Campus

di cussolettapink
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue ***
Capitolo 2: *** Dormitory ***
Capitolo 3: *** This is War. ***
Capitolo 4: *** The class ***
Capitolo 5: *** Gym class ***
Capitolo 6: *** Peace agreement ***
Capitolo 7: *** A date ***
Capitolo 8: *** The Truth ***
Capitolo 9: *** Dirty Trick ***
Capitolo 10: *** A new beginning? ***
Capitolo 11: *** Fever ***
Capitolo 12: *** There are a lot of changes going on around here. ***
Capitolo 13: *** Extortion ***
Capitolo 14: *** Second Request ***
Capitolo 15: *** Something as broken ***
Capitolo 16: *** Louis ***
Capitolo 17: *** The Party ***
Capitolo 18: *** Kiss ***
Capitolo 19: *** Paradise and Hell ***
Capitolo 20: *** The End ***
Capitolo 21: *** Epilogue ***



Capitolo 1
*** Prologue ***






Prologue.

“Paige tesoro ti prego, non scordarti di chiamare quando sarai scesa dal treno”.

Una donna, cercando di trattenere le lacrime, guardava sua figlia affrontare un nuovo capitolo della sua vita lontano dalla sua famiglia.

“Mamma tranquilla, vedrai che mi troverò benissimo. Inoltre, a Natale sarò di nuovo qui. Non ti accorgerai neanche della mia assenza” cercò di consolarla la ragazza, pur sapendo quanto le parole appena dette si allontanassero dalla verità.

“Non dire sciocchezze pasticcino, ovvio che ci mancherai. Siamo davvero fieri di te e delle scelte che sei riuscita a prendere in questi ultimi mesi, nonostante io e tua madre non abbiamo fatto altro che affibbiarti problemi”. Si intromise un uomo, anch’egli guardando la figlia con gli occhi lucidi.

“Papà, non dirlo neanche per scherzo! Mi ritengo onorata di essere vostra figlia e di aver preso dalla vostra forza e grinta”.

Paige era la prima di tre figli, i genitori lavoravano entrambi in un’azienda che ormai da un anno era fallita, lasciando tutti i lavoratori in una crisi economica non indifferente.

Purtroppo la casa in cui vivevano era in affitto e ad Aprile passato erano stati costretti a recedere il contratto, trovando una sistemazione temporanea a casa del nonno paterno della ragazza.

La casa era costituita da tre camere e un bagno: una camera era occupata dai due fratelli minori di Paige, una dal nonno e una logicamente dai genitori. Paige si era adattata per mesi a dormire sul divano che si trovava nel soggiorno ma aveva anche capito che quella situazione stava facendo soffrire tremendamente i genitori.

Da qualche mese la figlia maggiore aveva quindi preso la decisione di cambiare scuola – l’istituto in cui studiava era fin troppo costoso per le nuove possibilità economiche della famiglia – e trasferirsi in un college che avesse anche un dormitorio piuttosto economico per gli studenti con un alto punteggio scolastico.

Era ormai settembre inoltrato, la ragazza aveva perso più tempo del previsto nelle varie pratiche burocratiche e quelle relative alla borsa di studio e ora avrebbe iniziato i corsi con due settimane di ritardo.

Le tasse scolastiche richieste dal nuovo college erano piuttosto basse, nonostante si trovasse in un quartiere molto agiato.

I lunghi capelli scuri della ragazza si mossero seguendo i movimenti della testa quando si udì al megafono l’avviso d’arrivo del treno.

I grandi occhi castani si riempirono presto di lacrime, nonostante il tentativo pessimo di nasconderle davanti ai genitori e ai due fratellini, tutti riuniti per salutare la primogenita della famiglia Tolkin.

Salendo sul treno, la giovane donna si affacciò dal finestrino per salutare i famigliari, non immaginando neanche lontanamente cosa l’avrebbe aspettata una volta entrata alla Purple High School.



****
Angolo autrice:
Lo so, sono pessima! Sto pubblicando questa nonostante abbia due storie già in corso ma che dire... questa ormai sul mio pc è praticamente già conclusa, quindi prometto che non avrò ritardi nell'aggiornare!
Aggiornerò una volta a settimana, tolto il primo capitolo che lo pubblicherò stasera stessa o domani!
Spero che la storia vi intrighi e che vogliate continuare a seguirla!
Saluti,
Liz

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Capitolo 2
*** Dormitory ***







Chapter 1 – Dormitory.

Erano da poco passate le sei del pomeriggio quando la ragazza arrivò finalmente a destinazione.

Mandò un avviso ai genitori e si caricò il grande borsone che racchiudeva tutti i suoi vestiti in spalla.

La stazione del treno fortunatamente distava giusto un chilometro dal campus, cosa che spinse la ragazza a fare una passeggiata per guardarsi intorno.

La via principale era costeggiata da bellissimi negozi, molti dei quali anche piuttosto costosi e provvisti delle più grandi marche in voga al momento.

Vedeva ormai l’imponente edificio in lontananza quando sentì la prima goccia caderle addosso, seguita subito dopo da una seconda e una terza.

Uno di quei temporali estivi, classici della stagione ma che ormai dovevano essere arrivati al termine, avevano colto impreparata la ragazza che si ritrovò costretta a cercare riparo all’interno di un bar.

Il campanellino che segnalava l’entrata di un cliente risuonò per tutto il locale, facendo sentire leggermente a disagio la ragazza che osservava molti ragazzi con una divisa che sapeva essere del suo campus fissarla.

Avanzando lentamente, si avvicinò a un tavolo vuoto e attese che qualcuno venisse a servirla.

“Ciao, cosa posso portarti?”.

Quando Paige alzò il viso, quasi temette di svenire seduta stante.

Un ragazzo bellissimo le stava porgendo la più semplice delle domande con un tono così seducente e profondo che quasi temette di svenire per davvero.

Indossava una camicia bianca che risaltava in modo incredibile le due pozze verdi smeraldo che aveva al posto degli occhi. I ricci e indomiti capelli castani erano trattenuti da un piccolo elastico e i jeans neri – probabilmente più stretti di quelli che indossava in quel momento la ragazza – gli fasciavano in modo incredibile le lunghe gambe.

Accortasi di essere rimasta in silenzio per davvero troppo tempo, la ragazza batté un paio di volte le palpebre tentando di riprendersi e poi sorrise, cercando di mascherare la pessima figura appena fatta.

“Un caffè, grazie tante”.

“Posso portarti qualcosa da mangiare? Sembri arrivare da un lungo viaggio – tesi confermata anche dalle valigie – e sembri un pulcino bagnato. Magari una fetta di torta? Giusto per mettere qualcosa nello stomaco e riprendere un po' di forze prima di rimetterti in viaggio” disse, adocchiando il grande borsone ormai zuppo che la castana aveva appoggiato accanto a lei sul divanetto del bar.

“Sei davvero gentile…” si fermò, non avendo la minima idea del nome del ragazzo.

“Harry, mi chiamo Harry. Tu invece sei?”.

“Mi chiamo Paige. Effettivamente vengo da parecchio lontano e sono molto stanca. Mi ha fatto piacere però fermarmi qui e scambiare due chiacchiere con te”.

Dopo l’ennesimo sorriso, Harry fu richiamato a un altro tavolo e la mora attese pazientemente che si avvicinasse nuovamente con la sua ordinazione.

Un uomo anziano, con un caldo sorriso in volto, si presentò dopo cinque minuti buoni con il suo caffè e un pezzo di una torta di mele.

“Perdonami per l’attesa cara, purtroppo abbiamo perso proprio ieri una ragazza del personale e ora ci ritroviamo nei guai”.

Senza che quasi se ne rendesse conto, la mora sentì le parole uscire dalle sue labbra senza che l’idea passasse prima dal cervello.

“Io sto cercando lavoro, potrei fare un colloquio? Nel mio vecchio quartiere ho già lavorato per un bar e anche per un ristorante – ho visto che qui fate anche tavola calda – e sono iscritta al college qui accanto, quindi almeno per gli orari serali non dovrei aver problemi con la reperibilità”.

Il solo pensiero di vedere nuovamente Harry e poterci passare del tempo insieme l’avevano così emozionata da non averle fatto pensare alla fatica che avrebbe fatto a mantenere la borsa di studio.

D’altra parte, si disse, l’idea di trovare un lavoro per potersi mantenere totalmente il college e non pesare sulla famiglia l’aveva già avuta da molto tempo, quindi si consolò con quel pensiero e sorrise al vecchietto  - che scoprì chiamarsi Max – e accettò di fare il colloquio e la giornata di prova il giorno seguente.

Finì il cappuccino e si rese conto che fuori ormai aveva terminato di piovere, così la giovane donna si caricò in spalla il borsone e si diresse verso il campus.

Notò subito come il college fosse piuttosto piccolo, nonostante i trecento studenti che sapeva frequentassero quella scuola.

Consultando una mappa, si accorse che c’erano solamente tre dormitori in tutta l’area, ben lontani dall’ospitare tutti gli studenti visto che ognuno avrà potuto contenere sì e no venti persone l’uno.

Il suo si trovava nella parte più in disuso del campus, ben distante dagli altri due che si trovavano in una posizione centrale e ben collegata con l’edificio scolastico che ospitava le aule.

Perse una buona oretta in segreteria per consegnare tutti i moduli e recuperare gli orari delle lezioni e poi si diresse verso la sua nuova abitazione.

Una volta trovatasi davanti alla porta del dormitorio, prese un grosso respiro e abbassò la maniglia.

Quello che subito le arrivò al naso fu un forte odore di sigarette, nonostante fosse ben scritto lì nell’ingresso che nell’edificio era vietato fumare.

Forti schiamazzi si sentivano provenire da dietro una porta che si trovava in fondo al soggiorno/sala comune.

Guardandosi un po' intorno, la ragazza notò la totale assenza di un tocco femminile nell’intera stanza. Poster di giocatori di calcio e di gruppi musicali rock invadevano tutte le pareti, lattine di birra ricoprivano il pavimento quasi come una
seconda moquette e dei boxer erano tranquillamente abbandonati su un tavolino accanto al divano.

Tutto sommato, si ritrovò ad ammettere la ragazza, l’arredamento sarebbe anche stato carino se non fosse stato per i sopra citati problemi.

“Davvero? Il nuovo arrivato è una ragazza e non un ragazzo? Ma cosa le sarà saltato in mente?!?” Una voce la distrasse dal guardarsi intorno e la fece concentrare invece sul discorso appena iniziato nella stanza che ancora non aveva visitato.

“Sicuramente” si aggiunse una seconda voce “è una ragazzina che non vede l’ora di divertirsi, chi mai verrebbe a stare in un dormitorio con soli maschi? Deve essere davvero una poco di buono”.

La ragazza stava per abbassare la maniglia e manifestare la sua presenza quando una terza voce – che le sembrò leggermente familiare – si aggiunse alla conversazione.

“Louis, non essere come sempre così prevenuto, magari è una brava ragazza che è solo interessata a trovarsi vicina per frequentare le lezioni”.

Sorridendo nel trovare una persona disposta a trattarla con gentilezza, la ragazza entrò nella stanza proprio nel momento in cui quella famosa terza voce finì la frase.

“O forse, è semplicemente una troia in cerca di divertimento”.

La sorpresa per la frase completamente assente di tatto o gentilezza non preoccuparono neanche lontanamente la ragazza perché, nel momento in cui individuò il ragazzo che aveva parlato, si sentì raggelare.


Il ragazzo che l’aveva appena offesa niente di meno era che Harry.
 

Calò di colpo il silenzio sull'intera stanza.

La ragazza scoprì che i ragazzi erano radunati nella cucina del dormitorio, grande quasi quanto la sala comune che ora si trovava alle sue spalle.

Fusti di birra avevano riempito i bicchieri alla quindicina di ragazzi presenti, che ora la guardavano a metà tra lo scioccato e il malizioso.

“Ma guarda guarda, chi l’avrebbe mai detto che la nostra ospite si sarebbe davvero fatta viva. Benvenuta” con un sorriso più finto di una banconota da tre euro, il riccio si alzò dalla sedia su cui era seduto e si avvicinò alla ragazza.

“Bambolina, se vuoi sperare di arrivare alla fine dell’anno ti dico subito le nostre semplici regole:
1. Io sono il capo dormitorio, quello che dico io è legge.
2. Non provare a metterti in mezzo a cose che non ti riguardano.
3. Non pensare neanche lontanamente di poter cambiare qualcosa qui.
4. Beh, se ti va di passare una serata divertente vieni pure a bussare alla mia camera… o a quella di chiunque altro in questa stanza, sono sicuro che non dispiacerà a nessuno avere un divertimento così a portata di mano”.

“Ma come ti permetti?!?” urlò alla fine Paige, rimasta fino a quel momento in silenzio “non sono minimamente interessata a divertirmi né con te né con nessun altro dei presenti! Mi stanno bene le regole, ognuno per i fatti suoi. Non darò fastidio a voi e voi non ne darete a me!” stringendo forte la borsa e mandando giù quel fastidioso nodo alla gola che l’aveva colta nel constatare che il bellissimo e galante ragazzo conosciuto neanche un paio d’ore prima era un pervertito antipatico e arrogante.

Girando i tacchi, la ragazza tornò nella sala comune per poi prendere le scale, alla ricerca della stanza che le era stata assegnata.

“Harry, ti fai azzittire così da quella ragazzina?” commentò un ragazzo dalla carnagione scura, un ciuffo nero e degli occhi ancor più penetranti e profondi.

“Zitto Zayn, quella mocciosa non ha minimamente idea di contro chi si sia messa”.

Con quelle parole, il riccio tornò a prendere il bicchiere di birra e si sedette nuovamente, pensando già a un modo per farla pagare a quella ragazza che era stata così impertinente e che gli aveva fatto fare una figuraccia davanti agli altri ragazzi del dormitorio.


“La pagherà, eccome se la pagherà”.






****
Angolo autrice!
Eccoci qui, come promesso ho pubblicato il primo capitolo la sera stessa del prologo!
Come già detto, oltre a questa eccezione gli aggiornamenti ci saranno una volta a settimana! A questo punto, penso sarà sempre di giovedì.
Che dire, spero davvero che la storia vi piaccia e che vogliate farmi sapere con una recensione cosa ne pensate!
Saluti,
Liz

 

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Capitolo 3
*** This is War. ***






Chapter 2 – This is War.


Quando si chiuse la porta alle spalle, la ragazza fece un grande respiro.

Si maledisse un sacco di volte pensando al fatto che non si era minimamente informata su quel college, troppo abbagliata dalle tasse scolastiche basse e sull’alloggio convenzionato con chi aveva una buona media scolastica.

Inforcando il suo portatile, digitò il nome della Purple High School su internet.

Come primo risultato, trovò le comunicazioni che la preside aveva trasmesso proprio un mese prima, all’apertura del nuovo anno scolastico.

“Gentili membri del comitato studentesco, studenti, genitori e professori; è con immensa gioia che dichiaro ufficialmente il Purple High School un college misto e non più maschile. Integrando la possibilità anche alle ragazze si iscriversi presso il nostro prestigioso istituto, speriamo di portare il campus a un nuovo livello di notorietà e fama. Seppur le iscrizioni al momento siano basse e le ragazze rappresentino il 5% della popolazione scolastica, siamo fiduciosi nel fatto che questo possa aumentare lo spirito di integrità dei nostri alunni, portandoli…”

La ragazza chiuse la pagina, maledicendosi ancora una volta per non essersi informata prima.

“Ma certo, ovvio che una ragazza al dormitorio faccia così scalpore! Quale sana di mente entrerebbe nel dormitorio di una scuola che fino all’anno prima era solo maschile! Questa cosa è tremendamente sconveniente, nonostante quei caproni di sotto non abbiamo assolutamente il diritto di offendermi” parlò concitata prima di cominciare a disfare i bagagli.

“Se pensano però di farmi scappare si sbagliano di grosso, finirò quest’anno e anche il prossimo. Una volta diplomata mi lascerò alle spalle questi due anni e andrò avanti con la mia vita”.

Una volta terminato, mandò un messaggio ai genitori e si buttò a letto subito dopo aver regolato la sveglia per il giorno dopo, il suo primo giorno in quella nuova scuola.

Nonostante fosse mezzanotte passata, due voci che provenivano dal corridoio la svegliarono di soprassalto.

“Non me ne frega un cazzo di quello che fai fuori di qui Ryan! Puoi anche andarti ad ammazzare per quanto mi riguarda ma non portare i tuoi casini al dormitorio!”

La mora riconobbe la voce di Harry, quasi irriconoscibile per quanto era arrabbiata.

“Styles mi hai davvero rotto i coglioni! Una scopata ogni tanto non ti farebbe male sai?”

“Ah, vuoi dire come quella che mi sono fatta con la tua ex ragazza?”

“Brutto figlio di-“

“Ehi!” senza neanche rendersene conto, era uscita dalla stanza e si stava dirigendo verso i due ragazzi che stavano discutendo.

“E questa chi cazzo è? Su bambolina torna nella camera in cui ti stavi dando da fare e poi vattene da qui”.

Il ragazzo, che ora Paige era uscita allo scoperto vedeva meglio, emanava una cattiveria che quasi faceva a pugni con il suo aspetto.

I biondi capelli e gli occhi verdi gli donavano infatti un aspetto angelico, aspetto che però veniva subito smascherato non appena ci si poteva avvicinare abbastanza da poterlo guardare negli occhi, occhi che trasmettevano odio e disprezzo.

“Non sono la bambolina di nessuno, dormo qui e mi piacerebbe continuare a farlo! Questo però non è possibile se voi due continuata a fare tutto questo casino!”

“Te l’ho già detto prima, qui stai veramente sbagliando tutto. Tornatene in camera e fatti i cazzi tuoi” si intromise Harry, lanciando uno sguardo fulminante alla ragazza.

Nel mentre, molti dei ragazzi che avevano la camera in quel corridoio si erano affacciati e ora i tre protagonisti della discussione si trovavano nel mezzo di uno spettacolo.

“Sicuramente non sono cose che mi riguardano! Ti posso assicurare che il fatto che voi due andiate o no d’accordo non è assolutamente affar mio. Quello che però nelle tue regole non c’era è che qui la notte non si dorme! Visto che però a me piacerebbe tanto e che questa è casa di tutti e non solo la vostra, potete anche andarvene fuori a fare tutto questo baccano!” una volta terminato, girò i tacchi e tornò nella sua stanza, facendo sbattere la porta nel chiuderla più forte di quanto fosse realmente necessario.

“Styles mi hai rotto le palle, me ne vado a letto” fece il biondo sconosciuto, accendendosi una sigaretta nel mentre che si dirigeva in camera.

“Ma guarda, ora dai retta alle ragazzine?” lo sbeffeggiò il riccio, sorridendo sornione.

“Oh, non preoccuparti. Lei avrà quel che si merita e probabilmente sia da me che da te, non la invidio affatto”.

Una volta rimasto solo nel corridoio – tutti gli altri studenti erano tornati nella propria camera – il riccio rivolse un’occhiata alla porta di Paige.

“Benvenuta all’inferno, bambolina”.

 


La sveglia suonò implacabile la mattina seguente.

Paige prese con cura la sua uniforme e, una volta vestita, uscì dalla camera.

Nonostante fosse un dormitorio, ringraziò il cielo di avere un bagno privato in stanza e di non dover usare i bagni comuni.

Passando davanti a uno specchio che si trovava sul lato del corridoio, ammirò la sua figura.

La divisa – costata un occhio della testa, forse più dei libri di testo per l’intero anno – le calzava a pennello e le donava un aspetto davvero carino.

Quando era andata a comprarla, insieme alla madre, avevano passato un pomeriggio senza alcun brutto pensiero e anche grazie a questo quella divisa la metteva davvero di ottimo umore.

“Buongiorno Paige” una voce la fece girare.

Si riscoprì quasi dispiaciuta nel non trovarsi una chioma riccia di fronte, ciò nonostante sorrise al ragazzo dai corti capelli castani che l’aveva salutata.

“Buongiorno…emh…”

“Liam, mi chiamo Liam”.

Dopo quel breve scambio di battute, calò nuovamente il silenzio.

“Ho scoperto solo ieri che questa era una scuola maschile, ora capisco tante cose” affermò, fermandosi a guardare un paio di magliette abbandonate su uno stendino nel mezzo del soggiorno.

“Ti ci abituerai, non preoccuparti. Comunque, nonostante sia stata inserita solo quest’anno devo dire che la divisa femminile è davvero bella, ti sta molto bene”.

“Grazie, ammetto che anche a me piace tantissimo! Questa mattina non vedevo l’ora di indossarla. Nella mia vecchia scuola odiavo la divisa che avevo”

Sorridendo grata per quella dimostrazione di gentilezza, la ragazza non si accorse che entrando in cucina aveva nuovamente attirato su di sé tutta l’attenzione.

“Ancora non è scappata?”

“Ma quindi davvero starà con noi?”

“Certo che secondo me sotto quell’aspetto da angioletto è davvero una che ti fa divertire, quelle così sono le più porche”.

Cercando con tutta se stessa di non dar corda ai vari commenti dei suoi compagni, attraversò la cucina in direzione della caraffa del caffè.

Liam l’aveva presto abbandonata per riunirsi con alcuni suoi amici, lasciandola completamente in balia degli insulti.

Harry si presentò dopo appena tre minuti, tre minuti in cui comunque nessuno aveva accennato a diminuire le offese nei confronti della ragazza.

“Oh, si parla ancora della nuova? Ragazzi, sembra che non avete mai visto una ragazza in vita vostra”.

Stava quasi per ringraziare il riccio per quella difesa, quando quest’ultimo continuò.

“Una così non si merita certo tutte queste attenzione, finirete per farle montare la testa. Alla fine immagino che lei sappia già tutto quello che pensiamo di lei, altrimenti non starebbe così zitta”.

“Sai, mio padre mi ha insegnato che se non hai cose belle da dire è meglio stare zitti, quindi mi ritengo solo molto più educata di voi altri” Rispose tagliente, avanzando verso la porta che l’avrebbe portata via dalla cucina, luogo che aveva capito essere il punto di ritrovo di tutto il dormitorio.

Successe tutto in così pochi secondi che la ragazza quasi non se ne rese conto: Una mano era entrata nel suo campo visivo e due secondi dopo si trovava con le spalle contro il frigorifero e il corpo del riccio che la inchiodava ad esso.

“Quello che forse non ti ha insegnato il tuo paparino è quando puoi o non puoi affrontare una battaglia. Forse non ti è chiaro quanto tu sia a rischio in un posto così, peggiorare la situazione farà solo in modo che tu non riesca ad arrivare neanche a metà anno”.

Stringendo i pugni, la mora alzò le braccia e utilizzò tutta la sua forza per spostare il riccio.

“Non sono una di quelle ragazze che si spaventa e né tu né nessun altro in questo dormitorio riuscirà a farmene andare da questo posto. Ci vediamo a lezione”.

“Aspetta” la voce di Harry la fermò “Hai ragione, siamo stati davvero antipatici.”.

Sgranando gli occhi, la castana si voltò ad osservare Harry, che ora la guardava sorridendo.

“Harry…” la voce di Liam, proveniente da poco più lontano, fu lontanamente percepita dalla ragazza, che ora guardava il riccio versare in un bicchiere del succo di frutta all’arancia.

“Che ne dici, un gesto di pace?” sempre sorridendo, il riccio le porse il bicchiere contenente il liquido arancione.

“Graz-“ neanche il tempo di completare la frase che la castana si ritrovò la camicetta bianca della divisa completamente imbrattata di succo.

“Metà anno, dico che non durerai più di metà anno”.

Mordendosi forte il labbro e fissando al contempo la camicetta sporca, la ragazza alzò lo sguardo e fissò il riccio.

“Vedremo.”

Si voltò e tornò di corsa in camera sua, prima che qualcuno riuscisse a vedere le lacrime che avevano cominciato a scenderle dal viso.

Al contrario dei tanti ragazzi del college, Paige non poteva certo permettersi più di una divisa – a mala pena era riuscita a comprare due camicette giusto per affrontare la settimana e avere il tempo di fare il lavaggio – si ritrovò quindi al suo primo giorno senza la giacca della divisa, incontrando lo sguardo di molti studenti che la fissavano incuriositi.




 
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Angolo autrice:
Salve a tutti!
Con la massima determinazione a portare avanti gli aggiornamenti ogni giovedì, eccomi qui!
Spero che la storia possa iniziare ad intrigarvi e che vogliate continuare a seguirla!
Saluti,
Liz


 

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Capitolo 4
*** The class ***







Chapter 3 – The class.



Maledicendo in tutte le lingue la sua ingenuità nell’essersi fidata di Harry, Paige entrò in classe sperando di non dover affrontare anche in aula la terribile confusione che facevano quelle scimmie dei suoi “coinquilini”.

Capì però che, fortunatamente, la situazione in classe sarebbe stata più tranquilla.

Dei suoi compagni di dormitorio ne riconobbe per fortuna pochi, tra cui figurava Harry e quel ragazzo con cui aveva discusso la serata prima. Anche Liam si trovava nella sua classe ma nessuno di loro rivolse minimamente la parola alla castana, che si
limitò ad accomodarsi in prima fila.

Aveva avuto modo di vedere che in classe era l’unica ragazza, ad esclusione di un’altra che però si trovava agli ultimi banchi e che non sembrava rivolgere la parola a nessuno.

La classe era silenziosa, cosa che la mora non si aspettava affatto.

Avendo avuto a che fare con i ragazzi del dormitorio, pensava che seguire le lezioni sarebbe stata un’impresa titanica, cosa invece che non accadde.

Per fortuna si rese conto di essere perfettamente in pari con il programma e non ebbe problemi a seguire la lezione.

Durante la pausa pranzo si ritagliò cinque minuti per visitare il giardino che circondava l’edificio dove si svolgevano le lezioni.

Questo era pieno di ragazzi che come lei volevano sfruttare quella pausa per prendersi un po’ di sole e incontrarsi con i ragazzi delle altre classi.

Capì subito che, nonostante fosse passato poco dall’inizio dell’anno, erano tutte persone che si conoscevano da molto tempo. Molto probabilmente, pensò la ragazza, eccezion fatta ovviamente per le ragazze, tutti i ragazzi della sua classe stavano nella stessa aula da ormai già tre anni, era normale che tutti si conoscessero più che bene.

Probabilmente lei era una delle poche nuove arrivate a non conoscere nessuno, venendo oltretutto da molto lontano.

Paige riconobbe all’improvviso la silenziosa ragazza, sua compagna di classe, seguire altri tre ragazzi, anche questi frequentanti la sua stessa classe.

Incuriosita e non capendone neanche lei il perché, decise di alzarsi e seguire quello strano gruppetto che si stava allontanando dall’area popolata del cortile.

“Quindi Meghan, sembra proprio che tu non sia cambiata affatto dalle medie eh? La solita chiacchierona” commentò uno, causando un moto di risate che coinvolse anche gli altri due.

“Lo vedi? Non fa un fiato! Sai con chi staresti bene? Con quei reietti dell’edificio nord!” commentò un altro.

“Chi lo sa, magari loro saprebbero farti divertire e far aprire un po’ quella bella boccuccia che ti ritrovi” terminò il primo che aveva parlato, avvicinandosi alla ragazza che continuava a stare in silenzio e a tenere lo sguardo basso senza fare nulla.

La ragazza capì solo in un secondo momento che quei tipi si stavano riferendo proprio al dormitorio in cui soggiornava.

Non dando troppo peso alla cosa, decise comunque di palesarsi di fronte a quel gruppetto.

“Lasciatela stare, se non vi vuole parlare probabilmente ha le sue buone ragioni” iniziò, avvicinandosi al contempo al gruppetto “sinceramente, la capisco perfettamente” finì, guardando i tre con fare da sfida e mettendosi davanti alla ragazza, che aveva alzato lo sguardo stupita quando aveva sentito qualcuno intervenire in sua difesa.

“E tu chi saresti?” chiese il terzo ragazzo, che era rimasto in silenzio fino a quel momento.

“Ma come, non la riconosci? Insieme alla nostra cara Meghan è l’altra ragazza della classe. Ti piace farti notare eh? Bella mossa iniziare il primo giorno senza la giacca, che cosa vuoi dimostrare?”

“Non voglio dimostrare nulla, ho semplicemente avuto un problema con la giacca e non l’ho potuta indossare” rispose lei, non volendo dare troppe spiegazioni.

“Sapete cosa ho sentito? Che lei vive nel dormitorio nord!” esclamò all’improvviso uno dei tre, causando un moto di risate.

“Ecco spiegato tutto, sei una delle fecce di quel dormitorio!” commentò, come se il fatto di abitare in quel dormitorio stesse a significare per forza essere una brutta persona.

“Non so chi tu sia e sinceramente non mi interessa ma per quanto quei ragazzi siano spiacevoli, posso garantirti che tu mi dai molto più l’idea di essere ‘feccia’ di quanta me ne hanno data loro” concluse, guardando i tre con fare da sfida.

“Ma sentila, con questo caratterino non durerai neanche un mese lì dentro, non vale neanche la pena arrabbiarsi con te, ci penseranno loro a farti fuori” concluse quello che sembrava essere il capo banda dei tre, allontanandosi dopo aver dato uno scossone con la spalla alla spalla di Paige.

“Grazie”.

All’improvviso una voce femminile ricordò alla ragazza di non essere sola. Meghan – così aveva scoperto chiamarsi – era una ragazza dai lunghi capelli corvini, scuri come la notte. Il fisico magro dava l’idea che fosse una persona molto fragile. I grandi occhioni neri, nascosti da un paio di occhiali, trasmettevano una gratitudine che a parole evidentemente non riusciva a esprimere.

Sorridendo, la ragazza le porse la mano “Di niente, non sopporto questo tipo di scene. Piacere, io sono Paige” prima che la mora potesse dire – o non dire – qualcosa, la ragazza continuò “da quanto ho capito non sei una grande chiacchierona, va bene così. So che ti chiami Meghan, che siamo in classe insieme e che, se dovesse servirti ancora una mano, sai già dove potrai trovarmi” sorridendo, la mora capì dal sorriso della bruna che il non costringerla a parlare era stato molto apprezzato dalla ragazza.

“Direi che è ora di tornare in classe. So che non parli molto ma se ti andasse di sederti accanto a me a lezione potrebbe farmi solo che piacere” concluse, prima di salutare Meghan con un cenno della mano e dirigersi verso il suo armadietto, pronta a prendere i libri per la prossima lezione.

Il resto delle lezioni filarono per fortuna senza grandi intoppi.

Paige si ritrovò varie volte al banco da sola, percependo comunque come tutti tra di loro si conoscessero, al contrario di lei che si sentiva invece un pesce fuor d’acqua.

Quel pomeriggio avrebbe avuto il famoso colloquio al bar dove lavorava anche Harry.

Quasi le sembrava essere passato un secolo da quando si era proposta per il posto, sotto l’influsso della gentilezza e cavalleria di quello che invece si era rivelato un detestabile ragazzo.

Alle 17,00 si presentò puntuale al bar, parlando prima in generale con Max circa le sue conoscenze base nella gestione di un locale.

Fortunatamente i tanti lavori fatti negli anni passati avevano fatto sì che la ragazza potesse vantare un’esperienza che non apparteneva a molti giovani della sua età.

“E così sei davvero tu eh? Max mi aveva detto che una ragazza si era offerta per il posto di Michelle, non immaginavo però che si trattasse proprio di te”

Harry era arrivato dopo circa una mezz’oretta che la ragazza aveva iniziato il turno. Oltre a qualche leggera occhiata, non l’aveva degnata di altri sguardi fino a quel momento.

“E sentiamo, perché non potevo essere io?”

“Perché si solito gli alunni della nostra scuola non lavorano, certo poi in una tavola calda” replicò semplicemente, accennando a una coppia di studenti seduti lì accanto che indossavano la stessa prestigiosa uniforme che i due avevano lasciato nei camerini.

“Anche tu stai lavorando, mi sembra”.

“Già, torniamo a lavoro comunque!” commentò lui, girandosi e puntando a un tavolo che in quel momento si era appena accomodato.

“Ma guarda guarda, la paladina delle ragazze!” esclamò ad un tratto una voce che la ragazza riconobbe in uno di quei tre ragazzi che avevano infastidito Meghan qualche ora prima.

“Hai ragione Tod, è proprio lei! La divisa da cameriera ti dona davvero molto, quelle gambe sotto la divisa non vengono mostrate abbastanza” commentò un altro, scatenando le risa in tutto quel tavolo di ragazzi appartenenti alla sua stessa scuola.

“Cosa posso portarvi?” chiese la ragazza, essendo abituata a gestire i clienti poco rispettosi.

“Umh… il tuo numero?” fece quello che aveva commentato la sua uniforme.

“Andiamo Jeff, non cadermi così in basso… una cameriera? Che schifo, sento la puzza da povero fin da qui”

Quelle parole, pronunciate da quel Tod che per primo l’aveva fermata, furono forse le più crudeli e taglienti che la ragazza si fosse mai sentita dire. Era abituata ai commenti maliziosi o di ben poco gusto dei ragazzi ma mai uno le aveva mancato in questo modo di rispetto.

“Se ancora non siete pronti ad ordinare posso passare più tardi” concluse, sentendo gli angoli degli occhi pizzicare leggermente ma decisa a non darla vinta a un gruppo di ragazzi viziati.

“Styles?! Che cazzo fai!??!?” ad un tratto la voce dello stesso ragazzo che l’aveva insultata risuonò per l’intero locale, portando l’attenzione di tutti sul tipo che ora si trovava in piedi e cercava di tamponarsi con un fazzoletto i pantaloni della divisa scolastica completamente zuppi di coca cola.

“Scusa Rider mi è scivolata la brocca, non l’ho certo fatto a posta”.

Nonostante le sue parole, il sorrisino vittorioso che aleggiava sul viso di Harry confermavano invece quanto quello fosse stato un gesto fatto di proposito.

Il turno si concluse senza altri incidenti, portando però confusione in testa alla mora.

“Harry lo ha forse fatto per difendermi? Perché se l’è presa proprio con lui che pochi minuti prima mi aveva offesa? Possibile che ci sia una parte buona in lui?” si continuava a chiedere mentre spazzava.

L’ora di chiusura era ormai passata da molto, aveva appena finito di spazzare e lavare il pavimento mentre invece Harry sistemava le sedie sopra i tavoli.

“Giovanotto, so che la nostra Paige vive ai dormitori della tua scuola. Ovviamente voglio sperare che tu sia cavaliere e che l’accompagni, ormai è sera inoltrata! Non può certo tornare da sola! Andate andate, termino io di chiudere qui” fece ad un tratto
Max, facendo interrompere i due giovani che non si erano rivolti la parola neanche per sbaglio per tutto il pomeriggio.

“Max sul serio non occorre, sono abituata a tornare a casa da sola la sera non mi serve assolutamente che qualcuno mi accompagni”

“Non accetterò un ‘no’ come risposta signorina, diciamo che è un ordine che vi impartisco come vostro capo” concluse sorridendo, vedendo come Harry aveva alzato gli occhi al cielo e anche le mani, in segno di resa.

“E va bene boss, ti prometto che l’accompagnerò fino a davanti la porta della sua stanza, va bene?” chiese ironico.

“Se Paige vorrà fartici entrare sono affari vostri, voglio solo che i miei ragazzi tornino dopo domani per il servizio, poi quello che fate dopo non è affar mio! Giovanotto, sii galante”

Non capendo neanche bene di cosa il vecchio e amabile proprietario parlasse, i due ragazzi andarono a turno a cambiarsi nello spogliatoio e poi si avviarono verso il dormitorio.

“Ormai siamo abbastanza lontani, puoi pure andare per la tua strada senza che Max ci veda” se ne uscì la ragazza, dopo i primi cinque minuti di camminata in religioso silenzio.

“Quel vecchio è un mago, lo verrebbe sicuramente a sapere! E poi, glielo ho promesso quindi mi tocca per forza portartici! D’altra parte andiamo davvero nella stessa identica direzione, sarebbe stupido fare una strada più lunga”.

“Posso farti una domanda?” esclamò all’improvviso Paige, fermandosi nel mezzo del sentiero che conduceva all’area nord.

“Se è proprio indispensabile” rispose solo lui, rallentando il passo e fermandosi a guardare la giovane donna.

“Perché hai lanciato la coca cola addosso a quel tipo, Tod Rider?”

“Mi aveva dato fastidio, niente di più e niente di meno.”

“Quindi il fatto che mi avesse offeso… non significa nulla?” chiese ancora lei, determinata a capire se quel fatto aveva influito sul gesto del riccio.

“Diciamo che la vedo una mia prerogativa o al massimo del nostro dormitorio quella di renderti la vita impossibile ma no, non l’ho fatto solo per quello. Mi sta davvero sulle palle Rider, si crede chissà chi solo perché il padre è ricco e famoso”.

Nonostante le sue parole, Paige sorrise e proseguì a camminare al suo fianco.

“Ehi ehi, buona bambolina. Non posso certo farmi vedere a tornare al tuo fianco, entra prima te e dopo qualche minuto entrerò anche io”.

Vedendo comunque i lati positivi di quella giornata, la ragazza sorrise e decise di non prendersela per quanto appena detto dal suo compagno di camminata.

“Buonanotte Harry”

“Sì sì, ‘notte” borbottò lui, fermandosi ad accendere una sigaretta con cui probabilmente avrebbe aspettato il momento per rientrare.




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Angolo autrice!
Ok, non mi sono scordata di aggiornare, mi sono proprio scordata che fosse giovedì ieri! Chiedo perdono, eccomi qui con il nuovo capitolo settimanale!!!
Che ne pensate? Mi piacerebbe saperlo!
Saluti,
Liz 

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Capitolo 5
*** Gym class ***







Chapter 4 – Gym class.



“Ed ecco la nostra amichetta preferita, ti abbiamo forse disturbato stanotte?!?” chiese un Harry strafottente, completamente differente da quella parvenza di gentilezza che sembrava averlo colto la sera precedente.

La nottata per la ragazza era stata davvero infernale: più di un ragazzo aveva avuto compagnie femminili tutt’altro che silenziose, un paio di loro erano stati nella sala comune con la musica alzata al massimo fino alle 4,00 del mattino e sempre verso quell’orario qualcuno aveva rotto un bicchiere in cucina, facendo risuonare il rumore di vetri rotti per tutto l’edificio.

Le occhiaie della ragazza d’altra parte rispecchiavano a pieno il suo pessimo umore, dato dal poco dormire e dal fatto che le fossero arrivate le sue cose, situazione che la rendeva tremendamente più sensibile e debole del normale.

Fortunatamente non avrebbe dovuto lavorare quel giorno.

Decidendo di non essere assolutamente dell’umore per ascoltare quei cretini dei suoi compagni, decise di non sentire quello che le stavano dicendo – come ormai accadeva ogni mattina -  e di versarsi direttamente il latte con i cereali nella tazza, cercando di prendere un po’ di forze per affrontare soprattutto la seconda ora di quella giornata scolastica, educazione fisica.
 

“Signorina Tolkin andiamo, si dia una mossa!” urlò per l’ennesima volta il professore “non me ne frega niente se da quest’anno il college è misto! Continuerò a fare i miei allenamenti con gli stessi ritmi, se non li regge si faccia fare pure un certificato medico!” continuò a urlare, causando le risate da parte dei suoi compagni di classe.

Il professor Marcus era senza dubbio uno di quel professori che non guarda in faccia i suoi alunni e che pretende da tutti la medesima cosa. Quel suo aspetto però – Paige ne era sicura – era molto appesantito dal fatto che il professore non sopportasse le ragazze o da una forma di convinzione che queste non potessero essere in gamba come i ragazzi.

Quando Paige aveva tentato di avvicinarsi per chiedergli di essere esonerata per problemi fisici il professore si era semplicemente messo a ridere – catturando l’attenzione di tutta la classe -  e poi l’aveva comunque spedita a correre, senza nessuna premura di farla fermare ogni tanto per riprendere fiato.

La ragazza infatti già da un paio di minuti stava boccheggiando, sentendo le gambe e le braccia davvero pesanti.

“Paige, ti senti bene?” le si affiancò Meghan, guardando la sua nuova amica con un colorito del viso spaventosamente vicino al bianco.

“Non molto, non posso fermarmi però. Se mi prende contro mi metterà un brutto voto e non posso assolutamente permettermelo” le rispose a fatica la ragazza, cercando di stringere i denti e terminare l’allenamento.

“Ok, cinque minuti di pausa!” urlò il professore, facendo finalmente arrestare la corsa.

La ragazza quasi si gettò a terra per la stanchezza, sentendo le gambe tremare per lo sforzo.

Il sole che quel giorno picchiava sulle teste degli alunni certo non aiutava la situazione.

Avvicinandosi alla fontanella, la ragazza si abbassò con il busto per bagnarsi la testa con l’acqua.

In quel momento una pacca sul suo fondoschiena la fece tornare immediatamente in piedi.

Girandosi, quasi non si stupì di trovarsi davanti i famosi due ragazzi che si trovavano al locale il giorno prima: Jeff, che le aveva commentato l’uniforme e Tod Rider, che l’aveva insultata.

“Ma come ti permetti?!” gridò la mora guardando con il fuoco negli occhi Jeff che aveva ancora la mano sollevata, segno che era stato lui a darle la pacca.

“Vediamo… Paige Tolkin, trasferita in questo college con una borsa di studio e attualmente residente al dormitorio nord, luogo dove si trova la feccia della feccia. Genitori entrambi disoccupati e con una situazione economica così ridicola da far ridere, considerando che la mia domestica prende al mese più di quanto voi riusciate a racimolare in un anno” la voce irriverente e superba di Tod la fece pietrificare, portando lui a continuare “Sei una poveraccia che per via di voti neanche troppo decenti è stata accolta in questa scuola che altrimenti sarebbe stata totalmente fuori dalla tua portata. Probabilmente il progetto di integrazione che la scuola sta facendo per far diventare il college una scuola mista ti ha aiutato, sono contento però che ti abbiano rilegato al dormitorio Nord, la feccia deve rimanere con la feccia e non può di certo mischiarsi con noi altri studenti.”

“Sai Rider, mi hai davvero stufato adesso! Una sola cosa hai detto sensata e con cui mi trovo d’accordo! Sono felice di essere finita al dormitorio nord perché seppure non siano il massimo come compagni, sono diecimila volte meglio di te! E ti parlo dal primo all’ultimo di loro! Tu non sei degno neanche di pulirgli le scarpe, umanamente forse non lo saresti neanche di me ma ehi, io sono una poveraccia e non posso parlare, giusto? Bene, sappi che per me puoi avere tutti i soldi che vuoi, l’unica feccia che ho incontrato da quando sono arrivata qui sei tu e il tuo amico, altro che i miei compagni di dormitorio!” concluse urlando, non prestando neanche attenzione al fatto che ormai i suoi toni si erano alzati parecchio.

“Ma sentila, probabilmente ti sei fatta già dare una ripassatina da qualcuno di loro e ti sei fatta fare il lavaggio del cervello eh? Scommetto che ti hanno proposto tanti bei regali che il tuo paparino non può permettersi di comprarti!” nel mentre che il ragazzo parlava, si stava avvicinando minaccioso alla ragazza che di contro indietreggiava spaventata “Chi lo sa se, dopo il tuo bel discorsetto, non ti faresti dare una bella ripassata anche da me!” nel mentre, l’aveva afferrata per un braccio e attirata a lui “cosa vuoi? Una borsa firmata? Una divisa di ricambio? O sei così disperata da voler semplicemente del cibo? Quelle come te le conosco bene, bisogna solo capire il prezzo che hanno e poi faranno tutto quello che vuoi”.

Quasi sentiva la nausea ormai, disgustata oltremodo dalle parole che le stavano venendo rivolte.

“Lasciami immediatamente o mi metto a urlare”

“E se anche urlassi? Potrei parlare con i professori e farti rispedire in quel buco di casa in cui vivi con i tuoi! E’ questo che vuoi piccola Paige? Deluderli e tornare a essere un peso? Se invece fai la brava, prometto che starò zitto e non ti denuncerò alle autorità scolastiche per avermi offeso. A chi pensi che crederanno? A uno stimato alunno di questa scuola da ormai tre anni e la cui famiglia fa donazioni importanti ogni semestre oppure all’ultima arrivata?”

Mordendosi forte le labbra e sentendo gli occhi ormai lucidi, la ragazza cercò comunque di districarsi dalla sua presa.

“Mi fai male, lasciami o avrò come prova il polso livido”.

“Solo se ammetti che tu e tutto il resto degli studenti del dormitorio nord siete fecce della società e che valete meno di zero” continuò lui, stringendo al contempo la presa sul suo polso.

“Ti ho già detto di no! Qui l’unica feccia sei solo tu, smettila di insultare me e i miei compagni!”.
 


“Direi che è ora di finirla qui.”

Una terza voce si intromise nella conversazione, rivelando la presenza di Harry, Liam e altri due ragazzi che Paige aveva visto spesso insieme ai primi due, che le sembrava di aver capito si chiamassero Louis e Zayn.

Quest’ultimo teneva in mano un cellulare e lo puntava contro i due ragazzi.

“Vediamo un po’… Tod tua madre è avvocato giusto? Come la definirebbe questa registrazione? Direi di metterci violenza fisica, aggressione, violenza verbale, molestie sessuali, una sorta di tentata estorsione, bullismo… lei sarà pure l’ultima arrivata ma nel video si vede solo come tu l’abbia aggredita e offesa, quindi ora lasciala andare subito e forse non lo portiamo dal preside” parlò glaciale Harry, continuando a fissare il polso ormai violaceo della ragazza che ancora si trovava sotto la stretta di Tod.

“Al diavolo Styles, questa puttanella deve essere davvero brava sotto le coperte se ti prendi tutti questi disturbi” lasciandola con uno strattone che quasi la fece finire a terra, il ragazzo si allontanò “non ci sarai sempre per difenderla, questo ricordatelo pure te” concluse, fissando Paige con uno sguardo che sembrava mandare saette dagli occhi.

Quando i due si furono allontanati, la ragazza rimase ferma immobile dove si trovava, stringendosi al petto il braccio che ancora le faceva male.

“Non pensare che ora sarà tutto rose e fiori, comunque sappi che non ci è dispiaciuto sentirci difendere” concluse Harry, tornando verso il campo dove stava riprendendo l’allenamento.

Avvicinandosi anche lei al campo, fu rimproverata dal professore per averci messo troppo e dovette subito rimettersi a correre insieme agli altri.

Sentiva le forze venirle sempre meno, un po’ per il malore che aveva già prima e un po’ per tutte le emozioni appena vissute.

Ad un trattò cominciò a vedere tutti puntini neri, segno che stava per arrivare davvero al culmine delle sue forze.

Rallentò impercettibilmente ma fu comunque notata dal professore, che cominciò ad avvicinarsi furente a lei.

“Tolkin mi hai davvero stufato! E’ la prima lezione e già non ti reggi in piedi! Possibile che voi ragazze dobbiate essere così deboli?!” urlò, causando le risate di buona parte della classe, nonostante queste fossero meno rumorose di quelle di inizio lezione.

Voltandosi a guardare i suoi compagni, notò che infatti i ragazzi del suo dormitorio non stavano ridendo insieme agli altri.

“Prof fa un caldo boia, mi sono rotto di correre! Facci giocare a pallavolo!” parlò Liam, accogliendo consensi da buona parte della classe.

“Siamo verso la fine dell’estate ma ancora fa caldo, è inumano farci correre così tanto!” si aggiunse Harry, che come gli altri si era fermato.

Non essendo più l’unica stanca, il professor Marcus decise di far fermare la corsa.

I puntini neri però non accennavano a fermarsi, cosa che fece prima barcollare e poi crollare a terra Paige, causando questa volta preoccupazione nel professore.

“Tolkin ti senti male? Se stavi così male dovevi dirlo, ragazzina. Qualcuno la può accompagnare in infermeria? Rider, vai tu?” chiese a Tod, facendo sbiancare ancora di più la ragazza.

“N-no prof sto bene davvero non-“

“Non serve che ci va Rider, l’accompagno io” si intromise Harry, avvicinandosi alla ragazza e aiutandola ad alzarsi.

Nel silenzio generale, i due si allontanarono dal campo mentre le grida dell’allenatore annunciavano di riprendere gli esercizi.

“Harry, non è davvero necessario che tu mi accompagni, posso andarci da sola in infermeria” cominciò Paige, imbarazzata però dal fatto che non si reggesse davvero in piedi.

Infatti, neanche riuscì a terminare la frase che un giramento di testa la colse all’improvviso, facendola sprofondare nel buio.
 

Si riprese all’improvviso quando sentì qualcosa di freddo e umido sulla fronte.

Aprendo e chiudendo gli occhi più volte per abituarsi alla luce, riconobbe l’arredamento tipico di un’infermeria e poi due pozze verdi pericolosamente vicine al suo viso.

“Diamine Tolkin, se lasci le penne per colpa di un semplice allenamento non c’è gusto a prenderti in giro, quando dicevo che non arriverai a metà anno non intendevo in senso fisico”.

“Oggi non sono al pieno delle mie forze, ecco perché ho avuto quello pseudo svenimento” rispose piccata lei, non volendola dar vinta al riccio.

“Pseudo? Mi sei crollata tra le braccia! Ho dovuto portarti in braccio fino in infermeria e fidati, non sei affatto un peso piuma come credevo”.

Rossa dalla vergogna e dall’offesa, la ragazza si abbassò la pezza dalla fronte agli occhi, cercando di nascondere il suo viso al riccio.

“Beh ora sto bene, puoi tornare a lezione e lasciarmi qui, per la prossima ora mi troverai in classe”.

“Ma figurati quanto me ne frega, il coach Marcus – a proposito, vuole essere chiamato coach e non professore – è una vera piaga, prende lo sport davvero troppo seriamente per una scuola del genere. Obiettivamente, nessuno portato per lo sport frequenterebbe mai questo istituto, non so cosa spera di ottenere spremendoci come limoni ogni singola volta”.

Ridendo per la similitudine con il limone appena fatta dal riccio, la mora finalmente si rilassò un pochino e si chiuse nuovamente gli occhi, cercando di riacquistare un po’ di forza necessaria per completare quella giornata scolastica che sembrava infinita.

All’improvviso le tornò alla mente quel che era accaduto con Tod, cosa che la portò a fissarsi il braccio che mostrava chiaramente il segno di una stretta all’altezza del polso.

“Quel tipo è davvero meschino, prendersela con una ragazza è un qualcosa che non tollero proprio”.

Commentò Harry, fissando anche lui il braccio di Paige.

“Diciamo che non brilla di galanteria. Grazie comunque” parlò lei, fissando il riccio “non è stata la prima volta che mi sono trovata a dover affrontare situazioni del genere però oggi non avevo davvero le forze necessarie per difendermi e stavo cominciando a vedermela davvero brutta… perciò grazie”

“Non illuderti che l’abbia fatto per te, semplicemente odio Rider e tutti quelli del dormitorio Est. Si credono questi gran signori di classe e poi sono più vili del peggior ubriacone che si possa trovare al porto della città”.

“Hai sentito tutto quello che ha detto giusto?” chiese lei, ripensando alle parole di disprezzo che erano state dette sulla sua famiglia.

“Si, ma niente che io o gli altri ragazzi non sapessimo già”.

Quell’affermazione la colse di sorpresa, facendole fissare interrogativamente il riccio.

“Insomma, quando ci è stato detto che sarebbe arrivata una ragazza ovviamente abbiamo fatto delle ricerche, ti stupiresti di quanti studenti hanno al proprio servizio vere e proprie agenzie di investigazione. Il fatto che tu sia povera però non ha influito per niente, continuavamo a darti il tormento prima e continueremo adesso”.

Sorridendo, la ragazza passò a fissare il soffitto della stanza.

“Questa cosa quasi mi rincuora, non vorrei mai essere trattata diversamente – in male o in peggio che sia – solo perché si viene a conoscenza della mia storia. Quindi si, continua pure per favore!” quasi ridendo ormai, la ragazza immerse nuovamente la pezza nella bacinella d’acqua bagnata e si rinfrescò nuovamente il viso, gustandosi il freddo sul viso ancora accaldato.

“Sei davvero strana Tolkin, davvero molto. Comunque io ora torno in classe, la lezione sta per terminare e alla prossima ora abbiamo economia, sarà meglio che anche tu inizi ad alzarti”. Senza aggiungere altro, il riccio si alzò e se ne andò dalla stanza, lasciando la mora da sola.



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Angolo autrice!
Ok, è di nuovo venerdì e quindi ho mancato di aggiornare ieri (ma efp non si apriva quindi sono giustificata un pochino su!)
Che ne pensate? Trovate che la storia stia prendendo una piega interessante? fatemelo sapere magari con una recensione, mi rendereste felicissima!
Saluti,
Liz

 

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Capitolo 6
*** Peace agreement ***






Chapter 5 – Peace agreement.


Nonostante durante le lezioni i ragazzi fossero tranquilli e non facessero grandi danni, durante la notte il dormitorio si trasformava in quello che sembrava un raduno heavy metal.

Tenevano la musica alzata fino a notte fonda, i rumori delle bottiglie di birra o di alcolici che finivano distrutti a terra non erano più conteggiabili e anche il via vai di ragazze che uscivano da lì dentro non era per niente basso.

Quella sera Paige aveva deciso di scendere in sala comune e prendere uno dei libri che erano depositati sulla libreria presente nella stanza.

A giudicare dalla polvere, la ragazza capì sia che non avevano un servizio di pulizia molto efficiente sia che quei libri non venivano toccati neanche per sbaglio.

Prendendone uno a caso, si mise su una poltrona e tentò di leggere le prime pagine, venendo inevitabilmente interrotta ogni due minuti da un rumore molesto causato dai suoi compagni di casa.

Il suono improvviso del campanello fece alzare per l’ennesima volta gli occhi dalle pagine del libro alla mora. Era ormai tarda serata e nessuno si aspettava una visita a quell’ora.

“Ecco la ragazza più figa di tutt-“ il ragazzo, probabilmente convinto che si trattasse della sua compagnia per la notte, aveva aperto urlando a gran voce quella frase, non aspettandosi certo la preside dell’Istituto dall’altra parte.

“Jones, sono lusingata per il complimento ma lo trovo completamente fuori luogo. Mi fa entrare, cortesemente?”

In silenzio e con la coda tra le gambe, il ragazzo si fece da parte per far entrare la preside.

“Questo dormitorio è la vergogna dell’intero Campus! I vicini si lamentano continuamente di riuscirvi a sentire, nonostante le case più vicine si trovino a molte decine di metri di distanza e fuori dall’area dell’istituto. I guardiani non ne possono più dei vostri stupidi scherzi e la nomea di questo posto sta raggiungendo anche le alte sfere, motivo per cui mi trovo costretta ad intervenire. Dove si trova il capo dormitorio?”

“Eccomi” comparì all’improvviso Harry, facendosi largo tra la massa di studenti che si era radunata nella sala.

“Harry, sono davvero molto delusa. Questo dormitorio sta cadendo totalmente a pezzi. So bene che abbiamo un accordo ma a questi livelli non sono sicura di riuscire a rispettarlo” parlò chiara lei, fissando il riccio dritto negli occhi.

“Signora preside, non capisco davvero dove sia il problema. Il nostro dormitorio è stato gentilmente relegato nel punto più distante di tutti, per qualche serata un po’ più rumorosa si vengono a fare problemi? Inoltre, come anche da lei detto, abbiamo un accordo che, da parte nostra, sta venendo totalmente rispettato. Non è certo colpa mia se quando è stato stipulato non sono state poste delle condizioni particolari”.

“Sono qui per dare un primo avvertimento e per darvi la prima ammonizione, alla terza il dormitorio Nord verrà chiuso. Tolkin, può venire un secondo fuori con me e il signor Styles? Ho bisogno di parlarle in privato” concluse infine, guardando Paige e invitandola a seguirla di fuori.

Diversi mormorii si sollevarono dai suoi compagni, segno che i primi chiacchiericci sul fatto che fosse stata lei a fare la spia alla preside stavano cominciando a prendere vita.

 

“Mi dica, posso aiutarla in qualche modo?” chiese, non capendo la sua intrusione in un discorso tra il capo dormitorio e la preside.

“Già, cosa diamine vuoi da lei? Queste solitamente sono riunioni private” parlò Harry sorprendendo la ragazza, che certo non si aspettava un tale tono nei confronti della loro preside.

“Harry, modera il linguaggio. Questa situazione, seppur è evidente che la signora Tolkin non ne abbia nessuna colpa, potrebbe danneggiare soprattutto lei”.

“Mi scusi, non riesco a capire il mio coinvolgimento in tutta questa faccenda” parlò lei, realmente confusa da quanto stava accadendo.

“Di questo parleremo domani nel mio ufficio, per ora sappiate che pretendo da entrambi il massimo impegno per riportare la nomea di questo dormitorio in alto nella nostra scuola, sono stufa di sentirlo definire il dormitorio della feccia. Buonanotte, gli altri dormitori hanno già spento tutte le luci da tempo”

“Sì certo, l’importante è crederci” ridacchiò ironicamente Harry, sfidando apertamente quanto appena detto dalla signora.

“Sai bene che quando siamo a scuola esigo il massimo rispetto Harry, smettila di rispondermi in questi toni”.

“Scusa mamma, non accadrà più” fece lui con tono canzonatorio, calcando appositamente sul ruolo di parentela che legava i due.

Paige si ritrovò sempre più sorpresa dagli sviluppi che quella serata aveva portato:

Era appena venuta a conoscenza del fatto che il suo dormitorio era a rischio di chiusura, che lei ne era in qualche modo coinvolta e che per giunta Harry era il figlio della preside, cosa che forse la sconvolse più delle altre notizie.

Lavorando con lui al locale e sentendolo denigrare gli altri dormitori come “posti per figli di papà”, aveva ipotizzato che comunque, nel lusso del college, quello fosse il dormitorio per i meno abbienti.

Si riuscì a riscuotere solo nel momento in cui vide la madre di Harry allontanarsi, riuscendo a salutarla da lontano.

“Non capisco proprio cosa voglia da te, hai fatto forse la spia?” le chiese lui, guardandola malamente.

“Non lo farei mai, nonostante non chiuda occhio da giorni per colpa vostra sono una che i problemi se li risolve da sola, non una di quelle che va dagli altri per farseli sistemare” Rispose piccata lei, offesa oltremodo dal fatto che il ragazzo lo avesse anche solo pensato.

“Domani dovrai andare nel suo ufficio no? Vienimi a dire quello che vi dite, quando avrai fatto, abbiamo il turno insieme al locale”. Terminò lui, lasciandola lì fuori nel silenzio più totale.

Forse troppo influenzati dalla visita che c’era appena stata, quella sera il dormitorio riuscì a spegnere le luci relativamente presto, facendo finalmente dormire a Paige più di quattro ore consecutive senza interruzione.


Quando scese per la colazione, la mora si avvicinò furtiva a Liam, unica persona del suo dormitorio oltre a Harry con cui aveva scambiato qualche parola.

“Buongiorno Liam” lo intercettò sulle scale prima che entrasse nella sala e prendesse a ignorarla.

“Buongiorno Paige” rispose infatti sorpreso lui, non aspettandosi un tale agguato fin dalla prima mattina.

“Posso chiederti una cosa su quanto successo ieri?” andò dritta al punto lei.

“Certo dimmi, se posso aiutarti volentieri”

“Di che accordo parlava la preside? Non ho capito nulla di quanto si sono detti” ammise, rivelando quell’unico pensiero che le aveva comunque disturbato il sonno.

“Si tratta di un accordo che stipularono Harry e la preside il primo anno che Harry arrivò al college, quindi di ormai tre anni fa: il dormitorio e i suoi inquilini si impegnano a non disturbare le lezioni, a non essere maleducati o comunque a non creare problemi e in cambio il dormitorio è una specie di… Svizzera, dove l’autorità scolastica è neutra e si può fare invece tutto quello che si vuole. Nel caso la prima parte dell’accordo non venga rispettato, il college avrà la capacità di intervenire in modo disciplinare sui comportamenti dei ragazzi nella casa”.

“Ma certo, ora capisco perché parlava di aver superato il limite: probabilmente quando è stato fatto questo accordo la preside non immaginava che il dormitorio avrebbe creato tutta questa confusione. Grazie mille Liam, ti sono davvero grata. Ora ti lascio andare a fare colazione”.

“Se vuoi, puoi unirti a me e sederti con calma per una volta, vai sempre di corsa la mattina” commentò, avendo notato questa peculiarità nella ragazza.

“Già Liam, chissà come mai? Voglio dire, chi non ama iniziare la giornata con almeno dieci insulti prima ancora di essere riuscita a bere il primo sorso di caffè? Davvero, non me lo so spiegare” replicò lei, avanzando comunque accanto al castano verso la cucina.

“Eccola lì, la spiona!” annunciò un ragazzo non appena i due ebbero varcato la soglia della cucina.

“Già, nessuno ci ha mai detto nulla per tre anni e appena arrivi tu cominciano i problemi! Lo sapevo che avresti portato solo rotture!” si unì un altro, portando la ragazza a prendere dei respiri profondi e a guardare Liam come a dirgli “te lo avevo detto”.

Avanzò lasciandosi il castano alle spalle e andò dritta alla macchinetta del caffè, capendo che anche quella mattina sarebbe iniziata male.

“Ehi, stiamo parlando con te!” all’improvviso una stretta, ironia volle che fu proprio nello stesso punto in cui l’aveva stretta Tod il giorno prima, la fece girare di scatto.

Uno dei suoi compagni la guardava con odio, non avendo preso bene il suo ignorare gli insulti.

“Quando ti parlo mi devi rispondere, hai capito stronzetta?”

“Lo farò quando inizierete a dire cose sensate! Se la preside è venuta qui è solo perché fate un casino allucinante tutte le notti, io non ho detto nulla!” alzò anche lei la voce mentre si stringeva il labbro tra i denti, non volendo mostrare quanto quella presa ferrea le stava in realtà facendo male.

“Josh ora piantala e lasciala stare, io le credo! Secondo me lei non c’entra nulla in questa storia” si intromise Liam, avvicinandosi a tale Josh e posando la mano sul braccio con cui stava ancora stringendo la mora, come a invitarlo a lasciare la presa.

“Ma sentilo, che c’è Payne ti sei preso una cotta per la nuova? Ci sei già andato a letto?”

“Finitela tutti, è possibile che non riusciate a stare tranquilli almeno durante la colazione? Cazzo, invidio tutta la vostra energia ma non rompete le palle a me” la voce di Harry portò la parola “fine” sull’intera faccenda, visto che al suo minimo intervento Josh tolse la presa dal braccio della ragazza con conseguente allontanamento anche di Liam.

“Josh non farmi più vedere queste scene. Ok che nel dormitorio si hanno molte libertà ma fatti di nuovo beccare a mettere le mani addosso a una ragazza e ti farò sbattere fuori a calci in culo. Inoltre, se la tipa ha buon gusto e preferisce farsi un giro su Liam invece che con te, non è certo colpa sua” aggiunse con il solito tono di scherno, causando le prime risa all’interno della stanza da quando quella scomoda conversazione era iniziata.

“Pronto?!? Sono sempre qui! E per la cronaca, non mi sono divertita a far giri con nessuno, chiariamolo una volta per tutti per favore! Mi infastidisce da morire passare sempre per poco di buono! Sembrate non avere altri argomenti, un minimo di fantasia pure negli insulti non guasterebbe, almeno sarebbe una cosa più originale!” si intromise Paige, stufa di venir sempre additata per una donna di facili costumi.

Sorprendentemente, una piccola parte dei ragazzi presenti iniziò a ridere, tra cui anche gli amici di Harry.

Uscendo fuori da quella stanza - che stava diventando davvero piccola - la mora si apprestò a tornare in camera sua.

“Ehi Tolkin” la fermò Harry quando ormai era sull’ultimo gradino.

“Dimmi, Styles” rispose anche lei con il cognome, vedendo come lui non la chiamasse mai con il nome.

“Vieni un attimo con me” fece semplicemente, salendo le scale a due e due e superando la castana, che di contro rimase immobile a fissare il riccio dirigersi verso la sua camera.

“Styles cosa non ti è stato chiaro nella mia ultima frase? Non voglio farmi giri con nessuno” parlò diffidente lei, avvicinandosi lentamente alla stanza in cui il riccio era sparito.

“Dio me ne scampi, non intendo certo portarti a letto Tolkin. Ecco, tieni” rispose subito lui, dando alla mora un gel per le contusioni “Quando giochiamo a calcio ci riempiamo sempre di lividi e questo è ottimo, hai il braccio che è viola in alcuni punti per colpa di quel coglione di Rider”.

“G-grazie” rispose lei, sorpresa per l’inaspettata gentilezza dimostrata dal riccio.

“Vedilo come un armistizio, se ci mettiamo anche a renderci la vita impossibile tra di noi rischiamo che qui mandano tutti a casa. Che poi, non è un grande problema perché tutti noi studenti abbiamo le case di famiglia e autisti personali che ci porterebbero, semplicemente ci rompiamo le palle di vivere lì e vogliamo un posto dove potercene stare tranquilli”.

Nel mentre che Harry parlava, nella testa di Paige iniziò a delinearsi il motivo per cui la preside l’aveva convocata nel suo ufficio.
 



******
Angolo autrice:
Ve lo giuro, so che devo aggiornare il giovedì, solo che mi scordo quando è giovedì! Però questa settimana sono stata brava, anche se solo per 1 ora e 20 minuti, è ancora giovedì quindi sono salva!
che dire, che ne pensate della storia?
Saluti,
Liz



 

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Capitolo 7
*** A date ***







Chapter 6 - A Date

Quella mattina le lezioni terminarono in brevissimo tempo, accorciando sempre di più il tempo che separava Paige dall’appuntamento con la preside.

La mora aveva passato l’intera giornata a cercare di pensare al motivo per cui la donna aveva voluto incontrare proprio lei e sfortunatamente i suoi dubbi vennero confermati non appena iniziò a parlare.

“Vede signorina Tolkin, gli studenti qui sono molto facoltosi e il problema di perdere il dormitorio è una cosa molto relativa, probabilmente a casa propria hanno la propria camera da letto più grande della sala comune e della cucina messe insieme, il vero problema qui è lei. Se il dormitorio nord dovesse chiudere, l’istituto non sarebbe in grado di garantirle un alloggio”.

“Non potrei andare a stare in uno degli altri tre dormitori?” chiese innocentemente, non capendo tutte le difficoltà che la preside stava indicando.

Il sorriso bonario, come quello di una persona che sta spiegando l’ovvio a una persona di poco intelletto, urtò non poco l’umore della giovane che non concepiva cosa ci fosse di così complicato.

“Quest’anno abbiamo offerto solamente dieci borse di studio e solo lei e un altro studente risiedete all’interno dell’Istituto. Questo studente, seppur frequentante tramite una borsa di studio, è molto agiato dal punto di vista economico e può tranquillamente pagare l’extra che viene richiesto agli studenti dei dormitori Est, Sud e Ovest; solo il dormitorio Nord è totalmente gratuito ed è per questo che lei è stata collocata lì. Nel caso dovessi spostarla dovrebbe farsi carico delle spese di residenza e, avendo io accesso ai suoi moduli, posso garantirle che non potrebbe permetterselo”.

Il tono saccente e di superiorità che la donna usò quel pomeriggio riuscirono a innervosire Paige più di quanto riuscivano a fare i suoi coinquilini.

“Capisco signora Preside, quindi mi sta dicendo che se i miei compagni continueranno a fare disordine al dormitorio ad andarci di mezzo e a finire per strada sarò solo io che non ho mai creato neanche un problema” Paige si impegnò nell’usare le parole più dure, per fare in modo che arrivasse alla signora quanto stupida le sembrasse quella ‘punizione’ per i suoi compagni, considerando che l’unica perdente sarebbe stata proprio lei.

“Non l’ho convocata solo per sottolineare la sua evidente pessima situazione, voglio cercare un accordo con lei”

“Di cosa si tratta?” chiese, non immaginando cosa lei avrebbe potuto fare per quel posto.

“Deve cercare di riportare il dormitorio sotto una buona luce, cambiare i suoi compagni e fare in modo che voi tutti non mettiate più in imbarazzo la scuola”.

“E come dovrei fare, esattamente?” chiese lei, trovando totalmente infattibile quello di cui le stava parlando la preside.

“Questo lo lascio decidere a lei, li addomestichi Tolkin, non mi interessano i metodi: mi interessa il risultato”.

Se in quel momento non fosse stata sicura di star parlando con la preside di un prestigioso istituto, la ragazza avrebbe giurato di percepire una nota di malizia in quelle parole.

Ancora scombussolata dalla conversazione appena avvenuta, la ragazza si ritrovò fuori dall’ufficio prima ancora di rendersene conto.



Quel pomeriggio lavorò al bar insieme a Harry.

Stava terminando di servire un tavolo quando il campanellino che annunciava l’ingresso di un nuovo cliente fece voltare la ragazza.

Ci mise qualche secondo ad riconoscere la persona che si trovava sulla porta con Ryan, il biondo ragazzo che aveva discusso con Harry la prima sera che era arrivata al dormitorio.

Il ragazzo si accomodò a un tavolo e aspettò che qualcuno lo andasse a servire.

Vedendo Harry impegnato con delle clienti, la mora prese il blocchetto delle ordinazioni e si avvicinò al ragazzo, constatando quanto – nonostante vivessero nello stesso dormitorio da più di una settimana – oltre a quella breve conversazione la prima notte non l’aveva più rivisto.

“Buongiorno, cosa posso portarti?” chiese lei sorridendo.

“Un caffè, grazie.” Parlò senza alzare gli occhi dal cellulare.

Annuendo, la mora tornò al bancone e preparò la comanda, tornando dopo pochi minuti al tavolo del ragazzo.

“Graz- ehi, ma tu non sei quella del dormitorio?” chiese una volta alzata la testa e aver riconosciuto la ragazza.

“Ebbene sì, sono quella del dormitorio” gli diede corda lei, in fin dei conti stupita che l’avesse riconosciuta subito nonostante il loro fugace incontro.

“Scusami se quella sera sono stato indelicato, era stata una serataccia e me la sono presa con te, non dovevo” il sorriso perfetto che le rivolse le fece quasi perdere qualche battito.

“Tolkin, se hai finito di fare gli occhi dolci ai clienti – per quanto questi siano dei cazzoni – potresti anche tornare a servire il resto dei tavoli” la voce di Harry, con il suo immancabile tono di estrema superiorità, fece tornare la mora nel mondo dei presenti.

Si allontanò dal biondo con un sorriso e riprese a servire ai vari tavoli.

Con la coda dell’occhio, dopo circa dieci minuti, lo vide alzarsi e andare verso la cassa per pagare.

Paige si trovava proprio a un tavolo vicino alla porta quando il biondo si fermò, aspettando che terminasse di prendere la comanda.

“Ehi, dimmi pure” parlò, vedendo come continuava a guardarla.

“Non so il tuo nome, è piuttosto imbarazzante” confessò lui, portandosi una mano tra i capelli e rendendoli ancora più scombinati di quanto già non fossero.

“Mi chiamo Paige, tu sei…Ryan, giusto?”

“Avrei quasi preferito che tu non ti ricordassi affatto di me, nonostante la cosa mi lusinghi molto. Questa settimana sono stato via dal college ma mi sono ritrovato parecchie volte a pensare a quella piccola ragazzina che si era intromessa alle 2,00 di notte nella conversazione tra me e Styles, pochi li dentro ne avrebbero avuto il coraggio. Mi sei rimasta impressa e mi piacerebbe portarti a fare un giro, mostrarti la città e cose del genere. Che ne pensi?”

“Mi farebbe molto piacere, ancora non sono mai uscita dal college se non contiamo il primo giorno e quando vengo a lavorare qui, quindi molto volentieri” sorrise lei, contenta di aver trovato finalmente una persona gentile e galante.

“Perfetto, ti vengo a prender- che idiota, viviamo nella stessa casa!” scoppiò a ridere lui, coinvolgendo anche la castana con il suo buonumore “Ok, ci vediamo fuori dal dormitorio per le 20,00 e ti porto a mangiare in un posto davvero molto carino”.

“Va bene, molto volentieri”.

“A una sola condizione però, ti farai offrire la cena e su questo non transigo!” parlò lui, facendo capire quanto su quella decisione fosse irremovibile.

“Ma no, non è necessario! Ognuno pagherà la sua parte” ribatté lei, provando a convincerlo.

“Non se ne parla, comunque ci vediamo stasera! Vedo che i tavoli cominciano ad aumentare e Styles mi ucciderà con quelle sue occhiate se non me ne vado subito. A stasera!” avvicinandosi di scatto, il biondo lasciò un bacio sulla guancia alla ragazza, cogliendola totalmente impreparata.

Tornò immediatamente a servire ai tavoli, sperando che il calore che sentiva sulle guance non la tradissero facendo notare a tutti quanto fosse arrossita per quel gesto.

“Allora, cosa voleva Ryan da te?” le chiese Harry a fine turno, una volta che il locale si fu svuotato.

“Abbiamo solo chiacchierato… e stasera usciamo”

“Che cosa?!? Quel brutto figlio di pu- non uscirci!” parlò lui, confondendo la castana su tutta quella foga dimostrata.

“Harry ma che ti prende? Non mi ha chiesto certo di sposarlo! E’ una normale uscita tra compagni di scuola, niente di più e niente di meno”

“Certo, come no. Si vede che non lo conosci. Comunque fai come vuoi, non venir da me a lagnarti però”

“Ma chi ti ha chiesto nulla!” replicò lei, prendendo la borsa con le sue cose e allontanandosi dal riccio, tornando a casa dopo aver salutato Max.

 

Quella sera indossò un vestito blu scuro che arrivava poco sopra il ginocchio e con dettagli in pizzo sulla parte superiore. I capelli, lasciati sciolti, le ricadevano sulle spalle e seguivano i movimenti del vento, vista la leggera brezza che c’era.

“Eccoti, sei davvero magnifica” arrivò lui dopo qualche minuto.

Il ragazzo indossava una semplice camicia bianca e un pantalone nero, elegantissimo nella semplicità del completo.

“Come siamo eleganti, dovrei quasi andarmi a cambiare” scherzò lei, guardando come il suo vestitino da mercatino stonasse tremendamente con l’ottima qualità dei tessuti che indossava invece il biondo.

“Assolutamente no, sei semplicemente stupenda” la consolò lui, avvicinandosi e porgendole il braccio per portarla verso la sua macchina.

Una decappottabile grigio metallizzato si manifestò davanti agli occhi della mora, facendole sgranare gli occhi. Probabilmente, si disse, quella macchina costava quando due o tre anni di stipendio annuale dei genitori.

Il ragazzo parlò per tutto il tragitto, fin quando non entrarono nel ristorante.

Un ambiente tremendamente galante la circondò, facendola sentire ancora più irrimediabilmente a disagio.

“Ryan non è assolutamente indispensabile andare in un posto del genere, va bene anche un locale più modesto… questo posto dovrà costare un occhio della testa”

“Non te ne preoccupare, sei mia ospite te l’ho già detto”

“Sul serio, mi sento tremendamente a disagio a farti pagare per entrambi”

“Paige sono serio, lo faccio con piacere. Se proprio ci tieni e a fine sera avrò cambiato idea, ti permetterò di partecipare un pochino va bene? Sempre che tu lo vorrai ancora” parlò dolcemente, porgendo il braccio alla mora e accompagnandola al tavolo che aveva prenotato.

Si accomodarono in un tavolo appartato e passarono la serata a parlare.

Nonostante la bellissima atmosfera e le tuttavia piacevoli chiacchiere scambiate col biondo, la sensazione di non appartenere a quel posto non abbandonò la mora neanche un secondo.

Ryan ordinò per entrambi i piatti più costosi presenti sul menù, ostentando quanto quei prezzi fossero anzi veramente irrisori.



“Dico sul serio, ne avevo sentito parlare così bene ma ne sto rimanendo davvero deluso, sembrava molto più di classe” il ragazzo continuò a guardarsi intorno con aria quasi disgustata, cosa che non piacque affatto alla ragazza.

“Lo trovo davvero incantevole, è un posto magnifico” si sentì in dovere di intervenire la mora.

“Sarà, avrei voluto portarti in un posto migliore però” il sorriso che le dedicò riuscirono quasi a farle dimenticare le pessime critiche del ragazzo.

Presero infine anche il dolce e, venendo cullati dal bellissimo suono del pianoforte a code presente in sala, scambiarono le ultime chiacchiere prima che Ryan ordinasse il conto.





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Angolo autrice!
Due giovedì puntuale! Nuovo record gente!!!
Ahahah che dire, spero che la storia vi stia appassionando, vorrei tanto sapere cosa ne pensate!!
Saluti,
Liz


 

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Capitolo 8
*** The Truth ***







Chapter 7- The Truth.

Quando arrivò il conto, il ragazzo la guardò e poi calò lo scontrino sul tavolo, per fare in modo che la ragazza lo vedesse.

L'importo a tre cifre, nonostante avessero preso solo un antipasto e un secondo a testa, sconvolse non poco la mora.

“Dunque, sono 150,00€ a testa” parlò lui prendendo dal portafoglio una quantità non indifferente di banconote per poi depositare solo la sua parte.

La ragazza quella sera sentì le guance in fiamme, purtroppo non per quel tipo di imbarazzo piacevole.

“Ryan… te li renderò non appena saremo tornati a casa… saresti così gentile da potermene anticipare una parte? Ho solo 70,00€ con me al momento” quella sensazione di inadeguatezza le strinse lo stomaco.

La coltellata più grande arrivò però nel momento in cui il biondo scoppiò a ridere, attirando l’attenzione dei tavoli vicino al loro.

“Sul serio? Solo 70,00€ per mangiare in un posto del genere?! E’ proprio vero che voi ragazze puntate sempre a farvi offrire tutto ma cavolo, almeno avere la finzione di provare a pagare la vostra parte e di non aspettare sempre che sia l’uomo!”

Ormai le persone li stavano fissando e la mora sentì chiaramente, seppur nessuno parlasse, quanto tutta quella gente dell’alta società stava guardando il suo insulso vestito e la stesse criticando per essere la solita arrivista di cui quel mondo è pieno.

“Per favore, te li renderò una volta tornati a casa, sono seria” parlò lentamente, non riuscendo a tenere la testa alta per il grande senso di vergogna che provava in quel momento.

“Mah, sei sicura di averli?” ironizzò lui, guardandola con un sorriso cattivo mentre la mora gli porgeva comunque la sua parte di soldi.

Una volta pagato il conto, i due ragazzi uscirono dal locale.

“Ryan perché lo hai fatto? Hai insistito tu per entrare qui e per offrire, ho provato varie volte a farti desistere dal venire qui” scoppiò lei una volta usciti, mentre entrambi si dirigevano verso il parcheggio.

“Non ho trovato la serata e le nostre conversazioni abbastanza interessanti da farmi pensare che lo meritassi, è forse una colpa non voler più pagare per qualcun altro?” la sfidò lui, portando la conversazione su un dibattito che – la ragazza lo sapeva – non avrebbe potuto vincere.

“Comunque torna con un taxi, alla fine non siamo così lontani. Ti aspetterò al dormitorio per prendere l’altra parte dei soldi”.

Nello sgomento più totale, la mora guardò il biondo salire in macchina e fare manovra.

“Ryan non… non ho i soldi per un taxi, ti ho dato tutto quello che avevo” ammise lei, sentendo l’ennesima umiliazione della serata addossarsi sulla sua schiena, sensazione ormai simile a un enorme macigno che la stava schiacciando.

Neanche quando dormiva sul divano letto di suo nonno si era mai sentita così “povera”, mai come in quel momento.

“Mi dispiace, come dicevo non è un problema mio. Siamo vicini, magari se raccatti abbastanza spiccioli riesci a prendere lo sposta poveri… com’è che lo chiamate voi? Autobus?” dopo quella battuta, il moro scoppiò a ridere e dando gas si allontanò dalla ragazza.

Le lacrime iniziarono a scendere prima ancora che se ne rendesse conto.

Stringendo forte il manico della sua borsa per infondersi un po’ di coraggio, la ragazza si avviò per la strada da cui le sembrava di ricordare fossero arrivati.

All’ennesimo incrocio che l’aveva forse portata più lontano, la mora si ritrovò costretta ad arrendersi e a ricorrere all’unica soluzione possibile.
 

 
 “Pronto?” una voce maschile rispose dopo il secondo o terzo squillo.

“Ciao Styles… sono Paige”

“Tolkin? Cosa cazzo è successo? Non dovresti stare al tuo bell’appuntamento con Ryan?” chiese lui subito.

“Diciamo che mi sto facendo una passeggiata… puoi dirmi come arrivo al dormitorio da… Mint road? Che diamine di nome è poi per la via di una strada? Il prossimo incrocio si chiamerà Chocolate street?” la ragazza non dimostrò il minimo segno di voler rispondere alla domanda del riccio, tentando nel medesimo momento di spostare la conversazione e di ottenere le indicazioni che le occorrevano.

“Mint road? Ma dove cazzo sei finita? Ti ci vedo, scommetto che hai un senso dell’orientamento davvero pessimo. Rimani lì, mi trovo in zona per tua fortuna” una volta terminato di parlare, il riccio attaccò senza dar modo alla mora di replicare in qualche modo.
 

“Tolkin, è possibile che tu sia così terribile? Se ho capito quale è il ristorante di cui mi parli, sei andata dalla parte completamente opposta!” commentò il riccio, dopo aver saputo dove erano stati “comunque, continuerai col tuo muro del silenzio o mi dirai anche cosa è successo? Ryan ha forse fatto qualcosa di sbagliato?” il tono stranamente premuroso e preoccupato del riccio scaldò il cuore alla giovane, che continuò a stringere la borsa che teneva appoggiata sopra le gambe da quando era salita nella macchina del riccio.

“Harry, non ne voglio parlare. Comunque non mi ha fatto nulla, non preoccuparti” parlò alla fine, tornando poi nel suo mutismo.

Con la macchina, impiegarono circa cinque minuti a tornare al college.

“Grazie… ora vado in camera, buonanotte” tentò di dileguarsi nel minor tempo possibile, sperando di racimolare il tempo necessario per dare i soldi a Ryan senza che Harry li vedesse.

Si ritrovò sorpresa di questa cosa, non capendo perché il pensiero che anche Harry la potesse guardare come l’aveva fissata Ryan quella sera la spaventasse tanto.

“Notte” rispose lui accendendosi una sigaretta e rimanendo nel terrazzino fuori dal dormitorio, non immaginando neanche lontanamente quanto il tempo di quella sigaretta fosse importante per la ragazza.

Salì le scale due a due e alla fine della rampa si ritrovò il biondo davanti alla sua porta.

“Diavolo, quanto ci hai messo? Guarda che se era una tattica per farmi desistere hai sbagliato, tesoro”

“Mi sono persa, ora comunque ti rendo tutto” parlò lei, non riuscendo a rispondere per le rime a quel ragazzo che quella sera l’aveva umiliata tremendamente.

Entrò in camera e puntò alla scrivania, dove teneva sempre dei soldi di scorta.

Constatò amaramente di avere solamente 50,00€, cosa che la portò a mordersi un labbro per la frustrazione.

“Fai sul serio Paige? Non pensavo fossi così patetica! Non ti viene in mente che forse questo non è il posto per te? Sei una poveraccia, mi fai davvero pena”.

“Ascolta, te li darò domani mattina, andrò al bancomat e ritirerò il resto della cifra.

“Certo che fare per 30,00€ tutto questo sbattimento è davvero frustrante, perché non ti offri tu per compensare la cifra?”

“Scusami?!?” il tono di voce più alto del normale evidenziò la grande sorpresa che colse la ragazza in quel momento, non potendo credere che il livello di bassezza umana di quel ragazzo arrivasse a tanto.

“Ma sì, non è il modo in cui quelle come voi ottengono quello che vogliono? Comunque no, non ti toccherei neanche morto e sinceramente, penso proprio che tu non riusciresti a valere 30,00€”

Gli occhi lucidi della ragazza erano ormai più che evidenti.

“Ascoltami, vado adesso alla prima banca che trovo e ritiro la cifra che manca va bene? Te la faccio scivolare sotto la porta della tua stanza più tardi. Dopo quello, ti pregherei di non rivolgermi mai più la parola però” parlò lentamente, già pronta a prendere la giacca.

“Farti un giro con uno come me potrebbe solo essere un onore, bambolina” scoppiò a ridere lui “comunque va bene, ti aspetterò qui però quindi vedi di non metterci un’eternità” terminò il biondo, buttandosi sul letto della ragazza.

Uscì dalla camera più velocemente possibile e con la medesima velocità si apprestò a lasciare la casa per imboccare il vialetto che l’avrebbe portata prima fuori dal college e poi alla banca.

“Tolkin? Soffri di insonnia stanotte? Dove diavolo vai?” parlò Harry, che si trovava steso sulla piccola panchina della terrazza di casa.

“Harry, grazie davvero per essermi venuto a prendere ma devo fare una cosa, non seguirmi per favore” si accorse troppo tardi del tono della voce tremolante, prossimo al pianto.

“Mi sto stufando di starti dietro, fai un po’ come ti pare” alzò le mani.

Paige lo vide con la coda dell’occhio rientrare in casa e si concentrò ad accelerare il passo per arrivare in banca.
Una volta che ebbe ritirato il denaro, si incamminò nuovamente verso il dormitorio.

Si accorse di piangere solo quando rimise piede nel college e una coppia di studenti la guardarono confusi.


Le emozioni di quella sera e la vergogna erano stati così forti che a un certo punto aveva ceduto.

Risalì le scale per l’ennesima volta quella sera ed entrò in camera, trovando Harry e Ryan discutere.

Sgranò gli occhi dalla sorpresa e guardò prima uno e poi l’altro, non capendo quale fosse il motivo della presenza del riccio in camera sua.

“Tolkin, finalmente sei tornata! Perché Ryan è in camera tua?” le parlò duramente Harry.

“Styles te l’ho detto, la serata è andata più che bene e la nostra cara Paige voleva ringraziarmi per le ore trascorse in sua compagnia” la voce melliflua di Ryan fece quasi sanguinare le orecchie della ragazza, disgustata dalle frasi appena pronunciate.

“Non è vero!” urlò lei, guardando il biondo.

“Ecco, sapevo che non poteva essere altro che una stronzata, mi dici ora il motivo per cui lui si trova qui?”

“Già Paige, visto che non vuoi passare la notte con me, perché non racconti al tuo caro Harry il motivo per cui mi trovo qui? Sono sicuro ne rimarrebbe davvero sorpreso”.

Paige si morse il labbro così forte che le parve di sentire il gusto ferroso del sangue, tanta era la frustrazione provata in quel momento.

“Ok, se lei non parla allora te lo dico io: la qui presente innocentina si è fatta portare a cena in uno dei ristoranti più costosi della zona sperando di farsi pagare tutto e quando le ho detto che avremmo fatto a metà mi ha risposto di non avere abbastanza soldi, così è dovuta andare alla banca qui vicino a ritirare tutta la somma”.

“Finiscila! Non è andata così, tranne che per la parte del denaro! Comunque ecco, tieni i tuoi maledettissimi soldi e vai fuori da camera mia!” urlò lei, prendendo con stizza le banconote dalla tasca e quasi gettandole addosso a Ryan per poi spingerlo fuori dalla stanza.

Nel silenzio totale, si accorse che Harry era rimasto in silenzio per tutto il tempo.

“Harry, forse posso considerarti la persona con cui ho passato più tempo in assoluto quindi, te ne prego, almeno tu credimi: Ryan è stato tutto il tempo ad insistere per offrire lui e per andare in quel posto in cui io non volevo neanche andare perché mi faceva sentire a disagio. Preferirei sentirti gongolare per dirmi quanto avevi ragione sul dirmi di non uscirci ma per favore, credimi: non sono quel tipo di ragazza” parlò lentamente, andando verso la scrivania e posando la borsa sopra “ora però per favore, lasciami da sola che è stata una giornata infinita…”

“Tranquilla, ti credo. Mi dispiace solo che tu ci sia finita in mezzo” concludendo la frase in quella maniera, il riccio mandò la mora nella confusione più totale, non capendo a cosa si riferisse.

Nonostante quello, cercò di rilassarsi e andò quasi subito a letto tentando di dimenticare quanto successo.

 
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Angolo autrice!
Lo so, oggi è venerdì ma sono pienamente giustificata! Ieri sono stata fuori per lavoro, sono uscita alle 7 di mattina e sono rientrata alle 22 quindi non ho avuto proprio il tempo materiale di poter aggiornare, scusatemi!
Grazie moltissimo a chi sta seguendo la storia e a chi perde quei cinque minuti (che valgono per me gioia incontenibile) a recensire!
Vi aspetto alla prossima settimana!
Saluti,
Liz
 

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Capitolo 9
*** Dirty Trick ***






Chapter 8 – Dirty Trick.

Era ormai passata una settimana da quella serata e tutto sembrava essere tornato alla normalità: Paige non aveva avuto più modo di vedere Ryan, di nuovo assentatosi per giorni interi. Con Harry aveva modo di parlare solo durante il lavoro, quando dovevano passarsi a vicenda una comanda. La situazione del dormitorio non era minimamente migliorata, nonostante gli avvertimenti della preside.

“Non me ne frega niente dei tuoi soldi! Come vedi mi sono fatto mettere nel dormitorio più economico! Ah, ora sarei la vergogna della famiglia?!? Ti farò vedere io cosa si prova a vergognarsi allora!” una voce la fece sobbalzare dal letto: era poco meno di un mese che frequentava quel college e non aveva ancora avuto modo di scambiare due parole con il suo vicino di camera.

Aveva capito, vedendolo uscire dalla stanza e sentendolo chiamare dagli altri ragazzi giù nella sala comune, che si chiamava Louis e che era uno dei più cari amici di Harry e Liam.

Louis aveva dei capelli castani e dei bellissimi occhi celesti; una sera l’aveva incontrato fuori dal corridoio e si ricordò che i due occhi azzurri l’avevano colpita moltissimo.

“Va bene! Ti dimostrerò che posso frequentare la scuola senza venir espulso o sospeso e tu mi lascerai in pace e smetterai di rompermi le scatole! Si, ciao!”

Il botto che si udì a seguito di quella frase fecero pensare alla ragazza che Louis dovesse aver buttato il cellulare a terra, colto probabilmente dalla grande rabbia di quel momento.

Quella mattina uscirono quasi nello stesso momento dalla stanza – il castano sbattendo la porta – e Paige non poté far altro che guardarlo, notando come dalle rughe del viso si vedesse chiaramente quanto fosse ancora arrabbiato.

“E tu cosa cazzo guardi? Fatti gli affari tuoi!” superandola con una spallata, il castano si diresse giù nella sala della colazione.

Quando anche la mora arrivò, constatò con amarezza che anche quella mattina nessuno aveva preparato nulla di cucinato ma che anzi tutti si limitavano sempre a un semplice caffè.

Si preparò il suo cappuccino e si andò a sedere a un tavolo, constatando come mancasse ancora un quarto d’ora all’inizio delle lezioni.

“Sei sicuro Louis? Se ci beccano finirai nei casini seriamente!” la voce di Liam la fece concentrare sul tavolo accanto al suo, occupato da appunto il castano, Louis, l’altro amico di Harry – Niall – e infine un ragazzo di cui non riusciva a ricordare il nome.

“Prima devono beccarmi! E poi, posso sempre prendere il primo sfigato che passa da quelle parti ed accollargli tutta la colpa! Deve essere qualcosa di enorme, la scuola dovrà interrompersi per almeno l’ora di quella strega di spagnolo, in modo da evitare il compito!” scatenando un moto di risa in tutti i partecipanti a quella riunione che la ragazza aveva inavvertitamente sentito, i ragazzi si alzarono e si diressero ognuno verso la propria camera.
 


Era ormai l’ora della pausa pranzo e per fortuna niente sembrò accadere. Non sapendo per che ora ci fosse quel famoso compito di spagnolo nel corso di Louis, la ragazza non poteva neanche sapere quando sarebbe accaduto.

Stranamente, la litigata di quella mattina del ragazzo con qualche suo parente le era rimasta tremendamente in mente, non riuscendo neanche lei a capirne il motivo.

Paige notò all’improvviso proprio Louis appostato dietro l’edificio della palestra e, senza neanche sapere lei il perché, gli si avvicinò.

“Ciao” provò a dire lei, cogliendo di sorpresa il castano che non l’aveva sentita arrivare.

“Cosa vuoi? Sono impegnato al momento” parlò lui, senza prestarla della minima attenzione.

“Voglio chiederti di non fare qualsiasi cosa tu stia per fare”.

“E tu cosa ne sai?” si voltò, guardandola male.

“Ho sentito stamattina la conversazione al telefono e poi quella con i tuoi amici. Non so cosa sia successo ma sono sicura che se ti sei fissato con questo scherzo è solo per fare un dispetto a quella persona. Per favore, non farlo. Il dormitorio rischia di venir chiuso proprio per queste stronzate”.

“Ma chi ti credi di essere?!” si alzò in piedi lui, superando la ragazza di dieci centimetri buoni “sei qui da neanche un mese e pensi di poter cambiare le cose? Fatti i cazzi tuoi e non stressarmi o te la farò pagare. Pensi di conoscermi? Non sai nulla di me e di certo non lo faccio per fare un dispetto a mio padre”.

La ragazza comprese finalmente con chi il castano stava parlando quella mattina.

“Louis sul serio, tengo a questo dormitorio e non voglio che chiuda, se dici che non lo fai per lui ed è solo per spagnolo, posso aiutarti a studiarlo se vuoi, sul serio”.

“Ma sentila! Ragazzina, vedi di andartene, non voglio più ripetertelo!”

Capendo quanto quella battaglia fosse una causa persa, la ragazza girò i tacchi pronta ad andarsene.

“Per favore, sono sicura che tuo padre ne soffrirebbe tanto se sapesse che vuoi combinare dei guai, non farlo” parlò alla fine lei andandosene, non accorgendosi di aver perso il suo badge del college dalla borsa.

 “Ora ci penso io a te” commentò il castano con un sorriso maligno, raccogliendo il badge da terra.
 



L’allarme anti incendio partì nel bel mezzo della lezione di storia, mentre la ragazza e Meghan stavano prendendo appunti sulla Rivoluzione Francese.

“Ragazzi, in fila ordinata usciti tutti dalla stanza!” decretò il professore, prendendo il registro e accompagnando tutti gli studenti fuori.

Uno strano presentimento colse la ragazza, non capendo da dove potesse provenire.

Una cosa Louis però l’aveva azzeccata, quello scherzo aveva fatto perdere un’intera ora di lezione tra l’evacuazione, il conteggio degli studenti e il rientro nelle classi.

Storia era finita e la ragazza si apprestò a prendere il suo blocco degli appunti per iniziare a studiare Biologia, quando si sentì chiamare attraverso il megafono che ogni classe aveva e che era collegato all’ufficio della preside.

Confusa, si alzò dal banco tra gli sguardi curiosi dei suoi compagni – compreso quello di Harry -  e si diresse verso la presidenza.
 

“Sono davvero senza parole Tolkin! Quando ti ho detto di far calmare i ragazzi del dormitorio non intendevo certo dirti che dovevi diventare il capo banda e mandarmi quasi a fuoco la palestra!”.

La ragazza sgranò gli occhi, non avendo la minima idea di quello che la preside stesse dicendo.

“Mi scusi, non ho la minima idea di cosa stia dicendo”.

“Dico che è stato trovato il tuo badge vicino al pulsante dell’anti-incendio, quello da cui è partito l’allarme”

“Non sono stata io! Non farei mai una cosa del genere! Questa mattina ero lì per parl-“ Si interruppe giusto in tempo, non voleva fare la spia.

“Parlare con? Cosa mi sta nascondendo?” parlò gelida lei, turbata da quante chiamate aveva già ricevuto dai genitori dei suoi ricchi alunni.

“Niente, non intendevo dire parlare, volevo dire passeggiare” rispose lei, avendo ormai preso la decisione di non tradire Louis.

“Non ci credo neanche un momento! Dal momento però che al momento è lei l’unica sospettata, punirò lei! A meno che non le venga in mente qualcuno che era nei pressi della palestra oggi”.

“Non mi viene in mente nessuno”.

“Bene, allora da ora fino a tutto il prossimo mese dovrà spazzare l’ingresso del Campus”.

“Ma io lavoro il pomeriggio! Quando dovrei farlo?”.

“Non sono problemi miei, lo farà la sera quando avrà staccato. Può andare adesso, la punizione cadrà solo quando avrò il nome del vero colpevole, ammesso che lei sia innocente” dichiarò, ponendo fine alla conversazione.

La ragazza uscì dall’edificio e si trovò di fronte Louis, comodamente seduto su una delle poltroncine della sala d’attesa.

“Allora, quanto ci metterà a convocarmi?” parlò lui con un ghigno.

“Non lo farà, non ho detto che sei stato tu.” Il sorriso sul volto del castano si incrinò, non aspettandosi certo quella risposta.

“Ma come? Ti sei fatta addossare la colpa di una cosa che ho fatto io? Perché avresti dovuto farlo?” rispose diffidente “vuoi forse dei soldi per il tuo silenzio? Guarda che caschi male”

“Voi ricchi siete davvero pessimi, continuamente convinti che tutto si possa comprare con il denaro. Non voglio il maledetto denaro di nessuno di voi, voglio solo vivere in pace qui dentro! Ora vado, visto che mi aspetta una giornata lunga”.

“Tolkin” la fermò lui, nel momento in cui la ragazza era diretta verso l’uscita “sappi che nessuno ti ringrazierà per questo”.

Sorridendo mestamente, la ragazza non si voltò “lo so, però non farò comunque la spia”.

 
“Ci vediamo dopo domani Paige!” la salutò calorosamente Max quella sera, alle otto passate.

“Ciao Max, a presto! Scusami ma sono davvero di corsa!” salutò Max e Harry velocemente, per poi dirigersi verso il campus.

La preside non aveva scherzato con la punizione, pensò la ragazza. L’atrio del Campus era enorme e in quel periodo cadevano moltissime foglie, motivo per cui si dedicò più di un’ora a spazzare per terra e a raccogliere tutto.

“Tolkin, cosa stai facendo?” parlò Harry, che si stava facendo un giro insieme a Liam e Louis.

Quest’ultimo la guardò, iniziando dalla tuta che la preside si era premurata di procurarle per fare le pulizie e arrivando al viso stanco, provato dalle tante ore di lavoro di quel pomeriggio al bar.

“Non ti basta spazzare al bar? Anche qui al Campus? Se ti piace così tanto scopare ci sono dei modi migliori per farlo” disse Harry, non cogliendo però alcun segno di fastidio da parte della castana, davvero troppo stanca per riuscire anche a sopportare il riccio e le sue pessime battutine.

“Tolkin, vedo che finalmente hai capito quale è il tuo posto” una quinta voce si unì al gruppo, rivelando la figura di Ryan che guardava schifato la ragazza e la sua tuta da lavoro.

“Sul serio, nessuno esce mai da quel dormitorio e stasera avete tutti questa voglia di fare passeggiate?” esplose lei, buttando la scopa a terra andando verso il secchio e buttando l’ennesimo mucchio di foglie raccolto.

“Ho sentito che sei stata tu a far scattare l’allarme, chi l’avrebbe mai detto che sotto quell’aria da innocentina si rivelasse un tale diavolo. Chi sa se lo sei anche sotto altri aspetti” i commenti rivoltanti di Ryan fecero sospirare la ragazza.

Stava per rispondergli per le rime quando un gesto la spiazzò completamente.

Louis aveva raccolto la scopa e si era messo a raccogliere le ultime foglie che erano rimaste.

“Amico, cosa stai combinando?” chiese Harry, stupido anche lui dal gesto del castano.

L’unico in silenzio in quel momento era Liam, che forse era riuscito a fare due più due e aveva compreso il senso di colpa che aveva attanagliato il moro.

“Diventate tutti più strani qui dentro” commentò Ryan, andandosene dopo l’ultima occhiata sprezzante diretta alla ragazza.

“Ragazzi, tornate al Campus e non dite una parola agli altri” parlò Louis, continuando a raggruppare le foglie.

“Fai come ti pare, andiamo Liam” parlò Harry, forse capendo anche lui cosa potesse esser successo.
 

“Louis, non è necessario. Ho accettato la punizione e va bene così, non serve che mi dai una mano. L’unico favore che ti chiedo è magari evitare di fumare qui nell’atrio domani, in modo da risparmiarmi un po’ il lavoro” tentò di alleggerire la tensione lei, prendendo un’altra scopa e raccogliendo anche lei le foglie.

“Fino a quando dovrai farlo?” replicò semplicemente lui.

“Per un mese a partire da oggi” vide il castano alzare lo sguardo sorpreso “ma tranquillo, sono abituata a lavorare e non è un problema per me” alzò il braccio, in un finto gesto di mostrare un muscolo che però non c’era.

“Non capisco davvero perché tu lo abbia fatto” sussurrò lui, continuando ad aiutare la castana “Per quelle lezioni di spagnolo… forse potrei venirti a chiedere una mano, se non è un problema”

“Ne sarei davvero felice” sorrise sincera lei, nonostante la stanchezza la stesse distruggendo.
 







Angolo Autrice:
Sono imperdonabile, me ne rendo perfettamente conto! Oggi è lunedì ma per recuperare il giovedì passato (e quello prima, scusatemiiii) aggionerò sia oggi che giovedì, sperando di riuscire a recuperare e a farmi perdonare!
Saluti,
Liz


 

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Capitolo 10
*** A new beginning? ***





Chapter  9 – A new beginning?.

Era ormai una settimana che la ragazza puliva l’atrio ogni sera. Nonostante alcuni giorni non lavorasse, si era comunque data come orario le 21,00 perché c’erano molti meno studenti in giro.

Quella costante sensazione di essere fuori posto la coglieva ormai ogni giorno, vedendo come i problemi degli altri fossero legati al massimo al rapporto con i parenti.

Qualsiasi ragazzo tra i suoi compagni di classe o di dormitorio non aveva mai provato la paura di non sapere come arrivare a fine mese, la reale necessità di dover aiutare i propri genitori per poter fare la spesa o quella opprimente sensazione di sentirsi sempre inferiori per via del denaro.
 

Quella sera, un tavolo di persone evidentemente molto facoltose le lasciò una lauta mancia.

Il sorriso della ragazza era così splendente che Harry le domandò se avesse fatto uso di qualche strana sostanza.

Nonostante sapesse bene quanto quei soldi avrebbero potuto servirle in futuro, una volta uscita dal bar andò diretta al supermercato.
 

Tre o quattro ragazzi, gli unici che si trovavano nella sala comune in quel momento, la guardarono confusi quando la videro entrare con due enormi buste della spesa.

La mancia non era bastata a coprire tutta la spesa e Paige ci aveva messo una parte di suoi risparmi.

In quel momento però alla ragazza non importò e, una volta tirato fuori tutto dalle buste, iniziò a cucinare.

Con tutto il dissenso che i compagni le stavano urlando da fuori la cucina, la ragazza si era chiusa dentro per nulla intenzionata ad aprire fino a quando non avesse terminato di cucinare.

 
“Tolkin, Matt mi ha detto che sei chiusa lì dentro da mezz’ora! Forse non hanno notato che stai con uno? Che diamine stai combinando? C’è gente che vorrebbe prendere la cena!” urlò Harry, alludendo a quei contenitori già confezionati che i ragazzi compravano alla “mensa” della scuola.

“Styles non rompere! Ho quasi finito!” urlò lei, posando l’ultimo piatto sul tavolo e poi andando ad aprire, trovando almeno sei o sette paia di occhi intenti a fissare sconvolti la cucina.

Tutti i vari tavoli erano stati apparecchiati – diversamente da quanto successo fino a quel momento, visto che tutti i ragazzi si adattavano sempre con un tovagliolo – e una grande ciotola piena di pasta al sugo troneggiava sul bancone della cucina.

“Tolkin, si può sapere cosa hai combinato?” parlò Harry, ancora sconvolto per non riuscir quasi a riconoscere la cucina.

“Ho preparato la cena per tutti, tutti quelli che vorranno mangiare la pasta ovviamente. Poi ho anche preso delle fettine di carne ma per quello aspetto di vedere come va con la pasta, sarebbe un peccato buttarle” parlò semplicemente lei, osservando con la coda dell’occhio come qualche ragazzo aveva superato Harry e si era diretto con un piatto a prendere una mestolata di pasta.

“Che succede qui?” parlò Louis, sorridendo quando vide la castana. Un paio di sere si erano incontrati nella stanza di Paige per studiare spagnolo e avevano ormai legato, anche se la cosa era rimasta nascosta a tutti gli altri compagni.

“Ho preparato la cena. Non dico che dobbiamo mangiare tutti insieme e chiacchierare ma può essere un modo per passare del tempo con le persone con cui conviviamo”.

“Che idea idiota” commentò Harry, prendendo però un piatto e andando verso la ciotola. “Tolkin, se hai avvelenato la pasta per vendicarti sappi che me la pagherai”.

La ragazza sorrise e andò anche lei verso la cuccuma che conteneva la pasta, prendendone un pugnetto.

“Tutto lì?” commentò Louis, che si era seduto al tavolo insieme a Liam, Harry e ad un altro paio di ragazzi.

“Non ho un grande appetito” rispose semplicemente lei sorridendo, facendo per andare verso il bancone per appoggiarsi al ripiano e iniziare a mangiare.

“Perché rimani lì? Puoi anche sederti al tavolo eh, non ti mangiamo! Ovviamente, se la pasta farà schifo su qualcosa ci dovremo buttare ma puoi stare tranquilla” commentò Liam sorridendo, alludendo al posto che era rimasto al loro tavolo.

“Non preoccuparti Liam! Piuttosto, chi vuole una fettina di carne?” chiese lei a voce più alta, iniziando poi a contare tutte le mani che si erano alzate.

“Siediti Tolkin, preparo io la carne” dichiarò Harry, alzandosi e facendo spostare la mora, che di contro lo guardò interrogativa.

“Harry non serve, mi fa piacere farlo, sul serio” provò a convincere il castano.

“Già Styles, alla fine la cuoca o la cameriera è il massimo a cui una come lei può aspirare, falle far pratica” la risata sguaiata di Ryan arrivò dritta al cuore della ragazza, che di contro abbassò la testa e strinse forte il bordo del grembiule che aveva indosso. Era già pronta a sentire le risate di tutti i presenti quando si accorse che giusto quei quattro-cinque amici stetti di Ryan stavano ridendo, mentre gli altri compagni si erano semplicemente limitati a continuare a mangiare la pasta.

“Vediamo un po’…” continuò Ryan, per nulla intimorito dal poco seguito che aveva ottenuto con le prime battutine “da quale macelleria hai comprato la carne?” gli chiese lui, fissandola con sguardo di sfida.

“Da… da nessun macellaio in particolare, sono andata al reparto macelleria del supermercato qui vicino” rispose lei, sentendosi una cretina per aver preso anche la carne senza pensare ai difficili palati dei suoi compagni.

Ryan, che nel frattempo aveva preso in mano un piatto, lo buttò quasi con gesto schifato contro il tavolo.

“Che roba, non ci penso neanche lontanamente a mangiare una cosa simile!” continuò “meglio la cena che ho comprato alla mensa, usano ingredienti di prima scelta”.

Ovviamente chiamare “mensa” quel quasi ristorante a 5 stelle che prendeva le ordinazioni degli studenti e preparava confezioni per poter mangiare anche la sera era quasi riduttivo.

“Ryan, non sono una della mensa, non ti sta obbligando nessuno a mangiare quello che ho comprato! Se vuoi unirti bene, altrimenti puoi mangiarti la tua parte, i tavoli sono stati apparecchiati a prescindere tutti, anche per chi non mangia la pasta o la carne” terminò di dare attenzione al biondo e si girò verso il riccio, che era rimasto pensieroso a fissare le confezioni di carne che aveva già preparato prima di tutta quella discussione “Harry, se davvero hai voglia di preparare tu la carne mi faresti davvero un favore se potessi occuparti delle ultime fettine da preparare, ho paura che altrimenti farò troppo tardi per andare a pulire l’atrio”.

Il ragazzo annuì, tornando a sedersi al suo tavolo senza ancora dire una parola.

Ryan, dopo l’ultima risposta della mora, si era seduto insieme ai suoi amici a un tavolo e tutti loro avevano preso la propria cena, ignorando sia la pasta che la carne comprata dalla donna.

Dopo aver cotto la decima o undicesima fettina e averla portata al tavolo, si scambiò un’occhiata con il riccio e velocemente si tolse il grembiule, dirigendosi verso l’uscita della cucina.

Nessuno aveva ringraziato la castana e nessuno aveva notato che, dopo aver fatto un rapido calcolo di chi avrebbe preso anche il secondo, aveva rinunciato al suo pezzo per fare in modo che nessuno di quei ragazzi rimanesse senza.

Nessuno, tranne un tavolo in cui erano seduti un riccio e due ragazzi castani, che avevano cominciato ad osservare attentamente le ultime mosse della castana nei confronti di quel dormitorio.

 
 
“TOLKIN! DOVE DIAVOLO SEI?!?” Un urlo risvegliò la calma che sembrava esser scesa quel pomeriggio, una voce che la chiamava la fece scendere di corsa dal piano superiore e arrivare in soggiorno, fissando confusa il riccio che si trovava in mezzo al soggiorno.

La sera precedente, dopo aver cucinato per tutti e aver pulito l’atrio, la ragazza tornò di gran carriera al dormitorio per sistemare la sala comune nell’unico momento in cui non era pieno di persone.

“Styles, si può sapere cosa è successo?” domandò lei, ragionando intanto se per caso la sera prima potesse aver fatto cadere qualcosa a terra o rotto qualcosa.

“Cosa è successo?! Non riesco neanche più a riconoscere il posto in cui vivo, ecco cosa è successo! Che fine hanno fatto i miei jeans?!” domandò, guadandosi intorno e non trovando le solite decine di panni lasciati in ogni dove da lui e dai suoi compagni.

La mora prese un profondo respiro e poi iniziò a parlare, guardando nel mentre tutti i compagni che attirati dalle urla del riccio erano scese al piano di sotto e ora si guardavano intorno.

“Ho semplicemente dato una pulita a questo posto, che dovrebbe essere un ambiente comune e non un’estensione della sala del bucato che c’è nel sottoscala!”

“C’è una sala del bucato nel sottoscala?” domandò un ragazzo di cui Paige non aveva ancora imparato il nome.

La ragazza alzò gli occhi al cielo a quella domanda, sperando almeno che il ragazzo fosse arrivato quell’anno e non addirittura l’anno prima.

Andò verso il sottoscala e, spingendo con la mano, apri una porta che a prima vista era nascosta ad occhio umano. La porta si spalancò e rivelò una piccola stanza con una lavatrice e un lavandino. Ovviamente la posizione in cui si trovava e il fatto che non avesse finestre la rendeva inadatta per essere anche un posto in cui si poteva stendere, quindi la ragazza l’aveva utilizzata solo per fare il proprio bucato qualche volta, si domandò come nessuno di loro non l’avesse mai notata uscire da lì.

“Comunque, non sono la vostra cameriera e non mi sono messa a lavare nulla, sia mai che sbagliavo la temperatura e rovinavo qualche vestito” alzò le mani in alto, prima che qualcuno potesse cominciare ad accusarla di aver rovinato qualche maglietta che probabilmente le sarebbe costata quanto un mese di stipendio. “Ho preso tutti i vestiti e li ho piegati e messi sul tavolo lì in fondo, c’è solo da trovare il proprio e da portarlo nella propria camer-“

“Finiscila” dichiarò Harry, avvicinandosi alla ragazza che di contro si azzittì immediatamente, sorpresa dal tono duro usato dal riccio. “Non so cosa tu ti sia messa in testa ma questa non è la tua casa delle bambole, non puoi prendere e, solo perché ti va, cambiare quello che succede qui dentro.”

La ragazza alzò la testa e guardò il riccio con fare da sfida “Fino a prova contraria vivo anche io in questo dormitorio e fino a prova contraria la cucina e qui sono stanze COMUNI, ciò significa che posso fare quel che voglio. Nel momento in cui verrò in camera tua e ti dirò come pulirti il bagno potrò aver superato il limite, altrimenti fammi continuare. Nessuno ti sta chiedendo di fare le pulizie, solo di lasciarmi rendere questo ambiente un po’ più decente”.

“Perché? Per evitare che gli altri dormitori continuino ad insultare il dormitorio nord? Guarda che qui ormai si sono tutti abituati e anzi, a nessuno frega nulla di quel che pensano gli altri”.

“Non si tratta degli altri, si tratta di quello che si pensa di se stessi! Un ambiente così disordinato fa male, una vita in cui ognuno guarda la propria fetta di vita e basta è tremendamente triste! In un dormitorio bisognerebbe aiutarsi e non farsi la guerra! Ho notato che è un trattamento che riservate soprattutto a me ovviamente, però anche tra di voi non c’è il minimo dialogo! Siete tutti divisi in piccoli gruppi e la cosa più deprimente è che vi sta bene così! Siamo venti, non mille in questo posto e io non so neanche tutti i nomi pur essendomi trasferita da ormai un mese!” raccattò il giacchetto che per la foga aveva posato sul divano e gettando un’ultima occhiata al riccio uscì dal dormitorio.





***************
Angolo autrice:
Eccoci qui, come promesso un doppio aggiornamento questa settimana per recuperare quello che non è stato fatto la scorsa e quella prima, scusatemi ancora!
Spero che vogliate farmi sapere cosa ne pensate!
Saluti,
Liz

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Capitolo 11
*** Fever ***






Chapter 10 – Fever.


Era passata ormai una settimana da quella discussione e tutto era rimasto identico, se non peggiorato.

La ragazza quel giorno, subito dopo l’ora di educazione fisica – in cui il coach Marcus li fece correre per forse più di un chilometro - faticò terribilmente a reggersi in piedi e dovette più di una volta appoggiarsi a Meghan, l’unica altra ragazza della sua classe e forse anche sua unica amica, visto che oltre ai ragazzi del dormitorio non aveva scambiato una parola con nessun altro.

La ragazza aveva ovviamente cercato di dimenticare il brutto episodio accaduto con Tod i primi giorni, restandogli lontana quanto più le era possibile.

Fortunatamente il ragazzo, forse sotto la minaccia del video che lo vedeva minacciarla e ancora presente nel cellulare di Zayn, si teneva alla larga sia da lei che da tutti i ragazzi del dormitorio.

“Paige, sono sinceramente preoccupata per te! Lasciami sentire il medico della mia famiglia, può venire qui in due minuti” tentò per l’ennesima volta di convincerla lei, mentre entrambe stavano tornando in aula dopo la palestra.

Dopo che Paige l’aveva salvata, ormai un mese fa, le due ragazza avevano lentamente cominciato a frequentarsi. Questa però era forse la prima volta che Meghan parlava così tanto, visto che di solito si limitava a commentare brevemente la lezione o ad annuire.

“Non esagerare, non occorre di certo un medico!” cercò di sminuire la cosa lei, sentendosi però tremendamente stanca “è solo un po’ di stanchezza”.

“Un po’ di stanchezza? Sul serio?!” alzò la voce lei, quasi attirando l’attenzione dei loro compagni di classe “Fai il turno serale alla tavola calda tre volte durante la settimana e il turno intero entrambi i giorni del week-end, senza contare i giorni in cui ti viene chiesto di venire per coprire il turno di qualcun altro!”
iniziò, non avendo alcuna intenzione di fermarsi “poi vai a pulire quel maledetto atrio ogni notte e ci perdi almeno un’ora/un’ora e mezza a sera! Come se non bastasse ora ti sei messa pure a pulire il dormitorio! Vuoi capire che ti stai massacrando di fatica per nulla? Quei ragazzi non ti aiutano neanche a mantenere quel posto pulito e anzi, fanno di tutto per farti ammattire con i loro vestiti in ogni dove o lattine di birra abbandonate anche nel bagno!” una volta concluso, la mora prese un ulteriore grande respiro, guardando con un sorriso bonario l’amica “sul serio, sei una ragazza fortissima ma a lungo tirare la corda si spezza e tu sei lì lì pronta a spezzarti… oggi evita di pulire, torna a casa e pensa solo a dormire un pochino e stasera ti vengo ad aiutare a pulire l’atrio ok?”

“Ma no Meghan, stai davvero esagerando” tentò come ultima linea di difesa la ragazza, seppur dovette ammettere a se stessa di non sentirsi affatto bene.

Quando le lezioni terminarono, intorno alle 14.00, Meghan riuscì a strappare alla ragazza la promessa che si sarebbe riposata un pochino. Nonostante avessero parlato più quell’unico giorno che tutto il mese precedente, la ragazza ormai si era affezionata molto a Meghan e tutto quel preoccuparsi le faceva piacere, visto che lo vedeva come un gesto di interesse nei suoi confronti.

Quel giorno fortunatamente non dovette andare al bar, quindi la ragazza poté buttarsi un po’ sul letto e riposare.

Verso le 15.00 un bussare alla porta la strappò duramente dal mondo dei sogni in cui era appena caduta, visto che si era addormentata da neanche un’ora.

Aprendo la porta, trovò un sorridente Louis con in mano un quaderno.

“La mia insegnante preferita è pronta per- ehi, ma stavi dormendo?” domandò, notando le profonde occhiaie che aveva la castana e il viso stanco.

“Stavo solo un po’ riposando” rispose subito la ragazza

“Ci credo che sei stanca, non ti fermi un secondo!” replicò Louis, entrando in stanza.

“Sembra di sentire Meghan! Voi due andreste tremendamente d’accordo!” dichiarò ridendo, vedendo come il volto del castano si era invece oscurato.

“Louis, tutto bene?” domandò, avvicinandosi al castano che aveva perso il sorriso con cui era entrato.
 


“Io e Meghan eravamo migliori amici da piccoli, la conosco da più di dieci anni” dichiarò, stupendo la castana che certo non si aspettava una rivelazione del genere.

Nonostante ormai fossero già un paio di settimane che si incontrava con Louis, nessuno dei due aveva mai rivelato niente della loro vita privata o passata, limitandosi a parlare di quello che succedeva al college o nel dormitorio.

“Davvero? Non ne avevo la minima idea” confessò la ragazza, sedendosi al suo fianco.

“Già, quando avevamo dieci anni eravamo praticamente inseparabili. Mio padre venne a scoprire che passavo moltissimo tempo alla tenuta di Meghan e, visto che era in cattivi affari con il padre, così come ci aveva imposto di giocare insieme da quando avevamo cinque anni, allo stesso modo mi strappò da quella casa e non rividi Meghan fino quest’anno”.

La ragazza rimase tremendamente colpita dal racconto, non immaginando come un uomo potesse privare due bambini della relativa amicizia.

“La mia famiglia ha un investigatore privato e quindi scoprì già a inizio estate che al mio ritorno qui avrei trovato Meghan, anche se un anno indietro in confronto a me. In effetti, sono davvero sorpreso dal tuo livello di spagnolo, ogni tanto mi scordo che io sono al quarto anno e tu solo al terzo!” tentò di alleggerire l’aria il ragazzo.

“Louis tutto ciò è davvero triste, tu e Meghan vi volevate bene! Lei è così gentile e carina, è un peccato che non abbia amici! Sono sicura che sarebbe felicissima se tu ti avvicinassi di nuovo a lei! Ormai hai ventuno anni, puoi fare come vuoi!” tentò di convincerlo la ragazza.

“Non so, ora ti lascio davvero riposare che nonostante la foga con cui parli si vede che sei sfinita! Stasera ti vengo ad aiutare a pulire l’atrio” dichiarò il ragazzo castano, alzandosi dal letto e dirigendosi verso la porta.

Paige aprì bocca per tentare di convincere il castano che non occorresse venire quella sera quando il pensiero che anche Meghan si era offerta la colpì, facendola distrarre e non notare che nel mentre il castano aveva già lasciato la stanza.

Un quaderno verde attirò l’attenzione della ragazza, che si alzò dal letto e recuperò il quaderno.

“Ehi hai dimenticato quest-“ aprì la porta di scatto pronta a fermare Louis prima che entrasse nella sua stanza quando un petto si parò di fronte a lei, facendole cadere il quaderno dalla mano.

“Chi ha dimenticato cosa in camera tua?” domandò Harry, guardando interrogatorio la castana e poi il quaderno che era a terra, riconoscendo poi il nome che c’era riportato sopra.

“Nessuno, buona giornata!” dichiarò lei, non volendo che per un suo errore gli altri ragazzi scoprissero il segreto suo e di Louis. La ragazza temeva che, se fosse venuto fuori il fatto che stavano diventando amici, il ragazzo si sarebbe allontanato da lei o peggio, avrebbe potuto aver problemi con il resto dei compagni, cosa che lei voleva evitare a tutti i costi.

Paige si buttò nuovamente a letto e questa volta riuscì a dormire un paio di ore, prima di venir nuovamente disturbata da delle voci che provenivano dalla sala comune di sotto.

Prese distrattamente un giacchetto posato sulla sedia della scrivania e scese, trovandosi una decina di suoi compagni buttati sui vari divani e pouf impegnati a vedere una partita di pallone.

“Uomini” alzò gli occhi al cielo lei, osservando la foga con cui urlavano contro l’arbitro che in quel momento aveva annunciato un rigore.

Riconobbe Liam e Louis, che le fecero un gesto col capo come a salutarla e anche Harry.

La ragazza andò in cucina, aveva assolutamente bisogno di mangiare qualcosa e poi di buttarsi nuovamente a letto; aveva deciso che quel giorno avrebbe pulito il minimo indispensabile l’atrio e poi sarebbe tornata di corsa a casa a dormire.

Sentiva la fronte terribilmente calda e il presentimento di avere la febbre l’aveva accompagnata per tutta la giornata.

“Tolkin, non che di solito tu sia questo gran spettacolo ma oggi mi sembri davvero uno straccio” commentò una voce, facendo girare di scatto la castana.

“Styles, sempre gentilissimo non c’è che dire” commentò, guardando se nel cassetto a lei riservato ci fosse rimasto un po’ di pane in cassetta per farsi un panino.

Una volta trovato il pane, constatò vittoriosa di avere anche un po’ di affettati nel frigo e si apprestò a prepararsi il panino, pur sentendo la stanchezza colpirla sempre di più.

“Sono serio, hai un aspetto terribile”

“Ho capito! Starò poco bene, non so che altro dirti! Tanto ciò non cambia il fatto che ho tremila cose da fare! Non posso ammalarmi da ormai due anni!” si sfogò quasi, rendendosi conto solo in un secondo momento dello sguardo sorpreso del riccio. “Scusami, è una serataccia”.

Il riccio non proferì parola, si diresse però verso una mensola che si trovava lì nella cucina e ne estrasse una piccola scatolina bianca.

“Ecco, prenditi una pasticca di questo, dovrebbe farti star meglio” disse solo, lasciando la scatola del medicinale sul tavolo e tornandosene nell’altra stanza con gli altri.

La castana finì in poco tempo il panino e prese la pastiglia, sperando che iniziasse presto a farle effetto.

Erano le 20,30 quando la mora sentì nuovamente un frastuono terrificante venire dalla sala di sotto.

Gettò un’occhiata all’orologio e decise di alzarsi, visto che tra poco avrebbe dovuto farlo comunque per andare a pulire l’atrio.


“Nonostante la confusione, sembra tutto in ordine qui dentro ragazzi! Avete finalmente trovato una donna delle pulizie che sappia davvero lavorare?”

Quella voce, completamente estranea alle orecchie della castana, la fece fermare in cima alle scale.
“Ecco, ora vengo considerata anche una donna delle pulizie…” parlò lei a bassa voce, stringendo forte il corrimano delle scale. Si affacciò leggermente e notò come le persone presenti fossero aumentate di moltissimo da quando era scesa, appena un’ora prima, per fare la cena. Erano presenti tutti i suoi compagni di dormitorio e giurò anche di aver riconosciuto qualche suo compagno di corso che sapeva non alloggiasse nel Campus (visto che la maggior parte degli studenti tornava alla propria abitazione al termine delle lezioni).
 

“Ma no, è stata la nostra nuova coinquilina, ci tiene che le aree comuni siano in ordine! Dovresti vedere ancora le nostre camere, sono un putiferio!” scherzò Louis, tentando di difenderla senza esporsi in modo troppo vistoso davanti ai suoi compagni.

“Già, a volte cucina anche!” si aggiunse un’altra voce, facendola sorridere leggermente.
 
“E’ molto meglio che avere una cameriera, questa manco la dobbiamo pagare!”

“A volte quando sta piegata per pulire gli spizzo il culo!”

“E poi, certe volte si mette a cucinare e con quel grembiulino non avete idee di che pensieri mi escono! La cosa migliore è che non vuole manco essere aiutata, chi pensate pulirà questo casino domani?” l’ultimo commento scatenò le risa di tutti i ragazzi presenti nella sala comune.

La ragazza, che era rimasta molto felice dal primo commento fatto dai suoi compagni, sentì lentamente l’espressione di gioia sciogliersi dal viso. Quando riconobbe i passi di qualcuno salire le scale, si girò di scatto pronta ad allontanarsi dalla rampa ma si scontrò con un petto non appena si fu girata.

Quel movimento improvviso fatto di scatto e quell’ostacolo inaspettato le fecero perdere per pochi secondi la stabilità, facendola crollare a terra come una pera cotta.

“Tolkin, sei davvero una pessima spiona e hai davvero una cera schifosa. Ti riesci a reggere in piedi?” parlò il riccio, guardando la giovane donna con un’espressione preoccupata in viso.

Non solo lui aveva sentito ciò che era stato detto nella sala di sotto, ma l’aveva vista barcollare già prima, quando si era preparata la cena.

“Ehi Paige stavo venendo a chiamarti, dobbiamo and- Harry” Louis, che fino a quel momento non aveva notato la persona che stava sorreggendo l’amica, si interruppe di botto.

“Ragazzi seriamente, fate entrambi schifo a tenere nascoste le cose!” alzò gli occhi al cielo il riccio “come se non avessi notato le volte in cui lui è uscito dalla tua stanza – come oggi tra parentesi, sono felice che per certe attività tu abbia trovato comunque le forze – e anche i vostri cenni in cui pensate di non esser visti. Da quanto state insieme? O comunque, da quanto andate a letto insieme?” parlò, guardando prima l’amico e poi la ragazza che ancora non riusciva a reggersi bene in piedi.

La risata del castano risuonò per tutto il corridoio “Styles, nonostante non controbatto su quanto hai visto, controbatto senza farmi problemi per l’idea che ti sei fatto! Io e Paige ci siamo avvicinati perché lei sapeva che ero stato io ad incastrarla per lo scherzo dell’allarme e invece che dirlo alla preside mi ha coperto! Inoltre, essendo lei molto brava in spagnolo – come in molte altre materie, si vede qui il perché della borsa di studio – ogni tanto mi da una mano con gli esercizi, nonostante si trovi un anno indietro rispetto al m- Paige!“

La ragazza, ormai non resistendo più, si lasciò cadere tra le braccia del riccio mentre il castano stava argomentando il loro rapporto.

“Tolkin! Possibile che tu debba sempre svenirmi tra le braccia?!” udì come ultima cosa la voce di Harry, sentendo le braccia muscolose del castano avvolgerla per evitare che cadesse a terra.






*************************
Angolo autrice:
Lo so ragazzi, lo so, sono un completo disastro!
Il fatto che il capitolo sia più lungo di 2.000 parole mi fa in qualche modo perdonare?
Comunque, ho ancora 5 o 6 capitoli pronti quindi prometto che cercherò di postarli in orario in modo da non farvi aspettare un'eternità tra un capitolo e l'altro, giuro!
Saluti,
Liz 

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Capitolo 12
*** There are a lot of changes going on around here. ***





Chapter 11 - There are a lot of changes going on around here.


La prima cosa che la castana sentì quella mattina, fu la fastidiosa sensazione di un raggio di luce puntato proprio verso i suoi occhi.

“L’atrio!” urlò quasi, alzandosi di colpo e sentendo una fitta di dolore così forte alla testa che quasi sembrava che l’avessero infilzata dieci lame contemporaneamente.

“Tolkin, fa silenzio, qualcuno qui vorrebbe dormire”.

Una secchiata d’acqua gelida probabilmente avrebbe immobilizzato meno Paige, che in quel momento si rese conto di non essere sola nel suo letto.

“Styles! Cosa diamine ci fai nel mio letto?!” urlò, alzando di corsa le coperte e constatando, per fortuna, che entrambi avevano i vestiti addosso.

“La prossima volta che chiedi a un ragazzo di rimanere in un letto con te, potrebbe non andarti così bene da trovare uno come me, vedi di fare attenzione” spiegò lui, tornando a girarsi dal lato della castana e guardandola con quegli occhi verdi brillanti che le fecero quasi perdere un paio di battiti.

Piccoli flash iniziarono a tornarle in mente, cominciando dalla prima volta che aveva riaperto gli occhi dopo essere svenuta tra le braccia del riccio.

 
Inizio Flash-back

“Harry? Ora come facciamo? Cosa si fa in questi casi?” un Louis sempre più nel panico seguì il riccio nella camera della ragazza, osservando stupito la delicatezza che

Harry utilizzò per posarla sul letto.


“Ha la febbre alta questa cretina, l’avevo notato già da oggi che stava male”

“Ora che mi ci fai pensare, anche io lo avevo notato questo pomeriggio” concordò il castano.

“Guardate che sono sveglia eh…” commentò la mora, aprendo lentamente gli occhi “ho solo avuto un leggero mancamento, niente di preoccupante. Ora devo…” si apprestò ad alzarsi quando una grande mano si posò sulla sua spalla.

“Tolkin, non me ne frega un cazzo della punizione che ti ha dato mia madre, tu da questo letto non ti muovi stasera”.

“Ma non posso… devo assolutamente andare, non posso rischiare di essere ripresa!” il panico l’attanagliò, facendola agitare.

“Ok, Louis direi che ti sei evitato di pulire pure per troppi giorni, oggi te la sbrighi tu con la punizione ok? Alla fine, te la dovevi meritare tu” parlò Harry, senza neanche ascoltare la replica del castano che nel mentre aveva annuito e si era avvicinato alla febbricitante.

“Paige, pulirò l’atrio meglio di quanto tu riesca a fare nel pieno delle forze! Domani mattina ti porto un cornetto, in modo che potrai rimetterti al meglio. Buonanotte!”. Una volta che ebbe finito di parlare, il castano salutò entrambi e uscì dalla stanza, diretto verso l’atrio.

Fine Flash-back
 

“Non ho avvisato Louis che ci sarebbe stata Meghan! O almeno, che poteva esserci la possibilità che ci fosse!” si diede una manata in faccia, guardando poi il castano

“Sinceramente, non ho ancora ricordato il motivo per cui ti trovi nel mio letto, Styles”.

“Dopo che Louis se ne è andato ti sei messa sotto le coperte, poi hai cominciato ad abbracciarti e mi è sembrato di vederti addirittura piangere qualche lacrima. Mi sono quindi avvicinato per capire se ti sentissi davvero così male e tu mi hai afferrato per la manica della felpa che indossavo” il riccio si bloccò, guardando come la castana era ferma ad osservargli il petto nascosto solo da una canottiera “so cosa ti stai chiedendo e no, nonostante penso che sarebbe molto divertente raccontarti di come hai cercato di spogliarmi, ammetto che ho fatto tutto da solo dopo che mi ti eri appicciata e addormentata. Non ho la minima idea di quanto tu avessi stanotte, ma hai avuto la febbre davvero alta e sotto queste coperte mi sono morto di caldo” scherzò, utilizzando la mano come per farsi aria.

“M-mi dispiace, a quanto pare ti sei trovato costretto a prenderti cura di me”

“Diciamo che quando mi hai afferrato la felpa mi hai cominciato quasi a pregare di non lasciarti sola e di rimanere con me, hai aggiunto anche qualcosa al non andare a lavoro, anche se non so cosa possa significare” spiegò il riccio, guardando il viso della castana oscurarsi.

“I miei hanno sempre lavorato, quello che hai visto ieri è stato semplicemente un mio piccolo sfogo. Da quando poi sono nati i miei fratelli più piccoli ho sempre dovuto prendermi cura io di loro se stavano male, non avendo mai qualcuno che avesse tempo per me… forse è per questo che, come hai detto tu, mi sono auto abbracciata ieri sera… lo faccio molto spesso quando sto male, anche se nessuno mi aveva mai visto prima di ieri sera” spiegò lei, mantenendo il viso puntato verso il basso.

Il riccio annuì e lentamente si fece spazio per potersi alzare.

“Tra poco Louis verrà a portarti la colazione, solo io e lui siamo a conoscenza del fatto che ho dormito qui e vorrei che continuasse a essere così”

Paige annuì “Ma certo, non vuoi che gli altri lo sappiano” parlò, pensando al fatto che il riccio si potesse vergognare di averla aiutata quella sera.

“Ovvio che non voglio che si sappia. Si stanno cominciando a calmare nei tuoi confronti, vuoi che inizi a girare la storia che qualcuno ha dormito con te? Comincerebbero a presentarsi in massa fuori dalla tua porta per cercare di infilarsi nel tuo letto e beh, non solo lì dentro” parlò con un ghigno, notando le macchie rosse che erano spuntate sulle gote della castana.

“Maniaci, siete tutti maniaci qui dentro!”. Scalciò le coperte Paige, alzandosi e andando verso l’armadio per prendere un’altra felpa ed infilarsela.

“Maniaco io? Sapessi quante volte ho dovuto bloccarti dallo spogliarti per il caldo stanotte! Sono stato un vero signore e questo è il risultato, roba da matti!” parlò tra se e se il riccio, sorridendo però all’imbarazzo della giovane.

La ragazza terminò di infilarsi la felpa e poi guardò il riccio, ancora comodamente sdraiato sul suo letto.

“Styles, hai intenzione di rimanere lì ancora per molto?” gli domandò lei, ridacchiando un po’ per l’espressione disperata del riccio all’idea di alzarsi.

“Non rompere le palle” rispose lui, girandosi verso il suo comodino e prendendo un volantino “la giornata dei giochi tra classi che ci sarà tra due settimane? Non dirmi che ti interessano queste puttanate da primini” commentò lui.

La ragazza sentì le guance rosse, ammirando il pavimento “non penso siano puttanate, sembra una cosa carina per legare con i propri compagni”

“Ma se ci conosciamo tutti quanti qui dentro, ti sei resa conto che sei l’unica che sente questo bisogno di socializzare?” scherzò lui, non calcando troppo la mano accorgendosi che la ragazza era sinceramente interessata a quella giornata “comunque, se si fa parte di un dormitorio si viene affiliati con i propri coinquilini, non con la classe”.

“Davvero? Non ne avevo idea”

“Quindi rassegnati, qui nessuno parteciperà”.

“Capisco” commentò, raccogliendo un paio di vestiti dalla sedia della scrivania per sistemarli nell’armadio.

“Paige, io ti ammazzo, giuro che ti ammazzo” un Louis entrò carico nella stanza con in mano una busta bianca, contenente probabilmente i cornetti.

“Fammi indovinare, ti sei ritrovato Meghan ieri sera vero?” parlò Harry, stiracchiando le braccia e poi guardando con un sorrisetto divertito il moro.

Paige capì velocemente che anche Harry dovesse conoscere il passato dei due.

“L’ho trovata con una scopa che spazzava, non vi dico la sua faccia quando le ho detto che tu eri svenuta” indicò Paige “e che io ti avrei sostituito”.

“Avete parlato?” domandò la castana curiosa, andando al contempo verso la busta “ce ne sono tre, due al cioccolato e uno semplice… quale volete?” domandò lei, guardando i due ragazzi.

“Il semplice è per me, mi ricordo che mi hai detto che ami la Nutella e quindi te l’ho preso al cioccolato. Una cosa che hai in comune con il ragazzotto qui presente è la passione per la cioccolata” parlò Louis, indicando il ragazzo “a proposito, come mai è infilato nel tuo letto? Ha trovato il modo di farti sudare e scendere la febbre?” fece malizioso, ridendo insieme a Harry quando la ragazza divenne più rossa della felpa che indossava in quel momento.

“Siete tremendi, finite il cornetto e poi fuori dalla mia stanza!”.

Il primo ad andarsene fu Harry, mentre Louis rimase un altro po’ a farle compagnia.

“Non voglio immaginare in quali condizioni sarà il soggiorno” rifletté Paige, tornando a pensare alle conversazioni che aveva sentito ieri sera.

“Non lo sai? Liam, sotto ordine di Harry che era misteriosamente sparito” si interruppe sorridendo sornione, visto che loro due erano gli unici a sapere quale era la verità
“ha ordinato ai nostri compagni di ripulire il tutto. Certo, sono pur sempre ragazzi che non hanno mai alzato un dito ma ti dirò, questa mattina quando sono sceso ho trovato davvero una bella stanza. Ieri sera ero troppo euforico per notarlo” spiegò il castano, guardando al volo l’orologio che si trovava in camera della castana e decidendo che fosse ora per lui di andare a indossare la divisa per quel nuovo giorno di scuola.

Paige in pochi giorni si riprese, tornando a sistemare il dormitorio. Dovette ammettere a se stessa di essere incredibilmente contenta di come i suoi compagni si stessero “impegnando” a non far finire tutto nel casino la sera, facilitandole di molto il lavoro. Fiera di se stessa, aveva realizzato di aver finalmente imparato il nome di tutti i suoi coinquilini.

Il suo rapporto con Harry aveva dei continui alti e bassi, dettati dal fatto che ogni tanto lei cercasse di cambiare un po’ troppo la normalità del dormitorio.

Ryan continuava imperterrito con la sua cattiveria, non risparmiandosi mai con una battutina o una frecciatina nei confronti della castana.

Il famoso volantino per la gara sportiva era sempre sul suo comodino, nonostante sia Louis che Harry – e perfino Meghan – avessero continuato a ripetere alla ragazza che era una speranza vana, visto che il dormitorio nord non avrebbe mai partecipato a una competizione scolastica.

Nonostante le persone più vicine a lei avessero tentato di farglielo capire, la ragazza tentò comunque di proporre la partecipazione del dormitorio Nord alla competizione.

Ovviamente, fu derisa dai suoi compagni, che tornarono alle attività a cui si stavano dedicando prima di quella interruzione.

Paige provò infine il tutto per tutto, avvicinando Harry alla fine di un turno alla tavola calda.

“Styles, se tu parlassi con gli altri ragazzi sono sicura che parteciperebbero subito, perché non vuoi che il dormitorio partecipi?”

“Tolkin ma tu davvero non ti arrendi mai? Non parteciperemo a quella stupida competizione, rassegnati!”.

In quel modo, Harry aveva ufficialmente e definitivamente messo fine alle speranze della ragazza.
 



***************************************
Angolo Autrice!
Ebbene, eccoci a un aggiornamento fuori giorno (lo so, il giovedì non riesco proprio a rispettarlo, scusatemi!)
Che dire, vi è piaciuto il capitolo? Spero di sì e che vogliate lasciarmi un piccolo commento a proposito!
Saluti,
Liz

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Capitolo 13
*** Extortion ***






Chapter 12 – Extortion.



 Se da una parte il rapporto con i ragazzi con cui condivideva la casa stava forse migliorando - eccezion fatta per quei pochi individui che ancora le rendevano la vita impossibile -  in classe la situazione non si era smossa di un millimetro.

Paige e Meghan continuavano a passare la ricreazione da sole, scambiando giusto qualche cenno con gli altri compagni.

Forse, l’unico che non facesse niente per nascondere il disprezzo che provava per la ragazza più di Ryan era Tod Rider, il ragazzo che i primi giorni di scuola l’aveva minacciata e trattata male.

Ogni volta che la ragazza si trovava nei suoi paraggi si sentiva incredibilmente inquieta, forse percependo anche a distanza la cattiveria di cui sentiva quel ragazzo fosse capace.

 
La routine che l’accompagnava da ormai un paio di settimane la portò a trovarsi a spazzare l’atrio senza che quasi se ne rendesse conto. Per fortuna lavorare al bar non portava via alla ragazza più di tante energie, essendo lei abituata a lavorare già da un paio di anni.

“I'm waking up, I feel it in my bones
Enough to make my systems blow
Welcome to the new age, to the new age
Welcome to the new age, to the new age
Whoa, oh, oh, oh, oh, whoa, oh, oh, oh, I'm radioactive, radioactive”
 
La suoneria del cellulare la distrasse, portandola a recuperare il telefono dalla tasca della tuta che utilizzava per pulire. Come tutte le volte che “Radioactive” degli Imagine Dragons risuonava, la ragazza non riusciva mai a rispondere subito volendo ascoltare il ritornello che aveva impostato come suoneria.

 “Paige, tesoro! Ho una magnifica notizia!”  Esordì la madre della ragazza, senza darle neanche il tempo di avvicinare il cellulare all’orecchio.

“Ciao mamma, buonasera anche a te” scherzò, tenendo incastrato l’oggetto tra la spalla e l’orecchio e continuando a spazzare.

“Si si, a dopo questi convenevoli! La tua fantastica mamma ha trovato un lavoro!”

“Mamma, è davvero magnifico!” si congratulò la ragazza, contenta che anche i genitori potessero tornare a lavorare e riportare un po’ su la famiglia.

“Assolutamente, una cosa totalmente inaspettata! Non sai poi per CHI, una mega azienda importantissima in città! Ancora non ci credo! Sono in prova per un mese ma sembra proprio che il mio curriculum sia piaciuto proprio a una delle persone del consiglio d’amministrazione, non chiedermi come mi abbiano trovato perché non ne ho idea, probabilmente a forza di mandarli a tutti hanno cominciato a girare in autonomia” scherzò la madre della ragazza, facendo notare quanto quella notizia l’avesse resa incredibilmente felice, soprattutto dopo tutto quello che la famiglia Tolkin aveva passato nei mesi precedenti.

“Mamma, sono davvero felice per te. Vedrai che nonostante si tratti solo di una prova ti prenderanno, sarebbero degli stupidi a lasciarsi sfuggire una persona in gamba come te!” continuò la ragazza, tenendo in viso un sorriso a trentadue denti.

“Ora vado tesoro, ho lasciato a tuo padre e a tuo nonno il compito di far lavare i piccoletti e ti lascio immaginare in che condizioni troverò il bagno. Buona serata angelo mio, qui sentiamo tutti la tua mancanza” terminò la donna, pensando alla meravigliosa figlia che aveva deciso di andare dall’altra parte della città pur di non pesare sulla famiglia.

“Ciao mamma, ti voglio bene”.

“Anche io, tantissimo”.
 

Il mese di punizione stava finalmente per terminare, con grande gioia della ragazza. Piano piano tutti i suoi coinquilini avevano scoperto della punizione e del fatto che fosse nata per aver difeso Louis, notizie che fece ancora più scalpore.

In diverse occasioni, la giovane ragazza si ritrovò i suoi compagni a mangiare alla tavola calda, senza che la infastidissero in alcun modo, forse anche per la presenza di Harry nello stesso luogo.

“Tolkin, posso parlarti?” si palesò Harry davanti a lei, facendole quasi prendere un infarto.

“Certo Styles, dimmi pure” la mora lo fissò, notando quando il riccio sembrasse trovarsi in imbarazzo.

“Cazzo, non ci credo che lo sto facendo ma… avrei bisogno che tu parlassi con Niall”

“Horan?” chiese, pensando a quel biondino che viveva nel suo dormitorio e con cui aveva scambiato si e no due frasi da quando era arrivata. Sapeva fosse un caro amico di Harry, Louis e Liam ma non aveva mai avuto modo di parlarci particolarmente.

“Esatto, hai presente?”

“Certo che ho presente Niall, solo che non capisco di che cosa dovrei parlare con lui” replicò confusa la ragazza.

“Ha avuto un po’ di problemi in famiglia e ha preso una piega che non mi piace ultimamente. Ha saltato un sacco di lezioni e ora si trova nella merda con moltissime materie quindi… mi è venuto in mente che tu hai aiutato Louis con spagnolo e che magari potessi dare una mano anche a lui” terminò, continuando a guardare ovunque tranne che la ragazza.

“Si… non è un problema. Qui ho quasi finito, lo trovo al dormitorio?” parlò la ragazza, non capendo tutta la reticenza del riccio.

“Sì, gli ho detto di aspettarti davanti alla tua stanza”.

“Oh fantastico, anche gli appostamenti” scherzò la ragazza, riprendendo a spazzare per poi chinarsi a raccogliere l’ennesimo volantino volato da non si sa neanche dove sui giochi tra classi che si sarebbero disputati tra qualche giorno.

“Ancora con quell’idea? Ti ho già detto di rassegnarti” parlò Harry, guardando come la ragazza fissava il volantino.

“Sì si l’ho capito, tranquillo”. Terminò, buttando anche quel volantino del secchio che ormai aveva quasi terminato di riempire.

Una volta che Harry se ne fu andato, la ragazza andò al gazebino dove andava riposto tutto il materiale necessario per le pulizie.
 

“Tolkin, è sempre un piacere vederti nel tuo habitat naturale”.

Una voce la fece interrompere, soprattutto perché ormai a quell’ora nessuno girava più per il parco del campus.

Si voltò trovandosi davanti Tod Rider.

“Rider, cosa vuoi?” parlò schiva lei, sentendosi già a disagio solo sotto il suo sguardo.

“Dirti che trovo il karma estremamente divertente” parlò lui, pronunciando una frase che confuse totalmente la castana.

“Di che cosa parli?” domandò lei.

“Hai presente il video che mi hanno fatto i tuoi amichetti in cui io e te discutiamo?” parlò, come se Paige avesse potuto dimenticare quel pomeriggio in cui l’aveva insultata e afferrata malamente per un braccio solo per dimostrare la sua supremazia su una ‘poveraccia’.

“Ricordo bene, quindi? Se lo ricordi anche tu allora dovresti sapere che ti conviene lasciarmi in pace” parlò dura, conscia però di non poter esagerare più di tanto, visto che non sapeva neanche se Zayn tenesse ancora sul suo cellulare il video.

“Bene. Ho visto che ultimamente sei un po’ più sopportata in quel dormitorio frequentato da feccia – e sinceramente non capisco neanche come mai ti abbiano difeso quella volta, visto che allora ti odiavano – però sono qui per dirti che devi trovare il modo di far cancellare quel video, in modo che niente possa più ricattarmi”.

“E perché dovrei farlo?” parlò lei, non trovando il minimo nesso logico nelle parole del ragazzo.

“Ma come, la tua mammina non ti ha dato la bella notizia?”.

La ragazza udì la frase e si sentì raggelare, spaventata da che collegamento ci potesse essere tra Tod Rider e sua madre.

“Di che cosa parli?”

“Non ti ha detto che l’azienda in cui è stata assunta è la Rider Inc., la società dei miei in cui io faccio parte per quanto riguarda il consiglio di amministrazione?”

Se prima poteva definirsi spaventata, in quel momento Paige sentì quasi le forze mancarle mentre ripensava alla conversazione avvenuta proprio quella sera con la madre.

“Rider, cosa vuoi da me?” parlò seria, stringendo forte i lembi della felpa che in quel momento indossava.

“Semplice, farti capire come vanno le cose in questo mondo. Chi ha i soldi – e quindi io – vince, mentre i poveracci come te o tua madre dovete solo rassegnarvi e stare ai nostri comodi. Ma tranquilla, non ho assolutamente intenzione di farla licenziare anzi, finito il mese di prova potrei addirittura mettere una buona parola per un avanzamento di carriera”.

“Quindi vuoi che io cancelli il video che ha Zayn altrimenti la farai pagare a me attraverso mia madre? Sei un mostro!”

“Sicura che ti convenga insultare una persona che ti sta porgendo la possibilità di aiutare la tua famiglia a riprendersi da una disastrosa situazione economica?”

La ragazza si morse il labbro, tentando di tenere per sé tutte le parole che avrebbe voluto vomitare addosso al ragazzo.

“Troverò il modo di cancellare il video, voglio la tua parola che lascerai stare mia madre però”.

“Pensi davvero che mi accontenti di così poco? Domani sera verrò di nuovo qui, tu verrai e mi dirai che il video non esiste più, ti darò altre comunicazioni domani”.

“Altre? Hai intenzione di ricattarmi per altro?” sgranò gli occhi, non avendo la minima idea di che cosa quel ragazzo potesse volere da lei.

“Una volta che quel video non esisterà più, ti farò vedere come si inizierà a giocare per bene, Tolkin. Ventiquattro ore, domani a quest’ora voglio sentirmi dare una buona notizia”. Concluso di parlare, il ragazzo si voltò e se ne andò indossando un sorriso sadico sul viso.

Le gambe di Paige cedettero non appena il ragazzo sparì dalla sua vista.

Raccogliendo tutte le sue cose, si affrettò a tornare al dormitorio, più spaventata che mai.


 
Entrò in casa, salutò con un cenno quelle poche persone che si trovavano ancora in sala comune e si diresse velocemente al piano superiore, verso la sua stanza.

“Tolkin!”

La figura di Niall Horan si palesò davanti alla sua vista già dall’ultimo gradino delle scale, complice anche la chioma bionda del ragazzo.

“Horan, Harry mi aveva detto che volevi parlare… ti dispiace se rimandiamo a domani mattina? Non mi sento molto bene. Sappi comunque che in qualsiasi momento, turni alla tavola calda permettendo, potrai venire da me per quelle ripetizioni, non c’è assolutamente problema. Domani mi spiegherai bene le materie e gli argomenti in cui hai più difficoltà in modo che possa programmare le lezioni e darti al meglio una mano”.

Il biondo, rimasto in silenzio fino a quel momento, annuì lentamente e si diresse verso la sua stanza.

“Niall, posso chiederti una cosa?” parlò, ricordandosi della conversazione avvenuta con Tod “tu condividi la stanza con Zayn giusto? Se per lui non è un problema, potremmo fare lezione anche da te, penso che preferirei che non si sappia di un via vai dalla mia stanza con gli altri nostri coinquilini” si giustificò lei, cercando di trovare il coraggio di programmare quello a cui stava pensando.

“Va benissimo in camera da noi, non devi preoccuparti. Vogliamo vederci domani pomeriggio?” parlò imbarazzato il biondo, sorridendo debolmente e contento che la mora fosse disposta ad aiutarlo per rimettersi in carreggiata.

“Certo, ci vediamo domani dopo le lezioni”.
 



************
Angolo autrice:
Eccoci qui, abbiamo anche introdotto in modo un pò più approfondito la figura di Niall, siete contente?
Ho scritto questi capitoli tempo fa, ma sono dannatamente felice che questo capitolo con la citazione agli Imagine Dragons ci sia stata ora, visto che il 2 Giugno sarò a Firenze per vederli (e non vedo l'ora, li AMO).
Che dire, spero che vogliate lasciarmi una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate!
Saluti,
Liz

 

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Capitolo 14
*** Second Request ***




Chapter 13 – Second Request.


Paige aveva passato tutta la mattinata a pensare a un modo per rubare il cellulare a Zayn e cancellare il video senza che lui lo notasse.

L’idea di parlare direttamente col moro era stata subito eliminata, visto che tutta quella situazione avrebbe potuto portare un sacco di problemi. La ragazza era fermamente decisa a non parlare con nessuno di ciò che era accaduto la sera prima, la posta in gioco era davvero troppo alta.

Durante tutte le lezioni sentì lo sguardo di Rider addosso, sensazione che la fece sentire tremendamente a disagio.

Non riuscì neanche a godersi la pausa pranzo con Meghan, continuando a pensare a come avrebbe fatto quel pomeriggio. Durante la pausa aveva anche avuto modo di accordarsi con Niall, decidendo che subito dopo le lezioni si sarebbero visti nella stanza del biondo e avrebbero deciso come strutturare il tutto.

La campanella dell’ultima ora suonò prima ancora che la ragazza se ne rendesse conto, portandola in modo quasi meccanico a raccattare la sua roba e salutare distrattamente l’amica.

 
Una volta giunta al dormitorio, salì velocemente in stanza per posare la cartella e prese un blocco per gli appunti, pronta ad andare nella stanza del biondo.

Bussò lentamente e attese che qualcuno venisse ad aprirgli. Sgranò gli occhi quando si ritrovò Zayn con indosso solamente un asciugamano legato in vita e un altro con cui si stava frizionando i capelli.

“Scusami, Niall mi aveva detto che dovevi passare ma speravo di finire prima. Lui è andato un attimo giù in cucina, a suo dire ha bisogno di almeno due panini per affrontare questo programma di studio. Non immagino cosa dovrà mangiare quando dovrete iniziare a studiare! Vado in bagno a vestirmi, tu entra e fai come se… beh casa tua è casa tua, fai come se fosse la tua stanza” parlò sorridendo il moro, non accorgendosi minimamente che la castana era ancora rimasta scioccata dalla visuale dei tanti tatuaggi e muscoli che contornavano il petto del moro e che le avevano fatto perdere qualche battito.

Senza dubbio, si era resa conto che Zayn – così come altri ragazzi del dormitorio – possedesse una bellezza veramente fuori dal comune, quello di cui era certa è che mai si sarebbe trovava in una situazione simile, convinzione che quella giornata era andata tranquillamente a farsi benedire.

Cercando di riprendersi dalla vista del ragazzo, la mora realizzò di trovarsi nella stanza da sola.

 Zayn era infatti entrato in bagno, lasciando il cellulare in bella vista su quello che evidentemente era il suo letto.

Capì che mai avrebbe avuto occasione più propizia per fare quello che le era stato ordinato e, seppur con un po’ di reticenza, tornò verso la porta di ingresso.

Si affacciò velocemente per assicurarsi che il biondo non stesse tornando su con le provviste e si tuffò sul cellulare, ringraziando il cielo in almeno dieci lingue che il moro non avesse un codice di sblocco.

Andò velocemente nella galleria e cominciò a scorrere velocemente la cartella dei media, cercando di orientarsi con le date per capire più o meno l’altezza in cui si sarebbe potuto trovare il video.

Una volta trovato il video, lo cancellò velocemente e quasi lanciò il cellulare sul letto quando sentì la porta aprirsi. Si allontanò di corsa e osservò il biondo – che aveva un vassoio con sopra tre panini – quasi col fiatone.

“Ehi Tolkin, tutto bene?” Domandò, avvicinandosi alla scrivania e posando il vassoio “ho preso un panino anche per te”.

“Grazie. Visto che dobbiamo iniziare a studiare insieme, che ne dici di passare al nome? Tolkin mi farebbe un po’ strano” scherzò lei, tentando di cambiare argomento.

“Va bene Paige, come vuoi. E’ solo l’abitudine, visto che Harry ti chiama così nonostante ormai siate amiconi”.

“Io e Styles amiconi? Quale film sarebbe?” scherzò, avvicinandosi al biondo e prendendo il panino “comunque grazie, è stato un bel pensiero. Dunque, direi di finire il panino e iniziare, che ne dici?”

Per fortuna quel giorno la mora non dovette lavorare alla tavola calda, solo Harry aveva il turno.

Passò tutto il pomeriggio con Niall e, una volta che ebbero terminato di parlare di piani scolastici di recupero, si dedicarono anche a qualche chiacchiera generale sulla scuola o sul dormitorio.

Si fece sera prima di quanto la ragazza avesse voluto. Andò giù e preparò qualcosa da mangiare, offrendosi di fare la pasta per tutti quanti. Un semplice sugo e pacchi da un chilo le permettevano di poter dedicare queste piccole attenzioni ai suoi coinquilini senza che questo minasse le sue finanze.

Le sarebbe piaciuto poter cucinare più spesso, purtroppo però cucinare per venti ragazzi affamati - soprattutto se magari si parlava di preparare un secondo - si era dimostrata una spesa molto dispendiosa.

Preparò la pasta e lasciò la ciotola sul bancone della cucina, in modo che chiunque avesse potuto prenderla.

Indossando il giaccone che utilizzava per fare le pulizie – visto che le temperature avevano già da un po’ cominciato ad abbassarsi – si diresse fuori dal dormitorio.

Ogni qualvolta che la ragazza udiva un rumore, si guardava nervosamente intorno aspettandosi di ritrovarsi Tod Rider alle spalle.

Il ragazzo non si palesò però fino alla fine delle pulizie, quando ormai la ragazza si era convinta che le parole del ragazzo fossero solo aria al vento.

“Tolkin, spero tu abbia buone notizie”.

“Era troppo sperare che non ti presentassi, immagino” rispose piccata la giovane donna, decidendo che non avrebbe mai più mostrato il suo lato più debole a un essere come Tod Rider.

“Hai cancellato il video?” domandò lui in risposta, non dando modo alla ragazza di capire se le sue parole l’avessero o no toccato in qualche modo.

“Sì, sono riuscita a cancellare il video”.

“E come faccio ad averne la certezza?” .

“Immagino dovrai fidarti di me, ho preso il cellulare di Zayn e ho cancellato il video questo pomeriggio, posso garantirti che non esiste più. Dimmi ora cosa altro vuoi in modo da poter chiudere tutta questa storia”.

“Vai dritta al punto Tolkin eh? Va bene, voglio che tu e il tuo stupido dormitorio partecipiate alla gara sportiva tra classi”.

“Ok, questo è semplicemente impossibile. Non accetteranno mai!” parlò, ben conscia di quanto stava dicendo.

“Tu sappi solo che se per il giorno della gara il tuo dormitorio non parteciperà, tua mamma perderà il prezioso lavoro che è faticosamente riuscita a trovare.”

“Sei una persona mostruosa! Non puoi giocare con le persone in questo modo! Per favore, qualsiasi altra cosa ma non far licenziare mia mamma, è davvero in gamba nel suo lavoro! La tua azienda potrebbe guadagnare davvero moltissimo grazie a lei!”.

“Quale sarebbe la parte che dovrebbe interessarmi? Comunque va bene, io non toccherò tua madre ma… tu fai in modo che la tua squadra ci sia ai giochi, altrimenti a pagarne le conseguenze sarai direttamente tu. Ovviamente se avrò anche solo il minimo sospetto che i tuoi cari compagni sospettano di me o che tu abbia raccontato quello che ci siamo detti stasera, niente di quello che dirai o farai potrà salvare il posto a tua madre”.

Una volta terminato di parlare – come era già successo la sera precedente – il ragazzo si voltò e andò via, lasciando una sconsolata Paige immobile al centro dello sgabuzzino.

Tornò quasi meccanicamente al dormitorio e senza salutare niente e nessuno si diresse in camera, trovandosi costretta a fermarsi solo nel momento in cui sentì una voce conosciuta chiamarla.

“Styles? Ti serve qualcosa? Sono davvero esausta stasera e vorrei andare a dormire”.

 La forse troppa durezza utilizzata mise in guardia il riccio, che guardò interrogativo la ragazza che non si era mai dimostrata prima di allora così fredda.

“Tolkin tutto bene? E’ successo qualcosa?”.

“No, assolutamente niente. Cosa ti occorre?”.

Seppur indeciso, il ragazzo parlò “Il boss ha chiesto se domani possiamo fermarci più a lungo perché ha due feste di compleanno e prevedere di chiudere la taverna un paio di ore più tardi. Ho già parlato con Louis, ovviamente copre lui il tuo turno a pulire l’atrio. Mi ha chiesto di avvisarti visto che oggi non eri di turno”.

“Va benissimo, allora ci vediamo domani, buonanotte”.

“Notte, Tolkin sei tutta strana” sentenziò lui, alzando le mani in alto come in segno di resa e dirigendosi verso la sua stanza.

Quella notte la ragazza la passò nella disperazione più totale, non avendo la minima idea di cosa Rider potesse volere da lei e quali sarebbero state le conseguenze di un’assenza del suo dormitorio ai giochi sportivi.

Sapeva quanto fosse una manifestazione snobbata dalle classi più grandi, quindi non era riuscita a capire perché quel ragazzo ci tenesse tanto a far partecipare il suo dormitorio a quell’evento.

Tutta la voglia che poteva aver avuto la ragazza di partecipare era stata spazzata via dal pensiero di come convincere i suoi compagni, senza purtroppo trovare un’idea decente.

 
Il giorno seguente, la ragazza si alzò dal letto con la stessa voglia che avrebbe avuto un condannato a morte nell’andare verso il patibolo.

Aveva riflettuto tutta la notte su come avrebbe potuto convincere i compagni a partecipare a quella dannata manifestazione sportiva, non trovando una sola idea decente.

La cosa che più le sembrava avvicinarsi a una buona idea era stata di provare a parlare singolarmente con ognuna delle persone con cui in un modo o nell’altro era riuscita ad entrare in sintonia.

Terminate le lezioni, tornò velocemente al dormitorio e si diresse verso la stanza di Louis.

“Ma ciao carissima, cosa ti porta qui?” gli domandò il castano una volta individuato chi avesse bussato alla sua porta.

“Louis, io e te ormai siamo amici vero?”.

La domanda sorprese non poco il ragazzo, che di contro guardò la mora confuso.

“S-si, certo che siamo amici. Da dove ti viene questa domanda?”.

“Ho bisogno del tuo sostegno, voglio che il dormitorio partecipi alla gara sportiva che ci sarà tra una settimana… le iscrizioni saranno aperte fino all’ultimo quindi ho una settimana di tempo per riuscire a convincere almeno dodici abitanti del dormitorio… se potessi contarti, sommando anche me ne dovrei cercare solo altri dieci”.

“Tolkin, tesoro mio, ti sei forse ammattita? Non troverai mai nessuno che voglia partecipare a quella cosa da primini”.

“Lo so, sto tentando però. Posso contare sul tuo appoggio?”.

“Sì sì, puoi contarci. Ma tu non dovresti andare a lavoro? Ho visto Harry uscire dieci minuti fa”.

“Sì sto andando anche io, volevo solo parlarti. Grazie ancora per sostituirmi stasera, tra cinque giorni sarà finita anche questa punizione maledetta”.

“Tranquilla, mi sembra il minimo”.

La ragazza, dopo aver salutato Louis, tornò nella sua stanza e recuperò velocemente la divisa prima di dirigersi verso l’uscita della casa e successivamente alla locanda.
 



°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Angolo autrice:
Ma buonasera, in orario nel mio ritardo, penso di ufficializzare la data dell'aggiornamento a venerdì, visto che di giovedì non riesco mai ahahahha
Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensate di questo capitolo, se secondo voi ci sono cose che non quadrano oppure comunque se vi piace la piega che sta prendendo!
saluti,
Liz

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Capitolo 15
*** Something as broken ***


                                      



Chapter 14 – Something as broken.



Il turno di quella serata fu devastante per la ragazza. Le due feste di compleanno si erano dimostrate più ingestibili di quanto pensasse e l’orario di chiusura era stato abbondantemente superato.

Harry attese che anche la ragazza terminò di cambiarsi per poi avviarsi con lei verso il dormitorio.

“Styles, cosa ne diresti se per le prossime settimane coprissi tutti i tuoi turni? Ovviamente come cosa nostra, a fine mese comunque avresti il tuo stipendio come se fossi venuto tutto il tempo”.

“Tolkin ho sempre sospettato che tu fossi fuori di testa ma in questi giorni me lo stai solo confermando di più! A parte che sai benissimo che non ho bisogno di soldi, quindi non saprei che farmene di due settimane in più o meno, per quanto mi riguarda potresti prendertele tu. La domanda però è, perché?”

“In cambio vorrei che tu mi appoggiassi nel partecipare alla gara sportiva”.

Il riccio, che stava camminando accanto alla mora, si bloccò bruscamente e la fissò.

“Ancora?!? Non rinunci proprio mai eh? La mia risposta è sempre no! Basta sul serio Tolkin, stai davvero stravolgendo troppo quel dormitorio. Passino alcune cose ma su questo non cederò mai. Se hai già convinto qualcuno fidati che dopo che ci avrò parlato lo farò rinsavire. Chiusa la questione”.

“PER FAVORE!” scoppiò la ragazza, già con gli occhi lucidi.

“Se non parli chiaramente non posso capirti, lo sai vero?” parlò più tranquillo il riccio, guardando come la ragazza sembrasse sinceramente scossa.

“Non posso parlarti chiaramente, perché non puoi semplicemente dimostrare un po’ di solidarietà con una tua compagna? Cosa cazzo ci trovi di così appagante nel fare lo stronzo in qualsiasi situazione?! Cosa ti piace nel pensare che siamo visti come feccia da tutto il campus? Cosa?! E’ un gioco perverso della tua testa per andare contro a tua madre?  I capricci di un ragazzino viziato che non sa manco cosa vuole combinare nella vita?! Dimmi cosa è ch-“

La ragazza si interruppe di colpo, vedendo lo sguardo sempre più scuro del riccio. Indietreggiò di scatto quando lo vide avvicinarsi, spaventata da quello sguardo che mai prima d’ora gli aveva visto addosso.

“Tolkin, hai davvero superato il limite. Se pensi di aver passato dei giorni di inferno i primi tempi vedrai ora come ti ridurrò, pregherai per andartene da questa scuola di figli di papà che tanto disdegni. Non ti farò arrivare neanche al primo quadrimestre, è una promessa. Tornatene da sola” terminò, incamminandosi da solo verso il dormitorio con un’andatura velocissima.

La ragazza a quel punto scoppiò a piangere, non riuscendo a sopportare oltre tutto il peso che aveva ricevuto in quei giorni.

Appena entrata al campus si diresse verso il suo dormitorio, fermandosi però a una cinquantina di metri e appoggiandosi contro un albero, ancora troppo scossa dai singhiozzi e poco pronta ad affrontare i suoi compagni e le eventuali domande, nel caso ce ne fossero state e il riccio non avesse già convinto tutti quanti a fare muso duro contro di lei.

Sapeva quanto quel lavoro servisse alla madre, alla sua famiglia.

Una volta realizzato quello, si alzò da per terra e si diresse verso il dormitorio a cui Tod Rider apparteneva.

Bloccò un primino sulla porta, chiedendogli se poteva entrare e chiedere a Rider di scendere.

“Tolkin, che sorpresa. Cosa ci fai qui?” domandò lui sorridendo beffardo, quasi compiacendosi delle lacrime che la giovane – come si poteva facilmente intuire dalle guance ancora arrossate e dagli occhi rossi e lucidi – aveva appena finito di versare.

“Sono qui per dirti che è inutile che tu mi dia una settimana di tempo, il mio dormitorio non parteciperà mai alla gara quindi… dimmi cosa vuoi da me per lasciar in pace mia madre”.

“Tolkin, sei così noiosa. Quando sei riuscita a cancellare il video nei tempi richiesti ho pensato davvero che mi sarei potuto divertire con te ma a quanto pare sei una delusione…” il sorriso divertito del giovane suggeriva tutto tranne che stese provando noia o dispiacere.

“Rider, dimmi cosa vuoi!”.

“Voglio te, da domani sarai la mia fidanzata. Diremo che mi hai pregato per fidanzarmi con te e io in un estremo atto di carità ho ceduto. Sarai tutta carina con me, riconoscendo però il mio esserti superiore. Dovrai farlo in qualsiasi momento io ti starò nei paraggi – cosa che non temere comunque non succederà spesso al di fuori della classe – e voglio che questa falsa inizi da subito”.

“Non ci crederà mai nessuno, a cosa servirebbe tutto questo?” domandò stralunata la ragazza, non capendo la natura della richiesta del giovane.

“Non mi importa che si scopra o no, mi annoio e ho trovato un passatempo che potrebbe rivelarsi divertente. Ovviamente non ti pagherò nulla, sia mai che tu possa pensare di approfittarti di questa cosa.”.

“Non li voglio i tuoi maledettissimi soldi!”.

“Bene, direi che è ora di tornare nel tuo schifo di casa, tesoro”.

Storcendo il naso, la ragazza strinse i pugni ma non rispose alla provocazione sul suo dormitorio.

Fece per girarsi per andarsene quando si sentì afferrare prepotentemente per un braccio e rigirare verso il biondo, che in meno di pochi secondi posò poco delicatamente le labbra sulle sue in un bacio.

Quando la ragazza provò a staccarsi, troppo scioccata dall’accaduto, il ragazzo aumentò la presa sui suoi polsi e la costrinse a rimanerle vicina.

“Non provare mai più a staccarti se ho voglia di un bacio Tolkin, sei il mio giocattolino non scordarlo se non vuoi che tua madre si ritrovi di nuovo in mezzo alla strada”.

La ragazza si morse il labbro quasi fino a farlo sanguinare, annuendo lentamente.

“Un’altra cosa: Voglio che da domani tratti di merda tutti i tuoi compagni di dormitorio, non ti voglio veder parlare con nessuno, neanche con Meghan. D’ora in avanti dovrai parlare e interagire solo con me, se riterrò che tu non sia troppo imbarazzante forse ti permetterò pure di venire a qualche uscita con i miei amici ma non contarci troppo”.

“Rider, tutto questo quando finirà?” domandò solo, troppo scossa per chiedere altro.

“Quando ne avrò voglia io Tolkin, sei nelle mie mani. Mi sento magnanimo comunque, hai fino all’inizio della gara sportiva per riscattare la mia prima richiesta e metter fine alla nostra storia, altrimenti posso garantirti che mi divertirò un sacco a renderti la vita un inferno”.
 

Il ritorno verso il dormitorio fu terribile per la ragazza, che si ritrovò di nuovo a dover camminare cercando di vedere la strada attraverso la patina di lacrime.

Evitò con lo sguardo i pochi coinquilini che ancora erano alzati e si diresse di corsa in camera, cacciando quasi un urlo nel momento in cui si accorse di non essere sola.

“Louis! Cosa diamine ci fai qui?!” parlò con la voce strozzata, forse sempre più vicina a una crisi di nervi.

“Harry è tornato mezz’ora fa e ha ordinato a tutti di non rivolgerti mai più la parola, cosa diamine hai combinato per farlo arrabbiare così tanto?! Sembrava che avessimo tutti trovato un equilibrio e invece ora stiamo peggio di prima”.

“Abbiamo litigato e gliene ho dette di pesanti, sapevo che non scherzava quando mi ha detto che avrebbe fatto in modo di rendermi la vita impossibile. Vedrai che avrà da ridire anche su questa tua visita, ti conviene andartene prima che ci scopra. Ti voglio bene Louis ma non voglio metterti nei casini, quindi lasciami perdere per un po’ e vedrai che magari la situazione migliorerà…” parlò, neanche lei troppo convinta di quanto stesse dicendo.

Il castano si morse un labbro indeciso su cosa fare.
 
La ragazza attese che il ragazzo uscì prima di far uscire altre lacrime dai suoi occhi.

Sapeva già da allora che sarebbe stata una settimana davvero difficile.

Durante la notte un forte rumore proveniente da fuori la porta la spaventò tanto da farla alzare di corsa dal letto e affacciare nel corridoio.

I ragazzi si stavano sfidando a una partita di pallone, nel bel mezzo del primo piano della casa. Alzando gli occhi, vide Harry fissarla sornione con le braccia incrociate al petto, come a sfidarla a dire qualcosa.

Stringendo forte il pomello della porta della sua stanza, la ragazza la richiuse con uno scatto, pronta a tornare a letto.

La mattina seguente si alzò di pessimo umore, con le grida dei suoi compagni ancora nelle orecchie.

Ricordava bene le minacce della preside: doveva riuscire a far riprendere il dormitorio Nord oppure questi avrebbe chiuso e lei si sarebbe ritrovata senza una casa.

Indossò la divisa, per niente pronta ad affrontare quello che sarebbe successo una volta entrata in aula.

L’aria non era stata così pesante neanche i primi giorni di convivenza, tutti la guardavano con fare indagatore, non immaginando cosa avesse potuto combinare per causare un tale malumore in Harry.

Quando entrò in classe, a malincuore, la ragazza evitò di guardare nella direzione di Meghan e si diresse verso Tod che l’aspettava con un sorriso sornione in volto.

“Buongiorno” tentò di sorridere nel modo più realistico, nonostante sentisse solo un profondo disgusto al pensiero di star vicino a Rider.

“Buongiorno tesoro” senza nessun preavviso, il ragazzo abbassò il viso e la baciò nel mezzo di tutta la classe, facendo scendere immediatamente il silenzio.

All’improvviso, mentre ancora non volava neanche una mosca, un rumore di borsa sbattuta contro il banco fece separare i due, trovando un Harry scocciato che tirava fuori il quaderno dallo zaino.

“Buongiorno ragazzi, sedetevi ai vostri posti”.
 
La ragazza sentì per tutta l’ora lo sguardo interrogativo di Meghan contro la schiena, imponendosi di non girarsi e di non guardare mai dalla parte della ragazza.

“Ehi, cosa succede?” il vibrare del cellulare le anticipò l’arrivo di un messaggio, proprio da parte dell’amica.

“Mi dispiace, ora che mi sono messa con Tod penso che sia meglio smetterla di frequentarci” digitò a fatica, nascondendo subito il cellulare quando si rese conto di avere lo sguardo di Rider addosso.

Era stato più che chiaro: zero contatti con tutti i compagni ad esclusione di lui, ciò voleva dire anche non poter messaggiare con Meghan.
Il trillare l’avvisò che l’amica le stava mandando altri messaggi, a cui però lei non avrebbe risposto.

Quando suonò la campanella della ricreazione la mora fece per avvicinarsi alla ragazza.

“Tolkin, dì a Meghan che deve lasciarti in pace e che non la consideri affatto un’amica” le sussurrò Tod, mettendosi al fianco della ragazza e guardando anche lui Meghan che si stava avvicinando.

Se c’era una cosa che non era cambiato, al contrario del loro rapporto, era il fatto che Meghan non amasse parlare di fronte agli altri compagni.

“Paige… andiamo fuori a pranzare?”.

Paige sgranò gli occhi, non pensando che la ragazza avrebbe avuto il coraggio di parlare anche se c’era Tod vicino.

“Mi dispiace Meghan, come ti ho scritto è meglio chiuderla qui”.

Nel mentre, il resto della classe osservava quello strano scambio di battute tra le uniche due ragazze della classe.

“Ma non capisco, ho fatto forse qualcosa che ti ha infastidito?” il fatto che la ragazza si stesse facendo forza per parlare, dimostrando quanto tenesse a Paige, servì solo a far star peggio la ragazza.

“Semplicemente ho capito quali amicizie voglio coltivare, mi trovo bene con Tod e non penso che io e te possiamo esser simili, lasciami in pace per favore”.

“Sentito? Lascia me e la mia ragazza in pace” si intromise Tod, portando un braccio intorno alle spalle e sorridendo divertito quanto incrociò gli occhi di Meghan, ormai lucidi.

“P-Paige… sei la mia unica amica…”

“Mi dispiace” la voce, che la ragazza tentava di mantenere ferma nonostante sentisse un dolore tremendo, le uscì balbettante e insicura. La presa sulla spalla da parte di

Tod però le fece indurire un po’ lo sguardo, sperando che prima o poi avrebbe potuto spiegare tutto all’amica.
 



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Angolo autrice:
Salve a tutti! 
Lo so, sono un caso perso!
Tra parentesi mi sono resa conto che stavo lavorando su un paio di capitoli dopo questo, quindi era pure pronto da tempo! (Scusatemiii).
Che dire, spero che il capitolo vi piaccia!
saluti,
Liz

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Capitolo 16
*** Louis ***





Chapter 15 – Louis.


Ormai erano un paio di giorni che la ragazza e Tod facevano “coppia fissa”, come erano un paio di giorni che la silenziosa Meghan era tornata ad isolarsi in un angolo della stanza.

Paige tentava in tutti i modi di fingere sorrisi e risate alle pessime battute del suo “fidanzato”, cosa che le sembrava sempre più impossibile da continuare.

La madre la chiamava ormai tutte le sere per informarla sui successi che stava avendo a lavoro, contenta di poter essere finalmente tornata in campo e di poter dare una mano in casa.

La gioia della madre era così forte che la ragazza si aggrappava ad essa con tutte le sue forze, per riuscire ad affrontare quella situazione.

Quella sera aveva lavorato al bar, completamente ignorata da Harry e da tutti i compagni di dormitorio che erano passati.

“Paige, cosa è successo? Ti vedo davvero triste” commentò il capo della ragazza, fissandola.

“Ma niente, solo un po’ di preoccupazioni… a proposito, volevo chiederle se era possibile avere qualche turno in più qui alla tavola calda…”

“Una mano potrebbe servirmi ma tesoro, comincio davvero a preoccuparmi per te. Non è il caso che ti sovraccarichi di lavoro, dovresti pensare a studiare e a goderti un po’ la tua vita da collegiale” sorrise l’uomo, non immaginando neanche lontanamente quanto quelle parole l’avessero ferita, rispecchiando quello che la ragazza avrebbe tanto voluto.

“A proposito cara, sbaglio o qualche giorno fa mi avevi detto che volevi proporre ad Harry di fare un po’ dei suoi turni? Ti ha detto di no vero?” ridacchiò l’uomo per un qualcosa che la ragazza non riuscì a capire.

“Si glielo ho chiesto ma non ha voluto, non capisco come mai ci tenga così tanto… alla fine certo lui non ha bisogno di questo lavoro”.

“Assolutamente no, se volesse potrebbe comprare tutto il locale con me dentro” ridacchiò l’uomo “e quando lo conobbi aveva tutta un’aria così spocchiosa… mi commuove vedere quanto sia cambiato”.

“Ah sì? Che tipo era prima?” chiese lei, fermandosi dallo spazzare per terra e prestando piena attenzione all’uomo.

“Il primo anno del college veniva sempre qui come cliente, infastidiva i miei precedenti camerieri e mi creava davvero un sacco di problemi, tanto che pensai di rivolgermi alla scuola in qualche modo.”

“E poi cosa successe?”.

“Una sera era ormai passato da un pezzo l’orario di chiusura ma lui e i suoi amici non accennavano ad andarsene anzi, continuavano a bere e a ordinare cibo che neanche mangiavano, come a dimostrare che fino a quando pagavano potevano fare quello che volevano”.

“Dio mio, che personaggi tremendi!”.

“Concordo. Quella sera comunque esagerarono troppo col bere e altri quattro ragazzi cominciarono a buttare a terra piatti e bicchieri, a lanciare le sedie da una parte all’altra del locale e uno di loro andò perfino dietro il bancone rompendo non hai idea di quante bottiglie. Li minacciai di chiamare la polizia e la scuola se non se ne fossero andati e subito sparirono, tutti tranne uno. Hai capito di chi parlo, vero?”.

“Harry”.

“Esatto. Nonostante si fosse sempre comportato come un ragazzino viziato, quella notte rimase fino a tardi per aiutarmi a sistemare, sembrava come se si fosse all’improvviso ripreso dalla sbornia. Il giorno dopo si presentò e senza dire nulla prese un grembiule, dicendo che da quel giorno fino alla fine del suo quinto anno avrebbe lavorato per me e che sarebbe stato il miglior dipendente che io abbia mai avuto… ed ha dimostrato di non aver dato solo fiato alla bocca. Da quel giorno si è impegnato moltissimo, non hai idea di quanti piatti facesse cadere i primi tempi, non era assolutamente una persona abituata a lavorare. Si armò di pazienza e continuò a venire tutti i giorni, imparando velocemente tutto il modus operandi nel lavoro”.

“Wow… non avrei mai immaginato che fosse successo tutto questo… deve essere davvero affezionato a questo posto”.

“Ormai penso che Harry mi veda anche come una figura… paterna, se così posso avere l’ardire di definirmi. Mi ha raccontato di aver perso il papà quando era molto piccolo e credo proprio che il mio rimproverarli quella notte abbia fatto scattare qualcosa in lui. Ecco perché non ha voluto far cambio, a lui piace venire qui a lavorare e lo fa con il massimo dell’impegno e dell’entusiasmo”.

“Capisco… è stato davvero bello ascoltare questa storia”.

“A me ha fatto piacere raccontarla, è bello che ci sia ancora qualcuno disposto ad ascoltare un vecchio come me” scherzò l’uomo, sorridendo bonariamente alla ragazza per poi tornare alla cassa dove una coppia era in attesa di poter pagare il conto.

La ragazza tornò a lavorare con uno strano peso all’altezza del cuore, quella storia di Harry l’aveva parecchio colpita.
 
“Dobbiamo parlare”.

La ragazza era appena entrata nella sua stanza quella sera che quasi pensò di avere un infarto nell’udire una voce dentro la sua camera.

“Louis! Dio mio non fare mai più una cosa del genere! Cosa ci fai qui?!”.

“Ascoltami Paige, non so cosa ti prenda ma è ora che tu rinsavisca! Che cosa significa questa storia di Rider? Non lo disprezzavi fino a qualche giorno fa? Ora invece lo ami alla follia e permetti che ti comandi a bacchetta! Hai fatto e fai stare male Meghan e fai stare male te! Sai che nonostante quello che ha detto Harry io ti sarei stato vicino in qualsiasi caso e invece no, mi ignori ogni volta che cerco di parlarti! Ho deciso di prendere in mano la situazione e sono venuto direttamente nella tua stanza. Ora parla”.

“Louis non c’è niente di cui parlare. Harry mi ha bandito e escluso e io già da un po’ trovavo Tod una persona piacevole con cui stare e ci siamo messi insieme, sono state una serie di coincidenze nello stesso periodo ma non c’è niente sotto, niente di cui tu debba preoccuparti e soprattutto niente che ti riguardi! Ora per favore, esci dalla mia camera e fammi dormire”.

Probabilmente una serie di coltellate avrebbero fatto meno male alla ragazza, distrutta da cosa si era trovata costretta a fare e del modo in cui aveva dovuto trattare quello che considerava, anche in quel momento, il suo migliore amico.

“Ok!” esclamò il castano, andando verso la porta e uscendo.

La ragazza sentiva già gli occhi lucidi quando all’improvviso si sentì girare di forza e si ritrovò gli stupendi occhi celesti di Louis fissarla dritto negli occhi.

“Comodo così vero? Me ne vado e tu puoi soffrire da sola”. Concluse, prima di stringere la castana in un abbraccio. “Questo non è il viso di una persona che non ha interesse per me o per quello che dico, questo è il volto di una ragazza distrutta che non sa cosa fare. Paige sei come una sorella ormai per me, posso aiutarti se mi parli”.

“Non puoi! Nessuno può aiutarmi o mia mam-“ si bloccò di colpo sgranando gli occhi, accorgendosi troppo tardi di aver parlato.

“Tua mamma? Che significa?” chiese infatti Louis, confuso.

“Louis ti prego… lascia che risolva questa cosa da sola”.

“Allora lo vedi che qualcosa sotto ci sta? Va bene, non dirmi nulla. Sappi però che non è nel mio stile o in quello di Harry abbandonare le cose, indagheremo e scopriremo che cavolo sta succedendo”.

“Harry?! Cosa centra ora Harry?”.

“Anche lui ha dei sospetti sul tuo comportamento, come li ha anche Meghan che ieri è venuta a parlarmi. Mettiti in testa che ci sono persone che tengono a te e che si preoccupano, non sei da sola”.

La ragazza sentì un grande calore espandersi dal petto a quelle parole, prima di allora era sempre stata troppo concentrata sull’aiutare la sua famiglia e a preoccuparsene per poter avere il tempo di avere dei problemi suoi o delle persone che pensassero a lei.

Il fatto poi che Harry era preoccupato, nonostante la brutta discussione che avevano avuto giorni prima era un’ulteriore fonte di gioia.

“Louis… se vuoi indagare va bene, ma ti prego TI PREGO, non farti vedere con me al di fuori di qui dentro. Hai ragione qualcosa c’è sotto e probabilmente lo scoprirete presto, vi chiedo però di non intromettervi e di lasciarmi fare, si tratta davvero di una cosa importante per me e non posso rischiare che vada in fumo”.

“Non ti capisco proprio Tolkin ma ti voglio bene, quindi rispetterò questa tua scelta. Ammetto che, sempre sotto la sindrome da fratello maggiore che mi è presa nei tuoi confronti, vedere Rider che ti mette la lingua in bocca mi fa salire davvero un nervoso incredibile!”.

La ragazza avrebbe voluto concordare sulla cosa, trovandosi disgustata ogni volta che Tod le chiedeva – anzi no – la obbligava a baciarlo in pubblico per manifestare il fatto che lei era “sua”, come lui amava dire.

Il vibrare del cellulare della ragazza fece separare i due amici, che erano ancora stretti in un abbraccio.

“Tolkin vieni al mio dormitorio che c’è una piccola festicciola. Muoviti”.

“Wow, l’esempio perfetto della galanteria e del romanticismo questo ragazzo. Paige non andare, il dormitorio di Rider sarà meno famoso nel combinare i danni ma non per questo più innocuo. Ricordati sempre che questa era una scuola maschile fino all’anno passato, quei ragazzi facevano venire in segreto delle ragazze proprio per ravvivare la festa. Non sono mai stati beccati dalla preside e sospettiamo abbiano corrotto un signore della sicurezza del campus al tempo, ma una loro festa fece così tanto scalpore che tra noi studenti se ne parlò per secoli. Rider poi era tra quelli più agitati, quando beve non ha il minimo freno… non andarci”.

“Grazie di avermi tranquillizzato, sei un vero amico” ironizzò lei, allontanandosi dal ragazzo e prendendo la borsa dalla scrivania “non succederà nulla, probabilmente vuole solo la sua ragazza come compagnia. Cercherò di inventarmi una scusa per andarmene presto, domani ho lezione e poi lavoro quindi non mi va proprio di far tardi”.

“Fai attenzione” riuscì a dire Louis prima di vedere la porta della stanza chiudersi, dopo l’uscita della ragazza.
 

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Capitolo 17
*** The Party ***






Chapter 16 – The Party.


La ragazza arrivò al dormitorio di Tod quando la festa era evidentemente già iniziata da tempo, vista la mole di persone estranee al campus che riempivano l’abitazione.

“Ed ecco la mia ragazza!” esclamò Tod non appena la vide, agitando vistosamente una bottiglia di birra davanti agli occhi della ragazza.

Prima ancora che Paige se ne potesse accorgere, il ragazzo le aveva già infilato la lingua in bocca e le aveva circondato la vita con un braccio.

“Certo che potevi vestirti un po’ sexy” esclamò a voce troppo alta, visto che qualche suo amico cominciò a ridacchiare e a fissare gli anonimi jeans che indossava.

“Sono venuta appena mi hai scritto, non ho avuto tempo per cambiarmi” rispose a denti stretti, non sopportando quegli sguardi che le stavano facendo la radiografia.

“Posso sopportarlo, alla fine quel che conta è sotto, giusto amico?” fece ghignando con un suo compagno di dormitorio, mandando uno sguardo lussurioso alla poca ma presente scollatura della maglietta che la ragazza indossava.

“Tod, sono venuta ma purtroppo non potrò rimanere a lungo, domani ho lezione molto presto e poi il turno alla locanda, non posso permettermi poche ore di sonno”.

“Certo, quando erano i suoi compagni a farle far tardi però andava tutto bene no? Tod, la tua ragazza è proprio una pessima” sghignazzò sempre lo stesso compagno, evidentemente intenzionato a recare fastidio a Tod e alla sua relazione con la mora.

“Michael, vedo che oggi sei di buon umore. Vuoi forse aggiungere qualcosa sulla mia ragazza? Sono aperto a suggerimenti o a notare comportamenti scorretti da parte sua” commentò, scambiandosi uno sguardo divertito con l’amico “d’altra parte si sa, certa gente viene dalla strada e deve essere addestrata prima di poterla considerare degna della società. Ovviamente, questo non significa assolutamente considerarla alla mia altezza, la mia bambolina è ben consapevole che ho accettato di mettermi con lei solo perché mi ha pregato in ginocchio. Come ben sa, lei per me è solo un giocattolino, giusto tesoro?” chiese lui, puntando gli occhi in quelli della castana e al contempo stringendole il fianco con forza, come a ricordarle che quel che diceva lui era legge e che non doveva esser contraddetto.

“…. E’ vero, sono solo molto fortunata. Sono così felice che tu abbia accettato di stare con me…” digrignò i denti continuando “non potrei sopportare il dolore, se tu decidessi di chiudere con me”.

“Cavolo, la stai addestrando proprio bene Rider!” scoppiò a ridere l’amico, continuando a guardare la mora e decidendo mentalmente quale sarebbe stata la prossima domanda per metterla in difficoltà. “Sentiamo un po’, come è vivere in quel dormitorio pieno di feccia? Capisco che tu possa solo ritrovartici a tuo agio, visto che, ad eccezione del patrimonio familiare, come persone siete sullo stesso piano. Personalmente, ho dei conti in sospeso con qualcuno di loro. Quel bastardo di Horan e la sua famiglia hanno creato parecchi problemi all’azienda della mia famiglia, si credevano i migliori e sono stati schiacciati miseramente. Quel coglione di Niall non si è neanche reso conto che avevo infiltrato una spia nel suo ufficio e che sempre questo mio uomo di fiducia è riuscito a fargli perdere un contratto da milioni e a far cadere tutta la colpa su di lui. Ha cominciato a rimanere a lavoro sempre di più, saltando quasi un mese di scuola. Si vociferava che stesse per essere diseredato e cacciato di casa quando proprio all’ultimo ha ricominciato a studiare, visto che il padre non voleva continuare a dargli lavori e non voleva continuare a pagare un college prestigioso come questo per nulla”.

La ragazza ascoltò tutto massacrando i braccioli del divano su cui era seduta per quanto era infuriata per le parole appena sentite.

“Michael, suvvia, alla nostra Paige non interessano i nostri affari e soprattutto non è in grado di comprenderli, dovresti parlare di cose alla portata della sua intelligenza”.

Parlò Tod, mandando fiamme dagli occhi per imporre a Paige di dimostrarsi più calma e non pronta a saltare alla giugulare dell’amico.

“Avete ragione, purtroppo non sono in grado di capire questi discorsi. Tesoro, posso andare a riempirti il bicchiere? Ormai è praticamente vuoto, ce ne sta meno di metà”.

Chiese angelicamente la ragazza, prendendo il bicchiere di Tod che era riempito ben più della metà.

Passando accanto a quel Michael non resistette alla tentazione e fece finta di inciampare nel grande tappeto che ricopriva l’area tavolini in cui si trovavano. Il liquido rossastro del drink di Tod si riversò tutto sull’immacolata camicia bianca – e sicuramente molto costosa – dell’amico, causandone l’ira.

“Tu brutt-!” urlò questo, guardando la mora e afferrandole il polso con una mano e alzando l’altra, come per darle uno schiaffo.

“Michael lasciala”. Pronunciò gelido Tod, causando lo stupore nel compagno e in primis in Paige, che non immaginava potesse difenderla.

“Amico, perché dovrei? Questa stronzetta l’ha chiaramente fatto di proposito, va punita!”.

“Sono d’accordo, non così però. Non ti ho detto che devo finirla di addomesticare?”. Con un ghigno, il ragazzo afferrò Paige dallo stesso polso che cinque secondi prima stava tenendo l’altro ragazzo e prese un altro bicchiere che si trovava sul tavolino, pieno fino all’orlo. “Ora, da brava. Rovesciatelo addosso e poi chiedi scusa al mio amico” parlò gelido, guardandola come per farle capire che non sarebbe stata accettata nessuna replica.

“C-Cosa?” fece lei, ancora sbigottita dalla presa che stava prendendo la serata.

“Ti ho detto: rovesciati addosso questo drink e poi chiedi scusa a Michael, sottolineando il fatto che non saresti neanche degna di pulirgli le scarpe”.

La mora fece dei respiri profondi e guardò con tutto l’odio che provava Tod, prima di prendere tremante il drink dalle sue mani.

“Inizia con le scuse, pezzente” l’apostrofò Michael, guardandola con uno sguardo di superiorità.

La ragazza prese un profondo respiro e poi si portò il drink sopra la testa, rovesciandoselo addosso e bagnandosi tutti i capelli e le spalle.

“Michael, ti chiedo scusa. Non sono degna neanche di pulirti le scarpe”.

“Oh brava, ora p-“ stava per dire Tod, quando venne interrotto da Paige che evidentemente non aveva terminato di parlare.

“Ma fidati che tu o Tod non siete minimamente degni di pulirle a Niall! Ti sei abbassato a un infimo trucchetto quale corrompere o infiltrare una spia per riuscire a sovrastarlo con un lavoro, mi par di capire però dal tuo astio che tanto la sua famiglia continui a stare sopra la tua vero? Sono contenta di esser povera, così non sono costretta a provare questa roba di così basso livello. Quindi si, io non sarò mai degna di pulirti le scarpe ma tu rimarrai sempre uno scarto di seconda man-“ il suo sproloquio venne interrotto da un sonoro ceffone che risuonò in tutto il salone, facendo girare più di una persona.

Tod l’aveva afferrata e dopo averla fatta girare le aveva dato un manrovescio tale da farla rimanere con il viso girato per qualche secondo, mentre cercava di realizzare cosa fosse appena successo.

“Michael, amico mio, perdonami. Pensavo di averla addestrata un po’ meglio. Evidentemente si è scordata che è in mio potere e che questo genere di comportamenti hanno delle conseguenze”.

Il battito di Paige sembrò fermarsi, mentre constatava la portata dell’errore che aveva appena compiuto.

“Amico, ti sei davvero rammollito se le hai permesso di parlarmi così. Non sei in grado di addestrare un cagnolino randagio come lei?” lo schernì con cattiveria l’amico, con il chiaro intendo di aizzare Tod contro la ragazza.

“Non preoccuparti, riceverà la giusta punizione.” Asserì lui in modo lento ma deciso, guardandola col fuoco negli occhi. Se uno sguardo potesse uccidere, in quel momento Paige avrebbe lasciato questo mondo per mano di Tod.

“Ragazzi! La sentinella dice che la preside sta facendo un giro del campus! Fuori tutti!” urlò un ragazzo in lontananza, distraendo i tre protagonisti di quel teatrino e i due tre spettatori che si erano accorti di ciò che era successo in quell’angolo di divanetti tra Tod, la sua ragazza e Michael.

“Ora vattene e torna in quel posto di merda ma ricorda, non finisce così. Vediamoci domani al posto dove mi hai chiesto di metterci insieme domani alle 23,30”. Parlò sempre gelido, dandole uno spintone per indirizzarla verso la porta. All’ultimo la fermò “Sappi inoltre che se Horan verrà a sapere ciò che hai sentito, non solo tua madre verrà licenziata ma farò anche in modo che succeda un incidente simile a quello accaduto al tuo compagno. Solo che tua mamma non è il figlio del direttore e una bella causa non è esattamente una cosa che potete permettervi”.

Paige in quel momento si ritrovò completamente disorientata, ancora incapace di realizzare tutto quel che era successo.

Tenendosi una mano sulla guancia colpita che ancora le pulsava, tornò silenziosamente verso il suo dormitorio tagliando per le zone verdi e non seguendo il vialetto col percorso, avendo paura di incontrare la preside o in generale degli sguardi.

Calde lacrime avevano cominciato a calarle dal viso, nonostante ancora non capisse se queste erano dettate dal dolore dello schiaffo, dall’umiliazione dell’esser stata costretta a rovesciarsi un drink addosso o dalla paura di ciò che le sarebbe successo l’indomani.

Le parole di Tod l’avevano terrorizzata, tanto è che la ragazza aveva cominciato a tremare e a piangere così tanto che non era più in grado di distinguere con nitidezza le sagome degli alberi o del dormitorio, che cominciava a vedere in lontananza.

Entrò velocemente, notando come alcuni compagni fossero ancora alzati. Qualcuno notò sicuramente i suoi abiti e capelli bagnati ma nessuno disse nulla, anche se era sicura che lo avrebbero riferito a Harry.

Le mancavano pochissimi passi per rifugiarsi nella porta della sua stanza quando una mano l’afferrò per il polso, quello stesso polso che era stato maltrattato tutta la serata.

La ragazza si girò di scatto spaventata chiudendo gli occhi come aspettandosi un colpo, inconsciamente.

Ancora con gli occhi chiusi si sentì trascinare nella sua stanza da quella figura che ancora non aveva il coraggio e la forza di guardare, troppo spaventata che per dar sfogo alla sua rabbia Tod l’avesse seguita fin lì.

Aprì gli occhi ma si rese conto che si trovava nel buio assoluto della sua stanza, non riuscendo ancora a distinguere la persona di fronte a lei.

“Chi sei?” chiese spaventata, notando come la persona di fronte a lei le stesse ancora tenendo il polso ma in una maniera delicata e gentile, completamente opposta al modo in cui l’avevano trattata Michael e Tod.

“Shhh” rispose solo la voce, prima che una carezza leggera e gentile la sfiorasse sulla guancia precedentemente colpita.

Le mani della persona in questione erano lisce e dolci, come se con quella carezza cercassero di lenire la sofferenza di quel colpo ricevuto.

La ragazza capì che il segno era più evidente di quanto pensasse, se lo sconosciuto era stato in grado di vederlo in quei due secoli di luce che aveva avuto a disposizione.

Due labbra sostituirono la mano che la stava precedentemente accarezzando. La morbidezza di quelle labbra la porto a richiudere gli occhi – non che la luce in quel momento le permettesse di vedere molto più con gli occhi aperti – e si lasciò andare a un sospiro di sollievo, percependo forte la sensazione di sicurezza che la vicinanza di quello sconosciuto le stava dando. Le labbra lentamente si spostarono sempre di più verso quelle della ragazza, cosa che non la spaventò neanche per un secondo.

Sentiva di conoscere quella persona, le dava una sensazione di familiarità e sicurezza non indifferente. Quando le labbra dei due giovani si incontrarono, entrambi cercarono sempre di più il contatto con l’altro, portando Paige le mani sulla spalle del ragazzo e il ragazzo le mani attorno ai fianchi della ragazza, per stringerla a lui e approfondire il bacio. Quando la ragazza fece per salire con le mani al viso del ragazzo, le mani di lui la bloccarono, prima che due mani sulle sue spalle la guidassero qualche passo indietro nella stanza e poi la guidarono per girarsi, dando così le spalle alla porta e alla persona che si trovava con lei in quel momento.

Sentì prima le mani sparire dalle sue spalle e poi un breve passo, prima che uno spiraglio di luce inondasse la stanza – la porta era stata aperta velocemente – per poi riportare tutto nel buio.

La ragazza rimase per qualche minuto immobile al centro della stanza, alzando poi una mano per sfiorarsi le labbra in uno stato di trance e confusione.


 
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Angolo autrice:

Buongiorno a tutti!
Approfittando di questa quarantena, sto buttando giù capitoli su capitoli!
Insomma, la situazione tra Paige e Tod sta diventando sempre più insostenibile e la storia in generale sta per arrivare a una conclusione.
Quali sono i vostri pareri sui personaggi?  
Saluti,
Liz

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Capitolo 18
*** Kiss ***





Chapter 17 - Kiss


Il mattino seguente Paige si svegliò con un pesante cerchio alla testa, segno che le lacrime versate la sera prima l’avevano debilitata molto più di quanto pensasse.

Andando in bagno, si scrutò il viso e constatò che avrebbe avuto bisogno del correttore per coprire il livido che si era formato sulla guancia.

All’improvviso anche il ricordo del bacio si presentò prepotente, facendo arrossire la ragazza in modo vistoso.

Una volta sistemata e vestita, scese le scale e uscì dal dormitorio, troppo stanca per rischiare di affrontare discussioni con qualcuno.

“Paige!” la voce di Louis la fece arrestare di scatto.

“Louis, ti ho detto che non possiamo farci vedere insieme, perché mi chiami qui fuori?”

“Lo so ma devo parlarti!”

“Ora non posso, devo andare a lezione. Stasera parleremo” liquidò velocemente lei, allontanandosi dal castano prima che potesse esser vista.

Quando entrò andò verso il banco di Rider, trovandolo però occupato da un altro compagno.

“Cosa pensi di fare? Sono arrabbiato con te, non meriti la mia vicinanza. Mettiti in fondo a un banco vuoto e non far sedere nessuno vicino a te e mi raccomando, rifletti bene sui tuoi errori”. Terminò gelido lui.

La ragazza annuì mestamente e si diresse all’ultimo posto, posando la cartella sulla sedia accanto alla sua per impedire a qualcuno di sedersi, cosa che comunque non era nell’intenzione di nessuno dei suoi compagni di classe.

Mancavano due giorni all’inizio dei giochi tra classi e tutto il suo dormitorio la odiava profondamente, avrebbe dovuto cominciare a entrare a patti con se stessa e a rassegnarsi che Tod le avrebbe rovinato la vita per tutto il resto dell’anno.

Il pensiero le fece scappare una lacrima solitaria, prima che se ne accorgesse e la scacciasse con un gesto di stizza.

“Ciao tesoro mio! Indovina? Mi è stato dato un importante compito qui in azienda! Un affare da cifre da capogiro, almeno per noi. Devo assolutamente fare del mio meglio per mostrare di che pasta sono fatta! Fai gli auguri alla tua mamma preferita? XP”

L’utilizzo delle emoticon, così come il messaggio in generale, trasmetteva una gioia tale che la ragazza trovò davvero troppo da sopportare.

Alzando la mano, Paige attirò l’attenzione del professore per poi chiedere di uscire dalla classe.

Cominciava a sentire sempre di più il fiato corto, non riuscendo a sopportare una tale gioia e sapere che tutto era nelle sue mani.

Avrebbe dovuto cominciare a essere iper servizievole con Tod, se non voleva che….

Ad un tratto la ragazza, che nel mentre si era messa a camminare nel corridoio, si bloccò di colpo e tornò a leggere il messaggio.

Mi è stato dato un importante compito qui in azienda! Un affare da cifre da capogiro, almeno per noi. Devo assolutamente fare del mio meglio per mostrare di che pasta sono fatta! Fai gli auguri alla tua mamma preferita?

Un altro flashback, risalente alla sera prima, la fece iniziare a tremare.

“Quel bastardo di Horan e la sua famiglia hanno creato parecchi problemi all’azienda della mia famiglia, si credevano i migliori e sono stati schiacciati miseramente. Quel coglione di Niall non si è neanche reso conto che avevo infiltrato una spia nel suo ufficio e che sempre questo mio uomo di fiducia è riuscito a fargli perdere un contratto da milioni e a far cadere tutta la colpa su di lui.”

Le parole di Michael furono subito seguite da quelle con cui Tod l’aveva lasciata andare.

“Sappi inoltre che se Horan verrà a sapere ciò che hai sentito, non solo tua madre verrà licenziata ma farò anche in modo che succeda un incidente simile a quello accaduto al tuo compagno. Solo che tua mamma non è il figlio del direttore e una bella causa non è esattamente una cosa che potete permettervi”.

La ragazza realizzò che il nuovo incarico della madre era sicuramente opera di Tod, un ulteriore modo per aumentare la stretta che aveva su di lei e soffocarla sempre di più.

In concomitanza a una stretta figurativa, la ragazza cominciò a sentirsi soffocare per davvero, riuscendo a tenere dentro i suoi polmoni sempre meno aria.

Chiuse gli occhi e si lasciò scivolare a terra, cercando in qualche modo di regolamentare il respiro e calmarsi prima che l’attacco di panico la cogliesse in pieno e non le lasciasse il modo di riprendersi.

“Shhhh”

All’improvviso la stessa mano che ieri l’aveva presa per il polso l’afferrò di nuovo e la fece alzare, cominciando a trascinarla per il corridoio.

La ragazza questa volta aprì gli occhi riconoscendo subito la chioma riccia di Harry, prima che il ragazzo entrasse in uno sgabuzzino buio e chiudesse la porta dietro di loro.

Di nuovo il buio la fece padrone in quella situazione irreale, con l’unica differenza che ora sapeva bene chi era la persona al suo fianco.

Si chiese anche come avesse fatto la sera prima a non riconoscerlo, aveva lavorato al suo fianco per così tanto che il suo profumo era inconfondibile per lei.

Probabilmente, si diede come spiegazione la ragazza, solo la sua parte razionale  - ma spaventata – ieri sera non l’aveva riconosciuto, mentre inconsciamente il suo corpo sapeva bene a chi appartenevano quelle mani che l’avevano accarezzata e quelle labbra che si era ritrovata spesso a osservare e che ieri sera l’avevano baciata.

“Ascoltami Paige, non capisco cosa ti porti a fare tutto quello che stai facendo ma ti assicuro che mi manca davvero poco per scoprirlo, quindi abbi un altro po’ di pazienza oppure parla e permettimi di aiutarti”.

“Non posso parlartene Harry, non sono io a rischiare tanto e non posso permettermi di commettere errori. Per favore, non possiamo farci trovare qui in una situazione del genere”

“Da chi non possiamo? Dal tuo ragazzo? Non ce la faccio più a vedere come ti tratta”. Il ragazzo prese lentamente ad avvicinarsi a lei “sto ancora sperando di aver visto male ieri sera, perché se pensassi davvero che è arrivato a toccarti niente mi potrebbe fermare dal tornare in classe ad ammazzarlo e poi… non sopporto che lui possa baciarti”.

Terminò il riccio, prima di abbassare il viso su quello della castana e catturandola in un bacio intenso, molto più passionale di quello che si erano scambiati la sera prima.

La ragazza questa volta non si trattenne e infilò le mani tra i ricci indomabili di Harry, tirandoli leggermente e afferrandoli per rendere il bacio ancora più intenso, facendo uscire un lieve gemito gutturale dalla gola di Harry che di contro la strinse ancora di più al suo corpo.

“Non sopporto che lui possa baciarti perché vorrei esser io l’unico a farlo Tolkin, è questa la verità. Non ti ho sopportata per così tanto tempo che è stato impossibile per me rendermi conto di quando sei passata dall’essere una persona che volevo mandar via… a una persona che volevo vicino a me. Sarà stata la prima volta che hai difeso il nostro dormitorio, sarà stato quando ti sono venuto a prendere dopo che quel coglione di Ryan ti aveva illusa e ho provato un senso di protezione, sarà stato quando ho visto il tuo buon cuore nel voler difendere Louis nonostante lui ti avesse incastrato di proposito e poi, non contenta, l’hai anche aiutato con i compiti e hai svolto un compito che toccava a lui per un mese intero. Sarà stato quando hai cucinato per tutti noi nonostante le tue possibilità economiche basse, quando nonostante quello che sentivi che ti dicevamo continuavi a sistemare le aree comuni e a tenere pulito il dormitorio, quando piano piano a chi più e a chi meno, sei entrata nel cuore. Sei entrata nel mio di cuore, Tolkin. Dio solo sa quanto vorrei che non fosse successo ma è così, quando abbiamo dormito insieme quella notte, che ti sei stretta a me così desiderosa di protezione e contatto ho capito che io e te siamo molto più simili di quanto pensiamo, entrambi bisognosi di quella persona vicino a noi. Ti ho odiata quando cercavi di coinvolgere il dormitorio in quei giochi, soprattutto perché più che accettare che tu stessi scombussolando tutto il dormitorio nord e i ragazzi, tu stavi scombussolando me. Ed era una cosa che non riuscivo ad accettare”.

La ragazza già a metà discorso aveva iniziato a piangere – cosa non rara in quegli ultimi periodi – ma di pura felicità. Era la prima volta che un ragazzo le diceva delle cose simili e sentirle l’aveva fatta commuovere.

Il vibrare del cellulare la distrasse, facendole prendere il cellulare e sussultare.

“Tolkin dove cazzo sei?! E soprattutto, perché Styles è uscito due minuti dopo di te e anche lui ancora non è tornato? Non farmi incazzare ancora di più, non è proprio il caso”.

“Devo andare” disse la ragazza, non cogliendo il lampo di delusione che era passato negli occhi di Harry.

“Sul serio? Non dici nulla?”

La ragazza alzò lo sguardo, cercando nel semi buio gli occhi verde smeraldo del riccio.

“Harry… quando questa mia storia con Tod sarà finita sarò contenta di risponderti, ora però devo davvero scappare” concluse di fretta la ragazza, prima di aprire la porta dello sgabuzzino e scappar fuori.

Il riccio appoggiò la testa al muro lì vicino prima di fare dei bei respironi, per poi avviarsi anche lui verso la classe.

Il resto delle lezioni furono semplicemente un’agonia. Durante la ricreazione Tod era venuto verso di lei e dopo averla sgarbatamente fatta alzare l’aveva baciata, forzandola ad approfondire il bacio spingendole la lingua di forza tra le labbra. Una volta staccati, Paige guardò istintivamente in direzione di Harry, che li guardava con i pugni chiusi e rigidi lungo i lati del corpo.

La ragazza tornò a sedersi accanto al suo fidanzato, seguendo le lezioni e cercando di non pensare a quale ragazzo avrebbe voluto avere accanto a lei.
 

Quando l’ultima campanella suonò segnando la fine delle lezioni, la ragazza si alzò pronta per scappare a lavoro e evadere da quella stanza.

Una mano la fermò. Purtroppo riconobbe subito la presa poco gentile e rude.

“Ricorda, stasera alle 23,30 al posto dove ti sei dichiarata” commentò con un sorriso gelido, che fece venire la pelle d’oca alla ragazza.
 



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Angolo autrice:

Buonasera! Eccoci qui con un altro capitolo, vi comunico che mancano tre (epilogo compreso) capitoli alla fin di qusta storia, proprio in questi giorni sto sistemando gli ultimi dettagli e mi avvio a concluderla.
Spero ch vorret

 

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Capitolo 19
*** Paradise and Hell ***




Chapter 18 – Hell and Paradise

La ragazza andò a lavoro sentendo un peso allo stomaco, non sapeva proprio cosa aspettarsi da quella serata.

Harry non era di turno quel giorno, quindi non poté neanche contare sull’effetto del riccio per potersi calmare.

Le parole che le aveva detto in quello sgabuzzino l’avevano scioccata e lusingata in maniera incredibile. Si era resa conto di provare un interesse per il riccio ma mai avrebbe pensato che questo sentimento fosse ricambiato, soprattutto non con quelle parole.

La fine del turno arrivò molto prima di quanto pensasse, portandola a prendere le sue cose e a tornare al campus. Il cuore le batteva nel petto come un tamburo, meno ore mancavano all’incontro con Rider e più l’ansia in lei cresceva a dismisura.

Sapeva che non sarebbe stata in grado di reggere quella situazione ancora a lungo ma allo stesso tempo non riusciva a pensare a un metodo efficace per potersi districare dalla presa che Tod aveva stretto su lei e sulla sua famiglia.

“Buonasera Paige” le disse cortese Liam, con cui la ragazza si incrociò una volta rientrata al dormitorio.

“Ciao Liam” parlò, guardandosi allo stesso tempo intorno.

“Tranquilla, Harry non può dirmi nulla se voglio parlarti, può convincere gli altri ma di certo non me. Anche Niall ti voleva parlare, penso che senta la nostalgia della sua insegnante preferita”.

Un timido sorriso si fece strada nel viso della ragazza, che guardando per la sala comune riconobbe Niall e Zayn seduti a un tavolo. Dallo sguardo concentrato del moro e quello disperato del biondo, la ragazza immaginò che Zayn avesse tentato di prendere il suo posto ma, a giudicare dalle espressioni di Niall, con risultati peggiori dei suoi. Sentendosi forse osservati, entrambi i ragazzi alzarono lo sguardo. Zayn le fece un breve sorriso e un gesto col capo, mentre Niall alzò proprio il braccio per sventolarlo nella sua direzione.

Sorridendo, dopo aver ricambiato il saluto si congedò anche da Liam e si diresse verso la sua stanza, al piano superiore.
 

“Paige!”

“Louis! Possibile che tu non riesca mai ad aspettarmi nella tua stanza e a bussare come un normale cristiano? Prima o poi mi causerai un infarto!” scherzò la ragazza, portandosi una mano sul cuore.

Subito dopo esser entrata nella sua stanza, era stata investita dalla foga del castano, che la fissava cercando di trovare qualcosa.

Istintivamente Paige si portò una mano sulla guancia colpita la sera prima, cercando però di riposarla subito e di non far notare nulla al castano, visto che aveva controllato prima di uscire dalla tavola calda che il trucco fosse stato applicato correttamente.

Louis assottigliò lo sguardo, per poi prenderla per mano e portarla in bagno. Senza dire nulla prese un asciugamano e lo portò sotto il getto caldo del rubinetto.

“Cosa stai facendo?” chiese, nonostante avesse benissimo capito cosa l’amico stesse facendo.

“Non me la racconti giusta. Vieni qui e fammi vedere che sbaglio, lo sto sperando con tutto me stesso”. Disse solo, prima di tamponare piano la guancia della castana scoprendo una chiazza più scura sotto lo stato di trucco “Io lo ammazzo”.

“Louis calmati! La sto risolvendo… stai tranquillo”.

“Tranquillo Paige?! Sai di cosa mi pento? Di averti dato retta ieri quando mi hai chiesto di non intromettermi! Non ti posso e non voglio assolutamente lasciarti sola ad affrontare quel pazzo psicopatico! Non lascerò ch-“

All’improvviso il castano si bloccò, stupito dal gesto della ragazza.

Paige infatti si era letteralmente tuffata tra le braccia del castano, stringendosi a lui.

“Grazie Louis, grazie per essere un amico così fantastico… sei il mio migliore amico e ti voglio tanto bene”.

Si staccò lentamente, guardandolo negli occhi.

“Ti prometto che presto tutto questo finirà. Grazie per non avermi abbandonato”.

“Nessuno lo ha fatto Paige, il dormitorio ormai non sarebbe lo stesso senza di te”.

La castana quasi si commosse, tornando ad abbracciare l’amico.

 
Quando Louis se ne andò, la ragazza guardò l’orologio che segnava le 23.00.

Pensando al “luogo dove si era dichiarata”, la ragazza capì subito che si riferiva al cortile che puliva sempre, dove per la prima volta Tod l’aveva ricattata con la storia di sua madre.

Per un attimo, pensò anche di chiedere una mano ai ragazzi, frenando quell’impulso pensando a sua madre.

Quando arrivò l’ora concordata, uscì silenziosamente dalla stanza e tentò di passare quanto più inosservata possibile, avendo paura che Louis o Harry potessero impedirle di andare da Tod.

 
“Tolkin, sei in ritardo. Come osi farmi attendere?” pronunciò Tod con disprezzo.

Ormai Paige non prestava neanche attenzione agli insulti che il ragazzo le riservava, troppo spaventata dalla prossima mossa che avrebbe fatto.

“Eccomi Rider, scusami per il ritardo ma ho dovuto fare tutto di nascosto”.

“Perché di nascosto? Qualcuno sospetta qualcosa? Parla Tolkin.” Esclamò lui, avvicinandosi minaccioso alla ragazza.


“Qualcuno inizia a sospettare, come d’altra parte è normale! MI hai sempre e solo insultata e da un giorno all’altro dovrei essere innamorata perdutamente di te? Andiamo, la finta è per gli altri, non per noi. Non potresti mai interessarmi”. Sapeva di aver rischiato, ma quelle parole le teneva dentro da così tanto tempo che non era riuscita a trattenersi.

“Ah si? E sentiamo, perché mai?” nel mentre che parlava, il ragazzo cominciò ad avvicinarsi a lei, portandola di conseguenza ad indietreggiare fino al piccolo gabbiotto porta attrezzi dove si trovavano tutti gli strumenti che aveva usato un mese intero per pulire il giardino.

“Perché sei un essere mostruoso, ecco perché! Mi hai offesa dal primo giorno in questo dormitorio, mi hai cercato di comprare dopo pochi giorni, mi hai continuato a insultare e hai assunto mia madre alla tua agenzia solo per potermi ricattare! Mi hai fatto cancellare il video che Zayn aveva sul cellulare per poter fare i tuoi porci comodi ma la verità è che se ne avessi la possibilità ti avrei già denunciato! Denunciato per tutte le volte che mi hai baciato contro la mia volontà! Denunciato per lo schiaffo che mi hai dato ieri e per tutto quello che mi stai facendo passare! Purtroppo non posso, visto che stai usando la carta di mia madre contro di me! Sai cosa? Sono sicura che lei preferirebbe perdere il lavoro pur di non sapermi in questa situazione! Quindi ti dico di lasciarmi in pace, da stasera hai perso-“

La ragazza si bloccò, visto che Tod l’aveva afferrata per un polso e sbattuta contro la piccola casetta contenente gli attrezzi.

“Tolkin, sei proprio una stupida. Credi che tua madre possa decidere di andarsene? Oh no, ricordi il lavoro importante che le è stato assegnato? Mi basta un comando e andrà tutto a rotoli. A quel punto di chi sarà la colpa? Sua. La mia azienda le farà causa per gli enormi danni creati e sai benissimo che non potete permettervi uno straccio di avvocato decente, al contrario nostro. La rovinerò, è la mia parola. Quando ti chiamerà in lacrime riuscirai a consolarla? Riuscirai a guardarti allo specchio senza farti schifo sapendo che la causa del fallimento completo della tua famiglia sei tu? Perché fidati, se prima non riuscivate a tirare avanti, dopo una causa del genere dovrete impegnarvi anche le mutande”.

“R-Rider mi stai facendo male, l-lasciami” parlò spaventata lei tra le lacrime. Aveva iniziato a tremare e guardava il ragazzo davanti a lei per la prima volta in tutta la sua cattiveria.

“Forse lo schiaffo di ieri non ti è bastato” parlò lento lui, stringendo ancora di più la presa sul polso con cui la teneva ancora imprigionata “ma alla fine non è l’unico modo per educare quelle come te”.

Pronunciò quel “come te” in un modo che fece venire la pelle d’oca alla ragazza, che ormai non sapeva più che cosa aspettarsi.

“Una cosa giusta però l’hai detta, è difficile per le persone all’esterno crederti innamorata di me se ogni volta sono io a prenderti per baciarti. Che ne dici quindi di portare la nostra relazione su un altro piano, tesoro?” nonostante l’appellativo dolce, il tono e lo sguardo di Tod indicavano tutto tranne che qualcosa di dolce o positivo.

“C-cosa vuoi fare?” parlò spaventata lei, sentendo nuovamente le lacrime pronte a uscire.

“Educarti, come si fa con le cagne come te” velocemente, portò una mano sopra il seno della ragazza e tirò la scollatura della camicetta, facendo saltare un paio di bottoni e scoprendo il reggiseno della ragazza che prima tirò un urlo e poi tentò di coprirsi con l’altra mano.

“Lasciami! Lasciami ho detto!” continuò a urlare, mentre il ragazzo le aveva spinto una gamba tra le sue e si spalmava sempre più sul suo corpo.

“Rider lasciami o comincio a urlare come una matta!”

“Oh urlerai ma non per chiedere aiuto Tolkin. Ti distruggerò e poi vedremo se ancora avrai voglia di lamentarti. Pensa a tua madre, vuoi davvero mandare in rovina tutta la tua famiglia?”

Quelle parole, l’ennesima minaccia ricevuta quella sera, la fecero bloccare completamente. Solo le lacrime continuavano a scendere inesorabili.

Il castano infilò una mano sotto la camicetta di Paig e la ragazza chiuse gli occhi, non sapendo più cosa fare per potersi togliere il peso del ragazzo da dosso.


All’improvviso, il peso sparì completamente e la ragazza aprì gli occhi.

Harry, sbucato da non si sa dove, aveva staccato Tod da dosso alla ragazza e ora si trovava a cavalcioni per terra sopra il ragazzo e lo stava ripetutamente colpendo al viso con una scarica di cazzotti.

“COME TI SEI PERMESSO DI TOCCARLA?! IO TI AMMAZZO, GIURO CHE NESSUNO POTRA’ FERMARMI DAL FARTI SALTARE TUTTI I CAZZO DI DENTI”. Harry era completamente trasformato, sembrava un predatore pronto a uccidere la propria preda.

“Paige!” Si sentì Louis urlare, prima che la ragazza cascasse a terra, svenuta.



 
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 Angolo autrice!
Eccoci qui, mancano ufficialmente due capitoli alla fine della storia!
Il nostro Tod uscirà finalmente di scena e per la nostra protagonista ci sarà un pò di pace!

 

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Capitolo 20
*** The End ***




Chapter 19 – The End


“Paige!” Harry si staccò da Tod Rider e corse dalla ragazza, prendendola tra le braccia.

“Liam, Zayn e Niall, voi occupatevi di quel verme e portatelo da mia madre. Louis, vieni con me in infermeria”.

Liam, per fortuna, aveva notato Paige allontanarsi furtivamente dal dormitorio e lo aveva riferito a Louis, che di conseguenza era corso ad avvertire Harry che in quel momento si trovava in stanza con Zayn e Niall.

Tutti i ragazzi si erano quindi messi alla ricerca della ragazza, prima andando direttamente al dormitorio di Rider e poi iniziando a cercarla per tutto il campus, quando a un tratto Zayn aveva sentito per primo uno strillo di Paige e aveva indicato agli altri la direzione da cui proveniva.

Appena arrivarono, la scena che si trovarono davanti fu così d’impatto che Harry senza neanche ragionare si buttò su Rider, che di contro cadde a terra e cominciò a prendersi un quantitativo immenso di pugni, fermato solo dallo svenimento della castana.

Quando Harry la prese in braccio e si allontanò insieme a Louis, i tre ragazzi rimasero a guardare con ira il ragazzo ancora steso a terra, provato dalle percosse ricevute.

“Non che ne avrai mai più l’occasione ma tocca di nuovo quella ragazza e quello che ti ha combinato Harry ti sembreranno carezze, stronzo”. Esordì Zayn, prima di dare un calcio nello stomaco a Tod, che si piegò su se stesso e iniziò a tossire, avendo paura che ora sarebbe arrivato il secondo turno.
Niall e Liam gli si avvicinarono e lo bloccarono prendendogli un braccio a testa, cominciando a trascinarlo verso l’ala della scuola dedicata ai docenti, pronti a svegliare la preside.

Zayn si stava avviando per seguirli, quando notò un piccolo rettangolo grigio per terra. Dall’aspetto, il ragazzo intuì che si trattasse di un registratore.

Con sua enorme sorpresa, vide che era ancora attivo.

Terminò la registrazione e poi cliccò sul pulsante indietro, per capire cosa era stato registrato.

“Mi hai fatto cancellare il video che Zayn aveva sul cellulare per poter fare i tuoi porci comodi ma la verità è che se ne avessi la possibilità ti avrei già denunciato! Denunciato per tutte le volte che mi hai baciato contro la mia volontà! Denunciato per lo schiaffo che mi hai dato ieri e per tutto quello che mi stai facendo passare!”

Decise di mandare un po’ avanti la registrazione, riconoscendo questa volta la voce di Rider.

“Credi che tua madre possa decidere di andarsene? Oh no, ricordi il lavoro importante che le è stato assegnato? Mi basta un comando e andrà tutto a rotoli. A quel punto di chi sarà la colpa? Sua. La mia azienda le farà causa per gli enormi danni creati e sai benissimo che non potete permettervi uno straccio di avvocato decente, al contrario nostro.”

Impugnando più forte il piccolo aggeggio elettronico, si incamminò insieme agli altri.
 


Nel frattempo, l’infermiera del turno di notte si era trovata qualcuno alla porta.

Di norma, la sera era un turno piuttosto tranquillo, capitava raramente che degli studenti andassero da lei.

“Buon Dio, cosa le è successo?” Esclamò, facendo passare i due ragazzi e guardando la ragazza venir adagiata delicatamente sul lettino “ma soprattutto chi è? Una fidanzata di voi due? Cosa ci fa al campus a quest’ora una ragazza?”

“Si chiama Paige Tolkin, è l’unica ragazza del campus ad alloggiare in un dormitorio interno, appartiene al dormitorio nord. L’abbiamo soccorsa mentre stava subendo un’aggressione dal… suo fidanzato, Tod Rider, anche lui appartenente a un altro dormitorio del campus. Dei nostri compagni lo stanno portando dalla preside per fargli affrontare le conseguenze di quello che ha fatto, come vede la stava per… molestare sessualmente”. Spiegò Harry a fatica, continuando a guardare la ragazza addormentata nel letto.

“Oh cielo, povera ragazza. Aspettate qui con lei, vado a prendere una bacinella con dell’acqua e dei tranquillanti per quando si sveglierà, sarà terrorizzata”. L’infermiera uscì dalla stanza, lasciando tutto nel silenzio più tombale.

“Harry…” provò a dire Louis, guardando come l’amico fosse tutto un fascio di nervi.

“Dannazione!” esclamò a bassa voce, dando un pugno al muro lì vicino “non doveva arrivare a tanto, dovevo intervenire prima! Stupido io a non aver fatto qualcosa, dovevo proteggerla!”

“Tutti noi dovevamo proteggerla. Un campus maschile può essere un territorio spiacevole per una ragazza, soprattutto se ci si ritrova ad affrontare quello che ha affrontato lei. Con noi, con Ryan, con Rider, con il coach addirittura, tranne Meghan non ha mai avuto un volto amico fin dall’inizio. Eppure, è riuscita a far cambiare idea a quasi tutti noi. Adoro questa marmocchietta, è diventata come una sorella minore. Niall sembra aver trovato la vocazione per lo studio grazie a lei  e tu amico, da quando c’è lei hai tirato fuori tutto te stesso, le parti negative e le parti positive. Ha cambiato tutti noi”.

I due ragazzi notarono all’improvviso un movimento nel letto di Paige, segno che si stava riprendendo.

“Finalmente bella addormentata, finito di schiacciare un pisolino?” le si avvicinò Louis, accarezzandole piano i capelli.

“D-dove sono? Cosa è successo? Ricordo solo che ero… Tod!” esclamò terrorizzata, ricordando d’un tratto tutto ciò che era successo.

“Non ti devi preoccupare di lui,  ci ho pensato io e ora dovrebbe starci pensando mia madre”. Parlò gelido Harry, cercando di addolcire la voce nonostante la rabbia per tentare di tranquillizzare la castana.

Si alzò lentamente, poggiando la schiena contro il poggiatesta del letto e guardò interrogativa i due ragazzi quando entrambi distolsero lo sguardo.

“Ma cosa…” abbassò lo sguardo e si accorse che la camicetta strappata lasciava in piena vista i seni coperti dal reggiseno. Imbarazzata, si portò il lenzuolo del letto fin sotto il mento.

“Tieni” Harry le porse la sua felpa, continuando a non guardarla per rispetto.

“Grazie Harry” sorrise lei, pur non nascondendo una certa dose di imbarazzo. All’improvviso la faccia si fece spaventata e a tentoni cercò all’interno delle tasche dei suoi jeans una cosa, evidentemente non trovandola.

“No no no! Avevo un registratore con me, lo avete visto? Vi prego ditemi che lo avete voi!”

“Un registratore?” chiese Louis “noi ti abbiamo presa appena sei svenuta e ti abbiamo portata qua, posso provare a sentire gli altri però” si allontanò, prendendo il proprio cellulare e uscendo dalla stanza.

Di nuovo, a distanza di pochi minuti, nella camera calò il silenzio più assoluto.

“Harry… grazie per avermi salvato. Se non fossi arrivato il tempo io…” gli occhi di Paige si riempirono nuovamente di lacrime.

Il riccio le si avvicinò e lentamente, come per chiederle un muto consenso, si sedette sul letto e si chinò per abbracciarla. L’ultima cosa che voleva era spaventarla, dopo tutto quello che aveva passato.

“Sei stata una scema a non chiedermi aiuto e uno scemo io a non ricollegare tutti i pezzi. Quando hai fatto quell’improponibile dichiarazione a Rider in classe sono rimasto scioccato, il giorno dopo ho chiesto a Zayn il video che avevamo fatto la prima volta che ti si era avvicinato ma ha detto che non lo trovava più. Lo hai eliminato tu, vero? Perché Paige, con cosa ti teneva in pugno?” le chiese dolcemente lui, cercando di farla aprire.

“Quel porco ti ricattava usando tua mamma che lavora nella sua azienda, non è vero?” la voce di Louis si palesò nuovamente nella stanza. “Ho appena parlato con Zayn. A quanto pare ha trovato lui il registratore di cui parlavi e lo hanno fatto subito sentire alla preside. Rider è stato espulso dalla scuola con effetto immediato e domani verranno convocati i genitori. La preside aspetta anche te domani, quando te la sentirai, per quanto riguarda il coinvolgimento della autorità per quello che ti ha fatto”.

Nel mentre che parlava, Louis si era andato a sedere sulla parte opposta del letto occupata da Harry e aveva preso una mano di Paige tra le sue.

“Non dovrai affrontare più tutto questo da sola, ci siamo noi due con te come ci sono anche Liam, Niall, Zayn e Meghan, che a proposito dovrebbe chiamar-“

Neanche il tempo di finire la frase che il telefono della castana iniziò a squillare.

“Paige!” una voce esordì dall’altro capo del telefono, in lacrime “ti prego non farmi più spaventare in questo modo. Sei l’unica amica che ho, ti voglio un bene dell’anima e non sopporterei di perderti”.

Stupida dalla parlantina insolitamente loquace dell’amica, lanciò uno sguardo confuso a Louis.

“Meghan è stata la prima a capire che qualcosa non andasse, è stata lei a convincermi a indagare. Così sono andato da Harry e ho scoperto che anche lui aveva i suoi sospetti e che lui aveva attivato addirittura la squadra di agenzia investigativa della famiglia per capirci qualcosa”.

“Un’agenzia investigativa privata?” chiese sorpresa la castana.

“Sì ma purtroppo Rider sa nascondere bene i suoi segreti, soprattutto perché penso che neanche la sua famiglia o l’azienda sapesse quello che aveva in mente”.

“Oh cara, ti sei ripresa. Forza, fuori tutti che devo visitarla e poi ci sarà bisogno di riposo assoluto”. L’infermiera tornò con tutto il necessario per prendersi cura della ragazza.

“Domani passo a trovarti, buonanotte Paige” le disse l’amica, prima di chiudere la chiamata. Anche Harry e Louis vennero fatti uscire subito.

L’infermiera le disinfettò dei piccoli taglietti che si era procurata quando era caduta svenuta a terra e le mise un unguento per i lividi sul polso e sulla guancia.

 

Quando la mattina dopo la ragazza aprì gli occhi, fu sorpresa di trovare la preside seduta accanto al letto.

“Signorina Tolkin, mi dispiace moltissimo disturbarla ma ho qui fuori i genitori del signor Rider che vorrebbero parlarle. Se non se la sente provvederò a dirgli di tornare un altro giorno, non si faccia problemi”.

“N-no, va bene, posso parlarci li può far entrare” disse lei, non capendo il motivo della visita.

La preside annuì e si alzò, lasciando la stanza e permettendo ai coniugi Rider di entrare in stanza.

“Salve signorina Tolkin, possiamo chiamarla Paige? Noi siamo Tom e Milene, i genitori di Tod. La preside ci ha convocati questa mattina. Abbiamo sentito la registrazione che hai fatto e siamo qui per scusarci a nome nostro, della nostra famiglia e di quel disgraziato di mio figlio” Iniziò il signor Rider “quando avevo la tua età, io e la mia famiglia vivevamo nella povertà più assoluta. Ho studiato molto e ho sacrificato altrettanto per arrivare dove sono ora. Tod con tutto questo c’è nato, da una parte per fortuna e dall’altra sfortunatamente, perché non capisce la fortuna immensa che ha avuto. Prima di tutto, vogliamo dirti che la nostra azienda è molto fiera di avere tua madre, la signora Brenna, tra i nostri impiegati. La sua dedizione al lavoro e il suo impegno costante mi ricordano molto me i primi tempi. Se quindi una tua preoccupazione erano eventuali ripercussioni su di lei, sappi che farò tutto ciò che è in mio potere – e sono il direttore e amministratore delegato dell’azienda – quindi è tanto, per fare in modo che possa continuare il suo lavoro mostrando le sua abilità. Per quanto siamo consci che consisterà in un danno di proporzioni enormi per la nostra azienda, capiremo anche se vorrai sporgere denuncia. Condanno totalmente ciò che mio figlio ha fatto ed è giusto che paghi anche davanti alla legge. Oggi stesso ho firmato la sua espulsione dal college e gli ho bloccato e congelato tutti i fondi, probabilmente lavorare gli insegnerà cosa significa avere umiltà e rispetto per il prossimo. Scusami, ti starò annoiando, quindi arrivo al punto: prendi le tue decisioni col cuore leggero, nessun problema si ripercuoterà su tua madre”.
 

 
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Angolo Autrice:
salve a tutte/i! 
Eccoci qui con l'ultimo capitolo prima dell'epilogo, mi sto emozionando a pensare che questa storia stia volgendo al termine, me ne ero davvero molto affezionata.
Che dire, essendo agli ultimi capitoli spero davvero che vogliate farmi sapere cosa ne pensate della storia, quale personaggio è entrato nei vostri cuori etc
saluti,
Liz

 

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Capitolo 21
*** Epilogue ***





Chapter 20 – Epilogue

“Tolkin? Vvuoi svegliarti?” un rumore insistente la fece sobbalzare dal suo letto, portando Paige ad alzarsi e ancora scalza e in pigiama ad andare ad aprire la porta. Il giorno precedente era stata dimessa dall’infermeria, in cui aveva passato solamente una notte, quella dell’aggressione. Era voluta tornare al suo dormitorio, nella sua stanza, con la speranza di lasciarsi tutto alle spalle al più presto.

“Che succede?” chiese, stropicciandosi un occhio tentando di svegliarsi.

Di fronte a lei, un Harry vestito con la tuta la guardava sorridente.

“Come cosa succede? Ti sei dimenticata che oggi iniziano i giochi? Per quanto hai rotto, mi stupisco che tu non abbia la data cerchiata sul calendario”.

Parlò sempre sorridendo il riccio.

“I giochi? Davvero? Sei riuscito a trovare dieci persone che volessero partecipare?” esclamò, facendo un sorriso e cominciando a svegliarsi del tutto.

“In realtà siamo undici, tranne Ryan e i suoi tre amichetti tutto il dormitorio ha aderito all’iniziativa, guarda tu stessa” finì, spostandosi un po’ dalla porta e permettendo alla castana di affacciarsi, vedendo come in cima alle scale la stessero aspettando già in tuta tutti i suoi compagni.

“Non ci credo! Parteciperemo quindi tutti insieme ai giochi?” con un sorriso sempre più grande, Paige saltò al collo di Harry per abbracciarlo contenta.

“No, se non ti muovi a prepararti!” Si sentì la voce di Louis, anche lui divertito.

“Mi sbrigo! Non cambiate idea nel frattempo!” urlò la castana facendo ridere tutti e chiudendo di nuovo la porta, andando di corsa in bagno per lavarsi e prepararsi.
 

 
 
I giochi furono un completo successo. Durarono una settimana e il dormitorio nord vinse in quasi tutte le competizioni.

La preside le si era avvicinata soddisfatta e entusiasta per i risultati raggiunti, complimentandosi con la ragazza per l’ottimo lavoro fatto con quei ragazzi.

“Non ho fatto niente io, sono loro a essere persone speciali” rispose solo Paige, sorridendo anche alla preside.

“Beh, se riuscirai a farli rigare dritto, non dovrai preoccuparti di perdere l’alloggio, nonostante ti ricordo sempre che l’offerta dei signori Rider è valida”.

Concluse la preside, ricordandole come i signori Rider si fossero offerti, in segno di scusa, di pagarle gli studi al campus per gli anni che le rimanevano.

Sicuramente, il fatto che alla fine avesse deciso di non sporgere denuncia li aveva ancora più rabboniti nei confronti della ragazza, non sapendo in quale modo potessero sdebitarsi.

Avevano provveduto ad assumere anche il padre di Paige, che si occupava dello stesso settore della madre. Aveva deciso di non dire niente ai genitori della brutta avventura avuta con il figlio dei loro capi e niente a proposito dell’affetto che i suddetti ormai stavano cominciando a provare per lei.

La signora Rider, Milene come insisteva perché Paige la chiamasse, l’aveva chiamata tutti i giorni da quell’incontro in infermieria e ormai l’aveva presa così a cuore da trattarla come una figlia.

Tod, da quanto ne sapeva, era stato spedito in un college rieducativo in Germania e non sarebbe tornato –o ben accettato, a seconda dei punti di vista – per le vacanze di Natale o estive di quell’anno, quindi sarebbe tornato solamente tra più di un anno.
 

Dopo una settimana di competizioni e gare, come Paige aveva sognato fin dalla prima volta che aveva trovato i volantini, aveva legato con tutti i ragazzi del dormitorio, trovandosi a competere fianco a fianco con molti di loro.

Ogni pomeriggio, trovava un piccolo vasetto in vetro con sopra attaccato con lo scotch un foglietto con su scritto “Partecipazione per la cena della vittoria!” e i soldi che ogni abitante del dormitorio metteva, a offerta libera, nel vasetto per fare in modo che Paige potesse preparare la cena per tutti quanti e tutti potessero mangiare insieme, rivivendo i bei momenti della giornata.

“Alla fine, se invece che spenderli per la mensa li metto qui non mi cambia poi molto” aveva detto Liam, quando Paige lo aveva sorpreso a mettere i soldi nel barattolo.

 
“Sta forse andando a fare la spesa la mia eroina preferita?” chiese Niall scendendo le scale e prendendo in braccio Paige, sollevandola da terra e facendola girare.

“Niall! La pianterai mai di fare così ogni volta che mi vedi?” chiese scoppiando a ridere la ragazza, mentre il biondo provvedeva a riposarla a terra.

“Grazie alla tua testimonianza ho potuto dimostrare a mio padre il grande impegno che metto nel mio lavoro, ho scovato una talpa aziendale e quando l’azienda di Spencer si riuscirà a riprendere, saremo andati tutti in pensione da molti anni con tutti i capi di accusa e le multe salate che dovranno pagare alla mia azienda! Sai cosa mi ha detto mio padre quando è uscita fuori tutta questa situazione? Che era fiero di me e del buon giudizio dimostrato nello scegliermi le amicizie. Lui, fiero di me!” terminò il biondo, sorridendo con un sorriso a trentadue denti.

“Ne sono davvero felice, biondino”

“Adorabili” la voce di Harry fece sollevare lo sguardo a tutti, visto che il riccio si trovava in cima alle scale “Ma accompagno io Tolkin al supermercato per la spesa, rispetta le precedenze biondo, sono arrivato prima io” concluse, scendendo le scale e portando un braccio intorno al fianco di Paige, che di conseguenza arrossì.

“Alzo le mani capo!” scherzò allora, portando le mani in alto e ridendo, per poi allontanarsi verso la cucina.

“Andiamo Tolkin?” chiese allora il riccio, incamminandosi verso l’uscita del dormitorio.

“Arrivo!” lo raggiunse lei.

 
“Non ci credo!” esclamò Paige, prima di ritrovarsi la mano del riccio ad azzittire la sua esclamazione, fatta a voce troppo alta.

“A cosa non credi Tolkin? Si vedeva lontano un miglio” ridacchiò Harry, osservando come nel parco vicino al campus Louis e Meghan si stavano baciando, teneramente abbracciati sopra un telo steso per terra.

“La tua… temporanea distanza, li ha uniti moltissimo. Meghan quando eri a lavoro o con Ryder veniva sempre in dormitorio a parlare con Louis, penso che in tutto l’anno scolastico non l’ho mai sentita parlare così tanto come ha fatto quei due tre pomeriggi che insieme a Louis veniva a parlarmi di te”.

“Meghan è sempre stata un’amica splendida, mi ha straziato il cuore doverle mentire e tenerla lontana”.

“A tal proposito Tolkin… ti ricordi che noi abbiamo un discorso in sospeso?” la fermò lui, circondando i suoi fianchi con le braccia per tenerla vicino a lui e impedirle di poter sfuggire all’argomento “qualcuno qui ti ha aperto il cuore tipo più di una settimana fa e non ha ancora ricevuto risposta”.

La ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata, prima di alzarlo nuovamente e posare le sue labbra su quelle del riccio.

“E questo, cosa significa?” chiese lui, staccandosi a malincuore da quel bacio da lui tanto agognato.

“Significa che non so neanche quando è iniziata, è semplicemente successo. Tutte le volte che cercavi di infastidirmi con quegli stupidi scherzi, quella volta che mi sei venuto a prendere dopo che Ryan mi aveva lasciato per strada, la stessa prima volta che mi hai difeso da Rider durante l’ora di ginnastica” La ragazza parlava, guardandolo fisso negli occhi e usando una specie di stesso schema, per riprendere la dichiarazione fatta dal riccio nei giorni passati “quando hai fatto il geloso pensando che ci fosse qualcosa tra me e Louis, quando mi hai aiutato la prima sera che ho deciso di cucinare per tutti, quando mi hai visto in lacrime e ti sei preoccupato, quando non hai mai creduto a quello che Ryan ti aveva detto di me. Probabilmente, tutto è iniziato quando mi hai portato quella fetta di torta, il primo giorno che ho messo piede in questa città e mi hai destabilizzato con questi tuoi occhi”.

“Tutta colpa di quella fetta di torta quindi… e pensare che volevo tenermela per quando avessi finito il turno… che bel pasticcio che ho creato” terminò sorridendo, prima di abbassare nuovamente il viso e catturare la ragazza in un bacio molto più intenso e profondo.

“Tolkin… anzi, Paige, non voglio più starti lontano. Mi piaci, mi piaci dannatamente e d’ora in avanti non permetterò a nessuno di farti del male, lo giuro”.

“Mi piaci dannatamente anche tu Harry, tantissimo!” Rispose lei, prima di buttarsi di nuovo tra le sue braccia.
 

 
“Paige ti sei superata questa sera! La carne è eccezionale!” urlò Niall, raccogliendo consensi da parte di quasi tutti i ragazzi presenti a cena.

Con un sorriso, la mora prese il frigorifero la torta che avevano comprato lei e il riccio.

“Insomma, dobbiamo festeggiare questa vittoria schiacciante del dormitorio Nord giusto? Il nostro capo dormitorio ha pensato bene di offrirci la torta!” urlò contenta la ragazza, lasciando che Harry si prendesse le grida e gli applausi dei compagni mentre lei sporzionava la torta.

“Posso offrirle un pezzo di torta?” la richiamò il riccio, facendola tornare al loro primo incontro.

“Un caffè, grazie tante”.

“Posso portarti qualcosa da mangiare? Sembri arrivare da un lungo viaggio – tesi confermata anche dalle valigie – e sembri un pulcino bagnato. Posso offrirti una fetta di torta? Giusto per mettere qualcosa nello stomaco e riprendere un po' di forze prima di riprendere il viaggio” disse, adocchiando il grande borsone ormai zuppo che la castana aveva appoggiato accanto a lei sul divanetto del bar.
“Sei davvero gentile…” si fermò, non avendo la minima idea del nome del ragazzo.
“Harry, mi chiamo Harry. Tu invece sei?”.
“Mi chiamo Paige”.
 
 

 
Tutto comincia in un attimo, in un giorno qualunque della vita, quando meno te lo aspetti.
- Romano Battaglia
 
 

 
The End
 
 
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Angolo Autrice:
Ebbene si, siamo arrivati alla fine di questa storia.
Mi fa sempre uno strano effetto mettere la parola "fine" alle mi storie, è un pò dura separarmi dai personaggi creati e a cui inevitabilmente mi sono affezionata.
Saluti,
Liz

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