Indiana Jones e la leggenda dell'Isola di Navalon

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova avventura ***
Capitolo 2: *** Viaggio in mezzo all'Oceano ***
Capitolo 3: *** Fuga nella giungla ***
Capitolo 4: *** Dispersi? ***
Capitolo 5: *** Ritorno in fondo all'Oceano ***



Capitolo 1
*** Una nuova avventura ***


Indiana Jones si svegliava sempre di buon mattino per cominciare la giornata facendo un po’ di jogging nel parco della città.
Dopo che era andato in pensione, nessuno gli aveva mai domandato il perché della sua scelta, facendogli pensare che non era un personaggio così importante come lui pensava.
“Sembra che nella mia vita io non abbia concluso niente di soddisfacente… Eppure riesco a riconoscere alcuni mie ex allievi che sono fidanzati o addirittura felicemente sposati… E’ proprio vero che il tempo scorre velocemente in maniera imperterrita.”
Se la mattina la giornata era illuminata da un bellissimo sole e il tempo era caldo e gradevole, Henry si fermava su una panchina a leggere uno dei suoi tanti libri che aveva in biblioteca.
“Fantascienza… Un genere che mi sta cominciando a piacere da poco… Devo smetterla di pensare sempre all’archeologia e a tutte le cose connesse.”
Ma improvvisamente, la mattinata soleggiata fece spazio a numerosi nuvoloni che si preparavano a scaricare una quantità considerevole di millilitri di pioggia.
“Ecco fatto. Sto per passare una nuova giornata noiosa completamente in solitaria… Forse dovrei prendermi un animale. Magari un cane.”
Correndo in maniera considerevole, Henry tornò nel suo piccolo appartamento in cui era finito in affitto dopo che aveva venduto la sua villetta.
“Ecco fatto. Dichiaro conclusa la mia giornata… Dopo aver visto quelle persone nel parco, posso rinchiudermi in questa stanza senza fare nulla.”
Ma in quel momento non poteva immaginarsi che qualcuno era entrato di soppiatto nel suo appartamento.
< Professore? >
Sentendo che qualcuno lo stava chiamando, Henry Jones si girò di scatto.
< Ma che diavolo… >
< Mi dispiace averla spaventata, ma avevo un assoluto bisogno di parlare con lei. >
< Ma tu… come hai fatto ad entrare nel mio appartamento? >
< Mediante le scale antincendio. Dovrebbe ricordarsi di chiudere tutte le finestre. >
< Ma cosa… non avevi nessun diritto di entrare nel mio appartamento! >
< Ha ragione, però lascia che le spieghi. Ho una missione da compiere e ho bisogno del suo aiuto. >
< E non potevi aspettare il mio ritorno? >
< Purtroppo no. Sono inseguito da alcuni malviventi completamente vestiti di marrone che mi danno la caccia da quando sono venuto in possesso di questo misterioso oggetto. >
Vendendo il misterioso oggetto che teneva in mano il ragazzo, Henry rimase visibilmente sbigottito.
< Questa chiave azzurra e arrugginita… Non ci posso credere. Come ne sei venuto in possesso? >
< L’ho trovato in casa mia qualche settimana fa’ quando io e mia madre siamo venuti a conoscenza che mio padre era misteriosamente scomparso. >
< Chi è tuo padre? >
< L’archeologo John Raven. >
< Tu sei forse Frank Raven? Il figlio di John? >
< Esatto… Per caso lei conosce mio padre? >
< Certo che lo conosco! Accidenti! Non sentivo più parlare di tuo padre da più di vent’anni! Questa sì che è una bellissima sorpresa. Sei cresciuto dall’ultima volta che ti ho visto… In effetti sono passati molti anni. Ma questo fa lo stesso! Come ti è venuto in mente di cercarmi? >
< E’ stata mia madre. Mi ha rivelato che tu eri un esperto archeologo in pensione e che non ti saresti mai tirato indietro in una nuova avventura. >
< Vorresti forse intraprendere il viaggio verso l’Isola di Navalon al largo delle coste del Marocco? >
< Esatto, professor Jones. >
< Chiamami Henry… E comunque non so se è una buona idea. Quell’isola è completamente sommersa dall’Oceano Atlantico. >
< Non dall’ultimo mese… Non ha letto la notizia? >
< Che genere di notizia? >
< Per colpa di un maremoto, la piccola isola dell’Atlantico è completamente riemersa, richiamando decine e decine di scoprirovine alla scoperta della bellissima spada di Assan Ghiezlin, l’antico conquistatore marocchino. >
< Quell’oggetto di inestimabile valore in cui sono incastonati zaffiri e diamanti? >
< Sì, proprio quella Henry. >
< Capisco… > rispose l’uomo immergendosi nei suoi pensieri.
< Professore, è l’unico che può aiutarmi. Spero che tu accetti la mia richiesta di ritrovare l’oggetto e mio padre. >
< Frank, sai bene che il viaggio sarà molto rischioso… Dovremmo trovare una nave che ci porti dritti in quel posto. Non sarà affatto facile. >
< A questo ci ho già pensato io… Essendo di famiglia benestante, sono riuscito a noleggiare una piccola nave e un timoniere che ci porterebbe fin dritti su quell’isola. >
< E quando partiremo? >
< Il prima possibile. Il timoniere ci sta già aspettando. >
Ma Indiana Jones non era ancora convinto della scelta del ragazzo.
< Frank, mi dispiace deluderti. Ma sono troppo vecchio per una simile avventura. Mi sono ritirato da questa vita. Voglio vivere gli ultimi anni della mia vita in questa topaia di appartamento leggendo tutti i libri che ho comprato nel corso della mia vita… E ti confesso che sono tanti. >
< Professore, non può… >
< Ti ho già detto di chiamarmi Henry. >
Ma nel mentre il giovane ragazzo stava facendo di tutto per convincere l’archeologo, una moltitudine di proiettile di un mitra sbriciolò la finestra della cucina, mettendo in allarme i due uomini.
< Henry, mi hanno trovato! >
< A chi ti stai riferendo? >
< A quei maledetti sicari vestiti di marrone che vogliono uccidermi… Dobbiamo andarcene velocemente. >
< Ma io… >
< Non c’è tempo da perdere! >
< Devo prendere le mie cose. >
< Avrai tutto il necessario sulla nave, non preoccuparti. Adesso dobbiamo cercare di rimanere in vita e sfuggire a questi sicari. >
< Ma se loro ci sparano dalle scale antincendio, scommetto che tra poco saranno anche dinanzi la porta del mio appartamento. >
Mentre i due stavano cercando una via per uscire di casa, i sicari cominciarono a battere violentemente sulla porta.
< Ormai siamo in trappola, professore. >
< Io non direi… Vieni con me. >
Scaraventando il tavolino in salotto, Henry Jones mostrò al ragazzo una botola segreta posta sotto un enorme tappeto.
< Questa sarà la nostra via d’uscita, ragazzo mio. Vai prima tu. >
< Ma dove sbucheremo? >
< Lontano da questo posto. Vai! >
Prima che i sicari sfondassero la porta a suon di mitragliate, Indiana Jones e Frank era riusciti a richiudere la botola e a scappare per le vie sotterranee della città.
< Ma siamo nelle fogne! > esclamò il ragazzo disgustato.
< Dove ti aspettavi di sbucare? Nel paese dei balocchi? >
< Di sicuro in un posto più pulito e illuminato di questo. >
< Smettila di brontolare e seguimi. >
< Dobbiamo raggiungere il porto della città. È lì che ci aspetta la nave. >
< Molto bene. Andiamo. >
Dopo aver camminato per quasi un’ora nelle fogne della città, Henry e Frank sbucarono in prossimità del porto.
< Finalmente siamo usciti. Stavo per svenire dalla puzza. >
< Preferivi morire sotto i colpi di mitragliatrice di quei misteriosi sicari oppure aver salva la vita? A proposito, devi dirmi chi è quella gente che ti sta dando la caccia e come fanno a sapere l’utilità della chiave che ti porti appresso. >
< E’ naturale. Anche loro sono a conoscenza del segreto che lega l’Isola di Navalon… Sono convinto che tutto questo è orchestrato da un uomo molto vicino a mio padre. >
< Perché pensi questo? >
< Nei suoi viaggi mio padre portava sempre un assistente: Freddie Asamaik, un uomo di origine marocchine che aveva una specie di ammirazione per lui… Oltre ai tesori e ai soldi, s’intende. >
< Un uomo alla ricerca di fama e ricchezza? >
< E cosa sennò? Non mi è mai piaciuto quell’uomo… >
< Eccoli là! >
L’urlo di uno dei sicari attirò l’attenzione dei due uomini.
< Andiamo! Ormai siamo quasi arrivati! >
Correndo a tutta velocità e schivando le pallottole, Henry Jones e Frank riuscirono a salire sulla nave.
< Vai, timoniere! Ci siamo tutti! >
< Benissimo! >
Una volta al largo della costa, Frank poté tirare un sospiro di sollievo e accasciarsi sul ponte della nave e fissare il cielo che si stava diradando dalle nuvole.
Indiana Jones si svegliava sempre di buon mattino per cominciare la giornata facendo un po’ di jogging nel parco della città.
Dopo che era andato in pensione, nessuno gli aveva mai domandato il perché della sua scelta, facendogli pensare che non era un personaggio così importante come lui pensava.
“Sembra che nella mia vita io non abbia concluso niente di soddisfacente… Eppure riesco a riconoscere alcuni mie ex allievi che sono fidanzati o addirittura felicemente sposati… E’ proprio vero che il tempo scorre velocemente in maniera imperterrita.”
Se la mattina la giornata era illuminata da un bellissimo sole e il tempo era caldo e gradevole, Henry si fermava su una panchina a leggere uno dei suoi tanti libri che aveva in biblioteca.
“Fantascienza… Un genere che mi sta cominciando a piacere da poco… Devo smetterla di pensare sempre all’archeologia e a tutte le cose connesse.”
Ma improvvisamente, la mattinata soleggiata fece spazio a numerosi nuvoloni che si preparavano a scaricare una quantità considerevole di millilitri di pioggia.
“Ecco fatto. Sto per passare una nuova giornata noiosa completamente in solitaria… Forse dovrei prendermi un animale. Magari un cane.”
Correndo in maniera considerevole, Henry tornò nel suo piccolo appartamento in cui era finito in affitto dopo che aveva venduto la sua villetta.
“Ecco fatto. Dichiaro conclusa la mia giornata… Dopo aver visto quelle persone nel parco, posso rinchiudermi in questa stanza senza fare nulla.”
Ma in quel momento non poteva immaginarsi che qualcuno era entrato di soppiatto nel suo appartamento.
< Professore? >
Sentendo che qualcuno lo stava chiamando, Henry Jones si girò di scatto.
< Ma che diavolo… >
< Mi dispiace averla spaventata, ma avevo un assoluto bisogno di parlare con lei. >
< Ma tu… come hai fatto ad entrare nel mio appartamento? >
< Mediante le scale antincendio. Dovrebbe ricordarsi di chiudere tutte le finestre. >
< Ma cosa… non avevi nessun diritto di entrare nel mio appartamento! >
< Ha ragione, però lascia che le spieghi. Ho una missione da compiere e ho bisogno del suo aiuto. >
< E non potevi aspettare il mio ritorno? >
< Purtroppo no. Sono inseguito da alcuni malviventi completamente vestiti di marrone che mi danno la caccia da quando sono venuto in possesso di questo misterioso oggetto. >
Vendendo il misterioso oggetto che teneva in mano il ragazzo, Henry rimase visibilmente sbigottito.
< Questa chiave azzurra e arrugginita… Non ci posso credere. Come ne sei venuto in possesso? >
< L’ho trovato in casa mia qualche settimana fa’ quando io e mia madre siamo venuti a conoscenza che mio padre era misteriosamente scomparso. >
< Chi è tuo padre? >
< L’archeologo John Raven. >
< Tu sei forse Frank Raven? Il figlio di John? >
< Esatto… Per caso lei conosce mio padre? >
< Certo che lo conosco! Accidenti! Non sentivo più parlare di tuo padre da più di vent’anni! Questa sì che è una bellissima sorpresa. Sei cresciuto dall’ultima volta che ti ho visto… In effetti sono passati molti anni. Ma questo fa lo stesso! Come ti è venuto in mente di cercarmi? >
< E’ stata mia madre. Mi ha rivelato che tu eri un esperto archeologo in pensione e che non ti saresti mai tirato indietro in una nuova avventura. >
< Vorresti forse intraprendere il viaggio verso l’Isola di Navalon al largo delle coste del Marocco? >
< Esatto, professor Jones. >
< Chiamami Henry… E comunque non so se è una buona idea. Quell’isola è completamente sommersa dall’Oceano Atlantico. >
< Non dall’ultimo mese… Non ha letto la notizia? >
< Che genere di notizia? >
< Per colpa di un maremoto, la piccola isola dell’Atlantico è completamente riemersa, richiamando decine e decine di scoprirovine alla scoperta della bellissima spada di Assan Ghiezlin, l’antico conquistatore marocchino. >
< Quell’oggetto di inestimabile valore in cui sono incastonati zaffiri e diamanti? >
< Sì, proprio quella Henry. >
< Capisco… > rispose l’uomo immergendosi nei suoi pensieri.
< Professore, è l’unico che può aiutarmi. Spero che tu accetti la mia richiesta di ritrovare l’oggetto e mio padre. >
< Frank, sai bene che il viaggio sarà molto rischioso… Dovremmo trovare una nave che ci porti dritti in quel posto. Non sarà affatto facile. >
< A questo ci ho già pensato io… Essendo di famiglia benestante, sono riuscito a noleggiare una piccola nave e un timoniere che ci porterebbe fin dritti su quell’isola. >
< E quando partiremo? >
< Il prima possibile. Il timoniere ci sta già aspettando. >
Ma Indiana Jones non era ancora convinto della scelta del ragazzo.
< Frank, mi dispiace deluderti. Ma sono troppo vecchio per una simile avventura. Mi sono ritirato da questa vita. Voglio vivere gli ultimi anni della mia vita in questa topaia di appartamento leggendo tutti i libri che ho comprato nel corso della mia vita… E ti confesso che sono tanti. >
< Professore, non può… >
< Ti ho già detto di chiamarmi Henry. >
Ma nel mentre il giovane ragazzo stava facendo di tutto per convincere l’archeologo, una moltitudine di proiettile di un mitra sbriciolò la finestra della cucina, mettendo in allarme i due uomini.
< Henry, mi hanno trovato! >
< A chi ti stai riferendo? >
< A quei maledetti sicari vestiti di marrone che vogliono uccidermi… Dobbiamo andarcene velocemente. >
< Ma io… >
< Non c’è tempo da perdere! >
< Devo prendere le mie cose. >
< Avrai tutto il necessario sulla nave, non preoccuparti. Adesso dobbiamo cercare di rimanere in vita e sfuggire a questi sicari. >
< Ma se loro ci sparano dalle scale antincendio, scommetto che tra poco saranno anche dinanzi la porta del mio appartamento. >
Mentre i due stavano cercando una via per uscire di casa, i sicari cominciarono a battere violentemente sulla porta.
< Ormai siamo in trappola, professore. >
< Io non direi… Vieni con me. >
Scaraventando il tavolino in salotto, Henry Jones mostrò al ragazzo una botola segreta posta sotto un enorme tappeto.
< Questa sarà la nostra via d’uscita, ragazzo mio. Vai prima tu. >
< Ma dove sbucheremo? >
< Lontano da questo posto. Vai! >
Prima che i sicari sfondassero la porta a suon di mitragliate, Indiana Jones e Frank era riusciti a richiudere la botola e a scappare per le vie sotterranee della città.
< Ma siamo nelle fogne! > esclamò il ragazzo disgustato.
< Dove ti aspettavi di sbucare? Nel paese dei balocchi? >
< Di sicuro in un posto più pulito e illuminato di questo. >
< Smettila di brontolare e seguimi. >
< Dobbiamo raggiungere il porto della città. È lì che ci aspetta la nave. >
< Molto bene. Andiamo. >
Dopo aver camminato per quasi un’ora nelle fogne della città, Henry e Frank sbucarono in prossimità del porto.
< Finalmente siamo usciti. Stavo per svenire dalla puzza. >
< Preferivi morire sotto i colpi di mitragliatrice di quei misteriosi sicari oppure aver salva la vita? A proposito, devi dirmi chi è quella gente che ti sta dando la caccia e come fanno a sapere l’utilità della chiave che ti porti appresso. >
< E’ naturale. Anche loro sono a conoscenza del segreto che lega l’Isola di Navalon… Sono convinto che tutto questo è orchestrato da un uomo molto vicino a mio padre. >
< Perché pensi questo? >
< Nei suoi viaggi mio padre portava sempre un assistente: Freddie Asamaik, un uomo di origine marocchine che aveva una specie di ammirazione per lui… Oltre ai tesori e ai soldi, s’intende. >
< Un uomo alla ricerca di fama e ricchezza? >
< E cosa sennò? Non mi è mai piaciuto quell’uomo… >
< Eccoli là! >
L’urlo di uno dei sicari attirò l’attenzione dei due uomini.
< Andiamo! Ormai siamo quasi arrivati! >
Correndo a tutta velocità e schivando le pallottole, Henry Jones e Frank riuscirono a salire sulla nave.
< Vai, timoniere! Ci siamo tutti! >
< Benissimo! >
Una volta al largo della costa, Frank poté tirare un sospiro di sollievo e accasciarsi sul ponte della nave e fissare il cielo che si stava diradando dalle nuvole.

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Capitolo 2
*** Viaggio in mezzo all'Oceano ***


Henry Jones non faceva altro che rigurgitare da quando era salito sulla nave.
< Oioia… Non credevo che con l’età mi sarebbe venuto il mal di mare. >
< Ci mancava pure questo… Vuoi andare sotto coperta a riposarti? >
< Non credo che sia una buona idea... Secondo te quanto può mancare all’arrivo? >
< Non lo so. Abbiamo appena lasciato le coste spagnole. Credo un paio d’ore… Sicari di Asamaik permettendo. >
< Spero di poter resistere.>
< Lo spero anch’io. Sei bianco come un cencio, Henry. >
< Grazie per avermelo fatto notare > rispose il professore ironico.
< Che cosa intendi fare nel mentre stiamo solcando l’Oceano? >
< Preferirei morire, Frank. Puoi interrompere le mie pene dell’inferno? >
< Non credo che sia una buona idea… A proposito, non vedo il timoniere da più di dieci minuti. >
< Cosaaa?! Mi stai dicendo che la nave non ha un pilota? >
< Ti prego di non agitarti, Henry. >
< Come faccio a stare calmo?! Moriremo in mezzo all’Oceano! >
< Accidenti! Perché mia madre o mio padre non mi hanno mai detto che avevi paura di navigare? >
< Perché non lo sa nessuno, sciocco di un ragazzo. T’immagini che figura ci farei se anche i miei ammiratori sapessero di questo mio punto debole? >
< Questo è vero… Meglio se vai un attimo in coperta. Vado a cercare il timoniere, ok? Torno tra poco. >
< Preferisco stare qui e guardare il mare, grazie. >
< Ok, come vuoi tu. >
Ma appena il giovane ragazzo si girò, vide che aveva puntato addosso una pistola.
< Ma che diavolo… >
< La vostra corsa in mezzo al mare finisce qui, ragazzi > fece il timoniere con voce grave < Consegnami la chiave, Frank. >
< Non l’ho qui con me. >
< Bugiardo! L’ho cercata in tutta la nave rovistando ovunque ma non sono riuscita a trovarla. >
< Ti giuro su mio padre che non l’ho con me… >
< Tuo padre… A quest’ora quel codardo starà navigando in mezzo ai coccodrilli, ne sono sicuro. >
< Non osare parlar male di lui. >
< Altrimenti cosa mi fai? Sono io che tengo la pistola, non tu. >
< Guarda che non mi fai paura, maledetto. >
< Ah no? > replicò il timoniere puntandogli la pistola in fronte.
< Ehi ehi, cerchiamo di mantenere la calma > s’intromise Indiana Jones < Frank, secondo me dovresti dargli quella chiave. >
< Che cosa? Non se ne parla nemmeno! >
< Preferisci morire a causa del tuo stupido orgoglio oppure preferisci ritrovare tuo padre in vita? >
< Mio padre sta bene, ne sono sicuro… Mi sta aspettando. >
< Non ne sarei così certo, sai? >
< E tu cosa ne vuoi sapere?! >
< Faccio parte dei sicari di Freddi Asamaik e so per certo che tuo padre John Raven non se la sta passando bene… E’ disperso nei meandri di quell’ignota isola in cui ci stiamo dirigendo. Secondo il mio parere però, quell’uomo è morto. >
< Mio padre resisterebbe ad ogni intemperia, razza di traditore. >
< Sarà come dici tu ragazzo, ma in questo momento non m’interessa minimamente. Avanti, non te lo dirò una seconda volta: consegnami la chiave per arrivare alla stanza segreta dov’è custodita la spada. >
< Vieni a prenderla se ci riesci. >
Scaraventandola dall’altra parte della nave distraendo così l’aggressore, Frank gli piombò addosso per disarmarlo e prenderlo a pugni.
< Professore! Prenda immediatamente la sua pistola! >
< Che cosa?! >
< Prenda la sua pistola, cazzo! >
< Non se ne parla nemmeno ragazzo… Sto ancora male. >
< Potrebbe pensare dopo a questo? Dobbiamo aver salva la pelle! >
Ma Indiana Jones non riusciva a muoversi a causa del suo stato pietoso in cui versava.
< Lasciami andare, ragazzino! >
< Dove si trovano gli altri membri di quel maledetto?! Rispondi! >
< Ti daranno il benvenuto una volta arrivati sull’Isola… Sempre che riusciate nell’impresa. Ma con me non sarà affatto facile. >
< Lo vedremo! >
Dopo averlo preso a pugni e ferito in faccia, Frank riuscì a riprendere la sua chiave, tranne però la pistola dell’uomo.
< Adesso credi di fare lo sbruffone ora che ho in pugno il professore? >
< Lasciami andare o ti vomito addosso. >
< Provaci e ti faccio saltare il cervello… Allora? Hai intenzione di darmi quella maledetta chiave oppure no? >
< Frank, non ti azzardare a dargliela! Mi hai sentito?! >
Ma il giovane ragazzo era molto combattuto.
Non poteva permettere che il professore, nonché vecchio amico di suo padre potesse fare una brutta fine a causa sua.
< Mi dispiace, professore. >
< Nooo! >
Una volta che l’aggressore agguantò la chiave del ragazzo, Indiana Jones riuscì a liberarsi e ad assestargli una gomitata che lo fece andare dritto in mare.
< Bravissimo, professore! Ottimo lavoro! >
< Meno male che so ancora difendermi nonostante la mia età. >
< E direi piuttosto bene… Accidenti! La chiave! >
< Eccola qui, ragazzo mio. Non sono così sprovveduto come puoi pensare. >
< Grande professore! Sei un genio! >
< Era da molto che non me lo diceva qualcuno… Adesso però abbiamo un altro problema. >
< Del tipo? >
< Chi naviga questa nave?! >
< Oh cielo… >
E come se non bastasse, dei nuvoloni neri e il vento forte stavano facendo alzare paurosamente le onde del mare.
< Dobbiamo fermarci subito! >
< E dove possiamo attraccare, Frank? >
< Questo non lo so… Ci deve essere un posto sicuro… >
< Quando manca per arrivare all’Isola Navalon? >
< Credo più di trenta minuti. >
< Allora non possiamo fermarci. >
< Ne è sicuro, professore? >
< Mai stato più sicuro prima d’ora. Tu pensa al timone, mentre io penso alla vele. >
Facendosi forza, Indiana Jones virò la nave verso la rotta che portava dritto all’Isola misteriosa, reggendosi a malapena in piedi.
< Professore! Resisti! > gli continuava a gridare Frank.
< Accidenti a te e a tuo padre per questa dannata avventura che mi avete fatto fare! >
< Vedrai che ce la faremo. >
< Sì. Su questo non posso darti torto. >
< Eccola là! Vedo l’Isola! >
< Molto bene… Avviciniamoci cautelamente. Non voglio essere catturato da quei dannati sicari. >
< Non ti preoccupare, Henry. Non succederà. >
< Spero che non siano le tue ultime parole famose. >
< Dannata pioggia! Doveva proprio iniziare ora?! >
< Non ti lamentare. Ormai siamo arrivati. >

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Capitolo 3
*** Fuga nella giungla ***


Una volta giunti sulla spiaggia dell’Isola di Navalon, Frank non faceva altro che guardarsi intorno.
< Sta per calare la notte. Dobbiamo alla svelta cercare un riparo > fece Henry Jones.
< Siamo appena arrivati. Non abbiamo tempo da perdere. >
< Cerca di ragionare, Frank. Non troveremo mai tuo padre nel buio della notte. >
< E invece lo troveremo! >
< E’ pericoloso! >
< Il pericolo è il nostro mestiere, professore. Non sono venuto qui per una gita di piacere. >
< Nemmeno io. Ma dobbiamo essere cauti. >
< Non ce la faccio in un momento simile. >
< Perché sei paranoico, ragazzo! >
< Non è vero! > gridò Frank mentre la sua voce rimbombava nei dintorni.
< Sei contento adesso? Ti hanno sentito tutti > replicò Henry Jones sottovoce.
< Non m’interessa. Che vengano pure a cercarmi. Io non ho paura. >
< Però quando il timoniere ti ha puntato addosso la pistola non eri dello stesso avviso. >
< Era solo quel momento… Quel maledetto traditore mi ha preso alla sprovvista. >
< Sarà, però voglio ricordarti che non abbiamo nessun arma per difenderci. A parte questo mio piccolo set di coltelli. >
< Può essere sufficiente, professore > rispose Frank guardandosi attorno.
< La smetti di girare la testa come se tu fossi un pazzo? >
< Quel traditore di un timoniere ci aveva minacciato che saremmo stati accolti da un imboscata da quei maledetti sicari… Mentiva. Voleva solo spaventarci. >
< Io non ne sarei così sicuro… Potrebbero piombare da un momento all’altro senza che ce lo aspettiamo. >
< Quindi pensi sia giusto fermarci? >
< Credo proprio di sì. Il viaggio su quella nave mi ha completamente scombussolato lo stomaco. Meno male che abbiamo un po’ di viveri. Ci basterà per alcuni giorni… Vuoi favorire? >
< No, grazie. Non ho fame. >
< Devi mangiare qualcosa se vuoi essere in forze. >
< Non ora, professore. Devo fare la guardia. >
< D’accordo, come vuoi tu. >
< Quest’attesa di attendere la luce del giorno dopo mi snerva. >
< Allora vai. Immergiti nella giungla nel cuore della notte… Ma ricordati bene che non tornerai mai indietro con le tue gambe. >
< Dovevo equipaggiarmi di più. >
< Non sarebbe servito a niente in questi frangenti, ragazzo. >
< E chi lo dice? >
< Lo dico io. >
< Ti ho portato insieme a me per ritrovare mio padre e non per rallentarmi. >
< Ritroveremo tuo padre. È una promessa. >
< Lo spero tanto, altrimenti la fuga da quei sicari sarà stata tutta inutile. >
< E tua madre? Non pensi a lei? >
< Che cosa centra adesso mia madre? >
< Dove si trova in questo momento? >
< Al sicuro dai miei nonni. >
< E non ti manca un po’? >
< Stai cercando di rendermi nostalgico? > domandò Frank irritato.
< No. Si fa solo per parlare. >
< Sì, comunque mi manca… Ma mi manca di più mio padre. Senza di lui è come se mi mancasse qualcosa di me… E questo non posso sopportarlo. >
< Vedrai che domani sarà un’ottima giornata. Dobbiamo solo ritemprare le energie… Quindi vedi di dormire. >
< Ma professore… >
< Niente ma. Non discutere i miei ordini… Sono più grande di te quindi esigo rispetto. >
< Va bene, farò come dici tu. >
< Ecco, così mi piaci. Buonanotte. >
< Buonanotte, professore > disse infine il ragazzo dopo una lunga conversazione avuta con il professore.
“Caro, Frank… Mi ricordi me da giovane… Beh, comunque un pizzico di iniziativa non sarebbe guastata. Ma dobbiamo essere molto cauti. Domani sarà un nuovo giorno… E che Dio ce la mandi buona.”
 
 
Appena il sole sbucò da dietro l’orizzonte, Frank si alzò di scatto come una molla impazzita e incontrollabile.
< Professore. Svegliati. >
< Ma cosa succede? Che ore sono? > domandò Henry Jones assonnato.
< E’ giunta l’ora di partire. Adesso non ci sarò niente che mi fermerà > rispose Frank avanzando per la foresta con il suo zaino.
< Aspetta, dove stai andando? >
< Alla ricerca di mio padre… Che cosa vuoi fare? Rimanere a poltrire tutto il giorno? >
< Non hai avuto il mal di mare come me… Se tu fossi nei miei panni, ti sentiresti anche tu uno straccio. >
< Per fortuna allora che sono giovane… Andiamo, non c’è tempo da perdere. >
< Stai molto attento a dove metti i piedi. Le giungle sono zeppe di trappole. >
< Tranquillo, professore. Ho tutto sotto controllo. >
Ma alcuni passi dopo, Frank incorse in una trappola che lo imprigionò senza che se ne accorgesse.
< Professore! Aiuto! >
< Ecco, cosa ti dicevo? >
< Fammi scendere! Non sopporto l’altezza. >
< Questa poi… Stai tranquillo. Sto per tagliare le corde. >
< Io non lo farei se fossi in te. >
Un gruppo di uomini vestiti di marrone e armati di pistole, circondarono Indiana Jones e il ragazzo.
< Ecco l’imboscata che mi aspettavo > fece il professore < Adesso sì che siamo nei guai fino al collo. >
< Abbassa immediatamente quel coltello. >
< Altrimenti? >
< Altrimenti ti seppelliremo in questa giungla desolata. >
< Fate pure. Tanto non ho niente da perdere. >
< Nemmeno la vita del ragazzo la interessa, professore? >
< Lui non centra niente. È una questione tra noi e lei. >
< Questo lo vedremo. >
< Veda di non fare il furbo. Peggiorerebbe solo la sua situazione. >
< D’accordo… Allora, cosa volete da me e dal ragazzo? >
< Da lei un bel niente… Stiamo cercando la chiave del forziere che ci consegnerà la spada di Assan Ghiezlin. >
< Mi dispiace per voi ma non siamo in possesso di tale tesoro. >
< Davvero? Eppure un nostro informatore ci ha detto il contrario… >
< State parlando del timoniere? >
< Esatto, ragazzo mio. Lui è certo che stai custodendo gelosamente tale tesoro… Però non riesco a capire come mai non sia in vostra compagnia… >
< Diciamo che ha fatto un tuffo in mare fuori orario. >
< Che cosa gli avete fatto? >
< E’ stato molto sciocco da parte sua mettersi contro di noi > replicò freddamente Indiana Jones < Scoprendo così la sua vera identità. >
< Non avevate nessun motivo per toglierlo di mezzo! Adesso starà a voi fare la stessa identica dine. >
< Non finché non avremmo trovato la chiave, Mamhood… E poi Freddie Asamaik vuole che portiamo il ragazzo e il professore vivi da lui. >
< Hanno fatto fuori un nostro compagno! Non si meritano tale accondiscendenza! >
< Cerca di mantenere la calma, Mamhood. Agitarsi non servirà a niente… Abbassa la tua pistola. >
< Tu non mi dai ordini! >
< Mamhood, fai come ti ha detto il professore. >
Alla fine, il giovane sicario marocchino dovette ubbidire alle parole dei suoi superiori.
< Non finisce qui! >
< Lo so… Avrai la tua vendetta, te lo prometto… Adesso lega il professore e fai scendere il ragazzo. Dobbiamo portarlo dal nostro capo. >
Una volta che Frank si ritrovò a terra, Indiana Jones colse l’occasione di distrazione dei sicari per colpirli a ripetizione e a prendere alcune delle loro armi.
< Presto, Frank! Dobbiamo scappare! >
Correndo a tutta velocità, Frank e Henry raggiunsero la cima di una cascata.
< Non abbiamo nessuna speranza, professore. Verremo uccisi da quei sicari. >
< L’hai sentiti, Frank… Loro ci vogliono vivi per ordine del loro capo. Non ci farebbero mai del male. >
< Però di imprigioneranno. Preferisco morire a quel punto. >
< No… Non moriremo e non verremo fatti prigionieri. >
< Che cosa? non ti rendi conto che siamo in trappola? >
< E chi l’ha detto? >
< Fermatevi! Ormai non avete via di scampo! > gridarono i sicari.
< Professore, che cosa… >
< Salta con me. >
< Come? >
< Dobbiamo buttarci nella cascata. È l’unica nostra possibilità di salvezza. >
< Ma è molto alta! Non riusciremo mai a sopravvivere. >
< Fidati di me, Frank. Ce la faremo. >
Alla fine Frank dovette arrendersi al volere del professore.
< Bene. Adesso trattieni il respiro. >
Ma senza avergli dato il tempo di farlo, Henry Jones prese la mano del ragazzo buttandosi dalla cima della cascata e scomparendo nelle acque della giungla sotto gli occhi attenti dei sicari di Freddie Asamaik.

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Capitolo 4
*** Dispersi? ***


I sicari di Freddie Asamaik vagavano nella giungla dell’Isola di Navalon alla ricerca di Indiana Jones e di Frank Raven.
< Adesso chi ci parla con il nostro capo? > domandò uno di loro.
< Non ci pensare nemmeno. Io non ho il coraggio di tornare da lui dopo che abbiamo fallito miseramente. >
< Non abbiamo fallito. Sono solo riusciti a scappare. >
< In parole povere abbiamo fallito. >
< Secondo me non sono riusciti a sopravvivere dalla caduta da quell’altezza. >
< Non ne sarei sicuro… Indiana Jones è un uomo ricco di sorprese e riesce a cavarsela ovunque. >
< Speriamo proprio di no… E comunque dobbiamo farci forza e andare dritti dal nostro capo. >
< Vai avanti tu allora. >
< Grazie, ragazzi. Siete bravi a darmi la forza necessaria. >
< Sei l’unico che riesce a non far arrabbiare il nostro capo. >
< Perché mi dovreste far arrabbiare? >
Mentre i sicari stavano parlando tra di loro, Freddie Asamaik comparve dal nulla spaventando tutti i presenti.
< Signore, che cosa ci fa in mezzo alla giungla? >
< Ero alla ricerca di voi, babbei. Voglio notizie su Indiana Jones e sul figlio di John Raven. >
Ma prima di rispondere, i sicari si guardavano tra di loro con sguardo spaventato.
< Allora? Cosa mi dite? >
< Mi dispiace dirglielo Signore, ma sono riusciti a sfuggirci. >
< E in che modo? >
< Sono saltati dalla cascata che sta qui poco dietro di noi. >
< Capisco… E non c’è la minima traccia dei loro corpi? >

Ma Freddie Asamaik non si fidava, squadrando malamente i suoi sicari per la pessima riuscita della loro missione.
< Idioti! E se fossero riusciti a fuggire? Non c’avete pensato? >
< E’ molto improbabile rimanere in vita dopo essersi gettati da quell’altezza, Signore > spiegò uno dei sicari.
< E tu che cosa ne vuoi sapere, stupido? Io sono riuscito a saltare da altezze ben più grandi e sono ancora in vita! >
< Per lei è diverso, Signore. >
< Silenzio! Non voglio più sentirvi parlare! Mettetevi subito alla ricerca di Indiana Jones e di quel dannato ragazzino e non tornate alla base finché non li avrete trovati vivi o morti. Sono stato chiaro? >
< Sissignore. >
< Molto bene… Non mi darò pace finché non avrò trovato quella dannata chiave che custodisce quel bastardo di Frank Raven. Devo avere quella spada al più presto. >
< Ma a cosa può servirvi una spada di tale splendore? >
< Per diventare uno degli uomini più ricchi del mondo, sciocco che non sei altro. >
< Signore, quando troveremo Frank Raven e Indiana Jones che ne saranno di loro? E del padre del ragazzo? >
< Faranno la fine che meritano. Non ci devono essere testimoni. Sprofonderanno nell’Oceano insieme a questa dannata isola una volta che l’avrò fatta saltare in aria… Vedete di sbrigarvi. Non abbiamo tempo da perdere. Più tempo passa e più qualcuno viene a conoscenza di questo segreto. Non voglio avere rivali che potrebbero mettermi i bastoni tra le ruote. Sono stato abbastanza chiaro? >
< Chiarissimo, Signore. Batteremo tutta l’intera zona prima che il sole tramonta. >
< Molto bene. Se avete bisogno di qualcosa, sapete dove trovarmi. Avvertitemi immediatamente se ci saranno sviluppi sulla loro ricerca. >
< Sissignore. Provvederemo subito. >
< Ottimo. >
 
 
L’acqua della cascata dell’Isola rifluiva in tutto il territorio per poi gettarsi nelle acque dell’Oceano passando per tunnel sotterranei.
E furono proprio quei passaggi a consentire a Indiana Jones e al ragazzo di scampare ai sicari di Freddie Asamaik.
< Meno male siamo riusciti a ritornare in superficie > fece il ragazzo prendendo una boccata d’ossigeno < Un minuto in più e sarei morto affogato. >
< Adesso smettila di fare il melodrammatico > replicò l’ex professore < Dobbiamo ringraziare queste vie sotterranee che ci hanno permesso di sfuggire a quei dannati segugi. >
< Questo è vero… Però adesso dove siamo? >
< Credo che siamo tornati al punto di partenza. >
< Tu dici? >
< Sì. La vedi la nostra piccola nave sgangherata? Ecco, credo che abbiamo fatto tutto il giro dell’Isola. >
< Quindi dobbiamo tornare nell’entroterra se vogliamo ritrovare mio padre? >
< Esatto. Stando però molto attento ai sicari di Freddie Asamaik più che agli animali feroci che abitano in questa Isola. >
< Credi che ce ne siano anche se l’Isola è risalita dall’Oceano? >
< Potrebbe essere una possibilità… Magari qualche creatura marina… >
< Oddio. Non voglio nemmeno pensarci. >
< Infatti non ci devi pensare… Pensa a tuo padre. >
< Purtroppo negli ultimi tempi non ho avuto un buon rapporto con lui… >
< Che intendi dire? >
< Ecco, diciamo che non facevamo che litigare perché lui voleva che diventassi uguale a lui eccetera eccetera… Ma la mia vita non può essere uguale a quella di mio padre. Anche se sono sangue del suo sangue, preferisco essere me stessa. >
< La maggior parte dei padri vorrebbero che i figli gli assomigliassero… Però in alcuni casi può succedere che non sia così. >
< Henry, perché hai deciso di diventare un professore di archeologia e un avventuriero che ha girato per il mondo? >
< LO sai? Non so darti una risposta sincera… Anche perché non ci ho mai pensato. Mi è sempre piaciuto fin da quando ero bambino e mio padre mi portava con sé in giro per il mondo. >
< Capisco… Comunque spero di ritrovare mio padre per dirgli scusa. Non mi sono comportato bene quando urlavo contro di lui. >
< Sono sicuro che vi rincontrerete. Tuo padre è un uomo forte, Frank. Sa benissimo badare a se stesso. Più di me, suppongo > replicò Henry dando una pacca sulla spalla al giovane ragazzo.
< Tornando a noi, mi sembra di continuare a girare intorno a questa isola… Non lo pensi anche tu, professore? >
< L’ho pensato anch’io… Prima di vedere dinanzi a me quelle strane rovine. >
Alzando lo sguardo, anche Frank poté vedere un vecchio rudere decadente in mezzo ad una conca di montagne.
< E’ davvero stupendo > fece esterrefatto il ragazzo < Non credi, Henry? >
< Stupendo o no, forse abbiamo trovato il nascondiglio di Freddie Asamaik e dove potrebbe essere tuo padre. Teniamo gli occhi bene aperti. Molto probabilmente i sicari che continuano a seguirci ci stanno spiando in questo momento… Dove l’hai la chiave? >
< Nel mio borsello, perché? >
< Mettitela nelle tue mutande. È più sicuro. >
< Tu credi? >
< Tentar non nuoce… Non abbiamo ancora incontrato scimmie ladre in questa giungla. Davvero strano. >
Appena si ritrovarono all’entrata delle antiche rovine dell’Isola di Navalon, il cuore di Frank batteva all’impazzata.
< Che cosa ti succede, ragazzo? >
< Ho paura che finiremo molto male, professore. >
< Fortuna e gloria, ragazzo mio… Tu ti senti fortunato? >
< In un certo senso, sì… Perché? >
< Allora non potrà mai succederti niente di male. E poi sei con me, no? >
< Hai ragione> rispose Frank con un sorriso
Ma appena cercarono di entrare, furono immediatamente circondati dai sicari di Freddie Asamaik.
< Indiana Jones… Sei più furbo di qualsiasi essere umano che ho incontrato nella mia vita. >
< Allora credo che hai incontrato persone molto sciocche, sai? >
< Più che furbo, direi fortunato… Ma adesso la dea bendata ti si è rivoltata contro, Indiana Jones. Finirete a marcire nelle prigioni di queste rovine insieme al professore John Raven. >
< Maledetti! >
< Tranquillo, ragazzo. Tra poco lo rincontrerai… Ma prima il Signor Asamaik vorrebbe conoscervi di persona. >
< Quale onore. Molto bene… Portateci pure da lui > rispose Henry Jones con un sorrisetto smorzato e completamente senza paura.

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Capitolo 5
*** Ritorno in fondo all'Oceano ***


< Presto la smetterai di avere quel sorrisetto da furbetto stampato sulla faccia, Indiana Jones > fece un sicario che non smetteva di guardare i suoi movimenti.
< E come pensi di fare? >
Spazientito, alla fine Jones venne aggredito e gettato a terra battendo violentemente le ginocchia.
< Ecco! È quello che ti meriti. >
< Maledetto > rispose Henry con voce flebile.
< Mantieni la calma! > replicò un compagno del sicario < Dobbiamo portarli da Freddie Asamaik vivi. Quindi metti da parte la tua rabbia. >
< Va bene. Scusa. >
< Vedrete che quando questa storia sarà finita… >
< Che cos’hai detto, ragazzo? >
< Niente. Stavo parlando da solo. >
< Forse non avete capito la gravità della vostra situazione: siete ad un passo dalla morte e noi stiamo per ricevere una grossa ricompensa per avervi catturato. >
< I soldi non sono tutto nella vita, Signori > mormorò l’ex professore.
< E tu che cosa ne vuoi sapere, vecchio? >
< Ho solo un po’ di anni più di voi, ragazzi. >
< Questo non fa sì che tu sia più intelligente di noi. >
< Scommettiamo? >
Con uno scatto fulminante, Henry Jones riuscì a liberarsi e a disarmare i cinque sicari che l’avevano catturato.
< Piaciuta la sorpresa, ragazzi? >
< Per essere un vecchio sei ancora molto abile > mormorò Freddie Asamaik puntando la pistola alla schiena del vecchio professore < Saresti in grado di mettere nel sacco chiunque. >
< Finalmente riesco a fare la sua conoscenza, Freddie Asamaik. >
< Molto perspicace, non c’è che dire. >
< Dove si trova il mio amico, John? >
< Sta marcendo nelle profondità di queste rovine in compagnia dei coccodrilli… Ma non ti preoccupare. Gli farete compagnia tu e il suo ragazzo… Ma prima… >
Prendendo il collo del ragazzo, lo rovistò nei suoi vestiti per prendergli la chiave che stava cercando da tempo immemore.
< Finalmente. Sono più di vent’anni che sono alla ricerca di questa chiave e finalmente sono riuscito nel mio intento… Voi cinque! Portateli da quel traditore di John Raven e state molto attenti a non farveli scappare. >
< Sissignore. >
Appena Freddie Asamaik si ritrovò da solo, corse verso la stanza misteriosa per aprire la porta.
< Io non lo farei se fossi in te. >
Una voce acuta e perentoria arrivò alle orecchie del capo dei sicari.
< Chi sta parlando? >
< Il tuo più grande nemico: John Raven. >
< Come diavolo sei riuscito a scappare e a risalire il tunnel dei coccodrilli? > domandò l’uomo a denti stretti.
< Semplice. Grazie a questo pugnale arrugginito sono riuscito ad aprirmi la strada e ad ucciderli tutti. >
< I miei complimenti. Non ti facevo così abile. >
< Papà! > gridò Frank richiamando l’attenzione dell’uomo.
< Lascia andare immediatamente mio figlio e il mio amico Henry Jones o dovrai vedertela con me. >
< Credi di riuscire a farmi paura? Ti sbagli di grosso. Dimmi perché non devo aprire questa porta. >
Ma John Raven rimase in silenzio, fissando Henry Jones con sguardo divertito.
< Ti diverti molto? Se fossi in te mi toglierei quel sorrisino dalla faccia. >
< E perché, scusa? Mi piace vederti in difficoltà. >
< Smettila di prendermi in giro e dimmi come aprire questa dannata stanza! >
< Li vedi quegli oggetti appuntiti? Una volta che cercherai di aprire quella porta, cadranno su di te e ti infilzeranno come uno spiedino. >
< E quindi cosa devo fare? >
< Questo non lo so… E’ un problema tuo. >
< Ah sì? Tu! Portami il ragazzo! >
< Ecco a lei, signore. >
< Bene… Raven, dimmi come arrivare a quella dannata spada o uccido prima tuo figlio e poi il professore. >
< Non ci riuscirai mai… >
< Scommettiamo? Non osare sfidarmi, Raven. >
< Non è colpa mia se non so come arrivare alla spada senza farsi del male… >
< Non è vero! Tu menti! >
< Allora facciamo così: fai aprire la stanza ad uno dei tuoi sicari. Tanto la loro vita non è così importante come la nostra, no? >
< Hai ragione… Ma ho un’idea migliore: sarà tuo figlio che aprirà la porta di quella maledetta stanza. Avanti, ragazzo! Adesso tocca a te. >
< No! Io non voglio morire in questo modo! >
< Morirai lo stesso sotto gli occhi di tuo padre se non fai subito quello che ti ordino! >
Il giovane ragazzo fissava suo padre con sguardo disperato.
Ma al contrario di Frank, John era stranamente tranquillo.
“Vai, figliolo. Apri la porta senza paura” pensò l’uomo.
< Che cosa aspetti?! Non mi costringere a spararti contro! >
< Vai, Frank. Senza paura… Vedrai che andrà tutto bene > fece John.
< Raven, perché non vieni giù con noi? Hai paura che possa ucciderti a tradimento? >
< Io non ho paura di niente, Asamaik. Dovresti averlo capito, no? >
< E’ vero… Dovevo ucciderti quando ne avevo davvero l’occasione. >
< Possiamo farlo lo stesso anche ora, signore. >
< Zitto. Adesso non è il momento > rispose Freddie al suo sicario.
Ormai tutti gli occhi addosso erano rivolti a Frank che si apprestava ad aprire la stanza segreta.
Dopo avergli dato tre girate nella serratura arrugginita, la porta si aprì.
< Com’è possibile? La trappola doveva cadere su di te! >
< Anch’io non riesco a capire > replicò Frank sorpreso.
< Quella vecchia trappola non viene azionato da millenni, Asamaik > gli spiegò John  Raven < Te la sei fatta addosso dalla paura, vero? Di’ la verità. >
< Bastardo! Mi hai preso in giro fin dall’inizio! E la spada? Dove si trova?! >
< Quella spada non è mai esistita, Asamaik. Mettitelo bene in testa. >
< No! Non è possibile! >
Freddie Asamaik sembrava fuori di sé.
< L’hai presa tu! Ne sono sicuro! >
< Ti sbagli… La tua mente è offuscata dalla bramosia di ricchezza… Non riesci a comprendere che è solo una leggenda senza un fondo di verità? >
< Non ti credo! >
Preso da un momento di follia, l’uomo sparò dritto verso John Raven ferendolo lievemente alla spalla.
< Maledetto! Non avevi nessun diritto di ferire mio padre! >
Per cercare di proteggere il suo vecchio, Frank si scaraventò contro il suo nemico per cercare di disarmarlo.
< Cosa state facendo lì impalati, idioti! Aiutatemi! >
< Non così in fretta > fece Henry Jones disarmando i cinque sicari di Asamaik.
< Il vostro capo ha ragione: siete completamente inutili > replicò l’ex professore.
< Perché devo fare tutto da solo?! >
< Stai calmo, Asamaik. Presto finirai in fondo all’Oceano insieme all’isola. >
< Che cosa stai dicendo? >
< Stanotte ho sentito dei movimenti della placca tettonica sotto l’Isola… Senza accorgercene, l’isola si sta muovendo. >
< Tu stai mentendo, Jones! >
< Henry ha ragione, Asamaik. Arrenditi. Non troverai la spada di Assan Ghiezlin. >
< Sapete cosa mi renderebbe davvero felice? Uccidervi tutti senza pietà! >
Ma improvvisamente, un forte terremoto scosse l’intera isola.
< Ragazzi, dobbiamo andarcene alla svelta da qui! > gridò John Raven.
Stando molto attenti a non venire colpiti dalle pietre che tenevano in piedi le rovine dell’Isola, Indiana Jones, John Raven e suo figlio riuscirono a scamparla per un pelo.
< Tornate indietro! Maledetti! > gridò Freddie Asamaik prima di venire sepolto dalle macerie insieme ai suoi sicari.
 
 
< Dobbiamo tornare subito alla nave! > gridò Frank.
< Non ti preoccupare, figliolo. Conosco una scorciatoia che ci porterà dritti alla costa… Però non abbiamo una barca che possa salvarci. >
< Potremmo usufruire della nave che abbiamo usato per venire fin qui. >
< Ottimo! Andiamo! >
Mentre i tre avventurieri stavano fuggendo al loro destino, l’intera isola stava sprofondando nelle profondità abissali dell’Oceano.
< Ecco la nave! > fece Henry < Però io non so pilotarla. >
< A questo ci penso io > si propose John.
Una volta salpati e allontanati dalla costa, i tre avventurieri poterono festeggiare la loro fuga.
< Accidenti! Ce la siamo vista davvero brutta > mormorò Henry tirando un sospiro di sollievo.
< E’ proprio vero che Indiana Jones riesce a cavarsela in ogni luogo > replicò John prendendolo in giro dandogli una pacca sulla spalla.
< Papà, ma allora la leggenda della spada è sempre stata una bufala? > domandò Frank.
< In un luogo sommerso dagli abissi sono estremamente convinto che la spada di Assain Ghiezlin non aspetta altro che essere trovata. >
< Quindi ci potrebbe essere una possibilità per noi… >
< Sì. Ma è estremamente pericoloso… Soprattutto per uno come me che non ha ancora imparato a nuotare. >
< Davvero? Questa proprio non me lo sarei mai immaginato > rispose sorpreso Henry.
< Parla quello che si tiene a galla a malapena. >
< Non è vero! Io almeno so muovere le braccia. >
< Ti vorrei proprio vedere. >
< Magari potrei fartelo vedere nella piscina. >
< Ma tu non hai una piscina, Henry. >
< Ahahah lo so > replicò Jones divertito continuando a fissare l’Isola inabissarsi nell’Oceano.

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