Il tempo per essere noi

di reesejordan
(/viewuser.php?uid=1031442)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima o poi ***
Capitolo 2: *** Adesso ***



Capitolo 1
*** Prima o poi ***


Sono qui ma non mi vedi. Ti cammino vicino ed è come se non esistessi. Viviamo sotto lo stesso tetto ed è come se non ci fossi.

E covo dentro la mia rabbia, nascondendola dietro gesti calmi, in parole dolci, con sorrisi lievi sulle labbra mute. Sono diventato un esperto di bugie. Mento a me stesso, mento davanti agli altri, mento a te. Mi atteggio da attendente leale, da vecchio amico quale sono, ma non mi sopporto più.

Se il mio cuore potesse parlarti, sapresti che batte solo per te.
Se la mia voce potesse farsi sentire, sapresti che le mie parole sono carezze d'amore.
Se le mie labbra potessero far uscire la verità, sapresti che sei l'unica donna che abbia mai amato.

E invece non posso dirti ciò che provo. Posso mostrartelo, ma tu non lo capisci. Ti obbedisco e ti seguo come un'ombra, mordo le labbra per tacere, abbasso lo sguardo come mi è stato insegnato. Non posso più guardarti negli occhi. Quel tuo sguardo in cui vorrei perdermi, è perso altrove, come il tuo cuore e i tuoi pensieri. Tutto è dedicato a lui. Ho capito che l'amore ti ha colpito dentro e ne sei rimasta vittima. Come me. 

Tu ami lui. Lui ama lei. Io amo te.

E tu, lui, lei, io soffriamo per un amore maledetto, un amore che non può essere, ma che è forte e vivo e scalpita testardo e capriccioso in noi.

Io amo te. Lui ama lei. Tu ami lui.

Me lo ripeto nella mente più volte per controllarmi. Bacio il vetro freddo di una bottiglia di vino invece della tua bocca calda. Vorrei assaporare le tue labbra e farle mie. Come vorrei che tu fossi mia!

Viviamo nella finzione, nelle parole non dette, nei gesti incompiuti. Accetto le sfide della vita e le tue.

- In guardia, André!

- Sì, Oscar.

- Sei il solito perditempo.

Comincia la danza. Ti guardo mentre ti alleni. Contro chi ti stai battendo? Contro la sorte? Contro di me? Sei così vicina eppure così lontana. Il sudore t'imperla la fronte mentre ti spingi oltre, affondi con la spada nell'aria e nel mio cuore. Ci provo anch'io a battermi, ma non ci riesco più. Trascino i miei piedi, una volta leggeri, come se fossero massi. Non lo faccio perché non voglio stare con te. Lo faccio perché ho paura d'impazzire se mi avvicino di più a te. Sentire il tuo odore mi fa perdere il controllo, il solo pensiero di sfiorare il tuo corpo di donna mi porta in un mondo a me sconosciuto, ma tanto desiderato.

- Muoviti, André!

- Sono qui..

- Voglio fare sul serio.

Mi prendi in giro? Pesni che io mi diverta a fare il pigro e invece non sai che non ho la forza per portare il peso che mi oscura l'anima. E io ti sorrido, annuisco. Voglio fare sul serio anch'io. Ribatto con le uniche parole che posso pronunciare. 

- Certo, Oscar.

I tuoi movimenti sono belli ma agitati, come il tuo cuore. Non capisci che farei di tutto per te, pur di saperti felice. Ma sono un egoista e non posso immaginarti fra le braccia di un altro. Il tuo posto è fra le mie, dove posso avvolgerti nel mio immenso amore per te.

Un altro affondo in avanti e inciampi. Mi cadi addosso spingendomi per terra, come a volte succedeva da ragazzi. Anni fa, ti  rialzavi in fretta e mi chiedevi di continuare. Adesso, dopo la caduta, come un sogno ti trovi fra le mie braccia. Mi togli il fiato, il tuo corpo sopra il mio. Riesci a capire cosa mi fai? Allungo una mano per toglierti delle foglie dai tuoi capelli meravigliosi. Il mio tocco lieve ma prepotente. Il mio sguardo muto ma loquace. Spalanchi gli occhi.

- André...

Ti rialzi in fretta, come i vecchi tempi, solo che stavolta corri via da me. Lasci me e la spada per terra. Hai capito, adesso? Non puoi scappare. Ti sento ancora su di me, il tuo odore mi riempie i sensi. Mi rialzo in movimenti lenti. Non ho fretta. Prima o poi ti raggiungerò. Piano, raccolgo prima una spada, poi l'altra. Nella mia mente il pensiero di te fra le mie braccia, le mie mani su di te, i tuoi occhi nei miei. 

Inizio a camminare verso casa, il sole morente dietro le spalle. Una felicità insolita, una speranza nuova nel cuore. Prima o poi stare nelle mie braccia non succederà per caso o nei sogni. Prima o poi amarti non sarà più un sentimento nascosto. Prima o poi sarai mia. 

Prima o poi...

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Adesso ***


Corro senza fiato. La mente annebbiata. Il cuore che batte furioso nel cuore.  Che mi succede? Il paesaggio mi scorre davanti, accanto con contorni sfumati. Non so se piangere. Il sole sta morendo nel cielo e dentro di me stanno nascendo sentimenti nuovi, sconvolgenti. 

Entro a palazzo di corsa, salgo le scale come una furia. Sento una voce chiamarmi, richiedendo la mia attenzione, ma non m'interessa e non rispondo. Devo prima fare chiarezza dentro di me prima di poter concentrarmi su qualsiasi cosa.

Chiudo la porta dietro di me e respiro piano. Sento il tuo corpo sotto al mio. Sono inciampata come una principiante addosso a te. Rivedo le tue dita a far scivolare per terra delle foglie dai miei capelli. La tua vicinanza. Il tuo occhio brillante che mi osservava con intensità. Le tue labbra chiuse in un sorriso lieve. Cosa mi prende? Ho le gambe inferme, come se la terra si stesse muovendo sotto di me. Mi siedo sullo sgabello per suonare il pianoforte, ma ho le mani che mi tremano. 

Chiudo gli occhi per calmarmi e vedo solo te. E li apro meravigliata. Li chiudo subito dopo. Ci sei sempre tu. André. Non c'è più Fersen, ma André. Sottovoce, dico il tuo nome. André. Lo ripeto una, due, tre volte e le mani scendono impetuose sui tasti del pianoforte. Vanno da sole. La stanza si riempie di note musicali e la testa di istanti di noi due insieme. Tante le volte in cui siamo venuti a contatto l'uno con l'altra negli anni. Non li riesco nemmeno a contare, mentre le immagini mi scorrono davanti agli occhi. Sono agitata e non posso spiegare le mie emozioni perché non mi ero mai sentita così. E suono. Spingo i tasti a tratti con forza, altre volte più delicatamente per bagnare le orecchie e l'anima della musica. Il mio cuore sembra un mare in tempesta. Le onde delle emozioni sbattono furiose dentro di me. André. Il tuo nome di nuovo sulle mie labbra. Impercettibile, annega tra i suoni per ricomparire di nuovo nella mia testa. 

Ascolto la tua risata. Sento la tua mano su di me. Ti vedo nei tuoi gesti calmi e gentili. Sono infiniti i momenti tra noi. A palazzo. A Versailles. A cavallo. Al lago. Il mio cuore batte forte. Sembra impazzito. E viaggiano le mie dita sul pianoforte e portano il pensiero a quella sera in cui vestita da donna scendevo lo scalone e per pochi istanti i nostri sguardi si sono incrociati. E brucio dentro. Rivedo il tuo stupore. Ricordo il mio imbarazzo. La tua bocca aperta che muta mi apprezzava, proprio come poco fa. Non sono più le mani di Fersen che mi stringevano al ballo ad accompagnarmi, ma le tue che mi sfioravano gentili ma decise. Bussano alla porta. Li ignoro una volta. Forse se ne andranno. Voglio suonare, scappare. Spero che non sia tu. Sono troppo confusa e non voglio vederti adesso. Non sono pronta. E invece lo voglio. Adesso. Un desiderio impetuoso di essere avvolta dalle tue braccia mi assale. Bussano la seconda volta.

- Avanti!!

Non sei tu. L'avrei capito dai tuoi passi. È una cameriera. Continuo a suonare noncurante.

- Mademoiselle, il Conte di Fersen è qui per voi. Vi sta aspettando in salotto.

Le mani si bloccano. Il suono si ferma. Lo sguardo fissa un punto imprecisato. Fersen. È qui. E adesso?

- Scendo tra un attimo.

Cerco di raccogliere i pensieri, ma è tutto inutile. Cosa vorrà Fersen? È da tempo che non lo vedo. È da tempo che la mia mente corre a lui con la voglia d'incontrarlo dopo il ballo. Ho sperato di stare in quelle braccia come donna. E adesso che è qui non voglio perdermi fra le sue braccia, non voglio il suo sguardo, non voglio la sua voce, non voglio le sue parole. Voglio te. Il mio migliore amico. Il dolore a quella frase pronunciata da Fersen è sparito. Il mio migliore amico mi fa pensare ad altro. Di nuovo il tuo nome come una preghiera. André. 

Si è fatto buio. Scendo in salotto con lo sguardo del soldato bene in vista e il cuore di donna in tumulto nascosto. Fersen è seduto. Tu sei in piedi accanto al camino. Fersen si alza. Mi salutate entrambi. Guardo te e poi lui. E di nuovo te. E non ci sono più dubbi. Ecco che cos'era quella sensazione dopo la caduta in giardino. Io non amo Fersen. Al ballo aveva ragione. Lui è il mio migliore amico. Tu invece sei molto di più. Ti voglio e l'impulso di essere tua mi colpisce in pieno petto.

Trascorriamo la serata insieme. Parliamo a lungo di diversi argomenti tra un bicchiere di vino e un po' di frutta, del formaggio. Ridiamo come ai vecchi tempi. Poi il lampo a ciel sereno che non mi fa più paura.

- Oscar so che eravate voi al ballo.

- Vi ho sorpresa, Conte?

- Sì. Eravate bellissima.

- Non voglio le vostre lusinghe, Fersen.

- Se avessi saputo prima che donna meravigliosa siete... ecco io...

- Non ha più importanza, davvero. 

- Non posso che stimarvi, Oscar, per la vostra amicizia.

- Hans, so che il vostro cuore è impegnato altrove... e anche il mio lo è adesso.

Mi guarda sorpreso. Non sa che sono anch'io sorpresa di questa ammissione improvvisa. Forse più di lui. Non ho bevuto molto, ma mi sento ubriaca dalle sensazione che ho provato nelle ultime ore. Ho capito che l'unico uomo che io possa veramente amare è quello che mi ha accompagnata per anni. Doveva succedere prima o poi. 

Saluto Fersen. Mi sei accanto, come sempre. Lo vedo uscire dal cancello della tenuta. Sento il tuo sguardo addosso. So che mi hai sentito fare quella dichiarazione in salotto, ma non riesco a guardarti ancora negli occhi. Mi volto per rientrare. 

- Vieni in camera mia, appena hai finito.

Un ordine secco il mio che maschera un fiume di emozioni. Voglio fare sul serio. Ti aspetto con un libro in mano seduta davanti al camino del mio salottino. Tua. Sono tua. Ho aspettato così tanto tempo per capire ciò che voglio. E adesso che l'ho capito la mia mente non smette di ripeterlo. Tua. Solo tua. Ti appartengono molte cose. Il mio cuore, il mio pensiero, il mio desiderio. Voglio darti di più. I miei giorni, il mio sorriso, il mio amore. Bussi alla porta. So che sei tu. Ti chiedo di entrare. Sei davanti a me in pochi passi. Il mio sguardo muto ma loquace. Voglio essere la tua donna.

Adesso.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3838909