Il Collegio

di Ofeliet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo giorno non si scorda mai, vero? ***
Capitolo 2: *** Nemici, amici. ***
Capitolo 3: *** Puoi sfuggirgli, ma non puoi evitarlo. ***
Capitolo 4: *** Perchè, alla fine, siamo sempre noi. ***
Capitolo 5: *** Può andare peggio di così? ...Sì. ***
Capitolo 6: *** Non sempre il male viene a nuocere. ***
Capitolo 7: *** Lavori in corso. ***
Capitolo 8: *** Neve, bianca distesa di gioia e dolore. ***
Capitolo 9: *** Non scherzare. ***
Capitolo 10: *** Se chi ben comincia è a metà dell'opera... ***
Capitolo 11: *** Le sorprese e le disgrazie non vengono mai da sole. ***
Capitolo 12: *** Il botto è assicurato. ***
Capitolo 13: *** Prima ero intelligente, poi ho incontrato la matematica. ***
Capitolo 14: *** San Valentino sta arrivando. Non è mai troppo tardi per lasciarsi. ***
Capitolo 15: *** Si va via per tornare. ***
Capitolo 16: *** Ben venga il caos, l'ordine non ha funzionato. ***
Capitolo 17: *** Aspettiamo la battaglia ma stiamo già combattendo. ***
Capitolo 18: *** Le battaglie giuste non sono facili. ***
Capitolo 19: *** La testa decide meglio del cuore. ***
Capitolo 20: *** Ritornare è diverso da tornare indietro. ***
Capitolo 21: *** Il mondo non è uno spettacolo, è un campo di battaglia. ***
Capitolo 22: *** Fatevi un esame di coscienza e bocciatevi. ***
Capitolo 23: *** La scuola è finita per l'estate | La scuola è finita per sempre | La scuola è saltata per aria ***



Capitolo 1
*** Il primo giorno non si scorda mai, vero? ***


Capitolo Uno: Il primo giorno non si scorda mai, vero?
Dedicata tutta a Kikari_ e Juls_.
Ragazze, il vostro entusiasmo per questa storia mi ha commosso.

Dedicata a quelli che sono qui da tanto tempo,
e anche a chi viene qui la prima volta.

Disclaimer: i personaggi e i Pokémon non mi appartengono, sono tutti di Satoshi Tajiri e della Nintendo.
Questa storia è scritta senza alcuno scopo di lucro.





Capitolo Uno: Il primo giorno non si scorda mai, vero?


Avevano sicuramente schivato la morte, e Gary non era nemmeno riuscito a rinfacciarlo ad Ash che questi aveva ripreso a pedalare con una velocità fulminea. L’idea di saltare dai massi gli era sembrata folle, ma stava facendo il suo lavoro. Vedeva Pikachu stringersi alla spalla di Ash come se fosse la sua unica speranza, e trova la scenetta quasi comica se ignorava la folle velocità con cui l’amico si muoveva sulla strada. Poco male, poteva avere un panorama migliore da una posizione simile.
« Ash, rallenta! » urla al conducente della bici, che invece di tenere in manubrio si stava sistemando il berretto sulla fronte. « E, maledizione, metti le mani dove devono stare! » esclama esasperato.
Gary sperava tanto di riuscire a prepararsi con calma quella mattina, fare una colazione decente e arrivare in perfetto orario il primo giorno. Peccato che Ash Ketchum fosse di tutt'altro avviso quella mattina, e si stavano dirigendo verso Celestopoli in netto anticipo, lui seduto sulla ruota posteriore della sua bicicletta con Ash a guida di un tale veicolo. L’idea di essere svegliato così presto ed essere costretto a seguire l’amico per assicurarsi della salvaguardia della sua bici gli faceva rodere lo stomaco.
Certamente, la prossima volta che piombava nella sua stanza così all’improvviso lo avrebbe cacciato, altro che prestargli la sua bicicletta.
« Ti lascio davanti a casa di Misty, va bene? » gli chiede urlando Ash, e Gary vorrebbe chiedere se abbia davvero una scelta. L’idea di passare la colazione in compagnia delle sorelle Waterflowers non lo entusiasmava nemmeno un po’. In tutta fretta oltrepassano il cartello che annuncia la loro entrata a Celestopoli, e si spingono verso un percorso che aveva preso a conoscere.
« Siamo arrivati! » Ash effettua una manovra che gli varrebbe una medaglia a qualche campionato, e lo fa scendere davanti alla porta di casa di Misty. Gary apre bocca per dirgli qualcosa, ma Ash è già ripartito in direzione di Zafferanopoli senza che lui faccia in tempo a formulare qualcosa.
« Guai a te se me la rompi! » gli urla dietro ottenendo come risposta un allegro sventolare di mano e il verso meno rassicurante di Pikachu. La sua bici era spacciata.
« Roba da pazzi. » si ritrova a sussurrare.
« Buongiorno Gary. » il ragazzo si sente chiamare, ed è con un po’ di stizza che rivolge la sua attenzione a Misty.
« Anche a te, Misty. » lei sorride, cogliendo il suo tono ironico, rimanendo alla porta di casa e prendendo un sorso dalla tazza che teneva in mano. Nessuno dei due fa in tempo a dire qualcosa, che all’entrata si affacciano due delle sorelle di Misty, che non si fanno alcuno scrupolo a prenderlo ai lati e portarlo in casa, ignorando il sudore gelido che aveva sulla fronte. Misty sorride imbarazzata, chiudendo la porta e tentando di salvare l’amico dalle sue sorelle. Se il primo giorno era così, quell’anno sarebbe sicuramente stato frizzante.


Touko si abbandona contro il parapetto della nave con un vago sconforto. L’anno prossimo sicuramente non avrebbe usato la nave per tornare a Kanto, il viaggio era così lungo da sembrare infinito, ma era il terzo anno di fila che si diceva la stessa cosa.
Le sue vacanze si erano rivelate una vera delusione. Era rimasta con i suoi cugini per tutta l'estate, e suo fratello non aveva migliorato la sua condizione mandandole ogni sacrosanto giorno saluti dalle spiagge di Hoenn, con tanto di fotografia in allegato.
Con fare distratto la ragazza lancia un'occhiata al ponte sotto al suo. Di sotto Anemone e Camelia chiacchieravano allegramente. No, più che altro era Anemone a parlare e ridere, Camelia si limitava ad annuire. Erano così diverse, ma sembravano così unite. Si chiedeva spesso se il sentimento che provava per N era forte come quello che legava le due ragazze che stava osservando. Touko si ritrova ad essere quasi gelosa del loro stretto rapporto, nonostante avesse due amici come Komor e Belle. Peccato che in quel frangente il primo fosse a Zafferanopoli da una settimana, e la seconda si fosse appena svegliata e quindi non poteva farle compagnia.
« Guarda, Aristide! » la voce squillante di Iris faceva sempre un effetto preoccupante su di lei, tanto che sobbalza e non cade oltre il parapetto. Touko vede Aristide seguire placidamente la ragazzina, che gli indicava un punto imprecisato della città. Iris sembrava ancora una bambina, sia per aspetto fisico sia per carattere, eppure era una delle allenatrici più forti della sua regione ed aveva a malapena quindici anni.
Touko distoglie lo sguardo, sperando di non essere notata dai due Domadraghi, ma la fortuna non sembra sorriderle quella mattina. « Signorina White. » Touko sgrana leggermente gli occhi nel sentire la voce di Aristide rivolgersi a lei ed è seriamente tentata di accennare un inchino. L’uomo che aveva di fronte le incuteva sempre un forte rispetto.
« Signor Dragontamer. »
« Quest’estate non ho avuto occasione di vedere la sua famiglia a Spiraria. » Touko sorride, nervosa.
« Ho dovuto trascorrere l’estate con i miei cugini ad Alisopoli, mentre mio fratello ha passato la sua estate a Hoenn. » l’uomo rimane in silenzio, e Touko suda freddo per il disagio che provava ad intavolare una simile discussione.
« Capisco. Spero di vedervi tutti insieme l’anno prossimo. » Touko rotea gli occhi, desiderando che Iris dicesse qualcosa per spezzare la tensione ma la ragazzina, in quel frangente, era più interessata a guardare i Tentacool che nuotavano sulla superficie dell'acqua.
D’improvviso la ragazza sente il proprio nome, riconoscendo Belle, e coglie al volo l’occasione per defilarsi, avvicinandosi all’amica che era pronta, l’unica indumento che le mancava era la giacca che stava tenendo in mano.
« Scusa per il ritardo. » ma Touko fa un gesto vago con la mano, sorridendole, ed entrambe guardano Aranciopoli che si stava facendo sempre più vicina. Ne intravedevano i tetti, dello stesso colore del nome della loro città. Ormai mancava poco.


Arrivato a Zafferanopoli, il fiato di Ash si era dimezzato ma la sua determinazione non aveva subito alcun calo. Il ragazzo si scioglie il nodo alla cravatta, quella che sua madre gli aveva allacciato poco più di una mezz’ora prima, e scende dalla bici, andando incontro a un maestoso edificio color crema.
Il Collegio era enorme visto da fuori, e chiunque aveva la possibilità di entrarci poteva solo confermare le storie sull’immensità della costruzione.
L’edifico principale, che conteneva l’aula magna e le aule per i corsi superiori, era quello che spiccava più alla vista di chiunque. Era circondato da alberi che erano ancora verdi, ma in meno di un mese avrebbero colorato il vialetto con i colori autunnali. Più a destra c’era un edificio collegato tramite un corridoio, più modesto ma anche più ampio, dove si frequentavano i corsi annuali. La struttura aveva aule ampie e luminose, adattate alle necessità delle lezioni che si svolgevano. Tutto il complesso aveva un’aria maestosa, e chiunque entrava dal cancello principale era investito dalla sua magnificenza.
Ash però era già abituato all’atmosfera, e attraversando l’entrata nota subito l'attività fervente per i preparativi. Gli studenti provenienti da Sinnoh e Unima si erano organizzati e si erano divisi i compiti, collaborando in completa armonia. Solitamente c’erano già anche gli studenti di Hoenn, ma non riusciva a vederne nemmeno uno.
Al centro di quell'alveare, Lucinda Jenness con il suo inseparabile Piplup in braccio era intenta a organizzare le attività insieme a Touya Black, che sbadigliava cercando di non darlo troppo a vedere. Lucinda era solo al secondo anno, ma aveva già conquistato una grande popolarità e una discreta dose di fiducia da parte dei professori.
Era infatti compito del secondo anno occuparsi del comitato d’accoglienza per le matricole, con la supervisione di uno studente del terzo e di un professore, e Lucinda era così presa dal suo incarico, volendo rendere l’evento memorabile. In mezzo a tutta quella confusione, però, Lucinda non ha alcuna fatica a corrergli incontro.
« Ash! Come stai? E' tutta l'estate che non ci vediamo! » esclama, mentre lo stringeva nell'abbraccio. Touya, che la seguiva quasi d’istinto, si avvicina.
« Benissimo! Ciao, Touya. » l’altro ragazzo ricambia, soffocando un altro sbadiglio.
« Scusa se ti ho chiesto di venire così presto. » dice Lucinda, piuttosto rammaricata ma Ash ne ride divertito.
« Tranquilla, se posso aiutare lo faccio volentieri. »
« Lucinda, avrei bisogno del tuo aiuto. » la ragazza sorride, scusandosi e allontanandosi con Zoey Williams.
« Allora puoi aiutarmi a portare degli scatoloni in aula magna? » gli chiede Touya e Ash annuisce. I due ragazzi si avviarono verso la palestra, quel giorno adibita come magazzino.
« E Touko? » chiede a quel punto Ash.
« Arriverà... » Touya guarda il suo Interpoké. « Tra mezz'ora. »
In palestra c'era il caos, tra studenti e scatoloni che si accumulavano formando un corpo unico difficile da distinguere. C'era un grande viavai, tra ragazzi e ragazze, Pokémon e oggetti. La figura di spicco, in una situazione simile, sarebbe però stata solo una. « Per l'ennesima volta, Kenny! Piantala di chiamarmi Lulù! » i due ragazzi rimangono indifferenti, mentre vedono una ragazza rincorrere un ragazzo in mezzo a quel putiferio. Non era certo la prima volta che vedevano Lucinda inviperita che correva dietro a Kenny.


Fiordoropoli era in fermento quella mattina.
Gli studenti di Johto, condannati alla loro condizione di pendolari, si erano riuniti nella stazione del Supertreno, in attesa di partire.
Jasmine Steelee si guarda intorno, in cerca di qualche viso amico, ma trovava solo persone più adulte di lei. Non c’era nessuno che conosceva ed è con un po’ di sconforto che si siede su una panchina libera. Si sentiva tremendamente a disagio in mezzo a tante persone, e si mette a fissare insistentemente le piastrelle per non incrociare lo sguardo di qualche sconosciuto.
« Buon giorno! » esclama a quel punto una voce famigliare. Chiara Hollingshead era raggiante quella mattina. La ragazza salutava tutti quelli che conosceva – e non – con disinvoltura.
« Jasmine, 'giorno. » la ragazza ricambia timidamente il saluto, mentre Chiara si sedeva accanto a lei.
« Hai visto per caso Angelo o Valerio? » le chiede, mentre si rimirava nel suo specchietto per controllare il trucco. Jasmine scuote la testa, negando. In effetti non aveva visto nemmeno i due cugini Domadraghi, e solitamente loro erano sempre puntuali. O almeno, Sandra era quella puntuale, Lance veniva prontamente trascinato dalla cugina che non ammetteva ritardi di alcun tipo.
« Peccato. Forse li vedremo a scuola. » sorride incoraggiante, toccandosi qualche ciocca della frangia per sistemarla meglio. Jasmine annuisce, mentre alzava lo sguardo al grande soffitto della stazione. Chissà perché, ma insieme a Chiara non si sentiva a disagio. Anzi.
Un sonoro fischio annuncia l'arrivo del Supertreno, e quindi anche l’inizio di un lungo anno per loro due.


Vera non era una persona pessimista ma viste le condizioni in cui si trovava non poteva affatto dire che sarebbe stata una mattina positiva.
Fuori dall'albergo di porto Alghepoli una tempesta fuori stagione – e pure fuori ogni previsione – si stava scatenando, impedendo a qualsiasi barca di uscire dal porto. Figurarsi navigare fino alla regione di Kanto.
Lei aveva tanto desiderato partecipare all’apertura dell’anno accademico, ma visti i prognostici la sua speranza veniva brutalmente schiacciata dalla realtà dei fatti.
Come se non bastasse i suoi capelli quella mattina avevano vinto la battaglia contro la spazzola, e lei si ritrovava a legarseli una coda di cavallo con stizza.
« Vera, hai finito? » il suo adorato fratellino si affaccia alla porta del bagno e Vera gli lancia un'occhiataccia. « Mamma e papà ci stanno aspettando da dieci minuti. » annuncia, prima di lasciare la sorella mentre questa sospira, in cerca di una buona motivazione per uscire da quella stanza.
Non ne trova, e quindi esce dalla stanza di pessimo umore, sbattendo la porta e chiudendola a chiave con fare scocciato.
« Taylor? » la ragazza perde almeno tre anni di vita nel riconoscerne la voce. Drew Redrose, davanti ai suoi occhi, che la stava squadrando con aria divertita.
« Redrose. » si ritrova a sibilare, quasi senza rendersene conto. « Come mai qui? » e morde subito la lingua. Dove sarebbe potuto andare, con quella tempesta tropicale in scala ridotta?
Infatti, Drew indica le grandi vetrate del corridoio, con un sorriso sornione.
« Vuoi fare una romantica passeggiata dans le milieu de la tempête? » le chiede, facendola avvampare di stizza.
« Drew? Ah, ecco dove ti eri cacciato! » Solidad appare all'angolo, sorridendo. Subito dopo arriva anche Harley, che non manca di rifilare un'occhiataccia a Vera. Sembrava che non mancasse nessuno all’appello.


La tensione si poteva tagliare con un coltello.
Gli studenti del primo anno erano nervosi, eccitati e preoccupati, quegli degli anni successivi determinati ad affrontare nuove sfide nel loro percorso.
Il collegio richiedeva molto da tutti loro, e bisognava impegnarsi. Già l'essere lì, avere la possibilità di accedere agli studi superiori di quella scuola, era un grande privilegio.
Aralia sbircia attraverso le quinte. Quell'anno le matricole erano in un numero abbastanza buono. Si sentiva una grande euforia a pensare che sarebbe stata lei a introdurre loro in quella vita scolastica.
« Allora, auguri, professoressa Aralia. » Samuel Oak le sorride incoraggiante.
« Grazie. » gli risponde lei, mantenendo una calma stoica. Samuel le batte una mano sulla spalla.
« Una volta che sarai davanti a loro, tutto sarà più facile. » la donna sorride, dandosi coraggio, ed esce sul palchetto di fronte a un’aula piena di studenti che fremevano di aspettativa.
La prima campana dell’istituto ammutolisce anche il più chiacchierone degli studenti, e Aralia si schiarisce la voce.
« Benvenuti, studenti vecchi e nuovi! »


Spiegazioni randomiche:

- Touko e Touya sono gemelli, e hanno cognomi diversi.
- La frase che Drew dice in francese significherebbe 'nel bel mezzo della tempesta'. Questo secondo Google Traduttore. Pardon, ma la sottoscritta non conosce il francese.
- La Iris di questa storia non è quella dell'anime, bensì quella del videogioco.





Né! *ormai è il suo saluto tipico*
Benvenuto a chi è nuovo, bentornato a chi conosceva già questa storia.
Mamma, quanto sono poco coerente con me stessa. E sì che dicevo 'forse la riprenderò in mano l'anno prossimo'.
Piuttosto, parliamo di questa cosa. Sarà come il vecchio 'Collegio'? Fino al capitolo 5 sì. Poi, si vedrà (no, diciamo che se riesco a tenere Daniel a bada, potrebbe diventare una storia normale).
Gli anni sono divisi come prima, la struttura della scuola è la stessa. Forse il contenuto potrà variare un po'. Tranquillo chi non ne sa niente, nei prossimi capitoli tutta questa roba verrà spiegata.
Spero solo l'apprezziate.
Quindi, un saluto e arrivederci.
See you soon!

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Capitolo 2
*** Nemici, amici. ***


Capitolo Due: Nemici, amici.


Capitolo Due: Nemici, amici.


Artemisio quella mattina aveva presentato due nuove alunne alla classe. La ragazza a destra aveva la pelle abbronzata e i suoi occhi viola erano fermi e decisi, ma lasciavano trasparire la stessa curiosità che aveva la classe nei suoi confronti. La seconda ragazza, invece, dimostrava una fredda indifferenza.
« Lei è Natsumi Suzuki. Mentre lei è Esmeralda Granger. Spero che le facciate sentire le benvenute. » il resto della classe annuisce quasi con distrazione, mentre l'insegnante sorrideva raggiante. « Ok, le presentazioni le ho fatte, l’appello pure. E’ ora di iniziare la lezione. » gli studenti trattengono il fiato. Artemisio non era un personaggio strano, ma i suoi metodi d'insegnamento erano eccentrici. Una volta aveva deciso di far realizzare un dipinto sul gelo e sul freddo, ma trovandosi in piena primavera li aveva condotti alle isole Spumarine. Certo, l’avventura era terminata con qualche ricovero in infermeria per raffreddore, ma nel complesso avevano vissuto una bella esperienza. L’insegnante guarda fuori dalla finestra, indeciso.
« Oggi è una bella giornata, quindi per far ambientare le due ragazze vi do un tema libero. Scegliete un particolare che vi attira nel giardino e disegnatelo. »
La classe sembra apprezzare quella scelta, e dopo un breve tragitto lungo il corridoio si trovano nel giardino dietro l’edificio principale. Gli alberi avevano ancora tutte le foglie e stentavano a lasciare il posto all’autunno. Il prato era ancora folto e verde, e sembrava che l’inverno fosse ben lontano dall’arrivare.
La classe si divide in fretta, ed Elis osserva indifferente Lucinda, rimasta accanto alle nuove compagne intenta sicuramente a socializzare. Cosa che non faceva decisamente per lei, che cerca un albero su cui arrampicarsi. Trovandolo, vi si arrampica con facilità, e al suo sguardo si apre tutta la distesa fino al dormitorio.
La ragazza si sistema meglio su un grosso ramo e la sfera dentro la tasca della giacca oscilla per qualche istante, apparendo quasi indispettita. Elis sospira, ma si trova costretta a far uscire Hiro. Il Quilava, dopo aver emesso una lieve fiamma dal dorso, si stiracchia e si sdraia su un ramo lì accanto.
« Elis? » la ragazza rotea gli occhi al cielo, cercando di ignorare la voce che la sta chiamando, ma sa che l’altra non avrebbe ceduto facilmente.
« Kotone. » quasi ringhia, ma ragazza a terra non sembra affatto intimorita dal suo tono.
« Sono contenta che tu sia felice di vedermi. »
Elis non replica, e Kotone sembra interessata a salire su. Un simile pensiero la allerta, ed è lei a scendere in fretta, per evitare di essere raggiunta. « Che vuoi? » chiede, sempre più stizzita.
« Non so cosa disegnare. »
« Capisco che non sia proprio la tua materia, ma perché vieni da me? »
« Perché siamo amiche, no? » Elis si irrigidisce ad un commento simile, per poi scattare ed allontanarsi. Kotone si imbroncia. Non potevano fuggire per sempre da lei. Un giorno Elis, e anche Silver, avrebbero accettato la sua amicizia. Di questo ne era certa.

Sandra avrebbe volentieri lasciato Lance a poltrire nel letto, quella mattina.
Invece, mossa a pietà da chissà quale motivazione – forse suo nonno e il suo sguardo di rimprovero erano una buona motivazione, in fondo – l'aveva buttato giù dal letto. Poi, con chissà quale altra forza mistica, aveva urlato poco finemente allo stesso cugino di sopra di svegliarsi – perché la dolorosa caduta non era bastata –, ed essere pronto nel giro di cinque minuti. Altrimenti nessuno gli avrebbe impedito di fare una passeggiata in mezzo alle fauci degli Gyarados.
« Sandra, perché sei così irritabile? Sai benissimo che con Dragonite ci vorrà poco più di dieci minuti per arrivare a Zafferanopoli. » aveva replicato questi, strofinandosi un occhio. L'avesse mai fatto! Sandra gli aveva lanciato un’occhiata incendiaria che l’aveva fatto desistere dal fare altri commenti. Il viaggio da lì in poi si era svolto in completo silenzio, e Lance non aveva più accennato alcun commento.
Una volta arrivati a Zafferanopoli, scendono entrambi dai loro Pokémon, e Sandra si era dileguata perché ormai in ritardo ai suoi corsi. A lui invece mancavano due ore al primo, ed era ben certo che li avrebbe spesi facendo un pisolino nel soggiorno del dormitorio.
« Lance! » il ragazzo si gira quasi all’istantanea, vedendo Pedro e Chicco che si avvicinavano e gli sorride, agitando la mano.
« Quanto tempo! E' tutta l'estate che non ci vediamo! » per qualche minuto si abbracciano a vicenda, felici di rivedersi.
« Tu non hai lezione? » chiede poi Lance, rivolgendosi a Chicco che sbuffa.
« No, non ho Allevamento tra i miei corsi come tua cugina. » Lance ridacchia, l’altro era piuttosto suscettibile riguardo alla sua bocciatura. « A proposito, Ciprian dov'è? » Pedro sorride.
« Probabilmente da qualche parte vicino ad uno specchio d'acqua. »
« Scommettiamo che anche quest'anno farà impazzire Agatha? » in effetti, l'anziana, ma per niente stanca, donna che sovrintendeva alla disciplina dell’istituto ormai aveva a che fare da anni con Ciprian, e l’aveva sempre avuta vinta. Dal canto suo, nonostante le numerosi punizione, lo spirito libero del ragazzo era rimasto indomabile.
« Come siamo pessimisti. » ne ride Chicco, mentre faceva loro cenno di avviarsi dentro l'edificio. « Voi state già pensando a quale corso scegliere finiti gli studi? »
« Credo tornerò a fare il Capopalestra. » annuncia Pedro, destando curiosità negli altri due ragazzi. « Piuttosto, anche quest'anno farete i pendolari? » chiede, e Lance sospira, sentendosi già la stanchezza addosso. Lui avrebbe tanto voluto prendersi una comoda stanza ai dormitori, ma la decisione di Sandra era stata irremovibile anche sulla sua. Ogni mattina gli sarebbe toccato alzarsi prima, volare fino a Fiordoropoli e prendere il Supertreno. Come fosse riuscita a convincerlo era un mistero. O meglio, c'era da chiedersi come potesse sua cugina, più giovane di lui di tre mesi, controllare così la sua vita.


Il discorso di inizio anno e le prime lezioni per quel giorno erano terminate, e agli studenti era stato concesso, come tradizione voleva, il resto della giornata per sistemarsi e iniziare ad ambientarsi. Esmeralda cercava di nascondere al meglio il nervosismo, datole da quel luogo completamente estraneo e sospira. Aveva cercato Drew tra la folla, ma non era riuscita a trovarlo. Sembrava che a Hoenn ci fosse una tempesta e molti degli studenti provenienti da quella regione non si erano ancora presentati. Si sentiva un po’ sola e aveva detestato l'idea di trasferirsi, ma sapeva bene che studiare in una scuola come quella era una grande opportunità per imparare tutto ciò che le interessava.
Il vetro dell’atrio dell’edificio rifletteva il suo aspetto. Aveva un buon aspetto, anzi, la divisa con le tonalità del rosso le donava alquanto. Si passa una mano tra i capelli corvini, afferrandosi una ciocca e torturandola. Non le piaceva l’idea che le sue emozioni si palesassero troppo facilmente sul suo viso. Sospira nuovamente, rivolgendo la sua attenzione al foglietto che teneva in mano, dove c'era segnato il numero della sua stanza e il nome della sua compagna di stanza. Dragontamer Iris.
La sua ricerca si era rivelata un po’ infruttuosa e stava girando in tondo da un po’. Ormai era decisa a piantare le tende lì, nella speranza che qualcuno passasse e avesse pietà di lei. Glaceon, in quel frangente fuori dalla sua sfera, sembra intuire i pensieri dell'Allenatrice e non sapeva cosa fare per spronarla a proseguire. Esmeralda la guarda con affetto, prima di rimetterla nella Pokéball ed esce dalla costruzione, in cerca di qualcuno che possa darle delle indicazioni. Ben presto incontra una persona sul suo sentiero, che sembrava spaesata quanto lei, come se fosse in cerca di qualcosa. Indossava la divisa blu, e se non ricordava male era il colore del quarto anno.
« Scusa. » le parla, cercando di attirare la sua attenzione. La ragazza si volta verso di lei, evidentemente sorpresa. « Non volevo disturbarti. » si scusa subito, cercando di non sembrare troppo invadente.
« Non ti preoccupare. » le sorride l'altra. « Ti serve qualcosa? » Esmeralda si ritrova a fissarla negli occhi, di un verde leggermente più chiaro del suo. « Ah, scusa. Non mi sono presentata. Clearbrook Serenity, piacere di conoscerti. »
« Esmeralda... Granger. » riesce a pronunciare. Serenity la fissa qualche istante, con espressione curiosa.
« Ti sei persa? » le chiede e l'altra si ritrova ad annuire.
« Sì, sono una nuova studentessa. Anche tu ti sei persa? » Serenity sembra leggermente sorpresa, prima di scuotere la testa.
« Più che essermi persa, ho perso qualcuno. » le risponde. « Ma non è un’urgenza, se vuoi posso aiutarti. » l'orgoglio di Esmeralda le impediva di rispondere, ma comunque la ragazza si ritrova a seguire le indicazioni di Serenity che si era offerta di accompagnarla e le camminava a fianco senza dire una parola. In tutta sincerità, Esmeralda si sarebbe aspettata un interrogatorio in piena regola, ma questo non sembrava tipico della ragazza che la stava accompagnando.
Così, passo dopo passo, le due ragazze raggiungono nuovamente il dormitorio. Dall’esterno Esmeralda contava ben quattro piani, mentre rimirava il padiglione principale dal quale si estendevano due costruzioni simili a due ali.
« Se sei al secondo anno dovresti salire al terzo piano. I dormitori femminili sono nell'ala est. » Esmeralda annuisce, mentre rimirava il luogo dove avrebbe passato la maggior parte del proprio anno. Era pieno di ragazzi di tutte le età, che dopo qualche scambio di battute sparivano su per le scale.
« Serenity! » entrambe si voltano, e una ragazza dagli occhi grigi e dalla divisa verde si ferma davanti a loro, particolarmente trafelata. La ragazza si appoggia sulle proprie ginocchia per qualche istante, riprendendo fiato, mentre le ciocche della frangia si appiccicavano alla sua fronte dal sudore. « Costaluna e Oak stanno lottando! » e avrebbe volentieri aggiunto un 'di già', ma non le sembrava occasione.
L'espressione di Serenity diventa da tranquilla a disperata, mentre sospirava.
« Dove? » chiese, con tono improvvisamente stanco. Aria quasi si pente di essere corsa da Serenity ma comprendeva che se c'era qualcuno capace di mettere temporaneamente fine alle ostilità era proprio lei.
« Nei campi d'allenamento. »
« Grazie. Posso chiederti un favore personale, Aria? » questa annuisce, improvvisamente curiosa. « Esmeralda è qui da poco. Potresti mostrarle dove è la sua stanza? » questa sorrise entusiasta, per quanto lo sguardo della ragazza accanto non era proprio il massimo dell'incoraggiamento. « Grazie di nuovo. » Serenity sparisce in fretta, ed Esmeralda si ritrova a fissare la figura della ragazza di fronte a lei. Aria si trova da sola con una perfetta sconosciuta, e simile pensiero le fa andare di traverso la lingua. Non aveva idea di come iniziare una conversazione con una ragazza come quella che aveva di fronte, e anche l’altra sembrava poco incline a farlo. Probabilmente toccava a lei dire qualcosa.
« S-sono, Aria M-mirror. » nel sentirsi balbettare si morde la lingua ancora più imbarazzata. Esmeralda quasi si sente intenerita dal tentativo dell'altra di parlare.
« Esmeralda Granger. » le risponde, cercando di sciogliere un minimo della tensione che si era creata tra di loro e Aria le sembra grata del tentativo. « Toglimi una curiosità. » Aria la fissa, in attesa della sua domanda. « Chi sono 'Costaluna e Gary'? » Esmeralda vede un leggero sorriso sarcastico sul volto della ragazza di fronte a sé.
« Coloro che faranno venire i capelli bianchi a Serenity molto presto. » ed Esmeralda si trova a pensare che, forse, per adesso, era meglio non sapere chi fossero. « Andiamo? » le propone Aria, e lei annuisce. Finalmente avrebbe raggiunto la sua stanza.


Lucinda pensa di aver fatto un passo più lungo della gamba. Forse offrirsi come guida per il complesso accademico era stata una buona azione, ma stava iniziando ad annoiarsi. Accanto a lei Natsumi stava sfogliando un libro con espressione neutra mentre di tanto in tanto spostava le ciocche blu e viola che le cadevano davanti al viso. Da quando avevano iniziato il loro giro non aveva spiccicato parola e Lucinda si stava pentendo di ciò che aveva proposto di fare.
« Allora, Lulù? » la blu sente l'impellente bisogno di tirare il libro che aveva in mano in testa a Kenny ma per fortuna per la capoccia del ragazzo, è Zoey a impedirle di mettere in atto un omicidio.
« Piantala, Kenny. » Zoey ignora l'occhiataccia che le rivolge Kenny e si concentra su Lucinda, che la guardava con gratitudine. « Come sta andando? » le chiede con un sorriso.
« Insomma... » bofonchia questa. Kenny le dà una pacca di incoraggiamento sulla spalla, prima di sparire tra gli alti scaffali della biblioteca e dopo un breve saluto anche Zoey se ne va per la sua strada.
« Sì, facile parlare, per loro. » sussurra lei, mentre tornava al luogo dove prima di trovava Natsumi. Trova la ragazza immersa ancora nella sua lettura, ma la sua espressione era cambiata, trasformandosi in un sorriso. Si ritrova a sorridere anche lei di riflesso, mentre le cresceva dentro un'ondata di ottimismo che la fa avvicinare nel tentativo di sbirciare il titolo del testo.
“Linguaggio dei Pokémon”. Al primo acchito Lucinda storce il naso. Come materia era difficile, e si poteva studiare terminato il corso di studi base, ma forse era un possibile argomento di conversazione quindi si fa forza. « Quindi vuoi imparare la lingua dei Pokémon... » sussurra casualmente, cercando di non avvicinarsi troppo. Natsumi nel sentirla scatta ed arrossisce, come fosse stata beccata con le mani nel barattolo della marmellata di Baccapesca.
« Già, mi piacerebbe. » le risponde e Lucinda si trova contenta di averle strappato almeno una frase.
« So che qui si può studiare tra qualche anno. »
« Infatti è per questo che sono venuta qui. »
Lucinda ne rimane un attimo sorpresa.
« Allora spero tu rimanga con noi fino ad allora. » Natsumi si nasconde, il viso sprofondato nel libro, e lascia che la compagna la conduca nell’area con i testi più di suo interesse. Nel farlo passano accanto ai gemelli del terzo anno che saluta con fretta, prima di pensare a come avvicinarsi di nuovo alla compagna, senza che questa di rinchiuda nuovamente nel silenzio.
« Ti dico che è la verità. »
« Avanti, Touko, da quale fonte certa hai avuto questa informazione? » Touya non voleva crederci. Sembrava che i suoi incubi, scampati per quell'estate, sarebbero venuti a tormentarlo per tutto l'anno scolastico.
« Nostro padre è una fonte certa. » Touko si ritrovò a sospirare. « Se Mei e Kyohei vengono qui... E' la fine. » il gemello annuisce.
« Forse sarebbe un bene se ci preparassimo in anticipo. » trema, ben deciso a non darla vinta alle due pesti. « E spero che, almeno quest'anno, tu ti decida a fare qualcosa con la natura. » la gemella avvampa a quella non troppo sottile allusione.
« Solo perché so quali corsi frequenta N, questo non significa che mi piaccia! » e mentre tutta la biblioteca si premurava di zittire Touko, in preda all'imbarazzo totale, Touya ne ride di gusto.
Sua sorella era la peggiore nemica di se stessa, quando doveva ammettere qualcosa.


N Harmonia era un ragazzo di buona volontà. Così, quella mattina, dopo aver ascoltato diligentemente il discorso di apertura ed essersi informato sulle lezioni che intendeva seguire, non aveva esitato a fare una passeggiata in cerca di un luogo tranquillo dove rilassarsi.
Il suo percorso è senza meta per un po', tante erano le matricole che quell'anno esploravano la scuola, fino ad arrivare ai dormitori, sperando di trovare una zona tranquilla.
« Glaceon, usa Ventogelato! » una voce femminile annulla tutte le sue speranze. La piccola volpe di ghiaccio soffia un vento gelido nella direzione di un possente Blastoise. Dietro ai dormitori si trovavano i campi d'allenamento, dove c'erano già due sfidanti che combattevano. Era una ragazza, che però gli sembrava un po' piccola per portare la divisa blu del quarto anno. I capelli castani, raccolti in una coda di cavallo, oscillavano irregolarmente dietro ai suoi movimenti. E il suo sfidante era... Come non riconoscere Gary Oak? Accanto a lui c'era Ash, che osservava quella sfida con fare divertito.
N rimane in disparte ad osservare quella lotta. Se qualche anno prima considerava le lotte Pokémon delle crudeltà verso questi con il tempo qualcuno gli aveva fatto capire che era qualcosa che permetteva di creare legami tra i Pokémon stessi e loro Allenatori.
« Cosa credevi di fare con quella mossa, Costaluna? » la sfidante dice qualcosa che N non riesce a sentire, ma non doveva essere niente di piacevole vista l'espressione formatasi sul volto del ragazzo. « D'accordo. Blastoise, usa Idrocannone! » il Pokémon Crostaceo prende la mira con i suoi due cannoni, mirando a Glaceon. Emette due forti getti d'acqua, che colpiscono la volpe senza che questa riesca a scamparla.
« Glaceon! » Anis stringe i denti, richiamando la Pokémon. La ragazza sospira di sollievo e cerca di ritornare calma. Il suo Glaceon non sembrava aver subito grossi danni, nonostante il violento impatto, ma la mossa usata in precedenza non era invano. Adesso Blastoise doveva essere più lento.
« Avanti, usa Morso! » ordina. Il Pokémon Nevefresca non esita, lanciandosi contro l'avversario ed azzannandolo ad una zampa. Questi sembra tentennare, non riuscendo a muoversi, e Anis sorride trionfante. Avrebbe dovuto usare Palla Ombra, probabilmente sarebbe riuscita a indebolire ulteriormente l'avversario.
Anche N se ne accorge, ma immagina che il nipote del professor Oak abbia il suo asso nella manica, sotto forma dell’abilità del suo Pokémon.
Peccato non scoprire come sarebbe finita, perché Serenity Clearbrook appare nella loro visuale e stava guardando entrambi con aria di rimprovero.
« Chi ha cominciato, questa volta? » nonostante l’espressione seria, la voce di Serenity era piuttosto calma.
« Lei! »
« Lui! » la nuova arrivata sospira, cercando di non perdere la calma. Era da tre anni che quei due non potevano vedersi. Quell’anno non era di certo quello della pace.
« An. » Serenity richiama l'amica, che col broncio fa lo stesso con Glaceon, rimettendolo nella sfera.
« Non finisce qui, Oak. » ringhia, mentre si avvicina a Serenity. « Perché lo difendi sempre? » le chiede quando si sono allontanate abbastanza da non essere sentite da nessuno.
« Non difendo lui, An, ma te. Tu sei qui con una borsa di studio, e se non hai una condotta impeccabile ti butteranno fuori senza pensarci due volte. Gary, invece, ha tutti i soldi del mondo per rimanere qui. » Anis sbuffa, mentre una scintilla di delusione affondava negli occhi azzurri.
« Non è giusto, però. » bofonchia, stringendo la sfera contenente Glaceon. « Potevo vincere. »
Serenity non riesce ad evitare di sorriderle. « Ne sono certa. »


Giulia osserva con indifferenza la grande biblioteca della scuola, mostratale prima da Raffaello. Dall’ambiente che la circondava poteva dire che fosse un luogo raffinato. Martes le diceva che quella era una buona scuola e voleva che lei la frequentasse. Il suo compagno di classe le aveva mostrato l'edificio principale, il grande giardino, e in quel momento le stava mostrando la biblioteca. Le raccontava aneddoti, storie curiose, e Giulia rimaneva ad ascoltarlo.
« Sei sicura di voler stare qui? » Giulia guarda verso la sua Zorua, che l'osservava, e annuisce silenziosamente.
« Scusa, ti annoio? » le chiede Raffaello, quasi indagando il suo stato. Giulia scuote la testa per negare.
« Mi interessa. » dice, e il ragazzo sembra tranquillizzato dalla sua risposta.
« E' che quando devo parlare, tendo a farlo troppo. Comunque, dicevo? Ah sì, devi fare attenzione. In questa biblioteca c'è un’Arcanine. Si chiama Leona. Ha un buon carattere, ma presto si schiuderanno le sue ed è piuttosto irascibile. Ti consiglio di evitare gli scomparti della letteratura mitologica per qualche settimana, la sua tana è da quelle parti. »
Giulia se ne stupisce, tanto da sgranare lievemente gli occhi, uno di colore diverso dall'altro. « Avete un Pokémon in questo posto? » Raffaello annuisce, sorridendole ancora.
« In verità, Leona è venuta qui quando era un Growlithe, e gli studenti hanno cercato di nasconderla dai professori. Purtroppo sono stati beccati subito, ma Leona si è dimostrata una guardia talmente efficiente alla biblioteca che hanno deciso di tenerla qui. Spesso viene a tenere compagnia ai studenti che leggono, magari tra un mese potrai vederla anche tu. » Giulia ascolta interessata, era una storia semplice ma la sua curiosità a riguardo era cresciuta. Raffaello si guarda intorno.
« Credo di aver finito. Forse è meglio che ti conduca ai dormitori, si sta facendo tardi. »
Il viaggio di andata si svolge in silenzio, mentre il cielo iniziava ad imbrunire. Raffaello la saluta allegramente, aspettando finché lei salga le scale. Giulia raggiunge la sua stanza e rimane a fissare la porta, prima di decidersi a entrare. La sua compagna era già lì.
Aveva già visto Catlina quella mattina, una ragazzina graziosa ma che dava l'impressione di essere di salute cagionevole. Questa, non appena la vede, le sorride.
« Benvenuta. » Giulia ricambia con un cenno del capo e si guarda intorno.
La stanza non era grande. C'era un letto a castello, un grande armadio, due scrivanie. Le pareti erano di un delizioso color panna, e l'unica finestra era molto grande. A destra si trovava una porta, che probabilmente portava al bagno.
Appoggia il suo bagaglio per terra, emettendo un lieve sospiro. Per Martes avrebbe fatto lo sforzo di rimanere in quella scuola e studiare.




Anis Costaluna belongs to Kikari_.
Aria Mirror belongs to Yume Kourine.
Elis Howell belongs to Elis Strange.
Esmeralda Granger belongs to Baka_.
Giulia Bluesky belongs to Juliet_N_Mars Galaxy99.
Natsumi Suzuki belongs to Silver Star.
Serenity Clearbrook belongs to me.


Spiegazioni randomiche:
- In questa scuola, ci sono i dormitori. E' obbligatorio per le tre regioni citate, mentre per Johto è facoltativo (ovvero, possono decidere). Per gli studenti di Kanto è escluso.






Nè!
Sì, sinceramente non me l'aspettavo neanche io. Ma ç'èst l'ispiraciòn, e je nè pois... D'accordo, non vi traumatizzo ulteriormente con il mio francese maccheronico.
Comuque, salve! *scondinzola felice*
Siamo già al secondo capitolo (di quasi 3500 parole)! Con 8 recensioni, 3 preferiti, 1 ricordato e 5 seguiti. Ragazze, state cercando di uccidermi con la felicità? Tutto questa attenzione solo per il primo capitolo? Non sapete quanto ne sono felice! *^*
Annuncio che non so quando arriverà il prossimo capitolo. A maggio vado in stage, quindi non assicuro l'aggiornamento. Ma cercherò di rifarmi a giugno, con quello doppio.
Ringrazio - e con questo voglio dire 'mi prostro a' - Alesaphi24, Baka_, Elis Strange, Juliet_N_Mars Galaxy99, Kikari_, R a i n, Silver Star e Yume Kourine per aver recensito.

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Capitolo 3
*** Puoi sfuggirgli, ma non puoi evitarlo. ***


Capitolo Tre: Puoi sfuggirgli, ma non puoi evitarlo.


Capitolo Tre: Puoi sfuggirgli, ma non puoi evitarlo.


Anita era felice di rivedere i suoi cugini Touko e Touya era stata una gioia ma rivedere l'altra cugina, Natsumi, non la entusiasmava affatto. Non che non le volesse bene – questo Anita non l'avrebbe mai detto – semplicemente Natsumi era troppo chiusa verso gli altri, mentre lei era molto espansiva, e ciò aveva creato un contrasto tra di loro fin dalla tenera età.
« Anita? » la ragazza dai capelli corvini sussulta, mentre vedeva proprio l'oggetto dei suoi pensieri avvicinarsi. Natsumi, dal canto suo, squadrava la minore, mentre si passava una mano tra i capelli scuri, non sapendo cosa dire.
« Natsumi! Che sorpresa, anche tu qui! » Anita sorride in maniera tirata, cercando di celare almeno un minimo di nervosismo.
« Già. » replica l’altra, mentre guardava Touko in cerca di una risposta. Una qualsiasi.
« Che bello trovarci tutti qui. » anche Touko ha un sorriso tirato e risponde con esitazione. Touya, accanto a lei, aveva il forte istinto di buttarsi da una finestra. C’era un silenzio imbarazzante. Non passavano più così tanto tempo rispetto a quando erano bambini, e tutti loro avevano preso strade e interessi diversi, rendendo impossibile trovare qualcosa in comune su cui discutere.
« Ho parecchie cose da studiare, devo andare. » Touko osserva Natsumi con fare offeso.
« Scommetto che andrai a studiare storia Pokémon, e immagino anche che non ci sia nessuna verifica in programma. » internamente, Natsumi avvampa per essere stata colta in flagrante.
« Vado solo a fare il mio dovere, cugina. Cosa che dovresti fare anche tu. » le sopracciglia della ragazza più grande si contraggono in uno spasmo involontario, disegnando un'espressione corrucciata.
« Avanti, non è questo il momento giusto per discutere. » si intromette Touya. « Anche io devo andare. Drew e Komor mi aspettano, e non ho intenzione di fare tardi. » l'unico maschio del gruppetto sorride con sollievo, prima di salutare le altre con allegria, scatenando un lieve rossore ad Anita.
« Vado anche io! » esclama Touko e Natsumi e Anita si trovano a salutarla, prima di salire alle loro rispettive stanze in completo silenzio.
Touko esce dal dormitorio, mettendosi una mano sopra gli occhi. Il sole quel giorno era accecante, non sembrava affatto che settembre fosse finito. Le foglie sugli alberi erano ancora verdi, tranne qualche traccia di arancione sparsa tra le folte fronde. L'autunno si stava silenziosamente affacciando.
« Touko. » sussulta. Il suo nome era stato quasi sussurrato, ma lei era comunque riuscita a sentirlo. Si volta di scatto, ignorando la Pokéball contenente Zekrom vibrare con entusiasmo. Anche il drago ideale percepiva la presenza del suo fratello vicino.
« N. » riesce a pronunciare, dopo qualche attimo di stupore, mentre cerca di sorridergli, cosa che N ricambia.
« E' da tanto che non ci vediamo. » il cuore di Touko fa il triplo salto carpiato a simile frase, ma spera che N non se ne sia accorto.
« Eh già. » ridacchia. « Mio padre mi ha incastrata a fare da babysitter a Mei e Kyohei, quest'estate. »
« I tuoi cugini. »
« Già. » la ragazza non smette di sorridere, come se la sua espressione si fosse bloccata, ma il silenzio che stava per crearsi l'avrebbe soffocata. « Piuttosto! » esclama all’improvviso. « Ho saputo che hai passato l'esame del quinto anno, e Silvestro è stato molto soddisfatto. » N annuisce.
« Per la prima volta nella mia vita, sento che sto facendo qualcosa di giusto. E desidero farlo. » lei se ne sentiva intenerita. Ricordava i primi tempi i cui aveva incontrato N, quando era ancora una ragazzina in viaggio con Tepig, il suo primo Pokémon. Il ragazzo che aveva di fronte a lei aveva fatto dei progressi notevoli.
« Come stai? » la domanda la coglie impreparata, e Touko non riesce a frenare un improvviso e violento rossore.
« B-b-b-bene. » balbetta, mentre N la osserva con espressione curiosa. Non avrebbe mai immaginato che una semplice domanda potesse generare una simile reazione. Sorride dentro di sé. Touko non avrebbe mai finito di stupirlo.


Lucas dopo le lezioni si era cambiato si era diretto in biblioteca, avendo in programma un'intensa ora di studio.
La scuola era iniziata da una settimana, e lui non aveva alcuna voglia di rimanere indietro. Così, da un giorno all'altro, si era trovato a studiare mitologia Pokémon.
I ragazzi che incontrava per strada gli lanciavano occhiate perplesse. Il ragazzo non si chiede se fosse per la sua pelle, pallida, bianca quasi come la neve, o per Mesprit, che fluttuava tranquillamente al suo fianco.
Lui non si curava più delle occhiate delle persone che lo circondavano. Non voleva vedere, per l'ennesima volta, occhiate preoccupate per lui. Per quanto non se ne ricordasse, pensava che anche sua madre gli riservasse lo stesso sguardo. Doveva smettere di pensarci. Cercare di ricordare il suo passato era come vagare disperatamente nella nebbia.
Con calma adocchia un posto a caso, aprendo il libro e immergendosi nell’analisi di un’antica leggenda di Johto, senza però riuscire a concentrarsi davvero. Forse doveva smetterla di cercare di sapere del suo passato. Sarebbe stata la scelta che, probabilmente, l'avrebbe fatto stare meglio.
Perso nelle sue riflessioni si era così distratto che non si era accorto di una ragazza. Questa gli era praticamente piombata davanti sul tavolo, ridacchiando. Lucas la riconosce all'istante. Quella era Giulia, una sua compagna di classe. La pelle pallida, così simile alla sua, e gli occhi di colore diverso la rendevano inconfondibile.
L’unica cosa insolita era un sorriso beffardo sul suo viso.
« Zorua! » la Giulia davanti a lui sghignazza un'altra volta, prima di saltare in aria e prendere le sembianze di un Pokémon. O meglio, riprendere quelle che erano le sue vere sembianze.
La sua compagna, quella vera come sperava Lucas, arriva subito dopo. Era una sorpresa vederla tutta spettinata, con le guance rosse per la corsa che la Pokémon doveva averle fatto fare.
La Pokémon Malavolpe sghignazza un'altra volta, mentre Giulia estraeva la Pokéball e la faceva rientrare mentre sbuffava seccata, nel tentativo di ricomporsi per poi Lucas accanto a lei che la stava fissando.
« Scusa il disturbo. » parla piano, cercando di mantenere un tono dignitoso. Martes le aveva insegnato l’ educazione, nonostante la donna non fosse il massimo della cortesia e gentilezza. Insisteva sempre che tutto quel sapere le sarebbe servito un giorno.
Dovrebbe aspettare che lui le risponda qualcosa, ma l’imbarazzo che prova per quella scena è molto più forte, e si trova a scusarsi ancora e a camminare via il più in fretta possibile. E’ così intenta a pensare che quasi non si accorge di aver urtato una ragazza, cadendo per terra.
« Stai bene? » Vera si rialza in piedi per prima, e le tende la mano e Giulia annuisce, accettando l'aiuto. Entrambe si lisciano la gonna, e poi Vera le sorride. « Scusa, ero con la testa tra le nuvole. » Giulia la fissa, scuotendo la testa.
« La colpa è mia. » replica con tono monocolore.
« Sicura? » gli occhi blu di Vera sembravano perplessi ma la ragazza che ha di fronte annuisce di nuovo, prima di salutarla velocemente e dileguarsi.
Vera si trova ad osservarla, prima di riprendere la sua strada. Alla fine era riuscita a raggiungere il collegio, a discapito di lezioni da recuperare. Certo, Touko era ben disposta a passarle tutti gli appunti, ma l’idea di mettersi a studiare la faceva sentire stanca ancora prima di iniziare. Era tutta colpa di Drew.
Aveva passato un’intera settimana condividendo il suo spazio vitale con quel ragazzo e non poteva nemmeno sbottare perché c’erano i suoi genitori pronti a riprenderla per il suo comportamento. Aveva passato sette giorni infernali, e come se non bastasse doveva anche vederlo a lezione.
Poteva benissimo aver fatto indigestione di Drew.
C’era stato un periodo in cui avrebbe fatto di tutto per passare del tempo in più con lui. Vera sorride un po’ triste, avviandosi verso il reparto di libri di cucina. Quel tempo era finito da un bel pezzo.

Magdalena cerca di raggiungere uno dei ripiani più alti dello scaffale, riuscendoci senza sforzo.
Dall'alto dei suoi quattordici anni aveva guadagnato ben sessantotto centimetri sopra il metro, e raggiungere i posti alti per lei era uno scherzo. Sorride nel leggere il titolo del libro da lei preso, mentre lo stringeva al petto. La raccolta dei sonetti era davvero un balsamo per il suo animo, un toccasana.
Poco lontano da lei c’era una ragazza poco più bassa che faticava davvero a raggiungere il libro desiderato. Siccome era in abiti normali, difficilmente sapeva dire a che anno appartenesse ma aveva dei brillanti capelli rossi e Magdalena tende la mano verso il libro che la ragazza cercava, porgendoglielo con gentilezza.
« Grazie. » sussurra questa, mentre le sorrideva.
« Di niente. »
« Grazie mille per l'aiuto. » la castana rimane di stucco, mentre l’altra le sorride grata di nuovo e spariva dietro agli scaffali. Lena la segue con lo sguardo, la curiosità la muoveva a suo piacimento e ben presto intravede la chioma rossa della ragazza seduta accanto ad un'altra ragazza che si era afflosciata sul tavolo con aria disperata. Questa le sorride e le dice qualcosa, e ben presto gli occhi dell'altra iniziano a brillare mentre l'espressione di quella dai capelli rossi diventava leggermente incrinata.
Magdalena si nasconde dietro agli scaffali, un po' incuriosita e imbarazzata. Stava spiando delle persone, e non era una cosa da fare. Adocchiata una poltrona, non esita a sedersi e iniziare a leggere il libro, ma nella sua mente vagano diverse domande, e non la smettono di importunarla.
« Davvero, Aria? » Lena scatta di sorpresa, disturbata da quelle voci improvvise. Poco distanti da lei, c'erano Belle e Aria, che annuisce alla domanda che le è stata posta.
« Sì, li ho visto io stessa. » Belle si illumina, contenta. « Spero che Touko faccia un po’ di progresso, o finirà che non la vedremo mai mettersi insieme a N. » una simile frase sembra divertire Belle, che cerca di non scoppiare a ridere.
« E pensare quanto avevi preso male la notizia l’anno scorso. » Aria assottiglia lo sguardo, un po’ infastidita.
« Ehi, N è un bel ragazzo, non è tanto strano prendersi una cotta per lui. » rimarca. « Ma a me è passata. Ho altro a cui pensare quest’anno. »
« Tipo? » Aria sembra rimuginare un po’ a simile domanda, ma poi una risposta sembra venirle in mente.
« Prendere voti eccezionali a metà anno. » annuisce, con aria convinta, e Bella la guarda sconsolata.
« Allora dovresti iniziare a studiare. » Aria rotea gli occhi, nuovamente infastidita.
« Così mi rovini la magia, Belle! »

Le lezioni quella mattina apparivano senza fine, e la pioggia non aiutava a tenere svegli i ragazzi nelle aule. Pioveva a dirotto da una settimana, e ciò rendeva ben infelici gli studenti che ogni mattina dovevano andare a scuola.
Lance era convinto che si sarebbe preso una polmonite molto presto, mentre osservava la pozzanghera che si formava sotto i suoi piedi. Fiordoropoli sembrava invasa dall’acqua, e la stazione del Supertreno era piena di gente fino a scoppiare. Sandra era stata più fortunata di lui, caduta in battaglia con la febbre quella notte.
Era un fatto raro, fin da bambina Sandra non aveva mai sofferto di malattie particolarmente forti, tanto che sembrava che persino il raffreddore aveva paura di lei.
Accanto a lui Valerio era bagnato anche peggio mentre Angelo, dal canto suo, sembrava etereo e asciutto.
« 'Giorno. » Chiara entra rivolgendo loro un saluto e sorridendo come se fosse una giornata splendida e soleggiata. Difficile non invidiarla. Accanto a lei c’era Jasmine, che era sprofondata nella lettura di un libro in lingua Unown.
« 'Giorno. » la spettinata e bagnata chioma di Raffaello fa capolino nella folla che si unisce presto al gruppetto in cerca di almeno un po’ di tepore.
« E Marina? » chiede a quel punto Chiara, non notando una chioma castana che lei conosceva bene tra la folla. Il suo sguardo si sposta subito su Angelo, che stava pacificamente leggendo un libro.
« TU! » esclama, attirando finalmente la sua attenzione. Gli occhi viola di Angelo si scontrano quasi subito con quelli rosa di Chiara. « Come hai potuto abbandonare Marina al suo destino, con questa pioggia torrenziale e il finimondo che si... » non fa in tempo a finire la sua frase che viene interrotta da un tossicchiare abbastanza imbarazzato. Dietro di lei Marina arrossisce, Chiara aveva attirato gli sguardi di tutta la stazione.
« Sono qui, Chiara. » parla con tono basso. « E affatto abbandonata al mio destino. »
Il tempo di finire la frase che si ritrova tra le amorevoli braccia di Chiara, che inizia a stritolarla come si farebbe con un peluche. « Oh, piccolo pulcino... asciutto? » tra le sue braccia, Marina non era bagnata. Nemmeno un po'.
« Sai, ci sono oggetti molto carini che si chiamano ombrelli che si usano per non bagnarsi e Pokémon con la mossa Protezione per difendersi dagli schizzi d’acqua. Io e Marina siamo venuti insieme. » la ragazza sussulta nel sentire la voce di Angelo, che sembrava ancora più bassa del solito quel giorno.
« Ah... » è l'unica cosa che riesce a pronunciare. Poi, l’improvvisa folgorazione. « Quindi siete venuti qui. »
« Sì. » quando Chiara ghignava in quella maniera l'unica soluzione era scappare. Lontano.
« Insieme. »
« Sì. » dal canto suo, Angelo proprio non capiva lo strano luccichio negli occhi dell'amica Capopalestra.
« Sotto lo stesso ombrello. »
La frase ha diversi effetti sui presenti, fino a quel momento silenziosi spettatori di quella scenetta improvvisata. Jasmine arrossisce, per poi andare accanto a Marina per congratularsi notando che la suddetta era a metà tra lo shock perenne e l'imbarazzo totale. Valerio prende Angelo sottobraccio, mentre Lance fa battute divertite sulla nuova coppietta del gruppo. L'unico rimasto un po' perplesso fu Raffaello che non ci aveva capito proprio niente.
Per fortuna l’arrivo del supertreno viene presto colto da Angelo per generare un po’ di distrazione, che scompare quasi subito al suo interno. Marina non è altrettanto fortunata, visto che passa il viaggio a raccontare di ogni singola goccia di pioggia di quel tragitto a una Chiara interessatissima, che nella sua testa stava già progettando il suo matrimonio.
Mai Marina si era pentita così tanto di averle raccontato di avere una cotta per il Capopalestra di Amarantopoli.

Lucinda reprime uno sbadiglio, cercando di rimanere concentrata e prendere qualche appunto. Ne andava della sua media scolastica.
« Ehi, Lucinda. » la ragazza si volta, nel sentirsi chiamare e si trova il viso di Kotone a pochi centimetri dal suo. « Possiamo parlare dopo? »
Lucinda annuisce distratta, sapendo bene che non sarebbe riuscita a dire di no a Kotone sempre e comunque, e cerca inutilmente di riprendere la concentrazione, ma questa ben presto viene calamitata dal suo compagno di banco. Paul era silenzioso, qualità che si riversava nella grande quantità di appunti presi. Lucinda osserva le sue mani, le dita che impugnavano la penna facendole tracciare parole con una calligrafia febbrile e disordinata. Poi il suo sguardo sale alle braccia, quella mattina coperte dalla giacca rossa dell'uniforme. La cravatta faceva elegantemente capolino dallo spacco creato da questa. Non c'era niente fuori posto in quel ragazzo così serio. O rigido, come preferiva chiamarlo Zoey.
Poi lo sguardo di Lucinda sale al volto, e lì non può ignorare il calore salirle sulle guance. Ben presto i suoi occhi sono inevitabilmente calamitati dalle labbra di Paul, e Lucinda si sente parecchio stupida nel pensare che le sembrino molto morbide. E poi, finalmente, il suo sguardo si posa sugli occhi di Paul.
Che stava guardando lei.
Sì, le pozze di petrolio la stavano guardando. Fronteggiavano il suo sguardo, senza alcun timore, e Lucinda ci si perde prima che un pensiero fondamentale le attraversi la mente. Chissà da quanto tempo si era accorto che lei lo stava guardando. Simile pensiero la riempie di imbarazzo, facendola scattare in piedi.
La sua iniziativa viene subito redarguita con un'occhiataccia da Rowan, e Lucinda abbassa il capo arrossendo per la vergogna.
« Jenness, se la mia lezione non le interessa può anche uscire. » e quella non era una semplice richiesta, bensì un ordine. Sconfitta, Lucinda si trascina fuori dall'aula, chiudendo la porta dietro di sé e sedendosi sul pavimento. Oltre al danno pure la beffa.





Anita Daylay belongs to Kuroitsuki_.
Lucas Harixgoon belongs to _Writer_.
Magdalena Evans belongs to MagdalenaHaloway.
Marina Miyazaki belongs to Gwen Kurosawa.


Spiegazioni randomiche:
- La situazione tra Touko e N è post!BW2. Cioè, N è tornato e Ghecis è scomparso di nuovo. Però non è più tornato.
- Anita, Natsumi, Mei e Kyohei sono tutti cugini di Touko e Touya. Natsumi lo è da parte di padre, Anita lo è da parte di madre. I gemelli più piccoli sono figli della cugina della madre. Quindi non sono proprio cugini diretti, ma stanno così tanto insieme da non far caso ai gradi di parentela.
- Nelle ore libere gli studenti possono vestirsi come più desiderano, basta che non siano vestiti troppo indecentemente.





Nè-e-etchium!
Scusate, è una settimana che starnutisco e temo che ormai quel poco che rimane del mio cervello stia uscendo.
Tutto sommato, sono qui! *combo risata malvagia e mantello da Dracula*
Sì, non sono credibile come Signora della Notte, ma voi fate finta di niente e fatemi contenta ok?
Eh, possibile che niente va secondo i miei piani?
No, a quanto pare no.
Già questo capitolo è più corto di quanto mi aspettassi, "solo" 2900 parole. Uff. Sta di fatto che sono in anticipo di un mese, ma non credo che a voi dispiaccia. Tra meno di una settimana andrò in stage, e non nascondo l'agitazione. OAO
Non me ne sono stata mano in mano, però.
Ringrazio Baka_, Gwen Kurosawa, Kikari_, Jeanz, Lady_Kitsune, Ruckia_chan e Silver Star per aver recensito lo scorso capitolo. Inoltre il numerino delle preferite/seguite è lievitato nuovamente, ne sono commossa.

Un saluto.


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Capitolo 4
*** Perchè, alla fine, siamo sempre noi. ***


Capitolo Quattro: Perché, alla fine, siamo sempre noi.


Capitolo Quattro: Perché, alla fine, siamo sempre noi.


Ad ottobre le giornate si erano fatte più grigie e lunghe, ma per Touko c’erano problemi ben più gravi. Mei e Kyohei erano arrivati. La ragazza non sapeva con che espressione accogliere i cugini. Accanto a lei c'era Anita, ma questa non sembrava intuire quale pericolo stesse salutando con tanta allegria.
« Sono Kyohei e Mei! Andiamo a salutarli? » la voce allegra di Anita l'aveva risvegliata dal torpore in cui era caduta, e Touko doveva fare affidamento su tutta la sua capacità recitativa per non lasciarsi sfuggire nessun commento acido. Anche se detestava ammetterlo, il rapporto con quei due cugini non era proprio idilliaco, e l’averci passato un’intera estate non aveva migliorati i suoi rapporti con loro. Paradossalmente andavano più d’accordo con Anita che vedevano più di rado.
« Anita! » Mei si si accorge per prima di loro due, avvicinandosi e sprofondando nell'abbraccio della cugina bionda. Kyohei rimane più in disparte, ma sorride comunque ad entrambe. « Che bello vedervi! »
Gli occhi della più piccola sembravano splendere di felicità.
« Anche per me. Che ne dici, ti va se facciamo un giro insieme? Ti mostro la scuola. » propone Anita, sciogliendo un poco la presa su Mei.
« Scusate, ma siamo già stati incastrati in un giro turistico. » con un cenno del capo, Kyohei indica i suoi due compagni di classe. Raffaello e Lucas erano poco distanti, in attesa dei due gemelli.
« Ah, che peccato. » sussurra Anita, con vago sconforto.
« Pazienza, sarà per un'altra volta. E' una scuola, non scappiamo da nessuna parte. » Touko sorride in modo forzato, pregando divinità superiori per far levare i suoi cugini dalla sua strada. Preghiere che sembra siano ascoltate, visto che Mei si stacca da Anita e si volta nella direzione del fratello.
Le due ragazze osservano i cugini più piccoli allontanarsi, e poi si separano anche loro. Era pomeriggio, e Touko avrebbe dovuto studiare, ma dopo quell’incontro non ne aveva nessuna voglia. Persino fare le tre rampe di scale per raggiungere la sua stanza le sembrava di un incredibile peso. Non doveva pensarci più di tanto a Mei e Kyohei, aveva già la sua fetta di problemi. Lungo la strada incrocia Vera, livida in volto. Avrebbe voluto chiederle che cosa avesse, ma temeva di essere investita da improperi verso Drew e non aveva particolare desiderio di sentire nuovi appellativi nei confronti del coordinatore. Più si fa vicina però nota quanto l’espressione di Vera sia triste, che altro, e decide che è il caso di intervenire.
« Vera? » la ragazza alza lo sguardo su di lei, stordita. « Ti va di venire a prendere un cioccolatte con me a Azzurropoli? » la ragazza ci pensa per qualche istante, e poi annuisce. Per tutto il tragitto Touko riesce a farla parlare del più e del meno, ma è solo quando sono di fronte alla bevanda dolce che le chiede come sta.
Vera esita per qualche istante, per poi scoppiare come un fiume in piena. « Non ce la farò mai a recuperare! » esclama, buttandosi sul tavolino di fronte a una Touko colta di sorpresa.
« Come? »
« Non ci sto capendo niente di Linguaggio Unown! » bofonchia contro il tavolo, e Touko le accarezza la testa con affetto.
« Se ti consola, nemmeno io. Ho chiesto a Yukiko di aiutarmi in cambio di una cena a base di sushi, e lei ha accettato. Se vuoi puoi unirti a me. » Vera alza il viso, con occhi scintillanti.
« Davvero? » Touko annuisce, sorridendole, e Vera si alza, abbracciandola con il tavolo in mezzo a loro due.
« Grazie, sei la mia salvatrice! »


« Juju! » sentendo il suo nome pronunciato in quella maniera – in quella maniera che la infastidiva parecchio se pronunciato da una persona specifica – la ragazza non prova nemmeno a voltarsi.
« Gary. » sospira, già esasperata. « Qual è il tuo problema? » il ragazzo non si scompone, sorridendole.
« Il mio problema è che non ho preso nessun appunto di linguaggio Unown, e tra una settimana c'è un test. » Julia, capendo dove volesse arrivare, sbuffa.
« Scordatelo. »
« Non lo faresti nemmeno per un amico d'infanzia? » la ragazza sospira nuovamente, fulminandolo con lo sguardo.
« Te lo ricordi solamente in queste circostanze? » Gary la osserva con una vaga stizza. Julia aveva lo stesso modo di rispondere di Costaluna, da quando erano diventate amiche erano acide alla stessa maniera. « Comunque la risposta è no. »
Julia si alza dal suo banco, mentre raccoglieva i libri. « Sei senza cuore, Evans. »
« Tu sei senza ritegno Oak. » per quanto sembrava un perfetto bisticcio, a nessuno sarebbe sfuggita la nota di divertimento nel tono di entrambi.
« Pazienza. Chiederò a Serenity, lei è ben più disposta di te. » Julia gli fa la linguaccia.
« Certo, come no. Piuttosto che dare i suoi appunti in mano a te li brucerebbe, poco ma sicuro. » Gary la fulmina con lo sguardo, nonostante sapesse bene che quella era la verità. Serenity non si fidava più di lui per quanto riguardasse qualsiasi suo appunto – o materiale scolastico in generale –, vista la fine che avevano fatto l'ultima volta che glieli aveva prestati.
« Pazienza. Un modo lo troverò. »
« Fa ciò che vuoi. »
« Sicuramente. » le sorride affabile, guardando l'amica allontanarsi. Chissà se sarebbe riuscito a convincerla regalandole uno skateboard nuovo. Era una scommessa di difficile previsione, e lui ancora non era così disperato.
Ormai le ore di riposo volgevano al termine e presto sarebbero iniziate le attività. Ash era impegnato a studiare duramente sotto la supervisione di Misty e Marzia, quindi sicuramente non poteva fargli compagnia. Lui quell'anno aveva deciso di non partecipare a nessuna attività, non c'era nessun interesse da parte suo. Ovunque andasse c’erano ragazze adoranti. Non riusciva a trovare un’attività a maggioranza maschile, ma era normale vista la maggioranza femminile del corpo studentesco. Preferiva non fare niente che essere seguito da uno sciame adorante che disturbava ogni sua attività.
Forse sarebbe andato a dare un’occhiata ai campi di allenamento, probabilmente trovava qualche sfidante con cui passare una piacevole mezz’ora.
Arrivato lì, però, c’era solo un’altra persona. Asuka Shiromiya, una sua compagna di classe. Non aveva esitato ad accettare la sua sfida, e sembrava molto determinata a vincere. Gary era be certo che non l’avrebbe fatto annoiare.
Sia il suo Blastoise sia la Samurott dell'avversaria si fronteggiavano, e sembravano non risentire dei pesanti attacchi subiti nelle prime mosse che si erano scambiati. Samurott sistema la sua spada-conchiglia, emettendo un ringhio. Il Morso di Blastoise sembrava fare effetto.
Anche Blastoise aveva pagato un pegno per quell'attacco, visto che il punto in cui Conchilama l'aveva colpito sembrava dolergli.
« Hai intenzione di arrenderti? » le chiede Gary, nonostante percepisse chiaramente la determinazione dell'altra. Asuka sorride con convinzione.
« Acqua non ha intenzione di smettere. » dice, dopo essersi scambiata una rapida occhiata con la compagna. « Nemmeno io. »
« Peggio per te. » parla allora, ostentando sicurezza. Aveva una buona tattica, se questa andava come doveva avrebbe presto sconfitto la Samurott avversaria.
Da lontano Lunick stava osservando con attenzione la lotta. Due tipi acqua, uno contro l'altro. Un match difficile, del quale il vincitore non sarebbe stato prontamente deciso.
« Scommetto che Gary userà Idropompa. » l'osservazione lo coglie di sorpresa, ma la voce la riconosce subito. Solana si era avvicinata a lui, sedendosi, mentre la sua Plusle saltellava accanto a Minun. « Non punterà su un attacco come Idrocannone, rischia di fallire. »
« Da quando sei diventata un'esperta in materia, Solana? » la ragazza ridacchia mentre una folata di vento improvvisa le spettina i capelli. L'autunno era nel pieno del suo splendore, e non pioveva da una settimana. Un sole timido scaldava leggermente l'aria, impedendo a questa di essere tagliente.
« Un ranger deve sapersela cavare anche con un allenatore. » gli risponde lei con una punta di orgoglio. « Furio ha insistito tanto che imparassimo come si svolge una normale lotta Pokémon. »
Lunick corruccia le labbra per qualche istante, Solana non avrebbe mai smesso di essere la prima della classe. « Secchiona. » sbotta, ma con tono scherzoso, e Solana finge di offendersi.
« Tutta invidia la tua! » esclama, ridendo, e Lunick alza le mani in segno di resa.
« Oh no, mi hai scoperto! » dice in maniera teatrale, facendo scoppiare a ridere Solana ancora più forte. Vederla così lo fa sentire più sereno, e Solana ricambia il suo sguardo.


Nel soggiorno del dormitorio si era riunita tutta la seconda classe.
« Avanti! » esclama Lucinda, con espressione determinata. Lei voleva un bel voto in quella dannata verifica di Storia Antica dei Pokémon, cascasse il cielo. E, se l'anno precedente era stato difficile passare la Creazione, adesso dovevano vedersela con la Preistoria. Invidiava tanto gli studenti del quarto e quinto anno, ai quali toccava la Contemporanea.
Accanto a lei era seduta Iris, con il cucciolo della sua Haxorus sulle ginocchia. « Esatto, Lucinda. Ce la faremo. » sorride. Per quanto fosse esperta delle leggende antiche della sua regione se si trattava di Sinnoh o Hoenn la ragazza non sapeva aprire bocca.
« Ma se la smetteste di agitarvi e iniziassimo a studiare? » commenta Elis, già intenta a cambiare idea su quel raduno. Accanto a lei Kotone era sprofondata nel libro, cercando di capirci qualcosa, e cercava di sbirciare gli appunti di Elis, venendo redarguita da un’occhiataccia. Kotone arrossisce per essere stata beccata, ma ciò non le toglie il sorriso.
Per la divisione a coppie si era optato per l’estrazione a sorte, e sembrava non andare poi così male. In sé, constata Lucinda, non stava andando tutto allo scatafascio come temeva. Anita stava cercando di studiare, e Barry guardava oltre la sua spalla ascoltando la lettura la ragazza e cercando di capirci qualcosa. Come coppia di studio non andavano così male, a parte Barry che ogni volta non comprendeva qualcosa strillava un: "Ti darò una multa!" e veniva presto azzittito dagli altri compagni. Fondamentalmente, però, visto il grado di amicizia tra i due ragazzi – e qualche notevole somiglianza caratteriale – stava andando tutto liscio.
Poco più in là Elis ed Esmeralda erano concentrate sugli appunti messi insieme, il loro accoppiamento era stato quasi segnato dal destino vista la voglia di studiare della corvina e la poca voglia di Elis che si contrapponeva ad essa.
« Quindi, fammi ripetere… » sospira Esmeralda, mentre si massaggiava una tempia. « La popolazione dei Mew diminuisce perché cominciano a cambiare forma, visto che Mew è un Pokémon che possiede il DNA di ogni altro Pokémon attualmente esistente. Fanno la loro comparsa Aerodactyl, Kabuto, Kabutops, Omanyte, Omastar... Insomma, quelli che oggi sono i Pokémon fossili. Giusto? »
Elis era rimasta ad ascoltarla, per quanto l'espressione scocciata non lo dava troppo a vedere. « Giusto. Poi seguono le Età dei Ghiacci, della Pietra e dei Metalli, durante i quali Regigigas creò i tre Regi. Successivamente, vista la precedente comparsa dell'uomo sulla terra, verranno sigillati in quattro posti diversi. »
Esmeralda annuisce. Per quanto lei ed Elis si fossero parlate poco, sentiva quasi un'affinità con lei.
« Duemila anni prima il meteorite che portò Kyurem si schiantò vicino a quella che oggi è Fortebrezza. La Fossa Gigante è stata creata proprio in quell'evento. » Iris stava dimostrando la sua conoscenza di Unima, parlando di morte, vita e miracoli della Fossa Gigante, ma uno come Paul era davvero difficile da cogliere di sopresa.
« Bene. » pronunciò. « Ora possiamo ripetere la storia di Mew? » l'espressione sconsolata di Iris gli da tutte le risposte necessarie.
Lucinda era finita in coppia con Kenny, e nonostante qualche bisticcio la situazione stava proseguendo. Se non altro, si stavano divertendo.
La situazione non era così rosea per Marina e Velia, che si ritrovavano a ripetere i Pokémon fossili come un mantra.
« Non ce la farò mai. » sussurra Marina, mentre torturava la montatura dei suoi occhiali. Accanto a lei Velia le da una pacca sulla spalla.
« Non puoi dire così. Se non ci provi, come sai che fallirai? » la castana rimane colpita dalla saggezza dimostrata dalla Capopalestra di Zondopoli. Nonostante non dimostrasse nemmeno quindici anni fisicamente, mentalmente era molto più adulta. Per quanto il deprimersi facilmente era parte della sua natura, forse per quella volta poteva gettare tutte le sue ansietà dalla finestra e si sarebbe impegnata.
« D'accordo. » dice, mentre si sistemava gli occhiali. « I Pokémon fossili erano... » Velia rimane ad ascoltarla, e quando Marina finisce di parlare le sorride tesa.
« Ne hai dimenticato uno. »
« Cosa?! » ci manca poco che la mascella di Marina tocchi il pavimento.
« Eh già. Relicanth ti è proprio sfuggito. » la castana batte le testa sul tavolo.
« Aloè mi mangerà per colazione... »


« Ma guarda chi si vede. La Sghiacciatrice. » Mei sobbalza per lo spavento, e per poco non scivola nello stagno davanti al quale si trovava. Era ancora presto per andare a lezione, e quella notte era piovuto. Non aveva rinunciato alla sua passeggiata mattutina lo stesso, era l’unica cosa che non la faceva pensare. Stare così lontano da casa per così tanto tempo non le era mai successo, e nonostante la presenza della sua famiglia non riusciva a schiacciare una forte nostalgia. La voce di Ciprian però aveva completamente deviato i suoi pensieri. Non sopportava quel soprannome, coniato proprio da lui, ma se avesse smesso sarebbe stata dispiaciuta ugualmente.
Mei si alza orgogliosamente in piedi, cercando di dissimulare lo spavento che aveva preso.
« Non chiamarmi così. » sbuffa lei mentre alzava lo sguardo per fronteggiarlo. Ciprian non ne sembra tanto preoccupato, il tono di Mei non lo intimidiva per niente. Anzi, la trovava quasi carina.
« D'accordo, d’accordo. » avrebbe tanto voluto punzecchiarla, e farla arrabbiare, e darle ragione sembrava essere un ottimo metodo. La vede gonfiare le guance, irosa. « Però fai attenzione, Campionessa. Se continui a rimanere qui potresti guadagnare un altro soprannome. » sente chiaramente la testa della ragazza bollire, quando le passa accanto scompigliandole i capelli per andare verso le aule.
Ciprian era sempre stato un ragazzo semplice che prendeva la vita alla leggera, tanto da non capire il reale pericolo che poteva provocare. Spesso quella sua caratteristica gli veniva rimproverata, sia da Guido quando abbandonava la Palestra per andare a farsi una nuotata sia dai suoi professori quando marinava le lezioni. Lui non lo faceva apposta, era la sua natura. Varcata la soglia della sua aula viene nota subito un altro ragazzo che gli viene incontro.
« Ehi, Ciprian! » il ragazzo si gira verso Pedro. « Hai sentito l'ultima novità? » lui nega con la testa. Pedro sembrava entusiasta.
« Il Torneo Invernale sarà organizzato proprio a ridosso delle vacanze. » quelle parole attirano la curiosità di Ciprian, che si dimostrò prontamente interessato.
« Quando? »
« La data precisa non è stata ancora comunicata. E hanno detto che ci sono in palio due uova di Pokémon rari. Un tipo drago e un tipo acqua. » Pedro era sempre entusiasta a parlare di quel torneo, l'anno precedente era stato uno di coloro che erano saliti sul podio e un elegante Archeops – del quale fossile era il secondo premio – era entrato nella sua squadra.
« E gli altri due premi? »
« Probabilmente sarà uno strumento costoso e un set di cinque bacche rare. Come gli altri anni. »
« Oh, interessante. » non si erano nemmeno accorti della presenza di Camelia, che li stava ascoltando da chissà quanto tempo. Accanto a lei Anemone sorrideva tirata, scusandosi per l'intrusione.
« Ti interessa, Camelia? » esordisce Ciprian, ma la ragazza ormai nemmeno lo calcola, tanto è presa dalle sue idee.
« Non particolarmente. A me piacciono soprattutto Pokémon elettro, averne di un altro tipo nella mia squadra romperebbe l'equilibrio. » la modella riprende a rimuginare.
« Non fateci caso. Si sta avvicinando una sfilata, ed è in questo stato tutto il giorno. » ne ride Anemone, vedendo la sua ragazza imprecare qualcosa sottovoce.
« Tu dici? A me sembra la stessa... » commenta Ciprian con convinzione. Anemone gli tocca affettuosamente un braccio.
« A proposito, il piccolo Ducklett che ti ho affidato come sta? » da quando la sua Swanna le aveva fatto la sorpresa di ben tre uova Anemone era stata grata che Ciprian se ne fosse preso uno.
« A meraviglia! »


« Io non ce la faccio più. » Marzia e Ash si spalmano in sincrono sul banco dopo aver consegnato il test. Dopo la verifica di matematiche applicate il loro cervello aveva preferito una ritirata strategica. Misty, seduta accanto a Marzia, tira un grosso sospiro di sollievo.
« Com'è andata? » chiede loro Bianca, seduta lì vicino. Si fa bastare l’espressione esausta di Ash come risposta.
« Tutto bene. » la matematica era una materia che Misty sentiva affine, per quanto non eccellesse in essa. Il suono della campanella la riporta un po' al presente, svegliandola dal torpore in cui la sua mente era avvolta. La classe comincia lentamente a svuotarsi.
Si alza dopo aver messo Togepi sul banco, le gambe la reggevano davvero poco.
« Forza, ora dobbiamo andare a lezione di Allevamento. » la sua compagna di banco annuisce ma sembra davvero stanca, cominciando a trascinarsi come un'anima in pena. Si volta verso Ash, trovandolo in uno stato pietoso.
« Ash? » si avvicina cautamente, mettendogli una mano sulla spalla e cercando di muoverlo. Niente, il ragazzo sembrava proprio morto. Misty deglutisce, cominciando seriamente a preoccuparsi. « Guarda che se non ti muovi ti lascio qui. » ancora qualche spinta sulla spalla, ma nessuna risposta da Ash.
« D'accordo, fa ciò che vuoi. » fa per allontanarsi, ma finalmente Ash reagisce afferrandole la mano.
« No, per favore, non andare via... » la ragazza avvampa, per il gesto e per le parole. Si gira verso Ash di scatto, e finalmente si accorge che il ragazzo si era addormentato. Arrossisce ancora più violentemente, ma lascia che Ash continui a mantenere la presa sul suo polso sperando che non avvertisse quanto fosse violento il suo battito cardiaco.
« D'accordo ma ...solo per un po'. » si siede dopo aver fatto entrare il suo Pokémon nella sfera, rimanendo in silenzio. In fondo, era ben conscia di quanto Ash si fosse impegnato. Quello era il suo meritato riposo.
« Oh, ma che carini. » fuori dalla classe c'erano Magdalena e Catlina. Quest'ultima picchietta affettuosamente il braccio di Lena.
« Non è da signorine spiare. »
« Io non sono una signorina di buona famiglia, Cat. » le sorride questa, divertita. La ragazza più piccola gonfia le guance, ma non riesce a nascondere un sorriso. Stringe la presa sul libro che aveva tra le braccia, battendolo contro la schiena dell'amica.
« D'accordo, ho capito l'antifona. Andiamo. »





Asuka Shiromiya belongs to Ronnie Stregatto.
Julia Evans belongs to Juls_.


Noticine a random:
- La Storia Pokémon è divisa in quattro "fasi": Creazione, Preistoria, Storia Media e Storia Contemporanea.





Ne!
Ammettelo, non ve l'aspettavate!
Ma ho promesso aggiornamenti mensili, e aggiornamenti mensili avrete. Certo, arrivo con un capitolo lungo per i miei standard parole. Ma ormai dovreste esservi abituati alla mia grafomania.
Ho introdotto qui una coppia che ho cominciato ad amare, la Bikini (Ciprian x Mei). Aspettatevi sviluppi anche da parte loro.
Mmm. Non so che altro dire. Ah sì, che non appena posterò il quinto capitolo chiuderò le iscrizioni per gli OC. A lo farò circa la fine di luglio, visto che sarò via tutto agosto.
E... Niente, ho finito. (Questo è strano, troppo strano!) Ovviamente se non capite qualcosa chiedete pure, cercherò di rispondere alle vostre domande.
E ovviamente ringrazio Jeanz, A c q u a m a r i n a_, Lady_Kitsune, First Babu, Magdalena Haloway, Ruckia_chan, Kikari_, Gwen Kurosawa e Juls_ per aver recensito lo scorso capitolo. Scusate se non ho finito di rispondere, provvederò in questi giorni.
E chiudo qui, un saluto.


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Capitolo 5
*** Può andare peggio di così? ...Sì. ***


Capitolo Cinque: Può andare peggio di così? ...Sì.


Capitolo Cinque: Può andare peggio di così? ...Sì.


Ottobre era trascorso troppo lentamente per gli studenti, che erano rimasti sommersi dai primi test, ma al termine del mese finalmente si vedeva la luce in fondo al tunnel. La Tregua, chiamata così dagli studenti, era finalmente alle porte.
Forse poteva sembrare niente di speciale agli occhi degli esterni, d’altronde erano solo cinque giorni tra ottobre e novembre in cui gli studenti potevano tornare alle loro case per commemorare i parenti deceduti. O ringraziare i parenti deceduti per quella boccata di libertà ricevuta.
« Tu cosa hai deciso di fare, Ser? » gli occhi verdi della ragazza si alzano sulla figura di Julia, seduta davanti a lei.
« Rimarrò a scuola, come ogni anno. Devo andare alla tomba della mia nonna e dei miei Pokémon, ricordi? » « Che ne dici se in questi tre giorni vieni a stare a casa mia? » le propone, all’improvviso. « Staremo alzate fino a tardi, mangiando muffin di Baccaliegia e cercando il modo migliore per copiare da Anis! »
« Copiare da chi? » Serenity sobbalza dalla sorpresa, e sorride ad Anis che le aveva finalmente raggiunte. La ragazza le osserva sorriderle nervose, ma non indaga ulteriormente la questione, chiudendosi su se stessa nel fare colazione.
« Ma che ha stamattina? » chiede Julia sussurrando.
« Ieri ha perso un’altra sfida con Gary. » le spiega Serenity, beccandosi un'occhiataccia da parte di Anis, che improvvisamente sembrava molto interessata al loro discorso. « Comunque, la mia risposta alla tua proposta è sì. Se non sono di disturbo. » dice poi, alzando la voce.
« Figurati. » dice Julia. « Allora è deciso. »


Il ritorno a casa era stato tremendo per Esmeralda. Ben poco rimaneva della splendida Giardinfiorito durante la stagione invernale. Le colline erano spoglie dei suoi brillanti fiori, e ciò faceva sentire la ragazza particolarmente triste.
Quando era arrivata a casa non era riuscita a mettere nemmeno piede oltre la soglia che Rose le era piombata addosso e, dopo averla abbracciata, non voleva più staccarsi dal suo collo. Eric, il suo adorato gemello, non aveva smesso di punzecchiarla nemmeno per un istante ed Esmeralda non esita a dare una spinta al fratello mettendo temporaneamente fine ai suoi dispetti.
« Avanti, smettetela di bisticciare. » li richiama loro il padre, uscendo dal salotto. Accanto a lui c'era la sua nuova compagna, che ammonisce affettuosamente Rose, che si stacca a malavoglia dal collo della sorella maggiore.
Ad Esmeralda piaceva la partner di suo padre, era dolce e gentile. Era proprio come sua madre. Scuote la testa. Non doveva pensarci. Avrebbe reso a sua madre tutti gli onori il giorno successivo, alla torre Memoria.

Duefoglie era coperta di neve, non era strano in quel periodo dell’anno. Lucinda aveva sacrificato i suoi stivaletti preferiti durante il percorso a casa, ma l’accoglienza di sua madre aveva ripagato la sua perdita.
Le dispiaceva che Barry e Kenny avessero deciso di rimanere a scuola, ma durante tutto il viaggio non si era sentita affatto sola e non si era annoiata. L'unica macchia in quel quadretto felice era la presenza di Paul. Dopo l'imbarazzante equivoco e complice il cambiamento dei posti non era riuscita a chiarire, e il ragazzo continuava a non rivolgerle la parola.
Lucinda non voleva tornare a pensare alla sua pessima figura, ma tornava sempre lì. Non negava di essere interessata a Paul. La parte difficile era capire se lui poteva essere in qualche modo interessato a lei. La ragazza sospira, continuando a mangiare la sua cena. Forse l’indomani l’avrebbe visto alla torre Memoria, e sarebbe riuscita a parlargli.

Ansi aveva affrontato il percorso innevato fino a Nevepoli, ma sembrava che le sue fatiche erano ben lontane dall’essere ricompensate.
« Zia, accidenti a te, non puoi lasciarmi qui fuori a congelare! E' sera, è tardi e ho pure una fame ad lupi! » quella sera era piuttosto propensa a fare una scenata, alimentata dalla fame. « Avanti, non sono venuta qui per diventare la cena degli Sneasel! » urla ancora, dando un forte calcio alla porta.
« Anis, se lo rifai giuro che a casa non ci metti più piede. » la ragazza sussulta, mentre la zia le apriva finalmente la porta. « Comunque bentornata a casa, cara. »
La ragazza sospira, entrando in casa e scrollandosi di dosso la neve.
Nel salotto della piccola casa c'era sua sorella minore che l'aspettava. Doveva essersi appisolata, abbracciata mollemente al cuscino dei divano, però quando si avvicina sembra quasi avvertire la sua presenza, aprendo gli occhi con leggero stupore.
« Anis! » la bambina scende dal divano con un balzo, correndo ad abbracciare la sorella. La castana ricambia, sorridendole. « Stasera mi racconterai tutto ciò che è successo a scuola, chiaro?! »
Si ritrova ad annuire parecchio confusa da quel comportamento così imperativo e scuote la testa, rinunciando a pensarci. Dopo cena si trascina al telefono di casa, digitando il numero del cellulare di Julia, che le aveva tassativamente ordinato di chiamarla. Il telefono fa qualche suono prolungato, prima che dall'altra parte qualcuno si decidesse a rispondere.
« Pronto? »
« Ser? Sei tu? » chiede, identificando velocemente la voce dell'amica nonostante la linea. Dall'altro capo c’è una piccola pausa. « Sì, sono io! Com'è andato il viaggio? Tutto a posto? » Anis sbuffa.
« Diciamo di sì. Lì da voi? »
« Anche qui. Anche se temo che Julia abbia messo qualcosa di alcolico nel suo bicchiere al posto del latte, visto che è in piedi sul letto e sta usando una spazzola come microfono. Mi devo preoccupare, secondo te? » anche se flebile, sentiva le note di una canzone che aveva precedentemente ascoltato.
« Quello è il suo comportamento normale. » ridacchia, improvvisamente di buonumore.
« Ehi, guarda che ti sento, An! Il telefono è in viva voce! » sente esclamare Julia, probabilmente poco distante dall’apparecchio.
« Ser! Mi hai tradito! » esclama di rimando Anis, fingendosi mortalmente offesa.
« Veramente... il telefono è di Ju, è suo diritto sentire. » le sente ridere entrambe.
« Domani state attente, piuttosto. Gli Haunter sanno essere dannatamente dispettosi. »
« Io l’ho detto a Serenity, ma il suo Lucario sembra tesa per qualcosa e lei non si sta dando pace. » una simile notizia coglie di sorpresa Anis. Conosceva il Pokémon, e per quanto anche Julia avesse un Lucario, quello di Serenity era più sensitivo dell’ambiente che lo circondava. L’ultima volta che si era comportato in quella maniera era stato quando l’anno prima era caduto un albero sui dormitori. Inoltre era legato ad un altro Pokémon, e forse dopo mesi stava percependo di nuovo la sua aura. In effetti aveva chiesto a Serenity perché Daniel non si fosse presentato, ma lei non le aveva dato una risposta precisa. Forse significava che stava per tornare.
« Yang prevede solo cose belle, magari sulla strada domani incontrerai l’uomo della tua vita. » scherza. Non aveva la forza di lasciarsi andare a pensieri cupi. Sente Julia dall’altro capo emettere un verso esasperato.
« O magari tu lo troverai. » Anis scoppia a ridere, e dopo aver augurato la buonanotte stacca la chiamata. Non aveva alcuna ragione di preoccuparsi per la giornata che sarebbe venuta.


Elis avrebbe preferito rimanere a dormire quella mattina, e invece le toccava raggiungere la torre Memoria per commemorare un padre che invece di essere morto con tutta probabilità si stava facendo la bella vita.
« Non fare storie. » dice sua madre, piazzandole in mano la scatola contenente l’incenso da bruciare sulla tomba di famiglia. Elis fa per replicare ma un gentile bussare interrompe un suo qualsiasi tentativo di risposta velenosa.
« Posso? » riconosce presto la voce della sua vicina di casa, Aria. In sua compagnia Elis difficilmente si annoiava, e fin da bambina aveva eletto lei e suo fratello come compagni di giochi. Ricordava spesso quando lei si arrampicava su qualche albero e da sotto poteva avere due voci, una che l'incoraggiava e l'altra che le gridava preoccupata dicendole di scendere.
« Elis? » si era distratta a ricordare i piacevoli tempi d’infanzia. Aria aveva cominciato a sventolarle una mano davanti al viso per attirare la sua attenzione. « Andiamo? Dobbiamo andare a Fiordoropoli, Kotone ci aspetta. »
« E Silver? » chiede lei. Per quanto andasse affatto d’accordo con il ragazzo, la sua presenza in simili occasioni era ormai un’abitudine.
« Non ne ho idea. Sembra che si sia trasferito, perché qui non si è visto da ormai un mese. » era una notizia strana, ma d’altronde il ragazzo di cui parlavano era un vagabondo dal carattere impossibile. Probabilmente sarebbe tornato, prima o poi.


Il cielo, quel giorno, era terso. La Torre Cielo era ben visibile anche da lontano.
« Ne sei sicura? » Giulia annuisce in risposta, guardando Martes. Non aveva mai conosciuto i propri genitori, e forse sarebbe stato quello il momento giusto per fare loro visita dopo tanto tempo. Martes, accanto a lei, sospira. La famiglia non faceva per lei. Ancora non capiva cosa l’avesse spinta a prendere con sé quella che un tempo era stata una semplice cavia da laboratorio.
« Andiamo? » era stata Giulia a parlare. La donna annuisce freddamente – le brutte abitudini erano dure a morire – e le fa strada.
« Sì, andiamo. »
Asuka, che camminava in maniera composta poco più lontano, guardava decisa la sua meta. La Torre Cielo non le piaceva, e non le sarebbe mai piaciuta, ma si sentiva in dovere di rendere omaggio a suo nonno. I suoi genitori sarebbero venuti più tardi, a causa degli impegni lavorativi li tenevano occupati quella mattina, dandole così il tempo di fare le dovute cerimonie con calma. Chissà se sarebbero riusciti a venire in tempo. La Città Nera era lontana.
La giovane scuote la testa, facendo oscillare i lunghi capelli corvini raccolti in una coda bassa. Pensarci in quel momento non sarebbe stato di nessuna utilità per lei.
« Oh, sei Asuka, giusto? » le chiede Spighetto. Lei sgrana gli occhi dorati, leggermente perplessa, sorridendo con cortesia. Non aveva proprio sentito arrivare i Capipalestra di Levantopoli. Gli altri due ragazzi avevano continuato a parlare tra di loro, con la coda dell’orecchio sente che parlavano dell’evento scolastico. Il Torneo Invernale doveva averli entusiasmati molto. Soprattutto Chicco, che poteva partecipare.
« Come...? » inizia, venendo presto interrotta.
« Non ricordi? Sono stato il primo Capopalestra che hai sfidato. Tu e la tua Oshawott vi siete impegnate tanto, ricordo ancora la nostra lotta. » Asuka sorride con una punta di orgoglio.
« Ci sfideremo ancora. » il maggiore dei gemelli annuisce.
« Non vedo l'ora. » chiacchierando arrivano all'imponente costruzione, e si separano. Asuka supera l’entrata e passa accanto ad un nutrito gruppo.
« Io salgo dalla mamma. » sussurra Touko e Touya annuisce.
« Attenta a non perderti. » la punzecchia, facendole gonfiare le guance.
« Stai insinuando che ho un pessimo senso dell'orientamento? »
« Certo che no. » ridacchia allora Touya, lasciando intendere la risposta contraria, ma la ragazza decide di lasciar perdere.
« Tieni d'occhio le due pesti, piuttosto. O mamma ci ucciderà. »
« Vai, e stai tranquilla. » Touko sospira, iniziando a salire gli scalini della torre. Aveva già esplorato quel posto, più di una volta, ma questi continuava a farla sentire ansiosa. Era un sollievo vedere il cielo azzurro salita in cima. Non ci impiega molto prima di individuare sua madre. Touka era proprio davanti alla campana. « Mamma? » la chiama, e la donna si volta nella sua direzione, sorridendo.
« Hai abbandonato Touya al suo futuro di bambinaio? » scherza, venendo presto ricambiata con un sorriso.
« Sì. Mi deve un'estate. » entrambe tornano a guardare la campana.
« Pensi mai ai Pokémon che hai perso? » Touko non guarda la madre, ma annuisce.
« Sì. Mi mancano ogni giorno. Vorrei essere stata un’allenatrice migliore per loro. » Touka sorride debolmente, indicando la campana.
« Anch’io pensavo così, poi una delle custodi di questa torre mi ha raccontato che i rintocchi della campana sono generati dal nostro cuore, e giungono ai Pokémon che non sono più con noi, facendo sentire loro che non li abbiamo dimenticati. » sembrava una storia per bambini, e lei era troppo cresciuta per crederci, ma in quella giornata si sarebbe concessa il beneficio del dubbio.
« Questo è molto confortante da sentire. »


La stazione di Zafferanopoli era terribilmente affollata, tanto che si faceva fatica a passare senza intoppi.
« Nicolas, attento a non perderti. » il ragazzo più piccolo sbuffa.
« Angelo, non sono un bambino! » esclama piccato. A suo giudizio suo fratello era troppo apprensivo.
Accanto a loro, Chiara ride divertita.
« Non importa quanti anni si abbia, un fratello maggiore si comporterà sempre così. » Nicolas la fulmina con lo sguardo, scatenando in lei ancora più risate divertite.
« Infatti tu sei figlia unica Chiara. » commenta. Adorava quella ragazza, ma certe volte proprio non la capiva. Lei sorride accomodante, afferrando Marina sottobraccio.
« Ma io ho Mari. » la castana, presa alla sprovvista e stupita dal gesto, non riesce nemmeno a commentare. Chiara la trattava come una di famiglia, in effetti, e di tanto in tanto la chiamava "sorellina". La castana sorride leggermente dopo lo shock iniziale, mentre Chiara continuava a stritolarla sempre più forte ed elencava tutti i vantaggi dell'essere fratelli maggiori. Angelo smette quasi subito di ascoltarla mentre Nicolas sembrava improvvisamente molto interessato.
« Ma quella lì tace mai? » chiede a quel punto Elis, con la pazienza agli sgoccioli e Aria le sorride comprensiva. Si trovavano a poca distanza dalla scena, a causa del poco spazio.
« Temo di no. Puoi solo ignorare ciò che dice, ma non sortisce questo grande effetto. » Elis incrocia le braccia al petto e brontola qualcosa che Aria non coglie, mentre il suo umore stava iniziando a scavarsi la fossa.
« Ehi, ragazzi! » Julia, seguita da Serenity che camminava più lentamente, stava correndo nella loro direzione. La ragazza si ferma giusto in tempo per non usare Valerio come materasso d'atterraggio. « Scusate il ritardo, la sveglia non ha suonato. »
« Andiamo? » chiede Angelo. « Ormai la mattina sta finendo. »


Il Collegio da anni metteva a disposizione la propria struttura per i ragazzi che volevano rimanere e non c’era alcun obbligo a tornare a casa.
Lucas non trovava il senso di tornare ad una casa vuota, senza che ci fosse qualcuno ad aspettarlo, preferiva rimanere all’istituto e sentirsi meno solo. Mesprit doveva aver percepito il suo stato d'animo, visto che esce dalla sua sfera con aria preoccupata. Lui si lascia andare ad un sorriso – uno dei pochi, che concedeva solo alla sua squadra –. Non voleva far preoccupare il suo starter, ma iniziava ad annoiarsi. Della sua classe erano rimaste poche persone, e non voleva intromettersi più di tanto. Sospira di nuovo e si alza dal divanetto, facendo rientrare Mesprit e Togekiss nelle loro sfere. Quei due, senza che lui se ne accorgesse, erano usciti e stavano allegramente conversando. Lucas riporta al suo posto il libro che stava leggendo, decidendo di farsi una passeggiata nonostante la morsa di gelo che aveva colto la regione in quei giorni ed uscendo passa accanto al trio formato dai suoi rimanenti compagni di classe, ricambiando il loro saluto.

Yukiko squadra la sua avversaria.
Non sarebbe stato troppo difficile batterla. Mette le mani dentro le tasche del suo camice, non vedeva l'ora di finire quella lotta e andare da qualche parte. Stare in quella scuola la faceva soffocare, era troppo intelligente per essa.
Nicky dal canto suo sussulta. Era arrivata a quella scuola da due mesi, ma non era difficile riconoscere Yukiko Edogawa, piuttosto nota nella scuola per il suo carattere. « Cominciamo? » la voce tagliente dell'avversaria la preoccupa non poco e, unito allo sguardo affilato, rabbrividire le sembrava addirittura lecito.
« D-d'accordo. » si morde prontamente la lingua.
« Avanti, Nicky! Puoi farcela! » la ragazza cerca di motivarsi, prima di scegliere il suo Pokémon. « Avanti, vieni fuori Riolu! » Il Pokémon Emanazione esce dalla sfera con aria determinata, sistemandosi la bandana rossa sul collo. Yukiko fissa il suo avversario ed estrae la sua Pokéball, lanciandola in aria.
Davanti a Riolu appare un Rotom in forma Gelo. Asuka cerca di non prendere a testate l’albero più vicino, il suo Pokémon si era di nuovo infilato nel frigorifero senza il suo permesso. Riolu, però, non sembrava intimidito dall’avversario e squadrava con determinazione Rotom.
« Comincio io! » esclama a quel punto Nicky. « Riolu, usa Palmoforza! » sapeva che una mossa simile non avrebbe sortito un grande effetto, ma al contrario delle sue aspettative il Rotom avversario sembra accusare il colpo.
« Com'è possibile? » sussurra, non nascondendo il suo stupore. Asuka assottiglia lo sguardo. In quella forma, Rotom era in svantaggio.
Una delle sfere che teneva nella tasca si apre, lasciando uscire un Jolteon. Il Pokémon squadra la sua proprietaria, ignorando l'occhiataccia della suddetta.
« Ora Rotom ha il tipo ghiaccio. » commenta e Yukiko sbuffa, incrociando la braccia.
« Non me n'ero accorta. » dice con una punta di sarcasmo. Il Pokémon rimane in silenzio. Dall'altra parte del campo Nicky non riusciva a aprire bocca. Era una sua impressione o Jolteon aveva parlato? « Piuttosto, chi ti ha dato il permesso per uscire? »
« Non mi sono sentito obbligato a chiedertelo. » replica lui, facendo apparire una vena pulsante sulla tempia della sua allenatrice. Nicky rimane a guardare; non riusciva ancora a credere che quel Pokémon parlasse. A quella distanza non riusciva a comprendere perfettamente ciò che si dicevano, ma doveva riguardare qualcosa che alla sua avversaria non era per niente gradevole. Riolu si scambia un'occhiata perplessa con Rotom.
« Ehi, tu! » Nicky guarda in direzione della voce che l’aveva chiamata. Era stato Jolteon.
« Sì? » risponde, per quanto trovasse la situazione parecchio assurda. Con qualche balzo il Pokémon la raggiunge e la guarda dritta negli occhi.
« Sai che questa qui... » inizia, facendo sentire Nicky un po' basita, sia per la parlata sciolta che aveva il Pokémon sia per il modo irrispettoso con cui si rivolgeva alla sua allenatrice. « ...ha un'enorme cotta per Gary Oak? »
Nicky vorrebbe commentare, e dire che vorrebbe riprendere la sua lotta e non discutere della vita amorosa della sua avversaria, ma Yukiko la anticipa raggiungendoli mandando lampi e tuoni da tutta la sua esile figura – giusto per rimanere in tema con la sua squadra –.
« Tu. » ringhia con tono basso. « Un'altra parola e ti spedisco dalla mia famiglia. E' l'ultimo avviso. » il Pokémon sembra seriamente preoccupato dalla minaccia, visto che rientra silenziosamente nella sfera senza protestare.
« Edogawa? » ragazza la guarda ma la sua espressione non doveva essere delle migliori visto che l'altra sembrava molto intimorita.
« Sì? »
« Non c'è niente di male nell'avere una cotta. » inizia Nicky. « Anzi, è normale. » la castana assottiglia lo sguardo. « Davvero. Poi sappiamo tutti che Gary fa strage di cuori. »
« Questo non mi aiuta. » Nicky sorride, dandole una lieve pacca sul braccio.
« Pazienza, ci siamo passate tutte. » commenta con tono leggermente triste. « Piuttosto, posso farti una richiesta? » l'altra annuisce.
« Se vincerò io puoi aiutarmi con la lingua Unown? » Yukiko sembra sorpresa. In due anni di scuola, nessuno aveva fatto una cosa simile, nessuno le aveva chiesto aiuto a causa del suo pessimo carattere. Mai.
« D'accordo. »


La torre Memoria era inquietante ogni volta che la visitava. Ad Ash non era mai piaciuta. Non se lo spiegava dopo anni. Rimpiangeva un po' che Misty non fosse venuta con loro, ma la ragazza desiderava visitare il luogo insieme alle sue sorelle, e lui non aveva trovato niente da replicare.
L’attesa insieme a Gary, poi, non era proprio il massimo, e il resto del gruppo sembrava tardare.
« Senti, entriamo. Mi sono stancati di aspettare. » dice Gary, e Ash lo guarda.
« Sei sicuro? Aspettiamo ancora un po’. » Gary lo osserva, e poi un sorrisino si forma sul suo volto.
« Non dirmi che hai paura! » esclama, con una punta di sarcasmo, e Ash sbotta.
« Certo che no! Andiamo, non ho più voglia di aspettare. » e senza aspettare l’amico, Ash si dirige dentro la torre, seguito da un Gary piuttosto divertito.

« Quindi? »
« Niente, non è successo niente in questi giorni. » Kotone si era unita a Marina ed Elis, cercando di coinvolgerle in qualche conversazione di suo interesse. Impresa non facile, visto il carattere un poco scorbutico di Elis, soprattutto con l'umore di quella mattina. Marina, invece, era più socievole ed era un piacere parlare con lei.
« E tu, Mari? » la castana arrossisce, quando la chiamavano con un diminutivo era sempre così.
« Neanche a me è successo niente di particolare in questo periodo. Sono tornata a casa, tutto qui. » Kotone sembra delusa da quelle risposte.
« Nessuno ha mai niente da raccontare. Nemmeno Silver, accidenti! E sì che lui ha una vita avventurosa, visto che non va a scuola. »
« Hai visto Silver? » Kotone annuisce.
« Tu no? » la sua espressione le dà la risposta. « Per quanto ne so anche lui è alla torre, oggi. »
« Non me ne frega più di tanto. » replica Elis, rinchiudendosi nuovamente nel silenzio.
Davanti a loro camminavano Aria, Julia e Serenity. L'ultima era sprofondata nella lettura di un libro, mentre le altre due chiacchieravano allegramente. Chiara aveva sequestrato Jasmine, e le due ragazze avevano preso a parlottare in maniera molto fitta. Nicolas, Angelo e Valerio chiudevano il corteo, camminando in silenzio.
La strada fino a Lavandonia non era molto lunga, e nel giro di una decina di minuti erano giunti fino al paesino. L'aria di quel luogo era spettrale, soprattutto in quel giorno. Regnava un silenzio surreale, e le poche persone per strada sembravano fantasmi. Il piccolo gruppo si dirige in fretta verso la torre Memoria senza troppi commenti. Questa sembrava la stessa, ma una spessa coltre di nebbia avvolgeva la cima.
« Strano. Di solito la nebbia non è mai così in alto. » Angelo era un esperto a riguardo e Nicolas annuisce per dargli ragione.
« Di solito è nel paese, io non l'ho mai vista così. » i due fratelli, nonostante non vivessero più insieme, erano dei grandi estimatori di quegli luoghi.
« Sarà. » dice Aria, pensosa. « Ma è comunque inquietante. E' meglio sbrigarsi, questi luoghi non mi piacciono. » molti dei presenti acconsentono alla sua proposta, avvicinandosi sempre di più. La porta era aperta, lo era sempre durante quella lugubre festività.
« Ci troviamo qui tra mezz'ora, ok? »
Elis è costretta da Kotone ad andare con lei, mentre Aria attendeva Serenity che doveva andare nello stesso posto. Nicolas e Angelo sapevano dove andare, portandosi dietro anche un Valerio non proprio entusiasta. Chiara si appiccica a Julia, mentre Marina sopprimeva una risata e si allontanava con Jasmine. Ognuno di loro aveva un luogo da raggiungere, quel giorno.


Il monte Pira era rimasto la montagna dove l'esistenza aveva la sua fine. La vegetazione che lo ricopriva era quasi insolita, così come i Pokémon che si aggiravano tra le lapidi con aria mistica.
Natsumi distoglie lo sguardo da un Vulpix e segue il rituale indicato dai monaci.
« Secondo te mamma e papà stanno bene? » la ragazza scatta dallo stupore. Suo cugino Koji era inginocchiato accanto a lei. Per qualche istante la sua mente è vuota, non aveva idea di cosa rispondergli. Qualsiasi risposta avrebbe dato non sarebbe stata soddisfacente. La ragazza china nuovamente il capo, chiudendo gli occhi.
« Non lo so. » risponde a quel punto. « Forse sì, anzi, probabilmente sì. Vedendo che atu stai bene, saranno anche felici. » il bambino dimostra perplessità per quella risposta, con tutta probabilità non l'aveva capita, ma assume anche lui la stessa posizione di preghiera. « Lo spero. »
Natsumi sembra sollevata da quella risposta, il cugino era sempre stato molto sveglio. I suoi genitori erano andati al piano superiore, a pregare per i propri genitori.
Natsumi sospira, guardando la stele dedicata agli zii.
« Motoki, spero tu sia bene. » spesso Natsumi finiva a pensare al fratello, in viaggio da anni.
« Natsumi? » la ragazza apre gli occhi. Accanto a lei c'era Vera. « Allora non mi ero sbagliata! » lei accenna un sorriso.
« Come va? »
« Io sto bene. Tu? » Natsumi si acciglia, cercando di capire se la risposta di Vera fosse di circostanza oppure sincera. Poteva anche sembrare ingenua, ma anche lei poteva nascondere il suo stato d'animo.
« Pensierosa. » Vera si inginocchia accanto a lei, e parla a bassa voce cercando di non disturbare il bambino in preghiera accanto a loro.
« Anch’io. Venire qui mi fa pensare tanto. »


« Grandioso. » è l'unico commento di Gary. Si erano persi. La nebbia avvolgeva l'intero piano, rendendo impossibile qualsiasi forma di orientamento. E loro due sicuramente si erano persi. Ormai lui e Ash si erano rassegnati al pensiero che avrebbero fatto compagnia alle tombe per l’eternità, ma in quel momento la voce squillante di Chiara gli appare quasi un’ancora di salvezza. « Julia, ma sei sicura che non ci siamo perse? » il silenzio che segue la domanda implica che Julia ha negato scuotendo la testa.
« Ehi, noi siamo qui! » esclama a quel punto Ash. Pausa.
« Ash, sei tu? » era di nuovo Chiara a parlare.
« Sì! C'è anche Gary con me! »
« Non muovetevi! Continuate a parlare, arriviamo noi. » i due ragazzi obbediscono, ma ben presto sono costretti a rinunciare all'idea di rimanere fermi. Le lapidi si stavano sciogliendo, lasciando il posto a inquietanti ombre dagli occhi rossi.

« Non ti sei più fatto sentire. » finalmente Elis era riuscita a trovare una frase non troppo aggressiva verso il ragazzo. Kotone aveva ragione, anche Silver era alla torre Memoria quel giorno. Elis l’aveva riconosciuto subito, ma aveva esitato a raggiungerlo. Non era la prima volta che vedeva Silver porgere omaggio alla lapide su quel piano, ma non era mai andata a sbirciare di chi si trattasse. Solo una volta che l’ha visto alzarsi in piedi, Elis l’aveva raggiunto ben determinata ad ottenere una spiegazione.
« Non mi sembra di dover fare il resoconto delle mie faccende a te. » le risponde lui ed Elis sembra seriamente piccata dal suo commento.
« Ah sì? » incrocia le braccia al petto, cercando di sembrare più minacciosa. « E cosa mi dici del fatto che sono stata io a pararti il culo dalla polizia internazionale? »
« Ehm, ragazzi? » era stata Kotone, ma nessuno dei due contendenti sembra darle importanza.
« Mi sembra di averti ringraziato. » nonostante Silver fosse una testa calda, stata stranamente cercando di mantenere la calma.
« Appunto. Ti sembra. Non l'hai fatto. »
« Ragazzi? » di nuovo Kotone, ignorata.
« Ah no? »
« No. »
« RAGAZZI! » il tono di Kotone si era alzato di due ottave, riuscendo finalmente ad attirare la loro attenzione. « Sapete benissimo che io adoro i vostri litigi da innamorati... » le due paia di occhi che la fucilano non sortiscono l'effetto desiderato. « ...ma adesso abbiamo un problema più spinoso. » e indica le ombre che si stavano avvicinando.
Di comune accordo Elis e Silver decidono che la loro discussione poteva essere rimandata.

Alla vista degli spettri Serenity sussulta. Aria sembrava più determinata di lei a contrattaccare, visto che stava già mettendo mano alle sfere di Shinx e Vulpix. La sfera che conteneva Lucario vibrava con grande intensità, dissolvendo tutti i suoi dubbi.
« Aria! » la richiama, facendola sobbalzare. « Questi spettri non ti faranno niente. Non finché non li attacchi e stiamo vicine. » la ragazza sembra un po' perplessa da quelle parole ma si avvicina obbedendo, e richiama i suoi Pokémon.
« L’ho già visto in precedenza. E' Ombra Notturna di Mismagius. » dice dopo aver osservato le ombre che si avvicinavano.
« E quindi? Che facciamo? » ad Aria quella situazione non piaceva, voleva solo uscire da quel luogo che cominciava a darle ansia, mentre Serenity si faceva sempre più silenziosa.
« Aspettiamo. L'effetto della mossa non durerà a lungo, e soprattutto non può farci niente. » era una tattica azzardata, e sinceramente temeva l'esito. Non era mai stata un'abile stratega, lo riconosceva, ma l’ultima volta che aveva assistito ad una cosa simile era riuscita ad intuirne il meccanismo.
« E se continua a durare abbastanza per permettere a loro di raggiungerci? » con aria preoccupata, Aria non staccava gli occhi dalle ombre. L'altra si ritrova a deglutire.
« Non lo farà. » lo dice con una tale serietà che Aria inizia a sudare freddo. Una risata esplode proprio in quel momento, attirando la loro attenzione. Proprio sopra di loro, seduto sulle travi del soffitto, c'era Daniel. E sembrava divertirsi un mondo.
« D-daniel! » esclama Aria. Aveva conosciuto il ragazzo due anni prima, lui l'aveva aiutata ad orientarsi il primo giorno di scuola. « Scendi da lì, potresti farti male! »
La reazione di Serenity era nettamente diversa. La ragazza rimane impassibile, continuando a guardare il ragazzo. Questi decide di accontentare Aria, buttandosi senza pensarci due volte. Poi, giusto prima di diventare cadere malamente sul pavimento, il suo volo termina con dolcezza facendolo arrivare al suolo intatto.
« Mi aspettavo un’accoglienza più calorosa, Serenity. » la ragazza non risponde, mentre Mindy – la Mismagius che stava dietro a quell'atterraggio miracoloso – la raggiungeva. La Pokémon emette qualche verso, ottenendo un sorriso da parte di Serenity.
« Non mi sembra di dover dire qualcosa. » commenta a quel punto, non guardandolo nemmeno. « Sparisci per tutta l'estate, non ti presenti a scuola. Sei tu a dover parlare, non io. »
« Mi hanno offerto un lavoro che proprio non potevo rifiutare. Proprio oggi avevo un incontro qui, forse hai pure incrociato il mio cliente. » Serenity incrocia le braccia al petto, guardandolo con cipiglio critico, e Aria si sente estraniata completamente dalla loro discussione.
« Potevi farci sapere dove eri, Daniel. »
« Non vi devo niente, non più almeno. » la discussione non stava andando come lei aveva programmato. Certo, non si aspettava che Daniel cadesse sulle ginocchia e chiedesse perdono, ma le appariva profondamente cambiato. Se gli era successo qualcosa, sicuramente c’entrava il suo viaggio sull’isola Cannella. Poteva chiederglielo, ma temeva di non ricevere alcuna risposta. « Ma perdona la mia maleducazione. Di certo dobbiamo parlare in privato. »
Con un’occhiata Daniel indica Aria, e nel farlo afferra Serenity per il braccio, ordinando a Mindy di usare nuovamente Ombra Notturna. La ragazza si trova nuovamente a confronto con le ombre spettrali, fissando incredula il punto in cui gli altri due ragazzi erano spariti.
« Stai calma. E’ solo una mossa, non ti farà alcun male. » si dice, mentre si arrampica su una delle stele funerarie. Le dispiaceva mancare di rispetto ai morti, ma era l’unico modo che aveva per non farsi toccare. La nebbia si era fatta più fitta, ma dopo un po’ gli effetti della mossa svaniscono lasciandola completamente sola. Aria urla, chiama le persone che conosce, ma nessuno la sente, e poi si ferma in mezzo alla nebbia.
Questa d’improvviso stava iniziando a svanire.




Daniel Synthoria belongs to me.
Nicky Watson belongs to Emy96.
Nicolas White belongs to Winter Kaito.
Yukiko Shiori Edogawa belongs to Yoake.


Spiegazioni alquanto random:
- Qui i Pokémon possono morire. Sì, avete letto bene.
- Touka è il nome che ho affibbiato alla mamma di Touya e Touko.





Nè!
Eccola qui, in anticipo di un giorno.
Oh, ora posso cominciare per davvero. Lalalala. ...Scusate, il caldo mi fa impazzire. Divido le note finali per comodità, altrimenti viene tutto incasinato (fidatevi, prima ho scritto tutto attaccato e non era una bella cosa).

Avvisi:

Poi, gli avvisi. Prima di tutto, la sottoscritta sarà all'estero per tutto agosto. E intendo proprio tutto, dal 01/08 al 31/08. Più tre giorni, dovrei tornare il 03/09. Quindi se mi mandate messaggi privati non stupitevi se non rispondo, perché con molta probabilità sarò senza connessione internet.
Successivamente, volevo avvisare per i detentori degli OC. Visto che in futuro ci saranno delle lotte, vi affidate a me per le mosse, l'abilità e il carattere dei vostri Pokémon o preferite dirmele voi?
Se non riceverò nessun messaggio privato prima del 30/07 con il titolo "Squadra Pokémon" considererò la prima opzione e li sceglierò io.
Poi, purtroppo c'è uno spareggio da fare. Eh, Gary è un ragazzuolo molto richiesto. Quindi ho trovato un modo crudele e perfidoH per spareggiare. Tranquille, contatterò personalmente le ragazze interessate e farò questo "sondaggio". Tutto ciò sarà privato e colei che prenderà la decisione finale sarò io.
Attendetemi. <3
Ah, a questo capitolo lascerò rispondere Ser al posto mio. Lei è pucciosa, non le farete del male quindi! (...WTF?)

Nota riflessiva:

Se qualcuno ha letto ciò che ho scritto nel mio blog forse immaginerà cosa voglio dire.
Vado in pausa. Non so quando aggiornerò nuovamente questa storia. Pensavo di riprendere a farlo verso dicembre, quando avrò un paio di capitoli di vantaggio. Ma forse pubblicherò anche prima, purtroppo sono imprevedibile anche per me stessa. Quindi, non attendete più l'aggiornamento per un po'. Forse apparirò in maniera inaspettata, chi lo sa.
Comunque tenete d'occhio la raccolta Side Stories, perché potrei aggiornare con missing moments di capitoli non ancora pubblici. Sì, sono crudele.
Sappiate che terrò conto del vostro disappunto - perché ovviamente ci sarà - ma chi mi insulterà lo prendo per i piedi e lo appendo fuori dalla finestra. <3
Inoltre nella mia pagina autore c'è il mio contatto Facebook -fittizio- e quello di ask. Se ci andate solo per chiedermi a che punto è la storia, non vi risponderò.
Se invece sarete pazienti ed educati -e se io sarò dell'umore giusto, potreste anche guadagnarvi la mia fiducia e ricevere qualche spoiler. Siete avvisati.

Commenti sul capitolo:

Io scherzavo, ma il capitolo è davvero di 5100 parole. Mi faccio paura.
Ser è apparsa parecchio in questo capitolo. Me ne sono accorta perché sta sindacando (?) contro la sottoscritta. Detesta apparire.
Nel contempo, ho utilizzato tutti gli OC. Dimenticato nessuno.
Mi sono divertita un mondo a scrivere i "ritorni a casa". Soprattutto quello di An <3. *schiva padella e sedia*
La situazione famigliare di Touko è piuttosto complessa, ma conto di spiegarla meglio nei prossimi capitoli.
Ho parlato anche di matrimoni/innamorati. Ah, c'est l'amour. <3 E sì, sto anche scuoricinando parecchio.
Ringrazio Mermaid Swamp, The Crooked Man e Paranoiac per avermi permesso di scrivere l'ultima parte. Mi hanno messo addosso una fifa allucinante (beh, il primo non proprio -era solo raccapricciante per certe immagini, il terzo l'ho smesso dopo cinque minuti che mi faceva venire troppa ansia/paura >_<).
Ed è apparso Danieru, un mio personaggio. E sarà pure l'Evil Overlord. Sì, combo micidiale, lo so.

Ringraziamenti:

Mi sento in dovere di ringraziare Yoake, Emy96, Juls_, Gwen Kurosawa, Ruckia_chan, Silver Star e Kikari_ che hanno recensito lo scorso capitolo, i loro pareri mi fanno molto piacere. Inoltre ringrazio chi mette questa storia tra i seguiti e soprattutto tra le preferite.
Grazie mille per il sostegno.


Quindi ho finito?
Oh, com'è ordinato! Sì, le minisezioni sono una benedizione, di tanto in tanto.
Quindi un saluto a tutti, spero passerete una buona estate.
Un saluto,


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Capitolo 6
*** Non sempre il male viene a nuocere. ***


Capitolo Sei: Non sempre il male viene a nuocere.


Capitolo Sei: Non sempre il male viene a nuocere.


« Cerchiamo di mantenere la calma. » dice Gary, nonostante le ombre si stavano avvicinando sempre di più, e si scambia un’occhiata con Ash che sembrava piuttosto determinato a lottare.
« Facile, per te! » esclama Chiara, sentendosi sempre più a disagio. « Julia, tu sei capace di combatterli? » la ragazza interpellata scuote la testa, non negando a se stessa di essere spaventata.
« I Pokémon hanno paura dei fantasmi veri, e pure io. »
« Voi altri avete qualche idea? » dice Chiara con voce ancora più acuta, cercando di avere una risposta dai due ragazzi.
« Potremo usare i Pokémon per aprirci la strada. » dice Ash, seriamente convinto dalla sua idea. « Le mosse dei nostri Pokémon potrebbero aprire un varco. »
« Ok, proviamoci. » parla Chiara dopo un’esitazione, estraendo Lickilicky. Julia aveva già chiamato il suo Charmeleon, e contava su di lui. Anche Ash guardava fiducioso il suo Pikachu, che stava già caricando le guance di elettricità. Gary prende la Pokéball di Blastoise, chiedendosi se fosse una buona idea seguire il consiglio di Ash, ma non avevano alternative e dovevano almeno provarci.
« Dovremmo ordinare gli attacchi nello stesso momento per aprire un varco. » dice.
« Siete pronti? Al mio segnale. » dice Ash, alzando il braccio che poi abbassa con un gesto secco.
« Blastoise, Idropompa! »
« Pikachu, Fulmine! »
« Charmeleon, Lanciafiamme! »
« Lickilicky, usa Geloraggio. » gli attacchi colpiscono simultaneamente un punto preciso con un gran boato, aprendo un varco tra le ombre e gli spettri. Julia afferra Chiara per un braccio, rimasta inebetita dalla sorpresa.
« Andiamo, abbiamo poco tempo! » questa annuisce, cercando di farsi coraggio. Il gruppetto non ha idea di dove stia andando, e in che direzione stia correndo lungo quel corridoio tetro e lugubre, che sembrava senza alcuna fine, almeno finché non raggiungono un vicolo cieco. « ...grandioso. Adesso ci siamo perse davvero. » commenta Chiara con espressione affranta, prima di accorgersi che Ash e Gary non c’erano più.
« Ragazzi? » li chiama Julia, senza però ottenere risposta.
« Perfetto, ora siamo rimaste anche da sole. » piagnucola Chiara, che desiderava soltanto uscire da quella dannata torre e andarsene a casa in tranquillità mentre Julia prende un grosso respiro, cercando di non perdere la calma. Erano riuscite a sfuggire agli spettri. Ora doveva trovare un modo per uscire da lì, fosse stata l'ultima cosa che faceva.

« C-cos'è stato? » sussurra Kotone, attaccatasi a Elis, come sua personale ancora di salvezza. Silver alza lo sguardo al soffitto, dal quale stavano iniziando a cadere quelle che credeva fossero pietruzze che lo componevano.
« ...merda. Sembra che il soffitto voglia crollarci addosso. » commenta, mettendo mano alle sue Pokéball. Sia Elis sia Kotone sgranarono gli occhi.
« C-cosa? » pigola Kotone. « Non è possibile, come fa la torre a... » Silver la fulmina con un'occhiataccia costringendola al silenzio.
« Questo non lo so. » dice, prendendo un grosso respiro e cercando di formulare un buon piano per fuggire da lì. Doveva sospettare che quel luogo era una trappola. « Ma devo fare tutto io? » ringhia, improvvisamente infastidito. « Rendetevi utili. »
Elis caccia un sospiro irato, prima di staccare Kotone da sé e dirigersi verso il ragazzo. « Ci dai degli ordini, con che coraggio. » Silver non le rivolge nemmeno l'attenzione, cosa che la irrita più di quanto vorrebbe ammettere.
« Non sto dando ordini. Semplicemente, sto cercando di salvare anche la tua pelle e quella di Kotone, oltre alla mia. » Elis assottiglia lo sguardo.
« Certo, padrone, come desidera. » risponde malamente. Il ragazzo, a quel commento acido, decide che ha mantenuto la calma anche per troppo tempo, e afferra Elis, stringendole il braccio con forza.
« Se non sai tenere la bocca chiusa e capire la gravità della situazione... » dice, assottigliando lo sguardo. « ...per me puoi anche morire qui. » la ragazza non sembra particolarmente spaventata dal suo gesto. Sembrava alternare stati di apatia e rabbia nei suoi confronti, rendendo le cose ancora più confuse di quanto lo fossero già.
Tra di loro cala il silenzio, e tutto smette di tremare. Kotone si guarda intorno, confusa. « La nebbia sta svanendo. »

Nel giro di pochi minuti nebbia improvvisamente diradatasi aveva formato un chiaro sentiero che li aveva condotti fuori dalla Torre Memoria, senza più sorpresa o agguati. Julia non era riuscita a placare Chiara, che alla vista del sentiero spianato l’aveva afferrata per un braccio e l’aveva trascinata con sé. Ben presto le due ragazze si erano scontrate con Gary, Ash e, in lontananza, avevano scorto Marina e Jasmine.
Con grande sorpresa Nicolas, Angelo e Valerio erano già fuori, ma nemmeno loro sapevano spiegarsi il perché di quello strano fenomeno. Silver era riuscito a trascinare Elis e Kotone fuori dai guai, ma la prima mandava auree mortali al suo indirizzo nonostante il salvataggio.
« Bel ringraziamento. » sputa sottovoce lui, ignorando le occhiatacce di Elis, e senza nemmeno attendere una risposta prende la sua strada, allontanandosi senza alcun saluto.
« Ci siamo tutti? » chiede a quel punto Gary, riprendendo un po’ la calma e guardandosi intorno, ma Elis nega.
« No. Manca Aria. » commenta, non vedendo l'amica. Anche Julia si porta una mano alla bocca con aria preoccupata.
« Non c'è nemmeno Serenity. »
« Siamo qui! » la voce di Aria in lontananza fa tirare un sospiro di sollievo a tutti e le due ragazze escono alla luce del sole, una visione insolita a Lavandonia dopo ciò che avevano vissuto.
« State tutti bene? » Angelo si era fatto avanti, ma nessuno sembrava aver riportato delle ferite.
« Possiamo tornare indietro, allora. » dice Valerio, per niente entusiasta di ciò che era capitato e gli altri sembravano d'accordo.
Il ritorno verso Zafferanopoli è silenzioso. I ragazzi, al massimo, mormoravano tra di loro a bassa voce e si lasciavano andare a brevi dialoghi che venivano presto inghiottiti dal silenzio.
In testa c'erano Elis e Aria, la prima di pessimo umore e la seconda che cercava di calmarla, con scarsi risultati. Julia camminava vicino a loro e dava qualche sguardo preoccupato a Serenity, dietro di loro a distanza di qualche passo e persa nei suoi pensieri. Anche Chiara e Kotone, solitamente chiacchierone, non proferivano parola. Marina, dal canto suo, osservava la sua Mismagius, che sembrava volerle comunicare qualcosa. In fondo al corteo i maschi formavano un gruppo compatto, ma nessuno di loro sembrava aver intenzione di parlare.
Potevano dire che la loro avventura si era chiusa fin troppo bene, e fortunatamente anche presto.


Con il termine della tregua e l’arrivo di novembre nessuno aveva più il tempo di pensare ad altro dopo aver riportato i fatti ai Professori. L’élite li aveva ringraziati, ma non si era spinta oltre. Il gruppo era parecchio confuso da una simile scelta, ma nessuno voleva indagare perché c’erano problemi di ben altra fattura che si stavano avvicinando.
« Dannazione! » esclama Solana e Lunick guarda la sua fidanzata, parecchio perplesso. La conosceva da anni, ma non l’aveva vista irritata spesso.
« Tutto bene? » le chiede, cercando di capire la causa di quell'esclamazione improvvisa e la ragazza sembra calmarsi dopo qualche istante, almeno all'apparenza.
« Non è niente. Solo che non riesco a capire bene questi concetti. » bofonchia, arrossendo appena e Lunick le sorride.
« Pazienza. Possiamo studiare insieme. » Solana arrossisce, leggermente infastidita.
« Faccio da sola! » esclama nuovamente, raccogliendo i suoi libri e andandosene verso il banco di Erika. Lunick rimane parecchio perplesso per quella reazione, anche se non si fa troppe domande.
« Problemi? » il ragazzo alza lo sguardo, trovando Lance, che si siede accanto a Lunick con aria comprensiva. Il ranger nega con la testa, abbozzando un sorriso.
« No, hai bisogno di aiuto? » Lance appare un poco imbarazzato.
« A che punto sei con antropologia dei Pokémon? »
« Ho finito la settimana scorsa. Perché? »
« Giusto per curiosità. Sto cercando qualcuno con cui ripassare, visto che il mio compagno di banco non ne ha la minima intenzione. » in effetti, constata Lunick, Ciprian si era addormentato sul banco. Ormai non si stupiva, il ragazzo utilizzava sempre le ore libere in quella maniera.
« TU! »
Con passo marziale una ragazzina del primo anno era apparsa alla soglia della classe. Aveva le guance rosse e il fiatone, mentre le lunghe code di capelli castani oscillavano a ogni suo movimento. Tutta la classe rimane in silenzio, non capendo affatto chi fosse l'oggetto dell'ira della ragazzina, che presto cammina spedita verso Ciprian, che non dava cenno nemmeno di averla sentita.
« Sto parlando con te! » esclama nuovamente lei quando si trova di fronte al suo banco. Il ragazzo finalmente alza la testa, guardandola con aria assonnata.
« Dimmi. » non capendo perché, quella risposta irrita ulteriormente Mei.
« Ti batterò al Torneo Invernale, quindi preparati! » e se ne va di fretta e furia, esattamente come era arrivata. Il più perplesso, tra tutti, rimane Ciprian.
« Ma io nemmeno partecipo. » commenta poi, ricevendo una pacca di comprensione da parte di Pedro.
« Ti faccio i miei auguri per quando lo scoprirà. Sembrava parecchio determinata. »

Anemone si costringe a non guardare oltre la finestra nonostante la fortissima tentazione. Quel pomeriggio doveva studiare, senza nessuna distrazione, e si era sistemata in biblioteca sperando di essere ispirata dall’ambiente. Aveva rifiutato l’invito di Camelia a passare il pomeriggio insieme, e doveva sfruttarlo al meglio. Era un bene che la sua ragazza non fosse presente. Si morde le labbra al pensiero, leggermente imbarazzata. Non che fosse un difetto, ma in compagnia di Camelia finiva sempre a concentrare la sua attenzione su di lei. Sospira per l’ennesima volta in cinque minuti, aprendo il libro di algebra. Non capiva bene a cosa le servisse, visto che era diventata Capopalestra e aveva ottenuto un regolare brevetto di volo anche senza di quello, ma il programma lo pretendeva e lei non era riuscita a sottrarsi.
« A-ne-mo-ne. » la ragazza, sentendo il suo nome, si volta con un sorriso verso Gardenia. Era l’unica che la chiamava in quella maniera.
« Dimmi... » sussurra con tono esasperato, mentre la ragazza più grande la faceva soffocare in un abbraccio.
« Ma come, è questo l'entusiasmo mi riservi? » Anemone si esibisce in un sorriso.
« Scusami, è che dovrei studiare e non ho ancora aperto libro. » Gardenia le sorride comprensiva, sedendosi accanto a lei.
« Passami il libro, ti aiuto io. Bene o male, ci sono passata anch'io e so anche un paio di trucchetti niente male! »
« Grazie, mi togli da un grande impiccio. » Anemone le sorride, chinando finalmente la testa sulle equazioni sotto la supervisione attenta di Gardenia. Alla fine della giornata sarebbe riuscita a risolverle tutte, lo giurava sul suo onore.
Poco più distanti erano sedute Belle e Touko, e il problema che avevano era maledettamente simile, tanto che la seconda batteva la testa contro il tavolo. « Non ce la farò mai... » singhiozza, usando il quaderno di lingua Unown come cuscino. Belle cerca di essere d'incoraggiamento, ma niente poteva tirare su il morale a Touko quando si trattava di quella materia.
« Avanti, non puoi arrenderti adesso. Sei o no l'Eroina degli Ideali? »
« Non credo che a Rowan interessi chi io sia. Anzi, vedo già l'insufficienza che mi darà, dannazione! » mormora Touko, progettando di diventare un'eremita che non conosceva la lingua Unown.
« Voi cosa ci fate qui? » le ragazze alzano entrambe lo sguardo, trovando Komor che le fissava perplesso, tenendo tra le mani un tomo enorme.
« Komor! » Touko doveva essere davvero disperata, se piagnucolava in quella maniera e il ragazzo non ci impiega molto a capire il motivo di quel comportamento.
« D'accordo, ti aiuto io con la lingua Unown. » sospira, sedendosi e capendo che il suo pomeriggio di relax poteva benissimo farsi cestinare e alla ragazza sembra di vedere finalmente la luce in fondo al tunnel.
« Grazie... » l'amico d'infanzia avrebbe meritato una statua, per tutte le volte che l'aveva aiutata. « Ti prometto che ti ripagherò, giuro! »
Komor sospira. « Lo dici tutte le volte. Avanti, passami il quaderno. » davanti a quella scenetta, Belle inizia a sentirsi di troppo. Conosceva entrambi da tanto tempo, ma proprio si sentiva un’intrusa quando tra i due amici si creava quell’atmosfera di intesa che pareva sempre escluderla.
« Io allora vado, così non vi disturbo. » sussurra.
« Cosa? Ma no, Belle, resta! »
« Io ho già studiato, non ho problemi. »
« Belle, rimani. » dice allora Komor, guardandola. « Di certo non sarò in grado a spiegare tutto a questa testa di roccia, ho bisogno dell’interprete. » Belle accenna una risata, mentre Touko bofonchia indignata, e torna a sedersi insieme ai suoi amici per tutto il pomeriggio.


« Per favore, Mei! » ci mancava poco che Kyohei si prostrasse a terra. Mei ghigna, cercando di mascherare la sua soddisfazione nel vedere il gemello così disperato.
« Ti ho detto di no. Mi sembrava di essere stata chiara. »
« Non faresti questo favore al tuo fratellino? »
« No. »
« Sei senza cuore, Mei. »
« Stai tranquillo, lo so. E ora, se vuoi scusarmi, vado a ripassare per il test che ci sarà alla prossima ora. » Kyohei sbuffa, vedendo sfumare l'ultima possibilità di prendere un bel voto grazie all’aiuto della gemella. Una passeggiata gli avrebbe schiarito sicuramente le idee, ma perso com’era nel tentare di ricordare gli argomenti non si era accorto di star andando contro una ragazza.
« Oh, scusami! » Kyohei avrebbe accettato le scuse nonostante fosse anche colpa sua, per poi aggiungere qualche frase pungente, ma alla vista dell'espressione preoccupata della ragazza rinuncia. « Davvero, ero così distratta che non mi sono accorta di te. » vedendola così imbarazzata Kyohei non riesce a trattenersi dall'arrossire a sua volta e subito cerca di ricomporsi, cercando di cancellare la sua reazione dal viso.
« N-non fa niente. » si morde l'interno della guancia, cercando di darsi una calmata e per non sembrare ancora più ridicolo. Insieme a Mei era riuscito a domare Kyurem.
« Sei sicuro? D-davvero? » sotto lo sguardo leggermente inquisitorio di Nicky, Kyohei si ritrova ad arrossire ancora. Non fa in tempo ad inventare una giustificazione per quell'imbarazzo che un Gengar spunta dall'ombra della ragazza, balzandogli quasi addosso e facendo una colossale linguaccia.
Se non fosse stato abituato a Pokémon che apparivano all'improvviso, Kyohei sarebbe certamente scappato a gambe levate, e invece rimane fermo aspettando che Gengar terminasse la sua performance.
« Gengar! » Nicky lo richiama, leggermente imbarazzata. Il Pokémon spettro spaventava spesso le persone con cui parlava. Lui sembra dispiaciuto, ma Nicky sapeva bene che era tutta una finta e lo fa rientrare nella sfera, sapendo benissimo che non ci sarebbe rimasto per più di cinque minuti.
« Scusalo, è sempre così. »
« Non è niente, davvero. » risponde Kyohei. Non sarebbe stato di certo un Gengar dispettoso a spaventarlo. « Ora scusami, devo proprio andare. »
Quando si è allontanato un po', si sente toccare la spalla. Era sempre quella ragazza. « Scusami. » dice lei, dopo aver preso un grosso respiro. « Ma non so neanche come ti chiami! »
Kyohei arrossisce lievemente. « Grisperle Kyohei. » vedere Nicky sorridere gli procura un tuffo al cuore.
« Io sono Nicky Watson, piacere di conoscerti. »


« Sandra! » Lance arriva d’improvviso, proprio davanti al loro banco. L'occhiataccia della cugina non lo fa arretrare di mezzo passo, anzi, pare divertirlo ancora di più. « E' una bella notizia, no? »
« Che cosa? »
« Non hai ancora sentito? » le chiede Lance, divertito, ma l’occhiataccia della ragazza lo fa desistere dal fare ulteriori battute. « Ci sono delle uova di drago in palio al torneo quest’anno. Pensavo ti interessasse. »
« Uovo di drago? » chiede lei e Lance annuisce. Sandra ci rimugina per un po’, e poi si alza, in cerca di ulteriori informazioni. Erika e Lance la guardano allontanarsi, prima che il secondo rida divertito.
« Chissà quanto sarà arrabbiata di sapere che ho avuto una simile notizia in esclusiva. » Erika gli scocca un’occhiata di rimprovero, e Lance esce dall’aula probabilmente in cerca di un’isola al riparo dalla furia della cugina.


Il professor Elm si sentiva sempre agitato prima di entrare nella seconda classe. Non era composta da ragazzi cattivi, ma conteneva più di un elemento turbolento.
Elm ammetteva che Barry aveva tanta buona volontà, ma spesso si distraeva e cominciava a fare tutto tranne che seguire la sua lezione. Anita e Iris si univano spesso a lui, mentre Elis, complice il carattere che si ritrovava, si metteva per i fatti suoi lanciando qualche risata assassina a caso spaventando gli studenti vicini a lei. Kotone spesso si metteva a chiacchierare, trascinando con sé una mal volente Esmeralda e una passiva Marina. Velia e Natsumi finivano quindi a parlottare tra di loro, estraniandosi dal mondo esterno. Lucinda era l'unica che cercava di mantenere la calma in classe, ma finiva sempre travolta dalla follia dilagante, spesso punzecchiata da Kenny che le faceva perdere in fretta tutta la compostezza. L'unico impassibile lì dentro era Paul, che continuava ad avere gli appunti più completi di tutto il suo corso.
A suo parere la seconda classe era qualcosa che difficilmente poteva tenere a bada, con il carattere tranquillo che si ritrovava. Lui era in ricercatore, non un insegnante, ma si doveva ugualmente arrendere alla sua mansione. Il professore apre la porta sospirando, preparandosi mentalmente per ciò che avrebbe trovato.
Infatti, Barry era già in piedi sul banco.
« Ragazzi, ai vostri posti! » cerca di richiamarli, ma sapeva che quasi nessuno di loro avrebbe seguito la sua disposizione. Infatti, l’unica che si accorge di lui è Lucinda.
« Buongiorno, professor Elm. » gli sorride, seduta composta al primo banco.
« Buongiorno anche a te Lucinda. E anche a te, Paul. »
« Professor Elm? » era stata Esmeralda ad avvicinarsi con cautela. L'uomo cerca di sorriderle, incoraggiante. « Non ho ben capito una parte della scorsa lezione, potrebbe spiegarmela? »
La ragazza sembrava detestare non capire qualcosa, e ci teneva particolarmente a non prendere un brutto voto. « Siediti pure, a fine lezione risponderò ai tuoi dubbi. »
Quella risposta sembra soddisfare Esmeralda, che torna al suo posto più sollevata, e Kotone subito si protende per chiederle qualcosa, ottenendo un sospiro e nient'altro. Esmeralda la ignora, rivolgendosi invece a Barry e mettendosi a chiacchierare con un certo entusiasmo.
Kotone sgrana gli occhi a una simile visione, parecchio scioccata e con un braccio, senza staccare gli occhi dai due ragazzi, afferra senza guardare Marina che stava tranquillamente cercando di capire cosa il professore dicesse. « Mari? » sussurra, ghignando, mentre la ragazza cerca di rimanere concentrata sulla lezione.
« Sì, Kotone? » il passaggio che Elm stava spiegando ai pochi studenti che lo ascoltavano era fondamentale, e perdere anche solo una parola sarebbe stato disastroso.
« Secondo me a Esmeralda piace Barry. » Marina non la stava realmente ascoltando, concentrata sulla lavagna, ma Kotone sembrava non essersene ancora accorta.
« A-ha... » sussurra, annuendo. Kotone, dal canto suo, non guardandola, pensava che lei lo facesse.
« Dovremmo fare qualcosa. »
« Sì. » la più giovane fa una pausa, stupita da tanta accondiscendenza da parte dell'altra. Si volta, trovandola concentrata su tutt'altro. Una magnifica idea le balza in mente. Ghigna.
« E anche andare a fare shopping, che ne dici? » chiede, sapendo quanto l'altra lo detestasse.
« Sì. » le risponde Marina, con aria abbastanza convinta.
« Che ne dici se poi mi passi la tua verifica? »
« Credo sia una buona idea. » Kotone dovette trattenersi dallo scoppiare a ridere.
« Poi andrai a dichiararti a Angelo, ok? » Marina non le aveva mai ammesso la sua cotta, ma per Kotone era davvero palese quello che lei provava nei confronti del Capopalestra.
« Ok. » sussurra Marina, ma ben presto il suo cervello assimila ciò che Kotone le aveva detto. « EH?! » esclama, alzandosi in piedi. L'altra non riesce più a trattenersi, scoppiando a ridere mentre a Marina fumavano le orecchie per l'imbarazzo e l'irritazione.
Quel rumore, però, viene subito notato da Elm. « Soulé, Miyazaki. Se trovate divertente la mia lezione, potete anche andare a ridere fuori. » entrambe sbiancano, Elm detestava chi si prendeva gioco della sua materia. Era strano, visto che non aveva mai rimproverato coloro che non la seguivano ma valutava negativamente chi la prendeva sottogamba. Entrambe si alzano imbarazzate, mentre in classe era piombato il silenzio. Sembrava dovessero camminare verso il patibolo, invece che uscire dalla classe.
Fuori dalla porta Marina avrebbe volentieri preso a testate il muro. Anche Kotone sembrava dispiaciuta. « Scusa. » mormora infatti.
Marina sospira, arrabbiarsi non sarebbe servito a niente in quel frangente e si passa una mano tra i capelli, cercando di mantenere la calma.
« Marina? » sussulta nel sentire la flebile voce di Jasmine, che le sorride debolmente.
« Cos'è successo? » ci manca poco che Marina le si getti al collo, piangente.
« Il professore ci ha cacciate. » singhiozza, ammiccando a Kotone, che sorrise dispiaciuta mentre Jasmine annuisce, più comprensiva.
« Il professor Elm non porta rancore. » dice, stranamente senza balbettare. Marina annuisce, per quanto poco convinta.
« Piuttosto, perché sei qui? » Jasmine pare sbiancare di colpo, come se un pensiero la turbasse.
« Quest'anno il Torneo Invernale ha delle disposizioni particolari. Chi n-non si iscriverà è obbligato a partecipare in qualità di aiutante, e visto che ho già specificato che non p-partecipo stavo andando a dare la mia disponibilità per l’evento. » entrambe le ragazze sgranano gli occhi.
« Davvero? » Jasmine annuisce in risposta.
« Accidenti! » esclama Kotone. « Devo sbrigarmi ad iscrivermi, non voglio fare la schiavetta. » Marina, dal canto suo, rimane a rimuginare. Lei non amava molto combattere, ma nemmeno l'idea del volontariato l'attraeva. Ci doveva pensare, e anche in fretta.


N alza lo sguardo e nota Spighetto che si stava avvicinando a lui con un sorriso, nonostante la grande pila di libri che portava. La biblioteca era quasi vuota durante le lezioni mattutine, e a lui piaceva passare il suo tempo lì in tutta calma.
« Spighetto. Come mai da queste parti? » il maggiore dei tre gemelli si ferma, controllando che i libri non escano dall'ordinata pila.
« Aiuto in biblioteca. O meglio, Antemia mi ha convinto ad aiutare. »
« Ah. Capisco. »
« Tu, piuttosto? Ti dai da fare per il prossimo esame? » Natural annuisce sospirando.
« Devo prepararmi bene per la lezione pratica di Tattica. »
« Oh, di questo non dovrai preoccuparti. Attualmente Silvestro è assente. Tutti le sue lezioni sono rimandate, e probabilmente anche gli esami saranno cancellati se non torna presto. Anche Koga ha cancellato le sue lezioni per almeno una settimana. » il ragazzo si sorprende per una simile notizia.
« Strano, durante l’ultima lezione non aveva accennato ad una cosa simile. » Spighetto annuisce.
« Nemmeno Nina sa il motivo della sua assenza. Dice solo che le ha detto che aveva un impegno importante da fare e che stava via per un po'. »
« Capisco... » dice N, afflosciandosi sulla sedia e osservando i testi che aveva di fronte. Spighetto sembra intercettare i suoi pensieri.
« Pensala così: quando tornerà dovrai studiare di meno. » N gli sorride grato, Spighetto era sempre stato un elemento di buon senso quando erano una classe, e si sente un po' meglio.



Spiegazioni randomiche:
- Gli universitari possono girare tranquillamente per gli edifici scolastici.





Premesse:

Ok, prima che mi saltiate addosso con un "ben ritornata" premetto che non è un ritorno.
Semplicemente, volevo "festeggiare" il ritorno al nostro luogo di tortura preferito. <3 Quindi la mia pausa vale ancora fino a dicembre. U_U
Ma come sempre vale il "vediamo se riuscite a strapparmi uno spoiler". XD

Commenti sul capitolo:

Diciamo che ho fatto concludere troppo presto la loro avventura. Perché? Principalmente perché manca un pezzo che mi vedo costretta a spostare Daniel è troppo chiacchierone, damn! una parte dell'evento in avanti, altrimenti sarebbe stato uno spoiler.
Forse avrei potuto sviluppare maggiormente, ma temevo di scrivere una cosa mastodontica (sono già circa 4000 parole, e ciò mi preoccupa, ma non volevo diluire ulteriormente il brodo).
In questo capitolo mi sono concentrata parecchio sui ragazzi del quinto anno, ma non me lo so spiegare nemmeno io il perché. Sarà perché sono tutti personaggi canonici?
Ebbene sì, la scuola ha deciso di schiavizzare gli studenti per l'evento. Vedrete come si svilupperà la faccenda. X°
E sto cominciando a sviluppare le varie coppie, chi più e chi meno (vediamo se riuscite a indovinarle). Datemi tempo, ma credo che riuscirò a dare spazio a tutto -amore, amicizia, scuola e... ehm, spoiler!
EDIT del 19/07/2017: editata a dovere.

Ringraziamenti:

Ringrazio vivamente Blue Alchemist RxS, Yume Kourine, Jehanne, Silver Star, Gwen Kurosawa, Emy96, Juls_ e K u r u m i per aver recensito lo scorso capitolo. Giuro, i vostri pareri mi fanno un gran piacere. ^_^
Inoltre ringrazio chi mette la storia nelle varie liste, e anche coloro che leggono in silenzio.
Sono grata dell'attenzione che date a questa storia.


Ormai ci ho preso gusto con le minisezioni, è un pericolo.
Perciò see ya soon, fino a data da destinarsi (che, forse, sarà prima di quanto immaginiate).

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Capitolo 7
*** Lavori in corso. ***


Capitolo Sette: Lavori in corso.


Capitolo Sette: Lavori in corso.


« Volevo chiederti se avevi intenzione di partecipare al Torneo. » Magdalena osserva la compagna di banco, confusa. Catlina era una ragazza che non parlava molto, e raramente si rivolgeva a lei data la sua abissale timidezza, tanto che la sua domanda la coglie piuttosto impreparata. Lena cerca di darsi un contegno, in cerca di una risposta da dare.
« Certo che sì. Ci sono in palio due uova di Pokémon rari, ci pensi? Un tipo acqua e un tipo drago, è fantastico! » lei non era l’unica entusiasta, l’eccitazione per un simile evento era presente in molto studenti. « E tu? »
Catlina sussulta. « Penso che parteciperò anch'io, anche se non conto di vincere, data la presenza degli studenti del quinto anno. » la sua risposta fa imbronciare momentaneamente Magdalena.
« Sei troppo insicura, e dire che la tua squadra è parecchio tosta. » voleva aggiungere altro, ma l’arrivo di Mei e Pat la interrompe dal fare altre aggiunte.
« Ehi, ragazze! » esclama la castana. « Non venite con noi? Dobbiamo andare all'auditorium. Da quanto ho capito devono istruirci sul Torneo e sulle sue regole. »
« Andiamo, o i maschi si prenderanno i posti migliori e noi non vedremo niente. » aggiunge poi con una certa stizza.
Il gruppetto si avvia alla destinazione, ma durante il percorso Mei rallenta portandosi accanto a Catlina, che sussulta sopresa. Non avevano avuto molte occasioni per parlare.
« Senti. » inizia Mei, scrutandola. « Ti piace mio fratello? »
A Catlina s'infiamma il viso. « C-cosa? » balbetta, sgranando gli occhi. « P-perché me lo chiedi? »
Mei la osserva ancora più seria. « La tua reazione è molto cristallina. Non sei tu. Ma allora chi...? » dopo aver borbottato, Mei si esibisce in un sorriso luminoso.
« Scusa se ti ho importunato. Ultimamente mio fratello si comporta stranamente, e credo si sia innamorato, ricambiato anche! E voglio scoprire di chi si tratta. Perdona il disturbo e il semi infarto. » Mei allora accelera il passo, ma Catlina, animata da un grande coraggio, la afferra per la manica del cardigan.
« Posso a-aiutarti a scoprirlo, s-se vuoi. » balbetta, mentre il rossore cominciava a scemare dalle sue guance e il viso dell’altra ragazza si illumina.
« Davvero? » al cenno di capo affermativo, Mei stritola Catlina in un abbraccio. « Grazie, sei davvero un'amica. »

Nel grande auditorium c'erano già diverse.
Giulia si sporge per sentire cosa si dicevano Mei e Catlina, che da quando si erano sedute non avevano smesso di confabulare tra di loro. Erano una combinazione insolita. Mei era energica, cercava sempre di sembrare un'adulta, mentre Catlina era timida e delicata. Sembravano non avere niente in comune, e invece le stava osservando confabulare divertite.
« Attività interessante? » la ragazza si gira di scatto, spaventata. Davanti a lei c'era Lucas. Giulia abbassa lo sguardo, leggermente in imbarazzo per essere stata colta in fallo.
« Uhm. » pronuncia mentre Lucas si siede accanto a lei, ormai abituato alla sua mancata parlantina.
« Capisco. » le risponde, ed entrambi rimango in silenzio. Tanto, nemmeno lui amava tanto le chiacchiere futili. La loro amicizia era così, non servivano tante parole.
« Ragazzi, posso avere la vostra attenzione? » davanti alla cattedra, entrata chissà come e quando, c'era Agatha. L'intera classe rimane in silenzio, la responsabile della disciplina incuteva un certo timore indipendentemente dall’età.
« Oh, siete già qui, Agatha? »
Corrado era il tranquillo, e quasi svogliato, responsabile degli studenti. Era un uomo placido, nonostante fosse un Capopalestra elettrico, e aiutava sempre gli studenti in difficoltà. Gli occhi degli studenti trasudavano entusiasmo, nel vederlo.
« Sei troppo lento, Corrado. » commenta l'anziana donna, ma lui le sorride tranquillamente.
« Ho i miei tempi, dovreste saperlo. » Agatha non dice niente, mentre lui si avvicinava alla cattedra. « Avete già cominciato a spiegare? »
« No. Comincia a farlo tu. » Corrado annuisce con un sorriso cortese.
« Da dove posso cominciare? » mormora, prima di rivolgersi al gruppetto che attendeva le sue parole. « Prima di tutto, benvenuti, ragazzi. Ormai sono due mesi che siete qui, non vedo più facce spaventate e nervose. Immagino vi siate ambientati bene. »
Dal suo uditorio si leva qualche commento d'assenso.
« Vi avevo già spiegato le regole di questa scuola, ma oggi vi trovate qui per ascoltare una serie di regole specifiche riguardo all’evento organizzato da questo istituto. » l’uomo concentra la sua attenzione sugli studenti in prima fila, trovandoli interessati. « Avete già sentito parlare del Torneo Invernale. Non è niente di complesso o incomprensibile. Si tratta di un evento che si terrà per tre giorni prima delle vostre vacanze invernali. Chi vorrà partecipare dovrà usare tre Pokémon durante le lotte, che noi provvederemo a portare ad un unico livello per tutti. Solo un Pokémon potrà tenere uno strumento. Sarà la vostra strategia a trionfare, non la forza della vostra squadra. Non sarà concesso né il cambio durante la lotta né quello fuori da essa. Se vi registrate con tre Pokémon, per i successivi tre giorni del Torneo non potrete cambiarli, perciò sceglieteli con attenzione. »
« Ovviamente le scorrettezze o i trucchi saranno pesantemente proibiti, e ci sono punizioni severe riguardanti questo. » Corrado sospira, era riuscito a mettere a loro agio gli studenti e Agatha aveva annullato i suoi sforzi.
« In palio ci sono due uova di Pokémon, tre Revital. Max e cinque bacche rare. Fate del vostro meglio. »
Dopo una simile presentazione, tutto il primo anno sembrava piuttosto determinato a partecipare.
« Ora potete andare. » li congeda Agatha, e lentamente l’aula si svuota.


« Per fortuna ho finito tutto. » a Belle fumava il cervello dopo tutto quello che aveva studiato.
« Basta che tu faccia una buona interrogazione e dovresti essere sistemata fino alla fine del trimestre. » dice Komor, raccogliendo gli appunti sparsi sul tavolo e Belle gli sorride grata.
« Non so cosa farei se non ci fossi, Komor. »
« Faresti la fine di Touko. » le replica lui con schiettezza, e Belle abbozza una risata.
« Grazie, davvero. Se posso fare qualcosa per ricambiare ...beh, dì pure! » si sente sciocca, Komor rasentava la perfezione, a parere suo, e non necessitava mai di niente.
Al contrario delle sue aspettative, però, lui le si avvicina. Il cuore di Belle perde diversi battiti.
« Se proprio me lo chiedi... » la sua voce si era ridotta a un sussurro, costringendo Belle ad avvicinarsi. « ...potresti fare di nuovo i biscotti che hai fatto per il compleanno di Touko? »
Un po' scioccata dalla richiesta, e con il viso come un pomodoro, Belle si ritrova ad annuire meccanicamente mentre Komor raccoglie le sue cose e la saluta. Belle rimane seduta al suo posto per chissà quanto tempo, imbambolata a fissare il vuoto, tanto era incredula.
Aria e Touko passandole accanto la trovano in quello stato e dopo qualche tentativo di riscuoterla, finalmente riescono a far uscire la ragazza dalla sua catalessi. Touko era ormai disperata, tanto da aver cominciato a stritolarla e a piagnucolare e Aria, accanto a loro, cercava invece di non compatirla.
« Sto bene, Touko, tranquilla. » le sorride Belle, ricambiando l'abbraccio affettuoso. « Piuttosto, dove siete state? »
Sia Aria sia Touko esitano a rispondere. « Vera e Drew hanno discusso di nuovo. Eravamo andate a mediare la situazione. » nessuna delle due sapeva cosa esattamente fosse successo tra i due ragazzi, ma le ostilità erano peggiorate.
« Mi dispiace per la loro situazione. » commenta Belle, portandosi una mano al volto.
« Spero che gli passi presto, non ho intenzione di passare i prossimi mesi a fare da paciere. » dice Touko, corrucciando la labbra.

« Drew, cerca di ragionare. » Touya cercava di mettere un po' di sana ragione nella testa del compagno di stanza, senza riuscirci. « Se bisticciate come bambini non risolverete niente. »
Drew lo fulmina con un'occhiataccia, mentre riponeva uno dei libri sullo scaffale.
« Io sto ragionando, Touya. Fidati. » il castano incrocia le braccia al petto.
« Ah sì? Infatti la tua reazione quando hai incontrato Vera era molto ragionata. » lo punzecchia, in attesa di una risposta. Drew distoglie lo sguardo da lui, concentrandosi sulla sua mansione.
« Lascia stare, Touya. Davvero, non appena mi sarò calmato, ne riparleremo. Vera mi ha irritato molto più di quanto immagini. » il ragazzo sembra convinto dalle sue parole, visto che prende la strada per uscire dalla biblioteca.
Fuori da questa c'era una sua conoscenza, che stava allegramente bisticciando con il suo Interpoké. Touya sorride, andando incontro ad Asuka. Come al solito, stava parlando con la madre.
« Sì, mamma. Ti dico che puoi stare tranquilla, sto bene. ...Cosa vorresti dire che ti sembro pallida? ...Mamma! ...Ora chiudo, devo andare. Ciao. »
Se non avesse rischiato di irritare inutilmente la ragazza, si sarebbe allegramente fatto due risate. Ascoltare Asuka era uno spasso.
« Ciao. » lo saluta lei, quando si accorge della sua presenza. Touya la invita fargli compagnia per tornare al dormitorio, quel giorno il clima era tiepido e stranamente piacevole per una passeggiata. « Non dovresti rintanarti nella tua stanza a studiare? »
Ormai, dopo tutti quegli anni, Asuka lo conosceva bene. Lui ride apertamente. « Mi consideri così disperato? »
« Sì. » non aveva niente da dire, adorava la schiettezza di quella ragazza.
« Che carina. » commenta. « Così non ti troverai mai un ragazzo. »
Gli occhi dorati di Asuka lo inchiodano al posto, seccandogli la gola. « Chi ha bisogno di un ragazzo? Gli unici maschi che voglio accanto sono quelli che ho in squadra. Non ho bisogno di altro. »
« Mi ha che hai ragione. » ride Touya. « Io torno a studiare, purtroppo devo darti ragione sulla mia condizione. »
Asuka si ferma, salutandolo, prima di prendere una strada che portava su una piccola collinetta. Raggiunto il picco più alto fa uscire Xun, il suo Luxray, per fagli sgranchire le zampe, e il Pokémon si struscia contro le sue gambe, prima di correre e portarsi a qualche metro davanti a lei.
La ragazza prende un grosso respiro di aria fresca. Sentiva solo il vento che fischiava e le foglie secche che stridevano mossi a esso. Ben presto, però, le sue orecchie captano il rumore dei passi che si avvicinavano. Non riconosce la figura subito, riesce solo ad identificarla come femminile vista la gonna e i lunghi capelli corvini. Xun si porta subito al suo fianco, pronto a difenderla.
Ben presto Asuka scorge i colori di un'alunna del secondo anno, che si ferma davanti a lei. « Io sono Anita Daylay. Probabilmente non mi conosci. » Asuka rimane impassibile, quasi a confermare le se parole. « Devo sapere una cosa. »
Con fare un po' scocciato, dato che avrebbe voluto rimanere da sola al più presto, Asuka le fa il cenno di parlare, quasi incuriosita da ciò che quella ragazzina aveva da dirle. Anita deglutisce pesantemente, raccogliendo tutto il suo coraggio.
« S-stai in-insieme a Touya Black? » Asuka vorrebbe scoppiare a ridere, ma si concede una breve pausa, trovando divertente l'idea di lei e Touya insieme.
No, era un'idea parecchio ridicola. Lei era affezionata al ragazzo, ma le differenze caratteriali non li avrebbero fatti mai innamorare uno dell'altra. Anita attendeva la sua risposta con il viso sempre più scarlatto, agitata come non mai.
« No. » risponde Asuka, lapidaria.
« No? »
« No, non mi interessa. » con graduale calma l'agitazione sparisce dal volto di Anita, che inizia a sorridere in maniera smagliante.
« Ah. Scu-scusa il disturbo allora. » con pazienza, Asuka guarda la ragazzina del secondo anno allontanarsi, alzando le spalle con vaga indifferenza. Sperava di non fare più incontri di quel tipo.

« Mi stai mettendo angoscia. » commenta Anis, distogliendo la sua attenzione dal libro di letteratura per l'ennesima volta in quei minuti. Julia s'imbroncia, nonostante si vedesse ben lontano che era una finta.
« Ma Ser è anche tua amica. Non pensavo di dovertelo ricordare io. »
« Julia, anche tu sai com'è fatta Serenity. Se c'è qualcosa che non va, lo dice senza farsi troppi problemi. » la ragazza si dimostra poco convinta.
« Ma è passato quasi un mese, e lei continua a comportarsi in maniera strana! »
« Sarà stressata per i test che abbiamo, cosa che dovresti fare anche tu. » Julia si imbroncia nuovamente.
« Non puoi parlarle, almeno tu? » Anis sbuffa, sempre più scocciata.
« Te lo ripeto, sai com’è fatta. Più le fai domande e meno ti dà delle risposte. Se proprio ci tieni a sapere cosa le passa per la mente bisogna aspettare. » Julia sospira, non negandosi una certa curiosità. I professori, al ritorno delle lezioni, avevano chiamato singolarmente tutti loro e avevano fatto loro domande su cosa era successo alla torre Memoria quel giorno. Lei aveva cercato di rispondere al meglio, richiamando alla mente tutti i particolari che aveva notato, e i professori erano rimasti soddisfatti, congedandola in pochi minuti. Il colloqui di Serenity, però, si era protratto molto più a lungo del suo, e quando la ragazza era uscita dalla stanza non sembrava serena. Julia avrebbe voluto farle delle domande a riguardo, ma lei era stata la prima a cambiare argomento.
« Sicuro Daniel c’entra qualcosa… » mormora, attirando l’attenzione di Anis.
« C’era Daniel? » le chiede, distogliendo gli occhi dal suo libro, e Julia si pente per averlo detto ad alta voce.
« Me lo ha detto Aria, ma sinceramente non so che farmene di una simile informazione. » Anis si fa improvvisamente pensierosa.
« In effetti è da parecchio che non ho sue notizie. » commenta, facendo sorridere Julia con un certo divertimento.
« Sembri una mogliettina preoccupata. » dice, sorridendole, e Anis alza entrambe le sopracciglia, simulando un’espressione piuttosto perplessa.
« Di certo non sono io quella che passa ogni pranzo insieme a Gary. » a quella replica Julia arrossisce, punta sul vivo, ma non riesce a rispondere visto l'arrivo di Misty.
« Conversazione interessante? « Anis nega, sprofondando nuovamente nella sua lettura. Comprendendo che l’amica non avrebbe più spiccicato parola, Julia si alza dal divanetto.
« Ormai è ora di andare a casa. » dice, dando un'occhiata all'orologio. « Torniamo a casa insieme Misty? » la ragazza annuisce, ed entrambe fanno un ultimo saluto ad Anis che ricambia agitando la mano. Attraversano il cancello dell’istituto in completo silenzio. Julia si avvolge la sciarpa intorno al collo, mentre cercava di ignorare l'aria fredda che le gelava le cosce.
Zafferanopoli splendeva al tiepido sole del tramonto, il giallo delle case veniva enfatizzato ancora di più. Con un po' di amarezza Julia rimpiange le lunghe giornate estive, ma il pensiero che almeno il Torneo si stava avvicinando le fa migliorare un po’ l’umore.
« Julia? » il richiamo di Misty la riscuote dai suoi pensieri. « Non sarà un problema per te tornare con il buio? » Julia scuote la testa sorridendo.
« Ho Salamence con me, ti accompagno e poi con Volo sarò a casa in un minuto. »
« D'accordo. »
Il percorso verso Celestopoli era un po’ tortuoso se percorso all’inverso, ma nessuna delle due ormai aveva problemi a farlo.
« Sai… » comincia Misty, guardando il cielo che si stava pian piano scurendo, interrompendo la quiete.
« Cosa? »
« Pensavo di lasciar perdere la mia cotta per Ash. » Julia guarda scioccata Misty.
« Cosa? Sei seria? » la rossa annuisce.
« Ho capito che lui non mi vedrà mai come una ragazza, ma solo come un'amica e una compagna di viaggio. » Julia le batte una pacca sulla spalla.
« Ma non puoi pensarla così senza averci provato. »
« In realtà l'ho fatto. Mi sono dichiarata, ma lui non l'ha nemmeno capito. » l'espressione di Misty era triste, sembrava sul punto di piangere. « Il suo "mi piaci" non ha lo stesso significato del mio. Lui mi vuole bene, e basta. »
Julia si ferma, accogliendo la cugina in un abbraccio e Misty lo accetta, tremando per qualche minuto. Julia non capisce se pianga, ma quando la rossa si stacca non aveva gli occhi gonfi.
« Credo sia meglio così, almeno non mi illuderò ulteriormente. Potrò concentrarmi su altro. » aveva sul viso un sorriso piuttosto falso che Julia sapeva riconoscere.
« D'accordo. » la situazione di Misty la faceva riflettere. Lei era innamorata di Gary da chissà quanto tempo. Covava quei sentimenti preziosi dentro di sé, e ad ogni gesto che il ragazzo rivolgeva nei suoi confronti il suo cuore sobbalzava di gioia. Gary però sembrava poco interessato alle ragazze, nonostante non fosse molto interessato a frequentarne una. Julia lo sapeva, ma ammetteva che la gelosia l'avrebbe consumata. Forse era arrivato anche per lei il momento di fare chiarezza.


Dopo l’ultima discussione Vera e Drew avevano aperto le ostilità. I due ragazzi si evitavano in corridoio, si rifiutavano di parlare ed era un incubo farli stare nella stessa stanza. In tutta sincerità, Touko avrebbe volentieri cominciato a battere la testa contro il muro, così almeno non sarebbe stata costretta ad assistere a quel conflitto.
« Io davvero non so cosa inventare. »
N, che fino a quel momento l'aveva ascoltata pazientemente, comincia a rimuginare. Quella domenica Touko aveva deciso di andare a fare compere ad Azzurropoli, e N si era offerto di aiutarla. La ragazza gliene era grata.
« Non so nemmeno perché si detestino così tanto! » esclama a quel punto, scompigliandosi i capelli con fare nervoso.
« Vera non te l'ha mai detto? »
« No, e se si fa cenno a questo fatidico avvenimento si chiude a riccio. »
« Capisco. » lui voleva aiutarla, ma con quelle poche informazioni non era capace di trovare una soluzione. « Non è semplice. »
« E' ciò che dico anch'io. » mormora Touko. « Adesso, però, è meglio non pensarci! »
N si stupisce di quel cambio di umore dell'amica, ma appena comprende dove stava guardando, il Centro Commerciale della città, intuisce anche che Touko avrebbe smesso di pensare ai due compagni per almeno un paio d'ore.

« Ma quella era Touko? » chiede Anemone quasi a se stessa, vedendo una ragazza sfrecciare per la strada trascinando colui che sicuramente era N, e fa spallucce, tornando a guardare Camelia che non sapeva decidere quale piantina comprare.
Ringraziava che la fiorista non le avesse ancora cacciate e che aiutasse Camelia a cercare il fiore più adatto a lei. Tra le braccia Anemone teneva una piccola Bellossom, il Pokémon aiutante in quel negozio. Era così carina che Anemone non era riuscita a trattenersi dal coccolarla.
« Mamma? » dalle scale che portavano al piano superiore scende una ragazza, che Anemone riconosce quasi subito. Si trattava di Julia Evans.
« Oh, Julia. Buon giorno. » la donna le sorride. « Sai per caso dove ho lasciato le piantine di Baccauva? Non riesco a trovarle. »
La ragazza sbadiglia, per poi pensarci un po'. « L'altra sera le ho spostate sul retro perché bisognava fertilizzarle. » la donna le sorride, sparendo nel retrobottega.
Julia sbadiglia nuovamente, questa volta più lievemente. « Scusate, è che qui siamo solo in due a gestire e ci perdiamo un po'. »
Camelia sorride affabile. « Oh, non è un problema. Anzi, qui avete molte belle piante, vale la pena aspettare un po’. »
« E anche Bellossom. » Anemone non era riuscita a trattenersi, quel piccolo bouquet che camminava le piaceva troppo. Julia e Camelia non riescono a trattenere una risata.


« Non va affatto bene. » commenta il professor Oak.
« Ma non possiamo fare niente. » gli risponde tranquillamente la professoressa Aralia, nonostante la preoccupazione fosse ben visibile nel suo volto. « Il Team Plasma si sta nuovamente riformando, e stavolta ha intenzione di stringere un'alleanza con il Team Rocket. Inoltre il Team Galassia ha nominato un nuovo Comandante. »
Rowan stringe i pugni, incrociando le braccia. « E i Team malvagi di Hoenn? »
Il professor Birch entra in quella piccola stanza, chiudendosi la porta dietro. Era tornato da poco dal suo viaggio di ricognizione. « Progettano di unirsi e di diventare un unico Team. Ed entrambi progettano di andare a nord, verso Johto. »
« Dannazione, noi andavano avanti dell'ignoranza mentre loro hanno continuato a crescere. »
« Hanno scelto un buon momento, anche. Quasi tutti gli Allenatori potenti, i Capipalestra e i Superquattro si trovano qui, concentrati in un unico punto. Ovviamente hanno sfruttato l'occasione. » la tensione aleggiava nella stanza.
« Cosa dovremo fare? Chiudere il Collegio? » il professore più anziano rimane in silenzio.
« No. Se chiudessimo la scuola e rimandassimo tutti a casa si insospettirebbero, continuando a nascondersi. Per ora abbiamo inviato Koga e Silvestro per tastare in terreno. Dovremo aspettarci il peggio, ma gli studenti non dovranno saperne niente. »

Spiegazione a random:
- Il missing moment della dichiarazione di Misty è in Side Stories. Non l'ho messo nella trama perché volevo mostrarlo indirettamente tramite le emozioni di una ragazza respinta (e spero di esserci riuscita). Perdonatemi, sono strana e lo so.





Premesse:

Nè!
Sì, è un aggiornamento a sorpresa.
Diciamo che solo adesso mi sono accorta che il primo capitolo ha superato le mille letture, e credo di dover festeggiare a dovere.
Con la pubblicazione del capitolo sette, dove si inizia ad avere un minimo di trama sensata *cough*.
La quinta superiore uccide, e dolorosamente. çAç MA almeno da martedì sarò libera come l'aria e dovrò iniziare patente, ma questi sono dettagli.

Commenti sul capitolo:

Uhm. Se devo essere sincera, l'ho riletto perché non ricordavo affatto di cosa trattasse, visto che è stato scritto nell'ormai lontano agosto 2013.
Finalmente ho dato delle regole precise al torneo. Ci avevo riflettuto a lungo, questo lo ricordo bene. E adoro trattare delle ragazze della prima (no, della prima classe tutta intera). Non chiedetevi come Mei abbia tratto le sue conclusioni, eh. Istinto gemellesco, suppongo.
Scusate, ma per me Belle è una cuoca provetta. =///_///=
Ho parlato molto delle accoppiate di amicizie qui dentro. Era un periodo 'amicizia-a-tutto-spiano'.
Oh sì, Anis e Daniel sono "amici", per quanto una tsundere e uno yandere possano esserlo. Si vogliono tanto bene. <3
Pure i Team malvagi hanno il loro cameo, finalmente. Oh, di guai ne faranno.


Ringraziamenti:

Non posso che inchinare la testa davanti a tutte le persone che hanno letto, che leggono e che leggeranno questa storia.
Inoltre ringrazio Jehanne, Emy96, Gwen Kurosawa e Miss Yuri per aver recensito lo scorso capitolo. E anche le persone che in questi mesi hanno ficcato la storia tra le preferite, ricordate e seguite. Grazie davvero per il vostro supporto.


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Capitolo 8
*** Neve, bianca distesa di gioia e dolore. ***


Capitolo Otto: Neve, bianca distesa di gioia e dolore.


Capitolo Otto: Neve, bianca distesa di gioia e dolore.


Con il primo giorno di dicembre si era presentata anche la prima neve.
Quando Ash si alza dal letto, nota subito la coltre bianca che si distendeva fuori dalla sua finestra, ed è con entusiasmo che si precipita in cucina, dove la madre lo accoglie con un sorriso.
« Guarda che oggi a scuola vai lo stesso. » gli dice, provocandogli un sorriso nervoso.
« Buongiorno anche a te, mamma. » replica Ash, sedendosi a tavola. La donna aveva cucinato un sacco di cibo caldo. Troppo cibo per solo due persone. « C'è qualcuno per colazione? »
La donna sorride, mentre toglieva dal fuoco l'acqua per il thè. « Il professor Oak mi ha chiamata, prima, dicendo che a casa loro si sono ghiacciati i tubi, quindi ne ho approfittato per invitarli a colazione. » Ash s'imbroncia e prende una fetta di pane con la marmellata, ficcandoselo in bocca senza troppi complimenti.
Pikachu, seduto accanto a lui, non lo degna di un'occhiata. Era da un po' che si comportava in quella maniera, e il corvino non riusciva affatto a comprenderne il motivo.
Per qualche strana ragione le parole di Misty di qualche giorno prima gli tornano prepotentemente in mente. Aveva sentito uno strano tuffo al cuore, e non ne comprendeva il motivo. « Ashy! »
Una vena pulsante compare presto sulla tempia, nel sentire la voce di Gary. « Si vede che sei felice di vedermi, Ashy. »
« Fammi il favore, ingoia la colazione e quel dannato nomignolo. » Gary si siede accanto a lui, sorridendo compiaciuto, prendendo a sorseggiare la sua tazza.
« Sei permaloso già di mattina. » dice, e Ash si alza da tavola, usando il vestirsi come una scusa per mettere distanza tra lui e Gary. Ancora un po’ e l’avrebbe strozzato.


« Ma dove accidenti sono finite? » Yukiko aveva nuovamente perso le lenti, e senza di esse non vedeva niente. « Tieni, Edogawa. » la ragazza alza lo sguardo, cercando di identificare il ragazzo che aveva di fronte. Il suo interlocutore sembra spaventarsi, probabilmente a causa del suo sguardo assottigliato.
Yukiko afferra qualcosa che aveva la forma di occhiali e se li infila senza troppe cerimonie. « Ah, sei tu. »
Nicolas sorride leggermente. « Immagino di non meritare un "grazie" nonostante sia andato a prenderteli in camera. » ride, vedendo Yukiko strizzare gli occhi per abituarsi nuovamente a vedere.
« Hai fatto un buon lavoro, contento? »
« E' già qualcosa. Andiamo a fare colazione? Sto morendo di fame. » con una lieve ritrosia Yukiko lo segue. Non amava portare gli occhiali, ma in quel momento erano l'unica soluzione che aveva.
Fuori dalle grandi finestre si stagliava una bianca distesa di neve. Non aveva occasione di vederla spesso, il suo maestro amava i posti caldi. Un po’ le mancava, e aveva seri dubbi sul suo istinto di sopravvivenza. Lo rispettava, era un uomo geniale, ma probabilmente senza di lei non se la stava passando bene. Lo avrebbe chiamato dopo le lezioni, e avrebbe passato le vacanze invernali con lui. Non aveva alcuna intenzione di tornare dalla sua famiglia.
« Edogawa? »
« Cosa? » con tutta probabilità non aveva ascoltato ciò che Nicolas le aveva detto, ma non l'avrebbe ammesso.
« Ti ho chiesto se stamattina hai intenzione di presentarti in classe. I professori si lamentano sempre con me per le tue assenze. Finirai per essere bocciata. » Yukiko ghigna.
« I miei voti sono perfetti, Nico. Difficilmente mi cacceranno. » il ragazzo non sembra troppo convinto, ma lascia correre. Yukiko avrebbe sempre seguito una corrente tutta sua.
« Però non hai risposto alla mia domanda. »
« Se sei così disperato senza di me, verrò. Ma solo per oggi. »
« Quale onore. »

Nella terza classe regnava sempre il silenzio tombale.
Quella mattina, complice l'assenza della Professoressa Aralia, gli studenti avevano deciso di indire un'assemblea di classe.
« Abbiamo qualche argomento di cui parlare? » inizia Komor, eletto a rappresentante di classe.
« Io ho una proposta. » dice Touko, alzando la mano. « Perché non cambiamo i posti? Sono ben due mesi che siamo seduti agli stessi banchi. » Komor sembra valutare la sua proposta ritirandosi in un breve silenzio meditativo.
« Gli altri sono d'accordo? » dal resto della classe si levano assensi più o meno rumorosi. « D'accordo, faremo come sempre a sorteggio. »
Dal nulla Belle fa comparire la scatola con i nomi dei compagni di classe creata appositamente per situazioni come quella.
« M-ma siamo sicuri che vada bene? » Aria non moriva dalla voglia di cambiare visto che era seduta nella fila più in fondo, pensando che con la fortuna che aveva sarebbe finita nel primo banco davanti al professore.
« Non può andare così male, no? » sorride nervosamente Touko, pensando che anche lei rischiava la stessa cosa.
« Bene. » parla Komor, aggiustandosi gli occhiali. « Io comincio ad estrarre. Partirò dal banco davanti. »
I due gemelli si scambiano un'occhiata, mentre Aria, seduta nel banco triplo insieme a loro, deglutisce nervosa.
« ...Vera Taylor. » la castana si affloscia contro il suo banco, con aria depressa. « E ...Drew Redrose. » Vera sgrana gli occhi, fissando Drew che più o meno aveva la stessa espressione.
« Mi rifiuto! » urla Vera, alzandosi in piedi.
« Per quanto lo detesti, sono d'accordo con lei. » dice Drew, con tono glaciale, ma Komor non si scompone minimamente, anzi, incrocia le braccia al petto, pronto a contrastare i due ragazzi.
« Sapete benissimo che, se si va a sorteggio, non ci si può ritirare. Voi avete acconsentito a questo. » sia Vera sia Drew non trovano niente da replicare. Komor aveva mosso loro un'argomentazione seria e difficilmente contrastabile. La ragazza torna a sedersi, mormorando improperi, mentre Drew si ritira nel suo solito silenzio composto.
« Allora continuo. Al triplo banco saranno seduti ...Yukiko Edogawa ...Belle Sunnless ...e io. A destra ci saranno ...Aria Mirror ...e Touya Black. Mentre a sinistra ...rimangono solo Touko White e Nicolas White. Qualche obiezione? »
Vera e Drew alzano la mano, ma Komor li fulmina con lo sguardo. «Tu e Redrose non contate, Taylor. Qualcun altro? »
Il silenzio di tomba gli dice più di quanto servisse. « Allora possiamo iniziare a cambiare i posti. »
In poco tempo, la piccola classe inizia a smuoversi. Aria sorride, felice di essere capitata con un buon compagno di banco come Touya, mentre Touko era leggermente in imbarazzo accanto a Nicolas che non spiccicava parola. Belle si sentiva leggermente a disagio, seduta tra Yukiko e Komor, ma non si lamentava. L'aria più pesante veniva dal banco davanti.
La campanella sembra migliorare l'atmosfera, le lezioni di Luciano avrebbero certamente migliorato l’umore.


Per il quarto anno, il suono della campanella era più paragonabile ad una benedizione. La prima lezione della mattina era l’attività fisica, e Lt. Surge li aveva fatti morire con la corsa a staffetta. La lezione successiva era di Rowan, un'ora intera dedicata al linguaggio Unown.
« Probabilmente farei prima a suicidarmi. » dice Julia, spalmandosi sul suo banco. Seduta accanto a lei, Marzia si massaggia una spalla.
« Se continuiamo con questo ritmo probabilmente non arriveremo a metà settimana! Mi ha raddoppiato il numero di esercizi perché sono arrivata in ritardo! Mi è toccato aspettare Chiara in stazione, e il Supertreno era in ritardo a causa della neve! »
Julia le sorride, nonostante fosse già stanca alle dieci di mattina. Desiderava solo buttarsi sul letto a dormire.
« Ju. » la ragazza alza lo sguardo su Anis, ancora miracolosamente in piedi senza una smorfia di dolore. « Sai dov'è Serenity? »
La castana nega con la testa. « No. Eppure è strano, non è il tipo da saltare le lezioni. »
« Non stava bene. » le due ragazze sobbalzano nel sentire la voce di Nicky, che cercava di non arrossire. Parlare con le sue compagne la metteva ancora un po' in imbarazzo.
« Giusto! » esclama a quel punto Julia. « E' la neve. Le viene sempre la febbre con la prima nevicata. »
« Grazie, Nicky. Ser è sempre così sensibile ai cambiamenti climatici. » Julia sorride.
« Cosa sento? Una ragazza ammalata a cui fare visita. » inaspettatamente Gary si era intromesso nella conversazione.
« Devi solo provarci, Oak, e ti spezzo le dita. » Gary ignora platealmente le parole di Anis.
« Dovrei sicuramente farle visita, magari sarà più disposta a passarmi i suoi appunti. » commenta sottovoce, ricedendo una spinta. Il ragazzo era già pronto ad accanirsi contro Anis ma con una certa sorpresa si rende conto che era stata Julia.
« Ehi! » esclama, veramente piccato mentre la ragazza sorride, mentre batteva il cinque a Anis.
« Te lo sei meritato, Gary. » ride ancora e il ragazzo sbuffa, offeso.
« Stare con quella lì... » dice, alludendo ad Anis. « ...ti fa male, Julia. Dovresti stare piuttosto in mia compagnia. »
« Certo, come no. » gli risponde lei, simulando un’espressione altezzosa. « Non voglio certo cadere al tuo livello. »
Anis, rimasta in disparte, rimane a godersi la scena. Litigare con Oak era il suo mestiere ma vedere qualcun altro farlo le dava una vaga soddisfazione.
« Parlare con te è impossibile. » sbotta Gary. « Ormai sei diventata proprio come Costaluna, insopportabile alla stessa maniera! »
Julia si blocca, non proferendo parola. Gary, accortosi troppo tardi del danno che aveva provocato, non cerca nemmeno rimediare alle sue parole, osservando l’amica con durezza.
« Meglio come me che come te. » ringhia a quel punto Anis, mettendosi davanti a lui. « Seriamente, Oak, ma pensi mai prima di aprire la tua dannata boccaccia? »
La mano di Julia, posata sulla sua spalla, blocca tutti i suoi propositi omicidi. « An, non c'è bisogno di arrabbiarsi. » le sorride. La ragazza più piccola rimane perplessa. « Io vado in bagno. Potresti dirlo a Rowan quando arriva? » senza una parola Julia esce dalla classe, e subito si alza un acceso mormorio.
« Tu sei troppo egocentrico, Gary. » sorprendendo tutte le aspettative, a parlare era stato Ash. Gary si gira nella sua direzione per fronteggiarlo.
« Parli proprio tu, che sei così egoista da non pensare ad altro che a te stesso. Non ti accorgi mai di niente. » era piombato nuovamente il silenzio, sembrava l’inizio di un altro litigio.
« Cosa vorresti dire? » Ash stringe i pugni, improvvisamente infastidito. Forse non doveva intromettersi, ma non gli sembrava la maniera giusta di trattare una persona che conoscevano da così tanto tempo.
« Vedi? Sei così ottuso da non riuscire a capire ...oh, ma cosa te lo dico a fare? Anche sbattendoti la verità in faccia non capiresti. » le sue parole erano veleno, e nonostante Ash non avesse voluto ammetterlo si sentiva intaccato.
« Allora tu dovresti tenere sempre chiusa la tua boccaccia, Oak. » Anis non riusciva più a trattenersi. « Sempre circondato dalla tua vanità e stupidità, non ti accorgi nemmeno di ciò che ti accade vicino al naso. Ferisci le persone senza curarti di loro, e fai lo stesso con i tuoi amici più cari! »
La ragazza gira i tacchi, aggirando Rowan che stava entrando.
« Costaluna? »
« Vado in bagno. » quasi ringhia lei, non voltandosi nemmeno a guardare in faccia il professore. All'entrata dell'insegnante regnava ancora il silenzio di tomba.
« Sedetevi. » ordina e, chi volentieri e chi meno, gli studenti obbediscono.

Dopo le lezioni le ragazze della classe si erano riunite.
Gary era scomparso quasi subito seguito presto da Ash, mentre Julia e Anis non avevano fatto ritorno per tutta la mattina.
« Non è possibile che scherzando la situazione sia degenerata in quella maniera. » dice Misty, torturando le maniche del suo cardigan.
« Ormai è inutile chiedersi perché l'abbia fatto. » parla Asuka. « Ora bisogna capire come affrontare la cosa. »
« E’ un problema tosto da risolvere. » Nicky voleva essere d'aiuto, in qualsiasi maniera. « Ma non capisco perché Julia fosse tanto scioccata dalle parole di Gary. Insomma, sono amici, non dovrebbe essere una grande offesa. » Misty sorride tristemente.
« E' perché non conosci tutta la storia, Nicky. » dice con voce triste.
« Quale storia? »
« A Julia piace Gary da... chissà quanto. Ogni gesto o parola nei suoi confronti da parte di lui ha un significato preciso, per lei. » fa una pausa.
« Gary e Anis si detestano. Perciò, se Gary la paragona ad Anis, Julia lo interpreta come una dichiarazione di odio nei suoi confronti. » conclude Asuka per lei, che grazie alla sua posizione di osservatrice silenziosa poteva cogliere i piccoli frammenti che agli altri sfuggivano.
« Capisco. » sussurra Nicky. Come ultima arrivata, non poteva sapere dei legami e delle situazioni che si erano create prima del suo arrivo. « Piuttosto, dove sono finite Anis e Julia? »
A quel punto tutte le ragazze si lasciano andare ad una risata piuttosto sollevata, la prima dall'inizio di quella mattina. « Dall'unica persona che riesce a sopportare un'aperta manifestazione di odio verso Gary da parte di Anis. » ride Chiara.
« E che cercherebbe di consolare Julia in tutte le maniere possibili. » a quel punto a Nicky si accende una lampadina.
« Grandioso. Allora sono nella mia stanza. » commenta sospirando. Non che avesse qualcosa contro il fatto di dividere la camera con Serenity, ma troppo spesso la porta veniva buttata giù da persone che avevano bisogno di parlare con qualcuno che aveva la pazienza abbastanza lunga da ascoltare tutto.


Le giornate stavano iniziando ad accorciarsi, e la neve non accennava a sciogliersi.
« Maledetta neve! » se solo avesse potuto, Elis sarebbe volentieri fuggita su un'isola tropicale. Arrivare fino a Fiordoropoli sarebbe stata un'impresa, se non avesse avuto Lizardon con sé, ma per quanto il Charizard fosse caldo, quando usava Volo Elis si sentiva ghiacciare fino alle ossa. Aria, inoltre, si era ammalata e non aveva nemmeno compagnia per il viaggio. La ragazza scende dalla groppa del Pokémon, una volta atterrati davanti alla stazione, facendolo rientrare nella sfera. L'interno era pieno come al solito, se non di più.
Lontano nota il gruppetto dei soliti che chiacchierava, ma non aveva voglia di avvicinarsi. Sentire Chiara parlare a vanvera avrebbe solamente peggiorato il suo umore.
Elis si stringe le labbra screpolate, sperando che il riscaldamento dell'aula fosse stato finalmente riparato. Aveva passato gli ultimi due giorni a usare Hiro, il suo Quilava, come borsa dell'acqua calda e lui non si era dimostrato proprio entusiasta. La ragazza prende il suo Pokégear, ben decisa a mandare messaggi minatori ad Aria per averla abbandonata.
« Ma quella non è Elis? » chiede Nicolas, vedendo da lontano la ragazza. Angelo guarda nella stessa direzione del fratello.
« Non ci vedo così bene. » commenta. « Piuttosto, hai studiato per l'interrogazione di oggi? »
Alla domanda di Angelo, Nicolas sussulta.
« Perché me lo devi ricordare? » chiede, mettendosi le mani nei capelli. « Sto cercando di non pensarci! »
Angelo si lascia andare ad una risata, prima di lasciare il fratello alla sua disperazione. Considerava le reazioni del fratello troppo esagerate.
« Cos'è? Fai disperare il fratellino di prima mattina? » ride Chiara, accogliendolo con un sorriso. Angelo ricambia il saluto dei due amici, prima di appoggiarsi a una delle colonne della stazione.
« Marina? » il biondo scuote la testa.
« Stamattina non l'ho vista. Probabilmente si è ammalata anche lei. »
« Capisco. » mormora Chiara. A causa del clima improvvisamente rigido si stavano ammalando diversi studenti. Forse era anche colpa sua che l'altro giorno li aveva invitati a fare una battaglia di palle di neve. Quel pomeriggio, appena arrivata a casa, la prima cosa da fare sarebbe stata chiamare Marina.
In effetti, ora che ci faceva caso, mancavano anche Kotone e Aria. Aveva visto di sfuggita Raffaello, ma non ne era proprio certa. I Domadraghi c'erano, aveva salutato Lance cinque minuti prima.
La ragazza sospira malinconica mentre il Supertreno arriva lentamente sul binario, probabilmente anche quella mattina sarebbero arrivati in ritardo.


Durante quell'ora Camilla li aveva divisi in coppie. Dovevano analizzare una poesia mitologica, dividerla in fasi, ricercare i passi fondamentali e distinguere i fatti realmente accaduti da quelli invece puramente inventati.
Iris era finita insieme ad Esmeralda, e insieme lavoravano spedite. Lucinda non poteva dirsi tanto fortunata, visto che il suo compagno era Barry che non le era di nessun aiuto. Velia e Kenny se la stavano cavando, mentre Elis e Anita si trovavano in alto mare.
Natsumi si considerava particolarmente fortunata perché era capitata insieme a Paul, che dall'inizio della lezione non aveva spiccicato parola.
« Possiamo iniziare? » chiede, ricevendo un cenno come assenso, e prende tra le mani il foglio che la professoressa aveva affidato loro. Quel canto in particolare decantava con tante parole arzigogolate e pompose le virtù di Lugia.
Natsumi fatica a trattenere una smorfia. Detestava i complimenti eccessivi, sia quando erano rivolti a lei sia quando erano per qualcun altro.
« Tu ci hai capito qualcosa? » allungando una mano verso il foglio, Paul non riesce a reprimere una smorfia.
« Sembra che l'autore di questa roba amasse alla follia Lugia. Mi sembra di sentire Eugenius con Suicune. » Natsumi non si chiede come facesse Paul, originario di Sinnoh, a conoscere il fan boy di Suicune. « Siamo sicuri che non l'abbia scritta lui questa cosa, e che la parola "Suicune" inizialmente non fosse "Lugia"? »
« Passamelo. » dice come colta da un lampo di genio, prendendo il foglio tra le mani. Dopo una rilettura di quel testo, la situazione sembrava sbrogliarsi un po'. « Può darsi! Guarda. » indica, mettendo il foglio sul banco. « “L’acqua è il tuo elemento, ti muovi con grazia su di essa”. E' risaputo che Lugia è un tipo Psico e Volante! »
« Inoltre... » dice Paul, indicando un altro punto. « ...leggi qui. “Tu, oh creatura, senza dimora, dove puoi trovare riposo?” So che la casa di Lugia prima era la Torre Bruciata, mentre adesso sono le Isole Vorticose. »
« E poi, qui. “La notte della luna fa risplendere il tuo candido manto” Questa è ambigua. Tu che dici? »
« Dico che Eugenius si è dato alla pseudo poesia. » Natsumi non riesce a trattenere una risata, il viso serio di Paul contrastava con la grandissima sciocchezza che aveva detto.
« D'accordo. Ma come lo dimostriamo alla professorezza? » chiede, cercando di non sembrare troppo pungente. Paul sembra rimuginarci seriamente.
« Passami il foglio. » quasi le ordina e Natsumi sbuffa, passandoglielo. « Vuoi aiutarmi o mi lasci tutto il lavoro? »
Riprendono ad analizzare il testo con cipiglio ancora più critico, incurante di quello che li circondava. Ciò che sfugge ai due ragazzi è lo sguardo di Lucinda che li aveva puntati per tutta la lezione.

Lucinda rimase in silenzio per tutte le restanti lezioni. Non sapeva come reagire a ciò che aveva visto.
Paul che sorrideva. Sorrideva ad una ragazza.
Quel particolare la ferisce in maniera particolare. Con lei Paul si esprimeva a monosillabi o sembrava irritato dalla sua presenza. Non avevano mai avuto una conversazione oltre agli argomenti di scuola, o qualche discussione.
Invece insieme a Natsumi sembrava quasi divertito. Lucinda sospira, sapendo presto identificare quel sentimento pungente che stava cominciando a tormentarla. Gelosia.
Avrebbe sempre saputo riconoscere i sintomi di quel sentimento doloroso e inopportuno.
« Lucinda? » con una pacca gentile sulla spalla, Anita cerca di richiamare la compagna di banco. Lucinda quasi scatta in piedi per lo spavento.
« Sì?! »
« Il professore ti sta chiamando. » con non poco imbarazzo Lucinda incrocia lo sguardo di Blaine, che sembrava parecchio infastidito dalla sua mancata attenzione.
« Signorina Jenness, se la mia lezione l'annoia significa che sa già bene l'argomento. » a quelle parole Lucinda arrossisce, guardando l'equazione scritta sulla lavagna. Era già la seconda volta che veniva ripresa per colpa di Paul.
« Prego. » le dice il professore, porgendole il gesso. « Vieni pure alla lavagna, allora. »
Con la testa bassa e imbarazzata come non mai, Lucinda si avvicina e guarda quello che c’è scritto, cercando di capire di cosa si trattasse, per poi prendere il gesso e cercare di risolvere l'equazione.
Dopo qualche minuto termina, sperando che la soluzione ottenuta fosse giusta, mentre Blaine valuta il suo operato.
« E' giusto, Jenness. Dimostra che stai attenta alle mie lezioni. Non accetto però che tu continui a stare disattenta. Potresti migliorare. »
« Si, professore. » mormora Lucinda con la testa bassa, profondamente in imbarazzo. Era stato uno smacco per lei sentirsi in quella maniera, così come aver fatto quella figuraccia con il professore. Non giovava alla sua posizione di rappresentante.
La campanella del termine delle lezioni la fa sentire più leggera.
« Ehi, Lucinda. » era stata Anita a chiamarla. La ragazza cerca di ignorarla, voleva solo andare nella sua stanza e rimanerci per tutta la giornata. « Io e Esmeralda pensavamo di andare a fare un giro all'Isola Cannella domani, speriamo che almeno lì con il vulcano faccia meno freddo. »
Lucinda si rimugina, mettendo un attimo da parte i suoi progetti in solitudine. Forse un pomeriggio in compagnia le avrebbe fatto bene. « E chi viene, oltre a noi? »
Anita ci rimugina un poco. « Io non voglio che vengano i maschi, finiremmo per fare una battaglia di palle di neve. Poi Kotone e Marina sono assenti, mentre Elis deve ancora rispondermi. Iris devo ancora trovarla, è scomparsa in un battito di ciglia. »
« E... Natsumi? » chiede Lucinda, cercando di mantenere un tono di voce tranquillo.
« Lei ha detto che non viene, preferisce rimanere a scuola. » se non fosse stato sconveniente, Lucinda avrebbe volentieri tirato un sospiro di sollievo. Non voleva vederla.
« Contate anche me. Vengo volentieri. » Anita batte allegramente le mani.
« Sono contenta. Ci vediamo domani mattina all'uscita! » Lucinda guarda l'amica correre via, sospirando. Era sicura che un pomeriggio fuori dalle mura scolastiche le avrebbe fatto dimenticare i suoi problemi almeno per un po’.


« Non voglio. » era stato Lucas a parlare. Kyohei sembra deluso dalla risposta del ragazzo.
« E dai, Lucas! Non essere un guastafeste, sarà divertente. » il ragazzo inarca un sopracciglio.
« Non capisco perché uno scherzo nei dormitori femminili deve essere per forza divertente. » a quel punto anche Touya interviene per dare man forte al cugino.
« Se non vuoi, non sei obbligato. Ma acqua in bocca con loro, d'accordo? » sorride affabile, e sperando che bastasse solo quello per far in modo che Lucas non dicesse niente.
« Quindi? Chi è dei nostri? » chiede Kyohei, quando si sono allontanati abbastanza. Touya ci rimugina, cercando di ricordare chiaramente.
« Raffaello non potrà venire, visto che è un pendolare, mentre Tel ci ha dato via libera. Barry e Kenny si sono dimostrati entusiasti, mentre Paul mi ha ignorato. Della mia classe Drew e Nicolas ci sono, ma Komor non dovrà mai venirlo a sapere. » dice reprimendo un brivido. L'amico sapeva essere davvero severo riguardo a certi argomenti.
« E poi? »
« Uhm... Ash e Gary sono esclusi, così come Lance. Che peccato. Lunick ha rifiutato, quel ragazzo ama troppo la sua fidanzata e domenica non ci sarà a scuola, ma ha promesso di tenere l'acqua in bocca. Pedro invece non vuole essere coinvolto. Ciprian ha detto che è d'accordo, e Chicco sta sprizzando entusiasmo già adesso. »
« Capisco. Ho sentito che domenica pomeriggio le ragazze della seconda classe usciranno tutte insieme per andare all'Isola Cannella, mentre Mei e le altre mie compagne faranno un giro a Fucsiapoli. »
« Le ragazze di quarta ultimamente se ne stanno per i fatti loro, ma proprio ieri ho sentito che Chiara le trascinerà tutte a Fiordoropoli per fare shopping, e lo stesso faranno le ragazze di quinta che non tornano a casa. »
« Mancano solo le ragazze della tua classe. » dice Kyohei. Touya sorrise nuovamente, ma questa volta aveva la sfumatura di un ghigno.
« Tranquillo. Conosco la mia gemellina. So già che trascinerà Vera da qualche parte insieme a Belle. Aria è ammalata, perciò non rappresenta un problema, mentre Nicolas mi ha promesso che terrà impegnata Yukiko. »
« Allora è deciso, agiremo domani. » dice contento. L'idea della reazione delle ragazze lo eccitava parecchio. Distrattamente, gli scivolò un'occhiata all'orologio. « Oh cavoli, dovrei andare! »
Touya, accorgendosi di quell'improvviso cambio di atteggiamento, afferra il cugino per la collottola.
« Non così in fretta, mi devi una spiegazione. » a quelle parole Kyohei impallidisce leggermente, temendo ciò che stava per chiedergli. « Dove vai così di fretta? » gli fa Touya, con un ghigno.
« H-ho un impegno! » esclama con un po' troppa convinzione, ma il più grande non molla la presa.
« E con chi, di grazia? » per Touya vedere il viso di Kyohei cambiare gradualmente colore fu uno spasso. Quando ormai il ragazzo era sul punto di implodere per l'imbarazzo, Touya gli scompiglia affettuosamente i capelli.
« Scommetto che è una ragazza. » commenta vedendo arrossire Kyohei ancora di più. « E scommetto che è colei per qui Mei ha messo una taglia. »
« Eh? » il rossore del più piccolo svanisce a quelle parole.
« Non lo sapevi? La tua gemella vuole scoprire a tutti i costi di chi sei innamorato. »
« E' così evidente? » Touya sembra rimuginarci un po'.
« Non sempre, solo quando "hai un impegno". » scherza, ridacchiando. « Non dici chi è la tua ragazza nemmeno al tuo cugino preferito? »
« Non è questo, Touya. Semplicemente, non lo è. » commenta mogio.
« Amore non corrisposto? Ma ti sei dichiarato? » Kyohei nega.
« Ma ti pare? Rovinerei l'amicizia con Nicky! » si accorge troppo tardi di aver detto una parola di troppo. Touya gli avvolge le spalle con un braccio.
« "Nicky"? ...Ma non è la nuova ragazza del quarto anno? » il quattordicenne annuisce imbarazzato. « D'accordo, cugino, ti aiuterò io. »
A quelle parole, Kyohei capisce che il suo novello amore sarebbe naufragato presto.


Spiega
zioni ran-dom:
- Non so come fate voi in classe per cambiare i posti, ma nella mia si fa sorteggio.
- Non picchiatemi per il "poema su Lugia/Suicune", l'ho inventato sul momento.
- In Side Stories c'è l'incontro di Paul ed Eugenius.
- Gli studenti possono uscire dalla scuola dal sabato pomeriggio fino a domenica sera. La scuola non si prende la responsabilità di quel periodo di tempo.





Premesse:

Uhm... No, sul serio, non era mia intenzione pubblicare questo capitolo così presto. *schiva lancia*
Eppure, avendo aggiornato una storia che non aggiorno da... ehm, discreto tempo e visto che una buona parte dei lettori oggi ha iniziato LA tortura... beh, mi sembrava carino allevviare la vostra pena.

Commenti sul capitolo:

Ad Ash ha già iniziato a rodere un grillo nell'orecchio. Se accoppiato alla neve, beh, il risultato c'è.
Il rapporto tra Nicolas e Yukiko è particolare, ondulano tra un'amicizia e l'indifferenza. Per ora.
Inoltre, sarà pure carogna con Drew e Vera? XD *rotola* Signori, preparate i fuochi artificiali! Ne vedremo - forse. Forse, eh. Con il tutto, forse ho reso Komor un po' troppo intimidatorio...
Nel frattempo: BOMBA della quarta classe! Era da parecchio che volevo inserire quella scena. La situazione si risolverà? Sì, certo, ma non aspettatela già nel prossimo capitolo. E il comitato delle ragazze di quesa classe, lo trovo puccioso oltremodo. *O* Mi piacciono.
*scappa per il "poema"* Almeno ora capite il senso della shot in SS. Ma c'è una Lucinda non tanto selvatica in agguato, attenzione!
E, secondo voi, che stanno architettando i maschietti? Lo scoprirete alla prossima puntata!

Ringraziamenti:

Ringrazio soprattutto chi legge, chi recensisce (Gwen Kurosawa, Miss Yuri, Lady_Kitsune, Emy96, Flareon24, Kikari_ e eather_) e chi passa pure di qui per caso!


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Capitolo 9
*** Non scherzare. ***


Capitolo Nove: Non scherzare.


Capitolo Nove: Non scherzare.


Saturn sospira, incrociando le braccia al petto. Una riunione fuori programma con gli altri non lasciava presagire niente di buono. Era una scocciatura, si stavano appena raccogliendo e già c’erano già ostacoli sul loro percorso. Saturn non sapeva se potersi fidare di Neptune. Quell’uomo era criptico, ma possedeva un carisma non indifferente. Quando l’aveva contattato aveva dubitato della sua capacità, ma in poco tempo era riuscito a raccogliere gli adepti più fedeli alla loro causa. Sembrava un leader perfetto per guidarli.
« Martes si rifiuta di tornare da Unima. » commenta Plutinio, osservando i dati che aveva. « Dovremmo mandare qualcuno a chiuderle almeno la bocca. »
« Non c’è bisogno. » interviene Neptune. « Saturn e Giovia mi hanno assicurato che è questione di tempo perché lei ritorni. » Plutinio non sembra contento di una simile direttiva, ma rimane in silenzio.
« Ho delle nuove informazioni sull'alleanza tra Team Rocket e Team Plasma. » dice Saturn, catalizzando l’attenzione su di sé. « Mi hanno comunicato che le due parti non hanno raggiunto un accordo. »
« Hanno bisogno di una figura di riferimento. Credo che cercheranno di convincere Silver, l'unico figlio di Giovanni, a prendere il comando per poter tenere unite le truppe. » Saturn rimane in silenzio. Neptune era giunto alla sua stessa conclusione. « La nostra priorità adesso è rimanere in incognito. Faremo la nostra mossa durante il torneo invernale che si terrà al collegio. Certo la scelta di raccogliere i migliori allenatori in un unico luogo ci è stata di grande aiuto. »
L’uomo riceve solo assensi alle sue parole, e poi trattiene Saturn mentre gli altri escono. « Vai a Unima a convincere Martes. » gli ordina. « Se non accetta nemmeno stavolta, fai in modo che non possa comunicare ad altri la nostra presenza. » Saturn annuisce, e prende la sua strada senza fargli ulteriori domande.
Rimasto da solo, Neptune guarda nuovamente lo schermo del computer. I suoi piani stavano avanzando senza alcun intoppo.


« Sei davvero sicura di stare bene? » ormai il sorriso di Serenity stava diventando forzato.
« L’ho già detto a Nicky poco fa. Sto meglio, Lorelei mi ha imposto ancora una giornata di riposo. E poi con me c'è Fainaì. » dice, indicando la sua Skiploom che volteggiava sopra le loro teste.
Anis stringe le labbra. « Ser, tu proprio non vuoi capire. Devi fingere di stare male, così io potrò dire che rimarrò qui a vegliarti e la scamperò. »
« Scampare cosa? » chiede a quel punto Serenity, facendo sudare freddo Anis.
« E-ecco, Chiara ci ha imposto di andare a fare shopping, oggi. »
« Ma è una bella cosa, An. Di certo Chiara lo fa per te. » Anis cerca di fulminare Serenity con un'occhiataccia, ma il sorriso che lei rivolgeva nella sua direzione la fa pentire del suo gesto.
« Ser! Per favore! » la ragazza dai capelli rossi sospira.
« Anis, non puoi sempre defilarti come una bambina. Devi combattere con le cose che non ti piacciono. » Anis fa una smorfia.
« Certo, perché anche tu lo fai. » commenta, scocciata, e Serenity sembra punta sul vivo.
« Certo che lo faccio! » esclamò. « Cerco sempre di mangiare i dolci, per quanto non mi piacciano, e sopporto te e Gary. » conclude con aria convinta. Anis sospira, non volendo forzarla oltre.
« D'accordo, d'accordo. » dice, ormai rinunciando a usare una scusa per non uscire. « Ehi, cosa vuoi dire che sopporti me e Oak? »
Il sorriso di Serenity la sembra dire lunga. « Credo che Julia ti stia chiamando. » con una smorfia Anis raccatta il Pokékron dalla tasca, trovando un messaggio.
« Ah, mi sa che come indovina fai cilecca, Ser. » ride. « Ma mi tocca comunque andare. E ricorda, appena stai male, chiamami! »
Serenity alza una mano, salutandola con un gran sorriso. « Stai tranquilla, non credo ce ne sarà bisogno. » con uno sbuffo contrariato, l’altra ragazza chiude la porta dietro di sé e non ci impiega molto a raggiungere il resto del gruppetto che era in attesa. « Chi manca? »
Camelia sospira sistemandosi la sciarpa. « Io e Anemone ci siamo, Solana ha cambiato idea all'ultimo. Chi manca? »
« Asuka, Nicky e Julia ci sono. Marzia e Bianca hanno detto che si faranno trovare lì. Quindi manca solo Anis. »
« A cosa devo l'onore di essere nominata? » chiede questa, proprio dietro le spalle della Capopalestra, che sobbalza dalla sorpresa.
« Abbiamo finito l’appello, possiamo andare! » esclama Chiara, e tutte si dirigono verso il binario per Fiordoropoli.

« Sono andate via tutte? » sussurra Barry e Kenny annuisce.
« Non vedo l'ora di cominciare. » dice sfregandosi le mani. « Hai già chiamato Touya? »
« No. Ha detto che chiamerà lui. » contrariamente alle loro aspettative, però, Barry e Kenny vedono il ragazzo più grande avvicinarsi a loro con passo tranquillo insieme a Drew e Kyohei, e salutarli con una certa disinvoltura.
« Siete pronti? » ricevute delle affermazioni positive il ragazzo sorride. « Allora andiamo a incontrare Ciprian e Chicco. Dopo parleremo del piano. »
Il gruppetto si sposta al primo piano, dove i due ragazzi del quinto anno li stavano aspettando.
« Entrate. » dice Chicco, aprendo loro la porta della sua stanza.
Si sistemano in maniera completamente casuale; chi sul letto, chi sulle sedie e chi sul pavimento, mentre Touya si posiziona nel centro della stanza. « Signori, oggi siamo qui riuniti per una missione di fondamentale importanza. » a quelle parole Barry ridacchia. Touya che parlava in maniera così formale era troppo esilarante. « Sarà rischioso, soprattutto perché se qualcuno ci scopre siamo rovinati. »
« Rischiamo l'espulsione? » chiede Kenny.
« Peggio. » fa una pausa. « Le ragazze ci faranno a pezzi. » tutti i ragazzi presenti in aula deglutiscono.
« In cosa consiste il piano? » con grande sorpresa generale, era Ciprian ad averlo domandato.
« Semplice. Entriamo nelle stanze delle ragazze, le mettiamo sotto sopra e lasciamo un messaggio del tipo "so il tuo segreto". » i ragazzi nella stanza guardano perplesso Touya.
« Ma sei serio? » chiede Nicolas, appoggiandosi allo schienale della sedia.
« Hai un'idea migliore? » il ragazzo ci pensa un po’, prima di trovare un’idea allettante.
« Beh... potremmo trovare oggetti "interessanti" come diari, o peluche dell'infanzia, o altre cose, e usarli per ricattarle. Poi, giusto per chiudere in bellezza, riempire le loro stanze di oggetti ...simpatici. » dice. I restanti maschi si ritrovano d’accordo.
« Questo è un piano interessante. » commenta Drew, non vedendo l'ora di appropriarsi di un possibile diario di Vera.
«Non male. » a Chicco piaceva più l'idea di intrufolarsi di nascosto che l'effettivo segreto.
« E io scoprirò chi piace a Lucinda. » sussurra Kenny.
« Allora è deciso. Ognuno sceglierà la camera da razziare. Tu, Nico, dovrai tenere impegnata Edogawa. Se quella becca che frughiamo nella stanza che divide con Vera saremo utilizzati come cavie. » il castano annuisce.
« Lascia fare a me. Conosco la sua debolezza. »
Touya lo guarda quasi scioccato. « Perché, Edogawa ha delle debolezze? » chiede, portando Nicolas a sorridere in maniera enigmatica.
« Oh sì. L'unica debolezza che ha è maledettamente divertente. »
« Allora la lascio alle tue affettuose mani. » ghigna, dando il cinque al ragazzo.
« La ringrazio per la gentile concessione. »


« Ma sei sicura che mi vada bene? » Vera sporge la testa dal camerino. Touko annuisce profondamente convinta.
« Certo che sì, come potrei mentire! » la ragazza più piccola non sembra particolarmente convinta. Era tutta la mattina che Touko la trascinava per Azzurropoli, insieme a Belle.
« E meglio che lasci stare, Vera. Touko non ti ascolterà. » le sussurra la ragazza bionda, quando Touko si è allontanata per un momento.
« Aiuto. » bofonchia. « Ma c'è un qualche modo per ...che ne so, fermarla? » Belle muove dolcemente la testa.
« Temo di no. Fin da bambina è sempre stata così, energica e testarda. »
« Davvero? » ogni sua pallida speranza sembrava svanire. « Touko... » sussurra, per richiamarla e la ragazza più grande non ritarda ad arrivare.
« Sì? »
« Possiamo semplicemente andare a fare un giro senza compere? Sarei stanca. »
« D'accordo. » per quanto l'espressione non lo dimostri, la voce tradisce una nota di delusione. Vera la afferra per una manica.
« N-non te la prendere, davvero. Io apprezzo tutto questo che hai fatto per me. »
« No, la colpa è mia. Come al solito sono invadente. »
« Ma no, non è così… »
« Volete smetterla? » con grande sorpresa delle due castane era stata Belle a parlare. Aveva l'espressione corrucciata e le mani sui fianchi. « Voi due ascoltate ciò che l'altra dice? » chiede, con tono severo. Sia Vera sia Touko scuotono meccanicamente la testa in segno di negazione. « Allora dovreste farlo. Evitereste parecchie incomprensioni. »
Le due ragazze si voltano una verso l'altra. « Scusa. » iniziò Touko. « Io spesso sono egocentrica e penso anche per gli altri. »
« Non devi scusarti. Anche io sono il genere di persona che non sa spiegarsi bene, a volte. »
« Visto che si può risolvere la situazione in maniera così semplice? » era di nuovo Belle, che era tornata al solito sorriso. Le due ragazze ridono insieme.
« Non avrei mai detto che potessi diventare... beh, così, Belle. » dice Vera, e Touko annuisce per rafforzare l’affermazione.
« Ora so come hai fatto a tenere a bada la tua squadra. » la bionda sospira.
« Possiamo andare? Mi fanno male i piedi e ho fame. » le due ragazze la prendono a braccetto.
« Come desidera, padrona! »


« Voi cosa ci fate qui? » Natsumi osserva Barry e Kenny che si aggiravano per il terzo piano. Solitamente non le sarebbe interessato più di tanto, ma vedere i compagni di classe sussurrare tra di loro e camminare velocemente la fa sospettare.
Infatti i due ragazzi si irrigidiscono.
« Natsumi? Tu che ci fai qui? » la ragazza alza un sopracciglio.
« Questa è la domanda che dovrei fare a voi. Questa ala è il dormitorio femminile. » i due ragazzi deglutiscono. « E immagino che non vi siate persi. » commenta, assottigliando lo sguardo.
« Noi non c'entriamo niente!! » urla Barry, afferrando Kenny per un braccio e precipitandosi giù per le scale. Natsumi rimane a guardare il polverone lasciato dalla corsa, prima di prendere anche lei le scale e scendere al secondo piano.
Per quanto ne sapeva, le sue compagne erano all'Isola Cannella. Non poteva contare sulle ragazze della quinta, visto che domenica la passavano sempre fuori dalla scuola e non voleva affidarsi alle ragazzine della prima. Perciò le rimaneva solo una scelta. Le ragazze della quarta classe che stavano sul piano inferiore.
Scesa sul piano lo trova sorprendentemente silenzioso.
« E tu? » Natsumi afferra la Pokéball di Snivy, pronta ad usarlo in caso di bisogno. Davanti a lei c'era una ragazza, che riconobbe come Serenity.
« Buongiorno. » la ragazza dai capelli scuri ricambia il saluto. « Scusa, ma hai per caso visto un ragazzo del primo anno? »
« Perché me lo chiedi? » la ragazza si fa pensosa.
« Prima è entrato nella mia stanza, ma poi non appena mi ha visto se l'è data a gambe levate. » Natsumi sembra sorpresa.
« Lo stesso è successo anche a me. I miei due compagni di classe si aggiravano in maniera strana per il corridoio del mio piano. »
« E' strano. I ragazzi che si aggirano per i dormitori, proprio quando noi ragazze non dovremmo esserci… »
« Perché, dove sono le altre? » chiede Natsumi.
« Chiara le ha trascinate a Fiordoropoli a fare shopping. »
« Capisco. E tu? » Serenity sorride lievemente.
« Mi è stato imposto il riposo fino a domani, visto che mi ero ammalata. Piuttosto, sai se c’è qualcun’altra? »
« Per quanto ne so ci dovrebbe anche esserci Edogawa. » commenta Natsumi. « Anzi, c'è sicuramente. »
« Dove potrà essere? »
« Non saprei. Con tutta probabilità è con il suo compagno di classe, quello con cui sta sempre. »
« Potremo provare nell'atrio, difficilmente con questo freddo saranno andati lontano. »

« Ho sentito un urlo. » dice Yukiko, fermandosi, e Nicolas ride, cercando di sdrammatizzare.
« Sarà stata una tua impressione. » il ragazzo si stava pentendo di aver accettato la missione, nonostante la sua predilezione per il sushi Yukiko non era facile da distrarre.
« Non sono una visionaria, tanto meno uditiva. » dice lei con tono freddo e Nicolas le sorride.
« Sei semplicemente troppo sospettosa. » replica, punzecchiandole una guancia con l'indice e ricevendo uno schiaffo sulla mano. Yukiko alza gli occhi, sospirando. « Io vado a dare un'occhiata, allora. » lei non gli risponde, e Nicolas sapeva bene che non l'avrebbe chiamato. Con un po' di rammarico pensa che da quando erano diventati amici era sempre così. Lui cercava di scherzare, di ridere, ma Yukiko non era così facile da coinvolgere. Nonostante questo non aveva alcuna intenzione di arrendersi, ormai era più la sua tenacia a voler continuare a frequentarla.
« Nicolas? » era stato Drew a parlare, dopo averlo raggiunto.
« Trovato ciò che cercavi? » Drew sorride vittorioso.
« Certo. Devo solo trovare il modo di aprirlo e sarà fatta. » Nicolas nota il diario che teneva in mano.
« Fermi dove siete. » i due ragazzi si voltano verso la voce dietro di loro. Natsumi cerca di avere uno sguardo minaccioso, ma né Drew né Nicolas sembrarono impressionati o intimoriti.
« Natsumi... P-perché sei co-..rsa via...? Oh. » con il fiato corto anche Serenity era arrivata al gruppetto.« C-come mai siete qui? »
« Sapete dove sono gli altri ragazzi? » chiede Natsumi senza troppo preamboli. I due sussultano, mentre Drew si premura di nascondere il diario dietro la schiena.
« No. » risponde Nicolas per entrambi, con troppa fretta nella voce. « Ma potete andare a cercarli. Noi dobbiamo andare. » le due ragazze non fanno in tempo a dire qualcosa che i due ragazzi sono già lontani.
Natsumi mugugna frustrata, assottigliando lo sguardo. « Troppo sospetti. » Serenity annuisce.
« Figurati che me ne sono accorta anche io. »
« Serenity? »
« Dimmi. » la rossa si preoccupa per il tono serio che Natsumi aveva assunto.
« Hai nella tua squadra un Pokémon forte e distruttivo? » lei sembra pensarci un attimo con aria preoccupata.
« ...sì. Ma… » la ragazza più piccola le fa segno di non parlare.
« Tienilo a portata di mano. Forse dovremo mandare in orbita qualcuno. » il sorriso che si dipinge sul suo volto preoccupa Serenity, che istintivamente stringe la Pokéball di Sam. Sperava tanto di non doverlo chiamare.

Sia Ciprian sia Chicco comprendono di trovarsi nei guai. Solana stava in piedi davanti a loro, con espressione severa, e Plusle che caricava le guance di elettricità sulla sua spalla.
« Posso sapere che cosa state combinando? » la vena pulsante sulla tempia della ragazza lasciava intendere che avesse compreso. Tutto. Chicco deglutisce pesantemente, mentre il sorriso di Ciprian diventa forzato.
« Niente di particolare. Passeggiamo. » dice Chicco. Solana alza un sopracciglio.
« Nei dormitori femminili? » l'aria si fa più pesante.
« Che male c'è? » era stato Ciprian a parlare. Lo sguardo della ragazza si sposta verso di lui.
« Siete sospetti. » commenta mentre le scintille di Plusle diventavano sempre più evidenti. I due ragazzi cominciano a sentire il pericolo.
« Ehi, c'è qualcuno? » il richiamo di una ragazza sembra la campana della salvezza, per i due compagni.
« Sì, siamo qui! » esclama Chicco, agitando la mano a vuoto. Solana lo afferra per la spalla.
« Non ve la caverete così facilmente. » sussurra, spettrale.
« Solana? » ben presto Serenity e Natsumi appaiono alla loro vista, e sembravano preoccupate. La Ranger sorride, un po' sollevata nel constatare che non era l'unica ragazza presente nell'edificio.
« Siete qui anche voi. Meno male. » Solana sorride più dolcemente verso le due ragazze, ma non accennando a mollare la presa su Chicco. « Sapeste cosa stavano combinando questi due. » quasi ringhia, spaventando a morte il Capopalestra. La ragazza però non fa però in tempo a spiegare cosa stesse succedendo che il pavimento del corridoio viene invaso da piccoli Pokémon gialli.
« C-che accidenti sono? » chiede Chicco, abbracciando Solana terrorizzato. Anche lei sembra parecchio preoccupata, visto che deglutisce, mentre Ciprian mostra grande indifferenza.
« Che carini. » Serenity sorride, inginocchiandosi. « Sono dei Joltik. » anche Natsumi fa la stessa cosa.
« Già. E guarda, ci sono anche degli Spinarak. » i piccoli Pokémon continuavano a zampettare per il corridoio, non curandosi del fatto che c'erano dei ragazzi che li fissavano a metà tra il curioso e lo spaventato.
« Da te mi sarei aspettata una fuga alla sola vista di questi Pokémon, Serenity. » esordisce Natsumi, mentre un piccolo Spinarak si arrampicava coraggioso su per il suo maglione e l’altra ragazza sorride, aggrottando le sopracciglia.
« Durante tutta la mia infanzia non c'era giorno che mia sorella non ne portasse uno a casa. » spiega, toccando un piccolo Joltik con la punta dell'indice. « Ormai per me sono di famiglia. »
« Non vorrei rovinare il quadretto felice… » dice Chicco, sempre più preoccupato. « ...ma stanno arrivando minacce ben peggiori. »
All'orizzonte apparvero due Galvantula, oltre a diversi Ariados e qualche Durant. Il gruppo sussulta. « Ora mi piacerebbe tanto sapere chi è l'idiota che ha portato qui tutti questi Pokémon. »
« Colpa mia. » in groppa a un Sigilyph, Touya stava volando sopra il mare di insetti. Dietro di lui c'era Kyohei con Braviary. « Volevo fare uno scherzo nella stanza di mia sorella, ma temo che la situazione sia degenerata. »
Le ragazze gli riservano uno sguardo di rimprovero. Poi Natsumi chiama Salamence, salendo sulla sua groppa ed elevandosi sopra il mare di coleotteri. Serenity fa uscire dalla sfera Marc, invitando anche Solana e Plusle a salire sulla groppa del Tropius.
« Siamo rimasti solo noi a terra. » commenta svogliato Ciprian, prima di far apparire il suo Jellicent.
« Portami con te! » esclama Chicco. « Ho dimenticato i miei Pokémon in camera. » il giovane di Grecapoli gli tende la mano, aiutandogli a salire sul suo Pokémon.
« Perfetto. Ora che si fa? » era stata Solana a parlare.
« Cerchiamo di trovare il nucleo di questo disastro. » commenta Ciprian.
Touya deglutisce pesantemente. « E’ la stanza di mia sorella. » Solana fulmina con lo sguardo il ragazzo.
« Black, cosa accidenti hai combinato per farne arrivare così tanti? » il ragazzo deglutisce di nuovo, aggiustando il colletto del maglione che portava.
« Diciamo che ho usato una grande quantità di miele... » dice, attendendo una reazione che non si fa attendere, visto il collettivo "idiota" che raggiunge presto le sue orecchie.
Salendo sul piano superiore i ragazzi trovano Barry, Kenny, Drew e Nicolas, anche loro sopra i loro Pokémon volanti.
« Che accidenti sta succedendo? » chiede Drew. Il suo Flygon osservava inquieto lo sciame che si stagliava sotto le sue zampe.
« Colpa di Touya. » gli rispondono in coro le ragazze.
« E miele, una tonnellata di miele che ha attirato tantissimi Pokémon. » borbotta Kyohei, rimasto silenzioso per tutto quel tempo. « E' un peccato, aveva funzionato perfettamente, all'inizio. »
« Adesso il nostro compito è far sparire tutto questo sciame prima che qualcuno se ne accorga. » dice Nicolas. « Certo, come se fosse facile. » commenta Barry.
« Forse con una grande ondata di acqua potremo sbrigarcela facilmente. » dice Solana. « Voi avete dei Pokémon che conoscono Surf? »
I due cugini annuiscono, e lo stesso fa Nicolas.
« Anche io ne ho uno. » balbetta intimorita Serenity.
« Bene! Voi andrete avanti, e quando arriverete alla stanza userete Surf. L'acqua dovrebbe ripulire tutto il miele e far disperdere i Pokémon. Io... » dice Solana, estraendo lo Styler di cattura. « ...verrò con voi e calmerò eventuali Pokémon aggressivi. »
« E noi? » chiede Natsumi. Solana la guarda dritta nei occhi.
« Voi andrete al piano terra ad assicurarvi che i Pokémon, quando il miele non ci sarà più, escano tutti dal dormitorio. » la blu annuisce.
« D'accordo. Allora noi andiamo. » dice Barry, dirigendo il suo Staraptor verso il piano inferiore. Kenny fa lo stesso, salutando il resto del gruppo che andava a combattere. Drew e Natsumi sono gli ultimi a lasciarli, preoccupati.
« Allora andiamo! » esclama Touya, con la frenesia di una nuova avventura che si stagliava davanti a loro. Solana stringe il suo Styler, pronta a usarlo se necessario, mentre Plusle era pronto ad aiutarla.
Volano per un po' insieme alla corrente di insetti, e più si avvicinavano più questi diventavano grandi e alquanto inquietanti. Avevano già superato diversi Heracross piuttosto pacifici, mentre avevano dovuto farsi piccoli alla vista di un Drapion. Con molta curiosità avevano addirittura visto dei Whirlipede, una visione unica a Kanto, e dei Masquerain li avevano spaventati a dovere con i loro disegni. I Butterfree e i Beautifly sembravano piuttosto tranquilli, almeno quelli che avevano visto durante il tragitto, mentre i Beedril sembravano parecchio agitati.
Serenity deglutisce, stringendo le mani. Se non fosse consapevole che poteva essere d'aiuto e che tutta la sua squadra era con lei, probabilmente non sarebbe mai arrivata fino a lì.
« Siamo vicini. » commenta Nicolas, osservando uno Yamnega che aveva superato. Il resto del gruppo annuisce.
La porta della stanza era aperta, e dentro c'era una moltitudine di Vespiquen, Heracross e Shyther che avevano invaso tutto l'interno.
« Adesso! » Solana da l'ordine, all'improvviso. Touya e Kyohei richiamano i loro Samurott che erano determinati a combattere, mentre Nicolas fa uscire Feraligatr che si stiracchia tutto contento. Serenity chiama il suo Carracosta, che osserva il luogo con indifferenza.
« Usa Surf! » l'ordine è impartito dai quattro Allenatori quasi all'unisono, e i quattro Pokémon obbediscono all'istante. Una grande ondata copre l'intera stanza, ripulendola completamente. Solana esulta, contenta che tutto fosse andato secondo i piani.
O quasi tutto, vista la presenza dell’acqua che non sarebbe svanita. Infatti, dopo aver ripulito il miele dalle superfici, l’ondata torna indietro contro i suoi mandati, travolgendoli in pieno e trascinando con sé un groviglio di persone, Pokémon e acqua appiccicosa fino al piano terra.

Lo starnuto di Nicolas si sente per tutta la stanza. L'acqua che li aveva travolti era davvero fredda, e già ne sentiva gli effetti.
« Tieni. » il ragazzo alza lo sguardo su Yukiko, che gli stava porgendo un asciugamano. Lo prende, passandoselo tra i capelli umidi e appiccicaticci. Quell'avventura era stata un successo e un fiasco.
« ...grazie. » biascica, cercando di non rabbrividire. Si trovavano nell'atrio a pulire il disastro che era venuto. « Piuttosto, tu come ha- » non fa in tempo a finire la frase che si ferma da solo, tanto Yukiko difficilmente gli avrebbe risposto.
« Ho i miei metodi. » gli risponde semplicemente lei, cercando un angolo del divanetto che non fosse sporco dove sedersi. Nicolas ride, Shiori sarebbe sempre stata così. I due ragazzi rimangono accanto, mentre Yukiko lo aiuta ad asciugarsi, e infine Nicolas si alza in piedi con un po’ di vigore.
« Devo finire di pulire la mia parte. Altrimenti chi li sente, gli altri. » Yukiko lo lascia fare, continuando però ad osservarlo. Nicolas era un soggetto interessante, per lei. All'apparenza era freddo, ma se si toccava quella scorza questa cadeva senza problemi rivelando un carattere caldo e positivo. Sentiva sempre del calore accanto a lui, un calore che identificava solitamente in una famiglia amorevole.
La ragazza sospira, lei invece non aveva provato nessun calore nella sua famiglia. O meglio, era sempre stata lei a rifiutarlo.
« Nico! » il richiamo di Drew la fa sobbalzare, strappandola dalle sue riflessioni. Sì, come oggetto di studio Nicolas sarebbe stato interessante. Poteva mettere da parte un po' di tempo per dedicarsi anche allo studio delle persone, oltre che dei Pokémon.

« Dopo un intero pomeriggio annuncio ufficialmente che ce l'abbiamo fatta. » dice Solana, asciugandosi il sudore dalla fronte. Era stata una faticaccia ripulire quel disastro, ma il risultato dava soddisfazione.
I ragazzi sembravano meno entusiasti, soprattutto Touya che attendeva la vendetta dei compari per quella situazione.
« Ora possiamo tornare alle nostre stanze? » Kyohei era il più stanco di tutti. Solana gli dà una pacca sulla spalla, salvo per poi trattenerlo dal crollare.
« Sì, ormai abbiamo finito. » commenta Natsumi. Lei non era stanca più di tanto, ma si sarebbe volentieri buttata sotto la doccia e poi dritta nel letto per un sonno ristoratore. L’evento di quel giorno l’aveva piuttosto stressata.
« Allora, acqua in bocca con questa faccenda? » i presenti sembrano rimuginarci seriamente.
« Penso di sì. » esordisce Barry. Natsumi si premura di fulminarlo con lo sguardo. « Non prendertela, Natsumi. Lo dico per tutti. Il torneo invernale è alle porte, e se confessassimo questa faccenda punirebbero tutti noi impedendoci di iscriverci al torneo. Non so se è questo che vuoi. »
« Ma se la colpa è vostra! » esclama piccata, corrucciando le labbra.
« Credi che ad Agatha interesserà di chi è la colpa? Eravamo insieme, perciò per lei sarai colpevole quanto me. »
« Per quanto detesti una condotta simile, temo che dovrò dargli ragione. » dice Solana, appoggiando una mano sulla spalla di Natsumi. « Io non partecipo, perciò per me non sarebbe un problema raccontare la verità, ma per voi... Beh, dovete pensarci bene. »
A quel punto la scelta da fare era molto semplice. Sarebbe bastato tacere l’accaduto.


Il membro più grande del trio oscuro entra nella stanza. Il loro covo non era particolarmente accogliente, ma funzionava a dovere, e sembrava compiacere Ghecis.
« Potente Ghecis, le abbiamo localizzato i tre moschettieri. » l'anziano uomo sorride, guardando un punto indefinito della stanza.
« Meraviglioso. Cosa mi dite di Genesect? »
Il ninja china nuovamente la testa. « I nostri scienziati sono riusciti a sottometterlo. » un altro sorriso compiaciuto.
« Finalmente delle buone notizie. Quando potremo metterlo alla prova? »
« Dicono che è pronto, anche adesso. »
« Adesso è troppo presto. La scuola degli Allenatori organizza un evento importante tra meno di una settimana, attaccheremo in quell'occasione. » Ghecis fa una pausa, guardando nella sua direzione. « Dov'è il tuo compagno? » il ninja prende un grosso respiro, probabilmente Ghecis attendeva da un po' per fargli quella domanda. La mancanza del terzo componente era evidente.
« Lo abbiamo lasciato al collegio per raccogliere altre informazioni. Adesso è senza Pokémon, quindi qui non sarebbe stato di nessuna utilità. » Ghecis annuisce compiaciuto.
« Avete fatto bene, bisogna sempre avere una spia infiltrata tra i nemici. »
« Darò disposizioni per l'attacco. »
« Bene. Ora lasciatemi da solo. » ordina, rintanandosi nel punto più scuro della stanza. I due componenti del trio annuiscono, scomparendo nelle ombre.



Randomicamente spiegando:
- Per fortuna i personaggi hanno un po' di sale in zucca, non come nell'anime (o videogioco, qualche volta).
- Ebbene sì, ho adottato una teoria sul Trio Oscuro.





Eccomi qui.
Oggi non è nessun anniversario, nessun festeggiamento.
Avevo solo voglia di aggiornare, ed eccomi qui. E un po' mi sentivo anche in colpa per tutto questo tempo che vi faccio attendere, il che mi fa autofustigare nella mia stessa mente. Infatti, forse un modo per farmi perdonare c'è.
Solo se volete. (Chi è interessato, batta un colpo.) Anche se suona come una cosa losca, vi assicuro che così non è. E' tutto legale. ...Lo spero.

Commenti sul capitolo:

Un'altro della serie "agosto 2013". Gente, mi sento vecchia.
Con il tutto, ricordavo poco di questo capitolo se non che fosse potenzialmente demenziale. Ricordavo bene.
Per il resto, c'è davvero qualcosa da dire? Il gruppetto ha salvato la giornata, lo shopping è stato fatto, qualcuno ha rischiato di cadere nel vulcano dell'Isola Cannella e alla fine siamo tutti in trepidante attesa del Torneo Invernale.
Che, dei del cielo, inizierà dal prossimo capitolo. E che è un miniarco di tre capitoli in cui... succederà roba. Vi basti sapere questo.
Inoltre ho sistemato qualche pezzetto per conformarlo al mio stile attuale, ma per il resto cercherò di terminare questa avventura alla stessa maniera in cui l'ho iniziato.

Ringraziamenti:

Un granzie enorme va alle persone che recensiscono, ovvero Gwen Kurosawa, Flareon24, Emy96, Miss Yuri e eather_, grazie alle quali ho un po' di forza in più per proseguire. Grazie, davvero.

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Capitolo 10
*** Se chi ben comincia è a metà dell'opera... ***


Capitolo Dieci: Se chi ben comincia è a metà dell'opera...


Capitolo Dieci: Se chi ben comincia è a metà dell'opera...


« Con grande gioia che vi annuncio che il Torneo Invernale è ufficialmente iniziato! »
Quella mattina il sole splendeva raggiante, e l’aria era piuttosto frizzante.
I ragazzi fremevano dalla voglia di cominciare, dopo aver registrato i propri Pokémon. I professori avevano fatto attrezzare l’area di addestramento per l’occasione. Si erano presentati molti spettatori, e vista l’affluenza era probabile che durante la terza giornata sarebbero stati il doppio in numero.
« Tra poco esporremo i nomi del sorteggio. » dice il professor Oak. « Fareste meglio a essere pronti, perché presto otto di voi entreranno in campo. »
« Mi sembra inutile ripetervi le regole, sperando nel vostro buon senso... » dice la professoressa Aralia, fulminando con un'occhiata i soliti ragazzi, troppo scapestrati per darle retta. « ...perciò auguro buona fortuna a tutti voi e che vinca la migliore strategia! »
Gli studenti si dimostrano entusiasti, così tanto che esplodono in un boato. « Bene, i sorteggi sono finiti. I primi a scendere in campo saranno Evans Magdalena e Stevens Camelia. » la bionda modella stringe la sfera del suo Zebstrika, fiduciosa, mentre Lena prende un grosso respiro ricevendo un sorriso d'incoraggiamento da parte di Catlina.
« Nel secondo capo di lotta ci saranno Skyla Anemone e Towards Komor. » l'aviatrice sembra leggermente preoccupata, nel sapere chi fosse il suo sfidante, che l’aveva già sconfitta una volta.
« Nel terzo Grisperle Mei e Daylay Anita. » sia la castana che la corvina annuiscono, ben determinate a lottare.
« E nell'ultimo campo combatteranno Mirage Tel e Hudson Kenny. » il secondo deglutisce, non molto convinto a continuare. Lui aveva sempre lottato per i Contest, e combattere contro un Capopalestra lo innervosiva.
« Per favore, dirigetevi verso i campi selezionati. » i otto ragazzi si separano dalla massa, dirigendosi verso i campi di lotta.
« Mari! » la ragazza sobbalza dallo spavento, vedendo Kotone avvicinarsi. « Andiamo a guardare qualche lotta? » lei scuote la testa negando. Aveva scelto di unirsi alle forze di volontariato, e per quella mattina il suo compito era controllare uno dei campi di lotta.
« Mi spiace, devo rimanere qui. » Kotone sembra delusa, prima di afferrare una mal volente Elis. « Mi farai compagnia tu, vero? » le chiede, trascinandola con sé e ignorando le imprecazioni al suo indirizzo.

Il campo sul quale si sarebbe disputata la lotta era ricoperto di erba, piatto e senza nessun particolare.
Anita deglutisce, prendendo in mano la sfera di Gabite. Non voleva usare per prima quell'imprevedibile Pokémon, visto il suo carattere violento, ma aveva una vaga idea di chi sarebbe stato il primo Pokémon scelto da Mei.
« Forza, Kyurem! » esclama infatti questa, facendo apparire il Pokémon ghiacciato sul campo. Dalle sue fauci proveniva un glaciale alito che gli spettatori seduti in prima fila riuscivano a percepire.
« Andiamo, Gabite. » pronuncia Anita, cercando di non rabbrividire per l'atmosfera gelata che si era creata. La sua Pokémon non sembra più così spavalda alla vista di Kyurem. Mei sorride, decisa a non risparmiare la sua avversaria.
« Kyurem, usa Gelamondo! » ordina subito, non volendo perdere tempo. Senza riuscire a reagire Anita vede grosse colonne di ghiaccio avvolgere la sua Pokémon, per poi stritolarla e lasciarla esanime sul terreno. Non ha bisogno di conferme, Gabite era stata sconfitta in un unico colpo.
Anita cerca di imporsi la calma, prendendo la prossima sfera. Era il turno di Flareon.
« Avanti, Cinedria, usa Introforza! » Flareon sembra superare Kyurem in velocità, e quando le sfere luminose lo colpiscono questi sembra accusare il colpo. Anita sorride vittoriosa, sapeva che la mossa della sua Pokémon era di tipo Lotta. Mei però non sembra minimamente preoccupata per il danno subito.
« E' il tuo turno, Kyurem. Usa Geoforza. » emettendo un forte ruggito, Kyurem fissa Flareon con gli occhi dorati mentre fiotti di terra e fuoco lo colpivano senza risparmiarla. Flareon rimane sdraiato a terra dopo il colpo subito, facendo intendere che anche lui era sconfitto.
Anita comincia a sentirsi sperduta. Le era rimasto un solo Pokémon, mentre Mei aveva usato solo Kyurem per sconfiggere quelli che avevano il vantaggio del tipo su di lui. Doveva ammettere che Mei meritava il suo titolo.
« Staravia, è il tuo turno. » il Pokémon volante esce dalla sua sfera, librandosi subito in volo. Con un'occhiata incenerisce Kyurem, segno che Prepotenza aveva funzionato. Non aveva molte possibilità di vincere, ma non si sarebbe mai arresa senza lottare.
« Adesso usa Turbine! » Staravia comincia a battere forte le ali, tanto da creare una forte corrente e costringere Kyurem a tornare nella sua sfera. Al suo posto entra in campo Pansear. Mei deglutisce, lei contava di usare solo Kyurem per quella lotta.
« Pansear, Pirolancio! » il piccolo Pokémon sputa un dardo infuocato che Staravia schiva all'ultimo momento. Anita sospira di sollievo, l'elusione del suo Pokémon era elevata.
« Staravia, Doppioteam. » ben presto nel cielo compaiono diverse copie del Pokémon, mettendo in confusione il piccolo Pokémon. Mei stringe i pugni. Pansear era ancora poco abituato alle lotte, visto che erano passati solo tre mesi da quando era uscito dall'uovo. Ancora non poteva sostituire Simisear, la Pokémon che aveva fatto parte del suo team fino a qualche settimana fa.
« Pansear, avvicinati e usa Bruciatutto. » doveva mantenere la calma, o sarebbe stata la fine. Il Pokémon scimmia si avvicina a Staravia, ma non riesce affatto a colpirlo.
« Ora usa Volo. » era l'attacco più potente che Staravia aveva, ed era quello su cui contava Anita. Il Pokémon si alza in cielo, all'altezza del sole mattutino. Mei prende un grosso respiro, ammettendo che il suo Pokémon era spacciato.
« Pansear, usa Sbadiglio. » dice, ma sapeva che l'attacco non avrebbe raggiunto Staravia. Nel turno successivo l'uccello piomba su Pansear, mettendolo fuori gioco. Mei si impone di non reagire, tanto Kyurem avrebbe presto terminato la lotta. Anita comprende che era finita; anche se avesse usato di nuovo Turbine, Kyurem sarebbe comunque tornato in campo come Pokémon finale.
« Ancora Volo! » dice, e Staravia si affretta ad obbedire. Mei sorride.
« Kyurem, usa Volo anche tu. » ordina, facendo impallidire l’altra ragazza. La lotta si sposta in aria, costringendo le sfidanti ad alzare la testa. Per quanto Staravia si stesse sforzando, Kyurem lo colpisce e il Pokémon plana sgraziatamente a terra, accasciandosi sul terreno.
Mei aveva vinto.
« Evvai! » esclama questa, abbracciando il grande muso di Kyurem. « Abbiamo vinto, e tutto questo grazie a te. » ride, accarezzando la sua pelle gelida. Anita ritira Staravia nella Pokéball, leggermente delusa. Non poteva farci niente, doveva accontentarsi di aver anche solo scalfito la leggenda.
« E' stata una bella lotta. » non si era accorta che Mei si era avvicinata. « Certo, difficilmente dei Pokémon comuni possono competere con un Pokémon leggendario, ma sei stata brava. » Anita corruccia le labbra, prima di sorridere.
« Ne sono felice. »

« I vincitori di queste lotte sono Magdalena Evans, Towards Komor, Grisperle Mei e Mirage Tel. » annuncia Aloè, tenendo tra le mani un foglio. « I prossimi ad entrare in campo saranno Grisperle Kyohei e White Nicolas, Harixgoon Lucas e Mirage Pat, Camerun Barry e White Touko, Dragontamer Iris e Domadraghi Lance. »
« Complimenti, Lena. E anche a te, Mei. » Catlina guardava entusiasta le sue amiche, che entrambe avevano superato il primo turno.
« E' stato facile. » commenta Mei, cercando di darsi delle arie ma finendo solo col sembrare buffa.
« Certo. » commenta Lena, con gli occhi a mezz'asta. « Intanto uno dei tuoi Pokémon è stato sconfitto. » Mei gonfia le guance, fingendosi profondamente offesa.
Poco più lontano si trovavano Anemone e Camelia. « Hai perso anche tu? »
« Komor non ci è andato piano, con me. E' diventato ancora più forte. » Camelia rimane in silenzio per un attimo.
« Bisogna lasciare lo spazio alle nuove generazioni. » commenta poi. « Ormai siamo diventate stagionate per questo genere di cose. » Anemone ride.
« Ormai siamo pezzi da museo. » si aggiunge Lance, con aria drammatica, facendo scoppiare a ridere le due ragazze.
« Non dovresti essere altrove, Lance? »
« Tipo sul campo di battaglia? » conclude Camelia, e il ragazzo schiocca le labbra.
« Non siete divertenti. E' meglio che vada, non voglio far attendere la mia sfidante. » alle ragazze non rimane altro che roteare gli occhi per l’uscita plateale del compagno e uscire, passando accanto a dei ragazzi di terza.
« Anita. » la ragazza, sedutasi per qualche minuto dentro la stanza d'attesa, alza lo sguardo. Touya le sorride apertamente. « E' stata una bella lotta. » la corvina stringe le labbra, non troppo convinta.
« Però ho perso, alla fine. » dice, accarezzando il capo di Luffy. Anche Touya si abbassa per fare una carezza al Luxio della cugina, prima di sedersi accanto a lei.
« Kyurem è un Pokémon leggendario, lo sai bene che per sconfiggerlo bisogna avere Pokémon allenati ed essere pronti. Mei è sempre stata così, ha nella sua squadra Pokémon potenti che non lasciano tregua all'avversario. » spiega, e Anita sospira. Touya le tocca la spalla.
« Sei stata brava. Battere uno dei Pokémon della cuginetta è un grande risultato. » Anita arrossisce, annuendo. Un complimento di Touya valeva molto più di cento vittorie.

Kyohei cercava di non dimostrarsi nervoso, il suo avversario era stato il Campione di Johto.
« Possiamo cominciare? » gli chiede Nicolas e Kyohei annuisce, mandando in campo il suo Samurott. Ben presto sul campo fa la sua entrata in scena anche il Feraligatr di Nicolas, che batta la coda sul terreno con soddisfazione.
« Feraligatr, usa Geloraggio. » la prima mossa va a Nicolas, così il suo Pokémon apre le fauci scagliando un raggio freddo contro il Samurott avversario. Lui, però, non sembra molto ferito da quell'attacco.
« Anche tu, Samurott, usa Geloraggio. » anche il Pokémon di Unima usa lo stesso attacco, ma Feraligatr non sembra nemmeno accusare il colpo.
Sarebbe stata una lotta molto lunga.

La lotta tra Pat e Lucas stava procedendo bene, entrambi gli sfidanti avevano già perso un Pokémon.
Lucas sospira, aveva sottovalutato la Capopalestra. Pat era riuscita a sconfiggere il suo Mesprit con una strategia molto efficace. Adesso c'erano in campo il Lunatone della ragazza e il suo Arcanine. Sapeva che poteva contare sul Pokémon cane.
« Arcanine, usa Boato. » ordina. Lunatone aveva il vantaggio del tipo, e preferiva tenerlo come ultimo Pokémon. Il Pokémon torna nella sua sfera, ma al suo posto in campo entra Solrock. Lucas avrebbe volentieri preso un muro a testate. Di male in peggio. Ormai non poteva più trovare una scappatoia, e come se non bastasse, la sua avversaria sembrava determinata a vincere.
« Adesso usa Extrarapido. » la velocità era una qualità che apprezzava molto del suo Pokémon. Infatti Arcanine aumenta ulteriormente la sua rapidità, colpendo Solrock. Il Pokémon Sole levita qualche metro più indietro, ma il colpo non sembra averlo ferito più di tanto.
« Solrock. Psichico. » gli ordini di Pat erano precisi, senza troppi fronzoli. Il Pokémon cane viene trasportato a mezz'aria, prima di essere nuovamente scagliato a terra.
Lucas prende un grosso respiro. Quella battaglia era davvero complicata da vincere.

La situazione per Iris era ostica.
La ex Campionessa di Unima non era presuntuosa, con un avversario come Lance non poteva permettersi esitazioni o sottovalutarlo. Però, in quella situazione, con il suo Haxorus contro il Garchomp di Lance sentiva di non avere molte possibilità di vittoria. Non aveva nemmeno avuto il tempo di chiedersi come facesse Lance ad avere un Pokémon originario di Sinnoh che questi aveva messo fuorigioco il suo Aggron e il suo Archeops. Aveva cantato vittoria troppo presto quando aveva sconfitto il suo Salamence.
« Haxorus, vai con Oltraggio. » non voleva attaccare in maniera confusa, ma con Lance faceva uno strappo alle sue regole.
« Tu, Garchomp, usa Terremoto. » i due attacchi colpiscono in simultanea, ma Haxorus sembra più indebolito di Garchomp.
« Perché Garchomp non è sconfitto? Oltraggio è molto potente come mossa. » Lance sorride vittorioso alla sua questione.
« Già. Per questo faccio tenere a Garchomp la Baccahaban. Indebolisce le mosse di tipo Drago. » in effetti Iris aveva notato che il Pokémon avversario tenesse qualcosa, ma non ci aveva dato troppa importanza. Un errore che le era costato caro. L'emozione di combattere contro un avversario di quel calibro le aveva sicuramente dato alla testa.
« E ora, credo sia il momento di chiudere la lotta. Garchomp, usa anche tu Oltraggio. » l'attacco del Pokémon colpisce in pieno il Haxorus di Iris, che si accascia a terra esausto. Iris non ha nemmeno il bisogno di conferme, era stata sconfitta, e fa rientrare Haxorus nella sua sfera, stringendola a sé. « Sei stata brava. » sussurra, accarezzando dolcemente la sfera.
« Sì, lo sei stata. » non si era nemmeno accorta che il suo avversario si era avvicinato. « Hai una squadra potente. » Iris sorride, per niente scoraggiata.
« Però la tua lo è più della mia. » dice. Anche la sconfitta faceva parte del suo essere Allenatrice, era un passo importante da accettare quando si era Capopalestra.
« Grazie. » Iris lo guarda stranita. « Ho avuto l'occasione di lottare contro Pokémon che prima di oggi non avevo mai visto. Per me è stato divertente. »
Iris sorride nuovamente, più determinata. « Anche per me lo è stato. »

Anche il secondo turno si era concluso.
« I vincitori sono Nicolas White, Lucas Harixgoon, Touko White e Lance Domadraghi. » i quattro ragazzi erano fieri di aver passato il turno, entusiasti in attesa del giorno successivo che forse li avrebbe visti trionfare ancora.
Aloè sorride, vedendo che la sua pupilla aveva superato il turno. « I prossimi saranno Freezerock Paul e Jenness Lucinda, Granger Esmeralda e Domadraghi Sandra, Howell Elis e Evans Julia, Rosenfeld Velia e Falkner Valerio. Dovreste sbrigarvi, ragazzi. »
Lucinda sbianca, lottare contro Paul sarebbe stata una tortura per lei, e anche Esmeralda le fa compagnia, conoscendo la fama della Capopalestra di Ebanopoli.
« Non è possibile! » si lagna invece Barry. Kenny cerca di compatirlo, ma il carattere rumoroso di Barry glielo impediva.
« Hai lottato contro una Campionessa, Barry. Era inevitabile che finisse così. » Barry lo guarda male.
« Piuttosto, andiamo a pranzare? ...Ho una fame. » Kenny acconsente, guardando l'orologio appeso alla parete. Era ora di pranzo.
« Andiamo. »

« Dragonair, usa Lanciafiamme! » Sandra non era mai stata un tipo paziente nella lotta. Esmeralda vede il suo Glaceon essere avvolto dalla fiammata, per poi crollare sul terreno.
« Maledizione... » sussurra. Se prima era più spavalda e determinata a vincere, nel vedere il suo Glaceon crollare così facilmente la faceva vacillare. Prende la sfera di Skitty, per quanto adesso non fosse più così convinta ad usarlo. Quel Pokémon aveva un carattere difficile da controllare e troppo vivace, non sapeva come se la sarebbe cavata contro Dragonair. Inoltre non poteva contare su Incantevole, visto che anche Dragonair era femmina. Non le rimaneva altro che provarci.
« Vieni fuori, Skitty. » il Pokémon saltella allegramente nella sua parte del campo, miagolando. La Dragonair avversaria rimane impassibile, levitando sopra il terreno.
« Usa Canto. » dice, mentre Skitty si apprestava ad eseguire il comando dopo qualche esitazione. Intona una dolce melodia, che crea delle note che volarono dritte verso Dragonair. Il Pokémon drago non riesce a schivarlo in tempo, finendo per adagiarsi sul terreno ed addormentarsi.
« Sì! » esclama Esmeralda, vedendo compiersi ciò che progettava. Sandra, invece, non sembra così felice.
« ...Dragonair. » mormora, ormai poteva solo attendere che si svegliasse.
« Adesso usa Svegliopacca. » sperava che la potenza raddoppiata della mossa potesse infliggere un danno considerevole alla Pokémon avversaria. Skitty si avvicina a Dragonair, ancora addormentata, dandogli due violente sberle sul viso.
Dragonair si sveglia, con un aria ferita per il dolore che Skitty le aveva arrecato. Sandra sorride vittoriosa. « E' stato un errore svegliare Dragonair. » dice, con un sogghigno.
« Usa Fulmine. » ordina, e la sua Pokémon non tarda ad eseguire. Il corpo del Pokémon viene presto avvolto da energia elettrica, che viene scagliata verso Skitty che rimane in piedi. Delle lievi scintille elettriche scaturiscono dal suo corpo, era stata paralizzata. Esmeralda cerca di prendere un grosso respiro, cercando di non perdere la calma. Sarebbe stata l'ultima cosa di cui avrebbe avuto bisogno.
« Ora concludiamo con questo Pokémon. Dragonair, usa nuovamente Fulmine. » quello è il colpo di grazia per Skitty, che non si muove di un passo.
Esmeralda lo fa rientrare nella sfera, prendendo il suo ultimo Pokémon. Poteva solo sperare in Manaphy.

La lotta tra Julia e Elis non era esente dai colpi di scena.
Julia era riuscita a sconfiggere il Quilava di Elis, ma poi la ragazza aveva recuperato terreno sconfiggendo Gengar con il suo Charizard. Aveva deciso di mandare in campo Lucario, ma era nettamente in svantaggio contro un tipo Volante e Fuoco.
Quelli sì che era un problema.
« Bene, Lucario. » era determinata a vincere. « Usa Dragopulsar. » poteva contare su quell'attacco potente. Charizard viene pienamente colpito dall'attacco, che lo costringe a scendere a rasoterra. Il Pokémon ruggisce, era il suo orgoglio ad essere stato intaccato più che il suo stato.
« E adesso... » sussurrò Elis. « Lizardon, Fuocobomba! » il Pokémon di fuoco crea una grande sfera incandescente che vola in direzione di Lucario, esplodendo non appena viene a contatto con lui. Julia trattiene il fiato, fino a quando la sfera di fuoco scompare rilasciando Lucario. Lui crolla, ferito in maniera seria. Julia lo fa rientrare nella sfera, sperando di finire presto la lotta per portarlo a curare.
« Andiamo, Pikachu! » quella era la sua ultima Pokémon. Lizardon la squadra, divertito dal pensiero che fosse quello l'esserino che mandavano in campo contro di lui. « Non perdiamo tempo. Pikachu, usa Fulmine! »
La Pokémon carica l'elettricità, prima di esserne avvolta e colpire Charizard. Lui crolla, già indebolito da Dragopulsar. Per quanto cercava di rialzarsi, proprio non ci riusciva. Pikachu, dall'altro lato del campo, carica nuovamente le guance entusiasta.
« Non ti sforzare, Lizardon. Sei stato sconfitto, accettalo. » commenta Elis, per poi schivare una fiammata diretta a lei. Il Pokémon era decisamente più permaloso di lei. La loro lotta era davvero difficile, riconosceva l'abilità della sua avversaria.
« Il tuo ultimo Pokémon? »
Elis ride. « Non c'è fretta. Vieni fuori, Lana. » dalla sfera esce una Ampharos, che si guarda intorno intimidita. « Elettro contro elettro, una lotta fino all'ultimo. »
Julia sospira, c'era una sola delle sue mosse su cui poteva contare. « Pikachu, usa Fossa! » ordina. Pikachu inizia a scavare, creando un tunnel sottoterra. Elis stringe le mani a pugno.
« Tu, Lana, rimani in attesa. » si fa quiete sul campo di battaglia, in attesa. Poi, all'improvviso, Pikachu spunta dal terreno colpendo Ampharos, che sembra soffrire molto per quell'attacco, ma rimane in piedi e ancora determinata a combattere.
« Adesso usa Gigaimpatto. » Ampharos prende la mira, caricando Pikachu. La Pokémon Topo viene sbalzata via di diversi metri, ma a fatica si rimette in piedi. Ampharos rimane senza forze a causa del contraccolpo.
« Questa è la nostra occasione! » esclama Julia. « Pikachu, nuovamente Fossa.» la Pokémon torna nuovamente sottoterra, mentre Ampharos finalmente torna a muoversi con fatica. Quando però Pikachu salta nuovamente fuori dal terreno, è la fine. Ampharos crolla sulle ginocchia, segno che era stato sconfitta.
Julia esulta con gioia, mentre Pikachu le saltava tra le braccia entusiasta. Elis fa rientrare Lana nella sua sfera. « Beh, è andata. » in fondo, lei non moriva dalla voglia di partecipare. Non negava però che con quella lotta le era tornata nuovamente l'adrenalina nel sangue, era da un po' che non succedeva.

« In questo turno hanno vinto Paul Freezerock, Sandra Domadraghi, Julia Evans e Valerio Falkner. » Aloè continuava a stupirsi, molti studenti promettenti si stavano rivelando durante quella contesa. I vincitori, però, non rimasero lì per godersi la gloria, sgattaiolando subito a mangiare. La donna sospira, osservando gli studenti che aspettavano ancora di lottare per quella giornata.
« E i prossimi sono Soulé Kotone e Gary Oak, Suzuki Natsumi e Black Touya, Edogawa Yukiko e Polar Bianca, Mirror Aria e Hollingshead Chiara. »
« Oh, finalmente. » dice Gary, stanco di aspettare il suo turno. Finalmente poteva scatenarsi. Aria dal canto suo sospira, non moriva dalla voglia di affrontare Chiara di nuovo. Temeva che si sarebbe messa nuovamente a piangere se avesse perso.
I nuovi sfidanti si diressero ai campi di lotta, attendendo di cominciare.

« Mamma mia che fame! » dice Julia, addentando un panino. Anis alza un sopracciglio. Per prima cosa dopo aver curato Lucario la ragazza si era precipitata in mensa, trascinando Anis come compagnia durante il pasto.
« Beata te che sei così spensierata. » commenta. Lei ancora non era stata chiamata, e questo la irritava.
« Non effere cofì peffimista, An. » dice Julia con la bocca piena. Guardandola in viso Anis deve resistere dallo scoppiare a riderle in faccia. Julia aveva le guance gonfie dal cibo e sembrava un piccolo criceto come la sua Pikachu, che si era appoggiata su di lei.
« Non lo sono. Piuttosto, sei ancora decisa a... » Julia annuisce.
« Sì. Me lo sono promesso e mantengo sempre le promesse. » Anis sospira.
« Sei una masochista, lo sai? » la ragazza le sorride.
« Ultimamente parli propri come Ser, anche lei mi ha detto la stessa cosa. » dice, soprappensiero. « Piuttosto, sai dov'è? » la castana annuisce.
« Lei deve coordinare gli altri volontari, insieme a Lunick. »
« Cavoli. Che lavoro importante! » esclama Julia, ridendo. « E poi, pure in compagnia di un bel ragazzo come Lunick… » sussurra, con una risatina. Anis rimane impassibile, sospirando.
« Ju, tu non cambi mai... » dice, con gli occhi a mezz'asta.

« Marina. » la ragazza sussulta nel sentire la familiare voce di Angelo.
« Sì? » chiede, cercando di fare il modo che la sua voce non saltasse su di un paio di ottave.
« Ti ho spaventata? » per quanto di natura Angelo fosse orgoglioso, se si trattava di amici lasciava trasparire un lato molto fraterno. Marina scuote la testa, negando.
« N-no, stai pure tranquillo. » il ragazzo sembra sollevato dalla sua risposta.
« Hai bisogno di aiuto? » chiede, indicando uno scatolone che la ragazza stava portando.
« No. C'è già Mismagius che mi sta aiutando. » sorride lei, mentre la sua Pokémon usciva dall'ombra per salutare Angelo. Stava usando Psiconda.
« E' una vera fortuna che ci consentano di tenere un Pokémon fuori dalla sfera durante questi eventi. » commenta Angelo, adducendo anche al suo Mismagius che di tanto in tanto trapassava i muri e Marina annuisce, sorridendo. Dopo un attimo di silenzio Angelo si fa serio.
« Era da un po' che volevo chiedertelo ma non trovavo il momento. Come ti trovi, qui, a scuola? » Marina arrossisce lievemente, cercando di nasconderlo. Angelo aveva sempre avuto un occhio di riguardo nei suoi confronti, e l'aveva aiutata quando nella vecchia scuola lei non poteva più stare.
« B-bene. » sussurra, lievemente. « Mi diverto, ho degli amici, cerco di prendere buoni voti. » il Capopalestra prende un grosso respiro.
« Meno male. Ne sono felice. » a quelle parole Marina crede di poter fare un infarto, ma cerca di imporsi la calma. « Perché non ti sei iscritta al torneo? »
« Non amo particolarmente combattere, e volevo essere d'aiuto. » risponde, facendo una pausa. « E tu? » in effetti, Angelo non era un ragazzo che rifiutava di combattere. Lui sembra stupito, sembrava quasi che non si aspettasse quella domanda.
« Non ne avevo molta voglia. » lo vede rispondere a fatica.
« Capisco. Io ora devo andare, ho ancora parecchie faccende da sistemare! » Angelo la saluta con una mano, guardandola allontanarsi. Marina, dal canto suo, cerca di frenare il rossore che le stava irrimediabilmente invadendo le guance.
Fortuna che l'incontro con Esmeralda le permette di ricomporsi.
« Ehi. » la saluta, e la sua compagna ricambia, ma in modo molto mesto. « C'è qualcosa che non va? » le chiede. Esmeralda era una ragazza un po' scostante, ma dopo un po' di tempo Marina poteva dire che erano amiche e quindi poteva permettersi tali domande.
« Ho perso. » commenta la corvina con voce piatta. « Ho perso anche se nella mia squadra avevo un Pokémon leggendario. » Marina le si avvicina, mettendole una mano sulla spalla mentre con l'altra cercava di reggere lo scatolone.
« Guarda che non è la fine del mondo. » le sue parole, però, non hanno l'effetto che sperava su Esmeralda.
« Per te forse no. Ma per me sì, Mari. Non sai quanto. » fa una pausa, cercando di reprimere le lacrime. « Come mi guarderanno i miei amici? Cosa penseranno? »
Marina prende un grosso respiro. « Come ti ho detto, non è una tragedia. Non sei certo la prima che è stata sconfitta, né l'unica della nostra classe. Perdere è naturale, proprio come vincere. Solo che, quando perdi, hai più probabilità di imparare qualcosa. » Esmeralda rimane in silenzio.
« E non disperarti, la maggior parte della nostra classe non ha superato le eliminatorie, quindi sei in buona compagnia. » la corvina sorride lievemente, questa volta sembrava che fosse più tranquilla.
« Grazie, Mari. » le dice, sorridendo e l’altra sorride ricambiando.
« E a che servono gli amici, se no? Ora però devo proprio andare, ci sono ancora un sacco di cose che vanno sistemate. » dice, facendole l'occhiolino.
« "Cose che vanno sistemate"? »
« E' un segreto. » disse sorridendo sorniona, con l'aria di chi la sapeva lunga. « E vedo che ti lascio in buona compagnia! » commenta, vedendo arrivare Barry. Esmeralda non ha nemmeno il tempo di augurarle un qualche accidente per averla lasciata in quella situazione che Barry si era piazzato proprio davanti a lei.
« Esm. » lei s'irrigidisce, quando abbreviavano il suo nome le faceva sempre quell'effetto. « Posso farti una richiesta? » lei annuisce, temendo ciò che la mente di Barry poteva progettare.
« Visto che io ho perso, e anche tu hai perso, e praticamente quasi tutta la nostra lo ha fatto, che ne dici se formiamo un gruppo di allenamento? »
« Eh? » Esmeralda guarda l'amico, parecchio perplessa. Barry sorride convinto.
« Ma sì, un gruppo dove possiamo allenarci per diventare più forti! Io sarò il capo, e tu sarai il mio vice! Se non accetti ti farò una multa salatissima! » la ragazza non può non ridere.
« D'accordo, d'accordo. Ma lo faccio solo perché non voglio prendere la multa. » Barry accoglie con entusiasmo la sua risposta. La afferra per un braccio, trascinandola con sé.
« Allora andiamo! »
« Eh? Dove? » da quel momento Esmeralda comprese che avrebbe dovuto occuparsi di ben altri problemi, e che la sua sconfitta passava decisamente in secondo piano.

« I vincitori del quarto turno sono Gary Oak, Natsumi Suzuki, Yukiko Edogawa e Aria Mirror. » non c'era molto da dire, in certe lotte era stato quasi evidente il vincitore. I ragazzi rimasti finalmente si alzano in piedi, era il loro turno.
« Ebbene, le ultime coppie. Redrose Drew e Waterflowers Misty, Watson Nicky e Blair Pedro, Costaluna Anis e Crushand Marzia, Shiromiya Asuka e Ketchum Ash. » il sospiro generale è percepibile. La giornata stava cominciando a volgere al termine, e le ultime lotte sarebbero state accompagnate dal tramonto. »
« Era ovvio che vincessi. » commenta Gary, ricevendo un'occhiataccia da parte di Kotone. Dal canto suo Natsumi non poteva credere di aver davvero vinto contro il cugino, che aveva schierato Pokémon che aveva usato per arrivare alla Lega.
« Adesso posso rilassarmi, almeno fino a domani. » commenta sottovoce. Ora toccava ad altri combattere.

Asuka era a conoscenza delle abilità di Ash, e perciò si era preparata di conseguenza.
« Pikachu, scelgo te! » con molta riluttanza, però, Asuka si trova costretta a mandare in campo Samurott come primo Pokémon. Sapeva che sarebbe stata sconfitta, ma sapeva anche che le mosse che aveva avrebbero fatto diversi danni al Pikachu di Ash.
« Per primo, Pikachu, usa Fulmine! » Asuka se lo aspettava, perciò aveva fatto tenere alla sua Pokémon una Baccaparmen. Fulmine la centra in pieno, ma non fa i danni sperati da Ash. Anzi, facendo così attivò l'abilità della sua Samurott.
« Acqua, usa Idrondata! » la Pokémon richiama tantissima acqua che scaglia contro Pikachu. Il Pokémon Topo viene colpito dalla violenta frustata di acqua.
« Pikachu! » con grande sorpresa dei presenti, Pikachu era sconfitto. Persino Ash, che aveva sempre contato sul topo elettrico, era sorpreso. Asuka, invece, era senza parole. Sapeva che Pikachu non era affatto debole. Aveva sottovalutato la potenza di Acquaiuto.
La ragazza continua a mantenersi determinata, entrambi avrebbero combattuto.
« Unfezant, ora tocca a te! » la Pokémon si libra in aria, salendo ad alta quota. Asuka comprende che Acqua sarebbe stata sconfitta in quel turno, ma aveva già l'asso nella manica per sconfiggere Unfezant. « Aeroassalto! » la Pokémon esegue prontamente l'ordine, abbattendosi su Samurott che si accascia a terra esausta. Asuka la fa rientrare nella sfera, complimentandosi con lei per aver abbattuto Pikachu.
« E ora, Xun! » il suo Luxray fa la sua entrata in scena, emettendo qualche scintilla di elettricità blu. Ash deglutisce, sarebbe bastato anche un solo attacco per mettere k.o. il suo Pokémon.
« Unfezant, usa Attacco d'Ala. » le ali di Unfezant si illuminano, pronti a colpire Luxray.
« Dopo che ti ha colpito usa Fulmindenti, Xun! » ordina Asuka. Luxray rimane in attesa, fino a quando Unfezant non lo colpisce in pieno. Poi, caricando elettricità, la morde su un'ala. La Pokémon si lascia andare a un verso di dolore, prima di riprendere quota mentre Xun la osservava allontanarsi.
Il colpo per Unfezant, così come per Luxray, si era rivelato critico e aveva fatto un gran danno. « Chiudiamo, Xun. Usa Scintilla! »
Luxray carica nuovamente il pelo di elettricità, prima di raccoglierlo in una sfera e lanciarla verso Unfezant, che ne viene travolta e inizia a perdere quota. Ash la fa rientrare nella sfera prima che si schianti al suolo.
« Beh, è una lotta impegnativa. » dice, anche se ormai poteva dirsi consapevole che non avrebbe vinto. Però avrebbe lottato fino in fondo. « Ora vai, Oshawott. » il Pokémon lontra esce determinato dalla sfera, ma alla vista di Luxray scappa a nascondersi dietro le gambe di Ash.
« Avanti, Oshawott! » dice Ash, profondamente in imbarazzo per il comportamento del suo Pokémon. « Sei l'ultimo Pokémon! »
Quelle parole hanno un effetto strano sul Pokémon, che torna in campo e prende la sua arma-conchiglia. Ash spera tanto che fosse pronto a combattere.
« Bene, allora usa Idropompa! » un attacco potente forse avrebbe aiutato la sua causa ma Luxray lo schiva, facendo confondere Oshawott.
« Xun, Fulmindenti! » dopo l'attacco, anche Oshawott era esausto. Ash lo richiama nella sua sfera, sorridendo. Ormai per lui perdere o vincere non faceva differenza, l'importante era che si fosse divertito.
Asuka non fa in tempo ad esultare che Luxray si struscia contro le sue gambe, attendendo la ricompensa per le sue vittorie. Asuka gli accarezza il capo, ottenendo tante fusa affettuose. Con quella lotta, la prima giornata del torneo era terminata.

« I vincitori di questo girone sono Drew Redrose, Nicky Watson, Anis Costaluna e Asuka Shiromiya. Congratulazioni a tutti, ragazzi. » a giornata finita in molti sentivano la stanchezza che saliva. La prima giornata era stata impegnativa.
« Domani mattina verranno affissi gli accoppiamenti e gli orari delle lotte. Cercate di non fare tardi. » raccomanda Aloè. « E ora, andate pure a riposarvi. » dal gruppetto dei partecipanti si leva qualche assenso, dopo di che tutti iniziano il loro esodo verso le loro stanze.

Gli studenti tornati ai dormitori non vedevano l'ora di buttarsi nel loro letto, tutti esausti nella stessa maniera.
« Congratulazioni per la vostra vittoria. » Giulia sospira, guardando Catlina congratularsi con le altre ragazze. Lei aveva passato la giornata a coordinare gli spettatori, e si sentiva sfiancata. Alla stanchezza si sommava la preoccupazione per Martes, era quasi una settimana che non rispondeva alle sue chiamate.
« EGiuli? » la ragazza si riscuote al richiamo gentile di Pat. « Tutto bene? » lei annuisce, non spiccicando parola. Non aveva nemmeno voglia di parlare.
Poco più distanti da loro c'erano Lena, Catlina e Mei, che dovevano star parlando di qualcosa di interessante visto che sembravano molto prese.
« C'è qualcosa che ti preoccupa. » dice a bassa voce Pat. Giulia si volta nella sua direzione, indecisa se crederle o meno.
Apre la bocca, per poi richiuderla. Voleva dire qualcosa, ma aveva deciso di rinunciare all'ultimo.
« Una persona importante per te. » continua la psichica, guardandola dritta nei occhi. « Hai paura di essere abbandonata. Di nuovo. »
« Basta. » parla Giulia, guardando dritto nei occhi Pat.
« D'accordo. Non dirò di più. Sappi che quella persona non è al sicuro. »
« Cosa? » la psiche la osserva.
« Non ti preoccupare, non sembra in pericolo di vita. Ma... è come se non stesse bene. » Giulia si ritira in silenzio.
« Perché mi stai dicendo questo? » Pat non ci pensa nemmeno alla risposta da dare.
« Perché sembra che tu ci tenga, a quella persona. Non ti preoccupare, in questi giorni dovresti rincontrarla. » la ragazza più grande sospira, non sentendosi tranquilla.
« Io vado a dormire. Sono stanca. » sussurra, dirigendosi fuori dalla stanza. Doveva far smettere quello strano sentimento che la pungeva.
« Sei sicura di stare bene? » come al solito Zorua era uscita dalla sua Pokéball senza permesso. Giulia la guarda, ma non la vede realmente.
« No. Martes è in pericolo. »
« Non è quello che ti hanno detto. » commenta Zorua, assottigliando lo sguardo. La sua Allenatrice sapeva essere dannatamente paranoica. « Secondo me Pat non è una veggente e voleva solo scherzare. » dice, cercando di sdrammatizzare. Giulia scuote la testa.
« No. Se Pat predice qualcosa, è vero. Non sbaglia mai. » Zorua osserva Giulia, era lì ma era come se non ci fosse. « D-devo chiamarla. » si dice, dirigendosi verso la sua camera.


« Siamo pronti? » Ada guarda verso il loro Comandante. Da quando Ivan era tornato la speranza si era riaccesa nel Team Idro.
« Sì, signore. Già domani potremo arrivare alla regione di Kanto. » quella volta avevano deciso di essere più discreti, usando un sottomarino come base. Non sarebbe stato così semplice scoprirli.
« Alan dov'è? » Ada osserva stranita il loro capo, era raro che si dimostrasse interessato ai loro sottoposti.
« L'ho visto stamattina, stava dando disposizioni alle reclute. » si mormorava che ci fosse una spia nelle loro fila, e Alan aveva deciso di indagare.
« Capisco. Non rimane che attendere di arrivare, e finalmente... » il comandante fa una pausa. « Ada, lasciami da solo. » ordina.
La donna annuisce, sparendo dietro la porta. Non era pienamente convinta di ciò che stavano per fare. Sospira, proseguendo per la sua strada. Lei si sarebbe limitata ad eseguire gli ordini. Niente di più.
Era stato tremendamente difficile ricostruire le fila del loro Team ma lei era riuscita nuovamente a ottenere il suo grado di Idrotenente.
« Ada? » con non molta sorpresa la donna guarda Alan, che si stava sempre più avvicinando nella sua direzione.
« Allora? Stanato l'intruso? » lui assottiglia gli occhi per qualche istante, non sapendo cosa rispondere di preciso.
« Più o meno. Ci sto arrivando. » Ada cerca di trattenere una risatina di scherno, Alan era sempre stato un uomo adatto all'azione. Giocare al gatto e al topo non faceva affatto per lui.
« Lascia il lavoro a me. Sai bene che lo farò meglio di te. » dice, senza preoccuparsi della reazione che l'altro avrebbe avuto. Alan la guarda intensamente, prima di afferrarle il braccio con forza.
« Non credere di essere migliore di me. » ringhia, aumentando la presa sul braccio. Ada riesce a reprimere un gemito di dolore, ma la stretta sembrava volerle impedire la circolazione.
« Sai benissimo che è così. » parla ancora, sapendo bene che il suo carattere la metteva spesso in contrasto con Alan. Lui sembra quasi divertito dalla sua impertinenza.
« D'accordo. Se non stano l'intruso tra due giorni, lascerò che te ne occupi. » dice e Ada ricambia lo sguardo di sfida. Finalmente la presa sul suo arto si allenta del tutto.

« Cosa significa che non riuscite a trovarli? » Rossella non poteva crederci. Nonostante l'avanzato radar costruito dai loro scienziati avevano perso il segnale del sottomarino del Team Idro. Già trovarsi in mezzo al mare era un punto sfavorevole, per il Team Magma, e ora si erano addirittura persi.
« Calcolate la rotta più breve per Kanto! » ordina a un sottoposto, che si affretta a sparire per eseguire. Lei detestava quella situazione, e desiderava arrivare presto a Kanto per dare sfogo alla sua frustrazione.
Max si era rinchiuso nella sua stanza, per fare chissà che cosa. Lo ammetteva, il suo capo sapeva essere davvero strano. Ottavio si trovava già a Kanto, per tastare il terreno e coprire il loro arrivo a Fucsiapoli. Non riusciva a sentirsi tranquilla, perché perdere quel minimo del contatto il con Team rivale la costringeva a muoversi nella cieca.
« Perché è tutto in mano a me? » si chiede. Lei voleva solo chiudere i conti con i marmocchi che avevano sfaldato le sue aspirazioni, altro non le serviva.



A random (spiegazioni):
- In questo torneo non ci sono gli arbitri, ma solo persone incaricate a controllare che non si commettano scorrettezze.
- I nomi sono stati estratti a sorte, e le lotte le ho regolate in base alle combinazioni del tipo e delle mosse.





Né!
Rieccoci su queste frequenze in meno di un mese. Un piccolo record che sono felice di raggiungere. Questa sorpresa porta delle novità *indica sotto* e spero non me ne vogliate troppe per farvi perennemente attendere. Nel caso, chiedo umilmente scusa per l'abuso della vostra pazienza.

Novité:

Ho preso una decisione. So che è crudele farvi attendere così a lungo per i capitoli (ormai avrete perso la speranza, immagino) ma non sono ancora pronta a pubblicare settimanalmente come mi ero ripromessa. Perciò sono giunta a un punto che mette concorde tutte le parti possibili e inimmaginabili.
L'aggiornamento sarà mensile. E proprio in questa data. Quando aprirete la pagina il quindici di un qualsiasi mese, vi troverete un nuovo capitolo di questa storia pronto per essere divorato.
Trovo che sia un buon compromesso che permette a me di fare con calma e al contempo a non lasciarvi a bocca asciutta.

Commenti sul capitolo:

E finalmente il mini arco del Torneo è iniziato.
Quelli sono i miei primi e impacciati tentativi di scrivere delle lotte Pokémon. Sono migliorata, tranquilli. *osserva capitoli in produzione*
Ho ricontrollato, e mi sembra di non aver favorito nessun personaggio - sia mai che qualcuno accusi di favoreggiamento - ma di aver lasciato tutto ai tipi e alle mosse dei Pokémon che lottavano.
Inoltre, ormai si vede proprio che qualcosa bolle in pentola, eh? Succederà, gente, succederà. (?) Cosa, mi chiedete? Con la dovuta calma lo saprete. #cosenonsenseinrima

Ringraziamenti:

Ringrazio Juls_ e Gwen Kurosawa per aver recensito lo scorso capitolo, ma anche i numerosi lettori che ho osservato passare da queste parti.


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Capitolo 11
*** Le sorprese e le disgrazie non vengono mai da sole. ***


Capitolo Undici: Le sorprese non vengono mai da sole, come le disgrazie.


Capitolo Undici: Le sorprese non vengono mai da sole, come le disgrazie.


La seconda giornata era sempre quella più impegnativa, dovendo i vincitori affrontare ben due lotte invece di una e quella mattina non si era rivelata non particolarmente fortunata per Magdalena, che vedeva il proprio nome scritto per primo sulla lista degli scontri.
« Mi dispiace. » le sussurra Jasmine, non appena finito di affissare l’elenco che Lunick le aveva affidato. Lena sorride, un po’ sconsolata.
« Mi duole di più il pensiero che il mio sfidante sia Komor. » commenta.
La ragazza più grande le sorride, per poi guardandosi intorno. La giornata che l’attendeva si prospettava impegnativa. « Ti auguro buona fortuna! » le dice, prima di allontanarsi per la sua strada e Magdalena la saluta, prima di concentrarsi sulle Pokéball che contenevano la sua squadra.
« Bene. Adesso devono entrare in campo Evans Magdalena e Komor Towards, Grisperle Mei e Mirage Tel, White Nicolas e Harixgoon Lucas, White Touko e Domadraghi Lance. »
Tutti erano determinati a vincere.

« Sono già stati chiamati? » Aria sbuffa subito dopo aver compreso la propria domanda retorica. Voleva parlare con Touko, ma la loro discussione sembrava sempre essere rimandata a favore di eventi superiori.
« Sembra di sì. » commenta Vera sospirando, non le era stato assegnato nessun incarico per quella mattina. Alla fine, scegliere di non partecipare era stata la scelta migliore, visto che poteva rilassarsi e godersi appieno il torneo.
« Va bene, andiamo. » parla delusa Aria. Il prossimo turno era il suo e doveva iniziare a prepararsi una buona strategia. Non si sentiva tranquilla nemmeno un po', visto che il suo avversario era Edogawa.
« Io vado, ok? » le dice Vera, capendo che l'amica sarebbe presto sprofondata in un coma meditativo. Dopo aver ricevuto un vago suono come risposta, Vera si dirige verso gli spalti del terzo campo di lotta, curiosa di sapere come se la stesse cavando Touko.
Probabilmente però non sarebbe riuscita a vedere la lotta come avrebbe voluto, visto che dalla direzione opposta alla sua stava arrivando Drew. La ragazza si mette subito sulla difensiva, sapendo che con tutta probabilità Drew non avrebbe rinunciato a qualche frecciatina alla sua persona.
« Redrose. » sibila, prendendo un grosso respiro. Lui sembra sorpreso di vederla, ma maschera presto la sua emozione.
« Taylor? Come mai sei qui? » la castana sembra leggermente interdetta dal suo tono così tranquillo, tanto da deglutire nervosamente.
« E tu? Non dovresti essere da qualche parte a bearti di aver passato le eliminatorie? » il suo tono acido non sembra smuovere il ragazzo di fronte a lei.
« Sono stato fortunato. » le risponde, cogliendola di sorpresa. Un Drew che non rispondeva alle sue frecciatine, cosa che solitamente avrebbe fatto, era troppo strano.
« Sei sicuro di stare bene? » chiede allora, cominciando decisamente a preoccuparsi, non ottenendo però nessuna reazione. Drew dal canto suo stava vivendo un forte conflitto interiore. Non sapeva come comportarsi dopo aver letto il diario della ragazza che aveva di fronte, e sinceramente non gli veniva in mente niente di valido per risponderle. Si sentiva tremendamente dalla parte del torto tanto che sentiva fisicamente il disagio. Non era stato facile scoprire che, ai tempi del primo anno, Vera aveva una cotta per lui era stato fatale. Soprattutto perché, al tempo, anche lui lo era di lei.
Si sentiva stupido, ricordando i comportamenti di Vera nei suoi confronti. Erano così evidenti! Era stato sciocco, e avrebbe potuto evitare tutto ciò che era successo. Non voleva usare la scusa che fosse incosciente, a quattordici anni.
« Redrose....? » finalmente reagisce al richiamo di Vera, che si era avvicinata e gli sembrava parecchio preoccupata. Drew deglutisce, prendendo il coraggio a due mani. Doveva dimostrare di essere un uomo, anche situazioni come quelle lo richiedevano.
« Vera. » la castana sussulta. Era parecchio tempo che Drew non la chiamava più per nome.
« S-sì? » stava seriamente cominciando a pensare che il compagno di classe fosse malato. Gravemente. Di testa.
« Io... ti voglio dire una cosa, quando il torneo sarà finito. Se vincerò o perderò non importa, ma voglio dirtelo. » Vera sgrana gli occhi, arrossendo fino alla punta dei capelli e rimane in stato di shock per un po', anche quando Drew prese la sua strada.
Se lui le avesse rivolto quelle parole quando erano ancora amici queste l'avrebbero fatta andare su di giri, ma in quel momento si sentiva in dovere di provare sospetto. Peccato che non fosse così, anzi, il suo cuore batteva violentemente nella cassa toracica facendole quasi male.
« Oh no... » sussurra, mettendosi una mano al petto e cercando di calmare i battiti violenti che sentiva. Aveva paura di tornare a provare gli stessi sentimenti di due anni fa.


Natsumi non si sentiva tranquilla. Avrebbe dovuto affrontare Gary Oak, e conosceva soltanto un Pokémon della squadra che il ragazzo avrebbe utilizzato. Il giorno precedente aveva ammirato la potenza di Blastoise, ma ora le toccava arrovellarsi su una possibile strategia di attacco. Come tipo avvantaggiato aveva solo Snivy, ma il Pokémon non aveva ancora molta esperienza di lotta con lei.
I ragazzi del primo turno rientrano nella grande stanza d'attesa, e con loro arriva anche Camilla.
« Bene. I vincitori sono Komor Towards, Mei Grisperle, Nicolas White e Lance Domadraghi. » legge, con un certo entusiasmo. Tutti avevano dato un grande spettacolo, il pubblico era rimasto elettrizzato.
« Ora si preparino Freezerock Paul e Domadraghi Sandra, Evans Julia e Falkner Valerio, Oak Gary e Suzuki Natsumi, Edogawa Yukiko e Mirror Aria. » otto ragazzi escono dalla stanza, dirigendosi verso i campi.
« Ho perso. » commenta Touko. Per lei perdere o vincere non aveva importanza quella volta, da tempo aveva deciso di prendere la lotta come un mezzo per conoscere gli altri e divertirsi, invece di concentrarsi sulla vittoria. « E tu, Anis? » la castana seduta accanto prende un grosso respiro, la sua lotta era l'ultima del turno.
« Devo ancora lottare. » commenta a bassa voce, la sua sfidante sarebbe stata una compagna di classe. Touko le dà una pacca sulla spalla.
« Hai una squadra dalla forza discreta, contando che certi tuoi Pokémon non sono pienamente evoluti. »
« Quale complimento, dalla Campionessa in persona. » commenta sarcastica Anis, ricevendo un sorriso da Touko. La ragazza ormai ci aveva fatto l'abitudine al carattere della ragazza più grande.
« Ok, ora ti lascio al tuo silenzio meditativo. » scherza, ricevendo un mezzo sorriso come risposta. Certe volte proprio non capiva quale fosse la cosa più giusta da dire. Touko scuote la testa, cercando di non pensarci, e all’uscio della stanza d'attesa la ragazza incontra Komor, che stava silenziosamente passeggiando per il corridoio e si avvicina, sapendo bene che non avrebbe mai colto l'amico di sorpresa.
« Ciao. » la saluta lui, vedendola arrivare.
« Complimenti per la vittoria. » replica Touko, mettendo le mani dietro la schiena.
« Grazie. Anche se non posso ancora rilassarmi, devo battere tua cugina. » Touko ride.
« Ti faccio i miei auguri, battere Kyurem non è così semplice. » il ragazzo si acciglia un po'.
« Ho già una strategia per battere quel Pokémon. » dice piano, provocando a Touko un po’ di perplessità.
« Verrò a vedere come te la cavi, allora. » sorride, cercando di essere incoraggiante. Il ragazzo fa per sistemarsi gli occhiali sul naso, salvo per poi ricordarsi che non li portava più.
« ...Grazie. » le risponde semplicemente, cercando di mascherare un lieve rossore.

« I vincitori sono Paul Freezerock, Julia Evans, Gary Oak e Edogawa Yukiko. » la voce di Camilla risuona tramite gli altoparlanti, facendosi sentire anche fuori dal perimetro dell'arena. « Ora mancano solo due coppie; Redrose Drew e Watson Nicky, Costaluna Anis e Asuka Shiromiya. »
« Già il primo giro sta già per finire? » commenta Solana sottovoce mentre Belle rimane in silenzio, piena di pensieri.
« Io devo andare, mi hanno assegnato diversi compiti che devo finire. » la Ranger non sembra tanto convinta, ma si alza in piedi e la saluta con un sorriso, guardandola allontanarsi preoccupata.
« Ehi, Sol! » al richiamo del fidanzato la ragazza si volta. Lunick le stava venendo incontro con un gran sorriso.
« Lunick! » esclama lei, mettendo le mani sui fianchi. « Non dovresti essere a... » non fa in tempo a finire che il ranger la afferra per un braccio.
« Ho delegato le responsabilità a Serenity, e credo che lei e Jasmine se la caveranno a meraviglia. » Solana alza un sopracciglio, perplessa. Quando voleva il suo ragazzo sapeva essere un gran lavativo.
« E tutto ciò per cosa? » chiede, inchiodandolo con lo sguardo. Lui si gira nella sua direzione, stringendola a sé.
« Per questo, ovvio. » sorride, vedendo il viso di Solana cambiare rapidamente colore.


« Ash, sono ben due settimane che tu e Gary non parlate. » commenta Misty. Avevano deciso di andare a vedere la lotta tra Anis e Asuka, ma avevano finito ben presto a parlare di un diverso argomento.
« Non mi sembra di essere dalla parte del torto. » le risponde lui, corrucciando le labbra e Misty sospira sconsolata. Quanto a testardaggine Ash poteva battere chiunque.
« Però, insomma... » cerca di dire.
« Misty. » la interrompe Ash, con tono fermo. « Io non chiarirò niente con Gary finché lui non farà pace con Julia. Punto. »
« Questo lo capisco. » commenta la ragazza, sistemandosi meglio. « Speriamo che risolvano presto. » Ash non sembra tanto convinto.
« E' troppo orgoglioso, non ammetterà mai qualcosa se ha sbagliato o se ha torto. » Misty lo guarda, lei non conosceva Gary bene quanto Ash.
« Se lo dici tu... » mormora, guardando il campo di lotta per la prima volta da quando si era seduta. Sul campo Anis aveva appena fatto rientrare il suo Altaria, sconfitto dall'Unfezant di Asuka. Con un sospiro, la ragazza prende la sua ultima Pokéball e manda in campo Luxray, che guarda seriamente l'avversario, improvvisamente rigido. Antagonismo aveva fatto il suo effetto. Ormai entrambe le sfidanti avevano mandato il loro ultimo Pokémon in campo.
« Possiamo cominciare. » dice Asuka, determinata a vincere. « Kaze, usa Bullo! » ordina. Il Pokémon uccello plana verso Luxray, con aria di sfida e un’espressione da schiaffi. Il Pokémon Occhiluce sembra interdetto per qualche istante, ma si infervora subito dopo aumentando di conseguenza il suo attacco. Poi, come mossa richiedeva, il Pokémon entra in stato di confusione.
Anis prende un grosso respiro. « Luxray, usa Bullo anche tu! » ben presto anche il Pokémon Orgoglio subisce gli stessi sintomi di Luxray. Il Pokémon uccello si alza di quota, con qualche difficoltà a rimanere in aria.
« Ora, Kaze, usa Ventagliente! » seppur con qualche difficoltà, Unfezant riesce ad iniziare a caricare il colpo. Asuka lo guarda seriamente, sperando che la confusione non facesse il suo effetto nel turno successivo.
« Luxray, Sottocarica. » ordina Anis, ma ben presto l'elettricità che Luxray stava iniziando ad accumulare si rivolta contro il Pokémon stesso.
« Kaze, adesso! » aprendo le ali con qualche esitazione, Unfezant fa partire diverse lame di vento che colpiscono in pieno Luxray. Anis stringe nervosamente la mano a pugno, Ventagliente era riuscita a fare un danno maggiore a quanto si aspettava.
« Luxray, ancora Sottocarica. » ordina, e questa volta la mossa sembra andare a buon fine facendo caricare il pelo di Luxray di elettricità.
« Adesso, Kaze, una Volo! » il Pokémon obbedisce, per quanto gli effetti di Bullo fossero ancora attivi.
« Luxray, usa Sottocarica! » ordina nuovamente Anis, e con sollievo constata che Luxray era finalmente riuscito a liberarsi dagli effetti di Bullo.
« Vai, Kaze! » urla la corvina, ma ben presto il Pokémon precipita al suolo ferendo se stesso, per poi rialzarsi di quota ondeggiando. La sua ripresa non dura a lungo, visto che cade nuovamente al suolo.
« Questa è l'occasione! Luxray, usa Scintilla! » quasi urla Anis, e il Pokémon si affretta a caricare il colpo e precipitarsi verso Unfezant ancora sul terreno. L'impatto per il Pokémon uccello è fatale.
« Kaze! » esclama Asuka nel tentativo di richiamarlo, ma sapeva bene che il suo Pokémon era stato sconfitto. Lo fa rientrare nella sfera prima che si schianti al suolo, stringendo la sfera e sperando che Kaze riuscisse a resistere ancora per un po', giusto il tempo di portarlo a curare. Dall'altro lato del campo Luxray sembra sfinito, e si reggeva in piedi a malapena anche per via degli effetti di Bullo.
« Bene, la vittoria va ad Anis Costaluna! » la vincitrice sembrava davvero esausta, la lotta aveva sfinito anche lei. Anis fa rientrare Luxray nella sua sfera, sceglierlo come ultimo Pokémon le aveva portato buoni vantaggi.

Nella stanza d'aspetto si erano riuniti i vincitori dei precedenti turni.
« Adesso hanno vinto Nicky Watson e Anis Costaluna. » annuncia Camilla. Le due ragazze annuiscono, visibilmente stanche. Nessuna delle due aveva affrontato un avversario facile da sconfiggere. Drew aveva dato parecchi problemi a Nicky con il suo stile di lotta, mentre tra Anis e Asuka era stata una battaglia all'ultima mossa visto che entrambe conoscevano i Pokémon dell'altra, oltre che allo stile di lotta e alle strategie.
« Bene. Adesso faremo una pausa di un'ora, poi riprenderemo con il secondo giro della giornata. »


« Congratulazioni. » Nicky sobbalza, e il panino che stava mangiando quasi le va di traverso. Fortuna che c'era Riolu con lei, che dopo qualche pacca sulla spalla la fa riprendere. Finalmente nella sua visuale entra Kyohei.
« Oh... G-grazie. » risponde, tossicchiando ancora, tanto da preoccupare il ragazzo.
« Ti ho spaventata? » le chiede, sedendosi accanto a lei, ma questa nega con la testa.
« No, tranquillo. Sono solo un po'... sorpresa, ecco. » dice con un sorriso e Kyohei sembra sollevato per la sua risposta. « Come va? » chiede poi, cercando di calmarsi.
« Mi annoio, ma almeno non sono costretto a studiare. » commenta con un sorriso, guardando finalmente il Riolu della ragazza. Il Pokémon si aggiusta la bandana rossa che porta al collo e lo guarda dritto negli occhi. « Wow, hai un Riolu. » commenta poi, facendo annuire Nicky.
« Sì, lui è il mio Pokémon migliore. In effetti, conosci solo Gengar della mia squadra. » commenta sovrappensiero, memore del loro primo incontro. « Un giorno dovrò presentarteli. »
Kyohei annuisce. « Lo stesso vale per la mia squadra. »
« Ma che piccioncini. » il ragazzo sussulta riconoscendo al volo la voce, mentre Nicky deve girarsi per vedere chi fosse il misterioso terzo partecipante al loro discorso.
« Ciao. » le sorride Mei, con una sfumatura inquietante.
« C-ciao. » mormora Nicky, cominciando seriamente a preoccuparsi. Non aveva idea chi fosse quella ragazza, che presto si volta nella direzione di un Kyohei sinceramente spaventato.
« Allora, fratellino, non mi presenti? » chiede lei, continuando a sorridere. Kyohei sospira, deciso ad affrontare la sorella.
« Nicky, questa è mia sorella Mei. Mei, lei è Nicky. » la ragazza più piccola assottiglia lo sguardo.
« Solo Nicky? » chiede. La corvina piega leggermente la testa di lato, inizialmente non capente.
« Sono Nicky Watson, piacere di conoscerti. » decide di optare per una presentazione ufficiale. Mei la scruta con attenzione e Nicky si sente all’improvviso sotto esame.
« Capisco. » rispose, facendo una pausa. « Io ora devo andare. E' stato un piacere, Nicky. Ci vediamo presto. » la ragazza più piccola si congeda così come era arrivata, facendo rimanere perplessa Nicky.
« Non farci caso, Mei è fatta così. » Kyohei comprende che per Nicky il comportamento della sorella era incomprensibile.
« Tua sorella è proprio singolare. » commenta lei con un sorriso, facendo sospirare Kyohei.
« Dì pure quel che vuoi, ma è meglio che tu non le stia così vicina. »
« Perché? » alla sua domanda Kyohei sussulta, indeciso sulla risposta da dare. Se Nicky avesse saputo da sua sorella che gli piaceva sarebbe stata la fine. Non sarebbe più riuscito a parlarle.
« Beh... è perché... sì, insomma... » cerca di articolare, ma non trova una buona risposta da darle. Davanti al suo disagio, Nicky sorride.
«Stai pure tranquillo, se cercherà di raccontare dettagli imbarazzanti su di te non ci crederò. » Kyohei sbianca di colpo.
« O-ok. » Nicky si alza in piedi, ripulendosi dalle briciole sulla gonna mentre Riolu saltava sulla sua spalla.
« E’ piuttosto tardi, devo preparare una strategia per la mia prossima lotta. » Kyohei annuisce.
« Verrò a fare il tifo per te. » le sorride. Nicky ricambia, salutandolo con la mano ed allontanandosi.
« Ehi, cugino! » non passa molto che al ragazzo si unisce Touya. « La tua bella è andata? » alle sue parole Kyohei avvampa.
« Non lo è! » esclama, alzandosi in piedi. Dopo essersi accorto che aveva attirato l'attenzione si risiede, mentre Touya cercava di smettere di ridere.
« Avanti, non reagire così. » dice, ma Kyohei lo fulmina con un'occhiataccia sospirando.
« Certo che sei molto d'aiuto. »


« Vedo che vi siete riposati. » i partecipanti erano rimasti solo in dieci, tutti determinati a vincere. Camilla osserva gli studenti, molti di loro si stavano impegnando seriamente.
« Ora entreranno in campo Towards Komor e Grisperle Mei, White Nicolas e Domadraghi Lance, Freezerock Paul e Julia Evans. Le altre due coppie combatteranno successivamente. » Julia deglutisce nervosamente, battere un avversario come Paul non sarebbe stato semplice, ma non le rimane altro che sospirare dirigendosi verso il campo prestabilito, verso la sua battaglia.
« E tu, Costaluna? » Gary stava cominciando a godersi le sue vittorie, e quale bonus aggiuntivo migliore quale irritare Anis? La castana lo ignora platealmente.
« Nicky? » dice, rivolgendosi alla compagna di classe, che si volta nella sua direzione.
« Sì? »
« Puoi dire a questo essere che io non ho intenzione di parlare con lui, né adesso né mai? » gli occhi blu di Nicky si spostano a Gary, che le fa segno che poteva risparmiarsi di parlare.
« Ho sentito chiaramente ciò che dici, Costaluna. » la ragazza alza lo sguardo su di lui con aria di sfida.
« Bene bene, allora non aprire più bocca. » commenta, iniziando ad irritarlo.
« Anche se non mi parli sopravvivo comunque. » le dice, facendo sorridere Anis.
« Meraviglioso. » davanti a quello scambio di battute poco piacevoli Nicky si fa piccola, allontanandosi. Nell'altro capo della stanza si era rifugiata Yukiko che sussurrava strani mantra mentre Jolteon se la rideva allegramente.
« Edogawa? » la castana sembra notare solo dopo la sua presenza, visto che si volta lentamente nella sua direzione.
« Ah, sei tu... » sussurra. La corvina si preoccupa, anche se conosceva Yukiko da pochi mesi ancora non l'aveva vista in quello stato.
« C'è qualcosa che non va? » chiede, sedendosi accanto a lei. La ragazza più piccola non risponde, ritirandosi ancora di più nel suo silenzio.
« Se vuoi posso spiegartelo io. » dice il Jolteon della ragazza. Nicky sussulta, non si sarebbe mai abituata al pensiero che quel Pokémon potesse parlare, ma annuisce nella speranza di ricevere delle spiegazioni.
« Il suo sfidante è Gary Oak.» Nicky lo osserva perplessa.
« E quindi? » chiede, non capendo affatto.
« Sai che la tizia ha una cotta per lui, no? » Nicky annuisce per risposta. « Perciò sa già che andrà in tilt non appena sarà sul campo di lotta e io so già che perderemo clamorosamente. » borbotta Jolteon, deluso da quella debolezza della sua Allenatrice.
« Capisco... » sussurra Nicky.
Tutti avevano il loro punto debole, e non avrebbero mai potuto farci niente.


« Sono troppo carini! » da quando Leona aveva presentato i suoi cuccioli, non passava giorno che non venisse qualcuno alla biblioteca per coccolarli. Lucinda accarezza il muso di un Growlithe piuttosto vivace che non aveva esitato a sistemarsi sulle sue ginocchia. Aveva fatto rientrare Piplup nella sua sfera, non voleva certo che il Pokémon Pinguino le facesse una scenata di gelosia.
« Già. » Kenny aveva deciso di accompagnarla, e il ragazzo stava continuando a cercare il coraggio di parlare con Lucinda senza riuscire davvero a trovarlo. « P-posso dirti una cosa? »
Lucinda cerca di fermare Growlithe, che si era sporto per leccarle la faccia.
« Sì, dimmi pure. » sorride incoraggiante. Kenny deglutisce, sentendosi improvvisamente pesante.
« Insomma... Ecco, vorrei dirti... So che il luogo non è perfetto ma... » Lucinda lo guarda stranita, non capendo niente in quel groviglio di parole.
« Kenny, se hai qualcosa da dirmi fallo e basta. » dice, seria, mentre Kenny cerca di darsi una calmata.
« So che non è proprio il momento adatto per dirtelo, e non c'è l'atmosfera, ma voglio dirti che mi piaci. » Lucinda sgrana gli occhi, non si aspettava che l'amico d'infanzia le facesse una confessione simile.
« C-cosa? » balbetta, incredula. Poteva anche aver sentito male.
« Hai sentito. Ho detto che mi piaci. » quelle parole fanno arrossire la ragazza, incapace di replicare.
« M-ma... » balbetta questa, non sapendo cosa rispondere. Quella situazione la prendeva in contropiede. « Ecco... Insomma... » Kenny, vedendo la sua reazione, sospira.
« Non sei obbligata a rispondermi adesso. » le sue parole mettono ancora più in agitazione Lucinda. Lei sapeva bene che non provava quel tipo di amore per Kenny, ma far passare del tempo avrebbe solo fatto aumentare le illusioni dell'amico. Avrebbe tanto voluto mettere le cose in chiaro, non deludere Kenny, ma le parole le rimanevano in gola, incastrate da chissà quale blocco.
« Ah... » è l'unico suono che esce dalla sua bocca, facendo sorridere Kenny con tristezza.
« Io adesso vado, Lucinda, ma tu per favore pensaci. » dice, alzandosi in piedi e andandosene. La ragazza china il capo, le lacrime sulle ciglia. Voleva piangere, ma il suo orgoglio glielo impediva. Sapeva che doveva mettere le cose in chiaro con l'amico ma un grosso peso le impediva di alzarsi in piedi e inseguirlo.
Come una delle poche volte in vita sua, Lucinda non aveva la più pallida idea di cosa fare. Non sa dire quanto rimase lì, ma quando una mano gentile si posa sulla sua spalla si costringe a reagire.
« Lucinda, tutto bene? » con sollievo la ragazza constata che era Vera.
« Credo di ...sì. » Vera inarca un sopracciglio.
« "Credi"? » Lucinda annuisce.
« Insomma, oggi è successa una cosa che mi ha ...scossa un po'. » dice, cercando di mantenere la calma. Non poteva permettersi di scoppiare così facilmente.
« Ti va di parlarmene? » le chiede l’altra ragazza, sedendosi davanti a lei. Dopo un lungo silenzio, Lucinda annuisce.
« Kenny si è dichiarato. » spiega, decidendo di togliersi quel peso poche parole. Vera sgrana gli occhi.
« Davvero? » con aria grave Lucinda conferma, mentre Vera le prendeva le mani. « Ma è una notizia grandiosa. » Lucinda però non sembrava tanto convinta dalle sue parole.
« Sì, so che può sembrare meraviglioso, Vera, ma Kenny è un mio amico d'infanzia! Non mi potrebbe mai piacere in quel senso! » dice, stringendo le labbra.
« Questo sì che è un problema. Cosa hai intenzione di fare? » la sua domanda impensierisce ancora di più Lucinda, che abbassa il capo.
« Voglio chiarire che non sono innamorata di lui. Ma sono anche terrorizzata a perderlo come amico. Non so cosa fare. » Vera la avvicina a sé, abbracciandola.
« La scelta che devi fare è crudele. E nessuno potrà mai dirti qual è la decisione giusta da prendere. »


« Fi-nal-men-te. » se solo avesse potuto, Julia si sarebbe volentieri spalmata sul pavimento. Aveva seriamente temuto di perdere la lotta contro Paul. Non sapeva quale divinità ringraziare per la sua vittoria, perché le era sembrata quasi miracolosa.
« Congratulazioni. Komor, Lance e Julia. Ormai siete ammessi ai quarti di finale. » i tre ragazzi prendono un grosso respiro di sollievo, per quel giorno i loro dolori erano finiti. E il giorno successivo probabilmente sarebbero peggiorati.
« Ora tocca a Oak Gary e Edogawa Yukiko, e a Watson Nicky e Costaluna Anis. » i quattro ragazzi si alzano in piedi, ormai mancavano solo loro. Yukiko imprecava contro chissà cosa e chissà chi per averle permesso di battersi contro Gary, mentre Anis imprecava per il fatto che doveva combattere contro un'altra compagna di classe.
« Vedo che saranno due lotte impegnative. » commenta Lance, con un sorriso, prima di andarsene. Komor e Julia lo vedono allontanarsi, consapevoli che probabilmente avrebbero dovuto affrontarlo il giorno successivo.
« Vado anch'io, devo ancora studiare una buona strategia. » dice Komor, facendo rimanere Julia da sola nella sala d'aspetto.


Serenity si irrigidisce. Daniel era seduto sul bordo della finestra aperta e sembrava aspettare solo lei. Non era sorpresa della sua presenza in quel luogo. Quel ragazzo andava e veniva a suo piacimento, senza alcuna spiegazione o avviso, e appariva quando qualcuno meno lo desiderava. Come in quel momento. Era stanca, e invece si trovava a fronteggiarlo.
« Quale ...onore averti qui, Daniel. »
« Immagino volessi dire "disgrazia". » commenta lui, cogliendola di sorpresa. Non era capace di mentirgli, questo ormai lo aveva imparato.
« Immagini male. » risponde con tono lieve. « Come mai sei qui? » lui piega la testa di lato, ancora sul cornicione della finestra.
« Non so, mi crederesti se ti dicessi che sono qui per avvertirti? » la rossa sgrana leggermente gli occhi, non sapendo se credergli.
« Non voglio credere che ciò che mi hai detto è vero. » Daniel non le sembra impressionato.
« Puoi non credermi, ma ciò che sto facendo adesso lo faccio per te, di certo non perché mi importi. » entrambi rimangono in silenzio, guardandosi. « Non ho la pazienza necessaria, Serenity. » commenta laconico lui, prendendo un grosso respiro. Serenity rimane in silenzio, non sapendo cosa dire. « Hai intenzione di ascoltarmi? » chiede a quel punto Daniel, rivolgendole l'attenzione e lei alza leggermente lo sguardo, abbassandolo subito dopo, finendo con l’annuire mesta.
« Sai, Serenity... » iniziò Daniel dopo una breve pausa, piegando nuovamente la testa di lato. « ...se parlare con me ti da così tanto fastidio potresti anche dirmelo. » la ragazza alza la testa, stupita.
« N-non è così. » replica incerta, mentre le lacrime stavano già cominciando a premere agli angoli degli occhi.
« No? » le chiede lui. « Sai, sembra il contrario. Anzi, sembra che tu mi detesti proprio. » Serenity stringe le mani, cercando di non mantenere la calma. Apre la bocca, pronta a replicare, ma Daniel la zittisce con un gesto. « Ti prego, risparmiami le tue patetiche scuse. Mi annoiano. Mi irrita tanto il tuo atteggiamento da brava bambina. Sempre sorridente e carina, mai una parola malevola. Sei davvero debole. » lei cerca di raccogliere tutte le sue forze, Daniel era perfettamente capace di ferirla. Avevano passato così tanto insieme che sapeva di non avere alcun segreto per lui.
« T-tu… »
« "Io" cosa, Serenity? Dì semplicemente la verità. Dì che mi odi, perché è così. Dì che hai paura che io prenda il tuo posto. Dì anche che in realtà tu sai di essere debole e ti aggrappi agli altri per non farlo sembrare.» le lacrime di Serenity cominciano a correre libere lungo le guance.
« Sei... crudele. Lo sei sempre stato. » gli risponde Serenity, riuscendo a racimolare un minimo di voce senza singhiozzare.
« Io sono semplicemente me stesso. » replica, con aria fiera. « Ma stai pure tranquilla, non ho intenzione di usurpare il tuo trono. Puoi sederti su di esso con calma e fingere che vada tutto bene, almeno per un po'. »
Serenity si asciuga le lacrime, cercando di riottenere un minimo contegno mentre il suo Lucario usciva dalla sfera per mettersi tra i due ragazzi.
« ...Yang, scommetto che vuoi sapere come sta la tua sorellina. » ride, ricevendo un ringhio come risposta. « Ti dico solo che sta bene. » dice, estraendo una Pokéball. Lucario fa per lanciarsi contro il ragazzo, ma la mano di Serenity sulla schiena gli impedisce di fare gesti avventati.
« Ah, un'ultima cosa. » dice Daniel, un attimo prima di voltarsi. « Domani ci sarà un grande botto. Faresti meglio ad avvisare qualcuno, visto che finora non l’hai fatto. »
« Daniel, è una follia. » lui le sorride come al solito.
« Te l'ho detto, quale migliore modo per ottenere il mio scopo se non offrire i miei servigi ai Team malvagi, raggirandoli come desidero con le mie informazioni? » la ragazza sbianca, mentre Lucario emette un altro ringhio.
« E' inutile che tu faccia così. La tua Allenatrice potrà solo stare a guardare. » con queste parole il ragazzo salta giù, scomparendo tra i rami degli alberi.
Dopo essersi assicurata che Daniel non fosse nelle vicinanze Serenity cade sulle ginocchia, mentre nuove lacrime prendevano a solcarle le guance.
Lei non aveva potuto fare niente, e nemmeno in futuro sarebbe riuscita a contrastare Daniel.


« Questo giro è stato vinto da Gary e Anis. » i due ragazzi si guardano in cagnesco, quando avevano scoperto che l'altro aveva vinto non si erano risparmiati commenti pungenti. I cinque vincitori di quel giorno erano stati costretti a riunirsi.
« Per oggi ormai abbiamo finito. Visto che siete tutti studenti della scuola da anni mi risparmierò a spiegarvi le regole della lotta di domani. »
« Veramente... » Julia alza timidamente la mano. « ...io non sono mai arrivata a questo livello e l'ho sempre osservato da spettatrice. Non ne ho la più pallida idea. » sorride nervosa. Anis annuisce.
« Più o meno ciò che dice lei contatelo anche per me. » commenta.
« Giusto, le tue vittorie di oggi sono state un miracolo della prima categoria. » commenta sarcastico Gary, ricevendo un'occhiataccia da Anis.
« Le mie vittorie oggi sono tutte per un solo fine; prenderti a calci nel c... » Julia si premura a zittire Anis, ridendo nervosa.
« An, sei così esilarante. » ridacchia, cercando di evadere la lunga occhiata indagatoria di Camilla.
« Posso cominciare a spiegare? » chiede loro Camilla, ricevendo l'assenso di tutti. « Bene. Domani scenderete tutti in campo, e sarà una lotta di tutti contro tutti. » le due ragazze annuiscono.
« Non sono ammesse alleanze, anche se si potrà scegliere un "bersaglio". » a quelle parole Anis cerca di nascondere un ghigno mentre Gary sentiva un brivido lungo la spina dorsale. « Potrete usare un solo Pokémon, e si continuerà fino a che non rimarrà un solo Pokémon in campo. Il vincitore di questa sfida entrerà direttamente in finale, mentre gli altri quattro dovranno sostenere due lotte per poterci arrivare. Se volete, in questa lotta potrete usare un Pokémon qualsiasi della vostra squadra, non necessariamente uno di quelli registrati. Gli strumenti sono proibiti, e anche le mosse che causano K.O con un colpo. »
Lance e Gary avevano smesso di ascoltare, visto che le regole le avevano già sentite più di una volta, mentre Komor si dimostrava interessato nonostante anche lui le avesse già sentite. Julia ascoltava diligentemente le regole, e anche Anis si imponeva di ascoltare nonostante si annoiasse.
« C'è qualcosa che non capite? » la sua domanda riceve negazioni, tranquillizzandola.
« Allora a domani, ragazzi. »


« Allora sei davvero deciso. » commenta Archer, osservando Silver, facendogli assottigliare lo sguardo.
« Mi avete dato una scelta? » chiede, trattenendo a malapena un ringhio. L'ex Comandante del Team Rocket sorride compiaciuto. L'unico figlio di Giovanni aveva accettato di prendere il comando e di guidarli verso i loro obiettivi.
L'uomo si concede di essere sospettoso, fino a qualche tempo fa Silver aveva rifiutato categoricamente di unirsi al Team. Era curioso di sapere cosa gli aveva fatto cambiare idea.
« Sì. Tu hai scelto liberamente di schierarti dalla nostra parte. » la lunga occhiata che il ragazzo gli riserva lo fa ammutolire. Gli occhi del ragazzo erano diventati più maturi, ma non per questo l'argento tardava a infiammarsi. La moglie di Giovanni doveva essere una donna affascinante se Silver era il risultato del loro matrimonio.
« Ora lasciami da solo. » gli ringhia il ragazzo. Archer alza le mani in segno di resa, non voleva di certo irritare il loro novello Capo, ed esce dalla stanza, trovando Atena ad attenderlo.
« Hai finito di parlare con il Capo? » Archer trattiene una risata.
« Non lo chiami più "moccioso". » la donna lo guarda stizzita.
« Ormai sta diventando un adulto. » si aspettava una risposta simile. Atena era sempre una donna attenta all'estetica altrui.
« Hai ordinato a Milas di tenersi pronti? » non potevano permettersi di perdere tempo.
« Ho anche mandato Maxus e le sue unità per essere più certi della riuscita del nostro attacco. »
« Bene. Domani ci sarà uno spettacolo grandioso. »


« Brutte notizie. » il professor Oak non avrebbe mai convocato i restanti quattro professori se non fosse stata un'emergenza. La professoressa Aralia si stringe nella sua vestaglia. Le parole del professore più anziano, senza nemmeno un "benvenuti", la preoccupavano.
Dentro si trovavano già Elm, Rowan e Birch. Con grande sorpresa, Aralia ve anche la giovane alunna del quarto anno che aveva l'aria grave.
« Serenity? » dice, aggrottando le sopracciglia. La ragazza fa un debole sorriso, salutando la donna.
« Mi scusi per il disturbo che do a quest'ora. » mormora, con un sospiro. Il professor Oak le mette una mano sulla spalla.
« Non dai nessun disturbo. Ciò che mi hai raccontato è importante. Adesso sarai stanca, forse è meglio che tu vada a dormire. » comprendendo che i cinque professori volevano parlare della situazione tra di loro Serenity annuisce, dando la buonanotte e uscendo dalla stanza.
« Cos'è successo? » chiede Aralia, guardando i colleghi con aria preoccupata.
« Tutti noi conosciamo il nome Synthoria, nonostante fino a due decenni fa questo nome aveva una fama positiva. » la donna annuisce.
« Cosa c’entra Daniel Synthoria? » i restanti rimangono in silenzio.
« Oggi si è introdotto a scuola, parlando con Serenity. »
« Perché? » era la domanda fondamentale.
« Non lo sappiamo, ma non è quello che ci interessa adesso. Il particolare preoccupante è ciò che le ha riferito. I cinque Team malvagi domani faranno irruzione a scuola. »
« Cosa? I-insomma, siamo sicuri che non sia solo una... mal interpretazione o uno scherzo? » Rowan, rimasto in silenzio per tutto quel tempo, fa un passo avanti.
« Secondo i rapporti di Koga e Silvestro i Team Rocket e Plasma si stanno muovendo, e sono ormai arrivati a Kanto. Ciò che dice è perfettamente attendibile, visto che entrambi i Team hanno dato disposizioni per l'attacco alla scuola. Non ci hanno specificato la data, ma credo che domani sarebbe in effetti il giorno ideale. »
I restanti professori si ritrovano d'accordo con quella riflessione.
« Cosa dobbiamo fare? Mettere la scuola in allerta? » chiede Elm, visibilmente nervoso.
« Così manderemo gli studenti in panico, e i Team non faranno la loro apparizione. Dovremo fare il loro gioco, o continueranno a nascondersi e non dichiareranno chiaramente i loro piani. »
« Infatti faremo finta di niente. Durante questo evento tutti i nostri studenti hanno a portata di mano tutta o quasi la loro squadra, e anche gli spettatori di solito portano Pokémon con sé. Se dovremo fare i conti con i Team, non saremo di certo impreparati. »
« D'accordo. »



Spiegazioni senza random:
- Ho il headcanon che Silver d'aspetto abbia preso tutta dalla madre, e non assomiglia per niente a Giovanni manco per sbaglil.
- Aralia sa che parlano di Daniel perché lui è l'ultimo Synthoria rimasto in circolazione.



Il Giardino Disastrato:

Né!
Ed eccoci qui stranamente puntuali! Dubitavate di me, ammettetelo!
Invece, sono qui. Puntuale come un orologio svizzero.

Commenti sul capitolo:

Sì, la situazione sta iniziando a smuoversi. Vera e Drew (forse) inizieranno ad appianare le loro divergenze e incomprensioni.
Per chi se lo stia chiedendo, no, a Komor la cotta per Touko è passata.
E stappiamo pure la bottiglia di champagne per il primo bacio nella ff! Mi imponevo che doveva essere la Ranger, a darselo. Ci sono fieramente riuscita.
L'ostilità del quarto anno irrimediabilmente continua!
La scena tra Daniel e Serenity, poi, la progettavo da una vita. Sul serio. Io avrei tanto da dire su loro due, sui loro caratteri e sul loro rapporto. E' una singolarità che ho voluto creare, ma che temo sempre di non riuscire a gestire come devo.

Ringraziamenti:

Qui vorrei ringraziare particolarmente Juls_, Gwen Kurosawa e Flareon24. E con "ringraziamento particolare" intanto che ho tratteggiato le loro OC; perciò ecco Julia, Marina e Paige (che comparirà dal capitolo tredici in poi). Spero che apprezziate, ragazze!
Inoltre, ringrazio infinitamente coloro che leggono silenziosamente e anche chi passa qui per puro caso.

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Capitolo 12
*** Il botto è assicurato. ***


Capitolo Dodici: Il botto è assicurato.


Capitolo Dodici: Il botto è assicurato.


Non era una novità che l’affluenza al terzo giorno era sempre maggiore, ma le persone continuavano ad arrivare e i volontari non sapevano dove trovare posti per collocarle.
« Maledizione. » impreca Solana a denti stretti.
« Solana! » la ragazza si volta di scatto, facendo arretrare Erika dallo spavento.
« Scusa, Erika, sono un po' sotto pressione. » borbotta in fretta vedendo la sua espressione e la ragazza le sorride, più tranquilla.
« Non è niente. Volevo solo dirti che siamo riusciti a sistemare una cinquantina di posti a sedere. » se avesse avuto il tempo materiale, Solana l'avrebbe volentieri abbracciata.
« Finalmente una buona notizia! » esclama, cercando di rilassarsi almeno un po’. Missione impossibile, ma voleva provarci.
« Ho anche chiesto a Serenity e Belle di cercare spazio per altri posti, credo ne ricaveremo circa un'altra ventina. »
« Dopo questo evento voglio una medaglia e due tacche in più nel mio voto di Evoluzione Pokémon. » dice più a se stessa, mentre Erika cercava di non ridere.
« Prima cerchiamo di non essere sopraffatte dal Torneo, poi ci dedicheremo a festeggiare come si deve. » le risponde la ragazza più piccola, strizzando l'occhio a Solana.


Gli spalti intorno al campo di lotta erano gremiti di gente. Fannie osserva gioiosa tutta quella folla, prima di iniziare il discorso di introduzione.
Julia rabbrividisce, per l'emozione e anche un po' per il timore le scorreva lungo la spina dorsale. « Ho sempre osservato questo evento come spettatrice. Adesso che ci sono dentro come partecipante... beh, fa un po' paura. »
« E' solo suggestione, Ju. » la ragazza si volta verso l'amica.
« Vuoi dire che tu non hai nemmeno un po' di paura? » Anis rimane in silenzio.
« Non ci penso. » risponde, guardando dall'altra parte e Julia soffoca una risata.
« An è nervosa. » canticchia, avvicinandosi e punzecchiandole una guancia.
« E' normale esserlo. » le due ragazze si voltano verso Komor, immerso nel silenzio fino a quel momento.
« Io non lo sono. » commenta Gary, ricevendo un'occhiata fulminante da parte di Anis.
« E ora, facciamo entrare i nostri cinque semifinalisti! » a quel richiamo i cinque ragazzi escono allo scoperto ed un boato di gioia ed eccitazione raggiunge le loro orecchie. « Diamo inizio ai giochi. » i cinque ragazzi vengono fatti posizionare ai limiti di un cerchio, mandando in campo i loro Pokémon.
Komor aveva scelto Gigalith, che aveva fatto la sua entrata in campo con un grosso boato e guardava il campo di lotta con aria seria. La scelta di Julia era Salamence, che squadra con aria di superiorità il luogo circostante, mentre Anis aveva optato per Glaceon che osservava con serietà i suoi avversari in quanto Pokémon più piccolo. La scelta di Gary era caduta su Arcanine, mentre Lance aveva mandato in campo Dragonite.
« Bene, iniziamo! »
Arcanine si dimostra il Pokémon più rapido, ed è lui a scagliare il primo attacco. « Usa Ruotafuoco su Glaceon. » Anis rivolge un'occhiata di puro odio a Gary, ma per fortuna Glaceon schiva il colpo per un pelo.
« Gigalith, usa Pietrataglio su Dragonite! » con la sua mossa Komor chiariva il suo intento di accanirsi contro Lance. Le pesanti pietre provenienti dal terreno colpiscono Dragonite, che si abbassa a rasoterra per l'attacco efficace.
« Salamence, usa Frana su Arcanine! »
« Dragonite, usa Fuocobomba su Gigalith! » i due attacchi vengono scagliati nello stesso momento, incrociandosi in uno spettacolo di pietre volanti illuminate dal colore cremisi delle fiamme. Dopo l'attacco Arcanine si rialza sulle zampe, mentre Gigalith non sembra particolarmente intaccato.
« Manco solo io. Glaceon, usa Gelodenti su Gigalith. » Anis aveva deciso di sbarazzarsi del Pokémon di Komor, visto che avere in campo un tipo roccia non le faceva comodo e buttarsi in una lotta contro Arcanine le sembrava inutile. Il Pokémon Nevefresca corre verso Gigalith, mordendo una roccia con tutta la forza che aveva. Gigalith si accascia su se stesso, il brutto colpo di Gelodenti aveva decretato la sua sconfitta.
« Komor Towards è il primo a uscire dal giro di lotta. Vediamo chi sarà il suo sfidante... » commenta Fannie, presa anche lei dallo scontro.
I restanti quattro ragazzi iniziano a sentire il nervosismo, per loro lo scontro stava proseguendo.
« Arcanine! Usa Ruotafuoco su Glaceon. » questa volta la volpe di ghiaccio non è così fortunata, accusando pienamente il colpo di fuoco e venendo sconfitta. Anis ringhia, facendo rientrare Glaceon nella sfera.
« Bene, sarà Anis Costaluna! »
« Salamence, usa Volo su Arcanine! » il possente Pokémon si alza di quota, attendendo il turno successivo per scagliarsi sul Pokémon cane. Con quella mossa era anche riuscita a mettere Salamence in salvo, così Lance era costretto ad attaccare Arcanine. Questi, dopo un'esitazione, riprende la calma.
« Dragonite, usa Iper Raggio su Arcanine! » ordina. Il Pokémon scaglia un grosso raggio di energia contro il Pokémon, sconfiggendolo, e riprendendosi in fretta grazie a Vigorerba.
« Bene bene, ora anche Gary Oak è fuori dai giochi. Rimangono in campo solo Salamence e Dragonite. »
Julia stringe la mano a pugno, non sapeva se Volo sarebbe bastato a mettere fuori gioco Dragonite. « Avanti, Salamence, usa Volo! » il Pokémon si scaglia contro Dragonite, ma questi rimane in piedi.
« Dragonite, usa Dragobolide. » Il Pokémon drago richiama grossi meteoriti verso Salamence, che ne viene pienamente colpito, sdraiandosi sul terreno, sconfitto.
« Bene! Ad aggiudicarsi l'immunità sarà Lance Domadraghi! » esclama Fannie. « E abbiamo anche gli accoppiamenti! Towards Komor contro Costaluna Anis e Oak Gary contro Evans Julia! » il pubblico si alza in piedi, gioioso, mentre i cinque ragazzi rientravano al coperto.
« Credo che saremo noi i primi ad entrare in campo, Anis. » dice Komor, facendo annuire la ragazza.
« Speriamo solo di finire in fretta. »


« C'è qualche problema? » chiede il professor Oak, rivolgendosi verso Lunick e Jasmine. I due ragazzi si fermano, riprendendo fiato.
« Scusi il disturbo, professore. » inizia Lunick, meno affaticato dalla corsa. « Volevamo solo ...avvertirla. » dice, cercando di assumere un’aria più grave.
« Di cosa? » l'anziano uomo cerca di sembrare tranquillo, ma sapeva bene che non riusciva affatto a sentirsi così. Il Ranger si avvicina ulteriormente al professore, con fare confidenziale.
« Non voglio allarmarla, o mettere il panico nella scuola, ma sembra che si siano visti dei membri del Team Plasma tra gli spettatori. » sussurra, e dietro di lui Jasmine annuisce.
« Inoltre i-io ho riconosciuto d-dei membri del Team Rocket. » dice, balbettando come al solito.
« Non preoccupatevi, né allarmate gli altri studenti. » fa una pausa. « Noi professori siamo già al corrente che i Team sono presenti a questo evento e vogliono rovinarlo. »
« Cosa? » esclama Lunick allarmato. « E noi non facciamo niente? »
« La nostra non è vigliaccheria, Lunick. E' prudenza, e anche pazienza. » dice Samuel, comprendendo ciò che provava il Ranger. « Attendiamo questo momento già diverso tempo. »
Il ranger lo osserva perplesso.
« I Team malvagi stanno tramando nell'ombra da tempo, siamo tutti in attesa del momento giusto. » non voleva rivelare così palesemente i loro piani, ma temeva che altrimenti Lunick non gli avrebbe prestato ascolto.
« Capisco. Perciò cosa dobbiamo fare? » il professor Oak prende un grosso respiro.
« Solo aspettare, Lunick. Niente di più. »
Jasmine, rimasta qualche passo più indietro ai due interlocutori, deglutisce. Ricordava bene lo scompiglio che il team Rocket aveva portato nella sua regione e quanti danni era riuscito a fare. Credeva che Ethan e Kotone fossero riusciti a sgominare la banda.
« Andiamo, Jasmine? » a quel richiamo la Capopalestra di Olivinopoli abbandona i suoi pensieri foschi, almeno per quel momento.
« Sì. »


« Siamo pronti? » la voce di Ottavio era ovattata, ma Rossella riesce comunque a sentirla. La donna annuisce lievemente con il capo, cercando di mantenere la calma.
« Noi sì. » sussurra e si alza in piedi, passandosi una mano tra i corti capelli neri. Non vedeva l'ora di uscire allo scoperto. Voleva vedere se, alla loro apparizione, gli spettatori avrebbero mantenuto il loro sorriso.
« Vado a prendere qualcosa da bere, l'attesa mi sta uccidendo. » dice a Ottavio, che le aveva scoccato un’occhiata preoccupata nel vederla alzarsi. Lui sorride leggermente, prima di riprendere a fare finta di guardare la lotta. O, almeno, era ciò che Rossella sperava mentre cercava di farsi strada, a fatica, tra la folla. Lei trovava ridicolo che la gente trovasse uno spettacolo le lotte dei Pokémon. Quello era solo un modo per confrontarsi e decretare i vincitori, nient'altro.
Rossella passa un'altra volta la mano tra i capelli, con maggior nervosismo questa volta. La faceva sentire strana la sensazione di non indossare più il cappuccio della divisa, ma si consolava pensando che ben presto il team Magma sarebbe tornato ai suoi fasti.
Il chiosco che distribuiva cibo era praticamente deserto, ma c’era una persona che lei avrebbe riconosciuto sempre con facilità.
Voleva pensare di sbagliarsi.
Invece no, era impossibile non riconoscere quell'orrenda tinta dei capelli di Ada. Con Alan. Lo avrebbe riconosciuto ovunque, con la stazza che si ritrovava.

« E il vincitore è Komor Towards! » annuncia Fannie con entusiasmo. Lo stadio esplode nuovamente in un boato, assordando i ragazzi sul ring. Anis fa rientrare Luxray nella sua sfera, accarezzandola con le dita. Il suo ultimo Pokémon aveva resistito fino all'ultimo, nonostante Gigalith fosse in netto vantaggio con le sue mosse. Dall'altro lato del campo Komor osservava orgoglioso Gigalith. Era stata una grande vittoria, per loro, e voleva credere che quella era la volta buona che vincessero il Torneo.
Fannie sorride entusiasta al pubblico, rimasto rapito dalla combinazione che l'Allenatore di Unima aveva sfoggiato per quella lotta. Era evidente che Komor fosse un Allenatore di un livello superiore.
« Ci avete regalato una lotta spettacolare ragazzi! » esclama Fannie, riportando l’attenzione del pubblico su di sé. La conduttrice dell'evento continua a parlare, dando così il tempo ai due sfidanti di sgattaiolare al coperto. Lì vicino c'era Julia, ma Anis non avrebbe saputo determinare quale emozione provasse la ragazza in quel momento. Decide di non parlare, passandole accanto e battendole lievemente un pugno sul braccio.
« Avanti, fallo nero. » è l’unica cosa che le dice, prima di inoltrarsi nel corridoio. Julia sorride in maniera quasi inconsapevole, dimenticandosi per un po' la sua ansia. Battersi contro Gary non era affatto semplice.
« E ora facciamo entrare Julia e Gary, i nostri due sfidanti. » andare verso il campo di battaglia non era mai stato così pesante. Poteva, e doveva, farcela.

Il primo Pokémon di Gary era Blastoise, quello Julia lo sapeva bene, e quando il Pokémon acquatico fa la sua trionfale entrata in scena non può esimersi dal prendere un grosso respiro e cercare di calmarsi.
Ben presto Gengar fa la sua apparizione, con tanto di linguaccia. Potevano cominciare.
« Gengar, usa Fulmine! » in fretta il Pokémon spettro si carica di energia elettrica, scagliandola contro Blastoise colpendolo ma il danno non sembrava tanto significativo. La difesa di quel Pokémon era difficile da eguagliare.
« Blastoise, usa Idropompa. » i cannoni sul dorso del Pokémon si inclinano, usando come bersaglio lo spettro. Il getto d'acqua colpisce Gengar in pieno, tanto violentemente da lasciare un buco in mezzo all'ectoplasma per qualche secondo. Gengar digrigna i denti mentre ricompone quella parte di sé.
« Gengar, usa Fangobomba. » poteva avvelenarlo, anche se la percentuale della probabilità non era poi tanto elevata. La terra intrisa di veleno va a colpire Blastoise, che questa volta accusa di più il colpo. Il veleno però non sembrava averlo intaccato.
« Blastoise. Idrocannone. » Gengar non fa in tempo a fare una cosa qualsiasi che uno dei getti d'acqua lo prende in pieno. Lo spettro barcolla, levitando a qualche millimetro dal terreno, prima di accasciarsi definitivamente. Sconfitto in pieno.
Julia lo richiama nella sfera, stringendo i denti. Se Gengar era stato battuto con così poco doveva concentrarsi di più. Il suo Pokémon seguente era Lucario, determinato quanto lei.
Doveva riuscire a sconfiggerlo con tutte le armi a sua disposizione.

« N, calmati. » il ragazzo fissa Touko, lanciandole un'occhiata preoccupata.
« Non posso rimanere calmo dopo quello che ho visto. » il suo tono era pacato, ma lasciava trasparire ansia. La ragazza rimane interdetta per un istante, prima di aggrottare le sopracciglia.
« Non puoi esserne sicuro. » gli risponde, cercando di arginare la sua preoccupazione. N le lancia un'altra occhiata.
« Touko, il Trio Oscuro è stato accanto a me per tutta la vita, sono in grado di riconoscerli. Sono qui, e probabilmente non sono soli. » era una spiegazione molto vaga e questo Touko lo sapeva, ma era consapevole anche che N non avrebbe mai detto cose simili se non fosse stato certo.
« Non possiamo mettere in allarme tutta la scuola per questo. »
« Infatti ti propongo di occuparcene noi. Nessun altro. » Touko annuisce, mettendo mano alla sfera di Gothitelle. Era quella che le avrebbe permesso di muoversi il più silenziosamente possibile. Lo stesso fa N, liberando Zoroark.
« Possiamo andare. » sussurra, mentre Touko annuiva.
Un boato generale non li scuote più di tanto mentre procedono verso la loro battaglia.
« Il nostro vincitore è Gary Oak! » la voce di Fannie risuonava per tutti gli edifici scolastici. Julia sorride amaramente, ritirando Pikachu nella sfera. Alla fine aveva potuto ben poco contro la potenza di Umbreon dell'avversario.
Gary accarezza la testa del Pokémon Lucelunare, che ricambia con un lieve verso simile alle fusa. Ora mancava solo un match, prima che il grande Domadraghi scendesse in campo. E tutti, nessuno escluso, continuavano a chiedersi la stessa cosa. Non c’era alcuna certezza su chi sarebbe stato il suo sfidante.
« Complimenti. » rientrati all'interno, Julia sorride. « E' stata una bella lotta. »
« Già. Anche se ho vinto io. » Julia gli rifila un'occhiataccia.
« Il solito presuntuoso. » ride divertita, picchiandogli scherzosamente una spalla. « Allora spero tanto che Komor ti faccia mangiare la polvere. »
« Non crederci troppo, Juju, e guardami trionfa- »
Gary non riesce a terminare ciò che stava dicendo che un improvviso boato rompe le grida festanti degli spettatori. La loro attenzione si sposta quasi automaticamente sul campo di lotta, in quel frangente occupato da quelli che sembravano componenti del team Rocket.
« Ci spiace interrompere questo evento, gentili spettatori, ma il Team Rocket ha un importante annuncio da fare. »
« Team da quattro soldi, questo è il nostro evento! » dal pubblico si alzano diverse persone, che ben presto rivelano l'uniforme del Team Galassia.
« Voi non sapete nemmeno entrare in scena decentemente! Noi del Team Idro almeno stavamo per palesarci in maniera più interessante. Voi terricoli avreste distrutto solo gli spalti, noi avremmo allagato tutto lo stadio! »
Il pubblico era rimasto incredulo. Sia per l'apparizione di quattro Team malvagi insieme nello stesso posto sia per l'argomento della loro discussione.
« Scusatemi! » Fannie, tornata in possesso del microfono dopo aver stordito un membro del Team Rocket grazie a Banette, osserva gli altri con aria minacciosa. Detestava che le venisse rubata la scena. « Ma vi sembra il modo? Toglietevi dai piedi, nessuno vi ha invitato! »
« Ma stai zitta, vecchia megera!! »
All'improvviso l'aria si riempie di rumore e in pochi istanti diversi elicotteri invadono lo spazio aereo sopra l'arena. E i membri del Team Plasma fioccarono come la neve.

Si era scatenato il putiferio.
Il team Magma e il team Idro non avevano perso tempo, e si erano scontrati trasformando gli spalti in un terribile campo di battaglia. I generali del Galassia si erano dileguati e nessuno capiva quale fosse il loro obiettivo. Il team Plasma, con il bonus dell'entrata scenografica, era riuscito a catalizzare la maggior attenzione e in quel momento si ritrovava a combattere parecchi Allenatori. Gli spettatori non erano certo rimasti inermi ad una simile situazione, e avevano presto iniziato a contrattaccare.
Daniel, seduto in disparte sul tetto dell'edificio vicino osservava ciò che lui stesso aveva combinato. E pensare che lui aveva considerato il ragazzino del team Rocket una persona intelligente. Sapeva bene che poi tutti avrebbero cercato di fargliela pagare, nel peggiore dei modi, ma aveva già in mano informazioni troppo preziose per essere eliminato facilmente.
Il resto era puro divertimento. Il suo sguardo è ben presto attirato da Gary Oak. Avevano trascorso tre anni insieme, conosceva la sua forza. Accanto a lui, anche Ash si stava distinguendo in quella massa di combattenti.
Sausa, appollaiata accanto a lui, emette un lieve verso. Qualcuno stava arrivando nella loro direzione. Il ragazzo si alza in piedi, non badando al fatto che un passo e si sarebbe fatto un volo probabilmente mortale.
« Daniel! » era Anis, sopra la sua Altaria. Sulle prime il ragazzo rimase deluso, confrontarsi nuovamente Serenity sarebbe stato mille volte più soddisfacente, ma decise che anche Anis gli avrebbe dato di che divertirsi.
« Oh, mon loir. Che piacere vederti. E' dall'estate che non ti vedo. » ride, pensando che se gli sguardi potessero uccidere, quello di Anis l'avrebbe già fatto a fettine.
« Sì, è proprio una gioia. Stavo meglio se non ti vedevo per il resto della mia vita. Ma sai com'è, il destino prende tutti a calci nel didietro. »
« Fine come sempre, mon loir. » ride ancora il ragazzo. Sì, Anis poteva divertirlo. « Piuttosto, Serenity non ti ha detto niente? Della nostra chiacchierata, intendo. »
Il silenzio di Anis gli fece intendere ciò che desiderava.
« Pazienza. Del resto, probabilmente pensa che un'informazione simile può anche non dirtela. »
« Synthoria, chiudi quella bocca o te la chiudo io. » ringhia Anis. Sapeva bene che in un gioco psicologico Daniel l'avrebbe rigirata come più desiderava, perciò in quel momento le minacce erano il suo unico metodo di scamparla.
« Non hai un modo più interessante per zittirmi? Questo non funziona più da diverso tempo, sai? » dice lui, piegando leggermente la testa di lato. « Ma, ovviamente, non posso pretendere troppa originalità da te, Anis. Lo capisco solo guardandoti con Gary. »
La ragazza stringe i denti nel sentire il nome di Oak. Non avevano ancora risolto la loro bega, e non si sarebbe districata così facilmente. « E ora scusami, ma per me è tempo di andare. Qui non c'è niente che io debba fare. » con una rapida mossa, il ragazzo monta sulla groppa della sua Fearow. « Ci vediamo! »
Non appena la Pokémon apre le sua ali e spicca il volo, Daniel scompare dalla sua vista. Anis sospira nervosamente. Non era riuscita a farsi dare le risposte che desiderava, nonostante fosse riuscita a rintracciarlo.
A quel punto, si dice, sarebbe stato meglio andare ad aiutare Pedro e Valerio giù nell'Arena. Altaria plana gentilmente al suolo, per poi adagiare la sua Allenatrice.
La lotta sarebbe durata a lungo.

La confusione è così tanta che Esmeralda non riesce nemmeno a chiedersi come è finita a combattere schiena contro schiena insieme a Barry.
« Staraptor, usa Zuffa! »
« Skitty, usa Canto! »
Non era la prima volta che gli attacchi dei loro Pokémon si incrociavano, formando una curiosa armonia. A ogni attacco riuscito, Barry esclamava soddisfatto e complimentava il suo Skitty.
Era la prima volta che Esmeralda incontrava un ragazzo simile. Nonostante il suo atteggiamento scontroso, andava d’accordo con i ragazzi e ne conosceva di diversi tipi. Eppure era la prima volta che vedeva una persona esagitata ed entusiasta come Barry. E non lo capiva. E la parte più strana era che lo trovava carino.
Un lieve rossore colora le sue guance, prima di tornare a concentrarsi sulla lotta che aveva davanti.
« Manaphy, Bollaraggio! » non doveva distrarsi nemmeno un attimo, perché sostenere un'ondata di reclute del team Plasma e del team Magma era tutt'altro che facile ma lei non voleva arrendersi.
La sua momentanea distrazione, però, è presto sfruttata da un membro del team Plasma e Skitty si trova alla mercé di un Seviper.
« Togekiss, Aeroattacco! » fasciato di luce, il Togekiss di Lucinda abbatte presto il Pokémon Zannaserpe. « State bene? » chiede loro la ragazza, Barry esclama un qualcosa che si perde nella confusione degli scontri e Esmeralda annuisce dopo essersi accertata che la sua Pokémon fosse ancora in grado di combattere.
« Manaphy, Idropulsar. » ordina, facendo spazzare via qualche Numel. Lucinda, vedendo una nuova orda di reclute arrivare, capisce che sarebbe stato meglio rimanere.
« Sai dove sono gli altri? » le chiede Esmeralda, dopo aver sconfitto una recluta permettendole di avvicinarsi all’altra ragazza che annuisce.
« So che Anita e Iris sono sugli spalti e se la stanno cavando bene. Ho incrociato Kenny, Kotone e Velia. Natsumi è evaporata, mentre Marina credo sia da qualche parte qui dentro come Elis. Paul... »
La sua esitazione viene colta da Esmeralda, che dopo un altro attacco andato a buon fine sorride con euforia. « Starà bene. »
Le reclute sembravano non finire mai, e al trio non rimaneva che sperare che gli altri se la stessero cavando bene. Sicuro Drew e Vera se la stavano cavando bene, le loro voci animate si sentivano fin a dove si trovavano.
« Redrose, sei in mezzo ai piedi! »
« Sei tu ad essere un intralcio, Taylor. »
Non troppo lontano dal trio combattivo, le reclute del Team Galassia avevano a che fare con un duo che stava mietendo sempre più vittime.
« Vi state facendo battere da dei marmocchi litigiosi? Non ci sono più le reclute di una volta. » con fare pacato, il generale Saturn era entrato in scena. Drew e Vera, sentendo il cambio di atmosfera, si concentrano sul nuovo avversario apparso sul campo di lotta.
« Voi andate, a questi bambini ci penso io. » entrambi i Coordinatori assottigliarono lo sguardo. Avevano entrambi una buona dose di orgoglio da sfogare.
« Roserade, tieniti attenta. »
« Blaziken, sii pronto. » la tensione si poteva tagliare con un coltello. Il loro avversario, però, sembrava calmo e non provava molto interesse per i due ragazzi.
« Toxicroak, tocca a te. » con una risata sinistra il Pokémon fa la sua entrata in scena. Drew prende un respiro, la sua Roserade era svantaggiata su tutta la linea contro quel tipo, perciò la fa rientrare nella sua sfera, preferendo utilizzare Flygon per una lotta che si preannunciava dura. Vera, invece, voleva avere fiducia nel suo starter.
« Usa Velenpuntura su Blaziken. » l'ordine di Saturn pareva dato con poco interesse, ma il Pokémon Inveieleno si lancia alla carica, mettendo il suo colpo a segno. Vera sussulta, ma almeno il suo Pokémon non sembrava avvelenato da quell'attacco.
« Che noia. » sospira Saturn, abbassando la voce. « Del resto, noi siamo solo un diversivo. » sussurra.

« Siamo qui per fare una proposta. » inizia Neptune. Il professor Oak cerca di valutare quel nuovo generale del Team Galassia. Su di lui avevano poche informazioni, e la maggior parte erano vaghe e imprecise. Trovarlo lì, davanti a loro, senza nessuna preparazione per affrontarlo era un azzardo.
« Dopo aver invaso la nostra scuola e aver rovinato un evento abbiamo qualche dubbio. » commenta Rowan con ironia. In quella stanza c'erano solo i cinque professori e i cinque capi. Tutti gli altri erano rimasti fuori da quel luogo, come se fosse un'inviolabile terra sacra.
« Allora non siete interessati alla nostra proposta? »
« Cosa potreste offrirci, voi che non avete niente? » chiede Aralia.
« La vostra vita. » risponde Ghecis. Era il più anziano tra di loro, e nonostante tutto gli altri quattro gli portavano un minimo di rispetto. « Se non vi arrenderete, inizieremo una guerra che squarcerà il mondo. Non ci sarà angolo remoto che non ne verrà coinvolto. »
« Questo, ovviamente, se non vi arrendete adesso. » si affretta di aggiungere Neptune. Non voleva che le parole apocalittiche di Ghecis portassero a un risultato non sperato.
« I nostri ragazzi vi hanno già sconfitti una volta. Due, nel caso del Team Rocket. » commenta Samuel, sondando il viso del giovane Silver. Il ragazzo era rimasto in silenzio fino a quel momento, ma credeva non perché fosse intimorito. Sembrava quasi che non gli importasse.
« Non ci avete mai fronteggiato tutti insieme. Non potete sapere se riuscireste a contenerci. » dice Max.
« Correremo il rischio. » rispose Birch, determinato.
« Non siate precipitosi. » Neptune, in quell'occasione, sembrava desiderare di raggiungere un accordo. Cosa che gli altri comandanti, a quanto pareva, non desideravano affatto. Tutti loro volevano la guerra.
« Nessuno qui lo è. Noi professori, e nemmeno ogni singolo Allenatore che è presente qui e nel mondo, vi permetterà di prevalere. Questa è la nostra ultima risposta. »
« Bene. » è Silver a parlare, dopo essere rimasto in silenzio per tutto quel tempo. « Visto che qui siamo tutti d'accordo, possiamo anche andarcene. » dice, girando i tacchi e andandosene sbattendo la porta.
« Marmocchi, mai che stiano al loro posto. » commenta Ghecis, seguendo presto il suo esempio.
Uno ad uno i capi se ne andarono, iniziando a dare gli ordini per ritirare le loro truppe. E i professori si resero conto che la prospettiva di una guerra era molto più vicina di quanto immaginassero.

« Tu. » Elis avrebbe tanto voluto credere di sognare, ma non c'era verso di sbagliarsi.
Era Silver. Lo avrebbe riconosciuto ovunque.
« Cosa ci fai qui? » la sua domanda era legittima, ma temeva che non avrebbe ricevuto risposta. Non come avrebbe voluto lei. Silver chiude gli occhi per un attimo, prima di rivolgersi a lei.
« Mi sembra abbastanza evidente. Ho succeduto a mio padre come capo del Team Rocket. »
« Sì, certo, come no. » commenta Elis, con voce sarcastica. Andando avanti con il tempo, aveva visto Silver cambiare e diventare una persona buona. Non dolce e gentile, certo – il suo vocabolario era addirittura peggiorato in quanto a epiteti da rivolgerle – ma i Pokémon del ragazzo dimostravano quanta cura lui ci mettesse. E, adesso, diceva di essere diventato il capo di un'organizzazione che usava i Pokémon come strumenti.
« Puoi crederci, o non farlo. La scelta è tua. » dietro le spalle era apparso Archer. « Ma adesso Silver, l'unico figlio del nostro defunto capo, è pronto a dirigere la nostra organizzazione e a realizzare i grandi progetti di Giovanni. »
Elis era come sorda alle sue parole. Tutto ciò che faceva era scrutare il volto di Silver e cercare di captare almeno un'emozione. Ciò che vedeva era fredda determinazione e nient'altro.
« Silver, è ora di andare. Perdiamo solo del tempo prezioso a stare qui. » sussurra piano Archer, ma abbastanza da farsi sentire da Elis e il ragazzo annuisce.
« Andiamo. » dice, sorpassando Elis, che non fa niente per fermarlo. Era inutile, e i suoi Pokémon erano troppo provati per lottare.
Le reclute, vedendo i segnali di ritirarsi, iniziano ad abbandonare le loro postazioni scomparendo nel nulla lasciando le persone esterrefatte. Come tutto era iniziato, stava finendo. Dopo pochi minuti, nell'edificio non era più presente nessuna recluta. Sarebbe stato possibile pensare che tutto quello fosse stato un'allucinazione, se non fosse stato per i segni visibili e permanenti che essi avevano lasciato.
Camelia ritira la sua Zebstrika. Entrambe erano esauste, e la ragazza si vola verso la partner della sua lotta di quel giorno. « Secondo te...? »
Anemone guarda il cielo, che stava iniziando a tingersi delle sfumature del tramonto.
« E' finita. Per adesso, è davvero finita. »

La quiete dopo la tempesta era arrivata. Le macerie degli scontri erano ancora lì, segno che non era stata un'illusione. Nonostante questo, il loro spirito non si era piegato. I Team malvagi si erano mostrati, insieme, dopo tanto tempo.
« Non sapevo che i Team potessero diventare così spaventosi. » Solana continuava a sistemare quello che poteva. Se ripensava alla giornata, alla dimostrazione di forza dei vari team, confrontando il team Rock le sembrava una squadra di bambini.
« Noi Ranger siamo abituati ad avversari che controllano i Pokémon emotivamente, Solana. Anche la nostra battaglia è stata complicata, a suo tempo. » Solana sorride a Lunick, capiva che stava cercando di tirarle su il morale, eppure non riusciva a smettere di tremare. Un misto di adrenalina e preoccupazione non lasciava il suo corpo. Il bilancio di feriti era preoccupante, tanto che avevano dovuto chiamare dei medici da Azzurropoli e Celestopoli, soprattutto se si parlava di Pokémon. Il suo Plusle era rimasto quasi indenne, salvo qualche graffio provocato da un Croagunk del Team Galassia.
« Solana. » si era così imbambolata che Lunick aveva dovuto prenderla per le spalle e scuoterla leggermente.
« Scusa. E' che sono... preoccupata. »
« Lo so. Lo capisco. Ma, in fondo, non è niente di nuovo. » con affetto, Lunick stringe la fidanzata a sé, cercando di trasmetterle almeno un poco di serenità e calore. Riuscendoci, a quanto pareva, perché la ragazza ricambia il suo abbraccio abbastanza presto e la tensione delle sue spalle si scioglie.
« Ehi, fidanzatini! » con uno scatto, i due ragazzi si staccano, come se l'altro avesse la scossa. Nel loro piccolo mondo, fino a quel momento solo loro, appare presto Lance, seguito da Ciprian poco dopo. Nel vedere i due Ranger nervosi e senza parole il Domadraghi ride.
« Tranquilli, non dovete dare spiegazioni a me. » parla, vedendo come le sue parole creano ancora di più agitazione.
« Lance, non infierire. » dice con più calma Ciprian. Il ragazzo più alto cerca di riportare la calma. « Eravamo venuti a chiamarvi per la cena, anche se vi abbiamo visti impe... » si morde presto la lingua, perché non farebbe altro che peggiorare l'atmosfera imbarazzata, e si gratta la nuca, un po' nervoso. « Noi vi aspettiamo. » dice soltanto, afferrando Lance per un braccio e trascinandolo via. Non voleva fare ulteriori danni. E non poteva permettersi troppa leggerezza. Anche se la scenetta – la solita, perché Solana e Lunick erano punzecchiati sempre e ovunque – gli aveva fatto recuperare un po' di spensieratezza, non doveva dimenticare che c'era una minaccia e che loro dovevano sbarazzarsene.

La sera era calata presto, quel giorno.
Un po' perché era passata da poco la giornata più corta dell'intero anno, ma a tutti era sembrato che per quel giorno in sole si era affrettato a scomparire. La notte avrebbe sicuramente portato consiglio.
Julia si avvolge una sciarpa intorno al collo, scendendo le macerie dell'arena di lotta. Per quella volta avevano vinto, ma non sapeva dire se avrebbero continuato a farlo.
Con poca sorpresa la ragazza scorge ben presto Gary e si avvicina con cautela.
« Ehi. » dice soltanto. Il ragazzo sembra riscuotersi leggermente, probabilmente poco prima era sovrappensiero.
« Ehi. » è l'unica risposta che ottiene. Julia sapeva bene che l'amico fosse in pensiero per Umbreon e Arcanine, che avevano subito delle pesanti ferite dai Pokémon avversari.
« Come stai? » l'espressione di Gary le sembra rilassata, e Julia si avvicina ancora un po'. Non nascondeva che era sorpresa per il fatto che, in quel momento, Gary fosse passato sopra il suo egocentrismo e la loro lite per preoccuparsi della sua condizione.
« Bene. » dice, guardandolo dritto nei occhi. Doveva fare ciò che si era ripromessa, o non sarebbe più riuscita a reggere il peso che portava.
« Ho sentito dei tuoi Pokémon. Spero si riprendano presto. » era sincera nel dirlo. Il ragazzo le sembra davvero grato per le sue parole. « Ma è un'altra cosa quella che voglio dirti. »
Fa una pausa, perché aveva paura anche lei di ciò che stava per dire. Era una scommessa, non sapeva quale sarebbe stata la risposta di Gary. Non contava nemmeno su un finale melenso – perché lei non era un'eroina e lui non era l'uomo perfetto –. Ma ci voleva provare.
« Mi ero ripromessa di dirtelo, una volta finito questo torneo. E la nostra lite sembra aver limitato ulteriormente le mie possibilità. » un'altra pausa, il groppo alla gola stava diventando insopportabile.
« Ti ascolto. » le parole di Gary avevano il potere di peggiorare le sue emozioni.
« Mi piaci. » ecco, l'aveva detto. Ora bastava attendere la reazione, e scoprire se aveva rovinato tutto. Alza timidamente lo sguardo, sorprendendosi. Gary sembrava sinceramente sorpreso. Adesso temeva davvero la sua risposta.
Dal canto suo Gary non se lo sarebbe mai aspettato. Allora Ash aveva ragione su quel punto, anche lui era ugualmente cieco. Non era poi così perspicace come voleva far credere, e gli bruciava parecchio ammetterlo.
Il problema in quel frangente, però, era un altro. La risposta da dare a Julia. Sapeva bene che lei attendeva in un qualcosa di positivo, ma non aveva il coraggio di illuderla.
Era certo di non provare per lei un sentimento di amore, in fondo lui aveva sempre visto Julia come un fratello maschio. Sapeva che, anche scavando con disperazione nel suo profondo, non avrebbe mai provato un sentimento romantico per l'amica. Le voleva bene, tanto e in una maniera incondizionata, ma era semplice affetto. Sapeva quale era la sua risposta ma non voleva ferirla.
« Sai bene quale sarà la mia risposta. » la guarda in viso, perché voleva sembrare il più serio possibile. « Io ti voglio bene. »
« Ma il tuo voler bene è diverso dal mio, vero? » l'aveva anticipato, probabilmente sapeva già l'esito di quel discorso.
« Sì. » china la testa, quasi sconfitto.
« Lo immaginavo. Davvero, Gary, non credo che tu abbia delle colpe. » la sua voce gli sembrava normale, senza nessun tremolio. « Sono stata io a lasciarmi coinvolgere da un sentimento simile, e adesso ne sto pagando le conseguenze. Tutto qui. » Julia prende un grosso respiro, ne sentiva davvero bisogno.
« Però voglio che torniamo amici, anche se... » fa una pausa, trattenendo il respiro. « ...non subito. Avrò bisogno di un po' di tempo per... »
Gary percepisce chiaramente dalla sua voce che stava cercando di reprimere le sue lacrime. Sospira, vedendo uno dei fuochi artificiali, il primo di una lunga serie, scoppiare nel cielo.
« D'accordo. Io ora vado. ...Vuoi venire con me? » Julia nega con la testa, facendogli capire di voler rimanere da sola.


I fuochi artificiali continuarono abbastanza a lungo per quella sera.
Erano stati organizzati per festeggiare quell'evento gioioso, ma dopo quella giornata c'era ben poco da festeggiare.
Avevano vinto, ma il prezzo pagato era stato abbastanza salato. Legami che si erano spezzati, ferite che non si sarebbero rimarginate presto. Il preludio di un'imminente distruzione da scongiurare.
Tutti loro dovevano tornare a casa, e temevano il pensiero di non averne una, una volta tornati.
Era stato un evento disastroso, e il nuovo anno calava su di loro con tutta la sua intensità.



Spiegazioni e basta:
- Lo so che i Team mi vorranno morta dopo questo capitolo.





Santocielocomesonostanca.
Ahem, ricominciamo!
Rieccoci qui con il nostro appuntamento mensile!

Commenti sul capitolo:

E la prima arcata della storia è andata. Sul serio, questo capitolo è uno di quelli che mi ha più presa e stancata. Lo coccolerei e prenderei a sprangate. Nello stesso momento.
I Team sono apparsi, la caratterizzazione di Neptune è sempre più nitida (???) e Daniel va soppresso. Qualcuno vada a legarmela, l'anguilla.
Per il resto, spero di avervi strappato delle esclamazioni di sorpresa/"acciderbolina" per la lotta spareggio.

Ringraziamenti:

Ringrazio Juls_ e Gwen Kurosawa per aver recensito lo scorso capitolo, così come quelli che leggono in silenzio (vi vedo, cocchi).


E stavolta niente anticipazioni, sorry.
Voglio usare questo spazio per indire una specie di salotto. Siccome la prima parte della storia si è conclusa, mi sembra corretto chiedervi se tutto vada bene, se ho tralasciato qualcosa, se volete che mi metta a ballare la danza della pioggia (no, forse meglio di no).
Perciò, in via del tutto eccezionale (???), potete fare domande, chiedere spiegazioni, porgere richieste che (forse) verranno ascoltate.
*fugge*
Spero che abbiate gradito la partita fino ad adesso, rimanete gentilmente anche per la seconda parte.

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Capitolo 13
*** Prima ero intelligente, poi ho incontrato la matematica. ***


Capitolo Tredici: Prima ero intelligente, poi ho incontrato la matematica.


Capitolo Tredici: Prima ero intelligente, poi ho incontrato la matematica.


« Io non ci credo. » stringendosi nella sua giacca, Erika non riusciva ad evitare un brivido di freddo. Credeva che dopo tutto quel disastro combinato dai Team al Torneo Invernale ogni attività scolastica sarebbe stata sospesa a favore della preparazione di un conflitto mondiale. Invece il Collegio aveva riaperto i battenti e nessun studente era esente da quel richiamo.
« Nessuno di noi ci crede. » commenta Anemone, che aveva deciso di passare l’inverno a Kanto, con suo grande rammarico. Un folto concentrato di nubi aveva imbiancato l’ovest di Unima rendendolo inaccessibile, e nessun aviatore aveva voluto planare verso Ponentopoli. Era infinitamente grata a Erika per la sua ospitalità, ed era finita a passare le sue vacanze immersa tra piante di ogni genere.
« Io pensavo… Mm, non so nemmeno io cosa. » diversi dei suoi Pokémon erano stati gravemente feriti, durante il Torneo Invernale, e Vileplume tardava a riprendersi a causa della stagione. Anemone stringe un poco le labbra secche, osservando il cielo.
« Io ho contattato la mia Lega. Il nostro Campione ha detto che del Team Plasma non c’è traccia. » Anemone non sembra crederci troppo, limitandosi a salutare il poliziotto della galleria. Gli anni erano passati, ma i tunnel d’ingresso a Zafferanopoli erano ancora strettamente controllati.
La città era molto spenta. La paura dei team, unita alla stagione fredda e buia, aveva relegato gli abitanti della città dorata nelle loro case, con qualche eccezione. Da lontano l’edificio principale del Collegio sembrava un punto luminoso a cui affluivano tutti i ragazzi. Ben presto incontrano Camelia e Ciprian, entrambi piuttosto tesi e stanchi.
« Sembra che abbiano convocato tutti nell’auditorium. » dice Camelia, dopo essersi sistemata nuovamente la sciarpa. Anemone con le sue effusioni l’aveva scombinata. La sua mente era un intenso vorticare di ricordi e informazioni. Sarebbe dovuta rimanere a Sciroccopoli, nel caso di una rappresaglia del Team Plasma, ma la professoressa Aralia le aveva imposto di venire a Kanto.
« Come stai? » Anemone prende sottobraccio la sua ragazza, sorreggendola un poco e Camelia sospira, attendendo che Erika e Ciprian si allontanassero un po’.
« Male. La mia città era nel completo panico, quando sono arrivata. Hanno saputo di quello che è successo qui. » Anemone si morde il labbro inferiore. Chissà come stavano gli abitanti di Ponentopoli. Si sente una pessima Capopalestra per non essere tornata da loro. « Sono andata a Ponentopoli, stanno tutti bene. » le dice Camelia, intuendo i suoi pensieri, e Anemone piena di gratitudine le sorride, dandole un altro bacio, prima di avviarsi dentro l’istituto.
L’edificio del Collegio appariva più spettrale anch’esso, da vicino, quando invece da lontano faceva credere di essere sempre lo stesso. Sembrava aver perduto tutta la sua luce e fiducia in sé. Un po’ come tutti loro, in fondo.
Varcate le porte, l’auditorium era già abbastanza pieno, tanto da rendere difficile il trovare due posti vicini. Solo dopo essersi seduta Camelia osserva con più calma le persone presenti. Quelli del primo anno erano visibilmente i più nervosi. I suoi compagni di corso, invece, parevano sul passo di guerra.
Passandole accanto Touko non riesce a sopprimere un sospiro depresso, quasi cadendo sul primo posto libero che trova.
« Vorrei la vostra attenzione. » il professor Oak era al centro del palco, ed era riuscito a catalizzare l’attenzione di tutti loro in un attimo. Il silenzio che si crea pare quasi irreale.
Solo pochi istanti dopo, però, si leva un forte brusio. Aria di ribellione e tempesta.
« Lo so bene che volevate rimanere nelle vostre case. »
« Allora perché siamo qui? » Lance si era alzato in piedi, deciso e irremovibile. Il professore lo guarda, intimandogli di sedersi.
« Lasciami parlare, Lance. Risponderò alle domande di tutti, dopo. » l’anziano uomo si schiarisce un poco la voce, e prosegue solo quando fu certo di avere l’attenzione di tutti. « Sappiamo tutti cos’è successo due settimane fa. Molti dei vostri Pokémon ne porteranno i segni per sempre. » uno studente fa per alzarsi in piedi, ma basta un’occhiata seria per farlo tornare al suo posto.
« I team hanno cercato di negoziare la nostra resa. » il silenzio diventa teso.
« Noi non ci arrenderemo! » urla a quel punto Ash, sostenuto da diverse frasi d’approvazione prima di essere costretto nuovamente a sedersi da Misty. Samuel sorride, contento.
« Non lo faremo, infatti. Ed è per questo che vi abbiamo convocati qui, oggi. » gli studenti stavano iniziando ad incuriosirsi. « Secondo le nostre fonti, quell’attacco era una prova generale. Una finta. In verità, i team non hanno ancora abbastanza risorse, e nemmeno uno spirito concorde, per attaccarci. Ognuno di loro voleva soltanto dare una dimostrazione di forza per intimidire noi e i nostri nemici. » Anita rabbrividisce, stringendo il braccio del cugino accanto a lei. Il pensiero di quell’evento ancora la innervosiva e a tratti la spaventava. Touya le sorride, cercando di essere incoraggiante, ma nemmeno lui riusciva a rimanere veramente tranquillo.
« Preferiamo concentrare le forze qui, prepararci a una vera e propria guerra. »
« Non ha senso! » esclama allora Ciprian.
« Preferiresti tornare a casa, in attesa di un’invasione? »
« Sempre meglio che rimanere qui, lontano, senza poter fare niente. »
« I team vogliono prendere potere, e il metodo è quello di annientare la Lega, e di conseguenza anche i Capipalestra. In questa situazione, oltre a rimanere isolati nel combattere, voi stessi diventereste dei pericoli per le vostre città. » il ragazzo torna a sedersi, temporaneamente sconfitto.
Nessuno aveva una soluzione da proporre.


« Questo si chiama miracolo. »
« Fortuna, pura e semplice fortuna. » Ash fulmina con lo sguardo l’amico, stringendo il foglio di carta come se fosse il suo più caro amico.
« Scusami tanto, non tutti sono casi disperati come te! » in tutta risposta, Gary si limita a un sorrisino compiaciuto.
« Tanto i miei voti sono tutti più alti dei tuoi. » la linguaccia di Ash è una risposta eloquente.
« Sembrano tanto due bambini. » commenta Misty, puntellandosi sui gomiti e sorridendo. Seduta vicino a lei, Serenity annuisce. « Il duo è tornato, a quanto pare. »
« Rimane però il fatto che la mia pagella fa schifo. » le due ragazze si voltano in simultanea, incontrando la disperazione di Marzia. La giovane teneva il pezzo di carta incriminato tra le mani.
« S-se ti consola, io dovrò sostenere i corsi di matematica. » sussurra Serenity, sperando di non essere sentita da una persona di preciso. Fallendo.
« Ser, come hai fatto ad avere l’insufficienza? » Anis strappa con malagrazia la pagella dalle mani dell’altra ragazza, osservandola con cipiglio severo. Serenity, in tutta risposta, si fa piccola. Non importava quanto impegno ci mettesse Anis nello spiegarle le nozioni matematiche, lei e quella materia astrusa non si sarebbero mai comprese.
« An, lo sai che io e la matematica non andremo mai d’accordo. » l’occhiataccia di risposta la ammutolisce definitivamente. Probabilmente l’amica aveva preso la questione della matematica un po’ troppo sul personale, e Serenity inizia a tremare al solo pensiero.
« Ser, persino Julia ha preso più della sufficienza grazie a me. Perché tu no? » lei inizia a sudare freddo sotto lo sguardo inquisitore dell’amica.
« Nicky, aiuto… » sussurra alla compagna di stanza, ma lei era troppo lontana per aiutarla.
Misty rimane seduta nell’osservare Anis trascinare via la propria compagna di banco – Anis era piccolina, ma era parecchio forte! Non l’aveva mai notato – e decide che in quel momento Julia meritava un poco di attenzione. La ragazza in quel momento avrebbe volentieri fatto delle foto alla propria pagella, tanto ne era soddisfatta.
« Hai preso B in Comportamento Pokémon! E’ degno di nota. » commenta Gary, sbirciando dietro la sua spalla. Julia si voltò nella sua direzione, con espressione trionfante.
« Invidioso? » Gary inarca un sopracciglio, ridacchiando.
« I miei voti sono perfetti. »
« Ma cosa vedo? » Asuka decide di intromettersi, strappando il foglio dalle mani del ragazzo. « Juli, il nostro neo-professore ha a malapena passato Linguaggio Unown. » le due compagne ridacchiano sotto i baffi, facendo salire l’irritazione di Gary.
« Ridatemelo! » urla, sporgendosi in avanti. In tutta risposta, le due ragazze si passavano ridendo il foglio. Asuka aveva affidato il foglio alle cure di Julia, che aveva preso a spostarsi velocemente tra i banchi, cercando in tutti i modi di sfuggire all’amico. Questi la osservava con occhi fiammeggianti, lo sguardo concentrato sul foglio in mano a Julia. Lei sorride, beffarda, prima di sventolare la pagella quasi sotto il suo naso, provocandolo, e lui scatta in avanti, facendola sobbalzare e urtare Nicky, che fino a quel momento chiacchierava tranquillamente con un alunno del primo anno.
La conseguenza è disastrosa, visto che Nicky perde l’equilibrio a seguito della sorpresa e cade direttamente addosso a Kyohei, che impallidisce vistosamente, nel tentativo di sorreggere la ragazza.
« Oddio, Nicky, scusa! » esclama allora Julia, lasciando perdere completamente Gary e cercando di aiutare l’amica nel recuperare l’equilibrio perduto. Nicky si scosta qualche ciocca corvina che le era finita sul volto, prima di alzare lo sguardo, trovandosi direttamente faccia a faccia con Kyohei.
La sua mascella quasi si disloca, per la sorpresa, mentre un chiaro rossore si faceva strada sulle sue gote. Gli occhi chiari del ragazzo parevano più luminosi, visti così da vicino.
« …cky, stai bene? Ti ho fatto male? » la voce di Julia la riporta alla realtà, lontana dal viso di Kyohei. La ragazza sposta il proprio peso sulle proprie gambe, abbandonando definitivamente le braccia dell’amico.
« Sto bene. » riesce a dire, facendo sospirare Julia di sollievo.
« Meno male che c’era il tuo amico che ti ha presa al volo. Altrimenti saresti finita per terra come una frittata. » ride Julia, cercando di sdrammatizzare. Gary, approfittando della distrazione generale, si avvicina furtivo, strappando dalle mani di Julia il pezzo di carta conteso fino a qualche momento prima.
« Ehi! » esclama Julia, cercando di riprenderselo, ma invano. Gary era ben più alto e molto più forte di lei, tanto da tenerla a debita distanza con un solo braccio. Nicky li osserva qualche istante, prima di voltarsi verso Kyohei.
« Grazie. » sussurra, grata. Il rossore sulle gote del ragazzo era sfumato un poco, anche se non definitivamente scomparso. Lui fa per risponderle, ma lo suonare della campana di inizio lezioni interrompe i suoi propositi.
« Di niente. » risponde, sorridendo leggermente, e mettendosi in fuga alla vista del Professor Rowan. Questo, almeno, è ciò che pensa Nicky prima di notare una figura più piccola, a qualche passo di distanza, seguire il professore. Ne coglie l’aria incuriosita, prima di fuggire prontamente al suo posto.
Rowan entra nell’aula, seguito da una ragazza che nessuno aveva mai visto. Aveva un aspetto allegro, e continuava a sistemarsi una ciocca dietro l’orecchio. Il suo sguardo era caldo e vivace, e squadrava l’intera stanza con interesse.
« Lei è Harris Paige. Da oggi farà parte di questa classe. » dagli altri studenti si leva un lieve mormorio. Paige si sente analizzata dai suoi nuovi compagni e cerca dì a reprimere un leggero brivido.
« Puoi sederti nel banco vuoto. » le disse Rowan, ritenendo che la nuova arrivata fosse stata osservata abbastanza. Paige annuisce, sorridendo, sedendosi nell’unico posto vuoto della classe, accanto a una ragazza dai capelli corvini e a Chiara, quella che doveva essere la Capopalestra di Fiordoropoli. Questa le sorride, riconoscendola forse.
Rowan fa l’appello, appurando la presenza di tutti gli studenti e chiedendo se qualcuno avesse delle domande sul voto della pagella. La questione riceve un silenzio di tomba come risposta, spingendo il professore ad iniziare la lezione.
In quell’ora, Paige imparò che c’erano cose ben più spaventose delle grotte piene di Zubat. Le lezioni di lingua Unown, per esempio.


« Sei davvero riuscita a leggerli tutti? » esclama Marina sorpresa ed Esmeralda annuisce, con un’espressione trionfante sul suo volto.
« Non vorrei ripetermi, Mari, ma a me piace leggere. E la botanica. Perciò dammi dei libri sulla botanica, e posso finirli nel giro di una giornata. » all’altra ragazza non rimane altro che battere le ciglia, decisamente stupefatta e sistemarsi gli occhiali sul naso. Le sue vacanze non erano andate in maniera propriamente idilliaca. Il nervosismo aveva avvolto la sua regione in una spirale di paura e sfiducia, e ciò aveva portato a spiacevoli conseguenze. Angelo, in qualità di Capopalestra, aveva passato gli ultimi giorni a pattugliare Amarantopoli e risolvere i conflitti tra i cittadini. Le poche volte che lo ha scorto le è parso quasi spettrale.
A quel ricordo Marina cerca di scacciare i pensieri negativi, e si trova ad osservare Lucinda, la regina del piccolo alveare del secondo anno, che pareva non aver perso la sua aria scintillante, nonostante la brutta atmosfera che ancora gravava su tutta Zafferanopoli.
Nessuno in verità avrebbe indovinato i pensieri lugubri che la Coordinatrice nutriva dentro di sé. Lucinda sopprime un sospiro, nel sorridere ad Anita che aveva continuato a raccontarle delle proprie vacanze a Sabbiafine e del mare innevato, caratteristico del paesino a sud di Sinnoh. Lucinda, nonostante fosse cresciuta poco distante da quel luogo magico, non l’aveva mai visto.
« Perciò, il prossimo anno andremo sicuramente a vederlo insieme! Sei d’accordo? » Lucinda annuisce, sorridendo. La solarità dell’amica riusciva a risollevarle enormemente il morale, fino a quel momento stagnante.
« Certamente. »
« Di cosa stavate parlando? » si intromette allora Iris, con aria curiosa. Aver passato tutte le sue vacanze a pattugliare Boreduopoli era stato un toccasana per il suo spirito e i suoi Pokémon, tanto da infonderle sempre più forza e determinazione a sconfiggere nuovamente il team Plasma.
« Del mare innevato. » dice Anita, con aria entusiasta, iniziando a ripetere per filo e per segno ciò che aveva detto a Lucinda.
« Tsk. » è l’unico commento di Paul, che non sfugge a Natsumi.
« Sei già di pessimo umore? » gli chiede la ragazza, mentre il suo compagno di banco si sedeva accanto a lei. Paul cerca di fulminarla con un’occhiataccia, senza riuscirci troppo. « Non dirmi che ce l’hai ancora per il voto basso di Allevamento? » l’assottigliarsi dello sguardo del ragazzo spinge Natsumi a non indagare oltre, facendola tornare sul proprio libro di linguaggio Pokémon. Lentamente stava facendo piccoli passi nel tentare di comprendere almeno Riolu, e ciò la riempiva di grande gioia.
Nel banco dietro di lei, Barry e Kotone pareva avevano trovato un argomento di conversazione molto interessante.
« E quindi, che facciamo? »
« Ovvio che proseguiamo con il piano. Soprattutto adesso che ne abbiamo bisogno. »
« Secondo me gli altri non saranno d’accordo per svegliarsi così presto. » commenta Kotone, pensando soprattutto all’ultima volta che aveva cercato di svegliare Elis prima dell’orario prestabilito. Il solo ricordo ancora la spaventava a morte.
« Invece sì! Essere forti, adesso soprattutto, è fon-da-men-ta-le. » il ragazzo sillaba l’ultima parola, nel tentativo di dare più enfasi di quanta già non ci mettesse.
« Vuoi tacere? » Elis lancia ai due ragazzi un’occhiataccia, prima di tornare ad appoggiarsi al suo banco. Nonostante cercasse di non pensarci, alla sua mente tornava il ricordo che presentava Silver come il nuovo capo del Team Rocket, e lei desiderava soltanto prenderlo a calci fino ad arrivare a Unima. Non si capacitava del perché lui avesse accettato quel ruolo che aveva affermato di disprezzare tanto. Forse c’era qualcosa sotto, ma si trova a scartare subito l’idea. Silver era inattaccabile da tutti i punti di vista – escludendo il suo pessimo carattere.
Quel tipo le doveva più di una spiegazione, altroché.


Sospirando Catlina accosta i libri al petto, stringendoli con velato entusiasmo.
« C’è qualcosa che non va? » la ragazzina sussulta nel vedere Giulia proprio accanto a lei e le sorride leggermente forzata.
« No, niente… » parla, la sua voce che scemava sempre di più per il crescente imbarazzo. Lei e Giulia hanno parlato poco, e questo creava un’innegabile tensione tra loro due.
« Adesso abbiamo lezione di Volo. » commenta Giulia, stringendo la sua sciarpa di riflesso. Catlina abbozza un sorriso debole, guardandola attentamente.
« Io sono esentata da queste lezioni, soprattutto con questo tempo molto rigido. » l’altra ragazza la osserva con serietà.
« Cagionevole di salute? » Catlina annuisce.
« Spero vi divertiate. » le risponde con un sorriso, pronta a fuggire nel caldo angolo della biblioteca e passare il tempo a leggere. La sua pessima salute, in questi casi, era una benedizione. Non amava volare, soprattutto in groppa ad un Pokémon.
Giulia fa spallucce. Dopo aver avvistato Lucas, lo raggiunge e si mette a camminare al suo fianco. Il ragazzo non dice niente, ma le fa capire di essere conscio della sua presenza.
Il vento freddo li investe subito appena varcata la soglia del cortile. Il prato era grigio e secco, quindi in caso di caduta l’atterraggio non sarebbe stato morbido. E Alice, l’insegnante, non era una donna che ammetteva imperfezioni durante il volo. Essendo un corso riservato ai primi due anni, molti studenti che lo terminavano gioivano. Ignorando quanto fosse difficile il Linguaggio Unown a partire dal terzo.
Mei, sul dorso di Braviary, scruta la piccola piazzetta in cui si erano riuniti. Poco distante da lei c’era il suo gemello, che accarezzava il collo della sua Mandibuzz. La Pokémon, nonostante l’aspetto minaccioso e tutt’altro che rassicurante, era docile e gentile. Raffaello aveva richiamato il suo Scyther, che non aveva smesso di muoversi nemmeno per un attimo. Il Pokémon Coleottero pareva evitare così il freddo della stagione, questo almeno a detta di Raffaello. I gemelli psichici, a cavallo di due eleganti Pidgeot, parevano a disagio. Era strano, considerato che entrambi erano in grado di levitare anche senza l’aiuto dei Pokémon.
Con l’arrivo di Giulia e Lucas, eterei e tranquilli, Alice decide che la lezione poteva iniziare. Dopo aver affidato un Pidgeot a Giulia, la giovane donna fa uscire Altaria dalla sua sfera, salendo sulla sua soffice schiena con vago entusiasmo. La Pokémon apre le ali, spiccando il volo e compiendo una giravolta, il movimento che avevano imparato la scorsa lezione, prima di perdere quota, rallentare e planare dolcemente su un albero spoglio che si trovava lì vicino.
« Ragazzi, iniziamo la lezione. »

« Signorina Evans, è già la terza volta in questo mese che la portano qui svenuta. » Magdalena cerca di mascherare il suo imbarazzo torturando una ciocca di capelli. Non poteva certo ammettere di non aver mangiato da almeno un giorno, sarebbe partita la solita solfa, e lei non aveva voglia di stare a sentire le stesse cose per l’ennesima volta.
Luciano accavalla le gambe, mettendo via il proprio libro e cercando di riflettere. Forse poteva mandarla da Corrado, vedere se lui poteva fare qualcosa per quella ragazza che evidentemente soffriva ma che non voleva ammetterlo. Lei non poteva permetterselo, vista la sua altezza e l‘età.
« Dovresti ringraziare lo studente del quinto anno che ti ha preso al volo, altrimenti dovresti fare i conti anche con dei lividi, e delle probabili fratture. » la ragazzina arrossisce ancora di più al tono severo dell’insegnante che aveva una nota di rimprovero, desiderando affondare nelle candide lenzuola dell’infermeria ed evaporare. Non desiderava creare problemi.
Il suono della campana la distoglie dai suoi pensieri.
« La lezione di Volo! » esclama, saltando in piedi. L’improvviso sforzo la indebolisce, facendola cadere sul letto.
« Credo che, ormai, questa sia finita. La campana sta annunciando l’ultima lezione della mattina. » la bocca di Lena si apre per lo stupore. Non poteva aver dormito per tutta la mattina! « E, soprattutto, credo che finché non si rimetterà ogni lezione che comprende forzi fisici le verrà vietata. Questa volta è successo a ridosso delle scale, ed è stata fermata in tempo, ma pensi cosa succederebbe se cadesse dalla groppa del suo Pokémon. » Lena impallidisce. Non poteva di certo rinunciare alle lezioni di Volo, o a quelle di Ricerca Strumenti.
« M-mi impegnerò a stare meglio. » Luciano non sembra molto convinto dalle sue parole. « Lo prometto. »
L’uomo si appoggia allo schienale della sua sedia, dandole l’impressione di riflettere sulle sue parole. La castana si morde il labbro, in attesa.
« Solo quando vedrò un miglioramento ne riparleremo, soprattutto insieme a Corrado. Ma per adesso, sei bandita da specifiche lezioni. » la ragazza gli sorride, grata e si rassetta la gonna e i capelli, prima di uscire dall’infermeria. Sull’entrata, però, si ferma all’improvviso.
« Chi… mi ha portata qui? » chiede, con lieve imbarazzo.
« Falkner Valerio, del quinto anno. »


« Non sembri soddisfatto. » Silver lancia un’occhiata ad Archer, tornando a concentrarsi sui documenti nelle sue mani.
« Se ti piace così tanto perdere tempo, non mi stupisco che abbiate fallito a conquistare Johto. » la mandibola di Archer si stringe, ma il sorriso non abbandona il suo volto.
« Ho capito, vuoi che ti lasci da solo. » un’altra occhiataccia conferma le sue parole. Archer chiude la porta alle sue spalle. Nonostante pensasse di capire cosa passasse per la testa di quel ragazzino, temeva più volte di aver solo toccato l’instabile superficie della mente di Silver, e il pensiero gli piaceva poco. Quel ragazzo, che molti sottoposti consideravano il legittimo erede e leader, gli serviva. Un fantoccio era sempre comodo, soprattutto in quella situazione.
A suo parere non sarebbe esistito mai più un capo come Giovanni. Il loro boss aveva annacquato il suo genio e il suo carisma con quella donna, e Silver non sarebbe mai stato in grado di seguire la grandezza del padre. Nessuno ne era in grado, nemmeno lui.
« Il principino ti ha nuovamente sbattuto fuori? » Atena sorride divertita al suo indirizzo, passandosi una mano tra le ciocche vermiglie. Archer avrebbe tanto voluto sbarazzarsi di lei, anche se non l’avrebbe mai ammesso a parole. Forse poteva suggerire quell’idea a Silver, forse quel ragazzo era controllabile nonostante tutto. Non poteva saperlo finché non ci avrebbe provato.
« Hai contattato il team Plasma? » la donna assottiglia lo sguardo.
« Certamente. Ma non hanno voluto rispondermi. » commenta lei, lasciando che una smorfia le storcesse un poco il volto.
« Devi riprovare a contattarli, dobbiamo stringere un’alleanza almeno con loro. »
« D’accordo. » sibila Atena quindi a denti stretti. Archer la inquietava, tanto. Non riusciva a sentirsi tranquilla in sua presenza. Forse era anche a causa delle cascate Tohjo, il loro nascondiglio, che con tutta probabilità non era così sicuro.
La donna si sistema nuovamente una ciocca dietro l’orecchio, continuando la sua passeggiata in quel luogo angusto e umido.
Non c’era niente di interessante da fare, lì. Maxus passava tutto il suo tempo ad esercitarsi nei suoi travestimenti – il suo cervello era scioccamente convinto che i suoi travestimenti erano interessanti e utili – mentre Milas passava le sue giornate a vessare le giovani reclute. Lui insisteva nel dire che le addestrava, ma in molti erano a conoscenza della sua natura irascibile e tacevano. Alla fine, le reclute provenienti dal suo addestramento erano delle perfette macchine da guerra. Per quello, nonostante i reclami, Archer lo lasciava fare.
E a lei non rimaneva altro da fare se non giocare con i veleni che le sue Pokémon le fornivano.
Già le mancavano i momenti di azione, le facce stravolte dei civili presenti al quel torneo, l’adrenalina che scorreva nel suo sangue. Ma Silver aveva deciso di ritirarsi lì, e nessuno aveva osato contraddire il loro capo. Perché farlo?
La noia, però, continuava a stagnare senza una novità all’orizzonte. Finché il suo Pokégear non inizia a vibrare leggermente. Atena sobbalza, precipitandosi in fretta verso il proprio alloggio. Se qualcuno avesse scoperto che era in possesso di un Pokégear poteva dire addio alla sua carriera. Silver e Archer avevano severamente proibito quegli apparecchi elettronici a causa del dispositivo di localizzazione, ma lei voleva rimanere aggiornata sulle novità del mondo fuori da quelle umide cascate, non l’avrebbe mai immaginato nessuno che il segnare proveniente dalle cascate appartenesse a uno dei Generali Rocket.
E’ solo dopo essersi assicurata di aver chiuso la porta e non essere sentita da nessuno che Atena risponde alla chiamata.
« Suppongo sia strettamente controllata se ha tardato a rispondere, cara. » Atena sospira, massaggiandosi una tempia.
« Archer vuole la tua testa, giusto perché tu lo sappia. » la risata dall’altro capo del telefono accese una piccola scintilla di irritazione dentro di lei.
« Sempre se riuscirà a tenersela. Non crederà di essere l’unico? »
« Hai combinato un bel macello. » la voce del ragazzo fa una pausa.
« Lo so, grazie. Ma non ti ho chiamata per questo. » stava iniziando a volere pure lei, la sua testa.
« Sto per riattaccare. »
« D’accordo. Ho delle informazioni piuttosto scottanti, e credo che il vostro capo voglia riceverle. » Atena fa una pausa, riflettendo. Daniel si rivolgeva direttamente a Silver, non aveva mai usato loro come tramite per comunicare per lui. I loro incontri erano privati e nessuno sapeva ciò che si dicevano. La linea cade, oppure forse era lui ad aver riattaccato. Atena non sapeva dirlo con certezza. La sua unica preoccupazione, in quel momento, era uscire da quell’orribile posto e passare qualche giorno di vacanza a Fiorlisopoli. Tanto, non sarebbero stati pronti ancora a lungo, e lei non voleva sprecare i suoi giorni chiusa lì.
Archer se la sarebbe cavata benissimo da solo, senza di lei a consigliargli su come gestire Silver. Forse, si dice, capirà che quel ragazzo ormai non è così facile da addomesticare, anche se è divertente vederlo tentare in più modi. Se avessero preso qualcuno a lui caro, forse diverrebbe più docile.
Ma in presenza di Archer non esprimeva mai quei pensieri. Semmai Silver avesse un punto debole, lei sarebbe stata la prima a scoprirlo e ad impossessarsene. Non poteva di certo lasciare tutto il potere al primo comandante. Poteva permettersi un poco di ambizione, soprattutto se fosse riuscita ad ottenere un’influenza su quel delizioso e ostile capo.
« Sarà meglio che inizi a prepararmi. » commenta. Tanto, la strada per l’invasione era ancora lunga.





Paige Harris belongs to Flareon24.


Explanations:
- i voti delle pagelle sono espresse in lettere (come negli States)
- oltre alle lezioni standard (letteratura, matematica, etc) ci sono anche quelle specifiche (Linguaggio Unown, per esempio) divise per gli anni.
- non è che Luciano sia il "medico" ufficiale e unico, questo compito si divide tra diverse persone.





Rieccoci qui. *asciuga lacrime*
Ce la posso fare, ce la posso fare. Non allagherò la pagina di lacrime.
Come al solito, chiedo scusa per questa interruzione improvvisa. E' solo che realizzo che sono passati tre anni (cinque, se contiamo anche la versione precedente), e non riesco ad evitare di... commuovermi, in un certo senso. Ogni volta che rileggo un capitolo, finisco inevitabilmente a ripensare non solo alla storia o ai personaggi, ma anche alla me stessa di quel tempo e alle persone che conoscevo.
E' passato tempo, vero. Tanto.
E questa storia mi ha accompagnato per l'ultimo tratto della mia crescita, cosa di cui sono grata. Sono cresciuta (si spera), e questa storia è come la porta che ha su di sé i segni dell'altezza raggiunta.

Chapters commentary:

Vi dovevo una spiegazione sul perché tutti dovevano tornare a scuola. Sarebbe stato più sensato rimanere a casa. Ve l'ho fornita, anche se a metà. L'altra metà arriverà, prima o poi. Abbiate fede. (!)
Julia e Gary pare si siano riavvicinati, ma non tutto è come sembra. *sfrega le mani con aria losca* C'è sotto tutta una sottotrama.
Avrei voluto scrivere delle lezioni di Volo molto prima (verso il capitolo sei/sette) ma non trovavo mai una buona ambientazione. *sic* Per fortuna ora ci sono riuscita. Inoltre, progetto di inserire una lezione di Ricerca Strumenti nelle Side Stories. Prima o poi ci riuscirò. *sic2*
Dulcis in fundo, il Team Rocket. Non nego di aver avuto pochi problemi con la caratterizzazione di Atena. La ricordo come una donna passionale e parecchio incazzosa determinata. Ho cercato di renderla IC, anche se temo di aver miseramente toppato.

Ringraziamenti:

Ringrazio eather_ e Juls_ (♥) per aver recensito lo scorso capitolo. E anche chi ha letto, siete numerosissimi! ♪♫


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Capitolo 14
*** San Valentino sta arrivando. Non è mai troppo tardi per lasciarsi. ***




Doverosa premessa: ebbene sì, rieccoci qui. Dubito che sia tornato qualche vecchio lettore (o ne siano arrivati dei nuovi) ma credo di doverla fare ugualmente.
No, manco io ci credo. Non credevo avrei ripreso questa storia, e invece l'ho portata a termine piangendo sangue. Che dire, sono sinceramente sorpresa.
Ho passato un po' di tempo a editare i capitoli precedenti, e ho modificato dei pezzi per conformarle a tutta la pagnotta che segue, ma il succo bene o male quello è rimasto. Ho concluso questa storia come volevo concluderla alla sua prima stesura, e non nego di esserne soddisfatta.
Il fatto è che in questi anni sono cresciuta. Letteralmente, sono cambiate cose nella mia vita che la me dell'epoca della stesura di questa storia non aveva idea potessero succedere, e di conseguenza anche questa storia, continuata a questa età, ha dovuto piegarsi alla me di adesso. Ho cercato di mantenere il proposito originale, ma le trame che lo compongono sono state cambiate, se non addirittura stravolte. Spero che non sia causa di troppo shock, o di sdegno. Da qui mostri, magie, nani e ballerine!



Capitolo Quattordici: San Valentino sta arrivando. Non è mai troppo tardi per lasciarsi.


« Sei davvero sicura di non voler venire con noi a preparare la cioccolata? » Lucinda osserva perplessa l’amica. Esmeralda si presentava in una maniera insolita ai suoi occhi. Di solito era impassibile, e quasi inavvicinabile, mentre in quel momento era un ritratto della disperazione più nera. « Suvvia, Esmeralda, non è che sia andata poi così male. »
L’occhiata improvvisa la fa sudare freddo. « Magari per te, ma io devo recuperare di tutto. » sospira, sempre più nervosa. « Mi sono adagiata troppo sugli allori in questi mesi, e la mia pagella ne è il risultato! » senza aspettare un qualsiasi tipo di risposta, Esmeralda si getta tra i suoi libri senza più prestarle attenzione. Doveva essere sinceramente disperata.
Lei era riuscita a cavarsela meglio, nonostante qualche voto scricchiolante che a sua mamma non avrebbe fatto piacere. Non le rimane altro che fare spallucce e raggiungere le altre ragazze. Aveva chiesto l’aula di cucina con largo anticipo, e sicuramente simile mossa non aveva fatto piacere agli studenti degli altri anni, ma non le importava più di tanto. Domani sarebbe stato San Valentino, e lei voleva preparare della cioccolata da regalare. Anita e Kotone avevano accettato più velocemente della luce la sua proposta, invece Marina sembrava poco convinta ma probabilmente sarebbe stata portata dalle altre due ragazze.
Con una certa calma Lucinda apre la porta dell’aula, togliendosi il maglione e accendendo i due forni messi a disposizione. Una certa insicurezza la pervadeva.
Non era sicura di star facendo la cosa giusta.
Forse regalare della cioccolata a Paul l’avrebbe condotta ad un’umiliazione pubblica, cosa più probabile, ma credeva fermamente che anche in quel caso sarebbe riuscita a mettersi il cuore in pace. Aveva accettato i propri sentimenti, tanto valeva palesarli e non curarsi del loro esito.
Come previsto le ragazze del suo anno entrano presto, e la stanza si riempie di allegre chiacchiere.
« Avete sentito l’ultima? » chiede Kotone, infilandosi il grembiule. « Sembra che domani sospenderanno le lezioni. Finalmente una buona notizia! »
« Davvero? »
« Già. » Kotone sembrava estatica. Non aveva mai nascosto il suo poco amore per i corsi di storia e matematica. « Dopo un mese di ansia, me lo merito un po’ di svago. »
Lucinda ride. « Così avrai tutto il tempo di portare il tuo cioccolato al ragazzo che ti piace. »
« Quale ragazzo? » si acciglia Kotone, e Lucinda arrossisce per la gaffe. « Io porterò il mio cioccolato a tutti. TUTTI. » quasi urla, all’improvviso piena di entusiasmo. Kotone probabilmente era l’unica persona rimasta di buonumore nonostante il clima teso che aveva pervaso tutto l’istituto, insieme a Barry. Sembravano ingenui, o consapevolmente noncuranti della preoccupazione generale, e forse a ben pensarci era quasi un bene. Non aveva senso preoccuparsi, non giungeva nessuna notizia da alcun luogo. Tutto sembrava tacere dopo la confusione provocata nemmeno due mesi prima.
E se doveva pensare alla confusione, non aveva ancora dato una risposta a Kenny. Lucinda sospira, in quel momento poco importava. Il suo cioccolato, consegnato a Paul, sarebbe stata una notizia di dominio pubblico e di conseguenza anche una risposta chiara, per quanto crudele. Non voleva affrontare l’amico, respingerlo di persona avrebbe prosciugato le sue forze. Era ben certa che stava scegliendo il metodo migliore e più indolore per se stessa, che per l’altro.
« Lucindaaa. » la voce di Anita la richiama alla realtà, e la ragazza vede le sue mani intrappolate nell’impasto di un improbabile dolce. Ora che ci pensava, non aveva specificato per chi fosse il suo, e una vena di curiosità stava accendendosi dentro di lei con sempre più intento. « Aiutami! »
« Ti aiuto solo se mi dici per chi è il tuo dolce. » le guance di Anita avvampano, e sembra sinceramente combattuta. Intanto le sue mani sprofondavano in una pasta che sembrava essere un Ditto tentacolare, più che del cibo che doveva prendere forma.
« No, mai! » squittisce, invischiandosi ancora di più nella trappola che lei stessa aveva creato. Le viene spontaneo ridere, Anita aveva sempre un qualcosa di comico in qualsiasi cosa facesse, e opta di aiutarla prima che quell’ammasso informe prendesse forma e le divorasse tutte. Anita le appare grata per simile aiuto, e si pulisce le dita appiccicose nel grembiule un po’ sconsolata. Lucinda le appoggia una mano sulla spalla.
« Beh, sicuramente chiunque riceverà il tuo dono dovrà avere parecchio fegato. » ride, e Anita sorride per l’involontaria battuta.
« Sempre se io riuscirò a cucinare questo dolce entro domani. »
« Nel peggiore dei casi, andremo entrambe a vedere Kotone che dà la sua cioccolata ai due Domadraghi. Quello sì che sarà un qualcosa di unico da vedere. » Anita sorride, più rincuorata, e torna a lavorare sul suo dolce, e così fa anche Lucinda. Domani sarebbe stata una giornata decisamente decisiva.


Il fatidico giorno dell’amore era giunto. Il clima sembrava essersi risollevato, tanto che molti ragazzi avevano preparato dei dolci da regalare alle persone che interessavano loro. L’umore generale era anche aizzato dalla mancanza di lezioni, speciale concessione dei professori per una giornata così ricca di emozioni – positive o negative che fossero –.
Il quinto anno, però, non riusciva a godere appieno di tale serenità. La maggioranza di loro era Capopalestra, costretto a tenersi lontano dal luogo che dovevano proteggere da eventuali pericoli, e l’umore che aleggiava tra di loro non era esattamente dei migliori.
« Da Evopoli non ci sono brutte notizie. » sospira Gardenia, accarezzando il suo Turtwig. Il Pokémon si era appisolato sulle sue ginocchia, in un pallido tentativo di resistere alla tentazione del letargo. « L’edificio Galassia è rimasto vuoto e silente nonostante tutto. » accanto a lei, ad Anemone non rimane altro che annuire.
« Da Ponentopoli non arrivano notizie, ma non è troppo strano. Non è la prima volta che saltano le comunicazioni durante l’inverno. » la Capopalestra sospira, improvvisamente nervosa. Forse avrebbe dovuto mandare qualche lettera tramite Pokémon, in effetti il silenzio dalla sua palestra stava iniziando a metterle ansia.
« Ma avete visto quanto sono spudorati Lunick e Solana? » esclama Camelia, senza nemmeno salutare e sedendosi immediatamente accanto a lei. Anemone la osserva, non capente, insieme a Gardenia. « Insomma, le ha regalato un mazzo di fiori! In mezzo al corridoio! » all’altra ragazza non rimane altro che alzare gli occhi al cielo.
« Da che pulpito… » bofonchia, incurante delle lamentele dell’amica. « Stanno insieme, mi pare il minimo. E’ così che ci si comporta se hai la ragazza. » Camelia apre bocca per commentare, ma la richiude pensierosa, per poi sbottare con una certa stizza.
« Sì ma non mi sembra un comportamento adatto. »
« Disse quella che non mi ha mai regalato della cioccolata perché non crede alle feste consumistiche. » lo sguardo di Camelia la fulmina, ma Anemone non ci dà molto peso. La sua ragazza non era una persona che portava rancore, men che meno a lei.
« Va bene, hai ragione tu. Di che stavate parlando? »
« Delle nostre città. » Camelia le guarda entrambe, non capente.
« Non vedo perché ve ne preoccupiate. Se ci sono problemi, la guida avvisa sempre. Come quella volta… » la ragazza fa una pausa, improvvisamente seria. « Ora che ci penso, è da un po’ che il mio non mi contatta. E dire che sono parecchio richiesta. » simile affermazione fa scattare Anemone.
« Che vuoi dire? » l’altra la osserva, perplessa.
« Non c’è bisogno di innervosirsi così. Ho detto solo che non mi ha scritto, non significa niente. »
« Camelia, io non ricevo notizie da almeno due settimane. Se è così anche per te, è un problema. » la bionda la osserva, ancora perplessa.
« Anemone, tesoro, credo tu stia esagerando. » fa una pausa. « Forse è meglio se ne parliamo con qualcuno, Ciprian magari. » la ragazza guarda in basso, e Camelia intuisce il suo crescente nervosismo. « Se ti fa stare meglio, andiamo a cercarlo adesso. Quando avremo parlato con lui vedrai che sarai molto più tranquilla. » l’amica non le sembra troppo convinta, ma entrambe salutano Gardenia e vanno in cerca dell’altro Capopalestra.
« Ovviamente, all’Interpoké non risponde. » sospira Camelia. Ciprian era troppo libero di spirito, e soprattutto era spesso irraggiungibile. Soprattutto quando avevi bisogno che lo fosse. Sospira irritata, probabilmente avrebbero dovuto cercarlo nella piscina. Era spesso il luogo più probabile, eppure non ne avevi mai la certezza.
La piscina era un luogo luminoso che profumava sempre di pulito, ma non le era mai piaciuto. Anemone era una frequentatrice più assidua di quel posto, e quindi più propensa di lei ad orientarsi quindi si lascia guidare da lei, e trovano la persona che stavano cercando. Non era però da solo, ma in compagnia di una ragazza del primo anno.
Basta un’occhiata tra di loro per decidere di rimanere in disparte e godersi quello che, probabilmente, sarebbe stato uno dei pettegolezzi succulenti la giornata successiva. Uno come lui che faceva colpo su una ragazza così giovane, non sarebbe passato inosservato.
« Cosa significa questo? » la voce di lei era incrinata, ed era un peccato non potessero vedere bene la sua espressione.
« Sono dei muffin con le Baccamela. Te le sto regalando. » c’è improvviso silenzio, e Anemone pare sul punto di scoppiare a ridere. A quanto pareva la situazione era al contrario, ed era la giovane ragazza ad aver fatto colpo su quel tipo così svogliato e spensierato.
« Perché me le stai regalando? » la ragazzina era sagace, Camelia glielo riconosceva. Ciprian si passa una mano tra i capelli, con espressione poco convinta.
« Abbiamo iniziato col piede sbagliato, spero tu possa accettare il mio regalo e appianare il nostro contrasto. »
« Non abbiamo nessun contrasto! » esclama allora lei, e vedono Ciprian sorridere.
« Grandioso! Allora non credo tu abbia bisogno di quei dolci. » lei si stringe la confezione al petto di scatto.
« No, adesso sono miei! » esclama nuovamente, e con una maniera di voltarsi molto teatrale esce dal complesso lasciando dietro di sé un Ciprian ancora più confuso. A quel punto Anemone non riesce a trattenere le risate, e scoppia in una risata profondamente liberatoria che viene ovviamente notata. Ciprian si avvicina a loro, appoggiandosi al muro.
« Ma tu guarda chi viene a ridere delle mie disgrazie. » Camelia è la prima ricomporsi e a tentare di riacquistare almeno un minimo di calma. Anemone era di tutt’altro avviso, ma non la biasimava. Tutta la situazione aveva un qualcosa di profondamente comico ed irreale per essere vero.
« Non volevamo certo origliare. » dice, cercando di far tornare normale la sua voce. Ciprian la osserva con un certo disappunto.
« Sì, e io sono sempre puntuale. » la sua battuta pronta la stizzisce, ma Camelia decide di lasciar perdere a favore del motivo per cui si erano avventurate fino a quel luogo.
« Ti prego risparmiami il sarcasmo, in verità siamo qui per placare l’animo ansiogeno di Anemone. » Ciprian non sembra molto convinto, ma la sua espressione la incentiva a continuare. « Nessuna di noi due riceve comunicazione dalle palestre da un po’ di tempo, volevo sapere se per te è lo stesso. » Ciprian le guarda, inizialmente perplesso.
« Io non ricevo molte comunicazioni di quel tipo. » inizia, e Camelia già si pente di aver chiesto aiuto ad un simile soggetto. « Poi per quanto ne so, due settimane fa c’è stata una tormenta, pareva il ritorno di Kyurem in grande stile, quindi non sarebbe strano che siano impegnati a fare ben altro che comunicare con noi. » il suo ragionamento pare sensato, e ciò sembra calmare Anemone che la osserva. Le appare almeno un po’ più tranquilla, tanto da sorriderle.
« Ciprian ha ragione, probabilmente è per quello che non sappiamo niente. Mi sto preoccupando a vuoto. » Camelia fa per aprire bocca, ma il ragazzo la anticipa.
« Nel peggiore dei casi bisogna andare a dirlo ai professori che sono saltati i collegamenti. » entrambe le ragazze lo salutano, e Ciprian le osserva allontanarsi. Poi prende l’Interpoké che aveva in tasca e lo accende, perplesso.
« In effetti, tutto questo silenzio è parecchio strano. »


« E così non sei riuscita a dargli il tuo dolce? » Belle guarda con affetto l’amica, passandole una mano sulla spalla. Touko bofonchia qualcosa, ma il suo viso schiacciato contro il tavolo rende incomprensibile le sue parole. La ragazza sembra rendersene conto da sola, tanto che alza la testa, con aria sconsolata.
« Avevo raccolto tutte le mie energie per poterglielo dare, e invece… » non termina nemmeno la frase, ricadendo sul tavolo.
« Eddai, Touko, non è la fine del mondo. Glielo darai quando torna, magari sarà anche più speciale. » l’amica tira su col naso, apparendo un poco consolata.
« Forse hai ragione, di certo non sono l’unica che vuole rimpinzarlo di dolce. » Belle le sorride, e Touko ricambia, per poi notare il pacchetto che l’altra teneva sulle ginocchia. In fretta le si forma un sorriso dispettoso, mentre indica l’oggetto così prezioso all’amica.
« E qui cosa abbiamo, Belle? Un regalo? » la ragazza presa in questione avvampa, ma ormai è troppo tardi per nasconderlo.
« N-non è proprio un… regalo. » fa una pausa, come a tentare di recuperare almeno un po’ di calma. « E’ più una prova. »
« Una prova? » Belle annuisce.
« Se verrà rifiutato, mi metterò l’anima in pace. » Touko le sorride.
« Allora spero che Komor lo accetti, odierei scegliere tra voi due. » a quelle parole Belle avvampa, diventando scarlatta, e la fissa. « Avanti, Belle, era palese. Se ne sono accorti pure i miei cugini, e credimi che a livello sentimentale non sono delle cime. Touya fa il tifo per te da anni, ormai. »
« Non mi è molto di conforto. » mormora, stringendo il pacchetto, ma Touko si alza e le batte forte una mano sulla schiena.
« Per quanto ne so, Komor dovrebbe stare nella sezione di Mosse KO. Prendi il mio consiglio e vai da lui. » e senza nemmeno attendere una sua risposta, Touko si dilegua lasciandola sola. Belle stringe nuovamente a sé il pacchetto, e decide di alzarsi. Era come intendeva, quel dono era una scommessa. Qualsiasi sarebbe stato il risultato, lei ne voleva uscire vincitrice. O indenne, almeno.
La sua amica aveva ragione, Komor si trovava davvero dove lei le aveva indicato. Belle prende un grosso respiro, cercando di calmarsi, e si avvicina pensando al modo migliore di attirare la sua attenzione. Non sembra che le serva, perché il ragazzo pare notarla di sua volontà e alza lo sguardo su di lei. Il coraggio che l’aveva animata fino a quel momento sembra venirle meno, ma cerca ugualmente di farsi forza e di avvicinarsi ancora un po’. Giunta a debita distanza, si ferma e gli mostra il pacchetto con il dolce che aveva preparato.
« E’ quello che penso? » il tono di Komor è indecifrabile, e Belle vorrebbe morire in un simile istante piuttosto che affrontare il proprio imbarazzo.
« Sì. » pigola, concentrandosi sul tenere a freno i propri tremori. Non ha la forza di alzare lo sguardo e sondare lo stato d’animo del ragazzo che aveva di fronte. Era arrabbiato? Scocciato? Triste, felice? Non lo sapeva, e non desiderava nemmeno scoprirlo. In un simile momento voleva solo voltarsi indietro e fuggire fino a scomparire.
Invece Komor prende il pacchetto dalle sue mani, e non parla per un po’.
« Io… non so cosa dire. » fa una pausa. « Cioè, in verità lo so, ho provato un discorso per un simile momento per tante volte, ma adesso non mi vengono in mente le parole. » finalmente Belle alza lo sguardo e lo vede, il rossore che imporpora le gote di quello che ormai non era più suo amico. Komor era un ragazzo che le piaceva, e come tale le si mostrava.
« Discorso? » sussurra, incredula, e Komor scatta.
« Beh, sì. Insomma, tu mi sei sempre piaciuta e ho cercato spesso un modo per poterti comunicare quello che provo, ma non c’è mai stata l’occasione giusta per farlo. Non siamo mai rimasti da soli, né siamo mai riusciti a parlare seriamente per lungo tempo. » Belle trema, incredula. Il suo sforzo le era valso qualcosa, ma non avrebbe mai immaginato che il risultato ottenuto avrebbe superato le sue aspettative.
« Quindi… io ti piaccio? » gli chiede, e Komor annuisce.
« Io ti piaccio. » dice guardando il dolce tra le sue mani, ma è un affermazione più che una domanda. L’oggetto che aveva era una conferma molto più concreta di qualsiasi parola. « Quindi significa che stiamo insieme? » Belle sente le lacrime che si affacciano agli angoli dei suoi occhi, e non fa niente per ricacciarle indietro.
« Sì! » esclama, al culmine della gioia. « Sì, mille volte sì! » Komor pare colpito da simile entusiasmo, quasi sorpreso da esso, ma si lascia abbracciare quando lei gli salta al collo. Belle lo stringe a sé, felice come non lo è mai stata.
Il suo cuore era molto vicino dallo scoppiare dalla felicità.


Le informazioni che aveva passato al team Rocket erano frammentarie, ma era ciò che intendeva fare. Il team Idro e Magma sembravano quelli più disposti ad ascoltarlo, ed erano anche quelli più facili da manipolare.
L’unico che sospettava il suo spionaggio il nuovo capo del team Galassia, ma quell’uomo era un qualcosa che sarebbe stato in grado di gestire.
Sauda e Rama erano tornati dalla loro ricognizione aerea, e dal loro comportamento non sembrava ci fossero intrusi nella zona in cui si trovavano. Avrebbe voluto chiederglielo, ma non poteva parlare con i Pokémon già da tanto tempo. Simile pensiero lo infastidisce, e preferisce tornare a concentrarsi sullo schermo del pc per distrarsi.
Probabilmente le informazioni da girare al team Rocket doveva portarle di persona, erano gli unici nascosti in un luogo che evadeva qualsiasi radiocomunicazione. Astuto, dato il luogo in cui si trovavano, ma per il suo lavoro simile situazione era una scocciatura enorme, ma l’importante era ricevere il compenso per l’ottimo lavoro svolto. Non voleva apparire troppo venale, ma vivere tra gli agi era un qualcosa che doveva spettargli già solo per la sua nascita. Invece doveva nascondersi tra le case sugli alberi di Forestopoli, e vivere con una sottile ansia di essere scoperto e catturato. Non portare a termine il suo piano sarebbe stato un bel problema, soprattutto visto lo stato avanzato in cui già si trovava.
Il caricamento dei dati sulla pendrive termina, e Daniel la osserva. La luce della luna illuminava la stanza, facendo sembrare quell’oggetto la cosa più preziosa all’interno di quel posto. La stacca, guardandola con un sorriso soddisfatto.
« Tu, mia cara, mi frutterai tanti bei soldi. » sorride, mettendosela in tasca e infilandosi il cappotto. Fa rientrare Sauda nella Pokéball, probabilmente il viaggio fino a Kanto sul suo Dragonite sarebbe stato un po’ più comodo. Poi avrebbe sicuramente fatto visita a Sinnoh, un confronto con quel capo così criptico sarebbe stato interessante.

« Se devo essere sincera, mi aspettavo più cioccolata. » commenta Paige, e Nicky osservandola rotea gli occhi. Si trovavano nel salotto dei dormitori, e Paige si stava mangiando probabilmente il sesto dolce che aveva ricevuto. In meno di un mese, complice il suo carattere estroverso, la ragazza era riuscita ad accattivarsi le simpatie di parecchie persone, che non avevano esitato a omaggiarla con dolciumi di ogni genere.
« Cerca di non esagerare. » commenta l’altra. « Ho sentito che una ragazza del primo anno è finita in infermeria, insieme ai suoi Pokémon. » e nel parlare cerca di reprimere una risata.
« Non farò di certo quella fine. » bofonchia Paige, finendo di mangiare il dolce alla panna. Misty, che si trovava sulla poltrona lì vicino, ride.
« Spero vivamente di no, ho sentito che quelli del primo anno si sono divisi la cioccolata ricevuta. Una vittima è il minimo. » le altre due ragazze la guardano, inizialmente perplesse e poi sconvolte.
« E nessuno li ha fermati? »
« Nessuno ha fatto in tempo. » Misty fa spallucce, incurante. Lei voleva fare un dolce, ma poi il pensiero che pure quello sarebbe stato bollato come amichevole l’aveva fatta desistere. Poi nemmeno Julia aveva tentato di farne uno, e cucinare in solitaria per simili eventi non era il massimo dell’entusiasmo. Aveva optato di passare la giornata a leggere, e ci stava riuscendo fino a quel momento.
La sua tranquillità sembrava però destinata a svanire, perché ben presto Gary entra dal portone principale inseguito da uno stormo di ragazze – molte, tra l’altro, nemmeno iscritte alla scuola –. Sospira, cercando di riottenere l’alienazione giusta per poter tornare a leggere. Ogni anno era sempre la stessa storia. Sì, Gary era un ragazzo popolare anche da prima che entrassero nell’istituto, ma durante quella festività c’era un’isteria collettiva che lei non aveva mai compreso. Considerava l’amico un ragazzo carino, certo, ma non era il suo tipo. Gary, comunque, sembrava non avere alcun scampo. Quell’anno non aveva nemmeno l’aiuto di Daniel, molto più capace di svignarsela dalle attenzioni indesiderate, e pareva essere in procinto di soccombere senza alcuna grazia a quell’orda di ragazze desiderose delle sue attenzioni.
Lui l’aveva sempre trovata una scocciatura, quella festività, per svariate ragioni. Nonostante un comportamento estroverso e decisamente propenso al contatto, quando arrivava quel giorno desiderava solo nascondersi da quell’orda che sembrava sarebbe stata soddisfatta solo dopo averlo fatto a brandelli.
Quell’ultima settimana, poi, era stata parecchio stressante per lui e l’ultima cosa con cui voleva confrontarsi era un esercito di ragazze.
« Gary! » esclama una, cercando di afferrarlo per una manica e lui si sottrae all’ultimo dalle sue grinfie. Il gruppetto sembra farsi sempre più compatto e agguerrito, e comprende che entrare nel dormitorio era stata una pessima scelta. Si era intrappolato da solo, e vorrebbe darsi dell’idiota. Non aveva posto in cui nascondersi, lì dentro, e non aveva idea di quali fossero le altre via d’uscita di quel luogo a parte l’entrata ormai sorvegliata dalle sue ammiratrici.
« Accetta il mio regalo, Gary! » esclama allora un’altra ragazza, protendendo il proprio dolce verso di lui. Prima che lui sia in grado di riuscire a replicare, una ragazza le dà una spallata facendolo cadere a terra.
« Non ci provare, smorfiosa, lui mangerà solo il mio! »
« Non dire cavolate, oca, sono sicura di essere io il tuo tipo! » in fretta la situazione era degenerata, e le ragazze avevano preso ad accapigliarsi stringendosi sempre di più intorno a un Gary incredulo di ciò che stava succedendo davanti ai suoi occhi. Certo aveva idea che le donne fossero forti, ma in una simile situazione avevano un qualcosa di spaventoso che non aveva alcun desiderio di sperimentare.
« Credo che debba scegliere lui! » esclama, allora, all’improvviso una ragazza e la zuffa si placa all’improvviso. Gary torna a sudare freddo, maledicendosi per aver sprecato una simile occasione per fuggire. Ora era definitivamente nelle loro grinfie, e ne doveva pagare le conseguenze.
Si sente osservato, e si percepisce alla stregua di un trofeo di fronte a tutta quella audience femminile.
« E’ vero! » dice qualcuna dalla folla. « Dovrebbe dirci chi è il suo tipo ideale! » Gary inizia a sudare freddo, e non riesce a trovare una via d’uscita.
« Ha ragione! »
« Perché non ci ho pensato prima? »
« E quindi. » tutte si voltano nella sua direzione, ancora più fameliche. « Dicci che tipo di ragazza ti piace. » non aveva una risposta a quella domanda. Non ha mai pensato di prepararsene una perché non ha mai considerato di finire alla merce di una simile orda affamata delle sue carni.
« Bionda, mora? »
« Che colore di occhi? »
« Deve interessarle la ricerca? Perché se sì, sono decisamente il tuo tipo! »
« Non riusciresti ad intrattenerlo nemmeno per due giorni! »
« Tu nemmeno mezz’ora! » le ostilità erano riprese, ma si facevano sempre più vicine a lui. Si stava innervosendo, e la sua mente non gli era di alcun aiuto. Tanto valeva dire la verità.
« Non serve che vi scanniate per piacermi. » dice, riuscendo a catalizzare tutta la loro attenzione. « A me piacciono i ragazzi. »
Il silenzio dopo simile dichiarazione era assordante. Era caduto il libro di mano anche a Misty, anche se non riusciva a vederla. I dolci e i pacchetti che erano rimasti in mano a delle ragazze finirono a fare compagnia a quelli già caduti durante le precedenti colluttazioni. Si sentiva molto più sereno dopo averlo detto, ma comprendeva anche di aver gettato un’enorme bomba dalla quale non avrebbe avuto alcun scampo. Se oggi poteva uscire indenne da quel posto, domani non sarebbe stato così semplice.
« Io lo sapevo! » esclama allora Asuka, rimasta sulle scale fino a quando il ragazzo non si era chiuso la porta alle spalle abbandonando quella marea di ragazze col cuore incredulo e spezzato. « Cavolo, avrei dovuto fare qualche scommessa a riguardo, a quest’ora avrei un bel gruzzolo. »
Nicky la osserva incredula, per poi spostare lo sguardo verso Paige che batteva febbrilmente i tasti del suo Pokégear. « Che stai facendo? » gli occhi verdi dell’altra paiono illuminarsi.
« Devo assolutamente dirlo ad Anita. » Nicky sbianca. Conoscendo la loquacità della ragazza più giovane, Paige non doveva assolutamente dirlo ad Anita, quindi con uno slancio cerca di gettarsi sull’amica nel tentativo di toglierle l’apparecchio dalle mani, ma Paige era sempre stata più atletica e forte di lei quindi il suo tentativo va a vuoto e il messaggio viene recapitato ad una Anita piuttosto incredula, impegnata a dividersi il suo dolce insieme ai cugini.
« Gary è gay. » dice, più a sé stessa, ma Touya la sente.
« Gary è gay? »
« Gary è gay. » ripete lei, consapevole che la sua bocca per un po’ non sarebbe stata in grado di dire nessun’altra frase. Touko si affaccia per dare un’occhiata allo schermo, per poi controllare il proprio Interpoké.
« Cavolo, se ne sta parlando pure sul gruppo della nostra classe. » Touya si appoggia sulla sua spalla.
« Da adesso è tutto in cuori infranti e arcobaleni. » commenta con una risata, e Touko lo spintona. Certo non era chissà quale shock, ma una simile novità aveva preso in contropiede anche lei. Di certo era una notizia grossa e succulenta, e un po’ le dispiaceva per tutte quelle ragazze che non avrebbero visto realizzarsi il loro sogno. Un po’ riusciva persino a empatizzare, ma alla fine trovava una simile situazione piena di comicità e surrealismo.
« E quindi Gary è gay. » dice, ridendo. Con uno scatto, la ragazza si piega giusto per entrare nella visuale di Serenity che stava leggendo poco distante da lì. « Tu lo sapevi? » la ragazza più grande non le presta attenzione, e le ci vuole un po’ per riuscire a riscuoterla dalla sua lettura. Serenity la guarda piena di scuse e abbassa il suo libro.
« Scusami, non ho sentito. Puoi ripetere? » Touko le sorride.
« Gary è gay, tu lo sapevi? » la vede sbattere le ciglia, più volte, probabilmente per processare simile informazione, poi aprire bocca più volte e richiuderla. La vede impallidire lievemente, persa in chissà quali pensieri.
« E ora chi lo dice a Julia? » è l’unico commento che proferisce, prima di alzarsi e dirigersi verso i campi di allenamento. Magari faceva in tempo a non rendere una simile notizia una brutta botta all’amica, magari ancora non lo sapeva.
Era certa che Julia ancora non avesse superato il rifiuto da parte di Gary, ma sapere una cosa simile non avrebbe sortito effetti positivi. Giunta verso i campi di allenamento, capisce di essere arrivata tardi. La notizia si era già sparsa lì, e ovviamente Julia l’aveva sentita. E’ incerta se avvicinarsi e, magari, tentare di consolarla. Dubita avrebbe un qualsiasi effetto al momento, ma c’era già Anis accanto a lei. Non era da sola, e in un simile momento non considerava la sua presenza necessaria.
Julia non parla, e nemmeno da segno di percepire la sua presenza. Osserva fissa lo schermo del Pokégear, incurante dell’aria preoccupata che aveva il suo Charmeleon.
« Io ho passato mesi ad arrovellarmi. » parla, allora. « Ho passato mesi a pensare al perché non gli piacessi. Insomma, paio proprio il tipo di ragazza adatta a lui, ci conosciamo da così tanto tempo che credevo di conoscerlo. »
Aveva bisogno di sfogarsi. Una sola frase aveva avuto il potere di far accumulare tutta la sua frustrazione e sentiva il bisogno di sfogarla in qualche modo. Nemmeno farsi un giro sullo skateboard l’avrebbe aiutata.
« Che vuoi che ti dica, è stato stronzo fino alla fine. » Julia alza lo sguardo e lo allaccia a quello azzurro di Anis.
« Che vuoi dire? » l’altra ragazza sbotta.
« Che poteva essere sincero e dirti tutta la verità, invece di mettere in piedi quel teatrino. » dice, stringendosi nel maglione. « Invece ha solo dimostrato di essere un vigliacco. Domani, se si fa vedere, lo prenderò a calci. » Julia emette un verso strozzato, probabilmente una risata, e si sente un poco più leggera. L’idea che una piccola e gracile come Anis andasse a menarsi con Gary era parecchio ridicola, ma apprezzava il tentativo dell’amica di tirarle su il morale. Spegne lo schermo, infilandosi il Pokégear in tasca. Aveva bisogno di svuotare la mente quella sera e non pensare per un po’.
« Ti va di andare a mangiarci qualcosa ad Azzurropoli? » Anis la guarda, sembra quasi scrutare il suo stato d’animo, e poi le sorride.
« Solo se poi tu mi aiuti ad evadere il coprifuoco. » dice, alzandosi in piedi e battendole una mano sulla spalla. « Facciamoci una serata tra ragazze. » Julia annuisce, facendo rientrare Charmeleon nella sua sfera. Una serata con Anis era l’unica cosa di cui sentiva il bisogno in quel momento.


Spiegazioni:
- ho inserito la cosa della chat di classe perché modernizziamoci gente





Come si fanno le note autrice a fine capitolo non me lo ricordo più.
Ahem.

Commenti sul capitolo:

Ho voluto portare a conclusione la sottotrama di Lucinda e Barry perché non mi ricordavo più dove volevo andare a parare con essa, e canonizzare finalmente la DualRival perché non avevo grandi piani per loro e meritavano qualche gioia.
Mi rendo conto che potevo rendere il capitolo zuccheroso e romantico, ma quelli del quinto anno mi servivano adesso con la loro serietà e i loro Problemi Veri™ per gettare nuove basi per il futuro, e un po' ho bruciato l'atmosfera romantica puntando molto di più su quella comica.
Daniel fa sempre danni e Gary.
Ok, non nego che questa era una delle opzioni sul come portare il suo personaggio. Non era nel piano originale, era più una deviazione che ho preso alla stessa maniera del meme. Durante la stesura mi è sembrato geniale. E da un lato lo è. E' la scelta migliore che io potessi prendere e, nonostante tutto, ne sono contenta.

Ringraziamenti:

Ringrazio Juls_ per aver recensito l'ormai vecchissimo capitolo precedente e chiunque abbia riaperto questa pagina. E anche chi è arrivato qui per la prima volta, perché no.



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Capitolo 15
*** Si va via per tornare. ***





Capitolo Quindici: Si va via per tornare.


Gary non si era presentato a lezione per il resto della settimana.
Era comprensibile, ma Asuka era convinta che evitare il problema non stava facendo altro che peggiorarlo. In fondo, nessuno aveva problemi con le preferenze del ragazzo, ma comprendeva il fatto che non volesse affrontare Evans – e Costaluna, stranamente supportiva in tutta quella faccenda –. Fosse stata nei suoi panni, dopo averci riflettuto, anche lei avrebbe evitato di venire in aula per parlare del fatto che l’avesse respinta per mancanza di specifici attributi. In fondo non erano problemi suoi, doveva concentrarsi sulle lezioni di letteratura di Hoenn e sul ricevere una valutazione decente. Le scaramucce amorose non avevano mai fatto per lei, e voleva continuare su quella linea. La sua compagna di stanza però sembrava profondamente investita in quella telenovela melensa, e le toccava sorbirsi ogni minimo aggiornamento – non richiesto – su tutta quella storia.
Tanto valeva che Gary ritirasse la sua iscrizione piuttosto che far sperare una sua entrata trionfale dalla porta dell’aula, proprio come stava facendo in quel momento.
Asuka lo osserva sedersi, e ascolta l’improvviso silenzio che cala dentro la stanza. Nemmeno il vento fuori dalle finestre faceva più rumore. D’accordo, Gary era più coraggioso di quanto pensasse. O più cretino, difficile a dirsi.
Nessuno riesce a proferire parola perché Rowan entra nell’aula, e Gary già si pente di essere entrato. Di certo per almeno un’ora nessuno avrebbe fatto alcun tipo di commento, ma sapeva bene che avrebbe dovuto affrontare tutti quelli che si trovavano adesso in quell’aula.
Insomma, aveva mentito a tutti. Ash e Julia per primi, cari amici d’infanzia che aveva riempito di frottole fino ai capelli. Non temeva troppo la loro reazione, di certo nessuno dei due gli era parso il tipo particolarmente permaloso, ma sapeva di dover affrontare uno stormo di ex ragazze e potenziali flirt.
Probabilmente avrebbe dovuto parlare in privato anche con Julia, nonostante considerasse la questione chiusa da un bel pezzo. Misty la sera prima gli aveva accennato qualcosa a riguardo, ma non aveva voluto snodarsi in dettagli lasciandolo con dubbi in sospeso. Poi c’era Costaluna che lo guardava male, gli occhi più su di lui che sulla lavagna e si trova a ricambiare l’occhiata torva. Aveva già troppo a cui pensare, senza dover considerare una come lei.
Sapeva bene che doveva fare qualcosa, doveva dire qualcosa, ma più passava il tempo e meno trovava le parole. Aveva creduto erroneamente che venire in classe gli avrebbe donato qualche tipo di illuminazione, ma si era sbagliato. Si sentiva parecchio stupido, e la lezione stava scorrendo via incurante dei suoi pensieri.
La campanella suona, riportandolo nel mondo reale, e lui si trova a sudare freddo. Non aveva idea di ciò che lo attendeva dopo quel suono.
Rowan termina di parlare e raccoglie le sue cose, uscendo dall’aula. Gary si sente come se fosse sul patibolo, ma un momento passa, anche quello dopo, e non succede niente. Si irrigidisce, quello era davvero strano.
« Gary, il tuo compito. » Serenity è accanto a lui, e tende la mano. Inizialmente, confuso, la osserva non capente, poi vede diversi fogli che teneva già in braccio e si ricorda. « Ti prego non dirmi che ti sei dimenticato la ricerca sui fossili marini per Aloè. » la vede sospirare, e le sorride.
« No, ce l’ho. » dice, prendendo i propri fogli e allungandoli alla ragazza, che sembra più rilassata. Comprendeva che non le piaceva rincorrere la gente per farsi consegnare le cose, ma quel mese era il suo turno e doveva sottostarci. Serenity prende la sua ricerca sollevata, conteggiando i fogli. Forse doveva parlarle, forse era un suo modo implicito per chiedergli di parlarle.
« Senti. » parla, a voce bassa, e gli occhi verdi di lei si spostano sul suo viso. « Che si è detto in questi giorni? »
« Non faccio pettegolezzo, Gary. » lui la guarda, con un vago cipiglio offeso.
« Hai capito ciò che intendo. »
« Sì, e ti ho risposto. » le sue parole lo bloccano, Serenity non gli aveva lasciato alcuno spazio per approfondire la questione. La guarda sospirare nuovamente, e stringersi i fogli delle ricerche al petto. « Lascia che ti dica una cosa, Gary. Il mondo non gira intorno a te. » fa una pausa. « Anche se hanno coniato un saluto particolare. » lui la osserva, non capente, e Serenity gli sorride con un vago divertimento nello sguardo. « Lo capirai quando lo sentirai. » e detto ciò se ne va, probabilmente perché doveva consegnare tutto il malloppo che aveva continuato a tenere tra le mani.
Non avevano niente da fare per quell’ora, in effetti, e non gli andava di rimanere in classe. Dopo una simile chiacchierata temeva un confronto più serio, inoltre continuava a sentire lo sguardo di fuoco di Anis sulla testa e voleva mettere più distanza tra se stesso e lei. Probabilmente in biblioteca sarebbe stato più tranquillo.
« Julia, avresti dovuto dirgli qualcosa. » sibila allora Anis, guardando l’amica che era concentrata sugli appunti presi.
« Cosa avrei dovuto dirgli? » replica senza nemmeno alzare lo sguardo. Anis corruccia le sopracciglia, non era di certo quella l’amica che lei conosceva.
« Qualcosa, Julia! Così pare che ti vada bene che lui ti abbia presa in giro! »
« Non mi ha preso in giro! » esclama allora Julia, guardandola negli occhi. « Certo, il suo rifiuto mi brucia ancora, ma non ci posso fare niente se… non sono un ragazzo! » si rende conto di aver alzato la voce troppo tardi, ma nessuno sembra prestarle troppa attenzione. Non negava di essere frustrata da simile situazione.
Credeva di essere un’amica per Gary, almeno quello, e invece lui non le aveva mai detto niente.
Forse non doveva prenderla così a cuore. Doveva mettersi l’anima in pace e guardare altrove, magari innamorarsi di nuovo. Quello o farsi qualche giro sul suo skateboard, probabilmente le avrebbe fatto bene alla stessa maniera.
Voleva convincersi di stare bene, e fingere almeno per un po’ di essere serena.


« Cosa significa? » mormora Touko allarmata. Nell’aula magna erano stati convocati tutti gli studenti provenienti da Unima, e quando ciò succedeva non era mai niente di buono. Questa volta, però, non si trattava di comunicazioni meteorologiche, nonostante dopo la comunicazione tutti avrebbero preferito una nuova bufera sulla regione.
« Non abbiamo contatti con la regione Unima da ormai tre settimane. Abbiamo confermato che non si tratti di interferenze meteo o di guasti alla rete di comunicazione. »
« Intende dire che…? »
« Probabilmente la linea è stata manomessa per tagliare fuori dalle comunicazioni l’intera regione. » Belle impallidisce, e si appoggia a Komor che mette una mano sopra la sua per tranquillizzarla. « Non sappiamo cosa stia succedendo, riceviamo notizie vaghe dalla linea centrale ma non si riesce a stabilire nessun contatto privato. » Aralia aveva passato tutta la notte a tentare di contattare Zania con scarsi risultati.
Si era consultata con gli altri professori, ed erano giunti alla conclusione che il team Rocket si fosse occupato di un simile stratagemma. Probabilmente non avevano ancora capito di essere scoperti perché continuavano a riproporre vecchie notizie agli apparecchi. Forse potevano usare la cosa a loro vantaggio.
« Vi chiedo di non spargere il panico per la scuola, e di non prendere iniziative finché non capiamo bene cosa sia successo. »
« State scherzando spero! » esclama Iris, scattando in piedi. « Io sono preoccupata per la mia famiglia! »
« Ha ragione. » si aggiunge Asuka. Sua madre la chiamava abitualmente, quindi la mancanza di contatto l’aveva insospettita. Solo ora però ne comprendeva la ragione, e il pensiero della condizione dei suoi genitori la faceva preoccupare ancora di più.
« Sarebbe meglio se almeno noi Capipalestra tornassimo per controllare la situazione. » propone allora Artemisio, incorrendo però nel lamento dei studenti.
« Non se ne parla! Se vanno loro, devo andarci anch’io. » esclama Iris con più forza, voltandosi verso Giulia. « Diglielo anche tu, sono settimane che sei preoccupata per tua sorella! » la ragazza presa in causa apre bocca, colta di sorpresa per un simile approccio, ma annuisce.
« Non sento Martes da prima del torneo. Voglio sapere se sta bene. » mormora. N la osserva, e annuisce.
« Io devo controllare se il team Plasma non stia approfittando della situazione per tornare alla ribalta. » la professoressa Aralia li guarda tutti, sinceramente fiera del loro temperamento combattivo.
Condividevano tutti lo stesso sentimento, e non sarebbero stati tranquilli finché non sarebbero tornati a casa.
« Per il trasporto non dovremmo avere problemi. Conosco un amico che può prestarmene uno. » dice Anemone, ma Aralia nega con la testa.
« Un simile esodo di massa insospettirebbe chiunque abbia teso questo tranello, abbiamo a che fare con un avversario piuttosto acuto. »
« Quindi cosa propone di fare? » la donna sospira, indecisa sul da farsi.
« Penso dovremmo partire in gruppi piccoli, così da non fare troppa confusione. Soprattutto la notizia della nostra partenza non deve uscire da qui. Quelli che si dirigono verso l’est della regione, la scusa sarà l’aiuto per la nuova tormenta che sta facendo sempre più danni. Belle e Touko verranno con me e Aloe come assistenti sul campo. » la donna fa mentalmente il conteggio.
« Chi deve andare ad Austropoli? » chiede, e vede Giulia alzare la mano. « Andrai con Artemisio. Ha una mostra la settimana prossima, sarebbe andato ugualmente e non sarà sospetto. »
« Camelia, tu e Anemone raggiungerete Silvestro ad Aranciopoli con le persone che restano. Lui sa come farvi arrivare inosservate. » Yukiko incrocia le braccia al petto, stizzita. Lei non era minimamente preoccupata per la sua famiglia, la preoccupava di più lasciare lì tutti i suoi esperimenti. Forse non sarebbe dovuta andare, ma non si negava un pizzico di curiosità su quello strano fenomeno. Anche il suo maestro, dalle ultime notizie che aveva ricevuto, si trovava a Unima dall’inizio dell’inverno. Probabilmente sarebbe andata a cercare lui, invece che la sua famiglia. Di certo loro non si erano preoccupati di lei, e di conseguenza nemmeno lei desiderava preoccuparsi di loro. Sembrava perfetto. Avrebbe dovuto istruire Nicolas su come trattare le cavie che teneva nella sua stanza, probabilmente non sarebbe stato un problema per la sua coinquilina.
La ragazza ghigna, soddisfatta della propria risoluzione.
Serenity, accanto a lei, non era invece affatto tranquilla. Non bastava Daniel che era in giro a fare danni, ora doveva anche preoccuparsi del proprio padre, oltre che esercitarsi a mentire alle sue amiche per quella partenza così improvvisa. Non le piaceva farlo, ma comprendeva perché in una simile situazione era considerato necessario.
Si evitava il panico inutile e non si regalava ai team un’atmosfera di confusione, della quale certamente avrebbero approfittato velocemente. La ragazza respira con calma, cercando di imporsi la tranquillità.
Poteva farcela.


« Ecco qui le informazioni che mi avevi chiesto. » l’ufficio di Silver, sempre se potesse essere chiamato tale, era umido. Il team Rocket si trovava ancora alle cascate Tohjo, e non dava alcun cenno di voler spostare il covo. Forse avrebbe dovuto fare un suggerimento, perché andare fino a lì stava diventando una scocciatura enorme per lui. Il ragazzo non lo guarda, attaccando invece la pendrive e consultando subito le informazioni che gli aveva portato.
Diretto e di poche parole, gli piaceva.
« Spero che stavolta mi paghiate subito, o inizierò a portare tutte queste prelibatezze alla concorrenza. » gli occhi argentei di Silver lo fulminano, ma non lo scompongono.
« Quale concorrenza? » gli chiede, serio.
« Non saprei. I professori? No, sarebbe uno spreco. E non voglio fare le cose gratis. La polizia? Oppure gli altri team, non saprei. » la sua era una minaccia, Daniel lo sa bene, e per rafforzare il concetto di vantaggio si siede sulla scrivania improvvisata di Silver, accavallando le gambe. Gli occhi dell’altro non abbandonano i suoi movimenti, soprattutto quando si abbassa verso di lui. « Quindi fareste bene a pagarmi in modo adeguato. » Silver deglutisce, e distoglie finalmente lo sguardo.
« Dovresti parlare con Atena, è lei quella che gestisce la parte finanziaria. » Daniel sorride, lievemente compiaciuto.
« Lo farò, ma considera le mie parole. Non siete gli unici acquirenti sul mercato. » dice, prendendo l’uscita e solo quando si chiude la porta dietro le spalle, Daniel smette di sorridere. Tutto stava andando secondo i suoi piani. Non mancava molto perché tutto andasse al posto giusto. Doveva solo portare pazienza.


« La nostra classe sembra più vuota del solito. » sospira Chiara, cercando di concentrarsi sul libro che aveva di fronte. Jasmine, seduta accanto a lei, sorride debolmente.
« Da quanto ho sentito, c’è stata una grossa tormenta. Capisco perché abbiano deciso di tornare tutti a casa. »
« Sì ma non è giusto! » squittisce allora la ragazza, incorrendo però nell’essere silenziata da Valerio e lo guarda, tornando a prestare attenzione a Jasmine abbassando un po’ la voce. « Mi mancano le battute di Ciprian. » Jasmine sorride, stavolta un po’ forzata. Nessuno al di fuori di Chiara apprezzava le battute del ragazzo.
La loro calma, però, viene presto abbattuta da Sandra che entra furiosa nella loro aula che chiude sbattendo la porta. Tutti ormai erano abituati agli scatti di ira della ragazza, ma in un simile frangente c’era qualcosa di diverso. Sandra non era arrabbiata, e nemmeno infastidita da qualche commento di Lance, ma sinceramente furiosa. In una situazione normale nessuno avrebbe proferito parole e avrebbero lasciato che la burrasca andasse a sfogarsi altrove, ma quel comportamento non era una situazione normale.
« Sandra, t-tutto bene? » Chiara vorrebbe nascondersi sotto al banco per evitare un lanciafiamme verbale, ma ad una simile domanda Sandra pare calmarsi.
« No. » le risponde, ma non c’è sarcasmo nelle sue parole. Era indecisa se rivelare ciò che aveva scoperto, dirlo ad alta voce avrebbe sicuramente causato altri problemi. C’era una voce dentro di lei – che aveva curiosamente il tono di Lance – che le consigliava di fare la cosa giusta, ma lei non comprendeva quale fosse la cosa giusta da fare in una simile situazione.
Si maledice per aver torchiato Iris, più il proprio interesse per la faccenda, ma ormai il danno l’aveva fatto e tanto valeva mettersi in gioco.
Jasmine le appoggia una mano sulla spalla. Le si era avvicinata mentre rimuginava, e il tocco della sua mano è molto delicato ma pieno di calore. « Sandra, seriamente, cosa c’è? » Sandra stringe le labbra, ma decide di parlare.
« So perché gli altri sono andati a Unima. » dice, catalizzando all’improvviso tutta l’attenzione dei compagni lì presenti. Non ne mancava nessuno, che fortuna.
« Sì, c’è la torment- »
« No, non c’è una tormenta. » interrompe lei e la sua frase crea il gelo più totale. « C’è qualcosa di molto peggio. »
Percepisce Jasmine tremare, ma ormai stava parlando di tutta la faccenda e tanto valeva andare fino in fondo. « Le comunicazioni con Unima sono state tagliate. Probabilmente il team Plasma ne sta approfittando. » Jasmine emette un verso strozzato, e persino Chiara scatta in piedi. Angelo e Valerio non appaiono tanto turbati, più sorpresi di una simile notizia.
« Ne sei sicura? » Sandra annuisce.
« Purtroppo sì. L’ho chiesto a Iris. »
« Vorrai dire che hai interrogato Iris. » la corregge Valerio, beccandosi un’occhiataccia.
« Come dicevo, me l’ha riferito Iris. Oggi è partita pure lei, è stato organizzato dai professori. »
« Stai dicendo che i professori sanno di questo e non hanno riferito niente? » Sandra annuisce.
« Sembra strano, ma visto il coinvolgimento del team Rocket è comprensibile. » nella stanza torna il silenzio. Tutti loro ricordavano quanto quel team fosse stato problematico per la loro regione, e nessuno desiderava affrontarli ancora una volta. Questa volta non ci sarebbe stato nessun fulgido eroe pronto a salvarli tutti.
Chiara scatta in piedi, improvvisamente carica.
« Io non voglio stare qui a fare niente! » esclama, e si dirige verso la porta.
« Cosa intendi fare? » le chiede Sandra, osservandola perplessa.
« Vado a parlare con i professori, ovvio! Non si aspetteranno che io me ne stia tranquilla dopo aver saputo tutto questo. Io ho il dovere di difendere Fiordoropoli! » la ragazza era animata da una curiosa grinta che nessuno lì dentro comprendeva ma che tutti si trovavano a condividere. Loro erano tutti Capipalestra, era il loro compito fornire tutta la protezione necessaria.
« Chiara, fermati! » Angelo non alzava mai la voce, quindi sentirlo parlare così era davvero una sorpresa. « Io capisco come tu la pensi, ma dall’altro lato capisco anche perché c’è una simile segretezza. » le sue parole hanno il potere di arrestare Chiara, almeno temporaneamente. « Finora nessuno sta capendo cosa stiano combinando i team, dopo la confusione del torneo non si sono fatti più sentire. Anch’io sarei più propenso ad un approccio di segretezza, invece di essere aggressivo. » Jasmine sospira sollevata, per fortuna l’indole razionale di Angelo funzionava fin troppo bene su Chiara.
« L’ho pensato anch’io, ma non riesco a starmene con le mani in mano. » commenta Sandra, incrociando le braccia al petto. Angelo alza le spalle, sinceramente confuso.
« Nemmeno io so che cosa fare, ma fare confusione adesso sarebbe comunque la cosa più sbagliata. » nonostante detestasse ammetterlo, Sandra riconosce che aveva ragione.
« Comunque, non appena quel team maledetto ricaccia fuori la testa, non ci penserò due volte ad attaccarli. » Angelo le sorride, divertito.
« Credimi, questo lo faremo tutti noi. »


Drew voleva parlarle e Vera non si sentiva tranquilla a riguardo.
Dopo il torneo non avevano avuto modo di conversare con calma o a rimanere soli, nonostante l’ultima cosa era ciò che lei desiderava meno. Non negava di essere però curiosa a riguardo di ciò che Drew aveva da dirle. Forse era la volta buona che ammetteva che lei era una buona Coordinatrice, e magari avrebbe smesso di darle fastidio. Di certo le sue speranze erano forse un po’ esagerate e fantasiose, ma niente e nessuno poteva dirle di smettere di fantasticare.
Quel periodo per lei stava andando perfettamente, e non voleva che niente distruggesse quella linea di eventi positivi. Forse era per quello che stava evitando apposta Drew. Non riusciva a dirlo con certezza, ma voleva godersi quel momento di serenità che sembrava essere destinato a morire in fretta.
Aveva ragione, Drew era nel suo stesso corridoio e le stava venendo incontro. Non c’era nessuno a parte loro, e ormai era troppo tardi per tentare di nascondersi. Forse avrebbe dovuto ignorarlo, magari Drew non si ricordava più la cosa che doveva dirle.
« Vera? » le era di fronte, e l’aveva chiamata per nome. Quello era un evento raro e particolare, che non credeva si sarebbe più ripetuto.
« Sì? » la sua voce è più strozzata di quanto vorrebbe che sia, ma di certo non poteva mettersi a fare esercizi di respirazione di fronte a lui. Tanto valeva giocare quella partita.
« E’ da un po’ che volevo parlarti. » Vera inizia a sudare freddo, sembrava proprio che se ne ricordava. Non era proprio contenta di saperlo. Ma magari era una sciocchezza, quindi tanto valeva starlo a sentire.
« Sì, me lo ricordo. Cosa volevi dirmi? » Drew abbassa lo sguardo, e le sembra che un lieve rossore coloro le sue guance.
« Prima di questo, sarebbe meglio andare a prenderci qualcosa da bere. » Vera alza un sopracciglio.
« Non sei ancora nell’età per farlo. »
« Non intendo ubriacarmi! » esclama allora lui, piccato. « Solo, non credo che questo sia un luogo adatto. Permettimi di offrirti qualcosa prima. » un simile comportamento la mette sulla difensiva, ma non trova niente di male nell’accettare una simile proposta. Di certo Drew non le avrebbe avvelenato qualsiasi cosa fosse disposto ad offrirle, oltre al fatto che aveva stuzzicato la sua curiosità a riguardo del discorso che doveva farle.
« D’accordo. » replica, e lui la invita a seguirlo. Il percorso che fanno non è particolarmente lungo, ma lei ha l’occasione di fare amicizia con il Roselia di Drew, che era molto simile al suo Coordinatore ma molto più socievole. Il ragazzo la accompagna in un piccolo locale nei meandri di Zafferanopoli, e per la prima volta Vera assaggia una specialità locale che non aveva mai avuto occasione di provare. Il chiosco faceva del tè caldo con palline di sciroppo, e lei era ben consapevole di aver sviluppato una dipendenza da appena un assaggio. Era una fortuna che i suoi Pokémon non potessero assumerlo, o tutti i suoi risparmi sarebbero finiti nel giro di due giorni. Si sentiva in paradiso a ogni assaggio.
« Buono? » le chiede Drew, e lei è in grado solo di emettere versetti soddisfatti. Il ragazzo le sorride, e torna a bere il suo, mentre Roselia incuriosito osservava entrambi. Non sapeva come approcciarsi alla faccenda, non gli veniva nessuna idea buona che escludesse la menzione della lettura del diario. Una simile argomentazione doveva evitarla, ma non trovava il modo. Il tempo a sua disposizione stava scadendo, Vera avrebbe finito il suo tè e allora avrebbero dovuto parlare come promesso.
Era stato l’orgoglio a dividerli, e si rendeva conto di quanto questo abbia fatto perdere loro tanto tempo. Se solo avesse potuto avrebbe chiesto a Dialga stesso di tornare indietro nel tempo e fermare se stesso prima che il loro rapporto andasse in frantumi. Ma non poteva, e doveva convivere col fatto che la loro relazione era terribilmente incrinata e che non c’era ancora un rimedio. Vera finisce di bere, e torna a guardarlo.
« Allora, di cosa volevi parlarmi? » Drew esita, dubbioso, ma sceglie di essere sincero per quella volta.
« Tu… mi piacevi, anni fa. » le sue parole rimangono in sospeso, e vede l’espressione di Vera mutare mentre processa una simile informazione. Riesce a scorgere le sue emozioni; sorpresa, dubbio, imbarazzo e rabbia. L’ultima è un po’ una sorpresa, ma la comprende. Dopo una simile dichiarazione, lo sarebbe anche lui.
« E me lo stai dicendo perché? » non stava andando come lui aveva immaginato. Certo, sapeva che Vera non si sarebbe gettata adorante al suo collo e non avrebbero cavalcato fino al tramonto, però tutta quella faccenda si stava rivelando parecchio difficile. Molto più di quanto potesse immaginare.
« Pensavo che essere onesto con te era la cosa migliore da fare. » non stava affatto andando come immaginava. Anzi, la situazione si stava snodando nella direzione opposta. L’espressione di Vera è ancora dubbiosa, ma non se ne sta andando. Magari poteva ancora tentare di rimediare. « Non è che io mi aspetto qualcosa in cambio- » Vera alza una mano per interromperlo, apparendogli piuttosto sconvolta. Sapeva che lei aveva provato lo stesso, e magari stava pensando anche lei le stesse cose. Lui desiderava tanto recuperare il loro rapporto, e voleva che lei gli venisse incontro.
« Perché? » la sua voce è flebile, e lei inizia a tremare. « Perché me lo stai dicendo adesso? » alza lo sguardo, aveva le lacrime agli angoli degli occhi. Non era una visione alla quale lui era abituato.
Vera gli appariva come una persona completamente nuova.
Certo, l’aveva vista piangere dopo qualche sconfitta, ma in quel momento era completamente diverso. Le lacrime le aveva provocate lui, e l’idea non lo faceva sentire bene. Anzi, si sentiva profondamente sbagliato. Non capiva perché una simile situazione avesse portato Vera a piangere, sapeva che aveva vissuto situazioni ben più frustranti di questa. Non aveva idea di cosa dirle, ma magari rimanere in silenzio era la scelta migliore che poteva fare.
Dopo un tempo interminabile la ragazza sembra calmarsi, e Drew fa lo stesso. Non sembrava tutto perduto, forse potevano davvero recuperare il loro rapporto.
« Non mi hai risposto. » bofonchia allora Vera, asciugandosi gli occhi. Il sole stava iniziando a tramontare, facendo apparire le lacrime più luminose.
« A cosa? »
« Perché me lo stai dicendo adesso. » non aveva una risposta da darle. Sentiva di doverglielo dire, senza avere alcuna aspettativa. Scoprire di essere ricambiato lo aveva fatto camminare nell’aria dalla felicità, e poi ripiombare nella realtà pensando a tutto il tempo passato a non tollerarsi.
« Volevo dirtelo. Non c’è una ragione precisa. » Vera inarca un sopracciglio.
« Drew, non sei il tipo da dire una cosa simile con leggerezza. » dice. « Ogni cosa che dici e fai è ben pensata. » ciò che dice lo infastidisce, non credeva di apparire un tale calcolatore agli occhi della ragazza.
« Perché non dovrei? » il suo tono è più piccato del dovuto, e Vera sorride sardonica.
« Avanti, è per una scommessa? Oppure ti vuoi divertire alle mie spalle? » lo aveva frainteso. Lei lo avrebbe sempre frainteso. Si alza in piedi, cercando di calmarsi.
« Dimentica questa conversazione. » dice, cercando di andarsene, ma Vera lo ferma.
« Ehi, guarda che me lo puoi dire. Se si tratta di una scommessa, io starò zitta e ci divideremo il compenso! » le sue parole lo feriscono più del dovuto, e Drew si trova a strattonare via il braccio dalla sua presa e se ne va, lasciandola da sola. Roselia, che era rimasto sulla panchina insieme a loro, non tarda a seguirlo, e Vera osserva entrambi allontanarsi. Certo che una simile reazione era strana.
Le sembrava di aver fatto un errore, ma non comprendeva dove avesse sbagliato. Aveva però la sensazione che Drew non le avrebbe rivolto più la parola.


« Come sta andando? » Plutinio osserva lo schermo con un certo nervosismo. Non era ancora abituato alle visite di Neptune. Quando c’era Cyrus era molto più libero di svolgere le sue ricerche, e solo Saturn veniva a controllare con una vaga costanza i suoi risultati. Neptune non era così.
Quel criptico capo del team era molto più presente e assertivo rispetto al precedente, e forse era quella la causa del loro rinnovato successo. Neptune era sicuramente un maniaco del controllo, ma grazie a lui disponevano di reclute efficienti e persino lui stava raggiungendo ottimi risultati nonostante la pressione.
Forse un capo come Neptune era migliore.
In realtà, nonostante avesse fatto delle ricerche, non riusciva a scoprire da dove un simile leader carismatico fosse uscito. Non era riuscito a coinvolgere nelle sue ricerche Martes, che era rimasta affascinata dal nuovo capo, e nemmeno Saturn che era disinteressato ad approfondire la situazione. Con Giovia non ci aveva nemmeno provato, tutti erano consapevoli di quale relazione ci fosse tra lei e Neptune.
Quel nuovo comandante era un mistero che non si sarebbe svelato così facilmente, ma ciò stuzzicava ancora di più la sua curiosità. Non sarebbe divenuto uno scienziato se non fosse stato almeno un po’ curioso di tutto ciò che li circondava.
« Sta andando bene. » dice, cercando di non agitarsi. « Sono riuscito a recuperare i file delle rossocatene originarie, e sto cercando di ricrearle. » Neptune sembra soddisfatto dal suo risultato, mentre osserva la documentazione che lui gli aveva passato. Non era uno stupido, era versato in ingegneria e sperimentazione. Era perché comprendeva l’importanza dei suoi esperimenti che non gli aveva dato alcuna limitazione nei suoi tentativi. Anzi, incoraggiava e finanziava la sua ricerca. Questa volta non si sarebbero limitati, avrebbero fatto le cose in grande. Plutinio già assaporava il momento in cui sarebbe riuscito ad incatenare persino il Pokémon più mitico della storia dei loro mondi. Una volta avuto Arceus ai loro piedi, anche il mondo lo sarebbe stato.
« Hai già iniziato a lavorare agli adattamenti necessari per il Pokémon Primevo? » Plutinio annuisce.
« Sì, ma per ora sono solo delle bozze. Prima devo lavorare alla stabilità della base della catena, altri lavori sarebbero inutili senza di questa. » Neptune sembra soddisfatto mentre gli porge i suoi fogli pieni di equazioni e schemi. Di solito sarebbe stato troppo restio a mostrare un lavoro così fallace e incompleto, ma Neptune era un esperto suo pari ed era certo di poter ricevere anche dei suggerimenti costruttivi su un lavoro di così grande portata.
« Ciò che mi proponi sembra molto buono, Plutinio. » gli dice, quindi, facendolo sentire soddisfatto. « Ma ti consiglio di assumere qualche assistente e di accelerare con i tempi. » simili parole hanno il potere di infastidire Plutinio. Lui era convinto che il genio e il fare un buon lavoro andassero a pari passo, e mettere fretta non era mai una buona scelta. Neptune pare capire i suoi pensieri, perché gli sorride più accomodante.
« Non voglio metterti alcuna pressione, esimio professore. Se si trattasse di me, ti lascerei tutto il tempo necessario. » fa una pausa, assumendo un’espressione più grave. « Purtroppo i nostri alleati non sembrano dello stesso avviso, e stanno iniziando a muoversi. Desidero semplicemente che il nostro team abbia un’arma che possa sovrastarli tutti, quando sarà il momento di combattere. » Plutinio annuisce, comprendendo la sua preoccupazione. Il team Galassia rinasceva dalle ceneri di una squadra delusa e distrutta, fino a quel momento era stato il carisma di Neptune a tenere tutti insieme, ed era consapevole che non sarebbe bastato a lungo. Avevano bisogno di qualcosa di grande, un qualcosa che avrebbe sancito la loro predominanza su chiunque avrebbe osato affrontarli.
« D’accordo, selezionerò diversi assistenti, se ciò è utile alla prosperità della nostra missione. » Neptune sembra compiaciuto dalle sue parole, e gli da una pacca sulla spalla.
« Sono felice di essere riuscito a convincerti. Sapevo che saresti stato un ottimo parigrado dal momento stesso in cui hai accettato di essere partecipe del mio piano. » Plutinio ricordava quel giorno, era ancora chiaro nella sua mente. Neptune era un visionario, ed era ciò che lo rendeva così affascinante.
Era per quello che, dentro di sé, Plutinio lo adorava. Era un folle geniale.


No time to explain:
- sì ho messo il bubble-tea





Riecchece.
Puntialissimi come sempre (?)
Probabilmente il prossimo mese non aggiorno perché sarò altrove but still
Oggi sì

Commenti sul capitolo:

Ebbene sì, ho iniziato a smuovere le acque. Gary è sopravvissuto a tutta la faccenda, miracolosamente, e la Contest si è invece incasinata. Ma poi risolvono. Giuro.
Parlando invece dei team, devo dire che mi sono divertita ad accennarne i movimenti? Cioè, ancora hanno fatto molto poco rispetto a ciò che faranno poi, ma mi piace vederli fare ste mossette alla 'guerra fredda maniera'.
Di certo quelli del quinto anno non vedono l'ora di spaccare lo spaccabile, ma dovranno pazientare ancora un po'. Avranno anche loro dei bei grattacapi.

Ringraziamenti:

Sono??? tipo??? sorpresa???
Citando per prima eather_ che ha recensito lo scorso capitolo, ho visto persone inserire la storia in qualche lista e sono MOLTO!!! sorpresa???
A parte gli scherzi, sono contenta che una storia così vecchia e scricchiolante abbia ricevuto un po' di interesse
Alla prossima ~

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Capitolo 16
*** Ben venga il caos, l'ordine non ha funzionato. ***





Capitolo Sedici: Ben venga il caos, l'ordine non ha funzionato.


Il team Idro non era riuscito a portare pazienza a lungo. La squadra non aveva mai accettato l’idea di condividere il territorio con il team Magma, i loro ideali sarebbero sempre stati agli antipodi. In verità entrambi avevano sperato che i loro capi potessero andare d’accordo, per formare un’unica armata, ma non sembrava l’intenzione dei loro leader che non avevano fatto che bisticciare per tutto il tempo. Certo, qualche recluta aveva definito i loro litigi “da coppia sposata che baccaglia un giorno sì e l’altro pure” – cosa non troppo lontana dalla verità, era il pensiero di tutte le reclute – ma la tensione che esisteva tra Ivan e Max non si sarebbe mai appianata del tutto. Era bastata una considerazione acida di troppo perché Ivan perdesse la pazienza, e uscisse allo scoperto attaccando il team Magma.
Da lì in poi la situazione a Hoenn era degenerata. Gli abitanti della regione, che si stavano preparando per l’apertura della stagione turistica, erano rimasti coinvolti in una faida con la quale non volevano avere niente a che fare.
I due team erano tornati a insediarsi nei loro covi originari, che nessuno aveva ancora smantellato, e si erano dati battaglia incuranti dei piani precedentemente accordati, della grande intesa con gli altri team e incuranti persino delle persone che li circondavano.
La notizia al collegio era arrivata con molto ritardo e a battaglia che già infuriava.
« Non ci posso credere. » sussurra Vera, ancora sotto shock. Il professor Birch aveva riferito loro la notizia, e li aveva lasciati soli per poter rimuginare su cosa volevano fare. Magdalena, con un po’ di apprensione, cerca di consolarla come meglio può. I Capipalestra erano già partiti alla volta della regione nel tentativo di aiutare, mentre Allenatori ordinari come lei e i coordinatori in un simile momento sarebbero stati considerati più un intralcio che un aiuto, ed erano costretti a rimanere inermi. Per quanto Magdalena ne sapeva, Porto Alghepoli era uno dei luoghi più a rischio in una simile situazione ed era in pena per la madre e la nonna che sicuramente erano state sfollate.
Natsumi, accanto a loro, era più tranquilla. Di certo Bluruvia era stata ignorata, come sempre, ma la frustrazione che provava era comunque enorme. Non le piaceva l’idea della sua regione invasa, e voleva essere d’aiuto.
« Forse ho un’idea. » dice d’improvviso Drew, rimasto in silenzio fino a quel momento. Le tre ragazze, allora, spostano lo sguardo su di lui. « Non so se la accetteranno in un momento di tale tensione, ma pensavo di offrirmi come volontario per aiuti umanitari. Sicuramente hanno bisogno di aiuti esterni, e non ho bisogno di protezione vista la mia abilità nella lotta. » Natsumi considera simile opzione, e annuisce.
« Io ci sto. » Magdalena la anticipa, lei era quella più preoccupata tra di loro, e anche Natsumi si trova ad annuire.
« Contate anche su di me. » dice, e sposta lo sguardo su di Vera, che annuisce.
« Verrò anch’io. » Drew sorride, più determinato.
« Bene. Siamo tutti d’accordo allora. Si torna a Hoenn. » Natsumi sapeva che il professore non li avrebbe lasciati andare così facilmente, ma dovevano almeno tentare.
« Professore. » inizia Drew, quando Birch torna da loro con espressione grave. « Sappiamo di non poter essere d’aiuto nell’arginare la lotta, ma tutti noi vogliamo essere d’aiuto alla nostra regione. » l’uomo sta per replicare, ma Natsumi si affretta a interromperlo.
« So che sembra una follia, ma la mia famiglia sarà più che felice di aiutare con beni di prima necessità. » l’uomo scuote la testa, l’aria grave non lo abbandona.
« Abbiamo ricevuto notizie della presenza del team Rocket nella regione di Hoenn. Stanno attaccando entrambi i team, ed è meglio che pure voi andiate. C’è bisogno di evacuare i civili da tutta la parte orientale della regione. » Vera se possibile sbianca ancora di più, insieme a Magdalena che le era accanto. La situazione stava degenerando più velocemente di quanto avessero immaginato, e l’improvviso coinvolgimento del team Rocket peggiorava il tutto. « Avete il permesso di tornare nella vostra regione, vi metteremo in contatto con i ranger che si trovano già lì. »
Birch aveva dato ai ragazzi le ultime informazioni, e li aveva spediti nei dormitori per prepararsi. Sarebbero partiti l’indomani stesso, non c’era tempo da perdere.
Magdalena si sentiva spaesata. Sapeva che chiamare la sua famiglia si sarebbe rivelato inutile, e la sua ignoranza della loro condizione la faceva sentire male. Sentiva lo stomaco contorcersi e dolerle, a tal punto che temeva che le schizzasse fuori dalla pancia. Sentiva di dover tornare a casa, doveva scoprire cosa era successo alla sua famiglia. Camminando davanti a lei, Natsumi e Vera erano entrambe assorte nei loro pensieri. Nessuna di loro aveva proferito parola, e tutte si erano presto ritirare nelle loro stanze per prepararsi. Quello che le attendeva era più grande di loro, e avrebbero presto dovuto affrontarlo.


« Questo cosa vorrebbe significare? » esclama Ash, scattando in piedi. Il professor Oak li aveva riuniti nell’aula magna, e aveva terminato tutta la spiegazione. Erano giunti alla conclusione che quell’attacco improvviso era tutt’altro che programmato, e ciò aveva portato a considerevoli perdite. Inoltre ancora non erano giunte notizie dalla regione di Unima, probabilmente nessuno era ancora riuscito a ripristinare le comunicazioni.
Con una regione devastata e l’altra desolata, i professori avevano capito che non potevano più tenere tutto all’oscuro. Dovevano dirlo agli studenti.
« Significa che ben due regioni sono sotto attacco. »
« Dovremmo andare ad aiutare, allora! » propone Nicky, ma Samuel scuote la testa.
« Raggiungere Unima attualmente è impossibile, e abbiamo mobilitato molte forze per Hoenn. Mandare voi, inesperti del territorio, sarebbe solo d’intralcio. »
« Quindi dobbiamo aspettare che siano loro i primi ad attaccare? » ringhia Sandra, stringendo le mani in pugni. L’idea che quei ladruncoli da quattro soldi potessero portare scompiglio nella sua città la faceva ribollire di rabbia.
« Sappiamo che il team Rocket è impegnato a Hoenn, quindi dubito abbia fretta di provocare danni in queste regioni. » fa una pausa. « Le grandi incognite sono il team Plasma e il team Galassia, il secondo è rimasto quieto fino ad adesso. Consideriamo più urgente tenere quei due team d’occhio, degli altri se ne stanno già occupando gli allenatori di Hoenn, insieme ai ranger. »
« Sì, ma non mi sembra comunque giusto! » esclama allora Chiara, che era rimasta quieta fino a quel momento. « Io devo proteggere Fiordoropoli, non posso rimanere qui! » il professore annuisce.
« E’ questa la ragione per cui vi ho chiamati oggi. Abbiamo bisogno che torniate tutti alle vostre case, e vigiliate sulla situazione. Potrebbe non succedere niente e quello che stiamo facendo inutile, ma preferiamo che siate pronti in caso di necessità. »
« Significa che torneremo a Sinnoh. » commenta Marzia, cercando di allentare la tensione che provava. Rupepoli era il covo del team Galassia, se fosse successo qualcosa lei sarebbe stata la prima che poteva intervenire. « Quando potremo partire? »
Il professor Oak la guarda, esitando un attimo. « Considerando che la via per Sinnoh non è disturbata e non sembrano esserci problemi, potete partire quando più lo riterrete comodo. La vostra presenza nella regione non è urgente come negli altri casi. » la sua risposta sembra soddisfare Marzia, che torna a sedersi con vaga compostezza. La ragazza cercava di essere positiva, cercando di calmarsi. Voleva convincersi che a Rupepoli non ci sarebbe stata nessuna emergenza e che sarebbe persino passata dal centro commerciale per fare man bassa di snack esotici. Voleva davvero sperare che la situazione a Sinnoh fosse idilliaca, e che non avessero bisogno di alcun intervento. Leggeva le notizie che provenivano da Hoenn, e dentro di sé il cuore si stringeva in una morsa dolorosa. Non riusciva a immaginare ciò che dovevano affrontare i suoi amici.
« Io non ho alcun luogo di mia competenza. » dice allora Lance. Aveva mantenuto il suo ruolo di Superquattro e occasionalmente prendeva anche il posto di Campione, e la sua posizione era probabilmente quella più particolare.
« Puoi scegliere qualunque luogo Lance. L’importante è che tu faccia rapporto regolarmente della tua posizione. » il ragazzo annuisce.
« Probabilmente mi stabilirò a Fiordoropoli. » annuncia, quindi, e si siede. Sandra lo osserva, sorpresa. Era convinta che avrebbe scelto Ebanopoli, ma sembrava che avesse sbagliato nuovamente a indovinare i pensieri del cugino. Ne era un po’ delusa, e anche un po’ arrabbiata per un simile voltafaccia alla loro città natale, ma non era nessuno per questionare le decisioni di Lance. Questi sembra notare la sua espressione torva perché le appoggia la mano sulla spalla, come per essere di conforto.
« Non te la prendere, San. Vado a Fiordoropoli perché è il cuore di Johto, se il team Rocket tentasse di prendere il controllo inizierebbe sicuramente da lì. »
« Non devi delle spiegazioni a me. » sbotta lei, distogliendo lo sguardo. Il professor Oak, dopo aver fatto le ultime raccomandazioni, li aveva congedati. Stava a loro decidere cosa fare, se prepararsi o meno ad un eventuale emergenza.
« Tu cosa ne pensi, Kenny? » chiede allora Lucinda all’amico. Dopo San Valentino non si erano parlati. Lui l’aveva vista donare la sua cioccolata a un Paul indifferente – il quale però non l’aveva rifiutata – e comprendeva che potesse essere arrabbiato con lei. In una simile situazione pensava però che entrambi potessero mettere da parte una simile esperienza per il bene della loro regione. « Tornerai a casa? »
« Penso di sì, non sono tranquillo. Tu? » Lucinda annuisce.
« Sì, anch’io. Non potrei fare molto se ci fosse un attacco, ma vorrei rendermi utile nelle eventuali condizioni di soccorso. » in un simile momento si pentiva di non essere diventata un’allenatrice, ma ora ormai era troppo tardi per pensarci. Voleva rendersi utile come poteva.
Chissà cosa avrebbe fatto Paul. Anche lui, dopo la cioccolata, non le aveva rivolto una parola più del necessario e lei aveva esaurito tutto il suo coraggio per tentare di approcciarsi nuovamente. Forse sarebbe tornato insieme a loro, aveva un fratello a Sinnoh, avrebbe tanto voluto chiedergli di farsi il viaggio insieme. Avrebbe voluto anche una risposta per la sua implicita domanda posta ormai un mese fa, ma temeva che non ne avrebbe ricevuto una.
« Quando pensi di tornare? » la voce di Kenny la riscuote dai suoi pensieri, facendola sobbalzare leggermente.
« Domani o dopodomani, non credo di essere l’unica che si precipiterà in fretta a casa. »
« Vogliamo andare insieme? » simile proposta la coglie di sorpresa, tanto che sgrana un po’ gli occhi incredula, e annuice.
« Sì. Mi farebbe piacere. » Kenny le sorride, e sembra essere tornato tutto come ai vecchi tempi. Le batte una mano sulla spalla, divertito, e poi le si avvicina con aria confidenziale.
« E comunque io la mia benedizione per Paul te la do. » le dice, facendola arrossire e lasciandola imbambolata in mezzo al corridoio a tenersi il viso in fiamme.


La parte est dell’isola di Hoenn era nella devastazione totale.
Forestopoli e Porto Alghepoli erano le zone più colpite dallo scontro tra i tre team, e gli sfollati stavano aumentando di numero di giorno in giorno. Natsumi era tornata a casa, giusto in tempo per incontrare i suoi genitori. Anche loro avevano messo a disposizione le loro risorse per aiutare le persone in difficoltà, e Natsumi aveva caricato al massimo Salamence e Flygon, per poi partire alla volta di Ciclaminopoli, diventato nel frattempo un centro di accoglienza.
C’erano diversi feriti, ma fino a quel momento nessuno di veramente grave. Gli Allenatori riuscivano a difendere i confini della città dagli attacchi nemici, ma erano tutti consapevoli che avrebbero dovuto ricollocare tutte quelle persone vulnerabili, possibilmente il più lontano dalle grinfie dei team. Realtà difficile da mettere in pratica, almeno per il momento.
Avvicinandosi alla città elettrica Natsumi nota una nuova orda di sgherri avvicinarsi al centro abitato. Sembravano non finire mai, e gli allenatori in difesa sembravano poco entusiasti di riceverli.
« Salamence, usa Lanciafiamme. » per una volta, il Pokémon non sembra obiettare al suo ordine, e dalla sua bocca scaturiscono fiammate che vanno a colpire i Poochyena che si stavano apprestando ad attaccare. Il suo intervento sembra placare l’avanzata degli sgherri, che optano per una ritirata, e lei fa atterrare con calma Salamence e Flygon.
Gli allenatori la ringraziano per l’aiuto dato, e lei sorride in risposta, prendendo le cose sul dorso di Salamence e avviandosi dentro Ciclaminopoli. Una volta consegnato i beni di prima necessità la ragazza si guarda intorno, alla ricerca della sua famiglia. Aveva ricevuto notizie di Motoki, che era rimasto a Sinnoh, mentre i suoi genitori e il cugino più piccolo si erano prodigati in aiuti in città insieme a lei. Non riusciva a contattare i due gemelli, ma le comunicazioni con Unima non sembravano funzionare e non ne aveva compreso il motivo, finché non aveva parlato con Magdalena.
La ragazza si era tranquillizzata quando aveva ritrovato i suoi parenti, e anche lei si era messa a disposizione della città per eventuali aiuti. Era rimasta in contatto con i suoi compagni a Kanto, e aveva scoperto che Unima era isolata da qualsiasi tipo di comunicazione. Simile notizia aveva colto di sprovvista Natsumi, e le aveva dissipato i dubbi sull’improvviso ritorno dei due cugini alla loro regione. Se il team Plasma stava dando problemi, tornare a casa era il minimo che potessero fare.
L’aveva ringraziata e si era avvicinata a Vera, impegnata anche lei in operazioni di soccorso, informandola degli ultimi sviluppi, ma la ragazza aveva liquidato in fretta la questione. Frequentava insieme a molti studenti di Unima, ed era consapevole della loro forza e determinazione. A detta sua non c’era da preoccuparsi, qualsiasi cosa fosse successo ne sarebbero usciti vittoriosi. Natsumi voleva pensarla come lei, ma non si sentiva completamente a suo agio nel pensare in maniera così positiva, non stando in mezzo a persone che avevano perso la loro casa e che non sapevano quando sarebbero stati in grado di ritornarci. Certo, lei aveva una casa a Bluruvia, luogo lontano e intoccato da quel conflitto, ma tutte quelle persone intorno a lei no. Non sapevano nemmeno se il conflitto fosse destinato a terminare presto, o quanta devastazione avessero portato i team nei luoghi che erano a loro cari. Alice era rientrata sconfortata dalla sua perlustrazione aerea, e lei aveva intuito che la situazione a Forestopoli fosse tutt’altro che rosea.
C’era però qualche nota positiva. Per esempio Magdalena che era riuscita a riunirsi alla sua famiglia, scampata per un soffio all’invasione di Porto Alghepoli, o il fatto che Vera e Drew stessero pacificamente cooperando nell’organizzarsi nelle mansioni che gli erano state affidate. Nonostante fuori dalla città stesse infuriando la guerra, dentro Ciclaminopoli si era creato un clima di piena comunità tra persone che non si conoscevano nemmeno. Tutti loro cercavano di aiutarsi a vicenda, e stava funzionando.
« Natsumi, puoi aiutarmi? » Drew le si era avvicinato, e stava portando diversi scatoloni che gli intralciavano la vista. La ragazza ne prende due, e lo segue fino al deposito. Quando appoggiando le scatole Drew sospira, passandosi una mano sulla fronte.
« Per fortuna da Ceneride hanno spedito altri viveri, le scorte erano scese a sotto la metà. » Natsumi annuisce.
« Finché non si riesce a fare un conteggio accurato dei rifugiati non si può nemmeno razionare il cibo. » il ragazzo sospira, improvvisamente stanco. Natsumi non aveva idea se la città di Drew fosse tra quelle coinvolte, ma non lo vedeva preoccuparsi, quindi aveva concluso che sotto quel punto di vista lui non avesse problemi.
« Lo ha detto anche Vera. » dice, sottovoce, ma Natsumi lo sente. Per quanto ne sapeva, il rapporto tra i due ragazzi era sempre stato teso, nonostante non avesse mai scoperto la ragione. La loro incrinatura era sconosciuta a quasi tutti, e coloro che sapevano della faccenda non si erano mai sbottonati a riguardo. Quella situazione d’emergenza, però, sembrava averli riavvicinati. Si parlavano, e spesso venivano assegnati alle stesse mansioni, tanto che le loro rispettive squadre mangiavano insieme quando era l’ora dei pasti. Natsumi sospira, perplessa.
Quel mistero non sarebbe mai stata in grado di sbrogliarlo.


Sinnoh sembrava pacifica. Lucas aveva accompagnato Anita fino a casa, e poi si era diretto al laboratorio. Il posto, nonostante l’assenza della loro mente più geniale, ferveva come sempre di attività. Nessuno sembrava aver notato particolari anomalie, e una simile notizia l’aveva un po’ tranquillizzato. Mesprit levitava intorno a lui, e il ragazzo gli dona una lieve carezza. Quando aveva intorno quel Pokémon si sentiva meglio, forse più vivo. Magari doveva tornare alla sua casa a Duefoglie, nonostante questa fosse vuota.
« Wow, ma quello è Mesprit? » il ragazzo si gira, un po’ sorpreso, e nota Anita con diversi sacchi di carta tra le mani. Accenna un saluto, ma la ragazza sembra dirigersi direttamente verso il Pokémon che si tende nella sua direzione, entrambi incuriositi dall’altro. « Hai ricevuto la benedizione di un simile Pokémon, che invidia! » esclama allora la ragazza, spostando il suo sguardo verde su di lui. Lucas inizia a sentire un’emozione che riconosce come disagio, ma Anita gli sorride apertamente. « Tu dove abiti? A Sabbiafine? O a Duefoglie? » lui la osserva, confuso, ma non riesce a replicare. « Senti, ti va di venire a pranzo da me? I miei genitori sono al lavoro, e non li ho avvisati che tornavo. Da sola mi annoierei! » Lucas la osserva ancora più perplesso, incapace di risponderle.
« Daaai, vieni! » Anita si ferma, rimuginando un attimo. « Oh, forse tu hai i tuoi genitori che ti aspettano. Scusa se ho cercato di insistere. » Lucas scuote la testa, sentendo la zampa di Mesprit sulla sua spalla.
« Mi farebbe piacere pranzare con te. » sorride debolmente, e tende le mani per prendere le buste con il cibo della ragazza, che gli sorride, e si avviano a casa di lei. Mesprit e Luxio li seguivano, il Pokémon Favilla incuriosito dall’altro.
Anita apre la porta e fa uscire la propria squadra dalle sfere, incoraggiando Lucas a fare la stessa cosa. Una volta riempito le loro ciotole di cibo, e aver raccomandato loro di dividerli con gli ospiti, Anita si dirige in cucina seguita da Lucas, più in soggezione. Quindi era quella una casa dove abitava una famiglia. Certo, era molto simile alla sua ma gli dava l’impressione di essere più vissuta.
« Tu hai preferenze sul cibo? » gli chiede allora Anita, infilandosi il grembiule e legandosi i capelli. Lucas nega con la testa.
« Posso aiutarti in qualche modo? » lei sembra pensarci un po’.
« Se ti va, potresti riempire di acqua il cuociriso. » gli indica allora lei, iniziando a pelare le verdure. Lucas fa come comandato, e con la cosa dell’occhio osserva i suoi Pokémon che stavano facendo amicizia. Trovava il loro modo di approcciarsi straordinario, avrebbe desiderato che per lui fosse così semplice. Anita gli stava parlando, raccontando del viaggio fino a Sinnoh, della sua difficoltà con le lotte Pokémon, della sua famiglia allargata e piena di cugini. Lucas sentiva qualcosa dentro di sé, ma senza la vicinanza di Mesprit non riusciva a dare un nome alla sua emozione.
« E quella ragazza del quarto anno, poi! » esclama all’improvviso Anita, assumendo un’espressione più contrita. « Una simile reazione me sa sarei aspettata da Paul, è famoso per il suo carattere per niente carino, ma non da lei! Ma d’altronde, la scuola si basa più sull’abilità di un allenatore che sul suo buon carattere per la selezione. » bofonchia infine. Lucas si ricorda l’episodio, in quel momento stava leggendo tranquillamente un libro quando una ragazza bassina si era alzata in piedi e aveva intimato ad Anita di tacere perché la stava infastidendo. La situazione non era degenerata perché Lucinda era intervenuta, ma il resto del viaggio lo avevano trascorso in silenzio, nonostante qualche sporadico bofonchiare di Anita a riguardo.
Anche lui aveva considerato quella reazione esagerata, d’altronde tutti loro erano nervosi per le loro famiglie, ma per fortuna una volta arrivati quella ragazza aveva intrapreso la via verso il nord, e tutti avevano tirato un sospiro di sollievo. Lucinda invece non aveva preso la loro stessa strada, e si era diretta verso Cuoripoli, seguendo Paul.
« Sicuramente stanno insieme. » commenta d’improvviso Anita, un lieve rossore che le colora le guance, con aria sognante. « Paul non la tratta male, e sono più che sicura che lei gli ha regalato della cioccolata, ma nessuno dei due vuole dirlo in pubblico per vivere tranquilli! »
Lucas non comprendeva una simile vena romantica, ma ammirava tanta creatività. Anita era una ragazza piena di sorprese. « Tu cosa ne pensi Lucas? » gli chiede allora lei, osservandolo divertita. Il ragazzo boccheggia per una simile domanda, indeciso come rispondere.
« Non lo so. » risponde, decidendo di optare per la sincerità. « Non sono molto pratico di queste cose. » Anita lo osserva, a sorride divertita nella sua direzione.
« D’accordo, non voglio rendere questo discorso imbarazzante. » dice. « Accendiamo la tv, magari c’è qualcosa di interessante. » Lucas annuisce, andando a prendere il telecomando e accendendo.
C’era il notiziario, quindi con un po’ di stizza Lucas cambia canale. Anche sull’altro sembra esserci lo stesso programma, e la cosa lo stranisce, tanto da alzare il volume dell’apparecchio per sentire cosa fosse successo.
« Non abbiamo certezze né conferme della situazione, ma sembra che il team Galassia abbia rivendicato l’esplosione all’Arena delle Virtù. » entrambi i ragazzi impallidiscono, il loro pranzo improvvisamente dimenticato. Ascoltano le ultime informazioni – l’esplosione, i feriti, i danni – finché qualcuno fuori dal campo visivo della telecamera aggiorna la presentatrice con delle novità. Osservano la donna irrigidirsi, poi fissare direttamente lo schermo.
« Mi riferiscono che hanno confermato il rapimento di Jenness Olga e di sua figlia Lucinda. » Anita emette un verso strozzato, di pura angoscia. Sembrava irreale che fino a poche ore prima avevano parlato tranquillamente con la ragazza, e ora la scoprivano in mano al team Galassia. Lucas, che si era seduto sul divano, rimuginava.
Entrambe erano famose Coordinatrici, rapirle sarebbe stato un grosso schiaffo alla loro regione. Se fossero riusciti a convincerle di passare agli ideali della loro organizzazione sarebbe stato fatale per tutti. Nessuno dei due ragazzi parla, non sapendo cosa fare. In una simile situazione non c’era niente da fare.

« Siamo riusciti a fare un’ottima mossa. » commenta Martes, soddisfatta. Non nutriva dubbi sull’attività del loro team, ma credeva che fosse ancora troppo presto per venire allo scoperto. Neptune però sembrava di un altro avviso, e anche quella volta aveva avuto ragione. Lei aveva chinato la testa, e loro avevano raggiunto il successo.
Certo, l’esplosione l’aveva creduta più controllata, ma non toglieva il fatto che faceva ancora fatica a fidarsi del loro nuovo leader. Saturn invece era ciecamente fiducioso del suo operato, e di Giovia nemmeno parlava. Di certo Neptune sarebbe stato in grado di riportare il loro team alla grandezza di un tempo, e Martes sperava che questo nuovo capo non li avrebbe abbandonati in favore di folli utopie.
D’altronde Neptune era più presente nelle loro attività, ascoltava i rapporti e riceveva i reclami personalmente. Le reclute, ormai, lo veneravano. Anche lei avrebbe dovuto farlo, ma la sua mente tornava sempre a Giulia. Aveva mentito a Plutinio, quando questi le aveva intimato di restituire quella preziosa cavia, gli aveva detto che era morta di stenti per essere stata abbandonata. In realtà sperava che Giulia fosse ancora a Kanto, e che non tentasse mai più di raggiungerla. Sarebbe stato meglio per entrambe, avrebbe dovuto fare affidamento agli amici che si stava lentamente creando al collegio, invece di rincorrere lei. Lei aveva la sua parte di esercito da amministrare, e non aveva più desiderio di giocare con lei alla sorella maggiore. Aveva messo in piedi quella recita per anni, ma non era un ruolo che le competeva. L’aveva presa con sé per pietà, e per sfruttare il suo potenziale.
Sapeva di mentire a se stessa, ma se continuava a ripeterselo pensava di riuscire a crederci.
« Martes. » Neptune l’aveva colta alla sprovvista, facendola sobbalzare. L’uomo le sorride, incoraggiante, e lei scatta sull’attenti.
« Mi scusi per non aver risposto subito. » Neptune fa un gesto di noncuranza con la mano.
« Martes, siamo entrambi generali. Potresti rivolgerti con più confidenza. »
« Siete stato voi a ricostruire tutto dalle macerie, il rispetto è il minimo che vi devo. »
« Se mi rispetti, Martes, avresti dovuto consegnare l’esperimento C-23 a Plutinio invece di nasconderlo. » Martes impallidisce, l’aveva scoperta. Come ci fosse riuscito era un mistero, ma sembrava che non ci fosse informazione che gli sfuggisse.
« Mi dispiace per la mia mancanza, generale, ma ormai l’esperimento è fuori anche dalla mia stessa portata. E’ in mano ai professori. » Neptune sembra infastidito da simile rivelazione, ma non replica. Il silenzio si fa pesante, e Martes non ha idea di cosa fare a riguardo. Era vero che Giulia si trovava al sicuro al collegio, lontano dalle mire di scienziati folli. Non stava mentendo.
« Pazienza. » dice allora Neptune, recuperando un’aria più accomodante. « Vorrà dire che dovremo fare gli esperimenti della nuova rossocatena su altri soggetti. Un vero peccato, C-23 era il soggetto che era riuscito a resistere anche alle prove delle precedenti, ma non c’è niente che possiamo farci a riguardo. »
Martes sapeva cosa l’uomo intendeva, ma preferiva non pensarci. Anche Cyrus aveva permesso a Plutinio di fare ciò che più desiderava, e lei ne ricordava le conseguenze. Essere appellati astronauti era una sciocchezza se pensava a cosa era successo tra le mura della loro sede.
« Qualcosa ti turba, Martes? » la donna nega con la testa.
« No, pensavo a dove ricollocare gli ostaggi presi. Tenerli nei sotterranei non mi sembra sicuro, sono facili da evadere. » Neptune schiocca le dita, sorridendo.
« Mi piace come ragioni! Quale sarebbe la tua proposta a riguardo? » Martes si ferma a pensarci un attimo, prima di farsi venire un’idea.
« Bisogna trovare una stanza molto interna, senza finestre e con un’unica via di comunicazione. Inoltre mettere di guardia delle persone accanto a quell’unico teletrasporto. » Neptune sembra soddisfatto della sua risposta, battendole una mano sulla spalla.
« Ho sempre pensato al motivo per cui hai fatto carriera, Martes, e adesso ne comprendo il motivo. » la donna non sa se prenderlo come un complimento o un insulto, e decide di rimanere in silenzio. Di certo prendere ostaggi così popolari era un’idea geniale. Un simile gesto avrebbe creato confusione, e avrebbe abbassato la morale della popolazione. Una simile mossa era una dimostrazione che avevano pieno potere su tutti loro, e che potevano prendere tutto ciò che gli era caro in qualsiasi momento. Certo, le due coordinatrici avevano dato loro del filo da torcere, ma niente avevano potuto di fronte alla forza bruta e alla loro organizzazione.
Erano passati diversi giorni, e le due donne si rifiutavano di mangiare. Probabilmente avrebbero dovuto forzarle, o nel peggiore dei casi affidarle a Plutinio perché le tenesse in vita. Di certo in un simile momento non erano propense ad ascoltare le loro richieste, o ad accogliere le loro idee, ma un po’ di digiuno si sarebbe rivelato più nocivo a se stesse che a loro.
Martes sorride, volgendo lo sguardo a Neptune.
Quell’uomo aveva pensato proprio a tutto. Probabilmente un genio carismatico come lui nasceva molto raramente, ed era stato un miracolo che fosse destinato alla loro causa.
« Gli ostaggi si rifiutano ancora di mangiare? » Martes sobbalza, le sembra quasi che le abbia letto nel pensiero, e annuisce.
« Sì, ma per quanto in minime quantità bevono. Significa che non vogliono lasciarsi morire. » Neptune sorride, criptico.
« Donne del loro calibro non morirebbero mai in maniera così misera. » commenta. « Il loro orgoglio potrebbe costare loro molto caro. » la donna annuisce. Aveva la stessa maniera di ragionare, non poteva crederci. Neptune sospira, e congeda Martes che si affretta a defilarsi, e torna nella sua stanza.
Di certo gli altri team stavano venendo a conoscenza del loro operato, sapeva che Daniel avrebbe venduto bene le informazioni in suo possesso. Sapeva bene di non potersi fidare di quel ragazzo, ma non negava che le informazioni che lui stesso riceveva erano molto utili. Sospira nuovamente, sperando che non sia trapelata la notizia dei loro esperimenti e del loro scopo finale.
Certo, non si fidava degli altri team, ma era ben conscio che una volta saputo cosa stavano per fare non ci avrebbero pensato due volte a fermarli. Era come camminare su una corda tesa su un burrone, un passo falso significava il fallimento di tutti i piani meticolosamente costruiti. Non poteva permetterselo, non aveva alcuna intenzione di fallire ora che erano così vicini alla loro gloria.
Con calma Neptune ripensa ai suoi schemi, mentre si dirige nei sotterranei. L’idea di Martes era buona, dovevano spostare gli ostaggi prima che succedesse qualcosa di irreparabile. Le reclute a guardia scattano alla sua vista, e Neptune li saluta prima di entrare nella stanza che teneva le prigioniere. La donna non gli presta attenzione, stoica, mentre la ragazzina nel sentirlo entrare scatta e lo guarda. Erano pallide e più magre rispetto a quando le avevano catturate, ma ancora impossibili da piegare.
« Mi dispiace se, finora, vi abbiamo collocato in simili alloggi. » inizia allora Neptune. Voleva, e doveva, mantenere una facciata di cordialità. « Spero che le persone a guardia non vi abbiano contrariate. » la ragazzina, Lucinda, apre bocca per replicare ma l’occhiata della madre la placa subito. Forse doveva separarle, probabilmente Lucinda sarebbe stata più facile da convincere. « Oggi stesso vi daremo a disposizione stanze molto più confortevoli, sperando siano di vostro gradimento. »
Entrambe non hanno nessuna reazione alle sue parole, e Neptune capisce che tentare un dialogo in un simile momento sarebbe stato inutile, ma magari dopo qualche giornata circondate da ogni confort sarebbe riuscito ad ammorbidirle. Fino a quel giorno era riuscito a piegare chiunque, di certo non avrebbe fallito adesso.



Well well well:
- nel caso ve lo chiediate, sì, intendevo facessero esperimenti umani





Welcome back su questo lido.
Puntuale come un treno svizzero. O tedesco. Sicuro i capitoli non viaggiano su Trenitalia.

Commenti sul capitolo:

Questo, probabilmente, è il mio più grande momento di frattura su questa storia.
Nell'idea originale avrei avuto gli scontri uguale, ma col senno dell'età adulta (relativamente) ho voluto metterci un tono più maturo. E' spiegato tutto qui. (No, davvero, non avete idea di quanti memyni durante la stesura di questa parte della storia)(E va peggiorando)
Probabilmente col senno di prima non l'avrei fatto, ma col senno di adesso... beh, perché no. Sono temi che mi interessano e a qui in qualche modo tengo, quindi ci ho trovato il giusto spazio.
E non temete per Lucinda, non siamo in Game of Thrones.

Ringraziamenti:

Io un po' mi commuovo, ringraziando Gwen Kurosawa e EmaBixx che hanno recensito lo scorso capitolo, e la gente che ha messo sta storia in qualche lista. Cioè. Wow. Mi fate sentire una VIP.



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Capitolo 17
*** Aspettiamo la battaglia ma stiamo già combattendo. ***





Capitolo Diciassette: Aspettiamo la battaglia ma stiamo già combattendo.


Dopo quasi un mese di silenzio le comunicazioni con Unima erano state ripristinate e la professoressa Aralia non aveva esitato a contattarli. Non aveva buone notizie per loro.
« Quando siamo arrivati, il team Plasma aveva già invaso tutta la parte occidentale della regione. » dice la professoressa, sistemandosi una ciocca dietro l’orecchio. Aveva l’aria stanca, avendo passato l’ultima settimana a cacciare ogni recluta dal suo paesino. « Credo che a breve vi contatteranno anche dalle altre città. » aveva l’aria grave, ma più andava avanti con le notizie da riferire il suo viso si illuminava di sollievo. Una volta terminata la comunicazione è il turno di Touya per contattarli dalla Lega, riferendo anche lui informazioni molto simili.
« Sono diventati molto più aggressivi dall’ultima volta. » aggiunge. « Ci sono voluti diversi giorni prima di sconfiggerli definitivamente. » Samuel Oak lo ringrazia per l’aggiornamento, prima di chiudere la comunicazione e massaggiarsi dubbioso il mento. La situazione stava velocemente precipitando, e stava andando tutto fuori dal controllo. Certamente erano preparati a un attacco massivo, ma simili guerriglie sparse per tutte le regioni non era un qualcosa che si era aspettato. Probabilmente la collaborazione tra di loro non aveva funzionato, come dimostrava l’interferenza del team Rocket a Hoenn. Non era un comportamento da alleati, poco ma sicuro, ma in un simile stato erano probabilmente anche più pericolosi. Senza una sola mente a guidarli tutti, ognuno avrebbe fatto come più desiderava, teso verso gli obiettivi che più gli interessavano. Certamente Kanto e Johto per ora erano rimaste intoccate dal conflitto, ma molto presto anche loro sarebbero stati travolti dai combattimenti.
« Ho sentito le ultime da Unima. » era così perso nei suoi pensieri che non si era accorto di Elm, che era entrato silenziosamente nel suo ufficio. Samuel annuisce, stanco. « E’ un bel problema. »
« Bisogna pensare a come distribuirci. »
« Penso che la priorità in questo momento sia Hoenn. » esordisce Elm. « Il bilancio di quella regione è uno dei più gravi, Sinnoh sta già arginando i propri danni. » Samuel annuisce, convinto.
« Dovremo comunque inviare aiuti anche lì. »
« Questo mi sembra ovvio. » Elm fa una pausa. « Sono preoccupato per Unima, è quella più lontana. »
« C’è Aralia ad occuparsi della questione. Noi possiamo solo fornire supporto e aiutare fin dove possiamo. » Elm non sembra molto convinto.
« Secondo te dovremmo dirlo agli studenti che sono rimasti? »
« Ne sono rimasti? » chiede Samuel con una risata. La scuola era completamente vuota, e metteva profonda tristezza. Erano troppo abituati ad averla piena di ragazzi che ravvivavano l’ambiente, e invece ora c’era un assordante silenzio per i corridoi. « Credo che ormai lo sappiano dalle notizie e dai contatti coi compagni. » il professore si alza, invitando Elm a seguirlo. Sarebbero andati a controllare le risorse disponibili e scelto la quantità da spartire con le altre regioni. Sulla strada verso il deposito, però, c’erano Ash e Misty. I due ragazzi li salutano, con aria un po’ tesa.
« E voi che ci fate qui? » Misty sorride.
« Ash si era scordato di riportare un libro. » il ragazzo sembra piccato dalla sua spiegazione, ma non nega che quella fosse la verità.
« Anche tu ne avevi diversi da restituire! » sbotta, e Misty gli colpisce il braccio.
« Io li ho riportati perché li ho finiti, non perché me ne sono dimenticata! » simile teatrino sembra rilassare i due professori, che sorridono e li salutano riprendendo la loro strada. Misty li osserva andare via, prima di voltarsi verso Ash. Le sue sorelle si stavano occupando di Celestopoli, e anche Julia non si muoveva da Azzurropoli. Era un po’ deprimente, e non credeva che avrebbe mai sentito la mancanza delle lezioni. Ormai erano una tale quotidianità che non averne la faceva sentire a disagio.
« Ci sono stati problemi da te? » le chiede all’improvviso Ash, facendola sobbalzare.
« No, non ho notato niente di strano. Da te? » Ash ride, per quanto è una risata molto secca.
« Gary scatta ad ogni movimento a Biancavilla, quindi non mi preoccupo. »
« Capisco. » ritornano in silenzio, che era tornato a essere leggero tra di loro. Misty si sentiva bene, e felice, che tutto fosse tornato alla normalità.
« Comunque… » inizia Ash, un po’ esitante. « Tu hai regalato dei dolci a San Valentino a qualcuno? » Misty lo guarda, perplessa.
« Perché mi fai questa domanda? »
« Volevo fartela prima, ma con tutto quello che è successo non ne ho avuto l’occasione. » Misty sorride debolmente.
« No, a nessuno. »
« Quest’anno non ne hai portata né a me né a Gary. » sbotta allora Ash, con tono offeso. Misty sgrana gli occhi. Ash voleva che lei gli regalasse qualcosa nella giornata più romantica dell’anno? Stava fraintendendo o Ash non si rendeva conto di ciò che stava dicendo? « Insomma, fai dei dolci buoni, è stato strano non riceverne. » la ragazza sospira, improvvisamente conscia.
« Non ne ho fatti per una ragione ben precisa. » dice, guardando avanti a sé.
« Ah sì? Quale? » Ash le si para davanti, serio, e Misty si lascia andare ad una breve risata amara.
« Tu mi hai respinta, non ha senso che te ne prepari. »
« Non ho mai respinto i tuoi dolci Misty! Quando è successo? » Misty batte le ciglia un paio di volte, incredula, prima di scoppiare a ridere e riprendere a camminare verso Celestopoli. Si era innamorata di un idiota, e sembrava che non le sarebbe mai passata. Poco male, almeno Ash avrebbe sempre saputo come farla ridere.


Mei non aveva avuto occasione di rimanere da sola con Giulia. Certo, aveva interagito con lei più di una volta, ma erano molto diverse e avevano pochi interessi in comune. In una simile occasione, però, si sentiva in dovere di aiutarla. Giulia non riusciva più a trovare la sorella. Mei non aveva indagato troppo, ma l’aveva aiutata a fare la denuncia di scomparsa e a cercarla per tutta Austropoli. La donna sembrava svanita nel nulla.
Mei, quindi, aveva ripiegato per una pausa e aveva condotto la compagna verso il chiosco del gelato, dandole uno in mano sua e facendola sedere sulla panchina.
Giulia le appariva più che sconsolata. Persino la sua Zorua sembrava non riuscire a risollevarle il morale.
« Non scoraggiarti! Magari anche lei è partita per un breve viaggio e non pensava che tu saresti tornata così presto. » Mei cerca di consolarla come può, ma il team Plasma aveva fatto considerevoli danni alla loro regione, e per quanto non fossero nella stessa condizione di Hoenn, il clima era molto teso. C’erano molte persone scomparse che la polizia stava cercando, e una simile notizia aveva fatto sprofondare Giulia nella disperazione più nera.
« Me l’avrebbe detto. » sussurra allora lei, con vice flebile. Era la prima cosa che diceva da quando hanno iniziato le ricerche, tanto che a Mei per poco non va di traverso il gelato. Le appoggia una mano sulla spalla, prima di incrociare lo sguardo di N che stava passando proprio su quella strada. Quello sì che era una coincidenza particolare! La ragazza agita la mano, e il ragazzo muove la sua ricambiando il saluto.
« Come mai da queste parti Mei? » le chiede lui, avvicinandosi, e la ragazza fa spallucce.
« Aiuto una mia amica a cercare sua sorella. » lo sguardo di lui si fa più apprensivo, ma Giulia era tornata a mostrare un’espressione impassibile.
« Capisco. Spero la ritroviate presto. »
« Certamente. » sorride debolmente Mei. « Tu invece che ci fai qui? Credevo che Austropoli fosse troppo vasta per te. » N le sorride, ricambiando.
« Sto facendo delle ricerche per conto mio. »
« E non hai invitato mi cugina a farti compagnia? » vede le guance di N colorarsi leggermente, ma lui tossicchia riprendendo compostezza.
« Non è un’indagine interessante, e credo preferisca rimanere a Soffiolieve per adesso. » N le saluta, riprendendo la sua strada, e Mei lo osserva infilarsi in un vicolo. Certamente N era un tipo strano, non lo negava, ma certe volte il suo comportamento non lo capiva. Poi è un attimo. Se avesse battuto le palpebre non avrebbe visto tre figure infilarsi nel vicolo subito dopo di N. Il cuore di Mei inizia a battere, mentre scatta in piedi e si dirige in fretta anche lei verso quella stradina quasi nascosta dall’occhio distratto.
Si infila velocemente, ignorando i richiami di Giulia, e non trova nessuno. Non c’erano figure incappucciate, e nemmeno N. Era un vicolo cieco. Simile situazione non le piaceva. Giulia la raggiunge, e guarda anche lei nel vicolo cieco.
« Sei scattata così velocemente che nemmeno ti ho visto. » dice, ansimando. « Che è successo Mei? » la ragazza trema, leggermente, e prende il suo Interpoké.
« Devo chiamare subito la professoressa Aralia. »


Paul era consapevole che ciò che si apprestava a fare poteva benissimo essere definita una follia, e non era da lui. In genere lui era quello razionale, che valutava il potenziale dei suoi Pokémon, che non era sentimentale.
Eppure non negava che era preoccupato. Certo, la Sede Galassia era nella sua città e per quanto Reggie fosse ben lontano dal pericolo, il suo pensiero andava ben oltre. Rupepoli avrebbe resistito a quel team, ne era certo, ma era passata più di una settimana dal rapimento di Lucinda e non c’erano notizie su eventuali tentativi di soccorso. Aveva parlato con qualche poliziotto, ma questi avevano liquidato la cosa in fretta. Lucinda era una figura popolare a Sinnoh, nessuno le avrebbe torto nemmeno un capello. Lui non ne era certo, ma per qualche giorno aveva lasciato correre. Quella mattina, però, un grosso terremoto aveva scosso la città, e l’epicentro si trovava esattamente sotto all’edificio di possesso al team Galassia. Aveva aiutato Reggie a mettere al sicuro i Pokémon che aveva in allevamento, poi aveva raccolto i suoi e si era diretto verso il centro di Rupepoli.
Avrebbe espugnato tutto quel palazzo da solo, se necessario.
Paul sa che dovrebbe essere più forte di così. Sa di essere più astuto e più razionale, ma il pensiero di Lucinda nelle mani di gente senza scrupoli lo faceva stare male.
Che il loro rapporto fosse progredito era ovvio, aveva accettato il dolce che lei gli aveva porto nonostante non avesse grande amore per essi. Non aveva mai trovato però l’occasione di parlarne con lei, almeno di spiegarsi a vicenda, e aveva fatto diventare il loro rapporto teso e ricolmo di imbarazzo. Detestava ammetterlo, ma era colpa sua. Era però certo che una volta finito quel conflitto le avrebbe parlato, e avrebbero messo in chiaro tutto ciò che dovevano tra di loro.
Prima però l’edificio della Sede Galassia si stagliava di fronte a lui. Entrare non sarebbe stato facile, ne era consapevole, ma farsi avanti con forza bruta era l’unico modo a cui riusciva a pensare. D’altronde tentare di infiltrarsi era inutile, la sorveglianza era diventata più frequente e sospettosa da quando avevano preso i due ostaggi.
Il ragazzo entra con calma dentro l’edificio, venendo presto intercettato da tre reclute.
« Questo non è posto per ragazzini. » esclama uno.
« Non è posto nemmeno per voi. » replica Paul, irritandoli. Due di loro fanno uscire dalle Pokéball due Stunky, e Paul richiama Aggron, spazzandoli via senza alcun problema, per poi guardare con intensità la terza recluta. Questa trema visibilmente, prima di voltarsi e tentare la fuga. Non poteva permetterselo, quindi fa uscire Frostlass.
« Froslass, usa Geloraggio. » la Pokémon obbedisce, scagliando un getto gelido verso il fuggitivo e bloccandolo. I due sconfitti lo guardano terrorizzati. Non può fare affidamento su di loro per trovare Lucinda, potrebbero condurlo ad una trappola, ma sapeva che le loro chiavi di reclute non lo avrebbero portato lontano ugualmente.
Paul sospira. « Aggron, usa Testata contro la porta. » il Pokémon gli obbedisce senza alcun problema. Certamente ora l’effetto della sorpresa era completamente andato, ma Paul sapeva di poter andare avanti usando la forza. Era la tattica che l’aveva portato più volte alla vittoria e non aveva fallito.
Le reclute arrivavano da ogni dove, ma non potevano niente contro la sua squadra. Paul aveva perso il conto di quanti Golbat e Glameow aveva messo al tappeto. Le reclute tentavano di fermare la sua avanzata, blaterando su eventuali promozioni o gloria in caso di una sua sconfitta, ma nessuno era in grado di competere al suo livello.
Dopo l’ennesima recluta mandata a terra Paul le si avvicina, afferrandola per la collottola.
« Perché incontro solo voi? » gli chiede. « Dove sono i vostri capi? » l’uomo sotto di lui trema, livido di terrore.
« Sei solo fortunato che oggi nessuno dei comandanti è in sede! Altrimenti ti avrebbero già fatto a fettine! » sembrava essere il suo giorno fortunato, aveva messo in conto di sfidare anche i generali ma la loro assenza rendeva la sua missione molto più facile. Paul lascia andare la recluta, procedendo nella sua ricerca. Quel luogo era un labirinto fatto di teletrasporti, ma si era abituato velocemente ai giramenti di testa che gli provocavano. Doveva avere ancora perseveranza, era sicuro che sarebbe riuscito a trovare il luogo che cercava. Arrivato in una stanza Paul nota che ci sono delle reclute vicine ad uno dei teletrasporti. Aveva fatto centro, aveva trovato quello che cercava. Le due reclute lo attaccano, ma non gli ci vuole molto a spazzarli via con Electivire. Con una certa urgenza Paul attraversa il portale, e si trova davanti Lucinda. La ragazza gli sembrava spaventata e in guardia, ma non appena lo vede sgrana gli occhi e gli si getta al collo. Gli era mancata, Paul lo ammetteva a se stesso. Lucinda lo stringe forte a sé, per poi rendersi conto del suo gesto ed allontanarsi imbarazzata. Paul distoglie lo sguardo mentre lei si liscia una ciocca di capelli.
« Sei qui. » dice lei, e Paul sente il suo sguardo su di sé. « Sei davvero qui. »
« Sì. » sussurra, ma all’improvviso una sirena interrompe ogni suo pensiero. Qualcuno era riuscito a dare l’allarme, nonostante ci abbia impiegato parecchio tempo. « Andiamo. » Paul afferra la mano di Lucinda, che però rimane immobile. La ragazza lo guarda con più intensità.
« Non posso! » esclama. « Hanno portato via mia mamma e non ho idea di dove sia. » Paul stringe i denti. Come poteva non capire che fossero in pericolo e che non potevano trovare sua madre? Ormai le loro possibilità di scappare da quell’edificio erano sempre più sottili e Paul sapeva di dover fare una scelta.
Senza pensarci una seconda volta, strattona Lucinda e la trascina con sé al portale. Lucinda strepita, picchia contraria il suo braccio, probabilmente sta piangendo. Lui non lo sa, e non ha tempo di voltarsi. Deve trovare un modo veloce per uscire da quel posto. Ricorda il percorso che aveva fatto dall’entrata, ma probabilmente quello ormai era inutilizzabile. Doveva trovare un modo di salire sul tetto, da lì poteva spiccare il volo su Pidgeot.
Lucinda strilla qualcosa che lui non riesce a sentire nel frastuono, quindi la strattona ancora, guardandola in viso.
« Sto cercando di salvarti la vita, stupida ragazzina! » urla facendosi sentire nonostante il rumore. « Se proprio vuoi morire posso lasciarti qui! » il suo scoppio sembra scioccare la ragazza, che si ammutolisce e smette di lottare, lasciandosi condurre improvvisamente docile. Probabilmente aveva sbagliato approccio, ma in una simile situazione era l’unico che poteva usare. Si apre la strada con i suoi Pokémon, a suon di violenza bruta e magie spettrali. Le reclute sembrano cadere come birilli, e Paul riesce ad aprirsi la strada fino al tetto.
Il vento soffiava caldo lì, portando un vago profumo di fiori, che lui non aveva mai apprezzato. Chiama Pidgeot dalla sfera, facendo salire prima Lucinda, ma un improvviso boato fa innervosire il suo Pokémon che chiude le ali. Lui e Lucinda guardano il monte Corona, dal quale proveniva quel rumore. Il cielo si era tinto di colori insoliti, e un colore rosso si era acceso sulla punta più alta della montagna. Entrambi impallidiscono, si ricordavano un simile evento e ricordavano anche cosa era successo dopo. Il bagliore dura qualche istante, poi si spegne. Il cielo torna del suo colore naturale, come se non fosse diventato uno specchio degli inferi.
« Stai pensando…? » Paul annuisce.
« Era una rossocatena. Quei bastardi stanno di nuovo cercando di catturare i Pokémon leggendari. » Paul digrigna i denti, ecco perché non c’erano i generali alla base. Si erano presi gioco di tutta la regione.
« Credo… che dovremmo contattare i professori. » mormora Lucinda.
« Credo che, ormai, anche loro possano fare ben poco. »


« Professoressa, so cosa ho visto! » Mei aveva il fiatone per la fretta con cui aveva parlato fino a quel momento. Aralia aveva cercato di cogliere le informazioni più importanti, e da quello che aveva capito Natural Harmonia era stato rapito. Non era troppo strano, c’erano già state diverse sparizioni nella regione, ma un eventuale rapimento di N era il più logico. Era l’antico sovrano, il vero e unico discendente della famiglia reale di Unima, averlo con sé era certamente un grande aiuto per il morale delle reclute.
« Sì, Mei, ti ringrazio per avermi raccontato questa cosa. » la donna prende un respiro, massaggiandosi le tempie. « Per favore ora vai a riferirlo anche alla polizia, così si potrà avviare un’indagine ufficiale. » Mei non sembra molto convinta delle sue parole, ma annuisce e la saluta. Ora ci mancava anche quel problema. Aveva congedato Giulia, non trovando opportuno coinvolgerla in un altro problema, ma certamente doveva riferire la cosa a Touko. Non l’avrebbe presa bene, questo era sicuro, ma era suo dovere saperlo.
« Ma tu guarda chi si vede, la ladra di cioccolato! » Mei scatta, voltandosi verso Ciprian. Lei cerca di fulminarlo con lo sguardo, ma il sorriso del ragazzo intercetta qualsiasi suo tentativo di essere acida.
« Di certo non sono un Capopalestra lavativo. » replica, ma ciò non intacca minimamente il sorriso del ragazzo, che le si avvicina, incuriosito.
« Sembra che hai parecchi problemi, Mei. » era raro che la chiamasse per nome, e infatti simile cosa la interdice per qualche attimo. Ciprian era riuscito a spazzare per qualche momento ogni sua preoccupazione e frustrazione, ma ormai era ritornata a lei in piena potenza. Lei sospira, e lui la osserva apprensivo.
« Guarda che io scherzavo. » le dice, cercando di risollevarla, ma ottiene solo uno sguardo spento. « Ne vuoi parlare? » Mei vorrebbe sbottare che lui sarebbe l’ultima persona con cui si confiderebbe, ma invece rilascia un lungo sospiro disperato.
« Probabilmente un mio amico è stato rapito sotto ai miei occhi e io non sono stata in grado di aiutarlo, senza contare che anche ad una mia amica hanno rapito una persona importante per lei e anche lì non sono stata in grado di fare niente. » stava parlando come un fiume in piena e non ne comprendeva il perché.
Ciprian non parla, invece le appoggia una mano sulla spalla. « Ehi, sono abbastanza sicuro che tu non abbia potuto farci niente. Ti conosco, sei una combattiva. Hai domato Kyurem, non c’è niente che tu non possa fare. » Mei sorride, leggermente divertita.
« Ehi, tu! » la loro quiete viene interrotta da due reclute del team Plasma, che stavano osservando Ciprian. « Tu sei il Capopalestra di Grecalopoli, sei uno dei peggiori! »
« Esatto! » esclama l’altra recluta. « Consegnaci i tuoi Pokémon o li libereremo da te con la forza! » entrambi osservano con poco interesse i due, quasi tentati di ignorarli, almeno finché uno non ordina al suo Sandile di attaccarlo. Mei è la prima a reagire, chiamando il suo Vanilluxe e mettendo al tappeto con un’unica mossa il Pokémon avversario. Era pur sempre una ex Campionessa, e come tale mettersi contro di lei era una partita persa già in partenza. Ciprian la osserva con ammirazione e quasi vorrebbe applaudire. Lui era intenzionato a risolverla in maniera più pacifica, ma gli piaceva anche il taglio che Mei stava dando alla situazione.
« Avanti, sgherri! Combattete con me se avete il coraggio! » entrambi mettono in campo un Koffing e un Watchog, ma Mei non sembra minimamente preoccupata di loro.
« Vanilluxe, usa Purogelo! » entrambe le reclute urlano spaventate, e il suo colpo va ovviamente a segno. Entrambi i Pokémon sono esausti e vengono ritirati dalla lotta, e i due seguaci si danno alla fuga. Mei sorride, soddisfatta. Temeva di essere arrugginita, e aveva voluto terminare la lotta in fretta. Ne aveva ricavato una buona figura, e una buona dose di autostima. La ragazza si volta verso Ciprian con aria tronfia, e lui le sorride.
« Nonostante tu mi abbia già sconfitto una volta, non vorrei mai averti come avversaria. » commenta, facendola arrossire. « Comunque è strano, i seguaci del team Plasma non mi avevano mai dato personalmente fastidio. »
« E’ vero. Contando che il trio oscuro ha rapito anche N, è parecchio strano. Che sta succedendo nella nostra regione? » borbotta Mei.
« N è stato rapito? » a dirlo con una voce flebile è una ragazza, che Mei nella foga dello scontro non aveva notato. La ragazza incrocia gli occhi dell’altra e si pente subito di aver aperto bocca.
A pochi passi da loro c’era Touko.


Aveva già specificato come il rifugio alle cascate Tohjo fosse una pessima idea, ma quel suo spassionato consiglio era stato inascoltato. Sperava che quella fosse l’ultima volta che metteva piede lì, e desiderava tanto accelerare i suoi piani pur di non tornare di nuovo in quel luogo pieno di umidità. E’ Atena ad attenderlo davanti all’ufficio di Silver, cosa insolita.
« Ho delle informazioni importanti da riferire. » le dice, ma la donna sembra irremovibile.
« Sì, anch’io, ma Silver sta parlando con Archer. » Daniel guarda la donna, poi la oltrepassa e apre la porta senza curarsi dei suoi richiami. Era vero, c’era Archer nella stanza, ma lui non intendeva certo che venisse fatto aspettare come una recluta qualsiasi.
« Tu che ci fai qui? » gli chiede gelido Archer, e lui gli sorride sornione.
« Quello che faccio ogni volta che sono costretto a venire qui. » l’uomo alza gli occhi al cielo.
« Io e Silver stavamo discutendo. »
« E io ho delle informazioni da passare, quindi credo di avere la precedenza. » Archer lo guarda, sorpreso, e si volta verso Silver, in cerca del suo intervento. Il ragazzo sembra impassibile, ma poi apre bocca.
« Esci. » dice, e Archer si sente tronfio, almeno finché non sente il suo nome. Si gira sconvolto verso il suo capo, ma obbedisce senza fiatare e si dirige verso la porta, dando una forte spallata a Daniel, che non gli presta attenzione. Il ragazzo attende che la porta dietro di loro si chiuda, e poi rivolge la sua attenzione verso Silver che stava seduto. Con una certa disinvoltura Daniel si avvicina al tavolo, sedendosi sopra senza preoccuparsene, tanto Silver aveva rinunciato a farlo scendere da lì, e gli mostra una chiavetta.
« Questa vi verrà a costare molto salata. » dice, abbassando il tono. « Sei sicuro che i tuoi babysitter ti permetteranno di comprarle? » la sua frase ha l’effetto di irritare Silver, che afferra l’oggetto dalle sue mani e inizia a controllare le informazioni al suo interno. Daniel si china sullo schermo, sorridendo divertito. « Sono di tuoi gradimento o le volevi più scottanti? » gli chiede, osservando la sua espressione cambiare sempre di più mentre legge i file relativi al team Galassia. Silver distoglie lo sguardo dallo schermo e lo fissa negli occhi.
« Archer dice che faccio troppo affidamento su di te. » replica, scatenando una risata nell’altro ragazzo.
« Archer è solamente geloso perché ti fidi più di me che di lui. » dice, piegando la testa di lato. « Ma in fondo ti capisco, io ti tratto come un vero capo del team Rocket, ai miei occhi non sei un rimpiazzo di Giovanni. » le sue parole sembrano colpire qualcosa in Silver, che prende un grosso respiro, ma non abbastanza da farlo replicare. Un vero peccato.
Daniel guarda lo schermo, stava analizzando le informazioni relative al team Plasma. « Niente che non mi aspettassi. » commenta, facendolo sorridere. Daniel accavalla le gambe, sistemandosi meglio sul tavolo.
« Ghecis non è uno che ha tanta fantasia, glielo devo riconoscere, ma ha raccolto intorno a sé un gran numero di scienziati. E’ riuscito a convincere persino Acromio ad unirsi nuovamente alla sua causa. » quella era una sorpresa, ma niente di infattibile.
« Quanto è alto il rischio che rompano i patti? » Daniel gira il viso verso di lui, con una scintilla di divertimento negli occhi.
« Li hanno già rotti, Silver, mi sembrava ovvio. » l’altro deglutisce. « Non hanno alcuna intenzione di aspettarvi, nonostante qualche difficoltà nella loro regione. Per quanto ne so, i detentori dei leggendari sono tornati a Unima, insieme al legittimo re, e probabilmente daranno parecchi problemi. » Silver lo ascolta, interessato. Era così facile catalizzare la sua attenzione, ridurre al minimo il suo astio. Lentamente era riuscito a togliere tutte le sue spine, e ora non gli rimaneva altro che distruggere il fiore.
« Comunque, vista la loro lontananza, non ci daranno problemi tanto presto. » commenta allora, analizzando nuovamente con più attenzione i dati sul team Galassia. Più va avanti nella lettura e più una sincera preoccupazione si fa strada dentro di lui. Erano dei folli, quel team era composto da folli. Non solo avevano sperimentato su cavie vive delle atrocità, ma stavano finalizzando un progetto che li avrebbe probabilmente condannati tutti. Questo era un problema al quale serviva subito una soluzione.
Sapeva che al di fuori del suo team non avrebbe trovato alleati. Forse poteva rivolgersi a Kotone, o anche a Elis. No, ormai sapevano del suo coinvolgimento con il team e non gli avrebbero creduto una simile notizia, tanto meno diffusa. Non poteva certamente rivolgersi ai professori.
« Chi altro sa di questa notizia? » chiede, cercando di imporsi la calma per trovare una soluzione.
« Per ora nessuno, voi siete i miei migliori acquirenti quindi ho pensato di passarle prima a voi. » Silver sorride, amaro, chiudendo tutto il materiale e infilandosi la pendrive in tasca.
« Bene. Questi file rimangono con me. Ti addebiteremo il prezzo che chiedi. » Daniel sorride, sornione.
« Questa volta c’è un sovrapprezzo. » il suo sorriso si allarga nel vedere la sua espressione. « Sono informazioni importanti, mi merito un pagamento in natura. » Silver impallidisce, indeciso se dare a quelle parole una sfumatura ben precisa.
« Che cosa vuoi? » Daniel gli sembra pensieroso, facendo trascorrere istanti interminabili, poi si avvicina a lui con una certa decisione. Si fa sempre più vicino, tanto che Silver smette di respirare.
« Per ora prendo questa come acconto. » gli sussurra lui, alzando il suo lasciapassare davanti al suo viso. Silver riprende a respirare, e non reagisce nemmeno al saluto dell’altro ragazzo quando questi esce, per poi uscire anche lui.
« Fa riunire i generali, li aspetto dalle cascate. » ordina ad una recluta, che si dilegua non appena finisce di parlare. Quello che il team Galassia stava cercando di fare era terribile. Con calma il ragazzo esce dal loro nascondiglio, e il rumore delle cascate riempie le sue orecchie. La luce che proveniva dalle sue entrate del posto lo accecava, ma non poteva fare altro che voltarsi.
C’erano due allenatrici che stavano attraversando il passaggio in quel momento, ma erano tanto prese dalla loro conversazione che non avevano fatto minimamente caso a lui. Sentiva a malapena quella più piccola commentare sul fatto che la prossima volta che l’altra avrebbe visitato Amarantopoli dovevano assolutamente provare il tofu in brodo insieme. Silver le guarda proseguire la loro strada e uscire da lì, invidiava la loro spensieratezza. Lui, come figlio di Giovanni, non ne aveva mai avuta. Certo, la sua squadra era l’unica cosa di cui si fidava, ma certe volte vedendo le ragazze che vivevano a Borgo Foglianova veniva pervaso da una forte invidia.
« Ci hai fatto chiamare, Silver? » tutti e quattro i generali erano davanti a lui, probabilmente sopresi per una riunione in un luogo così inusuale.
« Sì. »
« Ma perché non potevamo incontrarci dentro? » brontola allora Maxus. « Ho dovuto abbandonare una delle mie maschere- » un’occhiata di Silver lo mette a tacere, e i quattro generali sembrano piuttosto tesi. Probabilmente stavano tramando qualcosa alle sue spalle, visto il loro comportamento, ma lui non aveva tempo di prestarci più attenzione del dovuto.
« Vi ho chiamati qui per evitare che qualcuno possa origliare. » commenta allora, fissandoli. Archer sembra annuire, compiaciuto della sua scelta. Lui probabilmente era l’avversario più pericoloso in una simile situazione. « Mi è stato riferito delle nostre truppe a Hoenn. Non mi è stato riferita nessuna autorizzazione per un simile spostamento. » stava mentendo, lo sapeva già da due settimane, ma aveva tenuto da parte la notizia per un momento simile. Stava migliorando con la manipolazione, se teneva la sua impulsività a bada. In un momento del genere gli sarebbe stata solo nociva. « Fortunatamente per voi, ho altri piani rispetto a quello di cercare il colpevole di un simile abuso di potere. » Milas sembra rilassarsi alle sue parole, probabilmente lui era coinvolto in una simile operazione. « Ritirate le nostre reclute da Hoenn, abbiamo bisogno di personale qui. »
« Non capisco. » parla allora Archer, e Silver incrocia il proprio sguardo col suo. « Le reclute qui potrebbero diventare ribelli, e gli spazi diventerebbero ristretti. » Archer, stranamente, aveva abboccato con troppa facilità.
« Infatti sto dicendo di richiamarle per un altro motivo. » le sue parole colgono di sorpresa tutti i generali, lasciandoli senza parole. La sensazione di avere il coltello dalla parte del manico era grandiosa. Lo faceva sentire molto più potente del solito. « E’ arrivato il momento di attaccare Kanto e Johto. Dobbiamo riprenderci ciò che ci spetta. »



Spiegazioni casuali:
- non so se l'ho già detto ma Kanto&Johto sono basate sulle regioni giapponesi quindi nessuna sorpresa se poppano fuori pietanze tipiche loro





E riecchece, al calar della primavera.

Commenti sul capitolo:

Ormai la piega scolastica è andata proprio a perdersi, ma giuro che poi tornerà. Per ora cercate di godervi la parte action della storia, giuro anche su questo che è buona.
Paul ha avuto un lunghissimo paragrafo di virilità tutto per sé e mi ricordo che mi piacque tanto scriverne. Il suo rapporto con Lucinda ne risentirà? Per questa risposta dovrete continuare a leggere ~
E poi c'è Daniel, che da brava mina vagante continua a fare danni irreparabili in giro per il mondo perché altrimenti sarebbe disoccupato. A spese di Silver tra l'altro.

Ringraziamenti:

Stavolta non ho nessuno da ringraziare nominalmente, ma sono tanto grata per la gente che passa qui a leggere questa storia invecchiata male.


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Capitolo 18
*** Le battaglie giuste non sono facili. ***





Capitolo Diciotto: Le battaglie giuste non sono facili.


« Ti dico che quel fenomeno era strano. » commenta Anita, ed Esmeralda alza gli occhi al cielo. Certo, erano passati diversi giorni da quello strano fenomeno, e Anita sembrava non volersene più andare da casa sua. Era a causa di Lucinda. Dopo il suo salvataggio la ragazza non aveva un posto dove andare, la sua casa era un luogo troppo a rischio ma metterla sotto la protezione della polizia sembrava esagerato.
Era stata lei ad offrirsi di ospitarla, tanto la sua casa era grande e il paesaggio di Giardinfiorito terapeutico. La primavera era nel suo pieno splendore, e il paesino vantava un nutrito viavai di turisti. Probabilmente era il luogo migliore per una persona che doveva riprendersi da uno shock di quella portata. Lucinda non provocava troppo disturbo, ed era continuamente seguita dal suo Piplup – dal quale era stata a lungo separata –. Rose adorava giocare con lei, e ben presto al loro gruppetto si era unita anche Anita. La ragazza aveva accennato di aver esteso l’invito anche a un ragazzo del primo anno che abitava dalle loro parti, ma per fortuna lui aveva declinato e di questo Esmeralda era grata. L’idea di avere un estraneo in casa non le piaceva affatto.
Alla porta bussano, e Lucinda scatta dal divano, dirigendosi alla porta per aprirla. Era Paul. La ragazza sussulta, facendo un passo indietro, e lui sembra quasi a corto di parole nel vederla.
« Stai meglio. » non era una domanda, più una constatazione. Lucinda annuisce, Esmeralda l’aveva effettivamente rimessa in salute. Paul sembra esitare, per poi farle cenno di uscire fuori. Lei esita, ma dopo decide di dargli retta e attraversa la soglia della casa cercando di ignorare le due ragazze che si lasciano andare a squittii divertiti al suo indirizzo.
« Io non avrei voluto chiederti una cosa del genere. » inizia Paul, scuro in volto. Per un attimo Lucinda teme che sia successo qualcosa a sua madre. « Ma il professore, data la tua prigionia, chiede la tua presenza al suo laboratorio. » Lucinda lo osserva, perplessa, ma annuisce. Cambiare ambiente per qualche ora le avrebbe fatto bene.
Con una certa fretta torna dentro la casa, cambiandosi le scarpe e schivando le domande incuriosite delle due ragazze, poi torna da Paul che la stava già attendendo sul suo Pidgeot. Questa volta è lei a sedersi dietro e ad aggrapparsi a lui, e nonostante il viaggio breve Lucinda apprezza questo molto di più rispetto al primo che avevano fatto.
Al laboratorio il professore non bada ai convenevoli, sottoponendola invece a diversi test. La ragazza non ha idea di quanto tempo passi tra un esame e l’altro, ma una volta che i fogli con i risultati sono nelle mani del professore questo non sembra molto contento di ciò che ci è scritto sopra.
« Io vorrei evitare questo, ma devo chiederti di venire con me. » Lucinda impallidisce, ritirandosi, ma il professore torna subito più rilassato. « Non voglio metterti ansia, ma sappiamo tutti che il team Galassia ha fatto qualcosa in cima al monte Corona. Oggi finalmente mi hanno concesso di raggiungere il posto. »
« E questo cosa c’entra con lei? » chiede allora Paul, rimasto appoggiato al muro tutto quel tempo. Non se n’era andato e non l’aveva persa di vista per un momento, Lucinda percepiva continuamente il suo sguardo su di sé.
« Non voglio sembrare allarmistico, ma credo che abbiano fatto ingerire a Lucinda qualcosa che ha legame con la rossocatena. » entrambi i ragazzi sbiancano, ma il professore si affretta a rassicurarli. « Siccome erano piccole dosi e le hai assunte per poco tempo, non dovrebbero nuocere alla tua salute, ma siccome sei una persona coinvolta credo sia meglio che tu venga con me. » Lucinda guarda apprensiva Paul, poi abbassa lo sguardo. Il ragazzo le si avvicina, rimanendo comunque a debita distanza.
« Allora vengo anch’io. » Rowan lo guarda, ma non obietta.
« Tu sei riuscito ad entrare con le tue sole forze nel covo del team. Se vuoi venire con noi renderai il nostro viaggio più sicuro. » Paul annuisce, lasciando che Lucinda riceva tutto l’occorrente dagli assistenti, ma non le rivolge mai direttamente la parola. Per tutto il tragitto nessuno dei due parla, e nemmeno Rowan, rendendo il percorso molto silenzioso. Lei era ancora in apprensione per sua mamma. Molte domande affollavano la sua mente. Chissà come stava, chissà se anche a lei avevano somministrato sostanze particolari. Magari non sarebbe stata usata come cavia, ma dentro il suo cuore c’era una forte fitta di paura.
Raggiunta la vetta lo spettacolo che si presentava era insolito. Lucinda era già stata lì e aveva i ricordi del posto molto chiari, eppure ciò che si presentava davanti a lei non coincideva con le sue memorie. Certo, i nastri della polizia saltavano all’occhio, ma ciò che colpiva di più era la completa mancanza delle colonne. Certo, erano antiche, ma le basi che aveva di fronte sembravano indicare che fossero state polverizzate nel giro di un istante. Era uno scenario spettrale.
Lucinda cammina sulle mattonelle incrinate, respirando l’aria rarefatta di quel luogo ormai sconsacrato. Aveva un sapore di bruciato, come se ci fosse ancora il fuoco impresso nelle rocce. Qualsiasi cosa fosse successo lì, aveva avuto effetti devastanti.
All’improvviso sente dei passi, e si volta. Paul l’aveva raggiunta, e lei gli sorride debolmente.
« Non so che idee hai tu su questa cosa, ma io non ne ho nessuna. Sembra un set costruito per un film dell’orrore. » Paul non sembra troppo colpito dalla sua affermazione, e lascia che il suo sguardo vaghi in direzione di Rupepoli. La giornata aveva il cielo terso e dalla loro posizione potevano vedere tutta Sinnoh. Si riusciva a scorgere persino il lago Arguzia, che scintillava sotto i raggi solari.
« Mi dispiace se non siamo riusciti a salvare anche tua madre. » dice all’improvviso lui, cogliendola di sorpresa. Lucinda si volta, per poi guardare anche lei la città.
« Non fartene una colpa. »
« Giorni fa non eri dello stesso avviso. » Lucinda si irrigidisce, piccata.
« Ero sconvolta, Paul. Sono un essere umano, sono stata tenuta in ostaggio. » lui torna a fare silenzio, sotto i suoi occhi. « Mia mamma è sempre stata il mio unico genitore, è ovvio che io sia preoccupata per lei. » fa una pausa. « Ma col senno di adesso, so che hai fatto la cosa giusta. Se fossimo rimasti probabilmente anche tu saresti un prigioniero, e magari anche tu saresti costretto a bere chissà quali sostanze perché muori dalla sete. » il suo viso si era rabbuiato un attimo, prima di tornare normale. « Ma ti ringrazio per avermi salvata. Sono felice che tu l’abbia fatto. » con una certa sorpresa Paul si sente prendere la mano, e rimangono un po’ in silenzio per un po’, guardando insieme il paesaggio. C’era pace tra di loro e nessuno dei due sentiva il bisogno di dire qualcosa. Avrebbe desiderato che quel momento non finisse mai.
Il professore aveva fatto le sue rilevazioni, e poi erano tutti scesi dalla montagna senza una parola. Rowan le aveva intimato di presentarsi a degli esami ulteriori tra un paio di giorni per vedere se le sostanze nel suo corpo fossero ancora presenti, e Lucinda aveva congedato con un sorriso Paul. Le dispiaceva separarsi da lui, avrebbe tanto desiderato tornare sulla cima se serviva a ricreare l’atmosfera che si era creata tra di loro. Era invece tornata da Esmeralda, che era stata felice di accoglierla. Nel pomeriggio avevano deciso di mettersi in contatto con Natsumi.
La ragazza era apparsa loro piuttosto affannata, ma contenta di vederle.
« Non potete capire, ho perso il conto di quanti Poochyena ho dovuto spazzare via! » esclama la ragazza, passandosi una mano tra i capelli, mentre le altre due ridono divertite. « Per fortuna le reclute del team Rocket stanno diminuendo, perché rischiavo di far saltare in aria mezza isola. »
« Non mi dispiace per loro. » commenta Esmeralda, provocando una risatina a Lucinda. Anche Natsumi ridacchia, più rilassata.
« Davvero, non mi ricordavo di quanto fossero fastidiose le reclute che sbucavano da ogni posto. » bofonchia, e simile frase fa pensare Esmeralda. Da quando c’era stato quel bagliore sul monte Corona, non si registravano più problemi che quei soggetti provocavano. Anche Giardinfiorito, meta delle reclute più pigre e lavative, non ne vedeva da un po’.
Una cosa simile era parecchio strana.

Natsumi chiude la chiamata, un po’ più tranquilla.
Non pensava che parlare con le sue compagne l’avrebbe risollevata così tanto. Certo, il ritiro del team Rocket era una notizia positiva, e Hoenn aveva adottato ottime misure di ricollocamento dei rifugiati, quindi il suo umore era decisamente migliorato.
Certo, Idro e Magma rimanevano comunque un grosso problema, ma togliendo i loro capi, le reclute diventavano facili da spazzare via una volta che si era preso il ritmo. La ragazza saluta Vera, scambiando due chiacchiere con lei. Questa le sorride, la aggiorna sulle ultime novità e prende la sua strada. E’ quasi saltellando che la ragazza raggiunge Drew, picchiettandogli divertita la spalla. Lui si gira nella sua direzione, sorridendole.
« Sei di buonumore. » commenta, e Vera invece di rispondergli mostra un fiore un po’ strano.
« Me l’ha dato Syed, ti ricordi, la bambina dell’altro giorno. L’ha fatto lei. » il ragazzo osserva la manifattura, ora che lo guardava meglio vedeva che era finto.
« Lo ha regalato a te e non a me! » esclama, fintamente piccato. « E dire che sono io che l’ho fatta ridere! » Vera si imbroncia.
« Non è vero, non prenderti meriti che non sono tuoi! » sbotta, ma le torna subito il sorriso. « Che stavi facendo? »
« Io e Roselia stiamo controllando delle decorazioni, presto ci sarà la festa di primavera e pensavo di farne una qui. Certo non sarà grandiosa, ma almeno aiuterà a mettere di buonumore la gente. » Vera sgrana gli occhi, stupita.
« E’ vero! Me n’ero completamente dimenticata! » Drew reprime una risata.
« Magari potremo trovare qualcuno che è capace di cucinare del pollo con spezie. » Vera sembra pensierosa, poi batte la mano contro il palmo.
« Ho conosciuto una famiglia che aveva un ristorante prima, potrei chiedere a loro. » dice, entusiasta, poi si china verso Drew. « Intanto prendo questo scatolone e ti aiuto. » dice, prendendo l’oggetto, senza che Drew possa fermarla. D’improvviso da essa esce Roselia, ovviamente stupito di tutto quel movimento. Vera lo guarda, sguardo che il Pokémon ricambia, e se ne stupisce.
« Te l’avevo detto che Roselia mi stava aiutando con le decorazioni. » commenta Drew, riprendendo la scatola nelle sue mani. Ora che ci faceva caso, il Pokémon stava cucendo delle ghirlande splendide.
« Scusa Roselia. » mormora, ma questi non sembra prestarle più attenzione, focalizzato sul suo compito. « Fa sempre così? » chiede a Drew, indicandolo, e lui annuisce.
« Quando è serio sì, che si tratti di una gara o di badare al resto della squadra, lui diventa sempre mortalmente serio. » Vera sorride.
« Meno male che non si prende cura della mia, di squadra. » commenta, abbassandosi, e osservando meglio l’operato. « Roselia è proprio bravo. » commenta, e poi volge lo sguardo verso Drew. Il ragazzo aveva una tale fiducia nei suoi Pokémon, e conosceva fin troppo bene le loro abilità. Era per questo che, passati i loro iniziali dissapori, lei lo aveva ammirato profondamente. D’improvviso alla sua mente torna cosa fosse venuto dopo simile sentimento, e si trova a scuotere la testa con energia. No, non doveva pensarci.
« Io vado a tentare di convincere per la preparazione del pollo. » dice, con un sorriso, cercando di non far arrossare troppo le sue guance. Troppo tardi, pensa, mentre si trova a fuggire da lì, cercando di mettere più distanza possibile.


« Non posso credere che hai davvero ritirato le truppe da Hoenn. » Daniel, ormai, sembrava una presenza fissa nella sua stanza. Iniziava a credere che dormisse nel suo letto e che mangiasse dal suo stesso piatto. Pensiero indecente, lo ammetteva, ma ormai era abituato a vederlo così spesso che gli faceva strano non trovarlo lì.
Il ragazzo lo aveva assistito in quei giorni, e con una certa stizza Silver doveva ammettere che era uno stratega migliore di lui. Era meno impulsivo, più calcolatore. Un leader perfetto a guidare delle truppe. Era strano che non avesse mai tentato di avere un team tutto suo, probabilmente sarebbe riuscito a soggiogare una regione o due.
« Era la scelta migliore da fare. » Daniel gli sorride.
« Non lo nego, ma mi sento offeso, avrei preferito saperlo da te e non da Atena. » la sua espressione è quasi teatrale, ma Silver non si scompone più di tanto. Ormai, vista la stretta vicinanza, si stava abituando al suo carattere.
Si dirige verso la scrivania, cercando di mettere distanza tra loro due, ma Daniel sembra non capire l’antifona e lo segue mantenendo sempre la stessa distanza.
« Quindi, quale è il piano? » Silver si volta nella sua direzione.
« Piano? Pensi che rivelerei a te i miei piani? » replica, scocciato, ma non sembra intaccare minimamente l’altro.
« Dovresti. » risponde lui, avvicinandosi ancora di più. « Tanto, ho i miei metodi per ottenere le informazioni. » è terribilmente vicino, e lui inizia a sentirsi soffocare.
« Allora usali. » dice, guardandolo negli occhi. Daniel sembra sorpreso dalla sua risposta, per poi allontanarsi da lui con uno sbuffo.
« Non sei per niente divertente! » esclama. « E’ una rottura andare a chiederlo ad Archer, con me parla continuamente per enigmi! »
« Non è un mio problema. » Daniel riprende la sua compostezza, sistemandosi la giacca, e gli si avvicina di nuovo.
« Presto lo diventerà. » mormora, a pochi millimetri dal suo viso, per poi congedarsi lasciandolo completamente senza forze. Non poteva certo permettersi di cedere a chissà quali capricci dell’altro, aveva un piano da portare a termine. Probabilmente avrebbe dovuto evitare di agire a Kanto, era un luogo parecchio controllato. Johto gli sembrava la soluzione migliore.
Richiama Milas, che si presenta alla sua porta con una velocità incredibile.
« Prendi metà delle tue reclute e dirigiti verso Amarantopoli. » ordina, e l’altro lo osserva perplesso. « Non mi hai sentito? » sibila, allora, e Milas sembra sussultare.
« Ho sentito, mi chiedevo il motivo di una simile mossa. » Silver assottiglia lo sguardo. Cosa credevano, che fosse un bambino che doveva rendere conto a loro di ogni mossa che faceva? No, aveva ragione Daniel. I generali lo consideravano un bambino, un pupazzo da manovrare a loro piacimento, lo dimostrava l’intervento a Hoenn. Ora, però, avrebbe dimostrato quanto valeva. Era arrivato il suo momento.
« Milas, ti ho dato un ordine. Eseguilo, con partenza immediata. » il suo tono di voce è più minaccioso di quanto vorrebbe, ma rende il suo stato interiore.
Era arrivato anche il loro momento.


« Siete dei nostri? » Magdalena sussulta, indecisa. I Capipalestra si erano presentati da lei, chiedendole attiva partecipazione al contrattacco. L’idea la preoccupava, ma la sua Espeon sembrava molto più combattiva di lei. Natsumi si era già unita al gruppo, e sembrava determinata a fare tutto il necessario.
Il pensiero va alla sua casa, in chissà quali condizioni, e alla sua famiglia ora al sicuro. C’erano altri allenatori, non avrebbe certamente combattuto da sola. Si sentiva ispirata in un ambiente simile.
« Sì, vengo anch’io. » Pat e Tel le sorridono lievemente, e lei prende la sfera di Lyph. Insieme si dirigono verso il luogo della riunione, dove si sono già radunati parecchi allenatori.
« Il piano è semplice. » è Adriano a prendere la parola, in sostituzione di Rocco. Questi era già vicino alla base del team Magma a tenere d’occhio la situazione. « Prenderemo la strada del passo selvaggio, perché la funivia è stata nuovamente bloccata. Arrivati sul monte Camino non potremmo fare altro che iniziare a lottare con tutte le vostre forze, il team Magma è quello più indebolito dalle ultime schermaglie, quindi sarà quello da prendere di mira. » tutti annuiscono e salgono sui loro Pokémon.
Natsumi sale in groppa al suo Salamence, sperando che il Pokémon non le tiri nessun brutto scherzo, e tutti prendono la via verso Cuordilava. Il paesino, nonostante i recenti conflitti, sembra essere rimasto intoccato. D’altronde viveva alle pendici di un vulcano attivo e probabilmente niente poteva turbarlo.
La salita verso la cima era costellata di reclute che cadevano come birilli ad ogni attacco. Farsi strada fino alla cima, a parte rari casi, non era difficile e passa mezza giornata prima che tocchino tutti la vetta. I restanti membri del team si erano chiusi dentro il loro rifugio insieme al loro capo, e sembrava non ci fosse verso di farli uscire.
« Questo è un bel problema. » sentenzia Rocco, facendo rientrare nella sfera metà della sua squadra. « Nessun attacco Pokémon sembra scalfire quelle porte, e non ho idea di cosa tentare. » Petra e Rudi si avvicinano entrambi al portone, incuriositi.
« Magari una mossa combinata di tipo Lotta potrebbe funzionare. » dice Rudy, tastando il metallo, ma Petra scuote la testa. « Qui stiamo parlando di Max, per quanto ne so potrebbe aver inventato un materiale nuovo e indistruttibile. » entrambi sospirano, scoraggiati, tornando a parlare con gli altri allenatori della faccenda.
« Potresti chiamare Ester, magari con i suoi spettri riuscirebbe a far aprire questa porta dall’altra parte. » Rocco sospira.
« Ester è rimasta ferita durante uno scontro con il team Idro un paio di giorni fa, è ancora sotto cura. »
« Peccato. » sospira Adriano, incrociando le braccia al petto. Lui voleva sbarazzarsi in fretta del team Magma e poi passare subito al team Idro, molto più pericoloso e minaccioso per la sua città, ma quel contrattempo rallentava tutti i suoi piani. « Hai altre idee? »
« Forse dovrebbe tentare di intavolare nelle negoziazioni. » mormora Rocco, ricevendo uno sguardo scocciato. « Almeno questo li farebbe uscire da lì. »
« Non ci pensare nemmeno! » sbotta.
« Ehi, almeno la mia era un’idea. » replica Rocco, tornando ad osservare quel portone. Sembrava un ostacolo alla pace e alla tranquillità che tutta la regione stava desiderando da parecchio tempo. Il sole stava iniziando a tramontare. Nonostante le giornate si erano allungate, in situazioni simili sembravano molto corte.
« Non siamo attrezzati per passare la notte qui. » commenta Rocco, osservando gli altri allenatori. « Io rimarrò qui di guardia, gli altri dovrebbero tornare a casa e riposarsi insieme alle loro squadre. » Adriano annuisce, riferendo la sua decisione agli altri allenatori. Questi erano ovviamente riluttanti ad abbandonare il campo di battaglia, ma con pazienza Adriano li aveva convinti a tornare lì la mattina successiva.
Solo dopo essersi assicurato che tutti abbiano preso il volo, si volta verso Adriano. « E tu non vai? » l’uomo lo osserva per un lungo istante, inarcando il sopracciglio.
« Ti sei già scordato che siamo venuti insieme perché io non ho Pokémon che possono volare? » Rocco batte gli occhi un paio di volte, confuso. Se n’era completamente dimenticato. Prende la Pokéball di Skarmory, e la passa all’amico.
« Trattamelo non troppo bene o ti si affezionerà troppo. » commenta con un sorriso, e Adriano non commenta, richiamando il Pokémon e salendogli in groppa.
« Se succede qualcosa contattami subito. » dice, facendo annuisce l’altro. Rocco lo guarda spiccare il volo, e poi torna a concentrarsi su quella insolita porta. Sembrava impossibile da sorpassare.
Sospira, pensarci lo avrebbe solo fatto sentire più stanco. Col calma l’uomo cerca un luogo protetto tra le rocce vulcaniche e ne fa un giaciglio. Non era il luogo più strano dove avesse dormito, e il tepore delle rocce vulcaniche creava un tiepido rifugio. Non ci aveva impiegato molto a prendere sonno, e non sa per certo quanto tempo sia passato quando sente tanti passi avvicinarsi. Il tepore del sonno svanisce presto, facendogli aguzzare le orecchie. La sua posizione era piuttosto nascosta dalla visuale del sentiero principale, ma gli permetteva di sbirciare chiunque si stesse avvicinando.
Non ci vuole molto perché Rocco veda il capo del team Idro, seguito dalle sue reclute. Non riesce a capire ciò che dicono, perché parlano in tanto e fanno parecchio rumore. Fa quasi ironia a pensare come un simile gruppo possa passare inosservato. Ivan sparisce dalla sua visuale, seguito dal resto del suo team, e Rocco si affaccia abbastanza in tempo per vedere la porta di metallo chiudersi silenziosamente dietro di loro. Una cosa simile era un problema.
Doveva contattare Adriano al più presto possibile.


« E’ parecchio strano. » commenta Aria, osservando il campo di erba alta che si stagliava di fronte a lei. Certo, il percorso che portava a borgo Foglianova non era il luogo più popolato della regione, ma era abituata ai Sentret che sbucavano da ogni fruscio.
Era già il secondo giorno che non ne vedeva nemmeno uno.
Un simile pensiero la metteva in agitazione, ma cercava di calmarsi. Probabilmente dovevano ancora uscire dal letargo, anche se erano a primavera inoltrata. Aria ricordava di come il team Rocket facesse bracconaggio con Pokémon selvatici, e visti i recenti eventi si ipotizzava un loro ritorno. Certo, mancava solo quello.
La ragazza sospira, facendo rientrare il suo Eevee nella sfera, e facendo rotta verso casa. Borgo Foglianova non era cambiata molto nei mesi in cui è stata via. Si era fatta dei nuovi amici, era migliorata nella lotta. Le mancava così tanto studiare che aveva ripreso il volume di storia Pokémon, e si era messa a leggerlo la sera precedente. Le mancava stare in classe con i suoi amici. Durante la sua passeggiata incontra Elis, che si era nuovamente arrampicata su un albero. Nonostante la ragazza non lo ammettesse, era il suo modo per rimanere vigile. Certamente dall’albero aveva una visuale migliore che dalla sua a terra.
« Tutto bene Elis? » la chiama, e ci vuole un po’ prima che l’altra ragazza le presti attenzione. « Vuoi che ti porto qualcosa da mangiare? »
« No. » brontola l’altra, sistemandosi meglio sul ramo. Erano passate ormai tre settimane da quando erano tornate a casa, e niente era successo. Sapeva da Aria che la situazione a Hoenn e Unima fosse tutt’altro che rosea, invece da loro stagnava una noia che finiva a soffocarla. Una parte di sé desiderava che succedesse qualcosa, che iniziasse un qualche tipo di lotta permettendole di sfuggire a quella routine odiosa. Sente lo sguardo di Aria ancora su di sé, ma la ignora comunque. Non aveva alcuna voglia di perdere tempo con lei, e certamente questa avrebbe capito l’antifona. Di certo non era come Kotone, che vedeva avvicinarsi sempre di più. Quella sì che era una scocciatura.
« Buongiorno Aria! » saluta infatti con entusiasmo questa, saluto che viene presto ricambiato dall’altra ragazza. « Come va? »
« Bene. » replica Aria con un sorriso, nella speranza che l’altra possa ravvivare un po’ l’atmosfera.
« E tu, Elis?! » Kotone alza la voce per farsi sentire, e una simile mossa nei confronti di una scontrosa come Elis sembrava sbagliatissima, eppure ciò che riceve è una risposta stizzita. Kotone sorride. « Non considerarla male, è solo molto scontrosa, ma non è cattiva. » Aria si lascia andare a un sorriso nervoso, Kotone aveva una visione positiva di fin troppe cose.
Lascia che l’altra ragazza intavoli una discussione, mentre si guarda intorno. Sembrava una giornata come le altre, almeno finché non vede una colonna di fumo levarsi nel cielo. Era piuttosto lontana, ma la scia nera era visibile anche ad una simile distanza.
« Elis! » urla, all’improvviso. « Lo vedi il fumo? » l’altra ragazza la guarda per un attimo, prima di muovere la testa in varie direzioni in ricerca di ciò che lei le stava indicando. Una volta trovata, la ragazza annuisce. « Da dove viene?! »
Elis si concentra, aguzzando la vista. Avrebbe facilmente pensato Fiordoropoli, ma il fumo era troppo distante dall’antenna della radio. « Amarantopoli. » dice, irrigidendosi. « Amarantopoli sta andando a fuoco. »

La città si era incendiata in poco tempo. Nonostante l’intervento tempestivo di Pokémon acquatici e di professionisti, il fuoco si era propagato fino alla torre Campana che i monaci stavano cercando disperatamente di salvare. C’erano persone che fuggivano da tutte le parti, odore di bruciato e urla disperate.
Angelo si era messo in prima linea a coordinare le operazioni di soccorso e contenimento del fuoco, e fortunatamente gli alberi inumiditi dalle recenti piogge che circondavano la città erano di grande aiuto. Certo avevano a che fare con quel terribile fenomeno da soli, ma almeno non avrebbe intaccato altre zone.
« Nicolas, prendi Feraligatr e unisciti ai monaci. Se perdiamo la torre Campana la nostra città sarà perduta per sempre. » suo fratello annuisce, e insieme al suo Pokémon inizia a farsi strada tra cenere e fiamme. Avrebbe dovuto usare anche Gible, ma nonostante fosse uscita dall’uovo già da diversi mesi era ancora molto restio ad usarla.
« Usa Idrocannone. » ordina al suo Pokémon, che obbedisce senza problemi, aprendo loro un varco verso la torre. L’incendio da quel lato della città sembrava essere più contenuto grazie allo sforzo dei monaci, ma c’erano ancora case che bruciavano. Al centro dell’incendio c’era il teatro di danza, di cui l’architettura tipica stava andando persa per sempre. Le kimono girl avevano messo a disposizione le loro capacità e stavano aiutando in diversi punti del posto.
« Mi ha mandato qui Angelo per controllare la situazione. » il monaco più anziano si inchina, per poi guardarlo.
« Il peggio qui è passato, sarei morto dal dolore se anche questo luogo sacro fosse stato ridotto in cenere. » Nicolas era a conoscenza dell’importanza della torre, nonostante non fosse benedetta dalla presenza di Ho-oh come quella bruciata, ma ormai era diventata un luogo di culto e come tale andava rispettata.
« Sono contento non sia successo niente. Sapete che potete rivolgervi alla mia famiglia per qualsiasi necessità. » il monaco si inchina nuovamente, raggiungendo poi gli altri, e Nicolas osserva il teatro continuare a bruciare. Ormai era l’unico luogo che ardeva, lì in mezzo, il che era molto strano. Con una certa stanchezza Nicolas torna nei pressi della palestra, vedendo Marina parlare col fratello. Doveva essersi preoccupata molto, ed era coperta di cenere.
Non era il momento per lui di intromettersi, quindi con calma il ragazzo si incammina verso il teatro. Per fortuna la sua casa sembrava essere rimasta intoccata, e quindi anche una parte degli esperimenti che Yukiko aveva affidato a lui. Meno male, temeva che se fosse successo qualcosa a loro, una volta tornata lei l’avrebbe ucciso – e non ci sarebbe stato nessun assortimento di sushi che l’avrebbe placata, temeva –. Le kimono girl si erano riunite intorno alla loro casa, vedendola bruciare fino alle fondamenta. Non poteva immaginare l’idea di perdere tutto così velocemente e in quella maniera.
Certo, Amarantopoli era fatta di legno e non era estranea agli incendi, ma Nicolas non aveva mai vissuto l’esperienza di finire in mezzo a uno di questi e perdere tutto. Avrebbe voluto offrire qualche parola di confronto, ma si rendeva conto di non averne nessuna in un momento del genere. Le ragazze, però, stavano prendendo la faccenda con grande dignità. Nessuna di loro sembrava particolarmente distrutta, anzi, tutte si erano impegnate a favore della città più che della loro stessa casa. Il loro spirito di sacrificio era incredibile.
Il rogo del teatro, ora identificato come origine dell’incendio, continuò fino a tarda sera. Le persone ferite e rimaste senza casa erano state dislocate a Fiordoropoli e Olivinopoli. Anche Mogania aveva offerto la loro disponibilità, ma la strada verso quel paesino era troppo tortuosa per essere raggiunta facilmente.
Erano rimasti solo lui e Angelo, insieme ai monaci e ai poliziotti, in tutta la città. Certo, Amarantopoli non era mai stata un luogo di divertimento sfrenato, ma quella sera aveva un’aria molto spettrale. Certo, la sua famiglia si specializzava nel tipo e lui stesso era cresciuto tra i fantasmi, ma non negava che l’atmosfera che permeava la città gli dava i brividi. Non c’erano le fiamme, certo, ma rimaneva ancora la tensione di tutta la giornata.
La polizia aveva riferito di aver trovato delle bombe incendiarie al teatro, che ovviamente avevano causato l’incendio, ma ancora non erano risaliti al colpevole. Angelo aveva contattato gli altri Capipalestra per sapere se avessero notato eventi strani, ma tutti gli avevano risposto negativamente. La routine delle loro città era intoccata.
« E’ un bel problema. » dice Angelo, guardando fuori dalla finestra. Avevano finito di cenare e stavano facendo una valutazione sommaria dei danni. Per fortuna nessuna vittima, ma parecchi feriti tra persone e Pokémon. « Al teatro non sembra ci fossero materiali facilmente infiammabili. » torna a dare un’occhiata alla lista del magazzino, forse gli era sfuggito qualcosa. Nicolas, seduto al pc a scrivere, alza il suo sguardo su di lui.
« Allora l’hanno appiccato. » dice, massaggiandosi una tempia. « Ma chi? » i due fratelli rimangono in silenzio, prima di riprendere le loro mansioni. Nonostante fosse impegnato a fare una lista di ipotetici danni, la mente di Nicolas vorticava furiosa. Anche se l’incendio fosse stato doloso, qualcuno avrà notato gente sospetta aggirarsi nei dintorni. Voleva credere che nessun abitante di Amarantopoli fosse così malvagio da distruggere la sua stessa città.
Una volta terminato con quel compito avrebbe dovuto consegnare alla polizia l’elenco degli abitanti, nella speranza che almeno uno di loro avesse visto qualcosa. Dal canto suo la mente di Angelo era spinta verso un’altra direzione.
Quello era sicuramente un attacco ai danni della città, probabilmente per mano di qualche team. Non si spiegava perché proprio Amarantopoli, però. Fiordoropoli aveva un’importanza molto più strategica. Il flusso dei suoi pensieri viene interrotto dal bussare alla porta, e uno dei suoi Haunter la va ad aprire. Entra un poliziotto con in mano una busta.
« Scusate l’ora tarda, Capopalestra Angelo. » dice, ma l’altro gli fa segno di non perdersi in formalità. « I primi rilevamenti al teatro sono stati completati e qui ci sono le prime analisi. » l’uomo fa una pausa. « Non sono buone notizie. »
Angelo prende in mano la busta e la apre, venendo presto raggiunto da Nicolas. I due fratelli leggono velocemente le informazioni, che non fanno altro che confermare i loro sospetti, poi l’attenzione di entrambi cade sulle foto successive ai risultati.
La fotografia ritraeva i resti del teatro, ma si focalizzava su dei particolari ordigni che a fuoco ormai domato spiccavano tra i resti, scintillando alla luce del tramonto. Sembravano fatte di acciaio, e portavano tutte un segno, in molti casi non molto integro. I due ragazzi si guardano, sapendo di aver pensato la stessa cosa. Era impossibile non riconoscere quel marchio.
« Non voglio crederci. » mormora Nicolas, sedendosi, e anche Angelo prende un lungo respiro, portando il suo sguardo sul poliziotto che li osserva serio.
« Purtroppo pare sia così. Quelle bombe portano il marchio del team Rocket. Sono tornati in azione. »





Mamma miaaaa, here we go again!

Commenti sul capitolo:

Sta andando tutto a schifio, ne sono consapevole. E non è manco la cosa peggiore che accade.
La Ikari è salpata e credo non la rivedremo mai più, ma la sottotrama delle sostanze serve solo a mettere un po' di tensione alla faccenda, non ci morirà nessuno. Per il resto a Hoenn la situazione si sta scaldando (ah ah è perché stanno su un vulcano quanto sono simpy) e nonostante il team Rocket non c'è più avranno la loro fetta di problemi.
E poi c'è Amarantopoli. Mi è pianto il cuore a scrivere di un incendio di un posto storico, e spero di non doverlo fare mai più, ma era purtroppo necessario come prova di potere. Ora che Silver sta nei giochi soprattutto.

Ringraziamenti:

Ringrazio un sacco quelli che leggono e che in un modo o nell'altro piacizzano questa storia ~

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Capitolo 19
*** La testa decide meglio del cuore. ***




Alla mia Elena,
che questo capitolo l'ha voluto
e l'ha ottenuto.


Capitolo Diciannove: La testa decide meglio del cuore.


La situazione a Kanto era degenerata in fretta.
Julia era certa di sapere che la loro tranquillità non era destinata a durare a lungo, visti gli eventi di Amarantopoli, ma la sua situazione era precipitata con una velocità assurda.
D’improvviso c’erano reclute del team Rocket ovunque, e lei e Ash si erano ritrovati bloccati a cause di forza maggiore a Celestopoli. Il loro pomeriggio tranquillo e rilassato insieme a Misty era diventato una sorta di continuo combattimento per farli tornare a casa.
Una volta che la situazione aveva dato loro un’apertura, Ash l’aveva afferrata per un braccio e si erano rifugiati nella palestra, doveva avevano trovato diverse persone. Misty e le sue sorelle cercavano di creare un ordine e riportare tranquillità tra gli abitanti, ma sentendo i rumori che provenivano dall’esterno sembrava molto difficile.
« Io devo tornare a casa! » esclama Julia. Se quella era la situazione a Celestopoli, non riusciva ad immaginare quella ad Azzurropoli.
« Non essere stupida, uscire fuori è pericoloso. » la riprende Misty, venendo assecondata da Ash.
« Ha ragione, buttarsi fuori adesso sarebbe troppo pericoloso. » Julia li guarda, piccata, e senza pensarci due volte si butta fuori dalla palestra. Per un attimo la coglie un sincero terrore, vedendo quanti nemici aveva davanti, ma si riprende un po’ di calma e fa uscire Charmeleon dalla sfera.
Le reclute la notano subito, e Julia si trova sommersa dagli attacchi di Zubat e Raticate.
« Charmeleon, usa Dragartigli! »
« Nidoking, usa Incornata! » Julia si volta, trovandosi accanto Gary. Il ragazzo sembrava affannato, e nel vedere la sua esitazione sembra scocciarsi. « Julia, concentrati! » lei si irrigidisce per la ripresa, ma si concentra sulla sua battaglia. Nel vedere l’arrivo di Gary, anche Ash e Misty si erano uniti a lottare insieme a loro.
Dopo l’ennesima recluta sconfitta Julia sospira, esausta. Non aveva mai combattuto con una tale intensità per un tempo così lungo. D’improvviso Charmeleon inizia a brillare, cogliendola di sorpresa.
La forma del suo Pokémon si ingrandisce, e nel bagliore la ragazza riesce ad intravedere delle ali e un verso molto più profondo di quello a cui era abituata. La luce svanisce, e tutti ammirano un Charizard stagliarsi sul campo di battaglia. Il Pokémon ruggisce, intimidendo i suoi avversari, e un simile evento riporta le forze a Julia che riprende a combattere con sempre più entusiasmo.
Il suo Pokémon pone fine agli ultimi combattimenti, e Julia gli si avvicina, accarezzandogli le ali. Charizard emette un lieve sbuffo compiaciuto.
« Tu che ci fai qui Gary? » chiede allora Ash, osservandolo, e Gary lo fulmina con lo sguardo.
« Secondo te? Hanno preso d’assalto Smeraldopoli, sono riuscito a farmi strada per controllare che il nonno stia bene. »
« Anche Smeraldopoli? » Gary annuisce.
« Sì. Hanno pure reso impossibile volare, sembra che abbiano formato un campo elettrico che impedisce ai Pokémon di alzarsi in volo. » spiega. « Comunque non posso perdere tempo qui, devo arrivare a Zafferanopoli. »
« Vengo anch’io. » Gary osserva Julia perplesso, ma sospira. « Va bene, ma non rallentarmi. » la ragazza annuisce, e Ash li guarda prendere la strada verso l’altra città. Poi torna a guardare Misty. Certo, si era preoccupato quando Julia si era lanciata sul campo di battaglia, ma quando aveva visto Misty seguirla non ci aveva più visto.
La preoccupazione che aveva provato non riusciva a descriverla. Pikachu emette qualche lieve verso, per poi assumere un’aria sorniona che lo fa arrossire. « Avanti, Pikachu, andiamo ad aiutare! » esclama, emettendo un tono più nervoso di quanto vorrebbe. Il Pokémon sembra assecondarlo, ma Ash si sente osservato da lui per tutto il resto della giornata.


Touko aveva perso il conto di quante persone aveva combattuto fino a quel momento. Chiunque le aveva sconsigliato di buttarsi in una simile maniera all’attacco, ma non le importava. Aloé l’aveva trovata a braccare delle reclute a Zefiropoli e l’aveva presa da parte, tentando di calmarla.
Nessuno riusciva a dirle dove si trovava N, e un pensiero simile la faceva morire dentro. Avrebbe dovuto rimanergli accanto. D’altronde Natural aveva un’importanza strategica per il team Plasma, era ovvio che potevano tentare di riprenderlo con loro.
« Touko. » la voce di Aloé è pacata, quasi materna. La ragazza alza gli occhi sulla donna di fronte a lei, sorseggiando del tè. L’atmosfera della biblioteca aveva avuto un effetto sedativo su di lei. « Capisco che sei preoccupata, ma la tua ricerca farà solo peggiorare la situazione di N. » Touko scatta in piedi.
« Siediti, cara. » le dice la donna, e lei si trova ad obbedire. « Ora che il team Plasma sa che stai cercando N, faranno di tutto per tenerlo nascosto. » dice, ma un lieve sorriso le si forma in volto. « Però, grazie alla confusione che hai creato, Silvestro è riuscito a procurarsi la sua posizione esatta. » il viso di Touko d’improvviso è la rappresentazione della felicità più genuina.
« Ti prego, Aloé, dimmi dove si trova. » la donna la osserva per momenti che le sembrano interminabili.
« Lo farò, Touko, ma dovrai fare tutto con molta cautela. Basterà un passo falso perché ti scoprano e ci ritroveremo al punto di partenza. » lei annuisce, determinata.
« Bene. Le informazioni di Silvestro dicono che lo spostano continuamente, ma stasera partirà da Libecciopoli per andare a Boreduopoli. Potrai agire nel punto che preferisci. » Touko annuisce, e prende tutte le informazioni molto più fiduciosa.
Passa tutto il pomeriggio selezionando con cura la sua squadra. Inizialmente indecisa se portare con sé Reshiram, pensa che sarebbe stato meglio averlo con sé. Il Pokémon era in grado di percepire la presenza dell’eroe degli ideali e probabilmente le sarebbe stato d’aiuto. La sera arriva lentamente, e Touko ripassa mille volte il suo piano. Avrebbe fatto il suo intervento a Mistralopoli, e avrebbe portato N nei pressi della torre Dragospira. Una volta lì avrebbe messo Reshiram a guardia, e se aveva delle certezze, una di quelle era la paura sacrale che avevano i seguaci dei Pokémon leggendari.
Mistralopoli era particolarmente umida quella sera, e Touko osserva il crepuscolo colorare le acque del paesino, per poi volgere la sua attenzione ad un gruppetto che cercava di sembrare il più vago possibile.
Agli occhi delle persone che stavano tornando a casa, non sembravano niente di che, ma Touko era in grado di riconoscere Natural ovunque.
Prende un grosso respiro, richiamando Gothitelle.
« Usa Psicoraggio. » la Pokémon la osserva confusa per un istante, era la prima volta che le veniva ordinato di colpire degli esseri umani con i suoi poteri, ma poi obbedisce e prende di mira le persone indicatele dalla sua allenatrice.
Le persone accusano il colpo, e Gothitelle fa planare Touko più in basso con la psicocinesi. La ragazza sente l’adrenalina salire nel suo corpo, mentre afferra per la mano un N ancora stordito e lo porta via con sé. Non sa per quanto corre, e quanta distanza ha percorso, ma riesce a calmarsi solo alla vista della torre. Reshiram viene messo subito alla porta della costruzione, mentre lei prende le mani di N e lo fa sedere sulle rovine. L’altro le appare ancora molto stordito, ma lentamente sembra riprendere coscienza di sé.
« Touko? » lei gli sorride, sollevata, tenendogli le mani ancora di più.
« Sì, sono io. » dice. « Sei al sicuro adesso. » lo abbraccia d’impulso, stringendolo forte a sé. N sembra spaesato dal suo gesto per qualche momento, ma poi ricambia la stretta. Il loro abbraccio sembra durare un’eternità, ed è con un vago dispiacere che Touko lo lascia andare. N si massaggia la tempia, probabilmente risentendo ancora degli effetti del suo attacco, e un po’ se ne dispiace.
« Scusa, magari avrei dovuto usare metodi più tradizionali. » N ricambia, scuotendo la testa.
« Non credo, ero accompagnato al trio oscuro in persona. Metterli fuorigioco non è così facile. »
« Di certo non passeranno oltre Reshiram. » sorride sicura lei, e N si volta in direzione del Pokémon leggendario, parlandogli in una lingua antica che lei non conosceva. Dopo qualche minuto, il ragazzo si gira nella sua direzione, più preoccupato.
« Ti sono grato per avermi salvato, Touko, ma c’è ancora qualcosa che devo fare. » una simile affermazione la mette in guardia, facendola irrigidire. « Non innervosirti. C’è un motivo per cui mi stavano portando a Boreduopoli. » la ragazza lascia allentare un po’ la tensione, ma rimane ancora all’erta. « Da quello che sono riuscito a comprendere, il team Plasma si sta preparando a partire in massa, anche se non ho idea dove sia diretto. » lei lo guarda. « Devo prima recuperare Zekrom, e poi andare subito a fermarli. » Touko gli si avvicina, appoggiando una mano sul suo braccio.
« Io vengo con te. » N le sorride.
« Di questo non avevo dubbi. » fa una pausa. « Ho nascosto la sua pietra proprio in cima alla torre, ho sempre pensato che potevano tentare di rapirmi. Un po’ triste che sia successo davvero. »
« Ma almeno Zekrom è al sicuro. » lo anticipa, Touko, precedendolo nella scalata della torre. Non ci vuole molto perché ritrovino la Scurolite e N faccia tornare il Pokémon al suo stato originario. Questi sembra scocciato per quel pisolino fuori programma, ma N sembra placarlo e ciò le basta. Touko prende un grosso respiro. Ora toccava al team Plasma.


« Natsumi, non sta bene origliare. » la ragazza scocca un’occhiata a Vera, che la stava rimproverando ma non sembrava disposta ad andare via.
« Sembra essere una cosa importante, Vera, se non la sentiamo adesso non credo che avranno la gentilezza di riferircelo loro. » non era la migliore delle situazioni, lo ammetteva. Non era il tipo da spiare, ma aveva visto Rocco e Adriano seguire il professor Birch dentro una stanza e chiudersela alle spalle. Probabilmente stava succedendo qualcosa di grave, probabilmente al rifugio Magma dato il loro recente attacco, e il fatto che non fossero più tornati da quelle parti. Certo, lei aveva volato fino a quel posto, ma non era riuscita ad avvicinarsi più di tanto vista la massiccia presenza di poliziotti. Era un bel mistero.
Natsumi si focalizza sui rumori che provenivano dietro la porta, riuscendo vagamente a sentire ciò che si stavano dicendo.
« …sembrano svaniti nel nulla… »
« …le tracce… »
« …torno a Kanto… » Natsumi cerca di mettere insieme ciò che sente, ma è difficile. Ad un tratto, Vera la trascina via. Si stava avvicinando qualcuno, e nessuna delle due voleva essere beccata a fare un’attività di spionaggio. La ragazza fissa un punto vuoto, cercando di far incastrare i pezzi insieme alle informazioni che lei aveva raccolto.
Ormai era sicuro che fosse successo qualcosa ai due team. La loro presenza era stata cancellata, visto il ritorno di Alice a Forestopoli. Anche Ciclaminopoli diventava quasi una tappa per le persone sfollate che stavano iniziando a tornare alle loro case, o a quello che rimaneva di esse.
Ormai era certo.
Non sapeva come, ma avevano vinto quel conflitto. Una simile notizia la fa sentire più leggera, e un sorriso le si dipinge in volto. Certo, lei non aveva partecipato alla battaglia finale, ma era contenta lo stesso. Finalmente era tornata la pace a Hoenn.
« Perché sorridi? » le chiede Vera, notando la sua espressione. Questa diventa ancora più scintillante mentre la ragazza si gira verso di lei.
« Non capisci, Vera? E’ tutto finito! Finito! » esclama, facendo salire sempre di più la perplessità in Vera. Camminano un po’ insieme, poi Natsumi raggiunge la piazzetta e sale sul dorso di Salamence, dicendo che faceva un salto a casa. Vera fa spallucce, tanto non poteva fermarla, e decisamente non sarebbe riuscita a farlo anche se l’avesse voluto.
« Perché tutto quell’entusiasmo? » le chiede Drew, che era dietro di lei. Vera sobbalza per la sorpresa, girandosi verso di lui con un sorriso nervoso.
« Se devo essere sincera, nemmeno io l’ho capito. » dice, ed entrambi osservano la direzione in cui è volata via Natsumi. Drew fa spallucce, prima di riportare la sua attenzione su Vera.
« Beh, allora invito solo te a pranzo. » le dice, e Vera arrossisce.
« Cosa? »
« A pranzo. Io e te. Pensavo di invitare anche le altre ragazze, ma Magdalena è tornata a porto Alghepoli e Natsumi è volata via. Rimani solo tu. » fa una pausa. « Ti va? Hanno riaperto i chioschetti di cibo etnico e volevo farci un giro. » Vera sembra pensarci un po’, ma poi gli sorride.
« Sì, certo. » Drew, riassumendo un comportamento galante, le regala una rosa – che aveva tenuto nascosta per tutto quel tempo – e le offre il suo braccio. Vera non esita ad accettarlo, sorridendogli.


« Devo dire che quello ad Amarantopoli è stato decisamente un buon colpo. » Silver prende un lungo respiro, cercando di ignorare che Daniel si fosse nuovamente seduto sulla sua scrivania.
« Sì, lo so. » l’altro ragazzo sembra non scomporsi di fronte al suo tono rigido, offrendogli un sorriso come risposta.
« Ti sto adulando, potresti accettare un complimento di tanto in tanto. » Silver alza lo sguardo su di lui. La sua presenza lo infastidiva, e iniziava a capirne la ragione. Daniel era una creatura imprevedibile e incontrollabile, e lui era ormai troppo abituato alla cieca obbedienza che aveva dalle reclute del team. Anche i generali, dopo le rispettive punizioni per le loro iniziative, avevano retrocesso.
Daniel no, lui continuava ad essere uno spirito libero che non avrebbe mai accettato un ordine da lui.
« Spero che tu non sia qui solo per i complimenti. » replica, tornando a guardare la mappa con i piani di spostamento. C’è improvviso silenzio, e Silver si trova a tornare ad alzare lo sguardo. Daniel lo stava fissando. Aveva un colore degli occhi particolare, un viola acceso che sembrava svelare tutti i segreti che celavi. Lo stava guardando con serietà, ma poi abbozza un sorriso e si abbassa al suo stesso livello.
« E anche se fosse? » replica, divertito. Silver vorrebbe replicare che se non è lì per le informazioni, dovrebbe andarsene. Dovrebbe anche smettere di sedersi sulla scrivania e accavallare le gambe. Dovrebbe proprio stargli lontano.
Sa che potrebbe dirglielo, ma non avrebbe comunque effetto. Daniel era indomabile anche per lui, che aveva ridotto in ginocchio un intero team. Il ragazzo fa per allontanarsi, ma Silver lo afferra per la collottola dell’impermeabile che portava. Sente il materiale scivolargli dalle dita, ma non ha intenzione di mollare la presa.
Un simile gesto sembra cogliere di sorpresa anche lui, e per un attimo pensa di lasciarlo andare. Il suo tentativo di intimidirlo sembrava piuttosto ridicolo, adesso.
Il viso di Daniel è vicino, sente il suo respiro, e i loro occhi sono allo stesso livello. Finalmente era riuscito ad abbassarlo al proprio. Silver deglutisce, indeciso su cosa fare. Daniel batte un paio di volte le ciglia.
Sente la sua bocca aprirsi per dire qualcosa, e poi richiudersi. Avrebbe dovuto parlare, qualsiasi cosa detta avrebbe sicuramente spezzato la tensione che si era creata. Lui non riusciva a lasciar andare la presa e Daniel sembrava non volersi togliere da essa.
La sua mente presto diventa un subbuglio, non sapeva cosa fare.
Gli occhi di Daniel si chiudono, e la sua mente va in cortocircuito. Non capisce subito perché lo stia facendo, ma una volta che le sue labbra toccano quelle di Daniel, lo comprende fin troppo bene. Desiderio. Lui aveva sempre provato desiderio nei suoi confronti, e solo ora che finalmente otteneva ciò che aveva tanto desiderato lo capiva.
Daniel non sembra disturbato dalla sua iniziativa, ma dopo un po’ il suo contatto casto sembra dargli fastidio, tanto che si sente mordicchiare le labbra con una certa stizza. E’ in quel momento che si ricorda di non avere alcuna esperienza, di non avere idea di cosa fare.
L’altro sembra capirlo, perché gli passa una mano tra i capelli e avvicina il suo viso a sé. Silver sente il viso andare a fuoco, ma quella poca razionalità che gli era rimasta sembra incoraggiarlo a cedere, cosa che lui fa ben volentieri. Il bacio si fa più caldo, lo spazio tra di loro più stretto, e la lingua di Daniel accarezza le sue labbra. Silver trema, ma gli si arrende, e lascia che questi gli tiri un po’ i capelli, facendo inclinare la sua testa.
Silver sente entrare la lingua dell’altro nella sua bocca, e sente la sua coscienza scivolare via, aggrappandosi alle braccia dell’altro. Daniel emette uno sbuffo divertito, prima di accarezzare la sua lingua con la propria, accompagnandolo in un movimento lento ma terribilmente eccitante.
Quando si staccano Silver non sa quanto tempo sia passato, ma è ben consapevole di avere il viso in fiamme. Alza lo sguardo verso Daniel, trovandolo come specchio della propria condizione. Il rossore sul viso dell’altro ragazzo sembrava persino più visibile del proprio, e per quanto non disgustato, gli sembra comunque sorpreso.
Non ha idea di cosa dire, la sua mente è un turbine. Silver prende un grosso respiro, allungandosi sulla sedia, per poi alzarsi e uscire dalla sua stanza, lasciandosi Daniel dietro. Questi, rimasto seduto sulla scrivania, si tocca ancora le labbra, confuso. Di certo una simile variazione del tema non se l’aspettava. Certo, sicuramente una parentesi di questo tipo era stata piacevole, ma non abbastanza da fargli cambiare idea.
« Bacia bene, sì. » dice, a se stesso, sottovoce. « Ma ciò non mi farà cambiare idea. » con un gesto si passa ancora una volta il pollice sul labbro inferiore, e fa un lungo respiro cercando di riprendere la sua compostezza.
Con calma esce dalla stanza di Silver, ignorando le reclute che incontrava per strada, la mente persa nei suoi pensieri. Ormai gli eventi erano a buon punto, di certo non avrebbe cambiato idea ora che tuti gli attori si stavano avviando ai loro posti sul suo personale palco.
Daniel esce alla luce di Fiordoropoli, chiamando a sé Mistral e salendo in groppa alla Fearow. Doveva fare rotta a Zafferanopoli, mancava giusto qualche tocco e tutto sarebbe stato pronto.


« E’ quello il rifugio del team. » sussurra N. Erano arrivati a Boreduopoli al calare della sera, e quasi certamente il trio aveva riferito della perdita di N. Avrebbero dovuto muoversi con parecchia cautela. « Vista la loro poca disponibilità, non credo che abbiano spostato il rifugio della città. » Touko annuisce, osservando un condominio piuttosto comune che sfuggiva subito allo sguardo. Se c’era qualcosa che il team Plasma era in grado di fare, sicuramente era nascondersi.
N, a parte Zekrom, era rimasto senza Pokémon e Touko era consapevole che il più dell’azione sarebbe toccata a lei. Non le dispiaceva, un po’ di movimento sarebbe stato un toccasana data l’adrenalina che ancora circolava nel suo corpo.
« Quando vuoi, Touko. » le dice, e la ragazza prende con sé la Pokéball di Mienshao. Grazie a lui sarebbe riuscita a contare su un buon effetto sorpresa, con relativa confusione. Con calma Touko esce dal suo nascondiglio, prima procedendo cauta verso l’edificio, con aria ingenua, con al seguito il suo Pokémon. Più si faceva vicina, però, notava una calma che non sembrava appartenere ad un covo di persone. C’era un silenzio irreale.
La ragazza cerca di non pensarci troppo, e si scambia uno sguardo con Mienshao. « Calcinvolo. » gli dice, piano, e questi non esita a saltare ed abbattere la porta con una sola mossa. Touko si fionda dentro, già pronta ad affrontare chissà quanti seguaci increduli, ma viene accolta solo dal silenzio. C’era ancora la luce accesa, e un disordine tipico di un luogo abitato, ma non vedeva nessuno. Forse si erano accorti del suo arrivo e si erano nascosti? Non sarebbe stato strano, dato il suo intervento a Mistralopoli.
Col calma Touko sale sulle scale, seguita dal suo Pokémon, trovando la stessa situazione del piano inferiore. Si mette a cercare in ogni anfratto, forse c’era qualche passaggio segreto a lei sconosciuto. Non trova niente, ed è con un po’ di sconforto che esce dalla casa, facendo segno di avvicinarsi.
N arriva subito, guardandola incuriosito. « Sei stata così veloce che non ho sentito nessuno urlare alla sconfitta. » scherza, con un sorriso, ma nel vedere l’espressione di Touko torna serio. « Che è successo? »
Lei sempre rimuginare un po’, prima di alzare lo sguardo su di lui. « Che tu sappia, ci sono delle stanze nascoste? » Natural la guarda per qualche momento, perplesso, per poi scuotere la testa.
« No, non qui. »
« Allora non c’è davvero nessuno. » commenta Touko, guardando verso l’entrata. « Ho cercato dappertutto e non ho trovato niente. »
« Questo è davvero strano. » osserva N, entrando nell’abitazione, seguito subito da lei. Insieme si mettono a cercare possibili indizi, pulsanti segreti e porte nascoste, ma la loro ricerca sembra infruttuosa. L’unica nota positiva era il ritrovamento dei Pokémon di N, che erano più che felici di tornare nelle mani del loro allenatore.
« Questo è parecchio strano. » commenta nuovamente N, dopo che si siedono su un divano, esausti dalla loro indagine. « Nemmeno i Pokémon di tipo psico hanno rilevato stranezze. Però io oggi dovevo arrivare qui, non posso credere che non avessero lasciato nessuno a custodire questo posto. »
Touko si lascia andare sul divano, fissando il soffitto.
« E’ un bel mistero. » mormora, mentre N imita il suo movimento, appoggiandosi accanto a lei. Touko muove la testa di lato, incontrando lo sguardo di N, e gli sorride. « Sono contenta che sei al sicuro. »
« Sono contento che mi hai salvato. » le risponde lui, sorridendo, e Touko arrossisce leggermente. Non era quello il momento giusto di imbarazzarsi, quindi cerca di spostare il suo sguardo altrove senza riuscirci. Nel guardarla, però, N sembra essere colto da una folgorazione e i pezzi iniziando ad incastrarsi.
« Ora ho capito. » esclama, improvvisamente nervoso. « Mi hanno portato qui per sbarazzarsi di me! » Touko rimane seduta, in silenzio. N si passa una mano tra i capelli, innervosito. « Ho sentito di quello che parlavano, so che stanno progettando qualcosa di grosso. Ma non qui, si dovevano spostare, andare via. »
« Cosa vuoi dire? »
« Credo che il team Plasma abbia abbandonato Unima. Hanno trovato un nuovo obiettivo e si stanno dirigendo verso quello. »

Fortebrezza, per fortuna, non era rimasta particolarmente stravolta dal team Plasma. D’altronde, era un piccolo paesino che non aveva alcuna importanza strategica, e come tale probabilmente era stata considerata.
Di questo Serenity era contenta. Certo, a casa c’era solo suo padre, e il resto della famiglia era disperso al vento, ma era stata sollevata a tornare e trovare tutto al suo posto. Certamente non stava vivendo la condizione di Kanto, a quanto era riuscita a sentire da Nicky. La ragazza parlava solo per Smeraldopoli, ma non dubitava che una simile condizione si fosse moltiplicata per tutta la regione.
Sapeva che sarebbe successo.
Avrebbe potuto evitarlo, ma come al solito non era riuscita a parlare. Daniel aveva ragione, era a tutti gli effetti un’incapace. Tutto ciò che stava succedendo era anche una sua responsabilità e un pensiero simile la faceva scoppiare a piangere. Non sarebbe mai riuscita ad essere abbastanza.
« Serenity? » la ragazza sente il padre bussare, e cerca di pulirsi il viso dalle lacrime.
« Entra pure papà. » l’uomo varca la soglia della sua stanza, e gli basta un’occhiata per capire che stava piangendo. L’uomo guarda la figlia, indeciso sul come approcciarsi a lei, e decide di sedersi sul suo letto, incoraggiandola a fare lo stesso. Serenity però nega con la testa, volendo rimanere alla finestra. Se si fosse avvicinata temeva, profondamente, che il padre avrebbe capito quale persona pessima lei era.
« Pensavo che dovresti tornare a Kanto. » dice d’improvviso lui, sorridendole con calma, e Serenity sgrana leggermente gli occhi, sorpresa.
« Perché? » gli chiede.
« Qui non ci sono problemi, e ce la stiamo cavando, mentre ho sentito le ultime notizie provenienti da Kanto e sono tutt’altro che rosee. Pensavo che volessi andare ad aiutare i tuoi amici. »
Serenity avrebbe voluto urlare che lei li aveva condannati, i suoi amici, oltre che una miriade di persone innocenti, e che nessun aiuto avrebbe ripagato la sua colpa. Le lacrime tornano a solcarle le guance.
Suo padre la osserva, e non le dice niente. E’ confortante, se le facesse anche solo una domanda probabilmente crollerebbe su se stessa. Invece questi le si avvicina, accarezzandole la testa con affetto.
« Non so cosa stai pensando, Serenity, ma qualsiasi cosa sia ti sta facendo soffrire tanto. Forse non sono nemmeno in grado di capire ciò che provi, e non posso esserti di alcun aiuto. Capisco se non ne vuoi parlare con me. » i singhiozzi delle ragazza aumentano. « So però che tu sei una persona che ha sempre fatto la cosa giusta, ogni situazione che ti si è presentata sei riuscita a risolverla. Finora hai sempre fatto la scelta giusta. »
« E se stavolta è quella sbagliata? » singhiozza allora lei. « Se la mia pessima scelta ha ferito altre persone, che dovrei fare? » il padre sembra pensarci un po’, e poi tornare a guardarla.
« Rimediare, Serenity, è l’unica cosa che puoi fare. » le trema il labbro a quella risposta, e le si forma un groppo in gola. Suo padre le accarezza la testa, e la lascia da sola. Serenity guarda in basso, cercando di calmarsi. Doveva rimediare, e forse ancora poteva rimediare. Certo, il danno fatto da lei era enorme, ma poteva ancora salvare qualcuno.
Con rinnovata calma la ragazza si passa dell’acqua sul viso, nel tentativo di placare il rossore, e calma la voce il più possibile. Poi prende il suo Interpoké, e compone il numero del professor Oak. La linea la fa attendere un po’, ma finalmente Samuel le risponde.
« Serenity. »
« Mi scusi per la chiamata a quest’ora. » l’uomo le appare stanco, provato, e ciò fa crescere il suo senso di colpa. « Ma volevo dirle che non ho detto tutta la verità sui fatti della torre Memoria. Quel giorno lì si trovava anche Daniel. »
L’uomo le appare sorpreso, ma la incoraggia a proseguire.
« Mi dispiace non averlo riferito prima, ma non volevo tradirlo. E’ stato un mio amico per anni, e mi rendo conto solo ora di come questo rapporto si sia ritorto contro di me. » una simile informazione, ora che si rende conto, è inutile. Stava solo cercando di giustificarsi agli occhi altrui. « Ma quel giorno lui mi ha riferito delle cose. Precisamente, ciò che sta succedendo adesso. »
« Cosa intendi dire? »
« La coalizione con i team, e i loro attacchi sono stati organizzati da Daniel. » finalmente era riuscita a dirlo. Se l’era tenuto per mesi dentro, e finalmente qualcun altro lo sapeva. Dall’altro capo, Samuel Oak sembra piuttosto dubbioso di tale informazione.
« Ne sei sicura? Perché avrebbe motivo di intrecciare un piano così intricato e violento? » Serenity abbassa lo sguardo, indecisa. Aveva le sue ipotesi sulla motivazione di Daniel, ma di certo non voleva dirle. Sapeva però una cosa con certezza.
« Sta puntando alla distruzione del team Rocket. » dice. « Non so nemmeno io il motivo, ma il suo piano è quello di usare gli altri team per distruggerlo. »
« Perché riferirlo a te? »
« Voleva che mi unissi alla sua causa. » la sua mente torna a quel giorno, tra le nebbie spettrali della torre. Daniel l’aveva guardata speranzoso, probabilmente pensava che si sarebbe unita a lui, ma ciò che le proponeva era disumano. Aveva cercato di farlo ragionare, e lui aveva completamente cambiato atteggiamento.
Di certo non sarebbero stati più amici, lei non avrebbe potuto capire ciò a cui lui ambiva.
Anche lei aveva pensato la stessa cosa, ma non si trovava a desiderare di capirlo. L’amico a cui teneva così tanto sembrava non esserci più.
C’è silenzio dall’altro capo, ma poi il professor Oak parla. « Sai ancora qualcosa? » lei annuisce.
« Sì. Visti gli eventi, presto ci dovrà essere uno scontro. Non so dove, ma so che li farà riunire tutti nello stesso luogo. » l’uomo la ringrazia, visibilmente agitato, e chiude la chiamata.
« Avete sentito? » chiede agli altri professori, tutti riuniti nella stanza. Aralia annuisce, cercando di ignorare il tremore delle sue mani. Era tornata da poco a Kanto e già si trovava ad affrontare nuovi problemi.
« Bisognerà iniziare a tracciare gli spostamenti dei team, e calcolare un eventuale luogo dello scontro. »
« Non sarà così facile, si sono perse le tracce dei team Magma e Idro. » commenta Birch, rimasto in disparte per tutto quel tempo. « E per quanto ha detto Rowan, anche il team Galassia sembra essersi ritirato. » il professore preso in causa incrocia le braccia al petto.
« Anche se fosse, bisogna tenere d’occhio il team Galassia più di tutti. Non hanno solo sete di potere, ma hanno creato un’arma piuttosto potente. » il professor Oak si massaggia una tempia, stanco e nervoso.
« Quindi ci sono rimasti solo i team Plasma e Rocket da osservare. »
« No. » annuncia improvvisamente Aralia, osservando lo schermo del suo Interpoké. « Anche del team Plasma si sono perse le tracce. »
« Com’è possibile? » chiede Elm. « Sono tutti composti da masse di persone, non passerebbero di certo inosservate. »
« Probabilmente stanno usando le vie dei civili per spostarsi. Visti i recenti disastri, c’è un controllo meno rigido per muoversi da una regione all’altra, per poter permettere agli sfollati di raggiungere eventuali parenti di altre regioni. » commenta Aralia. « Anche se i controlli sono stretti nelle regioni di arrivo, molte delle nuove reclute sicuramente non sono nei registri di polizia come appartenenti ai team. »
« Si sono fatti più furbi. »
« Oppure qualcuno gli ha dato l’idea. » torna il silenzio nella loro stanza, tutti loro pensavano ad un metodo per prevenire una possibile tragedia.
« Aspettate un attimo. » dice Elm. « Serenity ha detto che lo scopo finale è la distruzione del team Rocket. Questo ancora non ha fatto perdere le sue tracce. Basterà seguire loro. » gli altri professori lo guardano, interdetti, per poi annuire.
Quella era ormai l’unica soluzione che gli era rimasta.





Rieccoci qui, puntualissimi.

Commenti sul capitolo:

Hoenn finalmente è libera, certo, ma Kanto e Johto ora avranno un bel daffare. Questo è davvero solo l'inizio. L'importante è che la gente si goda almeno un po' di pace e fluff, come fa giustamente la Contest.
Anche Touko e N finalmente si sono riuniti, e ancora non hanno finito di fare fronte comune di fronte al disastro che si staglia di fronte alla loro regione. Però saranno insieme e questo, anche in tempi di guerra, èla cosa più importante.
Serenity ha finalmente detto ciò che si teneva dal capitolo sei, ma chissà se sarà sufficiente per prevenire un disastro. Bastarà continuare a leggere per scoprirlo.

Ringraziamenti:

Ringrazio come al solito chi legge e chi sta inserendo questa storia in qualche lista, vi sono veramente grata ~

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Capitolo 20
*** Ritornare è diverso da tornare indietro. ***




Capitolo Venti: Ritornare è diverso da tornare indietro.



Natsumi fissava lo schermo del suo Pokénav, incredula. La notizia era trapelata velocemente, ed aveva fatto il giro tra gli studenti del collegio.
Probabilmente non era ancora finita.
La ragazza sospira, grave, cercando di calmarsi. La chat della sua classe sembrava impazzire tra i commenti e le reazioni, ma lei non era in grado di replicare a niente. Aveva in corpo solo rabbia se solo ci pensava. Così tante persone avevano pagato per il piano di un folle, persone innocenti che non avevano niente a che fare con tutta la faccenda.
- Io torno a Kanto - commenta nella chat, dopo aver riflettuto a lungo. - Qui non c’è traccia dei team, sarei più d’aiuto a Kanto -
- Hanno chiuso i dormitori, Natsumi, come pensi di fare? – è la risposta di Lucinda, e la ragazza doveva ammettere che non ci aveva pensato.
- Puoi venire a stare da me, la casa è grande – replica Kotone, e Natsumi si sente profondamente grata. La discussione nel gruppo continua, ma ormai non è più di suo interesse. Aveva commentato la notizia anche con Vera, Drew e Magdalena, e tutti erano della sua stessa idea. Tornare a Kanto era la cosa migliore da fare.


« Tu cosa ne pensi, Lucinda? » la ragazza rivolge alle sue amiche la propria attenzione in modo distratto, mentre praticamente metà della sua classe si era piazzata nel soggiorno della sua casa. Avrebbe voluto dire che aveva altro a cui pensare, come sua madre, ma anche la situazione che le stavano presentando gli altri non era positiva.
Erano riusciti a salvare sua madre. Una volta appurata la ritirata del team Galassia la polizia aveva fatto irruzione nella sede ed era riuscita a trovare la donna. Olga era disidratata, ma nel complesso stava bene. Le avevano fatte tornare entrambe a casa, ma erano state messe delle guardie alla sua abitazione. Non che questo avesse fermato i suoi compagni dal fare un’irruzione comunque.
Non c’erano solo loro, vedeva anche Lucas e Catlina seduti vicini, e anche la ragazza scontrosa del quarto anno. A parte i Capipalestra, probabilmente in riunione, c’erano tutti.
« Penso che una simile notizia sia vera. » replica, sedendosi sul bracciolo della poltrona accanto a Paul. Un tempo un gesto simile l’avrebbe riempita di imbarazzo, ma ormai si trovava completamente a suo agio con lui.
« Bisogna tornare a Kanto. » dice all’improvviso Anita, e tutti gli sguardi si volgono nella sua direzione. « Credo sia la cosa migliore da fare! »
« Non ha tutti i torti. » dice Paul, cogliendoli di sorpresa. « Ma non bisogna dimenticarsi dell’arma del team Galassia. »
« Quale arma? » chiede Barry, schizzando in piedi ma venendo trascinato a sedere nuovamente da Esmeralda.
« Non lo sappiamo. » replica Lucas, stavolta. « Prima che partisse il professor Rowan ha parlato con me, ha detto che il team Plasma sul monte Corona ha testato qualcosa, probabilmente un’arma. » il ragazzo fa una pausa, e Mesprit appoggia una delle sue code alla sua spalla. « E dubita che siano riusciti a trasportarla viste le sue dimensioni. » nella stanza cala il silenzio, poi Paul si alza in piedi.
« L’arma è un’ipotesi, il disastro che sta succedendo a Kanto è reale. » dice. « Questa è la volta buona per sbarazzarsi di loro. »
Barry si alza nuovamente in piedi, determinato. « Sì, sono d’accordo! Non possiamo rimanere qui a fare niente! »
« Lo penso anch’io. » annuncia Anita, cogliendo di sorpresa se stessa. Una parte di sé non voleva abbandonare la sua casa, era ancora preoccupata che ci potessero essere dei disordini, ma il suo dovere di allenatrice non poteva essere ignorato. Sinnoh aveva già pagato le sue pene a causa dei team, ora dovevano aiutare Kanto in tutti i modi. « Dobbiamo tornare. »
« Ho controllato, e non ci sono molti voli disponibili per Kanto e Johto e sono molto costosi. » dice Esmeralda, controllando sul suo Pokékron. « Ci sono più navi, ma ci metteremo anche più tempo. »
« Allora è deciso. Torniamo tutti a Kanto! » esclama Barry, ottenendo il consenso generale.
« Allora devo tornare a casa a fare i bagagli. » dice Anis. Non aveva parlato molto durante la riunione. L’idea di ciò che succedeva a Kanto non la turbava più di tanto, ma non aveva alcuna voglia di rimanere a casa. Il solo pensiero di passare il tempo con la zia la faceva indispettire, e desiderava levare le tende il più possibile.
Ben presto altri seguono il suo esempio, e la casa di Lucinda inizia a svuotarsi. Quasi tutti la ringraziano per l’ospitalità, e Paul è l’ultimo ad andarsene. Prima di uscire, però, rimane sulla soglia e si volta verso di lei.
« Tu verrai? » le chiede, facendola sobbalzare. « Non ho sentito nessun consenso dal parte tua. » Lucinda guarda in basso, ma poi rialza lo sguardo piuttosto fiera.
« Non nego di essere ancora preoccupata per mia mamma. Però, se posso, voglio essere d’aiuto. » Paul sembra compiaciuto dalla sua risposta, e rientra dentro la casa, chiudendo la porta dietro di sé. Ne esce nuovamente qualche minuto dopo, con il viso rosso e un leggero sorriso soddisfatto.


Stavano tornando tutti. Nicky era felice di una simile notizia, e se doveva essere sincera piuttosto compiaciuta. Stava iniziando a sentirsi sola ed esausta, e riavere i suoi compagni la faceva sentire molto più ottimista. Aveva passato la mattina a scacciare le reclute da Smeraldopoli insieme a Gary, ma con il ragazzo non aveva mai sviluppato un gran rapporto e avevano ben poco da dirsi.
Aveva molto a cui pensare in quel periodo.
Certo, non conosceva di persona il ragazzo che aveva scatenato quel putiferio sulle loro teste, ma sapeva che aveva frequentato il suo stesso anno. Come poteva una persona così trascorrere il suo tempo al collegio e poi pianificare una cosa così diabolica? Non se lo spiegava.
Forse poteva chiedere. Gary probabilmente ne sapeva qualcosa.
« Scusami. » gli dice, cercando di attirare la sua attenzione. Il ragazzo smette di curare il suo Umbreon, spostando il suo sguardo verso di lei.
« Sì? »
« Posso chiederti una cosa? »
« Se vuoi chiedermi quale è il mio tipo, evitalo. » replica lui. Se certe ragazze avevano smesso di tormentarlo, ora era aumentata l’orda che lo inseguiva. Aveva solo peggiorato la sua situazione.
« Certo che no! » esclama lei, fintamente piccata. « Non ho certo cugini da presentarti! » Gary abbozza un sorriso, divertito, e torna a curare il suo Pokémon. Il suo atteggiamento però era diventato più aperto.
« Cosa volevi chiedermi? »
« Che tipo era Daniel? » Gary si irrigidisce, alzando lo sguardo. « Non fraintendermi! So che ha frequentato i corsi con voi quindi pensavo sapessi qualcosa a riguardo. » Gary sospira, e la sua espressione si fa un po’ più tesa. Sembra ricordare qualcosa di poco piacevole, ma dopo poco torna più sciolto.
« Se devo essere sincero, mi è sempre parso uno a posto. Sono sorpreso anche io di questa sua uscita. » Nicky annuisce, assorbendo l’informazione. « Credo però che se vuoi sapere qualcosa in più devi chiedere a Serenity. »
« Perché? »
« Sono cresciuti insieme, lei probabilmente sa di più e sicuramente ha più risposte alle tue domande di me. » Nicky lo guarda. Era un qualcosa che non sapeva. Certo, era stata Serenity stessa a divulgare le informazioni che avevano scioccato l’intero corpo studentesco, quindi era ovvio che ne sapeva di più, ma non si aspettava una cosa simile dalla sua compagna di stanza. Eppure l’aveva notato che c’era qualcosa che non andava, da quando era tornata dalla torre Memoria. Certo, quell’ombra sul suo viso era andata svanendo fino a scomparire, ma si era comportata in maniera strana. Solo ora ne comprendeva il motivo.
« Beh, io qui ho finito. » annuncia Gary, interrompendo il treno dei suoi pensieri. « Voglio dare un’occhiata al collegio, ho sentito che gli studenti di Hoenn sono tornati a dare una mano. Posso lasciarti Smeraldopoli per un pomeriggio? » Nicky annuisce, entusiasta. La difesa di una città era un grosso onere, ma non le dispiaceva macinare le reclute del team Rocket. La faceva sentire invincibile.
La ragazza guarda Gary cavalcare il suo Fearow e spiccare il volo, e a sua volta sposta lo sguardo sul bosco Smeraldo. Le mancava andarci a passeggiare, ma ora aveva una responsabilità che doveva mantenere. Riolu, accanto a lei, alza il muso come se percepisse qualcosa. Nicky lo guarda, un po’ confusa, mentre il Pokémon sembra annusare ancora di più il vento che proveniva dal monte Luna. Un comportamento simile era strano, non appena Gary sarebbe tornato doveva andare a controllare.


« Che cosa significa che è sparito? » sibila Max, stizzito. Le informazioni che Daniel aveva dato loro li avevano condotti al monte Luna, un luogo certamente difficile da espugnare ma anche terribilmente scomodo. Rossella chiude il suo Pokénav, rigida.
« Non riusciamo a contattarlo da diversi giorni, capo. » Max stringe i denti, camminando avanti e indietro sempre più nervoso. Già dividere il viaggio con Ivan era stato un incubo, e ora scopriva che in quel luogo si trovavano anche il team Plasma e Galassia. Era un problema a cui urgeva una soluzione.
Inoltre colui che li aveva condotti lì era irraggiungibile.
C’era qualcosa che non andava.
« E’ strano, di solito era uno puntuale. » commenta Ivan, e Max trema per il nervoso che pure questi gli sta facendo salire. Era circondato da un brando di idioti.
Tranne quel ragazzo. Certo, gli si era presentato fin troppo bene ed era riuscito ad aiutarlo a stringere gli accordi con gli altri team. Passava regolarmente le informazioni e sembrava avvantaggiarli, ma c’era una falla in quel sistema. Erano già due mesi che non riceveva informazioni sul team Rocket. Aveva tralasciato quel particolare, inizialmente, liquidando la faccenda immaginando un’eventuale inattività dell’organizzazione rivale, ma gli eventi recenti dimostravano che il team Rocket era tutt’altro che dormiente. Se il team Galassia aveva sviluppato un’arma in grado di polverizzare qualsiasi luogo decidesse di puntare, chissà quali risultati avevano convinto Daniel a passare dalla parte del Team Rocket. Lo doveva ammettere, quel ragazzino aveva fiuto per la gente vincente, e si schierava sempre dal lato migliore.
Anche Ivan comunque si era accorto della mancanza di informazioni, ma lui era un uomo d’azione che non si faceva poi così tante domande e aveva preso comunque di petto tutta la situazione. A tratti invidiava la sua incoscienza, e si chiedeva come potesse il suo team rimanere ancora insieme nonostante la sua barca facesse acqua da tutte le parti.
« La situazione mi sembra ovvia. » dice allora Max, per poi rivolgersi a Rossella. « Manda Ottavio dal team Plasma e poi vai a riferire al team Galassia di incontrarci qui tra mezzora. » la donna non replica, ma annuisce al suo comando e si defila. Di certo in una situazione del genere poteva solo unirsi agli altri team e vedere sul da farsi.
« Non vedo perché bisogna chiamare tutta quella gente, possiamo cavarcela da soli. » borbotta Ivan, e Max alza le sopracciglia piuttosto stupito.
« Bisogna consultarsi con loro. » replica. « Se andassimo contro il team Rocket da soli, poi saremo troppo deboli per affrontare gli altri due team. »
« I miei uomini sono forti! » replica Ivan, punto sul vivo, e Max chiude gli occhi in cerca di parole che l’altro possa comprendere più facilmente.
« I tuoi uomini dopo la battaglia saranno stanchi, Ivan. » sentenzia, e a quel punto l’altro capo sembra capire ciò che voleva dirgli. Max si compiace di averlo azzittito, e rimangono entrambi in silenzio per un po’. Per loro due allearsi era molto meglio che essere nemici, ed era stato un peccato scoprirlo così tardi. I loro obiettivi erano agli antipodi, il loro modo di gestire i loro team completamente diversi, ma la loro alleanza fino a quel momento sembrava funzionare.
Gli altri capi sembravano essere giunti alla sua stessa conclusione, perché ben presto Ghecis e i tre comandanti Galassia fanno la loro entrata. Max si impone la calma, appuntandosi le cose che voleva dire, e accoglie i nuovi venuti.
« Dov’è Neptune? » chiede Ivan, piuttosto all’erta per una tale assenza.
« Stamattina è partito, ma non ha specificato per dove. Tornerà domani. » gli risponde Giovia. « La sua presenza non è fondamentale. » gli altri leader sembrano farsi andare bene una tale risposta, ma ognuno stava nutrendo i suoi sospetti su quella assenza.
« Perché ci hai fatti chiamare? » chiede allora Ghecis.
« Voglio avere delle risposte e credo che le abbiate voi. » tutti i presenti si irrigidiscono, e persino Ivan lo guarda pieno di sorpresa. « Devo sapere quali informazioni del team Rocket sono in vostro possesso. »
« Che intendi dire? »
« So bene che anche voi vi siete affidati a Daniel per spiarci. » l’espressione delle persone che aveva davanti gli conferma i suoi sospetti. « E’ la stessa cosa che lui avrà fatto anche all’inverso. Possiamo dire di essere stati tutti presi in giro da lui. » gli animi si stavano scaldando, ed era quello il risultato a cui aspirava. « Tranne per un team. »
« Vuoi dire che…? »
« Le mie ultime informazioni sul team Rocket risalgono a febbraio. Voglio sapere se è così anche con voi. » tre generali sembrano guardarsi a vicenda, quasi comunicando in silenzio, prima di annuire tra di loro.
« Sì, anche per noi è così. » replica Saturn. « Ghecis? » l’uomo di fronte a loro si era chiuso, ma il ninja al suo fianco sussurra qualcosa e anche lui annuisce.
« Stessa situazione. » replica. Cala di nuovo il silenzio, mentre in tutti saliva la consapevolezza di essere stati raggirati con estrema facilità.
« Qualcuno sa dove si stanno nascondendo? » chiede allora Saturn, ma ottiene in risposta solo silenzio. L’uomo cerca di fare mente locale, ripassando le ultime informazioni che si ricordava sul team Rocket. La stessa folgorazione che ha sembra colpire anche Max.
« Di certo non sappiamo dove si nascondono. » dice questi, soddisfatto di se stesso. « Ma sappiamo tutti quale sia il loro obiettivo. » i generali del team Galassia annuiscono, concordi.
« Propongo un’alleanza temporanea. » dice allora Saturn, sapendo di poterla ottenere. « Adesso abbiamo tutti lo stesso obiettivo e sarebbe inutile accanirci a vicenda per arrivare ad esso. »
Cala di nuovo il silenzio, mentre tutti considerano i vantaggi di una simile mossa. Era la cosa più logica da fare in quella situazione.
« Io ci sto. » dice Ivan, sapendo di avere l’appoggio di Max sulla sua decisione.
« Anche noi. » replica Saturn, e tutti volgono la loro attenzione a Ghecis che si sente osservato.
« E’ la cosa migliore da fare. » dice l’uomo. « Bisogna solo decidere quando colpire. »
« Dovremo aspettare che il team Rocket esca allo scoperto e arrivi al suo obiettivo. Noi siamo già vicino ad esso, bisogna solo avere pazienza. »


L’atmosfera sull’aereo che li stava portando a Kanto non era una delle migliori. Serenity si era chiusa in un silenzi tombale, e Giulia non spiccicava parola. Mei sospira, annoiata. I Capipalestra avevano preferito rimanere a Unima, in caso di qualche cambio di idea del team Plasma, e a lei dispiaceva non stare in compagnia di Ciprian. Non lo negava, in quelle settimane aveva cambiato opinione su di lui.
Certo, rimaneva comunque pigro e lavativo, ma il suo temperamento rilassato ammorbidiva il proprio. Kyohei, accanto a lei, le punzecchiala guancia.
« Pensi al tuo cavaliere? »
« Come se non avessi letto la tua chat piccante con la ragazza del quarto anno. » replica Mei assottigliando gli occhi. Kyohei sbianca, per poi arrossire.
« Non è vero! »
« Sì invece! Le hai chiesto un appuntamento non appena torniamo a Kanto. »
« Questo non è una cosa piccante. » replica Kyohei confuso.
« Il tuo intento lo è. » dice Mei, colpendo il naso del gemello con l’indice e decretando la sua stessa vittoria. Non importava quanto Kyohei si sentisse superiore, lei l’avrebbe sempre avuta vinta contro di lui. Vedendo che il fratello non ha di che replicarle, Mei si alza dal suo posto, raggiungendo quello di Giulia. Non avevano avuto più molte occasioni per parlare, visti i problemi dati dal team Plasma, ma ora che avevano un po’ di tranquillità Mei voleva tentare di parlarle ancora una volta.
« Ti disturbo? » la ragazza alza i suoi occhi eterocromatici su di lei, ma annuisce e le indica il posto vuoto accanto a lei. « Non ti ho chiesto come è andata la tua ricerca. » Giulia scuote la testa, abbassando lo sguardo.
« Non l’ho trovata. »
« Mi dispiace. » tra loro due cala il silenzio, e Mei si pente si aver aperto la questione. Con la ritirata del team Plasma da Unima credeva che l’amica avrebbe ritrovato la sorella scomparsa, ma non era così.
« Non dire così. Penso che sia tornata a Kanto per cercarmi. » Mei batte le palpebre più volte, confusa. « Sono sicura che sa andata così, non hanno trovato cadaveri che coincidevano con la sua descrizione. » Mei rabbrividisce, trovava bizzarra la capacità di Giulia a rapportarsi così facilmente alla morte. Lei non ne era per niente in grado.
« Allora ti starà aspettando. » replica, cercando di non lasciarsi andare a sudori freddi.
Yukiko, nel sedile più avanti del loro, sbotta. Non riusciva a contattare né Nicolas né Aria e stava iniziando a preoccuparsi della condizione dei suoi esperimenti. Non riceveva aggiornamenti da diversi giorni, e il solo pensiero di aver perso settimane di lavoro per colpa dell’incompetenza dei suoi compagni la faceva morire dentro.
Aveva cercato il suo maestro ad Unima, ma non l’aveva trovato. Era un peccato, non le sarebbe dispiaciuto rivederlo. Aveva anche fatto visita alla sua famiglia, ma non appena varcata la soglia di casa si era pentita del suo gesto. Si era defilata velocemente da lì con una scusa e non aveva intenzione di tornarci per un bel po’. Doveva concentrarsi sulla ricerca del suo maestro, piuttosto, e sui suoi poveri esperimenti che più che sicuramente sentivano la sua mancanza. Di certo non era spensierata come il gruppetto che sedeva nella fila accanto alla sua.
Touko aveva proposto di giocare a carte per ingannare l’attesa, ma si era ben presto pentita del suo gesto. N aveva un’ottima memoria matematica, probabilmente l’unico che sarebbe riuscito a tenergli testa era Komor. L’amico aveva deciso di rimanere ad Alisopoli in caso di necessità, mentre Belle aveva scelto di venire con loro a Kanto per essere d’aiuto in qualche modo.
« Non è possibile! » esclama Touya, venendo nuovamente battuto da N, che sorride quasi colpevole. Era la sua quarta vittoria di fila, e la pazienza dell’altro ragazzo stava iniziando a prendere spontaneamente fuoco. « Quando arriviamo a Kanto? Non posso continuare a perdere! » Belle guarda l’ora.
« Ormai manca meno di un’ora, dovremmo iniziare a prepararci all’atterraggio. » di comune accordo giocano un’altra partita, che finalmente N perde, e tornano ai propri posti. All’inizio Touya non voleva cedere il suo posto accanto alla gemella, ma Belle lo aveva preso per un braccio e l’aveva condotto con sé, cercando di fargli capire che sua sorella e l’altro ragazzo avessero tanto di cui parlare.
« Sei sicuro di star facendo la cosa giusta? » chiede Touko, volgendo lo sguardo verso di lui.
« Sì. » fa una pausa. « L’ultima volta sono stati i tuoi cugini a sconfiggere Ghecis, ma se anche stavolta lui si è rialzato, è mio dovere sconfiggerlo. »
« Fossi stata al tuo posto, avrei tentato di affrontarlo più volte. » N reprime una lieve risata.
« Il tuo carattere è molto più impetuoso del mio. » Touko cerca di non arrossire per quell’indiretto complimento. Avrebbe voluto anche parlargli della situazione tra loro due, di quel lungo abbraccio che si erano scambiati alla torre, ma doveva rimandare e non le faceva piacere. Avevano però ben altro a cui pensare. La rinascita del team Plasma aveva colto tutti di sorpresa, nonostante fosse la terza volta.
La voce che annunciava il loro atterraggio la distoglie dai suoi pensieri, e tutti si preparano a scendere. Quel giorno il cielo era sereno, e aveva permesso a loro una discesa piuttosto serena. Passati i controlli, tutti recuperano le loro valigie e prendono la strada verso Zafferanopoli. L’atmosfera della regione, fuori dall’aeroporto, era notevolmente cambiata. Si percepiva un grande cambiamento, ma per loro che veniva da Unima non era poi un tale sbalzo di ambiente. Avevano vissuto sulla loro pelle lo stesso clima di terrore. I ragazzi si affrettano per raggiungere il collegio, trascinandosi dietro le loro borse, ma ben presto sul loro cammino incontrano un parapiglia che non si aspettavano.
« Cosa succede? » chiede Touya, cercando di farsi strada.
« Sembra che ci siano problemi al collegio. » gli dice una donna che stava andando nella direzione opposta, e una simile notizia fa accelerare il gruppo. Lo spazio di fronte al collegio era diventato un campo di battaglia, e molti Pokémon erano ancora impegnati in combattimenti. Nessuno si lascia sfuggire l’occasione, e tutti loro richiamano i loro Pokémon allo scontro, buttandosi contro le reclute che stavano cercando di contenerli.
« Jolteon, Fulmidenti! » ordina Yukiko, e il Pokémon obbedisce senza obiettare. Il suo attacco va a colpire un Golbat che stava cercando di travolgere il Roselia di Drew, che nel veder arrivare aiuto si sente più sollevato.
Nonostante l’inferiorità numerica il loro gruppo stava avanzando, e con l’aggiunta degli altri compagni ormai era certo che sarebbero riusciti a sgominarli. Aveva visto parecchie persone entrare dentro, e non vedeva l’ora di poterli cacciare.
Asuka si era unita alla lotta, ed aveva puntato subito un membro del trio oscuro. Sfidarlo le dava certamente adrenalina, se pensava alle abilità speciali in possesso di quel singolare personaggio. « Hono, Rogodenti! » il suo Pokémon si avventa sul Bisharp avversario, e Asuka sapeva di averlo visto da qualche parte. Un pensiero la colpisce, ma cerca di scacciarlo. Il suo avversario non dice niente, e con un segnale il Pokémon colpisce il proprio con le sue lame improvvisamente diventate scure. Asuka stringe i denti, ma un ulteriore attacco abbatte il Bisharp avversario. Le fiamme che avevano colpito il Pokémon intaccano anche il suo proprietario, facendogli emettere un verso di dolore. Asuka sgrana gli occhi, riconoscendola. Era la voce di Chicco.
Non voleva crederci, ma dallo sguardo scioccato che le stava rivolgendo aveva compreso che lei aveva capito chi fosse, quindi si volta e sparisce nella folla, lasciandola in balia delle lotte che ancora stavano infuocando quello spiazzo. Asuka cerca di riscuotersi, andando ad aiutare Giulia e Magdalena che stavano combattendo contro più reclute. I loro Volcarona e Sawsbuck sembravano collaborare in perfetta armonia, elargendo Calciosalto e Turbofuoco a chiunque tentasse di attaccarli. « Extrarapido. » ordina Asuka, facendo abbattere dei Pokémon che stavano cercando di avvicinarsi alle due ragazze da dietro, che nel vedere il suo gesto le appaiono grate mentre tornano a contrattaccare. Vicino a loro Gary e Julia stavano combattendo in doppia contro le reclute Magma, rivelatesi molto più problematiche di quanto credevano.
« Umbreon, Pallaombra! »
« Kirlia, Psichico! » esclamano quasi all’unisono, e il loro attacco è efficace contro i loro avversari, tanto da sconfiggerli con poche mosse. I due ragazzi si sorridono, soddisfatti, in cerca di nuovi avversari da affrontare. I loro sfidanti cambiano, diventando reclute del team Galassia.
« Non ne hanno mai abbastanza. » dice Julia, scrocchiandosi le dita, mentre Gary emetteva uno sbuffo esasperato.
« Non hanno capito con chi hanno a che fare. » il loro successivo attacco combinato fa arretrare nuove reclute, che fuggono all’interno del collegio con la coda tra le gambe.
« Ash, non dirmi che sei stanco! » urla Gary, sbeffeggiando l’amico che si trovava dall’altro lato di quella battaglia.
« Mai! » esclama questi, mandando al tappeto un altro avversario grazie a Pikachu. Nicky lo guarda stupita, per poi tornare a concentrarsi sulla sua battaglia in doppio con Paige. I loro avversari erano del team Plasma, e più che combattere sembravano più interessati a parlare. Poco male, gli attacchi all’unisono della sua Eevee con il Pidgeotto dell’amica sembravano ineguagliabili. Al termine della sconfitta dei loro avversari la sua Eevee diventa luminosa, e ci vogliono pochi istanti perché questa si evolva in una Umbreon durante il crepuscolo. Nicky la osserva felice, ma non ha tempo di esserne felice perché nuovi sfidanti si stavano avvicinando. La ragazza la rimette nella sua sfera, e mette in campo Pikachu accanto al Pidgeotto dell’amica. Avrebbe gioito della novità più tardi, quando ne avrebbe avuto il tempo.
La battaglie stavano diminuendo, e le reclute stavano arretrando sempre di più nel collegio. Sconfitta l’ultima recluta, Ash si lancia verso l’istituto, ma viene sbalzato via da un muro invisibile. Gary si avvicina con più cautela, tastando quell’improvviso campo di forza. Non gli era chiaro cosa fosse, ma stava iniziando a farsi un’idea. All’improvviso cala il silenzio, e tutti rimangono in attesa. Molti di loro curano i propri Pokémon, condividendo gli strumenti. Nicky fa uscire dalla sfera la sua Pokémon evoluta, concedendosi un momento per accarezzarne il pelo corto, cosa che questa sembra apprezzare.
« E ora? » chiede Touya, avvicinandosi anche lui. Gary alza le spalle, mentre analizza la composizione di quella inusuale barriera.
« Sono abbastanza sicuro che verranno fuori. » risponde, e sembra che la sua previsione si rivela corretta. Ben presto i capi dei quattro team si affacciano sulla balconata dell’edificio principale con aria di trionfo. Nel vedere Martes, Giulia sbianca. In un simile frangente si trovava a desiderare che la donna fosse davvero dispersa, invece di trovarsi in quel posto schierata nella fazione opposta. Non riusciva a spiegarsi come questa potesse tornare a servire il team Galassia dopo tutto ciò che le avevano fatto, ma aveva la risposta. Lei era una cavia, di certo l’aveva portata via per non consegnarla alla polizia. Aveva un senso.
« Arrendetevi! » esclama Ash, battendo nuovamente i pugni, cosa che sembra generare ilarità nei vari capi.
« Non credete che sarà così facile, ragazzini! » esclama Ghecis.
« Combatteremo, vecchiaccio! » esclama Ash, venendo però fermato da Gary. Di certo condivideva lo spirito dell’amico, ma voleva vedere quale fosse la motivazione che aveva spinto i team a compiere un gesto così estremo. Nonostante la loro riuscita, non era stato un colpo organizzato meticolosamente, sembrava piuttosto un’improvvisata portata a buon termine. Prendere in ostaggio l’edificio, con i professori dentro, sembrava più un effetto collaterale della loro azione, più che l’obiettivo finale.
« Le vite dei professori, qui dentro, dipendono dalle vostre azioni. » replica Neptune. « Quindi se fossi in voi, farei i bravi. » la furia del ragazzo sembra accendersi, ma era consapevole di non poter reagire in tale situazione.
« Cosa volete? » chiede allora Gary, facendosi avanti.
« Consegnateci il team Rocket. » dice Max, imperturbabile, cogliendoli tutti di sorpresa. « Portate qui i loro generali, lo consideriamo uno scambio equo. »
« E fatelo in fretta. » aggiunge Saturn. « La condizione dei vostri cari professori è nelle vostre mani. » detto questo i capi si ritirano, lasciando il gruppo di fronte ai cancelli a riflettere sul da farsi.
« Non abbiamo tempo di andare a cercare il team Rocket. » dice Ash, nervoso.
« Non lo so. Suggerisco di trovare un posto tranquillo dove parlare, si sta facendo tardi ed è meglio stare lontani da orecchie indiscrete. » dice Gary. « E’ meglio andare al laboratorio di Biancavilla, è abbastanza grande per contenerci tutti. » la sua proposta sembra accontentare i presenti, che prendono il volo in direzione del paesino. Radunatisi lì vengono raggiunti anche dai ragazzi di Johto, allertati dallo svilupparsi degli eventi, e preoccupati per le sorti del loro professore.
« Anche se gli consegniamo i generali del team Rocket dubito mantengano la parola data. » dice Touya, ricevendo il consenso degli altri.
« Senza contare che non sappiamo nemmeno dove iniziare a cercare. » commenta Paige, appoggiata sul tavolo. Nessuno riusciva a farsi venire in mente una buona idea.
« Perché non attaccarli, invece? » propone Asuka, e Julia aggiunge. « Sarebbe più rapido, e certamente ci darebbe meno grane. »
« Purtroppo hanno eretto una barriera, formata da tanti Pokémon che usano protezione. » dice Nicky, cercando di calmare il tremore delle sue mani. Aveva già visto una cosa simile esplorando a Sinnoh nelle rovine piene di Bronzor, che utilizzavano una tecnica simile per proteggere i luoghi importanti per loro.
« Di certo non può durare per sempre. » replica Julia.
« Se fosse un solo Pokémon sì, ma è una mossa combinata di più decine di Pokémon. Se ha dei punti in cui cede, saranno molto brevi e non abbastanza per farci passare tutti. » risponde Gary, massaggiandosi una tempia. L’invasione dei team si era svolto con una rapidità disumana. Non riusciva a capire come fosse successo, e come interi team fossero riusciti a sfuggire alla vigilanza di un’intera regione in allerta. Riuscire a occupare il collegio, in quel momento vuoto, non doveva porgli chissà quale difficoltà. Suo nonno gli aveva parlato di qualche difficoltà a tracciare i team, ma di certo non si aspettava che sbucassero fuori tutti nella regione di Kanto. Forse avevano una ragione, d’altronde avevano chiesto del team Rocket. Doveva essere successo qualcosa dietro le quinte per farli accanire così tanto.
« Dovremmo tentare ugualmente. » dice Anis, con Ash e Julia che appoggiavano la sua decisione.
« Perderemmo tempo, e potremo anche irritarli. » controbatte Gary. « Inoltre hanno degli ostaggi, e non ho alcuna voglia di giocare con la vita di mio nonno. » cala il silenzio, nel quale nessuno sapeva cosa dire. Poi, all’improvviso, una voce.
« Io ho la soluzione. » l’attenzione di tutti si sposta sul nuovo arrivato. Era stato Silver a parlare.





Un po' in ritardo per via degli esami, ma nuovamente su questi lidi.

Commenti sparsi:


Finalmente si entra nella narrazione finale e davvero il sollievo di scrivere questi pezzi era enorme.
Gestire nuovamente una tale mole di personaggi è stato stancante da morire, ma ricordo che mi ero tanto divertita a gestire gli scontri. (Praticamente la mia nuova vocazione)(No, non è vero)
Il fatto che i team si siano alleati è una realtà, ma durerà? Sì? No? Non si sa? Bisogna continuare con la storia per scoprirlo. I colpi di scena non sono finiti.

Ringraziamenti:

Le letture, nonostante la mancanza di recensioni, sono tante e sono davvero grata a chi passa di qui ♥



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Capitolo 21
*** Il mondo non è uno spettacolo, è un campo di battaglia. ***




Capitolo Ventuno: Il mondo non è uno spettacolo, è un campo di battaglia.


Era passato un giorno da quando avevano avanzato la loro richiesta, e già quella mattina sembrava che gli studenti fossero piuttosto disperati di riavere i loro professori. Erano riusciti a catturare Silver, che era in manette insieme ai suoi quattro generali, piuttosto confusi dall’evolversi degli eventi.
Gary e Yukiko li avevano accompagnati fino a lì, e stavano richiedendo i loro ostaggi.
« Ma tu guarda, sono stati veloci. » dice Ghecis, mentre sia Max sia Neptune si fanno d’improvviso sospettosi. Certamente i ragazzini erano bravi, ma quella rapidità aveva un qualcosa di inusuale. Certo non potevano essersi alleati nel giro di una notte, e potevano aver sottovalutato quei ragazzini.
« Siete stati veloci. » commenta Ivan, incrociando le braccia al petto ed osservando il ragazzino che stava a capo del team Rocket. Questi guardava in basso, ma non aveva un’aria sconfitta.
« Stiamo rispettando i patti, e siamo venuti solo in due. » replica Gary. « Fateci entrare. »
« Perché dovremmo? »
« Vogliamo accertarci della condizione dei nostri ostaggi, per quanto ne so potreste anche averli uccisi e ci state prendendo in giro. » Neptune sorride, soddisfatto. Non avevano di certo a che fare con dei dilettanti. Schioccando le dita, ordina a una sua recluta di portare avanti il professor Oak, era certo che al ragazzo che aveva di fronte avrebbe fatto piacere vederlo. Il professore non sembra essere stato maltrattato, ma Gary comunque stringe i denti. Dovevano stare più attenti, e invece stavano pagando tutti la loro distrazione.
« Lo hai visto, no? » Gary annuisce, prendendo per un braccio Silver.
« D’accordo, facciamo lo scambio. » le sue parole sembrano convincere le persone che aveva di fronte, perché sente il rumore della barriera dissolversi. Stava andando tutto bene, sperava che proseguisse. « Vi aspettiamo nell’aula magna. » dice Ivan, strattonando il professore e sparendo alla loro vista. Gary avanza con accanto Silver, seguiti dai generali del team Rocket, mente Yukiko chiude la fila. Entrati nell’edificio principale i due ragazzi si scambiano un’occhiata, e mentre Gary prosegue con i loro ostaggi, lei si stacca in silenzio dal gruppo e prende le scale.
« Sei sicuro che andrà tutto come hai programmato? » gli chiede Silver, senza rivolgergli uno sguardo, e Gary irrigidisce la mascella.
« Non ci sottovalutare. » con calma raggiungono l’aula magna, e Gary fa entrare i membri del team Rocket uno dietro l’altro. All’interno c’erano i cinque professori, spalleggiati dalle reclute e dai capi presenti.
« Dov’è la ragazzina che era con voi? » chiede Neptune, notandone l’assenza.
« E’ rimasta fuori, così da controllare che non facciate scherzi. » replica Gary, presentando i suoi ostaggi. La sua mente continuava a ripetersi il piano all’infinito, e continuava a sperare che niente andasse storto.
« Certo non è una cosa furba da dire ora che sei al centro del nostro covo. »
« Questa è la mia scuola. » replica Gary. « E’ un posto che appartiene a noi. » il ragazzo non ha idea dell’ottimo tempismo, ma finito di pronunciare tali parole ci scatena un forte boato. Il ragazzo sorride vittorioso, con tutta probabilità Yukiko era stata in grado di trovare i Pokémon che tenevano alta Protezione e a renderli inoffensivi. La barriera era caduta, e quel suono era di attacco da parte dei suoi amici. La sera prima non pensava che un piano così semplice avrebbe funzionato, e invece si sentivano i suoni delle prime battaglie lungo il corridoio principale. Con un gesto secco Gary libera le mani di Silver, ideatore di una simile imboscata, e si volgono verso i capi, rimasti increduli.
« Vi conviene arrendervi adesso, o vi consegneremo noi alla giustizia. » dice Gary, mettendo mano alle sue Pokéball. Ghecis fa per ritirarsi, ma un improvviso ruggito scuote le finestre, e Reshiram fa la sua entrata trionfale tra i cocci che aveva distrutto. N, a dorso del suo Pokémon, cerca con lo sguardo una persona, e trovatolo parla a Reshiram in una lingua sconosciuta. Questi sembra capirlo, perché con un balzo muove la sua alza e afferra Ghecis che nulla può contro una simile mossa.
« IO mi occupo di lui. » urla N, preparandosi a contrattaccare il trio oscuro che non sarebbe di certo rimasto inerme al suo gesto. Con rapidità Reshiram retrocede, mentre N fa uscire Zoroark e si prepara a combattere tre guardie del corpo disposte a dare la vita per l’uomo che Reshiram ancora stava tenendo tra gli artigli. Gary e Silver rimangono increduli da una simile mossa, ma non hanno tempo di reagire che le porte dell’aula si spalancano nuovamente e i due ragazzi si ritrovano di fronte diverse ragazze.
« Ce l’abbiamo fatta! » esclama Natsumi, seguita da Giulia ed Esmeralda.
« Avete già sconfitto tutti? » chiede allora Gary, inarcando un sopracciglio, e la ragazza lo fissa con aria di sufficienza.
« Ma magari. » replica. « Sono solo venuta ad accompagnare questa ragazza, ha detto che doveva assolutamente raggiungere uno dei generali Galassia. » Giulia abbassa lo sguardo, per poi alzarlo sulla pedana dove si trovavano ancora gli altri, sconvolti dall’evolversi degli eventi. Tra di loro c’era Martes.
La ragazza stringe i pugni, avvicinandosi a grandi passi a lei. « Martes. Io ti sfido! » esclama, cogliendo di sorpresa la donna. Gli altri generali Galassia rimangono stupiti di una simile dichiarazione, ma retrocedono, cercando di usare la situazione per defilarsi. Max e Ivan l’avevano già fatto e non si erano nemmeno accorti.
« E va bene, ragazzina! » Martes si alza i piedi, cercando di ripulirsi dalla polvere e dai cocci. « Finalmente hai iniziato ad avere fegato! » l’attacco del suo Purugly coglie di sorpresa Giulia, che si fa scudo con Volcarona. Non importava come ma doveva vincere quella battaglia. Gary osserva la battaglia, e poi finalmente si accorge che i professori erano ancora rimasti sul palco. Elm e Aralia erano rimasti storditi dall’entrata di N, ma non sembravano feriti.
« Nonno, stai bene? » gli chiede il ragazzo, raggiungendoli. Samuel si massaggia una tempia, ancora confuso, ma annuisce.
« Sì. Per fortuna siete stati veloci. » il suo sguardo si posa su Silver che era lì accanto, e questi si rivolge a Gary.
« Mentre stai qui a fare da crocerossino, io vado a stanare quelli del team Galassia. Manda qualcuno a cercare i capi del team Idro e Magma. » detto questo il ragazzo sparisce, probabilmente dandosi all’inseguimento. Gary si trova a pensare che abbia ragione e, una volta assicuratosi che i professori siano in mano sicure, cerca di contattare Ash. Questi non gli risponde, e non gli rimane altro che chiamare Julia, nella speranza che lei gli rispondesse.

Julia stava iniziando ad essere stanca.
Certo, il piano era riuscito, ma si era trovata a tenere a bada troppe reclute nello stesso momento. Certo il giorno prima la situazione era molto simile, ma lo era in scala ridotta, e loro si stavano rivelando troppo pochi per contenere l’orda di gente che si stava lanciando su di loro.
Avrebbero dovuto chiedere aiuto almeno ai Capipalestra, ma vista la condizione probabilmente anche loro avevano ii loro problemi, senza contare la velocità con cui avevano assembrato quell’imboscata.
Il suo Pokégear vibra, e Julia vorrebbe ignorarlo, ma poteva essere importante. « Charizard, Lanciafiamme! » esclama, nella speranza che una simile mossa le dia almeno il tempo di rispondere. « Gary, spero che la tua sia un’emergenza! »
« A che punto siete? Ho bisogno di qualcuno che venga a inseguire Max e Ivan. » Julia guarda il campo di battaglia, e cerca di fare mente locale.
« Siamo all’entrata, e ti dico già che siamo tutti impegnati. » con uno scatto fa uscire sul campo di battaglia Gengar. « Palla Ombra! »
« Capisco. »
« A voi com’è andata? »
« Bene. I professori sono al sicuro, ma gli altri si stanno dando alla fuga. Silver sta inseguendo il team Galassia e devo andare ad aiutarlo, ma se lo faccio Max e Ivan ci sfuggiranno. » Julia si morde un labbro, indecisa. Lei da lì non poteva muoversi, persino persone come Lucas o Touko che stavano facendo combattere Pokémon leggendari non sarebbero riusciti ad avanzare più di tanto.
Non trovava soluzione.
« Glaceon, usa Ventogelato! » all’improvviso sul campo di battaglia un Pokémon fa la sua entrata, abbattendo un gruppo di Golbat, e tutti si fermano. Alla porta del collegio stavano facendo la loro avanzata gli studenti di Sinnoh, che avevano già fatto uscire le loro squadre ed erano pronti alla battaglia.
Il gelo era sceso tra le reclute, che non sembravano decise ad arretrare.
Esmeralda non era sicura di cosa fosse successo, ma aveva una certezza. Tutta quella gente lì non doveva stare, e dovevano sbarazzarsene al più presto. « Usa Idropulsar! » ordina al suo Manaphy, che obbedisce senza alcun problema, e si unisce alla mischia di persone. Gli altri seguono presto il suo esempio.
« Meno male che siete arrivati. » commenta Paige, che aveva abbattuto dei Mightyena a colpi di Dragartigli. « Stavo iniziando ad annoiarmi. »
Con una certa fatica Anis si avvicina a Julia, dando il via a diverse battaglie in doppio che le due ragazze non hanno difficoltà a vincere. Grazie a quella aggiunta il gruppo degli studenti stava iniziando a prevalere, e le reclute a fuggire, retrocedendo sempre di più.
Nessuno si ferma finché tutti gli opponenti non sono stati sconfitti. E’ in quel momento che Julia riprende il suo PokéGear, chiamando Gary.

Questi stava sentendo la chiamata, ma non aveva tempo di rispondere. Lui e Silver erano rimasti coinvolti in un’aspra battaglia insieme a Neptune, che stava riuscendo a tenerli entrambi a bada. Se sconfiggere gli altri tre generali era stata una passeggiata, questi si era rivelato un osso particolarmente duro da spezzare.
L’uomo aveva schierato sul campo Cresselia e Darkrai, ed entrambi stavano dando loro del filo da torcere.
« Fossi in voi mi arrenderei. » dice allora Neptune, mentre Gary si ritrova a ritirare dal campo il suo Umbreon, colpito dagli attacchi di Darkrai.
Silver, invece, aveva schierato il suo Sneasel che stava riuscendo a resistere sotto i colpi degli avversari. Gary si calma, tentando di razionalizzare la lotta, e mette in campo Blastoise. Aveva deciso di seguire Silver e sperava vivamente che qualcuno fosse riuscito a dare la caccia agli altri due capi. La loro priorità era però il team Galassia, in possesso di un’arma che poteva disintegrare per sempre ogni luogo che conoscevano. Silver gli aveva rivelato che usando il ramo del team che gli era fedele era riuscito a localizzarla, ma dopo diverse analisi si era scoperta l’esistenza di un controllo a distanza, il quale probabilmente era ancora in mano a Neptune.
Dovevano abbatterlo a tutti i costi.
« Vista la situazione, dovresti essere tu ad arrenderti. » gli risponde Gary, abbozzando un sorriso sarcastico.
« Non perdere il tempo in chiacchiere. » ringhia allora Silver. « Non serve a niente parlargli. »
Gary vorrebbe rispondergli per le rime, ma si rendeva conto che Neptune avrebbe approfittato di ogni loro momento di distrazione per fuggire. Dovevano sconfiggerlo lì, in quel posto e in quel momento, o sarebbe stata la fine per tutti loro.
« Darkai, usa Ipnosi su Blastoise. Cresselia, tu Lacerazione su Sneasel. » i due Pokémon obbediscono, e complice l’Ipnosi precedentemente posta su Sneasel nessuno dei due riesce a contrattaccare. Gary irrigidisce la mandibola, cercando di ragionare su cosa fare, e la stessa cosa fa Silver. Erano in una situazione di stallo, e non avevano idea di cosa fare. Entrambi i Pokémon erano sonoramente addormentati e non avevano strumenti a portata di mano.
« Sapevo che stavi combinando qualcosa. » dice allora Neptune, rivolgendo la sua attenzione a Silver. « Dovevo capire che la tua era tutta una messa in scena. »
« Ci sei cascato ugualmente. » replica allora il ragazzo, cogliendo di sorpresa lo stesso Gary che cerca di non scoppiare a ridere. La sua risposta non sembra soddisfare Neptune, che decide di iniziare un altro attacco ai loro danni.
« Darkrai, una Incubo su Blastoise. Cresselia, finisci Sneasel con Lacerazione. » entrambi i ragazzi si concentrano sulla lotta, ma è in quel momento che Blastoise si risveglia rendendo l’attacco del Pokémon Neropesto inutile. Sneasel non è altrettanto fortunato, e Silver si trova costretto a mettere in campo Feraligatr. Stavano fronteggiando un avversario più veloce e molto più coordinato di loro due, ed era certo che presto o tardi avrebbero dovuto soccombere.
« Idrocannone! » l’attacco supera in velocità i Pokémon avversari, e colpisce in pieno Cresselia, che si accascia, già indebolito dagli attacchi di tipo buio di Sneasel. Silver vede in una simile mossa la sua occasione. « Usa Gelodenti su Cresselia! » il suo Pokémon non tarda ad obbedirgli, e Cresselia subisce in pieno l’attacco, finendo a terra senza forze. Neptune non sembra soddisfatto da un simile risultato, gli era rimasto solo Darkrai.
Anche se avesse ridotto al sonno uno dei due Pokémon, l’altro era comunque pronto ad attaccarlo. La fuga sembrava l’unica soluzione. Lentamente l’uomo inizia a rallentare, ma un simile movimento viene notato da Silver che non esita ad agire.
« Feraligatr, usa Idrondata! » il suo attacco colpisce Darkrai, e unito all’attacco subito successivo di Blastoise anche l’altro Pokémon viene sconfitto. Neptune si trova completamente scoperto, e viene presto tallonato dai due ragazzi. L’uomo tenta la fuga, ma viene presto inseguito e catturato.
Silver prende il suo portaoggetti, frugando con una vaga frustrazione fino a trovare quello che riconosceva come l’interruttore dell’arma che aveva temuto fino a quel momento. « Credo che sia arrivato il momento di chiamare la polizia. » dice, e Gary allunga la mano nella sua direzione.
« Fossi in te, lo passerei a me quel coso. Vorrei evitare che ti sparino, vista la tua fama. » l’altro ragazzo si imbroncia, infastidito, ma fa ciò che gli viene suggerito, e insieme scortano Neptune verso la via del ritorno.
Qualcuno aveva già chiamato le forze dell’ordine, che avevano arrestato gli altri tre generali e Ghecis.
« Vi abbiamo portato il pezzo mancante della collezione. » scherza Gary, mentre consegna Neptune perché sia ammanettato, e poi si rimira il piccolo aggeggio che aveva ancora tra le mani.
« Fossi in te non ci giocherei, se lo attivi dovremo dire addio al monte Argento. » Gary si irrigidisce, allungandogli l’interruttore, che Silver accetta.
« Non hai paura che mi arrestino? »
« Non credo lo faranno. Mio nonno avrà già messo una buona parola sul tuo conto. » i due ragazzi si voltano nella direzione dei generali Rocket, ancora increduli della loro condizione. « Su quello dei tuoi sottoposti non credo. »
Silver fa una smorfia, scocciato. « A causa loro ho impiegato più del dovuto a prendere il controllo del team. Un processo e del tempo in cella gli farà bene. » Gary annuisce, per poi congedarsi da lui e avvicina al nonno, ancora provato da una simile esperienza.
« Sei stato bravo. » gli dice questi, mentre osservava le reclute essere portate via. Gli studenti che avevano combattuto quella battaglia disperata si erano riuniti in gruppetti, e stavano tirando le loro personali somme di quella battaglia.
« E’ andata fin troppo bene. » commenta Gary, ma poi si ferma. In effetti, tutto il suo piano era andato in maniera troppo liscia. Certo, era un buon piano, ma era stato fin troppo semplice. Inoltre il team Rocket si era rivelato più un alleato che un nemico. C’era qualcosa che non quadrava. Gary scuote la testa, ricevendo un sorriso dal nonno e si avvicina al gruppo composto dalla sua classe che chiacchierava allegramente. Ash sembrava piuttosto entusiasta della sua impresa, ma non era la prima volta che combatteva simili avversari.
« Piuttosto, Asuka, sai dove è finita Serenity? » chiede Nicky all’altra ragazza, che fa spallucce.
« Non ne ho idea. »
« Non è venuta con voi? »
« In effetti io stamattina non l’ho vista. » commenta Julia, scambiandosi un’occhiata con Anis, che alza le spalle. « Se non è venuta alla battaglia, starà in città ad aiutare come gli altri, non c’è da preoccuparsi. » Gary ad una tale notizia si insospettisce, era parecchio strano. Ricordava vagamente di averla intravista, con i suoi capelli rossi Serenity era difficile da ignorare, ma quella mattina proprio non ci aveva fatto caso.
Il pensiero della ragazza però gli fa tornare in mente un dettaglio molto più importante e molto più preoccupante. Presi come erano dalla liberazione degli ostaggi e per far funzionare il loro piano, Gary si era completamente dimenticato di chi era dietro a tutta quella devastazione.
Gary si scusa dal suo gruppetto, tornando verso Silver che stava parlando giusto con suo nonno. « Silver! » lo chiama, cercando di attirare la sua attenzione.
« Che vuoi? »
« Tu hai idea di dove sia Daniel in questo momento? » il ragazzo esita un attimo, riflettendoci, mentre il professor Oak sembra intuire cosa abbia il nipote in mente.
« No. Sono diversi giorni che non abbiamo sue notizie, è impossibile da tracciare. » Gary inizia a sudare freddo.
« Allora non è ancora finita. »
« Che vuoi dire? »
« L’obiettivo di quel ragazzo è la distruzione del team Rocket. » ad una simile frase Silver sgrana gli occhi, sorpreso. « Questo evento è stato pianificato da lui. »
« Non mi sembra fattibile. »
« Lo pensavamo anche noi, ma sembra che abbia usato le informazioni tra i team per manipolarvi fino a questa giornata. Solo non è andata esattamente come aveva programmato. » commenta Samuel, cercando di calmare un crescente nervosismo.
« Se la situazione è questa, il fatto che lui sia sparito è un bel problema. » commenta Gary, per poi volgere la sua attenzione a Silver. « Tu sei stato in contatto con lui, hai qualche idea? » Silver sembra pensarci qualche momento, ma poi nega.
« No, per quanto abbia riferito parecchie informazioni tuli, è sempre stato riservato sulle proprie. » replica. La mente di Gary lavora a velocità doppia, ma non trova soluzione.
« Serenity! Serenity lo conosce bene. » esclama, all’improvviso, cogliendo di sorpresa gli altri due uomini. C’era un problema, anche di lei non c’era traccia. « Ma non c’è. »

L’isola Cannella aveva perso tutto il suo fascino da quando aveva eruttato il vulcano.
Tutte le memorie in possesso di quell’isola erano finite sotto strati di magma, sepolte e dimenticate, spazzate via dalla brezza marina.
Serenity aveva raggiunto il luogo quella mattina, e aveva trovato un centro Pokémon sulle pendici di ciò che rimaneva di un’isola che ricordava fiorente. Costatarlo le metteva tristezza. Durante l’eruzione si era persa anche la villa, ed era consapevole che era quello il luogo che conteneva delle verità che non era in grado di scoprire. Aveva camminato tra le rocce laviche, quasi vagabondato, finché non l’aveva visto.
Si trovava nel punto dove, probabilmente, un tempo sorgeva la villa. Doveva essere arrivato da poco, perché prima era sicura che non ci fosse. Serenity si avvicina con cautela, ripetendo a mente le parole che doveva dire. Si sentiva stupida, ma era ben conscia di non essere in grado di vincere un tale conflitto. Poteva tentare di appianarlo, però.
« Daniel. » questi si gira nella sua direzione, ma non sembra così invincibile.
« E’ ironico pensare che questo posto doveva appartenermi. » le dice lui, ma non sembra guardarla. Sembra invece ammirare il paesaggio che si trova dietro di lei.
« Cosa intendi dire? » Daniel sembra finalmente riuscire a vederla, e un sorriso amaro appare sul suo volto.
« Non lo sapevi? Io sono nato qui. » dice, battendo il piede sul suolo su cui si trovava. « Ma a quanto pare non era proprio destino che rimanessi. »
Serenity non sapeva molto del passato di Daniel. Ricordava la notte di pioggia in cui sua madre l’aveva portato con sé, la sua Fearow inizialmente aggressiva, ma non aveva fatto domande. Si era trovata di fronte un bambino come lei, fradicio e spaventato. Sua madre le aveva chiesto di essergli amica, lei lo aveva fatto.
Non si era mai chiesta la sua provenienza, e Daniel non gliel’aveva mai raccontata. Fino a quel momento.
« Qui c’era la villa Pokémon. » replica lei. « Era luogo di esperimenti su Mew, lo- »
« Ovviamente, il team Rocket prende possesso di questo posto e tutti cancellano ciò che c’era prima. » commenta amaramente lui. « La villa era della mia famiglia, Serenity. Io mi ricordo come era la mia casa, non l’ho mai dimenticato. Come non ho dimenticato la notte in cui il team Rocket è venuto qui. » Serenity rimane in silenzio, osservando il ragazzo davanti a lei camminare più avanti di qualche passo.  « Mew era un Pokémon che aveva vegliato sulla mia famiglia, ma questo non ha fermato un mio prozio dal catturarlo e farci esperimenti. Come se non bastasse, consegnava i suoi risultati al team Rocket. » il suo tono si fa più stentato ed amaro. « Ma poi la sua coscienza sembra abbia iniziato a mordergli, e tutta la famiglia ha pagato il prezzo del suo rifiuto! »
Daniel fa nuovamente silenzio, tornando a guardare il mare. « Tutta la mia famiglia, e la sua storia, è stata cancellata da un vecchio troppo ambizioso. Abbiamo pagato noi per i suoi errori. E per cosa? Mew ci ha maledetti. » si ferma, tornando a guardarla. « Lo sapevi che la mia famiglia era in grado di comunicare con i Pokémon? No, ovviamente no. Io mi ricordo quando, da bambino, parlavo con Mistral. Però, più quei esperimenti peggioravano e meno riuscivo a comprendere la sua voce. Ricordo meglio quando ho smesso di sentire la sua voce, più del volto di mia madre. »
« Non lo sapevo. »
« Certo che no. Nessuno sa, ormai. Le tracce della mia famiglia non esistono più. Sono rimasto solo io. »
« Quindi è per questo che hai scatenato l’inferno su tutto il mondo. » gli dice Serenity, avvicinandosi sempre di più e fronteggiandolo. « Delle persone sono morte per colpa tua, Daniel! »
« Come se tu fossi innocente. » replica lui, sorridendole sarcastico. « Tu sapevi benissimo che sarebbe successo ma non hai fatto niente per prevenirlo. »
« E’ vero, lo sapevo, ma speravo che tu non lo facessi Daniel! » stavano alzando i toni, e le loro voci si sentivano per l’isola deserta. « Non volevo credere che eri disposto a sacrificare altri per raggiungere una cosa così futile come la vendetta. »
« Invece sacrificare la mia eredità sembra facile da mandare giù! Non parlare di cose che non sai! » Serenity stringe le mani, così forte da farsi male. Se continuava avrebbe perso il confronto, e ci certo Daniel non si sarebbe costituito. Toccava a lei rimettere tutto in ordine.
« So che devo fermarti. » dice, prendendo in mano la Pokéball.
« Mi stai sfidando? »
« Lo faccio per il tuo bene. » Daniel si lascia andare ad una risata, ma mette in campo il suo Pokémon dando il va alla lotta.
Daniel le sorride, divertito.
« Stai usando Yang, davvero? »
« Fa uscire Charna. » mormora lei, irrigidendo le spalle. Daniel la osserva divertito, ma alla fine prende la sfera, deciso a terminare la lotta in poco tempo. Erano entrambi Pokémon vulnerabili.
« Charna, usa For- »
« Yang, Palmoforza. » il suo colpo è fulmineo, e Lucario accusa il dolore dell’impatto, scivolando all’indietro. Ansima per qualche momento, poi tra le sue mani carica una sfera che colpisce l’altro Lucario. Per entrambi era un colpo critico, lei ne era consapevole. Quella lotta non sarebbe durata a lungo.
« Calciardente! » esclamano insieme, e vedono i due Pokémon gettarsi uno contro l’altro. Serenity trattiene il respiro, ma non distoglie mai lo sguardo, osservando il proprio Lucario colpire in pieno il Pokémon gemello.
Dopo aver subito il colpo, Charna cade a terra, sconfitta. Daniel osserva la sua Pokémon esausta, e Serenity prende un lungo respiro. Ce l’aveva fatta. Non riusciva a crederci.
Era la prima volta che riusciva a vincere contro Daniel. Il ragazzo si accascia sul terreno, attorniano dai suoi Pokémon, incredulo per il risultato, e Serenity percepisce solo allora il suo Pokégear vibrare, ed è con una certa stanchezza che riesce a rispondere alla chiamata.
« Serenity, dove sei? » la ragazza sente la voce di Julia, ma la avverte lontana, prima che l’apparecchio le venga probabilmente strappato di mano.
« Serenity, ovunque tu sia, devi tornare qui e aiutarci a rintracciare Daniel. » quello era sicuramente Gary. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni.
« Non preoccuparti. » sussurra. « Non può più causare problemi. » Gary percepisce a malapena le sue parole prima che la comunicazione torni in mano a Julia, che sembrava piena di entusiasmo.
« Abbiamo vinto Ser! Non riesco a crederci, il piano ha funzionato! Certo è stata una rottura rispondere alle domande dei poliziotti, ma hanno arrestato tutti! » Julia continua a parlare, ma Serenity si sente troppo stanca per ascoltare e rispondere. Il suo sguardo rimane fisso sul ragazzo che le è di fronte, all’apparenza sconfitto.
« Julia, puoi chiedere di mandare qualcuno della polizia all’isola Cannella? » con un sospiro la ragazza ignora le domande dell’altra ragazza, chiudendo la chiamata ed avvicinandosi a Daniel. Quando gli è di fronte di abbassa, indecisa su cosa dire. Probabilmente in un frangente simile gli doveva la verità.
« Il tuo piano è fallito, Daniel. » lui alza lo sguardo, scioccato.
« Che vuoi dire? »
« Ho parlato con una mia compagnia, prima. Julia, magari te la ricordi. » Serenity cerca di ignorare la confusione negli occhi del ragazzo. « I nostri compagni hanno sgominato il team Rocket, o meglio, il loro stesso capo li ha consegnati alla giustizia. »
« Stai mentendo. »
« No, non lo sto facendo. Hai perso, Daniel, e anche il tuo piano è fallito. »
« Stai mentendo! » probabilmente era dura da accettare, e voleva lasciargli un po’ di tempo per riflettere. Di certo Daniel non aveva avuto una vita facile, ma ciò non svalutava la gravità delle sue azioni. Doveva fare ammenda per essere, come avrebbe fatto lei.
Certamente capiva la frustrazione e il dolore della perdita che il ragazzo di fronte a lei aveva subito, ma ciò non gli faceva alcuno sconto sulle vie e sui danni causati. Serenity sospira, spostandosi in avanti e abbracciando Daniel, che non reagisce al suo gesto. Probabilmente era perso nei suoi pensieri, e a ben pensarci era meglio così. Prima avrebbe riflettuto sui suoi errori e meglio sarebbe stato.
Non ha idea di quanto tempo sia passato, ma alla fine arrivano le forze di polizia e sono costretti a separarsi.

« Ancora non riesco a credere di tutto quello che è successo oggi. » mormora Touko, sorseggiando il suo milk shake. Belle, accanto a lei, sospira. Non aveva partecipato alla lotta ma aveva aiutato successivamente nel centro Pokémon, ed era ugualmente esausta.
Zafferanopoli aveva aperto le sue porte agli studenti che avevano nuovamente sgominato i team, e i ragazzi avevano colto l’occasione di rilassarsi finalmente.
« Più che altro io ho perso anni di vita nel vedere N sfondare le vetrate dell’aula magna. » commenta Touya, abbozzando un sorriso. « Ti sei scelta un tipo che è proprio adatto a te, sorellina. » Touko arrossisce e affonda il viso nel suo bicchiere, facendo scoppiare a ridere il gemello.
« Mei e Kyohei dove sono, piuttosto? » chiede, cercando di sviare l’attenzione da sé. Touya e Belle si guardano in giro, confusi.
« La prima l’ho vista parlare all’Interpoké quindi è meglio lasciarla stare. Kyohei invece… » il ragazzo si ferma, indicando il cugino che parlava con una ragazza. « Sta facendo progresso. » le altre due roteano gli occhi, ma non commentano, prendendo ad osservare anche loro il ragazzo più piccolo.
« Sono contenta non ti sia successo niente. » commenta Kyohei, toccandosi nervoso i capelli. Nicky gli sorride, grata.
« Per fortuna nessuno dei miei Pokémon si è ferito in maniera grave, ho sentito di ferite molto più preoccupanti. »
« Già. » Kyohei si ferma, prima di tornare a guardare la ragazza che ha accanto. « Sono contento di poter parlare nuovamente con te. » Nicky arrossisce lievemente, ma annuisce.
« Anch’io, sono mesi che non riusciamo a farlo con tranquillità. »
« Speriamo ci siano altre occasioni per farlo. » Nicky arrossisce con un po’ più di forza, ma si fa coraggio.
« Potresti venire a Smeraldopoli, ti faccio provare la specialità del posto. »
« Ti prego non dirmi che si tratta di qualcosa di strano. » la ragazza si fa pensierosa.
« Certo a primo impatto le uova nere sono particolari, ma ti assicuro che sono buonissime. » Kyohei impallidisce solo nel sentire la nomea di tale pietanza, ma cerca di mantenere un minimo di contegno, nonostante il suo pallore faccia scoppiare a ridere Nicky. « Davvero, ne ho mangiate, e sono ancora viva. »
Il ragazzo non le sembra molto convinto, ma abbozza un sorriso. « Le mangerò solo se le mangi con me. » Nicky calma le sue risate, abbozzando invece un sorriso compiaciuto.
« Lo farò molto volentieri. »
« Grazie, ma per ora ti va di accompagnarmi fino ad Azzurropoli? Mei mi tormenterà tutta sera se non le prendo qualche snack. » Nicky annuisce, e i due ragazzi si avviano lungo la strada, trovando già due ragazze che li avevano preceduti.
Julia aveva offerto ad Anis la sua ospitalità, e l’altra ragazza non aveva esitato ad accettarla.
« E’ stata una lunga giornata. »
« A chi lo dici. » sbotta Anis. « Appena arrivata già mi è toccato lottare. » Julia piega un po’ il capo, osservando l’amica.
« Però mi hai salvato, grazie. » Anis ricambia il sorriso.
« Di certo ho fatto un lavoro migliore del tuo cavaliere dalla scintillante armatura. » commenta, e Julia arrossisce.
« Ehi! »
« Sto dicendo la verità! » Julia ridacchia.
« Allora la prossima volta vedrò di procurarti un’armatura vera. » Anis scoppia a ridere, ma non trova niente da controbattere. Julia aveva la risposta pronta troppo spesso.
« Dovrò andare a catturare un Rapidash, giusto per rimanere in tema con l’immaginario. » Julia si ferma, scoppiando a ridere e tenendosi la pancia, e Anis la osserva divertita. « Tutto per soddisfare una pulzella. » Julia si asciuga le lacrime dagli occhi, più sollevata.
« Non prenderla a male, ma l’idea di te in armatura ha un che di affascinante. Potresti usare la tua lingua al posto della spada. » Anis la guarda perplessa, e Julia reprime una risata. « Sai, sono taglienti uguali. » la ragazza scoppia a ridere, e l’altra le dà una lieve spinta. Di certo non si sarebbe mai annoiata.





Eccallà.
Due mesi senza aggiornamento.
Non se ne è accorto nessuno ma dettagli.
Vi risparmio la struggente storia di me lontana dal pc e senza connessione internet, e concentriamoci piuttosto sul capitolo.

Commenti con rovesci:

Ebbene sì, la trama è finita, andate in pace.
Finalmente sta pagnotta è conclusa, ma, MA, ci sono altri due capitoli conclusivi. Il supplizio ancora non è finito.
A conti fatti sono contenta di aver gestito la caoticità degli scontri, e tutta la pseudo-tensione del forse salteranno in aria o aspetta forse no. Senza contare la battaglia del male contro il bene, che ha visto la prevalsa di quest'ultimo.
Ora non rimane altro che raccogliere tanti cocci e rimettere tutto in piedi prima di un altro disastro.

Ringraziamenti:

Come al solito ringrazio tantissimo chi passa a leggere e chi mette questa storia in qualche lista ♥

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Capitolo 22
*** Fatevi un esame di coscienza e bocciatevi. ***




Capitolo Ventidue: Fatevi un esame di coscienza e bocciatevi


« Sono sicura che i tuoi Pokémon si riprenderanno. » Magdalena voleva essere più di conforto, ma non era così facile. Era passata una settimana dalla battaglia, e il collegio stava iniziando a riprendersi. Certo c’erano parti della scuola da ricostruire completamente, ma nel complesso i lavori erano già ad un punto abbastanza avanzato.
Stessa cosa non si poteva dire di certi Pokémon che avevano partecipato all’offensiva. Per quanto non ci fossero state vittime tra i Pokémon degli studenti, aveva saputo dei funerali tenuti per i Pokémon avversari che non erano riusciti a sopravvivere allo scontro. I centri Pokémon delle città circostanti brulicavano di pazienti.
Lucas era uno di quelli che ne aveva risentito. Magdalena non l’aveva mai visto così, la sua espressione impassibile era mutata, accanto a lei c’era un ragazzo profondamente preoccupato. Era rimasto al centro di Zafferanopoli per giorni, e lei con Giulia si erano alternate a portargli da mangiare perché lui stentava a separarsi da quel luogo.
« Tu dici? » le sue parole la colgono di sorpresa, ma Magdalena si trova ad annuire.
« Sì. In questi giorni stanno dando segno di miglioramento. Sono sicura che si riprenderanno. » Lucas abbozza un sorriso, grato, e accetta la gentilezza della sua compagna, che lo saluta e se ne va. Lucas mangia ciò che l’amica gli ha consegnato, prima di aprire il suo Pokékron e controllare la chat del suo gruppo. Il ragazzo legge le notizie, condite da toni non esattamente felici, e si accascia contro la sedia incredulo.
Era rimasto così fuori dal mondo in quei giorni che non si era reso conto di ciò che stava succedendo intorno a lui. E ciò che stava succedendo non era affatto piacevole.

« Non voglio crederci! » esclama Esmeralda, rileggendo più volte l’annuncio che le scorreva davanti agli occhi. Si trovava sul sito del collegio, intenta ad aiutare la ricostruzione dell’edificio, insieme a tutto il suo anno.
Anita alza lo sguardo, determinata. « E’ arrivato il momento di invadere la Lega. »
« Significa che dovremmo ugualmente fare gli esami? » si chiede Marina, mentre il suo Pokégear veniva bombardato dai messaggi di Chiara. « Ma non hanno idea di ciò che abbiamo passato? »
« Io esigo delle spiegazioni. » dice improvvisamente Chiara. « D’accordo l’istruzione e tutto, ma ora come ora non abbiamo nemmeno un posto dove fare questi esami! »
Il gruppo annuisce, e finalmente il professor Elm li raggiunge. L’uomo si irrigidisce, preparandosi ad essere aggredito, ma i suoi studenti lo osservano con un vago sconforto senza proferire parola.
« Sembra che vi sia giunta la notizia. » commenta, ottenendo un’occhiata preoccupata da Lucinda. « Se vi fa sentire meglio, noi professori abbiamo cercato di annullare una simile disposizione, ma per il corpo dirigente avete abbastanza tempo per prepararvi per essere esaminati. »
« Comunque non è giusto! » esclama Barry. « Io ho lasciato i miei libri a casa! » Elm cerca di farsi coraggio, nonostante una simile situazione non piaceva nemmeno a lui.
« La biblioteca è rimasta miracolosamente intatta. So che sembra crudele da dire, ma vi tocca studiare. La biblioteca rimarrà aperta tutto il tempo, e la riparazione dei dormitori sta procedendo spedita. » nessuno sembra contento di una situazione simile, ma la classe si disperde in fretta borbottando tra sé e sé. Natsumi per prima sospira, stanca. Di certo non era bastato lo scontro che avevano vissuto, ora toccava affrontare anche gli esami. La ragazza sospira, cercando di imporsi la calma.
« Natsumi? » era stata Lucinda ad avvicinarla, e la ragazza abbozza un sorriso in sua direzione. « Non vorrei sembrare invadente, ma avrei bisogno di copiare i tuoi ultimi appunti presi a storia. » Lucinda le appare seriamente tesa, ma Natsumi non indaga il suo stato.
« Lo farei volentieri, ma credo che faremmo meglio a fare un gruppo di studio e mettere insieme tutto ciò che abbiamo. » la ragazza annuisce.
« Tra mezz’ora in biblioteca. » le annuncia, e Natsumi torna alla casa che la stava ospitando, rovistando nella sua valigia in cerca del suo quaderno. Per quanto si fosse presa in giro da sola per esserselo portato dietro, ora credeva di aver fatto una cosa più che giusta. In una situazione simile quella raccolta era la sua unica salvezza per passare gli esami.
Con calma la ragazza torna verso il collegio e si infila in biblioteca, dove si trovava già un nutrito gruppo dei ragazzi del terzo anno che sembravano nella loro stessa situazione. Leona, insieme ai suoi cuccioli, scodinzolava a chiunque entrasse, e Natsumi regala a un Growlithe qualche carezza, prima di proseguire verso il gruppetto composto della sua classe. Avvicinatasi, la ragazza butta sul tavolo il suo quaderno di appunti. Su di esso c’erano già quelli di Paul, che si era già seduto al tavolo a braccia incrociate. Una simile risoluzione era strana, non riusciva a capacitarsi di come Lucinda fosse riuscita a convincerlo a partecipare a quel recupero senza potenziale speranza. Ognuno aveva contribuito con i loro appunti, tranne Barry e Anita che erano ben conosciuti per essere piuttosto distratti durante le lezioni.
« Ci siamo tutti? » chiede Lucinda, osservandosi intorno e facendo quasi la conta delle persone presenti. « Credo sappiamo tutti per quale motivo ci troviamo qui. » dice, ottenendo l’assenso generale.
« Perché la Lega è infame! » commenta d’improvviso Anita, scatenando l’ilarità generale del suo corso. « Che c’è, è vero! » si giustifica dopo un’occhiata di Lucinda, che sospira cercando di ricomporsi.
« Ho parlato con il professor  Elm prima. » dice. « Per quanto ho capito, molte materie avranno solo la parte pratica. »
« Finalmente. » commenta Barry, da sempre in difficoltà con le prove teoriche. Lucinda lo fulmina con lo sguardo.
« Ma materie come storia o matematica saranno ugualmente scritte. Quindi, volenti o nolenti, dobbiamo studiare. Ho chiesto di portare i vostri appunti, e so già che quelli di Paul e Natsumi sono i più affidabili. » Elis le scocca un’occhiataccia, ma Lucinda la ignora.
« Quindi, diamoci da fare. Di certo questi esami non ci abbatteranno! »


« Grazie, grazie, grazie! » esclama improvvisamente Yukiko, abbracciando entrambi i ragazzi. Nicolas rimane di sasso, mentre Aria batte un paio di volte le ciglia, confusa. L’altra ragazza li rilascia dalla sua stretta, sorridendo apertamente. « Non so cosa abbiate fatto, ma le mie cavie hanno dei valori raddoppiati. Che ci avete combinato? » Aria arrossisce, confusa.
« Amore? » Yukiko la osserva per un attimo, per poi schioccare le dita come se avesse ricevuto la più grande rivelazione del pianeta.
« Amore. Giusto, buona osservazione Aria. » dice, annotandolo sul suo taccuino. « Comunque state andando a studiare insieme agli altri? » chiede poi, dando un’occhiata ai due ragazzi.
« E’ il minimo, devo finire di recuperare i testi parafrasati in lingua Unown, perché sono sicuro che quello all’esame ci sarà. » Yukiko impallidisce. Presa com’era dai suoi esperimenti si era scordata completamente di quella materia tortuosa e maledetta.
« Vengo anch’io. » commenta, aggregandosi al gruppo ed ascoltando Nicolas che raccontava della sua esperienza con l’incendio di Amarantopoli.
« Spero che stia andando meglio. » commenta Aria, e Nicolas sorride accomodante.
« Massì, le case sono in legno. L’unica scocciatura è replicare il vecchio design, ma stavolta saranno costruite a prova di fuoco. »
Il trio raggiunge il resto dei compagni, che avevano già iniziato il ripasso. I ragazzi si uniscono a loro, e si accodano a Touko che stava piangendo dentro disperata. Anche lei era certa che lingua Unown sarebbe stata nel programma d’esame, ed era ancora più certa di fallirlo. Certo, Komor era quello che ci capiva di più di quella materia e stava cercando di spiegare la forma grammaticale, ma a Touko non entrava affatto in testa. Quando il ripasso finisce, la ragazza raccoglie le sue cose sconsolata, e rifiuta l’invito dei suoi amici a prendersi qualcosa.
Erano passati due giorni da quando avevano riaperto i dormitori, e probabilmente sarebbe tornata nella sua stanza per cercare di riposarsi. Per fortuna le camere individuali non avevano subito danni, ma lo stesso non si poteva dire dell’atrio che presentava uno scenario apocalittico quando lo aveva raggiunto la prima volta.
« Touko? » lungo la strada c’era N. La ragazza cerca di abbozzare un sorriso, ma probabilmente le esce forzato e N se ne accorge. « Tutto bene? » la ragazza scuote la testa.
« No. Probabilmente verrò bocciata. » commenta co vaga amarezza, e il ragazzo le si avvicina.
« Perché? »
« Lingua Unown è infida. »
« Possiamo studiare insieme se vuoi. Ci capisco qualcosa. » la ragazza inarca un sopracciglio.
« Perché non me l’hai detto prima! » esclama, piccata, mentre N alza le spalle.
« Tu non me l’hai chiesto. » Touko si ritrae, un po’ piccata, ma china la testa.
« Allora, ti prego, aiutami. Anche se dubito che tu possa fare un miracolo, nemmeno Komor è riuscito a fare qualcosa a riguardo. » N le sorride, prendendole la mano e accompagnandola nell’atrio del dormitorio.

Questo era vuoto, probabilmente perché chiunque in quel frangente era troppo impegnato a studiare. Touko non gli dava torto, e ciò che avrebbe dovuto fare anche lei.
Con calma N la fa sedere, le fa aprire il suo testo. Touko non ha idea del perché, ma più passa il tempo e il materiale inizia ad esserle più comprensibile. Certo ora non poteva dirsi genio in simile materia, ma almeno un paio dei suoi dubbi erano stati finalmente chiariti.
« Grazie. » dice allora Touko, quando N pone fine alla loro sessione di studio, e il ragazzo le sorride, appoggiandosi su una mano ed osservandola contento.
« Sono felice di averti aiutato. » le risponde, e Touko annuisce nuovamente.
« Non so che farei senza di te. »
« Questo dovrei dirlo io. » le risponde lui. « Sei tu quella che mi ha salvato. Più volte. » aggiunge. Touko arrossisce nel ricordare ciò che aveva fatto.
« Ho fatto ciò che chiunque- »
« No. » la interrompe N. « Lo avresti fatto solo tu. » Touko abbozza un sorriso sornione.
« Allora merito un ringraziamento, non credi? » gli dice, dondolandosi sulla sedia. N la osserva sorpreso, ma poi si tende verso di lei e le dà un bacio sulla guancia. La ragazza inizialmente sbianca, per poi arrossire con sempre più energia. Il ragazzo si allontana, confuso.
« Scusa, pensavo- » non riesce a terminare la frase che Touko lo afferra per un braccio, e ricambia il suo bacio sulla guancia. Entrambi rimangono in silenzio, finché N non parla.
« Questo significa… che siamo insieme? »
« Immagino di sì. » risponde N. Touko deglutisce.
« E ora chi lo dice a Touya? »


« Ash, tu non vieni? » il ragazzo osserva Nicky e Gary già pronti ad andare. Avevano accompagnato Paige, e ora erano arrivati a casa di Misty.
« Io vi raggiungo dopo. » gli altri due ragazzi non fanno domande, prendendo la loro strada, e Ash si fa coraggio. Ormai doveva farlo.
Certo, si era preparato un discorso che era sicuro non sarebbe riuscito a pronunciare tutto, ma voleva provarci. Lui teneva a Misty, e si era accorto di tenere a lei più di chiunque altro. Durante la battaglia il suo pensiero era spesso andato a lei, e aveva resistito alla tentazione di andare a Celestopoli per controllare che stesse andando tutto bene. Era certo che Misty fosse forte, ma non si negava una forte preoccupazione nei suoi confronti.
Misty rimane sul porticato della sua casa, e lo guarda.
« Vuoi entrare? » gli chiede, e Ash annuisce. Misty apre la porta, e lui la segue. E’ stato lì più volte, ma in una situazione simile iniziava a sentirsi a disagio anche in un luogo che gli era famigliare.
« Volevi parlarmi di qualcosa? » gli chiede allora Misty, versandosi da bere e appoggiandosi sul ripiano della cucina. E’ sempre lei, ma ora ha un qualcosa di diverso agli occhi di Ash.
« In effetti sì. » la ragazza lo guarda, stanca, ma con un gesto sembra incoraggiarlo a proseguire. Ash guarda per terra, improvvisamente indeciso su che parole usare. Misty nel frattempo prende un sorso, osservandolo. « Volevo dirti… che ci ho pensato molto. »
« Tu pensi? » replica lei, abbozzando una risata, e Ash ricambia il suo sguardo con fare piccato.
« Ehi! Non sarò una cima- »
« No, non lo sei. » Misty cerca di mantenere un po’ di serietà, ma non ci riesce. L’atmosfera che si stava creando tra di loro era piuttosto strana, e lei non voleva indagare.
« Sei sempre stata acida. » replica allora Ash, gettandosi sul divano del salotto e mettendosi il cappello sugli occhi. Sente i passi di Misty avvicinarsi, e la ragazza gli siede accanto, alzandogli il cappello.
« Io sarò acida, ma tu sei permaloso. » commenta, guardandolo. Ash sbuffa, tutta la sua buona intenzione di fare un discorso serio era completamente svanita. « Cosa volevi dirmi? » gli chiede allora lei, osservandolo.
« Niente. »
« Ti sei fermato da me a scrocco allora! » commenta Misty con un sorriso, e Ash cerca di guardarla male senza però riuscirci mentre questa si adagia sul divano accanto a lui. Rimangono in silenzio per un po’, prima che Misty prenda a parlare.
« Non è passato tanto tempo da quando il team Rocket ha invaso la nostra regione, ma a ripensarci adesso sempre davvero tanto tempo da. » Ash annuisce.
« Lo penso anch’io. La battaglia al collegio ora sembra così lontana. » Misty si gira sul fianco, guardandolo.
« Com’è stata? Raccontami, te lo volevo chiedere da un po’. » Ash prende un lungo respiro.
« Stancante. Per quanto Gary abbia combattuto i capi, anche noi abbiamo avuto parecchio da fare. Non ho mai combattuto con una tale intensità, e non ho mai avuto paura per me o per Pikachu. » Misty annuisce. Il fedele Pokémon aveva subito ferite piuttosto gravi, e dopo i controlli al centro Ash lo aveva spedito alla pensione per un paio di giorni per farlo riposare. Si sentiva un po’ solo se doveva essere sincero, ma in una situazione come la sua doveva pensare più al benessere del suo Pokémon. « Ma devo essere sincero, tornerei a combattere ancora tre volte piuttosto che fare gli esami. »
« Non esagerare! » esclama Misty, dandogli una spinta. « Non sei un completo disastro. »
« Certo voi Capopalestra potevate fare qualcosa a riguardo. »
« Ci abbiamo provato. » replica allora Misty. « Ma non hanno voluto darci retta, e quindi tocca studiare anche a me. » Ash sospira, per poi ricordarsi ciò che l’amica gli aveva detto per prima.
« Hai detto che sono un disastro! »
« Non è vero! »
« Sì invece! »
« Ho detto che non lo sei completamente! » Ash allora afferra un cuscino e lo butta in faccia a Misty. La ragazza rimane sconvolta per qualche momento, mentre il cuscino scivola fino alle sue ginocchia. La ragazza guarda in basso, confusa, e poi Ash, stupito anche lui del suo gesto, per poi afferrare lo stesso oggetto e tirarlo in faccia ad Ash con ancora più forza. Il ragazzo quasi cade dal divano, e rimane confuso dalle risate di Misty probabilmente per la sua espressione, quindi afferra un altro cuscino e lo getta contro la ragazza, che ne viene colpita, ma non esita a rilanciarglielo tra le risate.
Il piccolo salotto diventa presto un campo di battaglia, e quando Margi rientra in casa trova davanti a sé due ragazzi che ridevano, sfatti, sul pavimento con piume che ancora levitavano in giro. Misty si asciuga le lacrime e cerca di darsi un tono, e lo stesso fa Ash, ma la sorella maggiore dona loro un sorriso compiaciuto e si sposta verso la cucina, lasciando i due ragazzi a guardarsi imbarazzati.
« Credo… ti aiuto a pulire. » Misty fa dei lunghi respiri, facendosi aria con una mano.
« Già che si sei, rimani pure a cena. »


Giulia osserva le carte disposte davanti a lei, e poi alza lo sguardo su Magdalena.
Era la sera prima degli esami, e le ragazze del suo anno si erano riunite nella loro stanza. A detta sua dovevano andare a dormire, ma alla fine, complice lo sguardo implorante di Catlina, si era detta convinta a fare quella piccola riunione. Avevano ripassato insieme, e poi Magdalena aveva offerto loro di fare una lettura con i tarocchi come buon auspicio per gli esami.
Mei si era detta entusiasta, e la sua lettura aveva compreso dei risultati soddisfacenti, cosa che aveva riempito di goliardia la ragazza. Per quanto riguardava la lettura di Catlina, Magdalena aveva piuttosto faticato a farla, ma non era troppo strano se considerava i poteri psichici della ragazzina. Poi era toccato a lei, e Giulia se ne stava già pentendo. Non aveva ancora girato le carte, ma l’espressione concentrata dell’altra ragazza non le piaceva.
Anche Mei e Catlina stavano assistendo, e ciò non faceva altro che aumentare il suo nervosismo.
Con calma Magdalena gira la prima carta.
« Un Duosion… » mormora, toccando la carta. « Significa che dovrai avere tutti i pensieri in ordine, o diventeranno troppo contrastanti. » Giulia sospira, tenendosi le ginocchia mentre l’altra ragazza gira le altre due carte che aveva scelto. « Oh! Un Victini e un Lugia! Sei fortunata! » le altre tre ragazze la guardano confuse, mentre Magdalena torna ad indicare le carte. « Victini ha un significato ovvio, ma esce raramente come carta. Indica un successo assicurato, o una schiacciante vittoria. Lugia invece indica uno stato di agitazione, ma significa anche che avrai la forza di tenerlo a bada. » le altre due ragazze battono le mani, meravigliate, mentre Giulia prende in mano la carta di Lugia.
« Speriamo tu abbia ragione. » dice alla carta, prima di rivolgere la sua attenzione a Magdalena. « Sei migliorata molto nelle tue letture. » la ragazza raccoglie i suo mazzo, contenta.
« Io e Pat abbiamo ripreso le lezioni, finalmente. »
« Dici che posso chiederglielo anch’io? » dice Catlina.
« Tu fai già i sogni premonitori, Cat, a che ti serve? » replica allora Mei, mangiandosi uno snack. La ragazza abbassa lo sguardo arrossendo, mentre Lena ripone contenta il suo mazzo.
« Penso di sì. » replica, allora. « Anche perché io ho bisogno di una lettura positiva, le carte per domani mi danno spacciatissima. » le altre tre ragazze ridono, mentre lei le raggiunge sul letto. « Ancora non ci credo che dobbiamo fare gli esami. »
« Io non credo ancora a come N sia riuscito a sfondare la vetrata dell’aula magna. » controbatte Mei, scatenando le risate generali. « Sì, insomma, scenografico e tutto, ma ha fatto dei danni impossibili. »
« A proposito di danneggiare. » dice Magdalena. « Se riuscita a scoprire chi piace a tuo fratello? » la ragazza alza gli occhi al cielo, infastidita.
« Purtroppo sì. Ed è pure così adatta a lui che non me la sento di fare qualcosa a riguardo. » le altre tre ragazze la guardano confusa, mentre Mei fa spallucce. « E visto che stiamo parlando di queste cose, ammettete qui e adesso chi vi piace! »
Giulia e Catlina la guardano confuse, mentre Magdalena alza le spalle.
« Nessuno. »
« Idem. »
« Non mi è mai piaciuto nessuno. » conclude Giulia, e un lieve sorriso divertito le si forma sul viso. « Invece a te, Mei? » le altre due ragazze si voltano nella direzione dell’ex Campionessa, che prende ad arrossire.
« A me… piace andare a letto presto! » esclama, saltando dal letto con un balzo e sparendo dietro la porta. Lena si porta una mano sotto al volto, dubbiosa.
« Finiti gli esami, le faremo ammettere la verità. » dice, ottenendo l’assenso delle altre due.


Julia avrebbe tanto voluto dare fuoco al suo esame. Era solo il primo che sosteneva, ma già non ne poteva più. Quella mattina aveva avuto la sensazione di non doversi alzare dal letto, ma sua madre l’aveva fatta alzare a forza e lei si era trascinata fino a Zafferanopoli sul suo skateboard.
L’umore generale nel suo corso non era dei migliori. L’unico che sembrava avere fiducia in ciò che stava facendo era Gary, ma quello non era particolarmente strano conoscendo il tipo. Misty aveva un’espressione che doveva specchiare la sua, e Anis presentava delle occhiaie che indicavano una notte passata in bianco.
Il primo esame della giornata era di storia, probabilmente il più pesante da sostenere se si escludeva l’aritmetica. Per fortuna quello non l’avevano messo tra gli esami disponibili, e due terzi della classe aveva tirato un enorme sospiro di sollievo a tale notizia.
Era però certa che Aloé non era tipo da fargliela passare così facilmente, e con una certa stanchezza si era trovata a rispondere alle domande riversando sul foglio tutto ciò che sapeva. Accanto a lei Misty scriveva con ancora più furia, ma sembrava motivata più da un sincero odio che da un vero interesse per la materia. In effetti, nonostante la stanchezza generale, tutti erano intenti a scrivere ed erano chini sul loro lavoro, e quello avrebbe dovuto fare anche lei. Ne andava della sua reputazione.
Una volta terminato e riletto più volte, convinta che le informazioni aggiuntive le sarebbero venute in mente non appena lasciata l’aula, Julia consegna ed esce dall’aula, trovandosi accanto ad Anis che aveva già terminato. Ora che ci pensava, la ragazza era sempre la prima a terminare ogni test, e all’esame non era un’eccezione. Un po’ invidiava la sua capacità di sintetizzare tutti i concetti che imparava, mentre lei doveva spiegarle in lunghi periodi.
« Com’è andata? » le chiede lei, mentre Julia si appoggia al muro e rotea gli occhi.
« Se Aloè non mi bandisce da tutti i musei di Unima lo considererò un grande risultato. » Anis sbuffa, ma Julia è ben certa che stia reprimendo una risata. « A te nemmeno lo chiedo. » aggiunge, e Anis fa spallucce.
« Non era un granché difficile. »
« Gary sta ancora scrivendo. »
« Gary scrive sempre dei poemi. » replica Anis, divertita. Julia ricambia la sua ilarità, guardando un punto davanti a sé.
« A proposito, tu hai ricevuto notizie di Serenity? » chiede all’improvviso, mentre l’altra ragazza scuote con la testa.
« No, non la vedo dalla mia partenza qui. »
« Io l’ho vista il giorno prima della battaglia, e ho anche chiesto ai professori. Sono stati piuttosto criptici sull’argomento. Temo le sia successo qualcosa. » Anis alza le spalle.
« Qualsiasi cosa sia, se la caverà. » risponde, mentre finalmente una campanella determina la fine di quella prova, e le due ragazze assistono ai loro compagni che lentamente uscivano dall’aula.
« Mi sa che devo tornare a fare pratica, tra cinque giorni ci aspetta la prova di mosse di statistica. » Anis piega la testa di lato.
« Vuoi fare pratica con me? » Julia si ferma un attimo, dubbiosa, e le sorride.
« Mi farebbe piacere! »

« Ho finito. » dice Komor, alzandosi e consegnando il suo foglio d’esame. Il terzo anno aveva la lingua Unown, e lentamente gli studenti stavano procedendo con il loro test. Rowan, stranamente, non aveva dato loro un testo impossibile, e bene o male tutti loro riuscivano a farne la parafrasi.
Yukiko fulmina il ragazzo che stava lasciando l’aula, cercando di concentrarsi sul suo foglio. Era difficile, per quanto i caratteri li sapeva riconoscere, le forme grammaticali dell’antica civilizzazione erano un qualcosa per qui iniziava a provare sincero risentimento. La ragazza lancia un’occhiata a Nicolas, seduto accanto a lei, impegnato a scrivere. Era inconcepibile per lei che l’amico fosse molto più versato di lei in una simile materia.
Con una vaga stizza la ragazza torna a concentrarsi sul suo compito, e consegna quasi a malavoglia il suo foglio a Rowan quando ha terminato.
« Com’è andata? » le chiede Aria, girandosi nella sua direzione, e Yukiko emette uno sbuffo.
« Bene. »
« Anche a me è andata bene. » si aggiunge Nicolas, facendo sorridere Aria. « Mi stavi forse escludendo? » la ragazza nega con la testa, divertita.
« Certo che no, compare di esperimenti! » Nicolas abbozza una risata, e Yukiko si chiede quando quei due erano riusciti a legare così in fretta. Certo, Nicolas le aveva raccontato che durante la sua assenza si era tenuto in contatto con Aria per consigliarsi a vicenda quali fossero i migliori metodi per tenere a bada i suoi esperimenti, ma abbattendo le sue aspettative quei due avevano sviluppato un’amicizia molto in fretta.
« Tu come sei messa con la pratica di lotta contro il tipo puro? » Aria sospira in modo un po’ tragico.
« Non troppo bene. E il pensare che estrarranno il tipo la mattina stessa non mi fa stare serena. »
« Non c’è tanto di preoccuparsi, a meno che non sia il tipo drago non c’è niente di cui preoccuparsi. » Nicolas le lancia un’occhiata, e Yukiko lo guarda perplessa. « Che ho detto? C’è una probabilità del cinque virgola otto per cento che esca quello come risultato! » Nicolas abbozza un sorriso divertito, e anche Aria.
« Grazie, Yukiko, un simile pensiero è incoraggiante. »

« Charmander, usa ancora Muro di Fumo! » il Porygon avversario subisce nuovamente il suo attacco, e rimane avvolto dalla nuvola scura fatta dal suo Charmander. L’attacco del Pokémon avversario fallisce nuovamente, portando Esmeralda a sorridere vittoriosa. Il suo esame di mosse di stato stava procedendo alla grande.
« Va bene così, Esmeralda. » le dice allora il professor Oak, ritirando il Pokémon dalla battaglia. La ragazza sorride luminosa, facendo rientrare il suo Pokémon nella Pokéball. « Il tuo esame si conclude qui. »
La ragazza annuisce, ed esce dal campo di battaglia. Non sapeva ancora il risultato, ma era ben certa di aver passato l’esame a pieni voti.
Durante il suo rientro incontra Natsumi, piuttosto nervosa per la sua imminente prova. Lei di solito puntava tutto sulla forza, ed aveva avuto difficoltà a scegliere il Pokémon giusto per una simile esaminazione. Ci aveva pensato a lungo, ed aveva fatto la sua scelta.
« Signorina Suzuki Natsumi. » la chiama allora Oak, e la ragazza deglutisce. « Con quale Pokémon affronterà questa battaglia? »
La ragazza prende la sfera, e mette sul campo il suo Riolu. Il professor Oak lo osserva incuriosito, e fa uscire un Gastly. « Bene, possiamo iniziare. » le dice allora l’uomo, e Natsumi stringe i denti. Non doveva mettere KO il Pokémon, e le mosse di tipo lotta non avevano alcun effetto sul Pokémon avversario. Non le rimaneva che una sola scelta.
« Ruolu, Tuonopugno! » ordina, e il suo Pokémon esegue. Inizialmente il suo colpo passa attraverso la forma spettrale dell’avversario, ma poi l’elettricità intacca il corpo del Pokémon. Riolu si ritrae, tornando al suo posto, e il Pokémon oscilla prima da un lato e poi dall’altro. Poi delle lievi scariche elettriche attraversano il suo corpo, e Natsumi sorride vittoriosa. Era riusciva ad ottenere il risultato che voleva. Il professore di fronte a lei sembra colpito da quella mossa.
Ora non le rimaneva altro che usare l’altra a sua disposizione e sperare di non sconfiggere Gastly o l’esame sarebbe fallito. Natsumi deglutisce, mentre una goccia di sudore scivola lungo la tempia. Stava iniziando ad innervosirsi, e il suo futuro era determinato anche dalla scelta che avrebbe fatto in quel momento.
« Usa Ombrartigli. » ordina allora, sperando che l’effetto aggiuntivo della mossa non fosse troppo impietoso sull’avversario. Riolu si slancia nuovamente sul Pokémon spettro, mentre i suoi artigli diventano lunghi e scuri, e colpisce Gastly. Da come viene accusato il colpo, era altamente chiaro che fosse di un brutto colpo. Gastly levita ancora, e Natsumi per lunghi istanti teme che questi si accasci al suolo sconfitto, ma questi sembra riprendersi e tornare a muoversi a mezzaria nonostante la continua paralisi.
« Possiamo terminare qui. » le dice allora il professor Oak, facendo alzare lo sguardo a Natsumi. Da quando era iniziata la lotta si era così focalizzata su Gastly da essersi completamente dimenticata di lui. « Il tuo stile combattivo è molto azzardato, Natsumi. » la ragazza annuisce.
« Tendo a puntare sulla forza dei miei Pokémon e a terminare la lotta in pochi turni. » dice. « Non sono abituata ad usare mosse di stato. »
L’uomo sembra comprendere il suo punto di vista. « L’importante è non contare troppo solo su questa caratteristica, o si rischia di perdere contro un avversario più bilanciato. » la ragazza annuisce, accettando la critica. « Non nego che tu abbia rischiato con la tua seconda mossa, a Gastly sono rimasti pochi punti salute. » Natsumi abbassa lo sguardo, improvvisamente intimorita.
« Puoi andare. » la ragazza annuisce, cercando di svanire dal campo di lotta. Ora iniziava a temere il risultato di quell’esaminazione, ed era un pensiero snervante non sapere subito la sua valutazione. Forse aveva fatto un errore a scegliere Riolu, ma ripensando a come si era svolta tutta la faccenda non se ne pentiva più di tanto. Sulla strada del ritorno incrocia Marina, che si stava dirigendo sul campo di battaglia dopo di lei. Le due ragazze si salutano, e Marina prosegue fino al campo di lotta, cercando di mantenere la calma.
La ragazza non attende nemmeno di essere chiamata e mette in campo Glalie, scelto appositamente per quel genere di scontro. Il professor Oak sembra divertito dalla sua intraprendenza, e mette sul campo un Jynx che si sbraccia non appena scende sul campo di battaglia.
« Ebbene, signorina Marina, cominciamo. » la ragazza cerca di imporsi la calma.
« Glalie, usa Grandine. » non era solita usare quel tipo di mossa per iniziare, ma visti i requisiti dell’esame era la mossa migliore da fare. Marina stringe le mani in pugni, avrebbe passato quell’esame a tutti i costi.





Vado di fretta perché tra Pokémon Spada e Nanowrimo non ho tempo nemmeno di respirare.

Commenti lupeschi:

Ebbene sì, esami.
Nessuno si aspetta gli esami dopo una battaglia tra la vita e la morte. Manco qui.
Invece tutti sono stati costretti a farli, e mi sono divertita a immaginare, pianificare e scrivere dei diversi tipo di valutazione che potessero esserci in un mondo simile.
Ora non rimane altro che l'utlimo capitolo.

Ringraziamenti:

Ringrazio ancora infinitamente a chi legge e mette la storia in qualche lista ♦

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Capitolo 23
*** La scuola è finita per l'estate | La scuola è finita per sempre | La scuola è saltata per aria ***




Capitolo Ventitre: La scuola è finita per l'estate | La scuola è finita per sempre | La scuola è saltata per aria


« L’attesa di questi risultati mi sta snervando. » commenta Nicky, dando un’occhiata a Paige. Certo, l’altra ragazza non si era minimamente preoccupata visto quanto brillantemente era andato il suo ultimo esame, ma Nicky non aveva fatto altro che preoccuparsi tutto il tempo della sua performance. Il dover attendere poi non le dava pace, sarebbe finita a non dormirci la notte, poco ma sicuro.
« La stai prendendo troppo sul personale, sono esami, non ti metteranno sulla ghigliottina se vanno male. » Nicky emette un verso contrariato.
« I miei genitori lo faranno sicuramente. »
« I tuoi genitori non sono tipo da fare cose simili. » Nicky sospira, piuttosto sconfitta. Paige aveva un modo tutto suo di vedere la vita, e differiva completamente dal proprio.
« Vorrei avere il tuo ottimismo. » borbotta allora, mentre l’amica continua a mangiarsi il suo gelato. Persa com’era non si era accorta dell’arrivo dell’estate. In effetti a causa degli eventi che avevano scosso la regione in quei mesi, non si era goduta nemmeno la primavera. Solo ora con l’arrivo del caldo iniziava a sentire in sé almeno un po’ di spensieratezza.
« Io vorrei avere la tua calma nello stare in una stanza da sola. » Nicky sospira.
« Te l’ho già detto, nessuno sa dove sia finita Serenity. Certo sono un po’ in ansia, ma visto il mese passato a studiare ho davvero avuto preoccupazioni di altro tipo. »
« Secondo me dovresti indagare. »
« Secondo me dovrei raggiungere i miei genitori e godermi una vacanza tra le rovine di qualche civiltà caduta in rovina. » replica allora Nicky, roteando gli occhi al cielo. Non avrebbe mai capito la propensione dell’amica per il paranormale e per il mistero.
« Sarà, ma per me ti stai perdendo un avventura. » Nicky le sorride.
« Tu invece stai perdendo il tuo gelato. Si sta sciogliendo. » Paige scatta sul suo cono, cercando di non disperdere nemmeno una goccia di quel dolce rinfrescante. In effetti Nicky non aveva idea di come passare l’estate. Era stata così concentrata a passare l’anno, poi a combattere i team, e infine a dare il suo meglio agli esami che non aveva fatto alcun piano per quei mesi. Si sentiva piuttosto stanca a riguardo.
« Paige, tu che farai quest’estate? » le chiede allora Nicky, e la ragazza sembra pensarci un po’.
« Julia mi ha chiesto se volessi unirmi al gruppo e passare qualche giorno dalle parti delle isole Spumarine, poi credo passerò almeno un po’ di giorni da mia nonna. »
« Posso unirmi? » chiede allora Nicky, e l’amica annuisce con poca convinzione.
« Credo di sì, mi hanno detto di invitare altra gente. » risponde, prendendo in mano il suo Pokégear. « Hanno pubblicato i risultati! » esclama allora la ragazza, afferrando per il braccio l’amica. « Andiamo! » Nicky non fa nemmeno in tempo a replicare e a inghiottire la propria ansia a riguardo, che viene trascinata di peso dall’altra ragazza fino all’edificio principale del collegio. C’erano già diversi ragazzi che consultavano i propri risultati, e le due ragazze si dirigono verso Asuka che stava guardando i risultati del loro anno. Nicky cerca il proprio nome, e dopo averlo trovato scorre nervosamente gli occhi sui suoi punteggi. La prima prova era andata particolarmente bene, ma storia andava a braccetto con il suo interesse e non era troppo stupita del risultato. Il suo punteggio del secondo test era più basso di quanto si aspettava, ma la sua sorpresa si concentra tutta sulla valutazione ottenuta nella terza. Il totale era un voto piuttosto alto, ed è con improvviso impeto che Nicky abbraccia l’amica, incurante delle sue esclamazioni per la sorpresa di un simile gesto.
« Sono passata! »


« Ed è con grande onore che vi assegno la medaglia che accerta il completamento dei vostri studi. » annuncia la professoressa Aralia, facendo partire un accorato applauso da parte della platea. I ragazzi del quinto anno erano tutti in prima fila, e stavano ricevendo la spilla che certificava i loro cinque anni di fatiche. La cerimonia era tenuta nella rinnovata aula magna, che sembrava non aver subito né un’invasione né un Pokémon leggendario che ne aveva sfondato deliberatamente le vetrate. Anemone e Camelia si abbracciano, felici, e anche Chiara coinvolge in un abbraccio Jasmine e Valerio, Angelo era riuscito a sfuggire alla sua stretta.
Gli altri studenti erano disposti nelle file più indietro, ed osservavano l’evento che prima o poi sarebbe toccato anche a loro. « Ora non vi rimane che festeggiare. » conclude allora la donna, chiudendo di fatto la cerimonia. I ragazzi si lasciano andare a un boato di felicità, e vengono presto raggiunti dagli altri ragazzi per le congratulazioni.
Aralia li osserva felice, prima di entrare nel retro del palco e trovando davanti Serenity. La donna sorride debolmente, e la ragazza ricambia.
« Com’è andata? » le chiede allora, e la ragazza batte le ciglia più volte, come a voler rimuovere qualcosa che non voleva ricordare.
« Il processo si è svolto in maniera movimentata. Io dovrò svolgere dei lavori sociali per sei mesi, dato il mio grado di complicità. » la donna la osserva, ma Serenity alza la testa, con un atteggiamento più fiero. L’aver fatto la cosa giusta l’aveva portata a quella conclusione, ma non se ne pentiva.
« Le sentenze per gli altri, invece? »
« I generali Galassia sono stati condannati piuttosto pesantemente, quelli del team Rocket un po’ meno. Per quanto riguarda Daniel… » la ragazza fa una pausa. « Lo aspetta un carcere a vita, ma temo che non riusciranno a tenerlo dentro molto a lungo. »
« Capisco. » mormora Aralia, prima di volgere la sua attenzione al giubilo che si trovava non troppo lontano da loro.
« Non vuoi raggiungere i tuoi amici? » Serenity nega con la testa.
« Ormai il divario che mi separa da loro è incolmabile. Non credo potremo tornare a come eravamo prima. » Serenity sospira. « Anche per questo motivo ho ritirato la mia iscrizione oggi. »
« Mi sembra una risoluzione piuttosto estrema. »
« Io credo sia la cosa giusta da fare. Non ho più niente in comune, e di sicuro non mi vorranno indietro. »
« E’ una tua scelta. » replica allora Aralia, e Serenity le sorride.
« Lo so. Non cambierò idea. »

Ciprian si era congratulato con i suoi compagni, e tra generose pacche sulle spalle e auguri, si era allontanato dal gruppo per un po’. Aveva bisogno di respirare un po’ di aria fresca, prima di tornare dentro.
Non riusciva ancora a credere di aver passato così tanti eventi in un così breve periodo di tempo, e di aver fatto anche in tempo a diplomarsi. La sua natura leggera e spensierata era sempre stata contraria all’impegnarsi troppo, e invece era riuscito ugualmente a raggiungere un buon risultato. Ciprian ne era soddisfatto. Dopo una simile esperienza si stava aprendo un nuovo capitolo della sua vita, e si sentiva pronto ad affrontarlo.
Inconsciamente, i suoi piedi l’avevano condotto fino al piccolo laghetto nascosto nella boscaglia del parco. Anche Mei si trovava lì, come la prima volta che l’aveva vista. Aveva un’aria corrucciata che lui non sapeva spiegarsi, ma ciò non lo ferma comunque dall’avvicinarsi incuriosito a lei.
« Pensieri foschi in una giornata così bella? » esordisce lui, cogliendo Mei di sorpresa. La ragazza salta sul posto, per poi voltarsi nella sua direzione. Ciprian si aspetta una risposta pungente, ma lei sospira guardandolo e torna a volgere la sua attenzione verso il laghetto. Un simile comportamento era strano, e lui stava alimentando sempre di più la propria curiosità.
« Capisco che ti mancherà studiare disperatamente per gli esami. » commenta allora, e finalmente Mei sembra decisa a rispondergli.
« Mi mancheranno tutti. » torna il silenzio, e Ciprian non ha idee sul come spezzarlo. « Ho parlato con Giulia e lei ha detto che vuole viaggiare per conto proprio il prossimo anno. Raffaello vuole concentrarsi sul suo ruolo di Capopalestra. E poi… » fa un’improvvisa pausa, volgendo nuovamente il suo sguardo nella propria direzione.
« Capisco che tu possa sentirti così, ma non sarai da sola. Dopo gli eventi recenti credo che le domande triplicheranno e questo posto sarà ancora più popolato di prima. »
« Non è la stessa cosa! » sbotta Mei, e Ciprian si china su di lei curioso.
« Perché? » la incalza, divertito. La ragazza alza la testa, guardandolo dritto negli occhi.
« Non ci sarai tu! » Ciprian rimane a bocca aperta, non sapendo cosa dire, e anche Mei arrossisce rendendosi conto di ciò che aveva detto. Il silenzio che cala tra di loro è improvvisamente imbarazzante, e Ciprian apre la bocca per dire qualcosa, venendo però presto interrotto da Mei.
« Sì, va bene, mi piaci. » dice lei. « Mi rendo conto di non essere ricambiata, e vorrei che tu ti dimenticassi di questa discussione. » Mei fa per allontanarsi, ma viene afferrata per il braccio. Ciprian ha ancora un’aria sorpresa, ma non sembra scioccato o disgustato da lei.
« Perché dovrei dimenticarmela? »
« E’ imbarazzante, ok? » sbotta Mei, cercando di placare il rossore che si faceva più insistente sul suo viso. « Non voglio che si sappia in giro, sarebbe un pettegolezzo succoso, l’amore non ricambiato dell’ex Campionessa, un titolo perfetto per i giornali scandalistici. » Ciprian rimane in silenzio, ma poi le sorride incoraggiante.
« Allora, cara Mei, dovremo dare ai giornali una notizia molto più interessante. » Ciprian le si avvicina, allentando la presa sul suo braccio e abbassando il suo viso all’altezza di quello di lei.
« Cioè? » chiede Mei, cercando di evitare il suo sguardo.
« Che ne dici di “la ex Campionessa e la sua storia d’amore scolastica”? » Mei lo guarda, inizialmente non capente, ma poi realizza ciò che il ragazzo le stava suggerendo, per poi arrossire ancora di più alla presa consapevolezza.
« Quindi tu…? »
« Eh già. »
« Perché adesso? »
« Prima non era un buon momento. » Mei annuisce, ancora confusa da una dichiarazione così singolare, per poi afferrare la cravatta del ragazzo e avvicinare il suo viso al proprio.
« Allora, se vogliamo prendere la prima pagina, dobbiamo impegnarsi. » in tutta risposta, Ciprian le sorride.


« Mi mancherai davvero tanto. » dice Magdalena, stringendo Giulia in un altro abbraccio. Lei e Catlina avevano deciso di darle un ultimo saluto prima della partenza, e Giulia gliene era profondamente grata. Era la prima volta nella sua vita che si sentiva felice, e ciò la riempiva di un sentimento caldo che non aveva mai percepito.
Probabilmente si trattava di sentirti amate, ma non ne aveva ancora la certezza.
« Tornerò a frequentare durante il terzo anno. » replica con un sorriso, e Magdalena ne abbozza uno di risposta.
« Giusto in tempo per soffrire insieme a noi per le lezioni di lingua Unown. » le tre ragazze ridono, poi Giulia prende la sua valigia e si dirige verso la sua nuova avventura. Le altre due ragazze la guardano allontanarsi, e poi si voltano verso il collegio, tornando al suo interno. All’entrata c’era Lucas, che stava ancora guardando nella direzione del cancello.
« E’ un vero peccato tu non abbia voluto salutarla. » commenta Lena una volta che sono abbastanza vicine al ragazzo, che alza le spalle.
« Non ne ho bisogno, ci manterremo in contatto. » Catlina sorride leggermente, prima di volgere la sua attenzione ai due ragazzi accanto a lei.
« A proposito di tenerci in contatto, vi va di venire una settimana a Sinnoh? La mia famiglia ha una casa dalle parti dell’area Svago, un posto sull’isola a nord-est della regione. Mi farebbe piacere se venite, i gemelli mi hanno già detto di sì. »
« Io vengo. » replica subito Lucas, e l’attenzione di entrambi si sposta su Magdalena.
« Devo chiedere a mia mamma prima. Certo, abbiamo delle riparazioni da fare in casa, ma non credo mi dirà di no. » Catlina le sorride, felice.
« Allora ti aspetto. »
« Sarà un’estate indimenticabile! »


« Questa è un’ingiustizia! » esclama Kotone. Il secondo anno si trovava nella propria aula, in attesa dell’ultima campanella che avrebbe sancito il termine dell’anno scolastico. Elis, accanto a lei, la guarda confusa.
« Perché? »
« Tutti i nostri compagni vanno a Sinnoh, e io no. » borbotta Kotone. « Mia mamma di certo mi porterà a Olivinopoli dai nonni e mi costringerà a starci per tutta l’estate. »
« A te è andata anche bene. » sbotta allora Elis. « Io dovrò passare l’estate al borgo a badare a mio fratello. » ad una simile notizia gli occhi di Kotone si illuminano e Elis si pente di averle dato una simile informazione.
« Davvero? » esclama. « Questa sì che è una notizia! Possiamo fare le uscite a tre con Marina, se non sarà impegnata ad avere appuntamenti con Angelo! » la ragazza presa in causa arrossisce.
« Non prendermi in giro Kotone! » esclama. « Rimango a Johto perché Chiara mi ha invitato al festival di Fiordoropoli. »
« Certo, certo. » replica allora Kotone, facendo però intendere di non aver creduto nemmeno per un momento ad una simile spiegazione. Lucinda, lì vicino, sorride e torna a volgere la sua attenzione a Esmeralda e Anita, che sembravano piuttosto entusiaste ai piani che stava proponendo loro.
« Io credo potrò venire dopo metà luglio, prima sicuramente i miei genitori vorranno la famiglia unita. » commenta Natsumi, che si era aggregata a loro. Anita si passa una mano sul volto con espressione sognante.
« Vedrai, Natsumi, le spiagge di Hoenn impallidiscono di fronte alla meraviglia di quella di Sabbiafine. » l’altra ragazza non sembra molto convinta, ma interviene Esmeralda cercando di salvare la situazione.
« Nel caso possiamo contare sulle sagre di Guibilopoli e Cuoripoli. » aggiunge, abbozzando un sorriso. Natsumi, inizialmente perplessa, annuisce. Non aveva mai viaggiato a Sinnoh, ed era piuttosto incuriosita dalla regione. Ora che aveva una compagnia così variegata era piuttosto certa che si sarebbe divertita e che avrebbe dimenticato i suoi tomi di linguaggio Pokémon almeno per un po’ di giorni.
« Esmeralda ha ragione, il cibo che fanno è delizioso! » dice Anita, e la sua mente sembra perdersi nei ricordi di chissà quali prelibatezze. Le altre tre ragazze ne ridono.
« I festival dalle mie parti sono piuttosto vivaci. » commenta Lucinda. « Senza contare quello di… »
« Quello quando finalmente renderai pubblico il fatto che stai con Paul? » dice Natsumi, e all’occhiata imbarazzata dell’altra ragazza alza le spalle con una certa noncuranza.
« Se te lo stai chiedendo, siete così palesi che anche Barry si sta facendo delle domande. » dice Esmeralda con un sorriso divertito, facendo nascondere Lucinda dietro le sue mani.
« Ma tranquilla, vi stiamo supportando da diverse settimane! » aggiunge Anita, facendo scoppiare a ridere il gruppetto. Di certo l’estate si preannunciava frizzante.

« Yukiko ma sei davver- »
« Sì. »
« Ma rischi di annoiarti. »
« Mi stai rifiutando Nicolas? » chiede allora incalzante lei, avvicinandosi con aria assertiva nella sua direzione. Nicolas indietreggia, intimorito.
« Non sto dicendo questo. Io vivo con mio fratello, e abitiamo nella città storica della regione. Non credo passeresti un’estate interessante. »
« Fai poche storie, White. Io vivo per vedere i progressi dei miei esperimenti, e di certo non ho intenzione di tornare a casa. » Nicolas prende un lungo respiro, alzando le mani in segno di resa.
« E va bene, hai vinto, puoi venire a stare da me quest’estate. » la ragazza di fronte a lui sorride vittoriosa, e Nicolas si passa una mano tra i capelli. Certo, avere Yukiko in casa non rappresentava un problema concreto, Angelo non faceva domande e sua madre era sempre fuori per lavoro, ma dubitava che i suoi nervi avrebbero retto a lungo insieme alle fialette dell’amica. Yukiko, intanto, si era avvicinata ad Aria che stava chiacchierando allegramente con Belle e Touko.
« Mi farebbe davvero piacere. » la sente concludere, e la guarda confusa.
« Che cosa? » Aria sobbalza, spaventata, e la guarda.
« Passerò due settimane a Unima, magari posso venire a trovarti. » le risponde, sorridendole. Yukiko assottiglia lo sguardo.
« Ma io sto da Nicolas per tutta l’estate. » dice, facendo arrossire le tre ragazze.
« Oh! Non sapevo che il vostro rapporto fosse… »
« Ti prego non dirmi che stai insinuando che stiamo insieme. » replica allora Yukiko, alzando con occhi al cielo e sospirando sonoramente. « Semmai nella mia testa si palesasse una simile idea stai ben certa che Arceus stesso si paleserebbe per impedirmi di proseguire. » Aria scoppia a ridere divertita. « Comunque non metterò piede a Unima per alcuna ragione, mi è già bastato farlo questa primavera. » Belle e Touko si guardano confuse, lasciando le due ragazze a discutere dell’estate che Yukiko insisteva avrebbero dovuto trascorrere insieme
« Certo che hanno un rapporto particolare. » commenta allora Touko, guardando nella loro direzione. Belle annuisce, prima di farsi un po’ più seria.
« Tu quindi che pensi di fare? »
« Penso che andrò un mese a Hoenn per del volontariato, N ha detto che verrà insieme a me. Tu? »
« Voglio specializzarmi, e ho chiesto alla professoressa Aralia di prendermi come assistente per l’estate. Quando tornerai a casa potremo fare un appuntamento a quattro. » Touko scoppia a ridere.
« Sì, e poi chi lo sente Touya? »
« Non gliel’hai ancor detto? » Touko fa un’espressione molto esplicita. « Prima o poi dovrai farlo. »
« Preferisco farlo poi Belle, sai com’è fatto. Vorrà fare il terzo incomodo e passeranno anni prima che io e N potremo anche solo baciarci. » Belle ride dell’espressione sconfortata dell’amica.
« Non ti facevo così audace. » la ragazza rotea gli occhi.
« Come se io non sapessi che cosa combiniate tu e Komor tra gli scaffali della biblioteca. »
« Non facciamo niente di sconveniente! »
« Certo, Belle, certo! » la ragazza bionda da una leggera spinta all’amica che ride, e Vera si unisce a loro incuriosita.
« Touko, che hai detto di così scorretto da aver provocato la furia di Belle? » Touko si finge offesa.
« Ho solo detto la verità, vostro onore! » esclama, con aria innocente. Vera allora sposta il suo sguardo su Belle, piuttosto rossa in viso ma molto restia a parlare, e decide di lasciar perdere la faccenda.
« Quindi sei dei nostri quest’estate? » chiede poi, e Touko annuisce.
« Certo che sì, non vedo l’ora di essere d’aiuto. » le due ragazze si battono il cinque, e Vera torna al suo posto accanto a Drew. Inizialmente c’è silenzio tra di loro, ma poi Vera gli sorride e viene ricambiata.
« Sai già dove ti hanno assegnato? » Drew nega con la testa, ma si allunga sulla sedia con fare piuttosto rilassato.
« Ovunque vado va bene. » il ragazzo fa una pausa, e guarda Vera. « Sono sicuro sarò in buona compagnia. » Vera arrossisce, ma sorride, appoggiandosi al suo banco. L’estate che li attendeva sarebbe di certo stata piena di fatica ripagata.

L’attesa del quarto anno era particolarmente movimentata.
« Ma sei davvero sicura che posso venire? » chiede Ash, e la pazienza di Misty inizia a farsi sempre più corta. Era la quarta volta che glielo chiedeva durante quella giornata e non ne poteva più.
« Ash, ti ha invitato Violet personalmente, nemmeno io. » sbotta. « Ovviamente puoi venire. » il ragazzo abbassa lo sguardo, improvvisamente indeciso su cosa dire. Certo, l’idea di passare una settimana con Misty gli piaceva, e anche Brock sarebbe stato con loro, ma non riusciva ad evitare di sentirsi strano a riguardo. Non riusciva a percepire Misty come al solito e la cosa lo faceva sentire piuttosto strano. Poco distante da loro, altre due ragazze sembravano avere il problema opposto.
« Eddai, Anis, non farti pregare. » la ragazza alza lo sguardo sull’amica, cercando di mantenere il broncio. Quando Julia era insistente assumeva un’espressione troppo divertente.
« Non mi sto facendo pregare. » brontola lei. « Non credo mia zia mi lascerà andare. »
« La farò chiamare da mia mamma, sono sicura le dirà di sì. »
« Perché vuoi che io venga per forza? » le chiede allora Anis, e Julia si mette le mani sui fianchi.
« Vengono tutti, non vedo perché tu debba fare l’asociale. » Anis rotea gli occhi, infastidita, e Misty si avvicina a Julia, afferrandola per un braccio e salvando l’altra ragazza dalle attenzioni della cugina.
« Dato che sei in vena di fare viaggi quest’estate, vieni con me e le mie sorelle a Fiorlisopoli per qualche giorno. » Julia guarda Misty.
« Andate a Fiorlisopoli e non mi avete detto niente? » Misty sposta il suo sguardo in un’altra direzione, per poi tornare su Julia, e le si avvicina.
« La verità è che Daisy ha invitato Ash con noi, e sto cercando di coinvolgere anche Brock perché non voglio assolutamente finire in pasto alle mie sorelle. » Julia cerca di reprimere una risata.
« Vuoi dire che tu e Ash…? » Misty alza gli occhi al cielo.
« Macché. » brontola. « Comunque ho un bisogno disperato del tuo aiuto e non accetto un no come risposta. » Julia deglutisce, e Misty la lascia finalmente andare. Quando ci si metteva, sua cugina metteva davvero paura. Mancava poco alla fine, quindi la ragazza cammina tra i banchi in maniera distratta. Ne erano successe di cose lì in mezzo. Se ci pensava in quel momento, sembravano molto lontane e quasi irraggiungibili.
« Spero di poterti sfidare ancora l’anno prossimo. » nel sentire la voce di Asuka, Julia si riscuote. Stava parlando con Gary, che stava annuendo con convinzione.
« Magari sarà la volta buona che riuscirai a mandare KO più di un Pokémon. » le dice lui, e Asuka lo fulmina con un’occhiata, per quanto divertita.
« Se continuerai a comportarti in questa maniera non accetterò mai di fare uno scambio con te. » Gary ride, e poi nota la figura dell’amica, facendole cenno di avvicinarsi.
« Julia, convincila tu. »
« Di cosa? » chiede lei, corrucciando lo sguardo.
« Ha un allevamento di Oshawott e non me ne vuole dare nemmeno uno. » Julia abbozza un sorriso teso, ma Asuka intercetta qualsiasi cosa le voglia dire.
« Fammi vincere almeno una volta e ne potremo parlare. » dice, lasciandoli entrambi di stucco e congedandosi. Entrambi la guardano allontanarsi e cala il silenzio.
« Che farai quest’estate? » chiede infine Julia, decisa a romperla per primo.
« La passerò al laboratorio, devo riprendere i miei approfondimenti. Tu? »
« Isole Spumarine, Fiorlisopoli, le solite cose. » replica. « Non ti annoi a passare l’estate a Biancavilla? » Gary piega la testa di lato, improvvisamente pensieroso.
« Gli scienziati del team Rocket hanno raccolto una quantità di dati interessanti, e tra qualche giorno dovrò incontrare Silver per farmeli dare. » dice, con un sorriso.
« Perché dovrebbe? »
« Disposizioni del tribunale, è il suo modo per non farsi mettere in carcere. »
« Che intendi dire? »
« Non hai saputo che hanno processato i responsabili dei recenti disordini? » Julia scuote la testa, confusa.
« No. »
« Infatti mi sono scordato che era un’informazione riservata, quindi fammi il favore di dimenticare ciò che ti ho detto. » Julia gli lancia un’occhiata. « Sono disposto a comprare il tuo silenzio col cibo. » l’espressione della ragazza si alleggerisce, ed entrambi ridono della cosa.
D’improvviso, suona l’ultima campanella. Il suono è prolungato e sembra non finire più. Tutte le persone nell’edificio trattengono il respiro, e finalmente l’eco dello squillo rimbomba lungo i corridoi. C’è un improvviso silenzio, nessuno proferisce parola. Quel momento è di pura sacralità, e nessuno vuole violarlo.
Poi tutti tornano a respirare, ed è Ash il primo a parlare.
« E’ finita!! » esclama, risvegliando gli altri da quel momento di stallo. Gli altri si aggiungono a lui, e il rumore torna a popolare le mura della scuola.
Finalmente la loro estate era arrivata.

« I ragazzi sembrano parecchio contenti. » commenta Oak, guardando il cortile che si stava affollando. I ragazzi che vedeva erano così giovani, ma potevano essere considerati degli esperti a tutti gli effetti. Ciò che avevano affrontato quell’anno nessuno di loro sarebbe stato mai in grado di insegnargli.
« Dopo aver passato gli esami, credo sia il minimo. » dice Birch, rimasto seduto.
« Io comunque avrei da ridire sui metodi di valutazione, siete stati troppo gentili. » borbotta Rowan, incontrando il sorriso nervoso dei suoi colleghi.
« Infatti gli unici voti bassi erano quelli del terzo anno. » commenta Aralia, appoggiando il volto su una mano. « Ma non credo siamo tutti qui per parlare di questo. »
« Perspicace come sempre. » la donna abbozza un sorriso, divertita.
« Abbiamo notizie? » Birch annuisce.
« Certo il processo è stato davvero duro. » dice Rowan. « I generali del team Rocket erano ancora increduli per essere stati consegnati da quello che consideravano il loro capo. »
« Silver è riuscito ad evitare una condanna? »
« Ha consegnato l’arma del team Galassia e le informazioni in possesso degli scienziati del suo team, è stato più che sufficiente per evitargli anche l’arresto. »
« Il ragazzino è piuttosto furbo. » si crea di nuovo il silenzio, se si mettevano a pensare all’arma che il team Galassia era riuscito a creare proprio sotto ai loro occhi. Era un qualche che trascendeva il voler incatenare un Pokémon leggendario, ed un sincero desiderio di distruzione incondizionata. Neptune si era rivelato come Cyrus, se non peggio. La sua condanna, insieme a Plutinio, era stata la più grave ed era la cosa più giusta.
Il resto del team Galassia sembrava essersi arreso molto prima del loro capo, e nessuno aveva contrastato la propria condanna.
« Ho intenzione di studiare quell’arma. » annuncia Oak, ottenendo solo sguardi piuttosto scettici.
« E’ meglio lasciarla perdere e smantellarla, Samuel. » dice Rowan. « Non bisogna avere a che fare con simili cose, o finiremmo tutti nuovamente in pericolo. » l’uomo non sembra soddisfatto, ma si rende conto che il consiglio dell’altro professore è parecchio valido. Non doveva mettere in pericolo gli altri a causa del proprio capriccio.
Se avesse continuato, non sarebbe stato diverso da Plutinio che non si era fatto alcuno scrupolo a creare una simile cosa. Il team Galassia era sempre stato sottovalutato, e ne avevano quasi pagato il prezzo. Oak era certo che il team Magma e Idro avrebbero dato più problemi, e invece i due uomini sembravano essere svaniti nel nulla dopo la battaglia.
« In effetti… che notizie si hanno riguardo ai capi del team Idro e del team Magma? »
« Sembra che abbiano avvistato Ivan e Max a Hoenn, ma dovrò andare a controllare di persona. Certo, sarebbe strano che quei due ora vivano insieme e si occupino di aiutare a ricostruire i luoghi che hanno distrutto in prima persona, ma un simile comportamento mi incuriosisce. »
« Come stanno andando i lavori? »
« Stanno procedendo. Abbiamo volontari da tutte le regioni, e al termine dell’estate dovremmo aver finito almeno porto Alghepoli. » gli altri professori sembrano compiaciuti da una simile notizia.
Certo, avevano cercato di limitare i danni, ma tutte le regioni ne erano rimaste piuttosto indebolite. Hoenn aveva subito di più, ma anche Johto aveva rischiato di perdere un importante luogo per la sua cultura.
« Una simile esperienza ci ha insegnato qualcosa. » dice Samuel, tornando a guardare fuori dalla finestra. C’erano dei ragazzi del secondo anno che erano rimasti a parlottare, e sembravano divertirsi a farlo. Era stata l’unità ad averli portati alla vittoria. Era una certezza.
« Che bisogna tenere d’occhio i propri studenti. » commenta Elm.
« Rimanere aggiornati sui movimenti di possibili minacce. » aggiunge Rowan.
« Impedire ai team di venire a fare il brutto e il cattivo tempo nella propria regione. » sospira Birch.
« E soprattutto avere fiducia nei ragazzi. » conclude Aralia. Il professor Oak si volta nella loro direzione.
« E’ incredibile che, per una volta, abbiate tutti ragione. » gli altri sorridono, con un atteggiamento più rilassato. Meno di un mese prima avevano vissuto un clima di tensione, e ora finalmente riuscivano a godersi la tranquillità e la pace che avevano tanto agognato.
Certo, a ben pensarci questa non sarebbe durata poi così tanto. Avevano i rapporti da compilare per la Lega, e di certo fare dei rinnovi nell’edificio. Senza contare che l’organizzazione per l’anno successivo era da programmare con una certa urgenza.
« Voi avete qualche idea? »
« Forse dovremmo aprire l’iscrizione anche agli studenti di Kalos. » propone Elm. « Questo potrebbe aiutarci ad aprire un corso sulla mega-evoluzione. »
« Dovremmo migliorare le divise, propongo pantaloni per tutti. » dice Birch, facendo ridere gli altri. « Che c’è, le studentesse spesso odiano le gonne. »
« Per una volta sono d’accordo. » dice Aralia.
« Tralasciando questo, sappiamo quale sarà il problema più grande. » dice Rowan, ottenendo l’attenzione degli altri quattro. « Come intestiamo la lettera da mandare agli studenti l’anno prossimo. » nella stanza cala il silenzio, e nessuno sembra avere un’idea illuminante su cosa proporre. Poi Samuel sorride, divertito.
« Lo so io. » dice, e fa una pausa, ben certo che fosse un’ottima pensata.
« Cari studenti, la scuola è saltata per aria. »






Sinceramente non ci credo ancora che sono riuscita a portare a casa questa storia.
Ma andiamo con ordine.

Commenti sulla conclusione e varie:

Credo che mettere la spunta "completo" sarà un piacere che non proverò mai più con qualsiasi altra storia.
Scherzi a parte, l'avventura, dopo ben sei anni, è finita. E' ironico che io stia scrivendo di fretta e furia queste note perché sono impegnata a scrivere un progetto che, una volta finito, surclasserà questa storia.
Con senno di adesso spero di non aver lasciato sottotrame aperte e di aver chiuso ogni plotline, ma il dubbio di essermi persa qualcosa per strada è molto forte.
Parlando dei personaggi, beh, alla fine ad ognuno ho dato una sorta di futuro. Ci ho provato, anche per gli OC.  Parlando dei miei, soprattutto, era un finale che volevo dargli quando ho ripreso a scrivere questa storia durante lo scorso novembre. Non mi sento più legata a questo fandom, e volevo simboleggiarlo così. Certo scriverò ancora (perché Dandel/Sonia is love and life, prepare for p0rnfest) ma non credo con la stessa intensità. Ormai ogni volta che penso a questo fandom ripenso solo a quanto sia stata spiacevole l'esperienza, e di certo non mi va di ripeterla. (E poi ormai scrivo in inglese, quindi dubito tornerò a farlo in italiano se non per qualche iniziativa/contest/regalo random)
In sostanza però sono contenta di aver posto un termine, aver dato una conclusione a questa spina che mi faceva ciclicamente sanguinare il fianco.

Ringraziamenti:

Ho davvero un sacco di persone da ringraziare. Tra chi ha affidato gli oc, chi ha recensito, chi è passato solo per leggere. Questa storia per me è storia, perché copre un periodo della mia vita lungo e travagliato. Vorrei ringraziare soprattutto la mia ex che mi ha incoraggiato a terminare questa storia nonostante tutto. Gary è gay lo dovete a lei, giusto per farvelo sapere.
In primis vorrie ringraziare chi mi ha affidato gli OC, non ne è rimasto in giro nemmeno uno ma alla fine ve li ho portati tutti a casa.
Quindi ringrazio eather_, DeathOver, Jehanne, Yume Kourine, Kikari_, Aresshya, Blue Eich, Miss Yuri, A c q u a m a r i n a_, Ruckia_chan, MagdalenaHaloway, Gwen Kurosawa, Emy96, First Babu, Yoake, Emblem, Flareon24 ed EmaBixx per aver recensito nel tempo questa lunga avventura.
Inoltre ringrazio eather_, Emy96, Gwen Kurosawa, Hakai Chinmoku, Hanyu_Furude, Jack_Skeletron_4ever, Kikari_, Miss Yuri, Paiu_18, Ruckia_chan, SilverCross, sorridisasha, TalesOfAFairy, Yoake, Alexys_Tenshi, Chibs, Dean Shadow, Ginger_kia, Hyuga_Girl_Chan, LallaSan, seia, Yume Kourine, A c q u a m a r i n a_, conan99, First Babu, Himeko Stukishiro, Jehanne, Juls_, KairaStar21, Luminja, MagdalenaHaloway, May love e xmileysoxygen per aver inserito questo delirio nella lista dei preferiti/ricordati/seguiti.

Non so che altro aggiungere, se non che alla fine, nonostante tutto, sono contenta di aver portato a termine questa avventura. Soprattutto per me stessa.

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