Ridicolo! Le storie di Queen Bee

di KwamiHunters
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ridicolo! ***
Capitolo 2: *** Honey! ***



Capitolo 1
*** Ridicolo! ***




 

Ridicolo! Miraculous - Le storie di Queen Bee di KwamiHunters

 
Ridicolo! Le storie di Queen Bee
 

 

«Queen Bee!!!» l'urlo di Ladybug le arrivò chiaro nonostante il colpo appena ricevuto.

Si rialzò a fatica dopo la botta subita e subito Chat Noir le fu vicina per aiutarla e controllare che stesse bene.

«Paura di qualche sassolino?» chiese Chat rassicurato dalle sue condizioni.

«Non é divertente sacco di pulci» ringhió «Ho rischiato di rompermi un'unghia».

Ladybug si riparò con loro per decidere un altro piano d'azione.

«Hai già usato il tuo potere?» le chiese la coccinella.

«Sì, ma si è infranto contro una roccia» sospirò frustrata «Ero a tanto così dal colpirlo, ma mi ha colto alla sprovvista, se qualcuno lo avesse distratto meglio...» insinuò guardando il Portatore del gatto nero.

«Non sono ancora in grado di sdoppiarmi e poi il giallo della tua tutina attira parecchio l'attenzione».

«Meglio così che vestire come un triste sadomasochista» lo guardò piuttosto schifata «La pelle è fuori moda dagli anni ottanta».

«Smettetela» li richiamò all'ordine Ladybug «Chat tu vieni con me, Queen Bee cerca di aiutare i Parigini finché la tua trasformazione non finisce, se per allora non avremo già sconfitto Géologue allora torna ad aiutarci».

Chloé annuì convinta e lanciando la sua trottola si allontanò cercando qualcuno da aiutare.

Non avevano ancora capito quale fosse stato il motivo per cui l'akuma aveva colpito l'uomo che stava trasformando Parigi in una distesa di montagne, ma era tutto iniziato dal Louvre e probabilmente aveva a che fare con la mostra temporanea sulle rocce di un Paese che non ricordava bene. Aveva visto alcuni manifesti in giro per la città, ma non era niente che potesse interessarle: i sassi erano noiosi e antiquati.

«Aiuto!» appena la richiesta arrivò alle sue orecchie deviò immediatamente nella direzione da cui proveniva.

Si ritrovò davanti ad una montagna galleggiante sulla Senna e cercò subito di capire che cosa fosse successo.

«Mia madre e mia sorella sono ancora sulla nave, ma non riesco a raggiungerle».

«Sei il fratello di Juleka?» domandò squadrandolo per bene.

Il ragazzo che aveva di fronte doveva avere meno di vent'anni, le ci vollero due occhiate per capire se considerarlo bello o meno, sotto agli stracci che indossava anche Adrien non avrebbe potuto brillare. Quella felpa blu era fuori moda da almeno cinque anni.

«Erano sul ponte quando ci hanno colpito, da solo non riesco a rompere la roccia e la nave si sta lentamente inabissando per il peso».

«Lascia fare a me» esclamò Chloè spostando all'indietro i capelli con un movimento deciso della mano.

Saltò da un pezzo di montagna all'altro cercando il punto indicato dal giovane mentre lui la seguiva scalando abbastanza velocemente.

«Può essere pericoloso, aspetta a terra» lo informò trovando una crepa nella quale intravide la sua compagna di classe.

«Sono la mia famiglia» replicò l'altro con calma «Non le abbandono».

«Fa un po' come vuoi, ma non dire che non ti avevo avvertito» rispose annoiata «Voi, là dentro! Spostatevi!».

Queen Bee cercò una posizione stabile in cui poter colpire con la propria trottola la roccia in modo da creare un varco per farle uscire. Dopo qualche colpo capì che non sarebbe stato facile. I sassi erano resistenti e il fatto che fosse stata una nave ad esserne sommersa non aiutava. Infatti come se fosse stata un'isola galleggiante, ad ogni suo tentativo tutto ondeggiava fastidiosamente.

«Andiamo!» borbottò a denti stretti dopo che l'ennesimo colpo aveva aperto di poco la crepa «Forza».

Dopo qualche altro tentativo Juleka riuscì ad uscire un po' a fatica «La mamma non passerà mai da lì» comunicò al fratello.

«Ci penso io qui» affermò Chloè «Iniziate a scendere».

Luka aveva fatto un assenso con il capo e aiutando la sorella l'aveva riportata indietro.

«Signora Couffaine, mi faccia posto sto arrivando» l'eroina aveva deciso di provare ad aprire il varco dall'interno, ma la scarsa illuminazione non le permetteva di avere una situazione chiara di ciò che le stava attorno. Squadrò la donna per capirne la taglia poi mormorò sovrappensiero «Dovrò fare spazio per una cinquantaquattro o non passerà mai da lì».

«Porto una cinquanta mia cara» rispose l'altra leggermente alterata.

Chloé l'aveva guardata e dalla sua espressione si evinceva il suo totale scetticismo «Qualche anno fa forse» replicò asciutta «Ad ogni modo sono qui per salvarla, non per discutere di vestibilità dei capi».

«Se l'obiettivo è far arrabbiare mamma come Hulk e farle aprire il varco da sé sei sulla buona strada» rise Luka mentre guardava dal foro divertito.

«Non intendevo offendere nessuno» precisò Chloé «Ma ho occhio per certe cose ed ora se vuoi spostarti avrei un po' di fretta».

Luka si tirò indietro e la ragazza colpì nuovamente le pareti rocciose staccandone pezzi di volta in volta. Il rollio della nave sull'acqua non le piaceva, ma non aveva molte alternative per riuscire a portare via da lì la donna.

«Ok, così dovrebbe bastare» esclamò dopo un po'. Era affaticata, stava per trasformarsi e le era venuta una leggera nausea per via dei continui ondeggi. Intrecciò le mani per fare una scaletta ed aiutare la Signora Couffaine ad uscire, il figlio stava già allungando una mano tenendosi forte con l'altra per non cadere dentro a sua volta. Chloé guardò con orrore gli stivali della donna e mai nella sua vita avrebbe pensato di toccare un orrore simile.

Anarka, un po' a fatica, ma riuscì ad uscire. Era incerta se ringraziare o meno Queen Bee dati i suoi commenti non richiesti, ma quando si voltò un urlo le scappò dalle labbra.

Luka si era chinato nuovamente per aiutare l'eroina ad uscire dal varco che aveva creato, quando per un movimento anomalo della nave, provocato probabilmente dall'affondamento, aveva visto una piccola frana di sassi piombare addosso a suo figlio e alla ragazza che ormai era quasi fuori.

Allarmato dall'urlo della madre anche Luka si era reso conto che presto sarebbero stati investiti, così dandosi uno slancio verso l'interno trascinò con lui Queen Bee che imprecò sonoramente quando urtò con il fondoschiena il pavimento.

«Razza di cavernicolo ti sembra il modo?» urlò oltraggiata.

Il giovane era atterrato sopra di lei e nell'alzarsi per lasciare libera l'eroina gli si era dipinta in viso un'espressione per niente rassicurante. O almeno questo è ciò che le sembrò data la scarsa illuminazione.

«Ti conviene toglierti da qui sotto.»

«Spostati tu» fu la secca replica.

«Ho una gamba bloccata dai massi» spiegò mentre il viso diventava sempre più contrito e pallido.

Chloé si scansó velocemente e quando vide le rocce che gli stavano intrappolando l'arto capì che doveva esserci qualcosa di rotto. Era indecisa su cosa fare, spostare quei massi poteva fare molto male al ragazzo, ma anche lasciarlo lì non era una buona idea. Si avvicinò accovacciandosi per capire se fosse possibile usare qualcosa come leva e scastrare il tutto, ma quando si decise finalmente ad agire la sua trasformazione finì, facendola tornare in abiti civili.

«Dannazione!» imprecò la ragazza.

«Mia Regina, mi dispiace.»

«Non è colpa tua Pollen» rassicurò il Kwami dandogli una caramella al miele con cui riprendersi dalla fatica.

«Sono ancora qui...» sibiló il ragazzo allo stremo delle sue forze.

«Luka giusto?»

«Ha importanza?» domandò con un filo di voce.

Chloé sbuffó alzando gli occhi al cielo «Bastava un sì. Ad ogni modo, Luka, fai dei respiri profondi e sappi che farà male».

La ragazza usò tutte le sue energie per sollevare la roccia che bloccava il giovane e dopo qualche secondo, con un lamento angosciante Luka riuscì finalmente a sdraiarsi sul pavimento.

Chloé trattenne un urlo misto di angoscia e ribrezzo.

«La gamba è messa così male?» chiese il giovane preoccupato.

«Non puoi capire...» sibilò a pezzi «Mi si è scheggiata un'unghia».

La ragazza respirò profondamente imponendosi con le mani di stare calma, doveva riprendere il controllo della situazione «Hai antidolorifici?».

«Per un'unghia rotta?» domandò sorpreso.

«No, per te sciocco! Avanti, dove sono? Anche una torcia farebbe comodo, non voglio consumare la batteria del telefono» disse l'eroina guardandosi intorno. Si soffermò solo in quel momento ad osservare dove fosse intrappolata. Erano sul ponte di una nave, l'albero maestro a sostenere la vetta e come unica illuminazione la luce accesa nella cabina del timone.

«In quella scatola dovrebbero esserci dei bastoni fluorescenti per le emergenze. Devi romperli e scuoterli per farli brillare. Gli antidolorifici sono in bagno al piano di sotto».

Chloé corse a rovistare fra gli scatoloni fino a quando non trovò ciò che gli era stato indicato, ne ruppe due e una luce gialla ed una azzurra iniziarono a rischiararle la vista. Sì avvicinò per consegnarne uno al ragazzo e si accorse che non aveva una bella cera. C'era un profondo taglio sulla fronte vicino all'attaccatura dei capelli e aver preso un colpo in testa poteva significare che il ragazzo avesse un trauma cranico. Poco dopo osservò per bene la gamba destra e dai pantaloni lacerati del ragazzo vide che il taglio era poco profondo. Tolse il cardigan giallo e borbottando qualcosa sul fatto che fosse firmato e che probabilmente valeva più di tutto quanto il guardaroba del ragazzo messo assieme, circondò la gamba cercando di bloccarla.

Non le sfuggirono i respiri strozzati dal dolore che il giovane stava provando «Torno subito, cerca di stare tranquillo, vedrai che Ladybug risolverà tutto al più presto».

«Non andare» la fermò cercando di trattenerla per la caviglia.

Chloé lo guardò in un misto di sorpresa e confusione.

«È pericoloso, la nave si sta inabissando potresti rimanere intrappolata e a quanto ne so alle api non piace molto l'acqua».

Ridicolo! Si stava preoccupando per lei? Ma aveva visto in che condizioni era?

«Abbiamo dei trucchetti nella manica» rispose sorridendo a Pollen «Ti direi di aspettarmi qui, ma sono abbastanza certa che non ti muoverai, perciò...»

«Fai attenzione» fu la flebile replica.

La giovane iniziò a scendere le scale facendo attenzione a non inciampare. Teneva il bastone luminoso ben teso davanti a lei per riuscire a vedere dove metteva i piedi, quando trovò l'interruttore della luce lo accese e si sentì subito meglio. I posti bui e angusti non le piacevano poi molto.

Provò a contattare i suoi colleghi con il telefono, ma il campo era assente, probabilmente lo spesso strato di roccia impediva ogni possibile comunicazione.

Impiegò un po' a capire quale stanza fosse il bagno e quando finalmente riuscì ad arrivare al mobiletto dei medicinali non vi trovò niente di abbastanza forte, prese comunque un farmaco a base di paracetamolo per tentare di alleviare le pene del giovane. Prese dalla cucina una bottiglietta d'acqua e tornò indietro assicurandosi di chiudere per bene tutte le porte: se vi fossero state falle e l'acqua avesse iniziato ad entrare forse così sarebbe riuscita a rallentarla almeno un po'.

Quando riemerse sul ponte trovò il bagliore azzurro dell'altro bastoncino luminoso a ricordarle dove fosse il ragazzo, ma si rese conto subito che aveva gli occhi chiusi.

«Luka» iniziò a chiamarlo con una certa agitazione nella voce «Luka, svegliati, devi restare sveglio».

Due occhi si aprirono pigramente su di lei e il sorriso che gli dipinse in volto la lasciarono interdetta per un attimo. Doveva ammetterlo visto così da vicino aveva il suo fascino.

«Sono stanco, ma se mi concentro sulla tua voce forse non mi addormenterò.»

«Si può sapere come fai ad essere così calmo?»

«Agitarsi non servirebbe a niente» Chloé percepì che ogni parola gli costasse una grande fatica «E poi c'è Queen Bee qui per risolvere ogni cosa».

Rimase interdetta. Non lo aveva detto per prendersi gioco di lei, le aveva sorriso sinceramente e il fatto che avesse così tanta fiducia nella sua persona le lasciò una sensazione calda al livello dello stomaco.

I pensieri della giovane vennero bruscamente interrotti da degli scricchiolii che stava producendo il fondo della nave.

«Raccontami di te» sussurrò Luka.

«Sono una celebrità, un'eroina, la figlia del sindaco e vado in classe con tua sorella, dubito che ci sia qualcosa di me che tu o il mondo non possa già conoscere.»

«Prova a stupirmi.»

«Beh, sono bionda e bellissima, sono ricca, ho migliaia di ammiratori, ottengo tutto quello che voglio, mio padre ha una catena di alberghi... mi stai ascoltando?» si inginocchiò per schiaffeggiare leggermente il volto del ragazzo «Potresti avere un trauma cranico, non devi dormire».

«Stavo riposando gli occhi» sorrise sdrammatizzando.

Respirava forzosamente per cercare di alleviare il male e la ragazza capì che doveva assecondarlo per mantenere alta la sua attenzione. Probabilmente tra il farmaco, il dolore e il trauma cranico non si sarebbe ricordato poi molto.

«Vuoi sapere la verità?» chiese vendendo il ragazzo annuire mentre cercava di tenere lo sguardo concentrato su di lei «Mi sento sola... anche quando sono in mezzo alla gente» confessò a mezza voce rabbrividendo per le sue stesse parole.

«Hai freddo?» una mano si era posata sulla sua spalla mentre lui continuava ad osservarla cercando di restare vigile.

«Beh l'umidità di questo posto non aiuta, chi diavolo vorrebbe mai vivere sulla Senna?»

«Le onde rilassano molto» nel dirlo il ragazzo spostò a fatica la gamba buona facendo spazio davanti a lui.

«Che stai... stai fermo o rischi di peggiorare la situazione.»

Luka le fece segno di sedersi nel posto appena creato fra le sue gambe.

«Non se ne parla» disse guardandolo serio.

«Sentirai meno freddo.»

Il tono di voce dolce e caldo che aveva usato la fece sciogliere per un attimo. Cercò con lo sguardo Pollen che la guardò incoraggiante, così si decise a fare quanto richiesto stando ben attenta a non fargli male e si accomodó davanti a lui.

Luka armeggiò un po' con le maniche della giacca, poi le coprì le spalle con quest'ultima e Chloé anche non volendo si sentì coccolata da quella premura.

«Io suono la chitarra quando mi sento solo.»

Il fiato tiepido del ragazzo sul suo collo le aveva fatto percorrere la schiena da un brivido decisamente più forte del precedente, era impreparata, non si era mai trovata in una situazione simile e si sentiva tremendamente vulnerabile.

Luka si accorse per l'ennesima volta di quello che le stava accadendo ed iniziò a sfregarle delicatamente le mani sulle braccia nel tentativo di scaldarla un po'.

«Ti piace la musica?» chiese lei in un sussurro.

«È la mia vita» rispose l'altro e Chloé si sentì quasi gelosa per il mondo in cui l'aveva appena detto.

Ridicolo! Gelosa di cosa? Quel posto le stava facendo brutti scherzi, chissà a che punto erano Ladybug e gli altri con quell'akumatizzato.

Luka iniziò a canticchiare sottovoce un motivetto triste, mentre le sue mani avevano smesso di tentare di riscaldarla e si erano posate sulle gambe del giovane per non metterla ulteriormente a disagio.

«È deprimente» affermò un po' più bruscamente di quanto avrebbe voluto.

«Sei depressa?»

«No... ho detto che quello che canti è deprimente» rispose in tono leggermente più gentilmente.

«Ma è come ti senti in questo momento» spiegò candidamente l'altro «Sono piuttosto bravo a capire le emozioni delle persone».

«Sono su una nave ricoperta di rocce che potrebbe affondare» constatò caustica «Ho avuto giornate migliori».

Non ricevette risposta, così si voltò per verificare se il ragazzo si stesse addormentando di nuovo e vide che faticava a tenere le palpebre aperte «Luka, resta sveglio» nel dirlo prese le sue mani e le strinse forte per dargli fastidio e mantenerlo vigile.

«Il mio migliore amico suona il pianoforte» disse senza sapere bene il perché «Adrien Agreste... lo conosci?»

«Sì» rispose l'altro «abbiamo suonato insieme qualche volta».

«Oh... non lo sapevo» esclamò stupita «Da piccolo suo padre ci teneva che prendesse lezioni di piano, così spesso non ci potevamo vedere. Era il mio unico amico perché... beh, ho un carattere un po' forte e gli altri bambini erano tutti un branco di smidollati».

Luka cercò di trattenere una risata, ma questo gli costò parecchia sofferenza. Chloé del resto si sentì un po' offesa dal tentativo malcelato del ragazzo di non ridere.

«Scusa» si affrettò a spiegare «stavo solo immaginando quanto dovessi essere adorabile da piccola».

La ragazza arrossì e si diede mentalmente dell'idiota. Riceveva complimenti ogni giorno e non aveva mai fatto una piega, perché con lui doveva essere diverso?

«Gli adulti mi amavano» si sentì in dovere di precisare «Era con quei mocciosi che proprio non riuscivo ad andare d'accordo: troppo immaturi e piagnucolosi per i miei gusti».

«Adrien invece non era così?» chiese curioso.

«Oh, no... lui era... è fantastico. Sempre gentile, disponibile, una persona di buon cuore. Mi ha sempre sopportato nonostante i miei capricci e i miei vizi. Ho iniziato a fare danza classica per poterlo vedere più spesso, suo padre acconsentiva volentieri nel farci passare qualche ora assieme se ballavo sulle note del pianoforte di Adrien. Lui non mi ha mai abbandonata, era stato l'unico ad essere dispiaciuto quando avevo deciso di andarmene a New York con mia madre.»

«Ricordo l'euforia di mia sorella alla notizia» si lasciò scappare il ragazzo.

Chloé incassò il colpo senza darlo a vedere, era abituata ormai alle cattiverie sul suo conto, del resto prima di diventare Queen Bee aveva reso la vita difficile a molte persone. Negli ultimi tre anni aveva cercato di riscattarsi anche se molti sembravano non rendersene conto.

«L'avevi fatta akumatizzare» mormorò piano prima di iniziare a muovere lentamente il pollice sul dorso della sua mano «è legittimo che non le andassi a genio».

«Non mi sopportava nemmeno prima» precisò la ragazza «Non che abbia mai cercato di farmi amare».

«La tua onestà intellettuale è encomiabile» sorrise un po' sofferente «E in più ti stai facendo perdonare: combattere apertamente contro Papillon ogni giorno è molto pericoloso. Inoltre tu sei la più esposta dato che la tua identità è di dominio pubblico».

Lo disse lentamente, facendo diverse pause perché il dolore era pungente e concentrarsi sul discorso non era poi così semplice.

«Non sembra importare a nessuno» sospirò lei «Mia madre e mio padre sono già stati akumatizzati più volte e Papillon li ha usati contro di me come nella Giornata degli Eroi di due anni fa... non sono stata all'altezza di salvarli, da allora mi alleno tutti i giorni per evitare che possa succedere di nuovo, ma è difficile... terribilmente difficile».

Luka si appoggiò contro la sua spalla. I ciuffi tinti le sfiorarono la guancia solleticandola un po'. Arrossì. Si stava prendendo troppe confidenze per i suoi gusti, ma stranamente qualcosa in lei non stava urlando per allontanarlo. Solitamente non avrebbe nemmeno indossato una giacca grande tre volte lei... soprattutto se non firmata. C'era qualcosa nella calma del giovane che la metteva a suo agio, anche se la situazione non era delle migliori e lui sembrava soffrire parecchio. Non l'aveva giudicata. Non sembrava arrabbiato con lei nonostante quello che aveva fatto a Juleka. Non aveva criticato le sue scelte. Piuttosto l'aveva ascoltata e lusingata in un modo non convenzionale e si era preoccupato per lei anche se per salvarle la vita si era ritrovato con una gamba rotta.

Un movimento brusco verso il basso seguito da un rumore sordo e un colpo proveniente dal fondo la strappò nuovamente dai suoi pensieri e istintivamente il giovane la strinse a sé per proteggerla mentre le loro mani si tenevano sempre più forte.

«La nave ha toccato il letto del fiume» mormorò Luka contro la sua spalla.

In alto davanti a loro una piccola crepa nella roccia iniziò a far scrosciare al suo interno una minuscola cascata d'acqua.

«No, no, no... questa non ci voleva» esclamò la giovane alzandosi a malincuore e andando a controllare la falla. Cercò di tappare il buco da cui stava entrando l'acqua, ma appena provò a chiuderlo forzandolo con una piccola roccia tra quelle che li avevano investiti, si rese conto di aver combinato un pasticcio perché la falla si allargò ed iniziò ad entrare acqua più velocemente «Ridicolo!».

Tornò subito dal suo compagno di sventure e facendo luce con il bastone luminoso vide che anche alle spalle del ragazzo la roccia era bagnata e gocciolante, segno che vi era più di un infiltrazione.

«Luka riesci a muoverti?» chiese accovacciandosi vicino a lui per guardarlo negli occhi.

«Non credo» scosse la testa dispiaciuto «Fa piuttosto male».

«Resisti ancora un po'» sono certa che Ladybug risolverà presto la situazione «Vado a vedere se ci sono state rotture nello scafo».

«Chloé» la voce del giovane arrivò alle sue orecchie come una supplica «Stai attenta».

Lei sorrise sprezzante del pericolo e insieme a Pollen corse verso la porta che l'aveva condotta all'interno della nave. Guardò dall'oblò e dalle luci che si erano spente capì che probabilmente l'acqua aveva raggiunto i trasformatori. Provò a fare luce con la torcia del telefono perché il bastone luminoso non era sufficiente e dalla porta iniziò a filtrare acqua, capì subito che tutto lo scafo era già stato inondato. Si affrettò a tornare dal ragazzo mentre frugava in tasca alla ricerca di una scatolina di caramelle speciali.

«Non moriremo annegati» lo rassicurò «Ma devi restare calmo e continuare a respirare lentamente. Hai mai fatto immersioni?»

Luka scosse la testa.

«Devi respirare lentamente, con il diaframma» spiegò «Ogni inspirazione dovrebbe durare almeno cinque o sette secondi, così come le espirazioni. Con il male alla gamba non sarà facile, ma devi concentrarti sul respiro».

L'acqua nel frattempo li aveva circondati, era alta almeno quattro dita su tutto il pavimento e aveva iniziato ad inzuppare il ragazzo che stava ancora seduto a terra.

«Fai delle prove e tieniti pronto, se il livello d'acqua dovesse iniziare ad aumentare velocemente mi trasformerò e la mia trottola ti aiuterà a respirare».

«Tu come farai?» si preoccupò di sapere.

«Ci sono diversi poteri speciali, Acquapollen può farmi respirare e parlare sott'acqua».

«Diventeresti una bellissima Sirena?» chiese sorridendo.

«Io sono sempre bellissima» esclamò come se fosse una cosa scontata.

«Mai detto il contrario» confermò guardandola negli occhi senza vergogna.

Chloé sentì un leggero fastidio allo stomaco, una sensazione che aveva provato poche volte nella vita, ma che riconobbe immediatamente.

Ridicolo! Non poteva piacerle quel ragazzo, eppure i segnali le erano fin troppo chiari.

«Respira» lo spronò «Devi riuscire a mantenere una respirazione calma anche se dovesse accadere qualcosa di inaspettato».

«Tipo?» chiese lui.

«Esplosioni, mancanza di luce...» disse pensando alle varie possibilità.

«I tuoi capelli non si illuminano se provi a cantare?» chiese ridendo.

«Quella è Rapunzel, io non sono una principessa Disney.»

«Beh, sei dolce, testarda, sincera, coraggiosa» iniziò ad elencare «È facile confondersi».

Lei scosse la testa alzando gli occhi al cielo. Dolce? Nessuno l'aveva mai definita "dolce". Però pensandoci bene la preoccupazione per la ferita che si era procurato per salvarle la vita e la situazione in cui si trovavano l'avevano resa meno acida del solito. Era sinceramente sorpresa che non sembrasse avere preconcetti nei suoi confronti e questo non faceva altro che intrigarla. L'alone di mistero dato dalla perenne calma del giovane, la maturità e le premure che le aveva dimostrato avevano fatto crescere in Chloé un conflitto interiore. Da una parte avrebbe voluto conoscerlo meglio, capire se fosse davvero fantastico come sembrava, ma dall'altra aveva paura delle voci, dei gossip e delle critiche, se avesse anche solo iniziato a frequentarlo come amico.

Ridicolo! Era Chloé Bourgeois lei poteva fare quello che voleva!

L'acqua aveva raggiunto i trenta centimetri e il giovane stava provando a respirare come la ragazza gli aveva consigliato per non pensare al dolore alla gamba.

«Devi respirare più lentamente» lo corresse sentendo con una mano il suo diaframma «Inspira» contò fino a sette «Espira. Mantieni la calma e concentrati. Lentamente».

Lo guidò per qualche minuto, mentre l'acqua continuava a salire sempre più velocemente, era pronta a trasformarsi quando percepì nell'aria un leggero pizzicorio. Aveva riconosciuto la sensazione, Ladybug doveva aver appena lanciato in aria il suo Miraculous per far tornare tutto alla normalità. Sorrise contenta che la prigionia sarebbe presto finita e che il giovane sarebbe tornato a stare bene. Decise che doveva muoversi, era la sua opportunità, se voleva fare qualcosa doveva farlo in fretta.

Aspettò che il ragazzo ispirasse per l'ennesima volta, ignaro che presto sarebbe stato libero e si chinò su di lui, baciandolo.

Catturò le sue labbra e si abbandonò all'istinto. Luka sebbene sorpreso non si tirò indietro e le loro bocche iniziarono una lotta per la supremazia. Chloé morse leggermente il labbro inferiore del ragazzo prima di staccarsi e sorridere soddisfatta mentre tutto attorno a loro tornava alla normalità.

«Sette» pronunciò con naturalezza «Sì» confermò «La respirazione andava bene, peccato non serva più».

Luka si alzò, constatando che la gamba era tornata in perfette condizioni. La guardò e sorrise sghembo senza dire niente, come se avesse capito perfettamente che cosa le fosse passato per la testa.

Improvvisamente la sicurezza di Chloé vacillò, come poteva reagire sempre in modo da destabilizzarla? E poi chi diavolo pensava di essere per guardarla con quella faccia da schiaffi!?!

«Luka!» Juleka corse ad abbracciare il fratello «Eravamo così preoccupate!»

Anche la madre arrivò sul ponte e li abbracciò grata che stessero tutti bene.

La biondina si sentì di troppo, non abituata alle manifestazioni d'affetto familiari e si voltò pronta ad andarsene «Pollen trasformami!»

Queen Bee saltò dalla nave al pontile pronta per fuggire da lì.

«Chloé» il ragazzo la stava chiamando affacciato dal parapetto «Grazie».

L'eroina lanciò la trottola e se ne andò senza riuscire a rispondergli. Tornò rapida verso casa sua e quando arrivò sulla terrazza fuori dalla sua suite sciolse la trasformazione.

Iniziò a camminare avanti e indietro borbottando fra sé frasi apparentemente senza senso e Pollen rimase in silenzio a guardarla. Non aveva mai visto la sua Portatrice così turbata era uno spettacolo insolito e divertente al tempo stesso.

«Mia Regina» l'aveva infine richiamata.

«Che c'è Pollen?» chiese avvicinandosi al Kwami «Stai bene?»

L'impersonificazione dell'ape annuì vigorosamente con il capo, Chloé era sempre molto premurosa nei suoi confronti, da quando si erano conosciute la trattava sempre con dolcezza e gentilezza. Era un lato della giovane che probabilmente solo lei era riuscita a vedere negli anni, ma qualcosa quel pomeriggio le aveva fatto pensare che anche Luka aveva intuito che ci fosse molto di più nella biondina di quanto si potesse pensare.

«Lei sta bene?» nonostante la profonda amicizia che le legava non riusciva a darle del tu, le sembrava una completa mancanza di rispetto.

«Sì, tutto bene» minimizzò la ragazza.

«Era molto carino...» si permise di dire vedendo la giovane cercare di trattenere un sorrisino «e gentile. Ho percepito vibrazioni positive tra di voi».

«È solo un ragazzo che ho salvato» disse sapendo benissimo di risultare falsa.

«Ha ancora addosso la sua giacca» rise Pollen «Vuole tornare alla nave subito o aspettiamo qualche giorno e la usiamo come scusa per rivederlo?».

Chloé si guardò nel riflesso della vetrata che dava sul soggiorno e si rese conto che indossava ancora la giacca azzurra di Luka. Inspirò profondamente per quietarsi e una sensazione di calma data dal profumo di quest'ultimo la avvolse immediatamente. Non poté che arrossire ripensando alle premure che aveva avuto nei suoi riguardi e quando se ne rese conto vedendosi nella superficie riflettente scrollò la testa con convinzione.

«Tutto questo è ridicolo! Assolutamente ridicolo!»
 

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Le avventure di Luka e Chloé proseguono in: Honey! Miraculous - Le storie di Queen Bee e nella saga principale di Blind Hearts. 
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Capitolo 2
*** Honey! ***




 

Ridicolo! Miraculous - Le storie di Queen Bee di KwamiHunters

 
Honey! Le storie di Queen Bee
 

 

«Ridicolo! Assolutamente ridicolo!» sbottò Chloé infervorata «Cosa significa che non potete accettare la mia carta di credito?».

«Il temporale che sta imperversando ha provocato un guasto sulla linea telefonica» si scusò la commessa mortificata «I tecnici stanno cercando di risolvere la situazione, ma nel frattempo possiamo accettare soltanto contanti».

Alla biondina uscì un verso disgustato «Il denaro è ricoperto di microbi e batteri, non ne porto mai con me: il mio portafoglio si infetterebbe. Lo metta sul conto di mio padre, il Sindaco».

«Mi dispiace signorina Bourgeois, ma non posso farle credito. Sono le direttive aziendali.»

La ragazza era sull'orlo di una crisi di nervi, non poteva essere così estenuante comprare due maledettissime scatoline di caramelle al miele. Tra le tante fatte assaggiare a Pollen queste erano diventate le sue preferite e non voleva deludere il suo Kwami dandole qualcosa di diverso.

«Mi chiami il direttore» disse cercando di tenere un tono di voce calmo e posato. Il ticchettio nervoso che produceva con il piede, le braccia incrociate sotto al seno e l'espressione truce che aveva in viso non preannunciavano niente di buono.

«Honey! Serve una mano?»

Chloé non riconobbe subito la voce del giovane che l'aveva chiamata in quel modo, ma quando si voltò oltraggiata per la troppa confidenza e per quello che considerava un affronto personale, rimase bloccata con l'indice puntato al petto del ragazzo.

Eccolo.

Sapeva che sarebbe arrivato il momento in cui l'avrebbe rivisto. Da quando gli aveva salvato la vita qualche settimana prima, Luka si era infilato sotto la sua pelle senza che lei potesse cercare di combattere o contrastare quello che provava ogni volta che un dettaglio banale o stupido glielo riportava alla mente. Si era informata con discrezione sul suo conto, passando a rassegna i social network e parlandone "casualmente" con Sabrina, ed ogni singola informazione che aveva trovato l'aveva fatta incuriosire ancora di più sul suo conto. Si era pentita di averlo cercato su Facebook, perché quando aveva iniziato a scorrere la sua bacheca aveva trovato una foto postata da Juleka per il compleanno del fratello. Era uno scatto rubato: una foto piuttosto scura che mancava di esposizione. Da quello che aveva potuto vedere il giovane era seduto a terra probabilmente sul ponte della nave in cui abitava. La schiena abbandonata contro del solido legno mentre suonava una chitarra classica. Dei jeans neri strappati gli fasciavano le gambe toniche e una maglietta bianca molto aderente lasciava ben poco spazio alla fantasia di Chloé che si era persa per svariati minuti ad osservare quelli che dovevano essere degli addominali scolpiti da ore di duro lavoro. La bocca semi aperta faceva pensare che stesse cantando e lo sguardo perso nel vuoto aveva alimentato il fascino che stava esercitando su di lei. Lo strumento sembrava essere quasi abbracciato dal giovane, trattenuto da una gamba piegata affinché non scivolasse. Juleka oltre agli auguri come testo nel post, aveva anche scritto una citazione direttamente sull'immagine: "Leave out all the rest". La biondina aveva fatto uno screenshot dell'immagine così da non rischiare di mettere "like" accidentali e si era così tanto incuriosita che aveva googlato la frase per rendersi poi conto che fosse il titolo di una canzone. Non l'aveva mai ascoltata, di certo i Linkin Park non erano tra gli artisti che si potevano trovare nella sua playlist. Quando però aveva sentito il brano leggendone per bene il testo affinché non si perdesse nemmeno un dettaglio di quella canzone, delle lacrime calde e silenziose avevano iniziato a tracciare sentieri lucidi sulle sue guance. In breve tempo si era ritrovata a singhiozzare come una bambina perché quelle parole non erano sue, ma le appartenevano infinitamente. Aveva stretto a sé Mr. Kuddly e si era lasciata andare ad un pianto liberatorio come non le accadeva più da molto tempo.

Deglutì cacciando via il pensiero delle settimane in cui non lo aveva più rivisto «Come mi hai chiamata?» chiese cercando di assumere un'espressione scocciata.

«Honey... sai, tu sei Queen Bee, le api fanno il miele...» rispose calmo come se lo stesse spiegando ad una bimba piccola.

«Ridicolo!» borbottò superandolo a passo deciso e uscì dal negozio.

Si guardò intorno indecisa su che direzione prendere e subito si sentì richiamare.

«Stai dimenticando qualcosa» la fermò il ragazzo raggiungendola.

La giovane si voltò guardandolo confuso e lui le lanciò una scatolina delle caramelle al miele che aveva provato ad acquistare senza successo.

«Non voglio essere in debito con te.»

Luka ignorò l'obiezione sorridendo furbamente «Sono per Pollen, non per te: non credo le facciano senza zucchero».

La giovane lo guardò perplessa senza saper bene che dire, del tutto impreparata a ricevere gentilezze altrui senza un secondo fine «Non avevo bisogno d'aiuto» specificò seria.

«Un grazie è sufficiente.»

«Gr-grazie» Chloé non smise di fare il broncio, ma sapeva che sarebbe stato molto infantile non essergli riconoscente.

«Sei libera questo pomeriggio?» domandò Luka a bruciapelo.

«Mi stai invitando ad uscire?» chiese stupita.

«Vuoi che ti chieda di uscire?» replicò lui piegando leggermente la testa verso sinistra.

«Certo che no! Stavo solo... Sarebbe ridicolo!» si affrettò a precisare la biondina.

«Mia sorella compie gli anni fra un po'» spiegò divertito «Mi farebbe piacere avere un'opinione femminile per il regalo che voglio comprarle».

Chissà com'era avere un fratello. Qualcuno su cui contare, qualcuno che si preoccupa per te, con cui poterti confidare e che ti vuole un bene imprescindibile. Beh... almeno in teoria, sapeva che non erano rose e fiori in tutte le famiglie, ma da quanto aveva potuto constatare c'era un legame molto stretto tra lui e Juleka.

Sentì una leggera pressione in mezzo alla fronte e vide che il giovane aveva uno sguardo divertito mentre la punzecchiava con l'indice «Ti sei incanta?».

Chloé si riscosse dai suoi pensieri e abbassò lo sguardo convinta di aver appena fatto una figura misera «Non credo di poterti aiutare: abbiamo gusti diametralmente opposti».

Vide il giovane sospirare senza però scoraggiarsi «Vuoi farmi comunque compagnia? Fuori il tempo è peggiorato perciò non ti conviene tornare a casa a piedi se non vuoi prenderti un malanno».

«Come fai a sapere che sono venuta qui a piedi?» chiese guardinga «Mi stai seguendo?».

Luka sorrise e si avvicinò allungando le mani verso il suo viso. Non si soffermò sulla sua pelle, non la sfiorò nemmeno a dire il vero e questo la lasciò insoddisfatta in qualche modo.

«Il cappuccio della tua giacca è ancora umido» spiegò lisciandolo e sistemandolo meglio sulle sue spalle «Non sono uno stalker e non credo di avere il diritto di... qualunque cosa tu stia pensando in questo momento, solo perché mi hai baciato».

La biondina fece un passo indietro scrollandosi di dosso le mani del ragazzo, poi mosse velocemente l'indice in aria per rafforzare le sue parole «Io non ti ho baciato» precisò «Volevo verificare che avessi capito le mie nozioni per respirare correttamente in caso l'acqua ci avesse sommersi».

Il giovane non riuscì a trattenere una risata «Scommetto che suonava molto più credibile nella tua testa, prima di dirlo ad alta voce».

Chloé sbuffò imbarazzata, non era pronta psicologicamente per affrontare l'argomento. Non che si pentisse o vergognasse di quello che aveva fatto, semplicemente non aveva pensato che il ricordo di quel gesto impulsivo l'avrebbe torturata nelle notti a venire. Perché doveva ammetterlo almeno a se stessa: c'era qualcosa in quel ragazzo che la faceva impazzire. Lo aveva baciato perché si era sentita protetta da lui durante quell'attacco, aveva avuto un attimo di debolezza forse, ma infondo le andava semplicemente di farlo. Non si era fatta problemi a prendersi ciò che voleva in tutta la sua vita e non se ne era fatti nemmeno in quel momento per un "quasi sconosciuto con addominali da favola" con cui aveva condiviso qualche ora di prigionia.

«Su andiamo, prometto che ti divertirai» le disse porgendole una mano.

«Sai già cosa vuoi regalare a Juleka?»

«Un vestito: un abito che possa mettere in un'occasione speciale, qualcosa di elegante, ma che rispecchi il suo stile».

«Potevi dirlo prima» esclamò «Se si tratta di abiti hai chiesto aiuto alla persona giusta» sorrise a suo agio al solo pensiero di fare shopping. Guardò la mano che ancora Luka stava tenendo sospesa verso di lei e ignorandola volutamente con fare altezzoso lo superò a passo deciso «Iniziamo da lì».

Il giovane la seguì sorridendo, contento di essere riuscito a convincerla a passare del tempo con lui. Le piaceva, molto. Trovava adorabile il modo in cui la ragazza cercasse in ogni modo di fare la sostenuta, salvo poi finire sempre per risultare buffa ai suoi occhi.

Era diretta e sapeva ciò che voleva, ma nascondeva anche un'anima fragile. Lui era bravo a capire certe cose e la Chloé Bourgeois che conoscevano tutti non era altro che un'infinità di specchi e barriere innalzati per difendersi da un mondo spietato. Luka ogni volta che la guardava sentiva la necessità di stringerla tra le braccia e rassicurarla. Ne aveva avuto un assaggio mentre erano stati imprigionati e voleva inebriarsi del suo profumo, ancora e ancora e ancora... Sapeva benissimo che provare a conquistare la biondina non sarebbe stato facile, ma in qualche modo il pensiero lo divertiva. Del resto lo aveva già baciato di sua iniziativa e vederla imporporarsi e agitarsi al solo pensiero, come un topolino tra le spire di un serpente, gli aveva dato il coraggio di continuare, invitandola così a passare del tempo assieme.

«Troppo dark... Troppo pop... Questo no! È ridicolo! Chi mai la indosserebbe una cosa del genere! Mai nella vita! Mai! Dovrebbero arrestare lo stilista che lo ha disegnato!»

Durante gli sproloqui della biondina il ragazzo si era appoggiato ad una delle colonne portanti all'interno del locale e si stava godendo la gamma di espressioni verbali e fisiche di disgusto nei confronti dei capi che stava guardando. Era così seria e concentrata che sembrava fosse questione di vita o di morte e se solo qualcuno avesse provato a contraddirla avrebbe rischiato dei guai molto grossi.

Chloé fece due giri del negozio mentre chiedeva dettagli a Luka su cosa preferisse «Ti darò quattro possibilità. Numero uno: abito in velluto con gonna a coda di pavone, spalle scoperte e spalline a metà braccia. Molto "vampire".» disse alzando la prima gruccia per poi appoggiarla su un divanetto lì vicino e passare al secondo «Numero due: abito colore viola scuro, corpetto a cuore e gonna a metà coscia. Come puoi vedere è ricoperto di pizzo nero, ha le mezze maniche e sotto arriva fino al ginocchio. Fa effetto vedo non vedo ed ha una fantasia gotico-floreale».

Luka annuì compiaciuto, era contento che si stesse impegnando tanto per lui, o meglio... per sua sorella.

«Numero tre: vestito nero, gonna ampia con corsetto fasciante. Niente maniche e scollature. L'ho scelto per il ricamo con filo argentato delle rose. Credo apprezzerebbe».

Il giovane si irrigidì appena un po' e la guardò alzando un sopracciglio.

«Tu... tu lo sai?»

«Sono in classe con loro da una vita» rispose alzando le spalle «Credo lo sappiano tutti... stiamo solo aspettando che lo rendano ufficiale» lo disse senza scherno, senza allusioni, senza ironia «Dovresti parlarle» aggiunse «Non le fa bene continuare a portarsi dentro un peso inutile».

«Inutile?»

«È la classe di Marinette, credi davvero che permetterebbe a qualcuno anche solo di scherzare sulla questione?» disse con una leggera smorfia di disgusto.

«Non la sopporti proprio, eh?»

«Lasciamo perdere, potrei diventare acida.»

Luka rise strizzando gli occhi e portandosi una mano alla bocca per poi scrollare la testa «Chi? Tu, Honey?».

«Smettila di chiamarmi così!» lo guardò truce «È stucchevole e fa sembrare che siamo in confidenza».

«Beh, speravo di avere dei privilegi visto che ti ho salvato la vita» disse con noncuranza, consapevole di ciò che avrebbe scatenato.

«Scusami?» esclamò infatti indignata «Sono stata io a salvarti!».

«Tecnicamente mi hai fatto da badante» rincarò la dose lui cercando di non ridere.

Vederla agitarsi e fremere per non urlargli addosso era uno spettacolo esilarante.

«Ho liberato la tua gamba dalle rocce e mi sono pure scheggiata un'unghia nel farlo!» sibilò velenosa.

«Hai ragione» sentenziò pensieroso «Vorrà dire che in cambio potrai chiamarmi... Lulù».

Chloé scoppiò in una risata argentea e rise, rise di gusto «Ridicolo! Assolutamente ridicolo!» continuò non riuscendo a trattenersi.

Era la prima volta che Luka sentiva la sua risata, quella vera, non i risolini artificiosi e striduli che emetteva per ostentare la sua sicurezza. La guardò restando senza fiato e si rese conto che era definitivamente fregato: si era appena innamorato totalmente di Chloé Bourgeois.

Quando lei smise di ridere si accorse che il ragazzo aveva le gote leggermente arrossate e un sorriso un po' stupido ad incorniciargli il volto, quasi imbarazzato. Forse aveva esagerato a ridere così di lui.

«Torniamo al regalo per tua sorella» sentenziò cercando di rimediare «Il quarto vestito...»

«Potresti provarli?» domandò Luka.

La biondina si umettò le labbra sbattendo più volte le ciglia a vuoto «Prego?».

«Beh, non ricordo più com'era fatto il primo abito...» ammise candidamente «Credo che vederli potrebbe aiutarmi a scegliere».

La ragazza sbuffò indecisa se assecondarlo o meno. Le stava davvero chiedendo di sfilare per lui... in un'occasione diversa avrebbe accettato senza nemmeno pensarci un secondo, ma in sua presenza si sentiva terribilmente vulnerabile e odiava quella sensazione.

«Per favore, Honey» disse dolcemente.

Prima di arrossire Chloé si voltò e afferrò gli abiti che aveva già fatto vedere a Luka dirigendosi a passo deciso verso i camerini mentre borbottava l'ennesimo rimproverò per il soprannome che le aveva dato.

Il giovane si sedette sui divanetti che stavano di fronte ai camerini aspettando che la biondina uscisse facendo sfoggio degli abiti. Impiegò qualche minuto e lui si preparò psicologicamente alla visione che lo stava per investire. Deglutì, aprì e chiuse più volte le mani per allentare la tensione e quando vide la mano della ragazza sbucare dalla tendina pronta ad aprire sì stampò in volto l'espressione più rilassata che riusciva ad avere in quel momento.

«Tieni presente che Juleka è più alta di me» si affrettò a precisare. Era a piedi nudi e si tirò sulle punte per far capire almeno un po' cosa intendesse. «Dovresti farle indossare dei sandali neri col tacco alto» disse sovrappensiero facendo una mezza giravolta per guardarsi allo specchio mentre lisciava meglio la stoffa contro i suoi fianchi «Non dici niente?».

«Sei bellissima...»

Chloé lo guardò stupita che il commento fosse stato fatto ad alta voce e rimase smarrita cercando di capire come doveva rispondere al suo complimento. Aveva ricevuto un sacco di lodi, ma di solito erano per darle il contentino, per farla smettere di mettersi in mostra. Il commento di Luka invece, le sembrò più un pensiero che non era stato in grado di reprimere.

«Mi presteresti il telefono?» chiese lui all'improvviso.

Lei lo guardò storto, ma pur di alleggerire la tensione che stava crescendo tra di loro era disposta a qualunque cosa. Tornò in camerino e prese dalla sua borsa l'iPhone per poi darlo al ragazzo senza il blocco dello schermo.

«Ho la memoria di un pesce rosso» scherzò lui «Ho pensato che fotografando gli abiti potremmo confrontarli tutti insieme e non ti farò perdere troppo tempo».

«Non potevi usare il tuo?» domandò l'altra mentre aspettava che il giovane scattasse per poi rientrare nel camerino per il secondo cambio.

«Honey, vuoi davvero che abbia tue foto sexy sul mio telefono?» scherzò immaginandosi la sua espressione indignata.

La biondina represse un insulto e cercò di non agitarsi ulteriormente, impiegò qualche minuto in più per uscire cercando una risposta adatta, ma ogni frase le sembrava inadeguata così evitò semplicemente l'argomento.

Il ragazzo nel frattempo si scattò una foto buffa, poi andò nella rubrica e salvò il suo numero con il nome di Lulù. Per essere sicuro che non ci fossero fraintendimenti cliccò sull'immagine profilo per aggiungere la foto appena scattata, quando però si aprì la galleria la curiosità lo assalì facendogli scorrere le immagini con qualche rapido swipe del pollice.

Restò molto stupito nel trovare lo screenshot di una sua foto. Era palese che la ragazza lo avesse cercato su Facebook da almeno una settimana e senza pensarci due volte, decise di impostare quell'immagine per il profilo sul telefono della biondina: avrebbe davvero voluto vedere la sua reazione quando si fosse resa conto che era stata trovata metaforicamente come un orso con le zampe nel miele.

«Personalmente mi piace più del primo» disse lei uscendo «Non è il mio genere, ma a Juleka potrebbe piacere. L'unico problema è che questo pizzo fa il solletico» affermò agitando leggermente le spalle a disagio.

«Sarebbe banale se dicessi di nuovo che sei bellissima?».

«Lulù!» lo redarguì cercando di non ridere «Sii serio, abbiamo una missione da compiere».

«Ai suoi ordini» alzò le mani sorridendo complice «Foto, prego».

La ragazza si voltò verso di lui con espressione seria e si mise in posa mentre l'altro immortalava il secondo outfit.

Luka non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione di euforia mista a felicità che lo aveva pervaso da quando aveva trovato lo screenshot, ma si impose di restare tranquillo.

La giovane indossò il terzo capo e uscì velocemente con un'espressione raggiante in viso «Lo adorerà» esclamò sistemando le pieghe della gonna. Doveva ammettere che i ricami di quelle rose fossero davvero fatti con molta cura.

«Lo credo anch'io» annuì il ragazzo «Vuoi provare l'ultimo o prendiamo direttamente questo».

Chloé spostò il peso da un piede all'altro «Proverò l'ultimo per sfizio personale» esclamò voltandosi allegra per tornare nel camerino. Ci furono vari fruscii e vari borbottii da parte della ragazza che sembrava non volesse più uscire con l'ultimo abito.

«Tutto bene?» domandò dopo un po' Luka alzandosi per poi avvicinarsi.

La bionda spostò leggermente la tenda sbucando solo con la testa. Si bloccò non aspettandosi che il giovane fosse già lì e lo guardò un po' a disagio «Si è incastrata la zip» borbottò.

«Posso? O preferisci chiami una commessa?» domandò rispettoso.

«Ridicolo! Muoviti, non ho tutto il pomeriggio».

Luka spostò leggermente la tendina e si avvicinò piano alla schiena della ragazza. Provò con delicatezza a muovere la zip ma con scarsi risultati. Appoggiò una mano sul fianco della ragazza per tenere ferma la stoffa e fece un secondo tentativo. Tra loro scese il silenzio entrambi infatti ebbero paura di fare un passo falso e rischiare di rovinare qualunque cosa si stesse iniziando a creare tra di loro. Dopo qualche altro tentativo finalmente la cerniera fu completamente chiusa. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, ma la vicinanza al collo di Chloé la portò a squittire imbarazzata. Del tutto impreparata a quello che era appena successo lo guardò dallo specchio con sguardo assassino facendolo scoppiare a ridere.

«Smettila immediatamente» esclamò minacciandolo con un dito.

«Scusa, Honey» disse posandole un bacio leggero sulla nuca. Si inebriò respirando il profumo di vaniglia dei suoi capelli, mentre lei tentava in tutti i modi di non arrossire. Con la mano che ancora aveva sul suo fianco la condusse fuori dal camerino e le fece fare una giravolta davanti allo specchio mentre continuava a guardarla ammirato, infine scattò una foto come per gli altri abiti provati e le riconsegnò il telefono.

Il vestito era di tessuto nero ricoperto di chiffon a più strati dello stesso colore. La scollatura a cuore metteva in risalto il decoltè della ragazza. La stoffa semi trasparente si collegava ad un collarino creando un gioco di ombre. Sopra inoltre vi era applicato un collier di perle avorio e il risultato era estremamente elegante.

«Bellissima... lo so!» lo anticipò lei sorridendo mentre tornava nel camerino.

Chloé si cambiò e riportò al loro posto gli altri abiti, mentre Luka andò alla cassa con l'abito ricamato di rose che lei gli aveva consigliato.

Da un angolo della Boutique la giovane richiamò la sua attenzione. Lui lasciò l'abito alla commessa per prenderlo in un secondo momento e raggiunse velocemente la biondina.

«Prova questa» aveva tagliato corto la ragazza consegnandogli una giacca in denim simile a quella che lui le aveva prestato per proteggerla dal freddo durante l'attacco dell'akuma.

«Che cos'è successo alla mia giacca?» chiese guardando perplesso il capo che aveva tra le mani.

«Jean Baptiste l'ha gettata» disse alzando le spalle per minimizzare l'accaduto.

«Non è necessario che tu ne prenda un'altra» la rassicurò.

«Non devo, hai ragione... ma provala comunque» spiegò pratica «è il mio turno di farti sfilare».

Lui la guardò alzando un sopracciglio.

«Ok, mi piace fare shopping» ammise alzando le mani.

«Non ti piace come mi vesto» la corresse lui per nulla risentito.

«Sei un bel ragazzo, dovresti valorizzarti un po'» rispose sincera.

Luka accettò il complimento non riuscendo a trattenere un sorrisino malizioso e lei deglutì sentendosi nuovamente esposta.

«Forza Fata Madrina» la spronò «Fai la tua magia».

Chloé era contenta: aveva trovato una scusa per poter passare ancora un po' di tempo con il ragazzo, potendo persino scegliere che cosa fargli indossare.

Iniziò prendendo una camicia di lino candido dal taglio semplice e la accostò alla giacca che aveva scelto «Inizia con queste due» comandò soddisfatta.

Il giovane entrò nel camerino e quando chiuse la tenda verso sinistra questa si aprì un po' di più dalla parte opposta. Non era uno spiraglio consistente, ma "il caso" volle che centimetro dopo centimetro la biondina scivolasse sul divanetto proprio nel punto in cui l'angolazione dello specchio le permise una visione chiara dell'interno del camerino.

Il ragazzo tolse la felpa e poi la t-shirt stampata con un unico movimento fluido afferrandola poco sotto il collo al centro delle scapole.

La biondina annaspò in cerca d'aria trovando incredibilmente sexy il gesto che gli aveva appena visto fare. Quando alzò lo sguardo dagli addominali passando brevemente per i bicipiti, trovò due occhi turchesi a fissarla compiaciuto.

«Una brava ragazza avrebbe almeno fatto finta di arrossire» la provocò mentre iniziava ad allacciare i bottoni della camicia bianca.

«Evidentemente non lo sono» rispose a tono, incrociando le braccia al petto. Lei era Chloé Bourgeois non poteva continuare a sentirsi come una sciocca adolescente infatuata. Doveva mantenere un minimo di dignità!

Luka gongolò letteralmente, forse ottenere un appuntamento con la ragazza non sarebbe stata un'impresa così complicata.

La tendina produsse un rumore secco e la biondina si appoggiò ad uno stipite guardandolo storto. Lui per nulla intimorito continuò a guardarla intrigato dal suo comportamento. Immaginò quale conflitto interiore stesse vivendo da quando l'aveva incontrata e si chiese come infine avesse vinto la sua parte più spudorata e sicura di sé.

«Girati» esclamò facendolo voltare su se stesso «Mmm...» meditò «Le maniche sono un po' troppo lunghe, ma la taglia potrebbe andare bene».

La giovane sparì tornando qualche minuto più tardi con una camicia di colore blu ceruleo e un gilet abbinato colore blu di prussia, molto più scuro del primo in modo da dare un bel contrasto.

«Prova questi» disse appendendo le nuove grucce direttamente nel camerino ed osservò la giacca in denim che nel frattempo l'altro aveva indossato «Ti piace?».

Lo vide annuire e ricominciare a spogliarsi, così lei tornò verso i divanetti.

Luka sbottonò la camicia stando attento a non rompere nessun bottone mentre di sottecchi spiò la ragazza dallo specchio.

«Dovresti chiudere la tenda» lo rimbrottò fingendo di controllare lo stato della propria manicure.

«Gelosa che possa vedermi qualcun'altra, Honey?» scherzò togliendosi la camicia.

«Ridicolo!» borbottò alzando gli occhi al cielo e nel farlo non le sfuggì la visione in prima fila sulla schiena del ragazzo. Alla base del collo aveva un tatuaggio: assomigliava ad un elettrocardiogramma, ma conoscendo la passione del giovane per la musica concluse che fosse lo spettro di frequenza di una traccia audio.

«Cosa significa?» chiese un po' curiosa indicandolo con un cenno del capo. Si pentì subito della domanda, quando vide un'ombra farsi largo nello sguardo del giovane.

«È la voce di mio padre» rispose sorridendo mesto «È morto quando avevo undici anni».

Chloé rimase pietrificata. Era in classe con Juleka da una vita eppure non lo sapeva. Non si era mai posta il problema perché non era interessata alla vita degli altri se non per proprio tornaconto personale. Per la prima volta nella sua vita si sentì davvero stupida ed egoista.

Nel frattempo Luka aveva indossato anche il gilet e stava chiudendo gli unici due bottoni in madreperla nera.

La biondina si avvicinò senza sapere bene cosa fare o dire. Avrebbe dovuto scusarsi? Forse rincuorarlo con un tocco gentile sulla spalla. Forse...

«Soddisfatta dell'abbinamento?» chiese il giovane cercando di scacciare i fantasmi di un passato ingombrante con un sorriso.

La biondina entrò nel camerino e si frappose tra lui e lo specchio. Aggiustò le punte geometriche del gilet senza riuscire ad incrociare il suo sguardo. Seguì le cuciture fino ad arrivare ai bottoni e con l'unghia laccata ne disegnò il profilo salendo ancora lungo le cuciture. Le mani incontrarono la camicia cerulea e le venne naturale sistemare il colletto con un gesto automatico. Sfiorò la pelle tesa del collo e vide la carotide che pulsava sotto il suo tocco leggero.

«Chloé...» la chiamò il giovane.

Lei non rispose, restò in silenzio, ma questa volta alzò gli occhi su di lui e scorse la tempesta che stava imperversando dietro alla sua calma apparente. Accarezzò una guancia leggermente ispida per un accenno di barba e infine lo attirò a sé alzandosi sulle punte e lo baciò delicatamente. «Mi dispiace» soffiò sulle sue labbra mentre il suo stomaco sembrava essere in evoluzione sulle montagne russe. Restò ferma guardandolo mentre i loro respiri si mischiavano. Erano in una bolla, immobili come se il tempo attorno a loro si fosse fermato e cercavano negli occhi altrui un segno, una conferma.

Luka mise una mano alla base della schiena della biondina tenendo l'altra morbida sul suo fianco. Sarebbe stato così facile baciarla di nuovo che gli sembrò quasi irreale.

La giovane sentì bruciare la pelle sotto il tocco delicato del ragazzo che la stava guardando come se fosse stata qualcosa di estremamente prezioso. Si era avvicinato e aveva sorriso. Era troppo vicina per poterlo vedere, ma lo intuì per il taglio che assunse il suo sguardo.

Era stata bene in sua compagnia, nella sua testa aveva avuto conferma di tanti piccoli dettagli e riflessioni che aveva fatto nelle settimane precedenti. Si era divertita a fare shopping e anche se era faticoso ammetterlo il continuo sali e scendi emotivo che faceva quando era in sua compagnia le piaceva. La faceva sentire viva, realmente interessata a qualcuno dopo molto tempo. Poteva quindi concedersi un altro bacio su cui fantasticare e farsi prendere in giro da Pollen nelle giornate seguenti?

Le bastò sporsi in avanti per incontrare le labbra ruvide del giovane e le catturò sentendosi fremere. Luka la strinse di più a sé facendola aderire al suo petto per poi reclamare con più determinazione la sua bocca. Lei gli mordicchiò leggermente il labbro inferiore, mentre sentiva il respiro farsi sempre più corto e veloce. Quando il ragazzo provò a lambire le sue labbra le trovò già schiuse pronte per la battaglia che ne sarebbe conseguita.

Chloé sentì le gambe sciogliersi, era sicura che se in quel momento lui non la stesse sostenendo con quella mano tanto forte quanto gentile alla base della schiena, probabilmente sarebbe scivolata a terra sopraffatta dalle sue emozioni.

Un leggero chiacchiericcio la riportò alla realtà e guardando oltre le spalle del giovane vide che altre persone sembravano divertite e incuriosite da quello che stava accadendo in quel camerino. La bolla scoppiò e si rese conto di quanto fosse sbagliato essere lì in quel momento. A malincuore si allontanò da Luka sistemandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

«Devo andare» mormorò senza riuscire a guardarlo negli occhi.

«Non vuoi che ti vedano con me?» chiese cercando un senso al motivo del turbamento della ragazza.

«No, io...» le parole si erano impigliate sulla sua lingua.

«Oh...» aveva realizzato subito lui «Non vuoi che mi vedano con te».

La biondina alzò lo sguardo perplessa «Hai appena detto due cose identiche».

«Apparentemente... la differenza però è sottile ma sostanziale» spiegò «È per questo che tenti di isolarti? Hai paura che le persone che si avvicinano a te siano in pericolo?».

Chloé restò senza fiato, nuda davanti a questa evidenza senza riuscire a capire come diavolo facesse a capirla così bene soltanto guardandola.

«Non ho paura di Papillon» affermò Luka serio.

«Chiunque con un po' di cervello ne avrebbe» rispose velenosa, maledicendosi subito dopo aver pronunciato quelle parole. Non voleva rovinare il ricordo di quel pomeriggio insultandolo proprio prima di andarsene.

«L'amore fa fare cose stupide» sussurrò il ragazzo e il modo in cui lei si irrigidì bloccandosi per un attimo mentre gli dava le spalle, gli fece intuire che avesse sentito perfettamente.

«Spero che a Juleka piaccia il vestito» disse brevemente prima ad andarsene.

«Ne sono sicuro, grazie per l'aiuto» esclamò sincero «Scrivimi ogni tanto».

«Non ho il tuo numero» rispose lei per niente intenzionata a tornare indietro e chiederglielo.

«Ti sbagli, Honey» disse lui facendole l'occhiolino.

La biondina lo guardò perplessa e poi realizzò quale fosse vero motivo per cui aveva voluto il suo telefono. Prese un respiro per non dire o fare altro di sconveniente e a passo deciso uscì dalla Boutique per tornare a casa.

Il giovane rimasto nel camerino si cambiò con calma, doveva darsi e darle un po' di tempo per realizzare davvero che cosa fosse accaduto quel pomeriggio. Sorrise felice e tornò ad indossare la sua t-shirt e la felpa blu notte. Guardò gli abiti che la ragazza aveva scelto per lui e dopo averci pensato per un attimo decise di portarli alla cassa con sé.

Chloé continuò a rotolarsi nel suo letto enorme mentre Pollen la osservava incuriosita ed intenerita dall'ampia gamma di espressioni che la sua Portatrice assumeva. Era rimasta nascosta tutto il tempo nella borsa della ragazza per non disturbarla durante il suo incontro con il ragazzo, ma aveva percepito perfettamente tutto quello che la sua Portatrice aveva provato.

«Forse un: "Voglio vederti ancora" potrebbe andare» le suggerì vedendola diventare rossa in viso.

«Pollen, non scherzare» la pregò.

«Lo ha baciato per la seconda volta» continuò lei zuccherosa «Anche se non gli scrive è piuttosto chiaro a tutti».

La biondina affondò il viso in un cuscino da cui uscirono solo lamenti ovattati.

«Se non scrive nulla se ne pentirà» continuò il kwami andandole ad accarezzare la testa.

«Mi sento stupida» sbuffò la giovane «Non sono mai stata io quella a dover iniziare una conversazione. Avrebbe potuto semplicemente farsi uno squillo e scrivermi di sua spontanea volontà. Cosa mai dovrei dirgli dal nulla?» chiese esasperata.

«In effetti è strano... forse voleva essere sicuro di interessarle» spiegò l'ape sorridendole incoraggiante.

La giovane restò in silenzio continuando a digitare e cancellare la chat di Whatsapp che riportava il buffo nome di Lulù. Sbuffò frustrata e si arrovellò cercando di capire cosa fosse più opportuno dire, poi vide Pollen che golosa stava gustando una delle caramelle al miele che le aveva portato.

«Ci sono!» esclamò pensando di aver trovato la scusa perfetta «Pollen,» ripeté scrivendo «ti ringrazia per le caramelle. Ok, inviato» disse soddisfatta mentre il kwami la guardò annuendo complice.

Non passarono molti minuti prima che il ragazzo rispondesse: «Di niente, la prossima volta gliene porterò ancora».

«Che cosa ti fa pensare che ci sarà una prossima volta?» scrisse in fretta cercando di non sembrare troppo disponibile e propensa a rivederlo così in fretta.

«Non hai ancora cambiato il mio nome in rubrica, vero?».

La giovane lesse ad alta voce, ma nemmeno Pollen vi trovò un senso logico.

«Non ho intenzione di cambiarlo, così se qualcuno dovesse leggerlo potrebbe pensare che tu sia una mia amica: Louise. Lucie. Lucile. Oppure Lucrèce...» elencò aggiungendo emoticon che ridevano per provocarlo.

«Spiritosa» rispose allegro «Scommetto che tra un attimo non riderai più» ed aggiunse uno smile che le faceva l'occhiolino.

«?» Chloé sbuffò non capendo dove l'altro volesse arrivare, non sopportava il fatto che sembrasse sempre un passo avanti a lei.

Qualche istante dopo il suo telefono iniziò a suonare, in alto al centro apparve il nome Lulù, ma quando la ragazza vide l'immagine profilo assegnata al nome del ragazzo divenne vermiglia in viso e lanciò un urletto isterico facendo cadere l'iPhone sul suo letto.

Pollen rise «Mi piace» disse alludendo al giovane «È simpatico, dolce... e audace».

«Vuole farmi morire...» constatò lei imbarazzata.

«Mia Regina, risponda!» la spronò l'ape.

La biondina era molto indecisa, ma alla fine vinse il suo orgoglio e inspirando profondamente per poi far uscire tutta l'aria con un unico sbuffo rispose.

«Luka!» disse seria, quasi minacciosa.

«Honey» rispose dolcemente l'altro e lei ne era sicura, in quel momento stava sorridendo gustandosi la vittoria «Allora... sei libera sabato?»


 

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Le avventure di Luka e Chloé proseguono nella saga principale di Blind Hearts. 
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