Raccolta

di Fireworks
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il corpo ***
Capitolo 2: *** La sua chitarra ***
Capitolo 3: *** L’arto ***
Capitolo 4: *** La paura ***
Capitolo 5: *** In un buco nero ***



Capitolo 1
*** Il corpo ***


IL CORPO

 

amarsi vuol dire aver già stilato la lista dell’odio

ci vuole tempo

quando odi ogni centimetro di te

quando ti senti ancora un gigante in una stanza troppo piccola

quando ti guardi allo specchio

quando rimani con le tue paure sulla punta delle dita

quando soffi via il buonumore volontariamente

quando ti precludi ogni esperienza

quando fai la diffidente 

quando gli altri non ti notano e tu non ti esponi

quando non rischi

quando guardi da lontano

porta pazienza

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Capitolo 2
*** La sua chitarra ***


LA SUA CHITARRA

 

Si sedette. Su quella sedia morbida che il culo ci sprofonda. Con i braccioli in legno intagliato e liscio. Con i ghirigori che ci puoi stare un giorno intero a sentirne e percepirne tutte le scanalature. Affondi le dita nei buchi, le giri e le rigiri e poi ti prendi le schegge, ma tanto non ti alzi. Hai tempo per tirarle via. E quella stoffa ruvida sopra le imbottiture, con i fili intrecciati così stretti, e che formano disegni così belli e così complessi, ma non li vedi, ci sei seduta sopra. 

E stai lì ferma, le braccia sopra i braccioli e le mani, le dita che corrono freneticamente per gli intagli, e cercano, cercano, senza mai fermarsi per trovare. 

Le persone ti passano accanto e ti chiedono che ci fai lì seduta. Poi passano oltre.

Sei ancora lì che aspetti, e il tuo viso è sereno, ma le tue dita adesso mostrano tagli profondi.

C’è polvere sulle tue ciglia e immagini che provando a alzarti le giunture delle ossa scricchiolerebbero come rami secchi. Non sai se hanno ancora la forza di sostenere il peso della realtà.

Poi un giorno scopri che non è così. Scopri che non sono rami secchi, solo rami. Sono flessibili e elastici, reggono agli urti e cerchi di rialzarti. Come il tuo culo pieno di piaghe si alza dalla sedia lei scompare. E sei in piedi. 

Ti sei alzata perchè 

hai visto

delle mani. Pizzicano delle corde e si muovono veloci. E degli occhi. Occhi socchiusi, una testa che si alza per un frazione di secondo e pianta il suo azzurro nella tua mente. Attraversa la sedia e la schianta. E allora ti ricordi che non ti sei alzata. Sei cascata con il culo per terra e sei stata rialzata di peso, dal perno dei suoi occhi.

Uno sguardo che ti spoglia nuda e ti inchioda. 

E sorridi. In quel modo che usi,quando sai di doverlo usare. 

E non so nient’altro.

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Capitolo 3
*** L’arto ***


L’ARTO

 

È bene che 

tu non ti metta mai a contare amore. 

È bene che 

cascata

scorra 

sotto la tua pelle. 

Non ascoltare, 

o perderai  il tuo contagocce. 

Rimani qua

a mezz’aria; 

ti prude il tuo arto amputato.

 

 

nota dell’autrice.

ho deciso di includere due parole, per quando il contenuto di quello che scrivo potrà sembrare senza senso, in quando è frutto di mie esperienze personali.

“L’arto” parla di amore. Ma un amore che ha bisogno di continue rassicurazioni, di essere quantificabile e misurabile, pur creando contraddizione e consapevolezza di quanto ciò possa limitare il rapporto. 

Il resto lo lascio a chi mi leggerà, quando si trova una propria interpretazione un testo finisce per appartenerti, ed è qualcosa di cui non priverei mai nessuno

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Capitolo 4
*** La paura ***


LA PAURA

 

La speranza ti attanaglia. Diciamo che ti tiene in mano, e ti fa rotolare tra le dita. Il tuo preferito è il medio, è quello più alto, quando ci arrivi sembra sempre che tu debba spiccare il volo, che tra poco dovrà necessariamente accadere qualcosa di bello. E spieghi le ali e trattieni il respiro e tendi i muscoli; e cadi invece.

Stai di nuovo lì, trotterelli, ti fermi, parti in quarta e sei di nuovo depressa.

Ti rotoli e cerchi un rimedio cerchi un modo cerchi una via.

Ma se la trovi vuoi scansarla e hai una paura matta di quello che vuoi.

Anche se lo vuoi più di te stessa, più della vita, vuoi sesso, vuoi amore, vuoi parolacce, vuoi gli schiaffi, le carezze,vuoi i discorsi, i baci e non vuoi nessuno.

Perchè hai terrore di lasciarti andare,di decidere,di fare sul serio.

Hai paura di perdere, perciò non giochi.

Rimani lì e guardi la scacchiera.

La tua pedina può scegliere: 

vuoi essere mangiata

o vuoi cercare la salvezza?

Ma poi qual è la salvezza?

un’altra casella del campo di battaglia?

o il posto accanto alla scacchiera?

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Capitolo 5
*** In un buco nero ***


IN UN BUCO NERO

 

È buio e la gravità si fa più forte. Muovo le braccia freneticamente e ripenso 

(quando andavo in campeggio le falene erano attirate dalla lampada più di ogni altra cosa toccavano il vetro si bruciavano continuavano a sbatterci contro finché nella tenda non si diffondeva l’aroma di bruciato sentivi quei rumori costanti che scandivano le ore a parlare a fumare a ridere e ogni tanto si piangeva pure e le falene continuavano a far musica ma era macabra non ce ne rendevamo conto)

adesso mi viene in mente e mi rimane in testa questa parola: macabra.

(ti accorgi che qualcuno sta male ma fa quasi fatica andargli incontro tendere la mano che ridiamo a fare insieme se non posso farmi vedere mentre piango)

inspiroespiro

(la senti la mia musica?)

Mi rigiro tra le coperte del mio buco nero mentre continuo a cadere, e la vita è la mia lampada dalla luce gialla, e con il vetro rovente. Io continuo a sbattere, e cado.

(la senti la mia musica?)

È uno spazio infinito quello in cui mi perdo e non vedo la luce, ho gli occhi chiusi. 

Isomorfica, sono spazio e sono tempo; gocciolo dal soffitto, ma non mi puoi più stringere.

(macabra).

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