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di Black_Sparkle
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima- L'inizio ***
Capitolo 2: *** Parte seconda- Dove sei? ***
Capitolo 3: *** Parte terza- Giorni lontani ***
Capitolo 4: *** Parte quarta- Nel baratro ***
Capitolo 5: *** Parte quinta- Sotto l'ombrello ***
Capitolo 6: *** Parte sesta- Grief ***
Capitolo 7: *** Parte settima- Mappa ***
Capitolo 8: *** Parte ottava- Il laboratorio ***



Capitolo 1
*** Parte prima- L'inizio ***


Se dovessi disegnare il volto dell'Amore, disegnerei il tuo.



Parte prima- L'inizio.




Disegnare era il suo passatempo preferito. Appena aveva a disposizione anche solo pochi minuti per dar vita a qualche sua ispirazione, ne approfittava. Sul suo stile c'era poco da dire, semplice ma d'impatto, tanto che spesso le veniva chiesto se avesse studiato presso qualche accademia artistica; tuttavia, dopo i primi complimenti sul suo talento che, a detta dei più, sarebbe stato molto più utile altrove piuttosto che tra le pagine di un quaderno sgualcito, seguivano frasi che la innervosivano parecchio.

All'ennesimo “ sei così giovane e bella”, che di per sé apprezzava e interiormente la faceva sorridere e pensare che dopotutto quei suoi lineamenti non erano così sgradevoli, comprese che le persone non riuscivano a guardare al di là di quello che lei rappresentava su quei fogli.

Si limitavano tutti a storcere il naso, qualcuno addirittura pensava fosse devota a qualche setta dell'occulto. Semplicemente ridicolo. Non si capacitava del fatto che le persone etichettassero quei suoi schizzi come disegni “brutti”. Certo, non disegnava unicorni, folletti, paesaggi incantati o coppiette sdolcinate – perché avrebbe dovuto farlo? - però trovava i suoi disegni affascinanti per quello che sapevano comunicare, anche se il significato lo capiva solo lei.

Al diavolo quello che pensano gli altri.

Non che avesse mai mostrato di sua volontà quello che disegnava, per lo più la gente la osservava e, incuriosita da quello sguardo così concentrato e quella mano che non si fermava un attimo e tracciava righe su righe, non poteva fare a meno di sbirciare e criticare, pensando che una ragazza così giovane e bella non potesse disegnare cose tanto tristi e inquietanti. Essere capiti, però, non doveva essere niente male.



Il giorno in cui tutto ebbe inizio, fu anche la prima volta in cui venne compresa. Un passeggero del Super Espresso sul quale lei stava viaggiando per raggiungere i suoi amici, riconobbe ciò che tanto le stava a cuore comunicare. L'uomo era alto, molto magro, dal viso buono e gentile, con una piccola cicatrice a forma di mezza luna sul mento. Eppure c'era qualcosa di fin troppo buono in quello sguardo, e la ragazza lo avrebbe percepito, probabilmente non gli avrebbe nemmeno rivolto la parola se non fosse stata troppo concentrata sui suoi disegni. Non lo sentì neppure quando le domandò se il posto accanto a lei fosse occupato. Non ricevendo risposta, l'uomo si sedette e la fissò.

Solo dopo tre, quattro minuti circa, lei si accorse di una presenza accanto a sé. Imbarazzata per la mancata educazione – sicuramente le aveva chiesto educatamente se potesse sedersi accanto a lei - accennò un sorrisino, le guance le si colorirono di rosso e, guardandolo negli occhi e provando una sensazione strana, quasi un nodo allo stomaco, distaccò lo sguardo, scusandosi.

Non si preoccupi, signorina.” I suoi occhi caddero sul quaderno. “Noto che è impegnata, mi spiace averle creato disturbo sedendomi qui accanto a lei.”

Sono io che mi devo scusare, ero talmente immersa nei miei disegni da non essermi nemmeno accorta della sua presenza!” Portò una mano dietro la testa, come era solita fare quando era imbarazzata. “Mi dia pure del tu, sono giovane.”

Guardandolo di nuovo negli occhi, provò ancora quella specie di stretta allo stomaco. Che significa?

Lasciatelo dire, disegni benissimo! Ho dato una sbirciatina al tuo lavoro, sì... Non avrei dovuto? Ah ah, scusa, non volevo essere invadente.” Sistemandosi il bavero della giacca aggiunse: “Oltre allo stile, riconosco qualcosa di molto intimo e profondo... tu vuoi comunicare qualcosa, non è vero? Sì, deve essere così! E fai benissimo! Non è facile esprimere i propri sentimenti, trovare un canale di comunicazione con il mondo fa bene all'anima. Carissima, ti spiace mostrarmi un disegno completo?”

Non sapeva cosa rispondere. Per la prima volta, uno sconosciuto aveva capito. Sì, un uomo mai visto prima, dando una sbirciata al suo lavoro, aveva capito. Era gratificante. Senza rendersene conto, sorrise. È solo un disegno, cosa c'è di male?

Sfogliando le pagine del suo quaderno, un semplice quaderno nero un po' sgualcito, cercò un disegno “innocente” da mostrargli.

Il cuore mancò un battito.

Ma questo cos'è?

Era sicura di aver lasciato quella pagina bianca. Sicurissima. Notò, a conferma dei suoi pensieri, un piccolo segno rosso a matita sull'angolo del foglio. Lo aveva lasciato volutamente bianco per un bel progetto e, per ricordarselo, aveva macchiato di rosso l'angolo del foglio. Solo che non era più bianco come lo aveva lasciato.

Non c'erano molti dubbi sui soggetti... Si trattavano indubbiamente di lei e l'uomo che poco prima le si era seduto accanto.

L'uomo non sorrideva più, un ghigno malvagio copriva il suo volto, piccole macchie rosse ornavano la sua bella ed elegante giacca di tweed. Accanto a lui, la ragazza, lei, era... Trattenne a stento un urlo.

Queste cose non succedono nella vita reale! Dandosi un piccolo schiaffo sulla guancia si ridestò, tornò a osservare il foglio e... Il disegno era lì, reale. Come se fosse stata lei a disegnarlo. Riconobbe i tratti della sua matita e il suo inconfondibile stile. Tuttavia, a differenza degli altri suoi lavori, mancava un elemento che mai e poi mai avrebbe tralasciato: la firma. Era come se il disegno non fosse completo... Questo ne avrebbe spiegato l'assenza. Eppure non era convinta di quello che i suoi occhi stavano osservando.

-Signorina, tutto bene?- domandò l'uomo con una voce fin troppo stucchevole.

Tutto ciò non è reale. Voltandomi verso di lui sarà tutto come prima, no?




Due enormi occhi iniettati di sangue la stavano fissando con ferocia. Si sentì invadere da un terrore puro, come non provava da anni ormai... Quello sguardo così penetrante e intimidatorio avrebbe potuto mandarla al manicomio. Sembrava leggerle dentro, nel suo io più profondo, dove nessuno ha il diritto di curiosare. Avrebbe potuto usare la sua unicità, le sue Fiamme del Drago,ma si sentì come violata, denudata, impotente.

Sentiva il suo fiato sul collo, emanava malvagità da tutti i pori. Come aveva potuto essere stata così ingenua? Fin dal primo momento in cui aveva incrociato il suo sguardo, si era sentita pervadere da una strana sensazione. Se solo non fosse stata concentrata sul suo maledetto disegno...

Vuole davvero me? Perché?

Tanti erano i pensieri che vagavano nella sua mente... Non aveva più il coraggio di guardarlo negli occhi.

Osservò il disegno. Poteva sembrare identico a quello visto poco prima, se non per un particolare.

Nel disegno, compariva la schermata a colori del treno a super velocità che annunciava l'ora e la fermata successiva. Ore 14.38. E in un rosso scarlatto -sangue?- sulla parete adiacente, campeggiava questa scritta: “ COUNTDOWN... YOU'RE FUCKED



Che cazzo significa? Quello è... Sangue? Il mio sangue?!

Appurò con ormai sempre meno crescente sorpresa, quasi rassegnazione, che quella scritta era reale... Reale come il terrore che provava e la ferocia che emanava l'uomo accanto a lei. Si agitò quando vide che il treno era vuoto.

I passeggeri... Dove sono? Non ero sola su questo treno... Ricordo una famiglia poco più avanti, un gruppo di ragazzi qualche fila dietro la mia... Tutti scomparsi? COSA CAZZO SIGNIFICA TUTTO QUESTO?E poi con tutti i posti liberi su questo treno, perché proprio accanto a me?

Molto semplice. Sei fottuta. Il Super Espresso ha una nuova fermata.” Lo guardò, inorridita. Schiumava dalla bocca, la quale era troppo grande per essere quella di un essere umano...

In un attimo di lucidità notò una piccola cicatrice sotto il mento, ricordava una mezza luna.

È un dettaglio da poco, però devo pur aggrapparmi a qualcosa...!

Dalla bocca dell'uomo uscì un grido rabbioso e profondo. Collerico. Malvagio. E un po' beffardo.

Una mano le si avvicinò al volto.


Katsuki...


Poi, il buio.



Angolo dell'autrice

Ciao a tutti! Sono nuova nel fandom, questa è la mia prima fanfiction.

Spero che il mio personaggio vi piaccia (e che possa piacervi anche la storia, of course!)e

che apprezziate questa ship. Ho in mente progetti futuri, sempre con protagonista

Bakugou, il mio personaggio preferito di My Hero Academia.

Sarei felice di sapere che cosa ne pensate! (: 

Buona lettura! 

xoxo

Black_Spark






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Capitolo 2
*** Parte seconda- Dove sei? ***


Tu adori la cannella, a me non piace per niente.

Però se fossero le tue labbra ad avere quel sapore... Potrei anche amarla, la cannella.




Parte seconda- Dove sei?



Faceva caldo, molto caldo, fin troppo per essere aprile. I meteorologi già parlavano di caldo record, ottimo per chi non lo poteva soffrire.

Le persone affollavano parchi, strade, gelaterie. Nonostante il caldo, sarebbe stato un peccato perdersi l'occasione di stare all'aria aperta, in una giornata così luminosa. Diverse settimane prima, il paese era stato colpito da forti piogge che avevano messo in ginocchio i contadini più poveri, i quali basavano esclusivamente la loro attività su piccoli appezzamenti di terreno. Quel caldo era, sicuramente per loro, una manna dal cielo. Avrebbero potuto dedicarsi ai campi con maggiore impegno e far fronte alle perdite avute nelle lunghe settimane in cui il cielo non smise un attimo di piangere. Lacrime benedette o maledette? Dipende dai punti di vista.

Tra le tante persone che affollavano le strade, un gruppo di bambini notò i tanto chiacchierati futuri eroi del momento: gli studenti del primo anno, sezione A, della UA! Dopo il festival sportivo, potevano considerarsi delle piccole celebrità. In particolare Bakugou Katsuki, il vincitore del festival, noto al pubblico – e i suoi compagni possono ben confermarlo – per il suo carattere non proprio amichevole, e Todoroki Shoto, il figlio dell'eroe numero due, Endeavor. Il loro incontro non era stato all'altezza delle aspettative. Todoroki non aveva combattuto con quell'ardore che aveva caratterizzato il suo scontro con Midoriya Izuku, Deku, e ciò fece imbestialire Bakugou. Voleva uno scontro alla pari, non voleva essere sottovalutato e guardato dall'alto in basso. Todoroki portava un peso troppo grande sulle spalle e non era riuscito a dare il massimo. Bakugou si sforzava ben poco di capire, anche se, a dirla tutta, sentire il racconto del compagno sul suo passato lo aveva fatto riflettere non poco sulla sua situazione familiare. Shoto avrebbe voluto combattere come si deve ma era incatenato al suo fardello.

Comprendeva la rabbia di Bakugou, non gliene fece una colpa e giurò a se stesso di sfidarlo come si deve, un giorno.

Con Midoriya lo scontro era stato di tutt'altro tipo. Lui lo aveva fatto riflettere sul suo potere. Già, il suo potere. Ma la strada da fare era ancora molta.

Vide una giovane donna che gli ricordò la madre. Sorrise. L'aveva incontrata all'ospedale giorni prima, dopo anni di assenza. Temeva di farle del male. Ma vedere la madre e, soprattutto, gestire il suo potere, accettare la parte di sé legata al padre era fondamentale per poter diventare un eroe.

Mamma, ci sono gli studenti della UA, quelli del primo anno! Guarda, c'è anche il vincitore, Bakugou!” Urlò un ragazzino, strattonando la gonna della madre.

Vincitore un cazzo! Come posso accettare di aver vinto uno scontro dove nemmeno ho combattuto, eh, bastardo a metà?”

Mi dispiace, ci sarà un prossimo scontro e in quel caso combatterò come si deve.”

Bastardo che non sei altro!”

Bakugou è sempre il solito” disse Uraraka, mentre beveva il suo frappè al cioccolato. “Deve farsi riconoscere ovunque!”

Ah ah, Bakugou, dai sempre in escandescenze.”

Testa a punta, taci!” Urlò di rimando a Kirishima.

Ho un nome, te lo ricordo!”


Che ci faccio con questi idioti! Maledetto Kirishima, se avessi saputo di incontrare il nerd di merda, il bastardo a metà e la testa tonda, me ne sarei rimasto a casa!

Che Bakugou andasse d'accordo con qualcuno era strano. Aveva legato abbastanza con Kirishima, quanto meno non lo considerava una spina nel fianco come pensava di altri, e poi c'era la bellissima Nakano Touka... secondo Iida, rappresentante di classe della prima A, quei due non la raccontavano giusta. Erano dello stesso parere anche altri membri della classe, però non erano mai riusciti a scoprire la verità. Notavano degli sguardi di intesa tra loro due o la faccia da pesce lesso di lui quando la guardava... però non c'era nulla di certo. Solo supposizioni su un'ipotetica storia d'amore tra la bella della classe e il ragazzo più... improbabile tra tutti? Ti ci metti pure tu a rompermi i coglioni? Merdosa! Non volevo nemmeno uscire con questi qua! ( Kacchan, sta buono che siamo solo all'inizio. B_S)


Ragazzi, che fine ha fatto Nakano?” Interruppe Kirishima.

È molto in ritardo, in effetti non è da lei.” Disse Uraraka.

Bakugou, tu sai qualcosa?”

Perché chiedi a me, bastardo a metà?”


Ovvio che chiedesse a lui. Cercò di non darlo a vedere, ma era preoccupato per l'assenza di Nakano, soprattutto perché, cercandola al cellulare, il telefono non dava nessun segnale.

C'erano delle voci in classi su loro due, e dovette ammettere che i compagni ci avevano visto giusto. Lui era innamorato di lei. Quella parola gli faceva quasi senso. Di Bakugou Katsuki si potevano dire tante cose, non certo che fosse un fanatico dell'amore! Eppure... quella ragazza lo aveva travolto. Non era solo attrazione fisica, era qualcosa di più profondo e non certo superficiale.

Che fosse una bellissima ragazza lo poteva dire chiunque. Capelli rossi, lunghi quasi fino alla vita, due occhi verdi che ti stregano, qualche accenno di lentiggini e... degli attributi niente male. Bakugou la fissava spesso in classe, visto che lei era seduta più avanti rispetto a lui e si trovava nella fila adiacente alle finestre. Lui, dall'ultimo posto della fila adiacente alla porta, la fissava. La fissava e pensava a quanto fosse bellissima e a quanto fosse speciale. A quanto avrebbe voluto baciarla, abbracciarla, renderla sua...

Ricordò di essere stato lui a fare il primo passo. In classe parlavano abbastanza – dovette ammette, suo malgrado- che Kirishima giocò un ruolo fondamentale. Se c'era un membro della classe a essere sicuro dei sentimenti di quei due, era proprio Kirishima, l'amico di Bakugou, che ovviamente non l'avrebbe mai tradito e taceva quello che sapeva.

Uscivano spesso in compagnia. Bakugou, Nakano, Kirishima e Kaminari si divertivano un mondo insieme. Sebbene la pessima tendenza di Bakugou ad andare in escandescenze per un nonnulla, in presenza di Nakano era leggermente più tranquillo del solito. La differenza era così sottile che solo chi lo conosceva davvero bene poteva notarlo.

Andavano insieme ai concerti, passeggiavano in riva alla spiaggia, andavano al parco divertimenti... insomma, cose da ragazzi. Solo che all'ennesima uscita di gruppo, Bakugou decise che era il momento di stare solo con Nakano per poterla conoscere meglio. Uscendo in compagnia aveva scoperto la sua passione per il disegno e, sebbene non ne avesse mai visto uno, sospettava, dall'impegno e dall'importanza che ci dava, che fosse davvero bravissima. Avrebbe voluto vedere i suoi disegni ma non si era mai permesso di domandarglielo. Al contrario, Kaminari e Kirishima glielo chiedevano in continuazione. Lei rideva di gusto ma negava sempre. Ascoltando la sua risata, pensò che non ci fosse niente di più dolce del sentire quella voce chiamarlo per nome.


Katsuki.


Lo chiamò così la prima volta che uscirono da soli insieme. Lei se ne vergognò tantissimo, e, come era solita fare quando era in imbarazzo, si portò una mano dietro la testa, goffamente.

Scusami tanto per la troppa confidenza” disse “ solo che con te... non so... mi sento a mio agio, sai? Chiamarti per nome è stato molto naturale.”

Puoi chiamarmi Katsuki.” Disse lui, guardandosi le scarpe, per impedire che lei notasse il lieve rossore sulle sue guance. “E quando verrà naturale anche a me, ti chiamerò Touka, intesi?”

Sì...” si alzò in piedi, dandogli la schiena. Erano in spiaggia, seduti sul bagnasciuga. Ed era pieno inverno.

Mi piace tanto il mare in inverno, lo trovo così affascinante e malinconico... ha una forza tutta sua, non trovi? Secondo me è diverso rispetto alla stagione estiva.”

Non la stava ascoltando molto. Era perso ad osservare i suoi capelli leggiadri cullati dal vento.

Pensava che invitarla ad uscire fosse una cosa da ragazzi. Dovette ammettere a se stesso di essere stato molto in imbarazzo... ma riuscì comunque a conservare la sua immagine di ragazzo molto... come lo definiva Kirishima? Ah sì, macho.

Anche il gelato per me è più buono in inverno. Sono lenta a mangiarlo e almeno in inverno non si scioglie.”

Certo che sei proprio goffa eh! Neanche da bambino ho mai fatto colare il gelato. Lo finivo subito.”

Qual è il tuo gusto preferito?”

A me piace molto la cannella, a te?”

Gelato alla cannella...? Esiste? A me piace tanto il cioccolato! La cannella proprio non mi piace, però...”

Sì?”

Si voltò a guardarlo.

Nulla, come non detto.”

Aveva un ghigno beffardo sul volto.

Non seppe spiegarlo, eppure, in quel giorno d'inverno sulla spiaggia, la ragazza che tutti vedevano come forte, dinamica e coraggiosa, le sembrò più fragile che mai...

Le uscite aumentarono, si vedevano frequentemente. Più passava il tempo, più ne rimaneva attratto.

Quel giorno caldo di aprile, aveva accettato l'invito di Kirishima ad uscire solo per poter stare un po' con lei. Come poteva aver voglia di uscire dopo la pessima figura al festival sportivo? Per giunta la gente lo definiva vincitore, roba da matti.

Poi si erano imbattuti negli altri membri della classe e, per quanto Bakugou non sopportasse l'idea di stare con loro, cercò di non fare troppe storie, pur lanciando frecciatine neanche troppo -ine a Todoroki.

Un rumore assordante riempì l'aria e ammutolì tutti. Qualche bambino pianse spaventato, attaccandosi alle sottane delle mamme con fare nervoso, altri urlarono a loro volta, i più curiosi si lanciarono in direzione del rumore.

Che cos'è stato?” Uraraka sobbalzò, il suo frappè al cioccolato cadde, rovesciando completamente quel poco che le restava da bere.

Deku, Todoroki e Bakugou si erano già precipitati verso quella che possiamo considerare la fonte del rumore. Proveniva dalla stazione ferroviaria.

Erano rimasti solo Kirishima e Uraraka del gruppo della prima A. Si scambiarono un'occhiata fugace, per poi raggiungere i compagni.

Nei pressi della stazione, non molto lontana da dove si trovavano i nostri eroi, la polizia stava indagando i passeggeri del treno Super Espresso che viaggiava sulla Shinkansen, la rete ferroviaria dei treni super veloci. I passeggeri sembravano particolarmente disorientati, molti erano pallidi in volto.

State dicendo che non avete visto e sentito nulla di anomalo?” Domandò il capo della polizia locale, madido di sudore per il troppo caldo. Odiava quelle temperature, avrebbe preferito prestare servizio al nord del Giappone, o in qualsiasi posto freddo.

Stava interrogando una donna sulla trentina d'anni, pallida in volto, gli occhi fuori dalle orbite, l'abito scomposto. Indossava un vestitino estivo color pesca, al quale erano aggrappati i suoi due figli più piccoli.

Nulla di particolare “ rispose la donna, “tuttavia sia io sia i miei figli abbiamo provato una sensazione molto strana... di terrore. Ma se mi dovesse chiedere cosa mi ha provocato questo terrore, non saprei risponderle.”

Terrore?”

Stavo intrattenendo i miei piccoli, sa si annoiano molto sul treno. Vorrebbero correre da tutte le parti, giocare... ovviamente sul treno non si può. Che figura ci faccio poi? Sa io sono una brava madre, me lo dicono in tanti. Comunque dicevo... sì, mentre ero con i miei splendidi bambini, ho provato una sensazione stranissima. A dir la verità, poco prima era salito sul treno un uomo alto e magro, ma dubito possa essere collegato a lui il tutto.”

Un altro agente aveva appena finito di interrogare un gruppo di adolescenti.

Anche loro mi hanno parlato di un uomo alto e magro con una cicatrice sul mento, uno di loro dice che assomiglia ad una mezza luna, qualcosa di simile.” Si fece scuro in volto. “Capo...”

Sputa il rospo!”

Uno dei ragazzi sostiene che tale uomo si sia seduto accanto ad una ragazzina con i capelli rossi. Le ha parlato ma lei non ha risposto, troppo impegnata a disegnare.”

Quindi?”

Non so... insomma, ho interrogato anche altri passeggeri, tutti dicono di aver provato quella strana sensazione dopo che il nostro uomo è salito sul treno. È un personaggio anonimo con una cicatrice, vestito elegante, eppure tutti i passeggeri lo ricordano. E poi quel rumore... il treno è perfettamente intatto, non ci sono danni.”

Arriva al dunque, Takamura.”

Tutti ricordano lui e la ragazza dai capelli rossi... però... dove sono? Non possono essere scesi dal treno. Dopo il rumore assordante di poco fa, il capotreno ha interrotto la corsa, dichiarando emergenza. Temeva un guasto o chissà cosa. Tutti i passeggeri sono stati tenuti d'occhio, eppure nessuno, dopo quel rumore, ha più visto quei due.” Estrasse un fazzoletto e si asciugò la fronte imperlata di sudore.

Abbiamo due persone scomparse, e dalla dichiarazione dei passeggeri, quell'uomo ha comunicato una brutta sensazione a tutti... che abbia rapito la ragazza?”

Forse è in grado di teletrasportarsi, altrimenti non me lo spiego!”



Nakano era su questo treno.”

Ne sei sicuro?” Chiese Deku, maledicendosi per non essersi vestito più leggero.

Sicurissimo. So che prende spesso questa linea.”

Ragazzi... brutte notizie.”

Kirishima e Uraraka, rimasti indietro rispetto ai compagni, erano riusciti a sentire il discorso dei due poliziotti. Non avevano bisogno di chissà quali prove per capire che la ragazza dai capelli rosse fosse Nakano.

Diedero la notizia ai ragazzi. A Bakugou sembrò di sprofondare.

Che vai blaterando? Figuriamoci se Nakano si fa sorprendere così! Avrebbe potuto arrostirlo con le sue fiamme!” Bakugou urlò. Non poteva accettare quella situazione.

Ci sarà un motivo se non l'ha fatto. Dobbiamo capire cos'è successo. Nakano è forte, sono sicuro che starà bene.” Disse Kirishima, cercando di tranquillizzare Bakugou.

Aiutiamo la polizia nelle indagini, se davvero a Nakano è successo qualcosa, sono sicuro che ci avrà lasciato un indizio. Dopotutto, sapeva che saremmo venuti a cercarla.” Anche Todoroki cercò di portare un po' di calma, anche se era preoccupato. In effetti, la situazione era strana. Ma poteva esserci una spiegazione più che logica dietro tutto questo.

Andiamo a parlare con la polizia!” Uraraka si avviò verso l'uomo, gli altri lo seguirono.

Bakugou era immobile. Kirishima voleva consolare l'amico, ma sapeva che in quel momento qualsiasi parola sarebbe stata di troppo.

Andiamo, Bakugou. Ci serve anche il tuo aiuto.”

I suoi occhi si fecero piccole perle di fiamme.

Aveva un sospetto, ma non era il momento di parlare. Con la rabbia che cresceva piano dentro di lui e trasformava il suo volto in una maschera raccapricciante, superò Kirishima, dandogli una spallata violenta.



Touka, dove sei?



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Capitolo 3
*** Parte terza- Giorni lontani ***


A volte ho la sensazione di averti già incontrato.



Parte terza – Giorni lontani


19 dicembre 2004



Mancavano pochi giorni a Natale. Uno sfarfallio di luci pullulava la città ormai imbiancata. Pesanti fiocchi di neve cadevano dal cielo, danzando in quell'aria così magica. Musiche natalizie in sottofondo provenienti da ogni dove, profumi, colori, odori... l'atmosfera natalizia è così affascinante!

Ogni vetrina era addobbata con mille lucine colorate, decorazioni a spray di fiocchi o pupazzi di neve, vischi e bastoncini di zucchero. I bambini ne andavano matti!

Per le strade, bancarelle improvvisate a scopo benefico dove poter acquistare qualche regalo simpatico.

Pattinatori in erba e non, si destreggiavano tra le diverse piste di pattinaggio allestiste durante il periodo festivo.

In quei giorni, le strade erano decisamente fin troppo affollate. Giovani coppiette, adolescenti e adulti si trascinavano pesantemente nei loro caldi giubbotti invernali, girovagando tra un negozio e l'altro alla ricerca del regalo perfetto. Molti uomini erano totalmente insofferenti a quelle spese. Reggendo pacchettini e pacchetti un po' più grandi, accompagnavano le proprie donne in quella corsa infernale.

Diversi stand di bevande calde rallegravano quelle anime afflitte dallo shopping natalizio. Unico difetto, la fila interminabile. Poco importava, ne valeva la pena. Una tazza fumante di cioccolata calda avrebbe fatto felice chiunque in quella giornata così fredda.

Nonostante qualche brontolio, l'atmosfera era decisamente piacevole. Come si suol dire, a Natale siamo tutti più buoni, e più felici.

Le adolescenti, in particolar modo, fantasticavano di essere baciate dall'uomo dei loro sogni sotto al vischio.

Caldi abbracci, calorosi auguri di buone feste, luci sfavillanti e le immancabili canzoni natalizie di Michael Bublè diffondevano un senso di pace e armonia.

Magia del Natale.

Alcuni tra i bimbi più piccoli della scuola materna erano stati scelti da alcune insegnanti per partecipare ai canti natalizi. Ogni anno, venivano organizzati questi eventi a scopo benefico, dove mamme inorgoglite indicavano febbrilmente i loro pargoli.

Il solista è mio figlio! È bravissimo, non trova? Da grande potrebbe diventare un tenore!”

La mia bambina è quella in alto a sinistra, è così graziosa con quel vestitino! Un regalo della nonna.”

Tra i bimbi del coretto natalizio cantavano alcune nostre conoscenze.

Ebbene sì, il bambino che, a detta della madre sarebbe diventato un tenore -a scuola nessuno doveva venire a conoscenza delle sue doti canore, altrimenti chissà quante prese in giro!- era il nostro Kirishima.

Anche la piccola Uraraka faceva parte di quel coretto, nel suo grazioso vestitino rosa con merletti. Con le sue piccole scarpine rosa, un cappellino da babbo natale un po' troppo grande per la sua testolina e guanciotte rosee aveva ricevuto tanti complimenti e conquistato il cuore degli adulti.


Nello stesso momento in cui Kirishima e Uraraka deliziavano il pubblico con le loro doti canore, ricevendo innumerevoli apprezzamenti, in un luogo buio e sinistro, senza musica, luci sfavillanti e tazze di cioccolata calda, una bambina della loro stessa età stringeva forte una bambola di pezza.

Rannicchiata in un angolo, sognava la libertà.

Una libertà che le era stata negata fin dalla nascita, per motivi sconosciuti. Tremava di freddo e, quasi convulsamente, si dondolava avanti e indietro, sussurrando parole incomprensibili. Quel piccolo corpicino era pieno di lividi e ferite. Non sorrideva più da troppo tempo.

In pochi osavano guardarla negli occhi. I suoi non erano gli occhi limpidi e cristallini di una bimba di quattro anni... opachi, assenti, contornati di viola. Piccole venuzze rosse rendevano il suo sguardo ancora più inquietante.

Era lo sguardo della sofferenza.


Avrebbe voluto giocare con gli altri bambini, bere cioccolata calda, abbracciare la mamma...

Solo che mamma non la vedeva da anni. Le mancava terribilmente. Le mancavano i suoi caldi abbracci, le sue coccole, il suo sguardo confortante... avevano passato poco tempo insieme, eppure le voleva bene davvero. Con la mamma si sentiva protetta, al sicuro, soprattutto amata.

Alla tenera età di quattro anni, Nakano imparò il significato della parola odiare. La mamma le diceva spesso che quella parola esprimeva un sentimento molto brutto, il contrario dell'amare. Lei aveva compreso il significato di amare- quello che provava per la sua mamma- e non riusciva a concepire come si potesse provare un sentimento così opposto e negativo per qualcuno. Ogni tanto usava quella parola riferendosi a del cibo che non le piaceva e la mamma la rimproverava, con dolcezza.

Non è un sentimento che una bambina dovrebbe provare... Ci sono molte parole per comunicare quello che proviamo. Bisogna imparare a scegliere le più adatte. Non è facile esprimersi ed essere compresi... A volte comunichiamo tutto l'opposto di quello che vorremmo dire...


Come faccio a sapere se ho scelto le parole giuste, mamma?


Devi soppesare i sentimenti... sei una bambina molto intelligente. Invece di dire che odi le carote, puoi semplicemente dire che non ti piacciono... odiare qualcuno, o qualcosa, ti logora piano piano... è un sentimento che danneggia sopratutto te...

Non ricordava il resto del discorso ma di una cosa era certa.

Se qualcuno ti toglie tutto ciò che ami, ti priva della libertà, della tua esistenza, ti annulla come persona...

l'odio si impossessa di te. Cresce e da vita ad una creatura pericolosa, molto pericolosa.




Dicembre, 12 anni dopo


Sai cosa apprezzo di te?” Lo guardò dritto negli occhi. “Sei una persona sincera. Quando dai in escandescenze perché sei arrabbiato, o per qualsiasi altro sentimento che non sai gestire... in un modo tutto tuo lo manifesti. Perché dire 'andrà tutto bene' se già dal principio si sa che non è così? Che mera consolazione. Non l'ho mai sopportato. Se stessi andando alla deriva, se fossi spacciata... lo vorrei sapere.”


Silenzio.


Io credo di averti incontrato, una volta.”

Eh?”

Sono passati tanti anni... dodici credo. Forse undici. Credo di averti incontrato. Non dimenticherò mai le tue parole.”

Io non ricordo di averti mai incontrata prima.” Calciò via una lattina di Coca Cola. “Comunque, supponiamo fossi io quel bambino... cosa ti dissi?”


Bakugou non ricevette risposta.




Perché questo ricordo è affiorato proprio ora?

Scacciò via quel pensiero. Non era il momento adatto per perdersi in fantasticherie.

Supponendo che il bastardo a metà avesse ragione circa un qualche indizio lasciato da Nakano, doveva assolutamente trovarlo. Un indizio che avrebbe confermato i suoi sospetti.

Quanto avrebbe voluto essere da solo! Odiava dover collaborare con altri, soprattutto con quel merdoso, buono a nulla di Deku -lo avrebbe solo ostacolato, rallentando le ricerche- e il bastardo a metà con i complessi familiari. E che cazzo, non ne andava bene una.

Nei confronti di Uraraka non provava vero e proprio disprezzo -era fin troppo perspicace e la cosa lo infastidiva, di certo non era stato lui a chiederle di analizzare i suoi comportamenti e preoccupazioni, poteva anche farsi una bella manciata di cazzi suoi e non rompere i coglioni- ma era amica di Deku. Questo bastava a non renderla totalmente gradita. Sospettava che tra quei due ci fosse del tenero. Più volte si era chiesto come un merdoso, nerd, incapace e fastidioso potesse piacere ad una ragazza. Uraraka poi era anche carina. Se fosse stata un cesso a pedali, si sarebbe divertito molto di più, l'avrebbe preso per il culo a vita.

Beh, che novità.

L'idea di collaborare con loro proprio non gli andava a genio, così decise di partire in quinta e fare di testa sua, cosa che ben gli riusciva, tra l'altro.

Piccolo particolare, Kirishima gli stava con il fiato sul collo. Era preoccupato per lui. E per lei.

Aspetta Bakugou!” Lo raggiunse. “Non puoi fare di testa tua! Più siamo, più possibilità abbiamo di capire qualcosa di tutta questa faccenda.”

Che due coglioni.

Kirishima, lasciami stare.” Si allontanò nuovamente, lasciandolo indietro.

Cocciuto che non sei altro...”

Todoroki lo raggiunse.

Non andrà lontano, perciò se vuole fare di testa sua, che faccia pure. Tanto sono sicuro che si farà riconoscere come suo solito, prevedo qualche esplosione a breve. Sarà facile trovarlo.”

Kirishima guardò verso l'amico, rassegnato. “E va bene, mi unisco a voi. Come ci muoviamo?”

Stavano decidendo sul da farsi quando una violenta esplosione sferzò l'aria.

Te lo avevo detto.” Chiamò gli altri. “Raggiungiamolo prima che faccia qualche casino.”

Ammesso che non lo abbia già fatto!” Disse Deku.

L'esplosione era stata abbastanza violenta. Bakugou avrebbe potuto fare di meglio ma non voleva creare troppo scompiglio. Il suo era un semplice avvertimento.

Non puoi usare la tua unicità come ti pare e piace!” lo ammonì Takamura, l'agente di polizia. “Qui c'è stato un rapimento! Non abbiamo bisogno di altro scompiglio, la situazione è già abbastanza complicata di suo. Levati dai piedi e lasciami lavorare.”

Bakugou non la prese proprio bene. Per niente.

Se non fosse stato un pubblico ufficiale con il potere di arrestarlo, lo avrebbe ricoperto di insulti e perché no, sarebbe passato anche alla mani.

Ribolliva di rabbia. Doveva trovare un modo per salire su quel fottutissimo treno.

Si tratta di una questione importante!” Ruggì. “Non può dirmi di andarmene come se niente fosse!”

Certo che posso, sono un poliziotto.” Mostrò il distintivo. “Ragazzino, non ho tempo da perdere con te. Se poi mi vedesse il mio capo... “

Kacchan, che succede?” Era arrabbiato ma manteneva una certa compostezza. Strano.

Nessuno ha chiesto il tuo intervento, nerd di merda!” Gli scagliò contro una lattina che prontamente evitò. Il suo giudizio era stato troppo frettoloso.

Takamura sospirò. Altri mocciosi.

Ragazzi, come ho già detto al vostro amico, non avete il diritto di intromettervi nelle indagini. Siete solo un gruppo di studenti delle superiori.”

Un gruppo di studenti della UA, futuri eroi!” Uraraka batté il pugno contro il petto, tronfia di orgoglio.

Takamura li squadrò uno a uno.

State dicendo che questo ragazzino esplosivo sta studiando per diventare un eroe? A me sembra più portato a fare il criminale!”

E lei ha sbagliato mestiere!” Questa volta Bakugou rispose alla accuse, ovviamente urlando e imprecando sottovoce.

Io non vi conosco nemmeno.”

Cosa?!

Andiamo, signor poliziotto” disse Kirishima “lei guarda la tv? Abbiamo appena partecipato al festival sportivo, l'evento più importante dell'intero paese!”

Ecco...”

E lui” indicando Shoto, “è Todoroki Shoto, niente meno che il figlio del grande Endeavor!”

Cosa? Tu saresti suo figlio?!” Takamura era incredulo.

Siamo tutti aspiranti eroi” rispose Todoroki “ e purtroppo sì, lui è mio padre.”

Vorremmo solo dare una mano alla polizia nelle indagini.” Deku si schiarì la voce per sembrare più convincente. “Ci sono altre probabilità che la ragazza rapita sia una nostra compagna di classe.”

Takamura!” Una voce tuonò all'improvviso. “Sono oltraggiato. E incazzato.” Il capo della polizia intervenne per riportare un po' di ordine.

Capo, io... ec-ecco” balbettò, non voleva trovarsi in quella situazione.

Era diventato poliziotto tre anni prima. La gavetta era stata impegnativa, ma aveva raggiunto il suo obbiettivo. La sua testa negli ultimi tempi era altrove. Aveva parecchie spese arretrate – in passato non era stato proprio un bravo ragazzo- ed in certi momenti temeva di non farcela più. Lavorava giorno e notte pur di riuscire a coprire le spese. Voleva sposarsi e rendere felice la sua fidanzata, come poteva assicurarle una vita tranquilla e stabilità economica con tutto quello che ancora doveva finire di pagare? Debiti di gioco, cause legali... che vita difficile.

Ormai il suo lavoro contava poco e niente. Tutto per colpa degli eroi. Certo, gli eroi consideravano il suo lavoro degno di rispetto e utile alla società, ma chi volevano prendere in giro? Lui sapeva come stavano realmente le cose, nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.

Non sopportava quei bifolchi con le unicità che salvavano gente a destra e manca. Già, lui era un quirkless, ma questa è un'altra storia.

Come poteva anche solo interessarsi ai nuovi eroi? Non sopportava quelli famosi, figuriamoci quelli in erba! L'unico per il quale nutriva rispetto era All Might. Più volte aveva lavorato con lui, gli era sempre piaciuto. Quell'uomo aveva una marcia in più che altri non avevano.

Mi dispiace. Non ho seguito il festival sportivo e non vi ho riconosciuto.” Preferì scusarsi piuttosto che fare polemica, non poteva permettersi di perdere il lavoro.

Chiuderò un occhio per questa volta. La collaborazione con gli eroi è fondamentale nel nostro lavoro. È vero, sono eroi in erba e ancora senza licenza, ma se li avessi visti al festival sportivo capiresti la loro vera forza!” Aggiunse: “ Per voi questa è sempre esperienza sul campo. Sarei ben felice di avere la vostra collaborazione.” Sorrise. Era un brav'uomo, quel capitano.

Avete detto che pensate di conoscere la ragazza rapita. Chi è?”

Si chiama Touka Nakano” rispose Uraraka “ha la nostra età, capelli rossi molto lunghi, occhi verdi. Bassa statura.”

Corrisponde all'identikit che ci è stato fornito. Takamura, prendi appunti!”

Sì, sì capo...” Che giornata di merda. Voleva solo andarsene a casa a bere une bella birra ghiacciata. Invece eccolo lì ad indagare su un rapimento, sudato fradicio, per giunta con dei futuri eroi.

Cos'è successo esattamente?” Domandò Todoroki. “Abbiamo sentito un rumore assordante e ci siamo precipitati qui di corsa. Eppure non vedo nulla di danneggiato.”

Proprio così. I miei uomini stanno ancora ispezionando l'interno del treno, danni evidenti non ce ne sono. Tutto perfetto. Nessun segno di lotta o colluttazione.” Bevve un sorso d'acqua, si asciugò la fronte imperlata di sudore e proseguì.

Abbiamo interrogato i passeggeri, nessuno ha notato nulla di sospetto. L'unico punto in comune che abbiamo riscontrato nei vari interrogatori è la presenza di un uomo elegantemente vestito con un'ipotetica cicatrice a forma di mezza luna sul mento. Su questo elemento non abbiamo trovato pareri concordanti. Cicatrice o no, quest'uomo si è seduto accanto alla ragazza. Questo possiamo dirlo con certezza.”

E poi?” Interruppe Uraraka, troppo angosciata da quello che stava ascoltando.

Non abbiamo una chiara idea dell'accaduto. Come dicevo, nessun segno di lotta o difesa. Tutti i passeggeri hanno provato una sensazione di panico e terrore dopo l'arrivo di quell'uomo, tuttavia i più pensano che si sia trattato di altro, sebbene non sappiano cosa sia questo altro.”

Ho una domanda.” Todoroki prese parola. “Siete proprio sicuri si sia trattato di un rapimento? Forse Nakano è andata volutamente con quell'uomo.”

Bakugou lo guardò storto. “Sono comunque spariti nel nulla, qualcosa non quadra! E poi non penso che Nakano sia quel tipo di persona!”

Quel tipo di persona?” Todoroki portò la mano alla tempia, picchiettandosela. “Non stavo insinuando nulla. Semplicemente poteva conoscere quell'uomo e, per un motivo o per l'altro, potrebbe aver deciso di allontanarsi.”

Senza nemmeno avvisarci?” Deku sollevò la questione. “Potresti anche avere ragione... però avrebbe avvisato. Non ci avrebbe fatto preoccupare inutilmente. Ecco... Non mi sembra quel tipo di persona.”

Non dimentichiamoci di quel rumore che abbiamo sentito” disse Kirishima. “Io credo che sia stato un rapimento.”

Oppure conosceva davvero quell'uomo ma è comunque stata rapita. Sul fatto che sia andata volutamente con quell'uomo... ci credo poco.”

Probabile” il capo della polizia si trovava d'accordo con Uraraka. “Abbiamo indagato i passeggeri, ci hanno detto tutto quel che potevano dire. Dobbiamo sperare che la vostra amica abbia lasciato un qualche indizio, una pista... Verifico immediatamente come procede la perlustrazione del treno. Confido molto nella mia squadra.”

Si congedò brevemente, la sua pesante mole e il caldo asfissiante non giovavano ai suoi movimenti.

Camminava faticosamente.


Bakugou era stranamente silenzioso. Seguì con lo sguardo il capo della polizia nei suoi goffi movimenti, estrasse poi il cellulare e ricompose il numero di Nakano.

Il suo cellulare sembra morto.” Lo rimise in tasca, sbuffò e tirò un calcio al vuoto. Imprecando.

Ragazzi! Presto, raggiungetemi!”

Il gruppo si radunò davanti al capo della polizia. Mostrò loro un foglio di carta bianca.

Un disegno.

Rimasero tutti in silenzio ad osservare scrupolosamente ciò che avevano davanti agli occhi.

Il foglio non era in ottime condizioni, tuttavia si riuscivano a vedere i soggetti raffigurati nella loro completezza. Un uomo e una ragazza.

Nient'altro.

L'ha disegnato lei” fu Bakugou a rompere quel silenzio che si era creato fra loro. “Guardate, in fondo a destra c'è una firma, si vede poco ma è la sua.”

Aguzzando meglio la vista si poteva, in effetti, scorgere una firma dalla calligrafia scomposta.

Questo conferma definitivamente che la ragazza scomparsa è Touka Nakano.” Il capo della polizia chiamò i suoi uomini a raccolta.

Dobbiamo denunciarne la scomparsa ed informare la famiglia.” Osservò ancora il disegno che aveva tra le mani.

Ad essere sincero, non mi convince totalmente. Non riesco nemmeno a capire come si possa considerare una prova. Abbiamo ribaltato a soqquadro il treno, ispezionato centimetro per centimetro tutto quel che c'era da ispezionare, interrogato i passeggeri... Niente, non siamo approdati a niente!” La sua frustrazione era palpabile.

Credo che quel disegno sia la chiave per risolvere questo mistero” fu Deku a parlare, attirando lo sguardo inebetito degli altri. “Questo disegno deve nascondere qualcosa che, in questo momento, non riusciamo a vedere. Non può essere una casualità, ci credo ben poco.”

E cosa mai potrebbe nascondere, nerd di merda? Vedi di non fare il figo a giocare al detective!”

Non lo so, i- io stavo solo pensando q-questo...” vedendo lo sguardo di Kacchan, non riuscì a non balbettare. L'amico sarebbe esploso da un momento all'altro, inveendo contro di lui.

Allora fai meglio a stare zitto se devi solo sparare cazzate! Vuoi metterti in mostra anche in una situazione come questa, eh? Tanto non sarai mai intelligente come me! Io troverò quello che c'è da trovare, non tu, cazzo!”

Avrebbe voluto picchiarlo, non lo fece. Dando le spalle a tutti, senza nemmeno salutare, se ne andò, lasciando tutti quanti spiazzati.

Aveva bisogno di stare da solo.





Rientrò a casa più tardi del solito. Sua madre, furibonda, gli lanciò contro un piatto. Letteralmente.

L'ultima cosa di cui aveva voglia era litigare con lei. Rispose inveendo contro altrettanti insulti e parole che una madre non dovrebbe pronunciare nei confronti di un figlio per poi chiudersi in camera, sbattendo violentemente la porta.

Senza nemmeno cambiarsi, si lanciò sul letto, viso premuto contro il cuscino.

Quanto avrebbe voluto spaccare la faccia a quegli idioti! Tutto il giorno il loro compagnia, collaborare con loro... stiamo scherzando?

Per non parlare di tutto il resto.

Si sentiva frustrato, abbattuto, preoccupato...

Collerico, furibondo, incredulo...

Non era riuscito a gestire tutte quelle emozioni insieme. Prima di rientrare a casa, aveva camminato a lungo per poi ritrovarsi -era quella la sua meta fin dal principio?- sulla spiaggia. Quella spiaggia dove aveva imparato a conoscerla. La immaginò lì, a correre sul bagnasciuga, sorridente e raggiante, a nascondere quelle paure e orrori che ormai facevano parte di lei.

Urlò contro l'oceano. Un urlo carico di tutti quei sentimenti che provava.


Esplosioni.

La sua unicità era perfetta per uno come lui, lo rappresentava. Scagliò innumerevoli esplosioni su quella spiaggia deserta, non curandosi degli automobilisti sulla strada che inveivano contro di lui. Doveva sfogare tutti i suoi sentimenti.

Certo, picchiando Deku si sarebbe sentito molto meglio! Eppure non lo fece.

Come un faro che illumina le notti più buie, si sentì come invadere da una calda luce bianca.

Che cos'è questa sensazione?

Non diminuì con le esplosioni, ne aumentò il numero e l'intensità. Una vera e propria lotta contro se stesso.

Il braccio cominciò a dolergli per il troppo sforzo fisico. Continuò.

Nonostante il dolore, la rabbia e la frustrazione, in quel momento Bakugou sorrise, compiaciuto della propria forza.


Determinazione.

L'avrebbe ritrovata, ad ogni costo. Con ogni mezzo.



Angolo dell'autrice


Eccoci giunti al terzo capitolo! Innanzitutto,

ci tengo a ringraziare di cuore chi ha dedicato il

proprio tempo a leggere la mia storia.

Ne sono davvero felice!^^

Spero che continuerete a seguirla!

Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate^^

Se avete un po' di tempo e voglia di lasciare

un commento, ve ne sarei molto grata! (:

Ci si rivede al prossimo capitolo!

Xoxo

Black_Sparkle


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Capitolo 4
*** Parte quarta- Nel baratro ***


Non perdere la calma!




Parte quarta- Nel baratro





Aprì gli occhi all'improvviso, ansimando, come quando ci si sveglia da un terribile incubo. Le doleva particolarmente la testa, per non parlare del petto! Erano due tipologie di dolori differenti, ma tanto forti da farle capire che almeno era viva. Fantastico!

Si guardò intorno.

Non c'era molto da vedere effettivamente. Si trovava immersa in uno spazio bianco, apparentemente immenso. Nessuna linea di demarcazione, nessun oggetto, nessun rumore (solo quello del suo respiro affannoso), nessuno nei dintorni.


Mantieni la calma. Comincia a regolare il tuo respiro... bene, così. Inspira, espira. Inspira, espira, inspira...


Ogni qualvolta si sentiva in preda al panico, come prima cosa, regolava la propria respirazione. Solo a mente lucida è possibile analizzare con calma i fatti e non farsi prendere dal panico.


Che cosa mi è successo? Ricordo di essere salita sul treno... Dovevo raggiungere Katsuki e gli altri per andare al parco divertimenti...

Evidentemente qualcosa è andato storto, questo non può essere un parco dei divertimenti! Allora dove sono? Cosa mi è successo? Non riesco a ricordare!


Doveva aver sbattuto pesantemente la testa, perché le faceva terribilmente male e non riusciva a ricordare cosa fosse successo su quel treno.


Non perdere la calma! Regola il tuo respiro...Agisci!


Si alzò in piedi, trattenendo a stento una smorfia di dolore. Ispezionò il proprio corpo alla ricerca di cicatrici o segni di colluttazione, ma non ne trovò.

Fece qualche passo, riecheggiò il rumore nell'aria. Appurò che anche i suoi arti inferiori non le causavano dolore. Sentiva solo delle fitte lancinanti al petto, ma esternamente non si vedeva nulla. E il dolore alla testa sembrava essersi attenuato lievemente.


D'istinto, a gran voce, urlò.


C'è nessuno?


L'eco della sua voce riecheggiò in quello spazio bianco.

Rimase immobile per un istante. Non doveva abbattersi. Avrebbe dovuto tentare il tutto e per tutto e uscire da lì. Quando la vita ti lancia una sfida, accettala e vinci, dimostra di essere il migliore!

Infervorata da quei pensieri, attivò la sua unicità.


Ma non ci riuscì.


Cosa sta succedendo? Non riesco ad usare la mia unicità! È come se non ne avessi più una!


Riprovò nuovamente, ma il risultato non cambiò. Non riusciva ad emanare nemmeno una fiamma.


Questo rappresenta un gran problema... se mai dovessi incontrare qualcuno, anche se ne dubito fortemente, dovrei solo contare sulla mia forza fisica e sulle tecniche di combattimento che conosco per potermi difendere. Non posso usare nient'altro. E rimanendo immobile, non troverò risposte alle mie domande. Dovrò essere molto cauta. Voglio uscire di qui! Questo luogo non può essere infinito... devo trovare un'uscita.





“ Sono passate più di ventiquattro ore dalla scomparsa di Nakano Touka. Il suo tutore è giunto in stazione di polizia questa notte, molto preoccupato per la ragazza. Non è rientrata a casa e non rispondeva al cellulare. All'inizio ha pensato che la ragazza avesse deciso di passare la serata a casa di un'amica – non era la prima volta – ma mai si sarebbe dimenticata di avvisare. Così ha decido di recarsi personalmente a casa dei genitori delle sue compagne di classe, sperando di trovarla lì, a mangiare dolci e a chiacchierare con le amiche, per poi sentirsi dire “Scusami Kobato, ero così presa dalla giornata da aver dimenticato di avvisare” e il tutto si sarebbe risolto tirando un bel sospiro di sollievo, senza però un piccolo rimprovero su quanto sia fondamentale essere avvisato qualora non decidesse di rientrare a casa la sera. Appurando la verità, ossia che la ragazza non è stata vista per tutto il giorno dai suoi amici, si è recato qui. Abbiamo cercato di tranquillizzarlo – è una ragazzina, una bravata non è una cosa tanto strana, no? - e non abbiamo accennato a quel poco che sapevamo per evitare di creare allarmismo prima del dovuto. Ora sono passate più di ventiquattro ore, pertanto possiamo accogliere la denuncia di scomparsa. “ Il capo della polizia si avvicinò alla lavagna della sala riunioni. Iniziò a scrivere.


“Ieri abbiamo raccolto alcune deposizioni. Più volte viene nominato un uomo alto, con una cicatrice, anche lui apparentemente scomparso. Chi è? Quali sono i suoi rapporti con Nakano? Si conoscono? É un suo nemico? Sono tutti aspetti che dobbiamo verificare. Prima di tutto, dobbiamo chiarire l'identità della ragazza. Chi è Nakano Touka? Quali segreti porta con sé? Si è mai confidata con qualcuno dei suoi timori? Qualcuno la minacciava?”


“Capo” Takamura richiamò la tua attenzione. “Sbaglio o ha parlato di tutore? La ragazza non ha né padre né madre?”


“No, il signor Kobato è la sua famiglia. E non ci sono dubbi sull'affetto che prova per lei, considerando quanto fosse preoccupato per la scomparsa della ragazza. Dubito possa essere implicato nella scomparsa, anche se, come noi sappiamo bene, non ci sono mai piste da escludere a priori.” Si avvicinò al grande tavolo dove tutti i suoi uomini erano riuniti. Li fissò in volto uno a uno, lentamente.


“Dobbiamo trovare Nakano Touka. Prima di tutto, dobbiamo scoprire chi è realmente la ragazza, quali segreti custodisce e se ha dei nemici. Parlando francamente, dubito si sia trattato di un rapimento casuale o che abbia come finalità un riscatto economico. C'è da appurare se la ragazza conoscesse l'uomo con la cicatrice. Può essere lui il suo nemico? Si fidava di lui e poi è stata ingannata? Aprite bene le orecchie, organizzerò la squadra di lavoro,vi voglio operativi fin da subito. Dobbiamo trovare la ragazza il più velocemente possibile e portarla a casa sana e salva. Intesi?”






“Capo...”

“Qualcosa non ti è chiaro, Takamura? O semplicemente non ti aggrada l'idea di dover interrogare i conoscenti della ragazza con me? “ Rispose il capo, sistemandosi la camicia nei pantaloni. A guardarlo bene, solo piccole rughe al lato degli occhi e uno sguardo austero facevano sottintendere la sua reale età. Il suo sguardo era quello di un uomo che non ammetteva repliche, fiero della sua esperienza sul campo e anni e anni di attività. Non lo si poteva dire affascinante, eppure aveva un portamento fiero ed elegante tale da non passare inosservato. Con le donne aveva una certa fama.

“No capo, ci mancherebbe, è un onore per me poter partecipare alle indagini insieme a lei. “ Ed era vero, però sapeva perfettamente che non avrebbe potuto battere la fiacca e che avrebbe dovuto lavorare ad un ritmo estenuante. All'assegnazione dei compiti, qualcuno aveva riso sotto i baffi per quell'accoppiata.

“Capo, è preoccupato? “

“Takamura, una ragazza è scomparsa. Dobbiamo trovarla. Viva. E subito!” Di scatto prese la giacca che aveva abbandonato sulla sedia, si sistemò frettolosamente la camicia e senza troppi giri di parole, si avviò verso l'uscita. Takamura lo seguì.

“Il primo che interrogheremo sarà l'uomo che ha esposto denuncia, il signor Kobato. Seguiranno poi eventuali familiari, insegnati e conoscenti della ragazza. Abbiamo molto lavoro da svolgere. “

Takamura pensò ai colleghi ai quali era stato affidato il compito di cercare prove a carico della sparizione e tutto sommato si rallegrò di doversi occupare di interrogare qualche persona.


Non andrà così male.







Non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Aveva pensato e ripensato a cosa potesse essere successo, per poi accantonare l'idea che fosse davvero successo qualcosa.

Se solo avesse risposto al cellulare... sembrava sparita nel nulla! Aveva perso il conto del numero delle chiamate effettuate, testardo com'era, non si era perso d'animo e aveva riprovato più volte.

Pensare che non fosse accaduto nulla e che semplicemente le si fosse scaricato il cellulare mentre si trovava al sicuro in qualche luogo remoto – ma dovevamo uscire insieme – era solo una mera consolazione per cercare di dormire e ragionare con calma sui fatti. Il non sapere e il non poter fare nulla lo imbestialivano.

Tante domande, nessuna risposta. Però aveva dei sospetti.



Ho la sensazione di averti già incontrato.


Di nuovo gli tornarono alla mente quelle parole. Dove? Quando? Cos'era successo durante quell'incontro? Ma soprattutto, quell'incontro aveva qualcosa a che fare con la situazione attuale?


La sera della scomparsa, dopo essersi sfogato in spiaggia, si era rinchiuso nella sua camera, tormentandosi su cosa fare.


Bakugo, va tutto bene?


Aveva ricevuto un messaggio di Kirishima che inizialmente ignorò, per poi rispondergli poco dopo.



Non riesco a dormire, cazzo. Dove diamine si è cacciata?


I minuti passavano ma la risposta dell'amico tardava ad arrivare.


Muoviti a rispondere, cazzo. Non ho molta pazienza.


Un breve trillo a conferma della risposta ricevuta.


Scusa, scusa, hai ragione. Anche io sono preoccupato... è una situazione insolita. Domani troviamoci in piazza con gli altri – li ho già avvisati – e decidiamo come muoverci.


Gli altri? Compose il numero di Kirishima e lo chiamò. Ci furono molte imprecazioni e sbuffi per la presenza di questi altri, specialmente Deku, però era anche vero che quel pomeriggio si erano ritrovati, sfortunatamente, tutti insieme e avevano assistito alla scena in stazione. Anche loro erano preoccupati, non poteva certo impedire loro di provare questo sentimento. Beh, a Deku avrebbe potuto dire qualcosa... e che cazzo.

Concordarono quindi ora e luogo dell'incontro dell'indomani, per poi accomiatarsi. Non preoccuparti Bakugo, andrà tutto bene. Kirishima chiuse la telefonata con queste parole.



Quell'unica ora in cui riuscì ad assopirsi, la sognò.

Si trovava in luogo completamente bianco, senza pareti ed oggetti. Sembrava un luogo gigantesco! Lei era sola, correva a perdifiato in ogni direzione. Il volto paonazzo per la fatica... chissà da quanto stava correndo! Lui avrebbe voluto tendere la mano verso di lei, ma non poteva. Si trovava sempre in quel luogo, ma circondato da pareti gelatinose che formavano una sorta di cubo. Le passò avanti più volte, quindi capì di esserle invisibile. Provò a sfondare le pareti attivando la propria unicità, ma non riuscì a creare una singola esplosione! Provò ad utilizzare la propria forza fisica, senza successo. I pugni sprofondavano in quella sostanza molliccia.

Da lontano, scorse una figura. Non riusciva a distinguerla chiaramente, ma i peli sulla nuca si rizzarono, rabbrividì, e capì che si trattava dell'uomo con la cicatrice a forma di mezzaluna di cui tutti parlavano. Cosa ci faceva lì? Aveva cattive intenzioni? Era stato lui a portarla in quel luogo? Nel momento in cui vide quella figura avanzare e farsi sempre più mostruosa... si svegliò.


Ma che cazzo...

Non riuscì più a riaddormentarsi. Sperava con tutto il cuore che quello fosse solo un sogno, e che la sua amata non stesse scappando da quel losco figuro.







Che ore saranno? Da quanto tempo sto correndo? Sono così stanca...


Nakano non aveva la più pallida di tutto ciò. Aveva addirittura provato a toccare il pavimento alla ricerca di qualche botola segreta, senza successo. C'era da aspettarselo.


Non aveva scoperto nulla di utile alla sua causa, se non che non era in grado di utilizzare la sua unicità e che quel luogo non aveva un'uscita. Più precisamente, non aveva una fine. Aveva corso per chissà quanti chilometri alla ricerca di una porta, un buco o qualsiasi altra cosa fungesse da uscite, senza successo. Così aveva pensato di creare lei stessa un'uscita, non sapendo esattamente bene da dove cominciare. Senza unicità e senza oggetti, come poteva creare qualcosa dal nulla?

Rimuginò su quei pensieri, quando, con la coda dell'occhio, notò qualcosa.



E quello cos'è?


Poco distante dal luogo in cui si trovava, si materializzò nel nulla una massa nera. Dall'aspetto sembrava minacciosa, perciò non si mosse, guardinga. La macchia scura sparì con la stessa velocità con cui si era creata, lasciando al suo posto uno zaino.


Il suo zaino! Si avvicinò e lo aprì, dentro c'erano tutte le sue cose. Anche l'album da disegno. E fu allora che ricordò. L'uomo con la cicatrice. Il terrore. Il foglio da disegno...


Si sentì sempre meno a suo agio in quel luogo, ormai consapevole di quello che era accaduto.



Non ho tempo da perdere... il conto alla rovescia è iniziato!


In lontananza, lo vide. La fissava divertito, probabilmente con un ghigno strafottente. Teneva qualcosa in mano... una clessidra?


Che aveva poco tempo a disposizione, lo sapeva. La priorità assoluta era fuggire da lì.



Ma come?!




Angolo dell'autrice


Dopo un'infinità di tempo, sono tornata! Sono successe

tante cose in questo periodo... belle e brutte... ma è

stato un anno pieno di novità ed emozioni.

Non mi ero dimenticata della mia storia, che sono tornata ad

aggiornare. Cercherò di essere più costante e in futuro di pubblicarne altre.

Un grazie di cuore a chi ha messo la mia storia tra i

preferiti e le storie da seguire. Grazie grazie grazie! ^^

Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate^^


Un abbraccio!

Black_Sparkle






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Capitolo 5
*** Parte quinta- Sotto l'ombrello ***


C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo.


Parte quinta- Sotto l'ombrello


Dopo aver visto il signor Kobato la sera precedente, il capo della polizia si era fatto un'idea sulla professione da lui svolta e sul tipo di abitazione in cui alloggiava. Si compiacque nel verificare che, in merito alla casa, aveva fatto centro.
L'appartamento era di modeste dimensioni, circondato da un piccolo giardino dove svettava un meraviglioso pruno. La casa era isolata rispetto alle altre del quartiere, eppure erano pressoché simili. La facciata era di un tenue color crema e se non fosse stato per la presenza del pruno, l' abitazione poteva essere definita piuttosto anonima. Una bicicletta era stata appoggiata con noncuranza nel piccolo giardino dove, avvicinandosi, vide un piccolo pozzo di legno, decorativo. A giudicare dall'altezza dell'erba, il giardino era stato trascurato negli ultimi tempi.
Suonò il campanello.
Il signor Kobato aprì immediatamente, come se fosse stato dietro la porta ad aspettare impaziente il loro arrivo. Venne loro incontro, aprì il cancelletto in ferro e accompagnò i due poliziotti all'interno della casa.
" Fate attenzione ai gradini. " Li ammonì.
Si tolsero le scarpe e vennero fatti accomodare in salotto. Anche l'interno corrispondeva fedelmente all'idea che il capo si era fatto. Al centro della stanza campeggiava un divano bianco a tre posti, sotto il quale si poteva ammirare un anonimo tappeto color crema. I mobili, dello stesso color crema del tappeto, erano occupati prevalentemente da cornici. Alcune erano state collocate in ordine cronologico e immortalavano i primi successi di Nakano Touka. Nella prima foto, la ragazza doveva avere all'incirca 6 o 7 anni. A parte qualche piccolo dettaglio, la casa era piuttosto anonima.
" La ringrazio per averci accolti in casa sua. Sono Suzumoto, capo della polizia locale - mostrò il distintivo - mentre lui è Takamura, mio sottoposto. "
Kobato sorrise e seguendo lo sguardo di Suzumoto disse: " In quella foto Touka si preparava ad iniziare il suo primo giorno di scuola elementare. Ricordo che fece i capricci perché non voleva farsi pettinare i capelli. Glieli acconciai ma al momento di fare la foto, si tolse i codini e il risultato fu quell'assurda capigliatura. Non le è mai piaciuto legarsi i capelli. " Tornò con la mente al presente e domandò se potesse offrire qualcosa da bere ai due uomini.
" Due bicchieri d'acqua sono più che sufficienti. " Rispose Suzumoto. Takamura stava per parlare, ma il suo capo lo zittì subito. Non avrebbe disdegnato una bella birra ghiacciata...
Quando Kobato si alzò, Suzumoto intimò a Takamura di prendere appunti.
" Fa molto caldo in questi giorni. Ho portato anche del ghiaccio, servitevi pure. "
" La ringrazio " disse Suzumoto, senza nemmeno degnare di uno sguardo il bicchiere.
" Ci parli di Touka. Come la descriverebbe a chi non la conosce?"
Kobato si sedette di fronte a loro, su una piccola poltrona, bianca come il divano. Bevve un sorso d'acqua, si sistemò i polsini della camicia e rispose.
" Touka è una ragazza molto particolare. Ci siamo conosciuti quando lei aveva solo cinque anni. Da allora, è entrata a far parte della mia vita. Dopo tutti questi anni, non saprei cosa fare senza di lei... Ha portato una gioia immensa nel mio cuore. "
Sospirò. " Non è quello che mi ha chiesto, mi perdoni. Touka, come dire... è diversa dalle ragazze della sua età. Ha una maturità notevole e ragiona da adulta. Non ama circondarsi di persone, preferisce fare affidamento su se stessa ed è un po' permalosa. Però quando le critiche sono costruttive, le accetta e cerca di migliorarsi. Ama le sfide, non si arrende mai... per questo, anche se non ama stare al centro dell'attenzione, quando qualcuno ha bisogno di aiuto, si affida a lei. Potrei definirla un leader silenzioso, che più che dar peso alle parole, da peso ai sentimenti degli altri... Non so se ho reso bene l'idea.
Takamura prendeva appunti, senza tralasciare nulla. Suzumoto lo guardò, e fece un piccolo accenno col il capo.
" Suppongo che i genitori di Touka siano morti, o che per qualche ragione, sia stato tolto loro l'affidamento della ragazza. Cosa sa dirci al riguardo?"
Kobato non rispose subito. Aveva dato una certa versione per anni e anni, tuttavia, in un momento così critico e insolito, non era sicuro di cosa dover dire. Mentire ai poliziotti o raccontare la verità che nessuno sapeva? Fintanto che la situazione non era del tutto chiara, per proteggere Touka, decise di raccontare la solita versione dei fatti.
" Purtroppo i genitori di Touka sono venuti a mancare in un incidente stradale. La piccola ha riportato ferite gravi ma miracolosamente è riuscita a salvarsi. Se può esservi d'aiuto, posso mostrarvi tutta la documentazione relativa all'accaduto. " Aveva guardato Suzumoto negli occhi per evitare l'insorgere di dubbi. Dopo anni e anni, era riuscito a diventare convincete. O almeno lo sperava.
Suzumoto, d'altro canto, aveva capito subito che il suo interlocutore stava mentendo. Lo sguardo che Kobato credeva essere la sua arma di difesa, in realtà non era altro che un trucchetto da quattro soldi per lui. Aveva visto quello sguardo così tante volte! E poi la postura: non appena era stata rivolta la domanda, s'era fatto più rigido e composto, come se dovesse recitare una parte. Decise di stare momentaneamente al suo gioco.
" Una vera tragedia. Suppongo che per la piccola sia stato uno shock, soprattutto dover vivere senza di loro, con degli estranei... Com'era il vostro rapporto? E come ha ottenuto l'affidamento della bambina?"
" Come è facile immaginare, all'inizio Touka diffidava di chiunque. Nessuno le andava a genio, era piuttosto violenta e faceva di tutto per farsi detestare. Credo volesse mettere tutti noi alla prova. Io non sono mai stato sposato e attualmente non ho una compagna, ma ho sempre desiderato avere un figlio. Quando ho saputo della sua triste storia... quando ho incrociato quegli occhi vuoti e spenti... decisi che l'avrei cresciuta io. Lavoro come responsabile area per la DKC Corporation, pertanto guadagno uno stipendio di tutto rispetto. I soldi non erano un problema. Il vero problema era farsi accettare dalla bambina. Volevo ridarle una nuova vita. Il mondo è un luogo crudele, è vero, ma altrettanto meraviglioso. Volevo farle conoscere la parte meravigliosa del mondo. La prima volta che la incontrai fu un vero disastro. Lei stessa mi raccontò anni dopo di aver reagito così per mettermi alla prova. A primo impatto le piacevo, però doveva capire se poteva fidarsi di me. Così sfoderò il suo repertorio peggiore e non solo mi fece del male fisicamente, ma anche psicologicamente. Mi ferì con parole taglienti e cattive che non potevo credere uscissero dalla bocca di una bambina. Non mi sono mai arreso con lei, ecco perché mi ha scelto e me ne occupo. "
" Dal suo racconto, mi sembra di capire che la ragazza fosse arrabbiata con il mondo. Lei sa perché? "
" B-bhe, ha perso i genitori... qualunque bambino sarebbe arrabbiato, non le pare?"
Suzumoto non rispose. Ebbe ancora più conferma del fatto che Kobato stesse mentendo. Di sicuro i genitori non erano morti in auto... ammesso che fossero morti davvero. Oggigiorno non era così difficile contraffare delle carte e trasformare finzione in realtà. Per non parlare dei poliziotti corrotti...
Bevve un sorso d'acqua. Rimase in silenzio per un paio di minuti, in modo da osservare il suo interlocutore. Era a disagio, ma dovette ammettere che stava bluffando piuttosto bene. Chiunque avrebbe scambiato quell'agitazione per ansia per la scomparsa della ragazza. Il suo istinto gli suggeriva un'ipotesi... Kobato non era implicato nella vicenda, ma conosceva dei fatti che sicuramente giocavano un ruolo determinante in tutta la storia. Se non ne aveva parlato, era perché era convinto di poter proteggere in qualche modo Touka. Questo era solo il primo interrogatorio... ne avrebbe sostenuti altri con lui. E a seconda delle informazioni raccolte, avrebbe deciso come agire. La verità viene sempre a galla.
" In che rapporti è con i compagni di classe? Dalle sue parole di poco fa, avrà scelto di frequentare la UA per il suo grande senso del dovere. "
" Esatto, signor Suzumoto. Come le dicevo, non ama stare al centro dell'attenzione, non è il tipo di ragazza che fa baldoria per ottenere qualcosa o da scatenare putiferi inutili. Ha un senso del dovere tutto suo, le piace aiutare gli altri senza dare troppo nell'occhio. Un eroe silenzioso. " Gli si inumidirono gli occhi, ricacciò all'indentro le lacrime, facendo finta di nulla. " Va d'accordo con i suoi compagni di classe. Non li conosco personalmente ma me ne parla. E poi... non so se sia un' informazione importante, ma credo si sia innamorata. Ultimamente era più felice del solito. Non che di solito non fosse felice... insomma, emanava la tipica luce delle adolescenti innamorate. "
" Le ha mai fatto domande in proposito?"
" Qualche battuta, ovviamente ha negato. Ogni ragazza ha i suoi segreti, è giusto che vengano rispettati. A me interessa che sia felice... e che torni sana e salva a casa..."
" Ha dei sospetti a riguardo? "
" No... non è mai successo niente di simile. Mi dispiace, non vi sono molto d'aiuto. Pur essendo il suo tutore, non mi ha mai parlato male di nessuno, né ho mai percepito che ci fosse qualcosa che non andava. Tutt'altro, era più felice. Per questo sono molto confuso, perché non ho la minima idea di chi possa essere implicato in questa storia. " 

Takamura alzò di scatto lo sguardo e incriciò quello di Suzumoto. Entrambi concordavano sulla mancata veridicità di quelle parole.

" Farò tutto il possibile per aiutarvi a trovarla. Voglio che torni sana e salva a casa da me... "
Nonostante le bugie, il suo sguardo era quello di un uomo avvilito che si aspettava il peggio. Cercava di trattenere le lacrime, ma gli occhi arrossati tradivano un pianto recente.
Suzumoto si alzò, Takamura fece altrettanto.
" La ringrazio per il suo tempo. La troveremo ad ogni costo, confidi in noi." 

Quando i due poliziotti se ne furono andati, Kobato si alzò lentamente dal divano, salì le scale e aprì la porta della camera da letto di Touka. Rimase a lungo immobile a fissarla, appoggiando la testa sullo stipite della porta. I ricordi riaffiorarono...

Aveva mentito ai poliziotti, tuttavia parte della storia era vera. Nakano Toshizo era un suo dipendente e amico. Compagno di bevute e di sventure, compagno sul lavoro. Kobato era stato suo testimone di nozze qualche anno prima. Aveva sposato una donna davvero bellissima e per quanto fosse felice per l'amico, un po' invidiava la sua fortuna. Nakano Sachiko era una donna eterea, ma la bellezza non era il suo unico punto forte. Il suo intelletto l'aveva spesso affascinato.

L'ultima volta che li vide fu il 13 agosto 2005. Quella data era impressa nella sua mente e nel suo corpo, come se fosse stato marchiato con il fuoco. Kobato si stava recando a lavoro. Quel giorno aveva deciso per puro caso di cambiare strada e allungare un po' il giro, scorrazzando per strade fuori portata dal traffico. Alla radio trasmettevano un brano famoso del quale non ricordava il nome. Cosa poteva andare storto in quella giornata? 

La sera si sarebbe festeggiata la festa a sorpresa per il compleanno dell'amico che lui aveva organizzato da mesi, riunendo vecchi amici comuni. Sarebbe stata un successo, di sicuro non aveva sospettato nulla!
I pensieri sull'imminente festa a sorpresa vennero interrotti bruscamente da una scena che stonava completamente con l'ambiente circostante. Rimanse inizialmente inebetito, per poi darsi qualche schiaffo leggero sulle guance per tornare in sé. Eppure la scena non mutava.

Cosa sta succedendo?

Il paesaggio era cambiato all'improvviso. Da semplice stradina di campagna, si era trasformata in un luogo pericoloso. Il cambiamento era stato netto e impercettibile. Una macchina si materializzò all'improvviso poco più avanti la sua. Sembrava avesse vita propria o che fosse addirittura posseduta... perché una macchina non può alzarsi in volo come se niente fosse...! Non aveva la più pallida idea di cosa stesse succedendo. Era ipnotizzato da quei movimenti assurdi... ma si ridestò quando mise a fuoco il modello della macchina e vide chiaramente chi era alla guida. Nakano Toshizo e sua moglie Sachiko. Non erano coscienti.
Scese immediatamente dalla macchina con il cuore che batteva all'impazzata. Agitò stupidamente le braccia per farsi notare, mentre venivano inghiottiti dalle tenebre e suoni sinistri si diffondevano serpentinamente tutt'attorno.
All'improvviso ci fu una violenta esplosione. Cosa l'avesse provocata, non era in grado di dirlo. Kobato chiuse gli occhi e si tappò il naso per evitare tutto quel fumo che si era creato.

Che buon odore...

Possibile che il fumo potesse avere un odore tanto buono? Passarono diversi minuti prima che tutto quel fumo sparisse. Per quel breve periodo, travolto da quel delizioso profumo, tutta la paura e l'angoscia di poco prima erano scomparse. Fu quando si ritrovò sotto i piedi la testa di Toshizo che crollò in preda al terrore. Urlò con tutto il fiato che aveva in corpo e preso dal panico corse, inciampando nel busto di Sachiko. Non riuscì a trattenere i conati. Un misto di lacrime e vomito impregnavano la sua faccia. Il suo amico e la moglie erano morti in quel modo assurdo... e per di più si era ritrovato i loro corpi smembrati sotto i piedi. Vomitò ripetutamente.
Come se nulla fosse successo, si materializzò una bambina. Kobato rimase sorpreso nel vedere qualcuno oltre a lui e, nel realizzare la tenera età della suddetta persona, guidato da un profondo senso paterno, si avvicinò alla piccola per abbracciarla.
Fu quando la bambina alzò lo sguardo verso di lui che si sentì gelare il sangue.
Quella bambina dai capelli rossi e gli occhi verdi stava sorridendo. Era estremamente felice.

Sono stata brava, papà? Sono morti! Li ho uccisi io!











Mentre Suzumoto e Takamura terminavano l'interrogatorio con Kobato, Kirishima e Bakugo si riunirono nel luogo stabilito il giorno precedente insieme ai compagni di classe.
" Siete in ritardo " li ammonì Todoroki. " Vi stiamo aspettando da una ventina di minuti. "
" Sono appena arrivato e già mi stai dando noia!" Sbraitò per tutta risposta Bakugo.
" Kacchan... " A giudicare dall'aspetto, Bakugo non doveva aver chiuso occhio tutta la notte. Comportandosi come suo solito, cercava di nascondere ciò che provava. Meglio non provocarlo, pensò.
" Scusate il ritardo" Kirishima prese parola prima che Bakugo potesse dire altro. Non disse una parola di più relativamente al loro ritardo. Confidava nel fatto che i compagni capissero cosa stava provando Bakugo, e che quel ritardo era una piccola conseguenza.
" Ci sono novità?" Chiese Uraraka.
Silenzio.
" Credo sia un no... " si rispose da sola.
" Potremmo recarci alla centrale. Parlare con quel tipo di ieri... aveva detto che potevamo essergli d'aiuto nelle indagini. " Disse Todoroki.
" Come sei perspicace, bastardo a metà. Vuoi portarci tu sul tuo nobile cavallo bianco?"
" Bakugo, ma che stai dicendo? " Kirishima guardò confuso l'amico.
" Così serio sembra un cazzo di principe che vuole salvare la principessa. "
" Ma che... " Meglio lasciarlo perdere, pensò Kirishima. Era normale che delirasse.
" Se avete idee migliori, proponete. Ho solo espresso la mia opinione e quella che secondo me è la soluzione migliore. Deduco che nessuno ha avuto notizie da Nakano e sicuramente possiamo fornire informazioni utili alla polizia, visto che è nostra amica. "
" Beh, è nostra amica... però sappiamo poche cose di lei... davvero possiamo essere d'aiuto? " Uraraka si stava scoraggiando.
" Meglio che restare con le mani in mano " la rassicurò Deku. " Ogni dettaglio può essere importante."


Nel tragitto verso la centrale, Bakugo pensò a quello che aveva detto Uraraka. Si sentiva agitato perché più di tutti gli altri conosceva Touka e il suo contributo doveva essere importante. Cercò di focalizzare tutti i ricordi più importanti in previsione di un futuro interrogatorio. Tuttavia, non riusciva a ricordare. Sentiva un vuoto enorme dentro di sè, come se fosse stato da sempre in possesso di informazioni che ora, a sua insaputa, erano scomparse. Sapeva di sapere, ma non ricordava. Tutti i ricordi che gli erano rimasti erano vaghi e probabilmente insufficienti per aiutare la polizia. Maledizione!
Uno di questi ricordi, risaliva a mesi prima.
Quel giorno, durante una prova d'esame, aveva combattuto contro Deku e aveva perso. Si sentiva ferito nell'orgoglio in una maniera allucinante... come poteva quella nullità riuscire a sconfiggerlo? Un buono a nulla come lui, un inutile sassolino sul ciglio della strada... Eppure.
Eppure Deku aveva vinto. Sebbene avesse incassato molti più colpi di Bakugo, aveva vinto. A fine lezione, la ragazza con la coda - come si chiama? - aveva analizzato da maestrina la situazione e, per quanto lo odiasse, la ragazza aveva ragione. Aveva combattuto come uno stupido, guidato dalla collera.

Io ho perso contro Deku... ho perso... Deku ha vinto...

Non riusciva a pensare ad altro. A fine lezione, a testa bassa e in silenzio, aveva abbandonato l'aula. I compagni avevano cercato di fermarlo, inutilmente.
Si trascinò pesantemente verso il parco abbandonato della città, non molto lontano dalla scuola. Si sedette in cima ad un tubo di cemento e pianse per l'orgoglio ferito.

Pioveva.

Non si accorse del suo arrivo. O meglio, si accorse di una presenza quando non sentì più nessuna goccia di pioggia cadergli su tutto il corpo. Alzò lo sguardo e la vide, al riparo di un grosso ombrello di plastica giallo. Orribile, pensò.
Nessuno dei due disse una parola. A lui non dava fastidio la sua presenza, anzi, era felice che l'avesse seguito... e che non parlasse. D'un tratto, Touka chiuse l'ombrello e si sedette accanto a lui.

Cosa sta facendo?
Bakugo lo pensò e basta, senza parlare, come se le parole fossero superflue. Come se pronunciandole, quelle parole venissero inghiottite dalla pioggia. Rimasero uno accanto all'altra, senza parlare, per un tempo indefinito. Quando Bakugo la guardò, vide che piangeva.

"C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo." Disse Touka. Parola cariche di importanza, come una profezia. "Spero che questa pioggia lavi via tutti i miei peccati."


Di cosa sta parlando?




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Capitolo 6
*** Parte sesta- Grief ***


Perdonatemi



Parte sesta - Grief


Giugno 2005

"Amico, va tutto bene? "
Il brano musicale in sottofondo terminò bruscamente. Per un attimo, si distinsero chiaramente il tintinnare dei bicchieri e le chiacchiere delle persone sedute nei tavoli accanto. Dopo qualche istante la musica ripartì, diffondendo tranquillità in quel locale così chic per i suoi gusti. Per lavoro aveva già frequentato luoghi del ge
nere, tuttavia, nel tempo libero, qualora avesse voce in capitolo, prediligeva locali più semplici e alla mano. Quella volta, Toshizo aveva espresso il desiderio di trascorrere la serata in quel locale. Negli ultimi tempi l'amico era piuttosto distratto e, temendo potesse essere successo qualcosa, lo aveva esortato più volte a confidarsi. Toshizo aveva negato ripetutamente, minimizzando con un gesto della mano, come era solito fare, sostenendo di essere solamente un po' stanco. Dopo aver insistito più volte, il discorso era stato chiuso. Kobato non voleva essere insistente.
Ed ora eccoci seduti in questo bar di lusso, a bere cocktail costosi indossando abiti firmati.
Il giorno prima, Toshizo aveva semplicemente chiesto a Kobato se avesse impegni la sera dell'indomani. Lui aveva consultato l'agenda e rispose di essere libero. Fu Toshizo a dettare il luogo e l'orario dell'incontro, senza troppe cerimonie.
" Devo parlarti. " Quasi lo sussurrò, e fu quel tono di voce a preoccuparlo.

Toshizo aveva ordinato due cocktail piuttosto forti e Kobato aveva l'impressione che l'amico volesse proseguire su quella strada. Non era la prima volta che si abbandonava all'alcool quando doveva affrontare qualche problema. Per fortuna, da sobrio, ritrovava una lucidità sorprendente e riusciva a risolvere la situazione. Probabilmente era solo una valvola di sfogo.
Dopo un lungo sorso di Vodka Lemon, sospirò.
" Kenji, sono sempre stato molto sincero con te, e lo sai. Mi spiace averti fatto preoccupare in quest'ultimo periodo. Sono molto confuso e ho bisogno di parlarti. " Bevve un altro sorso, meno lungo del precedente. " Prima di tutto, ciò che ti racconterò dovrà rimanere, come del resto ogni altra cosa, tra di noi. Lo dico per scrupolo e non per mancanza di fiducia, lo sai. Secondo... " Si interruppe.
" Scusami. Secondo, tutto ciò che sto per raccontarti, è la pura e semplice verità. Ti prego di credermi. "
" Perché non dovrei crederti? "
" Insomma...è tutto molto strano... quasi assurdo! Temo tu possa pensare che io abbia sbattuto la testa da qualche parte, o che abbia usato qualche droga potente. No, ti giuro che è la verità, e tu sei l'unico al quale posso parlare in tutta franchezza. Ma ti prego di credermi e di non pensare che io sia pazzo. "
Kobato rimase sbalordito di fronte alla disperazione dell'amico. Si era dato un contegno, ma il suo bisogno di essere creduto lo allarmava. Mai e poi mai avrebbe dubitato di lui, e quello che gli era capitato doveva essere davvero assurdo per arrivare a pregarlo.
" Non preoccuparti di questo, non tralasciare nessun dettaglio e raccontami ogni cosa. Hai la mia parola. Ti crederò, come ho sempre fatto. " Lo rassicurò. Toshizo sorrise nervosamente e incominciò il suo racconto.



" Tutto è iniziato circa due mesi fa. Posso dirlo con certezza solo in questo momento, dopo aver unito tutti i pezzi. Ho pensato che ci dovesse essere per forza un collegamento... un elemento scatenante.
Due mesi fa, mia moglie mi diede una notizia meravigliosa. Era incinta di quattro settimane. Non avevamo programmato alcuna gravidanza, ma la gioia fu davvero immensa. Decidemmo di aspettare fino al terzo mese prima di comunicare ufficialmente l'evento ad amici e parenti. Con una grande gioia nel cuore, condividemmo questo segreto, progettando la nostra nuova vita futura.
Ero davvero felice e la tentazione di gridare " diventerò papà " era tanto forte da dover trattenermi con fatica. Saresti stata la prima persona alla quale l'avrei detto. Ogni volta che parlavamo ero tentato di raccontarti tutto... ma avevo promesso a mia moglie di mantenere il segreto, e così feci. Chiesi di poter lavorare di più per ottenere un aumento, economicamente parlando non abbiamo grossi problemi, ma trattandosi di una gravidanza inaspettata, seppur ben accolta, volevo assolutamente evitare l'insorgere di problemi futuri. Sachiko fece altrettanto.
Ti starai domandando cosa possa andare storto nella mia vita dopo questa meravigliosa notizia... ebbene, da quando Sachiko mi annunciò della gravidanza, le notti divennero un inferno. All'inizio pensavo si trattassero solo di brutti sogni, come del resto capita a chiunque. Svegliandomi nel cuore della notte, la sentivo gemere, l'abbracciavo e pian piano si calmava. Le prime nottate, i fatti si susseguirono nel medesimo modo. All'inizio non mi preoccupai, pensavo fosse normale avere degli incubi e che, per quanto potesse essere felice per la gravidanza, ne doveva essere anche molto spaventata. Ricondussi quindi quegli avvenimenti al suo stato d'animo. Ci fu un breve periodo di calma e tranquillità, al quale ne seguì uno un po' più turbolento. Sachiko tornava ad agitarsi la notte, questa volta gridava " vattene " e altre parole che feci fatica a comprendere. Il mattino seguente, chiedendole se fosse tutto ok, mi rispose come se nulla fosse successo. Gli incubi e le urla tornarono a susseguirsi e non potei non affrontare il discorso con Sachiko. Non volevo turbarla ma avevo bisogno di sapere cosa stesse succedendo. "
Si interruppe per ordinare il terzo bicchiere di Vodka Lemon e riprese il racconto.

" Ti chiedo gentilmente di conservare tutte le domande per dopo. Mi spiace ma vorrei evitare di perdere il filo del discorso. " Mangiò un boccone di un tramezzino ben farcito ordinato poco prima e riprese il racconto. " Come dicevo, decisi di affrontare il discorso con Sachiko. Durante il giorno non presentava alcun segno di turbamento, era sempre energica e solare, perciò temevo di darle preoccupazioni inutili raccontandole degli episodi notturni. Nonostante ciò, le raccontai tutto, chiedendole se ricordasse anche solo un dettaglio insignificante, qualsiasi cosa legata alla notte. Mi disse semplicemente che dormiva molto profondamente e che non aveva ricordi di incubi particolari. Anzi, si meravigliò delle mie parole. Come la prima volta, ci fu poi un periodo di calma che durò una decina di giorni. Avevo quasi smesso di pensarci quando, diverse notti dopo, accadde qualcosa di unico. Com'era già capitato diverse volte, mi svegliai a causa dei lamenti di Sachiko. L'abbraccia forte e le carezzai il viso per tranquillizzarla. Quello che ti sto per dire ha dell'incredibile... dopo averla abbracciata, sollevai istintivamente lo sguardo e mi guardai intorno. Fu allora che non riuscì a soffocare un urlo. Di fronte a me c'era qualcuno! Rimasi completamente paralizzato ma non mollai Sachiko un secondo. La sentii dire " vattene " come le prime volte e, voltandomi verso la figura, non riuscii a distinguere chiaramente chi fosse, o cosa, ma venni travolto da un'ondata di malvagità assurda... provai così tanta paura da farmela addosso. Tutto ciò duro poco più di un minuto. Quando quella cosa se ne fu andata, non riuscii a chiudere occhio tutta la notte. Al mattino, il ventre di Sachiko era ricoperto di lividi, come se fosse stata presa a calci e pugni da qualcuno. In preda al panico e con Sachiko che piangeva a dirotto, andammo immediatamente dalla ginecologa. Venni sospettato di maltrattamenti verso mia moglie. La cosa mi indignò ma non potevo biasimare nessuno, penso che al suo posto avrei pensato esattamente la stessa cosa. Mia moglie prese le mie difese, tuttavia non riusciva a dare una spiegazione plausibile all'accaduto. Il bambino, fortunatamente, stava bene, ma i lividi andavano curati e Sachiko avrebbe dovuto astenersi dal lavoro e riposare, per evitare iperaffaticamento. Quando tornammo a casa e fummo soli, mi confidò che, quella notte, aveva avvertito una strana presenza che voleva portarle via la bambina. Tutto ciò aveva la parvenza di un incubo, non aveva sentito alcun dolore fisico, tanto meno pensava potesse essere reale. Al risveglio, vedendo quei lividi, fu presa dal panico. Non sapevamo assolutamente cosa fare. Provai a informarmi in rete se fossero accaduti casi analoghi, o se esistesse un'unicità del genere in giro... ma più che un'unicità, aveva le sembianze di un fenomeno paranormale. La notte seguente, seppur stanchi e sfiniti, non chiudemmo occhio. Quella cosa non apparve. Sachiko aveva paura ad addormentarsi. Non potendo stare in eterno senza chiudere occhio, decidemmo di fare una prova. Come ben sai, la mia unicità è inutile per combattere, perciò mi attrezzai materialmente con ciò che trovai in casa per evitare un attacco... ma non accadde nulla. Nemmeno i giorni seguenti. Eravamo un poco più tranquilli, ma non potevamo ignorare quello che era accaduto. I lividi di Sachiko erano in via di guarigione. La notte tornammo a dormire. Gli incubi notturni cessarono... ma di giorno cominciarono ad accadere cose strane. Oggetti che si rompono da soli, rumori sinistri... trovammo il nostro gatto morto davanti casa. Lo specchio completamente in frantumi. Con i cocci era stata scritta la parola " kid ", bambino. Qualcuno aveva disegnato sulle pareti... omini stilizzati in pose atroci. Non era difficile immaginare che quegli omini fossimo io e Sachiko. Decidemmo di consultare qualche medium temendo che la casa fosse maledetta, all'inizio senza risultati. Solo uno di loro, un uomo di cui non riesco a ricordare il nome, praticò uno strano rito affermando di aver chiuso la " porte del male ", o qualcosa del genere. Sta di fatto che da quel giorno la nostra casa non ha subito danni, Sachiko non ha più lividi e tutto sembra essere apparentemente tornato alla normalità. So che è difficile credere a qualcosa del genere... ma è la pura verità. Anche Sachiko può confermarlo. Dopo la visita di quel medium si sente un po' più sicura, ma non riesco a levarmi di dosso la sensazione di terrore e panico che ho provato... ho paura che da un momento all'altro possa tornare a farci del male. In tutto ciò, solo una volta io feci un incubo. E a differenza di Sachiko, al risveglio lo ricordavo perfettamente. Sognai una bambina dai capelli rossi e gli occhi verdi... davvero una bella bambina. Pensai fosse la creatura che aveva Sachiko in grembo, ormai già più grandicella, in età da scuola materna. Stringeva la mano a Sachiko, erano felici. Nel mio sogno, le si vedeva il pancione. Sorrisi.
La bambina si voltò di scatto e si scagliò furiosamente sul ventre di Sachiko. Io corsi come un pazzo ma più correvo verso di loro, più mi facevo distante. Vidi Sachiko a terra, immersa nel suo sangue...
Mi sveglia bruscamente e vomitai. Cercai di tranquillizzarmi dicendomi che si era trattato solo di un incubo, che Sachiko era addormentata serenamente accanto a me, e che quella bambina con i capelli rossi non esisteva. Eppure me la ritrovai davanti. Non saprei dire se fosse reale o meno, ma per un attimo la vidi e la riconobbi immediatamente. Sorrideva. "

Seguitò un silenzio che durò diversi minuti. Kobato aveva ascoltato attentamente le parole dell'amico, provando una sfilza di emozioni differenti, senza però provare il minimo dubbio per le sue parole.
" Toshizo..." fu solo capace di dire il suo nome. L'amico bevve velocemente il drink, ne ordinò un quarto. " Io non so cosa significhi tutto ciò, tanto meno perché debba capitare a noi. Ma ho tratto le mie conclusioni, e il bambino che Sachiko porta in grembo è in pericolo. Sì, dopo che quello strano medium ci ha fatto visita, non è successo più nulla di strano... ma ho una paura fottuta di perdere mio figlio. "
Si coprì il volto con le mani e scoppiò a piangere. I clienti in sala si voltarono a guardarli, per poi girarsi con discrezione.
" Vieni a casa mia " propose Kobato. " Hai bevuto abbastanza questa sera. Potrai piangere quanto vuoi, ma prima andiamocene via da questo luogo pieno di curiosi. "
Pagarono il conto e si diressero a casa. " Sachiko è tornata a casa dei suoi per qualche giorno, anche lei ha paura e ha pensato di allontanarsi per un po' dalla nostra casa" disse asciugandosi le lacrime che aveva pianto strada facendo.
" Come ti dicevo in macchina, puoi stare qui da me nel frattempo. Tanto qui ci abito solo io. E poi, è giusto che tu ritrovi un po' di tranquillità. "
Toshizo rimase sue ospite per ben tre settimane. Sachiko perse il bambino che aveva in grembo.

Ad agosto, Kobato assistette alla loro morte e vide con i propri occhi la causa di tutto quello che era successo. Non aveva mai dubitato dell'amico.












Quanti giorni erano passati dalla sua scomparsa? Cosa stava succedendo nel mondo esterno? Erano preoccupati per lei? Si sarebbe salvata?

Tante domande le vorticavano nel cervello. Il pensiero principale era salvarsi da quel luogo il prima possibile. Poteva ancora farcela. Aveva visto l'uomo con la cicatrice -
quanto tempo era passato? - e da allora non aveva incontrato nessuno. D'altronde, se lo aspettava.
Ha avuto la gentilezza di ricordarmi che ho poco tempo a disposizione per potermi salvare.
L
e dinamiche dell'accaduto non le erano ancora ben chiare, tuttavia aveva avuto molto tempo a disposizione per pensare e di due cose era certa. Primo, nella vicenda era implicato quel mostro di suo padre. Secondo, per lui era arrivato il momento di sbarazzarsi definitivamente di lei. E terzo, pensò tra sé e sé, se non mi sbrigo ad uscire di qui, ce la farà senza troppi problemi.
Definire quell'uomo padre, le faceva venire il voltastomaco. Biologicamente parlando, non lo si poteva definire in altro modo, per il resto, non aveva fatto nulla per lei, se non rovinarle la vita. E ora voleva sbarazzarsi di lei. Ora che aveva ricominciato una nuova vita, aveva degli amici, aveva imparato ad amare... Lo odiava con tutta se stessa.

L'hai odiato anche tu, mamma. E non lo potrò mai perdonare per quello che ci ha fatto.

Maledizione!

Troppi ricordi e troppo dolore la stavano confondendo. Non era il momento per ricordare le atrocità commesse e subite, tanto meno il momento per piangere la madre perduta. Doveva uscire da lì, assolutamente, ma come? Non poteva nemmeno usare la propria unicità! Aveva pensato e ripensato in continuazione, senza trovare una via d'uscita. Per inerzia, si era messa a sfogliare il suo album da disegno, trovato nel suo zaino apparso magicamente davanti a lei. Rimase di stucco nell'osservare che era vuoto. Che fine avevano fatto tutti i suoi disegni? Le pagine erano state strappate.
Più il tempo passava, meno capiva a che gioco stesse giocando suo padre. Soprattutto, dove aveva trovato quell'uomo con la cicatrice che incuteva così tanto terrore? Giurava di non averlo mai visto prima... nei suoi ricordi non c'era nessuno del genere.
Si accasciò a terra, portando le ginocchia al petto. Chiuse gli occhi e cominciò a pensare. Katsuki... Kenji... e tutti gli altri della UA...

Non posso piangere proprio ora. Niente è ancora perduto. Non posso...

All'improvviso, fu scossa da un ricordo. Non seppe dire che cosa avesse scatenato quell'evento in particolare, ma non poté vincere le lacrime e si lasciò andare ad un pianto liberatorio.

Nakano Touka... Il suo nome era un enorme peso che portava sulle spalle giorno dopo giorno. Non era quello vero che voleva dimenticare per sempre. Aveva scelto un nome con un peso tanto grande proprio per ricordare a se stessa la sofferenza subita e gli errori commessi per colpa di quel mostro. Quando era più piccola, suo padre l'aveva soggiogata e costretta a uccidere due povere persone senza alcun motivo apparente... lei sapeva che se non gli avesse obbedito, avrebbe ucciso la mamma che teneva in ostaggio. Però lei non voleva nemmeno uccidere degli innocenti... Ricordò quando suo padre la punì per l'esitazione, ferendo la madre in modo tale da provocarle il peggior dolore possibile. Non aveva la forza per opporsi, o meglio, non era in grado di controllarla ed era costretta ad ubbidirgli. E così, uccise quei poveri innocenti... la donna era anche incinta, aspettava una bambina... Quando poi incontrò Kenji Kobato, riuscì a liberarsi dal mostro e ad iniziare una nuova vita. Aveva bisogno di un nome nuovo. Ci mise un attimo a scegliere. Touka era il nome di sua sorella che non era riuscita a salvare... Nakano il cognome di quei poveri innocenti che aveva ucciso per salvare la madre... Dopo tanti anni, ancora non conosceva il motivo per cui suo padre ce l'avesse con quei due giovani.

Touka...
per dare una nuova possibilità di vita a chi non c'è più.
Nakano... in onore di una famiglia distrutta con le sue mani.

Un nome che ogni giorno le ricorda i propri fallimenti, per far si che non ricapitino più.

Perdonatemi...
Le lacrime caddero copiose sulle sue guance.








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Capitolo 7
*** Parte settima- Mappa ***


Tic, toc, tic, toc...


Parte settima-Mappa



Lo fece istintivamente, senza neanche pensarci troppo. Si ritrovò a frugare tra i cassetti della cameretta alla ricerca di quel diario bianco con gli adesivi che aveva visto così tante volte. Doveva essere lì da qualche parte..
.
Quando i ricordi del passato smisero di vorticargli nel cervello, si ritrovò a cercare con fervore il diario, come se avesse ricordato all'improvviso qualcosa di urgente che, fino a quel momento, aveva completamente rimosso. Sapeva di star commettendo qualcosa di moralmente scorretto: mai e poi mai si sarebbe permesso di violare la privacy di Touka, o meglio, di qualsiasi altra persona. Eppure...
Doveva farlo. Era consapevole di aver mentito a Suzumoto durante l'interrogatorio. Non solo, aveva celato informazioni importanti che avrebbero portato la polizia su una strada probabilmente corretta. Già, probabilmente. Non poteva essere totalmente certo dell'implicazione di quel mostro nella vicenda, ma le probabilità erano alte. Allora perché mentire? Per un attimo provò delusione per la sua persona. Si era sempre definito un uomo di un certo stampo, con una forte integrità morale, grazie alla quale aveva guadagnato il rispetto di molti uomini. Dov'era finita adesso quella morale? Si stava comportando in modo così scorretto rispetto alla sua persona! Non avrebbe dovuto mentire, non avrebbe dovuto celare informazioni, non avrebbe dovuto cercare lui stesso delle prove sul diario personale di Touka per scoprire se avesse fatto parola con qualche compagno di classe sul suo passato... Insomma, una lista di "non" che non prometteva niente di buono.
Provava pena per se stesso, ma provava a giustificarla ricordandosi il vero motivo dietro tutte quelle azioni. Proteggerla era la priorità assoluta, e gettare la sua storia in pasto ai poliziotti, senza avere uno straccio di prova... Inammissibile. Un ragionamento un po' contorto considerando i dati di fatto: la polizia non è un nemico bensì un alleato. Eppure, in cuor suo, sapeva che non era del tutto vero... La polizia avrebbe potuto peggiorare ulteriormente la situazione. Lui soltanto conosceva la vera storia, e proprio per questo doveva prima accertarsi della veridicità delle sue ipotesi... da solo. Con la polizia avrebbe risolto più avanti, adesso la sua priorità era un'altra.
Oppure sto solo cercando di giustificare la mia incoerenza con queste frasi fatte.

Al diavolo.

Prima di proseguire per la sua strada, doveva verificare di essere l'unico a conoscenza degli eventi. Se Touka si fosse confidata con qualche compagno di classe... beh, di sicuro i ragazzi sarebbero stati interrogati dalla polizia e tutte le sue bugie sarebbero state vane. Aveva bisogno di trovare un nome che confermasse il suo pensiero... Non poteva certo materializzarsi nel nulla a casa dei ragazzi e sparare domande a raffica. Non era l'approccio corretto. Se solo avesse trovato un nome nel diario a conferma di tutto ciò... avrebbe poi parlato a questa persona tranquillamente... ma doveva sbrigarsi. Il tempo non era certamente dalla sua parte.
Kobato si aspettava di trovare un solo nome. Il che sarebbe stato anche meglio per lui, avrebbe potuto negoziare più facilmente. Al di là di questo fatto, si aspettava di trovare un solo nome per il semplice fatto che fosse di per sé strano trovarne uno. Una persona come Touka non avrebbe mai raccontato nulla di così tanto personale facilmente, figuriamoci a più persone! Con una in particolare avrebbe potuto aprirsi... Non raccontare tutta la storia per filo e per segno ma per lo meno raccontare
qualcosa.

Trovò il diario nascosto in un cassetto della scrivania. Lo soppesò tra le mani, come se potesse contenere chissà che cosa, e senza pensarci troppo, lo aprì. Sfogliò qualche pagina e si soffermò a leggerne qualcuna. C'era da aspettarselo: le pagine non erano ricolme di parole, giusto qualche breve riga per riassumere eventi significativi della giornata. Osservò la data nell'angolo destro della pagina e scelse quindi quelle relative a qualche mese precedente.
Il tempo scorreva lentamente.
Il nome che veniva menzionato più spesso nelle pagine era quello di un certo Bakugo Katsuki. Sì, il nome portò alla mente un volto. Un ragazzo particolarmente volgare e aggressivo, con i capelli biondi. Possibile che a Touka potesse piacere una persona... così? Non aveva tuttavia motivo di giudicare, non conosceva personalmente il ragazzo, lo aveva visto alla televisione in occasione del festival sportivo. Si sentiva sporco nel continuare a leggere le pagine... eppure doveva trovare di più, doveva avere la certezza che qualcun altro sapesse. Aveva quasi perso le speranze, quando un segno colorato a fondo pagina attirò la sua attenzione. In un primo momento quasi non riuscì a credere a quello che aveva appena letto. Rilesse più volte ma le parole restarono immutate.

Io e te dobbiamo parlare un po'... Bakugo Katsuki.






Guardando fuori dal finestrino del veicolo in movimento, Takamura aspettava che il capo proferisse parola sull'interrogatorio appena concluso. Come di consueto, avrebbe dato la sua opinione a riguardo dopo uno straziante silenzio. Avrebbe voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa pur di non dover subire quel silenzio così pesante, tuttavia sapeva che il capo si stava concentrando e non voleva certo attirare la sua ira funesta su di sé. Doveva mostrarsi all'altezza delle aspettative; sebbene si fosse messo da solo, in passato, in una situazione tremenda, adesso doveva uscirne e doveva lavorare con serietà e impegno, senza battere la fiacca. Anche se certe volte la tentazione del gioco era così forte...
" Gli uomini non fanno altro che raccontare bugie. A loro stessi e agli altri. " Esordì Suzumoto, interrompendo le fantasticherie di Takamura sul gioco d'azzardo.
" In una situazione del genere, che senso ha mentire? A che gioco sta giocando quell'uomo? "
Takamura stava per rispondere quando, con la coda dell'occhio, intravide i ragazzi della UA. A giudicare dal fatto che si trovavano nei pressi della centrale, era probabile che volessero parlare con loro. Lo fece notare a Suzumoto, il quale abbassò il finestrino per richiamare la loro attenzione. Cercò poi parcheggio e li avvicinò.
" Ragazzi " li apostrofò " devo parlare con voi. Immagino siate venuti qui per questo. "
" Vorremmo dare una mano nelle ricerche, se possibile. " Disse Todoroki. Deku e Kirishima fecero un breve cenno del capo in segno di condivisione delle parole dell'amico. Uraraka stringeva i pugni mentre Bakugo aveva uno sguardo assente. Non riusciva a capacitarsi del vuoto che provava. Doveva essere a conoscenza di qualcosa... com'era possibile aver dimenticato tutto? Cosa avrebbe raccontato alla polizia ora che era giunto il momento di parlare con loro? Sapeva di poter contribuire, lo sapevano anche i suoi compagni, eppure non aveva nessuna informazione utile, come se qualcuno avesse aperto il suo cassetto dei ricordi per estrarre quelli necessari per quell'occasione. Rimuginarci sopra forse avrebbe portato a qualcosa, ma durante il tragitto non era riuscito a ricavare nulla, se non la frustrante sensazione di non essere in grado di poter dare una mano. Non si perse però d'animo, forse al momento dell'interrogatorio, i ricordi sarebbero riaffiorati tranquillamente... quel vuoto poteva essere una conseguenza delle forte emozioni provate.
Era così concentrato nei suoi pensieri che non si accorse di essere rimasto indietro. Si ridestò quando Kirishima gli colpì il braccio per portarlo alla realtà. In effetti gli altri erano già all'interno della centrale, insieme ai due poliziotti. Il momento decisivo si stava avvicinando.
Non era un grande appassionato di polizieschi, per caso gli era capitato di vedere qualche film di quel genere e si era fatto un'idea sull'argomento. Vedere un film ed essere protagonisti di un interrogatorio era tutt'altra cosa, però.
" Andiamo Bakugo " lo esortò Kirishima.
Bakugo sbuffò e lo seguì.
I ragazzi vennero condotti all'interno di una stanza semplice, dotata di un grande tavolo e una lavagnetta alla parete dove diversi nomi erano scritti accanto a determinate mansioni. La sala riunioni.
" Prendete posto a sedere " li invitò Suzumoto e, indicando Takamura aggiunse: " E porta dell'acqua per i ragazzi, per favore. "
Aspettarono il poliziotto che portò loro, come richiesto, una bottiglietta d'acqua per ciascuno, e prese posto accanto a Suzumoto.
" Ho bisogno di parlare con ciascuno di voi. In privato. Non siete sotto accusa, rilassatevi. Ho bisogno della vostra collaborazione per sapere cosa possa essere successo e visto che siete suoi compagni di classe, spero possiate dirmi qualche cosa su Touka che noi ovviamente non conosciamo. Per poter capire cosa sia successo, dobbiamo anche conoscere a fondo la ragazza, pertanto qualsiasi informazione, pensiero e punto di vista voi abbiate, non temete, siete pregati di dirci tutto. Non date nulla per scontato, anche la più inutile delle affermazioni può rivelarsi, al contrario, preziosa. " Indicò la lavagnetta. " Come potete vedere, il nostro compito è questo, interrogare chi conosce la ragazza. Parenti, amici, conoscenti. Altri miei uomini si stanno occupando dell'aspetto pratico della questione. Siamo in attesa di loro aggiornamenti. "
Seguì un silenzio imbarazzante per i ragazzi. Nessuno di loro sapeva cosa dire. Mille pensieri vorticarono nelle loro menti. Tutti si sforzavano di ricordare qualsiasi dettaglio, anche insignificante, come aveva appena chiesto il capo, per poter essere utili e fare la loro parte. Per il momento, non potevano aiutare la polizia in nessun altro modo...

Bussarono alla porta.
" Capo, capo! " Entrò in scena un uomo trafelato, pallido in volto. Teneva tra le mani una spessa busta marrone. " Deve assolutamente vedere questa cosa..." indicò la busta. " Giuro che nessuno di noi l'ha più toccata, è rimasta in custodia assieme a tutti gli altri documenti. Poco fa, dopo essere tornato dalla stazione, l'ho riaperta per verificare altri dossier e... guardi qui! "
Appoggiò la busta sul tavolo, in modo che tutti potessero vedere. La presenza dei ragazzi gli era del tutto indifferente, se erano con il capo, non c'era nulla di cui lui aveva il diritto di lamentarsi. La busta conteneva un foglio accuratamente conservato in una bustina trasparente. Il poliziotto lo dispiegò e sul foglio si materializzò una specie di mappa.
" Dunque? " Domandò Suzumoto. " Perché sei così sconvolto, Miyami? "
" Questo foglio che vedete ora... è il foglio da disegno che abbiamo trovato ieri in stazione. Lo abbiamo archiviato in questa spessa busta insieme agli altri documenti, io ne sono il responsabile e giuro che nessuno ha più toccato la busta fino a poco fa. Quando l'ho aperta, non potevo credere a ciò che stavo vedendo... "
" Aspetta, aspetta. " Suzumoto prese posto a sedere. " Stai dicendo che il disegno che abbiamo trovato ieri... si è trasformato, da solo, in questo? Ma è assurdo! "
" Capo, è la verità, le giuro che nessuno ha toccato la busta e il foglio è lo stesso. Guardi, è un foglio da disegno. Solo che sono cambiati i soggetti... ora c'è una specie di mappa che non riesco a decifrare... "
" Che razza di unicità è questa? " Domandò Bakugo, perplesso. Si avvicinarono tutti per guardare da vicino il foglio... e sembrava in tutto e per tutto una mappa.
" Ma soprattutto, cosa raffigura questa mappa? " Prese parola Todoroki. " Non sembra quella della nostra città. "
" Takamura " tuonò il capo " connettiti al sistema e scannerizziamo la mappa. Dobbiamo capire di quale città si tratta. "
Takamura obbedì, ma non ottenne risultati.
" Non esiste niente del genere... " sussurrò, preparandosi alla sfuriata del capo.
" Impossibile! Riprova! "
Riprovò, i risultati non cambiarono.
" Possiamo darci un'altra occhiata? " Domandò Ochaco. " Magari ci è sfuggito qualcosa..."
La mappa venne dispiegata sul tavolo. Tutti, compresi Suzumoto, Takamura e Miyami, la scrutarono nuovamente.
Per sbaglio, Kirishima urtò il bicchiere d'acqua, e Uraraka attivò tempestivamente la sua unicità per far fluttuare il bicchiere ed evitare che il contenuto si rovesciasse sul foglio.
" Stai più attento! " lo ammonì Suzumoto. " Avresti po-
" Guardate! " Deku interruppe il capo per portare l'attenzione sulla mappa. " Il foglio è cambiato ancora!"
Ed era vero, nell'angolo del foglio, a matita, comparvero dei numeri... che man mano diminuivano, secondo dopo secondo.
" Un timer?" Domandò Uraraka. " Come ha fatto ad apparire dal nulla?"
" Non ne ho idea... ma se quel numero rappresenta davvero un timer, non abbiamo molto tempo a disposizione. " Suzumoto fece dei rapidi calcoli. " Una settimana... abbiamo tempo una settimana. " La sua voce si fece sempre più grave.
Bakugo sussultò. Una settimana... Non avevano nemmeno uno straccio di indizio!
Merda, merda, merda!
"
Cosa ci facciamo ancora seduti? Muoviamo il culo e facciamo qualcosa! " Battè i pugni sul tavolo e, nella foga, fece cadere per terra la sedia su cui era seduto.
" Calmati Bakugo... Agitarsi non serve a niente..." Cercò di tranquillizzarlo Kirishima, anche se, come l'amico, era sconvolto dal fatto che dovessero lottare contro il tempo per poter salvare l'amica. La situazione stava degenerando.
" Calmarmi?! Starai scherzando! Questo è il primo giorno e non possiamo permetterci di sprecarlo tenendo i nostri culi incollati alla sedia! Dobbiamo agire! "
" Ragazzo, siamo tutti sconvolti! Un conto alla rovescia non porta mai niente di buono " intervenne Suzumoto. " E hai perfettamente ragione. Non ce ne staremo incollati alle sedie e ci metteremo subito all'opera. Organizzerò nuove squadre di ricerca, lavoreremo anche di notte. " Si avvicinò a Bakugo, mettendogli una mano sulla spalla, che il ragazzo prontamente scansò con fastidio. " Devo organizzare immediatamente le squadre, e ho bisogno della collaborazione di tutti. Radunerò gli uomini incaricati del caso, in modo tale che possano darci una mano nell'identificazione della mappa. Purtroppo, senza aver decifrato questa, non possiamo fare assolutamente niente. Piuttosto che gironzolare a casaccio per la città, spremiamoci tutti quanti le meningi e troviamo un modo per decifrarla. Solamente dopo averla decifrata, entreremo in azione. "
Bakugo raccolse la sedia da terra e tornò a sedersi. Se la situazione non fosse migliorata, sarebbe impazzito. Era ovvio che prima di poter fare qualcosa dovevano decifrare l'unico indizio a loro disposizione... ma cazzo, era così nervoso! Una settimana... cosa sarebbe successo se non fossero riusciti a salvare Touka entro quel lasso di tempo? Non voleva nemmeno pensare all'ipotesi tanto orrenda che si era materializzata nel cervello... E contro chi stavano lottando? Se fossero riusciti a salvarla in tempo, cosa avrebbe loro garantito di poterla effettivamente salvare? E se tutto ciò non era altro che una trappola?
Cazzo, cazzo, cazzo!
Sebbene non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, Kirishima aveva ragione: doveva calmarsi e pensare razionalmente a cosa fare. Il suo guardo cadde sul bicchiere che Kirishima aveva quasi fatto cadere. Nella stanza si erano riunite altre persone, Suzumoto stava spiegando loro come si era evoluta la situazione.
Un momento... Quando Uraraka ha attivato la sua unicità per non far cadere il bicchiere, Deku ci ha fatto notare il numero comparso all'improvviso...
" Uraraka, attiva la tua unicità. "
" Eh? P- perché? " Lo fissò incredula.
" Fallo e basta! Forse questo foglio reagisce alle unicità. Quando prima hai attivato il tuo quirk, è comparso quel numero. Forse, riattivandolo di nuovo, comparirà qualcos'altro di utile. "
I poliziotti si interruppero vedendo la ragazza attivare la propria unicità.
" Cosa posso far fluttuare? Un altro bicchiere? "
" Prova con il mio " disse Deku. Fece per rovesciarlo come aveva fatto Kirishima. Uraraka attivò la propria unicità e tutti si avvicinarono al foglio per vedere cosa fosse cambiato... niente.
" Mi spiace..." si scusò Uraraka.
" Ci provo io " Bakugo si prestò ad attivare la propria unicità. " Forse non è successo nulla perché hai già utilizzato la tua unicità. "
Una piccola esplosione portò un altro segno sul foglio.
" Bravissimo Kacchan! " Deku indicò il segno apparso sul foglio e chiamò Suzumoto e gli altri poliziotti. " Guardate qua... "
Questa volta era apparsa una bussola. Un disegno di una bussola il cui ago girava senza tregua.
" Quindi se attiviamo il nostro quirk riusciamo a sbloccare qualche pezzo della mappa? " Kirishima indurì il braccio. " Vediamo che succede! "
" Non è uscito niente... forse dipende dal tipo di quirk. " Sentenziò Uraraka. Un po' deluso, Kirishima si fece da parte.
" Credo che nemmeno il mio quirk porterà a qualcosa " disse Deku. " Ma vale la pena fare un tentativo. " Attivò la propria unicità, ma non successe nulla.
" Come immaginavo... " Si rivolse a Todoroki. " Il tuo quirk vale doppio, prova ad usare prima il ghiaccio e poi le fiamme, vediamo cosa succede! "
Il ghiaccio di Todoroki si espanse sul tavolo e venne poi sciolto dalle sue fiamme. Sul foglio apparvero due nuovi segni.
Il primo era il segno di una mezzaluna. Un chiaro riferimento all'uomo del treno.
Fu il segno che apparve subito dopo ad attirare l'attenzione di tutti. Un puntino luminoso apparve in un punto preciso della mappa, e l'ago della bussola smise di girare all'impazzata.
Restarono tutti con il fiato sospeso. Gli uomini del corpo di polizia erano privi di unicità, pertanto non si unirono ai ragazzi. Dovevano risolvere ancora un interrogativo. Quella mappa che luogo rappresentava esattamente?
" Ragazzi, ottimo lavoro, sono sbalordito. " Intervenne Suzumoto. " Bakugo, hai avuto un intuito eccellente. "
" Capo, vorrei provare nuovamente a scannerizzare la mappa. " Disse Takamura. " Forse adesso otterremo qualche risultato." Si avvicinarono tutti al monitor del computer, il fiato corto e il cuore che batteva all'impazzata.
Sullo schermo erano comparsi cinque risultati.
Cinque laboratori.
" Ne conosco due. " Affermò Takamura. " Sono nella nostra città. Gli altri tre non ho idea di dove siano. "
" Andiamo immediatamente in questi due luoghi. Ci divideremo in squadre. " Squadrò i ragazzi.
" Due di voi vorranno con me e Takamura, gli altri tre andranno con l'agente Miyami e gli altri. Abbiamo bisogno del vostro quirk, perciò scegliete voi come dividervi. Vi aspettiamo fuori. Intanto prendete queste. " Diede loro delle ricetrasmittenti. " Comunicheremo con queste. "
Gli uomini lasciarono frettolosamente la stanza, lasciando indietro i ragazzi.
" Come ci dividiamo? " Domandò Deku.
" Non abbiamo tempo per decidere troppo a lungo " rispose seccamente Bakugo. " Il mio quirk si abbina a quello di Kirishima, perciò vado con lui. Tu, il bastardo e faccia tonda andate con quell'altro tizio pallido. "
Non aspettò nemmeno un cenno affermativo dei compagni e si diresse verso l' uscita.
Non c'era tempo da perdere, la corsa contro il tempo era iniziata.






Angolo dell'autrice

Ed eccoci giunti al settimo capitolo! Ringrazio ancora chi ha inserito questa
storia tra le preferite e le seguite, e chi ha dedicato il suo tempo
per leggerla... grazie di cuore. Spero vi stia piacendo. ^^
D'ora in avanti, le cose si faranno più movimentate, ci
saranno ancora tante sorprese e tanti misteri da svelare!
Un bacio,
Black_ Sparkle
















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Capitolo 8
*** Parte ottava- Il laboratorio ***


Ti sento!



Parte ottava- Il laboratorio


Si precipitarono a bordo delle autovetture di pattuglia. A sirene spiegate e lampeggianti accesi, Suzumoto e Miyami, con destrezza, sfrecciavano tra le altre vetture per raggiungere il prima possibile la loro destinazione. Si stavano confrontando con qualcosa di ancora sconosciuto, tuttavia era ben chiaro che non avevano tempo da perdere. Stavano lottando contro il tempo. Non era proprio il caso di andare per il sottile; Miyami ignorò i brontolii che si sollevarono dal retro della vettura per la sua guida spericolata.
Nell'altro veicolo, Suzumoto diede una rapida occhiata allo specchietto retrovisore per osservare il volto dei ragazzi che erano a bordo con lui. Cercavano di dissimulare il loro nervosismo guardando fuori dal finestrino o concentrando lo sguardo su un punto specifico, lasciandosi trasportare dalla corrente dei propri pensieri. Come biasimarli, erano ancora dei ragazzini, per giunta una loro cara amica era scomparsa da un giorno all'altro senza lasciare tracce. Per quel che potevano saperne loro, la situazione poteva essere ben peggiore del previsto... Nessuno aveva osato parlarne a voce alta, come se tenere per sé i pensieri ne scongiurasse l'avvenimento, ma probabilmente anche i ragazzini stavano prendendo coscienza della cruda realtà. Il pensiero della morte doveva esser sbocciato nelle loro menti. Si augurò che fosse così, in modo tale da evitare situazioni ancora più sgradevoli nel momento in cui questo argomento sarebbe stato affrontato. Per quanto fosse implicito, prima o poi avrebbe dovuto pronunciare quelle parole. Nonostante gli anni di esperienza, certe situazioni - fortunatamente - non erano all'ordine del giorno nonostante la malavita in circolazione, tuttavia non era mai facile rimanere completamente lucidi e distaccati quando le vittime erano bambini o ragazzini. Doveva mantenere la lucidità professionale che lo contraddistingueva il più a lungo possibile, soprattutto per essere una figura di riferimento per i ragazzi.

Per tutto il tragitto, Bakugo e Kirishima non proferirono parola. Il primo aveva lo sguardo incollato al finestrino, il secondo lanciava occhiate furtive in direzione dell'amico per accertarsi che stesse bene. A giudicare dallo sguardo assorto di Bakugo e dal modo in cui stringeva i pugni, conficcandosi le unghie nella carne, la sua mente doveva essere in balia di pensieri non proprio felici. Avrebbe voluto dirgli qualcosa o rivolgergli un sorriso rassicurante, ma non lo degnò neppure di uno sguardo. Optò per non interferire con i suoi pensieri; per quanto lui fosse molto preoccupato per l'amica, perché lo era davvero, chissà cosa doveva provare Bakugo visto i sentimenti che provava per Touka. Con lei nei dintorni, l'amico aveva una luce diversa. Rimaneva il solito scorbutico dalla lingua velenosa e tagliante, eppure nei suoi occhi vedeva una luce che non gli aveva mia visto prima. Non gli ci era voluto molto per capire la natura di quei sentimenti, e sebbene Bakugo avesse sempre risposto alle sue frecciatine sbraitando e insultandolo, non aveva mai negato le sue parole. Poteva solo immaginare quanto fosse tormentato in quel momento, soprattutto perché, da quel poco che Bakugo gli aveva raccontato, non le aveva mai detto nulla. Conoscendolo, si stava maledicendo per non aver detto qualche parola al momento giusto, o per non aver agito in un certo modo quando avrebbe voluto, per semplice timore di essere rifiutati o per puro orgoglio. La situazione non prometteva nulla di buono; sebbene fossero in alto mare, senza un colpevole contro il quale puntare il dito, il semplice fatto che ci fosse un conto alla rovescia, era sinonimo di funesti presagi. Come lo aveva capito lui, doveva averlo capito anche Bakugo; quelle unghie conficcate nella carne e quello sguardo inquieto e corrucciato che si dipinse sul suo volto, lasciavano intendere la gravità della situazione e la sua presa di coscienza. Non potendo fare momentaneamente nulla di concreto per Bakugo, chiuse gli occhi e sperò con tutto il cuore che la sua amica stesse bene.


Bakugo si era accorto, con la coda dell'occhio, degli sguardi insistenti di Kirishima. Sebbene l'amico fosse preoccupato per lui, era troppo concentrato sui suoi pensieri per distogliere lo sguardo. Era più che certo del fatto che Kirishima, con le sue occhiate, fosse riuscito a scorgere i suoi pensieri e , proprio per questo, cercava anche solo un contatto visivo con lui. Trovava inquietante il fatto che quel ragazzo gli fosse così amico da riuscire a leggergli dentro, d'altro canto era una gran fortuna non dover spiegare nulla ogni volta. Era una frana con le parole. Non era riuscito a ricordare nessun dettaglio significativo, e quella sensazione di vuoto continuava ad animarlo. C'era qualcosa di strano in quella faccenda. Sapeva di aver dimenticato qualcosa di fondamentale... ma cosa?! E soprattutto, come riportare alla luce quei ricordi? Decise di non arrovellarsi troppo su quel pensiero: al momento opportuno era sicuro che avrebbe ricordato. Probabilmente non era il momento giusto. Non dovendo essere interrogato si sentiva più sollevato; questa sua momentanea amnesia restava un suo piccolo segreto e si sentiva con la coscienza a posto per non aver reso il proprio interrogatorio un fallimento totale. Per giunta era stato così sveglio di riflessi da collegare il disegno-mappa ai quirk. Non era forse in grado di contribuire con i suoi preziosi ricordi, ma si sarebbe fatto in quattro per risolvere questa situazione di merda. Dal momento della sua scomparsa, aveva giurato a se stesso di ritrovarla. Ritrovarla,però, non bastava, e da aspirante hero qual'era, l'avrebbe salvata dal suo carceriere. E allora, forse...
"Forse" un cazzo.
Mai fino a quel momento si era sentito tanto coglione. Perché non era stato sincero con lei? Ok, le sue azioni parlavano chiaro, o almeno lui era convinto che fosse così... forse per lei non lo erano mai state. Perché l'avrebbe baciata se non avesse provato nulla? Era ovvio che quel bacio lasciasse intendere certi sentimenti! Ne era sempre stato convinto, fino a quel momento. Si stava mettendo in discussione. Per quanto non lo avrebbe mai ammesso a voce alta, per lui il bacio era un gesto importante. Non era il tipo da baciare ragazze a caso per il semplice gusto di farlo e vantarsi con gli amici. Era un coglione sotto altri punti di vista, in ambito sentimentale si definiva un bravo ragazzo. Beh, a confronto di certe cose che aveva visto e sentito poteva definirsi tale. Non era mai stato un fanatico dell'amore, anzi, la sola parola lo ripugnava. Quante volte aveva preso per il culo Deku perché arrossiva vistosamente ogni volta che Faccia Tonda gli rivolgeva la parola, o si avvicinava troppo! Per lui certe cose erano semplicemente ridicole, non aveva tempo e nemmeno la voglia per interessarsi a cose del genere. Suo malgrado, dovette ammettere che una ragazza sola cambiò completamente il suo punto di vista. Non che si fosse trasformato in un romanticone sdolcinato, però... Gli piaceva la sua compagnia. Esteticamente la trovava bella, ma questo per lui contava relativamente; era oggettivamente una bella ragazza e poco centrava con i sentimentalismi. Nel giro di poco tempo, si era ritrovato capovolto e stravolto, come un vecchio straccio strizzato a dovere e poi abbandonato. Dovette mettere da parte il suo orgoglio per ammettere che era inutile prendersi in giro, per quanto considerasse l'amore inutile e il solo pensiero gli desse il voltastomaco, le cose erano decisamente cambiate. In sua compagnia provava tutto, fuorché voltastomaco.
Un pensiero poco romantico, ma sincero.
Mai come in quel momento avrebbe voluto averle detto la verità. Ovviamente sarebbe stato breve e conciso, molto schietto, senza troppi giri di parole e frasi stravolgenti da capogiro... lo avrebbe detto a modo suo. Probabilmente sarebbe stato patetico e fuori luogo, magari lei avrebbe riso per quella dichiarazione così assurda... Avrebbe dovuto dirglielo. Non tanto per cambiare la situazione tra loro due, quanto per poterle dare sicurezza. Farle sapere che non aveva motivo di dubitare di lui o sentirsi insicura, i suoi sentimenti per lei erano sinceri, seppur li esprimesse in modo inusuale. Soprattutto in un momento tragico come questo, si sarebbe fatta forza pensandolo. Era sicuro del fatto che, nonostante i numerosi dinieghi, fosse il tipo di ragazza che ama le cose sdolcinate. Lui dubitava di diventare una persona del genere, ma se quella semplice verità fosse riuscita a farla stare bene e sorridere... allora doveva dirglielo. Non l'avrebbe solo ritrovata e salvata, una volta per tutte avrebbe chiarito i suoi sentimenti. Senza lasciare niente in sospeso.



Suzumoto arrestò bruscamente la macchina. " Siamo giunti a destinazione. " Spense le sirene e balzò giù dall'auto, con un movimento scattante insolito per la sua mole.
La mappa li avevi guidati fino ad un laboratorio che Suzumoto conosceva bene; un tempo usato dai ricercatori a scopo benefico, era diventato luogo di contrabbandi clandestini e traffico di droga. Si era occupato lui stesso del caso. Quel laboratorio aveva poi chiuso i battenti, altri scienziati si erano rifiutati di lavorare in un luogo che era stato popolato da gente corrotta, così, a decisione unanime, era stato chiuso e abbandonato. A giudicare dalle condizioni dell'esterno, qualche vandalo si era divertito a far danno. Le pareti esterne erano imbrattate di scritte fatte con la bomboletta spray, molte delle quali erano lodi al villain Stain. Immondizia ammucchiata e sporcizia dilagante rendevano il luogo un posto veramente squallido. Non era più stato di ronda da quelle parti e, a giudicare dal degrado che aveva visto solo all'esterno, l'interno non prometteva uno spettacolo migliore.
L'entrata del laboratorio era chiusa da un catenaccio ormai ridotto al nulla, conferma del fatto che quel luogo veniva ancora utilizzato. Probabilmente nel peggiore dei modi. Il suo occhio cadde su una manciata di preservativi usati ammucchiati in un angolo. Semplicemente disgustoso. Dopo aver sistemato questa faccenda, si sarebbe incaricato di ridare dignità a quel luogo.
" Che schifo. " Takamura aveva seguito lo sguardo del capo e aveva scosso ripetutamente la testa per ciò che aveva visto. " In un luogo così malridotto come fa a venirti la voglia?
Suzumoto lo incenerì con lo sguardo. Non diede peso alle sue parole, evitando di replicare a riguardo. " Chissà se siamo stati così fortunati da trovare subito il posto giusto. Abbiamo ottenuto cinque risultati, non ho idea del perché ma non ci resta che scoprirlo. " Prese la ricestrasmittente e comunicò a Miyami l'arrivo a destinazione. " Qualsiasi cosa succeda, avvisami immediatamente. "Si rivolse ai ragazzi. " Non abbiamo la minima idea di quello che sta succedendo e contro chi stiamo lottando. Chiedo la vostra collaborazione in quanto futuri heroes, tuttavia ci tengo a precisare una questione. Non agite d'impulso. Nonostante possediate degli ottimi quirk, qui gestisco io la situazione. Non agite di testa vostra, aspettate miei ordini. Intesi?"
" Signor sì!" rispose Kirishima. Guardò l'amico e l'esortò a rispondere: " Non è vero, Bakugo? "
Ci fu un attimo di silenzio, poi rispose con un semplice segno d'assenso.
Suzumoto aprì la porta d'ingresso, pistola alla mano, seguito da Takamura e dai ragazzi. L'odore che permeava da quel luogo era disgustoso, un mix di urina, feci, sudore e sostanze non identificabili. Bakugo e Kirishima si coprirono istintivamente il naso.
" Come accoglienza niente male, oserei dire. " Suzumoto scostò con la scarpa una lattina che per poco non lo fece inciampare. Poiché l'interno era particolarmente buio, i poliziotti accesero le torce. Ne diedero due anche ai ragazzi.
" Posso creare luce con le mie esplosioni " disse Bakugo, rifiutando la torcia.
" Certo" rispose Suzumoto " tuttavia penso non sia il caso di far saltare in aria questo luogo, per quanto sia repellente. Forza, prendi. Conserva le tue esplosioni per altro. "
Illuminarono l'ambiente circostante e tutto ciò che videro furono accumuli di detriti, topi, e avanzi di cibo ormai putrefatto. Dal soffitto pendevano i vecchi ganci che venivano utilizzati quando il laboratorio era ancora in attività. I macchinari erano stati portati via al tempo della chiusura del luogo per evitare furti e atti di vandalismo. Qualche coperta era disseminata per terra e anche all'interno non mancavano i preservativi usati.
" Questo posto fatanto schifo. " Disse Takamura. " Sembra il luogo ideale per attività losche, non mi sorprenderei se trovassimo qualcosa. O qualcuno. "
" Indietro" intimò Suzumoto. Si ripararono dietro una serie di bidoni, all'interno dei quali nessuno aveva il coraggio di guardare cosa contenessero per il puzzo che emettevano. " Non siamo soli. "
Kirishima e Bakugo si tennero pronti per attivare la propria unicità, i sensi all'erta. Tuttavia non erano riusciti a percepire la presenza di qualcuno.
Suzumoto bisbigliò. " Non abbassate la guardia. Non abbiamo idea di con chi abbiamo a che fare. Potrebbe trattarsi anche solo di una persona qualunque. "
Suzumoto tenne salda la pistola in mano. Si alzò lentamente e uscì dal nascondiglio. Procedette da solo per un breve tratto, cercando di fare il minor rumore possibile. Aveva percepito la presenza di qualcuno in lontananza. Uscì di scatto dal nascondiglio che aveva trovato, un altro grosso tubo di cemento, e fece segno agli altri di raggiungerlo e illuminò con la torcia davanti a sé. Lo spettacolo che si presentò ai loro occhio era tanto disgustoso quanto il luogo in cui si trovavano.

La torcia illuminò un uomo sulla cinquantina, calvo, evidentemente sovrappeso. Sembrava ricoperto da uno strato di unto. Era stato bruscamente interrotto dal poliziotto mentre era intento a procurarsi piacere. Si coprì immediatamente con una coperta e, nudo come un verme, corse via farfugliando parole senza senso.
Bakugo e Kirishima non riuscirono a trattenere il proprio disgusto.
" Ma che cazzo, per fortuna non ho mangiato o avrei sboccato. " Bakugo scosse la testa per sottolineare il proprio disappunto.
" Sono d'accordo con te, ragazzo. " Anche Takamura era rimasto disgustato dalla scena. " Per fortuna nessuno di pericoloso" aggiunse. " Solo un maniaco che non ha un posto migliore dove andare."
I quattro continuarono la perlustrazione, cercando di dimenticare ciò che avevano visto, in quanto del tutto irrilevante. Il motivo per cui erano lì era un altro.
Suzumoto estrasse la trasmittente per comunicare con Miyami. Riferì poi al gruppo quanto si erano detti.
" Il laboratorio in cui si trovano Miyami e gli altri è nella norma. Un piccolo laboratorio in attività, gli operatori hanno scortato i ragazzi per permettere loro di fare dei controlli, anche se sono stati piuttosto vaghi sul motivo della perlustrazione. Al momento non hanno trovato nulla di strano. "
" Sono stati più fortunati di noi. Potrei morire qui dentro per quanto puzza questo posto! " Takamura tossì violentemente.
Mentre avanzavano nella penombra, la torcia illuminò nuovamente qualcuno. Era indubbiamente l'uomo di poco prima. Questa volta era sdraiato prono, con la testa rivolta verso destra. Se non fosse stato per tutto il sangue attorno al corpo, poteva sembrare semplicemente addormentato.
" Allerta! " Urlò Suzumoto. " Takamura, in posizione! " L'uomo si posizionò accanto a lui, scortandolo, mentre Suzumoto, dopo aver indossato dei guanti che portava sempre con sé, ispezionò il corpo.
" Si tratta dell'uomo che abbiamo sorpreso poco fa. Purtroppo è morto. " Ci fu un momento di silenzio.
" Quando è successo? Io non ho sentito niente! " Domandò Kirishima, ansioso. La vista del sangue gli diede il voltastomaco, ma da vero uomo doveva resistere a quello spettacolo raccapricciante. Non solo quel povero diavolo era morto, il suo volto si era completamente trasformato in una maschera di terrore, il che gli conferiva un aspetto demoniaco.
" Quello poco fa stava fin troppo bene, e ora è..." Bakugo non riuscì a terminare la frase. Cos'era accaduto in quei pochi minuti?
" Non c'è stato nessun rumore. Nessun segno di lotta sul corpo della vittima, nessun segno di arma da fuoco. Non ci sono ferite, eppure è immerso nel sangue. Ma questa faccia... è a dir poco inquietante. Non riesco a spiegarmi cosa possa essere successo. "
Takamura aveva recuperato una delle coperte abbandonate e la utilizzò per coprire il volto dell'uomo.
Con un cenno del capo, Suzumoto espresse il proprio apprezzamento per quel gesto. Si rivolse a Bakugo e Kirishima. " Tutta questa faccenda è assurda. Non solo la vostra amica è scomparsa, avete anche visto questo... " indicò il cadavere. " Siete in gamba, ragazzi. Spero di poter contare sul vostro aiuto nonostante quello che è successo."
" Non sarà certo questo a fermarci! " Gridò Bakugo. Nei suoi occhi lampeggiava la fiamma della sfida. Per quanto avessero assistito a quel brutto episodio, la priorità era salvare Touka.
" Conti su di noi! Sono sicuro che anche Midoriya e gli altri sono dello stesso parere. " Disse Kirishima.
Takamura li guardò compiaciuto. Non erano così male quei ragazzi.
" Non possiamo certo lasciare quest'uomo così... non ha nulla con sé, non potendo risalire al nome, posso solo fornire le generalità in centrale e sperare che qualcuno ne denunci la scomparsa. Datemi qualche minuto. Non abbassate la guardia, mi raccomando. "
I tre si guardarono intorno, pronti a ricevere un attacco. Takamura con pistola alla mano, Kirishima e Bakugo attivarono nuovamente la loro unicità. Erano tesissimi dopo aver visto le condizioni di quell'uomo.

Improvvisamente, dall'alto, caddero dei fogli. Numerosi fogli. Rimasero tutti inebetiti di fronte a quella scena, non sapendo bene che cosa aspettarsi. Kirishima prese in mano uno dei tanti fogli caduti e subito richiamò l'attenzione degli altri.
Nessuno di loro domandò cosa avessero tra le mani, la risposta era più che evidente. Erano dei disegni. Di Touka. Nel foglio che stringeva Kirishima, era ritratta una strana figura dalle fattezze mostruose. Perché quei fogli fossero caduti dal cielo e che nesso ci fosse con tutta la vicenda, era un mistero. Anche gli altri si misero a raccogliere i fogli, non sapendo bene cosa sperare di trovarvi. Indubbiamente erano dei bei disegni, si riconosceva un certo talento, ma i soggetti erano alquanto tristi e inquietanti.
Anche Bakugo raccolse da terra dei fogli. Il primo che gli capitò sotto-tiro lo rese di pietra. Non voleva credere a quello che i suoi occhi stavano guardando. Avrebbe voluto trovare un'altra spiegazione, un significato nascosto, ma la verità nuda e cruda era stata disegnata con tanta naturalezza e freddezza che il significato era immediato. E la vittima di quell'atrocità era proprio lei, Touka. Una Touka bambina che viene costretta da un uomo, un mostro, ad avere un rapporto. Si sentiva così furioso! Avrebbe voluto far saltare tutto in aria, fogli compresi.
" Vaffanculo! Vaffanculo! " Non riuscì a tenere a freno la lingua. " Se ti trovo, ti ammazzo con le mie mani, figlio di puttana. "
" Non credo proprio tu abbia le capacità per poterlo fare. "
Si voltarono tutti di scatto verso quella nuova voce. Davanti a loro apparve l'uomo con la cicatrice a forma di mezzaluna sul mento. Tra le mani stringeva una grossa clessidra. Quella figura non aveva niente di umano, seppur tentasse di ostentarlo. L'aura di malvagità e cattiveria che lo circondavano ammutolì tutti. I quattro cominciarono a sudare, le mani a tremare vistosamente. Stavano perdendo il controllo di loro stessi.
" Il mio Signore è un uomo molto potente. Tu, Bakugo Katsuki, non puoi fargli nulla. Così come tutti voi altri. " Puntò il dito pallido contro Bakugo. " Katsuki. Il tuo nome contiene il kanji di " vittoria ". Divertente, no? " Rise, compiaciuto della situazione creata. " Se avete raggiungo questo luogo, è solo grazie a me. O meglio, il mio Signore ha in mente un progetto interessante, e mi ha concesso di prenderne parte. Cosa ve ne pare dell'idea della mappa? Un giochino interessante. Spero sia stato di vostro gradimento. "
Dal nulla si materializzò una tazza da the e una sedia. L'uomo si sedette, accavallò le gambe e in tutta tranquillità sorseggiò il suo the, mentre gli altri quattro si trovavano in un assurdo stato di paura e confusione.
" Il tempo scorre, miei cari amici. Volete trovare Touka, no? " Indicò la clessidra, la cui sabbia, lentamente, scandiva lo scorrere del tempo.
Si alzò di scatto e si avvicinò lentamente verso Bakugo. Il ragazzo non riusciva a muovere un muscolo. Il losco figuro estrasse una pallina azzurrognola, di uno strano materiale. " Qui dentro ci sono i ricordi che non hai più, caro Katsuki. " Il corpo di Bakugo si fece sempre più teso. Quell'uomo esercitava una pressione assurda, fuori dal comune!
" Non ti preoccupare, non ho intenzione di romperli. Però sarebbe poco divertente se tu ricordassi tutto subito, no? In fin dei conti siamo solo all'inizio. Mi divertirei di più se ricordassi tutto alla fine, quando il tempo è agli sgoccioli. " Un ghigno beffardo si materializzò sul volto.
In quel preciso istante, seppur annebbiato dal potere esercitato da quel mostro, Bakugo riuscì a ritrovare un momento di lucidità. Non ci aveva fatto caso, in un primo momento, ma quando quel bastardo gli si era avvicinato, l'aveva notato. Al collo portava una catenina con un ciondolo. Un ciondolo a forma di piuma. Il ciondolo che
LUI le aveva regalato per il suo compleanno.
Riscosso dalla rabbia, colpì il mostro con una potente esplosione.







Il cuore le sussultò. Per un attimo, era riuscito a sentirlo. Come se fosse stato sempre accanto a lei... Per quanto si era ripromessa di non piangere, non riuscì a trattenere le lacrime. Questa volta, però, erano lacrime di gioia.

Katsuki, il tuo pensiero mi ha raggiunta!



Angolo dell'autrice

Ed eccoci all'ottavo capitolo della storia! I sentimenti di tutti sono
molto intensi in questa situazione complicata... Ho dedicato parte del
capitolo a questo aspetto, che ci tengo a non mettere in
secondo piano nonostante le cose da raccontare siano tante.
Siete curiosi di sapere cosa succederà nei prossimi capitoli? 

Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va. ^^
Un abbraccio e un grande grazie a tutti per aver dedicato
tempo alla mia storia. ^^
Black_Sparkle





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