Questo è progresso, Pepper!

di _Atlas_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Resta ***
Capitolo 2: *** Ceraunofobia ***
Capitolo 3: *** Felici rivelazioni ***
Capitolo 4: *** Influenza ***
Capitolo 5: *** Stelle cadenti ***
Capitolo 6: *** Sonniloquio ***
Capitolo 7: *** Di televendite e nostalgia ***
Capitolo 8: *** ...doccia? ***
Capitolo 9: *** Ricorrenze ***
Capitolo 10: *** Un anno ***
Capitolo 11: *** Cambiamenti ***
Capitolo 12: *** Àncora ***
Capitolo 13: *** Distrazioni ***
Capitolo 14: *** Ferite ***
Capitolo 15: *** Conseguenze ***
Capitolo 16: *** Rimedi ***
Capitolo 17: *** Decisioni ***
Capitolo 18: *** Ricominciare ***
Capitolo 19: *** Nostalgia ***
Capitolo 20: *** Compromessi ***
Capitolo 21: *** Distanze ***
Capitolo 22: *** Incertezze ***
Capitolo 23: *** Ritorni ***
Capitolo 24: *** Contatti ***
Capitolo 25: *** Di ragazzini e indifferenza ***
Capitolo 26: *** Proposte ***
Capitolo 27: *** Prototipi e necessità ***
Capitolo 28: *** Sogni rivelatori ***
Capitolo 29: *** Di chiamate e di attese ***
Capitolo 30: *** Addii ***
Capitolo 31: *** Speranze ***
Capitolo 32: *** Ricominciare, di nuovo ***
Capitolo 33: *** 00:07 ***
Capitolo 34: *** Resilienza ***
Capitolo 35: *** Promesse ***



Capitolo 1
*** Resta ***



“Resta”
 
 
 
 
Giovedì 24 giugno, ore 7:00.
Malibu.

 
 
Era stata una notte intensa e parecchio movimentata quella passata e di certo Tony Stark non si aspettava di riuscire a sollevare le palpebre a quell’ora improponibile del mattino.
L'idea, in effetti, non era stata neanche minimamente contemplata.
Un lieve ticchiettìo di sottofondo lo costrinse però a volgere lo sguardo verso la finestra, dove inaspettatamente minuscole goccioline d'acqua stavano iniziando a depositarsi sul vetro delle imposte.
Ecco cosa l'aveva svegliato alle sette del mattino: l'estate era ormai iniziata da tempo e a Malibu non pioveva da almeno tre mesi.
Che strano.
Ma a pensarci bene non era stata del tutto colpa della pioggia.
Lo sguardo di Tony percorse le pareti della stanza e in una manciata di secondi realizzò finalmente di non trovarsi a casa propria, bensì a casa di Pepper e, più precisamente, tra le lenzuola del suo letto.
Come in un lungo flashback la sua mente ripercorse tutti gli avventimenti della sera precedente e con un sorriso sulle labbra, iniziò a ricordare pian piano ogni cosa.
 
Erano le due del mattino quando l'insonnia lo aveva portato a contattare la giovane e - una volta scoperto che il sonno faticava ad arrivare anche da quelle parti - recarsi a casa sua.
E' solo una visita di piacere, si era detto, Magari porto del gelato o dei cioccolatini e poi me ne torno a casa.
Per una volta aveva deciso di comportarsi come una persona matura, anche perchè ultimamente si era abbandonato a forti tendenze autodistruttive, aveva mentito riguardo alle proprie condizioni di salute e scampato una tragedia coi controfiocchi all'Expo che aveva deciso di finanziare.
Il bacio con Pepper era stata la conclusione perfetta di una serata iniziata fin troppo male e ora che ogni cosa era tornata al suo posto aveva deciso di riprendere in mano le redini della sua vita.
Tanto per cominciare aveva chiamato un'impresa edile che potesse dare una sistemata alla villa di Malibu, viste le condizioni in cui versava; aveva chiarito con Rhodey circa la questione dell'armatura di cui si era appropriato e che, alla fine, aveva deciso di lasciare nelle sue mani e per ultimo, ma assolutamente non di importanza, si era deciso a dare una svolta al complicato rapporto che lo legava alla sua ex assistente personale.
Dopo il bacio sul tetto del grattacielo ne erano seguiti molti altri, un po' impacciati e un po' esitanti, qualche volta rubati tra i corridoi della villa a debita distanza dai muratori oppure nell'ufficio di Pepper, ma in effetti nè lui nè la donna si erano mai decisi ad affrontare una volta per tutte la questione.
Questo fino al giorno in cui Tony era finalmente riuscito a chiederle un vero e proprio appuntamento.
Venerdì 25 giugno, nel ristorante preferito di Pepper, quello vicino al mare e lontano da occhi indiscreti.
Quella sarebbe stata la serata perfetta per mettere in chiaro ogni cosa e probabilmente quella più adatta a mettere da parte l'orgoglio e la paura che per anni li avevano tenuti lontano l'uno dall'altra.
Naturalmente le cose andarono in modo diverso.
Quando alle due di notte del 24 giugno Virginia Potts si era ritrovata un Tony Stark sulla soglia di casa, con in mano una vaschetta di gelato e un'espressione fin troppo decifrabile sul volto, sapeva già come sarebbe andata a finire la serata.
Si era ripromessa di aspettare tante volte, per scrupolo o per paura di qualcosa che non era ben chiaro neanche a lei; Tony d'altra parte non aveva mai affrettato le cose e aveva sempre cercato di rispettare i suoi tempi e, soprattutto, di dimostrare davvero quello che in dieci anni lo aveva legato profondamente a lei.
Un'ora e mezza di più tardi si era avvicinato a lei con un sorriso, chinandosi per darle quello che avrebbe dovuto essere un semplice bacio della buonanotte e che finì invece per segnare in definitiva il resto della nottata.
«Resta» aveva mormorato Pepper tra un bacio e l'altro e dopo un ultimo momento di esitazione lo aveva guidato timidamente verso la sua camera da letto, rompendo per sempre quelle barriere invisibili che si erano imposti.
 
 
Il suono più intenso della pioggia scosse Tony dai suoi pensieri e un attimo dopo sentì un sospiro profondo alla sua sinistra.
Si voltò e vide lo sguardo assonnato di Pepper mettere a fuoco la stanza e pian piano il suo viso, realizzando che anche lei in quel momento stesse probabilmente raccogliendo i ricordi della sera precedente.
«Ciao...» le disse con un sorriso colpevole, godendosi la sua reazione a metà tra l’imbarazzo e il meravigliato.
La donna sorrise a sua volta e ricambiò il saluto senza aggiungere altro, chiedendosi mentalmente perchè quei momenti dovessero essere sempre così imbarazzanti.
Passò qualche minuto di silenzio in cui entrambi si persero ad ascoltare la pioggia, ignorando la tensione che all'improvviso si era fatta ingestibile. Poi, inaspettatamente, Tony si voltò e strinse Pepper in un abbraccio. La strinse forte, quasi avesse paura di vederla svanire sotto il suo tocco.
«Grazie» le mormorò a un orecchio senza sapere bene il perché, e Pepper lo strinse più forte a sè, pensando che aspettare così tanto quel momento avesse avuto in fondo i suoi vantaggi.
 

 
 
 *
 
 
 
 

NdA
Sssì, dopo appena una settimana sono tornata ad importunare le vostre esistenze con una nuova long. Non vedevate l'ora, lo so :3
Ciancio alle bande, si tratta di una raccolta di flash fics/one-shots, dipende da come mi gira, destinate a ripercorre alcune tappe importanti del rapporto tra Tony e Pepper, a partire dal finale Iron Man 2.
Con "importanti" non mi riferisco tanto a eventi tipo la battaglia di New York e cose simili (anche se ci sarà spazio anche per quello), ma piuttosto a scene di vita quotidiana, quelle che per intenderci non vedremo mai nei film.
Questo capitolo è naturalmente un'eccezione, diciamo che mi serviva per dare una certa completezza alla raccolta e soprattutto un punto da cui partire...
A questo proposito, se vi va, vi invito tantiiiissimo a suggerirmi idee e prompt vari per i capitoli successivi; io ne ho già segnati parecchi ma accetto suggerimenti ;)
Che dirvi, spero che questa racconta sarà di vostro gradimento...ho sempre avuto un debole per il "quotidiano" e mi sto divertendo molto a scrivere i vari capitoli, mi auguro che leggerli darà a voi lo stesso effetto :D
 
Un abbraccio e alla prossima!
 
_Atlas_

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Capitolo 2
*** Ceraunofobia ***



Ceraunofobia
 
 
 

 
 
 
La leggera pioggia di quei giorni decorò pian piano la settimana con una vera e propria cappa di nuvole, che andarono poi a segnare il mese di giugno con temporali e nubifragi decisamente atipici per l'estate californiana.
Tony e Pepper non ci fecero caso più di tanto, presi – eccitati – com'erano a vivere il loro primo mese di relazione stabil-ita. Tra alti e bassi stavano lentamente raggiungendo un proprio equilibrio di coppia e Tony più volte si era stupito ad apprezzare momenti che non implicassero per forza acrobazie sul letto matrimoniale e/o su ogni superficie più o meno comoda e disponibile delle rispettive case.
Stava ripensando piacevolmente a queste sensazioni mentre le immagini di una commedia scadente degli anni Ottanta scorrevano sul televisore nel salotto della donna.
Pepper era accoccolata contro di lui sul divano ma nonostante avesse gli occhi puntati sul film non sembrava particolarmente coinvolta nella vicenda; di tanto in tanto volgeva lo sguardo alle finestre, ma a parte questo sembrava avere la mente da tutt'altra parte.
«Tutto ok?» le chiese l'uomo dopo averla sentita per l'ennesima volta muoversi agitata al suo fianco.
«Mmh? Sì, perché?» rispose lei.
«Sembri distratta»
Pepper sembrò pensarci su qualche secondo e tornò a guardare il film.
«Piove...» commentò poi, tanto per dire qualcosa e Tony non aggiunse altro, stringendola solo un po' di più a sé.
Dopo qualche minuto sembrava ormai sul punto di addormentarsi di fronte a quell'accozzaglia di scene patetiche, ma proprio un istante prima di chiudere gli occhi il rombo di un tuono lo riportò bruscamente alla realtà.  Più o meno nello stesso istante Pepper scattò in allarme serrando gli occhi e tappandosi le orecchie.
«L'estate è alle porte» commentò Tony con sarcasmo, sorridendo alla reazione della compagna.
La giovane non fece in tempo a giustificarsi che un tuono molto più intenso del precedente squarciò il cielo a metà; senza neanche pensarci si accollò al corpo di Tony stringendo tra le dita le estremità della sua felpa e nascondendo il volto sotto il tessuto.
 «Uhm...Pepper?» la richiamò l'uomo indeciso su come interpretare quel gesto.
«Sì...?»
«Cosa stai...mmh, per caso...hai paura dei tuoni?» chiese infine, riuscendo a stento a trattenere una risata.
La donna emerse lentamente dal suo nascondiglio e lottando visibilmente contro l'imbarazzo, ridusse gli occhi fino a due fessure puntandoli su quelli dell'uomo.
«No» disse con molta meno fermezza di quel che aveva sperato.
Tony alzò entrambe le sopracciglia e si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito.
«Ehm...sicura?»
«Sicura.»
«Allora devo dedurre che il tuo colorito attuale sia dovuto a qualcos-»
«Smettila!» lo interruppe la donna, ora vagamente irritata, «Non ho paura, è solo che...»
Dovette fermarsi. Un tuono decisamente più potente degli altri la fece ammutolire all'istante, mentre i suoi occhi rimasero pietrificati di fronte allo sguardo divertito di Tony.
«Diceva, signorina Potts?»
Pepper sembrò riprendersi pian piano dallo spavento e si passò una mano sul volto.
«Senti, è una cosa normale» iniziò a spiegare, gesticolando per l’agitazione, «Non capisco perché la gente si diverta tanto a prendere in giro queste piccolezze. La ceraunofobia è una paura comune a un sacco di persone e...»
Un rombo più lieve la fece tentennare un istante prima di proseguire.
«...e sì, ho paura dei tuoni» ammise infine.
«Ceraunofobia?» domandò perplesso Tony, «Mai sentita. Comunque non ti stavo prendendo in giro» cercò di giustificarsi.
«Come no»
«Dico davvero! È solo che...beh, credevo fosse più spaventoso premere un pulsante alla centrale del reattore arc, sai. O ritrovarsi in macchina a correre contromano in una gara di formula uno...non trovi?» disse portandole alla memoria un paio di episodi durante in quali aveva dimostrato di avere molto coraggio.
A quelle parole Pepper negò assiduamente: «Non è la stessa cosa, i tuoni sono improvvisi, sono...oddio!» strillò non appena un lampo illuminò interamente il salotto. Si portò le mani ben salde alle orecchie, tenendo gli occhi chiusi e aspettandosi il peggio.
«Falso allarme» la rassicurò Tony poco dopo, «E comunque non è che sia facile rimanere seri di fronte alle tue reazioni.»
«Grazie tante» borbottò la donna, punta nell’orgoglio.
L'uomo sorrise ancora una volta e le si avvicinò per posarle un leggero bacio sulle labbra. La sentì sciogliersi lentamente non appena la strinse a sé e iniziò ad accarezzarle la schiena, lasciando che il bacio diventasse più intenso e coinvolgente. Proprio quando la tensione accumulata sembrò allontanarsi dalla donna, però, l'ennesimo tuono del pomeriggio la fece sussultare spaventata.
Tony si staccò da lei e iniziò a ridere di gusto, suscitando  le ire della donna che nel frattempo si era girata dall'altra parte del divano, dandogli le spalle.
«Ti odio» borbottò offesa.
«E dai Pep, è divertente!»
«Non lo è per niente, te lo assicuro!»
Tony sorrise e l' abbracciò, aspettando una manciata di secondi prima di vederla voltarsi dalla sua parte per stringersi a lui.
«Guarda il lato positivo Pep: la “ceraufobia” ci permetterà di stare in questa posizione vantaggiosa per molto tempo» ammiccò.
«Ceraunofobia, Tony. E poi non ci sperare, il temporale non durerà in eterno.»
L'uomo sorrise e le stampò un bacio sulla guancia.
«Mmm...Miss Pepper “Ho causato la morte di un megalomane e potenziale pericolo per il mondo intero ma ho una paura folle dei tuoni” Potts.»

 
 
 
 
*
 
 
 


NdA
Credo che la paura dei tuoni sia stata una delle prime "caratteristiche nascoste" che ho affibbiato a Pepper, mi è sempre sembrata una cosa tenerissima ^^
In realtà non ho mai scritto nulla a riguardo, anzi, negli ultimi tempi è stata proprio WildestDream a dedicare un capitolo della sua raccolta a questa fobia e l'idea mi piaceva così tanto che ho voluto inserirla anche qui – ovviamente contattando in precedenza l’autrice :’)
Questo anche per dirvi che se ancora non lo avete fatto, correte a leggere la sua long perché merita tanto <3
Che altro dirvi...spero che il capitolo vi sia piaciuto!
 
A presto,
 
_Atlas_
 

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Capitolo 3
*** Felici rivelazioni ***



Felici rivelazioni
 
 
  
 
 
 
 
Capitò un pomeriggio in cui il divano di Villa Stark venne letteralmente preso d'assalto. Consegnato appena due giorni prima da una famosa ditta californiana, Tony aveva deciso di aspettare Pepper per inaugurarlo a dovere. Erano state due lunghe ore di fuoco e alla fine Tony era crollato sul petto della donna cercando di riportare il cuore a un battito normale.
«Immagino che il collaudo abbia ottenuto gli effetti desiderati» disse dopo qualche momento.
Pepper ridacchiò contro di lui e non potè fare a meno che concordare, «Immagino di sì.»
«Dovremmo fare i collaudatori di divani» aggiunse lui pensieroso, «Collaudatori, che parola strana.»
«Solo dei divani?» chiese Pepper ricordandosi di altre superfici più o meno convenzionali che avevano testato.
Tony sollevò la testa per guardarla e alzò un sopracciglio, «Dici che esistono anche i collaudatori di scrivanie?»
Pepper sbuffò e trattenne una risata, «Dico che dovresti spostarti» borbottò «Pesi.»
«Davvero? Non la pensavi così dieci minuti fa» rispose Tony gustandosi il suo imbarazzo. Trovava divertente vederla arrossire nonostante il loro rapporto professionale fosse ormai del tutto cancellato.
«Spostati Stark, o giuro che...»
«Signore, il signor Hogan è alla porta» la interruppe J.A.R.V.I.S. facendoli sobbalzare.
Entrambi impallidirono e rimasero immobili sul divano senza osare muovere un muscolo.
Il fatto è che a parte Rhodey nessuno era a conoscenza della loro relazione e di certo non era esattamente quello il modo in cui avrebbero voluto renderla nota a qualcuno, tantomeno a Happy.
«Potremmo restare qui e fare finta di niente. Scommetto che non se ne accorgerebbe» disse Tony, dando una fugace occhiata in giro e osservando i loro vestiti sparsi per tutto il salotto.
«Sì ovvio, è decisamente il metodo migliore per passare inosservati» commentò acidamente la donna, calcolando i secondi che avrebbe impiegato per raccogliere i suoi vestiti e correre al piano di sopra prima che Happy si decidesse a entrare.
«Tony??!» esclamò però una voce dall'atrio della villa.
«Merda» disse a voce alta prima di prendere la prima cosa che le capitò sottomano – la maglietta di Tony – e coprirsi il più possibile. Il tutto ovviamente sotto lo sguardo divertito dell’uomo.
«Happy!» esclamò quindi Tony sollevando il busto dal divano e osservando la sua ex guardia del corpo avanzare pericolosamente verso il salotto. Grazie al cielo lo schienale riusciva a coprire sia lui che Pepper.
«Stark, è da venti minuti che provo a telefonar-»
«Aaalt! » lo bloccò lui in meno di un secondo, «Sono assolutamente convinto che avanzare per questa strada potrebbe avere delle grandi e spiacevoli conseguenze e portare danni irreparabili a tre cervelli brillanti che il mondo rimpiangerebbe. Resta fermo dove sei, Happy Hogan, è per il bene dell'umanità.»
«Eh? Che vuol dire?» chiese quello, eseguendo comunque gli ordini. Poi il suo sguardo cadde sui vestiti sparsi sul pavimento del salone e finalmente capì.
«Oh cielo...ancora? Credevo avesse chiuso con questa storia»  commentò poi con disgusto. «È lì con lei?»
«Chi?» chiese Tony cercando di dissimulare il panico.
«Come chi...la ragazza.»
«Oh...la ragazza. Giusto. Ehm, sì» deglutì a vuoto Tony, «Happy, sono davvero...sorpreso di vederti. Posso sapere per quale motivo...» iniziò a dire, sperando di spostare il discorso, ma Happy continuò imperterrito.
«Insomma, io credevo che l'Afghanistan l'avesse cambiato, e invece perde ancora tempo dietro a queste cose. Neanche fosse un liceale con gli ormoni sballati.»
«Che c'entra l'Afghanistan? Happy ti assicuro che è tutto sotto controllo» tentò di dire Tony, ma l'uomo lo ignorò di netto.
« È facile portarsi a letto una bionda qualunque e scaricarla il giorno dopo...»
«In realtà è rossa» precisò Tony ricevendo un pugno diretto nel fianco dalla diretta interessata.. Si voltò verso di lei e le mostrò un sorriso innocente.
«Oh, senta. Non mi sono mai permesso di farle la predica, non spetta a me e poi è grande abbastanza per capirlo da solo.»
«Ti assicuro che ho capito perfettamente...»
 «Si certo, ringrazi che Pepper aveva il telefono staccato. Non oso pensare se fosse venuta lei al mio posto»
«Quello sarebbe stato divertente!» sghignazzò Tony, beccandosi un secondo colpo sul fianco, «Ahi!»
«Ma che dice, si sente? Quella donna è un angelo, chiunque pagherebbe per averla con sè e lei...» iniziò a scaldarsi l’uomo, ora stanco della strafottenza del miliardario.
«Io cosa, Happy?»
«Lo sa bene,» disse con fermezza, «ignorarla così non la porterà da nessuna parte. Dovrebbe mettere da parte i suoi atteggiamenti da don Giovanni e metter su un po' di buon senso. Avrebbe dovuto vederla quando lei era disperso chissà dove due anni fa...»
Senza avere il tempo di rendersene conto, quel commento spezzò bruscamente l’atteggiamento goliardico di Tony, che si fece subito serio e attento.
«Sul serio?»
«Sì, sul serio» continuò allora Happy, «Lavorava da mattina a sera impedendo che la sua azienda avesse un crollo, telefonava a ogni parte del mondo per accertarsi che chi la stava cercando stesse facendo del suo meglio per trovarla. Ha creduto in un suo ritorno dal giorno in cui è stato dato per disperso e addirittura per morto, non si è arresa mai.
Sì, sarebbe stato molto divertente se fosse venuta lei oggi. Davvero molto divertente» concluse quasi con sdegno.
Il volto di Tony si'incupì ancora di più, trovando il coraggio di voltarsi verso Pepper. Si scambiarono un'occhiata indecifrabile, profonda, evidentemente impreparati a quella situazione.
«Quella donna la ama, Tony. E..., sa una cosa? Non so se la merita. Non so se sia giusto farsi in quattro per un tipo come lei, visto come continua a comportarsi.»
Seguendo il discorso di Happy e conoscendo Tony, Pepper sapeva come sarebbe finita la serata e voleva evitare qualsiasi inconveniente. Era a conoscenza del passato di Tony e sapeva che era cambiato moltissimo negli ultimi anni, non aveva senso accusarlo per vizi che pian piano stava eliminando dalla sua vita, soprattutto ora che le cose sembravano andare per il verso giusto. Quello che provava nei suoi confronti non era facile da ammettere, ma non voleva che i suoi sentimenti impedissero di vivere serenamente quei giorni, così decise di interrompere quella farsa.
Si mise semiseduta e fece sbucare la testa da dietro lo schienale del divano.
«Ehi Happy...va tutto bene, sono io» mormorò timidamente.
Tony sorrise lievemente al suo fianco ed entrambi si godettero l'espressione completamente attonita dell'uomo.
 «Aspetta...come?!» balbettò quello dopo svariati minuti di silenzio «Voglio dire...uh, è una specie di scherzo questo?»
«No, affatto. È solo che...non avremmo voluto dirtelo così, ma vista la situazione ho preferito intervenire» spiegò Pepper.
«Capisco...» disse Happy con un tono di voce che esprimeva il contrario «E da quanto va avanti?»
«Due mesi»
«DUE MESI?!» esclamò esterrefatto.
«Già. Comunque bel discorso, ho apprezzato» commentò Tony, indeciso se essere divertito o irritato, e comunque ancora impensierito per ciò che aveva detto l’uomo poco prima.
«Non ritiro nessuna delle mie parole. Ma Pepper, sul serio...siete sicuri? Voglio dire...come...?»
La donna sorrise ma era ben consapevole che tutta quella situazione avesse messo a disagio Tony. «Sicurissimi, Happy. Apprezzo l'interesse, davvero...ma è tutto ok.»
«Sì, voglio dire...menomale che ci sei tu, Happy» borbottò anche Tony, tanto per non restare zitto.
«D'accordo. Beh, finalmente ci siete riusciti» disse infine, faticando ancora a credere alla situazione. «Io ero venuto a informarla che il senatore Stern la vuole al più presto a Washington. Pare sia per un'onorificenza» aggiunse lasciando un plico di documenti sul tavolo del salotto,  «Voi continuate pure a...uhm, a…ci siamo capiti.»
«Ci vediamo presto, Hap» lo aiutò Tony vedendolo adesso in estrema difficoltà.
«Giusto. A presto, allora.»
«Ciao Happy» salutò a sua volta Pepper sorridendo dello sguardo del compagno .
Una volta che la porta d'ingresso venne chiusa Tony si abbandonò sul divano sbuffando pesantemente. Pepper gli si avvicinò e lo osservò divertita, «Beh, ora lo sa anche lui.»
«Devo essere stato proprio uno stronzo, in questi anni» commentò però l'uomo, evidentemente con i pensieri da tutt’altra parte e senza osare guardarla.
La donna posò la testa sulla sua spalla e si strinse maggiormente a lui, «Solo qualche volta.»
«Beh, almeno ti lasciavo la soddisfazione di, uhm, buttare la spazzatura...no?»
«Quello sempre» sogghignò la donna, «Dovrei ringraziarti?»
Tony arricciò il naso in una smorfia colpevole, «Mmm d'accordo, questa conversazione sta prendendo una piega molto pericolosa, suggerisco di chiuderla qui»  disse  chinandosi per stamparle un bacio sulle labbra.
«Sensi di colpa, signor Stark?»
«Beccato.»
 
 
*
 
 
 
 
 

Nda
Mi sono sempre chiesta in che modo Happy avesse scoperto la relazione fra Tony e Pepper e questa è la risposta che mi sono data :P
Spero abbiate apprezzato l'idea, io mi sono divertita un sacco a scriverla.
 
Un bacio a tutte e buona domenica!
 
 _Atlas_
 

 

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Capitolo 4
*** Influenza ***


Influenza
 
 
 
 
 
«38 e mezzo. Niente male, Potts.»
«Stai scherzando?!»
«Affatto.»
Pepper strappò il termometro dalle mani del compagno e verificò lei stessa.
«Ma non è giusto!» brontolò poi una volta appurato che la febbre fosse aumentata parecchio dal leggero raffreddore di quel mattino. Con aria sconsolata si abbandonò sui cuscini del divano e sospirò. «E adesso?»
«E adesso mi merito un premio per aver capito che stessi male almeno tre ore fa. Sono un fidanzato esemplare, non c'è che dire»  disse Tony crogiolandosi nella sua autoesaltazione del momento. Il ghigno di soddisfazione però scomparve non appena vide lo sguardo di Pepper.
«Ehm...che ne dici di sistemarti al piano di sopra? Letto matrimoniale, piumone, televisore a schermo gigante...mmh?»
«Grazie, ma preferisco tornare a casa» declinò la giovane alzandosi a fatica e rabbrividendo per il freddo.
«Come sarebbe? Perchè non puoi restare qui?» chiese Tony sconcertato.
«Ho l'influenza, non mi sembra il caso.»
«Appunto, non dovresti restare sola. Potresti aver bisogno di aiuto.»
«Me la saprò cavare. E onestamente non so come la situazione potrebbe cambiare se restassi qui.»
«Cosa?! Dì un po', pensi che non sia capace a prendermi cura di te?»
«No, è che non vorrei tirassi di nuovo fuori la questione della mascherina...» gli rammentò la donna con un guizzo divertito.
Tony la guardò colpevole, «Ehm...ma è stato tanto tempo fa, adesso non...»
«Cinque mesi fa, per l'esattezza» chiarì la donna «Davvero tanto tempo, già.»
«Beh, sì...nella mia mente in effetti è passato molto più tempo, uh...senti, adesso non c'è motivo che tu vada a casa: è sera, è tardi e hai la febbre. Per una volta penso che potrò tollerare la presenza di una donna influenzata nel mio letto e senza mascherina» disse scrollando le spalle e chiedendosi mentalmente se nel suo ragionamento ci fosse qualcosa di sbagliato. Probabilmente sì, ma il pensiero è quello che conta, dopotutto. Pepper apprezzò lo sforzo e sorrise con stanchezza; suo malgrado dovette ammettere che guidare nelle sue condizioni non sarebbe stato di certo il massimo e, a dirla tutta, l'idea di passare la notte da sola con l'influenza non la allettava particolarmente.
Non che rimanere a casa di Tony fosse la soluzione ideale, la loro relazione per quanto stabilita era ancora molto acerba e non voleva ritrovarsi in situazioni che avrebbero potuto mettere entrambi in difficoltà, ma d'altra parte l'uomo sembrava convinto della sua proposta e alla fine si decise ad accettare.
«D'accordo...questa volta hai vinto tu.»
 
Venti minuti più tardi non si pentì affatto di aver preso quella decisione e il calore delle coperte da cui era avvolta le diede subito una sensazione di sollievo.
In realtà la febbre era salita ancora di qualche decimo e Tony era stato costretto a sistemarle sulla fronte una borsa del ghiaccio per evitare che salisse ulteriormente, mettendo così da parte i luoghi comuni e le dicerie circa la sua totale incapacità di accudire le persone.
«Grazie» mormorò debolmente la donna; era pallida in volto e aveva gli occhi spenti, ma non voleva che Tony rimanesse al suo fianco. Sapeva che la sera amava chiudersi in laboratorio e dedicarsi ai suoi progetti, stare lì con lei non aveva poi molto senso visto che non era neanche di compagnia.
«Non c'è bisogno che tu rimanga» disse quindi «Ho preso un antidolorifico e tra poco starò meglio.»
«Beh, questo è il mio letto...» osservò Tony facendole un sorriso.
«Sì, ma di solito a quest'ora preferisci trafficare in laboratorio.»
«E quindi?»
«E quindi non voglio che tu ti senta obbligato a farmi compagnia. Starò bene...» cercò di convincerlo.
«Pep, mi sento sinceramente non-obbligato a restare» le garantì invece lui con un sorriso, «Guarda che non ho paura dei tuoi germi.»
Suo malgrado Pepper scoppiò a ridere, ignorando per qualche momento il dolore generale che le attraversava il corpo.
«Sono felice che tu li abbia rivalutati» scherzò.
«Beh, sai com'è...se voglio stare con te dovrò imparare a conviverci. Purtroppo erano inclusi nel pacchetto, insieme al terrore dei tuoni e a qualche altra mania non proprio convenzionale» rispose lui con un ghigno malizioso.
«Che cretino» lo schernì la donna prima di rifugiarsi nel caldo avvolgente delle coperte.
«Ehm, vista la mia disponibilità nei confronti dei tuoi germi, non è che potresti...» disse facendole segno di fargli spazio sotto al piumone. Pepper sorrise e gli fece posto, un attimo dopo poi si strinse a lui e insieme concordarono nello spostare la conversazione su argomenti decisamente meno sgradevoli per la serata.

 


*



NdA
D'accordo, questo è l'ultimo capitolo che avevo già pronto da settimane, quindi...niente, spero di rimettermi presto in carreggiata e scrivere il prima possibile anche i successivi :P
Il prompt dell'influenza è sempre stato uno dei miei preferiti e non poteva mancare in questa raccolta, tra l'altro sono in via di guarigione da un brutto virus intestinale e mi sento un po' vicina a Pepper. Peccato che non esista nessun Tony Stark disposto a coccolarmi sotto al piumone, sigh :(
Spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto e vi auguro una buona serata!
 
Alla prossima,
 
_Atlas_

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Capitolo 5
*** Stelle cadenti ***


Stelle cadenti
 
 
 
 
 
Le stelle brillavano luminose in quella sera di agosto e Tony le osservava pensieroso stravaccato sul divanetto della terrazza.
"Uhm, le stelle cadenti non sono altro che frammenti di comete o asteroidi che entrando all'interno dell'atmosfera terrestre si incendiano a causa dell'attrito" recitò mentalmente.
"La velocità con cui entrano nell'atmosfera è compresa tra...tra...10...no, tra 11,2 e 72,8 km al secondo, più o meno."
«Dunque, stando a questi dettagli e considerando che non sono caduto da un'atmosfera extraterrestre, con la Mark I dovrei avere quasi raggiunto la velocità di una stella...»
 
«AAHH! Auch! Che male!»
 
«...cadente. Pepper?» Tony si voltò alla sua destra e si imbattè in una Virginia Potts caduta rovinosamente per terra.
«Sto bene, sto bene...» disse quella rimettendosi in piedi e massaggiandosi la coscia dolorante.
Tony nel frattempo la raggiunse e si guardò bene da non scoppiare a riderle in faccia «Uh...si può sapere come hai fatto?»
«Sono scivolata! C'era il pavimento bagnato» gli disse indicando una chiazza d'acqua per terra.
«Mmmh fa vedere...» disse osservando la parte del corpo incriminata mentre lei continuava a massaggiarla. «Temo ti uscirà un bel livido.»
Pepper sbuffò e zoppicò fino al divano sperando di riuscire a godersi almeno la morbidezza dei cuscini. Per fortuna era buio e Tony non riuscì a scorgere l'imbarazzo sul suo viso e magari tentare di trattenere una risata pure per quello.
«Tieni, mettici un po' di ghiaccio» le disse poi porgendole un panetto ghiacciato e prendendo posto al suo fianco.
«Grazie. Che stavi combinando?» chiese la donna, contenta di avere un po' di sollievo.
«Niente. Ero in fase...contemplativa.»
«Contemplativa?» chiese la donna alzando un sopracciglio.
«Yep, contemplativa e meditativa, ad essere precisi.»
«Accidenti, che mi sono persa?»
«Cinque o sei stelle cadenti. Ma puoi recuperare, sembra che stasera vogliano dare spettacolo.»
«Davvero?» mormorò la donna puntando subito gli occhi al cielo, «Potevi chiamarmi!» lo rimproverò bonariamente.
«Ehi, ero impegnato!»
«Impegnato...»
«Sì, a meditare, te l'ho detto.»
«E su cosa, di grazia, stavi meditando?»
«Afghanistan» rispose piattamente Tony, accennando un sorriso subito dopo.
Pepper si morse la lingua.
«Ah, ed è...tutto ok?»
«Certo! Era una meditazione di tipo astronomico-scientifico, nulla di preoccupante.»
La donna sorrise appena e si strinse a lui, chiedendosi se fosse il caso di dirgli che la sua espressione lasciava intendere tutto il contrario. Per fortuna Tony riuscì a capirlo senza il suo aiuto.
«Eerrrr, è possibile che abbia meditato anche su qualcosa di più, uhm...filosofico?» mormorò a metà tra una domanda e una semplice osservazione, non riuscendo proprio a capire perchè la sua voce fosse risultata incrinata.
«Tony...» lo richiamò Pepper, già sull'attenti e osservandolo scrupolosa.
«Tranquilla, è tutto sotto controllo. Mi è solo tornato in mente Yinsen...e la fuga dalla caverna, con tutti i terroristi che mi sparavano addosso. Era divertente perchè avevo quella specie di camicia di latta che mi proteggeva. Dalle mie armi, tra l'altro. E poi sono volato via alla velocità della luce. E' stato...uh…»
«Tony» intervenne Pepper guardandolo mortalmente seria. Aveva questo macabro talento di scherzare su eventi dolorosi che molto spesso la spaventava. Non riusciva a capire quanto stesse male o quanto effettivamente avesse voglia di ironizzare.
«Che succede...?» chiese quindi.
Lui fece spallucce e le mise un braccio intorno alle spalle per poi stringerla a sè.
«Niente, mi sono messo qui a guardare tutte queste stelle cadenti e ho iniziato a pensare. Per fortuna sei arrivata in tempo, sai, prima che iniziassi a pensare troppo» sospirò.
«Sono caduta in tempo» lo corresse la donna, cercando di smorzare un po' i toni della conversazione.
«Mmh mm, come una stella cadente. Aspetta, dovrei esprimere un desiderio?»
 «Ah ah, divertente» lo canzonò la donna tornando a stringersi a lui.
Osservando i migliaia di puntini luminosi nel cielo fu costretta a riconoscere lo spettacolo che offriva quella vista. Era davvero qualcosa di straordinario.
«Non mi hai mai raccontato dell'Afghanistan...» mormorò dopo qualche momento.
«Beh, hai potuto constatare da sola quel che è successo...»
«Sì ma...non ne hai mai voluto parlare con me.»
Tony sospirò e le accarezzò piano il braccio, «Non sono sicuro della reazione che potresti avere se lo facessi.»
Questa volta fu Pepper a sospirare, ben consapevole che i dettagli di quella storia sarebbero stati dolorosi per entrambi.
«Sarei disposta ad ascoltarti se avessi bisogno di parlare, questo lo sai» si sentì di dire.
Tony sorrise e le posò un bacio sulla fronte, fermandosi ad annusare il profumo dei suoi capelli.
Lo avrebbe fatto, un giorno; le avrebbe raccontato tutto, dal momento in cui si era ritrovato progioniero nella grotta al momento in cui ne era uscito libero. Ma non era quello il momento.
 
«La prossima volta.»
 
 *

 
 
 
NdA
Questo doveva essere un capitolo ricco di angst. Pieno, proprio. Uno di quelli che vi avrebbe fatto piangere.
Ma niente, non ce l'ho fatta.
In realtà ho solo rimandato la conversazione tra Tony e Pepper a un momento specifico che ho in mente di scrivere più avanti, dopotutto stanno vivendo i primi mesi della loro relazione e per ora mi sembra giusto lasciare le cose così.
Spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto!
Un bacio e alla prossima :)
 
_Atlas_

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Capitolo 6
*** Sonniloquio ***



Sonniloquio
 
 
 
 
 
 
Erano le tre di notte quando Pepper aprì gli occhi la prima volta.
Ancora nel dormiveglia, ci mise qualche secondo a capire che quella era la camera da letto di Tony e che probabilmente si era svegliata perché il suo subconscio non l'aveva riconosciuta. Così richiuse gli occhi lentamente fino a quando qualcosa non la costrinse a riaprirli di nuovo subito dopo.
 
«Non lo so, tu che faresti?»
 
Pepper aggrottò le sopracciglia e rimase ad ascoltare quella che, a tutti gli effetti, era la voce di Tony. Tony, che avrebbe dovuto essere profondamente addormentato al suo fianco.
 
«Te l'ho detto, Happy...no, non la voglio.»
«Tony?» lo chiamò quindi la donna, incerta sul da farsi.
«Mmmf  le fragole no...non è stata colpa mia!» continuò quello, ignorando la sua voce.
Pepper, iniziando a capire la situazione, rimase immobile sotto le coperte.
Una volta qualcuno le aveva detto che svegliare chi parla nel sonno poteva essere molto pericoloso e non aveva alcuna intenzione di correre rischi a quell'ora della notte. Soprattutto se il diretto interessato era niente di meno che Tony Stark, suo egocentrico fidanzato che neanche sotto tortura avrebbe ammesso di borbottare frasi sconnesse durante la notte.
«I lamponi vanno bene sì...ciliegie. Odio la frutta...trecento grammi di lamponi. Ssssì.»
Pepper sgranò gli occhi e suo malgrado si ritrovò a ridere di fronte a quella nuova e incredibile rivelazione: il brillante genio, miliardario e playboy Tony Stark parlava nel sonno. Nel sonno!
«Che dici? Nooooo no no no no, Happy ho detto...le fragole no. Pepper?»
Senza soffermarsi poi sul fatto che il sogno in questione sembrava coinvolgerla ampiamente.
«Ho detto di NO, BASTA» esclamò infine Tony svegliandosi di soprassalto.
 
Pepper rimase ad osservarlo qualche secondo, il tempo necessario per capire se fosse effettivamente sveglio o stesse ancora litigando con qualche fruttivendolo. Poi scoppiò a ridere. «Tony, stai bene?» chiese titubante.
«Mmf? Sì» rispose quello, ancora vagamente addormentato.
«Sei sicuro?»
«Sì, perché? È successo qualcosa?" chiese lui senza capire.
«Uhm...parlavi nel sonno» spiegò Pepper ridendo al pensiero «Stavi litigando con Happy per dei lamponi o ciliegie...»
«Ah..sì, Happy. Credo di essermelo sognato. Ma non stavo parlando» precisò con arroganza.
«Credo proprio di sì, signor Stark. Mi hai anche chiamata a un certo punto.»
«Cosa?! Ma che dici? Io non parlo nel sonno, sicuramente ti sei sbagliata.»
Pepper lo guardò incredula, «Ma se stavi farneticando riguardo a trecento grammi di lamponi! Ti ho sentito!»
«Beh, forse perché Happy voleva vendermi le fragole e so che tu sei allergica!»
«Quindi stavi sognando?»
«Ovvio! Ma non stavo parlando» precisò gesticolando furiosamente.
«Ma non ha senso! Come potrei sapere i particolari del tuo sogno, allora?»
Tony assottigliò lo sguardo e la scrutò attentamente.
«Forse mentre sognavi sei entrata nel mio sogno e hai iniziato a sognare quello che stavo sognando io» spiegò con una logica tutta sua.
«Sì, certo. Questo ha perfettamente senso, invece» brontolò la donna con ironia, «Come ho fatto a non pensarci prima» aggiunse, sistemandosi di nuovo sotto le coperte e cercando di riprendere sonno.
Tony la abbracciò da dietro e le posò un bacio sui capelli. «Dormi...sei stanca» mormorò in un misto di apprensione e impertinenza.
 
Passarono una decina di minuti, il tempo di far crollare entrambi tra le braccia di Morfeo, ma ancora una volta il sonno di Pepper venne interrotto dalla voce del compagno.
«Happy no...sei insopportabile, sei davvero..chi se ne frega! Non voglio più parlarti. Ho ragione io» lo sentì mugugnare alle sue spalle.
Le sue labbra allora si incurvarono in un riso canzonatorio e pensò che finalmente avrebbe avuto anche lei un motivo valido per prendersi gioco del compagno. Se Jarvis le avesse dato una mano con l'impianto di registrazione, la mattina seguente ci sarebbe stata una sorpresa a dir poco sconvolgente per il playboy Tony Stark.

 
 
 *
 
 

NdA
Si sfiora il nonsense, perdonatemiiii
Questa volta ho evitato cadute/influenze e altre disgrazie alla povera Pep - come se stare con Tony Stark non fosse già di per sé una disgrazia (abbiate pazienza, prendo il punto di vista di Pepper, è chiaro che per me non sarebbe mai e poi mai una disgrazia u.u).
Spero che il capitolo vi abbia divertito, i prossimi probabilmente saranno meno leggeri, anche se ancora non ho bene in mente il prompt.
Alla prossima!
 
_Atlas_

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Capitolo 7
*** Di televendite e nostalgia ***



Di televendite e nostalgia
 
 
 
 
 
 
«Televendite, commedia sentimentale...ancora televendite, film degli anni 40. Ma è possibile che la programmazione televisiva sia così limitata stasera?» si lagnò Tony continuando la sua corsa impazzita tra i canali della TV.
«Se ti decidessi a lasciare da qualche parte magari riusciremmo ad interessarci a qualcosa» la buttò lì Pepper, che adagiata contro il petto del compagno avrebbe trovato piacevole persino un documentario sull'accoppiamento delle sogliole.
«Uhm, d'accordo. Ecco qui. In effetti ci servirebbe proprio una batteria di pentole in acciaio inox. Guarda, ne danno persino una in omaggio se chiamiamo entro mezzanotte.»
Pepper rise e lo spintonò con dolcezza «Magari prima dovremmo imparare a cucinare...»
«Touchè. Va bene, niente batteria di pentole.»
Tony riprese quindi la sua pazza corsa tra i canali finché non si imbatté nei titoli di testa di un film.
«Lo conosco!» esclamò Pepper al suo fianco «È Io e Annie, di Woody Allen!»
«Uuh, ok.»
Pepper osservò lo sguardo confuso del compagno e aggrottò le sopracciglia «Lo conosci, vero?»
Tony annuì vago e sorrise. «Certo.»
«Non ti piace.»
«Cosa? Sì che mi piace.»
«Bugiardo.»
Cos- perché non dovrebbe piacermi?»
«Chi vuoi prendere in giro, Stark?»
Tony si morse la lingua e sorrise, malgrado la sconfitta. «Diciamo che non è propriamente il mio genere, ma se a te piace possiamo vederlo. Al massimo tra dieci o quindici minuti mi addormenterò.»
Pepper sorrise a sua volta e scrollò le spalle. «Ho dei bei ricordi, tutto qui. Io e mio padre lo guardavamo sempre, lo divertiva un sacco e a me piaceva vederlo ridere» raccontò senza sapere bene il perché. Suo padre era venuto a mancare improvvisamente quando lei aveva all'incirca otto anni e da allora quel film aveva sempre significato molto per lei.
«Ma non sarebbe la stessa cosa. Guardarlo con me intendo» disse quindi Tony.
«Non saprei. In realtà non l'ho più rivisto da quando...» Pepper lasciò la frase in sospeso e si limitò a sorridere, chiedendosi perché affrontare quella conversazione la stava facendo sentire improvvisamente a disagio. Era abituata a parlare di suo padre, a raccontare aneddoti sulla sua infanzia ed episodi divertenti, eppure farlo con Tony – con cui, in dieci anni, era riuscita a parlarne giusto cinque o sei volte – le faceva vedere tutto da una prospettiva diversa. Forse metteva in luce il fatto che non avesse superato la sua perdita, sebbene per anni aveva creduto il contrario.
«Non dobbiamo guardarlo per forza» le venne incontro Tony, non sapendo bene come comportarsi. L'argomento non era di certo uno dei suoi preferiti e con Pepper l'aveva sempre affrontato in circostanze a dir poco spiacevoli.
La donna annuì e sorrise, osservando le prime scene del film scorrere sullo schermo.
«Mi manca» mormorò e si rese conto di averlo detto solo quando sentì il braccio di Tony posarsi sulle sue spalle e attirarla a sé. Le stampò un bacio sulla fronte e si affrettò a cambiare canale.
«Magari lo guardiamo la prossima volta, che ne dici?»
Pepper annuì ancora e si asciugò in fretta una lacrima che le era sfuggita prepotente. Odiava essere così vulnerabile, soprattutto quando non ce n'era alcun bisogno. Si strinse maggiormente al compagno e si godette la sua vicinanza, vedendolo poi riprendere il controllo del telecomando e puntarlo sulla TV.
«E dire che potremmo occupare questo tempo in maniera decisamente più costruttiva» osservò Tony un attimo prima di ricevere una cuscinata in faccia.
 
 
*
 
 
 
 
NdA
Ciao a tutte!
Scusate il ritardo, in effetti non pensavo nemmeno di riuscire a pubblicare in questi giorni, visto che ultimamente la concentrazione mi ha abbandonata e scrivo per inerzia senza neanche sapere se ha senso quello che ne esce fuori. È un periodo un po' strano, però oggi mi sono sentita stranamente molto meglio e ho pensato di approfittarne :P
Spero che il capitolo vi sia piaciuto (ma poi c'è ancora qualcuno che frequenta questo fandom a parte Leila e Wildestdream?! T_T Battete un colpo, please), ha una piega un po' triste e nella mia mente era articolato in maniera del tutto diversa, spero abbiate apprezzato. Come ormai avrete notato mi limito a scrivere scene brevi e abbastanza semplici, senza scendere troppo nel dettaglio.


12 settembre 2019: aggiungo queste note per “giustificare” la me stessa di tre anni fa, che pubblicava scempi come questo in condizioni psicologiche compromesse (davvero). Facendo una rilettura della raccolta, mi sono resa conto che alcuni capitoli sono davvero stati scritti a caso e molto male. Non voglio cancellarli e né modificarli perché restano in ogni caso una parte di me, però ci tenevo a precisare questo fatto.
 
 
_Atlas_

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Capitolo 8
*** ...doccia? ***



…doccia?
 
 
 
 
«Tesoro?»
 
Tony varcò la soglia della villa sperando di trovare lì la sua fidanzata, magari in qualche angolo remoto della casa. Aveva alcune importanti notizie da comunicarle e la prima tra tutte riguardava il loro ormai imminente viaggio a New York per ultimare i lavori alla Stark Tower. Ovviamente Tony ne era più che esaltato e Pepper certe volte pensava di avere a che fare con un bimbo esagitato per l'arrivo di Babbo Natale.
«Pep?»
La porta della camera da letto venne aperta lentamente e Tony riconobbe all'istante le note attutite di I want to break free vagare nell'aria, trovando poi la fonte del – letteralmente - fracasso dietro la porta del bagno, da cui tra l'altro sembrava provenire anche una voce femminile piuttosto stonata che di certo non apparteneva a Freddie Mercury. Quando la curiosità e l'impertinenza prevalsero sul buon senso, Tony aprì la porta e fu invaso da una nuvola di vapore....
 
«But I have to be sure, when I walk out that dooooooor....Ooooh how I want to be freeeee, babyyyy...»
 
...e da una voce squillante da dietro la doccia.
Certo, doveva ammettere che avrebbe continuato ad ascoltarla volentieri e a godersi lo spettacolo per ancora qualche minuto, però la tentazione di smascherarla e vedere la sua reazione era davvero troppo forte. Così si avvicinò allo stereo e lo spense.
«Oh how I want to...No!» esclamò Pepper stroncando la strofa a metà.
«In che modo dovrei interpretare la scelta della canzone?» domandò Tony senza preoccuparsi di nascondere un sorriso strafottente.
«Cos- TONY!!!»
«Sì?»
«Oh, dovevo immaginarmelo! Che diavolo ci fai qui?!» strillò la donna, senza per altro osare uscire dalla doccia.
«A casa mia? Davvero? Sai che potrei farti la stessa domanda?» chiese ben consapevole di aver guadagnato punti. Non avevano ancora mai parlato di convivenza e altre parole pericolose che Tony evitava con accortezza, ma Pepper passava molto più tempo a casa sua che nella propria e spesso si fermava a dormire lì per giorni. Non che a Tony dispiacesse, comunque.
«Ti odio» brontolò lei in risposta.
Tony si lasciò sfuggire un'altra risata, «E io che pensavo ascoltassi un altro tipo di musica.»
«Prego?» chiese stizzita Pepper, facendo finalmente sbucare la testa da dietro la doccia.
«Chistina Aguilera, Lady Gaga...no?»
«No» rispose secca, chiudendosi di nuovo nella doccia ed evitando di striscio un bacio del compagno.
«E dai, Pep! Era divertente...!» si lagnò lui riaprendo il box e trovandosi davanti il corpo nudo e ancora insaponato della compagna.
«Tony!!! Richiudi subito!»
«Uh, come se non ti avessi mai vista nuda...» borbottò senza per altro distogliere lo sguardo dal suo petto.
«Sei insopportabile! Puoi lasciarmi in pace per almeno dieci minuti?!»
«Uhm...pensavo di fare la doccia insieme te, a dire il vero. Ti va?»
Pepper sbuffò, prese il doccino e mirò il getto d'acqua direttamente sulla faccia di Tony, bagnandolo completamente. Poi tornò ad insaponarsi con assoluta nonchalance.
 
«...è un sì?»
 
 
 
*
  
 
 
NdA
Tra alti e bassi ogni tanto l'ispirazione torna, anche se per brevi flash come questa.
Ancora una volta la povera Pep è vittima degli scherzi del compagno, non so come mai mi sto fissando su questi prompt ahahah
In ogni caso, mancano ancora due flash per chiudere la prima parte della raccolta, vi giuro che dopo i prompt saranno meno pericolosi per Pepper ^^'
Nel frattempo ormai sono arrivate le feste (finalmente!) e colgo l'occasione per augurare buon Natale e buon 2017 a chi capiterà da queste parti :D
 
Un bacio!
 
_Atlas_

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Capitolo 9
*** Ricorrenze ***



Ricorrenze






"Ho detto di no, per l'ennesima volta!"
"Ma perchè no? E' il tuo compleanno!"
"Perchè non voglio, Tony! Non è difficile da capire..."
Tony sbuffò e continuò a correrle dietro come un cagnolino, "Francamente un po' lo è, lascia che te lo dica..."
disse esasperato. Erano giorni che discutevano, battibeccando a intervalli più o meno regolari senza riuscire a trovare una soluzione al problema.
"Non vuoi andare a cena fuori? Perfetto, possiamo rimanere a casa e fare qualunque altra cosa tu abbia voglia di fare...purchè la facciamo!"
"Il punto è che non voglio fare proprio niente, Tony! Voglio solo stare a letto..."
"Questo mi piace..."
"...e dormire tutto il giorno."
"...come? No!"
"E' il mio compleanno dopotutto. Vuoi farmi un bel regalo? Lasciami dormire tutto il giorno, sarebbe fantastico".
Tony brontolò qualche parola a caso e poi, a sorpresa, la prese una mano fra le sue costringendola a fronteggiarlo.
"Sarebbe il caso di finirla con questa sceneggiata" disse.
"Oh, per favore. Sei stato tu a..."
"Sono serio, Pepper. Capisco perfettamente perchè ti stai comportando così e la cosa ha senso, te lo concedo. Ma ormai è acqua passata..."
Per un istante la giovane fu sul punto di rispondergli a tono e urlargli che no, quello che aveva appena detto non aveva fondamenta solide e che si era inventato tutto di sana pianta. Ma poi pensò che fuggire non sarebbe servito a niente, se non a peggiorare le cose.
"Tu che ne sai?" chiese, non del tutto convinta.
"Lo so è basta. E so anche che non sono previsti viaggi in Afghanistan tra oggi e domani, nè il prossimo mese e neanche nei prossimi cinquant'anni..." spiegò arrivando al nocciolo della questione.
Pepper si morse il labbro inferiore con nervoso e sospirò.
"Sono una stupida..." mormorò sprofondando tra i cuscini del divano. Osservò Tony sedersi al suo fianco e guardarla dispiaciuto.
"Si tratta solo di coincidenze, Pep. E comunque non avrei mai pianificato un viaggio d'affari il giorno del tuo compleanno se avessi saputo che mi avrebbero rapito" tentò di sdrammatizzare.
"A quello ci ha pensato Obadiah..." gli fece notare la donna.
"Non avevo mai pensato a questa cosa....che figlio di-"
"Capisci perchè non c'è proprio niente da festeggiare?"
Tony sospirò e le si fece più vicino.
"Beh, a me il giorno del tuo compleanno fa pensare che adesso sono una persona diversa. Migliore, credo. Insomma, non si può cambiare quel che è successo...tanto vale vedere il lato positivo della cosa, no?
E francamente non è che possiamo cancellare tutti i futuri 27 settembre della storia: tu non invecchieresti mai e quando io compirò ottant'anni mi ritroverei sposato con una ragazzina".
Pepper sorrise e all'ultima frase sgranò gli occhi "Come hai detto?"
Tony si morse la lingua e con un bacio spazzò via lo stupore della donna "...che mi ritroverei invecchiato su una carrozzina!" rispose con ovvietà.
La donna rise della sua reazione e si lasciò stringere per qualche momento; ci sarebbe stato il tempo per ogni cosa, pensò. E per quel che riguardava il suo compleanno, forse Tony non aveva tutti i torti...
"Stavo pensando..." mormorò.
"Cosa?"
"Domani sera potremmo ordinare la cena al ristorante italiano...e dopo magari fare un bagno caldo nella Jacuzzi che abbiamo in terrazza" propose timidamente.
Tony le rivolse uno sguardo colmo di malizia e con un bacio approvò la sua idea.
"Questo mi piace. Affare fatto, signorina Potts".





NdA
Ho sempre pensato che dopo il rapimento di Tony, Pepper avesse iniziato a non voler festeggiare il suo compleanno. Non penso possa vantare di aver ricevuto un bel regalo in quell'occasione e quindi l'idea nasce proprio da lì...
Meno male che poi ci pensa Tony poi a tirarla su :3

Un abbraccio a chi si ferma a leggere, mi riempite il cuore di giuoooia <3
Alla prossima,

_Atlas_

 

 

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Capitolo 10
*** Un anno ***



Un anno





"Dobbiamo risolvere al più presto il problema dell'illuminazione" mormorò Pepper osservando con vaga preoccupazione alcune interfacce.
"Mmmhmm" mugugnò Tony, molto più interessato all'etichetta dello champagne che aveva tra la mani.
In realtà l'accensione della Stark Tower era stato il suo unico pensiero negli ultimi tre giorni, eppure in quel momento sembrava non destarle molta attenzione.
"Mi stai ascoltando?" lo richiamò la donna, "A quello ci penseremo dopo" aggiunse con una vena di malizia che riaccese l'attenzione del miliardario.
"Interessante, signorina Potts. Cosa si festeggia?" chiese beffardo e godendosi la sua reazione.
Pepper gli rivolse uno sguardo timido che si affrettò a nascondere con un'alzata di sopracciglia.
"La nostra creatura, no?" rispose con ovvietà.
La verità è che era il 24 giugno e che, con alti e bassi, incertezze e stranezze, notti focose e pomeriggi di frustrazione, avevano raggiunto il primo traguardo. Un anno.
Un anno di relazione stabil...ita. Dodici mesi di cambiamenti, cinquantadue settimane di novità, trecentosessantacinque giorni di...amore? Forse sì, ma era forse anche troppo presto per chiamarlo tale.
"Mi pareva ci fosse dell'altro..." disse Tony stando al gioco, poi però le si avvicinò e le stampò un bacio sulle labbra.
"E' strano?" chiese quando si staccarono.
"Beh, un po' lo è..." ammise Pepper senza distogliere lo sguardo dal suo.
"Touchè"
"Ma se siamo qui dopo un anno, un motivo ci sarà. Non ce la siamo cavata tanto male..."
"A parte quella volta che ti sei infuriata perchè Christine Everhart si è presentata nel tuo ufficio..." le ricordò Tony.
"Ancora con questa storia? L'avevi invitata tu! Ti avrei forse dovuto ringraziare?"
"Beh, era lì per intervistarti. Teoricamente avrebbe dovuto essere un gesto carino."
"Sì, ma praticamente si è rivelata la peggior intervista della storia" brontolò la donna.
"Andiamo Pep, a parte due o tre domande – diciamo – invadenti, sei stata sulla copertina di Vanity Fair per un mese intero!" ammiccò.
La donna incrociò la braccia sul petto e sospirò contrariata " Con invandenti ti riferisci a quando mi ha chiesto cosa si prova ad essere "l'ennesima donna del playboy Tony Stark" o quando mi ha chi ha chiesto "quanto pensa che potrà durare la relazione con lui"?
Tony deglutì e poi sorrise, poggiandole le mani sulle spalle.
"Ehi, non sei stata forse tu a buttare quella serpe fuori da casa mia?" le ricordò.
"Mmmm"
"E oggi non stiamo forse festeggiando un anno di relazione stabili-"
"Stabile, Tony. Non è difficile. Con alti e bassi ma è pur sempre stabile".
"Uh, sì...infatti lo stavo giusto dicendo. Relazione stabile, ecco qua" disse con un ampio sorriso.
A quel punto Pepper decise di chiudere lì il battibecco e zittire il compagno con un bacio.
Dopotutto doveva riconoscere l'impegno che aveva messo in quei mesi per far funzionare la loro storia. Non aveva niente da rimproverargli, nemmeno il tentativo fallito di regalarle un mese di gloria sulla più famosa rivista del mondo.
"Sai" disse Tony staccandosi da lei "Penso che la tua relazione con Tony Stark durerà ancora per molto tempo..."
Pepper sorrise e si lasciò stringere, sperando che quelle parole sarebbero potute presto diventare fatti.







NdA
Con estreeeema difficoltà, finalmente sono riuscita a chiudere la prima parte di questa raccolta.
Chi l'ha seguita sa che con questi dieci capitoli ho voluto raccontare quelle piccolezze che nei film non vedremo sicuramente mai, ma che però fanno parte di ogni relazione e quindi anche quella fra Tony e Pepper :P
Non so se, come e quando riuscirò a scrivere i prossimi capitoli; vorrei che la storia prendesse toni più cupi, visto anche quel che succede nei film, ma dato che al momento l'ispirazione manca...un si fa nulla :P

Comunque, come spero abbiate capito, questo capitolo è ambientato pochissimo tempo prima dei fatti di New York; non so effettivamente quale sia la tempistica dei film, è una cosa che non ho mai capito....però ho sempre immaginato che Tony e Pepper stessero insieme ormai da parecchio tempo a quel punto della storia.

Spero abbiate gradito, ringrazio anche solo chi legge <3
Alla prossima,

_Atlas_

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Capitolo 11
*** Cambiamenti ***



Cambiamenti






Pepper si poggiò il telefono all'orecchio, un gesto che aveva ripetuto fin troppe volte nelle due ore precedenti; purtroppo sapeva quanto fosse inutile, dal momento che le vie di comunicazione erano completamente offline, ma ciò non l'aveva fatta desistere dal tentare ancora e ancora.
La tecnologia Stark era sempre stata un passo avanti rispetto alle altre e chissà, magari Tony...
Scosse la testa sospirando pesantemente, imponendosi calma e concentrazione. Non era quello il momento di pensare a quanto era accaduto solo poche ore prima.

"Scusi? Ho bisogno di raggiungere la Stark Tower...può aiutarmi?" chiese al primo tassista che vide all'uscita dell'aeroporto. Era inutile e lo sapeva, ma tentare non le sarebbe costato nulla.
L'uomo, intento ad ascoltare il notiziario all'autoradio, le rivolse un'occhiata scettica.
"Non ha sentito, signorina? Le strade sono inaccessibili: sono bloccato qui da ore e Dio solo sa per quanto altro tempo" le disse rassegnato.
Pepper ottenne la stessa risposta da più persone nei successivi dieci minuti, fino a quando dei giovani volontari del pronto soccorso non le offrirono un passaggio per il centro della città.
"Non sarebbe consentito ma in questo caso possiamo fare un'eccezione" le disse un medico.
"La ringrazio infinitamente!" riuscì a mormorare la giovane, lottando contro la tensione che continuava a crescere.
"Si figuri...Ha qualche parente rimasto ferito?"
"Io...non lo so."
 
*


L'ambulanza si fermò di fronte alla Stark Tower una decina di minuti più tardi.
"Siamo arrivati, signorina Potts".
Pepper poggiò i piedi sull'asfalto intriso di detriti e in quel momento la vera realtà della situazione le si parò davanti: morte e distruzione sembravano un tutt'uno con le strade di New York, che non ricordò di aver mai visto così spenta e silenziosa.
"Grazie..." mormorò senza neanche voltarsi, gli occhi fissi sulla facciata in rovina della torre.
"E' stato un dovere. Si riguardi..." le mormorò qualcuno prima che l'eco dell'ambulanza si perdesse alle sue spalle.
Pepper rimase lì, soffocata dall'angoscia, a due passi da ciò che avrebbe risposto alla sua paura più grande.

Varcò l'atrio, cercando di non ferirsi con i detriti accumulati e una volta dentro le mancò il fiato: non la riconosceva più, ogni cosa era stata distrutta e a quella vista sentì una stretta al petto.
Doveva sapere.
Avrebbe urlato il suo nome se solo avesse avuto la forza di farlo, ma non ci riusciva e proprio quando pensò di essere sul punto di cedere venne distratta da un lieve vociare alle sue spalle.
Riconobbe prima la voce, poi il volto familiare di una donna intenta ad ammonire l'uomo al suo fianco, che stringeva un arco tra le mani. Pepper non seppe dire chi fosse.
Con loro un uomo apparentemente più giovane osservava con sguardo spento un enorme scudo. Captain America.
Erano tutti e tre seduti a quello che rimaneva di un tavolo, ancora provati dalla giornata.
Pepper si avvicinò al gruppo con cautela, sentendo il panico aumentare passo dopo passo.
"Scusate...?" chiese attirando la loro attenzione e sperando che il tremore che aveva percepito nella sua voce fosse solo nella sua mente, "Avete...sapete dirmi se..."
"E' all'ultimo piano" la interruppe la Vedova, riconoscendola e abbozzando un sorriso rassicurante.
Pepper trasalì e sentì gli occhi inumidirsi. "Sta bene...?" chiese poi in un sussurro.
"Ha appena finito di mangiare uno shawarma da mezzo chilo, credo stia bene" le garantì.
Natasha osservò la donna correre verso l'ascensore e sorrise, rievocando ricordi lontanti.
"Chi era quella?" domandò Steve, tornando alla realtà. .
"La ragazza di Stark, nonchè CEO delle Stark Industries" rispose la donna gustandosi la reazione dei suoi amici.

"...Stark ha una ragazza?!"
 
*


Pepper raggiunse l''ultimo piano della torre con il cuore in gola; non era sicura delle condizioni in cui avrebbe trovato Tony e le parole di Natasha non l'avevano rassicurata affatto.
La prima cosa che aveva chiesto al ritorno dall'Afghanistan era stata un cheeseburger. Un cheeseburger.
Mezzo chilo di shawarma non faceva ben sperare.

Entrò piano nell'attico e nonostante il caos da cui era immerso riuscì a riconoscerlo. Era lì, seduto su una poltrona di fronte all'unica vetrata rimasta intatta dopo la battaglia.
Aspettò che fosse lui ad accorgersi della sua presenza e quando lo fece, lo vide trasalire.
Non disse nulla, solo continuò a guardarla, indeciso su cosa fare.
Fu Pepper a prendere l'iniziativa e in un attimo si ritrovò avvolta dalle sue braccia e dal suo calore, in una stretta che quasi le faceva male.
Lo sentì tremare e in quel momento capì che non stava bene. Non stava affatto bene.
Rimasero abbracciati per molto tempo, quasi non ne avessero mai abbastanza della presenza l'uno dell'altra.
"Scusa" mormorò Pepper tra le lacrime.
Tony sciolse appena l'abbraccio e la guardò.
"Scusa?" chiese senza capire.
"Avevo il telefono silenzioso e non ho sentito la chiamata. Non pensavo che..."
Tony la zittì stringendola di nuovo a sè.
In quelle due ore non aveva fatto altro che pensarla, una volta vinta la battaglia gli era rimasto quell' unico, essenziale, pensiero. L'ultima cosa che voleva era che si sentisse in colpa.
La vide piangere. Per la prima volta nella sua vita la vide crollare e si sentì perso, completamente impotente. Fu solo per un attimo però, il tempo di rendersene conto e la donna stava già esaminando le ferite che aveva sul volto.
"Sono già stato in infermeria..." le disse con un sorriso.
"E il resto del corpo?"
"Credo di avere una costola incrinata. Si sistemerà sola..." le assicurò guardandola negli occhi senza sfuggire dal suo sguardo indagatorio.
"Come stai?"
Era una domanda inutile, lo sapeva da quando era entrata nell'attico e aveva visto la sua espressione tirata.
Tony d'altra parte non aveva più voglia di scherzare ma cercò di essere positivo.
"Si sistemerà come tutto il resto. Tu come stai, piuttosto?"
Pepper deglutì ripensando alla giornata che aveva passato. Pensò a quando aveva visto quelle immagini terribili al notiziario, a quando lo aveva visto volare verso il portale e poi precipitare verso il vuoto. A quando aveva trovato la chiamata persa sul cellulare e a quelle due ore disperate che l'avevano separata dal saperlo vivo e intero.
"Adesso bene..." mormorò quindi.
Tony si lasciò stringere di nuovo, finalmente al sicuro dopo aver guardato la morte in faccia in quegli attimi disperati.
"Ti amo" le sussurrò all'orecchio, seppellendo il viso nel suo abbraccio.
"Ti amo anch'io."






NdA
Ciao a tutte!
So che non mi faccio viva da un pezzo, ma è stato – ed è ancora - un periodo un po' complicato per me. Piano piano sto cercando di riprendere in mano tutto quello che mi apparteneva, tra cui la scrittura, e non potevo non iniziare dalle fanfiction :D
Sicuramente avrete notato il cambio di genere con questo capitolo, che segna un po' l'inizio della seconda parte della raccolta...dovrete abituarvici se continuerete a leggermi, perchè l'idea è proprio quella di seguire la linea dei film :P
Bando alle ciance, mi spiace avervi fatto aspettare ma spero possiate capirmi :)

Un abbraccio a chi continua a seguire la storia e anche ai nuovi lettori, ci rileggiamo presto :D

_Atlas_


 

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Capitolo 12
*** Àncora ***



Àncora





Erano le dieci di sera quando Tony si decise a emergere dal laboratorio; aveva lavorato tutto il giorno e sebbene la stanchezza non si facesse ancora sentire, qualcosa lo aveva spinto a prendersi un momento di pausa.
Pepper lo vide riflesso allo specchio non appena entrò in camera e decise di aspettare qualche secondo prima di attirare la sua attenzione. Sembrava immerso in chissà quali pensieri e la mascella serrata accompagnata da uno sguardo teso le ricordò che quell'espressione se la stava portando dietro da parecchio tempo.
Due settimane, a voler essere precisi, giorno più o giorno meno.
Pepper si asciugò in fretta il viso ed uscì dal bagno, trovandosi faccia a faccia con l'uomo.
"Sei uscito dalla tana?" cercò di sdrammatizzare.
Tony sorrise e si lasciò scappare un rumoroso sbadiglio "Mi chiedevo che fine avessi fatto..."
La donna alzò un sopracciglio e lo guardò di sbieco "Io?"
"Beh...dovevo finire quel progetto, sai che non mi piace lasciare le cose a metà"
"E l'hai finito?"
"Forse..." Tony le si avvicinò di qualche passo e le cinse la vita con le braccia "Resti qui anche stasera?"
Pepper fece finta di riflettere qualche momento, giusto il tempo necessario per decifrare lo sguardo del compagno. "Tu vuoi che resti?"
"Mmh-mm" ammiccò l'uomo iniziando a solleticarle con le labbra la pelle sensibile del collo, "Anche domani..."
"Anche domani? Tony, finirò per passare più tempo qui che a casa...mia" mormorò debolmente la donna, rimproverando la sua totale incapacità di mantenere il controllo in certe situazioni.
"Chi se ne importa...Potresti rimanere qui per sempre, sarebbe tutto più semplice..." continuò Tony sospirando e seppellendo il viso nell'incavo del suo collo.
"Già...Aspetta: cosa?" esclamò Pepper recuperando la lucidità.
"Come?"
"Cos'hai detto?"
"Io?! Niente, non ho detto niente. Neanche ho parlato!" farfugliò Tony in preda all'agitazione.
"Tony, no...voglio solo essere sicura che non...insomma è strano che tu..."
L'uomo le poggiò le mani sulle spalle nel tentativo di calmare sia lei che se stesso, "Pep, senti...era solo una frase, va bene? Non volevo allarmarti o...non era una richiesta, anzi no...senti, lasciamo le cose come stanno. In fondo passi molto più tempo qui che a casa tua, non cambierebbe nulla..." disse tutto d'un fiato, gesticolando senza freni.
Pepper scosse la testa e lo osservò con preoccupazione. Tony non le avrebbe mai fatto una richiesta simile, o almeno non così presto. C'era qualcosa che lo assillava, probabilmente qualcosa che aveva a che fare con quanto accaduto a New York e con gli Avengers. Ma non riusciva a dirlo con esattezza.
"Tony...per me va bene" disse poi, convinta che essergli più vicina di quanto già non fosse lo avrebbe aiutato ad andare avanti.
"Va bene?" chiese lui incerto.
"Sì, trasferirmi qui, intendo. Se è davvero quello che vuoi".
"Solo se lo vuoi anche tu..." mormorò imbarazzato.
Pepper sorrise e lo attirò a sè per stringerlo in un abbraccio "Certo che lo voglio" disse prima di posargli un bacio sulle labbra.
"Sei sicuro che vada tutto bene?" gli chiese ancora.
Lo vide sospirare e accennarle un sorriso. Poi si strinse di nuovo a lei.
"Sì" mormorò.






NdA
Sì, vi ho lasciato con l'amaro in bocca...scusate <3
Questa era una tappa obbligatoria per la raccolta, non penso che tratterò il "malessere" di Tony in modo approfondito, però qualche accenno era doveroso farlo, soprattutto in questa fase.
Come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non vi abbia annoiato.
Un bacione <3

_Atlas_

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Capitolo 13
*** Distrazioni ***



Distrazioni






Tony era talmente concentrato a ispezionare il nuovo prototipo della Mark XLII che non si accorse di avere compagnia nel laboratorio per una buona manciata di minuti.
Stranamente il volume della musica non toccava vette altissime e persino la canzone in riproduzione sembrava lontana anni luce dal fracasso abituale dei suoi amati Black Sabbath.
Pepper si prese il tempo necessario per osservare l'uomo immerso nel suo lavoro, soffermandosi sullo sguardo attento e scrupoloso che metteva in ogni gesto.
Negli ultimi tempi a stento lo riconosceva, passava giornate intere in laboratorio, spesso anche le notti, e tra loro si era incrinato qualcosa. Certo il loro rapporto non era cambiato, ma in totale erano di più in momenti in cui erano separati di quelli che passavano insieme.
Pepper sospirò tristemente e si schiarì la voce, sperando di attirare così l'attenzione del compagno.
Tony d'altra parte sussultò e si girò di scatto trovandosela davanti.
"Pep! Mi hai spaventato..." mormorò in un sospiro.
"Lo vedo..." scherzò la giovane "...che combini?"
"Eeer...armeggio."
Pepper non fece caso al suo atteggiamento distante.
"Perchè non fai una pausa? E' tutto il giorno che sei chiuso qui dentro" disse invece.
Tony si grattò dietro la nuca nel tentativo di sembrare dispiaciuto. Lo era davvero, in realtà, ma riteneva che i suoi doveri fossero più importanti, al momento.
"Uh, sto...devo finire questa cosa. Non ci vorrà molto, solo..."
"A che ti serve un'altra armatura?" lo ignorò la donna, dando una sbirciata alle sue spalle. Per quel che ne sapeva ne aveva costruite almeno dodici o tredici.
Tony deglutì a vuoto e scrollò le spalle.
"Ehi, sono Iron Man, ricordi? Ne ho bisogno..." le disse con ovvietà.
"Mmh...d'accordo. Ma domani sera ceniamo insieme, va bene?" propose Pepper, decisa ad ignorare ancora il suo comportamento. Non era stupida e sapeva che qualcosa tormentava Tony al punto da farlo chiudere giorni e notti in laboratorio, eppure lui non le aveva mai accennato niente, se non qualche vago riferimento alla sua squadra di armature.
Si disse che era solo una fase passeggera e che presto sarebbe tornato il Tony di una volta.
"Domani sera? Uhm, certo...abbiamo il vino che ci ha portato Rhodey" la assecondò allora l'uomo, anche se non troppo convinto.
Pepper sorrise e si avvicinò per baciarlo.
"Bene, io vado a letto...ti aspetto."
Tony ricambiò il sorriso e prima che se ne andasse la trattenne da un braccio e la attirò a sè in un bacio più profondo.
"Notte..." mormorò poi.

 
*


24 ore dopo...


Il getto d'acqua fredda arrivò potente sui loro corpi bollenti, stretti l'uno all'altra mentre gli ultimi sospiri di piacere si liberavano nell'aria.
Tony si ancorò al corpo di Pepper e con lei scivolò sul piatto della doccia, mentre continuava a baciarla avidamente. Quando si staccarono ci volle molto tempo prima che i loro respiri tornassero regolari.
"Dillo di nuovo..." mormorò Pepper guardandolo negli occhi.
"Che cosa?"
"Che mi ami...e che sono l'unica persona senza la quale non vivresti" rispose citando le parole che le aveva rivolto un'ora prima.
"Non la facevo così sentimentale, signorina Potts" la prese in giro lui.
"Non la sono, ma visto che ultimamente sei impegnato a fare altro, ho bisogno di sentirmelo dire..." confessò mantenendo un tono di voce leggero.
"Touchè. Mi dispiace di non averti aspettato per cena..."
"Sarà per la prossima volta...sempre se Aldrich Killian non me lo chiederà prima di te" lo provocò.
Tony scosse la testa scioccato e la guardò male "Sai, quasi quasi sento di rivalutare il lavoro di Happy alle Industrie."
Pepper sbuffò e gli diede un colpo al bicipite. "Tu non sai di cosa stai parlando. Per poco non fa arrestare chiunque non porti il badge...Comunque, non hai fatto quello che ti ho chiesto" gli ricordò.
"Cosa?" chiese lui confuso. Lo sguardo della compagna lo fece però tornare alla realtà.
"Oh, certo che sei la cosa senza la quale non vivrei. Anzi, la persona, perchè tecnicamente è merito di questo reattore se..." precisò picchiettando con le dita la superficie metallica del reattore arc "...sono qui con te."
"Ti amo, Tony" mormorò improvvisamente la donna, stringendolo al petto.
Sentendo pian piano i muscoli di Tony rillassarsi alle sue carezze, si ricordò però della loro situazione attuale.
"Le armature saranno anche una sicurezza in più, ma quel che vale ce l'hai qui" mormorò puntando l'indice sul cuore, accanto al reattore, "E puoi sempre distrarti facendo altre cose..." gli suggerì.
Tony sospirò e si strinse a lei, pensando a quanto avesse ragione. Tuttavia le cose non erano così semplici e la paura e le sue insicurezze non erano così deboli da poter essere accantonate.
Accarezzò la schiena nuda della donna e si disse che forse, qualche volta, avrebbe potuto fare a meno delle sue distrazioni.






NdA
Buonanotte! (?)
Ho approfittato dell'ispirazione serale per aggiornare questa storia: come spero abbiate capito ci troviamo temporalmente ad Iron Man 3, precisamente nel momento precedente e successivo alla confessione di Tony nel laboratorio.
Ovviamente ho trattato in modo marginale la tematica, in modo da non spostarmi troppo dal fine di questa rccolta.
Spero che il capitolo vi sia paicuto, a presto! :D

_Atlas_

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Capitolo 14
*** Ferite ***


 

Ferite





Quando la mano di Aldrich Killian strinse con forza la sua mascella Tony ne fu solamente sfiorato.
Nulla, in quel momento, faceva più male di quel che stavano osservando i suoi occhi.
Il corpo esile di Pepper era coperto da venature rosse, infiammate, ma ciò che più di tutto gli feceva male era il suo sguardo: disperato, sofferente, implorante.
Non sarebbe dovuta andare così, sin dall'inizio si era promesso di tenerla al sicuro e lontana da qualsiasi pericolo, le armature servivano a quello dopotutto. Così come le notti insonni e gli attacchi di panico.
E invece aveva fallito, non era stato capace di proteggerla e adesso, probabilmente, era persino incapace di salvarla.
Avrebbe voluto piangere, strapparsi di dosso quelle inutili manette e battersi contro Killian, scaricando su di lui una rabbia che infondo provava solo per se stesso; invece si impose la calma, mentale e fisica, quella che come sempre lo avrebbe condotto verso la giusta soluzione.
Continuò a guardare il viso sofferente di Pepper fin quando anche i suoi occhi si ribellarono a quella visione e anche dopo che l'ologramma svanì, Tony non riuscì a cancellare quelle immagini dalla sua mente.

 
*


"Localizzata la signorina Potts" annunciò la voce piatta di Jarvis.

"Ce ne hai messo...!"

Tony non aveva idea delle condizioni in cui l'avrebbe trovata, ma già sapere che fosse viva poteva considerarlo un miracolo.
Seguì le informazioni fornitegli da Jarvis e poco dopo l'armatura atterrò a due passi da lei, accasciata a terra e con gli occhi già puntati sui suoi.
"Vedi che succede a frequentare le mie ex?" le chiese aggrappandosi al sarcasmo per non pensare alla paura. Fortuna che Pepper lo conosceva bene.
"Sei un cretino..." si lamentò infatti lei a fatica.
"Mmm sì, ne parliamo a cena..."
C'era quasi, l'avrebbe presa e portata in salvo subito, senza lasciare spazio a dettagli inutili, ma ancora una volta la mano di Killian lo fermò e fu costretto a ricredersi.
L'avrebbe ucciso, stavolta non aveva scampo.
"Tony..." mormorò Pepper e l'uomo non aveva bisogno di guardarla per sapere quanto fosse spaventata.
Fu un istante, poi tutto precipitò di nuovo.
 
*


"Tesoro non posso spingermi oltre e tu non puoi restare appesa lì: molla la presa! Ti prendo io, te lo prometto!"
Ci credeva.
Non aveva l'armatura, è vero, ma l'avrebbe presa perchè era così che doveva andare. Non l'avrebbe lasciata morire.
Con orrore si accorse però che il gancio che la tratteneva stava cedendo e il tempo che impiegò per sporsi ancora un po' fu lo stesso che impiegò lei per mollare la presa e sfiorargli appena la mano.
Tony continuò a guardare l'incendio divampato a sessanta metri più in basso senza pensare a niente. La sua mente era ora completamente annebbiata e nessun pensiero riusciva a distorglielo da ciò che era appena successo.
Non l'aveva presa. Lei si era fidata e lui non era stato in grado di salvarla.
Chiuse gli occhi cercando di riprendere lucidità, realizzando che aveva ancora una battaglia da combattere e che ora era più indifeso che mai.
Aveva già perso, di questo era certo.
Aveva perso all'inizio e aveva perso pochi istanti prima, osservando il suo destino senza poter fare nulla.
Gli era rimasta solo una cosa a cui aggrapparsi e presto sarebbe stato in grado di ottenerla: la vendetta.






NdA
Buonsalve!
Perdonate la brevità del capitolo e soprattutto il "niente di nuovo": era necessario passare da qui per poter pubblicare il prossimo, che è uno dei miei preferiti :3
Ricordare gli eventi più dolorosi di Iron Man 3 è come sempre abbastanza traumatico e ahimè li ho dovuti inserire tutti e tre (tralasciando la distruzione della villa T.T) per rendere la raccolta un po' più completa.
Siamo circa a metà della seconda parte e quindi presto arriverà anche la terza (che sarà anche l'ultima, per ora).

Un abbraccio a chi si ferma a leggere e a chi come sempre è puntuale nelle recensioni <3

_Atlas_

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Capitolo 15
*** Conseguenze ***



Conseguenze





"Dovremmo andarcene da qui..." mormorò Tony staccandosi dall'abbraccio della donna e guardandola negli occhi.
Aldrich Killian era stato definitivamente sconfitto e forse, per un po' di tempo, avrebbero potuto starsene tranquilli.
"Ehi" la richiamò Tony "Hai sconfitto il mandarino! Non vorrai fare concorrenza ad Iron Man?" cercò di scherzare.
"Per il momento mi basta tenere testa a Tony Stark" rispose la donna cercando a sua volta di restare calma; non era facile nelle sue condizioni, con un virus potenzialmente letale che le scorreva nelle vene e il timore di poter esplodere da un momento all'altro.
"Touchè, signorina Potts."
"Andiamo via..." mormorò quindi Pepper stringendosi di nuovo brevemente al compagno "Sono stanca..."
"Certo..." rispose Tony posandole un bacio sulla fronte "Ma per stanotte dovremmo accontentarci di un albergo" aggiunse ripensando alla loro villa a Malibu. Ci sarebbero voluti mesi prima di rivederla splendere come una volta.
Si tolse la felpa, bucata e strappata in più punti, e la mise sulle spalle di Pepper.
"Copriti, non voglio che la gente ti veda in reggiseno..." scherzò.
La giovane sorrise e si strinse nella felpa, non vedendo l'ora di andare via da lì.

 
*


Il tragitto per arrivare in hotel fu lungo e silenzioso. Pepper si era limitata a rispondere alle domande che Tony le rivolgeva di tanto in tanto, poi si era lasciata stringere finchè il taxi non li aveva lasciati all'entrata del Palace's Hotel.
"Buonasera signor Stark. Signorina..." li accolse il concierge cercando di non mettere in imbarazzo i due ospiti, vistosamente provati e stremati dalla stanchezza.
"Vi abbiamo riservato la suite dell'ultimo piano, ecco le chiavi"
Tony afferrò la tessera magnetica e accennò un saluto al concierge prima di dirigersi verso l'ascensore.
Pepper era rimasta in silenzio al suo fianco, i pensieri evidentemente indirizzati da tutt'altra parte; aveva ancora l'eco delle parole di Tony, dell'urlo che aveva accompagnato la sua caduta, il calore del fuoco e il virus, extremis, che adesso era parte di lei...
"Ecco qui" la distrasse l'uomo facendole strada nella suite. Era calda, accogliente e aveva tutto quel che sarebbe servito per riprendersi da una giornata come quella appena trascorsa. Per tutto il resto, forse, avrebbero avuto bisogno di più tempo.
Tony vide la giovane avviarsi in bagno, aveva l'aria distrutta e spaventata e qualcosa gli diceva che ce la stesse mettendo tutta per non crollare definitivamente.
La seguì con un macigno nello stomaco, grande quanto i suoi sensi di colpa.
La vide liberarsi della felpa stracciata e osservare con timore le striature rosse che le illuminavano debolmente la pelle delle braccia e del petto. Il suo corpo aveva accettato extremis, perciò potevano escludere la possibilità che esplodesse all'improvviso, ma la paura restava e Pepper, che era una donna semplice e lontana da quel mondo surreale, non avrebbe potuto gestire quel potere per sempre.
"Sembra stabile" mormorò Tony incoraggiandola "Appena arriveremo a New York dirò a Jarvis di perfezionare la formula, non ci vorrà molto..."
Pepper annuì e sorrise, osservando le ferite sul volto del compagno e dimenticandosi per qualche momento della propria condizione.
"Forse avremmo fatto meglio ad andare in ospedale" disse apprensiva.
"Uhm? No...sto bene, ho solo qualche graffio. Pep?" la chiamò dopo qualche istante.
"Sì?"
"Sai che...voglio dire...Mi dispiace di averti...troverò una soluzione" balbettò infine trattenendo un sospiro "Guarirai e le cose andranno per il verso giusto."
La donna sorrise brevemente e non fece in tempo a parlare che Tony la sovrastò con la sua voce.
"Scusa, dico davvero" mormorò serio.
Pepper non disse nulla, soppesò le sue parole e strinse in denti per evitare di scoppiare in lacrime.
"Scuse accettate..." rispose invece accarezzandogli la mano.
Tony ricambiò la stretta, dopodichè le indicò la vasca da bagno alle sue spalle.
"Che ne dici? Prima che ci portino il servizio in camera..."
"D'accordo..."
 
*


Pepper si tolse gli ultimi indumenti e raggiunse Tony nella vasca; la sua schiena nuda aderì al petto del compagno che la strinse subito a sè.
C'era un'atmosfera tesa tra loro, carica di parole non dette e richieste taciute per timore di mettere a nudo la propria fragilità.
Tony stava male, gli attacchi di panico nelle ultime settimane erano diventati più frequenti e lo destabilizzavano, inoltre la vicenda di Killian e il rischio di perdere Pepper non avevano fatto altro che accentuare le sue crisi, ora alimentate da un crescente senso di colpa nei confronti di chi amava.
D'altro canto c'era proprio lei, Pepper, catapultata all'improvviso in un mondo che non le apparteneva e che la spaventava enormemente. Con sè trascinava ancora la paura di perdere Tony, di fargli involontariamente del male e di metterlo in difficoltà a causa propria.
Era troppo, tutto.
Le mani callose dell'uomo si posarono delicate lungo i suoi fianchi, accarezzandola affettuosamente mentre le sue labbra si poggiavano delicate sulla schiena per lasciarvi un bacio.
Fu lì che qualcosa si incrinò bruscamente e Pepper si sentì attraversare da un brivido di dolore.
Le lacrime le pungevano sugli zigomi e quando percepì le braccia di Tony aumentare di poco la stretta su di lei, scoppiò a piangere.
Tony se lo aspettava, la conosceva troppo bene per sapere che prima o poi sarebbe accaduto. Nei mesi passati era stato talmente concentrato su se stesso che aveva dimenticato che anche Pepper soffrisse per tutta quella situazione. Probabilmente anche lei aveva paura, le vicende di New York dopotutto avevano scosso entrambi, lui era solo stato il primo ad essere sommerso dalle conseguenze.
Pepper aveva nascosto le sue paure in un angolo remoto della mente e si era imposta di andare avanti per il bene di entrambi; lui, invece, non ne era stato in grado.
Il senso di colpa per averla messa in pericolo lo stava divorando dall'interno, ma avrebbe potuto affrontarlo in un altro momento, Pepper adesso aveva bisogno di lui.
L'avvolse interamente in abbraccio e fece in modo di guardarla negli occhi per infonderle fiducia.
"Va tutto bene..." mormorò "Lasciati andare, ne hai bisogno...capito?"
Pepper si coprì il volto con le mani lasciandosi stringere, senza opporsi alle sue carezze ma approfittandone invece per ripulire tutto il dolore che teneva chiuso dentro di sè.
"Grazie..." sussurrò con voce rotta dal pianto.
Tony le asciugò qualche lacrima dalle guance e le posò un bacio sulla fronte con dolcezza.
Le sarebbe stato accanto, così come aveva fatto lei in tutti quegli anni; l'avrebbe guarita e avrebbero superato questo momento insieme, ogni cosa sarebbe tornata al proprio posto e dopo, forse, avrebbero potuto vivere una vita tranquilla.






NdA
Buon pomeriggio!
Dopo qualche esame sfiancante riesco finalmente ad aggiornare con uno dei capitoli a cui sono maggiormente affezionata :3
Mi sono sempre chiesta come fossero andate le cose dopo la disfatta di Killian, dove fossero andati Tony e Pepper e quale fosse il loro stato d'animo: questa è la risposta che mi sono data.
Spero di non avervi deluso :P

_Atlas_

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Capitolo 16
*** Rimedi ***



Rimedi






Era notte fonda a New York e il chiasso delle automobili e della vita frenetica che anche in quelle ore animava la città era ben poco udibile dall'ultimo piano della Stark Tower.
Da lassù sembrava che ogni cosa fosse spenta, in ordine e al proprio posto.
Persino Tony Stark si trovava dove sarebbe dovuto essere, cercando di riprendere tutte le ore di sonno che aveva perso nei mesi precedenti ed evitando di rintanarsi in laboratorio come suo solito.
Tuttavia faceva ancora parecchia fatica a dormire notti intere senza svegliarsi tre o quattro volte, se gli andava bene; gli incubi tornavano spesso a far capolino nel suo subincoscio e stavolta non era solo il ricordo vivido di New York a metterlo in allarme. Gli era capitato di svegliarsi in un bagno di sudore e con il battito del cuore accelerato, mentre la sua mente lottava per scacciare immagini dolorose: il fuoco, il pericolo, Pepper, la sua mano che per un soffio non era riuscita ad afferrarla e a metterla in salvo.
Certe notti invece aveva sognato di riuscire a prenderla, di stringerla tra le braccia e non vederla precipitare nel vuoto, ma al risveglio quei sogni erano ancora più dolorosi della realtà e gli ricordavano che era proprio in quel modo che sarebbero dovute andare le cose, se solo si fosse impegnato di più.

Un sospiro profondo gli riempì i polmoni in quello che fortunatamente era stato un sonno tranquillo e senza interruzioni, eppure qualcosa in quel momento lo costrinse a serrare gli occhi, improvvisamente in allerta.
Si voltò verso Pepper e si accorse che la giovane non era a letto, così scrutò la porta del bagno e intravide la luce accesa. Aspettò qualche momento ma poi, quando sentì scorrere l'acqua della doccia, sospirò preoccupato.
Non di nuovo, pensò.
Si alzò in fretta e la prima cosa che vide aprendo piano la porta del bagno fu un asciugamano logorato e bruciato in più punti. Ignorò il panico e si precipitò verso la doccia, intevedendo lo sguardo terrorizzato della compagna al di là del vetro.
"Pepper!" esclamò aprendo il box doccia.
La donna indietreggiò allarmata cercando di fermarlo: "Sta' lontano, ti prego! Ti brucerò..." disse tra le lacrime.
"Pep, no" insistette Tony sfiorandole un braccio e realizzando quanto fosse fredda la sua pelle. Velocemente arrestò il getto d'acqua e la aiutò a uscire dalla doccia.
"Tesoro, così non va bene..." le disse avvolgendola con un asciugamano e stringendola a sè per calmarla.
La sentì tremare violentemente contro il suo corpo, non sapeva se più per freddo o per paura.
"Sshh..." le sussurrò nel tentativo di calmarla "Tranquilla..."
Non era la prima volta che le succedeva, era accaduto due notti in quella settimana e un'altra in quella precedente, si svegliava in preda al panico e con il corpo ricoperto di striature rosse.
Il terrore di poter fare del male a Tony e a se stessa le impediva di calmarsi ed era allora che si rifuggiava sotto l'acqua gelida, nella speranza di alleviare il dolore e la temperatura bollente causata dal virus.
"Ti verrà un accidente se continui così..." tentò di scherzare Tony una volta calmata la giovane.
"Sempre meglio che stare in queste condizioni"
Tony ingnorò a forza il senso di colpa che tornò prepotente a fargli visita e si concentrò su Pepper.
"J.A.R.V.I.S. sta tenendo d'occhio la formula, per ora sembra stabile ma dobbiamo pazientare un altro po'..."
"Quanto ancora?" sospirò tristemente la giovane.
"Il tempo necessario per capire se può essere la soluzione per distruggere extremis, questione di qualche giorno" le spiegò facendole una lieve carezza sulla guancia cercando di infonderle fiducia "Pensi di riuscire a resistere fino a...vediamo, venerdì?"
"Ho altra scelta?" chiese retorica.
"Beh, puoi scegliere di tornare di là a dormire senza avere paura di incenerirmi o..."
"Oh, ti prego..."
"...o di esplodere nel sonno."
"...come se fosse facile."
"Ehi" la richiamò Tony "Non sei sola, ok? Metterò un paio di estintori sotto al letto, se la cosa ti fa sentire più sicura..."
Pepper sorrise, dopodichè abbassò lo sguardo "Gli incubi...quelli non si poss- non riesco a controllarli. E quando mi capita mi sento così...impotente. Ora capisco cosa provavi..." mormorò tristemente.
Tony sospirò riconoscendosi perfettamente in quelle parole "Andranno via, Pep. Dico davvero, dammi solo qualche giorno per annientare il virus e poi troveremo un modo per scacciare anche quelli" le disse fiducioso "Conosco un paio di rimedi..." ammiccò poi malizioso.
"Cretino" borbottò la donna spintonandogli il braccio.
"Sono serio, provare per credere."
"Vedremo..."
Tony si sporse per darle un bacio sulle labbra e poi la strinse ancora a sè.
Avrebbe trovato la soluzione ad extremis, ne era sicuro, del resto ci era quasi riuscito vent'anni prima da sbronzo...farlo adesso sarebbe stato molto più semplice. Avrebbe guarito Pep, rimesso in ordine la sua vita e forse un giorno sarebbe andato anche oltre, azzardando soluzioni che mai in passato aveva preso in considerazione.






Nda
Lo so, il finale fa schifo. Ma oh, sono giorni che ci sbatto la testa e non riesco a trovare soluzioni migliori, chiedo venia.
Ma parliamo di cose serie: AVETE VISTO SPIDERMAN?
No, perchè io stavo per piangere/urlare/impazzire/ridere/esplodere precisamente in quest'ordine a QUELLA scena, perchè insomma...che meraviglia.
Io sono felice, quindi mi sento molto più incentivata a continuare questa raccolta e a scrivere altre cosucce (forse, ancora non lo so ma spero di sì) <3
Tra l'altro ci sono in giro spoilersss sul primissimo trailer di Infinity War (immagino che noi poracci lo vedremo tra qualche mese, sob) e c'ho già l'ansia, mamma mia.

Bene, sto degenerando e scrivendo cose che non c'entrano una pippa con il capitolo.
Nei prossimi conto di alleggerire un po' l'atmosfera, troppo angst poi non fa bene u.u

Un abbraccio e alla prossima!

_Atlas_

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Capitolo 17
*** Decisioni ***



Decisioni





"Che cosa?!"

Pepper sperava davvero di aver sentito male; certo, da Tony ci si poteva aspettare di tutto – come l'annuncio della chiusura a effetto immediato della fabbriazione di armi o quello che l'aveva visto confessare la propria identità di Iron Man davanti alle telecamere di tutto il mondo, per non parlare di quando l'aveva nominata amministratore delegato della sua azienda.
Tony era imprevedibile, eppure, in quel momento, Pepper continuava ancora a sperare di aver preso lucciole per lanterne.
"Ehm..." Tony d'altra parte rimase qualche secondo pietrificato dallo sguardo che le aveva lanciato la compagna. Fu quasi tentato di rimangiarsi tutto e farlo passare come uno scherzo di cattivo gusto.
Peccato che Pepper lo conosceva meglio di se stesso e avrebbe fiutato la bugia ben prima che potesse uscire dalla sua bocca.
"Sei diventato completamente matto? Che significa che vuoi toglierti il reattore arc?" rincarò la dose la donna.
"Si tratta di fare una piccola operazione..."
"Piccola..."
"Mmm media, dicevo..."
"A cuore aperto..."
"...proprio qui al torace. No, non al cuore, al torace."
"Sarebbe comunque rischiosa per il cuore, visto che hai delle schegge che mirano ad esso, Tony" cercò di farlo ragionare Pepper.
"E' un'operazione rischiosa ma non impossibile! Mi sono già informato, ci sono tecnologie all'avanguardia che ridurrebbero notevolmente il rischio di..."
"...di cosa? Di morire sotto ai ferri?"
Tony si grattò la testa con nervoso e tentò un approccio diverso "Pep...tesoro, cerca di capirmi"
"Ah, io dovrei capirti?! Ma hai una vaga idea di quello che ti è accaduto negli ultimi mesi?" si alterò però la donna senza dargli modo di parlare.
"Prima New York..."
"Eddai..."
"...che guarda caso ancora non hai superato. Poi gli attacchi di panico, poi il Mandarino, la villa distrutta...e ora mi vieni a dire che vuoi toglierti il reattore? Perchè?!"
"Perchè odio avere questa lampadina incastrata nel petto! Perchè mi fa sentire vulnerabile e sbagliato, Pepper potrei tornare ad essere me senza vivere con la paura che queste schegge mi raggiungano il cuore, potrei...dannazione, tornerei a sentirmi una persona normale!"
Pepper sospirò nervosamente e scosse la testa.
"Tony, ti rendi conto di quello che significa per me vederti rischiare ancora, dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo..." disse abbassando il tono di voce.
L'uomo approfittò dello spiraglio e cercò di rassicurarla.
"Proprio per questo dovresti sapere che non muoio così facilmente..."
"Non scherzare..."
"Non scherzo. C'è un chirurgo molto bravo, il dottor Wu, è cinese...Ho già parlato con lui ed è certo di riuscire a fare l'operazione, puoi parlarci anche tu se ti fa stare più tranquilla" disse accarezzandole lievemente il braccio.
Pepper trasse un respiro profondo e si passò una mano sulla fronte.
"E se non fosse così? Se invece si sbagliasse e..."
"Non succederà, e inoltre passerebbe dei guai con la giustizia, credo."
"Ne sei sicuro?"
"Beh, grazie per la fiducia, Potts!" scherzò Tony, poi però le vide cambiare espressione e si morse la lingua.
Era consapevole di recarle ulteriori angosce e sofferenze, come se non ne avesse già sopportato abbastanza da quando lo conosceva, ma aveva riflettuto a lungo e ormai non voleva tirarsi indietro, se lo avesse fatto avrebbe sprecato un'occasione significativa.
"Ehi, lo so che sei spaventata e mi dispiace che con me debba essere sempre tutto così rischioso. Ma sento davvero di dover fare questa cosa, solo questa. Poi ci prenderemo un po' di tempo per noi, ricostruiremo la villa di Malibu...le cose andranno bene" le disse fiducioso "Ti ho guarito da extremis, sai che sono un uomo di parola" scherzò infine.
"Certe cose non sono sotto il tuo controllo..." mormorò Pepper riuscendo però a sorridere, sebbene la preoccupazione si stesse già facendo strada dentro di sè.
"Già, è un vero peccato" ammiccò Tony. Si avvicinò per lasciarle un lungo bacio sulla fronte, dopodichè le si avvicinò all'orecchio.
"Andrà tutto bene" mormorò.
Pepper si lasciò stringere e ricambiò il bacio, questa volta posandosi sulle sue labbra.
"Lo spero..."





NdA
Buonaseeera! :)
Sono stata un po' spenta ultimamente, con il caldo di questo mese l'ispirazione se n'è andata a cortigiane e con lei anche la mia voglia di vivere.
Finalmente ho aggiornato questa raccolta che spero di portare avanti anche nelle prossime settimane, purtroppo credo di aver un po' tralasciato l'IC, ma ho riscritto il capitolo svariate volte e in svariati modi senza ottenere grossi miglioramenti. Questa è la versione meno orrenda :')

Che dire...AVETE VISTO LE FOTO SPOILER DI INFINITY WAR?
Io sì, si vede? VEDETELE anche voi perchè sono BELLISSIME e TENERISSIME e e e...ok la smetto.

Vi auguro una buona serata e spero a presto!

_Atlas_

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Capitolo 18
*** Ricominciare ***



Ricominciare





Una nuvola di vapore appannò il vetro a un palmo dal suo naso, scomparendo pochi istanti più tardi non appena la giovane si allontanò di qualche centimetro.
I suoi occhi osservavano attenti la stanza dall'altra parte del vetro, illuminata solo dall'asettica luce di un piccolo neon e di qualche macchinario, Pepper cercava di registrare anche il minimo segnale che emettevano.
Tony giaceva addormentato sul letto adiacente alla parete ma nonostante la flebo e il tubo per l'ossigeno aveva in viso un'espressione rilassata, quasi stesse facendo la migliore dormita della sua vita.
Eppure erano dovute passare cinque ore prima che il Dottor Wu potesse uscire dalla sala operatoria, l'operazione si era rivelata più complicata del previsto e lui sapeva di dover dare il meglio di sè per il suo paziente; dopo aver rimosso il reattore arc e tutte le schegge che miravano al suo cuore, potè ricucire la ferita e concludere il lavoro.
L'attesa era stata interminabile sia per Pepper che per Rhodey, ma quando infine il Dottor Wu li aveva rassicurati sulla riuscita dell'operazione tirarono entrambi un lungo sospiro di sollievo.
Pepper ripensò a quando il chirurgo le porse la busta con dentro il reattore, privo della sua luce rassicurante e ignaro di essere stato essenziale per la sopravvivenza di Tony Stark negli ultimi quattro anni. Ora era riposto al sicuro nel fondo della sua borsa, ormai privo di utilità.
"Si è svegliato?"
Pepper si voltò verso l'infermiera di turno e scosse la testa. "Non ancora..."
La donna, minuta e dall'aria affabile, annuì aspettandosi quella risposta e cercò quindi di rassicurarla: "Ha subìto una lunga operazione, ci vorrà ancora un po' di tempo, stia tranquilla."
"Esiste la possibilità che possa non risvegliarsi?" chiese però Pepper, venendo assalita da un terribile dubbio.
L'infermiera allora sorrise e ammorbidì lo sguardo, decisa a portare il discorso da un'altra parte.
"Perchè non aspetta seduta sulle poltroncine? L'attesa potrà essere ancora lunga e lei è qui in piedi da quando lo abbiamo portato in stanza. Dovrebbe mangiare qualcosa e cercare di stare calma...non c'è nessuna urgenza" le disse con gentilezza.
Pepper si strinse nervosamente le mani e scosse la testa.
"Non ho molta fame a dire il vero, e poi preferisco aspettare qui. Voglio essere presente quando si sveglierà..."
"Sono quasi le dieci, potrebbero volerci tutta la notte e la mattina dopo. Non le chiedo di tornare a casa, questo lavoro mi ha insegnato che è impossibile allontanare da qui chi aspetta che i loro cari si risveglino, ma almeno cerchi un compromesso, lo dico per lei..."
Pepper abbassò lo sguardo e poi tornò ad osservare Tony, ancora profondamente addormentato.
"La ringrazio, davvero...ma preferisco restare qui" mormorò.
"Senta, facciamo così, anche se non si potrebbe..." disse a quel punto l'infermiera "C'è una poltrona nella stanza, ci si accomodi...Se è così che vuole, può restare. Io nel frattempo vado a prenderle qualcosa da mettere sotto ai denti. E non discuta."
Pepper fece per obiettare, ma vedendo la prospettiva di poter stare al fianco di Tony non se la sentì di controbbattere.
"D'accordo, grazie."


 
*
 

Il fastidioso bip dell'elettrocardiografo era l'unico rumore presente nella stanza, Pepper poteva persino sentire il proprio cuore battere oltre a quello di Tony.
Dopo essersi assicurata per l'ennesima volta che tutto fosse sotto controllo e che i valori dell'uomo fossero regolari, si sedette sulla poltrona al suo fianco e dopo un momento di esitazione gli prese delicatamente la mano.
La sua espressione rilassata non mutò neanche quando aumentò leggermente la stretta e iniziò ad accarezzarla con lentezza.
La sua mano era poco più grande della sua ma infinitamente più consumata; sulle dita erano impresse piccole cicatrici e la pelle era ruvida in più punti, quelli in cui si era scottato tante volte con la saldatrice del laboratorio.
Pepper vi passò sopra le dita, disegnando pian piano linee astratte lungo il suo palmo, poi strinse di nuovo la mano nella propria.
Voleva che si risvegliasse. Non le importava della loro villa rasa al suolo, dei loro progetti per costruirne una nuova, più grande e più bella; non le importava delle Industrie, di Extremis, nè di tutto il lavoro che la stava aspettando già al di fuori dell'ospedale.
Inaspettatamente, proprio in quel momento la mano di Tony si mosse, ancora stretta nella sua.
Pepper esitò, incerta se chiamare il medico o attendere qualche istante, ma osservando il viso di Tony vide le palpebre muoversi e lentamente aprirsi.
Cercare di mettere a fuoco la vista doveva risultargli parecchio difficile in quel momento, perchè Pepper lo vide guardarsi intorno con concentrazione, ma quando infine puntò gli occhi su di lei la riconobbe subito.
"Ehi" mormorò percependo il contatto con la sua mano.
Pepper aumentò la presa e gli si sedette accanto sul letto.
"Ehi, ben svegliato..." mormorò a sua volta iniziando suo malgrado a commuoversi.
"Ho dormito molto?" chiese lui in un sussurro, la sua voce era ancora un po' roca.
"Quasi undici ore..."
"Però, niente male" scherzò l'uomo "E come sto?"
"Il Dottor Wu dice che sei stato un paziente piuttosto cocciuto e difficile – il che non mi sorprende affatto – ma alla fine hai ceduto ed è andato tutto bene" spiegò Pepper.
"Mmm, sono stato bravo allora..."
"Direi di sì. Come ti senti?"
"Affamato" rispose prontamente Tony "E con un prurito tremendo al petto, è normale?" chiese osservandosi le bende sul torace.
Pepper sorrise e annuì "Il Dottor Wu lo aveva previsto, puoi stare tranquillo."
"Wow, allora sto bene davvero" disse con entusiasmo, ritrovando poco a poco un po' di energia.
"E tu?" le chiese qualche momento dopo, osservandola severo.
"Io cosa?"
"Come stai?"
Pepper si morse il labbro e sorrise impertinente, "Ho avuto momenti migliori" disse sviando il discorso, l'ansia e la preoccupazione che aveva provato negli ultimi due giorni rimasero custodite in un angolo della sua mente.
"E' andato tutto bene" le fece notare allora Tony, aumentando ancora un po' la stretta.
"Già, è andato tutto bene" ripetè lei con un sorriso.




Il Dottor Wu si chiuse alle spalle la porta della stanza seguito dall'infermiera, quella che poco prima aveva parlato con Pepper cercando di rassicurarla sulle condizioni di Tony. In effetti non c'era nulla di cui preoccuparsi, l'operazione si era conclusa bene e Tony sembrava già in buona forma, considerando che continuava ad essere affamato e avrebbe scalpitato anche solo per un cheeseburger.
"Appena esco da questo posto filiamo dritti da Burger King" borbottò quando rimasero soli.
"Hai sentito il Dottor Wu? Cerca di resistere per una decina di giorni" cercò di convincerlo Pepper, d'altra parte il chirurgo era stato chiaro: dieta ferrea per almeno una settimana, poi pian piano avrebbe potuto riprendere una normale alimentazione.
"Saranno i dieci giorni più lunghi della mia vita..."
"Sopravvivrai anche a quelli" disse Pepper sedendosi sul letto accanto all'uomo.
Tony la osservò per qualche secondo senza dire nulla, chiedendosi se tutto sarebbe filato liscio da lì in poi.
Certo gli incubi avrebbe faticato a scacciarli in poco tempo, ma almeno sperava che gli attacchi di panico potessero dirgli addio.
"Vieni qui" disse poi a Pepper, volendo averla più vicina.
"Non so se mi lasceranno stare qui per tutta la notte.." mormorò Pepper esitando a sdraiarsi accanto a lui sul letto.
"Invece credo proprio di sì, sai perchè?"
Pepper sorrise e si stese al suo fianco, facendo attenzione a non urtare la ferita.
"Perchè tu sei Tony Stark?"
Tony allora sorrise compiaciuto e le prese la mano. "Esatto, proprio per questo."
La giovane si strinse un po' di più al suo corpo, rilassandosi pian piano e godendosi la sua vicinanza.
"Non vedo l'ora di tornare a casa..." mormorò.
"Ci torneremo presto" rispose Tony. Avrebbero avuto tempo per tutto, un passo alla volta e la loro casa sarebbe tornata splendente come un tempo.
Tony continuò ad accarezzarle la mano stretta nella propria, poi si sporse per darle un lungo bacio sulla guancia.

"Ti amo, signorina Potts."






NdA
AVETE VISTO IL TRAILER DI INFINITY WAR?!
Ok, so che è un inizio un po' precipitoso, ma ODDIO io non so che dire a riguardo, sono entusiasta al centopercento ma allo stesso tempo ho davvero paura per la sorte di Tony.
Giuro che se gli fanno qualcosa denuncio la Marvel per danni morali e li obbligo a pagarmi le sedute dallo psichiatra.
Aiuttttt.

Va bene, eccovi il diciottesimo capitolo, l'ho scritto tra ieri e oggi e sono abbastanza contenta di come sia uscito, mi sono divertita a scriverlo e spero tanto che sia piaciuto anche a voi :D

Un abbraccio e alla prossima,

_Atlas_
 
 

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Capitolo 19
*** Nostalgia ***



Nostalgia





Le note di Crazy Train gli avevano tenuto compagnia negli ultimi quattro minuti mentre tentava di dare una sistemata al nuovo prototipo di armatura.
Se la stava prendendo con comodo, al momento sembrava che il mondo non avesse bisogno di Iron Man e lui aveva serie intentenzioni di staccare un po' la spina, approfittando della quiete che si era creata.
E poi lo aveva promesso a Pepper, di certo non aveva distrutto quarantadue armature solo per tornare al punto di partenza.
"Ehi asinello, pulisci questa robaccia" ordinò a Ferro Vecchio, salvando l'ultimo progetto in un file criptato. Dopo lunghe settimane di convalescenza era riuscito a dare una sistemata anche a lui e gli aveva già affidato una nuova postazione nel laboratorio della Stark Tower.
Tony fischiettò allegro e andò a sciacquarsi le mani, dando una fugace occhiata al panorama notturno della città. New York era incantevole, con le sue luci e il suo caos irrangiungibile dall'ultimo piano dell'edificio, eppure la vista che offriva la scogliera di Malibù era inarrivabile.
Tony sospirò affranto, ripensando alla loro vecchia Villa distrutta e ai progetti di costruirne un'altra, ancora in alto mare.
Si lasciò alle spalle il laboratorio e si diresse all'ultimo piano della Torre, pensando che probabilmente Pepper fosse già a letto, vista l'ora.




La trovò rannicchiata in un angolo del divano, addormentata sotto la coperta che le aveva regalato il natale appena passato. Dovendo trascorrere diversi mesi in una New York avvolta dall'inverno e sapendo quanto Pepper odiasse il freddo, Tony aveva trovato il regalo perfetto per lei.
Le si avvicinò con cautela e facendo attenzione a non svegliarla le tolse il computer portatile che aveva lasciato in bilico sulle ginocchia.
Il tempo di posarlo sul tavolino che la giovane si era già svegliata.
"Mm, stavo lavorando..." bofonchiò con la voce impastata dal sonno.
"Sì, stavi lavorando in maniera davvero molto intensa" la schernì lui.
"Ho solo chiuso gli occhi per cinque minuti" disse Pepper sbadigliando rumorosamente.
"Davvero? Dalla tua faccia non si direbbe...Andiamo, è mezzanotte passata e stai morendo di freddo qui sopra" le disse invitandola ad alzarsi.
"Non penserai di tornartene in laboratorio, vero?" gli chiese Pepper prima di afferrargli mano, la sua era quel genere di domanda che non necessita di una risposta.
"Giammai. Forza Potts, si va a nanna" le disse prendendola sottobraccio e trascinandosela, già nel mondo dei sogni, in camera da letto.
"Notte..." mormorò la giovane prima di accoccolarsi a lui e sprofondare definitivamente in un sonno profondo.
Tony la strinse a sè e le diede un breve bacio sulle labbra; il sonno come sempre avrebbe tardato ad arrivare, ma non c'erano più incubi a tormentare i suoi sonni e tanto bastava. 





NdA
Buongiorno e buona domenica :D
Doppio aggiornamento questa settimana (!), me lo sono concessa dal momento che è un capitolo breve e di stallo: il prossimo sarà l'ultimo di questa seconda parte della raccolta e presto andremo nel What If...? , anche se spero di non allontanarmi troppo dagli avvenimenti dei prossimi film :D

Un abbraccio e alla prossima <3

_Atlas_

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Capitolo 20
*** Compromessi ***



Compromessi





Pepper abbassò le spalle senza preoccuparsi di nascondere il suo disappunto a quello che le sue orecchie avevano appena sentito.
Qualcosa le si attorcigliò nello stomaco, un misto di rabbia, tensione e sconforto.
"Quando..?" chiese al suo interlocutore, che in quel momento aveva almeno la decenza di sentirsi un po' in colpa dal momento che aveva tenuto la testa bassa per cinque minuti.
Tony stranamente non aveva infatti alcuna voglia di scherzare o alleggerire il discorso.
"Domani..." rispose.
"Domani??Tony..." la donna sospirò nervosamente e gli voltò le spalle, andando a rannicchiarsi in un angolo del divano.
"Per quanto tempo?" chiese poi, non del tutto sicura di voler sentire la risposta.
"Non lo so...una settimana, due. Non ne ho idea..."
Pepper non disse nulla, combattendo silenziosamente contro l'impulso di mostrargli quale fosse la vera realtà dei fatti, seguita dalla sua opinione a proposito.
Succedeva sempre così quando Tony doveva partire per una missione e ultimamente succedeva fin troppo spesso. Per quasi un mese era stato impegnato a risolvere le questioni dell'Hydra, intere settimane in cui l'unico momento in cui potevano stare insieme era la sera, lei stramata dalla stanchezza e lui con i suoi problemi d'insonnia.
Poi avevano dovuto risolvere e dare una sistemata ai problemi dello S.H.I.E.L.D., altre settimane passate in una villa già troppo grande per due persone, figurarsi per una.
Adesso qual era la missione? Recuperare lo scettro di Loki?
Il tutto condito dall'opprimente e concreta paura di ricevere una telefonata – la stessa che aveva ricevuto anni prima, durante un convegno lavorativo – che le annunciava la scomparsa di Tony Stark.
"Pep..." mormorò Tony sedendosi al suo fianco "So cosa pensi."
La giovane lo guardò in cagnesco e assottigliò lo sguardo "Sul serio? Io credo di no."
"Credimi, se potessi non andare, se potessi restare qui e..."
"Non lo faresti."
Tony la guardò interdetto. "Come?"
"Tu non vedi l'ora di indossare l'armatura e andare in giro a fare il supereroe..." spiegò la donna.
"Stai insinuando che preferirei andarmene a spasso con una squadra comandata da un vecchio attempato..."
"Non chiamarlo così..."
"...piuttosto che stare qui con te?"
"No, questo lo stai insinuando tu, io non ho mai detto una cosa simile" lo prese in contropiede la donna e malgrado la situazione non potè che sorridere allo sguardo che le rivolse Tony.
"Stai cercando di incastrami, non mi piacciono questi giochetti" obiettò infatti l'uomo.
"Uh, credevo di sì..."
"Pep, andiamo! Non è più solo un gioco, forse lo era un tempo ma le cose sono cambiate. Ci sono di mezzo troppi pericoli, troppi....ah, come faccio a spiegartelo?" sospirò affranto passandosi una mano tra i capelli.
Pepper si morse la lingua e per un momento si pentì di aver iniziato, ancora una volta, una discussione che portavano avanti da troppo tempo. Cercò di restare calma e provò a farlo uscire da quel labirinto di pensieri che lui stesso aveva creato.
"Tony..." lo chiamò.
"Mmm?"
"Non ti sto chiedendo di scegliere tra me e Iron Man..."
"Giusto, perchè sai che non, insomma...io.."
"...vorrei solo che tu capissi la differenza tra aiutare le persone e salvare il mondo. Non puoi essere in ogni luogo in ogni momento, non è umanamente possibile un cosa del genere" disse recuperando un briciolo di serenità.
"Cerco solo di essere presente quando so che c'è bisogno di me, non posso restare indifferente a certe cose..."
"Tony, io ho bisogno di te. Non mi diverto a saperti in giro a rischiare la vita una settimana sì e l'altra pure. Non voglio ricevere nessuna telefonata che mi comunichi che sei morto mentre cercavi di fare il supereroe perchè ti sei cacciato in guai più grandi di te...capisci cosa voglio dire?"
Tony rimase qualche istante in silenzio, valutando attentamente ciò che aveva detto Pepper e ciò che ancora aleggiava nella sua mente. Non era stupido, sapeva bene che la giovane soffrisse nel vederlo rischiare così tante volte la vita, lei stessa aveva rischiato in passato e in più di un'occasione. Tony si era ripromesso di non ricadere mai più in situazioni simili, ma se da una parte poteva garantire la sicurezza di Pepper, lo stesso non poteva fare con la propria.
"Sai che farti stare male è l'ultima cosa che vorrei, vero? So che non è piacevole vedermi in tv o chissà dove, mentre combatto con...
"Non lo è per niente, credimi."
"...appunto. Non posso prometterti che non succederà ancora in futuro, ma vorrei poter creare qualcosa che possa fare il mio lavoro, il lavoro degli Avengers. Per garantirci più sicurezza, per poter tornare a casa. Ma prima ho bisogno di chiudere la prossima missione, riprendere lo scettro di Loki e mettermi a lavoro per un po'. Pensi di poter sopportare la cosa ancora per un po'?" propose.
Pepper ascoltò le sue parole con attenzione e sospirò. Non era certo un'idea allettante, ma come compromesso avrebbe potuto funzionare, sebbene la frase "creare qualcosa", pronunciata da Tony Stark era sempre qualcosa che la faceva tribolare a sufficienza.
"Basta che non sia un po' troppo lungo. Non so quanto potrò resistere ancora, davvero."
"Affare fatto, Potts. Glielo garantisco" disse Tony recuperando il buon umore.
Ci pensava già da molto, in effetti. Creare una squadra di armature che non avessero bisogno della sua presenza sul luogo, qualcosa di sicuro su cui poter fare affidamento e senza che l'intervento degli Avengers fosse necessario.
Ci avrebbe provato sicuramente, ma prima aveva ancora una missione da porta a termine.






NdA
Finale orrendo, mamma mia BLEAH.
Scusate ma non sono riuscita a fare di meglio, non ho amato particolamente scrivere questo capitolo, un po' perchè sappiamo bene quel che succederà poi al termine di Age of Ultron (spero abbiate capito che temporalmente siamo a ridosso di questo film), un po' perchè sono morta di sonno ^^'
Oggi ho avuto un po' di tempo libero in più e visto che l'ispirazione c'era ne ho approfittato...

Per quanto riguarda la raccolta, con questo capitolo ho ufficialmente chiuso la seconda parte della storia. I primi capitoli della terza parte saranno ancora legati ai film – fino a Spiderman Homecoming – mentre i successivi sono ancora un punto interrogativo. Mi piacerebbe seguire gli avventimenti di Infinity War ma d'altra parte non voglio aspettare quattro mesi prima di buttare giù qualche idea.
Ergo, vi farò sapere qualcosa di più con i prossimi aggiornamenti.

Ringrazio nel frattempo chi mi ha seguita fin qui e chi si è fermato a recensire <3

_Atlas_

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Capitolo 21
*** Distanze ***


 

Distanze







Il laboratorio di Villa Stark era insolitamente silenzioso quella sera. La voce monocorde di Friday era stata disattivata, la musica spenta e anche il solito ronzìo dei neon assopito.
Anche Tony si era chiuso nel silenzio, seduto scomposto sulla Corvette decapottabile che non aveva finito di riparare e che ormai giaceva nel laboratorio da settimane.
Avrebbe potuto sistemarla, per lui sarebbe stato un gioco da ragazzi e persino Pepper ne sarebbe stata entusiasta, non solo perchè era la sua auto preferita ma perchè finalmente lo avrebbe visto distogliere l'attenzione da quella patetica armatura.
C'è troppo silenzio, pensò Tony sorpreso di trovare eccessiva la calma da cui era circondato.
Quel silenzio sarebbe presto diventato un vuoto da colmare e lui non era più un trentenne fragile e incline a riempirsi con l'alcool. Era un uomo adulto adesso, capace di intendere e di volere ma evidentemente ancora incapace di rendere felice qualcuno.
Così l'aveva vista andare via senza dire niente, dopo troppe settimane passate a cercare di comunicarle ciò che ancora non sapeva come spiegare a sè stesso.
Iron Man, le missioni, gli Avengers, i morti e i feriti, la paura e i doveri.
Pepper non era riuscita più a sopportarli e anche dentro di sè qualcosa aveva bruscamente cambiato rotta.
Sarebbe caduto in pensieri decisamente peggiori se il telefono non avesse squillato in quell'istante, ma leggendo il nome sul display fu colto da una stretta al petto.
"Pep..?" si fece quindi forza a rispondere.
"Ciao Tony"
"Ciao...C-come stai?" chiese incerto, rendendosi poi conto di non essere in grado di gestire situazioni simili.
Non si aspettava una sua chiamata, se n'era andata da una settimana e non lo aveva cercato fino a quel momento, perchè lo stava facendo adesso?
"Ho un po' di lavoro arretrato qui alle Industries" disse la giovane senza tuttavia rispondere alla sua domanda e a Tony non sfuggì.
"Ho chiamato per avvisarti su un paio di cose, una è la data del prossimo consiglio di amministrazione, il 7 giugno. C'è bisogno della tua presenza, perciò..."
"Ci sarò."
Non c'era bisogno di averla davanti per poter indovinare l'espressione stupita sul viso della giovane.
"Bene allora avverto subito Happy, anche se ci crederà a stento. Come stai?"
Fu il turno di Tony ad evitare una risposta che avrebbe avuto lo stesso sapore di una bugia.
"Uh, digli che può stare tranquillo. Qual era l'altra cosa che dovevi dirmi?"
La sentì prendere un respiro e pieni polmoni dall'altro lato del telefono.
"Non...non posso venire alla cerimonia al MIT, sabato prossimo..."
"Oh..." Tony si aspettava qualcosa di simile, ma fece male lo stesso.
"Sì, mi dispiace. E' che ho davvero un sacco di lavoro da sbrigare e fare un viaggio a New York la settimana prossima significherebbe ritardare su tutto il programma e..."
"Pepper non fa niente, me la saprò cavare lo stesso" intervenne Tony, deciso a sbrigliare le sue giustificazioni sconnesse.
"E' che mi dispiace, ci abbiamo lavorato per mesi e so quanto era importante per te..."
"Già, lo era...ma sul serio, non preoccuparti. Mi inventerò qualcosa, sono bravo a improvvisare" disse tentando di rendere la situazione meno dolorosa per entrambi.
"D'accordo" disse quindi Pepper. Seguirono secondi di silenzio carichi di tensione che poi la donna decise di rompere. "Sei già a New York?"
"Io...no, parto domani mattina, credo. Insomma no" balbettò Tony prima di decidere che la situazione stesse precipitando. Quelle conversazioni distaccate e spente non gli erano mai appartenute, nemmeno quando erano stati solo un capo e un'assistente.
"Senti Pep, devo lasciarti adesso...Rhodey è appena entrato di soppiatto nel laboratorio e ha...ha una faccia davvero molto arrabbiata. Ci risentiamo."
Pepper rimase qualche secondo interdetta, ma poi lasciò perdere e chiuse la conversazione.
"D'accordo...a presto."
Tony allora lanciò il telefono sul sedile posteriore dell'auto e sbuffò pesantemente, spazientito. All'improvviso l'impeto di comportarsi ancora come un trentenne fragile lo fece tentennare, ma si riprese quasi subito e provò a ragionare con lucidità.
Pepper era lontana e gli stava lanciando chiaramente nuove opportunità che avrebbe fatto bene a cogliere, prima di ritrovarsi ancora una volta avvolto da quel silenzio e da quel terribile vuoto.







NdA
Buonasera! :)
Nel pieno di una sessione d'esami davvero estenuante, ho trovato un po' di tempo per proseguire questa raccolta e così eccovi quello che considero il primo capitolo della terza parte della storia.
Siamo a ridosso degli avvenimenti di Civil War, come avrete capito, ma vi posso anticipare subito che non mi soffermerò sulla pausa tra Tony e Pepper. Credo di averla trattata a sufficienza con le altre fic e, inserita qui, è solo una delle tante tappe dai cui sarei dovuta passare inevitabilmente.
Nello specifico, con questo capitolo ho immaginato che appunto Pepper avvisasse Tony della sua assenza al MIT. Nel film non si capisce fino a che punto Tony si aspetti una cosa simile, ma considerando la professionalità e la precisione di Pepper non penso proprio che non si sia presentata di proposito, o per farli un "dispetto". 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e ne approfitto per ringraziare tutti quelli che mi hanno seguita fino adesso <3
Alla prossima,

_Atlas_

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Capitolo 22
*** Incertezze ***



Incertezze






"Erano da poco passate le undici del mattino quando l'autobomba è esplosa sotto il palazzo congressi di Vienna. Giornalisti e forze dell'ordine sono giunte immediatamente sul posto per cercare di far fronte a uno spettacolo che negli ultimi mesi abbiamo visto fin troppo spesso. Ricordiamo che l'attentato è avvenuto proprio nel giorno in cui si sarebbero dovuti firmare gli accordi per limitare il ruolo più che attivo degli Avengers nella lotta al crimine e che, nello stesso attacco, il presidente Wakandiano T'Chaka ha purtroppo perso la vita. Ma vediamo adesso come la popolazione austriaca ha reagito all'attacco di ieri mattina..."


Con un gesto incerto Pepper spense il televisore, lasciando a metà lo stesso notiziario che negli ultimi quaranta minuti non aveva avuto nuovi aggiornamenti.
Non sapeva come comportarsi: una parte di lei avrebbe continuato imperterrita ad ascoltare le notizie, a leggere i giornali e a farsi passare sottobanco le informazioni dal colonnello Rhodes, che da Berlino cercava di trovare un equilibrio tra le richieste giustificate della giovane e quelle impertinenti e talvolta pesanti, di Tony Stark.
L'altra parte, quella più realista e raziocinante che negli ultimi mesi aveva urlato per farsi sentire, l'aveva però obbligata a spegnere la tv e alzarsi dal divano. Non aveva senso continuare a farsi del male in quel modo, tanto più ora che la situazione era relativamente tornata sotto controllo.
Aveva un'azienda da portare avanti e se aveva deciso di prendersi del tempo per sè era anche per quello; le Stark Industries non avrebbero continuato a navigare nell'oro se lei non avesse messo un freno a ciò che da tempo era diventato troppo da sopportare.
Pepper ricordò di aver riflettutto a lungo prima di prendere una decisione, ma quando si era lasciata alle spalle Villa Stark pensava di aver alleggerito di molto il peso che si portava dentro.
Ora, a distanza di due settimane e considerati gli ultimi eventi, si rese conto che no, quel peso non si era alleggerito affatto. Aveva solo mutato forma, ma la sostanza era rimasta la stessa.
Il timore che potesse succedere qualcosa di grave tornava prepotente a farle visita, pensare che Tony potessere rimanere coinvolto in qualcosa più grande di lui la metteva in allarme, realizzare che pobabilmente si sarebbe messo nei guai da solo le toglieva il sonno.
In definitiva, la pausa che aveva preteso le era servita solo per metterla davanti alle sue emozioni e alle sue paure più intime.
Si ricordò di quando molti anni prima Tony l'aveva implorata di sostenerlo e di aiutarlo, perchè aveva finalmente capito qual era il suo posto e il suo ruolo nel mondo, e ricordò la sua risposta, rassegnata ma sincera.
"Anch'io non ho nessuno se non lei."
Ed era vero, lui per qualche tempo aveva sostenuto la stessa cosa ma poi erano arrivati gli Avengers, le missioni e tutto il resto. A lei ancora non rimaneva altro che lui.

Pepper quella sera rimase a lungo sul divano, sepolta tra i cuscini e in continua lotta con la sua mente,
Avrebbe dovuto chiamarlo?
Probabilmente aveva molto di cui occuparsi in quel momento, telefonarlo gli avrebbe solo reso le cose più difficili.

 
*


"Ti ha chiamato qualcuno?"
Rhodey alzò un sopracciglio e guardò Tony sdraiarsi sul divano con aria visibilmente provata.
"Doveva chiamarmi qualcuno?" chiese interessato.
"Non saprei...il Senatore Ross per esempio. O Rogers, o..."
"...o Pepper?"
Tony corrugò le sopracciglia e deglutì. "Anche, perchè no..."
Rhodey sbuffò e tornò a posare lo sguardo sul quotidiano che stava leggendo. Tutte le pagine parlavano di Vienna e del soldato Barnes.
"Tutta gente che, in teoria, avrebbe dovuto chiamare te..."
"Tutta gente che, in teoria, non vorrebbe avere niente a che fare con me..." lo canzonò Tony.
"Perchè non provi a chiamarla tu? Penso che le farebbe piacere sentirsi dire da te che sei vivo e illeso dopo quel che è accaduto."
Tony chiuse gli occhi e si passò le dita sulle palpebre, il mal di testa non accennava a passare.
"Perchè se ha deciso di allontanarsi da me un motivo ci sarà. Non voglio stressarla più del dovuto."
Con un gesto spazientito Rhodey richiuse il giornale e sbuffò.
"Fantastico, sai cosa succede quando è così? Succede che lei chiama me perchè ha paura di stressare te e tu ti appelli a me perchè hai paura di stressare lei. E sai invece chi è il più stressato di tutti, qui? IO. E non è divertente, te lo posso giurare" disse con foga.
"Lei non ha paura di stressarmi, lei è semplicemente molto arrabbiata con me e sa che qualsiasi conversazione civile potrebbe trasformarsi in una discussione nel giro di pochi secondi. Te lo assicuro" spiegò Tony sorpreso di aver mantenuto la calma fino a quel momento.
"Pepper è terrorizzata dall'idea che possa succederti qualcosa" riprese però il colonnello "Chi non lo sarebbe del resto, visto quello in cui ti sei cacciato fino ad ora? E' per questo che è arrabbiata. Io, invece, sono arrabbiato perchè tu non fai niente per assicurarle che sei vivo e che stai bene".
"Io non faccio niente? Io?"
Rhodey prese lo smartphone di Tony e glielo mise sotto al naso con aria minacciosa.
"Chiamala. Chiamala o ti giuro che il prossimo a prendermi una pausa da te sarò io."
Tony afferrò il telefono e lanciò uno sguardo eloquente al colonnello, prima di vederlo girare i tacchi e allontanarsi.







NdA
Buon pomeriggio!
La sessione d'esami è praticamente finita e così mi accingo a pubblicare un altro capitolo senza troppi sensi di colpa :D
Dunque, un altro capitolo ambientato nel pieno della Civil War; posso garantirvi che è l'ultimo e di conseguenza dal prossimo i nostri piccioncini saranno di nuovo insieme :3
Vorrei portarmi avanti con questa parte della raccolta, in modo da arrivare a poco prima di Infinity War e continuare poi a seconda di quel che accadrà nel film, perciò momentaneamente non intendo aggiornare l'altra long, pardon :P

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi aspetto con il prossimo <3

_Atlas_

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Capitolo 23
*** Ritorni ***



Ritorni






La notte passata era stata una delle più intense di tutta la sua vita, Tony ne prese consapevolezza qualche minuto dopo aver aperto gli occhi, rendendosi conto che quel senso di oppressione al petto che lo aveva accompagnato per mesi, si era affievolito. Sembrava addirittura scomparso, anche se aveva un certo timore a pensarlo.
Si voltò alla sua destra incrociando la sagoma di Pepper ancora profondamente addormentata, del resto era appena l'alba e lui stesso si era stupito quando aveva aperto gli occhi alle sei del mattino.
Ripensò a quando solo due giorni prima aveva varcato la soglia di Villa Stark dopo quasi due mesi di assenza; era sempre una sensazione strana tornare a casa dopo lungo tempo, ma quella volta era stato anche doloroso: la villa era completamente vuota e non c'era nessuno che aveva atteso trepidante il suo ritorno.
Aveva passato le successive quarantotto ore a chiedersi da dove dovesse cominciare per mettere ordine alla sua vita e inevitabilmente il suo pensiero era corso a Pepper, immaginandosela sommersa da scartoffie e riunioni di lavoro. O magari rintanata nel suo appartamento, a debita distanza da lui e dai suoi problemi.
Qualche colonnello impertinente aveva dovuto cantare parecchio in quei giorni, perchè Pepper era poi arrivata in tempo per assistere a quello che adesso Tony considerava il momento in cui si era sentito più fragile e inerme in tutta la sua vita.
Non era peggio dell'Afghanistan e non era peggio di New York, ma era come se qualcuno avesse appena aperto il vaso di Pandora, lasciando fuoriuscire tutti i traumi e i dolori che aveva taciuto e nascosto per anni.
Pepper lo aveva visto piangere a lungo ed era quindi venuta a conoscenza di quel che era successo in Europa e soprattutto in Siberia, sentendosi stringere il petto non appena Tony aveva nominato Howard e Maria.
Il resto della nottata si era rivelato naturalmente, assecondando il bisogno di entrambi di sentirsi vivi e uniti come non lo erano stati per molto tempo. Non c'era stato nulla di romantico o passionale, si erano semplicemente lasciati guidare dalle loro emozioni ed esigenze, rimanendo infine abbracciati a lungo.


Un pallido raggio di luce si posò sul viso di Tony e l'uomo percepì poco a poco le palpebre richiudersi, cullate da quel lieve calore. Prima di addormentarsi di nuovo riuscì a voltarsi e avvicinarsi al corpo di Pepper, stringendolo a sè e sentendosi rassicurato da quel contatto. Sentì la giovane rintanarsi nella sua stretta e in quel momento, nonostante tutto, pensò di potersi rialzare ancora.








NdA
Avrei dovuto aggiornare con un capitolo diverso e che a questo punto sarà il prossimo, ma riguardando i temi che volevo trattare mi sono resa conto di aver chiuso "il momento di pausa" un po' troppo velocemente, così alla fine ho scritto questa flashfic. So che è moooolto breve, ma come ho già detto in altre note d'autore credo di aver affrontato il discorso troppe volte con le altre fic, quindi questo capitolo serve per dare più completezza alla raccolta.
Spero abbiate apprezzato ugualmente <3

Un bacione e alla prossima

_Atlas_

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Capitolo 24
*** Contatti ***



Contatti






Era un'incantevole giornata a New York, nel cielo si potevano contare poche nuvole sparse qua e là e anche l'aria era molto meno fredda rispetto alle ultime settimane, del resto la primavera era alle porte.
Tony era tornato a guidare con il finestrino dell'auto totalmente abbassato mentre un paio di occhiali firmati lo proteggevano dal sole accecante che gli batteva sul viso.
Il suo sguardo sembrava più rilassato e sebbene portasse ancora cicatrici risalenti a qualche mese prima, le cose erano migliorate notevolmente.
Lo stereo dell'auto trasmetteva un vecchio singolo dei Metallica e Tony alzò di poco il volume, poi allungò il braccio alla sua destra fermandosi quando la sua mano entrò in contatto con la soffice stoffa a fiori che ricamava l'abito di Pepper.
La giovane sorrise e afferrò la mano del compagno, stringendola dolcemente nella propria.
Le erano mancati quei gesti semplici e così intimi tra loro, agli occhi delle altre persone sarebbero parsi naturali ma per loro avevano sempre rappresentato qualcosa di intenso, qualcosa che non avrebbe potuto appartenere mai a nessun altro.
"Sei sicuro di voler andare...?" gli chiese Pepper, ad un tratto dubbiosa sulla decisione che avevano preso quel mattino.
"Per niente" ammise Tony, del resto per lui non era mai stato semplice affrontare quel genere di cose. "Ma se torniamo indietro sono sicuro che me ne pentirò."
"D'accordo."
Tony le accarezzò la mano che aveva ancora stretta nella propria e tornò a concentrarsi sulla strada.



Il cimitero sorgeva al termine di un lungo viale adornato di cipressi; sebbene Tony non ci andasse da anni ne ricordava perfettamente la strada, così parcheggiò l'auto all'angolo dell'entrata e fece il giro per aprire la portiera a Pepper.
La giovane sorrise del gesto inusuale e lo giustificò come un estremo bisogno del compagno di tenere occupata la mente pur di non pensare a quel che stava andando incontro. Sospirò e ripensò a quanto quella necessità le avesse tenuto compagnia in passato, in più di un'occasione, così gli strinse la mano e insieme varcarono il cancello dell'entrata.
Una gigantesca magnolia fiorita apparve maestosa davanti ai loro occhi pochi minuti più tardi e nello stesso istante Pepper percepì la mano di Tony aumentare la stretta sulla propria: non era sicura della reazione che avrebbe potuto avere, malgrado avessero vissuto insieme moltissime cose questa era una novità per entrambi e in qualche modo anche lei si era lasciata avvolgere da una vaga tensione.
Quando due lapidi in marmo bianco apparvero ai piedi della magnolia un silenzio avvolgente cadde su di loro e poi, improvvisamente, tutto avvenne con semplicità.
Tony lasciò la presa dalla sua mano e con fare impacciato si avvicinò alle foto dei suoi genitori, chiusa in una cornice dorata sotto la scritta Howard e Maria Stark. La pioggia e l'umidità avevano svolto il loro compito, perchè le foto erano ingiallite e consumate in parecchi punti, ma nonostante i ventanni di intemperie i volti dei soggetti erano ancora chiari e riconoscibili.
Suo padre, sguardo fiero e stanco, sorrideva forzatamente all'obiettivo mentre al suo fianco Maria aveva il volto illuminato di gioia.
Tony fece un gesto a mo' di saluto, incerto su cosa fare, poi si abbandonò alla realtà della situazione e rimase in silenzio. Notò con piacere la presenza di fiori freschi ai piedi delle due lapidi e si chiese chi potesse essere andato a fargli visita negli ultimi tempi; poi si morse la lingua e realizzò di essere andato a trovare i suoi genitori, che non vedeva da almeno dieci anni, a mani vuote.
"Avrei dovuto portare dei fiori..." pensò ad alta voce e finalmente Pepper si intromise in quel momento così intimo.
"La prossima volta..." suggerì poggiandosi sulla sua spalla.
Tony le posò un bacio sulla fronte e le strinse di nuovo la mano.
"E' banale ma...gli saresti piaciuta. E avresti passato ore a beffarti dei miei difetti con mia madre, ne sono sicuro."
Pepper sorrise e per qualche istante si perse a immaginare la scena chiedendosi se davvero sarebbe andata in quel modo. Forse sì, o forse la vita di Tony avrebbe preso un'altra piega e le loro strade non si sarebbero mai incontrate.
"Torniamo a casa? Abbiamo un trasloco da iniziare" propose Tony dopo un lungo silenzio. Ultimamente si era messo in testa di ristrutturare – ancora – la Avengers Tower e quello non era che l'inizio.
Diedero un altro sguardo alle foto di Howard e Maria, dopodichè si incamminarono insieme verso l'uscita.
Il tempo guarisce ogni ferita e Tony aveva iniziato a capirlo, forse un po' tardi e in modi un po' troppo turbolenti, ma le cose semplici del resto non erano mai state di suo gradimento e, dopotutto, forse adesso era tornato a respirare almeno un po'.







NdA
Bonsoir :D
Dopo innumerevoli ripensamenti riesco finalmente a pubblicare questo capitolo.
Non sapevo se inserirlo nella raccolta perchè si distacca un po' dal fine principale, però poi ho pensato che in qualche modo "la visita" ai genitori di Tony potesse rappresentare lo stesso un punto fondamentale della relazione tra lui e Pepper. Nel mio headcanon non sono mai andati insieme al cimitero, probabilmente Tony un paio di volte da solo, ma sono solo vaghe supposizioni.
Il fatto che qualcuno abbia lasciato dei fiori freschi accanto le lapidi...beh, interpretatelo come volete. Io avevo in mente una persona ben precisa, visti gli ultimi eventi, ma prima di dirvelo voglio sapere a chi avete pensato voi :P

Nel frattempo vi ringrazio per il tempo che dedicate a questa storia, anche solo fermandovi a leggere i capitoli: me felice *-*

Un bacio e alla prossima!

_Atlas_

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Capitolo 25
*** Di ragazzini e indifferenza ***



Di ragazzini e indifferenza







La pausa pranzo migliore di sempre, pensò Tony dando un secondo morso al suo gigantesco cheeseburger ritirato appena un quarto d'ora prima da Burger King.
Pepper era seduta di fronte a lui e tra una firma che ultimava l'ultimo acquisto delle Stark Industries e le decine di email che continuavano ad arrivarle, ogni tanto dava un assaggio alla ciotola di insalata mista che Tony le aveva portato. Mangiare un cheeseburger in quel momento sarebbe stato a dir poco impegnativo.
"Tesoro, la pausa pranzo in genere prevede di prendersi un pausa da qualunque cosa si sia facendo e, appunto, pranzare" proruppe Tony che di certo non aveva sperato in quella piega degli eventi quando, spinto da un rinnovato vigore fisico, si era scapicollato fino al primo Burger King per portare il pranzo alla sua adorata compagna, barricata in ufficio da quella mattina.
Pepper, sentendosi chiamata in causa, alzò brevemente lo sguardo e con un'occhiata che stava palesemente chiedendosi "da quale pulpito", freddò il compagno.
Non che avesse poi così torto, per una volta che sembrava ricordarsi della sua presenza doveva ammettere di essere rimasta stupita dal gesto che aveva avuto. Sebbene la puntualità dell'uomo di presentarsi nel suo ufficio nei momenti più critici fosse sempre impeccabile.
In ogni caso, Tony per una volta ebbe il buon gusto di tacere e tornò ad assaporare il suo cheeseburger.
Una lieve vibrazione del suo smartphone lo fece però tornare subito alla realtà.
Non gli serviva controllare il display per sapere chi avesse deciso di scrivergli per la quindicesima volta, quel giorno.
Probabilmente aveva passato il compito di fisica e fremeva per fargli sapere il risultato, era una settimana che lo tormentava a riguardo.
Ignorò il successivo messaggio e tornò al suo panino.


Una decina di messaggi ignorati dopo, Pepper alzò la testa e sbuffò contrariata.
"Non pensi che dovresti rispondergli a un certo punto?" gli chiese.
Tony per poco non si strozzò mandando giù l'ultimo boccone.
"Sei impazzita? Se gli rispondo non mi lascerà in pace per le prossime tre ore! Tu non lo conosci, una volta che gli hai dato la mano finisce per..."
"E' solo un ragazzo..."
"...prendersi tutto il braccio. Sì, è anche piuttosto sveglio per la sua età. Forse troppo."
"...e si capisce che straveda per te. Dargli un minimo di considerazione potrebbe fargli capire che anche tu tieni a lui" cercò di farlo ragionare la donna.
"Tesoro, non posso comprendere quale sia il suo vero potenziale se non lo lascio agire da solo. Se gli rispondo finirà per prendermi come un punto di riferimento e non posso assolutamente far sì che accada una cosa del genere" spiegò Tony accorgendosi troppo tardi di aver iniziato a gesticolare furiosamente, come faceva sempre quando era nervoso.
"Sì certo, perchè finireste per affezionarvi e poi chi ti sopporterebbe più" lo prese in giro la donna tornando alle sue email.
Tony assottigliò lo sguardo cercando le parole per risponderle a tono ma fu interrotto dalla porta dell'ufficio che si aprì senza preavviso, lasciando entrare un Happy Hogan dall'aria decisamente seccata.
"Ehi Stark, veda di fare qualcosa con quel Parker perchè non ne posso più dei suoi continui messaggi. E' il ventiduesimo che manda in meno di un quarto d'ora. Sono un uomo impegnato io, non posso perdere tempo a fare da babysitter agli adolescenti" si lamentò accennando un saluto a Pepper.
"Ehi Hap, stavamo giusto di parlando di questo. Pensavo...potresti rispondere tu a Peter, magari digli che sono occupato e che non ho tempo per...sai" buttò lì Tony, non esattamente sicuro di quel che aveva appena proposto.
E infatti Happy non ci mise molto a obiettare.
"Ha preso una A al compito di fisica. Non è da me che vuole ricevere una risposta e nè tantomeno mi sognerei mai di scrivergliene una. Lo faccia lei, io ho da occuparmi di cose più importanti" borbottò prima di lasciare l'ufficio, non senza aver prima rivolto a Pepper uno sguardo eloquente.
La donna ricambiò con un mezzo sorriso e poi tornò a guardare Tony.
"Hai davvero bisogno che ti ricordi cosa mi hai detto ieri sera?" gli domandò, staccando per un momento dal suo lavoro.
"Quando? Mentre stavamo facendo..."
"Dopo" ci tenne subito a specificare la donna, battendo le unghie sulla scrivania con fare impaziente.
"Giusto, dopo. In effetti non sarebbe stato possibile ricordare il mentre visto che eravamo entrambi molto..."
"Tony"
"...accesi. Dobbiamo replicare, a proposito."
"Attento, o andrai in bianco per una settimana" lo minacciò Pepper, chiedendosi mentalmente perchè stesse ancora perdendo tempo con lui. Aveva del lavoro urgente da sbrigare.
"E va bene" si arrese infine Tony "Ma il fatto che io non voglia continuare la tradizione dell'indifferenza inaugurata da Howard Stark e sperimentata su me medesimo, non significa che debba rispondere ai duecentoventi messaggi giornalieri di questo ragazzino" svuotò finalmente il sacco.
"Ha preso una A e non vedeva l'ora di dirtelo! Il minimo che tu possa fare è congratularti con lui e dopo, forse, potresti tornare a giudicare il suo potenziale in incognito" lo spronò di nuovo la donna percependo un velo di esitazione sul volto del compagno.
E infatti Tony cedette pochi istanti dopo.
"Va bene, va bene. Hai vinto, signorina Potts, contenta? Ora gli scrivo, ecco qui" disse Tony prendendo in mano lo smartphone e iniziando controvoglia a digitare sulla tastiera.
Pepper sorrise trionfante e tornò quindi al suo lavoro; le cose stavano procedendo a gonfie vele e se avessero continuato a farlo, il prossimo mese sarebbe stata impegnata con qualche significativa conferenza stampa.


Tony rilesse brevemente il messaggio e dopo un'ultima, breve esitazione, premette invio:

Eccellente lavoro, signor Parker. A quanto pare non mi sbagliavo sul tuo conto, del resto è difficile, se non impossibile, che io sbagli qualcosa. Lavora sodo e vediamo se riuscirai a ottenere anche una "A" di un altro tipo. 

A presto,

Tony Stark







NdA
Yo!
Mi piange un po' il cuore se penso che questo è il penultimo capitolo prima dell'ormai imminente Infinity War; ho seriamente paura di quel che potrebbe accadere ma al tempo stesso non vedo l'ora di scoprirlo, uff.
In ogni caso, ho deciso di aspettare l'uscita del film per continuare questa raccolta, principalmente perchè non vorrei allontanarmi troppo da ciò che avverrà.

Qui invece non potevo che inserire un riferimento a Spiderman: Homecoming, nel mio headcanon Tony parla spesso di Peter a Pepper, e ammetto che vorrei che la cosa prendesse pieghe ben specifiche nei prossimi film (date un figlio a Tony Stark, aehm), ulteriore motivo per cui aspetto a scrivere gli altri capitoli, con la Marvel non si sa mai u.u

Ringrazio chi ha letto e recensito fin qui, un bacionissimo e buona serata <3

_Atlas_

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Capitolo 26
*** Proposte ***



Proposte






Era un tranquillo giovedì sera a Malibù, il soggiorno di Villa Stark era illuminato dall'intensa luce rossastra del tramonto e nell'aria si iniziava già a percepire una piacevole brezza estiva.
In televisione scorrevano le immagini della recente conferenza stampa tenutasi a New York e, riguardandole, Tony fu lieto di non aver dovuto annunciare, in quell'occasione, l'aggiunta di un nuovo membro degli Avengers.
Parker era un ragazzo sveglio, intelligente e con la testa sulle spalle, avrebbe dovuto limitarsi a sconfiggere la criminalità del suo quartiere anzichè aspirare a qualcosa di ancora troppo grande per lui.
Quindi anche se per qualche tempo ci aveva sperato ed era arrivato a costruirgli un'armatura molto più tecnologica ed efficiente della prima, alla fine Tony dovette compiacersi per la decisione presa dal ragazzo.
Certo, Pepper non aveva preso la notizia con la sua stessa esultanza, ma tutto sommato poteva ritenersi soddisfatto anche per quello, in un certo senso.
Già, in un certo senso, perchè la giovane aveva poi mandato a monte la sua quasi proposta di matrimonio in mondovisione a favore del...della presentazione del nuovo consiglio d'amministrazione.
Tony spense il televisore con disappunto e si voltò proprio verso Pepper, seduta al suo fianco e che invece aveva stampata in volto un certa soddisfazione.
"Sarebbe stata la conferenza stampa del secolo" le disse contrariato.
"Sarebbe stato esagerata" puntualizzò la donna.
"Mi piacciono le cose esagerate."
"Non mi stupisco che tu mi abbia regalato un orrendo coniglio gigante cinque anni fa" gli ricordò Pepper, chiedendosi se quel dannato peluche giacesse ancora nei fondali dell'oceano. Sarebbe stato inquietante.
Tony quindi la guardò indispettito e sollevò un sopracciglio.
"Eppure credevo che fossi un'amante delle grandi dimensioni" le disse poi con palese intento provocatorio.
La cuscinata che ricevette dritta in faccia non frenò la sua risata.
"Sei un cretino" borbottò la donna con fare rassegnato. Certe volte le sembrava di avere a che fare con un adolescente in preda a una violenta tempesta ormonale.
Doveva ammettere però che la cosa in fondo la divertiva e si maledì quando non riuscì a trattenere un sorriso.
"Le preferisco in situazioni...più intime. E possibilmente lontano da occhi indiscreti" precisò poi, lanciandogli una frecciatina.
Tony la colse subito e travolto da un pensiero improvviso, ammutolì.
Sapeva che prima o poi sarebbe arrivato quel momento e in cuor suo aveva sperato di cavarsela con la prossima conferenza stampa, non avrebbe dato a Pepper la possibilità di interromperlo e lui sarebbe arrivato subito dritto al dunque.
E invece Pepper lo aveva fregato di nuovo.
Si tastò con la mano destra la tasca dei pantaloni e si accertò che fosse lì, tondo e appena appuntito sulla superficie. Fece per prenderlo ma poi qualcosa di molto vicino al panico lo bloccò.
Era il momento giusto? Avrebbe dovuto prima invitarla a cena? Regalarle un mazzo di fiori? E poi cosa diamine le avrebbe detto? E se lei...?
"Tony, stai bene?" domandò quindi Pepper dopo averlo visto assumere ventisette espressioni diverse nel giro di dieci secondi.
Lui parve riprendersi appena e scosse la testa "Uhm? Sì...?"
"Sei pallido" gli fece notare la donna e Tony non riuscì a quantificare quanto si stesse divertendo a prenderlo in giro.
"E tu sei proprio perfida, invece. Ti assicuro che non è facile essere in questa posizione."
"Infatti in queste occasioni di solito bisognerebbe essere in ginocchio" gli fece notare Pepper, divertendosi sempre di più.
Tony strabuzzò gli occhi e una vampata di calore gli inondò il corpo.
"Ehi, ho una certa reputazione da mantenere" le disse contrariato e desiderando che quel momento finisse al più presto.
"E va bene, visto che la metti così..." disse Pepper alzandosi.
Tony riuscì a bloccarle la via d'uscita prima di vedersi sfuggire da sotto il naso anche quella occasione.
"No, no, no....aspetta. D'accordo, come vuoi...ma preferirei che non lo raccontassi troppo in giro" acconsentì inginocchiandosi quindi davanti a lei.
"Vedremo..." rispose Pepper col solo gusto di metterlo in imbarazzo.
Tony allora prese un respiro profondo e si schiarì la voce, non avendo alcuna idea su dove sarebbe andato a parare.
"Okay...ci sono. Più o meno. Va bene..." balbettò prendendo un secondo respiro "Eerr, immagino che dopo quindici anni questo sia il punto di arrivo..."
Pepper sollevò un sopracciglio.
"...per un nuovo inizio, fammi finire. Quindi mi chiedevo se...visto che ci penso dal 2008 e ho dovuto aspettare diversi anni prima di arrivare a questo momento...pensavo...sarebbe carino, bello, direi magnifico, se tu rispondessi in modo affermativo alla mia domanda."
Il sopracciglio di Pepper scomparve del tutto sotto la sua frangetta.
"Quale domanda?"
"Mi vuoi sposare?"
Tony aveva trattenuto il fiato fino a quel momento e se non si fosse ricordato di avere un anello ancora sepolto nella tasca dei suoi pantaloni, probabilmente sarebbe svenuto per mancanza di ossigeno.
Pepper però non gli diede neanche il tempo di muoversi e in unattimo catturò tra le mani il viso dell'uomo e lo baciò con passione.
Tony si dimenticò definitivamente di respirare e rispose al bacio con lo stesso trasporto, stringendo la donna a sè e trascinandola sul pavimento.
Quando si staccarono, l'anello brillava luminoso sull'anulare di Pepper.
"Non ti ho ancora risposto" gli disse cercando di nascondere la propria emozione.
"Appunto. Lo considero un comportamento molto irrispettoso da parte sua, signorina Potts. Dopo una dichiarazione del genere, dopo che mi sono addirittura messo in ginocchio per lei..."
", Tony."
"...mi sorprende che lei...Oh, ?"
Pepper annuì e sorrise raggiante, iniziando a percepire qualche lacrima pungerle sulle guance.
"E' tutto adesso, signor Stark?"
"No, non è tutto..." mormorò Tony prima di attirarla goffamente a sè. La abbracciò forte, nascondendosi nella sua stretta con il desiderio di non sfuggire più dalle sue braccia.
"Ti renderò felice, Pep. Te lo prometto" le mormorò all'orecchio, baciandola affettuosamente.
Pepper aumentò la stretta e poggiò il viso sulla sua spalla, respirando il profumo intenso e rassicurante dell'uomo. Sospirò e realizzò ancora una volta quanto profondamente lo amasse.

"Sono già felice, Tony."








NdA
Bene.
Vi comunico che scrivere una proposta di matrimonio sperando di non renderla sdolcinata e/o pesante e/o scontata e/o banale è assolutamente e categoricamente impossbile.
C'ho provato, non so quanto sia riuscita nel mio intento e quanto questa scena possa colmare il vuoto lasciato da Spiderman:Homecoming.
Se devo essere sincera, l'idea che Tony si proponesse durante la conferenza stampa non mi attirava molto, quindi ho optato per una situazione molto più intima e tranquilla.
Inoltre, ci tenevo a pubblicare questo capitolo per riagganciarmi all'ultima one-shot postata e per concedermi (ci) l'ultimo momento di grazia prima dell'uscita di Infinity War RAGA SE TONY MUORE IO DIVENTO PAZZA VE LO DICO.
E sappiate che da questo film dipende anche il futuro di questa raccolta :')

Spero comunque che abbiate apprezzato il capitolo e vi ringrazio per i commenti che mi avete lasciato fino ad ora :D

Alla prossima,

_Atlas_

 

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Capitolo 27
*** Prototipi e necessità ***



Prototipi e necessità






"Bentornata a casa, signorina Potts."

La voce monocorde di F.R.I.D.A.Y. accolse Pepper non appena varcò l'atrio della villa, mettendo fine a una settimana lavorativa parecchio intensa, la prima dopo un lungo e meritato periodo di ferie.
La donna si liberò in fretta dei tacchi, lasciando i piedi nudi a contatto con il pavimento fresco che subito le diede sollievo e poi si diresse in cucina per bere un po' d'acqua.
Temporeggiò ancora qualche momento prima di raggiungere Tony in laboratorio, certa che lo avrebbe trovato ad armeggiare con qualche brillante diavoleria; nelle ultime settimane era rimasto folgorato da una nuova idea, a sua detta "geniale", su cui aveva lavorato giorno e notte e lei non era riuscita a nascondere il suo entusiasmo nel vederlo così preso da un nuovo progetto.
Il suo stato d'animo inqueto e coperto da uno spesso velo di sofferenza si era man mano rasserenato con il passare dei mesi. Lo scontro con Rogers tornava a far capolino nella sua mente ancora troppo spesso, Pepper lo intuiva dagli inusuali silenzi in cui a volte Tony si immergeva, forse riportando alla mente ricordi dolorosi con cui lei stessa si era dovuta confrontare, ma a parte questi episodi sporadici, Tony sembrava aver recuperato il buon umore di un tempo.
Complice in questo, ne era sicura, anche un certo ragazzino del Queens che ultimamente era riuscito a guadagnarsi una generosa considerazione da parte sua, per nulla scontata dal momento che Tony Stark era un tipo più incline a lavorare in solitaria o comunque a tenersi ben a distanza da adolescenti esagitati.
Parker aveva avuto un'influenza positiva su di lui, su questo non c'erano dubbi, senza contare che Tony sembrava davvero essersi affezionato molto a quel ragazzo.
Pepper sorrise al pensiero e di riflesso posò lo sguardo sull'anello che fasciava il suo anulare sinistro, ancora incredula per tutto ciò che era accaduto nelle settimane appena passate.
Poi tornò alla realtà, tenendo a mente che se anche Tony era cambiato molto e le aveva fatto una dichiarazione d'amore inginocchiandosi ai suoi piedi, non aveva certo smesso di mettere sottosopra il suo laboratorio per creare qualche congegno pericoloso ed esplosivo, così si affrettò subito a raggiungerlo al piano di sotto.




"Potresti almeno cambiare canzone, di tanto in tanto" lo rimbrottò bonariamente la donna dopo aver ordinato a FRIDAY di abbassare la musica.
Le note di Left hand free degli alt-J si effievolirono e finalmente Tony rivolse lo sguardo alla sua compagna. Uno sguardo parecchio sorpreso, a giudicare dalla sua espressione sgomenta e ancora mezza concentrata sul lavoro.
"Ehi, non ti ho sentita arrivare..." mormorò schiarendosi la voce.
"Immaginavo" rispose la donna osservando con curiosità la strana membrana d'acciaio che ricopriva interamente il braccio di Tony.
L'uomo seguì la traiettoria del suo sguardo iniziando a sentirsi a disagio, così cercò di distrarre la donna prima che fosse troppo tardi.
"Sai, non sono niente male i gusti musicali di Peter..."
"Mmmm davvero?" chiese lei distratta.
"Uh, sì. Ma in quanto a film ha decisamente bisogno di un aggiornamento, e anche urgente, direi."
Pepper non sembrava molto interessata alle parole del compagno, piuttosto il sguardo aveva appena catturato al centro del suo torace un...reattore arcSul serio?
"Tony, che diavolo...???"
"Ehi, frena, frena, frena. Non è quello che pensi che sia."
"Beh, sarà meglio, perchè quel che vedo non mi piace. Affatto."
Tony deglutì, non proprio sicuro che spiegarle cosa realmente avesse addosso sarebbe stata una buona idea. D'altra parte lo sguardo di Pepper non ammetteva passi falsi.
"Questo è..." disse quindi picchiettando la piastrella luminosa sul torace "...questo."
In un attimo l'intera membrana che gli avvolgeva il braccio scomparve sotto la piastrella e a Pepper non rimase che un'espressione del tutto sconvolta e impressionata sul viso.
"Ti...piace?" chiese poi Tony a suo rischio e pericolo.
Quando la donna si rifiutò di rispondere pensò che avesse diritto ad almeno un minimo di spiegazione.
"E' un alloggio per nanoparticelle, così sarà più facile utilizzare l'armatura qualora si presentasse un pericolo...Sai, non è pratico portarsela sempre dietro..."
"Certo..." rispose finalmente Pepper, non del tutto convinta ed entusiasta della sua nuova "geniale" idea. Ma Tony sembrava esserne contento e per una volta decise di soprassedere.
"E' ancora un prototipo, comunque. FRIDAY non ha ancora finito di lavorarci su..."
"Sai come la penso" ammise infine Pepper. "Ma ne riconosco l'utilità, sono sincera."
A quel punto Tony annuì e sorrise raggiante prima di attirarla a sè e stamparle un lungo e profondo bacio sulle labbra.
"Stasera cena fuori?"
"Non devi lavorare al tuo prototipo?"
"Il prototipo può aspettare" affermò con decisione e tanto per chiarire meglio il concetto si liberò della piastella sul torace abbandonandola sul tavolo. "Lei invece necessita di attenzioni, signorina Potts."
Pepper sorrise maliziosa, maledicendo l'abilità dell'uomo di giostrare la situazione a suo favore, ma poi tornò a posare le labbra sulle sue, godendosi la sua vicinanza.
"Affare fatto, signor Stark."








NdA
Bene, son qui.
Viva, un po' acciaccata e ancora mezza rimbambita dalla visione di un certo film...
Ma ci sono, e per almeno altri due capitoli questa raccolta potrà continuare ad essere aggiornata.
Ora vi spiego: dopo un'attenta riflessione ho capito che preferisco aspettare gli eventi del prossimo film per mandare avanti questa raccolta, principalmente perchè vorrei attenermi agli eventi che seguiranno e non sfociare nel what if...rischiando di prendere una cantonata :P
[Seguono spoiler]



Mi riferisco in particolare al destino di Pepper, della quale non si sa se è viva, morta, incinta o in procinto di uccidere Thanos col suo anello di fidanzamento. E badate che ho i miei motivi per ritenere attendibili tutti e quattro i punti u.u
Spero possiate capire questa scelta, so che aspettare un anno è parecchio azzardato, ma al massimo posso pensare di scrivere qualcosa non appena avremo qualche notizia in più (e non credo ci voglia molto, in realtà).
In ogni caso, conto di scrivere altri due capitoli per arrivare all'ultima conversazione che Tony e Pep hanno in Infinity War, capitoli che sono ancora in fase di scrittura quindi c'è teeeempo, c'è tempo :P

Per quanto riguarda invece questo capitolo, come avrete notato non c'è nessun evento importante, quel che mi premeva affrontare era il momento (relativamente) tranquillo che credo stiano vivendo Tony e Pepper a questo punto della storia, con Tony che si occupa della nuova armatura che abbiamo visto nel film; nel prossimo invece conto di affrontare l'"argomento Morgan", eheheh

Bene, chiudo il tema e scusate per le note interminabili ma volevo precisare queste cose :P
Vi ringrazio come sempre per l'appoggio e speriamo a presto!

_Atlas_

P.S. Left hand free degli alt-J è la canzone che accompagna l'entrata in scena di Peter Parker in Civil War.
 

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Capitolo 28
*** Sogni rivelatori ***



Sogni rivelatori






Un debole raggio di luce illuminò le vetrate della camera da letto posandosi con leggerezza sul volto di Tony Stark e, pochi istanti dopo, gli occhi del miliardario si aprirono assonnati.
Come al solito gli ci volle una generosa dose di minuti per attivare il cervello, ma non appena fu del tutto sveglio realizzò quanto si sentisse rilassato e di buon umore.
Diede per scontato che il suo stato d'animo fosse dovuto alla piacevole serata che aveva appena passato con Pepper e stava giusto per voltarsi verso la compagna e compiacersene insieme a lei, quando realizzò che il suo lato di letto era vuoto.
Non era una novità, di solito Pepper era quella che si svegliava prima e finchè lui metteva in moto i neuroni e tutti muscoli del corpo, in genere passavano quei dieci o venti minuti che alla donna bastavano per darsi una sistemata e fare colazione.
Quella mattina, tuttavia, l'assenza della donna ebbe un impatto sconcertante su di lui.
La sua mente decise di mandargli in replica il sogno che aveva fatto poche ore prima e a quel punto Tony non solo realizzò che quella scena l'aveva già vissuta, ma che il modo in cui essa continuava – e cioè con lui che vagava per la villa alla ricerca della compagna - era anche il reale motivo del suo buon umore mattutino.

A quel punto Tony si interrogò sul da farsi, il che equivaleva a chiedersi se, andando in cerca di Pepper, l'avrebbe davvero trovata a cullare un bambino di due anni di nome Morgan, con i capelli chiari, gli occhi nocciola e una spruzzata di lentiggini sul viso, come appunto accadeva nel suo sogno...oppure seduta in sala da pranzo a sorseggiare una tazza di caffè.
In entrambi i casi, realizzò, sarebbe stato meglio passare dal bagno e lavarsi la faccia con acqua gelida.

Il tragitto dal letto al bagno si rivelò più arduo del previsto e dall'andamento strisciante dei piedi, era chiaro che le energie di Tony fossero tutte concentrate a pensare che, se lui e Pepper avessero davvero avuto un bambino due anni prima, certamente se ne sarebbe ricordato.
Eppure era così reale, pensò.
Senza nemmeno rendersene conto arrivò davanti alla porta del bagno che, più o meno nello stesso istante, venne aperta proprio da Pepper.
Pepper. Proprio lei. La mia Pepper, che tra le mani tiene un flacone di bagnoschiuma vuoto e non un bambino di due anni di nome Morgan con i capelli chiari e...

"Che ci fai qui?" le chiese senza pensarci.
La donna sollevò un sopracciglio, perplessa.
"Dove dovrei essere?"
Tony parve realizzare in quel momento di averle appena fatto una domanda alquanto strana.
"Uh, non so...cioè..." concluse con uno sbadiglio che confermò a Pepper quanto l'uomo non fosse del tutto sveglio. Gli sorrise divertita e gli stampò un bacio sulla guancia.
"Sto andando a fare jogging, vieni con me?"
Tony rimase imbambolato sulla soglia e annuì, ancora sovrappensiero.

 
*


Le due ore successive erano bastate per confermare che il sogno che aveva avuto era stato, appunto, un sogno; un bel sogno, che lo aveva lasciato piacevolmente sorpreso e di buon umore e che, tuttavia, aveva anche scatenato una tempesta di pensieri mentre era impegnato a correre per Central Park.
Partendo dalla sua infanzia, passando per Howard e arrivando a Peter Parker, valutò ogni possibile significato nascosto di quelle immagini oniriche, senza per altro trovare alcuna spiegazione.
Si chiese quindi se per caso si trattasse di uno sogno premonitore, ipotesi che ben presto divenne il suo chiodo fisso, soprattutto quando ripensò a certe notti recenti in cui lui e Pepper non erano stati del tutto...attenti.
E poi pensò al proprio atteggiamento, che stranamente non era allarmato dalla situazione e anzi, era anche piuttosto deluso dalla vera realtà dei fatti.
Tony iniziava ad avere il fiato corto ed era sicuro che non avesse niente a che fare con la corsa.
Aveva bisogno di sapere.
"Pep..." disse quando si fermarono a fare un po' di stretching "...ti capita mai di vivere una situazione immaginaria che invece non la è per niente?" buttò lì.
La donna non era certa di aver capito e la sua espressione bastò per far riformulare a Tony la domanda.
"Cioè, mi spiego meglio.... tu stai immaginando o sognando un momento della tua vita e poi accade qualcosa che, come dire...ti fa capire che quella è davvero la tua vita. E non un sogno. Capisci?"
Pepper deglutì e si sforzò di comprendere un discorso che alle sue orecchie aveva davvero poco senso.
"Che vuoi dire? Uno vive una situazione immaginaria e poi questa diventa realtà?"
"Sì, più o meno. E' come..." Tony si guardò intorno, alla ricerca di parole che non era del tutto sicuro di voler trovare. "E' come il discorso della pipì" esclamò poi, entusiasta di aver trovato un paragone esemplare.
La donna strabuzzò gli occhi. "Della pipì? Tony, che cosa..."
"Calma, calma....te lo spiego sub-"
"Stai farneticando..." disse Pepper troncando a metà la frase e riprendendo a camminare.
"Affatto."
"...non ti seguo."
"Hai presente quando stai sognando e nel sogno devi fare pipì?"
"Sì" rispose quindi la donna.
"Bene, e poi dici 'Oh mio Dio, non c'è un bagno e adesso che faccio...?"
"Esatto..."
"...Oh, qualcuno mi guarda, ora me la faccio dentro ai pantaloni' "
"...e poi ti svegli e scopri di dover veramente fare pipì."
"Sì!" esclamò Tony, contento che la sua similitudine stesse servendo a qualcosa.
"Sì, succede a tutti...!" ribadì la donna, chiedendosi sinceramente dove volesse andare a parare il compagno. E dire che era abituata ai suoi discorsi del tutto sconclusionati, questo stava decisamente battendo tutti gli altri.
"Giusto, è proprio questo il punto" asserì Tony, iniziando a sentire di nuovo la spiacevole sensazione di avere il fiato corto. La ignorò, preferendo vuotare il sacco.
"Io ieri sera ho sognato che avevamo un...bambino. Era molto reale" spiegò serio "Aveva il nome di quel tuo zio eccentrico...com'era il nome?" chiese cercando di guadagnare tempo e soprattutto di darne un po' a Pepper per realizzare cosa effettivamente voleva dirle.
"Certo..." mormorò infatti lei poco dopo.
"Morgan...? Morgan!"
"Così ti sei svegliato e hai pensato che noi..."
"Aspettavamo..."
"Già..."
"E' così?"
"No" negò Pepper, iniziando a divertirsi per l'imbarazzo del compagno. Fu sul punto di credere che ci fosse quasi rimasto male, ma non avevano mai affrontato l'argomento e quella situazione aveva messo in difficoltà anche lei.
"L'ho sognato, ma era molto reale!" borbottò quindi Tony, che fino a un momento prima era quasi certo di dover aggiungere un'altra stanza alla villa.
Ci volle qualche minuto per fare capire al "genio" che no, non era affatto incinta e che probabilmente non la sarebbe stata ancora per qualche tempo. Quanto tempo, Pepper preferì non chiederselo, anche perchè Tony le stava giusto promettendo una cena romantica sfoggiando lo sguardo più convincente del suo vasto repertorio. Non si accorse nemmeno di sorridere e di stare sigillando una promessa con un bacio.
"Grazie" mormorò Tony, ripensando al sogno di quella notte e ritrovando il buon umore.



Fu in quell'istante che lui comparve.

"Tony Stark, sono il dottor Stephen Strange. Devi venire con me."








NdA
Sssssalve gente :D
Perdonate l'assenza di questi giorni ma l'ispirazione va e viene e per scrivere questo capitolo mi sono dovuta appellare a tutti gli dei di tutti e nove Regni, ottenendo comunque un risultato che non mi convince.
Pur amando l'idea che Tony voglia crearsi una famiglia con Pepper, non riesco ancora a realizzare che tutto questo sia canon e scriverlo è stato parecchio strano.
Coooomunque, pur rimanendo fedele al mio headcanon (e cioè con Maria come unica erede Stark), sto cercando di abituarmi all'idea che probabilmente vedremo uno scricciolo azzurro sul grande schermo. Cosa che in realtà non mi dispiace, a patto che gli cambino nome perchè Morgan mi fa pensare a brutte persone (vero Light? :'D).
Nella seconda parte del capitolo ho cercato di riportare le battute esatte del film, ma accorciando sul finale che altrimenti sarebbe risultato pesante, visto che lo conosciamo già.

Come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero a presto :D

_Atlas_

 

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Capitolo 29
*** Di chiamate e di attese ***



Di chiamate e di attese






"Tony...?"

Pepper non fece caso alla pressione innaturale con cui le sue dita stringevano lo smartphone, nè alla morsa di panico che continuava a contorcerle lo stomaco.
"Tony, mi senti...?" mormorò in un sussurro, consapevole tuttavia che la chiamata era caduta pochi istanti prima.
Nello spazio non c'era segnale, lo sapeva bene, anche se questa volta era stata pronta a captare subito il pericolo e a chiamarlo prima di...di vederlo sparire, lontano, in un punto indefinito oltre il cielo.
Deglutì a fatica e si accorse di percepire la realtà distante, come se la stesse osservando da dietro le lenti di un occhiale da sole. I suoni di Central Park erano irraggiungibili e persino il terreno sembrava mancarle da sotto i piedi.
Era una situazione familiare, se la portava dietro dal giorno del suo compleanno, circa dieci anni prima, quando qualcuno l'aveva informata dell'incidente in Afghanistan e della scomparsa di Tony. Allora era stata una sensazione travolgente, profonda, come solo le "prime volte" sanno essere. Da quel giorno e per tutti gli anni seguenti, credeva di averci fatto l'abitudine o di poter riuscire a conviverci nonostante tutto, ma ogni volta che subentrava un nuovo pericolo era costretta a ricredersi, prendendo atto di quanto in realtà fosse spaventata.

Fece un respiro profondo, obbligandosi a restare calma e a portare la mente di nuovo sul presente, a ignorare la conversazione che aveva avuto appena un'ora prima con Tony, al matrimonio, al suo sogno bizzarro che aveva insistito a raccontarle...a tutti i loro progetti.
Si impose razionalità e concentrazione, come aveva imparato a fare da tempo.
Poi lo avrebbe aspettato, come sempre.

 
*


Tony chiuse gli occhi in una breve, intensa, espressione rassegnata.
Si ostinò con decisione a ignorare i ricordi che gli erano saliti a galla, realizzando che almeno aveva potuto sentire la sua voce un'ultima volta, anche se incrinata dalla preoccupazione e dalla paura.
Fece male, e un tempo, forse solo pochi giorni prima, avrebbe affrontato quel dolore ricoprendolo di promesse e compromessi, rischiando una proposta di matrimonio e persino l'idea di metter su famiglia.
Perchè con Pepper aveva iniziato a credere di poter esserne in grado, di non dover più marciare sull'immagine ormai sbiadita di playboy e miliardario, o supereroe, ma di poter dare al mondo qualcosa di più, qualcosa che non avesse niente a che fare con il suo ego, con i suoi errori, con il suo passato.
Qualcosa di puro, incontaminato.
E adesso, nel buio cupo di una nave aliena, verso un futuro che sapeva sarebbe arrivato a minacciarlo, vedeva dissolversi come cenere ogni sua piccola promessa.
Ci aveva provato, ci credeva ancora, ma da lassù il mondo aveva di nuovo cambiato prospettiva e non era più sicuro di ciò che avrebbe dovuto affrontare questa volta.








NdA
Un po' a sorpresa, sono di nuovo qui :)
Per come mi sto muovendo sul "fronte ispirazione" temevo di non riuscire a scrivere questo capitolo prima di settembre, invece mi è preso il mood e ce l'ho fatta :P
Spero solo che il risultato sia decente ._.

Dunque, credo abbiate capito a che punto di Infinity War ci troviamo; ho voluto fare una sorta di collegamento tra questa scena e quella del primo Avengers, mettendo in risalto il fatto che all'epoca Tony e Pepper non erano riusciti a sentirsi telefonicamente, mentre in questo caso sì, anche se poi tutto finisce in tragedia, ugh.
Ci tenevo soprattutto a marcare l'improvvisa presa di coscienza di Tony, che dopo il matrimonio, il bambino e le altre prospettive future, si ritrova faccia a faccia con ciò che ha sempre temuto ed è quindi costretto a fare un passo indietro.
"Le promesse dissolte come cenere"ehm, so che non è il massimo come paragone, ma in questo caso mi piaceva riprendere il tema, proprio perchè uno dei "progetti" in questione era l'idea di un bambino, un essere umano che, se fosse stato presente, avrebbe potuto subire la sorte di tutti gli altri...
Oh, giuro che non era così macabra quando l'ho pensata :'D

Bien, chiudo qui il discorso prima che venga fuori un tema.
Questa per ora resta la mia ultima pubblicazione, ma visto che a volte qualche nuova idea spunta fuori direi che non si sa mai. Mi piace sentirmi libera su questo fronte, perchè, come ho potuto constatare, obbligarmi a scrivere peggiora solo le cose e non voglio che succeda. Anche perchè poi vengon fuori certe cose bruttissime, che è meglio lasciar perdere :P

Non mi resta quindi che dirvi: alla prossima (e incrociamo le dita) :P
Un bacione,

_Atlas_

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Capitolo 30
*** Addii ***



Addii




 


Gli addii erano sempre stati una sua grande debolezza.
Non era riuscito a dire addio ai suoi genitori, e per ventisette anni ne aveva portato il rimpianto; non aveva avuto il tempo di dire addio a Peter, osservando impotente l'ultimo granello di cenere scivolare via dalle sue mani. Infine, non aveva mai detto addio a Pepper, nonostante avesse rischiato di perderla almeno un centinaio di volte.
Essere alla deriva nello spazio senza cibo e acqua, però, era diverso. Anche l'ossigeno sarebbe finito molto presto e allora per lui non ci sarebbe stato più modo di sopravvivere.
Avrebbe potuto chiamarla, salutarla come avrebbe fatto un tempo e tra una battuta e l'altra dirle addio, stavolta per davvero. Sentire un'ultima volta la voce che tante volte lo aveva salvato dal suo inferno e imprimersela nella mente prima di chiudere gli occhi per sempre.
Ma cercare di contattarla avrebbe messo a tacere il dubbio che lo divorava da giorni, e se avesse infine scoperto che anche lei era scomparsacome tutti gli altri, non avrebbe avuto pace.
Respirò profondamente, assaporando fino all'ultimo quel poco d'ossigeno che gli rimaneva, optando per un'altra soluzione.
Fissò l'elmetto semidistrutto di Iron Man e nel suo sguardo inanimato cercò la forza per reagire un'ultima volta, poi premette un pulsante e iniziò a parlare.
Le parole abbandonarono le sue labbra senza energia, ma si forzò lo stesso di non renderle troppo disilluse, nella speranza che se mai Pepper avesse trovato il suo messaggio, non avrebbe ceduto al dolore.

"Quando mi addormenterò, tu sarai nei miei sogni."

Picchiettò sull'elmo con la mano, come a voler imprimere quelle parole nella sua voce spenta; gli addii erano sempre stati una sua grande debolezza e dire addio a lei, si stava rivelando impossibile.
Un istante di silenzio bastò per fargli comprendere che sarebbe andata proprio come immaginava e che quando avrebbe chiuso gli occhi, lei sarebbe stata con lui. Sempre con lui, sempre lei.

"Sempre tu."









NdA
Uhm, salve? :D
E' da un po' che non mi faccio vedere, ma stiamo (io e la mia ispirazione) lavorando per voi :')
Sarò breve e concisa: un po' smaniavo per scrivere il capitolo 30 di questa raccolta e sono contenta che il trailer mi abbia dato modo di non lasciarla "sospesa" fino all'uscita del film.
Si tratta più di una flash-fic in questo caso, ma volevo concentrarmi sulle ultime parole che Tony rivolge a Pepper, proprio perchè il fulcro della storia è sempre stata la loro relazione. Probabilmente approfondirò la situazione di Tony in altri contesti. FORSE.
A ogni modo, questo è il finale che credo meriti questa terza parte della storia, per il resto si vedrà.

Per quanto riguarda il trailer, io sto ancora cercando di riprendermi e probabilmente ci riuscirò solo quando sarà il film a darmi la botta definitiva :')

Ringrazio chi continua a seguirmi, in primis la mia cara _Lightning_ con la quale è sempre bello sclerare scambiarsi informazioni <3 e spero davvero di poter tornare presto su questi schermi con altro materiale, yo!
Un bacione a tutte <3

_Atlas_

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Capitolo 31
*** Speranze ***



Speranze






Ventidue giorni.
Aveva sentito il tempo scorrere lento sulla sua pelle, secondo dopo secondo, respiro dopo respiro, consapevole che il suo corpo avrebbe potuto abbandonarlo in qualunque istante.
Sulle labbra secche e spaccate percepiva il sapore della morte, mentre la fame sembrava volergli divorare a morsi le pareti dello stomaco, contraendolo in spasmi dolorosi e terrificanti. Anche i polmoni erano affaticati, e si aprivano con affanno per assorbire le ultime molecole di ossigeno rimaste.

Per un solo e lunghissimo istante aveva creduto di non farcela.

Poi, il ricordo di una caverna e di un volto amico erano riaffiorati nella sua mente, svegliando pensieri che credeva perduti e che gli rammentavano, ancora una volta, quanto valesse la pena tentare.
Se quella era davvero la sua ultima possibilità, allora aveva il diritto e il dovere di non darsi per vinto.

Il blu immenso del pianeta Terra lo aspettava all'orizzonte e adesso sapeva esattamente cosa avrebbe dovuto fare.
 
*



Nella sala principale del Complesso regnava il silenzio assoluto.
A quell'ora della notte molti avevano deciso di ritirarsi nelle proprie camere, mentre altri, quasi a convincersi di poter controllare la situazione, erano rimasti svegli. Chi ad aggiornare il conto dei dispersi e chi non si dava pace e tentava ancora di trovare una soluzione all'apparenza inesistente.
Pepper era rannicchiata su una poltrona della sala, con lo sguardo immerso nel vuoto e il telefono stretto tra le mani, nella speranza di ricevere un qualunque segnale da parte di Tony.
Da quando aveva ascoltato il suo ultimo messaggio non era riuscita a chiudere occhio; sapeva che Bruce e gli altri stavano facendo il possibile per rintracciarlo, ma sentirsi impotente nei suoi confronti la destabilizzava.
Del resto, aveva già vissuto un momento simile e quello era come un terribile deja-vú, con l'unica differenza che ricordava esattamente quandocome l'aveva vissuto la prima volta.
Aveva aspettato per tre lunghi mesi col fiato sospeso, senza sapere se Tony sarebbe mai tornato vivo dall'Afghanistan e in tutto quel tempo non aveva mai concesso a se stessa di perdere la speranza, nemmeno quando tutti intorno a lei sembravano essersi arresi.
Aveva aspettato, e infine le sue preghiere erano state ascoltate.
Ricordava ancora l'emozione di vederlo camminare verso di lei, sano e salvo, con le spalle diritte e un luccichio di orgoglio a incorniciargli il volto.
In quel momento le era sembrato invincibile, anche se ancora non sapeva quanto lo fosse realmente.
Da quel giorno di ormai undici anni prima, Pepper lo aveva aspettato molte altre volte e lui, per quanto grandi fossero i pericoli e insidiose le battaglie, era sempre tornato a casa. Non aveva motivo di credere che questa volta sarebbe stato diverso, anche se le aveva mandato un messaggio di addio, anche se le possibilità che si potesse salvare erano minime, se non nulle.
Una lacrima solitaria le rigò una guancia e prima che gliene potessero sfuggire altre, Pepper l'asciugò in fretta. Non era il momento di disperarsi, non ancora.
La riscossero dei passi felpati alle sue spalle e poco dopo l'agente Romanoff la raggiunse, sedendosi sulla poltrona accanto a lei.
"Non dormi?" le domandò con voce bassa.
Pepper scosse la testa e le rivolse un sorriso colmo di tristezza, "Neanche tu" constatò poi.
"Non ci riesco" rispose Natasha con un'alzata ti spalle, ricambiando appena il sorriso.
Tra loro calò il silenzio e nessuna delle sue sembrò incline a interromperlo, non che ci fosse poi molto da aggiungere.
Pepper si strinse nella felpa e tornò a puntare lo sguardo sulle imposte, scrutando un panorama buio e vuoto, ridotto al cortile e al prato che circondavano il Complesso.
"Ti assicuro che Bruce sta facendo tutto il possibile, e Rocket per ora è l'unico a poterci dare una mano significativa" mormorò Natasha dopo diversi minuti.
Pepper la guardò riconoscente e annuì, sentendosi nuovamente appannare gli occhi.
"Lo so" sussurrò in riposta "Mi chiedo solo per quanto ancora avrà senso continuare a cercare" le sfuggì poi, improvvisamente sfinita.
A quella parole Natasha si chinò verso di lei e le strinse la mano con forza.
"Fin quando non lo troveremo."
Pepper non volle fermarsi a pensare a tutti i possibili significati di quell'affermazione, se c'era una speranza nella sua mente, era quella di riuscire a trovare Tony sano e salvo. Non c'erano alternative.
"Era un addio" proferì poco dopo, e Natasha la guardò senza capire, "Il messaggio che mi ha lasciato, era un addio. Non l'avrebbe fatto se avesse saputo di avere anche solo una possibilità. E' già successo una volta" spiegò, ripensando a quella chiamata che aveva ricevuto anni prima e a cui lei non era riuscita a rispondere.
La spia intuì a cosa si riferisse e strinse con più forza la sua mano.
"Quella volta se l'è cavata piuttosto bene, considerando il kg e mezzo di Shawarma che si è mangiato" tentò di sdrammatizzare e fu lieta di vedere la donna sorridere di rimando "Sarà meglio non farsi trovare impreparati quando tornerà, visto che non mangia da parecchio tempo."
Pepper rise ancora e lentamente sembrò riacquistare la speranza.
"Grazie" le mormorò stringendo a sua volta la sua mano.
La donna ricambiò con un sorriso sincero, dopodichè lasciò la presa e fece per alzarsi.
In quel mentre la porta del salone venne aperta all'improvviso e sulla soglia comparve un Bruce Banner visibilmente agitato. Sullo sfondo si riconoscevano Rhodey e il capitano Rogers, anche loro svegli a quell'ora della notte.
"Nat, vieni" ordinò in fretta alla spia.
"Che succede?" chiese quella, già sull'attenti.
L'uomo la guardò preoccupato, come se non sapesse cosa rispondere; poi rivolse una breve occhiata a Pepper e infine di nuovo a Natasha.
"Non lo so."





Non aveva resistito a lungo.
Aveva visto la squadra dei Vendicatori correre verso l'enorme prato davanti al Complesso e si era precipitata a vedere cosa diavolo stesse succedendo.
Non era riuscita a capire quale fosse il problema, nè verso cosa si stessero dirigendo gli altri, solo molti minuti più tardi aveva capito che qualcosa di molto grande e proveniente dall'alto si stava avvicinando a loro e le era bastato vedere la sagoma di un'apparente navicella per precipitarsi fuori con il cuore che batteva all'impazzata.
Adesso l'aria fredda della notte le accarezzava il viso e anche se non era sicura di ciò avrebbe trovato, avanzò piano sul prato, percependo da lontano l'odore dell'erba umida.
Il motore della navicella si spense pochi istanti dopo l'atterraggio e quando il portellone d'ingresso si sbloccò, due figure emersero dall'oscurità avanzando lentamente verso di loro.
Pepper trattenne il fiato, riconoscendo all'istante il profilo dell'uomo a pochi metri da lei. All'improvviso, fu di nuovo sulla pista di quell'aeroporto.
Per un attimo le sembrò di rivedere il suo sguardo fiero e compiaciuto, il solito sorriso impertinente a incurvargli le labbra, ma presto si rese conto di quanto in realtà fosse sconvolto.
Lo vide guardarsi intorno con aria distrutta e allo stesso tempo attenta, quasi preoccupata da ciò che avrebbero potuto trovare, o non trovare, i suoi occhi.
Non era come l'Afghanistan, era molto peggio.
Avanzò piano verso di lui, incurante degli sguardi sconvolti di tutti gli altri e incurante delle lacrime che avevano iniziato a scendere copiose sulle sue guance.
"Tony..." mormorò soltanto, e a lui bastò sentire il suono della sua voce per cambiare espressione.
Si cercarono con lo sguardo e sul viso di entrambi calò un velo di sollievo nello scoprirsi vivi e insieme.
Pepper non gli diede modo di parlare e si precipitò da lui, abbracciandolo strettamente e affondando il volto nella sua spalla, sentendosi mancare il fiato quando anche lui ricambiò la stretta, trattenendola tra le braccia.
"Sei qui..." mormorò lui contro il suo viso, "Sei qui" ripetè.
Timoroso di percepire il suo corpo sgretolarsi tra le dita, la cullò ancora contro di sè in una stretta che avrebbe voluto prolungare in eterno e alla quale promise di non abituarsi mai.
Era tornato, lei era viva, adesso bisognava ricominciare da capo.
A qualunque costo.





NdA
Yu-hu salve!
Dopo vari ripensamenti ho preferito spostare questa raccolta nel fandom degli Avengers, sperando così di poter raggiungere più persone.
Che dire invece di questo capitolo? Non avevo in programma di scrivere prima dell'uscita di Endgame, ma l'ultimo trailer che ci hanno regalato ha mostrato una scena di pochissimi secondi che sto riguardando in loop da ormai tre giorni. Ovviamente mi riferisco alla reunion tra Tony e Pepper, evento che ho sperato fino all'ultimo di poter vedere sullo schermo e grazie al cielo i Fratelli Russo non hanno fatto i bagarozzi (?) e mi hanno accontentata :')
Nel capitolo non è specificato, ma nel mio headcanon dopo aver ascoltato il messaggio di addio di Tony, Pepper si precipita al Complesso in modo da poterlo rintracciare con l'aiuto dei Vendicatori.
Non so quanto potrei averci azzeccato, spero che il film non si distacchi troppo da questa mia versione, anche perchè con questa raccolta vorrei tenermi il più possibile lontana dal What if...
Anyway, spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto e finalmente posso dirvi "a presto", visto che ormai manca pochissimo all'uscita del film e quindi al prossimo aggiornamento <3

Alla prossima,

_Atlas_


 

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Capitolo 32
*** Ricominciare, di nuovo ***


[Attenzione: da questo capitolo in avanti ci saranno SPOILER per Avengers:Endgame]


 
Ricominciare, di nuovo







Non era stato semplice ricominciare da capo.
Quel pensierò gli attraversò la mente in un lampo fugace mentre cercava, per l'ennesima volta, di sistemarsi il papillon intorno al collo della camicia.
Gli erano occorse settimane per rimettersi completamente in sesto, o comunque per riuscire a mantenersi in piedi senza l'aiuto di una flebo o bevande energetiche di dubbia provenienza; erano stati mesi difficili in cui lui e Pepper si erano sostenuti a vicenda, superando insieme quel vuoto che aveva inglobato tutto il mondo e riuscendo, un passo alla volta, a riprendere in mano le redini della loro vita.
Se ne convinse ancora di più guardando la sua immagine riflessa nello specchio, osservando il suo corpo fasciato da un elegante completo da cerimonia e il papillon ancora disfatto intorno al collo.
Sospirò nervosamente, immaginando cosa stesse provando Pepper in quel momento, se anche lei fosse emozionata quanto lui e se anche lei, in fondo al cuore, provasse la sua stessa sensazione di vuoto e di mancanza che non era mai stato in grado di mettere a tacere in quei mesi.
Eppure non avrebbe mai creduto che pochi minuti più tardi, alla luce del tramonto e su un altare a due passi dall'oceano, quella sensazione di inadeguatezza gli avrebbe detto addio. Suo malgrado, era sicuro che sarebbe stata annidata per sempre dentro di lui, ma in quel momento e in quell'istante preciso in cui Pepper avanzò verso di lui, avvolta da un vestito bianco e illuminata da un sorriso commosso, Tony capì quanto fosse giusta quella decisione che avevano preso insieme e quanto ancora avrebbero potuto offrire al mondo.
Nel momento in cui la donna lo raggiunse sull'altare e con uno sbuffo divertito gli sistemò il papillon, ebbe la conferma che, nel bene e nel male - nella buona e cattiva sorte – quella vita l'avrebbero vissuta insieme.

 
*


Il lieve mormorio delle onde si insinuò tra i loro corpi per una breve manciata di secondi, richiamando l'eco di un suono familiare prima che le note di Next to me degli Imagine Dragons tornassero a riempire l'atmosfera calda del tramonto. Pepper emise uno sbuffo divertito e si strinse di più a Tony.
"Quante altre volte dovremmo ascoltarla?"
L'uomo sogghignò senza nascondere una certa soddisfazione, dopodichè ricambiò l'abbraccio per accompagnarla in quel ballo intimo, finalmente lontani dalla calca di gente che li aveva importunati per per ore.
"Finchè non farà scappare gli invitati" rispose, facendola sciogliere in una risata.
"Uhm, non so se mi dispiacerebbe" mormorò lei, stuzzicata dall'idea di godersi quegli ultimi istanti della giornata unicamente con Tony.
Nel frattempo sulla spiaggia, a qualche metro distante da loro, una cinquantina di persone era intenta a brindare e a chiacchierare allegramente.
"Ho il sospetto che tuo zio Morgan sia ubriaco" commentò Tony, osservando da lontano una figura bizzarra che tentava disperatamente di mantenersi in piedi.
"Io credo di averne la certezza" disse Pepper, affondando la testa nel petto dell'uomo. Lui le prese una mano a sorpresa e con le dita posò una carezza sulla sottile fascia dorata che avvolgeva l'anulare.
"L'oro le dona, signora Stark" le disse cercando solo in parte di nascondere l'emozione.
La donna sorrise raggiante, a corto di parole, e rimase stretta a lui godendosi la sua vicinanza.
Aleggiava un segreto tra loro, un piccolo miracolo che si erano giurati di proteggere per il resto della vita e che anche adesso stavano tenendo al sicuro nel calore del loro abbraccio.
"Tutto bene?" le chiese a un tratto Tony, posandole un bacio sulla tempia.
Pepper annuì di rimando ed entrambi si scambiarono uno sguardo complice. "Credi che se ne siano accorti?" chiese poi a sua volta con una punta di preoccupazione.
"Lo avrebbero fatto se ti avessero vista ieri sera mentre assalivi la vaschetta del gelato" marcò lui con una certa logica.
"Ti ricordo che devo mangiare per due, adesso" gli rammentò Pepper, altrettanto linearmente.
"Per tre, se la creatura lì dentro ha preso dal sottoscritto" la corresse dando una fugace occhiata alla pancia della donna, ancora quasi del tutto piatta.
"Appunto. Per colpa tua ingrasserò più del necessario, non ti sembra scorretto?"
"Uh, mi pare che ci stiamo rimettendo entrambi. O ti devo forse ricordare chi dei due, ieri sera, si è dovuto girare mezza Malibu solo per prenderti un gelato?"
Pepper si morse la lingua, riconoscendo in parte le ragioni del compagno e tornando ad affondare la testa sulla sua spalla.
"Ti lascerò vincere questa discussione, ma solo perchè oggi è oggi" ci tenne comunque a sottolineare.
"Uh, quindi da domani torna a vigere la dittatura Potts-in-Stark?"
"Una cosa del genere, sì."
Tony si limitò a stringerla a sè, in fondo per nulla in disaccordo con quella minaccia velata, e anzi molto incline a vederla realizzarsi. Si lasciarono cullare insieme dalle ultime note della canzone, entrambi lieti di avere ancora la possibilità di poter vivere momenti come quello.
"Avrei voluto che ci fosse anche lui, oggi" mormorò poi Tony dopo qualche minuto, e Pepper non ebbe bisogno di chiedere a chi si stesse riferendo.
"Lo so..." disse semplicemente "Lo avrei voluto anch'io."
Se ci fosse stato, Tony era sicuro che avrebbe passato la giornata a scattare fotografie, a congratularsi con loro, a importunare Happy con la sua inarrestabile parlantina e a ingozzarsi di dolciumi fino a sentirsi male. A quel pensiero le labbra gli si incurvarono in un sorriso e, nonostante tutto, pensò che in qualche modo il ragazzo fosse lì, a festeggiare e a brindare con lui quel giorno che aveva rincorso per anni.
Di riflesso, come se stesse seguendo il flusso dei suoi pensieri, Pepper si sporse per lasciargli un lungo bacio sulle labbra che ebbe il potere di riportarlo al presente, ricordandogli, ancora una volta, quanto valesse la pena andare avanti, nonostante tutto.







NdA
Hello! :D
In tutta franchezza, è stato molto difficile scrivere questo capitolo, così come sarà difficile scrivere il resto di questa raccolta. Ovviamente sapete tutti a cosa mi riferisco, ma vi avviso che non sarà il finale di Endgame a stravolgere questi ultimi capitoli, nè l'altra raccolta che sto ultimando.
Non voglio anticiparvi nulla, ma spero che tutto risulterà più chiaro con il capitolo finale.
In questo, ho voluto semplicemente riprendere una tappa della relazione tra Tony e Pepper, tenendo comunque conto delle conseguenze dello schiocco di Thanos. È un bel momento per entrambi, ma quel vuoto che ho citato più volte non poteva davvero essere ignorato.
Ho l'impressione che il capitolo sia uscito un po' "pesante", ma è il primo testo in assoluto che scrivo dopo la visione di Endgame e, come potete immaginare, mi trascino ancora dietro il magone e gli occhi lucidi.

In ogni caso, spero che la lettura sia stata tutto sommato piacevole e, come sempre, ringrazio chi non ha mai smesso di seguirmi in questo tempo e anche i nuovi arrivati :D <3

Alla prossima,

_Atlas_

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Capitolo 33
*** 00:07 ***


00:07








La mezzanotte era passata da un paio d'ore.
In lontananza si sentiva l'eco di qualche tuono, mentre una pioggia sottile si posava leggera sui vetri delle imposte, cancellando i segni di una tempesta passata. Di tanto in tanto un fulmine spezzava l'oscurità notturna, illuminando a giorno la sala d'attesa del California Pacific Medical Center.
In quel silenzio quasi assoluto, Tony cercava di mettere in ordine i propri pensieri che si rincorrevano, numerosi e frenetici, nel tentativo di venire a patti con ciò aveva appena stravolto la sua vita.
Erano state tre ore intense, durante le quali si era ritrovato a stringere una mano con tutta la forza che aveva nel corpo, sperando che anche solo la più piccola parte di essa potesse offrire un aiuto concreto; poi era subentrata la paura e più di una volta si era ritrovato sull'orlo di un attacco di panico, tentando di scacciare, una volta per tutte, quei pensieri che per nove mesi avevano accompagnato le sue notti insonni. Con sguardo terrorizzato si era poi voltato verso Pepper e incrociando i suoi occhi lucidi aveva capito che da quel momento non ci sarebbe stato più spazio per il vuoto e che da lì a pochi istanti qualcuno avrebbe teso loro una seconda possibilità, offrendo a entrambi l'opportunità di rialzarsi.
Morgan H. Stark era nata sette minuti dopo la mezzanotte, mentre fuori imperversava la tempesta e i tuoni si confondevano con il suo pianto disperato. Tony avrebbe scomesso che sarebbe stata in grado di svegliare l'intera costa californiana con le sue corde vocali, se solo non fosse stato intento a guardarla rapito mentre si agitava tra le braccia di Pepper, quasi a proclamare il suo arrivo nel mondo.
La sensazione della sua mano minuscola avvinghiata al proprio dito continuava a risalire nei suoi ricordi anche adesso che attendeva impaziente di rivederla e cercava di porre un freno ai suoi pensieri impazziti.
Rimase in sala d'attesa per un'altra mezz'ora, chino sulle ginocchia e con la testa tra le mani, fin quando un'infermiera lo riscosse dal suo stato per dirgli che avrebbe potuto finalmente raggiungere sua moglie.
Tony si alzò di scatto e, come se non aspettasse altro, si diresse verso la stanza col cuore che gli martellava nel petto.

 
*


Non appena lo vide entrare, Pepper gli rivolse un sorriso raggiante.
Era stesa sul letto con la neonata tra le braccia, ora apparentemente addormentata e del tutto ignara di aver smosso un uragano di emozioni nel giro di così poco tempo.
Tony avanzò verso di loro senza sapere bene come comportarsi, ma allo stesso tempo deciso a toccare con mano quella realtà che aveva immaginato per mesi, così si sedette sul bordo del letto e rivolse alla donna un'occhiata indecifrabile. Poi, spinto da un desiderio che non riuscì più a soffocare, tornò a sfiorare con le dita la mano minuscola di sua figlia.
Deglutì a vuoto, immergendosi del tutto in quel contatto così sottile e allo stesso tempo travolgente, per una volta completamente a corto di parole.
"È così piccola..." mormorò poi dopo minuti infiniti, fissandola come incantato.
"Vuoi tenerla?" gli chiese Pepper riuscendo, come sempre, a leggere i suoi pensieri.
Lui le rivolse uno sguardo sorpreso, a metà tra un guizzo di terrore e una risposta affermativa.
Non fece in tempo a parlare, che la donna si sporse verso di lui per mettergli tra le braccia la neonata, ancora profondamente addormentata, ignorando il lampo di esitazione che per un momento aveva letto nei suoi occhi e iniziando a commuoversi quando lo vide stringerla a sè e lasciarle una carezza sulla fronte.
Malgrado avesse immaginato svariate volte quell'istante, Tony non fu pronto alla marea di emozioni che lo travolse da lì a poco.
Fin da quando aveva memoria, era sempre stato affascinato dai miracoli della tecnologia, dai progetti di suo padre, da tutte le complicate creazioni provenienti dalle sue e dalle proprie mani. Ore e ore passate a decifrare il linguaggio di congegni meccanici, ammirandoli e trasformandoli a proprio piacimento, dando vita a idee che gli altri consideravano solo vaghe ipotesi. Quelle creazioni gli ricordavano quanto acuto fosse il suo ingegno e precisi i suoi calcoli, quanto fossero salde ed esperte le sue mani, quanto tanto riuscisse a offrire al mondo e quanto valesse la pena farlo, ogni volta.
Aveva sempre creduto che fosse unicamente quello il suo retaggio, ma adesso che cullava tra le braccia una bambina che si ostinava a non mollare la presa di una mano infinitamente più grande della sua, capì che quella era senz'altro la sua creazione più grande e più bella. Quella che gli avrebbe permesso di non sprecare la sua vita e quella che, insieme a Pepper, gli avrebbe permesso di andare avanti con essa, nonostante il vuoto che aveva invaso le loro.
"È..." provò a dire, trovandosi di nuovo a corto di parole.
"...bellissima" concluse per lui Pepper, affondando il viso sulla sua spalla.
"Già."
"Pensavo..." esordì poi la donna, con tono diverito "...Morgan è anche una tua creatura, dovresti prenderti almeno il 12% del merito" lo canzonò.
Tony sogghignò di rimando e le rivolse uno sguardo offeso.
"Il 12%? Sono servito così poco?"
"Beh, si potrebbe arrivare al 15%."
"Andiamo, Pep" si finse deluso, "È palesemente la mia fotocopia, io direi che mi spetta almeno il 65% del merito" obiettò con una certa convinzione, accarezzando i capelli scuri della figlia.
La donna sollevò un sopracciglio, dopodichè puntò lo sguardo sulla neonata che nel frattempo aveva iniziato a stiracchiarsi e a guardarsi intorno con aria circospetta, quasi avesse compreso le battute dei genitori. Suo malgrado, Pepper fu costretta ad ammettere che tra i due ci fosse una decisa somiglianza.
"Vada per un 50%, un po' sbilanciato dalla tua parte" gli concesse infine.
"Andata" concluse Tony, posandole un bacio sulla fronte.
Rimasero qualche minuto in silenzio, entrambi rapiti a guardare la piccola e persi in pensieri che non era necessario pronunciare ad alta voce.
Tony continuò a cullare Morgan finchè non crollò di nuovo addormentata, rendendosi poi conto, dall'espressione di Pepper, che anche lei aveva sicuramente bisogno di riposare.
"Come ti senti?" le chiese a bassa voce.
"Bene, ma sono un po' stanca" ammise.
"Dormi allora, resto sveglio io" le disse posandole una carezza leggera sulla mano.
Non passò molto che anche la donna crollò addormentata, e Tony si perse a osservarle entrambe per quasi tutta la notte, per una volta sereno e lontano dagli incubi.








 
NdA
Che dire?
Sembrava follia, e invece Endgame ci ha confermato che questa scena è esistita davvero in qualche punto sperduto del canon; anche in questa occasione ci sono svariati riferimenti al vuoto post-schiocco di Thanos, ma spero di aver compensato il pezzo più angst con la parte finale :P
Inoltre, un tempo probabilmente mi sarei soffermata di più sulla questione "paternità", magari citando Howard in modo esplicito, ma non mi sembrava il caso, altrimenti l'angst avrebbe avuto la meglio su tutto il resto.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e conto di aggiornare gli ultimi due (!) nelle due prossime domeniche ;)
Un saluto e alla prossima,

_Atlas_

P.S. Un paio di chiarimenti aggiuntivi che mi ero bellamente dimenticata di fare:

 - La nel nome di Morgan è canon, in lingua originale la si riesce a distinguere quando Tony chiama Morgan nella loro prima scena insieme. Non so a chi sia riferita, gli unici nomi che mi sono venuti in mente sono Howard e Happy, vai a sapere... :')

 - L'ispirazione per la battuta sul 12%, oltre ad essere una chiara ripresa del primo Avengers, è anche un                   riferimento a questa dolcissima fanart.

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Capitolo 34
*** Resilienza ***



Resilienza








Da qualche tempo Villa Stark era diventata inospitale.
Tony se n'era reso conto una sera di metà luglio mentre era intento a seguire lo sciabordio delle onde, affacciato dall'enorme terrazza a strapiombo sull'oceano. Un improvviso senso di vertigine lo aveva costretto a indietreggiare di qualche passo, lasciandolo perplesso di fronte a un gesto che era abituato a compiere quotidianamente.
Sul momento aveva pensato che si trattasse di un banale incidente, ma quando il fatto si era poi ripetuto il giorno dopo, e il giorno dopo ancora e per tutto il mese seguente, aveva capito come qualcosa non andasse. Anzi, più il tempo passava e più gli era chiaro che il problema non avesse niente a che vedere con l'oceano e le vertigini.
Scendere in laboratorio gli causava più o meno lo stesso effetto, come se ogni progetto e ologramma aperto fosse lì per ricordargli il suo fallimento e la sua impotenza di fronte al vuoto. Per questo si limitava ad entrarci solo quando gli era strettamente necessario o quando aveva l'impressione che i pensieri non volessero dargli tregua, costringendolo a rimuginare su persone ed eventi ormai chiusi nel passato.
Col tempo si era poi reso conto di preferire di gran lunga la routine che gli rifilava Morgan ogni giorno, quando lo sequestrava per giocare con le costruzioni o per guardare i cartoni animati, sempre tra le mura di una villa troppo grande e troppo piena di pericoli per una bambina di soli tre anni e mezzo.
Così l'idea della casa al lago si era fatta strada nella sua mente, coinvolgendo anche Pepper, che non si era dimostrata affatto contraria a quella decisione che sembrava aleggiare nell'aria da ormai troppo tempo.
Si erano quindi trasferiti a maggio dell'anno successivo, in una villetta in legno creata su misura per loro, a due passi da un lago e immersa in un boschetto in cui Tony sperava di ritrovare lo stesso senso di sicurezza e familiarità che una volta ricercava tra le onde di un'immensa distesa blu.


 
*



Una luce aranciata filtrava tra le foglie degli alberi in riva al lago, illuminando gli ultimi istanti di quella lunga domenica estiva.
Tony aveva lo sguardo puntato sulla superficie del lago, perso in chissà quali pensieri dopo aver passato l'intero pomeriggio con Morgan a giocare con le pigne e a raccogliere margherite. Pepper era seduta appena dietro di lui su un asciugamano che avevano steso sul prato, cullando tra le braccia la figlia che sembrava essersi finalmente stancata di tutta quell'attività ricreativa, preferendone una di gran lunga più rilassante.
"Forse dovrei mettermi a pescare" ruppe la quiete Tony, lanciando un sasso nel lago e disegnando sull'acqua una serie di cerchi concentrici.
Pepper scoppiò a ridere e lo spinse giocosamente, "Tu?"
L'uomo si voltò e la guardò imbronciato, tradito da un ghigno divertito che gli sollevò le labbra in un sorriso. "Perchè no? Abitiamo di fronte a un lago, è la cosa più ovvia e banale che possa fare" obiettò.
"E anche quella che ti si addice di meno" gli fece notare la donna, "Non so se riuscirei a immaginarti alle sei del mattino piazzato qui davanti ad aspettare l'arrivo di qualche pesce."
Tony arricciò le labbra e inclinò appena la testa da un lato. "Uh, potrei stupirti."
"Sul serio? Alle sei del mattino?"
"Magari un po' più tardi" valutò l'uomo, incrociando le braccia dietro la testa e sdraiandosi al suo fianco. "O magari lascerò perdere" convenne infine, strappandole una risata.
Rimase qualche momento a osservare il cielo, seguendo il lento movimento delle nuvole spostate dal vento e immergendosi totalmente in quell'atmosfera pacifica che solo di rado riusciva ad avvolgerlo del tutto. Il più delle volte capitava quando passava del tempo con Morgan, entrando nel suo universo colorato e pieno di fantasia che azzerava il conto dei suoi pensieri cupi e tormentati; oppure quando era Pepper a strapparlo via da quella morsa gelida, attirandolo e stringendolo a sè per dimenticare quel vuoto che avevano scelto di combattere insieme.
"Pep..." la chiamò senza distogliere lo sguardo dal cielo.
La donna si voltò di lato per guardarlo, continuando ad accarezzare dolcemente la figlia che nel frattempo si era addormentata, "Sì?"
Tony deglutì a vuoto, improvvisamente restìo a parlare.
Lasciò passare qualche minuto e Pepper non ebbe bisogno di indagare oltre quel richiamo, consapevole che se l'uomo avesse davvero voluto dirle o chiederle qualcosa, lo avrebbe fatto quando sarebbe stato pronto.
"Io credo che...." iniziò a dire infatti poco dopo, sebbene a voce bassa e quasi a denti stretti, "...insomma, ce la stiamo cavando piuttosto bene qui. In questa casa, con... Morgan e tutti quei cartoni animati su Masha e Orso e..."
"La Sirenetta" gli andò incontro Pepper con un sorriso.
"Giusto, La Sirenetta. Insomma, tutto questo è..."
"...buono."
"Buono, sì" concordò Tony, sorridendo appena.
Pepper sospirò silenziosamente, posando un bacio sui capelli di Morgan e respirandone il suo profumo delicato. "È anche molto di più di quel che avevamo immaginato," gli ricordò, memore delle loro prospettive passate che non erano state poi così alte e incontaminate dal mondo vuoto che li circondava.
Tony annuì silenzioso, ricordando perfettamente quei momenti che si erano posti a metà tra la fiducia e la sfiducia più totale e che per mesi avevano tenuto entrambi col fiato sospeso.
Si sporse quindi per posarle una mano sulla schiena, in una carezza che sperò potesse trasmetterle lo stesso coraggio e la stessa positività che lei e Morgan riuscivano a infondere a lui.
Il resto, pensò, al momento non importava.







NdA
Buongiorno e buona domenica :)
Questo penultimo capitolo si è rivelato un po' ostico da scrivere e spero di non aver esagerato con la vena malinconica...Se così fosse, avete il permesso di lanciarmi addosso tutto ciò che preferite :')
Scherzi a parte, ci tenevo a descrivere il passaggio dalla villa di Malibu a quella sul lago, perchè per me Villa Stark rappresenta una fonte di ricordi bellissimi legati non solo ai film, ma anche alle fanfiction, quindi volevo che il trasferimento fosse in qualche modo collegato a qualcosa di importante.
Poi vabbè, nel mio headcanon la Villa continuerà ad esistere *fottesega*
La conversazione finale, invece, serve un po' a riprendere il concetto che Tony esprime in Endgame, ovvero il fatto di essere comunque riuscito ad andare avanti e di aver creato qualcosa di buono, nonostante tutto.

Spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto, ci risentiamo domenica prossima con quello finale (sigh)!
Un bacio,

_Atlas_

P.S. Comunicazione di servizio per chi segue l'altra mia raccolta, Drowning man: al momento sono sommersa da qualche intoppo universitario che spero di risolvere presto, perciò i prossimi aggiornamenti arriveranno un po' a rilento. Visto che anche quella si sta avviando alla conclusione e per me ha un significato importante, preferisco aspettare tempi meno turbolenti per aggiornarla :')

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Capitolo 35
*** Promesse ***


Promesse






Una lieve brezza autunnale si insinuava silenziosa tra le fronde degli alberi, lasciando cadere di tanto in tanto qualche foglia sulla superficie del lago, mentre timide gocce d'acqua iniziavano a scendere qua e là dal cielo plumbeo. Gli ultimi giorni di settembre si apprestavano a chiudere mesi difficili dal sapore agrodolce e le nuvole temporalesche che si intravedevano all'orizzonte forse avrebbero annullato per sempre quel senso di vuoto che per anni avevano combattuto.
Non era semplice ricominciare un'altra volta – per l'ennesima volta – eppure il profumo della vittoria aleggiava nell'aria ormai da qualche mese e ogni cosa, pian piano, stava ritornando al proprio posto, coi propri tempi e i propri spazi.
La villa sul lago era rimasta vuota per ventuno settimane, mentre dall'altra parte del mondo, in mezzo alle praterie sperdute del Wakanda, la vita che era rimasta appesa a un filo per giorni infiniti si era finalmente risvegliata, facendo trarre a tutti un profondo e agognato sospiro di sollievo.

Era strano tornare a casa dopo cinque mesi, ed era strano pensare di aver vinto l'ineluttabile dopo cinque anni. Ma ce l'aveva fatta, con quell'ultimo, disperato gesto aveva annientato il nemico, sconfiggendolo per sempre.

Un respiro profondo gli riempì i polmoni e la brezza fresca di fine settembre lo avvolse in un bolla di serenità che gli sollevò le labbra in un sorriso appena tirato. Intorno al collo era fissato il tutore che gli avvolgeva il braccio destro e parte del torso, le uniche parti del corpo ad aver subìto serie conseguenze dopo lo schiocco. Il volto invece era sfregiato solo in parte ed era stato curato minuziosamente dalle mani della dottoressa Cho e di Shuri, che lo avevano fatto tornare quasi come nuovo. Per il resto poteva ritenersi fortunato, malgrado qualche acciacco fisico che avrebbe continuato a tormentarlo ancora per molto tempo.
Avanzò di qualche passo verso la riva del lago, come richiamato da quella calma assoluta che aveva agognato per anni, quando fu distratto da una lieve vibrazione proveniente dalla sua giacca.
Afferrò quindi il suo smartphone e lasciò scorrere le dita sullo schermo per aprire l'anteprima del messaggio.
"Signor Stark, tutto bene? Volevo solo sapere se è finalmente tornato a casa. Spero di rivederla presto. Peter."
Tony lesse il messaggio più volte, quasi a convicersi che sì, Peter era tornato davvero e aveva ripreso a tempestarlo di messaggi proprio come faceva un tempo. Rimandò a più tardi la risposta, senza tuttavia riuscire a trattenere un sorriso colmo di gioia di fronte a quel pezzo di quotidianità che gli era tanto mancato.
Qualche secondo dopo, poi, una pioggia sottile iniziò a cadere con più insistenza, bagnandogli i capelli e il volto ma senza costringerlo a cercare rifugio o a rientrare in casa; rimase semplicemente lì, a godersi ogni singola goccia che gli bagnava la pelle, sentendosi vivo e appagato.

"Tony!"

Fu la voce di Pepper a riscuoterlo da lontano, facendogli un cenno con la mano da sotto il portico prima di affrettarsi a scendere per raggiungerlo in riva al lago.
"Ehi" mormorò sorridendogli raggiante, "Che ci fai sotto la pioggia?"
Tony le rivolse uno sguardo colpevole, per poi tornare a puntarlo sulla distesa d'acqua."Pensavo" disse dopo alcuni minuti.
Pepper non ebbe bisogno di sapere dove fossero indirizzati i suoi pensieri, riuscendo a comprenderlo come sempre senza bisogno di parole. Si avvicinò semplicemente a lui, ancorandosi al suo braccio sano in un gesto colmo di dolcezza. "Vuoi che ti vada a prendere un ombrello?" gli chiese a voce bassa, facendolo sorridere.
"Stavo per rientrare" obiettò lui, fingendosi offeso.
"Oh sì, me n'ero accorta" lo canzonò Pepper, scompigliandogli i capelli umidi.
"C'è...ci sono un mucchio di cose da fare, qui" mormorò poi dopo qualche momento, dando una fugace occhiata in giro e rendendosi conto di quante cose fossero cambiante in quei mesi di assenza. "Dovrei tagliare l'erba e sistemare la legna, rimettere a posto il tuo orto...per non parlare del casino che c'è in garage. Morgan finirà per farsi male se continua a giocare lì dentro" elencò, sforzandosi di celare quell'improvvisa apprensione che per un attimo gli provocò un brivido lungo la schiena. Durò un istante, giusto il tempo di realizzare che adesso avrebbe avuto tutto il tempo del mondo per vivere quei momenti in modo completo.
"Tony" lo richiamò quindi Pepper con dolcezza, percependo la sua ansia, "Guardami."
Lui tentennò un'istante, ma poi si ritrovò a ricambiare il suo sguardo e a rivolgerle un sorriso sincero che si ampliò quando lei prese ad accarezzargli la guancia.
"Staremo bene, vedrai" gli assicurò guardandolo negli occhi, cercando di trasmettergli tutta la fiducia di cui avesse bisogno. Tony deglutì impacciato, ma vinse la momentanea insicurezza sporgendosi appena verso di lei per catturare le sue labbra in un lungo bacio, quasi a sigillare quella tacita promessa.
"E adesso potrai riposare, finalmente" mormorò infine Pepper, rimanendo stretta a lui ancora per qualche momento, ora che la pioggia sembrava essersi calmata.
Tony sorrise di rimando e si concesse un respiro più profondo, stampandole un bacio sulla fronte e tornando a osservare il lago ancora qualche momento, prima che uno scalpitio di passi alle loro spalle attirasse la sua attenzione.
"Ehi!" esclamò infatti Morgan correndo verso di loro, incurante della pioggia e dell'erba bagnata.
"Cosa state facendo? Posso venire anch'io?" chiese incuriosita, strappando una risata a entrambi i genitori.
Pepper si sporse per prenderla in braccio e lei si accoccolò sulla sua spalla, allungando una mano verso Tony che le stampò prontamente un bacio sul dorso. I due si scambiarono un'occhiata complice, dopodichè vennero distratti da una folata di vento che fece rabbrividire tutti e tre.
"Forse è meglio rientrare" valutò a quel punto Pepper, "Ti aspettiamo dentro o vieni con noi?" chiese poi al marito, intuendo che forse avrebbe voluto stare ancora qualche momento da solo.
Tony fece per rispondere, ma venne sovrastato dalla voce di Morgan che si agitò tra le braccia di Pepper.
"Vieni con noi, papà!" esclamò tirandolo dalla giacca, "C'è la pioggia" spiegò risoluta, indicando il cielo.
"Immagino di non avere molta scelta" rispose lui arruffandole i capelli, "O mi sbaglio, signorina?"
Morgan scosse la testa e si liberò dalle braccia di Pepper per poi scendere e iniziare a correre verso il portico, scalpitando per poter rientrare.
"Cosa avrà in mente?" borbottò Tony vagamente preoccupato, già immaginando che la giornata si sarebbe conclusa con loro tre impoltronati tra i cuscini del divano, intenti a guardare per l'ennesima volta una replica de La Sirenetta.
"Temo che tu lo sappia già" gli confermò infatti la donna, ridendo di gusto. Poi lo prese per mano, intrecciando affettuosamente le dita alle sue e lo guidò con dolcezza verso casa.






Tony ripensò a quelle parole per tutta la sera, qualche volta interrotto dalla risata cristallina di Morgan e dai suoi tentativi di stare al passo con le canzoni del film, qualche volta dalla mano di Pepper che, adagiata sul suo petto, riusciva ad ancorarlo al presente senza dargli modo di distrarsi.
Non sapeva ancora in che modo relazionarsi con quella promessa che si erano tacitamente rivolti, ma si era reso conto che le ombre degli incubi passati erano solo ombre, brutti ricordi che col tempo avrebbero mutato forma per poi dissolversi lentamente come neve al sole, lasciandolo di fronte a tutto ciò a cui aveva deciso di lasciare spazio.

Staremo bene.


Adesso poteva crederci.



 
*





NdA
Carissimi,
non è stato facile chiudere questa raccolta, eppure eccoci qui :)
Posso finalmente confessarvi di avere in mente questo finale sin dall'inizio della storia, ragion per cui non me la sono sentita di seguire quello proposto inEndgame. Nel testo ho voluto solo accennarlo, ma nel mio headcanon, dopo lo schiocco, Tony è stato portato in Wakanda dove è stato curato e dove ha passato due mesi in coma (c'è un riferimento alla mia one-shot  Il risveglio di Atlante), più altri tre durante i quali ha cercato di riprendersi.
Come già detto, ritengo che la morte di Tony sia stata necessaria per il film, ma rimango comunque convinta del fatto che non se la "meritasse" proprio per il percorso che ha fatto durante questi undici anni.
Questi sono i motivi che mi hanno quindi spinta a chiudere in questo modo la raccolta e a farmi scrivere le altre storie che molti di voi hanno letto, e altre che spero vedranno presto la luce nel fandom :)
Vi informo, a questo punto, che ho un mini progetto in cantiere - il cui titolo compare anche in questo capitolo eheheh – che riprende un po' la scia di questa storia, anche se in maniera diversa. Poi capirete :P
Non so ancora quando pubblicherò, ma sappiate che l'idea esiste e che non vedo l'ora di renderla concreta :D

Detto ciò, vi ringrazio per l'affetto che mi avete dimostrato in questi tre anni, non la reputo la mia storia migliore – anzi, tutto il contrario ahahah – ma ci sono sicuramente molto legata e sono stata contenta di averla condivisa con voi.
Ringrazio quindi tutti coloro che l'hanno seguita e chi ha speso un po' del suo tempo per recensirla, in particolare Shimba97leila91 _Lightning_ che non si sono mai perse un capitolo, sostenendomi e seguendomi sempre, T612mikaaa Vale_Balz che si sono aggiunte da poco, rendendomi felicissima e infine _WildestDream_, che non frequenta più questo fandom ma so che ogni tanto torna a sbirciare qualcosa <3

Non mi resta che dirvi ancora grazie, sperando di ritrovarci presto su questi schermi <3
Un abbraccio e alla prossima,

_Atlas_

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