Hurricane

di CrazyMoony
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Epilogo ***
Capitolo 4: *** Epilogo alternativo ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


Hurricane

Capitolo I
 

Attenzione! Questa storia (in particolare questo primo capitolo) tratta di tematiche delicate che potrebbero urtare la sensibilità del lettore.  Per ragioni di trama, non specificherò qui di che argomenti in particolare tratto; tuttavia, risponderò volentieri via messaggio privato a chi mi chiederà lo spoiler per poter decidere se leggere la fic.


A voler essere onesti, Matt non era mai stato un tipo espansivo: era a disagio in mezzo alle persone, odiava stare al centro dell’attenzione, era particolarmente restio al contatto fisico. Preferiva starsene rintanato in camera, circondato dai suoi videogiochi e da una nuvola perenne di fumo. D’altro canto, però, con Mello non era nemmeno mai stato particolarmente timido.
Quando ripensava al periodo trascorso in orfanotrofio, il biondo ricordava un ragazzo allegro e spensierato, sempre pronto a cacciarsi nei guai e a lanciarsi in avventure che terminavano irrimediabilmente con scherzi ai danni di Roger, agguati vari a Near e lunghe, interminabili punizioni.
Riguardo al particolare problema del momento, invece, il mafioso ricordava il gamer come un ragazzo abbastanza sicuro di sé dal punto di vista fisico, tanto da girare abitualmente in mutande nella stanza che condividevano alla Wammy’s.
Insomma, potevano essere passati anni dall’ultima volta in cui si erano visti, potevano essere cambiati quanto volevano, ma Mello sapeva che il comportamento di Matt non era normale. Se lo sentiva, cazzo.
 
Quando si era svegliato, realizzando di essere sopravvissuto all’esplosione, aveva subito intuito che fosse stato Jeevas a salvarlo. Su di lui poteva sempre contare: aveva mollato tutto per seguire Mello, e lo avrebbe fatto anche parecchi anni prima, se ne avesse effettivamente avuto la possibilità.
Debole, ferito e incazzato con il mondo, Mihael Keehl si stava lentamente ristabilendo. Aveva una terribile ed evidente cicatrice a deturpargli il volto e il suo occhio sinistro non sarebbe mai tornato come prima, ma comunque era vivo, il che era ben più di quanto potesse pretendere.
Anche il suo fascino doveva essere rimasto pressoché intatto, dato che Mail gli si era concesso appena era stato chiaro che avrebbe avuto la forza di prenderlo. Persino mentre si univano per la seconda volta nella loro vita, però, il gamer era stato irremovibile: così come faceva fin dall’inizio della loro convivenza, anche durante l’atto non aveva intenzione di spogliarsi più dello stretto indispensabile.
E così aveva fatto, forte anche della consapevolezza che al mafioso mancava ancora l’energia per strappargli gli abiti di dosso come avrebbe fatto in circostanze normali.
Ed eccoli, qualche ora dopo, abbracciati su quel misero letto che condividevano. Mello, intento a divorare una tavoletta di fondente 99%, era sveglio e incurante di essere svestito; Matt dormiva profondamente, con ancora addosso la fottuta maglia a righe che rifiutava di togliere.
 
Fanculo. Che mi odi pure, ma non ho intenzione di stare alle sue regole. Lottando contro le bende che limitavano i suoi movimenti, Mihael sgattaiolò fino all’armadio in cui aveva nascosto parte dei suoi coltelli e delle sue pistole.
Scelse un piccolo pugnale, di quelli che abitualmente nascondeva negli anfibi e nel cappotto, poi tornò al cospetto del compagno. In piedi accanto al letto, stringendo quell’arma letale nel buio di mezzanotte, si sentiva pervaso da un potere mai percepito prima. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa gli andasse, e non avrebbe incontrato nessuna resistenza; avrebbe potuto ucciderlo se solo avesse voluto. Forse gli avrebbe persino fatto un favore: sapeva che il gamer aveva sofferto parecchio per il suo abbandono, glielo leggeva in quello sguardo spento che non riusciva a nascondere.
Mello scosse la testa, come a scacciare quella riflessione scomoda, e tornò a concentrarsi sul suo obiettivo. In fondo voleva solo vedere l’uomo che amava senza indumenti, senza barriere a proteggerlo dal suo sguardo famelico. Che fosse giusto o sbagliato poco gli importava: esistevano solo Matt e quei sentimenti travolgenti che provocava. E il pugnale.
Silenzioso e preciso, si dedicò a squarciare la maledetta maglia a righe senza ferire il ragazzo addormentato. Ne tagliò con cura ogni cucitura e finalmente arrivò a poterla rimuovere.
Osservò l’addome piatto, con più muscoli di quanti se ne aspettasse – era di un tipo decisamente sedentario che si stava parlando, dopotutto. Ammirò le spalle larghe, si incantò davanti ai bicipiti, si perse ad osservare il modo in cui la pelle chiara si accapponava per il freddo. Poi abbassò lo sguardo alle braccia, e il mondo gli crollò addosso.
 
Eccolo, il motivo di tanta timidezza.
Sulle braccia del rosso spiccavano delle leggere cicatrici, brevi linee storte tracciate da una mano incerta e pericolosa. Erano le bianche testimoni di un vecchio dolore, tanto insopportabile da portare Matt ad un passo dalla morte, e di un amore tanto profondo da costringerlo alla vita.
C’erano alcuni solchi più evidenti, probabilmente tormentati e riaperti innumerevoli volte; in parecchi altri punti, invece, la pelle aveva avuto più fortuna e i segni erano quasi impercettibili.
Lo spettacolo era devastante, ma sapere di esserne la causa era abbastanza per portare chiunque alla follia. E messo davanti all’evidenza della devastazione che si era lasciato dietro, alla distruzione che aveva portato nella vita dell’uomo che amava, Mello voleva morire.
Voleva piangere fino a quando avesse sentito gli occhi bruciare. Voleva gettarsi ai piedi di Matt e scusarsi, voleva gridare che gli dispiaceva, che la colpa era tutta sua, che avrebbe rimediato. Voleva dirgli che lo amava. Che non avrebbe mai dovuto lasciarlo. Che si odiava per averlo abbandonato. Che si addormentava piangendo e si svegliava urlando, divorato dagli incubi. Che era tormentato dal fantasma di quel maledetto giorno, dal ricordo di Mail che dormiva sereno sul suo letto, mentre lui scompariva nella notte e dalla sua vita.
 
Balenò in Mello l’idea di svegliare Matt, di scusarsi e pregare che potesse perdonarlo. Voleva parlare con lui per ore e spiegarsi, ascoltarlo e rimediare ai suoi errori. Voleva farlo, davvero.
Ma non ne era in grado, non era mai stato in grado di gestire i propri sentimenti. Travolto dall’intensità lancinante con cui percepiva emozioni come felicità, dolore e senso di colpa, non riusciva ad esternarle senza che si fondessero in un’unica spirale di violenza e furia distruttiva.
Mail non meritava di finirne travolto ancora una volta, non sarebbe successo di nuovo. Non sarebbe successo mai più. Dopo aver lanciato un’ultima occhiata al ragazzo che amava, cercando di memorizzarne le forme, Mello lasciò la stanza.
 
Purtroppo o per fortuna, Matt non stava affatto dormendo. Si era svegliato a causa del freddo, finendo suo malgrado per assistere a tutta la scena. Aveva notato il doloroso, interminabile attimo di realizzazione negli occhi del compagno; aveva visto il suo sguardo azzurro spezzarsi sotto il peso della colpa, spegnersi, riempirsi di rabbia e poi di lacrime e di un’atroce disperazione.
Nonostante al gamer fosse parso eterno, quel momento infernale non era durato che qualche minuto. In fretta e furia Mello aveva afferrato i vestiti, una pistola e una tavoletta di cioccolato e senza dire una parola si era fiondato fuori dalla sua camera e dalla sua vita.




Note dell'autrice.
Salve a tutt*! Spero che Hurricane vi stia piacendo. L'ho progettata come missing moment in due parti; se in questo primo capitolo abbiamo visto la reazione di Mello alla sofferenza di Matt, nel prossimo scopriremo qualcosa in più...
Qui sotto uno sneak peek del secondo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate!
- CrazyMoony

Dal capitolo II:
«Stai scherzando, vero? Ti prego, dimmi che stai solo uscendo a comprarmi delle sigarette.»
Non ricevette nessuna risposta.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Hurricane

Capitolo II
 
 
«Non ti azzardare a fare un altro passo.»
Matt era in piedi, poggiato contro lo stipite della porta. Alzatosi dal letto e corso ad impedire la fuga del compagno, il rosso era ancora a petto nudo, ma non dava segno di avere freddo. Anzi, sfoggiava le cicatrici con orgoglio; sul suo volto stanco si leggeva la determinazione, ma nei suoi occhi brillava un’ira cieca, su di lui tanto rara da assumere un’aria orribilmente definitiva.
«Stai scherzando, vero? Ti prego, dimmi che stai solo uscendo a comprarmi delle sigarette».
Non ricevette nessuna risposta. Il mafioso si era fermato di scatto e si era bloccato sul posto: voleva rispondere, giustificarsi, scusarsi, ma non sapeva cosa dire. Ciò che stava facendo era indifendibile. Non riusciva a mentire ancora, ma nemmeno trovava la forza di dire la verità.
«Te ne stai andando di nuovo, Mello? Dopo che mi sono preso cura di te? Dopo che ti ho salvato la vita, cazzo! Mi stai lasciando di nuovo».
Il biondo, ancora immobile come una statua, sembrava improvvisamente incapace di emettere un suono. Si limitò a voltarsi finalmente verso il compagno, lo sguardo basso pur di non incrociare quello di Matt.
«Non sai fare altro, vero? Arrivi come un fottuto uragano e sconvolgi la vita di chiunque abbia la sfortuna di incrociarti. Marchi il territorio, lasci cicatrici, ti assicuri che nessuno possa mai dimenticarti. E poi te ne vai di nascosto. Vai avanti per la tua strada e te ne freghi di chi stai abbandonando. A chi resta indietro tocca piangere i morti e raccogliere i cocci».
Mello ora iniziava a dare segni d’impazienza. Era uscito dall’apparente blocco che lo aveva colpito e si muoveva nervoso, spostando il peso da un piede all’altro mentre rifletteva su come sfuggire a quella situazione di svantaggio. Il movimento improvviso però non era passato inosservato: Matt l’aveva notato e l’aveva scambiato per impazienza di andarsene. La rabbia aumentò nuovamente, travolgendo l’apatico gamer quasi fosse una tempesta.
«Scappi perché non riesci ad affrontare le conseguenze della distruzione che ti lasci dietro. Pensi che scappando cambierà qualcosa? Che sarà come se non fosse successo nulla? Le cicatrici restano dove sono, sulle mie braccia e nella tua memoria. Scappare non servirà a un cazzo.»
Una rabbia assai familiare sostituì la vergogna negli occhi di Mello, le parole dell’altro lo avevano colpito nel segno. Il corpo magro e devastato dal fuoco era rigido, i muscoli tesi e pronti a scattare: il rosso non prevedeva nulla di buono da quello sfogo, ma non riusciva a fermarsi. Stava sputando tutto il suo rancore, stava estraendo il veleno che lo aveva portato così vicino alla morte, così tanto da poterla quasi sfiorare. Vomitare il suo dolore addosso all’altro era sbagliato? Forse. In fondo l’altro sembrava già tormentato a sufficienza, il senso di colpa pareva mangiarselo vivo. Ma prima o poi avrebbero dovuto parlare dell’elefante nella stanza e Matt sapeva che se non fosse esploso sarebbe impazzito. Fanculo, si disse, non posso tenermi tutto dentro. Mi perdonerà lo sfogo.
«La verità è che sei sempre lo stesso stronzo che dopo tutti questi anni non ha trovato nemmeno il coraggio di dirmi addio. E almeno un saluto me lo merito, cazzo.  Sono corso da te quando avevi bisogno, anche se mi avevi lasciato a soffrire da solo come un cane. Mi sono preso cura di te, e cosa ricevo in cambio? Tu che cerchi di nuovo di andartene mentre dormo. Non sei cambiato affatto, Mihael. Sei sempre il solito codardo».
Matt piantò con decisione lo sguardo in quello di Mello. Vide la mano del biondo scattare sulla pistola, forse un riflesso incondizionato derivante dai suoi anni nella mafia.
Il gamer alzò lentamente le mani, consapevole che oltre all’ira c’era un pesante shock negli occhi del compagno. L’aveva colto di sorpresa con le sue parole e non in modo positivo. Aveva ragione, sapeva bene di averla, ma era esploso e aveva gridato tutta la rabbia e il dolore che da anni si portava dentro. Aveva insultato Mello e non l’avrebbe passata liscia: si aspettava una risposta che gli causasse quantomeno uno svenimento, due lussazioni e tre costole rotte. Ne era valsa la pena, almeno per una volta.
Cercò di mantenere un’espressione fiera mentre si preparava a sentire il calcio della pistola colpirgli la testa. Chiuse gli occhi e attese l’impatto.
Ma l’impatto non arrivò mai.
 
Aprì lentamente un occhio, chiedendosi perché il biondino dal pessimo carattere non l’avesse ancora aggredito. E subito spalancò anche l’altro occhio, incredulo.
Il ragazzo era caduto in ginocchio, la testa tra le mani. Aveva persino lasciato la presa sulla tavoletta di cioccolato, abbandonata a terra accanto alla pistola. Matt si avvicinò per abbracciarlo, ma per poco non cadde a sua volta. Non solo l’altro non l’aveva aggredito, non solo era in ginocchio. C’era di più: stava piangendo. Il temibile Mihael Keehl stava singhiozzando, travolto dalle proprie emozioni.
«Shh, va tutto bene. Sono qui.»
Il senso di colpa, la consapevolezza del dolore che aveva causato, l’aver visto con i propri occhi la conseguenza del suo abbandono. La vergogna, perché Matt aveva ragione: era davvero un codardo. Una certa dose di sollievo, perché aveva accanto l’unico che lo amava davvero, l’unico che sarebbe rimasto al suo fianco nonostante tutto. La sensazione di non essere abbastanza, di non meritarsi un amore del genere.
L’egoistica certezza di meritarselo, eccome.
«Sto bene, Mihael. Stiamo bene.»
Il biondo si calmò un poco, riacquistando l’autocontrollo, e aumentò la stretta sul compagno. Era un abbraccio spasmodico, la disperata richiesta d’affetto di un ragazzino cresciuto troppo in fretta, vittima dei suoi errori e della sua impulsività. Alla ricerca solo di due braccia che tenessero lontani i demoni che lo tormentavano.
Sarò io il tuo porto sicuro, pensò Matt mentre riaccompagnava in camera il suo Mello, tremante e probabilmente sotto shock, e gli procurava una coperta. Per te farei qualsiasi cosa, perché ti amo. E anche se non riuscirai mai ad ammetterlo, non importa. So che provi lo stesso.
E cazzo, quanto aveva ragione.
 
 
 
Angolo dell’autrice.
Lo so, avevo detto che Hurricane si sarebbe conclusa in due capitoli. E invece sono intervenute forze esterne molto convincenti, ma soprattutto attraenti, ad ispirarmi (un ringraziamento ad A). E quindi annuncio che Hurricane avrà non solo un epilogo; ne avrà due. Oltre all’epilogo ufficiale (che uscirà lunedì 13), pubblicherò anche un epilogo alternativo (venerdì 17, non sono superstiziosa). Starà a voi scegliere quale preferite e farmelo sapere!
As usual, vi lascio qui sotto uno sneak peek del primo epilogo. Enjoy!
- CrazyMoony
 
Dall'epilogo:
“Le parole sembravano uscire dalla sua mente e posarsi da sole sulla pagina, nel lungo sfogo che avrebbe forse alleggerito il fardello della sua coscienza.”

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Capitolo 3
*** Epilogo ***


Game On
Epilogo
 
 
Chino a fissare il telefono dopo la chiamata di Lidner, Mello sapeva di avere ancora una possibilità. Aveva pensato a tutto, come suo solito. L’aveva fatto ben prima di ritrovare Matt, ancora prima che il caso Kira prendesse una piega così definitiva, al tempo in cui era circondato da criminali e passava le sue giornate a convincersi a non uccidere Rod Ross. Sfruttando una regola del Note, già testata in precedenza, si era assicurato l’immunità dagli effetti del quaderno: aveva assoldato un mezzo analfabeta, figurandosi che se aveva difficoltà nella scrittura dell’inglese, la sua lingua madre, non avrebbe brillato nella trascrizione di un nome slavo. Aveva avuto ragione: al quarto tentativo errato, Mello era ufficialmente immune al Death Note.
Il biondo sapeva quindi che qualsiasi mossa avesse tentato Kiyomi Takada, avrebbe avuto una chance di uscirne vivo e tornare dal suo amato gamer. Solo, non era sicuro che ne valesse davvero la pena.
 
In sua difesa, ci aveva creduto per un’ora o due. Aveva creduto che forse tutto si sarebbe aggiustato. Che la relazione sarebbe tornata come prima, come se quei cinque anni non fossero stati che un terribile incubo. Aveva creduto nella capacità di Matt di andare avanti e nella sua stessa capacità di crescere e migliorarsi. Si era visto aprirsi con il rosso, raccontare ciò che aveva fatto in quegli anni trascorsi separati, parlare dell’umiliazione e del dolore che lo avevano portato al limite della follia, nel labirinto della dipendenza e negli abissi della depressione. Aveva addirittura pensato di parlare dell’altra parte del suo passato, quella che precedeva il suo fatale arrivo alla Wammy’s House. Si era seduto alla scrivania, penna in mano, e aveva iniziato a preparare il suo discorso. Le parole sembravano uscire dalla sua mente e posarsi da sole sulla pagina, nel lungo sfogo che avrebbe forse alleggerito il fardello della sua coscienza. Riga dopo riga la sua storia aveva riempito una decina di fogli più pesanti del cemento.
Proprio quando aveva quasi terminato, però, la realtà dei fatti aveva colpito Mello in pieno volto quasi fosse il calcio di una pistola. Raccontarsi non sarebbe servito a nulla, provare ad aprirsi non sarebbe servito a nulla. Non poteva vincere questa sfida per quanto ci si fosse impegnato.
 
Non ce l’avrebbe fatta, non più. Tutto era perduto. L’abbandono che aveva attuato, il modo in cui aveva ferito Matt, non lo avrebbe mai potuto superare. Il fantasma della sua colpa lo avrebbe seguito come un’ombra, gelando il suo sorriso e ghiacciando qualsiasi calore avesse ricevuto.
Lo consolò il pensiero che forse il rosso ci sarebbe riuscito; subito realizzò, però, che si sbagliava. Il gamer avrebbe finto di riuscirci, avrebbe sorriso e avrebbe rassicurato il compagno; dentro, però, avrebbe continuato a morire. Non ne sarebbe mai uscito.
Avere Mello accanto per la vita avrebbe riaperto la piaga, giorno dopo giorno. Ogni volta che fosse uscito di casa, il compagno sarebbe stato colto dall’ansia, dal cieco terrore di non rivederlo mai più. Il biondo era davvero uscito a comprare della cioccolata, o lo stava forse abbandonando nuovamente? Stava andando a fare la spesa, oppure stava lasciando il Paese nel silenzio che lo contraddistingueva?
No, non avrebbe mai potuto essere felice perché Mello era insieme la chiave per la sua felicità e il peso che gli impediva di raggiungerla. Per Matt la sofferenza era inevitabile. Si aprivano però due strade: un dolore intenso, atroce, ma breve, oppure una lunga angoscia, di quelle che divorano dall’interno e non lasciano che un fantasma, un’ombra spenta della vitalità che c’era prima.
Sono uno zaino troppo pesante per le sue spalle, realizzò il mafioso. Oggi può sopportarmi, ma domani capirà che l’ho rovinato per sempre. Non poteva permetterlo.
Matt meritava una possibilità e l’unico modo per concedergliela era scivolare via dalla sua vita un’altra volta, stavolta per sempre. Non avrebbe mai troncato quella relazione, neanche se avesse capito quanto lo stava realmente soffocando. Solo la consapevolezza di aver perso Mello avrebbe potuto ridare al gamer la possibilità di andare avanti ed essere felice.
Si merita di sorridere di nuovo, pensò Mihael alzandosi dalla sedia ed afferrando il lungo sfogo di qualche minuto prima. Avvicinò i fogli all’accendino che aveva rubato a Matt quella mattina. Li guardò prendere fuoco e li lasciò cadere sul pavimento.
 
Sì, è meglio così, si disse mentre spalancava l’armadio e ne estraeva la sua fedele Beretta, così come il proiettile. Basterà una piccola modifica al piano.
Ripose l’arma nella tasca interna del cappotto e si guardò intorno per assicurarsi di non aver scordato nulla, poi uscì dalla stanza per l’ultima volta. 
 
 
 
Angolo dell’autrice.
Ed eccoci giunti alla conclusione di questa vicenda. Fatemi sapere cosa ne pensate e preparatevi a scoprire quale sarà invece l’epilogo alternativo, fuori venerdì!
Qui sotto vi lascio l’abituale sneak peek. Enjoy!
 - CrazyMoony
 
Dall’epilogo alternativo:
“All'epoca pensava che non avrebbe potuto avere più sfortuna, ma il seguito gli avrebbe dimostrato che aveva torto”.

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Capitolo 4
*** Epilogo alternativo ***


Game Over
Epilogo alternativo
 
Quel pomeriggio era trascorso tranquillo e la sera non si stava rivelando da meno. Mello e Matt erano seduti sul divano abbracciati; il primo era concentrato su una tavoletta di cioccolato fondente mentre il secondo, sigaretta accesa in una mano e joystick nell'altra, era preso da una delle ultime battaglie prima del boss finale. O perlomeno così pareva all'ex mafioso: non capiva molto di videogiochi, ma la lotta non sembrava particolarmente impegnativa a giudicare dallo scarso numero di imprecazioni che sentiva.
Improvvisamente Mello alzò lo sguardo dalle pagine del libro, lo lasciò vagare sul televisore acceso e infine lo posò sull'altro ragazzo.  Non lo ammetteva facilmente – non lo aveva nemmeno mai detto ad alta voce - ma non c'era un lato di Matt che non amasse. Fin da quando non era che un ragazzino irascibile e roso dall'ossessione per il primo posto in classifica e si era ritrovato un compagno di stanza tra capo e collo. Aveva discusso con Roger per ore, ma non era riuscito a spuntarla: si era visto arrivare in camera un rosso apatico e strafottente, interessato solo ai videogiochi ed alla nicotina. All'epoca pensava che non avrebbe potuto avere più sfortuna, ma il seguito gli avrebbe dimostrato che aveva torto. In Matt aveva trovato un compagno di avventure. Insieme avevano commesso infrazioni alle regole e insieme avevano subito le rispettive punizioni.
Erano stati ciascuno il primo bacio dell'altro - e Mello già aveva gestito male la situazione, andando nel panico e optando per un'aggressione verbale che aveva ferito non poco il gamer. Era tornato sui propri passi poco dopo, comunque.
 
Poi era cambiato tutto: alla morte di L, Mello si era visto crollare il mondo addosso. La responsabilità di essere l'erede era enorme, ma irrilevante perché non sarebbe spettata a lui. Era stato tutto inutile, le lunghe ore di studio, le crisi di nervi, non era servito a nulla. Near aveva vinto e il biondo non sapeva cosa fare della propria vita. Poteva avere Matt, il suo punto fisso, ma si era lasciato sopraffare dal panico un'altra volta. Non aveva retto ed era fuggito da solo, nel cuore della notte. Mentre questo dormiva, si era chiuso il cancello alle spalle e aveva lasciato l'orfanotrofio.
I cinque anni successivi erano stati quanto di più simile all'inferno potesse esistere al mondo. Solo per la strada a quindici anni, in cerca di un modo per entrare in una cerchia della malavita, Mello non aveva trovato grandi alternative per sopravvivere. In balia degli incubi, del senso di colpa e della vergogna nei confronti di Matt, l'eterno secondo era precipitato in una spirale discendente. Sempre più irascibile e nervoso, aveva commesso omicidi e una volta entrato nella mafia aveva scoperto la dipendenza.
A Matt era andata anche peggio, ovviamente. Mello si era meritato il dolore, certo, ma Matt?  Si era trovato solo per la seconda volta nella sua vita, senza spiegazioni, senza un motivo. Solo con la puntura atroce del tradimento.  Il ragazzino apatico era diventato un uomo succube di sigarette ed alcol, prono alla violenza ed alle risse. Questo il biondo lo aveva saputo dopo, durante un racconto iniziato con la scoperta di alcune cicatrici sulle braccia dell'hacker.
La sofferenza non aveva impedito a Matt di accorrere in soccorso dell'uomo che amava, salvandolo da morte certa. Nelle settimane trascorse a letto, coperto dalle fasciature e incapace di guardarsi allo specchio a causa delle cicatrici, Mello aveva riflettuto su tutto ciò che aveva fatto. Sulla distruzione che aveva causato, sulla morte che aveva visto in volto. Sulle vite che aveva stroncato e quelle che aveva rovinato per sempre. Sulla vita di Matt che aveva messo a rischio per una questione di orgoglio e sulla sua stessa vita, che senza il gamer era precipitata e aveva perso di senso. E aveva preso una decisione.
 
Che si fottessero Near, Roger, il caso Kira e il mondo intero: Mello voleva una scelta e l'avrebbe avuta. Voleva smettere di sentirsi in colpa, di essere il secondo, quello emotivo e inaffidabile. Di non essere mai abbastanza. Di lasciarsi dietro solo caos e morte. Voleva una vita serena. Ma più di tutto, voleva che Matt avesse la vita serena che meritava, al sicuro da tutto, anche da sé stesso. Anche dallo stesso Mello, se necessario.
Appena qualche giorno prima avrebbe preso una decisione diversa. Sarebbe fuggito ancora, abbandonando Matt al suo destino e vivendo nel rimorso un'altra volta, stavolta per sempre. Cazzo, aveva letteralmente tentato di farlo. In fondo se fosse rimasto da solo non avrebbe potuto causare troppi danni all'uomo che amava, no? Non più di quanti ne avesse già causati. Il ragionamento filava, ma con un solo intoppo: Mello non voleva più essere quella persona e sarebbe morto prima di lasciare ancora da solo il suo rosso.
 
Con passo leggero Mello si alzò dal divano e raggiunse la credenza, poggiandovi la tavoletta rimasta a metà. Con la coda dell'occhio vide che Matt stava ancora dedicando la sua attenzione al videogioco; invece di richiamare la sua attenzione, si diresse verso la presa della corrente e staccò la spina al televisore.
«Ma che cazzo, Mells?»
Il gamer si zittì alla vista del sorriso sul volto del compagno. Non era un ghigno, era un sorriso vero, di quelli che faceva così raramente da poterli contare sulle dita di una mano.
«Matt, non sarei qui se non fosse per te».
Il rosso tirò una boccata alla sigaretta, facendo un cenno con la testa per incitare l'altro a continuare.
«Non deve essere stato facile aiutarmi».
In risposta ricevette una risata: «Per nulla, Mells. Sei insopportabile quando ti ci metti».
«Non per te».
Mille e più parole gli vorticavano nella mente e avrebbe voluto dirle tutte, avrebbe voluto confessare finalmente quello che provava in modo degno dei suoi standard. Ma non riusciva a parlare ed era terrorizzato dalla possibilità di rovinare tutto con la frase sbagliata, quindi interruppe il filo dei propri pensieri scivolando in ginocchio.
«Non ti illudere, il pompino te lo farò dopo».
Lanciò uno sguardo lascivo a Matt, guadagnandone uno in cambio, poi tornò serio.
Dalla tasca dei pantaloni in pelle estrasse una scatoletta e la aprì, rivelando un anello semplice, completamente nero, con incastonato un piccolo rubino. Nero e rosso, i loro colori, il simbolo di un amore che era sopravvissuto all'abbandono, alla distanza e persino al fuoco.
«Mail Jeevas, purtroppo per te sei l'unico uomo che voglio accanto. Sposami».
    
    
Angolo dell’autrice
Eccoci giunt* alla conclusione di questo viaggio nella relazione tra Matt e Mello. Questo è un finale alternativo, una sorta di What If? Cosa sarebbe potuto succedere, se Mello avesse reagito diversamente?
Fatemi sapere cosa ne pensate! Ci rivedremo molto presto, in estate con il mio prossimo progetto, quindi stay tuned!
- CrazyMoony

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