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“Ehm…sai quella scatoletta rossa
che avevo ieri sulla scrivania…?”
“Uh!” Rachel sbarrò gli occhi,
aveva capito di cosa parlavo
“Eh sì, quella”
“Bene, quindi vuoi fare il grande passo! Vuoi chiedere a Bella di sposarti?”
Distolsi lo sguardo imbarazzato e
mi misi a frugare in giro per ritrovare il pacchettino.
“Non pensi di essere
troppo giovane? Hai appena finito il college.”
Le risposi con un
sguardo eloquente: “Ma senti, che coraggio!”
Rebecca si era sposata con un
tizio hawaiano di nome Benjo a diciott’anni, e a venti
aveva avuto una figlia, Michelle, che ora aveva quattro anni.
“Oh, eccolo!” era sotto il mio
cuscino.
La notte prima avevo continuato a
rigirarmi l’anello tra le dita nervosamente, pensando a come avrei fatto per chiedere
a Bella di diventare mia moglie.
Stavamo insieme da cinque anni e
ci amavamo dal primo istante che ci eravamo
conosciuti.
La nostra unione andava al di là dell’innamoramento tra adolescenti, era qualcosa di
mistico.
Io, Jacob Black, sono l’erede di
Kiowa Lupo Rosso, un leggendario guerriero Quileute.
Isabella Swan, detta Bella, la
mia metà, è l’incarnazione della principessa lupo Nayeli.
Pare che le leggende dei Quileute
abbiano un fondo di verità più solido di quanto la gente comune possa
immaginare, infatti questa nostra discendenza è la
causa del nostro strano essere: possiamo trasformarci in grossi lupi ogni volta
che vogliamo.
“Allora? Glielo chiederai?”
insistette Rebecca
“Ma che
curiosa!” risposi ridacchiano “Penso proprio di sì”
“Evvivaaaaa!!!!! Il mio
fratellino si sposaaaa!!!” urlò saltellando per la
stanza
“Beckie, per favore, potresti
evitare di farti sentire da tutti?”
“Perché?
Non c’è in casa nessuno! E poi è forse un segreto?”
“Vorrei aspettare che Bella mi
dicesse di sì prima di sbandierarlo ai quattro venti, sai com’è...”
“Sei così poco fiducioso? Bella
ti ama da impazzire, non posso immaginare un rifiuto
da parte sua!”
“Ovviamente nemmeno io, ma la
conosco e so che il matrimonio non è mai stato il suo primo pensiero riguardo
al futuro, per questo voglio trovare il momento giusto”
“E va
bene, starò buona buona e non dirò niente a nessuno”
“Grazie”
In quel momento suonò il
campanello.
“Dev’essere Embry, potresti
andare tu ad aprire per piacere? Intanto chiudo la valigia.”
“Ok”
Rebecca aprì e la sentii parlare
col mio amico.
“Buongiorno Beckie, Jake è
pronto?”
“Arriva subito,
sta finendo di chiudere la valigia. Entra pure nel frattempo”
“Non c’è la piccola Michelle?”
“Oggi è andata a Forks coi nonni, torneranno più tardi”
“Billy e Sarah saranno al settimo
cielo da quando siete qui”
“Eh sì, non vedevano l’ora di
avere quella peste della loro adorata nipotina tra i piedi per tutta l’estate!
Eh eh!”
Raggiunsi Embry e Beckie in
soggiorno.
“Eccomi, sono pronto, possiamo
andare”
“Perfetto, allora a presto Beckie,
salutami Benjo e Michelle.”
“Ciao Embry, buona vacanza!
Jake...mi raccom...”
“CIAO BECKIE!” la interruppi,
perché dalla sua espressione sapevo cosa stava per dire.
Caricai la borsa nel baule del
furgoncino di Embry e partimmo per Port Angeles, dove
ci aspettavano Bella e Maggie, la sua coinquilina nonché ragazza di Embry. Avevamo programmato questa vacanza on the road al parco dello
Yellowstone da mesi, non vedevamo l’ora di partire.
“Ah, che meraviglia, non vedo
l’ora di riabbracciare la mia Maggie!”
“Una settimana è lunga da
sopportare, vero?”
“Sai com’è Jake, sono solo pochi
mesi che stiamo insieme, tu ormai sei abituato a stare lontano da Bella per
diverso tempo, anche se avete praticamente convissuto
negli alloggi del campus per due anni”
“Appunto per quello ora è più
difficile, e comunque credimi quando ti dico che non
farò mai l’abitudine alla lontananza forzata da Bella.”
Con Embry non mi vergognavo di
dire quello che pensavo veramente, soprattutto da quando era innamorato anche
lui e capiva meglio i miei sentimenti.
Arrivammo al Peninsula College
verso le 9.00 e ci dirigemmo subito al dormitorio delle ragazze.
Toc Toc.
“Avanti!” sentimmo rispondere
Entrammo nella stanza e ad
aspettarci c’era una ragazza minuta ma dal fisico atletico, con i lunghi
capelli biondi raccolti in una coda di cavallo; i vispi occhi azzurri
individuarono subito l’oggetto delle sue attenzioni, saltandogli in braccio
come un grillo e stampandogli un bacio sulle labbra. Maggie stava all’ultimo
anno ed era diventata la compagna di stanza di Bella all’inizio del semestre, dopo che la sua precedente coinquilina si era
diplomata. Era una ragazza molto simpatica, schietta e senza dubbio carina,
così avevamo pensato di presentarla ad Embry e dopo poche uscite i due si erano
messi insieme.
“Maggie, Bella non c’è?”
“E’ uscita molto presto, all’alba
per la solita corsetta mattutina – rispose liberandosi
dall’abbraccio del mio amico – io dormivo ancora, ho sentito solo che usciva. Però ora che mi ci fai pensare...che ore sono?”
“Le 9.10. Vuoi dire che non è
ancora tornata?” chiesi leggermente preoccupato.
“Vedrai che sarà qui a momenti,
avrà fatto un giro più lungo del solito, o forse è passata a salutare il
professor Hokley”
Bella, che aveva già finito il
suo corso di studi, era diventata l’assistente dell’insegnante di antropologia, Desmond Hokley, un fessacchiotto che non mi
ispirava alcuna simpatia.
“Provo a chiamarla sul cellulare”
composi il numero, ma suonò a vuoto fino alla fine
“Non risponde”
“E’ davvero strano, era così
eccitata all’idea di partire, sapeva che sareste arrivati verso le 9.00, a
quest’ora doveva già essere tornata, lavata e pronta...”
“Ok, adesso vado a cercarla!”
“Cerchiamola insieme, ok? Tu
Jacob vai alla caffetteria, io da Hokley, amore tu vai alla pista di atletica!”
“Ok, ci ritroviamo all’ingresso
tra un quarto d’ora”.
Forse esageravo, ma mentre
correvo una serie di pensieri negativi mi riempivano la mente: Bella investita da un’auto, Bella caduta in un buco, Bella
aggredita da uno sconosciuto...ma oggettivamente erano ipotesi altamente
improbabili, visto che lei, come me, era dotata di una forza e di un’agilità
inimmaginabili e le sue ferite si rimarginavano in pochi minuti. Per questo ero
così in pena, perché non riuscivo a immaginare il
motivo reale della sua assenza.
Alla caffetteria non c’era;
chiesi a Peter, il ragazzo che la gestiva, ma disse che aveva visto Bella tre ore prima, quando era passata per il solito
cappuccino, poi più.
Mi ritrovai con Embry e Maggie, e
anche loro non avevano nessuna novità.
“Da Hokley non c’era; in realtà
non c’era nemmeno lui”
“Alla pista di atletica
non la vedono da ieri”
“Torniamo in camera, magari è
rientrata e noi stiamo impazzando per niente”
Nella stanza non c’era traccia
del passaggio di Bella nell’ultimo quarto d’ora, così iniziai ad agitarmi
seriamente, anche se non potevo esprimere ad alta voce tutti
i miei pensieri.
Camminavo avanti e indietro per
la stanza, torturandomi le mani e cercando di pensare positivo,
quando bussarono alla porta. Tutti e tre sobbalzammo,
Maggie andò ad aprire, ma non era lei.
“Ciao Fran” era una compagna di
corso di Maggie che lavorava in biblioteca
“Ciao Meg, ho portato questo
libro per Bella, me l’aveva chiesto qualche giorno fa ma era fuori in prestito,
visto che passavo di qui gliel’ho portato.”
“Ok, lascialo
pure a me. Senti, per caso l’hai vista in giro stamattina?”
“In realtà l’ho incrociata in
caffetteria alle 6.00, ci siamo salutate e basta, ma l’ho vista un po’
strana...”
Subito drizzai le orecchie.
“In che senso?”
“Era pensierosa, sembrava che
avesse la testa tra le nuvole. Di solito anche la mattina presto è sempre
pimpante e di buon umore. Ma è per caso successo
qualcosa?”
“La stavamo aspettando per
partire per le vacanze, ma non è ancora rientrata dalla corsetta mattutina”
“Non penso che sia andata a
correre sai”
“Cosa?!”
“Non era in tuta, era vestita
come se andasse a fare un’escursione in montagna e aveva uno zaino con sé.”
Non riuscendo più a trattenermi
intervenni nella discussione: ”Sei sicura che non ti abbia detto proprio niente?
Non l’hai vista parlare con nessuno?”
“No, mi dispiace”
“Jake! – Embry mi chiamò e mi
voltai – Guarda cos’ho trovato per terra!”
“Grazie del libro Franny, ci
vediamo presto” Maggie cercò di liquidare l’amica
“Mi raccomando, fatemi sapere se
Bella torna!”
“Certo, grazie”.
Strappai dalle mani di Embry la
busta che aveva raccolto vicino al letto di Bella: era una lettera, per me, con
scritto tra parentesi (PERSONALE).
“Jake, amore mio, so che questa lettera ti coglie di sorpresa perché
oggi saremmo dovuti partire per la nostra vacanza con Maggie ed Embry.
Purtroppo sono stata costretta a lasciarvi per un motivo molto
importante.
Come sai, da diversi mesi sto studiando la
storia dei nativi americani.
Leggendo alcuni libri mi sono imbattuta nelle leggende riguardanti i
lupi e i mutaforma, e ho scoperto che esiste un modo per cancellare la
mutazione.
Mi dispiace di non averti detto niente prima, non sapevo
se saresti stato d’accordo nell’affrontare una simile ricerca, ma io avevo
bisogno di capire se c’era una possibilità per me, per noi, di tornare ad avere
una vita normale.
Proprio ieri ho avuto una soffiata su un luogo che probabilmente potrà
darmi le risposte che cerco. Non ho avuto il tempo di avvisare neanche Maggie,
e comunque non volevo rovinare la vacanza anche a loro
due, è giusto che partano…che partiate, se lo vuoi. Io vi raggiungerò
appenapossibile, spero nel giro di un
paio di giorni.
Probabilmente dove sto andando il cellulare non
prenderà bene, quindi aspetta una mia chiamata nel pomeriggio, per le 15.00
dovrei essere a destinazione.
Ti prego, non essere in collera con me.
Ti amo!
Bells”
Dire che ero confuso era
riduttivo. Che accidenti le era saltato per la testa
di andarsene in giro per i fatti suoi chissà dove, senza dire niente a nessuno,
né a me, né ad altri…per cosa poi?!
Forse mi ero sbagliato credendo
che negli ultimi quattro anni Bella si fosse rassegnata all’idea della nostra
vita semi-lupesca, ma non aveva mai dato segno di sofferenza a riguardo, non
dopo i primi tempi della trasformazione. Credevo anzi che le piacesse essere
più agile, più forte, non più debole e indifesa come prima.
Che
idiota! Ma che idiota!
Ora però la cosa più urgente era
dare una spiegazione ai nostri due amici.
“Jake, che dice?” disse Embry
Che m’invento?
“Giusto, che dice Bella? Ci stai
facendo impazzire!”
Che
accidenti m’invento?
“E’ andata via” presi tempo per
elaborare una scusa più in fretta possibile.
“Via dove?” chiese ancora Maggie allibita
Già, dove? Non lo sapevo neanche io, mica me l’aveva detto quella pazza! Poi
mi venne un lampo di genio: il libro!
“Maggie mi passeresti il libro
che ti dato la tua amica per Bella?”
“Certo, eccolo”
Bingo! “I luoghi mistici dei
nativi americani” Ovviamente stava aspettando quel libro per portare a termine
le sue ricerche, ma in qualche modo aveva scoperto qualcosa di
importante prima di averlo.
Lo sfogliai velocemente finché
trovai quel che cercavo, forse.
“Qui, credo che Bella sia andata qui!” indicai un punto sulla mappa al centro del
libro
“Al Gran Canyon?! E che c’è andata a fare?”
Bella domanda!
“Pare che ultimamente si sia
particolarmente appassionata ai miti e alle leggende dei nativi americani, così
ha avuto una soffiata su un luogo da andare a visitare e….Ragazzi mi dispiace, non so cosa dirvi, davvero. Forse voi dovreste partire per Yellowstone, io andrò a cercarla. Tra
l’altro nella lettera dice che mi chiamerà nel pomeriggio, alle 15.00”
“Jake, amico mio, penso proprio
che sia il caso di cambiare la destinazione della nostra vacanza. Tu che ne dici Maggie?”
“Dico che quando vedrò Bella
gliene dirò quattro! Ecco cosa dico!”
“Mi dispiace” mi scusai
“Ma
siccome sono un po’ preoccupata per questa sua partenza improvvisa, credo sia
il caso che noi veniamo con te a cercarla!”
“Davvero? Sei sicura Maggie?”
“Ma sì,
non preoccuparti, un parco nazionale vale l’altro! Anche se
questo è un po’ più lontano. Dovremo prendere l’aereo,
altrimenti ci metteremo una vità!”
“E poi dovremo noleggiare un’auto
una volta arrivati” aggiunse Embry
“Siete degli amici fantastici! Beh,
allora, se non c’è altro da aggiungere direi che
possiamo partire” dissi prendendo con me il libro e mettendo in tasca la
lettera di Bella.
Embry prese la valigia della sua
ragazza, che chiuse la porta e ci avviammo al furgone.
Mentre
scendevamo incontrammo per le scale Desmond Hokley.
“Signorina Fairfox, mi scusi”
“Buongiorno professore, mi dica”
“Quando
vede la signorina Swan le dica di venire nel mio ufficio per piacere”
“Veramente Bella è partita, ha una settimana di vacanza da oggi. Stavamo
giusto andando a raggiungerla”
“Accidenti, è già andata
maledizione – disse sottovoce, abbastanza piano che
solo io potei sentirlo – Beh, non importa allora. Buon viaggio”
“Grazie, arrivederci”.
Quell’idiota sapeva qualcosa, ne ero sicuro! Che Bella avesse parlato con lui delle
leggende e delle ricerche che stava effettuando? Ma a lui che importava? Ci mancava solo questo ora, come se
il pensiero di raggiungere Bella non fosse già abbastanza preoccupante.
Partimmo dall’aeroporto di
Seattle in tarda mattinata, direzione Colorado City. Speravo che Bella si
facesse viva prima possibile, ma durante tutto il volo il
cellulare non suonò mai.
Una volta
arrivati ci procurammo subito una macchina a noleggio, caricammo le
valigie e cercammo un posto dove mangiare un boccone.
Guardavo Embry e Maggie, seduti
davanti a me, e mi sentivo per la prima volta un po’ a
disagio davanti alle loro smancerie, perché ero solo, ero il terzo incomodo.
“Ragazzi vado
a fare due passi qua fuori, magari provo ancora a telefonarle.”
Uscii e mi incamminai
verso una panchina, dall’altro lato della strada. Composi il numero ma
evidentemente il telefono di bella non prendeva.
Chissà dov’era...chissà se
trasformandomi avrei potuto comunicare con lei? Ma
anche lei doveva essere trasformata per fare questo.
Mi stava andando a fuoco il
cervello, cercando di capire perché mi avesse abbandonato così, lasciando poche
tracce dietro di sé. Se solo me ne avesse parlato,
avremmo potuto fare questo viaggio insieme.
Forse pensava che non avrei accettato.
Non ero stato abbastanza sensibile negli ultimi mesi, da capire i pensieri che
le frullavano in testa. Che idiota!
Alle 16.00, nonostante
i miei dieci sms, ancora nessuna notizia di Bella. Il suo telefono
sembrava spento, quindi cominciai ad andare in panico.
“Cosa facciamo?
Chiamiamo la polizia?” propose Maggie
“Meg non ti sembra eccessivo?
Aspettiamo ancora un po’.”rispose
Embry cercando di calmare più me che lei.
“Jacob Black?!”
Ad un tratto sentii
pronunciare il mio nome da una fastidiosa voce familiare, la riconobbi
ancora prima di voltarmi e ritrovarmi davanti “Daniel Ateara? E tu che accidenti ci fai qui?”
“Buongiorno Jacob Black! Davvero
non mi sarei aspettato di trovarti a Colorado City.”
“Non mi hai risposto!”
“Vedo che fatichi sempre a
controllare l’avversione nei miei confronti, anche dopo tutto questo tempo”
“Smetti di cianciare! Che ci fai qui? Sei in vacanza?”
“Non esattamente. Deduco invece
che tu stia cercando Bella. Sei più
sveglio di quanto ricordassi”
“Ma come ti permetti?!....”
“Jake, scusa – intervenne
Embry – non ci presenti?”
“Oh sì, scusate. Lui è Daniel, un…vecchio amico, diciamo così. Loro sono il mio
amico Embry e la sua ragazza Maggie, la compagna di stanza di Bella”
“Molto lieto di conoscervi” disse
il damerino porgendogli la mano
“Hai detto Ateara? Sei parente di
Quil?” chiese Embry incuriosito
“Sì, anche se un po’ alla
lontana: sono il nipote del fratello di nonno Quil, Hermes Ateara”
“Ma
pensa!”
“Ok, ragazzi, fermi un attimo –
li interruppi – sbaglio o poco fa mi hai chiesto se sto
cercando Bella? E tu che ne sai che lei è qui? Vi
siete visti?”
“Avremmo dovuto incontrarci
stamattina fuori dall’aeroporto ma lei non si è
presentata. Probabilmente ha perso il volo e ha preso quello dopo, che però
faceva scalo, quindi ci avrà messo molto più tempo di
voi ad arrivare. – mentì, poi abbassò il volume della voce in modalità udito lupesco - Non mi ha nemmeno avvisato di un
eventuale ritardo o altro, non so che fine abbia fatto.” i
suoi modi compassati tradivano una leggera preoccupazione.
Sentii il mio stomaco come
schiacciato da un macigno, mentre ancora stavo elaborando le sue parole e una
parte del mio cervello urlava domande che non era il
caso di fare ad alta voce, tipo: Perché dovevano vedersi? Perché
di nascosto? Cosa sa lui di Bella che io non so? Perché mi sento un imbecille?
La cosa grave era che adesso non
si trattava più di contrattempi; dopo la rivelazione di Daniel non avevo dubbi: era proprio sparita!
“Mi dispiace molto Jacob Black,
tu sai quanto sia affezionato a te e a Bella – continuò sempre con un filo di
voce – A questo punto vorrei offrirti il mio aiuto per ritrovarla, se me lo
permetti”
“Credo di non avere scelta. Però
dovrai mettermi al corrente dei vostri piani.
Purtroppo lei mi ha detto ben poco”
“Capisco. E con
i tuoi amici come facciamo?”
Bel problema! Questa faccenda si
stava complicando, e sicuramente Daniel mi sarebbe stato utile, visto che era uno di noi, mentre con Embry e Maggie tra i
piedi non avremmo potuto agire liberamente.
“Beh a quanto
pare abbiamo preceduto Bella, probabilmente non è ancora arrivata, perché
non andate in albergo a sistemare le valigie? Noi torniamo in aeroporto,
sicuramente la troveremo lì.”
“Ma sei sicuro Jake?” chiese Maggie non troppo convinta
“Certo, non preoccupatevi!”
“Se lo
dici tu ci fidiamo. Comunque chiamaci appena arriva,
mi raccomando!”
“Ovvio. Ci vediamo più tardi”
“Vieni Jacob
Black, andiamo ora!”
“Senti, coso,
la smetti di chiamarmi per cognome? Jacob è sufficiente!”
“Scusa, è un’abitudine che non
riesco a togliermi”
“Dove stiamo andando di preciso?”
chiesi mentre salivamo sulla sua auto
“Al Lago Jacob. Sì, esiste – rispose prontamente al mio sguardo incredulo – e dovevamo
andarci, Bella e io, era la prima tappa”
“Ascolta Daniel, vediamo se
riesco a parlarti senza incazzarmi troppo, dato che mi stai aiutando: PERCHE’ ACCIDENTI TU E BELLA DOVEVATE VEDERVI A MIA
INSAPUTA?”
Urlai decisamente
troppo, ma non resistetti più!
Ancora non avevo assimilato il fatto che Bella era partita alla ricerca di
una leggenda perduta senza dirmi nulla, figuriamoci poi come avevo preso male
il fatto che aveva coinvolto il “caro” Daniel in tutto questo!
O forse
era lui che le aveva messo strani grilli per la testa?!
“E’ colpa tua? Sei tu che le hai
messo questa idea malsana in testa? Vuoi che torni
umana per sempre?”
“Smettila di urlare, ora ti dico
cosa so. E’ stata Bella a contattarmi, qualche mese
fa. Mi rincresce che non te ne abbia parlato prima, ma
ti assicuro che non l’ha fatto per escluderti”
Nonostante le sue parole sentivo un tarlo che mi rodeva dentro, mi sentivo
emarginato.
Bella non aveva mai avuto segreti
per me, come io per lei. E
ora questo.
In effetti
erano mesi che non ci trasformavamo, lei era sempre molto presa con le lezioni
e io stavo lavorando per mettere da parte i soldi per l’officina.
Se
fossimo stati lupi, avrei letto nella sua mente e avrei capito tutto.
Intanto avevamo imboccato la
statale in direzione Jacob Lake. Assurdo, persino un lago col
mio nome adesso. Che mondo pazzo!
“Hai presente quel suo
professore, Hokley?” mi chiese Daniel
“Sì certo! Quell’imbecille, lo
sapevo che c’era di mezzo anche lui!”
“Non credo, comunque,
qualche tempo fa Bella mi contattò e mi raccontò una storia che aveva sentito a
lezione da Hokley”
“Riguardo ai mutaforma?”
“Esattamente. Pare che una delle molte leggende dei nativi riguardante i lupi, parli
dell’esistenza di un modo per interrompere per sempre la trasformazione degli
uomini e delle donne prescelti”
“Ma
come?”
“E’ quello che Bella voleva
scoprire, per questo mi chiese di aiutarla.”
“Ma
perché non mi ha detto nulla? Perché non mi ha mai
parlato di questo?” era difficile ammettere che per le faccende da lupi si
fosse rivolta a Daniel, invece che a me.
Io c’ero sempre stato per lei, in
ogni singolo momento! Ed ero più che certo del suo
amore per me, mi bastava guardarla negli occhi per sentirlo chiaro e forte,
anche senza la telepatia.
“Jacob, sai meglio di me quanto
profondamente Bella ti ami, e non sai quanto ti ho invidiato per questo. Anche a me sarebbe piaciuto trovare un’anima affine con cui
creare un legame tanto forte, ma non è così facile”
Mi chiesi cos’avrei
fatto se all’epoca del nostro primo incontro Bella avesse scelto lui
anzi che me, ma ricacciai subito quel pensiero negativo dalla mia mente.
“Il problema principale della
nostra condizione, se ancora non te ne fossi accorto, è che dopo un iniziale
cambiamento fisico, la nostra crescita, il nostro invecchiamento si blocca.”
Mi vergognavo immensamente ad
ammetterlo, ma non c’avevo proprio fatto caso. Come
sempre Daniel parve capire a cosa pensavo, forse la mia faccia era abbastanza
eloquente:
“Non è così grave il fatto che tu
non l’avessi capito, dopotutto sono passati solo
quattro anni, e la tua altezza massima l’avevi già raggiunta all’epoca della
prima trasformazione. Comunque Bella se n’è accorta da
qualche tempo.”
Su questo non avevo
dubbi, lei era sempre stata molto più sveglia di me, più attenta ai
dettagli.
“Riesci a capire cosa ha
significato per lei questa scoperta?”
“L’eterna giovinezza è il sogno di ogni donna, no?!” dissi con poca convinzione
“Certo, però forse può essere un
problema a un certo punto, avere dei figli adulti e il
corpo di una ventenne.”
Figli.
Figli miei e di Bella.
Non che non avessi mai
considerato questa eventualità, soprattutto visto che
stavo pensando seriamente di chiederle di sposarmi.
Evidentemente anche lei ci aveva
pensato, e a lungo anche, se alla fine aveva deciso di scoprire il modo per
cancellare la parte di lupo che era in lei.
Una parte che io amavo
immensamente, tanto quanto quella umana.
Era quello che ci accomunava,
oltre al nostro amore.
Avevamo vissuto
insieme ogni momento importante del nostro cambiamento, così come avevamo
visto crescere i nostri sentimenti.
Ripensai alla prima volta che
avevamo fatto l’amore, sulla nostra spiaggia segreta, a La
Push, cullati dalle onde e dal profumo del mare.
Era stata un’emozione indescrivibile,
così forte, così appagante, che avrei potuto morire
lì, tra le sue braccia, nel suo respiro, nel pieno della nostra felicità.
E adesso, angosciato dall’idea di
ritrovarla, di affrontare il problema che mi si era posto innanzi, non
desideravo altro che riaverla con me, per darle ancora una
volta tutto il mio amore, per riempirla di baci e carezze e stringerla
forte, per donarle me stesso.
La voce di Daniel mi riportò alla
realtà.
“Siamo quasi arrivati. Secondo le
informazioni di Bella qui troveremo qualcuno che potrà darci una mano.”
“Davvero? E chi
sarebbe?”
“Una guida indiana, ci porterà
nel luogo dove voleva andare Bella, e dove spero sia
già arrivata, sana e salva.”
Quella frase fu una pugnalata
allo stomaco.
Bella doveva stare bene!
Lei era forte,
molto più di tutti gli uomini forzuti al mondo, sicuramente se l’era
cavata anche da sola.
Daniel parcheggiò vicino ad
alcune casette in legno. Sembrava di stare a La Push, a parte per l’assenza del mare e per il sole che
spaccava le pietre! Le dimensioni del centro abitato comunque
non erano certo superiori, anzi!
Entrammo in quello che avrebbe
dovuto essere un ufficio turistico, ma fungeva anche da bar, minimarket e
ufficio postale.
In un angolo c’era una scrivania
con molti depliant e poster del Gran Canyon appesi alla parete restrostante.
Ci avvicinammo e ci venne
incontro una ragazza, sembrava la versione scura di Maggie!
Bassa ma atletica, con la pelle
olivastra, occhi marrone scuro e lunghissimi capelli neri e lisci, raccolti in
una coda di cavallo che le arrivava alla vita.
Senza dubbio era una nativa, come
me. Infatti mi squadrò da capo a piedi con aria
incuriosita, le mani appoggiate sui fianchi con fare imperioso.
“Buongiorno – le disse Daniel –
sono Daniel Ateara, lei deve aver parlato al telefono con Bella Swan ieri”
“Oh, sì, certo che ci ho
parlato!” che tipa assurda! E che voce squillante!
“Per caso è passata di qui oggi?”
“Dovevate
venire insieme, non è vero? – domandò lei con espressione indagatrice –
Beh, la sua amica in effetti è stata qui qualche ora
fa, ma non era da sola”
L’istantaneo sollievo per il fatto che Bella fosse effettivamente stata lì fu
subito rimpiazzato dal dubbio per la notizia che non era da sola.
“E con chi diavolo era?” chiesi
con un po’ troppa veemenza, che lei non gradì affatto
“Modera i
termini carino! Era con un uomo, sulla quarantina, non tanto alto, coi capelli rossi e gli occhiali.”
“Merda!
Ma come ha fatto ad arrivare qui prima di noi?
L’abbiamo incontrato al campus stamattina prima di partire!”
“Se può interessarti – riprese la
ragazza, sempre più seccata dal mio linguaggio – era
evidente che non fossero d’accordo. Lei voleva aspettare il tuo amico qui,
mentre lui aveva una gran fretta di partire per il Marble
Canyon, così siccome io ero impegnata li ha accompagnati un mio collega”
Se già prima quel tizio mi stava sulle palle, adesso che avevo saputo questa cosa
l’avrei sbranato volentieri!
Come si permetteva di manipolare
la mia Bells in quel modo?
Ma poi
perché lei non aveva reagito?
Quello era un
omuncolo insignificante, non le sarebbe costato niente dargli una manata
e fargli fare un bel sonno, giusto il tempo di liberarsi di lui.
O forse
invece ci avrebbe rimesso, visto che era il suo datore di lavoro.
In quel momento il mio cellulare
suonò.
Pensai che fosse Embry, non li avevo più chiamati. Invece era Bella!
“PRONTO! BELLA,
AMORE!”
“Jake,
finalmente riesco a chiamarti!” la sua voce era piena di sollievo e di emozione nel sentirmi, e per me fu lo stesso
“Piccola non hai idea di quanto sia felice di sentire che stai bene, ero così in pena!”
“Jake,
purtroppo non ho molto tempo, Hokley sarà qui a
minuti, non posso spiegarti tutto per telefono, ma sappi che siamo al Marble Canyon.”
“Io sono con
Daniel a JacobLake,
partiamo subito per raggiungerti!”
“Amore mio, perdonami, sono stata
una stupida!” sembrava molto angosciata
“Non ti preoccupare, non sono
arrabbiato con te, l’importante è che tu stia bene” ed era vero. Sentire la sua
voce aveva cancellato ogni perplessità, almeno per ilmomento.
“Portate Keera
con voi, mi raccomando, lei sa tutto quello che vi serve sapere, non temete,
non dovete nasconderle nulla! Ora devo lasciarti, ti amo!”
“Chi è Keera?...Pronto?...Pronto Bella!” aveva riattaccato
“Sono io Keera,
per la cronaca” disse la ragazza, che era ancora lì a guardarci poco convinta e
spazientita “Sono la vostra guida, e se v’interessa il sole sta per tramontare,
quindi non so se ci conviene partire adesso per Marble
Canyon, anche se è a un’ora scarsa di macchina.”
“Mi dispiace contraddirla, ma è
una questione della massima urgenza! – Daniel mi rubò le parole di bocca, certo
con modi meno grezzi dei miei, ma con voce ferma – La mia amica è evidentemente in una situazione spiacevole contro la sua
volontà, non possiamo aspettare un attimo di più! Dobbiamo
partire subito, la prego di aiutarci!”
“Ok, ok – rispose Keera – andiamo,
però smettila di darmi del lei, ho a mala pena la tua età!” al solito! Non so
perché, ma a queste parole, quel babbeo arrossì come una scolaretta...mah, era l’ultimo dei miei problemi ora.
Salimmo tutti e tre sulla jeep di
Daniel e dopo aver fatto il pieno di benzina, cosa molto saggia visto che avremmo affrontato il nulla del deserto dell’Arizona,
partimmo a tutto gas.
Keera
si sedette dietro e notò subito accanto a lei sul sedile il libro sui nativi
che mi ero portato dietro. Lo apri e dopo un po’ che lo sfogliava si rivolse a me:
“Tu quindi sei Jacob Black”
“Sì, sono io, perché?” chiesi
“Ora capisco tutto!”
“Cosa capisci?”
“La vostra amica stamattina,
quando quel tizio che era con lei si è allontanato per andare in bagno, mi ha
detto che se ti fossi presentato insieme all’altro
ragazzo di cui mi aveva già parlato per telefono – indicò Daniel – avrei dovuto
dirvi tutto quello che sapevo sulle leggende di queste parti e in cambio avrei
potuto chiedervi tutto quello che m’interessava sapere.”
Ripensai alla telefonata di prima
con Bella; mi aveva raccomandato di dire tutto a Keera,
che ci avrebbe aiutati. Ma esordire con “Ehi, sai
siamo dei licantropi!” mi sembrava un po’ eccessivo, ci avrebbe presi per pazzi probabilmente…o no?!
“Beh, allora posso chiederti che
posto è questo Marble Canyon? Cosa
c’è lì di tanto importante?”
“Dunque,
devi sapere che questo canyon è attraversato dal fiume Colorado e la sua
particolarità è che sulle montagne rocciose che lo circondano esistono delle
aree verdi molto estese, delle vere e proprie foreste. Questo comporta la
presenza di molte specie animali, come orsi, pantere, anche lupi. Si può dire
che l’habitat che si è creato nei secoli sia perfetto ed è il vero tesoro di
questa riserva naturale. Persino la presenza dell’uomo non è riuscita ad
intaccarne l’equilibrio.”
“Lupi anche qui dunque…” dissi
soprappensiero e sottovoce
“Anche
dove vivete voi ce ne sono?”
Vidi Daniel accanto a me, che
aveva seguito tutta la conversazione, trasalire alla sua domanda.
Come diamine aveva fatto a
sentire quella frase con il rumore della macchina? Solo Daniel avrebbe potuto,
o Bella.
“Ti ho chiesto se anche dove vivete voi ci sono dei lupi. Dove abitate a
proposito?”
“Nella Penisola Olimpica”.
“Io a New York” disse
Daniel
“Beh, dubito che lì ce ne siano! Ah
ahah!”
“In effetti
sono l’unico” mormorò pianissimo Daniel. Voleva forse metterla alla prova?!
Keera
smise di ridere di colpo, come avesse fatto una doccia
gelata. Se questo non era un udito degno di un
animale, non avrei saputo come altro definirlo.
“Comunque,
riprendendo il discorso sul Marble Canyon – ok, preferiva divagare, piuttosto che farsi scoprire – il
libro che avete con voi, se vi siete presi la briga di leggerlo, racconta la
leggenda degli uomini aquila, che vissero qui molti secoli fa.”
“Io l’ho letta” disse Daniel. E
ti pareva, il solito secchione “Ricorda vagamente le
leggende Quileute sugli uomini lupo”
Ecco, forse ora cominciavo a
mettere insieme qualche pezzo del casino in cui Bella mi aveva lasciato;
cominciavo a capire perché eravamo laggiù.
Keera aprì
il libro e iniziò a leggere:
All’inizio c’erano i pesci, che
vivevano nelle acque color smeraldo del fiume Colorado.
Poi alcuni di essi
presero la via del cielo, altri quella della terra, diventando a loro volta
uccelli e mammiferi. Tra di loro c’era un uccello particolarmente imponente,
l’aquila bianca.
Essa dominava le gole che
sovrastavano il grande fiume, osservando tutto ciò che
accadeva
Un giorno vide degli strani
esseri avvicinarsi alla sponda. Camminavano su due zampe ed erano privi di pelliccia
o piumaggio, tranne che sulla testa.
Scese per controllare la
situazione e in quel momento incrociò lo sguardo di uno di essi.
Era un animale insolito, ma
chissà come mai riuscì a leggere nei suoi pensieri.
Vide l’ammirazione e l’invidia
che provava per lei. Avrebbe tanto voluto possedere delle ali come le sue per
poter volare in alto nel cielo.
Allora l’aquila
scese ancora di più, si appollaiò su un picco roccioso e gli parlò:
”So cosa desideri più di tutto al
mondo, e penso di poterti esaudire, ma in cambio voglio essere come te per un
giorno. Ti insegnerò come fare.
Vai laggiù, dove il fiume curva a
destra. Lì il letto del fiume è differente e se scaverai troverai delle strane
pietre verdi come le foglie dei grandi alberi, trasparenti come l’acqua.
Prendine dieci e portamele, in
cambio ti darò le mie ali e tu mi darai le tue strane zampe per un giorno
intero.”
L’uomo, perché quello era, fece
come l’aquila bianca gli aveva detto e le portò le
dieci pietre.
Sotto la luce del tramonto
avvenne la magia e i due esseri si scambiarono la forma.
L’uomo aquila spiccò il volo
verso l’orizzonte, mentre l’aquila bianca sotto le sembianze di una bellissima fanciulla gli disse: “Domani al tramonto dovrai tornare qui
ed io ti renderò le pietre per riprendere ognuno il proprio corpo. Se tarderai rimarrai così per i prossimi mille anni!”
Keera
tacque.
“E poi?
Com’è finita?” le chiesi
Dopo alcuni secondi di mutismo fu
Daniel a rispondere: “L’uomo aquila non tornò mai più, non rese le ali e la fanciulla dovette rassegnarsi a rimanere umana per sempre”
“Beh, non per sempre, solo per
mille anni”
“Jacob,
nessuno vive mille anni!”
“No, infatti
furono i suoi discendenti a conservare le pietre, nascoste accuratamente in
qualche posto misterioso del Marble Canyon.” aggiunseKeera che si era ripresa
dall’attimo di trance.
QuindiHokley cercava le pietre, che probabilmente erano smeraldi.
Ma
perché si serviva di Bella per i suoi scopi?
Come al
solito Daniel aveva capito. Prima o poi avrei dovuto
chiedergli se mi leggeva veramente nel pensiero anche da umani!
“In pratica Hokley
ha scoperto questa storia tramite Bella, che l’ha trovata per caso studiando il
passato e le leggende dei nativi, e da essere avido quale
è, ha subito pensato a quanti soldi fare con le pietre”
“A quel maledetto non importa
niente del significato fondamentale che esse hanno per la gente di questa
terra” disse Keera con rabbia
“Ma perché non ci
è andato da solo? Perché si porta dietro
Bella?” insistetti
“Perché
lei sa dove trovarle” rispose lei
“Come fa a saperlo?”
“Sono stata io a dirglielo.”
“COSA?!”
“Jacob
Black potresti evitare di urlarmi in quel modo? – disse Keera
seccata – Mi rendo conto di aver fatto un errore, ma
quando Bella mi ha chiesto indicazioni su questa faccenda sapevo che a lei non
importava avere le pietre per soldi, non voleva tenerle per sé. Solo che poi ci si è messo in mezzo quel babbeo!”
“Ma
allora perché le interessa trovarle?”
“Non ci sei ancora arrivato Jake? – Daniel mi stupì, era la prima volta che mi chiamava
così! – Le servono per tornare umana per sempre”
Quasi mi
strozzai. Parlare così davanti ad un’estranea, anche
se avevo qualche dubbio ormai sulla sua natura.
La mia testa si riempì nuovamente
di mille domande, come era successo quella mattina.
Davvero Bella voleva
tornare umana definitivamente? Non voleva essere un lupo mai più? Senza
dirmi niente!
E io? Se non avessi mai scoperto niente, sarei rimasto un
licantropo per sempre, contrariamente a lei. Che
casino enorme!
“Siamo quasi arrivati, parcheggia
lì, poi dovremo proseguire a piedi” disse la nostra strana guida
Sembrava che la frase di Daniel
non l’avesse minimamente sconvolta, come se avesse parlato del tempo.
Il sole era sceso fino quasi a
toccare l’orizzonte. Avevamo poco tempo prima che il
buio ci avvolgesse.
“Jacob,
forse è il caso che tu mandi un messaggio ai tuoi amici, sono ore che aspettano
tue notizie”
“Accidenti, mi stavo dimenticando
di loro!” Daniel aveva ragione, mi avrebbero sbranato!
Gli mandai unsms scusandomi e dicendo che Bella aveva chiamato e
sarebbe arrivata in serata, ci saremmo visti il giorno seguente.
Pregai intensamente che per
allora tutto si fosse sistemato.
Ormai eravamo così vicini a
raggiungere Bella che non avrei resistito un attimo di
più senza poterla stringere.
“Bene ragazzi miei, gambe in
spalla, se manteniamo un buon passo, in una ventina di
minuti dovremmo arrivare al destinazione.” disseKeera
Forse pensava che fossimo delle
pappe molli, invece rimase piacevolmente stupita dalla nostra agilità.
“Daniel pensi che Bella lo farà?”
un po’ mi seccava chiederglielo, ma non avevo scelta visto
che era con lui che Bella si era confidata. Capì senza spiegazioni a cosa mi
riferivo.
“Non lo so, era molto dubbiosa su
questa faccenda”
Keerasi intromise nella conversazione:
“Se può
farvi sentire meglio, quelle pietre non possono fare gran che da sole. Manca un
elemento fondamentale”
“Sarebbe?” chiesi
“Mi sembra ovvio: l’aquila
bianca”
“Senti Keera,
scusa se te lo chiedo, ma…”
“Vuoi sapere se penso che siate
una banda di matti?”
“Ehm, sì, insomma…”
Si fermò di colpo e si girò
indietro; Daniel che camminava dietro di lei ci andò a sbattere contro
facendola quasi cadere all’indietro, ma la prese al volo.
Sembrava una
quelle scene da film, tipo casqué con bacio
romantico, anche se non si stavano baciando. Rimasero così per qualche istante,
a fissarsi.
Il pivello era di nuovo arrossito
come un gambero! Accidenti a lui!
“Potreste rimandare a più tardi
certe effusioni?” li rimbrottai sorpassandoli
“Scusami –
balbettò aiutando Keera a rimettersi in piedi
– non…volevo…”
“Figurati, non c’è problema. Ora andiamo” rispose lei tranquilla.
Guardai in alto, davanti a me, e
vidi che il cielo cominciava a essere di un blu
intenso e qualche stella cominciava a fare capolino.
Stavo diventando impaziente come
un bambino la mattina di Natale.
“Si può sapere quanto manca
signora guida?” se avessi potuto mi sarei trasformato e sarei andato a cercare
Bella da solo, ma non conoscevo per niente la zona, mi sarei perso.
“Siamo quasi arrivati, non temere”
“Pensate che sia il caso di
accamparsi e aspettare domattina?”
“Daniel ma sei impazzito? Prima
avevi tanta fretta di ritrovare Bella e adesso vuoi
farti un pisolino?” non credevo alle mie orecchie! Bastavano un paio di occhioni scuri dalle lunghe
ciglia per non fargli capire più niente...Beh, un po’ lo capivo; in effetti se
pensavo a Bella diventavo uno scemo anch’io.
“E’ che mi è
venuta un po’ fam...”
“Sssssh.....!!!!
- Keera si fermò e ci fece cenno di fare silenzio – statemi dietro e camminate lentamente, senza fare rumore.
C’è qualcuno là dietro!”
Sembravamo tre ladri, o tre
imbecilli, a seconda dei punti di vista.
Tra l’altro lei diceva a noi di
fare silenzio, ma era la più rumorosa dei tre!
Forse dopo tutto
non era una muta forma.
Sentii un rumore di passi felpati
provenire da dietro la curva del sentiero, mi voltai verso Daniel, che tendeva
le orecchie come me, il quale mi fece un cenno positivo.
Di colpo, con un ringhio, una
grossa figura pelosa ci si parò davanti!
Per lo spavento Keera fece due passi indietro, perse
l’equilibrio e cadde nel burrone che costeggiava il sentiero!
Daniel si lanciò verso di lei per
afferrarle la mano ma non fece in tempo.
Era precipitata! Subito corsi accanto a lui e non credemmo ai nostri occhi:
al posto della ragazza c’era un enorme aquila bianca che planava dolcemente
sopra il fiume, diversi metri sotto di noi.
Il problema era che l’animale era
ancora lì dietro che ci ringhiava!
Ci voltammo e scoprimmo che era
solo un grosso cane pastore, il quale dopo aver annusato in giro si calmò da
solo. Evidentemente il nostro odore gli piaceva, perché si avvicinò a Daniel scodinzolando
giulivo e gli leccò tutta la faccia!
“Ah ahahah! – ero piegato dal ridere!
– gli piaci amico!”
“Ti prego,
toglimelo di dosso!”
“Credo sia una signorina – gli
dissi mentre la staccavo dalla sua faccia – e si è innamorata
di te! Potresti darle una chance dopotutto!”
“Ehi, non sono un cane!”
“Su questo avrei qualcosa da
obbiettare, ma lascio perdere perché potresti dire lo stesso di me”
“Dov’è finita Keera?”
Daniel si rialzò asciugandosi la faccia con un fazzoletto e una grossa aquila
riapparve davanti a noi appollaiandosi su una roccia lì
vicino.
“Eccola! - era davvero
stupefacente! – Bene signora guida, come la mettiamo ora? E’ proprio un gran
bel casino.”
“Credi che sia in grado di
tornare umana? Voglio dire, pensi che sia la prima volta o si era già trasformata prima?”
“Sicuramente non tornerà umana
qui davanti a noi! – Daniel arrossì, di nuovo – Chissà se ha un cambio nello
zaino. Per fortuna che non è caduto nel burrone prima, sennò eravamo fritti.”
“Vuoi guardarci dentro?”
“Secondo te? – alzai gli occhi al
cielo. Certe volte mi chiedevo da che pianeta venisse
– Scusa Keera se do una sbirciata, niente di personale.
E brava la nostra guida! Ecco una maglietta e dei
pantaloncini. Beh, noi ci allontaniamo un attimo così puoi
fare con comodo”
Ovviamente l’amico s’era
imbambolato.
“Vieni con me tu! - gli dissi
trascinandolo per un braccio – Certo che non sei un
gran che in quanto ad autocontrollo nelle situazioni di emergenza”
“Mi dispiace, normalmente non
sono così lento – disse con aria dimessa – non so cosa mi succeda”
“Senti, ho visto come la guardi.
Sei proprio partito per lei! Ma non c’è niente di
male, anzi!”
“C’è molto di male invece...”
“No, ti prego, non farlo!”
“Non fare cosa?”
“Non metterti ad elencare le
inesistenti motivazioni per cui tu non potresti stare
con Keera, perché sinceramente non ne vedo
nessuna...certo a parte il fatto che lei potrebbe non essere d’accordo...”
“Per esempio!”
“Sì, ma per il resto sareste
perfetti! Non dovreste mai nascondervi la vostra vera identità a vicenda, tanto
per cominciare!”
“Poi?”
“E poi siete talmente diversi che
insieme sareste perfetti!”
“Stare con Bella tutto questo
tempo ti ha reso così sdolcinato Jacob?”
“Senti, arrangiati, ok? Andiamo a vedere se è tornata umana” tanto era tutto fiato sprecato, non l’avrei mai capito.
“Dov’eravate
finiti voi due? – chiese Keera sorridendoci mentre coccolava la nostra nuova amica a
quattro zampe– Grazie comunque!”
“E di
cosa?”
“Di avermi lasciato il tempo
di...rimettermi in ordine”
“Vuoi parlarne?” chiese Daniel
“Non c’è molto
da dire, non credi?! Siete ragazzi svegli dopotutto.- aveva
ragione – Però ora che ci penso, io ho ancora da parte qualche domanda da
farvi, in cambio del mio aiuto, come mi aveva promesso Bella. Intanto
camminiamo però.”
“Ok,
chiedi pure”
Li lasciai andare avanti di
qualche passo, tanto quello che le interessava sapere avrebbe potuto dirglielo
anche lui, e comunque avrei sentito tutto.
Il cane trotterellava
allegramente accanto a me. Non ce ne saremmo più liberati, già lo
sapevo.
“Voi siete mutaforma,
come me?” andò subito al sodo
“Sì”
“Anche
Bella, vero?”
“Sì, anche lei”
“E che animali
diventate?”
“Pensavo l’avessi capito dai
nostri discorsi di prima, in macchina. Lupi comunque”
“Tutti e tre lupi?”
“Sì, certo”
“Da quanto?”
“Da quattro anni. Bella e Jacob l’hanno scoperto diciamo insieme, io invece ero solo,
ma poi li ho incontrati quasi subito. Ora però viviamo lontani, io sono tornato
a New York, e li vedo poco” era improvvisamente diventato
loquace, ma bravo.
“Che
rapporto c’è tra voi?” lo chiese abbassando lo sguardo, timidamente.
Avevo le traveggole? Una ragazza
così autoritaria e determinata che s’imbarazzava a fare una semplice domanda?!
Forse allora c’era più di una speranza per quei due!
“Io e Jacob
siamo...amici...forse...direi di sì” non ero stato un gran che come amico con
lui fino ad oggi, lo dovevo ammettere. Mi sarei fatto perdonare.
“E
Bella?”
“Bella è la sua metà”
Lo disse come se fosse la cosa
più scontata del mondo. Lo apprezzai davvero.
Era la verità dopotutto. Bella ed
io eravamo due metà di una sola anima.
Per questo mi si spezzava il
cuore a pensare di perdere una parte di lei che amavo
tanto.
Cos’avrei
fatto poi? Forse era il caso di seguirla nella sua scelta.
Se
avesse rinunciato al suo alter ego animale, lo avrei fatto anche io, non
l’avrei lasciata sola.
Mentre mi chiedevo quando saremmo
arrivati il cane accanto a me si bloccò di colpo e di mise
in posizione di attacco coi denti scoperti e gli occhi puntati dritti davanti a
sé!
Daniel e Keera,
poco più avanti avevano appena svoltato un angolo perciò non erano nella mia
visuale.
Corsi per raggiungerli e mi trovai davanti una scena che per poco non mi fece venire un
colpo.
Quel bastardo di Hokley teneva bloccata Bella, con le mani legate dietro la schiena
e le puntava un coltello alla gola!
“JAKE!!!”
urlò
“BASTARDO, LASCIALA ANDARE!” gli
ringhiai contro
“Non ci penso proprio carino! Lei
mi serve. Ora voi fate i bravi bambini e mi portate dove ci sono gli smeraldi,
altrimenti la butto di sotto!” fece un passo verso
l’orlo del precipizio.
Daniel e Keera
erano bloccati, trattenevano il fiato e non muovevano un muscolo per paura che
lui le facesse del male.
Io gli avrei voluto staccare la testa
a morsi, letteralmente!
“La signorina Swan
non ha voluto saperne di darmi retta – continuò il
verme – perciò ora sarete voi a guidarmi, chiaro? Tutti e tre,
camminate davanti a me in modo che possa vedervi!”
Fummo costretti a obbedirgli, ma io avevo il cuore che stava per esplodermi
nel petto dalla paura che avevo per il mio amore e lottavo contro me stesso per
non diventare un lupo.
Temevo che Hokley
avrebbe fatto qualche pazzia se mi avesse visto trasformare e ad andarci di
mezzo sarebbe stata solo Bella.
Ancora non riuscivo a capire
perché mai lei non si era trasformata.
Aveva rinnegato a tal punto la
nostra natura da rinunciarvi a costo di rischiare la pelle?!
Era impazzita? Non era un
comportamento da lei, assolutamente!
La mia Bella era una combattente,
non si lasciava mettere i piedi in testa da nessuno, figuriamoci
da un essere tanto insignificante e abbietto!
Seguimmo Keera
fino ad arrivare finalmente alla nostra meta. Sembrava passato un secolo da
quand’ero partito da La Push, invece era passato solo
un giorno ed era successo di tutto nel frattempo.
“Ecco, è qui.”
Dietro alcuni alberi c’era una
caverna, abbastanza ampia per poterci entrare in fila
per due.
Keera
si voltò verso il cane, che ci aveva seguiti buona buona
e le disse: “Ora tu ci aspetti qui, d’accordo?”
“Wof!” quella
si mise in un angolo e si accucciò per terra tranquilla. Va bene Jake, non farti domande a cui non sai dare risposte, non è
il momento.
Entrammo, il verme e Bella restarono indietro, lui aveva acceso una torcia elettrica.
Non che a noi
servisse un’illuminazione aggiuntiva. Anche se era buio tutti e tre ci vedevamo più che bene.
Notai che ad un certo punto sulle
pareti rocciose dei disegni, astratti ma bene definiti. Erano delle antiche
incisioni rupestri. Sembrava che Keera li osservasse
borbottando qualcosa tra sé e sé in una lingua che proprio non capivo.
“Ehi tu! – l’apostrofò Hokley – Che stai farfugliando?”
“Nulla! – rispose lei con un
sorriso strafottente, ma poi aggiunse a voce ancora più bassa di prima –
Aspetta che usciamo da qui e vedi come te la facciamo
pagare maledetto sciacallo” ovviamente lui non la sentì.
“Manca molto?” si lagnò
“No, siamo arrivati. Ecco, è là
in fondo”
Davanti a noi si aprì una seconda
grotta, molto più ampia, anzi enorme. Il soffitto sarà stato alto almeno dieci
metri!
Da qualche parte, non avrei
saputo dire da dove, filtrava una tenue luce azzurrognola che illuminava tutto
abbastanza perché anche un comune essere umano ci potesse vedere bene.
In mezzo c’era una specie di
laghetto con l’acqua più limpida che avessi mai visto.
Era talmente trasparente che si poteva scorgere il fondo, anche se a occhio e croce era profondo diversi metri.
Nell’aria era pieno di bellissime
lucciole, che riflettevano i loro lumini sulla superficie della pozza.
Su una sponda era cresciuto un
enorme salice piangente.
Keera
si diresse verso l’albero che aveva una grossa cavitànel tronco e ci si tuffò quasi dentro.
Rimasero fuori le gambe.
Dopo un po’ riemerse con in mano un piccolo sacchetto di cuoio.
Gli occhi di Hokleysi illuminarono di avidità!
“Ecco, questo il
tuo tesoro! Lo vuoi? – lo sfidò Keera
– Allora vienitelo a prendere!” detto questo lanciò in aria il sacchetto
esattamente sopra il laghetto.
Hokley
spinse Bella da parte e si lanciò in avanti per prenderlo al volo, ma non fece
in tempo; Pluf! Il suo tesoro cadde in acqua creando
una serie di cerchi concentrici e lui rimase lì sulla sponda talmente allibito
che non sapeva più cosa dire.
Tutto accadde in un istante:
mentre si girava verso di noi con aria indemoniata, apparve un enorme lupo
grigio che lo atterrò e lo bloccò a terra ringhiandogli in faccia a denti
scoperti!
Sentimmo un grido di terrore
uscire dalla sua bocca, ma Daniel non mollò la presa neanche quando Keera gli fu accanto.
“Wow! Sei proprio forte, lo sai Dan?!” disse sorridendo
sorpresa e un po’ ammirata.
Nel frattempo io e Bella ci eravamo praticamente tuffati l’uno nelle braccia
dell’altra.
“Amore mio, amore mio sono qui!”
le dissi tutto d’un fiato mentre la stringevo
fortee lei affondava la faccia nel mio
petto aggrappandosi a me come una disperata.
“Jake,
credevo di morire senza rivederti mai più! Scusami, giuro che non sarò mai più
così imprudente!”
Sentii distintamente i pezzi del
mio cuore e del suo che tornavano insieme, cancellando tutta la preoccupazione,
riprendendo a battere regolarmente.
“Non ti preoccupare, ne parliamo
dopo, non mi devi spiegare niente ora. L’importante è che tu sia sana e salva, ok?!”
Lei alzò il viso rigato di
lacrime verso di me e le diedi un bacio dolce sulle labbra.
“Ti amo Bells!”
“Anche
io Jake!”
“Bene ragazzi, ora che ne facciamo
di questo individuo?” la faccia schifata di Keera mentre lo guardava era uno spasso!
L’aveva legato come un salame, e
siccome era molto infastidita dai suoi lamenti di terrore causati dalla
presenza incombente di Daniel, gli aveva anche incerottato
la bocca.
“Io lo lascerei qui a marcire –
disse Bella ritrovando improvvisamente un po’ del suo antico spirito
battagliero – non meriterebbe altro!” ora si che la
riconoscevo!
“Alzi la mano, o la zampa, chi è
d’accordo!” aggiunsi io alzando la mia.
“La tua idea mi tenta, ma temo
proprio che non se la caverà così a buon mercato! Domattina di
buon ora lo porterò dallo sceriffo, ci penserà lui a dargli una lezione!
– disse Keera soddisfatta – Ora
sarà meglio uscire di qui”
“Aspetta – la
fermai – e le pietre? Le lasci su fondo del
lago?”
“Quasi pietre? Intendi dire
sassi, forse! – e così dicendo tirò fuori dalla tasca
un sacchettino identico a quello che avevamo visto
finire in acqua. Lo aprì e ci mostrò il contenuto: dieci splendidi smeraldi. – Eccole qui. Pensavi forse che mi sarei fatta fregare così
facilmente Jacob Black?!”
Quando uscimmo dalla grotta il cane ci aspettava scodinzolando.
“Angy,
amore della mamma! – esordì Bella correndo ad abbracciarla. Io rimasi un po’ perplesso – Sei proprio una brava cagnolina lo
sai? Brava brava cucciola!”
“Ehm, Bells...da
quando abbiamo un cane?”
“Lei è proprio
una brava cagnolina, sì sì!” continuò senza
rispondermi, mentre Angy si era messa a pancia
all’aria a farsi grattare come una ruffiana.
“Bella?!”
“Si?!”
“Da dove salta fuori questo
cane?”
“E’ stata Angy
a trovarmi, nel pomeriggio, quando siamo arrivati al Marble
Canyon. Ha iniziato a seguirci e anche se Hokley ha
cercato di mandarla via lei non se n’è andata. Poi a un
certo punto ha fatto marcia indietro. Aveva sentito che stavate arrivando e vi è venuta incontro. E’ proprio super intelligente!”
“Anche
se mi ha leccato tutta la faccia!” disse Daniel un po’ seccato.
“Amico! Sei tornato tra noi!”
“Oh Daniel! – Bella andò ad
abbracciarlo. Lui era un po’ imbarazzato – Grazie di cuore amico mio! Grazie!”
Ormai non ero più geloso, anche
perché lui era stracotto a puntino di Keera, la quale
a quanto pare aveva molto apprezzato il suo intervento
fulmineo nella grotta.
“Figurati Bella. Lo sai che
potrai sempre contare sul mio aiuto e sulla mia amicizia. Però
credo che tu debba proprio chiarirti con Jacob –
abbassò la voce, anche se sapeva benissimo che lo sentivo senza problemi – sai
non ha preso molto bene la faccenda all’inizio”
“Lo so, non preoccuparti – disse
lei calma – sistemerò tutto.”E
gli diede un bacetto sulla guancia.
“A proposito, Bella – Keera si avvicinò a noi, con il sacchetto delle pietre in
mano – cosa vuoi farne di queste? Ti interessano
ancora per il tuo scopo?”
“Io...non lo so – era dubbiosa,
quasi angosciata, e di nuovo il mio cervello si ingarbugliò
di interrogativi – è così difficile decidere!”
“Ti va di fare due passi per
parlare un po’?” le mise una mano sulla spalla con aria paziente
“Forse è meglio. Jake, ti dispiace darmi qualche minuto?”
“Certo, vi aspettiamo qui,
tranquilla” ne avremmo sicuramente parlato, ma in quel
momento capii che era una scelta che doveva fare da sola. Io avrei
accettato tutto, mi bastava stare con lei.
Angy
stava di nuovo facendo le feste a Daniel, saltellando allegramente.
“Ehm, basta per favore...fai la
brava...su...a cuccia!” non era abbastanza convinto per
farsi dare retta
“Oggi è proprio la tua giornata,
eh? Strage di cuori! Prima il cane, poi Keera...”
“Jacob,
ma tu sei davvero convinto che io abbia anche solo una possibilità con lei?”
“Anche
più di una direi!”
“Ma io
sono così...così...”
“Imbranato?”
“Eh, sì! Cosa può trovarci di interessante in me?”
“Intanto se parti così non concluderai niente. Devi avere più fiducia in te stesso! Lei
sa chi sei e come sei fatto, è una tipa sveglia. Devi solo essere te stesso,
come quando stai con me o con Bella. Cerca di non agitarti e parlale
serenamente.”
“ Ci proverò...Sai
stavo pensando di rimanere da queste parti per qualche giorno. Potrei
invitarla a uscire.”
“Oh, così mi piaci! Questo è
l’atteggiamento giusto!”
“Voi che intenzioni avete? Con i
vostri amici intendo. Starete qui in zona?”
“Direi proprio di sì. Gli ho
fatto cambiare destinazione all’ultimo minuto, senza sapere neanche il vero
motivo...E poi questo posto è davvero bello, vale la pena di visitarlo come si
deve, non credi?”
“Già.”
Ormai era notte fonda e la luna
era incredibilmente piena, enorme! Che coincidenza
pazzesca.
Anche se non avessi potuto vedere
così bene al buio non avrei avuto problemi a tornare
alla macchina da tanta luce emetteva.
Dopo circa mezzora le ragazza tornarono. Bella sembrava più tranquilla ora.
Si avvicinò timidamente a me.
“Ciao piccola
– le sorrisi dolcemente – tutto ok?”
“Sì, ora va meglio”
“Non voglio sapere nel dettaglio
cosa vi siete dette, ma posso chiederti cos’hai deciso?”
“E’ complicato, ma
sostanzialmente non rinuncerò alla mia...luposità. Sei contento?”
“Bells,
io voglio solo che tu sia serena, che tu stia bene con te stessa. Se tornare
umana per sempre ti fa stare meglio non ho nulla in
contrario. Ovviamente lo farei anche io.”
“Davvero avresti rinunciato ad
essere un super lupo per me?”
“Pensavo che l’avessi già capito
da un pezzo”
“Cosa?”
“Che divisi non possiamo farcela,
solo insieme abbiamo un senso. Se siamo quello che siamo è perché il nostro amore è più forte di tutto il
resto.”
“Hai ragione.”
Vidi Keera
che rientrava nella grotta e feci cenno a Daniel di seguirla.
“Che
combini signor Black? – chiese curiosa Bella – Ti sei
travestito da Cupido per caso?”
“No no!”
“Sei sicuro?”
“Gli ho solo dato una piccola
spintarella. Ora se la caverà da solo, tranquilla.”
Dopo aver consegnato il mio
ex-capo allo sceriffo e avergli spiegato a grandi linee la faccenda, ci lasciò
andare. Fortunatamente conosceva abbastanza la nostra guida da fidarsi della
sua parola.
La stazione di polizia, se così
poteva definirsi, di JacobLake,
era accanto all’ufficio di Keera, che era nel
minimarket, e fungeva anche da mille altre cose. Lei abitava al piano di sopra.
“Keera,
devo chiederti un favore, anche se hai già fatto molto per noi”
“Dimmi Bella”
“Potresti tenere Angy con te, almeno finché stiamo in albergo? Poi quando
torneremo a casa verrà con noi…se lo vorrà” guardai la
mia cucciola con tenerezza materna.
“Non c’è problema, io e lei andiamo molto d’accordo, vero Angy?”
“Wof!”
abbaiò scodinzolando
Era così intelligente e
docile…sembrava capire tutto quello che dicevamo. Soprattutto con me e Keera era estremamente ubbidiente.
Intesa femminile forse…
“Bells,
sono le 3, che ne dici se andiamo in albergo? Abbiamo ancora un po’ di strada
da fare, e magari riusciamo a dormire un po’. Domattina dovremo affrontare Embry e Maggie”
“Oddio! – mi ero completamente
scordata dei nostri amici – Hai ragione Jake, ora
andiamo.”
Salutai le mie nuove amiche, con
la promessa di rivederci nei prossimi giorni.
“Daniel tu che fai? Hai l’albergo
a Colorado City? Torni con noi?”
“Ehm…sì…veramente…”
“Non vorrai metterti per strada a
quest’ora? Sarai stanco, avrai bisogno di una
doccia…Perché non resti da me per stanotte?” propose Keera,
per niente imbarazzata
“Ma non
vorrei disturbare…”
“Vabè,
fai come ti p….”
“Va bene, resto…grazie,
sei molto gentile” si affrettò a ribattere.
Non so perché ma qualcosa mi
diceva che Jake c’entrasse qualcosa; quando mi voltai
si stava guardando intorno con noncuranza e un sorriso da finto innocente.
Sulla strada del ritorno non
parlammo molto. Sapevo che prima o poi avrei dovuto
dare molte spiegazioni a Jake, per la mia fuga,
perché non gli avevo detto niente dei miei dubbi, perché invece ne avevo
parlato con Daniel. Ma ero così stravolta per la mia a
dir poco intensa giornata che mi addormentai dopo cinque minuti.
.
Mi risvegliai la mattina dopo nel
letto dell’albergo. Non mi ricordavo nemmeno di esserci
arrivata, forse mi ci aveva portata Jacob in
braccio.
“Che ore
sono? - domandai stropicciandomi gli occhi – Il sole è
già alto!”
“Buongiorno Bells!
Sono le 10. Hai dormito bene? - lui era sveglio e pimpante come al solito – Eri davvero in coma ieri notte, non ti sei
accorta neanche che ti ho messa a letto!”
“Ho una fame da lupi! C’è
qualcosa da mangiare?”
Mi guardai intorno. Era una
stanza carina, molto luminosa, e di fronte al letto c’era un tavolino
apparecchiato per la colazione.
Mi ci fiondai
di corsa. Brioche, pane, marmellatine, spremuta
d’arancia. Divorai tutto in un baleno.
“Accidenti! Sembra che non mangi
da una vita!”
“Sai com’è – dissi con ancora la
bocca piena – ieri non ho avuto molto tempo per
cenare!”
Jake si
avvicinò e si chinò, sollevandomi il viso per baciarmi. Io chiusi gli occhi e
mi godetti quel dolce risveglio. Salvo sentire subito dopo il
bisogno impellente di andare al bagno.
“Cos’è questo rumore?” chiese Jakeridacchiando
“Ehm...credo che sia la mia
pancia...scusa...- che imbarazzo! – Ti dispiace se vado a darmi una
rinfrescata? Credo di essere in uno stato pietoso”
“Certo! Cioè,
non che sei in uno stato pietoso, anzi, sei particolarmente bella oggi! Vai
pure in bagno comunque, continuiamo dopo...il
discorso” aggiunse malizioso abbracciandomi
“Grazie” e gli stampai un bacetto veloce sulle labbra.
Ero
effettivamente in condizioni improponibili, così decisi di farmi una
doccia per prima cosa.
Mentre l’acqua
scorreva lavando via oltre alla polvere anche i brutti pensieri, alcune domande
si affollarono in testa.
Mi ero imposta di accantonare
ancora per qualche ora le mie preoccupazioni, per godermi in santa pace un po’
di tempo con Jacob e i nostri amici.
Chissà cos’avevano pensato loro
due del mio “scherzetto”. Si erano arrabbiati? Forse no,
visto che avevano seguito Jake fin lì.
Conoscendo Maggie probabilmente aveva detto qualcosa tipo “un parco naturale
vale l’altro”.
Ero fortunata ad averla come
compagna di stanza, andavamo molto d’accordo, si adattava sempre ai
cambiamenti, ma soprattutto tendeva a non impicciarsi mai dei fatti altrui.
Però era
sempre pronta ad ascoltarmi se avevo qualche pensiero da condividere.
Ovviamente c’erano tante cose che
non potevo dirle, come per esempio che ero una licantropa.
Uscii dal bagno, con i capelli
umidi, avvolta nell’asciugamano, e Jake mi stava
aspettando seduto sul bordo del letto. Il suo viso s’illuminò quando mi vide.
“Sai Bells,
quando fingi di essere imbarazzata mi fai venire
ancora più voglia di...”
“Di...?”
Mi avvicinai e mi prese la mano.
“Pensi che Embry
e Meg si offenderanno se gli diamo buca ancora per
qualche ora?” domandai
“In realtà, mentre eri in bagno
li ho avvertiti di non aspettarci per stamattina, li vedremo per pranzo.
Probabilmente faranno un giretto in città.”
“E’ bello avere degli amici così
comprensivi, non trovi?” gli dissi mentre gli salivo in braccio, guardandolo
negli occhi e iniziando a sfilargli la maglietta.
“Eh sì, siamo proprio fortunati.”
L’asciugamano che mi avvolgeva
cadde. Jake mi fece sdraiare sul letto, baciandomi e
accarezzandomi il profilo del corpo.
“Da quando in qua senti freddo Bells?”
“Perché?”
“Hai la pelle d’oca”
“Non ho freddo. Sto andando a fuoco piuttosto” detto questo
lo avvicinai a me e trovammo un modo molto piacevole
di passare la mattinata.
Quando
Maggie mi vide arrivare mi corse in contro per abbracciarmi.
“Poi mi devi spiegare che fine avevi fatto! Quanti aerei hai perso
ieri? Non arrivavi più!”
“Ciao Meg!
- evidentemente Jake aveva giustificato così il mio
ritardo – Ciao Embry”
“Ciao Bella. Finalmente possiamo
iniziare la nostra vacanza” non lo disse in tono polemico, tutt’altro,
ma mi sentii in colpa ugualmente
“Scusatemi, mi sono comportata da
egoista”
“Ma che
dici? Sai, abbiamo fatto un giro in zona ieri sera e anche stamattina, e ho
scoperto che ci sono molti posti bellissimi da visitare! L’orso Yogipossiamo anche andarlo a
trovare l’anno prossimo, no?!”
“Grazie” le sorrisi. La solita Maggie, vedeva sempre il lato positivo di ogni
situazione.
“E il vostro amico, quello che
abbiamo conosciuto ieri, Daniel mi pare si chiamasse,
dov’è?”
Non sapevo cosa dire, ma Jacob fu più svelto.
“Stamattina andava verso Marble Canyon, ma si fermava prima a trovare una
sua…amica…a JacobLake.”
“Ah, sì, ho visto sulla mappa che
è di strada –disse Embry – possiamo raggiungerlo e
andarci insieme, se vi va, e se a lui non dà fastidio”
“Magari posso dargli un colpo di
telefono, così lo avviso – risposi io – ora lo chiamo”
“Magari disturbi – mi sussurrò Jacob sotto voce, per non farsi sentire – potrebbe essere
impegnato, non so se mi spiego…”
Lo guardai in cagnesco e composi il numero. Suonò fino in fondo ma non rispose.
“Mi sa tanto che hai ragione sai,
non risponde”
“Che ti
dicevo? Per me quei due ci stanno dando dentro!”
“Jake!
Ti sembra il caso?” gli tirai un calcetto
“Ahi! Che
ho detto? Hanno diritto anche loro di divertirsi un po’, no?!”
Mentre
pranzavamo pensavo a cosa avremmo potuto fare nel pomeriggio.
“Beh, comunque
al lago ci possiamo andare lo stesso – disse Maggie – è balneabile
e con questo caldo sarebbe bello farsi una nuotatina, no?”
“Per me si può fare, solo, non ho
il costume da bagno – non pensavo che mi sarebbe
servito – Potresti prestarmi uno dei tuoi Meg?”
“Tesoro, io te lo presto anche,
ma non so se ti entra, non offenderti, ma mi sembri un
pochino ingrassata.”
Lei era più bassa di me, ma
effettivamente ora che ci facevo caso mi era anche più magra. O ero io che avevo preso peso...
“Allora ti va di venire con me a
comprarne uno? Qui vicino dovrebbero esserci dei grandi magazzini.”
“Ok!
Ragazzi, voi finite pure di mangiare con calma, noi ci assentiamo
per una mezzoretta.”
Mi avvicinai a Jake per dargli un bacio.
“Non ti dispiace aspettarmi qui,
vero? Tornerò prestissimo, promesso.”
Mi fece un finto broncio, mal
riuscito visto che i suoi occhi sorridevano furbi.
“Ti aspetterò,
o forse no, forse scapperò con Embry. Eh eheh! Mi raccomando,
scegline uno sexy!”
“Sei sicuro? Non
è che poi saresti geloso degli sguardi degli altri ragazzi?”
“Geloso? Io? Mai stato!”
“Sese...ci vediamo!” e mi allontanai con Maggie ridacchiando.
Dopo cinque minuti di marcia
eravamo già arrivate. Era un posto piuttosto grosso, avevano
di tutto.
Trovai subito quello che cercavo,
un bikini bianco a fiorellini rossi, molto carino, col
reggiseno a triangolo e gli slip con i laccetti sui
lati.
Lo provai e quando uscii dal
camerino mi accorsi che Maggie era sparita.
Probabilmente era andata a farsi un giro per i corridoi.
Mi avviai verso le casse, ma
mentre passavo nel reparto farmacia, mi cadde l’occhio su una scatolina in
particolare. Mi guardai in giro per essere sicura di
non essere vista, la presi e corsi alla cassa a pagare.
Intravidi in lontananza Maggie
che sfogliava una rivista sportiva; approfittai della distrazione e mi infilai in bagno.
“Bella, sei sicura di quello che
stai per fare? – domandò la mia vocina interiore – Vuoi
davvero avere una risposta adesso?”
La verità era che non lo sapevo.
Ero nervosa e terrorizzata, ma prima o poi avrei
dovuto affrontare la situazione, quindi perché non ora?
Il bagno era vuoto, mi infilai in un gabinetto e feci quel maledetto test. I
cinque minuti più lunghi di tutta la mia vita!
D’un
tratto sentii la porta aprirsi.
“Bells,
sei qui?” Maggie.
“Ehm...siMeg, sto facendo pipì, ora arrivo.”
“Tutto bene? Hai una voce strana”
perché era così perspicace?
“Più o meno...”stavo per esplodere! Aprii la porta del mio gabinetto
e la guardai di sottecchi, facendole vedere cos’avevo in mano.
“ OH CAZZO! Ops,
scusa...Volevo dire...oh cazzo!
Sei incinta?”
“Il test è negativo, ma c’è
scritto che va rifatto dopo un paio di giorni per confermare il risultato.”
“Jake
lo sa?”
“No. Volevo esserne sicura prima
di dirglielo.”
“Che
botta! E se fosse positivo?”
“Se fosse
positivo, tra nove mesi diventerai zia.”
“Davvero, pensi di tenerlo?”
“Non posso immaginare niente che
potrebbe rendermi più felice di avere un figlio da Jacob.” Cominciavo a sentire gli occhi umidi.
“Oh tesoro! – Maggie mi abbracciò
– Cos’hai ora da piangere, me lo dici? Hai forse paura
che lui non lo vorrebbe?”
“No – tirai su col naso e lei mi
diede un fazzolettino di carta – Grazie. So che Jake
mi ama tanto e sicuramente sarebbe felice, ma siamo così giovani, lui ha appena
iniziato a lavorare e anche io...come faremo?”
“Senti, in questi mesi ho
imparato a conoscerti abbastanza per poterti dire una
cosa: tu sei una ragazza, anzi una donna, estremamente in gamba. Sei
intelligente, responsabile e sono sicura al cento per cento che saresti una bravissima mamma. Te la caverai
in ogni caso, te lo dico io!”
“Ti voglio bene Meg! – la abbraccia di nuovo – Non ho
mai avuto una vera amica, tu sei come una sorella per me!”
“Ora mi commuovo anch’io, vuoi
farmi piangere? - e già stava frignando – Direi che è
ora di darsi una bella lavata al viso con l’acqua fresca, stamparsi un sorriso
smagliante in faccia e raggiungere quei due zucconi. Ci avranno date per
disperse ormai! Oh, quasi dimenticavo: il costume?”
Lo tirai fuori
dal sacchetto e glielo feci vedere.
“Che
schianto! Sicuramente Jake apprezzerà!”
Mi fece tornare il sorriso e ringraziai ancora la mia buona
stella per aver trovato un’amica così preziosa.
Un essere che dipende interamente
da te, per tutto.
Un cuore che batte dentro il tuo.
Come avrebbe potuto essere un
bambino mio e di Jake? Eravamo licantropi, ma eravamo
anche una ragazza e un ragazzo.
Capelli e occhi scuri, entrambi.
Pelle color caffè per lui, bianca come il latte per
me.
Quante volte avevo sognato e
desiderato un esserino che racchiudesse in sé tutti i
pregi e i difetti, che amavo comunque, del mio amore.
Sapevo che la mia vita era
insieme a Jacob Black, perché la mia vita ERA Jacob Black; la metà della mia anima, del mio cuore, della
mia essenza.
Inscindibili, per sempre.
Un bambino avrebbe cambiato per
sempre il nostro modo di essere? Oppure si sarebbe
naturalmente inserito nel ritmo naturale della nostra vita?
Avrei avuto abbastanza amore per
entrambi? Sì. Ne ero certa.
Dovevo solo attendere qualche
giorno, e avrei avuto una risposta definitiva.
Ma prima
dovevo parlare con Jake, ormai non potevo più tenermi
tutto dentro, era troppo importante. E lui lo sapeva
che c’era qualcosa, l’aveva capito, ma aspettava pazientemente che fossi io a
farmi avanti.
Una settimana prima.
Maggie era
tornata a casa dai suoi un giorno prima, così avevo la stanza tutta per
me.
Jake mi
aveva portata fuori a cena, al nostro ristorante preferito, vicino al molo.
Era una serata splendida! La luna
era quasi piena e gialla come l'oro si rifletteva sull'acqua, insieme alle luci
delle barche ormeggiate al porto.
A tavola Jake
mi aiutò a sedermi spostandomi la sedia e non mi staccò gli occhi di dosso per
tutto il tempo. Non che di solito mi dedicasse poche
attenzioni, ma quella sera mangiò a malapena e non spiccicò parola, sembrava
ipnotizzato.
Avrei dovuto essere abituata a
ricevere i suoi sguardi, invece sembrava di stare al
nostro primo appuntamento, quella sera di quattro anni prima, al falò sulla
spiaggia.
C’era la stessa elettricità
nell’aria, tra di noi.
Quando ci incamminammo
per tornare al campus Jake mi avvolse le spalle col
suo braccio, con fare protettivo. Mi sentivo così bene, che neanche una bomba
mi avrebbe potuto rovinare l’umore.
Salimmo le scale fino alla mia
stanza tenendoci per mano.
“Bells
– sussurrò – stai tremando?”
Non me n’ero
accorta, ma ero tutta un tremore. Non dissi nulla finché non fummo dentro.
Chiusi a chiave la porta e
guardai Jacob negli occhi con un desiderio tale da
fondere la pietra in lava!
Si sedette sul mio letto. Io,
sempre fissandolo, scesi dai tacchi e mi sciolsi i capelli. Abbassai le
spalline dell’abito che indossavo, il quale scivolò ai miei piedi.
Lui era
sull’orlo della follia, lo sentivo sulla pelle. Mi prese per la mano e
mi trascinò verso di sé delicatamente.
Ero in piedi davanti a lui. Mi
accarezzò partendo dal viso e scendendo sul collo, sulle spalle, lungo i fianchi
e sulle cosce, baciandomi delicatamente i seni. Chiusi gli occhi temendo di
esplodere da un momento all’altro!
Lo feci alzare e lo aiutai a
togliersi i vestiti. Ora potevo udire distintamente i battiti del suo cuore,
che correva insieme al mio. Sembrava una gara per
quale dei due sarebbe scoppiato prima.
Eravamo uno
di fronte all’altra, nudi. Gli saltai in braccio con agilità, avvolgendogli le
gambe intorno alla vita e incollando le labbra alle sue, bollenti, che mi
aspettavano da tutta la serata, anche se sembrava fosse
da tutta la vita.
E in un
attimo fummo l’una dell’altro, una cosa sola. Due corpi uniti in maniera
armoniosa che si muovevano al ritmo dei nostri respiri, tanto vicini da
fondersi.
Una lacrima scese sulla mia
guancia quando la mia anima esplose, ma era una lacrima di pura gioia.
Sempre stando abbracciati e uniti
Jake si sdraiò sul letto, con me sopra di lui, e mi
baciò dolcemente la testa mentre l’appoggiavo al suo petto.
Il suono del suo cuore era la
cosa più cara che avessi al mondo. Se fossi stata
costretta avrei dato la mia vita, pur di non sentirlo mai fermarsi.
Quella sera non servivano parole.
Eravamo solo io e lui, Bella e Jacob, e bastava uno
sguardo per capirsi.
Sentii crescere una nuova energia
dentro di me ed ebbi la certezza che la nostra felicità non ci avrebbe mai
abbandonato, semmai sarebbe aumentata.
Ci addormentammo abbracciati
dolcemente, come due bambini stanchi dopo un’intera giornata di corse e giochi
sfrenati.
La luna fuori continuava a splendere, ma ormai non ci pensavo
più, ero già nel mondo dei sogni.
Era una situazione stranamente
divertente. Quattro amici che vanno al lago a bordo di una jeep scappottata,
con la radio a tutto volume, che cantano le canzoni
che passano in radio e ridono come dei pazzi.
“Jake, sei stonato come una campana! – rise Embry
– Non di si può proprio stare a sentire sai!”
“Ah, che bell’amico
che ho! Davvero gentile!”
“A me non sembra così stonato,
anzi...”replicai io
“Bella, amica mia, tu sei la sua
ragazza, probabilmente lo sentiresti cantare bene anche se fosse un ubriacone
barcollante fuori dal pub! Sei annebbiata dall’amore!”
“Metti in dubbio la mia lucidità Embry?”
“In questo caso, decisamente sì! Ah ahah!”
“Ehi, la mia Bells
mi difende dalle tue critiche e tu le dai della
pazza?!” protesto Jacob
“Ok, ok, scusate. Ti prego amico, canta
ancora qualcosa per la gioia delle mie orecchie!”
“Per oggi mi fermo, non voglio
spaccarvi più i timpani.”
“Aaaah,
allora lo sai anche tu che sei stonato! Ah ahah!”
In queste occasioni sentivo la
mancanza di Quil, il terzo moschettiere, come lo
chiamavo io. Sarebbe dovuto partire con noi, ma purtroppo suo nonno, il vecchio
QuilAteara, non stava
molto bene ultimamente, così lui aveva preferito
rimanere a casa per passare del tempo con lui.
Anche se
non eravamo parenti, era un nonno anche per me. Ci aveva aiutato molto nel
primo periodo della trasformazione, e mi ero affezionata a lui. Mi leggeva come
un libro aperto.
Pensai che quando saremmo tornati
a Forks sarei andata a trovarlo, e chissà, magari gli
avrei dato una bella notizia. Sicuramente sarebbe
stato felicissimo!
“Bells,
siamo arrivati.- la voce di Jacob mi ridestò dai miei pensieri – A che stavi pensando piccola?”
“A nonno Quil.”
“Capisco. Stai tranquilla, vedrai
che starà benone. Ora non pensare più a cose tristi,
godiamoci la giornata, ok?”
“Sì” gli sorrisi
Parcheggiammo sotto una pineta,
nei pressi del lago e ci incamminammo verso la piccola
spiaggia. C’erano anche degli ombrelloni dove poter stendere i nostri
asciugamani e io e Maggie andammo a metterci il
costume da bagno mentre i ragazzi si accampavano all’ombra.
Finalmente sembravamo dei ragazzi
normali che facevano una normale vacanza.
“Ce l’hai
la crema solare? Sei così bianca, non vorrei che ti
bruciassi!”
“Sì, quella ce
l’ho. Il pallore Swan! Allora,
come sto col costume nuovo?”
“Bene, come sempre del resto.
Quanto ti invidio Bella!”
“Tu invidi me? Sei
stupida?”
“Tu sei così
alta, hai delle bellissime gambe. Io sono una nanerottola” disse con
voce triste
“Ma nella botte piccola, sai come
si dice...”
“Sì, c’è poco vino! Ah ahah!”
JacobeEmbry si erano già tuffati in
acqua, non avevano resistito al caldo torrido.
“Bells,
Maggie, tuffatevi anche voi! Qui è uno spettacolo!” chi chiamò Jake.
“Andiamo?” le chiesi
“Tu comincia ad andare, arrivo
tra un minuto.”
“Ok”
Non avrei saputo dire se l’acqua
fosse fredda o calda. Ero talmente abituata alle temperature dell’oceano, che
sopportavo senza alcun problema. Nuotare mi piaceva proprio tanto, specialmente
quando nuotavo insieme al mio lupo.
Una volta avevamo voluto testare
le capacità natatorie dei Kiowa e Nayeli
(come a volte chiamavo i nostri alter ego), ed erano dei provetti nuotatori,
quasi quanto noi.
Ma da umani era meglio; mi
piaceva la sensazione che provavo quando mi immergevo,
la pace che provavo stando sott’acqua. Potevo trattenere il
respiro a lungo, e con gli occhi aperti scoprivo un mondo a parte, tutto
per me, di pace.
Senza accorgermene mi ero così rilassata
che ero finita sott’acqua. Aprii gli occhi e vidi Jake
che mi guardava incuriosito facendomi gesto di risalire.
Due pinnate
e tornai in superficie, insieme a lui.
“Bells,
amore, lo so che ti piace stare sott’acqua, ma forse è meglio se gli esperimenti
di apnea li fai quando siamo da soli.”
“Perché?”
“Perché
a Maggie stava per venire un attacco di panico quando ha visto che andavi sotto
e non risalivi!”
“Oddio, che stupida, scusami”
“Sbaglio o è da stamattina che
hai la testa un po’ tra le nuvole?”
“E’ che sto cercando di
rilassarmi, di godermi finalmente questa vacanza, mi dispiace se sembro un po’
assente. Le passate 24h sono state un vero schifo,
finché non ti ho rivisto davanti a me. Mi mancavi come l’ossigeno, come non mi
eri mai mancato prima d’ora Jacob!”
Non me ne resi nemmeno conto
finché non vidi la sua espressione preoccupata, ma le lacrime scendevano
copiose sul mio viso e non riuscivo più a fermarle. Mi abbracciò dolce e
appoggiai il viso sulla sua spalla calda.
Mi misi sotto l’ombrellone, dopo essermi spalmata, anzi dopo essermi fatta
spalmare da Jacob, la crema
protezione 20. Nonostante i super poteri ero
pur sempre bianca come un lenzuolo e se mi fossi scottata sarei passata al
rosso aragosta in tempo record! Era un esperienza da evitare, in ogni caso.
Provai a richiamare Daniel sul cellulare e stavolta rispose.
“Pronto?”
“Ciao Dan”
“Oh, ciao Bella, come va oggi?”
“Molto meglio grazie. Siamo qui al lago, perché non ci raggiungete tu e Keera?”
“Keera lavora, però se vuoi ti porto Angy. Quel cane mi sta facendo impazzire, non riesco a
farmi ubbidire, non mi dà proprio retta”
“Eh eheh, che monella la mia Angy.”
“Jacob è lì vicino a te? Può sentirci?”
“No, è in acqua a nuotare con gli altri.”
“Meglio così, volevo chiederti se hai fatto il test.”
Io e Daniel eravamo diventati molto amici in questi
anni, dopo il nostro primo burrascoso incontro a scuola e a La Push. Ora si
comportava con molta più naturalezza, almeno con me e Jake.
Non gli avevo mai detto che sospettavo di essere incinta, ma lui l’aveva capito
lo stesso.
Dopotutto sapeva che la mia probabile eterna giovinezza mi spaventava più del
pensiero di invecchiare. Ero troppo imbarazzata per confidare
a Jacob questi pensieri, perché intuivo che avrebbe
avuto difficoltà a capire.
Lui viveva così serenamente il fatto di trasformarsi, e in genere anche io, ma
a volte ancora c’era qualche boccone che non riuscivo
a mandare giù.
“Sì. E’ negativo, ma devo rifarlo tra due giorni.”
“E come la vivi?”
“Beh, sto cercando di non pensarci, ma effettivamente non ho altro in testa da
una settimana a questa parte, per questo non mi sono trasformata ieri, temevo
che se Jacob fosse arrivato sotto forma di lupo
avrebbe letto i miei pensieri. E poi non sapevo se la
trasformazione avrebbe potuto danneggiarmi.”
“Capisco. Gliene parlerai stasera?”
“Prima possibile, appena saremo soli. Sono contenta di poterne parlare
liberamente con te, sai Daniel.”
“Puoi sempre contare su di me, ma ti ripeto, prima lo dici al diretto
interessato e meglio sarà.”
“Ricevuto. Che fai allora, vieni qui?”
“Ehm…ecco…se non ti dispiace, io vorrei aspettare che Keera
stacchi….e poi…..la inviterei a cena, per ringraziarla dell’ospitalità,
ovviamente!”
“Ovviamente, certo! – quando si imbarazzava tornava ad
essere il vecchio Daniel - Wow! Complimenti, siete proprio carini
insieme, sai?”
“Ma che dici, mica stiamo insieme…è solo un’amica” lo disse con un tono un po’
rassegnato
“Sai, questa volta devo fidarmi delle sensazioni di Cupido Jake,
ho l’impressione che l’amicizia si evolverà. Ora vado, stanno
tornando tutti. Dà un bacio aAngy
per me.”
“Sì, come no! Così mi lecca di nuovo la faccia!”
“Ah ahah!” riattaccai.
Jacob uscì dall’acqua e si sedette vicino a me.
“Finalmente ti vedo ridere spensierata! Con chi parlavi?” mi abbracciò,
la temperatura un po’ più fresca del solito.
“Con Daniel, stava brontolando perché deve badare a Angy e lei gli fa i dispetti!” come lo nominai si immusonì.
“Ti prego, dimmi che mi sbaglio! Dimmi che non sei di nuovo geloso!”
“Bella, non sono geloso di Daniel, ormai andiamo d’accordo, anche se è un
babbeo. – gli tirai un pugno abbastanza forte sulla spalla, e lui se la sfregò
dolorante – Sono invidioso del fatto che ti sei confidata
con lui, invece che con me. E ora ridevi con lui, mentre con me è da tanto che
non ridi in quel modo!” era proprio abbattuto
“Jake…”
“Insomma, io ti amo! Tu sei tutto per me e lo sai che puoi sempre confidarmi
tutto, non devi vergognarti di niente. – si stava infervorando – Io ti capisco,
so cosa provi, so che non è facile per te essere un lupo e doverlo nascondere…”
“Jake, abbassa la voce…!”
“Bella, te lo ripeterò fino allo sfinimento, non devi mai dubitare del mio
amore e del mio appoggio – sembrava che stesse prendendo la rincorsa e avevo un presentimento su dove volesse andare a parare. Infatti… - Mi vuoi sposare?”
“Credo di essere incinta!” lanciai la bomba senza nemmeno rendermene conto. Lui
disse solo due parole:
“Oh-merda!” Poi tacque, e rimase imbambolato come un
allocco per un quarto d’ora buono.
Maggie ci raggiunse.
“Gliel’hai detto, vero?”
“Detto cosa?” chiese Embry curioso
Lei mi guardò, come per chiedermi il permesso, le feci cenno di sì.
“Bella potrebbe essere incinta”
“Porc…Ehm, beh, che bella notizia! Auguri amico!” e
tirò un pattone sulla schiena a Jacob
che si rianimò improvvisamente.
“Ma…ma…come…cosa…quando? Come?”
“Amore fai un bel respiro, su.”
“O-k-e-y!”
“Il come dovresti saperlo bene, il quando, beh, circa una settimana fa. Comunque il primo test è negativo. Devo rifarlo però, non
sono molto affidabili quelli fai da te, e sinceramente mi fido più del mio
istinto che di quegli affari.”
“Quindi…quindi…tu….credi….”
“Credo proprio di sì.”
A queste parole smise di tentennare e mi fece il più meraviglioso dei sorrisi,
che di riflesso contagiò anche me.
“Ehi, aspetta un attimo – ricordai improvvisamente –
Mi hai chiesto di sposarti?”
I miei genitori si erano sposati
molto giovani, e subito ero nata io. Dopo un paio
d’anni si erano separati. Mia madre non amava vivere a Forks, così mi aveva portata via con sé, lasciando Charlie da solo.
Lui all’inizio aveva sofferto
molto, ma poi tutte le estati da bambina andavamo in vacanza insieme, e a volte
a Natale andavo da lui.
In ogni casoquando andavo alle elementari, mi chiedevo
spesso perché la gente si sposasse. Insomma, tanto poi si lasciavano, allora
perché perdere del tempo?
Ovviamente erano ragionamenti
senza senso. Non tutti i matrimoni falliscono, e comunque
anche Renèe e Charlie si
erano amati molto per un certo periodo, e le conseguenza del loro amore fu la
mia nascita, perciò non posso portargli rancore se tra loro non ha funzionato.
“Jacob,
mi hai appena chiesto di sposarti?” io l’avevo lasciato senza parole, ma lui
aveva fatto lo stesso con me, anche se a scoppio ritardato.
“Sì”
“Credo…di aver bisogno…di un
bicchiere d’acqua”
“Acqua, certo…!”
Si voltò verso Maggie, come se
fosse un distributore automatico e lei alzò gli occhi al cielo con aria rassegnata
“Mi domando cos’avreste combinato senza di noi, se non riuscite a mettere
insieme mezzo discorso in due! Tieni cara, bevi. – mi porse la bottiglietta dell’acqua che
avevo nella borsa – Embry, forse è il caso che li lasciamo un po’ soli, non credi?”
“Certo. Beh, noi facciamo due
passi allora. A dopo. Auguri ancora!” era ancora
imbarazzato da tutta questa situazione, non aveva il sangue freddo della sua
ragazza.
Io e Jake
ci guardavamo ridendo nervosamente, senza sapere cosa
dire, né chi dei due dovesse parlare per primo.
Poi lui mi prese le mani e parlò.
“Credi davvero che avremo un…un…”
“Bambino…? Credo di sì”
“Ma il
test…?”
“Andrò da un dottore, voglio
essere sicura, non posso più vivere nel dubbio.”
“Credo che sia la cosa migliore
da fare in effetti.”
“E’ per questo
che eri così strana? Che non ti sei trasformata ieri?”
“Già.”
“Beh, ora è tutto più chiaro,
anche se avresti potuto dirmelo prima, ma non
insisterò su questo argomento, avrai avuto i tuoi motivi. Ma…allora
perché hai rinunciato a restare umana con le pietre? Insomma, sarai una mamma
super giovane….per sempre!”
“E tu sarai il più bel papà
ventunenne che ci sia in giro.” gli
risposi sorridendo
“Accidenti! E’ vero! Oh, beh,
pazienza!”
“Adesso ti svelo un segreto Jacob Black. Hai presente ieri notte, quando mi sono
allontanata per parlare con Keera, per decidere cosa
fare? Beh, lei conosce alla perfezione tutte le
leggende dei nativi, specialmente quelle sui mutaforma,
così mi ha spiegato che la crescita si blocca fintanto che la persona continua
a trasformarsi. In sostanza, quando vorremo crescere, invecchiare, basterà
smettere di diventare dei lupi, per sempre, o almeno per abbastanza anni da
permettere al nostro fisico di riprendere il suo ritmo naturale.”
“E
dovrai evitare di trasformarti per tutta la gravidanza? Non potrò più correre
con te nella foresta per nove lunghi mesi?”
“Credo che sia meglio così, non
vorrei proprio fare del male al bambino, anche se ne sentirò la mancanza.”
“Porta pazienza, quando sarà
nato….o nata, ci faremo una bella galoppata come si deve, ok?
Te lo prometto!”
“Non vedo l’ora! - detto questo
mi abbracciò forte – E, a proposito, Jake”
“Dimmi piccola”
“Sì, ti voglio sposare”
“Davvero?!” era particolarmente
stupito
“Certo che sì, sciocco d’un lupo! Ti aspettavi che rifiutassi per caso?”
“Non si sa mai, visto il
caratterino che ti ritrovi…Eh eheh!”
Gli presi il viso tra le mani e puntai
gli occhi nei suoi. Come ogni volta mi sentii andare a
fuoco. Ormoni sballati o meno, mi bastava uno sguardo per capire ogni volta
quando ci desideravamo, quanto ci appartenessimo.
L’avrei sposato mille e mille
volte!
“Bells…”
“Che
c’è?”
“Ehm, ecco…se non la smetti di
guardarmi in quel modo potrei non rispondere più delle mie azioni”
Lo presi per le mani e lo feci
alzare.
“Vieni con me” gli dissi sempre
senza smettere di fissarlo.
Lui mi segui
senza dire niente. Sentivo che il battito del suo cuore aveva iniziato ad
accelerare improvvisamente.
Iniziammo a correre; il lago era
circondato da un bosco e trovammo infine una posto appartato,
nascosto nel fitto della vegetazione, dove nessuno ci avrebbe trovato.
Entrambi facemmo un grande sforzo
per arrivare fin lì col costume da bagno addosso.
Facemmo appena in tempo a
togliercelo che gli saltai addosso facendolo cadere sul morbido del fogliame.
“Accidenti Bells
– riuscì a dire tra un bacio infuocato e l’altro – dovrei chiederti più spesso
di sposarmi se sortisco questo effetto!”
Le sue mani erano dappertutto,
così come le mie. Avevo paura di non riuscire a toccarlo, amarlo, sentirlo a
sufficienza. Ogni parte di me non desiderava altro che essere completamente sua
e non volevo che smettesse mai!
Poteva scoppiare una bomba, un
incendio o una tempesta e non mi sarei accorta di niente, ero troppo presa,
troppo avvinta al suo corpo perfetto per sentire altro che non fosseJacob.
E furono
scintille, e poi fuochi d’artificio.
Il mio cuore scoppiò,
in un’esplosione immensa trovai la pace dei sensi.
Quando
tornammo al nostro ombrellone, col cuore ancora traboccante di felicità, Jacob mi fece sedere e mi disse:
“Chiudi gli occhi un attimo - sentii che stava frugando nello zaino – Ok,
ora aprili!”
Rimasi senza
fiato, per un attimo il cuore sembrò fermarsi. In mano teneva una
scatolina rossa al cui interno era posto un anello. Era bellissimo, d’argento con al centro un cuore di granato rosso.
“Ti piace? - mi chiese sorridendo alla mia espressione estasiata – L’avevo
con me da un po’, non sapevo quando dartelo, ma direi che ora sia il momento
giusto, non trovi?”
Feci cenno di sì col capo, sempre
con la bocca aperta, lui lo tolse dalla scatolina e me lo infilò all’anulare
sinistro.
“Questo è il mio cuore, così lo
avrai sempre con te, anche quando saremo in due posti diversi.”
Riuscii finalmente a recuperare
l’uso della parola per dirgli:
“Jacob,
hai un’idea di quanto ti ami?”
“Mmmm….più
o meno – scherzò sorridendo– credo tu me lo abbia dimostrato poco fa.”
Mi avvicinai al suo viso e gli
diedi un bacio lento e dolce sulle labbra che fece
venire i brividi ad entrambi.
La sera Keeraci invitò tutti a cena a casa sua. Era un piccolo
appartamento, ma aveva un terrazzo enorme, infatti
apparecchiammo lì.
Angy ci
fece un sacco di feste ovviamente, e Daniel fu lieto di sbarazzarsi per un po’
delle sue attenzioni dispettose.
“Allora ragazzi, com’è andata la
giornata al lago? – ci chiese la padrona di casa – Vi siete
divertiti?”
Jake
che stava bevendo per poco non si strozzò. Gli battei
con la mano sulla schiena.
Entrambi arrossimmo vistosamente. Gli altri, tranne Keera
che lo guardò incuriosita, sapevano più o meno cosa stava succedendo, perciò la
aggiornai sulla novità.
“Ecco – dissi – noi….ci sposiamo”
Fu un coro di
“Congratulazioni!” “Evviva!”, mi emozionai molto.
“Ovviamente siete tutti invitati,
vi vogliamo in prima fila, cane compreso.”
“Wof!”
“Ah ahah! – che buffa, capiva sempre
tutto! – Ad Angy facciamo portare le fedi, vero cucciola?”
“Se non
se le mangia prima, – borbottò Daniel – è un pozzo senza fondo!”
“Daniel, vorresti farmi da
testimone?”
“Io? – sbarrò gli
occhi per lo stupore – Bella sei sicura?”
“Non potrei chiederlo a nessun’altro. E voi ragazze, mi
fareste felice se accettaste di essere le mie
damigelle.”
“Solo ad una condizione,
chiariamo le cose!” disse Keera con decisione
“Niente vestiti assurdi!” terminò
Maggie
Entrambe si guardarono e si
strinsero la mano convinte.
“Non preoccupatevi,
vi voglio troppo bene per farvi un simile torto! Ah ahah!” incredibile, erano molto simili a me in quanto ad abbigliamento, pochi fronzoli, solo roba
comoda. Anche se da quando il mio equilibrio era
spaventosamente migliorato ogni tanto osavo mettere i tacchi, quando uscivo la
sera con Jake. Almeno riuscivo a guardarlo in
faccia senza dovermi mettere in punta di piedi.
Lui scelse ovviamente Embry e Quil come testimoni. L’avrebbe chiamato il giorno seguente per
chiederglielo.
E poi,
una volta accertato che fossi incinta, avremmo dovuto comunicare tutte queste
novità a Charlie e ai genitori di Jake.
Non avevo proprio idea di che reazione avrebbe avuto mio padre, un po’ mi
spaventava l’idea di dirglielo. Billy e Sarah
sicuramente avrebbero fatto i salti di gioia!
Nei giorni seguenti, tra
un’escursione e l’altra, prenotai una visita all’ospedale di Colorado City.
“Signorina Swan
– disse il dottore guardando la cartella con la mia scheda
– le confermo che è di due settimane. Congratulazioni!”
Non saprei descrivere la faccia
di Jake in quel momento. Non mi aveva mai guardata
con tanta adorazione.
Mentre
tornavamo in albergo discutemmo un po’ sul da farsi.
“Senti Jake,
dovremmo stabilire una data per le nozze, che ne dici? Io ho ancora un po’ di
tempo prima che la pancia cresca tanto da non poter
indossare un abito da sposa.”
“Che ne
dici del 30 di settembre?”
“Come mai proprio quel giorno?”
“Innanzi tutto avremo
due mesi e mezzo per preparare il tutto, e poi, davvero non te lo ricordi?”
“Cosa?”
“E’ il giorno che ci siamo conosciuti,
quando tu e Charliesiete
venuti a cena da noi la prima volta.”
Questo era Jacob
Black. Quello che quando meno te lo aspettavi ti illuminava
la giornata con un sorriso, o ti sorprendeva con un ricordo dimenticato.
“Credo che sarà perfetto!” gli
risposi aggrappandomi al suo braccio e appoggiando la testa sulla spalla.
Le vacanze erano finite, tre
bellissime settimane passate insieme ai nostri amici in posti bellissimi.
Alla fine
Daniel aveva disdetto l’albergo perché Keera
non aveva più voluto saperne di separarsene.
Una sera, mentre eravamo sulla
sua terrazza mi aveva presa da parte e mi aveva
confidato che era proprio presa da lui.
“Mi imbarazza
da morire dirti questa cosa, ma se non lo confido a te Bella, che sai tutto di
noi e che sei la sua migliore amica, e ora anche la mia, esplodo!”
“Dimmi tutto, prometto che non ne
farò parola con nessuno!”
“Beh, quando tornerai ad essere
un lupo Jacob lo scoprirà
leggendoti la mente, ma non m’importa. Insomma, credo proprio di amare Daniel,
come non ho mai amato nessuno…ecco ora mi vergogno…”
“Keera
– era rossa come un pomodoro – se c’è qualcuno con cui non devi vergognarti sono io, credimi. Non sai quanto mi faccia
felice sapere che entrambi avete trovato l’amore. Oltretutto avrete il sostegno
reciproco anche per gli affari…animali, diciamo così, che non è cosa da poco!”
“La verità, e lo sa solo lui, è
che io già mi ero trasformata nella grande aquila,
prima di conoscerlo. Questa cosa mi ha sempre impedito di aprirmi con gli
uomini perché non è un segreto da poco, insomma, non posso andare con un
ragazzo e poi dirgli <<Sai caro, sono una mutaforma, so volare!>>, non so se ho reso l’idea! Comunque non sto con Dan per
questo, anche se aiuta, io lo amo davvero. Ed è
assurdo perché siamo il giorno e la notte, letteralmente! Non riesco proprio a
capire…”
“L’amore è sempre irrazionale, e
ci coglie di sorpresa. Voi siete diversi, ma vi completate a vicenda, colmate
l’una le lacune dell’altro. E’ questo il bello, no?!”
“Sì, questo e anche…ehm…Bella,
quel ragazzo, ecco…ho avuto altre esperienze prima, ma
ti giuro che con lui provo cose mai provate prima!”
“Okok, ho capito! Ora mi imbarazzo io
però! Ah ahah!”
Quel curiosone
di Jake ci sentì ridere, e si avvicinò.
“Cosa vi
dite di tanto divertente? Posso saperlo anch’io?”
“Direi proprio che non sia il
caso Jacob Black – risposeKeera severa – cose da donne, sai…”
“….Ok….”
e se ne andò rassegnato.
“Lasciamolo nella sua beata
ignoranza che è meglio!”
“Decisamente!
Ah ahah!”
La prima tappa, al ritorno a Forks, fu da Charlie. Scendendo
dalla macchina Angy si mise ad abbaiare, annunciando
la nostra presenza, infatti lui uscì subito e ci venne
incontro.
“Siete tornati! – e venne ad abbracciarmi, poi abbassò lo sguardo – E questo
cane?”
“Papà, lei è Angy.
Angy, lui è Charlie, il mio
papà.”
“Wof!”
abbaiò lei scodinzolando con la lingua di fuori.
“E da
dove arriva?”
“L’abbiamo trovata, o meglio, lei
ha trovato noi, quand’eravamo in vacanza, e così non ci ha più lasciati.”
Charliene era già conquistato, lei gli faceva le feste e lui
la grattava dietro le orecchie.
“Papà, ti dispiace se entriamo in
casa, dovrei parlarti di alcune cose.”
“Certo, entriamo. Jake?”
“Io faccio due passi con Angy, vi lascio da soli, ci vediamo dopo. Vieni Angy, vieni su!”
Lei lo seguì ubbidiente e noi due
entrammo in casa.
“Devo preoccuparmi?”
“Non credo proprio – e gli
mostrai l’anello che avevo al dito – almeno spero.”
“Oh! – era senza parole,
esattamente come me quando Jacob me l’aveva dato –
Bambina mia! E’…fantastico!”
“Davvero? Sei sicuro che la cosa
non ti dispiaccia?”
“E come
potrebbe dispiacermi? Voglio bene a Jake e lo vedo da
solo che vi amate davvero. Billy e Sarah lo sanno?”
“Non ancora, volevo dirlo prima a
te - Si stava emozionando, e anche i miei occhi cominciavano a diventare lucidi
– Tra l’altro, non è tutto.”
“Meglio che mi sieda allora.”
“Beh…tra otto mesi diventerai
nonno.” gli dissi sorridendo emozionata
La reazione di Charlie fu di quelle che non si scordano.
Mi abbracciò, senza dire niente, ma sentivo che era felice.
“Comunque
papà, non è un matrimonio riparatore, è solo capitato, tutto qui.”
“Bella, tu stai per diventare
mamma, che m’importa! – era estasiato – Non posso
ancora crederci! Accidenti quante emozioni oggi!”
Entrambi ormai piangevamo e
ridevamo insieme, come due sciocchi sentimentali, cosa che non eravamo mai stati.
“Avete già deciso la data delle
nozze?”
“Sì, il 30 di settembre. Papà non
immagini quanta gioia mi dia il tuo consenso!”
“Beh, non sono così all’antica
dopotutto. Non mi offendo mica se Jake non ha chiesto
prima il permesso a me! Ah ahah!
Anche perché sei tu quella che deve accettare, e anzi visto
che gli hai già detto di sì non posso che darvi la mia benedizione!”
“Grazie infinite!”
“Bene, credo che dovrai dirlo
anche a tua madre ora! Riesci a immaginare la sua
reazione?”
“In effetti…no, non ne ho proprio
idea sai.”
“Sono così fiero di te piccola
mia! E’ stata una fortuna che tu sia venuta a vivere con me quattro anni fa, e
non solo per la mia dieta. Hai trovato la tua strada, sei diventata una
magnifica donna, e Jacob deve ritenersi onorato di diventare
tuo marito.”
“Sì, direi proprio che venire qui è stata la scelta migliore che potessi fare in vita mia.”
Ambizioni lavorative: insegnante di letteratura, scrittrice o
giornalista, sono ancora indecisa, lascio aperta ogni
possibilità.
Stato civile: fidanzata, mi sposo domani.
Caratteristiche particolari: agilità e forza mostruosa, sono una licantropa, in dolce attesa aggiungerei,
quindi ho sospeso le trasformazioni per il momento.
Appallottolai il foglio e lo
gettai verso il cestino: centro!
Altro che compilare un
curriculum, dovrei darmi alla pallacanestro, o al nuoto, sarei un portento in
ogni sport! Peccato che darei un po’ troppo nell’occhio.
Non riuscivo
proprio a concentrarmi sul fatto tra un giorno soltanto sarei diventata la
signora Black. Non per Jake, assolutamente, solo che
ogni volta che provavo a immaginarmi avvolta nel mio
bellissimo abito bianco, mentre attraversavo la navata al braccio di Charlie, venivo assalita dal panico. Stare al centro dell’attenzione non è mai stata una cosa gradevole
per me. Ma forse questo tipo di ansia era comune in ogni futura sposa.
Il suono del telefono mi ridestò
da questi sciocchi pensieri.
“Pronto, casaSwan.”
“Bella, tesoro, sono Sarah.” aveva una voce terribile.
“Ciao Sarah, ma che succede?” il
mio cuore iniziò a battere più forte.
“Si tratta di nonno Quil.”
“Dov’è?”
“A casa sua.”
“Arrivo.”
In quell’istante
avrei tanto voluto trasformarmi per poter essere a La
Push più in fretta che mai, ma non potevo.
Salii in macchina e accelerai più
che potei, ma mi sembrava di non arrivare mai.
Giunsi alla casa del vecchio Ateara e trovai Quil, con Billy accanto, seduto sui gradini fuori
dalla porta.
Scesi di corsa dall’auto e li raggiunsi.
“Come sta?” chiesi preoccupata
“Non bene – rispose Billy. Quil teneva la testa tra
le mani e non parlava – non voleva che tu lo sapessi, per farti stare
tranquilla, sai per il bambino e il resto, ma s’è aggravato così abbiamo
pensato che era il caso di chiamarti.”
In quel momento Quil alzò la testa e mi guardò con gli occhi lucidi.
“Lui ti vuole molto bene Bella,
sei come una nipote. Vai da lui.”
Feci un cenno con la testa e senza
dire niente entrai in casa.
Le finestre erano spalancate e un insolita luce splendente entrava nella stanza.
Il vecchio era nel suo letto, con
Sarah e Jacob seduti accanto. Quando
si accorse di me sorrise.
“Bella, piccola
– disse a fatica – hai visto? Il sole è venuto a salutarmi! Non volevo
farti preoccupare.”
Mi inginocchiai
al suo fianco e gli presi la scura mano rugosa tra le mie, lisce e bianche. Era
un contrasto impressionante.
“Nonno Quil,
non pensare a me, io sto bene, davvero!”
“Ma
certo, come potrebbe essere altrimenti? Sei così radiosa…mi dispiace solo che
non potrò vederti attraversare la navata domani. Tuo padre sarà così fiero di
te!”
Chiuse un attimo gli occhi,
respirando lentamente, poi proseguì.
“Ascoltami ora. Tu sei una donna
forte e capace, ho imparato a conoscerti bene e so, so perfettamente che posso
fidarmi di te, che posso affidarti il mio posto.”
“A me? Ma
che dici? E i tuoi nipoti….e Jacob?
Io non sono neanche una Quileute!”
“Tu sarai un grande
capo Bella Swan, anzi Black, se me lo concedi. Tuo
marito non ha nulla in contrario in proposito, in quanto
ai miei nipoti, ho parlato con Quil, tempo fa,
conosce la mia scelta, e si fida del mio giudizio. Ti vuole bene e non
obbietterà. Daniel ti conosce ancora meglio, perciò l’unica risposta che voglio
è la tua: vuoi prendere il mio posto nel consiglio della tribù?”
“Ne sarei più che onorata, nonnoQuil. Spero di
essere all’altezza di questo compito.”
“Lo sarai. Billy
e Harry ti aiuteranno, non temere piccola mia.”
Sentivo che il momento era quasi
arrivato. Gli diedi un bacio sulla fronte e accarezzai quel viso che sembrava
scolpito nella corteccia di un albero, per l’ultima volta. Poi uscii a chiamare
Quil, che entrò al nostro posto.
Ero così
confusa, avevo bisogno di mettere insieme le idee. Jacobcomprese il mio turbamento, così mi prese tra le
braccia, accarezzandomi i capelli e mormorandomi parole di conforto. Appoggiata
al suo petto piansi le lacrime che avevo trattenuto
dentro la casa.
Anche
Sarah e Billy si confortavano a vicenda. Era stato un
padre per loro, così come il nonno di tutti noi ragazzi. Nessuno avrebbe mai
potuto prendere davvero il suo posto, anche se lui la pensava
diversamente.
Jake mi
porto alla nostra spiaggia, per fare due passi e riprendere il contatto con la
realtà.
“Mi sembra impossibile che sia
successo davvero – parlai dopo mezz’ora che
passeggiavamo. Jake non aveva aperto bocca tutto il tempo – sembrava uno di quegli esseri
fantastici di cui ci raccontava, quelli immortali che vivono solo nelle
leggende Quileute.”
“Dovresti saperlo ormai che le
leggende sono prese dalla realtà. Quindi anche i miti finiscono, prima o poi.”
“Tranne
il nostro, spero. Tu che ne dici? – mi guardò piegando la testa con aria
curiosa - Il nostro amore, è una leggenda che si è
trasformata in realtà. Spero solo che duri per sempre.”
“Su questo non ho alcun dubbio,
Bella Swan, futuro capo tribù. Niente e nessuno potrà mettere in dubbio il nostro amore, mai.”
“Lo so, e anche lui lo sapeva. Mi dispiace che nostro figlio non potrà conoscerlo.”
“A nostro figlio…o
figlia…racconteremo noi la leggenda del vecchio QuilAteara, il nonno migliore che si possa
avere.”
“Oltre a quelli veri,
naturalmente! Billy e Charlie
saranno dei nonni molto gelosi, già lo so!”
“Ehi, signorina, lo sai che è ora
che tu torni a casa? Non dobbiamo più vederci fino a
domattina, è la tradizione!”
“Ti dispiace se resto ancora un
po’? Ho bisogno del mio fidanzato ora come ora.”
“Puoi restare finché vuoi amore
mio, non sarò certo io a cacciarti. Nonno Quil aveva ragione, sei proprio radiosa, sai?” e mentre lo diceva mi
prese il viso tra le mani e mi guardò, come solo lui sapeva fare, scaldandomi
il cuore, che piangeva.
Mi hanno sempre detto che il
giorno delle nozze ci si sente talmente trasportati degli eventi, da tutti
quelli che ti ronzano intorno e ti dicono cosa fare e dove andare, che neanche
ci si rende conto di cosa accade.
Invece io mi svegliai stranamente
calma, andai in bagno a lavarmi e quando tornai in camera, prima che Sarah e Renèearrivassero per pettinarmi,
mi soffermai a guardare allo specchio la mia figura intera.
In quel momento preciso, anche se
so che può sembrare impossibile, sentii il mio bambino.
A tre mesi non dovrebbero essere
grandi a sufficienza per farsi sentire, ma erano anni
ormai che la parola “impossibile” era sparita dal mio vocabolario.
Fu in quell’istante
che presi coscienza del fatto che entro poche ore
sarebbe nata una nuova famiglia. Jacob e Isabella
Black…più uno! Beh, per lui, o lei, avremmo dovuto attendere ancora un po’, ma
era un dettaglio irrilevante.
In breve fui pronta e le mie due
madri mi guardarono commossa.
“Bella, ti giuro che sei la sposa
più meravigliosa che abbia mai visto”
“Mamma, lo dici solo perché sono
tua figlia!”
“Oh, no cara – insistette
Sarah – tua madre ha ragione, sei davvero bellissima! Chissà se il cuore
di mio figlio reggerà quando ti vedrà arrivare? Eh eheh!”
Il mio abito era color panna, con
applicati tanti fiorellini colorati. I capelli sciolti sulle
spalle, in mille boccoli leggeri e una semplice coroncina in testa.
Niente velo. Il bouquet era degli
stessi fiori dell’abito.
QuandoCharlie mi vide fece un sorriso capace di infondermi il
coraggio che ancora mi mancava.
“Bene, direi che possiamo
andare!” dissi a tutti e tre
“Accidenti che sposa autoritaria!
Ah ahah!” commentò Sarah.
In chiesa c’erano già tutti. Jacob era all’altare, con i suoi testimoni e il mio.
All’ingresso le mie damigelle erano pronte per percorrere la navata davanti a me. Avevo
mantenuto la promessa, niente abiti ridicoli per loro. Entrambe indossavano un tubino
di raso lucente color rosso granato, come la pietra del mio anello, senza
spalline, che si allargava un po’ al ginocchio, i lunghi capelli sciolti
arrivavano al fondoschiena, color oro per Maggie e corvini
per Keera.
Il contrasto era impressionante,
ed erano entrambe bellissime.
Feci il primo passo in avanti e
la musica cambiò. Era il mio momento.
Tutti si voltarono verso di me,
probabilmente la mia faccia diventò di un colore simile all’abito delle
damigelle, ma per fortuna avevo Charlie accanto che
mi teneva saldamente.
Arrivai a destinazione e vidi
quattro bei ragazzoni eleganti che mi sorridevano, uno in particolare con gli
occhi sbarrati, aveva quasi smesso di respirare.
“Prendi fiato Jake
– gli disse mio padre sottovoce – o esploderai!”
Sentii gli altri tre che
ridacchiarono a quelle parole, mi voltai verso Daniel, il mio testimone, e mi
fece l’occhiolino per incoraggiarmi, io ricambiai con una smorfia, cercando di
non farmi notare troppo.
La cerimonia fu breve, nessuno
sbagliò la sua parte e alla fine arrivò la piccola Michelle,
la nipotina di Jake, con le fedi. Ora portavamo
entrambi al dito un’ulteriore prova tangibile, più per
gli altri che per noi stessi, della nostra unione eterna.
Noi due sapevamo di appartenerci
dal primo istante che ci eravamo sfiorati.
Una volta
superato lo scoglio della cerimonia, sia io e che Jake
ci rilassammo vistosamente.
Salimmo in macchina per dirigerci
a La Push, dove, nel giardino di casa Black era stato
allestito un enorme tendone, con tavoli e una meravigliosa pista da ballo.
Gli invitati erano tutti lì che
ci aspettavano, e ci accolsero con un caloroso applauso e urla di giubilo.
“Viva gli sposi!”.
“Allora Bells,
che ne pensi? – mi chiese Jacob
sorridendo soddisfatto – E’ di tuo gradimento?”
“Ma…è…una
meraviglia! – avevano fatto davvero un gran lavoro – Come avete
fatto in così poco tempo?”
“Magia…eh eheh! Mi concedi il primo ballo?”
“Certamente!”
Vidi gli altri intorno a noi che ci fissavano ammirati, eravamo così aggraziati da fare
invidia!
Dopo un po’ si unirono a noi Billy con Renèe, Charlie con Sarah e le coppie dei nostri amici.
“Signora Black, non si dovrebbe
affaticare troppo, non crede?”
“Non ti preoccupare, stiamo bene
– gli sorrisi abbassando lo sguardo sulla mia pancia - ci sei tu con me, non devo temere nulla.”
“E
sempre ci sarò, per te, amore mio.” detto questo mi
strinse più forte a sé e mi baciò.
Non avrei mai potuto fare a meno
di quelle labbra, ne ero dipendente, mi lasciavano
sempre in uno stato di totale stordimento.
“Sai, Jake…”
gli sussurrai all’orecchio
“Dimmi piccola.”
“Non vedo l’ora che arrivi
stasera, per essere nella nostra nuova casetta, da soli, tu ed io...”
“Ok,
ora è meglio che tu conceda un ballo a tuo padre, e poi al mio, e poi al tuo
testimone, perché se dici un’altra parola soltanto io ti rapisco e pianto in
asso tutto i nostri ospiti!”
“Come siamo sensibili” continuai
con voce maliziosa
“Bella, amore, mia gioia, dire
che oggi sei divina è riduttivo, come se già non fossi normalmente attratto da
te come una calamita! Daniel! – chiamò lui che era il più vicino – vieni a prenderti la tua amica per un ballo!”
“Eh eh,
va bene, va bene, riprenderemo il discorso più tardi!”
“Allora, come va? – Daniel era di poche parole – Sei felice?”
“E me lo
chiedi? Certo che sono felice, sono al settimo cielo!”
“Molto bene.”sorrise dolcemente.
“E tu, Dan, sei felice? Per te stesso intendo. Keera
è uno splendore oggi.”
“In effetti
devo ringraziarti, io ed Embry abbiamo gradito molto
la scelta dell’abito delle damigelle!”
“Mi fa piacere. Come vanno le cose tra voi? Ho provato a
indagare con lei, ma oggi è stranamente silenziosa. C’è qualche problema per
caso?”
“Oh, no, affatto! Tutt’altro.”
“Cioè?”
sentivo odore di novità
“Beh…sai…non volevo parlartene
oggi, perché è il vostro giorno, ma….”
“Daniel! Ti vuoi decidere?”
“Mi ha chiesto di andare a vivere
con lei, a JacobLake.”
“Ma è
una bellissima notizia!”
“Sì, lo è…anche se, sai…lasciare
New York…”
“Ma tu le hai detto
di sì vero?!”
“In verità ci sto pensando, ma
penso che accetterò. Ho trovato diverse possibilità d’impiego a Colorado City,
perciò non dovrei avere difficoltà a sistemarmi.”
“Daniel, vai immediatamente da
lei a dirglielo! Starà impazzendo a quest’ora!”
“Ok, ok, vado, hai ragione, come al
solito..eh eh!” mi diede un bacetto
sulla guancia e lo vidi raggiungere Keera, che stava
ballando con Charlie.
Sentii alle mie spalle una
presenza familiare, che mi avvolse con le sue grandi braccia.
“Che
combina l’amico Daniel?”
“Niente di male, ha solo trovato
il suo posto, così come noi.”
Una manata e con un rumore secco
il suonò cessò. Sentii Jacob
accanto a me che si voltava sotto le lenzuola mugugnando.
“Dimmi che non ne hai rotta
un’altra…sarebbe la quarta in una settimana.”
“Mi dispiace, solo non volevo
svegliarla, dorme così bene.”
“Una volta tanto, eh eh! Vieni qui tu.”
Mi avvicino a sé, avvolgendomi
dolcemente. Il sole stava ancora sorgendo, e una luce tenue filtrava dalle
fessure delle imposte. Di sottofondo il rumore delle onde, che dolci si infrangevano sulla spiaggia.
Jacob
infilò le sue mani calde sotto la mia camicia da notte, facendole scorrere
sulla mia schiena liscia e accarezzandomi tutto il corpo. Io mi lasciai andare
completamente ai suoi baci e al suo tocco dolce ma deciso.
Avvicinai il suo viso al mio
iniziando a baciarlo come un’assetata nel deserto.
“Signora Black – mi sussurrò con
voce sensuale nell’orecchio mentre le sue mani erano ovunque – buongiorno!” non
capii più niente, dov’ero, chi ero…Stavo per
impazzire, e lui con me, ma mi tappò la bocca con un altro bacio, prima che
tutto il vicinato si svegliasse per colpa nostra.
Mi fece sdraiare sopra di lui, e
appoggiai la testa sul suo petto; sentivo ancora i nostri
cuore battere come tamburi impazziti.
“Voglio
svegliarmi così tutte le mattine della mia vita – gli dissi con un filo
di voce – credi sia possibile?”
“Per me non ci sono problemi, ma
temo che tra qualche tempo la piccola comincerà ad essere più invadente.”
Non fece in tempo a finire di
parlare che sentii una vocina squillante piangere reclamando la colazione.
“Si è svegliata. Vado.” e feci per alzarmi, ma Jake mi
fermò.
“Vado io, tu resta ancora un po’
a letto se vuoi.”
“Ok,
grazie.”
Mi domandai cos’avevo fatto per
meritare un marito così perfetto, e una figlia tanto diligente da dormire tutta
la notte senza svegliarsi urlante fino alla mattina.
Dopo poco sentii silenzio,
seguito dal rumore di una boccuccia che succhiava il biberon.
Raggiunsi i miei amori, quello
grande e quella piccina, e li abbracciai.
“Buongiorno raggio di sole!”
dissi con dolcezza
“Con chi ce l’hai
Bells, con me o con la piccola?”
“Con tutti e
due naturalmente.” dissi con ovvietà.
Dopo averle
cambiato il pannolino e aver dato la pappa a Angy
che nel frattempo si era svegliata e grattava la porta per farsi aprire, ci
vestimmo anche noi, solo bermuda e canottiera, e la portammo dai nonni Black.
Sarah era come sempre in veranda,
a bersi una tazza di caffè sulla sua sedia a dondolo preferita. Billy dormiva ancora probabilmente.
“Buongiorno nonna Sarah, guarda
chi è venuta a trovarti.”
“La mia piccola Jayne! Vieni qui cucciola! - e la prese in braccio con sguardo adorante. Lei le sorrise
allungando le manine paffute, bianche come il latte,
come le mie – Bella cara, questa creatura è ogni giorno più graziosa.”
“Infatti
me ne innamoro ogni mattina. - risposi. Jayne aveva
la mia carnagione pallida, ma gli occhi e i capelli erano neri come quelli del
papà. E l’appetito era proprio da lupetta!
– Noi andiamo ora, torniamo per pranzo.”
“A più tardi ragazzi.”
“Ciao mamma, ciao amore di papà!”
salutò Jake.
Come ogni domenica mattina io e Jacobfacevamo una piccola
escursione sulle montagne.
Bastò allontanarsi di poco dal
centro abitato, inoltrandosi nella boscaglia e fummo su quattro zampe.
“Come si può rinunciare a questa sensazione, me lo
diciBells?”
“Infatti al momento non ho alcuna intenzione
di smettere, come potrei?”
Il terreno era morbido sotto le
zampe che lo sfioravano appena, dalla grande velocità,
e sul muso sentivo il fruscio delle foglie, dell’aria, i profumi della foresta,
l’odore di Jake che correva davanti a me.
Accelerai per superarlo.
“Che fai? Mi sfidi?” chiese
divertito
“Pensi di riuscire a starmi dietro?”
“Certo che sì, signora Black!”
In breve raggiungemmo il nostro
posto, sulle montagne dove tempo prima avevamo
imparato a conoscere e dominare i nostri lupi.
“Che vista meravigliosa quassù!”
dissi estasiata
“Sì, direi che la vista è proprio da mozzare il fiato – rispose lui
guardandomi con gli occhi improvvisamente brillanti – per fortuna che qui non
c’è mai nessuno, altrimenti sarebbe un problema starsene senza niente addosso.”
“Già, è una vera fortuna.”
Mi avvicinai con un balzo e lo
feci cadere con me sull’erba fresca, ancora bagnata dalla rugiada.