity.
« Buongiorno. » la ragazza dai capelli scuri
ricambia il saluto. « Scusa, ma hai per caso visto un ragazzo
del primo anno? »
« Perché me lo chiedi? » la ragazza si
fa pensosa.
« Prima è entrato nella mia stanza, ma poi non
appena mi ha visto se l'è data a gambe levate. »
Natsumi sembra sorpresa.
« Lo stesso è successo anche a me. I miei due
compagni di classe si aggiravano in maniera strana per il corridoio del
mio piano. »
« E' strano. I ragazzi che si aggirano per i dormitori,
proprio quando noi ragazze non dovremmo esserci… »
« Perché, dove sono le altre? » chiede
Natsumi.
« Chiara le ha trascinate a Fiordoropoli a fare shopping.
»
« Capisco. E tu? » Serenity sorride lievemente.
« Mi è stato imposto il riposo fino a domani,
visto che mi ero ammalata. Piuttosto, sai se c’è
qualcun’altra? »
« Per quanto ne so ci dovrebbe anche esserci Edogawa.
» commenta Natsumi. « Anzi, c'è
sicuramente. »
« Dove potrà essere? »
« Non saprei. Con tutta probabilità è
con il suo compagno di classe, quello con cui sta sempre. »
« Potremo provare nell'atrio, difficilmente con questo freddo
saranno andati lontano. »
« Ho sentito un urlo. » dice Yukiko, fermandosi, e
Nicolas ride, cercando di sdrammatizzare.
« Sarà stata una tua impressione. » il
ragazzo si stava pentendo di aver accettato la missione, nonostante la
sua predilezione per il sushi Yukiko non era facile da distrarre.
« Non sono una visionaria, tanto meno uditiva. »
dice lei con tono freddo e Nicolas le sorride.
« Sei semplicemente troppo sospettosa. » replica,
punzecchiandole una guancia con l'indice e ricevendo uno schiaffo sulla
mano. Yukiko alza gli occhi, sospirando. « Io vado a dare
un'occhiata, allora. » lei non gli risponde, e Nicolas sapeva
bene che non l'avrebbe chiamato. Con un po' di rammarico pensa che da
quando erano diventati amici era sempre così. Lui cercava di
scherzare, di ridere, ma Yukiko non era così facile da
coinvolgere. Nonostante questo non aveva alcuna intenzione di
arrendersi, ormai era più la sua tenacia a voler continuare
a frequentarla.
« Nicolas? » era stato Drew a parlare, dopo averlo
raggiunto.
« Trovato ciò che cercavi? » Drew
sorride vittorioso.
« Certo. Devo solo trovare il modo di aprirlo e
sarà fatta. » Nicolas nota il diario che teneva in
mano.
« Fermi dove siete. » i due ragazzi si voltano
verso la voce dietro di loro. Natsumi cerca di avere uno sguardo
minaccioso, ma né Drew né Nicolas sembrarono
impressionati o intimoriti.
« Natsumi... P-perché sei co-..rsa via...? Oh.
» con il fiato corto anche Serenity era arrivata al
gruppetto.« C-come mai siete qui? »
« Sapete dove sono gli altri ragazzi? » chiede
Natsumi senza troppo preamboli. I due sussultano, mentre Drew si
premura di nascondere il diario dietro la schiena.
« No. » risponde Nicolas per entrambi, con troppa
fretta nella voce. « Ma potete andare a cercarli. Noi
dobbiamo andare. » le due ragazze non fanno in tempo a dire
qualcosa che i due ragazzi sono già lontani.
Natsumi mugugna frustrata, assottigliando lo sguardo. «
Troppo sospetti. » Serenity annuisce.
« Figurati che me ne sono accorta anche io. »
« Serenity? »
« Dimmi. » la rossa si preoccupa per il tono serio
che Natsumi aveva assunto.
« Hai nella tua squadra un Pokémon forte e
distruttivo? » lei sembra pensarci un attimo con aria
preoccupata.
« ...sì. Ma… » la ragazza
più piccola le fa segno di non parlare.
« Tienilo a portata di mano. Forse dovremo mandare in orbita
qualcuno. » il sorriso che si dipinge sul suo volto preoccupa
Serenity, che istintivamente stringe la Pokéball di Sam.
Sperava tanto di non doverlo chiamare.
Sia Ciprian sia Chicco comprendono di trovarsi nei guai. Solana stava
in piedi davanti a loro, con espressione severa, e Plusle che caricava
le guance di elettricità sulla sua spalla.
« Posso sapere che cosa state combinando? » la vena
pulsante sulla tempia della ragazza lasciava intendere che avesse
compreso. Tutto. Chicco deglutisce pesantemente, mentre il sorriso di
Ciprian diventa forzato.
« Niente di particolare. Passeggiamo. » dice
Chicco. Solana alza un sopracciglio.
« Nei dormitori femminili? » l'aria si fa
più pesante.
« Che male c'è? » era stato Ciprian a
parlare. Lo sguardo della ragazza si sposta verso di lui.
« Siete sospetti. » commenta mentre le scintille di
Plusle diventavano sempre più evidenti. I due ragazzi
cominciano a sentire il pericolo.
« Ehi, c'è qualcuno? » il richiamo di
una ragazza sembra la campana della salvezza, per i due compagni.
« Sì, siamo qui! » esclama Chicco,
agitando la mano a vuoto. Solana lo afferra per la spalla.
« Non ve la caverete così facilmente. »
sussurra, spettrale.
« Solana? » ben presto Serenity e Natsumi appaiono
alla loro vista, e sembravano preoccupate. La Ranger sorride, un po'
sollevata nel constatare che non era l'unica ragazza presente
nell'edificio.
« Siete qui anche voi. Meno male. » Solana sorride
più dolcemente verso le due ragazze, ma non accennando a
mollare la presa su Chicco. « Sapeste cosa stavano combinando
questi due. » quasi ringhia, spaventando a morte il
Capopalestra. La ragazza però non fa però in
tempo a spiegare cosa stesse succedendo che il pavimento del corridoio
viene invaso da piccoli Pokémon gialli.
« C-che accidenti sono? » chiede Chicco,
abbracciando Solana terrorizzato. Anche lei sembra parecchio
preoccupata, visto che deglutisce, mentre Ciprian mostra grande
indifferenza.
« Che carini. » Serenity sorride, inginocchiandosi.
« Sono dei Joltik. » anche Natsumi fa la stessa
cosa.
« Già. E guarda, ci sono anche degli Spinarak.
» i piccoli Pokémon continuavano a zampettare per
il corridoio, non curandosi del fatto che c'erano dei ragazzi che li
fissavano a metà tra il curioso e lo spaventato.
« Da te mi sarei aspettata una fuga alla sola vista di questi
Pokémon, Serenity. » esordisce Natsumi, mentre un
piccolo Spinarak si arrampicava coraggioso su per il suo maglione e
l’altra ragazza sorride, aggrottando le sopracciglia.
« Durante tutta la mia infanzia non c'era giorno che mia
sorella non ne portasse uno a casa. » spiega, toccando un
piccolo Joltik con la punta dell'indice. « Ormai per me sono
di famiglia. »
« Non vorrei rovinare il quadretto felice…
» dice Chicco, sempre più preoccupato. «
...ma stanno arrivando minacce ben peggiori. »
All'orizzonte apparvero due Galvantula, oltre a diversi Ariados e
qualche Durant. Il gruppo sussulta. « Ora mi piacerebbe tanto
sapere chi è l'idiota che ha portato qui tutti questi
Pokémon. »
« Colpa mia. » in groppa a un Sigilyph, Touya stava
volando sopra il mare di insetti. Dietro di lui c'era Kyohei con
Braviary. « Volevo fare uno scherzo nella stanza di mia
sorella, ma temo che la situazione sia degenerata. »
Le ragazze gli riservano uno sguardo di rimprovero. Poi Natsumi chiama
Salamence, salendo sulla sua groppa ed elevandosi sopra il mare di
coleotteri. Serenity fa uscire dalla sfera Marc, invitando anche Solana
e Plusle a salire sulla groppa del Tropius.
« Siamo rimasti solo noi a terra. » commenta
svogliato Ciprian, prima di far apparire il suo Jellicent.
« Portami con te! » esclama Chicco. « Ho
dimenticato i miei Pokémon in camera. » il giovane
di Grecapoli gli tende la mano, aiutandogli a salire sul suo
Pokémon.
« Perfetto. Ora che si fa? » era stata Solana a
parlare.
« Cerchiamo di trovare il nucleo di questo disastro.
» commenta Ciprian.
Touya deglutisce pesantemente. « E’ la stanza di
mia sorella. » Solana fulmina con lo sguardo il ragazzo.
« Black, cosa accidenti hai combinato per farne arrivare
così tanti? » il ragazzo deglutisce di nuovo,
aggiustando il colletto del maglione che portava.
« Diciamo che ho usato una grande quantità di
miele... » dice, attendendo una reazione che non si fa
attendere, visto il collettivo "idiota" che raggiunge presto le sue
orecchie.
Salendo sul piano superiore i ragazzi trovano Barry, Kenny, Drew e
Nicolas, anche loro sopra i loro Pokémon volanti.
« Che accidenti sta succedendo? » chiede Drew. Il
suo Flygon osservava inquieto lo sciame che si stagliava sotto le sue
zampe.
« Colpa di Touya. » gli rispondono in coro le
ragazze.
« E miele, una tonnellata di miele che ha attirato tantissimi
Pokémon. » borbotta Kyohei, rimasto silenzioso per
tutto quel tempo. « E' un peccato, aveva funzionato
perfettamente, all'inizio. »
« Adesso il nostro compito è far sparire tutto
questo sciame prima che qualcuno se ne accorga. » dice
Nicolas. « Certo, come se fosse facile. » commenta
Barry.
« Forse con una grande ondata di acqua potremo sbrigarcela
facilmente. » dice Solana. « Voi avete dei
Pokémon che conoscono Surf? »
I due cugini annuiscono, e lo stesso fa Nicolas.
« Anche io ne ho uno. » balbetta intimorita
Serenity.
« Bene! Voi andrete avanti, e quando arriverete alla stanza
userete Surf. L'acqua dovrebbe ripulire tutto il miele e far disperdere
i Pokémon. Io... » dice Solana, estraendo lo
Styler di cattura. « ...verrò con voi e
calmerò eventuali Pokémon aggressivi. »
« E noi? » chiede Natsumi. Solana la guarda dritta
nei occhi.
« Voi andrete al piano terra ad assicurarvi che i
Pokémon, quando il miele non ci sarà
più, escano tutti dal dormitorio. » la blu
annuisce.
« D'accordo. Allora noi andiamo. » dice Barry,
dirigendo il suo Staraptor verso il piano inferiore. Kenny fa lo
stesso, salutando il resto del gruppo che andava a combattere. Drew e
Natsumi sono gli ultimi a lasciarli, preoccupati.
« Allora andiamo! » esclama Touya, con la frenesia
di una nuova avventura che si stagliava davanti a loro. Solana stringe
il suo Styler, pronta a usarlo se necessario, mentre Plusle era pronto
ad aiutarla.
Volano per un po' insieme alla corrente di insetti, e più si
avvicinavano più questi diventavano grandi e alquanto
inquietanti. Avevano già superato diversi Heracross
piuttosto pacifici, mentre avevano dovuto farsi piccoli alla vista di
un Drapion. Con molta curiosità avevano addirittura visto
dei Whirlipede, una visione unica a Kanto, e dei Masquerain li avevano
spaventati a dovere con i loro disegni. I Butterfree e i Beautifly
sembravano piuttosto tranquilli, almeno quelli che avevano visto
durante il tragitto, mentre i Beedril sembravano parecchio agitati.
Serenity deglutisce, stringendo le mani. Se non fosse consapevole che
poteva essere d'aiuto e che tutta la sua squadra era con lei,
probabilmente non sarebbe mai arrivata fino a lì.
« Siamo vicini. » commenta Nicolas, osservando uno
Yamnega che aveva superato. Il resto del gruppo annuisce.
La porta della stanza era aperta, e dentro c'era una moltitudine di
Vespiquen, Heracross e Shyther che avevano invaso tutto l'interno.
« Adesso! » Solana da l'ordine, all'improvviso.
Touya e Kyohei richiamano i loro Samurott che erano determinati a
combattere, mentre Nicolas fa uscire Feraligatr che si stiracchia tutto
contento. Serenity chiama il suo Carracosta, che osserva il luogo con
indifferenza.
« Usa Surf! » l'ordine è impartito dai
quattro Allenatori quasi all'unisono, e i quattro Pokémon
obbediscono all'istante. Una grande ondata copre l'intera stanza,
ripulendola completamente. Solana esulta, contenta che tutto fosse
andato secondo i piani.
O quasi tutto, vista la presenza dell’acqua che non sarebbe
svanita. Infatti, dopo aver ripulito il miele dalle superfici,
l’ondata torna indietro contro i suoi mandati, travolgendoli
in pieno e trascinando con sé un groviglio di persone,
Pokémon e acqua appiccicosa fino al piano terra.
Lo starnuto di Nicolas si sente per tutta la stanza. L'acqua che li
aveva travolti era davvero fredda, e già ne sentiva gli
effetti.
« Tieni. » il ragazzo alza lo sguardo su Yukiko,
che gli stava porgendo un asciugamano. Lo prende, passandoselo tra i
capelli umidi e appiccicaticci. Quell'avventura era stata un successo e
un fiasco.
« ...grazie. » biascica, cercando di non
rabbrividire. Si trovavano nell'atrio a pulire il disastro che era
venuto. « Piuttosto, tu come ha- » non fa in tempo
a finire la frase che si ferma da solo, tanto Yukiko difficilmente gli
avrebbe risposto.
« Ho i miei metodi. » gli risponde semplicemente
lei, cercando un angolo del divanetto che non fosse sporco dove
sedersi. Nicolas ride, Shiori sarebbe sempre stata così. I
due ragazzi rimangono accanto, mentre Yukiko lo aiuta ad asciugarsi, e
infine Nicolas si alza in piedi con un po’ di vigore.
« Devo finire di pulire la mia parte. Altrimenti chi li
sente, gli altri. » Yukiko lo lascia fare, continuando
però ad osservarlo. Nicolas era un soggetto interessante,
per lei. All'apparenza era freddo, ma se si toccava quella scorza
questa cadeva senza problemi rivelando un carattere caldo e positivo.
Sentiva sempre del calore accanto a lui, un calore che identificava
solitamente in una famiglia amorevole.
La ragazza sospira, lei invece non aveva provato nessun calore nella
sua famiglia. O meglio, era sempre stata lei a rifiutarlo.
« Nico! » il richiamo di Drew la fa sobbalzare,
strappandola dalle sue riflessioni. Sì, come oggetto di
studio Nicolas sarebbe stato interessante. Poteva mettere da parte un
po' di tempo per dedicarsi anche allo studio delle persone, oltre che
dei Pokémon.
« Dopo un intero pomeriggio annuncio ufficialmente che ce
l'abbiamo fatta. » dice Solana, asciugandosi il sudore dalla
fronte. Era stata una faticaccia ripulire quel disastro, ma il
risultato dava soddisfazione.
I ragazzi sembravano meno entusiasti, soprattutto Touya che attendeva
la vendetta dei compari per quella situazione.
« Ora possiamo tornare alle nostre stanze? » Kyohei
era il più stanco di tutti. Solana gli dà una
pacca sulla spalla, salvo per poi trattenerlo dal crollare.
« Sì, ormai abbiamo finito. » commenta
Natsumi. Lei non era stanca più di tanto, ma si sarebbe
volentieri buttata sotto la doccia e poi dritta nel letto per un sonno
ristoratore. L’evento di quel giorno l’aveva
piuttosto stressata.
« Allora, acqua in bocca con questa faccenda? » i
presenti sembrano rimuginarci seriamente.
« Penso di sì. » esordisce Barry.
Natsumi si premura di fulminarlo con lo sguardo. « Non
prendertela, Natsumi. Lo dico per tutti. Il torneo invernale
è alle porte, e se confessassimo questa faccenda punirebbero
tutti noi impedendoci di iscriverci al torneo. Non so se è
questo che vuoi. »
« Ma se la colpa è vostra! » esclama
piccata, corrucciando le labbra.
« Credi che ad Agatha interesserà di chi
è la colpa? Eravamo insieme, perciò per lei sarai
colpevole quanto me. »
« Per quanto detesti una condotta simile, temo che
dovrò dargli ragione. » dice Solana, appoggiando
una mano sulla spalla di Natsumi. « Io non partecipo,
perciò per me non sarebbe un problema raccontare la
verità, ma per voi... Beh, dovete pensarci bene. »
A quel punto la scelta da fare era molto semplice. Sarebbe bastato
tacere l’accaduto.
Il membro più grande del trio oscuro entra nella stanza. Il
loro covo non era particolarmente accogliente, ma funzionava a dovere,
e sembrava compiacere Ghecis.
« Potente Ghecis, le abbiamo localizzato i tre moschettieri.
» l'anziano uomo sorride, guardando un punto indefinito della
stanza.
« Meraviglioso. Cosa mi dite di Genesect? »
Il ninja china nuovamente la testa. « I nostri scienziati
sono riusciti a sottometterlo. » un altro sorriso compiaciuto.
« Finalmente delle buone notizie. Quando potremo metterlo
alla prova? »
« Dicono che è pronto, anche adesso. »
« Adesso è troppo presto. La scuola degli
Allenatori organizza un evento importante tra meno di una settimana,
attaccheremo in quell'occasione. » Ghecis fa una pausa,
guardando nella sua direzione. « Dov'è il tuo
compagno? » il ninja prende un grosso respiro, probabilmente
Ghecis attendeva da un po' per fargli quella domanda. La mancanza del
terzo componente era evidente.
« Lo abbiamo lasciato al collegio per raccogliere altre
informazioni. Adesso è senza Pokémon, quindi qui
non sarebbe stato di nessuna utilità. » Ghecis
annuisce compiaciuto.
« Avete fatto bene, bisogna sempre avere una spia infiltrata
tra i nemici. »
« Darò disposizioni per l'attacco. »
« Bene. Ora lasciatemi da solo. » ordina,
rintanandosi nel punto più scuro della stanza. I due
componenti del trio annuiscono, scomparendo nelle ombre.
Randomicamente
spiegando:
- Per fortuna i personaggi hanno un po' di sale in zucca, non come
nell'anime (o videogioco, qualche volta).
- Ebbene sì, ho adottato una teoria sul Trio Oscuro.
Eccomi qui.
Oggi non
è nessun anniversario, nessun festeggiamento.
Avevo solo
voglia di aggiornare, ed eccomi qui. E un po' mi sentivo anche in colpa
per tutto questo tempo che vi faccio attendere, il che mi fa
autofustigare nella mia stessa mente. Infatti, forse un modo per farmi
perdonare c'è.
Solo se
volete. (Chi è interessato, batta un colpo.) Anche se suona
come una cosa losca, vi assicuro che così non è.
E' tutto legale. ...Lo spero.
Commenti sul
capitolo:
Un'altro della
serie "agosto 2013". Gente, mi sento vecchia.
Con il tutto,
ricordavo poco di questo capitolo se non che fosse potenzialmente
demenziale. Ricordavo bene.
Per il resto,
c'è davvero qualcosa da dire? Il gruppetto ha salvato la
giornata, lo shopping è stato fatto, qualcuno ha rischiato
di cadere nel vulcano dell'Isola Cannella e alla fine siamo tutti in
trepidante attesa del Torneo Invernale.
Che, dei del
cielo, inizierà dal prossimo capitolo. E che è un
miniarco di tre capitoli in cui... succederà roba. Vi basti
sapere questo.
Inoltre ho
sistemato qualche pezzetto per conformarlo al mio stile attuale, ma per
il resto cercherò di terminare questa avventura alla stessa
maniera in cui l'ho iniziato.
Ringraziamenti:
Un granzie
enorme va alle persone che recensiscono, ovvero Gwen Kurosawa, Flareon24, Emy96, Miss Yuri e eather_, grazie alle
quali ho un po' di forza in più per proseguire. Grazie,
davvero.
|
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Capitolo 10 *** Se chi ben comincia è a metà dell'opera... ***
Capitolo Dieci: Se chi ben comincia è a
metà dell'opera...
Capitolo
Dieci: Se chi ben comincia è a metà dell'opera...
«
Con grande gioia che vi annuncio che il Torneo Invernale è
ufficialmente iniziato! »
Quella mattina il sole splendeva raggiante, e l’aria era
piuttosto frizzante.
I ragazzi fremevano dalla voglia di cominciare, dopo aver registrato i
propri Pokémon. I professori avevano fatto attrezzare
l’area di addestramento per l’occasione. Si erano
presentati molti spettatori, e vista l’affluenza era
probabile che durante la terza giornata sarebbero stati il doppio in
numero.
« Tra poco esporremo i nomi del sorteggio. » dice
il professor Oak. « Fareste meglio a essere pronti,
perché presto otto di voi entreranno in campo. »
« Mi sembra inutile ripetervi le regole, sperando nel vostro
buon senso... » dice la professoressa Aralia, fulminando con
un'occhiata i soliti ragazzi, troppo scapestrati per darle retta.
« ...perciò auguro buona fortuna a tutti voi e che
vinca la migliore strategia! »
Gli studenti si dimostrano entusiasti, così tanto che
esplodono in un boato. « Bene, i sorteggi sono finiti. I
primi a scendere in campo saranno Evans Magdalena e Stevens Camelia.
» la bionda modella stringe la sfera del suo Zebstrika,
fiduciosa, mentre Lena prende un grosso respiro ricevendo un sorriso
d'incoraggiamento da parte di Catlina.
« Nel secondo capo di lotta ci saranno Skyla Anemone e
Towards Komor. » l'aviatrice sembra leggermente preoccupata,
nel sapere chi fosse il suo sfidante, che l’aveva
già sconfitta una volta.
« Nel terzo Grisperle Mei e Daylay Anita. » sia la
castana che la corvina annuiscono, ben determinate a lottare.
« E nell'ultimo campo combatteranno Mirage Tel e Hudson
Kenny. » il secondo deglutisce, non molto convinto a
continuare. Lui aveva sempre lottato per i Contest, e combattere contro
un Capopalestra lo innervosiva.
« Per favore, dirigetevi verso i campi selezionati.
» i otto ragazzi si separano dalla massa, dirigendosi verso i
campi di lotta.
« Mari! » la ragazza sobbalza dallo spavento,
vedendo Kotone avvicinarsi. « Andiamo a guardare qualche
lotta? » lei scuote la testa negando. Aveva scelto di unirsi
alle forze di volontariato, e per quella mattina il suo compito era
controllare uno dei campi di lotta.
« Mi spiace, devo rimanere qui. » Kotone sembra
delusa, prima di afferrare una mal volente Elis. « Mi farai
compagnia tu, vero? » le chiede, trascinandola con
sé e ignorando le imprecazioni al suo indirizzo.
Il campo sul quale si sarebbe disputata la lotta era ricoperto di erba,
piatto e senza nessun particolare.
Anita deglutisce, prendendo in mano la sfera di Gabite. Non voleva
usare per prima quell'imprevedibile Pokémon, visto il suo
carattere violento, ma aveva una vaga idea di chi sarebbe stato il
primo Pokémon scelto da Mei.
« Forza, Kyurem! » esclama infatti questa, facendo
apparire il Pokémon ghiacciato sul campo. Dalle sue fauci
proveniva un glaciale alito che gli spettatori seduti in prima fila
riuscivano a percepire.
« Andiamo, Gabite. » pronuncia Anita, cercando di
non rabbrividire per l'atmosfera gelata che si era creata. La sua
Pokémon non sembra più così spavalda
alla vista di Kyurem. Mei sorride, decisa a non risparmiare la sua
avversaria.
« Kyurem, usa Gelamondo! » ordina subito, non
volendo perdere tempo. Senza riuscire a reagire Anita vede grosse
colonne di ghiaccio avvolgere la sua Pokémon, per poi
stritolarla e lasciarla esanime sul terreno. Non ha bisogno di
conferme, Gabite era stata sconfitta in un unico colpo.
Anita cerca di imporsi la calma, prendendo la prossima sfera. Era il
turno di Flareon.
« Avanti, Cinedria, usa Introforza! » Flareon
sembra superare Kyurem in velocità, e quando le sfere
luminose lo colpiscono questi sembra accusare il colpo. Anita sorride
vittoriosa, sapeva che la mossa della sua Pokémon era di
tipo Lotta. Mei però non sembra minimamente preoccupata per
il danno subito.
« E' il tuo turno, Kyurem. Usa Geoforza. »
emettendo un forte ruggito, Kyurem fissa Flareon con gli occhi dorati
mentre fiotti di terra e fuoco lo colpivano senza risparmiarla. Flareon
rimane sdraiato a terra dopo il colpo subito, facendo intendere che
anche lui era sconfitto.
Anita comincia a sentirsi sperduta. Le era rimasto un solo
Pokémon, mentre Mei aveva usato solo Kyurem per sconfiggere
quelli che avevano il vantaggio del tipo su di lui. Doveva ammettere
che Mei meritava il suo titolo.
« Staravia, è il tuo turno. » il
Pokémon volante esce dalla sua sfera, librandosi subito in
volo. Con un'occhiata incenerisce Kyurem, segno che Prepotenza aveva
funzionato. Non aveva molte possibilità di vincere, ma non
si sarebbe mai arresa senza lottare.
« Adesso usa Turbine! » Staravia comincia a battere
forte le ali, tanto da creare una forte corrente e costringere Kyurem a
tornare nella sua sfera. Al suo posto entra in campo Pansear. Mei
deglutisce, lei contava di usare solo Kyurem per quella lotta.
« Pansear, Pirolancio! » il piccolo
Pokémon sputa un dardo infuocato che Staravia schiva
all'ultimo momento. Anita sospira di sollievo, l'elusione del suo
Pokémon era elevata.
« Staravia, Doppioteam. » ben presto nel cielo
compaiono diverse copie del Pokémon, mettendo in confusione
il piccolo Pokémon. Mei stringe i pugni. Pansear era ancora
poco abituato alle lotte, visto che erano passati solo tre mesi da
quando era uscito dall'uovo. Ancora non poteva sostituire Simisear, la
Pokémon che aveva fatto parte del suo team fino a qualche
settimana fa.
« Pansear, avvicinati e usa Bruciatutto. » doveva
mantenere la calma, o sarebbe stata la fine. Il Pokémon
scimmia si avvicina a Staravia, ma non riesce affatto a colpirlo.
« Ora usa Volo. » era l'attacco più
potente che Staravia aveva, ed era quello su cui contava Anita. Il
Pokémon si alza in cielo, all'altezza del sole mattutino.
Mei prende un grosso respiro, ammettendo che il suo Pokémon
era spacciato.
« Pansear, usa Sbadiglio. » dice, ma sapeva che
l'attacco non avrebbe raggiunto Staravia. Nel turno successivo
l'uccello piomba su Pansear, mettendolo fuori gioco. Mei si impone di
non reagire, tanto Kyurem avrebbe presto terminato la lotta. Anita
comprende che era finita; anche se avesse usato di nuovo Turbine,
Kyurem sarebbe comunque tornato in campo come Pokémon finale.
« Ancora Volo! » dice, e Staravia si affretta ad
obbedire. Mei sorride.
« Kyurem, usa Volo anche tu. » ordina, facendo
impallidire l’altra ragazza. La lotta si sposta in aria,
costringendo le sfidanti ad alzare la testa. Per quanto Staravia si
stesse sforzando, Kyurem lo colpisce e il Pokémon plana
sgraziatamente a terra, accasciandosi sul terreno.
Mei aveva vinto.
« Evvai! » esclama questa, abbracciando il grande
muso di Kyurem. « Abbiamo vinto, e tutto questo grazie a te.
» ride, accarezzando la sua pelle gelida. Anita ritira
Staravia nella Pokéball, leggermente delusa. Non poteva
farci niente, doveva accontentarsi di aver anche solo scalfito la
leggenda.
« E' stata una bella lotta. » non si era accorta
che Mei si era avvicinata. « Certo, difficilmente dei
Pokémon comuni possono competere con un Pokémon
leggendario, ma sei stata brava. » Anita corruccia le labbra,
prima di sorridere.
« Ne sono felice. »
« I vincitori di queste lotte sono Magdalena Evans, Towards
Komor, Grisperle Mei e Mirage Tel. » annuncia
Aloè, tenendo tra le mani un foglio. « I prossimi
ad entrare in campo saranno Grisperle Kyohei e White Nicolas, Harixgoon
Lucas e Mirage Pat, Camerun Barry e White Touko, Dragontamer Iris e
Domadraghi Lance. »
« Complimenti, Lena. E anche a te, Mei. » Catlina
guardava entusiasta le sue amiche, che entrambe avevano superato il
primo turno.
« E' stato facile. » commenta Mei, cercando di
darsi delle arie ma finendo solo col sembrare buffa.
« Certo. » commenta Lena, con gli occhi a
mezz'asta. « Intanto uno dei tuoi Pokémon
è stato sconfitto. » Mei gonfia le guance,
fingendosi profondamente offesa.
Poco più lontano si trovavano Anemone e Camelia. «
Hai perso anche tu? »
« Komor non ci è andato piano, con me. E'
diventato ancora più forte. » Camelia rimane in
silenzio per un attimo.
« Bisogna lasciare lo spazio alle nuove generazioni.
» commenta poi. « Ormai siamo diventate stagionate
per questo genere di cose. » Anemone ride.
« Ormai siamo pezzi da museo. » si aggiunge Lance,
con aria drammatica, facendo scoppiare a ridere le due ragazze.
« Non dovresti essere altrove, Lance? »
« Tipo sul campo di battaglia? » conclude Camelia,
e il ragazzo schiocca le labbra.
« Non siete divertenti. E' meglio che vada, non voglio far
attendere la mia sfidante. » alle ragazze non rimane altro
che roteare gli occhi per l’uscita plateale del compagno e
uscire, passando accanto a dei ragazzi di terza.
« Anita. » la ragazza, sedutasi per qualche minuto
dentro la stanza d'attesa, alza lo sguardo. Touya le sorride
apertamente. « E' stata una bella lotta. » la
corvina stringe le labbra, non troppo convinta.
« Però ho perso, alla fine. » dice,
accarezzando il capo di Luffy. Anche Touya si abbassa per fare una
carezza al Luxio della cugina, prima di sedersi accanto a lei.
« Kyurem è un Pokémon leggendario, lo
sai bene che per sconfiggerlo bisogna avere Pokémon allenati
ed essere pronti. Mei è sempre stata così, ha
nella sua squadra Pokémon potenti che non lasciano tregua
all'avversario. » spiega, e Anita sospira. Touya le tocca la
spalla.
« Sei stata brava. Battere uno dei Pokémon della
cuginetta è un grande risultato. » Anita
arrossisce, annuendo. Un complimento di Touya valeva molto
più di cento vittorie.
Kyohei cercava di non dimostrarsi nervoso, il suo avversario era stato
il Campione di Johto.
« Possiamo cominciare? » gli chiede Nicolas e
Kyohei annuisce, mandando in campo il suo Samurott. Ben presto sul
campo fa la sua entrata in scena anche il Feraligatr di Nicolas, che
batta la coda sul terreno con soddisfazione.
« Feraligatr, usa Geloraggio. » la prima mossa va a
Nicolas, così il suo Pokémon apre le fauci
scagliando un raggio freddo contro il Samurott avversario. Lui,
però, non sembra molto ferito da quell'attacco.
« Anche tu, Samurott, usa Geloraggio. » anche il
Pokémon di Unima usa lo stesso attacco, ma Feraligatr non
sembra nemmeno accusare il colpo.
Sarebbe stata una lotta molto lunga.
La lotta tra Pat e Lucas stava procedendo bene, entrambi gli sfidanti
avevano già perso un Pokémon.
Lucas sospira, aveva sottovalutato la Capopalestra. Pat era riuscita a
sconfiggere il suo Mesprit con una strategia molto efficace. Adesso
c'erano in campo il Lunatone della ragazza e il suo Arcanine. Sapeva
che poteva contare sul Pokémon cane.
« Arcanine, usa Boato. » ordina. Lunatone aveva il
vantaggio del tipo, e preferiva tenerlo come ultimo Pokémon.
Il Pokémon torna nella sua sfera, ma al suo posto in campo
entra Solrock. Lucas avrebbe volentieri preso un muro a testate. Di
male in peggio. Ormai non poteva più trovare una scappatoia,
e come se non bastasse, la sua avversaria sembrava determinata a
vincere.
« Adesso usa Extrarapido. » la velocità
era una qualità che apprezzava molto del suo
Pokémon. Infatti Arcanine aumenta ulteriormente la sua
rapidità, colpendo Solrock. Il Pokémon Sole
levita qualche metro più indietro, ma il colpo non sembra
averlo ferito più di tanto.
« Solrock. Psichico. » gli ordini di Pat erano
precisi, senza troppi fronzoli. Il Pokémon cane viene
trasportato a mezz'aria, prima di essere nuovamente scagliato a terra.
Lucas prende un grosso respiro. Quella battaglia era davvero complicata
da vincere.
La situazione per Iris era ostica.
La ex Campionessa di Unima non era presuntuosa, con un avversario come
Lance non poteva permettersi esitazioni o sottovalutarlo.
Però, in quella situazione, con il suo Haxorus contro il
Garchomp di Lance sentiva di non avere molte possibilità di
vittoria. Non aveva nemmeno avuto il tempo di chiedersi come facesse
Lance ad avere un Pokémon originario di Sinnoh che questi
aveva messo fuorigioco il suo Aggron e il suo Archeops. Aveva cantato
vittoria troppo presto quando aveva sconfitto il suo Salamence.
« Haxorus, vai con Oltraggio. » non voleva
attaccare in maniera confusa, ma con Lance faceva uno strappo alle sue
regole.
« Tu, Garchomp, usa Terremoto. » i due attacchi
colpiscono in simultanea, ma Haxorus sembra più indebolito
di Garchomp.
« Perché Garchomp non è sconfitto?
Oltraggio è molto potente come mossa. » Lance
sorride vittorioso alla sua questione.
« Già. Per questo faccio tenere a Garchomp la
Baccahaban. Indebolisce le mosse di tipo Drago. » in effetti
Iris aveva notato che il Pokémon avversario tenesse
qualcosa, ma non ci aveva dato troppa importanza. Un errore che le era
costato caro. L'emozione di combattere contro un avversario di quel
calibro le aveva sicuramente dato alla testa.
« E ora, credo sia il momento di chiudere la lotta. Garchomp,
usa anche tu Oltraggio. » l'attacco del Pokémon
colpisce in pieno il Haxorus di Iris, che si accascia a terra esausto.
Iris non ha nemmeno il bisogno di conferme, era stata sconfitta, e fa
rientrare Haxorus nella sua sfera, stringendola a sé.
« Sei stata brava. » sussurra, accarezzando
dolcemente la sfera.
« Sì, lo sei stata. » non si era nemmeno
accorta che il suo avversario si era avvicinato. « Hai una
squadra potente. » Iris sorride, per niente scoraggiata.
« Però la tua lo è più della
mia. » dice. Anche la sconfitta faceva parte del suo essere
Allenatrice, era un passo importante da accettare quando si era
Capopalestra.
« Grazie. » Iris lo guarda stranita. « Ho
avuto l'occasione di lottare contro Pokémon che prima di
oggi non avevo mai visto. Per me è stato divertente.
»
Iris sorride nuovamente, più determinata. « Anche
per me lo è stato. »
Anche il secondo turno si era concluso.
« I vincitori sono Nicolas White, Lucas Harixgoon, Touko
White e Lance Domadraghi. » i quattro ragazzi erano fieri di
aver passato il turno, entusiasti in attesa del giorno successivo che
forse li avrebbe visti trionfare ancora.
Aloè sorride, vedendo che la sua pupilla aveva superato il
turno. « I prossimi saranno Freezerock Paul e Jenness
Lucinda, Granger Esmeralda e Domadraghi Sandra, Howell Elis e Evans
Julia, Rosenfeld Velia e Falkner Valerio. Dovreste sbrigarvi, ragazzi.
»
Lucinda sbianca, lottare contro Paul sarebbe stata una tortura per lei,
e anche Esmeralda le fa compagnia, conoscendo la fama della
Capopalestra di Ebanopoli.
« Non è possibile! » si lagna invece
Barry. Kenny cerca di compatirlo, ma il carattere rumoroso di Barry
glielo impediva.
« Hai lottato contro una Campionessa, Barry. Era inevitabile
che finisse così. » Barry lo guarda male.
« Piuttosto, andiamo a pranzare? ...Ho una fame. »
Kenny acconsente, guardando l'orologio appeso alla parete. Era ora di
pranzo.
« Andiamo. »
« Dragonair, usa Lanciafiamme! » Sandra non era mai
stata un tipo paziente nella lotta. Esmeralda vede il suo Glaceon
essere avvolto dalla fiammata, per poi crollare sul terreno.
« Maledizione... » sussurra. Se prima era
più spavalda e determinata a vincere, nel vedere il suo
Glaceon crollare così facilmente la faceva vacillare. Prende
la sfera di Skitty, per quanto adesso non fosse più
così convinta ad usarlo. Quel Pokémon aveva un
carattere difficile da controllare e troppo vivace, non sapeva come se
la sarebbe cavata contro Dragonair. Inoltre non poteva contare su
Incantevole, visto che anche Dragonair era femmina. Non le rimaneva
altro che provarci.
« Vieni fuori, Skitty. » il Pokémon
saltella allegramente nella sua parte del campo, miagolando. La
Dragonair avversaria rimane impassibile, levitando sopra il terreno.
« Usa Canto. » dice, mentre Skitty si apprestava ad
eseguire il comando dopo qualche esitazione. Intona una dolce melodia,
che crea delle note che volarono dritte verso Dragonair. Il
Pokémon drago non riesce a schivarlo in tempo, finendo per
adagiarsi sul terreno ed addormentarsi.
« Sì! » esclama Esmeralda, vedendo
compiersi ciò che progettava. Sandra, invece, non sembra
così felice.
« ...Dragonair. » mormora, ormai poteva solo
attendere che si svegliasse.
« Adesso usa Svegliopacca. » sperava che la potenza
raddoppiata della mossa potesse infliggere un danno considerevole alla
Pokémon avversaria. Skitty si avvicina a Dragonair, ancora
addormentata, dandogli due violente sberle sul viso.
Dragonair si sveglia, con un aria ferita per il dolore che Skitty le
aveva arrecato. Sandra sorride vittoriosa. « E' stato un
errore svegliare Dragonair. » dice, con un sogghigno.
« Usa Fulmine. » ordina, e la sua
Pokémon non tarda ad eseguire. Il corpo del
Pokémon viene presto avvolto da energia elettrica, che viene
scagliata verso Skitty che rimane in piedi. Delle lievi scintille
elettriche scaturiscono dal suo corpo, era stata paralizzata. Esmeralda
cerca di prendere un grosso respiro, cercando di non perdere la calma.
Sarebbe stata l'ultima cosa di cui avrebbe avuto bisogno.
« Ora concludiamo con questo Pokémon. Dragonair,
usa nuovamente Fulmine. » quello è il colpo di
grazia per Skitty, che non si muove di un passo.
Esmeralda lo fa rientrare nella sfera, prendendo il suo ultimo
Pokémon. Poteva solo sperare in Manaphy.
La lotta tra Julia e Elis non era esente dai colpi di scena.
Julia era riuscita a sconfiggere il Quilava di Elis, ma poi la ragazza
aveva recuperato terreno sconfiggendo Gengar con il suo Charizard.
Aveva deciso di mandare in campo Lucario, ma era nettamente in
svantaggio contro un tipo Volante e Fuoco.
Quelli sì che era un problema.
« Bene, Lucario. » era determinata a vincere.
« Usa Dragopulsar. » poteva contare su
quell'attacco potente. Charizard viene pienamente colpito dall'attacco,
che lo costringe a scendere a rasoterra. Il Pokémon
ruggisce, era il suo orgoglio ad essere stato intaccato più
che il suo stato.
« E adesso... » sussurrò Elis.
« Lizardon, Fuocobomba! » il Pokémon di
fuoco crea una grande sfera incandescente che vola in direzione di
Lucario, esplodendo non appena viene a contatto con lui. Julia
trattiene il fiato, fino a quando la sfera di fuoco scompare
rilasciando Lucario. Lui crolla, ferito in maniera seria. Julia lo fa
rientrare nella sfera, sperando di finire presto la lotta per portarlo
a curare.
« Andiamo, Pikachu! » quella era la sua ultima
Pokémon. Lizardon la squadra, divertito dal pensiero che
fosse quello l'esserino che mandavano in campo contro di lui.
« Non perdiamo tempo. Pikachu, usa Fulmine! »
La Pokémon carica l'elettricità, prima di esserne
avvolta e colpire Charizard. Lui crolla, già indebolito da
Dragopulsar. Per quanto cercava di rialzarsi, proprio non ci riusciva.
Pikachu, dall'altro lato del campo, carica nuovamente le guance
entusiasta.
« Non ti sforzare, Lizardon. Sei stato sconfitto, accettalo.
» commenta Elis, per poi schivare una fiammata diretta a lei.
Il Pokémon era decisamente più permaloso di lei.
La loro lotta era davvero difficile, riconosceva l'abilità
della sua avversaria.
« Il tuo ultimo Pokémon? »
Elis ride. « Non c'è fretta. Vieni fuori, Lana.
» dalla sfera esce una Ampharos, che si guarda intorno
intimidita. « Elettro contro elettro, una lotta fino
all'ultimo. »
Julia sospira, c'era una sola delle sue mosse su cui poteva contare.
« Pikachu, usa Fossa! » ordina. Pikachu inizia a
scavare, creando un tunnel sottoterra. Elis stringe le mani a pugno.
« Tu, Lana, rimani in attesa. » si fa quiete sul
campo di battaglia, in attesa. Poi, all'improvviso, Pikachu spunta dal
terreno colpendo Ampharos, che sembra soffrire molto per quell'attacco,
ma rimane in piedi e ancora determinata a combattere.
« Adesso usa Gigaimpatto. » Ampharos prende la
mira, caricando Pikachu. La Pokémon Topo viene sbalzata via
di diversi metri, ma a fatica si rimette in piedi. Ampharos rimane
senza forze a causa del contraccolpo.
« Questa è la nostra occasione! »
esclama Julia. « Pikachu, nuovamente Fossa.» la
Pokémon torna nuovamente sottoterra, mentre Ampharos
finalmente torna a muoversi con fatica. Quando però Pikachu
salta nuovamente fuori dal terreno, è la fine. Ampharos
crolla sulle ginocchia, segno che era stato sconfitta.
Julia esulta con gioia, mentre Pikachu le saltava tra le braccia
entusiasta. Elis fa rientrare Lana nella sua sfera. « Beh,
è andata. » in fondo, lei non moriva dalla voglia
di partecipare. Non negava però che con quella lotta le era
tornata nuovamente l'adrenalina nel sangue, era da un po' che non
succedeva.
« In questo turno hanno vinto Paul Freezerock, Sandra
Domadraghi, Julia Evans e Valerio Falkner. » Aloè
continuava a stupirsi, molti studenti promettenti si stavano rivelando
durante quella contesa. I vincitori, però, non rimasero
lì per godersi la gloria, sgattaiolando subito a mangiare.
La donna sospira, osservando gli studenti che aspettavano ancora di
lottare per quella giornata.
« E i prossimi sono Soulé Kotone e Gary Oak,
Suzuki Natsumi e Black Touya, Edogawa Yukiko e Polar Bianca, Mirror
Aria e Hollingshead Chiara. »
« Oh, finalmente. » dice Gary, stanco di aspettare
il suo turno. Finalmente poteva scatenarsi. Aria dal canto suo sospira,
non moriva dalla voglia di affrontare Chiara di nuovo. Temeva che si
sarebbe messa nuovamente a piangere se avesse perso.
I nuovi sfidanti si diressero ai campi di lotta, attendendo di
cominciare.
« Mamma mia che fame! » dice Julia, addentando un
panino. Anis alza un sopracciglio. Per prima cosa dopo aver curato
Lucario la ragazza si era precipitata in mensa, trascinando Anis come
compagnia durante il pasto.
« Beata te che sei così spensierata. »
commenta. Lei ancora non era stata chiamata, e questo la irritava.
« Non effere cofì peffimista, An. » dice
Julia con la bocca piena. Guardandola in viso Anis deve resistere dallo
scoppiare a riderle in faccia. Julia aveva le guance gonfie dal cibo e
sembrava un piccolo criceto come la sua Pikachu, che si era appoggiata
su di lei.
« Non lo sono. Piuttosto, sei ancora decisa a... »
Julia annuisce.
« Sì. Me lo sono promesso e mantengo sempre le
promesse. » Anis sospira.
« Sei una masochista, lo sai? » la ragazza le
sorride.
« Ultimamente parli propri come Ser, anche lei mi ha detto la
stessa cosa. » dice, soprappensiero. « Piuttosto,
sai dov'è? » la castana annuisce.
« Lei deve coordinare gli altri volontari, insieme a Lunick.
»
« Cavoli. Che lavoro importante! » esclama Julia,
ridendo. « E poi, pure in compagnia di un bel ragazzo come
Lunick… » sussurra, con una risatina. Anis rimane
impassibile, sospirando.
« Ju, tu non cambi mai... » dice, con gli occhi a
mezz'asta.
« Marina. » la ragazza sussulta nel sentire la
familiare voce di Angelo.
« Sì? » chiede, cercando di fare il modo
che la sua voce non saltasse su di un paio di ottave.
« Ti ho spaventata? » per quanto di natura Angelo
fosse orgoglioso, se si trattava di amici lasciava trasparire un lato
molto fraterno. Marina scuote la testa, negando.
« N-no, stai pure tranquillo. » il ragazzo sembra
sollevato dalla sua risposta.
« Hai bisogno di aiuto? » chiede, indicando uno
scatolone che la ragazza stava portando.
« No. C'è già Mismagius che mi sta
aiutando. » sorride lei, mentre la sua Pokémon
usciva dall'ombra per salutare Angelo. Stava usando Psiconda.
« E' una vera fortuna che ci consentano di tenere un
Pokémon fuori dalla sfera durante questi eventi. »
commenta Angelo, adducendo anche al suo Mismagius che di tanto in tanto
trapassava i muri e Marina annuisce, sorridendo. Dopo un attimo di
silenzio Angelo si fa serio.
« Era da un po' che volevo chiedertelo ma non trovavo il
momento. Come ti trovi, qui, a scuola? » Marina arrossisce
lievemente, cercando di nasconderlo. Angelo aveva sempre avuto un
occhio di riguardo nei suoi confronti, e l'aveva aiutata quando nella
vecchia scuola lei non poteva più stare.
« B-bene. » sussurra, lievemente. « Mi
diverto, ho degli amici, cerco di prendere buoni voti. » il
Capopalestra prende un grosso respiro.
« Meno male. Ne sono felice. » a quelle parole
Marina crede di poter fare un infarto, ma cerca di imporsi la calma.
« Perché non ti sei iscritta al torneo? »
« Non amo particolarmente combattere, e volevo essere
d'aiuto. » risponde, facendo una pausa. « E tu?
» in effetti, Angelo non era un ragazzo che rifiutava di
combattere. Lui sembra stupito, sembrava quasi che non si aspettasse
quella domanda.
« Non ne avevo molta voglia. » lo vede rispondere a
fatica.
« Capisco. Io ora devo andare, ho ancora parecchie faccende
da sistemare! » Angelo la saluta con una mano, guardandola
allontanarsi. Marina, dal canto suo, cerca di frenare il rossore che le
stava irrimediabilmente invadendo le guance.
Fortuna che l'incontro con Esmeralda le permette di ricomporsi.
« Ehi. » la saluta, e la sua compagna ricambia, ma
in modo molto mesto. « C'è qualcosa che non va?
» le chiede. Esmeralda era una ragazza un po' scostante, ma
dopo un po' di tempo Marina poteva dire che erano amiche e quindi
poteva permettersi tali domande.
« Ho perso. » commenta la corvina con voce piatta.
« Ho perso anche se nella mia squadra avevo un
Pokémon leggendario. » Marina le si avvicina,
mettendole una mano sulla spalla mentre con l'altra cercava di reggere
lo scatolone.
« Guarda che non è la fine del mondo. »
le sue parole, però, non hanno l'effetto che sperava su
Esmeralda.
« Per te forse no. Ma per me sì, Mari. Non sai
quanto. » fa una pausa, cercando di reprimere le lacrime.
« Come mi guarderanno i miei amici? Cosa penseranno?
»
Marina prende un grosso respiro. « Come ti ho detto, non
è una tragedia. Non sei certo la prima che è
stata sconfitta, né l'unica della nostra classe. Perdere
è naturale, proprio come vincere. Solo che, quando perdi,
hai più probabilità di imparare qualcosa.
» Esmeralda rimane in silenzio.
« E non disperarti, la maggior parte della nostra classe non
ha superato le eliminatorie, quindi sei in buona compagnia. »
la corvina sorride lievemente, questa volta sembrava che fosse
più tranquilla.
« Grazie, Mari. » le dice, sorridendo e
l’altra sorride ricambiando.
« E a che servono gli amici, se no? Ora però devo
proprio andare, ci sono ancora un sacco di cose che vanno sistemate.
» dice, facendole l'occhiolino.
« "Cose che vanno sistemate"? »
« E' un segreto. » disse sorridendo sorniona, con
l'aria di chi la sapeva lunga. « E vedo che ti lascio in
buona compagnia! » commenta, vedendo arrivare Barry.
Esmeralda non ha nemmeno il tempo di augurarle un qualche accidente per
averla lasciata in quella situazione che Barry si era piazzato proprio
davanti a lei.
« Esm. » lei s'irrigidisce, quando abbreviavano il
suo nome le faceva sempre quell'effetto. « Posso farti una
richiesta? » lei annuisce, temendo ciò che la
mente di Barry poteva progettare.
« Visto che io ho perso, e anche tu hai perso, e praticamente
quasi tutta la nostra lo ha fatto, che ne dici se formiamo un gruppo di
allenamento? »
« Eh? » Esmeralda guarda l'amico, parecchio
perplessa. Barry sorride convinto.
« Ma sì, un gruppo dove possiamo allenarci per
diventare più forti! Io sarò il capo, e tu sarai
il mio vice! Se non accetti ti farò una multa salatissima!
» la ragazza non può non ridere.
« D'accordo, d'accordo. Ma lo faccio solo perché
non voglio prendere la multa. » Barry accoglie con entusiasmo
la sua risposta. La afferra per un braccio, trascinandola con
sé.
« Allora andiamo! »
« Eh? Dove? » da quel momento Esmeralda comprese
che avrebbe dovuto occuparsi di ben altri problemi, e che la sua
sconfitta passava decisamente in secondo piano.
« I vincitori del quarto turno sono Gary Oak, Natsumi Suzuki,
Yukiko Edogawa e Aria Mirror. » non c'era molto da dire, in
certe lotte era stato quasi evidente il vincitore. I ragazzi rimasti
finalmente si alzano in piedi, era il loro turno.
« Ebbene, le ultime coppie. Redrose Drew e Waterflowers
Misty, Watson Nicky e Blair Pedro, Costaluna Anis e Crushand Marzia,
Shiromiya Asuka e Ketchum Ash. » il sospiro generale
è percepibile. La giornata stava cominciando a volgere al
termine, e le ultime lotte sarebbero state accompagnate dal tramonto.
»
« Era ovvio che vincessi. » commenta Gary,
ricevendo un'occhiataccia da parte di Kotone. Dal canto suo Natsumi non
poteva credere di aver davvero vinto contro il cugino, che aveva
schierato Pokémon che aveva usato per arrivare alla Lega.
« Adesso posso rilassarmi, almeno fino a domani. »
commenta sottovoce. Ora toccava ad altri combattere.
Asuka era a conoscenza delle abilità di Ash, e
perciò si era preparata di conseguenza.
« Pikachu, scelgo te! » con molta riluttanza,
però, Asuka si trova costretta a mandare in campo Samurott
come primo Pokémon. Sapeva che sarebbe stata sconfitta, ma
sapeva anche che le mosse che aveva avrebbero fatto diversi danni al
Pikachu di Ash.
« Per primo, Pikachu, usa Fulmine! » Asuka se lo
aspettava, perciò aveva fatto tenere alla sua
Pokémon una Baccaparmen. Fulmine la centra in pieno, ma non
fa i danni sperati da Ash. Anzi, facendo così
attivò l'abilità della sua Samurott.
« Acqua, usa Idrondata! » la Pokémon
richiama tantissima acqua che scaglia contro Pikachu. Il
Pokémon Topo viene colpito dalla violenta frustata di acqua.
« Pikachu! » con grande sorpresa dei presenti,
Pikachu era sconfitto. Persino Ash, che aveva sempre contato sul topo
elettrico, era sorpreso. Asuka, invece, era senza parole. Sapeva che
Pikachu non era affatto debole. Aveva sottovalutato la potenza di
Acquaiuto.
La ragazza continua a mantenersi determinata, entrambi avrebbero
combattuto.
« Unfezant, ora tocca a te! » la Pokémon
si libra in aria, salendo ad alta quota. Asuka comprende che Acqua
sarebbe stata sconfitta in quel turno, ma aveva già l'asso
nella manica per sconfiggere Unfezant. « Aeroassalto!
» la Pokémon esegue prontamente l'ordine,
abbattendosi su Samurott che si accascia a terra esausta. Asuka la fa
rientrare nella sfera, complimentandosi con lei per aver abbattuto
Pikachu.
« E ora, Xun! » il suo Luxray fa la sua entrata in
scena, emettendo qualche scintilla di elettricità blu. Ash
deglutisce, sarebbe bastato anche un solo attacco per mettere k.o. il
suo Pokémon.
« Unfezant, usa Attacco d'Ala. » le ali di Unfezant
si illuminano, pronti a colpire Luxray.
« Dopo che ti ha colpito usa Fulmindenti, Xun! »
ordina Asuka. Luxray rimane in attesa, fino a quando Unfezant non lo
colpisce in pieno. Poi, caricando elettricità, la morde su
un'ala. La Pokémon si lascia andare a un verso di dolore,
prima di riprendere quota mentre Xun la osservava allontanarsi.
Il colpo per Unfezant, così come per Luxray, si era rivelato
critico e aveva fatto un gran danno. « Chiudiamo, Xun. Usa
Scintilla! »
Luxray carica nuovamente il pelo di elettricità, prima di
raccoglierlo in una sfera e lanciarla verso Unfezant, che ne viene
travolta e inizia a perdere quota. Ash la fa rientrare nella sfera
prima che si schianti al suolo.
« Beh, è una lotta impegnativa. » dice,
anche se ormai poteva dirsi consapevole che non avrebbe vinto.
Però avrebbe lottato fino in fondo. « Ora vai,
Oshawott. » il Pokémon lontra esce determinato
dalla sfera, ma alla vista di Luxray scappa a nascondersi dietro le
gambe di Ash.
« Avanti, Oshawott! » dice Ash, profondamente in
imbarazzo per il comportamento del suo Pokémon. «
Sei l'ultimo Pokémon! »
Quelle parole hanno un effetto strano sul Pokémon, che torna
in campo e prende la sua arma-conchiglia. Ash spera tanto che fosse
pronto a combattere.
« Bene, allora usa Idropompa! » un attacco potente
forse avrebbe aiutato la sua causa ma Luxray lo schiva, facendo
confondere Oshawott.
« Xun, Fulmindenti! » dopo l'attacco, anche
Oshawott era esausto. Ash lo richiama nella sua sfera, sorridendo.
Ormai per lui perdere o vincere non faceva differenza, l'importante era
che si fosse divertito.
Asuka non fa in tempo ad esultare che Luxray si struscia contro le sue
gambe, attendendo la ricompensa per le sue vittorie. Asuka gli
accarezza il capo, ottenendo tante fusa affettuose. Con quella lotta,
la prima giornata del torneo era terminata.
« I vincitori di questo girone sono Drew Redrose, Nicky
Watson, Anis Costaluna e Asuka Shiromiya. Congratulazioni a tutti,
ragazzi. » a giornata finita in molti sentivano la stanchezza
che saliva. La prima giornata era stata impegnativa.
« Domani mattina verranno affissi gli accoppiamenti e gli
orari delle lotte. Cercate di non fare tardi. » raccomanda
Aloè. « E ora, andate pure a riposarvi.
» dal gruppetto dei partecipanti si leva qualche assenso,
dopo di che tutti iniziano il loro esodo verso le loro stanze.
Gli studenti tornati ai dormitori non vedevano l'ora di buttarsi nel
loro letto, tutti esausti nella stessa maniera.
« Congratulazioni per la vostra vittoria. » Giulia
sospira, guardando Catlina congratularsi con le altre ragazze. Lei
aveva passato la giornata a coordinare gli spettatori, e si sentiva
sfiancata. Alla stanchezza si sommava la preoccupazione per Martes, era
quasi una settimana che non rispondeva alle sue chiamate.
« EGiuli? » la ragazza si riscuote al richiamo
gentile di Pat. « Tutto bene? » lei annuisce, non
spiccicando parola. Non aveva nemmeno voglia di parlare.
Poco più distanti da loro c'erano Lena, Catlina e Mei, che
dovevano star parlando di qualcosa di interessante visto che sembravano
molto prese.
« C'è qualcosa che ti preoccupa. » dice
a bassa voce Pat. Giulia si volta nella sua direzione, indecisa se
crederle o meno.
Apre la bocca, per poi richiuderla. Voleva dire qualcosa, ma aveva
deciso di rinunciare all'ultimo.
« Una persona importante per te. » continua la
psichica, guardandola dritta nei occhi. « Hai paura di essere
abbandonata. Di nuovo. »
« Basta. » parla Giulia, guardando dritto nei occhi
Pat.
« D'accordo. Non dirò di più. Sappi che
quella persona non è al sicuro. »
« Cosa? » la psiche la osserva.
« Non ti preoccupare, non sembra in pericolo di vita. Ma...
è come se non stesse bene. » Giulia si ritira in
silenzio.
« Perché mi stai dicendo questo? » Pat
non ci pensa nemmeno alla risposta da dare.
« Perché sembra che tu ci tenga, a quella persona.
Non ti preoccupare, in questi giorni dovresti rincontrarla. »
la ragazza più grande sospira, non sentendosi tranquilla.
« Io vado a dormire. Sono stanca. » sussurra,
dirigendosi fuori dalla stanza. Doveva far smettere quello strano
sentimento che la pungeva.
« Sei sicura di stare bene? » come al solito Zorua
era uscita dalla sua Pokéball senza permesso. Giulia la
guarda, ma non la vede realmente.
« No. Martes è in pericolo. »
« Non è quello che ti hanno detto. »
commenta Zorua, assottigliando lo sguardo. La sua Allenatrice sapeva
essere dannatamente paranoica. « Secondo me Pat non
è una veggente e voleva solo scherzare. » dice,
cercando di sdrammatizzare. Giulia scuote la testa.
« No. Se Pat predice qualcosa, è vero. Non sbaglia
mai. » Zorua osserva Giulia, era lì ma era come se
non ci fosse. « D-devo chiamarla. » si dice,
dirigendosi verso la sua camera.
« Siamo pronti? » Ada guarda verso il loro
Comandante. Da quando Ivan era tornato la speranza si era riaccesa nel
Team Idro.
« Sì, signore. Già domani potremo
arrivare alla regione di Kanto. » quella volta avevano deciso
di essere più discreti, usando un sottomarino come base. Non
sarebbe stato così semplice scoprirli.
« Alan dov'è? » Ada osserva stranita il
loro capo, era raro che si dimostrasse interessato ai loro sottoposti.
« L'ho visto stamattina, stava dando disposizioni alle
reclute. » si mormorava che ci fosse una spia nelle loro
fila, e Alan aveva deciso di indagare.
« Capisco. Non rimane che attendere di arrivare, e
finalmente... » il comandante fa una pausa. « Ada,
lasciami da solo. » ordina.
La donna annuisce, sparendo dietro la porta. Non era pienamente
convinta di ciò che stavano per fare. Sospira, proseguendo
per la sua strada. Lei si sarebbe limitata ad eseguire gli ordini.
Niente di più.
Era stato tremendamente difficile ricostruire le fila del loro Team ma
lei era riuscita nuovamente a ottenere il suo grado di Idrotenente.
« Ada? » con non molta sorpresa la donna guarda
Alan, che si stava sempre più avvicinando nella sua
direzione.
« Allora? Stanato l'intruso? » lui assottiglia gli
occhi per qualche istante, non sapendo cosa rispondere di preciso.
« Più o meno. Ci sto arrivando. » Ada
cerca di trattenere una risatina di scherno, Alan era sempre stato un
uomo adatto all'azione. Giocare al gatto e al topo non faceva affatto
per lui.
« Lascia il lavoro a me. Sai bene che lo farò
meglio di te. » dice, senza preoccuparsi della reazione che
l'altro avrebbe avuto. Alan la guarda intensamente, prima di afferrarle
il braccio con forza.
« Non credere di essere migliore di me. » ringhia,
aumentando la presa sul braccio. Ada riesce a reprimere un gemito di
dolore, ma la stretta sembrava volerle impedire la circolazione.
« Sai benissimo che è così. »
parla ancora, sapendo bene che il suo carattere la metteva spesso in
contrasto con Alan. Lui sembra quasi divertito dalla sua impertinenza.
« D'accordo. Se non stano l'intruso tra due giorni,
lascerò che te ne occupi. » dice e Ada ricambia lo
sguardo di sfida. Finalmente la presa sul suo arto si allenta del tutto.
« Cosa significa che non riuscite a trovarli? »
Rossella non poteva crederci. Nonostante l'avanzato radar costruito dai
loro scienziati avevano perso il segnale del sottomarino del Team Idro.
Già trovarsi in mezzo al mare era un punto sfavorevole, per
il Team Magma, e ora si erano addirittura persi.
« Calcolate la rotta più breve per Kanto!
» ordina a un sottoposto, che si affretta a sparire per
eseguire. Lei detestava quella situazione, e desiderava arrivare presto
a Kanto per dare sfogo alla sua frustrazione.
Max si era rinchiuso nella sua stanza, per fare chissà che
cosa. Lo ammetteva, il suo capo sapeva essere davvero strano. Ottavio
si trovava già a Kanto, per tastare il terreno e coprire il
loro arrivo a Fucsiapoli. Non riusciva a sentirsi tranquilla,
perché perdere quel minimo del contatto il con Team rivale
la costringeva a muoversi nella cieca.
« Perché è tutto in mano a me?
» si chiede. Lei voleva solo chiudere i conti con i marmocchi
che avevano sfaldato le sue aspirazioni, altro non le serviva.
A random
(spiegazioni):
- In questo
torneo non ci sono gli arbitri, ma solo persone incaricate a
controllare che non si commettano scorrettezze.
- I nomi sono stati estratti a sorte, e le lotte le ho regolate in base
alle combinazioni del tipo e delle mosse.
Né!
Rieccoci su queste frequenze in meno di un mese. Un piccolo record che
sono felice di raggiungere. Questa sorpresa porta delle
novità
*indica sotto* e spero non me ne vogliate troppe per farvi perennemente
attendere. Nel caso, chiedo umilmente scusa per l'abuso della vostra
pazienza.
Novité:
Ho preso una decisione. So che è crudele farvi attendere
così a lungo per i capitoli (ormai avrete perso la speranza,
immagino) ma non sono ancora pronta a pubblicare settimanalmente come
mi ero ripromessa. Perciò sono giunta a un punto che mette
concorde tutte le parti possibili e inimmaginabili.
L'aggiornamento sarà mensile. E proprio in questa data.
Quando
aprirete la pagina il quindici di un qualsiasi mese, vi troverete un
nuovo capitolo di questa storia pronto per essere divorato.
Trovo che sia un buon compromesso che permette a me di fare con calma e
al contempo a non lasciarvi a bocca asciutta.
Commenti sul capitolo:
E finalmente il mini arco del Torneo è iniziato.
Quelli sono i miei primi e impacciati tentativi di scrivere delle lotte
Pokémon. Sono migliorata, tranquilli. *osserva capitoli in
produzione*
Ho ricontrollato, e mi sembra di non aver favorito nessun personaggio -
sia mai che qualcuno accusi di favoreggiamento - ma di aver lasciato
tutto ai tipi e alle mosse dei Pokémon che lottavano.
Inoltre, ormai si vede proprio che qualcosa bolle in pentola, eh?
Succederà, gente, succederà. (?) Cosa, mi
chiedete? Con
la dovuta calma lo saprete. #cosenonsenseinrima
Ringraziamenti:
Ringrazio Juls_
e Gwen Kurosawa
per aver recensito lo scorso capitolo, ma anche i numerosi lettori che
ho osservato passare da queste parti.
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Capitolo 11 *** Le sorprese e le disgrazie non vengono mai da sole. ***
Capitolo Undici: Le sorprese non vengono mai da sole,
come le disgrazie.
Capitolo
Undici: Le sorprese non vengono mai da sole, come le disgrazie.
La seconda giornata era sempre
quella più impegnativa, dovendo i vincitori affrontare ben
due lotte invece di una e quella mattina non si era rivelata non
particolarmente fortunata per Magdalena, che vedeva il proprio nome
scritto per primo sulla lista degli scontri.
« Mi dispiace. » le sussurra Jasmine, non appena
finito di affissare l’elenco che Lunick le aveva affidato.
Lena sorride, un po’ sconsolata.
« Mi duole di più il pensiero che il mio sfidante
sia Komor. » commenta.
La ragazza più grande le sorride, per poi guardandosi
intorno. La giornata che l’attendeva si prospettava
impegnativa. « Ti auguro buona fortuna! » le dice,
prima di allontanarsi per la sua strada e Magdalena la saluta, prima di
concentrarsi sulle Pokéball che contenevano la sua squadra.
« Bene. Adesso devono entrare in campo Evans Magdalena e
Komor Towards, Grisperle Mei e Mirage Tel, White Nicolas e Harixgoon
Lucas, White Touko e Domadraghi Lance. »
Tutti erano determinati a vincere.
« Sono già stati chiamati? » Aria sbuffa
subito dopo aver compreso la propria domanda retorica. Voleva parlare
con Touko, ma la loro discussione sembrava sempre essere rimandata a
favore di eventi superiori.
« Sembra di sì. » commenta Vera
sospirando, non le era stato assegnato nessun incarico per quella
mattina. Alla fine, scegliere di non partecipare era stata la scelta
migliore, visto che poteva rilassarsi e godersi appieno il torneo.
« Va bene, andiamo. » parla delusa Aria. Il
prossimo turno era il suo e doveva iniziare a prepararsi una buona
strategia. Non si sentiva tranquilla nemmeno un po', visto che il suo
avversario era Edogawa.
« Io vado, ok? » le dice Vera, capendo che l'amica
sarebbe presto sprofondata in un coma meditativo. Dopo aver ricevuto un
vago suono come risposta, Vera si dirige verso gli spalti del terzo
campo di lotta, curiosa di sapere come se la stesse cavando Touko.
Probabilmente però non sarebbe riuscita a vedere la lotta
come avrebbe voluto, visto che dalla direzione opposta alla sua stava
arrivando Drew. La ragazza si mette subito sulla difensiva, sapendo che
con tutta probabilità Drew non avrebbe rinunciato a qualche
frecciatina alla sua persona.
« Redrose. » sibila, prendendo un grosso respiro.
Lui sembra sorpreso di vederla, ma maschera presto la sua emozione.
« Taylor? Come mai sei qui? » la castana sembra
leggermente interdetta dal suo tono così tranquillo, tanto
da deglutire nervosamente.
« E tu? Non dovresti essere da qualche parte a bearti di aver
passato le eliminatorie? » il suo tono acido non sembra
smuovere il ragazzo di fronte a lei.
« Sono stato fortunato. » le risponde, cogliendola
di sorpresa. Un Drew che non rispondeva alle sue frecciatine, cosa che
solitamente avrebbe fatto, era troppo strano.
« Sei sicuro di stare bene? » chiede allora,
cominciando decisamente a preoccuparsi, non ottenendo però
nessuna reazione. Drew dal canto suo stava vivendo un forte conflitto
interiore. Non sapeva come comportarsi dopo aver letto il diario della
ragazza che aveva di fronte, e sinceramente non gli veniva in mente
niente di valido per risponderle. Si sentiva tremendamente dalla parte
del torto tanto che sentiva fisicamente il disagio. Non era stato
facile scoprire che, ai tempi del primo anno, Vera aveva una cotta per
lui era stato fatale. Soprattutto perché, al tempo, anche
lui lo era di lei.
Si sentiva stupido, ricordando i comportamenti di Vera nei suoi
confronti. Erano così evidenti! Era stato sciocco, e avrebbe
potuto evitare tutto ciò che era successo. Non voleva usare
la scusa che fosse incosciente, a quattordici anni.
« Redrose....? » finalmente reagisce al richiamo di
Vera, che si era avvicinata e gli sembrava parecchio preoccupata. Drew
deglutisce, prendendo il coraggio a due mani. Doveva dimostrare di
essere un uomo, anche situazioni come quelle lo richiedevano.
« Vera. » la castana sussulta. Era parecchio tempo
che Drew non la chiamava più per nome.
« S-sì? » stava seriamente cominciando a
pensare che il compagno di classe fosse malato. Gravemente. Di testa.
« Io... ti voglio dire una cosa, quando il torneo
sarà finito. Se vincerò o perderò non
importa, ma voglio dirtelo. » Vera sgrana gli occhi,
arrossendo fino alla punta dei capelli e rimane in stato di shock per
un po', anche quando Drew prese la sua strada.
Se lui le avesse rivolto quelle parole quando erano ancora amici queste
l'avrebbero fatta andare su di giri, ma in quel momento si sentiva in
dovere di provare sospetto. Peccato che non fosse così,
anzi, il suo cuore batteva violentemente nella cassa toracica facendole
quasi male.
« Oh no... » sussurra, mettendosi una mano al petto
e cercando di calmare i battiti violenti che sentiva. Aveva paura di
tornare a provare gli stessi sentimenti di due anni fa.
Natsumi non si sentiva tranquilla. Avrebbe dovuto affrontare Gary Oak,
e conosceva soltanto un Pokémon della squadra che il ragazzo
avrebbe utilizzato. Il giorno precedente aveva ammirato la potenza di
Blastoise, ma ora le toccava arrovellarsi su una possibile strategia di
attacco. Come tipo avvantaggiato aveva solo Snivy, ma il
Pokémon non aveva ancora molta esperienza di lotta con lei.
I ragazzi del primo turno rientrano nella grande stanza d'attesa, e con
loro arriva anche Camilla.
« Bene. I vincitori sono Komor Towards, Mei Grisperle,
Nicolas White e Lance Domadraghi. » legge, con un certo
entusiasmo. Tutti avevano dato un grande spettacolo, il pubblico era
rimasto elettrizzato.
« Ora si preparino Freezerock Paul e Domadraghi Sandra, Evans
Julia e Falkner Valerio, Oak Gary e Suzuki Natsumi, Edogawa Yukiko e
Mirror Aria. » otto ragazzi escono dalla stanza, dirigendosi
verso i campi.
« Ho perso. » commenta Touko. Per lei perdere o
vincere non aveva importanza quella volta, da tempo aveva deciso di
prendere la lotta come un mezzo per conoscere gli altri e divertirsi,
invece di concentrarsi sulla vittoria. « E tu, Anis?
» la castana seduta accanto prende un grosso respiro, la sua
lotta era l'ultima del turno.
« Devo ancora lottare. » commenta a bassa voce, la
sua sfidante sarebbe stata una compagna di classe. Touko le
dà una pacca sulla spalla.
« Hai una squadra dalla forza discreta, contando che certi
tuoi Pokémon non sono pienamente evoluti. »
« Quale complimento, dalla Campionessa in persona.
» commenta sarcastica Anis, ricevendo un sorriso da Touko. La
ragazza ormai ci aveva fatto l'abitudine al carattere della ragazza
più grande.
« Ok, ora ti lascio al tuo silenzio meditativo. »
scherza, ricevendo un mezzo sorriso come risposta. Certe volte proprio
non capiva quale fosse la cosa più giusta da dire. Touko
scuote la testa, cercando di non pensarci, e all’uscio della
stanza d'attesa la ragazza incontra Komor, che stava silenziosamente
passeggiando per il corridoio e si avvicina, sapendo bene che non
avrebbe mai colto l'amico di sorpresa.
« Ciao. » la saluta lui, vedendola arrivare.
« Complimenti per la vittoria. » replica Touko,
mettendo le mani dietro la schiena.
« Grazie. Anche se non posso ancora rilassarmi, devo battere
tua cugina. » Touko ride.
« Ti faccio i miei auguri, battere Kyurem non è
così semplice. » il ragazzo si acciglia un po'.
« Ho già una strategia per battere quel
Pokémon. » dice piano, provocando a Touko un
po’ di perplessità.
« Verrò a vedere come te la cavi, allora.
» sorride, cercando di essere incoraggiante. Il ragazzo fa
per sistemarsi gli occhiali sul naso, salvo per poi ricordarsi che non
li portava più.
« ...Grazie. » le risponde semplicemente, cercando
di mascherare un lieve rossore.
« I vincitori sono Paul Freezerock, Julia Evans, Gary Oak e
Edogawa Yukiko. » la voce di Camilla risuona tramite gli
altoparlanti, facendosi sentire anche fuori dal perimetro dell'arena.
« Ora mancano solo due coppie; Redrose Drew e Watson Nicky,
Costaluna Anis e Asuka Shiromiya. »
« Già il primo giro sta già per finire?
» commenta Solana sottovoce mentre Belle rimane in silenzio,
piena di pensieri.
« Io devo andare, mi hanno assegnato diversi compiti che devo
finire. » la Ranger non sembra tanto convinta, ma si alza in
piedi e la saluta con un sorriso, guardandola allontanarsi preoccupata.
« Ehi, Sol! » al richiamo del fidanzato la ragazza
si volta. Lunick le stava venendo incontro con un gran sorriso.
« Lunick! » esclama lei, mettendo le mani sui
fianchi. « Non dovresti essere a... » non fa in
tempo a finire che il ranger la afferra per un braccio.
« Ho delegato le responsabilità a Serenity, e
credo che lei e Jasmine se la caveranno a meraviglia. »
Solana alza un sopracciglio, perplessa. Quando voleva il suo ragazzo
sapeva essere un gran lavativo.
« E tutto ciò per cosa? » chiede,
inchiodandolo con lo sguardo. Lui si gira nella sua direzione,
stringendola a sé.
« Per questo, ovvio. » sorride, vedendo il viso di
Solana cambiare rapidamente colore.
« Ash, sono ben due settimane che tu e Gary non parlate.
» commenta Misty. Avevano deciso di andare a vedere la lotta
tra Anis e Asuka, ma avevano finito ben presto a parlare di un diverso
argomento.
« Non mi sembra di essere dalla parte del torto. »
le risponde lui, corrucciando le labbra e Misty sospira sconsolata.
Quanto a testardaggine Ash poteva battere chiunque.
« Però, insomma... » cerca di dire.
« Misty. » la interrompe Ash, con tono fermo.
« Io non chiarirò niente con Gary
finché lui non farà pace con Julia. Punto.
»
« Questo lo capisco. » commenta la ragazza,
sistemandosi meglio. « Speriamo che risolvano presto.
» Ash non sembra tanto convinto.
« E' troppo orgoglioso, non ammetterà mai qualcosa
se ha sbagliato o se ha torto. » Misty lo guarda, lei non
conosceva Gary bene quanto Ash.
« Se lo dici tu... » mormora, guardando il campo di
lotta per la prima volta da quando si era seduta. Sul campo Anis aveva
appena fatto rientrare il suo Altaria, sconfitto dall'Unfezant di
Asuka. Con un sospiro, la ragazza prende la sua ultima
Pokéball e manda in campo Luxray, che guarda seriamente
l'avversario, improvvisamente rigido. Antagonismo aveva fatto il suo
effetto. Ormai entrambe le sfidanti avevano mandato il loro ultimo
Pokémon in campo.
« Possiamo cominciare. » dice Asuka, determinata a
vincere. « Kaze, usa Bullo! » ordina. Il
Pokémon uccello plana verso Luxray, con aria di sfida e
un’espressione da schiaffi. Il Pokémon Occhiluce
sembra interdetto per qualche istante, ma si infervora subito dopo
aumentando di conseguenza il suo attacco. Poi, come mossa richiedeva,
il Pokémon entra in stato di confusione.
Anis prende un grosso respiro. « Luxray, usa Bullo anche tu!
» ben presto anche il Pokémon Orgoglio subisce gli
stessi sintomi di Luxray. Il Pokémon uccello si alza di
quota, con qualche difficoltà a rimanere in aria.
« Ora, Kaze, usa Ventagliente! » seppur con qualche
difficoltà, Unfezant riesce ad iniziare a caricare il colpo.
Asuka lo guarda seriamente, sperando che la confusione non facesse il
suo effetto nel turno successivo.
« Luxray, Sottocarica. » ordina Anis, ma ben presto
l'elettricità che Luxray stava iniziando ad accumulare si
rivolta contro il Pokémon stesso.
« Kaze, adesso! » aprendo le ali con qualche
esitazione, Unfezant fa partire diverse lame di vento che colpiscono in
pieno Luxray. Anis stringe nervosamente la mano a pugno, Ventagliente
era riuscita a fare un danno maggiore a quanto si aspettava.
« Luxray, ancora Sottocarica. » ordina, e questa
volta la mossa sembra andare a buon fine facendo caricare il pelo di
Luxray di elettricità.
« Adesso, Kaze, una Volo! » il Pokémon
obbedisce, per quanto gli effetti di Bullo fossero ancora attivi.
« Luxray, usa Sottocarica! » ordina nuovamente
Anis, e con sollievo constata che Luxray era finalmente riuscito a
liberarsi dagli effetti di Bullo.
« Vai, Kaze! » urla la corvina, ma ben presto il
Pokémon precipita al suolo ferendo se stesso, per poi
rialzarsi di quota ondeggiando. La sua ripresa non dura a lungo, visto
che cade nuovamente al suolo.
« Questa è l'occasione! Luxray, usa Scintilla!
» quasi urla Anis, e il Pokémon si affretta a
caricare il colpo e precipitarsi verso Unfezant ancora sul terreno.
L'impatto per il Pokémon uccello è fatale.
« Kaze! » esclama Asuka nel tentativo di
richiamarlo, ma sapeva bene che il suo Pokémon era stato
sconfitto. Lo fa rientrare nella sfera prima che si schianti al suolo,
stringendo la sfera e sperando che Kaze riuscisse a resistere ancora
per un po', giusto il tempo di portarlo a curare. Dall'altro lato del
campo Luxray sembra sfinito, e si reggeva in piedi a malapena anche per
via degli effetti di Bullo.
« Bene, la vittoria va ad Anis Costaluna! » la
vincitrice sembrava davvero esausta, la lotta aveva sfinito anche lei.
Anis fa rientrare Luxray nella sua sfera, sceglierlo come ultimo
Pokémon le aveva portato buoni vantaggi.
Nella stanza d'aspetto si erano riuniti i vincitori dei precedenti
turni.
« Adesso hanno vinto Nicky Watson e Anis Costaluna.
» annuncia Camilla. Le due ragazze annuiscono, visibilmente
stanche. Nessuna delle due aveva affrontato un avversario facile da
sconfiggere. Drew aveva dato parecchi problemi a Nicky con il suo stile
di lotta, mentre tra Anis e Asuka era stata una battaglia all'ultima
mossa visto che entrambe conoscevano i Pokémon dell'altra,
oltre che allo stile di lotta e alle strategie.
« Bene. Adesso faremo una pausa di un'ora, poi riprenderemo
con il secondo giro della giornata. »
« Congratulazioni. » Nicky sobbalza, e il panino
che stava mangiando quasi le va di traverso. Fortuna che c'era Riolu
con lei, che dopo qualche pacca sulla spalla la fa riprendere.
Finalmente nella sua visuale entra Kyohei.
« Oh... G-grazie. » risponde, tossicchiando ancora,
tanto da preoccupare il ragazzo.
« Ti ho spaventata? » le chiede, sedendosi accanto
a lei, ma questa nega con la testa.
« No, tranquillo. Sono solo un po'... sorpresa, ecco.
» dice con un sorriso e Kyohei sembra sollevato per la sua
risposta. « Come va? » chiede poi, cercando di
calmarsi.
« Mi annoio, ma almeno non sono costretto a studiare.
» commenta con un sorriso, guardando finalmente il Riolu
della ragazza. Il Pokémon si aggiusta la bandana rossa che
porta al collo e lo guarda dritto negli occhi. « Wow, hai un
Riolu. » commenta poi, facendo annuire Nicky.
« Sì, lui è il mio Pokémon
migliore. In effetti, conosci solo Gengar della mia squadra.
» commenta sovrappensiero, memore del loro primo incontro.
« Un giorno dovrò presentarteli. »
Kyohei annuisce. « Lo stesso vale per la mia squadra.
»
« Ma che piccioncini. » il ragazzo sussulta
riconoscendo al volo la voce, mentre Nicky deve girarsi per vedere chi
fosse il misterioso terzo partecipante al loro discorso.
« Ciao. » le sorride Mei, con una sfumatura
inquietante.
« C-ciao. » mormora Nicky, cominciando seriamente a
preoccuparsi. Non aveva idea chi fosse quella ragazza, che presto si
volta nella direzione di un Kyohei sinceramente spaventato.
« Allora, fratellino, non mi presenti? » chiede
lei, continuando a sorridere. Kyohei sospira, deciso ad affrontare la
sorella.
« Nicky, questa è mia sorella Mei. Mei, lei
è Nicky. » la ragazza più piccola
assottiglia lo sguardo.
« Solo Nicky? » chiede. La corvina piega
leggermente la testa di lato, inizialmente non capente.
« Sono Nicky Watson, piacere di conoscerti. »
decide di optare per una presentazione ufficiale. Mei la scruta con
attenzione e Nicky si sente all’improvviso sotto esame.
« Capisco. » rispose, facendo una pausa.
« Io ora devo andare. E' stato un piacere, Nicky. Ci vediamo
presto. » la ragazza più piccola si congeda
così come era arrivata, facendo rimanere perplessa Nicky.
« Non farci caso, Mei è fatta così.
» Kyohei comprende che per Nicky il comportamento della
sorella era incomprensibile.
« Tua sorella è proprio singolare. »
commenta lei con un sorriso, facendo sospirare Kyohei.
« Dì pure quel che vuoi, ma è meglio
che tu non le stia così vicina. »
« Perché? » alla sua domanda Kyohei
sussulta, indeciso sulla risposta da dare. Se Nicky avesse saputo da
sua sorella che gli piaceva sarebbe stata la fine. Non sarebbe
più riuscito a parlarle.
« Beh... è perché... sì,
insomma... » cerca di articolare, ma non trova una buona
risposta da darle. Davanti al suo disagio, Nicky sorride.
«Stai pure tranquillo, se cercherà di raccontare
dettagli imbarazzanti su di te non ci crederò. »
Kyohei sbianca di colpo.
« O-ok. » Nicky si alza in piedi, ripulendosi dalle
briciole sulla gonna mentre Riolu saltava sulla sua spalla.
« E’ piuttosto tardi, devo preparare una strategia
per la mia prossima lotta. » Kyohei annuisce.
« Verrò a fare il tifo per te. » le
sorride. Nicky ricambia, salutandolo con la mano ed allontanandosi.
« Ehi, cugino! » non passa molto che al ragazzo si
unisce Touya. « La tua bella è andata? »
alle sue parole Kyohei avvampa.
« Non lo è! » esclama, alzandosi in
piedi. Dopo essersi accorto che aveva attirato l'attenzione si risiede,
mentre Touya cercava di smettere di ridere.
« Avanti, non reagire così. » dice, ma
Kyohei lo fulmina con un'occhiataccia sospirando.
« Certo che sei molto d'aiuto. »
« Vedo che vi siete riposati. » i partecipanti
erano rimasti solo in dieci, tutti determinati a vincere. Camilla
osserva gli studenti, molti di loro si stavano impegnando seriamente.
« Ora entreranno in campo Towards Komor e Grisperle Mei,
White Nicolas e Domadraghi Lance, Freezerock Paul e Julia Evans. Le
altre due coppie combatteranno successivamente. » Julia
deglutisce nervosamente, battere un avversario come Paul non sarebbe
stato semplice, ma non le rimane altro che sospirare dirigendosi verso
il campo prestabilito, verso la sua battaglia.
« E tu, Costaluna? » Gary stava cominciando a
godersi le sue vittorie, e quale bonus aggiuntivo migliore quale
irritare Anis? La castana lo ignora platealmente.
« Nicky? » dice, rivolgendosi alla compagna di
classe, che si volta nella sua direzione.
« Sì? »
« Puoi dire a questo essere che io non ho intenzione di
parlare con lui, né adesso né mai? »
gli occhi blu di Nicky si spostano a Gary, che le fa segno che poteva
risparmiarsi di parlare.
« Ho sentito chiaramente ciò che dici, Costaluna.
» la ragazza alza lo sguardo su di lui con aria di sfida.
« Bene bene, allora non aprire più bocca.
» commenta, iniziando ad irritarlo.
« Anche se non mi parli sopravvivo comunque. » le
dice, facendo sorridere Anis.
« Meraviglioso. » davanti a quello scambio di
battute poco piacevoli Nicky si fa piccola, allontanandosi. Nell'altro
capo della stanza si era rifugiata Yukiko che sussurrava strani mantra
mentre Jolteon se la rideva allegramente.
« Edogawa? » la castana sembra notare solo dopo la
sua presenza, visto che si volta lentamente nella sua direzione.
« Ah, sei tu... » sussurra. La corvina si
preoccupa, anche se conosceva Yukiko da pochi mesi ancora non l'aveva
vista in quello stato.
« C'è qualcosa che non va? » chiede,
sedendosi accanto a lei. La ragazza più piccola non
risponde, ritirandosi ancora di più nel suo silenzio.
« Se vuoi posso spiegartelo io. » dice il Jolteon
della ragazza. Nicky sussulta, non si sarebbe mai abituata al pensiero
che quel Pokémon potesse parlare, ma annuisce nella speranza
di ricevere delle spiegazioni.
« Il suo sfidante è Gary Oak.» Nicky lo
osserva perplessa.
« E quindi? » chiede, non capendo affatto.
« Sai che la tizia ha una cotta per lui, no? »
Nicky annuisce per risposta. « Perciò sa
già che andrà in tilt non appena sarà
sul campo di lotta e io so già che perderemo clamorosamente.
» borbotta Jolteon, deluso da quella debolezza della sua
Allenatrice.
« Capisco... » sussurra Nicky.
Tutti avevano il loro punto debole, e non avrebbero mai potuto farci
niente.
« Sono troppo carini! » da quando Leona aveva
presentato i suoi cuccioli, non passava giorno che non venisse qualcuno
alla biblioteca per coccolarli. Lucinda accarezza il muso di un
Growlithe piuttosto vivace che non aveva esitato a sistemarsi sulle sue
ginocchia. Aveva fatto rientrare Piplup nella sua sfera, non voleva
certo che il Pokémon Pinguino le facesse una scenata di
gelosia.
« Già. » Kenny aveva deciso di
accompagnarla, e il ragazzo stava continuando a cercare il coraggio di
parlare con Lucinda senza riuscire davvero a trovarlo. «
P-posso dirti una cosa? »
Lucinda cerca di fermare Growlithe, che si era sporto per leccarle la
faccia.
« Sì, dimmi pure. » sorride
incoraggiante. Kenny deglutisce, sentendosi improvvisamente pesante.
« Insomma... Ecco, vorrei dirti... So che il luogo non
è perfetto ma... » Lucinda lo guarda stranita, non
capendo niente in quel groviglio di parole.
« Kenny, se hai qualcosa da dirmi fallo e basta. »
dice, seria, mentre Kenny cerca di darsi una calmata.
« So che non è proprio il momento adatto per
dirtelo, e non c'è l'atmosfera, ma voglio dirti che mi
piaci. » Lucinda sgrana gli occhi, non si aspettava che
l'amico d'infanzia le facesse una confessione simile.
« C-cosa? » balbetta, incredula. Poteva anche aver
sentito male.
« Hai sentito. Ho detto che mi piaci. » quelle
parole fanno arrossire la ragazza, incapace di replicare.
« M-ma... » balbetta questa, non sapendo cosa
rispondere. Quella situazione la prendeva in contropiede. «
Ecco... Insomma... » Kenny, vedendo la sua reazione, sospira.
« Non sei obbligata a rispondermi adesso. » le sue
parole mettono ancora più in agitazione Lucinda. Lei sapeva
bene che non provava quel tipo di amore per Kenny, ma far passare del
tempo avrebbe solo fatto aumentare le illusioni dell'amico. Avrebbe
tanto voluto mettere le cose in chiaro, non deludere Kenny, ma le
parole le rimanevano in gola, incastrate da chissà quale
blocco.
« Ah... » è l'unico suono che esce dalla
sua bocca, facendo sorridere Kenny con tristezza.
« Io adesso vado, Lucinda, ma tu per favore pensaci.
» dice, alzandosi in piedi e andandosene. La ragazza china il
capo, le lacrime sulle ciglia. Voleva piangere, ma il suo orgoglio
glielo impediva. Sapeva che doveva mettere le cose in chiaro con
l'amico ma un grosso peso le impediva di alzarsi in piedi e inseguirlo.
Come una delle poche volte in vita sua, Lucinda non aveva la
più pallida idea di cosa fare. Non sa dire quanto rimase
lì, ma quando una mano gentile si posa sulla sua spalla si
costringe a reagire.
« Lucinda, tutto bene? » con sollievo la ragazza
constata che era Vera.
« Credo di ...sì. » Vera inarca un
sopracciglio.
« "Credi"? » Lucinda annuisce.
« Insomma, oggi è successa una cosa che mi ha
...scossa un po'. » dice, cercando di mantenere la calma. Non
poteva permettersi di scoppiare così facilmente.
« Ti va di parlarmene? » le chiede
l’altra ragazza, sedendosi davanti a lei. Dopo un lungo
silenzio, Lucinda annuisce.
« Kenny si è dichiarato. » spiega,
decidendo di togliersi quel peso poche parole. Vera sgrana gli occhi.
« Davvero? » con aria grave Lucinda conferma,
mentre Vera le prendeva le mani. « Ma è una
notizia grandiosa. » Lucinda però non sembrava
tanto convinta dalle sue parole.
« Sì, so che può sembrare meraviglioso,
Vera, ma Kenny è un mio amico d'infanzia! Non mi potrebbe
mai piacere in quel senso! » dice, stringendo le labbra.
« Questo sì che è un problema. Cosa hai
intenzione di fare? » la sua domanda impensierisce ancora di
più Lucinda, che abbassa il capo.
« Voglio chiarire che non sono innamorata di lui. Ma sono
anche terrorizzata a perderlo come amico. Non so cosa fare. »
Vera la avvicina a sé, abbracciandola.
« La scelta che devi fare è crudele. E nessuno
potrà mai dirti qual è la decisione giusta da
prendere. »
« Fi-nal-men-te. » se solo avesse potuto, Julia si
sarebbe volentieri spalmata sul pavimento. Aveva seriamente temuto di
perdere la lotta contro Paul. Non sapeva quale divinità
ringraziare per la sua vittoria, perché le era sembrata
quasi miracolosa.
« Congratulazioni. Komor, Lance e Julia. Ormai siete ammessi
ai quarti di finale. » i tre ragazzi prendono un grosso
respiro di sollievo, per quel giorno i loro dolori erano finiti. E il
giorno successivo probabilmente sarebbero peggiorati.
« Ora tocca a Oak Gary e Edogawa Yukiko, e a Watson Nicky e
Costaluna Anis. » i quattro ragazzi si alzano in piedi, ormai
mancavano solo loro. Yukiko imprecava contro chissà cosa e
chissà chi per averle permesso di battersi contro Gary,
mentre Anis imprecava per il fatto che doveva combattere contro
un'altra compagna di classe.
« Vedo che saranno due lotte impegnative. »
commenta Lance, con un sorriso, prima di andarsene. Komor e Julia lo
vedono allontanarsi, consapevoli che probabilmente avrebbero dovuto
affrontarlo il giorno successivo.
« Vado anch'io, devo ancora studiare una buona strategia.
» dice Komor, facendo rimanere Julia da sola nella sala
d'aspetto.
Serenity si irrigidisce. Daniel era seduto sul bordo della finestra
aperta e sembrava aspettare solo lei. Non era sorpresa della sua
presenza in quel luogo. Quel ragazzo andava e veniva a suo piacimento,
senza alcuna spiegazione o avviso, e appariva quando qualcuno meno lo
desiderava. Come in quel momento. Era stanca, e invece si trovava a
fronteggiarlo.
« Quale ...onore averti qui, Daniel. »
« Immagino volessi dire "disgrazia". » commenta
lui, cogliendola di sorpresa. Non era capace di mentirgli, questo ormai
lo aveva imparato.
« Immagini male. » risponde con tono lieve.
« Come mai sei qui? » lui piega la testa di lato,
ancora sul cornicione della finestra.
« Non so, mi crederesti se ti dicessi che sono qui per
avvertirti? » la rossa sgrana leggermente gli occhi, non
sapendo se credergli.
« Non voglio credere che ciò che mi hai detto
è vero. » Daniel non le sembra impressionato.
« Puoi non credermi, ma ciò che sto facendo adesso
lo faccio per te, di certo non perché mi importi.
» entrambi rimangono in silenzio, guardandosi. «
Non ho la pazienza necessaria, Serenity. »
commenta laconico lui, prendendo un grosso respiro. Serenity rimane in
silenzio, non sapendo cosa dire. « Hai intenzione di
ascoltarmi? » chiede a quel punto Daniel, rivolgendole
l'attenzione e lei alza leggermente lo sguardo, abbassandolo subito
dopo, finendo con l’annuire mesta.
« Sai, Serenity... » iniziò Daniel dopo
una breve pausa, piegando nuovamente la testa di lato. «
...se parlare con me ti da così tanto fastidio potresti
anche dirmelo. » la ragazza alza la testa, stupita.
« N-non è così. » replica
incerta, mentre le lacrime stavano già cominciando a premere
agli angoli degli occhi.
« No? » le chiede lui. « Sai, sembra il
contrario. Anzi, sembra che tu mi detesti proprio. » Serenity
stringe le mani, cercando di non mantenere la calma. Apre la bocca,
pronta a replicare, ma Daniel la zittisce con un gesto. « Ti
prego, risparmiami le tue patetiche scuse. Mi annoiano. Mi irrita tanto
il tuo atteggiamento da brava bambina. Sempre sorridente e carina, mai
una parola malevola. Sei davvero debole. » lei cerca di
raccogliere tutte le sue forze, Daniel era perfettamente capace di
ferirla. Avevano passato così tanto insieme che sapeva di
non avere alcun segreto per lui.
« T-tu… »
« "Io" cosa, Serenity? Dì semplicemente la
verità. Dì che mi odi, perché
è così. Dì che hai paura che io prenda
il tuo posto. Dì anche che in realtà tu sai di
essere debole e ti aggrappi agli altri per non farlo
sembrare.» le lacrime di Serenity cominciano a correre libere
lungo le guance.
« Sei... crudele. Lo sei sempre stato. » gli
risponde Serenity, riuscendo a racimolare un minimo di voce senza
singhiozzare.
« Io sono semplicemente me stesso. » replica, con
aria fiera. « Ma stai pure tranquilla, non ho intenzione di
usurpare il tuo trono. Puoi sederti su di esso con calma e fingere che
vada tutto bene, almeno per un po'. »
Serenity si asciuga le lacrime, cercando di riottenere un minimo
contegno mentre il suo Lucario usciva dalla sfera per mettersi tra i
due ragazzi.
« ...Yang, scommetto che vuoi sapere come sta la tua
sorellina. » ride, ricevendo un ringhio come risposta.
« Ti dico solo che sta bene. » dice, estraendo una
Pokéball. Lucario fa per lanciarsi contro il ragazzo, ma la
mano di Serenity sulla schiena gli impedisce di fare gesti avventati.
« Ah, un'ultima cosa. » dice Daniel, un attimo
prima di voltarsi. « Domani ci sarà un grande
botto. Faresti meglio ad avvisare qualcuno, visto che finora non
l’hai fatto. »
« Daniel, è una follia. » lui le sorride
come al solito.
« Te l'ho detto, quale migliore modo per ottenere il mio
scopo se non offrire i miei servigi ai Team malvagi, raggirandoli come
desidero con le mie informazioni? » la ragazza sbianca,
mentre Lucario emette un altro ringhio.
« E' inutile che tu faccia così. La tua
Allenatrice potrà solo stare a guardare. » con
queste parole il ragazzo salta giù, scomparendo tra i rami
degli alberi.
Dopo essersi assicurata che Daniel non fosse nelle vicinanze Serenity
cade sulle ginocchia, mentre nuove lacrime prendevano a solcarle le
guance.
Lei non aveva potuto fare niente, e nemmeno in futuro sarebbe riuscita
a contrastare Daniel.
« Questo giro è stato vinto da Gary e Anis.
» i due ragazzi si guardano in cagnesco, quando avevano
scoperto che l'altro aveva vinto non si erano risparmiati commenti
pungenti. I cinque vincitori di quel giorno erano stati costretti a
riunirsi.
« Per oggi ormai abbiamo finito. Visto che siete tutti
studenti della scuola da anni mi risparmierò a spiegarvi le
regole della lotta di domani. »
« Veramente... » Julia alza timidamente la mano.
« ...io non sono mai arrivata a questo livello e l'ho sempre
osservato da spettatrice. Non ne ho la più pallida idea.
» sorride nervosa. Anis annuisce.
« Più o meno ciò che dice lei contatelo
anche per me. » commenta.
« Giusto, le tue vittorie di oggi sono state un miracolo
della prima categoria. » commenta sarcastico Gary, ricevendo
un'occhiataccia da Anis.
« Le mie vittorie oggi sono tutte per un solo fine; prenderti
a calci nel c... » Julia si premura a zittire Anis, ridendo
nervosa.
« An, sei così esilarante. » ridacchia,
cercando di evadere la lunga occhiata indagatoria di Camilla.
« Posso cominciare a spiegare? » chiede loro
Camilla, ricevendo l'assenso di tutti. « Bene. Domani
scenderete tutti in campo, e sarà una lotta di tutti contro
tutti. » le due ragazze annuiscono.
« Non sono ammesse alleanze, anche se si potrà
scegliere un "bersaglio". » a quelle parole Anis cerca di
nascondere un ghigno mentre Gary sentiva un brivido lungo la spina
dorsale. « Potrete usare un solo Pokémon, e si
continuerà fino a che non rimarrà un solo
Pokémon in campo. Il vincitore di questa sfida
entrerà direttamente in finale, mentre gli altri quattro
dovranno sostenere due lotte per poterci arrivare. Se volete, in questa
lotta potrete usare un Pokémon qualsiasi della vostra
squadra, non necessariamente uno di quelli registrati. Gli strumenti
sono proibiti, e anche le mosse che causano K.O con un colpo.
»
Lance e Gary avevano smesso di ascoltare, visto che le regole le
avevano già sentite più di una volta, mentre
Komor si dimostrava interessato nonostante anche lui le avesse
già sentite. Julia ascoltava diligentemente le regole, e
anche Anis si imponeva di ascoltare nonostante si annoiasse.
« C'è qualcosa che non capite? » la sua
domanda riceve negazioni, tranquillizzandola.
« Allora a domani, ragazzi. »
« Allora sei davvero deciso. » commenta Archer,
osservando Silver, facendogli assottigliare lo sguardo.
« Mi avete dato una scelta? » chiede, trattenendo a
malapena un ringhio. L'ex Comandante del Team Rocket sorride
compiaciuto. L'unico figlio di Giovanni aveva accettato di prendere il
comando e di guidarli verso i loro obiettivi.
L'uomo si concede di essere sospettoso, fino a qualche tempo fa Silver
aveva rifiutato categoricamente di unirsi al Team. Era curioso di
sapere cosa gli aveva fatto cambiare idea.
« Sì. Tu hai scelto liberamente di schierarti
dalla nostra parte. » la lunga occhiata che il ragazzo gli
riserva lo fa ammutolire. Gli occhi del ragazzo erano diventati
più maturi, ma non per questo l'argento tardava a
infiammarsi. La moglie di Giovanni doveva essere una donna affascinante
se Silver era il risultato del loro matrimonio.
« Ora lasciami da solo. » gli ringhia il ragazzo.
Archer alza le mani in segno di resa, non voleva di certo irritare il
loro novello Capo, ed esce dalla stanza, trovando Atena ad attenderlo.
« Hai finito di parlare con il Capo? » Archer
trattiene una risata.
« Non lo chiami più "moccioso". » la
donna lo guarda stizzita.
« Ormai sta diventando un adulto. » si aspettava
una risposta simile. Atena era sempre una donna attenta all'estetica
altrui.
« Hai ordinato a Milas di tenersi pronti? » non
potevano permettersi di perdere tempo.
« Ho anche mandato Maxus e le sue unità per essere
più certi della riuscita del nostro attacco. »
« Bene. Domani ci sarà uno spettacolo grandioso.
»
« Brutte notizie. » il professor Oak non avrebbe
mai convocato i restanti quattro professori se non fosse stata
un'emergenza. La professoressa Aralia si stringe nella sua vestaglia.
Le parole del professore più anziano, senza nemmeno un
"benvenuti", la preoccupavano.
Dentro si trovavano già Elm, Rowan e Birch. Con grande
sorpresa, Aralia ve anche la giovane alunna del quarto anno che aveva
l'aria grave.
« Serenity? » dice, aggrottando le sopracciglia. La
ragazza fa un debole sorriso, salutando la donna.
« Mi scusi per il disturbo che do a quest'ora. »
mormora, con un sospiro. Il professor Oak le mette una mano sulla
spalla.
« Non dai nessun disturbo. Ciò che mi hai
raccontato è importante. Adesso sarai stanca, forse
è meglio che tu vada a dormire. » comprendendo che
i cinque professori volevano parlare della situazione tra di loro
Serenity annuisce, dando la buonanotte e uscendo dalla stanza.
« Cos'è successo? » chiede Aralia,
guardando i colleghi con aria preoccupata.
« Tutti noi conosciamo il nome Synthoria, nonostante fino a
due decenni fa questo nome aveva una fama positiva. » la
donna annuisce.
« Cosa c’entra Daniel Synthoria? » i
restanti rimangono in silenzio.
« Oggi si è introdotto a scuola, parlando con
Serenity. »
« Perché? » era la domanda fondamentale.
« Non lo sappiamo, ma non è quello che ci
interessa adesso. Il particolare preoccupante è
ciò che le ha riferito. I cinque Team malvagi domani faranno
irruzione a scuola. »
« Cosa? I-insomma, siamo sicuri che non sia solo una... mal
interpretazione o uno scherzo? » Rowan, rimasto in silenzio
per tutto quel tempo, fa un passo avanti.
« Secondo i rapporti di Koga e Silvestro i Team Rocket e
Plasma si stanno muovendo, e sono ormai arrivati a Kanto.
Ciò che dice è perfettamente attendibile, visto
che entrambi i Team hanno dato disposizioni per l'attacco alla scuola.
Non ci hanno specificato la data, ma credo che domani sarebbe in
effetti il giorno ideale. »
I restanti professori si ritrovano d'accordo con quella riflessione.
« Cosa dobbiamo fare? Mettere la scuola in allerta?
» chiede Elm, visibilmente nervoso.
« Così manderemo gli studenti in panico, e i Team
non faranno la loro apparizione. Dovremo fare il loro gioco, o
continueranno a nascondersi e non dichiareranno chiaramente i loro
piani. »
« Infatti faremo finta di niente. Durante questo evento tutti
i nostri studenti hanno a portata di mano tutta o quasi la loro
squadra, e anche gli spettatori di solito portano Pokémon
con sé. Se dovremo fare i conti con i Team, non saremo di
certo impreparati. »
« D'accordo. »
Spiegazioni senza random:
- Ho il headcanon che Silver d'aspetto abbia preso tutta dalla madre, e
non assomiglia per niente a Giovanni manco per sbaglil.
- Aralia sa che parlano di Daniel perché lui è
l'ultimo Synthoria rimasto in circolazione.
Il Giardino
Disastrato:
Né!
Ed eccoci qui
stranamente puntuali! Dubitavate di me,
ammettetelo!
Invece, sono
qui. Puntuale come un orologio svizzero.
Commenti sul
capitolo:
Sì,
la situazione sta iniziando a smuoversi. Vera e Drew (forse)
inizieranno ad appianare le loro divergenze e incomprensioni.
Per chi se lo
stia chiedendo, no, a Komor la cotta per Touko è passata.
E stappiamo
pure la bottiglia di champagne per il primo bacio nella ff! Mi imponevo
che doveva essere la Ranger, a darselo. Ci sono fieramente riuscita.
L'ostilità
del quarto anno irrimediabilmente continua!
La scena tra
Daniel e Serenity, poi, la progettavo da una vita. Sul serio. Io avrei
tanto da dire su loro due, sui loro caratteri e sul loro rapporto. E'
una singolarità che ho voluto creare, ma che temo sempre di
non riuscire a gestire come devo.
Ringraziamenti:
Qui vorrei
ringraziare particolarmente Juls_,
Gwen Kurosawa
e Flareon24.
E con "ringraziamento particolare" intanto che ho tratteggiato le loro
OC; perciò ecco Julia, Marina e Paige
(che
comparirà dal capitolo tredici in poi). Spero che
apprezziate, ragazze!
Inoltre,
ringrazio infinitamente coloro che leggono silenziosamente e anche chi
passa qui per puro caso.
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Capitolo 12 *** Il botto è assicurato. ***
Capitolo Dodici: Il botto è assicurato.
Capitolo
Dodici: Il botto è assicurato.
Non era una novità
che l’affluenza al terzo giorno era sempre maggiore, ma le
persone continuavano ad arrivare e i volontari non sapevano dove
trovare posti per collocarle.
« Maledizione. » impreca Solana a denti stretti.
« Solana! » la ragazza si volta di scatto, facendo
arretrare Erika dallo spavento.
« Scusa, Erika, sono un po' sotto pressione. »
borbotta in fretta vedendo la sua espressione e la ragazza le sorride,
più tranquilla.
« Non è niente. Volevo solo dirti che siamo
riusciti a sistemare una cinquantina di posti a sedere. » se
avesse avuto il tempo materiale, Solana l'avrebbe volentieri
abbracciata.
« Finalmente una buona notizia! » esclama, cercando
di rilassarsi almeno un po’. Missione impossibile, ma voleva
provarci.
« Ho anche chiesto a Serenity e Belle di cercare spazio per
altri posti, credo ne ricaveremo circa un'altra ventina. »
« Dopo questo evento voglio una medaglia e due tacche in
più nel mio voto di Evoluzione Pokémon.
» dice più a se stessa, mentre Erika cercava di
non ridere.
« Prima cerchiamo di non essere sopraffatte dal Torneo, poi
ci dedicheremo a festeggiare come si deve. » le risponde la
ragazza più piccola, strizzando l'occhio a Solana.
Gli spalti intorno al campo di lotta erano gremiti di gente. Fannie
osserva gioiosa tutta quella folla, prima di iniziare il discorso di
introduzione.
Julia rabbrividisce, per l'emozione e anche un po' per il timore le
scorreva lungo la spina dorsale. « Ho sempre osservato questo
evento come spettatrice. Adesso che ci sono dentro come partecipante...
beh, fa un po' paura. »
« E' solo suggestione, Ju. » la ragazza si volta
verso l'amica.
« Vuoi dire che tu non hai nemmeno un po' di paura?
» Anis rimane in silenzio.
« Non ci penso. » risponde, guardando dall'altra
parte e Julia soffoca una risata.
« An è nervosa. » canticchia,
avvicinandosi e punzecchiandole una guancia.
« E' normale esserlo. » le due ragazze si voltano
verso Komor, immerso nel silenzio fino a quel momento.
« Io non lo sono. » commenta Gary, ricevendo
un'occhiata fulminante da parte di Anis.
« E ora, facciamo entrare i nostri cinque semifinalisti!
» a quel richiamo i cinque ragazzi escono allo scoperto ed un
boato di gioia ed eccitazione raggiunge le loro orecchie. «
Diamo inizio ai giochi. » i cinque ragazzi
vengono fatti posizionare ai limiti di un cerchio, mandando in campo i
loro Pokémon.
Komor aveva scelto Gigalith, che aveva fatto la sua entrata in campo
con un grosso boato e guardava il campo di lotta con aria seria. La
scelta di Julia era Salamence, che squadra con aria di
superiorità il luogo circostante, mentre Anis aveva optato
per Glaceon che osservava con serietà i suoi avversari in
quanto Pokémon più piccolo. La scelta di Gary era
caduta su Arcanine, mentre Lance aveva mandato in campo Dragonite.
« Bene, iniziamo! »
Arcanine si dimostra il Pokémon più rapido, ed
è lui a scagliare il primo attacco. « Usa
Ruotafuoco su Glaceon. » Anis rivolge un'occhiata di puro
odio a Gary, ma per fortuna Glaceon schiva il colpo per un pelo.
« Gigalith, usa Pietrataglio su Dragonite! » con la
sua mossa Komor chiariva il suo intento di accanirsi contro Lance. Le
pesanti pietre provenienti dal terreno colpiscono Dragonite, che si
abbassa a rasoterra per l'attacco efficace.
« Salamence, usa Frana su Arcanine! »
« Dragonite, usa Fuocobomba su Gigalith! » i due
attacchi vengono scagliati nello stesso momento, incrociandosi in uno
spettacolo di pietre volanti illuminate dal colore cremisi delle
fiamme. Dopo l'attacco Arcanine si rialza sulle zampe, mentre Gigalith
non sembra particolarmente intaccato.
« Manco solo io. Glaceon, usa Gelodenti su Gigalith.
» Anis aveva deciso di sbarazzarsi del Pokémon di
Komor, visto che avere in campo un tipo roccia non le faceva comodo e
buttarsi in una lotta contro Arcanine le sembrava inutile. Il
Pokémon Nevefresca corre verso Gigalith, mordendo una roccia
con tutta la forza che aveva. Gigalith si accascia su se stesso, il
brutto colpo di Gelodenti aveva decretato la sua sconfitta.
« Komor Towards è il primo a uscire dal giro di
lotta. Vediamo chi sarà il suo sfidante... »
commenta Fannie, presa anche lei dallo scontro.
I restanti quattro ragazzi iniziano a sentire il nervosismo, per loro
lo scontro stava proseguendo.
« Arcanine! Usa Ruotafuoco su Glaceon. » questa
volta la volpe di ghiaccio non è così fortunata,
accusando pienamente il colpo di fuoco e venendo sconfitta. Anis
ringhia, facendo rientrare Glaceon nella sfera.
« Bene, sarà Anis Costaluna! »
« Salamence, usa Volo su Arcanine! » il possente
Pokémon si alza di quota, attendendo il turno successivo per
scagliarsi sul Pokémon cane. Con quella mossa era anche
riuscita a mettere Salamence in salvo, così Lance era
costretto ad attaccare Arcanine. Questi, dopo un'esitazione, riprende
la calma.
« Dragonite, usa Iper Raggio su Arcanine! » ordina.
Il Pokémon scaglia un grosso raggio di energia contro il
Pokémon, sconfiggendolo, e riprendendosi in fretta grazie a
Vigorerba.
« Bene bene, ora anche Gary Oak è fuori dai
giochi. Rimangono in campo solo Salamence e Dragonite. »
Julia stringe la mano a pugno, non sapeva se Volo sarebbe bastato a
mettere fuori gioco Dragonite. « Avanti, Salamence, usa Volo!
» il Pokémon si scaglia contro Dragonite, ma
questi rimane in piedi.
« Dragonite, usa Dragobolide. » Il
Pokémon drago richiama grossi meteoriti verso Salamence, che
ne viene pienamente colpito, sdraiandosi sul terreno, sconfitto.
« Bene! Ad aggiudicarsi l'immunità sarà
Lance Domadraghi! » esclama Fannie. « E abbiamo
anche gli accoppiamenti! Towards Komor contro Costaluna Anis e Oak Gary
contro Evans Julia! » il pubblico si alza in piedi, gioioso,
mentre i cinque ragazzi rientravano al coperto.
« Credo che saremo noi i primi ad entrare in campo, Anis.
» dice Komor, facendo annuire la ragazza.
« Speriamo solo di finire in fretta. »
« C'è qualche problema? » chiede il
professor Oak, rivolgendosi verso Lunick e Jasmine. I due ragazzi si
fermano, riprendendo fiato.
« Scusi il disturbo, professore. » inizia Lunick,
meno affaticato dalla corsa. « Volevamo solo ...avvertirla.
» dice, cercando di assumere un’aria più
grave.
« Di cosa? » l'anziano uomo cerca di sembrare
tranquillo, ma sapeva bene che non riusciva affatto a sentirsi
così. Il Ranger si avvicina ulteriormente al professore, con
fare confidenziale.
« Non voglio allarmarla, o mettere il panico nella scuola, ma
sembra che si siano visti dei membri del Team Plasma tra gli
spettatori. » sussurra, e dietro di lui Jasmine annuisce.
« Inoltre i-io ho riconosciuto d-dei membri del Team Rocket.
» dice, balbettando come al solito.
« Non preoccupatevi, né allarmate gli altri
studenti. » fa una pausa. « Noi professori siamo
già al corrente che i Team sono presenti a questo evento e
vogliono rovinarlo. »
« Cosa? » esclama Lunick allarmato. « E
noi non facciamo niente? »
« La nostra non è vigliaccheria, Lunick. E'
prudenza, e anche pazienza. » dice Samuel, comprendendo
ciò che provava il Ranger. « Attendiamo questo
momento già diverso tempo. »
Il ranger lo osserva perplesso.
« I Team malvagi stanno tramando nell'ombra da tempo, siamo
tutti in attesa del momento giusto. » non voleva rivelare
così palesemente i loro piani, ma temeva che altrimenti
Lunick non gli avrebbe prestato ascolto.
« Capisco. Perciò cosa dobbiamo fare? »
il professor Oak prende un grosso respiro.
« Solo aspettare, Lunick. Niente di più.
»
Jasmine, rimasta qualche passo più indietro ai due
interlocutori, deglutisce. Ricordava bene lo scompiglio che il team
Rocket aveva portato nella sua regione e quanti danni era riuscito a
fare. Credeva che Ethan e Kotone fossero riusciti a sgominare la banda.
« Andiamo, Jasmine? » a quel richiamo la
Capopalestra di Olivinopoli abbandona i suoi pensieri foschi, almeno
per quel momento.
« Sì. »
« Siamo pronti? » la voce di Ottavio era ovattata,
ma Rossella riesce comunque a sentirla. La donna annuisce lievemente
con il capo, cercando di mantenere la calma.
« Noi sì. » sussurra e si alza in piedi,
passandosi una mano tra i corti capelli neri. Non vedeva l'ora di
uscire allo scoperto. Voleva vedere se, alla loro apparizione, gli
spettatori avrebbero mantenuto il loro sorriso.
« Vado a prendere qualcosa da bere, l'attesa mi sta
uccidendo. » dice a Ottavio, che le aveva scoccato
un’occhiata preoccupata nel vederla alzarsi. Lui sorride
leggermente, prima di riprendere a fare finta di guardare la lotta. O,
almeno, era ciò che Rossella sperava mentre cercava di farsi
strada, a fatica, tra la folla. Lei trovava ridicolo che la gente
trovasse uno spettacolo le lotte dei Pokémon. Quello era
solo un modo per confrontarsi e decretare i vincitori, nient'altro.
Rossella passa un'altra volta la mano tra i capelli, con maggior
nervosismo questa volta. La faceva sentire strana la sensazione di non
indossare più il cappuccio della divisa, ma si consolava
pensando che ben presto il team Magma sarebbe tornato ai suoi fasti.
Il chiosco che distribuiva cibo era praticamente deserto, ma
c’era una persona che lei avrebbe riconosciuto sempre con
facilità.
Voleva pensare di sbagliarsi.
Invece no, era impossibile non riconoscere quell'orrenda tinta dei
capelli di Ada. Con Alan. Lo avrebbe riconosciuto ovunque, con la
stazza che si ritrovava.
« E il vincitore è Komor Towards! »
annuncia Fannie con entusiasmo. Lo stadio esplode nuovamente in un
boato, assordando i ragazzi sul ring. Anis fa rientrare Luxray nella
sua sfera, accarezzandola con le dita. Il suo ultimo Pokémon
aveva resistito fino all'ultimo, nonostante Gigalith fosse in netto
vantaggio con le sue mosse. Dall'altro lato del campo Komor osservava
orgoglioso Gigalith. Era stata una grande vittoria, per loro, e voleva
credere che quella era la volta buona che vincessero il Torneo.
Fannie sorride entusiasta al pubblico, rimasto rapito dalla
combinazione che l'Allenatore di Unima aveva sfoggiato per quella
lotta. Era evidente che Komor fosse un Allenatore di un livello
superiore.
« Ci avete regalato una lotta spettacolare ragazzi!
» esclama Fannie, riportando l’attenzione del
pubblico su di sé. La conduttrice dell'evento continua a
parlare, dando così il tempo ai due sfidanti di sgattaiolare
al coperto. Lì vicino c'era Julia, ma Anis non avrebbe
saputo determinare quale emozione provasse la ragazza in quel momento.
Decide di non parlare, passandole accanto e battendole lievemente un
pugno sul braccio.
« Avanti, fallo nero. » è
l’unica cosa che le dice, prima di inoltrarsi nel corridoio.
Julia sorride in maniera quasi inconsapevole, dimenticandosi per un po'
la sua ansia. Battersi contro Gary non era affatto semplice.
« E ora facciamo entrare Julia e Gary, i nostri due sfidanti.
» andare verso il campo di battaglia non era mai stato
così pesante. Poteva, e doveva, farcela.
Il primo Pokémon di Gary era Blastoise, quello Julia lo
sapeva bene, e quando il Pokémon acquatico fa la sua
trionfale entrata in scena non può esimersi dal prendere un
grosso respiro e cercare di calmarsi.
Ben presto Gengar fa la sua apparizione, con tanto di linguaccia.
Potevano cominciare.
« Gengar, usa Fulmine! » in fretta il
Pokémon spettro si carica di energia elettrica, scagliandola
contro Blastoise colpendolo ma il danno non sembrava tanto
significativo. La difesa di quel Pokémon era difficile da
eguagliare.
« Blastoise, usa Idropompa. » i cannoni sul dorso
del Pokémon si inclinano, usando come bersaglio lo spettro.
Il getto d'acqua colpisce Gengar in pieno, tanto violentemente da
lasciare un buco in mezzo all'ectoplasma per qualche secondo. Gengar
digrigna i denti mentre ricompone quella parte di sé.
« Gengar, usa Fangobomba. » poteva avvelenarlo,
anche se la percentuale della probabilità non era poi tanto
elevata. La terra intrisa di veleno va a colpire Blastoise, che questa
volta accusa di più il colpo. Il veleno però non
sembrava averlo intaccato.
« Blastoise. Idrocannone. » Gengar non fa in tempo
a fare una cosa qualsiasi che uno dei getti d'acqua lo prende in pieno.
Lo spettro barcolla, levitando a qualche millimetro dal terreno, prima
di accasciarsi definitivamente. Sconfitto in pieno.
Julia lo richiama nella sfera, stringendo i denti. Se Gengar era stato
battuto con così poco doveva concentrarsi di più.
Il suo Pokémon seguente era Lucario, determinato quanto lei.
Doveva riuscire a sconfiggerlo con tutte le armi a sua disposizione.
« N, calmati. » il ragazzo fissa Touko, lanciandole
un'occhiata preoccupata.
« Non posso rimanere calmo dopo quello che ho visto.
» il suo tono era pacato, ma lasciava trasparire ansia. La
ragazza rimane interdetta per un istante, prima di aggrottare le
sopracciglia.
« Non puoi esserne sicuro. » gli risponde, cercando
di arginare la sua preoccupazione. N le lancia un'altra occhiata.
« Touko, il Trio Oscuro è stato accanto a me per
tutta la vita, sono in grado di riconoscerli. Sono qui, e probabilmente
non sono soli. » era una spiegazione molto vaga e questo
Touko lo sapeva, ma era consapevole anche che N non avrebbe mai detto
cose simili se non fosse stato certo.
« Non possiamo mettere in allarme tutta la scuola per questo.
»
« Infatti ti propongo di occuparcene noi. Nessun altro.
» Touko annuisce, mettendo mano alla sfera di
Gothitelle. Era quella che le avrebbe permesso di muoversi il
più silenziosamente possibile. Lo stesso fa N, liberando
Zoroark.
« Possiamo andare. » sussurra, mentre Touko annuiva.
Un boato generale non li scuote più di tanto mentre
procedono verso la loro battaglia.
« Il nostro vincitore è Gary Oak! » la
voce di Fannie risuonava per tutti gli edifici scolastici. Julia
sorride amaramente, ritirando Pikachu nella sfera. Alla fine aveva
potuto ben poco contro la potenza di Umbreon dell'avversario.
Gary accarezza la testa del Pokémon Lucelunare, che ricambia
con un lieve verso simile alle fusa. Ora mancava solo un match, prima
che il grande Domadraghi scendesse in campo. E tutti, nessuno escluso,
continuavano a chiedersi la stessa cosa. Non c’era alcuna
certezza su chi sarebbe stato il suo sfidante.
« Complimenti. » rientrati all'interno, Julia
sorride. « E' stata una bella lotta. »
« Già. Anche se ho vinto io. » Julia gli
rifila un'occhiataccia.
« Il solito presuntuoso. » ride divertita,
picchiandogli scherzosamente una spalla. « Allora spero tanto
che Komor ti faccia mangiare la polvere. »
« Non crederci troppo, Juju, e guardami trionfa- »
Gary non riesce a terminare ciò che stava dicendo che un
improvviso boato rompe le grida festanti degli spettatori. La loro
attenzione si sposta quasi automaticamente sul campo di lotta, in quel
frangente occupato da quelli che sembravano componenti del team Rocket.
« Ci spiace interrompere questo evento, gentili spettatori,
ma il Team Rocket ha un importante annuncio da fare. »
« Team da quattro soldi, questo è il nostro
evento! » dal pubblico si alzano diverse persone, che ben
presto rivelano l'uniforme del Team Galassia.
« Voi non sapete nemmeno entrare in scena decentemente! Noi
del Team Idro almeno stavamo per palesarci in maniera più
interessante. Voi terricoli avreste distrutto solo gli spalti, noi
avremmo allagato tutto lo stadio! »
Il pubblico era rimasto incredulo. Sia per l'apparizione di quattro
Team malvagi insieme nello stesso posto sia per l'argomento della loro
discussione.
« Scusatemi! » Fannie, tornata in possesso del
microfono dopo aver stordito un membro del Team Rocket grazie a
Banette, osserva gli altri con aria minacciosa. Detestava che le
venisse rubata la scena. « Ma vi sembra il modo? Toglietevi
dai piedi, nessuno vi ha invitato! »
« Ma stai zitta, vecchia megera!! »
All'improvviso l'aria si riempie di rumore e in pochi istanti diversi
elicotteri invadono lo spazio aereo sopra l'arena. E i membri del Team
Plasma fioccarono come la neve.
Si era scatenato il putiferio.
Il team Magma e il team Idro non avevano perso tempo, e si erano
scontrati trasformando gli spalti in un terribile campo di battaglia. I
generali del Galassia si erano dileguati e nessuno capiva quale fosse
il loro obiettivo. Il team Plasma, con il bonus dell'entrata
scenografica, era riuscito a catalizzare la maggior attenzione e in
quel momento si ritrovava a combattere parecchi Allenatori. Gli
spettatori non erano certo rimasti inermi ad una simile situazione, e
avevano presto iniziato a contrattaccare.
Daniel, seduto in disparte sul tetto dell'edificio vicino osservava
ciò che lui stesso aveva combinato. E pensare che lui aveva
considerato il ragazzino del team Rocket una persona intelligente.
Sapeva bene che poi tutti avrebbero cercato di fargliela pagare, nel
peggiore dei modi, ma aveva già in mano informazioni troppo
preziose per essere eliminato facilmente.
Il resto era puro divertimento. Il suo sguardo è ben presto
attirato da Gary Oak. Avevano trascorso tre anni insieme, conosceva la
sua forza. Accanto a lui, anche Ash si stava distinguendo in quella
massa di combattenti.
Sausa, appollaiata accanto a lui, emette un lieve verso. Qualcuno
stava arrivando nella loro direzione. Il ragazzo si alza in piedi, non
badando al fatto che un passo e si sarebbe fatto un volo probabilmente
mortale.
« Daniel! » era Anis, sopra la sua Altaria. Sulle
prime il ragazzo rimase deluso, confrontarsi nuovamente Serenity
sarebbe stato mille volte più soddisfacente, ma decise che
anche Anis gli avrebbe dato di che divertirsi.
« Oh, mon loir. Che piacere vederti. E' dall'estate che non
ti vedo. » ride, pensando che se gli sguardi potessero
uccidere, quello di Anis l'avrebbe già fatto a fettine.
« Sì, è proprio una gioia. Stavo meglio
se non ti vedevo per il resto della mia vita. Ma sai com'è,
il destino prende tutti a calci nel didietro. »
« Fine come sempre, mon loir. » ride ancora il
ragazzo. Sì, Anis poteva divertirlo. « Piuttosto,
Serenity non ti ha detto niente? Della nostra chiacchierata, intendo.
»
Il silenzio di Anis gli fece intendere ciò che desiderava.
« Pazienza. Del resto, probabilmente pensa che
un'informazione simile può anche non dirtela. »
« Synthoria, chiudi quella bocca o te la chiudo io.
» ringhia Anis. Sapeva bene che in un gioco psicologico
Daniel l'avrebbe rigirata come più desiderava,
perciò in quel momento le minacce erano il suo unico metodo
di scamparla.
« Non hai un modo più interessante per zittirmi?
Questo non funziona più da diverso tempo, sai? »
dice lui, piegando leggermente la testa di lato. « Ma,
ovviamente, non posso pretendere troppa originalità da te,
Anis. Lo capisco solo guardandoti con Gary. »
La ragazza stringe i denti nel sentire il nome di Oak. Non avevano
ancora risolto la loro bega, e non si sarebbe districata
così facilmente. « E ora scusami, ma per me
è tempo di andare. Qui non c'è niente che io
debba fare. » con una rapida mossa, il ragazzo monta sulla
groppa della sua Fearow. « Ci vediamo! »
Non appena la Pokémon apre le sua ali e spicca il volo,
Daniel scompare dalla sua vista. Anis sospira nervosamente. Non era
riuscita a farsi dare le risposte che desiderava, nonostante fosse
riuscita a rintracciarlo.
A quel punto, si dice, sarebbe stato meglio andare ad aiutare Pedro e
Valerio giù nell'Arena. Altaria plana gentilmente al suolo,
per poi adagiare la sua Allenatrice.
La lotta sarebbe durata a lungo.
La confusione è così tanta che Esmeralda non
riesce nemmeno a chiedersi come è finita a combattere
schiena contro schiena insieme a Barry.
« Staraptor, usa Zuffa! »
« Skitty, usa Canto! »
Non era la prima volta che gli attacchi dei loro Pokémon si
incrociavano, formando una curiosa armonia. A ogni attacco riuscito,
Barry esclamava soddisfatto e complimentava il suo Skitty.
Era la prima volta che Esmeralda incontrava un ragazzo simile.
Nonostante il suo atteggiamento scontroso, andava d’accordo
con i ragazzi e ne conosceva di diversi tipi. Eppure era la prima volta
che vedeva una persona esagitata ed entusiasta come Barry. E non lo
capiva. E la parte più strana era che lo trovava carino.
Un lieve rossore colora le sue guance, prima di tornare a concentrarsi
sulla lotta che aveva davanti.
« Manaphy, Bollaraggio! » non doveva distrarsi
nemmeno un attimo, perché sostenere un'ondata di reclute del
team Plasma e del team Magma era tutt'altro che facile ma lei non
voleva arrendersi.
La sua momentanea distrazione, però, è presto
sfruttata da un membro del team Plasma e Skitty si trova alla
mercé di un Seviper.
« Togekiss, Aeroattacco! » fasciato di luce, il
Togekiss di Lucinda abbatte presto il Pokémon Zannaserpe.
« State bene? » chiede loro la ragazza, Barry
esclama un qualcosa che si perde nella confusione degli scontri e
Esmeralda annuisce dopo essersi accertata che la sua Pokémon
fosse ancora in grado di combattere.
« Manaphy, Idropulsar. » ordina, facendo spazzare
via qualche Numel. Lucinda, vedendo una nuova orda di reclute arrivare,
capisce che sarebbe stato meglio rimanere.
« Sai dove sono gli altri? » le chiede Esmeralda,
dopo aver sconfitto una recluta permettendole di avvicinarsi
all’altra ragazza che annuisce.
« So che Anita e Iris sono sugli spalti e se la stanno
cavando bene. Ho incrociato Kenny, Kotone e Velia. Natsumi è
evaporata, mentre Marina credo sia da qualche parte qui dentro come
Elis. Paul... »
La sua esitazione viene colta da Esmeralda, che dopo un altro attacco
andato a buon fine sorride con euforia. « Starà
bene. »
Le reclute sembravano non finire mai, e al trio non rimaneva che
sperare che gli altri se la stessero cavando bene. Sicuro Drew e Vera
se la stavano cavando bene, le loro voci animate si sentivano fin a
dove si trovavano.
« Redrose, sei in mezzo ai piedi! »
« Sei tu ad essere un intralcio, Taylor. »
Non troppo lontano dal trio combattivo, le reclute del Team Galassia
avevano a che fare con un duo che stava mietendo sempre più
vittime.
« Vi state facendo battere da dei marmocchi
litigiosi? Non ci sono più le reclute di una volta.
» con fare pacato, il generale Saturn era entrato in scena.
Drew e Vera, sentendo il cambio di atmosfera, si concentrano sul nuovo
avversario apparso sul campo di lotta.
« Voi andate, a questi bambini ci penso io. »
entrambi i Coordinatori assottigliarono lo sguardo. Avevano entrambi
una buona dose di orgoglio da sfogare.
« Roserade, tieniti attenta. »
« Blaziken, sii pronto. » la tensione si poteva
tagliare con un coltello. Il loro avversario, però, sembrava
calmo e non provava molto interesse per i due ragazzi.
« Toxicroak, tocca a te. » con una risata sinistra
il Pokémon fa la sua entrata in scena. Drew prende un
respiro, la sua Roserade era svantaggiata su tutta la linea contro quel
tipo, perciò la fa rientrare nella sua sfera, preferendo
utilizzare Flygon per una lotta che si preannunciava dura. Vera,
invece, voleva avere fiducia nel suo starter.
« Usa Velenpuntura su Blaziken. » l'ordine di
Saturn pareva dato con poco interesse, ma il Pokémon
Inveieleno si lancia alla carica, mettendo il suo colpo a segno. Vera
sussulta, ma almeno il suo Pokémon non sembrava avvelenato
da quell'attacco.
« Che noia. » sospira Saturn, abbassando la voce.
« Del resto, noi siamo solo un diversivo. »
sussurra.
« Siamo qui per fare una proposta. » inizia
Neptune. Il professor Oak cerca di valutare quel nuovo generale del
Team Galassia. Su di lui avevano poche informazioni, e la maggior parte
erano vaghe e imprecise. Trovarlo lì, davanti a loro, senza
nessuna preparazione per affrontarlo era un azzardo.
« Dopo aver invaso la nostra scuola e aver rovinato un evento
abbiamo qualche dubbio. » commenta Rowan con ironia. In
quella stanza c'erano solo i cinque professori e i cinque capi. Tutti
gli altri erano rimasti fuori da quel luogo, come se fosse
un'inviolabile terra sacra.
« Allora non siete interessati alla nostra proposta?
»
« Cosa potreste offrirci, voi che non avete niente?
» chiede Aralia.
« La vostra vita. » risponde Ghecis. Era il
più anziano tra di loro, e nonostante tutto gli altri
quattro gli portavano un minimo di rispetto. « Se non vi
arrenderete, inizieremo una guerra che squarcerà il mondo.
Non ci sarà angolo remoto che non ne verrà
coinvolto. »
« Questo, ovviamente, se non vi arrendete adesso. »
si affretta di aggiungere Neptune. Non voleva che le parole
apocalittiche di Ghecis portassero a un risultato non sperato.
« I nostri ragazzi vi hanno già sconfitti una
volta. Due, nel caso del Team Rocket. » commenta Samuel,
sondando il viso del giovane Silver. Il ragazzo era rimasto in silenzio
fino a quel momento, ma credeva non perché fosse intimorito.
Sembrava quasi che non gli importasse.
« Non ci avete mai fronteggiato tutti insieme. Non potete
sapere se riuscireste a contenerci. » dice Max.
« Correremo il rischio. » rispose Birch,
determinato.
« Non siate precipitosi. » Neptune, in
quell'occasione, sembrava desiderare di raggiungere un accordo. Cosa
che gli altri comandanti, a quanto pareva, non desideravano affatto.
Tutti loro volevano la guerra.
« Nessuno qui lo è. Noi professori, e nemmeno ogni
singolo Allenatore che è presente qui e nel mondo, vi
permetterà di prevalere. Questa è la nostra
ultima risposta. »
« Bene. » è Silver a parlare, dopo
essere rimasto in silenzio per tutto quel tempo. « Visto che
qui siamo tutti d'accordo, possiamo anche andarcene. » dice,
girando i tacchi e andandosene sbattendo la porta.
« Marmocchi, mai che stiano al loro posto. »
commenta Ghecis, seguendo presto il suo esempio.
Uno ad uno i capi se ne andarono, iniziando a dare gli ordini per
ritirare le loro truppe. E i professori si resero conto che la
prospettiva di una guerra era molto più vicina di quanto
immaginassero.
« Tu. » Elis avrebbe tanto voluto credere di
sognare, ma non c'era verso di sbagliarsi.
Era Silver. Lo avrebbe riconosciuto ovunque.
« Cosa ci fai qui? » la sua domanda era legittima,
ma temeva che non avrebbe ricevuto risposta. Non come avrebbe voluto
lei. Silver chiude gli occhi per un attimo, prima di rivolgersi a lei.
« Mi sembra abbastanza evidente. Ho succeduto a mio padre
come capo del Team Rocket. »
« Sì, certo, come no. » commenta Elis,
con voce sarcastica. Andando avanti con il tempo, aveva visto Silver
cambiare e diventare una persona buona. Non dolce e gentile, certo
– il suo vocabolario era addirittura peggiorato in quanto a
epiteti da rivolgerle – ma i Pokémon del ragazzo
dimostravano quanta cura lui ci mettesse. E, adesso, diceva di essere
diventato il capo di un'organizzazione che usava i Pokémon
come strumenti.
« Puoi crederci, o non farlo. La scelta è tua.
» dietro le spalle era apparso Archer. « Ma adesso
Silver, l'unico figlio del nostro defunto capo, è pronto a
dirigere la nostra organizzazione e a realizzare i grandi progetti di
Giovanni. »
Elis era come sorda alle sue parole. Tutto ciò che faceva
era scrutare il volto di Silver e cercare di captare almeno
un'emozione. Ciò che vedeva era fredda determinazione e
nient'altro.
« Silver, è ora di andare. Perdiamo solo del tempo
prezioso a stare qui. » sussurra piano Archer, ma abbastanza
da farsi sentire da Elis e il ragazzo annuisce.
« Andiamo. » dice, sorpassando Elis, che non fa
niente per fermarlo. Era inutile, e i suoi Pokémon erano
troppo provati per lottare.
Le reclute, vedendo i segnali di ritirarsi, iniziano ad abbandonare le
loro postazioni scomparendo nel nulla lasciando le persone
esterrefatte. Come tutto era iniziato, stava finendo. Dopo pochi
minuti, nell'edificio non era più presente nessuna recluta.
Sarebbe stato possibile pensare che tutto quello fosse stato
un'allucinazione, se non fosse stato per i segni visibili e permanenti
che essi avevano lasciato.
Camelia ritira la sua Zebstrika. Entrambe erano esauste, e la ragazza
si vola verso la partner della sua lotta di quel giorno. «
Secondo te...? »
Anemone guarda il cielo, che stava iniziando a tingersi delle sfumature
del tramonto.
« E' finita. Per adesso, è davvero finita.
»
La quiete dopo la tempesta era arrivata. Le macerie degli scontri erano
ancora lì, segno che non era stata un'illusione. Nonostante
questo, il loro spirito non si era piegato. I Team malvagi si erano
mostrati, insieme, dopo tanto tempo.
« Non sapevo che i Team potessero diventare così
spaventosi. » Solana continuava a sistemare quello che
poteva. Se ripensava alla giornata, alla dimostrazione di forza dei
vari team, confrontando il team Rock le sembrava una squadra di bambini.
« Noi Ranger siamo abituati ad avversari che controllano i
Pokémon emotivamente, Solana. Anche la nostra battaglia
è stata complicata, a suo tempo. » Solana sorride
a Lunick, capiva che stava cercando di tirarle su il morale, eppure non
riusciva a smettere di tremare. Un misto di adrenalina e preoccupazione
non lasciava il suo corpo. Il bilancio di feriti era preoccupante,
tanto che avevano dovuto chiamare dei medici da Azzurropoli e
Celestopoli, soprattutto se si parlava di Pokémon. Il suo
Plusle era rimasto quasi indenne, salvo qualche graffio provocato da un
Croagunk del Team Galassia.
« Solana. » si era così imbambolata che
Lunick aveva dovuto prenderla per le spalle e scuoterla leggermente.
« Scusa. E' che sono... preoccupata. »
« Lo so. Lo capisco. Ma, in fondo, non è niente di
nuovo. » con affetto, Lunick stringe la fidanzata a
sé, cercando di trasmetterle almeno un poco di
serenità e calore. Riuscendoci, a quanto pareva,
perché la ragazza ricambia il suo abbraccio abbastanza
presto e la tensione delle sue spalle si scioglie.
« Ehi, fidanzatini! » con uno scatto, i due ragazzi
si staccano, come se l'altro avesse la scossa. Nel loro piccolo mondo,
fino a quel momento solo loro, appare presto Lance, seguito da Ciprian
poco dopo. Nel vedere i due Ranger nervosi e senza parole il Domadraghi
ride.
« Tranquilli, non dovete dare spiegazioni a me. »
parla, vedendo come le sue parole creano ancora di più
agitazione.
« Lance, non infierire. » dice con più
calma Ciprian. Il ragazzo più alto cerca di riportare la
calma. « Eravamo venuti a chiamarvi per la cena, anche se vi
abbiamo visti impe... » si morde presto la lingua,
perché non farebbe altro che peggiorare l'atmosfera
imbarazzata, e si gratta la nuca, un po' nervoso. « Noi vi
aspettiamo. » dice soltanto, afferrando Lance per un braccio
e trascinandolo via. Non voleva fare ulteriori danni. E non poteva
permettersi troppa leggerezza. Anche se la scenetta – la
solita, perché Solana e Lunick erano punzecchiati sempre e
ovunque – gli aveva fatto recuperare un po' di
spensieratezza, non doveva dimenticare che c'era una minaccia e che
loro dovevano sbarazzarsene.
La sera era calata presto, quel giorno.
Un po' perché era passata da poco la giornata più
corta dell'intero anno, ma a tutti era sembrato che per quel giorno in
sole si era affrettato a scomparire. La notte avrebbe sicuramente
portato consiglio.
Julia si avvolge una sciarpa intorno al collo, scendendo le macerie
dell'arena di lotta. Per quella volta avevano vinto, ma non sapeva dire
se avrebbero continuato a farlo.
Con poca sorpresa la ragazza scorge ben presto Gary e si avvicina con
cautela.
« Ehi. » dice soltanto. Il ragazzo sembra
riscuotersi leggermente, probabilmente poco prima era sovrappensiero.
« Ehi. » è l'unica risposta che ottiene.
Julia sapeva bene che l'amico fosse in pensiero per Umbreon e Arcanine,
che avevano subito delle pesanti ferite dai Pokémon
avversari.
« Come stai? » l'espressione di Gary le sembra
rilassata, e Julia si avvicina ancora un po'. Non nascondeva che era
sorpresa per il fatto che, in quel momento, Gary fosse passato sopra il
suo egocentrismo e la loro lite per preoccuparsi della sua condizione.
« Bene. » dice, guardandolo dritto nei occhi.
Doveva fare ciò che si era ripromessa, o non sarebbe
più riuscita a reggere il peso che portava.
« Ho sentito dei tuoi Pokémon. Spero si riprendano
presto. » era sincera nel dirlo. Il ragazzo le sembra davvero
grato per le sue parole. « Ma è un'altra cosa
quella che voglio dirti. »
Fa una pausa, perché aveva paura anche lei di ciò
che stava per dire. Era una scommessa, non sapeva quale sarebbe stata
la risposta di Gary. Non contava nemmeno su un finale melenso
– perché lei non era un'eroina e lui non era
l'uomo perfetto –. Ma ci voleva provare.
« Mi ero ripromessa di dirtelo, una volta finito questo
torneo. E la nostra lite sembra aver limitato ulteriormente le mie
possibilità. » un'altra pausa, il groppo alla gola
stava diventando insopportabile.
« Ti ascolto. » le parole di Gary avevano il potere
di peggiorare le sue emozioni.
« Mi piaci. » ecco, l'aveva detto. Ora bastava
attendere la reazione, e scoprire se aveva rovinato tutto. Alza
timidamente lo sguardo, sorprendendosi. Gary sembrava sinceramente
sorpreso. Adesso temeva davvero la sua risposta.
Dal canto suo Gary non se lo sarebbe mai aspettato. Allora Ash aveva
ragione su quel punto, anche lui era ugualmente cieco. Non era poi
così perspicace come voleva far credere, e gli bruciava
parecchio ammetterlo.
Il problema in quel frangente, però, era un altro. La
risposta da dare a Julia. Sapeva bene che lei attendeva in un qualcosa
di positivo, ma non aveva il coraggio di illuderla.
Era certo di non provare per lei un sentimento di amore, in fondo lui
aveva sempre visto Julia come un fratello maschio. Sapeva che, anche
scavando con disperazione nel suo profondo, non avrebbe mai provato un
sentimento romantico per l'amica. Le voleva bene, tanto e in una
maniera incondizionata, ma era semplice affetto. Sapeva quale era la
sua risposta ma non voleva ferirla.
« Sai bene quale sarà la mia risposta. »
la guarda in viso, perché voleva sembrare il più
serio possibile. « Io ti voglio bene. »
« Ma il tuo voler bene è diverso dal mio, vero?
» l'aveva anticipato, probabilmente sapeva già
l'esito di quel discorso.
« Sì. » china la testa, quasi sconfitto.
« Lo immaginavo. Davvero, Gary, non credo che tu abbia delle
colpe. » la sua voce gli sembrava normale, senza nessun
tremolio. « Sono stata io a lasciarmi coinvolgere da un
sentimento simile, e adesso ne sto pagando le conseguenze. Tutto qui.
» Julia prende un grosso respiro, ne sentiva davvero bisogno.
« Però voglio che torniamo amici, anche se...
» fa una pausa, trattenendo il respiro. « ...non
subito. Avrò bisogno di un po' di tempo per... »
Gary percepisce chiaramente dalla sua voce che stava cercando di
reprimere le sue lacrime. Sospira, vedendo uno dei fuochi artificiali,
il primo di una lunga serie, scoppiare nel cielo.
« D'accordo. Io ora vado. ...Vuoi venire con me? »
Julia nega con la testa, facendogli capire di voler rimanere da sola.
I fuochi artificiali continuarono abbastanza a lungo per quella sera.
Erano stati organizzati per festeggiare quell'evento gioioso, ma dopo
quella giornata c'era ben poco da festeggiare.
Avevano vinto, ma il prezzo pagato era stato abbastanza salato. Legami
che si erano spezzati, ferite che non si sarebbero rimarginate presto.
Il preludio di un'imminente distruzione da scongiurare.
Tutti loro dovevano tornare a casa, e temevano il pensiero di non
averne una, una volta tornati.
Era stato un evento disastroso, e il nuovo anno calava su di loro con
tutta la sua intensità.
Spiegazioni e basta:
- Lo so che i Team mi vorranno morta dopo questo capitolo.
Santocielocomesonostanca.
Ahem, ricominciamo!
Rieccoci qui con il nostro appuntamento mensile!
Commenti sul capitolo:
E la prima arcata della storia è andata. Sul serio, questo
capitolo è uno di quelli che mi ha più presa e
stancata.
Lo coccolerei e prenderei a sprangate. Nello stesso momento.
I Team sono apparsi, la caratterizzazione di Neptune è
sempre
più nitida (???) e Daniel va soppresso. Qualcuno vada a
legarmela, l'anguilla.
Per il resto, spero di avervi strappato delle esclamazioni di
sorpresa/"acciderbolina" per la lotta spareggio.
Ringraziamenti:
Ringrazio Juls_
e Gwen Kurosawa
per aver recensito lo scorso capitolo, così come quelli che
leggono in silenzio (vi vedo, cocchi).
E stavolta niente anticipazioni, sorry.
Voglio usare questo spazio per indire una specie di salotto. Siccome la
prima parte della storia si è conclusa, mi sembra corretto
chiedervi se tutto vada bene, se ho tralasciato qualcosa, se volete che
mi metta a ballare la danza della pioggia (no, forse meglio di no).
Perciò, in via del tutto eccezionale (???), potete fare
domande,
chiedere spiegazioni, porgere richieste che (forse) verranno ascoltate.
*fugge*
Spero che abbiate gradito la partita fino ad adesso, rimanete
gentilmente anche per la seconda parte.
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Capitolo 13 *** Prima ero intelligente, poi ho incontrato la matematica. ***
Capitolo Tredici: Prima ero intelligente, poi ho
incontrato la matematica.
Capitolo
Tredici: Prima ero
intelligente, poi ho incontrato la matematica.
« Io non ci credo.
» stringendosi nella sua giacca, Erika non riusciva ad
evitare un brivido di freddo. Credeva che dopo tutto quel disastro
combinato dai Team al Torneo Invernale ogni attività
scolastica sarebbe stata sospesa a favore della preparazione di un
conflitto mondiale. Invece il Collegio aveva riaperto i battenti e
nessun studente era esente da quel richiamo.
« Nessuno di noi ci crede. » commenta Anemone, che
aveva deciso di passare l’inverno a Kanto, con suo grande
rammarico. Un folto concentrato di nubi aveva imbiancato
l’ovest di Unima rendendolo inaccessibile, e nessun aviatore
aveva voluto planare verso Ponentopoli. Era infinitamente grata a Erika
per la sua ospitalità, ed era finita a passare le sue
vacanze immersa tra piante di ogni genere.
« Io pensavo… Mm, non so nemmeno io cosa.
» diversi dei suoi Pokémon erano stati gravemente
feriti, durante il Torneo Invernale, e Vileplume tardava a riprendersi
a causa della stagione. Anemone stringe un poco le labbra secche,
osservando il cielo.
« Io ho contattato la mia Lega. Il nostro Campione ha detto
che del Team Plasma non c’è traccia. »
Anemone non sembra crederci troppo, limitandosi a salutare il
poliziotto della galleria. Gli anni erano passati, ma i tunnel
d’ingresso a Zafferanopoli erano ancora strettamente
controllati.
La città era molto spenta. La paura dei team, unita alla
stagione fredda e buia, aveva relegato gli abitanti della
città dorata nelle loro case, con qualche eccezione. Da
lontano l’edificio principale del Collegio sembrava un punto
luminoso a cui affluivano tutti i ragazzi. Ben presto incontrano
Camelia e Ciprian, entrambi piuttosto tesi e stanchi.
« Sembra che abbiano convocato tutti
nell’auditorium. » dice Camelia, dopo essersi
sistemata nuovamente la sciarpa. Anemone con le sue effusioni
l’aveva scombinata. La sua mente era un intenso vorticare di
ricordi e informazioni. Sarebbe dovuta rimanere a Sciroccopoli, nel
caso di una rappresaglia del Team Plasma, ma la professoressa Aralia le
aveva imposto di venire a Kanto.
« Come stai? » Anemone prende sottobraccio la sua
ragazza, sorreggendola un poco e Camelia sospira, attendendo che Erika
e Ciprian si allontanassero un po’.
« Male. La mia città era nel completo panico,
quando sono arrivata. Hanno saputo di quello che è successo
qui. » Anemone si morde il labbro inferiore.
Chissà come stavano gli abitanti di Ponentopoli. Si sente
una pessima Capopalestra per non essere tornata da loro. «
Sono andata a Ponentopoli, stanno tutti bene. » le dice
Camelia, intuendo i suoi pensieri, e Anemone piena di gratitudine le
sorride, dandole un altro bacio, prima di avviarsi dentro
l’istituto.
L’edificio del Collegio appariva più spettrale
anch’esso, da vicino, quando invece da lontano faceva credere
di essere sempre lo stesso. Sembrava aver perduto tutta la sua luce e
fiducia in sé. Un po’ come tutti loro, in fondo.
Varcate le porte, l’auditorium era già abbastanza
pieno, tanto da rendere difficile il trovare due posti vicini. Solo
dopo essersi seduta Camelia osserva con più calma le persone
presenti. Quelli del primo anno erano visibilmente i più
nervosi. I suoi compagni di corso, invece, parevano sul passo di guerra.
Passandole accanto Touko non riesce a sopprimere un sospiro depresso,
quasi cadendo sul primo posto libero che trova.
« Vorrei la vostra attenzione. » il professor Oak
era al centro del palco, ed era riuscito a catalizzare
l’attenzione di tutti loro in un attimo. Il silenzio che si
crea pare quasi irreale.
Solo pochi istanti dopo, però, si leva un forte brusio. Aria
di ribellione e tempesta.
« Lo so bene che volevate rimanere nelle vostre case.
»
« Allora perché siamo qui? » Lance si
era alzato in piedi, deciso e irremovibile. Il professore lo guarda,
intimandogli di sedersi.
« Lasciami parlare, Lance. Risponderò alle domande
di tutti, dopo. » l’anziano uomo si schiarisce un
poco la voce, e prosegue solo quando fu certo di avere
l’attenzione di tutti. « Sappiamo tutti
cos’è successo due settimane fa. Molti dei vostri
Pokémon ne porteranno i segni per sempre. » uno
studente fa per alzarsi in piedi, ma basta un’occhiata seria
per farlo tornare al suo posto.
« I team hanno cercato di negoziare la nostra resa.
» il silenzio diventa teso.
« Noi non ci arrenderemo! » urla a quel punto Ash,
sostenuto da diverse frasi d’approvazione prima di essere
costretto nuovamente a sedersi da Misty. Samuel sorride, contento.
« Non lo faremo, infatti. Ed è per questo che vi
abbiamo convocati qui, oggi. » gli studenti stavano iniziando
ad incuriosirsi. « Secondo le nostre fonti,
quell’attacco era una prova generale. Una finta. In
verità, i team non hanno ancora abbastanza risorse, e
nemmeno uno spirito concorde, per attaccarci. Ognuno di loro voleva
soltanto dare una dimostrazione di forza per intimidire noi e i nostri
nemici. » Anita rabbrividisce, stringendo il braccio del
cugino accanto a lei. Il pensiero di quell’evento ancora la
innervosiva e a tratti la spaventava. Touya le sorride, cercando di
essere incoraggiante, ma nemmeno lui riusciva a rimanere veramente
tranquillo.
« Preferiamo concentrare le forze qui, prepararci a una vera
e propria guerra. »
« Non ha senso! » esclama allora Ciprian.
« Preferiresti tornare a casa, in attesa di
un’invasione? »
« Sempre meglio che rimanere qui, lontano, senza poter fare
niente. »
« I team vogliono prendere potere, e il metodo è
quello di annientare la Lega, e di conseguenza anche i Capipalestra. In
questa situazione, oltre a rimanere isolati nel combattere, voi stessi
diventereste dei pericoli per le vostre città. »
il ragazzo torna a sedersi, temporaneamente sconfitto.
Nessuno aveva una soluzione da proporre.
« Questo si chiama miracolo. »
« Fortuna, pura e semplice fortuna. » Ash fulmina
con lo sguardo l’amico, stringendo il foglio di carta come se
fosse il suo più caro amico.
« Scusami tanto, non tutti sono casi disperati come te!
» in tutta risposta, Gary si limita a un sorrisino
compiaciuto.
« Tanto i miei voti sono tutti più alti dei tuoi.
» la linguaccia di Ash è una risposta eloquente.
« Sembrano tanto due bambini. » commenta Misty,
puntellandosi sui gomiti e sorridendo. Seduta vicino a lei, Serenity
annuisce. « Il duo è tornato, a quanto pare.
»
« Rimane però il fatto che la mia pagella fa
schifo. » le due ragazze si voltano in simultanea,
incontrando la disperazione di Marzia. La giovane teneva il pezzo di
carta incriminato tra le mani.
« S-se ti consola, io dovrò sostenere i corsi di
matematica. » sussurra Serenity, sperando di non essere
sentita da una persona di preciso. Fallendo.
« Ser, come hai fatto ad avere l’insufficienza?
» Anis strappa con malagrazia la pagella dalle mani
dell’altra ragazza, osservandola con cipiglio severo.
Serenity, in tutta risposta, si fa piccola. Non importava quanto
impegno ci mettesse Anis nello spiegarle le nozioni matematiche, lei e
quella materia astrusa non si sarebbero mai comprese.
« An, lo sai che io e la matematica non andremo mai
d’accordo. » l’occhiataccia di risposta
la ammutolisce definitivamente. Probabilmente l’amica aveva
preso la questione della matematica un po’ troppo sul
personale, e Serenity inizia a tremare al solo pensiero.
« Ser, persino Julia ha preso più della
sufficienza grazie a me. Perché tu no? » lei
inizia a sudare freddo sotto lo sguardo inquisitore
dell’amica.
« Nicky, aiuto… » sussurra alla compagna
di stanza, ma lei era troppo lontana per aiutarla.
Misty rimane seduta nell’osservare Anis trascinare via la
propria compagna di banco – Anis era piccolina, ma era
parecchio forte! Non l’aveva mai notato – e decide
che in quel momento Julia meritava un poco di attenzione. La ragazza in
quel momento avrebbe volentieri fatto delle foto alla propria pagella,
tanto ne era soddisfatta.
« Hai preso B in Comportamento Pokémon!
E’ degno di nota. » commenta Gary, sbirciando
dietro la sua spalla. Julia si voltò nella sua direzione,
con espressione trionfante.
« Invidioso? » Gary inarca un sopracciglio,
ridacchiando.
« I miei voti sono perfetti. »
« Ma cosa vedo? » Asuka decide di intromettersi,
strappando il foglio dalle mani del ragazzo. « Juli, il
nostro neo-professore ha a malapena passato Linguaggio Unown.
» le due compagne ridacchiano sotto i baffi, facendo salire
l’irritazione di Gary.
« Ridatemelo! » urla, sporgendosi in avanti. In
tutta risposta, le due ragazze si passavano ridendo il foglio. Asuka
aveva affidato il foglio alle cure di Julia, che aveva preso a
spostarsi velocemente tra i banchi, cercando in tutti i modi di
sfuggire all’amico. Questi la osservava con occhi
fiammeggianti, lo sguardo concentrato sul foglio in mano a Julia. Lei
sorride, beffarda, prima di sventolare la pagella quasi sotto il suo
naso, provocandolo, e lui scatta in avanti, facendola sobbalzare e
urtare Nicky, che fino a quel momento chiacchierava tranquillamente con
un alunno del primo anno.
La conseguenza è disastrosa, visto che Nicky perde
l’equilibrio a seguito della sorpresa e cade direttamente
addosso a Kyohei, che impallidisce vistosamente, nel tentativo di
sorreggere la ragazza.
« Oddio, Nicky, scusa! » esclama allora Julia,
lasciando perdere completamente Gary e cercando di aiutare
l’amica nel recuperare l’equilibrio perduto. Nicky
si scosta qualche ciocca corvina che le era finita sul volto, prima di
alzare lo sguardo, trovandosi direttamente faccia a faccia con Kyohei.
La sua mascella quasi si disloca, per la sorpresa, mentre un chiaro
rossore si faceva strada sulle sue gote. Gli occhi chiari del ragazzo
parevano più luminosi, visti così da vicino.
« …cky, stai bene? Ti ho fatto male? »
la voce di Julia la riporta alla realtà, lontana dal viso di
Kyohei. La ragazza sposta il proprio peso sulle proprie gambe,
abbandonando definitivamente le braccia dell’amico.
« Sto bene. » riesce a dire, facendo sospirare
Julia di sollievo.
« Meno male che c’era il tuo amico che ti ha presa
al volo. Altrimenti saresti finita per terra come una frittata.
» ride Julia, cercando di sdrammatizzare. Gary, approfittando
della distrazione generale, si avvicina furtivo, strappando dalle mani
di Julia il pezzo di carta conteso fino a qualche momento prima.
« Ehi! » esclama Julia, cercando di riprenderselo,
ma invano. Gary era ben più alto e molto più
forte di lei, tanto da tenerla a debita distanza con un solo braccio.
Nicky li osserva qualche istante, prima di voltarsi verso Kyohei.
« Grazie. » sussurra, grata. Il rossore sulle gote
del ragazzo era sfumato un poco, anche se non definitivamente
scomparso. Lui fa per risponderle, ma lo suonare della campana di
inizio lezioni interrompe i suoi propositi.
« Di niente. » risponde, sorridendo leggermente, e
mettendosi in fuga alla vista del Professor Rowan. Questo, almeno,
è ciò che pensa Nicky prima di notare una figura
più piccola, a qualche passo di distanza, seguire il
professore. Ne coglie l’aria incuriosita, prima di fuggire
prontamente al suo posto.
Rowan entra nell’aula, seguito da una ragazza che nessuno
aveva mai visto. Aveva un aspetto allegro, e continuava a sistemarsi
una ciocca dietro l’orecchio. Il suo sguardo era caldo e
vivace, e squadrava l’intera stanza con interesse.
« Lei è Harris Paige. Da oggi farà
parte di questa classe. » dagli altri studenti si leva un
lieve mormorio. Paige si sente analizzata dai suoi nuovi compagni e
cerca dì a reprimere un leggero brivido.
« Puoi sederti nel banco vuoto. » le disse Rowan,
ritenendo che la nuova arrivata fosse stata osservata abbastanza. Paige
annuisce, sorridendo, sedendosi nell’unico posto vuoto della
classe, accanto a una ragazza dai capelli corvini e a Chiara, quella
che doveva essere la Capopalestra di Fiordoropoli. Questa le sorride,
riconoscendola forse.
Rowan fa l’appello, appurando la presenza di tutti gli
studenti e chiedendo se qualcuno avesse delle domande sul voto della
pagella. La questione riceve un silenzio di tomba come risposta,
spingendo il professore ad iniziare la lezione.
In quell’ora, Paige imparò che c’erano
cose ben più spaventose delle grotte piene di Zubat. Le
lezioni di lingua Unown, per esempio.
« Sei davvero riuscita a leggerli tutti? » esclama
Marina sorpresa ed Esmeralda annuisce, con un’espressione
trionfante sul suo volto.
« Non vorrei ripetermi, Mari, ma a me piace leggere. E la
botanica. Perciò dammi dei libri sulla botanica, e posso
finirli nel giro di una giornata. » all’altra
ragazza non rimane altro che battere le ciglia, decisamente stupefatta
e sistemarsi gli occhiali sul naso. Le sue vacanze non erano andate in
maniera propriamente idilliaca. Il nervosismo aveva avvolto la sua
regione in una spirale di paura e sfiducia, e ciò aveva
portato a spiacevoli conseguenze. Angelo, in qualità di
Capopalestra, aveva passato gli ultimi giorni a pattugliare
Amarantopoli e risolvere i conflitti tra i cittadini. Le poche volte
che lo ha scorto le è parso quasi spettrale.
A quel ricordo Marina cerca di scacciare i pensieri negativi, e si
trova ad osservare Lucinda, la regina del piccolo alveare del secondo
anno, che pareva non aver perso la sua aria scintillante, nonostante la
brutta atmosfera che ancora gravava su tutta Zafferanopoli.
Nessuno in verità avrebbe indovinato i pensieri lugubri che
la Coordinatrice nutriva dentro di sé. Lucinda sopprime un
sospiro, nel sorridere ad Anita che aveva continuato a raccontarle
delle proprie vacanze a Sabbiafine e del mare innevato, caratteristico
del paesino a sud di Sinnoh. Lucinda, nonostante fosse cresciuta poco
distante da quel luogo magico, non l’aveva mai visto.
« Perciò, il prossimo anno andremo sicuramente a
vederlo insieme! Sei d’accordo? » Lucinda annuisce,
sorridendo. La solarità dell’amica riusciva a
risollevarle enormemente il morale, fino a quel momento stagnante.
« Certamente. »
« Di cosa stavate parlando? » si intromette allora
Iris, con aria curiosa. Aver passato tutte le sue vacanze a pattugliare
Boreduopoli era stato un toccasana per il suo spirito e i suoi
Pokémon, tanto da infonderle sempre più forza e
determinazione a sconfiggere nuovamente il team Plasma.
« Del mare innevato. » dice Anita, con aria
entusiasta, iniziando a ripetere per filo e per segno ciò
che aveva detto a Lucinda.
« Tsk. » è l’unico commento di
Paul, che non sfugge a Natsumi.
« Sei già di pessimo umore? » gli chiede
la ragazza, mentre il suo compagno di banco si sedeva accanto a lei.
Paul cerca di fulminarla con un’occhiataccia, senza riuscirci
troppo. « Non dirmi che ce l’hai ancora per il voto
basso di Allevamento? » l’assottigliarsi dello
sguardo del ragazzo spinge Natsumi a non indagare oltre, facendola
tornare sul proprio libro di linguaggio Pokémon. Lentamente
stava facendo piccoli passi nel tentare di comprendere almeno Riolu, e
ciò la riempiva di grande gioia.
Nel banco dietro di lei, Barry e Kotone pareva avevano trovato un
argomento di conversazione molto interessante.
« E quindi, che facciamo? »
« Ovvio che proseguiamo con il piano. Soprattutto adesso che
ne abbiamo bisogno. »
« Secondo me gli altri non saranno d’accordo per
svegliarsi così presto. » commenta Kotone,
pensando soprattutto all’ultima volta che aveva cercato di
svegliare Elis prima dell’orario prestabilito. Il solo
ricordo ancora la spaventava a morte.
« Invece sì! Essere forti, adesso soprattutto,
è fon-da-men-ta-le. » il ragazzo sillaba
l’ultima parola, nel tentativo di dare più enfasi
di quanta già non ci mettesse.
« Vuoi tacere? » Elis lancia ai due ragazzi
un’occhiataccia, prima di tornare ad appoggiarsi al suo
banco. Nonostante cercasse di non pensarci, alla sua mente tornava il
ricordo che presentava Silver come il nuovo capo del Team Rocket, e lei
desiderava soltanto prenderlo a calci fino ad arrivare a Unima. Non si
capacitava del perché lui avesse accettato quel ruolo che
aveva affermato di disprezzare tanto. Forse c’era qualcosa
sotto, ma si trova a scartare subito l’idea. Silver era
inattaccabile da tutti i punti di vista – escludendo il suo
pessimo carattere.
Quel tipo le doveva più di una spiegazione,
altroché.
Sospirando Catlina accosta i libri al petto, stringendoli con velato
entusiasmo.
« C’è qualcosa che non va? »
la ragazzina sussulta nel vedere Giulia proprio accanto a lei e le
sorride leggermente forzata.
« No, niente… » parla, la sua voce che
scemava sempre di più per il crescente imbarazzo. Lei e
Giulia hanno parlato poco, e questo creava un’innegabile
tensione tra loro due.
« Adesso abbiamo lezione di Volo. » commenta
Giulia, stringendo la sua sciarpa di riflesso. Catlina abbozza un
sorriso debole, guardandola attentamente.
« Io sono esentata da queste lezioni, soprattutto con questo
tempo molto rigido. » l’altra ragazza la osserva
con serietà.
« Cagionevole di salute? » Catlina annuisce.
« Spero vi divertiate. » le risponde con un
sorriso, pronta a fuggire nel caldo angolo della biblioteca e passare
il tempo a leggere. La sua pessima salute, in questi casi, era una
benedizione. Non amava volare, soprattutto in groppa ad un
Pokémon.
Giulia fa spallucce. Dopo aver avvistato Lucas, lo raggiunge e si mette
a camminare al suo fianco. Il ragazzo non dice niente, ma le fa capire
di essere conscio della sua presenza.
Il vento freddo li investe subito appena varcata la soglia del cortile.
Il prato era grigio e secco, quindi in caso di caduta
l’atterraggio non sarebbe stato morbido. E Alice,
l’insegnante, non era una donna che ammetteva imperfezioni
durante il volo. Essendo un corso riservato ai primi due anni, molti
studenti che lo terminavano gioivano. Ignorando quanto fosse difficile
il Linguaggio Unown a partire dal terzo.
Mei, sul dorso di Braviary, scruta la piccola piazzetta in cui si erano
riuniti. Poco distante da lei c’era il suo gemello, che
accarezzava il collo della sua Mandibuzz. La Pokémon,
nonostante l’aspetto minaccioso e tutt’altro che
rassicurante, era docile e gentile. Raffaello aveva richiamato il suo
Scyther, che non aveva smesso di muoversi nemmeno per un attimo. Il
Pokémon Coleottero pareva evitare così il freddo
della stagione, questo almeno a detta di Raffaello. I gemelli psichici,
a cavallo di due eleganti Pidgeot, parevano a disagio. Era strano,
considerato che entrambi erano in grado di levitare anche senza
l’aiuto dei Pokémon.
Con l’arrivo di Giulia e Lucas, eterei e tranquilli, Alice
decide che la lezione poteva iniziare. Dopo aver affidato un Pidgeot a
Giulia, la giovane donna fa uscire Altaria dalla sua sfera, salendo
sulla sua soffice schiena con vago entusiasmo. La Pokémon
apre le ali, spiccando il volo e compiendo una giravolta, il movimento
che avevano imparato la scorsa lezione, prima di perdere quota,
rallentare e planare dolcemente su un albero spoglio che si trovava
lì vicino.
« Ragazzi, iniziamo la lezione. »
« Signorina Evans, è già la terza volta
in questo mese che la portano qui svenuta. » Magdalena cerca
di mascherare il suo imbarazzo torturando una ciocca di capelli. Non
poteva certo ammettere di non aver mangiato da almeno un giorno,
sarebbe partita la solita solfa, e lei non aveva voglia di stare a
sentire le stesse cose per l’ennesima volta.
Luciano accavalla le gambe, mettendo via il proprio libro e cercando di
riflettere. Forse poteva mandarla da Corrado, vedere se lui poteva fare
qualcosa per quella ragazza che evidentemente soffriva ma che non
voleva ammetterlo. Lei non poteva permetterselo, vista la sua altezza e
l‘età.
« Dovresti ringraziare lo studente del quinto anno che ti ha
preso al volo, altrimenti dovresti fare i conti anche con dei lividi, e
delle probabili fratture. » la ragazzina arrossisce ancora di
più al tono severo dell’insegnante che aveva una
nota di rimprovero, desiderando affondare nelle candide lenzuola
dell’infermeria ed evaporare. Non desiderava creare problemi.
Il suono della campana la distoglie dai suoi pensieri.
« La lezione di Volo! » esclama, saltando in piedi.
L’improvviso sforzo la indebolisce, facendola cadere sul
letto.
« Credo che, ormai, questa sia finita. La campana sta
annunciando l’ultima lezione della mattina. » la
bocca di Lena si apre per lo stupore. Non poteva aver dormito per tutta
la mattina! « E, soprattutto, credo che finché non
si rimetterà ogni lezione che comprende forzi fisici le
verrà vietata. Questa volta è successo a ridosso
delle scale, ed è stata fermata in tempo, ma pensi cosa
succederebbe se cadesse dalla groppa del suo Pokémon.
» Lena impallidisce. Non poteva di certo rinunciare alle
lezioni di Volo, o a quelle di Ricerca Strumenti.
« M-mi impegnerò a stare meglio. »
Luciano non sembra molto convinto dalle sue parole. « Lo
prometto. »
L’uomo si appoggia allo schienale della sua sedia, dandole
l’impressione di riflettere sulle sue parole. La castana si
morde il labbro, in attesa.
« Solo quando vedrò un miglioramento ne
riparleremo, soprattutto insieme a Corrado. Ma per adesso, sei bandita
da specifiche lezioni. » la ragazza gli sorride, grata e si
rassetta la gonna e i capelli, prima di uscire
dall’infermeria. Sull’entrata, però, si
ferma all’improvviso.
« Chi… mi ha portata qui? » chiede, con
lieve imbarazzo.
« Falkner Valerio, del quinto anno. »
« Non sembri soddisfatto. » Silver lancia
un’occhiata ad Archer, tornando a concentrarsi sui documenti
nelle sue mani.
« Se ti piace così tanto perdere tempo, non mi
stupisco che abbiate fallito a conquistare Johto. » la
mandibola di Archer si stringe, ma il sorriso non abbandona il suo
volto.
« Ho capito, vuoi che ti lasci da solo. »
un’altra occhiataccia conferma le sue parole. Archer chiude
la porta alle sue spalle. Nonostante pensasse di capire cosa passasse
per la testa di quel ragazzino, temeva più volte di aver
solo toccato l’instabile superficie della mente di Silver, e
il pensiero gli piaceva poco. Quel ragazzo, che molti sottoposti
consideravano il legittimo erede e leader, gli serviva. Un fantoccio
era sempre comodo, soprattutto in quella situazione.
A suo parere non sarebbe esistito mai più un capo come
Giovanni. Il loro boss aveva annacquato il suo genio e il suo carisma
con quella donna, e Silver non sarebbe mai stato in grado di seguire la
grandezza del padre. Nessuno ne era in grado, nemmeno lui.
« Il principino ti ha nuovamente sbattuto fuori? »
Atena sorride divertita al suo indirizzo, passandosi una mano tra le
ciocche vermiglie. Archer avrebbe tanto voluto sbarazzarsi di lei,
anche se non l’avrebbe mai ammesso a parole. Forse poteva
suggerire quell’idea a Silver, forse quel ragazzo era
controllabile nonostante tutto. Non poteva saperlo finché
non ci avrebbe provato.
« Hai contattato il team Plasma? » la donna
assottiglia lo sguardo.
« Certamente. Ma non hanno voluto rispondermi. »
commenta lei, lasciando che una smorfia le storcesse un poco il volto.
« Devi riprovare a contattarli, dobbiamo stringere
un’alleanza almeno con loro. »
« D’accordo. » sibila Atena quindi a
denti stretti. Archer la inquietava, tanto. Non riusciva a sentirsi
tranquilla in sua presenza. Forse era anche a causa delle cascate
Tohjo, il loro nascondiglio, che con tutta probabilità non
era così sicuro.
La donna si sistema nuovamente una ciocca dietro l’orecchio,
continuando la sua passeggiata in quel luogo angusto e umido.
Non c’era niente di interessante da fare, lì.
Maxus passava tutto il suo tempo ad esercitarsi nei suoi travestimenti
– il suo cervello era scioccamente convinto che i suoi
travestimenti erano interessanti e utili – mentre Milas
passava le sue giornate a vessare le giovani reclute. Lui insisteva nel
dire che le addestrava, ma in molti erano a conoscenza della sua natura
irascibile e tacevano. Alla fine, le reclute provenienti dal suo
addestramento erano delle perfette macchine da guerra. Per quello,
nonostante i reclami, Archer lo lasciava fare.
E a lei non rimaneva altro da fare se non giocare con i veleni che le
sue Pokémon le fornivano.
Già le mancavano i momenti di azione, le facce stravolte dei
civili presenti al quel torneo, l’adrenalina che scorreva nel
suo sangue. Ma Silver aveva deciso di ritirarsi lì, e
nessuno aveva osato contraddire il loro capo. Perché farlo?
La noia, però, continuava a stagnare senza una
novità all’orizzonte. Finché il suo
Pokégear non inizia a vibrare leggermente. Atena sobbalza,
precipitandosi in fretta verso il proprio alloggio. Se qualcuno avesse
scoperto che era in possesso di un Pokégear poteva dire
addio alla sua carriera. Silver e Archer avevano severamente proibito
quegli apparecchi elettronici a causa del dispositivo di
localizzazione, ma lei voleva rimanere aggiornata sulle
novità del mondo fuori da quelle umide cascate, non
l’avrebbe mai immaginato nessuno che il segnare proveniente
dalle cascate appartenesse a uno dei Generali Rocket.
E’ solo dopo essersi assicurata di aver chiuso la porta e non
essere sentita da nessuno che Atena risponde alla chiamata.
« Suppongo sia strettamente controllata se ha tardato a
rispondere, cara. » Atena sospira, massaggiandosi una tempia.
« Archer vuole la tua testa, giusto perché tu lo
sappia. » la risata dall’altro capo del telefono
accese una piccola scintilla di irritazione dentro di lei.
« Sempre se riuscirà a tenersela. Non
crederà di essere l’unico? »
« Hai combinato un bel macello. » la voce del
ragazzo fa una pausa.
« Lo so, grazie. Ma non ti ho chiamata per questo.
» stava iniziando a volere pure lei, la sua testa.
« Sto per riattaccare. »
« D’accordo. Ho delle informazioni piuttosto
scottanti, e credo che il vostro capo voglia riceverle. »
Atena fa una pausa, riflettendo. Daniel si rivolgeva direttamente a
Silver, non aveva mai usato loro come tramite per comunicare per lui. I
loro incontri erano privati e nessuno sapeva ciò che si
dicevano. La linea cade, oppure forse era lui ad aver riattaccato.
Atena non sapeva dirlo con certezza. La sua unica preoccupazione, in
quel momento, era uscire da quell’orribile posto e passare
qualche giorno di vacanza a Fiorlisopoli. Tanto, non sarebbero stati
pronti ancora a lungo, e lei non voleva sprecare i suoi giorni chiusa
lì.
Archer se la sarebbe cavata benissimo da solo, senza di lei a
consigliargli su come gestire Silver. Forse, si dice, capirà
che quel ragazzo ormai non è così facile da
addomesticare, anche se è divertente vederlo tentare in
più modi. Se avessero preso qualcuno a lui caro, forse
diverrebbe più docile.
Ma in presenza di Archer non esprimeva mai quei pensieri. Semmai Silver
avesse un punto debole, lei sarebbe stata la prima a scoprirlo e ad
impossessarsene. Non poteva di certo lasciare tutto il potere al primo
comandante. Poteva permettersi un poco di ambizione, soprattutto se
fosse riuscita ad ottenere un’influenza su quel delizioso e
ostile capo.
« Sarà meglio che inizi a prepararmi. »
commenta. Tanto, la strada per l’invasione era ancora lunga.
Paige Harris belongs to Flareon24.
Explanations:
- i voti delle
pagelle sono espresse in lettere (come negli States)
- oltre alle lezioni standard (letteratura, matematica, etc) ci sono
anche quelle specifiche (Linguaggio Unown, per esempio) divise per gli
anni.
- non è che Luciano sia il "medico" ufficiale e unico,
questo compito si divide tra diverse persone.
Rieccoci qui. *asciuga lacrime*
Ce la posso fare, ce la posso fare. Non allagherò la pagina
di lacrime.
Come al solito, chiedo scusa per questa interruzione improvvisa. E'
solo che realizzo che sono passati tre anni (cinque, se contiamo anche
la versione precedente), e non riesco ad evitare di... commuovermi, in
un certo senso. Ogni volta che rileggo un capitolo, finisco
inevitabilmente a ripensare non solo alla storia o ai personaggi, ma
anche alla me stessa di quel tempo e alle persone che conoscevo.
E' passato tempo, vero. Tanto.
E questa storia mi ha accompagnato per l'ultimo tratto della mia
crescita, cosa di cui sono grata. Sono cresciuta (si spera), e questa
storia
è come la porta che ha su di sé i segni
dell'altezza raggiunta.
Chapters
commentary:
Vi dovevo una spiegazione sul perché tutti dovevano tornare
a scuola. Sarebbe stato più sensato rimanere a casa. Ve l'ho
fornita, anche se a metà. L'altra metà
arriverà, prima o poi. Abbiate fede. (!)
Julia e Gary pare si siano riavvicinati, ma non tutto è come
sembra. *sfrega le mani con aria losca* C'è sotto tutta una
sottotrama.
Avrei voluto scrivere delle lezioni di Volo molto prima (verso il
capitolo sei/sette) ma non trovavo mai una buona ambientazione. *sic*
Per fortuna ora ci sono riuscita. Inoltre, progetto di inserire una
lezione di Ricerca Strumenti nelle Side Stories. Prima o poi ci
riuscirò. *sic2*
Dulcis in fundo, il Team Rocket. Non nego di aver avuto pochi problemi
con la caratterizzazione di Atena. La ricordo come una donna passionale
e parecchio
incazzosa
determinata. Ho cercato di renderla IC, anche se
temo di aver miseramente toppato.
Ringraziamenti:
Ringrazio eather_
e Juls_
(♥) per aver recensito lo scorso capitolo. E anche chi ha
letto, siete numerosissimi! ♪♫
|
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Capitolo 14 *** San Valentino sta arrivando. Non è mai troppo tardi per lasciarsi. ***
Doverosa premessa:
ebbene sì, rieccoci qui. Dubito che sia
tornato qualche vecchio lettore (o ne siano arrivati dei nuovi) ma
credo di doverla fare ugualmente.
No, manco io ci credo. Non credevo avrei ripreso questa storia, e
invece l'ho portata a termine piangendo sangue.
Che dire, sono sinceramente sorpresa.
Ho passato un po' di tempo a editare i capitoli precedenti, e ho
modificato dei pezzi per conformarle a tutta la pagnotta che segue, ma
il succo bene o male quello è rimasto. Ho concluso questa
storia come volevo concluderla alla sua prima stesura, e non nego di
esserne soddisfatta.
Il fatto è che in questi anni sono cresciuta. Letteralmente,
sono cambiate cose nella mia vita che la me dell'epoca della stesura di
questa storia non aveva idea potessero succedere, e di conseguenza
anche questa storia, continuata a questa età, ha dovuto
piegarsi alla me di adesso. Ho cercato di mantenere il proposito
originale, ma le trame che lo compongono sono state cambiate, se non
addirittura stravolte. Spero che non sia causa di troppo shock, o di
sdegno. Da qui mostri, magie, nani e ballerine!
Capitolo Quattordici: San
Valentino sta arrivando. Non è mai
troppo tardi per lasciarsi.
« Sei davvero sicura
di non voler venire con noi a preparare la cioccolata? »
Lucinda osserva perplessa l’amica. Esmeralda si presentava in
una maniera insolita ai suoi occhi. Di solito era impassibile, e quasi
inavvicinabile, mentre in quel momento era un ritratto della
disperazione più nera. « Suvvia, Esmeralda, non
è che sia andata poi così male. »
L’occhiata
improvvisa la fa sudare freddo. « Magari per te, ma io devo
recuperare di tutto. » sospira, sempre più
nervosa. « Mi sono adagiata troppo sugli allori in questi
mesi, e la mia pagella ne è il risultato! » senza
aspettare un qualsiasi tipo di risposta, Esmeralda si getta tra i suoi
libri senza più prestarle attenzione. Doveva essere
sinceramente disperata.
Lei era riuscita a
cavarsela meglio, nonostante qualche voto scricchiolante che a sua
mamma non avrebbe fatto piacere. Non le rimane altro che fare spallucce
e raggiungere le altre ragazze. Aveva chiesto l’aula di
cucina con largo anticipo, e sicuramente simile mossa non aveva fatto
piacere agli studenti degli altri anni, ma non le importava
più di tanto. Domani sarebbe stato San Valentino, e lei
voleva preparare della cioccolata da regalare. Anita e Kotone avevano
accettato più velocemente della luce la sua proposta, invece
Marina sembrava poco convinta ma probabilmente sarebbe stata portata
dalle altre due ragazze.
Con una certa calma
Lucinda apre la porta dell’aula, togliendosi il maglione e
accendendo i due forni messi a disposizione. Una certa insicurezza la
pervadeva.
Non era sicura di star
facendo la cosa giusta.
Forse regalare della
cioccolata a Paul l’avrebbe condotta ad
un’umiliazione pubblica, cosa più probabile, ma
credeva fermamente che anche in quel caso sarebbe riuscita a mettersi
il cuore in pace. Aveva accettato i propri sentimenti, tanto valeva
palesarli e non curarsi del loro esito.
Come previsto le
ragazze del suo anno entrano presto, e la stanza si riempie di allegre
chiacchiere.
« Avete
sentito l’ultima? » chiede Kotone, infilandosi il
grembiule. « Sembra che domani sospenderanno le lezioni.
Finalmente una buona notizia! »
« Davvero?
»
«
Già. » Kotone sembrava estatica. Non aveva mai
nascosto il suo poco amore per i corsi di storia e matematica.
« Dopo un mese di ansia, me lo merito un po’ di
svago. »
Lucinda ride.
« Così avrai tutto il tempo di portare il tuo
cioccolato al ragazzo che ti piace. »
« Quale
ragazzo? » si acciglia Kotone, e Lucinda arrossisce per la
gaffe. « Io porterò il mio cioccolato a tutti.
TUTTI. » quasi urla, all’improvviso piena di
entusiasmo. Kotone probabilmente era l’unica persona rimasta
di buonumore nonostante il clima teso che aveva pervaso tutto
l’istituto, insieme a Barry. Sembravano ingenui, o
consapevolmente noncuranti della preoccupazione generale, e forse a ben
pensarci era quasi un bene. Non aveva senso preoccuparsi, non giungeva
nessuna notizia da alcun luogo. Tutto sembrava tacere dopo la
confusione provocata nemmeno due mesi prima.
E se doveva pensare
alla confusione, non aveva ancora dato una risposta a Kenny. Lucinda
sospira, in quel momento poco importava. Il suo cioccolato, consegnato
a Paul, sarebbe stata una notizia di dominio pubblico e di conseguenza
anche una risposta chiara, per quanto crudele. Non voleva affrontare
l’amico, respingerlo di persona avrebbe prosciugato le sue
forze. Era ben certa che stava scegliendo il metodo migliore e
più indolore per se stessa, che per l’altro.
« Lucindaaa.
» la voce di Anita la richiama alla realtà, e la
ragazza vede le sue mani intrappolate nell’impasto di un
improbabile dolce. Ora che ci pensava, non aveva specificato per chi
fosse il suo, e una vena di curiosità stava accendendosi
dentro di lei con sempre più intento. « Aiutami!
»
« Ti aiuto
solo se mi dici per chi è il tuo dolce. » le
guance di Anita avvampano, e sembra sinceramente combattuta. Intanto le
sue mani sprofondavano in una pasta che sembrava essere un Ditto
tentacolare, più che del cibo che doveva prendere forma.
« No, mai!
» squittisce, invischiandosi ancora di più nella
trappola che lei stessa aveva creato. Le viene spontaneo ridere, Anita
aveva sempre un qualcosa di comico in qualsiasi cosa facesse, e opta di
aiutarla prima che quell’ammasso informe prendesse forma e le
divorasse tutte. Anita le appare grata per simile aiuto, e si pulisce
le dita appiccicose nel grembiule un po’ sconsolata. Lucinda
le appoggia una mano sulla spalla.
« Beh,
sicuramente chiunque riceverà il tuo dono dovrà
avere parecchio fegato. » ride, e Anita sorride per
l’involontaria battuta.
« Sempre se
io riuscirò a cucinare questo dolce entro domani.
»
« Nel
peggiore dei casi, andremo entrambe a vedere Kotone che dà
la sua cioccolata ai due Domadraghi. Quello sì che
sarà un qualcosa di unico da vedere. » Anita
sorride, più rincuorata, e torna a lavorare sul suo dolce, e
così fa anche Lucinda. Domani sarebbe stata una giornata
decisamente decisiva.
Il fatidico giorno
dell’amore era giunto. Il clima sembrava essersi risollevato,
tanto che molti ragazzi avevano preparato dei dolci da regalare alle
persone che interessavano loro. L’umore generale era anche
aizzato dalla mancanza di lezioni, speciale concessione dei professori
per una giornata così ricca di emozioni – positive
o negative che fossero –.
Il quinto anno,
però, non riusciva a godere appieno di tale
serenità. La maggioranza di loro era Capopalestra, costretto
a tenersi lontano dal luogo che dovevano proteggere da eventuali
pericoli, e l’umore che aleggiava tra di loro non era
esattamente dei migliori.
« Da Evopoli
non ci sono brutte notizie. » sospira Gardenia, accarezzando
il suo Turtwig. Il Pokémon si era appisolato sulle sue
ginocchia, in un pallido tentativo di resistere alla tentazione del
letargo. « L’edificio Galassia è rimasto
vuoto e silente nonostante tutto. » accanto a lei, ad Anemone
non rimane altro che annuire.
« Da
Ponentopoli non arrivano notizie, ma non è troppo strano.
Non è la prima volta che saltano le comunicazioni durante
l’inverno. » la Capopalestra sospira,
improvvisamente nervosa. Forse avrebbe dovuto mandare qualche lettera
tramite Pokémon, in effetti il silenzio dalla sua palestra
stava iniziando a metterle ansia.
« Ma avete
visto quanto sono spudorati Lunick e Solana? » esclama
Camelia, senza nemmeno salutare e sedendosi immediatamente accanto a
lei. Anemone la osserva, non capente, insieme a Gardenia. «
Insomma, le ha regalato un mazzo di fiori! In mezzo al corridoio!
» all’altra ragazza non rimane altro che alzare gli
occhi al cielo.
« Da che
pulpito… » bofonchia, incurante delle lamentele
dell’amica. « Stanno insieme, mi pare il minimo.
E’ così che ci si comporta se hai la ragazza.
» Camelia apre bocca per commentare, ma la richiude
pensierosa, per poi sbottare con una certa stizza.
«
Sì ma non mi sembra un comportamento adatto. »
« Disse
quella che non mi ha mai regalato della cioccolata perché
non crede alle feste consumistiche. » lo sguardo di Camelia
la fulmina, ma Anemone non ci dà molto peso. La sua ragazza
non era una persona che portava rancore, men che meno a lei.
« Va bene,
hai ragione tu. Di che stavate parlando? »
« Delle
nostre città. » Camelia le guarda entrambe, non
capente.
« Non vedo
perché ve ne preoccupiate. Se ci sono problemi, la guida
avvisa sempre. Come quella volta… » la ragazza fa
una pausa, improvvisamente seria. « Ora che ci penso,
è da un po’ che il mio non mi contatta. E dire che
sono parecchio richiesta. » simile affermazione fa scattare
Anemone.
« Che vuoi
dire? » l’altra la osserva, perplessa.
« Non
c’è bisogno di innervosirsi così. Ho
detto solo che non mi ha scritto, non significa niente. »
« Camelia, io
non ricevo notizie da almeno due settimane. Se è
così anche per te, è un problema. » la
bionda la osserva, ancora perplessa.
« Anemone,
tesoro, credo tu stia esagerando. » fa una pausa. «
Forse è meglio se ne parliamo con qualcuno, Ciprian magari.
» la ragazza guarda in basso, e Camelia intuisce il suo
crescente nervosismo. « Se ti fa stare meglio, andiamo a
cercarlo adesso. Quando avremo parlato con lui vedrai che sarai molto
più tranquilla. » l’amica non le sembra
troppo convinta, ma entrambe salutano Gardenia e vanno in cerca
dell’altro Capopalestra.
« Ovviamente,
all’Interpoké non risponde. » sospira
Camelia. Ciprian era troppo libero di spirito, e soprattutto era spesso
irraggiungibile. Soprattutto quando avevi bisogno che lo fosse. Sospira
irritata, probabilmente avrebbero dovuto cercarlo nella piscina. Era
spesso il luogo più probabile, eppure non ne avevi mai la
certezza.
La piscina era un luogo
luminoso che profumava sempre di pulito, ma non le era mai piaciuto.
Anemone era una frequentatrice più assidua di quel posto, e
quindi più propensa di lei ad orientarsi quindi si lascia
guidare da lei, e trovano la persona che stavano cercando. Non era
però da solo, ma in compagnia di una ragazza del primo anno.
Basta
un’occhiata tra di loro per decidere di rimanere in disparte
e godersi quello che, probabilmente, sarebbe stato uno dei pettegolezzi
succulenti la giornata successiva. Uno come lui che faceva colpo su una
ragazza così giovane, non sarebbe passato inosservato.
« Cosa
significa questo? » la voce di lei era incrinata, ed era un
peccato non potessero vedere bene la sua espressione.
« Sono dei
muffin con le Baccamela. Te le sto regalando. »
c’è improvviso silenzio, e Anemone pare sul punto
di scoppiare a ridere. A quanto pareva la situazione era al contrario,
ed era la giovane ragazza ad aver fatto colpo su quel tipo
così svogliato e spensierato.
«
Perché me le stai regalando? » la ragazzina era
sagace, Camelia glielo riconosceva. Ciprian si passa una mano tra i
capelli, con espressione poco convinta.
« Abbiamo
iniziato col piede sbagliato, spero tu possa accettare il mio regalo e
appianare il nostro contrasto. »
« Non abbiamo
nessun contrasto! » esclama allora lei, e vedono Ciprian
sorridere.
« Grandioso!
Allora non credo tu abbia bisogno di quei dolci. » lei si
stringe la confezione al petto di scatto.
« No, adesso
sono miei! » esclama nuovamente, e con una maniera di
voltarsi molto teatrale esce dal complesso lasciando dietro di
sé un Ciprian ancora più confuso. A quel punto
Anemone non riesce a trattenere le risate, e scoppia in una risata
profondamente liberatoria che viene ovviamente notata. Ciprian si
avvicina a loro, appoggiandosi al muro.
« Ma tu
guarda chi viene a ridere delle mie disgrazie. » Camelia
è la prima ricomporsi e a tentare di riacquistare almeno un
minimo di calma. Anemone era di tutt’altro avviso, ma non la
biasimava. Tutta la situazione aveva un qualcosa di profondamente
comico ed irreale per essere vero.
« Non
volevamo certo origliare. » dice, cercando di far tornare
normale la sua voce. Ciprian la osserva con un certo disappunto.
«
Sì, e io sono sempre puntuale. » la sua battuta
pronta la stizzisce, ma Camelia decide di lasciar perdere a favore del
motivo per cui si erano avventurate fino a quel luogo.
« Ti prego
risparmiami il sarcasmo, in verità siamo qui per placare
l’animo ansiogeno di Anemone. » Ciprian non sembra
molto convinto, ma la sua espressione la incentiva a continuare.
« Nessuna di noi due riceve comunicazione dalle palestre da
un po’ di tempo, volevo sapere se per te è lo
stesso. » Ciprian le guarda, inizialmente perplesso.
« Io non
ricevo molte comunicazioni di quel tipo. » inizia, e Camelia
già si pente di aver chiesto aiuto ad un simile soggetto.
« Poi per quanto ne so, due settimane fa
c’è stata una tormenta, pareva il ritorno di
Kyurem in grande stile, quindi non sarebbe strano che siano impegnati a
fare ben altro che comunicare con noi. » il suo ragionamento
pare sensato, e ciò sembra calmare Anemone che la osserva.
Le appare almeno un po’ più tranquilla, tanto da
sorriderle.
« Ciprian ha
ragione, probabilmente è per quello che non sappiamo niente.
Mi sto preoccupando a vuoto. » Camelia fa per aprire bocca,
ma il ragazzo la anticipa.
« Nel
peggiore dei casi bisogna andare a dirlo ai professori che sono saltati
i collegamenti. » entrambe le ragazze lo salutano, e Ciprian
le osserva allontanarsi. Poi prende l’Interpoké
che aveva in tasca e lo accende, perplesso.
« In effetti,
tutto questo silenzio è parecchio strano. »
« E
così non sei riuscita a dargli il tuo dolce? »
Belle guarda con affetto l’amica, passandole una mano sulla
spalla. Touko bofonchia qualcosa, ma il suo viso schiacciato contro il
tavolo rende incomprensibile le sue parole. La ragazza sembra
rendersene conto da sola, tanto che alza la testa, con aria sconsolata.
« Avevo
raccolto tutte le mie energie per poterglielo dare, e
invece… » non termina nemmeno la frase, ricadendo
sul tavolo.
« Eddai,
Touko, non è la fine del mondo. Glielo darai quando torna,
magari sarà anche più speciale. »
l’amica tira su col naso, apparendo un poco consolata.
« Forse hai
ragione, di certo non sono l’unica che vuole rimpinzarlo di
dolce. » Belle le sorride, e Touko ricambia, per poi notare
il pacchetto che l’altra teneva sulle ginocchia. In fretta le
si forma un sorriso dispettoso, mentre indica l’oggetto
così prezioso all’amica.
« E qui cosa
abbiamo, Belle? Un regalo? » la ragazza presa in questione
avvampa, ma ormai è troppo tardi per nasconderlo.
« N-non
è proprio un… regalo. » fa una pausa,
come a tentare di recuperare almeno un po’ di calma.
« E’ più una prova. »
« Una prova?
» Belle annuisce.
« Se
verrà rifiutato, mi metterò l’anima in
pace. » Touko le sorride.
« Allora
spero che Komor lo accetti, odierei scegliere tra voi due. »
a quelle parole Belle avvampa, diventando scarlatta, e la fissa.
« Avanti, Belle, era palese. Se ne sono accorti pure i miei
cugini, e credimi che a livello sentimentale non sono delle cime. Touya
fa il tifo per te da anni, ormai. »
« Non mi
è molto di conforto. » mormora, stringendo il
pacchetto, ma Touko si alza e le batte forte una mano sulla schiena.
« Per quanto
ne so, Komor dovrebbe stare nella sezione di Mosse KO. Prendi il mio
consiglio e vai da lui. » e senza nemmeno attendere una sua
risposta, Touko si dilegua lasciandola sola. Belle stringe nuovamente a
sé il pacchetto, e decide di alzarsi. Era come intendeva,
quel dono era una scommessa. Qualsiasi sarebbe stato il risultato, lei
ne voleva uscire vincitrice. O indenne, almeno.
La sua amica aveva
ragione, Komor si trovava davvero dove lei le aveva indicato. Belle
prende un grosso respiro, cercando di calmarsi, e si avvicina pensando
al modo migliore di attirare la sua attenzione. Non sembra che le
serva, perché il ragazzo pare notarla di sua
volontà e alza lo sguardo su di lei. Il coraggio che
l’aveva animata fino a quel momento sembra venirle meno, ma
cerca ugualmente di farsi forza e di avvicinarsi ancora un
po’. Giunta a debita distanza, si ferma e gli mostra il
pacchetto con il dolce che aveva preparato.
«
E’ quello che penso? » il tono di Komor
è indecifrabile, e Belle vorrebbe morire in un simile
istante piuttosto che affrontare il proprio imbarazzo.
«
Sì. » pigola, concentrandosi sul tenere a freno i
propri tremori. Non ha la forza di alzare lo sguardo e sondare lo stato
d’animo del ragazzo che aveva di fronte. Era arrabbiato?
Scocciato? Triste, felice? Non lo sapeva, e non desiderava nemmeno
scoprirlo. In un simile momento voleva solo voltarsi indietro e fuggire
fino a scomparire.
Invece Komor prende il
pacchetto dalle sue mani, e non parla per un po’.
«
Io… non so cosa dire. » fa una pausa. «
Cioè, in verità lo so, ho provato un discorso per
un simile momento per tante volte, ma adesso non mi vengono in mente le
parole. » finalmente Belle alza lo sguardo e lo vede, il
rossore che imporpora le gote di quello che ormai non era
più suo amico. Komor era un ragazzo che le piaceva, e come
tale le si mostrava.
« Discorso?
» sussurra, incredula, e Komor scatta.
« Beh,
sì. Insomma, tu mi sei sempre piaciuta e ho cercato spesso
un modo per poterti comunicare quello che provo, ma non
c’è mai stata l’occasione giusta per
farlo. Non siamo mai rimasti da soli, né siamo mai riusciti
a parlare seriamente per lungo tempo. » Belle trema,
incredula. Il suo sforzo le era valso qualcosa, ma non avrebbe mai
immaginato che il risultato ottenuto avrebbe superato le sue
aspettative.
«
Quindi… io ti piaccio? » gli chiede, e Komor
annuisce.
« Io ti
piaccio. » dice guardando il dolce tra le sue mani, ma
è un affermazione più che una domanda.
L’oggetto che aveva era una conferma molto più
concreta di qualsiasi parola. « Quindi significa che stiamo
insieme? » Belle sente le lacrime che si affacciano agli
angoli dei suoi occhi, e non fa niente per ricacciarle indietro.
«
Sì! » esclama, al culmine della gioia. «
Sì, mille volte sì! » Komor pare
colpito da simile entusiasmo, quasi sorpreso da esso, ma si lascia
abbracciare quando lei gli salta al collo. Belle lo stringe a
sé, felice come non lo è mai stata.
Il suo cuore era molto
vicino dallo scoppiare dalla felicità.
Le informazioni che
aveva passato al team Rocket erano frammentarie, ma era ciò
che intendeva fare. Il team Idro e Magma sembravano quelli
più disposti ad ascoltarlo, ed erano anche quelli
più facili da manipolare.
L’unico che
sospettava il suo spionaggio il nuovo capo del team Galassia, ma
quell’uomo era un qualcosa che sarebbe stato in grado di
gestire.
Sauda e Rama erano
tornati dalla loro ricognizione aerea, e dal loro comportamento non
sembrava ci fossero intrusi nella zona in cui si trovavano. Avrebbe
voluto chiederglielo, ma non poteva parlare con i Pokémon
già da tanto tempo. Simile pensiero lo infastidisce, e
preferisce tornare a concentrarsi sullo schermo del pc per distrarsi.
Probabilmente le
informazioni da girare al team Rocket doveva portarle di persona, erano
gli unici nascosti in un luogo che evadeva qualsiasi
radiocomunicazione. Astuto, dato il luogo in cui si trovavano, ma per
il suo lavoro simile situazione era una scocciatura enorme, ma
l’importante era ricevere il compenso per l’ottimo
lavoro svolto. Non voleva apparire troppo venale, ma vivere tra gli agi
era un qualcosa che doveva spettargli già solo per la sua
nascita. Invece doveva nascondersi tra le case sugli alberi di
Forestopoli, e vivere con una sottile ansia di essere scoperto e
catturato. Non portare a termine il suo piano sarebbe stato un bel
problema, soprattutto visto lo stato avanzato in cui già si
trovava.
Il caricamento dei dati
sulla pendrive termina, e Daniel la osserva. La luce della luna
illuminava la stanza, facendo sembrare quell’oggetto la cosa
più preziosa all’interno di quel posto. La stacca,
guardandola con un sorriso soddisfatto.
« Tu, mia
cara, mi frutterai tanti bei soldi. » sorride, mettendosela
in tasca e infilandosi il cappotto. Fa rientrare Sauda nella
Pokéball, probabilmente il viaggio fino a Kanto sul suo
Dragonite sarebbe stato un po’ più comodo. Poi
avrebbe sicuramente fatto visita a Sinnoh, un confronto con quel capo
così criptico sarebbe stato interessante.
« Se devo
essere sincera, mi aspettavo più cioccolata. »
commenta Paige, e Nicky osservandola rotea gli occhi. Si trovavano nel
salotto dei dormitori, e Paige si stava mangiando probabilmente il
sesto dolce che aveva ricevuto. In meno di un mese, complice il suo
carattere estroverso, la ragazza era riuscita ad accattivarsi le
simpatie di parecchie persone, che non avevano esitato a omaggiarla con
dolciumi di ogni genere.
« Cerca di
non esagerare. » commenta l’altra. « Ho
sentito che una ragazza del primo anno è finita in
infermeria, insieme ai suoi Pokémon. » e nel
parlare cerca di reprimere una risata.
« Non
farò di certo quella fine. » bofonchia Paige,
finendo di mangiare il dolce alla panna. Misty, che si trovava sulla
poltrona lì vicino, ride.
« Spero
vivamente di no, ho sentito che quelli del primo anno si sono divisi la
cioccolata ricevuta. Una vittima è il minimo. » le
altre due ragazze la guardano, inizialmente perplesse e poi sconvolte.
« E nessuno
li ha fermati? »
« Nessuno ha
fatto in tempo. » Misty fa spallucce, incurante. Lei voleva
fare un dolce, ma poi il pensiero che pure quello sarebbe stato bollato
come amichevole l’aveva fatta desistere. Poi nemmeno Julia
aveva tentato di farne uno, e cucinare in solitaria per simili eventi
non era il massimo dell’entusiasmo. Aveva optato di passare
la giornata a leggere, e ci stava riuscendo fino a quel momento.
La sua
tranquillità sembrava però destinata a svanire,
perché ben presto Gary entra dal portone principale
inseguito da uno stormo di ragazze – molte, tra
l’altro, nemmeno iscritte alla scuola –. Sospira,
cercando di riottenere l’alienazione giusta per poter tornare
a leggere. Ogni anno era sempre la stessa storia. Sì, Gary
era un ragazzo popolare anche da prima che entrassero
nell’istituto, ma durante quella festività
c’era un’isteria collettiva che lei non aveva mai
compreso. Considerava l’amico un ragazzo carino, certo, ma
non era il suo tipo. Gary, comunque, sembrava non avere alcun scampo.
Quell’anno non aveva nemmeno l’aiuto di Daniel,
molto più capace di svignarsela dalle attenzioni
indesiderate, e pareva essere in procinto di soccombere senza alcuna
grazia a quell’orda di ragazze desiderose delle sue
attenzioni.
Lui l’aveva
sempre trovata una scocciatura, quella festività, per
svariate ragioni. Nonostante un comportamento estroverso e decisamente
propenso al contatto, quando arrivava quel giorno desiderava solo
nascondersi da quell’orda che sembrava sarebbe stata
soddisfatta solo dopo averlo fatto a brandelli.
Quell’ultima
settimana, poi, era stata parecchio stressante per lui e
l’ultima cosa con cui voleva confrontarsi era un esercito di
ragazze.
« Gary!
» esclama una, cercando di afferrarlo per una manica e lui si
sottrae all’ultimo dalle sue grinfie. Il gruppetto sembra
farsi sempre più compatto e agguerrito, e comprende che
entrare nel dormitorio era stata una pessima scelta. Si era
intrappolato da solo, e vorrebbe darsi dell’idiota. Non aveva
posto in cui nascondersi, lì dentro, e non aveva idea di
quali fossero le altre via d’uscita di quel luogo a parte
l’entrata ormai sorvegliata dalle sue ammiratrici.
« Accetta il
mio regalo, Gary! » esclama allora un’altra
ragazza, protendendo il proprio dolce verso di lui. Prima che lui sia
in grado di riuscire a replicare, una ragazza le dà una
spallata facendolo cadere a terra.
« Non ci
provare, smorfiosa, lui mangerà solo il mio! »
« Non dire
cavolate, oca, sono sicura di essere io il tuo tipo! » in
fretta la situazione era degenerata, e le ragazze avevano preso ad
accapigliarsi stringendosi sempre di più intorno a un Gary
incredulo di ciò che stava succedendo davanti ai suoi occhi.
Certo aveva idea che le donne fossero forti, ma in una simile
situazione avevano un qualcosa di spaventoso che non aveva alcun
desiderio di sperimentare.
« Credo che
debba scegliere lui! » esclama, allora,
all’improvviso una ragazza e la zuffa si placa
all’improvviso. Gary torna a sudare freddo, maledicendosi per
aver sprecato una simile occasione per fuggire. Ora era definitivamente
nelle loro grinfie, e ne doveva pagare le conseguenze.
Si sente osservato, e
si percepisce alla stregua di un trofeo di fronte a tutta quella
audience femminile.
«
E’ vero! » dice qualcuna dalla folla. «
Dovrebbe dirci chi è il suo tipo ideale! » Gary
inizia a sudare freddo, e non riesce a trovare una via
d’uscita.
« Ha ragione!
»
«
Perché non ci ho pensato prima? »
« E quindi.
» tutte si voltano nella sua direzione, ancora più
fameliche. « Dicci che tipo di ragazza ti piace. »
non aveva una risposta a quella domanda. Non ha mai pensato di
prepararsene una perché non ha mai considerato di finire
alla merce di una simile orda affamata delle sue carni.
« Bionda,
mora? »
« Che colore
di occhi? »
« Deve
interessarle la ricerca? Perché se sì, sono
decisamente il tuo tipo! »
« Non
riusciresti ad intrattenerlo nemmeno per due giorni! »
« Tu nemmeno
mezz’ora! » le ostilità erano riprese,
ma si facevano sempre più vicine a lui. Si stava
innervosendo, e la sua mente non gli era di alcun aiuto. Tanto valeva
dire la verità.
« Non serve
che vi scanniate per piacermi. » dice, riuscendo a
catalizzare tutta la loro attenzione. « A me piacciono i
ragazzi. »
Il silenzio dopo simile
dichiarazione era assordante. Era caduto il libro di mano anche a
Misty, anche se non riusciva a vederla. I dolci e i pacchetti che erano
rimasti in mano a delle ragazze finirono a fare compagnia a quelli
già caduti durante le precedenti colluttazioni. Si sentiva
molto più sereno dopo averlo detto, ma comprendeva anche di
aver gettato un’enorme bomba dalla quale non avrebbe avuto
alcun scampo. Se oggi poteva uscire indenne da quel posto, domani non
sarebbe stato così semplice.
« Io lo
sapevo! » esclama allora Asuka, rimasta sulle scale fino a
quando il ragazzo non si era chiuso la porta alle spalle abbandonando
quella marea di ragazze col cuore incredulo e spezzato. «
Cavolo, avrei dovuto fare qualche scommessa a riguardo, a
quest’ora avrei un bel gruzzolo. »
Nicky la osserva
incredula, per poi spostare lo sguardo verso Paige che batteva
febbrilmente i tasti del suo Pokégear. « Che stai
facendo? » gli occhi verdi dell’altra paiono
illuminarsi.
« Devo
assolutamente dirlo ad Anita. » Nicky sbianca. Conoscendo la
loquacità della ragazza più giovane, Paige non
doveva assolutamente dirlo ad Anita, quindi con uno slancio cerca di
gettarsi sull’amica nel tentativo di toglierle
l’apparecchio dalle mani, ma Paige era sempre stata
più atletica e forte di lei quindi il suo tentativo va a
vuoto e il messaggio viene recapitato ad una Anita piuttosto incredula,
impegnata a dividersi il suo dolce insieme ai cugini.
« Gary
è gay. » dice, più a sé
stessa, ma Touya la sente.
« Gary
è gay? »
« Gary
è gay. » ripete lei, consapevole che la sua bocca
per un po’ non sarebbe stata in grado di dire
nessun’altra frase. Touko si affaccia per dare
un’occhiata allo schermo, per poi controllare il proprio
Interpoké.
« Cavolo, se
ne sta parlando pure sul gruppo della nostra classe. » Touya
si appoggia sulla sua spalla.
« Da adesso
è tutto in cuori infranti e arcobaleni. » commenta
con una risata, e Touko lo spintona. Certo non era chissà
quale shock, ma una simile novità aveva preso in contropiede
anche lei. Di certo era una notizia grossa e succulenta, e un
po’ le dispiaceva per tutte quelle ragazze che non avrebbero
visto realizzarsi il loro sogno. Un po’ riusciva persino a
empatizzare, ma alla fine trovava una simile situazione piena di
comicità e surrealismo.
« E quindi
Gary è gay. » dice, ridendo. Con uno scatto, la
ragazza si piega giusto per entrare nella visuale di Serenity che stava
leggendo poco distante da lì. « Tu lo sapevi?
» la ragazza più grande non le presta attenzione,
e le ci vuole un po’ per riuscire a riscuoterla dalla sua
lettura. Serenity la guarda piena di scuse e abbassa il suo libro.
« Scusami,
non ho sentito. Puoi ripetere? » Touko le sorride.
« Gary
è gay, tu lo sapevi? » la vede sbattere le ciglia,
più volte, probabilmente per processare simile informazione,
poi aprire bocca più volte e richiuderla. La vede
impallidire lievemente, persa in chissà quali pensieri.
« E ora chi
lo dice a Julia? » è l’unico commento
che proferisce, prima di alzarsi e dirigersi verso i campi di
allenamento. Magari faceva in tempo a non rendere una simile notizia
una brutta botta all’amica, magari ancora non lo sapeva.
Era certa che Julia
ancora non avesse superato il rifiuto da parte di Gary, ma sapere una
cosa simile non avrebbe sortito effetti positivi. Giunta verso i campi
di allenamento, capisce di essere arrivata tardi. La notizia si era
già sparsa lì, e ovviamente Julia
l’aveva sentita. E’ incerta se avvicinarsi e,
magari, tentare di consolarla. Dubita avrebbe un qualsiasi effetto al
momento, ma c’era già Anis accanto a lei. Non era
da sola, e in un simile momento non considerava la sua presenza
necessaria.
Julia non parla, e
nemmeno da segno di percepire la sua presenza. Osserva fissa lo schermo
del Pokégear, incurante dell’aria preoccupata che
aveva il suo Charmeleon.
« Io ho
passato mesi ad arrovellarmi. » parla, allora. « Ho
passato mesi a pensare al perché non gli piacessi. Insomma,
paio proprio il tipo di ragazza adatta a lui, ci conosciamo da
così tanto tempo che credevo di conoscerlo. »
Aveva bisogno di
sfogarsi. Una sola frase aveva avuto il potere di far accumulare tutta
la sua frustrazione e sentiva il bisogno di sfogarla in qualche modo.
Nemmeno farsi un giro sullo skateboard l’avrebbe aiutata.
« Che vuoi
che ti dica, è stato stronzo fino alla fine. »
Julia alza lo sguardo e lo allaccia a quello azzurro di Anis.
« Che vuoi
dire? » l’altra ragazza sbotta.
« Che poteva
essere sincero e dirti tutta la verità, invece di mettere in
piedi quel teatrino. » dice, stringendosi nel maglione.
« Invece ha solo dimostrato di essere un vigliacco. Domani,
se si fa vedere, lo prenderò a calci. » Julia
emette un verso strozzato, probabilmente una risata, e si sente un poco
più leggera. L’idea che una piccola e gracile come
Anis andasse a menarsi con Gary era parecchio ridicola, ma apprezzava
il tentativo dell’amica di tirarle su il morale. Spegne lo
schermo, infilandosi il Pokégear in tasca. Aveva bisogno di
svuotare la mente quella sera e non pensare per un po’.
« Ti va di
andare a mangiarci qualcosa ad Azzurropoli? » Anis la guarda,
sembra quasi scrutare il suo stato d’animo, e poi le sorride.
« Solo se poi
tu mi aiuti ad evadere il coprifuoco. » dice, alzandosi in
piedi e battendole una mano sulla spalla. « Facciamoci una
serata tra ragazze. » Julia annuisce, facendo rientrare
Charmeleon nella sua sfera. Una serata con Anis era l’unica
cosa di cui sentiva il bisogno in quel momento.
Spiegazioni:
- ho inserito la cosa della chat di classe perché
modernizziamoci gente
Come si fanno le note autrice a fine capitolo non me lo ricordo
più.
Ahem.
Commenti sul capitolo:
Ho voluto portare a conclusione la sottotrama di Lucinda e Barry
perché non mi ricordavo più dove volevo andare a
parare con essa, e canonizzare finalmente la DualRival
perché non avevo grandi piani per loro e meritavano qualche
gioia.
Mi rendo conto che potevo rendere il capitolo zuccheroso e romantico,
ma quelli del quinto anno mi servivano adesso con la loro
serietà e i loro Problemi Veri™ per gettare nuove
basi per il futuro, e un po' ho bruciato l'atmosfera romantica puntando
molto di più su quella comica.
Daniel fa sempre danni e Gary.
Ok, non nego che questa era una delle opzioni sul come portare il suo
personaggio. Non era nel piano originale, era più una
deviazione che ho preso alla stessa maniera del meme. Durante la
stesura mi è sembrato geniale. E da un lato lo è.
E' la scelta migliore che io potessi prendere e, nonostante tutto, ne
sono contenta.
Ringraziamenti:
Ringrazio Juls_
per aver recensito l'ormai vecchissimo capitolo precedente e chiunque
abbia riaperto questa pagina. E anche chi è arrivato qui per
la prima volta, perché no.
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Capitolo 15 *** Si va via per tornare. ***
Capitolo
Quindici: Si va via per tornare.
Gary non si era presentato a
lezione per il resto della settimana.
Era comprensibile, ma
Asuka era convinta che evitare il problema non stava facendo altro che
peggiorarlo. In fondo, nessuno aveva problemi con le preferenze del
ragazzo, ma comprendeva il fatto che non volesse affrontare Evans
– e Costaluna, stranamente supportiva in tutta quella
faccenda –. Fosse stata nei suoi panni, dopo averci
riflettuto, anche lei avrebbe evitato di venire in aula per parlare del
fatto che l’avesse respinta per mancanza di specifici
attributi. In fondo non erano problemi suoi, doveva concentrarsi sulle
lezioni di letteratura di Hoenn e sul ricevere una valutazione decente.
Le scaramucce amorose non avevano mai fatto per lei, e voleva
continuare su quella linea. La sua compagna di stanza però
sembrava profondamente investita in quella telenovela melensa, e le
toccava sorbirsi ogni minimo aggiornamento – non richiesto
– su tutta quella storia.
Tanto valeva che Gary
ritirasse la sua iscrizione piuttosto che far sperare una sua entrata
trionfale dalla porta dell’aula, proprio come stava facendo
in quel momento.
Asuka lo osserva
sedersi, e ascolta l’improvviso silenzio che cala dentro la
stanza. Nemmeno il vento fuori dalle finestre faceva più
rumore. D’accordo, Gary era più coraggioso di
quanto pensasse. O più cretino, difficile a dirsi.
Nessuno riesce a
proferire parola perché Rowan entra nell’aula, e
Gary già si pente di essere entrato. Di certo per almeno
un’ora nessuno avrebbe fatto alcun tipo di commento, ma
sapeva bene che avrebbe dovuto affrontare tutti quelli che si trovavano
adesso in quell’aula.
Insomma, aveva mentito
a tutti. Ash e Julia per primi, cari amici d’infanzia che
aveva riempito di frottole fino ai capelli. Non temeva troppo la loro
reazione, di certo nessuno dei due gli era parso il tipo
particolarmente permaloso, ma sapeva di dover affrontare uno stormo di
ex ragazze e potenziali flirt.
Probabilmente avrebbe
dovuto parlare in privato anche con Julia, nonostante considerasse la
questione chiusa da un bel pezzo. Misty la sera prima gli aveva
accennato qualcosa a riguardo, ma non aveva voluto snodarsi in dettagli
lasciandolo con dubbi in sospeso. Poi c’era Costaluna che lo
guardava male, gli occhi più su di lui che sulla lavagna e
si trova a ricambiare l’occhiata torva. Aveva già
troppo a cui pensare, senza dover considerare una come lei.
Sapeva bene che doveva
fare qualcosa, doveva dire qualcosa, ma più passava il tempo
e meno trovava le parole. Aveva creduto erroneamente che venire in
classe gli avrebbe donato qualche tipo di illuminazione, ma si era
sbagliato. Si sentiva parecchio stupido, e la lezione stava scorrendo
via incurante dei suoi pensieri.
La campanella suona,
riportandolo nel mondo reale, e lui si trova a sudare freddo. Non aveva
idea di ciò che lo attendeva dopo quel suono.
Rowan termina di
parlare e raccoglie le sue cose, uscendo dall’aula. Gary si
sente come se fosse sul patibolo, ma un momento passa, anche quello
dopo, e non succede niente. Si irrigidisce, quello era davvero strano.
« Gary, il
tuo compito. » Serenity è accanto a lui, e tende
la mano. Inizialmente, confuso, la osserva non capente, poi vede
diversi fogli che teneva già in braccio e si ricorda.
« Ti prego non dirmi che ti sei dimenticato la ricerca sui
fossili marini per Aloè. » la vede sospirare, e le
sorride.
« No, ce
l’ho. » dice, prendendo i propri fogli e
allungandoli alla ragazza, che sembra più rilassata.
Comprendeva che non le piaceva rincorrere la gente per farsi consegnare
le cose, ma quel mese era il suo turno e doveva sottostarci. Serenity
prende la sua ricerca sollevata, conteggiando i fogli. Forse doveva
parlarle, forse era un suo modo implicito per chiedergli di parlarle.
« Senti.
» parla, a voce bassa, e gli occhi verdi di lei si spostano
sul suo viso. « Che si è detto in questi giorni?
»
« Non faccio
pettegolezzo, Gary. » lui la guarda, con un vago cipiglio
offeso.
« Hai capito
ciò che intendo. »
«
Sì, e ti ho risposto. » le sue parole lo bloccano,
Serenity non gli aveva lasciato alcuno spazio per approfondire la
questione. La guarda sospirare nuovamente, e stringersi i fogli delle
ricerche al petto. « Lascia che ti dica una cosa, Gary. Il
mondo non gira intorno a te. » fa una pausa. «
Anche se hanno coniato un saluto particolare. » lui la
osserva, non capente, e Serenity gli sorride con un vago divertimento
nello sguardo. « Lo capirai quando lo sentirai. » e
detto ciò se ne va, probabilmente perché doveva
consegnare tutto il malloppo che aveva continuato a tenere tra le mani.
Non avevano niente da
fare per quell’ora, in effetti, e non gli andava di rimanere
in classe. Dopo una simile chiacchierata temeva un confronto
più serio, inoltre continuava a sentire lo sguardo di fuoco
di Anis sulla testa e voleva mettere più distanza tra se
stesso e lei. Probabilmente in biblioteca sarebbe stato più
tranquillo.
« Julia,
avresti dovuto dirgli qualcosa. » sibila allora Anis,
guardando l’amica che era concentrata sugli appunti presi.
« Cosa avrei
dovuto dirgli? » replica senza nemmeno alzare lo sguardo.
Anis corruccia le sopracciglia, non era di certo quella
l’amica che lei conosceva.
« Qualcosa,
Julia! Così pare che ti vada bene che lui ti abbia presa in
giro! »
« Non mi ha
preso in giro! » esclama allora Julia, guardandola negli
occhi. « Certo, il suo rifiuto mi brucia ancora, ma non ci
posso fare niente se… non sono un ragazzo! » si
rende conto di aver alzato la voce troppo tardi, ma nessuno sembra
prestarle troppa attenzione. Non negava di essere frustrata da simile
situazione.
Credeva di essere
un’amica per Gary, almeno quello, e invece lui non le aveva
mai detto niente.
Forse non doveva
prenderla così a cuore. Doveva mettersi l’anima in
pace e guardare altrove, magari innamorarsi di nuovo. Quello o farsi
qualche giro sul suo skateboard, probabilmente le avrebbe fatto bene
alla stessa maniera.
Voleva convincersi di
stare bene, e fingere almeno per un po’ di essere serena.
« Cosa
significa? » mormora Touko allarmata. Nell’aula
magna erano stati convocati tutti gli studenti provenienti da Unima, e
quando ciò succedeva non era mai niente di buono. Questa
volta, però, non si trattava di comunicazioni
meteorologiche, nonostante dopo la comunicazione tutti avrebbero
preferito una nuova bufera sulla regione.
« Non abbiamo
contatti con la regione Unima da ormai tre settimane. Abbiamo
confermato che non si tratti di interferenze meteo o di guasti alla
rete di comunicazione. »
« Intende
dire che…? »
«
Probabilmente la linea è stata manomessa per tagliare fuori
dalle comunicazioni l’intera regione. » Belle
impallidisce, e si appoggia a Komor che mette una mano sopra la sua per
tranquillizzarla. « Non sappiamo cosa stia succedendo,
riceviamo notizie vaghe dalla linea centrale ma non si riesce a
stabilire nessun contatto privato. » Aralia aveva passato
tutta la notte a tentare di contattare Zania con scarsi risultati.
Si era consultata con
gli altri professori, ed erano giunti alla conclusione che il team
Rocket si fosse occupato di un simile stratagemma. Probabilmente non
avevano ancora capito di essere scoperti perché continuavano
a riproporre vecchie notizie agli apparecchi. Forse potevano usare la
cosa a loro vantaggio.
« Vi chiedo
di non spargere il panico per la scuola, e di non prendere iniziative
finché non capiamo bene cosa sia successo. »
«
State scherzando spero! » esclama Iris, scattando in piedi.
« Io sono preoccupata per la mia famiglia! »
« Ha ragione.
» si aggiunge Asuka. Sua madre la chiamava abitualmente,
quindi la mancanza di contatto l’aveva insospettita. Solo ora
però ne comprendeva la ragione, e il pensiero della
condizione dei suoi genitori la faceva preoccupare ancora di
più.
« Sarebbe
meglio se almeno noi Capipalestra tornassimo per controllare la
situazione. » propone allora Artemisio, incorrendo
però nel lamento dei studenti.
« Non se ne
parla! Se vanno loro, devo andarci anch’io. »
esclama Iris con più forza, voltandosi verso Giulia.
« Diglielo anche tu, sono settimane che sei preoccupata per
tua sorella! » la ragazza presa in causa apre bocca, colta di
sorpresa per un simile approccio, ma annuisce.
« Non sento
Martes da prima del torneo. Voglio sapere se sta bene. »
mormora. N la osserva, e annuisce.
« Io devo
controllare se il team Plasma non stia approfittando della situazione
per tornare alla ribalta. » la professoressa Aralia li guarda
tutti, sinceramente fiera del loro temperamento combattivo.
Condividevano tutti lo
stesso sentimento, e non sarebbero stati tranquilli finché
non sarebbero tornati a casa.
« Per il
trasporto non dovremmo avere problemi. Conosco un amico che
può prestarmene uno. » dice Anemone, ma Aralia
nega con la testa.
« Un simile
esodo di massa insospettirebbe chiunque abbia teso questo tranello,
abbiamo a che fare con un avversario piuttosto acuto. »
« Quindi cosa
propone di fare? » la donna sospira, indecisa sul da farsi.
« Penso
dovremmo partire in gruppi piccoli, così da non fare troppa
confusione. Soprattutto la notizia della nostra partenza non deve
uscire da qui. Quelli che si dirigono verso l’est della
regione, la scusa sarà l’aiuto per la nuova
tormenta che sta facendo sempre più danni. Belle e Touko
verranno con me e Aloe come assistenti sul campo. » la donna
fa mentalmente il conteggio.
« Chi deve
andare ad Austropoli? » chiede, e vede Giulia alzare la mano.
« Andrai con Artemisio. Ha una mostra la settimana prossima,
sarebbe andato ugualmente e non sarà sospetto. »
« Camelia, tu
e Anemone raggiungerete Silvestro ad Aranciopoli con le persone che
restano. Lui sa come farvi arrivare inosservate. » Yukiko
incrocia le braccia al petto, stizzita. Lei non era minimamente
preoccupata per la sua famiglia, la preoccupava di più
lasciare lì tutti i suoi esperimenti. Forse non sarebbe
dovuta andare, ma non si negava un pizzico di curiosità su
quello strano fenomeno. Anche il suo maestro, dalle ultime notizie che
aveva ricevuto, si trovava a Unima dall’inizio
dell’inverno. Probabilmente sarebbe andata a cercare lui,
invece che la sua famiglia. Di certo loro non si erano preoccupati di
lei, e di conseguenza nemmeno lei desiderava preoccuparsi di loro.
Sembrava perfetto. Avrebbe dovuto istruire Nicolas su come trattare le
cavie che teneva nella sua stanza, probabilmente non sarebbe stato un
problema per la sua coinquilina.
La ragazza ghigna,
soddisfatta della propria risoluzione.
Serenity, accanto a
lei, non era invece affatto tranquilla. Non bastava Daniel che era in
giro a fare danni, ora doveva anche preoccuparsi del proprio padre,
oltre che esercitarsi a mentire alle sue amiche per quella partenza
così improvvisa. Non le piaceva farlo, ma comprendeva
perché in una simile situazione era considerato necessario.
Si evitava il panico
inutile e non si regalava ai team un’atmosfera di confusione,
della quale certamente avrebbero approfittato velocemente. La ragazza
respira con calma, cercando di imporsi la tranquillità.
Poteva farcela.
« Ecco qui le
informazioni che mi avevi chiesto. » l’ufficio di
Silver, sempre se potesse essere chiamato tale, era umido. Il team
Rocket si trovava ancora alle cascate Tohjo, e non dava alcun cenno di
voler spostare il covo. Forse avrebbe dovuto fare un suggerimento,
perché andare fino a lì stava diventando una
scocciatura enorme per lui. Il ragazzo non lo guarda, attaccando invece
la pendrive e consultando subito le informazioni che gli aveva portato.
Diretto e di poche
parole, gli piaceva.
« Spero che
stavolta mi paghiate subito, o inizierò a portare tutte
queste prelibatezze alla concorrenza. » gli occhi argentei di
Silver lo fulminano, ma non lo scompongono.
« Quale
concorrenza? » gli chiede, serio.
« Non saprei.
I professori? No, sarebbe uno spreco. E non voglio fare le cose gratis.
La polizia? Oppure gli altri team, non saprei. » la sua era
una minaccia, Daniel lo sa bene, e per rafforzare il concetto di
vantaggio si siede sulla scrivania improvvisata di Silver, accavallando
le gambe. Gli occhi dell’altro non abbandonano i suoi
movimenti, soprattutto quando si abbassa verso di lui. «
Quindi fareste bene a pagarmi in modo adeguato. » Silver
deglutisce, e distoglie finalmente lo sguardo.
« Dovresti
parlare con Atena, è lei quella che gestisce la parte
finanziaria. » Daniel sorride, lievemente compiaciuto.
« Lo
farò, ma considera le mie parole. Non siete gli unici
acquirenti sul mercato. » dice, prendendo l’uscita
e solo quando si chiude la porta dietro le spalle, Daniel smette di
sorridere. Tutto stava andando secondo i suoi piani. Non mancava molto
perché tutto andasse al posto giusto. Doveva solo portare
pazienza.
« La nostra
classe sembra più vuota del solito. » sospira
Chiara, cercando di concentrarsi sul libro che aveva di fronte.
Jasmine, seduta accanto a lei, sorride debolmente.
« Da quanto
ho sentito, c’è stata una grossa tormenta. Capisco
perché abbiano deciso di tornare tutti a casa. »
«
Sì ma non è giusto! » squittisce allora
la ragazza, incorrendo però nell’essere silenziata
da Valerio e lo guarda, tornando a prestare attenzione a Jasmine
abbassando un po’ la voce. « Mi mancano le battute
di Ciprian. » Jasmine sorride, stavolta un po’
forzata. Nessuno al di fuori di Chiara apprezzava le battute del
ragazzo.
La loro calma,
però, viene presto abbattuta da Sandra che entra furiosa
nella loro aula che chiude sbattendo la porta. Tutti ormai erano
abituati agli scatti di ira della ragazza, ma in un simile frangente
c’era qualcosa di diverso. Sandra non era arrabbiata, e
nemmeno infastidita da qualche commento di Lance, ma sinceramente
furiosa. In una situazione normale nessuno avrebbe proferito parole e
avrebbero lasciato che la burrasca andasse a sfogarsi altrove, ma quel
comportamento non era una situazione normale.
« Sandra,
t-tutto bene? » Chiara vorrebbe nascondersi sotto al banco
per evitare un lanciafiamme verbale, ma ad una simile domanda Sandra
pare calmarsi.
« No.
» le risponde, ma non c’è sarcasmo nelle
sue parole. Era indecisa se rivelare ciò che aveva scoperto,
dirlo ad alta voce avrebbe sicuramente causato altri problemi.
C’era una voce dentro di lei – che aveva
curiosamente il tono di Lance – che le consigliava di fare la
cosa giusta, ma lei non comprendeva quale fosse la cosa giusta da fare
in una simile situazione.
Si maledice per aver
torchiato Iris, più il proprio interesse per la faccenda, ma
ormai il danno l’aveva fatto e tanto valeva mettersi in gioco.
Jasmine le appoggia una
mano sulla spalla. Le si era avvicinata mentre rimuginava, e il tocco
della sua mano è molto delicato ma pieno di calore.
« Sandra, seriamente, cosa c’è?
» Sandra stringe le labbra, ma decide di parlare.
« So
perché gli altri sono andati a Unima. » dice,
catalizzando all’improvviso tutta l’attenzione dei
compagni lì presenti. Non ne mancava nessuno, che fortuna.
«
Sì, c’è la torment- »
« No, non
c’è una tormenta. » interrompe lei e la
sua frase crea il gelo più totale. «
C’è qualcosa di molto peggio. »
Percepisce Jasmine
tremare, ma ormai stava parlando di tutta la faccenda e tanto valeva
andare fino in fondo. « Le comunicazioni con Unima sono state
tagliate. Probabilmente il team Plasma ne sta approfittando.
» Jasmine emette un verso strozzato, e persino Chiara scatta
in piedi. Angelo e Valerio non appaiono tanto turbati, più
sorpresi di una simile notizia.
« Ne sei
sicura? » Sandra annuisce.
« Purtroppo
sì. L’ho chiesto a Iris. »
« Vorrai dire
che hai interrogato Iris. » la corregge Valerio, beccandosi
un’occhiataccia.
« Come
dicevo, me l’ha riferito Iris. Oggi è partita pure
lei, è stato organizzato dai professori. »
« Stai
dicendo che i professori sanno di questo e non hanno riferito niente?
» Sandra annuisce.
« Sembra
strano, ma visto il coinvolgimento del team Rocket è
comprensibile. » nella stanza torna il silenzio. Tutti loro
ricordavano quanto quel team fosse stato problematico per la loro
regione, e nessuno desiderava affrontarli ancora una volta. Questa
volta non ci sarebbe stato nessun fulgido eroe pronto a salvarli tutti.
Chiara scatta in piedi,
improvvisamente carica.
« Io non
voglio stare qui a fare niente! » esclama, e si dirige verso
la porta.
« Cosa
intendi fare? » le chiede Sandra, osservandola perplessa.
« Vado a
parlare con i professori, ovvio! Non si aspetteranno che io me ne stia
tranquilla dopo aver saputo tutto questo. Io ho il dovere di difendere
Fiordoropoli! » la ragazza era animata da una curiosa grinta
che nessuno lì dentro comprendeva ma che tutti si trovavano
a condividere. Loro erano tutti Capipalestra, era il loro compito
fornire tutta la protezione necessaria.
« Chiara,
fermati! » Angelo non alzava mai la voce, quindi sentirlo
parlare così era davvero una sorpresa. « Io
capisco come tu la pensi, ma dall’altro lato capisco anche
perché c’è una simile segretezza.
» le sue parole hanno il potere di arrestare Chiara, almeno
temporaneamente. « Finora nessuno sta capendo cosa stiano
combinando i team, dopo la confusione del torneo non si sono fatti
più sentire. Anch’io sarei più propenso
ad un approccio di segretezza, invece di essere aggressivo. »
Jasmine sospira sollevata, per fortuna l’indole razionale di
Angelo funzionava fin troppo bene su Chiara.
«
L’ho pensato anch’io, ma non riesco a starmene con
le mani in mano. » commenta Sandra, incrociando le braccia al
petto. Angelo alza le spalle, sinceramente confuso.
« Nemmeno io
so che cosa fare, ma fare confusione adesso sarebbe comunque la cosa
più sbagliata. » nonostante detestasse ammetterlo,
Sandra riconosce che aveva ragione.
« Comunque,
non appena quel team maledetto ricaccia fuori la testa, non ci
penserò due volte ad attaccarli. » Angelo le
sorride, divertito.
« Credimi,
questo lo faremo tutti noi. »
Drew voleva parlarle e
Vera non si sentiva tranquilla a riguardo.
Dopo il torneo non
avevano avuto modo di conversare con calma o a rimanere soli,
nonostante l’ultima cosa era ciò che lei
desiderava meno. Non negava di essere però curiosa a
riguardo di ciò che Drew aveva da dirle. Forse era la volta
buona che ammetteva che lei era una buona Coordinatrice, e magari
avrebbe smesso di darle fastidio. Di certo le sue speranze erano forse
un po’ esagerate e fantasiose, ma niente e nessuno poteva
dirle di smettere di fantasticare.
Quel periodo per lei
stava andando perfettamente, e non voleva che niente distruggesse
quella linea di eventi positivi. Forse era per quello che stava
evitando apposta Drew. Non riusciva a dirlo con certezza, ma voleva
godersi quel momento di serenità che sembrava essere
destinato a morire in fretta.
Aveva ragione, Drew era
nel suo stesso corridoio e le stava venendo incontro. Non
c’era nessuno a parte loro, e ormai era troppo tardi per
tentare di nascondersi. Forse avrebbe dovuto ignorarlo, magari Drew non
si ricordava più la cosa che doveva dirle.
« Vera?
» le era di fronte, e l’aveva chiamata per nome.
Quello era un evento raro e particolare, che non credeva si sarebbe
più ripetuto.
«
Sì? » la sua voce è più
strozzata di quanto vorrebbe che sia, ma di certo non poteva mettersi a
fare esercizi di respirazione di fronte a lui. Tanto valeva giocare
quella partita.
«
E’ da un po’ che volevo parlarti. » Vera
inizia a sudare freddo, sembrava proprio che se ne ricordava. Non era
proprio contenta di saperlo. Ma magari era una sciocchezza, quindi
tanto valeva starlo a sentire.
«
Sì, me lo ricordo. Cosa volevi dirmi? » Drew
abbassa lo sguardo, e le sembra che un lieve rossore coloro le sue
guance.
« Prima di
questo, sarebbe meglio andare a prenderci qualcosa da bere. »
Vera alza un sopracciglio.
« Non sei
ancora nell’età per farlo. »
« Non intendo
ubriacarmi! » esclama allora lui, piccato. « Solo,
non credo che questo sia un luogo adatto. Permettimi di offrirti
qualcosa prima. » un simile comportamento la mette sulla
difensiva, ma non trova niente di male nell’accettare una
simile proposta. Di certo Drew non le avrebbe avvelenato qualsiasi cosa
fosse disposto ad offrirle, oltre al fatto che aveva stuzzicato la sua
curiosità a riguardo del discorso che doveva farle.
«
D’accordo. » replica, e lui la invita a seguirlo.
Il percorso che fanno non è particolarmente lungo, ma lei ha
l’occasione di fare amicizia con il Roselia di Drew, che era
molto simile al suo Coordinatore ma molto più socievole. Il
ragazzo la accompagna in un piccolo locale nei meandri di
Zafferanopoli, e per la prima volta Vera assaggia una
specialità locale che non aveva mai avuto occasione di
provare. Il chiosco faceva del tè caldo con palline di
sciroppo, e lei era ben consapevole di aver sviluppato una dipendenza
da appena un assaggio. Era una fortuna che i suoi Pokémon
non potessero assumerlo, o tutti i suoi risparmi sarebbero finiti nel
giro di due giorni. Si sentiva in paradiso a ogni assaggio.
« Buono?
» le chiede Drew, e lei è in grado solo di
emettere versetti soddisfatti. Il ragazzo le sorride, e torna a bere il
suo, mentre Roselia incuriosito osservava entrambi. Non sapeva come
approcciarsi alla faccenda, non gli veniva nessuna idea buona che
escludesse la menzione della lettura del diario. Una simile
argomentazione doveva evitarla, ma non trovava il modo. Il tempo a sua
disposizione stava scadendo, Vera avrebbe finito il suo tè e
allora avrebbero dovuto parlare come promesso.
Era stato
l’orgoglio a dividerli, e si rendeva conto di quanto questo
abbia fatto perdere loro tanto tempo. Se solo avesse potuto avrebbe
chiesto a Dialga stesso di tornare indietro nel tempo e fermare se
stesso prima che il loro rapporto andasse in frantumi. Ma non poteva, e
doveva convivere col fatto che la loro relazione era terribilmente
incrinata e che non c’era ancora un rimedio. Vera finisce di
bere, e torna a guardarlo.
« Allora, di
cosa volevi parlarmi? » Drew esita, dubbioso, ma sceglie di
essere sincero per quella volta.
«
Tu… mi piacevi, anni fa. » le sue parole rimangono
in sospeso, e vede l’espressione di Vera mutare mentre
processa una simile informazione. Riesce a scorgere le sue emozioni;
sorpresa, dubbio, imbarazzo e rabbia. L’ultima è
un po’ una sorpresa, ma la comprende. Dopo una simile
dichiarazione, lo sarebbe anche lui.
« E me lo
stai dicendo perché? » non stava andando come lui
aveva immaginato. Certo, sapeva che Vera non si sarebbe gettata
adorante al suo collo e non avrebbero cavalcato fino al tramonto,
però tutta quella faccenda si stava rivelando parecchio
difficile. Molto più di quanto potesse immaginare.
« Pensavo che
essere onesto con te era la cosa migliore da fare. » non
stava affatto andando come immaginava. Anzi, la situazione si stava
snodando nella direzione opposta. L’espressione di Vera
è ancora dubbiosa, ma non se ne sta andando. Magari poteva
ancora tentare di rimediare. « Non è che io mi
aspetto qualcosa in cambio- » Vera alza una mano per
interromperlo, apparendogli piuttosto sconvolta. Sapeva che lei aveva
provato lo stesso, e magari stava pensando anche lei le stesse cose.
Lui desiderava tanto recuperare il loro rapporto, e voleva che lei gli
venisse incontro.
«
Perché? » la sua voce è flebile, e lei
inizia a tremare. « Perché me lo stai dicendo
adesso? » alza lo sguardo, aveva le lacrime agli angoli degli
occhi. Non era una visione alla quale lui era abituato.
Vera gli appariva come
una persona completamente nuova.
Certo,
l’aveva vista piangere dopo qualche sconfitta, ma in quel
momento era completamente diverso. Le lacrime le aveva provocate lui, e
l’idea non lo faceva sentire bene. Anzi, si sentiva
profondamente sbagliato. Non capiva perché una simile
situazione avesse portato Vera a piangere, sapeva che aveva vissuto
situazioni ben più frustranti di questa. Non aveva idea di
cosa dirle, ma magari rimanere in silenzio era la scelta migliore che
poteva fare.
Dopo un tempo
interminabile la ragazza sembra calmarsi, e Drew fa lo stesso. Non
sembrava tutto perduto, forse potevano davvero recuperare il loro
rapporto.
« Non mi hai
risposto. » bofonchia allora Vera, asciugandosi gli occhi. Il
sole stava iniziando a tramontare, facendo apparire le lacrime
più luminose.
« A cosa?
»
«
Perché me lo stai dicendo adesso. » non aveva una
risposta da darle. Sentiva di doverglielo dire, senza avere alcuna
aspettativa. Scoprire di essere ricambiato lo aveva fatto camminare
nell’aria dalla felicità, e poi ripiombare nella
realtà pensando a tutto il tempo passato a non tollerarsi.
« Volevo
dirtelo. Non c’è una ragione precisa. »
Vera inarca un sopracciglio.
« Drew, non
sei il tipo da dire una cosa simile con leggerezza. » dice.
« Ogni cosa che dici e fai è ben pensata.
» ciò che dice lo infastidisce, non credeva di
apparire un tale calcolatore agli occhi della ragazza.
«
Perché non dovrei? » il suo tono è
più piccato del dovuto, e Vera sorride sardonica.
« Avanti,
è per una scommessa? Oppure ti vuoi divertire alle mie
spalle? » lo aveva frainteso. Lei lo avrebbe sempre
frainteso. Si alza in piedi, cercando di calmarsi.
« Dimentica
questa conversazione. » dice, cercando di andarsene, ma Vera
lo ferma.
« Ehi, guarda
che me lo puoi dire. Se si tratta di una scommessa, io starò
zitta e ci divideremo il compenso! » le sue parole lo
feriscono più del dovuto, e Drew si trova a strattonare via
il braccio dalla sua presa e se ne va, lasciandola da sola. Roselia,
che era rimasto sulla panchina insieme a loro, non tarda a seguirlo, e
Vera osserva entrambi allontanarsi. Certo che una simile reazione era
strana.
Le sembrava di aver
fatto un errore, ma non comprendeva dove avesse sbagliato. Aveva
però la sensazione che Drew non le avrebbe rivolto
più la parola.
« Come sta
andando? » Plutinio osserva lo schermo con un certo
nervosismo. Non era ancora abituato alle visite di Neptune. Quando
c’era Cyrus era molto più libero di svolgere le
sue ricerche, e solo Saturn veniva a controllare con una vaga costanza
i suoi risultati. Neptune non era così.
Quel criptico capo del
team era molto più presente e assertivo rispetto al
precedente, e forse era quella la causa del loro rinnovato successo.
Neptune era sicuramente un maniaco del controllo, ma grazie a lui
disponevano di reclute efficienti e persino lui stava raggiungendo
ottimi risultati nonostante la pressione.
Forse un capo come
Neptune era migliore.
In realtà,
nonostante avesse fatto delle ricerche, non riusciva a scoprire da dove
un simile leader carismatico fosse uscito. Non era riuscito a
coinvolgere nelle sue ricerche Martes, che era rimasta affascinata dal
nuovo capo, e nemmeno Saturn che era disinteressato ad approfondire la
situazione. Con Giovia non ci aveva nemmeno provato, tutti erano
consapevoli di quale relazione ci fosse tra lei e Neptune.
Quel nuovo comandante
era un mistero che non si sarebbe svelato così facilmente,
ma ciò stuzzicava ancora di più la sua
curiosità. Non sarebbe divenuto uno scienziato se non fosse
stato almeno un po’ curioso di tutto ciò che li
circondava.
« Sta andando
bene. » dice, cercando di non agitarsi. « Sono
riuscito a recuperare i file delle rossocatene originarie, e sto
cercando di ricrearle. » Neptune sembra soddisfatto dal suo
risultato, mentre osserva la documentazione che lui gli aveva passato.
Non era uno stupido, era versato in ingegneria e sperimentazione. Era
perché comprendeva l’importanza dei suoi
esperimenti che non gli aveva dato alcuna limitazione nei suoi
tentativi. Anzi, incoraggiava e finanziava la sua ricerca. Questa volta
non si sarebbero limitati, avrebbero fatto le cose in grande. Plutinio
già assaporava il momento in cui sarebbe riuscito ad
incatenare persino il Pokémon più mitico della
storia dei loro mondi. Una volta avuto Arceus ai loro piedi, anche il
mondo lo sarebbe stato.
« Hai
già iniziato a lavorare agli adattamenti necessari per il
Pokémon Primevo? » Plutinio annuisce.
«
Sì, ma per ora sono solo delle bozze. Prima devo lavorare
alla stabilità della base della catena, altri lavori
sarebbero inutili senza di questa. » Neptune sembra
soddisfatto mentre gli porge i suoi fogli pieni di equazioni e schemi.
Di solito sarebbe stato troppo restio a mostrare un lavoro
così fallace e incompleto, ma Neptune era un esperto suo
pari ed era certo di poter ricevere anche dei suggerimenti costruttivi
su un lavoro di così grande portata.
«
Ciò che mi proponi sembra molto buono, Plutinio. »
gli dice, quindi, facendolo sentire soddisfatto. « Ma ti
consiglio di assumere qualche assistente e di accelerare con i tempi.
» simili parole hanno il potere di infastidire Plutinio. Lui
era convinto che il genio e il fare un buon lavoro andassero a pari
passo, e mettere fretta non era mai una buona scelta. Neptune pare
capire i suoi pensieri, perché gli sorride più
accomodante.
« Non voglio
metterti alcuna pressione, esimio professore. Se si trattasse di me, ti
lascerei tutto il tempo necessario. » fa una pausa, assumendo
un’espressione più grave. « Purtroppo i
nostri alleati non sembrano dello stesso avviso, e stanno iniziando a
muoversi. Desidero semplicemente che il nostro team abbia
un’arma che possa sovrastarli tutti, quando sarà
il momento di combattere. » Plutinio annuisce, comprendendo
la sua preoccupazione. Il team Galassia rinasceva dalle ceneri di una
squadra delusa e distrutta, fino a quel momento era stato il carisma di
Neptune a tenere tutti insieme, ed era consapevole che non sarebbe
bastato a lungo. Avevano bisogno di qualcosa di grande, un qualcosa che
avrebbe sancito la loro predominanza su chiunque avrebbe osato
affrontarli.
«
D’accordo, selezionerò diversi assistenti, se
ciò è utile alla prosperità della
nostra missione. » Neptune sembra compiaciuto dalle sue
parole, e gli da una pacca sulla spalla.
« Sono felice
di essere riuscito a convincerti. Sapevo che saresti stato un ottimo
parigrado dal momento stesso in cui hai accettato di essere partecipe
del mio piano. » Plutinio ricordava quel giorno, era ancora
chiaro nella sua mente. Neptune era un visionario, ed era
ciò che lo rendeva così affascinante.
Era per quello che,
dentro di sé, Plutinio lo adorava. Era un folle geniale.
No time to
explain:
-
sì ho messo il bubble-tea
Riecchece.
Puntialissimi
come sempre (?)
Probabilmente
il prossimo mese non aggiorno perché sarò altrove
but still
Oggi
sì
Commenti
sul capitolo:
Ebbene
sì, ho iniziato a smuovere le acque. Gary è
sopravvissuto a tutta la faccenda, miracolosamente, e la Contest si
è invece incasinata. Ma poi risolvono. Giuro.
Parlando
invece dei team, devo dire che mi sono divertita ad accennarne i
movimenti? Cioè, ancora hanno fatto molto poco rispetto a
ciò che faranno poi, ma mi piace vederli fare ste mossette
alla 'guerra fredda maniera'.
Di certo
quelli del quinto anno non vedono l'ora di spaccare lo spaccabile, ma
dovranno pazientare ancora un po'. Avranno anche loro dei bei
grattacapi.
Ringraziamenti:
Sono???
tipo??? sorpresa???
Citando per
prima eather_ che ha recensito lo
scorso capitolo, ho visto persone inserire la storia in qualche lista e
sono MOLTO!!! sorpresa???
A parte gli
scherzi, sono contenta che una storia così vecchia e
scricchiolante abbia ricevuto un po' di interesse
Alla prossima ~
|
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Capitolo 16 *** Ben venga il caos, l'ordine non ha funzionato. ***
Capitolo
Sedici: Ben venga il caos, l'ordine non ha funzionato.
Il team Idro non era riuscito
a portare pazienza a lungo. La squadra non aveva mai accettato
l’idea di condividere il territorio con il team Magma, i loro
ideali sarebbero sempre stati agli antipodi. In verità
entrambi avevano sperato che i loro capi potessero andare
d’accordo, per formare un’unica armata, ma non
sembrava l’intenzione dei loro leader che non avevano fatto
che bisticciare per tutto il tempo. Certo, qualche recluta aveva
definito i loro litigi “da coppia sposata che baccaglia un
giorno sì e l’altro pure” –
cosa non troppo lontana dalla verità, era il pensiero di
tutte le reclute – ma la tensione che esisteva tra Ivan e Max
non si sarebbe mai appianata del tutto. Era bastata una considerazione
acida di troppo perché Ivan perdesse la pazienza, e uscisse
allo scoperto attaccando il team Magma.
Da lì in poi la situazione a Hoenn era degenerata. Gli
abitanti della regione, che si stavano preparando per
l’apertura della stagione turistica, erano rimasti coinvolti
in una faida con la quale non volevano avere niente a che fare.
I due team erano tornati a insediarsi nei loro covi originari, che
nessuno aveva ancora smantellato, e si erano dati battaglia incuranti
dei piani precedentemente accordati, della grande intesa con gli altri
team e incuranti persino delle persone che li circondavano.
La notizia al collegio era arrivata con molto ritardo e a battaglia che
già infuriava.
« Non ci posso credere. » sussurra Vera, ancora
sotto shock. Il professor Birch aveva riferito loro la notizia, e li
aveva lasciati soli per poter rimuginare su cosa volevano fare.
Magdalena, con un po’ di apprensione, cerca di consolarla
come meglio può. I Capipalestra erano già partiti
alla volta della regione nel tentativo di aiutare, mentre Allenatori
ordinari come lei e i coordinatori in un simile momento sarebbero stati
considerati più un intralcio che un aiuto, ed erano
costretti a rimanere inermi. Per quanto Magdalena ne sapeva, Porto
Alghepoli era uno dei luoghi più a rischio in una simile
situazione ed era in pena per la madre e la nonna che sicuramente erano
state sfollate.
Natsumi, accanto a loro, era più tranquilla. Di certo
Bluruvia era stata ignorata, come sempre, ma la frustrazione che
provava era comunque enorme. Non le piaceva l’idea della sua
regione invasa, e voleva essere d’aiuto.
« Forse ho un’idea. » dice
d’improvviso Drew, rimasto in silenzio fino a quel momento.
Le tre ragazze, allora, spostano lo sguardo su di lui. « Non
so se la accetteranno in un momento di tale tensione, ma pensavo di
offrirmi come volontario per aiuti umanitari. Sicuramente hanno bisogno
di aiuti esterni, e non ho bisogno di protezione vista la mia
abilità nella lotta. » Natsumi considera simile
opzione, e annuisce.
« Io ci sto. » Magdalena la anticipa, lei era
quella più preoccupata tra di loro, e anche Natsumi si trova
ad annuire.
« Contate anche su di me. » dice, e sposta lo
sguardo su di Vera, che annuisce.
« Verrò anch’io. » Drew
sorride, più determinato.
« Bene. Siamo tutti d’accordo allora. Si torna a
Hoenn. » Natsumi sapeva che il professore non li avrebbe
lasciati andare così facilmente, ma dovevano almeno tentare.
« Professore. » inizia Drew, quando Birch torna da
loro con espressione grave. « Sappiamo di non poter essere
d’aiuto nell’arginare la lotta, ma tutti noi
vogliamo essere d’aiuto alla nostra regione. »
l’uomo sta per replicare, ma Natsumi si affretta a
interromperlo.
« So che sembra una follia, ma la mia famiglia
sarà più che felice di aiutare con beni di prima
necessità. » l’uomo scuote la testa,
l’aria grave non lo abbandona.
« Abbiamo ricevuto notizie della presenza del team Rocket
nella regione di Hoenn. Stanno attaccando entrambi i team, ed
è meglio che pure voi andiate. C’è
bisogno di evacuare i civili da tutta la parte orientale della regione.
» Vera se possibile sbianca ancora di più, insieme
a Magdalena che le era accanto. La situazione stava degenerando
più velocemente di quanto avessero immaginato, e
l’improvviso coinvolgimento del team Rocket peggiorava il
tutto. « Avete il permesso di tornare nella vostra regione,
vi metteremo in contatto con i ranger che si trovano già
lì. »
Birch aveva dato ai ragazzi le ultime informazioni, e li aveva spediti
nei dormitori per prepararsi. Sarebbero partiti l’indomani
stesso, non c’era tempo da perdere.
Magdalena si sentiva spaesata. Sapeva che chiamare la sua famiglia si
sarebbe rivelato inutile, e la sua ignoranza della loro condizione la
faceva sentire male. Sentiva lo stomaco contorcersi e dolerle, a tal
punto che temeva che le schizzasse fuori dalla pancia. Sentiva di dover
tornare a casa, doveva scoprire cosa era successo alla sua famiglia.
Camminando davanti a lei, Natsumi e Vera erano entrambe assorte nei
loro pensieri. Nessuna di loro aveva proferito parola, e tutte si erano
presto ritirare nelle loro stanze per prepararsi. Quello che le
attendeva era più grande di loro, e avrebbero presto dovuto
affrontarlo.
« Questo cosa vorrebbe significare? » esclama Ash,
scattando in piedi. Il professor Oak li aveva riuniti
nell’aula magna, e aveva terminato tutta la spiegazione.
Erano giunti alla conclusione che quell’attacco improvviso
era tutt’altro che programmato, e ciò aveva
portato a considerevoli perdite. Inoltre ancora non erano giunte
notizie dalla regione di Unima, probabilmente nessuno era ancora
riuscito a ripristinare le comunicazioni.
Con una regione devastata e l’altra desolata, i professori
avevano capito che non potevano più tenere tutto
all’oscuro. Dovevano dirlo agli studenti.
« Significa che ben due regioni sono sotto attacco.
»
« Dovremmo andare ad aiutare, allora! » propone
Nicky, ma Samuel scuote la testa.
« Raggiungere Unima attualmente è impossibile, e
abbiamo mobilitato molte forze per Hoenn. Mandare voi, inesperti del
territorio, sarebbe solo d’intralcio. »
« Quindi dobbiamo aspettare che siano loro i primi ad
attaccare? » ringhia Sandra, stringendo le mani in pugni.
L’idea che quei ladruncoli da quattro soldi potessero portare
scompiglio nella sua città la faceva ribollire di rabbia.
« Sappiamo che il team Rocket è impegnato a Hoenn,
quindi dubito abbia fretta di provocare danni in queste regioni.
» fa una pausa. « Le grandi incognite sono il team
Plasma e il team Galassia, il secondo è rimasto quieto fino
ad adesso. Consideriamo più urgente tenere quei due team
d’occhio, degli altri se ne stanno già occupando
gli allenatori di Hoenn, insieme ai ranger. »
« Sì, ma non mi sembra comunque giusto!
» esclama allora Chiara, che era rimasta quieta fino a quel
momento. « Io devo proteggere Fiordoropoli, non posso
rimanere qui! » il professore annuisce.
« E’ questa la ragione per cui vi ho chiamati oggi.
Abbiamo bisogno che torniate tutti alle vostre case, e vigiliate sulla
situazione. Potrebbe non succedere niente e quello che stiamo facendo
inutile, ma preferiamo che siate pronti in caso di
necessità. »
« Significa che torneremo a Sinnoh. » commenta
Marzia, cercando di allentare la tensione che provava. Rupepoli era il
covo del team Galassia, se fosse successo qualcosa lei sarebbe stata la
prima che poteva intervenire. « Quando potremo partire?
»
Il professor Oak la guarda, esitando un attimo. «
Considerando che la via per Sinnoh non è disturbata e non
sembrano esserci problemi, potete partire quando più lo
riterrete comodo. La vostra presenza nella regione non è
urgente come negli altri casi. » la sua risposta sembra
soddisfare Marzia, che torna a sedersi con vaga compostezza. La ragazza
cercava di essere positiva, cercando di calmarsi. Voleva convincersi
che a Rupepoli non ci sarebbe stata nessuna emergenza e che sarebbe
persino passata dal centro commerciale per fare man bassa di snack
esotici. Voleva davvero sperare che la situazione a Sinnoh fosse
idilliaca, e che non avessero bisogno di alcun intervento. Leggeva le
notizie che provenivano da Hoenn, e dentro di sé il cuore si
stringeva in una morsa dolorosa. Non riusciva a immaginare
ciò che dovevano affrontare i suoi amici.
« Io non ho alcun luogo di mia competenza. » dice
allora Lance. Aveva mantenuto il suo ruolo di Superquattro e
occasionalmente prendeva anche il posto di Campione, e la sua posizione
era probabilmente quella più particolare.
« Puoi scegliere qualunque luogo Lance.
L’importante è che tu faccia rapporto regolarmente
della tua posizione. » il ragazzo annuisce.
« Probabilmente mi stabilirò a Fiordoropoli.
» annuncia, quindi, e si siede. Sandra lo osserva, sorpresa.
Era convinta che avrebbe scelto Ebanopoli, ma sembrava che avesse
sbagliato nuovamente a indovinare i pensieri del cugino. Ne era un
po’ delusa, e anche un po’ arrabbiata per un simile
voltafaccia alla loro città natale, ma non era nessuno per
questionare le decisioni di Lance. Questi sembra notare la sua
espressione torva perché le appoggia la mano sulla spalla,
come per essere di conforto.
« Non te la prendere, San. Vado a Fiordoropoli
perché è il cuore di Johto, se il team Rocket
tentasse di prendere il controllo inizierebbe sicuramente da
lì. »
« Non devi delle spiegazioni a me. » sbotta lei,
distogliendo lo sguardo. Il professor Oak, dopo aver fatto le ultime
raccomandazioni, li aveva congedati. Stava a loro decidere cosa fare,
se prepararsi o meno ad un eventuale emergenza.
« Tu cosa ne pensi, Kenny? » chiede allora Lucinda
all’amico. Dopo San Valentino non si erano parlati. Lui
l’aveva vista donare la sua cioccolata a un Paul indifferente
– il quale però non l’aveva rifiutata
– e comprendeva che potesse essere arrabbiato con lei. In una
simile situazione pensava però che entrambi potessero
mettere da parte una simile esperienza per il bene della loro regione.
« Tornerai a casa? »
« Penso di sì, non sono tranquillo. Tu?
» Lucinda annuisce.
« Sì, anch’io. Non potrei fare molto se
ci fosse un attacco, ma vorrei rendermi utile nelle eventuali
condizioni di soccorso. » in un simile momento si pentiva di
non essere diventata un’allenatrice, ma ora ormai era troppo
tardi per pensarci. Voleva rendersi utile come poteva.
Chissà cosa avrebbe fatto Paul. Anche lui, dopo la
cioccolata, non le aveva rivolto una parola più del
necessario e lei aveva esaurito tutto il suo coraggio per tentare di
approcciarsi nuovamente. Forse sarebbe tornato insieme a loro, aveva un
fratello a Sinnoh, avrebbe tanto voluto chiedergli di farsi il viaggio
insieme. Avrebbe voluto anche una risposta per la sua implicita domanda
posta ormai un mese fa, ma temeva che non ne avrebbe ricevuto una.
« Quando pensi di tornare? » la voce di Kenny la
riscuote dai suoi pensieri, facendola sobbalzare leggermente.
« Domani o dopodomani, non credo di essere l’unica
che si precipiterà in fretta a casa. »
« Vogliamo andare insieme? » simile proposta la
coglie di sorpresa, tanto che sgrana un po’ gli occhi
incredula, e annuice.
« Sì. Mi farebbe piacere. » Kenny le
sorride, e sembra essere tornato tutto come ai vecchi tempi. Le batte
una mano sulla spalla, divertito, e poi le si avvicina con aria
confidenziale.
« E comunque io la mia benedizione per Paul te la do.
» le dice, facendola arrossire e lasciandola imbambolata in
mezzo al corridoio a tenersi il viso in fiamme.
La parte est dell’isola di Hoenn era nella devastazione
totale.
Forestopoli e Porto Alghepoli erano le zone più colpite
dallo scontro tra i tre team, e gli sfollati stavano aumentando di
numero di giorno in giorno. Natsumi era tornata a casa, giusto in tempo
per incontrare i suoi genitori. Anche loro avevano messo a disposizione
le loro risorse per aiutare le persone in difficoltà, e
Natsumi aveva caricato al massimo Salamence e Flygon, per poi partire
alla volta di Ciclaminopoli, diventato nel frattempo un centro di
accoglienza.
C’erano diversi feriti, ma fino a quel momento nessuno di
veramente grave. Gli Allenatori riuscivano a difendere i confini della
città dagli attacchi nemici, ma erano tutti consapevoli che
avrebbero dovuto ricollocare tutte quelle persone vulnerabili,
possibilmente il più lontano dalle grinfie dei team.
Realtà difficile da mettere in pratica, almeno per il
momento.
Avvicinandosi alla città elettrica Natsumi nota una nuova
orda di sgherri avvicinarsi al centro abitato. Sembravano non finire
mai, e gli allenatori in difesa sembravano poco entusiasti di
riceverli.
« Salamence, usa Lanciafiamme. » per una volta, il
Pokémon non sembra obiettare al suo ordine, e dalla sua
bocca scaturiscono fiammate che vanno a colpire i Poochyena che si
stavano apprestando ad attaccare. Il suo intervento sembra placare
l’avanzata degli sgherri, che optano per una ritirata, e lei
fa atterrare con calma Salamence e Flygon.
Gli allenatori la ringraziano per l’aiuto dato, e lei sorride
in risposta, prendendo le cose sul dorso di Salamence e avviandosi
dentro Ciclaminopoli. Una volta consegnato i beni di prima
necessità la ragazza si guarda intorno, alla ricerca della
sua famiglia. Aveva ricevuto notizie di Motoki, che era rimasto a
Sinnoh, mentre i suoi genitori e il cugino più piccolo si
erano prodigati in aiuti in città insieme a lei. Non
riusciva a contattare i due gemelli, ma le comunicazioni con Unima non
sembravano funzionare e non ne aveva compreso il motivo,
finché non aveva parlato con Magdalena.
La ragazza si era tranquillizzata quando aveva ritrovato i suoi
parenti, e anche lei si era messa a disposizione della città
per eventuali aiuti. Era rimasta in contatto con i suoi compagni a
Kanto, e aveva scoperto che Unima era isolata da qualsiasi tipo di
comunicazione. Simile notizia aveva colto di sprovvista Natsumi, e le
aveva dissipato i dubbi sull’improvviso ritorno dei due
cugini alla loro regione. Se il team Plasma stava dando problemi,
tornare a casa era il minimo che potessero fare.
L’aveva ringraziata e si era avvicinata a Vera, impegnata
anche lei in operazioni di soccorso, informandola degli ultimi
sviluppi, ma la ragazza aveva liquidato in fretta la questione.
Frequentava insieme a molti studenti di Unima, ed era consapevole della
loro forza e determinazione. A detta sua non c’era da
preoccuparsi, qualsiasi cosa fosse successo ne sarebbero usciti
vittoriosi. Natsumi voleva pensarla come lei, ma non si sentiva
completamente a suo agio nel pensare in maniera così
positiva, non stando in mezzo a persone che avevano perso la loro casa
e che non sapevano quando sarebbero stati in grado di ritornarci.
Certo, lei aveva una casa a Bluruvia, luogo lontano e intoccato da quel
conflitto, ma tutte quelle persone intorno a lei no. Non sapevano
nemmeno se il conflitto fosse destinato a terminare presto, o quanta
devastazione avessero portato i team nei luoghi che erano a loro cari.
Alice era rientrata sconfortata dalla sua perlustrazione aerea, e lei
aveva intuito che la situazione a Forestopoli fosse
tutt’altro che rosea.
C’era però qualche nota positiva. Per esempio
Magdalena che era riuscita a riunirsi alla sua famiglia, scampata per
un soffio all’invasione di Porto Alghepoli, o il fatto che
Vera e Drew stessero pacificamente cooperando
nell’organizzarsi nelle mansioni che gli erano state
affidate. Nonostante fuori dalla città stesse infuriando la
guerra, dentro Ciclaminopoli si era creato un clima di piena
comunità tra persone che non si conoscevano nemmeno. Tutti
loro cercavano di aiutarsi a vicenda, e stava funzionando.
« Natsumi, puoi aiutarmi? » Drew le si era
avvicinato, e stava portando diversi scatoloni che gli intralciavano la
vista. La ragazza ne prende due, e lo segue fino al deposito. Quando
appoggiando le scatole Drew sospira, passandosi una mano sulla fronte.
« Per fortuna da Ceneride hanno spedito altri viveri, le
scorte erano scese a sotto la metà. » Natsumi
annuisce.
« Finché non si riesce a fare un conteggio
accurato dei rifugiati non si può nemmeno razionare il cibo.
» il ragazzo sospira, improvvisamente stanco. Natsumi non
aveva idea se la città di Drew fosse tra quelle coinvolte,
ma non lo vedeva preoccuparsi, quindi aveva concluso che sotto quel
punto di vista lui non avesse problemi.
« Lo ha detto anche Vera. » dice, sottovoce, ma
Natsumi lo sente. Per quanto ne sapeva, il rapporto tra i due ragazzi
era sempre stato teso, nonostante non avesse mai scoperto la ragione.
La loro incrinatura era sconosciuta a quasi tutti, e coloro che
sapevano della faccenda non si erano mai sbottonati a riguardo. Quella
situazione d’emergenza, però, sembrava averli
riavvicinati. Si parlavano, e spesso venivano assegnati alle stesse
mansioni, tanto che le loro rispettive squadre mangiavano insieme
quando era l’ora dei pasti. Natsumi sospira, perplessa.
Quel mistero non sarebbe mai stata in grado di sbrogliarlo.
Sinnoh sembrava pacifica. Lucas aveva accompagnato Anita fino a casa, e
poi si era diretto al laboratorio. Il posto, nonostante
l’assenza della loro mente più geniale, ferveva
come sempre di attività. Nessuno sembrava aver notato
particolari anomalie, e una simile notizia l’aveva un
po’ tranquillizzato. Mesprit levitava intorno a lui, e il
ragazzo gli dona una lieve carezza. Quando aveva intorno quel
Pokémon si sentiva meglio, forse più vivo. Magari
doveva tornare alla sua casa a Duefoglie, nonostante questa fosse
vuota.
« Wow, ma quello è Mesprit? » il ragazzo
si gira, un po’ sorpreso, e nota Anita con diversi sacchi di
carta tra le mani. Accenna un saluto, ma la ragazza sembra dirigersi
direttamente verso il Pokémon che si tende nella sua
direzione, entrambi incuriositi dall’altro. « Hai
ricevuto la benedizione di un simile Pokémon, che invidia!
» esclama allora la ragazza, spostando il suo sguardo verde
su di lui. Lucas inizia a sentire un’emozione che riconosce
come disagio, ma Anita gli sorride apertamente. « Tu dove
abiti? A Sabbiafine? O a Duefoglie? » lui la osserva,
confuso, ma non riesce a replicare. « Senti, ti va di venire
a pranzo da me? I miei genitori sono al lavoro, e non li ho avvisati
che tornavo. Da sola mi annoierei! » Lucas la osserva ancora
più perplesso, incapace di risponderle.
« Daaai, vieni! » Anita si ferma, rimuginando un
attimo. « Oh, forse tu hai i tuoi genitori che ti aspettano.
Scusa se ho cercato di insistere. » Lucas scuote la testa,
sentendo la zampa di Mesprit sulla sua spalla.
« Mi farebbe piacere pranzare con te. » sorride
debolmente, e tende le mani per prendere le buste con il cibo della
ragazza, che gli sorride, e si avviano a casa di lei. Mesprit e Luxio
li seguivano, il Pokémon Favilla incuriosito
dall’altro.
Anita apre la porta e fa uscire la propria squadra dalle sfere,
incoraggiando Lucas a fare la stessa cosa. Una volta riempito le loro
ciotole di cibo, e aver raccomandato loro di dividerli con gli ospiti,
Anita si dirige in cucina seguita da Lucas, più in
soggezione. Quindi era quella una casa dove abitava una famiglia.
Certo, era molto simile alla sua ma gli dava l’impressione di
essere più vissuta.
« Tu hai preferenze sul cibo? » gli chiede allora
Anita, infilandosi il grembiule e legandosi i capelli. Lucas nega con
la testa.
« Posso aiutarti in qualche modo? » lei sembra
pensarci un po’.
« Se ti va, potresti riempire di acqua il cuociriso.
» gli indica allora lei, iniziando a pelare le verdure. Lucas
fa come comandato, e con la cosa dell’occhio osserva i suoi
Pokémon che stavano facendo amicizia. Trovava il loro modo
di approcciarsi straordinario, avrebbe desiderato che per lui fosse
così semplice. Anita gli stava parlando, raccontando del
viaggio fino a Sinnoh, della sua difficoltà con le lotte
Pokémon, della sua famiglia allargata e piena di cugini.
Lucas sentiva qualcosa dentro di sé, ma senza la vicinanza
di Mesprit non riusciva a dare un nome alla sua emozione.
« E quella ragazza del quarto anno, poi! » esclama
all’improvviso Anita, assumendo un’espressione
più contrita. « Una simile reazione me sa sarei
aspettata da Paul, è famoso per il suo carattere per niente
carino, ma non da lei! Ma d’altronde, la scuola si basa
più sull’abilità di un allenatore che
sul suo buon carattere per la selezione. » bofonchia infine.
Lucas si ricorda l’episodio, in quel momento stava leggendo
tranquillamente un libro quando una ragazza bassina si era alzata in
piedi e aveva intimato ad Anita di tacere perché la stava
infastidendo. La situazione non era degenerata perché
Lucinda era intervenuta, ma il resto del viaggio lo avevano trascorso
in silenzio, nonostante qualche sporadico bofonchiare di Anita a
riguardo.
Anche lui aveva considerato quella reazione esagerata,
d’altronde tutti loro erano nervosi per le loro famiglie, ma
per fortuna una volta arrivati quella ragazza aveva intrapreso la via
verso il nord, e tutti avevano tirato un sospiro di sollievo. Lucinda
invece non aveva preso la loro stessa strada, e si era diretta verso
Cuoripoli, seguendo Paul.
« Sicuramente stanno insieme. » commenta
d’improvviso Anita, un lieve rossore che le colora le guance,
con aria sognante. « Paul non la tratta male, e sono
più che sicura che lei gli ha regalato della cioccolata, ma
nessuno dei due vuole dirlo in pubblico per vivere tranquilli!
»
Lucas non comprendeva una simile vena romantica, ma ammirava tanta
creatività. Anita era una ragazza piena di sorprese.
« Tu cosa ne pensi Lucas? » gli chiede allora lei,
osservandolo divertita. Il ragazzo boccheggia per una simile domanda,
indeciso come rispondere.
« Non lo so. » risponde, decidendo di optare per la
sincerità. « Non sono molto pratico di queste
cose. » Anita lo osserva, a sorride divertita nella sua
direzione.
« D’accordo, non voglio rendere questo discorso
imbarazzante. » dice. « Accendiamo la tv, magari
c’è qualcosa di interessante. » Lucas
annuisce, andando a prendere il telecomando e accendendo.
C’era il notiziario, quindi con un po’ di stizza
Lucas cambia canale. Anche sull’altro sembra esserci lo
stesso programma, e la cosa lo stranisce, tanto da alzare il volume
dell’apparecchio per sentire cosa fosse successo.
« Non abbiamo certezze né conferme della
situazione, ma sembra che il team Galassia abbia rivendicato
l’esplosione all’Arena delle Virtù.
» entrambi i ragazzi impallidiscono, il loro pranzo
improvvisamente dimenticato. Ascoltano le ultime informazioni
– l’esplosione, i feriti, i danni –
finché qualcuno fuori dal campo visivo della telecamera
aggiorna la presentatrice con delle novità. Osservano la
donna irrigidirsi, poi fissare direttamente lo schermo.
« Mi riferiscono che hanno confermato il rapimento di Jenness
Olga e di sua figlia Lucinda. » Anita emette un verso
strozzato, di pura angoscia. Sembrava irreale che fino a poche ore
prima avevano parlato tranquillamente con la ragazza, e ora la
scoprivano in mano al team Galassia. Lucas, che si era seduto sul
divano, rimuginava.
Entrambe erano famose Coordinatrici, rapirle sarebbe stato un grosso
schiaffo alla loro regione. Se fossero riusciti a convincerle di
passare agli ideali della loro organizzazione sarebbe stato fatale per
tutti. Nessuno dei due ragazzi parla, non sapendo cosa fare. In una
simile situazione non c’era niente da fare.
« Siamo riusciti a fare un’ottima mossa.
» commenta Martes, soddisfatta. Non nutriva dubbi
sull’attività del loro team, ma credeva che fosse
ancora troppo presto per venire allo scoperto. Neptune però
sembrava di un altro avviso, e anche quella volta aveva avuto ragione.
Lei aveva chinato la testa, e loro avevano raggiunto il successo.
Certo, l’esplosione l’aveva creduta più
controllata, ma non toglieva il fatto che faceva ancora fatica a
fidarsi del loro nuovo leader. Saturn invece era ciecamente fiducioso
del suo operato, e di Giovia nemmeno parlava. Di certo Neptune sarebbe
stato in grado di riportare il loro team alla grandezza di un tempo, e
Martes sperava che questo nuovo capo non li avrebbe abbandonati in
favore di folli utopie.
D’altronde Neptune era più presente nelle loro
attività, ascoltava i rapporti e riceveva i reclami
personalmente. Le reclute, ormai, lo veneravano. Anche lei avrebbe
dovuto farlo, ma la sua mente tornava sempre a Giulia. Aveva mentito a
Plutinio, quando questi le aveva intimato di restituire quella preziosa
cavia, gli aveva detto che era morta di stenti per essere stata
abbandonata. In realtà sperava che Giulia fosse ancora a
Kanto, e che non tentasse mai più di raggiungerla. Sarebbe
stato meglio per entrambe, avrebbe dovuto fare affidamento agli amici
che si stava lentamente creando al collegio, invece di rincorrere lei.
Lei aveva la sua parte di esercito da amministrare, e non aveva
più desiderio di giocare con lei alla sorella maggiore.
Aveva messo in piedi quella recita per anni, ma non era un ruolo che le
competeva. L’aveva presa con sé per
pietà, e per sfruttare il suo potenziale.
Sapeva di mentire a se stessa, ma se continuava a ripeterselo pensava
di riuscire a crederci.
« Martes. » Neptune l’aveva colta alla
sprovvista, facendola sobbalzare. L’uomo le sorride,
incoraggiante, e lei scatta sull’attenti.
« Mi scusi per non aver risposto subito. » Neptune
fa un gesto di noncuranza con la mano.
« Martes, siamo entrambi generali. Potresti rivolgerti con
più confidenza. »
« Siete stato voi a ricostruire tutto dalle macerie, il
rispetto è il minimo che vi devo. »
« Se mi rispetti, Martes, avresti dovuto consegnare
l’esperimento C-23 a Plutinio invece di nasconderlo.
» Martes impallidisce, l’aveva scoperta. Come ci
fosse riuscito era un mistero, ma sembrava che non ci fosse
informazione che gli sfuggisse.
« Mi dispiace per la mia mancanza, generale, ma ormai
l’esperimento è fuori anche dalla mia stessa
portata. E’ in mano ai professori. » Neptune sembra
infastidito da simile rivelazione, ma non replica. Il silenzio si fa
pesante, e Martes non ha idea di cosa fare a riguardo. Era vero che
Giulia si trovava al sicuro al collegio, lontano dalle mire di
scienziati folli. Non stava mentendo.
« Pazienza. » dice allora Neptune, recuperando
un’aria più accomodante. «
Vorrà dire che dovremo fare gli esperimenti della nuova
rossocatena su altri soggetti. Un vero peccato, C-23 era il soggetto
che era riuscito a resistere anche alle prove delle precedenti, ma non
c’è niente che possiamo farci a riguardo.
»
Martes sapeva cosa l’uomo intendeva, ma preferiva non
pensarci. Anche Cyrus aveva permesso a Plutinio di fare ciò
che più desiderava, e lei ne ricordava le conseguenze.
Essere appellati astronauti era una sciocchezza se pensava a cosa era
successo tra le mura della loro sede.
« Qualcosa ti turba, Martes? » la donna nega con la
testa.
« No, pensavo a dove ricollocare gli ostaggi presi. Tenerli
nei sotterranei non mi sembra sicuro, sono facili da evadere.
» Neptune schiocca le dita, sorridendo.
« Mi piace come ragioni! Quale sarebbe la tua proposta a
riguardo? » Martes si ferma a pensarci un attimo, prima di
farsi venire un’idea.
« Bisogna trovare una stanza molto interna, senza finestre e
con un’unica via di comunicazione. Inoltre mettere di guardia
delle persone accanto a quell’unico teletrasporto.
» Neptune sembra soddisfatto della sua risposta, battendole
una mano sulla spalla.
« Ho sempre pensato al motivo per cui hai fatto carriera,
Martes, e adesso ne comprendo il motivo. » la donna non sa se
prenderlo come un complimento o un insulto, e decide di rimanere in
silenzio. Di certo prendere ostaggi così popolari era
un’idea geniale. Un simile gesto avrebbe creato confusione, e
avrebbe abbassato la morale della popolazione. Una simile mossa era una
dimostrazione che avevano pieno potere su tutti loro, e che potevano
prendere tutto ciò che gli era caro in qualsiasi momento.
Certo, le due coordinatrici avevano dato loro del filo da torcere, ma
niente avevano potuto di fronte alla forza bruta e alla loro
organizzazione.
Erano passati diversi giorni, e le due donne si rifiutavano di
mangiare. Probabilmente avrebbero dovuto forzarle, o nel peggiore dei
casi affidarle a Plutinio perché le tenesse in vita. Di
certo in un simile momento non erano propense ad ascoltare le loro
richieste, o ad accogliere le loro idee, ma un po’ di digiuno
si sarebbe rivelato più nocivo a se stesse che a loro.
Martes sorride, volgendo lo sguardo a Neptune.
Quell’uomo aveva pensato proprio a tutto. Probabilmente un
genio carismatico come lui nasceva molto raramente, ed era stato un
miracolo che fosse destinato alla loro causa.
« Gli ostaggi si rifiutano ancora di mangiare? »
Martes sobbalza, le sembra quasi che le abbia letto nel pensiero, e
annuisce.
« Sì, ma per quanto in minime quantità
bevono. Significa che non vogliono lasciarsi morire. »
Neptune sorride, criptico.
« Donne del loro calibro non morirebbero mai in maniera
così misera. » commenta. « Il loro
orgoglio potrebbe costare loro molto caro. » la donna
annuisce. Aveva la stessa maniera di ragionare, non poteva crederci.
Neptune sospira, e congeda Martes che si affretta a defilarsi, e torna
nella sua stanza.
Di certo gli altri team stavano venendo a conoscenza del loro operato,
sapeva che Daniel avrebbe venduto bene le informazioni in suo possesso.
Sapeva bene di non potersi fidare di quel ragazzo, ma non negava che le
informazioni che lui stesso riceveva erano molto utili. Sospira
nuovamente, sperando che non sia trapelata la notizia dei loro
esperimenti e del loro scopo finale.
Certo, non si fidava degli altri team, ma era ben conscio che una volta
saputo cosa stavano per fare non ci avrebbero pensato due volte a
fermarli. Era come camminare su una corda tesa su un burrone, un passo
falso significava il fallimento di tutti i piani meticolosamente
costruiti. Non poteva permetterselo, non aveva alcuna intenzione di
fallire ora che erano così vicini alla loro gloria.
Con calma Neptune ripensa ai suoi schemi, mentre si dirige nei
sotterranei. L’idea di Martes era buona, dovevano spostare
gli ostaggi prima che succedesse qualcosa di irreparabile. Le reclute a
guardia scattano alla sua vista, e Neptune li saluta prima di entrare
nella stanza che teneva le prigioniere. La donna non gli presta
attenzione, stoica, mentre la ragazzina nel sentirlo entrare scatta e
lo guarda. Erano pallide e più magre rispetto a quando le
avevano catturate, ma ancora impossibili da piegare.
« Mi dispiace se, finora, vi abbiamo collocato in simili
alloggi. » inizia allora Neptune. Voleva, e doveva, mantenere
una facciata di cordialità. « Spero che le persone
a guardia non vi abbiano contrariate. » la ragazzina,
Lucinda, apre bocca per replicare ma l’occhiata della madre
la placa subito. Forse doveva separarle, probabilmente Lucinda sarebbe
stata più facile da convincere. « Oggi stesso vi
daremo a disposizione stanze molto più confortevoli,
sperando siano di vostro gradimento. »
Entrambe non hanno nessuna reazione alle sue parole, e Neptune capisce
che tentare un dialogo in un simile momento sarebbe stato inutile, ma
magari dopo qualche giornata circondate da ogni confort sarebbe
riuscito ad ammorbidirle. Fino a quel giorno era riuscito a piegare
chiunque, di certo non avrebbe fallito adesso.
Well well well:
- nel caso ve lo chiediate, sì, intendevo facessero
esperimenti umani
Welcome back su questo lido.
Puntuale come un treno svizzero. O tedesco. Sicuro i capitoli non
viaggiano su Trenitalia.
Commenti sul capitolo:
Questo, probabilmente, è il mio più grande
momento di frattura su questa storia.
Nell'idea originale avrei avuto gli scontri uguale, ma col senno
dell'età adulta (relativamente) ho voluto metterci un tono
più maturo. E'
spiegato tutto qui. (No, davvero, non avete idea di quanti
memyni durante la stesura di questa parte della storia)(E va
peggiorando)
Probabilmente col senno di prima non l'avrei fatto, ma col senno di
adesso... beh, perché no. Sono temi che mi interessano e a
qui in qualche modo tengo, quindi ci ho trovato il giusto spazio.
E non temete per Lucinda, non siamo in Game of Thrones.
Ringraziamenti:
Io un po' mi commuovo, ringraziando Gwen
Kurosawa e EmaBixx
che hanno recensito lo scorso capitolo, e la gente che ha messo sta
storia in qualche lista. Cioè. Wow. Mi fate sentire una VIP.
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Capitolo 17 *** Aspettiamo la battaglia ma stiamo già combattendo. ***
Capitolo
Diciassette: Aspettiamo la battaglia ma stiamo già
combattendo.
Dopo quasi un mese di silenzio
le comunicazioni con Unima erano state ripristinate e la professoressa
Aralia non aveva esitato a contattarli. Non aveva buone notizie per
loro.
« Quando
siamo arrivati, il team Plasma aveva già invaso tutta la
parte occidentale della regione. » dice la professoressa,
sistemandosi una ciocca dietro l’orecchio. Aveva
l’aria stanca, avendo passato l’ultima settimana a
cacciare ogni recluta dal suo paesino. « Credo che
a breve vi contatteranno anche dalle altre città.
» aveva l’aria grave, ma più andava
avanti con le notizie da riferire il suo viso si illuminava di
sollievo. Una volta terminata la comunicazione è il turno di
Touya per contattarli dalla Lega, riferendo anche lui informazioni
molto simili.
« Sono
diventati molto più aggressivi dall’ultima volta.
» aggiunge. « Ci sono voluti diversi giorni prima
di sconfiggerli definitivamente. » Samuel Oak lo ringrazia
per l’aggiornamento, prima di chiudere la comunicazione e
massaggiarsi dubbioso il mento. La situazione stava velocemente
precipitando, e stava andando tutto fuori dal controllo. Certamente
erano preparati a un attacco massivo, ma simili guerriglie sparse per
tutte le regioni non era un qualcosa che si era aspettato.
Probabilmente la collaborazione tra di loro non aveva funzionato, come
dimostrava l’interferenza del team Rocket a Hoenn. Non era un
comportamento da alleati, poco ma sicuro, ma in un simile stato erano
probabilmente anche più pericolosi. Senza una sola mente a
guidarli tutti, ognuno avrebbe fatto come più desiderava,
teso verso gli obiettivi che più gli interessavano.
Certamente Kanto e Johto per ora erano rimaste intoccate dal conflitto,
ma molto presto anche loro sarebbero stati travolti dai combattimenti.
« Ho sentito
le ultime da Unima. » era così perso nei suoi
pensieri che non si era accorto di Elm, che era entrato silenziosamente
nel suo ufficio. Samuel annuisce, stanco. « E’ un
bel problema. »
« Bisogna
pensare a come distribuirci. »
« Penso che
la priorità in questo momento sia Hoenn. »
esordisce Elm. « Il bilancio di quella regione è
uno dei più gravi, Sinnoh sta già arginando i
propri danni. » Samuel annuisce, convinto.
« Dovremo
comunque inviare aiuti anche lì. »
« Questo mi
sembra ovvio. » Elm fa una pausa. « Sono
preoccupato per Unima, è quella più lontana.
»
«
C’è Aralia ad occuparsi della questione. Noi
possiamo solo fornire supporto e aiutare fin dove possiamo. »
Elm non sembra molto convinto.
« Secondo te
dovremmo dirlo agli studenti che sono rimasti? »
« Ne sono
rimasti? » chiede Samuel con una risata. La scuola era
completamente vuota, e metteva profonda tristezza. Erano troppo
abituati ad averla piena di ragazzi che ravvivavano
l’ambiente, e invece ora c’era un assordante
silenzio per i corridoi. « Credo che ormai lo sappiano dalle
notizie e dai contatti coi compagni. » il professore si alza,
invitando Elm a seguirlo. Sarebbero andati a controllare le risorse
disponibili e scelto la quantità da spartire con le altre
regioni. Sulla strada verso il deposito, però,
c’erano Ash e Misty. I due ragazzi li salutano, con aria un
po’ tesa.
« E voi che
ci fate qui? » Misty sorride.
« Ash si era
scordato di riportare un libro. » il ragazzo sembra piccato
dalla sua spiegazione, ma non nega che quella fosse la
verità.
« Anche tu
ne avevi diversi da restituire! » sbotta, e Misty gli
colpisce il braccio.
« Io li ho
riportati perché li ho finiti, non perché me ne
sono dimenticata! » simile teatrino sembra rilassare i due
professori, che sorridono e li salutano riprendendo la loro strada.
Misty li osserva andare via, prima di voltarsi verso Ash. Le sue
sorelle si stavano occupando di Celestopoli, e anche Julia non si
muoveva da Azzurropoli. Era un po’ deprimente, e non credeva
che avrebbe mai sentito la mancanza delle lezioni. Ormai erano una tale
quotidianità che non averne la faceva sentire a disagio.
« Ci sono
stati problemi da te? » le chiede all’improvviso
Ash, facendola sobbalzare.
« No, non ho
notato niente di strano. Da te? » Ash ride, per quanto
è una risata molto secca.
« Gary
scatta ad ogni movimento a Biancavilla, quindi non mi preoccupo.
»
« Capisco.
» ritornano in silenzio, che era tornato a essere leggero tra
di loro. Misty si sentiva bene, e felice, che tutto fosse tornato alla
normalità.
«
Comunque… » inizia Ash, un po’ esitante.
« Tu hai regalato dei dolci a San Valentino a qualcuno?
» Misty lo guarda, perplessa.
«
Perché mi fai questa domanda? »
« Volevo
fartela prima, ma con tutto quello che è successo non ne ho
avuto l’occasione. » Misty sorride debolmente.
« No, a
nessuno. »
«
Quest’anno non ne hai portata né a me
né a Gary. » sbotta allora Ash, con tono offeso.
Misty sgrana gli occhi. Ash voleva che lei gli regalasse qualcosa nella
giornata più romantica dell’anno? Stava
fraintendendo o Ash non si rendeva conto di ciò che stava
dicendo? « Insomma, fai dei dolci buoni, è stato
strano non riceverne. » la ragazza sospira, improvvisamente
conscia.
« Non ne ho
fatti per una ragione ben precisa. » dice, guardando avanti a
sé.
« Ah
sì? Quale? » Ash le si para davanti, serio, e
Misty si lascia andare ad una breve risata amara.
« Tu mi hai
respinta, non ha senso che te ne prepari. »
« Non ho mai
respinto i tuoi dolci Misty! Quando è successo? »
Misty batte le ciglia un paio di volte, incredula, prima di scoppiare a
ridere e riprendere a camminare verso Celestopoli. Si era innamorata di
un idiota, e sembrava che non le sarebbe mai passata. Poco male, almeno
Ash avrebbe sempre saputo come farla ridere.
Mei non aveva avuto
occasione di rimanere da sola con Giulia. Certo, aveva interagito con
lei più di una volta, ma erano molto diverse e avevano pochi
interessi in comune. In una simile occasione, però, si
sentiva in dovere di aiutarla. Giulia non riusciva più a
trovare la sorella. Mei non aveva indagato troppo, ma l’aveva
aiutata a fare la denuncia di scomparsa e a cercarla per tutta
Austropoli. La donna sembrava svanita nel nulla.
Mei, quindi, aveva
ripiegato per una pausa e aveva condotto la compagna verso il chiosco
del gelato, dandole uno in mano sua e facendola sedere sulla panchina.
Giulia le appariva
più che sconsolata. Persino la sua Zorua sembrava non
riuscire a risollevarle il morale.
« Non
scoraggiarti! Magari anche lei è partita per un breve
viaggio e non pensava che tu saresti tornata così presto.
» Mei cerca di consolarla come può, ma il team
Plasma aveva fatto considerevoli danni alla loro regione, e per quanto
non fossero nella stessa condizione di Hoenn, il clima era molto teso.
C’erano molte persone scomparse che la polizia stava
cercando, e una simile notizia aveva fatto sprofondare Giulia nella
disperazione più nera.
« Me
l’avrebbe detto. » sussurra allora lei, con vice
flebile. Era la prima cosa che diceva da quando hanno iniziato le
ricerche, tanto che a Mei per poco non va di traverso il gelato. Le
appoggia una mano sulla spalla, prima di incrociare lo sguardo di N che
stava passando proprio su quella strada. Quello sì che era
una coincidenza particolare! La ragazza agita la mano, e il ragazzo
muove la sua ricambiando il saluto.
« Come mai
da queste parti Mei? » le chiede lui, avvicinandosi, e la
ragazza fa spallucce.
« Aiuto una
mia amica a cercare sua sorella. » lo sguardo di lui si fa
più apprensivo, ma Giulia era tornata a mostrare
un’espressione impassibile.
« Capisco.
Spero la ritroviate presto. »
«
Certamente. » sorride debolmente Mei. « Tu invece
che ci fai qui? Credevo che Austropoli fosse troppo vasta per te.
» N le sorride, ricambiando.
« Sto
facendo delle ricerche per conto mio. »
« E non hai
invitato mi cugina a farti compagnia? » vede le guance di N
colorarsi leggermente, ma lui tossicchia riprendendo compostezza.
« Non
è un’indagine interessante, e credo preferisca
rimanere a Soffiolieve per adesso. » N le saluta, riprendendo
la sua strada, e Mei lo osserva infilarsi in un vicolo. Certamente N
era un tipo strano, non lo negava, ma certe volte il suo comportamento
non lo capiva. Poi è un attimo. Se avesse battuto le
palpebre non avrebbe visto tre figure infilarsi nel vicolo subito dopo
di N. Il cuore di Mei inizia a battere, mentre scatta in piedi e si
dirige in fretta anche lei verso quella stradina quasi nascosta
dall’occhio distratto.
Si infila velocemente,
ignorando i richiami di Giulia, e non trova nessuno. Non
c’erano figure incappucciate, e nemmeno N. Era un vicolo
cieco. Simile situazione non le piaceva. Giulia la raggiunge, e guarda
anche lei nel vicolo cieco.
« Sei
scattata così velocemente che nemmeno ti ho visto.
» dice, ansimando. « Che è successo Mei?
» la ragazza trema, leggermente, e prende il suo
Interpoké.
« Devo
chiamare subito la professoressa Aralia. »
Paul era consapevole
che ciò che si apprestava a fare poteva benissimo essere
definita una follia, e non era da lui. In genere lui era quello
razionale, che valutava il potenziale dei suoi Pokémon, che
non era sentimentale.
Eppure non negava che
era preoccupato. Certo, la Sede Galassia era nella sua città
e per quanto Reggie fosse ben lontano dal pericolo, il suo pensiero
andava ben oltre. Rupepoli avrebbe resistito a quel team, ne era certo,
ma era passata più di una settimana dal rapimento di Lucinda
e non c’erano notizie su eventuali tentativi di soccorso.
Aveva parlato con qualche poliziotto, ma questi avevano liquidato la
cosa in fretta. Lucinda era una figura popolare a Sinnoh, nessuno le
avrebbe torto nemmeno un capello. Lui non ne era certo, ma per qualche
giorno aveva lasciato correre. Quella mattina, però, un
grosso terremoto aveva scosso la città, e
l’epicentro si trovava esattamente sotto
all’edificio di possesso al team Galassia. Aveva aiutato
Reggie a mettere al sicuro i Pokémon che aveva in
allevamento, poi aveva raccolto i suoi e si era diretto verso il centro
di Rupepoli.
Avrebbe espugnato
tutto quel palazzo da solo, se necessario.
Paul sa che dovrebbe
essere più forte di così. Sa di essere
più astuto e più razionale, ma il pensiero di
Lucinda nelle mani di gente senza scrupoli lo faceva stare male.
Che il loro rapporto
fosse progredito era ovvio, aveva accettato il dolce che lei gli aveva
porto nonostante non avesse grande amore per essi. Non aveva mai
trovato però l’occasione di parlarne con lei,
almeno di spiegarsi a vicenda, e aveva fatto diventare il loro rapporto
teso e ricolmo di imbarazzo. Detestava ammetterlo, ma era colpa sua.
Era però certo che una volta finito quel conflitto le
avrebbe parlato, e avrebbero messo in chiaro tutto ciò che
dovevano tra di loro.
Prima però
l’edificio della Sede Galassia si stagliava di fronte a lui.
Entrare non sarebbe stato facile, ne era consapevole, ma farsi avanti
con forza bruta era l’unico modo a cui riusciva a pensare.
D’altronde tentare di infiltrarsi era inutile, la
sorveglianza era diventata più frequente e sospettosa da
quando avevano preso i due ostaggi.
Il ragazzo entra con
calma dentro l’edificio, venendo presto intercettato da tre
reclute.
« Questo non
è posto per ragazzini. » esclama uno.
« Non
è posto nemmeno per voi. » replica Paul,
irritandoli. Due di loro fanno uscire dalle Pokéball due
Stunky, e Paul richiama Aggron, spazzandoli via senza alcun problema,
per poi guardare con intensità la terza recluta. Questa
trema visibilmente, prima di voltarsi e tentare la fuga. Non poteva
permetterselo, quindi fa uscire Frostlass.
« Froslass,
usa Geloraggio. » la Pokémon obbedisce, scagliando
un getto gelido verso il fuggitivo e bloccandolo. I due sconfitti lo
guardano terrorizzati. Non può fare affidamento su di loro
per trovare Lucinda, potrebbero condurlo ad una trappola, ma sapeva che
le loro chiavi di reclute non lo avrebbero portato lontano ugualmente.
Paul sospira.
« Aggron, usa Testata contro la porta. » il
Pokémon gli obbedisce senza alcun problema. Certamente ora
l’effetto della sorpresa era completamente andato, ma Paul
sapeva di poter andare avanti usando la forza. Era la tattica che
l’aveva portato più volte alla vittoria e non
aveva fallito.
Le reclute arrivavano
da ogni dove, ma non potevano niente contro la sua squadra. Paul aveva
perso il conto di quanti Golbat e Glameow aveva messo al tappeto. Le
reclute tentavano di fermare la sua avanzata, blaterando su eventuali
promozioni o gloria in caso di una sua sconfitta, ma nessuno era in
grado di competere al suo livello.
Dopo
l’ennesima recluta mandata a terra Paul le si avvicina,
afferrandola per la collottola.
«
Perché incontro solo voi? » gli chiede.
« Dove sono i vostri capi? » l’uomo sotto
di lui trema, livido di terrore.
« Sei solo
fortunato che oggi nessuno dei comandanti è in sede!
Altrimenti ti avrebbero già fatto a fettine! »
sembrava essere il suo giorno fortunato, aveva messo in conto di
sfidare anche i generali ma la loro assenza rendeva la sua missione
molto più facile. Paul lascia andare la recluta, procedendo
nella sua ricerca. Quel luogo era un labirinto fatto di teletrasporti,
ma si era abituato velocemente ai giramenti di testa che gli
provocavano. Doveva avere ancora perseveranza, era sicuro che sarebbe
riuscito a trovare il luogo che cercava. Arrivato in una stanza Paul
nota che ci sono delle reclute vicine ad uno dei teletrasporti. Aveva
fatto centro, aveva trovato quello che cercava. Le due reclute lo
attaccano, ma non gli ci vuole molto a spazzarli via con Electivire.
Con una certa urgenza Paul attraversa il portale, e si trova davanti
Lucinda. La ragazza gli sembrava spaventata e in guardia, ma non appena
lo vede sgrana gli occhi e gli si getta al collo. Gli era mancata, Paul
lo ammetteva a se stesso. Lucinda lo stringe forte a sé, per
poi rendersi conto del suo gesto ed allontanarsi imbarazzata. Paul
distoglie lo sguardo mentre lei si liscia una ciocca di capelli.
« Sei qui.
» dice lei, e Paul sente il suo sguardo su di sé.
« Sei davvero qui. »
«
Sì. » sussurra, ma all’improvviso una
sirena interrompe ogni suo pensiero. Qualcuno era riuscito a dare
l’allarme, nonostante ci abbia impiegato parecchio tempo.
« Andiamo. » Paul afferra la mano di Lucinda, che
però rimane immobile. La ragazza lo guarda con
più intensità.
« Non posso!
» esclama. « Hanno portato via mia mamma e non ho
idea di dove sia. » Paul stringe i denti. Come poteva non
capire che fossero in pericolo e che non potevano trovare sua madre?
Ormai le loro possibilità di scappare da
quell’edificio erano sempre più sottili e Paul
sapeva di dover fare una scelta.
Senza pensarci una
seconda volta, strattona Lucinda e la trascina con sé al
portale. Lucinda strepita, picchia contraria il suo braccio,
probabilmente sta piangendo. Lui non lo sa, e non ha tempo di voltarsi.
Deve trovare un modo veloce per uscire da quel posto. Ricorda il
percorso che aveva fatto dall’entrata, ma probabilmente
quello ormai era inutilizzabile. Doveva trovare un modo di salire sul
tetto, da lì poteva spiccare il volo su Pidgeot.
Lucinda strilla
qualcosa che lui non riesce a sentire nel frastuono, quindi la
strattona ancora, guardandola in viso.
« Sto
cercando di salvarti la vita, stupida ragazzina! » urla
facendosi sentire nonostante il rumore. « Se proprio vuoi
morire posso lasciarti qui! » il suo scoppio sembra scioccare
la ragazza, che si ammutolisce e smette di lottare, lasciandosi
condurre improvvisamente docile. Probabilmente aveva sbagliato
approccio, ma in una simile situazione era l’unico che poteva
usare. Si apre la strada con i suoi Pokémon, a suon di
violenza bruta e magie spettrali. Le reclute sembrano cadere come
birilli, e Paul riesce ad aprirsi la strada fino al tetto.
Il vento soffiava
caldo lì, portando un vago profumo di fiori, che lui non
aveva mai apprezzato. Chiama Pidgeot dalla sfera, facendo salire prima
Lucinda, ma un improvviso boato fa innervosire il suo
Pokémon che chiude le ali. Lui e Lucinda guardano il monte
Corona, dal quale proveniva quel rumore. Il cielo si era tinto di
colori insoliti, e un colore rosso si era acceso sulla punta
più alta della montagna. Entrambi impallidiscono, si
ricordavano un simile evento e ricordavano anche cosa era successo
dopo. Il bagliore dura qualche istante, poi si spegne. Il cielo torna
del suo colore naturale, come se non fosse diventato uno specchio degli
inferi.
« Stai
pensando…? » Paul annuisce.
« Era una
rossocatena. Quei bastardi stanno di nuovo cercando di catturare i
Pokémon leggendari. » Paul digrigna i denti, ecco
perché non c’erano i generali alla base. Si erano
presi gioco di tutta la regione.
«
Credo… che dovremmo contattare i professori. »
mormora Lucinda.
« Credo che,
ormai, anche loro possano fare ben poco. »
«
Professoressa, so cosa ho visto! » Mei aveva il fiatone per
la fretta con cui aveva parlato fino a quel momento. Aralia aveva
cercato di cogliere le informazioni più importanti, e da
quello che aveva capito Natural Harmonia era stato rapito. Non era
troppo strano, c’erano già state diverse
sparizioni nella regione, ma un eventuale rapimento di N era il
più logico. Era l’antico sovrano, il vero e unico
discendente della famiglia reale di Unima, averlo con sé era
certamente un grande aiuto per il morale delle reclute.
«
Sì, Mei, ti ringrazio per avermi raccontato questa cosa.
» la donna prende un respiro, massaggiandosi le tempie.
« Per favore ora vai a riferirlo anche alla polizia,
così si potrà avviare un’indagine
ufficiale. » Mei non sembra molto convinta delle sue parole,
ma annuisce e la saluta. Ora ci mancava anche quel problema. Aveva
congedato Giulia, non trovando opportuno coinvolgerla in un altro
problema, ma certamente doveva riferire la cosa a Touko. Non
l’avrebbe presa bene, questo era sicuro, ma era suo dovere
saperlo.
« Ma tu
guarda chi si vede, la ladra di cioccolato! » Mei scatta,
voltandosi verso Ciprian. Lei cerca di fulminarlo con lo sguardo, ma il
sorriso del ragazzo intercetta qualsiasi suo tentativo di essere acida.
« Di certo
non sono un Capopalestra lavativo. » replica, ma
ciò non intacca minimamente il sorriso del ragazzo, che le
si avvicina, incuriosito.
« Sembra che
hai parecchi problemi, Mei. » era raro che la chiamasse per
nome, e infatti simile cosa la interdice per qualche attimo. Ciprian
era riuscito a spazzare per qualche momento ogni sua preoccupazione e
frustrazione, ma ormai era ritornata a lei in piena potenza. Lei
sospira, e lui la osserva apprensivo.
« Guarda che
io scherzavo. » le dice, cercando di risollevarla, ma ottiene
solo uno sguardo spento. « Ne vuoi parlare? » Mei
vorrebbe sbottare che lui sarebbe l’ultima persona con cui si
confiderebbe, ma invece rilascia un lungo sospiro disperato.
«
Probabilmente un mio amico è stato rapito sotto ai miei
occhi e io non sono stata in grado di aiutarlo, senza contare che anche
ad una mia amica hanno rapito una persona importante per lei e anche
lì non sono stata in grado di fare niente. » stava
parlando come un fiume in piena e non ne comprendeva il
perché.
Ciprian non parla,
invece le appoggia una mano sulla spalla. « Ehi, sono
abbastanza sicuro che tu non abbia potuto farci niente. Ti conosco, sei
una combattiva. Hai domato Kyurem, non c’è niente
che tu non possa fare. » Mei sorride, leggermente divertita.
« Ehi, tu!
» la loro quiete viene interrotta da due reclute del team
Plasma, che stavano osservando Ciprian. « Tu sei il
Capopalestra di Grecalopoli, sei uno dei peggiori! »
« Esatto!
» esclama l’altra recluta. « Consegnaci i
tuoi Pokémon o li libereremo da te con la forza! »
entrambi osservano con poco interesse i due, quasi tentati di
ignorarli, almeno finché uno non ordina al suo Sandile di
attaccarlo. Mei è la prima a reagire, chiamando il suo
Vanilluxe e mettendo al tappeto con un’unica mossa il
Pokémon avversario. Era pur sempre una ex Campionessa, e
come tale mettersi contro di lei era una partita persa già
in partenza. Ciprian la osserva con ammirazione e quasi vorrebbe
applaudire. Lui era intenzionato a risolverla in maniera più
pacifica, ma gli piaceva anche il taglio che Mei stava dando alla
situazione.
« Avanti,
sgherri! Combattete con me se avete il coraggio! » entrambi
mettono in campo un Koffing e un Watchog, ma Mei non sembra minimamente
preoccupata di loro.
« Vanilluxe,
usa Purogelo! » entrambe le reclute urlano spaventate, e il
suo colpo va ovviamente a segno. Entrambi i Pokémon sono
esausti e vengono ritirati dalla lotta, e i due seguaci si danno alla
fuga. Mei sorride, soddisfatta. Temeva di essere arrugginita, e aveva
voluto terminare la lotta in fretta. Ne aveva ricavato una buona
figura, e una buona dose di autostima. La ragazza si volta verso
Ciprian con aria tronfia, e lui le sorride.
« Nonostante
tu mi abbia già sconfitto una volta, non vorrei mai averti
come avversaria. » commenta, facendola arrossire. «
Comunque è strano, i seguaci del team Plasma non mi avevano
mai dato personalmente fastidio. »
«
E’ vero. Contando che il trio oscuro ha rapito anche N,
è parecchio strano. Che sta succedendo nella nostra regione?
» borbotta Mei.
« N
è stato rapito? » a dirlo con una voce flebile
è una ragazza, che Mei nella foga dello scontro non aveva
notato. La ragazza incrocia gli occhi dell’altra e si pente
subito di aver aperto bocca.
A pochi passi da loro
c’era Touko.
Aveva già
specificato come il rifugio alle cascate Tohjo fosse una pessima idea,
ma quel suo spassionato consiglio era stato inascoltato. Sperava che
quella fosse l’ultima volta che metteva piede lì,
e desiderava tanto accelerare i suoi piani pur di non tornare di nuovo
in quel luogo pieno di umidità. E’ Atena ad
attenderlo davanti all’ufficio di Silver, cosa insolita.
« Ho delle
informazioni importanti da riferire. » le dice, ma la donna
sembra irremovibile.
«
Sì, anch’io, ma Silver sta parlando con Archer.
» Daniel guarda la donna, poi la oltrepassa e apre la porta
senza curarsi dei suoi richiami. Era vero, c’era Archer nella
stanza, ma lui non intendeva certo che venisse fatto aspettare come una
recluta qualsiasi.
« Tu che ci
fai qui? » gli chiede gelido Archer, e lui gli sorride
sornione.
« Quello che
faccio ogni volta che sono costretto a venire qui. »
l’uomo alza gli occhi al cielo.
« Io e
Silver stavamo discutendo. »
« E io ho
delle informazioni da passare, quindi credo di avere la precedenza.
» Archer lo guarda, sorpreso, e si volta verso Silver, in
cerca del suo intervento. Il ragazzo sembra impassibile, ma poi apre
bocca.
« Esci.
» dice, e Archer si sente tronfio, almeno finché
non sente il suo nome. Si gira sconvolto verso il suo capo, ma
obbedisce senza fiatare e si dirige verso la porta, dando una forte
spallata a Daniel, che non gli presta attenzione. Il ragazzo attende
che la porta dietro di loro si chiuda, e poi rivolge la sua attenzione
verso Silver che stava seduto. Con una certa disinvoltura Daniel si
avvicina al tavolo, sedendosi sopra senza preoccuparsene, tanto Silver
aveva rinunciato a farlo scendere da lì, e gli mostra una
chiavetta.
« Questa vi
verrà a costare molto salata. » dice, abbassando
il tono. « Sei sicuro che i tuoi babysitter ti permetteranno
di comprarle? » la sua frase ha l’effetto di
irritare Silver, che afferra l’oggetto dalle sue mani e
inizia a controllare le informazioni al suo interno. Daniel si china
sullo schermo, sorridendo divertito. « Sono di tuoi
gradimento o le volevi più scottanti? » gli
chiede, osservando la sua espressione cambiare sempre di più
mentre legge i file relativi al team Galassia. Silver distoglie lo
sguardo dallo schermo e lo fissa negli occhi.
« Archer
dice che faccio troppo affidamento su di te. » replica,
scatenando una risata nell’altro ragazzo.
« Archer
è solamente geloso perché ti fidi più
di me che di lui. » dice, piegando la testa di lato.
« Ma in fondo ti capisco, io ti tratto come un vero capo del
team Rocket, ai miei occhi non sei un rimpiazzo di Giovanni.
» le sue parole sembrano colpire qualcosa in Silver, che
prende un grosso respiro, ma non abbastanza da farlo replicare. Un vero
peccato.
Daniel guarda lo
schermo, stava analizzando le informazioni relative al team Plasma.
« Niente che non mi aspettassi. » commenta,
facendolo sorridere. Daniel accavalla le gambe, sistemandosi meglio sul
tavolo.
« Ghecis non
è uno che ha tanta fantasia, glielo devo riconoscere, ma ha
raccolto intorno a sé un gran numero di scienziati.
E’ riuscito a convincere persino Acromio ad unirsi nuovamente
alla sua causa. » quella era una sorpresa, ma niente di
infattibile.
« Quanto
è alto il rischio che rompano i patti? » Daniel
gira il viso verso di lui, con una scintilla di divertimento negli
occhi.
« Li hanno
già rotti, Silver, mi sembrava ovvio. »
l’altro deglutisce. « Non hanno alcuna intenzione
di aspettarvi, nonostante qualche difficoltà nella loro
regione. Per quanto ne so, i detentori dei leggendari sono tornati a
Unima, insieme al legittimo re, e probabilmente daranno parecchi
problemi. » Silver lo ascolta, interessato. Era
così facile catalizzare la sua attenzione, ridurre al minimo
il suo astio. Lentamente era riuscito a togliere tutte le sue spine, e
ora non gli rimaneva altro che distruggere il fiore.
« Comunque,
vista la loro lontananza, non ci daranno problemi tanto presto.
» commenta allora, analizzando nuovamente con più
attenzione i dati sul team Galassia. Più va avanti nella
lettura e più una sincera preoccupazione si fa strada dentro
di lui. Erano dei folli, quel team era composto da folli. Non solo
avevano sperimentato su cavie vive delle atrocità, ma
stavano finalizzando un progetto che li avrebbe probabilmente
condannati tutti. Questo era un problema al quale serviva subito una
soluzione.
Sapeva che al di fuori
del suo team non avrebbe trovato alleati. Forse poteva rivolgersi a
Kotone, o anche a Elis. No, ormai sapevano del suo coinvolgimento con
il team e non gli avrebbero creduto una simile notizia, tanto meno
diffusa. Non poteva certamente rivolgersi ai professori.
« Chi altro
sa di questa notizia? » chiede, cercando di imporsi la calma
per trovare una soluzione.
« Per ora
nessuno, voi siete i miei migliori acquirenti quindi ho pensato di
passarle prima a voi. » Silver sorride, amaro, chiudendo
tutto il materiale e infilandosi la pendrive in tasca.
« Bene.
Questi file rimangono con me. Ti addebiteremo il prezzo che chiedi.
» Daniel sorride, sornione.
« Questa
volta c’è un sovrapprezzo. » il suo
sorriso si allarga nel vedere la sua espressione. « Sono
informazioni importanti, mi merito un pagamento in natura. »
Silver impallidisce, indeciso se dare a quelle parole una sfumatura ben
precisa.
« Che cosa
vuoi? » Daniel gli sembra pensieroso, facendo trascorrere
istanti interminabili, poi si avvicina a lui con una certa decisione.
Si fa sempre più vicino, tanto che Silver smette di
respirare.
« Per ora
prendo questa come acconto. » gli sussurra lui, alzando il
suo lasciapassare davanti al suo viso. Silver riprende a respirare, e
non reagisce nemmeno al saluto dell’altro ragazzo quando
questi esce, per poi uscire anche lui.
« Fa riunire
i generali, li aspetto dalle cascate. » ordina ad una
recluta, che si dilegua non appena finisce di parlare. Quello che il
team Galassia stava cercando di fare era terribile. Con calma il
ragazzo esce dal loro nascondiglio, e il rumore delle cascate riempie
le sue orecchie. La luce che proveniva dalle sue entrate del posto lo
accecava, ma non poteva fare altro che voltarsi.
C’erano due
allenatrici che stavano attraversando il passaggio in quel momento, ma
erano tanto prese dalla loro conversazione che non avevano fatto
minimamente caso a lui. Sentiva a malapena quella più
piccola commentare sul fatto che la prossima volta che
l’altra avrebbe visitato Amarantopoli dovevano assolutamente
provare il tofu in brodo insieme. Silver le guarda proseguire la loro
strada e uscire da lì, invidiava la loro spensieratezza.
Lui, come figlio di Giovanni, non ne aveva mai avuta. Certo, la sua
squadra era l’unica cosa di cui si fidava, ma certe volte
vedendo le ragazze che vivevano a Borgo Foglianova veniva pervaso da
una forte invidia.
« Ci hai
fatto chiamare, Silver? » tutti e quattro i generali erano
davanti a lui, probabilmente sopresi per una riunione in un luogo
così inusuale.
«
Sì. »
« Ma
perché non potevamo incontrarci dentro? » brontola
allora Maxus. « Ho dovuto abbandonare una delle mie maschere-
» un’occhiata di Silver lo mette a tacere,
e i quattro generali sembrano piuttosto tesi. Probabilmente
stavano tramando qualcosa alle sue spalle, visto il loro comportamento,
ma lui non aveva tempo di prestarci più attenzione del
dovuto.
« Vi ho
chiamati qui per evitare che qualcuno possa origliare. »
commenta allora, fissandoli. Archer sembra annuire, compiaciuto della
sua scelta. Lui probabilmente era l’avversario più
pericoloso in una simile situazione. « Mi è stato
riferito delle nostre truppe a Hoenn. Non mi è stato
riferita nessuna autorizzazione per un simile spostamento. »
stava mentendo, lo sapeva già da due settimane, ma aveva
tenuto da parte la notizia per un momento simile. Stava migliorando con
la manipolazione, se teneva la sua impulsività a bada. In un
momento del genere gli sarebbe stata solo nociva. «
Fortunatamente per voi, ho altri piani rispetto a quello di cercare il
colpevole di un simile abuso di potere. » Milas sembra
rilassarsi alle sue parole, probabilmente lui era coinvolto in una
simile operazione. « Ritirate le nostre reclute da Hoenn,
abbiamo bisogno di personale qui. »
« Non
capisco. » parla allora Archer, e Silver incrocia il proprio
sguardo col suo. « Le reclute qui potrebbero diventare
ribelli, e gli spazi diventerebbero ristretti. » Archer,
stranamente, aveva abboccato con troppa facilità.
« Infatti
sto dicendo di richiamarle per un altro motivo. » le sue
parole colgono di sorpresa tutti i generali, lasciandoli senza parole.
La sensazione di avere il coltello dalla parte del manico era
grandiosa. Lo faceva sentire molto più potente del solito.
« E’ arrivato il momento di attaccare Kanto e
Johto. Dobbiamo riprenderci ciò che ci spetta. »
Spiegazioni
casuali:
- non so se l'ho già detto ma Kanto&Johto sono
basate sulle regioni giapponesi quindi nessuna sorpresa se poppano
fuori pietanze tipiche loro
E riecchece, al calar della primavera.
Commenti
sul capitolo:
Ormai la piega scolastica è andata proprio a perdersi, ma
giuro che poi tornerà. Per ora cercate di godervi la parte
action della storia, giuro anche su questo che è buona.
Paul ha avuto un lunghissimo paragrafo di virilità tutto per
sé e mi ricordo che mi piacque tanto scriverne. Il suo
rapporto con Lucinda ne risentirà? Per questa risposta
dovrete continuare a leggere ~
E poi c'è Daniel, che da brava mina vagante continua a fare
danni irreparabili in giro per il mondo perché altrimenti
sarebbe disoccupato. A spese di Silver tra l'altro.
Ringraziamenti:
Stavolta non ho nessuno da ringraziare nominalmente, ma sono tanto
grata per la gente che passa qui a leggere questa storia invecchiata
male.
|
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Capitolo 18 *** Le battaglie giuste non sono facili. ***
Capitolo
Diciotto: Le battaglie giuste non sono facili.
« Ti dico che quel
fenomeno era strano. » commenta Anita, ed Esmeralda alza gli
occhi al cielo. Certo, erano passati diversi giorni da quello strano
fenomeno, e Anita sembrava non volersene più andare da casa
sua. Era a causa di Lucinda. Dopo il suo salvataggio la ragazza non
aveva un posto dove andare, la sua casa era un luogo troppo a rischio
ma metterla sotto la protezione della polizia sembrava esagerato.
Era stata
lei ad offrirsi di ospitarla, tanto la sua casa era grande e il
paesaggio di Giardinfiorito terapeutico. La primavera era nel suo pieno
splendore, e il paesino vantava un nutrito viavai di turisti.
Probabilmente era il luogo migliore per una persona che
doveva riprendersi da uno shock di quella portata. Lucinda non
provocava troppo disturbo, ed era continuamente seguita dal suo Piplup
– dal quale era stata a lungo separata –. Rose
adorava giocare con lei, e ben presto al loro gruppetto si era unita
anche Anita. La ragazza aveva accennato di aver esteso
l’invito anche a un ragazzo del primo anno che abitava dalle
loro parti, ma per fortuna lui aveva declinato e di questo Esmeralda
era grata. L’idea di avere un estraneo in casa non le piaceva
affatto.
Alla porta
bussano, e Lucinda scatta dal divano, dirigendosi alla porta per
aprirla. Era Paul. La ragazza sussulta, facendo un passo indietro, e
lui sembra quasi a corto di parole nel vederla.
«
Stai meglio. » non era una domanda, più una
constatazione. Lucinda annuisce, Esmeralda l’aveva
effettivamente rimessa in salute. Paul sembra esitare, per poi farle
cenno di uscire fuori. Lei esita, ma dopo decide di dargli retta e
attraversa la soglia della casa cercando di ignorare le due ragazze che
si lasciano andare a squittii divertiti al suo indirizzo.
«
Io non avrei voluto chiederti una cosa del genere. » inizia
Paul, scuro in volto. Per un attimo Lucinda teme che sia successo
qualcosa a sua madre. « Ma il professore, data la tua
prigionia, chiede la tua presenza al suo laboratorio. »
Lucinda lo osserva, perplessa, ma annuisce. Cambiare ambiente per
qualche ora le avrebbe fatto bene.
Con una
certa fretta torna dentro la casa, cambiandosi le scarpe e schivando le
domande incuriosite delle due ragazze, poi torna da Paul che la stava
già attendendo sul suo Pidgeot. Questa volta è
lei a sedersi dietro e ad aggrapparsi a lui, e nonostante il viaggio
breve Lucinda apprezza questo molto di più rispetto al primo
che avevano fatto.
Al
laboratorio il professore non bada ai convenevoli, sottoponendola
invece a diversi test. La ragazza non ha idea di quanto tempo passi tra
un esame e l’altro, ma una volta che i fogli con i risultati
sono nelle mani del professore questo non sembra molto contento di
ciò che ci è scritto sopra.
«
Io vorrei evitare questo, ma devo chiederti di venire con me.
» Lucinda impallidisce, ritirandosi, ma il professore torna
subito più rilassato. « Non voglio metterti ansia,
ma sappiamo tutti che il team Galassia ha fatto qualcosa in cima al
monte Corona. Oggi finalmente mi hanno concesso di raggiungere il
posto. »
«
E questo cosa c’entra con lei? » chiede allora
Paul, rimasto appoggiato al muro tutto quel tempo. Non se
n’era andato e non l’aveva persa di vista per un
momento, Lucinda percepiva continuamente il suo sguardo su di
sé.
«
Non voglio sembrare allarmistico, ma credo che abbiano fatto ingerire a
Lucinda qualcosa che ha legame con la rossocatena. » entrambi
i ragazzi sbiancano, ma il professore si affretta a rassicurarli.
« Siccome erano piccole dosi e le hai assunte per poco tempo,
non dovrebbero nuocere alla tua salute, ma siccome sei una persona
coinvolta credo sia meglio che tu venga con me. » Lucinda
guarda apprensiva Paul, poi abbassa lo sguardo. Il ragazzo le si
avvicina, rimanendo comunque a debita distanza.
«
Allora vengo anch’io. » Rowan lo guarda, ma non
obietta.
«
Tu sei riuscito ad entrare con le tue sole forze nel covo del team. Se
vuoi venire con noi renderai il nostro viaggio più sicuro.
» Paul annuisce, lasciando che Lucinda riceva tutto
l’occorrente dagli assistenti, ma non le rivolge mai
direttamente la parola. Per tutto il tragitto nessuno dei due parla, e
nemmeno Rowan, rendendo il percorso molto silenzioso. Lei era ancora in
apprensione per sua mamma. Molte domande affollavano la sua mente.
Chissà come stava, chissà se anche a lei avevano
somministrato sostanze particolari. Magari non sarebbe stata usata come
cavia, ma dentro il suo cuore c’era una forte fitta di paura.
Raggiunta
la vetta lo spettacolo che si presentava era insolito. Lucinda era
già stata lì e aveva i ricordi del posto molto
chiari, eppure ciò che si presentava davanti a lei non
coincideva con le sue memorie. Certo, i nastri della polizia saltavano
all’occhio, ma ciò che colpiva di più
era la completa mancanza delle colonne. Certo, erano antiche, ma le
basi che aveva di fronte sembravano indicare che fossero state
polverizzate nel giro di un istante. Era uno scenario spettrale.
Lucinda
cammina sulle mattonelle incrinate, respirando l’aria
rarefatta di quel luogo ormai sconsacrato. Aveva un sapore di bruciato,
come se ci fosse ancora il fuoco impresso nelle rocce. Qualsiasi cosa
fosse successo lì, aveva avuto effetti devastanti.
All’improvviso
sente dei passi, e si volta. Paul l’aveva raggiunta, e lei
gli sorride debolmente.
«
Non so che idee hai tu su questa cosa, ma io non ne ho nessuna. Sembra
un set costruito per un film dell’orrore. » Paul
non sembra troppo colpito dalla sua affermazione, e lascia che il suo
sguardo vaghi in direzione di Rupepoli. La giornata aveva il cielo
terso e dalla loro posizione potevano vedere tutta Sinnoh. Si riusciva
a scorgere persino il lago Arguzia, che scintillava sotto i raggi
solari.
«
Mi dispiace se non siamo riusciti a salvare anche tua madre.
» dice all’improvviso lui, cogliendola di sorpresa.
Lucinda si volta, per poi guardare anche lei la città.
«
Non fartene una colpa. »
«
Giorni fa non eri dello stesso avviso. » Lucinda si
irrigidisce, piccata.
«
Ero sconvolta, Paul. Sono un essere umano, sono stata tenuta in
ostaggio. » lui torna a fare silenzio, sotto i suoi occhi.
« Mia mamma è sempre stata il mio unico genitore,
è ovvio che io sia preoccupata per lei. » fa una
pausa. « Ma col senno di adesso, so che hai fatto la cosa
giusta. Se fossimo rimasti probabilmente anche tu saresti un
prigioniero, e magari anche tu saresti costretto a bere
chissà quali sostanze perché muori dalla sete.
» il suo viso si era rabbuiato un attimo, prima di tornare
normale. « Ma ti ringrazio per avermi salvata. Sono felice
che tu l’abbia fatto. » con una certa sorpresa Paul
si sente prendere la mano, e rimangono un po’ in silenzio per
un po’, guardando insieme il paesaggio. C’era pace
tra di loro e nessuno dei due sentiva il bisogno di dire qualcosa.
Avrebbe desiderato che quel momento non finisse mai.
Il
professore aveva fatto le sue rilevazioni, e poi erano tutti scesi
dalla montagna senza una parola. Rowan le aveva intimato di presentarsi
a degli esami ulteriori tra un paio di giorni per vedere se le sostanze
nel suo corpo fossero ancora presenti, e Lucinda aveva congedato con un
sorriso Paul. Le dispiaceva separarsi da lui, avrebbe tanto desiderato
tornare sulla cima se serviva a ricreare l’atmosfera che si
era creata tra di loro. Era invece tornata da Esmeralda, che era stata
felice di accoglierla. Nel pomeriggio avevano deciso di mettersi in
contatto con Natsumi.
La ragazza
era apparsa loro piuttosto affannata, ma contenta di vederle.
«
Non potete capire, ho perso il conto di quanti Poochyena ho dovuto
spazzare via! » esclama la ragazza, passandosi una mano tra i
capelli, mentre le altre due ridono divertite. « Per fortuna
le reclute del team Rocket stanno diminuendo, perché
rischiavo di far saltare in aria mezza isola. »
«
Non mi dispiace per loro. » commenta Esmeralda, provocando
una risatina a Lucinda. Anche Natsumi ridacchia, più
rilassata.
«
Davvero, non mi ricordavo di quanto fossero fastidiose le reclute che
sbucavano da ogni posto. » bofonchia, e simile frase fa
pensare Esmeralda. Da quando c’era stato quel bagliore sul
monte Corona, non si registravano più problemi che quei
soggetti provocavano. Anche Giardinfiorito, meta delle reclute
più pigre e lavative, non ne vedeva da un po’.
Una cosa
simile era parecchio strana.
Natsumi
chiude la chiamata, un po’ più tranquilla.
Non pensava
che parlare con le sue compagne l’avrebbe risollevata
così tanto. Certo, il ritiro del team Rocket era una notizia
positiva, e Hoenn aveva adottato ottime misure di ricollocamento dei
rifugiati, quindi il suo umore era decisamente migliorato.
Certo, Idro
e Magma rimanevano comunque un grosso problema, ma togliendo i loro
capi, le reclute diventavano facili da spazzare via una volta che si
era preso il ritmo. La ragazza saluta Vera, scambiando due chiacchiere
con lei. Questa le sorride, la aggiorna sulle ultime novità
e prende la sua strada. E’ quasi saltellando che la ragazza
raggiunge Drew, picchiettandogli divertita la spalla. Lui si gira nella
sua direzione, sorridendole.
«
Sei di buonumore. » commenta, e Vera invece di rispondergli
mostra un fiore un po’ strano.
«
Me l’ha dato Syed, ti ricordi, la bambina
dell’altro giorno. L’ha fatto lei. » il
ragazzo osserva la manifattura, ora che lo guardava meglio vedeva che
era finto.
«
Lo ha regalato a te e non a me! » esclama, fintamente
piccato. « E dire che sono io che l’ho fatta
ridere! » Vera si imbroncia.
«
Non è vero, non prenderti meriti che non sono tuoi!
» sbotta, ma le torna subito il sorriso. « Che
stavi facendo? »
«
Io e Roselia stiamo controllando delle decorazioni, presto ci
sarà la festa di primavera e pensavo di farne una qui. Certo
non sarà grandiosa, ma almeno aiuterà a mettere
di buonumore la gente. » Vera sgrana gli occhi, stupita.
«
E’ vero! Me n’ero completamente dimenticata!
» Drew reprime una risata.
«
Magari potremo trovare qualcuno che è capace di cucinare del
pollo con spezie. » Vera sembra pensierosa, poi batte la mano
contro il palmo.
«
Ho conosciuto una famiglia che aveva un ristorante prima, potrei
chiedere a loro. » dice, entusiasta, poi si china verso Drew.
« Intanto prendo questo scatolone e ti aiuto. »
dice, prendendo l’oggetto, senza che Drew possa fermarla.
D’improvviso da essa esce Roselia, ovviamente stupito di
tutto quel movimento. Vera lo guarda, sguardo che il Pokémon
ricambia, e se ne stupisce.
«
Te l’avevo detto che Roselia mi stava aiutando con le
decorazioni. » commenta Drew, riprendendo la scatola nelle
sue mani. Ora che ci faceva caso, il Pokémon stava cucendo
delle ghirlande splendide.
«
Scusa Roselia. » mormora, ma questi non sembra prestarle
più attenzione, focalizzato sul suo compito. « Fa
sempre così? » chiede a Drew, indicandolo, e lui
annuisce.
«
Quando è serio sì, che si tratti di una gara o di
badare al resto della squadra, lui diventa sempre mortalmente serio.
» Vera sorride.
«
Meno male che non si prende cura della mia, di squadra. »
commenta, abbassandosi, e osservando meglio l’operato.
« Roselia è proprio bravo. » commenta, e
poi volge lo sguardo verso Drew. Il ragazzo aveva una tale fiducia nei
suoi Pokémon, e conosceva fin troppo bene le loro
abilità. Era per questo che, passati i loro iniziali
dissapori, lei lo aveva ammirato profondamente. D’improvviso
alla sua mente torna cosa fosse venuto dopo simile sentimento, e si
trova a scuotere la testa con energia. No, non doveva pensarci.
«
Io vado a tentare di convincere per la preparazione del pollo.
» dice, con un sorriso, cercando di non far arrossare troppo
le sue guance. Troppo tardi, pensa, mentre si trova a fuggire da
lì, cercando di mettere più distanza possibile.
«
Non posso credere che hai davvero ritirato le truppe da Hoenn.
» Daniel, ormai, sembrava una presenza fissa nella sua
stanza. Iniziava a credere che dormisse nel suo letto e che mangiasse
dal suo stesso piatto. Pensiero indecente, lo ammetteva, ma ormai era
abituato a vederlo così spesso che gli faceva strano non
trovarlo lì.
Il ragazzo
lo aveva assistito in quei giorni, e con una certa stizza Silver doveva
ammettere che era uno stratega migliore di lui. Era meno impulsivo,
più calcolatore. Un leader perfetto a guidare delle truppe.
Era strano che non avesse mai tentato di avere un team tutto suo,
probabilmente sarebbe riuscito a soggiogare una regione o due.
«
Era la scelta migliore da fare. » Daniel gli sorride.
«
Non lo nego, ma mi sento offeso, avrei preferito saperlo da te e non da
Atena. » la sua espressione è quasi teatrale, ma
Silver non si scompone più di tanto. Ormai, vista la stretta
vicinanza, si stava abituando al suo carattere.
Si dirige
verso la scrivania, cercando di mettere distanza tra loro due, ma
Daniel sembra non capire l’antifona e lo segue mantenendo
sempre la stessa distanza.
«
Quindi, quale è il piano? » Silver si volta nella
sua direzione.
«
Piano? Pensi che rivelerei a te i miei piani? » replica,
scocciato, ma non sembra intaccare minimamente l’altro.
«
Dovresti. » risponde lui, avvicinandosi ancora di
più. « Tanto, ho i miei metodi per ottenere le
informazioni. » è terribilmente vicino, e lui
inizia a sentirsi soffocare.
«
Allora usali. » dice, guardandolo negli occhi. Daniel sembra
sorpreso dalla sua risposta, per poi allontanarsi da lui con uno sbuffo.
«
Non sei per niente divertente! » esclama. «
E’ una rottura andare a chiederlo ad Archer, con me parla
continuamente per enigmi! »
«
Non è un mio problema. » Daniel riprende la sua
compostezza, sistemandosi la giacca, e gli si avvicina di nuovo.
«
Presto lo diventerà. » mormora, a pochi millimetri
dal suo viso, per poi congedarsi lasciandolo completamente senza forze.
Non poteva certo permettersi di cedere a chissà quali
capricci dell’altro, aveva un piano da portare a termine.
Probabilmente avrebbe dovuto evitare di agire a Kanto, era un luogo
parecchio controllato. Johto gli sembrava la soluzione migliore.
Richiama
Milas, che si presenta alla sua porta con una velocità
incredibile.
«
Prendi metà delle tue reclute e dirigiti verso Amarantopoli.
» ordina, e l’altro lo osserva perplesso.
« Non mi hai sentito? » sibila, allora, e Milas
sembra sussultare.
«
Ho sentito, mi chiedevo il motivo di una simile mossa. »
Silver assottiglia lo sguardo. Cosa credevano, che fosse un bambino che
doveva rendere conto a loro di ogni mossa che faceva? No, aveva ragione
Daniel. I generali lo consideravano un bambino, un pupazzo da manovrare
a loro piacimento, lo dimostrava l’intervento a Hoenn. Ora,
però, avrebbe dimostrato quanto valeva. Era arrivato il suo
momento.
«
Milas, ti ho dato un ordine. Eseguilo, con partenza immediata.
» il suo tono di voce è più minaccioso
di quanto vorrebbe, ma rende il suo stato interiore.
Era
arrivato anche il loro momento.
«
Siete dei nostri? » Magdalena sussulta, indecisa. I
Capipalestra si erano presentati da lei, chiedendole attiva
partecipazione al contrattacco. L’idea la preoccupava, ma la
sua Espeon sembrava molto più combattiva di lei. Natsumi si
era già unita al gruppo, e sembrava determinata a fare tutto
il necessario.
Il pensiero
va alla sua casa, in chissà quali condizioni, e alla sua
famiglia ora al sicuro. C’erano altri allenatori, non avrebbe
certamente combattuto da sola. Si sentiva ispirata in un ambiente
simile.
«
Sì, vengo anch’io. » Pat e Tel le
sorridono lievemente, e lei prende la sfera di Lyph. Insieme si
dirigono verso il luogo della riunione, dove si sono già
radunati parecchi allenatori.
«
Il piano è semplice. » è Adriano a
prendere la parola, in sostituzione di Rocco. Questi era già
vicino alla base del team Magma a tenere d’occhio la
situazione. « Prenderemo la strada del passo selvaggio,
perché la funivia è stata nuovamente bloccata.
Arrivati sul monte Camino non potremmo fare altro che iniziare a
lottare con tutte le vostre forze, il team Magma è quello
più indebolito dalle ultime schermaglie, quindi
sarà quello da prendere di mira. » tutti
annuiscono e salgono sui loro Pokémon.
Natsumi
sale in groppa al suo Salamence, sperando che il Pokémon non
le tiri nessun brutto scherzo, e tutti prendono la via verso
Cuordilava. Il paesino, nonostante i recenti conflitti, sembra essere
rimasto intoccato. D’altronde viveva alle pendici di un
vulcano attivo e probabilmente niente poteva turbarlo.
La salita
verso la cima era costellata di reclute che cadevano come birilli ad
ogni attacco. Farsi strada fino alla cima, a parte rari casi, non era
difficile e passa mezza giornata prima che tocchino tutti la vetta. I
restanti membri del team si erano chiusi dentro il loro rifugio insieme
al loro capo, e sembrava non ci fosse verso di farli uscire.
«
Questo è un bel problema. » sentenzia Rocco,
facendo rientrare nella sfera metà della sua squadra.
« Nessun attacco Pokémon sembra scalfire quelle
porte, e non ho idea di cosa tentare. » Petra e Rudi si
avvicinano entrambi al portone, incuriositi.
«
Magari una mossa combinata di tipo Lotta potrebbe funzionare.
» dice Rudy, tastando il metallo, ma Petra scuote la testa.
« Qui stiamo parlando di Max, per quanto ne so potrebbe aver
inventato un materiale nuovo e indistruttibile. » entrambi
sospirano, scoraggiati, tornando a parlare con gli altri allenatori
della faccenda.
«
Potresti chiamare Ester, magari con i suoi spettri riuscirebbe a far
aprire questa porta dall’altra parte. » Rocco
sospira.
«
Ester è rimasta ferita durante uno scontro con il team Idro
un paio di giorni fa, è ancora sotto cura. »
«
Peccato. » sospira Adriano, incrociando le braccia al petto.
Lui voleva sbarazzarsi in fretta del team Magma e poi passare subito al
team Idro, molto più pericoloso e minaccioso per la sua
città, ma quel contrattempo rallentava tutti i suoi
piani. « Hai altre idee? »
«
Forse dovrebbe tentare di intavolare nelle negoziazioni. »
mormora Rocco, ricevendo uno sguardo scocciato. « Almeno
questo li farebbe uscire da lì. »
«
Non ci pensare nemmeno! » sbotta.
«
Ehi, almeno la mia era un’idea. » replica Rocco,
tornando ad osservare quel portone. Sembrava un ostacolo alla pace e
alla tranquillità che tutta la regione stava desiderando da
parecchio tempo. Il sole stava iniziando a tramontare. Nonostante le
giornate si erano allungate, in situazioni simili sembravano molto
corte.
«
Non siamo attrezzati per passare la notte qui. » commenta
Rocco, osservando gli altri allenatori. « Io
rimarrò qui di guardia, gli altri dovrebbero tornare a casa
e riposarsi insieme alle loro squadre. » Adriano annuisce,
riferendo la sua decisione agli altri allenatori. Questi erano
ovviamente riluttanti ad abbandonare il campo di battaglia, ma con
pazienza Adriano li aveva convinti a tornare lì la mattina
successiva.
Solo dopo
essersi assicurato che tutti abbiano preso il volo, si volta verso
Adriano. « E tu non vai? » l’uomo lo
osserva per un lungo istante, inarcando il sopracciglio.
«
Ti sei già scordato che siamo venuti insieme
perché io non ho Pokémon che possono volare?
» Rocco batte gli occhi un paio di volte, confuso. Se
n’era completamente dimenticato. Prende la
Pokéball di Skarmory, e la passa all’amico.
«
Trattamelo non troppo bene o ti si affezionerà troppo.
» commenta con un sorriso, e Adriano non commenta,
richiamando il Pokémon e salendogli in groppa.
«
Se succede qualcosa contattami subito. » dice, facendo
annuisce l’altro. Rocco lo guarda spiccare il volo, e poi
torna a concentrarsi su quella insolita porta. Sembrava impossibile da
sorpassare.
Sospira,
pensarci lo avrebbe solo fatto sentire più stanco. Col calma
l’uomo cerca un luogo protetto tra le rocce vulcaniche e ne
fa un giaciglio. Non era il luogo più strano dove avesse
dormito, e il tepore delle rocce vulcaniche creava un tiepido rifugio.
Non ci aveva impiegato molto a prendere sonno, e non sa per certo
quanto tempo sia passato quando sente tanti passi avvicinarsi. Il
tepore del sonno svanisce presto, facendogli aguzzare le orecchie. La
sua posizione era piuttosto nascosta dalla visuale del sentiero
principale, ma gli permetteva di sbirciare chiunque si stesse
avvicinando.
Non ci
vuole molto perché Rocco veda il capo del team Idro, seguito
dalle sue reclute. Non riesce a capire ciò che dicono,
perché parlano in tanto e fanno parecchio rumore. Fa quasi
ironia a pensare come un simile gruppo possa passare inosservato. Ivan
sparisce dalla sua visuale, seguito dal resto del suo team, e Rocco si
affaccia abbastanza in tempo per vedere la porta di metallo chiudersi
silenziosamente dietro di loro. Una cosa simile era un problema.
Doveva
contattare Adriano al più presto possibile.
«
E’ parecchio strano. » commenta Aria, osservando il
campo di erba alta che si stagliava di fronte a lei. Certo, il percorso
che portava a borgo Foglianova non era il luogo più popolato
della regione, ma era abituata ai Sentret che sbucavano da ogni fruscio.
Era
già il secondo giorno che non ne vedeva nemmeno uno.
Un simile
pensiero la metteva in agitazione, ma cercava di calmarsi.
Probabilmente dovevano ancora uscire dal letargo, anche se erano a
primavera inoltrata. Aria ricordava di come il team Rocket facesse
bracconaggio con Pokémon selvatici, e visti i recenti eventi
si ipotizzava un loro ritorno. Certo, mancava solo quello.
La ragazza
sospira, facendo rientrare il suo Eevee nella sfera, e facendo rotta
verso casa. Borgo Foglianova non era cambiata molto nei mesi in cui
è stata via. Si era fatta dei nuovi amici, era migliorata
nella lotta. Le mancava così tanto studiare che aveva
ripreso il volume di storia Pokémon, e si era messa a
leggerlo la sera precedente. Le mancava stare in classe con i suoi
amici. Durante la sua passeggiata incontra Elis, che si era nuovamente
arrampicata su un albero. Nonostante la ragazza non lo ammettesse, era
il suo modo per rimanere vigile. Certamente dall’albero aveva
una visuale migliore che dalla sua a terra.
«
Tutto bene Elis? » la chiama, e ci vuole un po’
prima che l’altra ragazza le presti attenzione. «
Vuoi che ti porto qualcosa da mangiare? »
«
No. » brontola l’altra, sistemandosi meglio sul
ramo. Erano passate ormai tre settimane da quando erano tornate a casa,
e niente era successo. Sapeva da Aria che la situazione a Hoenn e Unima
fosse tutt’altro che rosea, invece da loro stagnava una noia
che finiva a soffocarla. Una parte di sé desiderava che
succedesse qualcosa, che iniziasse un qualche tipo di lotta
permettendole di sfuggire a quella routine odiosa. Sente lo sguardo di
Aria ancora su di sé, ma la ignora comunque. Non aveva
alcuna voglia di perdere tempo con lei, e certamente questa avrebbe
capito l’antifona. Di certo non era come Kotone, che vedeva
avvicinarsi sempre di più. Quella sì che era una
scocciatura.
«
Buongiorno Aria! » saluta infatti con entusiasmo questa,
saluto che viene presto ricambiato dall’altra ragazza.
« Come va? »
«
Bene. » replica Aria con un sorriso, nella speranza che
l’altra possa ravvivare un po’
l’atmosfera.
«
E tu, Elis?! » Kotone alza la voce per farsi sentire, e una
simile mossa nei confronti di una scontrosa come Elis sembrava
sbagliatissima, eppure ciò che riceve è una
risposta stizzita. Kotone sorride. « Non considerarla male,
è solo molto scontrosa, ma non è cattiva.
» Aria si lascia andare a un sorriso nervoso, Kotone aveva
una visione positiva di fin troppe cose.
Lascia che
l’altra ragazza intavoli una discussione, mentre si guarda
intorno. Sembrava una giornata come le altre, almeno finché
non vede una colonna di fumo levarsi nel cielo. Era piuttosto lontana,
ma la scia nera era visibile anche ad una simile distanza.
«
Elis! » urla, all’improvviso. « Lo vedi
il fumo? » l’altra ragazza la guarda per un attimo,
prima di muovere la testa in varie direzioni in ricerca di
ciò che lei le stava indicando. Una volta trovata, la
ragazza annuisce. « Da dove viene?! »
Elis si
concentra, aguzzando la vista. Avrebbe facilmente pensato Fiordoropoli,
ma il fumo era troppo distante dall’antenna della radio.
« Amarantopoli. » dice, irrigidendosi. «
Amarantopoli sta andando a fuoco. »
La
città si era incendiata in poco tempo. Nonostante
l’intervento tempestivo di Pokémon acquatici e di
professionisti, il fuoco si era propagato fino alla torre Campana che i
monaci stavano cercando disperatamente di salvare. C’erano
persone che fuggivano da tutte le parti, odore di bruciato e urla
disperate.
Angelo si
era messo in prima linea a coordinare le operazioni di soccorso e
contenimento del fuoco, e fortunatamente gli alberi inumiditi dalle
recenti piogge che circondavano la città erano di grande
aiuto. Certo avevano a che fare con quel terribile fenomeno da soli, ma
almeno non avrebbe intaccato altre zone.
«
Nicolas, prendi Feraligatr e unisciti ai monaci. Se perdiamo la torre
Campana la nostra città sarà perduta per sempre.
» suo fratello annuisce, e insieme al suo Pokémon
inizia a farsi strada tra cenere e fiamme. Avrebbe dovuto usare anche
Gible, ma nonostante fosse uscita dall’uovo già da
diversi mesi era ancora molto restio ad usarla.
«
Usa Idrocannone. » ordina al suo Pokémon, che
obbedisce senza problemi, aprendo loro un varco verso la torre.
L’incendio da quel lato della città sembrava
essere più contenuto grazie allo sforzo dei monaci, ma
c’erano ancora case che bruciavano. Al centro
dell’incendio c’era il teatro di danza, di cui
l’architettura tipica stava andando persa per sempre. Le
kimono girl avevano messo a disposizione le loro capacità e
stavano aiutando in diversi punti del posto.
«
Mi ha mandato qui Angelo per controllare la situazione. » il
monaco più anziano si inchina, per poi guardarlo.
«
Il peggio qui è passato, sarei morto dal dolore se anche
questo luogo sacro fosse stato ridotto in cenere. » Nicolas
era a conoscenza dell’importanza della torre, nonostante non
fosse benedetta dalla presenza di Ho-oh come quella bruciata, ma ormai
era diventata un luogo di culto e come tale andava rispettata.
«
Sono contento non sia successo niente. Sapete che potete rivolgervi
alla mia famiglia per qualsiasi necessità. » il
monaco si inchina nuovamente, raggiungendo poi gli altri, e Nicolas
osserva il teatro continuare a bruciare. Ormai era l’unico
luogo che ardeva, lì in mezzo, il che era molto strano. Con
una certa stanchezza Nicolas torna nei pressi della palestra, vedendo
Marina parlare col fratello. Doveva essersi preoccupata molto, ed era
coperta di cenere.
Non era il
momento per lui di intromettersi, quindi con calma il ragazzo si
incammina verso il teatro. Per fortuna la sua casa sembrava essere
rimasta intoccata, e quindi anche una parte degli esperimenti che
Yukiko aveva affidato a lui. Meno male, temeva che se fosse successo
qualcosa a loro, una volta tornata lei l’avrebbe ucciso
– e non ci sarebbe stato nessun assortimento di sushi che
l’avrebbe placata, temeva –. Le kimono
girl si erano riunite intorno alla loro casa, vedendola bruciare fino
alle fondamenta. Non poteva immaginare l’idea di perdere
tutto così velocemente e in quella maniera.
Certo,
Amarantopoli era fatta di legno e non era estranea agli incendi, ma
Nicolas non aveva mai vissuto l’esperienza di finire in mezzo
a uno di questi e perdere tutto. Avrebbe voluto offrire qualche parola
di confronto, ma si rendeva conto di non averne nessuna in un momento
del genere. Le ragazze, però, stavano prendendo la faccenda
con grande dignità. Nessuna di loro sembrava particolarmente
distrutta, anzi, tutte si erano impegnate a favore della
città più che della loro stessa casa. Il loro
spirito di sacrificio era incredibile.
Il rogo del
teatro, ora identificato come origine dell’incendio,
continuò fino a tarda sera. Le persone ferite e rimaste
senza casa erano state dislocate a Fiordoropoli e Olivinopoli. Anche
Mogania aveva offerto la loro disponibilità, ma la strada
verso quel paesino era troppo tortuosa per essere raggiunta facilmente.
Erano
rimasti solo lui e Angelo, insieme ai monaci e ai poliziotti, in tutta
la città. Certo, Amarantopoli non era mai stata un luogo di
divertimento sfrenato, ma quella sera aveva un’aria molto
spettrale. Certo, la sua famiglia si specializzava nel tipo e lui
stesso era cresciuto tra i fantasmi, ma non negava che
l’atmosfera che permeava la città gli dava i
brividi. Non c’erano le fiamme, certo, ma rimaneva ancora la
tensione di tutta la giornata.
La polizia
aveva riferito di aver trovato delle bombe incendiarie al teatro, che
ovviamente avevano causato l’incendio, ma ancora non erano
risaliti al colpevole. Angelo aveva contattato gli altri Capipalestra
per sapere se avessero notato eventi strani, ma tutti gli avevano
risposto negativamente. La routine delle loro città era
intoccata.
«
E’ un bel problema. » dice Angelo, guardando fuori
dalla finestra. Avevano finito di cenare e stavano facendo una
valutazione sommaria dei danni. Per fortuna nessuna vittima, ma
parecchi feriti tra persone e Pokémon. « Al teatro
non sembra ci fossero materiali facilmente infiammabili. »
torna a dare un’occhiata alla lista del magazzino, forse gli
era sfuggito qualcosa. Nicolas, seduto al pc a scrivere, alza il suo
sguardo su di lui.
«
Allora l’hanno appiccato. » dice, massaggiandosi
una tempia. « Ma chi? » i due fratelli rimangono in
silenzio, prima di riprendere le loro mansioni. Nonostante fosse
impegnato a fare una lista di ipotetici danni, la mente di Nicolas
vorticava furiosa. Anche se l’incendio fosse stato doloso,
qualcuno avrà notato gente sospetta aggirarsi nei dintorni.
Voleva credere che nessun abitante di Amarantopoli fosse
così malvagio da distruggere la sua stessa città.
Una volta
terminato con quel compito avrebbe dovuto consegnare alla polizia
l’elenco degli abitanti, nella speranza che almeno uno di
loro avesse visto qualcosa. Dal canto suo la mente di Angelo era spinta
verso un’altra direzione.
Quello era
sicuramente un attacco ai danni della città, probabilmente
per mano di qualche team. Non si spiegava perché proprio
Amarantopoli, però. Fiordoropoli aveva
un’importanza molto più strategica. Il flusso dei
suoi pensieri viene interrotto dal bussare alla porta, e uno dei suoi
Haunter la va ad aprire. Entra un poliziotto con in mano una busta.
«
Scusate l’ora tarda, Capopalestra Angelo. » dice,
ma l’altro gli fa segno di non perdersi in
formalità. « I primi rilevamenti al teatro sono
stati completati e qui ci sono le prime analisi. »
l’uomo fa una pausa. « Non sono buone notizie.
»
Angelo
prende in mano la busta e la apre, venendo presto raggiunto da Nicolas.
I due fratelli leggono velocemente le informazioni, che non fanno altro
che confermare i loro sospetti, poi l’attenzione di entrambi
cade sulle foto successive ai risultati.
La
fotografia ritraeva i resti del teatro, ma si focalizzava su dei
particolari ordigni che a fuoco ormai domato spiccavano tra i resti,
scintillando alla luce del tramonto. Sembravano fatte di acciaio, e
portavano tutte un segno, in molti casi non molto integro. I due
ragazzi si guardano, sapendo di aver pensato la stessa cosa. Era
impossibile non riconoscere quel marchio.
«
Non voglio crederci. » mormora Nicolas, sedendosi, e anche
Angelo prende un lungo respiro, portando il suo sguardo sul poliziotto
che li osserva serio.
«
Purtroppo pare sia così. Quelle bombe portano il marchio del
team Rocket. Sono tornati in azione. »
Mamma miaaaa,
here we go again!
Commenti
sul capitolo:
Sta andando
tutto a schifio, ne sono consapevole. E non è manco la cosa
peggiore che accade.
La Ikari
è salpata e credo non la rivedremo mai più, ma la
sottotrama delle sostanze serve solo a mettere un po' di tensione alla
faccenda, non ci morirà nessuno. Per il resto a Hoenn la
situazione si sta scaldando (ah ah è perché
stanno su un vulcano quanto sono simpy) e nonostante il team Rocket non
c'è più avranno la loro fetta di problemi.
E poi
c'è Amarantopoli. Mi è pianto il cuore a scrivere
di un incendio di un posto storico, e spero di non doverlo fare mai
più, ma era purtroppo necessario come prova di potere. Ora
che Silver sta nei giochi soprattutto.
Ringraziamenti:
Ringrazio un
sacco quelli che leggono e che in un modo o nell'altro piacizzano
questa storia ~
|
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Capitolo 19 *** La testa decide meglio del cuore. ***
Alla mia Elena,
che questo capitolo l'ha voluto
e l'ha ottenuto.
Capitolo
Diciannove: La testa decide meglio del cuore.
La situazione a Kanto era
degenerata in fretta.
Julia era certa di
sapere che la loro tranquillità non era destinata a durare a
lungo, visti gli eventi di Amarantopoli, ma la sua situazione era
precipitata con una velocità assurda.
D’improvviso
c’erano reclute del team Rocket ovunque, e lei e Ash si erano
ritrovati bloccati a cause di forza maggiore a Celestopoli. Il loro
pomeriggio tranquillo e rilassato insieme a Misty era diventato una
sorta di continuo combattimento per farli tornare a casa.
Una volta che la
situazione aveva dato loro un’apertura, Ash l’aveva
afferrata per un braccio e si erano rifugiati nella palestra, doveva
avevano trovato diverse persone. Misty e le sue sorelle cercavano di
creare un ordine e riportare tranquillità tra gli abitanti,
ma sentendo i rumori che provenivano dall’esterno sembrava
molto difficile.
« Io devo
tornare a casa! » esclama Julia. Se quella era la situazione
a Celestopoli, non riusciva ad immaginare quella ad Azzurropoli.
« Non essere
stupida, uscire fuori è pericoloso. » la riprende
Misty, venendo assecondata da Ash.
« Ha ragione,
buttarsi fuori adesso sarebbe troppo pericoloso. » Julia li
guarda, piccata, e senza pensarci due volte si butta fuori dalla
palestra. Per un attimo la coglie un sincero terrore, vedendo quanti
nemici aveva davanti, ma si riprende un po’ di calma e fa
uscire Charmeleon dalla sfera.
Le reclute la notano
subito, e Julia si trova sommersa dagli attacchi di Zubat e Raticate.
« Charmeleon,
usa Dragartigli! »
« Nidoking,
usa Incornata! » Julia si volta, trovandosi accanto Gary. Il
ragazzo sembrava affannato, e nel vedere la sua esitazione sembra
scocciarsi. « Julia, concentrati! » lei si
irrigidisce per la ripresa, ma si concentra sulla sua battaglia. Nel
vedere l’arrivo di Gary, anche Ash e Misty si erano uniti a
lottare insieme a loro.
Dopo
l’ennesima recluta sconfitta Julia sospira, esausta. Non
aveva mai combattuto con una tale intensità per un tempo
così lungo. D’improvviso Charmeleon inizia a
brillare, cogliendola di sorpresa.
La forma del suo
Pokémon si ingrandisce, e nel bagliore la ragazza riesce ad
intravedere delle ali e un verso molto più profondo di
quello a cui era abituata. La luce svanisce, e tutti ammirano un
Charizard stagliarsi sul campo di battaglia. Il Pokémon
ruggisce, intimidendo i suoi avversari, e un simile evento riporta le
forze a Julia che riprende a combattere con sempre più
entusiasmo.
Il suo
Pokémon pone fine agli ultimi combattimenti, e Julia gli si
avvicina, accarezzandogli le ali. Charizard emette un lieve sbuffo
compiaciuto.
« Tu che ci
fai qui Gary? » chiede allora Ash, osservandolo, e Gary lo
fulmina con lo sguardo.
« Secondo te?
Hanno preso d’assalto Smeraldopoli, sono riuscito a farmi
strada per controllare che il nonno stia bene. »
« Anche
Smeraldopoli? » Gary annuisce.
«
Sì. Hanno pure reso impossibile volare, sembra che abbiano
formato un campo elettrico che impedisce ai Pokémon di
alzarsi in volo. » spiega. « Comunque non posso
perdere tempo qui, devo arrivare a Zafferanopoli. »
« Vengo
anch’io. » Gary osserva Julia perplesso, ma
sospira. « Va bene, ma non rallentarmi. » la
ragazza annuisce, e Ash li guarda prendere la strada verso
l’altra città. Poi torna a guardare Misty. Certo,
si era preoccupato quando Julia si era lanciata sul campo di battaglia,
ma quando aveva visto Misty seguirla non ci aveva più visto.
La preoccupazione che
aveva provato non riusciva a descriverla. Pikachu emette qualche lieve
verso, per poi assumere un’aria sorniona che lo fa arrossire.
« Avanti, Pikachu, andiamo ad aiutare! » esclama,
emettendo un tono più nervoso di quanto vorrebbe. Il
Pokémon sembra assecondarlo, ma Ash si sente osservato da
lui per tutto il resto della giornata.
Touko aveva perso il
conto di quante persone aveva combattuto fino a quel momento. Chiunque
le aveva sconsigliato di buttarsi in una simile maniera
all’attacco, ma non le importava. Aloé
l’aveva trovata a braccare delle reclute a Zefiropoli e
l’aveva presa da parte, tentando di calmarla.
Nessuno riusciva a
dirle dove si trovava N, e un pensiero simile la faceva morire dentro.
Avrebbe dovuto rimanergli accanto. D’altronde Natural aveva
un’importanza strategica per il team Plasma, era ovvio che
potevano tentare di riprenderlo con loro.
« Touko.
» la voce di Aloé è pacata, quasi
materna. La ragazza alza gli occhi sulla donna di fronte a lei,
sorseggiando del tè. L’atmosfera della biblioteca
aveva avuto un effetto sedativo su di lei. « Capisco che sei
preoccupata, ma la tua ricerca farà solo peggiorare la
situazione di N. » Touko scatta in piedi.
« Siediti,
cara. » le dice la donna, e lei si trova ad obbedire.
« Ora che il team Plasma sa che stai cercando N, faranno di
tutto per tenerlo nascosto. » dice, ma un lieve sorriso le si
forma in volto. « Però, grazie alla confusione che
hai creato, Silvestro è riuscito a procurarsi la sua
posizione esatta. » il viso di Touko d’improvviso
è la rappresentazione della felicità
più genuina.
« Ti prego,
Aloé, dimmi dove si trova. » la donna la osserva
per momenti che le sembrano interminabili.
« Lo
farò, Touko, ma dovrai fare tutto con molta cautela.
Basterà un passo falso perché ti scoprano e ci
ritroveremo al punto di partenza. » lei annuisce, determinata.
« Bene. Le
informazioni di Silvestro dicono che lo spostano continuamente, ma
stasera partirà da Libecciopoli per andare a Boreduopoli.
Potrai agire nel punto che preferisci. » Touko annuisce, e
prende tutte le informazioni molto più fiduciosa.
Passa tutto il
pomeriggio selezionando con cura la sua squadra. Inizialmente indecisa
se portare con sé Reshiram, pensa che sarebbe stato meglio
averlo con sé. Il Pokémon era in grado di
percepire la presenza dell’eroe degli ideali e
probabilmente le sarebbe stato d’aiuto. La sera arriva
lentamente, e Touko ripassa mille volte il suo piano. Avrebbe fatto il
suo intervento a Mistralopoli, e avrebbe portato N nei pressi della
torre Dragospira. Una volta lì avrebbe messo Reshiram a
guardia, e se aveva delle certezze, una di quelle era la paura sacrale
che avevano i seguaci dei Pokémon leggendari.
Mistralopoli era
particolarmente umida quella sera, e Touko osserva il crepuscolo
colorare le acque del paesino, per poi volgere la sua attenzione ad un
gruppetto che cercava di sembrare il più vago possibile.
Agli occhi delle
persone che stavano tornando a casa, non sembravano niente di che, ma
Touko era in grado di riconoscere Natural ovunque.
Prende un grosso
respiro, richiamando Gothitelle.
« Usa
Psicoraggio. » la Pokémon la osserva confusa per
un istante, era la prima volta che le veniva ordinato di colpire degli
esseri umani con i suoi poteri, ma poi obbedisce e prende di mira le
persone indicatele dalla sua allenatrice.
Le persone accusano il
colpo, e Gothitelle fa planare Touko più in basso con la
psicocinesi. La ragazza sente l’adrenalina salire nel suo
corpo, mentre afferra per la mano un N ancora stordito e lo porta via
con sé. Non sa per quanto corre, e quanta distanza ha
percorso, ma riesce a calmarsi solo alla vista della torre. Reshiram
viene messo subito alla porta della costruzione, mentre lei prende le
mani di N e lo fa sedere sulle rovine. L’altro le appare
ancora molto stordito, ma lentamente sembra riprendere coscienza di
sé.
« Touko?
» lei gli sorride, sollevata, tenendogli le mani ancora di
più.
«
Sì, sono io. » dice. « Sei al sicuro
adesso. » lo abbraccia d’impulso, stringendolo
forte a sé. N sembra spaesato dal suo gesto per qualche
momento, ma poi ricambia la stretta. Il loro abbraccio sembra durare
un’eternità, ed è con un vago
dispiacere che Touko lo lascia andare. N si massaggia la tempia,
probabilmente risentendo ancora degli effetti del suo attacco, e un
po’ se ne dispiace.
« Scusa,
magari avrei dovuto usare metodi più tradizionali.
» N ricambia, scuotendo la testa.
« Non credo,
ero accompagnato al trio oscuro in persona. Metterli fuorigioco non
è così facile. »
« Di certo
non passeranno oltre Reshiram. » sorride sicura lei, e N si
volta in direzione del Pokémon leggendario, parlandogli in
una lingua antica che lei non conosceva. Dopo qualche minuto, il
ragazzo si gira nella sua direzione, più preoccupato.
« Ti sono
grato per avermi salvato, Touko, ma c’è ancora
qualcosa che devo fare. » una simile affermazione la mette in
guardia, facendola irrigidire. « Non innervosirti.
C’è un motivo per cui mi stavano portando a
Boreduopoli. » la ragazza lascia allentare un po’
la tensione, ma rimane ancora all’erta. « Da quello
che sono riuscito a comprendere, il team Plasma si sta preparando a
partire in massa, anche se non ho idea dove sia diretto. »
lei lo guarda. « Devo prima recuperare Zekrom, e poi andare
subito a fermarli. » Touko gli si avvicina, appoggiando una
mano sul suo braccio.
« Io vengo
con te. » N le sorride.
« Di questo
non avevo dubbi. » fa una pausa. « Ho nascosto la
sua pietra proprio in cima alla torre, ho sempre pensato che potevano
tentare di rapirmi. Un po’ triste che sia successo davvero.
»
« Ma almeno
Zekrom è al sicuro. » lo anticipa, Touko,
precedendolo nella scalata della torre. Non ci vuole molto
perché ritrovino la Scurolite e N faccia tornare il
Pokémon al suo stato originario. Questi sembra scocciato per
quel pisolino fuori programma, ma N sembra placarlo e ciò le
basta. Touko prende un grosso respiro. Ora toccava al team Plasma.
« Natsumi,
non sta bene origliare. » la ragazza scocca
un’occhiata a Vera, che la stava rimproverando ma non
sembrava disposta ad andare via.
« Sembra
essere una cosa importante, Vera, se non la sentiamo adesso non credo
che avranno la gentilezza di riferircelo loro. » non era la
migliore delle situazioni, lo ammetteva. Non era il tipo da spiare, ma
aveva visto Rocco e Adriano seguire il professor Birch dentro una
stanza e chiudersela alle spalle. Probabilmente stava succedendo
qualcosa di grave, probabilmente al rifugio Magma dato il loro recente
attacco, e il fatto che non fossero più tornati da quelle
parti. Certo, lei aveva volato fino a quel posto, ma non era riuscita
ad avvicinarsi più di tanto vista la massiccia presenza di
poliziotti. Era un bel mistero.
Natsumi si focalizza
sui rumori che provenivano dietro la porta, riuscendo vagamente a
sentire ciò che si stavano dicendo.
«
…sembrano svaniti nel nulla… »
«
…le tracce… »
«
…torno a Kanto… » Natsumi cerca di
mettere insieme ciò che sente, ma è difficile. Ad
un tratto, Vera la trascina via. Si stava avvicinando qualcuno, e
nessuna delle due voleva essere beccata a fare
un’attività di spionaggio. La ragazza fissa un
punto vuoto, cercando di far incastrare i pezzi insieme alle
informazioni che lei aveva raccolto.
Ormai era sicuro che
fosse successo qualcosa ai due team. La loro presenza era stata
cancellata, visto il ritorno di Alice a Forestopoli. Anche
Ciclaminopoli diventava quasi una tappa per le persone sfollate che
stavano iniziando a tornare alle loro case, o a quello che rimaneva di
esse.
Ormai era certo.
Non sapeva come, ma
avevano vinto quel conflitto. Una simile notizia la fa sentire
più leggera, e un sorriso le si dipinge in volto. Certo, lei
non aveva partecipato alla battaglia finale, ma era contenta lo stesso.
Finalmente era tornata la pace a Hoenn.
«
Perché sorridi? » le chiede Vera, notando la sua
espressione. Questa diventa ancora più scintillante mentre
la ragazza si gira verso di lei.
« Non
capisci, Vera? E’ tutto finito! Finito! » esclama,
facendo salire sempre di più la perplessità in
Vera. Camminano un po’ insieme, poi Natsumi raggiunge la
piazzetta e sale sul dorso di Salamence, dicendo che faceva un salto a
casa. Vera fa spallucce, tanto non poteva fermarla, e decisamente non
sarebbe riuscita a farlo anche se l’avesse voluto.
«
Perché tutto quell’entusiasmo? » le
chiede Drew, che era dietro di lei. Vera sobbalza per la sorpresa,
girandosi verso di lui con un sorriso nervoso.
« Se devo
essere sincera, nemmeno io l’ho capito. » dice, ed
entrambi osservano la direzione in cui è volata via Natsumi.
Drew fa spallucce, prima di riportare la sua attenzione su Vera.
« Beh, allora
invito solo te a pranzo. » le dice, e Vera arrossisce.
« Cosa?
»
« A pranzo.
Io e te. Pensavo di invitare anche le altre ragazze, ma Magdalena
è tornata a porto Alghepoli e Natsumi è volata
via. Rimani solo tu. » fa una pausa. « Ti va? Hanno
riaperto i chioschetti di cibo etnico e volevo farci un giro.
» Vera sembra pensarci un po’, ma poi gli sorride.
«
Sì, certo. » Drew, riassumendo un comportamento
galante, le regala una rosa – che aveva tenuto nascosta per
tutto quel tempo – e le offre il suo braccio. Vera non esita
ad accettarlo, sorridendogli.
« Devo dire
che quello ad Amarantopoli è stato decisamente un buon
colpo. » Silver prende un lungo respiro, cercando di ignorare
che Daniel si fosse nuovamente seduto sulla sua scrivania.
«
Sì, lo so. » l’altro ragazzo sembra non
scomporsi di fronte al suo tono rigido, offrendogli un sorriso come
risposta.
« Ti sto
adulando, potresti accettare un complimento di tanto in tanto.
» Silver alza lo sguardo su di lui. La sua presenza lo
infastidiva, e iniziava a capirne la ragione. Daniel era una creatura
imprevedibile e incontrollabile, e lui era ormai troppo abituato alla
cieca obbedienza che aveva dalle reclute del team. Anche i generali,
dopo le rispettive punizioni per le loro iniziative, avevano retrocesso.
Daniel no, lui
continuava ad essere uno spirito libero che non avrebbe mai accettato
un ordine da lui.
« Spero che
tu non sia qui solo per i complimenti. » replica, tornando a
guardare la mappa con i piani di spostamento. C’è
improvviso silenzio, e Silver si trova a tornare ad alzare lo sguardo.
Daniel lo stava fissando. Aveva un colore degli occhi particolare, un
viola acceso che sembrava svelare tutti i segreti che celavi. Lo stava
guardando con serietà, ma poi abbozza un sorriso e si
abbassa al suo stesso livello.
« E anche se
fosse? » replica, divertito. Silver vorrebbe replicare che se
non è lì per le informazioni, dovrebbe andarsene.
Dovrebbe anche smettere di sedersi sulla scrivania e accavallare le
gambe. Dovrebbe proprio stargli lontano.
Sa che potrebbe
dirglielo, ma non avrebbe comunque effetto. Daniel era indomabile anche
per lui, che aveva ridotto in ginocchio un intero team. Il ragazzo fa
per allontanarsi, ma Silver lo afferra per la collottola
dell’impermeabile che portava. Sente il materiale scivolargli
dalle dita, ma non ha intenzione di mollare la presa.
Un simile gesto sembra
cogliere di sorpresa anche lui, e per un attimo pensa di lasciarlo
andare. Il suo tentativo di intimidirlo sembrava piuttosto ridicolo,
adesso.
Il viso di Daniel
è vicino, sente il suo respiro, e i loro occhi sono allo
stesso livello. Finalmente era riuscito ad abbassarlo al proprio.
Silver deglutisce, indeciso su cosa fare. Daniel batte un paio di volte
le ciglia.
Sente la sua bocca
aprirsi per dire qualcosa, e poi richiudersi. Avrebbe dovuto parlare,
qualsiasi cosa detta avrebbe sicuramente spezzato la tensione che si
era creata. Lui non riusciva a lasciar andare la presa e Daniel
sembrava non volersi togliere da essa.
La sua mente presto
diventa un subbuglio, non sapeva cosa fare.
Gli occhi di Daniel si
chiudono, e la sua mente va in cortocircuito. Non capisce subito
perché lo stia facendo, ma una volta che le sue labbra
toccano quelle di Daniel, lo comprende fin troppo bene. Desiderio. Lui
aveva sempre provato desiderio nei suoi confronti, e solo ora che
finalmente otteneva ciò che aveva tanto desiderato lo capiva.
Daniel non sembra
disturbato dalla sua iniziativa, ma dopo un po’ il suo
contatto casto sembra dargli fastidio, tanto che si sente mordicchiare
le labbra con una certa stizza. E’ in quel momento che si
ricorda di non avere alcuna esperienza, di non avere idea di cosa fare.
L’altro
sembra capirlo, perché gli passa una mano tra i capelli e
avvicina il suo viso a sé. Silver sente il viso andare a
fuoco, ma quella poca razionalità che gli era rimasta sembra
incoraggiarlo a cedere, cosa che lui fa ben volentieri. Il bacio si fa
più caldo, lo spazio tra di loro più stretto, e
la lingua di Daniel accarezza le sue labbra. Silver trema, ma gli si
arrende, e lascia che questi gli tiri un po’ i capelli,
facendo inclinare la sua testa.
Silver sente entrare la
lingua dell’altro nella sua bocca, e sente la sua coscienza
scivolare via, aggrappandosi alle braccia dell’altro. Daniel
emette uno sbuffo divertito, prima di accarezzare la sua lingua con la
propria, accompagnandolo in un movimento lento ma terribilmente
eccitante.
Quando si staccano
Silver non sa quanto tempo sia passato, ma è ben consapevole
di avere il viso in fiamme. Alza lo sguardo verso Daniel, trovandolo
come specchio della propria condizione. Il rossore sul viso
dell’altro ragazzo sembrava persino più visibile
del proprio, e per quanto non disgustato, gli sembra comunque sorpreso.
Non ha idea di cosa
dire, la sua mente è un turbine. Silver prende un grosso
respiro, allungandosi sulla sedia, per poi alzarsi e uscire dalla sua
stanza, lasciandosi Daniel dietro. Questi, rimasto seduto sulla
scrivania, si tocca ancora le labbra, confuso. Di certo una simile
variazione del tema non se l’aspettava. Certo, sicuramente
una parentesi di questo tipo era stata piacevole, ma non abbastanza da
fargli cambiare idea.
« Bacia bene,
sì. » dice, a se stesso, sottovoce. « Ma
ciò non mi farà cambiare idea. » con un
gesto si passa ancora una volta il pollice sul labbro inferiore, e fa
un lungo respiro cercando di riprendere la sua compostezza.
Con calma esce dalla
stanza di Silver, ignorando le reclute che incontrava per strada, la
mente persa nei suoi pensieri. Ormai gli eventi erano a buon punto, di
certo non avrebbe cambiato idea ora che tuti gli attori si stavano
avviando ai loro posti sul suo personale palco.
Daniel esce alla luce
di Fiordoropoli, chiamando a sé Mistral e salendo in groppa
alla Fearow. Doveva fare rotta a Zafferanopoli, mancava giusto qualche
tocco e tutto sarebbe stato pronto.
«
E’ quello il rifugio del team. » sussurra N. Erano
arrivati a Boreduopoli al calare della sera, e quasi certamente il trio
aveva riferito della perdita di N. Avrebbero dovuto muoversi con
parecchia cautela. « Vista la loro poca
disponibilità, non credo che abbiano spostato il rifugio
della città. » Touko annuisce, osservando un
condominio piuttosto comune che sfuggiva subito allo sguardo. Se
c’era qualcosa che il team Plasma era in grado di fare,
sicuramente era nascondersi.
N, a parte Zekrom, era
rimasto senza Pokémon e Touko era consapevole che il
più dell’azione sarebbe toccata a lei. Non le
dispiaceva, un po’ di movimento sarebbe stato un toccasana
data l’adrenalina che ancora circolava nel suo corpo.
« Quando
vuoi, Touko. » le dice, e la ragazza prende con sé
la Pokéball di Mienshao. Grazie a lui sarebbe riuscita a
contare su un buon effetto sorpresa, con relativa confusione. Con calma
Touko esce dal suo nascondiglio, prima procedendo cauta verso
l’edificio, con aria ingenua, con al seguito il suo
Pokémon. Più si faceva vicina, però,
notava una calma che non sembrava appartenere ad un covo di persone.
C’era un silenzio irreale.
La ragazza cerca di non
pensarci troppo, e si scambia uno sguardo con Mienshao. «
Calcinvolo. » gli dice, piano, e questi non esita a saltare
ed abbattere la porta con una sola mossa. Touko si fionda dentro,
già pronta ad affrontare chissà quanti seguaci
increduli, ma viene accolta solo dal silenzio. C’era ancora
la luce accesa, e un disordine tipico di un luogo abitato, ma non
vedeva nessuno. Forse si erano accorti del suo arrivo e si erano
nascosti? Non sarebbe stato strano, dato il suo intervento a
Mistralopoli.
Col calma Touko sale
sulle scale, seguita dal suo Pokémon, trovando la stessa
situazione del piano inferiore. Si mette a cercare in ogni anfratto,
forse c’era qualche passaggio segreto a lei sconosciuto. Non
trova niente, ed è con un po’ di sconforto che
esce dalla casa, facendo segno di avvicinarsi.
N arriva subito,
guardandola incuriosito. « Sei stata così veloce
che non ho sentito nessuno urlare alla sconfitta. » scherza,
con un sorriso, ma nel vedere l’espressione di Touko torna
serio. « Che è successo? »
Lei sempre rimuginare
un po’, prima di alzare lo sguardo su di lui. « Che
tu sappia, ci sono delle stanze nascoste? » Natural la guarda
per qualche momento, perplesso, per poi scuotere la testa.
« No, non
qui. »
« Allora non
c’è davvero nessuno. » commenta Touko,
guardando verso l’entrata. « Ho cercato dappertutto
e non ho trovato niente. »
« Questo
è davvero strano. » osserva N, entrando
nell’abitazione, seguito subito da lei. Insieme si mettono a
cercare possibili indizi, pulsanti segreti e porte nascoste, ma la loro
ricerca sembra infruttuosa. L’unica nota positiva era il
ritrovamento dei Pokémon di N, che erano più che
felici di tornare nelle mani del loro allenatore.
« Questo
è parecchio strano. » commenta nuovamente N, dopo
che si siedono su un divano, esausti dalla loro indagine. «
Nemmeno i Pokémon di tipo psico hanno rilevato stranezze.
Però io oggi dovevo arrivare qui, non posso credere che non
avessero lasciato nessuno a custodire questo posto. »
Touko si lascia andare
sul divano, fissando il soffitto.
«
E’ un bel mistero. » mormora, mentre N imita il suo
movimento, appoggiandosi accanto a lei. Touko muove la testa di lato,
incontrando lo sguardo di N, e gli sorride. « Sono contenta
che sei al sicuro. »
« Sono
contento che mi hai salvato. » le risponde lui, sorridendo, e
Touko arrossisce leggermente. Non era quello il momento giusto di
imbarazzarsi, quindi cerca di spostare il suo sguardo altrove senza
riuscirci. Nel guardarla, però, N sembra essere colto da una
folgorazione e i pezzi iniziando ad incastrarsi.
« Ora ho
capito. » esclama, improvvisamente nervoso. « Mi
hanno portato qui per sbarazzarsi di me! » Touko rimane
seduta, in silenzio. N si passa una mano tra i capelli, innervosito.
« Ho sentito di quello che parlavano, so che stanno
progettando qualcosa di grosso. Ma non qui, si dovevano spostare,
andare via. »
« Cosa vuoi
dire? »
« Credo che
il team Plasma abbia abbandonato Unima. Hanno trovato un nuovo
obiettivo e si stanno dirigendo verso quello. »
Fortebrezza, per
fortuna, non era rimasta particolarmente stravolta dal team Plasma.
D’altronde, era un piccolo paesino che non aveva alcuna
importanza strategica, e come tale probabilmente era stata considerata.
Di questo Serenity era
contenta. Certo, a casa c’era solo suo padre, e il resto
della famiglia era disperso al vento, ma era stata sollevata a tornare
e trovare tutto al suo posto. Certamente non stava vivendo la
condizione di Kanto, a quanto era riuscita a sentire da Nicky. La
ragazza parlava solo per Smeraldopoli, ma non dubitava che una simile
condizione si fosse moltiplicata per tutta la regione.
Sapeva che sarebbe
successo.
Avrebbe potuto
evitarlo, ma come al solito non era riuscita a parlare. Daniel aveva
ragione, era a tutti gli effetti un’incapace. Tutto
ciò che stava succedendo era anche una sua
responsabilità e un pensiero simile la faceva scoppiare a
piangere. Non sarebbe mai riuscita ad essere abbastanza.
« Serenity?
» la ragazza sente il padre bussare, e cerca di pulirsi il
viso dalle lacrime.
« Entra pure
papà. » l’uomo varca la soglia della sua
stanza, e gli basta un’occhiata per capire che stava
piangendo. L’uomo guarda la figlia, indeciso sul come
approcciarsi a lei, e decide di sedersi sul suo letto, incoraggiandola
a fare lo stesso. Serenity però nega con la testa, volendo
rimanere alla finestra. Se si fosse avvicinata temeva, profondamente,
che il padre avrebbe capito quale persona pessima lei era.
« Pensavo che
dovresti tornare a Kanto. » dice d’improvviso lui,
sorridendole con calma, e Serenity sgrana leggermente gli occhi,
sorpresa.
«
Perché? » gli chiede.
« Qui non ci
sono problemi, e ce la stiamo cavando, mentre ho sentito le ultime
notizie provenienti da Kanto e sono tutt’altro che rosee.
Pensavo che volessi andare ad aiutare i tuoi amici. »
Serenity avrebbe voluto
urlare che lei li aveva condannati, i suoi amici, oltre che una miriade
di persone innocenti, e che nessun aiuto avrebbe ripagato la sua colpa.
Le lacrime tornano a solcarle le guance.
Suo padre la osserva, e
non le dice niente. E’ confortante, se le facesse anche solo
una domanda probabilmente crollerebbe su se stessa. Invece questi le si
avvicina, accarezzandole la testa con affetto.
« Non so cosa
stai pensando, Serenity, ma qualsiasi cosa sia ti sta facendo soffrire
tanto. Forse non sono nemmeno in grado di capire ciò che
provi, e non posso esserti di alcun aiuto. Capisco se non ne vuoi
parlare con me. » i singhiozzi delle ragazza aumentano.
« So però che tu sei una persona che ha sempre
fatto la cosa giusta, ogni situazione che ti si è presentata
sei riuscita a risolverla. Finora hai sempre fatto la scelta giusta.
»
« E se
stavolta è quella sbagliata? » singhiozza allora
lei. « Se la mia pessima scelta ha ferito altre persone, che
dovrei fare? » il padre sembra pensarci un po’, e
poi tornare a guardarla.
« Rimediare,
Serenity, è l’unica cosa che puoi fare.
» le trema il labbro a quella risposta, e le si forma un
groppo in gola. Suo padre le accarezza la testa, e la lascia da sola.
Serenity guarda in basso, cercando di calmarsi. Doveva rimediare, e
forse ancora poteva rimediare. Certo, il danno fatto da lei era enorme,
ma poteva ancora salvare qualcuno.
Con rinnovata calma la
ragazza si passa dell’acqua sul viso, nel tentativo di
placare il rossore, e calma la voce il più possibile. Poi
prende il suo Interpoké, e compone il numero del professor
Oak. La linea la fa attendere un po’, ma finalmente Samuel le
risponde.
« Serenity.
»
« Mi scusi
per la chiamata a quest’ora. » l’uomo le
appare stanco, provato, e ciò fa crescere il suo senso di
colpa. « Ma volevo dirle che non ho detto tutta la
verità sui fatti della torre Memoria. Quel giorno
lì si trovava anche Daniel. »
L’uomo le
appare sorpreso, ma la incoraggia a proseguire.
« Mi dispiace
non averlo riferito prima, ma non volevo tradirlo. E’ stato
un mio amico per anni, e mi rendo conto solo ora di come questo
rapporto si sia ritorto contro di me. » una simile
informazione, ora che si rende conto, è inutile. Stava solo
cercando di giustificarsi agli occhi altrui. « Ma
quel giorno lui mi ha riferito delle cose. Precisamente, ciò
che sta succedendo adesso. »
« Cosa
intendi dire? »
« La
coalizione con i team, e i loro attacchi sono stati organizzati da
Daniel. » finalmente era riuscita a dirlo. Se l’era
tenuto per mesi dentro, e finalmente qualcun altro lo sapeva.
Dall’altro capo, Samuel Oak sembra piuttosto dubbioso di tale
informazione.
« Ne sei
sicura? Perché avrebbe motivo di intrecciare un piano
così intricato e violento? » Serenity abbassa lo
sguardo, indecisa. Aveva le sue ipotesi sulla motivazione di Daniel, ma
di certo non voleva dirle. Sapeva però una cosa con certezza.
« Sta
puntando alla distruzione del team Rocket. » dice.
« Non so nemmeno io il motivo, ma il suo piano è
quello di usare gli altri team per distruggerlo. »
«
Perché riferirlo a te? »
« Voleva che
mi unissi alla sua causa. » la sua mente torna a quel giorno,
tra le nebbie spettrali della torre. Daniel l’aveva guardata
speranzoso, probabilmente pensava che si sarebbe unita a lui, ma
ciò che le proponeva era disumano. Aveva cercato di farlo
ragionare, e lui aveva completamente cambiato atteggiamento.
Di certo non sarebbero
stati più amici, lei non avrebbe potuto capire
ciò a cui lui ambiva.
Anche lei aveva pensato
la stessa cosa, ma non si trovava a desiderare di capirlo.
L’amico a cui teneva così tanto sembrava non
esserci più.
C’è
silenzio dall’altro capo, ma poi il professor Oak parla.
« Sai ancora qualcosa? » lei annuisce.
«
Sì. Visti gli eventi, presto ci dovrà essere uno
scontro. Non so dove, ma so che li farà riunire tutti nello
stesso luogo. » l’uomo la ringrazia, visibilmente
agitato, e chiude la chiamata.
« Avete
sentito? » chiede agli altri professori, tutti riuniti nella
stanza. Aralia annuisce, cercando di ignorare il tremore delle sue
mani. Era tornata da poco a Kanto e già si trovava ad
affrontare nuovi problemi.
«
Bisognerà iniziare a tracciare gli spostamenti dei team, e
calcolare un eventuale luogo dello scontro. »
« Non
sarà così facile, si sono perse le tracce dei
team Magma e Idro. » commenta Birch, rimasto in disparte per
tutto quel tempo. « E per quanto ha detto Rowan, anche il
team Galassia sembra essersi ritirato. » il professore preso
in causa incrocia le braccia al petto.
« Anche se
fosse, bisogna tenere d’occhio il team Galassia
più di tutti. Non hanno solo sete di potere, ma hanno creato
un’arma piuttosto potente. » il professor Oak si
massaggia una tempia, stanco e nervoso.
« Quindi ci
sono rimasti solo i team Plasma e Rocket da osservare. »
« No.
» annuncia improvvisamente Aralia, osservando lo schermo del
suo Interpoké. « Anche del team Plasma si sono
perse le tracce. »
«
Com’è possibile? » chiede Elm.
« Sono tutti composti da masse di persone, non passerebbero
di certo inosservate. »
«
Probabilmente stanno usando le vie dei civili per spostarsi. Visti i
recenti disastri, c’è un controllo meno rigido per
muoversi da una regione all’altra, per poter permettere agli
sfollati di raggiungere eventuali parenti di altre regioni. »
commenta Aralia. « Anche se i controlli sono stretti nelle
regioni di arrivo, molte delle nuove reclute sicuramente non sono nei
registri di polizia come appartenenti ai team. »
« Si sono
fatti più furbi. »
« Oppure
qualcuno gli ha dato l’idea. » torna il silenzio
nella loro stanza, tutti loro pensavano ad un metodo per prevenire una
possibile tragedia.
« Aspettate
un attimo. » dice Elm. « Serenity ha detto che lo
scopo finale è la distruzione del team Rocket. Questo ancora
non ha fatto perdere le sue tracce. Basterà seguire loro.
» gli altri professori lo guardano, interdetti, per poi
annuire.
Quella era ormai
l’unica soluzione che gli era rimasta.
Rieccoci qui,
puntualissimi.
Commenti
sul capitolo:
Hoenn
finalmente è libera, certo, ma Kanto e Johto ora avranno un
bel daffare. Questo è davvero solo l'inizio. L'importante
è che la gente si goda almeno un po' di pace e fluff, come
fa giustamente la Contest.
Anche Touko e
N finalmente si sono riuniti, e ancora non hanno finito di fare fronte
comune di fronte al disastro che si staglia di fronte alla loro
regione. Però saranno insieme e questo, anche in tempi di
guerra, èla cosa più importante.
Serenity ha
finalmente detto ciò che si teneva dal capitolo sei, ma
chissà se sarà sufficiente per prevenire un
disastro. Bastarà continuare a leggere per scoprirlo.
Ringraziamenti:
Ringrazio come
al solito chi legge e chi sta inserendo questa storia in qualche lista,
vi sono veramente grata ~
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Ritornare è diverso da tornare indietro. ***
Capitolo
Venti: Ritornare è diverso da tornare indietro.
Natsumi fissava lo schermo del
suo Pokénav, incredula. La notizia era trapelata
velocemente, ed aveva fatto il giro tra gli studenti del collegio.
Probabilmente non era
ancora finita.
La ragazza sospira,
grave, cercando di calmarsi. La chat della sua classe sembrava
impazzire tra i commenti e le reazioni, ma lei non era in grado di
replicare a niente. Aveva in corpo solo rabbia se solo ci pensava.
Così tante persone avevano pagato per il piano di un folle,
persone innocenti che non avevano niente a che fare con tutta la
faccenda.
- Io torno a Kanto -
commenta nella chat, dopo aver riflettuto a lungo. - Qui non
c’è traccia dei team, sarei più
d’aiuto a Kanto -
- Hanno chiuso i
dormitori, Natsumi, come pensi di fare? – è la
risposta di Lucinda, e la ragazza doveva ammettere che non ci aveva
pensato.
- Puoi venire a stare
da me, la casa è grande – replica Kotone, e
Natsumi si sente profondamente grata. La discussione nel gruppo
continua, ma ormai non è più di suo interesse.
Aveva commentato la notizia anche con Vera, Drew e Magdalena, e tutti
erano della sua stessa idea. Tornare a Kanto era la cosa migliore da
fare.
« Tu cosa ne
pensi, Lucinda? » la ragazza rivolge alle sue amiche la
propria attenzione in modo distratto, mentre praticamente
metà della sua classe si era piazzata nel soggiorno della
sua casa. Avrebbe voluto dire che aveva altro a cui pensare, come sua
madre, ma anche la situazione che le stavano presentando gli altri non
era positiva.
Erano riusciti a
salvare sua madre. Una volta appurata la ritirata del team Galassia la
polizia aveva fatto irruzione nella sede ed era riuscita a trovare la
donna. Olga era disidratata, ma nel complesso stava bene. Le avevano
fatte tornare entrambe a casa, ma erano state messe delle guardie alla
sua abitazione. Non che questo avesse fermato i suoi compagni dal fare
un’irruzione comunque.
Non c’erano
solo loro, vedeva anche Lucas e Catlina seduti vicini, e anche la
ragazza scontrosa del quarto anno. A parte i Capipalestra,
probabilmente in riunione, c’erano tutti.
« Penso che
una simile notizia sia vera. » replica, sedendosi sul
bracciolo della poltrona accanto a Paul. Un tempo un gesto simile
l’avrebbe riempita di imbarazzo, ma ormai si trovava
completamente a suo agio con lui.
« Bisogna
tornare a Kanto. » dice all’improvviso Anita, e
tutti gli sguardi si volgono nella sua direzione. « Credo sia
la cosa migliore da fare! »
« Non ha
tutti i torti. » dice Paul, cogliendoli di sorpresa.
« Ma non bisogna dimenticarsi dell’arma del team
Galassia. »
« Quale arma?
» chiede Barry, schizzando in piedi ma venendo trascinato a
sedere nuovamente da Esmeralda.
« Non lo
sappiamo. » replica Lucas, stavolta. « Prima che
partisse il professor Rowan ha parlato con me, ha detto che il team
Plasma sul monte Corona ha testato qualcosa, probabilmente
un’arma. » il ragazzo fa una pausa, e Mesprit
appoggia una delle sue code alla sua spalla. « E dubita che
siano riusciti a trasportarla viste le sue dimensioni. »
nella stanza cala il silenzio, poi Paul si alza in piedi.
«
L’arma è un’ipotesi, il disastro che sta
succedendo a Kanto è reale. » dice. «
Questa è la volta buona per sbarazzarsi di loro. »
Barry si alza
nuovamente in piedi, determinato. « Sì, sono
d’accordo! Non possiamo rimanere qui a fare niente!
»
« Lo penso
anch’io. » annuncia Anita, cogliendo di sorpresa se
stessa. Una parte di sé non voleva abbandonare la sua casa,
era ancora preoccupata che ci potessero essere dei disordini, ma il suo
dovere di allenatrice non poteva essere ignorato. Sinnoh aveva
già pagato le sue pene a causa dei team, ora dovevano
aiutare Kanto in tutti i modi. « Dobbiamo tornare. »
« Ho
controllato, e non ci sono molti voli disponibili per Kanto e Johto e
sono molto costosi. » dice Esmeralda, controllando sul suo
Pokékron. « Ci sono più navi, ma ci
metteremo anche più tempo. »
« Allora
è deciso. Torniamo tutti a Kanto! » esclama Barry,
ottenendo il consenso generale.
« Allora devo
tornare a casa a fare i bagagli. » dice Anis. Non aveva
parlato molto durante la riunione. L’idea di ciò
che succedeva a Kanto non la turbava più di tanto, ma non
aveva alcuna voglia di rimanere a casa. Il solo pensiero di passare il
tempo con la zia la faceva indispettire, e desiderava levare le tende
il più possibile.
Ben presto altri
seguono il suo esempio, e la casa di Lucinda inizia a svuotarsi. Quasi
tutti la ringraziano per l’ospitalità, e Paul
è l’ultimo ad andarsene. Prima di uscire,
però, rimane sulla soglia e si volta verso di lei.
« Tu verrai?
» le chiede, facendola sobbalzare. « Non ho sentito
nessun consenso dal parte tua. » Lucinda guarda in basso, ma
poi rialza lo sguardo piuttosto fiera.
« Non nego di
essere ancora preoccupata per mia mamma. Però, se posso,
voglio essere d’aiuto. » Paul sembra compiaciuto
dalla sua risposta, e rientra dentro la casa, chiudendo la porta dietro
di sé. Ne esce nuovamente qualche minuto dopo, con il viso
rosso e un leggero sorriso soddisfatto.
Stavano tornando tutti.
Nicky era felice di una simile notizia, e se doveva essere sincera
piuttosto compiaciuta. Stava iniziando a sentirsi sola ed esausta, e
riavere i suoi compagni la faceva sentire molto più
ottimista. Aveva passato la mattina a scacciare le reclute da
Smeraldopoli insieme a Gary, ma con il ragazzo non aveva mai sviluppato
un gran rapporto e avevano ben poco da dirsi.
Aveva molto a cui
pensare in quel periodo.
Certo, non conosceva di
persona il ragazzo che aveva scatenato quel putiferio sulle loro teste,
ma sapeva che aveva frequentato il suo stesso anno. Come poteva una
persona così trascorrere il suo tempo al collegio e poi
pianificare una cosa così diabolica? Non se lo spiegava.
Forse poteva chiedere.
Gary probabilmente ne sapeva qualcosa.
« Scusami.
» gli dice, cercando di attirare la sua attenzione. Il
ragazzo smette di curare il suo Umbreon, spostando il suo sguardo verso
di lei.
«
Sì? »
« Posso
chiederti una cosa? »
« Se vuoi
chiedermi quale è il mio tipo, evitalo. » replica
lui. Se certe ragazze avevano smesso di tormentarlo, ora era aumentata
l’orda che lo inseguiva. Aveva solo peggiorato la sua
situazione.
« Certo che
no! » esclama lei, fintamente piccata. « Non ho
certo cugini da presentarti! » Gary abbozza un sorriso,
divertito, e torna a curare il suo Pokémon. Il suo
atteggiamento però era diventato più aperto.
« Cosa volevi
chiedermi? »
« Che tipo
era Daniel? » Gary si irrigidisce, alzando lo sguardo.
« Non fraintendermi! So che ha frequentato i corsi con voi
quindi pensavo sapessi qualcosa a riguardo. » Gary sospira, e
la sua espressione si fa un po’ più tesa. Sembra
ricordare qualcosa di poco piacevole, ma dopo poco torna più
sciolto.
« Se devo
essere sincero, mi è sempre parso uno a posto. Sono sorpreso
anche io di questa sua uscita. » Nicky annuisce, assorbendo
l’informazione. « Credo però che se vuoi
sapere qualcosa in più devi chiedere a Serenity. »
«
Perché? »
« Sono
cresciuti insieme, lei probabilmente sa di più e sicuramente
ha più risposte alle tue domande di me. » Nicky lo
guarda. Era un qualcosa che non sapeva. Certo, era stata Serenity
stessa a divulgare le informazioni che avevano scioccato
l’intero corpo studentesco, quindi era ovvio che ne sapeva di
più, ma non si aspettava una cosa simile dalla sua compagna
di stanza. Eppure l’aveva notato che c’era qualcosa
che non andava, da quando era tornata dalla torre Memoria. Certo,
quell’ombra sul suo viso era andata svanendo fino a
scomparire, ma si era comportata in maniera strana. Solo ora ne
comprendeva il motivo.
« Beh, io qui
ho finito. » annuncia Gary, interrompendo il treno dei suoi
pensieri. « Voglio dare un’occhiata al collegio, ho
sentito che gli studenti di Hoenn sono tornati a dare una mano. Posso
lasciarti Smeraldopoli per un pomeriggio? » Nicky annuisce,
entusiasta. La difesa di una città era un grosso onere, ma
non le dispiaceva macinare le reclute del team Rocket. La faceva
sentire invincibile.
La ragazza guarda Gary
cavalcare il suo Fearow e spiccare il volo, e a sua volta sposta lo
sguardo sul bosco Smeraldo. Le mancava andarci a passeggiare, ma ora
aveva una responsabilità che doveva mantenere. Riolu,
accanto a lei, alza il muso come se percepisse qualcosa. Nicky lo
guarda, un po’ confusa, mentre il Pokémon sembra
annusare ancora di più il vento che proveniva dal monte
Luna. Un comportamento simile era strano, non appena Gary sarebbe
tornato doveva andare a controllare.
« Che cosa
significa che è sparito? » sibila Max, stizzito.
Le informazioni che Daniel aveva dato loro li avevano condotti al monte
Luna, un luogo certamente difficile da espugnare ma anche terribilmente
scomodo. Rossella chiude il suo Pokénav, rigida.
« Non
riusciamo a contattarlo da diversi giorni, capo. » Max
stringe i denti, camminando avanti e indietro sempre più
nervoso. Già dividere il viaggio con Ivan era stato un
incubo, e ora scopriva che in quel luogo si trovavano anche il team
Plasma e Galassia. Era un problema a cui urgeva una soluzione.
Inoltre colui che li
aveva condotti lì era irraggiungibile.
C’era
qualcosa che non andava.
«
E’ strano, di solito era uno puntuale. » commenta
Ivan, e Max trema per il nervoso che pure questi gli sta facendo
salire. Era circondato da un brando di idioti.
Tranne quel ragazzo.
Certo, gli si era presentato fin troppo bene ed era riuscito ad
aiutarlo a stringere gli accordi con gli altri team. Passava
regolarmente le informazioni e sembrava avvantaggiarli, ma
c’era una falla in quel sistema. Erano già due
mesi che non riceveva informazioni sul team Rocket. Aveva tralasciato
quel particolare, inizialmente, liquidando la faccenda immaginando
un’eventuale inattività
dell’organizzazione rivale, ma gli eventi recenti
dimostravano che il team Rocket era tutt’altro che dormiente.
Se il team Galassia aveva sviluppato un’arma in grado di
polverizzare qualsiasi luogo decidesse di puntare, chissà
quali risultati avevano convinto Daniel a passare dalla parte del Team
Rocket. Lo doveva ammettere, quel ragazzino aveva fiuto per la gente
vincente, e si schierava sempre dal lato migliore.
Anche Ivan comunque si
era accorto della mancanza di informazioni, ma lui era un uomo
d’azione che non si faceva poi così tante domande
e aveva preso comunque di petto tutta la situazione. A tratti invidiava
la sua incoscienza, e si chiedeva come potesse il suo team rimanere
ancora insieme nonostante la sua barca facesse acqua da tutte le parti.
« La
situazione mi sembra ovvia. » dice allora Max, per poi
rivolgersi a Rossella. « Manda Ottavio dal team Plasma e poi
vai a riferire al team Galassia di incontrarci qui tra mezzora.
» la donna non replica, ma annuisce al suo comando e si
defila. Di certo in una situazione del genere poteva solo unirsi agli
altri team e vedere sul da farsi.
« Non vedo
perché bisogna chiamare tutta quella gente, possiamo
cavarcela da soli. » borbotta Ivan, e Max alza le
sopracciglia piuttosto stupito.
« Bisogna
consultarsi con loro. » replica. « Se andassimo
contro il team Rocket da soli, poi saremo troppo deboli per affrontare
gli altri due team. »
« I miei
uomini sono forti! » replica Ivan, punto sul vivo, e Max
chiude gli occhi in cerca di parole che l’altro possa
comprendere più facilmente.
« I tuoi
uomini dopo la battaglia saranno stanchi, Ivan. » sentenzia,
e a quel punto l’altro capo sembra capire ciò che
voleva dirgli. Max si compiace di averlo azzittito, e rimangono
entrambi in silenzio per un po’. Per loro due allearsi era
molto meglio che essere nemici, ed era stato un peccato scoprirlo
così tardi. I loro obiettivi erano agli antipodi, il loro
modo di gestire i loro team completamente diversi, ma la loro alleanza
fino a quel momento sembrava funzionare.
Gli altri capi
sembravano essere giunti alla sua stessa conclusione, perché
ben presto Ghecis e i tre comandanti Galassia fanno la loro entrata.
Max si impone la calma, appuntandosi le cose che voleva dire, e
accoglie i nuovi venuti.
«
Dov’è Neptune? » chiede Ivan, piuttosto
all’erta per una tale assenza.
« Stamattina
è partito, ma non ha specificato per dove.
Tornerà domani. » gli risponde Giovia. «
La sua presenza non è fondamentale. » gli altri
leader sembrano farsi andare bene una tale risposta, ma ognuno stava
nutrendo i suoi sospetti su quella assenza.
«
Perché ci hai fatti chiamare? » chiede allora
Ghecis.
« Voglio
avere delle risposte e credo che le abbiate voi. » tutti i
presenti si irrigidiscono, e persino Ivan lo guarda pieno di sorpresa.
« Devo sapere quali informazioni del team Rocket sono in
vostro possesso. »
« Che intendi
dire? »
« So bene che
anche voi vi siete affidati a Daniel per spiarci. »
l’espressione delle persone che aveva davanti gli conferma i
suoi sospetti. « E’ la stessa cosa che lui
avrà fatto anche all’inverso. Possiamo dire di
essere stati tutti presi in giro da lui. » gli animi si
stavano scaldando, ed era quello il risultato a cui aspirava.
« Tranne per un team. »
« Vuoi dire
che…? »
« Le mie
ultime informazioni sul team Rocket risalgono a febbraio. Voglio sapere
se è così anche con voi. » tre generali
sembrano guardarsi a vicenda, quasi comunicando in
silenzio, prima di annuire tra di loro.
«
Sì, anche per noi è così. »
replica Saturn. « Ghecis? » l’uomo di
fronte a loro si era chiuso, ma il ninja al suo fianco sussurra
qualcosa e anche lui annuisce.
« Stessa
situazione. » replica. Cala di nuovo il silenzio, mentre in
tutti saliva la consapevolezza di essere stati raggirati con estrema
facilità.
« Qualcuno sa
dove si stanno nascondendo? » chiede allora Saturn, ma
ottiene in risposta solo silenzio. L’uomo cerca di fare mente
locale, ripassando le ultime informazioni che si ricordava sul team
Rocket. La stessa folgorazione che ha sembra colpire anche Max.
« Di certo
non sappiamo dove si nascondono. » dice questi, soddisfatto
di se stesso. « Ma sappiamo tutti quale sia il loro
obiettivo. » i generali del team Galassia annuiscono,
concordi.
« Propongo
un’alleanza temporanea. » dice allora Saturn,
sapendo di poterla ottenere. « Adesso abbiamo tutti lo stesso
obiettivo e sarebbe inutile accanirci a vicenda per arrivare ad esso.
»
Cala di nuovo il
silenzio, mentre tutti considerano i vantaggi di una simile mossa. Era
la cosa più logica da fare in quella situazione.
« Io ci sto.
» dice Ivan, sapendo di avere l’appoggio di Max
sulla sua decisione.
« Anche noi.
» replica Saturn, e tutti volgono la loro attenzione a Ghecis
che si sente osservato.
«
E’ la cosa migliore da fare. » dice
l’uomo. « Bisogna solo decidere quando colpire.
»
« Dovremo
aspettare che il team Rocket esca allo scoperto e arrivi al suo
obiettivo. Noi siamo già vicino ad esso, bisogna solo avere
pazienza. »
L’atmosfera
sull’aereo che li stava portando a Kanto non era una delle
migliori. Serenity si era chiusa in un silenzi tombale, e Giulia non
spiccicava parola. Mei sospira, annoiata. I Capipalestra avevano
preferito rimanere a Unima, in caso di qualche cambio di idea del team
Plasma, e a lei dispiaceva non stare in compagnia di Ciprian. Non lo
negava, in quelle settimane aveva cambiato opinione su di lui.
Certo, rimaneva
comunque pigro e lavativo, ma il suo temperamento rilassato ammorbidiva
il proprio. Kyohei, accanto a lei, le punzecchiala guancia.
« Pensi al
tuo cavaliere? »
« Come se non
avessi letto la tua chat piccante con la ragazza del quarto anno.
» replica Mei assottigliando gli occhi. Kyohei sbianca, per
poi arrossire.
« Non
è vero! »
«
Sì invece! Le hai chiesto un appuntamento non appena
torniamo a Kanto. »
« Questo non
è una cosa piccante. » replica Kyohei confuso.
« Il tuo
intento lo è. » dice Mei, colpendo il naso del
gemello con l’indice e decretando la sua stessa vittoria. Non
importava quanto Kyohei si sentisse superiore, lei l’avrebbe
sempre avuta vinta contro di lui. Vedendo che il fratello non ha di che
replicarle, Mei si alza dal suo posto, raggiungendo quello di Giulia.
Non avevano avuto più molte occasioni per parlare, visti i
problemi dati dal team Plasma, ma ora che avevano un po’ di
tranquillità Mei voleva tentare di parlarle ancora una volta.
« Ti
disturbo? » la ragazza alza i suoi occhi eterocromatici su di
lei, ma annuisce e le indica il posto vuoto accanto a lei. «
Non ti ho chiesto come è andata la tua ricerca. »
Giulia scuote la testa, abbassando lo sguardo.
« Non
l’ho trovata. »
« Mi
dispiace. » tra loro due cala il silenzio, e Mei si pente si
aver aperto la questione. Con la ritirata del team Plasma da Unima
credeva che l’amica avrebbe ritrovato la sorella scomparsa,
ma non era così.
« Non dire
così. Penso che sia tornata a Kanto per cercarmi.
» Mei batte le palpebre più volte, confusa.
« Sono sicura che sa andata così, non hanno
trovato cadaveri che coincidevano con la sua descrizione. »
Mei rabbrividisce, trovava bizzarra la capacità di Giulia a
rapportarsi così facilmente alla morte. Lei non ne era per
niente in grado.
« Allora ti
starà aspettando. » replica, cercando di non
lasciarsi andare a sudori freddi.
Yukiko, nel sedile
più avanti del loro, sbotta. Non riusciva a contattare
né Nicolas né Aria e stava iniziando a
preoccuparsi della condizione dei suoi esperimenti. Non riceveva
aggiornamenti da diversi giorni, e il solo pensiero di aver perso
settimane di lavoro per colpa dell’incompetenza dei suoi
compagni la faceva morire dentro.
Aveva cercato il suo
maestro ad Unima, ma non l’aveva trovato. Era un peccato, non
le sarebbe dispiaciuto rivederlo. Aveva anche fatto visita alla sua
famiglia, ma non appena varcata la soglia di casa si era pentita del
suo gesto. Si era defilata velocemente da lì con una scusa e
non aveva intenzione di tornarci per un bel po’. Doveva
concentrarsi sulla ricerca del suo maestro, piuttosto, e sui suoi
poveri esperimenti che più che sicuramente sentivano la sua
mancanza. Di certo non era spensierata come il gruppetto che sedeva
nella fila accanto alla sua.
Touko aveva proposto di
giocare a carte per ingannare l’attesa, ma si era ben presto
pentita del suo gesto. N aveva un’ottima memoria matematica,
probabilmente l’unico che sarebbe riuscito a tenergli testa
era Komor. L’amico aveva deciso di rimanere ad Alisopoli in
caso di necessità, mentre Belle aveva scelto di venire con
loro a Kanto per essere d’aiuto in qualche modo.
« Non
è possibile! » esclama Touya, venendo nuovamente
battuto da N, che sorride quasi colpevole. Era la sua quarta vittoria
di fila, e la pazienza dell’altro ragazzo stava iniziando a
prendere spontaneamente fuoco. « Quando arriviamo a Kanto?
Non posso continuare a perdere! » Belle guarda
l’ora.
« Ormai manca
meno di un’ora, dovremmo iniziare a prepararci
all’atterraggio. » di comune accordo giocano
un’altra partita, che finalmente N perde, e tornano ai propri
posti. All’inizio Touya non voleva cedere il suo posto
accanto alla gemella, ma Belle lo aveva preso per un braccio e
l’aveva condotto con sé, cercando di fargli capire
che sua sorella e l’altro ragazzo avessero tanto di cui
parlare.
« Sei sicuro
di star facendo la cosa giusta? » chiede Touko, volgendo lo
sguardo verso di lui.
«
Sì. » fa una pausa. « L’ultima
volta sono stati i tuoi cugini a sconfiggere Ghecis, ma se anche
stavolta lui si è rialzato, è mio dovere
sconfiggerlo. »
« Fossi stata
al tuo posto, avrei tentato di affrontarlo più volte.
» N reprime una lieve risata.
« Il tuo
carattere è molto più impetuoso del mio.
» Touko cerca di non arrossire per quell’indiretto
complimento. Avrebbe voluto anche parlargli della situazione tra loro
due, di quel lungo abbraccio che si erano scambiati alla torre, ma
doveva rimandare e non le faceva piacere. Avevano però ben
altro a cui pensare. La rinascita del team Plasma aveva colto tutti di
sorpresa, nonostante fosse la terza volta.
La voce che annunciava
il loro atterraggio la distoglie dai suoi pensieri, e tutti si
preparano a scendere. Quel giorno il cielo era sereno, e aveva permesso
a loro una discesa piuttosto serena. Passati i controlli, tutti
recuperano le loro valigie e prendono la strada verso Zafferanopoli.
L’atmosfera della regione, fuori dall’aeroporto,
era notevolmente cambiata. Si percepiva un grande cambiamento, ma per
loro che veniva da Unima non era poi un tale sbalzo di ambiente.
Avevano vissuto sulla loro pelle lo stesso clima di terrore. I ragazzi
si affrettano per raggiungere il collegio, trascinandosi dietro le loro
borse, ma ben presto sul loro cammino incontrano un parapiglia che non
si aspettavano.
« Cosa
succede? » chiede Touya, cercando di farsi strada.
« Sembra che
ci siano problemi al collegio. » gli dice una donna che stava
andando nella direzione opposta, e una simile notizia fa accelerare il
gruppo. Lo spazio di fronte al collegio era diventato un campo di
battaglia, e molti Pokémon erano ancora impegnati in
combattimenti. Nessuno si lascia sfuggire l’occasione, e
tutti loro richiamano i loro Pokémon allo scontro,
buttandosi contro le reclute che stavano cercando di contenerli.
« Jolteon,
Fulmidenti! » ordina Yukiko, e il Pokémon
obbedisce senza obiettare. Il suo attacco va a colpire un Golbat che
stava cercando di travolgere il Roselia di Drew, che nel veder arrivare
aiuto si sente più sollevato.
Nonostante
l’inferiorità numerica il loro gruppo stava
avanzando, e con l’aggiunta degli altri compagni ormai era
certo che sarebbero riusciti a sgominarli. Aveva visto parecchie
persone entrare dentro, e non vedeva l’ora di poterli
cacciare.
Asuka si era unita alla
lotta, ed aveva puntato subito un membro del trio oscuro. Sfidarlo le
dava certamente adrenalina, se pensava alle abilità speciali
in possesso di quel singolare personaggio. « Hono, Rogodenti!
» il suo Pokémon si avventa sul Bisharp
avversario, e Asuka sapeva di averlo visto da qualche parte. Un
pensiero la colpisce, ma cerca di scacciarlo. Il suo avversario non
dice niente, e con un segnale il Pokémon colpisce il proprio
con le sue lame improvvisamente diventate scure. Asuka stringe i denti,
ma un ulteriore attacco abbatte il Bisharp avversario. Le fiamme che
avevano colpito il Pokémon intaccano anche il suo
proprietario, facendogli emettere un verso di dolore. Asuka sgrana gli
occhi, riconoscendola. Era la voce di Chicco.
Non voleva crederci, ma
dallo sguardo scioccato che le stava rivolgendo aveva compreso che lei
aveva capito chi fosse, quindi si volta e sparisce nella folla,
lasciandola in balia delle lotte che ancora stavano infuocando quello
spiazzo. Asuka cerca di riscuotersi, andando ad aiutare Giulia e
Magdalena che stavano combattendo contro più reclute. I loro
Volcarona e Sawsbuck sembravano collaborare in perfetta armonia,
elargendo Calciosalto e Turbofuoco a chiunque tentasse di attaccarli.
« Extrarapido. » ordina Asuka, facendo abbattere
dei Pokémon che stavano cercando di avvicinarsi alle due
ragazze da dietro, che nel vedere il suo gesto le appaiono grate mentre
tornano a contrattaccare. Vicino a loro Gary e Julia stavano
combattendo in doppia contro le reclute Magma, rivelatesi molto
più problematiche di quanto credevano.
« Umbreon,
Pallaombra! »
« Kirlia,
Psichico! » esclamano quasi all’unisono, e il loro
attacco è efficace contro i loro avversari, tanto da
sconfiggerli con poche mosse. I due ragazzi si sorridono, soddisfatti,
in cerca di nuovi avversari da affrontare. I loro sfidanti cambiano,
diventando reclute del team Galassia.
« Non ne
hanno mai abbastanza. » dice Julia, scrocchiandosi le dita,
mentre Gary emetteva uno sbuffo esasperato.
« Non hanno
capito con chi hanno a che fare. » il loro successivo attacco
combinato fa arretrare nuove reclute, che fuggono all’interno
del collegio con la coda tra le gambe.
« Ash, non
dirmi che sei stanco! » urla Gary, sbeffeggiando
l’amico che si trovava dall’altro lato di quella
battaglia.
« Mai!
» esclama questi, mandando al tappeto un altro avversario
grazie a Pikachu. Nicky lo guarda stupita, per poi tornare a
concentrarsi sulla sua battaglia in doppio con Paige. I loro avversari
erano del team Plasma, e più che combattere sembravano
più interessati a parlare. Poco male, gli attacchi
all’unisono della sua Eevee con il Pidgeotto
dell’amica sembravano ineguagliabili. Al termine della
sconfitta dei loro avversari la sua Eevee diventa luminosa, e ci
vogliono pochi istanti perché questa si evolva in una
Umbreon durante il crepuscolo. Nicky la osserva felice, ma non ha tempo
di esserne felice perché nuovi sfidanti si stavano
avvicinando. La ragazza la rimette nella sua sfera, e mette in campo
Pikachu accanto al Pidgeotto dell’amica. Avrebbe gioito della
novità più tardi, quando ne avrebbe avuto il
tempo.
La battaglie stavano
diminuendo, e le reclute stavano arretrando sempre di più
nel collegio. Sconfitta l’ultima recluta, Ash si lancia verso
l’istituto, ma viene sbalzato via da un muro invisibile. Gary
si avvicina con più cautela, tastando
quell’improvviso campo di forza. Non gli era chiaro cosa
fosse, ma stava iniziando a farsi un’idea.
All’improvviso cala il silenzio, e tutti rimangono in attesa.
Molti di loro curano i propri Pokémon, condividendo gli
strumenti. Nicky fa uscire dalla sfera la sua Pokémon
evoluta, concedendosi un momento per accarezzarne il pelo corto, cosa
che questa sembra apprezzare.
« E ora?
» chiede Touya, avvicinandosi anche lui. Gary alza le spalle,
mentre analizza la composizione di quella inusuale barriera.
« Sono
abbastanza sicuro che verranno fuori. » risponde, e sembra
che la sua previsione si rivela corretta. Ben presto i capi dei quattro
team si affacciano sulla balconata dell’edificio principale
con aria di trionfo. Nel vedere Martes, Giulia sbianca. In un simile
frangente si trovava a desiderare che la donna fosse davvero dispersa,
invece di trovarsi in quel posto schierata nella fazione opposta. Non
riusciva a spiegarsi come questa potesse tornare a servire il team
Galassia dopo tutto ciò che le avevano fatto, ma aveva la
risposta. Lei era una cavia, di certo l’aveva portata via per
non consegnarla alla polizia. Aveva un senso.
«
Arrendetevi! » esclama Ash, battendo nuovamente i pugni, cosa
che sembra generare ilarità nei vari capi.
« Non credete
che sarà così facile, ragazzini! »
esclama Ghecis.
«
Combatteremo, vecchiaccio! » esclama Ash, venendo
però fermato da Gary. Di certo condivideva lo spirito
dell’amico, ma voleva vedere quale fosse la motivazione che
aveva spinto i team a compiere un gesto così estremo.
Nonostante la loro riuscita, non era stato un colpo organizzato
meticolosamente, sembrava piuttosto un’improvvisata portata a
buon termine. Prendere in ostaggio l’edificio, con i
professori dentro, sembrava più un effetto collaterale della
loro azione, più che l’obiettivo finale.
« Le vite dei
professori, qui dentro, dipendono dalle vostre azioni. »
replica Neptune. « Quindi se fossi in voi, farei i bravi.
» la furia del ragazzo sembra accendersi, ma era consapevole
di non poter reagire in tale situazione.
« Cosa
volete? » chiede allora Gary, facendosi avanti.
«
Consegnateci il team Rocket. » dice Max, imperturbabile,
cogliendoli tutti di sorpresa. « Portate qui i loro generali,
lo consideriamo uno scambio equo. »
« E fatelo in
fretta. » aggiunge Saturn. « La condizione dei
vostri cari professori è nelle vostre mani. »
detto questo i capi si ritirano, lasciando il gruppo di fronte ai
cancelli a riflettere sul da farsi.
« Non abbiamo
tempo di andare a cercare il team Rocket. » dice Ash,
nervoso.
« Non lo so.
Suggerisco di trovare un posto tranquillo dove parlare, si sta facendo
tardi ed è meglio stare lontani da orecchie indiscrete.
» dice Gary. « E’ meglio andare al
laboratorio di Biancavilla, è abbastanza grande per
contenerci tutti. » la sua proposta sembra accontentare i
presenti, che prendono il volo in direzione del paesino. Radunatisi
lì vengono raggiunti anche dai ragazzi di Johto, allertati
dallo svilupparsi degli eventi, e preoccupati per le sorti del loro
professore.
« Anche se
gli consegniamo i generali del team Rocket dubito mantengano la parola
data. » dice Touya, ricevendo il consenso degli altri.
« Senza
contare che non sappiamo nemmeno dove iniziare a cercare. »
commenta Paige, appoggiata sul tavolo. Nessuno riusciva a farsi venire
in mente una buona idea.
«
Perché non attaccarli, invece? » propone Asuka, e
Julia aggiunge. « Sarebbe più rapido, e certamente
ci darebbe meno grane. »
« Purtroppo
hanno eretto una barriera, formata da tanti Pokémon che
usano protezione. » dice Nicky, cercando di calmare il
tremore delle sue mani. Aveva già visto una cosa simile
esplorando a Sinnoh nelle rovine piene di Bronzor, che utilizzavano una
tecnica simile per proteggere i luoghi importanti per loro.
« Di certo
non può durare per sempre. » replica Julia.
« Se fosse un
solo Pokémon sì, ma è una mossa
combinata di più decine di Pokémon. Se ha dei
punti in cui cede, saranno molto brevi e non abbastanza per farci
passare tutti. » risponde Gary, massaggiandosi una tempia.
L’invasione dei team si era svolto con una
rapidità disumana. Non riusciva a capire come fosse
successo, e come interi team fossero riusciti a sfuggire alla vigilanza
di un’intera regione in allerta. Riuscire a occupare il
collegio, in quel momento vuoto, non doveva porgli chissà
quale difficoltà. Suo nonno gli aveva parlato di qualche
difficoltà a tracciare i team, ma di certo non si aspettava
che sbucassero fuori tutti nella regione di Kanto. Forse avevano una
ragione, d’altronde avevano chiesto del team Rocket. Doveva
essere successo qualcosa dietro le quinte per farli accanire
così tanto.
« Dovremmo
tentare ugualmente. » dice Anis, con Ash e Julia che
appoggiavano la sua decisione.
« Perderemmo
tempo, e potremo anche irritarli. » controbatte Gary.
« Inoltre hanno degli ostaggi, e non ho alcuna voglia di
giocare con la vita di mio nonno. » cala il silenzio, nel
quale nessuno sapeva cosa dire. Poi, all’improvviso, una voce.
« Io ho la
soluzione. » l’attenzione di tutti si sposta sul
nuovo arrivato. Era stato Silver a parlare.
Un po' in
ritardo per via degli esami, ma nuovamente su questi lidi.
Commenti sparsi:
Finalmente si
entra nella narrazione finale e davvero il sollievo di scrivere questi
pezzi era enorme.
Gestire
nuovamente una tale mole di personaggi è stato stancante da
morire, ma ricordo che mi ero tanto divertita a gestire gli scontri.
(Praticamente la mia nuova vocazione)(No, non è vero)
Il fatto che i
team si siano alleati è una realtà, ma
durerà? Sì? No? Non si sa? Bisogna continuare con
la storia per scoprirlo. I colpi di scena non sono finiti.
Ringraziamenti:
Le letture,
nonostante la mancanza di recensioni, sono tante e sono davvero grata a
chi passa di qui ♥
|
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Capitolo 21 *** Il mondo non è uno spettacolo, è un campo di battaglia. ***
Capitolo
Ventuno: Il mondo non è uno spettacolo, è un
campo di battaglia.
Era passato un giorno da
quando avevano avanzato la loro richiesta, e già quella
mattina sembrava che gli studenti fossero piuttosto disperati di
riavere i loro professori. Erano riusciti a catturare Silver, che era
in manette insieme ai suoi quattro generali, piuttosto confusi
dall’evolversi degli eventi.
Gary e Yukiko li
avevano accompagnati fino a lì, e stavano richiedendo i loro
ostaggi.
« Ma tu
guarda, sono stati veloci. » dice Ghecis, mentre sia Max sia
Neptune si fanno d’improvviso sospettosi. Certamente i
ragazzini erano bravi, ma quella rapidità aveva un qualcosa
di inusuale. Certo non potevano essersi alleati nel giro di una notte,
e potevano aver sottovalutato quei ragazzini.
« Siete
stati veloci. » commenta Ivan, incrociando le braccia al
petto ed osservando il ragazzino che stava a capo del team Rocket.
Questi guardava in basso, ma non aveva un’aria sconfitta.
« Stiamo
rispettando i patti, e siamo venuti solo in due. » replica
Gary. « Fateci entrare. »
«
Perché dovremmo? »
« Vogliamo
accertarci della condizione dei nostri ostaggi, per quanto ne so
potreste anche averli uccisi e ci state prendendo in giro. »
Neptune sorride, soddisfatto. Non avevano di certo a che fare con dei
dilettanti. Schioccando le dita, ordina a una sua recluta di portare
avanti il professor Oak, era certo che al ragazzo che aveva di fronte
avrebbe fatto piacere vederlo. Il professore non sembra essere stato
maltrattato, ma Gary comunque stringe i denti. Dovevano stare
più attenti, e invece stavano pagando tutti la loro
distrazione.
« Lo hai
visto, no? » Gary annuisce, prendendo per un braccio Silver.
«
D’accordo, facciamo lo scambio. » le sue parole
sembrano convincere le persone che aveva di fronte, perché
sente il rumore della barriera dissolversi. Stava andando tutto bene,
sperava che proseguisse. « Vi aspettiamo nell’aula
magna. » dice Ivan, strattonando il professore e sparendo
alla loro vista. Gary avanza con accanto Silver, seguiti dai generali
del team Rocket, mente Yukiko chiude la fila. Entrati
nell’edificio principale i due ragazzi si scambiano
un’occhiata, e mentre Gary prosegue con i loro ostaggi, lei
si stacca in silenzio dal gruppo e prende le scale.
« Sei sicuro
che andrà tutto come hai programmato? » gli chiede
Silver, senza rivolgergli uno sguardo, e Gary irrigidisce la mascella.
« Non ci
sottovalutare. » con calma raggiungono l’aula
magna, e Gary fa entrare i membri del team Rocket uno dietro
l’altro. All’interno c’erano i cinque
professori, spalleggiati dalle reclute e dai capi presenti.
«
Dov’è la ragazzina che era con voi? »
chiede Neptune, notandone l’assenza.
«
E’ rimasta fuori, così da controllare che non
facciate scherzi. » replica Gary, presentando i suoi ostaggi.
La sua mente continuava a ripetersi il piano all’infinito, e
continuava a sperare che niente andasse storto.
« Certo non
è una cosa furba da dire ora che sei al centro del nostro
covo. »
« Questa
è la mia scuola. » replica Gary. «
E’ un posto che appartiene a noi. » il ragazzo non
ha idea dell’ottimo tempismo, ma finito di pronunciare tali
parole ci scatena un forte boato. Il ragazzo sorride vittorioso, con
tutta probabilità Yukiko era stata in grado di trovare i
Pokémon che tenevano alta Protezione e a renderli
inoffensivi. La barriera era caduta, e quel suono era di attacco da
parte dei suoi amici. La sera prima non pensava che un piano
così semplice avrebbe funzionato, e invece si sentivano i
suoni delle prime battaglie lungo il corridoio principale. Con un gesto
secco Gary libera le mani di Silver, ideatore di una simile imboscata,
e si volgono verso i capi, rimasti increduli.
« Vi
conviene arrendervi adesso, o vi consegneremo noi alla giustizia.
» dice Gary, mettendo mano alle sue Pokéball.
Ghecis fa per ritirarsi, ma un improvviso ruggito scuote le finestre, e
Reshiram fa la sua entrata trionfale tra i cocci che aveva distrutto.
N, a dorso del suo Pokémon, cerca con lo sguardo una
persona, e trovatolo parla a Reshiram in una lingua sconosciuta. Questi
sembra capirlo, perché con un balzo muove la sua alza e
afferra Ghecis che nulla può contro una simile mossa.
« IO mi
occupo di lui. » urla N, preparandosi a contrattaccare il
trio oscuro che non sarebbe di certo rimasto inerme al suo gesto. Con
rapidità Reshiram retrocede, mentre N fa uscire Zoroark e si
prepara a combattere tre guardie del corpo disposte a dare la vita per
l’uomo che Reshiram ancora stava tenendo tra gli artigli.
Gary e Silver rimangono increduli da una simile mossa, ma non hanno
tempo di reagire che le porte dell’aula si spalancano
nuovamente e i due ragazzi si ritrovano di fronte diverse ragazze.
« Ce
l’abbiamo fatta! » esclama Natsumi, seguita da
Giulia ed Esmeralda.
« Avete
già sconfitto tutti? » chiede allora Gary,
inarcando un sopracciglio, e la ragazza lo fissa con aria di
sufficienza.
« Ma magari.
» replica. « Sono solo venuta ad accompagnare
questa ragazza, ha detto che doveva assolutamente raggiungere uno dei
generali Galassia. » Giulia abbassa lo sguardo, per poi
alzarlo sulla pedana dove si trovavano ancora gli altri, sconvolti
dall’evolversi degli eventi. Tra di loro c’era
Martes.
La ragazza stringe i
pugni, avvicinandosi a grandi passi a lei. « Martes. Io ti
sfido! » esclama, cogliendo di sorpresa la donna. Gli altri
generali Galassia rimangono stupiti di una simile dichiarazione, ma
retrocedono, cercando di usare la situazione per defilarsi. Max e Ivan
l’avevano già fatto e non si erano nemmeno accorti.
« E va bene,
ragazzina! » Martes si alza i piedi, cercando di ripulirsi
dalla polvere e dai cocci. « Finalmente hai iniziato ad avere
fegato! » l’attacco del suo Purugly coglie di
sorpresa Giulia, che si fa scudo con Volcarona. Non importava come ma
doveva vincere quella battaglia. Gary osserva la battaglia, e poi
finalmente si accorge che i professori erano ancora rimasti sul palco.
Elm e Aralia erano rimasti storditi dall’entrata di N, ma non
sembravano feriti.
« Nonno,
stai bene? » gli chiede il ragazzo, raggiungendoli. Samuel si
massaggia una tempia, ancora confuso, ma annuisce.
«
Sì. Per fortuna siete stati veloci. » il suo
sguardo si posa su Silver che era lì accanto, e questi si
rivolge a Gary.
« Mentre
stai qui a fare da crocerossino, io vado a stanare quelli del team
Galassia. Manda qualcuno a cercare i capi del team Idro e Magma.
» detto questo il ragazzo sparisce, probabilmente dandosi
all’inseguimento. Gary si trova a pensare che abbia ragione
e, una volta assicuratosi che i professori siano in mano sicure, cerca
di contattare Ash. Questi non gli risponde, e non gli rimane altro che
chiamare Julia, nella speranza che lei gli rispondesse.
Julia stava iniziando
ad essere stanca.
Certo, il piano era
riuscito, ma si era trovata a tenere a bada troppe reclute nello stesso
momento. Certo il giorno prima la situazione era molto simile, ma lo
era in scala ridotta, e loro si stavano rivelando troppo pochi per
contenere l’orda di gente che si stava lanciando su di loro.
Avrebbero dovuto
chiedere aiuto almeno ai Capipalestra, ma vista la condizione
probabilmente anche loro avevano ii loro problemi, senza contare la
velocità con cui avevano assembrato
quell’imboscata.
Il suo
Pokégear vibra, e Julia vorrebbe ignorarlo, ma poteva essere
importante. « Charizard, Lanciafiamme! » esclama,
nella speranza che una simile mossa le dia almeno il tempo di
rispondere. « Gary, spero che la tua sia
un’emergenza! »
« A che
punto siete? Ho bisogno di qualcuno che venga a inseguire Max e Ivan.
» Julia guarda il campo di battaglia, e cerca di fare mente
locale.
« Siamo
all’entrata, e ti dico già che siamo tutti
impegnati. » con uno scatto fa uscire sul campo di battaglia
Gengar. « Palla Ombra! »
« Capisco.
»
« A voi
com’è andata? »
« Bene. I
professori sono al sicuro, ma gli altri si stanno dando alla fuga.
Silver sta inseguendo il team Galassia e devo andare ad aiutarlo, ma se
lo faccio Max e Ivan ci sfuggiranno. » Julia si morde un
labbro, indecisa. Lei da lì non poteva muoversi, persino
persone come Lucas o Touko che stavano facendo combattere
Pokémon leggendari non sarebbero riusciti ad avanzare
più di tanto.
Non trovava soluzione.
« Glaceon,
usa Ventogelato! » all’improvviso sul campo di
battaglia un Pokémon fa la sua entrata, abbattendo un gruppo
di Golbat, e tutti si fermano. Alla porta del collegio stavano facendo
la loro avanzata gli studenti di Sinnoh, che avevano già
fatto uscire le loro squadre ed erano pronti alla battaglia.
Il gelo era sceso tra
le reclute, che non sembravano decise ad arretrare.
Esmeralda non era
sicura di cosa fosse successo, ma aveva una certezza. Tutta quella
gente lì non doveva stare, e dovevano sbarazzarsene al
più presto. « Usa Idropulsar! » ordina
al suo Manaphy, che obbedisce senza alcun problema, e si unisce alla
mischia di persone. Gli altri seguono presto il suo esempio.
« Meno male
che siete arrivati. » commenta Paige, che aveva abbattuto dei
Mightyena a colpi di Dragartigli. « Stavo iniziando ad
annoiarmi. »
Con una certa fatica
Anis si avvicina a Julia, dando il via a diverse battaglie in doppio
che le due ragazze non hanno difficoltà a vincere. Grazie a
quella aggiunta il gruppo degli studenti stava iniziando a prevalere, e
le reclute a fuggire, retrocedendo sempre di più.
Nessuno si ferma
finché tutti gli opponenti non sono stati sconfitti.
E’ in quel momento che Julia riprende il suo
PokéGear, chiamando Gary.
Questi stava sentendo
la chiamata, ma non aveva tempo di rispondere. Lui e Silver erano
rimasti coinvolti in un’aspra battaglia insieme a Neptune,
che stava riuscendo a tenerli entrambi a bada. Se sconfiggere gli altri
tre generali era stata una passeggiata, questi si era rivelato un osso
particolarmente duro da spezzare.
L’uomo aveva
schierato sul campo Cresselia e Darkrai, ed entrambi stavano dando loro
del filo da torcere.
« Fossi in
voi mi arrenderei. » dice allora Neptune, mentre Gary si
ritrova a ritirare dal campo il suo Umbreon, colpito dagli attacchi di
Darkrai.
Silver, invece, aveva
schierato il suo Sneasel che stava riuscendo a resistere sotto i colpi
degli avversari. Gary si calma, tentando di razionalizzare la lotta, e
mette in campo Blastoise. Aveva deciso di seguire Silver e sperava
vivamente che qualcuno fosse riuscito a dare la caccia agli altri due
capi. La loro priorità era però il team Galassia,
in possesso di un’arma che poteva disintegrare per sempre
ogni luogo che conoscevano. Silver gli aveva rivelato che usando il
ramo del team che gli era fedele era riuscito a localizzarla, ma dopo
diverse analisi si era scoperta l’esistenza di un controllo a
distanza, il quale probabilmente era ancora in mano a Neptune.
Dovevano abbatterlo a
tutti i costi.
« Vista la
situazione, dovresti essere tu ad arrenderti. » gli risponde
Gary, abbozzando un sorriso sarcastico.
« Non
perdere il tempo in chiacchiere. » ringhia allora Silver.
« Non serve a niente parlargli. »
Gary vorrebbe
rispondergli per le rime, ma si rendeva conto che Neptune avrebbe
approfittato di ogni loro momento di distrazione per fuggire. Dovevano
sconfiggerlo lì, in quel posto e in quel momento, o sarebbe
stata la fine per tutti loro.
« Darkai,
usa Ipnosi su Blastoise. Cresselia, tu Lacerazione su Sneasel.
» i due Pokémon obbediscono, e complice
l’Ipnosi precedentemente posta su Sneasel nessuno dei due
riesce a contrattaccare. Gary irrigidisce la mandibola, cercando di
ragionare su cosa fare, e la stessa cosa fa Silver. Erano in una
situazione di stallo, e non avevano idea di cosa fare. Entrambi i
Pokémon erano sonoramente addormentati e non avevano
strumenti a portata di mano.
« Sapevo che
stavi combinando qualcosa. » dice allora Neptune, rivolgendo
la sua attenzione a Silver. « Dovevo capire che la tua era
tutta una messa in scena. »
« Ci sei
cascato ugualmente. » replica allora il ragazzo, cogliendo di
sorpresa lo stesso Gary che cerca di non scoppiare a ridere. La sua
risposta non sembra soddisfare Neptune, che decide di iniziare un altro
attacco ai loro danni.
« Darkrai,
una Incubo su Blastoise. Cresselia, finisci Sneasel con Lacerazione.
» entrambi i ragazzi si concentrano sulla lotta, ma
è in quel momento che Blastoise si risveglia rendendo
l’attacco del Pokémon Neropesto inutile. Sneasel
non è altrettanto fortunato, e Silver si trova costretto a
mettere in campo Feraligatr. Stavano fronteggiando un avversario
più veloce e molto più coordinato di loro due, ed
era certo che presto o tardi avrebbero dovuto soccombere.
«
Idrocannone! » l’attacco supera in
velocità i Pokémon avversari, e colpisce in pieno
Cresselia, che si accascia, già indebolito dagli attacchi di
tipo buio di Sneasel. Silver vede in una simile mossa la sua occasione.
« Usa Gelodenti su Cresselia! » il suo
Pokémon non tarda ad obbedirgli, e Cresselia subisce in
pieno l’attacco, finendo a terra senza forze. Neptune non
sembra soddisfatto da un simile risultato, gli era rimasto solo Darkrai.
Anche se avesse
ridotto al sonno uno dei due Pokémon, l’altro era
comunque pronto ad attaccarlo. La fuga sembrava l’unica
soluzione. Lentamente l’uomo inizia a rallentare, ma un
simile movimento viene notato da Silver che non esita ad agire.
«
Feraligatr, usa Idrondata! » il suo attacco colpisce Darkrai,
e unito all’attacco subito successivo di Blastoise anche
l’altro Pokémon viene sconfitto. Neptune si trova
completamente scoperto, e viene presto tallonato dai due ragazzi.
L’uomo tenta la fuga, ma viene presto inseguito e catturato.
Silver prende il suo
portaoggetti, frugando con una vaga frustrazione fino a trovare quello
che riconosceva come l’interruttore dell’arma che
aveva temuto fino a quel momento. « Credo che sia arrivato il
momento di chiamare la polizia. » dice, e Gary allunga la
mano nella sua direzione.
« Fossi in
te, lo passerei a me quel coso. Vorrei evitare che ti sparino, vista la
tua fama. » l’altro ragazzo si imbroncia,
infastidito, ma fa ciò che gli viene suggerito, e insieme
scortano Neptune verso la via del ritorno.
Qualcuno aveva
già chiamato le forze dell’ordine, che avevano
arrestato gli altri tre generali e Ghecis.
« Vi abbiamo
portato il pezzo mancante della collezione. » scherza Gary,
mentre consegna Neptune perché sia ammanettato, e poi si
rimira il piccolo aggeggio che aveva ancora tra le mani.
« Fossi in
te non ci giocherei, se lo attivi dovremo dire addio al monte Argento.
» Gary si irrigidisce, allungandogli
l’interruttore, che Silver accetta.
« Non hai
paura che mi arrestino? »
« Non credo
lo faranno. Mio nonno avrà già messo una buona
parola sul tuo conto. » i due ragazzi si voltano nella
direzione dei generali Rocket, ancora increduli della loro condizione.
« Su quello dei tuoi sottoposti non credo. »
Silver fa una smorfia,
scocciato. « A causa loro ho impiegato più del
dovuto a prendere il controllo del team. Un processo e del tempo in
cella gli farà bene. » Gary annuisce, per poi
congedarsi da lui e avvicina al nonno, ancora provato da una simile
esperienza.
« Sei stato
bravo. » gli dice questi, mentre osservava le reclute essere
portate via. Gli studenti che avevano combattuto quella battaglia
disperata si erano riuniti in gruppetti, e stavano tirando le loro
personali somme di quella battaglia.
«
E’ andata fin troppo bene. » commenta Gary, ma poi
si ferma. In effetti, tutto il suo piano era andato in maniera troppo
liscia. Certo, era un buon piano, ma era stato fin troppo semplice.
Inoltre il team Rocket si era rivelato più un alleato che un
nemico. C’era qualcosa che non quadrava. Gary scuote la
testa, ricevendo un sorriso dal nonno e si avvicina al gruppo composto
dalla sua classe che chiacchierava allegramente. Ash sembrava piuttosto
entusiasta della sua impresa, ma non era la prima volta che combatteva
simili avversari.
« Piuttosto,
Asuka, sai dove è finita Serenity? » chiede Nicky
all’altra ragazza, che fa spallucce.
« Non ne ho
idea. »
« Non
è venuta con voi? »
« In effetti
io stamattina non l’ho vista. » commenta Julia,
scambiandosi un’occhiata con Anis, che alza le spalle.
« Se non è venuta alla battaglia, starà
in città ad aiutare come gli altri, non
c’è da preoccuparsi. » Gary ad una tale
notizia si insospettisce, era parecchio strano. Ricordava vagamente di
averla intravista, con i suoi capelli rossi Serenity era difficile da
ignorare, ma quella mattina proprio non ci aveva fatto caso.
Il pensiero della
ragazza però gli fa tornare in mente un dettaglio molto
più importante e molto più preoccupante. Presi
come erano dalla liberazione degli ostaggi e per far funzionare il loro
piano, Gary si era completamente dimenticato di chi era dietro a tutta
quella devastazione.
Gary si scusa dal suo
gruppetto, tornando verso Silver che stava parlando giusto con suo
nonno. « Silver! » lo chiama, cercando di attirare
la sua attenzione.
« Che vuoi?
»
« Tu hai
idea di dove sia Daniel in questo momento? » il ragazzo esita
un attimo, riflettendoci, mentre il professor Oak sembra intuire cosa
abbia il nipote in mente.
« No. Sono
diversi giorni che non abbiamo sue notizie, è impossibile da
tracciare. » Gary inizia a sudare freddo.
« Allora non
è ancora finita. »
« Che vuoi
dire? »
«
L’obiettivo di quel ragazzo è la distruzione del
team Rocket. » ad una simile frase Silver sgrana gli occhi,
sorpreso. « Questo evento è stato pianificato da
lui. »
« Non mi
sembra fattibile. »
« Lo
pensavamo anche noi, ma sembra che abbia usato le informazioni tra i
team per manipolarvi fino a questa giornata. Solo non è
andata esattamente come aveva programmato. » commenta Samuel,
cercando di calmare un crescente nervosismo.
« Se la
situazione è questa, il fatto che lui sia sparito
è un bel problema. » commenta Gary, per poi
volgere la sua attenzione a Silver. « Tu sei stato in
contatto con lui, hai qualche idea? » Silver sembra pensarci
qualche momento, ma poi nega.
« No, per
quanto abbia riferito parecchie informazioni tuli, è sempre
stato riservato sulle proprie. » replica. La mente di Gary
lavora a velocità doppia, ma non trova soluzione.
« Serenity!
Serenity lo conosce bene. » esclama,
all’improvviso, cogliendo di sorpresa gli altri due uomini.
C’era un problema, anche di lei non c’era traccia.
« Ma non c’è. »
L’isola
Cannella aveva perso tutto il suo fascino da quando aveva eruttato il
vulcano.
Tutte le memorie in
possesso di quell’isola erano finite sotto strati di magma,
sepolte e dimenticate, spazzate via dalla brezza marina.
Serenity aveva
raggiunto il luogo quella mattina, e aveva trovato un centro
Pokémon sulle pendici di ciò che rimaneva di
un’isola che ricordava fiorente. Costatarlo le metteva
tristezza. Durante l’eruzione si era persa anche la villa, ed
era consapevole che era quello il luogo che conteneva delle
verità che non era in grado di scoprire. Aveva camminato tra
le rocce laviche, quasi vagabondato, finché non
l’aveva visto.
Si trovava nel punto
dove, probabilmente, un tempo sorgeva la villa. Doveva essere arrivato
da poco, perché prima era sicura che non ci fosse. Serenity
si avvicina con cautela, ripetendo a mente le parole che doveva dire.
Si sentiva stupida, ma era ben conscia di non essere in grado di
vincere un tale conflitto. Poteva tentare di appianarlo,
però.
« Daniel.
» questi si gira nella sua direzione, ma non sembra
così invincibile.
«
E’ ironico pensare che questo posto doveva appartenermi.
» le dice lui, ma non sembra guardarla. Sembra invece
ammirare il paesaggio che si trova dietro di lei.
« Cosa
intendi dire? » Daniel sembra finalmente riuscire a vederla,
e un sorriso amaro appare sul suo volto.
« Non lo
sapevi? Io sono nato qui. » dice, battendo il piede sul suolo
su cui si trovava. « Ma a quanto pare non era proprio destino
che rimanessi. »
Serenity non sapeva
molto del passato di Daniel. Ricordava la notte di pioggia in cui sua
madre l’aveva portato con sé, la sua Fearow
inizialmente aggressiva, ma non aveva fatto domande. Si era trovata di
fronte un bambino come lei, fradicio e spaventato. Sua madre le aveva
chiesto di essergli amica, lei lo aveva fatto.
Non si era mai chiesta
la sua provenienza, e Daniel non gliel’aveva mai raccontata.
Fino a quel momento.
« Qui
c’era la villa Pokémon. » replica lei.
« Era luogo di esperimenti su Mew, lo- »
«
Ovviamente, il team Rocket prende possesso di questo posto e tutti
cancellano ciò che c’era prima. »
commenta amaramente lui. « La villa era della mia famiglia,
Serenity. Io mi ricordo come era la mia casa, non l’ho mai
dimenticato. Come non ho dimenticato la notte in cui il team Rocket
è venuto qui. » Serenity rimane in silenzio,
osservando il ragazzo davanti a lei camminare più avanti di
qualche passo. « Mew era un Pokémon che
aveva vegliato sulla mia famiglia, ma questo non ha fermato un mio
prozio dal catturarlo e farci esperimenti. Come se non bastasse,
consegnava i suoi risultati al team Rocket. » il suo tono si
fa più stentato ed amaro. « Ma poi la sua
coscienza sembra abbia iniziato a mordergli, e tutta la famiglia ha
pagato il prezzo del suo rifiuto! »
Daniel fa nuovamente
silenzio, tornando a guardare il mare. « Tutta la mia
famiglia, e la sua storia, è stata cancellata da un vecchio
troppo ambizioso. Abbiamo pagato noi per i suoi errori. E per cosa? Mew
ci ha maledetti. » si ferma, tornando a guardarla.
« Lo sapevi che la mia famiglia era in grado di comunicare
con i Pokémon? No, ovviamente no. Io mi ricordo quando, da
bambino, parlavo con Mistral. Però, più quei
esperimenti peggioravano e meno riuscivo a comprendere la sua voce.
Ricordo meglio quando ho smesso di sentire la sua voce, più
del volto di mia madre. »
« Non lo
sapevo. »
« Certo che
no. Nessuno sa, ormai. Le tracce della mia famiglia non esistono
più. Sono rimasto solo io. »
« Quindi
è per questo che hai scatenato l’inferno su tutto
il mondo. » gli dice Serenity, avvicinandosi sempre di
più e fronteggiandolo. « Delle persone sono morte
per colpa tua, Daniel! »
« Come se tu
fossi innocente. » replica lui, sorridendole sarcastico.
« Tu sapevi benissimo che sarebbe successo ma non hai fatto
niente per prevenirlo. »
«
E’ vero, lo sapevo, ma speravo che tu non lo facessi Daniel!
» stavano alzando i toni, e le loro voci si sentivano per
l’isola deserta. « Non volevo credere che eri
disposto a sacrificare altri per raggiungere una cosa così
futile come la vendetta. »
« Invece
sacrificare la mia eredità sembra facile da mandare
giù! Non parlare di cose che non sai! » Serenity
stringe le mani, così forte da farsi male. Se continuava
avrebbe perso il confronto, e ci certo Daniel non si sarebbe
costituito. Toccava a lei rimettere tutto in ordine.
« So che
devo fermarti. » dice, prendendo in mano la
Pokéball.
« Mi stai
sfidando? »
« Lo faccio
per il tuo bene. » Daniel si lascia andare ad una risata, ma
mette in campo il suo Pokémon dando il va alla lotta.
Daniel le sorride,
divertito.
« Stai
usando Yang, davvero? »
« Fa uscire
Charna. » mormora lei, irrigidendo le spalle. Daniel la
osserva divertito, ma alla fine prende la sfera, deciso a terminare la
lotta in poco tempo. Erano entrambi Pokémon vulnerabili.
« Charna,
usa For- »
« Yang,
Palmoforza. » il suo colpo è fulmineo, e Lucario
accusa il dolore dell’impatto, scivolando
all’indietro. Ansima per qualche momento, poi tra le sue mani
carica una sfera che colpisce l’altro Lucario. Per entrambi
era un colpo critico, lei ne era consapevole. Quella lotta non sarebbe
durata a lungo.
«
Calciardente! » esclamano insieme, e vedono i due
Pokémon gettarsi uno contro l’altro. Serenity
trattiene il respiro, ma non distoglie mai lo sguardo, osservando il
proprio Lucario colpire in pieno il Pokémon gemello.
Dopo aver subito il
colpo, Charna cade a terra, sconfitta. Daniel osserva la sua
Pokémon esausta, e Serenity prende un lungo respiro. Ce
l’aveva fatta. Non riusciva a crederci.
Era la prima volta che
riusciva a vincere contro Daniel. Il ragazzo si accascia sul terreno,
attorniano dai suoi Pokémon, incredulo per il risultato, e
Serenity percepisce solo allora il suo Pokégear vibrare, ed
è con una certa stanchezza che riesce a rispondere alla
chiamata.
« Serenity,
dove sei? » la ragazza sente la voce di Julia, ma la avverte
lontana, prima che l’apparecchio le venga probabilmente
strappato di mano.
« Serenity,
ovunque tu sia, devi tornare qui e aiutarci a rintracciare Daniel.
» quello era sicuramente Gary. Avrebbe voluto chiedere
spiegazioni.
« Non
preoccuparti. » sussurra. « Non può
più causare problemi. » Gary percepisce a malapena
le sue parole prima che la comunicazione torni in mano a Julia, che
sembrava piena di entusiasmo.
« Abbiamo
vinto Ser! Non riesco a crederci, il piano ha funzionato! Certo
è stata una rottura rispondere alle domande dei poliziotti,
ma hanno arrestato tutti! » Julia continua a parlare, ma
Serenity si sente troppo stanca per ascoltare e rispondere. Il suo
sguardo rimane fisso sul ragazzo che le è di fronte,
all’apparenza sconfitto.
« Julia,
puoi chiedere di mandare qualcuno della polizia all’isola
Cannella? » con un sospiro la ragazza ignora le domande
dell’altra ragazza, chiudendo la chiamata ed avvicinandosi a
Daniel. Quando gli è di fronte di abbassa, indecisa su cosa
dire. Probabilmente in un frangente simile gli doveva la
verità.
« Il tuo
piano è fallito, Daniel. » lui alza lo sguardo,
scioccato.
« Che vuoi
dire? »
« Ho parlato
con una mia compagnia, prima. Julia, magari te la ricordi. »
Serenity cerca di ignorare la confusione negli occhi del ragazzo.
« I nostri compagni hanno sgominato il team Rocket, o meglio,
il loro stesso capo li ha consegnati alla giustizia. »
« Stai
mentendo. »
« No, non lo
sto facendo. Hai perso, Daniel, e anche il tuo piano è
fallito. »
« Stai
mentendo! » probabilmente era dura da accettare, e voleva
lasciargli un po’ di tempo per riflettere. Di certo Daniel
non aveva avuto una vita facile, ma ciò non svalutava la
gravità delle sue azioni. Doveva fare ammenda per essere,
come avrebbe fatto lei.
Certamente capiva la
frustrazione e il dolore della perdita che il ragazzo di fronte a lei
aveva subito, ma ciò non gli faceva alcuno sconto sulle vie
e sui danni causati. Serenity sospira, spostandosi in avanti e
abbracciando Daniel, che non reagisce al suo gesto. Probabilmente era
perso nei suoi pensieri, e a ben pensarci era meglio così.
Prima avrebbe riflettuto sui suoi errori e meglio sarebbe stato.
Non ha idea di quanto
tempo sia passato, ma alla fine arrivano le forze di polizia e sono
costretti a separarsi.
« Ancora non
riesco a credere di tutto quello che è successo oggi.
» mormora Touko, sorseggiando il suo milk shake. Belle,
accanto a lei, sospira. Non aveva partecipato alla lotta ma aveva
aiutato successivamente nel centro Pokémon, ed era
ugualmente esausta.
Zafferanopoli aveva
aperto le sue porte agli studenti che avevano nuovamente sgominato i
team, e i ragazzi avevano colto l’occasione di rilassarsi
finalmente.
«
Più che altro io ho perso anni di vita nel vedere N sfondare
le vetrate dell’aula magna. » commenta Touya,
abbozzando un sorriso. « Ti sei scelta un tipo che
è proprio adatto a te, sorellina. » Touko
arrossisce e affonda il viso nel suo bicchiere, facendo scoppiare a
ridere il gemello.
« Mei e
Kyohei dove sono, piuttosto? » chiede, cercando di sviare
l’attenzione da sé. Touya e Belle si guardano in
giro, confusi.
« La prima
l’ho vista parlare all’Interpoké quindi
è meglio lasciarla stare. Kyohei invece…
» il ragazzo si ferma, indicando il cugino che parlava con
una ragazza. « Sta facendo progresso. » le altre
due roteano gli occhi, ma non commentano, prendendo ad osservare anche
loro il ragazzo più piccolo.
« Sono
contenta non ti sia successo niente. » commenta Kyohei,
toccandosi nervoso i capelli. Nicky gli sorride, grata.
« Per
fortuna nessuno dei miei Pokémon si è ferito in
maniera grave, ho sentito di ferite molto più preoccupanti.
»
«
Già. » Kyohei si ferma, prima di tornare a
guardare la ragazza che ha accanto. « Sono contento di poter
parlare nuovamente con te. » Nicky arrossisce lievemente, ma
annuisce.
«
Anch’io, sono mesi che non riusciamo a farlo con
tranquillità. »
« Speriamo
ci siano altre occasioni per farlo. » Nicky arrossisce con un
po’ più di forza, ma si fa coraggio.
« Potresti
venire a Smeraldopoli, ti faccio provare la specialità del
posto. »
« Ti prego
non dirmi che si tratta di qualcosa di strano. » la ragazza
si fa pensierosa.
« Certo a
primo impatto le uova nere sono particolari, ma ti assicuro che sono
buonissime. » Kyohei impallidisce solo nel sentire la nomea
di tale pietanza, ma cerca di mantenere un minimo di contegno,
nonostante il suo pallore faccia scoppiare a ridere Nicky. «
Davvero, ne ho mangiate, e sono ancora viva. »
Il ragazzo non le
sembra molto convinto, ma abbozza un sorriso. « Le
mangerò solo se le mangi con me. » Nicky calma le
sue risate, abbozzando invece un sorriso compiaciuto.
« Lo
farò molto volentieri. »
« Grazie, ma
per ora ti va di accompagnarmi fino ad Azzurropoli? Mei mi
tormenterà tutta sera se non le prendo qualche snack.
» Nicky annuisce, e i due ragazzi si avviano lungo la strada,
trovando già due ragazze che li avevano preceduti.
Julia aveva offerto ad
Anis la sua ospitalità, e l’altra ragazza non
aveva esitato ad accettarla.
«
E’ stata una lunga giornata. »
« A chi lo
dici. » sbotta Anis. « Appena arrivata
già mi è toccato lottare. » Julia piega
un po’ il capo, osservando l’amica.
«
Però mi hai salvato, grazie. » Anis ricambia il
sorriso.
« Di certo
ho fatto un lavoro migliore del tuo cavaliere dalla scintillante
armatura. » commenta, e Julia arrossisce.
« Ehi!
»
« Sto
dicendo la verità! » Julia ridacchia.
« Allora la
prossima volta vedrò di procurarti un’armatura
vera. » Anis scoppia a ridere, ma non trova niente da
controbattere. Julia aveva la risposta pronta troppo spesso.
«
Dovrò andare a catturare un Rapidash, giusto per rimanere in
tema con l’immaginario. » Julia si ferma,
scoppiando a ridere e tenendosi la pancia, e Anis la osserva divertita.
« Tutto per soddisfare una pulzella. » Julia si
asciuga le lacrime dagli occhi, più sollevata.
« Non
prenderla a male, ma l’idea di te in armatura ha un che di
affascinante. Potresti usare la tua lingua al posto della spada.
» Anis la guarda perplessa, e Julia reprime una risata.
« Sai, sono taglienti uguali. » la ragazza scoppia
a ridere, e l’altra le dà una lieve spinta. Di
certo non si sarebbe mai annoiata.
Eccallà.
Due mesi senza
aggiornamento.
Non se ne
è accorto nessuno ma dettagli.
Vi risparmio
la struggente storia di me lontana dal pc e senza connessione internet,
e concentriamoci piuttosto sul capitolo.
Commenti con
rovesci:
Ebbene
sì, la trama è finita, andate in pace.
Finalmente sta
pagnotta è conclusa, ma, MA, ci sono altri due capitoli
conclusivi. Il supplizio ancora non è finito.
A conti fatti
sono contenta di aver gestito la caoticità degli scontri, e
tutta la pseudo-tensione del forse salteranno in aria o aspetta forse
no. Senza contare la battaglia del male contro il bene, che ha visto la
prevalsa di quest'ultimo.
Ora non rimane
altro che raccogliere tanti cocci e rimettere tutto in piedi prima di
un altro disastro.
Ringraziamenti:
Come al solito
ringrazio tantissimo chi passa a leggere e chi mette questa storia in
qualche lista ♥
|
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Capitolo 22 *** Fatevi un esame di coscienza e bocciatevi. ***
Capitolo
Ventidue: Fatevi un esame di coscienza e bocciatevi
« Sono sicura che i
tuoi Pokémon si riprenderanno. » Magdalena voleva
essere più di conforto, ma non era così facile.
Era passata una settimana dalla battaglia, e il collegio stava
iniziando a riprendersi. Certo c’erano parti della scuola da
ricostruire completamente, ma nel complesso i lavori erano
già ad un punto abbastanza avanzato.
Stessa cosa non si
poteva dire di certi Pokémon che avevano partecipato
all’offensiva. Per quanto non ci fossero state vittime tra i
Pokémon degli studenti, aveva saputo dei funerali tenuti per
i Pokémon avversari che non erano riusciti a sopravvivere
allo scontro. I centri Pokémon delle città
circostanti brulicavano di pazienti.
Lucas era uno di quelli
che ne aveva risentito. Magdalena non l’aveva mai visto
così, la sua espressione impassibile era mutata, accanto a
lei c’era un ragazzo profondamente preoccupato. Era rimasto
al centro di Zafferanopoli per giorni, e lei con Giulia si erano
alternate a portargli da mangiare perché lui stentava a
separarsi da quel luogo.
« Tu dici?
» le sue parole la colgono di sorpresa, ma Magdalena si trova
ad annuire.
«
Sì. In questi giorni stanno dando segno di miglioramento.
Sono sicura che si riprenderanno. » Lucas abbozza un sorriso,
grato, e accetta la gentilezza della sua compagna, che lo saluta e se
ne va. Lucas mangia ciò che l’amica gli ha
consegnato, prima di aprire il suo Pokékron e controllare la
chat del suo gruppo. Il ragazzo legge le notizie, condite da toni non
esattamente felici, e si accascia contro la sedia incredulo.
Era rimasto
così fuori dal mondo in quei giorni che non si era reso
conto di ciò che stava succedendo intorno a lui. E
ciò che stava succedendo non era affatto piacevole.
« Non voglio
crederci! » esclama Esmeralda, rileggendo più
volte l’annuncio che le scorreva davanti agli occhi. Si
trovava sul sito del collegio, intenta ad aiutare la ricostruzione
dell’edificio, insieme a tutto il suo anno.
Anita alza lo sguardo,
determinata. « E’ arrivato il momento di invadere
la Lega. »
« Significa
che dovremmo ugualmente fare gli esami? » si chiede Marina,
mentre il suo Pokégear veniva bombardato dai messaggi di
Chiara. « Ma non hanno idea di ciò che abbiamo
passato? »
« Io esigo
delle spiegazioni. » dice improvvisamente Chiara. «
D’accordo l’istruzione e tutto, ma ora come ora non
abbiamo nemmeno un posto dove fare questi esami! »
Il gruppo annuisce, e
finalmente il professor Elm li raggiunge. L’uomo si
irrigidisce, preparandosi ad essere aggredito, ma i suoi studenti lo
osservano con un vago sconforto senza proferire parola.
« Sembra che
vi sia giunta la notizia. » commenta, ottenendo
un’occhiata preoccupata da Lucinda. « Se vi fa
sentire meglio, noi professori abbiamo cercato di annullare una simile
disposizione, ma per il corpo dirigente avete abbastanza tempo per
prepararvi per essere esaminati. »
« Comunque
non è giusto! » esclama Barry. « Io ho
lasciato i miei libri a casa! » Elm cerca di farsi coraggio,
nonostante una simile situazione non piaceva nemmeno a lui.
« La
biblioteca è rimasta miracolosamente intatta. So che sembra
crudele da dire, ma vi tocca studiare. La biblioteca rimarrà
aperta tutto il tempo, e la riparazione dei dormitori sta procedendo
spedita. » nessuno sembra contento di una situazione simile,
ma la classe si disperde in fretta borbottando tra sé e
sé. Natsumi per prima sospira, stanca. Di certo non era
bastato lo scontro che avevano vissuto, ora toccava affrontare anche
gli esami. La ragazza sospira, cercando di imporsi la calma.
« Natsumi?
» era stata Lucinda ad avvicinarla, e la ragazza abbozza un
sorriso in sua direzione. « Non vorrei sembrare invadente, ma
avrei bisogno di copiare i tuoi ultimi appunti presi a storia.
» Lucinda le appare seriamente tesa, ma Natsumi non indaga il
suo stato.
« Lo farei
volentieri, ma credo che faremmo meglio a fare un gruppo di studio e
mettere insieme tutto ciò che abbiamo. » la
ragazza annuisce.
« Tra
mezz’ora in biblioteca. » le annuncia, e Natsumi
torna alla casa che la stava ospitando, rovistando nella sua valigia in
cerca del suo quaderno. Per quanto si fosse presa in giro da sola per
esserselo portato dietro, ora credeva di aver fatto una cosa
più che giusta. In una situazione simile quella raccolta era
la sua unica salvezza per passare gli esami.
Con calma la ragazza
torna verso il collegio e si infila in biblioteca, dove si trovava
già un nutrito gruppo dei ragazzi del terzo anno che
sembravano nella loro stessa situazione. Leona, insieme ai suoi
cuccioli, scodinzolava a chiunque entrasse, e Natsumi regala a un
Growlithe qualche carezza, prima di proseguire verso il gruppetto
composto della sua classe. Avvicinatasi, la ragazza butta sul tavolo il
suo quaderno di appunti. Su di esso c’erano già
quelli di Paul, che si era già seduto al tavolo a braccia
incrociate. Una simile risoluzione era strana, non riusciva a
capacitarsi di come Lucinda fosse riuscita a convincerlo a partecipare
a quel recupero senza potenziale speranza. Ognuno aveva contribuito con
i loro appunti, tranne Barry e Anita che erano ben conosciuti per
essere piuttosto distratti durante le lezioni.
« Ci siamo
tutti? » chiede Lucinda, osservandosi intorno e facendo quasi
la conta delle persone presenti. « Credo sappiamo tutti per
quale motivo ci troviamo qui. » dice, ottenendo
l’assenso generale.
«
Perché la Lega è infame! » commenta
d’improvviso Anita, scatenando l’ilarità
generale del suo corso. « Che c’è,
è vero! » si giustifica dopo un’occhiata
di Lucinda, che sospira cercando di ricomporsi.
« Ho parlato
con il professor Elm prima. » dice. « Per
quanto ho capito, molte materie avranno solo la parte pratica.
»
« Finalmente.
» commenta Barry, da sempre in difficoltà con le
prove teoriche. Lucinda lo fulmina con lo sguardo.
« Ma materie
come storia o matematica saranno ugualmente scritte. Quindi, volenti o
nolenti, dobbiamo studiare. Ho chiesto di portare i vostri appunti, e
so già che quelli di Paul e Natsumi sono i più
affidabili. » Elis le scocca un’occhiataccia, ma
Lucinda la ignora.
« Quindi,
diamoci da fare. Di certo questi esami non ci abbatteranno! »
« Grazie,
grazie, grazie! » esclama improvvisamente Yukiko,
abbracciando entrambi i ragazzi. Nicolas rimane di sasso, mentre Aria
batte un paio di volte le ciglia, confusa. L’altra ragazza li
rilascia dalla sua stretta, sorridendo apertamente. « Non so
cosa abbiate fatto, ma le mie cavie hanno dei valori raddoppiati. Che
ci avete combinato? » Aria arrossisce, confusa.
« Amore?
» Yukiko la osserva per un attimo, per poi schioccare le dita
come se avesse ricevuto la più grande rivelazione del
pianeta.
« Amore.
Giusto, buona osservazione Aria. » dice, annotandolo sul suo
taccuino. « Comunque state andando a studiare insieme agli
altri? » chiede poi, dando un’occhiata ai due
ragazzi.
«
E’ il minimo, devo finire di recuperare i testi parafrasati
in lingua Unown, perché sono sicuro che quello
all’esame ci sarà. » Yukiko
impallidisce. Presa com’era dai suoi esperimenti si era
scordata completamente di quella materia tortuosa e maledetta.
« Vengo
anch’io. » commenta, aggregandosi al gruppo ed
ascoltando Nicolas che raccontava della sua esperienza con
l’incendio di Amarantopoli.
« Spero che
stia andando meglio. » commenta Aria, e Nicolas sorride
accomodante.
«
Massì, le case sono in legno. L’unica scocciatura
è replicare il vecchio design, ma stavolta saranno costruite
a prova di fuoco. »
Il trio raggiunge il
resto dei compagni, che avevano già iniziato il ripasso. I
ragazzi si uniscono a loro, e si accodano a Touko che stava piangendo
dentro disperata. Anche lei era certa che lingua Unown sarebbe stata
nel programma d’esame, ed era ancora più certa di
fallirlo. Certo, Komor era quello che ci capiva di più di
quella materia e stava cercando di spiegare la forma grammaticale, ma a
Touko non entrava affatto in testa. Quando il ripasso finisce, la
ragazza raccoglie le sue cose sconsolata, e rifiuta l’invito
dei suoi amici a prendersi qualcosa.
Erano passati due
giorni da quando avevano riaperto i dormitori, e probabilmente sarebbe
tornata nella sua stanza per cercare di riposarsi. Per fortuna le
camere individuali non avevano subito danni, ma lo stesso non si poteva
dire dell’atrio che presentava uno scenario apocalittico
quando lo aveva raggiunto la prima volta.
« Touko?
» lungo la strada c’era N. La ragazza cerca di
abbozzare un sorriso, ma probabilmente le esce forzato e N se ne
accorge. « Tutto bene? » la ragazza scuote la testa.
« No.
Probabilmente verrò bocciata. » commenta co vaga
amarezza, e il ragazzo le si avvicina.
«
Perché? »
« Lingua
Unown è infida. »
« Possiamo
studiare insieme se vuoi. Ci capisco qualcosa. » la ragazza
inarca un sopracciglio.
«
Perché non me l’hai detto prima! »
esclama, piccata, mentre N alza le spalle.
« Tu non me
l’hai chiesto. » Touko si ritrae, un po’
piccata, ma china la testa.
« Allora, ti
prego, aiutami. Anche se dubito che tu possa fare un miracolo, nemmeno
Komor è riuscito a fare qualcosa a riguardo. » N
le sorride, prendendole la mano e accompagnandola nell’atrio
del dormitorio.
Questo era vuoto,
probabilmente perché chiunque in quel frangente era troppo
impegnato a studiare. Touko non gli dava torto, e ciò che
avrebbe dovuto fare anche lei.
Con calma N la fa
sedere, le fa aprire il suo testo. Touko non ha idea del
perché, ma più passa il tempo e il materiale
inizia ad esserle più comprensibile. Certo ora non poteva
dirsi genio in simile materia, ma almeno un paio dei suoi dubbi erano
stati finalmente chiariti.
« Grazie.
» dice allora Touko, quando N pone fine alla loro sessione di
studio, e il ragazzo le sorride, appoggiandosi su una mano ed
osservandola contento.
« Sono felice
di averti aiutato. » le risponde, e Touko annuisce
nuovamente.
« Non so che
farei senza di te. »
« Questo
dovrei dirlo io. » le risponde lui. « Sei tu quella
che mi ha salvato. Più volte. » aggiunge. Touko
arrossisce nel ricordare ciò che aveva fatto.
« Ho fatto
ciò che chiunque- »
« No.
» la interrompe N. « Lo avresti fatto solo tu.
» Touko abbozza un sorriso sornione.
« Allora
merito un ringraziamento, non credi? » gli dice, dondolandosi
sulla sedia. N la osserva sorpreso, ma poi si tende verso di lei e le
dà un bacio sulla guancia. La ragazza inizialmente sbianca,
per poi arrossire con sempre più energia. Il ragazzo si
allontana, confuso.
« Scusa,
pensavo- » non riesce a terminare la frase che Touko lo
afferra per un braccio, e ricambia il suo bacio sulla guancia. Entrambi
rimangono in silenzio, finché N non parla.
« Questo
significa… che siamo insieme? »
« Immagino di
sì. » risponde N. Touko deglutisce.
« E ora chi
lo dice a Touya? »
« Ash, tu non
vieni? » il ragazzo osserva Nicky e Gary già
pronti ad andare. Avevano accompagnato Paige, e ora erano arrivati a
casa di Misty.
« Io vi
raggiungo dopo. » gli altri due ragazzi non fanno domande,
prendendo la loro strada, e Ash si fa coraggio. Ormai doveva farlo.
Certo, si era preparato
un discorso che era sicuro non sarebbe riuscito a pronunciare tutto, ma
voleva provarci. Lui teneva a Misty, e si era accorto di tenere a lei
più di chiunque altro. Durante la battaglia il suo pensiero
era spesso andato a lei, e aveva resistito alla tentazione di andare a
Celestopoli per controllare che stesse andando tutto bene. Era certo
che Misty fosse forte, ma non si negava una forte preoccupazione nei
suoi confronti.
Misty rimane sul
porticato della sua casa, e lo guarda.
« Vuoi
entrare? » gli chiede, e Ash annuisce. Misty apre la porta, e
lui la segue. E’ stato lì più volte, ma
in una situazione simile iniziava a sentirsi a disagio anche in un
luogo che gli era famigliare.
« Volevi
parlarmi di qualcosa? » gli chiede allora Misty, versandosi
da bere e appoggiandosi sul ripiano della cucina. E’ sempre
lei, ma ora ha un qualcosa di diverso agli occhi di Ash.
« In effetti
sì. » la ragazza lo guarda, stanca, ma con un
gesto sembra incoraggiarlo a proseguire. Ash guarda per terra,
improvvisamente indeciso su che parole usare. Misty nel frattempo
prende un sorso, osservandolo. « Volevo dirti… che
ci ho pensato molto. »
« Tu pensi?
» replica lei, abbozzando una risata, e Ash ricambia il suo
sguardo con fare piccato.
« Ehi! Non
sarò una cima- »
« No, non lo
sei. » Misty cerca di mantenere un po’ di
serietà, ma non ci riesce. L’atmosfera che si
stava creando tra di loro era piuttosto strana, e lei non voleva
indagare.
« Sei sempre
stata acida. » replica allora Ash, gettandosi sul divano del
salotto e mettendosi il cappello sugli occhi. Sente i passi di Misty
avvicinarsi, e la ragazza gli siede accanto, alzandogli il cappello.
« Io
sarò acida, ma tu sei permaloso. » commenta,
guardandolo. Ash sbuffa, tutta la sua buona intenzione di fare un
discorso serio era completamente svanita. « Cosa volevi
dirmi? » gli chiede allora lei, osservandolo.
« Niente.
»
« Ti sei
fermato da me a scrocco allora! » commenta Misty con un
sorriso, e Ash cerca di guardarla male senza però riuscirci
mentre questa si adagia sul divano accanto a lui. Rimangono in silenzio
per un po’, prima che Misty prenda a parlare.
« Non
è passato tanto tempo da quando il team Rocket ha invaso la
nostra regione, ma a ripensarci adesso sempre davvero tanto tempo da.
» Ash annuisce.
« Lo penso
anch’io. La battaglia al collegio ora sembra così
lontana. » Misty si gira sul fianco, guardandolo.
«
Com’è stata? Raccontami, te lo volevo chiedere da
un po’. » Ash prende un lungo respiro.
« Stancante.
Per quanto Gary abbia combattuto i capi, anche noi abbiamo avuto
parecchio da fare. Non ho mai combattuto con una tale
intensità, e non ho mai avuto paura per me o per Pikachu.
» Misty annuisce. Il fedele Pokémon aveva subito
ferite piuttosto gravi, e dopo i controlli al centro Ash lo aveva
spedito alla pensione per un paio di giorni per farlo riposare. Si
sentiva un po’ solo se doveva essere sincero, ma in una
situazione come la sua doveva pensare più al benessere del
suo Pokémon. « Ma devo essere sincero, tornerei a
combattere ancora tre volte piuttosto che fare gli esami. »
« Non
esagerare! » esclama Misty, dandogli una spinta. «
Non sei un completo disastro. »
« Certo voi
Capopalestra potevate fare qualcosa a riguardo. »
« Ci abbiamo
provato. » replica allora Misty. « Ma non hanno
voluto darci retta, e quindi tocca studiare anche a me. » Ash
sospira, per poi ricordarsi ciò che l’amica gli
aveva detto per prima.
« Hai detto
che sono un disastro! »
« Non
è vero! »
«
Sì invece! »
« Ho detto
che non lo sei completamente! » Ash allora afferra un cuscino
e lo butta in faccia a Misty. La ragazza rimane sconvolta per qualche
momento, mentre il cuscino scivola fino alle sue ginocchia. La ragazza
guarda in basso, confusa, e poi Ash, stupito anche lui del suo gesto,
per poi afferrare lo stesso oggetto e tirarlo in faccia ad Ash con
ancora più forza. Il ragazzo quasi cade dal divano, e rimane
confuso dalle risate di Misty probabilmente per la sua espressione,
quindi afferra un altro cuscino e lo getta contro la ragazza, che ne
viene colpita, ma non esita a rilanciarglielo tra le risate.
Il piccolo salotto
diventa presto un campo di battaglia, e quando Margi rientra in casa
trova davanti a sé due ragazzi che ridevano, sfatti, sul
pavimento con piume che ancora levitavano in giro. Misty si asciuga le
lacrime e cerca di darsi un tono, e lo stesso fa Ash, ma la sorella
maggiore dona loro un sorriso compiaciuto e si sposta verso la cucina,
lasciando i due ragazzi a guardarsi imbarazzati.
«
Credo… ti aiuto a pulire. » Misty fa dei lunghi
respiri, facendosi aria con una mano.
«
Già che si sei, rimani pure a cena. »
Giulia osserva le carte
disposte davanti a lei, e poi alza lo sguardo su Magdalena.
Era la sera prima degli
esami, e le ragazze del suo anno si erano riunite nella loro stanza. A
detta sua dovevano andare a dormire, ma alla fine, complice lo sguardo
implorante di Catlina, si era detta convinta a fare quella piccola
riunione. Avevano ripassato insieme, e poi Magdalena aveva offerto loro
di fare una lettura con i tarocchi come buon auspicio per gli esami.
Mei si era detta
entusiasta, e la sua lettura aveva compreso dei risultati
soddisfacenti, cosa che aveva riempito di goliardia la ragazza. Per
quanto riguardava la lettura di Catlina, Magdalena aveva piuttosto
faticato a farla, ma non era troppo strano se considerava i poteri
psichici della ragazzina. Poi era toccato a lei, e Giulia se ne stava
già pentendo. Non aveva ancora girato le carte, ma
l’espressione concentrata dell’altra ragazza non le
piaceva.
Anche Mei e Catlina
stavano assistendo, e ciò non faceva altro che aumentare il
suo nervosismo.
Con calma Magdalena
gira la prima carta.
« Un
Duosion… » mormora, toccando la carta. «
Significa che dovrai avere tutti i pensieri in ordine, o diventeranno
troppo contrastanti. » Giulia sospira, tenendosi le ginocchia
mentre l’altra ragazza gira le altre due carte che aveva
scelto. « Oh! Un Victini e un Lugia! Sei fortunata!
» le altre tre ragazze la guardano confuse, mentre Magdalena
torna ad indicare le carte. « Victini ha un significato
ovvio, ma esce raramente come carta. Indica un successo assicurato, o
una schiacciante vittoria. Lugia invece indica uno stato di agitazione,
ma significa anche che avrai la forza di tenerlo a bada. » le
altre due ragazze battono le mani, meravigliate, mentre Giulia prende
in mano la carta di Lugia.
« Speriamo tu
abbia ragione. » dice alla carta, prima di rivolgere la sua
attenzione a Magdalena. « Sei migliorata molto nelle tue
letture. » la ragazza raccoglie i suo mazzo, contenta.
« Io e Pat
abbiamo ripreso le lezioni, finalmente. »
« Dici che
posso chiederglielo anch’io? » dice Catlina.
« Tu fai
già i sogni premonitori, Cat, a che ti serve? »
replica allora Mei, mangiandosi uno snack. La ragazza abbassa lo
sguardo arrossendo, mentre Lena ripone contenta il suo mazzo.
« Penso di
sì. » replica, allora. « Anche
perché io ho bisogno di una lettura positiva, le carte per
domani mi danno spacciatissima. » le altre tre ragazze
ridono, mentre lei le raggiunge sul letto. « Ancora non ci
credo che dobbiamo fare gli esami. »
« Io non
credo ancora a come N sia riuscito a sfondare la vetrata
dell’aula magna. » controbatte Mei, scatenando le
risate generali. « Sì, insomma, scenografico e
tutto, ma ha fatto dei danni impossibili. »
« A proposito
di danneggiare. » dice Magdalena. « Se riuscita a
scoprire chi piace a tuo fratello? » la ragazza alza gli
occhi al cielo, infastidita.
« Purtroppo
sì. Ed è pure così adatta a lui che
non me la sento di fare qualcosa a riguardo. » le altre tre
ragazze la guardano confusa, mentre Mei fa spallucce. « E
visto che stiamo parlando di queste cose, ammettete qui e adesso chi vi
piace! »
Giulia e Catlina la
guardano confuse, mentre Magdalena alza le spalle.
« Nessuno.
»
« Idem.
»
« Non mi
è mai piaciuto nessuno. » conclude Giulia, e un
lieve sorriso divertito le si forma sul viso. « Invece a te,
Mei? » le altre due ragazze si voltano nella direzione
dell’ex Campionessa, che prende ad arrossire.
« A
me… piace andare a letto presto! » esclama,
saltando dal letto con un balzo e sparendo dietro la porta. Lena si
porta una mano sotto al volto, dubbiosa.
« Finiti gli
esami, le faremo ammettere la verità. » dice,
ottenendo l’assenso delle altre due.
Julia avrebbe tanto
voluto dare fuoco al suo esame. Era solo il primo che sosteneva, ma
già non ne poteva più. Quella mattina aveva avuto
la sensazione di non doversi alzare dal letto, ma sua madre
l’aveva fatta alzare a forza e lei si era trascinata fino a
Zafferanopoli sul suo skateboard.
L’umore
generale nel suo corso non era dei migliori. L’unico che
sembrava avere fiducia in ciò che stava facendo era Gary, ma
quello non era particolarmente strano conoscendo il tipo. Misty aveva
un’espressione che doveva specchiare la sua, e Anis
presentava delle occhiaie che indicavano una notte passata in bianco.
Il primo esame della
giornata era di storia, probabilmente il più pesante da
sostenere se si escludeva l’aritmetica. Per fortuna quello
non l’avevano messo tra gli esami disponibili, e due terzi
della classe aveva tirato un enorme sospiro di sollievo a tale notizia.
Era però
certa che Aloé non era tipo da fargliela passare
così facilmente, e con una certa stanchezza si era trovata a
rispondere alle domande riversando sul foglio tutto ciò che
sapeva. Accanto a lei Misty scriveva con ancora più furia,
ma sembrava motivata più da un sincero odio che da un vero
interesse per la materia. In effetti, nonostante la stanchezza
generale, tutti erano intenti a scrivere ed erano chini sul loro
lavoro, e quello avrebbe dovuto fare anche lei. Ne andava della sua
reputazione.
Una volta terminato e
riletto più volte, convinta che le informazioni aggiuntive
le sarebbero venute in mente non appena lasciata l’aula,
Julia consegna ed esce dall’aula, trovandosi accanto ad Anis
che aveva già terminato. Ora che ci pensava, la ragazza era
sempre la prima a terminare ogni test, e all’esame non era
un’eccezione. Un po’ invidiava la sua
capacità di sintetizzare tutti i concetti che imparava,
mentre lei doveva spiegarle in lunghi periodi.
«
Com’è andata? » le chiede lei, mentre
Julia si appoggia al muro e rotea gli occhi.
« Se
Aloè non mi bandisce da tutti i musei di Unima lo
considererò un grande risultato. » Anis sbuffa, ma
Julia è ben certa che stia reprimendo una risata.
« A te nemmeno lo chiedo. » aggiunge, e Anis fa
spallucce.
« Non era un
granché difficile. »
« Gary sta
ancora scrivendo. »
« Gary scrive
sempre dei poemi. » replica Anis, divertita. Julia ricambia
la sua ilarità, guardando un punto davanti a sé.
« A
proposito, tu hai ricevuto notizie di Serenity? » chiede
all’improvviso, mentre l’altra ragazza scuote con
la testa.
« No, non la
vedo dalla mia partenza qui. »
« Io
l’ho vista il giorno prima della battaglia, e ho anche
chiesto ai professori. Sono stati piuttosto criptici
sull’argomento. Temo le sia successo qualcosa. »
Anis alza le spalle.
« Qualsiasi
cosa sia, se la caverà. » risponde, mentre
finalmente una campanella determina la fine di quella prova, e le due
ragazze assistono ai loro compagni che lentamente uscivano
dall’aula.
« Mi sa che
devo tornare a fare pratica, tra cinque giorni ci aspetta la prova di
mosse di statistica. » Anis piega la testa di lato.
« Vuoi fare
pratica con me? » Julia si ferma un attimo, dubbiosa, e le
sorride.
« Mi farebbe
piacere! »
« Ho finito.
» dice Komor, alzandosi e consegnando il suo foglio
d’esame. Il terzo anno aveva la lingua Unown, e lentamente
gli studenti stavano procedendo con il loro test. Rowan, stranamente,
non aveva dato loro un testo impossibile, e bene o male tutti loro
riuscivano a farne la parafrasi.
Yukiko fulmina il
ragazzo che stava lasciando l’aula, cercando di concentrarsi
sul suo foglio. Era difficile, per quanto i caratteri li sapeva
riconoscere, le forme grammaticali dell’antica civilizzazione
erano un qualcosa per qui iniziava a provare sincero risentimento. La
ragazza lancia un’occhiata a Nicolas, seduto accanto a lei,
impegnato a scrivere. Era inconcepibile per lei che l’amico
fosse molto più versato di lei in una simile materia.
Con una vaga stizza la
ragazza torna a concentrarsi sul suo compito, e consegna quasi a
malavoglia il suo foglio a Rowan quando ha terminato.
«
Com’è andata? » le chiede Aria,
girandosi nella sua direzione, e Yukiko emette uno sbuffo.
« Bene.
»
« Anche a me
è andata bene. » si aggiunge Nicolas, facendo
sorridere Aria. « Mi stavi forse escludendo? » la
ragazza nega con la testa, divertita.
« Certo che
no, compare di esperimenti! » Nicolas abbozza una risata, e
Yukiko si chiede quando quei due erano riusciti a legare
così in fretta. Certo, Nicolas le aveva raccontato che
durante la sua assenza si era tenuto in contatto con Aria per
consigliarsi a vicenda quali fossero i migliori metodi per tenere a
bada i suoi esperimenti, ma abbattendo le sue aspettative quei due
avevano sviluppato un’amicizia molto in fretta.
« Tu come sei
messa con la pratica di lotta contro il tipo puro? » Aria
sospira in modo un po’ tragico.
« Non troppo
bene. E il pensare che estrarranno il tipo la mattina stessa non mi fa
stare serena. »
« Non
c’è tanto di preoccuparsi, a meno che non sia il
tipo drago non c’è niente di cui preoccuparsi.
» Nicolas le lancia un’occhiata, e Yukiko lo guarda
perplessa. « Che ho detto? C’è una
probabilità del cinque virgola otto per cento che esca
quello come risultato! » Nicolas abbozza un sorriso
divertito, e anche Aria.
« Grazie,
Yukiko, un simile pensiero è incoraggiante. »
« Charmander,
usa ancora Muro di Fumo! » il Porygon avversario subisce
nuovamente il suo attacco, e rimane avvolto dalla nuvola scura fatta
dal suo Charmander. L’attacco del Pokémon
avversario fallisce nuovamente, portando Esmeralda a sorridere
vittoriosa. Il suo esame di mosse di stato stava procedendo alla grande.
« Va bene
così, Esmeralda. » le dice allora il professor
Oak, ritirando il Pokémon dalla battaglia. La ragazza
sorride luminosa, facendo rientrare il suo Pokémon nella
Pokéball. « Il tuo esame si conclude qui.
»
La ragazza annuisce, ed
esce dal campo di battaglia. Non sapeva ancora il risultato, ma era ben
certa di aver passato l’esame a pieni voti.
Durante il suo rientro
incontra Natsumi, piuttosto nervosa per la sua imminente prova. Lei di
solito puntava tutto sulla forza, ed aveva avuto difficoltà
a scegliere il Pokémon giusto per una simile esaminazione.
Ci aveva pensato a lungo, ed aveva fatto la sua scelta.
« Signorina
Suzuki Natsumi. » la chiama allora Oak, e la ragazza
deglutisce. « Con quale Pokémon
affronterà questa battaglia? »
La ragazza prende la
sfera, e mette sul campo il suo Riolu. Il professor Oak lo osserva
incuriosito, e fa uscire un Gastly. « Bene, possiamo
iniziare. » le dice allora l’uomo, e Natsumi
stringe i denti. Non doveva mettere KO il Pokémon, e le
mosse di tipo lotta non avevano alcun effetto sul Pokémon
avversario. Non le rimaneva che una sola scelta.
« Ruolu,
Tuonopugno! » ordina, e il suo Pokémon esegue.
Inizialmente il suo colpo passa attraverso la forma spettrale
dell’avversario, ma poi l’elettricità
intacca il corpo del Pokémon. Riolu si ritrae, tornando al
suo posto, e il Pokémon oscilla prima da un lato e poi
dall’altro. Poi delle lievi scariche elettriche attraversano
il suo corpo, e Natsumi sorride vittoriosa. Era riusciva ad ottenere il
risultato che voleva. Il professore di fronte a lei sembra colpito da
quella mossa.
Ora non le rimaneva
altro che usare l’altra a sua disposizione e sperare di non
sconfiggere Gastly o l’esame sarebbe fallito. Natsumi
deglutisce, mentre una goccia di sudore scivola lungo la tempia. Stava
iniziando ad innervosirsi, e il suo futuro era determinato anche dalla
scelta che avrebbe fatto in quel momento.
« Usa
Ombrartigli. » ordina allora, sperando che
l’effetto aggiuntivo della mossa non fosse troppo impietoso
sull’avversario. Riolu si slancia nuovamente sul
Pokémon spettro, mentre i suoi artigli diventano lunghi e
scuri, e colpisce Gastly. Da come viene accusato il colpo, era
altamente chiaro che fosse di un brutto colpo. Gastly levita ancora, e
Natsumi per lunghi istanti teme che questi si accasci al suolo
sconfitto, ma questi sembra riprendersi e tornare a muoversi a mezzaria
nonostante la continua paralisi.
« Possiamo
terminare qui. » le dice allora il professor Oak, facendo
alzare lo sguardo a Natsumi. Da quando era iniziata la lotta si era
così focalizzata su Gastly da essersi completamente
dimenticata di lui. « Il tuo stile combattivo è
molto azzardato, Natsumi. » la ragazza annuisce.
« Tendo a
puntare sulla forza dei miei Pokémon e a terminare la lotta
in pochi turni. » dice. « Non sono abituata ad
usare mosse di stato. »
L’uomo sembra
comprendere il suo punto di vista. « L’importante
è non contare troppo solo su questa caratteristica, o si
rischia di perdere contro un avversario più bilanciato.
» la ragazza annuisce, accettando la critica. « Non
nego che tu abbia rischiato con la tua seconda mossa, a Gastly sono
rimasti pochi punti salute. » Natsumi abbassa lo sguardo,
improvvisamente intimorita.
« Puoi
andare. » la ragazza annuisce, cercando di svanire dal campo
di lotta. Ora iniziava a temere il risultato di
quell’esaminazione, ed era un pensiero snervante non sapere
subito la sua valutazione. Forse aveva fatto un errore a scegliere
Riolu, ma ripensando a come si era svolta tutta la faccenda non se ne
pentiva più di tanto. Sulla strada del ritorno incrocia
Marina, che si stava dirigendo sul campo di battaglia dopo di lei. Le
due ragazze si salutano, e Marina prosegue fino al campo di lotta,
cercando di mantenere la calma.
La ragazza non attende
nemmeno di essere chiamata e mette in campo Glalie, scelto
appositamente per quel genere di scontro. Il professor Oak sembra
divertito dalla sua intraprendenza, e mette sul campo un Jynx che si
sbraccia non appena scende sul campo di battaglia.
« Ebbene,
signorina Marina, cominciamo. » la ragazza cerca di imporsi
la calma.
« Glalie, usa
Grandine. » non era solita usare quel tipo di mossa per
iniziare, ma visti i requisiti dell’esame era la mossa
migliore da fare. Marina stringe le mani in pugni, avrebbe passato
quell’esame a tutti i costi.
Vado
di fretta perché tra Pokémon Spada e Nanowrimo
non ho tempo nemmeno di respirare.
Commenti
lupeschi:
Ebbene
sì, esami.
Nessuno si
aspetta gli esami dopo una battaglia tra la vita e la morte. Manco qui.
Invece tutti
sono stati costretti a farli, e mi sono divertita a immaginare,
pianificare e scrivere dei diversi tipo di valutazione che potessero
esserci in un mondo simile.
Ora non rimane
altro che l'utlimo capitolo.
Ringraziamenti:
Ringrazio
ancora infinitamente a chi legge e mette la storia in qualche lista
♦
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Capitolo 23 *** La scuola è finita per l'estate | La scuola è finita per sempre | La scuola è saltata per aria ***
Capitolo Ventitre: La scuola
è finita per l'estate | La scuola è finita per
sempre | La scuola è saltata per aria
« L’attesa
di questi risultati mi sta snervando. » commenta Nicky, dando
un’occhiata a Paige. Certo, l’altra ragazza non si
era minimamente preoccupata visto quanto brillantemente era andato il
suo ultimo esame, ma Nicky non aveva fatto altro che preoccuparsi tutto
il tempo della sua performance. Il dover attendere poi non le dava
pace, sarebbe finita a non dormirci la notte, poco ma sicuro.
« La stai
prendendo troppo sul personale, sono esami, non ti metteranno sulla
ghigliottina se vanno male. » Nicky emette un verso
contrariato.
« I miei
genitori lo faranno sicuramente. »
« I tuoi
genitori non sono tipo da fare cose simili. » Nicky sospira,
piuttosto sconfitta. Paige aveva un modo tutto suo di vedere la vita, e
differiva completamente dal proprio.
« Vorrei
avere il tuo ottimismo. » borbotta allora, mentre
l’amica continua a mangiarsi il suo gelato. Persa
com’era non si era accorta dell’arrivo
dell’estate. In effetti a causa degli eventi che avevano
scosso la regione in quei mesi, non si era goduta nemmeno la primavera.
Solo ora con l’arrivo del caldo iniziava a sentire in
sé almeno un po’ di spensieratezza.
« Io vorrei
avere la tua calma nello stare in una stanza da sola. » Nicky
sospira.
« Te
l’ho già detto, nessuno sa dove sia finita
Serenity. Certo sono un po’ in ansia, ma visto il mese
passato a studiare ho davvero avuto preoccupazioni di altro tipo.
»
« Secondo me
dovresti indagare. »
« Secondo me
dovrei raggiungere i miei genitori e godermi una vacanza tra le rovine
di qualche civiltà caduta in rovina. » replica
allora Nicky, roteando gli occhi al cielo. Non avrebbe mai capito la
propensione dell’amica per il paranormale e per il mistero.
«
Sarà, ma per me ti stai perdendo un avventura. »
Nicky le sorride.
« Tu invece
stai perdendo il tuo gelato. Si sta sciogliendo. » Paige
scatta sul suo cono, cercando di non disperdere nemmeno una goccia di
quel dolce rinfrescante. In effetti Nicky non aveva idea di come
passare l’estate. Era stata così concentrata a
passare l’anno, poi a combattere i team, e infine a dare il
suo meglio agli esami che non aveva fatto alcun piano per quei mesi. Si
sentiva piuttosto stanca a riguardo.
« Paige, tu
che farai quest’estate? » le chiede allora Nicky, e
la ragazza sembra pensarci un po’.
« Julia mi
ha chiesto se volessi unirmi al gruppo e passare qualche giorno dalle
parti delle isole Spumarine, poi credo passerò almeno un
po’ di giorni da mia nonna. »
« Posso
unirmi? » chiede allora Nicky, e l’amica annuisce
con poca convinzione.
« Credo di
sì, mi hanno detto di invitare altra gente. »
risponde, prendendo in mano il suo Pokégear. «
Hanno pubblicato i risultati! » esclama allora la ragazza,
afferrando per il braccio l’amica. « Andiamo!
» Nicky non fa nemmeno in tempo a replicare e a inghiottire
la propria ansia a riguardo, che viene trascinata di peso
dall’altra ragazza fino all’edificio principale del
collegio. C’erano già diversi ragazzi che
consultavano i propri risultati, e le due ragazze si dirigono verso
Asuka che stava guardando i risultati del loro anno. Nicky cerca il
proprio nome, e dopo averlo trovato scorre nervosamente gli occhi sui
suoi punteggi. La prima prova era andata particolarmente bene, ma
storia andava a braccetto con il suo interesse e non era troppo stupita
del risultato. Il suo punteggio del secondo test era più
basso di quanto si aspettava, ma la sua sorpresa si concentra tutta
sulla valutazione ottenuta nella terza. Il totale era un voto piuttosto
alto, ed è con improvviso impeto che Nicky abbraccia
l’amica, incurante delle sue esclamazioni per la sorpresa di
un simile gesto.
« Sono
passata! »
« Ed
è con grande onore che vi assegno la medaglia che accerta il
completamento dei vostri studi. » annuncia la professoressa
Aralia, facendo partire un accorato applauso da parte della platea. I
ragazzi del quinto anno erano tutti in prima fila, e stavano ricevendo
la spilla che certificava i loro cinque anni di fatiche. La cerimonia
era tenuta nella rinnovata aula magna, che sembrava non aver subito
né un’invasione né un
Pokémon leggendario che ne aveva sfondato deliberatamente le
vetrate. Anemone e Camelia si abbracciano, felici, e anche Chiara
coinvolge in un abbraccio Jasmine e Valerio, Angelo era riuscito a
sfuggire alla sua stretta.
Gli altri studenti
erano disposti nelle file più indietro, ed osservavano
l’evento che prima o poi sarebbe toccato anche a loro.
« Ora non vi rimane che festeggiare. » conclude
allora la donna, chiudendo di fatto la cerimonia. I ragazzi si lasciano
andare a un boato di felicità, e vengono presto raggiunti
dagli altri ragazzi per le congratulazioni.
Aralia li osserva
felice, prima di entrare nel retro del palco e trovando davanti
Serenity. La donna sorride debolmente, e la ragazza ricambia.
«
Com’è andata? » le chiede allora, e la
ragazza batte le ciglia più volte, come a voler rimuovere
qualcosa che non voleva ricordare.
« Il
processo si è svolto in maniera movimentata. Io
dovrò svolgere dei lavori sociali per sei mesi, dato il mio
grado di complicità. » la donna la osserva, ma
Serenity alza la testa, con un atteggiamento più fiero.
L’aver fatto la cosa giusta l’aveva portata a
quella conclusione, ma non se ne pentiva.
« Le
sentenze per gli altri, invece? »
« I generali
Galassia sono stati condannati piuttosto pesantemente, quelli del team
Rocket un po’ meno. Per quanto riguarda Daniel…
» la ragazza fa una pausa. « Lo aspetta un carcere
a vita, ma temo che non riusciranno a tenerlo dentro molto a lungo.
»
« Capisco.
» mormora Aralia, prima di volgere la sua attenzione al
giubilo che si trovava non troppo lontano da loro.
« Non vuoi
raggiungere i tuoi amici? » Serenity nega con la testa.
« Ormai il
divario che mi separa da loro è incolmabile. Non credo
potremo tornare a come eravamo prima. » Serenity sospira.
« Anche per questo motivo ho ritirato la mia iscrizione oggi.
»
« Mi sembra
una risoluzione piuttosto estrema. »
« Io credo
sia la cosa giusta da fare. Non ho più niente in comune, e
di sicuro non mi vorranno indietro. »
«
E’ una tua scelta. » replica allora Aralia, e
Serenity le sorride.
« Lo so. Non
cambierò idea. »
Ciprian si era
congratulato con i suoi compagni, e tra generose pacche sulle spalle e
auguri, si era allontanato dal gruppo per un po’. Aveva
bisogno di respirare un po’ di aria fresca, prima di tornare
dentro.
Non riusciva ancora a
credere di aver passato così tanti eventi in un
così breve periodo di tempo, e di aver fatto anche in tempo
a diplomarsi. La sua natura leggera e spensierata era sempre stata
contraria all’impegnarsi troppo, e invece era riuscito
ugualmente a raggiungere un buon risultato. Ciprian ne era soddisfatto.
Dopo una simile esperienza si stava aprendo un nuovo capitolo della sua
vita, e si sentiva pronto ad affrontarlo.
Inconsciamente, i suoi
piedi l’avevano condotto fino al piccolo laghetto nascosto
nella boscaglia del parco. Anche Mei si trovava lì, come la
prima volta che l’aveva vista. Aveva un’aria
corrucciata che lui non sapeva spiegarsi, ma ciò non lo
ferma comunque dall’avvicinarsi incuriosito a lei.
« Pensieri
foschi in una giornata così bella? » esordisce
lui, cogliendo Mei di sorpresa. La ragazza salta sul posto, per poi
voltarsi nella sua direzione. Ciprian si aspetta una risposta pungente,
ma lei sospira guardandolo e torna a volgere la sua attenzione verso il
laghetto. Un simile comportamento era strano, e lui stava alimentando
sempre di più la propria curiosità.
« Capisco
che ti mancherà studiare disperatamente per gli esami.
» commenta allora, e finalmente Mei sembra decisa a
rispondergli.
« Mi
mancheranno tutti. » torna il silenzio, e Ciprian non ha idee
sul come spezzarlo. « Ho parlato con Giulia e lei ha detto
che vuole viaggiare per conto proprio il prossimo anno. Raffaello vuole
concentrarsi sul suo ruolo di Capopalestra. E poi…
» fa un’improvvisa pausa, volgendo nuovamente il
suo sguardo nella propria direzione.
« Capisco
che tu possa sentirti così, ma non sarai da sola. Dopo gli
eventi recenti credo che le domande triplicheranno e questo posto
sarà ancora più popolato di prima. »
« Non
è la stessa cosa! » sbotta Mei, e Ciprian si china
su di lei curioso.
«
Perché? » la incalza, divertito. La ragazza alza
la testa, guardandolo dritto negli occhi.
« Non ci
sarai tu! » Ciprian rimane a bocca aperta, non sapendo cosa
dire, e anche Mei arrossisce rendendosi conto di ciò che
aveva detto. Il silenzio che cala tra di loro è
improvvisamente imbarazzante, e Ciprian apre la bocca per dire
qualcosa, venendo però presto interrotto da Mei.
«
Sì, va bene, mi piaci. » dice lei. « Mi
rendo conto di non essere ricambiata, e vorrei che tu ti dimenticassi
di questa discussione. » Mei fa per allontanarsi, ma viene
afferrata per il braccio. Ciprian ha ancora un’aria sorpresa,
ma non sembra scioccato o disgustato da lei.
«
Perché dovrei dimenticarmela? »
«
E’ imbarazzante, ok? » sbotta Mei, cercando di
placare il rossore che si faceva più insistente sul suo
viso. « Non voglio che si sappia in giro, sarebbe un
pettegolezzo succoso, l’amore non ricambiato
dell’ex Campionessa, un titolo perfetto per i giornali
scandalistici. » Ciprian rimane in silenzio, ma poi le
sorride incoraggiante.
« Allora,
cara Mei, dovremo dare ai giornali una notizia molto più
interessante. » Ciprian le si avvicina, allentando la presa
sul suo braccio e abbassando il suo viso all’altezza di
quello di lei.
«
Cioè? » chiede Mei, cercando di evitare il suo
sguardo.
« Che ne
dici di “la ex Campionessa e la sua storia d’amore
scolastica”? » Mei lo guarda, inizialmente non
capente, ma poi realizza ciò che il ragazzo le stava
suggerendo, per poi arrossire ancora di più alla presa
consapevolezza.
« Quindi
tu…? »
« Eh
già. »
«
Perché adesso? »
« Prima non
era un buon momento. » Mei annuisce, ancora confusa da una
dichiarazione così singolare, per poi afferrare la cravatta
del ragazzo e avvicinare il suo viso al proprio.
« Allora, se
vogliamo prendere la prima pagina, dobbiamo impegnarsi. » in
tutta risposta, Ciprian le sorride.
« Mi
mancherai davvero tanto. » dice Magdalena, stringendo Giulia
in un altro abbraccio. Lei e Catlina avevano deciso di darle un ultimo
saluto prima della partenza, e Giulia gliene era profondamente grata.
Era la prima volta nella sua vita che si sentiva felice, e
ciò la riempiva di un sentimento caldo che non aveva mai
percepito.
Probabilmente si
trattava di sentirti amate, ma non ne aveva ancora la certezza.
«
Tornerò a frequentare durante il terzo anno. »
replica con un sorriso, e Magdalena ne abbozza uno di risposta.
« Giusto in
tempo per soffrire insieme a noi per le lezioni di lingua Unown.
» le tre ragazze ridono, poi Giulia prende la sua valigia e
si dirige verso la sua nuova avventura. Le altre due ragazze la
guardano allontanarsi, e poi si voltano verso il collegio, tornando al
suo interno. All’entrata c’era Lucas, che stava
ancora guardando nella direzione del cancello.
«
E’ un vero peccato tu non abbia voluto salutarla. »
commenta Lena una volta che sono abbastanza vicine al ragazzo, che alza
le spalle.
« Non ne ho
bisogno, ci manterremo in contatto. » Catlina sorride
leggermente, prima di volgere la sua attenzione ai due ragazzi accanto
a lei.
« A
proposito di tenerci in contatto, vi va di venire una settimana a
Sinnoh? La mia famiglia ha una casa dalle parti dell’area
Svago, un posto sull’isola a nord-est della regione. Mi
farebbe piacere se venite, i gemelli mi hanno già detto di
sì. »
« Io vengo.
» replica subito Lucas, e l’attenzione di entrambi
si sposta su Magdalena.
« Devo
chiedere a mia mamma prima. Certo, abbiamo delle riparazioni da fare in
casa, ma non credo mi dirà di no. » Catlina le
sorride, felice.
« Allora ti
aspetto. »
«
Sarà un’estate indimenticabile! »
« Questa
è un’ingiustizia! » esclama Kotone. Il
secondo anno si trovava nella propria aula, in attesa
dell’ultima campanella che avrebbe sancito il termine
dell’anno scolastico. Elis, accanto a lei, la guarda confusa.
«
Perché? »
« Tutti i
nostri compagni vanno a Sinnoh, e io no. » borbotta Kotone.
« Mia mamma di certo mi porterà a Olivinopoli dai
nonni e mi costringerà a starci per tutta
l’estate. »
« A te
è andata anche bene. » sbotta allora Elis.
« Io dovrò passare l’estate al borgo a
badare a mio fratello. » ad una simile notizia gli occhi di
Kotone si illuminano e Elis si pente di averle dato una simile
informazione.
« Davvero?
» esclama. « Questa sì che è
una notizia! Possiamo fare le uscite a tre con Marina, se non
sarà impegnata ad avere appuntamenti con Angelo! »
la ragazza presa in causa arrossisce.
« Non
prendermi in giro Kotone! » esclama. « Rimango a
Johto perché Chiara mi ha invitato al festival di
Fiordoropoli. »
« Certo,
certo. » replica allora Kotone, facendo però
intendere di non aver creduto nemmeno per un momento ad una simile
spiegazione. Lucinda, lì vicino, sorride e torna a volgere
la sua attenzione a Esmeralda e Anita, che sembravano piuttosto
entusiaste ai piani che stava proponendo loro.
« Io credo
potrò venire dopo metà luglio, prima sicuramente
i miei genitori vorranno la famiglia unita. » commenta
Natsumi, che si era aggregata a loro. Anita si passa una mano sul volto
con espressione sognante.
« Vedrai,
Natsumi, le spiagge di Hoenn impallidiscono di fronte alla meraviglia
di quella di Sabbiafine. » l’altra ragazza non
sembra molto convinta, ma interviene Esmeralda cercando di salvare la
situazione.
« Nel caso
possiamo contare sulle sagre di Guibilopoli e Cuoripoli. »
aggiunge, abbozzando un sorriso. Natsumi, inizialmente perplessa,
annuisce. Non aveva mai viaggiato a Sinnoh, ed era piuttosto
incuriosita dalla regione. Ora che aveva una compagnia così
variegata era piuttosto certa che si sarebbe divertita e che avrebbe
dimenticato i suoi tomi di linguaggio Pokémon almeno per un
po’ di giorni.
« Esmeralda
ha ragione, il cibo che fanno è delizioso! » dice
Anita, e la sua mente sembra perdersi nei ricordi di chissà
quali prelibatezze. Le altre tre ragazze ne ridono.
« I festival
dalle mie parti sono piuttosto vivaci. » commenta Lucinda.
« Senza contare quello di… »
« Quello
quando finalmente renderai pubblico il fatto che stai con Paul?
» dice Natsumi, e all’occhiata imbarazzata
dell’altra ragazza alza le spalle con una certa noncuranza.
« Se te lo
stai chiedendo, siete così palesi che anche Barry si sta
facendo delle domande. » dice Esmeralda con un sorriso
divertito, facendo nascondere Lucinda dietro le sue mani.
« Ma
tranquilla, vi stiamo supportando da diverse settimane! »
aggiunge Anita, facendo scoppiare a ridere il gruppetto. Di certo
l’estate si preannunciava frizzante.
« Yukiko ma
sei davver- »
«
Sì. »
« Ma rischi
di annoiarti. »
« Mi stai
rifiutando Nicolas? » chiede allora incalzante lei,
avvicinandosi con aria assertiva nella sua direzione. Nicolas
indietreggia, intimorito.
« Non sto
dicendo questo. Io vivo con mio fratello, e abitiamo nella
città storica della regione. Non credo passeresti
un’estate interessante. »
« Fai poche
storie, White. Io vivo per vedere i progressi dei miei esperimenti, e
di certo non ho intenzione di tornare a casa. » Nicolas
prende un lungo respiro, alzando le mani in segno di resa.
« E va bene,
hai vinto, puoi venire a stare da me quest’estate.
» la ragazza di fronte a lui sorride vittoriosa, e Nicolas si
passa una mano tra i capelli. Certo, avere Yukiko in casa non
rappresentava un problema concreto, Angelo non faceva domande e sua
madre era sempre fuori per lavoro, ma dubitava che i suoi nervi
avrebbero retto a lungo insieme alle fialette dell’amica.
Yukiko, intanto, si era avvicinata ad Aria che stava chiacchierando
allegramente con Belle e Touko.
« Mi farebbe
davvero piacere. » la sente concludere, e la guarda confusa.
« Che cosa?
» Aria sobbalza, spaventata, e la guarda.
«
Passerò due settimane a Unima, magari posso venire a
trovarti. » le risponde, sorridendole. Yukiko assottiglia lo
sguardo.
« Ma io sto
da Nicolas per tutta l’estate. » dice, facendo
arrossire le tre ragazze.
« Oh! Non
sapevo che il vostro rapporto fosse… »
« Ti prego
non dirmi che stai insinuando che stiamo insieme. » replica
allora Yukiko, alzando con occhi al cielo e sospirando sonoramente.
« Semmai nella mia testa si palesasse una simile idea stai
ben certa che Arceus stesso si paleserebbe per impedirmi di proseguire.
» Aria scoppia a ridere divertita. « Comunque non
metterò piede a Unima per alcuna ragione, mi è
già bastato farlo questa primavera. » Belle e
Touko si guardano confuse, lasciando le due ragazze a discutere
dell’estate che Yukiko insisteva avrebbero dovuto trascorrere
insieme
« Certo che
hanno un rapporto particolare. » commenta allora Touko,
guardando nella loro direzione. Belle annuisce, prima di farsi un
po’ più seria.
« Tu quindi
che pensi di fare? »
« Penso che
andrò un mese a Hoenn per del volontariato, N ha detto che
verrà insieme a me. Tu? »
« Voglio
specializzarmi, e ho chiesto alla professoressa Aralia di prendermi
come assistente per l’estate. Quando tornerai a casa potremo
fare un appuntamento a quattro. » Touko scoppia a ridere.
«
Sì, e poi chi lo sente Touya? »
« Non
gliel’hai ancor detto? » Touko fa
un’espressione molto esplicita. « Prima o poi
dovrai farlo. »
« Preferisco
farlo poi Belle, sai com’è fatto. Vorrà
fare il terzo incomodo e passeranno anni prima che io e N potremo anche
solo baciarci. » Belle ride dell’espressione
sconfortata dell’amica.
« Non ti
facevo così audace. » la ragazza rotea gli occhi.
« Come se io
non sapessi che cosa combiniate tu e Komor tra gli scaffali della
biblioteca. »
« Non
facciamo niente di sconveniente! »
« Certo,
Belle, certo! » la ragazza bionda da una leggera spinta
all’amica che ride, e Vera si unisce a loro incuriosita.
« Touko, che
hai detto di così scorretto da aver provocato la furia di
Belle? » Touko si finge offesa.
« Ho solo
detto la verità, vostro onore! » esclama, con aria
innocente. Vera allora sposta il suo sguardo su Belle, piuttosto rossa
in viso ma molto restia a parlare, e decide di lasciar perdere la
faccenda.
« Quindi sei
dei nostri quest’estate? » chiede poi, e Touko
annuisce.
« Certo che
sì, non vedo l’ora di essere d’aiuto.
» le due ragazze si battono il cinque, e Vera torna al suo
posto accanto a Drew. Inizialmente c’è silenzio
tra di loro, ma poi Vera gli sorride e viene ricambiata.
« Sai
già dove ti hanno assegnato? » Drew nega con la
testa, ma si allunga sulla sedia con fare piuttosto rilassato.
« Ovunque
vado va bene. » il ragazzo fa una pausa, e guarda Vera.
« Sono sicuro sarò in buona compagnia. »
Vera arrossisce, ma sorride, appoggiandosi al suo banco.
L’estate che li attendeva sarebbe di certo stata piena di
fatica ripagata.
L’attesa del
quarto anno era particolarmente movimentata.
« Ma sei
davvero sicura che posso venire? » chiede Ash, e la pazienza
di Misty inizia a farsi sempre più corta. Era la quarta
volta che glielo chiedeva durante quella giornata e non ne poteva
più.
« Ash, ti ha
invitato Violet personalmente, nemmeno io. » sbotta.
« Ovviamente puoi venire. » il ragazzo abbassa lo
sguardo, improvvisamente indeciso su cosa dire. Certo, l’idea
di passare una settimana con Misty gli piaceva, e anche Brock sarebbe
stato con loro, ma non riusciva ad evitare di sentirsi strano a
riguardo. Non riusciva a percepire Misty come al solito e la cosa lo
faceva sentire piuttosto strano. Poco distante da loro, altre due
ragazze sembravano avere il problema opposto.
« Eddai,
Anis, non farti pregare. » la ragazza alza lo sguardo
sull’amica, cercando di mantenere il broncio. Quando Julia
era insistente assumeva un’espressione troppo divertente.
« Non mi sto
facendo pregare. » brontola lei. « Non credo mia
zia mi lascerà andare. »
« La
farò chiamare da mia mamma, sono sicura le dirà
di sì. »
«
Perché vuoi che io venga per forza? » le chiede
allora Anis, e Julia si mette le mani sui fianchi.
« Vengono
tutti, non vedo perché tu debba fare l’asociale.
» Anis rotea gli occhi, infastidita, e Misty si avvicina a
Julia, afferrandola per un braccio e salvando l’altra ragazza
dalle attenzioni della cugina.
« Dato che
sei in vena di fare viaggi quest’estate, vieni con me e le
mie sorelle a Fiorlisopoli per qualche giorno. » Julia guarda
Misty.
« Andate a
Fiorlisopoli e non mi avete detto niente? » Misty sposta il
suo sguardo in un’altra direzione, per poi tornare su Julia,
e le si avvicina.
« La
verità è che Daisy ha invitato Ash con noi, e sto
cercando di coinvolgere anche Brock perché non voglio
assolutamente finire in pasto alle mie sorelle. » Julia cerca
di reprimere una risata.
« Vuoi dire
che tu e Ash…? » Misty alza gli occhi al cielo.
«
Macché. » brontola. « Comunque ho un
bisogno disperato del tuo aiuto e non accetto un no come risposta.
» Julia deglutisce, e Misty la lascia finalmente andare.
Quando ci si metteva, sua cugina metteva davvero paura. Mancava poco
alla fine, quindi la ragazza cammina tra i banchi in maniera distratta.
Ne erano successe di cose lì in mezzo. Se ci pensava in quel
momento, sembravano molto lontane e quasi irraggiungibili.
« Spero di
poterti sfidare ancora l’anno prossimo. » nel
sentire la voce di Asuka, Julia si riscuote. Stava parlando con Gary,
che stava annuendo con convinzione.
« Magari
sarà la volta buona che riuscirai a mandare KO
più di un Pokémon. » le dice lui, e
Asuka lo fulmina con un’occhiata, per quanto divertita.
« Se
continuerai a comportarti in questa maniera non accetterò
mai di fare uno scambio con te. » Gary ride, e poi nota la
figura dell’amica, facendole cenno di avvicinarsi.
« Julia,
convincila tu. »
« Di cosa?
» chiede lei, corrucciando lo sguardo.
« Ha un
allevamento di Oshawott e non me ne vuole dare nemmeno uno. »
Julia abbozza un sorriso teso, ma Asuka intercetta qualsiasi cosa le
voglia dire.
« Fammi
vincere almeno una volta e ne potremo parlare. » dice,
lasciandoli entrambi di stucco e congedandosi. Entrambi la guardano
allontanarsi e cala il silenzio.
« Che farai
quest’estate? » chiede infine Julia, decisa a
romperla per primo.
« La
passerò al laboratorio, devo riprendere i miei
approfondimenti. Tu? »
« Isole
Spumarine, Fiorlisopoli, le solite cose. » replica.
« Non ti annoi a passare l’estate a Biancavilla?
» Gary piega la testa di lato, improvvisamente pensieroso.
« Gli
scienziati del team Rocket hanno raccolto una quantità di
dati interessanti, e tra qualche giorno dovrò incontrare
Silver per farmeli dare. » dice, con un sorriso.
«
Perché dovrebbe? »
«
Disposizioni del tribunale, è il suo modo per non farsi
mettere in carcere. »
« Che
intendi dire? »
« Non hai
saputo che hanno processato i responsabili dei recenti disordini?
» Julia scuote la testa, confusa.
« No.
»
« Infatti mi
sono scordato che era un’informazione riservata, quindi fammi
il favore di dimenticare ciò che ti ho detto. »
Julia gli lancia un’occhiata. « Sono disposto a
comprare il tuo silenzio col cibo. » l’espressione
della ragazza si alleggerisce, ed entrambi ridono della cosa.
D’improvviso,
suona l’ultima campanella. Il suono è prolungato e
sembra non finire più. Tutte le persone
nell’edificio trattengono il respiro, e finalmente
l’eco dello squillo rimbomba lungo i corridoi.
C’è un improvviso silenzio, nessuno proferisce
parola. Quel momento è di pura sacralità, e
nessuno vuole violarlo.
Poi tutti tornano a
respirare, ed è Ash il primo a parlare.
«
E’ finita!! » esclama, risvegliando gli altri da
quel momento di stallo. Gli altri si aggiungono a lui, e il rumore
torna a popolare le mura della scuola.
Finalmente la loro
estate era arrivata.
« I ragazzi
sembrano parecchio contenti. » commenta Oak, guardando il
cortile che si stava affollando. I ragazzi che vedeva erano
così giovani, ma potevano essere considerati degli esperti a
tutti gli effetti. Ciò che avevano affrontato
quell’anno nessuno di loro sarebbe stato mai in grado di
insegnargli.
« Dopo aver
passato gli esami, credo sia il minimo. » dice Birch, rimasto
seduto.
« Io
comunque avrei da ridire sui metodi di valutazione, siete stati troppo
gentili. » borbotta Rowan, incontrando il sorriso nervoso dei
suoi colleghi.
« Infatti
gli unici voti bassi erano quelli del terzo anno. » commenta
Aralia, appoggiando il volto su una mano. « Ma non credo
siamo tutti qui per parlare di questo. »
« Perspicace
come sempre. » la donna abbozza un sorriso, divertita.
« Abbiamo
notizie? » Birch annuisce.
« Certo il
processo è stato davvero duro. » dice Rowan.
« I generali del team Rocket erano ancora increduli per
essere stati consegnati da quello che consideravano il loro capo.
»
« Silver
è riuscito ad evitare una condanna? »
« Ha
consegnato l’arma del team Galassia e le informazioni in
possesso degli scienziati del suo team, è stato
più che sufficiente per evitargli anche l’arresto.
»
« Il
ragazzino è piuttosto furbo. » si crea di nuovo il
silenzio, se si mettevano a pensare all’arma che il team
Galassia era riuscito a creare proprio sotto ai loro occhi. Era un
qualche che trascendeva il voler incatenare un Pokémon
leggendario, ed un sincero desiderio di distruzione incondizionata.
Neptune si era rivelato come Cyrus, se non peggio. La sua condanna,
insieme a Plutinio, era stata la più grave ed era la cosa
più giusta.
Il resto del team
Galassia sembrava essersi arreso molto prima del loro capo, e nessuno
aveva contrastato la propria condanna.
« Ho
intenzione di studiare quell’arma. » annuncia Oak,
ottenendo solo sguardi piuttosto scettici.
«
E’ meglio lasciarla perdere e smantellarla, Samuel.
» dice Rowan. « Non bisogna avere a che fare con
simili cose, o finiremmo tutti nuovamente in pericolo. »
l’uomo non sembra soddisfatto, ma si rende conto che il
consiglio dell’altro professore è parecchio
valido. Non doveva mettere in pericolo gli altri a causa del proprio
capriccio.
Se avesse continuato,
non sarebbe stato diverso da Plutinio che non si era fatto alcuno
scrupolo a creare una simile cosa. Il team Galassia era sempre stato
sottovalutato, e ne avevano quasi pagato il prezzo. Oak era certo che
il team Magma e Idro avrebbero dato più problemi, e invece i
due uomini sembravano essere svaniti nel nulla dopo la battaglia.
« In
effetti… che notizie si hanno riguardo ai capi del team Idro
e del team Magma? »
« Sembra che
abbiano avvistato Ivan e Max a Hoenn, ma dovrò andare a
controllare di persona. Certo, sarebbe strano che quei due ora vivano
insieme e si occupino di aiutare a ricostruire i luoghi che hanno
distrutto in prima persona, ma un simile comportamento mi incuriosisce.
»
« Come
stanno andando i lavori? »
« Stanno
procedendo. Abbiamo volontari da tutte le regioni, e al termine
dell’estate dovremmo aver finito almeno porto Alghepoli.
» gli altri professori sembrano compiaciuti da una simile
notizia.
Certo, avevano cercato
di limitare i danni, ma tutte le regioni ne erano rimaste piuttosto
indebolite. Hoenn aveva subito di più, ma anche Johto aveva
rischiato di perdere un importante luogo per la sua cultura.
« Una simile
esperienza ci ha insegnato qualcosa. » dice Samuel, tornando
a guardare fuori dalla finestra. C’erano dei ragazzi del
secondo anno che erano rimasti a parlottare, e sembravano divertirsi a
farlo. Era stata l’unità ad averli portati alla
vittoria. Era una certezza.
« Che
bisogna tenere d’occhio i propri studenti. »
commenta Elm.
« Rimanere
aggiornati sui movimenti di possibili minacce. » aggiunge
Rowan.
« Impedire
ai team di venire a fare il brutto e il cattivo tempo nella propria
regione. » sospira Birch.
« E
soprattutto avere fiducia nei ragazzi. » conclude Aralia. Il
professor Oak si volta nella loro direzione.
«
E’ incredibile che, per una volta, abbiate tutti ragione.
» gli altri sorridono, con un atteggiamento più
rilassato. Meno di un mese prima avevano vissuto un clima di tensione,
e ora finalmente riuscivano a godersi la tranquillità e la
pace che avevano tanto agognato.
Certo, a ben pensarci
questa non sarebbe durata poi così tanto. Avevano i rapporti
da compilare per la Lega, e di certo fare dei rinnovi
nell’edificio. Senza contare che l’organizzazione
per l’anno successivo era da programmare con una certa
urgenza.
« Voi avete
qualche idea? »
« Forse
dovremmo aprire l’iscrizione anche agli studenti di Kalos.
» propone Elm. « Questo potrebbe aiutarci ad aprire
un corso sulla mega-evoluzione. »
« Dovremmo
migliorare le divise, propongo pantaloni per tutti. » dice
Birch, facendo ridere gli altri. « Che
c’è, le studentesse spesso odiano le gonne.
»
« Per una
volta sono d’accordo. » dice Aralia.
«
Tralasciando questo, sappiamo quale sarà il problema
più grande. » dice Rowan, ottenendo
l’attenzione degli altri quattro. « Come intestiamo
la lettera da mandare agli studenti l’anno prossimo.
» nella stanza cala il silenzio, e nessuno sembra avere
un’idea illuminante su cosa proporre. Poi Samuel sorride,
divertito.
« Lo so io.
» dice, e fa una pausa, ben certo che fosse
un’ottima pensata.
« Cari
studenti, la scuola è saltata per aria. »
Sinceramente
non ci credo ancora che sono riuscita a portare a casa questa storia.
Ma andiamo con ordine.
Commenti sulla conclusione e varie:
Credo che mettere la spunta "completo" sarà un piacere che
non proverò mai più con qualsiasi altra storia.
Scherzi a parte, l'avventura, dopo ben sei anni, è finita.
E' ironico che io stia scrivendo di fretta e furia queste note
perché sono impegnata a scrivere un progetto che, una volta
finito, surclasserà questa storia.
Con senno di adesso spero di non aver lasciato sottotrame aperte e di
aver chiuso ogni plotline, ma il dubbio di essermi persa qualcosa per
strada è molto forte.
Parlando dei personaggi, beh, alla fine ad ognuno ho dato una sorta di
futuro. Ci ho provato, anche per gli OC. Parlando dei miei,
soprattutto, era un finale che volevo dargli quando ho ripreso a
scrivere questa storia durante lo scorso novembre. Non mi sento
più legata a questo fandom, e volevo simboleggiarlo
così. Certo scriverò ancora (perché
Dandel/Sonia is love and life, prepare for p0rnfest) ma non credo con
la stessa intensità. Ormai ogni volta che penso a questo
fandom ripenso solo a quanto sia stata spiacevole l'esperienza, e di
certo non mi va di ripeterla. (E poi ormai scrivo in inglese, quindi
dubito tornerò a farlo in italiano se non per qualche
iniziativa/contest/regalo random)
In sostanza però sono contenta di aver posto un termine,
aver dato una conclusione a questa spina che mi faceva ciclicamente
sanguinare il fianco.
Ringraziamenti:
Ho davvero un sacco di persone da ringraziare. Tra chi ha affidato gli
oc, chi ha recensito, chi è passato solo per leggere. Questa
storia per me è storia,
perché copre un periodo della mia vita lungo e travagliato.
Vorrei ringraziare soprattutto la mia ex che mi ha incoraggiato a
terminare questa storia nonostante tutto. Gary è gay lo
dovete a lei,
giusto per farvelo sapere.
In primis vorrie ringraziare chi mi ha affidato gli OC, non ne
è rimasto in giro nemmeno uno ma alla fine ve li ho portati
tutti a casa.
Quindi ringrazio eather_,
DeathOver, Jehanne, Yume Kourine, Kikari_, Aresshya, Blue Eich, Miss Yuri, A c q u a m a r i n a_,
Ruckia_chan,
MagdalenaHaloway,
Gwen Kurosawa,
Emy96, First Babu, Yoake, Emblem, Flareon24
ed EmaBixx
per aver recensito nel tempo questa lunga avventura.
Inoltre ringrazio eather_,
Emy96, Gwen Kurosawa, Hakai Chinmoku, Hanyu_Furude, Jack_Skeletron_4ever,
Kikari_, Miss Yuri, Paiu_18, Ruckia_chan, SilverCross, sorridisasha, TalesOfAFairy, Yoake, Alexys_Tenshi, Chibs, Dean Shadow, Ginger_kia, Hyuga_Girl_Chan, LallaSan, seia, Yume Kourine, A c q u a m a r i n a_,
conan99, First Babu, Himeko Stukishiro, Jehanne, Juls_, KairaStar21, Luminja, MagdalenaHaloway, May love e xmileysoxygen per
aver inserito questo delirio nella lista dei
preferiti/ricordati/seguiti.
Non so che altro aggiungere, se non che alla fine, nonostante tutto,
sono contenta di aver portato a termine questa avventura. Soprattutto
per me stessa.
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