Il tatuaggio

di EleWar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Certi ricordi ***
Capitolo 2: *** Risoluzioni ***
Capitolo 3: *** Visioni ***
Capitolo 4: *** Una doccia per due ***
Capitolo 5: *** Il guaio del divano ***
Capitolo 6: *** La sfida ***
Capitolo 7: *** Una giornata di prove ***
Capitolo 8: *** Una mattina illuminante ***
Capitolo 9: *** I want to break free ***
Capitolo 10: *** Un temporale improvviso ***
Capitolo 11: *** Non è una cena romantica, no, no, no ***
Capitolo 12: *** La ricompensa ***
Capitolo 13: *** Un tatuaggio è per sempre ***



Capitolo 1
*** Certi ricordi ***


Eccomi qua con quest'ennesima fan fiction! Direi che ci ho preso gusto!
Grazie in anticipo a chi si prenderà la briga di leggerla e di arrivare fino in fondo ^_^


Cap. 1 Certi ricordi
 
Kaori sorseggiava il suo caffè al bancone del Cat’s eye, parlando tranquillamente con la sua amica Miki, quando un uragano entrò nel locale.
La porta sbatté violentemente e un missile umano si precipitò dentro urlando: “Mikiiiiiii! Amore della mia vit-…”, ma altrettanto velocemente, questo venne schiantato sul muro dal granitico Umibozu.
Kaori non si scompose, si riaggiustò con noncuranza un ciuffo di capelli che lo spostamento d’aria le aveva scompigliato, e continuando a gustare il caffè emise un “Idiota” all’indirizzo del suo socio, ormai un tutt’uno con la parete.
Quando c’era Falcon nei paraggi, era relativamente tranquilla: il marito della sua migliore amica riusciva sempre a tenere a bada egregiamente Ryo e le sue eterne fregole.
Un secondo prima di scivolare miseramente a terra, questi bofonchiò:
“Ah, vedo che avete ritinteggiato il locale…che sapore strano però che ha la vernice…mi piaceva più quella di prima”.
 
Poco dopo Ryo era seduto al suo solito sgabello, accanto a quella santa della sua socia e non perdeva occasione di punzecchiare Umi.
Ad un tratto, come presa da un pensiero improvviso, Miki saltò su e disse:
“Ryo! Ma tu lo sapevi che Kaori avesse un tatuaggio?”.
A quell’uscita della bella barista, Kaori sputò il sorso di bevanda che aveva in bocca e prese letteralmente a fuoco.
Tutti si voltarono verso di lei, stupefatti dalla sua reazione eccessiva, ma fu una frazione di secondo perché già Ryo era partito in quarta:
“Davvero? Eppure, anche se il nostro bel giovanotto ha prestato servizio in marina, non ho mai visto un tatuaggio a forma di ancora sul suo braccio!”.
D’improvviso il cielo si rannuvolò, l’aura di Kaori era diventata quanto mai incombente e assassina e prima che Ryo potesse aggiungere un inutile “Stavo scherzando” venne investito da un martello di un tale tonnellaggio, che tutto il locale tremò con un gran tintinnio di piatti e bicchieri.
Poi come una furia, la ragazza scappò via, incenerendo con lo sguardo tutti quelli che avevano la sventura di incrociare la sua strada, spaventandoli a morte; un bambino scoppiò pure a piangere!
Il silenzio calò sul locale, tutti erano rimasti pietrificati.
Ryo era praticamente finito giù di sotto in cantina, Umibozu era impalato con uno strofinaccio in mano nell’atto di asciugare un piatto, Miki era la personificazione dello stupore, con gli occhi spalancati e una mano sulla bocca aperta.
Be’ che Kaori fosse facile all’ira, non era una novità, soprattutto quando si trattava delle prese in giro o delle malefatte di Ryo, ma questa volta, apparentemente, aveva fatto da matti per uno scherzo da poco.
 
Quando Ryo riuscì a riemergere dal sottosuolo, con tanto di caschetto da minatore, tornò a sedersi sullo sgabello…un altro perché quello in cui era seduto prima, era stato polverizzato dall’esplosione nucleare del martello della sua partner, e si mise a gambe incrociate (non chiedetemi come, solo i giapponesi riescono a farlo su una superficie così piccola, senza cadere…).
Perplesso si rivolse a Miki:
“Mi hai chiesto se sapessi che Kaori ha un tatuaggio…”
“Sì, ne stavamo parlando poco prima che entrassi…Non ho capito molto bene, era abbastanza imbarazzata. Credo che lo avesse fatto come atto di ribellione, verso suo fratello, quando ancora andava al liceo…”.
S’interruppe cercando di ricordare bene, e poi aggiunse:
“Dalla sua reazione mi è parso di intuire che se ne vergogni parecchio…. va a capire se è per quello che rappresenta o… per il posto in cui se l’è fatto”.
 
 Silenzio.
 
“Comunque è tutta colpa tua! Se non avessi fatto una delle tue solite entrate da maniaco, ora ne saprei molto di più!” e gli diede uno scappellotto in testa.
“Ahi” fece Ryo tenendosi il capo.
Poi d’un tratto si fece serio e iniziò a ragionare, a voce alta, fra sé e sé:
“Dunque dunque… adesso che mi ci fai pensare io questo tatuaggio non l’ho mai visto.
Mi dici che probabilmente se ne vergogna …eppure conoscendola penserei a qualcosa d’innocuo, tipo, panda, farfalline, cuoricini, pupazzetti vari…mmmm …però, se se ne vergogna così tanto forse è perché il disegno o la scritta, è compromettente….oppure è in un posto strano.
Il mistero s’infittisce…
Vediamo un po’…
Sono tanti anni che viviamo insieme quindi…dovrei conoscere bene il corpo della mia socia…però…non mi ricordo di averla mai vista completamente nuda…
Fammi pensare.
Quando ci siamo rivisti, che era scappata di casa per cercare quella sua amica scomparsa, e l’ho aiutata nel caso, quando quel balordo l’aveva rapita, l’ho ritrovata vestita solamente di biancheria intima…aveva già un bel corpicino e seppur giovanissima, era proprio il mio tipo, sì sì.
Ma anche lì…non ho notato niente.
Poi, durante una delle nostre primissime indagini, nella villa di quel capo Yakuza, siamo andati da lui in costume da bagno, ci aveva ricevuto in piscina…credo che Kaori avesse indossato un bikini…va be’  io le avevo fatto mettere un pareo per farle nascondere una pistola, nell’interno coscia, visto che dovevamo presentarci lì disarmati.
Ricordo che, con una mossa a sorpresa, mi sono accucciato fra le sue lunghissime gambe e, afferrata la pistola, ho fatto fuoco.
Posizione strategica eh eh eh eh…eppure..non ho visto niente.
E quella volta che dovevamo fare da guardia del corpo a tutte quelle modelle e quella ragazzina voleva conoscere il padre che faceva il regista?
Quando Kaori si è presentata con la parrucca e quel costume intero, mono-spalla poi…che schianto!!!
Mi è partito un mokkori da far paura eh eh eh eh dopo non riuscivo più a nasconderlo e lei che mi ci prendeva pure in giro ah ah ah ah”
 
Ormai Ryo era totalmente perso nei suoi ricordi, dimentico dei presenti, e rideva come un cretino.
Miki era sempre lì tutt’orecchi e Umibozu, immobile come una statua di sale, stava cambiando colore ogni tre secondi, passando in rassegna tutte le gradazioni del rosso.
 
“Direi che nemmeno quella volta mi sono accorto di niente…
Aspetta aspetta…. e quella volta che io e Kaori siamo stati obbligati a sfilare per Eriko?
Mamma mia anche lì che delirio! Quando l’ho vista in costume, incedere leggiadra e sicura …non ho capito più niente….”
Con aria sognante…
“anche lì il mio amichetto ha fatto capolino ih ih ih ih ih. Io però mi vergognavo e non volevo farmi vedere da loro due, in particolare da Kaori, ovvio. Figurarsi che quelle due streghe insistevano che mi mettessi a sfilare anch’io, con la schiena dritta e tutto il resto, in quello stato! E quando anche Eriko si è messa in costume, ho avuto un mokkori da urlo…. Quelle due messe insieme mi volevano morto eh eh eh eh. Comunque era stata tutta colpa di Kaori…non doveva apparirmi davanti all’improvviso così, così sensuale, seducente…ahhhh se ci ripenso…
Quell’incarico è stato una vera e propria tortura…vedermela passare di fianco, sempre con quei costumini sgambatissimi o in intimo, così provocante… in ogni caso anche lì …niente tatuaggio.
Non mi sono accorto di niente nemmeno quella volta che ci siamo occupati di Sara, della bambina che leggeva il pensiero.
Quando siamo andati nella sua villa, ah che bel bagno in quella piscina faraonica, vista mare, Kaori…aveva un costume che le metteva in evidenza tutte le forme perfette, tanto da far resuscitare i morti…
Se Sara avesse letto i miei pensieri in quel momento, mi avrebbe affogato all’istante eh eh eh eh eh …per fortuna ho tenuto a bada il tipetto dei bassi fondi.
Direi che anche lì di pelle scoperta ce n’era a sufficienza, ma non ho visto niente. Nemmeno quella volta che eravamo stati ingaggiati dalla vedova giovanissima di quel capo della malavita.
I suoi sgherri volevano combinare un matrimonio fra me e la loro signora incastrandomi  in una situazione imbarazzante, cioè sorprendendomi nella stanza da bagno con lei.
Però, non so perché, c’era finita Kaori al suo posto, nella vasca, e quando sono entrato l’ho trovata lì.
Non ho fatto in tempo a vedere granché, peccato, si è coperta subito e soprattutto in un attimo ha spedito me e gli scagnozzi sull’albero di fuori dalla finestra…”.
Ryo sospirò fra il beato e il rassegnato.
 
Al che, Miki, sporgendosi verso di lui, al di là del bancone, gli disse con aria sarcastica:
“Per essere uno che ha sempre fatto credere di non interessarsi minimamente alla sua socia, ti ricordi fin troppo bene di tutte le volte che l’hai vista mezza nuda…e soprattutto, a giudicare dall’inequivocabile rigonfiamento del tuo basso ventre, pur avendola sempre ritenuta un mezzo uomo e un travestito, direi che al contrario ti piace e parecchio!” e ridacchiò.
Ryo fu riscosso immediatamente dai suoi ricordi, e quelle parole gli fecero l’effetto di una doccia fredda.
All’improvviso si rese conto di aver pensato ad alta voce tutto il tempo, e che Miki e Falcon avevano sentito ogni cosa.
Colto in flagrante, abbassò lo sguardo sul suo amichetto e si sentì morire.
Iniziò a ridere come uno scemo dicendo:
“No-non è come pensi…è che oggi non mi sento molto bene!”.
Umi ormai prossimo al colpo apoplettico, fumava come una ciminiera e prima di svenire rantolò:
“Sei il solito idiota”.
Miki, vittoriosa si fece vicino a Ryo e gli disse:
“Senti, puoi negare quanto vuoi, ma sei cotto di Kaori e ti rode di non sapere niente del suo tatuaggio, o peggio di non averlo mai visto…”
Poi con fare ancora più malizioso:
“A questo punto, mi viene da pensare che, se non è visibile quando è in costume da bagno, o meglio, in intimo, non possa che essere in una di quelle poche” e calzò sulla parola poche “parti che rimangono coperte, tu che ne dici??”.
Ryo aveva la bava alla bocca e il tarlo della curiosità aveva già iniziato a scavare nella sua mente, ormai preda delle più svariate fantasie v.m.18.
Aveva deciso!
Doveva ASSOLUTAMENTE vedere il tatuaggio della sua amata socia, costi quel che costi!
Miki sorrise beffarda e pensò:
“Bene, bene, vedremo come andrà a finire…”.

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Capitolo 2
*** Risoluzioni ***


Ed eccoci al 2° capitolo di questa sciocca storia ^_^
Come sempre grazie alle mie fedelissime e alle lettrici nuove.
Buona lettura!!
Vi lovvo
Eleonora



Cap. 2 Risoluzioni
 
Nel frattempo Kaori era arrivata a casa, e strada facendo la sua rabbia e il suo imbarazzo erano sbolliti totalmente, ora per fortuna era più calma.
Ci mancava solo che Miki tirasse fuori la storia del tatuaggio davanti a Ryo.
Ad essere sincera si era davvero dimenticata di averlo, non ci faceva più caso, e se gliene aveva parlato era solo perché Miki le aveva confidato di volersene fare uno, che rappresentasse la sua unione con Umi…
Sospirò…
I suoi amici avevano fatto il grande passo ed erano felici, lei invece rimaneva sempre lì, ferma ai blocchi di partenza, con Ryo che non si decideva, lei che non riusciva a fare la prima mossa….
Uffa le solite cose.
Per quel giorno non voleva pensarci.
 
Ryo, dal canto suo, dopo quelle rivelazioni da parte della bella ex-mercenaria, era più che mai deciso a scoprire dove fosse questo famoso tatuaggio e aveva preso la via di casa, con sguardo allupato e risoluto.
Avrebbe spiato la sua socia ogni volta che ne avrebbe avuta l’occasione.
Quindi, appena giunto al palazzo dai mattoni rossi, non entrò subito, ma anzi si trasformò nell’uomo-geco e s’inerpicò su su sulla parete a sbirciare dalle finestre.
Avrebbe dovuto nascondere la sua aura, perché Kaori era diventata brava a riconoscerlo, a percepire la sua presenza, quindi doveva assolutamente passare inosservato.
Salendo a quattro zampe arrivò al limitare della finestra della sua amata socia, fu fortunato perché lei era dentro, e sembrava che volesse cambiarsi.
Stava per sfilarsi la maglietta, quando sentì squillare il telefono al piano di sotto.
A metà del gesto, Kaori lasciò ricadere l’indumento e se lo risistemò addosso.
Ryo schioccò le dita in un gesto di stizza, dicendosi:
“C’ero quasi, mannaggia al telefono”.
Kaori corse di sotto a rispondere.
Era Miki.
“Miki, come mai mi hai chiamato? Qualcosa non va?”
“Ryo è in casa?”
“No, non è ancora tornato. Perché me lo chiedi?”
“Senti, dopo che te ne sei andata, Ryo mi ha fatto un sacco di domande sul tuo tatuaggio”
E per fortuna che Miki non poteva vedere la faccia dell’amica all’altro lato del telefono, perché in confronto un pomodoro maturo pronto da cogliere sarebbe stato di un rosa pastello.
Con una vocina stridula riuscì a dire:
“E tu che gli hai detto?”
“Ma, poco in realtà, solo quelle pochissime cose che mi hai raccontato tu. Però non è questo il punto…. Ryo è deciso a scoprire dove lo nascondi!” e ridacchiò.
Kaori si sentì morire.
 
Così Miki le riferì tutti i ragionamenti di Ryo, con relativo mokkori finale.
Non omise nemmeno la reazione di suo marito, alle descrizioni dettagliate che aveva fatto lo sweeper.
Kaori era sull’orlo dello svenimento, era in iper-ventilazione.
Da un lato, era lusingata di sapere che il suo amato, in realtà, la notasse così tanto, si ricordasse di tutte le volte che l’aveva vista mezza nuda, e che ne avesse apprezzato lo spettacolo - anche se l’aveva sempre sminuita e fatto credere il contrario.
Dall’altro lato, il suo pudore e la sua vergogna la stavano facendo venir meno.
Pensare di essere passata sotto la lente d’ingrandimento di quel grandissimo maniaco, nonché pervertito, qual era il suo socio, l’imbarazzava tantissimo.
Sapere inoltre che si era messo in testa di scoprire dove fosse il suo tatuaggio, era ancora peggio.
D’ora in poi avrebbe dovuto aspettarsi di tutto da lui, lo conosceva bene.
Ma di una cosa era certa, lui non avrebbe MAI dovuto vedere il suo tatuaggio o sarebbe stata la fine.
 
Dopo aver riferito a Kaori, per filo e per segno, tutta la lunga sequela di aneddoti sexy raccontategli da Saeba, Miki, quindi, concluse dicendo:
“Secondo me dovresti approfittare della situazione”
“Come? Cosa?” chiese Kaori stupita e allarmata insieme.
“Ma certo!! Lo sai che Ryo quando ci sono di mezzo le belle donne, non capisce più niente, perde il lume della ragione e che poi di fronte a loro diventa un cagnolino scodinzolante e sbavante, da poter rigirare a proprio piacere. Pur di riuscire a mettere le mani sulla bella di turno, farebbe di tutto… e stavolta, in un certo senso, è te che vuole, o piuttosto il tuo tatuaggio, o entrambi. Non so se mi spiego.”
E ridacchiò, poi riprese,
“Visto che pur essendo innamorato di te, non si decide a fare il grande passo, potresti sfruttare questo vantaggio e metterlo alle strette. Penso che questa sarebbe la volta buona”.
Kaori tacque un attimo, quello che le stava dicendo Miki non era del tutto campato in aria, il punto debole del grande sweeper erano le donne, e forse quella era l’occasione che stava aspettando per sfoderare tutto il suo fascino e farlo capitolare.
In ogni caso avrebbe giocato d’astuzia.
Se Ryo voleva vedere il suo tatuaggio, avrebbe dovuto guadagnarsi quel privilegio.
Il pensiero l’intrigava e la faceva arrossire di vergogna contemporaneamente, però…alla fine rispose all’amica:
“Ci penserò”
“Non fare la sciocca, mi raccomando. In battaglia, per vincere, si usano tutte le armi a disposizione, te lo dice una che se ne intende, quindi non farti scrupoli, potrebbe non ricapitarti più un’occasione con i fiocchi come questa!”
 
Quando si salutarono, con un profondo sospiro, Kaori tornò di sopra.
Ryo, che si era stancato di aspettare e stare attaccato alla parete, era risalito sul tetto a fumarsi una sigaretta, era improbabile che la socia si spogliasse in salotto quindi preferiva restare a portata di mano della sua camera da letto.
Era appoggiato svogliatamente alla ringhiera quando vide uscire dal bocchettone del bagno un leggero vapore.
Caspita la sua socia aveva deciso di farsi un bagno o una doccia!!!
Che fortuna, non poteva crederci.
Tornò in modalità geco e si calò in verticale lungo la parete.
Il bocchettone aveva le alette messe in diagonale e doveva fare non poche contorsioni per vedere attraverso gli spiragli.
Già pregustava la scena, la sua amata completamente nuda, avvolta da una nuvola profumata di vapore.
Il geco si agitava intorno alla stretta apertura rettangolare e gongolava, si girava, rigirava, ma vedeva sempre a strisce e solo un pezzo per volta, gli si stavano incrociando gli occhi, e non smetteva di sbavare anche se…vedeva comunque sempre troppo poco.
Ormai era un geco con 5 zampe!
Durante tutte queste acrobazie, Kaori si era infilata nella vasca piena di schiuma e ancora Ryo non aveva visto granché, la ragazza si lasciò scivolare nella calda acqua profumata e con un sospiro disse “Ryo, ma cosa stai combinando?”
Lo sweeper si sentì gelare il sangue nelle vene e si bloccò all’istante.
Iniziò a sudare freddo.
Che l’avesse infine scoperto, nonostante tutte le sue precauzioni?
Aveva nascosto la sua aura, non emetteva un suono…come aveva fatto?
Con aria colpevole e trattenendo il fiato rimase in ascolto, gli avrebbe scagliato uno dei suoi martelli con precisione chirurgica e come sempre l’avrebbe spiaccicato?
Un secondo dopo però, Kaori aggiunse con aria sconsolata:
“Come vorrei che fossi qui con me…” e si lasciò sommergere sotto quel mare di bolle, scomparendo totalmente alla vista di Ryo.
Questi si riscosse all’istante.
Era come se Kaori lo avesse schiaffeggiato.
Lei stava parlando fra sé e sé, non sapeva che lui era lì di fuori a spiarla, non l’aveva di certo visto, però lui si sentì improvvisamente stupido.
Già, cosa stava combinando?
Si comportava come il perfetto maniaco che era, con la sua Kaori?
Proprio con Kaori??
Ma non solo…desiderava qualcosa che avrebbe potuto avere facilmente, se solo si fosse comportato diversamente.
Bastava così poco.
Perché desiderare di vedere nuda Kaori, di nascosto, quando se si fosse lasciato andare ai suoi sentimenti, avrebbe potuto essere con lei anche il quel momento, fare il bagno nella vasca?
Avrebbe potuto stringerla fra le braccia e fare l’amore con lei mille volte, condividere quello ed altri momenti d’intimità insieme, invece di spiarla come uno scemo qualsiasi.
 
Fu una folgorazione.
 
Perse la presa e precipitò giù sfracellandosi sopra i bidoni della spazzatura.
Ma gli andava bene così, era la giusta punizione, al posto del solito martello della socia, che lo rimetteva sempre in riga.
Riemerse dall’immondizia con una lisca di pesce marcia tra i capelli, e un limone ammuffito in bocca che subito sputò.
Una gran confusione regnava nella sua testa, e non era per effetto della caduta.
Ma di una cosa era certo.
Doveva cambiare tattica, per tutto.
Ci avrebbe pensato.



 

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Capitolo 3
*** Visioni ***


Mi scuso fin da ora per la brevità del capitolo... di solito scrivo tutta di seguito la storia e poi per "comodità" la divido in capitoli.
Questo poi è una sorta di "antipasto" per quello che verrà dopo...
Grazie infinite come sempre a chi legge e commenta.
Buona lettura ^_^



Cap. 3 Visioni
 
Poco dopo Ryo si decise ad entrare in casa.
Camminava sconsolato, con le braccia ciondoloni un po’ gobbo.
Salì le scale e appena si trovò davanti alla porta del bagno, questa si aprì e ne uscì una nuvola di vapore che lo investì in pieno.
Insieme a questa fece la sua comparsa Kaori, avvolta in un accappatoio enorme, che le cadeva da tutte le parti, e le arrivava fin quasi ai piedi nudi.
Aveva il cappuccio tirato su, sopra i capelli ancora bagnati e gocciolanti.
Le guance arrossate.
Ryo si bloccò all’istante, davanti a quell’apparizione e gli si mozzò il fiato.
La sua socia era a dir poco bellissima, nella sua innocenza sembrava una bambina, avvolta in quel morbido tessuto di spugna, e d’improvviso provò una tale ondata di tenerezza che lo scombussolò enormemente.
Davanti ad un Ryo abbacinato da quell’incantevole visione, Kaori disse:
“Ah Ryo, scusa, ho preso uno dei tuoi accappatoi perché i miei erano tutti da lavare, non ti dispiace vero?” e poi squadrandolo bene: “A proposito, cosa ti è successo? Sembra che ti sei rotolato in una discarica!! Dai vai a farti un bel bagno anche tu, che scendo a preparare la cena, ok?”
E gli passò accanto per andarsene in camera sua.
Ryo la seguì con lo sguardo e estasiato ne annusò la scia.
Quanto sapeva di buono, la sua Kaori.
Il suo cuore prese a battere ancora più in fretta.
Cosa gli stava succedendo?
Possibile che la vista della sua socia, della sua solita socia, gli facesse tutto questo effetto???
 
Entrò nella stanza lasciata libera dalla sua partner, si svestì velocemente, ma preferì farsi una doccia lampo: non sarebbe riuscito a farsi un bagno in quella stessa vasca dove, poco prima se ne stava mollemente la sua amata.
Troppi pensieri, troppi desideri, troppi sensi di colpa.
 
Quando si decise a scendere, trovò Kaori che cucinava canticchiando.
Aveva acceso lo stereo e si dava da fare seguendo il ritmo della canzone, con tutto il corpo, in maniera sinuosa.
S’incantò a guardarla.
Tutto in lei era grazia e femminilità, come faceva ogni volta a farle credere il contrario?
Con quei movimenti poi era talmente sensuale… improvvisamente si sentì strano, un brivido gli scese lungo la schiena fino ai lombi, e un pizzicorino noto lo avvertì che qualcuno apprezzava enormemente quel balletto improvvisato.
Allo stesso tempo dovette ammettere che, la sua partner ogni volta ci metteva tanto amore nel preparargli tutti i piatti che piacevano a lui, e lui invariabilmente non trovava di meglio che sminuirla, criticando la sua cucina.
Gli piaceva farla arrabbiare, continuamente.
E lei sempre cadeva nelle sue provocazioni.
Ne era consapevole Kaori che lui lo facesse apposta?
Stava al gioco ogni volta, o ne rimaneva ferita veramente alle sue uscite, quando esplodeva nei suoi soliti scoppi di rabbia?
Non sarebbe stato meglio darle un po’ di tregua?
Cosa sarebbe successo se, invece dei rimproveri, lui le avesse tributato i giusti complimenti?
Provò ad immaginarsi la scena e seppe con certezza che stavolta sarebbe esplosa di dolcezza, anziché di rabbia, perché Kaori avrebbe apprezzato tantissimo le sue lodi, non aspettava da lui che parole gentili, e magari gli sarebbe saltata al collo per la felicità, arrossendo sicuramente, e lui…?
Cosa avrebbe fatto in quel momento?
Si riscosse da quei pensieri dolci amari, e cercò di deviare la sua attenzione sulla missione che aveva deciso d’intraprendere, più pratica e sicuramente più rischiosa: scoprire dove si trovasse il famoso tatuaggio.
 
Si schiarì la voce per attirare la sua attenzione.
Kaori si voltò verso di lui con un sorriso radioso; evidentemente non si era resa conto di aver offerto al suo amato socio, uno spettacolo dei più seducenti, altrimenti l’imbarazzo avrebbe preso il sopravvento.
Anche questo faceva parte di lei, essere totalmente inconsapevole del suo fascino e del suo potere di seduzione.
Gli disse:
“Ah Ryo siediti che è pronto”
Lui non seppe che risponderle e nemmeno provò a criticare quei piatti deliziosi.
 
Da quando lei era entrata nella sua vita, questa era cambiata irrimediabilmente, quella che abitava poteva chiamarsi casa solo perché ci viveva anche lei, e soprattutto, per la prima volta nella sua tormentata esistenza, c’era qualcuno che si prendeva cura di lui, amorevolmente e in maniera disinteressata.
Lei era la sua famiglia e lui lo era di lei.
Mangiò con appetito e Kaori ne fu gratificata.
La cena scivolò senza intoppi, fra chiacchiere leggere e piccole schermaglie verbali che facevano ridere entrambi.
Il dopo cena passò altrettanto serenamente, Ryo smontò e pulì la sua Phiton, Kaori dopo aver riordinato la cucina, si accoccolò sul divano a guardare un talk show.
Per quella sera, stranamente, Ryo aveva deciso di non uscire per locali.
Sentiva di voler rimanere in casa, con la sua socia, così come due persone normali, nella noia di una vita tranquilla, normale insomma.
Kaori apprezzò che il suo partner fosse restato, e si guardò bene dal fare commenti.
Anche a lei andava bene così.

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Capitolo 4
*** Una doccia per due ***


Continuano i capitoli cortini...sarà un mio marchio di fabbrica, chissà???
Spero che anche questo vi faccia divertire però.
Grazie lettrici <3



Cap. 4 Una doccia per due
 
Il giorno dopo si svolse come tanti altri: sveglia presto per Kaori, colazione, capatina alla lavagna della stazione di Shinjuku, spesa, ritorno a casa, sveglia energica al socio, insomma le solite cose.
La temperatura di Tokyo stava inesorabilmente salendo perché si era quasi al culmine dell’estate e una strana mollezza aveva contagiato un po’ tutti.
Se si usciva, si cercava invariabilmente l’ombra o si andava al mare o in piscina a cercare un po’ di refrigerio.
In casa si riducevano i movimenti al minimo perché si sudava per un nonnulla, così quando Kaori al termine delle pulizie, annunciò che sarebbe andata a farsi una doccia, non ci fu niente di strano.
Ma nella testa di un certo uomo suonò un campanellino.
Kaori + doccia = Kaori nuda.
Ecco un’altra splendida occasione da non farsi scappare, per scoprire dove fosse il tatuaggio: stava diventando il suo chiodo fisso!
Ryo era rimasto impassibile alle parole della socia, ostentando disinteresse; continuava svogliatamente a sfogliare le sue riviste preferite, stravaccato sul divano, ma appena lei salì le scale, lui si tirò su di scatto, e si attivò.
 
Scese di corsa giù di sotto, nel locale caldaie.
Si ricordava che anni addietro, avevano dovuto fare delle riparazioni alle tubature e che per l’occasione avevano fatto un buco nell’intercapedine del palazzo.
Se vi si fosse intrufolato, seguendo i tubi che portavano l’acqua alla stanza da bagno, avrebbe trovato il modo per spiare la sua socia.
Kaori aveva sempre scovato e ostruito tutti i passaggi segreti che lui aveva realizzato per spiare le clienti, quando facevano il bagno, ma di questo non poteva conoscerne l’esistenza perché all’epoca non viveva ancora lì.
Sogghignò soddisfatto!!
Tra l’altro, si disse, come mai non ci aveva pensato prima??
Trovato il buco nel muro, nascosto dietro un vecchio mobile, si trasformò nell’uomo blatta e gongolando s’intrufolò in quello stretto passaggio.
 
Lì dentro c’era un caldo infernale, era pieno di sporcizia e polvere, ma niente avrebbe fermato Ryo Saeba e la sua missione: vedere Kaori nuda.
Alla fine, grondante sudore, arrivò all’altezza del bagno del loro appartamento.
Ora si trovava esattamente dietro il muro piastrellato della doccia.
Praticò un buchino in corrispondenza delle fughe e si mise a sbirciare.
Dal suo punto di osservazione poteva vedere solo la testa di Kaori che, ad occhi chiusi, si beava del getto rigenerante dell’acqua sulla pelle.
La sua espressione era vagamente sensuale e Ryo avvertì un formicolio noto al basso ventre.
Pur essendo quella, indubbiamente, una visione interessante, non era ancora abbastanza.
Provò a piegarsi ancora di più e a fare un altro buco più in basso.
Da lì riusciva a vedere il seno morbido e sodo di Kaori.
A Ryo si mozzò il respiro.
Si stava insaponando con voluttà e per lo sweeper quello fu davvero troppo.
Il suo amichetto si svegliò di colpo e cercò di farsi spazio in quello stretto cunicolo. Ryo non sapeva più come rigirarsi in quel bugigattolo, tanto che ad un certo punto urtò violentemente un vecchio tubo arrugginito che si ruppe gettandogli addosso un potente raggio di acqua bollente.
L’uomo blatta proruppe in un grido animalesco e impaurita Kaori esclamò:
“Ryo???” e un secondo dopo “Ma che ci fai lì dentro!”
Ma di lui si sentivano solo i lamenti.
Istintivamente chiuse i rubinetti della doccia e anche il getto d’acqua dietro il muro cessò.
Ryo ormai lesso, e con un potente mokkori ancora in corso, era completamente stravolto.
Kaori gli gridò:
“Idiota! Cosa credevi di fare???”.
Improvvisamente si ricordò delle parole di Miki e seppe la risposta.
Lui cercava di vederla nuda perché voleva scoprire dove fosse il suo tatuaggio.
Fu invasa da una potente ondata di vergogna, il pensiero di essere stata spiata la faceva imbestialire.
La sua aura si fece minacciosa, riprese:
“Ryo, se non vuoi assaggiare uno dei miei martelli, esci subito di lì e vattene”
“Eh eh eh eh lo farei volentieri ma…sono rimasto incastrato”
Come spiegarle ‘cosa’ lo aveva fatto incastrare e perché si trovasse in quella situazione?
Kaori presa da un attacco congiunto di rabbia e profondo imbarazzo, tirò fuori un martello enorme e lo scaraventò sulla parete della doccia, questa s’infranse, travolgendo il suo socio, ma allo stesso tempo liberandolo dalla stretta prigionia.
Un secondo dopo la ragazza fuggiva via in preda alla confusione più totale.
Ryo mezzo morto sospirò:
“Poteva andare peggio” prima di svenire.


N.B.: Scusate se mi sono inventata di sana pianta la storia dell'intercapedine, se ho forzato un po' la mano... XD non ho la minima idea di come siano strutturati i palazzi in Giappone e non penso che abbiano delle intercapedini per far correre i tubi dell'acqua ecc. ...però come avrei fatto altrimenti a farci passare Ryo-l'-uomo-blatta?? Spero che mi abbuonerete la "licenza poetica".
Grazie ancora e...
a presto!!

EleWar

 

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Capitolo 5
*** Il guaio del divano ***


Care lettrici ancora infinite grazie per le belle recensioni che mi lasciate. ^_^
Il capitolo precedente vi ha divertito?
Chissà cosa mi direte di questo...
Qualcosa sta cambiando, nell'aria s'inizia a sentire ...niente leggete e vedrete!!
Vi lovvo <3



Cap. 5 Il guaio del divano
 
Nonostante questo intermezzo inaspettato, si arrivò all’ora di pranzo senza altri intoppi.
Ryo era mezzo ustionato, e ancora vagamente fumante, ma si guardava bene dal lamentarsi davanti ad una Kaori ancora stizzita.
Per fortuna le passò in fretta e non ci pensò più.
 
Al termine del pranzo si sedettero entrambi mollemente sul divano.
Fuori faceva ancora troppo caldo per uscire, e tacitamente scelsero di starsene al fresco in casa.
Litigarono però su cosa guardare in tv, alla fine Ryo si impadronì del telecomando e volle vedere a tutti i costi un programma sulle previsioni del tempo perché, disse, la presentatrice era davvero carina.
Kaori s’indispettì e pur rimanendo seduta lì accanto, prese a sfogliare nervosamente una rivista.
Ryo si stufò ben presto delle previsioni, ma non avrebbe mai dato la soddisfazione alla sua socia di farle cambiare canale.
Si mise a spiarla di sottecchi.
Lei indossava un top di cotone che arrivava a coprire appena il ventre piatto, e una corta gonna che, stando seduta, era salita ancora un po’ di più, lasciando scoperte le lunghe gambe affusolate.
Queste erano accavallate, una sopra l’altra e Kaori le muoveva ritmicamente facendo oscillare la ciabattina ad infradito sul piede sospeso.
Quel movimento era ipnotico.
I suoi piedini erano adorabili, tutto in lei era adorabile.
 
Ricordandosi dell’esistenza del tatuaggio Ryo pensò:
“Mi sembra di non averglielo visto sulle gambe, ma…meglio controllare bene” e con questa scusa iniziò la scansione ai raggi x.
“Piedini e caviglie, stupendi, ma senza tatuaggio, polpacci ben torniti e tonici, ma niente, ginocchia…ma chi andrebbe a tatuarsi un ginocchio!...cosce..uuuuhhhh belle sode…ah quella gonna, mi limita la visuale, se potessi toglierla…” e già perso in questi pensieri era lì lì per sbavare.
Ad un tratto il movimento delle gambe di Kaori cessò, ma Ryo non se ne accorse, tutto preso nella sua perlustrazione, ma quando la ragazza parlò, saltò sul divano, come punto da un calabrone.
“Ryo? Cosa stai facendo?”
“Eh eh io? Ma niente….guardavo…guardavo…”
“Già guardavi cosa?”
“…dove era finito il telecomando, sì ecco”
“Idiota, ce l’hai tu! Non ricordi che hai fatto un casino e me l’hai strappato dalle mani?”
“ah ah ah ah ah è vero!” ridendo a disagio con un grosso gocciolone sulla testa.
“Piuttosto, vuoi ancora guardare quella lagna? Dammelo così cambio canale”
“Oh no no non ho ancora finito. E’ così interessante”
“Mmmmm …uffa…”
 
Ma poco dopo, Ryo fu vinto dalla noia e s’addormentò.
Quando Kaori se ne accorse si disse:
“Adesso ti sistemo io! Mi prendo il telecomando e faccio come mi pare, brutto egoista!”
Stava per dare seguito alla sua decisione quando s’incantò a guardare il bell’addormentato al suo fianco.
Era uno spettacolo vederlo così rilassato e sereno.
Kaori ormai libera di poterselo osservare in tutta tranquillità, si soffermò su quel viso che tanto amava.
“Ma guardalo quanto è bello, quando non fa quella faccia da maniaco… Così addormentato sembra un bambino indifeso… mi verrebbe voglia di riempirlo di baci” e arrossì anche se non c’era nessuno a vederla.
“Chissà se quelle labbra sono così morbide come sembrano… che fortunate tutte quelle donne che hanno potuto assaggiarle” concluse con una punta di rammarico.
Sospirò.
Se non fosse stata così timida, avrebbe provato a fare…cosa?
Il pensiero tornò inevitabilmente al punto cruciale.
Il matrimonio di Falcon e Miki era già passato da un po’ e dopo la confessione nella radura, non avevano ancora fatto passi avanti.
Certo, ora era un po’ più tranquilla, perché sapeva che Ryo teneva a lei, forse l’amava, ma per il resto…erano più o meno come prima, bloccati.
Non andavano né avanti né indietro.
Quanto avrebbe resistito?
Era così caldo, però, che non voleva nemmeno pensarci.
Scacciò quei pensieri e si disse che, almeno, si sarebbe ripresa il telecomando.
 
Ryo addormentandosi era scivolato di lato, sul divano, quindi era semi-sdraiato, a Kaori bastava allungarsi un pochino e tendere una mano, proprio al di sopra della testa di quell’idiota, e tac il gioco era fatto.
Entrambi gli oggetti dei suoi desideri erano lì, a portata di mano, ma per quella volta, si sarebbe accontentata di quello per cambiare canale...
Con movimenti felini, per non svegliare il suo partner dall’udito super-fino, si mise in ginocchio sul divano, poi si avvicinò a quel corpo tanto amato, e sempre mantenendo il contatto visivo, per controllare che non si svegliasse, si protese sopra Ryo.
Lui comunque pareva profondamente addormentato.
Kaori avanzò un altro po’ e allungò il braccio destro, ancora un piccolo sforzo e ce l’avrebbe fatta.
Era praticamente sopra di lui.
 
Di colpo lo sweeper spalancò gli occhi.
Kaori, immobile, lo fissava con uno sguardo fra il colpevole e la sfida, e si morse il labbro inferiore.
Ryo, svegliato di soprassalto, si trovò Kaori praticamente sopra, quasi cavalcioni, non si toccavano in nessuna parte del corpo, ma erano a pochi centimetri uno dall’altro, quasi viso a viso.
Ryo deglutì a fatica.
Era una situazione altamente a rischio.
Per un attimo gli balenò la folle idea che Kaori avesse finalmente preso l’iniziativa, e volesse dare un’accelerata al loro rapporto, con somma gioia del suo amichetto, che già dava chiari segni di apprezzamento.
Kaori era ipnotizzata dallo sguardo di fuoco di Ryo.
Poteva scorgervi un barlume strano, che fosse desiderio quello?
Istintivamente si chinò su di lui, le veniva così naturale, una forza magnetica la spingeva verso quelle labbra, verso quella bocca socchiusa, così invitante.
Ryo era completamente perso in quei meravigliosi occhi nocciola che lo stavano fissando, colmi d’amore e d’aspettativa.
Sì, stava succedendo.
Ormai erano così vicini, che potevano sentire il respiro affannoso l’uno dell’altro.
Poi all’improvviso un campanello risuonò, insistentemente e malignamente, in casa Saeba.
Una volta, due, tre!
La magia evaporò all’istante, brutalmente.
Kaori, accortasi all’improvviso della posizione compromettente in cui si trovava, praticamente addosso a Ryo, s’incendiò di vergogna e fece un balzo all’indietro.
Ryo ci mise un po’ a capire cosa stesse succedendo, perché era frastornato più che mai.
Un secondo prima stava per baciare quelle labbra proibite, e un secondo dopo la sua testa era sconquassata dal suono antipatico del campanello della porta di casa!
Chi era quel dannato che osava rovinare un così bel momento???
 
Kaori nel frattempo, ripresasi quel tanto che le bastava per reggersi sulle gambe tremanti, era corsa a vedere chi fosse.
Ryo la sentì urlare:
“E’ l’idraulico! E’ venuto a riparare il danno che ha fatto una certa persona!”
“Maledetto idraulico! No, maledetto me”.
Si disse Ryo, perché sentiva che in un modo o nell’altro, era colpa sua se aveva rovinato tutto.

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Capitolo 6
*** La sfida ***


Bene, eccoci a questo nuovo capitoletto (un filino più lungo degli altri, ma solo per puro caso....).
Dopo tanto spiarsi a vicenda e la faccenda del divano....come affronteranno la questione?
Leggete e vedrete.
Come sempre un GRAZIE a lettere cubitali a chi legge e a chi commenta.
Vi lovvo <3
Ele



Cap. 6 La sfida
 
L’incanto si era irrimediabilmente infranto e i due, pieni di imbarazzo, pensarono bene di girarsi alla larga per un po’.
Kaori seguì l’andirivieni dell’idraulico, che ci mise tutto il pomeriggio per aggiustare il guasto, Ryo passò il suo tempo esercitandosi al poligono.
Per cena raggiunsero in macchina Miki e Falcon, al Cat’s eye, senza troppo parlare, ancora turbati dall’episodio del divano.
In compagnia degli amici riuscirono a comportarsi più o meno come al solito, anche se Miki, ma soprattutto Umibozu, che perdendo quasi totalmente la vista aveva affinato tutti gli altri sensi, percepiva qualcosa di strano fra i due.
Ma, in un attimo che le due donne rimasero sole, fu Miki a chiedere a Kaori:
“Allora? Novità? Vi vedo strani…”
Prima ancora che la sweeper rispondesse, il suo rossore rivelatore aveva già detto tanto.
In ogni caso raccontò all’amica gli ultimi sviluppi, e quel quasi bacio del pomeriggio.
Miki saltò su entusiasta, attirando l’attenzione degli uomini che, poco distanti bisticciavano come di consueto, Kaori arrossì ancora di più e le fece segno di parlare a bassa voce.
La bella barista, ormai sussurrando disse, compiaciuta:
“Lo vedi che avevo ragione? La storia del tatuaggio, in qualche modo, vi sta dando una mano… Brava, continua così!”
“Continua così a far cosa?”
“A provocarlo, a sedurlo, vedrai che presto cederà”
“Ma-ma io non ho fatto niente!”
“Vedrai, vedrai…. non mollare proprio ora!”
Kaori era perplessa ma non aggiunse altro.
 
Il viaggio di ritorno li vide leggermente più disinvolti dell’andata, ma di certo entrambi non potevano non pensare alla scena del divano e alle inevitabili implicazioni.
Una volta a casa si salutarono velocemente però, ed ognuno raggiunse la sua stanza.
 
Kaori stentava ad addormentarsi perché aveva la testa piena dei discorsi di Miki, e soprattutto dopo l’episodio della doccia, non era più tanto tranquilla.
Si sentiva spiata e sapeva che Ryo non si sarebbe fermato, finché non avesse visto il suo tatuaggio.
“Oddio che situazione incresciosa”, pensò.
Si era appena appisolata quando sentì uno strano scricchiolio provenire dal suo armadio.
Nel buio spalancò gli occhi.
Ryo.
Non poteva che essere lui.
Con un agile balzo scese dal letto e si precipitò a spalancare le ante dell’armadio, dentro il quale, ovviamente, ci trovò il suo socio.
Questo iniziò a ridacchiare nervosamente, ma Kaori l’aveva già avvolto e impacchettato per bene, nel solito futon, e scaraventato di fuori dalla finestra, prima ancora che potesse dire una sola parola.
In quella notte calda, Kaori indossava una lunga t-shirt che le faceva da camicia da notte, e quando alzò una gamba per appoggiarla sul davanzale della finestra, per darsi la spinta necessaria a lanciare nel vuoto il suo socio-salame, regalò a Ryo la visione celestiale delle sue lunghissime gambe.
Ancora una volta era inconsapevolmente sexy, e a Ryo non dispiacque trovarsi in quella posizione privilegiata: un largo sorriso da scemo, andò a deformare il suo bel viso.
Stavolta però, Kaori si accorse dello sguardo sognante del suo partner, e ripensò alle parole della sua amica Miki.
Doveva mettere in pratica i suoi consigli.
Sfruttando la sua posizione di potere – in tutti i sensi-, sempre con la gamba appoggiata al davanzale, chiese a Ryo:
“Insomma, si può sapere cosa ti è preso?”
“Ma niente, niente…perché devi sempre pensare male?”
“Perché  mi stai spiando in quel modo? Cosa vuoi da me?”
Silenzio
“Allora?”
Incalzò, mentre con apparente noncuranza, si alzava un po’ di più la parte inferiore della maglia, scoprendo così ancora di più parte della coscia.
Stava funzionando, perché vide Ryo intensificare la sua espressione ebete, non poteva crederci!
La stava guardando come guardava tutte quelle belle donne che erano transitate nella loro vita.
Allora la desiderava?
Riprese:
“Se non voi restare lì tutta la notte, dimmi perché mi stai spiando”
“Prometti di non prendermi a martellate?”
“Promesso” tanto Kaori sapeva già il motivo del suo comportamento.
“Ora però fammi rientrare”
“Ok allora ti tiro su”
E lo issò fin dentro la sua camera, ma lo lasciò ancora involtolato.
“Potresti anche liberarmi, ora, non credi?”
“No, ancora no”
E fece per risistemarsi la maglietta, lasciando intravvedere che non portava il reggiseno.
Ryo era completamente avvinto dalla sua socia che gli domandò:
“Te lo chiedo di nuovo, perché mi stai spiando?”
“E’ per via del tuo tatuaggio… vorrei vederlo. Me lo faresti vedere?”
“No assolutamente!”
“Ma come? Dai dai, perché no?”
“Perché ….” ma Kaori arrossì violentemente e Ryo ebbe la certezza che fosse nascosto in un posto proibito.
Questa constatazione acuì la sua curiosità e il suo desiderio.
Decise di giocarsi il tutto per tutto e prese ad insistere:
“Ma io lo voglio vedere! Ti prego, ti prego Kaoruccia del mio cuore, ti prego, fammelo vedere” con gli occhi a cuoricino.
Kaori seppur al limite del collasso per troppo turbamento, e soprattutto perché non era abituata ad essere così civettuola, constatò che Ryo finalmente era in suo potere.
Miki aveva ragione.
Se anche non frignava per voler vedere il suo corpo nudo, desiderava tantissimo vedere il suo tatuaggio… che poi il risultato era il medesimo, visto il posto in cui si trovava.
Bene, avrebbe sfruttato questa situazione, anche solo per prendersi qualche rivincita.
“Sei proprio deciso a vederlo?” chiese.
“Sì sì farò tutto quello che vorrai”
Bingo!
Erano queste le parole che lei si aspettava.
“Veramente farai tutto quello che vorrò?” ormai l’aveva detto, voleva proprio vedere se si sarebbe tirato indietro.
“Sarò il tuo schiavo!”
“D’accordo allora…. ti sottoporrò a delle prove, se le supererai, prometto che ti lascerò vedere il mio tatuaggio”
Era fatta.
“Cosa aspetti a liberarmi? Dai mettimi alla prova”
“Un momento, quanta fretta! Liberare ti libero, ma lasciami del tempo per pensare. Soprattutto mi prometti che giocherai pulito e non mi spierai ancora? Ti avverto che se ti dovessi sorprendere un’altra volta, il nostro accordo andrà in fumo… e tu non potrai vederlo mai più!”
Mai più.
Ryo deglutì.
“Hai la mia parola”.
Ci aveva preso gusto a spiare la sua dolce Kaori, gli piaceva tantissimo, lo elettrizzava, e poi in quegli ultimi giorni si era acceso quello strano desiderio verso di lei, che lo esaltava e lo confondeva allo stesso tempo.
Sarebbe stato difficile resistere senza fare il maniaco.
Ma ormai aveva promesso.
 
Kaori lo liberò e lui ripresosi, un attimo prima di uscire dalla sua stanza, la guardò intensamente e le disse:
“A domani, Sugar. Vedrai di cosa sarò capace”
Stavolta fu il turno di Kaori di deglutire a fatica.
Un brivido profondo le scese giù lungo la schiena.
Sotto quel suo sguardo si era liquefatta, e se Ryo le avesse chiesto, con quello stesso  tono di voce, di voler vedere il suo tatuaggio, l’avrebbe accontentato seduta stante.
A quel pensiero si nascose il viso con le mani arrossendo fino alle orecchie.
Ma cosa stava succedendo fra loro due?
A quale gioco pericoloso avevano iniziato a giocare?
 
Tornò a letto più turbata che mai.
Continuava a rigirarsi e rigirarsi nel letto e la testa pareva scoppiarle.
Tutti quei discorsi, l’imbarazzo che le procurava quel maledetto tatuaggio che Ryo si era incaponito di vedere, quel tête-à-tête sul divano nel pomeriggio… aveva improvvisamente caldo, troppo caldo.
Cercò di calmarsi.
Doveva ancora trovare le famose prove da far fare a Ryo.
Magari queste lo avrebbero dissuaso dal suo intento… c’era ancora una speranza.
Però non poté impedirsi di ripensare allo sguardo adorante del suo socio, quando l’aveva guardata… sì poteva dire che un po’ la desiderava.
E questo era tanto per lei.
Cullata da questo pensiero si addormentò infine, col sorriso sulle labbra.
 
Ryo dal canto suo non andò subito in camera.
Salì in terrazza in cerca di frescura, e a fumarsi una sigaretta.
Anche lui era turbato, non ne era uscito indenne da quella burrascosa giornata.
Si rese conto, quasi all’improvviso, che più passavano i giorni e meno riusciva a trattenersi dal saltare addosso alla ragazza che aveva rubato il suo cuore.
Il desiderio di scoprire dove e come fosse quel maledetto tatuaggio, si era confuso con un ben altro desiderio che…era di tutt’altra natura.
Non poteva più negare di sentirsi attratto da colei che, forse, dormiva beata al piano di sotto.
Era riuscito a controllarsi tutti quegli anni, perché indubbiamente, fin dal primo giorno che si erano visti, gli era piaciuta tantissimo, ma era ancora una ragazzina, all’inizio, e poi era la sorella del suo migliore amico, e dopo ancora era diventata la sua assistente e poi e poi….
Ma certe cose non possono nascondersi troppo a lungo.
Come un fiume che trovando la strada sbarrata, scompare nel sottosuolo, fino a quando ritrovando la via per la superficie, riemerge prepotentemente e travolge tutto al suo passaggio.
Il volersi privare di un qualsiasi contatto fisico, che non fosse quello di ricevere da lei pugni, schiaffi, calci, o quello legato al loro pericoloso lavoro, quando si trovavano a rotolare a terra per scampare ad una raffica di proiettili, quando correva a liberarla dopo l’ennesimo rapimento, limitandosi ad una pacca sulle spalle, o a qualche abbraccio fraterno, allo scompigliarle i capelli, come si farebbe con un fratello minore, o appoggiarle un braccio intorno alle spalle, a cui lei rispondeva magari prendendolo a braccetto, …. beh non aveva fatto altro che accrescere il bisogno di avere qualcosa di più.
A nulla valeva bramare altri corpi, magari più disponibili, accessibili, quando quello che più sognava era sì a portata di mano, ma totalmente proibito… e questo perché lo aveva deciso lui, se lo era imposto.
Ryo andava matto per le donne attraenti, e ne era sempre a caccia, eppure la più bella e la più affascinante viveva sotto il suo stesso tetto, lavorava accanto a lui, rendeva la sua vita vivibile, anzi…era la sua vita.
Per non cedere alla tentazione, aveva anche deciso che lei fosse brutta, poco desiderabile, un travestito, un uomo mancato…. e glielo diceva pure.
Ma tutto questo era solo per auto-convincersi, per non vedere la realtà, così evidente, così prorompente.
Osava negare l’innegabile.
E Kaori si era fatta, se possibile, sempre più bella perché più donna: era sbocciata sotto i suoi occhi, anzi sotto gli occhi di tutti.
Se ne era accorto subito Mick quando, in poco tempo, aveva perso la testa per lei, quando aveva visto anche oltre quella sua fresca bellezza.
Perché Kaori era bella anche dentro.
Il suo grande cuore accoglieva tutti, era generosa, era sempre pronta a spendersi per chiunque fosse in difficoltà.
Riusciva a provare empatia anche per l’affascinante cliente di turno che, seppur insidiata dalle brame di Ryo, finiva sempre per innamorarsene.
Ryo sospirò.
Aveva il sentore che dopo tanto immobilismo, qualcosa stesse per succedere, come sarebbe andata a finire?
Si sentiva insicuro, lui che era abituato ad avere sempre la situazione sotto controllo, ma allo stesso tempo era fiducioso.
Quando c’era di mezzo la sua amatissima socia, tutto finiva per sistemarsi nel migliore dei modi, perché, ebbene sì, lei aveva anche questo potere.
In un certo senso, rinfrancato da queste riflessioni, si decise a rientrare in casa.
Chissà cosa aveva in mente da fargli fare.
Sorrise divertito, la sua socia sapeva anche essere diabolica.

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Capitolo 7
*** Una giornata di prove ***


Continuano i capitoletti piccini picciò... è per questo che cerco di aggiornare spesso. ^_^
Che dire? Ragazze GRAZIE delle belle parole che ogni volta mi lasciate, sono davvero felice che questa mia storiella senza tante pretese, vi abbia preso così tanto!!
Al capitolo scorso non avevo dato tanto importanza, pensando che fosse solo di transizione, ma voi l'avete apprezzato parecchio, quindi che dire di quello qui sotto??? Booooo???
Leggete e...mi direte!
Vi lovvo
Eleonora




Cap. 7 Una giornata di prove
 
Kaori irruppe nella stanza del socio.
Era mattino presto, ma già il sole premeva per entrare dalle tende tirate.
“Sveglia socio, o meglio schiavo!”
“Mmmmm”
Ryo si rigirò dall’altra parte, abbarbicandosi ancora di più al cuscino, ma Kaori salì sul letto, e iniziò a strattonarlo.
“Coraggio svegliati, vuoi forse che ti rovesci una secchiata di acqua gelata in testa?”
“Lasciami in pace! Sto facendo un sogno bellissimo, con una donna affascinante che uuuuhhhh … sto sognando, sto sognando….” te, stava per dire, ma riuscì a trattenersi all’ultimo minuto.
“Non mi dirai che vuoi già tirarti indietro… che non vuoi più vedere il mio tatuaggio?”
E fece per andarsene, scostando le gambe, ma una mano riemerse da sotto il cuscino e le bloccò il polso trattenendola:
“Eh no, cara mia! Ho dato la mia parola, si è mai visto che mancassi una promessa?” e la guardò intensamente.
Kaori, a quella reazione inaspettata, arrossì leggermente, ma poi ripresasi lo fissò negli occhi e disse:
“Bene. Oggi è il grande giorno! Oggi sarai il mio schiavo… fino al tramonto.
Ti detterò le mie condizioni.
Dunque…. è scontato che dovrai fare TUTTO quello che ti dirò, senza protestare, ed io giudicherò se ti sarai comportato bene…. il mio giudizio è insindacabile.
Non dovrai fare il mandrillo con le altre donne né provarci in nessun modo, non dovrai svicolare o trovare scorciatoie a quello che ti ordinerò di fare.
Dovrai essere TUTTO PER ME! E soprattutto, cosa molto difficile per te, dovrai essere molto, ma molto gentile con la sottoscritta.
Se sgarrerai anche solo una volta, sai già che non potrai vedere mai più il mio tatuaggio.
Ti accordo solo questa possibilità, poi non ne vorrò più sentir parlare.
Pensi di riuscire nell’impresa?”
 
Kaori sperava di averlo se non spaventato, almeno impensierito.
Sapeva che il suo socio se non si trattava di lavoro, aveva il grado di attenzione di un’ameba, non riusciva a stare serio per più di 5 minuti, amava troppo le belle donne e soprattutto aveva pensato a certe cosette che proprio non amava….
I lavori di casa!
Quelli li odiava veramente.
 
Ryo annuì energicamente.
Alla fine non gli importava più di tanto vedere il tatuaggio della socia, pensava che sarebbe stato bello passare del tempo con lei, e tutta quella storia prometteva di essere divertente… o almeno lui avrebbe cercato di farla diventare tale.
Sarebbe stato tutto un enorme gioco, gli piaceva l’idea di essere il suo schiavo per un giorno…. masochista?
Amava il movimento e fare casino, solo la noia lo uccideva.
 
Kaori vedendo che il socio accettava le sue regole, sorrise soddisfatta.
Ancora cavalcioni del suo amato partner gli disse:
“Bene, visto che hai accettato, ti comunico che di sotto ti aspetta una bella colazione nutriente. Sarai anche il mio schiavo, ma non ti farò morire di fame, mi servi bell’in forze” e gli fece l’occhiolino.
Ryo però, immaginò che quelle parole avessero un ben altro significato e iniziarono a sfilare nella sua mente sublimi immagini di lui e la sua bellissima socia in altre faccende affaccendati.
La sua faccia stava assumendo la solita espressione da ebete, quando Kaori lo riscosse:
“Preparati in fretta però, che abbiamo molto da fare”.
E con un balzo scese dal letto, e se ne andò saltellando e canticchiando.
Che matta! Era davvero adorabile!
 
La giornata si preannunciava eccitante, già dal risveglio, che non era mai stato così dolce, senza il solito strepito e le urla rabbiose.
Quando la partner gli era salita cavalcioni, aveva a stento trattenuto il suo amichetto che, di mattina, faceva il ben noto saluto al sole, e gli sembrava di sentire ancora il calore del suo corpo, anche se a dividerli c’era stato il tessuto sottile del lenzuolo.
Sorrise soddisfatto e si preparò per la colazione.
 
Si lavò velocemente e scese in cucina.
Quando apparve davanti a Kaori, indossava solo un asciugamano legato in vita, fresco di doccia, con tutte le goccioline che impertinenti scendevano lungo i pettorali possenti.
La sua socia stava per ribattere che non si era ancora vestito, ma l’obiezione gli morì sulle labbra.
Per un attimo restò muta davanti a tanta bellezza, era un adone, un semidio sceso dall’olimpo direttamente nella sua umile cucina.
Le sue guance si colorarono all’istante, pericolosamente rivelatrici dei pensieri che si stavano formando nella sua testa… al diavolo il tatuaggio, la sfida, la ricompensa…. aveva pure dimenticato cosa aveva in mente di fargli fare.
Poi però un leggero odore di bruciato la richiamò all’ordine.
Si stavano per bruciare le frittelle.
Si riscosse e ordinò al suo schiavo per un giorno:
“Vatti a vestire, e in fretta!” non sarebbe riuscita a connettere con una tale visione davanti per tutto il tempo.
Maledizione era lei la padrona, oggi.
Non doveva farsi assoggettare da lui, nemmeno nelle sue fantasie, doveva essere risoluta e autoritaria…però che fisico…

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Capitolo 8
*** Una mattina illuminante ***


Ciao ragazze! Ci siete tutte?
Bene, ecco un nuovo capitolino... spero che vi piaccia!!!

GRAZIE per tutte le bellissime parole che mi lasciate nei commenti.
Vi lovvo
Ele




Cap. 8 Una mattina illuminante
 
Finita la colazione, Kaori gli annunciò, sbattendogli sul petto una pila di volantini, che prima sarebbero andati alla stazione a vedere se faceva capolino qualche bel xyz, possibilmente non dettato da donne (e Kaori sperò con tutta se stessa che non ce ne fossero affatto, almeno per quel giorno… voleva Ryo tutto per sé) e che poi si sarebbero diretti al parco a farsi pubblicità.
Ryo stava già per protestare, ma Kaori lo intercettò con uno sguardo di sfida.
Il socio chinò la testa e disse:
“Come vuole lei badrona!”.
Uscirono di casa e si diressero alla lavagna dove, per la gioia interna di Kaori, perché meglio sarebbe morta pur di farglielo capire, non c’era nessun messaggio.
Da lì deviarono per il parco.
Kaori precedeva il suo socio, un po’ imbronciato e recalcitrante, e camminava leggiadra, quasi saltellando: era evidentemente felice e contenta, e Ryo vedendola in quello stato si scoprì a sorridere di fronte a quello spettacolo.
Quella ragazza lo stava letteralmente stregando.
 
Ryo comunque fece del suo meglio, e contrariamente alle altre volte, si dimostrò collaborativo e attivo, a gran voce proclamava i servizi che la loro agenzia proponeva, e non si fermò fino a quando non terminò di distribuire la sua pila di volantini.
Non si lasciò tentare nemmeno dal passaggio delle inevitabili belle donne che, vestite con abiti leggeri, gonne corte o short, incrociarono quello strano duo.
Kaori era soddisfatta di lui e si prese del tempo per osservarlo: doveva ammettere che fino a quel momento si era comportato veramente bene, quando ci si metteva riusciva anche a non essere il solito maniaco.
Quanto avrebbe voluto che fosse sempre stato così.
Era anche tutto sudato e accaldato, e ancora non si era lamentato nemmeno una volta del caldo, ne ebbe quasi compassione e s’intenerì.
Gli si avvicinò, era crollato sul muretto di un’aiuola, e gli toccò lievemente un braccio, questi sobbalzò allarmato ed esclamò:
“Scusami, mi ero appoggiato solo un attimo!” ma lei gli sorrise con dolcezza e lui si sentì mancare, poi Kaori gli disse:
“Ma no, sciocco, mica volevo rimproverarti! Dai andiamo ti offro un gelato. Sei stato davvero bravo”
E gli tese una mano per aiutarlo a rialzarsi, lui la prese e si tirò su, in piedi.
Rimasero per un attimo a guardarsi, ma un secondo dopo imbarazzati, sciolsero le mani.
Raggiunsero il chiosco vicino, in silenzio, ma con animo lieto e rilassato, e all’ombra di un grande albero, su di una panchina sorbirono il gelato senza parlare.
Erano felici anche così.
 
Altro step.
La spesa, ancora un’incombenza molto odiata dallo sweeper.
Kaori girava per il mercato, toccava la merce, saggiava con tocco esperto la stoffa dei vestiti appesi sopra le bancarelle, annusava la frutta e la verdura, sceglieva con cura ogni cosa, era perfettamente a suo agio in quell’ambiente colorato e chiassoso.
Lui invece se ne stava zitto, le andava dietro reggendo le buste, facendo il facchino, con un muso lungo un km, che si premurava di nascondere, nell’istante in cui lei si voltava a guardarlo, e che dissimulava sorridendole forzatamente.
Tutti i negozianti e gli ambulanti la conoscevano e le rivolgevano saluti affettuosi, e lei aveva una parola buona per ognuno.
Ryo dentro di sé sbuffava e pazientava alla meglio, ma fu costretto ad ammettere che la sua socia era davvero molto amata e benvoluta, e che si sarebbe stupito del contrario.
Come non amarla?
Già, come non amarla?
Si ripeteva, eppure lui ci aveva provato per tutti quegli anni, a non amarla.
 
L’osservava in silenzio e un paio di volte provò anche una puntina di gelosia quando qualche bel negoziante, oltre alle solite lusinghe riservate alle clienti donne, ne aggiungeva altre dirette solo a lei… a lei che nemmeno se ne accorgeva!
La più eclatante avvenne davanti all’ennesimo banco della frutta.
Kaori stava scegliendo delle fragole, il commesso le disse:
“Signorina guardi, queste sono le più succose. Tenga, le assaggi, guardi che bel colore che hanno, lo stesso delle sue labbra…”.
Ryo si sentì invadere da un malessere mai provato prima, come si permetteva quell’omuncolo di fare certi paragoni?
Certe insinuazioni?
Kaori era intoccabile, quella pulce con la voce non doveva nemmeno pensarle certe cose, Kaori era, era…sua!
E lui? Era forse geloso?
Sì, geloso marcio e il peggio era che, anche stavolta, Kaori non si era accorta delle avances del bellimbusto.
La ragazza prese la fragola che il tipo le stava porgendo, e l’addentò con disinvoltura, chiuse gli occhi e se la gustò, con un atteggiamento inconsapevolmente sensuale.
Ryo a quella visione si ritrovò sull’orlo di un precipizio, dilaniato dal turbamento che quel gesto gli aveva scatenato e dall’odio che stava provando verso quello scarafaggio che beneficiava dello stesso spettacolo.
Kaori però si voltò, e tendendogli lo stesso frutto, che aveva appena morsicato, gli disse, con l’entusiasmo di una bambina:
“Senti Ryo, senti quanto è buona!” e lo imboccò.
Ryo accolse quel frutto del paradiso, che aveva avuto la fortuna di essere stato baciato da quella bocca sublime e sfiorò con le sue labbra le dita sottili che glielo porgevano.
Era successo davvero?
Non se lo era immaginato?
Ebbe una vertigine.
Kaori aveva compiuto un gesto così innocente, ricco di tenerezza, d’amore, di sensualità, poteva nascondere una promessa, poteva voler dire tutto… e niente.
Un gesto a cui lui aveva risposto naturalmente, quando le aveva sfiorato le dita gentili con un bacio lieve, appena accennato.
Non credeva di essere capace di rispondere alla dolcezza con altrettanta dolcezza, e se ne era stupito enormemente, era una sensazione destabilizzante, ma piacevole e nuova.
Kaori riusciva a tirar fuori il meglio di lui.
Quando si riprese, constatò con soddisfazione che, nel momento in cui Kaori gli aveva offerto il frutto, aveva anche in un certo senso ribadito quale fosse il suo prescelto, e al suo odiato rivale, ormai sconfitto, non restava che ritirarsi in buon ordine.
Ryo, vittorioso, disse ad alta voce, per farsi udire anche e soprattutto dal tipo:
“Sì queste fragole sono fantastiche, ne compriamo un po’ Kaori-chan?”.
Con quella frase rimarcava il suo possesso, lui il maschio alfa.
Tutti gli altri dovevano girare alla larga.
Sciò!
Ci mancava che si mettesse a fare la ruota come il pavone!
Kaori si voltò a guardare il partner con aria perplessa… sentiva che era successo qualcosa in quella frazione di secondo, ma quel qualcosa le sfuggiva.
 
Dopo questo strano episodio, proseguirono ancora con le spese, e Ryo invece di annoiarsi o scocciarsi, come era suo solito, si rese conto che inaspettatamente si stava divertendo moltissimo.
Vedeva Kaori sotto un’altra luce e soprattutto ogni cosa diventava piacevole insieme a lei, nemmeno la spesa gli pesava più.
Possibile che in tutti quegli anni non se ne fosse mai accorto?

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Capitolo 9
*** I want to break free ***


Siccome io sono più impaziente di voi nell'aggiornare, eccomi qui con il nuovo capitoletto.... un po' più lunghetto ma...quello che conta è che vi diverta.
Idealmente lo dedico ad una persona che SA
Buona lettura e buon fine settimana
Vi lovvo
Ele


Cap. 9 I want to break free
 
Tornarono a casa dove a Ryo lo attendeva un’altra prova.
Kaori aveva intenzione di sfoderare il suo asso nella manica.
Stranamente la mattinata era scivolata senza intoppi e Ryo se ne era stato buono buono.
Iniziava a temere che avrebbe vinto la sfida e per un attimo si allarmò.
Sapeva però che il discorso pulizie lo avrebbe steso e già pregustava la vittoria.
 
Posate le borse della spesa, Ryo si precipitò sul divano e vi si schiantò a peso morto. Già stava per lamentarsi che aveva caldo e soprattutto fame, quando Kaori gli si piazzò davanti e con le mani sui fianchi gli disse:
“Caro schiavo, non è ancora finita. Prima di pranzo c’è ancora una cosa da fare. E cioè…. le pulizie!”.
E gli piantò gli occhi addosso per cogliere anche il più piccolo segno di ribellione.
Ma stoicamente Ryo si trattenne e solo una piccolissima gocciolina di sudore scese al lato del viso.
Maledizione, le pulizie erano la cosa più noiosa che esistesse.
E lui le odiava con tutto il cuore… e lei lo sapeva…
Non poteva cedere proprio ora, era andato bene fino a quel momento, sospirando si rialzò dal divano e rispose:
“Agli ordini padrona”
Kaori sorrise, raggiante.
Almeno per quel giorno l’avrebbe aiutata.
Così, mentre Kaori scompariva nello sgabuzzino a prendere l’aspirapolvere, Ryo si mise ad armeggiare intorno allo stereo.
Se proprio doveva pulire, lo avrebbe fatto a modo suo e forse la socia avrebbe apprezzato.
Trovato il cd che cercava, poco dopo averlo inserito scappò in camera.
Kaori allarmata, pensò: “Cosa avrà in mente? Lo sapevo che avrebbe ceduto”
quindi gli urlò:
“Ryo dove stai andando? Non mi pianterai in asso proprio ora? Vuoi già gettare la spugna?”
“No, no aspetta. Non è come credi. Arrivo subito”
Poco dopo, da dietro la porta chiese alla sua socia:
“Kaoruccia dolce potresti premere il tasto play dello stereo?”
Perplessa lei eseguì, in ogni caso non le dispiaceva la musica e l’ascoltava sempre volentieri quando lavorava.
Nel giro di pochi secondi dagli altoparlanti dello stereo partì I want to break free dei Queen e fece il suo ingresso Ryo vestito come Freddie Mercury nel video, spingendo l’aspirapolvere.
Indossava una minigonna di pelle nera, con tanto di calze a rete e reggicalze, una maglia rosa confetto senza maniche, che metteva in evidenza un seno sfacciatamente finto e sporgente, vistosi orecchini fucsia, una parrucca nera anni 60 notevolmente cotonata, e soprattutto si era messo anche dei baffi finti, proprio come il cantante.
Kaori sgranò tanto di occhi, poi cadde a terra in preda ad una crisi acuta di risate.
Ma come si era conciato quell’idiota???
Cosa gli era venuto in mente?
Kaori si rotolava a terra dal ridere e Ryo le passava accanto con l’aspirapolvere, come se fosse la cosa più naturale del mondo, anzi cercava di scansarla perché gli impediva il passaggio, sempre cantando.
La ragazza fra una risata e l’altra ripeteva:
“Sei orribile, sei orribile. Ma cosa ti dice la testa!!”.
Quando inevitabilmente la canzone finì, Kaori aveva le lacrime agli occhi e male alla pancia per il troppo ridere.
Ryo con espressione seria le chiese:
“Be’ non volevi che facessi le pulizie? Cosa c’è, non va bene?”
E lei ancora scossa dalle risate:
“Ma sei orripilante, ti prego vatti a cambiare che altrimenti avrò gli incubi per i prossimi 5 anni”
“Ecco, solo perché non sono bella come te… le tue parole mi feriscono, sei un’insensibile” e si mise fintamente a piangere e a strepitare, con le mani davanti agli occhi.
“Smettilaaaaaaaa! Vattene, non riesco a guardarti” continuando a ridere.
Alla fine, non reggendo più la parte dell’offeso, anche Ryo scoppiò a ridere sguaiatamente.
Ridevano entrambi come due stupidi.
Alla fine però Ryo le chiese:
“Allora cara socia, ho passato la prova almeno?”
“Guarda pur di non rivederti più così, direi che te l’abbuono. Ora però vatti a cambiare sul serio che c’è da preparare il pranzo”
Ryo uscì di scena sculettando… era una visione nauseante e Kaori gli gridò dietro:
“Muovitiiiiiiiiii. Mi fai impressione”
Dovette ammettere però che si era divertita tantissimo.
Magari materialmente le pulizie non le aveva fatte sul serio, e in un certo senso l’aveva fregata, perché facendo il buffone, aveva raggirato l’ostacolo, però….era stato così spassoso che non se la sentì di negargli la prova.
C’era poco da fare, lei era troppo buona, e se andava avanti così, lui avrebbe vinto e visto quel maledetto tatuaggio.
 
Ryo tornò poco dopo, vestito come al solito, jeans e maglietta rossa attillata.
Era decisamente più sexy….sexy come al solito!
Kaori sospirò.
Poi gli disse:
“Oggi sono stanca, dovrai cucinare tu. E mi raccomando, fai un buon lavoro! Io aspetterò il pranzo qui sul divano, tranquilla e beata.” e gli sorrise con aria di sfida incrociando le braccia sul petto.
Ryo si fermò un attimo a pensare.
Poi le disse:
“Gradisci un po’ di tè freddo mentre aspetti?”
Kaori si stupì di quella premura, ma poi si ricordò della regola che gli aveva imposto, e cioè di essere gentile con lei.
Per un attimo le dispiacque che quella gentilezza non fosse spontanea, ma imposta, però subito dopo si consolò dicendosi che per una volta sarebbe stato bello sentirsi vezzeggiata.
Rispose affermativamente e, poco dopo, lui si presentò tutto ossequioso con un vassoio e con un bel bicchiere di tè sopra.
“Ecco a lei signorina Makimura. Spero che sia di suo gradimento” e le fece l’occhiolino.
Era irresistibile, Kaori arrossì soddisfatta.
 
La ragazza sentiva Ryo che armeggiava rumorosamente in cucina, e che ogni tanto si lasciava sfuggire delle imprecazioni, accompagnate da rumori di stoviglie e pentole che cozzavano o cadevano in terra.
Kaori era preoccupata di come avrebbe ritrovato il suo regno e azzardò un:
“Tutto bene?”
“Sì, sì dolce Kaori, non preoccuparti”
Ma le sue rassicurazioni non la tranquillizzavano affatto.
Il profumino che veniva dalla cucina non era male, e sperò che anche il sapore fosse accettabile.
Dopo un po’ il suo socio uscì dalla cucina, si tolse un certo grembiule con dei corvetti neri e delle libellule, andò a prendere Kaori in salotto, le tese la mano per aiutarla ad alzarsi, poi le diede il braccio per accompagnarla in soggiorno; era il ritratto del perfetto gentiluomo, galante e premuroso.
Kaori ridacchiava divertita mentre lui la scortava dicendole:
“Madame, la prego di seguirmi per di qua”
La tavola era apparecchiata di tutto punto e Ryo le scostò la sedia prima di farla sedere.
Il suo socio ce la stava mettendo tutta, e quel gioco a Kaori piaceva un sacco, era altresì sicura che anche Ryo si stesse divertendo tantissimo a recitare tutta quella pantomima.
I piatti erano semplici e un pochino pasticciati, ma Kaori non disse niente.
Anche Ryo si sedette, ma non si decideva a toccare cibo finché non lo avesse assaggiato lei per prima, aspettava che si pronunciasse, era impaziente e ansioso di sapere, tanto che ad un certo punto le chiese:
“Allora?”
Kaori aveva giusto assaggiato qualcosa e ad essere sincera non le sembrava poi tutta questa gran specialità, era commestibile, quello sì.
Però ad un tratto si rese conto che non aveva mai mangiato nulla di più delizioso in vita sua, e solo perché Ryo l’aveva cucinato per lei, solo per lei, con tanto amore.
Non sapeva spiegarsi perché, ma sentiva che quella non era più solo una delle prove a cui Ryo si era sottoposto di buon grado per arrivare al suo tatuaggio.
Lui si era impegnato veramente per compiacerla, per regalarle un pasto buono e gustoso.
Perché lei fosse fiera di lui.
Questa consapevolezza la colpì più di tutte quelle cerimonie affettate che avevano avuto il solo merito di divertirla, ma che non le erano arrivate al cuore.
Alzò lo sguardo dal piatto, per incrociare quello preoccupato del suo socio, e lo guardò intensamente… era così bello, così diverso dal solito, sembrava quasi indifeso, lui lo sweeper n. 1 del Giappone, freddo e impassibile quando si trattava di lavoro, pendeva dalle sue labbra, trepidante, possibile?
Il cuore della ragazza fu travolto da un’enorme ondata di affetto, e allungando una mano sul tavolo, a cercare la sua, rispose:
“E’ tutto buonissimo. Grazie”
Ryo si rilassò visibilmente.
Poi sorrise alla sua dolce socia e, felice di quella lieve carezza che gli stava regalando, le disse:
“Allora mangiamo prima che si raffreddi”
 
Il pranzo passò serenamente, forse più di tante altre volte.
Stava succedendo qualcosa fra i due, ma ancora non ne erano consapevoli.
Un senso di pace e benessere era sceso su di loro, ed erano decisi a godersi quel momento di tranquillità fino in fondo.
 
La prova non era ancora finita e Kaori ordinò a Ryo di lavare i piatti e riordinare la cucina, cosa questa non facile, visto il campo di battaglia che era diventato.
Però Ryo senza protestare si mise al lavoro e terminò abbastanza velocemente.
 
Alla fine si lasciò cadere pesantemente sul divano.
La sua socia non era nei paraggi e pensò di rilassarsi giusto un attimo.
Allargò le braccia sullo schienale del divano, distese le gambe sul basso tavolinetto da caffè, e rovesciando la testa all’indietro, chiuse gli occhi.
Che strana situazione stavano vivendo.
Quelle prove non gli pesavano affatto, tutto era un piacevole diversivo dal loro solito tran tran quotidiano, fatto a volte di pericolo e violenza.
Era leggermente stanco ma felice.
Non ricordava di essersi mai sentito così bene…e tutto era iniziato quasi per scherzo, per la voglia di vedere uno stupido tatuaggio, che magari rappresentava il solito pupazzetto infantile…anche se, nascosto chissà dove.
Sospirò beato.
Tutta quella strana avventura lo stava intrigando sempre più… gli dispiaceva pensare che sarebbe finita al tramonto.
E poi? Cosa avrebbero fatto loro due, sarebbero tornati alla solita vita, al solito gioco delle parti?
Sarebbero stati capaci di tornare indietro?
Quel modo insolito di rapportarsi gli aveva aperto un mondo, certo non avrebbe voluto essere il suo schiavo in eterno, però non gli dispiaceva trattarla più gentilmente, prendersi cura di lei, aiutarla… tutto quello che aveva sperimentato fino a quel momento era stato…. illuminante e piacevole.
Ah sì e poi c’era la ricompensa… vedere il suo tatuaggio… be’ in ogni caso sarebbe stato eccitante.
Immerso nei suoi pensieri e leggermente assopito, percepì una presenza alle sue spalle.
Sentiva la sua aura benefica, si sprigionava dalla sua socia così tanta energia positiva che era sempre un toccasana per lui.
Aprì lentamente gli occhi, rimanendo sempre con la testa buttata all’indietro e si guardarono, Kaori gli sorrideva dolcemente.
Gli chiese: “Stanco?”
Ryo non voleva apparire debole, doveva farsi vedere ancora pieno d’energia, il gioco non era ancora finito, ma Kaori non aspettò la risposta, gli sfiorò la guancia con una bottiglia di birra fresca.
Lo sweeper rabbrividì di piacere al contatto col vetro ghiacciato e si stupì dell’atto gentile della ragazza.
Lei pensava sempre a tutto.
Lui prese la birra e rivolgendole un sorriso grato e allo stesso tempo carico di tenerezza, l’invitò a sedersi accanto a lui e a sorbire insieme la bibita.
Lei scosse la testa, ma si sedette.
Gli disse però:
“Bevi ora, che ti aspetta un’altra prova”
 
Era piacevole starsene mollemente seduti a non fare e dire niente, inconsciamente beneficiavano della reciproca e rassicurante presenza dell’altro.
Ma prima che si arrendessero totalmente all’ozio, Kaori saltò su e disse:
“Pausa finita! Ora ci, o meglio ti aspetta di stendere il bucato”
Ryo si mosse a malincuore, anche se non lo diede a vedere per orgoglio, non era perché gli pesasse l’ulteriore ‘prova’, è che stava così bene lì con lei…
Si alzò stiracchiandosi e docilmente la seguì sul tetto.

A questo punto, se non conoscete il mitico video (e la canzone) in questione, vi consiglio di andarlo a vedere su youtube, così avrete un'idea "visiva" di Ryo casalingo.... almeno in quel preciso momento ^_^
GRAZIE
Ele

 

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Capitolo 10
*** Un temporale improvviso ***


Allora, vi siete divertiti ad immaginare Ryo in versione casalinga-drag queen??? XD
Però, quanto stanno bene insieme i nostri due innamorati??
Dai dai che il momento di vedere il famoso tatuaggio si sta avvicinando (e con quello la fine del mio delirio).
Quindi... GRAZIE  a chi legge, a chi commenta, a chi si è preso la briga di vedere come andrà a finire.
Ah dimenticavo! Briz65 lo sa che non l'ho plagiata, perché una all'insaputa dell'altra abbiamo scritto.... questo. Io poi credo prima di lei ;-)
Vi lovvo
Ele



Cap. 10 Un temporale improvviso
 
Kaori era passata in lavanderia a prendere un grosso cesto della biancheria e lo consegnò a Ryo.
Una volta sul grande terrazzo a tetto gli disse:
“Bene, ora dovrai stendere i panni, ci sono anche capi della mia biancheria intima, ma ti avverto che li ho contati, se dovesse mancarne anche solo uno, la prova sarà considerata fallita” e gli strizzò l’occhio “E poi fai attenzione con le lenzuola”.
 
A dispetto dell’afa dei giorni scorsi, si era alzata una leggera brezza ed era la condizione ideale per far asciugare il bucato.
Dato che non aveva niente da fare, se non guardare il suo socio un po’ goffo e impacciato, con le braccia dietro la schiena Kaori iniziò a girellare per la terrazza, in un dolce far niente, si fermò davanti alla ringhiera, diede uno sguardo distratto alla città sotto di loro, infine si voltò e vi si appoggiò.
Chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare il viso dal sole.
Era il ritratto della gioia di vivere.
Ryo si fermò di colpo rapito da quella visione affascinante.
Il suo cuore prese ad accelerare e dentro di sé sentì nascere una voglia matta di correre da lei, di stringerla fra le braccia e baciarla, ma allo stesso tempo si sentiva come inchiodato al suolo.
Kaori gli appariva più che mai pura, eterea e lui ancora una volta non si sentiva degno di osare tanto: come avrebbe potuto un tipo come lui, un volgare assassino, anche solo sperare che una creatura celeste come lei potesse prenderlo in considerazione, sporcarsi l’anima?
La donna dei suoi desideri, sentendosi osservata, aprì lentamente gli occhi, si voltò verso di lui e gli sorrise.
Ryo si sentì improvvisamente nudo e indifeso di fronte ai suoi grandi occhi luminosi.
Sembrava riuscisse a leggergli dentro l’anima.
Di quali magie era capace una semplice ragazza come lei, se riusciva come niente fosse, a sconvolgerlo in quella maniera?
Se bastava un suo sguardo per fargli torcere le budella?
Lui che aveva corteggiato e sedotto migliaia di donne, sofisticate, artefatte, dalla personalità costruita, si sentiva un adolescente di fronte alla spontaneità disarmante della sua amata socia.
Il bisogno di avere un qualsiasi contatto con lei, prevalse su tutte le indecisioni e Ryo decise di risolvere l’empasse alla sua maniera.
Strappò dal filo il lenzuolo che aveva davanti e se lo mise in testa, poi con le braccia tese, iniziò ad avanzare verso di lei, dicendo con voce volutamente tremante e gutturale:
“UUUuuuu…sono il fantasma di Ami… Sono venuto a prenderti”
Lei si scostò dalla ringhiera, e iniziò ad indietreggiare di fronte al suo avanzare; aveva il terrore dei fantasmi, anche se erano in pieno giorno e sapeva benissimo che davanti aveva quel buffone del suo collega.
Ma quella volta aveva avuto davvero una fifa blu, quando si erano occupati di quel caso, e quando lo spirito di Ami l’aveva posseduta, e lui lo sapeva.
“Ryo smettila! Lo sai che questi scherzi non mi piacciono…” e infastidita faceva per allontanarsi da lui, ma lui insisteva:
“Non potrai sfuggirmi…io ti ritroverò…”
“Basta, ho detto, questo scherzo non è divertente”, ma Ryo al contrario, se la spassava tantissimo nel volerla spaventare.
Stavano girando in tondo per la terrazza fra i panni stesi, fino a quando lo sweeper inciampò malamente in un tubo scoperto e ruzzolò a terra, finendo per avvoltolarsi nello stesso lenzuolo che aveva addosso.
Era il solito pasticcione maldestro.
Kaori a quel punto proruppe in una fragorosa risata:
“Idiota! Hai visto a fare il cretino cosa succede???ah ah ah ah ah ah ah”
“Scema, cosa ridi…mi sono fatto male” piagnucolò.
“Scemo tu! Come se non bastasse hai pure sporcato il lenzuolo e dovrò rimetterlo in lavatrice…. la tua prova è a rischio lo sai?” ma lo disse fra le risate.
 
Quella che era iniziata come una leggera brezza, però nel frattempo si era rinforzata e trasformata in un vento fastidioso e foriero di pioggia, tanto che in un attimo il cielo si coprì di minacciose nubi nere.
In breve tempo si scatenò su tutta Tokyo il classico temporale estivo, con tanto di tuoni e fulmini.
I due soci fecero per correre verso le scale, ma una sventata più forte delle altre, chiuse la porta di ferro con un rumore sordo, e quando la raggiunsero scoprirono che la serratura era scattata chiudendoli fuori.
“Ryo presto tira fuori la chiave!”
“Emmm veramente non ce l’ho, l’ho dimenticata di sotto”
“Cosaaaa?? Sei il solito buono a nulla!”.
E tutto questo mentre il cielo aveva impietosamente aperto le sue cataratte e sulla testa dei due sfortunati sweepers si stava riversando il diluvio universale.
Kaori era ormai bagnata zuppa e furente, anche Ryo era fradicio, ma ridacchiava a disagio… stavolta l’aveva fatta grossa.
“E adesso come facciamo?? Io odio i temporali grrrr”
“Dai calmati, vedrai che passerà in fretta”.
Kaori, con le spalle alla porta, si lasciò scivolare fino a sedersi sul pavimento e tirate le ginocchia verso il petto, le circondò con le braccia e appoggiandovi la testa si chiuse a riccio.
Ogni volta che c’era un temporale, inevitabilmente ricordava la sera tragica del suo compleanno, quando fuori imperversava un acquazzone pazzesco e Ryo era giunto a casa sua, grondante acqua da tutte le parti e soprattutto con la tragica notizia che suo fratello era morto.
Chiusa nel suo bozzolo, poco dopo percepì la vicinanza di Ryo, che si era seduto accanto a lei e che con un braccio teneva sospesa sopra le loro teste, la cesta della biancheria, a mo’ di riparo improvvisato.
Lei lo guardò fra la pioggia che le inondava il viso, aveva un’espressione triste e tormentata, ma Ryo sapeva cosa stesse pensando in realtà la sua partner in quel momento: non era veramente arrabbiata con lui, né lo era per la porta bloccata o perché loro erano rimasti chiusi fuori, esposti a quel temporale improvviso, non era nemmeno per il bucato da rifare.
Stringendosi a lei, le sussurrò:
“Mi dispiace. Ora ci sono io qua”.
Che era come voler dire: mi dispiace che tuo fratello sia morto, mi dispiace che tu stia ancora soffrendo per la sua mancanza, manca molto anche a me, ma ora ci sono io con te, non ti lascerò sola, mi prenderò cura di te, come ho sempre fatto.
Kaori gli si accoccolò addosso e sussurrò:
“Lo so. Grazie”.
 
Come previsto l’acquazzone terminò con la stessa velocità con cui era iniziato e in un attimo tornò a risplendere il sole.
Il bucato era ormai sporco e inzuppato e Kaori, valutando l’entità del danno esclamò:
“Che disdetta! I panni sono tutti da lavare di nuovo! Prima tu con la sciocchezza del fantasma, ora il temporale…”
“Allora la prova non vale… io ero responsabile solo del lenzuolo, non di tutto il resto…”
“Sentilo! Ti arrampichi sugli specchi”.
E iniziarono a bisticciare come al solito, poi Kaori giustamente chiese:
“Ed ora, caro il mio infallibile City Hunter, come faremo a rientrare in casa, dal momento che siamo rimasti chiusi fuori?”
“Semplice! Mi trasformerò ancora una volta in….Super-uomo-geco!”.
E strappandosi la maglia dal petto, le si parò davanti con una tutina dalle sgargianti iniziali SUG in oro, un mantello rosso sventolante nel sole, la faccia da schiaffi in modalità super-eroe.
Kaori si ribaltò all’indietro e uno stormo di libellule le cadde sul capo.
Ripresasi velocemente, gli urlò:
“Imbecilleeeeee!!! Non hai un briciolo di testa!”.
E lo colpì con il primo martello della giornata, ma ci andò leggera, solo 10 tonnellate, giusto per non perdere la mano.
In ogni caso, Ryo si calò dalla ringhiera e aggrappandosi al cornicione raggiunse la prima finestra aperta dell’appartamento.
Andò ad aprire la porta del terrazzo e aiutò la ragazza a ritirare il bucato.
Doveva farsi perdonare.
 
Dopo una doccia veloce, si ritrovarono in salotto.
Ryo chiese alla sua socia:
“Allora? Ti preparo la cena?”
Ma lei lo guardò stupita.
“E’ già tramontato il sole… le prove sono finite e non c’è più bisogno di fare il gentile con me…” e lo disse con una punta di amarezza.
Ora tutto sarebbe tornato alla normalità, non poteva più aspettarsi di essere vezzeggiata e coccolata da lui, anche se solo per finta.
Era stato bello finché era durato.
Ryo vedendola triste le disse:
“Guarda che io dico sul serio… mi sono divertito un sacco oggi, mi piacerebbe rifarlo… per te” e le fece un sorriso disarmante.
Kaori sentì il suo cuore fare le capriole nel petto.
Aveva sentito bene?
Davvero lui voleva ancora cucinare per lei, solo per lei?
Allora non si era sbagliata a pranzo, lui non stava fingendo.
Kaori era al colmo della felicità.
Però…non si sarebbe sottoposta ancora alle acrobazie culinarie del suo socio, pertanto propose, cercando di essere convincente:
“E se ordinassimo una pizza??” incrociò le dita dietro la schiena.
Aveva cercato di essere più diplomatica possibile, non voleva offenderlo, non ora, era stato così dolce...
Ryo ci cascò, o finse di crederle perché le rispose:
“Fantastico! Potremmo mangiarla di fuori in terrazza… E comunque…anche se è stato divertente cucinare…non è che poi fosse così buona quella sbobba… non so come faceva a piacerti. Io non la rimangerei”.
Ed entrambi scoppiarono a ridere.
 
Poco dopo però Kaori non riuscì ad impedirsi di domandargli:
“E dopo… dopo…uscirai per locali?” e si morse il labbro.
Non voleva chiedergli di restare, ma avrebbe tanto desiderato che lui non uscisse a sbavare dietro alle donnine, almeno quella sera.
Non lo avrebbe di certo pregato, ma ne sarebbe rimasta profondamente delusa, dopo la magnifica giornata passata insieme.
Aspettò la sua risposta con una stretta allo stomaco.
 
Ryo vedendo negli occhi della sua socia così tanta aspettativa e timore, si sentì sciogliere; non era comunque sua intenzione uscire, ad essere sincero non ci aveva nemmeno pensato lontanamente, e a differenza di tutte le altre volte che era fuggito da lei, proprio quando sentiva prepotente il bisogno di restare, questa volta aveva deciso di arrendersi, il suo posto era lì accanto a lei.
Era stanco di lottare, di scappare.
La guardò dolcemente e scompigliandole i capelli le rispose:
“No Sugar, stasera me ne sto in casa, perché sono troppo stanc-…mmmm perché voglio rilassarmi” si era ripreso all’ultimo.
Non voleva assolutamente che lei pensasse che lui restasse solo perché era stanco, magari per tutti i lavori fatti.
Al contrario voleva farle capire che era una sua scelta ben precisa….che non usciva proprio per stare con lei…anche se ancora non era capace di dirglielo.

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Capitolo 11
*** Non è una cena romantica, no, no, no ***


Eccoci all'11esimo capitolo, altri due e siamo alla fine.
Il tempo passa e il momento di vedere il tatuaggio si avvicina.
Cos'altro succederà ancora?
Ancora GRAZIE a tutti quelli che leggono, a quelli che commentano, a quelli che si divertono con me.
Vi lovvo, come sempre
Eleonora



Cap. 11 Non è una cena romantica, no, no, no.
 
Portarono di sopra un tavolino e due seggiole da campeggio.
Kaori accese una candelina “Ma è alla citronella sai, è per via delle zanzare... ”
“Sì, sì certo, hai fatto bene” e ridacchiarono entrambi a disagio…
Nessuno dei due voleva che sembrasse la classica cena a lume di candela, non era un appuntamento, non era…niente.
Divorarono la pizza in un lampo e si stupirono di quanta fame avessero.
Poi si rilassarono sulle sdraie, uno accanto all’altra, con i piedi appoggiati al muretto alla base della ringhiera, e complice la luce soffusa che proveniva dalla città, la brezza che li accarezzava, quel piacevole stato di mollezza che segue una bella mangiata, il clima familiare e intimo, si lasciarono andare a piccole confidenze.
 
Ryo ad un certo punto le chiese:
“Parlami del tatuaggio…vuoi?”.
Kaori all’inizio arrossì, ma poi sospirando disse:
“E già, hai superato brillantemente tutte le prove e domani dovrò fartelo vedere… tanto vale che ne parliamo un po’”
Fece una pausa e raccolse i suoi pensieri.
Ryo aspettò in silenzio.
Kaori riprese:
“Promettimi che non riderai di me ora e quando lo vedrai… promettimelo?”
Ryo colpito da tanta gravità, non osò fare lo scemo e s’impegnò seriamente.
“In realtà non c’è molto da dire…” attaccò la giovane sweeper “…facevo il liceo ed ero innamorata  cotta di un ragazzo… non so cosa mi prese, ma decisi di farmi un tatuaggio che... che mi ricordasse di lui…e di me. Sapevo che mio fratello disapprovava i tatuaggi in generale e mai e poi mai avrebbe permesso che la sua sorellina se ne facesse uno. Io però m’impuntai ancora di più e dentro di me lo sfidai. Mi recai da una vecchia tatuatrice che lavorava per pochi yen, se ci penso ora, rischiai davvero grosso… se i suoi attrezzi fossero stati infetti…mi sarei presa una bella infezione e chi lo avrebbe sentito Maki? In ogni caso lui non avrebbe dovuto saperlo, né tanto meno vederlo…quindi… quindi…”.
E si impappinò in preda alla vergogna.
Ma Ryo taceva e alla fine riuscì a proseguire.
“…optai per un posto in cui lui non lo avrebbe visto di sicuro, nemmeno di sfuggita. Poco dopo mi pentii amaramente di essermelo fatto, anche se era piccolissimo.
Passarono gli anni e ci feci così tanto l’abitudine che me ne dimenticai. L’altro giorno però Miki mi ha confidato che vorrebbe farsene uno anche lei, che rappresenti la sua unione con Falcon e allora…mi è tornato in mente e gliene ho parlato. Tutto qui.”.
Ryo continuava a tacere e Kaori non sapeva cosa passasse nella testa del suo socio, a volte era così impenetrabile!!
Per rompere il suo mutismo gli chiese:
“E tu? Tu ne hai uno?”
Lui si riscosse e rispose:
“No Sugar, non ne ho mai avuto uno, anche perché per me i tatuaggi sono un po’ come i legami…sanno di per sempre. Diciamo che non ne ho mai avuto motivo.” e provò a sorriderle.
Non voleva sbilanciarsi troppo, non voleva ferirla, e allo stesso tempo non capiva perché provasse tutte quelle premure verso di lei: in che modo le sue parole avrebbero potuto farle del  male?
Ma Kaori non aggiunse niente e lui non seppe cosa pensare.
 
La serata scivolò via nella maniera più tranquilla possibile.
Alternavano brevi chiacchiere oziose a silenzi colmi di parole, ma non c’era imbarazzo o disagio fra i due sweepers, erano in pace con il mondo, semplicemente si stavano godendo la reciproca compagnia e il fresco di una serata estiva, come tante.
Quando ormai la luna era alta in cielo, Kaori si tirò su e sospirando disse:
“Bene socio, ti do la buona notte. Si sta facendo tardi e domani dovrò alzarmi presto,  che ho un sacco di cose da fare e soprattutto dovrò rifare il bucato” e gli lanciò uno sguardo sarcastico, Ryo ridacchiò a disagio.
Nell’alzarsi gli aveva appoggiato una mano sulla spalla, in un gesto semplice e pieno di tenerezza, a cui Ryo spontaneamente aveva risposto posandoci la sua.
Si guardarono intensamente, senza dire una parola, poi Kaori sfilando lentamente la mano, quasi restia ad interrompere quel contatto così dolce e rassicurante, prima di andarsene, gli disse in un sussurro:
“Grazie Ryo per la bella giornata di oggi.”
Lui, che si era perso in quello sguardo scintillante, dove vedeva risplendere milioni di stelle, riuscì a malapena a dire:
“Non devi ringraziarmi, è stato…è stato un piacere…” e la lasciò andare.
 
Appena Kaori fu rientrata nell’appartamento, quella dolce atmosfera da sogno che li aveva coccolati, sparì di colpo e Ryo ritornò in modalità-maniaco, con una sola idea in testa.
Iniziò a saltellare come un satiro e a dire:
“Allora avevo ragione! Avevo ragione!! Non può che essere LI’!!! Il tatuaggio di Kaori è LI’, è ah ah ah ah ah ah”.
Sfregandosi le mani.
“Domani lo vedrò sì sì sì domani lo vedrò” con la bava alla bocca.
Poi la porta metallica del terrazzo cigolò e lui si bloccò di colpo, terreo in viso, si voltò lentamente in quella direzione, terrorizzato di trovarci Kaori.
Se lei avesse assistito alla scena, come minimo lo avrebbe atomizzato sotto un martello così grande che lo avrebbero visto anche dalla luna.
Per fortuna era solo il vento.
Ryo collassò a terra.  
 
Quando si fu ripreso, si diresse in camera sua, non poteva restare in terrazza, in preda a quella folle agitazione, col continuo terrore che spuntasse Kaori.
Camminava a grandi passi, misurando la stanza.
Da un lato era iper-eccitato pensando allo spettacolo che la sua seducente socia gli avrebbe offerto, dall’altro si ripeteva che sarebbe dovuto rimanere freddo, serio e distaccato, che aveva promesso che non avrebbe riso di lei o del tatuaggio ecc ecc ecc.
Già, era facile da dirsi, ma dopo tutti quegli anni, come poteva rimanere tranquillo, quando sapeva che di lì a poco, la sua Kaori gli avrebbe mostrato volontariamente parti di quel suo delizioso corpo, altrimenti proibite alla vista e soprattutto al tatto???
Il suo amichetto dei bassi fondi stava già gioendo all’idea tanto che Ryo fu costretto a dirgli:
“Senti, amico del sole, domani pensa a startene tranquillo, che dopo la spaventiamo e prima ancora di vedere il paradiso, ci spedisce all’inferno!”
E continuò ad agitarsi.

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Capitolo 12
*** La ricompensa ***


Allora gente, siete pronti per il penultimo capitolo?
Confesso di essere un filino emozionata, siamo quasi alla fine e chissà se farò il botto??
Dal titolo già sapete di cosa si tratta...è cortino come al solito ma chissà...
GRAZIE come sempre a chi legge, a chi commenta, a chi c'è.
Vi lovvo
Ele



Cap.12 La ricompensa
 
Ryo passò quasi interamente la notte in bianco, fino alle prime luci dell’alba, quando, ormai distrutto dall’insonnia, dall’eccitazione e dall’impazienza, si presentò alla porta della sua adoratissima socia, con due profonde occhiaie.
Toc toc toc
Con insistenza.
Kaori mugolò nel sonno, e si rigirò nel letto.
“Kaori? Kaori? Presto svegliati!” e giù a bussare “Dai dormigliona” (a lei???) “svegliati”.
Kaori riemerse dal torpore, si passò una mano fra i capelli spettinati e si mise a sedere sul letto.
“Ma cosa avrà da strepitare quell’idiota?” pensò.
Per sua fortuna aveva dimenticato totalmente la faccenda della ricompensa, ed era riuscita a dormire profondamente…fino a quel momento.
“Si può sapere che diavolo vuoi? Che ti è preso?” gli gridò, mentre ciabattando andava ad aprirgli.
Ma appena aprì la porta si trovò davanti un Ryo che sembrava un sopravvissuto ad una guerra nucleare: barba lunga, capelli spettinati, borse sotto gli occhi grandi come valigie, e nonostante il suo aspetto da derelitto, saltellava sul posto con le mani giunte, euforico e felice.
Non stava più nella pelle.
D’improvviso ricordò la promessa, e la ragazza si sentì venir meno.
Accidenti, era arrivato il momento di mostrargli quel maledetto tatuaggio.
Anche se in tutto quel tempo aveva rimandato il pensiero di dover fare quell’atto altamente vergognoso per lei, non poteva mancare alla parola data, ne andava del suo onore.
Kaori si dibatteva fra la prospettiva di dover morire fulminata dall’imbarazzo in un attimo, lì sul posto, o trascinare ancora quella strana situazione.
Questa seconda ipotesi sarebbe stata peraltro insostenibile sul lungo periodo, con Ryo deciso a vederle il tatuaggio a tutti i costi, che l’avrebbe spiata, tendendole agguati, fino a quando non sarebbe riuscito nel suo intento, e con lei costretta a guardarsi continuamente le spalle, sprofondando così nella vergogna a poco a poco.
Sospirò rumorosamente.
Maledizione, se fosse stata più fetente e manipolatrice, magari alla maniera di Saeko, avrebbe trovato il modo di tirarsi indietro e assoggettare Ryo con l’eterna promessa, come faceva la bella poliziotta.
Invece era troppo onesta e leale, e non ci sarebbe mai riuscita.
Alla fine si disse:
“Ma si facciamolo, togliamoci questo pensiero, così potremo riprendere la nostra vita di sempre”.
Cercò di ricordarsi come era stata decisa e risoluta, quella volta che aveva sfidato Silver Fox, e s’immaginò che Ryo fosse un nemico da stendere con… una nuova arma.
Nulla di più.
Assunse la sua posa migliore, quella cioè con le mani sui fianchi, con lo sguardo fiero e gli disse infine:
“Eccomi, sono pronta. E tu?”
Ryo, completamente su un altro pianeta rispose, sempre saltellando sul posto “Sì, sì, sì”.
 
Erano entrambi in piedi, uno di fronte all’altro.
Kaori indossava sempre quella lunga t-shirt e prese a tirarsela su lentamente, scoprendo a mano mano le lunghe gambe, l’arrotolò sulla pancia e fece una pausa.
Stava cuocendo Ryo a fuoco lento, ma non ne era completamente consapevole, anzi non voleva proprio pensarci, altrimenti sarebbe svenuta dall’imbarazzo…
Il cuore di Ryo stava pompando sangue in tutto il corpo ad una velocità paurosa e quando Kaori mise mano all’elastico delle mutandine, in un ultimo barlume di lucidità pensò:
“Allora è LI’ davvero!!!”.
Anche il cuore di Kaori sembrava impazzito, ma cercava il più possibile di controllarsi, con respiri ampi e profondi.
L’atmosfera si stava facendo incandescente, non era mai stato così caldo a Tokyo alle 6 di mattina.
Dopo questa pausa, che ad entrambi parve eterna, per i motivi più diversi, Kaori con un movimento lento, dettato più dalla vergogna che stava provando, che da un reale tentativo di seduzione, con una mano riprese a tirarsi giù il pizzo delle mutandine, mentre con l’altra si sorreggeva la maglia affinché non scivolasse giù di nuovo.
Ryo si era impercettibilmente avvicinato e ripeteva come un mantra “Sta succedendo, sta succedendo”, Kaori scopriva la sua pelle di madreperla con una lentezza esasperante, e sperava di non doversi denudare totalmente e che sarebbe bastato arrivare fino ad un certo punto.
Il tatuaggio era in realtà molto piccolo, poco sopra il monte di venere e leggermente a destra.
Lo sweeper era completamente partito per un viaggio senza ritorno, gli occhi fuori dalle orbite, la bava alla bocca, un sorriso ebete sulle labbra.
Kaori lo guardava quasi spaventata da quella super-mutazione, non lo aveva mai visto così, così eccitato come in quel momento.
Teneva d’occhio il suo partner, temendo il peggio e di tanto in tanto controllava dove fosse arrivata, se cioè il tatuaggio fosse infine visibile.
Ma un secondo prima che scoprisse totalmente quella piccola porzione di pelle proibita, si udì uno schianto, un blup sonoro, come un tappo che salti dalla bottiglia. Kaori alzò il viso di scatto e vide il suo socio a terra, svenuto, con due enormi getti di sangue uscire dal naso.
Non aveva retto a tanta eccitazione.

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Capitolo 13
*** Un tatuaggio è per sempre ***


Ed eccoci arrivati al tanto sospirato (?) ultimo capitolo, quello in cui scopriremo il tatuaggio di Kaori.
Confesso di essere un po' nervosa ed emozionata al tempo stesso... perché questo giro mi sono spinta un po' più oltre.
Cmq GRAZIE  a lettere cubitali a tutte in particolare a Briz65, Kaory06081987, shirley jane, MaryFangirl, 24giu, Sky_Star che hanno avuto la pazienza di arrivare fin qui e di commentare. 
Grazie anche a chi è passato di qui e ha letto e basta.
Spero che vi siate divertiti, così come io mi sono divertita a scriverla.
Spero di rivederci presto....ho già pronto un altro delirio ma non so ancora quando lo posterò.
Spero ergo ero!
Vi lovvo 
Eleonora



Cap. 13 Un tatuaggio è per sempre
 
Quando Ryo rinvenne, trovò la sua socia ancora in piedi davanti a lui, che si stava infilando un paio di jeans!
Saltò su con l’agilità di un saltimbanco, con due turaccioli di carta improvvisati nelle narici e cominciò a dire:
“No, no, fermati! Non è possibileeeeee!!!”
Martellandosi violentemente la testa con i pugni.
“Sono svenuto sul più bello, sono svenuto sul più bello” e poi subito dopo gettandosi ai piedi di Kaori e abbrancandole le gambe, tanto da farle scivolare giù i jeans non ancora abbottonati:
“Kaoruccia ti prego, fammelo vedere un attimo solo”
Ma lei imperterrita gli rispose:
 “Mi dispiace. Hai perso la tua occasione. Non è colpa mia se sei svenuto, se non ti sai controllare” e alzò gli occhi al cielo.
“Piuttosto, se non vuoi che ti schiacci come uno scarafaggio molesto”, e già brandiva il solito martellone “Toglimi subito di dosso le tue zampacce pelose”.
Ryo però non sentiva ragioni, e piagnucolando ripeteva:
“Ti prego Kaouruccia bella, ti prego, farò tutto quello che vorrai, sarò di nuovo il tuo servo, il tuo schiavo”
“No, ho detto di no! Ricordi i patti? Ti avevo concesso una sola possibilità…non insistere!”
“Ma vostro onore….”
“Spiacente, obiezione respinta!”
 
Ryo, che era ancora in ginocchio, supplicante, si tirò su in piedi in un attimo.
Come d’incanto erano sparite le occhiaie, i turaccioli nel naso, e la barba lunga, in una di quelle sue fantastiche riprese velocissime.
Era tornato l’uomo affascinante che sempre faceva girare la testa alle donne e che soprattutto, quando ci si metteva, turbava enormemente Kaori.
Ora aveva assunto uno sguardo serio, da consumato seduttore qual era, i suoi occhi scintillavano e Kaori ne rimase affascinata… lui ridusse la distanza al minimo, le appoggiò una mano sulla vita e disse:
“Kaori, sto morendo dalla voglia di baciarti”.
La ragazza, più che mai stupita, non fece in tempo a realizzare la portata di quelle parole, che Ryo, posandole l’altra mano sulla nuca e attirandola a sé, si era già chinato sulle sue labbra, e la stava baciando.
Ryo desiderava da sempre poter provare, anche solo per una volta nella vita, quel meraviglioso contatto, ma nulla l’aveva preparato alle sensazioni che gli provocavano le labbra della sua Kaori; fu colpito come da un capogiro, e sentì scorrere sulla sua pelle una miriade di brividi elettrizzanti.
Era in preda al bisogno inestinguibile di baciarla e di baciarla ancora fino a fondersi su quelle labbra di fuoco, e perdersi nelle sue braccia.
Kaori chiuse gli occhi e si lasciò andare a quella tempesta inattesa.
Non immaginava che la bocca di Ryo fosse così deliziosa, che le sue labbra fossero così morbide e invitanti tanto da smarrire la ragione.
Era come precipitare in un abisso e l’unica salvezza era rimanere ancorata a quelle dolcissime labbra che continuavano a farla cadere.
L’aria intorno a loro si fece rarefatta e torbida, e nonostante si stessero baciando e fossero già avvinghiati l’uno all’altra, era come se non fosse ancora abbastanza. Improvvisamente, dopo tanto essersi sfuggiti non potevano più fare a meno l’uno dell’altro, come se fosse una questione di vita o di morte.
Volevano compenetrarsi fino a fondersi totalmente.
 
Il bacio che all’inizio era stato dolce come una preghiera, poi era diventato voluttuoso e passionale, urgente, un imperativo.
Kaori aveva risposto subito all’invito e Ryo non poté che gioirne.
Con una naturalezza disarmante, le bocche si schiusero e l’incontro delle lingue fu sublime; con pazienza e curiosità presero a scoprirsi, assaggiarsi deliziati, ad assaporare fino in fondo tutte le sensazioni che quel contatto così intimo stava loro suscitando.
Quando si separarono per mancanza d’aria, con il cuore in subbuglio, si guardarono con desiderio e passione, come a voler continuare a ‘toccarsi’ anche con gli occhi.
 
Kaori, ancora piacevolmente frastornata, abbozzò un:
“Obiezione accolta” e ridacchiò.
Ma il suo partner, la guardò con profonda dolcezza e le disse:
“Sugar, del tatuaggio non m’importa niente…non l’ho fatto per convincerti. Io ho veramente voglia di te, dei tuoi baci, del tuo amore”.
Kaori a quelle parole sentì il suo cuore già in tumulto, dilatarsi e scoppiare d’amore per quel testone che le stava di fronte.
Gli sorrise così amorevolmente che Ryo seppe di essersi spiegato… Kaori capiva sempre tutto, molto meglio di lui.
La ragazza gli si strinse ancora di più, e gli disse in un sussurro:
“No, ora sono io che voglio mostrartelo” e passandogli le braccia intorno al collo, l’attirò a sé e riprese a baciarlo.
Ryo fu più che felice di quel gesto e continuando a baciarsi, la sospinse lentamente verso il letto.
Si stesero e per un interminabile istante si attardarono a guardarsi e a sorridersi… erano mai stati così felici?
Poi ripresero a baciarsi, alternando labbra vogliose a piccoli morsi.
Ryo si tolse la maglietta e la gettò lontana e Kaori fu così libera di accarezzargli le ampie spalle e il petto muscoloso: sfiorava con le dita quel corpo tanto amato, come a disegnarne i contorni, come a volersi imprimere nella mente ogni più piccolo dettaglio, e ancora non le sembrava vero.
Ogni gesto, seppur  aereo, marcava a fuoco la pelle di Ryo, che sentiva tutta la voluttà sprigionarsi da quelle mani, fino a raggiungere il più profondo del suo essere.
Mai aveva provato sensazioni simili e gli sembrava d’impazzire.
Kaori si stupiva della disinvoltura con cui stava amando, le veniva tutto molto naturale e facile, e pensò che in fondo anche questo faceva parte di lei, solo che era rimasto nascosto per troppo tempo ed ora era libera di mostrarlo.
Ryo, che era rapito dal corpo sublime della donna stesa accanto a lui era deciso a scoprirne i segreti, poco alla volta e non voleva perdersi niente. 
Scese così ad accarezzare e baciare il ventre di Kaori per poi risalire verso il seno.  
Ad ogni passo in avanti, spostava il tessuto della lunga maglia, e lei lo aiutava in questo.
Fino a quando allungò le mani sotto al tessuto restante, su quelle morbide rotondità, strappandole un gemito sorpreso.
Lo sweeper era rapito dall’estasi.
Quel seno meraviglioso, che aveva giusto intravisto sotto la doccia, era ancora nascosto alla sua vista dalla t-shirt, ma Ryo si gustò appieno la sensazione che gli provocava anche solo toccarlo.
Con le sue mani ampie poteva accoglierlo e stringerlo, con calde carezze, come a volerlo onorare di tanta bellezza, dimostrando a Kaori tutta la sua sconfinata adorazione.
La ragazza aveva lasciato la maglia per affondare le sue mani nella folta criniera nera dell’uomo che amava, e sospirando di piacere, gli accarezzava i capelli, imitandone quasi i movimenti.
Ogni tocco di Ryo le accendeva deliziose fiammelle per tutto il corpo, provocandole brividi e sospiri, in un turbinio di piacere che la faceva sentire tremendamente viva e reattiva.
Infine stanca di essere intralciata da quella lunga maglia, se la tolse, sfilandola dalla testa.
E Ryo si prese tutto il tempo di godersi la vista che la sua Kaori gli offriva, scoprendosi totalmente a lui e mostrandole il suo superbo seno ormai libero.
Quando il viso della giovane donna riemerse dal groviglio di stoffa, si guardarono con occhi ardenti e vogliosi, e si sorrisero complici.
Le bocche si cercarono e si trovarono ancora, fondendosi in umidi baci, lenti e sensuali.
I loro corpi erano avvinghiati e si strusciavano, in un continuo toccarsi, sentirsi.
Non avevano bisogno di parlare perché la loro sintonia era, come sempre, alle stelle, sapevano prevenire i desideri dell’altro, e in quel meraviglioso scoprirsi volevano regalarsi reciprocamente più piacere possibile.
 
Erano fatti l’uno per l’altra.
Ryo ritornò sul ventre di Kaori e sfiorò la sua femminilità, con una carezza appena accennata, mentre la ragazza tratteneva il fiato, poi si avventurò fra il pizzo delle mutandine e la pelle vellutata, fece scivolare delicatamente il tessuto fino a scoprire quel giardino delle delizie.
A quel punto apparve anche il tatuaggio, in tutta la sua semplicità.
Kaori si accorse che Ryo l’aveva notato e si morse il labbro: avrebbe riso di lei e del tatuaggio, oppure non avrebbe detto niente come aveva promesso?
Lui si fermò ad osservarlo, con un dito ne seguì il disegno, poi si chinò a baciarlo con una dolcezza infinita.
Rialzò lo sguardo, a cercare quello di lei e con profonda commozione e riconoscenza disse soltanto: “Grazie”.
Alla ragazza sfuggì un singulto, poi allungò le braccia a prendere la testa del suo socio e lo attirò a sé per travolgerlo in un bacio esigente e infuocato.
Le loro bocche erano state troppo tempo lontane e lei già ne sentiva la mancanza.
Quando Ryo si tolse i boxer e si mostrò a lei in tutto il suo essere uomo, sorrise compiaciuta e ammirata, e pensò, rimirando quel corpo bellissimo e perfetto: “Finalmente è tutto per me”.
 
Quell’incontro era tutto un cercarsi, uno svelarsi, un baciarsi in mille modi diversi, un assaggiarsi, un concedersi, con pazienza, con frenesia, ma soprattutto con immenso amore.
L’aria era satura dei suoni dell’amore, dei sospiri e dei gemiti.
Si stavano sospingendo sempre più lontano.
Kaori in estasi per tutte le sensazioni che il suo amato le stava facendo provare, e piacevolmente soddisfatta per quelle che lei faceva provare a lui, si sentiva finalmente donna.
E nonostante questa consapevolezza, si stupì nell’udire la propria voce chiedere al suo amato:
“Ryo, voglio sentirti”.
Quelle tre parole, colarono come lava ardente nelle orecchie del suo amante, defluirono nelle vene come fuoco liquido e accesero la mente e il corpo di Ryo di ancor più desiderio.
Nemmeno nei suoi sogni più sfrenati aveva mai immaginato di poter udire un giorno, da quella bocca voluttuosa, tali parole…
Sicuramente era morto e quello era il paradiso.
Guardò con ardore la sua partner, che lo osservava con occhi altrettanto desiderosi, e annuì.
Le disse: “Sono tuo”.
 
Si unirono lentamente, per darsi il tempo di trovarsi e riconoscersi, stavano sperimentando una nuova bellissima dimensione.
Sospirarono soddisfatti.
Presero a galleggiare nel caldo mare del piacere, in un lento ondeggiare, veleggiando sempre più lontano, dirigendosi al largo.
Piccole onde increspavano quel meraviglioso mare, fino a crescere e a trasformarsi in marosi sempre più potenti e tempestosi.
Ad ogni nuova ondata venivano sommersi, per poi riemergere più decisi che mai.
Aggrappati l’uno all’altra desideravano soltanto annegare per poi riprendere fiato.
Nel pieno della tempesta, in balia delle onde più potenti, erano decisi a salvarsi o morire, o entrambe le cose.
Da quanto tempo stavano lottando?
Era un estenuante ed esaltante rincorrere il piacere.
Fino a che giunsero in cima, cavalcando l’onda più potente di tutte.
E il cielo improvvisamente si squarciò e un possente raggio di sole illuminò i due amanti che, al culmine del piacere, gridarono il nome dell’amato.
 
Tornò lentamente la calma.
I cuori ripresero a battere e non più a galoppare come impazziti.
Accoccolati in quel loro nido d’amore, si strinsero appagati e felici.
Grati che infine si fossero trovati.
Kaori disse, in un sussurro:
“Sono…felice” e si stiracchiò un po’.
“Anche io. Credo che per la prima volta io abbia fatto veramente l’amore”.
La ragazza si staccò quel tanto per poterlo guardare interrogativamente, voleva vedere se la stava prendendo in giro.
Lui lo stallone di Shinjuku, che aveva avuto tantissime donne, come poteva dirle una cosa del genere?
Ma lui le sorrise teneramente:
“So a cosa stai pensando, ma con te è stato diverso perché… semplicemente….io ti amo”.
A quelle parole Kaori trasalì.
Anche se quel giorno Ryo le aveva indubbiamente dimostrato quanto l’amasse, non credeva che sarebbe mai arrivato a dirglielo apertamente, non subito comunque.
Lo guardò con infinito amore e dolcemente gli sfiorò le labbra con un bacio leggerissimo, come il volo di una farfalla, che lo emozionò.
“Anche io ti amo Ryo, lo sai”.
Tornò a rifugiarsi fra le sue braccia.
“Per sempre Sugar, ti amerò per sempre”.
Poi allungò una mano, quasi distrattamente, a cercare il tatuaggio della sua amata, e istintivamente sorrise.
 
Quel giorno tornarono più volte ad amarsi.
Fecero l’amore con passione, poi dolcemente, poi ancora ridendo, fino ad addormentarsi a sera inoltrata.
 
 
_______________________ #__________________________
 
 
Qualche giorno fa ho saputo da Miki che Ryo si è fatto fare lo stesso tatuaggio di Kaori, più o meno nello stesso punto.
Ah ma non vi ho ancora detto in cosa consiste!
Il famoso tatuaggio di Kaori è un semplicissimo cuoricino trafitto da una freccia, con le iniziali dentro K+R, tutto qui!
 
Fine!!!

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