A new heart

di kia17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


N.A:Volevo farvi una piccola precisazione: Cat è morta in un incidente e tutti hanno incolpato Robb per questo così, stanco di tutta la situazione, se n'era andato.
 
A new heart
 
Quando Robb aveva deciso di tornare da suo padre non si aspettava di certo che le cose finissero in quel modo o che per lo meno fosse lui a dirglielo.
Era una fredda giornata di ottobre quando il giovane Stark si presentò nella hall del palazzo dove lavorava suo padre. La sala era grande e luminosa e sul pavimento c’era una grossa S. Al centro si trovavano le scale che portavano al piano di sopra e agli ascensori mentre a destra c’erano delle poltroncine bianche in pelle con dei tavolini con sopra delle riviste per chi attendeva di andare di sopra. La reception era sulla sinistra.
Il giovane  indossava dei vecchi jeans logori, una maglia a righe bianche e blu e una felpa grigia. Entrò e subito si diresse dal ragazzo che lavorava alla receptionist: Mark. Robb conosceva quel ragazzo da anni. Il giovane aveva i capelli mori e corti e aveva due grandi occhi verdi. Indossava una camicia bianca e una giacca nera. Aveva più o meno la sua età ed era finito a lavorare lì perché Ned aveva fatto questo favore a suo padre. Il ragazzo era sveglio e in gambe e riconobbe subito il piccolo Stark.
“Robb? Oh mio Dio! Quando sei tornato?” chiese.
“Da una mezz’ora circa. Mio padre c’è?” domandò Robb, togliendosi il cappuccio dalla testa.
“Sì, dovrebbe scendere tra poco. Vuoi aspettarlo qui o sali?”
“Grazie, ma lo aspetto qui.” Disse indicando le poltroncine dall’altra parte della sala “Mi faresti un favore?”
“Certamente.” Disse il moro sorridendo.
“Se dovesse succedermi qualcosa potresti chiamare l’ambulanza… senza fare domande.”
“Ok…è tutto apposto?”
“Certo.” Rispose il giovane lupo sorridendo.
Robb andò a sedersi nella poltroncina più a destra. Rivedere suo padre dopo così tanto tempo lo stava facendo impazzire. ‘Che cosa gli dico? Ciao papà? Ma per favore, dopo tutto questo tempo è già tanto che non mi cacci appena mi vede.’
Questi pensieri continuavano a tanagliarli la testa e non si accorse nemmeno che suo padre stava scendendo le scale.
“Buona serata Mark.” Disse con la sua solita voce gentile il vecchio Ned.
“Signore, ha una visita.” Disse il ragazzo indicando Robb che nel frattempo si era alzato e aveva messo su l’espressione più calma che potesse avere.
Ned si girò e si fermò a guardare sorpreso e stranito suo figlio. Erano quattro anni che non lo vedeva, ma di certo non si sarebbe immaginato di vederlo in quelle condizioni. Era vestito con dei vecchi vestiti, ma questo non importava a Ned. A Robb non era mai importato cosa indossasse o cosa pensassero gli altri. Quello che sorprese il vecchio Stark era il fatto che suo figlio fosse bianco come uno straccio con delle scure occhiaie sotto gli occhi.
“Ciao papà.” Disse il ragazzo avvicinandosi all’uomo.
“Robb… da quanto tempo. Che ci fai qui?” Domando continuandolo a fissare.
“Ho… Ho bisogno di pa…parlarti.” Disse stringendosi la mano al petto prima di svenire tra le braccia di Ned che avevano cercato di sorreggerlo.
“Robb… Robb svegliati. Cosa ti prende?” Disse Ned.
“L’ambulanza sarà qui a minuti.” Lo informò Mark che era accorso a vedere se poteva essere d’aiuto.
“Ambulanza?” domandò Lord Stark confuso.
“Si signore. Quando è arrivato mi ha detto che se gli fosse successo qualcosa avrei dovuto chiamare un’ambulanza.”
 
I soccorsi arrivarono subito e lo caricarono in ambulanza e quello fu qualcosa che probabilmente Ned non avrebbe mai scordato.
Appena lo caricarono, attaccarono il giovane Stark al monitor e li misero una maschera per l’ossigeno. Per quanto il tragitto dall’ufficio di Ned all’ospedale fu breve non lo fu mai abbastanza. Durante il viaggio Robb aveva smesso di respirare facendo andare nel panico Eddard. Il paramedico intervenne subito. Infilò un tubo lungo la gola del ragazzo e lo fece respirare di nuovo. Il petto del figlio che si alzava e si abbassava face tirare un sospiro di sollievo a Ned.
Quando arrivarono in ospedale il ragazzo fu portato in sala emergenze.
"Mi dispiace signore, ma devo chiederle di spostarsi" disse un medico, e Ned fece un passo indietro lasciando che i dottori e le infermiere lavorassero sul ragazzo senza che lui li intralciasse.
Ned era in piedi che osservava come le infermiere trascinassero fili e tubi nella stanza. Si era reso conto benissimo da solo che Robb era grave. Tuttavia non pensava che quando lo avrebbe rivisto sarebbe finito in ospedale.
Un medico iniziò a gridare ordini, mentre qualcun’altro stava attaccando una flebo al giovane e un altro ancora gli stava controllando la pressione. Il cuore di Robb si ferma all’improvviso. Ned sentì quel rumore, un beep lungo e costante, prima che un medico gridasse "Defibrillatori!" e lui venne portato via da un’infermiera.
 
Ned Stark aveva passato le ultime due ore in sala d’aspetto con un barattolino di medicinali che era caduto dalla tasca di Robb. Quando un medico arrivò da lui si alzò in piedi.
“Ciao Ned.” Disse l’uomo. Aveva all’incirca 40 anni. Capelli neri e occhi azzurri. Eddard conosceva bene quell’uomo: era il nipote di Luwin, Will, che come lo zio aveva deciso di fare il dottore.
“Ciao Will. Come sta Robb?” chiese Ned.
“Non bene. Per il momento è stabile ma se l’è vista brutta. Purtroppo non abbiamo molto tempo per trovargliene uno nuovo. Forse 2-3 mesi al massimo.”
“Trovargli cosa?”
“Un cuore nuovo.”
“Cosa? Aspetta, tu mi stai dicendo che a mio figlio serve un cuore nuovo? Ma è sempre stato bene.”
“Non lo sapevi? Da quello che dice la sua cartella ha iniziato a stare male circa 1 anno fa. Lo hanno curato con delle medicine e dopo 6 mesi lo hanno operato ma non hanno risolto quasi nulla e quindi lo hanno inserito nella lista trapianti.”
“Po… Posso vederlo?” chiese sotto shock Ned.
“Certamente. Seguimi.”


N.A: grazie per aver letto e scusate se il capitolo è un po' corto.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Quando Ned entrò nella stanza, Robb stava dormendo tranquillo nel letto. Il ragazzo era attaccato al monitor che suonava calmo e gli avevano lasciato la maschera dell’ossigeno. Lord Stark prese una sedia e si sedette accanto al figlio dove aspettò che si svegliasse.
Mentre aspettava si mise a fissare il ragazzo. Era ancora bianco e le occhiaie si vedevano ancora meglio. Dall’ultima volta i suoi ricci mori erano stati tagliati ma aveva tenuto la leggera barba che faceva impazzire Cat. Era più magro e alto rispetto a 4 anni fa.
Quando Robb si riprese si sentì subito stanco e sfinito. Aprì piano gli occhi e si ritrovò suo padre che lo guardava apprensivo.
Ned gli prese la mano e gli accarezzò i capelli sorridendogli dolcemente.
“Te l’hanno detto vero?” chiese facendo fatica a parlare e guardando tristemente suo padre.
“Si… Perché non me l’hai detto o chiamato? Avrei potuto fare qualcosa. Essere lì almeno.” Disse l’uomo.
“Mi dispiace.”  Rispose prendendo un bel respiro. “Pensavo che non ti importasse…”
“Oh Robb… Non pensare mai più una cosa del genere. Tu sei mio figlio e io mi preoccuperò sempre per te.” Disse dolcemente “Perché sei venuto questa sera?”
“Cosa ti hanno detto?”
“Che ti serve un cuore nuovo.”
“Beh, sono tornato per dirtelo e perché lo so che tanto non lo troveranno mai in tempo, quindi volevo passare quel poco che mi restava con la mia famiglia… Dire addio ai miei fratelli, come si deve questa volta.” Mentre lo diceva gli occhi di Robb iniziarono a riempirsi di lacrime che caddero sulle guance. Ned d’istinto lo abbracciò e cercò di consolarlo.
Se qualcuno gli avesse chiesto come si aspettava il ritorno del ragazzo probabilmente questo sarebbe stato l’ultimo dei motivi o probabilmente nemmeno ci sarebbe stato sulla lista. Ma ora era qui e aveva bisogno di aiuto e della sua famiglia e lui gli avrebbe dato tutto ciò di cui aveva bisogno.
 
Eddard tornò a casa  due giorni dopo a prendere dei vestiti puliti lasciando che Robb si riposasse. Aprì la porta e subito fu assalito dai figli più piccoli: Arya, Bran e Rickon.
La ragazza aveva i capelli mori sulle spalle e una ciocca dei quali era tinta di rosso. I suoi grandi occhi grigi stavano fissando il padre. Indossava una maglia nera e dei jeans strappati. Arya aveva ormai 16 anni ma si vestiva allo stesso modo da quando era una bambina. Bran era seduto sulla sedia a rotelle. Era caduto arrampicandosi su una parete quando aveva 9 anni. Era successo un mese prima della morte di Cat. Il ragazzino si era chiuso in se stesso odiandosi per quello che era: uno storpio. Non poteva più camminare, correre o arrampicarsi e questa cosa la odiava terribilmente. Era impossibile parlare con lui. Era diventato scontroso e antipatico con tutti, ma ora era tornato il ragazzo allegro e spensierato di un tempo. Al contrario Rickon era diventato una piccola peste incontrollabile che faceva impazzire tutti quanti.
“Dove sei stato?” chiese la ragazza.
“Perché non sei tornato a casa?” chiese Bran.
“Un secondo. Fatemi entrare in casa e lasciatemi respirare.” Disse scompigliando i capelli di Rickon che lo stava guardando curioso.
“Ned sei tu?” domandò una voce che proveniva dal salotto.
“Si Ben. Grazie per aver badato ai ragazzi.” Disse, entrando nel grande salotto.
C’erano due divano posti uno di fronte all’altro in pelle occupati da Jon e Sansa. In mezzo c’era un tavolino. La vecchia poltrona di Ned era posta di fronte ad esso ed era occupata da Benjen Stark, con in mano il giornale.
Il ragazzo aveva la stessa età di Robb. Capelli marroni e occhi grigio scuro, quasi neri. Indossava la felpa dei pompieri in cui lavorava insieme allo zio e stava scrivendo un messaggio con il telefono. Sansa aveva i capelli rossi della madre e i tipi occhi azzurri dei Tully che avevano ereditato tutti tranne Arya. Lei stava leggendo un grosso libro che chiuse appena il padre entrò nella stanza. Benjen invece abbassò il giornale e guardò il fratello.
“Nessun problema, ma dove sei stato? Quando hai chiamato l’altra sera sei stato un po' vago.” Domandò il Ben.
“Sedetevi. Devo parlarvi.” Disse serio Eddard, sedendosi accanto a giovane Snow che gli aveva lasciato il posto.
“Cosa succede papà?” chiese Sansa.
“Due giorni fa vostro fratello, Robb, è venuto a trovarmi in ufficio.” Iniziò l’uomo.
“Davvero!? Ma dov’è adesso?” chiese Arya interrompendolo.
“Non l’avrai mandato via?” chiese Bran.
“Qualcosa non va?” domandò allora Jon, vedendo il volto scuro e serio dello zio.
“È in ospedale adesso. Sono rimasto con lui e per questo non sono tornato.”
“Sta male?” domandò Ben.
“Purtroppo si. Robb ha un problema di cuore…”
“Cosa? Aspetta, il cuore di Robb  è malato?” domandò Sansa sconvolta.
“Si… molto malato purtroppo. Ha iniziato a stare male un’ anno fa. Lo hanno operato ma non hanno risolto molto e ora ha bisogno di un cuore nuovo. Il problema è che i dottori dicono che hanno solo 2-3 mesi per trovarlo.” Disse Eddard abbassando lo sguardo.
I ragazzi e Benjen erano sconvolti a sentire la notizia.
“Perché è tornato solo adesso?” chiese Jon.
“Ha detto che sa che non troveranno un cuore in tempo e quindi voleva dirvi addio come si deve.”
“Possiamo andare da lui?” chiese Arya.
“Certo. Volevo chiedervi proprio questo. Solo che dovete andarci piano. Quando è venuto in ufficio è stato male e ora sta riposando, ma è ancora molto stanco quindi cercate di non affaticarlo troppo ok?”
“Promesso!” dissero i ragazzi.
 
Quando i giovani Stark arrivarono dal fratello quest’ultimo stava giocando con il cibo che dall’aspetto non doveva essere stato molto buono.
“Ehi, come stai?” chiese Ned.
“Insomma. Meglio di ieri.” Disse Robb cercando di sorridere.
“Ho una sorpresa per te.” Disse l’uomo facendo segno ai ragazzi di entrare. Uno dopo l’altro abbracciarono e salutarono il fratello. Arya si sedette infondo al letto, Sansa nella poltrona accanto al padre e Rickon sulle ginocchia di Ned. Benjen e Jon entrarono dopo. L’uomo salutò il nipote mentre il giovane era rimasto in disparte.
“Come stai?” chiese Ben.
“Meglio. Voi?” rispose mettendosi comodo.
“Noi stiamo bene.” affermò Sansa.
“Ci sei mancato.” Disse Arya sorridendo.
“Anche voi.”
“Cos’hai fatto in questi anni?” domandò Rickon.
“Niente di incredibile. Ho finito la scuola e l’università.”
“Ma hai 21 anni. Te ne manca ancora uno.” Disse Sansa.
“Mi sono laureato un anno prima. Tra una cosa e l’altra.”
“Tutto qui? Pensavo avessi fatto altro.” Disse Arya scontenta.
“Ho fondato una band e con i piccoli concerti che facevamo mi pagavo l’affitto. Questo ti piace, piccoletta?”
“Davvero?” dissero lei e Bran.
“Per la gioia di papà, sì. I ragazzi sono ancora là.”
“Dove sono le tue cose?” chiese Benjen.
“Probabilmente ancora nel mio appartamento. Ho portato con me solo la mia borsa con il mio PC e un altro paio di cose. Perché?” rispose sempre sorridendo.
“Pensavo che visto che resterai qui, potremmo andare a prendere la tua roba, se a te va bene. Io e Jon domani siamo liberi.” Rispose Ben indicando il ragazzo.
“Non preoccuparti. Le mie cose arriveranno da sole.”
“Camminano?” chiese Jon sarcastico.
“Dany li porta quando torna a casa. Comunque ciao anche a te.”
“Volevi anche che ti saltassi addosso per abbracciarti tutto contento come loro?” disse Jon arrabbiato.
“No, ma almeno salutarmi. 4 anni che non ci vediamo e mi saluti così.”
“Non ti ho chiesto io di andartene. Io volevo che tu restassi.”
“Non puoi essere arrabbiato con me perché me ne sono andato. Lo sai benissimo che se avessi potuto sarei rimasto.”
“Nessuno ti ha costretto e io non farò l’ipocrita facendo finta che non sia successo nulla come tutti quanti.” Urlò Jon.
“Pensi che noi non siamo arrabbiati? È ovvio che lo siamo, ma non vogliamo sprecare tutto il tempo ad esserlo.” Gli rispose Sansa.
I ragazzi iniziarono a urlarsi contro mentre Ned e Benjen cercavano di calmarli. Robb li guardava con le lacrime agli occhi. Possibile che i suoi fratelli lo odiassero tanto dopo 4 anni? Se n’era dovuto andare ma questo non vuol dire che lui volesse farlo. Se n’era andato perché non riusciva più a resistere con tutti che gli davano contro incolpandolo per la morte di sua madre. Pure i suoi zii lo odiavano. Lui passava tutto il tempo a sentirsi in colpa fino a scoppiare e per evitare di far del male a se e alla sua famiglia aveva deciso di andare via.
Ned aveva notato il fatto che Robb aveva abbassato la testa, cosa che faceva ogni volta che si sentiva in colpa o Cat lo sgridava.
“Tutto bene? Ti senti male?” chiese al figlio, che gli annuì “Ora basta! Di queste cose andate a parlarne fuori!” gridò indicando la porta. Ben li portò fuori lasciando il fratello e il nipote da soli.
“Devo chiamare qualcuno?” chiese allungandogli un fazzoletto.
“No” mugugnò il giovane.
“Che succede?” domandò sedendosi accanto al figlio.
“Non pensavo ce l’avessero ancora con me. Io…”
“Robb, loro non ce l’hanno con te. Ti vogliono bene altrimenti non sarebbero qui. È solo che non sanno perché te ne sei andato e allora pensano che tu li abbia abbandonati.” Disse Ned dolcemente.
“Ma tu sai perché giusto?” chiese Robb.
“Stavi per scoppiare. Si vedeva che non riuscivi più a sopportare la situazione.”
“Posso entrare?” chiese Arya dalla porta. “Prometto che sto buona buona.”
Robb e Ned si guardarono prima che il ragazzo facesse segno alla sorella di sedersi accanto a lui.
“Cosa succede di là?” chiese Ned.
“Urlano, si arrabbiano e urlano.” spiegò sedendosi sul letto.
“Forse è il caso che vada di là.” Disse l’uomo “Arya tu resta pure qui. Se ti dice che sta male chiama qualcuno o premi il bottone li dietro ok?”
“Sì” disse la piccola.
“Fate i bravi.” Disse lasciandoli.
“Fidati.” risposero i due.
“Quindi… la tua band?” chiese Arya.
“Non c’è niente da dire. Ci stiamo solo  divertendo.” Rispose Robb “Ti vuoi stendere?”
“Mi faccio piccola” disse la ragazzi accomodandosi accanto al fratello “Dai non può essere tutto qui.” Continuò poi.
“Abbiamo inciso un disco, ma questo non devi dirlo a nessuno. Soprattutto a papà. Adesso dovrei scrivere nuove canzoni per il prossimo ma io e i ragazzi abbiamo detto al nostro agente che abbiamo bisogno di tempo… visto come sono messo.”
“Loro lo sanno?”
“Si. Sono i miei migliori amici non potevo mentirgli, anche perché viviamo praticamente insieme.”
“Perché con noi hai aspettato?” domandò curiosa.
“Pensavo di cavarmela da solo e di non dovervi disturbare per una sciocchezza, ma ovviamente non è andata così. Ho sistemato tutto quello che avevo in sospeso per poter tornare qui senza aver altro da dover fare. Ovviamente sarei voluto tornare prima ma ho avuto, appunto, molto da fare. Domani dovrei andare a ritirare la mia laurea e invece sono qui.”
“Economia?”
“Sì, almeno faccio contento papà.”
“Come si chiama il disco?” chiese Arya cambiando discorso vedendo come il fratello era diventato serio.
“One… Abbiamo una grande fantasia.” Disse Robb mettendosi a ridere.
“Posso sentirlo?”
“Te lo mando domani. Devo cercarlo sul pc. Invece ti andrebbe di vedere un film?” chiese.
“Volentieri. Devo prenderti il pc?” il ragazzo annuì così lei scese dal letto, prese il computer che era dentro la borsa sulla poltrona in fondo alla stanza e lo diede al fratello, per poi accomodarsi accanto a lui e guardare un film.
Quando Ned tornò da loro li trovò addormentati l’uno accanto all’altro. Robb aveva il braccio sotto Arya e gli stringeva la mano mentre la ragazza era accoccolata sul fratello.
Eddard la svegliò delicatamente.
“Ary tesoro… svegliati devi andare a casa.” Disse scuotendola.
“Mmm… papà? Che ore sono?” chiese mezza addormentata.
“Mezzanotte e mezza.” Disse dandole una mano a scendere dal letto senza svegliare il ragazzo.
“Tu vieni o resti qui?” chiese la giovane.
“Io resto. Qualcuno deve stare qui con Robb nel caso stesse male.” Rispose Ned.
“Posso tornare domani?”
“Certamente. Così gli tieni compagnia.”
 
Il giorno seguente Benjen diede il cambio al fratello badando al nipote che dormì fino a metà mattina. Poi Robb iniziò a stare male così Ben fu costretto a chiamare Ned che rimase accanto al figlio tutto il giorno. Il dolore al petto piano piano si era attenuato ma il ragazzo faceva ancora fatica a respirare così i dottori gli avevano lasciato la maschera per l’ossigeno. Ned badava al ragazzo ma era comunque molto preoccupato per lui. Ogni volta che lo vedeva stare male pensava a quello che aveva passato da solo e di come lui non fosse li per stargli vicino, fargli forza e aiutarlo. Pensava all’operazione che aveva subito e al fatto che se non ce l’avesse fatto lui non lo avrebbe più rivisto.
Ned accarezzava i capelli del ragazzo mentre lui riposava. All’uomo venne in mente quando il suo bambino da neonato dormiva e lui se ne stava ore a guardarlo e gli accarezzava la guanciotta o i pochi capelli che aveva allora facendo arrabbiare Cat perché non lo lasciava stare. Ma la verità è che Ned non lo avrebbe mai lasciato. Avrebbe voluto guardarlo dormire o giocare tutto il giorno. Lo stesso avrebbe voluto fare con tutti gli altri figli che sono venuti in seguito e soprattutto non avrebbe voluto vederli crescere.
Quando era morta Cat e lui aveva visto il ragazzo soffrire tanto aveva cercato di aiutarlo ma non c’era riuscito e Robb se n’era andato. Questo all’inizio lo aveva fatto arrabbiare visto come era avvenuta la cosa, ma poi se ne pentì subito e a volte se ne dava la colpa. Si incolpava del fatto che non fosse stato in grado di aiutarlo e proteggerlo da tutti quelli che lo incolpavano della tragedia.
Ora suo figlio era tornato e lui non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione di occuparsi di lui. Tuttavia vederlo stare tanto male lo preoccupava molto. Lui non era mai stato male e nessuno della sua famiglia aveva mai sofferto di problemi di cuore per cui lui non sapeva cosa aspettarsi o cosa doveva fare. Una cosa la sapeva però: sarebbe stato vicino al figlio. Così avrebbe capito cosa serviva al ragazzo e cosa doveva fare.
Il petto faceva soffrire molto il ragazzo. Aveva iniziato a dargli il tormento poco dopo che si era svegliato e dopo ore non era ancora passato anche se si era attenuato con le medicine. Tuttavia faceva molto fatica a respirare dato che ogni respiro gli sembrava come ricevere una coltellata.
“Come va? Meglio?” domandò Ned.
Robb scosse la testa. Il giovane sapeva benissimo che questo preoccupava il padre ma lui non riusciva a farci niente. Quel dolore era quasi insopportabile.
Il giovane Stark guardò Eddard e si intristì nel vederlo tanto preoccupato.
“Forse dovrei chiamare Will perché ti dia qualcosa di più forte.” Disse alzandosi dalla sedia.
“No… La… Lascia stare.” Disse Robb “Will dovrebbe... venire tra poco e poi vedrà lui… se darmi qualcosa di più forte o no.”
“Va bene. Ma tu cerca di respirare e resistere.”
Quando Will arrivò visitò con cura il ragazzo e decise di darmi degli antidolorifici e altri medicinali più forti per far star meglio il ragazzo. Fortunatamente questo riuscì a dare sollievo al giovane che poté finalmente respirare in maniera normale e il suo petto finì di fargli male. Senza altre sofferenza, Robb riuscì a riposare tranquillamente. Ned rimase con il figlio per tutto il giorno.
 
Arya era felicissima di poter tornare a far visita al fratello. Aveva dato il tormento a Jon perché l’accompagnasse in ospedale e il ragazzo esasperato alla fine aveva detto di sì.
Arrivata si diresse subito verso la stanza di Robb, ma sulla strada incontrò il padre con un caffè in mano.
“Arya, che fai qui?” domandò l’uomo.
“Sono venuta a trovare Robb. Hai detto che potevo.” Rispose lei sorridendo.
“Mi dispiace tanto tesoro, ma Robb non sta molto bene. Quindi credo sia il caso di lasciarlo riposare un po'.”
“Posso salutarlo? Poi me ne vado promesso.” Pregò Arya.
“Sta dormendo adesso.”
“Oh… Ok.” Disse tristemente.
“Come sei venuta qui?” domandò Ned.
“Mi ha portata Jon. Mi ha lasciata qui prima di andare da Ygritte.”
“Chiama tua sorella così ti viene a prendere. Nel frattempo puoi aspettare in camera.”
Arya chiamò Sansa per farsi venire a prendere e poi seguì il padre nella camera del fratello. Come gli aveva detto Ned, Robb stava riposando ma si vedeva che non stava bene. Lei si sedette accanto al letto e gli prese la mano. Si stupì nel sentirla fredda e la cosa non le piacque affatto.
Quando Sansa arrivò a prendere la sorella si intristì nel vedere il fratello.
“Ary, andiamo?” chiese mettendole una mano sulla spalla.
“Ok…” disse alzandosi e dando un bacio sulla fronte a Robb. “Ciao papà e ricordati di dirgli che lo saluto.”
“Certo tesoro. Domani ti mando un messaggio se puoi venire così eviti di fare un viaggio a vuoto.” Disse l’uomo.
“Possiamo venire anche noi? Bran e Rickon continuano a chiedere quando possono tornare.” Disse Sansa.
“Va bene, ma questa volta non mettetevi ad urlare come l’ultima volta. Lui si sente ancora in colpa e farglielo sentire ancora di più…”
“Tranquillo papà. Noi staremo buoni e tranquilli.” Disse Arya guardando la sorella che concordò con lei.
 
Nel tragitto verso casa, Arya continuava a pensare a come la mano di Robb fosse terribilmente fredda e il suo viso fosse pallido. Lei non pensava che suo fratello stesse tanto male. Ieri, quando era andata a trovarlo con i fratelli, lui stava ridendo e non sembrava affatto che stesse soffrendo o altro. Invece oggi era pallido e malaticcio. ‘Possibile che avesse mentito a tutti per non farli preoccupare? Era tornato per passare del tempo con la sua famiglia e ora gli mentiva? Come poteva farlo?’ Continuava a pensare Arya.
Sansa, notando il silenzio della sorella che di solito le dava sempre il tormento, chiese se stava bene.
“È tutto ok Ary? Sei silenziosa. È per via di Robb?”
Arya annuì.
“Tranquilla, capita che stia male. Ma sono sicura che domani starà benissimo.” Disse la rossa entrando nel vialetto di casa.
“E se stesse ancora male?” chiese preoccupata la ragazza più giovane.
“Arya, a nostro fratello capita di stare male e più passa il tempo e più frequentemente succederà dato che lui diventerà sempre più debole. Quindi non ti devi spaventare se magari lo vedi come oggi.” Disse Sansa.
“Non è quello. Cioè si… solo che gli ho preso la mano oggi ed era fredda e mi sono un po'… come dire… spaventata.” Disse Arya.
“Capisco… ma come ti ho detto non ti devi preoccupare.”
“Secondo te gli troveranno un cuore nuovo?” domandò all’improvviso la più giovane delle sorelle “Io non voglio perderlo. Non adesso che è tornato.” Continuò prima di scoppiare a piangere e venire abbracciata da Sansa.
“Oh Ary. Non so cosa succederà, ma sinceramente spero che trovino un modo per farlo stare meglio. Nessuno di noi vuole perderlo. Nemmeno Jon anche se non sembra. Robb è nostro fratello e fa parte della famiglia. Del branco. E come dice sempre papà: quando un componente del branco ha bisogno di aiuto, gli altri lupi gli danno una mano. Ed è quello che faremo noi: staremo sempre con lui e lo faremmo stare meglio. Fino alla fine, qualunque cosa accada. Nel bene e nel male. E se non dovesse andare bene sono certa che lui sarà comunque sempre con noi come la mamma. Capito sorellina.”
“Mi piace il tuo piano. Faremmo stare bene Robb qualunque cosa accada.” Concordò la piccola sorridendo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Jon aveva passato una giornata orribile con Ygritte. La ragazza si era arrabbiata terribilmente con lui perché invece di stare vicino al fratello si era messo a litigare con lui. Dal canto suo, il giovane Snow aveva cercato di spiegare alla giovane del perché fosse tanto arrabbiato con Robb, ma senza successo. Così se n'era di tornare a casa infuriato con la sua ragazza.
In quel momento, se ne stava sdraiato sul letto a pensare all’accaduto, facendo i grattini a Spettro, domandandosi se in fondo Ygritte avesse ragione. Forse, viste le condizioni di salute di suo fratello, magari doveva mettere in disparte il suo risentimento e stargli vicino altrimenti se ne sarebbe pentito. Tuttavia ogni volta che pensava al modo in cui se n’era andato, lasciando la sua famiglia salutandoli appena e sparendo dalla circolazione per ben 4 anni, gli veniva subito il nervoso e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era a come sfogarsi con lui.
“Ehi bello, secondo te Ygritte ha ragione?” domandò Jon al suo bellissimo husky bianco “Credi che forse dovrei fare pace con Robb e stargli vicino?”
Sperava veramente che il suo cagnolone potesse dargli una risposta. Non fu Spettro a dargliela, ma Vento Grigio, il cane di Robb, che era entrato per giocare con suo fratello.
Da quando Robb se n’era andato, il suo cane si sentiva molto solo. Per un po' smise persino di mangiare. Fu Spettro ad aiutarlo. Insieme i due passavano molto tempo a giocare e a coccolarsi. Inoltre, anche tutti i giovani Stark e Jon facevano il modo che lui non sentisse la mancanza del padrone.
Fu il fatto che i due cani, dopo tutto quello che era successo e di come il grosso husky grigio del giovane lupo non si fosse arreso al fatto che quest’ultimo se n’era andato, a far capire al giovane Snow che forse la sua ragazza e i suoi fratelli non avevano poi tutti i torti. Probabilmente Robb aveva avuto delle buone, buonissime ragioni per andarsene e lui voleva sapere perché e come mai non si era fatto più sentire.
Jon aveva quindi preso una decisione: l'indomani, dopo il lavoro, sarebbe andato dal giovane Stark e avrebbe parlato con lui con calma e tranquillità e poi avrebbe deciso cosa fare: stargli vicino o abbandonarlo come aveva fatto lui.

Tutti i buoni propositi del ragazzo sfumarono il giorno seguente. Al lavoro il suo capo gli aveva dato il tormento molto più del solito, ma questa volta il capitano Mormont non c’era per dargli una mano perchè era fuori città dalla sorella da una settimana. Quel giorno neanche Benjen era in caserma. Era uscito con il camion e la sua squadra.
Quando Jon aveva deciso di entrare nel corpo dei pompieri come suo zio di certo non immaginava che avrebbe dovuto sopportare qualcuno come Alliser Thorne. Quest’ultimo era un uomo sulla cinquantina. Capelli ricci e grigi e un grande senso del dovere o almeno quello che voleva far credere. Alliser odiava terribilmente tutte le reclute, ma soprattutto quelle che venivano da famiglie agiate e questo includeva il povero Jon dato che lui era stato cresciuto da suo zio Ned che era diventato un padre per lui tanto da chiamarlo spesso ‘papà’. Se poi sei pure Targaryen, dopo che tuo nonno ha quasi dato a fuoco mezza città, l’odio nei tuoi confronti cresce ancora di più per via del nome che porti, o che dovresti portare. La fortuna di Jon è stato suo zio che per non far capire che Lyanna era stata con Rhaegar aveva deciso di mettergli come cognome Snow anche se non è servito a molto perché a sei anni, insieme al cugino, avevano curiosato per tutta casa compreso l’ufficio di Eddard e avevano trovato tutte le carte sulla sua nascita e quant’altro. All’inizio il giovane si era arrabbiato, ma poi tutta la famiglia gli aveva spiegato il perché l’avevano tenuto nascosto e allora aveva capito.
Il giovane Snow quel giorno aveva dovuto, sotto ordine di Thorne, pulire la caserma da cima a fondo il che comprendeva pure i bagni della caserma che erano stati accuratamente devastati dagli scagnozzi dell’uomo. Oltre a quello aveva dovuto pulire i camion e cucinare per i suoi compagni. La sua fortuna fu quella che non ci fu nessuna chiamata così non fu costretto a mollare tutto per correre a spegnere qualche incendio.
Dopo la simpatica giornata passata in caserma, Jon salì in macchina e se ne andò verso l’ospedale anche se avrebbe voluto volentieri tornarsene a casa e non alzarsi più dal letto. Ovviamente visto che la sfortuna non è mai troppa, rimase imbottigliato nel traffico dato che l’ora era proprio quella in cui la gente tornava a casa dal lavoro. A quel punto iniziò a sperare che Robb stesse bene e che non gli fosse successo qualcosa.
Quando arrivò in ospedale parcheggiò la macchina e se ne andò verso la stanza di suo cugino. Durante il tragitto pensò a cosa dire al giovane Stark. Aveva deciso  di iniziare facendogli le sue scuse per come si era comportato l’ultima volta e di proseguire chiedendogli perché se n’era andato di casa. Aveva deciso di iniziare in modo così “lento e delicato” per non affaticarlo e per non farlo arrabbiare ancora. La sera prima aveva sentito Arya e suo zio parlare del fatto che non era stato bene e che era meglio non stancarlo troppo. Questo lo aveva fatto preoccupare e aveva quindi deciso di partire piano per poi andare sul pesante chiedendogli perché fosse tornato così tardi se sapeva da un anno del suo problema.
Quando era arrivato nel reparto dove stava Robb, percorse il corridoio ma a metà incontrò Eddard. Quest’ultimo era vestito come il solito: camicia bianca con le maniche tirate sù fino a metà braccio, pantaloni neri e si era tolto la cravatta visto che, in quel momento, non la stava portando.
“Ciao Jon. Come mai qui?” lo salutò Ned.
“Ciao zio. Sono venuto per Robb. Volevo vedere come sta e parlare un po’ con lui. Non come l’altra volta promesso.” Disse Jon alzando le mani.
“Di cosa volevi parlare con lui?” domandò curioso il vecchio Stark.
“Volevo solo chiedergli che cosa aveva fatto in questi ultimi anni e perché non è tornato prima.” Rispose sinceramente “Se non vuole rispondermi va bene. Non voglio che stia male perché si arrabbia di nuovo con me.”
“Non è stato male a causa tua. Ha detto che a volte capita che gli faccia male.” Lo rincuorò Eddard “Ma per favore non chiedergli perché se n’è andato.”
“Io voglio saperlo. Ne ho il diritto!” iniziò ad arrabbiarsi il giovane.
“Il diritto? Jon ma senti cosa stai dicendo? Non ti sembra egoistico da parte tu…” disse Lord Stark prima di essere interrotto dal nipote.
“Egoistico? Ha preso sù e se n’è andato senza dire una parola per anni interi. Voglio sapere che gli è preso e tu mi dai dell’egoista?” urlò rabbioso Snow “Lui aveva promesso che saremmo sempre stati insieme, che non ci saremmo mai separati, e invece lui è andato via.”
“I bambini si promettono sempre cose inutili.” Sentenziò Ned.
“Io ci credevo e anche lui finché non avete iniziato tutti a trattarlo come un appestato. Io avevo bisogno di lui, ma lui non c’era.”
Jon se la sarebbe ricordata per sempre quella promessa. Lui e Robb avevano solo 4 anni e quel giorno erano appena tornati a casa dall’asilo dove gli altri bambini avevano preso in giro il piccolo Snow. Quest’ultimo stava piangendo sotto l’albero in giardino quando il piccolo Stark era andato da lui a consolarlo e gli aveva promesso che loro due sarebbero sempre stati sempre insieme e nessuno mai li avrebbe separati. Quel giorno Jon capì quanto Robb fosse importante per lui e quanto ci tenesse.
“Robb se n’è andato perché non ne poteva più di tutto quanto. Ora che lo sai la smetti di fare il bambino?” gli urlò contro il vecchio Stark.
“Bastava una parola.” Disse piano Jon “Chi lo sapeva?” chiese allora dopo essersi calmato.
“Io e Arya ma solo perché lei l’ha visto piangere…”
Jon non rimase a sentire il resto della frase. Se ne andò lasciando che lo zio lo chiamasse dal corridoio.
Tornando a casa il giovane pensò a quando aveva 17 anni e a com’era Robb.
In quel periodo il maggiore degli Stark si era preso carico di tutta la famiglia. Aveva sostituito sua madre in tutte le faccende di casa ed era diventato la spalla su cui piangere per tutti i suoi fratelli. Jon non c’aveva mai pensato fino a quel momento. Non si era mai reso conto del fatto che nessuno si stesse prendendo cura di Robb. Snow si era scordato del fatto che il giovane non aveva toccato cibo per una settimana prima che suo padre lo costrinse a mangiare perché era preoccupata per lui. Si era scordato di quando andava a controllare che lui stesse bene tutte le notti. Come aveva potuto dimenticare quanto Robb aveva sofferto per la morte di sua madre? Suo zio aveva ragione: non aveva nessun diritto di chiedere al cugino del perché se n’era andato. Aveva capito che probabilmente se n’era andato perché non riusciva più a sopportare la situazione.
Si, doveva assolutamente chiedere perdono a Robb per come si era comportato.
 
Daenerys Targaryen era una ragazza di 21 anni, bionda da con due occhi meravigliosi di colore azzurro che con sole a volte acquisivano una splendida tonalità violetto. Indossava dei jeans strappati, una camicetta azzurra a maniche corte e la felpa dell’università. Quel giorno stava tornando a casa con la sua fidata guardia del corpo: Jorah Mormont. L’uomo guidava il camion del trasloco mentre Dany stava scrivendo al suo ragazzo per decidere dove lasciare tutte le sue cose mentre si sfilava e si rimetteva le ballerine nere.
A metà mattina raggiunse la villa degli Stark e suonò alla porta. Dopo la terza volta che suonava al citofono venne ad aprirle la porta un Jon Snow con i pantaloni del pigiama, la maglia nera degli ACDC, una cuffia dell’I-pod nell’orecchio sinistro e i capelli neri completamente spettinati.
“Dany, che fai qui?” chiese sbadigliando. La ragazza intuì che il nipote si era appena alzato dal letto.
“Ciao Jon. È bello rivederti. Sono venuta a portare le cose di Robb. Mi ha detto che potevo lasciarle qui.” Rispose sorridendo la giovane.
“Ah sì. Lo aveva accennato…” rispose Snow in modo molto vago. “Vuoi una mano?”
“Grazie, a me e a Jorah farebbe comodo.” Disse indicando l’uomo con i pacchi in mano.
Jon si infilò le scarpe e aiutò la zia a scaricare la roba del cugino e a portarla in casa. Il giovane si stupì del fatto che Robb non avesse poi così tante cose da dover portare in casa. Se si fosse messo a contarli probabilmente sarebbero stati all’incirca una decina.
“Tutto qui?” domandò.
“Robb non ha mai avuto molte cose. Camera sua era praticamente vuota prima del mio arrivo. Aveva solo le vostre foto attaccate al muro. Le ho messe tutte in quella scatola se le vuole riattaccare.” La ragazza indicò una scatola rossa sul tavolino del salotto.
“Le nostre foto? Prima del tuo arrivo?” domandò confuso Jon.
“Beh si. Gli ho dato le foto di Natale e poi tuo zio Benjen gliene ha mandate altre mentre stava a Londra. Ha anche quella del nostro diploma e quello di Sansa. Ma quelle le ha fatte lui.” Spiegò la bionda. “Gli siete mancati tanto. Non hai idea di quanto volesse tornare.”
“E tu come fai a saperlo?” chiese confuso il giovane grattandosi la testa.
“Io l’ho incontrato al collage il giorno dell’immatricolazione. Abbiamo condiviso l’appartamento questi ultimi 3 anni. Io ho aiutato lui e lui ha aiutato me. È stata la mia roccia nei momenti bui.”
“Tu lo sapevi. Ogni Natale io ti chiedevo dove poteva essere e se stava bene e tu mi dicevi di sì perché lo sapevi? Perché non me l’hai detto? È mio fratello perché tutti ve lo scordate!” Gridò furioso Jon.
“Mi dispiace. Ma ho fatto una promessa. Non hai idea di quante volte avrei voluto dirvi dov’era, ma non potevo. Portavo sempre i suoi regali. Quelli piccoli che vi davo sempre dopo pranzo erano da parte sua. Pure i biscotti per Vento Grigio erano da parte sua.”
“Quindi lui ci faceva pure i regali!?!” urlò Jon.
“Jon calmati! Non pensavo che la cosa ti scombussolasse tanto. Mi dispiace, noi non pensavamo che vi sconvolgesse tanto.” Disse Dany alzando le mani in segno ti resa.
“Noi?”
“Io e Robb stiamo insieme. Non te l’aveva detto?”
“No. Quando l’ho visto non me l’ha detto. C’è altro o hai finito qui?” domandò scocciato e arrabbiato Snow.
Jorah stava per ribattere ma Daenerys lo fermò con la mano.
“No, abbiamo finito. Andiamo Jorah, abbiamo altre cose da fare.” Disse prima di andarsene lasciando Jon da solo.
 
Jon aveva riflettuto su quello che aveva detto sua zia. Si era buttato sul divano a guardare il soffitto mentre Spettro e Vento Grigio si erano accoccolati l’uno accanto all’altro a fissarlo curiosi.
Si stava lentamente rendendo conto che suo fratello in fin dei conti non lo aveva mai lasciato solo. Anche se lui non lo vedeva questo non vuol dire che lui non ci fosse. Si ritrovò a pensare al giorno in cui Robb se n’era andato. Lui era sceso e lo aveva trovato davanti alla porta con lo zaino sulle spalle e il borsone ai piedi mentre salutava i suoi fratelli. Fino a quel momenti non si ricordava degli occhi rossi e lucidi. Come aveva potuto dimenticarlo? Robb quel giorno aveva pianto. Al ragazzo dispiaceva lasciarli e lui se l’era dimenticato.
Si alzò allora dal divano e decise di sistemare i scatoloni. Li aprì uno a uno e piano piano tirò fuori tutta la roba. Molti erano pieni di vestiti. Jon ne riconobbe molti e si divertì a pensare a come suo cugino non badasse a quanto fossero vecchi e usurati. Altri scatoloni contenevano libri e quaderni di scuola.
Quando ebbe finito di riportare tutto nella vecchia camera di Robb, decise di aprire la scatola dove Daenerys aveva messo le foto. L’aprì e la prima che vide fu quella che Robb teneva sempre sul comodino accanto a lui prima di andarsene. Il riccio gli aveva confessato che era la sua preferita perché c’era tutta la famiglia riunita.
Jon pensò che quello fosse un modo per tenerli sempre accanto a lui. Dany in fondo aveva ragione: lui non li aveva mai abbandonati. Forse era stato lui a lasciarlo andare. Dopo 4 anni si era arreso all’idea che suo fratello non sarebbe mai tornato. Questo lo aveva spinto a fare molte stupidaggini molte delle quali servivano a far dimenticare allo zio che Robb non c’era più. Lo stesso avevano fatto Arya, Bran e Rickon. I quattro pensavano che così nessuno avrebbe sentito la sua mancanza. Tuttavia quella sensazione di tristezza al pensiero di non poter rivedere più quei occhi azzurri, il suo dolce sorriso o sentire la sua risata era sempre là per quanto loro tentassero di sopprimerlo.
Tra le sue cose Jon trovò anche la vecchia chitarra del cugino. Ned odiava l’idea che a suo figlio piacesse tanto suonare la chitarra soprattutto per paura che mollasse tutto e andasse a tentare di diventare famoso. Non che lui non credesse che poteva farcela ma era una strada parecchio dura.
Sulla chitarra c’erano ancora i segni dei denti di Rickon, quella volta che Arya l’aveva fatta cadere dalle scale facendole dei graffi sui lati.
Robb la suonava da quando aveva 10 anni e in tutto questo tempo non aveva mai pensato di cambiarla. Gliela avevano regalata i suoi genitori per il compleanno e probabilmente era il regalo più bello che avesse mai ricevuto. Quando era morta Cat, il giovane Stark aveva smesso di suonare e cantare anche se a volte lo faceva per far addormentare il fratello più piccolo. Jon si sorprese a pensare al fatto che andandosene Robb era tornato quello di una volta. Probabilmente loro non erano stati in grado di aiutarlo e lui se n’era andato come gli aveva detto suo zio. Forse lui era veramente stato egoista e aveva pensato solo a se stesso e a quello che voleva senza pensare a come si era sentito e a cosa stava succedendo al cugino ora. Questo lo fece sentire terribilmente in colpa. Robb era tornato perché aveva bisogno della sua famiglia, di tutta quanta, e lui gli era andato contro. Sansa aveva perfettamente ragione quando gli aveva detto che non voleva sprecare tempo ad arrabbiarsi cosa che invece lui aveva fatto in pieno. Avevano capito tutti tranne lui. Ygritte faceva benissimo a dirgli che lui non capiva nulla.

N.A: Questo capitolo non mi convince molto. C'è qualcosa che non mi quadra, ma spero che a voi sia piaciuto lo stesso. (Se trovate degli errori per favore ditemelo che li correggo. Grazie)

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Il giorno dopo il giovane Snow fece pace con la sua ragazza che fu ben felice di avere ragione. Jon le chiese se voleva accompagnarlo in ospedale dal cugino, ma la giovane aveva rifiutato dicendogli che era una cosa che doveva fare da solo. Così prese e se ne andò da Robb. Quando arrivò alla sua stanza trovò lo zio che stava parlando con il figlio mentre gli sistemava il solito riccio che gli cadeva sempre sulla fronte. Jon aveva notato che il giovane non stava bene. La carnagione era molto pallida e se lui non era in piedi volveva sicuramente dire che non era in forma.
Il giovane Snow entrò piano dopo aver bussato.
“Ciao, posso entrare o disturbo?” Disse il giovane.
I due si guardarono poi il giovane Stark sorrise e gli fece segno di venire avanti.
Jon aveva ragione: Robb era veramente pallido e a quanto sembrava anche molto stanco, come se non avesse dormito tutta notte.
“Come mai qui?” chiese Eddard.
“Sono venuto per Robb.” Iniziò Snow “Volevo scusarmi con te per come mi sono comportato e volevo parlare un po', ma non sembra che tu stia bene…” continuò rivolto verso il giovane.
“Mi dispiace che tu abbia fatto un viaggio a vuoto…” disse Eddard.
“Dovrei chiederti scusa io Jon. Sono stato un pessimo fratello...” affermò tristemente Robb.
“No, è colpa mia. Papà ha ragione. Sono stato un egoista, avrei dovuto passare più tempo con te invece di arrabbiarmi. Comunque ora ti lascio riposare, sembra che tu ne abbia bisogno.”
“Grazie.” Disse il giovane lupo sorridendo dolcemente al cugino. “Jon!” lo chiamò prima che il corvino uscisse dalla porta.
“Si?”
“Puoi fare pace con Dany? Ieri era furiosa…”
“Certo, volevo parlare prima con te, ma ora vado subitissimo a scusarmi anche con lei.”
Jon se ne andò lasciando il giovane riposare promettendogli che sarebbe tornato l’indomani e che avrebbero potuto parlare tranquillamente.
 
Il giovane Snow odiava vedere Robb stare male sin da quando erano piccoli. Robb non era mai stato quello dei due che si ammalava più spesso ma quando lo faceva, Jon era sempre accanto a lui e viceversa.
Pensò a questo mentre guidava verso la casa di Daenerys Targaryen. Quando Aerys era morto aveva lasciato tutto ai due figli sopravvissuti: Dany e Viserys. Nessuno sapeva delle vere origini di Jon quindi lui non aveva ereditato nulla.
Il patrimonio dei Targaryen rispetto a secoli fa era diventato esiguo, ma era comunque abbastanza per far vivere bene i due superstiti. Aerys, o il folle come veniva chiamato in città, li aveva lasciato l'impresa di famiglia e la villa oltre a un bel malloppo che il più grande dei due aveva sperperato per quasi la metà. Dany, essendo l’ultima oltre a Jon, aveva intenzione di riprendere l’attività di famiglia anche se la sua vera passione era la politica.
La casa dei Targaryen era sulla parte alta della città. La gente diceva che un loro vecchio antenato l’avesse fatta costruire in quel punto perché così poteva controllare i cittadini.
La villa assomigliava a una di quelle imponenti case residenziali con un bellissimo giardino e una fontana in centro. Jon c’era stato poche volte lì e ogni volta ringraziava il cielo che sua madre l’avesse affidato a suo zio. Se da fuori la casa sembrava accogliente, dentro era tetra con le pareti nere e rosse e strani quadri che raffiguravano draghi sputa fuoco. Barristan Selmy, un vecchio amico di Eddard, una volta gli aveva raccontato che Rhaegar aveva cercato di convincere il padre a cambiare arredamento e che la sua stanza fosse la meno strana e la più normale della casa. Anche la giovane aveva cercato di convincere il fratello per molto tempo a cambiate qualcosa in casa ma senza successo.
Jon sperava che, ora che era tornata, sua zia cambiasse finalmente le cose.
Arrivato parcheggiò la macchina vicino ad un aiuola che si trovava di fronte ad una delle immense finestre della casa e scese dall’auto sperando vivamente che Daenerys non lo sbranasse o lo bruciasse vivo. Si diresse verso la porta d’entrata e suonò il campanello.
Quando l’immensa porta di legno scuro si aprì, fu Jorah Mormont che vide per primo.
“Ciao Jorah. Mia zia è in casa per caso? Avrei bisogno di parlare con lei.” Chiese il giovane Snow.
L’uomo lo guardò per bene prima di lasciarlo entrare e farlo accomodare in salotto prima di andare a chiamare la ragazza.
Entrando Jon aveva notato che Daenerys aveva ristrutturato casa. Le pareti non erano più tappezzate di carta da parati nera, ma erano in legno. I quadri rappresentavano qualcosa di un po' più allegro. I tappeti color borgogna erano stati sostituiti da quelli rossi.
Il salotto dove il ragazzo si trovava aveva subito un restyling. Aveva un aspetto più accogliente. Dany aveva fatto accendere il grosso camino che si vedeva appena entravi nella stanza proprio di fronte. Le tende sulla grande finestra erano state cambiate in qualcosa di più chiaro e meno tetro e i due divani neri erano stati sostituiti con due di color beige e rosa. Il quadro di famiglia era ancora appeso sopra il camino e la giovane aveva aggiunto anche una foto del ragazzo.
Quando la giovane Targaryen arrivò, trovò il nipote ad osservare il quadro che raffigurava la sua famiglia.
“Jon…” lo chiamò lei.
“Scusa, stavo solo guardando papà. Non ho molte foto sue a casa.” Rispose lui girandosi.
Dany indossava il pigiama e una vestaglia rossa con su ricamato lo stemma di famiglia. I capelli biondi erano legati come al solito in una treccia.
“Tranquillo, credo a che a lui faccia piacere. Come mai sei qui?” disse sorridendo e sedendosi sul divano facendo segno all'altro di accomodarsi.
“Oggi sono andato da Robb per parlare con lui… per scusarmi, ma non stava proprio bene quindi l’ho lasciato riposare. Così sono venuto qui per scusarmi per l’altro giorno. Non avrei dovuto arrabbiarmi con te in quel modo soprattutto perché tu non hai colpe.” Disse Jon sedendosi accanto alla zia.
“Te l’ha chiesto lui vero?” chiese duramente la Targaryen.
“Beh si, ma sarei venuto comunque da te dopo aver chiarito le cose con Robb.”
“Jon, non sono arrabbiata con te.” Disse addolcendosi “Tu non lo sapevi e sinceramente se fossi stata nei tuoi panni mi sarei infuriata anch’io. Solo promettimi che parlerai con lui. Ti vuole un mondo di bene e sapere che tu lo odi lo fa sentire terribilmente in colpa.”
“Lo so… Ygritte, Sansa, zio Ned e tutto il mondo me l’hanno detto. A volte penso che Ygritte abbia ragione a dirmi che non so niente.”
“Tu e Robb vi assomigliate. Siete entrambi testardi, ma alla fine fate sempre la cosa giusta.”
 
Arya era stata tutto il giorno con Gendry, il suo ragazzo. Il giovane era il figlio bastardo di Robert Baratheon, ovvero il migliore amico del padre della ragazza. Il giovane aveva ereditato dal padre i capelli neri e gli occhi azzurri oltre al fisico alto e muscoloso. Lavorava in un officina e spesso Ary andava a trovarlo e gli dava il tormento, ma quel giorno era andata da lui perché non voleva stare a casa da sola così passò la giornata ascoltando ripetutamente l’album del fratello mentre guardava il fidanzato lavorare. Arya adorava ammirare Gendry lavorare sulle macchine sporco d’olio e tutto sudato. Si mordeva sempre il labbro quando le goccioline d’olio nero gli ricadevano lungo i muscoli. Ma quel giorno non ci badò molto. Era completamente presa dal lavoro di suo fratello e adorava ogni singola canzone. Aveva tentato di farlo sentire anche al suo ragazzo ma senza successo.
“Ti va di andare al cinema?” domandò il ragazzo finita l’ultima macchina della giornata.
“Cosa?” chiese la giovane togliendosi le cuffiette.
“Ti ho chiesto se ti va di andare al cinema, ma si può sapere cosa stai ascoltando?”
“Non posso dirtelo. Ho promesso. Comunque mi piacerebbe molto andare al cinema.”
I due andarono a vede un film horror pieno di mostri e gente che veniva squartata. Ad Arya non piacque molto. Lo trovava noioso ed estremamente prevedibile mentre a Gendry non fece alcuna impressione.
Dopo il cinema i due andarono in gelateria dove la ragazza si prese un bel frullato. Se anche ormai era novembre e faceva freddo ad Ary non importava.
“Cosa ti prende ultimamente? Sembri più strana del solito.” Domandò il moro.
“Robb è tornato.” Disse seria.
“Non sembri felice.” Constatò il giovane.
“Sta male… molto male e io non so cosa fare per aiutarlo.”
“Mi dispiace molto sentirlo. Cos’ha di preciso? Se me lo dici magari posso aiutarti a capire come aiutarlo.”
“Ha bisogno di un cuore nuovo.” Ammise tristemente la giovane.
“Cavolo. Quando hai detto che stava male non pensavo di certo a questo. Comunque se conosco abbastanza tuo fratello penso che stare con lui il più possibile  e non trattarlo come se stesse per morire lo farebbe sicuramente sentire meglio.” Disse il ragazzo mentre i due uscivano dal locale. Arya lo abbracciò scoppiando a piangere.
“Io non voglio perderlo.” Continuava a ripetere in lacrime mentre Gendry tentava di calmarla.
Il giovane la riaccompagnò a casa e la lasciò ancora singhiozzante alla sorella.
Arya passò la notte a pensare a come era stata stupida a piangere davanti a Gendry. Lei era sempre stata una ragazza forte che sapeva cavarsela benissimo da sola e questo voleva dire che odiava piangere davanti a qualcuno soprattutto se questo qualcuno era il suo ragazzo. Solo che il fatto che suo fratello stesse male la intristiva molto e la preoccupava ancor di più.
Dopo Jon, Robb era il suo fratello preferito. Aveva sempre pensato che lui fosse forte e che sapeva come cavarsela in ogni situazione, ma quando l’aveva sorpreso a piangere in camera sua le cosa cambiarono. Non aveva pensato che anche lui aveva perso sua madre, che anche lui stava soffrendo come tutti loro solo che non lo dava a vedere perché doveva essere forte per la sua famiglia. Quel giorno Robb l’aveva abbracciata forte e fu lei a farlo stare meglio.
Quando se n’era andato si era arrabbiata moltissimo con lui perché l’aveva lasciata solo. Ma la sua rabbia duro poco e venne sostituita dalla preoccupazione. Aveva paura che qualcuno potesse fargli del male, ma suo padre e Jon la rincuorarono.
Ed ora era tornato e aveva bisogno di aiuto. Arya era disposta a darglielo, ma non sapeva come fare. Ogni cosa che le venisse in mente implicava che il fratello si alzasse dal letto o che uscisse dall’ospedale, ma l’ultima volta che lo aveva visto non sembrava potesse sforzarsi molto. Forse poteva passare del tempo con lui e aiutarlo a scrivere nuova musica o solo a parlare. Ma Arya non era mai stata una tipa calma ed esserlo avrebbe potuto far preoccupare il ragazzo e questo lei voleva assolutamente evitarlo. Così si addormentò pensando a come far star meglio il suo fratellone.
 
Sansa odiava dover badare da sola alla famiglia. Non per tutte le responsabilità ma perché i suoi fratelli le davano il tormento. Rickon era diventato più pestifero del solito tanto che una mattina le aveva lanciato la tazza di latte e cereali addosso sporcando lei, il tavolo e tutta la cucina oltre a rompere la tazza che si era frantumata al suolo. Un’altra volta si era messo ad urlare perché non voleva andare a scuola chiudendosi in camere sua e non sarebbe uscito se Jon non avesse sfondato la porta e non gli avesse dato una bella sculacciata e fatto una bella ramanzina.
Bran era più calmo del fratellino. I problemi che creava erano per di più legati alla sua carrozzina. Dopo l’incidente era diventato quasi impossibile parlare con lui, ma piano piano era tornato quello di un tempo. Tuttavia casa loro in quel periodo era pieno di cose e la sua carrozzina ci prendeva sempre contro. Una volte era addirittura caduto e suo zio lo aveva aiutato a rimettersi seduto.
La giovane quindi badava ai fratelli più piccoli e, per quanto sua sorella glielo permettesse, anche a lei. Aveva deciso di restare a casa e di non andare all’università ad aiutare la famiglia dopo che suo padre l’aveva informata della salute di Robb, ma questo non le impediva di studiare. Aveva scelto legge e suo padre era stato così orgoglioso di lei il giorno del suo diploma quando gli aveva detto che era stata accettata nell’università dei suoi sogni che era poco distante da casa sua. Per arrivarci ci metteva meno 2 ore. Con lei era andata la sua migliore amica: Margaery Tyrell o, come la conoscevano in famiglia, la ragazza con cui doveva stare Robb per sua madre. L’amica l’aiutava a rimanere al passo e fra una faccenda e l’altra si sistemava gli appunti e studiava sui libri.
Quella mattina Rickon si era rimesso a fare i capricci, ma per fortuna suo padre era lì per calmarlo. Il problema per la ragazza fu il fatto che il suo adorabile fratellino aveva deciso di usare i suoi appunti come tovaglietta bagnandoli tutti di latte.
Ormai non lo sopportava più, così chiese al padre se poteva andare da Robb almeno così sarebbe potuta stare in pace e avrebbe potuto tenergli compagnia e l’uomo fu molto felice di acconsentire alla sua richiesta. Così la giovane prese il suo zaino e dopo aver accompagnato i fratelli a scuola si diresse verso l’ospedale.
Quando arrivò, trovò il fratello canticchiare tristemente mentre guardava il computer con addosso le cuffie. Il ragazzo si girò a guardarla e le sorrise dolcemente.
“Sansa!” la salutò “Come mai qui? Pensavo venisse zio Benjen.”
“Lo sostituisco così può riposarsi. Ti dispiace se studio un po'? Rickon me lo sta rendendo difficile.” Domandò la ragazza sedendosi accanto al letto.
“Certo che puoi studiare, mica mi disturbi.”
La rossa si mise a fare le sue cose. Occupò ben due sedie per avere ben in ordine i suoi libri e i quaderni.
Robb osservava la sorella. Lei era quella bella della famiglia. I lunghi capelli rossi, come quelli della madre, erano stati legati in una coda di cavallo perché non le andassero davanti. Se ne stava con il suo pc sulle gambe mentre teneva i fogli con i suoi appunti in mano. Stava ascoltando la registrazione della lezione e, da quel che vedeva il ragazzo, non sembrava molto chiara.
Il ragazzo si intristì a pensare a cosa aveva passato negli ultimi anni. Quando se n’era andato l’aveva lasciata nelle mani di Joffrey. Sapeva perfettamente quanto quell’esserino biondo tormentasse e distruggesse sua sorella, ma non aveva mai fatto nulla per impedirlo perché lei non voleva. Alla fine si era ribellata e lo aveva lasciato ma le cose non erano andate meglio. Nella sua fase di caduta, era finita tra le mani di Ramsey Bolton. Era il figlio di Roose, un dipendente di suo padre. Quella famiglia inquietava tantissimo il giovane lupo. Ramsey era un pazzo che si divertiva a fare a pezzi, psicologicamente, le persone. Sansa aveva passato un inferno con lui, ma era stata così forte da uscirci e tornare quella di una volta.
Robb era felice del cambiamento della ragazza: quando l’aveva lasciata era una ragazzina fragile che sognava ancora il principe azzurro e ora era una ragazza forte e indipendente.
Sansa si girò e vide che suo fratello la guardava.
“Che c’è? Ho qualcosa sulla faccia?” domandò lei.
“No, ti stavo solo guardando. Sei cambiata dall’ultima volta che ti ho visto.” Ammise lui.
“Ho i capelli più lunghi.”
“Non intendevo quello. Sei cresciuta… tanto.”
“È successo un po' di tutto mentre tu non c’eri.” Disse la ragazza chiudendo il pc.
“Lo so…” disse tristemente “Avrei dovuto essere qui.”
“Avevi altro da fare. A parte il cuore, ti trovo bene.” Disse Sansa sedendosi sul letto accanto alle gambe del fratello.
“Tu trovi? A me non sembra di essere cambiato.”
“È dalla morte della mamma che non sorridi. Quando te ne sei andato pensavo che saresti finito a vivere sotto un ponte e invece hai finito la scuola, l’università e hai pure fondato una band. Sei cresciuto tantissimo Robb Stark.”
E fu così che i due iniziarono a parlare di come tutti quanti fossero cambiati negli ultimi quattro anni, non solo loro. Robb le raccontò un paio delle sue avventure all’università dando qualche dritta alla ragazza. Lei invece gli raccontò di quelle che avevano combinato lei e i suoi fratelli. Gli raccontò di come Arya si fosse rotta per l’ennesima volta il braccio facendo moto cross o di come riducesse malissimo i suoi avversari a karate. Gli raccontò di come Bran avesse smesso di essere antipatico con tutti perché era sulla sedia a rotelle e avesse fatto amicizia con i fratelli Reed e fosse tornato il ragazzino spensierato di una volta. Infine le raccontò di come era cambiato Rickon: da dolce angioletto a piccola peste. Questo fece sentire in colpa il ragazzo, ma sua sorelle lo tirò su di morale raccontandogli di come aveva lasciato Joffrey e del pugno che gli aveva tirato.
I due passarono tutta la mattina e l’intero pomeriggio a parlare. Cosa che non facevano da anni e che era mancata moltissimo ad entrambi.
Eddard li trovò a chiacchierare tranquilli quando arrivò e decise di lasciarli stare. Robb non era stato bene negli ultimi giorni e vederlo tranquillo e felice con sua sorella lo sollevò molto. Suo figlio aveva bisogno di quello: di tranquillità e di sentirsi a casa.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Daenerys era felice di aver fatto pace con suo nipote ed era felicissima di accompagnarlo da Robb il giorno seguente. Era sicura che ad entrambi avrebbe fatto bene parlare un po'. Lei sapeva quando gli Stark mancassero al fidanzato mentre era all’università. Passava interi pomeriggi a pensare a cosa stessero facendo o a come stavano e lei lo ascoltava raccontandogli dei Natali che passava con loro. Gli raccontava di come lui mancasse alla sua famiglia e di tutte le volte che Jon le chiedeva dove poteva essere il cugino o di come stesse e lei gli rispondeva sempre che stava bene, che Robb Stark se la sapeva cavare. Ed infatti era così. Robb era riuscito a cavarsela benissimo in quattro anni ed era riuscito pure a dare una mano a lei. Si erano dati una mano a vicenda.
Un messaggio la distolse dai suoi pensieri. Era Jon che le chiedeva conferma per domani. Sorrise al pensiero che il ragazzo fosse convinto della sua decisione.
Jon era felice e in ansia per l’indomani. Non sapeva come iniziare il discorso o a cosa dire. Sapeva che suo fratello lo avrebbe ascoltato qualsiasi cosa avrebbe detto.
Il ragazzo pensò tutta la notte all’incontro con il giovane lupo senza chiudere occhio. Spettro rimase sveglio con lui alzando il muso ogni tanto per vedere se il padrone si fosse addormentato.
Il giorno seguente Jon indossò i soliti jeans, una maglietta bianca e una felpa nera. Si pettinò i capelli e arruffò il pelo al suo cane prima di scendere le scale e aspettare che arrivasse Dany. La giovane arrivò poco dopo e suonò il clacson per avvisare che era arrivata. Il ragazzo salì in macchina e salutò la zia. Quest’ultima aveva i capelli raccolti in una grossa treccia bionda. Indossava un cappotto nero e sotto si intravedeva una gonna rossa. I colori dei Targaryen si divertì a pensare Snow. Gli occhi della ragazza erano di un azzurro profondo. A Jon erano sempre piaciuti. Da piccolo immaginava spesso com’erano i suoi genitori. Con sua madre era più facile dato che suo zio aveva molte foto di lei nel suo studio e una in salotto. Lyanna Stark era una donna bellissima dai lunghi capelli mori e dagli occhi grigi. Ma con suo padre era diverso. Aveva sentito molte storie sul bellissimo Rhaegar Targaryen dai meravigliosi capelli dorati e dagli occhi azzurri. Spesso lo immaginava come la versione al maschile di Dany ma questo non rendeva affatto gloria alle voci che aveva sentito. Solo al liceo riuscì a vedere per la prima il volto di suo padre.
“Allora, sei pronto?” chiese la ragazza.
“Sinceramente no. Ho pensato tutta la sera a cosa dire, ma non mi è venuto in mente niente. E tu? Da quando sei tornata non sei mai andata a trovarlo.” Rispose il giovane.
“Avevo cose importanti da sbrigare. Lui lo sa. Ieri sera l’ho sentito ed era davvero felice nel sapere che saremmo andati a trovarlo.”
“Stava bene? L’ultima volta che l’ho visto non era proprio in forma anche se ieri Sansa è rimasta con lui tutto il giorno e ha detto che stava bene.”
“Dalla voce mi sembrava tutto ok, ma ha imparato a nascondere molto bene il fatto che sta male quindi non saprei proprio.” Disse parcheggiando la macchina “Siamo arrivati.” Annunciò allegra.
I due arrivarono alla stanza di Robb e diedero cambio a Benjen che se ne andò a casa a dormire. Quando l’uomo lasciò la stanza, Dany si gettò fra te braccia del giovane Stark che fu ben lieto di accoglierla. La baciò al lungo imbarazzando Jon che divenne tutto rosso.
“Mi sei mancata.” Disse Robb sorridendo e scostando una ciocca bionda dal viso della giovane.
“Mi sei mancato anche tu. Ti trovo bene. L’ultima volta che eri in ospedale avevi un aspetto orribile.” Disse lei mettendosi a sedere e facendo segno a Jon di avvicinarsi.
“Ciao Jon. Scusami se non ti ho salutato subito.”
“Figurati, nessun problema.” Disse il ragazzo sedendosi sulla poltroncina che aveva lasciato libera suo zio.
“Comunque, l’ultima volta il mio cuore aveva deciso di farmi impazzire mentre ora è piuttosto calmo.” Disse il giovane lupo rivolto alla ragazza.
“Va bene. Allora, io andrei a prendermi un buon caffè caldo così voi due potete parlare e chiarirvi.” Disse Dany scendendo dal letto e uscendo dalla stanza.
I due si guardarono per un paio di minuti facendo calare nella stanza un silenzio imbarazzante. Nessuno dei due sapeva che dire o come incominciare.
“Come stai oggi?” chiese Jon dopo un po' per rompere il ghiaccio.
“Bene. Ogni tanto mi da qualche problema, ma sto bene tutto sommato. Tu?” rispose Robb mettendosi in una posizione più comoda.
“Io sto bene.” Rispose il moro.
“Questa cosa non ci porterà da nessuna parte.” Concluse il giovane Stark “Che cosa volevi chiedermi quando sei venuto?” domandò poi.
“Beh… Ecco io… Io volevo sapere cos’hai fatto in questi quattro anni e perché sei andato via anche se a questo a risposto in parte zio Ned.”
Robb iniziò a raccontargli tutto dall’inizio. Gli aveva raccontato di come prima di partire avesse buttato giù un intero flacone di quello che credeva essere dei sonniferi che Arya aveva accuratamente scambiato con delle mentine, di come si sentisse in quel periodo e di essersene andato per non far soffrire ancora la sua famiglia facendosi del male. Gli raccontò di Londra e di come si trovava a casa dei Mormont. Di come la piccola Lyanna gli ricordasse sua sorella e del liceo che aveva frequentato. Poi gli raccontò dell’università, dei suoi amici, della facoltà di economia e di come si fosse divertito a suonare in una band.
Jon era rimasto in silenzio ad ascoltare tutto quanto meravigliandosi di come suo fratello fosse riuscito a cambiare vita. Snow si ricordava com’era il Robb di 4 anni prima e non era affatto come ora. Era sempre triste ed era diventato quasi l’ombra di se stesso mentre adesso era felice e sorrideva. Aveva una bella vita e Dany.
“E Dany?” chiese quando l’altro ebbe finito di parlare.
“Ci siamo visti il giorno dell’immatricolazione all’università. Ero felice di aver trovato qualcuno che conoscessi. Mi ha salvato la vita.”
“Spero che tu l’abbia trattata bene.” Disse serio prima di scoppiare a ridere. “Sul serio però, sono felice che voi stiate insieme. Credo siate una bella coppia.”
“Grazie. Avevo paura a dirtelo perché, insomma, lei è tua zia e io sono praticamente tuo fratello e la cosa sembra strana a me figuriamoci a te.” Disse il giovane Stark.
“Non preoccuparti. Dopo tutto quello che hai passato, se lei ti rende felice a me sta bene.”
“Uomini, posso entrare? In corridoio si muore di freddo.” Disse Dany dalla porta.
“Certo vieni.” Risposero i due ragazzi.
I tre passarono il pomeriggio chiacchierando come quando andavano al liceo insieme. Dany era seduta sulle ginocchia di Jon e stringeva la mano del suo ragazzo. Era felice che i due si fossero chiariti, non soltanto perché erano l’unica famiglia che le era rimasta ma perché i due litigavano di rado e la cosa non era mai piaciuta a nessuno.
 
Quando Ned andò a trovare il figlio in ospedale, lo trovò che dormiva pacifico nel suo letto mentre il nipote e la giovane Targaryen parlavano fra loro a bassa voce per non svegliarlo.
“Ciao papà.” Esordì Jon quando l’uomo entrò nella stanza. “Robb si è appena addormentato.”
“Ciao ragazzi.” Disse Eddard appoggiando il cappotto sullo schienale della poltrona affianco al letto. “Non si è stancato troppo vero?”
“No, è andato tutto bene.” Lo rassicurò il ragazzo. “È meglio che noi ce ne andiamo. Domani possiamo tornare?” domandò alla fine prendendo la giacca.
“Certo.” Disse Ned prima di salutare i ragazzi.
Lord Stark si rilassò sulla poltrona. I suoi figli avevano fatto finalmente pace e tutto stava andando bene. Suo figlio stava dormendo pacifico così lui decise di imitarlo. Se non ci fosse stato suo fratello o i suoi figli sarebbe impazzito. Non sarebbe mai riuscito a lasciare il ragazzo da solo senza nessuno che badasse a lui anche se aveva ventun' anni. Con qualcuno che gli faceva compagnia poteva chiamare e chiedere come stava andando anche se questo lo aveva fatto solo all’inizio. In quel periodo era difficile per lui lasciarlo andare dopo quello che era successo nella hall, ma ora ci aveva fatto l’abitudine. Robb ci si era abituato.
Il giovane Stark gli aveva raccontato di come si sentisse spaventato quando ha scoperto di aveva un cuore malato. Gli aveva detto di come i suoi amici gli erano stati vicini e gli avevano fatto forza e di come avrebbe voluto chiamarlo, ma pensavo che gli avrebbe attaccato il telefono in faccia.
Era stato così felice di sapere che per lo meno non aveva affrontato tutto quanto da solo, ma si era stupito del fatto che suo figlio pensasse che lui lo avrebbe abbandonato in un momento del genere. Lo aveva abbracciato. Lo aveva abbracciato forte e, se fosse stato per lui, non lo avrebbe più lasciato andare.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Robb non dormiva così bene da mesi. Era una settimana che il dolore al petto non gli dava il tormente e finalmente riusciva a chiudere occhio senza problemi.
I suoi fratelli e Daenerys venivano a trovarlo tutti i giorni e gli tenevano compagnia. I più piccoli venivano il pomeriggio e si mettevano a giocare con lui con i videogiochi o con i giochi da tavolo che portavano da casa. Sansa riusciva a venire solo quando le lezioni all’università glielo permettevano, ma il ragazzo non avrebbe mai chiesto alla sorella di abbandonare tutto per stargli vicino anche perché c’erano sempre gli altri e lui era così orgoglioso della sua sorellina. Jon e Dany venivano quando il lavoro glielo permetteva. Se per la ragazza era più facile ritagliarsi dello spazio per andare a trovare il suo ragazzo, per il giovane Snow era più complicato dato che gli orari non li decideva lui e spesso aveva il turno di notte in caserma e quindi la mattina la passava dormendo e il pomeriggio a prepararsi per andare al lavoro senza trascurare la sua ragazza.
Robb sapeva quanti sacrifici stessero facendo tutti quanti per stargli vicino e fargli forza. Era felice di avere la sua famiglia vicino e soprattutto di aver fatto pace con tutti quanti.
Tutto questo non era niente in confronto a quello che aveva passato quando lo aveva scoperto. Se non fosse stato per i suoi amici e soprattutto per Daenerys si sarebbe buttato sotto un treno. Gli avevano fatto forza, ma non come avrebbe fatto la sua famiglia. Erano impegnati con l’università come lui e gli orari delle lezioni li permettevano di stare insieme solo la sera. Quindi lui stava da solo quasi tutto il tempo. Dany riusciva a stargli vicino più degli altri ma anche lei aveva da fare.
Quando ha iniziato a stare male sul serio la ragazza iniziò a stargli accanto di più fino a non lasciarlo quasi mai da solo. Lui non le aveva mai chiesto di farlo, ma fu felice della cosa. Quando lo dovevano operare, ogni sera componeva il numero di casa o quello di suo padre, ma non lo chiamava mai. Temeva che non lo avrebbe ascoltato, che fosse troppo arrabbiato con lui per starlo a sentire. Quanto aveva torto! Suo padre sarebbe corso da lui abbandonando ogni cosa. Per fortuna aveva la sua Daenerys a tenergli compagnia. Il giorno dell’intervento era talmente spaventato che se non fosse stato per lei sarebbe scappato dall’ospedale senza voltarsi indietro. Si era stesa accanto a lui e avevano parlato di quello che avrebbero fatto quando sarebbe uscito dall’ospedale. Era così bella. I suoi occhi azzurri erano una meraviglia e le labbra rosse le avrebbe baciate fino a consumarle. La strinse a sé, come faceva ora, e le baciò la fronte. Lei lo aveva baciato prima di entrare in sala operatoria e quando si era svegliato era seduta sulla poltroncina accanto al letto a scrivere con il suo pc. Le aveva sorriso.
A ripensare a quel momenti gli venne da sorridere. Daenerys era stata così dolce che a ripensare ai tempi in cui erano in classe insieme e litigavano per chi era il più bravo gli veniva da chiedersi dove fosse finita quella ragazza. Da ragazzi era sempre battaglia fra i due e anche all’università non erano cambiate le cose, infatti si confrontavano sempre sul voto più alto all’esame, anche se non frequentavano la stessa facoltà poiché lui seguiva economia e lei politica, e facevano a gara a chi si sarebbe laureato per primo. Robb adorava questa cosa tra loro due.
Il giovane Stark non ricordava esattamente che quando la ragazza fosse diventata di dolce. Si ricordava solo lei che un attimo prima era quella che conosceva e un attimo dopo era affettuosa e sfornava biscotti al cioccolato o almeno quello che lei spacciava come tali. Lui adorava cucinare insieme a lei e i due si divertivano a sporcarsi l’un l’altro. Quando cucinavo dolci o qualsiasi altra roba il loro appartamento si tramutava in un campo di battaglia dove tutti quanti tentavano di sporcarsi il meno possibile, ma sporcare completamente gli altri. Tranne durante gli esami. In quel periodo l’unica cosa che girava per casa era il caffè. Quintali e quintali di caffè.
Gli mancava quel periodo della sua vita. Non dover preparare gli esami ovviamente, ma passare le giornate a divertirsi con i suoi amici e la sua ragazza. Gli mancava il non doversi preoccupare troppo del suo futuro, mentre ora pensava solo al suo cuore e se dopo essersi addormentato si sarebbe svegliato il giorno dopo. Ormai la sua vita era solo quella dannatissima stanza d’ospedale. Ovviamente tutti quanti cercavano di distrarlo portandolo anche a fare un giro per l’ospedale tanto per fargli cambiate aria. Sansa lo portava a vedere i neonati, mentre i suoi fratelli più piccoli lo portavano in mensa mangiare qualche schifezza anche se loro mangiavano una valanga di dolci mentre lui prendeva sempre un tè caldo. Gli avevano portato un paio dei suoi libri e anche la sua chitarra, ma questo non lo fece stare poi molto meglio.
 
Eddard aveva deciso di trascorrere la giornata con suo figlio, così quella mattina di dicembre aveva dato il cambio al fratello e si era messo a lavorare al computer mentre aspettava che il ragazzo si svegliasse.
Ned lo guardava dormire. I ricci mori che gli ricadevano sulla fronte. I suoi capelli avevano dei riflessi rossi merito di Catelyn. Ogni volta che lo guardava negli occhi rivedeva quelli di sua moglie. Sperava che lei lo proteggesse più di quanto lui potesse fare.
Quando Robb si svegliò, sorrise dolcemente a suo padre salutandolo con la voce ancora assonnata.
“Ciao.” Disse il giovane.
“Buongiorno, vuoi fare colazione? Vado a prendere quello che vuoi al bar.” Disse l’uomo.
“Mi basta solo una tazza di tè.” Rispose mettendosi seduto.
Mentre i due trascorsero il tempo insieme, Will venne a visitarlo spesso. Robb gli chiese se avesse trovato un cuore per lui, ma come sempre la risposta era negativa. Non che la cosa gli importasse molto dato che il suo stranamente aveva deciso di non dargli il tormento per una settimana anche se si sentiva sempre più stanco anche se dormiva quasi tutto il giorno. Ned gli aveva detto che era normalissimo che lui si sentisse stanco e affaticato, ma a lui non andava giù comunque.
I due passarono la giornata parlando di quello che combinava il resto della famiglia e di quello che sarebbe successo quando il ragazzo sarebbe uscito dall’ospedale.
Poi quella piccola bolla di felicità scoppiò all’improvviso. Ned stava lavorando al computer quando Robb gli prese la mano e sorridendo gli disse "Ti voglio bene papà." e chiuse gli occhi lasciando andare suo padre. In quell'istante il cuore del giovane si fermò.
Ned iniziò a chiamare aiuto e subito Will e altre infermiere entrarono nella stanza e lo fecero uscire occupandosi subito del ragazzo. Iniziarono con un massaggio cardiaco e poi con il defibrillatore, ma il cuore di Robb non riprese a battere. Lord Stark guardava tutto dalla finestra della stanza. Suo figlio, il suo primo figlio, stava morendo davanti a lui e non poteva fare niente per impedirlo. Sperava che Will o qualcuno potesse aiutare il suo bambino, ma non successe nulla. Il medico continuava con le compressioni senza successo quando l’uomo fu accompagnato in sala d’attesa.
Eddard aveva chiamato la famiglia per farla venire lì. Non solo perché se fosse successo qualcosa tutti loro avrebbero voluto esserci, ma perché lui aveva bisogno di un sostegno in quel momento e non c’era nulla che potesse aiutarlo più della sua famiglia ora. Difatti corsero tutti lì. Sansa era arrivata dall’università, Jon e Benjen avevano chiesto al vecchio Mormont il permesso per andare in ospedale e l’anziano glielo aveva consesso all’istante senza fare troppe domande. Gendry aveva accompagnato Arya e i suoi fratelli ed era rimasto con loro e Dany era arrivata di corsa dall’ufficio della compagnia di famiglia.
Erano tutti in sala d'attesa ormai da ore. Lord Stark era sconvolto, sopraffatto dalla paura e dall’angoscia. Benjen gli era accanto e cercava di farlo stare meglio ma senza successo. Gendry abbracciava la sua ragazza, mentre Sansa stava aiutando i fratelli più piccoli a fare i compiti. Snow aveva chiamato Ygritte per avvisarla e dirle che sarebbe rimasto in ospedale con la sua famiglia rimandando il loro appuntamento. Il giovane stava stringendo a se Daenerys che  piangeva.
"Tranquilla Dany, andrà tutto bene. Lui starà bene." disse il ragazzo tentando di calmare lei e se stesso. Ora che aveva fatto pace con Robb non poteva perderlo così.
La giovane Targaryen non poteva perdere il suo ragazzo. Lui c'era quando suo fratello era morto e anche quando Drogo se n'era andato. Lui c'era quando la sua vita era andata a pezzi e lei non riusciva più a metterla in sesto. Si ricorderà sempre il giorno in cui era entrato in camera sua e si era steso accanto a lei abbracciandola e la fece smettere di piangere. Il suo dolcissimo sorrise quando le portava il tè caldo per farla stare meglio. L'azzurro dei suoi occhi quando le allungò la mano e la fece uscire da sotto le coperte e dal loro appartamento. La sua allegra risata quando lo aveva spinto tra le foglie e le sue guance rosse il giorno in cui si baciarono per la prima volta la Vigilia di Natale davanti alla porta del loro palazzo mentre la neve gli riempiva i capelli di piccoli fiocchi bianchi.
Dany si strinse a Jon e nascose la faccia nel suo petto finché Will non apparve nella sala e tutti si girarono verso di lui.
L'uomo si sedette accanto a Ned e aspettò che i ragazzi si avvicinarono.
"Robb..." disse lord Stark.
"Robb è vivo. Il cuore non ripartiva e quindi abbiamo dovuto aprire e per farlo battere di nuovo. Ora è stabile ma non respira da solo quindi lo abbiamo intubato."
Mentre Will parlava la bionda stringeva la mano di Jon. Immaginava il medico che tentava di rianimare il giovane lupo e del tubo che gli usciva dalla bocca.
"Quando si sveglierà?" chiese Ben.
"Non lo sappiamo. Potrebbero volerci delle ore o giorni." rispose il dottore "Mi dispiace tanto..."
"Non è colpa tua Will. Hai salvato Robb, è questo che conta." disse Sansa "Possiamo stare con lui?"
"Appena sarà possibile vi faccio andare da lui. Lo abbiamo spostato in terapia intensiva, appena mi danno il permesso vi accompagno io."
"Grazie Will."
 
Quando raggiunsero la stanza di Robb, si zittirono tutti. Nessuno voleva vederlo stare così male e soprattutto non volevano vederlo steso in un letto, pallido e con un tubo che lo aiutava a respirare. Ned entrò nella stanza senza dire niente e si sedette accanto al figlio come la prima volta. Per lui esisteva solo il suo bambino. Sembrava ignorare tutto il resto. Gli spostò una ciocca dalla fronte e gli strinse la mano e rimase a fissarlo.
Benjen era preoccupato per entrambi. Will aveva detto che suo nipote si sarebbe ripreso ma era in ansia lo stesso, ed ora vedendo suo fratello così, iniziò a preoccuparsi anche per lui. Sapeva perfettamente quanto Eddard tenesse al ragazzo e quanto fosse felice del suo ritorno. Ma perderlo così, in quel modo, lo avrebbe devastato.
“Ragazzi, andate a prendervi qualcosa in caffetteria. Ned ha bisogno di stare con lui… da solo… almeno per un po'.” Disse l’uomo.
“Va bene zio. Se ci sono cambiamenti chiamaci.” Disse Sansa.
Ben Stark guardava il fratello che sembrava essersi incantato a guardare il figlio e decise di entrare. Gli mise una mano sulla spalla per dargli forza. “Andrà tutto bene vedrai.” Disse poi, ma non ci credeva molto. Come poteva sapere se sarebbe andato tutto bene, ma doveva dirgli qualcosa.
“Che faccio se lo perdo?” domandò Eddard con un groppo in gola.
Come poteva perdere anche Robb? Aveva già perso Cat ed era riuscito a superarlo appena, ma se avesse perso suo figlio non si sarebbe mai ripreso e questo lo sapevano tutti quanti.
“Non lo perderai. Robb è un ragazzo forte…” gli rispose Benjen.

N.A.: Ok, questo capitolo è venuto un pò così lo ammetto. Scusate.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


I ragazzi erano un gruppo molto triste di persone. Daenerys non aveva ancora smesso di piangere e Jon non sapeva più che fare per consolarla. Era difficile cercare di essere forte per tutti quanti quando a mala pena riusciva ad esserlo per se stesso. Ora capiva quello che aveva sopportato suo fratello a soli 16 anni. Si era preso cura di tutti i suoi fratelli senza che loro se ne rendessero conto.
Arya era seduta in braccio a Gendry e sarebbe rimasta lì in eterno. Non voleva più vedere Robb in quelle condizioni. Il suo ragazzo le sorrideva e la stringeva a sè. Sansa stava giocando con il cellulare e ogni tanto rispondeva ai messaggi che le mandava Margaery. In quel momento avrebbe voluto essere ovunque tranne che lì. Bran stava girando il cucchiaino nella sua cioccolata calda sospirando tristemente mentre Rickon si asciugava le lacrime che gli cadevano lungo le guance.
“Per quanto dobbiamo stare qui?” chiese Bran.
“Lasciamo a papà ancora un po' di tempo. Ha bisogno di stare un po' con Robb.” Gli rispose Sansa.
“Dobbiamo proprio tornare?” domandò Arya “Non mi piace vederlo così. Voglio che si svegli.”
“Tutti noi lo vogliamo…” rispose Jon.
Dany si soffiò il naso e si asciugò le lacrime e se ne andò, ma fu subito inseguita dal nipote.
“Ehi, tutto ok?” domandò il giovane.
“Secondo te? Il mio ragazzo potrebbe morire e io non voglio. Non posso.” Gli urlò contro.
“Lui non ti lascerà. Ti ama troppo per farlo.” Le rispose abbracciandola. Poi le prese la mano e l’accompagnò verso la stanza di Robb.
 
Ned aveva deciso di restare con il figlio tutta la notte. Will gli aveva detto che poteva parlargli se voleva e così lui ci aveva provato. Gli aveva detto che sarebbe andato tutto bene e che lui doveva pensare solamente a guarire, ma diceva questo solo per rassicurare più se stesso. Le infermiere gli avevano portato una coperta e un cuscino per poter dormire accanto al ragazzo.
Benjen era rimasto in ospedale per tenere d’occhio il fratello e per poter avvertire gli altri se fosse successo qualcosa. Aveva passato la maggior parte del tempo nella cappella dell’ospedale. Aveva pregato per suo nipote a lungo prima di spostarsi nella sala d’aspetto e sedersi su uno dei divanetti.
Sansa aveva accompagnato i suoi fratelli a casa mentre Jon aveva accompagnato Dany alla villa dei Targaryen ed era rimasto con lei. Giunta a casa il giovane Snow l’aveva messa  a letto ed era rimasta con lei, come aveva fatto suo fratello. Avevano passato la notte l'uno accanto all’altro raccontandosi gli aneddoti più belli su Robb.
Nessuno quella notte riuscì a dormire tranquillamente. La paura e la preoccupazione non li lasciarono mai.
Eddard dormi forse solo un'ora. Appena sentiva la porta aprirsi si svegliava e continuava a chiedere a Will se suo figlio stava meglio, ma la risposta era sempre quella: nessun cambiamento. La mattina Ben gli aveva dato il cambio per lasciare che andasse a casa a lavarsi e poi andare al lavoro. Jon era venuto con Dany ed erano rimasti con Robb tutto il giorno. I due ragazzi gli parlarono e gli chiesero di aprire gli occhi, ma questo non accade. Verso sera arrivò anche il resto della famiglia e come il giorno prima Ned rimase la sera mentre gli altri tornarono a casa.
Al lavoro non aveva combinato nulla. Era rimasto tutto il tempo a guardare le foto che aveva sulla scrivania e a chiedersi se il suo bambino si fosse svegliato e se stesse bene. Aveva chiamato Jon un paio di volte, sentendosi un padre troppo apprensivo. Qualcosa che non avrebbe mai voluto essere. Lord Stark se ne stava seduto a guardare suo figlio e pensava a come farlo stare meglio e gli vennero in mente tutti i modi in cui aveva fatto stare bene Robb nel corso degli anni. Da piccolo usava la sua copertina azzurra che aveva funzionato finché il bimbo non aveva compiuto tre anni. Poi era arrivato il suo orsacchiotto di pezza con cui andava a dormire e infine c’era Vento Grigio. Il cagnolone si stendeva accanto al suo padrone e con il muso gli accarezzava la guancia finché il ragazzo non lo stringeva a sé e dormiva tranquillo.
 
Il giorno seguente Benjen prese il posto del fratello. Aveva chiesto al capitano se poteva prendersi tutto il giorno libero per stare accanto al nipote. Era rimasto con lui tutto il giorno. Si era messo a leggere un vecchio libro che teneva sul suo comodino e che non aveva mai tempo per finirlo. Era stata una giornata tranquilla, finito di leggere, si era messo a guardare la tv commentando la mancanza di originalità di certi programmi. Nel tardo pomeriggio, mentre si stava addormentando sulla sedia, sentì Robb muoversi e agitarsi. Si alzò e vide gli occhi del nipote aperti e pieni di lacrime.
“Robb! Shhh… va tutto bene, calmati. Ora vado a chiamare il dottore così ti toglie quel tubo ok?” disse prima di allontanarsi ma il ragazzo gli aveva afferrato il braccio implorandolo di non lasciarlo. “Lo so che sei spaventato, ma se non mi lasci non puoi liberarti di quel coso. Sto sulla porta promesso.” E così fece. Will arrivò subito e gli tolse il respiratore e lo visitò per bene. Robb non lasciò mai la mano dello zio che gli era rimasto vicino. Benjen sapeva quanto al nipote non piacessero gli ospedali e aveva deciso di stargli vicino per calmarlo e farlo stare calmo. L’ultima cosa di cui aveva bisogno ora era agitarsi e farsi venire un altro infarto.
Il giovane Stark si tranquillizò vedendo lo zio e quando l’uomo prese ad accarezzargli i capelli cercando di rassicurarlo, si rilassò completamente, tanto da addormentarsi. Quando si svegliò, nella stanza c’era tutta la sua famiglia, tranne suo padre, e Daenerys che gli sorrideva dolcemente in braccio a Jon dato che tutte le sedie erano occupate.
“Come stai?” chiese lei dolcemente.
“Non mi lamento anche se mi fa male il fianco.” Disse toccandosi il camice sopra la ferita. Poi le sorrise lui allungandole la mano. Quando lei le fu accanto la baciò davanti a tutti facendola arrossire.
“Vacci piano Dany o gli viene un altro colpo.” Scherzò Jon beccandosi un’occhiataccia dallo zio.
“Dov’è papà?” chiese il ragazzo.
“Non ne ho idea. L’ho chiamato mentre tu dormivi e mi ha detto che passava a prendere delle cose a casa e poi veniva qui, ma è stato più di un ora fa.” Rispose Ben.
“Probabilmente non riesce a trovare quello che cerca o è bloccato nel traffico vista l’ora.” Suggerì Sansa grattandosi il mento.
Sua sorella era seduta accanto ai suoi piedi e aveva i capelli rossi legati in una coda di cavallo che le donava molto e il vestito viola la faceva sembrare una principessa. Sansa era quella più elegante in famiglia. Se non ci fosse stata sua madre che li diceva cosa mettersi, tutti loro si sarebbero infilati un sacco della spazzatura e sarebbero usciti con quello senza farsi troppi problemi, ma la ragazza era l’unica interessata alla moda e a non sembrare appena uscita da un porcile. Sin da quando era piccola si sfogliava per ore e ore giornali di moda e stile appuntandosi tutto ciò che era importante.
Al contrario di sua sorella Arya era un vero maschiaccio. Indossava jeans strappati e t-shirt la cui provenienza era ancora da stabilire. La ragazza era seduta accanto a lui e le sorrideva mentre si rigirava tra le dita la ciocca rossa. Bran era seduto di fronte a lui sulla sedia a rotelle mentre Rickon era sul bracciolo della poltrona dello zio. Jon era dalla parte opposta a Sansa.
“Probabilmente hai ragione. Ultimamente a casa c’è un gran casino. L’altro giorno pensavo ci fosse un fantasma in bagno invece era solo Vento Grigio che si era nascosto sotto una montagna di vestiti da lavare.” Affermò Bran.
“Povero cucciolo. Mi ero completamente dimenticato di lui. Che pessimo padrone che sono.” Disse Robb.
“Tranquillo, avevi altro a cui pensare.” Lo rassicurò Arya “Non vede l’ora di rivederti anche lui comunque.”
Era un disastro. In tutto questo tempo non si era preoccupato del suo cucciolone. Probabilmente lo aveva aspettato tutto questo tempo e lui se n’era completamente scordato. Certo, Jon glielo aveva mostrato dal pc quando lo chiamava su skype ma non era la stessa cosa che averlo lì e poterlo accarezzare e coccolare. Adorava come Vento Grigio si stendeva e abbaiava felice quando riceveva i grattini.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Quando Ned arrivò la prima cosa che sentì fu la risata di suo figlio e pensò che era il suono più bello del mondo. Aveva lasciato andare il cane dal pelo grigio che aveva portato con sé e lo inseguì nella stanza del ragazzo. Quando arrivò, si trovò davanti suo figlio che coccolava felice il suo cagnolone.
“Papà!!!” urlò Robb.
“Ehi, come stai?” chiese accarezzandogli i ricci mori.
“Non male. Il fianco mi da un po' fastidio, ma credo sia normale dopo tutto.” Disse continuando ad accarezzare il cucciolone “Grazie per averlo portato. Mi mancava tantissimo.”
“Ho pensato che lui e questa potessero aiutarti a stare meglio.” Disse mostrando la copertina azzurra “Una cavolata…”
“Esiste ancora quella copertina?”
“Cos’è?” chiese Daenerys curiosa.
“Quando Robb era piccolo e stava male mamma gli dava quella copertina e lui stava meglio.” Spiegò Arya.
“Ma che dolce.” Commentò la giovane Targaryen facendo arrossire il suo ragazzo.
Eddard era così contento del fatto che il suo ragazzo stesse bene. Aveva pregato tanto per lui quando stava male e aveva chiesto pure l’aiuto di Cat perché gli indicasse la strada per tornare da lui… da loro. Quando lo aveva visto ridere aveva ringraziato il cielo e la moglie per averglielo riportato. Suo figlio aveva solo 21 anni, ma aveva già tutto quello che è importante nella vita, una famiglia che lo ama  e tanti amici che gli vogliono bene, e non era giusto che per colpa di un cuore malandato li dovesse perdere.
“Posso tenerlo qui?” chiese Robb.
“Temo di no. Mi hanno concesso di portarlo solo per una visita.” Gli rispose il padre.
“Peccato, averlo rannicchiato in fondo ai piedi mi avrebbe aiutato a dormire.”
“Scusate il disturbo, Eddard posso parlarti?” disse Will entrando e facendo segno all’uomo di seguirlo.
Tutti guardarono Ned che, non sapendo cosa fare, lo seguì lasciando che la famiglia continuasse a chiacchierare tranquilla.
 
Ned seguì Will in una stanzetta dove potevano parlare senza essere disturbati. Lord Stark si sedette su una delle due sedie presenti nella stanza oltre ad un tavolino di legno dove il medico appoggiò una cartella.
“Di cosa volevi parlarmi?” chiese l’uomo sperando con tutto se stesso in buone notizie. Tutta la sua famiglia ne aveva bisogno.
“Ho delle notizie… buone e meno buone.” Rispose il medico.
“Will, basta con le brutte notizie ti prego. Robb e tutti noi non ne possiamo più.” Disse l’uomo sconfortato.
“Ho trovato un cuore per Robb. Un ragazzo più o meno della sua età ha avuto un incidente con la moto e ha battuto forte la testa. È in coma e non si sveglierà quindi la famiglia ha dato il consenso per l’esportazione degli organi e il suo cuore è compatibile con quello di Robb.” Spiegò.
“Ma è fantastico!” affermò felice Eddard.
“Il problema è che Robb deve riprendersi per affrontare l’intervento. So che ora sta bene ma non è ancora nelle condizioni adatte e mentre aspettiamo il cuore potrebbe andare a qualcun altro o il suo potrebbe fermarsi ancora e mi dispiace dirlo ma se dovesse succedere non credo che saremmo in grado di farlo ripartire.” Concluse tristemente.
Ned sapeva quanto impegno e anima avesse messo Will per aiutare suo figlio e capiva perfettamente che oltre un certo limite non poteva spingersi anche se avrebbe potuto. Come suo zio Luwin, Will aveva molto a cuore la famiglia Stark e perderne uno così lo abbatteva molto.
“Capisco Will, so che farai tutto il necessario e Robb cercherà di rimettersi il più in fretta possibile. Comunque vada so che hai fatto tutto quello che hai potuto.” Affermò Lord Stark alzandosi in piedi prima che i due si salutassero e tornando dal figlio.
 
Quando tornò dalla sua famiglia si sedette sulla poltrona che Sansa gli aveva lasciato libera prima di sedersi in braccio a lui. Nessuno aveva il coraggio di chiedergli cosa gli avesse detto Will, ma pensarono che furono buone notizie dato che Ned entrò sorridendo. La famiglia continuò a chiacchierare tranquilla finché l’infermiera non venne a informarli che l’orario di visite stava finendo. Eddard chiese a Jon di portare a casa i fratelli e Vento Grigio. Robb salutò i fratelli e lo zio e poi baciò la sua ragazza e sussurrandole all’orecchio un "ti amo"  prima di lasciarla andare.
Padre e figlio si guardarono negli occhi senza che nessuno dei due parlasse. Il ragazzo aveva paura di porre quella domanda che gli ronzava in testa: cosa ti ha detto Will. Eddard dal canto suo non voleva dare false speranza al giovane. Era l’ultima cosa di cui aveva bisogno.
“Allora?” trovò il coraggio di dire Robb.
Ned si sedette accanto al figlio e gli prese una mano. Poi gli sorrise e disse “C’è una notizia buona e una cattiva, ma credo sia meglio se ne parliamo domani.”
“Non lo troveranno mai vero?” chiese sconfortato il ragazzo sistemandosi sotto le coperte. Passare la giornata con tutta la famiglia lo aveva stancato molto.
“Robb…” iniziò l’uomo. Non voleva mentirgli, ma nemmeno farlo sperare inutilmente. “Will mi ha detto che ha trovato un cuore per te, ma… ma tu devi riprenderti prima e il cuore potrebbe andare a qualcun altro.” Lo informò in fine.
“Non andrà mai a me...”
“Non dire così. Will farà tutto quello che può per darlo a te…”
“Papà, so che tu speri che vada tutto bene ma io non avrò mai quel cuore. Ho sperato veramente che le cose andassero per il meglio…” disse con un groppo alla gola.
Lord Stark cercò di consolare il figlio. Quel povero ragazzo aveva passato gli ultimi mesi in ospedale alternando giorni in cui stava bene e altri male. Non aveva rivisto casa sua, non poteva giocare con i suoi fratelli o rotolarsi in giardino con il suo cane. E se le cose fossero andate male non le avrebbe mai più fatte. Ned aveva già dovuto seppellire sua moglie, ma perdere anche il suo ragazzo, questo non lo avrebbe mai sopportato. Perdere Robb avrebbe distrutto la sua famiglia.
“Figliolo, tu pensa a riprenderti e vedrai che le cose andranno per il meglio ok?”
“Va bene, ma…”
“Niente ma.” Lo interruppe Ned.
“Ma se non dovessero andare bene posso stare accanto alla mamma?” chiese il giovane con gli occhi lucidi.
Eddard lo guardo sconvolto. Suo figlio gli aveva appena chiesto se poteva essere sepolto vicino a sua madre. Aveva 21 anni e aveva già perso ogni speranza.
“Certo” gli rispose dolcemente “Tua madre ne sarebbe felice… Nel senso, cioè… hai capito che intendevo.”
“Ho capito papà. Grazie.” Disse il giovane prima di addormentarsi.
Per Ned non fu facile addormentarsi. Continuava a pensare alla richiesta di Robb. La sua Cat sarebbe stata davvero felice di averlo vicino. Suo figlio era così legato a sua madre che quando l’ha persa fu come se avesse perso una parte di sé. Poi iniziò a pensare a come sarebbe stata la vita senza il ragazzo e le lacrime iniziarono a rigargli il viso. Sebbene se ne fosse andato via, Lord Stark sapeva in qualche modo che il suo bambino stava bene anche se all’iniziò aveva sempre un certo timore a rispondere al telefono per paure che fosse l’ospedale e che gli dicessero che il giovane era ferito o peggio, era morto. Se l’uomo avesse effettivamente perso suo figlio questo lo avrebbe definitivamente distrutto e non solo lui. Tutti quanti erano affezionati al ragazzo e nessuno di loro avrebbe sopportato l’idea di perderlo. Jon era cresciuto con lui ed erano per questo molto uniti. Insieme ne avevano passate tante e avevano sopportato di tutto. Se fosse rimasto da solo, senza suo fratello, sarebbe stato perso. Sansa e Arya erano le due principesse di Robb e gli erano molto legate e stavano sperando fino all’ultimo che le cose sarebbero cambiate e non avrebbero mai perso la speranza. Bran e Rickon erano i più piccoli ma non per questo avrebbero sofferto meno. Eddard pensò tristemente che forse avrebbe visto per la prima volta suo fratello piangere. Probabilmente avrebbero pianto tutti persino quelli che lo odiavano.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


A casa Stark erano andati tutti a dormire tranquilli, anche se Jon ebbe una notte tormentata. Quando se n’era andato dall’ospedale aveva iniziato ad avere una strana sensazione come se qualcosa non andasse. Sperava che sarebbe scomparsa ma non fu così. Lo aveva tormentato tutta la notte finché stanco non si svegliò. Guardò la sveglia sul comodino che segnava le 4:30 del mattino. Si mise seduto sul letto e il suo sguardo si posò sui due cagnoloni che dormivano in quello che era diventato il loro letto ma che in realtà erano due cuscini sgonfi e una vecchia coperta. Si alzò poi dal letto e decise di scendere in cucina dove trovò lo zio intento a bere del caffè.
Il giovane Snow rimase sulla soglia della porta finché l’uomo non alzò la testa e vedendolo non gli fece segno di entrare.
“Non riesci a dormire?” chiese Benjen.
“No. È da quando ho lasciato l’ospedale che ho questa sensazione… brutta sensazione e non riesco a togliermela.” Rispose il ragazzo prendendo una tazza di caffè.
“Anch’io. Spero che non sia niente e che tuo fratello stia bene.”
Pure Ben aveva la sensazione che stesse per succedere qualcosa di brutto. Aveva avuto quella sensazione anche il giorno in cui aveva quasi perso il nipote. Se fosse successo di nuovo sarebbe stato terribile. Si era rigirato sul divano tutta la notte se riuscire a chiudere gli occhi e quando ci riusciva aveva sempre lo stesso incubo: il funerale del ragazzo. Non lo avrebbe mai detto a nessuno specialmente a suo fratello. Era l’ultima cosa che voleva sentire e poi doveva essere forte per la sua famiglia. Ora, sia lui che Jon, capivano cosa doveva aver passato Robb dopo la morte della madre e prima di andarsene.
“Spero anch’io che tutto vada per il meglio.” Affermò il ragazzo prima di andare a farsi la doccia e uscire per andare al lavoro.
Pure durante il turno in caserma Jon non smise di pensare al fratello e di questo se ne accorse anche il vecchio Mormont. Era assente, come se non fosse lì. Il giovane Snow voleva stare con il fratello. Accanto a lui di sicuro si sarebbe calmato. Tuttavia decise che ora doveva svolgere il suo lavoro e poi sarebbe andato a fargli visita in ospedale dove sarebbe rimasto per tutto il giorno.
Il capitano Mormont guardava il suo pupillo dalla finestra del suo ufficio chiedendosi cosa gli frullasse per la testa. Ben gli aveva detto cos’era successo con il giovane Stark e lui capiva perfettamente come si sentivano i due, ma quel giorno Jon sembrava più distratto del solito tanto che si era quasi bruciato la mano con la pentola durante l’ora di pranzo. Non era mai successo prima. Nemmeno quando era arrivato lo zio del ragazzo le cose cambiarono. Se non fosse stato per Ed e Pip sarebbe caduto dal camion durante una chiamata. L’unica volta in cui il vecchio lo ha visto reagire è stato quando Thorne gli ha detto che oggi doveva fare il doppio turno. Se non fosse stato per i suoi colleghi avrebbe tirato un cazzotto dritto sul muso del suo superiore. Non che la cosa non avrebbe divertito Joer, ma era contro le regole e si sarebbe beccato una bella sospensione.
Così Mormont decise di chiamare il ragazzo nel suo ufficio. Lo aveva fatto sedere davanti a lui. Quest’ultimo aveva subito iniziato a scusarsi per l’accaduto promettendogli che non sarebbe più successo. Dopo questo i due si misero a parlare del comportamento del ragazzo e dopo una lunga chiacchierata lo lasciò andare dicendogli che oggi avrebbe dovuto coprire il turno di un collega.
Così dopo un doppio turno, il povero Snow stanco e sfinito si diresse dal fratello dove si aspettava di trovare la sua famiglia. Quando arrivò suo padre lo abbracciò forte.
“Va tutto bene?” chiese il ragazzo preoccupato.
“Si, non preoccuparti è con tua zia ora.” Rispose Ned sorridendo “È solo che hai la faccia di uno che ha bisogno di un abbraccio o di una dormita.”
“Scusami, ho avuta una giornata pesante.”
 
Daenerys era venuta a trovare il suo ragazzo nel primo pomeriggio ed era rimasta con lui fino a sera. Robb le aveva lasciato posto accanto a lui, ma lei si era seduta davanti al ragazzo. Dany aveva deciso di fargli passare un bel pomeriggio al parco facendo un pic-nic insieme e visto che lui non poteva uscire, la ragazza aveva portato tutto con sé. Era arrivata con un cestino appeso al braccio e un sorriso enorme sul viso. Aveva messo la coperta sul tavolino che Robb usava per mangiare e aveva apparecchiato il tutto. Aveva tirato fuori i bicchieri di plastica rossi e i piatti di plastica e i due si misero a mangiare tutta la roba sana che lei aveva preparato e si erano divertiti ad immaginarsi al parco come al tempo dell’università quando tutto andava bene, quando tutto era perfetto e Dany aveva i capelli pieni delle foglie che cadevano dagli alberi e loro si rincorrevano e si rotolavano come due bambini e finivano sempre a bere un buon vino rosso dondolandosi sulle altalene al tramonto.
Ora invece erano rinchiusi in quelle quattro mura che formavano la stanza d’ospedale del ragazzo e loro due erano abbracciati e stesi sul letto mentre Robb giocava con le ciocche bionde di Dany e si guardavano dolcemente mentre in tv passava un vecchio film.
Il giovane Stark non voleva dirgli delle novità di Will. Non voleva farla sperare in qualcosa e poi tirarglielo via. Voleva solo passare quel poco che gli rimaneva con lei e con la sia famiglia.
Dany lo stava guardando e per la prima volta notò il fatto che gli occhi del ragazzo erano più spenti del solito. Lei lo prendeva sempre in giro affermando che erano due fari nella notte dato che erano di un azzurro molto acceso. Erano la prima cosa che notavi quando lo guardavi. Ora invece erano spenti e tristi come lo era lei al pensiero di perderlo. Nella sua breve vita aveva già perso i suoi genitori, i due fratelli e il suo Drogo. Poi era arrivato il giovane Stark e lei si era sentita di nuovo bene e felice ed ora stava per perdere anche lui. Probabilmente questo l’aveva fatta piangere perché Robb le asciugò una lacrima che le era caduta sulla guancia.
“Ti amo.” Disse dolcemente sorridendole.
“Ti amo anch’io.” Rispose lei baciandolo.
Il giovane lupo l’avrebbe baciata per il resto della sua vita se questo avrebbe potuto renderla felice e non più sola. La sua dolce Daenerys…
“Io resterò sempre con te ok? Qualsiasi cosa accada io resterò con te.” Le disse serio “Ho chiesto a Sansa di prendere una cosa per te così potremmo restare sempre insieme in qualche modo.” Disse aprendo il cassetto del suo comodino. Prese un piccolo pacchettino blu con un grosso fiocco rosso e lo porse alla giovane. Lei lo guardò sorpresa prima di aprire il suo regale. All’interno della scatolina c’era una collana con un ciondolo d’argento con su inciso una grossa ‘D’.
“Aprilo” disse Robb e così lei fece e trovo all’interno una loro foto. La prima che avevano scattato dopo essersi messi assieme. Il giovane aveva i capelli pieni di neve. Indossava la sciarpa rossa che lei gli aveva regalato quell’anno. Lei era stretta in un suo abbraccio mentre sorrideva felice anche lei con la neve fra i capelli. Dany adorava quella foto.
“Robb…” disse prima di bloccarsi sul punto di piangere.
“Ogni volta che la guarderai saprai che io sono con te.” Disse lui “Non voglio che tu sia di nuovo da sola dopo tuo fratello e Drogo e non voglio che tu pianga se dovesse succedermi qualcosa ok? Io odio quando piangi.”
Daenerys lo abbracciò forte prima di baciarlo.
 
Jon e suo padre li trovarono così, mentre si baciavano. Quando li salutarono Dany divenne tutta rossa. Dopotutto era praticamente stesa su di lui mentre lo baciava.
Ned c’era già passato. Difatti sua sorella aveva sposato il mitico Rhaegar Targaryen ed ora doveva passarci di nuovo con suo figlio, ma sperava che questa volta sarebbe finita in maniere diversa. Per Jon era ancora strano vedere sua zia e suo fratello così intimi e probabilmente sarebbe stato strano per sempre.
“Scusate.” Disse timidamente lei.
“Non preoccuparti.” Disse Jon “Vedo che ti senti meglio oggi fratellone.” Continuò poi.
“Si, pensavo di sentirmi uno schifo visto che hanno smesso di darmi roba forte ma mi sbagliavo per fortuna.” Rispose il giovane.
“Io e papà abbiamo parlato e…”
“Non ora.” Lo interruppe serio Robb.
Così Daenerys capì di essere di troppo e li salutò lasciandoli soli.
“Di cosa avete parlato?” domandò allora il giovane lupo.
“Will ti ha trovato un cuore.” Rispose felice Jon.
“No. Ha trovato un cuore che potrebbe andare a me come a qualsiasi altra persone del paese in attesa di un trapianto.” Rispose serio.
“Will lo farà avere a te. Ne sono sicuro.”
“Jon, prima deve riprendersi e finché non sarà pronto lui ha ragione.” Intervenne Ned.
“Ma che prende a voi due. Dovreste essere felici invece sembra che la cosa vi renda tristi. Avete una faccia da funerale.”
“Che fai se il cuore va ad un altro?” gli chiese duramente il fratello. “Io sono stanco di aspettare e sperare che le cose vadano come voglio io perché lo so che tanto mi sbaglierò sempre.”
“Senti, lo so che le cose non vanno sempre come vuoi, ma te lo meriti più di chiunque altro. Hai ancora molte cose da fare e hai Dany e noi. Non smettere di sperare che tutto andrà bene perché io lo so che alla fine tutto andrà per il meglio.” Gli disse Jon prendendogli una mano sedendosi di fronte a lui.
“Sono stanco Jon. Voglio solo passare quel poco che mi manca con le persone a cui voglio bene.” Disse tristemente lasciando andare la mano del giovane Snow e sistemandosi comodamente nel letto. “Ora vorrei dormire un po' se non vi dispiace.”
I due si guardarono prima di salutarlo. Jon uscì lasciando che suo padre aiutasse il fratello a sistemarsi bene nel letto. Ned salutò suo figlio dandogli un bacio sulla fronte come faceva quando era bambino.
Robb non voleva che se ne andassero. Avrebbe voluto afferrare la mano dell’uomo e supplicarlo di restare. Odiava stare da solo e soprattutto non voleva esserlo in quel momento. Il ragazzo tuttavia lo lasciò andare e chiuse gli occhi che si stavano riempendo di lacrime.
Ned uscì controvoglia dalla stanza e mise il braccio attorno alle spalle di Jon che lo guardò tristemente. In fondo entrambi capivano come si sentiva il ragazzo. Negli ultimi anni gli era andato tutto storto anche se era riuscito a conquistarsi molto. Entrambi probabilmente sarebbero stati stanchi come lui.
“Mi dispiace, non volevo farlo arrabbiare.” Si scusò il ragazzo.
“Non ti preoccupare. Lui ha solo bisogno di tempo.” Lo rincuorò l’uomo.
“Resti con lui?”
“No, torno a casa. Ho bisogno di farmi una dormita decente così viene tuo zio.”

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Ned era tornato a casa dopo aver lasciato Robb con Benjen e si era steso sul letto sfinito. Si era cambiato, infilato il pigiama e poi sotto le coperte. Aveva allungato la mano nella parte vuota del letto, quella di Catelyn, cercandola invano. Erano passati ben 6 anni da quando l’aveva persa in quello stupido incidente, ma non era passato giorno senza che lui sentisse la sua mancanza. Lei avrebbe saputo come farlo sentire meglio in quel momento. Come far star meglio tutti, soprattutto suo figlio.
Si addormentò pensando a sua moglie e finì per sognarla. Erano alla loro casa sul lago in montagna dove passavano spesso e volentieri qualche giorno di vacanza. I bambini erano molto più piccoli: Robb e Jon avevano all’incirca 8 anni ed erano i più grandi. Sansa e Arya si rincorrevano felici e Bran provava a prendere una farfalla ridacchiando felice e gridando allegro "Mama fafala". Sua moglie osservava i loro figli seduta sui gradini che portavano all’entrata della casa con in braccio il piccolo e gli accarezzava i capelli. Ned si avvicinò loro e si sedette accanto a lei dandole un bacio. Lei gli sorrise e torno a coccolare il suo cucciolotto.
“Cat…” disse l’uomo.
“Come eravamo felici… Com’era felice il mio piccolo Robb.” Disse lei. Il sole le illuminava il viso e le faceva risaltare gli occhi azzurri e accendeva i suoi capelli rossi che le ricadevano lungo le spalle.
“Mi dispiace Cat. È tutta colpa mia. Ti avevo promesso che avrei badato a lui e che lo avrei protetto, ma non ci sono riuscito e ora lo sto perdendo e non so come impedirlo.” Disse Eddard tristemente.
“Amore mio.” Parlò lei dolcemente “Hai fatto perfettamente ciò che ti ho chiesto. Lui è cresciuto e sono fiera dell’uomo che è diventato soprattutto perché è riuscito a guadagnarsi tutto da solo senza che tu fossi lì per dirgli cosa fare. Ha imparato e sbagliato da solo.” Disse poi mettendogli una mano sul braccio. Ned sentì la sua mano delicata e calda come se lei fosse veramente li davanti a lui e non in un sogno.
“Robb è grande e ragiona con la sua testa.” Continuò poi.
“Ma lo sto perdendo. Il suo cuore…” riuscì a dire Lord Stark prima che le parole gli morissero in gola.
“Ned, non lo perderai. Fidati di me.” Affermò sicura prima di baciarlo e che lui si svegliasse nel cuore della notte abbracciato al cuscino della moglie che dopo anni profumava ancora come lei.
 
Un paio di giorni dopo, quando Ned andò a trovare il figlio in ospedale e trovò suo fratello sulla porta che guardava all’interno e subito gli chiese cosa fosse successo preoccupato. Will gli aveva detto il ragazzo poteva stare male di nuovo, ma sperava con tutto se stesso che lui stesse bene.
Benjen guardò Eddard con una faccia quasi indecifrabile e serio gli disse che doveva parlare con il figlio.
Ned guardò dentro la stanza e vide Robb girato su un fianco intento a singhiozzare. L’uomo guardò di nuovo il fratello, senza capire, prima di entrare. Avanzò piano nella stanza guardando accuratamente il ragazzo. Non c’era nulla che non andasse in lui a parte la carnagione pallida. Si sedette su una delle due poltrone della stanza accanto al letto, proprio di fronte a lui, e gli mise una mano sulla spalla prima di chiamarlo dolcemente. Il ragazzo alzò il viso che teneva coperto con le mani e guardò il padre con gli occhi rossi e pieni di lacrime.
“Cos’è successo Robb?” domandò sorridendo, accarezzandogli i capelli e asciugandogli le lacrime con un fazzoletto.
“Will…Will dice che...” Rispose a fatica tra un singhiozzo e l’altro prima di scoppiare a piangere di nuovo bloccandosi.
Come sempre, Ned avvolte il ragazzo in un abbraccio e lasciò che lui piangesse quanto volevo bagnandogli la camicia e stringendosi a lui.
Robb adorava stare in quel modo: la testa appoggiata al petto del padre che lo stringeva forte sfregandogli la mano sulla schiena per calmarlo e ripetendogli di che tutto andrà bene e di stare tranquillo. L’uomo sapeva perfettamente che quello era l’unico modo per far tranquillizzare il giovane.
“Ti sei calmato un po'?” domandò ad un certo punto. Robb si stava quasi addormentando. “Vuoi dirmi con calma cosa sta succedendo?”
“Will… È venuto qui questa mattina e ha detto che il centro trapianti mi ha trovato un cuore nuovo e che lo porteranno qui domani.” Disse il ragazzo tutto d’un fiato prima di ricominciare a singhiozzare.
“Dovresti essere felice, allora perché ti stai disperando?” domandò confuso Ned.
“Per l’operazione.” Rispose il giovane.
Lord Stark era sorpreso. Suo figlio non era mai stato veramente preoccupato del fatto che potessero o meno trovargli un cuore compatibile, ma dell’operazione. Sapeva che era terrorizzato la prima volta, anche se era circondato da persone che gli volevano bene  e non era importante come questa. Ora aveva paura che il ragazzo si facesse prendere dal panico e che scappasse veramente.
“Figliolo, andrà tutto bene. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Saremmo tutti qui per te.” Disse lui arruffandogli i capelli.
Era proprio questo che preoccupava il ragazzo. Se le cose fossero andate male come l’avrebbe presa la sua famiglia? Finché era distante e nessuno sapeva dove fosse non avrebbe ferito nessuno. Sarebbe morto e sarebbe finito tutto. Ora che invece era circondata dalla sua famiglia avrebbe ferito tutti loro e lui non voleva. Non voleva più fargli del male.
“E se non fosse così?” chiese preoccupato.
“Robb, figliolo, pensa positivo. È normale che tu sia spaventato, lo sarei anch’io al tuo posto, ma se pensi che andrà male allora parti già svantaggiato.” Disse passandogli una mano una mano sulla schiena per tranquillizzarlo. “Tua madre mi ha detto che andrà tutto bene e io voglio credergli.”
“Mia madre?” domandò confuso il ragazzo; così Eddard gli raccontò del sogno che aveva fatto la sera prima e di quello che gli aveva detto Cat. Il giovane gli sorrise e gli rivelò che anche lui l’aveva sognata la sera del funerale. Nel sogno del giovane, era a casa accanto al fuoco che lo stava aspettando e l’aveva consolato tutta la sera. Robb iniziò a pensare che Catelyn appariva alla sua famiglia quando avevano più bisogno di lei così iniziò a sperare che lei lo potesse proteggere durante l’operazione.
I due Stark passarono tutta la giornata assieme e quando arrivò anche il resto della famiglia li informarono della buona notizia. Sansa e Arya si guardarono felici ed entrambe andarono ad abbracciare il fratello. Anche Bran e Rickon erano felici: suo fratello sarebbe guarito e tornato a casa a giocare con loro. Jon era felice nell’apprendere la buona notizia e finalmente si rilassò. Dany stava piangendo dalla felicità, per una volta non avrebbe perso qualcuno che amava.
Robb guardò sorpreso la sua famiglia che rideva ed era felice per lui. Capì che suo padre aveva ragione e voleva renderli ancora più felici. Questa volta non sarebbe scappato. Sapeva che loro erano lì per lui e questo gli dava tanta forza.
Guardò suo padre e lo ringraziò con lo sguardo. L’uomo gli accarezzò la testa. Quella sera tutti gli Stark e la giovane Targaryen cenarono tutti insieme in quella stanza d’ospedale poi se ne tornarono a casa.
Prima di addormentarsi il giovane lupo guardò suo padre e sorridendo gli disse “Domani andrà tutto bene. Ne sono sicuro.”
 
Erano tornati a casa tutti sollevati. Domani questo incubo sarebbe finito e loro potevano tornare a preoccuparsi per il ragazzo in modo normale. La notte passò tranquilla e tutti si addormentarono pacifici. Quella strana sensazione allo stomaco di Jon se ne andò e lui poté riposare in pace. Sognò di quando da piccoli lui e Robb si divertivano a giocare ai pirati in giardino sporcandosi tutti e facendo arrabbiare Cat che doveva ripulire tutto. Eddard ovviamente ci faceva una risata sú dicendole che erano soltanto dei bambini. Quanto gli mancavo quei momenti.
Il giorno seguente lui avrebbe accompagnato i fratelli a scuola e sarebbe andato a fare compagnia al padre dato che l’operazione di suo fratello doveva avvenire a metà mattina e lui aveva il giorno libero così poteva occuparsi di tutto. Questo fece arrabbiare molto Arya e i fratelli più piccoli, ma fu la ragazzina ad arrabbiarsi di più arrivando a definire il padre ‘Caprone puzzolente’. Fu anche gentile dato che lei conosceva insulti più pesanti, ma probabilmente si era trattenuta per Daenerys. Il fratello le sorrise e dopo averla fatta avvicinare a lui le fece capire che non c’era bisogno che lei o i suoi fratelli saltassero la scuola per lui, anzi era meglio che ci andassero altrimenti sarebbero finiti in mezzo alla strada e questo l’avrebbe fatto sentire molto in colpa. Seppur contraria, la giovane Stark fece come le era stato detto. Robb non voleva che lei perdesse la scuola, quando aveva rischiato di essere bocciata, lui le aveva dato una mano a rimettersi in careggiata. Non che Arya fosse stupida, anzi era una ragazzina molto sveglia solo che la scuola l’annoiava molto e durante le lezioni continuava a distrarsi e guardare fuori dalla finestra così suo fratello le aveva insegnato un modo divertente di studiare e i suoi voti migliorarono. Tuttavia lei voleva comunque esserci per lui. Nella maggior parte dei suoi ricordi lui era lì e perderlo le avrebbe fatto veramente male. Lo stesso discorso valeva per i suoi fratelli. Rickon aveva perso la mamma a 5-6 anni. Era ancora molto piccolo quando era successo e Robb aveva cercato di sostituirla occupandosi di lui. Questo voleva dire che i due passavano molto tempo insieme soprattutto quando era ora di fare i compiti e andare a letto. All’inizio l’unico modo per far addormentare il piccolo di casa Stark era quello di cantargli ‘Over the Rainbow’ il che costringeva Robb a prendere in mano la chitarra, sedersi sul letto del fratello e mettersi a cantare. Tuttavia questo non funzionava sempre e lui era costretto a stare con il fratellino fino a quando questo non chiudeva gli occhi e iniziava a dormire.
A Bran, il fratello era mancato tantissimo. Quando tutto andava bene loro due passavano molto tempo insieme a giocare, a volte anche con Jon. Quando era caduto e finito sulla sedia a rotelle, Robb aveva provato di tutto per tirargli su il morale continuando a ripetergli che non era cambiato niente che potevano divertirsi uguale, ma lui lo aveva trattato male e lo aveva trattato ancora peggio da dopo l’incidente. Si era sentito uno schifo quando il ragazzo se n’era andato. Si intrufolava spesso in camera sua aspettando che lui gli comparisse davanti dicendogli ‘Sorpresa, sono tornato!’ ma questo non succedeva mai. Si era scusato tanto con lui quando era tornato, ma Robb aveva già dimenticato tutto.
 
Daenerys era tornata a casa felice e si era stesa a letto sognando il suo Robb. Lo sognò mentre la stringeva  a sé circondato da bambini felice e saltellanti. Lei lo abbracciò e sentì il suo profumo. Il ragazzo sapeva di neve fresca a pini. Se chiudeva gli occhi poteva riuscire a immaginare le montagne innevate. Il suo uomo del nord. Lui le aveva sempre parlato della piccola casa che avevano in montagna e di come a piacesse andarci per sentire la calma e la quiete della foresta e pescare nel lago che stava proprio di fronte. Le aveva promesso che un giorno l’avrebbe portata a vederla e lei non vedeva l’ora. Quando riaprì gli occhi, il ragazzo era ancora di fronte a lei ma questa volta erano al parco di fronte al loro appartamento che si dondolavano sulle altalene. Lui la guardava felice sorridendole mentre lei si sentì andare a fuoco. Probabilmente stava arrossendo. Adorava come la guardava. Gli occhi del giovane Stark erano grandi e luminosi. L’azzurro che li contraddistingue era dello stesso colore del cielo.
Poi la scena cambiò. I due erano a letto: Dany sogno la loro prima volta. Si ricordava come Robb fosse agitato e avesse paura di farle male. Lei lo baciava e lo tranquillizzava dicendogli che non doveva preoccuparsi, che non le avrebbe fatto nulla. Fu una notte stupenda che lei non dimenticherà mai.
Si svegliò sentendo il telefono squillare e maledisse Tyrion Lannister, il suo vice-presidente, per averla svegliata alle 4 del mattino e soprattutto sul più bello solo per chiederle se sarebbe stata alla riunione del consiglio quella mattina. Purtroppo i suoi doveri come presidente della compagnia della sua famiglia le impedivano di stare con il suo ragazzo quando ne aveva più bisogno, ma per fortuna Jon le aveva promesso che le avrebbe mandato aggiornamenti continui. Questo voleva dire solo una cosa: lei avrebbe guardato il telefono tutto il tempo scordandosi di tutto il resto. A volte si chiedeva come i suoi amici la sopportassero, soprattutto in momenti come questi.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Il giorno seguente Jon e Ned cercarono in tutti i modi di calmare Robb. Era più agitato del giorno prima. Il giovane Stark cercava di stare calmo continuando a ripetersi che sarebbe andato tutto bene, ma una vocina nella sua testa scoppiava a ridere ogni volta che lo diceva. Suo fratello stava cercando di tenerlo tranquillo, ma senza successo e lo stesso fece Eddard.
Quando arrivò Will, quest’ultimo non aveva il solito sorriso di quando veniva a visitarlo. Era serio e rigido e questo spaventò un po' il ragazzo. “Sei pronto?” chiese il medico al ragazzo nel letto e lui mezzo piagnucolando gli rispose di no, ma questo non evitò che lo portassero in sala operatoria.
Mentre attendevano l’arrivo del nuovo cuore di Robb, finalmente Will si addolcì vedendo quanto fosse agitato anche dopo che un’infermiera gli aveva dato qualcosa per calmarsi.
“Agitato?” chiese.
“Nooo, tranquillo… tutto tranquillo.” Rispose Robb tremando un po' per l’agitazione e un po' perché la sala era tremendamente fredda.
“Non ti devi preoccupare piccolo Stark. Hai la miglior equipe di tutto l’ospedale.” Lo rincuorò.
“Lo so, non è quello il problema…” ammise il ragazzo. “Che succede se va male? Non voglio far soffrire la mia famiglia, i miei amici e soprattutto non voglio far sentire te in colpa.”
“Vuoi che gli dica qualcosa nel caso in cui… insomma hai capito.”
“Digli solo che gli voglio bene e a Jon digli di prendersi cura di nostro padre.” Eddard era la persona che lo preoccupava di più. Ci aveva messo tutta l'anima per farlo stare bene e sapeva come il fatto di perderlo lo avrebbe distrutto. Voleva che qualcuno si occupasse di lui come era successo con sua madre, ma sapeva anche, che le cose non erano le stesse.
“Va bene. Glielo dirò.” Affermò il medico.
Poi Robb si addormentò e non vide più nulla. Per un momento pensò di essere morto. Era così tranquillo. Si sentiva quasi cullato dall’oscurità che lo circondava. Si sentiva leggero e in pace. Sarebbe rimasto così per sempre. Poi una luce accecante lo colpì e lui si risvegliò nel suo letto, a casa. Gli ci volle un po' per capire dov’era. Ne era passato di tempo dall’ultima volta che c’era stato. Sembrava non esserci nessuno a casa. C’era pace e tranquillità, ma dopo essersi svegliato del tutto le sue narici furono invase dall’odore di frittelle. Quelle dolci che sua madre adorava cucinargli la domenica mattina. Si alzò alla svelta e scese le scale fiondandosi in cucina e fu là che la trovò. Catelyn Stark stava ai fornelli intenta a preparare frittelle per un interò esercito.
“Buongiorno tesoro.” Lo salutò senza voltarsi.
Possibile che lui fosse veramente morto e che questo fosse il paradiso: sua madre che gli cucinava frittelle.
“Sono morto o questo è un sogno?” domandò allora.
Lei si voltò mostrando il suo volto sorridente. Era proprio come il ragazzo se la ricordava. I lunghi capelli rossi erano raccolti in una trecci per evitare che le cadessero di fronte o che qualche capello le cadesse nella pentola. I suoi occhi azzurri erano molto simili a quelli di Robb. Erano di un azzurro accesso, tipico della sua famiglia: i Tully. Prese un piatto e ci mise sopra due enormi frittelle allungando poi il piatto al figlio.
“Ne l’uno ne l’altro o forse entrambi.” gli rispose lei. “Ora mangia. Sei troppo magro e se tuo padre ti abbraccia rischia di romperti.” Concluse lei tornando hai fornelli.
 
Ned e Jon erano in sala d’atteso che aspettavano apparentemente tranquilli. L’uomo continuava a guardare l’orologio, anche se per lui sembrava essersi bloccato. Jon era andato a vedere quanto doveva durare l’intervento e si era messo a giocare con il telefono e a massaggiare con la sua ragazza, dopo aver condiviso l’informazione con lo zio. I due avrebbero dovuto aspettare dalle 3 alle 5 ore. Entrambi si resero conto che dovevano fare qualcosa per distrarsi e passare il tempo altrimenti sarebbero impazziti nell’attesa. Sebbene solo il ragazzo riuscì parzialmente a concentrarsi su altro.
Ygritte era piuttosto brava a distrare il giovane Snow. Avevano iniziato a parlare del tempo e di quello che avrebbero fatto la settimana prossima dopo Natale. Tra un messaggio e l’altro con la sua ragazzo aveva pure il tempo di aggiornare la zia e aiutare il suo carissimo amico Sam con la sua ragazza.
Eddard era più sfortunato. L’orologio della sala lo faceva impazzire e provare a distrarsi leggendo il giornale non lo aveva aiutato. Quei ticchettii lo stavano facendo diventare pazzo. Li sentiva rimbombare nella testa e le lancette andavano avanti piano come se non volessero far passare il tempo. Si era pure messo a camminare avanti e indietro per la sala e questo gli ricordò il giorno in cui nacque suo figlio. Lui era così agitato che le infermiere lo avevano buttato fuori dalla sala parto perché stava facendo venire l’ansia pure a Cat. Così si era messo a camminare avanti e indietro nella sala d’attesa con Benjen che cercava di calmarlo seduto comodamente su una delle poltroncine collocate nella stanza. Quando il dottore si palesò davanti a lui con un fagottino in braccio congratulandosi, la sua agitazione si tramutò in paura. Aveva paura di far cadere quel cosino rosa addormentato che stringeva tra le braccia. Era così orgoglioso di quel neonato anche se non aveva fatto ancora nulla di grande, ma solo per essere venuto al mondo. Quando sua moglie lo prese e lo cullò fra le sue braccia pensò che quella scena fosse la più bella che lui avesse mai visto.
A quel dolce ricordo gli scese una lacrima solitaria lungo la guancia. Jon lo notò e andò ad abbracciare il padre dicendogli che sarebbe andato tutto bene.
 
Come si aspettava, a scuola Arya si stava continuamente distraendo. Continuava a pensare a suo fratello e come il padre, fissava l’orologio. Avrebbe volentieri finto di stare male per uscire, ma sapeva che la scuola avrebbe chiamato suo padre che sarebbe dovuto venirla a prendere lasciando da solo suo fratello.
Durante i cambi dell’ora guardava sempre il telefono per sapere come stavano andando le cose ma nessuno l’aveva ancora chiamata.
Lo stesso valeva per Bran e Sansa. Entrambi, appena possibile, guardavano il cellulare per vedere se Jon li avesse mandato qualcosa.
L’unico membro della famiglia che riusciva per lo meno a non pensare al ragazzo era Benjen che era intento a lavorare in caserma. Il Capitano Mormont aveva deciso che lo avrebbe distratto, per quanto fosse possibile, durante il suo turno. Per sua fortuna ci furono due incendi e un salvataggio a richiedere la concentrazione di Ben.
 
Con tutta la calma che aveva in corpo Daenerys riuscì a non strozzare Tyrion e a concentrarsi sul lavoro. Il ricordo di Robb che la stringeva fra le sue braccia la calmò e rassicurò tutta la giornata. La riunione con il consiglio non durò molto. Jon l’aveva avvisata dell’inizio dell’operazione del suo ragazzo e lei aveva iniziato mentalmente a pregare perché tutto andasse bene.
Finita la riunione il nano la raggiunse nel suo ufficio e la trovò intenta a guardare fuori dalla finestra.
“Tutto bene?” chiese l’uomo. Sapeva perfettamente che la giovane faceva così quando qualcosa non andava e lei doveva pensarci su.
“Si…” disse con tono vago.
“Di nuovo il giovane Stark? Non ti nascondo che il ragazzo mi piace. Tiene a freno i tuoi istinti da incendiaria e ha un’ottima attitudine al comando. Darà del filo da torcere a mio fratello Jaime quando prenderà in mano le redini dell’azienda di suo padre. Ne sono certo e sinceramente non vedo l’ora.” Disse sedendosi su una delle sue poltroncine in pelle nera poste di fronte all’enorme scrivania in mogano.
“Dovrei avere paura di perderlo e invece sono tranquilla. È normale?” chiese girandosi verso di lui e guardandolo dritto negli occhi.
“Ne ha già affrontata una giusto? Gli andrà bene anche questa. Gli Stark sono duri a morire. Sono uomini del nord. Si piegano difficilmente.”
“Non è come l’altra volta. L’altra volta non dovevano dargli un cuore nuovo. Che succede se poi non parte? Che succede se lo perdo?” disse sedendosi di fronte a lui sull’altra poltrona.
“Sembra che tu ti stia preoccupando.” Constatò Tyrion “Mia giovane Targaryen, se conosco abbastanza bene quel povere ragazzo so per certo che lui non ti lascerà sola. Ti ama troppo per poterlo fare. Inoltre le probabilità di successo di questo tipo di intervento è aumentato, quindi non hai nulla da temere. Se vuoi quando Jon chiama ti ci accompagno io stesso da lui.” Si offrì in fine.
“Sicuro che Eddard Stark non si arrabbi vedendoti?”
“Sono l’unico Lannister che sopportano e poi vorrei tanto vedere come stanno Bran e la dolce Sansa. È un po' che non li vedo.”

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Robb se ne stava con un piatto di frittelle in mano e guardava sua madre intenta a cucinarne delle altre.
“Scusa mamma, ma cosa sta succedendo?” chiese confuso.
“Non vuoi vedere la tua mamma? Pensavo che ti avrebbe tranquillizzato. Eri così agitato povero il mio cucciolo.” Rispose lei andandosi a sedere su una delle sedie e facendo segno al ragazzo di accomodarsi accanto a lei.
“Certo che volevo vederti. Non hai idea di quanto tu mi manchi, ma perché adesso? Perché non prima?” chiese lui.
“Perché adesso è più comodo. Il tuo cuore starà fermò per un po' così noi abbiamo tempo per parlare.”
“Parlare?” chiese il giovane preoccupato.
“Come vorresti passare il tempo altrimenti?” domandò lei curiosa.
“Pa… Parlare va benissimo.” Rispose il ragazzo con un’espressione stranita in volto.
“Tranquillo tesoro. Respira… ricordati di respirare.” Disse lei sfregandogli la mano sulla schiena.
“Sto respirando.” Disse il giovane facendo dei respiri profondi. Nemmeno se n’era accorto che aveva smesso.
“Va meglio?” chiese lei accarezzandogli i ricci con dolcezza.
“Sì” disse Robb sorridendo “Di cosa vuoi parlare?”
“Che ne dici di parlare della cavolata che hai fatto 3 anni fa?” disse Cat arrabbiata “Come diavolo ti è venuto in mente di mandare giù tutte quelle pillole?! Grazie al cielo Daenerys era lì. Questo non l’hai raccontato a tuo padre vero? Un segreto solo tuo e di quella Targaryen.”
“Volevi che gli dicessi che ero depresso? Si, ero depresso e Daenerys è stata l’unica cosa che mi ha fatto stare meglio. Non lo psicologo e quelle stupide sedute o il volontariato. Daenerys è stata la mia via d’uscita, la mia salvezza e ora rischio di perdere lei e tutti quanti e io non voglio.” Disse con le lacrime agli occhi “Non voglio perdere la mia famiglia.” Concluse tuffandosi tra le braccia di sua madre che era pronta a consolarlo.
 
Erano passate poco più di 4 ore e ancora nessun segno di Will. Ned stava iniziando a preoccuparsi e aveva iniziato a camminare su e giù per la stanza mentre Jon e Benjen cercavano di calmarlo e di dirgli che sarebbe andato tutto bene. Aveva aspettato seduto su quelle dannate sedie fissando l’orologio e ora non ne poteva più. Voleva sapere come stava suo figlio. Voleva rivedere i suoi grandi occhioni azzurri e abbracciarlo forte.
Jon e suo zio non sapevano più che dirgli per tranquillizzarlo. Il telefono del ragazzo continuava a suonare: i suoi fratelli e Daenerys volevano continuamente notizie, ma come poteva dargliele se nemmeno lui le aveva. Ben dovette calmare entrambi ed evitare che Ned facesse irruzione in sala operatoria seguito dal figlio. Cosa che non era così improbabile. Insomma, pure lui voleva sapere come stava suo nipote.
Dopo poco Will apparve nella sala e tutti si zittirono. Ned si avvicinò  a lui e prendendo tutto il suo coraggio gli chiese come stava il ragazzo.
“Allora?” domandò Eddard in piena trepidazione.
“L’operazione è andata bene. Abbiamo avuto un piccolo problema all’inizio e il nuovo cuore c’ha messo un po' per partire, ma Robb sta bene e si rimetterà completamente. Ora è in rianimazione e lo stiamo monitorando per evitare complicazioni o infezioni.” Spiegò il medico.
“Grazie” sbottò Lord Stark prendendo una bella boccata d’ossigeno. Sembrava che avesse corso una maratona e che avesse bisogno di ossigeno.
Il giovane Snow abbracciò forte suo zio e corse a chiamare il resto della famiglia avvisandogli della buona riuscita dell’intervento.
“Possiamo vederlo?” chiese Benjen.
“Sta dormendo ora, ma  appena uscirà dal reparto di rianimazione potrete stare con lui.”
“Non posso vederlo per due secondi?” chiese Ned a quel punto. Avrebbe dato di tutto per vedere suo figlio e con difficoltà avrebbe accettato un no come risposta anche se sapeva perfettamente che Will non poteva fargli vedere il ragazzo se questo era contro le regole dell’ospedale.
“Posso fartelo vedere due secondi da fuori, ma poi dovrete aspettare tutti quanti.” Rispose Will facendo segno a Ned di seguirlo.
 
Will condusse Ned in un lungo corridoio dove una delle pareti era per metà composta da un grosso vetro che permetteva di vedere nella stanza accanto. C’erano molti letti e dei pazienti che riposavano dopo l’intervento. Poi lo vide. Robb era lì. Stava dormendo tranquillo nel suo letto mentre un’infermiera controllava i suoi parametri. Ned lo stava guardando. Stava fissando il cerotto sul petto che si intravedeva dal camice. Il ragazzo era pallido anche se leggermente sudato. Il dottore gli aveva detto che aveva due linee di febbre e che era del tutto normale  e di non preoccuparsi.
Eddard avrebbe tanto voluto stringerli la mano e restare con lui finché non si fosse svegliato, ma purtroppo non poteva. Non poteva nemmeno stare lì a fissarlo dal grosso vetro. Will gli prese il braccio e lo accompagnò di nuovo in sala d’attesa.
Jon e Benjen gli chiesero come stava e lui gli disse semplicemente che stava dormendo prima di sedersi e chiudersi nel silenzio. Non voleva essere scortese o far preoccupare nessuno, ma in quel momento aveva solo una gran voglia di quiete. Chiuse gli occhi e appoggiò la testa contro il muro. L’immagine di suo figlio in quel letto lo tormentò tutto il tempo. Da quando è nato Robb, l’uomo odiava vederlo stare a letto malato o in ospedale. Il ragazzo era il più solare fra tutti i suoi figli oltre ad essere il più espansivo, ma ogni volta che stava male si intristiva e a Lord Stark questo non piaceva. Voleva vedere i suoi figli sempre felice e nel corso degli anni aveva fatto di tutto perché questo succedesse e a volte c’era pure riuscito. Ora il giovane Stark stava bene e lui non si sarebbe più dovuto preoccupare per un po' e questo lo sollevò molto.
Jon era felicissimo nel sapere che il suo fratellone stava bene. Non vedeva l’ora di portarlo fuori a bere e a fargli conoscere i ragazzi della caserma o di andare alla casa sul lago in estate come ogni anno. Finalmente era tornato tutto come prima. Era tutto apposto. Lui e Robb sarebbero stati inseparabili come un tempo.
 
La notizia della riuscita dell’operazione fu presa molto bene anche dal resto della famiglia. Sansa tornò prima dall’università andando dritta in ospedale per abbracciare suo fratello che finalmente stava bene. Nelle ultime settimane non aveva fatto altro che pregare per un miracolo, per far arrivare un cuore forte e sano al ragazzo e quando era successo aveva pregato perché la sua operazione andasse bene. Ora che tutto era andato per il meglio, lei poteva rilassarsi e godersi la sua famiglia senza temere di perdere il ragazzo da un momento all’altro.
Daenerys appena apprese la notizia si precipitò immediatamente in ospedale seguita dal suo fidato Tyrion che fu ben felice di accompagnarla. Quando arrivarono la ragazza corse ad abbracciare Jon.
“Allora? L’hai visto? Quando posso vederlo?” investì il povero ragazzo di domande.
“Calma Dany. Will ha detto che quando esce dal reparto di rianimazione potremmo vederlo.” Rispose mettendola giù “Te l’avrei detto se non mi avessi attaccato in faccia.”
“Scusala Jon, ma oggi il suo unico pensiero sembra essere la saluta di tuo fratello.” Intervenne il nano sbucando da dietro la ragazza.
“Tyrion, è bello vederti. Come stai?” lo salutò felice il giovane.
“Bene, per quanto mi è permesso. Fare da baby-sitter alla tua amica alla mia età non è semplice.”
“Hai 35 anni e io non sono una bambina a cui devi fare da baby-sitter, ma il tuo capo.” Rispose irritata Dany.
“Dai Dany, non ti arrabbiare con lui. Sappiamo tutti come diventi quando qualcosa non va come vuoi tu.”
“Chiudi il becco Jon o lo dico a Ygritte.”
“Ho detto qualcosa?” domandò il ragazzo prima che tutti e tre si misero a ridere.
 
Tutti quanti dovettero aspettare un paio d’ore prima di poter vedere Robb. Lo avevano portato in terapia intensiva e continuavano a monitorarlo. Ned si era seduto accanto al suo letto e, come avrebbe fatto Catelyn, gli accarezzò dolcemente i riccioli mori mentre gli teneva la mano. Accanto a lui si sedettero Jon e Sansa. La ragazza mise una mano sulla spalla del padre e lui l’afferrò sorridendole. Benjen si accomodò in una poltrona in fondo ai piedi del letto e guardava serio sia il fratello che il nipote. Arya e Rickon si erano seduti nel divanetto mentre Bran gli stava vicino. Daenerys era rimasta fuori con il suo amico Tyrion. Non si sentiva di entrare. Voleva lasciare spazio alla famiglia Stark. Ora dovevano stare insieme, sarebbe entrata quando il suo ragazzo si fosse svegliato.
La giovane si accomodò fuori dalla stanza su una delle sedie in sala d’aspetto. Quando Jon andò a cercarla, la trovo addormentata sulle gambe di Tyrion mentre quest’ultimo era intento a leggere. La stanza era praticamente vuota. C’erano solo le infermiere che stavano alla reception. Dany dormiva tranquilla con il suo cappotto nero che le faceva da coperta mentre Tyrion non sembrava dare molto peso al fatto che lei usasse le sue gambette tozze come cuscino.
“Era stanca?” chiese il ragazzo al nano che chiuse la rivista che aveva in mano.
“Si è addormentata leggendo una di queste stupide riviste. Non mi sono mai reso conto di quante stupidaggini ci scrivano su.” Gli rispose l’uomo.
“Non le ho lette, ma se vuoi un’opinione dovresti chiedere a Sansa. Le ha fatto veramente piacere vederti.” Affermò Snow inginocchiandosi accanto alla ragazza e spostandole una ciocca di capelli che le era caduta sulla fronte. “L’ho sempre trovata bellissima…” disse poi con tono sognante “A scuola sbavavo per lei prima di incontrare Ygritte. All’inizio non sapevo nemmeno che dirle o di cosa parlare e ora fa parte della mia famiglia.”
“Ti vuole bene lo sai. Quando parla di te sembra quasi che parli di un fratello.” Lo informò Tyrion.
“E io di lei come una sorella.” Disse Jon “Non sbaglio di molto visto che sta con Robb.” Concluse sorridendo.
“Già. A proposito, come sta il giovane lupo?” domandò il nano curioso.
“Bene, i medici dicono che dovrebbe svegliarsi tra poco per questo sono venuto a chiamarla.” Rispose il ragazzo prima di svegliare la giovane Targaryen.
“Jon… è successo qualcosa?” domandò preoccupata alzandosi di colpo.
“No tranquilla. Sono venuto a chiamarti perché tra poco dovrebbe svegliarsi e volevo che tu fossi lì.” La calmò Snow.
“Bene, allora se tu vai io me ne torno a casa. Buona sera.” Li salutò Tyrion prima di andarsene.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Robb si sentì galleggiare per un po'. Dopo aver parlato con sua madre si sentì più leggero. Erano anni che aveva bisogno di parlare con lei. Esattamente da ben 5 anni e 2 mesi. Parlare con lei dal vivo e non alla sua tomba non era la stessa cosa. Gli era mancato il modo in cui sua madre lo faceva sentire. Era come se fosse a casa anche se non era fisicamente li. Si sentiva protetto e al sicuro. Gli erano mancati i suoi lunghi abbracci dove potersi perdere senza paura. L’avrebbe stretta in eterno. Gli erano mancate pure le sue frittelle anche se quelle di Dany erano più buone, probabilmente perché la ragazza le faceva dolci apposta. Entrambe gliele preparavano per tirarlo su di morale, ma la giovane Targaryen pensava che non c’era nulla di meglio per tirare su il morale che mangiare qualcosa di super dolce.
Quando dovette salutare sua madre non si sentì triste questa volta. Certo, voleva comunque che lei non se ne andasse di nuovo, ma era come se la salutasse. Come se quando avesse chiuso gli occhi di nuovo lei sarebbe tornata. Come se la salutasse prima di andare scuola e quando sarebbe tornato a casa l’avrebbe rivista. Gli piaceva quella sensazione. Non un addio, ma un arrivederci.
L’oscurità in cui era immerso iniziò a diventare sempre più pesante e alla fine tutta quella pesantezza si tramutò in un dolore, leggero, al petto. Quando si svegliò si rese conto di essere steso su un letto. Sentì nelle orecchie il rumore del monitor e le voci della sua famiglia. Parlavano piano per non svegliarlo e lui faceva fatica a capire cosa dicevano. Aprì piano gli occhi sbattendoli più volte per farli adattare meglio alla luce della stanza. Quando li aprì completamente si trovò tutta la sua famiglia che lo guardava apprensiva. Suo padre gli accarezzò la testa e dolcemente gli chiese come stava. Lui prendendo un bel respiro gracchiò un “sono stato peggio” facendo sorridere tutti. Ned era seduta sulla poltrona accanto al letto che gli stringeva la mano. Robb notò quanto suo padre fosse sollevato nel vedere che stava bene e lui ne era felice. Accanto a lui c’era sua sorella. Era bellissimo vederla sorridere. Sansa era la più bella della famiglia, questo era un dato di fatto, ma vedere quel sorriso dolce che le illuminava il viso era stupendo. Vicino c’erano Jon e Daenerys. La ragazza aveva i lunghi capelli biondi che le ricadevano lungo le spalle. Indossava una camicia azzurra che faceva contrasto con la sua pelle pallida e faceva risaltare i suoi occhi azzurri, quelli di cui Robb si era innamorato. In fondo ai suoi piedi c’erano Arya, Rickon e suo zio mentre Bran era al fianco opposto a quello di suo padre e sua sorella. Si era messo lì per stare meglio con la carrozzina.
“Ora torni a casa?” chiese il piccolo Rickon.
“Quando il dottore mi da il permesso, ma credo di dover stare qui ancora un po'.” Gli rispose il giovane nel letto.
“Allora niente Natale?” domandò preoccupato il piccolino.
“Sono certo che Babbo Natale passerà comunque anche se io non sono a casa.” Lo rassicurò il fratello.
“Ma io volevo festeggiarlo con te.” Ammise tristemente.
“Puoi sempre venirmi a trovare e farmi vedere cosa ti ha portato.” Disse sorridendo.
Dany ha sempre ammirato quanto il suo ragazzo fosse dolce con i bambini e con i suoi fratelli. Quando, all’università avevano fatto volontariato insieme erano finiti a doversi occupare di un gruppo di bambini poveri e lui li aveva fatti divertire con poco nulla. Sarebbe stato un padre meraviglioso un giorno e lei sperava tanto che il suo sogno si realizzasse. Le sarebbe veramente piaciuto crescere dei figli con lui.
“Io vado ad informare Will che ti sei svegliato.” Intervenne Ben prima di uscire dalla stanza.
“Dopo che Will ti avrà visitato è meglio che tu ti riposi.” Disse Ned rivolto al figlio.
“Va bene.” Rispose il ragazzo affondando la testa nel cuscino.
Quando il medico arrivò tutti uscirono tranne Ned che rimase con il giovane. Non ci volle molto per visitarlo così presto li lasciò da soli.
“L’ho vista.” Disse il ragazzo appena Will se ne andò.
“Chi?” domandò confuso Eddard.
“La mamma. Mi ha fatto le frittelle.” Rispose Robb. All’uomo sembrava che il giovane fosse tornato piccolo per il tono in cui lo disse.
“Buone?” chiese come se la donna non fosse morta.
“Come sempre.” Fu la risposta del più giovane.
“Ora è meglio se dormi e ti riposi però. Parleremo domani di tua madre.” Disse sistemando al ragazzo le coperte.
“Buona Notte papà.” Disse Robb.
“Buona Notte tesoro.” Gli disse Ned prima di baciargli la fronte, come quando era piccolo, di sistemarsi sulla poltrona accanto al letto e restare con il figlio tutta notte.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Era il giorno di Natale e Robb si svegliò felice: per una volta i punti non gli facevano male. Suo padre sarebbe venuto a trovarlo in mattinata per fargli gli auguri. Anche se era in città non avrebbe festeggiato a casa nemmeno quest’anno, ma Daenerys gli aveva promesso che lo avrebbero passato insieme. Quindi ora stava aspettando che i due venissero a trovarlo.
Verso le mezzogiorno suo padre apparve nella stanza. Indossava il solito cappotto marrone e sotto si intravedevano i pantaloni neri del suo completo e la camicia bianca. Aveva tagliato la barba e si era sistemato pure i capelli come faceva sempre per le grandi occasioni.
“Buon Natale Robb.” Disse l’uomo salutandolo.
“Buon Natale anche a te papà.” Gli rispose il ragazzo.
Eddard si avvicinò al letto del figlio e gli spazzolò i capelli.
“Come va?” domandò.
“Bene, ormai non sento più male. A volte il cerotto da fastidio, ma presto toglieranno anche quello. Non vedo l’ora di poter tornare a casa.” Rispose sorridente il giovane.
“Immagino, ma purtroppo dovrai aspettare un’altra settimana.” Disse Ned mettendogli una mano sulla spalla. “Ti ho portato un regalo.” Lo informò poi.
“Un regalo? Per me? Papà non dovevi.”
“Certo che dovevo. Devo recuperare 4 anni di regali di Natale.” Disse prima di scoppiare in una fragorosa risata “Però per vederlo dovresti venire con me. Ce la fai o devo prendere la sedia a rotelle?” domandò poi. Non voleva che suo figlio si sforzasse inutilmente ma sapeva quanto il figlio odiasse essere trasportato da una parte all’altra dell’ospedale sulla sedia a rotelle.
“No, ce la faccio da solo. Dobbiamo andare lontano?” domandò.
“No tranquillo.”
Il ragazzo si alzò piano dal letto con suo padre a fianco per evitare che cadesse e andò a prendere la felpa che era sulla poltrona in fondo alla stanza. I medici gli avevano dato il permesso di mettersi dei vestiti più comodi e lui era stato felicissimo di abbandonare il suo camice. Ora indossava i pantaloni della tuta, una t-shirt bianca e la felpa rossa.
Ned lo accompagnò fino alla mensa dell’ospedale. Per tutto il viaggio il ragazzo si era chiesto dove suo padre lo stesse portando per dargli il suo regalo, ma quando arrivò e aprì la porta rimase a bocca aperta per lo stupore. La sua famiglia era tutta li compresa Daenerys. Avevano preparato la tavola unendo 3 tavoli e l’avevano imbandita con tutti i piatti classici che preparavano sempre a Natale. In centro c’era il prosciutto che emanava un sapore delizioso che aveva invaso tutta la stanza. Sansa indossava un bel vestito rosso  e aveva i capelli raccolti in una treccia. Lei era seduta accanto a Bran che invece aveva i suoi soliti jeans ma indossava una camicia bianca per essere più elegante. Accanto a loro c’erano Arya e Gendry che indossavano due buffi cappelli di Babbo Natale con la campanellina sulla punta. Il giovane era stato invitato dalla famiglia così come Ygritte che se ne stava seduta sulle gambe di Jon e i due stavano parlando con  Dany prima che tutti si girasse a guardare il ragazzo. Ben invece era seduta a capotavola ed era intento a giocare con Rickon.
Sansa gli corse in contro e abbracciandolo gli fece gli auguri prima di essere seguita dal resto dei suoi fratelli. Poi venne suo zio che l’abbracciò forte ed infine la sua dolce Dany. La giovane Targaryen indossava una semplice gonna rossa e una camicia bianca. I capelli li aveva raccolti nella solita treccia e al collo portava la collana che le aveva regalato Robb. 
“Scusa se non te l’ho detto, ma volevamo farti una sorpresa.” Disse lei stringendosi a lui.
“E ci siete riusciti. Grazie, è il più bel regalo di Natale del mondo.” Disse lui baciandole la testa.
Poi tutti quanti si sedettero al tavolo e iniziarono a mangiare. Sebbene fossero in ospedale a tutti sembrava di essere a casa seduti al tavolone in sala da pranzo e dopo anni finalmente tutti insieme.
Robb prese la mano di Daenerys e la baciò.
“Ti amo Daenerys Targaryen.” Le sussurrò.
“Ti amo anch’io Robb Stark.” Gli rispose lei.
 
Fine

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