The Marauders Heirs

di Frulli_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Happy Birthday, Harry ***
Capitolo 2: *** 1.1 A New Home ***
Capitolo 3: *** Madama Pince is not happy ***
Capitolo 4: *** A Precious Gift ***
Capitolo 5: *** Snuffles ***
Capitolo 6: *** Something Will Happen ***
Capitolo 7: *** Morsemordre ***
Capitolo 8: *** R.A.B. ***
Capitolo 9: *** For My Family ***
Capitolo 10: *** Broken ***
Capitolo 11: *** The Grim ***
Capitolo 12: *** The Noble and most Ancient House of Black ***
Capitolo 13: *** Forever Together ***
Capitolo 14: *** One Family ***



Capitolo 1
*** Happy Birthday, Harry ***


1. Happy Birthday, Harry...

 
Inghilterra, Giorni nostri...


Aprì di scatto gli occhi, madido di sudore. Si mise a sedere, impiegando qualche secondo per capire dove fosse. Cercò di mettere a fuoco la camera da letto, aiutato dai primi raggi del sole che penetravano dalla finestra, oltre le tende. Si girò verso l'altro lato del letto: era vuoto.
Si alzò sbuffando e scese lentamente al piano di sotto. Ginny era in piena preparazione delle colazioni, con la stessa fretta e frenesia di Molly. Sorrise fra sè, facendosi tornare il buon umore.
«Già sveglio?» chiese la moglie.
«Ho dimenticato di dover finire una cosa a lavoro» rispose baciandola e stringendola a sè.
Ginny tacque: sapeva che stava mentendo, ma non disse nulla. Non ne parlavano quasi mai, degli incubi di Harry. Non era un argomento di cui lui parlava serenamente ed un pò, alla fine, ci avevano fatto l'abitudine. Lo sapevano: non era una cosa di cui potevano liberarsi. Anche Ginny aveva gli incubi, ogni tanto, su suo fratello, su i suoi compagni di scuola...avevano tutti vissuto la guerra, lì, e nessuno avrebbe potuto mai dimenticarla.
Cercava, quando accadeva, di alleggerire la giornata a suo marito. Ma quel giorno, Ginny lo sapeva, sarebbe stato più difficile del solito.
Posò una tazza di thè davanti a lui, insieme ad un muffin con una candelina sopra. I due si sorrisero.
«Buon compleanno, Harry» mormorò Ginny baciandolo dolcemente.
«Grazie, amore...»
«Papààà!» Lily scese velocemente le scale del piano di sopra, prima di buttarsi tra le braccia del padre «Buon compleanno! Volevo essere la prima a farteli, James e Al stanno ancora dormendo» precisò la bambina ridacchiando.
«Non è vero!» brontolò Albus frettoloso, caracollando dalle scale insieme a James, ancora ad occhi chiusi «Auguri papà»
«Buon compleanno papà»
«Grazie ragazzi, ma non dovevate alzarvi all'alba, potevate farmi gli auguri direttamente stasera»
«Scherzi?! Porta male!» precisò Albus, sedendosi in attesa della colazione.
Un gufo entrò nella cucina planando delicamente sul tavolo, davanti a Harry.
«Oh, ecco i primi auguri» annunciò Ginny sorridente, servendo anche i figli «Chi è?»
«A giudicare dalle frasi sgrammaticate è Hagrid. Lui è sempre il primo, dopo di voi»
«Lui è sempre stato il primo» precisò Ginny, facendogli un'occhiolino.
Harry sorrise tra sè: il suo undicesimo compleanno, probabilmente il giorno più bello della sua vita.
«Bene! Prima che la cucina venga invasa dal resto dei gufi, vado a prepararmi o farò tardi a lavoro» quindi finì il suo muffin ed il thè, e risalì di sopra per andarsi a preparare.


Avrebbe potuto usare la Polvere Volante direttamente a casa sua, per arrivare al Ministero della Magia senza incontrare tutto quel traffico, ma il caos ed i rumori della Londra babbana non lo facevano pensare. Anzi, a tratti erano quasi rilassanti. Lo distraevano dalle incombenze, dai ricordi fastidiosi, da quelli tristi. Nell'ultimo periodo era difficile, per lui, ricordare cose allegre. Forse era la vecchiaia, ma aveva come un senso continuo e costante di vuoto, come se gli mancasse qualcosa...come se avesse lasciato qualcosa in sospeso.
Arthur continuava a dirgli che era la soglia dei quarant'anni, che ti faceva fare i conti con te stesso. Forse aveva ragione, e cercava di non pensarci.
«Mi scusi signore, ha tempo per parlare della Salvezza tramite il Signore?» gli chiese un gentiluomo in giacca e cravatta, interrompendo così il fiume di pensieri del mago.
«No grazie, sono di fretta» brontolò, accellerando il passo.
Attraversò una strada sulle strisce pedonali, poi si fermò davanti ad un altro semaforo, rosso per i pedoni. C'era un marasma di gente ad attendere che diventasse verde, da entrambi i lati della strada.
Attese, paziente, trascorrendo quei pochi secondi a studiare le persone dall'altro lato della strada: uomini e donne d'affari, per lo più, ma anche mamme con bambini appresso, qualche ragazzo che aveva marinato la scuola -ricordava che Dudley lo faceva spesso e volentieri-, e qualche coppia di anziani signori che faceva una passeggiata per la città. Ed ovviamente i turisti, una marea di turisti.
Il semaforo impiegò qualche secondo per diventare verde. Riprese a camminare, facendosi quasi largo tra la folla. Guardava a tratti i propri piedi e a tratti davanti a sè, per evitare di essere travolto dalla folla che attraversava la strada nel verso opposto al suo.
Poi lo vide, non seppe spiegarsi come. Ebbe come un'intuizione. La sensazione che qualcuno lo stesse osservando.
Davanti a lui, dall'altro lato della strada dove stava per mettere piede, c'era un uomo poggiato contro il muro, che lo fissava.
Indossava jeans neri e una giacca di pelle, come un motociclista. Aveva i capelli neri e ricci, lunghi fino alle spalle, il viso pallido e magro.
Si fermò in mezzo alle strisce pedonali, con il sangue gelido nelle vene e le gambe che non rispondevano più al comando celebrale di muoversi. La gente lo spingeva appena, a destra o sinistra, per poter passare velocemente come se il cemento scottasse. Per lui, invece, sembrava sabbia mobile.
L'uomo all'angolo continuava a fissarlo, senza nessuna espressione. Lo sguardo così duro, gelido, eppure...no, non poteva essere.
Un passante alto e grosso lo superò e passò davanti a lui, coprendogli la visuale. Quando la gente svanì, dileguandosi, era sparito anche l'uomo visto pochi secondi fa. Un rumore assordante di clacson lo fece sobbalzare.
«Allora, che hai visto un fantasma?!? Muoviti!» gridò l'autista della macchina che si era fermato a mezzo metro dalle sue gambe.
Affrettò il passo, spaventato, raggiungendo il marciapiede opposto. Poi girò l'angolo verso l'ingresso del Ministero.
Si, aveva decisamente visto un fantasma.


«Harry, era probabilmente solo qualcuno che vi somigliava, insomma...lo sai che non può essere, no? Lo abbiamo visto, è andato oltre...»
«Lo so, Hermione, l'ho visto bene quando è morto. Ma ti dico che era lui, era Sirius. Era semplicemente identico»
«Ascoltami Harry. Sono passati tanti anni, a quest'ora avrebbe quasi...sessant'anni, no? E invece quest'uomo me lo descrivi come era Sirius ai tempi della guerra. Insomma...me lo hai descritto come tu lo ricordi. Non pensi che forse, essendo oggi il tuo compleanno...tu sia un pò suscettibile ai ricordi?»
La voce delicata e comprensibile di Hermione lasciava intendere solo una cosa: stava impazzendo.
«Forse ha ragione Ron. Forse dovrei farmi un incanto Oblivion e...»
«Non dirlo nemmeno per scherzo!» precisò subito Hermione alzandosi dalla sua scrivania. «Dobbiamo ricordare, tutti quanti. Tutti, nessuno escluso. Il loro ricordo è sempre vivo nei nostri cuori, e la loro scomparsa deve aiutarci a migliorare. A migliorare le nostre vite, la pace e tutto il mondo, magico e non. E' fuori discussione»
«Lo so, lo so...non ti arrabbiare...»
«Non mi sto arrabbiando, Harry. Voglio solo che tu faccia pace con te stesso...» mormorò l'amica, andandolo ad abbracciare. L'altro ricambiò, sorridendo appena.
«Meglio che vada a lavoro...almeno mi terrà la testa occupata»
Harry uscì dall'ufficio del Ministro e si diresse verso la zona Auror, dovendo così per forza di cose attraversare l'atrio principale.
La statua centrale, distrutta ai tempi da Voldemort, era stata ricostruita nel suo punto originario e, su una parete, era stata affissa "La Finestra della Memoria": una serie di medaglie all'onore e targhe commemorative di luoghi e persone distrutti durante la guerra e che non dovevano essere più dimenticati.
Dopo tutti quegli anni, c'erano ancora dipendenti -i più anziani soprattutto- che si soffermavano davanti a quel muro della memoria.
Harry si soffermò sulle foto magiche dei Malandrini, su quelle di Tonks e Malocchio Moody, Fred, Silente e tutto l'Ordine della Fenice morto per loro. C'erano anche foto e targhe commemorative di coloro che erano morti nella prima guerra dei maghi, come i suoi genitori, che svettavano in cima alla parete, o come Emmeline Vance e Doras Meadowes, coetanee dei suoi genitori e membri dell'Ordine. Streghe di grande intelligenza e abilità magica, a detta di Moody.
Si soffermò un istante sulla foto di Sirius, ed il cuore ebbe un sussulto: possibile che stava davvero impazzendo? Che addirittura adesso vedeva il suo padrino in giro per Londra come nulla fosse?
«Ho bisogno di una bella vacanza....» mormorò tra sè, riprendendo il tragitto verso l'ufficio Auror.


La festa che Ginny gli organizzò alla Tana, quella sera, fu particolarmente bella e divertente. Forse Hermione aveva spifferato alla moglie di quel che aveva visto, e Ginny aveva deciso di farlo distrarre più del dovuto. Lei e Molly prepararono una cena per gli invitati con i piatti che più piacevano a Harry, e la moglie ricreò la perfetta copia della famosa torta che Hagrid gli portò quella notte di tanti anni prima. Ballarono e risero a crepapelle per le barzellette e le battute di Ron e George e, quando ormai la festa era finita, Harry potè permettersi di sedersi in giardino, con un bicchiere di Whiskey Incendiario in mano, a guardare le stelle. Le fissò mentre brillavano, e sorrise fra sé quando riuscì a individuare la costellazione del Cane Maggiore.
«La stella più luminosa del cielo» mormorò qualcuno dietro di lui. Era Arthur, seguito a ruota da Hagrid, Ron, Hermione e Ginny.
«Già...» mormorò vago Harry, sentendosi osservato «Che succede?»
Hagrid sorrise «Abbiamo una sorpresa per te, vieni»
Incerto, Harry li seguì verso il garage della Tana «Lo sapete che non sono abituato alle sorprese...»
«Lo sappiamo, ma questo è importante» precisò Arthur, emozionato. Gli fece chiudere gli occhi, quindi entrarono in garage «Bene...apri».
Harry ubbidì. Si abituò subito alla luce nello spazio ristretto del garage, reso ancora più piccolo dalla presenza massiccia di una moto, nero lucido, esattamente uguale a quella di...
Ebbe un tuffo al cuore quando guardò il sorriso gentile di Arthur. Deglutì a vuoto, gli occhi si velarono di lacrime. Lentamente si avvicinò alla moto e la sfiorò, con delicatezza, come se al suo tocco potesse rompersi.
«L'ho restaurata. Dopo l'attacco, beh...ho raccolto i pezzi, o inserito quelli mancanti, è stato un duro lavoro, ho impiegato molto tempo per i doppi turni che faccio al Ministero ma te la volevo dare...credo che lui volesse che fosse tua. Con questa sei stato salvato ben due volte, è bene che la tenga tu»
Non sapeva cosa dire. Ginny gli sorrise, i suoi occhi parlavano più di tanti discorsi che poteva fare a voce.
«Grazie...» si limitò a dire Harry, la voce tremante.

 
Il giorno dopo...

«Teddy, hai spedito più quella domanda al Ministero?» chiese Ginny impugnando il sacchetto di polvere volante. Harry si versò una seconda tazza di thè: il Whiskey Incendiario della sera prima aveva dato i suoi frutti peggiori. Era vecchio ormai, non reggeva più l'alcool come una volta.
«Lo faccio questa mattina Ginny. Victoire mi accompagna» annunciò il giovane. Harry lo fissò qualche istante mentre si sistemava i capelli rossicci, fissando lo specchio. Era proprio cresciuto quel ragazzo, e aveva lo stesso sguardo gentile di Remus ma indubbiamente l'indole casinara e felice di Tonks. Si alzò, raccogliendo la bacchetta dal tavolo.
«Vicky, ti crea qualche problema?» chiese Ginny alla nipote.
«No davvero zia, non preoccuparti» annunciò la giovane bionda, sorridendo felice a lei e poi a Teddy.
«Pensi di fare tardi stasera?» chiese a bassa voce Ginny ad Harry, sistemandogli la cravatta, mentre un marasma di figli e nipoti giravano per la casa, raccogliendo le ultime cose prima di andare via dalla Tana.
«Non ne ho idea, ma ti mando un gufo per aggiornarti ok?» rispose Harry, baciandola. Ginny sorrise, annuendo, e si diresse a controllare che i figli avessero tutto l'occorente per viaggiare per Diagon Alley. Per queste attenzioni Ginny aveva decisamente ereditato da Molly, apprensiva e mamma chioccia. Si girò verso il camino e si fermò colto di sorpresa dal suono dell'orologio magico, le cui lancette lentamente si stavano spostando su "Ospiti".
«Vado io!» gridò felice Lily, correndo verso l'ingresso.
«Ma chi sarà mai a quest'ora? Lily, dobbiamo andare!» esclamò Ginny spazientita.
«Lasciala fare...» mormorò pacato Harry, infilandosi già nel grande camino di pietra, pronto a partire verso il Ministero della Magia. Sentì la porta aprirsi, passi veloci e Lily spuntare, confusa, in cucina.
«Cosa c'è tesoro?» chiese pacata Ginny.
«Papà, il signore nella foto vuole parlare con te» annunciò la bambina, indicando le foto magiche sul camino. Harry seguì il dito di Lily e rimase fermo, qualche istante, incapace di capire. Qualunque "signore della foto" intendesse Lily, era pressocchè impossibile che fosse sulla soglia di casa. Harry deglutì a fatica, con il cuore a mille.
Si voltò verso Ginny, che borbottando tra sè si diresse a grandi passi verso l'ingresso, seguita velocemente da Teddy. Li seguì, il cuore agitato, lungo il corridoio stretto alla cui fine v'era la soglia di casa. Il sole accecante di quella mattina estiva penetrava di prepotenza nel corridoio tramite la soglia della porta, aperta, ed occupata da un uomo alto e magro. Si portò una mano sopra gli occhi per mettere a fuoco la figura quanto bastasse per vederne il volto, magro e pallido, incorniciato da folti capelli ricci e neri, lunghi fino alle spalle. Due occhi grigi e penetranti erano incassati nel viso magro.
«Oh Merlino...» mormorò Ginny, portando le mani alla bocca.
Il corridoio prese a vorticare pericolosamente. Il sole lo accecò, oscurandogli la vista. Il pavimento divenne mollo, perse l'equilibrio e cadde. Serrò gli occhi, sentiva voci lontane e distorte. Il cuore e la testa non ressero il colpo ricevuto da quell'allucinazione, e perse coscienza.


«Harry...? Harry, amore...?»
«Ecco, ecco si sta svegliando!»
«Zitto Ron!»
Harry aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi i visi di Ginny, Ron ed Hermione sopra di lui e, oltre, il soffitto del proprio salotto. Cercò di mettere a fuoco le immagini, ancora sfocate davanti a lui. Cercò di ricordare che cosa era successo e, quando ci riuscì, cercò di alzarsi, agitato. «Sirius...» mormorò.
«Harry, no, aspetta...piano ad alzarti, piano, hai battuto la testa»
«Come ai vecchi tempi, eh Harry?»
«Zitto Ron!» lo rimbeccarono in coro le due donne.
«Dov'è? Dov'è Sirius...?» Harry si mise seduto sul divano, lentamente. La testa gli girava, ma non voleva perdere nemmeno un istante.
«Harry, per favore...piano, con calma» la voce gentile e preoccupata di Ginny accompagnava gesti delicati mentre lo aiutava ad alzarsi.
Camminavano lentamente, controllando che Harry fosse in grado di farlo. Percorse il breve corridoio che separava il salotto dalla cucina, quindi aprì lentamente la porta.
L'unico rumore che si sentiva era quello di un cucchiaino che, da solo, girava dentro una tazza di thè caldo. Teddy era seduto al tavolo, come incantato, fissando un uomo che mangiava un pezzo della sua torta di compleanno e sorseggiava quel thè caldo. Era seduto frontalmente rispetto alla porta della cucina e, quando la sentì aprirsi, sollevò gli occhi verso Harry, sorridendogli.
La somiglianza con Sirius era sorprendente, ma capì subito, una volta vicino, che non era il suo padrino. L'uomo davanti a sé vi somigliava in tutto e per tutto, tranne che per un dettaglio: gli occhi. Contrariamente a quel che pensava di aver visto prima di svenire, erano di un verde intenso, chiaro, quasi glaciale, ma gentile e vispo.
«Deluso, Harry?» fu l'uomo a parlare, per la prima volta. Poteva avere la sua età, sì, e vestiva in maniera babbana, tuttavia sembrava perfettamente a suo agio in una cucina di maghi.
Harry non sapeva che dire. Si avvicinò, seguito dagli altri, e lentamente si sedette al tavolo davanti a lui. Aveva il cuore che batteva a mille, e seppur la testa gli dicesse che quello non era Sirius, ma solo una pregevole imitazione, sapeva che in fondo quel momento non lo avrebbe mai dimenticato.
«Voglio dire...uguale è uguale, eh» fu Ron a parlare e a dare una forma verbale ai loro pensieri.
L'uomo sorrise, sotto i baffi neri striati di grigio.
«A chi, di preciso?»
«Beh, a...al padrino di Harry, Sirius»
L'uomo ridacchiò, divertito. Anche quando rideva somigliava a lui. Harry era stordito: come poteva essere? Lo osservò mentre sorseggiava il suo thè e masticava il pezzo di torta.
«Certo che ci somiglio. Sono Alphard Black...sono suo figlio»
Il silenzio, se possibile, divenne ancora più sordo. Ron spalancò gli occhi e la bocca, Ginny rimase di sasso ed Hermione sussultò, come se fosse stata fulminata. E Teddy, se possibile, rimase ancora più incantato di prima.
Harry, dal canto suo, si limitava a fissarlo...a cercare di capire se davvero aveva compreso.
«F-figlio?»
«Sì, suo figlio...»
«Ma io...noi, non sapevamo che...» tentò di parlare Hermione, senza grandi risultati.
«Che mio padre aveva un figlio e una compagna? Benvenuti nel club allora»
«Una compagna?!» esclamarono in coro Ron ed Harry.
Alphard ridacchiò di nuovo, divertito. «Già...mio padre non era quel play-boy che voleva far credere. Alla fine è stato incarcerato anche lui dall'amore»
«Cos...? Io non ci sto capendo nulla» ammise Harry, confuso.
«Nemmeno io» ammise Ron, ancora più sbalordito dell'amico «Voglio dire...quando ha avuto tempo di....beh, di avere una vita?»
«Ron!» lo rimbeccò Hermione, lanciandogli un'occhiataccia.
«Che c'è?! Voglio dire...è stato in prigione per metà della sua vita...»
«Ron ha ragione» intervenne Alphard «So che siete confusi, lo ero anche io, ma una volta che vi andrò detto e mostrato tutto, capirete. So che mi reputerete un pazzo, forse, ma io volevo solo conoscere la mia famiglia, tutto qua»
Harry continuava a studiarlo, con attenzione. «Alphard...era il nome dello zio preferito di Sirius»
L'uomo annuì e sorrise «Zio Alphard. Pro zio, nel mio caso. Ho scoperto molti nomi di molti miei parenti non molto tempo fa, io...ho le chiavi di Grimmauld Place»
Harry deglutì: non aveva più messo posto in quella casa, i troppi ricordi gli provocavano solo dolore.
«Quando sei nato?» gli chiese.
«18 giugno 1982»
«Hai un anno meno di me...»
«Già, siamo quasi coetanei» Alphard gli sorrise, poi addentò la torta «Complimenti per la torta, Ginny»
«Grazie, ahn...Alphard» rispose imbarazzata l'altra, versando quindi il thè per tutti i presenti in cucina.
Harry tacque qualche istante, riflessivo. Diciotto giugno. «Sei nato lo stesso giorno...»
«Lo stesso giorno in cui è morto mio padre, si. Pensa che bei compleanni che ho avuto, da quando l'ho saputo» precisò ironico Alphard.
«Dove sei stato tutto questo tempo? Perchè non sei venuto prima? Chi è tua madre?»
«Harry, calma...ora ci racconterà tutto» mormorò Hermione, percependo la curiosità e l'angoscia dell'amico.
Alphard sorrise. «So che hai tante domande, anche io le avevo e le ho tutt'ora. Avrai le tue risposte, ma non qui. Dobbiamo andare in un posto prima, tutti noi»
«Un posto? E dove?» fu Teddy a parlare, curioso.
Alphard sorrise, quasi emozionato. «Hogwarts...»


Non avrebbe mai pensato, in assoluto, che avrebbe più rimesso piede dentro quel castello. I ricordi negativi aleggiavano su di esso come un'ombra perenne. Non riusciva a perdonarsi di tutte quelle morti: persino Ron v'era tornato, persino Molly a far visita alla tomba del figlio. Persino Ted, a vedere come erano morti i suoi genitori.
E lui, il coraggioso Harry Potter...si era nascosto da quei ricordi per quasi vent'anni. Se ne vergognava amaramente ma era stato più forte di lui: aveva visto troppo in quel castello, ed i ricordi positivi -le grandi avventure con Ron ed Hermione, il suo primo bacio, la sua prima partita di Quidditch- non riuscivano a superare quelli negativi.
Si stupì pensando a come era automatico, per i suoi piedi, camminare svelti e sicuri lungo quei sentieri, calpestati centinaia di volte. Osservò Alphard e Teddy dietro di loro, mentre uno spiegava all'altro il funzionamento delle barche magiche che attraversavano il Lago. Si girò poi verso Hermione e Ron, sorridenti e innamorati come per la prima volta. Sorrise ad entrambi.
«E' bello tornare» ammise sincero.
Hermione sorrise a sua volta, annuendo.
«E' sempre bello» precisò Ron, prima di indicare un punto del cortile. «"E' leviooosa, non leviosaaaa"»
Hermione lo fulminò con gli occhi. «Ti avrei ucciso se ne fossi stata capace, Weasley, sappilo»
«Eddai, quante volte ancora devo dirti che mi dispiace! Ero un ragazzino stupido»
«Guardate!» esclamò emozionato Harry, fermandosi davanti una teca di vetro. Dietro c'erano tutte le coppe ed i premi vinti dai migliori giocatori di Quidditch: accanto a suo padre, c'era anche il suo nome. Sorrise tra sè, felice.
«Harry! Ron, Hermione!» esclamò a gran voce un enorme e felice Hagrid. Camminava con una lieve zoppia, causa delle sua ossa gigantesche, e si aiutava con un bastone. La barba ispida e i folti capelli erano ingrigiti dal tempo che passava inesorabile, anche per un mezzo gigante. Il trio abbracciò all'unisono l'omone, come ai vecchi tempi.
«Harry! Pensavo di aver preso un abbaglio...cosa ci fai qui?»
«Sono stato costretto» precisò ironico Harry, prima di indicargli Alphard dietro di loro. Hagrid sbiancò qualche istante, spalancando appena la bocca.
«Per la barba di Merlino...sei identico a tuo padre!» esclamò Hagrid, abbracciandolo.
Alphard rise, ricambiando la stretta. «Me lo dicono tutti»
«Accidenti...Alphard, vero? Sei proprio uguale a tuo padre, dico davvero. Spero non scapestrato come lui: insieme a suo padre, erano un mix letale» precisò Hagrid ridendo e lanciando un'occhiata a Harry «erano più i giorni che passavano in punizione che quelli passati a lezione! E quel povero Remus faceva sempre da tappabuchi» precisò, sorridendo verso Teddy che, imbarazzato, gli vennero i capelli rosso fuoco.
Gli altri ridacchiarono e persino Harry sorrise.
«Hagrid, ora scusaci ma dobbiamo andare dalla Preside» annunciò Alphard.
«Oh si si, certo, andate pure...ma prima di andare via passate a prendere un thè da me!»
Ripresero a camminare, superando l'ingresso, davanti la Sala Grande, e riprendendo la strada verso l'Ufficio del Preside. Alphard sorrideva tra sè e si guardava intorno come se avesse già visto quel posto: ma non aveva studiato all'estero?
«Conosci Hogwarts, Alphard?»
«Chiamami Al, Harry. No, comunque, come ti dicevo io ho studiato all'estero»
«Eppure ti guardi intorno come se avessi già visto questi corridoi»
«In un certo senso...» precisò l'uomo, lanciando un'occhiata divertita a Hermione, senza apparente motivo.
Arrivati davanti al gargoyle di pietra posto alle porte dell'ufficio, i tre si guardarono incerti: qual'era, adesso, la parola d'ordine? Fu Teddy a rispondere loro.
«Montrose Magpies!»
«Ma certo, dovevo immaginarlo...la squadra preferita di Minerva» brontolò Hermione, seguendo Alphard e Teddy verso l'Ufficio. Ron li seguì ma Harry rimase impietrito davanti le scale d'ingresso. Chiuse gli occhi, cercando di ricordare momenti felici, ma riusciva solo a ricordare l'assassinio di Silente, di Piton, i suoi ricordi nel pensatoio, Voldemort nella Foresta che lo attendeva.
«Harry...» Ron lo richiamò, fermo davanti a lui.
«Ron...non ce la faccio» ammise in un sussurro, la voce tremante.
Ron sorrise dolcemente e gli circondò le spalle. «Lo so che è dura, Harry, io ti capisco...ma puoi farcela. La McGranitt non vede l'ora di vederti sai? Ah, magari alza un pò la voce che ho la sensazione sia mezza sorda»
Harry rise appena, sollevato, quindi insieme salirono nell'Ufficio del Preside.
Tutto era rimasto fermo ad anni prima: il Cappello Parlante, il Pensatoio, persino il trespolo di Fanny era ancora lì, al suo posto, senza la sua proprietaria. I quadri lo salutavano con entusiasmo, e si fermò un istante a guardare Alphard che discuteva animatamente con Phineas, il suo trisavolo o giù di lì.
«Se non fosse che sei un quadro ti avrei già preso a pugni, zio»
«Insolente mezzosangue! Sei tutto tuo padre, lo stesso caratteraccio!»
«Phineas...può bastare, non credi?»
Harry deglutì, sentendosi gelare il sangue. Si girò lentamente verso la parete opposta, dove un sorridente Silente lo guardava da oltre gli occhiali a mezzaluna.
«P-professor Silente...»
«Ciao Harry, chi non muore si rivede!» esclamò il quadro, ridacchiando.
Come si poteva ironizzare sulla morte in quella maniera? Forse solo Silente poteva. Harry fece per dire qualcosa ma qualcuno si schiarì appena la voce. Una voce acuta come quella di un gatto che miagolava per attirare l'attenzione. Si volsero tutti verso la Preside della scuola, seduta oltre la scrivania.
«Professoressa...»
«Harry...»
Si abbracciarono con entusiasmo, sorridendosi l'un l'altro.
«Ci voleva Alphard per farti rientrare in questa benedetta scuola, vero?»
«Lei...conosce Alphard?» chiese Harry, confuso.
«Temo di sì, caro. Più o meno da quando conosco te»
Harry si volse verso Alphard, mortificato, poi verso il quadro di Silente, che sorrideva.
«Ancora adesso continua a nascondermi segreti, professore?» chiese ironico.
«Oh non prendertela Harry, te ne prego. Era per il vostro bene. Suo, soprattutto. Come nel tuo caso, Alphard era un bambino "scomodo" ed ha dovuto nascondersi a lungo. Ha saputo della sua vera identità ben più in là degli undici anni, ed è cresciuto praticamente da solo, senza parenti o amici che gli potessero rivelare la sua vera identità»
«Avanti Minerva, se la metti così sembra davvero una storia tragica» ironizzò Alphard, sfiorando appena un dormiente Cappello Parlante, curioso.
«Ma lo è, caro! Sapessi come mi sono sentita in colpa, per tutti questi anni...e la povera Emmeline, e Sirius...» mormorò una commovente McGrannitt, la cui vecchiaia aveva rammollito come una bambina di cinque anni.
«Su su Minerva, animo! Alphard è sano e salvo, tutto è andato come previsto» precisò allegro Silente «Piuttosto...perchè non illustrate qualcosina ad Harry? Lo vedo alquanto confuso»
Minerva fece segno ai cinque di sedersi, quindi sospirò.
«Eravamo nel pieno della seconda battaglia per Hogwarts, ed Emmeline era devastata dal dolore...»
«No» interruppe subito Alphard, serio «Minerva, se permetti...vorrei essere io a raccontare tutto. Dall'inizio. Come mi è stato raccontato, e come io stesso ho visto con i miei occhi»
Harry spalancò appena la bocca. «Visto? Come?»
«Ci sono molti modi di vedere le cose, Harry...» precisò Alphard, facendo un occhiolino ad Hermione, la quale sorrise imbarazzata.
Poi, ad Harry, si accese finalmente una lampadina. «Una Giratempo? Ma sono andate distrutte!»
«In Inghilterra, forse...ma non nel resto del mondo» precisò Alphard ironico. «Ora...se non vi dispiace...devo raccontarvi una storia di amicizia e amore. La magia più potente del mondo...»




Angolo dell'Autrice_
Bentrovat*! Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto :) Ho aggiunto delle piccole "note personali" alla storia, come ad esempio la tomba di Fred a Hogwarts o la parola d'ordine per l'Ufficio del Preside. Sono piccole aggiunte che coloreranno la mia storia, e che spero vi piaceranno.
Che dirvi, fatemi sapere che ne pensate di questo piccolo assaggio...Stay Tuned!
<3

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Capitolo 2
*** 1.1 A New Home ***


1.1 A New Home
 

Stazione di King's Cross, 1 Settembre 1971
 
Il treno emise un sbuffo acuto e prolungato: avvisava che si stava per partire.
Emmeline continuò a guardare fuori dal finestrino, sorridendo appena. Era agitata, ma cercava di non mostrarlo alla sorridente mamma e a Daisy, che doveva attendere ancora un anno prima di frequentare anche lei la scuola. Loro padre non c'era: non se l'era sentita di schiantarsi contro la parete che divideva il binario 9 e il 10. Aveva salutato la figlia primogenita lì, abbracciandola forte e raccomandando di stare attenta, come se stesse partendo per la guerra. E per lei, più o meno, era una guerra: tutto nuovo, non conosceva nessuno, e la sua indole chiusa certo non l'aiutava.
Mandò un bacio alla madre, con la mano, cercando di ricacciare indietro le lacrime, e proprio mentre il treno stava per partire la porta dello scompartimento si aprì, mostrando una bambina della sua stessa età, con lunghi capelli rossi ed un sorriso gentile. Dietro di lei, un ragazzo dal viso pallido ed i capelli neri, unticci, che scendevano lisci lungo le guance. Entrambi indossavano la tunica nera di Hogwarts.
«Possiamo sederci qui?» chiese la bambina, sorridente.
«C-certo...» mormorò a fil di voce Emmeline, indicando lo scompartimento vuoto.
«Io sono Lily Evans, tanto piacere. E lui è il mio migliore amico, Severus Piton»
«Piacere, io sono Emmeline Vance»
Le due bambine si sorrisero, come a farsi coraggio da sole, e solo in un secondo momento Emmeline studiò bene il ragazzino al fianco della nuova arrivata: sembrava stesse per scoppiare a piangere, timido com'era. Più timido di lei, incredibilmente.
«Siete agitati o lo sono solo io?» chiese, rompendo il silenzio.
Lily sorrise e guardò Severus, a cui strinse la mano. «Io lo ero, ma Severus dice che devo stare tranquilla, vero Sev? Dice che sono una strega brillante e che non avrò problemi con i compiti»
«Anche mia mamma dice lo stesso. Mio padre invece pensa stia andando in guerra»
Lily ridacchiò «Anche i miei, e mia sorella...loro non hanno poteri, quindi non credo capiscano»
«Nemmeno mio padre ha poteri» precisò Emmeline, scrollando le spalle. Sua madre le aveva sempre detto che chi non ha poteri non è da biasimare o disprezzare, dato che la magia è un dono con cui si nasce, non ci si diventa. C'erano alcuni figli di maghi, diceva sua madre, che nascevano senza magia ad esempio. Venivano chiamati "Maghinò".
«Secondo te dove capiterai?» chiese Emmeline di nuovo, curiosa «mia madre mi ha un pò spiegato le Case, ma che non sarò a poter scegliere dove capitare»
«Cavolate» precisò Severus, d'improvviso, quasi spaventando le due bambine «Alcune famiglie di maghi capitano nella stessa Casa da almeno dieci generazioni»
«In verità a me piacciono tutte le Case, anche se forse di meno i Tassorosso» ammise Emmeline «mi sembrano troppo mollaccioni, ma non voglio avere pregiudizi. Dove capiterò andrà bene»
«Io preferirei Grifondoro o Serpeverde, vero Sev? Anche lui» precisò Lily, sorridendo ancora all'amico.
«Qualcosa dal carrelloooo...» gridò fievolmente una strega che passava di lì con un carrello ricolmo di dolciumi. Emmeline adorava le caramelle magiche, ancora più di quelle babbane, e quando vide lo sguardo curioso di Lily cacciò le sue monete, prendendo un pò di tutto.
«Non dovevi» precisò Lily mortificata, con i sedili pieni di caramelle e cioccolatini.
«Perchè no? Mica sono solo per te» specificò ironica Emmeline, facendola ridere «Guarda questi, la prima volta che li ho visti ho gridato di spavento. Cioccorane. Attenzione quando le scarti, saltano via che è una meraviglia. Ah, Silente...di nuovo» borbottò Emmeline mettendo da parte la figurina del Preside e divorando la cioccorana. Lily guardava tutto estasiata, confusa e felice, mentre Severus si limitava a fissarle, senza dire o fare nulla.
«E queste?» chiese Lily sollevando un pacchetto.
«Tutti Gusti + 1. Attenzione, ha davvero tutti i gusti. Io una volta ho mangiato "cenere d'inverno", faceva davvero schifo» ammise Emmeline, facendo ridere di nuovo Lily.
«Questa gialla che sarà mai?» chiese curiosa Lily, toccando appena la caramella con la punta della lingua e cominciando a percepire il gusto. Buttò via la caramella dal finestrino aperto, disgustata «Pipì di gatto, che schifo!»
Risero insieme le due bambine, divertite. Emmeline si dimenticò del tutto i panini che la mamma le aveva preparato, e persino la sua mancanza. Il viaggio fu breve in compagnia di Lily, seppur Serverus non fu di alcun aiuto. Quando erano in prossimità del castello andò a cambiarsi, appena in tempo per scendere dal treno con Lily, tenendole la mano. Spaventate e curiose, si innamoraro entrambe, all'istante, dell'enorme antico castello che apparve davanti ai loro occhi, illuminato da una miriade di stelle e fiaccole.
«Primo anno! Primo anno da questa parte!» esclamò un omone grande e grosso, che reggeva una grossa lanterna verso l'alto. I tre si fecero coraggio, raggiungendo l'omone ed il resto dei nuovi studenti.
«Benvenuti ad Hogwarts ragazzi! Io sono Hagrid, il guardiacaccia del castello. Rimanete vicino a me, useremo quelle barche per raggiungere il castello, dopodichè vi lasceremo nelle amorevoli mani della Professoressa Minerva McGranitt, tutto chiaro?»
Qualcuno annuì, qualcun altro mormorò, quindi si diressero verso le barche, incantate, che si muovevano da sole fendendo l'acqua scura di un enorme lago, dirette verso il castello. Salirono almeno cinque rampe di enormi scale di marmo, guardandosi intorno meravigliati. Armature magiche che li salutavano, quadri appesi ai muri che si muovevano, sorridendo e passando da una cornice all'altra. Emmeline non aveva mai visto nulla di così bello, forse dopo Diagon Alley.
In cima alle scale, che stavano per terminare, li attendeva in piedi una strega alta e magra, vestita di smeraldo e con le braccia incrociate. Con il cipiglio severo ma calmo, attese che tutti fossero arrivati prima di prendere parola.
«Buonasera e benvenuti nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. A breve, poco prima della cena inaugurativa dell'anno scolastico, verrete tutti quanti smistati in una delle quattro Case di Hogwarts: Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Una volta smistati, la vostra Casa sarà la vostra famiglia: seguirete le lezioni con i vostri coetanei, guadagnando o perdendo punti per la vostra Casa a seconda del vostro comportamento. Chi a fine anno avrà più punti vincerà la Coppa delle Case. Alla fine della cena verrete accompagnati nei vostri dormitori, dove troverete già i vostri bauli. Tutto chiaro? Prego allora, in fila indiana da questa parte»
L'agitazione tornò a farle visita mentre varcavano la soglia dell'enorme porta che divideva l'ingresso dalla Sala Grande, già occupata dal resto degli innumerevoli studenti, divisi in quattro tavoli.
«Cavolo, guarda su!» esclamò a bassa voce un bambino dietro di loro. Emmeline si voltò velocemente: era un ragazzino con folti capelli castani e occhiali tondi sul naso, che sorrideva felice verso un ragazzino dai capelli ricci e neri, che incrociando il suo sguardo le sorrise. Emmeline tornò a guardare avanti a sè, rossa in viso, stringendo con ansia la mano di Lily, avanti a lei.
Si fermarono ai piedi di una pedana sopra cui si ergeva uno sgabello e, su di esso, un logoro cappello da mago, pieno di toppe e macchie. Dietro lo sgabello, un tavolo era occupato da maghi e streghe che li fissavano, attenti.
Deglutì a vuoto. In che cosa consisteva lo smistamento? Nessuno glielo aveva ancora detto. E se dovevano superare delle prove? Lei era una schiappa in quelle fisiche, sperava più in quelle teoriche.
La McGranitt salì sulla pedana con una lunga pergamena, la srotolò e, sollevando il cappello, cominciò a chiamare gli studenti, uno ciascuno. Ognuno, sedendosi col cappello in testa, veniva smistato in una Casa.
Emmeline tirò un sospiro di sollievo: doveva solo sedersi e aspettare che il Cappello decidesse per lui.
«POTTER JAMES!»
Il ragazzino con gli occhiali tondi si fece avanti, teso, andandosi a sedere sullo sgabello. Il Cappello Parlante non dovette nemmeno poggiarsi del tutto sulla sua capigliatura folta.
«Grifondoro!» il tavolo corrispondente scoppiò in applausi e grida di giubilo: era il primo Grifondoro nominato dal Cappello quella sera.
«PITON SEVERUS!»
L'amico di Lily deglutì e lentamente si avvicinò verso lo sgabello. Anche con lui il Cappello non impiegò molto per gridare «Serpeverde!» facendo scoppiare di gioia il tavolo opposto a quello dei Grifondoro.
«EVANS LILY!»
«Vai, buona fortuna...!» le sussurrò Emmeline, facendole coraggio. Il Cappello tacque a lungo, come se stesse pensando.
«Evans...dove ti metto? Hai coraggio da vendere ma una testolina niente male...Corvonero o...? Massì, vada per Grifondoro!» gridò alla fine, facendo caracollare Lily verso il tavolo opposto a quello di Severus. Gli amici erano stati separati.
Emmeline deglutì, ansiosa: e se fosse stata anche lei separata da Lily? Era l'unica bambina che conosceva lì dentro, sarebbe riuscita a farsi amica qualcun altro?
«BLACK SIRIUS!»
Il tavolo dei Serpeverde sorrideva, tranquillo, mentre il ragazzino che le aveva sorriso poco fa andava a sedersi sullo sgabello, spavaldo.
«Aaah, un altro Black vedo!» esclamò il Cappello Parlante «eppure qui vedo tanta ostilità ed un pizzico di rivoluzione. Ebbene, sai cosa ti dico? GRIFONDORO!»
Per un istante la Sala rimase nell'assoluto silenzio, come se non fosse sicuro di quel che aveva sentito. Persino la McGranitt, lì accanto, strabuzzò gli occhi. Poi, il tavolo Grifondoro scoppiò di gioia, accogliendo un saltellante Sirius con pacche e abbracci. Il tavolo dei Serpeverde, al contrario, fischiava e gridava tutta la sua disapprovazione. Perchè tutto quel dissenso?
«VANCE EMMELINE!»
Emmeline sobbalzò, confusa. Aveva davvero chiamato lei? Le gambe tremanti, salì sulla pedana, si sedette e si lasciò coprire la vista dal Cappello, troppo grande per la sua testolina.
«Cosa abbiamo qui? Una testa brillante e molto, molto intelligente. Ma anche tanto coraggio, voglia di fare, forza di volontà...che tu sia una Corvonero?»
Fa che sia Grifondoro, fa che sia Grifondoro...Non faceva che ripetere nella sua testa, stringendo forte gli occhi. Non voleva separarsi da Lily.
«Ah è così che stanno le cose? Molto bene, allora...Grifondoro!»
Il tavolo dove era seduta Lily scoppiò in applausi e la rossa per poco non le corse incontro, abbracciandola. Emmeline, confusa e felice, si sedette tra lei ed il ragazzino con i capelli ricci.
«Tanto piacere, Sirius Black!»
«Emmeline...ma perchè quelli di Serpeverde ce l'hanno tanto con te?» chiese non potendo frenare la sua curiosità.
Il ragazzino sorrise divertito. «Perchè tutta la mia famiglia, da generazioni, è sempre stata smistata in Serpeverde. Noi siamo maghi purosangue, sai quelle cavolate che vanno girando in questo periodo? Ecco, a casa mia non si fa che parlare d'altro. E siccome io non sono come loro...il Cappello ha deciso di farmi trascorrere sette anni divini»
Emmeline sorrise, divertita. Quel ragazzo le stava già simpatico.
«Ecco che arrivano altri» annuncia Lily sorridente.
«Piacere, Lily Evans! Tu sei...?»
«Remus Lupin, tanto piacere»
«Peter Minus»
I due ragazzini sorrisero a Sirius e James, cominciando subito a chiacchierare e conoscersi, curiosi.
Lily sorrise verso Emmeline quindi lanciò un'occhiata verso Severus, sventolando appena la mano verso di lui. Il ragazzino fece per sorriderle ma un ragazzo, più grande di loro e con i capelli biondo platino, gli circondò le spalle distraendolo.
«Chi è quel ragazzo?» chiese Lily verso Sirius, automaticamente, dato che lui conosceva tutti lì.
«Oh, quello è Lucius Malfoy. E' l'erede di una grande famiglia purosangue, molto amica della mia. E quindi non amico mio. E vedi la ragazza accanto lui? E' Narcissa Black, mia cugina. Gente poco raccomandabile. Anche se quel moccioso con i capelli unti non so chi sia» precisò Sirius, facendo ridere James Potter al suo fianco.
Lily arrossì violentemente, guardando male entrambi. «Quello è il mio migliore amico, Severus!»
«Severus? Vorrai dire...Mocciosus» precisò James, ridendo insieme all'altro compare.
Lily, se possibile, divenne ancora più rossa in viso. Si alzò, trascinando Emmeline qualche posto più in là, lontano dai due idioti.
«Lasciali stare, sono due cretini» precisò Emmeline versandosi del succo di zucca «che ne sanno loro di Severus?»
«Che arroganti...e spocchiosi!» precisò Lily, infilzando con violenza il pollo con la forchetta.


Hogwarts, 4 Aprile 1972
Cara Daisy,
come stai? Spero bene, e spero anche di non mancarti quanto tu manchi a me.
Qui va tutto bene, ormai l'anno scolastico è quasi finito, ho studiato moltissimo dando sempre il massimo, spero che papà e mamma siano fieri di me. Non vedo l'ora di rivedervi, anche se ammetto che un pò mi mancherà Hogwarts durante l'estate.
Qui tutto è bello: io e Lily siamo amiche per la pelle, abbiamo conosciuto anche altre ragazze...Dorcas, Mary e Marlene. Le prime due sono in stanza con Lily mentre Marlene è un anno più grande di noi.
Le materie sono tutte stupende! Le adoro tutte, e studio volentieri. Ovviamente anche il resto del castello e della scuola è fantastico: pensa che al terzo anno potremmo anche uscire nei weekend a Hogsmeade, il paese qui vicino...non vedo l'ora!
L'unica nota dolente sono i Serpeverde. Quando possono mi tormentano con scherzi e battute di cattivo gusto, e l'unico modo per farli tacere è chiamare Pixie, lo spiritello della scuola -non che faccia il tifo per me, ovviamente, ma vuole sempre dimostrare che lui è il peggiore. Anche James, Sirius, Remus e Peter mi aiutano, quando sono presenti. Non per altro, ma per loro ogni scusa è buona per tormentare i Serpeverde, soprattutto quel povero Severus. Che avrà fatto di male, non lo so...
Mi mancherà tutto, anche quei quattro malandrini! Ma so anche che l'estate finirà presto e non ci sarà quasi tempo di sentirne la mancanza.

A presto,
M.




Angolo dell'Autrice_
Bentornat*! Spero che anche questo primo capitolo del passato vi sia piaciuto! :D Ho voluto ricreare un pò l'atmosfera di festa e novità che leggiamo nella Pietra Filosofale, come se fosse per tutti noi la prima volta che conosciamo il mondo di Harry Potter :) mi sono sinceramente molto divertita a scrivere le scene in treno e per lo smistamento: ho sempre immaginato la reazione dei Serpeverde allo smistamento di Sirius proprio in quella maniera ahaha!
Spero sia piaciuto anche a voi, fatemelo sapere e al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Madama Pince is not happy ***


2. Madame Pince is not happy

Hogwarts, Ottobre 1972
 
Cara Daisy,
Non posso non cominciare dalla grande notizia di questo mese: mamma e papà mi hanno regalato un gatto! E' una bellissima femmina che ho deciso di chiamare Circe, dato che è così nera e con gli occhi verdi...mi ricorda proprio un'antica maga, un pò come la McGranitt sai? Mi manca il mio gufo, ogni giorno, ma spero che Circe potrà riempire il suo vuoto.
Per quanto riguarda il resto, qui va tutto bene! Il secondo anno è cominciato bene, nulla di interessante. D'altronde non è che faccia molto altro, oltre che studiare. Ti ricordi ovviamente di Lily e delle mie altre amiche? Quando ci siamo riviste era come se non fosse passata un'intera stagione! Persino Severus mi ha sorriso, poco ma quanto basta per dirmi che era felice di rivedermi. Ho avuto piacere anche nel rivedere James e gli altri. Sai che Sirius si sta facendo crescere i capelli? Però non li sopporto, spesso e volentieri: non hanno nessun senso etico e "scolastico", passano il giorno a far nulla! Tranne forse Remus, che sembra essere il più saggio, gli altri sono degli ebeti!
C'è anche un'altra novità: io, Lily, Doras e Mary siamo compagne di stanza! Mi hanno dovuto spostare dalla mia perchè Pixie ha deciso, in estate, che quella sarebbe stata la sua stanza....pensa che nemmeno il Barone Insanguinato è riuscito a fargli cambiare idea! E così siamo state tutte sistemate in altre stanze, ed io sono capitata con Lily e le altre. Sono davvero simpatiche, anche se sicuramente Lily è più aperta e sorridente di me, ma che posso farci?
Bene, per ora è tutto! Adesso vado, devo rimettermi a studiare, andrò in biblioteca con le altre per evitare di essere disturbata.
Attendo presto tue notizie da Beauxbatons. Ti voglio tanto bene!
Tua,
M.



Ricontrollò la lettera due volte, quindi la ripiegò e la chiuse nella busta, sigillandola.
«Emmeline, sei pronta?» Doras la stava chiamando dal corridoio: ormai dovevano essere tornate dalla loro passeggiata.
«Arrivo!» gridò, per farsi sentire. Avrebbe mandato la sua lettera più tardi, Daisy poteva aspettare. Raccolse i libri e si fiondò fuori dalla stanza, trottando insieme a Doras lungo le scale, verso la sala comune.
«Abbiamo un problema» annunciò la ragazza, seria.
Emmeline sospirò: odiava i problemi. Insieme alle sorprese e ai colpi di scena.
«Che tipo di problema?»
«Uno enorme. Almeno per te»
«Che c'è, Mary ha deciso che è meglio trascorrere la giornata in ozio nella sala comune?»
«No, andremo a studiare, e andremo in biblioteca. Ma diciamo che...si sono accodati altri»
«Altri...?» ripetè Emmeline, confusa.
«Sì, altri...»
Doras non aggiunse altro, ma Emmeline non dovette attendere molto prima di capire l'identità di questi "altri".
«Ah, ecco la nostra secchiona numero due!» esclamò James Potter, sorridendo raggiante.
«Oh no...» mormorò Emmeline, senza temere di essere sentita.
«Oh si, invece! Devi aiutarci Vance, ti prego. Ti prego!» esclamò l'altro, congiungendo le mani a mò di preghiera.
«E perchè dovrei, di preciso? C'è Lily che ti fa i compiti, no? E quando non c'è lei, c'è sempre Lupin»
«Io non faccio i suoi compiti!» esclamarono in coro due imbarazzati Lily e Remus.
«Ma questa volta è grave, ok? Perchè nessuno dei due è capace di aiutarci! E' Storia della Magia, capisci?»
Emmeline sollevò gli occhi al cielo, poi guardò i quattro ragazzi «Io mi domando perchè vi risulta così pesante seguire Storia della Magia! E' così interessante!»
«Emmeline, cara...a dirla tutta tu sei l'unica che segue quella materia, noi copiamo tutti da te» ammise Doras, colpevole. Emmeline guardò Lily, che divenne rossa come un peperone, colpevole.
«E' noiosa...» si giustificò l'amica, sibilando.
Emmeline sbuffò, cercando di non ridere. Non doveva dargliela vinta.
«Quindi mi state dicendo che il vostro andamento nella materia dipende solo da me?» chiese sorridendo trionfale. Un pò le piaceva farsi adulare per i compiti, seppur fosse per un motivo becero.
«Ti prego, Vance...» supplicò James.
«Va bene...ma solo per questa volta!» annunciò Emmeline, ricevendo come risposta un abbraccio da James, cosa che la fece solo arrossire.
«Grazie, grazie mille!»
«S-sì, basta ora però...» brontolò lei cercando di allontanarsi ed uscire dalla Sala Comune.
«E' sempre così simpatica?» sussurrò Sirius a Mary, una volta usciti.
«E' antipatica solo con chi non le piace, Black. E' una ragazza studiosa, che ha voglia di fare strada dopo la scuola. E non si trastulla con stupidi giochi, non si accontenta della sufficienza nelle materie. Lei vuole il meglio per sè, cosa che dovresti fare anche tu sai?»
«Ma io so cosa è meglio per me! Tipo che tu fossi la mia fidanzata»
«Ti piacerebbe, Black. Lo sai che sono impegnata»
«Ma chi, con quel Corvonero tutto studio e casa? Dai, Mary, divertiti, sei giovane!»
«Pensa per te, mh? O non ammetti il fatto che una ragazza ti possa rifiutare?»
«Tu infatti non mi hai rifiutato» precisò Sirius seguendo il resto del gruppo lungo il corridoio che conduceva in biblioteca «tu sei fidanzata, hai la mente ottenebrata dall'amore. Scommettiamo che nessuna ragazza è in grado di rifiutarmi?»
«E scommettiamo, dai. Prova a chiedere un appuntamento a Doras, no?»
«Mh, no...o suo fratello mi sgozza come minimo, quel ragazzo è inquietante non trovi? Va bene che sono un play-boy, ma mica un suicida...»
«Un play-che?»
«Niente lascia stare. Perchè non scommettiamo su Emmeline?»
Mary rise divertita, tanto che dovette tapparsi la bocca dato che stavano entrando in biblioteca.
«Sei pazzo, vero? Ti dirà di no, è impossibile!»
«Aspetta e vedrai...» mormorò Sirius, quindi superò il resto del gruppo per avvicinarsi ad Emmeline, che stava per sedersi ad un tavolo. Si spostò il ciuffo da davanti agli occhi, sorridendole gentile «Ehi Vance, non è che vorresti...»
«No» rispose l'altra secca, stroncando da principio il ragazzo, il quale, incassando il colpo, si defilò nella retroguardia, accanto ad una divertita Mary.
«Che cosa ti avevo detto?»
«Non demordo, MacDonald, vedrai se cederà...» precisò Sirius, affatto demotivato. Aveva appena cominciato.




«Hai capito questa volta?» sibilò seccata Emmeline, prima di sbuffare all'ennesimo sguardo di James perso nel vuoto «Ma che hai al posto del cervello, la burrobirra?!»
«Eddai Vance, non ti arrabbiare. Tu devi solo farmi i compiti e...»
«No, mi rifiuto. Devi capire almeno di quale tema stiamo trattando, ma a quanto pare sei davvero stupido. Se pensi di far colpo su Lily così, sprechi tempo. Buttati su quelle del primo anno, almeno loro vedono solo il lato bello di te...sempre che tu ne abbia»
«Sei crudele, Vance, sappilo» ammise James, tanto da sembrare sincero.
Emmeline si pentì di quel che aveva detto, quindi strappò la pergamena dalle mani del ragazzo. «Dai, dammi qua stupido. Ma questa è l'ultima volta che...» s'interruppe, vedendo un foglietto che lentamente planò davanti a lei, poggiandosi sopra il libro di Storia della Magia.
Sollevò gli occhi, incrociando subito il trio dell'apocalisse: Mulciber e compagni, che sghignazzavano divertiti.
Sirius fece per aprire il biglietto ma Emmeline se lo riprese, senza aprirlo.
«Vance, che ti hanno scritto?» sibilò James, già sul piede di guerra.
«Niente»
«Emmeline...non è la prima volta che lo fanno, vero?»
«Pensa a studiare, Lupin» precisò la ragazza, secca, fingendo di leggere il libro.
Passò qualche secondo e, in un momento di distrazione, Sirius le prese il foglietto dalle mani, aprendolo.
«Ridammelo!» ringhiò in un sussurro Emmeline, ma era troppo tardi. Tutti avevano letto quel "Mezzosangue" scritto a caratteri cubitali sul foglietto.
Sirius strinse i pugni, seguito a ruota da Potter. «Vedrai ora dove glielo ficco questo biglietto a quel mangialumache...»
«Ragazzi, ragazzi...!» Lily fermò entrambi, cercando di controllare il tono della voce «vi ricordo che siamo in biblioteca! Rispondete a tono, no?»
«Lily ma...sei impazzita? Vuoi farci togliere punti?» chiese Emmeline sconvolta.
Lily sollevò le spalle, strappò un pezzo di pergamena e la diede a Sirius, che prese a scrivere un fiume di offese e parolacce rivolte ai Serpeverde.
«Almeno così li teniamo occupati» precisò Lily facendo l'occhiolino a Emmeline, che scosse la testa sconsolata.
«Ringrazia il cielo che non c'è il tuo amico...o non si accontentavano di scrivere offese su un foglietto» commentò Doras rivolta a Lily. Le ragazze si guardarono fra sè, Lily deglutì a vuoto, come se temesse l'arrivo improvviso di Severus.
Arrivo che, purtroppo, non tardò ad arrivare. Non appena il Serveperde prese posto insieme ai suoi amici dall'indubbia sanità morale, James e Sirius cominciarono a sghignazzare nella stessa maniera con cui avevano fatto Mulciber&Co. Ma Severus, questa volta, anzichè incassare le spalle e cercare di evitare il loro sguardo, li fissava con aria di sfida: si sentiva potente e al sicuro, con quella montagna di Mulciber al fianco.
Una sfida che James e Sirius non potevano lasciarsi scappare.
«Ragazzi, per favore...state calmi, almeno in biblioteca...» cominciò a supplicare Remus, pacato, osservando entrambi. Peter, al loro fianco, ridacchiava estasiato all'idea di poter vedere i suoi amici in azione contro Mocciosus.
«SSSSSH!» sibilò qualcuno ad alta voce, non troppo lontano da loro.
Emmeline sollevò gli occhi al cielo. «Basta, io me ne torno in Sala Comune...almeno lì forse riesco a studiare. Potter, i compiti te li consegno entro stasera»
Raccolse così le sue cose, poi si alzò e si allontanò dal tavolo.
Erano tutti impegnati a fare altro, in quel momento: i Malandrini a ingiuriare i Serpeverde -chi più chi meno-, Lily e Mary studiavano a testa bassa cercando di ignorarli e Doras era in piedi davanti uno scaffale, a cercare un libro che potesse aiutarla nello studio.
Nessuno, così, di accorse di Mulciber che allungò appena la gamba da sotto al tavolo, verso il corridoio della biblioteca, abbastanza da far inciampare rovinosamente a terra Emmeline. Le pergamene si sparsero ovunque, qualche boccetta di inchiostro si ruppe, macchiandole la divisa e la borsa, i libri le caddero a terra scomposti, e lei rimase qualche secondo sul pavimento, cercando di capire da dove provenisse quel dolore lancinante che sentiva alle gambe. Confusa, sollevò gli occhi ritrovandosi davanti il malefico ragazzino.
«Ehi Mezzosangue, attenta a dove vai, stavi quasi per sporcarmi le scarpe con l'inchiostro» annunciò Mulciber, senza vergognarsi di farsi sentire da tutti.
Emmeline arrossì vistosamente, incapace di dire altro. Chinò lo sguardo e cercò di sollevarsi e raccogliere le sue cose, raggiunta immediatamente dalle sue amiche.
«Dai, lasciali stare, vieni...andiamo in sala comune...» mormorò Mary, accarezzandole i capelli.
Non si accorsero, ovviamente, che James e Sirius si erano già alzati, ed erano ad un palmo di mano distanti dal viso di Mulciber, che sghignazzava divertito.
«Ragazzi, per favore...!» sibilò Remus allarmato.
«Prenditela con quelli della tua stazza, Mulciber, che dici?» mormorò James minaccioso.
«Quindi dovrebbe prendersela con un troll, non trovi James?» precisò Sirius, facendo ridere l'amico.
Il sogghigno di Mulciber mutò in un'espressione di odio.
«Black...sei la vergogna della tua famiglia, sei un mezzosangue come il resto di questa marmaglia schifosa»
«Ah preferisco stare con loro, che essere amico di un Troll. Sinceramente, Mulcy, e senza offesa per i Troll eh...»
«Fai tanto il gradasso perchè c'è il tuo amichetto qui con te, Black, ma aspetta che ti becco da solo e vedrai come ti concio»
«Ah quando vuoi Mulcy, davvero!»
«Signorini! Devo ricordarvi che questa è una Biblioteca e non "Il Paiolo magico"??» la voce acuta e seccata della bibliotecaria li aveva raggiunti. Madama Pince li fissava con le mani sui fianchi ed il cipiglio infastidito.
«Ci scusi, Madama Pince» intervenne subito Remus.
«Fuori di qui...tutti» sibilò la donna, assottigliando gli occhi.
Dovettero uscire alla chetichella, temendo la reazione furiosa della donna. In quanto ai Serpeverde, rimasero esattamente dov'erano: nessuno, nemmeno Madama Pince riusciva a far fare a Mulciber qualcosa che non voleva.
«Ehi Vance, come stai?» chiese James allarmato «ce la fai a farmi i compiti vero?»
«Potter, fai schifo» brontolò Lily mentre sorreggeva le cose della sua amica «non vedi che zoppica?! Dobbiamo portarla in infermeria e dirlo a Silente, e...»
«No, assolutamente no. Sto bene» intervenne Emmeline, che si aiutava a camminare tramite Doras «Ora me ne vado in Sala Comune, su una bella poltrona, e finirò i miei compiti. E la prossima volta che vi salta in mente di venire a studiare con me in biblioteca...»
«Ehi, ti ricordo che se non era per noi, quello continuava ad accanirsi su di te!» precisò subito James, sulla difensiva.
Probabilmene aveva ragione, pensò Emmeline. Ma non potevano farla franca.
«Quindi dovrei ringraziarvi? O devo ricordarti che ci hanno cacciato dalla biblioteca? Come minimo entro la giornata lo saprà tutta la scuola...»
«E tu ti preoccupi di questo, Vance?» s'intromise Sirius, una volta dentro la Sala Comune.
«Si, anche, Black. Ti ricordo che non sono una di quelle stupide ochette che ti girano intorno starnazzando» precisò l'altra, sedendosi lentamente sulla poltrona. Il dolore alle ginocchia era quasi passato, e al suo posto erano apparsi dei bei lividi violacei.
Sirius ridacchiò «Dì un pò, sei gelosa delle mie ammiratrici?»
Emmeline sollevò gli occhi al cielo, recuperando il libro di Aritmanzia dalla borsa: era completamente sporco di inchiostro. «Sono gelosa solo della loro spensieratezza e totale mancanza di senno. Guarda che cacchio avete combinato...Reparo!»
«Ecco, vedi? Basta un colpo di bacchetta e tutto passa» precisò James sorridente «ce la fai a fare i compiti si?»
«Si Potter, ce la faccio...basta che evapori e non ti fai vedere fino a stasera» brontolò Emmeline, ficcando il viso tra le pagine del libro.
I Malandrini cominciarono ad avviarsi verso l'uscita della Sala comune.
«Ehi Sir che fai, non vieni con noi?» chiese James a bassa voce, vedendo Sirius attardarsi nella stanza.
Il ragazzo era in piedi davanti ad una finestra, perdendosi a guardare ciò che il vetro rifletteva, curioso: se stesso ed Emmeline, dietro di lui, che studiava e non si faceva distrarre da niente e nessuno. Il cipiglio serio, gli occhi che si muovevano tra le righe, e loro agio, la bocca che ogni tanto ripeteva qualche astrusa parola o numero letto sulle pagine.
«Come fa a non friggersi il cervello...?» chiese Sirius all'amico, una volta raggiunti gli altri





Angolo dell'Autrice_
Eccoci ad un nuovo fantastico episodio de "I Malandrini che prendono in giro Mocciosus" hahahah xD Spero vi sia piaciuto anche questo breve capitolo, dove vediamo anche una povera Emmeline alle prese con i suoi "aguzzini" purosangue. Spero vi sia piaciuto, al prossimo episodio! :P


P.S. Forse qualcuno di voi l'avrà anche immaginato, quindi si: quel "SSSSH" che i ragazzi sentono di colpo è Alphard, intrufolatosi con la Giratempo, che cerca di avvisarli dell'arrivo di Madama Pince ahaha! :P

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Capitolo 4
*** A Precious Gift ***


3. A precious gift
 

Novembre 1973
 
Il sonno cominciava a prendere il sopravvento, oltre che alla stanchezza dovuta al troppo studio. Aveva ancora la cena sullo stomaco, ma aveva mangiato troppo in fretta per poter risalire in camera a studiare. E una volta risalite le sue amiche, per farle dormire, era scesa nella Sala Comune Grifondoro, ormai deserta. Solo la luce del camino, sempre acceso, le dava modo di poter studiare. Guardò l'orologio a pendolo nella sala: era quasi mezzanotte.
Sbadigliò e si stiracchiò, affondata nella poltrona davanti al fuoco. Per quella sera bastava, doveva riposare o l'indomani mattina non sarebbe riuscita a seguire le lezioni.
Cominciò a riporre i libri e le pergamene, arrotolandole quasi ad occhi chiusi. E quasi si spaventò, sovrappensiero, quando sentì la porta del dormitorio maschile aprirsi. Si girò indietro, oltre lo schienale della poltrona, notando un assonnato Black trascinare i piedi nudi verso la zona del camino. Indossava una maglietta a maniche corte nere, con la stampa di una lingua rossa, e dei pantaloncini sportivi babbani.
«Black? Ti senti bene?» chiese, vedendolo così confuso.
«Vance? Che diavolo ci fai sveglia a quest'ora?»
«Potrei farti la stessa domanda...»
«Incubi, non riesco a dormire. Tu?»
Emmeline si limitò a indicare i libri, sorridendo appena.
«Dannazione, ma tu sei una secchiona migliore della Evans! Non ti stanchi a studiare? Hai bisogno di più passatempi»
«E tu hai bisogno di più studio»
«Vorrà dire che ci dobbiamo equilibrare un po' di più, io e te...che dici?»
Emmeline si limitò a sollevare le spalle, quindi studiò il ragazzo che si sedette vicino a lei, su una poltrona alla sua destra.
«Perchè hai gli incubi?»
Sirius alzò le spalle. «Avrò mangiato troppo...»
«No, tu hai l'aria di chi gli incubi li fa spesso e volentieri. Perchè?»
«Se lo sapessi, Vance, sarei più contento e meno assonnato, non credi?»
Emmeline tacque, osservandolo di nuovo. Poi sollevò gli occhi verso gli addobbi natalizi: le festività erano ormai alle porte.
«Tornerai a casa per Natale?»
Sirius ridacchiò, divertito. «Quale casa? Io non ho nessuna famiglia. Credo che trascorrerò le vacanze a casa di James, o al massimo qui. Tu vai a casa?»
«No, non quest'anno. I miei trascorrono il Natale con mia sorella, in Francia. Facciamo una volta ciascuno: l'anno scorso con me, quest'anno tocca a lei»
«Perchè tu e tua sorella fate scuole diverse?» chiese il ragazzo, curioso.
«Perchè i miei genitori sono divorziati. Io abito con mio padre, a Londra, e mia sorella invece ha seguito mia madre in Francia, per lavoro. Io sono entrata ad Hogwarts, e lei a Beauxbatons. Così ci dividiamo i miei a Natale»
«Non potreste semplicemente trascorrere le vacanze insieme, ovunque voi siate?»
Emmeline scrollò le spalle «Li rivedrò per Pasqua. E tu perchè vai a casa di Potter?»
Era una domanda personale, lo notò dall'imbarazzo di Sirius. Imbarazzo che si trasformò in un sorrisetto leggero.
«Facciamo così...io te lo dico, se tu esci con me a Hogsmeade. Solo al villaggio ti dirò il perchè»
Emmeline sorrise, scuotendo la testa. «Proprio non ammetti la sconfitta, eh Black?»
«Mai»
«Tu non mi piaci. Non sei il mio tipo. Perchè dovrei uscire con te?»
«Nemmeno tu mi piaci, ma voglio solo...trascorrere una giornata con te in allegria, e farti capire che la vita non è solo studio. Me lo concedi?»
La ragazza lo osservò, divertita, quindi scrollò le spalle. «Va bene, ok. Se proprio ci tieni...! Vediamo se riuscirai a farmi cambiare idea»
«Forse no, ma magari per un giorno ti divertirai davvero» precisò Sirius, sorridendo.
«Quando avrò l'onore di questa fantastica giornata?» chiese Emmeline ironica.
«Che ne dici del prossimo sabato?»
La ragazza scrollò le spalle. «Va bene, purchè vengano pure tutti gli altri con noi» precisò, sorridendo a mò di sfida.
Sirius si alzò sbuffando «Vance, sei pesante lo sai?» brontolò, dirigendosi verso i dormitori maschili.


Il giorno dopo, già alla quarta ora di lezione, durante Difesa Contro le Arti Oscure, tutta la scuola sapeva che Sirius Black aveva ottenuto un appuntamento con la secchiona Emmeline Vance. E le ondate di pensiero erano due: c'era chi invidiava lei, per poter uscire con uno dei divi della scuola, e chi cercava di capire perchè Black avesse chiesto di uscire proprio a Vance, una ragazzina troppo alta per la sua età, oltre che troppo seria e intelligente. Praticamente il suo opposto.
Le lezioni di Difesa venivano svolte nei Sotterranei, in una stanza vicina a quella di Pozioni. Nessun raggio di sole filtrava tra quelle quattro mura, ed il motivo è preso detto: il professor Scabrini, docente della materia, era un vampiro italiano con l'età apparente di settant'anni, che si nutriva con sangue animale e che quindi aveva i sensi alquanto inibiti, ma la sua pelle sottile e chiara percepiva ancora fastidio a contatto con il sole. Molti ragazzi prendevano in giro il vecchio, immortale vampiro, dalla forte cadenza italiana, il parlato lento e noioso, il passo claudicante.
«Bene, chi sa dirmi cos'è un Molliccio?» chiese il professore.
La mano di Emmeline scattò in alto. Niente di più soddisfacente, per lei, che rispondere alle domande del professore.
«Signorina Vance...» mormorò il docente, ormai annoiato dalla monotonia delle sue lezioni. Solo Vance ed Evans, praticamente, rispondevano alle sue domande.
«Il Molliccio è una creatura oscura senza forma ma anche metaforma. E' un'entità che, a contatto visivo con un mago o una strega, prende le sembianze della paura più recondita di quella persona. L'unico modo per sconfiggere il Molliccio è pensare a qualcosa di divertente e positivo mentre si recita l'incantesimo...»
«Riddikulus, grazie Vance» precisò il professore, quindi sospirò «Come ha ben detto la signorina Vance, l'unico modo per sconfiggere il Molliccio è affrontarlo. Perciò...tutti in piedi, in fila indiana davanti a quel baule, forza...»
Quasi all'unisono gli studenti del terzo anno si alzarono. Il professore con un colpo di bacchetta spostò i banchi ai lati dell'aula, facendo spazio agli alunni.
«Pssst!» sussurrò qualcuno dietro Emmeline. Si girò, incrociando gli occhi di una Tassorosso del terzo anno.
«Che c'è?»
«Ma...è vero che hai un appuntamento con Sirius Black?!» sussurrò quella tutta agitata, ridacchiando come un'oca.
Emmeline sollevò gli occhi al cielo. Si girò ancora più indietro, a guardare proprio lui, la fonte di quei pettegolezzi, che in risposta alle sue occhiatacce sventolò appena una mano, sorridendo raggiante.
«No, non è un appuntamento. E'...un'uscita, tra amici» precisò, cercando di trovare un termine diverso da “appuntamento”.
«Come ti invidio, Vance! Ti rendi conto che gli sbavo dietro dal primo anno e non mi degna di uno sguardo?! Se faccio una Pozione Polisucco posso andarci al tuo posto?»
Emmeline ridacchiò divertita. «Julie, hai a malapena la sufficienza a Pozioni, dubito che tu possa creare la Polisucco. Comunque sia...no. Non è un appuntamento, te l'ho detto. E' un'uscita tra amici, una cosa seria e....professionale»
«Che cosa ti metterai?»
«Che?!» Emmeline fissò la ragazza come fosse un'aliena «che cacchio vuoi che mi metta? Mica mi devo sposare»
«Silenzio lì dietro!» esclamò spazientito il professore.
«Allora dato che siete solo amici, puoi metterci una buona parola?» sibilò Julie, speranzosa.
Emmeline sollevò il pollice, dandole un cenno affermativo, quindi tornò alla lezione. Quando venne il suo turno, impugnò con fermezza la sua bacchetta.
«Pronta, signorina Vance? Al mio tre. Uno...due...tre!»
In un attimo il docente aprì il baule, facendo uscire una nube di denso fumo nero. Emmeline lo fissò, tesa e pronta, finchè lentamente la nube si adagiò sul pavimento, schiarendosi e congelandosi, diventando un luccicante lago ghiacciato.
Emmeline deglutì, sbiancando.
Lentamente il ghiaccio-Molliccio si muoveva, camminando verso di lei.
«Signorina Vance...l'incantesimo, forza! Non si lasci trascinare dalla sua paura, la combatta»
«I-io...non ci riesco» ammise Emmeline, con le gambe pietrificate di paura. Non poteva far altro che fissare il ghiaccio che la raggiungeva, cominciando a creparsi e rompersi.
«Signorina Vance, reagisca!»
Era inutile, il ghiaccio ormai le stava sfiorando la suola della scarpe. Poteva sentire l'acqua solida creparsi sotto i suoi piedi, e la superficie ghiacciata cedere.
«No...no per favore!» sibilò, spaventata.
Poi, di colpo, sentì qualcuno spingerla via, di lato, facendola cadere a terra. Il lago ghiacciato scomparve in un vortice di fumo nero, riformandosi in un uomo alto e magro, pallido come un vampiro che fissava Sirius, che aveva preso il posto di Emmeline. Puntava il dito contro di lui e sghignazzava, maleficamente.
«Riddikulus!» esclamò il ragazzo, puntando la bacchetta contro l'uomo. L'incantesimo funzionò, e l'uomo si trasformò in un vecchio raggrinzito e dinoccolato, con un becco al posto del naso e le orecchie d'asino. Anzichè gridare il Molliccio ragliava, facendo scoppiare tutta la classe a ridere.
«Ehi Vance...dobbiamo chiamare la mammina?» sibilò Mulciber, vedendola ancora lì per terra, spaventata.
«Eccellente Black! Venti punti a Grifondoro! La prossima volta che devo farti partecipare alle lezioni, ti faccio salvare una fanciulla in pericolo» precisò ironico il vampiro, entusiasta all'idea che qualcuno al di fuori di Vance o Evans abbia potuto reagire alla sua lezione. Mulciber si distrasse dalla quantità di punti acquistata dai Grifondoro, e digrignò i denti.
«Professore ma non vale!»
«Certo che vale, signorino Mulciber. Se partecipasse anche lei alle lezioni sono sicuro che riuscireste ad ottenere molti punti per la vostra Casa»
Sirius si avvicinò ad Emmeline, porgendole la mano «Tutto bene?»
Emmeline si alzò da sola, rossa in viso. «Io non ho bisogno di essere salvata» brontolò, seccata, prima di ritornare in fondo alla fila, in silenzio.


 
Hogsmeade, una settimana dopo

 
«Allora, cosa vogliamo fare per prima cosa?» chiese Sirius entusiasta, strofinando tra di loro le mani coperte dai guanti di lana. Camminava fianco a fianco a Emmeline, lungo la via principale del paese, con tutti i negozi e le attività davanti a loro, che attendevano solo di essere visitati. Le strade e i negozi erano un tripudio di addobbi natalizi: ghirlande, vischi, decorazioni con cannella e candele volanti, arance essiccate e profumate, biscotti allo zenzero e così via. Poteva benissimo vedere il resto del gruppo qualche metro più avanti rispetto a loro, che guardavano le vetrine chiacchierando.
«Non lo so, sei tu l'esperto dei divertimenti. E non so tu, ma io ho fame» precisò Emmeline, sistemandosi bene la sciarpa Grifondoro intorno al collo.
Sirius le si avvicinò, continuando a camminare, e le circondò le spalle con il braccio.
«No no no, hai capito male Black...ho detto che non mi piaci, e soprattutto non mi piacciono i marpioni»
«O forse non ti piacciono proprio i ragazzi?» stuzzicò Sirius, ridacchiando.
«Ah ah, che simpatico» commentò ironica Emmeline, spingendolo via «Mi piacciono i ragazzi, non i Troll»
«Quindi tu pensi che siccome sono simpatico e piaccio alle ragazze, allora sono stupido?»
«I tuoi voti non mentono...»
«Certo che mentono! Sono solo degli stupidi voti» precisò seccato Sirius, fermandosi. Emmeline lo fissò, perplessa.
«S-scusa, non volevo offenderti...» ammise la ragazza, osservandolo.
Sirius era serio mentre ricambiava lo sguardo. Poi, di colpo, scoppiò a ridere lasciando la ragazza lì, confusa.
«Non hai offeso infatti! Ma mi piace quando ti scusi! E comunque questa storia che ti devi portare la scorta fa ridere. Che hai paura che ti bacio?» precisò sfottendola e scappando via.
«Black sei un cretino!» gridò Emmeline, correndogli dietro «Non farmi correre!»
«Hai paura di cadere? Tranquilla che ti raccolgo io!» gridò Sirius davanti a lei, correndo e ridendo come uno scemo.
L'animo orgoglioso di Emmeline spuntò fuori in quel momento, e accellerando la corsa raggiunse Sirius, saltandogli addosso e facendolo cadere a terra, ridendo poi come due cretini.
«Così impari a sfidarmi!» precisò Emmeline ripulendosi dalla neve che aveva invaso il paesino magico.
«Ma allora ti funzionano quelle gambe lunghe che ti ritrovi» commentò ironico Sirius, ancora ridacchiando.
«Se per questo sono più alta di te...nano»
«Nano? A me, a-ha! Questa è buona. Vieni qua, misuriamoci» rispose l'altro in tono di sfida. Si misero uno davanti l'altra, vicini, e Sirius sollevò la mano, misurando l'altezza della propria fronte e quella della ragazza. Emmeline sorrise, divertita: poteva sentire il suo profumo babbano, poteva vedere le vene sul collo appena scoperto dalla sciarpa. Non temeva quella vicinanza così “intima”, e neppure se ne vergognava. Come se fosse vicino ad un fratello.
«Tsk, sono più alto io!»
«Grazie, ti sei alzato sulle punte dei piedi!» precisò l'altra, allontanandosi e incamminandosi, trottando allegra verso i Tre Manici di Scopa. Sirius la raggiunse al volo, sorridendo divertito.
«Ehi voi due piccioncini!» gridò James, facendo arrossire violentemente Emmeline «mangiamo? Sto morendo di fame»
«Arriviamo!» esclamarono in coro i due amici. Entrando nel pub, subito percepirono il tepore interno del locale, misto all'odore di Burrobirra e cannella, proveniente dalle decorazioni natalizie.
Emmeline andò a sedersi al tavolo insieme agli altri, vicino al camino e scegliendo proprio il posto più vicino ad esso.
«Ti piace proprio il camino, eh?»
«Mi piace il fuoco, più che altro. E mi piace più l'inverno che l'estate, a dirla tutta: d'estate posso godermi di meno il fuoco»
«E soprattuto d'estate si va in giro mezzi nudi, Vance, che scandalo!» precisò Sirius sfottendola.
«Che mi hai preso per una strega del quattrocento? Quando è estate non vado mica in giro ammantata, sto mezza nuda pure io!» precisò lei ridacchiando. Sirius dovette nascondere il viso arrossato dietro al menù del pub, seppur sapeva benissimo cosa prendere: il pensiero di Vance mezza nuda non era stata una bella idea, avrebbe impiegato qualche secondo a togliersi dall'imbarazzo.
«Allora voi due, vi state divertendo?» chiese James ammiccando.
«Potter, se non la smetti ti schianto. Come te lo devo dire che stiamo uscendo come amici, e non come fidanzati?»
«Si certo, e mio padre è Merlino» precisò James, ridacchiando «e tu, Evans? Quando ci esci con me?» chiese, circondando le spalle della rossa.
«Nel millenovecentosettantamai» rispose l'altra, togliendosi di dosso James.
«Che prendete?» chiese Doras da oltre il menù, interrompendo quell'idillio d'amore. Era arrivata anche Madama Rosmerta, pronta a prendere le ordinazioni.
Ordinarono e mangiarono a sazietà, chiacchierando tra di loro. Sirius non faceva che stuzzicare Emmeline che rideva, divertita, ma ritirandosi davanti alle avances del ragazzo.
«Ehi! Che ne dite di fare a palle di neve?» propose Mary, sorridente, alla fine del lauto pranzo «così digeriamo lo stufato!»
«Oooh, vedi che nel gruppo una intelligente c'è?» rispose James alzandosi. Chi più chi meno, alla fine accettarono tutti, uscendo dal Pub e dirigendosi verso la piazza, ampia e ideale per una guerra all'ultimo fiocco.
«Sai che pensavo?» chiese Sirius al fianco di Emmeline, circondandole le spalle «Che adesso anche tu devi raccontarmi un segreto. Il lago ghiacciato del Molliccio...»
«Se per questo tu me ne devi raccontare due, allora. Cominciamo dalla domanda che ti ho fatto una settimana fa. Perchè non torni a casa per Natale?»
Sirius scrollò le spalle. «Te l'ho detto, non ho una casa, né tantomeno una famiglia. La mia famiglia è James, i suoi genitori mi hanno praticamente adottato. Odio tutta la mia famiglia purosangue, il loro attaccamento ai nostri “nobili natali”» rispose il ragazzo «Solo mio zio Alphard mi accetta per quello che sono»
«L'uomo in cui si è trasformato il Molliccio è tuo padre, vero?»
«Sì, e ci somiglia anche parecchio. Non tornerò mai più da loro...e non metterò mai più piede dentro quella casa» Sirius si limitò a sorridere, cominciando a costruire un pupazzo di neve con il "materiale" a disposizione «Ora tocca a te. Cosa significa quel lago ghiacciato?»
Emmeline deglutì, tacendo qualche istante. «Tanti anni fa...avevo circa sei anni, ero in Irlanda dai miei nonni paterni, babbani. Con me c'era ovviamente la mia famiglia e i miei zii, ed anche mia cugina Bella. Decidemmo, noi cugine, di andare a pattinare sul lago ghiacciato vicino casa. Beh, pattinare...diciamo scivolare. Era fine inverno, ed era una bella giornata di sole, faceva caldo. Così...beh siamo andate, stavamo giocando sul lago...ridevamo e mia cugina decise che dovevamo fare una gara di corsa. Così cominciammo a correre ma il ghiaccio cominciò a ruppersi e mia cugina cadde nel lago» deglutì di nuovo, cercando di non piangere «la mia reazione istintiva fu quella di tendere le mani in avanti ma così facendo bloccai mia cugina in acqua, dalla vita in giù. Andammo a cercare aiuto ma quando portammo mia cugina in ospedale era ormai troppo tardi. Dovettero amputare le gambe e lei rimase per sempre invalida, su una sedia a rotelle»
Sirius la fissava, completamente serio e assorto. «Era la prima volta che la magia...?»
Emmeline annuì «Non sapevo chi ero, e istintivamente allungai le mani per aiutarla, bloccandola a metà della caduta. I miei parenti erano come impazziti, nessuno sapeva della magia di mia madre, non ci hanno fatto rinchiudere solo perchè papà si è intromesso, facendoci tornare a casa sane e salve. Ma da quel giorno non ho più rimesso piede in Irlanda, non ho più saputo nulla da loro»
«Beh ma...ok, è stata una brutta esperienza ma tua cugina è salva no? E' viva, anche se invalida. Se non fosse stato per te, adesso sarebbe morta!»
Emmeline scrollò le spalle. «Forse per loro sarebbe stato meglio....»
«Ma è una cosa assurda, è...orribile! Perchè certi babbani non capiscono che esiste la magia?!»
«Perchè non può essere spiegata, e perchè a molti fa gola...così anziché rispettarti, ti invidiano e ti cacciano via. Mio padre stesso ha impiegato molto tempo per abituarsi a noi tre, in famiglia»
«E' assurdo, io non credo di poter vivere senza la magia. Fa parte del nostro sangue, non te ne devi vergognare Vance»
«Non me ne vergogno, infatti, ma ammetto che a volte vorrei essere normale, come le mie altre cugine...e sperare che non sia stata colpa mia»
«Più che colpa direi merito, Vance. Ma basta, non ne parliamo più ok? Non mi piace vederti triste, preferisco più quando borbotti sopra i libri»
Emmeline sorrise divertita, lasciando da parte le ombre scure del suo passato. «Sei un cretino, Black...»
«Lo so grazie. Ma sai che ti dico? E' bello essere cretini, nessuno si aspetta da te che tu faccia la scelta giusta! Anzi, ti dirò di più: oggi farò l'ennesima scelta sbagliata! A Natale resto a Hogwarts così ti faccio compagnia, che dici?»
Emmeline arrossì, sorpresa da quel "regalo" «Davvero lo faresti per me?»
«Certo, siamo amici no?» rispose Sirius sorridendo.
Emmeline ricambiò il sorriso con sincerità, ed anche un pizzico di gratitudine «E James?»
«Ah noi facciamo tutto insieme, se io rimango rimarrà anche lui, e così anche Remus e Peter, e sicuramente anche Evans e le altre ragazze. Vedrai, ci divertiremo!» esclamò il ragazzo entusiasta.
Emmeline sorrise tra sé, felice, mentre aiutava l'altro a fare il pupazzo di neve. Si girò verso il resto degli amici, tra Lily che gridava contro James e Mary che scappava da Doras che minacciava di infilarle la neve dentro il maglione.
Sì, quel Natale sarebbe stato il massimo.



 
Hogwarts, 26 Maggio 1974
Cara Daisy,
Come procede in Francia? Spero bene.
Qui la prima parte dell'anno è stata fantastica, ma la seconda parte un pò meno. Sono successe tante cose, belle e brutte.
La cosa bella è che io e Sirius siamo amici per la pelle. Una volta aver constatato che non eravamo in grado nemmeno di uscire da soli, abbiamo optato civilmente per una sana e profonda amicizia, che ci lega come lega me e Lily, o lui e James. Siamo tutti inseparabili.
Per questo, ovviamente, siamo venute presto a sapere di un fatto alquanto...strano. Remus. Beh pare sia un lupo mannaro.
Incredibile vero? I ragazzi lo scortano lontano da Hogwarts una volta a mese, e lo recuperano il mattino dopo all'alba, aiutandolo a sistemarsi per le lezioni del giorno dopo. All'inizio pensavo che Silente fosse impazzito: ammette un mannaro a scuola! Ma poi ho pensato che Remus è prima di tutto un ragazzo, uno studente, un essere umano. Ha il diritto di studiare e crescere come me e gli altri, no? E quindi abbiamo cooperato insieme per aiutarlo.
Solo...c'è stato un disguido. Pare, e dico pare, che anche Severus abbia scoperto il suo piccolo segreto e, non essendone certo, ha chiesto dettagli agli altri. Prova a indovinare cosa hanno fatto quei tre disgraziati? Un bello scherzo.
Sirius gli ha indicato dove e come si trasformava Remus, mettendolo in enorme pericolo, ed alla fine James è corso a salvarlo, quell'impiccione, o Remus lo avrebbe sbranato. Credo che James, più che per rimorso, si sia reso conto che Severus poteva davvero morire -o forse l'ha fatto per farsi bello agli occhi di Lily?. Io ovviamente mi sono infuriata con Sirius e non gli ho parlato per giorni: ha esagerato, è stato troppo persino per le loro sciocchezze da ragazzi. Severus poteva morire e Remus essere chiuso ad Azkaban per il resto della sua vita. Ma grazie al cielo è andato tutto bene.
Sirius però deve mettere la testa a posto, o non andrà molto lontano.

Tua,
M.




Angolo dell'Autrice_
Ciao a tutt*! Vi è piaciuto questo capitolo? Spero di si!
Spero soprattuto vi sia piaciuto il professor Scabrini, ahah! Non ho potuto trovare informazioni sensate sul professore di DCAO al tempo dei Malandrini, così ho inventato, cercando di restare sempre coerente :)
Spero vi sia piaciuta anche la gita a Hogsmeade, e il bel rapporto che si sta instaurando tra Emmeline e Sirius, e ovviamente anche tra gli altri amici. James e Lily mi fanno sempre ridere ahahah!
Alla prossima!
<3

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Capitolo 5
*** Snuffles ***


4. Snuffles

Hogwarts, Ottobre 1974

Era in ritardo per la cena. Camminava a passo svelto per i corridoi, scendendo velocemente le scale per dirigersi verso la Sala Grande. Gli altri avevano sicuramente cominciato, o forse anche finito, ma aveva promesso a Lily che si sarebbero sedute vicine e in disparte, per chiacchierare tra di loro. Le piaceva così tanto stare con lei, la tranquillizzava e la faceva distrarre: dal divorzio dei genitori, dalla sua famiglia babbana che non voleva accettarla, dalle ansie per il futuro. Come se non fosse mai in grado di reggere tutte le proprie preoccupazioni.
Era quasi arrivata, ovviamente non aveva avuto il tempo di poggiare la borsa in Sala Comune, se la sarebbe portata in Sala Grande.
Girò l'angolo verso l'ultimo corridoio che l'avrebbe portata alle ultime rampe di scale per la Sala Grande. Poi, di colpo, ci fu lo schianto contro qualcosa di enorme.
Cadde a terra, battendo la testa contro qualcosa che crollò dietro di lei, tintinnando. Cominciò a vedere le stelle, e non erano quelle della Sala Grande. Sentiva qualcuno ridere, e cercò lentamente di mettere a fuoco l'ombra enorme avanti a sè. Ombra che, pian piano, si rivelò essere Mulciber. Furioso, si scrocchiava le dita, pronto alla guerra. Al suo fianco, il piccolo Regulus Black ed Avery, l'altro suo compare, che sghignazzava.
«Dalle una bella lezione»
«Come ti permetti, mezzosangue? Mi sei venuta addosso, di nuovo. Ti capita un pò troppo spesso» mormorò Mulciber, prima di chinarsi e prenderla per la collottola della divisa. Emmeline si pietrificò, terrorizzata.
«S-scusami, Mulciber. Io vado sempre di fretta e non ti avevo visto» mormorò, prima di girarsi lentamente verso Regulus, a cui il sorriso scomparve quando la ragazza lo osservò.
«Perchè sei amico loro...?» sussurrò verso il ragazzo, prima di sentire la gola stretta dalla morsa di Mulciber.
«Vorresti dire che non è in buona compagnia?!» esclamò l'altro, furioso.
Emmeline cercò di reagire ma riusciva nemmeno a parlare. Proprio in quel momento vide Nick-Quasi-Senza-Testa attraversare il muro della Sala Grande, ritrovandosi davanti l'orribile scena. Sgranò gli occhi e fece dietro front per chiamare aiuto, sperò Emmeline. Ed infatti poco dopo, quando ormai stava per scalciare e cercare di reagire, ecco le porte della Sala aprirsi.
«SIGNOR MULCIBER!» una voce femminile tuonò nell'ingresso. Mulciber mollò immediatamente la presa, facendo cadere Emmeline a terra malamente. Il polso destro si piegò sul resto del corpo, facendola sussultare dal dolore. La McGrannitt si avvicinò velocemente, il viso una maschera di rabbia.
Le grida avevano attirato alcuni studenti della Sala Grande, curiosi.
«Mi spiega cosa pensava di fare, Mulciber? Vi ricordo che questa è una scuola, non una bettola. Cinquanta punti in meno a Serpeverde, una settimana di punizione per tutti e tre e una lettera di richiamo ai vostri genitori. E' inammissibile!»
«Lei mi è venuta addosso!» esclamò Mulciber.
Lo schiaffo arrivò veloce e repentino, tanto da gelare il sangue del grosso ragazzino.
«Non osi...mai più...contraddirmi, nè toccare un altro studente. O giuro sulla barba di Merlino che la caccio da qui» precisò la McGranitt, calma ma furiosa.
«Emmeline!» la voce allarmata di Lily la raggiunse, ancora a terra, stordita per il colpo alla testa e il dolore al polso.
«Sto bene, sto bene...» mormorò Emmeline, alzandosi lentamente.
«Signorina Evans, aiuti la sua amica ad andare in Infermeria, Madama Chips la controllerà. Scabrini!» gridò poi la vicepreside, mentre il professore vampiro si faceva largo tra la folla di studenti «Accompagni i suoi tre studenti in punizione da Gazza, per cortesia. Ed insegni ai suoi ragazzi a comportarsi civilmente»
«Emmeline!» la seconda voce allarmata fu quella di Mary, raggiunta da Doras e dai Malandrini. Il viso di Sirius era una maschera di rabbia mentre lanciava un'occhiata furiosa al fratello Regulus scortato via da Scabrini.
«Vieni, andiamo da Madama Chips» annunciò Remus raccogliendo le cose di Emmeline e scortandola verso l'Infermeria.


«Che razza di bastardo, Mulciber. Merita una lezione. E' un maledetto, come diavolo gli è venuto in mente a fare una cosa simile?» Sirius era furioso, non faceva che andare su e giù, guardando gli amici e Lily.
«Sirius per favore, fermati...o mi fai tornare il mal di testa» supplicò a bassa voce Emmeline, facendo ricadere la testa sul cuscino. Madama Chips le aveva dato una pozione ricostituente, e il mal di testa era sparito, lasciando solo un bernoccolo sotto i capelli. Il polso invece era slogato, quindi lo aveva solo fasciato. Doveva attendere che il corpo facesse il resto. Nel frattempo, doveva farsi quattro giorni in Infermeria.
«Sirius ha ragione. Meritano una lezione, nessuno si era mai spinto così oltre. Questo non è nonnismo, o competizione...questa è violenza» precisò James, serio «Dobbiamo vendicare Emmeline»
«Non dovete vendicare nulla, dato che non sono morta. Quando mi ucciderà lo farete»
«Tu scherza, Vance, ma Mulciber è pericoloso. Da ora in poi, nessuna di voi dovrà andare in giro da sola, chiaro?» precisò Sirius, serio.
Emmeline sorrise appena, senza farsi notare. Doveva ammetterlo, le piaceva quando Sirius si preoccupava per lei. Le dava un senso di protezione e amicizia sincera.
«Però voi non siete stati attenti» commentò calma Lily, mentre stringeva ancora la mano sana di Emmeline.
James e Sirius si voltarono verso di lei, confusi.
«Che vuoi dire, Evans?»
«Voglio dire che non avete notato una cosa importante. Anzi due. Chi ha messo in punizione quei tre?»
«La McGrannitt» osservò ovvio James «E con questo? Lo fa sempre»
«No, non sempre. Lo fa solo quando...»
«Quando Silente è assente» disse Emmeline, terminando la frase dell'amica.
I quattro tacquero, osservandosi l'un l'altro. «Non era nemmeno a cena...»
«E nemmeno ieri sera c'era» precisò Emmeline, ricordandosi dell'assenza del Preside.
«La McGranitt è la Vicepreside e, come tale, è lei a comandare se Silente è assente dal castello. Come ad esempio mettere in punizione gli studenti per fatti gravi o, addittura, minacciare di espellerli»
«Dobbiamo scoprire perchè Silente è andato via» annunciò serio James.
«Avrà forse a che fare con queste strane sparizioni?» chiese Lily, seria «Mary mi ha detto che la madre di Sarah Lawrence, del quinto anno, è sparita da un mese e nessuno sa dove possa essere»
«E cosa c'entra Silente?» chiese perplesso James.
«C'entra, stupido. Silente fa parte del Wizengamot, non lo sai? Starà indagando sulla sparizione. E la madre di Sarah non è l'unica»
«Stanno sparendo molti...maghi non puri» precisò Emmeline, rabbrividendo.
«Ma dai ragazze, vi state spaventando da sole» Sirius rise, divertito «stiamo esagerando, magari Silente si è solo preso qualche giorno di vacanza! Sarà meglio dormire, vedrete che Silente tornerà»
«Forse hai ragione. Andate pure ragazzi» annunciò Emmeline, sorridendo.
«Assolutamente no. Io resto qua, che se quelli provano a farti uno scherzo vedrai tu..» rispose l'amico, sedendosi al suo fianco «James, tu scorta Lily fino alla Sala Comune, mi raccomando»
«Con piacere» annunciò James farfallone, sistemandosi i ricci. Lily sollevò gli occhi al cielo, uscendo dall'Infermeria e sostenendo a gran voce che sarebbe più capace di difendersi da sola che di essere difesa da James.
Emmeline sorrise appena, poi spense la luce e si lasciò coprire da Sirius, che le sorrise nella penombra dell'Infermeria.
«Stai bene?»
«Si, grazie...tu sei sicuro che vuoi rimanere?»
«Assolutamente. Tu dormi ora, però, riposati» precisò serio il ragazzo. Emmeline non l'aveva mai visto così deciso e...maturo. Lo ringraziò con lo sguardo, perdendosi poi a guardare il soffitto della stanza.
«Sirius...?»
«Mh?» Emmeline sorrise. Si era già quasi addormentato, altro che guardia.
«Vorresti...insegnarmi a difendermi da sola? So gli incantesimi a memoria, ma non so se sono capace a metterli in pratica»
Sirius sospirò. «Certo, Vance...ora dormi però»


 
23 Ottobre 1974
Cara Daisy,
ti prego di riferire a mamma e papà che sto bene. L'incidente descritto dalla McGrannitt è meno grave di quel che possiate pensare. E' solo una piccola slogatura, un'ottima occasione per riposarmi indubbiamente, seppur mi annoi a morte e mi manchino le lezioni e studiare.
I miei amici non mi fanno mancare nulla: Lily mi porta quotidianamente gli appunti delle lezioni, per aggiornarmi, e Doras e Mary mi viziano con cioccolatini, gossip e risate. In quanto ai Malandrini, vengono anche loro a trovarmi quotidianamente, vuoi per scortare le ragazze e vuoi anche per venirmi a salutare.
Devo ammettere che mi piacciono molto questi “trattamenti di favore”, sopratutto da parte di Sirius, ma certo non durerà a lungo no? E' ora di tornare a fare la studentessa modello, ahah!
Saluta mamma e dalle un bacio grande da parte mia.
Tua,
M.


Il soggiorno in Infermeria fu noioso ma essenziale per riprendersi completamente. Quando era ora di uscire, Sirius insistette nell'accompagnarla fino a lezione di Pozioni, scortandola, sopratutto perchè l'aula si trovava in zona "pericolosa". Tuttavia, a parte il terribile trio ancora in punizione, nessuno dei Serpeverde osò nemmeno avvicinarsi a Emmeline o ai suoi amici.
«Ehi ragazzi» mormorò James verso gli altri, una volta usciti dall'aula mentre risalvano verso i piani alti «Il prossimo fine settimana è il compleanno di Sirius, perchè non andiamo tutti insieme a Hogsmeade e festeggiamo? Sono sicuro che gli farà piacere»
Emmeline si voltò indietro, verso Sirius: stava chiacchierando con Marlene McKinnon, e si sentì arrossire quando lo vide toccarle una ciocca di capelli rossi, facendo sorridere la ragazza.
«Non credo che abbia necessità di festeggiare con noi, Potter. Andiamo, Lily?» chiese Emmeline, trascinando poi via l'amica e allontanandosi dal gruppo.
«Ma che diavolo le è preso?!» esclamò James confuso. Remus si limitò ad alzare le spalle, più pallido e smunto del solito. James gli circondò le spalle, preoccupato.
«E' già ora?»
«Temo di sì...mancano pochi giorni...» sussurrò Remus.
«Voglio venire con te, Remus, ti prego...!» sibilò insistente James.
«Assolutamente no, James, è troppo pericoloso. Io...non sono in grado di controllarlo, capisci?»
«Lo so ma deve esserci un modo!»
«Non c'è, James, perciò per favore lascia perdere. Voi...continuate a studiare.»
James tacque, pensieroso e triste. Da quando avevano scoperto che Remus era un lupo mannaro, avevano cercato in ogni modo di stargli vicino, seppur l'unico modo fosse scortartlo alla Stramberga prima e dopo la trasformazione. Non c'era nulla che potessero fare, Remus aveva ragione. Continuare a studiare per diventare Animagi era l'unico modo per stargli vicino.
Doveva cercare di tirare su il morale ai suoi amici, e l'unica soluzione, per lui, era divertirsi.

Hogsmeade, 3 Novembre 1973

Alla fine tutti avevano accettato l'idea di James e, quel sabato, si ritrovarono tutti insieme a camminare per Hogsmeade, ridendo e scherzando -chi più chi meno.
Sirius aveva ovviamente portato con sé anche Marlene, la sua nuova fiamma, e i due si allontanavano spesso dal gruppo per sbaciucchiarsi o starsene semplicemente da soli, non facendo altro che alimentare la gelosia di Emmeline. Cercava di pensare razionalmente ma era tutto inutile: voleva che Marlene si togliesse dai piedi, e alla svelta.
«E' normale che tu sia gelosa, sei la sua migliore amica» mormorò Lily prendendola sotto braccio. Erano giorni che affrontavano quel problema.
«A meno che non ti senta più la sua migliore amica, ma qualcos'altro» precisò Doras, sorridendo divertita.
«Ma smettila per favore» brontolò Emmeline «A me lui non piace, è come un fratello per me, ma...mi sta evitando»
«Non è che ti evita, Emmeline. E' che...beh è fidanzato, e si sa che quando uno si fidanza tralascia gli amici»
«Ma non tralascia James, Remus e Peter. Perchè no?»
«Perchè l'amiciza tra maschi è diversa!» precisò Lily sospirando «stanno meno attenti a determinate cose, non vedono Marlene come una minaccia. Finchè ovviamente Marlene non tenta di allontanarlo da loro»
«Ma se lo allontana da me va bene?» chiese perplessa Emmeline.
Lily scrollò le spalle. «Sei una ragazza. Sei la sua migliore amica. E sei bella e intelligente. Probabilmente anche lei è gelosa»
«Certo sono meno bella di lei, quindi che ha da ingelosirsi?»
«La priorità che tu hai nella vita di Sirius. Quel che dici tu per lui ha un valore, come quel che dico io o James. Lei invece è solo la sua fresca fiamma, e sa benissimo che durerà poco. Lasciala fare, vedrai che tra qualche settimana finirà tutto e lui tornerà da noi»
«Però così non è giusto...»
«Certo che no, ma purtroppo il cervello maschile funziona solo con uno scompartimento. Una cosa possono fare, tesoro, non troppe cose messe insieme» precisò Doras, facendo ridere le ragazze.
«Dov'è Mary?» chiese poi Lily guardandosi intorno. Le altre due scrollarono le spalle, finchè non la videro, avanti a loro, che camminava incontro ad un uomo anziano ed alto, con lunghi capelli e barba ed occhiali a mezzaluna.
«Professor Silente!» esclamarono in coro le tre ragazze, raggiungendo il resto del gruppo, fermo intorno al Preside.
L'uomo sorrise con dolcezza a tutti loro, osservandoli uno ad uno.
«Ah, vedo che vi state rilassando questo fine settimana. Potter, sei riuscito a convincere le nostre migliori studentesse a fare baldoria?»
James arrossì, sorridendo appena. «Nessuna baldoria, signore. E' il compleanno di Sirius, oggi»
«Ah, tanti auguri allora!»
«Grazie, signor Preside. Lei è appena tornato?»
Silente sorrise. «Sì, signor Black. Avevo delle faccende urgenti da svolgere, cose della massima segretezza...» sussurrò, facendo poi loro l'occhiolino «Ora andate e divertitevi!»
I ragazzi salutarono e fecero per andare via, ma Emmeline si attardò richiamata dal Preside.
«Signorina Vance...la professoressa McGrannitt mi ha riferito del suo incidente con il signorino Mulciber. Davvero disdicevole...»
«Oh nessun problema, professore, davvero. Solo...un piccolo battibecco»
«Rompere il polso ad una studentessa e quasi strozzarla non è esattamente un battibecco, non trova? Vorrei che sia più attenta, d'ora in poi. Studenti come Mulciber non sono facilmente gestibili, ed a volte anche noi adulti abbiamo paura di sbagliare. Stia attenta, mh? Mi dicono che il signorino Black la scorta sempre, ed anche il resto di quel bel gruppetto di amici»
Emmeline sorrise appena. «Sì, signore...spesso lo fanno, ci vogliono tenere lontano da Mulciber immagino»
«Ottima tattica. Vada pure signorina, vada» annunciò Silente «Ah! Fosse in lei, signorina...non me lo farei scappare tanto facilmente» precisò alla fine, facendole l'occhiolino.
Emmeline arrossì e sorrise appena, prima di raggiungere il resto del gruppo davanti al pub del villaggio.

Maggio 1975
 
«Poi...Il Dorsorugoso Norvegese è una specie di drago simile al già citato Ungaro Spinato, ma si differenzia da questo per via delle sue sporgenti creste lungo la schiena, di un nero intenso»
Sbadigliò sonoramente, cercando di tenere gli occhi aperti. «E' una specie di drago assai rara, fortunatamente data la sua straordinaria aggressività. Si nutre di mammiferi terrestri ed anche di...di..?» andò a guardare il libro, confusa «ah si certo, di creature acquatiche»
Sbadigliò di nuovo, prima di stirarsi inclinando la schiena. Si strofinò gli occhi, disperatamente assonnata. Non riusciva più a tenere gli occhi aperti, era più forte di lei.
D'altronde era solo l'una di notte. Nella Sala Comune non c'era più nessuno, solo il camino acceso le faceva compagnia. Decise che aveva studiato abbastanza, ed era ora di andarsene a dormire. Chiuse il libro di Cura delle Creature Magiche e prese a sistemare inchiostri e pergamene, con movimenti quasi automatici.
Poi, venne distratta da qualcosa. Una figura, una macchia nera che riusciva a captare con la coda dell'occhio, verso la zona dei tavoli.
Il cuore accellerò il battito, la temperatura del corpo si abbassò, permettendo al sangue di fluire verso il cervello. Sentiva una vena, sulla fronte, pulsare ferocemente.
Era paura, la sua. In quella figura anomala, che non doveva stare lì, qualunque cosa fosse. La vide muoversi, e istintivamente Emmeline si girò verso di essa.
Per poco non gridò, tappandosi la bocca con entrambe le mani. Era un Gramo.
Si fece istintivamente il segno della croce, un'abitudine che le era rimasta dalla sua babbana famiglia irlandese, iper-cattolica. Quando vedeva qualcosa di assurdo, persino per una strega, la sua vena irlandese faceva capolino, instillandole paura. Si chiuse a riccio, con le mani che tenevano le gambe al petto, tutta ranicchiata sulla poltrona, pietrificata dalla paura.
«Va via!» mormorò, seppur il grosso cane nero continuava ad avvicinarsi, temibile. Quando scoprì appena i denti, bianchi ed affilati, Emmeline pensò che la sua ora era arrivata: il gramo era venuta a prenderla.
Strizzò forte gli occhi, attendendo la sua fine. Ma ciò che ricevette non fu la morte, solo una bella leccata bavosa sulle mani e qualche latrato felice.
«Cosa...?» aprì di scatto gli occhi, vedendo il cane che saltava e correva per la Sala Comune, come impazzito di gioia. Il sangue tornò a fluire nelle vene, placido. Era solo uno stupido, normale cane, intrufolatosi nel castello chissà come. Che fosse Thor, il cane di Hagrid? Eppure quel cane aveva un che di familiare...
«Smettila di abbaiare o sveglierai tutta la torre!» sibilò alzandosi e cercando di mettere a cuccia il cane. Si avvicinò al camino, indicandogli il morbido tappeto davanti ad esso. Accucciata, cercava di attirarlo verso di sé: una volta seduto buono, avrebbe cercato un modo per farlo uscire da lì incolume.
«Su bello, vieni qua» mormorò, attirando il grosso cane nero a sedersi. Conquistatosi il tappeto, Emmeline felice prese ad accarezzargli la testa ed il muso. Il cane socchiuse gli occhi, soddisfatto.
«Ma che bello che sei, eh? Com'è che ti chiami? Sei proprio bello...docile e bravo, sisi. Ecco, vedi chi dovrei avere come migliore amico? Un cane! Vuoi essere il mio migliore amico?»
Il cane, in tutta risposta, abbaiò entusiasta. Emmeline sorrise. «Bene, allora saremo migliori amici. Tu almeno non sparisci se vai in amore, no? Certo che no...»
Il cane brontolò, il muso poggiato a terra.
«Devo darti un nome, però. Non è che posso chiamarti “cane”, se sei il mio migliore amico. Che ne dici di...?» lo osservò, studiando un nome adatto a lui «Tartufo?»
Il cane abbaiò di nuovo, scodinzolando. Emmeline rise divertita. «Però, sei perspicace sai? Tartufo sia, allora! Ti dona molto in verità. Aspetta qua, allora, vado a prenderti almeno dell'acqua»
Si alzò quindi, dirigendosi verso le scale del Dormitorio e lanciò un'ultima occhiata al cane.
Cane che in verità si stava muovendo, trasformandosi in qualcosa di più...umano.
Emmeline spalancò appena la bocca: davanti a lei, nel giro di qualche secondo, si ritrovò Sirius Black, seduto sul tappeto, che sghignazzava divertito.
«Tu...» mormorò, sconvolta.
«Io, si. Te l'avevo detto che ci sarei riuscito»
«Tu...sei diventato un Animago?» sibilò Emmeline sconvolta, avvicinandosi a lui. Non riusciva a crederci. Arrossì violentemente, rendendosi conto che aveva raccontato dei suoi pensiero a quello che credeva fosse un cane, ma che in verità era Sirius.
«In carne ed ossa. E pelo, aggiungerei. Sai che mi piace il nome “Tartufo”? Dovrei usarlo al posto di Felpato»
«Felpato?»
«Ah si, ci siamo dati dei nomi in codice...James è Ramoso, Peter Codaliscia»
«Anche Peter ci è riuscito??» sibilò Emmeline sconvolta.
«Sì, lo abbiamo aiutato ovviamente. E Remus è Lunastorta» ridacchiò divertito il ragazzo, ancora seduto sul tappeto.
«Ovviamente» commentò Emmeline, strappandosi un leggero sorriso. Si avvicinò, sedendosi vicino a lui. «Non posso credere che voi tre scansafatiche siate riusciti in una cosa simile»
«Così almeno smetterete di pensare che siamo stupidi»
«E vi serviva diventare Animagi, per dimostrarlo?»
«Forse si. Ma l'importante è che ora possiamo stare vicino a Remus»
Emmeline sorrise appena, poi sospirò «Bene, io vado a dormire. Ci vediamo domani»
«Emmeline? Davvero...vorresti un altro migliore amico?»
«Perchè, ne ho mai avuto uno?» chiese la ragazza, seria, mentre recuperava i libri. Sirius si alzò, aiutandola prontamente.
«Eddai...scusami, io...sono fatto così»
«Non m'importa Black, davvero. Fai come vuoi, non devi rendere a me, non sei un mio parente»
«Ma io voglio essere tuo amico! E' che quando mi fidanzo...divento stupido»
«Sì, l'ho vagamente notato. Buonanotte»
«Emmeline aspetta!» mormorò Sirius, seguendola lungo le scale a chioccola.
«Ti ricordo che il dormitorio maschile è l'altra porta»
«Fermati allora!»
Emmeline si fermò, sospirando. «Che c'è, Black, che vuoi»
«Mi manca stare con te...»
«Nessuno ti ha mai detto che non potevi farlo»
«Ma mi vergognavo a tornare come se nulla fosse! Sapevo che eri arrabbiata!»
«E quindi ora che vuoi fare?»
«Farmi perdonare»
«Alla fine dell'anno. Bene, sei sempre sul pezzo tu eh?»
Sirius sorrise, mortificato «Perchè non trascorriamo le vacanze insieme? Dai...noi quattro e le ragazze. Come ai vecchi tempi»
«E Marlene?»
«Oh, lei...beh ci siamo lasciati. Era troppo gelosa»
Emmeline voleva ballare il cha cha cha in quel preciso istante, ma decise di limitarsi ad un leggero sorriso.
«Vedremo...»
«E' un si?»
«No, non è un sì. È un vedremo. Vai a dormire, Black»





Angolo dell'Autrice_
Bentrovat*! Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo :)
Sirius è proprio un bastardo quando ci si mette eh? Ahahah! Eppure mi è piaciuto molto descrivere questa sua vena protettiva nei confronti di Emmeline, una vena che sbucherà fuori anche nei capitoli successivi e non solo per lei. Me lo immagino così, lui: protettivo con tutti i suoi amici, pronto a difenderli a spada tratta e a credere in loro. Un aspetto, certo, che purtroppo alla fine lo ha “fregato”...ma ci arriveremo!
Intanto al prossimo capitolo!
<3

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Capitolo 6
*** Something Will Happen ***


5. Something will happen


 
1 Settembre 1975
 
La notizia partì dai Capiscuola freschi di nomina e, dopo due ore dall'inizio del viaggio, tutto il treno ne era a conoscenza.
«Avete sentito del ballo?» chiese Mary emozionata, entrando nella cabina che divideva con gli altri.
«Quale ballo?» Lily cadde dalle nuvole come suo salito, sollevando il naso dal libro di Incantesimi del quinto anno.
«Come "quale ballo"? Ne parla tutto il treno!» Mary si andò a sedere tra lei ed Emmeline, che guardava fuori dal finestrino. James e Sirius giocavano a scacchi magici e Peter dormiva sonoramente.
«Non so di cosa tu stia parlando, Mary, davvero...»
«E' un ballo che hanno proposto i Capiscuola del settimo anno, per festeggiare la fine della scuola e sollevare un pò gli animi. Sai, dopo le ultime sparizioni e quel...segno in cielo che è apparso una settimana fa a Diagon Alley, beh...insomma, vogliono qualcosa per farci distrarre. Pare che Silente abbia acconsentito, comunque»
«E quando si svolgerà?»
«Natale, probabilmente. Ti ricordi a Storia della Magia quando studiammo il Torneo Tre Maghi ed il Ballo del Ceppo? Ecco, vogliono fare una cosa simile, ma senza Torneo ovviamente»
«Interessante...» mormorò Emmeline, che ancora guardava fuori dal finestrino.
«Ma che ha fatto?» sibilò James a Lily, quasi muto. La ragazza si limitò a posarsi l'indice sulla bocca, quindi tornò a studiare.
Mary sbuffò, togliendole il libro da sotto al naso. «Mi ascolti due secondi?!»
«Che c'è!»
«E' una bella notizia, no?!»
«Mary...ti devo ricordare che quest'anno abbiamo i G.U.F.O? No, certo che non devo. Sai che m'importa del ballo? Come a Potter importa di studiare»
«Io non studio il primo settembre, Evans, è una mia regola»
«Tu non studi mai, se per questo» intervenne senza enfasi Emmeline, guardando ancora fuori la campagna scozzese che scivolava sotto di loro.
James sorrise, poi le stuzzicò appena il fianco col solletico, facendola scattare sul divanetto e ridere appena.
«Smettila!» borbottò Emmeline ridacchiando.
«Io non studio perchè ci sono le mie secchione che mi aiutano, Vance!»
«Ecco, ma quest'anno le tue secchione fanno sciopero, vero Emmeline?»
«Vero»
«Quest'anno hai gli esami, Potter. Voglio vedere se te la cavi senza di noi»
«Dite così tutti gli anni, e poi...»
«No quest'anno è vero, noi non abbiamo tempo per fare i tuoi compiti, dobbiamo studiare» precisò Lily, seria.
«Eddai Evans...che cosa vuoi che faccia, che ti inviti al ballo? Va bene, se insisti»
«Ah! Certo, contaci. Con te non andrò a nessun ballo, Potter»
«Voglio proprio vedere con chi ci vai»
«Con Remus. Glielo chiesto e mi ha detto di sì»
Rimasero tutti a bocca aperta.
«Che cosa?!» esclamò sorpreso Sirius.
«Ma allora sapevi del ballo!»
«Certo che lo sapevo, Mary. Io so sempre tutto. E siccome Remus sapeva che James mi avrebbe tampinato da ora fino a Dicembre, mi ha salvato la vita -e molto tempo e pazienza- accettando il mio invito. Vai a cercare qualche altra stupida da abbindolare, Potter»
«Mary, vuoi venire con me al ballo?» chiese di colpo James, facendo sorridere Mary.
«Mi spiace, ma sono già occupata»
«Ma che cavolo! Nemmeno è cominciata la scuola e avete tutti un cavaliere?! Vance?»
«Scordatelo. Io non so nemmeno ballare»
Sirius sbuffò una risatina divertita, facendola girare verso di lui.
«Ti fa ridere?»
«No, è che ballare è l'abc della...»
«Della cosa, mh? Della società magica? Delle famiglie purosangue? Beh notizia dell'ultimo giorno, Black! Non appartengo a nessuna delle due categorie!» blaterò arrabbiata, uscendo poi dalla cabina come una furia.
Sirius rimase a bocca aperta.
«Ma che diavolo avete oggi?!»
«Sirius, mi stupisco di te: sei il suo migliore amico e non te l'ha detto?» chiese Lily.
«Ma detto cosa!»
«La sua famiglia babbana...hanno diseredato lei e sua sorella, oltre che i genitori. Non possono avere più contatti con nessuno di loro, e la madre non ha più parenti in vita. Sono rimasti soli...»
«Oh Merlino...» mormorò Mary.
«E in più, pare...e dico pare, che abbiano ricevuto delle minacce»
«Che tipo di minacce?»
«Minacce indirette dai seguaci di Tu-Sai-Chi. Come tutti i, beh...i maghi non puri, hanno avuto dei chiari segnali a lasciare l'Inghilterra. I suoi genitori si sono dovuti trasferire in Francia, con la sorella minore che frequenta Beauxbatons, ma non prima di aver avuto garanzie da Silente che lei qui sarebbe stata al sicuro. Si ritrova sola e isolata, dobbiamo starle vicino»
«Ma quando cavolo è successo?! Siamo stati insieme fino a metà Agosto» chiese James sconvolto.
«Subito dopo, quando lei è tornata a casa. Nelle ultime due settimane insomma»
«Ma quindi anche a te hanno...?» chiese Sirius preoccupato.
«No, a me no. Non per ora almeno. Ma è chiaro che stanno cercando in tutti i modi di isolarci dal resto del mondo magico. Ne siamo indegni»
«Smettila di dire cavolate Evans» brontolò James, serio «Sono tutte cavolate, vero amico?»
«Nella maniera più assoluta. Non conosco dei maghi purosangue dotati ed intelligenti come te e Vance. Nella mia famiglia siamo talmente imparentati che mi sorprendo ogni tanto di non essere nato storpio, o demente. Anche se indubbiamente mia cugina Bellatrix è pazza come una zucchina»
James ridacchiò divertito, prima di vedere l'amico alzarsi. «Dove vai?»
«A cercare Emmeline. Vediamo se riesco a farle tornare un pò il buon umore»
Sirius riuscì a trovare la ragazza lungo il corridoio del treno, qualche vagone più in là. Guardava fuori dal finestrino, gli occhi gonfi di lacrime e le guance rosse per l'eccessivo pianto.
«Ehi...» mormorò, circondandole le spalle con il braccio. Per sua grande sorpresa, Emmeline non si tirò indietro ma lo abbracciò, ritornando a piangere.
«Sono rimasta sola...mi hanno isolato, lo stanno facendo con tutti...» riuscì a capire Sirius tra i singhiozzi della ragazza.
«Ehi...ascoltami...» Sirius le prese il viso fra le mani, asciugandole le lacrime «ascoltami bene. Non sei isolata, nessuno lo è. Sei a Hogwarts, e Silente non permetterà mai che ci capiti qualcosa di brutto. Sei al sicuro, ok? E ci siamo noi. Ci sono io. Sarà un anno fantastico, ci divertiremo un mondo, abbiamo i G.U.F.O...concentrati su questo, ok? E lascia stare fuori tutto il resto, almeno finchè staremo qui»
Emmeline prese un profondo respiro, poi annuì appena. «Va bene...scusa...»
«E di cosa? Anche io me la faccio addosso. La mia famiglia mi odia, frequento quelli che loro odiano di più, e prima o poi me la faranno pagare. Ma sai cosa? Chi se ne frega, Vance. Davvero chi se ne frega, la vita è mia e faccio quel che voglio. Ed ora vorrei che tu mi sorridessi, se non ti spiace»
Emmeline sorrise appena, quasi in automatico alle sue parole, quindi lo abbracciò con sincero affetto, ricambiata. «Grazie. Sei il migliore amico che potessi mai desiderare» sussurrò, facendo sorridere Sirius.
«Lo avresti mai detto?»
«Sinceramente no. Ma adesso vai...credo che qualcuno ti stia aspettando» mormorò Emmeline, sciogliendo l'abbraccio. Julie Morgan di Tassorosso, quella che al terzo anno sbavava dietro Sirius, li guardava dal fondo del vagone.
Sirius arrossì, salutando appena Julie. Sembrava imbarazzato, più che fiero della sua recente conquista.
«Mi ha pressato tutta l'estate, non volevo nemmeno fidanzarmi ma...beh, è stata insistente, e ci sto provando insomma. Vado con lei al Ballo...se resisto fino a Dicembre»
Emmeline sorrise divertita. «Resisterai. Vai, adesso, io torno in cabina»
«Sicura di stare bene?»
«Sicura...vai»
Lo vide raggiungere Julie che gli si gettò addosso baciandolo sulla bocca. Emmeline distolse lo sguardo, arrossendo, e non riuscì a notare lo sguardo imbarazzato che Sirius le rivolse prima di allontanarsi dal vagone.
Perchè provava tutta quella vergogna quando le altre ragazze baciavano Sirius? Eppure ormai doveva esserci abituata, con tutte quelle che aveva baciato, anche davanti a lei.
Forse perchè lei non aveva mai baciato nessuno, o forse perchè...
«Sciocchezze» brontolò tra sè, secca, rientrando nella cabina insieme agli altri.




L'autunno arrivò più velocemente del previsto quell'anno. E se in molte zone a Sud dell'Inghilterra ad Ottobre si potevano vivere ancora delle belle giornate soleggiate, questo non accadeva nella selvaggia e uggiosa Scozia, dove a fine settembre era già pieno autunno.
«Fuori si gela maledizione!» brontolò Sirius buttando la sacca sulla poltrona più vicina e allungando le mani verso il camino acceso.
«Dove siete stati?» la domanda puntigliosa di Lily arrivò immediatamente «alla fine della lezione non eravate con noi, siete spariti»
«Ma che dici Evans, eravamo proprio dietro di voi!» precisò James teatrale, facendo ridacchiare Sirius.
«Avete usato il Mantello di nuovo, vero? Non lo capite che non è un gioco, no?» sibilò allarmata Lily, lanciando un'occhiataccia ai due «siete appena usciti dalla punizione, volete già rientrarci?»
«E calmati Evans, dai, abbiamo solo fatto un giro...»
«Dove?»
«Beh...nella Foresta Proibita»
Lily sollevò gli occhi al cielo. «Potter...quale parte di "Pro-i-bi-ta" non ti è chiara?!»
«Nessuna» precisò il ragazzo, ridendo insieme al suo compare di merende.
«Ridete ridete...tanto prima o poi qualcuno vi becca»
«Che siete andati a fare lì?» chiese Emmeline dal nulla, osservandoli.
Sirius scrollò le spalle «Niente. Un giro. Volevamo vedere i Centauri...»
«I centauri, certo...sai che ho dovuto sorbirmi Julie per tutto il tragitto verso la Sala Grande, pranzo incluso, vero? "Quanto è bello Sirius, quanto bacia bene..."»
James ridacchiò divertito. «La fai bene la sua voce, sai?»
«Eddai Emmeline, cerca di capirla. E' una novità, sta col più figo della scuola...»
«Il secondo più figo, Black, non esageriamo» lo corresse James, sorridendo raggiante.
«Quel che è. Le durerà poco, il tempo del ballo e la mollo»
«Puoi anche mollarla prima eh» precisò Lily sospirando.
«Nah...sennò poi chi invito per il ballo?»
James gli lanciò un'occhiata esasperata, sospirando.
«Che c'è?!»
«Potresti invitare Emmeline...» azzardò James, rifilandoli una leggera gomitata.
Emmeline sembrò cadere dalle nuvole, sollevando gli occhi dal libro. «Mh?»
«Dicevo...che Sirius potrebbe invitarti al ballo, no?»
«Ma sai che strano ballare con la mia migliore amica?» chiese Sirius, quasi schifato. Pessima idea.
Emmeline arrossì violentemente e chiuse il libro di Rune con un colpo secco. «Tranquillo, Black, non ti sacrificare. Sono già stata invitata» precisò secca, alzandosi ed uscendo dalla Sala Comune.
«Black, tu hai la delicatezza di un elefante...» brontolò Lily «ma non lo vedi che ci rimane male quando la tratti così?!»
«Così come?»
«Come se non fosse una ragazza» precisò James, trovandosi in accordo con Lily «sei troppo rude con lei, la tratti come tratti me»
«Ma per me tu e lei siete uguali!»
«Sì...ma lei è una ragazza. E magari le sarebbe piaciuto ballare con un amico anzichè con qualche brufoloso del secondo anno»
Lily tossicchiò, intromettendosi. Lo stesso odioso suono che la ragazza produceva quando James era in errore.
«Da...da chi è stata invitata?» chiese Sirius, quasi temendo la risposta.
Lily sorrise appena. «Da Gideon Prewett»
Sirius deglutì a vuoto, mentre James rise stupefatto.
«Hai capito Emmeline!»
Non ci voleva, pensò Sirius. Come poteva competere con lui?! Era Caposcuola Grifondoro, ultimo anno, uno dei migliori studenti della scuola, un esperto praticamente in ogni materia, ed anche bello e affascinante da far schifo. E per di più, la sua era una famiglia purosangue che accettava i non-purosangue andando contro la "moda" del momento.
Sentì un fuoco ribollire nelle vene. Era gelosia, o più invidia?
«Sai che me ne frega» brontolò, scrollando le spalle.
Lily sollevò gli occhi al cielo, imitata da James.
«Black, sei assurdo...perchè non ammetti che ti piace e basta?»
«Ma chi, Vance?! Ma fammi il favore. Non mi piace, siamo solo amici...sai che m'importa con chi esce? Se è felice lui, ad uscire con una palla di ragazza! Non è nemmeno bella, io non l'avrei invitata nemmeno per tutto l'oro del mondo...»
Le parole gli scivolarono via dalla bocca con una cattiveria che non sapeva nemmeno di possedere, ed anche con un ritardo pazzesco e vergognoso dato che, mentre parlava, riapparve Emmeline a recuperare la sua sciarpa, buttata sulla poltrona. Aveva gli occhi gonfi di lacrime: aveva sentito tutto.
Sentì Lily trattenere il fiato e James irrigidirsi vicino a lui. Questa volta l'aveva combinata grossa.
Emmeline fece finta di nulla, e senza fiatare sembrò dirigersi verso l'uscita della Sala Comune. Ma poi ci ripensò e tornò indietro, fermandosi davanti a loro.
«Sai, Black? Tu ti credi tanto figo, tanto sui generis rispetto alla tua famiglia...ma tu disprezzi gli altri proprio come loro. Li disprezzi perchè non sono come te, o perchè non ti seguono. Disprezzi Piton per questo, e lo stesso vale per me. Ti faccio così schifo? Bene! Possiamo evitare anche di parlarci! E per la precisione, Gideon mi corteggia da questa estate!»
Ormai stava gridando, con gli occhi gonfi di rabbia e rancore, e dovette uscire dalla Sala per evitare di non saltargli addosso per picchiarlo.
Sirius deglutì, rosso in viso. «Le passerà...» mormorò, cercando appoggio ai due amici «le passerà, vero?»
«Non ne sarei tanto sicuro, amico. Stavolta l'hai fatta grossa...» mormorò James sospirando e allontanandosi da lui.
«Black, certe volte sei proprio una bestia» ammise Lily con sincerità, alzandosi ed uscendo dalla Sala comune.
 
 
Dicembre 1975
 
Erano quasi due mesi che Emmeline non gli rivolgeva la parola. Avevano litigato già altre volte, ma quella volta niente sembrava farle cambiare idea. Le aveva provate tutte: dolci, fiori, biglietti di scuse. Nemmeno la sua forma "tartufata" era riuscita a scalfire la corazza di Emmeline.
Parlava con tutti, tranne che con lui. E quando c'era uno, non c'era l'altro. La tensione nel gruppo si percepiva anche a distanza di mesi, ed alla fine Emmeline cercava di evitarli trascorrendo il più tempo possibile con Gideon ed il suo giro del settimo anno.
Sirius si stava arrendendo. Oscillava tra la disperazione di aver perso un'amica e la gelosia, feroce e perenne, di vedere Emmeline abbracciata ad un altro, che rideva e scherzava con lui nonostante avesse gli occhi tristi e cupi. Solo ora poteva capire davvero che cosa significasse la gelosia: prima non l'aveva mai provata, per nessuna. Ma era la prima volta che Emmeline si fidanzava. E non con lui.
Era colpa sua. Aveva sfaldato il gruppo, l'amicizia, la serenità dell'anno scolastico. Lily cercava di consigliarlo come poteva, ammettendo tuttavia i suoi enormi sbagli. Nemmeno il tirarsi fuori da uno scherzo per Mocciosus aveva riportato Emmeline su i suoi passi.
«Non lo so, amico, non so davvero che consigliarti. Lily quando mi tiene il muso non è così...rancorosa. Ma Emmeline ha i suoi buoni motivi. Però io devo chiederti una cosa...»
«Spara»
«A te...Emmeline...ti piace?»
Sirius sospirò, sdraiandosi sul letto. «Non lo so, Jamie, ok? Sono confuso, non lo capisco. Sono geloso marcio di lei, vorrei tenerla solo per me, ma questo lo penso anche di te insomma. E di te mica sono innamorato»
«Non ci sarebbe nulla di male, Felpato, guarda che figurino insomma!»
«Non fare il cretino. Non lo so...siamo cresciuti come amici, è possibile innamorarsi della migliore amica?»
«Frank e Alice Paciock erano amici, prima di fidanzarsi l'anno scorso. Perchè no? Siete pur sempre esseri umani. Certo...adesso se glielo dici ti sputa in un occhio. Devi fare qualcosa di davvero eclatante. O devi rischiare la vita» James ridacchiò divertito all'ultima battuta ma tornò serio, quasi allarmato, quando vide la reazione pensierosa di Sirius.
«No! No, assolutamente no, stavo scherzando!»
«E perchè no, scusa? Almeno se viene a trovarmi sulla tomba vuol dire che qualcosa di me le fregava»
«Smettila dai, non fare l'idiota. Io, fossi in te, comincerei dal lasciare Julie. E nel fare il ragazzo maturo, almeno in sua presenza. Per un pò è meglio non fare danni, mh? Almeno non peggiori la situazione»
«Meglio, sì. Diavolo, mancano due settimane al ballo, e non ho nè una con cui ballare, nè un'amica con cui prendere in giro gli altri. Tu starai tutto il tempo con...»
«Con chi, che Remus mi ha rubato la ragazza?»
«Lily non è la tua ragazza» rispose paziente Remus, infilandosi le scarpe ai piedi «è stata lei a chiedermi di andare al ballo insieme, ed io ho accettato»
«Traditore»
«Smettila. Lo sai che Lily è solo mia amica. Ma tu sei pressante con lei. Sirius, ascolta me: se vuoi farti perdonare da Emmeline, lascia stare regali e segnali. Vai lì e le parli. Le dici quel che pensi, e prima di farlo magari schiarisciti le idee»
Sirius sospirò. «Va bene, farò così. Ora andiamo, o la nostra star farà ritardo alla partita di Quidditch. Ricordati di stracciare i Serpeverde»
«Tenterò!»
 

Due settimane dopo...
 
«Come sto?»
«E' la quinta volta che me lo chiedi, Jamie, stai bene! Aiutami a fare il papillon piuttosto, non mi riesce mai» precisò Sirius, nervoso. Gli tremavano le mani, e non sapeva nemmeno perchè: non aveva una dama con cui ballare, e non aveva risolto nulla con Emmeline. Ma era emozionato nel vederla in quella sera di gala, si sentiva che sarebbe successo qualcosa.
«Siete pronti?!» ruggì Remus affacciandosi in camera per l'ennesima volta.
«Arriviamo!» gridarono in coro i due amici, mentre Peter si lucidava i capelli indietro.
«Andiamo, dai, o saranno le ragazze ad aspettare noi»
«Ci pensi? E' la prima volta in assoluto che tu sei l'unico rimasto a secco. Persino Peter ha una dama!»
«Che?!» Sirius per poco non si strozzava con la saliva.
Peter sorrise felice «Si, danzerò con Doras»
«Poverina...» mormorò Sirius, pensando alla povera ragazza sacrificatasi per amicizia «E tu alla fine? Marlene?» chiese a James.
«Sì, Marlene. Non ti dispiace vero?»
«Ma figurati, nessun problema. E Mary?»
«E' sempre fidanzata, Sir. Mi dispiace ma devi arrenderti: sarai solo come un cane» rispose James prima di scoppiare a ridere «Hai capito?! "come un cane"! Sono troppo simpatico»
«Si si, esilarante. Ma che devo fare quindi, reggervi il moccolo mentre aspettate le altre e sbavate?»
«Puoi sempre andarti a sedere vicino alla McGranitt»
Sirius sospirò, fermandosi in fondo alle scale dell'Ingresso, di fronte alla Sala Grande. Deglutì, ficcando le mani nelle tasche dei pantaloni. Come sempre, aveva dovuto fare di testa sua: tutti col frack, tranne lui, con un semplice completo nero e camicia bianca, aderente e all'ultima "moda".
Lily e Marlene furono le prime ad arrivare. Sirius si volse istintivamente verso James, a cui dovete chiudere la bocca per evitare che sbavasse per terra. Lily indossava un bel vestito verde smeraldo, che esaltava i capelli rosso fuoco sciolti sulle spalle. Vide Remus farsi timidamente avanti e porgere la mano a Lily, che sorrise radiosa ed entrò nella Sala Grande in compagnia del suo cavaliere.
«Dai...ti prometto che un ballo con lei riuscirai a farlo» mormorò Marlene a James, dandogli una pacca sulla spalla. Sirius sorrise verso la ragazza, divertito: era una brava ragazza, lo sapeva. E perchè le cose non fossero andate bene tra loro davvero non lo sapeva. O forse sì, e odiava ammetterlo.
Fu la volta di Doras, in un abito dorato che esaltava la pelle mediterranea, greca. Sorrise a Sirius, poi a Peter che, raggiante, scortò la sua dama nella Sala Grande. E lui, come un allocco, cercava disperatamente qualcuno con cui chiedere di ballare. Fece per voltarsi verso la Sala Grande e, arreso, entrarvi dentro. Ma non fece in tempo: vide Gideon Prewett superarlo e dirigersi verso le scale, da dove stava scendendo una ragazza con dei vaporosi ricci neri ed un abito scuro da capogiro.
«Aspetta...» mormorò tra sè, sentendosi gelare il fiato in gola. Tornò a guardare la ragazza: era Emmeline. Che diavolo aveva combinato?! Non sembrava nemmeno lei. I capelli lisci era diventati vaporosi, era anche truccata e lo spacco da capogiro del vestito mostrava le gambe lunghe e sottili. Deglutì a vuoto, sentendosi il viso in fiamme.
Era troppo. Non poteva rimanere lì, in mezzo all'ingresso, a guardare Gideon che faceva il cavaliere di Emmeline. Entrò furioso dentro la Sala Grande, andandosi a sedere in un angolo, il più lontano possibile da...beh, da tutto e tutti.
Vide i due entrare poco dopo, ed Emmeline sembrava avere occhi solo che per il suo cavaliere. Che idiota che era stato, davvero un idiota. Che cosa gli costava parlarle ed ammettere la verità? Che aveva detto tutte quelle cattiverie solo perchè era geloso, era invidioso, ed era innamorato di lei?
No, non l'avrebbe mai fatto. Soprattutto perchè ormai Emmeline lo odiava.
«Siriuccio...» la voce di Julie gli giunse dalle spalle.
«Sparisci» brontolò secco, facendo scappare via la povera ragazza. Sospirò. Emmeline aveva ragione, era esattamente come tutti gli altri della sua famiglia. Era un Black, la follia ribolliva nel suo sangue. Sollevò appena lo sguardo verso la pista da ballo, e sorrise appena: James aveva ottenuto un ballo con Lily, e sembravano davvero felici. Remus ballava con Doras, Peter con Marlene e...ed Emmeline? Si alzò, cercandola. Non la trovava. Fece il giro della pista, inutilmente. Dove diavolo era finita?!
«Se cerchi la tua amichetta...l'ho vista uscire con Prewett qualche minuto fa...»
Si girò di scatto, sentendo la voce gelida e senza enfasi di qualcuno. Era Avery, che sogghignava divertito. Sirius deglutì a fatica, ed Avery spalancò appena gli occhi.
«Ma certo...ma è chiaro, no? Non avevi abbastanza rovinato la tua famiglia, dovevi innamorarti anche di una mezzosangue no?»
«Stai zitto, Avery, o ti cambio i connotati facciali» mormorò Sirius ad un palmo dal viso del ragazzo.
«Ma per favore, Black. Non sai nemmeno come s'impugna la bacchetta»
«Vogliamo provare? Sparisci, prima che ti smonto»
«Io sparisco ma a te conviene muoverti se non vuoi che Prewett, come dire...si scopi quella puttana» sibilò vicino l'orecchio di Sirius.
L'aveva provocato, e si meritava una punizione. Sirius scattò in avanti, prendendolo per la collottola della giacca.
«Ti ammazzo!» gridò furioso. La musica si interruppe di colpo e qualcuno gridò.
«Sirius!» James e Remus si quasi gettarono su di lui, separandolo da Avery che gridava al lupo.
«Per la barba di Merlino! Signor Black, il suo comportamento è inammissibile!» la voce della McGranitt mise tutti a tacere. Sirius si liberò dalla morsa dei suoi amici, il papillon che pendeva senza vita intorno al collo e i ricci scomposti.
«Sir, calmati...» mormorò James vicino a lui, circondandogli le spalle.
«Sono calmo!» sbraitò Sirius, liberandosi di nuovo.
«Signor Black, vuole spiegarmi che cosa è successo?» chiese la professoressa, seria.
Sirius fissò con rabbia Avery, che fingeva di essere stato colpito al viso. Nemmeno i migliori giocatori di Quidditch riuscivano a simulare bene come quel maledetto bastardo.
«Un piccolo incidente, professoressa...»
«Mi ha picchiato!»
«Stai zitto, bastardo...» sibilò Sirius facendo un passo avanti minaccioso. Remus e James lo bloccarono di nuovo.
«Ora basta! Trenta punti in meno ad entrambe le Case, ed entrambi in punizione! Avete rovinato la festa, complimenti» tuonò la donna, richiamando Gazza che subito prese in custodia i due ragazzi.
«Cammino da solo, grazie» brontolò Sirius, liberandosi dalla presa del custode. Imboccò l'uscita della sala quando vide una trafelata Emmeline andargli incontro, spaventata, seguita a ruota da Gideon. Sirius deglutì, tirando dritto.
«Ma che è successo??» sussurrò Emmeline, preoccupata.
«Va al diavolo, Vance» fu l'unica cosa che riuscì a dire Sirius in quel momento, sparendo scortato da Gazza.
Qualcosa davvero era successo, quella sera: aveva messo definitivamente fine alla sua amicizia con Emmeline.


 
1 Luglio 1976
Cara Daisy,
come stai? Spero bene, e che in Francia vada tutto bene. Quest'anno mi mancherai più delle altre volte, me lo sento. Mi piace l'idea di trascorrere le vacanze con Lily, nella sua casa babbana (Silente dice che lì non accadrà nulla), ma mi mancate tanto.
Quest'anno è stato...allucinante, a dir poco. Ancora non parlo con Sirius, se è quello che ti stai chiedendo. Sono ancora troppo furiosa con lui. Forse è geloso, come dici tu, e come dice Lily. Ma allora perchè non me lo dice, anzichè chiedermi scusa?! A me le scuse non bastano, vogli i motivi per cui mi ha detto tutte quelle cattiverie. Lo odio, per quello che ha detto e fatto. Ma mi manca.
Lily mi ha confessato che la sera del Ballo è stato mandato in punizione perchè mi ha difeso da Avery, ma è rimasto offeso perchè pensava che io avessi...beh sì, insomma, avessi fatto "quello" con Gideon. Ma noi a malapena ci baciamo, insomma! Come ha potuto pensare una cosa così? Non l'ho nemmeno visto, non ho nemmeno ballato quella sera. Silente ci ha chiamati subito dopo essere entrati, per un piccolo incidente pozionistico con una ragazza del primo anno: mi sono offerta di aiutarla, e Gideon di accompagnarmi. Ma quando sono tornata in Sala Grande era successo tutto quel casino.
Mi dispiace che lui possa aver pensato male di me, ma forse non ha pensato male: era solo offeso dal fatto che Avery possa aver detto quelle cose. Certo, il fatto che siamo due testardi non aiuta la situazione: io voglio spiegazioni, lui pure, ma nessuno comincia.
E non sono l'unica che sta soffrendo: non sai cosa è successo il giorno dei G.U.F.O. Sirius e James stavano bullando Piton più del solito (credo per quel che ha fatto Mulciber a Mary ed Avery a Sirius) e Lily è corsa per aiutarlo. Ma quando è arrivata, Piton sai come l'ha chiamata? "Schifosa Sanguemarcio".
E' una cosa orribile anche solo da scriverti, pensa a sentirselo dire davanti a tutti gli studenti del quinto anno. Lily è scappata via in lacrime e da allora non lo nomina nemmeno: credo che la sua amicizia con lui sia al capolinea, Piton ha intrapreso una strada troppo lontana dalla nostra, troppo...oscura.
L'unica nota positiva è che abbiamo superato tutti gli esami (Peter con un enorme aiuto da parte nostra) ma praticamente non ci siamo nemmeno salutati.
Ora vado, Lily mi sta chiamando per la cena.
A presto, sorellina.

Tua,
M.

 



Angolo dell'Autrice_
Ciao a tutt*! Che bel casino che è successo, vero? Ahah!
Sirius è davvero testardo, ma anche Avery ci mette del suo eh, e i malintesi ormai sono all'ordine del giorno! Spero vi sia piaciuto anche questo "burrascoso" capitolo: ho inserito alcuni dettagli sulla situazione di terrore che Voldemort stava instaurando in quel periodo, sempre cercando di essere il più coerente possibile con la storia :)
A presto!
<3

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Capitolo 7
*** Morsemordre ***


6. Morsmordre

Godric's Hallow, Agosto 1976
 
«Mi annoio...» mormorò per l'ennesima volta James, sdraiato sul letto della camera. La finestra era aperta, per far entrare anche solo un alito di vento dentro la stanza, inutilmente. Sirius si asciugò il sudore dalla fronte e bevve il suo succo di zucca, come fosse manna dal cielo. Era il pomeriggio più afoso e caldo che avessero mai vissuto nelle loro vite.
«Eddai Jamie basta, lo so che ti annoi ma che vogliamo fare? Fuori fa caldo, dentro fa caldo»
«E se andassimo al mare?» propose Peter, entusiasta.
«Si certo come no...» brontolò Remus chinò sui libri.
James si tirò su di colpo, il viso illuminato di gioia.
«Codaliscia, che bella idea! Bravo! Perchè no, Remus?»
«Perchè devo studiare»
«Eddaiii, è tutta la settimana che studi! Prenditi una pausa! Sai che facciamo? Prendiamo il treno come i babbani, e andiamo al mare. Anzi! Ti dirò di più: chiamiamo anche le ragazze»
Sirius divenne pallido in faccia: non vedeva Emmeline da quando era finita la scuola, e non le parlava da...beh, mesi. Non sapeva se sarebbe riuscito a vederla di nuovo, per di più con Gideon alle calcagna.
«No, forse ha ragione Remus, meglio rimanere a casa»
James e Remus si volsero verso l'amico, sconvolti.
«Ok...hai la febbre» annunciò Remus, serio.
«Ti senti bene, Sir? E' la prima volta che non appoggi James» precisò sincero Peter.
«Si? Beh, questa volta non lo farò. E' un'idea stupida»
«Aaaah, ho capito qual è il problema» annunciò James alzandosi «il nostro Siriusuccio è innamorato e non può dirlo! Sai, Pete, la sua fama di bello e maledetto ne risertirebbe»
Peter rise divertito mentre James scompigliava i capelli a Sirius, che cercò di evitarlo nascondendo un sorriso sotto i baffi.
«Io ancora non capisco perchè non parlate e glielo dici» ammise Remus, pacato.
«Perchè non è facile, Rem. Devo ammettere che avevo torto, che ero geloso...e poi scusa! Lei che va a letto con Gideon, allora?!»
«Prima di tutto non l'ha fatto, te l'ha detto Lily venti volte» rispose Remus «secondo, anche se fosse? Mica era fidanzata con te, o anche solo vi frequentavate...eravate amici, e basta. Quindi se vuoi andarci solo tu a letto con lei, sbrigati»
Sirius guardò sconvolto Remus: non l'aveva mai sentito parlare così.
«Oddio, state tutti male» mormorò ironico Peter, facendo ridere i suoi tre amici.
«Ok, facciamo così. Andiamo a casa della Evans, so che oggi ci sarebbero state anche le altre. Andiamo e chiediamo se vogliono venire con noi, e se lo fanno...TU parli con Emmeline e risolvi la questione, da uomo» precisò James, puntando il dito contro Sirius.
«Va bene...affare fatto»

Cokeworth, qualche ora dopo...
«E così tu sei il famoso James Potter...»
«Famoso, signore?»
«Oh si, famoso. Mia figlia non fa che parlare di te, veramente. In maniera negativa, ma credo che in qualche maniera tu gli piaccia...»
James si gonfiò come un tacchino, osservando radioso il signor Evans.
«Io e Lily siamo solo amici, signore»
«Oh lo credo bene, signor Potter. Dovrai passare sul mio cadavere prima di fidanzarti con mia figlia» precisò serio l'uomo, prima di sorridere e fargli un occhiolino «Scherzo...»
«Fra quanto ha detto che torneranno?» chiese Sirius, nervoso. Batteva il piede a terra, agitato, e non faceva che guardare la porta d'ingresso.
«Presto, caro, ormai dovrebbero essere qui a momenti. Come hai detto che ti chiami?» rispose la signora Evans, gentile, mentre serviva ai quattro ragazzi una spremuta d'arancia.
«Sirius, signora, Sirius Black»
La ragazza alta e magra, che sedeva in un angolo, trattenne una risata. Sirius si volse verso di lei: aveva un collo lungo come una giraffa, vaporosi capelli biondi e un vestito rosa pastello, da signorina “sotuttoio”. La sorella di Lily non poteva essere più diversa da lei.
«Ti fa ridere il mio nome...Petunia?» rispose Sirius, sottolineando quello altrui.
Il sorrisetto divertito della ragazza sparì in un'espressione di offesa e disprezzo.
Per fortuna che in quel momento la porta dell'ingresso si aprì, facendo entrare nel salotto le quattro ragazze e le loro risate. Sirius e James scattarono in piedi come due damerini, lasciando le quattro ragazze e i signori Evans alquanto perplessi.
«Ciao, Evans»
«Potter...che diavolo ci fate qui?» chiese perplessa Lily, posando la borsa sul tavolo. Emmeline era una maschera di indifferenza, mentre Marlene e Doras andarono a salutare i ragazzi, allegre. Petunia rimase pietrificata contro il muro del salotto: se possibile, sarebbe voluta sparirvi attraverso.
«Beh volevamo chiedervi se volevate venire al mare con noi» ammise James, sorridente.
«Al mare? Oddio, ma è lontano...» mormorò Lily.
«Perchè non rimanete qua?» intervenne la signora Evans, entusiasta «Abbiamo una bella piscina, vi posso preparare qualcosa per cena e magari rimanete anche a dormire da noi! Che ne dite?»
I ragazzi si guardavano fra sé, incerti, mentre Petunia tratteneva spaventosamento il fiato.
«Che dici, Lily...?»
«Non so, a me va bene. Sicuramente siamo più comodi...»
«Allora è deciso! Così vi tengo d'occhio, a voi due»
«Papà, smettila, siamo amici» brontolò Lily imbarazzata. Il signor Evans e James risero, divertiti. Petunia sembrava che stesse per scoppiare di rabbia, ma si limitò ad alzarsi ed uscire di casa sbattendo la porta.
«Non badate a Petunia, vi prego, lei...non ama molto le stranezze» ammise mortificata la signora Evans.
«Oh non si preoccupi, davvero» ammise Sirius, educato «Allora, andiamo a infilarci questi costumi o no? Mi sto sciogliendo»


«TUFFO A BOMBAAA!»
Gli schizzi provocati da Sirius arrivarono a bagnare anche le sdraio a bordo piscina, facendo lamentare Lily e Mary, sedute su di esse. Doras stava preparando il secondo giro di mojito, osservata da un sognante Peter, mentre gli altri ragazzi sguazzavano in acqua, troppo accaldati per poter uscire. Emmeline, dal canto suo, se ne stava seduta al bancone del piccolo “bar” degli Evans, chiacchierando con Doras del più e del meno. Era in tensione, nervosa, e non si era ancora tolta il pareo da sopra il costume da bagno. Osservava i ragazzi fare il bagno dal riflesso che producevano sulla finestra dietro il bancone. Vide Sirius rincorso da James, scivolare pericolosamente sul pavimento esterno della piscina. Il suo istinto le diceva che doveva dirgli qualcosa, tipo che si sarebbe rotto la testa così. Ma in fondo, sperava che se la rompesse davvero.
Quando poi, però, lo vide trasformarti in Tartufo, si girò di scatto sconvolta.
«Sei forse impazzito?! E se ti vedono?»
La risposta del cane fu quella di abbaiare divertito, scodinzolando e correndo su e giù per il patio come un pazzo. James e Peter ridevano divertiti mentre Emmeline guardava Sirius impazzito.
«Smettila! E' pericoloso!»
«Ah ma allora qualcosa di lui t'importa!» esclamò Peter divertito.
«No» rispose secca Emmeline, ritornando seduta al bancone «ho solo paura che ci becchino»
«Come fanno a beccarci, se non siamo registrati? Non risulta nemmeno che stiamo usando la magia fuori la scuola, se è quello che ti preoccupa» precisò James, ridendo.
Emmeline tornò al bancone, non reagendo più alle pazzie di Sirius. Gli altri tornarono ai propri divertimenti e alla fine il ragazzo si arrese, tornando nella sua forma umana e stupida. Sospirando, prese coraggio e lentamente si avvicinò al bancone. Gli occhi caddero rovinosamente lungo la schiena nuda di Emmeline, la pelle leggermente abbronzata dal sole, il laccio del bikini che pendeva lungo la spina dorsale. Dovette placare i bollenti spiriti, e comportarsi come se nulla fosse.
«Doras, c'è il mojito pronto per me?»
«Dammi due secondi, Black. Ed ora che me ne accorgo, ho finito la menta. Vado a prenderne altra nel frigo, eh» annunciò la ragazza. Lanciò un'occhiata a Sirius, indicando Emmeline che fissava il suo mojito quasi finito, quindi entrò in cucina.
Sirius deglutì a fatica, sentendo la gola improvvisamente secca. Poggiò le braccia sul bancone, sospirando.
«Ciao»
Emmeline mosse appena la testa, a mò di saluto.
Sirius sorrise, poi porse la mano destra verso di lei. «Mi chiamo Alan, piacere»
Emmeline sollevò appena un sopracciglio, a testa china, e non si mosse.
Sirius sorrise di nuovo: almeno reagiva. «Volevo solo presentarmi, scusa. Sei qui con qualcuno?»
«Un'amica» rispose la ragazza, ancora fissando il suo mojito.
Sirius riprese fiato: almeno stava al gioco. «Anche io. Beh con tre amici, veramente. Ma sbaglio o ci siamo già visti a scuola?»
«Frequentiamo lo stesso anno e la stessa casa»
«Ah ma certo! Tu sei quella brava, la più studiosa, intelligente, coraggiosa e bella dell'anno»
«Impossibile. Chi te le ha dette queste bugie?»
«Un amico. E' un tuo grande fan, insomma...»
«Ma davvero...e come mai questo tuo amico non me le ha mai dette queste cose?» chiese Emmeline, sollevando gli occhi su di lui. Si guardarono qualche istante. Sirius si sentì morire dentro.
«Perchè sono un coglione, Vance»
«Si, lo sei»
«E sono geloso. Ero geloso che Gideon ti avesse invitato prima di me, al mio posto. E quando Avery ha detto quelle cose su di te non c'ho visto più»
«Lo sai che non è vero...»
«Lo so. Mi dispiace» Ti amo! Perchè non lo dici, coglione? Pensò, disperatamente. Non ci riusciva, era inutile.
«Te lo avrei detto, ma mi vergognavo di confessarti che mi piaceva un ragazzo»
Oddio no, ti prego. Deglutì «Perchè? Sono il tuo migliore amico, avresti dovuto»
«Lo so, scusa»
«Quindi ti piace?»
«Mi piace?» chiese Emmeline fissandolo negli occhi.
«Non lo so, Vance. Te lo sto chiedendo...» mormorò Sirius. Deglutì di nuovo, si fissarono qualche istante come due idioti, uno che pendeva dalle labbra dell'altra.
«Ssì..mi piace. E' un bravo ragazzo»
«E' un bravo ragazzo o ti piace? Perchè se è un bravo ragazzo vuol dire che gli vuoi bene e basta, se ti piace...è un altro discorso. Tipo: io sono un bravo ragazzo?»
Emmeline sorrise divertita, alzandosi. «Tu sei tutto fuorchè un bravo ragazzo, Black!» precisò, prima di avvicinarsi alle sue amiche e sedersi con loro.
Sirius avrebbe voluto gridare di gioia, ma si tenne tutto dentro di sè. Si trattava di una più o meno dichiarazione, no?


 
Hogwarts, Marzo 1977
 
«Ehi, ragazze! Andiamo a Hogsmeade domattina...?»
Lily ed Emmeline sollevarono gli occhi dai libri, perplesse.
«Potter...devo ricordarti che tu e Sirius siete in punizione? La McGrannitt ha espressamente detto che per tutto Gennaio non uscirete dalla scuola»
«Tu lascia stare la McGrannitt. Volete venire si o no?»
Emmeline guardò Lily, che scrollò le spalle. «Sì, tanto non ce la farai mai a farti dare il permesso Potter»
«Facciamo così...se domattina io e Sirius saremo a Mielandia alle 10, allora dovrai uscire con me Evans. Che dici?»
Lily sbuffò, divertita.
«Sssssh!» Madama Pince li aveva sentiti dal fondo della biblioteca, e “dolcemente” li invitava al silenzio.
«Sottovaluti la professoressa, Potter. Ma per pietà ti dico “ok”»
Emmeline osservò l'amica perplessa. Lily scrollò le spalle. «Non ce la faranno mai»
Sirius e James sorridevano tra loro, divertiti. Stavano organizzando qualcosa. Non sapeva cosa, ma era sicura che sarebbero finiti in un mare di guai. A volte quei due sembravano due bambini di cinque anni: completamente incapaci di percepire il pericolo, o il divieto di un adulto. Si guardavano tra di loro con una luce brillante negli occhi. Un feeling così forte che sembravano stessero parlando telepaticamente.
«Peggiorerete solo le cose...» mormorò Remus, intervenendo solo in quel momento «e sappiate che io non mi metterò tra voi e Silente, questa volta»
«Quando mai lo hai fatto, Lupin?» chiese ironico Sirius, facendo sorridere appena Lupin. Era pallido come un cencio e sudava copiosamente.
Emmeline lo guardò con preoccupazione: quando si avvicinavano i giorni della luna piena era sempre un disastro per lui. Un po' come la fase pre-mestruale per loro ragazze, ma peggio...e senza tutti quei peli.


Il giorno dopo Emmeline e Lily fecero una colazione abbondante e prima delle altre, che avevano deciso di rimanere al castello, a dormire e poltrire. Era una fredda e nevosa mattina invernale, ed anche Emmeline avrebbe volentieri fatto a meno di uscire dal castello...ma ormai aveva detto a Lily che sarebbe uscita, ed era sinceramente curiosa di vedere se quei due si sarebbero davvero presentati.
Si ritrovò davanti allo specchio della camera, a mettersi il rossetto che le aveva prestato Mary “per le situazioni d'emergenza”, a sistemarsi i vestiti e vedere se era abbastanza presentabile.
«Dai che sei bella, su! Siamo in ritardo» annunciò Lily affacciandosi nella camera.
«Arrivo, arrivo...» mormorò Emmeline, uscendo.
Non c'erano molti ragazzi in giro per il castello: chi non era già andato al villaggio si era rintanato in Sala Comune, per oziare davanti al camino acceso.
«Perchè non gli hai ancora detto che hai rotto con Gideon?» le chiese di colpo Lily, camminando sulla strada principale di Hogsmeade: un tripudio di gente allegra e chiacchiericcia.
«Non lo so...non ne ho avuto l'occasione»
«Certo, come no. Te lo dico io perchè: perchè hai paura che si faccia avanti. Ed hai paura che se vi fidanzate e poi rompete, l'amicizia si perderà»
Emmeline deglutì a vuoto, senza dire nulla. Come sempre, Lily le aveva letto nel cuore.
«Sappi che è un pensiero stupido, tesoro...voi vi piacete, e se vi fidanzerete sarà per sempre. Ed anche se non dovesse funzionare, siete abbastanza maturi per ammetterlo e tornare amici come prima»
«E tu allora perchè non fai la stessa cosa con James?» chiese Emmeline sorridendo.
Lily arrossì. «Perchè io e James non siamo innamorati»
«Certo, come no. Quel povero ragazzo ti sbava dietro da sei anni»
«Quel povero ragazzo, come dici, è un immaturo, irresponsabile, stupido e rozzo»
«Ma anche simpatico, sensibile, gentile ed educato» precisò Emmeline, entrando dentro Mielandia. L'odore di miele le fece venire l'acquolina in bocca.
«Ha bullizzato Severus per sei anni»
«Lo bullizzava perchè era geloso. E perchè si è andato a mettere con cattiva gente»
«Non è comunque un buon motivo»
«Quest'anno non è ancora successo. Magari è cambiato»
«Lasciamo stare. Non cambiare discorso! Devi dire a Sirius che...»
«Che devi dirmi Vance?»
Emmeline e Lily sobbalzarono, girandosi dietro di loro. James e Sirius sorridevano, trionfanti. Lily era a bocca aperta ed Emmeline rossa come un peperone.
«Come diavolo...avete fatto?»
«Ah Evans, ci sottovaluti! Io e Sirius abbiamo tante qualità. Allora, uscirai con me?»
Lily era rossa in viso per la rabbia. Si limitò a prendere il sacchetto di carta dove poter mettere i dolciumi, facendo sorridere trionfale James. Il ragazzo prese a seguirla per il negozio, tampinandola, e lasciando così soli Sirius ed Emmeline.
«Allora, come ci siete riusciti?» chiese curiosa Emmeline, mentre prendeva delle Api Frizzole. Sirius si appoggiò con la schiena contro lo scaffale, incrociando le braccia al petto. Sorrideva felice, osservandola.
«E' un segreto, Vance»
«A me puoi dirlo, lo sai che non lo direi mai a Lily»
«No, come non le hai detto di Tartufo»
Emmeline sorrise, scrollando le spalle. «Gli amici si dicono sempre tutto...»
«Infatti...per questo non capisco perchè tu non mi abbia detto di Gideon»
Emmeline deglutì a vuoto, arrossendo di vergogna. Si allontanò dalle Api Frizzole, ma sentì Sirius prenderle il braccio e trascinarla in un angoletto del negozio, tra Cioccorane e Rospi alla Menta. Lo spazio lì era ristretto, e si ritrovarono uno davanti l'altro.
«Perchè non me l'hai detto»
«Non lo so, che vuoi? Non...c'è stata occasione»
«No, certo, mica ci vediamo tutti i benedetti giorni. Lo so io perchè»
«Perchè?»
«Perchè ti piaccio, ed hai paura che quel sentimento rovini l'amicizia»
Emmeline arrossì ancora di più, se possibile. Cercò di andare via ma Sirius la fermò, sorridendo.
«E' così o no?»
«Smettila Black, basta» brontolò Emmeline.
Sirius ridacchiava, bloccandole il passaggio.
«Black mi sto innervosendo»
«E perchè mai? Perchè è la verità? Ti piaccio?»
«Va al diavolo!» biascicò Emmeline con le lacrime agli occhi. Bella idea dirglielo Lily, brava!, pensò tra sé, scottata da quella presa in giro. Adesso Sirius l'avrebbe presa in giro per giorni, facendola ingelosire in ogni maniera.
«Eddai Vance, scherzavo...!» precisò Sirius.
Lo schiaffo arrivò senza che quasi se ne potesse accorgere. Emmeline lo stava ancora fissando, furiosa, con le lacrime agli occhi.
«Vaffanculo» brontolò seria, prima di uscire di corsa dal negozio.
«Emmeline! Black, che hai combinato?» Lily, vedendo l'amica scappare, si girò verso il ragazzo.
«Io...niente...stavamo scherzando...io stavo per dirle che...che...vado a recuperarla» precisò alla fine, uscendo a sua volta dal negozio. «Vance!» gridò, osservandosi intorno. Era sparita. Sbuffò, continuando a guardarsi intorno. Fece per rientrare in negozio ed avvertire gli altri due che sarebbe andato a cercarla per il villaggio, quando un grido acuto e agghiacciante squarciò l'ambiente allegro della strada principale.
Ben presto, al grido iniziale ne seguirono altri. Sirius rimase pietrificato, fuori dal negozio, e istintivamente guardò in cielo dove molti passanti avevano già rivolto lo sguardo.
Un enorme teschio, verde e scintillante, aleggiava sopra le nuvole grigie, aprendo pericolosamente la bocca per farne uscire un serpente, che mostrava i denti velenosi ai presenti.
Il caos arrivò immediato: la gente cominciò a fuggire in ogni direzione, mentre cinque uomini incappucciati con maschere d'argento avanzavano per la strada principale, risalendo verso di loro.
«James! Lily!» gridò Sirius rientrando dentro.
«Sirius che succede?»
«I Mangiamorte, sono qui! James, prendi Lily e riportala al castello!»
«I Mangiamorte? A Hogsmeade?!» Lily era totalmente in confusione.
«James, vai! Io vado a cercare Emmeline»
«Vengo con te»
«No! James, dovete tornare al castello, veloci!» gridò Sirius. Vide James prendere la mano di Lily e trascinarla nel magazzino del negozio. Sarebbero stati al sicuro. Cacciò la bacchetta ed uscì dal negozio. La folla quasi stava per travolgerlo, mentre solo alcuni maghi adulti cercavano di frapporsi tra i Mangiamorte ed il resto della folla. Questi si limitavano a respingere gli incantesimi, senza offendere.
Sirius imboccò una via laterale, correndo e chiamando a gran voce Emmeline, senza grandi risultati. Stringeva con forza la bacchetta, come se potesse aiutarlo nel salvare la sua amica. Ma niente, non la trovava. Decise di uscire dai cunicoli e ritornare nella via centrale, dove c'era il vero caos. Forse Emmeline era stata attirata dalle grida ed era tornata a cercarlo.
«Emmeline!»
«Sirius!»
«Emmeline, dove sei!»
«Qui!»
La sentiva ma non riusciva a vederla. Ma poi eccola sbucare da dietro i Tre Manici di Scopa, pallida come un fantasma.
«Emmeline! Andiamo, dobbiamo andarcene!»
«Lily e James!»
«Sono tornati al castello, muoviti! Vieni, prendiamo le vie laterali!»
La prese per mano e la condusse verso Mielandia.
«C'è un passaggio segreto che collega il negozio al castello, torneremo da lì»
«E tu come fai a saperlo?»
«E' una lunga storia...corri ora!»
Girarono l'angolo, proprio dietro al negozio, quando andarono a sbattere contro una delle figure incappucciate. La figura, rigido nei movimenti, cadde a terra e la maschera scivolò via dal viso da ragazzo, mostrando un viso pallido e folti capelli ricci.
I due ragazzi si guardarono, pietrificati, mentre Emmeline non credeva ai suoi occhi.
«Regulus...non tu...» sussurrò, sconvolta.
Il ragazzo si alzò e ritornò a viso coperto, fiero. «Lunga vita a Lord Voldemort!»
Sirius scattò in avanti, atterrandolo velocemente e togliendogli ancora la maschera. Sopra di lui, cominciò a prenderlo a schiaffi e pugni, gridando come una furia che si sarebbe fatto ammazzare. Piangeva, mentre gridava, Emmeline poteva sentirlo mentre cercava di separarli.
Poi un lampo rosso venne scagliato nel vicolo e fece sobbalzare tutti e tre. Era cominciata una guerra lì fuori.
Regulus ne approfittò di quel momento di sorpresa per spingere via il fratello maggiore e scappare verso la strada principale, zoppicante.
«Sirius lascialo! Andiamo!» gridò Emmeline afferrando il ragazzo per un braccio. Lo trascinò dentro al negozio appena in tempo per vedere gli Auror scontrarsi contro i Mangiamorte. Poi scesero nei magazzini, risalendo verso il castello.


«Siete degli irresponsabili! Immaturi e irresponsabili!»
La McGrannitt non fece sconti di pena. Tutti e quattro dentro l'Ufficio di Silente, che li guardava da oltre gli occhiali a mezzaluna, severo.
«E lei, signor Lupin, mi meraviglio di lei! Lasciar scappare i suoi amici come dei ladri! Ancora non capisco come abbiate fatto!»
«Professoressa, io le giuro che se lo avessi saputo...»
«Lei è un Prefetto, signor Lupin, è tenuto a saperle certe cose!»
«Mi dispiace...»
«Potevate farvi male! Potevate ferirvi!»
«C'erano altri studenti nel villaggio, professoressa...» osservò timidamente James, a testa china.
«Non rispondermi in quella maniera, Potter!»
«Minerva...» fu Silente a interrompere la discussione, seppur stesse fissando uno di loro: Sirius. Silenzioso e a testa china, gli occhi velati di lacrime ed un graffio sulla guancia, si fissava i pugni stretti sulle ginocchia. «Credo che i ragazzi si siano presi un bello spavento. Una tazza di thè per tutti farà bene. Signor Potter, perchè non scorta le ragazze nel dormitorio? Vorrei parlare con il signor Lupin ed il signor Black, se non vi spiace»
«Si signore, subito» precisò James, alzandosi felice di uscire da lì. Rimasero così solo Remus, Sirius, Silente e la McGranitt. L'anziano Preside si alzò, quindi si inginocchiò davanti a Sirius e gli sollevò delicatamente il viso, facendo scivolare le lacrime del ragazzo sulle sue guance. Remus trattenne il fiato: non lo aveva mai visto piangere.
«Non è colpa sua, signor Black...»
«Certo che è colpa mia. Sono suo fratello maggiore, avrei dovuto proteggerlo...dirgli qualcosa, picchiarlo piuttosto che lasciarlo solo»
«No, le dico. Suo fratello è stato...ammaliato dall'oscurità, come molti»
«Ma di che state parlando?» chiese confuso Remus.
Sirius si girò, osservandolo. «Regulus...è un Mangiamorte»
Cadde il silenzio per qualche secondo, poi la McGrannitt si chinò su di lui, mortificata.
«Black...mi dispiace tanto»
«Oh non deve, professoressa. Noi Black abbiamo una naturale propensione alla criminalità. Mi meraviglio che i miei genitori ancora non mi abbiano scritto, lodando la sua scelta e maledicendo la mia»
«Black, non dire così. Tuo fratello è un ragazzo, è stato sicuramente obbligato...»
«Oh no, mi creda Professoressa. Mio fratello è nato nella gloriosa famiglia Black, nessuno lo ha obbligato. Io speravo...speravo solo che accadesse più avanti»
«Non possiamo fare niente per lui, Albus?»
«No Minerva, temo di no. Almeno non ora. Il professor Lumacorno dice che il suo letto è vuoto ed il baule è sparito. Ha lasciato la scuola...temo che il giovane Regulus sia ormai preso da Voldemort. Ma c'è un modo per aiutarlo...»
«Silente, non dirai sul serio? Sono solo dei ragazzi...»
«Ed hanno visto già abbastanza per saperlo. C'è un ordine segreto, signor Black...l'Ordine della Fenice, formata da maghi e streghe che combattono Voldemort ed i suoi seguaci»
«Voglio farne parte» precisò subito Sirius.
«Con calma. Una volta finita la scuola, sì, ma adesso è ancora presto. Sappiate solo che non siete soli, e che non staremo con le mani in mano. Il vostro compito è farlo sapere ai vostri fidati amici, e svolgere una missione di...arruolamento. Pensate di poterlo fare? Mi raccomando: l'Ordine è e deve rimanere segreto, ne farete parola solo con chi avete massima fiducia»
«Si Signore...»
«Signor Lupin, scorti il suo amico nel dormitorio. A lei il compito di farlo stare bene come può: il signor Potter temo sia troppo sconvolto per l'incontro di oggi»
«Si signor Preside»


«Vuoi qualcos altro?»
«Remus...sto bene, davvero. Non sono mica in fin di vita»
«Allora io sto sotto, in Sala Comune eh? Se hai bisogno...»
«Vai, ho detto. E assicurati che Lily ed Emmeline stiano bene. Ed anche James. E' stata una lunga giornata»
Remus sorrise appena ed uscì dalla camera, lasciando il ragazzo da solo, nella penombra. Sirius s'infilò sotto le coperte e strinse le gambe al petto, poggiando il mento sulle ginocchia.
Regulus un Mangiamorte. Sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma viverlo in quel momento...toglieva il fiato. Poteva immaginarli, i suoi genitori: tronfi d'orgoglio mentre si pavoneggiavano con i Malfoy, o i Mulciber, che il loro giovane figlio sedicenne era già un Mangiamorte.
“E Sirius?” avrebbero chiesto, come se si stesse parlando di un malato mentale. Sua madre avrebbe sospirato, triste, e suo padre avrebbe precisato con serietà che lui non aveva altri figli oltre a Regulus.
Ma che importa? La sua famiglia era lì, insieme a lui: non gli importava di nessun altro, nemmeno di Regulus. Si facesse ammazzare, se voleva.
«Ehi...» la voce di Emmeline lo fece sobbalzare. Si distese immediatamente, sorridendo raggiante.
«Ehi, dolcezza, sei venuto a portarmi un whiskey incendiario?»
«Non serve che fai il duro con me, Sirius...»
Emmeline si avvicinò al letto e si sedette davanti a lui, incrociando le gambe. Si osservarono a lungo, come se potessero parlare telepaticamente. Sirius le prese lentamente la mano, intrecciando le dita con le sue prima di portarsela alle labbra, baciandone il dorso. Emmeline sorrise nella penombra, lasciandolo fare. La mano libera di Sirius andò ad accarezzarle la testa, sfiorandole i folti capelli neri. Andarono a sdraiarsi sul letto, stretti l'uno all'altra.
«Ho avuto paura di perderti...se ti fosse successo qualcosa...»
«Non è successo nulla. Stiamo tutti bene» lo interruppe subito Emmeline, stringendolo ancora di più a sé.
«Ma se ti fosse successo qualcosa...» ripetè Sirius «io non posso stare senza di te»
«Nemmeno io...»
Sirius si volse appena verso di lei, ritrovandosi a guardarla dritto negli occhi. Annullò le distanze, baciandola dolcemente nella penombra della stanza. Si abbracciarono e baciarono a lungo, spaventati e coraggiosi, in quella lunga battaglia di sangue e amore che sapevano avrebbero dovuto combattere e difendere, prima o poi.


 
Giugno 1977
Cara Daisy,
spero che stiate tutti bene. Anche questo anno è finito, e temo sinceramente per il prossimo. Non certo per i M.A.G.O., ma per la egoistica consapevolezza che, finita la scuola, nessuno di noi sarà più al sicuro.
Sirius e Remus ci hanno parlato di questo...O.d.F, come ti dicevo già nelle altre lettere. In principio dovevamo solo avvicinare altri amici, ma alla fine hanno deciso di entrare a farne parte già da ora. Noi, come studenti, non possiamo fare molto, ma ci stanno allenando per affrontare altre emergenze come quelle di gennaio a Hogsmeade, dove due Nati Babbani sono stati uccisi, nel ben mezzo della strada. Ti rendi conto?! Sono diventati sfrontati, non temono la reazione di nessuno.
E poi c'è il problema di Regulus: è sparito, nessuno sa nulla. Sirius e suo zio Alphard sono preoccupati, e io sono sicura che si è andato a cacciare in qualche brutto guaio. Speriamo rinsavisca, prima o poi.
L'unica nota positiva è che tra me e Sirius va tutto bene.
State attenti.


Tua,
M.





Angolo dell'Autrice_
Ciao a tutt*! Spero che anche questo movimentato capitolo vi sia piaciuto :)
Stiamo entrando nel vivo della storia: Sirius ed Emmeline finalmente hanno fatto pace e, nella paura di perdersi, si sono finalmente dichiarati, hurray!
Ma, allo stesso tempo, la guerra con Voldemort si sta radicando. Ho voluto in particolare rappresentare il primo incontro tra Regulus Mangiamorte e Sirius, ho sempre pensato come avrebbero potuto reagire l'un l'altro, e come si fosse sentito Sirius, così diverso dalla sua famiglia.
Bene, spero vi sia piaciuto, fatemelo sapere! :)
A presto!
<3

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Capitolo 8
*** R.A.B. ***


7. R. A. B.

Hogwarts, Aprile 1978
 
«Vance...Vance!»
«Che vuoi, Black, devo scappare in Sala Comune»
«Fermati due secondi, ho il fiatone...!»
Emmeline si fermò e si sentì trascinare dentro un'aula dismessa e vuota. Il profumo babbano di Sirius lo aveva individuato mezz'ora prima, alla faccia del cane silenzioso e invisibile quale si vantava di essere.
Si lasciò avvolgere da quel profumo, da quelle braccia e quei baci, ridacchiando divertita.
«Ci siamo visti un'ora fa!» protestò Emmeline, divertita.
«Lo so...però volevo salutarti» precisò Sirius, portandole indietro i capelli neri. Lo studiò: era preoccupato, glielo leggeva negli occhi. Nulla di anomalo, dato quello che accadeva fuori dalla scuola, ma quel giorno lo era particolarmente.
«Che hai...»
Sirius non tentò nemmeno di nascondere i suoi pensieri. Si allontanò di qualche passo, girandosi verso un banco rotto, privo di una gamba.
«Mi ha scritto mia madre...»
«Tua madre?!»
«Già. Pensa che onore» sbuffò Sirius, pensieroso «E' preoccupata per Regulus...dice che non si fa vedere da tempo, ed ha paura che gli sia successo qualcosa. Come se io potessi andare dal Signore Oscuro e dirgli "ehi amico, hai per caso visto quel coglione di mio fratello?". Glielo chiedesse lei, quella brutta...»
«Sir. E' tua madre, comunque sia» precisò Emmeline «non possiamo chiedere a Silente, se ha informazioni su di lui?»
«Già fatto, ma ovviamente nessuno sa niente. Mi toccherà andarlo a cercare»
«No» rispose subito Emmeline, avvicinandosi a lui, abbracciandolo. «E' pericoloso, Sirius. Là fuori...»
«Là fuori c'è la vita reale, Emmeline! Questo è il nostro ultimo anno a Hogwarts, e l'anno scorso sono arrivati fino ad Hogsmeade! Pensi che ci potremmo salvare ancora? Pensi che usciti da qui non toccherà anche a noi combattere? Che vivremo una vita tranquilla e serena? Non finchè ci sarà Voldemort vivo»
Emmeline rimase a fissarlo, qualche istante. «Tu hai paura»
«Certo che ho paura! Ho paura per te, per Peter, per Remus, per quei due pazzi che hanno deciso di fidanzarsi l'ultimo anno di scuola...ho paura per Regulus»
«Non puoi salvare tutti, lo sai vero?»
«Ma devo provarci. Siete l'unica famiglia che ho, e non voglio perdervi» mormorò Sirius, gli occhi velati di acrime.
«E non lo farai, nemmeno se dovessimo morire tutti» lo abbracciò forte, sospirando «siamo in guerra, la gente muore, dobbiamo essere forti...e soprattutto essere pronti, allenarci nel duello, nelle battaglie. E se dovesse succederci qualcosa...sapremo che è stato un sacrificio dovuto per la pace, per i nostri figli e nipoti, per le generazioni future»
«Come fai ad essere così tranquilla?»
«Non lo sono, infatti. Ma cerco di non farmi sopraffare dalla paura. O così l'Avada Kedavra non funziona...»
Sirius sbiancò, guardandola. Risero insieme, cercando di scacciare via la paura con l'ironia e la felicità di stare insiem.
«Sai cosa mi fa paura più di Voldemort?»
«Cosa...»
«Tu che parli di figli»
«Che cretino che sei Black» brontolò Emmeline dandogli un buffetto dietro la nuca. «Dai andiamo, James e Lily hanno bisogno di aiuto»
«Che è successo?» chiese Sirius allarmato, uscendo dalla stanza.
«Hanno un appuntamento a quattro con Petunia e il suo fidanzato»
«Oddio...questa è peggio che combattere i Mangiamorte» precisò ironico Sirius, seguendola.


«Allora, James...ricapitoliamo» precisò Emmeline, sospirando. Stavano ripassando per l'ennesima volta il "copione" che avrebbe dovuto eseguire per l'appuntamento, mentre un'agitata Lily si mordeva le unghie. «Petunia e Vernon sono Babbani...allo stato puro. Odiano i maghi, odiano la magia, sono assolutamente banali e noiosi. Hai presente Lumacorno quando parla delle sue imprese amorose? Ecco, peggio! Parleranno di lavoro, macchine, partite di calcio o rugby, le ultime notizie al telegiornale e stop! Non ti chiederanno nulla di te, nè cosa studi nè come vi siete conosciuti. Non vogliono sapere nulla, non gli interessa, vogliono solo far contenti i genitori di Lily. E' tutto chiaro?»
«Certo!»
«Quindi cos'è che potresti chiedere ad uno come Vernon?»
«Dunque, potrei ad esempio chiedergli...» azzardò incerto James, osservando Lily «che squadra tifa?»
«Perfetto! Che squadra tifa?»
«Liverpool» rispose prontamente Lily.
«Pf, pessimo» brontolò Sirius.
«Ma che squadra di Quidditch è il Liverpool? Non esiste!» esclamò James sconvolto.
«Non è possibile...» mormorò Emmeline, lasciandosi cadere sulla poltrona mentre gli altri lo guardavano perplessi.
«Jamie, fai così...sorridi e annuisci, ok?» precisò Remus, ironico.
«Temo che sia l'unica soluzione» ammise sincero Sirius «o posso sempre venire con voi, e fare una cena a sei!»
«Non ci pensare nemmeno»
«E' fuori discussione» aggiunse Lily alla reazione di Emmeline «è evidente che tu non conosci Petunia, e nemmeno Vernon. Non ti ricordi come ti guardava mia sorella l'ultima volta che sei venuto da me?»
«E' perchè sono figo, Evans» precisò ironico Sirius, mettendo in mostra il fisico asciutto e atletico.
«Mh, o forse perchè sei la materializzazione dei suoi incubi» commentò Emmeline, tirandogli un cuscino e facendo ridere i suoi amici.



«Ed allora io gli ho detto: Frank, le birre calde le bevono i contadini!» esclamò Vernon, facendo scoppiare a ridere una nervosa Petunia, avvolta in un abito floreale e appariscente, costoso, nulla in confronto al semplice vestito azzurro che indossava Lily: il preferito di James.
«Capita Potter?» chiese Vernon ridendo.
«Certo, certo» rispose James accennando una risata. La verità era che era troppo concentrato nel fissare il triplo mento del ragazzo, adagiato sulla cravatta nera e stretta intorno ad un collo praticamente inesistente. L'esatto opposto della sua magra e alta fidanzata.
«Oh, ma non vi ho detto che ho comprato una macchina» annunciò fiero Vernon.
«Oh è vero caro, perchè non ci racconti come l'hai comprata?» chiese Petunia sognante, come se fosse la cosa più bella del mondo.
«Un vero affare, Potter! Ho questo mio amico, Alfred, un ex compagno del liceo. Eravamo lì a giocare a golf e ad un certo punto mi fa: "Vernon, ma sai che McDonald ha rilevato la concessionaria del padre?" E io penso subito: "Cavolo, devo andare da lui a comprarmi una macchina! Vado lì, due chiacchiere e una birra, lo intorto ben bene e alla fine...BAM!» esclamò battendo le grosse mani tra di loro, facendo sobbalzare tutti e tre. Istintivamente guardarono verso la vetrina del ristorante, dove era parcheggiata la sua macchina rosso fiammante.
«Una Rover SD1, nuova di pacca, a metà del prezzo di mercato. Non è un vero gioiellino, Potter? Quanti stipendi ci vogliono per comprarti una cosa simile, venti?» chiese Vernon, ridacchiando.
James strinse con forza il bicchiere di coca cola che stava avvicinando alla bocca, e sentì Lily irrigidirsi e spostarsi nervosamente sulla sedia. Lanciò un'occhiata a Petunia, che lo fissava atterrita: sapeva che il fidanzato di sua sorella stava per dire qualche sua stramberia.
«Stipendio? Oh no affatto, Vernon. Non te l'ha detto Lily? Io sono un nobile. Sono ricco di famiglia. Ho talmente tanto di quell'oro che con la tua Rover SD1 mi ci pulisco il culo, stronzo»
Vernon diventò paonazzo in viso e si alzò di scatto, seguito a ruota da tutti e tre.
«James, per favore, basta!» sibilò Lily disperata.
«Vernon, caro, ci stanno guardando tutti» sussurrò spaventata Petunia, cercando di far abbassare il pugno del fidanzato, teso appena verso James.
«Che c'è, Vernonino, hai paura di uno strambo come me? E fai bene, caro mio: potrei tramutarti in un maiale quale sei, e non lo faccio solo perchè mi è stato vietato, ma abbassa la cresta quando parli con me»
«Ora basta! Petunia, andiamo via!» annunciò furioso Vernon, uscendo dal ristorante come una furia.
«Brava...come sempre devi rovinare tutto» precisò secca Petunia, gli occhi gonfi di lacrime. Uscì dal locale inseguita da Lily, invano.
L'ultimo ad uscire fu James, che a braccia incrociate fu preso a schiaffi dal vento gelido di Londra. Trovò Lily piangere in un angolo, la testa china. In quell'istante un senso di colpa lo assalì mescolandosi al senso di rivalsa e giustizia nell'aver affrontato quell'arrogante.
«Lily...scusami»
«Va al diavolo James. Una cosa ti avevo chiesto, una! Di non creare casini. E tu cosa fai?»
«Ehi, quello mi stava offendendo!»
«Certo che ti stava offendendo, James, quello ci odia! Ma è il futuro marito di mia sorella, è tuo cognato e dovrai rispettarlo»
«Ma lui non deve rispettare me?! Ma che diavolo vi prende, a voi? Io devo rispettare uno che mi umilia davanti alla mia ragazza, e io non devo...non devo tramutarlo in un maiale?» abbassò la voce, per non farsi sentire. Lily rimase a fissare la cabina telefonica davanti a loro, a braccia incrociate. James sospirò, sollevando gli occhi al cielo.
«Ascolta..sistemerò le cose, ok? Andrò a parlare con Vernon, e faremo pace. Lo faremo prima del matrimonio»
«Quale matrimonio?» chiese Lily, confusa.
James sorrise, estraendo dalla giacca una scatolina di velluto. «Il nostro, Evans. Altrimenti chi ti farà da damigella?»
Aprì la scatolina ed estrasse l'anello d'argento e diamanti all'interno, sorridendo emozionato.
«Quindi tu per chiedere scusa mi chiedi di sposarti?»
«No, volevo farlo con calma dopo la cena, ma...»
«Sta zitto, Potter, o rovini tutto» precisò Lily, sorridendo. Si abbracciarono a lungo, ridendo come due cretini.

Godric's Hallow, Gennaio 1980
 
«E' permesso?!» esclamò Sirius dopo essersi scrollato di dosso la fuligine del camino. Subito dopo ecco sbucare anche un'infreddolita Emmeline, avvolta in un pesante scialle verde smeraldo.
«Ehi, finalmente!» esclamò James, andando loro incontro. I tre amici si abbracciarono, sollevati.
«Lily?» chiese Emmeline. James indicò la cucina col mento, sorridendole. La ragazza si diresse verso l'amica, varcando la soglia della stanza. La neo-mamma ancora non mostrava la curva della pancia, ma aveva già tutti i segni della gravidanza: una pelle radiosa e rosea, gli occhi lucidi e felici ed un sorriso raggiante.
«Ah siete arrivati! Gli altri sono tutti in ritardo, di nuovo...credo che i Paciock abbiano avuto qualche problema col loro camino, e Peter ha troppa paura di uscire. Certe volte quel ragazzo mi sembra davvero un topo spaurito» ammise la rossa, prima di abbracciare l'amica.
Lentamente il camino dei Potter si andava animando sempre di più. Ecco arrivare finalmente i Paciock, un infreddolito Remus, i fratelli Amelia ed Edgar Bones, Alastor Moody ed infine lo scintillante Dedalus Lux.
«Bene, manca solo Silente» mormorò James nervoso, versando a tutti burrobirra o succo di zucca.
«Perchè sta facendo così ritardo...» mormorò Sirius preoccupato, osservando il suo orologio da taschino.
«Cos'è questa nuova moda, Sirius?» chiese curiosa Alice Paciock.
«Oh Alice, il nostro Black è un vero dandy...adesso porta l'orologio da taschino come i nostri nonni. Fa tornare di moda cose vecchie di secoli» precisò Remus, facendo ridacchiare i pochi presenti.
«Scommettiamo che faccio tornare di moda anche i roghi per i maghi? Solo per quelli troppo studiosi però»
«Allora tu sei salvo, Black» precisò Lily sorridendo divertita.
L'orologio nel salotto suonò di colpo e lentamente le lancette si spostarono verso "Ospiti". Ogni volta che quel dannato orologio si muoveva tutti saltavano in piedi, temendo che si fermasse su "Pericolo".
Poi, avvolto tra fiamme verdi scintillanti, ecco apparire un pallido e stanco Silente che uscì sospirando dal camino. L'Ordine presente si alzò in piedi: tutti avevano notato il suo viso teso.
«Scusate il ritardo, notizie dell'ultimo minuto...sedetevi, vi prego»
«Vuoi una burrobirra, Albus?» chiese Lily preoccupata.
«Meglio un Whiskey Incendiario, mia cara» ammise Silente. Guardò poi il gruppo davanti a sè, che attendeva delucidazioni «Temo, miei cari amici, di essere messaggero di brutte notizie. La situazione è peggiorata: molti adepti di Lord Voldemort hanno scoperto l'animo nero e senza perdono del loro padrone. Hanno tentato invano di opporsi, o di scappare. Senza grandi risultati. Lord Voldemort non perdona, e chi pensava che era solo questione di sangue, si è dovuto ricredere. La guerra è ufficialmente cominciata»
Tutti tacquero, e lentamente Emmeline si volse verso Sirius, seduto due posti più in là. Le parole sibilline di Silente significavano solo una cosa: Regulus si era pentito, e ne aveva pagato le conseguenze. Sapeva che Sirius aveva recepito il messaggio, perchè fissava serio Silente, i denti stretti in una morsa di rabbia dietro la bocca serrata.
«Cosa facciamo adesso, Albus?» chiese Dedalus, serio.
«Facciamo quello per cui ci alleniamo da anni, amico mio: combattiamo. Per un futuro migliore, per liberare il mondo magico da questa piega. Per noi, per i nostri figli...» rispose il mago, osservando Lily ed Alice. «Ho preparato una sede ben protetta per l'Ordine. Dobbiamo essere uniti, tutti noi. Lord Voldemort è troppo forte anche per me, anche se qui dentro conosco molti validi e potenti maghi» precisò, facendo l'occhiolino ad Emmeline, che arrossì. «Tenetevi pronti, la prossima riunione si farà nella nuova sede. Potete andare. State attenti, non uscite mai da soli e sempre in campana, mi raccomando»
La riunione si sciolse e lentamente i membri uscirono dal camino. James salutava tutti mano a mano che andavano via, ma i suoi occhi si giravano spesso verso Sirius, seduto ancora sulla sedia, che tratteneva a stento le lacrime mentre Emmeline, in ginocchio davanti a lui, gli stringeva le mani e gli mormorva parole rassicuranti. Silente osservava quella pietosa ed austera scena in silenzio, poi lentamente si avvicinò a James.
«Come è morto?» chiese il ragazzo, sussurrando.
«Non lo sappiamo. Abbiamo trovato il suo corpo in riva al mare, non lontano da una caverna dove dicono sia infestata dagli Inferi. La famiglia è già stata avvertita. Povero ragazzo...»
«Ha fatto le sue scelte, Albus, e ne ha pagato le conseguenze»
«Oh James, questa è una guerra. Ogni scelta che facciamo ci porterà alla morte. L'importante è essere consapevoli che non sarà tutto inutile. Regulus aveva solo bisogno di amore, come Sirius...ma il tuo amico è fortunato, ha voi» precisò Silente, calmo, osservando Sirius circondato ora anche da Lily e Remus.
James annuì, lasciando andare Silente. Poi lentamente si unì a gruppo di amici, andando ad abbracciare il suo unico fratello. Quando fu James ad abbracciarlo, i singhiozzi di Sirius furono incessanti, le lacrime si riversavano sulle spalle dell'amico senza freni.
«Forza...forza Sirius. Facciamolo per lui...per tutti i ragazzi che sono stati uccisi da Voldemort. Vendichiamolo...»
«Stupido idiota...» mormorò Sirius tra le lacrime.
«Non era uno stupido, Sir. Era un ragazzo. Era tuo fratello. Aveva solo bisogno di una guida migliore da quella che ha avuto. Vendichiamolo, e lo saprà»
 

Nota dell'Autrice_
Bentrovat*! Questo è uno dei capitoli più tristi che abbia scritto per questa Fic, devo ammetterlo: la morte di Regulus, e la possibile reazione di Sirius, mi ha molto rattristato. Cominciamo ad entrare nel vivo della storia: i ragazzi hanno lasciato Hogwarts, ormai sono adulti. Troviamo una Lily incinta di Harry, l'Ordine che comincia a fare sul serio, e la guerra che inizia realmente. Da questo momento in poi, purtroppo, sarà tutto una valla di lacrime ahahah! Ma anche speranza, e tanto tanto amore «3
A presto!

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Capitolo 9
*** For My Family ***


8. For my Family

Hogwarts, Giorni nostri
 
Un elfo domestico sbucò dal nulla con un vassoio ospitante biscotti e succo di zucca per i presenti nell'Ufficio del Preside.
«Grazie...» mormorò la McGranitt, seria, seppur il lungo racconto di Alphard si era per il momento interrotto. Tutti i presenti erano caduti quasi in trance, in un lungo e profondo silenzio. Harry e Teddy erano rimasti ad occhi chiusi. Dalla voce di Alphard, dai suoi racconti, da quel che aveva visto...potevano quasi vederli, i loro genitori. Potevano immedesimarsi in quelle schermaglie, in quei litigi, in quelle guerre...in quelle lacrime. Erano stati anche loro bambini, adolescenti, adulti.
Ma Harry non era sicuro di voler proseguire. Sapeva benissimo cosa c'era dopo la morte annunciata di Regulus. La sua nascita e, poco dopo, la morte dei suoi genitori. Il tradimento di Peter, l'arresto di Sirius per dodici lunghi anni, la sua morte...quella di Remus.
«Possiamo fare una pausa, se volete» mormorò Alphard, osservandoli.
«Forse è meglio, si» ammise la Preside, uscendo poi lentamente dall'Ufficio, insieme a Ron ed Hermione.
Teddy, Harry ed Alphard si guardarono a lungo. Si studiarono, a lungo. Come se, dall'altro, potessero carpire il senso stesso della vita. Poi, fu Harry a prendere parola.
«Non so se voglio proseguire nella tua storia, Alphard»
«Chiamami Al, Harry. Perchè?»
«L'ho vista troppe volte, quella scena. Nei ricordi di Severus, di Albus, nei miei stessi ricordi. Non voglio...rivivere la morte dei miei genitori. Non voglio più»
«Io invece credo che dovresti farlo, zio» intervenne Teddy, arrossendo appena «voglio dire. E' la stessa storia, ma da un punto di vista differente. Tu l'hai vista dal punto di vista tuo, o di Severus. Questa volta sarà dal suo punto di vista...o magari di Sirius»
«Non lo voglio rivedere lo stesso, Teddy. Non...non mi va, vorrei dimenticare il motivo per cui i miei genitori sono morti»
«Lo stesso motivo per cui sono morti i miei, Harry. O quelli di Teddy. Per noi, per il nostro futuro, per la pace»
«Perdonalo, Al. A volte Harry ha un pò di manie di protagonismo» precisò Teddy, facendo scoppiare a ridere entrambi gli uomini.
«Ragazzino impertinente» precisò Harry, scompigliandoli i capelli. Guardò poi Alphard, sorridendo. «Hai famiglia, Al?»
L'uomo sorrise appena, mesto. «No. Ero così sommerso nelle ricerche per la mia famiglia, che non ne ho creata una nuova. Mi sono agganciato al passato, ai ricordi di qualcun altro, per cercare di ricrearne vagamente il fantasma. Troppo tardi ho capito che era tutto inutile, che forse avrei dovuto cercarti prima...molto prima di adesso»
«Non è mai troppo tardi, credimi» precisò Harry «ti capisco perfettamente. Io sono stato per mesi, tutte le notti, davanti allo Specchio delle Brame, perchè mi faceva stare insieme alla mia famiglia, anche solo per...magia. Poi una sera Silente mi beccò» precisò, ridacchiando e sollevando gli occhi sul quadro del Preside che di rimando gli fece un occhiolino «E sai cosa mi disse?»
«"Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere"» rispose prontamente Teddy, avendo sentito quella storia cento volte almeno.
«Esatto. E mi disse anche un'altra cosa, l'ultima volta che ci vedemmo. "Non provare pietà per i morti, Harry. Prova pietà per i vivi, e soprattutto per coloro che vivono senza amore". E da quel giorno, lo giuro su me stesso, non ho mai smesso di amare nessuno della mia famiglia. Penso ai miei morti tutti i giorni, è vero...e mi sento in colpa, è vero anche questo. Ma faccio di tutto, ogni giorno, per dare loro un motivo per essere orgogliosi di me. Di noi»
«Credo che lo saranno sempre e comunque» precisò Teddy, facendosi poi abbracciare da Harry.
«Albus aveva ragione...» ammise Alphard, girandosi verso il sorridente quadro dell'ex-Preside «Ho fatti degli errori, che mi hanno quasi portato alla pazzia. Ma sono pronto a rimediare, se sono ancora in tempo»
«Mi...mi chiedevo, Alphard. Se vuoi, se ti va voglio dire...potresti stare da noi, anche solo qualche tempo. Così, per conoscerci, stare più vicini...» propose Harry, incerto.
«Io...mi farebbe molto piacere, Harry» ammise Alphatd, sorridendo.
Harry sbuffò una risata subito dopo.
«Che hai da ridere?» chiese curioso Teddy, osservandolo.
«Niente, è che...suo padre mi fece la stessa identica proposta quando scappò da Azkaban» commentò Harry, sorridendo verso Alphard «mi è sembrato di risentire la sua voce, le sue parole»
«Credo che faccia parte dell'essere parenti, sai? O forse padri, chissà. Anche se quando mio padre ti fece quella proposta non sapeva di avere già un figlio»
«Ah no?» chiese Harry, curioso. «E quando allora?»
«Se vuoi scoprirlo, devi continuare a sentire la storia» precisò Alphard, mettendolo in trappola.
Harry sbuffò. «E va bene...ascoltiamo questa storia»
Teddy sorride raggiante e felice. «Vi rendete conto? Noi siamo la seconda generazione di Malandrini! Siamo come...gli eredi dei Malandrini, no?»
«Direi che possiamo definirci così, si» ammise Harry, ridendo divertito.
In quel momento rientrarono Ron, Hermione e la McGranitt.
«Allora, siete pronti per la parte più brutta della storia?» chiese Alphard accennando un sorriso.
«Ah perchè fino ad ora era bella?» chiese Ron, prendendosi una gomitata da Hermione come risposta.
Harry, Teddy ed Alphard risero appena, prima di lasciar posto alla voce narrante del Black.



Note dell'Autrice_
Ciao a tutt*! Un piccolo capitolo presente, anche per spezzare un attimo la storia e la testa, preparandoci al peggio come dice Alphard ahaha!
Come nei capitoli precedenti, ho voluto omaggiare in qualche maniera i vari personaggi della saga, e in questo capitolo Silente e, ovviamente, Sirius :P
Spero vi sia piaciuto questo piccolo preambolo prima della fine del mondo, ahaha!
A presto!

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Capitolo 10
*** Broken ***


8. Broken
 
31 Ottobre 1981...
 
C'era qualcosa di tremendamente sbagliato. Se lo sentiva. Come se qualcosa gli fosse sfuggito, durante tutti quei mesi precedenti. Dopo la profezia della Cooman, dopo l'Incanto Fidelius sulla casa di James e Lily. Qualcosa gli era sfuggito, ma cosa?
«Sirius?»
Emmeline lo stava chiamando dalla cucina. Entrò distratto nella stanza, senza notare lo sguardo teso e preoccupato della fidanzata: erano mesi che si divoravano il fegato per quella situazione. Solo quattro mesi fa avevano dovuto seppellire Dorcas e Marlene, uccise dai Mangiamorte e da Voldemort in persona. Avevano pianto tutte le lacrime che avevano nel cuore, ormai arso da ogni sentimento. L'unico sentimento era la paura, e la vendetta. Nessuna giustizia avrebbe potuto portare indietro i loro amici, i loro parenti...uccidere Voldemort era l'unica soluzione che poteva appagarli.
Ma il Signore Oscuro non aveva nessuna intenzione di fermarsi. E da quando era venuto a conoscenza di quella maledetta Profezia...James e Lily erano diventati il primo bersaglio di Lord Voldemort. Nascosti come topi, in attesa che quel bastardo si annoiasse a cercarli. Nè lui nè Peter avrebbero mai detto nulla. Sarebbero morti per loro, questo lo sapeva con assoluta certezza. Eppure...c'era qualcosa che lo tormentava, che gli sfuggiva ma che gli sembrava così palese. Forse era solo paura infondata? O, come sospettava Silente, la talpa era proprio sotto ai loro occhi?
«Sirius» Emmeline lo richiamò di nuovo, preoccupata.
«Si, scusa...dimmi» rispose lui, teso. Andò ad abbracciarla, baciandole poi la fronte.
«Devo dirti una cosa importante. Lo so che è un brutto momento, ma è davvero importante...»
«E' morto qualcuno?» chiese allarmato Sirius.
«No, ma che morto...» precisò sbuffando Emmeline.
«E allora che succede?» insistè Sirius, distratto. Troppo distratto. Emmeline non poteva dirglielo quella sera, e nemmeno la successiva. Doveva attendere un pò che le acque si calmassero, che quella storia finisse.
«Niente...non ti preoccupare, te lo dico domani. C'è Hagrid che ti aspetta per la ronda»
«Sicura? Me lo dici domani, ok?» rispose Sirius, baciandola forte «Ti amo, lo sai vero?»
«Sì...ti amo anche io. Sta attento, mi raccomando» precisò Emmeline in ansia. Lo vide uscire fuori di casa e salire sulla motocicletta, insieme ad Hagrid, diretti al solito giro di sicurezza a casa di Peter.
«Andrà tutto bene...vedrai...» mormorò Emmeline, accarezzandosi il ventre.


«Hagrid, lasciami a casa di Peter!»
«Non resto con te?» gridò di rimando Hagrid, mentre sorvolavano la terra buia sotto di loro.
«Credo che Albus abbia bisogno di una mano in sede! Va, mi faccio sentire appena sono da Peter!»
Hagrid annuì, quindi cadde morbidamente sulla strada cementata davanti la tana di Peter e ripartì, salutando con un cenno il giovane Black.
Sirius cacciò la bacchetta e si fermò qualche istante davanti il nascondiglio di Peter, guardandosi intorno.
Quella sensazione era tornata, più viva che mai. Come una ricorderella...cercava di dirgli che qualcosa non andava, che c'era qualcosa di storto in quella faccenda.
Cercò di rimanere lucido e razionale, quindi varcò la soglia della piccola casa. Era deserta. Chiamò più volte Peter, senza risultati. La casa era intonsa, nessun mobile sotto sopra, niente che lasciasse pensare ad un duello finito male.
E poi, come un fulmine a ciel sereno, lo vide. Il dubbio, che si materializzava nella sua mente. Peter. L'innocuo, ingenuo, codardo Peter. Che aveva venduto i suoi amici per avere cara la pelle. Poteva mai essere?
«No! No no no no...no merda, no!» gridò uscendo di corsa dalla Tana e smaterializzandosi in una nude di fumo nero.
Riapparve di colpo a Godric's Hallow, davanti casa di James e Lily. Anche quella sembrava abbandonata, ed una fitta sembrò attraversagli il cuore, come quando anni prima aveva saputo della morte di Regulus. Ma questa volta era ben peggiore.
«James! Lily!» gridò, entrando nella casa. Mobili rovesciati e bruciacchiati, stoviglie a terra. Ed un odore, oscuro...come se qualcuno fosse stato lì, prima di lui. Quell'odore di morte e distruzione che solo il Signore Oscuro si lasciava dietro, impregnando i muri e i corpi privi di vita delle sue vittime.
Era troppo tardi. Aveva sbagliato tutto, si era fidato della persona sbagliata. Tutti quegli anni, senza capire chi fosse davvero. Ed ora per colpa sua, i suoi amici erano morti.
«James...» chiamò il suo amico in un fil di voce, disteso sul corridoio del secondo piano. Si inginocchiò al suo fianco, baciandogli la fronte e chiudendogli gli occhi. «Amico mio...perdonami...perdonami, se puoi...» mormorò. Lo strinse a lui, piangendo le lacrime più amare, gridando il suo dolore incessante lì, proprio dentro al petto, dove il cuore ormai si stava spezzando del tutto. Si girò lentamente verso la camera da letto. No, non il piccolo Harry.
«Ti prego, no...»
Varcò lentamente la soglia della porta, con ancora le lacrime calde versate per James, e quelle che dovette versare per Lily, accarezzandole i capelli. E poi, quasi sobbalzando, lo sentì.
Un pianto, infantile, provenire dal lettino di Harry, sotto una montagna di coperte. Si alzò di scatto, recuperando il piccolo neonato, che piangeva disperato.
«Sssh...non temere piccolo Harry, non temere. Andrà tutto bene...andrà tutto bene...» mormorò abbracciandolo forte a sè. Recuperò una coperta e lo avvolse, cullandolo dolcemente. Cercò di guardare lui e solamente lui mentre usciva di casa, evitando i visi senza vita dei suoi amici. Osservò il povero, piccolo, innocente Harry, che tornò a dormire tra le sue braccia, esausto.
Poi lo vide. Quel segno, dritto sulla sua fronte. Una ferita, come un graffio, un marchio...a forma di saetta. Che diavolo era successo? Perchè Voldemort non aveva ucciso anche lui?
«Black!» qualcuno lo chiamò, preoccupato. Vide l'enorme figura di Hagrid andargli incontro, con gli occhi gonfi di lacrime ma il sorriso sulle labbra.
«Li ha uccisi, Hagrid...li ha uccisi...non siamo riusciti a salvarli...» mormorò tra le lacrime Sirius, mentre lentamente gli porgeva il piccolo fagotto «portalo via, Hagrid, scappa, portalo da Silente...se Voldemort...»
«Voldemort è morto, giovane Black» rispose Hagrid. Ecco il motivo del suo sorriso.
«C-cosa? Come...come è possibile?»
«Dicono sia stato il piccolo Harry, dicono che abbia avuto paura...si sta spargendo la voce, Dedalus Lux sembra come impazzito. Abbiamo vinto, Sirius»
E allora perchè lui non riusciva a gioire, a festeggiare? I suoi migliori amici erano morti, Peter li aveva traditi...
«Porta via Harry» ordinò d'improvviso ad Hagrid «prendi la mia moto. A me non servirà»
«Cosa devi fare?»
«Devo controllare una cosa. Vattene, Hagrid, sbrigati!» esclamò, furioso. Estrasse poi la bacchetta, tornando dentro la casa dei suoi amici quando Hagrid mise in moto e partì, volando via con il piccolo Harry tra le braccio.
«Dove sei...vigliacco...ti nascondi? Hai paura, topo pauroso?» sibilò. Aveva la vista oscurata dalle lacrime che incessanti non riuscivano a fermarsi. Lì, tra quei mobili, quelle sedie, in quella casa dove i ricordi erano troppo belli e dolorosi, ora che i suoi amici erano morti.
La prima volta che Lily gli aveva detto che era incinta, o quando James gli aveva chiesto di essere il padrino di Harry. Quando aveva preso il suo figlioccio tra le braccia, un piccolo esserino indifeso, con gli stessi occhi della madre.
«Preso!» gridò furioso, schiacciando di colpo una coda sottile e tremante, nascosta sotto la credenza. Il topo squittì di dolore, la credenza vibrò e cadde rovinosamente a terra prima che velocemente riemerse Peter, nella sua sporca figura umana. Piangeva, quello schifo umano, ma di sollievo. Corse verso l'ingresso della casa, afferrò la scopa di Lily e volò via da Godric's Hallow, codardo fino alla fine.
Sirius ringhiò furioso, recuperò la scopa di James e prese ad inseguirlo nel cielo di Londra, dove lentamente la campagna inglese faceva posto a case e grattacieli. Lampi rossi e bianchi illuminavano il cielo pumbleo e carico di nubi, mentre Peter abilmente e fortunamente evitava gli incantesimi scagliati dall'ex amico. Poi, di colpo, un Expelliarmus lo colpì, facendolo precipitare rovinosamente in un'affollata strada londinese.
Un piccolo gruppo di Babbani si radunò intorno a quei due uomini strambi, armati di bacchette e scope volanti, sconvolti.
Sirius non vi badò, troppo preso dall'assassino dei suoi amici. Gli puntò la bacchetta contro, lasciando per terra la scopa di James.
«Codardo...non puoi scappare...dovrai pagare, in questa vita o nell'altra...»
«Sirius...amico mio, ti prego...mi hanno costretto! Non avrei voluto, ma il Signore Oscuro...tu non hai idea..»
«ZITTO! NON VOGLIO SENTIRTI! IO SAREI MORTO PER JAMES E LILY!» gridò Sirius tra le lacrime.
Peter si inginocchiò davanti a lui, attirando ancora più gente intorno a sè. Piangeva, quel maledetto, ma Sirius ormai non poteva più credergli. Non dopo quel che aveva fatto.
«Sirius ti prego, ragiona! Torna in te! Sei stato tu, tu li hai uccisi! Non dare la colpa a me, amico io, io non sarei mai capace!» urlò Peter, lasciando Sirius con la bacchetta sollevata in aria, confuso. Peter ricambiò il suo sguardo e, per un istante, gli sembrò quasi di vedere del sincero rimorso nei suoi occhi. «Perdonami...» mormorò Peter, serio, prima di sollevare entrambe le braccia al cielo. Dalla punta della bacchetta si scatenò una potente esplosione che fece volare via Sirius di qualche metro.
Stordito, rimase qualche secondo a terra. Un potente fischio gli attraversò le orecchie, come se fosse diventato sordo di colpo. Non riusciva a capire cosa fosse successo. Cercò di mettersi lentamente a sedere, cercando invano la sua bacchetta. Sentiva delle sirene, lontane, e delle grida spaventate. Poi dei pop! familiari, simili a quelli della smaterializzazione. Si sentì afferrare da entrambe le braccia, mentre un Auror gli gridava qualcosa circa un omicidio.
Ma che diavolo stava facendo? Perchè arrestava lui? Cercò di dimenarsi dalle catene degli Auror, invano. Si guardò attorno, confuso: dove prima c'era Peter, ora c'era un enorme cratere provocato dall'esplosione. Una dozzina di Babbani era riversi a terra, senza vita. E di quel bastardo, nemmeno l'ombra.
Non poteva crederci...lo aveva fregato. Peter Minus aveva ucciso James e Lily, fatto la spia, tradito, assassinato dei Babbani e fatto ricadere tutta la colpa su di lui.
Si girò, attirato dalla folla di maghi che si era riversata nel luogo del disastro: le notizie nel mondo magico viaggiano veloci. E poi, nel tumulto del momento, la vide.
Emmeline, a pochi metri da quel disastro, lo osservava seria, stringendo tra le mani la sua bacchetta incrinata. Non una lacrima versava per lui, non un grido o un sorriso. Quella sera, irrimediabilmente, aveva perso tutta la sua famiglia con un colpo solo.
Lo stupore di quella situazione si trasformò lentamente, nel suo cuore, in uno stato di shock e follia.
Rideva, di furiosa rabbia, gridando maledizioni al cielo, mentre gli Auror lo portavano via.
«E' vivo! E' ancora vivo!!» gridava, trascinato delle forze dell'ordine magico, ridendo come un folle.
 
Francia, 31 Ottobre 1982
«La Gazzetta del Profeta è sul tavolo, cherì»
«Grazie»
«Alphard dorme?»
Emmeline sollevò lentamente il viso pallido verso la sorella, mentre afferrava la copia del giornale inglese e una tazza di thè. «Lo sai che non devi chiamarlo così»
«Ma è il suo nome, cherì»
«Limitati a chiamarlo Alfred, ok? E' questo il suo nome. Non voglio che lo chiami come..»
«Come il suo prozio che ti ha mandato una montagna di soldi?»
«Soldi che non ho usato, ti ricordo, ed ho prontamente rispedito indietro»
«Vuole aiutarti, Emmeline...»
«Vuole comprarmi» precisò la ragazza, sfogliando distratta la Gazzetta «e se pensa di poterlo fare, si sbaglia di grosso. Vuole che indaghi su quanto è successo l'anno scorso...Ritiene che suo nipote non sia in grado di uccidere dodici babbani e tre dei suoi amici, ma...indovina un pò? Notizia dell'ultima ora: è stato proprio lui»
«Però, devi ammetterlo...strano è strano. Voglio dire...è stato mandato ad Azkaban senza processso, dritto in prigione»
«Era nel luogo del delitto, bacchetta in mano, e di Peter è rimasto solo un dito. Secondo te servono altre prove? E' un servo di Voldemort, tanto basta»
«Ma come fai a crederci? Sirius ha sempre odiato la sua famiglia e quel che rappresentavano. Ha ingiuriato suo fratello, ha sempre protetto James e Lily...»
«Era l'unico a sapere dove fossero nascosti. L'unico. Nemmeno Silente lo sapeva, Daisy. Chi altro può essere stato?»
«E allora Peter che ci stava facendo lì? Perchè non era nel suo nascondiglio?»
«Forse voleva inseguirlo, per vendicarsi di James e Lily. Cosa vuoi che ne sappia? Non sono mica un Auror»
«No, ma eri la sua fidanzata. La sua migliore amica. E la madre di suo figlio, un figlio che non sa nemmeno di avere»
«Non lo saprà mai. Ora basta, fammi leggere il maledetto giornale» brontolò Emmeline, seccata.
Tornò così a leggere la prima pagina. C'era una foto di una sorridente Millicent Bagnold, Ministro della Magia, che stringeva la mano al capo degli Auror. Intorno a loro una gran folla. Il titolo della prima pagina recitava a caratteri cubitali: "Primo Anniversario dalla fine della Guerra". L'articolo era incentrato tutto sulle iniziative festose svolte durante quel trentuno ottobre per celebrare la fine di Voldemort e la fine di una meritata pace nel mondo magico. Si parlava anche di Harry, che era stato nascosto dal mondo magico, e il giornalista si augurava che presto il Bambino-che-è-sopravvisuto potesse tornare tra i suoi "simili".
Guardò la data sul giornale, e sorrise. Harry aveva compiuto due anni, mentre il suo Alfred aveva appena quattro mesi.
Chiuse il giornale ed uscì in terrazza, ammirando il panorama autunnale parigino.
Si immerse nei suoi pensieri, in ricordi e in fantasie cariche di nostalgie. Se lei e Sirius si fossero sposati, forse Harry sarebbe potuto crescere con lei e Alphard. Sarebbero cresciuti insieme, come fratelli, ed Harry si sarebbe preso cura del suo fratello minore. Anzichè vivere con quei babbani dei Dursley.
Sbuffò, perplessa: povero ragazzo, vivere con gli unici parenti rimastigli...e per di più Babbani anti-magia. C'era qualcosa di peggio?
«In bocca al lupo, Harry. E che il destino ci faccia incontrare presto..» mormorò tra sè, sollevando la sua tazza di thè a mò di brindisi.




Note dell'Autrice_
Bentrovat*! E' stato un capitolo impegnativo, lo so. La morte di James e Lily è terribile, e dover scrivere, immaginare la reazione di Sirius alla sua scoperta...è stato molto faticoso. Spero che anche questo triste capitolo vi sia piaciuto, nonostante il finale leggermente più allegro :)
Nel caso vi stiate chiedendo perchè Emmeline ha chiamato Alphard così seppur non volesse...lo scoprirete nei prossimi capitoli ahaha!
A presto!

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Capitolo 11
*** The Grim ***


9. The Grim
 

Parigi, 31 Luglio 1993
 
«Non dimenticarti di scrivere quando arrivi ok?»
«Si mamma...ma perchè non vieni anche tu dai nonni?» chiese il giovane, fermo in piedi vicino al camino della cucina. La fissava dal basso, con quei grandi occhi verdi che, per sua fortuna, aveva ereditato da lei. Mai avrebbe potuto altrimenti reggere lo sguardo del figlio se solo vagamente fosse stato somigliante a quello di Sirius.
Emmeline gli accarezzò i folti capelli neri, baciandogli poi la fronte.
«E' meglio di no, tesoro...gli altri parenti non mi vedono ancora di buon occhio. Magari la prossima estate, mh?»
«Va bene...»
«Ora vai, forza! Mi raccomando, scandisci bene le parole e non spaventarti» annunciò la donna, porgendogli un sacchetto di Polvere Volante. Proprio in quel momento, qualcuno suonò al campanello della piccola villa a schiera.
«Vado io!» gridò Daisy, scendendo velocemente le scale del piano superiore.
«Salve...c'è Madame Vance?» chiese la voce di un uomo dal forte accento inglese.
Emmeline si bloccò, ritirando istintivamente il sacchetto ed estraendo la bacchetta.
«Mamma...tutto bene...?» le chiese il figlio, osservandola preoccupato.
«Emmeline...c'è un uomo qui per te» annunciò Daisy, incerta, varcando la soglia della cucina.
Un uomo alto e magro si fermò al suo ingresso, fissando le due donne. L'aria stanca, i capelli scompigliati, i vestiti sgualciti, una valigetta consumata dal tempo...e lo stesso sguardo dolce di sempre.
«Remus?» chiese perplessa Emmeline, riponendo la bacchetta.
«Ciao...che bello rivederti» annunciò l'uomo, mostrando un leggero sorriso. Emmeline sbuffò un sorriso meravigliato e corse ad abbracciarlo. Remus ricambiò l'abbraccio, tenendo ancora a sé la ventiquattrore. Poi lo sguardo cadde irrimediabilmente su Alfred, e sgranò appena gli occhi.
«Per la barba di Merlino, ma...Emmeline, è...» deglutì, gli occhi si velarono appena di lacrime.
Il giovane uscì dal camino e porse la mano verso Remus, sorridendo gentile.
«Alfred Vance, signore...tanto piacere. Lei è un amico di mamma?» chiese in un perfetto inglese.
«Alfred...tanto piacere. Sì, sono un suo amico di scuola...Remus Lupin. Ma ti sto trattenendo, vedo...»
«Non più di tanto, signore...sto andando in Irlanda, dalla bisnonna. Ma senza la mamma non è lo stesso» ammise sincero il ragazzino, facendo sorridere Emmeline.
«Niente storie, forza...Remus, dammi due minuti. Accomodati pure nel salotto. Daisy, ci fai del thè freddo per favore?»
«Vado. Ciao Alfred, buon viaggio»
«Ciao zia! Ciao mamma...signor Lupin...» salutò il ragazzo, prima di sparire in un lampo di fuoco verde nel camino.
Emmeline sospirò, ancora con il batticuore. Non vedeva più Remus dal funerale di James e Lily...dall'incarcerazione di Sirius...da troppi ricordi negativi, ma ancora vividi nella sua mente. Si fece coraggio e varcò la soglia della sala, andandosi a sedere sorridente vicino all'amico. Lo abbracciò di nuovo, venendo sorprendentemente ricambiata.
«E' bello rivederti...come hai fatto a trovarmi?» sussurrò Emmeline.
«Silente...voleva che lo sapessi tramite me»
«Sapere...cosa?» mormorò Emmeline, perplessa. Remus aprì la valigetta, posando sul tavolino da thè una copia della Gazzetta del Profeta del giorno prima. Proprio in quel momento entrò Daisy con un vassoio che poggiò vicino al giornale. In prima pagina, il viso furente e pazzo di un uomo che gridava contro la fotocamera magica.
«Per la barba di Merlino...ma quello è Sirius!» esclamò Daisy, dando voce ai suoi pensieri.
Emmeline sbiancò di colpo, dovendosi sedere per bene sul divano. La mano, tremante, si portò sulla fronte per scostare una ciocca di capelli. Remus le strinse la stessa mano.
«Emmeline, ti prego...calmati...»
«Calmarmi...tu dici di calmarmi, Remus? Guardalo!» sussurrò, indicando il volto di Sirius in prima pagina. Si alzò di colpo, prendendo a camminare nervosamente per la stanza.
«Ma come...come è potuto accadere? Nessuno è mai riuscito ad evadere da Azkaban» sussurrò Daisy.
«Non si sa, ma è caccia all'uomo. I Dissennatori sono ovunque. Gli danno la caccia come mai è successo prima. Alcuni dicono sia stata opera di Voldemort...»
«Non diciamo idiozie. Voldemort è morto»
«Si, lo so Daisy, ma l'anno scorso...hai sentito della Camera dei Segreti, no? E del professor Raptor...? Silente ne è sicuro, Lui è tornato»
«Adesso basta!» gridò Emmeline, fissando entrambi «Daisy, prendi la Polvere Volante, riporta indietro Alfred. Immediatamente. Ce ne andiamo»
«No, Emmeline, ascolta...aspetta...» annunciò Remus, alzandosi. Le strinse dolcemente le braccia.
«Remus, non ti ascolterò. E' mio figlio, ed è in pericolo...Sirius è evaso, se Voldemort è davvero...Oh Merlino non di nuovo, vi prego...non di nuovo...» le lacrime scivolarono sulle guance senza che nemmeno se ne accorgesse. Remus la strinse forte a sé, sorreggendola.
«Emmeline, ti prego...calmati...ascolta, Silente ha una teoria. Ascoltami, prima che sia troppo tardi. Vieni, siediti...» mormorò Remus dolcemente, facendola calmare e facendo cenno a Daisy di fare altrettanto.
Si accomodarono di nuovo, tacendo qualche minuto. La paura non riusciva ancora ad abbandonarle del tutto il cuore, ma lentamente si calmò.
«Sentiamo...» mormorò alla fine. Remus recuperò una seconda copia della Gazzetta, che ritraeva in prima pagina quelli che parevano Molly e Arthur Weasley, con una baraonda di ragazzi simili a loro: capelli rossi, lentiggini, sorrisi smaglianti. E sullo sfondo, delle piramidi egiziane.
«Questi sono i Weasley, te li ricordi vero? Lui è Ron, il penultimo figlio. Guarda cosa ha in mano...» spiegò Remus.
Emmeline avvicinò il naso alla foto, notando in braccio al ragazzo un topo. Sollevò gli occhi verso Remus, aggrottando le sopracciglia.
«No...» sussurrò di colpo, come se avesse letto nel pensiero dell'amico «non può essere, non...non ne possiamo avere la sicurezza...»
«Lo so, ma Silente lo sospetta. Solo un dito, ricordi? Solo un dito, nessun'altra parte del corpo. Com'è possibile? I babbani morti erano ancora tutti lì, mentre di Peter fu trovato solo un dito. E lui sapeva trasformarsi in un topo. Una guardia di Azkaban ha confessato a Silente che Sirius ha visto questo copia del giornale, e subito dopo ha cominciato a gridare: “E' a Hogwarts...E' a Hogwarts”. Molti pensano si riferisca a Harry, ma perchè proprio dopo aver visto quella foto? Qui non c'è Harry ritratto, solo i Weasley. E dubito che Sirius sappia che Ron è il migliore amico di Harry»
«Tu...ne sei convinto?»
«No, Emmeline. Ma non sono nemmeno mai stato convinto della colpevolezza di Sirius. Tuttavia...è stato prigioniero per dodici anni, e se è evaso...è per sete di vendetta. E' anche per questo che Silente mi ha offerto la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. Vuole che lo sorvegli. Che sorvegli tutti loro»
Emmeline sospirò, osservando ancora la foto dei Weasley, poi quella di Sirius.
«Io lo sapevo che era innocente...» precisò di colpo Daisy, seria, facendo sorridere appena Remus.
«Lui...sa di Alfred?» chiese di colpo l'uomo all'amica.
Emmeline scosse il capo, prima di sospirare e grattarsi nervosamente la nuca. «Dobbiamo trovarlo. Prima che lui trovi Peter. Se quel topo è davvero lui, deve pagare, deve essere incarcerato...ma Sirius non la penserà così»
«Temo proprio di no...Torni con me, allora?»
Emmeline deglutì. Erano dodici anni che non rimetteva piede in Gran Bretagna.
«Torno con te...» mormorò, sorridendo appena verso l'amico.
 

Hogsmeade, Dicembre 1994
 
«Ti dico che è qui, Remus...» mormorò Emmeline dopo aver sorseggiato la sua Burrobirra.
«Non ne abbiamo la certezza, Emmeline...»
«Ma è il Gramo, ti dico...è lui, e sta sorvegliando Harry e Ron» mormorò ancora la donna, scuotendo appena il capo «e se dovesse perdere la pazienza e attaccare?»
«Ha aspettato dodici anni, aspetterà ancora qualche giorno»
«Appunto perchè ha aspettato così tanto, Remus, che dobbiamo agire...!»
«Harry non è pronto per la verità»
«Non sarà mai pronto, se lo tratterai ancora come un bambino...!» sibilò nervosa Emmeline.
«Lo è, Emmeline...ha solo un anno in più rispetto ad Alfred, ti ricordo» precisò calmo Remus, fissandola.
Emmeline tacque, bevendo di nuovo. Sollevò istintivamente gli occhi sulla porta d'ingresso quando vide Harry, Ron ed Hermione varcare la soglia del pub. Deglutì, tesa, ma cercò di rilassarsi quando ebbe la certezza che Crosta -o Minus- non era con loro.
«Professor Lupin, buon giorno» salutò Hermione, gentile.
«Oh ragazzi, anche voi qui? Harry, tutto bene?»
«Si professore, grazie» rispose il giovane Harry.
Emmeline gli sorrise con dolcezza, rivedendolo per la prima volta dalla morte dei suoi amici. Si alzò lentamente, porgendogli la mano.
«Emmeline Vance, tanto piacere Harry...» mormorò, mal celando la sua emozione nella voce.
«Ah si, scusate...Harry lei è Emmeline, una delle streghe più abili che io conosca, nonché una mia cara amica. Emmeline, loro sono Ron ed Hermione, i migliori amici di Harry»
«Tanto piacere ragazzi» rispose Emmeline, tornando seduta ma continuando a fissare Harry.
«E' vero che è in grado di pronunciare incanti non verbali?» chiese Hermione rivolta ad Emmeline.
La donna arrossì appena, annuendo. «Ci provo, insomma...» rispose, imbarazzata dal fatto che quella ragazzina la conoscesse.
«E ci riesce più che egregiamente, te lo assicuro. E' anche capace di usare la magia senza bacchetta»
«Ma...questo è impossibile! Solo Silente e pochi altro sanno farlo!» esclamò sconvolta Hermione.
«E lei» precisò Remus, ridacchiando.
«Non credergli, Hermione. Non sono nemmeno lontanamente allo stesso livello di Silente» precisò Emmeline, sorridendole.
«Beh allora...noi andiamo» mormorò Harry alla fine, salutando i due adulti e sedendosi con Ron ed Hermione a qualche tavolo di distanza.
«Non...non ho avuto il coraggio di dirgli che ero amica di Lily» ammise Emmeline verso Remus, sospirando.
«Lo so, è difficile...ma prima o poi lo saprà, e allora ne potrete parlare a lungo. Andiamo adesso dai...facciamo un ultimo giro di perlustrazione» mormorò Remus, alzandosi dal tavolo.

Hogwarts, Giugno 1994
 
I passi svelti delle due donne rimbombavano appena negli ampi e cupi corridoi del castello.
«Come sta?»
«Bene. Debilitato ma bene. Madama Chips dice che si riprenderà velocemente»
«E i ragazzi?»
«Stanno tutti bene»
«E...Minus?» temeva la risposta a quella domanda, ma era obbligata.
«Lui...è riuscito a fuggire, Emmeline. E Merlino solo sa dove. In quanto a Black...»
«Immagino sia fuggito anche lui»
«L'ha fatta di nuovo franca. Scaltro, quel ragazzo» brontolò la McGranitt, aprendo la porta dell'Infermeria.
«Non è più un ragazzo, Minerva. Non lo è più nessuno, qui» mormorò seria Emmeline, entrando da sola nella stanza. Si avvicinò lentamente al letto dove riposava Remus, pallido e debilitato. Gli sorrise, stringendogli la mano.
«Sei stato bravissimo amico mio...» mormorò Emmeline, sedendosi al suo fianco.
«A fare danni, indubbiamente. Minus è fuggito»
«Ma anche Sirius...è questo ciò che conta» sibilò la donna, senza farsi udire.
«Non sappiamo dov'è»
«Lo cercherò...lo cercherò dovessi andare in capo al mondo. Te lo prometto»
«Trovalo prima del Ministero...prima di tutti...» rispose Remus, debole.
«Sssh...riposati adesso» mormorò Emmeline, alzandosi. Gli posò un bacio sulla fronte, prima di sorridergli appena ed uscire.
Lo avrebbe trovato, fosse stata l'unica cosa che avrebbe potuto fare.


Da qualche parte nei Tropici, tre mesi dopo...
 
Sentì un rivolo di sudore scivolarle dietro il collo, lungo le scapole e giù fino alla schiena, assorbito dalla maglia ormai fradicia. L'umidità in quella giungla era così densa da sentire le ossa scricchiolarle ad ogni passo. Armata di buona volontà, proseguì il suo cammino facendosi larghe tra ampie foglie e liane. Un ultimo sguardo alla bussola, per confermare la giusta direzione, prima di riporla nella tasca e proseguire decisa.
Erano mesi che ormai era alla ricerca di Sirius, e lì nel cuore della giungla era finita quasi per puro caso, dopo averlo cercato praticamente ovunque. Se non era lì, non sapeva davvero dove potesse essere. E una morsa di paura le strinse il cuore. Se fosse stato trovato prima da Minus? Se fosse morto?
Impossibile, si rispose decisa. Sirius era un abile mago. Nessuno poteva batterlo. Era così assorta nei suoi pensieri che non si accorse, nemmeno percepì, l'incantesimo lanciatole addosso. In un istante, si pietrificò sul momento, come una statua. Rimase con gli occhi e la bocca sgranati dalla sorpresa, mentre vedeva un'ombra sbucare lentamente dietro di lei e girarle intorno, portandosi davanti a lei. Un uomo, con la bacchetta puntata al suo cuore, la fissava.
Aveva capelli e barba tanto folti da sembrare irriconoscibile, e degli abiti lisi e sporchi. Ma avrebbe riconosciuto quegli occhi ovunque. Lo aveva trovato.
Il cuore le balzò al petto, ma non potè certo dire o fare nulla, soprattutto con quella bacchetta puntata addosso. Sirius la fissava, incerto. Come se quasi non l'avesse riconosciuta. E poi un lampo, nei suoi occhi.
«Dovrei lasciarti qui. Abbandonarti come tu hai fatto con me dodici anni fa, Vance. Dicono che questa giungla sia infestata dai Lethifold, sai? Forse dovrei lasciarti come succulento pasto per loro, fra poco il sole tramonterà»
Emmeline sentì di nuovo quella morsa. Non aveva certo calcolato che Sirius odiasse anche lei. Eppure era ovvio...nella sua mente di innocente, era stato abbandonato dall'unica persona che doveva credergli. E che lo aveva invece abbandonato. Senza che potesse nemmeno controllarlo, una lacrima le scivolò lungo la guancia pietrificata, facendo sgranare appena gli occhi a Sirius.
«No...no ti prego, non piangere...» mormorò, agitando la bacchetta e annullando l'incantesimo. Riprese fiato, sciogliendo gli arti e i muscoli. Sentì le braccia di Sirius che la sostenevano, abbracciandola.
«Come ti senti? Aspetta» mormorò l'uomo, conducendola qualche metro più in là. Battè tre volte la bacchetta contro un albero, facendo apparire dal terreno, come un fungo, l'ingresso di una grotta. Ecco perchè girava in lungo e in largo senza trovarlo, pensò Emmeline.
Varcarono la soglia dell'antro, che sparì di nuovo sotto terra. Lì l'ambiente era fresco e asciutto, probabilmente anche a causa di qualche incantesimo. L'arredamento era scarso: un tavolo con una sedia, una branda, un lavabo e un fuoco incantato. Sopra al tavolo, lettere e foto di Harry, ed ovviamente dei Malandrini. Sirius la fece sedere al tavolo, e notò con uno sguardo come nella foto dei Malandrini, Minus era stato graffiato via ed anche con una certa rabbia.
«Sirius...» mormorò, rompendo il silenzio della stanza. L'uomo s'inginocchio vicino a lei, accarezzandole i capelli «ti ho cercato ovunque, Sir...mi dispiace averti abbandonato, ma le prove...»
«Lo so, Vance, lo so...nessuno poteva credermi...»
«Io avrei dovuto. Quel bastardo...James e Lily...» sibilò, sentendo di colpo la stanchezza del viaggio.
«Vance, basta. Lo troveremo, lo giuro. Vieni ora...riposati...» mormorò l'uomo, aiutandola ad alzarsi. La fece sdraiare sulla sua branda. Emmeline non impiegò molto per addormentarsi, esausta.


Quando lentamente riaprì gli occhi, pensò per un istante che stesse ancora sognando. Era nella caverna fresca dove Sirius l'aveva condotta, ma davanti a lei era seduto non quel semi-primitivo che aveva riconosciuto come Black, ma un uomo con capelli tagliati e lavati, e dei simpatici baffi sotto al naso. Le sorrise, divertito. Emmeline ricambiò il sorriso, raggiante, prima di abbracciarsi l'un l'altro.
Si baciarono a lungo ed in maniera naturale, come se fosse tutto normale ed ovvio. Stettero a lungo abbracciati l'un l'altro, con qualche lacrime che sfuggiva per l'emozione.
«Ti amo come l'ultima volta. Come la prima volta» mormorò l'uomo, accarezzandole i capelli scuri.
Emmeline sorrise, respirando a pieno il suo odore. «Avevo paura di averti perso del tutto...»
«Non mi perderai mai Vance...nemmeno quando morirò, sarò sempre con te. Sempre»
«Perchè non vieni a Parigi, mh? Lì sarai al sicuro, starai con me e...»
L'aria preoccupata di Sirius interruppe le sue parole. «Cos'hai...»
«Immagino tu non lo sappia, se sei in giro da tanto tempo» rispose Sirius, avvicinandosi poi al tavolo e mostrandole una lettera di Harry. Quando lesse “Torneo Tre Maghi” sollevò di scatto gli occhi sull'uomo.
«Harry si è candidato come eroe di Hogwarts?»
«Non si è candidato...è stato candidato. Qualcuno ha messo il suo nome nel Calice di Fuoco. Qualcuno che evidentemente lo vuole morto»
«Minus...»
«Già, è quel che penso anche io. Quel bastardo vuole finire l'opera. Devo tornare in Inghilterra, devo stargli vicino»
«No. Assolutamente no, Black!» precisò secca Emmeline «è pericoloso, ti cercano ancora! Pochi ancora credono alla tua innocenza, ed il Ministro della Magia non è tra questi»
«Non m'importa, io devo tornare. Devo stare vicino ad Harry, ha bisogno di me»
Emmeline lo studiò qualche istante, prima di sospirare. «Userai solo la tua forma animale, e solamente quella. Ci sono delle caverne, vicino Hogsmeade. Starai lì, e ti porterò io da mangiare e di quel che necessiti. Non-dovrai-muoverti-da-lì. Sono stata chiara?»
Sirius sorrise divertito, cingendole la vita. «Sì mamma...» mormorò, baciandola.
L'emozione per essersi ritrovata era ancora tanta. Hogsmeade poteva aspettare ancora un giorno, si disse Emmeline mentre ridacchiando si sdraiava con Sirius sulla branda, trepidanti e felici come due bambini.









 

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Capitolo 12
*** The Noble and most Ancient House of Black ***


10. The Noble and most Ancient House of Black

Londra, Agosto 1995
 
«Emmeline, ma che stai aspettando? Devi dirglielo...!» sibilò Remus osservandola mentre camminavano nell'affollata Londra Babbana.
«Ti ricordo che sono appena tornata dalla missione, Remus. Non ho avuto esattamente molto tempo»
«Non dare la colpa a Silente, o alla missione. Lo so benissimo che ti sei offerta volontaria per scappare»
Emmeline si bloccò, fissandolo. «Io non scappo»
«Ah no? Beh sembra proprio così, sai? Perchè è passato più di un anno, e tu ancora non gli dici che ha un figlio. Avrà il diritto di saperlo no?»
«E se non dovesse accettarlo? Ha Harry, è pazzo di lui»
«E' pazzo di lui perchè Sirius ha trascorso dodici anni in prigione per l'accusa di aver ucciso suo padre, Emmeline. E' normale che si senta responsabile. E' il padrino, vuole proteggerlo. E' l'unico e ultimo legame che ha con James...»
«Lo so...» sbuffò Emmeline, triste. «Per questo potrebbe bastargli lui e non volere anche un figlio»
«Non dire idiozie Emmeline. Nessuno rifiuta un figlio. Devi dirglielo»
«Glielo dirò, va bene»
«Stasera»
«Stasera?» chiese ansiosa Emmeline.
«Perchè credi che Silente ti abbia fatto tornare? C'è la riunione generale. A Grimmauld Place»
«Ma è casa di...»
«Già. L'ha messa a disposizione dell'Ordine. Pensa Kreacher quanto è contento»
Emmeline ridacchiò appena, divertita. «I suoi genitori si staranno rigirando nella tomba»
«I tuoi cari suoceri...» precisò Remus, circondandole le spalle.
«Non siamo sposati»
«Beh sarebbe ora no?»
«Quando finirà questa storia, vedremo» mormorò Emmeline, girando l'angolo in un vicolo cieco e smaterializzandosi con l'amico in una fumata nera.




Non era mai stata dentro Grimmauld Place. E solo in quel momento capì davvero come poteva essere stato, per Sirius, crescere lì dentro.
Corridoi stretti e lunghi, parenti nere, dipinti dall'aria severa, un forte odore di polvere e cenere. Nemmeno un fiore, una finestra che dava sul mondo esterno, una foto sorridente. Niente di niente. L'unica eccezione era la camera di quando Sirius era giovane. C'erano poster di moto babbane e ragazze in bikini, la sciarpa dei Grifondoro appesa al muro con orgoglio, le foto dei Malandrini, i libri di scuola...Nessuno aveva toccato niente, gli oggetti erano ricoperti dalla polvere...come se si fossero semplicemente dimenticati di lui. Come se non fosse mai esistito.
Una morsa le strinse il cuore. I sensi di colpa tornarono vigorosi nella sua mente. Doveva dirgli di Alphard, dovevano parlare. O i pensieri l'avrebbero divorata, e dentro quella casa lugubre e silenziosa era assai facile essere divorati dall'ansia.
L'unica consolazione era la voce squillante di Molly, in cucina, che impartiva ordini ai figli. Che donna fantastica, Molly. Sorrise tra sé proprio mentre passava davanti ad uno specchio opaco. Osservò il suo riflesso. Era invecchiata, ed anche velocemente. Poteva vedere qualche capello grigio sulle tempie, e le rughe d'espressione sulla fronte e intorno agli occhi. Il piglio severo non era mai andato via, ma le bastò pensare a Sirius per sciogliersi in un sorriso gioioso e innamorato.
«Tu devi essere Emmeline...» una voce la fece sobbalzare. Si guardò intorno, confusa. «Da questa parte, mia cara» riprese la voce, quando finalmente notò un quadro, su in alto, quasi scomparso nel marasma di ritratti e medaglie.
«Si sono io. E lei è...»
«Alphard Black, per servirla signora»
Emmeline sorrise raggiante. «Tu sei zio Alphard...» commentò, emozionata.
«In persona, mia cara. O in quadro, che dir si voglia. Sirius mi parlava tanto di te, ma certo non ti rendeva onore»
«Grazie, parlava molto anche di te»
«Si? Ne sono contento. Tanto un caro ragazzo, Sirius...peccato sia nato in questa maledetta famiglia. Ma a Merlino piacendo...finirà completamente nell'oblio. Almeno la parte malata» precisò lo zio, facendole l'occhiolino e sparendo dal quadro.
Emmeline ridacchiò divertita, prima di riprendere a camminare verso la cucina in quel marasma di scale e corridoi. Ridiscese le scale verso la cucina, facendo attenzione a non osservare nessuno degli altri severi parenti Black.
«Emmeline» questa volta a chiamarla non fu un quadro, bensì la voce reale e in persona di Sirius. Abbassò gli occhi verso la rampa più in basso e lo vide, vestito di tutto punto. Il cuore le balzò in petto e il sorriso le aprì il viso in un'espressione gioviale e felice.
«Sir...» mormorò accelerando il passo verso di lui. Si abbracciarono di slancio, sorridendosi e baciandosi a lungo.
«Vieni» mormorò Sirius, facendola entrare in una stanza in cima alle scale, poi richiuse la porta. Riprese a baciarla con slancio, sorridendole entusiasta. «Sei tornata, finalmente...»
«Lo so, mi dispiace...mi sembra di aver perso altro tempo. Non avrei dovuto accettare la missione..»
«Non dirlo nemmeno per scherzo. L'Ordine viene prima di ogni cosa, e lo sai. Lo sai che è per questo che non voglio che sappiano ufficialmente di noi, no...? Tu capisci vero?»
«Certo che capisco, Sir. Ma io una cosa devo dirtela. Ho aspettato dodici anni, non posso aspettare ancora»
Sirius si allontanò lentamente, osservandola serio. «Sei sposata con un altro»
Emmeline rise appena, divertita. «No! Che vai pensando...No, assolutamente»
«Ah, allora deve essere solo una buona notizia. Dimmi pure...» rispose allegro l'uomo, tenendole le mani.
«Ecco, vedi...io mi sento molto in colpa, perchè non ho avuto coraggio a dirtelo prima. E io l'ho scoperto proprio la sera di James e Lily, e poi...beh insomma...» Emmeline sospirò, agitata «Quella sera, quando tu sei andato a fare la ronda con Hagrid, io...volevo dirti che ero incinta, Sirius. Hai un figlio...»
Il sorriso dell'uomo lentamente si sciolse in un'espressione sorpresa, quasi senza espressione. Aprì lentamente la bocca, appena, e sciolse la presa delle sue mani. «Un figlio...» ripetè, in un sibilo.
«Mi-mi dispiace, io...dovevo dirtelo prima, ma avevo paura! Avevo paura che tu non lo volessi, che avendo ritrovato Harry volessi stare solo con lui. E io...avevo paura che non ci volevi più» ammise alla fine, più a se stessa che all'uomo.
«Un figlio...» mormorò di nuovo Sirius, andandosi a sedere su una sedia lì nella stanza, come un automa «Come...come l'hai chiamato?»
«Alphard...come tuo zio»
«Come zio Alphard» ripetè l'uomo, distratto, prima di sbottare in un sorriso e due grosse lacrime scivolargli lungo il volto segnato dalla prigione «Ho un figlio...Abbiamo un figlio...Alphard II Black»
«Si...» rispose Emmeline, sorridendo appena solo in quel momento.
«Quanti anni ha?»
«Proprio uno in meno di Harry. Tredici anni»
«Tredici anni!» esclamò in un sibilo Sirius, asciugandosi le lacrime «E' un giovanotto, per la barba di Merlino! Hai...hai delle sue foto?»
«Certo, si, guarda...» rispose subito Emmeline, emozionata. Si sedette al suo fianco e gli mostrò tre foto che portava sempre con sé. Una di Alphard neonato, in braccio a lei, una giovane e spaventata Emmeline. Poi c'era quella al suo primo giorno di scuola a Beauxbatons ed infine la più recente, della primavera di quell'anno, che imbracciava la sua scopa volante.
Sirius non riusciva a smettere di piangere, mentre Emmeline commossa lo abbracciava.
«E' bellissimo...guardalo com'è bello. Ed è bravo?»
«E' bello e bravo, Sir. Ha il tuo stesso coraggio, la tua testardaggine. Ma meno male è intelligente come me»
«Meno male davvero» precisò Sirius, sorridendo tra le lacrime. «E' a Parigi?»
«Sì, vive con me e Daisy»
«Oh Emmeline...» Sirius l'abbracciò forte, tremando «ti ho lasciata sola. Vi ho lasciati soli, avrei dovuto essere con voi...dovevo vederlo crescere, dovevo aiutarti. Sono un bastardo»
«Sirius, ehi. Ascoltami bene» precisò seria Emmeline, accarezzandogli il viso ed asciugandogli le lacrime «non è colpa tua, va bene? Io avrei dovuto crederti, starti vicina...dirtelo prima. Ho le mie colpe, ma ora è fatta e possiamo solo rimediare nel futuro»
«Io...vorrei conoscerlo. Possiamo?»
«Certo che possiamo!» esclamò Emmeline, abbracciandolo «Dobbiamo, Sir. Lui...non sa di te, gli ho sempre detto che suo padre lavorava lontano. Ma a Natale aveva sempre il tuo regalo, per quanto a quei tempi ti odiassi. O facevo finta...non volevo ascoltare il mio cuore»
Sirius sorrise mesto, accarezzandole il viso. «Ti amo, Vance»
«Anche io, Black»
Si baciarono dolcemente, commossi e felici.
«Quando questa storia finirà...verrò a conoscere Alphard, che dici?»
«Sì, ora è troppo pericoloso...ma gli scriverò, gli dirò che stai tornando»
«E che saremo insieme, per sempre» sorrise Sirius.
Sentirono uno schianto, oltre alcuni mobili ammassati in un angolo. Come di qualcosa di ceramica rotto.
«Chi è?» esclamò tesò Sirius, estraendo la bacchetta.
Emmeline sorrise, osservando un topo attraversa la stanza.
«E' solo un topo, Sir...»
«I topi a me non piacciono ormai, dovresti saperlo» commentò sarcastico Sirius, prima di circondarle le spalle. «Andiamo?»
«Andiamo...»




«Membri dell'Ordine...buonasera» annunciò Malocchio Moody serio osservando le singole persone sedute intorno al tavolo della cucina Black «Come ben sapete, Silente non può essere dei nostri, perciò farò io da porta voce e messaggero tra voi e lui. Diamo prima di tutto il nostro bentornato ad Emmeline, appena tornata dalla Francia. Che notizie ci porti, Vance?»
«Non belle, Alastor. Non belle come speravamo. Il Ministero francese non ha nessuna intenzione di darci una mano, da quel che mi dicono i loro assistenti. Reputa Voldemort una “questione prettamente inglese”, come ha candidamente sottolineato un suo lacchè. Temo purtroppo che, per convincerlo a darci una mano, serva una richiesta ufficiale da parte di Caramell»
«Una richiesta che non arriverà mai da parte di quel codardo. Non gli basta nemmeno che sia morto un ragazzo, adesso...» brontolò Sirius, serio.
«Riferirò a Silente, grazie comunque per averci provato Vance. Ora...c'è un'altra questione: Potter»
Drizzarono subito tutti le orecchie.
«Sta bene?» chiesero quasi in coro Molly e Sirius.
«Si, bene. Quel ciccione del cugino un po' meno. I Dissennatori. Hanno attaccato Privet Drive»
Sirius scattò in piedi, insieme a pochi altri lì riuniti.
«Ma è inammissibile!» gridò Molly sconvolta.
«Dobbiamo andare a prenderlo» annunciò serio Sirius «Non può stare più lì, è troppo pericoloso senza la magia. I Dissennatori sono dalla parte di Voldemort. Aspetta...» si fermò, osservando Malocchio, e lentamente il sangue fluì dal viso, bianco come un cadavere «non dirmi che...»
«Ma non ci senti Black? Ho detto che sta bene! Se avesse ricevuto il Bacio, certo non sarebbe stato bene! Ma ha usato la magia, ovviamente. Un ottimo Patronus a forma di cervo, a quel che mi ha riferito la signora Figg»
Sirius sorrise tra sé, fiero, prima di tornare cupo. «Aspetta...ha usato la magia?»
«Già...questo è il problema. E' stato espulso da Hogwarts»
«Maledetti cani» brontolò Molly, battendo appena il pugno sul tavolo.
«Non ti agitare, Molly. Silente è già al Ministero. Ci sarà ovviamente un processo, e lui difenderà Harry dalle accuse. Nel frattempo...dobbiamo organizzare il suo trasferimento. Sirius ha ragione: non è più al sicuro nemmeno tra i Babbani. Deve essere scortato qui»
«Vado io» annunciò subito Sirius, serio.
«Dove credi di andare, tu?» chiese Emmeline, inserendosi nella conversazione solo in quel momento «ti ricordo che sei ancora il ricercato numero uno del Ministero, Black. Non puoi andare tu. E non basteresti comunque. Se dovessero tornare i Dissennatori come faresti da solo?»
«Come ho fatto per dodici maledetti anni, Vance» brontolò gelido Sirius.
«Oh avanti, quanto avanti ancora deve andare questa storia, Sirius!» esclamò spazientito Remus «Emmeline ha ragione, tu non puoi andare ed una persona sola non basta comunque»
«No...ed infatti non andrà uno solo di noi. Ma una squadra. Lo scorteremo via scopa fino a qua, almeno fino al processo» spiegò Malocchio.
«Io sono con voi» annunciò subito la voce pacata e profonda di Kingsley.
«Anche io» si aggiunse Tonks, facendo poi un occhiolino felice al cugino Black.
«Ci sono anche io» precisò Emmeline, seria.
Quando tutta la squadra venne formata e la riunione sciolta, Remus e Sirius si attardarono con Emmeline.
«Sicura che te la senti?» chiese preoccupato Sirius.
«Sir, sono stata incinta tredici anni fa...non ora»
«Ah ma allora glielo hai detto!» sibilò Remus sorridente.
Emmeline arrossì, colpevole.
«Cioè Remus lo sapeva...e io no?»
«Io l'ho saputo solo alla tua evasione, voglio precisarlo»
«Comunque prima di me, bastardo» brontolò ironico Sirius, fingendo di mollargli un pugno nello stomaco. Remus sorrise divertito, circondandogli le spalle.
«Vedessi com'è bello, poi. Gentile, educato...e purtroppo ti somiglia, tanto»
«Quindi se mi somiglia vuol dire che anche io sono bello, no?»
«Sei un tipo» precisò Remus sfottendolo.
«Torniamo seri, o mi distraggo con Alphard. Emmeline...sei sicura allora?»
«Si, Black. Se non puoi andare tu, vado io. Sta tranquillo, andrà tutto bene...e presto ti riporteremo Harry a casa»
«E poi anche Alphard» precisò Remus, sorridente.
«Quando tutto sarà finito...» commentò Sirius, stringendo di sfuggita la mano di Emmeline.
«Quando la finirete di fingere che non state insieme? Credete davvero che gli altri sono stupidi?» chiese ironico Remus.
«Non voglio formalizzare nulla, non prima che tutta questa storia sia finita. Poi, se vorrà...Emmeline potrà diventare la signora Black»
Emmeline sorrise emozionata.
«Certo che “signora Black” suona molto come tua madre eh» precisò Emmeline, alleggerendo il momento.
«Preferisci che prenda io il tuo cognome? Non sarebbe una cattiva idea. Signore e Signora Vance. Mi piace» precisò Sirius, sorridendo.
Emmeline scosse il capo, divertita. « “Signora Black” andrà benissimo» annunciò, prima di salutare i due amici e dirigersi nella sua stanza, per scrivere ad Alphard.

3 Agosto 1995
Amore mio,
Spero che ti stia divertendo con zia Daisy a Parigi. Qui va tutto bene. Il lavoro è intenso e duro, ma lo sai che la mamma è forte vero?
Mi manchi tanto, immensamente, e spero di mancare anche a te, almeno un pochino. Qui ti salutano tutti, e ci sono anche molti ragazzi più o meno della tua età sai? C'è un ragazzino un anno più grande di te, si chiama Harry...è molto buono e coraggioso, proprio come te!
Devo darti una notizia, Alphie. Avrei preferito dirtela dal vivo, ma temo di non avere molto tempo per venire a trovarti. Sai, qui in Inghilterra è venuto a trovarmi papà. Mi ha chiesto molto di te, come sempre, mi ha chiesto le tue foto recenti e mi ha promesso che presto verrà a vederti, che passerete del tempo insieme. E che finalmente resterà con noi, per sempre. Niente più lavoro, amore mio. Saremo una famiglia sola e unita. Presto, molto presto.
Ricordati che ti amiamo, Alphard.

La mamma.

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Capitolo 13
*** Forever Together ***


Forever Together

18 Giugno 1996


«Quel maledetto facocero rosa» brontolò Molly «prima espelle i miei Fred e George...e adesso pensa di fare il capo!»
«Tecnicamente, mamma...» preciso subito Fred.
«...Siamo noi ad esserci auto-espulsi» George terminò con orgoglio la frase iniziata dal gemello. I due ragazzi si sorrisero, seppur gli adulti lì dentro erano tutt'altro che divertiti.
«Silente deve tornare a scuola...non può essere lasciata in mano alla Umbridge» commentò Remus, calmo ma serio.
«E come? Quella megera ha il controllo, Silente è in fuga...e l'Esercito è stato smantellato. Nemmeno Harry ha più modo di aiutarci» rispose Thonks.
«Non è Harry che deve aiutarci. Siamo noi a dover aiutare lui» precisò Malocchio, fissandoli uno ad uno.
«Dobbiamo attendere il ritorno di Silente, senza di lui...» mormorò Molly preoccupata.
«E se non dovesse tornare?» obiettò subito Sirius «Cosa facciamo, lasciamo quei ragazzi lì da soli? Ci sono anche i tuoi figli, lì dentro, Molly»
«Non serve che me lo ricordi, Black!» esclamò seccata Molly, alzandosi di scatto «Io difendo i miei figli ed Harry da ancora prima che potessi farlo tu»
Nella stanza calò il gelo. Sirius deglutì a vuoto, Remus poggiò delicatamente una mano sul suo braccio.
«Cara, siediti...» sussurrò Arthur alla moglie, tranquillo.
«Ti ringrazio...Molly...per avermi ricordato che sono stato inutile negli ultimi quindici anni. Molte grazie» precisò Sirius, alzandosi lentamente dal tavolo. Uscì dalla cucina e, poco dopo, le fiamme verdi riempirono improvvisamente il camino. Ne uscì un Piton pallido e trafelato, scompigliato, con gli occhi sgranati.
«Black!» gridò quasi, facendo preoccupare tutti.
Evidentemente Sirius non era andato poi così lontano, perchè riapparve subito sulla soglia della stanza, agitato. «Che è successo...?»
Se possibile, il viso di Piton si fece ancora più pallido. «Era come pensavo. Potter, è in pericolo. E' convinto che Voldemort ti abbia rapito, che sei al Ministero. E' una trappola...dovete andare!»
L'Ordine si alzò contemporaneamente dal tavolo, preparando le bacchette.
«Sirius, dove vai!» esclamò preoccupata Emmeline, cercando di trattenerlo.
«No! Non sarò inutile ancora una volta, Emmeline...è il mio figlioccio, è sotto la mia custodia. Se dovesse succedergli qualcosa...» mormorò l'uomo, prima di abbracciarla forte «aspettami, amore mio...tornerò presto»
«Stai attento...state attenti..!» esclamò Emmeline agitata. I pochi presenti nella cucina sparirono, lasciando Molly, Emmeline e Piton da soli, in silenzio.
Molly fissò i due, presa dai sensi di colpa, e piangendo sommessamente uscì dalla cucina. I due ex compagni di classe si fissarono a lungo, osservandosi.
«E' tutta colpa mia» mormorò di colpo Piton «avrei dovuto continuare le lezioni di Occlumanzia. Avrebbe potuto respingerlo»
«E' andata così, Sev. Va bene così. Ce la faranno»
«Ma se non dovessero farcela?»
«Non accadrà. Torna a Hogwarts, o la Umbridge si insospettirà»
Piton le rivolse un ultimo sguardo. Sembrava quasi che volesse dirle qualcosa, ma alla fine s'infilò dentro al camino e scomparve velocemente tra le fiamme verdi della Polvere Volante.
Emmeline si sedette lentamente al tavolo. Sapeva benissimo che l'ansia l'avrebbe divorata, era inutile andare a letto. Incrociò le braccia sul tavolo e poggiò il viso su di esse, attendendo.



La porta di Grimmauld Place si chiuse di colpo, facendola svegliare si soprassalto. Si era addormentata. Come aveva potuto, in una situazione così delicata?
Si stropicciò gli occhi e si alzò velocemente, sentendo voci e passi lenti all'ingresso. Uscì dalla cucina, camminando a passo svelto verso il lungo e stretto corridoio, così stretto che poteva passare solo una persona per volta.
La prima che incrociò su Tonks, con un taglio sul viso e il capo chino. Non la guardò nemmeno, esausta.
Poi fu la volta di Kingsley, zoppicante, che si poggiava al muro con gli occhi velati di lacrime. Dopo di lui fu la volta di Alastor, pallido, che borbottava tra sè. Fu l'unico, fino a quel momento, ad incrociare il suo sguardo. E lesse quel che l'occhio sano stava trasmettendo: dispiacere, dolore...rimorso.
Deglutì, e il suo istinto le disse di stare allerta, perchè c'era qualcosa che non andava.
«Sirius...» mormorò tra sè, realizzando finalmente cosa non andava.
L'ultimo a chiudere la porta di Grimmauld fu Remus, più pallido del solito, impolverato e teso, con i capelli castani macchiati appena di sangue. La bacchetta ancora in mano, stretta nella mano tremante.
Quando la porta della villa si richiuse, comprese. «No...» mormorò, poggiandosi al muro, mentre Remus le andava lentamente incontro.
Le lacrime scivolarono via dagli occhi, senza che lei le avesse nemmeno chieste. «No...ti prego no...» mormorò, singhiozzando.
Sentì le gambe cederle e sarebbe caduta a terra se non fosse stato per Remus, che la sorresse.
Il grido straziante, di dolore cieco e furioso, ruppe il silenzio macabro della villa, dal piano terra fino ai piani alti.
«Mi dispiace...mi dispiace...» mormorava Remus tra le sue lacrime e i suoi strilli, mentre cercava di sorreggerla come se potesse aiutarla a sostenere quel dolore immenso, quel cuore che lentamente si rompeva, pietrificandosi.
Quelle lacrime sarebbero state le ultime versate, ma scivolarono a lungo, per molto tempo, ed alla fine Molly dovette darle un sonnifero per placarla e farla riposare.
Remus osservò Kingsley prenderla in braccio, addormentata, ancora le lacrime che le rigavano il viso, e lentamente portarla a dormire.
«Oh, Remus...» mormorò Molly, abbracciandolo forte «Mi sento così in colpa...»
Remus sorrise appena, mesto, fra le tacite lacrime che aveva versato. «Anche io Molly...anche io...» mormorò, seguendola poi in cucina.

16 Luglio 1996


Accarezzò col pollice la foto di Alphard, e sorrise appena tra sè, asciugandosi le lacrime dal viso.
Sollevò gli occhi verso la stanza di Sirius, coperta di polvere. Deglutì a vuoto, ed estrasse una foto dalla cornice sul comodino: una vecchia foto di quando erano ancora studenti ad Hogwarts, ingenui e sorridenti. Peter era stato strappato via, come in ogni foto dove era ritratto. C'erano Lily e James, che si tiravano i capelli a vicenda...Remus che saltava in braccio a Sirius, che rideva. E poi c'erano lei e Marlene, che sorridevano abbracciate, felici.
Di quel gruppo, solo lei e Remus erano ancora lì. Erano tutti morti (non sapeva se Peter lo fosse davvero, ma certo era morto per loro).
La morte. Che strana cosa. Prima la temi per te...poi, sotto una guerra, la temi per gli altri. Si ha più paura di veder morire gli altri, rimanendo soli, che se stessi. Ecco cos'era la morte: la solitudine.
L'uomo è un animale sociale, e la morte del branco lo isola, rendendolo solo. Senza più progetti, nè futuro. E il suo, di futuro? Nonostante Alphard, nonostante Harry, la guerra...non aveva più voglia.
Era stanca.
Aveva trascorso metà della sua vita a nascondersi, l'altra metà a cercare la felicità. E quando finalmente era a portata di mano, le è stata strappata via con la violenza. Non aveva più senso vivere. Non voleva più vivere. Non era più in grado di fare nulla, di parlare, di agire, di fare nulla che non fosse pensare a vendicarsi. Eterna vendetta, vendetta per Sirius, James, Lily, Marlene, Mary...per tutti. Per tutti quelli che erano morti per Voldemort.
Qualcuno bussò delicatamente alla porta.
«Avanti» annunciò, osservando la porta aprirsi. Era Remus, con un sorriso leggero tirato sul viso pallido.
Emmeline gli mostrò la foto che aveva in mano, quindi l'uomo andò a sedersi vicino a lei, sul bordo del letto. Rimasero a lungo in silenzio, abbracciandosi l'un l'altro. Non c'erano parole che potessero dirsi, nulla che già non provassero e non sapessero.
«Ti voglio bene, Rem...» mormorò Emmeline, stringendolo ancora a sè.
«Anche io...» rispose l'uomo, ricambiando il gesto.
Scesero poi nella cucina, dove era in atto la riunione dell'Ordine. Silente stesso era presente: Emmeline non lo vedeva da mesi, da prima che...
Andò a sedersi vicino la sedia vuota di Sirius, quindi sollevò gli occhi su Silente, che le sorrise con dolcezza. Il volto di Emmeline era una maschera di odio e rancore: non poteva provare nient'altro. L'amore della sua vita era stato assassinato, e l'odio che provava era l'unica cosa che la teneva in vita.
«Voldemort si è spinto oltre il confine magico, riversando il suo terrore sul mondo babbano»
«E' audace, sicuro di sè, nonostante la perdita della Profezia...» commentò Alastor.
«Deve sbrigarsi, deve vincere prima che Harry possa vincere su di lui» precisò Silente, poi sospirò «C'è bisogno di sorvegliare il Primo Ministro Babbano. Scrimgeour mi ha chiesto di aiutarlo...non tutti gli Auror vogliono adeguarsi al suo Ministero, diciamo così...»
«Possiamo fidarci di Rufus?» chiese Molly, preoccupata.
«Sì, io credo di si» rispose Silente, grave. «Farete dei turni di ronda, un giorno ciascuno, per non attirare troppo l'attenzione»
«Harry?» chiese Tonks, sempre in pena per il ragazzo.
«L'ho scortato alla Tana giusto ieri sera, sta bene» rispose Silente.
Molly annuì. «E' con Arthur e i miei ragazzi, è sereno ma, beh la...» non terminò la frase, osservando per qualche istante Emmeline, che finse di non accorgersi degli sguardi di tutti su di lei. Alla fine, non erano stati bravi a nascondere la loro relazione: tutti, nell'Ordine, sapevano che Emmeline e Sirius stavano insieme.
«E' tutto» annunciò alla fine Silente, calmo.
L'Ordine rimase seduto mentre il Preside usciva dalla cucina. Poi si fermò, osservando Emmeline. Le sorrise di nuovo.
Conosceva quello sguardo: si alzò, e lentamente uscì dalla cucina. Se Silente voleva parlare, non c'era "no" che avrebbe sentito. Tanto valeva togliersi subito quel dente.
Rimasero fermi davanti l'ingresso, a lungo in silenzio.
«Non ti chiederò come stai, Emmeline...perchè so perfettamente come ti senti»
«Ah si? Ma com'è che lei sa sempre tutto?» chiese scorbutica Emmeline, osservandolo dal basso «Dato che lei sa tutto, che prevede tutto...perchè ha permesso che Piton interrompesse le lezioni di Occlumanzia a Harry? Sapeva perfettamente che Voldemort avrebbe tentato di stabilire un legame con lui! Che lo avrebbe ingannato! Se Harry avesse capito come chiudere la sua mente, ora...»
«...ora Sirius sarebbe vivo. Sarebbero vivi anche James e Lily, se Sirius non avesse cambiato idea all'ultimo, affidando il Fidelio a Peter, perchè sapeva che Voldemort sarebbe andato da lui, perchè si sentiva debole. E sarebbe vivo anche Cedric, se io avessi capito prima che qualcuno stava ingannando me, Harry e il Calice di Fuoco. Ma purtroppo, Emmeline...e per fortuna...siamo umani, prima che maghi e streghe. Sbagliamo, e certi sbagli sono letali, ma è la nostra forza, noi...»
«Non venga a farmi la predica, Silente. Sirius E' MORTO. E nessuna parola lo farà tornare indietro. Si risparmi il fiato in gola» precisò, secca.
Silente la osservò, quasi rattristato. «Il tuo cuore è pieno di odio e dolore, Emmeline...e lo comprendo. Ma ti prego di ascoltare il consiglio di questo vecchio: non lasciare che ti isoli e ti distrugga»
Emmeline tacque, osservandolo a lungo. Poi due grandi lacrime le scivolarono sulle guance. «Non ci riesco...» sussurrò in un fil di voce tremante.
«Si che ce la fai...ci siamo noi qui con te...» mormorò Silente, abbracciandola.
Emmeline si sciolse in quell'abbraccio paterno, piangendo in silenzio.

Downing Street, Londra, 18 Luglio 1996


"Sapeva che Voldemort sarebbe andato da lui".
Non faceva che ripetersi le parole che Silente le aveva detto qualche giorno prima, su Sirius. Ci aveva riflettuto a lungo, e rimase sbalordita la prima volta che le colpì quell'analogia. Quel segno del destino.
Voldemort sapeva del legame che aveva Sirius con James, e di conseguenza Sirius con Harry. Black aveva rinunciato ad essere Custode Segreto dei Potter per salvarli, ma aveva finito di diventare un'esca immaginaria per loro figlio.
Alla fine, Voldemort è andato da lui davvero.
Si asciugò una lacrima fuggevole e si alzò, uscendo alla svelta da Grimmauld Place. Ogni angolo di quel luogo le ricordava Sirius. Non voleva più starci.
Quel giorno era il suo giorno di ronda. Aveva insitito molto per essere partecipe ai lavori dell'Ordine, e tutti pensarono che forse le avrebbe fatto bene tenere la testa occupata.
Insieme a lei, tuttavia, fu mandata Tonks. Volevano tutti essere sicuri che Emmeline stesse bene e non reagisse malamente in caso di attacco nemico.
Rimasero per tutta la mattina in silenzio, senza dirsi molto. Tonks non era mai stata brava a consolare le persone dai lutti, non sapeva mai cosa dire. Qualunque cosa sembrava imbarazzante.
Lanciò un'occhiata ad Emmeline: era bella. Sembrava una di quelle streghe antiche, medievali, con un portamento da regina, fiero. Gli occhi verdi brillavano fieri e feriti come un animale in trappola, la mascella era rigida e tesa. I lunghi capelli neri erano striati appena di grigio, segno dell'avanzare del tempo. Era alta e slanciata, eppure aveva un qualcosa...che stonava. Non certo nell'aspetto, quanto più nello sguardo.
Quell'aria regale sembrava più alimentata da odio e vendetta, che da fierezza.
Emmeline era furiosa, e Tonks comprendeva il perchè. Vedere l'uomo che ami uscire per una battaglia, e non vederlo più rientrare...e tutto per le abili macchinazioni di Voldemort su un ragazzino...farebbero imbestialire anche lei.
Delle ombre oscurarono qualche istante il cielo, velocemente. Le donne si allarmarono, sfoderando le bacchette.
«Mangiamorte...»
Emmeline annuì appena all'osservazione di Tonks, e poco dopo infatti si smaterializzarono Dolohov, Mulciber...e Bellatrix.
La strega sentì un fuoco, dentro di lei...una rabbia, un odio che sembrava dilaniarle il corpo.
«Ma guarda guarda...» sogghignò Mulciber, ex "compagno" di scuola di Vance. Ma non gli diede modo di fare il loro solito teatrino di presentazioni e battute. Agì subito, tirando un Crucio non verbale contro Bellatrix che, colta di sprovvista, cadde a terra gridando di dolore.
Lo scontro partì immediatamente: lampi di ogni colore uscivano dalle bacchette dei cinque maghi, incontrandosi e scontrandosi, abbattendosi contro muri, alberi o tutto ciò che l'incantesimo trovava. Non c'era tempo nemmeno per respirare, l'aria era intrisa di magia. Sentivano molti Babbani gridare attoniti e spaventati, correre via da lì. Lo scontro durò per svariati minuti, prima che Mulciber si mosse velocemente verso la porta numero 10 di Downing Street.
«Tonks!» gridò Emmeline per richiamare l'amica dalla scontro di incantesimo «Fermalo!»
«Non ti lascio sola!»
«SBRIGATI!» urlò furiosa Emmeline, mentre deviava l'ennesimo Avada Kedavra di Dolohov.
Tonks sparì, al seguito di Mulciber. Ora erano due contro uno. Emmeline teneva testa ad entrambi con grande abilità ed agilità, cosa sorprendente anche per via della grande potenza che possedevano Lastrange e Dolohov.
«Davvero ammirevole, per una mezzosangue!» gridò Bellatrix, con la sua risata da folle. Non le avrebbe mai concesso di sopravvivere, non dopo aver ricevuto un Crucio. Ne andava del suo orgoglio.
«Dico davvero, sai» esclamò ancora la strega, deviando l'ennesimo incantesimo di Emmeline «sei una degna avversaria! Non come quegli stolti del tuo Ordine...perchè non passi nel lato giusto?»
«Sono già nel lato giusto, stronza!» gridò furiosa Emmeline, lanciandole contro ogni maledizione.
«Uuuh, che spirito vendicativo!» esclamò Dolohov «Bellatrix, devi farti perdonare di qualcosa?»
«Oh sai, caro...ho l'anima nera» rispose Bellatrix, ridendo follemente «è forse per mio cugino?»
La rabbia di Emmeline prese il sopravvento. La bacchetta creava quasi incantesimi da soli. Anatemi, Bombarde, qualunque cosa che potesse ferirli...ucciderli.
«Oh, ecco allora! E' per Sirius! Cos'è, eri la sua fidanzatina...? Ci vuol coraggio eh!» esclamò divertita Bellatrix, prima di venir colpita da un Expelliarmus. Parlava troppo, per i gusti di Emmeline. La strega venne sbalzata contro un albero, stordita. Dolohov montò su tutte le ferie e le lanciò i suoi malefici. Emmeline ne parò ben tre, ma il quarto la colpì in pieno, senza riuscire ad evitarlo. Volò in aria prima di ricadere sull'asfalto, qualche metro più indietro.
Sentiva il sangue sgorgare dalle sue vene, senza uscire dal corpo. Sentiva laceri, tagli, ferite ovunque. Sentiva il cuore cedere, il cervello riempirsi di sangue. Boccheggiò, ma la seconda maledizione Dolohov di Bellatrix la fece rimanere a terra, boccheggiando.
Sentì qualcosa, sopra il suo petto: era il piede della strega, che premeva contro i suoi polmoni ormai pieni di sangue.
«Sei morta, Vance. Morta come il mio amato Sirius...» mormorò Bellatrix, sorridendo trionfante.
«Anche tu sei morta...solo anche ancora non lo sai...» sibilò Emmeline, mostrando i denti sporchi di sangue «Una madre, una moglie...ti ucciderà...» mormorò, quasi a mò di Profezia, facendo arretrare Bellatrix di un passo, schifata.
«Andiamoce, prima che arrivi mezzo esercito» brontolò la strega, svanendo con Mulciber e Dolohov.
E mezzo esercito arrivò davvero: Auror che scortavano il Primo Ministro Babbano al sicuro, Obbliviatori per chi aveva visto quello scontro magico, ed ovviamente l'Ordine, accorso troppo tardi in aiuto di Tonks ed Emmeline.
«Vance!» gridò Remus, correndo verso il corpo della strega. La sollevò appena, circondandole le spalle. Non aveva segni addosso, ma il viso era pallido e freddo come un lenzuolo. Gli occhi velati, come assenti. Boccheggiò, come se stesse cercando aria. O provando a parlare.
«Non anche tu, ti prego...» mormorò tra le lacrime l'uomo. Un rivolo di sangue scivolò fuori dalla bocca della strega, attraversandole la guancia. Gli occhi verdi erano vitrei, lo sguardo spento.
Remus glieli chiuse, e pianse in silenzio la morte della sua ultima, cara amica. Fu lui a sollevarla, tra le sue braccia, e portarla via dal luogo dove aveva trovato solo Morte. Morte e Dolore.

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Capitolo 14
*** One Family ***


One Family


 
Hogwarts, Giorni Nostri


 
Le ultime parole di Alphard erano scivolate tra la lacrime, che gli offuscavano la vista. Harry gli porse un fazzoletto, in silenzio.
Tutti, dentro l'Ufficio della Preside, erano commossi da quella storia e dal suo terribile finale. Il resto lo sapevano benissimo: Remus stesso sarebbe morto durante la battaglia di Hogwarts, e così anche Tonks, Piton, e Bellatrix, morta davvero per mano di una madre.
«Pensare che mentre accadevano queste cose io ero altrove...perchè non me l'avete mai detto...» mormorò Harry, osservando la McGranitt.
L'anziana donna lo osservò, triste. «Oh Harry...non eri già abbastanza preoccupato? Sirius era morto, Voldemort in ascesa, e di lì a poco avresti cominciato la ricerca degli Horcrux...cosa avremmo dovuto dirti?»
«Mamma mi lasciò una lettera, che mi venne consegnata da mia zia ai miei diciassette anni. Diceva che era stata lei a chiedere all'Ordine, o chi lo sapeva, di non rivelarti nulla circa la storia con Sirius e la mia esistenza. Erano tempi bui, e mia madre non voleva che nessuno si distraesse. In quanto a me...» Alphard sollevò le spalle «mia zia, alla morte di mia madre, era distrutta dal dolore. Ha dovuto crescermi da sola, ed ogni riferimento all'Inghilterra o ai miei genitori la rendeva depressa per giorni. Non osai più chiedere nulla...fino a qualche anno fa. Per caso, in soffitta, ho ritrovato tutte queste lettere che ti ho mostrato e lette...scritte da mia madre a me o a mia zia, che lei aveva custodito gelosamente. Ero un uomo ormai, e dovevo sapere da dove venivo. Così ho cominciato a fare domande, a insistere, e poi sono venuto qua...ho fatto altre ricerche, ho preso informazioni anche su di voi...» osservò Ted ed Harry, osservandoli «ma non avevo il coraggio di venire da voi. Poi ieri notte ho sognato mio padre...ed ho capito che dovevo venire. E così...»
«Io...sono felice, davvero, che tu sia venuto da noi Alphard. Avere un legame con Sirius è quanto di più potessi chiedere, non...non potevo chiedere un dono più bello» ammise Harry, prima di abbracciarlo.
Alphard ricambiò l'abbraccio, forte, prima di abbracciare di getto anche Ted, che si unì ai due uomini con un sorriso commosso.
«I vostri genitori...erano delle gran brave persone» commentò Alphard, annuendo «li ho visti, li ho sentiti parlare, erano...delle brave persone» precisò ancora l'uomo, osservandoli.




Uscirono insieme dal Castello, in silenzio. Solo Ron interrompeva ogni tanto quel sacro silenzio con qualche domanda vaga o leggera battuta, a cui tutti più o meno sorridevano, apprezzando lo sforzo dell'uomo di risollevare i loro animi.
Quando tuttavia passarono davanti alla casa di Hagrid e all'ingresso, dietro di essa, della Foresta Proibita, Harry rallentò il passo e si fermò. Guardò per qualche istante Alphard, chiacchierare con Hermione.
«Io...» cominciò, attirando l'attenzione dei suoi amici «devo fare una cosa. Alphard, mi accompagni?» chiese al suo coetaneo.
«Vogliamo andare a trovare Hagrid?» chiese sorridente Hermione.
«No. Non oggi, Hermione. Andate avanti voi, per favore» precisò Harry.
I due amici lo guardarono qualche istante. Poi, insieme a Teddy e Ginny, proseguirono lasciando i due uomini indietro.
«Andiamo a trovare Hagrid?» chiese perplesso Alphard.
Harry scosse il capo, quindi gli fece segno di seguirlo.
Superarono la capanna del Guardiacaccia, quindi si inoltrarono nella Foresta.
«Harry, non è necessario farmi visitare questo posto oggi» precisò Alphard, diffidente.
«Tranquillo...non è pericolosa. Non più ormai. Fiorenzo!» rispose Harry, prima di chiamare il Centauro a gran voce. Dovette ripetere il nome due volte, prima che un rumore di zoccoli arrivasse al loro udito.
Il Centauro apparve loro, sorridendo. «Giovane Black...finalmente ci conosciamo»
Alphard osservò il centauro, deglutendo lentamente. Lanciò un'occhiata a Harry, che sorrise appena verso Fiorenzo.
«Ho bisogno di quella cosa. Non per me» precisò subito, notando che il Centauro stava già aprendo bocca per ribellarsi «ma per Alphard. Lui...ne ha il diritto»
«Seguitemi» rispose solamente Fiorenzo, avviandosi nel folto del bosco.
«Dove andiamo, Harry? Di cosa ho il diritto?»
«Tu sai la mia storia, no? La Nostra, storia, voglio dire. I Doni della Morte...la bacchetta, il mantello...»
«...e la pietra, certo. E quindi?»
«Ho mentito» ammise Harry, serio «la Pietra non è andata persa come ho detto agli altri. Quando vennì qui per aiutare nella ricostruzione, chiesi a Fiorenzo di custodirla segretamente e gelosamente, e di non darmela mai, se fosse stata per me. Solo per altri»
Alphard cominciò a capire, e si fermò. «No, Harry...non voglio vedere l'anima di mia madre»
«E non vuoi conoscere tuo padre?» chiese Harry, osservandolo.
Alphard ci pensò qualche secondo, poi i piedi cominciarono ad avanzare quasi da soli, guidati dal cuore. «Non so come potrei reagire»
«Non ti illudere. Quello che vedrai sono solo delle loro proiezioni. Ma voglio che tu sia in pace con te stesso, e loro con se stessi. Anche se già lo sono»
«Perchè l'hai custodita?»
«Per Teddy» rispose Harry «io avevo avuto il privilegio, diciamo, di conoscere e parlare con i miei genitori, anche se solo per proiezione. Volevo che lui avesse la stessa occasione»
«L'ha usata?»
«Ancora no. E' ancora giovane, dovrà attendere ancora qualche anno. Non sa nemmeno della sua esistenza, quindi per favore...»
«Sarò muto» precisò Alphard fermandosi in una radura del bosco.
«Aspettate qui» intimò calmo Fiorenzo, sparendo.
I due uomini rimasero a lungo in silenzio.
«Sai, pensavo...» cominciò Harry, incerto «pensavo, insomma, ora che ci siamo conosciuti, sarebbe un peccato se tornassimo a vivere distanti. Voglio dire, insomma...che se vuoi vivere a Londra, io posso aiutarti a trovare lavoro e una casa e...si insomma, ospirarti a casa nostra, è abbastanza grande. E' sempre un gran caos, con i ragazzi, però...»
«Accetto volentieri» tagliò corto Alphard, ridendo. «Voglio dire, mi...mi farebbe piacere vivere a Londra»
«Si? Davvero dici?» sorrise Harry, euforico. Poi rise. «E' assurdo, tuo padre mi fece questa stessa proposta anni fa, quando ero ancora un ragazzino. Mi sembrava finalmente di avere una famiglia»
«E' quel che sembra anche a me» ammise Alphard, mentre Fiorenzo tornava. Si chinò, il Centauro, poi posò per terra una semplice e grezza pietra nera, lucente.
«Prendila in mano quando andremo via. Chiudi gli occhi mentre ti rialzi, poi riaprili. E non spaventarti. Ok?»
«Ok» precisò Alphard ad Harry. Lo abbracciò, sincero. «Grazie, Harry»
«Di nulla. E salutameli» precisò l'uomo, alludendo alla sua famiglia.
Harry e Fiorenzo uscirono dal bosco, e quando fu sicuro che erano ormai lontani, prese la Pietra in mano e chiuse gli occhi, alzandosi.
Li riaprì, lentamente, timoroso, e sobbalzò spaventato quando vide delle figure galleggiare nell'aria, ma così reali da sembrare quasi palpabili.
«Mamma...» sussurrò, piangendo.
«Ciao tesoro» rispose Emmeline, sorridendo gentile.
«Ma guardati...sei un uomo!» esclamò Sirius, sorridente «Tutto suo padre, eh James?»
«Zio James...zia Lily...» mormorò confuso Alphard, prima di posare gli occhi anche su Remus e Tonks. Le sei figura gli sorridevano, dolci e felici. Sereni, in pace.
Erano tutti lì, insieme a lui. Una sola, unica famiglia.


 
FINE

 

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