HEART TO HEART

di Lady Brandon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Prologo ***
Capitolo 2: *** 2. Nuovi inizi ***
Capitolo 3: *** 3. Luci ed ombre ***
Capitolo 4: *** 4. Scontri ***
Capitolo 5: *** 5. Contraddizioni ***
Capitolo 6: *** 6. Quiete ***
Capitolo 7: *** 7. Confronti ***
Capitolo 8: *** 8. L'ultima sera ***
Capitolo 9: *** 9. Scomparsa ***
Capitolo 10: *** 10.Comunicazioni ***
Capitolo 11: *** 11. Attesa ***
Capitolo 12: *** 12. Un'atroce verità ***
Capitolo 13: *** 13. Kathryn ***
Capitolo 14: *** 14. Al cospetto di Albus Silente ***
Capitolo 15: *** 15. Vita ad Hogwarts ***
Capitolo 16: *** 16. Discussioni ***
Capitolo 17: *** 17. Illuminati dal chiaro di luna ***
Capitolo 18: *** 18. Visioni ***
Capitolo 19: *** 19. Sentimenti ***
Capitolo 20: *** 20. Scoprirsi ***
Capitolo 21: *** 21. Con nuovi occhi ***
Capitolo 22: *** 22. Prodigi e speranze ***
Capitolo 23: *** 23. Sconforto ***
Capitolo 24: *** 24. Scoperte ***
Capitolo 25: *** 25. La dama bianca ***
Capitolo 26: *** 26. Con nuovi occhi sul presente ***
Capitolo 27: *** 27. Albus ***
Capitolo 28: *** 28. St. Ives ***
Capitolo 29: *** 29. 26 maggio ***
Capitolo 30: *** 30. Con nuovi occhi sul futuro ***



Capitolo 1
*** 1. Prologo ***


 

Settembre 2017

La sala grande come consuetudine era illuminata da una miriade di candele che volteggiavano in aria formando perfette spirali, gli studenti delle quattro case vociavano, seduti in attesa dell'inizio della cerimonia di smistamento.
Hermione dal suo posto al tavolo degli insegnanti scrutava la sala impaziente, si era ripromessa di stare calma, ormai aveva assistito ad una moltitudine di smistamenti ma per quanto cercasse di essere professionale l'emozione aveva il sopravvento. Si ritrovò a pensare a Severus al di là della porta, lui sicuramente sarebbe stato impassibile come sempre anche se paventava quel giorno da anni e aveva passato le ultime settimane a dettare rigorose regole ed inappuntabili codici comportamentali.
Sorrise.
Priscilla si alzò, con in mano la pergamena che conteneva i nominativi degli studenti del primo anno, quando raggiunse lo sgabello la porta si aprì con certosina precisione.

Severus sospirò passandosi una mano sugli occhi, quei ragazzini lo stavano ubriacando con le loro domande seguite da ridolini e urla.
Li guardò di nuovo in faccia uno ad uno, i soliti visi elettrizzati e pieni di stupore, dopotutto erano poco più che bambini.
Batté le mani: "Ora fate silenzio!".
Sì ammutolirono tutti, una risata convulsa attirò la sua attenzione verso il gruppetto che stava infondo, li fulminò con lo sguardo, loro lo guardavano in silenzio, chi con occhi preoccupati, chi spavaldi,chi impauriti e chi entusiasti; lui li fissava ancora mentre ordinava: "Procedete con ordine ed in silenzio in sala e una volta smistati raggiungerete il vostro tavolo senza perdervi in convenevoli. Sono stato chiaro?".
Di fronte al suo tono autoritario nessuno rispose, si limitarono ad annuire. Si voltò facendo volteggiare il mantello ed aprì la porta.

La fila lo seguì ordinatamente fino a raggiungere gli scalini che portavano al cappello, Severus si mise alla destra della sgabello e fece un rapido cenno a Priscilla che sollevò  il cappello magico srotolando  la pergamena ed iniziando a chiamare.
Hermione si muoveva sulla sedia inquieta.
"Winifred Weasley"
La ragazzina coi lunghi capelli castano ramati raccolti in una treccia si sedette nervosamente sullo sgabello: Ecco qui l'ennesima Weasley, non tradisci la tradizione di famiglia GRIFONDORO!
Lei sorrise e corse al suo tavolo.
"Scorpius Malfoy".
SERPEVERDE!
Il biondino non si era neppure seduto, sorrise spavaldo e raggiunse il tavolo.
Un altro paio di nomi, "Albus Potter".
Il ragazzo si sedette, il cappello tentennò prima di decretare inesorabile: SERPEVERDE!
Silenzio.
Il giovane mago cercò gli occhi del preside che gli fece un rapido cenno del capo, raggiunse il tavolo dove lo accolsero i compagni sorpresi ed euforici.
Hermione si sistemo' impaziente una ciocca di capelli guardando il suo figlioccio.
Finalmente la voce di Priscilla scandì: "Kathryn Piton".
Involontariamente si sporse sul tavolo per vedere la ragazzina che saliva sicura i tre scalini e si accomodava sullo sgabello con un sorrisetto ironico.
Abbiamo qui una Piton, chi mai lo avrebbe detto?! Spavalda e coraggiosa...dove darai il meglio?...GRIFONDORO!
Hermione sobbalzò sulla sedia mentre sua figlia scendeva dallo sgabello e alzava il pollice verso di lei poi spiazzando tutti abbracciò il padre bisbigliandogli qualcosa, lui rimase immobile finché fu costretto a farle una veloce carezza indicandole il tavolo dei Grifondoro che stavano urlando il suo nome festanti.
Severus la seguì con gli occhi prima di cercare lo sguardo di sua moglie che gli sorrise beffarda.
Come prevedeva il suo ruolo di preside, nei prossimi anni, sarebbe stato messo a dura prova.  



ANGOLO AUTORE: Questa mia nuova long è il seguito della mia precedente ff "A second life" ma si può leggere come storia a sè anche se ci sono alcuni nuovi personaggi già apparsi in precedenza. E' una storia un po' articolata che spero catturerà l'attenzione, tengo anche a precisare che il finale già c'è per cui non resterà incompiuta. Colgo l'occasione per ringraziare SaphiraLupin che mi ha sostenuta nella precedente ff. Buona lettura.

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Capitolo 2
*** 2. Nuovi inizi ***


 

1 Settembre 2019

Nella stanza entravano i caldi raggi del sole, Hermione sbatté le palpebre un paio di volte per abituarsi alla luce, sentiva l'acqua scorrere nel bagno adiacente si passò le mani sul viso e si decise ad alzarsi.
Indossava una t-shirt grigia e degli Short coordinati, arrivata sulla soglia della stanza da bagno si appoggiò allo stipite assonnata. Suo marito, che si stava radendo, la guardò per un attimo e poi tornò a concentrarsi sull'immagine che gli rimandava lo specchio.
"Perché non mi hai svegliata?".
Lo osservava: coi capelli legati, a dorso nudo, con addosso solo i pantaloni del pigiama:  constatò che a quasi sessant'anni era ancora un bell'uomo, più affascinante di quando lo aveva conosciuto, sorrise maliziosa.
"È ancora presto. Perché ridi?" Si stava asciugando il viso.
Lei scrollò le spalle:"Così...è stato bello stanotte".
Lui uscendo dal bagno le posò un bacio sulla fronte.

Kathryn irruppe nella stanza lanciandosi sul letto che sobbalzò sotto il suo peso: "Allora? Mi risparmierete il supplizio".
La guardarono perplessi prima di rispondere: "No!" all'unisono.
"Ma perché no?" insistette.
"Perché è giusto che tu faccia il viaggio coi tuoi compagni" le disse tranquillamente Hermione.
"Ma è da stupidi farsi ore di treno quando posso arrivarci in pochi secondi" si lamentò la ragazzina.
"Adesso basta!" intervenne secco Severus: "Possibile che ogni anno quando inizia la scuola tu impazzisci? Solo pochi giorni fa eri la bambina più adorabile del mondo ora invece...mmmmh" si voltò infilandosi stizzito la camicia.
Hermione sospirò: "Kathryn, per favore. Almeno quest'anno, cerca di essere più accomodante, per tuo fratello. A proposito, è già sveglio?".
Kathryn si mise a sedere: "Sì. È già vestito di tutto punto".
"Ecco allora vestiti anche tu" la liquidò Severus.
Lei uscì indugiando delle smorfie una volta fuori della visuale del padre in direzione di Hermione che strinse gli occhi e le fece cenno di andare.
"Ho già esaurito la pazienza e ancora non siamo a Hogwarts. Ti avviso che quest'anno non ho intenzione di essere accondiscendente come negli ultimi due. Spero che Jordan non segua il suo esempio una volta lì" sbuffò mentre armeggiava con la cintura.
Hermione abbassò lo sguardo e senza rispondere si recò in bagno chiudendosi la porta alle spalle.

Quando giunsero al binario 9 e 3/4 lo trovarono già gremito di gente, proseguirono lentamente, un po' in disparte.
Hermione si faceva strada spingendo il carrello dei bagagli  aiutata da Jordan, ogni tanto lo guardava di sottecchi, era agitato, lo percepiva, la zazzera di riccioli neri gli ondeggiava intorno alla testa ogni volta che alzava il viso verso di lei per mostrarle qualcosa, gli occhi scuri  vagavano frenetici intorno alla ricerca di qualche viso famigliare.
Davanti a loro Severus procedeva più spedito, con una mano sulla maniglia del carrello e l'altra a cingere le spalle di Kathryn che ogni tanto si voltava per assicurarsi che loro li stessero seguendo.
Sua figlia a 13 anni era alta come lei e le ricordava sé stessa alla sua età però aveva i colori del padre, stesso incarnato chiaro e lunghi capelli neri, ondulati. Ma la peculiarità di Kathryn erano gli occhi, grigi con striature ambra che a seconda della luce potevano sembrare gelidi o pieni di calore.

Giunti al vagone trovarono Harry e Ginny, Ron con Allyson coi rispettivi figli. I ragazzi si radunarono in gruppo mentre gli adulti si scambiavano convenevoli.
Il fischio dell' Hogwarts Express avvisò che la partenza era ormai imminente, tutti si affrettarono a salutarsi. 
Kathryn abbracciò prima la madre ascoltando le ultime raccomandazioni e poi il padre "Tesoro mi raccomando. Ti voglio bene" , lei gli buttò le braccia al collo: "Anch'io ti voglio bene" era sul punto di piangere e per non farsi vedere corse sul treno.
Jordan sembrava non volersi staccare dal braccio di Hermione che gli posò un bacio fra i ricci visibilmente commossa.
Severus si avvicinò: "Forza, il treno parte. Non avere paura, ci vediamo questa sera".
"Io non ho paura" disse il bambino risentito, baciò entrambi e seguì la sorella.
Pochi istanti, il treno partì. Severus ed Hermione si smaterializzarono, destinazione Hogwarts.

Nella sala grande c'era la tipica confusione che accompagnava la cerimonia dello smistamento, i ragazzi del primo anno erano in fila davanti allo sgabello in attesa di sentire il loro nome.
"Jordan Piton" il bambino si accomodò tradendo il nervosismo.
Saggezza ed intelletto...CORVONERO!
Mentre i ragazzi della sua casa applaudivano il giovane mago cercò gli occhi di suo padre che però rimasero fissi davanti a sé, raggiunse il tavolo e si passò la manica sugli occhi prima di sedersi.
Kathryn aveva assistito a tutta la scena, guardava il padre nella sua ostinata rigidità, incrociò lo sguardo di sua madre e incurante del regolamento si alzò, dirigendosi verso il tavolo di Corvonero.
"Dove vai?!" Winifred si accorse troppo tardi delle intenzioni dell'amica, poté solo incrociare lo sguardo di James e sbattere la testa sul tavolo: "Ci risiamo. Lo sapevo".

Quella stessa sera Severus sbatté la porta con violenza entrando in camera e lanciò il mantello sulla prima sedia che gli capitò a tiro mentre sbraitava: "Anche quest'anno mi porterà all'esasperazione! Tu dimmi se c'era bisogno di fare quella sceneggiata?! Io non la capisco".
Hermione si stava spogliando mentre rispondeva, ormai era abituata a fare da mediatore: "Voleva solo consolare Jordan. Non si aspettava di finire a Corvonero. Se magari tu lo avessi degnato di uno sguardo..."
"Non me lo aspettavo neanch'io. Scusa se non sono sempre il padre perfetto" tolse il froak coat sedendosi sul letto: "È già introverso e solitario, non so se seppellirsi nei libri gli gioverà, poi con quella stramba ragazzina...comunque così facendo Kathryn lo ha umiliato".
Hermione iniziò a massagiargli le spalle: "Dal tuo punto di vista. A lui ha fatto piacere, sai quanto sono legati, dopo l'ho visto più tranquillo. Per Gwen invece..." rise mentre gli sbottonava la camicia: "Non è stramba, è la bambina più bella e dolce che sia mai entrata ad Hogwarts".
"No è stramba come i genitori" iniziava a rilassarsi: "la bambina più bella che sia mai entrata ad Hogwarts è la nostra. Dolce magari no"concluse tristemente.
Si infilarono sotto le coperte abbracciati: "Perché mi sfida Hermione. Io non la capisco".
La strega vide lo smarrimento nei suoi occhi: "È un'età difficile ma ti vuole bene".
Rimasero ognuno coi propri pensieri in attesa del sonno.

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Capitolo 3
*** 3. Luci ed ombre ***


 

Dopo un inizio un po' turbolento settembre trascorse placidamente con le varie attività scolastiche che ripartivano a pieno ritmo.
L'ultimo sabato del mese Severus organizzò,seppur in ritardo, una cena per il quarantesimo compleanno di Hermione nella loro casa di Chelsea.
La strega non se lo aspettava, lui la convinse con una scusa a tornare a casa e quando aprì la porta ritrovandosi davanti i genitori e tutti i suoi amici più cari non poté fare a meno di cedere alla commozione.
La compagnia era numerosa e allegra, c'era tutto il clan Weasley più la famiglia Potter, Neville e Luna con Gwen e Rowena, Hagrid, Priscilla con Gregor;  Severus aveva convinto persino Minerva a partecipare nonostante alla sua veneranda età preferisse evitare la confusione.
Mentre gli adulti conversavano e ridevano i ragazzi giocavano e si divertivano fra loro,
quando sul tavolo apparve la torta Severus si alzò in piedi richiamando l'attenzione dei presenti, si schiarì la voce: "Non sono avvezzo a discorsi di questo tipo, per cui vi prego di non interrompermi così finirò alla svelta" tutti scoppiarono a ridere.
"Sono passati diciassette anni da quando questa donna meravigliosa ha accettato di diventare mia moglie" Hermione lo guardava rapita "ancora oggi mi sveglio la notte e la guardo per assicurarmi che sia lì accanto a me e non sia un sogno perché davvero  non so cosa ho mai fatto per meritarla" le prese la mano continuando il discorso guardandola negli occhi come se nella stanza fossero rimasti soli: "Tu sei il mio desiderio esaudito, mi dai il coraggio di affrontare tutto ciò che accade, è il tuo amore a darmi l'equilibrio che prima di conoscere te non ho mai avuto. Mi hai reso una persona migliore e mi hai donato la ricchezza più grande che un uomo possa avere" cercò con gli occhi Kathryn e Jordan poi alzò il calice "A Hermione, per la quale non ci fu mai, non ci sarà né potrebbe esserci nessun amore più grande di quello che io le porto, ti dono il mio cuore e la mia vita. Per sempre".
"A Hermione" brindarono tutti in coro mentre la festeggiata con le lacrime agli occhi abbracciava il marito e i figli.
Poi a tutti venne servita la torta.
Winifred aveva l'aria sognante con la forchetta a mezz'aria: "Tuo padre è l'uomo più affascinante che esiste" sospirò: "I tuoi sono una coppia bellissima, sembrano usciti da una favola".
Kathryn alzò il sopracciglio perplessa: "Tu sei sempre la solita romanticona Win, anche i tuoi sono una bella coppia di innamorati".
Entrambe si voltarono a guardare Ron che divorava la terza fetta di torta e Allyson che allattava l'ultimo arrivato mentre teneva in braccio la piccola di due anni che si stava spalmando il ripieno della torta sui capelli.
"Sì certo. Però diciamo che in una casa con sette bambini e un solo bagno la favola si nota un po' meno" concluse la giovane Weasley ed entrambe scoppiarono a ridere di gusto.

Pressappoco un mese dopo, in un’assolato pomeriggio di fine ottobre Severus decise di fare un giro nel castello.
Era ancora pausa pranzo e i corridoi erano affollati, uscì in cortile, anche lì c'erano molti studenti che si godevano il momento di ricreazione.
Decise di percorrerlo per tutta la lunghezza guardandosi intorno e non poté non notare come fossero cambiate le cose: quando insegnava le poche volte che si avventurava fra gli studenti in ricreazione questi si paralizzavano per fargli strada, calava un silenzio di tomba e i più insolenti lo guardavano in cagnesco perché gli stava rovinando l'intervallo. Ora invece nessuno gli prestava particolare attenzione, si limitavano a salutare senza interrompere le proprie attività, qualche metro avanti a lui scorse Jordan intento a giocare a gobbliglie con un gruppo di ragazzini appartenenti alle varie case, sembrava stesse vincendo, Gwen alle sue spalle gli bisbigliava qualcosa, ridevano e lui non sbagliava un tiro.
Non riuscì a trattenere un sorriso, gli si era alleggerito il cuore a vederlo così, Jordan gli somigliava come una goccia d'acqua, era solitario, timido, introverso e lui temeva che una volta a Hogwarts si isolasse o peggio venisse tormentato da qualche gruppetto di bulli come era capitato a lui. Tutti gli insegnanti erano molto attenti a monitorare che non si verificassero situazioni spiacevoli ma non potevano essere ovunque, fin'ora grazie al cielo sembrava fosse tutto sotto controllo.
Jordan nel frattempo aveva vinto la partita e i Corvonero lo stavano portando in trionfo mentre lui gesticolava in direzione di Gwen che gli mimava la V di vittoria, la ragazzina sembrava brillare sotto la luce coi suoi lunghissimi capelli di un biondo paglierino che accecava, l'iride di un azzurro talmente chiaro che non si vedeva dalla distanza a cui si trovava.
Severus seguiva la scena con attenzione, oltre a essere a parer suo una ragazzina strana la piccola Paciock era una strega albina e fin dall'antichità le rarissime streghe albine erano circondate da un alone di mistero, si narrava infatti che fossero le custodi della magia bianca, che vedessero le anime dei vivi e dei morti e che potessero percepire il destino delle persone.
Hermione minimizzava ogni volta che lui accennava a fare ricerche più approfondite ma urgeva prendere qualche informazione visto il rapporto sempre più stretto che si stava instaurando con Jordan.
"Zio" venne strappato ai suoi pensieri da Albus che gli si era parato davanti.
"Buongiorno Albus" rispose distaccato.
"Sabato faccio la selezione per diventare cercatore, mi vieni a vedere?" gli chiese il ragazzino speranzoso.
"Farò il possibile. Contento?" disse conciso.
Il ragazzo sorrise: "Sì sì, ti aspetto...devi fare il possibile, lo hai promesso".
"D'accordo. Ora vai, le lezioni stanno per ricominciare" lo liquidò.
"Ok. Ciao zio" gli sfiorò il braccio mentre correva via.
Albus era il suo figlioccio ed era indubbio che il ragazzo tra tutti gli innumerevoli zii Weasley preferisse lui che di fatto zio non era anche se considerato tale, questo gli procurava una sensazione strana con non aveva mai condiviso neanche con Hermione, dopo averci riflettuto per anni aveva concluso che era pura soddisfazione data dalla rivalsa nei confronti dell'odiato James Potter che giaceva ormai da 40 anni nella fredda terra mentre lui, Mocciosus, che odiava e derideva quotidianamente  aveva visto crescere suo figlio e godeva dell'ammirazione e dell'affetto di suo nipote; Ringraziava ogni giorno sua moglie per averlo cambiato nel profondo, avrebbe potuto vendicarsi ma l'affetto di Harry e Albus era la vendetta più dolce, se James, ovunque fosse, l'avesse visto ora si sarebbe reso conto che lui era un uomo migliore di quello che James fosse mai stato in vita.
Concentrato nei suoi pensieri non notò fra gli studenti che rientravano in classe Kathryn che lo spiava.

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Capitolo 4
*** 4. Scontri ***


 

Quella stessa sera Hermione e Severus  si trovavano nell'ufficio di quest'ultimo, mentre lui alla scrivania di preside esaminava dei documenti inviati dal ministero, lei al tavolino basso davanti al camino correggeva dei compiti in classe.
Era una tipica serata dei coniugi Piton a Hogwarts, Hermione aveva rinunciato a dirigere la casa di Grifondoro e il suo posto era stato preso da Neville, così aveva più tempo per occuparsi dei figli quando erano piccoli e da passare col marito ora.
La porta che si apriva fece trasalire entrambi, appena Kathryn entrò Hermione posò i fogli e le andò incontro per abbracciarla.
"Tesoro, sono contenta di vederti. Sai che puoi venire quando vuoi" la ragazzina annuì. "E allora perché non vieni mai?" Hermione la guardò passandole le mani fra i capelli.
"Sediamoci. Così mi racconti qualcosa. Ti va una cioccolata calda" disse mentre si accomodavano davanti al fuoco.
"Sì mi va".
"Severus ti unisci a noi?"
"Ma si, per questa volta" acconsentì.
Un elfo servì le bevande calde che consumarono chiacchierando tranquillamente finché Kathryn tirò fuori un foglio dalla tasca del cardigan: "Mi puoi firmare questo?" Lo porse a Hermione che lo lesse.
"Vuoi fare la selezione per entrare nella squadra di quiddich?" Chiese sorpresa.
"Si" rispose asciutta.
"Non credevo ti interessasse", Hermione era alquanto perplessa.
"Voglio provarci. Ci giochiamo sempre alla tana" spiegò Kathryn.
"Tesoro non saprei, le partite vere sono diverse da quando giocate alla tana" disse cercando lo sguardo di suo marito.
"Assolutamente no" sentenziò lui.
"Ma perché no?" chiese supplichevole Kathryn.
"Perché non ho intenzione di farti rompere l'osso del collo" disse perentorio.
"Sono sicura che se te lo chiedesse Jordan glielo daresti il permesso" insistette alterata.
Lui era impassibile: "Assolutamente no invece".
"Però Albus la fa la selezione e tu lo andrai a vedere glielo hai promesso, me lo ha detto lui. Oggi vi ho visti in cortile" stava alzando la voce.
"Ma cosa c'entra? Albus non è mio figlio...".
"Ma scommetto che vorresti che lo fosse" lo interruppe velenosa.
Severus la afferrò per un braccio: "Non ti permettere di dire simili sciocchezze. La mia pazienza ha un limite Kathryn" era furioso ma la lasciò andare come se quel tocco lo avesse scottato quando vide negli occhi di sua figlia lo stesso lampo di odio che passava nei suoi quando il padre lo umiliava e picchiava.
"Chiedi immediatamente scusa" intervenne ferma Hermione.
"No".
"Allora torna nella tua casa. E rifletti su questa cattiveria gratuita che hai appena  detto" non si era mai rivolta a uno dei suoi figli con un tono così glaciale.
Gli occhi di Kathryn erano privi di emozione: "Non avevo dubbi, tu stai sempre dalla sua parte. Odio anche te", si voltò ed uscì.
Rimasero entrambi inebetiti mentre focalizzavano l'accaduto.
"Io davvero non ho più parole" Severus parlò per primo.
Hermione si massaggiò le tempie: "Sicuramente sta attraversando un momento di difficoltà e noi non l'abbiamo capito".
"È tre anni che sta attraversando un momento di difficoltà! Il problema è Hogwarts, a casa è normale!" ora anche lui stava alzando la voce.
"Non credo. È una studentessa brillante" disse calma Hermione.
"Ma l'hai vista? Mi ha guardato come io guardavo mio padre. È così che mi vede mia figlia? Eppure pensavo di essere migliore di com'era lui" finì che gli tremava la voce.
Hermione lo abbracciò: "Infatti lo sei. Sei un padre meraviglioso e Kathryn ti ama più di quanto dimostri in questo momento credimi", lui le affondò il viso fra i capelli augurandosi che avesse ragione.

Poco distante, nella torre di Grifondoro Kathryn aveva appena attraversato la sala comune come una furia, raggiunta la sua camera si era fiondata sul letto singhiozzando convulsamente. Winifred l'aveva seguita a ruota sedendosi sul letto accanto a lei.
"Che è successo? Perché piangi?" Non ottenne risposta.
Rimase in silenzio a guardare l'amica, ogni tanto le carezzava i capelli ripetendole "Dai Kat non piangere, ci sono qui io", a poco a poco i singhiozzi si attenuarono finché non si addormentarono entrambe.

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Capitolo 5
*** 5. Contraddizioni ***


"...e con questo è tutto. Ricordatevi che dovete consegnare le vostre ricerche la prossima volta. Potete andare" i ragazzi si alzarono rumorosamente dai banchi per guadagnare per primi l'uscita. "Kathryn tu resta" non era una richiesta ma un ordine, Hermione seduta alla cattedra non aveva neppure alzato lo sguardo. Kathryn alzò gli occhi al cielo e si buttò a sedere al primo banco in attesa. Sua madre finì di scrivere con tutta calma, con un movimento della bacchetta chiuse la porta, poi si levò gli occhiali che portava per leggere e si appoggiò allo schienale della sedia osservando sua figlia, erano passati dieci giorni da quella spiacevole serata e non avevano avuto più contatti tranne che vedersi in sala grande o nei corridoi. "Kathryn hai niente da dire dopo dieci giorni che non ci parliamo?". "No" disse scrollando le spalle la ragazzina, aveva uno sguardo apparentemente indifferente. Merlino come assomiglia a suo padre, quell'atteggiamento perennemente distaccato per far credere che non le importa nulla, per convincersi di essere abbastanza forte cosicché nulla e nessuno possa ferirla. Ma io so benissimo che sei piena di fragilità e che hai paura altrimenti non ti comporteresti in questo modo. "Non hai ancora chiesto scusa per l'altra sera" la incalzò. Kathryn girò la testa dall'altra parte. Hermione la osservò compiaciuta e continuò: "Sei troppo testarda per scusarti lo so bene ma guardandoti ora vedo che hai capito il tuo sbaglio e sei stata già abbastanza male con la tua coscienza per punirti. Tuttavia..." si appoggiò alla cattedra ed addolcì il tono: "...guardami". La giovane strega voltò la testa decidendosi ad avvicinarsi. "Tuttavia non ho intenzione di lasciar correre, è il terzo anno che ti giustifico in questi atteggiamenti ma mi rendo conto di aver sbagliato. Forse era meglio parlarti prima come sto facendo ora. Mi dici che succede? Non ti piace Hogwarts? Qualcuno ti dà fastidio?". "No. È tutto a posto". "E allora perché durante la scuola fai così? Ci deve essere un motivo". "Non ho niente". Hermione sospirò: "Kathryn se tu non parli con noi non possiamo aiutarti". Silenzio. C'era un muro insormontabile, in quel momento Hermione poteva solo arrendersi:"Come vuoi, puoi andare". La ragazzina non se lo fece ripetere due volte e si diresse verso la porta ma prima che la aprisse la raggiunsero parole che le si impiantarono nel cuore come spine. "Kathryn in ogni caso io e tuo padre siamo qui per te sempre e francamente spero che le tue parole siano state frutto di un momento di rabbia perché infondo al tuo cuore sai benissimo che non le meritiamo. Tu e tuo fratello siete le gioie della nostra vita". Kathryn raggiunse la porta senza voltarsi e riuscì a chiudersela alle spalle appena un attimo prima di scoppiare in lacrime. Quando giunsero le vacanze di Natale Hermione e Severus si erano già accordati per trascorrerle in famiglia e non partecipare al tradizionale pranzo natalizio che si teneva alla tana. Lo comunicarono ai ragazzi appena tornarono nella loro casa londinese e la notizia fu accolta di buon grado. Kathryn era tranquilla e di buon umore a casa sua per cui trascorsero i giorni che li separavano dal Natale addobbando casa, facendo shopping e i ragazzi andarono a pattinare accompagnati dai nonni. Il giorno di Natale lo trascorsero dai genitori di Hermione, in tranquillità come una comune famiglia babbana. Quella stessa sera Hermione e Severus si intrattennero in salotto a chiacchierare finché non apparve Jordan: "Buonanotte". "Buonanotte, non mi dai un bacio?" Hermione gli tese le braccia e lui non se lo fece ripetere due volte, si accoccolò in braccio alla mamma come quando era piccolo. Severus li guardava mal celando un sorriso. "Io vado a dormire. Buonanotte" disse Kathryn a sua volta restando sulla porta. Tutti e tre si voltarono a guardarla. Hermione le sorrise: "E tu non me lo dai un bacio?". Lei si avvicinò guardinga, la baciò e invece di andarsene si infilò sul divano mezzo a loro. "Mi sposto io, qui tutti non ci stiamo" Severus fece per alzarsi ma sua figlia lo trattenne stringendosi a lui e posandogli la testa sulla spalla. Mentre le posava un bacio fra i capelli stringendola a sua volta scambiò uno sguardo d'intesa con sua moglie. "Papà, ci racconti la storia dell'unicorno?" bisbigliò Jordan. Severus alzò il sopracciglio: "Ma non siete grandi?". "No papà raccontacela, ti prego" insistette. "Sì papà, come quando eravamo piccoli, per favore" lo pregò Kathryn. "Va ben..." non finì la frase che entrambi scattarono in piedi lo fecero spostare al centro del divano e gli si sdraiarono addosso, Hermione ridendo accettò lo sfratto esecutivo e si accomodò in poltrona. "Non so se me la ricordo tutta, è passato tanto tempo" precisò Severus. "Ti aiutiamo noi se dimentichi qualcosa" lo rassicurò Jordan. "Grazie...allora, tanto tanto..." "Mamma spegni la luce che è più bello" puntualizzò il bambino. Hermione obbedì , ed era bello veramente, loro quattro insieme e la voce di Severus che riscaldava la stanza e i loro cuori. "Tanto tanto tempo fa su una scogliera c'era un castello nero, completamente di ossidiana, il castello era freddo e cupo, neanche il sole riusciva ad illuminarlo e riscaldarlo. Fra quelle mura nere viveva solitario un principe, era un principe cupo e freddo come il suo castello; Non aveva amici ed era sempre triste. Un giorno al castello si presentò il re di un oscuro regno lontano, si fece ricevere dal principe e promettendogli ricchezza e potere conquistò la sua fiducia. Ma, ahimè, si trattava di un re malvagio che corrompeva gli infelici con false promesse per aumentare il suo potere, infatti appena il principe capì di essere stato sciocco ed ingenuo il re oscuro lo trasformò in un pipistrello e lo scacciò dal suo castello. La povera bestiola vagò per notti intere nell'oscurità finché una sera in cui imperversava un violento temporale venne colpito da un fulmine e precipitò in un bosco. Ormai morente il principe riprese sembianze umane e ritrovandosi solo e disperato nel bosco si augurò che la morte giungesse presto, infatti quando vide un bagliore pensò che le sue sofferenze terrene fossero finite ma aprendo gli occhi si ritrovò in un luogo di pura luce e accanto a lui c'era una bellissima fanciulla che gli sorrideva. Purtroppo le sue ferite erano talmente gravi da non lasciargli scampo ma la ragazza che altri non era che la principessa delle fate decise che avrebbe fatto di tutto per salvarlo perché si era innamorata di lui nell'istante in cui lo aveva visto, perciò supplicò il magico unicorno, custode di quel regno, di salvargli la vita in cambio lei gli avrebbe ceduto i suoi poteri ma l'unicorno colpito dall'amore sincero della fata salvò il principe e donò loro due bacchette magiche con le quali avrebbero sconfitto il re oscuro. Così fecero, l'oscurità fu sconfitta, il castello di ossidiana si illuminò di riflessi d'ambra, il principe sposò la fata e furono felici per sempre".

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Capitolo 6
*** 6. Quiete ***


 

"...e furono felici per sempre".
Calò il silenzio, l'unico rumore era lo scoppiettio allegro del fuoco.
I ragazzi si erano addormentati e anche Hermione accoccolata sulla poltrona aveva gli occhi chiusi.
Severus la osservava da alcuni minuti quando lei sospirò e un sorriso le si dipinse sul volto "Me la racconti un'altra volta" aveva gli occhi ancora chiusi.
"È tardi e i bambini a quest'ora dormono" ghignò sottovoce.
Pigramente lei si alzò: "Mmmmh...li svegliamo?".
"No, li portiamo su".
"Ok, prendo la bacchetta".
"No, li porto io" disse il mago alzandosi con cautela dal divano.
Hermione lo guardò perplessa: "Non sono più bambini, sicuro di farcela?".
Intuendo l’allusione le lanciò un'occhiataccia: "Ancora non sono decrepito" disse sarcastico: "E poi proprio perché non sono più piccoli, probabilmente questa è l'ultima volta che potrò farlo".
A Hermione brillarono gli occhi, non disse nulla limitandosi a guardarlo mentre portava in camera prima Jordan e poi Kathryn, posandoli delicatamente nei loro letti e sfiorandogli la fronte con un bacio.
Quando la raggiunse nella loro stanza gli andò incontro e lo abbracciò: "Lo sai che Ti amo".
Lui la strinse di più contro il proprio petto, sentendosi riscaldato dal calore del suo corpo: "E tu sai che sei tutta la mia vita"; fra loro c'era una complicità rara, un sentimento tutto speciale.
"Lo so" sussurrò attirandolo sul letto e iniziando a coprirgli il volto di piccoli baci.
"Se fai così non riesco a trattenermi dall'accarezzarti, sei troppo bella" le disse con voce roca prima di iniziare a baciarla lentamente e mentre la baciava con le mani si mise dolcemente ad accarezzarle il seno, e poi il dorso, e il ventre. Quando la strinse più forte a sé, fra quelle braccia salde Hermione si accorse di essere rimasta senza fiato mentre lui la baciava di nuovo, appassionatamente.
"Colloportus" disse ridacchiando poi gemette piano mentre Severus le slacciava i pantaloni e vi insinuava una mano e poi glieli abbassava a poco a poco fino a sfilarli, a quel punto le mani cominciarono a esplorarle le gambe, i fianchi, le cosce, e più su.
E mentre l'accarezzava a questo modo, Hermione cominciò a spogliarlo e nel giro di pochi minuti si ritrovarono nudi nella loro stanza accogliente, si misero sotto le coperte mentre il fuoco scoppiettava nel camino e Severus la sfiorò con le labbra dalla testa ai piedi, le baciò il seno e poi lasciò che la sua lingua scendesse piano verso il basso ventre mentre lei si inarcava sotto quel tocco e infine si allungò con tutto il corpo su di lei.
"Ti voglio" lo supplicò affondandogli le mani nei capelli corvini, lui non si fece pregare e quando le entrò dentro si lasciarono sfuggire insieme un lungo gemito sommesso che rivelava tutto il loro desiderio.
Si mossero insieme a lungo, mentre il fuoco ardeva i ceppi nel camino e di tanto in tanto se ne staccava qualche favilla; poi improvvisamente lui proruppe in un grido ed Hermione fu colta da un brivido mentre raggiungevano insieme l'estasi poi rimasero in silenzio, l'uno fra le braccia dell'altra.
Era stato l'ennesimo incanto, quello che vivevano ormai da 18 anni, nei quali erano cresciuti insieme come due alberi, le foglie e i rami intrecciati, le radici che lentamente diventavano una sola impedendogli di restare separati.
"È stato meraviglioso" Hermione gli rivolse un lento e pigro sorriso mentre lui la baciava di nuovo; poi mentre era ancora dentro di lei, la strinse più forte a sé: "Considerato che poco fa mi hai dato del vecchio".
Lei rise spingendolo via per poi sdraiarsi sopra di lui intrecciando le mani con le sue: "Mmmmh come siamo permalosi".
Severus le fece la sua espressione arcigna e lei rise di nuovo, adorava vederla ridere.
"È stata una bellissima serata" affermò stringendosi ancora più forte a lui: "Qui è tutto perfetto".
Severus le passava una mano fra i capelli: "Sì, è finalmente tornata la pace, non si sa per quanto però".
"Le ho parlato, dice che è tutto a posto. Spero che si deciderà ad aprirsi con noi" lo rassicurò.
"Mi consola il fatto che Jordan si sia perfettamente ambientato, ero preoccupato. È così simile a me, temevo che una volta ad Hogwarts si isolasse e subisse...beh lo sai" tagliò corto, ancora adesso non parlava volentieri delle sue schermaglie coi malandrini.
Hermione si mise a sedere e lo guardò penetrante: "Pensi davvero quello che hai detto?".
Lui la fissò interrogativo.
"La somiglianza fra te e Jordan si limita al lato fisico per il resto è uguale a me, Kathryn è la tua copia identica" sentenziò.
Lo aveva spiazzato: "Ma cosa dici?".
Hermione si alzò cercando il pigiama a terra e infilandoselo mentre rispondeva: "Lei è introversa, chiusa, finge sempre che non le importi di niente per nascondere i suoi sentimenti".
"Eppure sembra sempre a suo agio, ha tanti amici" affermò il mago un po’ interdetto.
"È il personaggio che si è costruita intorno, i suoi amici si limitano alla ristretta cerchia di quanto era piccola, il resto lo fa il fatto che è la figlia del preside e di conseguenza immune dall'essere infastidita" terminò infilandosi di nuovo a letto.
"Non credevo di essere così ottuso. Mi hai appena detto che non conosco i miei figli".
"Sei un uomo e poi la mamma è la mamma" gli disse stringendosi a lui, poco dopo già dormiva mentre Severus attese il sonno quasi fino all'alba.

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Capitolo 7
*** 7. Confronti ***


 

Una delle ultime sere prima della fine delle vacanze, mentre Severus e Jordan giocavano in salotto con gli scacchi dei maghi Kathryn raggiunse Hermione in camera da letto dove stava leggendo, si infilò sotto alle coperte accanto a lei e rimase per un po' in silenzio.
"Mamma" esordì d’un tratto.
"Dimmi amore" Hermione posò il libro.
"Pensavo, quest'anno per festeggiare  il compleanno di papà potremmo andare un giorno a St. Ives prima di tornare a scuola".
"A St. Ives? Ma in questa stagione è freddo e sarà parecchio ventoso".
"Magari troviamo il sole. Sarebbe bello".
Hermione era perplessa: "Non so".
"Dai mamma" insistette Kathryn "È la fortuna di essere streghe, ci metteremo pochissimo. Potremmo pranzare al Bay's e poi fare una passeggiata sulla spiaggia. Sarebbe bello. Altrimenti come ogni anno vi fate prendere dagli impegni e non facciamo nulla".
Sorrise alla figlia: "Ma si, perché no, questo è un compleanno speciale. Sarà una bella sorpresa per papà. Brava" la baciò sulla guancia arruffandole i capelli;
"Kathryn" era il momento giusto per affrontarla,  da quando erano a casa era tranquilla valeva la pena tentare: "Hai avuto un bel pensiero, io mi sarei limitata alla solita cena, in ritardo".
La ragazzina sorrise un po' imbarazzata.
"Il regalo più bello per papà però sarebbe che una volta tornati ad Hogwarts tu fossi meno scontrosa nei nostri confronti o perlomeno che ci dicessi cosa ti turba" Com'è difficile, spero di non allontanarla di più, vorrei solo capire cosa la angoscia per aiutarla.
Hermione appariva calma e sicura di sé, Kathryn fissava la trapunta ricamata evitando il suo sguardo:"È che...".
Hermione rimase in silenzio, non riteneva saggio insistere, avrebbe rischiato di ottenere l'effetto contrario ma i minuti passavano nel silenzio più totale finché gli occhi di Kathryn finalmente cercarono i suoi:"È che io vorrei che papà non fosse il preside di Hogwarts, il grande eroe della guerra, il mago più potente del nostro tempo e tutte quelle altre sciocchezze".
Hermione spalancò gli occhi sorpresa: "Pensavo fossi orgogliosa di lui".
"Lo sono, ma non per quei motivi. Quando siamo a Hogwarts lui non ci vede neanche, è troppo occupato ad interpretare un ruolo e non siamo più la sua famiglia" era fermamente convinta di ciò che diceva.
"Kathryn  non è così te lo posso assicurare".
"Invece si, è che tu ci vivi insieme e non te ne accorgi".
Hermione si passò una mano sugli occhi pensando alle parole più giuste da usare: "Senti, sai che papà ha avuto un ruolo fondamentale prima e durante la guerra, ma era un ruolo difficile da sostenere ha dovuto rinunciare a tante cose celare sentimenti ed emozioni molto a lungo. Ha sofferto tanto. Tu dici che non ci vede ma credimi, non è così, noi siamo sempre in cima ai suoi pensieri solo che in mezzo alla gente fatica a dimostrare i suoi sentimenti, un po' per il suo vissuto, un po' per il ruolo che ricopre e un po' anche per timidezza ma ciò non vuol dire che ti voglia meno bene solo che quando siamo ad Hogwarts non riesce ad essere l'uomo rilassato che è qui a casa con noi che siamo i suoi affetti più cari coi quali può levarsi la maschera che è stato costretto a portare per anni e che stenta ad abbandonare del tutto in pubblico. Capisci cosa voglio dire?".
Kathryn aveva la testa bassa e due lacrime si infransero sulla trapunta formando due piccole macchie: "Ma non è colpa mia..." singhiozzò.
"No certo" le prese il viso fra le mani e la costrinse a guardarla: "È difficile da spiegare erano altri tempi, tempi cupi neppure io so bene come deve essere stato, ero una ragazzina. Ma tuo padre ci ha quasi rimesso l'anima e la vita, tu non devi pensare che non tenga a te solo perché non lo dà a vedere".
"Ma perché non me le dice lui queste cose?".
"Perché non è facile, di quello che prova parla con difficoltà anche con me ma so che ci ama più della sua vita" le asciugò le lacrime.
"A Hogwarts parla solo con Albus" tirò su col naso.
"Ancora con questa storia? Mi spieghi perché hai questa gelosia immotivata  nei confronti di Albus? Siete cresciuti insieme e ora...".
"E ora lo odio".

 Tentò di alzarsi ma Hermione la trattenne:"Spiegami" le intimò
"Non lo so. Sono gelosa, forse perché è in Serpeverde o perché gioca a quiddich o perché papà ci parla sempre. Sarebbe il figlio ideale" si strinse le ginocchia al petto.
Hermione sorrise: "Ho capito. Sei gelosa, quindi è inutile tentare di farti ragionare ma ricordati che papà ti ama più di quanto dimostri e più dell'affetto che ha per Albus".
Non dissero più nulla e poco dopo Kathryn si addormentò, non del tutto convinta ma sicuramente più serena.

Quando Hermione aprì gli occhi di soprassalto, Kathryn dormiva profondamente accanto a lei, l'aveva svegliata il rumore della porta, sulla soglia c'era Severus che diceva qualcosa sottovoce, lei strizzò gli occhi e si alzò assonnata.
"Dormo di là stanotte" le bisbigliò lui.
"Sì...aspetta" biascicò assonnata alzandosi e precedendolo in camera di Kathryn dove si sedette sul letto.
"Non volevo svegliarvi, dormo qui stanotte" le disse tranquillamente.
Lei si riscosse: "Sì ma prima volevo approfittare di questo momento di quiete e dirti di questa sera" lo fece sedere lì accanto e gli raccontò della conversazione avuta con Kathryn, parlarono per più di un'ora.
"Sono un disastro completo" concluse Severus.
"Ma cosa dici? Mi hai ascoltato?".
"Sì e sono un disastro completo" ribadì sconsolato.
Hermione non riuscì a trattenere un sorriso, sopraffatta dalla tenerezza e lo abbracciò stretto: "Tu sei il marito e il padre migliore del mondo e noi ti amiamo follemente".
Severus appariva imbronciato e perso nei suoi pensieri: "Kathryn non ne è così convinta e forse neppure Jordan".
"Ora smettila, non ti scordare che è venuta da me perché vuole farti una sorpresa, fai anche tu un passo verso di lei una volta tornati a Hogwarts e vedrai che si sistemerà tutto, voi due siete uguali avete solo bisogno di sentirvi amati" gli sorrise ancora baciandolo e questa volta lui ricambiò il sorriso.

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Capitolo 8
*** 8. L'ultima sera ***


 

La ripresa delle lezioni per quanto impegnativa fu accompagnata da un periodo di relativa quiete grazie  soprattutto al periodo di vacanza che si era rivelato rilassante e sotto certi aspetti chiarificatore.

L'inverno era ormai agli sgoccioli quando una mattina alla fine di una lezione di pozioni Kathryn raggiunse Albus in corridoio e lo strattonò: "Cosa stai combinando?".
Il ragazzo la scansò malamente: "Non so di che parli".
Lei gli si parò davanti: "No, lo sai benissimo di che parlo e non ci vedo chiaro".
"Piton non rompere, levati" intervenne Scorpius Malfoy che la spinse lontano dall'amico.
Ma la ragazzina non aveva intenzione di andarsene e li bloccò ancora: "Voi due state combinando qualcosa, a me non la date a bere".
"Kat la vuoi finire?! Ci guardano tutti" le intimò Albus cereo.
"E che importa, tanto se non avete niente da nascondere che problema c'è?" alzò la voce la strega mentre si guardava intorno spavalda.
I due ragazzi la spinsero nel vano di una finestra: "Adesso la devi finire o ci costringi a darti una lezione" sibillò minaccioso Scorpius.
"Cosa succede qui?" vennero interrotti da Winifred che era sopraggiunta di corsa.
"Niente, vattene" rispose Albus.
Lei guardò il cugino perplessa e poi spostò lo sguardo sulla sua migliore amica, era una strana situazione ma immaginò cosa l'aveva innescata.
"Allora ci siamo capiti Piton?" chiese Scorpius minaccioso.
"Schiantatevi!" La ragazza fece per andarsene ma Albus la spinse contro il muro:"Kathryn stai molto molto attenta a quello che dici".
"Potter! Piton! Avete qualche problema?" Nessuno di loro quattro aveva notato Neville che sopraggiungeva.
"No" abbassarono entrambi lo sguardo.
"Meglio così. In ogni caso ho visto un comportamento inadeguato, 20 punti in meno a Serpeverde e 10 a Grifondoro. Ora filate tutti in classe" i ragazzi si dileguarono sotto lo sguardo indagatore dell'insegnante di erbologia.

Quella stessa sera durante la cena in sala grande Neville prese da parte Severus e gli raccontò la scena a cui aveva assistito, questi dopo averlo ringraziato passò la sera a osservare sia Kathryn che Albus che apparivano perfettamente tranquilli.
Terminata la cena si alzò e contrariamente alle sue abitudini non uscì passando dal corridoio centrale ma dal laterale, proprio in fianco al tavolo dei Grifondoro, giunto vicino a sua figlia le posò una mano sulla spalla: "Puoi uscire un attimo per favore?".
Kathryn era presa in una conversazione coi suoi compagni e si voltò di scatto al tocco di suo padre, sbarrando gli occhi sorpresa e annuendo senza neppure aver sentito la domanda, tutto il tavolo si era ammutolito e ogni singolo Grifondoro stava fissando incuriosito la scena.
Severus si diresse velocemente verso l'uscita tentando di ignorare le decine di occhi che aveva addosso, succedeva ogni volta che entrava in qualche aula ma in quelle occasioni fissavano il preside e lui protetto dal l'immancabile froak coat e dal teatrale mantello era perfettamente in grado di affrontarli tutti, ma ora era diverso, stavano fissando il padre perciò si sentiva scoperto e vulnerabile.
Kathryn lo seguì dopo una manciata di secondi e lo trovò ad aspettarla fuori dalla sala grande 'Ha saputo di stamattina, sicuro! Altrimenti non sarebbe arrivato a tanto, questa volta non la passo liscia, ma se finisco in punizione Albus verrà con me!' Era già sulla difensiva ma Severus la spiazzò.
"Volevo chiederti se più tardi ci raggiungi nel mio ufficio, ci sarà anche Jordan" il suo tono era lo stesso che usava a casa.
"Si" rispose con un filo di voce.
In quel momento Winifred fece capolino dalla porta e Severus con un gesto le fece cenno di raggiungerli: "Signorina Weasley dovrei toglierle dei punti per aver origliato".
La ragazzina divenne paonazza e abbassò gli occhi.
"Più tardi aspetto anche te nel mio ufficio, siate puntuali...ci sarà della cioccolata calda" disse più piano prima di congedarsi.
Winifred che non ci aveva capito nulla guardò Kathryn che fece spallucce prima di raccontarle l'accaduto.

 

Kathryn e Winifred giunsero puntuali davanti al gargoyle che si dischiuse udendo la parola d'ordine, entrarono nell'ufficio e davanti al camino trovarono Hermione che rideva con Jordan e Gwen.
Li raggiunsero, Kathryn baciò sua madre e si mise a scherzare col fratello finché dopo essersi guardata intorno chiese: "Ma non c'è papà?".
"Sarà qui a minuti, doveva parlare di una faccenda con Priscilla" le rispose sua madre.
"Perché ci ha fatto venire?" la incalzò la giovane strega.
Hermione sbuffò: "Perché volevamo stare un po' con voi. Kat è sempre la solita puntualizzatrice. Vi va di giocare a "Indovina l'incantesimo"?" Parlò rivolgendosi a tutti i ragazzi e questi accettarono entusiasti.
Quando Severus arrivò fu avvolto da un buon odore di cioccolato e da risate allegre, dovette sforzarsi per non sorridere troppo davanti ai suoi ospiti.
Aveva fatto un'eccezione non da poco ad invitare gli amici dei suoi figli nel suo ufficio durante uno dei loro incontri di famiglia ma se serviva per rinsaldare il rapporto con loro avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco.
Certo Winifred e Gwen erano due ottime bambine, provenienti da famiglie la cui lealtà era granitica ma se la giovane Weasley lo infastidiva di tanto in tanto fissandolo in continuazione, la piccola Paciock lo metteva a disagio.
Era rimasto in piedi e li osservava giocare, erano sereni eppure in Gwen c'era qualcosa di diverso, la osservò al lungo e capì che erano i suoi occhi, i suoi occhi erano quelli di una persona che aveva vissuto molto di più dei suoi 11 anni, nel suo sguardo c'era una saggezza, una comprensione ed una rassegnazione che per nessun motivo vi potevano essere nello sguardo di una bambina che si affaccia alla vita.
In quel momento quasi avvertisse i suoi pensieri Gwen lo fissò significativa e lui distolse lo sguardo.
Dannazione, ancora non ho preso informazioni sulle dicerie riguardanti le streghe albine,  sono sicuro che un fondamento di verità c'è. Si dice che vedano le anime, se fosse vero chissà cosa vede guardando la mia...
"Posso avere dell'acqua per favore" chiese la biondina alzandosi.
"Certo tesoro, è su quel tavolino" le indicò Hermione: "Severus versi dell'acqua a Gwen?".
Si avvicinò di pochi passi e accadde una cosa che non avrebbe saputo spiegare, si ritrovò sulla spiaggia di St.Ives, sentiva il vento e l'odore di salsedine, davanti a lui Gwen coi capelli mossi dalla brezza marina. La tua anima è ferita e ha molte cicatrici oscure ma è un'anima buona non dubitarne mai.
In un battito di ciglia si riscosse nel suo ufficio, davanti a lui la piccola strega che stava bevendo guardandolo di sbieco, "Grazie" posò il bicchiere e tornò a giocare.
Severus era inebetito, era stato tutto così reale, lei non aveva parlato mai, si era limitata a guardarlo eppure quelle parole gli erano arrivate chiaramente nella testa ma non aveva usato la legimazia gli erano semplicemente risuonate nella mente senza che neppure se ne rendesse conto.
Doveva prendere informazioni il prima possibile.
"Sev non ti unisci a noi?" Hermione lo stava chiamando.
Raggiunse il gruppetto sforzandosi di non pensare all'accaduto e trascorsero così il resto della sera.
Verso le dieci i ragazzi vennero congedati con la raccomandazione di recarsi diretti nelle loro case.
Rimasti soli Severus raccontò ad Hermione l'accaduto, lei lo guardò perplessa: "Non so che dire. Sicuramente hai ragione, dobbiamo fare qualche ricerca ma non credo che Gwen rappresenti un pericolo perché è ciò che temi giusto?".
"Non lo so Herm, ma è qualcosa che non conosco e non mi spiego perciò sono piuttosto diffidente" ammise lui.
"Mmmmh Mmmmh".
Entrambi si voltarono verso la parete dove troneggiava il quadro di Albus Silente che in quel momento li stava guardando bonario: "Forse posso aiutarvi".
"Sai qualcosa sulle streghe albine?  Sono vere le leggende che le circondano?" chiese sbrigativo Severus.
"Sono vere, sono vere ragazzo mio" si carezzava la lunga barba: "Le streghe albine possiedono un potere talmente enorme e particolare che nell'antichità venivano bandite o addirittura arse vive dallo stesso mondo magico cui appartenevano".
Hermione rabbrividì pensando ai luoghi che aveva visitato a Salem da studentessa ed associandoli alla piccola Gwen: "Perché?".
"È spaventoso ma lo facevano per ignoranza e perché i loro potere è talmente particolare da intimorire gli altri maghi che non possono celare nulla" il vecchio si aggiustò gli occhiali: "Sapete che in un mondo magico in cui è presente una strega o un mago albino le forze oscure non possono manifestarsi?".
"Cosa?"chiese Severus sinceramente stupito.
"È così, perché la potenza della loro magia bianca non permette a nessuna forza oscura di palesarsi. Diciamo pure che vista la loro rarità non escludo che la nostra signorina Gwen sia il premio che il fato ha invitato a questa generazione per aver sconfitto lord Voldemort".

Intanto lungo i bui corridoi di Hogwarts dopo essersi separate da Jordan e Gwen, le due giovani Grifondoro si stavano dirigendo verso la loro casa quando scorsero due ombre che guardinghe salivano le scale, Kathryn spinse Win dietro una colonna bisbigliandole: "Sono Albus e Scorpius, ti ho detto che qualcosa non mi quadra. Seguiamoli".
"No Kat, finiremo in punizione, il coprifuoco è già passato".
"Pensano che siamo dai miei, non ti preoccupare. Voglio capire cosa stanno combinando" concluse Kathryn trascinandosi dietro l'amica.
Li seguirono a distanza per alcune rampe di scale, arrivate al quarto piano i ragazzi si avviarono lungo un corridoio oscuro.
"Kat torniamo indietro, non mi piace questo posto" la implorò Win.
"Tranquilla, arriviamo solo alla fine del corridoio" la rassicurò Kathryn.
E si incamminarono In quella sera di fine inverno verso la fine del corridoio, verso la fine dell'infanzia, verso la fine della vita come l'avevano conosciuta fino a quel momento.

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Capitolo 9
*** 9. Scomparsa ***


 

Non erano neppure le sette, Severus era già alla scrivania a controllare la posta mentre sorseggiava svogliatamente un caffè, la mente ancora occupata da quello che era accaduto la sera prima, Hermione si era appena svegliata lo intuiva dai rumori provenienti dalla porta lasciata aperta che conduceva ai loro alloggi personali.
Inaspettatamente dall'ingresso principale entrò Priscilla, aveva libero accesso all'ufficio della presidenza ma era molto discreta non entrava mai fuori dall'orario scolastico senza prima bussare a meno che non ci fosse un'emergenza e a giudicare dalla sua espressione accigliata Severus capì che era questo il caso, ispirò e attese che fosse lei a parlare.
"Severus, c'è un problema grosso, stanotte due studentesse non sono rientrate nel loro dormitorio" arrivò subito al punto senza perdersi in convenevoli, era una delle cose che apprezzava di più di Priscilla, non aveva mai paura  affrontava quello che le si parava davanti senza tentare di girarci intorno, era una Serpeverde anomala in questo.
"Le state cercando?" chiese con poco interesse.
"Tutti i fantasmi stanno perlustrando l'interno il castello, gli elfi  l'esterno e ho mandato Hagrid a controllare i confini con la foresta proibita".
"Ottimo, sarà una bravata, magari una lite per qualche ragazzo" disse mentre apriva una busta: "Quando le troveranno le voglio qui immediatamente".
"Severus...".
Alzò gli occhi e la vide esitare, c'era dell'altro ed intuì che non fosse nulla di buono.
"Sono Winifred Wisley e Kathryn" disse in un soffio.
"Cosa?" urlò.
Priscilla abbassò per un secondo gli occhi, risollevandoli scorse Hermione sulla porta.
"Possibile se ne siano accorti solo stamattina?" tuonò il mago.
Priscilla appariva calma come sempre: "A quanto mi hanno riferito i prefetti ieri sera le ragazze erano ospiti qui per cui non vedendole rientrare nessuno si è preoccupato; questa mattina al risveglio le loro compagne di stanza si sono rese conto che non erano tornate e hanno dato l'allarme".
A quel punto Severus si voltò verso sua moglie che nel frattempo era entrata nella stanza e le puntò il dito contro inveendo: "Ti giuro che se questa è un'altra delle sue trovate la espello senza pensarci due volte e ad Hogwarts non metterà più piede perciò non provare neanche a giustificarla".
Hermione non tentò neppure di ribattere occupata com'era a raccogliere mentalmente tutti i dettagli della sera precedente, erano tutti allegri Kathryn sembrava contenta quando era andata via perciò escludeva si trattasse di una marachella anche se in cuor suo desiderava che lo fosse ma la morsa d'acciaio che le chiudeva lo stomaco le diceva che era successo qualcosa.
Severus intanto aveva spostato un quadro rivelando una cassaforte e con un arzigogolato movimento della bacchetta l'aveva aperta estraendo quelli che a prima vista sembravano dei documenti ma che poi si rivelò essere la mappa del malandrino.
"Cos'è?" chiese Priscilla raggiungendoli alla scrivania.
"Uno sciocco artefatto, anche se devo ammettere che nel corso degli anni si è rivelato piuttosto utile" spiegò il mago mentre apriva la mappa.
Tre paia d'occhi si puntarono sulla vecchia pergamena.
"Qui" fece segno Hermione puntando il dito sulla torre est dove in quel momento appariva il nome di Winifred completamente immobile.

A passo sostenuto stavano percorrendo i corridoi del castello che a quell'ora iniziavano ad animarsi con gli studenti che si recavano in sala grande per la colazione. Al loro passaggio si facevano tutti da parte domandandosi cosa fosse successo, Severus camminava spedito davanti alla due streghe ed imboccò deciso la porta che conduceva alla spirale di scale che portavano alla torre est senza mai voltarsi.
Hermione teneva il passo a fatica, dopo pochi scalini iniziò a tremare, era umido e di colpo ricordò quando da ragazza faceva quelle stesse scale per raggiungere il suo amore, già, perché era lì che tutto era iniziato e forse per un brutto scherzo del destino lì sarebbe finito, a quel pensiero le mancò l'aria e si appoggiò al muro.
Priscilla che era pochi scalini avanti a lei se ne accorse, tornò indietro e la guardò significativa senza proferire parola, la sua espressione grave fece riempire gli occhi di Hermione di lacrime ma si costrinse a proseguire.
Ormai Severus era molto più in alto di loro e dovettero aumentare il passo per raggiungerlo davanti alla porta delle stanze che si trovavano in cima alla torre.
Con la bacchetta in mano spinse la porta che si aprì cigolando.
Le streghe illuminarono la stanza che appariva impolverata, piena di ragnatele, deserta e decisamente sinistra.
Si stavano guardando attentamente intorno, fu Hermione la prima a vederla dietro i teli bianchi che coprivano quelle che una volta erano state le loro poltrone, quasi nel vano del camino a terra faceva capolino una sciarpa rosso/oro.
"Lì" indicò muovendosi decisa.
Accorsero tutti e tre, su quel freddo pavimento polveroso giaceva in una posizione innaturale Winifred, cerea e completamente rigida, le mani protese in avanti come a volersi difendere.
"La porto in infermeria" Severus non perse tempo, si chinò sulla ragazza e si smaterializzarono.
A terra rimase una macchia di sangue in corrispondenza della testa, Hermione si chinò lentamente a raccogliere la sciarpa mentre le lacrime iniziarono a scenderle lungo le guance.
Non era più un timore ma una certezza, era successo qualcosa di grave.
Priscilla l’aiutò ad alzarsi: "Forza, andiamo in infermeria. Forse Winifred potrà dirci qualcosa".

 Quando vi giunsero Severus le attendeva fuori dalla porta, appoggiato al muro, le braccia incrociate sul petto, gli occhi chiusi. Stava cercando di rimanere distaccato per fare il punto della situazione ma gli elementi erano veramente pochi.
Nessuno parlò durante quell'ora di attesa poi finalmente Poppy li lasciò entrare.
Circondarono il letto della piccola ferita che giaceva completamente immobile nella stessa posizione in cui l'avevano trovata, gli occhi sempre vuoti e sbarrati.
"Cosa le è successo? Come sta?" chiese brusco il preside.
Madama Chips allargò le braccia: "È stata pietrificata".
Hermione intervenne: "Da un incantesimo o da un basilisco?".
"Decisamente da un incantesimo e fatto anche male altrimenti dovrebbe dare segni di ripresa in più cadendo si è procurata una piccola frattura cranica, le ho dato la pozione aggiustaossa. Almeno finché sta così non sentirà il tremendo mal di testa" concluse.
"Non puoi dirci altro?" chiese Severus.
"No, tranne che ha una lieve ipotermia, il che mi fa pensare che sta così da parecchie ore".
"Quando riprenderà conoscenza" insistette Hermione.
Madama Chips la guardò comprensiva: "Non credo prima di domani mia cara, l'incantesimo è stato praticato veramente male con una potenza che avrebbe steso per un paio d'ore un troll di montagna, figurarsi una bimba così esile" concluse scuotendo la testa.
"Posso leggerle la mente?"incalzò Severus impaziente.
L'infermiera lo guardò perplessa: "Non so che dirti, ha pur sempre una frattura cranica, potrebbe avere le convulsioni, io non sono affatto d'accordo".
"Lascia stare, aspetteremo" disse triste Hermione carezzando il viso alla ragazza.
Dopo aver lanciato un'ultima occhiata a Winifred i tre si congedarono per tornare nell'ufficio del preside.

Hermione si era seduta sulla punta di una sedia tormentandosi le mani, Severus e Priscilla in piedi parlavano a bassa voce.
"Bisogna dire qualcosa ai ragazzi, stabilire un coprifuoco finché non scopriamo cos'è accaduto, avvisare gli insegnanti..." Severus si interruppe pensando cos'altro si poteva fare.
"Non ti preoccupare penso a tutto io" disse Priscilla guardandolo e poi spostando gli occhi su Hermione: "Severus, dille qualcosa".
"Non so cosa dirle" tagliò corto evitando sia i suoi occhi sia di guardare sua moglie.
"E allora non dirle niente ma abbracciala. Non chiuderti nella tua paura, lei sta male quanto te" disse apparentemente distaccata la vice preside.
Si scambiarono un'occhiata e la rossa uscì.
Passarono alcuni minuti prima che Severus trovasse la forza di avvicinarsi ad Hermione sussurrandole un incerto: "La troveremo".
Solo allora lei lo guardò con la disperazione negli occhi indicando il tavolino su cui si trovava la mappa del malandrino dove il nome di Kathryn non compariva affatto.

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Capitolo 10
*** 10.Comunicazioni ***


 

Priscilla sigillò la busta con la cera lacca e la affidò al gufo che spiccò subito il volo.
Alzandosi dalla sedia guardò l'orologio, erano da poco passate le undici di quella giornata che pareva non volesse mai finire.
Aveva deciso che durante il pranzo avrebbe reso pubblico l'accaduto ma prima doveva fare una cosa che comprensibilmente era stata scordata durante la concitata mattinata.
Uscì dal suo ufficio infilandosi la giacca nera e si diresse spedita verso l'aula di divinazione, lungo i silenziosi corridoi echeggiava il rumore dei suoi tacchi che si arrestò per lasciare il posto a due colpi decisi sulla porta una volta giunta a destinazione.
Entrò nell'aula sotto una trentina di paia d'occhi incuriositi, che lei parve non notare mentre rivolgendosi ad una Cooman più scompigliata del solito diceva: "Jordan Piton deve venire con me, non rientrerà in aula per finire la lezione".
Mentre l'insegnante annuiva, il ragazzo raccolse disordinatamente le sue cose apprestandosi ad uscire.

"Ho fatto qualcosa?" le chiese preoccupato mentre la seguiva con tutti i libri in mano;
lei finse di non sentirlo continuando a camminare spedita verso il suo ufficio dove gli avrebbe parlato con calma, non voleva che scoprisse da un discorso ufficiale in sala grande  in mezzo a decine di altri ragazzi che sua sorella era scomparsa.
Mentre proseguiva impassibile rifletteva sulle parole più giuste da usare, aveva un debole per Jordan, un po' perché era il suo figlioccio un po' perché se suo figlio fosse nato avrebbe avuto la sua stessa età...ma il destino aveva deciso diversamente, dopotutto lei e Gregor all'epoca non erano pronti per diventare genitori e non lo sarebbero mai stati presi com'erano dalle rispettive carriere infondo era stato meglio così, semplicemente non ne avevano più parlato, restava solo Jordan a rammentare quello che poteva essere e forse per questo gli erano entrambi molto affezionati.
Priscilla si costrinse a non divagare e focalizzò di nuovo la sua attenzione su quello che doveva dire mentre si chiudeva la porta dell'ufficio alle spalle.
"Siediti Jordan" suonò come un ordine.
"Ho fatto qualcosa?" ripeté il ragazzino confuso.
"No nulla. Fra poco, in sala grande dovrò fare una comunicazione molto importante ma mi sembra giusto parlarne con te prima" lo vide impallidire, decise di sedersi di fronte a lui posandogli le mani sulle spalle.
"Ieri sera Kathryn e Winifred non sono rientrate nella loro casa. Winifred è stata trovata stamattina ferita ma non gravemente" vide i suoi occhi neri come l'ossidiana brillare mentre si riempivano di lacrime ma si costrinse a continuare: "Non sappiamo cosa le sia successo, invece Kathryn non si trova".
"Ieri sera eravamo insieme, poi al secondo piano ci siamo separati e lei ci ha detto di non attardarci lungo la strada" disse con voce rotta dal pianto.
Priscilla gli carezzò il viso prima che lui le gettasse le braccia al collo singhiozzando, istintivamente si irrigidì, di solito evitava il contatto fisico ma dopo pochi secondi lo strinse a sé e gli disse: "Non piangere tesoro, vedrai che avremo notizie molto presto, la stanno cercando tutti" tentando di rassicurarlo.
"Tu sei preoccupata...tu non sei mai preoccupata" le rispose mentre tirava su col naso.
Jordan era troppo sveglio, sagace come sua madre, mentre gli passava un fazzoletto dovette ammettere: "Hai ragione. È un fatto molto serio ma credo che Kathyn stia bene, di questo sono certa".
Jordan si soffiò sonoramente il naso annuendo non del tutto convinto.

Si stava avviando decisa verso la sala grande, era da poco passato mezzogiorno e tutti gli studenti ormai erano convogliati lì.
La mano di Jordan stretta nella sua, stavano per varcare la soglia quando sentì chiamare il suo nome, non fece neppure in tempo a voltarsi che si ritrovò avvolta in un abbraccio con due calde labbra stampate sulle sue.
"Gregor sei venuto" disse facendo un passo indietro imbarazzata.
"Ero a Londra quando è arrivato il tuo gufo. Ma sarei venuto anche fossi stato al polo nord" le sorrise riscaldandole il cuore: "Ciao minimago" spostò la sua attenzione su Jordan il quale abbassò la testa.
"Ehi, vedrai che si risolve tutto" incrociò lo sguardo di Priscilla prima di chiedere: "Dov'è la ragazza?".
"In infermeria. Se aspetti ti ci accompagno tra qualche minuto, devo prima dire qualcosa agli studenti. Jordan resta qui" concluse lasciando la mano del bambino e dirigendosi verso il tavolo degli insegnanti.

Gli studenti seduti lungo le tavolate videro la vice preside attraversare velocemente la sala grande, salire i tre gradini e voltarsi verso di loro dando le spalle al tavolo degli insegnanti.
Calò il silenzio.
Priscilla non perse tempo, andò subito al punto:"Devo comunicarvi che la scorsa notte è accaduto un fatto molto increscioso. Due vostre compagne non sono rientrate nella loro casa" un brusio si diffuse "Silenzio!".
Tutti tacquero all'istante, Priscilla aveva usato un tono che raggelò l'intera sala.
"Solo questa mattina è stato dato l'allarme. Una di loro è stata ritrovata, ferita, nella torre est mentre l'altra a tutt'ora risulta scomparsa" fece una pausa mentre scrutava i visi di fronte a lei: "Se qualcuno sa qualcosa o ha notato individui estranei all'interno del castello deve comunicarlo immediatamente agli insegnanti, nel frattempo tutte le attività all'aperto sono sospese, gli studenti potranno uscire dalle loro case solo per frequentare le lezioni e per i pasti accompagnati da un prefetto. E stabilisco un coprifuoco che scatterà alle 21.00 fino alle 7.00".
Scese gli scalini e cambiò tono dicendo: "Ragazzi. Una vostra compagna è scomparsa, potrebbe essere in pericolo, se qualcuno sa qualcosa è pregato  di parlare, senza timore. Grazie".
Lanciò un'ultima occhiata agli innumerevoli visi che la circondavano prima di avviarsi verso l'uscita velocemente come era entrata mentre in tutta la sala si diffondeva un vociare sommesso.

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Capitolo 11
*** 11. Attesa ***


 

"Allora Gregor cosa ne pensi?", Severus aspettava da più di mezz'ora che Gregor tornasse dopo aver visitato Winifred.
Era rimasto immobile davanti ad una delle finestre del suo ufficio per poi scattare appena il medimago aveva varcato la soglia, come Hermione che nell’attesa aveva parlato pochissimo e solo per dire che non era possibile che Kathryn se ne fosse andata di sua spontanea volontà.
Gregor prima di rispondere salutò l'amica ma vedendo i loro sguardi non si dilungò: "Winifred starà benissimo fra qualche giorno. Ma sconsiglio di leggerle la mente, madama Chips ha ragione una forzatura potrebbe procurarle le convulsioni e allungherebbe i tempi di ripresa. Dobbiamo avere pazienza, domani in mattinata credo che sarà in grado di dirci cosa è successo".
"Domattina?!...non si possono accelerare i tempi" chiese Severus.
Gregor scosse la testa, poi guardò entrambi: "Una cosa però ve la posso dire con certezza, l'incantesimo è stato fatto da una mano inesperta".
"Uno studente?" esordì Hermione incredula.
"Sicuramente. Per me è una ragazzata che è sfuggita di mano  probabilmente  hanno avuto paura e sono scappati" concluse Gregor.
"Una ragazzata?" gli inveì contro Severus: "Ma ti rendi conto che quella ragazzina poteva ferirsi gravemente e che Kathryn è scomparsa?!" furente gli gettò addosso la mappa del malandrino: "Scomparsa! Non c'è ne' dentro né  fuori dal castello! Mi sai dire dov'è?" terminò voltandogli le spalle, i pugni serrati. Hermione era cerea.
"Non lo so" ammise Gregor demoralizzato: "Pensate che qualcuno si sia introdotto nel castello e l'abbia portata via?".
"Non lo so" Hermione rispose con un filo di voce: "Non sappiamo più cosa pensare, abbiamo fatto decine di ipotesi, una più assurda dell'altra ma non troviamo una spiegazione plausibile".
In quel momento Priscilla varcò la soglia con Jordan che corse subito fra le braccia della madre.
Hermione lo strinse forte a sé prima di prendergli il viso fra le mani e guardarlo.
"Mamma dov'è Kathryn?" chiese il giovane mago con la voce incrinata.
"Non lo sappiamo, ma sono sicura che la troveremo presto" usò il tono più rassicurante che le riuscì.
"Me lo ha detto anche Priscilla, ma se siete tutti così ottimisti perché sembrate tanto spaventati?" finì la frase piangendo.
Severus li raggiunse, mise il figlio in piedi su di una poltrona in modo da poterlo guardare negli occhi mentre gli diceva: "Hai ragione siamo spaventati, molto anche, perché non sappiamo cos'è successo ma domattina Winifred starà meglio e ce lo potrà raccontare a quel punto non ci sarà difficile trovare Kathryn e riportarla a casa".
"Ma se non la trovate" chiese singhiozzando.
"Non esiste" gli disse solenne "Una cosa ti deve essere chiara, tua sorella tornerà a casa, ovunque sia, te lo prometto fosse l'ultima cosa che faccio" mentre Jordan gli stringeva le braccia al collo sentì pungere gli occhi e sperò con tutto sé stesso di essere in grado di mantenere la promessa fatta, mentre anche Hermione si univa all'abbraccio.

Gregor e Priscilla lasciarono silenziosamente la stanza, mentre si avviavano verso i sotterranei lui le cinse le spalle: "Cosa ne pensi?".
"Non lo so, è tutto assurdo. Penso anch'io che si tratti di un gioco finito male ma non mi spiego dove sia Kathryn, sembra essersi volatilizzata".
"Mmmmh" lui appariva pensieroso: "Se avesse tentato di smaterializzarsi e fosse finita chissà dove spaccandosi?".
Priscilla scosse la testa:"Kathryn sa smaterializzarsi benissimo da prima di venire ad Hogwarts. I ragazzi Piton sono molto avanti come pratica magica rispetto ai loro coetanei. Temo di più che sia stata fatta oggetto di qualche scherzo che è sfuggito di mano all'incapace che l'ha ideato".
"Una cosa è certa, non invidio quei poveri genitori, staranno passando le pene dell'inferno" concluse Gregor.
Entrarono negli alloggi della strega che domandò con noncuranza: "Resti qualche giorno o te ne vai subito?".
Lui le sorrise, la adorava quando fingeva una freddezza che in realtà non provava: "A dire il vero pensavo di restare per qualche giorno per vedere come si evolve la situazione, sempre se non disturbo" lei fece spallucce "quindi posso dormire qui con te?".
"Certo, non è la prima volta" rispose pratica.
"Bene" la prese fra le braccia e la baciò con passione lasciandola solo quando la sentì rilassarsi completamente fra le sue braccia.
Priscilla aveva gli occhi offuscati dal desiderio ma questa volta fu Gregor a dire con noncuranza: "Dopo cena voglio andare in infermeria a vedere la ragazza, non vorrei fosse sola quando si sveglierà".
Lei annuì ridandosi un tono.
"Ma prima voglio farmi una doccia, molto lunga" la sollevò di peso e si chiuse la porta del bagno alle spalle.

Quella sera Jordan consumò la cena coi suoi genitori e volle restare a dormire con loro.
Hermione ne fu felice perché si sentiva più sicura avendolo accanto.
Dopo cena Severus ripercorse palmo a palmo la strada che presumeva avessero fatto le ragazze solo ventiquattro ore prima ma non trovò nulla che potesse rivelarsi risolutivo.
Quando rientrò nei suoi alloggi, suo figlio dormiva tranquillo sotto gli occhi afflitti di Hermione, le andò vicino e le affondò una mano fra i ricci scompigliati, i loro occhi si incrociarono e i loro corpi si unirono in un abbraccio disperato.  

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Capitolo 12
*** 12. Un'atroce verità ***


 

Fu una notte lunga ed inquieta, una notte di attesa, di paura, di speranza, una notte che quando si dissolse illuminata da un timido sole di fine inverno trovò già molte persone sveglie nel castello.
Dopo colazione Severus, Hermione e Priscilla si recarono in infermeria dove trovarono Gregor li aspettava in corridoio con un'espressione contrita che non gli apparteneva: "Buongiorno. Si è svegliata, ha un gran mal di testa ma sta bene e mi sembra un po' confusa. In ogni caso non le ho fatto nessuna domanda ho preferito aspettare voi per evitare che si agitasse. Andiamo" concluse aprendo la porta.
Una volta entrati videro Winifred adagiata contro lo schienale del letto aveva le treccine sfatte e gli occhi cerchiati, davanti un tavolino con una tazza di tea praticamente intatta.
Quando li vide parve animarsi.
Hermione si sedette sul letto e la abbracciò: "Non sai come siamo stati in pensiero, come stai ora?".
"Mi fa male la testa per il resto bene" poi scrutò Severus e Priscilla abbassando lo sguardo.
Entrambi tradivano una certa impazienza che traspariva per cui fu Hermione che iniziò a chiedere.
"Winnie" le prese una mano: "Ti ricordi cos'è successo l'altra sera? Siamo preoccupati" cercò di essere materna e serena ma si sentiva morire dentro.
La giovane strega la guardò per un istante prima che due grosse lacrime le solcassero il viso: "Kathryn è sparita".
"Lo sappiamo" a Hermione tremava la voce, tutti i suoi incubi stavano prendendo forma ma si costrinse a continuare: "Ma vogliamo sapere dov'è, cos'è accaduto. Raccontaci tutto con calma".
La ragazzina si asciugò gli occhi con mani tremanti: "Alcune parti non le ricordo. Ma ci provo...Mentre rientravamo nella nostra casa abbiamo visto Albus e Scorpius che si aggiravano furtivamente nel castello e Kat ha insistito per seguirli. Kathryn da dopo le vacanze di Natale gli stava addosso perché non credeva possibile che i loro voti fossero migliorati radicalmente era convinta che imbrogliassero in qualche modo, giorni fa li aveva anche affrontati e loro l'avevano minacciata".
"Ma perché non si è rivolta a qualche insegnante" la interruppe secco il preside.
"Kat diceva che voleva vederci chiaro, non aveva prove" quasi si giustificò.
"Continua" le ordinò lui brusco.
"Quella sera li abbiamo seguiti fino alla torre, loro stavano confabulando qualcosa, avevano dei fogli, a quel punto siamo entrate”.
Kat voleva sapere cosa stavano combinando, li ha accusati di barare durante i compiti in classe, urlavamo tutti" a quel punto dovette fermarsi per qualche minuto.
Gregor la invitò a bere un sorso di tea prima di continuare.
"Poi che è successo?" la incalzò Severus.
Winifred parlava fra i singhiozzi: "Era vero...che....baravano...Kat aveva ragione" ispirò profondamente ricacciando i singhiozzi prima di continuare: "Avevano una giratempo, l'aveva presa Albus nell'ufficio di suo padre, la usavano per rubare i compiti nel futuro così sapevano le soluzioni. Volevano servirsene anche quella sera Kathryn però mentre si stavano spintonando gliel'ha strappata di mano, voleva usarla per fermarli" sospirò ricominciando a piangere: "Abbiamo iniziato tutti a lanciare incantesimi, Albus voleva disarmare Kathryn. Poi è successo tutto così velocemente, lei si è spostata e l'espelliarmus ha centrato la giratempo che teneva in mano facendola girare all'impazzata e lei è scomparsa" nell'enorme camerata si sentiva solo il pianto di Winifred: "Loro dicevano che sarebbe tornata entro pochi minuti ma non è tornata. Io volevo correre da voi ma Scorpius mi ha pietrificato e mi sono svegliata qui".
Hermione si alzò sgomenta soffocando un gemito.
"Tu stai dicendo che Kathryn è scomparsa a causa di una giratempo impazzita, e dove voleva andare?" urlò Severus a Winifred.
Lei annuì intimorita e disperata: "Voleva tornare indietro di un giorno per impedire ai ragazzi di rubare il compito di storia della magia" poi scoppiò in lacrime stringendosi le ginocchia al petto e nascondendo il viso.
Gli adulti si guardavano costernati.
"Priscilla convoca immediatamente Harry Potter, fra un'ora al massimo voglio lui e quei due delinquenti nel mio ufficio" Severus era glaciale, si diresse verso la porta, aveva già la maniglia in mano quando decise di tornare sui suoi passi e fece una cosa che sorprese tutti; Si sedette sul letto di Winifred e con delicatezza la costrinse ad alzare il viso scostandole le ciocche di capelli ramati umidi di lacrime e le disse:"Grazie piccola, sei stata brava e molto coraggiosa. Non sai quanto sono felice che la mia Kathryn abbia un'amica come te" le diede un bacio sulla fronte facendola arrossire.
Poi rimise la sua maschera di rabbiosa indifferenza e se ne andò, seguito da una preoccupata Priscilla.
Hermione guardò Gregor che era rimasto immobile ed uscì a sua volta dall'infermeria senza proferire parola, dopotutto cosa c'era da dire...

Mentre percorreva i corridoi che portavano all'ufficio di suo marito Hermione si rese conto di non riuscire a vedere niente e nessuno, le sembrava tutto così vivido e brillante eppure non vedeva nulla, si sentiva come se fosse fuori dal suo corpo che si trascinava nel castello consapevole di dove doveva andare mentre lei non sapeva più nulla, non riusciva a mettere in fila due pensieri di senso compiuto, chissà per quale motivo riusciva solo a concentrarsi sulla camicia che aveva Kathryn l'ultima volta che l'aveva vista, era macchiata d'inchiostro sul polsino, sarebbe stata da lavare, ma quella camicia non si trovava in lavanderia come avrebbe dovuto probabilmente era persa per sempre come la ragazza che la indossava.
Senza sapere come si ritrovò davanti all'ufficio del preside, entrò e rimase a fissare Severus che scriveva una lettera, lui la ignorò completamente finché non ebbe finito ed il gufo prese il volo poi la raggiunse deciso e se la strinse al petto:"Hermione troveremo una soluzione".
"Quale?".
"Non lo so, prima voglio sentire cos'hanno da dirmi quei due idioti".

***

"Buongiorno" disse Harry entrando nell'ufficio di Severus ma non ricevette risposta, scrutò il viso cupo del preside e quello teso della strega che considerava una sorella: "È successo qualcosa?".
"Si Potter una cosa molto grave, fra qualche minuto saprai" spiegò freddo Severus mentre Hermione distoglieva lo sguardo.
Harry intuendo che si trattasse di una cosa molto seria attese in silenzio fin quando non entrò nell'ufficio Priscilla che spinse avanti a sé un malo modo Albus Potter e Scorpius Malfoy.

"Bene, possiamo cominciare" asserì torvo Severus.
"No" intervenne Priscilla: "Manca una persona, ci raggiungerà fra poco".

Calò il silenzio.
Harry notò i volti tesi degli adulti e gli occhi bassi dei due ragazzi, Albus vedendolo non aveva accennato neppure un saluto, fu assalito da un senso di inquietudine che aumentava col passare dei minuti.
Quando la porta si aprì ed apparve Winifred con il viso smunto accompagnata dal dottor Von Holstein Harry capì definitivamente che la faccenda era davvero grave.

"Ora ci siamo tutti. Iniziamo" Severus si accomodò meglio dietro la scrivania: "Potter! Malfoy! Raccontateci cosa è accaduto due sere fa".
Silenzio assoluto.
"Forza!" urlò rabbioso.
I due ragazzi si lanciarono uno sguardo furtivo ed abbassarono ancora di più la testa chiusi in un ostinato mutismo.
Dopo alcuni minuti Severus si andò a posizionare davanti alla scrivania appoggiandosi ad essa incrociò le gambe, una posa tanto disinvolta che mal si sposava con gli occhi assottigliati ed il tono velenoso che usò: "Visto che voi non siete solo stupidi ma anche codardi sarà la signorina Weasley ad esporre ai presenti l'accaduto".
Incrociò gli occhi di Winifred che gli fece un cenno di assenso, avanzò di qualche passo ed iniziò a parlare guardando in cagnesco i due ragazzi.
Man mano che sua nipote parlava Harry sprofondava sempre di più nella poltrona schiacciato da una moltitudine di sentimenti: incredulità, rabbia, delusione, paura, preoccupazione.
Quando la ragazza terminò il suo resoconto il preside si rivolse ai ragazzi sbrigativo: "Oltre ad aver infranto una moltitudine di regole della scuola vi siete macchiati di veri e propri reati punibili dal ministero che mi sono già premurato di informare".
Nell'udire quelle parole i ragazzi alzarono la testa pallidi come cenci, nel vederli Severus esplose: "Ecco cosa ci voleva per farvi reagire, stupidi che non siete altro! Una vostra compagna poteva morire e forse un'altra è già morta".
Udendo quelle parole Hermione dovette appoggiarsi al muro per evitare di accasciarsi. 
"Ma l'unica cosa che vi importa" era a dir poco imbestialito: "È la vostra incolumità! Avete continuato la vostra vita come nulla fosse senza un minimo di rimorso, se la signorina Weasley avesse riportato serie conseguenze a causa dell'incantesimo fatto da un vero incapace che non si può definire mago probabilmente voi l'avreste fatta franca!" Tacque per riacquistare un minimo di calma poi si rivolse a Scorpius: "Signor Malfoy è sospeso con effetto immediato. Confinato nella sua stanza in attesa degli Auror che dovranno svolgere le indagini del caso, mi premurerò di avvisare i suoi genitori, deve consegnare la bacchetta".
Priscilla gli prese la bacchetta poi afferrò il ragazzo per un braccio trascinandolo fuori dove lo attendevano due prefetti che lo avrebbero scortato nella sua stanza ma prima la sua capo casa gli si avvicinò sussurrandogli: "Non credere che sia finita così, più tardi dovrai fare i conti anche con me".
Il biondino la guardò e dovette mordersi il labbro per non piangere davanti ai prefetti che lo portavano via.

Quando Priscilla tornò tutti tacevano, si mise alle spalle di Albus in attesa.
"Albus!" il ragazzo trasalì: "Siamo tutti qui in attesa di sentire dalla tua voce come sono andate le cose" Severus era glaciale.
Silenzio.
"Bene. Quindi la signorina Weasley ha dato una versione dettagliata e veritiera dei fatti" concluse incrociando le braccia sul petto.
A quel punto Albus alzò finalmente la testa e con un filo di voce tremante disse: "Mi dispiace...io non volevo. Non riuscivo a stare al passo con lo studio" guardò suo padre: "Durante le vacanze di Natale quando mi hai portato nel tuo ufficio, la cassaforte era aperta, stavo solo curiosando e ho visto per caso la giratempo ne avevo sentito parlare e l'ho presa" iniziò a piagnucolare: "L'ho portata a Hogwarts e l'abbiamo provata per gioco, poi abbiamo iniziato a usarla per avere le soluzioni dei compiti era semplice e mi dicevo ogni volta che sarebbe stata l'ultima ma ci siamo fatti prendere la mano", mentre parlava guardava suo padre che con aria delusa lo fissava, come sempre, lui era solo il figlio di mezzo e per giunta Serpeverde, non era perfetto come James o dolce come Lily era solo Albus, la pecora nera quello che creava sempre problemi, il più irrequieto, già da qualche anno si chiedeva perché fosse capitato nella perfetta famiglia Potter; Lui si trovava più a suo agio con lo zio, loro erano serpeverde, avevano parecchio in comune, sentiva che entrambi erano capitati nelle famiglie sbagliate circondati da sciocchi grifondoro eppure adesso anche lui lo guardava deluso e questa era una cosa che proprio non riusciva a sopportare.
Severus dopo aver ascoltato il ragazzo decise di ignorarlo rivolgendosi direttamente ad Harry: "Ovviamente tutto questo avrà delle conseguenze gravi, per entrambi. Ma quello che mi interessa di più ora è sapere qualcosa su quella maledetta giratempo".
Harry si alzò in piedi: "Si certo, l'abbiamo sequestrata qualche anno fa ad un mangiamorte. Purtroppo non era una giratempo comune era stata modificata" tacque, sentiva il sudore scivolargli lungo la schiena e rabbrividì prima di continuare: "In parole povere non serviva solo per arretrare di poche ore nel passato, da quel poco che è emerso le modifiche servivano per viaggiare avanti e indietro nel tempo di anni, purtroppo il suo proprietario è morto ad Azkaban e non posso sapere di più" concluse deglutendo a fatica.
Sembrava che nessuno riuscisse più a parlare, udire quelle informazioni li aveva lasciati attoniti.
"Maledizione!" disse stizzito Severus mentre si allargava il colletto che si era improvvisamente macchiato di sangue.
Gregor lo raggiunse e con un fazzoletto tamponò la piccola escoriazione che si era formata in concomitanza della vecchia cicatrice, l'animus salus praticato quasi vent'anni prima aveva funzionato benissimo nel corso degli anni ma era prevedibile che in una situazione come quella che stavano vivendo ci fosse qualche sintomo.
Hermione che fino a quel momento aveva ascoltato in silenzio nell'assistere a quella scena si sentì montare dentro una rabbia incontrollabile e si avventò su Albus prendendolo per le spalle e scuotendolo con violenza mentre gli urlava contro: "Stupido stupido ragazzino ma ti rendi conto di cos'hai fatto? O sei talmente idiota da non capirlo neanche?! Kathryn non c'è più! Per colpa tua!".
Harry si frappose fra il figlio che era rimasto inebetito e l'amica che aveva il volto deformato dalla rabbia.
"Herm adesso calmati" tentò di dirle.
"Ma come osi dirmi di calmarmi" era una furia: "È colpa tua! Tutta colpa tua! Della tua sciatteria, della tua disattenzione. Cresci Harry! Cresci una volta per tutte, non siamo più a scuola...stupida io che ti ho sempre facilitato in tutto. Ora sei un buono a nulla, il mondo magico lo hai salvato a discapito mio" urlava sempre più forte, aveva perso completamente il controllo:"Ho rischiato di perdere mio marito a causa tua e adesso la tua inadeguatezza mi ha portato via mia figlia! La rivoglio, me la devi ridare!".
Harry tentò di fare un passo verso di lei che indietreggiò indignata:"Stammi lontano! Io ti odio!" gli occhi attraversati da un lampo di cattiveria: "Io ti odio Harry Potter, non ti voglio più nella mia vita o di quello che ne resta. Tu ci hai distrutto, ci hai portato via tutto" parve di colpo perdere le forze, scoppiò in lacrime mentre si guardava attorno smarrita: "Io rivoglio la mia Kathryn!" disse prima di correre via disperata.
Harry si tolse gli occhiali e si passò una mano sul viso, Hermione era sconvolta ma sulle sue colpe aveva ragione, lui e solo lui era responsabile, aveva rovinato un'amicizia che durava da trent'anni e probabilmente avrebbe avuto sulla coscienza per tutta la vita la scomparsa di Kathryn.

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Capitolo 13
*** 13. Kathryn ***


 

Sbatté un paio di volte le palpebre c'era luce, era giorno. Tentò goffamente di alzarsi dal polveroso pavimento su cui giaceva ma finì carponi, le girava la testa, un sibilo nelle orecchie la intontiva. Si mise a sedere con la testa fra le ginocchia nel tentativo di contrastare i conati di vomito che le salivano in gola, tentò di respirare regolarmente finché la nausea si attenuò e il sibilo smise. Solo allora aprì gli occhi per guardarsi intorno, la stanza era sporca e sinistra come le era apparsa la sera prima solo che ora era illuminata da qualche tenue raggio di sole che filtrava dai vetri opachi, tentò di nuovo di alzarsi nonostante si sentisse indolenzita, nella mano sinistra stringeva ancora la sua bacchetta mentre nella destra...la dischiuse piano mordendosi il labbro inferiore per resistere al dolore, nel palmo pieno di minuscoli tagli c'era la giratempo irrimediabilmente rotta, rivide immagini confuse della sera precedente, girò lentamente la mano e vide il dorso scuro e tumefatto conseguenza dell'expelliarmus che Albus le aveva scagliato contro.
Stupido idiota, non te la farò passare liscia!
Si stava guardando intorno.
Non ci posso credere mi hanno lasciata qui tutta la notte, passi per quei due codardi ma Winnie...no, Winnie non mi avrebbe mai lasciata forse si è svegliata prima di me ed è andata a cercare aiuto.
Si raddrizzò su sé stessa, infilò la bacchetta nella manica e lasciò cadere a terra i pezzi della giratempo, si mise in tasca solo le parti metalliche il resto non era recuperabile.
Scrollandosi via la polvere dagli abiti e dai capelli uscì ed iniziò a scendere le scale, si fermò di colpo osservando fuori da una bifora il paesaggio spruzzato di neve.
Deve aver nevicato questa notte, è strano, ieri era caldo.
Fece spallucce e proseguì la discesa, aprendo la porta si trovò in mezzo agli altri studenti che si avviavano rumorosamente verso le loro aule, calcolò che forse sarebbe riuscita a fare colazione visto che la fame iniziava a farsi sentire e poi sarebbe andata da suo padre per raccontargli tutto.
Giunse in sala grande senza neanche rendersene conto, visto che era molto in ritardo si sedette in fondo alla tavola dei grifondoro che era praticamente deserta e consumò la colazione da sola, in silenzio.
Una volta messo a tacere lo stomaco si guardò intorno osservando i pochi ragazzi ancora presenti, non le sembravano facce note, scrutò la sala, era la stessa di sempre ma c'era qualcosa di diverso.
Si alzò di scatto e deglutì a fatica.
C'è qualcosa che non va!
Realizzò prima di precipitarsi verso la torre dei grifondoro, mentre tentava di raggiungerla le scale continuavano a spostarsi ed in preda all'agitazione sbagliò corridoio, fatti pochi passi si imbatté in tre Serpeverde che non ricordava di avere mai visto, erano appartati per sfogliare di nascosto "La gazzetta del profeta" e quando si accorsero della sua presenza la apostrofarono in malo modo: "Bhe? Che hai da guardare? Questa non è zona vostra".
Kathryn li fissava sbigottita e il biondino che si atteggiava a capo disse sprezzante: "Andiamocene è tardi. Questa è la grifondoro con l'aria più idiota che abbia mai visto!" le lanciò contro il giornale che ne frattempo aveva ripiegato e corsero via.
Una volta rimasta sola sfogliò veloce le pagine col respiro sempre più accelerato poi si scapicollò giù per le scale e corse senza guardarsi intorno fino alla torre est, una volta chiusa la porta si lasciò cadere a terra e di nuovo sfogliò il giornale, non riusciva a leggere una parola, su ogni singola pagina l'unica cosa che riusciva a decifrare ma non ad elaborare era la data: marzo 1994.

Rimase lì tentando di riordinare le idee tra un pianto e l'altro per parecchio tempo poi carponi raggiunse il punto esatto del pavimento dove aveva lasciato cadere i frammenti della giratempo ed estrasse dalla tasca quel che ne restava e poi la sua bacchetta: "Reparo".
"Reparo!" ripeté più convinta ma nulla accadde.
Non si riparano oggetti su cui grava una magia oscura...questa non è una comune giratempo.
"Lumus" quando vide la luce sulla punta della bacchetta anche l'ultima flebile illusione sparì, la bacchetta funzionava ma la giratempo non era riparabile.
Si passò una mano suo viso: "Ora come faccio?" mormorò fra le lacrime.
"...erano tempi cupi..." le tornarono prepotentemente in mente le parole di sua madre e pianse più forte.
Passò circa un'ora in cui tentò di ricordare ogni minimo dettaglio dei racconti di Hermione: il basilisco, il professor Raptor che aveva due facce, l'ippogrifo, i dissennatori, il torneo 3 maghi; Poi decise il da farsi, si alzò, si ripulì e lasciò la stanza.
Era inutile temporeggiare non era in grado di risolvere il problema, doveva essere coscienziosa e coraggiosa come le avevano insegnato i suoi genitori dopotutto era sempre a Hogwarts, fra amici, avrebbe chiesto aiuto, avrebbe detto la verità, si fermò qualche istante a riflettere 'Sarò sincera ma dovrò stare attenta, non posso dire a nessuno tutta la verità o rischio di compromettere l'esito della guerra e tutto il mondo come lo conosco'.

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Capitolo 14
*** 14. Al cospetto di Albus Silente ***


 

Appoggiata al muro si tormentava la punta delle scarpe, la lezione doveva stare per finire; nonostante tutto fosse diverso era rassicurante sapere che a Hogwarts era sempre tutto uguale, una placida routine che si susseguiva da secoli e che solo ora lei riusciva ad apprezzare, era il suo conforto sapere che almeno il castello manteneva le sue solide certezze. I ragazzi che uscivano dall'aula la distolsero bruscamente dai suoi pensieri, quando tutti furono usciti fece timidamente capolino all'interno dell'aula di trasfigurazione, la professoressa McGranitt stava scrivendo qualcosa alla lavagna, probabilmente per la lezione successiva e non si accorse di lei.
Aveva deciso di rivolgersi all'insegnante di trasfigurazione perché era la preferita di sua madre e per come la conosceva lei era una donna molto comprensiva ed altruista oltre che la sua madrina di battesimo e poi perché non sapeva da chi altro andare visto che era letteralmente terrorizzata all'idea di incontrare i suoi genitori.
"Mmmh" si schiarì la voce, l'anziana strega si voltò distrattamente ma subito tornò a scrivere mentre le diceva: "A quest'ora non ho lezione quindi devi aver sbagliato aula, controlla il tuo orario e raggiungi i tuoi compagni"; Kathryn non si mosse, a quel punto la McGranitt si voltò e la guardò più attentamente e dopo un paio di minuti di silenzio la invitò a farsi avanti.
Kathryn sentiva i suoi occhi addosso, sapeva che intuiva che qualcosa non andava, la stava studiando, quando girò intorno alla cattedra per avvicinarsi le parve fosse davvero un gatto che si muoveva in maniera circospetta nonostante in quel momento avesse sembianze umane.
"Non mi ricordo di te, eppure sei una Grifondoro" toccò lo stemma sul cardigan della ragazza, aveva moltissimi studenti ma era certa di non averla mai vista eppure...eppure le ricordava qualcuno; erano gli occhi a confonderla non aveva mai visto occhi così, apparivano gelidi anche se guardandoli attentamente erano limpidi e buoni.
Kathryn aveva già deciso di non perdere tempo era stanca e voleva tornare a casa perciò non indugiò: "Io..." respirò profondamente "io non sono di qui ho avuto un incidente e non so come tornare a casa mia nel 2020" allungò la mano e l'aprì svelando alla strega i resti della giratempo rotta.

La donna trasalì portandosi una mano al petto per una frazione di secondo credette che quella fosse la giratempo che aveva affidato ad Hermione Granger ma ora che la osservava con più attenzione capì che non era la stessa, guardò di nuovo la ragazza: "Vieni, posala qui". Katrhryn lasciò cadere i frantumi sulla cattedra e attese.
La strega li esaminò con interesse e quando vi passò sopra la bacchetta la distolse inorridita rendendosi conto che quell'oggetto era pregno di magia oscura, incrociò gli occhi con la giovane Grifondoro che le disse grave: "E' stata fatta con la magia oscura, volevo ripararla ma non ci sono riuscita e allora ho capito. Mi puoi aiutare? Io voglio andare a casa".
La semplicità con cui parlò fece ricredere la strega che si era messa sulla difensiva, alla fine era solo una ragazzina, Grifondoro per giunta e molto probabilmente era sincera: "Io non posso fare niente ora, ti devo portare dal preside Silente. Se dici la verità la situazione è molto seria e quindi è meglio che parliamo il meno possibile".
Kathryn annuì triste, la McGranitt vedendola così abbattuta accennò un sorriso e le chiese gentile: "Come ti chiami me lo puoi dire"; Vide gli occhi della giovane illuminarsi e diventare caldi ed amichevoli mentre rispondeva: "Kathryn".
"Bene Kathryn, ora non perdiamo altro tempo e andiamo subito dal preside".

Fuori dall'ufficio del preside studiava il gargoyle che celava l'ingresso e si trovò a pensare che pur avendolo sempre visto non si era mai soffermata a guardarlo davvero in quanto non aveva mai dovuto attendere per entrare in quelle stanze che per lei erano una seconda casa; ora invece era tutto diverso, era lontana 26 anni da casa sua e dai suoi cari, avrebbe visto in quelle stanze tanto famigliari un preside che oltre a non essere suo padre non le piaceva e non stimava, per giunta dipendeva da lui il suo ritorno a casa. Si augurò che in effetti fosse l'uomo eletto di cui decantava sempre le doti lo zio Harry perché dall'idea che si era fatta lei era un arrogante che decideva della vita degli altri per scopi certo di interesse comune ma che di fatto mortificavano o addirittura distruggevano il singolo; ricordava che fin da piccola quel fantasma la terrorizzava e poi crescendo aveva sempre evitato di essere presente quando appariva in qualche quadro, i racconti sulla guerra avevano fatto il resto per cui ora era totalmente prevenuta e completamente impreparata a quell'incontro.
Il gargoyle si mosse e la McGranitt le fece cenno di entrare, Kathryn la seguì senza esitazioni ed una volta dentro l'ufficio si guardò intorno incuriosita, appariva parecchio diverso da come era abituata a vederlo: le pareti erano ricoperte da alte librerie colme di volumi di ogni genere, c'erano quadri ovunque da dove facevano capolino fantasmi incuriositi, sparsi in giro si trovavano oggetti magici che non aveva mai visto e su un trespolo vide la Fenice.

"Fanny!" esclamò con occhi sgranati mentre si avvicinava ed allungava una mano per toccarla, l'animale parve gradire e non si ritrasse anzi, produsse una breve melodia come di compiacimento e Kathryn sorrise estasiata trovandosi di fronte ad una delle creature leggendarie di cui aveva tanto sentito parlare non si accorse neppure che tre paia d'occhi seguivano attentamente la scena.
"Bene, bene. La nostra Fanny sembra averti preso in simpatia, questo sicuramente gioca a tuo favore" disse una voce pacata.
La giovane strega si riscosse dalla meraviglia per la vista della creatura magica e si rese conto di essere al cospetto di quello che da tutti era ritenuto il mago più potente mai esistito: Albus Percival Wulfric Brian Silente.
Il vecchio mago a differenza della giovane strega non pareva affatto impressionato, la guardò bonario prima di parlare: "La professoressa McGranitt mi ha raccontato quello che le hai detto, corrisponde tutto a verità?". Kathryn annuì mentre Silente si passava una mano fra la lunga barba mentre scrutava ora la giratempo davanti a lui ora la ragazza che l'aveva portata: "Raccontami cosa ti è successo signorina ma fai attenzione a non dire nulla che potrebbe compromettere il futuro, sempre che tu dica la verità ovviamente".
Kathryn si risentì per il tono di scherno che aveva usato il mago e rispose piccata: "Certo che dico la verità!", poi scegliendo con molta cura le parole raccontò quello che le era accaduto nelle ultime ore, quando ebbe terminato rimase in attesa.
"Interessante e al contempo grave" il vecchio mago poggiò le mani sulla scrivania: "Però signorina ti renderai conto che in questi tempi così difficili sono costretto a riflettere attentamente sul da farsi".
Kathryn si sentì perduta nell'udire quelle parole: "Ma io sto dicendo la verità, voglio andare a casa" si interruppe bruscamente portandosi una mano alla tempia, alzò gli occhi e quasi urlò: "Non mi devi leggere nella mente!".
Solo allora una figura uscì dall'ombra alle spalle del preside, lei fissò le mani bianchissime, mani che sembravano non aver mai visto il sole poi lo sguardo si spostò prima ai pantaloni neri e risalì alla giacca dello stesso colore poi i capelli scuri e lucidi, infine si soffermò sul viso, pallido, con le labbra sottili ed un'espressione dura; la figura le vacillò per un attimo davanti a causa delle lacrime che le avevano riempito gli occhi.

Si ritrovò seduta, la testa bassa; I battiti del cuore le rimbombavano nelle orecchie mentre tentava di ricacciare le lacrime e mantenere la calma.
Non devo cedere, non devo cedere adesso, ce la posso fare, devo solo stare calma.
Continuava a ripeterselo come fosse un mantra e dopo aver respirato a fondo parecchie volte riuscì ad alzare la testa per continuare ad affrontare tutta quella situazione che solo un paio di giorni prima le sarebbe sembrata assurda.
"Non ti senti bene signorina?" Le chiese bonario il preside.
"No no, sto bene" si alzò e lo guardò dritto negli occhi: "Le giuro che tutto quello che le ho raccontato corrisponde a verità ma non dovete più tentare di leggermi la mente. Potreste vedere cose che finirebbero per danneggiarvi".
Il vecchio mago annuì ma la figura scura alle sue spalle si chinò bisbigliando: "Albus io non mi fido, è stata in grado di occlumare come solo un mago esperto può fare eppure all'apparenza è solo una ragazzina".
Silente si schiarì la voce: "Nonostante questi per noi siano tempi davvero difficili che ci portano a diffidare di chiunque tu mi sembri sincera; tuttavia converrai che tutta questa situazione è paradossale, sono il primo a credere che sia giusto che tu dica il meno possibile ma qualcosa ci devi dire. Mi sembri una ragazza sveglia quindi sarai in grado di valutare ciò che puoi o non puoi dire, innanzitutto come ti chiami, Kathryn..." lasciò la frase in sospeso.
Kathryn Piton...ma valuto che non te lo posso dire vecchio scaltro da quattro soldi!
Fece una smorfia e rispose: "Mi chiamo Kathryn Jordan, sono una grifondodo e frequento il terzo anno qui ad Hogwarts e vengo dal 2020".
La McGranitt che era rimasta un po' in disparte si portò le mani alla bocca come a soffocare un gemito mentre i due uomini sbarrarono gli occhi ma non tradirono emozione.
"Hai con te la tua bacchetta Kathryn Jordan? Me la vuoi mostrare?".
La strega annuì estraendo la bacchetta dalla manica e posandola sulla scrivania.
Silente la studiò con attenzione prima di passarci sopra la sua.
La bacchetta di sambuco! Stava per urlare per lo stupore ma si trattenne.
"Legno di salice, semi rigida, nucleo di crine di unicorno...è molto antica, deve aver aspettato molto la strega che doveva possederla. Bene bene" il vecchio si alzò e porse la mano a Kathryn: "Sei sincera signorina ma ti trovi in una gran brutta situazione".
"Lo so, ma voglio andare a casa" tagliò corto lei.
"E noi faremo il possibile affinché tu possa tornarci il prima possibile ma nel frattempo rimarrai qui : seguirai le lezioni del terzo anno, vivrai con gli altri grifondoro,diremo a tutti che ti sei trasferita dall' America e rimarrai il tempo necessario; hai il divieto assoluto di uscire dal castello e della tua situazione potrai parlare solo con la professoressa McGranitt, il professor Piton e me" sentenziò Silente.
Kathryn era come inebetita quando la voce di Piton la spronò a rispondere: "Hai capito o no? Rispondi!".
Trovò il coraggio di guardarlo finalmente e fissò i suoi occhi grigi dritti in quelli ossidana di lui mentre rispondeva: "Ho capito perfettamente e mi pare di non avere altra scelta!".
Il mago assottigliò lo sguardo, furente per tanta impertinenza ma tacque.
"Bene, mi sembra che il nostro sia un accordo ragionevole. Minerva accompagna la signorina nella sua casa e provvedi a sistemarla per il meglio".
La strega prese Kathryn per le spalle e la condusse alla porta impedendole di replicare.

Una volta rimasti soli Piton esordì preoccupato: "Albus non mi trovo d'accordo con la tua decisione, abbiamo già parecchi problemi qui al castello e quella ragazza non mi convince, è troppo brava ad occlumare per la sua età. Potrebbe essere una spia o peggio...".
Silente lo zittì con un gesto della mano e si alzò: "Ragazzo mio, tu sei troppo sospettoso, probabilmente da dove viene insegnano l'occlumazia e poi mi piace pensare che fra tanti anni Hogwarts sarà ancora qui, è rassicurante. In ogni caso la bacchetta non mente, la ragazza è sincera ma si trova in un mare di guai".
"Cosa intendi fare?".
"Non lo so ma non possiamo tenerla qui per molto" era accanto alla fenice e le sfiorava le piume: "Nel frattempo tienila d'occhio, accertati che non esca dal castello per nessun motivo".
Il mago più giovane sospirò nervoso: "Non ti pare di chiedermi troppo? L'ultima cosa che mi serve è un'altra mocciosa da controllare!".
"Severus calmati" non lo guardava, sempre concentrato sulla fenice: "Prendilo come un diversivo per distrarti. Intanto io farò qualche ricerca sugli incantesimi per viaggiare nel tempo. Per ora è tutto".
La discussione era finita, Piton si voltò ed uscì rabbioso.

Kathryn seguì la professoressa McGranitt per i corridoi e le scale che conducevano alla torre dei Grifondoro, entrò con lei nella sala comune ma non ascoltò una parola di quello che la strega disse ai pochi ragazzi presenti presa com'era a guardarsi intorno era tutto pressoché uguale solo meno vecchio.
L'insegnante le cinse le spalle e la condusse nella camera delle ragazze del terzo anno: "Dormirai lì", le indicò il letto accanto alla finestra: "Dopo cena ti farò trovare tutto ciò di cui potresti avere bisogno. Ora datti una sistemata dobbiamo andare in sala grande, avrai fame no?".
Kathryn la guardava atona.
"Mia cara immagino che non sia affatto facile affrontare tutto questo ma vedrai che in men che non si dica tornerai a casa tua" l'anziana strega le fece una carezza: "Qualcosa mi dice che io e te ci conosciamo".
Gli occhi di Kathryn si riempiono di lacrime mentre annuiva.
"Per quello sei venuta da me?".
Annuì di nuovo, una lacrima le rigò la guancia mentre nascondeva il viso sul petto della strega che timidamente l'abbracciò mentre le diceva: "Piangi pure, dopo vedrai che starai meglio".

La McGranitt aveva ragione, dopo essersi sfogata si sentiva decisamente meglio ed era un po' più ottimista riguardo il suo rapido ritorno a casa, giunta in sala grande si sedette coi compagni e mangiò di gusto scambiando anche qualche parola coi vicini incuriositi dalla sua presenza.
Le candele volteggiavano illuminando la sala e mettendole allegria, le aveva immaginate attraverso i racconti di sua madre ma non era abituata a vederle perché di solito apparivano solo durante la cerimonia di smistamento, la sala del suo tempo era illuminata ma nessuna candela volteggiava...Silente stava richiamando l'attenzione di tutti e quando ci fu silenzio fece un paio di comunicazioni prima di annunciare "...è con immenso piacere che do’ il benvenuto nella casa di Grifondoro alla signorina Kathryn Jordan che si è da poco trasferita" iniziò un applauso che si diffuse per tutta la sala.
Kathryn si alzò imbarazzata accennando un sorriso, cercò gli occhi del professor Piton ed i loro sguardi si incrociarono.
Si vede lontano un miglio che detesti tutto questo cerimoniale, sei buffo.
Stava sorridendo divertita quando dall'altra parte del tavolo, molto più spostata a sinistra vide sua madre, lo zio Harry e Ron che come gli altri la fissavano curiosi.
Improvvisamente si sentì meno sola, dopotutto i suoi genitori erano lì con lei; Sentì la paura svanire e lasciare il posto ad una strana eccitazione in prospettiva di quella si augurava sarebbe stata una grande avventura.

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Capitolo 15
*** 15. Vita ad Hogwarts ***


 

Dopo alcuni giorni trascorsi nella Hogwarts del 1994 a Kathryn furono chiare tre cose: le lezioni ed il programma scolastico pur essendo pressoché gli stessi venivano trattati in maniera totalmente diversa dandole l'impressione di trovarsi in una fiaba; Suo padre amava farsi odiare con tutta una serie di atteggiamenti mefistofelici che non avrebbe creduto umanamente possibili, specialmente perché venivano da lui; Si era appassionata alle lezioni di difesa contro le arti oscure grazie ad un'adorazione paragonabile ad una cotta adolescenziale per il professor Lupin.

Stava riflettendo su queste cose un pomeriggio standosene letteralmente stravaccata in un banco dell'aula di pozioni mentre i suoi compagni erano fuori per una lezione di Cura delle creature magiche; Il professor Piton stava lavorando intorno a tre calderoni fumanti e non le prestava la benché minima attenzione.
"Ma perché non posso uscire?"..."Per i dissennatori?"..."Non mi allontanerei dagli altri"..."So che c'è un ippogrifo...vorrei tanto vederlo...mi ci porti?" Alzò appena la testa dal banco ma lui non aveva ascoltato una sola parola: "Uffffffff!!!!" sbuffò sonoramente: "Io mi sto annoiando!".
"Perché no...si...ho i miei dubbi...non se ne parla neanche. Ora vuoi farmi la cortesia di tacere?! Sto cercando di lavorare" disse il mago tutto d'un fiato.
Kathryn saltò in piedi soddisfatta perché nonostante l'atteggiamento gelido l'aveva ascoltata, dopotutto è sempre papà solo che deve recitare una parte.
"Ti posso aiutare?" chiese avvicinandosi al tavolo da lavoro.
"No" rispose secco Piton: "E poi vorrei sapere se da dove vieni siete tutti così maleducati quando vi rivolgete ad un insegnante".
Lei si limitò a fare spallucce in quanto non ci teneva ad approfondire l'argomento e preferiva lasciargli credere che nel futuro i rapporti fissero meno formali.
Nonostante il veto si avvicinò ad uno dei calderoni, lo rimestò e disse sicura: "Questo è antidoto per veleni comuni", avanzò e fece la stessa cosa col secondo calderone, rimase un po' pensierosa senza rendersi conto che l'insegnante la osservava interessato poi lo guardò dritto negli occhi e disse sottovoce: "Questa è pozione antilupo".
Lo sguardo di Piton divenne improvvisamente duro ma lei parve non essersene accorta mentre diceva entusiasta vicina al terzo calderone: "Aaah questa è la mia preferita, Amortentia"
Il mago non era certo ben disposto ma sicuramente era incuriosito, batté le mani ironicamente: "Ma che brava! Tu pensi di sapere molte cose".
"Infatti ne so un sacco" ribatté Kathryn senza esitazioni mentre aspirava la pozione: "Che meraviglia! Profumo di vaniglia e biscotti alle nocciole, mi ricorda la mamma".
Lui era concentrato su di lei ma con la coda dell'occhio vide che Hermione Granger era entrata e sedendosi all'ultimo banco si era messa a leggere.
La solita so tutto io che arriva in anticipo per ripassare la lezione, scocciatrice!
Lanciò un muffliato e tornò a concentrarsi su Kathryn che aspirava estasiata: "Menta e muschio, questo è il profumo di papà...ooohhh e questo puzzo infernale è quello dei calzini di mio fratello!" si tirò indietro inorridita.
Piton non le aveva tolto gli occhi di dosso, stava analizzando ogni comportamento ed ogni parola, lui non era come Silente, non si fidava di quella ragazza e della sua assurda storia anche se fino ad ora tutto faceva pensare che era sincera; "Hai un fratello?" chiese curioso.
"Sì, lui frequenta il primo anno".
"Ah...un altro sciocco Grifondoro" affermò annoiato.
"No, lui è Corvonero".
Nel fare quella scoperta sul suo volto si dipinse un'espressione di scherno: "Mi dispiace molto, mi immagino il tipo, chissà che dispiacere per voi grifoni" ghignò beffardo.
Kathryn montò su tutte le furie: "Ma come ti permetti?! Mio fratello è il mago più intelligente che abbia mai messo piede ad Hogwarts e tu non capisci niente!".
Con un movimento fulmineo le fu davanti: "Come osi rivolgerti a me in questo modo! Non credere che perché il preside crede alle tue fandonie tu sia immune dalle punizioni".
La giovane non distolse lo sguardo mentre rispondeva: "E tu non credere che per il ruolo che hai sei autorizzato ad offendere tutti, io non sono un tuo studente che si terrorizza al tuo passaggio"aveva alzato un po' la voce ma la abbassò di colpo sibilando: "Io so chi sei. Le mie non sono fandonie".
La mascella contratta, i pugni stretti, era meglio non spingersi oltre: "50 punti in meno a Grifondoro".
Kathryn alzò le braccia costernata, stava per replicare ma si accorse della ragazza seduta infondo all'aula, si sentì avvampare e uscì velocemente dall'aula mentre i primi studenti stavano entrando, corse lungo il corridoio intenzionata a tornare nella sua stanza ma poi decise di non saltare la lezione, non avrebbe dato soddisfazione a quel terribile pipistrello dei sotterranei!

Piton fu particolarmente odioso quel pomeriggio ma affatto intimorita Kathryn non smise un attimo di fissarlo in cagnesco rispondendo alla perfezione ad ogni domanda che le veniva posta anche se lui non le riconosceva alcun merito.
Terminata quell' ultima ora uscì in cortile snervata, si sedette in un angolo sperando che nessuno la notasse costringendola a rientrare fra quelle mura, erano giorni che non usciva all'aria aperta ma complice il fatto che la McGranitt era fuori per qualche giorno e Piton era furioso era riuscita a sgattaiolare fuori mescolandosi agli altri studenti.
Stava riflettendo su quello che era accaduto quando una voce famigliare le disse semplicemente: "Ciao! Posso sedermi accanto a te?"; Prima che riuscisse a rispondere si trovò seduta accanto ad una bellissima Hermione Granger appena tredicenne che le tendeva la mano: "Non ci siamo ancora presentate: io sono Hermione".
Il pomeriggio era stato tiepido e la strega aveva le maniche della camicia arrotolate sul blazer della scuola, Kathryn fissò lo sguardo sul suo braccio la cui pelle appariva liscia e candida, non c'era traccia della cicatrice che lo deturpava, la sua mente tornò ad un giorno di un passato futuro...Papà indossava un'impeccabile smoking total black e anche la mamma aveva un abito da sera nero, i capelli raccolti e una tiara che la faceva sembrare una principessa, si stava infilando un lungo paio di guanti quando papà da dietro le cinse la vita baciandola sul collo mentre le sussurrava: "Sei bellissima".
Lei sorrideva mentre si aggiustava un guanto.
"Se ti decidessi a farti togliere la cicatrice quelli non ti servirebbero. È un incantesimo semplice, potresti praticartelo da sola...".
"Questi fanno parte del vestito" rispose pacata: "Non sono per nascondere la cicatrice, non la voglio nascondere e neanche cancellarla".
Lui non capiva ma le gli prese una mano e gli spiegò come fosse un bambino: "Questa è un gradino della scala che ho salito per arrivare dove sono ora. Se non ci fosse stata questa, se non ci fosse stata la guerra forse avremmo sofferto meno ma non saremmo quelli che siamo oggi e forse noi non saremmo qui" gli sorrise: "Non possiamo cancellare quello che è stato, non vedo perché io dovrei cancellare questa cicatrice".
Si riscosse all'improvviso e strinse la mano ad Hermione, aveva una stretta sicura; Suo nonno le diceva sempre che si capiva molto di una persona dal modo in cui stringeva la mano.
"Kathryn" rispose imbarazzata.
"Ti ho vista oggi col pipistrello. Ti dà il tormento perché sei in gamba e Grifondoro, due qualità che lui detesta" le sorrise: "Fai bene a non farti vedere intimorita, gli urti i nervi ma alla fine dovrà riconoscere quanto sei brava".
"È un buon insegnante, mi sta aiutando parecchio ad inserirmi ma è così...pessimo, perché?.
Hermione sembrava un po' stupita: "Si bhe dicono che sia uno dei migliori maghi della sua generazione, forse il migliore ma è tremendo, non lo so perché, non me lo sono mai chiesta".
Kathryn stava per farle altre domande quando gli insegnanti uscirono a chiamare gli studenti a gran voce, il cielo parve oscurarsi e un senso di freddo  calò nel cortile, qualcuno urlò: "I dissennatori" ; Kathryn alzò lo sguardo e li vide, i ragazzi rientravano alla spicciolata incitati dagli insegnanti mentre quelle strane creature volteggiavano cupe nel cielo circondati da una nebbiolina scura e probabilmente gelida, li stava ancora fissando rapita quando il professor Lupin in persona le cinse le spalle trascinandola dentro.
"Si può sapere cosa facevi lì impalata? I dissennatori sono creature pericolose!" Le disse serio.
"Mi scusi professore" abbassò gli occhi paonazza.
"Lupin puoi andare, ci penso io" la voce di Piton giunse alle loro spalle alle spalle.
L'insegnante si congedò senza fare domande mentre Kathryn venne travolta da una predica minacciosa che non ascoltò minimamente ed osò anche interrompere: "Non avevo mai visto un dissennatore. Scusa".
Piton si passò una mano sugli occhi, Silente stavolta gli aveva chiesto troppo, questa ragazzina lo sfiniva e per di più si stava convincendo che dicesse la verità: "Per questa volta. Ma sta attenta questo non è un gioco".
Non era certo che avesse capito, sembrava entusiasta per ciò che aveva appena visto, forse si sentiva invulnerabile perché conosceva il futuro ma quello era il presente, un presente potenzialmente molto pericoloso.

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Capitolo 16
*** 16. Discussioni ***


Era sgattaiolata fuori dalla torre furtivamente come faceva di solito con Winnie, mentre procedeva nei bui corridoi pensava a lei ‘Cara cara Winnie, chissà cos'è successo dopo che sono scomparsa probabilmente sarai corsa a chiamare i miei e vi sarete disperati, forse siete disperati anche ora perché non sapete cosa ne è stato di me. Tutta colpa di quei due stupidi idioti! Se sarà possibile mi farò rimandare indietro nell'istante in cui sono scomparsa così non soffrirete e sentirete dalla mia voce cosa mi è accaduto, prima però schianterò quei due inetti!’
Mise a tacere i suoi pensieri di vendetta quando giunse nei sotterranei, bussò alla porta con naturalezza e trasalì quando le venne spalancata davanti e un Piton accigliato ed in maniche di camicia le disse acido: "Ma cosa fai qui? Che vuoi?".
"Ho un problema" disse con semplicità.
"Non mi interessa, vattene o finirai in punizione il coprifuoco è già in vigore, via!".
"No! Te lo devo dire!" insistette, era decisa a parlargli.
Il mago serrò la mascella e la tirò dentro in malo modo sbarrando subito la porta con la magia: "Ma sei totalmente stupida? Cosa ti salta in mente? Presentarti nell'ufficio di un insegnante a tarda sera perdipiù tu sei Grifondoro e io capo casa di Serpeverde!" era profondamente risentito.
"E ma se ho un problema? Preferivi te lo dicessi in sala grande?" lei pareva non rendersi conto dello scompiglio che aveva portato.
Il mago sospirò rumorosamente un paio di volte mentre cercava di mantenere l'autocontrollo e usare un tono di voce accettabile: "Preferirei che i tuoi problemi li discutessi che la McGranitt visto che è lei la tua capocasa".
Kathryn parve non sentire mentre si aggirava curiosa nella stanza che si presentava totalmente diversa da come la conosceva lei, Priscilla l’aveva arredata con gusto e il verde era il colore predominante, ora invece era spoglia, spartana, le ricordava quasi la cella di un convento di clausura.
Dovette sospirare ancora prima di dire brusco: "Di’ quello che devi dire e vattene!".
La giovane strega si girò lentamente e quando i loro occhi si trovarono Piton di riflesso distolse lo sguardo dandosi immediatamente dello stupido ma non sopportava di vedere quegli occhi puntati nei suoi.
"Domani il professor Lupin farà alla classe un ripasso sui mollicci e io non posso essere presente ho paura di quello che potrebbe uscire" confessò.
Sul volto di Piton si dipinse un ghigno di scherno: "Se sei brava come credi di essere non dovrebbe essere un problema, la prima volta nel tuo tempo ti sarà riuscito sicuramente il riddikulus...o no?".
Kathryn abbassò la testa mortificata: "La primissima volta è stato un disastro ma poi ci sono riuscita".
Lui rise forte; "Quindi anche la ragazza del futuro non è infallibile! Sentiamo hai paura dell'uomo nero?".
Kathryn lo fissava seria, avrebbe voluto piangere o arrabbiarsi ma ripensava alle parole di sua madre 'erano tempi cupi...era costretto a portare una maschera...ha rischiato di rimetterci l'anima e la vita' ed era triste per suo padre, non era una persona felice lo si capiva benissimo lei poi lo sapeva con certezza perché un uomo affettuoso e giusto com'era lui non poteva essere felice recitando la parte di malvagio.
"Ho paura dell'altezza, l'altra volta mi sono trovata il vuoto sotto i piedi e mi sono paralizzata, poi è andata meglio. Ma ora la mia più grande paura è di non poter più tornare a casa quindi non so domani cosa potrebbe apparire" parlò con calma, onestamente.
Lui divenne serio: "Mi dicono che vuoi entrare nella squadra di quiddich, come può essere?".
Kathryn arrossì: "Mi esercito di nascosto, quando sono sulla scopa non ho paura sarei un buon portiere se potessi giocare".
"Mmmmh" grugnì sedendosi alla scrivania.
"Quindi? Per domani?" chiese lei timidamente.
"Non so che farci, arrangiati oppure sii ottimista e convinciti che tornerai" la liquidò freddo.
Lei lo fissava ancora, seria: "Ci provo. Grazie lo stesso. Comunque tu non sei così" e uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Quelle parole lo raggiunsero come un pugno nello stomaco, si aspettava che sbraitasse come faceva sempre invece era calma, sembrava che lo compatisse, aveva la stessa pacatezza di sua madre quando lo rimproverava; un brivido gelato lo fece trasalire quando realizzò che quella ragazzina aveva lo sguardo di sua madre e lui ancora oggi non riusciva a sostenerlo.

Il mattino seguente in classe Kathryn attendeva nervosa che arrivasse il suo turno per affrontare il molliccio, voleva essere ottimista ma non ci riusciva e si era ormai rassegnata alla catastrofe quando dalla porta infondo all'aula entrò il professor Piton in persona; tutti ammutolirono mentre Lupin gli andava incontro, parlarono fra loro pochi secondi poi tornando verso la cattedra l'insegnante di difesa contro le arti oscure disse: "Signorina Jordan devi andare col professor Piton, farai l'esercitazione un'altra volta".
Kathryn schizzò in piedi senza farselo ripetere due volte ed uscì dall'aula preceduta dal l'insegnante di pozioni.
Mentre percorrevano il lungo corridoio Kathryn gli corse affianco aggrappandosi al suo braccio: "Lo sapevo che venivi!".
Piton si ritrasse bruscamente da quell'inaspettato contatto senza vedere che le aveva spento il sorriso e dicendo brusco: "Sono venuto solo perché ti vuole preside".
Nessuno dei due profferì più parola.

I brutti colpi per Kathryn non erano ancora finiti, Silente l'aveva convocata per comunicarle che non aveva novità positive riguardo un suo rapido ritorno a casa, gettandola così nella disperazione più profonda.
Piangeva in silenzio quando il preside le disse bonario: "Non devi disperarti, ho parlato con alcuni amici che stanno facendo tutto il possibile per rimandarti a casa ma ci vuole pazienza. Come ben sai la giratempo con cui sei arrivata era incantata con incantesimi oscuri molto potenti e sconosciuti...".
"Forse da Voldemort stesso. Non tornerò più a casa" concluse Kathryn.
I due maghi si irrigidirono nell'udire quel nome.
"Signorina Jordan noi qui preferiremmo che quel nome non venisse pronunciato" Silente fu garbato ma fermo.
Kathryn lo guardò sprezzante: "Cosa cambia? È solo un nome. Sei un'ipocrita, fingi che ti importino queste formalità e poi di nascosto fai le peggio cose per impedire che Vol-de-mort ritorni" enfatizzò il nome dell'oscuro signore con fare provocatorio.
Ma Silente non reagì, lo fece Piton invece: "Ma come ti permetti di rivolgerti con questo tono? Il preside sta cercando di aiutarti ed è questa la tua gratitudine? Fosse stato per me ti avrei denunciato al ministero il primo giorno che sei arrivata, abbiamo cose più importanti a cui pensare!".
Lui la fulminava con lo sguardo ma lei non era per nulla intimorita.
"A cosa? Ai dissennatori? A Sirius Black? A Harry Potter?...mi sta aiutando come ha aiutato te, solo che nel mio caso siccome non ha ancora capito come posso tornargli utile temporeggia!" rispose alterata.
Piton le si avvicinò minaccioso e lei scattò in piedi mentre le dita già sfioravano la bacchetta, Silente fulmineo si frappose tra loro: "Adesso basta!".
"Severus calmati e lasciaci soli" ordinò.
Piton si ricompose e lasciò la stanza come una furia.
Una volta solo con Kathryn il preside si voltò verso di lei grave: "Io non ti piaccio, questo è palese, sicuramente avrai i tuoi buoni motivi ma a questo punto esigo qualche spiegazione in più".
La giovane strega deglutì imbarazzata ‘Questa volta ho proprio esagerato, ora che faccio? Tutta la verità non gliela posso dire e non posso neanche dirgli cosa accadrà. Cosa faccio?’
Rifletté cercando di mantenere la calma e decise di essere, nel limite del possibile,sincera: " È vero, non ho grande stima di lei ma ho esagerato e mi scuso".
Silente avvicinò una sedia e si accomodò di fronte a lei invitandola a continuare.
"Ho deciso di dirle alcune cose, ma solo perché una persona che lei ha a cuore o almeno credo mi ha sempre parlato bene di lei, per me è come uno zio e...si chiama Harry Potter".
Questa volta il vecchio mago trasalì e non fece nulla per nasconderlo: "Sono felice che il signor Potter abbia tanta stima di me, in ogni caso io voglio davvero aiutarti, senza secondi fini anche se credo che tu abbia le tue ragioni per essere così diffidente nei miei confronti".
Kathryn lo guardava assorta ed i suoi occhi che appena poco prima erano gelidi divennero tristi: "Si...io non mi chiamo Kathryn Jordan".
"Questo lo avevo intuito" disse il mago:"So anche, grazie alla tua bacchetta, che sei o diverrai una strega fuori dal comune. La tua bacchetta col suo nucleo di crine di unicorno è legata indissolubilmente ad un'altra bacchetta che si trova qui ad Hogwarts. Sai chi possiede quella bacchetta?".
Kathryn abbassò per un attimo lo sguardo prima di puntarlo risoluta negli occhi del preside e dire: "Mio padre".



ANGOLO AUTORE: siamo quasi a metà della storia e vi devo ringraziare per le molte visualizzazioni, grazie anche per i commenti ed i suggerimenti...spero di non deludervi nel proseguo =)

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Capitolo 17
*** 17. Illuminati dal chiaro di luna ***


 

Kathryn uscì dalla presidenza all'imbrunire, le giornate si stavano allungando. Si recò lentamente in sala grande dove di lì a poco sarebbe stata servita la cena; attese in silenzio e spiluccò qualcosa giusto per non restare a stomaco vuoto, intorno a lei i suoi compagni chiacchieravano e ridevano, un paio di volte si voltò per guardare il tavolo degli insegnanti ed entrambe le volte incrociò gli occhi di Silente che probabilmente la fissava in continuazione per studiarla in ogni minimo dettaglio ora che sapeva chi era veramente.

 Il vecchio mago aveva avuto una reazione così pateticamente entusiasta che l'aveva messa in imbarazzo anche se a dire il vero le era sembrato sincero e forse non era così pessimo come aveva sempre pensato solo che il suo modo di essere o forse il suo ruolo gli faceva anteporre principi e cause alle persone, in ogni caso non era lui che voleva vedere  ma quella sera il professor Piton aveva gli occhi ostinatamente fissati sulla tavola dei Serpeverde e non accennò mai a voltarsi neppure quando prima di tutti gli altri lasciò la sala.

Una volta ritornata nella sua casa Kathryn si buttò sul letto senza neppure svestirsi, le sue compagne erano ancora tutte in sala comune mentre lei al buio nella camera vuota singhiozzava in silenzio, non voleva piangere ma era stanca e si sentiva sola:immaginava Hermione nella stanza accanto che leggeva o parlava con lo zio Harry e Ron poi pensò a suo padre da cui la separavano solo poche rampe di scale intento a correggere i compiti in classe.

Pianse forte, Silente non era stato particolarmente ottimista e poi era chiaro che aveva cose più urgenti a cui pensare, lei era un problema secondario, uno scocciante contrattempo di cui, forse, si sarebbe occupato durante le vacanze estive, ma intanto?
E se poi non l'avesse trovato il modo per rimandarla a casa?
Io cosa faccio? Si chiedeva disperata. Dovrò adattarmi a vivere in un mondo che non è il mio? Dove sono un'estranea per i miei genitori, dove Jordan e Winnie non esistono, con la consapevolezza di quello che accadrà rimanendo impassibile quando di fatto potrei salvare delle vite ma col timore che facendolo stravolgerei gli eventi rischiando di cambiare il futuro come lo conosco...non credo di riuscire a sopportare un peso tale; Se dovessi avere la certezza di non tornare più a casa forse la scelta migliore sarebbe quella di farmi confinare da qualche parte lontano da tutto e tutti, rimarrei lì nascosta per i prossimi 27 anni e poi mi ripresenterei ad Hogwarts in tempo per impedire alla me stessa che verrà di essere coinvolta in questo brutto incidente cosicché lei potrà continuare la sua vita mentre io scomparirò una volta per tutte.

Piangeva disperata mentre pianificava i suoi assurdi progetti finché non cadde in un sonno tormentato, popolato dai suoi timori che si concluse quando in un incubo vide suo padre che le scagliava contro un Avada Kedavra facendola precipitare dalla torre di astronomia. Si svegliò di colpo madida di sudore col cuore che le martellava nel petto, le ci vollero alcuni minuti per riordinare le idee poi si lasciò cadere sul cuscino e rimase immobile respirando profondamente prima di dirsi oh, al diavolo tutto!

Si alzò di soppiatto ed uscì dalla camera, dalla torre ed infine dal castello.

Trovandosi finalmente all'aria aperta le parve di respirare meglio, soffiava una leggera brezza, era una bellissima notte di primavera la luna splendeva alta nel cielo e lei si sentì finalmente più serena. Aveva deciso di andare a vedere l'ippogrifo, lo desiderava tanto ed aveva calcolato che le restava poco tempo prima che l'animale scomparisse, non ci avrebbe messo molto conosceva la strada alla perfezione; si avviò con calma godendosi il profumo dei pini che aleggiava nell'aria ogni tanto si guardava indietro ma il castello era completamente immerso nel buio mentre se lo lasciava alle spalle, era giunta ormai al muro di confine infondo al cortile quando un verso simile ad un ringhio di cane la fece sussultare, girandosi lentamente si trovò di fronte alla creatura più orribile che avesse mai visto: era alta almeno un paio di metri, ricoperta di un pelo folto e grigiastro, gli occhi gialli e un'enorme bocca puntellata da bianchissimi denti aguzzi da cui colava una bava ripugnante, con un balzo le si avvicinò fin quasi a sfiorarla e lei urlò con tutto il fiato che aveva in gola.
In quel preciso momento il professor Piton stava facendo la sua settimanale ronda notturna,era tutto tranquillo a parte un paio di Serpeverde sorpresi a fumare nei bagni che l'indomani sarebbero stati puniti a dovere visto che oltre che incauti erano pure particolarmente stupidi per decidere di fare una bravata proprio quando la ronda notturna toccava al loro capo casa. Si stava accingendo ad uscire nel cortile principale quando sentì un grido provenire proprio da lì, si precipitò fuori con la sola luce della bacchetta ma all'inizio non vide nulla. Intanto Kathryn appoggiata al muro di confine realizzò che quello era un lupo mannaro e non un comune lupo mannaro, era il professor Lupin! Estrasse lentamente la bacchetta puntandogliela contro senza una reale convinzione, era troppo sorpresa di trovarselo davanti durante una trasformazione e non del tutto convinta, nella sua ingenuità. che fosse realmente pericoloso dopotutto era sempre lui: così gentile e disponibile, con quell'aria di sofferta rassegnazione che l'aveva incantata. "Lumos" sussurrò prima di osservarlo meglio alla luce della bacchetta, ma il lupo mannaro non era innocuo e le si fece più vicino, minaccioso, ululando forte con gli inquietanti occhi gialli puntati su di lei. Nel frattempo Piton guidato dalla luce della bacchetta di Kathryn aveva iniziato a correre verso di loro, ancora troppo lontano scorse una sagoma ed intimò a gran voce: "Chi è là?", udì solo un ululato ed immaginando quello che stava accadendo puntò la bacchetta in alto: "Lumos maxima". La bestia illuminata dalla luce fece un rapido movimento della testa prima di avventarsi sulla preda.

 Kathryn, che aveva riconosciuto la sua voce, vedendoselo arrivare addosso riuscì solo a gridare più forte che poteva: "Papà! Sono qui aiu..." ma le parole si persero quando il lupo afferrandola per la gola la sollevò da terra agitandola a mezz'aria.
Piton che era ormai vicino, avendo una visione completa non esitò un istante: "Stupeficium!", un fascio di luce rossa colpì al fianco il lupo che finì a terra trascinando con s'è Kathryn, la luce stava scemando ma ormai il mago era a pochi metri da loro, il lupo con un balzo si  rimise i piedi parandosi fra lui e Kathryn.
L'insegnante vide che la ragazza a terra non si muoveva; La  bacchetta stretta in mano, si trovava faccia a faccia con quello che era un suo collega ma che per lui rappresentava soltanto il sale su antiche ferite, l'ultimo brandello di un passato che voleva cancellare pensò per un istante di lanciargli un Avada Kedavra, vista la situazione sarebbe stato giustificato ma poi ravvedendosi nonostante tutta la rabbia che avesse in corpo e la confusione che gli annebbiava la mente disse forte: "Stupeficium duo!". Il raggio carminio che scaturì dalla bacchetta andò a colpire in pieno petto il mannaro che venne scagliato parecchi metri lontano sbattendo rovinosamente contro il muro.

Piton senza allentare la stretta sulla bacchetta corse accanto a Kathryn che giaceva immobile, le scostò i capelli che le  coprivano il viso, si sentì la mano umida: sangue. Un rivolo che partiva dalla testa le colava su una tempia, sembrava una bambola rotta; Deglutì a fatica prima di prenderla fra le braccia e sollevarla da terra, mentre tornava spedito verso il castello si rese conto che il braccio sinistro della ragazza ciondolava in maniera irregolare, si fermò per accomodarsela meglio fra le braccia stringendola più forte per impedire che il braccio si muovesse intuendo fosse rotto. Giunto nel castello urlò ai fantasmi di svegliare subito il preside. Quando finalmente arrivò all'infermeria ne aprì la porta con un calcio mentre chiamava a gran voce: "Poppy! Presto!".
L'infermiera sopraggiunse dopo pochi minuti, la piccola ferita era già stata adagiata su un letto: "Per Merlino! Ma cosa le è successo?" chiese stupita.
"E' stata aggredita da un lupo mannaro" rispose torvo e ancora affannato il mago. L'infermiera annuì senza commentare poi si accinse a prendersi cura della ragazza ed evocò un paravento invitando il professore ad attendere fuori. Ma lui non uscì, si spostò solo nel vano della porta, si appoggiò al muro premendosi le tempie con le mani Papà! Sono qui ...quelle parole gli echeggiavano nella testa fin dal momento in cui le aveva udite ma voleva convincersi che non significavano nulla, dopotutto la ragazza era terrorizzata e c'era molto buio. Ma chi voglio prendere in giro? In quel momento la luce era al massimo. Questo deve essere un giochetto del vecchio bastardo per mettermi alla prova oppure lei è davvero una spia mandata dall’oscuro signore per testare la mia lealtà.

Silente lo trovò così, più cupo del solito: "Cosa è accaduto?".
"Quello che temevo, Lupin ha aggredito una studentessa nel cortile. Non dovevi permettergli di venire qui!" rispose torvo.
Il vecchio mago percepì il tono dolente: "Di chi si tratta?".
"Kathryn Jordan".
D'istinto il preside abbassò gli occhi, gesto che a Piton non sfuggì: "Albus se questo è un'altro dei tuoi giochetti sappi che hai passato il segno, io me ne vado" era già voltato quando Silente intuendo l'accaduto lo trattenne per un braccio: "Severus aspetta. Non ne sapevo niente, fino ad oggi. Te ne avrei parlato quanto prima, la ragazza è sempre stata sincera su tutto tranne sulla sua identità, ma come darle torto?".
Piton aveva ascoltato di spalle, quando si girò Silente vide sul suo volto un'espressione affranta che non gli vedeva da anni.

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Capitolo 18
*** 18. Visioni ***


 

Aprile  2020

Era piuttosto tardi ma Jordan e Gwen stavano ancora giocando a scacchi nella sala comune di Corvonero, ultimamente capitava spesso; a Gwen non piacevano particolarmente gli scacchi ma si tratteneva per fare compagnia all'amico che le aveva confidato di non riuscire a dormire bene e fare sogni orribili, la piccola strega conosceva perfettamente il motivo di tutto ciò: Kathryn era scomparsa da settimane e i genitori di Jordan si erano barricati dietro una cupa rassegnazione, almeno davanti a lui.
Sembravano  ignorare il fatto che così lo facevano soffrire; Jordan non diceva mai nulla aveva persino timore di nominare il nome della sorella davanti ai genitori, la sua unica confidente era Gwen che empatizzava  alla perfezione con lui spronandolo a non perdere la speranza.
Gwen desiderava con tutte le sue forze che Kathryn tornasse a casa non sopportava di vedere l'amico così abbattuto e poi il fantasma della dama bianca le aveva intimato di restargli accanto perché solo lei poteva aiutarlo anche se al momento la piccola strega non sapeva come.
"Tocca a te" Jordan la richiamò alla realtà.
Gwen si raddrizzò, stava pensando alla mossa da fare quando un rumore la fece sussultare.
"Che succede?" chiese Jordan.
"Non hai sentito qualcuno gridare?" mentre parlava andò ad affacciarsi ad una delle finestre della torre per poi spostarsi rapidamente ad un'altra: "Sta succedendo qualcosa, vieni a vedere".
Jordan si affacciò a sua volta: "Dove?" chiese scrutando il cortile buio.
"Là! Non vedi la luce" non gli lasciò il tempo di replicare: "Stanno combattendo! Andiamo a vedere!" corse via.
A Jordan non restò alternativa se non quella di seguirla perplesso giù per le scale e lungo i corridoi che portavano all'atrio, la vide spalancare il portoncino, portarsi le mani alla bocca e mentre la raggiungeva la sentì dire "L'avete trovata! Cosa le è successo?" Poi si scostò come per lasciar passare qualcuno, fece pochi passi e rimase immobile.
Jordan la raggiunse prendendola per un braccio e scuotendola dolcemente: "Gwen, che dici? Che hai visto?".
Lei sembrava assente ma appena si riscosse lo guardò e disse concitata: "Dove sono finiti?".
"Chi?" chiese il ragazzo confuso.
"Tuo padre, portava Kathryn in braccio. L'ha trovata!".
Jordan si guardò intorno stranito prima di dire: "Ma cosa dici? Qui non c'è nessuno, siamo solo noi".
A quel punto anche Gwen si guardò intorno: "Ora è andato di là, la starà portando in infermeria ma è passato di qui come hai potuto non vederlo?".
"Qui non c'era nessuno a parte noi" si stava innervosendo.
"Ma io l'ho visto!" si coprì il viso con le mani, quando riprese a parlare era più calma:"Forse è stata una visione...ma molto reale. Andiamo dai tuoi" concluse.
"Ora?" il ragazzo era sempre più confuso.
"Si ora, deve per forza voler dire qualcosa!" si voltò dirigendosi decisa verso l'ufficio del preside.

Le certezze di Gwen vennero meno davanti al preside accigliato ed il veste da camera che sbraitava loro contro: "Si può sapere cosa ci fate in giro per il castello di notte?! Possibile che qui nessuno osservi le regole e chi deve vigilare dorme?! Questa volta non ho intenzione di soprassedere!".
L'ultima frase la disse guardando Hermione che appoggiata ad una poltrona non aveva aperto bocca.
I due ragazzi si guardarono, fu Jordan il primo a parlare: "Non eravamo in giro per il castello, se ci lasci spiegare...".
"Cosa? Cosa dovete spiegare? Che è passata mezzanotte e voi vagate a zonzo?" lo interruppe irato Severus.
"È colpa mia" Gwen si fece avanti: "Eravamo nella nostra casa a giocare a scacchi quando" fece una pausa, abbassò la testa intimorita ma decise di farsi coraggio e raccontò tutto d'un fiato, per paura di essere interrotta, quello che era accaduto; quando ebbe terminato il racconto il preside le parve più cupo che mai mentre Hermione pareva essersi animata, le si avvicinò prendendola per le spalle: "Sei sicura che era una visione e non un sogno".
"Mamma era una visione" intervenne Jordan: "Sembrava che Gwen non fosse qui, vedeva cose che non c'erano e parlava con qualcuno che io non vedevo".
Hermione cercò lo sguardo di Severus e si scambiarono un'occhiata preoccupata.
A Gwen non sfuggì la scena e decise di dire tutto quello che percepiva: "Kathryn è qui, ad Hogwarts, non se n'è mai andata vero?".
Severus espirò stropicciandosi gli occhi, aveva preferito non diffondere la verità su quello che era accaduto a sua figlia ma adesso, chissà come, questa ragazzina sembrava sapere più di quanto avrebbe dovuto; ormai erano disperati, a cosa serviva continuare con una farsa anche davanti a Jordan? Decise di capitolare: "È vero".
Jordan era allibito: "Cosa vuoi dire?".
"Kathryn è scomparsa a causa di una giratempo manomessa. Se è viva presumiamo che sia qui ad Hogwarts, il problema è che non sappiamo quando. In ogni caso non abbiamo idea di come riportarla indietro" concluse dando le spalle ai ragazzi.
"Perché non me lo avete detto?" Jordan era sconvolto.
"Perché non avevamo il coraggio di dirti che non sappiamo cosa fare" intervenne Hermione triste.
Jordan strinse i pugni abbassando la testa, Gwen che lo stava fissando vide due grosse lacrime che si infrangevano sul pavimento di marmo poi guardò Hermione avvilita e Severus sempre di spalle; desiderava aiutarli ma non sapeva come, forse la dama bianca glielo avrebbe rivelato più avanti ma per ora sintiva che doveva spronarli a non perdere la speranza, deglutì prima di parlare: "Kathryn è viva, l'ho vista chiaramente ed era con lei preside, vi ho visti".
Severus si girò perplesso: "Anche fosse io sono ad Hogwarts da tutta una vita, è come cercare un ago in un pagliaio".
"Cerchiamo, ti prego!" Jordan lo supplicò.
Questa volta fu lui a cercare lo sguardo di Hermione, quei due ragazzini avevano ragione, si erano dati per vinti troppo presto annichiliti dal dolore ma c'erano ancora parecchie cose che potevano tentare.
Marito e moglie si scambiarono un tacito assenso, avrebbero ricominciato a combattere e a sperare.

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Capitolo 19
*** 19. Sentimenti ***


 

Aprile 1994

Piton e Silente rimasero fuori dall'infermeria per più di un'ora ma mentre il preside tentava di avviare una conversazione l'insegnante di pozioni rimase in silenzio tutto il tempo perso nei suoi pensieri.
"Ora potete entrare" Madama Chips aprì la porta facendoli sussultare.
Entrarono, Madama Chips non gli lasciò il tempo di parlare dicendo seria: "Starà bene ma se l'è vista brutta, a parte lividi ed escoriazioni ha una brutta frattura al braccio, spero si aggiusti bene".
"Ora come sta?" chiese Silente; "Le ho dato una bella dose di pozione aggiustaossa, l'ho medicata e ho optato per la sonno senza sogni, era agitatissima oltre che sofferente. Povera piccola, chiamava i genitori...Albus non sarà il caso di avvisarli?" li ragguagliò l’infermiera..
"Purtroppo si trovano negli Stati Uniti, quando starà meglio li avviserà lei stessa, trovo inutile angosciarli visto che la cosa si risolverà per il meglio" sentenziò pragmatico il preside mentre l'infermiera annuiva.
Il professor Piton che fino a quel momento era rimasto in disparte a fissare il paravento dietro al quale c'era Kathryn chiese distaccato: "Non è stata morsa vero?".
"Oh no no, grazie al cielo, ho controllato accuratamente" assicurò Madama Chips mentre lei e Silente si avvicinavano per vedere la ferita, Piton invece si voltò guadagnando l'uscita incurante della voce del preside che lo chiamava.

Entrò come una furia nelle sue stanze lasciando cadere a terra il mantello e strappandosi quasi di dosso il froak coat prima di versarsi uno dietro l'altro tre bicchieri di whisky incendiario che trangugiò senza dare importanza alla sensazione di bruciore alla gola, respirò profondamente prima di versarsi e bere il quarto bicchiere per poi infrangerlo nel camino dove il fuoco aumentò a contatto con l'alcol, finalmente placato si abbandonò su una poltrona e chiuse gli occhi ma la quiete durò poco perché il viso di Kathryn gli appariva in continuazione turbando un sonno già agitato; Quando si svegliò era madido di sudore, l'ultima immagine che ricordava era quella del mannaro che dilaniava le carni di Kathryn, si alzò e spalancò la finestra, stava albeggiando, decise di farsi una doccia ma neppure il getto di acqua calda riuscì a distendergli i nervi, si vestì velocemente ed uscì dopotutto era inutile fare resistenza visto che c'era un unico posto dove voleva stare.

Entrò in infermeria senza fare rumore, Madama Chips probabilmente stava riposando nella stanza adiacente, andò direttamente da Kathryn che giaceva immobile coi capelli corvini sparsi sul cuscino in netto contrasto con la federa candida, aveva un cerotto sulla fronte ed il braccio sinistro immobilizzato, Piton la fissava come ipnotizzato scrutandole il viso in ogni minimo dettaglio alla ricerca di un qualcosa che confermasse ciò che sosteneva quella ragazza ma non c'era nulla a suo avviso eppure non riusciva a smettere di cercare con la sua voce che gli martellava nella testa 'Papà sono qui...papà sono qui...papà...papà..' ; Fu allora che lei si mosse girando la testa e rendendo visibili sul collo i lividi lasciati dagli artigli del lupo e riportandogli prepotentemente alla mente il ricordo di quella belva che la sollevava in aria scuotendola come fosse una marionetta, una stretta al cuore lasciò subito il posto ad una rabbia incontrollabile che lo spinse ad andare a risolvere un'altra questione che era rimasta in sospeso prima di affrontare quella che vedeva come l'incarnazione delle sue paure.

I corridoi del castello erano ancora pressoché deserti mentre l'insegnante li percorreva per raggiungere il quarto piano, una volta salite tutte le scale imboccò il corridoio di sinistra fermandosi davanti alla seconda porta e la aprì senza troppi convenevoli, lo spettacolo che gli si presentò davanti era a dir poco indescrivibile: mobili rovesciati, oggetti di vario genere sparsi sul pavimento, poltrone e divani sventrati, finestre rotte; Sospirò chiudendosi la porta alle spalle prima di entrare, evitando di mettere un piede in fallo, fece pochi passi e lo vide. Il professor Lupin giaceva a terra, rannicchiato su sé stesso completamente nudo, il corpo coperto di escoriazione sulle quali il sangue si era ormai rappreso, sul fianco e sul petto gli ematomi causati dagli Stupeficium che lui stesso gli aveva scagliato contro; In quel momento si scoprì a pensare che se non lo avesse odiato probabilmente avrebbe provato pena per lui, ma lo odiava e quello era ormai un sentimento troppo radicato, perché Lupin solo per il fatto di essere lì era diventato il capro espiatorio sul quale riversare anche tutto l'odio per James, Sirius e Peter; Piton sorrise amaro pensando che per ironia della sorte Remus era sempre stato inerme davanti alle tragedie della sua vita, pur di fatto non avendo mai fatto nulla era stato incapace di ribellarsi e pagava le conseguenze per tutti. Il pozionista gli posò pesantemente un piede sul fianco livido e lo scosse con violenza: "Svegliati feccia!". Lupin si mosse dolorante prima di ricevere un calcio nello stomaco che lo fece diventare livido mentre bofonchiava alla ricerca di aria, Piton gli lanciò addosso una coperta dicendogli sprezzante: "Copriti! Non sei un bello spettacolo". Finalmente Lupin riprese a respirare regolarmente e si mise a sedere stringendosi la coperta addosso: "Cosa mi è successo?".
"La domanda esatta è: 'cos'ho combinato'" lo apostrofò rabbioso il collega:"Ti rispondo subito. Essendo un'idiota non hai seguito le mie istruzioni sulla pozione antilupo e ieri sera durante una delle tue scorribande mannare hai aggredito una studentessa, se ti senti peggio del solito è perché ho dovuto schiantarti due volte per evitare il peggio". Lupin si alzò in piedi sconvolto: "Hai fatto benissimo, grazie Severus. Ma la ragazza sta bene?".
Piton rimase spiazzato ma non lo diede a vedere: "Per fortuna le ferite non sono gravi ma avrebbe potuto andare peggio", proseguì con un ghigno malvagio: "Sei stato fortunato, per un attimo ho pensato di ucciderti e per me sarebbe stato un enorme piacere". Lupin lo guardò dritto negli occhi: "Non illuderti, sarebbe stato un piacere anche per me, una liberazione". I due uomini rimasero in silenzio per qualche minuto prima che Piton si congedasse dicendo: "Lo terrò a mente se dovesse ricapitare".

Ormai era ora di colazione ma l'insegnate non si recò in sala grande, si fece portare un caffè nero in aula mentre attendeva gli studenti. Era chino a leggere dei compiti ai quali in realtà non stava prestando la minima attenzione quando fu raggiunto dal preside che vagò un po' per l'aula osservando le ampolle prima di iniziare a parlare con apparente non curanza: "La signorina Kathryn si è svegliata, sta meglio. Ricorda vagamente quello che è accaduto perciò le ho raccontato la tua versione, è mortificata e spaventata; voleva chiedere di te ma non l'ha fatto. Cos'hai intenzione di fare?".
L'insegnante che fino a quel momento era rimasto in silenzio appoggiandosi allo schienale  della sedia disse distaccato: "Niente. Cosa dovrei fare?".
Silente si sedette di fronte a lui: "Andare da lei, parlarle. Credo che tu voglia delle risposte no?".
"Non le ritengo indispensabili" liquidò Piton.
Anche Silente si appoggiò più comodamente allo schienale della sedia: "Severus io stanotte ho pensato molto. Credo di averti chiesto tanto, troppo in questi anni prendendo senza mai farmi domande...penso che tu abbia paura di affrontare quella ragazza perché temi di scoprire chi sei davvero dietro le maschere di ex-mangiamorte, di spia, di insegnate arcigno. Io ho una vaga idea di come sia tu dietro tutte queste maschere, la signorina Kathryn invece lo sa con certezza".

 Piton si raddrizzò poggiando le  mani sulla scrivania: "Sempre che sia chi dice di essere” replicò beffardo, poi parve rattristarsi e proseguì con un tono più disteso: “Il fatto è che ho sempre pensato che se mai si arrivasse ad uno scontro con le forze oscure io non ne uscirei vivo, non ho mai pensato a un 'dopo', tutta questa situazione mi confonde anche se mi fa ben sperare di non arrivare allo scontro e di ricacciare prima le forze oscure, sempre che lei non viva in tempo di guerra o peggio in un tempo in cui sarà l'oscurità a regnare".
"Non ne abbiamo parlato ma non credo sia così. E' una ragazza molto sveglia sai? Dal quel poco che mi ha lasciato intendere vive in un luogo sereno ed è amata" sorrise.
"E si caccia nei guai! In ogni caso non saprei cosa dirle visto che in definitiva lei non può parlare e io non voglio sapere" si incupì di nuovo il pozionista.
"Ti spaventa la ragazza in s’è o hai paura di sapere che amerai un'altra donna dopo Lily Evans?"; Piton distolse lo sguardo imbarazzato ma il vecchio mago era implacabile: " Severus tu non ti senti mai solo? Io a volte si, purtroppo le cause per quanto buone e giuste non ti riscaldano il cuore. Mi piace pensare che la signorina Kathryn non sia giunta qui solo per uno sfortunato incidente, certo dobbiamo rimandarla nel suo tempo ma ora è qui non sprecare questa straordinaria opportunità, stai con lei, sarà una ventata di aria fresca per il tuo cuore".
Nonostante quelle parole Piton appariva pensieroso: "Albus tu tendi sempre a fantasticare, magari la realtà non è così rosea come immagini".
"So bene a cosa alludi ma,correggimi se sbaglio, mi sembra che la ragazza ti sia sinceramente affezionata e ti cerchi spesso, sei tu che fino a questo momento sei rimasto distaccato" tacque studiando il volto del suo interlocutore: "Severus prenditi questo tempo, non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, dai respiro al tuo cuore" concluse prima di andarsene.

Quella mattina Piton presenziò a tutte le lezioni distrattamente assegnando esercitazioni così da avere il tempo per tenere a bada i sentimenti contrastanti che gli si agitavano dentro, finalmente giunse l'ora di pranzo e mentre tutti si avviavano in sala grande lui deviò per l'infermeria.
Anche questa volta entrò senza fare rumore, sapeva che Kathryn era sola perché aveva incrociato Madama Chips che andava a pranzo, il paravento era stato rimosso e la vide subito: era seduta sul letto con le gambe a penzoloni, una camicia da notte bianca come il colore della sua pelle, i capelli neri balzavano subito all'occhio, stava giocherellando col cucchiaio affondato in una tazza presumibilmente di porridge. Il fruscio del mantello la fece voltare, appena lo vide si alzò in piedi spostando il tavolino che aveva davanti, si asciugò veloce una lacrima che le era affiorata e attese. Piton si avvicinò con passi misurati mentre si toglieva il mantello, lo ripiegò posandolo su una sedia, quando fu di fronte a Kathryn chiese con voce neutra: "Come stai? Sono venuto a riportarti questa" disse mostrandole la sua bacchetta che era andato a recuperare dopo aver lasciato l'infermeria quella notte.
La giovane strega alzò il viso rigato di lacrime e gliela prese dalle mani sforzandosi di parlare normalmente: "Grazie...mi dispiace, per tutto" poi fece un passo e con cautela lo abbracciò con l'unico braccio che poteva usare, quasi sorpresa di non essere respinta lo strinse più forte affondandogli il viso nel petto. Piton si irrigidì, non ricordava da quanto tempo qualcuno non lo abbracciava, forse sua madre quando era un ragazzino ma non ne era certo, era una sensazione strana e ancora più strano era sentire il suo cuore che batteva all'impazzata, l'ultima volta che era accaduto teneva il corpo di Lily esanime fra le braccia dopo non era  più successo perché si era spezzato...ma ora...quasi inconsapevolmente affondò una mano nei capelli setosi di Kathryn che era lì fra le sue braccia, viva e avvertì che i loro cuori battevano all'unisono, qualcosa gli urlava dentro che la ragazza non mentiva, che lei era parte di lui, che lei era parte di quel sogno che non era riuscito a distruggere con le sue azioni sconsiderate ma che si era costretto a nascondere in un angolo buio e dimenticato del suo cuore, che ora tornava prepotentemente alla luce prendendo vita, ora quel sogno era reale ed aveva perfino un nome: Kathryn.

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Capitolo 20
*** 20. Scoprirsi ***


 

Dopo pochi giorni Kathryn lasciò l'infermeria e come concordato col preside sostenne di essere caduta rovinosamente per le scale, la sciarpa dei Grifondoro sempre al collo e un unguento fecero il resto.
Quando riprese a frequentare le lezioni non tradì la minima emozione durante le ore di pozioni né tantomeno durante quelle di difesa contro le arti oscure, semplicemente si confondeva con gli altri anche riguardo le distrazioni, infatti un giorno era completamente assorta nei suoi pensieri quando il professor Piton batté con violenza una mano sul suo banco facendola trasalire:
"Signorina Jordan se non è troppo disturbo potrebbe ripetere alla classe gli ingredienti che ho appena elencato".
Kathryn guardò l'insegnante confusa prima di abbassare la testa ammettendo di non essere stata attenta, lui riprese la spiegazione e assegnò i compiti ma dopo aver congedato gli studenti disse glaciale: "Signorina Jordan, lei rimanga".
Gli altri ragazzi la guardarono dispiaciuti ma si affrettarono ad uscire ringraziando di non essere al suo posto; Una volta soli Piton ordinò: "Vieni qui".
"Scusa per prima, mi ero persa nei miei pensieri" tentò di giustificarsi la giovane strega.
"Non importa, fai bene il compito però" il tono si era addolcito: "Ti ho trattenuto perché volevo chiederti una cosa" si interruppe esitante ma guardandola in attesa si decise a continuare: "Stasera ti andrebbe di cenare con me, voglio portarti in un posto e visto che potremmo tardare mi sembra la soluzione più adatta" voleva quasi giustificarsi ma Kathryn neppure se ne accorse mentre si dondolava appoggiata alla cattedra dicendo: "Siiiiiiiiii....e dove andiamo? Dove? Me lo dici?".
"Abbassa la voce!" la redarguì "Stasera lo vedrai, ora vai o farai tardi. Ti aspetto nel mio ufficio all'ora di cena".
"Ok! Ciao" prese i libri dal banco e corse fuori sorridente.
Piton rimase qualche minuto a fissare la porta da dove lei era uscita ed immaginando la reazione che avrebbe avuto quella sera se era di così facili entusiasmi.

Alle 19,00 in punto si mise il mantello ed uscì dall'ufficio; nel silenzio dei sotterranei, deserti a quell'ora sentì distintamente il rumore dei passi affrettati che si avvicinavano prima ancora di vederla sbucare in fondo al corridoio quasi correndo.

 "Eccomi!" esordì lei allegra ed affannata; "Andiamo" si limitò a rispondere lui indicando il corridoio dal quale era appena arrivata e precedendola facendo strada.
Uscirono dal castello che il sole stava per tramontare, lungo la strada Kathryn non smise un attimo di parlare mentre gli saltellava intorno, aveva qualcosa da dire su ogni cosa che vedeva adducendo che era tutto diverso da come era abituata a vederlo; Piton ascoltava senza replicare finché giunsero dove le mura delimitavano il confine, si vedeva la foresta nera in lontananza e poco più sotto, in una radura c'era la casa di Hagrid, "E' lì che stiamo andando" disse il professore imboccando il sentiero in discesa.
Kathryn corse avanti ma poco prima di giungere a destinazione si immobilizzò, Piton la raggiunse invitandola a proseguire.
“Quello è l'ippogrifo" disse lei portandosi le mani alla bocca, era semplicemente strabiliata: "Aaaaahhhh non ci posso credere!!!!" strillò poi si voltò verso il professore saltandogli al collo con tale irruenza che quasi gli fece perdere l'equilibrio e gli stampò un bacio sulla guancia mentre diceva: "Grazie! Grazie! Sei il migliore del mondo" poi corse verso il recinto dove si trovava la creatura e dove Hagrid li stava già aspettando.
Piton li raggiunse a passi misurati e a distanza di qualche metro disse al guardiacaccia: "Lei è la studentessa di cui ti ho parlato".
Il gigante annuì e si mise a parlare con Kathryn, il mago si allontanò ulteriormente e rimase ad osservare da lontano la scena: Kathryn parlò qualche minuto con Hagrid, prima che questi aprisse il recinto, si avvicinò all'animale e gli fece un inchino che venne ricambiato poi si mise ad accarezzarlo mentre gli bisbigliava qualcosa che l'animale parve capire.
Piton si ritrovò a pensare che Kathryn era una ragazzina in gamba, gli piaceva, gli piaceva come si rivolgeva a lui, gli piaceva come lo faceva sentire, gli piaceva stare con lei.
"Ciao!!!" venne strappato ai suoi pensieri, Kathryn era in groppa all'ippogrifo e lo stava salutando con la mano; decise di avvicinarsi "Ora dobbiamo andare, si sta facendo buio" disse ma lei si trattenne ancora qualche minuto prima di congedarsi da Fierobecco e ringraziare Hagrid.
"Avviati, ti raggiungo" le ordinò l'insegnante, rimasto solo con Hagrid gli intimò: "Confido nella tua più totale discrezione".
"Certamente" assicurò il gigante anche se mentre li guardava allontanarsi non poté fare a meno di chiedersi perché quell'orrido pipistrello avesse voluto far felice una ragazzina, Grifondoro per giunta, e perché lei gli sembrava tanto attaccata; ma quell'uomo pur non piacendogli godeva della stima e della fiducia di Albus Silente quindi ricacciò la curiosità e tornò in casa.

Rientrarono nel castello da un ingresso secondario che sbucava direttamente nei sotterranei e una volta giunti negli alloggi di Piton trovarono la tavola già imbandita e si misero a cenare; Kathryn era estasiata e particolarmente loquace al contrario del professore che si limitava a guardarla finché si decise a chiederle: "Kathryn tu a chi somigli?".
Lei posò il cucchiaio e con una mano si coprì fronte e occhi "Questa è la mamma" poi la abbassò su naso e bocca "Questo papà".
"Decisamente un nasino così delizioso doveva essere della mamma" disse lui accennando appena un sorriso: "E gli occhi?".
La strega scrollò le spalle mentre si infilava in bocca una cucchiaiata di budino.
"Non lo sai?" Piton aveva un'espressione strana mentre le parlava: "Mia madre aveva gli occhi molto simili anche se i tuoi sono più chiari, ma lo sguardo è lo stesso".
"Davvero?" chiese la ragazza sorpresa.
"Non lo sapevi?" chiese stupito.
"No, tu non parli mai dei tuoi genitori però la mamma ci ha detto che tua madre era una campionessa di gobbiglie come Jordan" posò distrattamente il cucchiaio.
Lui si raddrizzò sulla sedia mentre il cuore accelerava: "Jordan?".
"Mio fratello, te l'avevo detto che ho un fratello...Jordan, non mi è venuto in mente di meglio" rise pensando al cognome fittizio che aveva scelto.
In quel momento lui si scoprì tremendamente curioso, voleva sapere tutto di come vivevano, cosa facevano, di cosa parlavano ma razionalmente si impose di non fare domande anche se era irresistibile la tentazione di conoscere il futuro, un futuro dove viveva felice con una vera famiglia...oppure no?
"È bella la tua vita?" chiese a bruciapelo con un ingenuità disarmante che spiazzò Kathryn e la fece pensare a sua madre quando tentava di mediare piccole dispute famigliari e provò un'istintiva tenerezza per quell'uomo profondamente solo con ancora tanti ostacoli davanti; sorrise dolcemente rispondendo: "Direi di si anche se solo adesso capisco quanto. Ho dei genitori fantastici, un fratello con cui vado d'accordo e degli amici super, mi mancano molto".
Calò un silenzio imbarazzante finché Piton non si decise a parlare: "Si è fatto tardi, ti riaccompagno".
Kathryn si alzò a sua volta, prese il mantello ma prima di uscire doveva assolutamente sapere una cosa, inspirò forte per prendere coraggio e buttò fuori tutto d'un fiato: "Papà è vero che tornerò a casa o dovrò restare qui per sempre" appena terminata la frase sbarrò gli occhi tappandosi la bocca con una mano.
Piton si voltò di colpo, del tutto impreparato a quello che aveva appena udito, non tanto per la domanda in s'è ma per come lo aveva chiamato, era dalla notte dell'aggressione che quella parola gli martellava nella testa e ora sentirsela dire lo turbava non poco, la ragazza lo aveva fatto senza pensarci ed era a sua volta turbata si vedeva dalla sua faccia ma alla fin fine l'adulto era lui e prese in mano la situazione; con tono pacato disse: "Kathryn in tutta onestà non lo so, so che io, il preside e la professoressa McGranitt stiamo cercando ovunque un incantesimo per rimandarti a casa ma non ti nascondo che è tutt'altro che semplice", lei annuì triste mentre si avviava verso la porta.
"Kathryn" la fece voltare verso di lui "Mi devi chiamare professore...in presenza di altri" appena finito di parlare si rese conto che quelle parole gli costavano ma erano necessarie.
Gli occhi di lei brillarono mentre gli si fiondava fra le braccia: "Mi mancavi troppo quando non potevo dirti chi ero, non lasciarmi più tanto sola".
Severus seppur imbarazzato la strinse timidamente ma non riuscì a dire nulla di quello che probabilmente Kathryn si aspettava di sentire; lei dal canto suo si sentiva decisamente tranquilla ora che poteva contare su suo padre ed era piacevolmente sorpresa nello scoprirlo sotto certi aspetti diverso da come era abituata a vederlo

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Capitolo 21
*** 21. Con nuovi occhi ***


 

Con la tranquillità ritrovata Kathryn trascorreva i giorni ad Hogwarts come una normale studentessa del terzo anno, il pensiero di casa non la abbandonava mai ma si era ripromessa di essere positiva affinché i giorni che la separavano da quello in cui avrebbe fatto finalmente ritorno dai suoi cari trascorressero il più piacevolmente possibile; si era ambientata abbastanza bene coi suoi compagni che la consideravano intelligente, simpatica e molto coraggiosa durante le lezioni di pozioni anche se finiva sistematicamente in punizione, ma lei sembrava non darci peso.
Fu durante una di queste 'punizioni' posticce di cui si serviva Piton per trascorrere un po' di tempo con lei che Kathryn di punto in bianco gli porse un foglio dicendo semplicemente: "Me lo firmi?".
Lui lo lesse e poi le chiese sorpreso: "Vuoi davvero entrare nella squadra di quiddich? La stagione è praticamente finita".
"Si ma c'è il torneo di primavera e la squadra di Grifondoro è rimasta senza portiere perché sia il titolare che la riserva sono infortunati" voleva apparire calma ma era infervorata.
Il professore alzò il sopracciglio perplesso: "E vorresti farlo tu?".
"Perché no? La seconda riserva è a dir poco improponibile per quello cercano un portiere per finire la stagione e soprattutto per il torneo di primavera" esitò un attimo poi ammise "Ho già fatto una prova ufficiosa...mi prenderebbero se avessi il permesso" si morse il labbro nervosamente.
Lui sospirò rendendole il foglio: "Questo te lo può firmare la professoressa McGranitt".
"No, lei mi ha mandato dal preside e lui da te" si stava agitando.
Piton si decise a chiudere il libro che aveva davanti: "Mi dicesti che hai paura dell'altezza, mi spieghi come fai a giocare a quiddich?", rimase in attesa mentre la trafiggeva con i suoi occhi ossidiana.
Kathryn si morse il labbro inferiore fin quasi a farselo sanguinare: "Non mi capita sempre, solo se guardo in basso ma se sto concentrata sul gioco non mi succede nulla".
"E se ti deconcentri e guardi giù che succede?" la incalzò lui.
Aveva gli occhi bassi mentre rispondeva: "Potrei cadere....oh ma non cadrò, ti prego dammi il permesso" terminò supplichevole.
Piton era combattuto, le era già occorso quello spiacevole incidente con Lupin e non voleva che corresse pericoli ma d'altro canto era solo un gioco e desiderava farla contenta; prese il foglio e ci scarabocchiò la sua firma intimandole "Spero di non dovermene pentire".
Kathryn non gli lasciò terminare la frase che gli saltò al collo entusiasta: "Grazie grazie grazie sei il migliore del mondo, vedrai che me la caverò alla grande! Ti voglio bene!" disse scoccandogli un bacio sulla guancia.
Lui appariva infastidito: "Ma fai sempre così?".
"Così come?".
"Abbracci, baci, esternazioni emotive" disse con una smorfia di disgusto.
"Aaaahhhh" Kathryn si mise a ridere "No non sempre".
"E di solito mi piace?" si informò perplesso il professore.
"Direi di si...adesso devi solo farci l'abitudine" gli diede un altro bacio e corse via sprizzando felicità mentre lui scuoteva la testa con un sorriso trattenuto a stento, in fondo non sarebbe stato difficile abituarcisi.

Qualche sera dopo Kathryn si trovava di nuovo nello studio del professore, stavolta dietro convocazione ufficiale; rimase in piedi in attesa che un ragazzino Serpeverde che aveva scontato la punizione prima di lei fosse congedato e poi si sedette di fronte alla scrivania di ebano in attesa; era convinta che Piton volesse dirle qualcosa riguardo il suo ritorno a casa ma quando lui finalmente la degnò di uno sguardo capì che si trattava di qualcos'altro perciò chiese timorosa: "È successo qualcosa?".
"Non lo so, dimmelo tu" disse con tono lapidario.
Lei deglutì a fatica mentre tentava di ricordare gli avvenimenti degli ultimi giorni: ‘ Ho combinato qualcosa, ma cosa? È arrabbiato, mi pare chiaro, ha la stessa espressione di sempre solo con le rughe meno marcate!’ Abbassò la testa per celare il sorriso che quel pensiero le aveva provocato.
"Te la faccio breve signorina" disse alzandosi in piedi: "Sono venuto a vedere i tuoi allenamenti. Ammetto che non sei male anche se sapendo il tuo problema ogni tanto sei timorosa...".
"Davvero sei venuto? Non sai come sono felice!" Lo interruppe Kathryn parandoglisi davanti con gli occhi che le brillavano dalla gioia.
"Ti prego di non interrompermi!" la zittì Piton brusco; "Quello che mi ha colpito di più è che manchi totalmente di quella furbesca malizia che un giocatore dovrebbe avere, certo impari in fretta ma guardandoti e riflettendo mi sono reso conto che mi hai ingannato. Tu non hai mai giocato vero? Hai estorto in mio permesso e sono giunto alla conclusione di aver fatto qualcosa contrario ai miei stessi principi" aveva alzato la voce man mano che parlava senza mai smettere di fissarla, "Mi sbaglio?" la incalzò alterato.
"N....no, ma non è come pensi" balbettò Kathryn.
Severus espirò profondamente prima di riprendere a parlare con un tono più deluso che arrabbiato: "Sai cosa penso? Penso che siamo vittime di questa situazione assurda, io non sono tuo padre..." Kathryn nell'udire quelle parole sbarrò gli occhi disperata mentre lui continuava il suo discorso "...lo diventerò, un giorno, fra molti anni ma al momento non lo sono e di conseguenza non sono in grado di prendere decisioni giuste per te; se non hai avuto il permesso di giocare dai tuoi genitori che sanno cosa è meglio ho sbagliato a concedertelo io".
A quel punto, vedendolo sinceramente dispiaciuto, Kathryn non poté fare a meno di correre ad abbracciarlo con le lacrime agli occhi: "Scusami è stata colpa mia, tu sei bravo più di quanto pensi" tirò su col naso "mi hai ascoltato, mi hai chiesto della mia paura dell'altezza, l'altra volta invece non mi hai neppure guardato in faccia, hai detto solo 'No perché non voglio che ti rompi l'osso del collo' e hai chiuso l'argomento".
Lui sorrise mentre le accarezzava i capelli ma la voce era seria: "Evidentemente perché sono più saggio di adesso".
Kathryn alzò la testa senza sciogliersi dal l'abbraccio e con occhi gelidi e tono grave affermò: "No. È perché a te interessa solo di Albus"; comprese di essersi avventurata in un argomento spinoso ma c'era qualcosa in lei che le impediva di fermarsi: una rabbia, una cattiveria mai provate prima.
Severus le prese le braccia allontanandola con gentile fermezza: "E adesso chi sarebbe questo Albus?".
La strega non vedeva l'ora di parlare e la risposta non si fece attendere: "Albus Severus è il tuo figlioccio, ha la mia età e sta in Serpeverde; è il ragazzo più arrogante, stupido e viziato che esista, si crede chissà chi. Quando c'è lui tu nemmeno ci calcoli e vai sempre a vedere i suoi allenamenti e le partite. È per colpa sua se sono finita in questo pasticcio, perché lui ha rubato la giratempo per imbrogliare a scuola, si crede un impunito perché è il figlio di Harry Potter!" Si pentì delle ultime parole nel momento stesso in cui le pronunciava ma ormai le aveva dette.
Severus indietreggiò esterrefatto: "Taci! Non dire più nulla e vattene!" Disse dandole le spalle, aveva il battito accelerato, un turbine di pensieri che gli agitavano la mente 'Questa ragazzina mi porterà alla follia! Ogni volta che parliamo finisce che per un motivo o per l'altro perdo il mio autocontrollo'.
Kathryn si rese conto di quanto lo aveva turbato ma decise di non andarsene temendo che se lo avesse fatto l'avrebbe perso, quindi decise di cercare di spiegarsi senza farsi sopraffare da vecchi rancori: "Non me ne vado, a questo punto voglio spiegarti. Ultimamente non andavamo molto d'accordo per questo motivo, mamma ha tentato di parlarmi e mi ha detto che sono io ad essere gelosa senza motivo ma non le ho dato retta o almeno non tanto" mentre parlava sentiva le guance che si imporporavano "Cioè, con voi, con te ero meno pessima ma con Albus...dopo le vacanze ho capito subito che barava e non gli ho dato tregua. La sera dell'incidente non potevo non seguirlo ma a dirla tutta non mi importava niente che avesse voti più alti perché usava qualche trucco, volevo solo smascherarlo per screditarlo ai tuoi occhi così avresti capito che non merita tanta attenzione perché è un indegno tale e quale a suo nonno".
Quelle parole lo fecero trasalire e guardare Kathryn mentre le pronunciava fu come vedere s'é stesso: la stessa freddezza negli occhi, lo stesso tono carico di livore, persino la stessa mimica facciale. Si rivide in uno specchio e nonostante tutto non gli piacque affatto anzi lo intristì vedere sua figlia avvelenata da sentimenti negativi molto simili a quelli che avevano avvelenato lui.
Le andò incontro, la fece sedere di fronte a lui prendendola per le braccia: "Senti Kathryn io non so niente della nostra vita, lo scoprirò quando sarà il momento, credo comunque che tua madre abbia ragione anche se senza dubbio tu avrai i tuoi buoni motivi per pensarla così, probabilmente io avrò le mie colpe ma una cosa te la posso assicurare oggi, in futuro e per sempre:Non esiste la benché minima possibilità che io preferisca un Potter ad un figlio mio, mai! In nessuno tempo, in nessun luogo ed in nessuna occasione!Posso essermi fatto fraintendere ma sarà accaduto del tutto involontariamente, mi scuso in anticipo con te" concluse attirandosela al petto e stringendola nello stesso modo in cui avrebbe voluto essere stretto e rassicurato il bambino che era stato e che si era perso lungo una strada sbagliata forse perché nessuno aveva avuto la forza o il coraggio di aprirgli il cuore come stava facendo lui adesso visto che per nulla al mondo avrebbe permesso che anche Kathryn si perdesse lungo una strada oscura; "Ti voglio bene" lo sussurrò a fior di labbra con timore e per pudore ma lei che aveva ricambiato da subito la sua stretta rispose con voce chiara: "Anch'io ti voglio bene".
Con lei era così semplice, non c'era paura o diffidenza, lo amava a prescindere nonostante tutto ed era una sensazione bellissima per lui; la guardò e si scambiarono un sorriso complice mentre le asciugava le lacrime: "Adesso basta piangere, vieni ti voglio mostrare una cosa, fartela vedere con occhi nuovi".
Kathryn annuì curiosa anche se stava già vedendo suo padre con nuovi occhi e per lei era una grandissima emozione.

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Capitolo 22
*** 22. Prodigi e speranze ***


 

Le ragazze si stavano alzando e nella camera iniziava a diffondersi un allegro chiacchiericcio; Kathryn si tirò le coperte fin sopra la testa, la sera prima aveva fatto tardissimo e non aveva voglia di alzarsi, si girò su un fianco ripensando a quello che era accaduto poche ore prima.
...
"Adesso basta piangere, vieni ti voglio mostrare una cosa, fartela vedere con nuovi occhi" così le aveva detto suo padre prima di condurla fuori in una limpida sera primaverile col cielo ornato di mille stelle che illuminavano il paesaggio intorno ad Hogwarts arricchendolo ancor più di magia, soffiava un vento fresco che dondolando le fronde degli alberi creava ombre che avrebbero potuto sembrare spaventose ma Kathryn non aveva paura, aveva la mano stretta a quella di suo padre e lo sentiva vicino come non le capitava più da molto tempo.
Giunti sulla riva del lago nero Piton le lasciò la mano e si mise di fronte a lei: "Hai il coraggio dei Grifondoro? Ti fidi di me?".
Kathryn lo guardò perplessa ma annuì affermativamente, Piton si chinò verso di lei con un'espressione strana, quasi beffarda: "Bene, allora mettimi le braccia intorno al collo stringimi forte e chiudi gli occhi", Kathryn esitò una frazione di secondo prima di obbedire con il cuore che le batteva all'impazzata; avvertì una sensazione che non avrebbe saputo descrivere, suo padre le cingeva saldamente la vita con un braccio mentre lei serrava gli occhi nascondendo il viso nell'incavo del suo collo, il vento ora era decisamente più fresco perché aveva le mani gelate.
"Kathryn apri gli occhi" la voce di Severus era particolarmente dolce ma lei scosse la testa rifiutando la conferma di ciò che già sapeva "Kathryn apri gli occhi" ripeté lui.
La giovane strega respirò a fondo per prendere coraggio e pochi secondi dopo spalancò gli occhi e urlò forte: "Stiamo volando! Stai volando! Non mi lasciare!".
"Non ti lascio ma calmati, mi stai strozzando!" la canzonò Piton mentre lei aumentava la stretta: "Kathryn rilassati e apri gli occhi, non avere paura" la sua voce era carezzevole ma lei scosse la testa costringendolo ad insistere: "È una serata bellissima, c'è luce come fosse luna piena, guarda che belli i riflessi sul lago".
Kathryn si decise ad aprire prima un occhio e poi l'altro mentre lui girando lentamente su sé stesso scendeva più in basso, "Come fai?" gli chiese titubante.
"È una piccola abilità che ho scoperto di avere quando ero poco più grande di te poi col tempo ho imparato a gestirla...magari ce l'hai anche tu" nell'udire questa eventualità Kathryn scosse la testa decisa "Non lo puoi sapere, chissà magari le tue vertigini non derivano dalla paura di cadere ma dalla voglia di volare*" appena terminò la frase toccò il terreno e la lasciò andare.
Erano ancora vicinissimi quando Kathryn alzò gli occhi corrugando la fronte in una maniera che a Severus ricordò sé stesso, era la prima volta che si rendeva conto che gli somigliava, "Minerva ce lo ha detto una volta che tu sapevi volare anche senza scopa ma noi non ci abbiamo creduto, tu non ce lo hai mai detto".
Severus rimase attonito: "Ah...credo di aver sbagliato un'altra volta".
"No no, sei diverso quello si ma io ti trovo perfetto" Kathryn arrossì "È difficile da spiegare ma...Voglio provare, spiegami come" cambiò argomento imbarazzata.
"Cosa?" Severus era sempre più confuso.
"Voglio provare se anch'io so volare" guardò il cielo e poi lui con occhi febbrili.
Rimasero in riva al lago finché Kathryn dopo lunghe spiegazioni e vari tentativi riuscì a sollevarsi da terra di alcuni centimetri per pochi secondi sufficienti però ad infonderle una fiducia incrollabile in quelle che potevano essere le sue capacità.
...
Qualcosa le arrivò sulla testa mentre il letto oscillava e qualcuno diceva: "Alzati o vedo punizioni in arrivo" risate e poi silenzio.
Si strofinò gli occhi gettando indietro le coperte dirigendosi poi verso il bagno, quando uscì sbadigliando si accorse di non essere sola, Hermione era seduta sul suo letto e la guardava con fare interrogativo; Kathryn le sorrise nervosamente sedendosi a sua volta mentre si infilava le calze: "Stamattina è proprio tardi, speriamo di farcela ad arrivare in orario" buttò lì per rompere il silenzio.
"Ieri sei rientrata molto tardi, me ne sono accorta perché sono andata a letto per ultima e tu non c'eri ancora" disse Hermione seria per poi continuare in tono grave: "Noi non ci conosciamo molto bene ma trovo che tu sia una ragazza molto in gamba e mi fa rabbia che il professor Piton ti abbia presa così di mira. Essendo nuova forse non lo sai ma per qualsiasi problema tu abbia puoi rivolgerti alla professoressa McGranitt o al preside in persona, sono molto disponibili e comprensivi. Non permettere a quell'orribile pipistrello di vessarti per il solo gusto di soddisfare la sua perfidia".
Kathryn che aveva ascoltato con gli occhi spalancati non sapeva se arrabbiarsi o scoppiare a ridere, la ragazza che aveva davanti era così convinta di ciò che diceva e le riportarono prepotentemente alla memoria le parole di sua madre "...non lo capivo neanch’io, ero solo una ragazzina" ; "Non ti preoccupare non è così tremendo come credi, imparo anche tante cose ok ammetto che è parecchio burbero ma nella scuola dove stavo prima ti assicuro che c'era di peggio" rispose con tono neutro.
"Peggio di Piton?!" Hermione sorrise: "Bhe in ogni caso per qualsiasi cosa se ti va di parlare io ci sono" concluse avviandosi verso la porta.
Kathryn sentì le lacrime pungerle gli occhi e soffiò un 'grazie' quasi impercettibile guardandola uscire.

Stava percorrendo il corridoio velocemente, rassegnata all'idea di saltare la colazione quando davanti a lei vide qualcosa che la fece trasalire e le mozzò il fiato in gola; "Gwen!" chiamò forte mentre iniziava a correre verso l'amica.
Il corridoio era quasi vuoto, le lezioni stavano per iniziare ormai.
"Gwen!" chiamò di nuovo prima di fermarsi bruscamente a pochi passi da lei.
Rimasero a fissarsi qualche istante poi fu Kathryn la prima a parlare: "Gwen sei un fantasma, cosa ti è successo?".
L'altra si guardò le mani interrogativa: "Io non sono affatto un fantasma, sono qui, come te. Solo in un altro tempo".
"Gwen voglio tornare a casa con te, aiutami" supplicò la giovane Piton.
La giovane strega scosse la testa amareggiata: "Io non so come aiutarti, ma tutti  stanno facendo l'impossibile per riportarti a casa; I tuoi genitori sono inconsolabili, gli manchi molto, manchi molto a tutti" mentre parlava iniziò a svanire.
"Non andare! Non lasciarmi qui!" Kathryn si disperava: "Digli che anche loro mi mancano! Che gli voglio bene!" Sbarrò gli occhi, un pensiero le attraversò la mente ma ormai Gwen era quasi scomparsa: "È il 1994! Digli di venire a prendermi!!!" gridò forte ma ormai la strega era scomparsa, stava per cadere in ginocchio quando la professoressa McGranitt la sostenne conducendola via sotto gli occhi attoniti dei pochi studenti ancora presenti in corridoio, grazie al cielo l'anziana insegnante aveva assistito a tutta la scena ed intuendo la situazione aveva lanciato in tempo un muffliato ai danni di quei curiosi.

2020

Gwen era ancora immobile sul corridoio quando incrociò lo sguardo attonito di Jordan.
"Kathryn è qui, nel 1994" disse mentre il mago le si avvicinava con movimenti strani, come fosse sott'acqua, non si accorse di cadere e poi tutto diventò buio.



ANGOLO AUTORE: * Cit. "Mi fido di te" Jovanotti

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Capitolo 23
*** 23. Sconforto ***


2020
Gwen si portò le mani alle orecchie per cercare di zittire le voci che la circondavano e poi aprì gli occhi, intorno a lei oltre Madama Chips c'erano suo padre, il preside, la professoressa Granger e Jordan.
"Gwen, Gwen mi senti?" chiese Neville preoccupato.
Lei fece un cenno d'assenso con la testa e subito fu investita dalle domande di Piton: dov'era Kathryn, come stava, cosa aveva detto.
A Gwen scoppiava la testa ma cercò di rispondere il più precisamente possibile per far finire presto quell'interrogatorio ma dopo più di mezz'ora iniziò a piangere facendosi prendere in braccio da Neville mentre diceva fra le lacrime: "Mi fa male la testa, voglio la mamma".
"Severus ora basta" disse fermo l'insegnante di Erbologia.
"Si certo" s'intromise prontamente Hermione: "Scusateci, abbiamo esagerato. Gwen ora deve riposare; grazie piccola" concluse accarezzandole i capelli poi uscì dall'infermeria preceduta da Severus che teneva Jordan per mano.
Arrivati nel suo ufficio Severus si sedette alla scrivania sorreggendosi la testa con una mano, Hermione rimase in piedi di fronte a lui in silenzio finché non prese coraggio chiedendo: "Kathryn è viva, è una buona notizia".
"Ottima. Peccato che non ho la minima idea di come fare a riportarla qui" si appoggiò alla spalliera con gli occhi chiusi: "Presumo che la giratempo in suo possesso sia fuori uso o sarebbe già tornata...".
"Nel 1994 io avevo una giratempo, me la diede Minerva!" esordì Hermione entusiasta.
"Peccato che era una comunissima giratempo, non servirà a far tornare Kathryn".
"Non serve neanche che tu sia lì immobile a fare elucubrazioni che non mi dici!" scattò la strega.
Severus aprì gli occhi risentito: "Cosa vuoi che ti dica?! Che con un colpo di bacchetta farò tornare nostra figlia? Mi dispiace ma non è possibile! Sto cercando di ricordare il più possibile di quell'anno per cercare di capire se c'è qualcosa che possiamo fare".
"Nel 1994 c'erano i dissennatori ad Hogwarts, Lupin insegnava difesa contro le arti oscure e Sirius fuggì da Azkaban" proclamò la strega.
Severus applaudì lentamente con un ghigno ironico: "E brava la nostra so-tutto-io, oltre ogni previsione!".
Hermione si inviperì: "Di preciso cosa tentavi di ricordare? Chi hai ucciso quell'anno?"; le parole uscirono di getto e lei non parve scossa dopo averle pronunciate.
"Vorrei ricordare dettagli utili e non le vostre bambinate da Grifondoro" il tono di Severus era glaciale.
In quel momento sentirono sbattere la porta e ricordarono che nella stanza era presente anche Jordan, si scambiarono una rapida occhiata carica di livore prima che la strega incalzasse: "Quando tempo pensi di metterci a ricordare 'dettagli utili'?!".
"Non lo so!" le inveì contro lui.
"Abbiamo passato due mesi da incubo temendo che Kathryn fosse morta, ora sappiamo che è viva e sappiamo dov'è, possibile che non ci sia un modo per riportarla da noi" Hermione stava dando sfogo alla paura ed alla frustrazione che la accompagnava ormai da troppo tempo.
"Non lo so!" ripeté Severus mentre si alzava di scatto: "Ma tu credi che se ci fosse non lo utilizzerei subito per riportarla qui?!".
"Io so solo che ci siamo rassegnati troppo presto, abbiamo perso troppo tempo. Non ci crediamo abbastanza!" la voce le si mozzò in gola nel tentativo di soffocare un singhiozzo.
"Ma cosa stai dicendo? Se non abbiamo smesso un attimo di lambiccarci il cervello per capire dove fosse" le urlò contro il mago: " Purtroppo però ora che lo sappiamo non abbiamo modo di intervenire".
Hermione lo trafisse con gli occhi: "Se non c'è inventalo! Dopotutto dicono che sei il mago più potente di questo tempo. Dimostralo!" si voltò e uscì sbattendo la porta.
Severus diede un pugno talmente forte sulla scrivania che alcuni libri caddero a terra poi la stanza sprofondò nel silenzio mentre lui restava a fissare il vuoto.
"Ragazzo mio ora calmati, urlarvi contro non servirà a nessuno" la placida voce di Silente dall'alto del suo dipinto spezzò il silenzio.
"Albus sta zitto! Non sono in vena di prediche" lo liquidò Piton in malo modo.
"Immagino come vi sentite ma dovete cercare di mantenere la calma o non riuscirete nel vostro intento".
Piton gli lanciò uno sguardo a dir poco glaciale prima di rovesciargli addosso il carico di paure che lo attanagliava: "Sai come mi sento?! Credi davvero? Quante figlie hai perso, rispondimi! Ed ora anche Hermione e Jordan si sono allontanati, se non riesco a riportare Kathryn a casa perderò tutto un'altra volta" fece un pausa per riprendere fiato prima di terminare in un sussurro: "Ma forse me lo merito perché non sono in grado di proteggere le persone che amo".
"Severus, non dire sciocchezze!" lo rimbrottò Silente dall'alto del suo dipinto: "Vi è occorso uno sfortunato incidente. Kathryn sta bene e questa è l'unica cosa che conta".
"Ma in che modo la faremo tornare?" chiese crollando sulla sua poltrona da preside e prendendosi la testa fra le mani.
"Non lo so ma sono certo che riusciremo a trovare un modo, non scoraggiarti ragazzo mio" lo rassicurò il vecchio mago mentre spostava lo sguardo da lui alla figura che lentamente avanzava attraverso l'ufficio.
Piton si accorse di non essere solo quando Priscilla gli fu accanto, si scambiarono uno sguardo d'intesa mentre lei gli passava una mano fra i capelli.
"Silente ha ragione, non perderti d'animo sono sicura che se restiamo uniti e lavoriamo insieme troveremo una soluzione" gli disse pacata la strega mentre lui annuiva un po' più convinto.
Jordan non era andato a lezione quel giorno, aveva girovagato per il castello sconsolato Kathryn non c'era più, i suoi genitori litigavano e lui non poteva fare nulla a parte subire tutta quella situazione; la sera finse di andare a letto ma in barba al regolamento si smaterializzò per andare in infermeria dove c'era Gwen che appena se lo trovò davanti trasalì per lo spavento: "Cosa ci fai qui? Sarai punito!".
Lui con un gesto della mano avvicinò un letto e ci si sedette sopra: "Non importa" le disse triste prima di raccontarle la giornata appena trascorsa.
Poco dopo si addormentarono tenendosi la mano inconsapevoli che da quel contatto scaturiva una piccola spirale di luce.
1994
Kathryn era seduta nell'ufficio del preside, singhiozzava sommessamente torcendosi le mani mentre Silente la guardava e la McGrannitt le batteva mestamente sulla spalla per darle coraggio. Quando la porta si spalancò e con passo svelto entrò Severus la giovane strega si alzò di scatto e gli corse incontro, lui seguendo un istinto che non sapeva di avere si chinò affinché lei gli gettasse le braccia al collo sollevandola da terra mentre la stringeva a sé.
Kathryn piangeva forte ora, biascicando parole incomprensibili tra un singhiozzo e l'altro, lui tentava di tranquillizzarla con scarso successo sotto gli occhi commossi ma al contempo compiaciuti dei sui anziani colleghi.
Quando la staccò da sé non poté evitare che gli si avvinghiasse addosso nascondendo il viso mentre ancora singhiozzava, ciò non gli impedì di raggiungere la scrivania e chiedere preoccupato: "Si può sapere cosa diavolo è successo per ridurla così?".
Kathryn era forte, piena di risorse, mai avrebbe pensato di vederla così disperata e gli faceva rabbia non riuscire a consolarla, era un dolore nuovo ma acuto, ogni sua lacrima gli si conficcava nel cuore come uno spillo, voleva disperatamente che lei cessasse di soffrire ma quando seppe la causa di quella sofferenza si scoprì impotente.
La prese da parte e si sedette di fronte a lei che ancora piangeva: "Voglio tornare a casa" quando singhiozzava tremava tutta, Severus non trovò di meglio da fare che asciugarle le lacrime e porgerle il suo fazzoletto col quale lei si soffiò sonoramente il naso.
"Ora basta piangere! I tuoi genitori stanno facendo l'impossibile per farti tornare ed anche i tuoi amici, scommetto che la prossima volta che ti apparirà quella ragazza saprà darti le indicazioni per tornare" lo disse tenendola per le braccia cercando di essere il più convincente possibile sperando di scongiurare che la crisi di pianto diventasse una vera e propria crisi isterica.
Lei tirò su col naso e annuì, improvvisamente più calma.
"Bene, ora devo tornare a lezione" disse alzandosi sbrigativamente.
"No! Io voglio stare con te!" ricominciò a piagnucolare Kathryn.
Severus scambiò una rapida occhiata con Silente prima di rivolgersi alla figlia: "Purtroppo oggi non è possibile. Ora devi ricomporti e andare in aula, alla fine se ci pensi non hai avuto cattive notizie, tutt'altro. Devi stare tranquilla, Minerva si occuperà di te e questa sera ti manderò a chiamare".
Lei lo guardò con occhi cerulei: "Me lo prometti?".
"Certo! Ora vai con Minerva" la sospinse verso l'insegnante di trasfigurazione che la condusse fuori.
"Proprio oggi doveva succedere!" lo disse col tono di un'imprecazione.
"Severus mi affido a te. Potrebbe non accadere nulla come potrebbe accadere tutto" sentenziò Silente congedandolo ma non poté fare a meno di notare che l'insegnante strinse i pugni prima di voltarsi obbediente ma stizzoso.
Dal canto suo Severus mentre guadagnava l'uscita non riusciva a non pensare che non era giusto, voleva stare con Kathryn perché aveva bisogno di lui, era così sconvolta e invece doveva badare a degli stupidi ragazzini di cui non gli importava nulla per tener fede al patto stretto con quel vecchio pazzo.
Kathryn rimase per tutta la mattina con la McGrannitt che giustificò la cosa asserendo che la strega aveva bisogno di un approfondimento nella sua materia, dal canto suo la ragazzina si trascinò per tutto il tempo senza prestare attenzione a nulla, si riscosse all'ora di pranzo quando dalle varie conversazioni carpì che quel pomeriggio sarebbe arrivato il ministro in persona per presenziare all'esecuzione dell' ippogrifo; la sua mente iniziò a riordinare i vari ricordi delle storie che le raccontava Hermione, assemblò velocemente un sandwich che mangiò mentre si avviava in camera sua dove si buttò sul letto bisbigliando: "Quindi oggi è il giorno in cui Fierobecco dovrebbe essere ucciso ma grazie alla giratempo mamma e Harry lo salveranno"...chissà ora dov'è la mamma, se questo momento l'ho già vissuto oppure è la prima volta.
Tornò ad elencare sottovoce: "Poi incontreranno Sirius Black e quello schifoso ratto di Peter verrà smascherato, poi Lupin li aggredirà ma papà riuscirà a proteggerli ed Harry evocherà il suo patronus per salvare e far fuggire Sirius"...vorrei tanto vederlo, basterebbe andare alla stamberga...persa nei sui pensieri di colpo si mise a sedere: "Papà verrà schiantato dallo zio Harry!" disse scattando in piedi ma rimettendosi a sedere con la stessa velocità Non devo fare assolutamente NIENTE! Oggi è una giornata fondamentale per l'esito della guerra, non devo assolutamente rischiare di interferire con gli eventi, resterò tranquilla senza uscire dal castello. Si alzò di nuovo e dopo essersi messa un po' in ordine si avviò per assistere alla lezione del pomeriggio.
Come era inevitabile quel giorno non apprese nulla, fece i compiti di fretta, cenò svogliatamente e appena poté sgattaiolò nei sotterranei. Gli incantesimi di protezione all'ufficio di Piton erano piuttosto numerosi ma dopo alcuni tentativi riuscì a neutralizzarli ed entrare, dopotutto lo conosceva meglio di chiunque altro e lui le aveva insegnato personalmente ognuno di quegli incantesimi, si diresse subito verso l'alloggio, accese il fuoco accoccolandosi su una poltrona in attesa; mancava poco a mezzanotte quando Severus entrò, la vide ma non sembrò sorpreso mentre si toglieva mantello e froak coat con movimenti rigidi le disse: "Che fai ancora qui? È tardi", aveva la voce stanca e Kathryn si immalinconì: "Volevo vederti, ti ho portato questo" disse porgendogli un vasetto dal contenuto vischioso e trasparente.
Lui la guardò con aria interrogativa e lei gli spiegò titubante: "È un unguento...lo zio Harry ti ha schiantato".
Severus rimase immobile non sapendo se essere più turbato per il fatto che Kathryn era al corrente di quello che era accaduto o per come aveva chiamato Potter: "Si, sei stata gentile ma con un incantesimo di guarigione passerà tutto, ora mi faccio una doccia e domattina sarò come nuovo" le disse imbarazzato, in un altro momento l'avrebbe cacciata in malo modo ma ora la conosceva, sapeva che era in pena per lui e doveva ammettere che gli faceva piacere sapere che qualcuno l'aveva a cuore.
"Ti aspetto" rispose la strega con semplicità.
"Faccio presto" si sentì dire il mago mentre si chiudeva la porta alle spalle.
Dopo aver fatto una doccia calda e aver eliminato le conseguenze dello schiantesimo si sentiva decisamente meglio, quando tornò nel salottino si scoprì piacevolmente sorpreso di trovare il fuoco scoppiettante, una teiera fumante e Kathryn che lo aspettava, era stanco e preoccupato ma accantonò tutto per godersi quel momento: "Che bella atmosfera, sei stata gentile" disse accennando un sorriso mentre si accomodava sulla poltrona mentre la giovane strega si accingeva a versare il the, "Dopo una giornata del genere ci vorrebbe un whisky incendiario più che un the ma va bene lo stesso" constatò allungando la mano per prendere la tazza.
Kathryn fece una smorfia: "Giusto, aspetta" posò la tazza e corse a prendere la bottiglia che stava su una mensola lì accanto versando un po' di whisky nel the prima di porgergli di nuovo la tazza.
Severus guardò prima lei, poi il liquido ambrato prima di portarsi la tazza alle labbra: "Mmmmh...sai che non è niente male! Non ci avevo mai pensato".
La ragazza sorrise soddisfatta: "Davvero?! Di solito la sera lo bevi sempre così".
"Ah" alzò il sopracciglio perplesso mentre Kathryn si accomodava sul bracciolo della poltrona passandogli un braccio intorno alle spalle, rimase così in silenzio finché la sua attenzione non fu attratta da qualcosa che la fece irrigidire, il mago aveva le maniche della camicia nera arrotolate fino al gomito e gli occhi della ragazza si fissarono sul suo tatuaggio, lo sfiorò con le dita chiedendo semplicemente: "È il marchio nero di Voldemort?".
"Si" rispose lui in un soffio.
Lei per tutta risposta posò la testa sulla sua spalla, non era spaventata e neanche a disagio, era un momento così intimo, non c'erano barriere così Severus decise di cedere al suo cuore ed aprirsi con lei, rimanendo immobile, a voce bassa iniziò a chiedere: "Kathryn, posso farti qualche domanda?".
Lei annuì.
Il mago si sentiva imbarazzato come un ragazzino ma aveva bisogno di avere delle risposte, era da quando la conosceva che si stava dilaniando i brandelli di anima che gli restavano ed ora lì con lei sentiva che era il momento giusto per sapere alcune cose: "A casa tua, nel futuro, tu mi vuoi bene?".
"Certo"
"Anche tuo fratello me ne vuole?"
"Ovvio"
"Con la vostra mamma" si schiarì la voce "vado d'accordo o litighiamo".
"Dipende, mamma dice che siete due testardi"
"Vi ho mai picchiato?"
Kathryn scattò a sedere con gli occhi sbarrati, la bocca leggermente aperta.
A Severus gelò il sangue nei secondi che precedettero la risposta veemente: "No ma che dici?! Sei matto!".
D'impulso la strinse a sé affondando il viso nei suoi capelli corvini mentre anche lei lo stringeva, era la prima volta che abbracciava qualcuno ed era ricambiato: "Perdonami. Non volevo turbarti" si giustificò.
"Non importa, la mamma ci ha detto che i tuoi genitori non erano bravi come voi" spiegò Kathryn con semplicità mentre si scioglieva dal l'abbraccio e si sedeva a terra con le ginocchia strette al petto, quella conversazione l'aveva intristita, stava vedendo suo padre con occhi nuovi e si sentiva in colpa per come si era comportata con lui in passato.
"Ascolta" Severus la distolse dai suoi pensieri: "Com'è Jordan?".
Lei sorrise al pensiero del fratello: "Jordan è molto bravo, adora leggere, è tranquillo ma gli piace giocare a qualsiasi tipo di gioco, è un campione di gobbiglie".
Severus la fermò con un rapido gesto della mano: "Si ma dimmi com'è fatto, ti somiglia?".
"Ah" Kathryn parve sorpresa della domanda ma la gradì: "È poco più basso di me, ha i capelli ricci alle spalle, gli occhi neri, somiglia decisamente a te anche se non è pallido come noi ha più la carnagione della mamma".
Severus sorrise compiaciuto: "Mi piacerebbe vederlo" disse tra sé.
"Ma si può fare!" dichiarò Kathryn scattando in piedi: "Leggimi la mente, te lo mostrerò!".
"No è fuori questione!" liquidò il mago.
"Dai, muori dalla voglia di vederlo! Io so occlumare benissimo, lo hai visto quando sono arrivata e tu non forzerai, ti prego, ci tengo tanto" insistette Kathryn ansiosa di renderlo felice.
Severus era combattuto ma alla fine cedette alle suppliche della figlia con un'unica raccomandazione: "Concentrati su un ricordo preciso riguardante tuo fratello, non divagare e non mostrarmi tua madre, se la vedessi potrebbero esserci conseguenze serie. Pensi di esserne capace?"
Kathryn annuì mettendosi in piedi davanti a lui che si raddrizzò sulla poltrona puntando gli occhi di ossidiana direttamente nei suoi.


***


Pochi minuti più tardi Kathryn si sentì cedere le gambe ma Severus era pronto a sostenerla facendola sedere accanto a lui: "Grazie, è stato bellissimo" le disse piano baciandole i capelli sopraffatto dall'emozione, aveva visto suo figlio ma oltre quello nei ricordi che Kathryn gli aveva mostrato si respirava serenità e amore, sensazioni che non aveva mai provato ma che pur essendo parte di ricordi lo avevano profondamente coinvolto; "Tutto bene?" Si premurò di chiedere a Kathryn che rispose affermativamente, le scostò i capelli e notò una cosa a cui non aveva mai fatto caso, una catenina d'oro con una medaglietta ovale di ossidana con incastonato al centro un unicorno dorato, la stava ancora studiando incuriosito quando la ragazzina gli spiegò: "Ti piace? Ne ha una uguale anche Jordan, ce l'hai regalata quando abbiamo ricevuto la lettera per Hogwarts".
"Si...ma cosa rappresenta di preciso?" Guardava prima l'una poi l'altra perplesso.
"Il nostro patronus".
"Come mai tu e Jordan avete lo stesso patronus?"
"Anche tu a dire il vero, probabilmente per la storia dell'unicorno che ci racconti sempre da quando eravamo piccoli".
A quelle parole Severus si sentì quasi mancare quindi non aveva più come patronus la cerva, cercò di calmarsi era normale dopotutto ma se era persuaso che i suoi futuri figli sarebbero stati il centro della sua vita ancora faticava a credere che da lì a qualche anno sarebbe entrata nella sua vita una donna che gli avrebbe fatto dimenticare Lily.
Kathryn lo strappò dai suoi pensieri: "Adesso che hai visto Jordan sei contento?".
"Certo" le sorrise sincero: "Dove eravate? Sembrava un posto bellissimo".
"Lo è! St. Ives, in Cornovaglia ci andiamo sempre per le vacanze, ci siamo andati anche al tuo compleanno, in questa stagione sarebbe bellissimo" la giovane era sognante mentre raccontava e a Severus balenò nella mente un'idea folle a cui non seppe resistere: "Ascolta, il prossimo sabato gli studenti avranno la giornata libera, che ne diresti se io e te andassi a St. Ives?".
Kathryn sgranò gli occhi buttandogli le braccia al collo: "Si si si! Ti adoro, sei il migliore del mondo!".
Ecco, è questa la felicità, avere qualcuno che ami e che ti ama, renderlo felice e scoprire che la sua felicità è la tua.
"Ora però devi tornare nella tua camera, è tardissimo" la incitò Severus.
"Ok" acconsentì la strega.
"Ti accompagno, ormai è notte fonda e non mi va che giri per il castello da sola" disse prendendole la mano e scortandola fino alla torre dei Grifondoro senza che nessuno dei due si rendesse conto che durante tutto il percorso erano stati seguiti da un accigliato Silente.
 

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Capitolo 24
*** 24. Scoperte ***


2020


Il sole del primo pomeriggio era tiepido e gradevole, dopo alcuni giorni in cui spesso i raggi avevano lasciato il posto a nuvole gonfie di pioggia ora maggio era esploso con tutti i colori ed i profumi tipici della primavera ormai inoltrata, il lago nero sembrava una distesa azzurra e le increspature delle onde producevano riflessi dorati; Hermione seduta su una panchina di pietra poco distante dalla riva cercava di godersi un momento di relax quando sentì dei passi alle sue spalle, di proposito non si voltò ma questo non scoraggiò Priscilla che si sedette accanto a lei accavallando le gambe con eleganza impeccabile nel suo completo color corallo, Hermione invece aveva le ginocchia al petto, dei jeans e una semplice t-shirt a manica lunga, le due figure seppur vicine non potevano apparire più distanti.
"Buongiorno. Stamattina non ci siamo salutate e a pranzo non ti ho vista" ruppe il ghiaccio la rossa.
"Noi non ci salutiamo mai" rispose atona la riccia senza neppure guardarla.
"Touché".
Il marcato accento francese di Priscilla era odioso alle orecchie di Hermione che si decise a voltarsi: "Cosa vuoi? Ti ha mandato lui?".
"Figuriamoci! Non è il tipo. Volevo solo sapere per quanto durerà ancora questa scaramuccia fra innamorati" chiese sarcastica la vice preside.
"A te cosa importa? E poi puoi chiederlo a lui, vi vedo così in sintonia ultimamente" Hermione aveva un sorriso ironico mentre parlava.
Priscilla a quel punto si alzò in piedi e le si parò davanti: "Senti Hermione noi non siamo mai state amiche probabilmente non lo saremo mai, ma vorrei che almeno fosse per i motivi giusti...".
"Perché ci sono anche motivi sbagliati?" Hermione voleva apparire distaccata come Priscilla ma non ci riusciva, le sue parole la stavano mettendo in agitazione andando a colpire un nervo ancora scoperto ma la rossa parve non accorgersene, si accomodò di nuovo e riprese a parlare senza tradire la minima emozione.
"Inutile tergiversare, ti racconto una storia così la facciamo finita una volta per tutte; io sono nata qui ma ho vissuto in Francia fino a dieci anni, ero da poco tornata in Inghilterra quando ho ricevuto la lettera per Hogwarts, ovviamente in famiglia eravamo tutti felicissimi, arrivata qui sono stata smistata in Serpeverde ma l'ho presa con filosofia perché non sapevo cosa questo comportasse nel mondo magico, ero una studentessa diligente anche se non eccezionale finché al quarto anno mentre tutta la classe era disastrosamente alle prese con il fagiolo soporifero Severus dopo averci sbraitato contro venne accanto a me guidandomi nella procedura per trattare l'ingrediente. Era così abile, preciso, aveva delle mani bellissime ed un profumo inebriante tutti elementi che non lasciavano scampo ad una quattordicenne nel pieno dell'adolescenza. Ti sembrerà molto stupido ma mi presi una cotta terribile...".
"No affatto, è successo anche a me che di anni ne avevo diciotto" la interruppe Hermione sorpresa del fatto che improvvisamente era interessata ad ascoltare il proseguo del racconto di Priscilla.
"...da quel giorno iniziai a studiare con tutto l'impegno di cui ero capace appassionandomi alla materia più di quanto credevo possibile e anni dopo fui l'unica a conseguire i M.A.G.O con oltre ogni previsione in pozioni, ma dopo gli esami mio padre decise di tornare in Francia, i tempi erano confusi e lui temeva si arrivasse ad uno scontro come in effetti poi è accaduto. Seguivamo i fatti e quando fu tutto finito e i vari dettagli della guerra furono resi noti decisi di scrivere a Severus, volevo fargli sapere quanto lo avevo sempre ammirato e quanto mi era stato d'ispirazione nella scelta della mia professione, non ti dico la sorpresa quando ricevetti risposta, poche righe cortesi che mi diedero il coraggio di mandare il mio curriculum ad Hogwarts visto che nel frattempo  eravamo eravamo in Inghilterra. Più o meno il resto lo sai, voglio solo precisare che quando sono arrivata tu probabilmente eri partita da poco, ho capito subito che esistevi e l'ho preso come un affronto personale, per due anni ho fatto di tutto per arrivare al mio scopo e alla fine complici una serie di circostanze sfavorevoli, per te, ci sono riuscita ma ironia della sorte quando l'ho avuto ho capito che era perso per sempre".
Hermione sospirò: "Perché mi stai dicendo queste cose adesso? Sto già abbastanza male e non ho intenzione di farti da confessore perché hai deciso di fare ammenda".
A quel punto fu Priscilla a voltarsi trapassandola coi suoi occhi di smeraldo: "Allora non mi stai ascoltando, io non voglio fare ammenda ho fatto quello che ho fatto perché in quel momento lo volevo ti sto solo spiegando come stanno le cose dal mio punto di vista, mi pare di essere stata corretta fin dall'inizio ma tu hai eretto un muro impenetrabile in nome di una cosa che c'è stata ma che adesso non c'è più e per essere del tutto precisi non c'era nemmeno allora. Adesso è il momento di fare fronte comune per trovare una soluzione a quello che sta succedendo e mettere da parte tutto il resto".
Hermione aveva ascoltato in silenzio, Priscilla aveva ragione, solo insieme avrebbero potuto trovare il modo di riportare a casa Kathryn e aveva ragione anche sul fatto che in tutti quegli anni un tarlo le si fosse insinuato in testa nutrendosi delle sue insicurezze, nel profondo sapeva che non era Priscilla il problema perché fin da subito si era dichiarata perdente e non aveva mai dato adito al benché minimo dubbio, poi con Gregor erano una coppia consolidata da anni  anche se in tutta sincerità lei non aveva mai capito come riuscissero a stare insieme essendo completamente diversi, il vero problema era ciò che Priscilla rappresentava essendo una perfetta variante di Lily...ma ora era arrivato il momento di scacciare quei pensieri una volta per tutte, Lily era morta da decenni ormai mentre lei era lì e doveva riportare a casa sua figlia.
"...una cosa che c'è stata ma che adesso non c'è più..." le tornò all'improvviso alla mente quella frase e scattò in piedi: "Priscilla hai ragione, su tutto e mi hai dato un'idea! Vieni andiamo da Severus".
Quando la porta si spalancò ed una trafelata Hermione gli si palesò davanti Severus che si trovava alla scrivania si alzò di scatto, erano giorni forse settimane che non si trovavano così vicini e che non si rivolgevano la parola ma sua moglie era troppo infervorata per farci caso perché iniziò immediatamente a parlare senza neppure salutarlo: "Forse ho avuto un'idea, mi è venuta parlando con Priscilla" si voltò distrattamente per assicurarsi che la collega l'avesse raggiunta: "Potremmo usare l'armadio svanitore come portale con il 1994, al tempo c'era e c'è anche ora, durante il primo anno ricordo che lessi un libro di antiche rune e parlava di un incantesimo che unisce i tempi tramite un portale".
Severus alzò le mani: "Hermione rallenta, non ci sto capendo nulla, spiegati con calma" e le fece cenno di accomodarsi anche se di primo acchito gli parve un'idea campata in aria decise di ascoltarla per evitare di inasprire ulteriormente i rapporti fra loro.
La strega si sedette seguita da Priscilla ed iniziò a spiegare: "L'armadio svanitore serve per andare da un posto ad un altro dove si trova un'armadio identico, nel 1994 nella stanza delle necessità l'armadio c'era e ne abbiamo uno anche noi qui".
"Ma se non ricordo male l'armadio del passato era rotto e poi dopo la guerra nessuno lo ha più visto" la interruppe Priscilla.
"E' vero ma qui abbiamo sempre quello che il ministero ha sequestrato da Magie Sinister e poi voglio credere che il castello ci verrà in aiuto, Silente lo ripeteva sempre" asserì convinta Hermione.
"Va bene, ammesso e non concesso che riusciremo ad ovviare a questi problemi parlami dell'incantesimo" chiese Severus col tono più positivo di cui era capace.
"Durante il primo anno ho preso dalla biblioteca un libro di antiche rune dove era spiegato che nel medioevo praticavano un incantesimo con cui si potevano unire i tempi incantando un portale che serviva da tramite" Hermione parve di colpo incerta: "Ma non ricordo che libro fosse".
Priscilla la fissò penetrante: "Poi ci sarebbe da capire perché mai un incantesimo del genere non sia stato tramandato, potrebbe essere per le conseguenze...".
"In ogni caso fare qualche ricerca nella sezione di antiche rune sarà sempre meglio di non fare nulla" la zittì il preside: "Purtroppo però oggi non posso aiutarti,sto aspettando degli auror per una faccenda burocratica che non posso rinviare" disse in tono di scusa rivolto a sua moglie.
"Non importa, posso fare da sola e in ogni caso sono l'unica che potrebbe riconoscere il libro" rispose Hermione prima di congedarsi,ormai troppo presa dalla sua idea per prestare attenzione all'atteggiamento del marito.
"Mi sembra un'idea piuttosto assurda" sentenziò Severus rimasto solo con Priscilla la quale senza smettere di fissarlo come solo lei sapeva fare asserì piccata: "Forse si ma forse no ed in ogni caso è l'unica con un minimo di fondamento che siamo riusciti a trovare. Io vado in biblioteca ad aiutarla".
La sera si ritrovarono tutti e tre nell'ufficio del preside con almeno tre dozzine di libri che potevano essere quello letto da Hermione e fu proprio quest'ultima dopo un paio d'ore di ricerca a trovare quello che cercavano ma sfortunatamente non era proprio come lo ricordava in quanto si trattava per lo più di un racconto quasi fiabesco che narrava di un portale del tempo e della magia di luce, la strega sospirò avvilita: "Niente. Abbiamo perso solo tempo".
"Non abbiamo perso tempo, abbiamo iniziato a crederci cercheremo ancora" tentò di rassicurarla Severus.
"Cosa cercheremo? Non sappiamo nemmeno cosa stiamo facendo!" ringhiò Hermione irritata.
"Mi dispiace interrompere questo momento di confidenze coniugali ma guardate qui" li interruppe Priscilla mostrandogli il libro: "Se all'inizio di ogni capitolo pratico un revelio appaiono una serie di numeri, vale anche per il capitolo che parla del portale del tempo. Queste pseudo fiabe potrebbero celare davvero gli incantesimi di cui narrano, resta da capire a cosa si riferiscono questi numeri".
Hermione si animò di colpo mentre Severus esaminava accuratamente il libro ed incantava una piuma affinché trascrivesse quei numeri.
Le due streghe lo osservavano impazienti e dopo un tempo che parve interminabile il mago chiuse il libro mentre la piuma si posava con leggerezza sul foglio di pergamena: "I numeri si riferiscono a volumi o capitoli di volumi che si trovano nella sezione riservata della sezione proibita".
Le due streghe sgranarono gli occhi, "E di cosa so tratta?" fu Priscilla la prima a parlare.
"Di una sezione di cui sono a conoscenza solo il preside di Hogwarts e il ministro, si tramanda 'il segreto'" liquidò Severus.
"E quindi?" chiese Hermione.
"Aspettatemi qui" disse il mago avviandosi verso la porta.
***
I cinque tomi che portò Severus erano antichissimi, polverosi, scritti in rune gaeliche e per finire incantati cosicché i tre dovettero ingegnarsi per tradurli alla vecchia maniera.
Quando la pendola batté due rintocchi Priscilla si stiracchiò sentenziando: "Io mi ritiro, non riesco più a concentrarmi adeguatamente ma abbiamo tutto il week end", si alzò si tolse i tacchi vertiginosi e raggiunse l'uscita dopo aver augurato la buonanotte; Severus le rispose mentre Hermione rimase a fissarla come se la vedesse per la prima volta sempre coi sui modi glacialmente educati che sfiorano una perfezione inumana, in tanti anni non mi è mai apparsa così normale come ora mentre se ne va scalza.
"Hermione" la voce del marito la distolse dai suoi pensieri: "È tardi, forse è meglio continuare domani".
"Si hai ragione" disse distrattamente chiudendo il libro e alzandosi in piedi.
"Mi dispiace".
Le due parole la colsero di sorpresa lasciandola atona per qualche secondo: "Dispiace anche a me, non pensavo quello che ho detto".
Il mago si lasciò sfuggire un ghigno sarcastico: "Non ha importanza, conta solo Kathryn e Jordan. Spero solo che in futuro riusciremo ad avere rapporti civili".
La strega lo guardò interrogativa: "Come? Mi stai lasciando?".
"E come potrei tu mi hai già lasciato" le rispose amaro Severus.
Hermione strabuzzò gli occhi alzando le braccia al cielo: "Per essere un grande mago a volte sei veramente sciocco! Così io ti avrei lasciato?! Io sto male come te, è sempre stato tutto facile nel nostro matrimonio ma ora ci troviamo ad affrontare una difficoltà che spezzerebbe chiunque, vacillare è umano ma non per questo ho smesso di amarti..." non concluse la frase perché con una mossa fulminea Severus la attirò a sé, un braccio a cingerle la vita e l'altro avvinghiato tra i sui capelli mentre la stringeva.
"Anch'io ti amo, stavo impazzendo al pensiero di averti persa" nell'udire quelle parole che a stento trattenevano la commozione anche Hermione lo strinse forte.
"Sei uno sciocco Severus Piton, credi davvero che potrei lasciarti proprio ora che ho più bisogno di te...sono solo arrabbiata, col mondo, col fato, con tutti perché rivoglio Kathryn con tutta me stessa ma non so come farla tornare" confidò la strega mentre qualche lacrima andava a bagnare la camicia nera.
 

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Capitolo 25
*** 25. La dama bianca ***


2020

 


Quando Hermione aprì gli occhi un po' di luce filtrava appena dalle spesse tende damascate, si mise a sedere sul letto liberandosi della coperta che la avvolgeva, aveva addosso i vestiti del giorno prima completamente sgualciti, avrebbe potuto rapidamente sistemarsi con la magia ma optò per una doccia calda; con Severus avevano parlato fino a tardi sdraiati l'una accanto all'altro prima che lei crollasse con le mani ancora strette a quelle di lui, finalmente più tranquilla.
Una volta pronta lo raggiunse in ufficio trovandolo già chino sui libri che stavano esaminando la sera prima: "Buongiorno" gli disse con un sorriso.
"Buongiorno" rispose lui e con un gesto della mano fece apparire una tazza fumante.
Hermione lo raggiunse estasiata dal profumo che sentiva: "Cappuccino! Io ti adoro" e gli schioccò un bacio sulla guancia.
"Molto chiaro, con tanta schiuma e una spruzzata di cacao" puntualizzò il mago alzando gli occhi dal libro per guardarla mentre sorseggiava dalla tazza imbrattandosi il labbro superiore di schiuma, le sorrise, quello era un niente ma il solo fatto di averla resa minimamente felice per pochi secondi gli riempiva il cuore.
"Trovato qualcosa di utile?" gli chiese dopo aver finito di bere.
Severus si passò una mano sugli occhi: "Forse ma è tutto piuttosto confuso e non ci crederai ma di questo tipo di incantesimi non ho mai sentito parlare".
Hermione stava per rispondere quando la porta si aprì e Jordan entrò quasi correndo seguito da Priscilla.
"Amore mio come stai?" chiese Hermione ricambiando l'abbraccio del figlio.
"Bene, sono contento che avete fatto pace" disse sorridente il ragazzino guardando prima lei e poi il padre che per tutta risposta sollevò il sopracciglio tentando di sembrare scocciato ma Jordan si avvicinò per nulla impressionato iniziando a toccare i libri sparsi sulla scrivania.
"Avete scoperto qualcosa di utile?" chiese Priscilla avvicinandosi a sua volta posando le mani sulle spalle di Jordan, il gesto confidenziale non sfuggì ad Hermione e contribuì ad aumentare la sua curiosità nei riguardi della collega.
"Si forse, lo stavo dicendo proprio ora ad Hermione, ma sono incantesimi di cui non ho mai sentito parlare, le traduzioni in caso di attuazione vanno assolutamente riviste e poi non so se possiamo praticarli, qui si parla di maghi di luce e francamente..."
"Come la dama bianca" lo interruppe Jordan.
"Chi?" chiesero all'unisono i tre adulti.
Jordan si morse il labbro imbarazzato: "La dama bianca è uno spirito credo, appare a Gwen ogni tanto, quando le succedono cose strane e le dice che sono cose che succedono solo alle streghe di luce, perché Gwen non è come noi" concluse abbassando lo sguardo.
"Tu l'hai vista?" chiese Hermione.
Jordan tentennò qualche minuto prima di ammettere: "Una volta. Quando Gwen era in infermeria ma era notte, potrei averlo sognato".
Dopo essersi scambiato uno sguardo d'intesa con le due streghe Severus chiese pacato: "Perché non fai venire la signorina Gwen così magari potrà spiegarci quello che non capiamo di questi libri", in quel momento gli erano balenate alla mente le informazioni sulle streghe albine e probabilmente quella ragazzina era la soluzione a tutti i loro problemi.
Jordan strinse i pugni sul tavolo combattuto prima di rispondere: "Era un segreto...ma è per aiutare Kathryn vero?".
"Certo! Se non fosse importante non te lo chiederemmo" confermò Hermione.
Nell'udire quelle parole il ragazzino si convinse e corse via.
"Dovremo avvisare Neville" aggiunse Hermione.
"Non se ne parla!" sentenziò Severus: "Eravamo d'accordo di non divulgare questa cosa a meno che non fosse strettamente necessario e per i miei gusti ne sono a conoscenza già fin troppe persone figurati se ho intenzione di coinvolgere anche Paciock!" concluse irritato.
Hermione stava per controbattere ma Priscilla la precedette: "È di sua figlia che stiamo parlando e nella migliore delle ipotesi hai intenzione di usarla per riavere la tua il minimo che puoi fare è informarlo o non credi sia necessario perché si tratta di un motivo nobile, per un bene superiore. Severus se ci comportiamo come loro..." guardò nella direzione di una cornice in quel momento vuota "...loro hanno vinto e noi non abbiamo imparato nulla, invece noi siamo migliori".
"Noi non usiamo le persone a loro insaputa per raggiungere i nostri scopi men che meno i bambini, facciamo quello che è giusto per tutti non solo per ottenere ciò che vogliamo" concluse accorata Hermione.
Il mago spostò velocemente lo sguardo sulle due donne di fronte a lui prima di sospirare rumorosamente e sbraitare più contro sé stesso che contro di loro: "Per vent'anni vi siete a malapena rivolte la parola e adesso, proprio adesso decidete di diventare amiche o peggio di coalizzarvi contro di me!".
Entrambe rimasero in silenzio, Hermione con uno sguardo quasi beffardo e Priscilla completamente indifferente.
"Priscilla va a chiamare Paciock, in fretta!" cedette il preside distogliendo lo sguardo e sistemando i libri sparsi mentre la rossa uscì velocemente come stesse sfilando sotto lo sguardo di Hermione che dovette sforzarsi per ricacciare un sorriso.
Mezz'ora più tardi erano tutti riuniti intorno alla grande scrivania di mogano sfogliando disordinatamente i vecchi manoscritti  mentre Severus mostrava a Gwen l'incantesimo sul portale del tempo e le chiedeva della dama bianca, la ragazzina  era in evidente imbarazzo a parlare dei suoi segreti di fronte  a tutti, in special modo in presenza del padre che in quel momento sembrava sgomento per tutte le notizie che aveva appreso.
"...non so chi è, io l'ho sempre chiamata 'Dama bianca' fin dalla prima volta che è venuta da me. All'inizio mi spiegava tante cose che non capivo poi ha iniziato ad insegnarmi alcuni incantesimi che noi possiamo fare ma io non sono molto brava" Gwen non aveva alzato mai lo sguardo mentre parlava.
"Sono sicura che sei bravissima invece" la rassicurò materna Hermione: "Noi però abbiamo assolutamente bisogno di parlare con la dama bianca per capire questo incantesimo che potrebbe far tornare Kathryn, credi sia possibile?".
"Si si" alzò finalmente la testa: "Tempo fa lei mi disse che potevo aiutare Kathryn ma allora non sapevo come. Venite, vi porto da lei".

Mentre la seguivano lungo i corridoi del castello Severus era cupo in volto, "Non fare così, sentiamo prima cosa ci dirà" gli bisbigliò Hermione che camminava accanto a lui; "Forse Kathryn poteva essere a casa da un pezzo!".
"Sshhh" lo zittì la strega mentre davanti a Gwen si palesava la stanza delle necessità.
Entrarono tutti e sei nella stanza iniziando a guardarsi intorno: c'erano enormi librerie, bauli pieni di polvere, varie cianfrusaglie sparse ovunque e come aveva sperato Hermione, l'armadio svanitore.
"Eccola!" disse Gwen indicando un drappo verde marcio che poteva essere stato un sipario ma gli adulti non riuscivano a vedere quasi nulla, solo un riflesso di luce con una vaga forma umana.
La giovane strega invece pareva vederla benissimo e le andò incontro come fosse una vecchia amica: "Loro sono i genitori di Kathryn, li ho portati da te perché mi hai detto che potevamo aiutarli, ora loro hanno trovato un incantesimo che potrebbe far tornare Kathryn ma vogliono sapere come si pratica".
La dama bianca con un gesto della mano si palesò a tutti nella sua luminescenza, ora potevano vedere la figura completamente bianca circondata da un'aura di luce che si faceva strada fra di loro senza neppure toccare il suolo, li osservò ad uno ad uno prima di far udire la sua voce: "Voi non potete praticare un incantesimo di luce...".
"Ma è l'unico modo che abbiamo trovato per riportare nostra figlia a casa!" la interruppe bruscamente Severus mentre Hermione lo ammoniva stringendogli un braccio.
"...solo le streghe di luce possono" proseguì la dama bianca: "Gwen lo farà per voi".
"Gwen è ancora una bambina, è pericoloso questo incantesimo?!" questa volta fu Neville a interromperla.
"È un incantesimo di livello superiore, Gwen non può portarlo a termine da sola ha bisogno del suo custos umbra".
"Chi è questa persona, dove possiamo trovarla?" chiese Hermione pacata.
Per la prima volta la dama bianca parve percepire la loro presenza e posò gli occhi che apparivano privi di pupilla sulla strega: "La magia di luce è molto potente ed insidiosa perché dove c'è luce inevitabilmente c'è ombra ed il confine può essere molto sottile,quando nasce una strega albina nasce anche un custode della sua magia, il custos umbra è colui che mantiene l'equilibrio tra la luce e le tenebre, se una strega albina perde il suo custode è perduta. Come accadde a me, io ho perduto il mio custode durante una guerra scatenata dai babbani più di un secolo fa e quando ho capito di non essere in grado di gestire la mia magia ho deciso di seguirlo perché siamo indissolubilmente legate a loro. Sono tornata in spirito per guidare Gwen come chi mi ha preceduto ha fatto con me".

"Tu puoi indicarci dove trovare questo custode?" chiese ancora Hermione.

La dama bianca girò su sé stessa fissandoli tutti coi suoi occhi vuoti per poi posarli nuovamente sulla strega: "Un custos umbra proviene da un'oscurità profonda ma nasce nella luce per questo è insita in lui la capacità di governare le ombre che inevitabilmente la luce produce".

Hermione, senza neppure realizzarne il perché, sentì lo stomaco contrarsi dolorosamente mentre con la coda dell'occhio scorse Severus con le labbra serrate ed i pugni stretti immobile in una posa austera.

Priscilla con un gesto istintivo afferrò Jordan, che si trovava accanto a lei, attirandolo a sé sotto lo sguardo sorpreso del ragazzo che per poco non perse l'equilibrio.

"Loro lo sanno. Sanno dalla nascita chi sono e quando il fato li unisce le loro magie si riconoscono prima ancora che si riconoscano le loro menti. Ora lo sapete anche voi, accettatelo, lasciateli venire da me" l'evanescente presenza parlava con voce priva di emozione e questo unito ad i suoi occhi inespressivi le attribuiva un che di inquietante.

Gwen fece un passo verso di lei.

Severus chiuse gli occhi portandosi una mano alla fronte prima di scambiare uno sguardo con sua moglie che era pallidissima ed entrambi fecero un cenno di assenso a Priscilla che lasciò il braccio di Jordan mentre un brivido gelido le correva lungo la schiena; finalmente libero anche il giovane mago fece un passo verso la dama bianca, lei parve guardarli entrambi prima di dire: "Prendetevi la mano affinché il vostro destino inizi a compiersi".

Gwen e Jordan si presero per mano e dalla loro stretta scaturì un piccolo vortice di luce che divenne sempre più grande fino ad avvolgere tutti al che allentarono la presa ed il vortice scomparve.

"Fate buon uso del grande potere che avete, questo è ciò che vi serve per salvare tua sorella" disse la dama bianca porgendo a Jordan un libro ed una pergamena che erano apparsi nelle sue mani: "Siate sempre coscienziosi, io veglierò su di voi insieme ai vostri genitori" dopo queste parole scomparve lasciando che la stanza venisse illuminata solo dalla luce del sole che filtrava dalle bifore.

Gli adulti erano sgomenti mentre i ragazzi si scambiarono un sorriso complice con gli occhi che brillavano di entusiasmo dimentichi di tutto ciò che li circondava.

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Capitolo 26
*** 26. Con nuovi occhi sul presente ***


2020

I giorni dopo l'apparizione della dama bianca furono di studio e riflessione per Severus, di rifiuto per Neville che chiese un congedo straordinario per tornare a casa portando Gwen con sé, e di preoccupazione per Hermione.
Proprio quest'ultima una sera mentre si intratteneva con Jordan fu messa di fronte a quella decisione che a malincuore tutti stavano irragionevolmente evitando: "Mamma quando facciamo l'incantesimo per far tornare Kathryn?".
"Molto presto, papà sta definendo gli ultimi dettagli perché non possiamo permetterci di sbagliare" disse più per sé stessa che per il figlio.
"Presto quando? Papà sembra arrabbiato, tu fai finta di niente e Priscilla è preoccupata" asserì Jordan un po' scocciato.
La strega trasalì: "Papà non è affatto arrabbiato e io non faccio finta di niente cerco solo di stemperare la tensione" si passò una mano sul volto: "Te lo ha detto Priscilla che è preoccupata?".
"No, non l'ha detto ma si capisce” constatò il giovane mago.
"La vedi spesso?"
"Tutte le sere prima di cena, giochiamo a scacchi. Anche se ultimamente non siamo tanto concentrati" increspò le labbra in un modo che le ricordò Severus.
"Ti vuole bene Priscilla" era più un pensiero che le era balenato in testa che una domanda infatti le uscì dalle labbra prima che se ne rendesse conto.
"Si lo so" Jordan rispose con noncuranza come fosse la cosa più ovvia del mondo e proseguì parlando di ciò che gli stava veramente a cuore: "Devi far tornare Gwen, convincere papà a farci fare l'incantesimo il più presto possibile. Domani verrà Gregor, gli ho scritto, dovete convincere papà, Priscilla e il professor Paciock. Mamma promettimelo" concluse supplichevole.
Hermione aveva ascoltato suo figlio con attenzione, nei suoi occhi c'era determinazione ma anche frustrazione che le fecero ricordare sé stessa quando era partita alla ricerca degli Horcrux perciò tentò di essere il più rassicurante possibile: "Che farete l'incantesimo è già una certezza, non devi dubitarne; tuo padre sta solo  studiando nei dettagli un tipo di magia che non conosce perché vuole l'assoluta sicurezza che vada tutto bene perciò non serve che lo convinca. Per quanto riguarda Neville sono certa che Gwen e Luna lo convinceranno, in ogni caso gli manderò un gufo stasera stessa" lo abbracciò stretto: "Sei più tranquillo adesso?", il ragazzino annuì, "Bene, allora vieni, ti riaccompagno alla tua casa" concluse sciogliendolo dall'abbraccio.
Il giorno dopo con l'arrivo nella prima mattinata di Gregor l'atmosfera si distese notevolmente, il mago fu cordiale con tutti, positivo e spiritoso; dopo colazione seguì Severus che gli aveva chiesto di dare un'ulteriore occhiata alla traduzione dalle rune latine ma Hermione intuì che più probabilmente voleva avere un parere 'maschile' da qualcuno che stimava, nel frattempo lei prese Jordan e lo condusse al portone d'ingresso che aprendosi rivelò una Gwen insolitamente colorita in viso per aver corso che li salutò con un gran fiatone e subito trascinò un Jordan non più cupo in disparte per mostrargli il libro donatole dalle dama bianca appena la sera prima.
Hermione li guardò sorridendo prima di prendere Neville sottobraccio ed incamminarsi con lui lasciando una certa distanza fra loro ed i ragazzi: "Va meglio, sei più tranquillo?".
"Non ho altra scelta" rispose il vecchio amico con un sospiro: "Luna sapeva già tutto, da quando Gwen era piccola ma mi ha tenuto all'oscuro perché dice che sono troppo apprensivo con le bambine" le confidò triste: "Hermione, io non sono mai stato un uomo coraggioso e perdere presto i miei genitori mi ha reso insicuro, adesso il pensiero che le mie figlie corrano un qualche pericolo mi terrorizza".
"Terrorizza qualunque genitore ma non possiamo tenerli sotto una campana di vetro, noi alla loro età eravamo senza dubbio più incoscienti e spericolati ma dovevamo fare quello che abbiamo fatto...detto ciò anch'io ho paura per Jordan e per Kathryn" concluse con un sorriso forzato.
Neville la guardò grato di tanta franchezza: "Vorrà dire che ci faremo coraggio a vicenda. In ogni caso ringrazio Merlino che Rowena non sia come Gwen, anche se non è proprio una gran cosa da dire" concluse imbarazzato.
Hermione gli sorrise: "Non ti preoccupare capisco cosa provi e so quanto le ami entrambe".

Nel tardo pomeriggio Hermione si ritrovò con Gregor a passeggiare sulla riva del lago nero, gli confidò l'ansia e la paura che l'avevano costantemente accompagnata negli ultimi due mesi perché aveva bisogno di essere rassicurata da qualcuno che valutava la faccenda dall'esterno ed il caro amico non la deluse, oltre alle rassicurazioni le diede anche molte spiegazioni su quegli antichi incantesimi affinché si convincesse del buon esito di quello che stavano per fare.
"Ci fermiamo? Qui è bellissimo, o la professoressa Granger non si sporca più i vestiti con l'erba" disse Gregor all'improvviso sedendosi sull'erba ad ammirare il sole che sembrava immergersi nel lago nero mentre i suoi riflessi rendevano quasi dorata la superficie dell'acqua, Hermione si sedette accanto a lui e con gli occhi pieni della bellezza di quel paesaggio che spesso dava per scontato finì per stendersi sul prato inspirando i profumi della primavera e godendosi il tepore del tramonto, pur con gli occhi chiusi percepì che Gregor si era steso accanto a lei e dopo pochi minuti ruppe il silenzio: "Ricordi l'estate al lago Titisee?".
Sul volto della strega si dipinse un sorriso prima ancora di aprire gli occhi: "Come potrei dimenticarla, è stata una delle vacanze più belle della mia vita".
"Potresti tornare la prossima estate, tutti insieme. Sarebbe bello ed i miei genitori sarebbero felici di rivederti" propose il medimago.
"La prossima estate...tutti insieme...sarebbe bello" Hermione sembrava disillusa valutando la proposta.
"Kathryn tornerà, Jordan starà bene e vedrai che mentre saremo al lago parleremo di questi giorni come un ricordo lontano" disse Gregor.
Hermione sospirò: "Lo spero ma non serve che ti dica che siamo tutti preoccupati, persino Priscilla il che è tutto dire".
Gregor si lasciò scappare un sorriso: "Priscilla si preoccupa sempre quando si tratta di Jordan, gli vogliamo bene, è un ragazzo in gamba ".
"Già, non me ne ero mai resa conto ma dopotutto siete i suoi padrini" ammise la strega.
"E poi nostro figlio avrebbe la stessa età" la frase gli morì in gola.
Hermione schizzò a sedere con gli occhi spalancati: "Perché non me lo hai mai detto?".
Gregor era ancora steso sull'erba lo sguardo fisso sull'imbrunire che si stava impossessando di ogni singolo raggio di sole: "Perché stavo ancora metabolizzando la notizia quando finì tutto, è stato solo l'ombra di un qualcosa che poteva essere e poi Priscilla mi vietò categoricamente di parlarne".
"Severus lo sa?".
"Presumo, le concesse di posticipare il rientro dalle vacanze di Natale quell'anno, ma non pensare male di lui probabilmente lei fece appello a tutta la sua discrezione professionale e poi tu aspettavi Jordan e probabilmente non avrà voluto turbarti" spiegò Gregor.
"Mi dispiace, veramente, lei come la prese?" Hermione era colpita.
Il mago si strinse nelle spalle: "Sai com'è lei, non esterna le sue emozioni ma credo ne soffrì, era uno straccio, era stata parecchio male fisicamente, pensa che tornò a Londra in aereo perché non se la sentiva di usare una passaporta".

"E tu?".

 Il tono della strega tradiva una nota di biasimo che non sfuggì a Gregor: "Io ero confuso e poi ero in lizza per ottenere un dottorato importante, non potevo allontanarmi da Parigi. Trascorsi quattro giorni da incubo, ero rimasto per una cosa che credevo importante ma temevo di aver perso la cosa più importante della mia vita, alla fine ottenni il dottorato e partii per Londra senza nessuna speranza e invece, la trovai decisamente meglio di quando se n'era andata e non fece parola di nulla, come se non fosse mai accaduto ed io da vigliacco quale sono la assecondai,  anni dopo le chiesi di sposarmi di venire con me a Parigi ma rifiutò. Siamo sempre stati troppo presi dal nostro lavoro e non c'è mai stato tempo per nient'altro, a noi va bene così ma ogni tanto capita un attimo di debolezza".
Hermione aveva ascoltato in silenzio in un crescendo di emozioni, quante cose non sapeva e quante ne aveva date per scontate lasciandosi andare a giudizi affrettati.
"Il fatto è" riprese Gregor: "Che Priscilla affronta le cose in un modo razionale, per lei le emozioni sono sinonimo di debolezza e questo a causa del padre, l'uomo più orribile che abbia mai conosciuto: misogino, amorale, un pessimo. E' generale della milizia magica francese, un invasato che trattava moglie e figlia come fossero sottoposti, quando Priscilla era piccola la lasciava piangere per ore chiusa in una stanza perché sosteneva che dovesse imparare ad autocalmarsi per forgiarsi il carattere; menomale che la madre non è così peccato che trovò la forza di lasciarlo solo dopo la guerra comunque anche se non lo diresti ha limitato parecchio i danni, Priscilla ha una maschera non è davvero come appare è solo barricata dietro il ruolo che si è costruita".
Hermione era colpita: "Come Severus, solo ora capisco il rapporto che li unisce e pensare che fino ad ora mi ha sempre un po' infastidito; mi ero fatta l'idea che Priscilla avesse avuto un'infanzia dorata coi boccoli infiocchettati e vestitini di taffetà color pastello, mi sento piuttosto stupida".
Gregor non trattenne una risata prima di rispondere: "Priscilla ha i suoi difetti sia chiaro ma ti assicuro che è la persona più leale che conosco, non tramerebbe mai nell'ombra  men che meno contro di te, ti stima molto".
'Tu hai vinto io ho perso' quelle parole pronunciate quasi vent'anni prima echeggiarono nella mente di Hermione, da allora in effetti non notò mai più atteggiamenti equivoci da parte della collega, ora la sua curiosità era soddisfatta ma le lasciava un po' di amaro in bocca, pensava a tutt'altra storia quando si era interrogata su Priscilla.
"Ti posso confidare un segreto?" la voce di Gregor la distolse dai suoi pensieri.
"Dimmi".
Il mago sorrise: "Tu credi nell'amore a prima vista?".
Hermione spalancò gli occhi sorpresa: "Non lo so, non ci ho mai pensato, in ogni caso non mi è mai successo".
"Nemmeno io ci avevo mai pensato fino a quella sera di primavera del 2003. Ero nella biblioteca dell'academié quando un ticchettio di tacchi spezzò il silenzio, pochi secondi e la vidi sbucare da dietro uno scaffale con passo deciso, il tailleur impeccabile, la chioma rossa perfetta con quel ciuffo che le copriva parte del viso, pensai fosse uscita da un gangster movie degli anni quaranta, si presentò in fretta e mi spiegò l'accaduto precisa e senza esitazioni, la seguii subito, l'avrei seguita ovunque" fece una pausa: "Io l'amo e vorrei chiederle di nuovo di sposarmi, non le chiederei di seguirmi a Parigi potremmo continuare come adesso ma ci terrei molto che diventasse mia moglie" terminò con le guance imporporate.
Hemione gli prese la mano con un'espressione piena di tenerezza: "Grazie".
"E di cosa?" le chiese Gregor sorpreso.
"Di avermi raccontato questa bella storia e di avermi ricordato che non bisogna mai fermarsi alle apparenze o focalizzarsi su di un unico dettaglio ma guardare il quadro nell'insieme. Per quanto riguarda il matrimonio: chiediglielo se è quello che ti suggerisce il tuo cuore" si interruppe quando una piccola volpe luminosa apparve nel cielo ormai quasi del tutto avvolto nel buio.
"E' il patronus di Priscilla, dobbiamo tornare" dicendolo Gregor si alzò in piedi ed aiutò l'amica prima di incamminarsi verso il castello.

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Capitolo 27
*** 27. Albus ***


Quella sera dopo cena si riunirono tutti in presidenza per fare il punto della situazione: "La traduzione è ultimata, ho studiato tutti i dettagli e direi che possiamo procedere", Jordan si raddrizzò su sé stesso con espressione trionfante ma suo padre non aveva terminato il discorso: "L'unica cosa che mi lascia perplesso è il tempo, solo 15 minuti. Il castello è grande e conoscere la posizione esatta di Kathryn anche con un incantesimo è piuttosto risicato" fece una pausa; "Questo incantesimo non si può fare a piacimento per la grande energia magica che richiede perciò non possiamo permetterci di sbagliare o chissà quanto tempo potremmo dover aspettare per ripeterlo". "Quindi?" Jordan era deluso. "Quindi non sbaglieremo" rispose deciso suo padre: "Stiamo cercando tutto il possibile sul 1994, ci deve pur essere una traccia, seppur minima, del passaggio di Kathryn e noi la troveremo così da poter avere un'idea più precisa su come agire" Severus appariva sicuro e convincente tanto che quando la piccola riunione si sciolse ognuno di loro era convinto della sicura riuscita del piano. *** Durante tutte quelle interminabili settimane Albus Severus Potter era rimasto segregato in una camera, di solito usata per gli ospiti Serpeverde in una delle torri secondarie; un elfo gli portava i pasti senza mai rivolgergli la parola, ogni giorno un prefetto gli faceva avere le lezioni svolte con relativi compiti perché prigioniero si ma indietro col programma scolastico no e a domeniche alterne Ginny poteva fargli visita per un'ora. Viveva completamente isolato in attesa del verdetto del tribunale magico, sapeva che Scorpius godeva dello stesso trattamento con l'unica differenza che poteva frequentare le lezioni e lo sapeva perché, con grande sorpresa, James di tanto in tanto riusciva ad intrufolarsi nella sua 'cella' corrompendo con dolciumi, favori e a volte monete i prefetti più malleabili; era strano ma aveva realizzato che James gli si era dimostrato più fratello in quella disgrazia che non negli ultimi 13 anni, chissà forse era questa la vera fratellanza e non giocare insieme d'amore e d'accordo; la mamma quando gli faceva visita era sempre affettuosa ma a volte sembrava un po' a disagio specialmente quando gli consegnava lettere da parte di Harry che il ragazzo si guardava bene dall'aprire, suo padre non era mai andato a trovarlo quindi trovava superfluo leggere cose che non voleva dirgli personalmente, in ogni caso il suo cruccio più grande era il rapporto con lo zio che aveva irrimediabilmente compromesso. In isolamento forzato aveva pensato molto e tra i vari errori commessi dal suo punto di vista il più imperdonabile era stato non dare l'allarme quella notte stessa, se non si fossero fatti prendere dal panico Scorpius non avrebbe pietrificato Winnie e tutti e tre insieme avrebbero avvisato gli adulti di quanto accaduto, poco sarebbe cambiato ma almeno agli occhi dello zio non sarebbe apparso meschino e codardo, in ogni caso allo stato attuale delle cose c'era poco che potesse fare per riscattarsi e ormai da giorni l'incubo ricorrente di una Kathryn cerea che gli chiedeva perché l'avesse uccisa lo tormentava costantemente anche da sveglio eppure tramite James sapeva benissimo che l'amica era viva ed in molti si stavano adoperando per farla tornare; il giovane Potter disteso sul letto si stava lambiccando il cervello come ogni giorno coi suoi pensieri quando come ogni giorno entrò il prefetto per lasciargli le lezioni da studiare, il ragazzo sfogliò distrattamente i quaderni prima di lanciarli contro il muro ed estrasse invece da sotto il letto dei giornaletti dedicati al quiddich che si mise a sfogliare con interesse finché dopo quasi un'ora di attenta lettura qualcosa catturò la sua attenzione a tal punto che per poco non cadde dal letto scattando a sedere. "Voglio parlare col preside! Subito! Voglio parlare col preside!" le urla accompagnate da violenti colpi alla porta continuavano da una mezz'ora circa quando i prefetti ormai snervati decisero di avvisare la professoressa Arnaud che sopraggiunse di lì a poco entrando senza troppi convenevoli nella stanza con un'espressione talmente arcigna che Albus subito ammutolì, la sua capocasa l'aveva sempre intimorito ed ora era davanti a lui con gli occhi scintillanti di collera mentre gli parlava: "Potter hai fatto il bravo finora, che ti prende adesso". Il ragazzino deglutì anche se aveva la bocca asciutta, quella non era una domanda anzi suonava come una minaccia ma prese ugualmente coraggio: "Voglio parlare col preside, devo dirgli una cosa importante". "Tu non sei nella posizione di volere proprio niente e tutto quello che devi dire al preside puoi dirlo a me" tagliò corto Priscilla. Albus strinse i pugni tanto da conficcarsi le unghie nei palmi: "Voglio parlare con mio zio e quello che devo dire lo dirò solo a lui ed è una cosa molto importante per Kathryn" aveva alzato lentamente la testa trovando il coraggio di guardare negli occhi la vice preside. Priscilla dal canto suo lo osservava attentamente: Albus era uno studente discreto ma indolente e svogliato, come ragazzo era piuttosto insicuro, privo di carisma, con la tendenza a scegliere sempre la via più facile, un anonimo che se non fosse stato per il nome che portava sarebbe rimasto nel mucchio senza spiccare; invece si chiamava Potter ed ogni tanto si sentiva in dovere di sbalordire, peccato che lo facesse sempre con sciocchezze o bravate, eppure ora sembrava avesse raccolto tutto il coraggio e la dignità di cui era capace per farsi valere e forse questa volta era davvero per qualcosa di importante: " Vedrò cosa posso fare, spero per te che non sia uno dei tuoi soliti giochetti" concluse significativa prima chiudersi con un tonfo la porta alle spalle. "Non se ne parla neanche!" le urlò Severus alzandosi così velocemente da far cadere la sedia. "Dice che ha una cosa importante da dirti riguardo Kathryn" rispose calma Priscilla seduta davanti a lui con le gambe accavallate. "Doveva parlare quando era il momento, adesso deve solo tacere" il preside era iracondo al solo sentire nominare Albus Potter, avrebbe scoraggiato chiunque ad insistere ma non la sua vice che continuò come se fosse nel bel mezzo di un'amabile conversazione: "Non ha dato problemi fino adesso, dovresti ascoltarlo, magari è una cosa veramente importante" lui le dava le spalle in silenzio: "Insomma Severus, finché era il tuo figlioccio prediletto aveva tutti i pregi di Lily ora ha solo i difetti dei Potter". "Priscilla! Non ti permetto...". "Cosa? Di dire quello che penso" l'aveva interrotto senza esitazione puntando gli occhi smeraldo in quelli ossidiana di lui: "Il ragazzo ha sbagliato,deve essere punito dal ministero e dal preside ma lui chiede di parlare con suo zio" fece una pausa senza distogliere lo sguardo: "Lo vuoi davvero perdere questo ragazzo? Tu sai cosa vuol dire sprofondare nelle scelte sbagliate senza nessuno che ti trattenga, credi che Albus sia già così perduto da non meritare una mano tesa?" si alzò sistemandosi la giacca, stava per abbassare la maniglia della porta quando Severus la richiamò. "Portalo qui, ma vorrei che ci fosse anche suo padre, organizza tu, il prima possibile, non sia mai che sia davvero una cosa importante" la rossa annuì, era già quasi fuori quando si sentì dire: "Priscilla un giorno sarai un'ottima preside". Albus seguiva compito la sua capocasa, aveva la testa bassa e il passo svelto, una volta giunti davanti alla presidenza Priscilla aprì la porta e lo sospinse all'interno per poi richiuderla velocemente; la stanza era fiocamente illuminata dai raggi di sole che trovavano spiragli nelle pesanti tende, il ragazzo fece qualche passo incerto prima di sentirsi chiamare. "Vieni avanti, mi volevi parlare no?" Severus era dietro la scrivania, le spalle appoggiate all'alto schienale della sedia, le mani giunte davanti a sé. Albus si avvicinò velocemente: "Si, buongiorno" era a disagio "Volevo prima di tutto scusarmi per il comportamento inammissibile che ho avuto causando l'incidente e soprattutto dopo". Severus stava per tacciarlo malamente quando gli tornarono alla mente le parole di Priscilla: "Quindi cosa devi dirmi?" chiese sbrigativo. Il ragazzo deluso sentì le lacrime inumidirgli gli occhi e prese il giornalino che aveva infilato sotto al maglione: "So che Kathryn è finita nel passato, magari questo può aiutarvi" si avvicinò alla scrivania sfogliando le pagine stropicciate finché non ne individuò una ed iniziò a leggere: "Il 26 maggio si è concluso il torneo di primavera dopo una partita piena di sorprese ha trionfato la squadra di Grifondoro...bla bla bla...ecco qua...mezz'ora prima della fine ha esordito in campo Kathryn Jordan dopo che il terzo portiere...vabbè, non conta guarda la foto" gli porse il giornale indicando una foto magica sbiadita che rittraeva tutta la squadra "Questa è Kat" mise l'indice sopra una testa. Severus buttò un'occhiata prima di strappargli il giornalino dalle mani e fissare gli occhi sulla foto, non c'era dubbio quella era davvero Kathryn, sorridente in mezzo ai suoi compagni, chiuse gli occhi qualche secondo in balìa delle emozioni è viva, grazie al cielo è viva e sta bene; riscossosi posò gli occhi sul ragazzo davanti a lui cambiando lentamente espressione come se qualcosa gli stesse scivolando via dall'anima lasciandolo più leggero: "Grazie Albus questa è una cosa veramente importante per far tornare Kathryn, fondamentale direi". Il giovane mago si appoggiò alla scrivania, gli occhi improvvisamente lucidi: "Scusami zio, perdonami io non volevo" singhiozzava faticando a parlare: "Non importa se dovrò andare ad Azkaban ma perdonami ti prego, dillo anche a Kat e alla zia Hermione, io non volevo". Severus era immobile, anche dopo tanti anni ed una vita diversa le emozioni esternate lo mettevano sempre un po' a disagio specialmente al di fuori dell'ambito famigliare ma decise di fare uno sforzo girando attorno alla scrivania ed avvicinandosi al suo figlioccio, gli parlò come avrebbe fatto con un adulto sperando di non essere frainteso o apparire troppo duro: "Albus quello che hai fatto è gravissimo e io non posso perdonarti ora, non lo farei col cuore, sarebbero solo parole vuote e prive di significato ma con questo non voglio dire che non provo più affetto per te solo devi darmi il tempo di metabolizzare tutto l'accaduto, oggi hai fatto una cosa importantissima, sei stato tenace e coraggioso quando avresti potuto infischiartene, devi continuare così. Le mie parole possono sembrarti dure, spero che tu comprenda ciò che realmente intendo". Il ragazzo si asciugò gli occhi con la manica prima di rispondere: "Si zio, ho capito". Severus a quel punto lo prese per il colletto attirandolo a sé: "In ogni caso non permetterei mai a nessuno di mandarti ad Azkaban" gli intimò bonario. Albus stava per sorridere quando udendo il suo nome si voltò mutando espressione: "Tu che ci fai qui?". Harry che era rimasto per tutto il tempo in un angolo buio accanto ad una tenda assistendo alla scena ora li aveva raggiunti: "Mi ha mandato a chiamare Severus e lo ringrazio, volevo tanto vederti". "Così tanto che non sei mai venuto in tutto questo tempo" rispose piccato il giovane. "Ti ho scritto ma tu non mi hai mai risposto" si giustificò Harry. "Se avevi qualcosa da dirmi potevi venire" replicò di nuovo. "Non poteva" intervenne il preside: "Il ministero lo ha sospeso con obbligo di domicilio" Harry tentò di parlare ma Severus lo fermò: "E' giusto che sappia, le tue azioni hanno avuto conseguenze anche su altri perciò prima di parlare rifletti, ormai sei grande e spero che da tutta questa faccenda trarrai qualcosa di buono". Albus abbassò gli occhi imbarazzato. "Tuo padre può restare qualche giorno, approfittane. Ora vi lascio" Severus prese il mantello lasciando i due Potter con la speranza che si trovassero una volta per tutte mentre lui col giornale portatogli da Albus stretto in mano si recava da Hermione per sollevare anche lei dal macigno che avevano nel cuore da quasi due mesi.

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Capitolo 28
*** 28. St. Ives ***


1994


Quel sabato mattina il professor Piton fu uno dei primi a presentarsi in sala grande per la colazione e poi si defilò velocemente dirigendosi verso i sotterranei, era quasi giunto a destinazione quando la vide davanti alla porta del laboratorio di pozioni:indossava dei jeans, una felpa rosa, delle scarpe da ginnastica, portava in spalla uno zainetto rosso e aveva i capelli corvini sciolti sulle spalle, udendo i suoi passi si voltò sorridente mostrandogli il visetto allegro.
"Eccoti!" anche lui sorrideva, aveva iniziato appena l'aveva vista ormai era una reazione naturale, gli capitava di sorridere anche quando la pensava; in quelle poche settimane aveva realizzato una cosa che per tutta la vita aveva ignorato: alla felicità ci si abitua in fretta.
"Pronta ad andare?" le chiese in tono stranamente festoso per lui.
"Prontissima!" Kathryn era entusiasta, non vedeva l'ora di partire ma qualcosa le fece increspare le labbra e piegare la testa di lato mentre scrutava il suo accompagnatore: "Ma tu vieni così?" domandò perplessa.
"Così come?" rispose Piton stupito.
"Così!" ribadì la giovane indicando i suoi vestiti.
A quel punto lui divenne arcigno: "E come dovrei presentarmi secondo te?".
Kathryn sospirò con l'espressione di chi deve pensare a tutto: "Posso?" chiese estraendo la bacchetta: "Ti mostro come sei di solito fuori da Hogwarts, magari non in vacanza perché sarebbe troppo ma di solito" lui le accordò il permesso con un cenno d'assenso ed in un batter d'occhio si ritrovò con un impeccabile completo nero ed una camicia bianca rigorosamente senza cravatta, si scrutò poco convinto prima di chiedere: "Di solito sono così?".
"Anche meglio ma non sei ancora pronto" rispose Kathryn con noncuranza mentre entrava nel laboratorio: "Hai creato una passaporta? Di solito lo facciamo".
"Ovvio che si" rispose col suo miglior tono da insegnate annoiato ma lei non ci fece caso: "Allora possiamo andare; anzi ancora una cosa" apostrofò impaziente.
"Cosa c'è ora che non va?" chiese spazientito.
"Legati i capelli, mamma te li fa sempre legare quando usciamo dal mondo magico" spiegò compita.
"Non se ne parla!" disse inorridito il professore.
Kathryn lo guardò titubante prima di sciogliersi in un sorriso: "A me non importa in realtà, andiamo?" gli prese la mano e un secondo dopo sentì il noto strappo prima di aprire gli occhi e trovarsi di fronte alla nota distesa di sabbia di St.Ives.
Sbatté un paio di volte gli occhi per abituarsi alla luce del sole che illuminando l'arenile contrastava nettamente con la penombra dei sotterranei di Hogwarts, la spiaggia era quasi deserta e una gradevole brezza marina sembrava accompagnare le piccole onde che si infrangevano sulla battigia, Kathryn inspirò a pieni polmoni prima di pararsi davanti a suo padre ed esclamare: "Non è bellissimo? È bellissimo vero? Vieni, siamo un po' lontani dal paese ma faremo una bella passeggiata, è una giornata stupenda!" iniziò a camminare davanti a lui che la seguiva di buon grado, ogni tanto correva un po' avanti per poi voltarsi camminando all'indietro mentre gli raccontava dei posti che gli avrebbe mostrato gesticolando a più non posso poi si voltava e correva di nuovo avanti, i capelli mossi dal vento, il sorriso felice; Piton si limitava ad annuire mentre guardava il panorama e soprattutto lei letteralmente estasiato, era convinto di non aver mai visto nulla di più bello, in quell'istante anche il ricordo del bel viso di Lily risultava sbiadito ed insulso paragonato a Kathryn.
Dopo una buona mezz'ora di passeggiata arrivarono in paese, la strega conosceva praticamente ogni angolo e mentre percorrevano le vie che si stavano animando con persone che come loro si erano concesse una gita primaverile al mare, gli raccontava vari aneddoti che le erano occorsi in quei luoghi durante le vacanze.
A pranzo si fermarono al Bay's di cui Kathryn aveva decantato le squisitezze fin dal mattino per poi proseguire fino al cottage sulla spiaggia che anni dopo sarebbe diventato il buen retiro estivo della famiglia Piton.
Severus aveva l'impressione di trovarsi in un sogno, era tutto così perfetto, quei luoghi, i racconti e Kathryn, non era convinto di meritarsi tutto ciò e nonostante questo anelava il momento in cui lo avrebbe avuto.
"Vieni!" Kathryn lo stava chiamando dalla spiaggia, aveva trasfigurato un telo da un fazzoletto e ci si stava sdraiando sopra.
"Cosa facciamo ora?" le chiese quando la raggiunse.
"Niente" si schermava gli occhi con una mano: "Ci rilassiamo, ascoltiamo il mare, chiacchieriamo se vuoi".
Lui rimase qualche minuto in piedi a guardarsi intorno quasi imbarazzato poi lentamente si tolse la giacca e si arrotolò le maniche della camicia prima di sedersi accanto a lei, si lasciò cullare dal rumore delle onde dipanando molti pensieri su cui di solito non indugiava mai ma in quel luogo era tutto diverso, ovattato, aveva la sensazione di essere immune da qualsiasi dolore o preoccupazione lì.
"A cosa pensi?".
La voce di Kathryn lo riportò prepotentemente alla realtà: "Nulla di particolare. Piuttosto" girò la testa per guardarla anche se lei aveva gli occhi chiusi: "Conosci bene il mondo babbano".
"Ovvio, noi viviamo a Londra e prima di entrare ad Hogwarts sono stata in un collegio babbano" spiegò lei come fosse la cosa più naturale del mondo.
"Perché mai? Tua madre non poteva occuparsi di voi?" Severus era scandalizzato.
"Finché ha potuto si è occupata lei di noi ma poi doveva tornare al lavoro, fa un lavoro importante" la sua voce era priva di rammarico.
"Ma a te non dispiace? Voglio dire, potevate stare ad Hogsmead" Severus non si capacitava di ciò che stava apprendendo.
"All'inizio forse si ma ormai siamo ad Hogwarts sia io che Jordan. La mamma ha deciso così, lei è mezzosangue, sta bene in entrambi i mondi e anche noi" rispose lei tranquillamente.
Rimasero di nuovo in silenzio finché Kathryn non si tolse le scarpe, si alzò e dopo essersi guardata intorno con la bacchetta si accorció i jeans fin sopra il ginocchio : "Posso andare a bagnarmi i piedi?".
"Vai ma non ti allontanare" concesse lui, in un lampo lei si tolse la felpa lanciandogliela e corse verso il mare, Piton la osservava da lontano mentre saltava dove si infrangevano le onde, ogni tanto si voltava facendogli cenno di raggiungerla ma lui preferiva rimanere lì a guardarla perso nei suoi pensieri.
È la cosa più perfetta che abbia mai visto, non riesco a credere di essere stato io l'artefice di tanta bellezza: è intelligente, ironica,spigliata, serena. Forse tutto questo ha un senso se mi porterà lei...mi sto anche convincendo che la madre deve essere una donna straordinaria se è riuscita a portare luce nella mia vita e può perfino essere possibile che mi ami, ed io? Io la amerò o sarà solo un ripiego o forse una circostanza che ci vedrà famiglia? No no no non può essere, questi due ragazzi meravigliosi meritano per forza di essere figli di un amore sincero. Ci ameremo, saremo felici e finalmente avrò tutto ciò che non ho mai avuto.
Ad un tratto si scoprì convinto dei suoi pensieri sentendosi scorrere nelle vene quella voglia di vivere che l'aveva abbandonato nel momento in cui aveva perso Lily, di slancio tolse le scarpe  e si alzò per raggiungere Kathryn, lei era di spalle quando la afferrò per la vita facendola girare mentre gli schizzi li bagnavano la sentiva ridere forte, i capelli scompigliati dal vento profumavano di buono, di felicità mentre lui si abbandonava a questa sensazione mai provata prima.

Quando tornarono al castello era già buio, si ritrovarono nei sotterranei nel punto esatto in cui erano partiti quella mattina, giusto il tempo per riaversi e Piton subito spronò la ragazza ad affrettarsi a tornare nella sua casa: "E' tardi non voglio che tu venga punita, vai!".

Kathryn per tutta risposta lo abbracciò: "Grazie è stata una bellissima giornata, ti voglio bene" fece per andarsene quando lui la trattenne per una braccio fissandola intensamente prima di risponderle: "Anch'io ti voglio bene"; la strega gli rivolse un ultimo sorriso e poi si avviò veloce verso le scale  che conducevano ai piani superiori.

Era quasi in prossimità della torre Grifondoro quando trasalì sentendosi chiamare da una voce ferma che scandì chiaramente in suo nome, dopo il sussulto Kathryn si voltò guardinga ma null'affatto sorpresa di trovarsi davanti il preside in persona, la guardò alcuni secondi con un'espressione indecifrabile prima di dirle in tono quasi cantilenante: "Signorina Kathryn facciamo due passi, ho bisogno di parlarle".

La ragazza annuì in silenzio e lo seguì, man mano che procedevano le  fu chiaro dove stavano andando ed un brivido le corse lungo la schiena era tentata di protestare ma le pareva che il momento fosse già particolarmente grave senza bisogno di aggiungere altra tensione perciò percorsi infiniti corridoi si accinse a seguire il vecchio mago su per le scale che conducevano dritti alla torre di astronomia, più salivano più la strega si aggrappava al corrimano sentendosi mancare le forze, aveva i brividi ed una sensazione di nausea le attanagliava la gola ma non era per l'altezza era perché riteneva grottesco trovarsi in quel luogo proprio con Albus Silente.

Giunti in cima Silente si affacciò ad una bifora scrutando il panorama mentre Kathryn rimase indietro, aggrappata alla balaustra delle scale, deglutiva a fatica mentre la sua mente stava calcolando che solo pochi anni dopo Silente probabilmente si sarebbe trovato in quella medesima posizione mentre pressappoco da dove era lei ora suo padre gli avrebbe scagliato l'avada kedavra che lo avrebbe ucciso prima di farlo precipitare nel vuoto.

"Signorina Kathryn è ora che noi due parliamo un po', di cose serie intendo" il tono del mago era tutt'altro che bonario.

La giovane respirò profondamente un paio di volte e lo raggiunse; Ci siamo, adesso mi mostrerà chi è davvero Albus Silente e se la voce non lo tradisce si mostrerà per quel vecchio bastardo manipolatore che ho sempre pensato che fosse.

"Bando alle ciance, andrò diritto al punto perché lei è molto sveglia, scaltra e null'affatto sciocca; in due mesi non ha commesso il minimo errore, non si è mai tradita su cose veramente importanti eppure conosce il futuro che per lei è storia ormai quindi: non ha più voglia di tornare a casa?" non si era voltato a guardarla, fissava giù, forse il punto esatto dove si sarebbe schiantato.

A Kathryn la domanda giunse inaspettata dopo tutto quel discorso fatto in tono per nulla amichevole perciò si mise sulla difensiva: "Certo che voglio ma mi sembra che non stiate facendo nulla per aiutarmi eppure lo avevate promesso".

Udendo quelle parole il mago si decise a guardarla ma senza abbassare la testa, solo gli occhi, scrutandola dall'alto in basso: "Immaginerà che ci sono cose che mi premono di più in questo momento, Severus doveva trovare il modo ma ha perso interesse, preferisce tenerti qui e questo non va bene".

Kathryn si lasciò sfuggire una breve risata ironica.

"Ti sembra divertente?!" il vecchio aveva alzato di un tono la voce zittendola: "Mi auguro per te che quella tua amica riappaia presto e ti porti via, se così non fosse saremo costretti a trovare un'altra soluzione non penserai che ti permetta di restare con lui".

La giovane iniziò a tremare ma tentò di non darlo a vedere rispondendo sarcastica: "Quindi? Mi trasformerà in un criceto magari?".

"Sei una Piton fino al midollo" Silente si addolcì un poco: "Parliamo francamente, tu sai che lui è la pedina più importante della mia scacchiera, ne conosci perfettamente i motivi e se tu sei qui sono convinta che il suo lavoro alla lunga non risulterà vano ma, da quando ci sei lui ha perso interesse in tutto è completamente concentrato su di te, sono stato io a spingerlo all'inizio perché mi rendevo conto che era stanco, frustrato, aveva bisogno di nuove motivazioni ma ero convinto che in pochi giorni tutto si sarebbe risolto invece sono passati mesi e adesso ti ama troppo per pensare ad altro".

A Kathryn tremavano le labbra, non voleva piangere perciò attese qualche istante prima di far uscire la voce: "Lui diventerà un eroe ma a caro prezzo, soffrirà molto, mia madre si troverà di fronte un uomo distrutto senza voglia di vivere e dovrà lottare parecchio per riaccendere quella scintilla".

Silente aveva sentito la passione che metteva nel pronunciare ogni singola parola e non poté fare a meno di accennarle un sorriso finalmente: "E qui ti sbagli signorina Kathryn, sei tu, tu eri di fronte ad un uomo distrutto, che credeva di non sapere più amare, che procedeva per inerzia solo per dovere, tu hai riacceso quella scintilla, hai lasciato quel germoglio che fra qualche anno l'amore di e per tua madre farà sbocciare".

La strega l'aveva ascoltato con attenzione anche se sembrava non aver capito appieno allora il mago le allungò un buffetto sulla guancia: "Non esiste incantesimo in grado di cancellare la memoria del cuore, ricordatelo" le disse prima di congedarla.

Prima di imboccare la rampa di scale Kathryn lo guardò un'ultima volta mentre dandole le spalle osservava la foresta e si chiese se infondo lui non sapesse già tutto anche che proprio quel luogo sarebbe stato l'ultimo che lo avrebbe visto in vita. 

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Capitolo 29
*** 29. 26 maggio ***


ANGOLO AUTORE: A causa di un errore di pubblicazione il capitolo 28 (St. Ives) è stato pubblicato prima del 27 (Albus) perciò prima di leggere questo vi consiglio di andare a recuperalo altrimenti non risulterebbe chiaro. Grazie e scusate lo sbaglio.

Hermione si svegliò all'improvviso, col fiato corto tanto che dovette restare immobile qualche minuto per riprendere a respirare regolarmente, gli occhi sbarrati fissi al soffitto mentre le prime luci dell'alba iniziavano ad illuminare la stanza, guardò l'orologio che portava al polso, le 6,02; istintivamente allungò la mano ma la parte del letto accanto alla sua era intatta, suo marito quella notte non si era coricato, non era cosa rara ultimamente, d'altro canto anche lei dormiva poco e male solo grazie ad un paio di gocce di Sonno-senza-sogni che in ogni caso non le procurava il ristoro tipico di una notte di sereno riposo.
Si alzò sentendosi più stanca da quando era andata a letto affidandosi al getto caldo della doccia per recuperare un po' di autocontrollo per affrontare la giornata che avrebbe definito tutto.
La prossima notte riuscirò finalmente a dormire, forse, oppure non riposerò mai più serena per il resto della vita.
Chiuse il rubinetto ed uscì, usò la magia per asciugarsi e vestirsi prima di avviarsi lungo i deserti corridoi del castello per raggiungere le cucine dove si fece servire da un elfo un po' di caffè con una fetta di pane tostato che si sforzò di ingoiare nonostante si sentisse lo stomaco completamente chiuso.
Mentre saliva le scale come un automa verso il suo ufficio pensando a dove poteva essere Severus sentì ridere, guardò giù e vide Gregor e Priscilla che rientravano dopo aver corso, presumibilmente lungo la riva del lago nero, le apparvero felici e bellissimi: lei sempre impeccabile anche in tenuta da jogging e lui coi capelli e la barba biondi le ricordò un qualche dio nordico.
Sorrise, pensò a Jordan e Gwen che probabilmente dormivano tranquilli ed improvvisamente sentì una ventata di ottimismo farsi strada in lei, sarebbe andato tutto bene, doveva crederci.
Severus aveva passato la notte alla scrivania un po' studiando per l'ennesima volta i passaggi dell'incantesimo un po' osservando la foto di Kathryn nel 1994, all'alba del giorno che sarebbe stato quello decisivo per la sua vita percorse tutti i corridoi del castello completamente immersi nel silenzio pensando all'ironia del destino che aveva deciso di metterlo alla prova per la seconda volta proprio alla fine di maggio anche se stavolta sapeva che se la cose fossero andate male non ci sarebbero state fenici o seconde possibilità, sarebbe morto dentro senza possibilità di redenzione.
Tornato nel suo ufficio rimase tutta la mattina o compilare pergamene per il ministero senza prestare la minima attenzione a ciò che faceva finché alcuni colpi alla porta lo fecero trasalire: "Avanti" disse meccanicamente completamente impreparato alla visitatrice che si trovò davanti.
Winifred era entrata decisa dirigendosi direttamente davanti alla scrivania.
"Cosa posso fare per lei signorina Weasley?" Severus aveva tutte le intenzioni di liquidarla velocemente.
"So che avete trovato un incantesimo per far tornare Kathryn e che lo farete oggi, voglio essere presente" la ragazza parlò senza esitazioni e con la testa alta catturando l'attenzione del preside, aveva le trecce rosse che le scendevano fin quasi alla vita, il viso lentigginoso e due profondi occhi color nocciola, prima non ci aveva mai fatto caso perché le rare volte che le parlava lei arrossiva abbassando la testa ma ora c'era qualcosa di diverso in lei, d'improvviso la rivide pietrificata con la testa sanguinante e realizzò che quell'esperienza l'aveva trasformata da bambina ad adolescente, probabilmente avrebbe ritrovato quello stesso sguardo in sua figlia se fosse tornata: "Come lo sai? E perché dovrei permetterti di presenziare?" le chiese pur avendo già deciso.
"Me lo ha detto James ma non è questo il punto" rispose senza timore: "Io c'ero quando lei è scomparsa e voglio esserci quando tornerà. È la mia migliore amica" per un solo istante le vibrò la voce.
"E sia, fatti trovare qui dopo pranzo" disse sbrigativo alzandosi in piedi, dopotutto aveva già deciso nel momento stesso in cui aveva ricevuto la richiesta.
Lei annuì grata senza bisogno di parlare, la sua espressione diceva tutto.
Mentre la guardava uscire Severus non poté fare a meno di pensare che dopo generazioni finalmente i Weasley avevano dato al mondo magico una grande strega che senza dubbio si sarebbe distinta per i suoi meriti in un futuro non poi così lontano.
Nel primo pomeriggio erano già tutti riuniti nella stanza delle necessità: Severus, Hermione e Priscilla stavano esaminando l'armadio svanitore, Harry e Neville li osservavano a debita distanza, Gregor un po' in disparte con Jordan e Gwen gli spiegava come presumeva si sarebbe svolto l'incantesimo, Winnie stava seduta su un vecchio tavolo da sola.
"...se la partita terminerà davvero alle 16.00 come dice questo giornale conviene iniziare cinque minuti dopo così avrò il tempo di incrociare la squadra che torna in trionfo verso il castello, dovrei andare a colpo sicuro e restare nei tempi" stava dicendo Severus alle due streghe, Gregor voltò la testa raddrizzandosi su sé stesso raggiungendoli in fretta con un'espressione contrita: "Scusate ma con tutta la concitazione dei giorni scorsi ho dato per scontato una cosa che probabilmente non lo era per  niente" tutti i presenti gli si fecero intorno: "Severus tu non puoi attraversare il portale" disse in tono di scusa.
"Cosa? Perché mai?" gli ringhiò contro il preside.
Il medimago senza perdere la calma gli rispose: "Perché è un portale di magia bianca e tu sei maledetto, non so che effetti potrebbe avere su di te, potrebbe risanarti dalla maledizione come potrebbe distruggerti non andrei a tentativi per scoprirlo" Gregor aveva il potere di risultare spiritoso anche nei momenti più bui anche se non sapeva se fosse un pregio o un difetto.
"E lo dici solo adesso?!" Severus a quella notizia perse il controllo.
"Mi dispiace, ho dato per scontato che fosse ovvio in ogni caso non è nulla di irrisolvibile" concluse pacato.
"Come non è nulla di.." Hermione lo zittì con un gesto della mano prima di prendere la parola: "Gregor ha ragione, ormai siamo vicinissimi e questo non è un problema, ci andrò io, non cambia nulla".
Severus la prese per un braccio trascinandola un po' in disparte pur restando sotto lo sguardo di tutti e le disse preoccupato: "Non posso permettertelo, potrebbe essere pericoloso".
Lei gli sorrise: "Sarebbe stato pericoloso anche per te, non cambia nulla, andrà tutto bene".
"No non voglio che tu vada da sola, ti prego non insistere" aveva abbassato la voce affinché solo lei sentisse la sua supplica.
"Dottor Von Holstein nel portale ci può passare più di una persona" chiese Harry che aveva intuito quello che stava accadendo.
"Finché rimane aperto è un passaggio, ci possono passare cose e persone senza limitazioni" rispose sicuro Gregor.
"Bene, verrò io con te Hermione" affermò risoluto il mago.
La strega lo guardò significativa prima di rispondere: "No, non voglio".
"Invece è un'ottima idea" intervenne Severus.
"Ho detto che non voglio" replicò irremovibile la strega.
"Non vuoi che qualcuno venga con te o non vuoi che ci venga io" chiese Harry.
"Non voglio te" nella stanza calò un silenzio tombale: "Forse è l'unica occasione che abbiamo per riprendere Kathryn e non voglio correre rischi, con me voglio una persona di cui so di potermi fidare ciecamente e quella persona non sei tu. Voglio che venga Priscilla con me" concluse senza possibilità di replica.
La rossa spalancò gli occhi ma non manifestò la minima emozione rispondendo: "Ok, mi vado a preparare".
Harry la seguì con gli occhi prima di puntarli di nuovo su quella che fino a poche settimane prima era stata la sua migliore amica e dirle afflitto: "Hermione non so più come dirti quanto mi dispiace e credimi se ti dico che se avessi potuto scambiarmi con Kathryn lo avrei fatto subito il primo giorno ma purtroppo non si può. Potrai mai perdonarmi?".
Hermione lo guardava inespressiva come era la sua voce quando gli rispose: "Mio malgrado avrai sempre un posto nel mio cuore e probabilmente se Kathryn tornerà un giorno ti perdonerò ma oggi non è quel giorno".
Quelle parole suonarono come una sentenza alle orecchie di Harry facendogli comprendere che se anche fosse stato perdonato la loro amicizia come era stata fino a poco tempo prima era compromessa irrimediabilmente.

1994
Appena ebbe finito di pranzare Kathryn si defilò furtivamente dal gruppo dei suoi compagni avviandosi a passo svelto nei sotterranei, arrivò quasi correndo davanti alla porta dell'ufficio del professor Piton assestando tre colpi decisi sulla porta.
"Avanti!" la risposta fu secca ed immediata.
La strega entrò richiudendosi pesantemente la porta alle spalle, sembrava fosse fuggita da qualcosa.
"Che ci fai qui ora? Ti stanno inseguendo?" chiese l'insegnante tra il sorpreso e il beffardo.
"No sono venuta di corsa perché volevo salutarti prima della partita" si giustificò la strega.
Nell'udire quelle parole Piton la raggiunse parandosi di fronte a lei: "Mi raccomando fa attenzione e non temere ricordati che puoi volare".
Lei annuì felice: "E tu prometti che se dovessi cadere non farai nulla, qualche livido fa parte del gioco".
"Non te lo posso promettere ma farò del mio meglio, in ogni caso non è detto che ti facciano entrare" concluse quasi speranzoso.
"Oh entrerò e non ti deluderò" affermò baldanzosa.
Lui le sfiorò velocemente la guancia prima che lei se ne andasse con uno sguardo sbarazzino.



 

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Capitolo 30
*** 30. Con nuovi occhi sul futuro ***


Ormai era tutto pronto, mancavano pochi minuti e finalmente l'incantesimo del tempo dopo centinaia di anni probabilmente sarebbe stato attuato; nella stanza delle necessità al cui centro troneggiava l'armadio svanitore aleggiava un'atmosfera irreale, sembrava che persino i pulviscoli avessero smesso di fluttuare consapevoli della gravità del momento.
I Piton bisbigliavano sottovoce apparentemente ottimisti anche se gli occhi trasmettevano un messaggio diverso dalla voce, solo Jordan era fermamente e profondamente convinto che tutto sarebbe andato benissimo; Priscilla in jeans, camicia bianca e giacca blu appariva imbronciata con Gregor che la stava prendendo in giro affermando che non era da lei presentarsi con delle sneakers in pubblico; Neville teneva Gwen per mano incapace di dire quanto fosse orgoglioso di lei anche se era altrettanto preoccupato ma la ragazzina lo rassicurò dicendo che la dama bianca non avrebbe mai suggerito loro un incantesimo pericoloso; Harry e Winnie invece erano in disparte, silenziosi ognuno perso nei propri pensieri ma entrambi speranzosi di rivedere Kathryn tornare finalmente a casa.
"È ora, iniziamo o rischiamo di non stare nei tempi" la voce decisa di Gregor spezzò il silenzio mentre con un cenno della mano chiamava Jordan e Gwen, Severus strinse rapidamente una mano ad Hermione prima di prendere da parte Priscilla e dirle qualcosa sottovoce, la rossa ascoltò con attenzione prima di prendere un foglietto che lui le porgeva e annuire, Hermione assistette alla scena che solo poco tempo prima l'avrebbe irritata con semplice curiosità che fu subito fugata da Severus che tornato da lei le disse: " Ho dato un incantesimo a Priscilla dopo capirai, fa attenzione, ti amo" le sfiorò velocemente le labbra e andò da Jordan, a un osservatore poco attento poteva sembrare un saluto distaccato ma Hermione sapeva bene che se lui non si fosse barricato dietro la sua vecchia maschera di cinismo non avrebbe mai avuto la forza di lasciarla andare.
Anche Hermione si avvicinò al figlio: "Mi raccomando. Fai del tuo meglio" avrebbe voluto dirgli di fare attenzione, di lasciare perdere se avesse avuto problemi ma ne andava della vita di Kathryn, mai in vita sua si era sentita col cuore diviso a metà come in quel momento.
"Andrà tutto bene" Jordan parve leggerle nel pensiero.
"Forza iniziamo!" Gregor sollecitò i ragazzi che una volta posti davanti l'armadio gli puntarono contro le bacchette.
Gwen recitò la formula e subito un potente raggio di luce bianca scaturì dalla sua bacchetta andando a creare una spirale che vorticava velocemente intorno all'armadio a quel punto fu Jordan a pronunciare la sua parte di formula puntando la bacchetta direttamente sulla spirale di luce che smise di girare andando a canalizzarsi intorno all'armadio proseguendo poi il suo turbine più lentamente ed in modo circolare.
"È il momento andate!" ordinò Gregor.
Le due streghe si scambiarono una rapida occhiata avvicinandosi al portale ed entrandoci quasi contemporaneamente.
Fecero un passo avvertendo la sensazione di attraversare una cascata priva di acqua, di riflesso avevano chiuso gli occhi e quando li riaprirono si ritrovarono nella medesima stanza con l'unica differenza che erano sole.
"Ha funzionato?" chiese Hermione.
"Credo di si" rispose veloce Priscilla: "Ma ora dobbiamo andare" disse attivando il timer di un moderno orologio in uso tra i babbani.
"Non ti facevo così tecnologica" la apostrofò Hermione mentre raggiungevano a passo svelto la porta.
"Una clessidra era piuttosto scomoda non trovi?" le rispose ironica la rossa cominciando a correre.
"Dobbiamo uscire dal castello poi potremo smaterializzarci vicino al campo" disse la riccia iniziando a correre a sua volta.
Una volta fuori dalle mura si smaterializzarono per riapparire a poche centinaia di metri dal vecchio campo di quiddich che Hermione rivide con commozione prima di alzare la bacchetta ed evocare il suo patronus che corse veloce verso l'area di gioco: "Se Kathryn lo vede capirà e spero ci sarà più facile trovarla" spiegò.
"Ottima idea" convenne Priscilla: "In ogni caso avviciniamoci alle uscite".
In quell'attimo esatto un boato si sollevò dagli spalti mentre la squadra di Grifondoro sollevava la coppa del torneo di primavera, tutti erano allegri e festanti tanto che i giocatori a fatica raggiunsero il tunnel a loro riservato per uscire all'esterno quando furono fermati da un fotografo che voleva immortalare il momento, il poveretto a fatica cercava di disporre i ragazzi mentre alcuni tifosi particolarmente sfegatati si erano intrufolati dietro facendo una gran confusione, Kathryn stava chiacchierando animatamente con una compagna quando lo vide, era apparso dietro al fotografo come un'ombra nera, quasi si sbracciava per farsi notare e dall'espressione non era lì per congratularsi.
La giovane lo raggiunse subito sotto lo sguardo curioso di alcuni ragazzi che avevano notato la sgradita presenza.
"È apparso il patronus di un unicorno, credo siano venuti a prenderti" disse spiccio Piton più cereo del solito.
La ragazza sgranó gli occhi, neanche il tempo di elaborare che qualcuno la tirò indietro urlando che il fotografo doveva scattare, lei sorrideva entusiasta quando il flash le esplose negli occhi ed immediatamente dopo raggiunse suo padre afferrandolo per una manica e trascinandolo fuori incurante degli sguardi che poteva attirare, un paio di minuti dopo erano fuori, Kathryn strizzò gli occhi per abituarsi alla luce e fu allora che vide due figure che correvano velocemente verso lo stadio.
"Hai ragione, sono venuti a prendermi" esclamò ancora aggrappata alla manica del professore avanzando veloce finché quando le figure furono più vicine lo lasciò: "Mamma!" gridò iniziando a correre a perdi fiato verso la donna coi capelli castani e quando la raggiunse si lanciò fra le sue braccia tese che subito la strinsero a sé iniziando a baciarla convulsamente, l'altra donna si fermò per un attimo accanto a loro per poi proseguire a passo spedito nella sua direzione.
Severus era come paralizzato di fronte alla scena a cui stava assistendo quando una mano sulla spalla lo spinse avanti: "Andiamogli incontro, fra poco in giro ci sarà troppa gente" gli intimò Albus Silente che lo aveva seguito fin dal momento in cui era apparso il patronus.
Fecero poche decine di metri prima di trovarsi davanti Priscilla che appariva un po' affannata ma perfettamente padrona della situazione: "Preside, è un piacere rivederla" tese la mano a Silente trascinandolo un po' in disparte e ignorando completamente Severus che dal canto suo era completamente ipnotizzato da quello che stava osservando, ormai erano abbastanza vicini, poteva vedere Kathryn che piangeva e rideva mentre parlava con la madre che non smetteva un attimo di accarezzarla e baciarla, e vedeva bene anche la donna: minuta, coi capelli castani ondulati, molto bella con il viso dolce ma non poteva essere lei no, non poteva. Quella donna assomigliava terribilmente alla Granger, la sua insopportabile allieva, ma non poteva essere lei si rifiutava di crederlo.
"Severus, Severus!" la voce di Silente lo fece sobbalzare: "Riconosci la signorina Arnaud, serpeverde al sesto anno attualmente".
Piton tese distrattamente la mano a Priscilla osservandola attonito, era senza ombra di dubbio quell'assillante viperetta che faceva di tutto per mettersi in mostra anche se quella che aveva davanti non era la stessa persona e come lui si limitava a studiarlo senza profferire parola dopo la stretta sfuggente che si erano scambiati.
"Severus, la signorina Arnaud mi ha comunicato che hanno pochissimo tempo, è arrivata l'ora di accomiatarci dalla nostra giovane ospite" comunicò il preside mentre Hermione e Kathryn si avvicinavano; la giovane corse subito dal padre abbracciandolo con trasporto: "Non voglio lasciarti" disse tra le lacrime.
Severus le prese il viso tra le mani costringendola a guardarlo: "E' tempo che tu torni a casa e poi non mi stai lasciando, stai tornando da me, fra poco saremo di nuovo insieme" le disse pacato ma con una nota vibrante nella voce.
"Si ma tu" la ragazza singhiozzava: "Io non voglio, tu.." si asciugò il viso con la manica prima di levarsi convulsamente la catenina che portava al collo e porgerglia: "Voglio che la tenga tu, per ricordarti che non sei solo".
"Kathryn non posso accettarla, è tua, è un ricordo importante" le disse profondamente colpito dal gesto.
"Per favore" lo pregò fra le lacrime: "Tienila!" disse mettendogliela in mano.
"Ora dobbiamo proprio andare" esortò Priscilla.
Hermione che fino a quel momento era rimasta defilata si avvicinò a quello che sarebbe diventato suo marito puntando gli occhi in quelli di lui: "Non lo avresti mai detto" esordì facendo spallucce "...grazie per tutto quello che hai fatto per la nostra Kathryn, ti amo" concluse posandogli un veloce bacio sulle labbra prima di prendere Kathryn per un braccio e avvicinarsi a Priscilla con cui si smaterializzarono.
Il professor Piton sentiva gli occhi di Silente puntati addosso: "Non dire niente" biascicò mentre fissava il ciondolo con l'unicorno prima di stringerlo nella mano e portarselo al cuore.
Le tre streghe si materializzarono davanti l'entrata del castello e subito Priscilla iniziò a roteare la bacchetta verso il cielo dove si stavano addensando enormi nuvoloni minacciosi "Che stai facendo?" chiese Kathryn; "Voi andate avanti, non rimane molto tempo" ordinò la rossa mentre estraeva dalla tasca il biglietto che Hermione riconobbe essere quello che la aveva consegnato Severus prima che varcassero il portale: "Sbrigati, non andiamo senza di te" le comunicò risoluta Hermione mentre Priscilla accelerava la lettura della formula puntando sempre la bacchetta in alto finché non ne scaturì un raggio bianco che colpì in pieno le nubi squarciando il cielo con un boato.
A poche centinaia di metri mentre dal campo di quiddich iniziavano ad affluire centinaia di studenti Silente stava eseguendo lo stesso incantesimo, come da accordi presi, sotto lo sguardo di Piton che assistendo alla scena un attimo prima del tuono assordante che avrebbe scatenato il più violento acquazzone mai abbattutosi su Hogwarts constatò tristemente: "Ci stai obliviando".
"E' necessario, l'hai ordinato tu stesso alla signorina Arnaud" gli comunicò il preside mentre iniziava a piovere, Severus annuì alzando il viso verso il cielo mentre stringeva in tasca il ciondolo di Kathryn.
Nel frattempo le streghe stavano correndo  verso la stanza delle necessità dove si trovava l'armadio incantato, quando vi giunsero il flusso di energia che ne delineava la sagoma iniziò ad affievolirsi, Kathryn fece appena in tempo a vederlo che sua madre e Priscilla afferrandola ve la trascinarono dentro senza tanti complimenti.
 
2020
Nella stanza delle necessità Gwen e Jordan iniziavano a dare segni di cedimento, l'energia intorno al portale stava diminuendo ma Gregor li stava rassicurando che erano nei tempi e che stava procedendo tutto come previsto; Severus era scuro in volto, iniziava a disperare quando sentì qualcosa di strano all'altezza del petto dove si trovava il taschino della camicia, si slacciò velocemente il froak coat estraendo il ciondolo con l'unicorno, era senza fiato quando incrociò lo sguardo di Gregor: "Questo è il..." si interruppe bruscamente sopraffatto da un violento capogiro.
Molti anni prima il ciondolo gli cadde da una tasca non sapeva da dove provenisse ma decise di conservarlo e senza un reale motivo prese l'abitudine di portarlo con sé ogni volta che doveva affrontare le missioni atte a sconfiggere il signore oscuro, finì per non separarsene mai, l'aveva con sé anche quando Nagini lo attaccò e credette di averlo perso al suo risveglio per poi vederselo restituire da Madama Chips alcune settimane dopo. Divenne un amuleto segreto, tanto che si sentiva un po' sciocco ogni volta che lo prendeva dalla scatolina di ebano intarsiato in cui lo teneva gelosamente riposto e rimaneva a fissarlo, c'era qualcosa in quell'oggetto che lo attraeva ma non sapeva darsi spiegazioni sul motivo; Si inventò persino la storia che raccontava ai suoi figli da piccoli pensando a quel ciondolo e decise di regalarlo a Kathryn come porta fortuna quando iniziò a frequentare Hogwarts e di farne fare uno identico anche per Jordan.
Gregor lo stava scuotendo leggermente quando si riebbe: "Severus che ti succede?" chiese il medimago.
"Io..." era ancora confuso ma gli mostrò il ciondolo: "Questo è di Kathryn, lo porta sempre al collo, ora è qui e poi ho ricordato cose, cose che non ricordavo prima, come è possibile? Che sta succedendo?".
Gregor si aprì in un luminoso sorriso: "Succede che sta funzionando! Non facciamo ci troppe domande su quello che accade nelle pieghe del tempo, non avremo mai risposte. Sta funzionando, conta solo questo!" gli allungò due vigorose pacche sulla spalla tornando accanto ai ragazzi proprio mentre il flusso di energia cominciava a lampeggiare, trattenne il fiato finché dall'armadio tre figure crollarono a terra la luce gli abbagliò per poi scomparire.
Kathryn ebbe come la sensazione di essere sospinta attraverso una cascata priva di acqua, d'istinto chiuse gli occhi trattenendo il respiro fino a quando non avvertì il vuoto sotto ai piedi ritrovandosi carponi su di un freddo pavimento in pietra, aprì gli occhi ma i capelli le impedivano di vedere intorno era ancora stordita quando qualcuno la sollevò di peso stringendola talmente forte da toglierle quasi il respiro, si divincolò quasi impaurita ma quando si trovò davanti suo padre e girando su sé stessa vide sua madre e Priscilla che si stavano rimettendo in piedi, Gregor, Jordan, Gwen, Winnie e Harry realizzò di essere finalmente a casa scoppiando in un pianto liberatorio mentre Severus raggiunto da Hermione la stringevano e sentì Jordan che si univa a loro piangendo a sua volta.
Non smetteva più di abbracciare ognuno di loro, raccontava di quanto le fossero mancati, della paura di non rivederli che la attanagliava ogni singolo giorno, di come fosse tutto uguale ma così diverso senza le persone che amava poi mano a mano che il tempo passava l'adrenalina iniziò a scemare e si acquietò; prese Winnie in disparte e senza che si lasciassero mai la mano parlarono della sera dell'incidente e di quello che era accaduto dopo che l'amica era stata ritrovata pietrificata: "Mi dispiace interrompervi ma avrete tutto il tempo per stare insieme nei prossimi giorni, ora è meglio andare siamo tutti un po' provati specialmente tu" Severus fece un cenno alla figlia che lo raggiunse senza farselo ripetere ma prima di lasciare la stanza delle necessità Kathryn si fermò a guardarsi intorno e poi esordì stancamente: "Papà, mamma io vorrei andare a casa, a casa nostra".
Severus ed Hermione si scambiarono un'occhiata d'intesa che non sfuggì a Priscilla: "Andate, prendetevi qualche giorno, qui penso a tutto io".
"Priscilla, siamo a fine anno…" obiettò il preside in modo poco convincente, ma la sua vice fu irremovibile guadagnandosi un tacito ringraziamento.
"Quindi è tutto sistemato, torniamo a  casa" Severus si rivolse alla sua famiglia che subito lo raggiunse per uscire.
"Kathryn".
 La giovane strega si voltò, Harry chiamandola le aveva sfiorato una spalla, lei lo fissava coi suoi occhi grigi che con quella luce sembravano gemme di ematite: "Kathryn mi devo scusare per tutto quello che ha fatto Albus, a parole non riuscirò mai ad esprimere quanto mi dispiace e quanto sono felice che tu sia tornata".
"Lo so zio Harry ma non è stata colpa tua" disse lei senza il minimo astio nella voce.
"Si invece" il tono di lui era triste: "Ma ora vai, i tuoi ti aspettano" le posò un bacio sulla fronte prima di salutarla e la guardò raggiungere la sua famiglia consapevole che il suo rapporto con Hermione non sarebbe più stato quello di prima infatti lei sfuggì il suo sguardo e una volta che sua figlia li ebbe raggiunti e tutti furono usciti si chiuse la porta alle spalle lasciandolo indentro.
Era seduta sul suo letto a fissare il vuoto, i capelli ancora umidi dopo la lunga doccia che si era concessa, lo sguardo perso a fissare un punto indefinito della stanza, udendo la voce di sua madre che le chiedeva se fosse tutto a posto annuì meccanicamente senza neppure voltarsi, fu lei a girarle la testa con le mani mentre le diceva dolcemente: “Tutto ok? Ti va di dirmi a cosa stai pensando, sei lontanissima”.
Solo a quel tocco Kathryn si riscosse: “Ti ricordi quella sera in cui mi dicesti che quando tu avevi la mia età a Hogwarts erano altri tempi, tempi cupi e non sapevi neanche quanto visto che eri solo una ragazzina?”, Hermione annuì: “Bhe avevi ragione, io li ho visti esteriormente era tutto identico ad ora ma avevo l’impressione che fosse tutto più buio, ho parlato con persone che sapevo sarebbero morte da lì a pochi anni, volevo aiutarli ma non potevo e poi” inspirò profondamente prima di continuare: “Poi c’era papà, era davvero un’orribile pipistrello dei sotterranei e all’inizio non lo sopportavo, credevo fosse una battaglia persa, ero convinta che mi riconoscesse invece niente ma poi mi ha salvata anche se non sapeva neppure chi fossi e da lì”.
Hermione la interruppe bruscamente: “Ti ha salvata? Da cosa?”.
Kathryn si tirò indietro i capelli con noncuranza: “Niente una sciocchezza, fammi finire. Il punto è che da quel momento in poi quando ha saputo chi ero davvero è cambiato, all’inizio era diffidente ma poi piano piano è diventato come sono abituata a conoscerlo, abbiamo parlato di tante cose e me ne ha fatte capire parecchie perché era come se me le spiegasse dall’esterno infatti mi ripeteva che in effetti lui non era ancora mio padre”.
Hermione sorrise: “Questo è tipico di lui, sempre a puntualizzare”.
“Già” anche Kathryn sorrideva rilassata poi tornò seria e riprese a parlare: “Comunque a conoscerlo così mi sono sentita un verme per come mi sono comportata prima dell’incidente, era la persona più sola che ho mai conosciuto e credo che noi fossimo il suo sogno fin da allora un sogno segreto in cui non riponeva alcuna speranza ma quando ha saputo che si sarebbe avverato è stato come se tutto avesse nuovamente un senso per lui” dopo lo sfogo iniziale le raccontò anche degli incontri che aveva avuto con lei, delle lezione di volo e dell’ultima conversazione con Silente per poi concludere: “Ripensandoci ora che sono finalmente tornata a casa mi sono convinta che sia stata un’esperienza straordinaria, un’opportunità unica, certo non ne sarei stata così convinta se fossi rimasta intrappolata lì per sempre ma visto che sono a casa devo dire che mi fatto aprire gli occhi su tante cose”.
Hermione l’aveva ascoltata con attenzione e dovette convenire che sua figlia aveva ragione su tutto infatti anche per loro quell’esperienza, seppur drammatica, era stata fondamentale per aprirsi a prospettive diverse da quelle in cui si erano adagiati per anni: “Sei diventata molto saggia, pensi di raccontarle anche a papà tutte queste cose?”.
“Non so, prima dovrei scusarmi” rispose la giovane titubante.
“Se senti di doverlo fare scusati ma sappi che papà non è in collera con te per come ti sei comportata in passato” la rassicurò Hermione; Kathryn rifletté qualche secondo poi la baciò e corse giù per le scale.
Giunta in salotto trovò suo padre sul divano che sorseggiava del whiskey incendiario, appena la vide arrivare posò il bicchiere e le disse in un soffio: “Vieni qui” lei non se lo fece ripetere e si accoccolò accanto a lui che la circondò con entrambe le braccia: “Mi sei mancata”.
Kathryn respirò profondamente per ricacciare le lacrime: “Mi dispiace per come mi sono comportata prima, sono stata una stupida mi ci voleva questa avventura per capirlo”.
“Non ha importanza, conta solo che tu sia qui” la lasciò per prendere qualcosa dalla tasca: “Devo restituirti questo” disse agganciandole al collo il ciondolo con l’unicorno.
Kathryn si raddrizzò: “Te l’ho lasciato oggi prima di tornare, come fai ad averlo?”.
“Mi si è materializzato nella tasca poco prima che tornassi insieme a ricordi che non pensavo di avere, probabilmente perché in effetti non li avevo prima” le spiegò.
“Ti sei ricordato anche di me?” chiese speranzosa.
“No, ho dato a Priscilla la formula per un oblivion potenziato per cui sono convinto che quei ricordi siano persi per sempre” fece una pausa: “Ma era necessario, capisci cosa voglio dire?”.
“Si certo” tagliò corto la ragazzina: “Comunque posso raccontartelo io cos’è successo anche se preferirei dirti una cosa più importante” tacque in attesa di un suo invito a continuare.
“Dimmi” la strinse un po’ di più.
“Volevo scusarmi per come mi sono comportata prima, negli ultimi tre anni sono stata sciocca e gelosa non avevo capito niente di te, di come sei, anche della mamma, non avevo capito tante cose e mi sono comportata come una vera stupida. Vorrei che tu mi perdonassi” avevo detto tutto d’un fiato e dovette deglutire una volta finito.
“E tutte queste cose le hai capite stando due mesi nel passato?” il tono era un po’ ironico e se ne pentì subito: “Scusa Kathryn, capisco perfettamente cosa vuoi dirmi e non era mia intenzione sminuire i tuoi sentimenti solo che mi mette un po’ in imbarazzo sapere di non avere ricordo di un periodo della mia vita; Per quanto riguarda il resto non c’è proprio nulla da perdonare piuttosto, visto che siamo in vena di confidenze” la costrinse a guardarlo: “Fa in modo che non accada mai più una cosa del genere, in vita mia non ho mai avuto tanta paura come quando temevo di non rivederti più”.
Nell’udire quelle parole Kathryn si sciolse in un sorriso e gli buttò le braccia al collo: “Anch’io papà, ti voglio bene!”.
Quella notte finalmente tutti i membri della famiglia Piton dormirono serenamente come non capitava da tempo.
St. Ives, agosto 2020
Con gli occhi chiusi si stava godendo il tepore del tardo pomeriggio adagiata su di una sdraio posta nell’ampia veranda, ogni tanto una folata di brezza marina le scompigliava i capelli solleticandole il viso abbronzato ma lei pareva non esserne infastidita completamente assorta dalla musica che le trasmettevano gli auricolari infilati nelle orecchie; Una spinta sulla spalla la fece bruscamente ridestare dal torpore cui si era abbandonata, si voltò verso suo marito con sguardo vacuo abbandonando la musica che la stava cullando: “Che c’è?” chiese un po’ scocciata.
Lui senza muoversi dalla sdraio dove era accomodato e senza distogliere gli occhi dal libro che stava leggendo rispose annoiato: “I tuoi figli si stanno sgolando dalla spiaggia per chiamarti, vedi cosa vogliono”.
Hermione si alzò con un sospiro proprio mentre un acuto di Jordan che strillava ‘mammaaaa’ la fece sussultare, si affacciò alla ringhiera della veranda urlando a sua volta: “Cosa avete da strillare?! Vi si sente fino a Londra!”.
I ragazzi null’affatto colpiti dal rimprovero la guardavano dal basso frementi: “Possiamo andare al campo di beach volley a fare una partita coi ragazzi?” fu Kathryn a parlare.
“Si ok” corsero via immediatamente costringendola a urlare di nuovo: “Non tardate, stasera ceniamo presto” li vide girarsi facendole un cenno di assenso mentre si allontanavano, si appoggiò alla ringhiera di ferro battuto mentre li guardava confondersi in mezzo ad una decina di altri ragazzini e sorrise passandosi una mano tra i capelli particolarmente crespi ed indomabili a causa della salsedine, indossava un semplice bikini azzurro che risaltava in maniera particolare sulla pelle color biscotto, lo sguardo ora si era posato sulle onde mentre la mente vagava alla ricerca delle parole della canzone che stava ascoltando poco prima finché una sensazione fin troppo nota la costrinse a incrociare le braccia al petto voltandosi di scatto, suo marito le aveva appena slacciato il sottilissimo bikini ed ora era davanti a lei con sguardo sornione, le accennò appena un sorriso prima di baciarla con passione, a quel punto lei lo sospinse all’interno del villino lasciando finalmente cadere il costume ed iniziando a slacciare i piccoli bottoncini della camicia di lino bianca così da lasciare anche lui coperto solo dal costume nero attillato;  cominciarono a baciarsi e sfiorarsi con una passione crescente finché senza staccarsi si ritrovarono in camera, Hermione si lasciò cadere sul letto liberandosi degli slip azzurri, Severus in un attimo le fu sopra e la prese con foga mentre lei lo accoglieva con urgenza, pochi istanti dopo erano sdraiati l’uno accanto all’altra ansanti ma placati dalla passione che li aveva travolti dopo i mesi di preoccupazione e distanza che avevano dovuto subire.
“Preside devo dire che il clima marittimo le fa decisamente bene” esordì Hermione ridente.
Severus si voltò con sguardo arcigno: “Mi stai forse dando del vecchio? In ogni caso con te mi fa bene ogni tipo di clima”; “Eh si devo concordare” rispose dopo qualche minuto Hermione e scoppiarono a ridere insieme.
“Ok, vado a farmi una doccia i ragazzi potrebbero tornare a momenti. Ricomponiti” stava per alzarsi quando lui la trattenne per un braccio fissandola intensamente: “Non ti ho detto quanto sei stata straordinaria negli ultimi mesi, io ho vacillato, per un attimo mi sono sentito perso, se non ci fossi stata tu non so cosa avrei fatto, ho sempre saputo che sei la mia forza e ne ho avuto l’ennesima conferma”.
“Ho vacillato anch’io e non ti immagini quanto, sono stata anche cattiva a volte ma non ho mai pensato che avremmo potuto dividerci come invece hai fatto tu” gli disse con una punta di acidità che lo costrinse ad abbassare lo sguardo mortificato, vedendolo lei si addolcì passandogli una mano fra i capelli prima di proseguire: “Non ti stavo accusando di nulla più che altro è una constatazione del fatto che dopo tanti anni sei ancora un orso testone, non sei più solo siamo noi: tu, io, Kathryn e Jordan. Nessuno di noi sarà mai solo nella difficoltà, potremmo anche allontanarci e vacillare ma l’amore che ci unisce avrà sempre la meglio su tutto, è chiaro una volta per tutte?” terminò con un dolce sorriso.
Severus non poté fare altro che annuire sopraffatto dall’emozione che gli avevano scatenato dentro quelle parole e dandosi dello stupido per aver avuto bisogno dell’ennesima conferma dell’amore che li univa.
Quella sera dopo una cena frugale si avviarono tutti e quattro lungo la battigia per una passeggiata serale mentre il sole tramontava, sulla spiaggia non c’era quasi più nessuno solo qualche bagnante solitario che si godeva il mare ormai scevro di gente; i ragazzi camminavano innanzi a loro fermandosi di tanto in tanto ad osservare qualche conchiglia prima di proseguire, Hermione e Severus camminavano lentamente mano nella mano scambiandosi chiacchierando del più e del meno, l’atmosfera di quiete fu spezzata da un urlo dei ragazzi che iniziarono a correre indicando due figure a poche decine di metri che erano sbucate da dietro i campi da beach volley dirigendosi nella loro direzione.
Hermione strinse gli occhi per cercare di mettere a fuoco ma suo marito la precedette: “Sono Priscilla e Gregor, non gli aspettavamo per domani?”.
“Si” confermò la strega: “Probabilmente hanno deciso di anticipare non fa molta differenza comunque” concluse accelerando il passo per raggiungerli anche se Jordan e Kathryn li stavano già accogliendo con tutti gli onori, soprattutto Gregor che ogni anno quando si recava a trovarli portava sempre un regalo ad entrambi e si sbizzarriva ad inventare con loro nuovi giochi acquatici.
Una volta raggiunti, gli amici si scambiarono i soliti convenevoli prima che Hermione chiedesse: “Vi aspettavamo per domani, come mai avete anticipato è successo qualcosa?”.
I nuovi arrivati distolsero lo sguardo prima che il medimago si decidesse a spiegare: “Non proprio, diciamo che abbiamo delle sorprese e non stavamo più nella pelle” concluse sorridendo.
L’attenzione di Hermione che li stava studiando attentamente venne improvvisamente catturata da un dettaglio che poteva passare inosservato, Priscilla portava al dito un anello d’oro bianco con uno smeraldo strepitoso circondato da almeno una dozzina di piccoli brillanti scintillanti, d’istinto le afferrò la mano sgranando gli occhi: “E questo? E’ un anello di fidanzamento! Per Merlino, vi sposate!” esordì fremente di conferma che arrivò immediata da entrambi mentre lei già buttava le braccia intorno al collo dell’amico dimostrandogli tutto il suo sincero entusiasmo subissandolo di domande mentre suo marito e Priscilla restavano immobili osservandosi senza profferire parola mentre Gregor spiegava che il matrimonio era fissato per il 25 agosto nella tenuta della sua famiglia in Germania e non solo loro erano invitati ma volevano fossero i loro testimoni, ovviamente Hermione accettò entusiasta mentre Severus si limitò ad annuire.
“Ragazzi ovviamente abbiamo bisogno anche di voi” disse Gregor ai giovani Piton: “Kathryn sarà la prima damigella” la ragazzina rimase a bocca aperta per la sorpresa “Mentre a Jordan affideremo gli anelli” il ragazzo rimase un po’ perplesso prima di  annuire.
Hermione sprizzava gioia da tutti i pori: “Torniamo a casa, dobbiamo brindare!”.
“Noooo mamma, è ancora presto, passeggiamo ancora un po’” protestarono i ragazzi iniziando a correre lungo la spiaggia; “E’ vero, è ancora presto proseguiamo” concordò Severus avviandosi tallonato da Priscilla che lo affiancò dopo pochi passi sussurrandogli a bassa voce: “Tu non ti congratuli con me?”.
Lui le rispose con un’altra domanda: “Quindi te ne vai?”.
“Ah è per questo” affermò la strega prima di proseguire asettica: “No. Gregor ha ottenuto un dottorato di tre anni a Londra, si trasferirà in autunno e poi vedremo, potremmo continuare a fare i pendolari, con la magia non è un gran sacrificio e poi non ho intenzione di lasciare Hogwarts visto che sarò la prossima preside” terminò fissandolo negli occhi con un sorrisetto ironico che lui ricambiò prontamente: “Ne sei proprio sicura?”.
Priscilla lo prese sottobraccio continuando a camminare, un po’ più rilassata dopo quella che aveva percepito come la tacita benedizione del suo mentore, di quello che col tempo era diventato il suo migliore amico: “Sai, l’attuale preside non lo dice ma so che mi reputa indispensabile per il buon andamento della scuola”.
“Si dice in giro che ti stimi molto e che non potrebbe far andare avanti il castello senza di te” replicò il mago mascherando con l’ironia quello che altrimenti non sarebbe mai riuscito a dire: “Quindi si, credo che un giorno sarai preside ma non tanto presto”.
“Il più tardi possibile spero” rispose stringendogli un po’ più forte il braccio rivelando un sorriso che le illuminò il volto.
Hermione e Gregor li seguivano poco distanti osservandoli; “Chissà cosa si staranno dicendo” chiese curioso il medimago.
“Sicuramente stanno commentando l’annuncio del matrimonio a modo loro, non sono tipi da baci e abbracci, sempre così controllati, pacati, introversi non sono come noi” si strinse nelle spalle: “Eppure li amiamo alla follia” concluse scambiando un sorriso col vecchio amico che di slancio le prese la mano ed accelerò improvvisamente il passo gesticolando in direzione dei ragazzi mentre chiamava: “Jordan. Kathryn. Venite qui!”.
Quando furono di nuovo tutti insieme Gregor scambiò un’occhiata con la futura moglie e annunciò: “Siete così contenti per il matrimonio che quest’anno non volete il regalo che vi ho portato?”.
I ragazzi ancora ansanti per la corsa iniziarono a saltellargli intorno chiedendo che regalo fosse al che lui dopo essersi accertato che sulla spiaggia erano oramai completamente soli estrasse la bacchetta e lanciò in cielo un piccolo fuoco d’artificio, i fratelli Piton avevano ancora gli occhi rivolti verso l’alto quando Gregor li prese per le spalle: “Dovete guardare là” volgendoli indietro verso i campi da beach volley da dove erano spuntati due folletti vestiti di bianco che correvano veloci verso di loro, Kathryn e Jordan strinsero gli occhi prima di gridare a turno: “Winnie!”, “Gwen!”.
In un lampo i quattro ragazzi furono insieme in un tripudio di urla, abbracci e risate sotto gli occhi commossi degli adulti che videro in quel momento un metaforico passaggio del testimone, una generazione magica era terminata mentre un’altra si stava appena affacciando alla vita con l’augurio di non conoscere mai paura, oscurità e guerra ma solamente serenità, luce e pace.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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