After Harry Potter

di Solitary_soul_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** For old time's sake ***
Capitolo 2: *** Misunderstanding ***
Capitolo 3: *** Squabbling ***
Capitolo 4: *** Betrayal ***
Capitolo 5: *** Discoveries ***
Capitolo 6: *** Home ***
Capitolo 7: *** Sword ***
Capitolo 8: *** Rome ***
Capitolo 9: *** Call it magic, call it true ***
Capitolo 10: *** Ferrero ***
Capitolo 11: *** King's kross ***
Capitolo 12: *** Potter ***
Capitolo 13: *** Showdown ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** For old time's sake ***


Vent'anni. Venti lunghi ed interminabili anni dalla fine della guerra.
I figli del golden trio erano partiti per Hogwarts la mattina stessa, come ogni primo settembre per iniziare il nuovo anno, ed i genitori invece, si trovavano ognuno nella loro abitazione a prepararsi per la serata.
Quella sera si sarebbe svolta una festa in onore dei diplomandi dell'anno 1998. Anche se non tutti avevano propriamente raggiunto il diploma, era un occasione per rivedere vecchi amici e onorare i caduti della guerra.
Allo scoccare della mezzanotte tutti i partecipanti si smaterializzarono nei loro abiti eleganti alle porte di Hogwarts dove le carrozze li attendevano per essere scortati fino al Castello, il ricevimento infatti si sarebbe tenuto nella sala grande addobbata a festa.
Nonostante la presenza degli studenti nella scuola, non sarebbero di certo stati un problema visto il coprifuoco che vigeva e non permetteva loro di uscire dai propri dormitori dopo le nove di sera. Sempre sorvegliati da Argus Gazza e la sua fidata gatta Mrs Purr, anche se andando avanti con gli anni perdeva sempre più colpi. Non era più in grado di inseguire gli studenti e questo in un certo senso li incoraggiava a violare le regole.
Hermione dopo l'ennesimo inutile litigio con il marito questa volta causato semplicemente dall' averci messo troppo a prepararsi per ciò che lui definiva "un' inutile festa per i nostalgici", non sembrava esattamente entusiasta di partecipare all'evento. Il lungo abito nero di seta, per quanto potesse essere sexy con lo spacco fino alla coscia, non faceva altro che farla sembrare vestita a lutto e lei in fondo era così che si sentiva.

La serata era iniziata da qualche ora e Ron ancora non si era mosso dal buffet, lasciando da sola Hermione a destreggiarsi per la sala salutando tutti gli ex compagni a braccietto con la cognata.
«Hai visto? È incredibile quanto siano cambiati tutti! La maggioranza di loro è diventato grasso e pelato!» sussurrò Ginny divertita all'orecchio dell'amica, che involontariamente si voltò a guardare il marito pensando quanto la descrizione gli calzasse a pennello. Sospirò sconsolata e si allontanò dalla rossa con la scusa di dover andare al bagno, voleva restare un po' da sola a riflettere.
Si trovò a vagare per quei corridoi in pietra percorsi centinaia di volte durante l'adolescenza accompagnata dai suoi migliori amici con cui aveva affrontato mille avversità, i ricordi delle esplosioni, delle grida e dei morti riaffiorarono prepotenti nella sua mente, costringendola a cercare un luogo più aperto.
Uscì dal castello per respirare una boccata di aria fresca ritrovandosi nel cortile della scuola, si sentiva oppressa. La guerra ormai era passata, ma i ricordi vivevano in lei ancora nitidi. Ricordava ogni incantesimo, ogni maledizione che aveva subito, ogni grido disperato, il dolore, tutto. E non poteva scappare da se stessa nonostante avesse fatto di tutto per dimenticare.
Come se non bastasse quella brutta situazione, non c'è la faceva più a sostenere anche i problemi cognugali.
Anni addietro casa sua era un porto sicuro nel quale rifugiarsi per fuggire dagl'incubi che la tormentavano, nascondendosi nella famiglia che con tanta fatica aveva creato.
Ma ormai la relazione con Ron era giunta al termine da un po', le sembrava di convivere con un gatto, passava intere giornate fuori casa per poi tornare solamente a mangiare e dormire. Era cambiato, non si interessava più a lei e lei non si interessava più a lui. Nonostante gli volesse molto bene sapeva benissimo di non amarlo più da tempo. Purtroppo rompere un matrimonio non era proprio facile, soprattutto trattandosi di persona con la quale ha passato quasi tutta la sua vita ed essendosi legata moltissimo ai membri della sua famiglia, aveva paura che se avessero divorziato non sarebbe più stata la benvenuta e costretta a vedere i suoi figli solo poche settimane estive. Quest' idea la terrorizzava più di qualsiasi altra cosa, Rose e Hugo significavano tutto per lei e come ogni madre avrebbe fatto di tutto per loro.
Sconfortata e sovrappensiero, si mise a fare disegni con la bacchetta nel cielo stellato formando sciee di magia a forma circolare, finché non venne attraversata da brividi in tutto il corpo e venne pervasa da una spiacevole sensazione alle spalle come se qualcuno o qualcosa la stesse scrutando. Si voltò di scatto puntando la bacchetta e cercando nell'oscurità la figura di qualcuno, ma non vide nulla di sospetto.
Nonostante l'intero edificio fosse stato completamente ristrutturato e non portasse più i segni della guerra, se non il monumento ai caduti all'ingresso, rimaneva il luogo dove molti dei suoi amici e nemici avevano perso la vita, e per qualche assurdo motivo le sembrava un luogo in parte dannato e segnato dall'oscurità per l'eternità.
 
Agitata e un po' scossa tornò di corsa all'interno del castello. Non prestando però attenzione a dove stesse mettendo i piedi mentre percorreva il corridoio antecedente alla sala grande, i tacchi alti la fecero inciampare nel suo stesso vestito. Sentì la stoffa tirarsi e cedere sotto il suo peso, facendole definitivamente perdere l'equilibrio. Chiuse gli occhi in attesa dell'impatto, ma cadde contro qualcuno e finì per tirargli una testata senza volerlo. Nonostante ciò venne prontamente cinta da due braccia forti che le impedirono di finire con la faccia sul pavimento e venne avvolta da un dolce profumo di dopobarba alla menta.
La riccia strinse gli occhi a causa della botta appena presa, quando li riaprì ci mise un attimo a mettere a fuoco le due iridi grigio brillante che la scrutavano preoccupate.
«Malfoy?» appena apprese di chi si trattasse si affrettò ad allontanarsi a disagio.
«Che... che ci fai tu qui?» chissà per quale motivo la riccia ogni volta che si trovava in imbarazzo iniziava a balbettare in modo buffo e giocare con una ciocca di capelli arrotolati su un dito.
Sul viso dell'uomo comparve il suo solito sorrisetto malizioso anche se non sembrava malefico come ricordava, anzi dovette ammettere a se stessa che a guarlarlo provava quasi una sensazione calda ed avvolgente
«Che tu ci creda o meno Granger, se ben ricordi ho frequentato questa scuola con te. E poi Scorpius mi ha praticamente supplicato di partecipare all'evento» sbuffò poi il biondo mentre incrociava le braccia al petto. Sembrava molto diverso dall'anno precedente quando si erano visti a Kings cross al binario 9¾, era dimagrito parecchio, aveva raso accuratamente la barba su tutto il viso e lasciato crescere sbarazzini i capelli biondi come li portava al terzo anno. Si trovò involontariamente a pensare che tutto ciò lo facesse apparire più giovane e affascinante. Scosse immediatamente la testa mossa da quegli sciocchi pensieri.
«Non ho visto tua moglie. Non è voluta venire?» notò l'irrigidimento improvviso e il rapido mutamento del viso dell'uomo in una smorfia mista tra odio e dolore, che riconobbe immediatamente, era lo sguardo che aveva sempre avuto durante gli anni a Hogwarts. Vedendo la sua reazione la donna si morse la lingua, pentendosi immediatamente di avere fatto quella domanda. «Astoria è morta pochi mesi fa, sanguesporco.» Senza degnalarla di un solo sguardo, Draco si voltò e se ne andò. Lasciandola sola e mortificata nel corridoio a fissare il punto vuoto dove prima si trovava il biondo.

«Per la barba di Merlino, Hermione! Dove eri finita? Tutto bene? Sembra che tu abbia appena visto un fantasma...» La voce di Ginny alle sue spalle la riscosse dallo stato di trance in cui era entrata. Si sentiva male per quello che aveva detto, ma non aveva idea di quello che fosse accaduto alla moglie di Malfoy, e sicuramente non era sua intenzione ferirlo in alcun modo.
«Si si, tutto bene. Stavo solo ripensando ai giorni passati qui.» tirò fuori un ottima scusa per spiegare il sorriso amaro e sconfortato che le si era dipinto sul volto. La rossa annuì timidamente e lasciò cadere il discorso.
«Perchè non vieni a salutare Neville? Sai che adesso insegna qui a Hogwats? Ha ottenuto la cattedra di Erbologia quando la professoressa Sprite è andata in pensione» La Granger nonostante non stesse prestando molta attenzione a ciò che le stava dicendo l'amica la seguì e tornò in sala per salutare. Dopo poco usò come scusa quella di non sentirsi molto bene probabilmente a causa dei troppi biscottini gufici che aveva mangiato per andarsene a casa, non se la sentiva di restare oltre. Era ancora turbata e a disagio. Ma quando provò a convincere il marito ad andare con lei, egli si rifiutò dicendole di tornare tranquillamente da sola che sarebbe tornato poi con Harry e Ginny.
Rassegnata uscì dal castello da sola per smaterializzarsi direttamente a casa.

***NOTE***
Ed ecco a voi il primo capitolo! Spero vi piaccia e sopra tutto che non vi fermiate qua, non vi voglio anticipare niente ma a mio parere vi perdereste il meglio.
Continuate a leggere per scoprire cosa accadrà dopo.
Bacioni citriolineee 😘❤
 

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Capitolo 2
*** Misunderstanding ***


Era una normale giornata al ministero della magia, Hermione stava bevendo un caffè babbano amaro seduta alla sua scrivania mentre esaminava i fascicoli da approvare. la sua attenzione venne attirata da un fascicolo in cima alla pila con sopra scritto "Segnalazioni Hogwarts", lo prese immediatamente e iniziò ad esaminarlo.
Riportava diversi eventi strani accaduti al castello: Due studentesse del terzo anno sono state rinvenute in condizioni gravi, sospetto avvelenamento. Alcuni alberi ultra centenari della foresta prima in perfetta salute, morti anch'essi per sospetto avvelenamento e uno completamente carbonizzato. Decine di altri esseri che vivevano nel lago e nella foresta trovati morti.
Senza pensarci due volte raccolse le sue cose ed il fascicolo e si smaterializzò immediatamente all'ingresso di Hogwarts. Si diresse verso l'ufficio del preside alla velocità massima consentitale dai fastidiosi tacchetti che portava ai piedi. Sfondò quasi la porta dell'ufficio con un incantesimo senza nemmeno bussare, parandosi furiosa davanti all'enorme scrivania in mogano che riempiva la stanza al di sopra della quale un bellissimo gatto soriano se ne stava seduto immobile.
«Professoressa, dobbiamo parlare. Ora!» non fece tempo a terminare la frase che il gatto balzò giù dal mobile prendendo le sembianze di una donna anziana con i capelli grigi raccolti in uno chignon ordinato e coperti in parte da un grosso cappello a punta.
«Signorina Granger, nonostante l'occasione sgradevole è sempre un piacere rivederla!» la donna anziana si spinse ad abbracciare Hermione che in quel momento sembrava pietrificata dalla rabbia e non ricambiò. Sussurrando un "comunque ora è Weasley" riferendosi al modo in cui l'aveva chiamata, ma la preside non le prestò la minima attenzione
«Deve aver saputo di quello che è accaduto la sera del ballo immagino.»sospirò la professoressa intrecciando le proprie dita.
«Perché non ha detto nulla alle famiglie degli studenti? Devono sapere se i propri figli sono al sicuro! Un momento... la sera del ballo? Intende due giorni fa? Io non... non risulta nulla di due giorni fa» corrugò la fronte confusa e riesaminò velocemente il fascicolo che aveva in mano per controllare che non le fosse sfuggito qualche dettaglio, niente.
«Quello stolto di Errold deve essersi perso di nuovo la lettera in volo! Posso vedere?» l'anziana indicò il fascicolo che teneva in mano Hermione, che prontamente glielo porse, e la professoressa si mise a leggerlo strizzando gli occhi dietro agli spessi occhiali per qualche tempo.
«Si... mi spiace veramente ma vi mancano il primo e l'ultimo reclamo che ho personalmente mandato al ministero, ne ho una copia proprio qui.» dalla lunga mantella scura che portava estrasse la bacchetta e la puntò verso il mobile con i cassetti che riempiva un intera parete della stanza, pronunciando un incantesimo di richiamo i fogli schizzarono fuori dai cassetti per finire direttamente nelle sue mani e li porse ad Hermione che li lesse immediatamente.
«Miseriaccia professoressa! Qui dice che l'acqua stessa del lago nero sia probabilmente stata avvelenata. E che l'altra sera un ragazzo di Serpeverde che si aggirava di notte è stato aggredito da qualcosa ed è stato ustionato. Da quanto va avanti tutto questo? Si rende conto della gravità della situazione?» scioccata, fissava la professoressa incredula. «E perché crede che abbia mandato la segnalazione al ministero? Certo che me ne rendo conto, lei è qui per questo signorina Granger. Tutto è iniziato nemmeno una settimana fa. Ora mi segua, la accompagno personalmente in infermeria» uscirono insieme dall'ufficio dirigendosi al primo piano del castello dove era ubicata l'infermiera.

Entrarono nella grande stanza e nei primi due letti si trovavano due ragazze che dormivano una tassorosso e una corvonero, molto simili tra di loro probabilmente sorelle, entrambe verdognole in viso.
«Nei rapporti non erano presenti i nomi per questione di privacy, comunque loro sono Astrid e Jennifer Queen. Le due ragazze che sono state probabilmente avvelenate vicino al lago, ora stanno molto meglio grazie alle cure di Madama Chips. Ma hanno ancora qualche sintomo come forte nausea ed emicrania.» Non appena la preside terminò la frase una delle due pazienti si svegliò all'improvviso si voltò verso il secchiello posizionato al fianco del letto e ci vomitò all'interno per poi crollate addormentata un altra volta. Hermione dovette voltarsi nella direzione opposta per non vomitare anche lei, le aveva sempre fatto impressione nonostante ci avesse fatto l'abitudine quando Rose e Hugo erano piccoli. Inutili da interrogare in quel momento le sorpassarono e proseguirono lungo il corridoio centrale arrivando davanti ad un ragazzino biondo platino che si stava facendo cambiare le bende sul braccio dall'infermiera.
«Un momento... io ti conosco, sei Scorpius. Il figlio di Draco Malfoy. Ti ricordi di me? Ero una compagna di scuola del tuo papà, ci siamo visti alla stazione lo scorso anno. Oh tesoro, come ti senti? Sapresti raccontarmi cosa è successo? Se non te la senti non importa tranquillo» Hermione tirò fuori il sorriso più materno che le riuscì in quel momento, accucciandosi sulle ginocchia davanti al ragazzo e strofinandogli una mano sulla gamba per incoraggiarlo. «Sto bene grazie, sono rimasto addormentato un bel po' dopo la botta che ho preso, ma ciò che ne rimane è solo una piccola bruciatura. Ma non so come sia successo, tutto quello che ricordo è solamente che ero vicino alla foresta perché volevo vedere se... se mio padre era venuto alla serata come aveva promesso. Quindi l'ho seguito fuori quando l'ho visto andare via ma lui si è smaterializzato a casa e io naturalmente sono rimasto la fuori da solo. Poi ho sentito un rumore alle mie spalle ed è stato tutto così veloce che non ho visto niente, mi sono svegliato qui con un forte dolore al braccio. Mi dispiace...» il ragazzo scivolò giù dal letto con fare sconsolato.
«Scorpius non importa, hai già fatto abbastanza. Sei stato bravo. Tuo padre sa che sei qui? Vuoi che vada a chiamarlo?» gli fece una dolce carezza materna sul viso. Fino a che, come da copione la porta dell'infermeria si spalancò alle spalle della donna.
«Sanguesporco! Stai lontano da mio figlio.» Quella voce la congelò sul posto. Di nuovo quello spregevole soprannome che l'aveva perseguitata per anni. Lo aveva già detto sere prima, ma in quel caso non gliene aveva fatto una colpa, era stato lei a provocarlo. Si alzò voltandosi verso la fonte del suono, trovando Draco che percorreva il corridoio a grandi falcate.
«Malfoy. Sei sempre lo stesso stronzo vedo. Tuo figlio è stato aggredito a causa tua! E tu ti comporti ancora come l'adolescente odioso e viziato che eri.» Sentenziò la riccia sputando finalmente fuori quello che pensava, furente di rabbia l'uomo estrasse la bacchetta puntandogliela contro. Il piccolo Scorpius si parò davanti alla donna bloccando l'avvicinamento del padre a nemmeno un metro da loro.
«No papà! Calmati. È stata carina con me, lasciala stare per favore.» in tono quasi supplichevole il figlio cercò di calmarlo. Non avrebbe mai fatto nulla di male, ma vedere il viso spaventato del figlio lo pietrificò. Ripose la bacchetta e fece un respiro profondo cercando di distendere i nervi tesi come corde di violino.
Solo successivamente portò la propria attenzione voltandosi verso la preside e folgorandola con lo sguardo
«Perché non mi ha avvisato immediatamente della faccenda?» la McGranitt alzò le mani in segno di resa.
«talis pater, talis filius.» sussurrò la vecchia professoressa ricordando le bravate che aveva fatto il padre alla sua stessa età. Draco contrasse la mascella irritato e alzò gli occhi al cielo esasperato.
La Granger che fino a quel momento era rimasta in silenzio ad osservare sogghignò divertita a quel battibecco, senza volerlo attirò l'attenzione dell'uomo su di sé.
«E tu Granger? Che ci fai qui? I tuoi figli stanno bene?» Notò immediatamente che la voce del biondo si era rilassata e le sembrò quasi preoccupato veramente. Lasciò perdere ed annuì, per fortuna i suoi bambini erano rimasti illesi fino ad ora e lei intendeva risolvere al più presto per proteggerli.
«Lavoro al ministero della magia, non appena ho visto le segnalazioni mi sono precipitata qui» disse facendo spallucce e stringendo il fascicolo al petto imbarazzata. «Forza, fammi vedere...» l'uomo si porse in avanti per prendere il fascicolo, ma Hermione si ritrasse velocemente guardando male la sua faccia che invece era mutata in un espressione confusa. «Non puoi vederlo... È confidenziale» strinse ancora di più il fascicolo stropicciandolo, sentendosi un po' la bambina che era un tempo quando stringeva gelosamente i suoi amati libri.
«Dai... non fare la bambina, è anche di mio figlio che si tratta. Quindi aiuterò a risolvere questo problema, che ti piaccia i meno» con fare autoritario tese la mano verso di lei, che controvoglia alla fine gli cedette il plico di fogli lasciando che lo esaminasse.
«Okay... Professoressa McGranitt crede di riuscire a far restare tutti gli studenti all'interno del castello? Limiti le uscite negli spazi esterni al minimo e solo se accompagnati. Qualsiasi cosa sia è fuori dal qui, e non possiamo farlo entrare.» iniziò a dare le direttive Draco restituendo il caso alla donna che lo stava fissando stupita, cioè ci era già arrivata anche lei ma non aveva ancora esposto la sua teoria andava poteva esaminata e comprovata, non poteva dare ordini in quel modo.
«Granger tu organizza una squadra il prima possibile, bisogna iniziare a setacciare tutta l'area» concluse. Quando si accorse dello sguardo che aveva la donna fece una faccia confusa anche lui, domandandosi la ragione di tale espressione. La riccia lo prese per un braccio e lo trascinò fuori da lì cosicché non potessero sentirli discutere. «Forse non lo sai. Visto che eri e sei rimasto un bambino viziato ed egocentrico di un tempo. Ma per dare ordini bisogna averne il potere, e tu non c'è l'hai! C'è bisogno di permessi, c'è una burocrazia da rispettare.» non sapeva perché si stava scaldando tanto, in fondo era la prima a non seguire le regole in casi di questo genere. Ma lui aveva sempre avuto questo potere di farle perdere le staffe.
«Forse è proprio questo il problema! Tra me e te ci sono decisamente delle incomprensioni, ti ho già detto prima che avrei aiutato con o contro la tua volontà. Non metterò di nuovo in pericolo la vita di questi ragazzi e di mio figlio come facevano con noi!» Draco l'aveva stretta per le spalle furioso. Gli occhi color ghiaccio sembravano volerla accoltellare, la sua testa le urlava terrorizzata di scappare o difendersi, eppure lei rimase immobile a guardarlo sapendo perfettamente che non le avrebbe mai fatto nulla di male. Dopo pochi secondi lasciò la presa e scosse la testa come a voler scacciare qualcosa. Per la seconda volta nel giro di una settimana l'uomo se ne andò lasciandola da sola nel corridoio del castello che in quel momento stava iniziando a riempirsi di studenti. Poveri ragazzi ignari della minaccia che c'era al di fuori di quelle mura. Tornò in infermeria dove c'erano ancora la preside e Scorpius che parlavano, notò solo in quel momento che gli occhi del ragazzo ricordavano parecchio quelli del padre. Pochi secondi dopo di lei entrò in infermeria anche sua figlia Rose che non notò immediatamente la presenza della madre e corse ad abbracciare Scorpius
«Oggi stai meglio vero? Tornerai a lezione presto?» nel vederla così sorrise teneramente pensando che per sua fortuna non aveva dato retta a quella testa vuota di suo padre, che le aveva intimato di non affezionarsi troppo a quel ragazzo. Decise di non farsi notare e andarsene senza metterla in imbarazzo. Uscita si diresse immediatamente in ufficio a coordinare una squadra come le aveva detto di fare Malfoy, non poteva crederci nemmeno lei di avergli dato ascolto. Ma sarebbe stata una sciocca irresponsabile a non farlo, aveva ragione. E se lei aveva iniziato a lavorare per il ministero dopo aver giurato a se stessa che non ci avrebbe più messo piede, era solo perché voleva migliorare il funzionamento del ministero impedendo altre ingiustizie e stragi di innocenti.

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Capitolo 3
*** Squabbling ***


Nel giro di poche ore Hermione aveva organizzato una squadra di pochi volontari tra cui persino Harry, (a contrario di suo marito che l'aveva definita una cosa inutile in quanto i ragazzi avrebbero dovuto imparare a cavarsela da soli) che si sarebbero messi a lavoro l'indomani stesso per alzare ulteriori barriere protettive e iniziare a setacciare ogni ettaro attorno al castello.

Tornò a casa più tardi del solito orario stremata, l'unica cosa che voleva in quel momento era farsi un bel bagno caldo per rilassare i muscoli e liberare la mente.
Quando entrò trovò Ron svaccato sul divano a leggere la gazzetta del profeta. La cena, nonostante l'ora, naturalmente era ancora da preparare. Esasperata lanciò un cuscino al marito che nemmeno l'aveva sentita rientrare.
«Oh ciao amore, sei già a casa?» le chiese il rosso accorgendosi finalmente della sua presenza.
«Sono in ritardo di quasi tre ore... È una domanda seria la tua?» la riccia lanciò uno sguardo all'orologio alle sue spalle per essere certa dell'ora. Sbuffò e sparì chiudendosi in bagno senza più ascoltare le parole del marito che aveva iniziato chiedendole di preparare qualcosa da mangiare in quanto lui era troppo stanco per farlo, come se lanciare un incantesimo domestico fosse veramente faticoso. Aprì l'acqua lasciando che il rumore coprisse la voce nell'altra stanza, il vapore riempì in fretta l'intero ambiente e non appena la vasca fu piena a sufficienza Hermione ci si immerse cercando di rilassarsi. Cosa quasi impossibile in quella situazione, era troppo preoccupata per i ragazzi. E continuava a pensare a Draco... non lo aveva mai visto così, era sempre stato un codardo che pur sapendo quale fosse la cosa giusta, non aveva avuto il coraggio di ribellarsi. E pensava a salvare prima la sua pellaccia a scapito di qualsiasi altra cosa.
Durante quella giornata aveva visto qualcosa di diverso in lui: desiderio di riscatto e coraggio degno di un grifondoro. Nonostante lui fosse il serpeverde per eccellenza ambizioso, astuto e dannatamente determinato.
Molte cose non erano affatto cambiate, aveva mantenuto il suo modo di fare prepotente ed arrogante. Era riuscita a vedere la rabbia ed il dolore che non erano scomparsi ma ardevano in lui come fuoco vivo dandogli la forza di andare avanti. E tutto questo la incuriosiva parecchio.
Quando l'acqua divenne ormai fredda uscì. Successivamente tornò in salone trovò suo marito addormentato, sentì un telefono vibrare in cucina, quando lo trovo vide il nome "Wendy" sullo schermo, una collega che lo chiama alle undici di sera era insolito... ma decise di ignorarlo per evitare altre scenate, sconfortata e stanca si preparò del semplice thè caldo con i biscotti prima di andarsene a letto a dormire.

Il giorno successivo cominciano le indagini. Ci vollero quasi due settimane a terminale le barriere protettive che sarebbero servite a prevenire qualsiasi attacco.
Nonostante avessero già setacciato la foresta non avevano trovato alcun indizio. Durante alcuni turni di ronda, specialmente di notte, avevano ritrovato carcasse animale carbonizzate o sciolte. Ma nessuno era stato in grado di vedere chi o cosa fosse stato.
In più Draco che si era detto così disponibile ad aiutarla non si era più fatto vedere, non da lei almeno. Harry le aveva riferito di averlo visto volare attorno al castello più di una volta.
Quindi tornò a lavorare nel suo solito ufficio prendendo parte solo sporadicamente alle indagini e le ronde, così da poter mandare avanti il resto delle pratiche necessarie.

Era passato poco più di un mese dall'inizio delle ricerche, quando durante un turno di ronda serale l'attenzione di Hermione venne attirata da una figura incappucciata nell'oscurità vicino al lago. Estrasse la bacchetta dalla giacca che indissava e si avvicinò impugnandola pronta ad usarla come arma in caso di necessità. Si avvicinò alle spalle dello sconosciuto fino a puntargli la bacchetta contro la schiena intimidendolo silenziosamente a non fare mosse azzardate. L'uomo alzò le mani lentamente in segno di resa, per poi fare uno scatto repentino disarmare la donna, rubarle la bacchetta e immobilizzarla contro un pilastro. Accadde talmente velocemente che la donna non riuscì a percepire ogni movimento, almeno fino a quando non si rese conto di essere bloccata contro qualcosa e con la sua stessa bacchetta puntata contro la gola. Ma poi lo sconosciuto le fece cenno di stare in silenzio con il dito e l'abbassò la bacchetta, si avvicinò a lei e si levò il cappuccio svelando la sua identità.
Draco Malfoy l'aveva appena disarmata e messa spalle al muro.
La sua distanza troppo ravvicinata le iniziava a dare fastidio, mentre gli occhi grigi che la scrutavano con attenzione la misero in soggezione. Si avvicinò ulteriormente per sossurrarle all'orecchio provocandole una stretta allo stomaco
«Riesci a fidarti di me?» il cervello le urlava di rispondergli qualcosa tipo "col cavolo" o "mi fiderò di te solo quando sarai sotto terra!" ma sfortunatamente la riccia si sentì la bocca troppo asciutta per riuscire a dire qualcosa, inspiegabilmente annuì e lasciò che le prendesse la mano seguendolo in silenzio. Vedendo come s'illuminavano i suoi capelli sotto la luce argentea della Luna immaginò il motivo per il quale prima portava il cappuccio.
Arrivati al fondo del molo che dava sul lago, Draco estrasse la propria bacchetta e formulò l'incantesimo testa bolla su entrambi.
«Non lasciare la mia mano per nessun motivo. Okay?» gli accennò un sì con il capo mentre fissava il lago terrorizzata. L'ultima volta ci aveva passato anche troppo tempo in fondo al lago a causa del torneo tre maghi, e l'idea si rientrarci rivivendo quella esperienza non le piaceva affatto. Strinse più forte la mano dell'uomo intrecciando le dita per avere una presa più salda, e si buttarono nell'acqua gelida e scura lasciandosi il castello alle spalle.
Usarono le bacchette per spingersi fino al fondo del lago, talmente oscuro da non riuscire a vedere nulla, non fosse stato per l'incantesimo usato che illuminava la punta del bastoncino che stringeva tra le dita della mano libera non avrebbe nemmeno visto se l'uomo di trovava ancora al suo fianco. Nuotarono fino a quella che Hermione identificò come una grotta subacquea faticando ad entrarci, come se qualcosa carcasse di impedirglielo, vi emersero all'interno scoprendo la vera vastità di quel luogo. Ci sarebbe potuta stare una famiglia intera di giganti e molto probabilmente sarebbe avanzato ancora spazio. Uscirono dall'acqua all'interno della grotta inciampando in diverse carcasse animali, alcune corrose come da un acido e altre completamente bruciate. Hermione trattenne a stento un urlo quando si sentì strisciare qualcosa sulla gamba e stritolò la mano di Draco che si voltó ed elettrizzò immediatamente l'animale che la stava toccando facendolo cadere a terra con un tonfo. Il rumore richiamò l'attenzione di qualcosa di molto più grosso che dormiva sul fondo della caverna, l'essere cominciò ad alzarsi sulle zampe ma fino a quando non tirò su la testa e sputò una fiammata dalla bocca non lo notarono. La luce prodotta dal fuoco illuminò per intero l'animale. Sembrava un drago, solo che questo aveva molte, ma molte più teste! Prima di essere trascinata via ne riuscì a contare almeno sette. Cercarono di smaterializzarsi invano, quindi si buttarono in acqua seguiti dalla bestia. Nuotarono fuori il più velocemente possibile aiutati da adrenalina e magia, e corsero a nascondersi della foresta. Riuscirono a scorgere l'essere emergere dall'acqua volando in alto, per poi buttarsi nuovamente nell'acqua quando non individuò le sue prede. La donna si sentiva il cuore scoppiare, era dalla guerra che non aveva così tanta adrenalina in corpo
«Che diavolo era quel coso?!» urlò in preda ad un attacco isterico, la testa aveva iniziato a pulsarle e la stringeva forte tra le mani scuotendola fino a farsi male. Le lacrime premevano sugli occhi pronte ad uscire, in poco tempo tutti i ricordi che aveva soppresso per anni stando dietro una scrivania riemersero.
«Hermione... calmati, lo abbiamo trovato noi e non qualche studente è una cosa buona. Avresti preferito ci fosse stata Rose al tuo posto? Perché sono convinto che per quanto quella ragazzina sia sveglia come sua madre, non sarebbe riuscita a mantenere la calma in quella grotta. Li stiamo proteggendo.» la donna aveva smesso di muoversi non appena sentì il nome di sua figlia e aveva lasciato che Draco la facesse sedere. Si sedette accanto a lei aspettando che si riprendesse un po'. La mente di Hermione aveva iniziato ad immaginare quella creatura attaccare sua figlia, trovandosi alla fine a ringraziare di essersi trovata lei e non la piccola in quella situazione.
«Come hai scoperto dove si stava rifugiando? Abbiamo controllato il lago, non risultava neanche quella grotta nella mappatura.» eccola, l'uomo riconobbe quella che era la curiosità che aveva sempre caratterizzato la donna anche da bambina, la sua voglia di sapere insaziabile l'aveva portata a grossi guai e tirata fuori da altrettanti. Facendole persino salvare il mondo.
«Segreto di Serpeverde» ridacchiò l'uomo beccandosi un occhiataccia dalla Grenger.
«Eh va bene. Certo che con te non si puo nemmeno scherzare! Semplicemente ho passato diversi giorni a cercarlo, finché ieri sera mentre mi trovavo nella sala comune dei serpeverde per vedere come stava mio figlio, ho visto una strana figura nuotare nel lago e poi sparire. Ho immaginato ci fosse stata una caverna o qualcosa di simile nella quale avrebbe potuto rifugiarsi. È tutto il giorno a provare ad entrare ma non ero abbastanza forte da superare la barriera magica da solo. E quando sei arrivata tu... beh ne ho approfittato per vedere se in due ce l'avremmo fatta.» le raccontò sincero, vedendo che finalmente la Granger si stava calmando si alzò e le prose la mano per aiutarla ad alzarsi.
«Però ora dobbiamo capire di che animale si tratta... beh questa è la tua specialità mi pare, no?» aggiunse sorridendole. Quel sorriso provocò una strana sensazione ad Hermione, sentì di nuovo quella strana stretta allo stomaco e la bocca asciutta. Incredibilmente però questa volta si riprese riuscendo a rispondere al'uomo.
«Non puoi cercare di farci uccidere e poi lasciare fare a me. Non ci pensare nemmeno! Tu mi aiuterai a capire di cosa si tratta. A quanto pare siamo gli unici ad averlo visto e non essere stati avvelenati o arsi vivi. Quindi... ci vediamo domani in biblioteca» sorrise soddisfatta anche lei vedendo l'uomo alzare gli occhi al cielo. Era felice di poter utilizzare di nuovo la biblioteca di Hogwarts per delle ricerche, era il suo luogo preferito da ragazza, ci passava ore e ore a leggere e scoprire cose nuove affascinata dal mondo magico che era a lei ancora sconosciuto.

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Capitolo 4
*** Betrayal ***


Nonostante avesse detto al marito che sarebbe rimasta fuori tutta la notte, voleva tornare almeno a cambiarsi i vestiti. Avrebbe potuto asciugarsi con la magia, ma i pantaloni si erano sporcati di fango e la maglia si era strappata agganciandosi ad un rametto mentre correvano a nascondersi nella foresta.
Si smaterializzò a casa nella notte, tutte le luci erano spente e pensando che il marito dormisse non le accese. Avvicinandosi alla sua camera da letto sentì dei rumori, naturalmente estrasse la bacchetta magica e si addentrò credendo ci fosse un ladro. Il rumore ritmico che arrivava dalla camera si faceva sempre più forte e distinto man mano che si avvicinava alla stanza. Sfortunatamente iniziò a disinguere anche dei sospiri e dei gemiti. Tutto si poteva dire di Hermione, ma non che fosse stupida. Abbassò la bacchetta e azionò l'interruttore della luce illuminando la stanza e ciò che vi era all'interno. Ron stava sdraiato con a cavalcioni una bionda che la donna riconobbe immediatamente senza nemmeno aver bisogno di guardarla in viso. Wendy... una segretaria del ministero, la stessa che lo stava chiamando ieri sera. I due amanti colti in fragrante rimasero pietrificati, il marito sbiancò e lanciò quasi la bionda levandosela di dosso
«Herm... ti posso spiegare! E che io e te non lo facciamo da tempo e un uomo ha i suoi bisogni... È stato un momento di debolezza. Mi dispiace. Ti prometto che non accadrà mai più»la riccia non si scompose, prese un borsone lo riempì di vestiti ignorandolo completamente.
«Dai amore, per favore ascoltami» Ron provò a trattenerla per un braccio, ma lei lo spinse via disgustata.
«Non osare toccarmi brutto porco. Abbi almeno la decenza di coprirti. Io ho bisogno di una pausa, me ne vado» prese la borsa e uscì dalla casa.
Non sapeva dove andare, non voleva presentarsi da Ginny e Harry così tardi e soprattutto anche se era la sua migliore amica, non aveva voglia di parlarle dei problemi che aveva con suo fratello. Non poteva nemmeno andare dai suoi genitori. Quindi disperata tornò a Hogwarts a finire il suo turno e prendendo a carico anche quello successivo, fino a che non arrivò un collega a darle il cambio alle prime ore del mattino. Stanca e senza un posto dove stare si diresse direttamente alla biblioteca del castello dove qualche ora dopo avrebbe avuto appuntamento con Malfoy per trovare qualche informazione sull'animale.
Prese diversi tomi dalla libreria e cominciò ad esaminarli, nonostante le lacrime avessero iniziato a sgorgare irrefrenabili cercò di ignorarle. Dopo pochi minuti i sentimenti e la stanchezza presero il sopravvento facendola crollare addormenta sul libro.

Si svegliò diverse ore dopo, ancora intorpidita dal sonno si stropicciò gli occhi.
«Buongiorno, hai fatto nottata vedo...» la voce di Draco la fece svegliare del tutto. Era seduto di fronte a lei mente mangiava una mela e leggeva uno dei libri che aveva preso lei prima. Solo quando tirò su la testa si accorse di avere un cappotto nero addosso a farle da coperta, che immaginò essere dell'uomo.
«Per merlino... da quanto sei qui?» arrossì imbarazzata, l'uomo fece spallucce senza distogliere l'attenzione dal testo.
«Abbastanza... io ho già letto questi due e non ho trovato nulla. Finisco questo e vado a cercarne altri» alzò finalmente lo sguardo su di lei, notando i suoi occhi arrossati e gonfi dal pianto. Lo sguardo dell'uomo mutò radicalmente, da rilassato e tranquillo che era divenne furente di rabbia. La donna si guardò in giro confusa, cercando di capire cosa avesse scatenato tale mutamento improvviso. Ma vedendo che l'uomo non le toglieva gli occhi di dosso immaginò di essere lei la causa, nonostante non capisse cosa poteva aver fatto di sbagliato.
«Che c'è? Perché mi guardi così? Ho forse fatto qualcosa di male?» sussurò intimorita e un po' turbata. Il biondo si alzò dalla sua postazione lasciando la mela sul tavolo, fece il giro per afferarle un braccio e farle cenno con il capo di alzarsi.
«Vieni con me» la riccia si lasciò tirare dall'uomo fino al bagno del primo piano dove Draco urlò a Mirtilla di lasciarli soli un attimo, il fantasma obbedì piagniucolando qualcosa sul fatto che quel ragazzo non le fosse mai piaciuto e che era un vero maleducato.
«Non devi trattare così Mirtilla, lo sai che è sensibile...» provò a difenderla Hermione sempre più stupita dal comportamento che stava avendo l'uomo. Quest'ultimo la ignorò continuando per la sua strada. La portò fino davanti agli specchi dove vide la sua immagine riflessa rendendosi conto solo in quel momento di che brutta cera avesse, ma ancora non capiva le ragioni di tale azione.
«Adesso mi spieghi che è successo e chi cazzo ti ha ridotto così» Malfoy serrò la mascella sibillando tra i denti qualcosa di simile ad un "io lo ammazzo". Lei lo guardava ancora più confusa di prima, incapace di comprendere perché si scaldasse tanto. D'altronde non erano certo affari suoi. Guardò i loro volti riflessi, gli occhi grigi di Draco la stavano trafiggendo e lei non poteva fare a meno che guardarli immergendosi in quel ghiaccio profondo.
«I miei problemi familiari non credo ti riguardino» Si voltò verso di lui pur di smettere di guardare il proprio viso che portava ancora i segni della sofferenza di quella notte passata in bianco, finendo nella tela del ragno. Si trovò di fronte all'uomo che ancora non aveva smesso di guardarla ma il suo viso sembrava essersi rilassato, le scostò una ciocca di capelli dal viso mettendogliela dietro all'orecchio.
«So che non è la cosa più facile dopo tutto quello che ti ho fatto, ma puoi fidarti di me...» si sentì improvvisamente le gambe molli e fissare i suoi occhi non aiutava certo a trovare l'equilibrio. Nonostante avesse ragione lui, lei per qualche assurdo motivo invece si fidava di lui. Si era fidata di lui anche la sera prima, e non le aveva dato motivi per dubitare.
«Grazie... ma davvero, non è nulla di grave» cercò comunque di deviare il discorso, anche conoscendolo la sua determinazione non avrebbe lasciato lasciato perdere.
«Non mentirmi, se hai pianto non è certamente per nulla» Hermione sospirò rassegnata, in realtà non le andava nemmeno di ripensare a ciò che era successo
«Ho beccato mio marito a letto con un altra. Ma ripeto, non sono affari tuoi. E non è una cosa grave, me lo aspettavo. Solo che vederlo è un altra cosa...» la donna disse quel ultima frase tutta d'un fiato e le sembrò liberarsi di un macigno dal cuore. Il biondo rimase pietrificato con la bocca aperta, esterrefatto.
«Lo sapevo che Lenticchia centrava, tu piangi solo a causa sua. Quella brutta testa di...» la donna ebbe un deja-vu, infatti l'uomo era nella stessa identica situazione di prima. Furente di rabbia se non peggio. La riccia notò che stava stingendo i pugni talmente forte che gli erano diventare le nocche bianche.
«Ma perché non lo lasci... non ti merita. Non merita nemmeno di avere ancora un apparato riproduttivo» ed ecco una delle frasi che più temeva di sentirsi dire se qualcuno lo avesse saputo. No, non poteva lasciarlo nonostante lo avrebbe voluto con tutta se stessa. Gli prese un pugno tra le mani guardandolo apaticamente
«Non dovevo dirtelo. Dimentica ogni cosa. Questi non sono affari tuoi» l'uomo cercò la solita luce negli occhi della donna, che però in quel momento le sembrarono vuoti e spenti.
In quel momento nella sua testa passavano solo pensieri omicida verso quello squattrinato rosso. Lui era solo un porco. Un animale viscido e privo di morale che aveva ceduto agli istinti primordiali.
«Perché? Dammi un unica motivazione valida...» glielo chiese con tanto risentimento che sembrava quasi stesse per piangere.
«Rose e Hugo.» solo in quel momento capì le ragioni della donna... lo avrebbe fatto avrebbe fatto anche lui per Scorpius. Naturalmente non voleva mettere in mezzo i figli, non voleva che soffrissero a causa sua. Nonostante gli anni che erano passati lei non era cambiata affatto. Una Grifondoro vera, senza dubbio la donna più coraggiosa che avesse mai conosciuto. Malfoy abbassò lo sguardo annuendo alla richiesta che gli aveva fatto, non avrebbe detto nulla ad anima viva e avrebbe cercato di dimenticare la faccenda per quanto gli fosse possibile.

Passarono i giorni ed Hermione che si era presa anche un pausa lavorativa per non vedere il marito o l'amante, si era momentaneamente trasferita in un appartamento vicino al castello su richiesta della McGranitt stessa che probabilmente aveva intuito la situazione. Non sarebbe voluta rimanere lì a lungo, la vedeva più che altro una sistemazione temporanea, non voleva certo mettere in imbarazzo Rose a scuola se mai l'avesse vista.
Ma in quel momento l'accesso senza limiti alle risorse della scuola le sarebbe tornando molto utile.
Dopo diverse settimane con l'aiuto di Draco, avevano esaminato praticamente ogni libro della Biblioteca, compresi quelli del reparto proibito senza trovare alcun indizio se non qualche minima somiglianza ad una specie Europea di draghi.
La biblioteca era più silenziosa del solito in quel momento, purtroppo anche le loro menti restavano in silenzio senza più idee su cosa cercare.
Abbattuto e sconsolato Draco teneva la fronte appoggiata ad libro, mentre Hermione ancora cercava in uno degli ultimi rimasti.
«Dai Malfoy, non ti demoralizzare così... in fondo "Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta."»
«Socrate...» bofonchiò lui con ancora la testa nel libro, lasciando a bocca aperta la donna.
«Conosci la filosofia greca?» gli chiese perplessa e stupita.
«Perché la cosa ti sorprende tanto? Essere purosangue non vuol dire per forza essere ignoranti sulla cultura babbana... io amo leggere.
A casa ho un libro molto interessante sulla filosofia dell'antica Grecia. È uno dei miei preferiti, se vuoi te lo posso prestare» d'un tratto scattò su come se gli si fosse accesa una lampadina in testa.
«Sei un genio! Come ho fatto a non pensarci prima?» sorrise soddisfatto della sua intuizione mentre la Granger lo fissava storgendo la testa di lato confusa. «Andiamo!» prese il cappotto e la mano della compagna correndo fuori dal castello, appena superato il confine si smaterializzò portando con se la donna.

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Capitolo 5
*** Discoveries ***


Ricomparvero in un posto troppo buio per vedere, ma l'odore di carta era inconfondibile e Hermione intuì essere in un altra biblioteca
«Dove siamo?» cercò la bacchetta per fare luce ma venne preceduta
«British Library a Londra...è la più importante biblioteca del regno unito» illuminando la strada con l'incantesimo, la trascinò fino ad un corridoio tra gli enormi scaffali lesse velocemente la categoria del reparto nel quale si stavano infilando "mitologia"
«Cosa stiamo cercando tra i libri babbani?» Malfoy non le prestò attenzione, e iniziò a selezionare diversi libri dai ripiani. Dopo pochi minuti aveva creato una pila di libri di mitologia Greca, Egiziana, Anglosassone e persino Celtica, più alta di Hermione stessa, ed intuì il motivo di tale ricerca.
Lei non era ancora giunta alla sua stessa conclusione, ma aveva ragione e capì solo all'ora quanto la sua idea fosse geniale. Quasi tutte le creature della mitologia babbana in realtà sono semplici creature del mondo magico. Probabilmente era qualche specie rara di cui non c'era traccia nei vecchi libri. In fondo i babbani sono sempre stati molto più curiosi rispetto ai maghi, solo un po' più limitati mentalmente. Ma il territorio da loro occupato era molto più ampio, avrebbero potuto vedere qualcosa che invece a loro era sfuggito e averlo identificato. Difficile, ma non impossibile.
«Resterai imbambolata a fissarmi ancora a lungo o mi dai una mano? Non abbiamo molto tempo, la biblioteca riaprirà domani mattina e noi dobbiamo aver finito con questi per all'ora» si riscosse dalla sua trance momentanea lasciando stare i pensieri lusinghieri che stava riservando all'acuta intelligenza dell'uomo fino a quel momento a lei celata.
Prese parte dei libri e si sedettero alla scrivania più vicina per iniziare la loro intensa nottata.
Draco stava esaminando ormai la fine del quarto libro quando Hermione scattò in piedi esultando e saltò al collo dell'uomo che le si era affiancato per leggere la sua scoperta.
«l'ho trovato!»
Prontamente la strinse a sua volta lasciando che i loro profumi si mischiassero, si allontanò leggermente solo per guardarle il viso e scostarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Per un istante, un singolo ma infinito istante, entrambi si scordarono dove fossero e per quale motivo si trovassero lì. I loro sguardi si fecero più intensi e sempre più vicini, ed i respiri sempre più corti. Il fiato caldo sulle labbra stava facendo perdere la lucidità alla donna. Quest'ultima urtò per errore il resto della pila di libri, facendola schiantare al suolo. Il tonfo fece tornare i piedi per terra ad entrambi,la riccia riprese coscienza della situazione e sciolse la loro stretta allontanando bruscamente l'uomo.
Draco si rischiarì la voce allentando il nodo della cravatta che improvvisamente gli sembrò volesse strozzarlo tanto la sentiva stringere al collo 
«Cosa hai scoperto?»  prese il libro alle sue spalle mostrando la pagina disegnata al biondo
«Allora, qui dice che L'idra di Lerna è un mostro leggendario della mitologia greca e romana, viene menzionato nei miti riguardanti Eracle. È descritto come un mostro serpentino, capace di nuotare e uscire dall'acqua. Ma ciò che mi ha colpita di più è che ucciderlo non è esattamente la cosa più facile, le sue teste variano da esemplare ad esemplare alcune sputano fuoco, altre veleno e altre ancora acido oppure tutte e tre. E a quanto pare la sua pelle è resistente agli incantesimi, ma non alle lame.» continuò a illustrare, «Quindi ci basterà tagliarli le teste e farla finita! Cioè senza essere carbonizzati magari... fantastico!» la interruppe euforico. Ma si beccò una gomitata tra le costole.
«Fammi finire prima di esultare... Se tagli una testa all'Idra, al suo posto ne crescono due.» quella frase fece sparire l'entusiasmo dell'uomo che sbuffò.
«Però ho un idea, potremmo tagliarli la testa e cauterizzare la ferita con il fuoco prima che ricrescano le altre. Se ha funzionato per il mito, funzionerà anche con noi. Spero...» fece spallucce richiudendo il libro, accorgendosi dell'orario si affrettarono a rimettere tutti i libri al loro posto.
«Granger, stavo pensando... ci serve una spada, meglio ancora se è magica no? Perché non chiedi a Potter, lui non aveva trovato quella di Grifondoro?» le chiese mentre rileggieva le informazioni sul libro «Si, ma non funziona così, non c'è l'ha Harry. La spada compare nel cappello parlante ad ogni grifondoro che ne ha bisogno. L'ultima volta che l'ho vista Neville ha ucciso Nagini prima che uccidesse noi...» lo sguardo di Draco si fece improvvisamente cupo al suono di quelle parole
«Ho detto qualcosa che non va?» scosse la testa scoprendo un sorriso amaro
«Oh no tranquilla, non hai fatto niente. La verità è che odio ricordare la guerra perché so che non potrò mai cancellare il passato, e quello che ho fatto è imperdonabile. Ogni notte sogno le atrocità che ho commesso, ho fatto del male a molte persone, ho aiutato Voldemort ed i mangiamorte, ho cercato di uccidere delle persone e visto morire amici senza neanche provare a salvarli. Alcune volte mi trovo a pensare che in fondo non cambierò mai» gli occhi dell'uomo si riempirono di lacrime che non lasciò uscire. Si lasciò cadere su una sedia come sfinito prendendosi la testa tra le mani.
«Hai ragione, non puoi cambiare il passato. Se non fossi stato tu avrebbero trovato comunque un altro modo per entrare. Non sei riuscito ad uccidere Silente, perché non sei un assassino. Nonostante il pericolo che correvi quella notte al Manor ci hai salvati dicendo di non riconoscere Harry nonostante sapevi benissimo chi fosse. Non sei cattivo Draco, forse un po' scorbutico ogni tanto, ti divertiva insultarmi e metterci nei guai. Ma è proprio questo il punto. È passato ormai, hai fatto molto da allora, e non saresti qui con me a cercare di salvare Hogwarts ancora una volta se tu non fossi cambiato. Ora hai una ragione per combattere e reagire. Forza, abbiamo una spada da recuperare e un mostro da fare fuori! Andiamo dai» gli prese la mano e lo fece alzare dalla sedia avvicinandosi di nuovo pericolosamente a lui perdendosi nei suoi occhi, trovandosi nella stessa situazione di prima. Non poteva nemmeno credere a ciò che lei stessa aveva detto, veramente non servava alcun rancore nei confronti di Draco nonostante tutto ciò che le aveva fatto? Forse si. Non sapeva spiegarselo nemmeno lei stessa il motivo. Ma non riusciva proprio ad odiarlo. Tutto ciò che riusciva a fare in quel momento era scrutare quelle bellissime iridi grigie come il cielo in tempesta.
«Non farti strane idee Malfoy...» il biondo scosse la testa e sorrise immaginando a cosa pensasse, sovrappensiero le lasciò un bacio sulla guancia praticamente pietrificandola e si smaterializzò ridendo divertito dalla sua reazione. Diventò rossa come un peperone si toccò la pelle della guancia, ringraziando che lui non fosse più li a guardarla. Prese il libro e si smaterializzò anche lei, diretta verso l'ufficio.

«Allora, mi serve che troviate più informazioni possibili su questo Animale. Fate attenzione perché l'Idra è molto intelligente.
Ora sapete contro cosa combattiamo, proteggete i ragazzi.» Hermione aveva riunito l'intera squadra nella sala conferenze per aggiornarli sulle novità. Congedò i ragazzi affrettandosi a compilare la burocrazia che si era accumulata in quelle settimane. Colse l'occasione per compilare la domanda di trasferimento così da non dover più tornare in quel luogo e rischiare di incontrare suo marito o la sua amante, al solo pensiero venne pervasa da un senso di nausea.
«Oh Hermione per fortuna ti ho trovata, Harry mi ha detto che eri qui e sono settimane che non ti fai vedere» quando parli del diavolo e spuntano le corna pensò sbuffando e maledicendo Harry per la sua boccaccia.
«Ron... che ci fai qui?» si stava innervosendo, sapeva da un po' che la tardiva, ma vederlo dal vivo era come prendere uno schiaffo in pieno volto e non riusciva più a rimuovere quella orribile immagine dal cervello.
«Sono venuto a prenderti, voglio sistemare le cose. Io ti amo, quella donna non significa nulla. Posso spiegarti se me ne dai la possibilità, torna a casa amore. Ci facciamo le coccole e prepari qualcosa per la cena, torniamo come prima» sembrava supplicarla, ma questo modo di fare lo faceva solamente sembrare più ridicolo e basta.
«Ron, siamo amici da una vita e ti voglio bene. Tornerò a casa, ma non per te. Per Rose e Hugo. Tra di noi niente sarà come prima, chiaro?» raccolse velocemente tutti i documenti e si affrettò a lasciare la sala. Seguita dal marito che sembrava non voler chiude lì il discorso. «Quindi... per la cena?» alzò gli occhi al cielo esasperata dal comportamento infantile dell'uomo. «Ti arrangi. Ti ho appena detto che starò a casa solamente perché non voglio che i bambini sappiano cosa fa loro padre nel suo tempo libero. E visto che fino a Natale sono a scuola, prima di allora noi siamo come degli sconosciuti. Non ti voglio ne vedere ne sentire. Dormirò nella camera di Rose. Adesso se non ti dispiace, ho del lavoro da fare.» terminò sbattendo la porta alle sue spalle lasciando l'uomo dall'altra parte.

***NOTE***
Ciao citrioliiiiii! State ancora leggendo?! Benissimo, spero continui a piacervi, in caso contrario... beh, ditemelo magari posso fare qualcosa per migliorare.
Vi chiedo comunque scusa in anticipo per eventuali incongruenze con i libri della Rowling o errori grammaticali. Voi nel dubbio se volete potete segnalarmi tutto, leggerò e risponderò a tutti.
Baci Baci

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Capitolo 6
*** Home ***


Lo aveva visto per soli 10 minuti e già non lo sopportava più, si sentiva mancare l'aria e la stanza sembrava farsi sempre più stretta. Corse fuori dall'edificio in preda a quello che capì dover essere un attacco di panico. Sentiva il peso delle sue scelte premerle contro il petto soffocandola, il disgusto verso suo marito attanagliarle in una morsa lo stomaco. Riuscì a barcollare fino alla fontana nel centro della piazza e buttandosi un po'di acqua fredda addosso, nella speranza di riprendere il controllo del suo corpo.
Lo detestava. Era inorridita anche solo dalla presenza. Ma doveva mandare giù tutto il risentimento ed andare avanti come meglio poteva.
«Granger ma dove eri finita? Pensavo di trovarti ad Hogwarts e invece quando sono arrivato la McGranitt ha detto di non averti visto tutto il giorno. Stai bene?» riconobbe immediatamente la voce alle sue spalle, chi altro poteva essere se non Draco Malfoy. Le comparve un leggero sorriso spontaneo vedendo il suo volto preoccupato.
«Sto bene, ho solo informato tutta la squadra delle nostre scoperte. Tranquillo. Io vado» l'uomo annuì e lei si alzò avvicinandosi, gli lasciò un innocente bacio sulla guancia, prima di superarlo e proseguire lungo la strada. Lasciandolo con la stessa espressione che aveva avuto lei quella stessa mattina.
Draco seguì con lo sguardo la donna che si stava allontanando posando lo sguardo sulle sue curve cinte da un semplice jeans e una felpa sportiva rosa. Adorava quando di vestiva così, al naturale ecco. Ebbe un deja-vu però non capì di cosa si trattasse.
Lasciò perdere e la seguì in silenzio.
Ormai si stava facendo buio e non si fidava certo a farla girare da sola.
«Aspettami, è pericoloso. Ti accompagno a casa» la affiancò e lei si fermò all'improvviso fissando il pavimento. La donna iniziò a ripensare a ciò che era accaduto, doveva veramente tornare a casa da quel lurido viscido scarafaggio.
«E che... Non voglio tornare a casa. Non da lui...» Draco cercò di intercettare il suo sguardo, che però sembrava voler rimanere piantato al suolo.
«Guardami quando mi parli... voglio poter vedere i tuoi occhi.
Perché dovresti tornare da quel verme schifoso?» dolcemente le alzò il viso prendendo il mento tra pollice e indice incatenando nuovamente i loro sguardi. Ultimamente stava succedendo troppo frequentemente ed ogni volta lo stomaco della strega si contorceva in una piacevole ma fastidiosa sensazione.
«Non voglio che i bambini sospettino qualcosa... Hugo durante la settimana non c'è ma ogni weekend si, e sono già quasi tre settimane che lo vado a prendere a scuola passiamo la giornata insieme e scappo appena si addormenta sperando di non vedere mio marito. Tra poco staranno a casa due intere settimane per le vacanze di Natale... io non so se ci riesco» una lacrima le rigò la guancia, che prontamente venne fermata dal pollice dell'uomo che l'asciugò. I loro nasi quasi di sfioravano, e i loro fiati caldi si univano nella nuvoletta di condensa provocata dalla temperatura dell'ambiente esterno.
«Non permette a niente e nessuno di importi una scelta. Io so cosa si prova ad essere così codardi da accettare qualunque cosa, e sono certo che tu non lo sia. Sei una Grifondoro! E hai salvato il mondo! Che vuoi che sia un marito traditore in confronto?» nel grigio dei suoi occhi passò un lampo di rabbia mentre pronunciava l'ultima frase, ma venne ben presto sostituita da uno strano luccichio accompagnato da un sorriso dolce.
Si allontanò da lei cercando di mantenere il controllo del suo corpo.
«Andiamo... ti accompagno a prendere le tue cose e poi a casa tua.» le porse la mano chinandosi leggermente come un vero gentiluomo, la riccia ridacchio a quel gesto così antico ma allo stesso tempo dolce e afferrò la mano. Si smaterializzarono prima nel momentaneo alloggio e poi dopo aver preparato una piccola borsa con delle cose che le sarebbero servite, direttamente davanti alla casa di Hermione.
«Carina la casa Granger. Ti sei sistemata bene! È più grande della mia» constatò il mago ammirando la villetta a schiera.
Hermione alzò un sopracciglio perplessa, si ricordava bene l'abitazione di Draco, e il Manor era tutt'altro che piccolo. Forse tetro ed inquietante, ma senza dubbio era una villa enorme.
«Non fare quella faccia... potevi immaginare che dopo tutto quello che è successo in quella casa me ne fossi liberato. Non... non potevo rivedere i luoghi dove vi hanno torturato...
Comunque ora ho una piccola baita su un laghetto al nord. Ti piacerebbe sicuramente...» soffocò quasi le ultime parole temendo la risposta, spostò lo sguardo esaminando la casa e notò una figura alla finestra del piano di sopra che li stava osservando.
«Granger... credo che qualcuno ci stia guardando» le fece notare facendo un cenno con il capo indicando la posizione nella quale si trovava. La donna si voltò e quando la vide sbuffò scocciata.
«È quel capoccione di Ron... gli voglio bene, ma deve capire che dopo quello che ha fatto non torneremo insieme e che sicuramente ho bisogno di tempo prima di poterlo anche solo guardare di nuovo in faccia» sottolineò lei. L'uomo guardò corruciato prima la figura e poi lei soffermandosi sul suo volto. La luce del lampione sulla strada le illuminava il viso facendo sembrare i suoi occhi nocciola, dorati. Le sembrò così bella con i capelli boccolati scompigliati, le labbra screpolate dal freddo e le occhiaie di chi aveva passato la notte sveglia. Così vera, non come tutte le altre che curavano ogni minimo dettaglio del proprio aspetto e nascondevano i difetti sotto chili di trucco. Lei era diversa, in tutto. Lo era sempre stata. Si avvicinò di nuovo a lei pericolosamente.
«Se vuoi gli diamo qualcosa da guardare...» le sussurò sfoderando un sorrisetto malizioso disarmante. La tentazione di baciarla era quasi incontrollabile, ma non avrebbe fatto niente di così avventato di fronte a suo marito.
La donna sentiva il suo fiato caldo sul viso e gli occhi di ghiaccio penetrarle l'anima distruggendo ogni briciola di autocontrollo da lei in possesso.
Aveva il fiato corto e il cuore le batteva all'impazzata. L'uomo si sorprese di riuscire a mantenere il controllo nonostante la vicinanza, si limitò ad abbracciarla e nascondere il viso tra i suoi capelli inebriandosi del suo profumo dolce e rosato. La donna a quel contatto trattenne il fiato per qualche secondo prima di realizzare e stringerlo a sua volta appoggiando la testa nell'incavo del suo collo e chiudendo gli occhi per godersi il momento. Venne pervasa da una sensazione di calore e sicurezza familiare che da tanto non provava.
Restarono così per un lasso di tempo indefinito finché Draco non si decise ad allontanarsi lasciandole un tenero bacio sulla fronte, la guardò di sottecchi un ultima volta ammirando le gote arrossate.
«Se hai bisogno... io ci sono. Ora vai, ci vediamo tra qualche giorno per cercare la spada, ho un paio di cose da fare prima...» fece per andarsene ma venne trattenuto da una manina esile che le teneva la manica, Hermione fissava il pavimento sempre più rossa ed imbarazzata sussurò un "grazie" e lo lasciò andare, correndo dentro casa e sbattendo la porta alle sue spalle lasciando Malfoy a fissare il punto dove prima si trovava lei.
Scosse la testa turbato e si smaterializzò.

«Chi era?» Ron la aspettava furibondo dietro la porta, facendo sparire il sorriso dal volto della donna.
«Non credo ti riguardi.» gli rispose acida fiondandosi al piano di sopra per evitarlo, ma la seguì.
«Sono tuo marito, voglio sapere chi era e perché ti ha abbracciato!» sembrava essere sempre più furioso e iniziava a spaventarla. Corse nella camera della figlia e chiuse la porta a chiave.
«Io e te non stiamo più insieme! Non sono cazzi tuoi chi mi abbraccia!» urlò da dietro la porta buttandosi sul letto. Ron dopo un paio di colpi e qualche imprecazione lasciò perdere e se ne andò.
Finalmente la strega potè lasciarsi andare un po'. Si serviva di nuovo una ragazzina, debole e ingenua. Non riusciva nemmeno a liberarsi di suo marito e fargli capire una volta per tutte che non sarebbero più stati insieme.
Poi c'era questa cosa strana che le succedeva ogni volta che era con Draco... il suo corpo sembrava non riponderle, come se non le appartenesse. Diventava rossa come un peperone ogni volta che si sfioravano, il suo stomaco sembrava volerla stritolare dall'interno ogni qualvolta che incrociava quelle iridi grigie come il cielo in tempesta. Non se lo sapeva proprio spiegare, avrebbe dovuto per lo meno avere un po' di risentimento verso chi l'aveva insultata per anni. E invece lui le sembrava così diverso da allora, così vero nei suoi sorrisetti maliziosi e privo dell'odio che per tanto le aveva riservato.
Affondò la faccia nel cuscino lanciando un urlo esasperato e liberatorio che nessuno per fortuna sentì. Poco dopo si addormentò esausta.

Passarono tre o quattro giorni in cui la donna passava quasi tutta la giornata in giro per non vedere Ron. Quella mattina si svegliò sul tardi e prima di scendere controllò che suo marito non fosse in casa. Sentì un trambusto proveniente dalla cucina e poi il rumore di qualcosa che si infrangeva al suolo. Corse al piano inferiore armata di bacchetta pronta a colpire l'intruso con uno schiantesimo. Ma quando arrivò davanti alla cucina riconobbe immediatamente la chioma platino china sul pavimento intento a raccogliere i cocci di in piatto rotto.
«Malfoy? Che ci fai nella mia cucina?!» lo guardò esterrefatta la donna abbassando la bacchetta.
«Sono passato a prenderti, ma mi è venuta fame e visto che ero fuori da un paio d'ore e tu non uscivi, ho pensato di entrare e preparare qualcosa per entrambi. Pancake?» farfugliò lui raccogliendo gli ultimi pezzi e tirandosi su.
Si bloccò guardando la donna e per poco non decise di ributtare tutto a terra e prendersi una volta per tutte quello che lui desiderava ardentemente già da tempo. Lo sguardo ancora assonnato di lei lo trattenne dal fare qualsiasi mossa. Probabilmente non si era ancora nemmeno resa conto di essere solamente in slip e maglietta. Ma lui sì e la visione di quelle gambe perfette, gli rendeva difficile anche solo ragionare. Cercò di ignorare i movimenti pelvici che gli stava creando. Si voltò paonazzo in viso cercando di concentrarsi solamente sul buttare i frammenti del piatto nella spazzatura. Prese un bel respiro e sistemò in due piatti ciò che aveva preparato appoggiandoli sul tavolo. La donna era rimasta lì ferma a guardarlo, senza dire una parola. Stupita dal gesto dell'uomo. Ron in quasi 15 anni di matrimonio non le aveva mai preparato nulla era sempre stata lei a doversi occupare di lui e i bambini. «Granger...» avrebbe voluto dirle di andare a coprirsi perché così stava minando la sua sanità mentale, ma non c'è la fece. Rimase soltanto imbambolato a guardarla con un sorriso e il desiderio che gli bruciava in tutto il corpo. Era così bella con il viso stropicciato e i capelli arruffati, le sue nudità erano solo un grande extra.
«Non dovresti entrare nelle case altrui così... avrei potuto farti del male» inconsapevolmente gliene stava già facendo, vederla così e non poter fare nulla era una vera tortura.
«Scusa...» riuscì a sussurrare lui. I suoi battiti stavano aumentando e il desiderio cresceva insieme ad essi. Se non si fosse andata a coprire il più velocemente possibile non sarebbe più riuscito a trattenersi. La donna si avvicinò al tavolo con dei movimenti fin troppo aggraziati secondo lui
«ti prego, sanguesporco... vai a coprirti.» pronunciò ogni parola con voce ferma e roca. Ma quando si rese conto delle parole scelte si diede del cretino. Perché l'aveva chiamata così? Seriamente pensava che offendendola avrebbe ottenuto qualcosa? No. Non pensava proprio in quel momento. Se non a quanto avrebbe voluto fare suo ogni centimetro di quel corpo. La donna spalancò gli occhi incredula, prima perché si era resa conto solo in quel momento di essere in mutande e poi per quel nomignolo spregievole che le aveva dato ancora una volta. Mentalmente iniziò ad inveire contro se stessa dandosi della stupida a pensare che uno come lui fosse cambiato e non avesse più quel tipo di pregiudizi. Si trovava in piedi a soli pochi metri da lei davanti al tavolo, in due passi si piazzò davanti a lui ferita e furiosa. Sollevò la mano per tirargli un ceffone sulla guancia, ma il colpo venne intercettato dalla mano di Draco che le prese il polso a mezz'aria, rimase pietrificato a guardarla ancora scosso dalle parole che lui stesso aveva pronunciato. Come aveva potuto essere così stupido?
«Pensavo davvero che fossi cambiato...» riuscì a sussurrare la strega con le lacrime agli occhi. Il suo cuore sembrò andargli in mille pezzi. Ancora una volta aveva detto una stronzata per pura paura di cosa sarebbe potuto accadere se avesse seguito il cuore.
La guardava e non poteva credere di essere stato lui questa volta a ridurla così. Quegli occhi così belli non si meritavano nemmeno una lacrima... non per lui. Erano di nuovo troppo vicini. Davvero troppo...
In una frazione di secondo il mago lasciò la sua mano e abbandonò la ragione.
Le prese il volto tra le mani e si fiondò sulle sue labbra senza riflettere, completamente in balìa delle emozioni che per tanto aveva soppresso. Vennero attraversati come da una scarica elettrica, Draco spostò le mani tra i soffici ricci assaporando il dolce gusto del loro bacio stringendola a se più forte che poteva, quasi spaventato che potesse scappare da lui. Ma al contrario lei si strinse ancora di più tirandogli leggermente i capelli. Iniziarono ad esplorare il bacio lasciandosi coinvolgere sempre di più e prontamente l'uomo la afferrò dalla pelle nuda facendola sollevare da terra e poggiandola sul tavolo facendo scontrare i loro bacini. Questo gesto provocò un gemito di piacere da parte della donna.
La voleva, la voleva con tutto se stesso. Ma non così... con il respiro affannato si staccò da lei cercando di ritrovare la lucidità che aveva perso ed imprecando mentalmente contro se stesso per essere stato così impulsivo. Hermione faticava quasi a respirare sopraffatta dalle emozioni. Guardava quegli occhi grigi davanti a lei dubbiosa.
«Vestiti che andiamo...» in qualche modo Draco riuscì a parlare. E contro voglia si allontanò lasciandole spazio.
Seguì la donna con lo sguardo mentre si allontanava in silenzio, soffermandosi a guardare il suo fondoschiena più del dovuto. E la sua mente ricadde in quelle infinite sensazioni appena provate. Entrambi non riuscivano a smettere di pensare a quel bacio così fugace e proibito...

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Capitolo 7
*** Sword ***


 
Tornò al piano di sotto vestita e Draco fece un mugugno di disappunto nel vederla così, la preferiva di gran lunga prima, ma cercò di non farsi sentire. La donna incrociò le braccia al petto iniziando a picchiettare con il piede il pavimento
«Allora? Sto aspettando te» asserì scocciata. L'uomo sbuffò provando a riordinare i pensieri, non sapeva come comportarsi. Scelse di ignorare la situazione. Uscì da casa sua senza aspettarla, dirigendosi dall'altro lato della strada.
«Dove vai? Non dovevamo smaterializzarci al Castello?» lo interrogò la donna stranita dal comportamento dell'uomo. L'uomo si voltò a guardarla con un sorriso malizioso
«E chi ha mai detto che dobbiamo per forza smaterializzarci?» Estrasse la bacchetta dal giacchetto di pelle nero che indossava e l'agitò nell'aria, davanti al biondo comparve una Firebolt fiammante che illuminata dai raggi del sole sambrava quasi brillare di luce propria.
«No no no. Non se ne parla proprio. Io su quel trabiccolo non ci salgo! E se ci vedesse qualcuno? È un quartiere babbano!» Hermione ad ogni parola aveva fatto un passo indietro squotendo le mani in avanti. Il biondo le si avvicinò con un ghigno malefico ma allo stesso tempo divertito
«Non ci vedrà nessuno... Non dirmi che hai paura Granger?» la sfidò sogghignando divertito. D'un tratto divenne serio e tese una mano verso di lei
«Ti fidi di me?» le chiese a nemmeno un metro di distanza puntando i suoi occhi grigi in quelli nocciola della ragazza. La mente di quest'ultima le urlava di dire "no" che quell'idiota non era affatto degno di fiducia, lo aveva dimostrato solo poco prima! Avrebbe dovuto tornare immediatamente dentro casa per smaterializzarsi in modo sicuro, ma qualcosa mosse la sua mano in un gesto irrazionale e affrerrò saldamente quella del biondo di fronte a lei.
Sorrise quasi meravigliato dal suo gesto, e la fece montate dietro di lui sul manico di scopa
«tieniti stretta» titubante cinse la vita del ragazzo con le braccia stringendolo un po', ma a lui quel contatto non dispiacque affatto posò una mano sulla sua accarezzandole il dorso, per poi tornare sulla scopa prima di schizzare via a tutta velocità. Lo spavento avuto per l'improvvisa partenza fece emettere un piccolo urletto strozzato alla donna che però non sfuggì alle orecchie dell'uomo che aumentò ulteriormente la velocità sentendosi immediatamente stringere ancora di più, sorrise soddisfatto, felice che la donna non lo potesse vedere in quel momento. Gli piaceva avere il controllo su di lei.
Dopo pochi minuti in volo la donna iniziò ad allentare la presa e riaprire gli occhi che aveva istintivamente chiuso spaventata. Non poteva credere alla vista magnifica che si estendeva per tutto il territorio sottostante, sicuramente non l'avrebbe mai potuta vedere smaterializzandosi direttamente ad Hogwarts. Mentalmente ringraziò l'uomo per averla convinta ad andare con lui, ma non lo avrebbe mai ammesso. Si accocolò alla schiena di Draco ispirando il suo profumo e si riempì gli occhi di quelle distese verdi magnifiche ancora una volta.
Il vento le scompigliava i capelli, ma non le importava. Quel momento era magico e non voleva rovinarlo per nulla al mondo, solo goderselo.
Una volta giunti al Castello il mago si fermò atterrando dolcemente sul manto erboso del cortile, lasciò che la donna scendesse e la seguì dentro all'edificio. Sapeva che Hermione non avrebbe mai ammesso che le era piaciuto, ma i suoi gesti glielo fecero capire. Aveva sentito che durante il viaggio si era rilassata e una volta scesa non era riuscita a nascondere un largo sorriso.
 
Percorsero i corridoi fino all'ufficio della preside all'ultimo piano.
«Professoressa?» entrarono nell'ufficio ma non videro nessuno, Hermione si sedette ad aspettare su una delle poltroncine davanti al caminetto. Il fuoco scoppiettava scaldando l'ambiente e la luce fioca rossastra illuminava i linamenti della riccia che era rimasta incantata a guardare le fiamme danzare.
«Ma che fai? Dobbiamo prendere il cappello ed andarcene, prima che qualcuno ci veda. Non abbiamo tempo per una tazza di thè!» Canzonò l'uomo che si stava agitando senza motivo. Sentiva che c'era qualcosa che non andava, o era ancora nervoso per prima.
«Malfoy stai tranquillo, non ci vedrà nessuno. Ma non so dove lo tenga la McGranitt. Quindi tanto vale aspettarla qui, non mi va di curiosare in giro... o che mia figlia mi veda» abbassò la voce e lo sguardo sul pavimento. Draco si accorse del mutamento improvviso che aveva avuto la donna, non voleva sembrarle invadente per quella mattina aveva già fatto abbastanza lasciandola confusa, quindi decise buttarsi sull'altra poltrona mettendosi ad osservare il fuoco.
«Hermione... non hai fatto niente di male, i tuoi figli non ti odieranno mai. Sei una madre fantastica. Non come me.» la donna rimase basita udendo quelle parole, Draco Malfoy che la chiamava per nome e le faceva un complimento? Dicendo persino che era migliore di lui in qualcosa. Probabilmente il mondo stava per finire, non trovò altre ipotesi sufficientemente logiche per spiegarselo. Ma in fondo... solo poche ore prima l'aveva baciata, anche quello era stato piuttosto strano. Soprattutto dopo averla chiamata sanguesporco un altra volta. Forse era davvero cambiato e lei non stava impazzendo. Cercò di non mostrare il suo stupore all'uomo voltandosi dalla parte opposta, riflettè parecchio prima di rispondergli pacatamente.
«Stai facendo di tutto per impedire che tuo figlio si faccia male e che finisca come noi alla sua età. Fidati di me, sei un bravo padre Draco. Non tutti lo farebbero...» suo marito ad esempio si era rifiutato. Ma questo evitò di specificarlo anche se immaginò che lo avesse già capito tempo fa non vedendolo cooperare con la squadra di ricerca. Si voltò finalmente a guardarlo incontrando gli occhi ghiaccio che da tempo ormai la stavano fissando, perdendosi in essi. Mai avrebbe pensato di vedere uno sguardo del genere dedicato a lei da quel ragazzo. Istintivamente posò lo sguardo sulle sue labbra, trattenendo il respiro qualche secondo continuando a pensare al bacio di poche ore prima... cosa era significato? Lei era sposata nonostante tutto, avrebbe dovuto impedire che avvenisse una cosa simile. Ora avrebbe dovuto almeno provare a dimenticarlo, ma come puoi dimenticare qualcosa così? Quel momento si era impresso nei suoi ricordi, sicuramente non sarebbe svanito nel nulla senza lasciare traccia nemmeno con un oblivion.
Fortunatamente vennero interrotti dall'ingresso della Preside all'interno dello studio.
«Malfoy, signorina Granger... ho interrotto qualcosa?» L'uomo non era mai stato così felice di vedere l'anziana signora in vita sua.
«No, si figuri. Stavamo aspettando lei.» Scatto in piedi lui lasciando che la donna continuasse a fissarlo perpelssa. Continuava a chiedersi cosa volesse dire con quelle parole... ma lasciò momentaneamente perdere.
La riccia si alzò raggiungendo il fianco dell'ex compagno
«Ci servirebbe il cappello parlante per la spada di Grifondoro professoressa» lo sguardo dell' anziana vagava prima su uno e poi sull'altra. Cercò di nascondere un sorrisetto compiaciuto ai due, ma questo non sfuggì agli occhi attenti del Serpeverde che non poté fare a meno di chiedersi se avesse intuito qualcosa... no impossibile. Non c'era proprio nulla da capire in fondo.
«Certo, ma dovrai andarlo a prendere tu...» sentenziò la donna prendendo posto dietro alla sua scrivania parlando direttamente con la strega. I due si scambiarono uno sguardo confuso prima di riportare l'attenzione sulla professoressa.
«Mi scusi... forse non ho capito bene: in che senso devo andarlo a prendere io? Ero convinta che si trovasse sotto la protezione della scuola, e dunque al suo interno» Hermione alzò un sopracciglio perplessa chiedendo spiegazioni.
«Non sbaglia signorina Granger, il cappello è sempre stato tenuto ad Hogwarts. Ho deciso però in seguito alla guerra di nasconderlo in un altro luogo più sicuro, viene portato al Castello solo per lo smistamento delle case...» iniziò pacatamente la preside.
«... mi dispiace informarvi che dovrete recarvi in Italia. C'è una famiglia di mia fiducia che ha nascosto il cappello per me.
Sfortunatamente non posso farlo portare come avrei fatto in qualsiasi altra occasione. La famiglia è stata colpita da un recente lutto, quindi vi chiedo la massima delicatezza» terminò in fine la preside giungendo insieme le mani, la ragazza aveva ascoltato tutto molto attentamente e di riflesso annuì energicamente facendo qualche passo indietro. L'uomo giurò di aver sentito il suo cervello mettersi in azione, conoscendola stava già elaborando un piano d'azione molto dettagliato da mettere in atto il prima possibile. Con o senza il suo aiuto, ma questa cosa invece non gli piaceva affatto.
«Partirò immediatamente, mi mandi tutte le informazioni via gufo. Cercherò di fare il prima possibile» fece per uscire dall'ufficio ma venne trattenuta per il polso: Draco che fino a quel momento aveva prestato attenzione senza interferire, ora invece la teneva ferma. Era una donna perfettamente autonoma e capace lo sapeva bene anche lui, ma decisamente troppo imprudente. Per il bene degli altri, rischiava di mettere a rischio se stessa. E non poteva permetterlo.
«No» ringhiò con voce ferma puntando gli occhi in quelli della donna che inizialmente sembrava essere sconcertata dal suo atteggiamento.
«No?» ripetè lei guardando gli occhi minacciosi dell'uomo ricambiando con uno sguardo altrettanto duro. Come si permetteva di impedirle di fare qualcosa? Era il pensiero che attraversò la mente della riccia.
«No. Vado io, è troppo pericoloso.» i suoi occhi grigi si strinsero in una fessura.
Si stava preoccupando per lei? No... impossibile si disse mentalmente. Draco Malfoy ha sempre odiato Hermione Granger, non è di certo per qualche mese in cui sembrano andare d'accordo ed uno stupido bacio che un uomo come lui possa preoccuparsi per una come lei. Un  purosangue e una sanguesporco... decisamente no.
Cercò di divincolarsi dalla stretta ma non ci riuscì. Guardò in cagnesco il ragazzo davanti a lei ma sembrò ignorarla. La tirò leggermente verso di se, riportandola al centro la stanza.
«Ti sei bevuto il cervello? È il mio lavoro. Certo che ci vado!» sentenziò acida sfidandolo. Era inconcepibile per lei quel comportamento, non aveva alcun diritto di trattarla così. Non era più una bambina e poteva benissimo cavarsela da sola.
«Ragazzi. Siete adulti ormai, potete anche andare un po' più d'accordo! Perché semplicemente non andate insieme? vi guardare le spalle a vicenda» si intromise la preside prima che la situazione peggiorasse. Malfoy lasciò il polso della ragazza che lo ritrasse frettolosamente. L'uomo continuò a fissare la donna per qualche secondo prima di incrociare le braccia al petto sbuffando. Si rese conto di aver avuto una reazione in po' esagerata ma cercò di non darlo a vedere. Guardava di sottecchi Hermione, cercando di evitare lo sguardo indagatore della vecchia professoressa.
«Certo, se a Mr. Bipolarismo qui non girano di nuovo e non fa cose strane!» lo frecciò lei alludendo a ben altro. Draco la fissò sbigottito, lo aveva detto davvero? Non davanti alla McGranitt. Non la sopportava, ma senz'altro non era stupida. Quest'ultima infatti cercò in tutti i modi di trattenere una risata, sembravano tornati i bambini che aveva visto crescere. Si punzecchiavano a vicenda lanciandosi frecciatine come avevano sempre fatto, come se il tempo non fosse mai passato. Non fu l'unica cosa che notò... aveva già visto Draco guardare in quel modo Hermione, ma solo in quel momento capì cosa effettivamente celavano i suoi occhi. E doveva essere successo qualcosa di grosso, perché l'uomo non riusciva quasi più a nasconderlo. Se sé ne era accorta lei, poteva farlo chiunque gli avesse prestato un po' di attenzione... e conoscendo la delicata situazione in cui si trovava il matrimonio della Granger, rischiava molto. Si alzò raggiungendo i suoi ex allievi per accompagnarli verso l'uscita.
«Okay. Ora basta. Fate le persone mature e andate a prepararvi, vi manderò tutte le informazioni il prima possibile.
Personalmente preferirei che viaggiaste tra i babbani, altrimenti richiedere un permesso per farvi smaterializzare in un altro stato potrebbe allungare di troppo i tempi. Ma questo lei già lo sà...» terminò riferendosi ad Hermione, che annuì e si allontanò uscendo dall'ufficio. Malfoy fece per seguire la compagnia ma la voce della donna lo fece fermare un attimo
«Entrambi avete già sofferto abbastanza. Per una volta non preoccuparti delle conseguenze, fidati dei tuoi sentimenti: siate felici...» non si voltò neanche a guardarla, annuì ed uscì anche lui.
Non c'erano più dubbi ormai, la professoressa lo aveva capito. Scosse la testa supplicando Salasar di far tenere la bocca chiusa a quella donna, non poteva certo permettersi che anche qualcun altro lo venisse a sapere.
 
Osservò la figura di Hermione appoggiata ad una colonna che lo aspettava giocherellando con una ciocca di capelli innervosita, adorava vederla così. La sua piccola e coraggiosa Grifondoro.
Nonostante tutto, per lei... dannazione: Per lei avrebbe lottato contro qualsiasi cosa!
Perso nei suoi pensieri non si era accorto subito dello sguardo omicida che gli stava lanciando la donna.
Cercò di ricomporsi stampandosi sul volto il solito ghigno e si avvicinò a lei.
«Si può sapere che ti è preso la dentro?! Sei forse impazzito? Da quando avrei bisogno di un Babysitter...? Sono quasi 20 anni che faccio da sola. Cosa ti fa pensare che abbia bisogno del tuo aiuto?» lo inchiodò immediatamente. Colpito e affondato, aveva ragione. Ma si, rivederla lo aveva decisamente fatto impazzire. E fosse stato solo quello il problema...
Come poteva pensare di dirle che non l'avrebbe mai lasciata andare da sola perché non avrebbe sopportato che qualcuno potesse farle del male? Suonava ridicolo persino nella sua testa... un codardo come lui a proteggere la ragazza che aveva salvato il mondo magico.
«Non fare la bambina, verrò con te a prendere la spada. Così risolviamo questo problema e puoi tornare alla tua fantastica vita!» si accorse troppo tardi di aver calcato un po' troppo l'ironia perché la donna sembrava volerlo trafiggere solo con lo sguardo.
Alzò le mani in segno di resa, ma la essa durò ben poco. Infatti mostrando il suo sorriso più malizioso, aveva sfruttato la posizione per bloccare la riccia spalle al muro, intrappolata dalle sue braccia ai lati della testa.
«Non avrai mica paura di un paio di giorni con me...?» le soffiò a fior di labbra.
Istintivamente la Granger trattenne il respiro, rimanendo incantata a guardarlo. Ma per quale dannatissimo motivo quel idiota biondo ossigenato aveva la capacità di mandarle in tilt il cervello? Fino a pochi secondi fa lo avrebbe cruciato volentieri per togliergli quel ghigno fastidioso dalla faccia, e ora non riusciva a staccare gli occhi dalle sue labbra, le aveva letteralmente tolto il fiato senza nemmeno toccarla.
Che fine faceva tutto il suo coraggio quando stava con lui? Giù per i tubi di scarico del water insieme alla sua sanità mentale... forse quella bipolare era lei.

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Capitolo 8
*** Rome ***


«Ti passo a prendere sta notte e andiamo direttamente in aeroporto, fatti trovare pronta.» si allontanò da lei e si dileguò in pochi istanti lasciandole una sensazione di vuoto pesarle sullo stomaco.
Quando riacquistò le capacità motorie e razionali, uscì dal castello e si smaterializzò a casa sua per preparare una borsa per il viaggio.
Sarebbero stati via poco, quindi nulla di eccessivo.
Aveva appena inserito un kit da campeggio rapido in borsa quando sentì picchiettare sul vetro, un gufo grigio lasciò una lettera sulla finestra e volò via.
La aprì senza pensarci due volte, impaziente di saperne di più.

"Per questioni di sicurezza ho lasciato parte delle informazioni a lei e una parte al Signor Malfoy. Confido che non appena verranno apprese entrambi vi liberiate della lettera bruciandola.
Dovete rintracciare la famiglia Ferrero, Malfoy sa dove.
Vi chiedo la massima discrezione.
Minerva McGranitt"


Immediatamente dopo averla letta, estrasse la bacchetta ed incendiò il pezzo di carta come richiesto dalla professoressa. Si domandò spesso il motivo di tanta segretezza, non era mai stata così cauta. Oppure si? Forse Silente prima di lei semplicemente non glielo permetteva. Ma lasciò ben presto perdere questi suoi ragionamenti.
Sentì sbattere la porta del piano di sotto e diversi tonfi lungo la scalinata, suo marito doveva essere rientrato da lavoro. O qualsiasi altra cosa stesse facendo... era certa che avesse ripreso a vedersi con qualcuno, faceva sempre più tardi, o alcune volte non tornava proprio e poi era sempre avvolto da quella fragranza... Vaniglia. Inconfondibile, era così dolce da darle la nausea. O forse era lui a fargliela venire, ma poco cambiava.
Si affacciò dalla porta della cameretta cercando di vedere Ron e lo trovò con la faccia schiacciata sull'ultimo gradino delle scale, ubriaco fradicio. Sbuffando lo aiutò ad alzarsi ed arrivare fino al letto. Dove pensava di lasciarlo per allontanarsi cercando di non farsi notare, ma l'uomo per quanto ubriaco era più forte e più veloce. Infatti scattò verso di lei  trattenendola per un braccio, la spintonò con troppa forza e la fece sbattere contro il muro alle sue spalle.
«Dove stai andando? Con quella borsa poi? Tu devi stare a casa.» le alitò sul volto tirandole leggermente i capelli per farle alzare la testa. L'odore di Alcol e vomito le fece venire un conato che cercò di rimandare giù.
«Non sono affari tuoi.» ringhiò lei cercando di mantenere la voce più ferma che potè, nascondendo paura e disprezzo.
«Non rispondere così. Ti ho fatto una domanda. Dove stai andando eh? Con quel biondino del cazzo che ho visto l'altro giorno?» Le tirò i capelli più forte fino a farle male. Si appoggiò a lei schiacciandola contro il muro sempre con più peso, con l'altra mano le iniziò a stritolare le guance. Non lo avrebbe mai ammesso, ma aveva paura e stava iniziando a tremare.
Un suono avuto di un Clacson giunse alle orecchie di Hermione, sapeva benissimo di chi si trattava e seppur non lo diede a vedere era contenta che lui fosse lì.
«Ron adesso basta, mi stai facendo male. Levati» cercò di spingerlo via inutilmente. Le lacrime iniziavano a pizzicarle gli occhi, ma le trattenne con tutte le sue forze. Non gli avrebbe dato quella soddisfazione.
«Me ne vado quando lo decido io, e tu pure. Ma adesso... ho voglia di te» con queste parole si avventò sul collo della donna lasciandole baci umidicci senza mollare la forte presa che la stringeva bloccandole persino la circolazione. La donna cercò di divincolarsi disgustata e in preda al panico.
«No, lasciami!» urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Ma il rosso non sembrava nemmeno sentirla, aveva preso a slacciarsi i pantaloni e premersi contro di lei sempre di più.
«Stupeficium!» Sentì una voce familiare urlare furente l'incantesimo, poi tutto accadde così in fretta che le ci volle un attimo per capire. Ron era appena stato scagliato contro il muro dall'altra parte della stanza e lei stava piangendo sulla spalla di qualcuno che la sorreggeva tra le sue braccia. Beh, non proprio qualcuno... sapeva benissimo chi era anche senza guardarlo, il suo profumo mentato era inconfondibile. Per una volta lodò l'impazienza dell'uomo che lo aveva spinto ad entrare in casa, si strinse a Draco cercando di calmare i singhiozzi che avevano preso ad uscire incontrollabili, che la strinse a se dolcemente cullandola tra le sue braccia e accarezzandole i capelli.
Non appena l'uomo riprese conoscenza e mise a fuoco la scena che gli si parò davanti scoppiò in un amara risata.
«Te la fai con Malfoy! Non uno qualsiasi, quella brutta serpe doppiogiochista! Mi fai schifo...» il rosso era rabbioso, ma l'alcol e la botta appena presa gli impedivano di alzarsi di nuovo. Al sentir pronunciare quelle parole non ci vide più... il biondo nascose Hermione dietro di se facendole da scudo umano sia fisicamente che metaforicamente. Puntando nuovamente la bacchetta contro Ron.
«Su di me puoi dire e pensare quello che vuoi. Ma lei è tua moglie razza di cretino! Come ti permetti anche soltanto di respirarle vicino senza che lei lo voglia. Sarò anche una serpe come dici tu, ma sempre meglio di essere un verme smidollato che violenterebbe la propria donna.
Avvicinati di nuovo a lei senza il suo consenso Weasley e credimi: mi farò pochi problemi a cruciarti.» ringhiò il biondo di tutta risposta. Se non ci fosse stata la donna a guardarlo probabilmente lo avrebbe già fatto, ma non voleva spaventarla ancora. Non poteva sopportare che qualcuno le facesse del male. Lo aveva fatto lui stesso per tanto tempo e se ne pentiva ogni giorno della sua vita, chiedendosi se sarebbe mai stata veramente in grado di perdonarlo.
Senza aspettare una risposta prese in braccio la donna ancora sotto shock e la portò fino alla macchina che aveva lasciato sotto adagiandocela come fosse stata una bambina.
Poco dopo essersi messo alla guida la riccia aveva smesso di piangere e si era addormentata sul sedile al suo fianco. La guardava alzare e abbassare il petto con movimenti lenti e regolari, il viso arrossato e ancora qualche lacrima che le rigava le guance. Era così indifesa... come aveva potuto dirle quelle cattiverie per anni? Si, era una so-tutto-io insopportabile ogni tanto, ma questa cosa aveva iniziato anche a piacergli col tempo aveva capito che poteva averci una conversazione spensierata, che era sempre pronta ad aiutare gli altri e che la sua intelligenza non aveva eguali. Lo affascinava in tutto e per tutto.
Prima di poter pensare ad altro di accorse di essere già arrivato in aeroporto e doveva svegliarla...
Si porse su di lei scuotendola leggermente, ma sembrò non prestargli la minima attenzione.
«Hermione? Sveglia... dobbiamo prendere l'aereo» riprovò. Ancora nulla. Le accarezzò una guancia con il dito perso nei suoi lineamenti, non riusciva a pensare ad altro se non a lei. Ma ora era decisamente il momento per svegliarla o non avrebbero fatto in tempo.
«Granger!» le urlò scuotendola più energicamente. Si alzò di scatto risucchiando un respiro e tirandogli una testata. Confusa si massaggiò la fronte prima di mettere a fuoco gli occhioni grigi davanti a lei che la fissavano accompagnati da un sorrisino nascosto.
«Ma che stai facendo? Sei impazzito?» lo spinse via ridendo.
«Ti dovevo svegliare o perdiamo l'aereo, e perché non un bacio come il principe alla bella addormentata?» sghignazzò mentre mandava bacetti al vento, scendendo dalla macchina. Involontariamente si portò le dita sulle labbra chiedendosi se alla fine l'aveva baciata veramente o era solo un sogno il suo... eh si, aveva proprio sognato di baciare ancora e ancora e ancora, Draco. Sicuramente era meglio che ricordare quello che era appena successo. Le sembrò incredibile pensare a quanto le persone potessero cambiare così in fretta. Da quando aveva colto in flagrante Ron quel poco di relazione che era rimasta è crollata come un castello di carte con un soffio di vento.
Tornò immediatamente in se, scendendo anche lei.
«come la Bella e la Bestia semmai!» rispose lei facendogli la linguaccia mentre lui mise il broncio e poi bofonchiò qualcosa di simile ad un "Certo, lei rischia di farmi perdere l'aereo e la Bestia sono io che l'ho svegliata" ma lasciò perdere.
Si diressero verso l'ingresso "partenze" dell'aeroporto già con i biglietti in mano, pronti per il check-in e l'imbarco. Draco sapeva già la destinazione e non aveva preso tempo.
Una volta a bordo, prima ancora di sistemare le borse nella cappelliera l'uomo si era già seduto e aveva allacciato la cintura. La cosa non passò inosservata agli occhi della riccia che lo osservava ridacchiando mentre sistemava i bagagli di entrambi.
«fammi indovinare... è la tua prima volta su un aereo babbano?» gli chiese prendendo posto al suo fianco mostrandogli un sorrisetto divertito.
«Cosa?! No! Perché lo pensi?» mentì il biondo cercando di sembrare il più naturale e perplesso possibile, ma il suo nervosismo era troppo evidente per passare inosservato. Continuava a guardarsi attorno e stringere sempre più forte la cintura. La donna si sistemò allacciando anche la sua e gli prese una mano stringendola dolcemente nella sua. Incredibilmente sembrò calmarsi al solo contatto con la sua pelle.
«Mi tieni la mano allora? È da tanto che non ne prendo uno, sono un po' nervosa...» stava chiaramente mentendo, lo capiva benissimo dai suoi occhi calmi e materni più che mai. Però lo stava facendo per calmare lui e di questo le era infinitamente grato.
Draco Malfoy terrorizzato da un mezzo di trasporto babbano... se solo lo avesse visto suo padre. Probabilmente lo avrebbe cruciato facendogli capire che c'era di peggio di morire precipitando da un aereo babbano. E poi, nel caso fosse andata male sarebbe morto con la sua Hermione.
Ma che andava pensando? Non potevano mica morire! Chi avrebbe pensato a Scorpius se lui fosse morto? Cavolo: Non ci aveva mai pensato... ma quali sarebbero state le sorti di suo figlio senza di lui? Non avrebbe mai voluto facesse la fine di Potter, con una famiglia che lo odiava e non lo capiva. Istintivamente fissò Hermione che invece stava seguendo attentamente le istruzioni di sicurezza che davano Hostess e Stewart prima di partire. Lei forse... beh, è un ottima madre. Ma quel Weasley non avrebbe mai dovuto avvicinarsi ne a lei ne ai ragazzi! Gli raggelava il sangue solo all'idea di cosa sarebbe potuto succedere se non fosse intervenuto. Viscido, lurido verme.
No, no... non poteva proprio lasciare tutto così! Inconsciamente strinse più forte la mano della donna pervaso da un improvvisa rabbia e paura. La moretta sentendosi strizzare la mano si voltò a guardarlo perdendosi un altra volta in quelle bellissime iridi Grigie come il cielo in tempesta.
«Draco... cioè volevo dire Malfoy. Stai bene? Perché... cioè... Nulla...» perfetto, ora si era persino messa a balbettare per il nervosismo. Si diede della stupida, nemmeno fosse stata una bambina alla sua prima cotta. Il ragazzo le sorrise passando il pollice sul dorso della sua mano.
«Mi piace quando mi chiami per nome... Sto bene tranq...» non riuscì a finire la frase che l'aereò iniziò ad accellerare,l fino a prendere il volo. Ed il biondo si schiacciò immediatamente contro il sedile, strizzando gli occhi, trattenendo il respiro e piantando le unghie della mano nel bracciolo con tutta la forza che aveva in corpo.
Ma lei sembrò quasi non farci attenzione, stava ancora ripensando a quello che aveva appena detto. "Mi piace quando mi chiami per nome" la sua voce le echeggiava in testa, il suo stomaco sembrava non volerle dare un secondo di pace. Le si stava contorcendo in quella ormai comune sensazione che provava ogni qualvolta si trovava in certe situazioni con lui.
«Granger? Perché quella faccia? Okay. Ammetto che è la mia prima volta su un aereo babbano! È innaturale che riescano a fare volate questi cosi senza magia!» sventolò una mano davanti gli occhi della donna per riportarla al presente fino a quando non riuscì a riottenere la sua attenzione.
«Tutto bene? Ti vedo strana...» le chiese scostandole una ciocca di capelli.
Andava tutto bene? No... forse no. Non lo sapeva bene. Quando era con lui sembrava dimenticarsi dei problemi che invece doveva affrontare nel bene o nel male.
Sospirò annuendo e rimettendosi comoda sul sedile a sonnecchiare.
Dopo poco più di un ora o due erano atterrati in un aeroporto straniero.
Erano in Italia! Sognava di vederla fin da bambina. Culla della cultura classica e dell'arte. Presa dalla felicità si mise a saltellare sul posto come una bambina.
«Siamo atterrati a Roma, ma solo perché era il primo volo per l'Italia. Ci aspetta un treno nel pomeriggio per portarci a Destinazione. Quindi abbiamo circa 8 ore, cosa vuoi vedere per primo? Il colosseo o il vaticano?» lo guardò per qualche secondo incredula prima di saltargli al collo abbracciandolo più forte che poteva. Aveva proposto diverse volte al marito di andare a visitare l'Italia almeno un volta, ma non ne aveva voluto sapere ritenendola una vacanza noiosa e non rilassante come invece lo sarebbe stato rimanere in spiaggia a dormire tutto il giorno. Ed ora era lì! Nella città più magica del mondo! Ancora non poteva crederci... e tutto grazie a Malfoy. Okay forse anche un pochino della McGranitt... ma atterrare lì era stata un idea di Draco! Ripetè almeno un centinaio di volte "Grazie" correndo a prendere un taxi per il centro città.

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Capitolo 9
*** Call it magic, call it true ***


Solo ora capiva, Roma è più di una città: è un museo senza mura. Ovunque girassero trovavano cultura pronta a sfamare ogni piccola curiosità della donna. È una città che ti resta nell'anima. Avevano ragione a dire che non puoi pensare di visitare Roma senza volerci tornare. La città eterna ti cattura il cuore.
Da quando erano saliti in auto Hermione aveva iniziato un monologo sulla storia della città degno di quel babbano famoso che faceva documentari in televisione, come è che si chiamava? "A" qualcosa... ah si, Alberto Angela! Quel tipo aveva un suo fascino quando spiega le cose, beh certo lei la trovava molto più attraente di lui. Ma ognuno ha i suoi gusti.
La osservava affascinato mentre indicava fuori dal finestrino tutte le attrazioni che riconosceva raccontando quanto più possibile su di esse. Ma si ammutolì improvvisamente quando si trovò davanti ad una delle 7 meraviglie del mondo, il Colosseo torreggiava imponente davanti a loro. Era magnifico, mai visto nulla di simile.
«Che c'è Granger? Ho trovato qualcos'altro che ti lasci senza parole oltre a me?» le sussurrò all'orecchio malizioso provocandole brividi lungo tutta la schiena. La superò per poi dirigersi alle casse ed acquistare i biglietti.
«Dai, dentro sarà anche meglio! Andiamo» la prese per mano allontanandola dall'Arco di Costantino per poi trascinarla dentro all'anfiteatro.
Beh che dire? L'interno era ancora più magico se possibile. Gli archi a volta circondavano l'arena ovale al centro, nella quale si vedeva la ricostruzione di una parte della pavimentazione in legno che poggiava sulle fondamenta in muratura.
Osservandolo si poteva viaggiare in dietro nel tempo con la mente e vedere i gladiatori lottare per la sopravvivenza.
Brutale, ma affascinante. Infondo i babbani non erano tanto diversi dai maghi. Il potere dava alla testa a chiunque. Un tempo facevano lottare i loro schiavi decidendo della loro vita... si ritenevano migliori di altri, proprio come il Signore oscuro.
Dopo qualche ora avevano completato il tour e si stavano spostando a piedi verso Città del Vaticano, fermandosi a guardare le attrazioni sparse per il percorso. La giornata sfortunatamente terminò troppo velocemente, verso le Diciassette infatti stavano aspettando il treno alla stazione di Tiburtina pronti per ripartire. Durante il giorno non avevano avuto vere e proprie conversazioni, principalmente erano precisazioni e descrizioni che faceva Hermione quando sentiva qualche Guida Turistica sbagliare.
Una volta sul treno si addormentò quasi immediatamente sulla spalla di Draco con ancora il sorriso sul volto mentre lui le accarezzava i capelli.
Nei sedili di fronte a loro c'era una strana vecchietta che li osservava attraverso le lenti degli occhiali.
«È bello vedere dei giovani amarsi così tanto...» gli disse ammiccando la vecchia. L'uomo seppur con qualche difficoltà visto il suo Italiano molto arrugginito, capì quello che gli aveva detto l'anziana e scattò drizzando la schiena e mettendo le mani avanti facendo però attenzione a non svegliarla.
«No no, sbaglia. Noi no insieme!» sbiascicò in una lingua molto approssimativa. La vecchietta sorrise annuendo mentre si alzava dal sedile.
«Ho detto innamorati ragazzo, non fidanzati... c'è differenza» terminò prima di attraversare le porte e scendere dal treno lasciando un po' confuso l'uomo che ci mise un po' a tradurre e capire cosa gli aveva detto.
Posò lo sguardo sul viso della donna incantadosi a guardarla, cercò di mettersi comodo e si addormentò anche lui.

Giunti a destinazione la voce registrata dell'altoparlante annunciò la loro fermata e scesero in stazione.
«Ho prenotato un Hotel, muoviamoci che qui non mi piace per niente... quelli ci guardano come si guarda una bistecca e non ho voglia di uccidere nessuno» indicò l'uomo con un cenno del capo un gruppetto di ragazzi dall'altra parte della banchina. Passò il braccio attorno alle spalle della donna e la condusse all'esterno verso un Taxi.
La riccia a bordo dell'auto cercava di capire in quale città si trovassero, ma il buio glielo rese quasi impossibile. Si maledisse mentalmente per non avere prestato attenzione alla voce del treno o alle scritte in stazione, ma forse era meglio così...
Arrivati all'albergo provvedette Draco a fare il check in alla reception, la receptionist era una donnina non tanto alta bionda visivamente tinta che stava facendo gli occhi dolci a Malfoy. Non seppe per quale motivo, o forse si, ma Hermione sentì l'impellente bisogno di far notare la sua presenza alla signorina. Si schiarì la voce avvicinandosi all'uomo e stringendosi al suo braccio per in fine lanciare una occhiata assassina alla ragazza dall'altra parte del bancone.
La receptionist abbassò immediatamente lo sguardo mettendosi a cercare tra le carte e sul computer, sentì l'uomo ridacchiare ma non gli prestò alcuna attenzione ancora impegnata a guardare male la ragazza che aveva iniziato ad imprecare qualcosa in italiano che non capì.
«Mi dispiace ma c'è stato un overbooking, abbiamo quindi solo una camera matrimoniale e non la doppia che avevate prenotato...» disse la biondina scoccando un occhiata infastidita alla riccia che rispose semplicemente con un largo sorriso a trentadue denti.
«Va benissimo quella...» Le rispose l'uomo afferrando le chiavi dal bancone e trascinando via la donna verso l'ascensore. Aspettò che si chiudessero le porte prima di parlare.
«Tranquilla gelosona, sto sul pavimento» ammiccò lui sorridendo. La donna sembrò risvegliarsi da una trance profonda sgranando gli occhi confusa. Un momento aveva appena detto che lei era gelosa? Lei non era gelosa! Non lo era mai stata. E perché avrebbe dovuto dormire sul pavimento? Improvvisamente riaffiorarono le parole della ragazza, era troppo occupata a guardarla male per prestarle attenzione, ma forse qualcosa riguardo ad una camera matrimoniale lo ricordava. Matrimoniale? Quindi con un solo letto? Uno per due? Lui e lei? No. Si, il pavimento era decisamente una bella idea... e in quel momento pregò che la risucchiasse facendola sparire da quella situazione.
Era diventata visibilmente rossa come un peperone imbarazzata a morte. Cercò di dire qualcosa, ma le parole le morirono in gola. Restò in silenzio guardandosi i piedi aspettando con ansia che la tortura in quello spazio così ristretto finisse al più presto. Quando si aprirono le porte quasi corse fuori anche se non sapendo dove andare si fermò quasi subito.
L'uomo la superò dirigendosi verso la loro camera per aprila e lasciare andare lei avanti, entrando e chiudendosi la porta alle spalle.
La donna non esitò a buttarsi sul letto nascondendo la faccia nei cuscini lasciando che un po' della sua esasperazione li inumidisse.
Ma che le stava succedendo? Perché era tutto così complicato ed assurdo? Nei suoi pensieri da quando l'aveva incontrato di nuovo a quello stupido ballo, c'era solo più Draco Malfoy. E quel bacio ormai lontano non faceva altro che peggiorare la situazione, lo sognava ormai ogni notte.
Lui era i suoi pensieri.
Lui che l' aveva portata a Roma.
Lui che l' aveva salvata dal suo stesso marito. Lui che l'aveva saputa ascoltare.
Lui che l'aveva protetta in quella grotta. Lui che la stava aiutando a proteggere Hogwarts.
Lui.
E nessun altro...
Improvvisamente la ragione abbandonò completamente il cervello della strega che tirò su il viso dai cuscini puntando i suoi occhioni nocciola in quelli grigi dell'uomo che la stava osservando preoccupato. Accadde tutto in una frazione di secondo che però sembrò un eternità, la donna era scattata in piedi aggrappandosi al collo del mago per poi appoggiare le labbra su quelle di lui. Quest'ultimo se subito rimase quasi paralizzato dal gesto improvviso, non perse poi tempo a farsi strada nella bocca della donna sollevandola persino leggermente da terra. Le emozioni che scorrevano in entrambi erano indescrivibili, quel semplice contatto aveva catapultato entrambi in un altro mondo, le scariche elettriche che attraversavano i loro corpi sarebbero state percettibili anche ad un babbano. Probabilmente anche troppo perché fecero saltare la lampadina senza volerlo rimanendo al buio, illuminati solamente dalle luci della città che entravano dalla finestra. Lo scoppio li fece separare e tornare con i piedi per terra. La donna si allontanò bruscamente spingendolo via. Con le mani tra i ricci si diresse all'enorme finestra che dava sull'esterno fissando fuori cercando di riordinare le idee.
«Non posso aver fatto questo a Rose e Hugo!» bofonchiò tra se e se quasi disperata. La confusione dell'uomo era oltre ogni immaginazione, lo aveva appena baciato? Si! Lo aveva fatto. Ed era stato dannatamente bello... non come il primo, questo era stato lei a darglielo. Era diverso. Ma ora se ne era già pentita? Probabilmente... ma se lo aveva fatto senza dubbio era perché lo desiderava anche lei in fondo.
Si avvicinò lentamente a Hermione cingendole la vita da dietro, la sentì rilassarsi al suo tocco e questo altro non poté fare che confermare le sue ipotesi. Iniziò a lasciarle dei leggeri baci sulla spalla lasciata in parte nuda dalla sottile spallina del vestito che indossava, istintivamente la riccia trattenne il respiro buttando la testa all'indietro dando così accesso alla pelle candida ed inesplorata del collo.
«Draco... Che stai facendo...?» riuscì a sussurrare mordendosi il labbro inferiore. Ma l'uomo non le prestò attenzione continuando a baciarla, fino al lobo del suo orecchio che mordicchiò succhiandolo dolcemente.
«Nulla che anche tu non voglia fare...» la voce roca del biondo le stava mandando in tilt il cervello, il corpo non voleva risponderle ma forse era meglio così, non avrebbe voluto fermarsi.
L'uomo la fece girare su se stessa trovando nuovamente i suoi bellissimi occhi, questa volta socchiusi e le gote arrossate. Dio quanto era bella.
Le lasciò un leggero bacio a fior di labbra attendendo una sua reazione.
La strega aprì di più gli occhi incatenandoli a quelli magnetici del mago.
«Draco non possiamo... sono sposata» gli poggiò i palmi delle mani sul viso mentre scrutava ogni dettaglio del suo volto quasi a volerlo catturare nella sua memoria per sempre.
«Anche io» asserì lui posando le sue mani su quelle minute della ragazza che gli sorrise dolcemente.
«È diverso, tua moglie è morta...» l'ultima frase le uscì con un filo di voce quasi impercettibile. L'uomo strinse gli occhi cercando di cancellare quella frase dalla sua mente, tempo fa avrebbe venduto la sua anima per passare un minuto in più con Astoria, ma ora gli sembrava quasi di non averla mai amata veramente. Quello che provava per Hermione era indescrivibile ed unico, sicuramente non voleva rovinare tutto per un passato senza futuro. Utilizzò la presa sulle sue mani per portarla più vicino a se.
«Tu meriti di essere felice… Noi. Noi lo meritiamo!» strofinò dolcemente il naso contro il suo, facendo di nuovo aderire le labbra a quelle di lei. Sembravano incastrarsi perfettamente come due pezzi di un puzzle.
Draco era la serpe per eccellenza, e si sà cosa fanno i serpenti...
Tentano.
A quel punto nessuno dei due poteva più essere in grado di fermarsi.
Le lingue avevano iniziato a danzare insieme, le mani della donna cercavano disperatamente i bottoni della camicia. Ma finì per strappargliela di dosso violentemente, lasciando scoperto il suo torace. Lo contemplò qualche secondo percorrendo con le dita le cicatrici che sembravano pitturare il corpo perfetto del uomo, rendendolo unico. Draco per la prima volta non si sentì a disagio mostrando le sue ferite, di lei si fidava ciecamente e voleva che conoscesse ogni parte di lui. La riccia iniziò a concentrandosi sulla cinta dei pantaloni, mentre l'uomo non aveva smesso un solo secondo di baciarla ed accarezzare ogni angolo del suo corpo. Con un gesto fulmineo le alzò la gonna afferrandola per i glutei, la sollevò buttandola in fine sul letto. Le aprì la cerniera sul davanti del vestito mostrando i suoi seni perfetti ancora stretti nel reggiseno in pizzo che indossava. Iniziò a baciare e succhiare anch'essi spinto dall'insaziabile voglia di quel contatto. Le mani scesero rapidamente facendosi spazio prima tra l'intimo e poi dentro di lei, provocandole gemiti ad ogni movimento. La riccia con un ultimo sforzo di lucidità riuscì a liberargli la vita stretta dai pantaloni, lasciandogli finalmente la possibilità di finire ciò che avevano iniziato. Non perse tempo e limitandosi a spostare gli slip si unì a lei in un unica spinta le fu dentro. La donna cacciò un gemito di piacere che prontamente l'uomo silenziò con le labbra. Iniziò a muoversi ritmicamente dentro di lei, tirandole leggermente i capelli mentre le baciava il collo. Di tutta risposta le unghie della strega gli si conficcarono nella schiena, lasciandogli del segni rossi come ricordo.
Solo quando entrambi raggiungettero l'orgasmo si fermarono addormentandosi sfiniti, l'una tra le braccia dell'altro.
Chiamatela magia, o chiamatela verità.
Una notte così... beh non puoi cancellarla.
Sapevano che ci sarebbero state delle complicazioni e la mattina seguente sarebbe stata un problema, ma in quel momento non esisteva altro che loro due.
Per la prima volta dopo la guerra Draco riuscì a dormire tutta la notte, senza che i suoi incubi gli interrompessero il sonno.

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Capitolo 10
*** Ferrero ***


 
Malfoy rigirandosi nel letto convenne che il lato al suo fianco era troppo freddo e vuoto per i suoi gusti. Aprì gli occhi venendo temporaneamente accecato dalla forte luce del sole che entrava dalla finestra, quando riacquistò le capacità visive apprese che Hermione non era più al suo fianco. Si guardò in giro per la stanza sperando di vederla seduta sulla poltroncina da lettura. Ma sfortunatamente non era nemmeno lì o in altri angoli della camera.
Si alzò correndo a vestirsi già preoccupato della sua assenza. Ad una velocità inumana si ritrovò alla reception per chiedere se l'avevano vista.
Per fortuna dietro al bancone non c'era più l'oca bionda della sera prima, bensì una donna di mezza età molto sorridente.
«Buongiorno, sto cercando una donna più o meno alta così, con i capelli ricci marroni e un caratteraccio che non raccomando a nessuno! Sono preoccupato da morire la prego...» quasi piagniucolò seriamente spaventato, poteva essere successo di tutto! Testarda com'era sarebbe potuta andare da sola alla ricerca della famiglia. O forse era scappata pur di non vederlo più. O magari era stata rapita da qualche mago malvagio. O peggio uccisa...
Si sentiva la testa scoppiare e gli veniva da piangere alla sola idea che le fosse accaduto qualcosa. Non se lo sarebbe mai perdonato.
«Malfoy? Che stai facendo?» la voce familiare alle sue spalle lo riportò immediatamente con i piedi per terra. Si voltò e senza pensarci l'abbracciò più forte che potè.
«Sei impazzita? Non puoi sparire così senza dirmi nulla! Mi ha fatto prendere un infarto!» sembrava arrabbiato ma allo stesso tempo sollevato e felice.
«Sono solo andata a prendere la colazione per entrambi... già che ero lì ho approfittato dell'internet caffè qui di fronte, e ho trovato la famiglia dove dobbiamo andare.» ridacchiò vedendo la sua preoccupazione. Solo quando lo osservò meglio notò che aveva indossato un calzino diverso dall'altro e la maglietta al contrario.
«Ora però torniamo in camera che non puoi girare vestito così...» gli fece notare con un cenno del capo scoppiando a ridere di gusto. Il biondo si passò una mano tra i capelli imbarazzato avviandosi verso l'ascensore seguito dalla strega.
 
Arrivati in camera mentre mangiavano i croissant appena acquistati volava un silenzio imbarazzante.
«Senti... riguardo a ieri sera...» cercò di iniziare la conversazione tanto temuta da entrambi. Ma si bloccò. Non riusciva proprio ad andare avanti. Cosa avrebbe potuto dire in fondo? "Hermione ieri notte è stata indimenticabile, sono anni che non aspettavo altro che le tue labbra. Sono quel che sono grazie a te, mia moglie ha solo completato il cambiamento che tu avevi iniziato in me... Dio non credo di poter più stare senza quel contatto. Penso a te ogni secondo della mia vita. Sei come una droga per me, e non posso più farne a meno" sarebbe stata la verità, ma sapeva già anche ciò che gli avrebbe risposto lei. E avrebbe evitato volentieri di sentirle per quanto inevitabili fossero. Non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi.
«Draco... io... non posso. Sappiamo entrambi ché stato un errore, un bellissimo errore. Sono sposata dannazione. Hugo e Rose non si meritano tutto questo. Io ho bisogno di pensare, ti prego...» ripetè le frasi più a se stessa che a lui ma le si spezzò la voce interrotta da un singhiozzo, e le lacrime iniziavano a pizzicarle gli occhi. Si sentiva un ipocrita, aveva odiato suo marito per lo stesso peccato che aveva commesso lei. Ma come poteva essere sbagliato qualcosa che la rendeva così felice? Una felicità mai provata prima. Avrebbe dovuto rinunciare a tutto questo e a lui, per loro.
La sua unica ragione di felicità in questi lunghi anni, loro che dal momento della loro nascita l'avevano resa una donna migliore. Se sposare Ron era significato questo, non se ne pentiva nonostante tutto il resto. E adesso, avrebbe rinunciato ai suoi sentimenti verso di Draco per il loro bene.
Vedendo le lacrime rigare il viso della riccia, scattò stringedola di nuovo tra le proprie braccia. Mentre le accarezzava i capelli le sussurrò dolcemente nell'orecchio parole di conforto che sorpresero sia se stesso che lei. Ma la sentì rilassarsi e smettere di piangere quasi subito, confortata da quel morbido tocco. Cercò di ignorare per quanto possibile quella vocina nella testa che gli diceva di baciarla ancora e farle cambiare idea, lasciandola poi libera dalla sua stretta.
«Allora... quella famiglia?» cercò di cambiare argomento sperando che nel tono della sua voce non si percepisse la delusione che lo aveva colto aver assaggiato un po' della felicità e calma che tanto aveva bramato sognando Hermione, ma che poi gli era stata portata via in un soffio. Ma la capiva, non poteva nemmeno arrabbiarsi. Avrebbe fatto la stessa cosa per suo figlio.
«Si... allora la Famiglia Ferrero risiede nella periferia di Torino da generazioni. Per la cronaca potevi dirmi subito dove eravamo, avrei risparmiato tempo, poi vorrei poter visitare il museo egizio. Sai che è il secondo a livello mondiale? Solo dopo al Cairo!» si era già persa nei suoi pensieri scordandosi momentaneamente della loro missione.
«Hermione... se abbiamo ancora tempo lo vedremo, ora vai avanti!» la interruppe lui cercando di tagliare al minimo le divagazioni della donna. Sbuffò annuendo prima di tornare a parlare.
«Come stavo dicendo, sono qui da tanto tempo. E per fortuna non troppo lontani, solo che come già ci aveva avvertito la professoressa hanno appena subito un grave lutto. Quindi presentarci lì prendere il cappello ed andarcene mi sembra un po' indelicato... Quindi ho pensato di portargli questo come simbolo delle nostre più sentire condoglianze.» tirò fuori un semplice mazzo di fiori dalla busta in stoffa che aveva precedentemente appoggiato sul letto.
Draco la guardò stranito per poi fare spallucce e acconsentire silenziosamente alla sua idea.

«Buongiorno lei deve essere Signora Ferrero, io sono Draco Malfoy e questa è la mia partner. La professoressa McGranitt spero l'abbia avvistata del nostro arrivo.
Ci dispiace per essere giunti in questo momento così delicato, le nostre più sentite condoglianze...» l'uomo porse i fiori alla donnina che stava sull'uscio della porta ad osservare la coppia attraverso le lenti degli occhiali.
«Prego. Accomodatevi. Scusate il disordine ma con tutto quello che c'è da fare... beh non ho avuto proprio tempo. Costa più morire che restare vivi a quanto pare, ironico no?»sorrise amaramente mentre faceva accomodare i ragazzi nel salottino, lasciandoli soli un attimo corse a mettere a bagno i fiori.
Hermione non potè fare a meno di notare l'arredamento in stile barocco piemontese. Era uno stile che le era sempre piaciuto.
«Forza, non voglio annoiarvi con i miei problemi economici. Posso offrirvi un po' di thè? Immagino siate di fretta, ma il tempo per i Biscotti c'è sempre...» si allontanò sorridendo per qualche minuto, tornando poi con un vassoio sul quale poggiavano tre tazze fumanti e diversi tipi di biscotti.
«Allora ragazzi, come posso esservi utile? La professoressa non ha menzionato il motivo della vostra visita» chiese l'anziana sorseggiando la bevanda calda. La donna alzò lo sguardo incontrando gli occhi scuri della vecchia che sembravano guardarle nell'anima. Avevano qualcosa di strano, come un iridescenza particolare quando venivano colpiti direttamente dalla luce solare.
Poi succedde tutto velocemente: La tazza che la riccia teneva in mano cadde al suolo infrangendosi in mille pezzi. All'improvviso venne colta la un mal di testa lancinante che per poco non le fece perdere i sensi. Cercò di strozzare l'urlo di dolore e prendere la bacchetta che teneva nella giacca, ma il male era troppo forte e la costrinse a terra.
«Hermione! Che ti succede?!» il biondo scattò in soccorso della ragazza, ma venne scaraventato violentemente contro la vetrinetta in fondo alla sala.
«A te penso dopo. Prima voglio vedere quanto resiste la sanguesporco!» La voce con la quale parlò non era decisamente più quella della tenera e innocente vecchietta che li aveva accolti poco prima. No, questa era mostruosa. Fredda e graffiante.
Hermione cercava di resistere con tutte le sue forze a quel dolore paragonabile ad un Crucio se non peggio, ma lo aveva già fatto e sapeva di poterlo fare ancora. Le sarebbe basato un attimo di debolezza e sarebbe senza dubbio morta.
«Lasciala stare!» l'urlo grottesco del mago echeggiò in tutto l'appartamento. Si tirò su furente non curante dei pezzi di vetro che gli avevano inciso la pelle diverse volte. Le grida si fermarono.
La vecchia portò tutta la sua attenzione verso il biondino soffocando una risata.
«So che non sei lei. Sei un inferius, devo ammettere che il tuo mago è molto potente. Ma resti un sacco di carne morta. Una semplice marionetta.» constatò estraendo la bacchetta.
«Incendio!» senza indugiare oltre lanciò l'incantesimo sul corpo della anziana facendogli prendere fuoco. Per un po' avrebbe dovuto tenerlo a bada, ma un mago necromante a quanto pare li voleva morti. Il ché non era esattamente una buona cosa.
Si precipitò da Hermione, che aveva estratto anch'essa la bacchetta e stava faticosamente cercando di tirarsi su, aiutandola.
«Veloce... deve essere qui vicino, o non avrebbe potuto lanciarti quell'incantesimo. Troviamo il cappello e andiamocene» si appoggiò a lui per camminare, guardandosi attorno alla ricerca del cappello.
Aggirarono il corpo infuocato che ora giaceva al suolo, controllarono ogni stanza. Finché non lo videro sporgere dall'alto di una credenza nella camera da letto.
«Bene, bene, bene. Piaciuto il trucchetto? Quasi mi diverte vedervi cercare di salvare disperatamente quei ragazzini. Mi riporta indietro con gli anni» Quella voce Draco l'aveva già sentita, ma non si ricordava nemmeno dove. Si voltarono a guardare la fonte del suono. Appoggiato allo stipite della porta c'era un uomo alto che avrà avuto la loro stessa Età, corvino con gli occhi neri come la notte, talmente scuri da non distinguere nemmeno la pupilla dall'iride. Draco era certo di averlo già visto, ma la sua memoria in quel momento non stava collaborando.
«Non ti sforzare Draco. So che non ti ricordi di me, ma io mi ricordo molto bene di te. Di entrambi a dir la verità.
Sono Tracey Davis.» quel nome fu un come un fulmine a ciel sereno per il biondo. Ecco dove lo aveva già visto! Era un serpeverde come lui. Uno di quelli anonimi, con cui avrà parlato al massimo una volta perché lo temevano e si tenevano alla larga. Eppure in quel momento sicuramente non lo temeva affatto.
«Probabilmente non vi ricorderete nemmeno di Megan Jones. Vero?» la tristezza e la rabbia nella voce del ragazzo fece accapponare la pelle alla riccia che lo guardò confusa.
«Come immaginavo. Draco ha fatto entrare quei mostri nel castello. Avete messo in mezzo degli innocenti. Ma di loro non portate nemmeno memoria.
Non siete migliori dei mangiamorte...» sospirò amareggiato prima di rivolgere ad entrambi uno sguardo carico d'odio.
«Megan era speciale, vedeva sempre il buono nelle persone: tanto più che è stata l'unica in grado di vedere oltre ed innamorarsi di uno come me.
Non era una combattente. Ha cercato di far fuggire più persone possibili da Hogwarts quella notte... ma i mangiamorte l'hanno scoperta. L'hanno uccisa davanti ai miei occhi. E non ho potuto fare nulla per impedirlo.
Voleva solo vivere. Ed io con lei.» in quelle ultime parole la riccia percepì tutto l'amore e la disperazione che aveva provato. Veder morire l'amore della tua vita davanti ai propri occhi senza poter fare assolutamente nulla doveva averlo fatto impazzire.
«Perchè prendersela con dei bambini? Lei non avrebbe mai voluto che tu facessi del male a qualcuno.» tentò inutilmente di farlo ragionare la strega. Se già era arrabbiato quella frase non fece altro che peggiorare la situazione. Il ragazzo estrasse la bacchetta puntandola verso i due, facendo esplodere la finestra che dava loro le spalle in una rabbia incontrollata.
«Non osare parlare di lei come se la conoscessi! Non sapete niente!
Volete sapere perché ho mandato quel essere ad Hogwarts? Perché volevo che tu Draco soffrissi, pagassi per i tuoi errori.
Volevo vederti fare di tutto per salvare tuo figlio e fallire miseramente.
Ma poi... vi ho visti. La sera del ballo, ho visto come lui ti guarda. Quella scintilla negli occhi quando incontra i tuoi.
L'avevo anche io quando guardavo Megan.
E quindi mi sono detto perché no? Perché non portargli via la donna che ama come lui ha fatto con la mia? Quasi mi dispiace aver messo in mezzo anche lei, ma tu te lo meriti» sorrise maligno pronunciando quelle parole, ed il biondo istintivamente spostò la donna che aveva al suo fianco, nascondendola dietro di se per farle da scudo con il corpo.
Notando quel gesto Davis scoppiò a ridere.
«Ho lottato contro il Signore Oscuro. Non mi fa di certo paura un maghetto da quattro soldi rancororso che si crede il Dio Ade!» Hermione si scostò da dietro Draco afferrando la sua mano e saltò afferrando il cappello parlante.
Come immaginava venne pervasa dalle vertigini, quando fu di nuovo in grado di capire dove fossero notò che si erano smaterializzati ad Hogwarts nell'ufficio della preside.
Draco ci mise un po' di più a realizzare il tutto.
«Come facevi a sapere che il cappello è una passaporta?» la guardò sbalordito. La riccia sorrise facendo spallucce.
«Non ne ero del tutto certa, ma l'alternativa era restare lì e farsi ammazzare» quando si voltò verso di lui notò un leggero colorito verdastro sul volto dell'uomo. Un rigagnolo di sangue gli usciva da sopracciglio sinistro, ma nulla di preoccupante.
«Draco? Ti senti bene?» stava anche iniziando a barcollare. L'adrenalina che aveva in corpo lo stava abbandonando facendogli sentire tutti i dolori che prima aveva ignorato. Guardò la figura di Hermione che andava sfuocando, poi cadde a terra in un tonfo e vide solo più il buio.

***NOTE***
Miei cari citrioli, mi dispiace... niente da dire veramente, ma mi piace mettervi ansia.
A breve il prossimo capitolo! Tenete duro, non manca ancora molto alla fine.

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Capitolo 11
*** King's kross ***


La riccia emesse un urlo glaciale.
Scostò leggermente il cappotto che indossava il biondo e notò una chiazza rosso marrone che ricopriva quasi completamente la camicia bianca. Non perse tempo e gli tolse anche quella facendo molta attenzione, e cercando la causa di tale perdita di sangue.
Eccola. Un frammento di vetro lungo più di una spanna gli si era conficcato profondamente nel fianco.
Evocò un patronus per andare a chiamare Madama Chips, mentre lei cercava di fermare l'emorragia con un epismendo non potendolo toccare per non peggiorare le cose.
«Non osare morire. Se muori giuro che ti strozzo con le mie mani!» lo minacciò iniziando a singhiozzare.
In pochi minuti l'infermiera era arrivata e stava portando via l'uomo.
«Tutti fuori dall'infermeria! Subito! Signorina Granger è meglio se aspetta qui» intimò Madama Chips sbattendole la porta in faccia. Infuriata iniziò a prendere a pugni il muro, ignorando lo sguardo degli studenti che passavano.
«Mamma?» la voce di Rose la pietrificò con un colpo a mezz'aria.
Si voltò verso la fonte del suono individuando una figura non tanto alta con i lunghi capelli rossi e ricci, qualche lentiggine sul viso e il nasino all'insù. Stringeva un paio di libroni tra le esili braccia mentre la guardava perplessa.
«Che ci fai qui mamma? Torniamo a casa tra meno di due giorni. Non hai una bella faccia che è successo?» la riccia si ricompose velocemente, cancellando le lacrime secce con la manica della maglietta.
«Niente...» si affrettò a rispondere. Anche se sapeva benissimo non le avrebbe mai creduto. L'intelligenza l'aveva sicuramente ereditata da lei.
«Si certo, e io sono uno snaso. Non ti crede nessuno mamma, al massimo puoi dirmi che non sono affari miei. Ma non niente» le fece notare la piccola facendo spallucce, ma non indagò oltre perché venne chiamata da un gruppetto di ragazze che la stavano aspettando alla fine del corridoio.
«Ci vediamo presto, vai tranquilla tesoro» cercò di essere gentile Hermione. La figlia le lanciò un ultima occhiata prima di tornare dalle sue amiche. Proprio quando Rose voltò l'angolo uscì Madama Chips dall'infermieria.
«Puoi entrare» la fissò qualche secondo prima di correre dentro e trovare Draco sdraiato a letto che riposava. Aveva ripreso il suo normale colorito ed il respiro non era più irregolare e faticoso come prima.
Si sedette facendo attenzione sul bordo del letto e gli prese la mano tra le sue, spostò qualche ciocca bionda dalla fronte umida di sudore e si soffermò ad osservare ogni suo particolare. Il taglio sul sopracciglio era sparito e le gote si erano arrossate un pochino, lo trovava quasi tenero così.
«Gli hai salvato la vita sai? Se non lo avessi portato qui subito e cominciato a fermare l'emorragia, non avremmo mai fatto in tempo. Il vetro si è fermato pochi centimetri prima dell'arteria surrenale ma ha reciso la vena, ha perso molto sangue e abbiamo dovuto fargli una trasfusione. Prima si è svegliato qualche secondo e ha chiesto di te. Tranquilla, si rimetterà in fretta. Domani sarà già fuori da qui con una bella cicatrice nuova da sfoggiare sul fianco» sorrise ai ragazzi e li lasciò soli. Hermione non potè fare a meno di ringraziare la prontezza di Madama Chips e la sua bravura negli incantesimi e pozioni curative che avevano salvato Draco. Ora lo guardava dormire sereno mentre il suo petto faceva su e giù lentamente. Prese una sedia e la posizionò di fianco al letto per mettersi più comoda. Sarebbe rimasta lì finché non si fosse svegliato, a costo di passarci tutto il giorno e tutta la notte.
Prese ad accarezzargli dolcemente il braccio mentre appoggiava la testa al bordo del letto per osservarlo meglio.
Poco più tardi la stanchezza creata dalle troppe emozioni forti ebbe la meglio.
Hermione venne svegliata da qualcuno che aveva iniziato a squoterla vigorosamente, ci mise qualche secondo ad individuare gli occhi grigi di Draco che la stavano guardando preoccupati, le si aprì un sorriso spontaneo sul volto e si tirò su stiracchiandosi la schiena. Sicuramente non era una posizione comoda per dormire.
«Mi stavo preoccupando! È quasi mezz'ora che cerco di svegliarti, pensavo fosse un effetto di quello che ti è successo...» il biondo sembrava seriamente preoccupato.
«Mi stavo solo riposando un po' tranquillo Draco» alzandosi ignorando il leggero giramento di testa.
«Hermione... Madama Chips ha detto che sei qui da ieri pomeriggio. Ovvero da quando ti hanno lasciato entrare» lo fissò perplessa. Pensava di aver dormito solo poche ore... non un intera giornata o più.
«Che ore sono?» la riccia cercò un orologio ma nell'infermieria non ve ne era alcuna traccia.
«quasi  mezzanotte... Ora capisci perché mi stavo preoccupando?» le fece presente alzandosi anche lui.
«Ma tu che ci fai in piedi?! Devi riposare!» si avvicinò a lui cercando di rimetterlo a letto. Ma lui la fermò con un tenero bacio sulla fronte, poi si allontanò leggermente per farsi vedere meglio e alzò leggermente la maglietta sul fianco mostrando la cicatrice già rimarginata.
La magia era incredibile, i babbani ci avrebbero messo mesi, mentre loro in una notte erano in grado di far saldare ossa fratturate o cicatrizzare tagli.
«Sto bene tranquilla, ma abbiamo ancora del lavoro da fare e domani, o meglio oggi considerato che ore sono, i ragazzi tornano per le vacanze» a quelle parole sgranò gli occhi. Come aveva potuto dimenticare sua figlia?! Non ci aveva proprio più pensato... beh, dormiva come poteva farlo? Lasciò perdere, cercando di concentrarsi sul risolvere il loro problema.
«È tutto il giorno che cerco di capire come estrarre la spada dal cappello ma ho ottenuto solo diversi insulti e qualche minaccia per molestie...» disse scuotendo il povero cappello.
«Draco! Non devi distruggerlo, la spada può essere estratta solo da un Grifondoro quando ne ha più bisogno. Quindi ora è tutto inutile. Per adesso lasciamolo nell'ufficio della preside» sentenziò la donna riportandolo al suo posto.

Si smaterializzò alla stazione dove trovò già Ron fermo davanti al muro tra il binario nove e dieci.
«Si può sapere dove sei stata? Sono giorni che non ti fai viva, non un gufo. Niente! E da quando frequenti gente come Malfoy?!» iniziò a sbraitate il rosso non appena la vide, attirando l'attenzione di alcuni babbani.
«Ron. Dannazione stai calmo, la McGranitt ci ha chiesto di farle un favore, Draco mi ha solo protetta da te.» gli rispose acida rievocando gli spiacevoli ricordi di poche sere prima.
«Perché mai la McGranitt dovrebbe chiedere qualcosa a te e quella serpe? E da quando lo chiami persino per nome? Non mi dire che te la fai veramente con lui?!» Colpita ed affondata. Si sentiva tremendamente in colpa per quello che provava per lui, ma ormai era troppo tardi. Indietro non si torna.
«Anche se fosse, non sono affari tuoi! Ora vedi di calmarti, non voglio che Rose ci veda così» cercò di ignorare le frecciatine che continuava a lanciarle e attraversò il passaggio per il binario nove e tre quarti trovandosi di fronte alla locomotiva fumante dell'Hogwarts Express.
Gruppetti di ragazzini girovagavano in cerca dei propri cari impedendole una buona visuale.
Finché non vide correre una chioma rossa verso di loro che si apprestò ad abbracciarla forte.
«Mi siete mancati! Dov'è Hugo?» donandò la piccola.
Con nonchalance il Rosso passò il braccio attorno alle spalle della moglie, che si irriggidì immediatamente sotto quel tocco. Ron stava visibilmente cercando qualcuno tra la folla. E quando sembrò individuarlo portò la riccia più vicino con un gesto fulmineo la bloccò tra le proprie braccia e la baciò cogliendola alla sprovvista.
Un bacio avido e prepotente. Uno di quelli che ti fanno venire voglia di scappare disgustati e passare ore sotto la doccia per cancellarne ogni traccia.
Quando riuscì a liberarsi della sua presa cercò di capire che cosa stesse fissando e fu in quel momento che desiderò veramente di poter uccidere quel viscido pezzo di merda che era diventato suo marito.
La testa biondo platino spiccava in mezzo alle altre, il suo sguardo la ferì più di una pugnalata al cuore. Era deluso, non riuscì nemmeno a guardarla negli occhi. Si limitò semplicemente ad abbassare la testa, prendendo Scorpius per mano e andando via.
La bambina che era rimasta in attesa di risposta li osservò cercando di capire, e non ci mise molto a realizzare.
Aveva già sentito rientrare suo padre con qualcun'altra mentre pensava che lei dormisse, per la precisione era successo poco tempo prima che lei tornasse ad hogwarts, durante una notte in estate in cui sua madre e Hugo si erano fermati a dormire dai nonni per vedere la nuova scuola di quest'ultimo. Ma aveva preferito non indagare, infondo non aveva visto nulla.
Ora però le era tutto chiaro.
Sul viso del rosso si dipinse un sorriso soddisfatto che se non fosse stato per la presenza della figlia, Hermione glielo avrebbe fatto volenti sparire a suon di schiaffoni.
«Lo andiamo a prendere domattina, ora andiamo a casa. Avrai fame » cercò di essere il più naturale possibile la strega.
Una volta a casa, sarebbe stato impossibile non notare gli sguardi di disprezzo che riservava al marito.
Quest'ultimo durante il pasto aveva esordito dicendo che la sera seguente sarebbero andati a mangiare a casa di sua sorella ed Harry, lasciando la riccia senza parole. Andare a casa loro in una situazione del genere avrebbe voluto dire essere scoperti. O per lo meno, Ginny lo avrebbe capito di certo, era la sua migliore amica. Ma purtroppo anche sua cognata. Non poteva di certo dirle che suo fratello era un bastardo traditore e che lei aveva una cotta per Malfoy...
Eccolo, come sempre nei suoi pensieri. Draco che aveva assistito a quella scena solo poche ore prima rimanendone ferito.
Dopo cena quando il rosso si andò a sdraiare nel letto e Rose in camera sua, la strega si lasciò cadere sfinita sul divano, intenzionata a passarci la notte. Di certo non avrebbe mai dormito con il bastardo.
Dio solo sa quanto desiderava che Draco fosse lì con lei ad accarezzarle i capelli per farla rilassare. Ma dopo oggi, non sapeva più nemmeno se sarebbe stato in grado di guardarla ancora negli occhi.
«Mamma?» la voce di Rose la riportò con i piedi per terra strappandola dal suo pensiero fisso.
«Rose? Che fai qui, non riuscivi a dormire?» le chiese dolcemente facendole spazio tra le sue braccia, lasciando che la piccola si accoccolasse contro di lei. Restò in silenzio per un po' osservando la madre fissare il vuoto.
«Papà ti ha tradito, non è vero? Lo vedo che non vi amate più... da tanto tempo ormai» la riccia sgranò gli occhi fissando la figlia incredula. Non tanto perché lo aveva capito, sapeva benissimo che era intelligente e prima o poi lo avrebbe scoperto, ma per come lo aveva detto. Non c'era un filo di tristezza nella sua voce.
«Andiamo mamma, ho 12 anni, ma non sono stupida ne tanto meno cieca» la rossa sorrise dolcemente alla madre cercando di rincuorarla.
«Non voglio che odiate vostro padre o me per le scelte che facciamo, siamo umani e commettiamo errori, ma voglio che sappiate che non è colpa vostra e che io e papà vi vogliamo bene, sempre» disse sincera la riccia stringendo sua figlia che rispose immediatamente all'abbraccio. Una volta sciolto, la rossa si alzò annuendo diretta in camera sua, ma si fermò mentre saliva il primo gradino della scala guardando verso sua madre un ultima volta.
«Noi vogliamo soltanto vedervi felici» terminò la bambina prima di dileguarsi definitivamente.

Nel frattempo in un pub sgangherato di Londra, Draco stava sorseggiando il terzo bicchiere di whiskey ed iniziava ad essere un po' aliticcio. Proprio quello che ci voleva per cancellare un ricordo o il dolore.
«Malfoy, ti stavo cercando» quella voce, una delle ultime che il biondo avrebbe voluto sentire. Si voltò verso la fonte incontrando quegli occhi verdi contornati dalle lenti tonde che aveva visto per tanti anni a scuola.
«Potter... Non è serata» lo folgorò tornando a bere il suo drink.
«È per il caso, volevo sapere come è andato il viaggio e se avete trovato quello che cercavate» ci mancava solo quella domanda. Come è andato il viaggio? Era andato e basta. L'aveva resa felice facendole visitare Roma, poi per la prima volta era stata completamente sua. Indimenticabile. Ma poi... quel Davis aveva cercato di portargliela via. Le aveva fatto del male. Lui era quasi morto, e lei era rimasta al suo fianco... ma poi l'aveva vista con quel viscido a king's kross.
Le sue labbra avevano macchiato ancora una volta quelle di lei.
Ed il suo castello di vetro era crollato.
«Anche di più. Ma ora ti prego, vattene. Non ho proprio voglia di parlare con qualcuno» lo intimò bevendo l'ultimo sorso e sbattendo il bicchiere sul bancone, per attirare l'attenzione del barista e chiederne un altro.
Ma il moretto ignorò la sua intimidazione e prese posto nello sgabello accanto a lui chiedendo al barista qualcosa di leggero.
«Non è bello bere da soli» aggiunse semplicemente prendendo anche lui il bicchiere. Rimasero in silenzio a bere per diversi minuti.
Finché draco bofonchiò qualcosa che sembrò un "dannazione. Sono un cretino"
«Tanto non me ne vado... quindi tanto vale parlare» il biondo sbuffò scolandosi l'ultimo sorso di quello che ormai era il terzo o quarto bicchiere. Nonostante non fosse più tanto lucido non si sentiva ancora abbastanza ubriaco da non ricordare ciò che faceva. E sapeva che ne sarebbe pentito, ma voleva togliersi questo peso.
«Cosa ti devo dire? Evidentemente noi serpeverde siamo maledetti! Ci innamoriamo sempre di grifondoro, nate babbane, troppo intelligenti e che stanno con un altro...» rispose con un tono misto tra arrabbiato e amareggiato, che fece spalancare gli occhi al ragazzo sopravvissuto.
Non tanto per il fatto che sapesse che Piton e sua madre, bensì perché evidentemente anche lui era innamorato di una donna. Non una qualsiasi, ma Hermione, la sua migliore amica e che considerava come una sorella.
Con quella frase lo aveva lasciato completamente senza parole.
Ma quando lo sentì sussurrare insulti verso suo cognato, ritrovò immediatamente la voce.
«Abbi per lo meno un po' di rispetto, è mio amico» gli fece notare Harry scaldandosi un po' ed ottenendo uno sguardo omicida in cambio.
«E lei non è tua amica? Lenticchia si merita ogni mia parola. È solo un viscido che ha osato provare a toccarla contro il suo volere.
Chi non porta rispetto alla propria donna che uomo è?» dall'espressione esterrefatta del moretto capì che probabilmente non sapeva nulla di tutto quello che era successo. E si pentì immediatamente di esserselo fatto sfuggire.
«Di cosa stai parlando...?» abbassò i toni calmandosi un po' ma decisamente interessato all'argomento.
Draco prese un bel respiro indeciso sul da farsi.
«Se mai vorrà farlo, te lo dirà lei. Ma fidati di me, il tuo amico non la ama più» avrebbe voluto aggiungere che nemmeno lei lo amava più, ma si trattenne. Non era suo dovere parlare dei problemi coniugali. Bevve l'ultimo sorso e si alzò rendendosi conto del fatto che l'alcool stava iniziando ad avere l'effetto desiderato. Decise di smaterializzarsi a casa prima di essere troppo sbronzo per riuscirci, lasciando solo e confuso il prescelto.
Rimase a fissare lo sgabello vuoto per un po', lasciando che la sua mente esaminasse com più calma le parole di Draco. In ogni caso avrebbe dovuto assolutamente parlare con Hermione.

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Capitolo 12
*** Potter ***


«Contento Hugo? Sta sera andiamo a trovare gli zii Harry e Ginny» chiese Ron euforico, guardando il bambino attraverso lo specchietto retrovisore interno. Il bimbo si limitò ad annuire poco convinto. Ogni volta essendo il più piccolino veniva escluso dai cugini e la sorella, così alla fine si trovava sempre a giocare con sua madre e la zia Ginny. Gli voleva bene, ma avrebbe preferito stare a casa a giocare solo con Rose.
La riccia non poté fare a meno di pensare che se il rosso si fosse fermato anche solo una volta ad ascoltare suo figlio, non gli avrebbe mai posto quella domanda. Ma ascoltare non era il suo forte, nulla a dire il vero sembrava esserlo.
«Allora Hugo, ti hanno dato tanti compiti?» gli chiese la madre per cambiare argomento.
«No, pochissimi! E il mio amico John mi ha chiesto se volevo andare con lui e sua madre nella casa in campagna. Posso mamma?» sembrò illuminarsi dalla felicità mentre lo diceva.
«Vedremo se fai il bravo» "e se risolviamo i problemi con Davis e l'Idra..." pensò, certo non poteva lasciar andare suo figlio da solo con dei Babbani, se un pazzo che li voleva tutti morti era ancora in libertà. Sarebbe stato troppo pericoloso.
La sera arrivò in fretta e l'appuntamento a casa dei cognati era ormai inevitabile. La riccia era a dir poco agitata, ma cercò di nasconderlo il più possibile.
Si presentarono alla porta bussando e ad aprire arrivò un Harry-casalingo con tanto di grembiule e faccia sporca di farina.
«ZIO HARRY!» i bambini gli corsero in braccio facendogli perdere l'equilibrio e finire con il sedere per terra. Alla vista di quella scena tutti scoppiarono in una fragorosa risata.
«Accomodatevi, vado a chiamare Ginny e i ragazzi» si allontanò lasciando la famigliola da soli nel soggiorno.
Poco dopo arrivarono tutti e si sedettero a mangiare tra una chiacchiera e l'altra.
«Harry miseriaccia! ma che ci hai messo in quello stufato? Mi sta creando un certo movimento di stomaco... scusatemi, vado in bagno» il rosso corse via tenendosi la pancia, mebtre i bambini, Hugo compreso si erano allontanati per giocare tutti insieme.
Per ora sembrava andare tutto abbastanza bene, la riccia aveva evitato di rimanere sola con la cognata o di stare vicino a suo marito, di conseguenza non avrebbero dovuto fare domande.
«Herm... mentre Ron è di la, possiamo parlare un attimo?» le chiese sottovoce il suo amico. Ecco aveva esultato troppo presto. Consapevole di cosa volessero parlare acconsentì silenziosamente.
«Perché non ci hai detto cosa vi sta succedendo? Siamo tuoi amici...» iniziò il moretto. Ginny cercò di posare la propria mano su quella della ragazza per farle capire che era lì per lei, ma la riccia la ritrasse subito.
«Come potevo dirvi qualcosa? È tuo fratello Ginny! 
Come potevo dirvi che mi tradisce da anni ormai? O che visto che non ne voglio più sapere di lui, l'altra settimana è tornato ubriaco e ha cercato di violentarmi? Se non ci fosse stato Draco... io...» venne interrotta da un singhiozzo. Ultimamente stava piangendo troppo per i suoi gusti, ma sembrava l'unica cosa logica da fare. La rossa scattò ad abbracciare l'amica per confortarla.
Harry invece finalmente capì a pieno le parole del biondo, e venne pervaso da un impeto di rabbia. Aveva ragione. Ron non era giustificabile. E la voglia di andare e prenderlo a pugni era forte. Ma si trattenne.
«Perché non te ne sei andata via? Sai che c'è sempre posto qui per te e i ragazzi. Siamo la tua famiglia qualsiasi cosa accada» Ginny le portò un bicchiere di acqua fresca per farla riprendere.
«Non voglio che Hugo e Rose ne soffrano» sospirò rassegnata, tutto ciò che la teneva ancora ancorata al marito si trovava nella stanza accanto a giocare.
«Hermione, soffriranno di più a vederti ridotta così per tutta la vita. Ormai sono abbastanza grandi per capire. Magari i primi tempi sarà dura, ma poi ci faranno l'abitudine. Vogliono solo vedervi felici.» per la seconda volta sentì dirsi quella frase da una testa rossa a cui voleva molto bene, e forse un po' iniziava a crederci.
Forse avevano ragione Ginny e Rose.
Forse anche la sua felicità era importante.
Il ragazzo sopravvissuto che aveva assistito in silenzio alla scena fino a quel momento, si avvicinò all'amica cingendola in un abbraccio.
«Non nasconderci mai più nulla, chiaro? Ti vogliamo bene, e te ne vorremo sempre» sentendo le parole di Harry, le venne istintivo chiedersi se le avrebbero voluto bene anche quando avrebbero saputo che era stata a letto con Malfoy. O che provava qualcosa di davvero speciale per lui.
«Se accetti un consiglio... io parlerei con Draco sai? Ieri era parecchio turbato. Non avrei mai pensato di dirlo, ma ci tiene davvero a te» lo guardò perplessa, aveva parlato con lui? Ecco perché lo avevano capito, doveva averglielo detto lui. Un improvviso moto di rabbia si impossessò anche della riccia, come si era permesso di condividere le confidenze che gli aveva fatto e le cose che aveva visto? Si fidava di lui, non poteva averlo fatto.
«Herm, rilassati. Lui non mi ha detto nulla, solo che "lenticchia non è un uomo" o robe così. Non sei brava a nascondere le tue emozioni, non ci è voluto molto a capirlo» ancora una volta sembrò leggerle nella mente. Sorrise pensando a quanto la conoscesse bene. Pensò che forse dirgli di Davis non sarebbe stata una cattiva idea, in fondo avrebbero potuto aiutarla. Prese un bel respiro ed iniziò a raccontare l'incontro che avevano avuto durante il viaggio, naturalmente saltando determinate parti compromettenti. Rimasero entrambi a bocca aperta, quel pazzo girava libero mettendo a rischio la vita di molti ragazzi oltre alla loro.

Serviva un piano.

«È troppo rischioso Hermione. Non puoi fare da esca!» ribattè nuovamente Potter sbattendo le mani sul tavolo.
«Harry! È me che vuole. Come te lo devo dire? Vuole veder soffrire Draco» sbuffò esasperata la riccia. La conversazione quella mattina sembrava non volersi muovere da quel punto.
«Allora perché non lo chiediamo direttamente a Malfoy se è d'accordo?» la sfidò il moro. La riunione che avevano convocato per aggiornare gli agenti era terminata da un po', ma loro due si erano fermati a discutere del piano. Sempre quella si potesse definire discussione.
«Io non devo chiedere nulla a Draco!» rispose quasi ringhiando. Odiava essere messa alle strette, e soprattutto odiava che le si dessero ordini. O forse sapeva perfettamente che era una pessima idea, e che non sarebbe mai stato d'accordo.
«Chiedermi cosa?» fece capolino nella stanza il protagonista della conversazione pietrificando la donna.
Erano più di tre settimane che non si sentivano. Giorni che non si vedevano. Le vacanze di Natale ormai erano finite ed il nuovo anno era iniziato, i ragazzi erano tornati a scuola e tutto sembrava tornato alla normalità.
Dopo quel bacio alla stazione, non aveva avuto più il coraggio di cercarla. Aveva scelto ancora, ma non aveva scelto lui.
La riccia che invece non aveva fatto altro in quei giorni che pensare al biondo, cercò di incatenare il suo sguardo magnetico, ma lui glielo impedì.
Lo aveva ferito, era vero, ma non sarebbe riuscito a guardare quegli occhi senza crollare.
«Hermione vuole fare da esca per prendere Tracey Davis!» se la cantò subito Harry come un bambino che faceva la spia alla maestra. Il biondo sgranò gli occhi incredulo. Non poteva aver capito bene. Era una pazzia! dopo che erano fuggiti per miracolo una volta, come poteva pensare di lasciarla volontariamente sotto le grinfie di quel tipo.
«No. Non ci pensare nemmeno! Non ti lascio sola con quello» mandando a quel paese tutti i suoi buoni propositi la inchiodò con lo sguardo guardandola in cagnesco, finendo poi per perdersi ancora una volta nel miele delle sue iridi. Nonostante la rabbia e la delusione, gli bastò quello per dimenticare tutto, si morse istintivamente il labbro cercando di resistere alla tentazione di baciarla. Doveva restare lucido il più possibile per ragionare chiaramente.
«Ma non è possibile! Sapete benissimo entrambi che vuole me per arrivare a te, Draco. Non fate i bambini diamine, mi coprirete le spalle tutto il tempo. Deve solamente avvicinarsi abbastanza da cadere nella nostra trappola. L'unico problema è l'idra» si spazientì la strega, non voleva essere trattata come una damigella in pericolo.
«E ti sembra una cosa da poco? Iniziamo a liberarci dell'idra. A Devis penserò io. Nessuno tocca la mia famiglia» ringhiò il biondo. Il moretto cercò di non fare caso al termine che aveva usato ma non poté farne a meno. Capì che gli animi si stavano surriscaldando un pochino e se ne era accorto dagli sguardi truci che si stavano lanciando quei due.
«Io concordo con Malfoy. Prima è meglio toglierci l'idra dai piedi. Ora se volete scusarmi, Ginny mi sta aspettando» si allontanò lasciandoli da soli. Avevano decisamente molte cose da dirsi.
Nessuno dei due aveva ascoltato le parole di Harry ma aspettarono che uscì dalla stanza prima di attaccarsi.
«Come ti è saltato in mente di offrirti come esca?! Sai quanto è pericoloso? Sei impazzita?» la accusò sbattendo le mani sul tavolo furente.
«So cavarmela benissimo anche da sola. Non ho bisogno che vi preoccupiate per me, dobbiamo pensare a proteggere i ragazzi» gli fece notare la riccia incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.
L'uomo cercò di calmarsi facendo un respiro profondo. Si stava comportando da idiota irrazionale, e non era assolutamente sua intenzione.
«Non ho mai detto il contrario, so che sei perfettamente in grado di dargli filo da torcere, e che i ragazzi devono essere messi al sicuro il prima possibile. Ma non posso rischiare di perderti un alta volta... capisci?» il suo tono era tornato quello dolce che la donna aveva imparato a conoscere in quegli ultimi mesi, gli occhi grigi le sembrarono sciogliersi come un gelato al sole e guardarla cercando di trasmetterle ogni sfumatura del suo cuore.
Prese coraggio alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi lentamente a lui attirata come da un magnete.
«Se non lo fermiamo lui ci troverà. Troverà i ragazzi.» cercò un ultima volta di convincerlo con un tono quasi supplichevole appoggiando le mani contro il suo petto. Le era mancato quel contatto.
«Lo fermeremo. Te lo prometto» la abbracciò godendosi ogni istante di quel gesto, sembrava non fosse passato un secondo dall'ultima volta in cui si erano trovati così vicini. Ma non poteva farne a meno, la amava. Era come una ventata di ossigeno puro per i suoi polmoni e lui ne aveva bisogno.
«Ehi... guardami, ora chiami la squadra e li fai preparare. Andiamo a fare il culo a quel mostro!» cercò di sorridere convinto, ma si vedeva che era preoccupato.
«Andrà tutto bene vero?» chiese retoricamente. Ma l'uomo la assecondò annuendo e lasciandole un  bacio sulla fronte come usava fare.
La riccia si perse a guardare di nuovo quegli occhi grigi. Si alzò sulla punta dei piedi e appoggiò le labbra sulle sue.
Il biondo prima rispose al bacio trascinato dai sentimenti, ma poi la allontanò bruscamente spinto dal ricordo del bacio che aveva condiviso con Lenticchia.
La riccia lo guardò perplessa, ma poi intuì i suoi pensieri. E si allontanò giocherellando con una ciocca di capelli innervosita.
«Penso volesse farti ingelosire sai? Mi ha colta alla sprovvista» gli chiese con una voce talmente bassa che giunse alle orecchie dell'uomo quasi come un sussurro. Ma bastò per attirare la tua attenzione. Se era quello il suo scopo, ci era riuscito alla grande, lo aveva distrutto. Non poteva sopportare di vedere quel lurido toccarla. La riccia stava studiando ogni suo movimento per capire cosa pensasse, ma capì di dover continuare il discorso per ottenere una risposta.
«Rose sa che Ron mi ha tradito» sputò fuori. Draco la fissò sbalordito. Ma perché non glielo aveva detto prima? Oh, beh... effettivamente non le aveva voluto parlare. Aveva volontariamente ignorato la lettera che gli aveva mandato dove gli chiedeva se potevano vedersi.
Ora però lo aveva baciato e sganciato una bomba come quella . Non sapeva bene come rispondere ad una cosa simile...
«E... come l'ha presa?» provò avvicinandosi un po'. La riccia abbassò lo sguardo sul pavimento.
«Ha detto che vuole vedermi felice. Lo hanno detto anche Harry e Ginny» se fosse stato possibile il biondo avrebbe sgranato gli occhi ancora di più. Quindi lo aveva detto ufficialmente anche a loro. La cosa lo agitò un po', sperava vivamente che Potter non gli avesse raccontato della loro chiacchierata.
Lo aveva letteralmente lasciato senza parole.
«Draco ti prego... dì qualcosa. Qualsiasi cosa» lo incitò a parlare quasi supplicandolo.
Ma cosa doveva dire? Era felice del fatto che finalmente aveva avuto il coraggio di parlarne con le persone che ama, però non poteva farsi castelli in aria come aveva già fatto prima, il fatto che lo avesse finalmente detto non significava necessariamente che avesse deciso di divorziare dal rosso.
«Ho bisogno di saperlo... lo lascerai?» chiese direttamente il biondo senza mezzi termini. La riccia annuì sorridendo ed avvicinandosi nuovamente a lui, erano a pochi centimetri quando Harry li interruppe entrando nella stanza senza bussare.
«Veloci, dobbiamo andare immediatamente ad Hogwarts! La McGranitt è stata presa in ostaggio» li avvisò cercando di ignorare il fatto che li avesse interrotti. I due si lanciarono uno sguardo preoccupato più che eloquente... Tracey Davis li stava attirando in trappola, ma se non fossero andati avrebbe sicuramente ucciso la preside.

***NOTE***
Ma buona Domenica piccoli citrioli!!
READY FOR THE END?
La prossima settimana questo nostro appuntamento giungerà al termine...già mi mancate, e già mi mancano lorooooooooo.
Qualcuno ha un fazzoletto? non voglio che tutto questo finisca
Detto questo: bacioni verdurine mie, al prossimo weekend!

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Capitolo 13
*** Showdown ***


In men che non si dica, si trovarono sul ponte che conduceva all'ingresso del castello. Sui fronti opposti si fronteggiavano da un lato una decina di maghi, compresi Hermione, Harry e Draco, e dall'altra Tracey Davis che puntava la bacchetta alla gola dell'anziana preside.
«Davis, arrenditi e lasciala andare. Sei solo» urlò Harry mettendosi in testa al gruppo. In tutta risposta l'uomo scoppiò a ridere.
«E chi ha detto che sono solo?» terminò la frase ed emise un potente fischio. Per qualche secondo non accade nulla ed il solo rumore che li accompagnava era quello del vento, poi all'improvviso un ruggito spezzò il silenzio.
Quel suono familiare fece accapponare la pelle alla riccia che istintivamente si avvicinò stringendo la mano al biondo. Sapeva benissimo a chi apparteneva quel suono mostruoso.
Come un incubo che prende vita il mostro dalle tante teste volò sul ponte facendolo tremare, una delle teste sputó del fuoco segnando una linea incandescente sul suolo che face indietreggiare tutti.
«Draco, devo entrare nel castello. Il cappello con la spada sono nell'ufficio della preside» gli sussurrò la strega. Entrare senza farsi notare e prendere la spanda non avrebbe dovuto essere troppo difficile... Certo non fosse stato per quel pazzo davanti all'ingresso principale sarebbe stato anche meglio.
«Non vai da sola vengo con te!» ribattè deciso lui, sapeva benissimo che era la sua idea fin dall'inizio affrontarlo da sola per porre fine a tutto. Ma non glielo avrebbe mai permesso.
«Ragazzi non vorrei interrompere la vostra discussione... ma penso che se ne accorgerebbe se uno di voi due sparisse, quello vi guarda come se foste il suo pranzo. Ora con nonchalance io vado a prendere la spada, voi pensate a lui. Gli altri terranno impegnato l'idra finché non torno. Non morite» Harry fece l'occhiolino alla coppia. E lentamente si mimetizzò tra il resto del gruppo per poi scomparire.
I maghi tirarono fuori le bacchette puntandole verso l'idra, in pochi secondi si scatenò il putiferio. Ogni due o tre maghi c'era una testa dell'idra pronta ad ucciderli. Gli incantesimi sembravano non scalfirle di mezzo millimetro, la squadra era decisamente in difficoltà. I due lottavano fianco a fianco, proteggendosi a vicenda. Una testa rischiò di staccare un braccio a Malfoy con le sue fauci, ma la prontezza di Hermione glielo impedì, gli lanciò incendio colpendo in pieno la bocca aperta del mostro che gemette dal dolore.
Un altra testa cercò di bruciarla viva, ma Draco protette entrambi con protego.
«Se usciamo vivi da qui, giuro che dirò a tutti che mi sono innamorata di Draco Lucius Malfoy» disse la strega ridendo mentre schivava l'ennesima testa cadendo tra le braccia del biondo che stava sorridendo a sua volta come un ebete.
«Mi ami?» le chiese quasi incredulo, la riccia sorrise annuendo prima di spingere di lato il ragazzo per evitare che venisse colpito dalla coda, finendo per essere colpita e scaraventata contro il parapetto in pietra del ponte. L'impatto della schiena contro il muro le fece perdere il respiro per qualche secondo, ma non era nulla di grave.
«Sto bene, tranquillo» lo rassicurò vedendo il suo sguardo spaventato mentre si tirava su.
«Andiamo e facciamola finita» constatò il biondo, dovevano mettere fine a tutta questa faccenda.
Scivolò tra le zampe del mostro seguito dalla strega, schivando ancora un altra fiammata arrivarono finalmente davanti a Tracey che stava osservando divertito il combattimento.
«Siamo alla resa dei conti» esordì
«Tu vuoi noi Davis, lascia andare McGranitt» tentò cauta la donna. L'uomo fece spallucce e spinse via la preside gettandola al suolo, puntando invece la bacchetta contro Hermione.
Cercò di rimanere impassibile e continuare a trattare come avrebbe fatto un poliziotto babbano in un caso di scambio simile, lo aveva visto fare tante volte in televisione. Alzò le mani in segno di resa
«Tracey, non vogliamo farti del male. Tu hai perfettamente ragione, è stato ingiusto quello che è successo a Megan. Non si meritava di morire. Adesso poserò la bacchetta, così vedrai che non sto mentendo» sotto lo sguardo attento ed esterrefatto di Draco la donna appoggiò il suo bastoncino sul pavimento, senza mai distogliere lo sguardo da quello del pazzo. Aveva capito il suo piano, ma restare disarmata era una pessima idea.
«...Neanche queste persone o i ragazzi di Hogwarts meritano di morire. Non vuoi che loro passino quello che hai passato tu, vero?» per un attimo il serpeverde che la stava minacciando, sembrò ascoltarla veramente. Aveva iniziato ad abbassare la bacchetta e alcune lacrime gli bagnarono le guance.
«Tu... tu non capisci» ringhiò. La riccia annuì, era difficile ma forse poteva convincerlo.
«Hai ragione, io dopo la guerra sono andata avanti. Ma tutti abbiamo perso qualcuno di importante per noi, e questo ti lascia un vuoto. Ma non si riempirà uccidendo altri, posa la bacchetta per favore e sistemiamo le cose» continuò lei. Il ragazzo abbassò la bacchetta e lo sguardo con essa.
Ce l'aveva fatta davvero?
Era finita.
O forse no.
In una frazione di secondo che sembrò infinita gli occhi neri del ragazzo si piantarono in quelli della riccia, mostravano di nuovo quello strano scintillio folle.
«Sistemare le cose? Lei non tornerà mai da me. Però posso far si che chi me l'ha fatta portare via soffra come ho sofferto io!» capì immediatamente quello che stava per succedere.
Il tempo sembrò rallentare agli occhi di Hermione, anche se sapeva benissimo essere pochi secondi.
Non poteva credere che quella sarebbe stata la sua fine, ma non ci diede nemmeno importanza. I suoi pensieri finirono tutti rivolti ad un unica persona. Si voltò verso Draco che la stava fissando terrorizzato, lo guardò rassicurante mimandogli un semplice "ti amo" per poi riportare la propria attenzione verso Davis e fare un passo verso di lui. La vide, sembrava tutto così irreale, la punta della bacchetta rivolta contro di lei divenne verde ed un fascio di luce dello stesso colore partì da essa.
Prese un respiro chiudendo gli occhi in attesa di essere colpita e mettere fine alla propria vita.
Se morire avesse voluto dire salvare i suoi figli, Draco e tutti gli alti... beh, non poteva immaginare modo migliore per andarsene.
Sentì la voce di Malfoy gridare il suo nome disperato e poi un forte colpo dritto nel petto. Cadde a terra in un tonfo e da lì il silenzio.

Tutto sembrava essersi fermato da quel fatidico momento.
C'era qualcosa che non andava, se era morta perché sentiva un peso addosso e male al sedere? Da morti si può ancora provare le sensazioni di dolore che si avevano da vivi?
Cercò di aprire gli occhi e davanti a se trovó la folta chioma biondo platino di Draco.
Pregò ogni mago conosciuto che quella testa di rapa non si fosse preso il colpo mortale diretto a lei.
Sentì istintivamente le lacrime fuoriuscire irrefrenabili. Non poteva averlo fatto.
Non doveva finire così!
Non poteva essere morto.
Cercò di muoversi ma venne stretta dalle due braccia che le cingevano la vita.
«Che non ti venga mai più in mente una cosa simile Granger!» quella voce la fece scattare subito, il biondo alzò la testa incontrando gli occhi ghiaccio con i suoi nocciola.
La riccia li ammirò qualche secondo persa nei suoi pensieri mentre stava cercando di comprendere se quello fosse un sogno o meno, ma alla fine decise che non le importava affatto, si fiondò sulle sue labbra quasi disperata. Se era con lui le sarebbe andato bene tutto.
Le loro labbra combaciarono perfettamente per l'ennesima volta e tutto il resto svanì lasciandoli soli.
Sciolsero il loro bacio tra sorrisetti nervosi, quando finalmente si alzarono da terra, davanti a loro si trovava il corpo privo di vita di Tracey.
Come era possibile che fosse morto lui e non loro?
Si guardarono attorno provando a capire cosa fosse successo, e poi lo videro: Harry a bordo della sua nimbus 2000 che stava tagliando le teste dell'idra utilizzando la spada Grifondoro, mentre il resto della squadra le incendiava per evitarne la ricrescita.
Cercarono di riunire i pezzi e giunsero ad una conclusione plausibile.
Potter era riuscito ad utilizzare la spada come scudo proteggendo la coppia e la lama deve aver fatto da specchio facendo tornare indietro il colpo che aveva in fine ucciso Davis.
Ancora una volta il bambino sopravvissuto li aveva salvati.
La creatura che sembrò essersi liberata dell'incanto smise di attaccare. Ora con l'unica testa rimasta sembrava quasi innocua. Aveva paura e tremava, probabilmente non era stata una sua scelta essere lì o di attaccare i ragazzi.
«Harry! Lasciala vivere, non credo voglia farci del male» gli urlò bloccadolo immediatamente, mentre si avvicinava decisa all'Idra che aveva preso a fissarla indietreggiando un poco. La donna alzò la mano lentamente finendo per poggiarla sul suo muso, venne investita dal fiato caldo che usciva dalle narici del mostro, ma quest'ultimo non si mosse contro di lei accucciandosi semplicemente al suolo. Iniziò ad accarezzarla guardando gli enormi occhi gialli attraversati da una striscia nera che doveva essere la pupilla.
Tutti osservarono in silenzio la scena, esterrefatti dal gesto della strega. Poco dopo si allontanò regalando all'animale di nuovo la sua libertà, ci mise un po' prima di spiccare il volo salutandoli con un ultima fiammata verso il cielo e sparire dietro alle nuvole.
Il braccio che stava passando sul suo fianco attirò nuovamente la sua attenzione, si voltò trovandosi faccia a faccia con quello che per anni era stato il suo peggior nemico.
Le sorrise dolcemente scostandole una ciocca di capelli dal viso sporco di fango e sangue, mettendogliela dietro l'orecchio.
«Sei straordinaria. Ti amo Hermione Granger» sussurrò il biondo sorridente mentre si perdeva nell'infinito dei suoi occhi.
«Ti amo anche io» confermò prima di posare nuovamente le labbra sulle sue. Gli sembrava di toccare il cielo con un dito. Niente più segreti. Solo loro due.
«Però qualcuno ha giurato! È finita. Io e te siamo vivi, devi dirlo a tutti mia cara» le ricordò sghignazzando soddisfatto mentre poggiava la fronte contro la sua, ricevendo un pugno scherzoso in risposta.
C'è l'aveva fatta davvero, era riuscito a far innamorare di lui la donna della sua vita.
Ed ora? Poco importava se ci fosse stata lei al suo fianco tutto sarebbe andato per il meglio. La baciò ancora insaziabile di quel contatto. Le loro lingue cominciarono a danzare e le mani ad esplorare.
«Non vorrei fare il guasta feste, ma di quello cosa ne facciamo?» Harry li aveva raggiunti ed interrotti un po' infastidito, doveva ancora farci l'abitudine, e gli indicò il corpo del pazzo con un cenno di capo.
«Andiamo Signor Potter, li lasci in pace. O racconto delle sue scappatelle con la signorina Weasley ai suoi figli» intervenne la preside che finalmente stava meglio, facendo ridere tutti i presenti ed imbarazzare il ragazzo che divenne immediatamente rosso come un peperone.
«Hogwarts ha passato di peggio, penso che ora potemmo continuare da soli. Grazie» concluse la professoressa allontanandosi.
«Pronta? Torniamo a casa» il biondo nonostante le evidenti incertezze e paure della riccia, la prese per mano portandola con se. C'era ancora tanto da fare, ancora tanto su cui lavorare, ma finché erano insieme potevano affrontare qualsiasi cosa.

Pervasa da un improvviso senso di nausea si allontanò bruscamente dal biondo appoggiandosi al parapetto del ponte e vomitando giù.
«Sei stata avvelenata, vieni ti porto immediatamente al San Mungo!» si smaterializzò immediatamente all'interno dell'ospedale magico.
I medici portarono immediatamente la donna a fare le analisi e dopo diversi esami la lasciarono andare in sala d'aspetto con il mago che la stava aspettando preoccupato.
«Allora?» cercò di incitarla a parlare.
«Mi sento già meglio veramente, tra poco portano gli esiti degli esami del sangue» disse prendendo posto accanto a lui ed appoggiando la testa sulla sua spalla.
Non passò molto tempo che un infermiere uscì dall'ambulatorio con i referti in mano, facendo scattare i due ragazzi sull'attenti.
«Dai suoi esami non risulta alcun avvelenamento non si preoccupi. Nel suo suo sangue è stato trovato un livello di 3124 UI beta-HCG. Un po' alto forse, ma per ora va bene.» l'uomo porse i fogli alla donna lasciandoli soli.
HCG... no, non poteva essere.
Lei non aveva un ritardo... scattò sgranando gli occhi, si che lo aveva! Dannazione come aveva potuto non farci caso. Quasi di tre settimane.
«Hermione? Perché hai quella faccia? Ha detto che non sei stata avvelenata! Dovresti essere felice» le si avvicinò confuso prendendole la mano.
Lei posò il suo sguardo prima sulle loro mani intrecciate, poi sul suo ventre ed in fine negli occhi grigi del biondo.
«Hai sentito che ha detto?» gli chiese mentre i suoi occhi cominciavano a farsi più lucidi.
«Che hai "Hc..." qualcosa un po' alto, ma ha detto che va bene no?» domandò cercando di capire la sua reazione. La riccia sorrise alla sua innocenza trovandolo tenero.
«Draco... sono incinta» sputò fuori ancora incredula.
L'uomo la fissò qualche secondo cercando di capire se scherzasse, ma poi mostrando un sorriso a trentadue denti la abbracciò sollevandola da terra e facendola roteare prima di postarla.
Le prese il viso tra le mani guardando ogni dettaglio, dalle guancie arrossate al sorriso smagliante che le si era dipinto in faccia.
«Tu... tu lo vuoi tenere?» gli chiese un po'titubante. L'uomo scosse la testa cercando di non ridere ad una domanda così sciocca. Come se avesse potuto rinunciare al frutto del loro amore.
«Stai scherzando vero? Me lo chiedi pure? Ti amo da impazzire! E mi renderai padre!
Certo, è stata una sorpresa, ma non ho dubbi. Qualcosa che nasce da un amore vero, non può essere sbagliato» le asciugò la lacrima prima che arrivasse alla guancia e la baciò.
Si chinò poggiando un ginocchio a terra e posizionandosi all'altezza della pancia della donna che lo stava osservando dolcemente.
«Sarò un bravo padre, lo prometto»

***NOTE***
scusate l'immenso ritardo ma ho passato la domenica a fare aventi e indietro dall'ospedale con la nonna. Tranquilli sta bene, sono solo capricci. detto ciò... è finitaaaaaa.
Citrioli restate sintonizzati per degli extra in futuro!

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Capitolo 14
*** Epilogo ***


5 anni dopo

Scorpius si agitava sulla sedia tamburellando la penna sul tavolo.
Si passò una mano tra i biondi capelli scompigliandoli.
Spazzientito si alzò di scatto dalla sedia, come guidato da una forza invisibile corse fuori dal castello, e lì la vide... la causa dei suoi tormenti.
La folta chioma rossa e riccia era dolcemente mossa dal vento mentre correva dentro carica di libri. Rimase incantanto a guardarla, ancora non capiva come fosse possibile ma la trovava bellissima.
La rossa si voltò attirata dallo sguardo che sentiva su di sé. I suoi occhi azzurri cercavano di individuare la fonte di tale sensazione, incrociando alla fine quelli grigi di Scorpius con un espressione confusa. Si avvicinò a lui a grandi falcate, con la grazia di un elefante e il viso arrossato dalla fatica. Una volta a pochi metri da lui si fermò ad osservarlo.
«Scorp, abbiamo lezione di trasfigurazione. Si può sapere dove stai andando?» il biondo si limitò a sorridere impacciato
«Devo parlare con mio padre, farò un po' tardi» la tranquillizzò allontanandosi, correndo via fuori dai confini.
Appena li superò si smaterializzò a casa propria, trovando Draco che sostava contro lo stipite della cucina. Gli si accostò per vedere cosa stesse guardando: Hermione teneva in braccio una bambina di circa cinque anni, dai lunghi capelli castani e ricci ed gli occhi grigi tempesta. La pelle diafana colorata solo da un leggero rossore sulle guance. La piccola stava colorando un disegno con i pastelli, mentre la madre leggeva un libro.
Lo sguardo sereno del padre era incorniciato da un sorriso sincero, mai lo aveva visto così rilassato. Nemmeno quando sua madre era ancora in vita.
Gli posò una mano sulla spalla richiamando la sua attenzione, quando il padre finalmente si rese conto della sua presenza si voltò mutando radicalmente la sua espressione. Il grigio dei suoi occhi si rifletteva in quelli del figlio, lo sguardo sereno ed allo stesso tempo triste lo scosse profondamente. C'era qualcosa di diverso in Draco.
«Mi dispiace averti sempre dato la colpa della malattia di tua madre, sono stato un padre terribile. Non voglio commettere gli stessi errori con loro, e voglio rimediare con te.» terminate queste parole abbracciò il figlio per la prima volta dopo anni. Il ragazzo rimase immobile qualche secondo prima di lasciarsi andare e abbracciare a sua volta il padre.  Quando si allontanò cercò di riordinare le idee per non rovinare quel momento, non aveva un vero confronto con suo padre da troppo tempo.
«Papà devo parlarti di una cosa importante... da soli» accennò con la testa un saluto alla donna che li stava guardando ancora seduta con la bambina. E lasciò che suo padre lo guidasse lontano dalla cucina.
Uscirono in giardino appena scaldati dal timido sole di maggio, si sedettero sui gradini osservando il paesaggio.
Nel silenzio che si era creato il padre riusciva quasi a percepire i rumori del cervello del figlio che elaborava come iniziare il discorso
«Papà io non so bene come dirvelo, e soprattutto come la prenderete tu ed Hermione ora che volete sposarvi...» iniziò titubante. Passò le mani  tra i capelli in modo compulsivo, l'idea di dire ad alta voce quello che provava lo terrorizzava, lo rendeva reale.
«Io... io credo di provare qualcosa per una ragazza. Cioè... non lo credo. Lo so. Ma è complicato.» lasciò stare i capelli quando sentì in braccio del padre appoggiarsi sulle sue spalle.
«Ti rende felice?» gli chiese l'uomo al suo fianco interrompendo il flusso sconclusionato dei suoi pensieri.
Al solo pensiero delle lentiggini e di quegli occhi azzurri, gli crebbe un gran sorriso.
«Si, lo fa. Anche se mi picchia per la metà del tempo. Ma papà è più difficile di così» sorrise quasi impercettibilmente al pensiero di quella tappetta rossa che lo picchiava prima di una partita a Quidditch, o mentre studiavano insieme. Ma al pensiero di chi in realtà fosse il sorriso si spense.
«Figliolo non fare le stesse stronzate che ho fatto io, se ti rende felice... Non c'è nulla che può impedirvi di stare insieme» cercò di rassicurarlo.
Ma si allontanò dal pare balzando in piedi e posizionandosi davanti a lui.
«No cazzo! È di mia sorella che mi sono innamorato porca puttana! Quella stupida grifondoro testarda!
È Rose... lei mi fa impazzire, è l'unica che riesce a tenermi testa, è così dannatamente intelligente. E sono perdutamente innamorato di lei» urlò infuriato più con se stesso che altro. Lo sguardo del padre se all'inizio era sconcertato alle parole volgari usate dal figlio, si trasformò velocemente in un leggero sorriso. Riconoscendo nel ragazzo gli stessi sentimenti che per per troppo tempo lui non aveva avuto il coraggio di esprimere ad Hermione.
«Scorpious. Non venirmi a raccontare puttanatate, non lo accetto!
Non è tua sorella. È la figlia di Ron ed Hermione. Non avete alcun legame di sangue quindi vedi di finirla di fare il cagasotto. Io sposerò comunque quella donna e nostra figlia vivrà anche se voi due vi metteste insieme.
E... per quello vale. Lo sapevo già. Ora vai da lei e diglielo, ad Hermione ci penso io» gli fece un leggero cenno del capo verso qualcosa dietro di lui, il ragazzo si voltò notando una esile figura dai capelli rossi sul vialetto. Lanciò un ultimo sguardo per ringraziare il padre che gli stava sorridendo incoraggiandolo.
Si avvicinò alla ragazza che invece era rimasta immobile a guardarlo.
«Rose...c-che ci fai tu qui? Non volevo farti perdere l'ora» gli tremava leggermente la voce, erano a meno di un metro e aveva il serio timore che avesse sentito tutto. Lei continuava a fissarlo senza proferire parola, stringendo di più i libri che teneva tra le braccia.
«Rose?» tentò di nuovo avvicinandosi di più fino a sfiorarle il braccio con la mano, la sovrastava di almeno venti centimetri ma i suoi occhi grigi rimanevano incastrati a quelli azzurri di lei.
«Ho-o capito... hai sentito tutto, vero? senti n-non è un problema se non ricambi. Lo capisco, forse è meglio così» balbettò cercando inutilmente di non fare trasparire la delusione. Lei continuò a non muovere un muscolo spostando freneticamente gli occhi dai suoi alle sue labbra.
Poi accadde in un secondo, la rossa lasciò cadere al suolo i libri e gettò le braccia al collo del ragazzo alzandosi sulle punte, e finalmente premette le labbra contro le sue zittendo ogni pensiero del ragazzo.
Rimase spiazzato da quel gesto ma nel giro di pochi secondi le aveva passato un braccio sulla vita e l'aveva sollevata dal suolo portandola alla sua altezza, la ragazza intrecciò le dita ai morbidi capelli biondo platino del ragazzo.
Sull'uscio di casa Draco avvolgeva le spalle di Hermione con il braccio, mentre lei teneva in braccio la piccola Elizabeth. Osservavano i figli sul vialetto, Draco la avvicinò di più a se lasciandole un bacio sulla fronte.
«Sono come noi...» le sussurrò all'orecchio prima di lasciarli soli.

Altri 10 anni dopo

«Rose e Scorpius saranno qui tra poco. Va Hugo a prendere Elizabeth in stazione. Fai il bravo e non assillarla come l'ultima volta chiaro?» la donna ormai sulla sulla cinquantina superata si stava destreggiando con assoluta calma tra i fornelli, lasciando le ultime raccomandazioni a suo marito che invece era intento ad aggiungere le ultime stoviglie alla tavola imbandita.
«Ma sono suo padre. Ho il diritto di sapere se devo cruciare qualche piccolo stronzo che l'ha fatta soffrire!» asserì il biondo avvicinandosi alla sua dolce metà, mostrando lo sguardo da cucciolo bastonato più tenero che riuscì ad assumere.
«Io credo che sappia benissimo cavarsela da sola, sai?» rise dolcemente lasciando che le braccia dell'uomo la cingessero.
Si voltò a guardare il viso ormai segnato da qualche piccola ruga, accarezzandolo.
La donna sorrise immaginando l'inutile discussione che sarebbe scoppiata tra Draco e la figlia.
Trovava sempre divertente vedere come il suo compagno fosse geloso della piccola (anche se ormai piccola non era più). Nonostante il fatto che quest'ultima avesse ereditato il carattere del padre, quindi avrebbe dovuto preoccuparsi di più per i ragazzi che lei avrebbe fatto soffrire piuttosto del contrario.
«Certo che sa cavarsela! È nostra figlia!» confermò lui lasciandole un bacio a fior di labbra. La lasciò solo per dirigersi alla porta e far entrare i primi ospiti. I due figli maggiori, diversi come il giorno e la notte, fecero il loro ingresso nella baita tenendosi per mano salutando i genitori.
Poco dopo il campanello trillò nuovamente, segno che anche i più giovani erano giunti a destinazione.
Hugo entrò per primo affrettandosi ad abbracciare entrambi e sussurrò all'orecchio del patrigno qualcosa di simile a "È uguale a te" prima di allontanarsi ridendo.
Quando si spostò, la visuale sulla porta fu nuovamente libera e davanti agli scalini una figura avvolta dal buio della notte stava imprecando contro il suo baule che sembrava non voler contribuire ad aiutarla per salire le scale. Ormai spazientita estrasse la bacchetta dal mantello e con un incantesimo fece levitare il baule davanti a se fino all'ingresso dell'abitazione. Una volta dentro lo lasciò cadere al suolo sbuffando.
«certo che con tre uomini a casa, almeno uno poteva aiutarmi! Scansa fatiche.» esordì un acuta voce femminile da sotto il pesante e scuro mantello che non lasciava intravedere quasi nulla dell'esile figura.
Finalmente scoprì il viso spostando il cappuccio dalla testa, una montagna di boccoli castani che circondavano un tondo viso pallido dalle guance rosee, le ricaddero sulle spalle.
Non curante dei parenti che la stavano aspettando si tolse il mantello gettandolo su una sedia, per poi buttarsi sul divano sbuffando sonoramente.
Hermione si fermò ad osservare il biondino al suo fianco che a sua volta stava fissando l'ultima arrivata.
«Elizabeth... la tua divisa non è troppo corta?» cercò di fargli notare leggermente infastidito. Ma la moretta non se ne preoccupò limitandosi a fare spallucce e puntare i suoi occhi grigi tempesta in quelli del genitore. I colori verde e argento della sua divisa le facevano risaltare le iridi chiare ed il sorriso furbo.
«Me l'hai comprata tu ad inizio anno, quindi non credo proprio papà. Però ai miei compagni non credo dispiacerebbe più corta» lo rimboccò lei con fare malizioso. Il padre scosse la testa rassegnato e lasciò cadere il discorso.
Si sedettero a mangiare tutti insieme, trascorrendo una magnifica vigilia di natale.
Hugo si abbuffò divorando ogni cosa presente sul tavolo.
Rose ed Hermione non fecero altro che parlare di libri affianco a Draco che ascoltava assorto i loro discorsi su quale fosse l'opera migliore fi Shakespeare tra Otello ed Amleto.
Elizabeth invece si stava confidando con Scorpious. Con lui aveva un rapporto diverso rispetto a quello con Rose ed Hugo, certo voleva bene anche a loro, ma a causa dell'affidamento congiunto li aveva visti molto meno rispetto a Scorpious.  Con lui aveva creato un forte legame, non era solo suo fratello, era il suo migliore amico. Se aveva un problema di qualsiasi tipo, chiedeva aiuto a lui e non l'aveva mai delusa.
Terminata la cena, dopo aver scartato i regali, la figlia minore prese da parte i genitori per parlargli.
«Io... dovrei dirvi una cosa.
Vabbè, tanto lo verreste a scoprire un ogni caso.
Frequento un ragazzo.» sputò improvvisamente seria la mora.
«Tu cosa?!» Draco rischiò di strozzarsi con il drink che stava bevendo.
«Chi è?! Io lo ammazzo. Ti ha toccata? Per merlino! Lo crucio.» continuò a blaterare lui preso dal panico.
«Papà... calmati. Sono abbastanza grande da fare le mie scelte, ci frequentiamo da un bel po' ormai e la cosa inizia a farsi seria. Quindi mi sembrava giusto dirvelo» cercò di giustificarsi la figlia.
«Ti ho chiesto chi è! Nessuno può toccare la mia bimba! Io crucio tutta la sua famiglia!» ringhiò il biondo in preda alla gelosia.
«Il punto è questo papà, tu lo conosci e anche bene.
Lui è un grifondoro, ed è più grande. Okay, magari la smetto di girarci attorno: è Louis... Zabini.» sussurrò puntando gli occhi in quelli del padre quasi a sfidarlo.
La madre trattenne a stento una risata sforzandosi a non abbracciare la figlia felice per lei, ma si avvicinò comunque al compagno notando che quest'ultimo era sbiancato completamente alle parole della ragazza.
«Va bene tesoro, a lui ci penso io» Gli strinse la mano costringendolo a voltarsi e lo fece allontanare, lasciando che i ragazzi potessero chiacchierare tranquillamente senza la loro supervisione.
Si diresse in cucina sempre seguita dal marito che stava ancora pensando alle parole della figlia.
«Ma è la mia piccola. Non possono guardarla...» piagnucolò una volta soli, guardando la moglie, che scoppiò a ridere baciandolo dolcemente.
«Sai,  Elizabeth è speciale.
È nata da un amore impossibile per cui abbiamo lottato.
È diversa in tutto, non sembra nemmeno nostra figlia, ad esempio non ha preso i classici capelli platino dei Malfoy. O non è grifondoro come mi sarei aspettata.
Ma poi, vedo il suo sguardo: ha i tuoi occhi, il tuo sorriso malizioso ed i tuoi modi di fare. È una degna serpeverde, proprio come te. Non puoi evitare che ti faccia diventare matto, conosce i tuoi punti deboli e si diverte ad usarli contro di te» gli confessò infine la riccia cingendogli il collo e lasciando che lui facesse lo stesso con la vita.
Si perse ancora una volta a guardare quegli occhi tempestosi che la scrutavano pensierosi.
«Per fortuna ha preso la tua intelligenza» sorrise anche lui stringendo di più la moglie. Sorprendendosi di come, nonostante fossero passati tutti quegli anni, ancora gli mancava il respiro quando le stava vicino.
Appoggiò la fronte alla sua inspirando il suo profumo.
«Avrei solo voluto essere un buon padre, non volevo commettere gli stessi errori che ho fatto con Scorpius, lei è diversa. È la nostra bambina, non posso credere che ormai sia una donna» sospirò l'uomo strofinando il naso contro quello della donna.
«Non dirlo neanche per scherzo. Sei e sei stato un padre fantastico.
Ora devi solo accettare che la tua bambina sia cresciuta e che si veda con il figlio di Blaise, poteva andarti peggio. È il figlio del tuo minore amico almeno, no?» provò a vedere il lato positivo della situazione.
«Hai ragione. Ma giuro che se osa farla soffrire dovrai venire a trovarmi ad Azkaban!» ribattè serio in fine, strappando un ultima risata alla moglie prima di catturare le sue labbra in un bacio sempre più appassionato.
 
***Note***
Ebbene, siamo giunti ad una fine. Non so se in questo capitolo aggiuntivo io sia riuscita a descrivere come volevo l'ultima arrivata a casa Malfoy, ma per ora posso ritenermi soddisfatta.
Ho una mezza idea di creare una storia solo su di lei, ma sono ancora parecchio indecisa.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Bacioni citrioliii e alla prossima!

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