Pensavo fosse amore e invece era un calesse

di hakodate93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettera a Babbo Natale ***
Capitolo 2: *** Goodmorning Mister Baggins ***
Capitolo 3: *** My brother, my captain, my king ***



Capitolo 1
*** Lettera a Babbo Natale ***


Salve gente! Ho da poco fatto l’account su EFP e mi sono già lanciata all’avventura col mio primo racconto, Fortezza Incrollabile. Se mi sono decisa a farlo, nonostante non sia una cima nella scrittura, lo devo al nano più seccsi della Terra di Mezzo, ossia Thorinuccio Scudodiquercia <3 Ma non volevo fare riassunti dei film o puntate di soap opera di serie B. Sto cercando di creare una storia “seria” ambientandola nell’universo creato dal prof. Tolkien.

Tuttavia anch’io sono fatta di carne, ho la malattia del fangirlismo e vorrei scappare su un’isola deserta col nanetto bonazzo (si lecca la bocca come Fantocci XD).

Ebbene ecco il mio secondo lavoro, una raccolta di one-shot dove poter scatenare i miei ormoni in tempesta per Thorin, con storielle leggere, qualcuna romantica, ma soprattutto demenziali e sopra le righe. Posso ambientarle nella Terra di Mezzo o ai giorni nostri o nell’universo di qualche serie anime che mi piace. Scopiazzerò da parodie che ho visto sul Tubo e da spettacoli teatrali. Vedrò che ne nascerà. Spero comunque di strapparvi un sorriso :)

 

LETTERA A BABBO NATALE

 

Tizia X sedicenne scrive una lettera a Babbo Natale facendo una richiesta alquanto pepata:

 

Caro Babbo Natale,

intanto ti ringrazio perché mi accontenti tutti gli anni. Ma vedi, ormai sono una ragazza in piena tempesta ormonale e sarebbe il caso di farmi un regalo diverso. Basta con le barbie, le borsette per il mare, le cover per i cellulari con i brillantini cinesi o la piastra per i capelli. Voglio qualcosa di più adulto. La notte di natale, mentre i miei sono dai vicini a giocare a tombola e io farò finta di avere un’indigestione da cenone, fammi trovare un maschione ignudo nel letto. Dai che mi puoi accontentare. Altrimenti spero che tu finisca schiacciato sotto la slitta.

Tua affezionata Tizia X

 

Terra di Mezzo. Ered Mithrin. Balin, che ormai da qualche anno ha accettato di fare Babbo Natale, sostituendo quello di prima costretto al prepensionamento, legge le lettere e le divide (i maschi dalle femmine, i bambini dai ragazzi e dagli adulti). Ci sono richieste di tutti i tipi: non solo giocattoli di ogni tipo, ma anche chi vorrebbe che il proprio capo sparisse o che politico qualsiasi si dimettesse dal governo o che a Donald Trump cascasse il parrucchino.

- Non c’è più religione – penso sconcertato Balin – una volta si facevano richieste innocenti. E adesso…

Scosse la testa. E lesse la lettera di Tizia X. Questa poi era pazzesca. Si grattò la testa e intanto scartò le richieste impossibili (tipo quella del governo, tanto i politici italiani nessuno riesce a eliminarli pensò il vecchio guerriero, o le richieste di omicidio). In quanto a Tizia X gli venne in mente subito una persona che faceva al caso suo e si mise in cammino verso Erebor.

 

Erebor. Re Thorin stava controllando una pila di rendiconti che il suo ministro dell’economia gli aveva mollato. Il poveraccio pensava che era più divertente quando andava per le Terre Selvagge ad ammazzare orchi. Quando gli annunciarono l’arrivo di Babbo Balin.

 

Tra i due vecchi amici i soliti convenevoli circa il fatto che non si vedevano da tempo e come andavano le cose. E Balin andò al sodo:

- Ragazzo mio ho un incarico per te. Tra le lettere natalizie ne è arrivata una davvero pepata. Una certa ragazza vorrebbe una notte infuocata con un bel maschione. E tu sei adatto allo scopo con quel fisico durol che ti ritrovi.

E gli fece l’occhiolino ridendo. Thorin non sapeva se ridere a sua volta o pensare a uno scherzo. E dapprima rifiutò. Allora Balin:

- Dai che ti diverti pure tu. Sempre chiuso con questi affari di stato. E poi mi devi vari favori.

- Favori? - Thorin sgranò gli occhi. - Semmai me li devi tu di favori. Come quella volta che ti salvai dalle fiamme di Smaug. E poi lo sai che sono più uno sfigato che uno sventrapapere.

Balin non si diede per vinto e fece un’espressione disperata per muoverlo a pietà. Allora Thorin non ce la fece e accettò. La notte stabilita ci furono fuochi d’artificio in camera di Tizia X, che neanche il vecchio Tuc per la vigilia di mezza estate.

 

Dopo pochi giorni, Thorin rivide Balin e, con sguardo malizioso, gli chiese se ci fossero altre richieste pepate.

- Ragazzo mio – gli rispose – Natale è passato. Chiedi alla Befana,

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Goodmorning Mister Baggins ***


Che succederebbe se Bilbo Boggins invece di buongiornare Gandalf il Gandalf, buongiornasse Thorin Re svampito sotto la montagna?

 

Goodmorning Mister Baggins

 

Un dicembre random della Terza Era. Sono le sette di sera ma è già buio pesto. Tanto per cambiare Thorin si trova a Brea per affari. Finito di lavorare, decide di fare un salto da Bilbo tanto per fargli una visita. Lungo il tragitto verso Hobbiville, smarrisce la via due volte. Forse anche più di due. Il suo preziosissimo gps in preziosissimo mithril non riesce ad agganciare il satellite.

 

Hobbiville. Le cinque del mattino. Thorin ancora non lo sa, ma il suo preziosissimo rolex in preziosissimo mithril ha esaurito la batteria e si è bloccato alle sette di sera. Bilbo dorme beato nel suo buco hobbit quando suonano alla porta. Si sveglia di soprassalto, salta su come un indemoniato, si infila la vestaglia e va’ ad aprire imprecando: “Chi è che rompe a quest’ora del mattino? Non è neanche l’alba.”

 

- Buonasera – gli dice Thorin con gli occhi a cuoricino.

- Buongiorno a te. Ti sembra questa l’ora di disturbare la gente mentre dorme?

- Disturbare? Ma se sono le nove circa, massimo le dieci della notte.

- Cosa, cosa? - Bilbo non credeva alle sue tubature – Sono le cinque del mattino. La prossima volta controlla l’ora.

- Cosa vorresti insinuare mastro Scass-Hobbit, che ho l’orologio ancora impostato col fuso orario di Erebor? O che ho le cataratte e mi conviene farmi operare? O che, quando la maestra alle elementari ci spiegava l’orologio, io scaldavo il banco?

- Tutti e tre, forse… - Bilbo lo guardava rimminghionito.

 

Intanto Thorin tirò fuori l’orologio e diventò di tutti i colori dell’arcobaleno (bianco marmo, grigiastro, giallognolo, verde melma). Il suo preziosissimo rolex in preziosissimo mithril con il display in preziosissimi cristalli liquidi aveva le lancette ferme.

 

- Senti un po’ Thorin – gli disse tra l’arrabbiato e il divertito – Ti posso dare un consiglio da amico? A patto che non mi scaraventi dal bastione come volta scorsa. Con tutto quell’oro che avete a Erebor e che marcisce nei forzieri, ma comprarti una batteria buona, no eh?

 

 

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Capitolo 3
*** My brother, my captain, my king ***


A questo giro una one-shot seria. Non so voi, ma a me piace tantissimo la coppia Thorin-Dwalin. Ma non in senso amoroso, non potrei mai vederli in quest’ottica, ma come due amici fraterni legati da un sentimento profondo di affetto e rispetto reciproco. Questa one-shot ha lo scopo di celebrare e onorare questo legame. Spero vi piaccia.

 

 

Siedi qui in queste vaste sale, con una corona sulla testa e sei meno re ora di quanto tu non lo sia mai stato.

(Dwalin, Lo Hobbit – La battaglia delle cinque armate)

 

 

My brother, my captain, my king

 

Dwalin aveva appena raggiunto la maturità (i nani la raggiungevano a trent’anni). Era pronto per affrontare il mondo degli adulti. Finita l’età dei giochi e delle ragazzate, era il momento di mettersi letteralmente al lavoro. Fratello minore di Balin, era già stato deciso avrebbe seguito le orme del fratello, che ormai da un bel po’ di tempo era a capo delle guardie della famiglia reale (prima della caduta di Erebor era già a capo delle guardie del reame alle dirette dipendenze di Thorin). Quel giorno si preparò con l’armatura fattagli apposta e doveva presentarsi proprio al principe di Durin. Balin l’avrebbe accompagnato.

 

Si dice che la prima impressione è quella che conta. Thorin era al lavoro su una spada, commissionatagli da un certo signorotto di un villaggio degli uomini del Dunland, che pretendeva il lavoro di un fabbro elfo. Pur di non avere problemi, si impegnava al massimo delle sue capacità e batteva il ferro con grande forza. I vestiti logori, sudati e sporchi per il duro lavoro; i capelli altrettanto sudati per il calore della fornace; l’espressione severa e concentrata. Dwalin rimase colpito. In verità si aspettava un signore dei nani vestito elegantemente e ingioiellato all’inverosimile. “Questo sarebbe il principe di Durin” pensò Dwalin che, con piacevole sorpresa, scopriva che l’erede dell’arkengemma era più umile di quel che immaginava (in giro si diceva fosse altezzoso come il nonno) e molto dedito al lavoro. Balin avanzò verso Thorin che si fermò, guardò Dwalin e, mentre si asciugava il sudore, lo squadrava dall’alto in basso. I due si parlarono tra loro e poi Thorin si rivolse a Dwalin:

- Benvenuto Dwalin figlio di Fundin. Non ti saranno chieste solo forza e coraggio, ma anche onore e lealtà. La casata di Durin è anche nelle tue mani.

 

Ormai il lavoro delle sentinelle naniche si era triplicato. Guardinghi per loro natura per via delle immense ricchezze, i nani avevano imparato a loro spese a guardarsi sempre le spalle non solo dai draghi, ma anche dagli orchi. Fu durante una ronda di controllo che una sentinella avvertì Balin che un gruppetto di orchi era stato avvistato nelle vicinanze sul lato occidentale dell’estremità sud delle Montagne Nebbiose, vicino alla Breccia di Rohan. Balin riferì a Thorin che organizzò un gruppetto di guerrieri che valutasse intanto la situazione e, se necessario, intervenisse armi in pugno. Nel gruppetto mise sia Balin che Dwalin.

 

Era già notte fonda, ma Thorin non voleva perdere le tracce degli orchi, quindi partì subito. Procedettero in direzione sud-est verso la Breccia. Tuttavia fu subito chiaro che quelle immonde creature andavano verso Rohan chissà per quale diavoleria. Thorin allora decise che era il caso di tornare indietro, senza farsi notare, ed evitare di rischiare inutilmente la vita. Le sentinelle però non si erano accorte che in realtà gli orchi si erano divisi in due gruppetti; il secondo seguiva il primo a grande distanza. In pratica Thorin evitò di farsi notare dal primo, ma, tornando indietro, si trovò faccia a faccia col secondo. E questi non avevano la minima intenzione di lasciarli andare via illesi. Non rimaneva scelta ai nani che lottare.

 

Gli orchi, sicuri della loro superiorità per via delle tenebre, cercarono subito di accerchiarli. Ma Thorin, Balin e i veterani, forti dell’esperienza acquisita durante la battaglia con gli orchi stessi per la riconquista di Moria, non si fecero prendere alla sprovvista. Li affrontarono con successo. Non così però per i più giovani che stentavano. Dwalin stesso stava rischiando la vita per mano di un orco di statura imponente che lo scaraventò all’indietro a faccia in su. E sarebbe stato trafitto al petto se non fosse stato per l’intervento di Thorin che usò Dwalin come trampolino, fece un balzo in avanti e trafisse l’orco al collo. Poi il principe di Durin ingaggiò lotta con altri orchi e dava indicazioni agli altri. Ancora una volta Dwalin guardava Thorin con ammirazione e rispetto e pensò tra se “Questo sì che potrei chiamare Re”. Alla fine della contesa, Thorin e compagni poterono tornare indietro sani e salvi con lievi ferite. Da allora in poi tra Thorin e Dwalin sarebbe nata una sincera e fraterna amicizia destinata a durare tutta la vita, o almeno finché Thorin non morì durante la riconquista di Erebor.

 

 

* * *

 

Anni e anni dopo quegli eventi, Dwalin era un attempato signore nanico di Erebor, sposato con sette figli e tre figlie. Durante il matrimonio di uno dei suoi figli, gli tornò alla mente una conversazione avuta con Thorin nelle Montagne Azzurre.

- Thorin toglimi una curiosità. Sei l’erede al trono più importante della nostra razza. Sei pure bello e desiderato da tutte le nane. E dovresti pure preoccuparti di assicurare alla casata un tuo erede. Non capisco come mai tu non ti sia ancora sposato. Sembra piuttosto che tu sia sposato col lavoro.

Thorin lo guardò con un’espressione severa e triste insieme.

- Mio caro amico, quel giorno funesto in cui Smaug colpì Erebor, non mi privò solo della mia casa, ma anche di tante altre cose, tra cui la libertà di decidere della mia vita. Per me non c’è scelta. La mia casata esige la restituzione del maltolto. Mio nonno, mio padre sognavano il giorno in cui Erebor tornasse nelle mani dei Durin. Per me non c’è veramente scelta…

Dwalin avrebbe voluto replicare, perché non era affatto d’accordo con questo modo di ragionare, ma quello sguardo triste lo fece desistere. Davvero, per il principe triste di Erebor il destino era già segnato.

 

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