Underneath the stars we came alive

di addict_with_a_pen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Underneath the stars we came alive ***
Capitolo 2: *** Singing to the sky just felt right ***
Capitolo 3: *** Remember how we laughed 'til we cried ***
Capitolo 4: *** I won't forget the good times ***



Capitolo 1
*** Underneath the stars we came alive ***



*Underneath the stars we came alive*



*Piccola nota inutile*
Anche se si capisce subito, questa storia è ambientata nel mondo di Danger Days, e ve la regalo come augurio di un buon San Valentino se anche voi non avete qualcuno con cui passarlo <3
Spero vi piaccia :*






Ti ricordi il nostro primo incontro? Eri lì, fuori dal rifugio, nudo dalla testa ai piedi che rubavi un po’ della nostra acqua credendo di non essere visto da nessuno, ma sbagliandoti.
Ricordo come sei sobbalzato quando ti ho colto alla sprovvista di spalle puntandoti la pistola contro la nuca e ricordo anche come poi i tuoi occhi si sono velati di lacrime, spaventato e stanco dopo tutto quello che ti era successo, dopo tutto quello che ti avevano fatto.
Ho avuto compassione di te, un’emozione che non provavo da tempo, come tutte in fin dei conti, e ricordo di essermi tolto la giacca ed avertela messa sulle spalle per cercare di coprirti almeno in parte.
Ti ho portato dentro.
Jet e Kobra mi avrebbero ucciso se mi avessero visto portare un estraneo nella nostra baracca, ma eravamo soli. Loro due di pomeriggio andavano sempre a fare il loro solito giro di ricognizione, così che avevamo ‘casa’ libera.
Eri così piccolo, così spaventato, ma così meraviglioso, con tutti quei tatuaggi e quel piercing al labbro, vietati e puniti entrambi con la tortura, poiché di questi tempi oramai chiunque abbia personalità, non merita di tenersela.
Ti ho dato un bicchiere d’acqua, un po’ di quello schifoso cibo in scatola rubato la scorsa settimana e ti ho chiesto quale fosse il tuo nome.
“Frank” mi hai risposto, e sentire qualcuno che si presenta davvero col suo nome di nascita e non con uno sciocco nomignolo mi ha incuriosito sempre di più.
“Party Poison” ti ho detto io, e la tua risata arrivatami in risposta non potrò mai farla uscire dalla mia memoria.


Ti ricordi di come si sono incavolati Jet e Kobra quando, tornati a casa, ti hanno trovato comodamente sdraiato sul nostro logoro divano?
Eri così spaventato, con quegli occhioni dal colore indecifrabile che ci fissavano mentre discutevamo e mentre io, unico tra tutti e tre, ti difendevo con tutto me stesso.
Non so spiegarti perché fossi così convinto di potermi fidare di te, non so nemmeno spiegarti perché ti avessi offerto parte delle nostre provviste così faticosamente guadagnate, ma posso dirti che se dovessi tornare indietro nel tempo, allora rifarei questa pazzia senza rifletterci sopra nemmeno un secondo.
Ricordo che a un certo punto sei schizzato in piedi e ti sei parato davanti a Jet e Kobra, uscendotene con un “insegnatemi” che al momento non ha fatto altro che lasciarci tutti e tre confusi e senza una risposta.
Volevi essere anche tu parte del nostro gruppo, volevi anche tu essere parte di qualcosa, qualcosa che si opponesse a tutto lo squallore in cui il nostro mondo è caduto e qualcuno che potesse placare la tua fame di vendetta dopo essere stato strappato dalla tua casa, dalla tua vita e famiglia, e dopo essere stato messo a mollo in una vasca colma di decolorante corrosivo per cercare di ‘sbiancarti’ e ripulire la tua pelle da tutti quei tatuaggi che lo ricoprono.
Ricordo che alla fine hanno acconsentito, dicendo che una persona in più avrebbe significato più provviste e medicine, e ricordo di come hai esultato, ringraziandoci tutti e tre, e di come poi mi hai sorriso mormorando un grazie a bassa voce che stavolta era indirizzato solo ed esclusivamente a me.


Ti ricordi di quanto spaventato fossi quando hai preso in mano per la prima volta una pistola?
Era primo pomeriggio, Jet e Kobra erano usciti lasciandomi con il compito di insegnarti a maneggiare un’arma e saper rispondere ad un attacco.
Tremavi Frankie, le tue pupille erano enormi e i tuoi occhi non riuscivano a staccarsi da quell’arma che ti avevo messo in mano e ricordo di aver provato una sensazione nel vederti così terrorizzato che nella mia memoria si avvicinava molto alla tenerezza.
Non riuscivi a capacitarti del fatto che con quell’arma avresti dovuto uccidere qualcuno, non volevi saperne di ascoltarmi, ma quando poi ti ho detto che o ti facevi spiegare come utilizzarla oppure potevi pure tornartene a vagare nel deserto, allora hai fatto un bel respiro e sei stato in silenzio, in attesa che cominciassi con la mia lezione.
Eri un disastro, non riuscivi a centrare il bersaglio nemmeno se distava solo due metri, e le tue mani non volevano saperne di smettere di tremare.
Ricordi di quando poi ho messo le mie mani attorno alle tue e di come hanno immediatamente smesso di tremare?
Tenevamo la pistola insieme, il tuo dito era sul grilletto e poi hai magicamente centrato il bersaglio.
Siamo stati fuori ad esercitarci fino a sera, fino a quando Kobra ci ha minacciati di morte se non l’avessimo fatta finita con tutto il rumore che stavamo facendo, e tu in risposta sei scoppiato a ridere, contagiando subito anche me che non ho saputo trattenermi.
La tua risata, mio piccolo Frank, non riuscirò mai a cancellarla dalla mia memoria.


Ti ricordi del nostro lungo dibattito notturno su quale fosse il nomignolo perfetto da affibbiarti?
Non ne capivi l’utilità, non riuscivi a comprendere perché mai dovessimo usare quei soprannomi infantili per chiamarci, ma alla fine vi hai rinunciato e mi hai dato retta.
Non mento, ho apposta rimandato la decisione del tuo ‘secondo nome’ alla notte, giocando sulla tua stanchezza che, ancora adesso, ti fa somigliare tanto ad un ubriaco incapace di prendere decisioni e, soprattutto, opporsi ad una presa da qualcun altro.
Continuavi a ridacchiare, ogni nome che ti proponevo era un pretesto per ridere, e non so quante minacce di morte da parte di Jet e Kobra abbiamo ricevuto quella notte.
Alla fine l’abbiamo trovato, Fun Ghoul hai deciso, ma hai anche deciso che io non avrei mai e poi mai dovuto usarlo per chiamarti.
Io avrei dovuto chiamarti Frank sempre e comunque, perché era quello il tuo vero nome e perché non ti avrebbero mai potuto togliere la tua identità.
Tu eri Frank, una piccola bomba di energia che amava la musica e a cui mancava così tanto la sua chitarra, e io ero solo uno stupido nomignolo, ma non questa volta.
“Gerard…” ho bisbigliato nel silenzio della notte, e il sorriso dolce che mi hai rivolto mi ha messo in subbuglio lo stomaco.
“Gerard… mi piace” e sentire il mio nome uscire dalle tue labbra per la prima volta mi ha come risvegliato dopo tutto quel tempo passato a vivere solo come un anonimo e disgustoso fuorilegge.


Ti ricordi di quando ti ho portato con me a fare il giro di ricognizione per la prima volta?
Era mattina, ci eravamo svegliati presto apposta per ridurre al minimo il rischio di incontrare qualche stupido draculoide, ma sbagliandoci di grosso…
Dopo a dir tanto dieci minuti di ronda, un gruppo di cinque draculoidi nascosti in una baracca fatiscente ci è saltato addosso, cogliendoci alla provvista e ferendoti a una mano.
Dio Frank, non puoi immaginare quanto in colpa mi sia sentito quando, ucciso anche l’ultimo idiota, mi sono reso conto che la tua mano sinistra era ferita e perdeva sangue, tanto sangue…
Ti ho caricato sul camioncino dal quale eravamo scesi per colpa dell’imboscata e sono corso alla nostra baracca più veloce che potevo, con i sensi di colpa che mi stavano mangiando vivo e l’immagine del tuo sangue che non voleva darmi tregua.
Nessuno avrebbe mai dovuto farti del male, nessuno avrebbe solamente dovuto pensarci, ma invece io, da bravo ammasso di inutilità che sono, avevo permesso questo.
Arrivati a ‘casa’, ti ho subito fatto sedere sul divano, infischiandomene di Jet e Kobra che, svegliati di soprassalto dal nostro rientro caotico, ci stavano sommergendo di domande.
Ho preso una benda, quel poco di disinfettante che avanzava, e mi sono premurato di medicarti meglio che potevo.
Per tutto il tempo, non ho fatto altro che ripetere “scusa”, come fosse una litania, e ricordo che alla fine una lacrima di rabbia e tristezza mi è scappata da un occhio dopo anni che non sentivo più quella strana sensazione di bagnato sulle guance.
Ricordo che la tua mano non infortunata si è posata sulla mia guancia e ricordo che il mio viso si è subito alzato e il mio sguardo incollato al tuo, dove non ho trovato nulla se non due occhioni dolci e un sorriso dolce e comprensivo ad illuminarti il volto.
“Va tutto bene Gee…” hai bisbigliato piano, per fare in modo che né Kobra né Jet ti sentissero, e ricordo che alla fine, dopo aver finito di fasciarti la mano, te l’ho baciata piano, senza staccare i miei occhi dai tuoi.
Quella era la prima volta dopo troppo tempo in cui compivo un gesto d’affetto, affetto che nemmeno nei confronti di mio fratello avevo più dimostrato.


Ti ricordi di quella notte che sei venuto a dormire con me nel mio sacco a pelo?
Saranno state circa le tre di notte e qualcosa dentro me mi aveva impedito di addormentarmi e fatto restare sveglio fino a quell’ora.
Non credo di avertelo mai detto, ma stavo pensando a te Frankie…
In un mondo dove le emozioni e ogni forma di personalità erano bandite, tu mi avevi riacceso come una lampadina, facendomi provare tante di quelle sensazioni che credevo morte e sepolte per sempre e facendomi ricordare cose che oramai non facevano più parte della mia vita e mai l’avrebbero fatto.
E poi, sei arrivato tu, rivoluzionando tutto.
Ricordo che a un certo punto ti ho visto avvicinarti piano a me gattonando e, una volta raggiuntomi, non mi hai nemmeno chiesto il permesso e ti sei sistemato sotto le coperte accanto a me, senza fiatare.
Ricordi quando poi le nostre mani si sono unite e la tua testa si è poggiata al mio petto?
Io non riesco a dimenticarlo, come non riesco a dimenticare quel “ti batte fortissimo il cuore” e la risatina che l’ha accompagnato.
Io non sapevo cosa fosse l’amore, l’avevo scordato, ma tu, piccolo mio, sapevi benissimo cosa fosse e, come un bambino che deve imparare l’alfabeto, me lo stavi insegnando di nuovo.
Non ho risposto alla tua osservazione, ti ho solo abbracciato, per poi cadere addormentato con un sorriso sulle labbra e il tuo respiro che mi solleticava piano il collo.
Quella notte, ho sognato noi.


Ti ricordi di quella volta che abbiamo fatto la doccia insieme?
Era mattino presto e stavate tutti e tre dormendo ancora, ma non io.
Ero agitato, spaventato oserei dire, poiché provare amore per qualcuno era forse considerata la cosa più sbagliata da fare, ma non riuscivo a far finta che non esistesse e non riuscivo ad evitare di provarlo.
Sono uscito sul retro della baracca dove vi era un misero doccino con l’acqua razionata per lavarsi, mi sono spogliato e ho cominciato a lavarmi dopo quelle che oramai credo fossero due settimane.
Non potevamo lavarci spesso, l’acqua era un bene prezioso, di lusso, e prima di pulirci era importante bere e non morire di sete.
Ricordo che a un certo punto mi sono perfino messo a canticchiare sotto l’acqua, altra cosa sbagliatissima dato che ogni forma di musica era bandita, ma ancora una volta non potevo evitare di farlo.
Oh mio dolce Frank, che cosa mi avevi fatto?
Ricordo che a un certo punto ti ho visto uscire dalla porta sul retro e ricordo di come abbia provato a coprirmi, ma ricordo anche e soprattutto di come hai cominciato a spogliarti a tua volta e, senza dire una parola, sei venuto sotto l’acqua insieme a me per lavarti.
“Per risparmiare acqua” hai detto alla fine, guardandomi fisso negli occhi e togliendomi una ciocca di capelli rosso sbiadito dagli occhi, ma io non ho mai creduto, o forse voluto credere, che la motivazione fosse davvero quella.
Ci siamo lavati in silenzio, forse entrambi troppo imbarazzati per poter parlare o forse troppo emozionati per trovare le parole giuste, ma ricordo che alla fine, dopo aver spento l’acqua ed essere rimasti ancora qualche istante a fissarci, ti ho abbracciato.
“Perché…?” ti ho chiesto in un sussurro all’orecchio, un perché che significava così tante cose, ma soprattutto un “perché mi sento così?”, e la tua risposta, spero vivamente che non te ne sia dimenticato, è stato un bacio a stampo e due guance rosso fuoco dopo averlo fatto, il tutto seguito da una fuga dentro il rifugio, ancora nudo e bagnato.
Ricordo che ti sei lasciato una scia di imbarazzo alle spalle e anche che il cuore mai in vita mia aveva preso a battermi così forte.
Piccolo Frank, se solo non fossi schizzato dentro, allora in risposta avresti ricevuto un altro bacio, ma non posso biasimarti: stavamo andando contro troppe regole per poter rimanere tranquilli e impassibili davanti a tutto.
Per la prima volta dopo tempo, ho ricordato cosa fosse davvero l’amore.


Ti ricordi di quando abbiamo visto le stelle cadenti?
Jet e Kobra non me l’hanno fatta passare liscia e, come una madre con il proprio figlio, mi hanno rimproverato per aver perso la testa ed essermi innamorato di te.
Loro ti adorano tesoro, lo sai bene, ma sai altrettanto bene che sull’amore di questi tempi non si può nemmeno più fantasticare e che, volendoci bene e non desiderando vederci mentre un mucchio di draculoidi ci torturano, hanno preferito mettere subito in chiaro le cose.
Ti ricordi quanto mi sono incavolato dopo averli sentiti sparare quel mucchio di fesserie?
“Gerard, prova a ragionare!” mi aveva detto Kobra, o meglio Mikey, il mio fratellino che da troppo tempo non mi chiamava più col mio vero nome, ma io di ragionare non ne avevo proprio voglia, così che ho preso la mia pistola, ho inforcato la maschera e sono uscito per sbollire e calmarmi.
Ricordo che tu eri fuori sotto il portico, o meglio quello che rimaneva di esso, ad ascoltare musica con le cuffiette, altra cosa rischiosa e proibita, e che quando mi hai visto uscire così incavolato hai provato a fermarmi, ma io non mi sono voltato.
Frank, tu eri e sei tutto ciò che le regole temono, sei ogni cosa che non le rispetta e forse è proprio questo che mi ha attratto e fatto eccitare così tanto di te, la tua scarsa considerazione di tutti questi stupidi obblighi che ci sono stati imposti e questa tua tendenza ad infrangere ogni singola cosa, tanto che pure io alla fine, mi sono ritrovato ad infrangere la più grande delle regole…
Quando sono tornato finalmente a ‘casa’, era già notte fonda ma tu eri ancora fuori seduto sotto quel malconcio portico ad aspettarmi.
Ti eri addormentato, eri tutto rannicchiato su te stesso ed avevi la testa poggiata tra le braccia, e ancora adesso credo di non aver mai visto scena più adorabile e dolce di quella.
Mi sono avvicinato per farti una carezza e tu subito hai aperto gli occhi, per poi prendere ad insultarmi e dirmene dietro di tutte per averti fatto stare così tanto in pensiero.
E poi, non sono più riuscito a trattenermi.
Ho preso il tuo viso tra le mani e dopo l’ennesimo “stronzo!” urlatomi contro con rabbia, ti ho finalmente baciato.
Non mi hai respinto, piuttosto hai portato le braccia attorno al mio corpo e mi hai abbracciato, continuando a baciarmi e ridacchiando di tanto in tanto quando dovevamo separarci per riprendere fiato.
Oh Frankie, se solo avessi potuto allora sarei andato avanti a baciarti per sempre, stringendoti a me per l’eternità ed infischiandomene di ogni singola regola e divieto.
È stato un bacio meraviglioso, ho amato ogni singola cosa di quel momento e ho soprattutto amato il tuo sorriso alla fine e quel “grazie Gee” pronunciato piano sulle mie labbra.
Il mattino dopo sarebbe stato divertente vedere le facce di Jet e Kobra mentre ti avrei baciato ancora, perché ora che avevo scoperto quanto bello fosse baciare le tue labbra morbide, mai avrei potuto smettere di farlo.
Ti ricordi quando poi ci siamo accucciati a terra, tu tra le mie gambe e io appoggiato con le spalle al muro, ed abbiamo visto quella stella cadente enorme?
Io non posso dimenticarlo, poiché adesso ogni singola volta che alzo gli occhi verso il cielo stellato e scorgo una stella cadente, non posso far altro che pensare a te e ai tuoi baci che, da dopo quel giorno, non hanno fatto altro che aumentare ogni giorno sempre più.
Kobra e Jet l’hanno presa bene? No, assolutamente no, ma col tempo si sono abituati concedendoci quelle due orette di privacy ogni pomeriggio per poter stare insieme, a patto che non uscissimo dal nascondiglio, ma sinceramente di andare in giro a zonzo per il deserto non me ne importava e non me ne importa nulla tuttora.
Tutto quello che mi importa, è stare con te, con la mia piccola stellina che ha riportato luce nella mia e in generale nella nostra vita.
Non puoi dimenticare come da dopo il tuo arrivo qualcosa sia cambiato nel nostro piccolo rifugio, come la paura di uscire allo scoperto si sia attenuata fino quasi a scomparire, come il terrore di ascoltare musica sia stato eliminato dal tuo MP3 sempre sparato al massimo del volume e come il timore di abbracciarci, di dirci “ti voglio bene” e di ridere sia andato a finire sotto terra, sepolto per sempre.
Come abbiamo smesso di essere tre stupidi ragazzi anonimi spaventati da tutto e tutti e come invece siamo diventati quattro fuorilegge ricercati e pronti a far di tutto pur di riprendersi le proprie vite una volta per tutte.
Come siamo diventati i Killjoys.


E infine, amore mio, ti ricorderai di questo momento?
Ti ricorderai di me, di noi, dei miei baci e delle mie promesse di volerti regalare una vita migliore?
Io me lo ricorderò, ti prometto che mi ricorderò di noi e di tutto quello che abbiamo dovuto passare, me ne ricorderò quando questo incubo in cui viviamo sarà finito e quando, una volta che tutto sarà tornato alla normalità, potremo vivere insieme e andare in giro mano nella mano senza la pistola carica pronta nell’altra.
Io me lo ricorderò Frankie, a patto che tu farai lo stesso, come mi ricorderò di oggi, di adesso, se anche tu non te ne scorderai mai.
Ora, mentre siamo nudi sdraiati a terra su questo ridicolo materasso spesso a dir tanto cinque centimetri, tu con la testa poggiata sul mio petto e io con le braccia strette attorno al tuo busto, mi sento la persona più fortunata del mondo, sebbene di fortuna di questi tempi se ne veda ben poca.
“Gee, posso dirtela una cosa?”
“Dimmi.”
“Io penso di amarti…”
“Penso di amarti pure io…”
Ti ricorderai di questo momento, mio piccolo Frank?

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Capitolo 2
*** Singing to the sky just felt right ***


*Singing to the sky just felt right*

Ti ricordi il giorno del tuo “compleanno”? Quella mattina ti eri svegliato così arrabbiato e io non riuscivo a comprenderne il motivo. Era da qualche giorno che continuavi a lamentarti della tua tinta rosso fuoco che, sempre più sbiadita, ti stava abbandonando lasciando che il vero colore dei tuoi capelli venisse allo scoperto.
“È così poco Party Poison!” Continuavi a dire ogni volta che ti dicevo che adoravo il tuo colore naturale, cecando di rimanere il più serio possibile sebbene l’idea di te che ti lamenti di una tinta per capelli come una ragazzina e per di più parlando di te in terza persona fosse davvero una cosa comica.
Ricordo che alla fine, rischiando pure di farmi scoprire e colpire da qualche sciocco draculoide, sono riuscito a svignarmela nel cuore della notte per andare nel vecchio e disintegrato supermercato abbandonato, distante circa due ore dalla nostra baracca, per poter cercare qualche rimasuglio di tinta per capelli scaduto al massimo da una decina d’anni, e ricordo anche che alla fine sono riuscito nel mio intento.
Tornato all’accampamento vi ho trovati ancora tutti e tre addormentati, o così credevo, poiché tu eri sveglio, vigile e anche parecchio incazzato.
Scoperto che ero andato nel supermercato per poco non mi hai ucciso dato, che tutti e quattro sapevamo fin troppo bene dell’esito tragico della nostra ultima visita a quel posto, ovvero perdita di tutte le provviste racimolate e inseguimenti fino quasi al nostro rifugio. Far scoprire dove ci nascondiamo sarebbe la cosa più dannatamene sbagliata di tutte da fare.
“Buon compleanno!” Ho detto io dopo averti fatto sproloquiare abbastanza, porgendoti la tinta e sorridendoti nervosamente.
“Ma oggi non è il mio compleanno Frank…” Hai risposto tu sbigottito, ma prendendo la tua tanto adorata tinta e facendoti convincere da me ad accettare quel giorno senza data e ora come tuo compleanno.
Vivere senza calendari può essere così brutto a volte, ma il tuo sorriso felice e da bambino mi ha fatto credere che forse fosse stato un bene vivere in un mondo senza date.


Ti ricordi quando Kobra ha detto che dovevamo lasciarci? Avevamo appena finito di fare la doccia, poiché ormai noi due la facevamo sempre insieme per “risparmiare acqua”. Ero appena rientrato nel rifugio per potermi rivestire e giratori non ti ho più visto dietro di me.
“Gerard è meglio che tu e Frank rompiate.”
Ricordo di aver avuto una voglia matta di uscire e prendere quello che è tuo fratello a sberle, ma la tentazione di sentire il discorso e le motivazioni di questa sua scelta mi hanno fermato.
Diceva che davamo troppo nell’occhio, che ormai io non rispettavo più nemmeno le regole base di sopravvivenza che ci eravamo tenuti buone, ovvero tornare prima del tramonto a casa, spegnere luci e musica e stare in silenzio di notte, e che temeva che qualcuno prima o poi ci avrebbe scoperti.
So benissimo che la notte il deserto pullula di draculoidi intenti nel darci la caccia e so che a volte sono, o meglio siamo, tornati a casa più tardi del tramonto, ma non capivo il perché dovessimo lasciarci.
“Frank ti sta distraendo troppo e devi rimettere la testa sulle spalle.”
Ricordo di essermi sentito sconfitto e non accettato nemmeno dai miei amici e ricordo di essermi messo a piangere quando ti ho sentito sussurrare un “hai ragione” sotto i baffi.
Ricordo di aver passato una settimana di silenzio, standomene sulle mie e non mangiando praticamente nulla, ma ricordo anche la patetica scena di te e lui che, facendo due più due e avendo capito la causa del mio umore nero, siete venuti a scusarvi a testa bassa offrendomi l’ultima merendina scaduta ma tanto ambita e che tutti ci stavamo contendendo da tempo.
Ricordo di avervi mandati a quel paese, di aver accettato il compromesso di fare più silenzio e ricordo anche di essermi buttato tra le tue braccia, capendo che in questo grigio mondo nel quale ci trovavamo rinchiusi avrebbero potuto togliermi tutto, anche la musica e i giri notturni per vedere le stelle, ma non te, non il mio amore.


Ti ricordi quando ci siamo creati i costumi? Fino a quel giorno le nostre incursioni le avevamo sempre fatte così come capitava, anche in mutande se necessario, ma dopo una notte passata a parlare, ridere e non fare dormire Jet e Kobra, abbiamo pensato che potesse essere una “cosa figa”, come da te sostenuto, avere dei costumi.
Ricordo che una volta fatta la nostra proposta ci sono scoppiati a ridere in faccia con un “no” categorico come risposta, ma ricordo anche che non ci siamo lasciati abbattere e che ci siamo messi subito all’opera.
Non smetterò mai di dirti quanto bravo tu sia a dipingere e creare cose, quanto bello fossi mentre, armato di fogli e pastelli rubati settimana scorsa, hai cominciato a disegnare costumi per tutti basandoti sulle cianfrusaglie che avevamo in casa.
Ricordo come abbiamo passato tutta la giornata a cucire, incollare, costruire, dipingere e di come alla fine sia Jet che Kobra ci abbiano fatto i complimenti, accettando i loro nuovi costumi.
Ricordo la prima volta che hai indossato la tua maschera da me dipinta, e ricordo anche le tue guance rosse dopo una mia osservazione su quanto quella maschera ti facesse apparire il naso ancora più piccolo e carino di quanto già non lo fosse normalmente.
Tu sei riuscito a farmi tenere un pennello in mano e mi hai aiutato a creare qualcosa di bello, quando l’ultima volta che ho provato a fare qualcosa di artistico avevo cinque anni o poco più.
Tu, amore mio, mi rendi una persona migliore.


Ti ricordi quando ci siamo fumati Tony? Tra una chiacchiera notturna e l’altra che ci scambiavamo, molto spesso andavamo anche a toccare momenti della nostra vita prima che tutto cadesse in questo grigiume generale.
Adoro quando parliamo di noi stessi, di Frank e Gerard, mi fa sentire un po’ più vicino a te e alla vita e un po’ più lontano dalla realtà dove siamo intrappolati.
Ricordo che dopo un lungo discorso sul nostro passato al liceo, fosse uscito fuori che sia io che te fumavamo, e a volte anche cose diverse dalle sigarette, e ricordo che dopo un mio “cosa darei per provare ancora la sensazione di tenere una sigaretta tra le labbra” tu ti fossi alzato e tornato indietro con Tony sotto il braccio.
Tony è la piantina più brutta che possa esistere al mondo e che un giorno Jet, credendo fosse menta ma non capendo che nel deserto non può esistere, ha portato fieramente a casa con sè. Una volta appurato che non fosse menta, ci sono state delle animate votazioni sul destino di Tony e alla fine io e te ci siamo incaricati di occuparcene con il minore dispendio d’acqua possibile e con tanto affetto.
“Non fumerò Tony!” ma le mie parole non avrebbero convinto nessuno.
Ricordo che dopo esserci fumati tre tiri di foglie di Tony ci siamo entrambi ritrovati con un mal di testa mortale e ricordo che una volta tornati dalla solita ronda, Jet e Kobra per poco non ci hanno uccisi di insulti.
Ricordo anche però che alla fine si sono presi cura di noi e ci hanno dato metà pastiglia contro il mal di testa ciascuno e l’obbligo di non fumare mai più stronzate.
Ricordo che abbiamo entrambi acconsentito a testa bassa ma ricordo anche e soprattutto la tua enorme risata una volta realizzato cosa avessimo fatto, risata che ha contagiato tutti noi.
La tua risata amore mio, è il suono più bello che esista.


Ti ricordi quando Kobra si è fatto male? Era una giornata tranquilla, in giro c’era poco movimento, così che tu e Kobra avevate deciso di uscire a cercare un po’ di provviste.
Generalmente dal mio arrivo i giri erano sempre organizzati con le coppie Jet-Kobra e me e te, ma quel giorno avevi deciso di accompagnare tu tuo fratello in quella spedizione.
Ricordo di essere rimasto a casa con Jet, o meglio Ray, e di esserci messi a giocare a carte, e ricordo anche che ad un tratto la porta si è spalancata e ne siete entrati voi due sporchi di sangue.
Ricordo, piccolo mio, come il tuo viso fosse rigato dalle lacrime e di come tenevi stretto a te il corpo del tuo tanto adorato fratellino che, appartenente, aveva avuto un brutto scontro d’armi da fuoco conclusosi con una ferita ad una gamba.
Sebbene la ferita non fosse così grave come poteva sembrare, tu non volevi saperne di calmarti, continuandoti a dare del mostro e pregandoci di prenderci cura di lui all’istante.
Ricordo di avergli disinfettato io la ferita mentre Jet era intento a cercare delle bende e ricordo anche di, una volta capito che andava tutto bene e che la ferita era molto superficiale, essere corso da te che come un bambino stavi ancora tremando e piangendo.
Ricordi di avermi raccontato tutto quello che mai avevi detto a nessuno fino a quel momento? Di come avevi giurato ai tuoi genitori che ti saresti per sempre preso cura di tuo fratello, anche a costo della vita, e di come vederlo così ti avesse fatto sentire inutile e inappropriato?
“Ho permesso che facessero male a te in passato e ora a lui…” avevi detto tra le lacrime, ma nessun rimedio è migliore di un abbraccio in questi casi.
Ti ho tenuto stretto tra le mie braccia per minuti interi, accarezzandoti piano la schiena ed aspettando che il respiro si tranquillizzasse, per poi portarti da Mikey che, capita la situazione, non ha esitato a sdrammatizzare prendendoti in giro.
Sei e sarai sempre una persona così sensibile, ancora adesso a volte mi ritrovo ad avere incubi su di me che vagavo nel deserto nudo e che, se non fosse stato per la tua sensibilità e il tuo grande cuore, ancora starei visitando…


Ti ricordi quando ti hanno rapito…? Eravamo, come sempre, rimasti io e te a casa da soli e Kobra ci aveva raccomandati di stare attenti poiché il numero di draculoidi in giro anche di giorno era cresciuto esponenzialmente negli ultimi tempi.
Ricordo, come ricorderai bene anche tu, come tuttavia il nostro “stare attenti” molto spesso corrisponda a fare l’amore, o a dormire abbracciati, oppure ad entrambe le cose, il che è controproducente con il tenere gli occhi aperti e lo stare dunque attenti.
Ricordo con così tanto terrore quel momento in cui, mentre eravamo ancora in mutande, un branco di draculoidi è entrato e ti ha portato fuori dal rifugio di peso.
Prima di trovare le armi e capire cosa fosse appena successo mi ci sono voluti un paio di secondi, ma quando ormai ero pronto e con il dito sul grilletto, era troppo tardi…
Accerchiato da una ventina di draculoidi io e una decina tu, sono stato costretto a mettere le mani in alto e, con gli occhi colmi di lacrime, guardarti mentre ti minacciavano e ti legavano le mani.
Ricordo anche con così tanta tristezza e sorpresa di aver visto uno dei draculoidi lanciarmi un polsino parte del mio costume, quello che durante la nostra ultima scappatella notturna avevo perso e per il quale mi avevi detto di non preoccuparmi, ma che in quel momento mi stava facendo sentire un verme schifoso.
“Grazie” sono state le parole rivoltemi, accompagnate da una botta sulla nuca che mi ha fatto perdere i sensi.
Ricordo, con mia enorme sorpresa, che una volta riaperti gli occhi non ero tenuto prigioniero da nessuna parte, ma invece ero sul divano con Jet e Kobra che, preoccupati a morte, mi stavano facendo riprendere.
Ricordo di averli pregati di uccidermi, di buttarmi in giro per il deserto, perchè se ti avevano preso era solo per colpa mia e ricordo di come Mikey si fosse messo a piangere, in parte perchè suo fratello era stato catturato, in parte perchè il suo amico non aveva protetto la baracca, ora distrutta, e in parte perchè ci avevano scoperti a causa mia e della mia scarsa considerazione delle regole.
Non mi hanno buttato in giro solo perchè Jet si è opposto dicendo che tutti commettiamo errori e che tu mai avresti voluto vedermi vagare per il deserto da solo, ma ricordo di non essermi mai sentito tanto in colpa come in quel momento.
Ti avevano preso, avevano catturato il tanto temuto e ricercato Party Poison solo perchè il suo inutile ragazzo lo aveva permesso, e mai come in quel momento ho sentito il bisogno di uccidere e di riportarti a casa a tutti i costi.


Ti ricordi quando sono venuto a salvarti? Non passava un singolo giorno nel quale non avessi voglia di prendere e vagare per il deserto alla tua ricerca, ma di infrangere ancora le regole non mi andava, poiché Jet e Kobra stavano escogitando il piano migliore per poter venire tutti e tre insieme a salvarti dando il meno possibile nell’occhio.
Avevano ragione, lo so bene amore mio, ma di passare un’altra notte senza te che mi stingi forte non ne avevo proprio voglia…
Ricordo che oramai le nostre giornate proseguivano così, ovvero escogitare un piano d’attacco per salvarti, un piano per trovare un nuovo luogo dove costruire una accampamento sicuro,e uno per prendere provviste poiché ormai avanzavano solo due panini e un litro d’acqua.
Sono stati dei giorni orrendi, dei giorni vuoti e bui nei quali ho avuto paura, paura di perderti per sempre e paura di perdermi a mia volta.
Sai bene che Frank mai e poi mai ascolterà gli altri fino in fondo e potrai dunque altrettanto bene ipotizzare che il piano per salvarti non era solo uno, ma bensì due: uno di Jet e Kobra, e l’altro mio.
Ricordo che una notte sono dunque uscito dal rifugio distrutto e, salito sul nostro camioncino, mi sono messo a cercare in ogni dove.
Le probabilità di trovarti erano davvero scarse, nulle oserei dire, ma passare un altro giorno con le mani in mano non avrebbe certo aiutato.
La fortuna ogni tanto gira anche per le persone come me, poiché il vederti mentre vagavi da solo tra le dune di sabbia tenendoti le braccia strette attorno al corpo è stata forse la scena più bella della mia vita intera.
Ricordi di come sono sceso di corsa dal furgone e di come mi sono messo a correrti incontro, facendo tutto meno che silenzio, e di come poi siamo entrambi caduti nella sabbia piangendo e baciandoci come due ragazzini?
Ormai era inutile fare silenzio, era inutile non dare nell’occhio e non lasciare indizi su dove ci nascondessimo, poiché tutti sapevamo dove fosse il nostro rifugio, come passassimo le nostre giornate e quanto io e te fossimo innamorati.
Ricordo che dopo aver finito di baciarci, tu hai cominciato a raccontarmi cosa era successo, come avevi fatto in tempo ad afferrare un coltello il giorno dell’imboscata, nascosto appositamente nelle mutande, e di come l’avessi poi usato per tagliare le corde che ti tenevano prigioniero e poi per uccidere tutti.
Mi hai detto di aver rubato dei logori vestiti trovati in fondo al loro furgone e anche di come hai poi cominciato e mai smesso di correre e scappare per una settimana intera.
“Mi sei mancato così tanto Frankie…” hai detto tenendomi stretto a te e mai nessuno potrà capire quanto felice fossi in quel momento, mentre eravamo seduti in mezzo al nulla, solo io e te, senza più paure di tenere segreto nulla a nessuno.
Ti ricordi cosa hai fatto dopo amore? Ti sei alzato in piedi e, prendendomi per mano, mi hai tirato su, cominciando a ballare e cantare a squarciagola così che perfino per la luna stessa sarebbe risultato impossibile non sentirci.
Eravamo felici, eravamo insieme, ed eravamo due idioti senza casa e cibo, ma eravamo liberi e questo era tutto quello che importava.
“Posso dirti una cosa Frankie?”
“Tutto quello che vuoi amore.”
“Grazie per avermi salvato.”
E mai capirò se ti stessi riferendo a quel patetico salvataggio appena avvenuto o all’averti salvato in generale dalla tua vita noiosa, ma ricordo di averti risposto con un bacio e cantando poi a mia volta insieme a te.
Te la ricorderai piccolo mio, la sensazione di invincibilità provata quella notte? Io non potrò mai scordarla, ma solo se anche tu farai lo stesso.


 

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Capitolo 3
*** Remember how we laughed 'til we cried ***


*Piccola nota inutile*
Sì, dovrei studiare, lo so, ma non potevo non pubblicare questo capitolo.
So che è tempo che non aggiorno questa storia, ma dopo averla portata su Ao3 e aver aggiunto questo capitolo in inglese, ho deciso di tradurlo in italiano e pubblicarlo anche qui.
Spero vi piaccia, a me onestamente piace questa storiella, stra nostalgica, ma tanto tanto dolce e fluff.
AH! In questo capitolo è ancora una volta Party Poison/Gerard a parlare, ma ve ne saresti accorti da subito, e poi vorrei aggiungere che per Show Pony io avrei preferito usare il pronome "them", ma in italiano non c'è, quindi decidete voi come definire il personaggio e che genere attribuirgli (può anche non averne uno specifico, adoro il personaggio per questo, ma scegliete voi come più preferite).
Buona lettura, la vostra Isa :*
(p.s. il titolo è sempre preso da Good Times degli All Time Low, l’intera storia l’associo a quella canzone, a quell’album e agli ATL in generale).



 

Remember how we laughed 'til we cried



Ti ricordi quando stavamo letteralmente morendo di fame?
Erano passati dieci giorni dalla distruzione del nostro rifugio e avevamo mangiato solo mezzo panino in quattro e bevuto un bicchiere d’acqua a testa, così che i nostri stati d'animo erano i peggiori di sempre.
Ricordo come perfino Jet fosse sempre arrabbiato e stanco, e di sicuro ricordo anche come nessuno di noi avesse la forza di uscire a cercare cibo.
Infatti, dopo aver scoperto dove si trovasse il nostro vecchio rifugio, il deserto era pieno di draculoidi, e ricordo come abbiamo continuato a correre e cambiare posto per riposare e passare la notte per tutto il tempo.
Ricordo come ogni notte ci sdraiavamo tutti sulla sabbia e cercavamo di non congelare a causa della bassa temperatura, e ricordo come noi due passavamo tutte le notti abbracciati, baciandoci per cercare di dimenticare il freddo.
Devo ammettere amore mio, che in quei giorni ho davvero temuto per le nostre vite, temuto che saremmo potuti morire per davvero, e ricordo quanto mi sentissi inutile col passare dei giorni.
Ricordo che non avevamo nemmeno la forza e la voglia di fare l'amore, sia perché non avevamo un posto adatto, ma anche perché eravamo troppo deboli soltanto per respirare.
Dicevi che dovevamo reagire, che dovevamo fare qualcosa e cercare provviste, che anche se i draculoidi erano ovunque e sempre pronti a prenderci, dovevamo dimostrare quello che eravamo in grado di fare.
Ma non siamo riusciti ad ascoltarti...
Sai che ti amo Frankie, ma sicuramente sai anche che eri tu il motivo principale del perché fossimo così infelici e senza cibo, dal momento che il nostro rifugio era stato distrutto a causa tua.
Ricordo che ti sentivi così in colpa, che continuavi a dire che era colpa tua e che ci stavi uccidendo, così che anche tutti i miei abbracci e tentativi di farti sorridere erano inutili.
Ricordi come una sera alla fine ho deciso di correre il rischio e provare a cercare qualcosa da mangiare?
Stavamo come sempre dormendo l’uno accanto all’altro e hai subito scoperto che stavo andando da qualche parte, così ti ho zittito con un bacio, ho detto che stavi sognando e che quello che stavi vedendo non era vero, e così sei subito tornato a dormire.
Era una situazione davvero terribile, eravamo tutti così dannatamente deboli e non avrei potuto sopportare di vedervi in queste misere condizioni un giorno in più.
Ricordo che alla fine ce l'ho fatta, sono riuscito a sgattaiolare fuori dal nostro triste e miserabile accampamento, e ricordo di essere andato al vecchio supermercato che eravamo abituati a visitare prima, per vedere se ci fosse del cibo rimasto.
Ricordi quanto eri arrabbiato e preoccupato quando mi hai visto tornare?
Era l'alba ed eravate tutti così preoccupati per me, e vi siete subito arrabbiati tutti quanti quando mi avete visto tornare pieno di cibo e acqua, con la spalla ferita ed esausto.
Non ricordo precisamente cosa fosse successo dopo, dato che sono crollato a terra, cadendo privo di sensi nella sabbia, ma ricordo sicuramente il mio risveglio. Eri sdraiato accanto a me, mentre mi stavi accarezzando dolcemente la guancia piangendo e ripetendo una serie di “idiota” che ho subito interrotto baciandoti, dicendo che stavo bene, stavamo tutti bene, e quella era la cosa importante.
Non riesco a ricordare davvero quanto mi sentissi male quel giorno, quanto fosse grave la mia ferita, perché ogni momento trascorso con te è un momento di felicità e gioia.

   

Ti ricordi quando abbiamo trovato un nuovo rifugio?
Alcuni giorni dopo la mia folle ma di successo uscita al supermercato, abbiamo finalmente trovato un nuovo posto.
Non era affatto il posto migliore, era solo una vecchia e diroccata rimessa degli attrezzi, ma era più che sufficiente per dormire e fare l'amore...
Ricorderai sicuramente quanto è stato bello, quanto ci siamo sentiti felici mentre finalmente abbiamo avuto la nostra occasione di fare di nuovo l'amore nonostante la mia spalla ancora ferita, spero davvero che ti ricorderai per sempre quel momento amore mio, perché io non lo dimenticherò mai.
Ricordo come dopo abbiamo iniziato a ridere come due ragazzini, baciandoci e ripetendoci quanto fossimo felici, anche se quel rifugio era piccolo, triste e freddo, e la nostra vita era tutt'altro che felice.
Ricordi quando Jet e Kobra ci hanno detto che dovevamo stabilire alcune regole da seguire?
Ricordo sicuramente le loro espressioni imbarazzate mentre ci hanno detto che avremmo dovuto fissare degli orari precisi e fare i nostri giri di ricognizione tutti e quattro insieme tranne in “rari casi” che dovevano ancora stabilire.
Ricordo come ti sei subito lamentato a gran voce, perché prima eravamo abituati ad avere le nostre due orette di privacy, ma ricordo anche come alla fine hai dovuto rinunciare ed accettare che avremmo dovuto aspettare ancora un po’ per riavere la nostra privacy e per stare insieme. Sicuramente ricordo anche come quella notte ci siamo tutti dimenticati di ogni problema e del fatto che eravamo tutti soli nel deserto, senza un piano e senza niente se non cibo, un po’ d’acqua e noi stessi.
Ricordi come siamo riusciti ad accendere un fuoco con il tuo vecchio accendino che per qualche motivo avevi ancora in tasca?
Ricordo quanto ci siamo sentiti invincibili quella notte, quanto fossimo fiduciosi per il nostro futuro e come mi sono sentito felice di essere lì insieme a voi.
So bene che sarei già impazzito se non fosse per tutti voi, se non fosse per il mio migliore amico, mio ​​fratello e te, mio ​​dolce amore, che per qualche strano motivo questo triste mondo ha deciso di darmi.

   


Ti ricordi quando abbiamo trovato il mio volantino?
Era stato uno di quei “rari casi” in cui potevamo uscire da soli e stavamo tornando dal nostro solito giro di ricognizione, ma all'improvviso sei scoppiato a ridere. Ricordo di essere tornato indietro e di averti visto ridere per qualcosa che avevi tra le mani.
Ricordi di sicuro cosa fosse quella cosa, ovvero un volantino con la mia faccia stampata sopra e una scritta “EXTERMINATE”, con una somma di denaro esagerata come ricompensa.
Hai detto che era ridicolo, che quella mia immagine era molto stupida, dal momento che avevano deciso di mettere la parte "EXTERMINATE" direttamente sul mio viso, per coprirmi gli occhi.
"Non sono in grado di fare i tuoi bellissimi occhi, piccolo", mi hai detto ancora ridendo, ma non capendo che si trattava di qualcosa di molto grande. Avevano paura di noi, avevano chiesto di prenderci, come i fuorilegge nei vecchi film sui cowboy, e non posso descrivere l'orgoglio provato in quel momento.
Hai poi aggiunto come comunque il mio naso fosse carino e perfetto, come si erano sforzati di realizzare il mio stupido naso nella maniera più simile alla realtà, e ricordo come fossi arrossito sorridendoti timidamente.
Non ero e non sono ancora abituato a ricevere tutti questi sciocchi complimenti e parole carine e, anche se mi piace quando lo fai, non riesco ancora d apprezzarli fino in fondo.
Tu sei e ti comporti come eravamo tutti abituati prima che il mondo diventasse così, e invidio questa tua capacità. So che mi hai insegnato molte cose, so che mi hai insegnato come amare e come essere a mia volta amato, ma sono ancora così tanto insicuro su questa parte della mia vita.
“Anche se nessuna dannata somma di denaro potrebbe andare bene, dato che sei la cosa più importante di tutto il mondo. Sei inestimabile amore mio.”
E non potrò mai dimenticare la sensazione provata in quel momento, sensazione di essere davvero speciale e meritevole di ricevere amore.
Tu, mio dolce Frank, mi fai dimenticare tutte le cose sbagliate accadute e che ancora accadono in questo mondo e mi fai sentire speciale, importante, insostituibile.

   


Ti ricordi quando ti ho regalato una nuova chitarra?
Dal primo giorno in cui ti ho incontrato, ricordo come ti sei sempre lamentato della tua chitarra che non avresti mai più rivisto.
So che le chitarre e la musica sono una parte molto importante della tua vita, ma so anche come di questi giorni non sia rimasto più nulla di anche lontanamente simile alla musica, specialmente gli strumenti musicali.
Ricordo che un pomeriggio ti ho sentito parlare con Jet, scoprendo come entrambi nella vostra vita passata foste appassionati e soliti suonare la chitarra. Ricordo di aver iniziato a sorridere mentre ti ascoltavo parlare e raccontare storie sul tuo passato e sulla tua chitarra, ma ricordo anche come alla fine della tua chiacchierata, sei uscito dal rifugio e hai pianto piano, credendo che non ci fosse nessuno in giro a sentirti, ma sbagliandoti.
Ti ho abbracciato forte e mi hai detto quanto ti mancasse la tua noiosa e semplice vita, come fossi così dannatamente stanco della nostra miserabile situazione e come ti mancasse la tua chitarra più di ogni altra cosa.
Ricordo così bene la tua tristezza tesoro, come ricordo di aver deciso di fare qualcosa di molto stupido e folle ripensando a quel giorno in cui avevi deciso che era il mio compleanno, e così ho deciso di regalare un nuovo compleanno anche a te.
Nella tua vita precedente eri un musicista, e io ero un artista, o una specie di, così che mi ero convinto di provare a realizzare qualcosa per rendere il tuo nuovo compleanno memorabile.
Ricordo come prima di questi giorni fossi solito a disegnare e creare piccoli regali fatti in casa per Mikey, ma ricordo bene quante matite e strumenti avessi per realizzarli…
Ricordi quanto ti sei sentito felice quando ti ho mostrato la tua nuova "chitarra"?
So che non era la migliore chitarra in assoluto, non era nemmeno una vera chitarra, ma sicuramente so anche di aver passato le notti precedenti a cercare di creare qualcosa di almeno simile a questa.
Ricordo di aver provato a creare il tutto partendo da una vecchia e rotta botte che avevamo trovato vicino al rifugio al nostro arrivo e che usavamo come contenitore per il cibo.
Ricordo anche di aver cercato di realizzare le corde grazie ad una vecchia ruota di bicicletta e, anche se il suono era tutto meno che quello di una vera chitarra, eri così felice e sorridente che il mio cuore si è subito scaldato.
Ricordi quanto eravate felici tu e Jet dopo che ve l’ho mostrata?
Subito avete deciso di suonare qualcosa per me e Mikey e ricordo come ci siamo sentiti tutti un po’ più felici e senza paura.
"Sei il miglior regalo che potessi desiderare amore mio..."
Mi hai poi sussurrato all’orecchio, dandomi un veloce bacio sulla guancia, per poi iniziare a suonare una vecchia e sdolcinata canzone d'amore che ha fatto alzare gli occhi al cielo a Jet e Kobra in risposta, ma che mi ha fatto stringere lo stomaco e battere fortissimo il cuore.
Sei e sarai sempre la cosa migliore che mi sia mai capitata, mio ​​dolce Frankie.

   


Ti ricordi quando ci hanno trovati…?
Abbiamo trascorso circa due mesi in quella piccola e sporca rimessa degli attrezzi, quindi eravamo sicuri che i draculoidi non ci avrebbero mai trovati, ma ci sbagliavamo così tanto...
Ricordo lo spaventato provato quando ho sentito qualcuno avvicinarsi al nostro rifugio e poi ho visto una ventina di draculoidi assalirci.
Ho provato a reagire, ho cercato di proteggervi tutti, ma ci hanno trovato nel momento più vulnerabile di sempre, la notte.
Abbiamo subito capito tutti che il nostro nuovo rifugio era stato distrutto e che avremmo dovuto cercarne un altro, ma abbiamo anche capito che eravamo in grossi guai...
Ricordo che io e Mikey abbiamo cercato di proteggere te e Jet, ma ricordo tristemente come sette draculoidi sono purtroppo riusciti a entrare dal tetto e ad aggredirti.
Mio dolce Frank, non riesco a descrivere la sensazione di terrore provata nel vederli trascinarti fuori dal nostro rifugio per i capelli, per poi iniziare a picchiarti, senza pensare al fatto che eri disarmato e ancora assonnato, quindi tutto meno che una minaccia.
Credimi amore mio, ho cercato di proteggerti, ho cercato di ucciderli tutti, ma anche se siamo riusciti ad uccidere la maggior parte di loro, sono comunque riusciti a rapirti.
"Correte!"
Ci hai detto dopo aver visto che stavano arrivando altri draculoidi, e così Jet e Kobra hanno iniziato a correre, ma non io...
Ricordo il mio inutile tentativo di salvarti, di uccidere gli altri, ma ricordo anche quanto fossi disperato e terrorizzato da essere riuscito ad ucciderne solo due.
"Gerard, vai!" Mi hai detto con gli occhi colmi di lacrime, mentre sia Jet che Kobra cercavano di tirarmi e convincermi ad andare via.
Non riesco a descrivere quanto mi sia sentito inutile e stupido mentre me ne andavo e li guardavo prenderti e portarti via con loro. Il mio cuore era spezzato in due e non riuscivo a smettere di piangere.
"Lui scapperà, come hai fatto tu Gee, vedrai!" Jet mi ha poi detto per tranquillizzarmi, ma ero più che sicuro che non avresti mai potuto farlo...
Non fraintendermi amore mio, ma non sei in grado di reagire in una situazione del genere, perché quando ti senti in pericolo vai nel panico e aspetti semplicemente che le cose si fermino. So che eri e sei ancora terrorizzato per la prima volta che i draculoidi ti hanno rapito, quando hanno cercato di lavare via i tuoi tatuaggi con l’acido, e quindi so che quando li vedi, ti pietrifichi.
"Ti proteggerò sempre Frankie, ci sarò sempre per te."
“Lo prometti…?"
“Lo prometto amore mio."
Ricordo quella notte in cui mi hai parlato della tua più grande paura, e ricordo di averti detto che non dovevi vergognarti di questo, che avere paura di qualcosa è più che normale e che ti avrei sempre protetto come ero solito proteggere Jet e Kobra.
Quel giorno, tesoro mio, mi sono sentito morire, mi sono sentito un perdente, ma ero anche così colmo di rabbia e desiderio di uccidere e salvarti, salvare il mio amore e riportarti a casa tra le mie braccia.

 


Ti ricordi quando ti abbiamo salvato?
Dopo aver detto a Jet e Kobra della tua più grande paura, che erano e tuttora sono i dracs, hanno subito capito che dovevamo salvarti, o ti avrebbero ucciso.
Ricordo quanto fossimo stanchi e stremati per via dell’assalto e ricordo anche come avessimo evitato di essere rapiti anche noi solo per miracolo. In effetti, ancora non riesco a capire come siamo riusciti a sfuggire, ma anche se noi eravamo liberi, tu eri in pericolo e avevamo perso un'altra volta il nostro cibo, l'acqua e la felicità.
Ricordo di aver trovato la tua nuova chitarra per terra, distrutta e con tutte le corde spezzate, e ricordo di essere scoppiato a piangere come un bambino.
Mikey ha cercato di comportarsi come un fratello, mi ha abbracciato e ha cercato di convincermi che stavi bene, perché eri più forte di quanto pensassimo, e sei stato quello che ci ha salvati tutti per primo, dandoci una nuova ragione per vivere e un nuovo nome per il nostro gruppo.
Ho provato a credergli amore mio, ma non ci sono riuscito, non ho potuto fare a meno di pensare a te tutto solo e spaventato, senza me a proteggerti e senza il tuo solito sorriso ad illuminati il volto.
Abbiamo subito provato a pensare ad un piano per salvarti, prima ancora di pensare a come trovare nuove provviste, ma ricordo come ogni piano sembrasse stupido e per niente buono.
Alla fine ho pensato al peggior piano in assoluto, il più rumoroso e inappropriato di sempre, ma sia Jet che Kobra mi hanno detto che ci stavano, che il piano era folle, ma più che perfetto.
Ricordi sicuramente quando siamo venuti e ti abbiamo salvato, sono sicuro che non potrai dimenticarlo, come non potrai dimenticarti di noi con la radio davanti al luogo in cui i draculoidi ti tenevano prigioniero.
Ricordo come abbiamo acceso la radio e fatto tutto quel rumore, come la tua canzone preferita ha iniziato a suonare diffondendosi in tutto il deserto.
Ti ricordi, mio dolce Frank, quando ci hai finalmente visto?
I dracs hanno subito iniziato a uscire dal posto e a correre verso di noi, sparandoci contro con le loro pistole laser e facendo così esattamente quello che ci aspettavamo avrebbero fatto.
Ricordi quando Jet gli ha lanciato contro le due bombe che avevi trovato qualche settimana fa?
Stavamo tornando a casa dal nostro solito tour e hai trovato un accampamento di dracs senza nessuno dentro, così che ne hai approfittato rubando quelle due bombe, dicendo "potremmo usarle in futuro, chi lo sa?" e avevi così dannatamente ragione!
Ricordi come, approfittando dell'assalto delle bombe, sono venuto a salvarti?
Mi hai abbracciato così forte Frankie, e hai continuato a ringraziarmi, piangendo nel frattempo, ma non potrò mai dimenticare, amore mio, quello che ho visto quando ho finalmente guardato il tuo viso... Stavi sanguinando, la tua bocca aveva due tagli tremendi ai lati, tagli che ricordavano una sorta di sorriso macabro ed inquietante.
Ho provato a chiederti cosa fosse successo, perché ti avessero fatto questo, ma mi hai detto che dovevamo sbrigarci e lasciare quel posto il prima possibile.
Ti ho aiutato ad alzarti e ti ho fatto salire sulla mia schiena, e poi siamo scappati tutti più velocemente possibile.
Ti ricordi, amore mio, quando finalmente ci hai detto cosa ti era successo?
Hai detto che i dracs odiavano la tua faccia, dicendo che sembrava che li stessi prendendo in giro, e così avevano deciso di regalarti un nuovo sorriso...
Non siamo sicuramente dottori Frankie, ma non posso dimenticare come tutti e tre abbiamo cercato immediatamente di farti sentire meglio, curando le tue ferite e dandoti un po’ d'acqua e amore.
Ricordo come quella notte abbiamo deciso che sarebbe stato inutile cercare un nuovo posto dove riposare, così abbiamo deciso di dormire accampati in un posto a caso nel deserto, anche se era scomodo e decisamente troppo freddo.
Ricordo di averti abbracciato a me tutta la notte, senza però addormentarmi, perché troppo spaventato e preoccupato per i tuoi tagli. Ricordo di aver cantato una dolce melodia per te, e ricordo anche come quella melodia vi ha fatto addormentare tutti e tre.
Non posso dire quanto mi sentissi male, quanto mi sentissi in colpa, dato che che quei tagli orribili mi facevano sentire il più grande fallimento di sempre.
"Gee, non piangere… sto bene adesso."
Hai detto, facendomi capire che non stavi dormendo come pensavo. Ti ho allora baciato la fronte e abbracciato ancora di più, non smettendo comunque di piangere.
“Il tuo salvataggio è stato così dannatamente iconico, amore! Il mio ha fatto schifo a confronto.”
Mi hai detto poi, facendomi ridere un po’ e facendomi capire che eri lì, con me, e che stavi bene.
Quel giorno, mio ​​dolce Frank, ho capito perfettamente cosa significhi amare profondamente qualcuno, prendersi cura di lui e rischiare la propria vita per proteggere la sua.
Quel giorno ho capito a pieno cosa significhi amarti ed essere a mia volta amato.

 


Ti ricordi quando abbiamo incontrato Dr. Death Defying?
Eravamo un'altra volta senza un posto e senza nient'altro che due stupidi spuntini da mangiare, e ricordo come non ci fosse rimasto nemmeno un po’ di disinfettante per i tuoi tagli.
La tua faccia aveva ancora bisogno di essere pulita e avevi anche bisogno di qualcosa per attenuare il dolore, ma non avevamo niente...
Ricordo di aver detto che avrei potuto provare a cercare qualcosa, ma mi avete immediatamente fermato tutti, visto che il numero di draculoidi era di nuovo aumentato.
Ricordo di aver temuto per la tua vita, dato che sapevamo tutti che senza disinfettante le ferite sarebbero peggiorate, ma non avevamo nessun piano, non quella volta.
Ricordi quando abbiamo visto quell'enorme furgone venirci incontro?
Io, Kobra e Jet abbiamo subito preso le nostre pistole e le abbiamo puntate contro chiunque ci fosse in quel furgone, spaventati a morte ma pronti a proteggerti a tutti i costi.
Ricordo la confusione provata quando qualcuno con il casco è sceso dal furgone ed ha iniziato a camminare verso di noi, con una borsa sotto il braccio.
"Non osare fare un altro passo!"
Gli ha detto Jet dopo aver visto che stava vendendo verso di te, ma ricordo di averlo semplicemente visto togliersi il ​​casco e dunque mostrarci la sua faccia. Era un umano, non un draculoide, ma un ragazzo come noi, e aveva una faccia sorridente e amichevole.
"Ho solo bisogno di prendermi cura di quei brutti tagli, altrimenti morirà."
Ci ha detto il ragazzo, facendomi fermare il cuore perché queste parole erano qualcosa che tutti e tre sapevamo fin troppo bene, ma eravamo troppo spaventati per ammetterlo.
Ricordi sicuramente quando abbiamo deciso di ascoltare quel ragazzo, Show Pony era il suo nome, e abbiamo deciso di seguirli sul furgone, dove abbiamo trovato un altro uomo, più vecchio di lui e di tutti noi.
"Benvenuti a tutti!"
Ci ha detto l'uomo con il sorriso più grande di sempre, come se ci conoscesse da molto tempo.
L'uomo ha detto che ci stava osservando da tempo, che stava cercando di trovarci anche lui, ma non per ucciderci, bensì per aiutarci.
Ricordi come ci hanno dato un posto dove riposare e fare la doccia?
Ero così dannatamente confuso per l'intera situazione, ma guardare te e quel sorriso timido nato sulle tue labbra, mi ha fatto credere che ne valesse la pena, che avrei dovuto fidarmi di quelle persone.
Era la prima volta che incontravamo qualcuno nel deserto, qualcuno che ci offriva aiuto, cibo, un posto dove riposare e per essere finalmente più sicuri.
Ricordo che alla fine abbiamo accettato tutti di fidarci di loro, che non avevamo più niente da perdere, e così abbiamo detto che eravamo dentro, che i Killjoys erano d'accordo con quella nuova situazione.
Il nome dell'uomo era Dr. Death Defying e aveva un grande piano per salvare il mondo intero, forse un po’ troppo fantasioso, ma era così pieno di speranza mentre ci ha esposto la sua idea, che un po’ ci abbiamo creduto pure noi.
Ricordo come quella notte ci siamo tutti addormentati subito nei nostri letti nuovi e puliti, e come finalmente noi due siamo riusciti a darci un piccolo bacio. La tua bocca faceva ancora così male amore mio, ma il tuo sorriso felice e innamorato dopo che ci siamo baciati dolcemente, mi ha fatto sentire il ragazzo più fortunato del mondo.
Dopo quel giorno, siamo diventati amici sia del Dr. D. che di Show Pony, abbiamo iniziato tutti a sperare nel nostro futuro, io e te in particolare, passando così tante notti a parlare del nostro futuro normale, semplice e noioso come quello di una comune coppia.
Abbiamo iniziato tutti a ridere di più, a ballare, a cantare e a sentirci vivi.
Le tue ferite sono diventate rapidamente cicatrici e, anche se eri e sei tuttora così triste e insicuro riguardo loro, ricordo come ho subito preso la dolce abitudine di baciarle il più spesso possibile, facendoti sorridere e arrossire appena ogni volta.
Ti ricordi quando ci hanno mostrato quella vecchia città abbandonata?
Mai avevamo potuto raggiungere luoghi così lontani con il nostro vecchio furgone, perché troppo piccolo e malmesso per sopportare un viaggio del genere, ma ricordo come ci siamo meravigliati tutti quando abbiamo visto quella cittadina fatiscente e troppo simile alle nostre vecchie case...
Ci siamo tutti sentiti così nostalgici, ma ricordo come la nostalgia sia stata rapidamente sostituita dalle risate dopo il nostro primo vero pasto.
Ricordi come abbiamo riso quando abbiamo dato a Mikey del cibo per cani per scherzo invece dei fagioli che stavamo mangiando?
Non posso dimenticare la faccia disgustata che ha fatto quando ha assaggiato quel cibo disgustoso, facendo ridere me, te e Jet come matti.
Ricordi come poi noi due siamo andati nel vecchio negozio alla fine della via principale per trovare nuovi vestiti?
Sono sicuro che non potrai dimenticartene amore mio, sia perché ho preso quella semplice maglietta nera con scritto “keep smiling" che ami tanto, ma soprattutto perché abbiamo fatto l'amore nel camerino, come due adolescenti.
Non avevamo più privacy, quindi dovevamo approfittare di questi piccoli momenti per stare insieme e fare l'amore.
"Gee, la sai una cosa?"
“Cosa piccolo?"
"Penso che ti amerò per sempre…"
Ti ricordi quel momento, mio ​​dolce Frank?
Ti prometto che lo ricorderò per sempre, ma devi promettermi che lo farai anche tu.
"Lo penso anch'io Frank, ti ​​amerò per sempre pure io, te lo prometto amore."
Ricorderai quel momento, mio Frank?
 

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Capitolo 4
*** I won't forget the good times ***


 
*I won't forget the good times*

Ti ricordi quando ti ho finalmente raccontato cosa è successo davvero quando sono stato rapito?
Ricordo che era notte e non riuscivo a dormire, così che mi sono alzato dal mio minuscolo letto per venire nel tuo a cercare un po’ di calore e pace.
So bene amore come la rottura della nostra piccola routine del dormire assieme ci avesse entrambi rattristati, ma presto ci eravamo resi conto che le brandine dateci da Dottor D. erano sufficienti a dir tanto per una persona sola, e così che avevamo cominciato a dormire separati.
Non mento amore mio, quando dormivamo assieme più che dormire cercavamo di non cadere a terra, ma è anche vero che senza te gli incubi avevano presto rifatto la loro comparsa…
“Che succede Frank…?”
Ricordi quando una notte, non riuscendo più a sopportare la sensazione di solitudine e angoscia nel mio cuore, sono sgattaiolato nel tuo lettino?
“Niente Gee, dormiamo…”
“Amore stai piangendo, che succede?”

E così alla fine sono stato costretto a dirti cosa mi tormentava tanto, cosa non mi faceva più chiudere occhio la notte e cosa mi rendeva così dipendente dall’aver sempre accanto a me qualcuno.
Il giorno del mio rapimento, ecco cos’era il tanto temuto ricordo che non mi lasciava chiudere occhio la notte, quell’immagine dei draculoidi che mi rapivano di notte per portarmi lontano da tutti voi e per torturarmi…
Ricordi quanto forte mi hai stretto dopo che ti ho finalmente detto cosa mi avevano fatto quel giorno?
Eri così spaventato amore mio, ti sentivi così in colpa, e non riuscivi a smettere di ripetere delle scuse per qualcosa di cui non avevi colpe.
“Avresti potuto dire dove eravamo nascosti Frankie, a-avresti potuto dire-”
Ricordo, come credo ricordare anche tu, di aver provato a farti ragionare, dicendoti che effettivamente al tempo un rifugio non l’avevamo più e dunque per catturarvi avrebbero dovuto cercare in tutto il deserto intero.
“E poi non si tradiscono gli amici Gee… Non avrei mai potuto tradire Jet, Kobra e te, mai.”
Ricordo il tuo dolce sorriso innamorato dopo avermi sentito dire quelle parole, e ricordo anche il bacio sulla fronte che mi hai dato, seguito da una serie di “ci sono io ora amore” che mi hanno presto tranquillizzato e fatto dimenticare anche solo per una notte di quel periodo orrendo.
Non dimenticherò mai tutte le botte, gli insulti e le minacce di morte ricevute durante il rapimento, ma non dimenticherò anche mai tutti i vostri sforzi per curare le mie ferite, tutte le barzellette raccontatemi da Jet per farmi sorridere, tutti i piccoli pasti extra datemi da Kobra, rinunciando lui stesso alla sua razione a volte, e soprattutto tutti i dolci piccoli baci che mi hai dato su queste brutte cicatrici che ogni volta mi ricordano cosa è successo, quei piccoli baci e quel “sei così carino oggi Frank” che mi fanno scordare tutte le cose brutte, e immaginare di essere in un mondo bellissimo e normale.
“Grazie di esistere Gee.”
Ti ricorderai di quella notte amore mio? Io non potrò mai scordarla, poiché tutte le memorie che sono legate a te hanno trovato un posto speciale nel mio cuore e niente potrà mai farle uscire da lì.
   

   

Ti ricordi quando abbiamo incontrato altre persone?
Era un periodo abbastanza tranquillo, non stava accadendo nulla degno di nota da oramai troppo tempo e, per la prima volta dopo anni, avevo riscoperto cosa fosse la noia.
Ricordo come in quel periodo dedicassimo la maggior parte del giorno ad andare a racimolare provviste, ad ascoltare Dottor D. e il suo folle piano nel quale tutti noi alla fine abbiamo cominciato  a credere, e infine a fare l’amore, o cercare di, tra un momento e l’altro rubato in cui eravamo soli sul furgone.
Ricordo amore, come credo ricorderai anche tu, come oramai i nostri sciocchi e pieni di risate discorsi post orgasmo su un futuro migliore fossero aumentati a dismisura, discorsi come “dove andremo a vivere? Città o campagna?”, oppure “prenderemo una casa o la faremo costruire da capo?”, o anche “e se prendessimo qualche animale domestico?” e infine “secondo te ci sposeremo mai?”.
Adoravo e tuttora adoro quei discorsi mio dolce Gee, quei discorsi che mi fanno sentire un po’ più distante da questo mondo grigio e vuoto, e un po’ più vicino al vecchio mondo, dove andare in giro, uscire a mangiare, andare al cinema e vedere altre persone camminare per strada era normale.
Devo ammettere amore, che mi manca la frenesia del vecchio mondo, mi manca il rumore e perfino l’essere schiacciato da altre persone ad un concerto, ma mi reputo immensamente fortunato a sapere di aver trovato almeno te, Jet e Kobra a darmi una parvenza di normalità.
Ti ricordi quando, durante uno di questi nostri pomeriggi pigri trascorsi a parlare e fantasticare su di un futuro ancora così lontano, abbiamo sentito qualcuno bussare veementemente alla porta del furgone?
Subito ci siamo allarmati, ricordo come entrambi ci siamo subito ammutoliti, non capendo se fosse un qualche genere di scherzo molto poco divertente di Jet, o se invece ci fosse qualche pericolo reale dietro.
“Tu nasconditi Frankie, okay? Ci penso io.”
Ho sempre trovato questa tua parte protettiva nei nostri confronti molto tenera, dato che fin da quando ti conosco ti ho sempre visto metterti in prima linea per proteggerci tutti e cercare di risolvere la situazione da solo, come se ti fossi auto eletto capo del nostro gruppo, una sorta di guida e allo stesso tempo guardia di tutti noi.
Ricordo di averti dato un bacio leggero sulla guancia, sussurrato all’orecchio uno “stai attento” e poi ti ho passato la tua arma, facendoti credere che mi sarei nascosto davvero, ma ovviamente mai avrei potuto lasciarti affrontare qualunque cosa ci fosse fuori da quella porta da solo.
So che da dopo il mio rapimento sei diventato se possibile ancora più protettivo nei miei confronti, ma mai avrei permesso a qualcuno di farti del male, poiché l’idea di perderti non è nemmeno contemplabile.
Ricordi cosa abbiamo visto una volta aperta la porta?
Tu stavi reggendo con mani tremanti la pistola e io ti stavo alle spalle, ma presto abbiamo capito che non sarebbe servita nessuna arma.
Era un gruppo di persone, sette adulti più una bambina con loro, e ricordo, come sicuramente ricorderai pure tu, come i loro volti sono stati illuminati da un sorriso genuino non appena averci visti entrambi.
“Sapevo che non eravamo gli unici!”
Ha detto uno degli uomini in testa al gruppo, per poi entrare nel furgone e abbracciare stretto prima me e poi te.
Ricordo con tenerezza la tua reazione amore mio, ovvero arrossire e sorridere in quella maniera imbarazzata che tanto mi intenerisce, e ricordo anche come poi ti sei fatto da parte e hai fatto entrare tutti gli altri, offrendo loro un po’ di cibo, acqua e affetto.
Al tempo avevamo così tante provviste che né Jet, né Kobra, né Show Pony e nemmeno il Dottor D. si sarebbero arrabbiati davanti a quel tuo gesto altruista, e ricordo come presto siamo entrambi stati sommersi da domande su chi fossimo, cosa facessimo lì e cosa volessimo fare della nostra vita.
Ti ricordi amore mio, quanto quell’incontro ci avesse riempiti di speranze e voglia di vivere? Io non potrò mai dimenticare né la sensazione provata, né soprattutto i tuoi occhi colmi di commozione e gioia.
Sei e sarai sempre una persona così sensibile mio dolce Gee, non smetterò mai di credere che persona più dolce di te esista al mondo, poiché tu sei quel genere di persona che ognuno dovrebbe avere nella propria vita, ma che tuttavia soltanto in pochi hanno l’onore di conoscere.
   

 

Ti ricordi quando abbiamo incontrato Grace?
Una volta tornati al furgone, ricordo come tutti si fossero sorpresi di aver trovato così tante persone, tutti si erano riempiti di gioia tanto quanto noi nel capire come non fossimo gli unici rimasti, ma ricordo come invece il Dottor D. si fosse ammutolito fissando la scena esternamente con un’espressione indecifrabile in volto.
Ricordo, come credo ricorderai anche tu, come tutti ci fossimo perlopiù interessati e focalizzati sulle persone adulte, lasciando perdere la bimba con quel mucchio di bellissimi capelli ricci in testa, ma non pensando al fatto che forse la vera protagonista di quella strana scena, fosse lei.
Il piano del Dottore riguardava una bambina, una bambina che poteva avere l’età di quella davanti ai nostri occhi, e una bambina che una volta trovata mai avremmo dovuto lasciare andar via.
Ricordo di aver intuito il perché di quello sguardo e il perché il Dottor D. fosse così perso nei suoi pensieri, così che mi sono subito abbassato al livello della bimba e ho cominciato a parlarle.
Grace era il suo nome, e vista la sua ottima parlantina ho subito approfittato per farle qualche domanda riguardo al suo passato, per vedere se il suo racconto coincidesse con quello fattoci dal Dottore.
Inutile dire, che la bambina era proprio lei…
Ricordi amore, quando una volta finito di parlare con quell’uomo presentatosi come capo gruppo, anche tu, capendo cosa stava accadendo, ti sei inginocchiato davanti a lei e le hai parlato?
Volevamo a metterla a suo agio, poiché era improntate che rimanesse con noi, essendo l’unica soluzione per uscire da quel mondo grigio.
“E voi come vi chiamate?"
Inutile dire come le nostre risposte l’avessero subito fatta ridere, poiché come da lei dettoci, “sembrano i nomi di due supereroi!” e allora ricordo come tu ti sei avvicinato piano al suo orecchio e le hai detto che il tuo vero nome era Gerard, ma che da quel momento in poi sarebbe stato un segreto tra te e lei.
Ricordo quanta tenerezza mi avesse fatto quella scena, vedere te ridere e scherzare con quella bimba come se vi conosceste da tempo, con una sicurezza e tranquillità tali da sorprendere anche Jet e Kobra che presto si erano accorti di quello che stava accadendo.
Dal racconto, o meglio profezia, del Dottore, risultava che la bambina avrebbe immediatamente stretto un ottimo legame con uno di noi in particolare, un legame che l’avrebbe poi spinta a fidarsi presto di tutti e che l’avrebbe spronata a fidarsi ciecamente del nostro piano, e mai come in quel momento abbiamo tutti capito chi fosse questa prima persona.
“Sei qua coi tuoi genitori piccola?”
Le hai chiesto a un certo punto, e vederla scuotere la testa con le lacrime agli occhi ci ha fatto subito capire che anche lei era rimasta orfana per colpa di questa situazione misera.
“Che ne dici di stare un po’ qua con noi allora? Ti prometto che ci divertiremo un sacco.”
E il sorrisone enorme arrivato in risposta ci ha fatto capire anche in questo caso, come oramai la bimba fosse dei nostri e forse il piano del Dottor D. poteva funzionare per davvero.
“Sarete i miei nuovi papà?”
Ha allora chiesto Grace, ma le tue guance rosse mi hanno subito fatto capire che non si stava riferendo a tutti noi, ma specificatamente a me e te.
Ricordo la tua risposta, ovvero un flebile “certo” e un sorriso timido, ma ricordo anche l’abbraccio datoti da quella piccolina e il sorriso che ti ha a sua volta rivolto.
Mai come in quel momento mi sono sentito vivo e realmente parte di qualcosa, parte di un piano vero che avrebbe potuto salvare me, te, noi, il mondo intero.
Mai come in quel momento, ho creduto davvero che un giorno avremmo potuto vivere finalmente assieme per il resto della nostra vita.
   

   

Ti ricordi quando abbiamo incontrato Korse?
Ormai erano giorni, settimane, forse addirittura mesi che nessun draculoide ci dava noia, poiché grazie al camioncino di Dottor D. avevamo finalmente la possibilità di andarcene via ogni qual volta volessimo.
Ricordo come in quel periodo fossimo tutti più felici, tutti più sorridenti, colmi di un qualche genere di frenesia e gioia immotivati, e ricordo come Grace si è presto abituata alla nostra vita, seguendoci qualche volta anche durante i nostri giri di ricognizione.
Ricordo come tu le avessi creato una piccola pistola finta, dicendo che da quel momento in poi anche lei sarebbe stata una super eroina, come tutti noi, e di come ci avrebbe aiutati a proteggere il mondo.
Ricordo anche come avessimo soccorso tutte le persone conosciute quel giorno, aiutandole a trovarsi un riparo in una zona che sapevamo essere sconosciuta ai draculoidi, ma purtroppo ricordo anche amore mio, come quel periodo felice è presto andato in fumo…
Il motivo era Korse, la nuova trovata di BLI, un nuovo modo per poterci contrastare visto come oramai i draculoidi non ci facessero più un baffo.
Purtroppo tutti sapevamo che avevano capito, che avevano compreso come avessimo tra le mani non una semplice bambina, ma una vera bomba, e di come un giorno Grace avrebbe fatto crollare tutto il loro piccolo impero di tristezza e monotonia.
E dunque hanno creato Korse…
Ricordo quel giorno come fosse ieri, ricordo come uno squadrone di draculoidi era riuscito nella notte ad accerchiare il nostro camioncino e noi, credendo che fossero solo i soliti sciocchi dracs, abbiamo subito reagito, tuttavia non sapendo chi ci fosse davvero in mezzo a loro.
Ricordo amore mio, come so ricorderai anche tu, come Korse è sgattaiolato fuori dal gruppo e ha subito cercato di prendere Grace, tuttavia fallendo per merito di Jet.
Ricordo come si fosse subito parato davanti alla bimba, come l’avesse difesa prendendosi tutti gli attacchi al posto suo, e di come alla fine ne fosse uscito con una ferita abbastanza importante all’occhio destro e un grande spavento.
Per fortuna siamo riusciti a medicare e salvare il suo occhio, ma lo stesso non si è potuto dire della sua vista.
Ricordo come tu ti fossi subito addossato tutte le colpe, subito detto che era colpa tua e solo tua se ancora una volta tutti eravamo stati messi in pericolo, se Jet era stato ferito così gravemente, e ricordo come poi abbiamo preso la tremenda decisone di andare a vedere come stessero le persone da noi salvate, perché come detto dal dottor D., il presentimento che avevamo tutti dopo quell’attacco era orrendo.
E difatti la scena appena arrivati nel loro accampamento era tutto meno che bella…
Ricordo come Kobra avesse subito coperto gli occhi di Grace, facendola rientrare sul furgone, e ricordo come noi altri abbiamo fatto un breve giro in quel piccolo e fino al giorno prima, colmo di gioia accampamento, oramai pieno di tristezza e morte.
Ricordo come in quel momento abbiamo tutti capito che il dolce e spensierato periodo di noia e allegria fosse finito, di come oramai, dovessimo rimboccarci le maniche e fare la nostra parte, perché la voce che Grace era arrivata si era sparsa ovunque e tutti volevano prenderla e, possibilmente, usarla come esca per uccidere anche noi.
Ricordo come quella notte, nessuno di noi riuscisse a prendere sonno, nessuno riusciva a tranquillizzarsi poiché quello che stava accadendo era qualcosa di grande, forse troppo, e perché la paura era tornata ad abitare il nostro rifugio.
Ricordo anche come abbiamo tutti e quattro deciso di comune accordo di dormire per terra fuori dai nostri letti, in una sorta di accampamento improvvisato per poter stare vicini e tenere d’occhio noi stessi e Grace durante tutta la notte.
Sicuramente, ricorderai anche come noi due ci siamo avvicinati un po’ più rispetto agli altri, di come ci siamo subito trovati e abbracciati durante l’intera notte, trovando un po’ di pace l’uno nelle braccia dell’altro.
Non so davvero dove sarei finito se non fosse per te, non credo che avrei mantenuto nemmeno un briciolo di sanità mentale, temo anzi che sarei probabilmente morto in solitudine da qualche parte nel deserto, ma con te amore mio, mi sento sempre in pace con me stesso e felice nonostante la situazione tragica in cui viviamo.
 

 

Ti ricordi quando hai pianto?
Ho da sempre avuto una specie di allarme che mi avverte ogni qual volta tu non riesca a dormire, e questo allarme in parte si chiama fruscio di coperte continuo, e in parte rumore dei tuoi passi per terra.
So bene che tu credi di essere silenzioso quando cammini sulle punte dei piedi, ma credo tu sia l’unica persona che invece fa più rumore a piedi nudi sulle punte, rispetto a quando hai le scarpe e stai camminando veloce.
“Che succede Gee?”
Ricordo di averti sentito uscire dal furgone e di averti trovato nella piccola città fantasma dove oramai eravamo fermi da giorni.
Nessuno aveva il coraggio di usare quella cittadina come rifugio, ma nessuno voleva ugualmente lasciare il posto, così che erano giorni oramai che vivevamo nel furgone, parcheggiati nell’accampamento deserto.
“Niente, torna a letto…”
Non riuscivi a non addossarti la colpa di tutte quelle morti, non riuscivi a capire che quelle persone erano purtroppo morte, ma non per colpa tua.
“Amore, parlami.”
Ti ho chiesto allora, e tu hai finalmente parlato.
Avevi paura, eri terrorizzato dal fatto che avremmo potuto non farcela, che purtroppo la battaglia che avevamo combattuto fino a quel giorno non era stata nulla a confronto di quella che stavamo vivendo ogni girono da dopo l’arrivo di Grace.
Avevi paura di morire, avevi paura che morissimo noi, che morissi io, che morisse Jet, il tuo migliore amico, che morisse Kobra, tuo fratello, e avevi paura che morisse Grace e con lei tutto il piano di salvataggio del nostro povero e triste mondo.
Mai avevi avuto così tanta paura della morte come in quel periodo.
Ricordo allora, come penso ricorderai anche tu, di come poi sei scoppiato a piangere, una cosa che solitamente mai hai fatto davanti a nessuno, perché hai sempre cercato di mantenere la calma, sempre cercato di stare tranquillo e non lasciarti prendere dal panico, ma alla fine hai ceduto pure tu.
Non sono mai stato bravo a consolare le persone amore mio, sei sempre stato tu quello più empatico e in grado di far tornare il sorriso a tutti, ma in quel momento ho subito capito che per una volta tanto avrei dovuto essere io quello a farti sorridere ancora.
E allora ho avuto un’idea.
Grace era spesso solita passare il suo tempo a realizzare braccialetti, come ogni bambina della sua età dovrebbe fare, uno sciocco passatempo infantile che tuttavia aveva in qualche modo catturato anche la mia attenzione.
Ricordo come una volta mi fossi seduto accanto a lei e le avessi chiesto di aiutarmi a realizzare un braccialetto, un braccialetto che, inutile dire, avrei voluto regalare a te al “momento giusto", e quale momento migliore per dartelo se non quello?
Ricordo come la tua espressione confusa si è presto trasformata in un dolce sorriso una volta osservato con più attenzione in cosa consistesse il braccialetto, ovvero una semplicissima serie di perline azzurre con in mezzo una piccola F.
Per quanto stucchevolmente romantico, ricordo di averti sussurrato piano all’orecchio il motivo di quello sciocco braccialetto, ovvero che in quel modo avresti potuto portarmi con te ovunque, che non saresti mai più stato solo a combattere le tue battaglie.
Ricordo che le tue lacrime di tristezza e paura si sono presto fermate, sostituite da due piccole e innocue lacrime di commozione e felicità, e ricordo anche di come alla fine mi hai preso delicatamente il viso tra le mani e mi hai baciato.
In questo grigio e buio mondo anche la più sciocca e piccola accortezza e gesto di amore può fare la differenza, e mai come in quel momento una ventina di perline azzurre mi hanno reso così pieno di gioia e orgoglio.
“Ti amo Frank.”
Hai poi detto a bassa voce, per poi sorridere e continuare a baciarmi.
Se potessi ti seguirei sempre ovunque per davvero, correrei via da questa realtà deprimente con te, mano nella mano, fidandomi ciecamente di ogni tua decisone.
Se questo è davvero ciò che un tempo eravamo soliti chiamare amore, allora ti giuro che non permetterò mai a nessuno di portarcelo via.
   

   

Ti ricordi quando Korse è riuscito a prenderti…?
Un po’ insolito forse domandarti una cosa della quale non avrai mai fortunatamente piena memoria, ma che io purtroppo mai potrò scordare.
Era un ennesimo giorno come tanti, oramai era tempo che non cambiavamo il nostro posto e che avevamo deciso di piantare radici in quella piccola città fantasma, un tempo dimora di quelle povere persone che avevamo cercato di aiutare.
In quei giorni stavamo cercando di andare un po’ più a fondo e capire meglio il piano riguardante Grace, stavamo cercando di capire meglio come poter agire e quando, ma purtroppo avevamo forse abbassato un po’ troppo la guardia…
Ricordo come una sera, vista la grande quantità di provviste racimolate nei giorni precedenti, avessimo deciso di mangiare un po’ di più a cena, mangiando anche una fetta di torta scaduta da pochi anni. Non c’è dunque più di tanto da sorprendersi se il mattino dopo abbiamo faticato un po’ di più a svegliarci, tutti con un discreto mal di testa.
Ricordo di aver pensato che fosse colpa della “grande quantità” di cibo mangiato, piuttosto che della torta forse scaduta da un po’ troppo tempo, ma di certo mai avrei creduto che il vero e ben più allarmante motivo fosse un altro.
Ricordo che dopo esserci riavuti tutti dall’intontimento mattutino, abbiamo subito capito che qualcosa non andava, e quel qualcosa erano una dozzina di bombe contenenti gas soporifero sparse per il furgone, oramai vuote.
Subito ci siamo tutti allarmati, subito mi sono dato dell’idiota per non aver capito fin dall’inizio che un po’ di cibo in più non può far dormire per così tante ore, e subito mi sono disperato dopo aver visto che tu eri scomparso.
Era ovvio che volessero te amore mio, ovvio che prima o poi avrebbero rapito uno di noi, e quale bersaglio migliore di te, capo del nostro piccolo gruppo?
Abbiamo subito capito tutti con immensa tristezza e rabbia che sarebbe stato inutile cercarti nei paraggi, perché chissà dove ti avevano portato, chissà quanto lontano eravate ormai e chissà se eri ancora vivo o meno…
Ricordo di essere impazzito, di aver letteralmente perso la testa e di essere corso fuori dal furgone alla ricerca di te, nonostante sapessi che era tutto inutile.
Ti avevano già preso una volta, ti avevano già rapito in passato a causa mia e, anche se quella volta non mia la colpa, non ho ugualmente potuto evitare di odiarmi per aver dormito così profondamente e non essermi accorto di nulla.
Ricordo come Jet e Kobra avessero provato a calmarmi, ma di come fossimo tutti e tre terribilmente spaventati e dannatamente stanchi della situazione. Era chiaramente visibile sui nostri volti come oramai nessuno ne potesse più di questa situazione e, soprattutto, di come stavolta l’idea di averti realmente perso, si stesse tristemente trasformando in certezza.
Non ricordo di aver mai provato così tanto terrore come in quel momento, lo stesso terrore che quella notte avevi nei tuoi occhi, lo stesso terrore che avevo cacciato via regalandoti quello sciocco braccialetto, ma un terrore del genere non si può mandare via da soli amore mio.
Immaginarti da solo, o assieme a loro, in pericolo, o addirittura morto era tutto ciò a cui riuscivo a pensare, non potevo pensare ad altro se non a te in difficoltà da quale parte nel deserto.
Mai come in quel momento lo sciocco piano del Dottor D. e di Grace mi è parso stupido e senza logica, perché per colpa loro avevo perso te, avevo perso il mio amore, la mia gioia, e nessun piano me lo avrebbe mai potuto restituire.
Avevo permesso che ci rubassero il nostro amore, che lo distruggessero, e non me lo sarei mai potuto perdonare.
   

   

Ti ricordi quando sei tornato a casa?
So che non avrai ricordi di questo, o almeno non di tutto l’episodio, ma sono certo che ricorderai cosa è successo alla fine di quell’assurdo giorno.
Oramai erano passati cinque giorni e di te nemmeno una misera traccia, così che tutti ci eravamo autoconvinti che tu non saresti più tornato a casa.
Ricordo questo clima di tristezza e vergogna che aleggiava nel furgone, tristezza per averti perso e vergogna per aver permesso loro di prenderti sotto i nostri baffi.
All’inizio non capivo il perché non avessero approfittato del nostro sonno per ucciderci tutti una volta per tutte, o per rapire Grace, ma il sesto giorno dopo la tua scomparsa ho finalmente capito che tutto quello che stavano cercando, era solo un po’ di triste e macabro spettacolo…
Non ricorderai quel momento amore mio, e forse è meglio così.
Ricordo di aver sentito il rumore di un camioncino approcciarsi a noi, così che tutti abbiamo preso le nostre armi e ci siamo parati davanti alla piccola Grace per proteggerla, ma contrariamente a ciò che credevamo, nessun draculoide ci ha attaccato.
Ricordo come la gioia immensa di vederti uscire da quel camioncino si è immediatamente trasformata in sorpresa e paura dopo aver visto come hai immediatamente puntato una pistola contro Kobra, con il chiaro intento di sparargli e fargli del male.
“Gerard ma che diavolo stai facendo!?”
Ricordo come Jet ti avesse subito posto quella domanda, non capendo perché mai volessi fare del male a tuo fratello, ma io ho subito afferrato che qualcosa non andava, e che quello non eri tu.
“Ray abbassa la voce.”
Ho provato a dirgli io, avendo capito che qualcosa in te non andava, che ti avevano fatto del male, forse torturato, forse fatto il lavaggio del cervello, così che urlarti contro avrebbe solo messo ancora più in pericolo Mikey, noi tutti, e soprattutto Grace.
Ricordo ancora il momento il cui ho finalmente visto i tuoi occhi, e in cui tutti abbiamo subito notato come fossero diventati magicamente vuoti, spenti, come se qualcuno stesse controllando te e le tue azioni.
Ricordo anche come tutti abbiamo provato a farti ragionare, abbiamo provato a farti capire che noi non eravamo i nemici, ma che eravamo lì per te, che ti volevamo bene, e che eri al sicuro.
Ma certamente ricordo anche quando mi hai puntato la pistola al petto.
Ricordo l’immensa paura provata in quegli attimi, paura che mai avrei pensato di provare in tua presenza, paura che tu potessi premere il grilletto da un momento all’altro ed uccidermi, poiché quello sguardo non era il tuo amore mio, quegli occhi non erano li stessi che erano soliti guardarmi, e tutta quella rabbia nei nostri confronti non era tua, ma loro.
Tragicamente divertente pensare che ti avevano trasformato in una specie di bomba programmata appositamente per ucciderci, poiché era ovvio quanto tutti noi tenessimo a te e quanto ribattere ad un tuo attacco, sarebbe semplicemente stato impossibile.
“Penso che tu sarai il primo a morire.”
Mi hai detto con tono piatto e inespressivo, e ricordo che in quel momento non ho potuto evitare di scoppiare a piangere.
Hai accennato un ghigno, e hai premuto un po’ più forte la pistola contro il mio petto, ed è lì che, in mezzo alla disperazione più totale, ho visto come al tuo polso ci fosse ancora il braccialetto da me regalatoti.
“Chi ti ha regalato quel braccialetto?”
Ti ho allora chiesto, cercando di prendere tempo e anche cercando di distrarti un po’, in modo che gli altri potessero fermarti.
“Che importanza ha? Stai per morire e ti interessa chiedermi di uno stupido bracciale?”
“Non è stupido.”
Ho ribattuto io, continuando a spostare incessantemente i miei occhi dall’arma puntata al mio petto, al bracciale e ai tuoi occhi vuoti.
“Tu sei stupido.”
Hai allora detto, e ricordo come hai caricato l’arma, con l’intento di finalmente spararmi.
Ovviamente il loro piano stava funzionando, poiché né Jet, né Kobra, né Show Pony e nemmeno il Dottor D. erano riusciti a puntarti un’arma contro, poiché tu eri Gerard, eri loro amico, e nessuno avrebbe mai avuto il coraggio di spararti.
Tu eri legato e importante per tutti noi, eri il nostro punto di riferimento, e dunque prendere te e non uccidere noi era stata la scelta più tragicamente furba.
“Tu sai come ti chiami?”
Ti ho allora chiesto con voce tremante, per poi sentirti rispondere un triste e anonimo “il mio nome è Androide 2.0.7.3” e dunque confermare ulteriormente la mia ipotesi.
“Risposta sbagliata, il tuo nome è Gerard e sei un essere umano.”
Ti ho detto io cercando di mantenere un tono di voce più rilassato e dolce, evitando di pensare al peso dell’arma sul mio petto.
“Io sono Androide 2.0.7.3 e tu stai solo cercando di confondermi!"
E allora ho capito che “confonderti” era la mia unica chance di farci uscire tutti vivi.
“Lui invece si chiama Mikey ed è tuo fratello, lo sai?” Ho detto ignorando completamente il tuo commento e indicando Kobra che, con occhi colmi di terrore, stava osservando la scena.
“E lui invece è Ray, vi conoscete da anni, siete migliori amici.”
Ricordo come il tuo sguardo si è presto spostato da Kobra a Jet, fissandoli con confusione e rabbia.
“E io sono Frank, Gee…” ti ho infine detto con un filo di voce, spostando piano le mie mani sul petto dove c’era l’arma puntata “Ti ricordi di me? Mi hai salvato tu, mi hai soccorso e ospitato, perché tu sei una brava persona, tu sei buono, non sei un Androide.”
Ricordo poi come i tuoi occhi si sono per un istante soltanto inumiditi, così che ho immediatamente capito che era la strada giusta da seguire.
“Noi due ci amiamo Gee, te lo ricordi questo? Ti ricordi che questo braccialetto te l’ho regalato io, che abbiamo pianificato di vivere assieme un giorno, una volta che tutto sarà tornato come un tempo, una volta che Grace ci avrà aiutati, te lo ricordi questo?”
I tuoi occhi si sono subito rabbuiati un’altra volta, così che ho capito che stavo fallendo e che presto ci avresti uccisi tutti.
“E invece ti ricordi quella volta che da piccoli siamo saliti sull’albero fuori dalla nostra camera? Ti ricordi quanto si è arrabbiata la mamma quando cu ha visti lì sopra? E ti ricordi quanto ti ha urlato contro quando poi io sono caduto mentre stavo scendendo, ti ricordi Gee? Io non posso dimenticarlo perché poi quella notte sei venuto a scusarti e a dormire con me, perché ti sentivi in colpa per il mio povero polso rotto, anche se io mai ti ho incolpato, perché sei il fratello migliore del mondo.”
Ha poi detto Kobra capendo dove stavo cercando di andare a parare, con gli occhi colmi di lacrime mentre stringeva la sua arma nella mano, e ricordo come il tuo sguardo si è un po’ addolcito dopo questa sua confessione.
“E ti ricordi quella volta quando la polizia ti ha detto di accostare perché stavi andando troppo veloce, ma di come invece hai accelerato ancora di più per seminarli? Ti ricordi perché stavamo correndo così tanto? Era perché eravamo in ritardo per il concerto che tanto aspettavamo da anni, al quale io tenevo particolarmente, così che hai capito che fermandoti avremmo solo perso tempo, e mai potrò scordare quanto abbiamo riso una volta entrati nello stadio, poiché tu hai addirittura rischiato di farti arrestare per me, per realizzare il sogno del tuo amico.”
Ricordo come poi avesse parlato Jet, e ricordo anche come dai tuoi occhi sono scese delle lacrime, lacrime colme di confusione perché il vero Gerard era ancora lì sotto da qualche parte e stava cercando con tutte le sue forze di uscire.
Ho allora approfittato del momento anche io, perché ce la stavamo facendo, e perché tu eri lì e stavi ricordando di non essere un dannato androide.
“Ti ricordi amore, la prima volta che ci siamo incontrati? Ricordi come sia stato tu a trovarmi, a vedermi mentre stavo rubando parte delle vostre provviste faticosamente guadagnate, ma ricorderai anche come io sia entrato a far parte del vostro gruppo soltanto per merito tuo.”
Ho allora detto, cominciando ad afferrare l’arma che mi puntavi addosso con entrambe le mani.
“E ricordi la notte in cui abbiamo deciso che nomignolo affibbiarmi? Ti ricordi quanto abbiamo riso quella notte, amore mio? Dicevi sempre che la mia risata ti metteva di buon umore, che la mia risata ti ricordava quanto fosse bella la vita prima di tutto questo, e che faceva ridere anche te.”
Ho poi aggiunto spostando l’arma un po’ più in basso, verso il ventre, e vedendo i tuoi occhi riempirsi di lacrime e ritornare un po’ più vivi e luminosi.
“E poi ti ricordi la prima volta che ti ho baciato? Ti ricordi quanto spaventati fossimo? Quanto terrorizzati e allo stesso tempo euforici e fortunati ci sentissimo? Io non potrò mai scordarlo Gee, perché è esattamente come mi sento ogni volta che ti vedo, ed è esattamente quello che sento anche adesso.”
E alla fine ti ho perciò baciato.
Ricordo lo sgomento di tutti, ricordo come tutti si fossero immediatamente ammutoliti, terrorizzati che l’arma puntata sulla mia pancia potesse uccidermi per via del mio gesto estremo, ma sai cosa ricordo io? Ricordo solo noi, ricordo come inizialmente tu fossi rimasto immobile e sbigottito da questo mio gesto, ricordo il peso della pistola sul mio ventre, ricordo il cuore che mi bucava il petto, vuoi per la paura o vuoi per l’amore, e ricordo quando poi hai cominciato a ricambiare il bacio, per poi separarti da me e scoppiare a piangere come un bambino.
Non ho mai capito a pieno se fossi scoppiato a piangere perché ricordavi qualcosa di quanto accaduto, o perché eri ancora spaventato dall’intera situazione in cui ci trovavamo, ma sicuramente so che abbracciarti e lasciarti piangere sulla mia spalla mentre gli altri ti stavano spogliando di tutte le armi che avevi indosso, è stata la scelta migliore che potessi mai prendere.
Nessuno di noi ti ha mai pienamente raccontato cosa fosse successo quel giorno amore mio, cosa stavi per fare a me, a noi e cosa invece ti avevano fatto loro, anche se in cuor mio so che una parte di te ha capito cosa stava per accadere.
Ricordo le scuse confuse uscite dalla tua bocca dopo esserti tranquillizzato e ricordo come ti sei specialmente scusato con Mikey, così che tutti abbiamo cercato di dirti che andava tutto bene, che non era colpa tua, che eri tornato a casa e che stavamo tutti bene.
Ricordo come nei giorni successivi ti abbiamo tenuto d’occhio, abbiamo controllato che non ti tornassero istinti omicidi e, sebbene in una o due occasioni hai ancora fatto dei discorsi particolari e hai ancora sostenuto di essere Androide 2.0.7.3 venuto per sterminare i ribelli, mi piace ugualmente ricordare quei giorni come un momento felice e di riconciliazione tra noi quattro.
Non ho mai capito a pieno cosa ti avessero fatto mio dolce Gee, non ho mai capito cosa fosse successo durante quei cinque giorni di rapimento, ma so che se troverò mai il colpevole, io lo ucciderò con le mie mani.
   

   

Ti ricordi quando mi hai regalato un anello?
Le settimane dopo il tuo ritorno al rifugio sono state tutto meno che facili, settimane in cui ogni notte qualcuno stava sveglio per controllare che non facessi del male a nessuno e, soprattutto, che non rapissi Grace, e mi piange ancora il cuore pensare a quelle volte in cui abbiamo dovuto urlarti contro e buttarti in faccia dell’acqua ghiacciata per farti capire che tu eri Gerard, e non un dannato Androide.
Sono stati dei giorni infernali, poiché quando toccava a me quel triste compito, ogni volta passavo il resto della notte a piangere e maledirmi.
Ti avevano fatto del male amore mio, avevano cercato di trasformarti in uno di loro e, anche se io, Ray e Mikey siamo più forti di loro, quei giorni sono stati un puro inferno.
Spero che non ricorderai mai a pieno quel periodo Gee, spero che prima o poi il tuo cervello ti permetterà di eliminare quei brutti e cupi ricordi dalla tua memoria, per poterli sostituire con altri migliori.
Ciò che però non dovrai mai dimenticare, è la notte in cui abbiamo parlato dopo tempo in cui non accadeva più.
Ti ricordi quando mi hai beccato fuori dal furgone a fumare una misera sigaretta racimolata in giro per miracolo, e mi hai raggiunto alle spalle?
Ricordo quanto all’inizio mi fossi spaventato, quanto mi fossi sentito in colpa per aver abbandonato il mio turno di controllo per uscire a fumare, ma poi mi hai sorriso dolcemente e mi hai posato un dolce bacio sulla guancia.
“Ciao amore…”
Hai poi detto, e ricordo di aver sorriso come un pazzo a questo tuo semplice saluto.
“Mi dispiace non essere molto in me in questi giorni.”
Hai poi aggiunto, rivolgendomi un sorriso triste e tirato, al quale io ho risposto con un piccolo bacio sulle labbra e dicendoti che non era colpa tua, che andava bene, che stavamo bene.
“Ti ho quasi ucciso Frank, non va bene affatto.”
Ricordo come quella tua uscita mi avesse spiazzato, perché significava che ricordavi, che la mia era solo un’illusione e che dunque tu sapevi cosa era successo quel giorno e cosa stava continuando a succedere.
“Gee non è colpa tua, è chiaro?”
Ma anche in quel caso, non mi hai dato retta.
Erano rari i momenti in cui potevamo parlare così tranquillamente senza temere che la tua parte Androide facesse la sua comparsa, e non volevo sprecare il momento ricordando ciò che era successo.
Ricordi cosa hai fatto dopo, mio dolce amore? Ti ricordi cosa hai tirato fuori dalla tasca dopo un abbondante paio di minuti da me passati a dirti quanto tu non avessi colpe?
“Io non voglio più correre questo rischio Frank, non voglio più trovarmi a doverti puntare un pistola al petto e non voglio più che tu sia solo, perché anche quando io non sarò con te, io ci sarò sempre.”
So bene che la frase era la stesa da me usata per regalarti il bracciale, ma fatto sta che stavolta non si trattava di uno stupido braccialetto, ma bensì di un anello, e non un anello a caso.
“Prima che tu possa chiedermi dove l’ho trovato e cosa significa, fammi solo dire che Mikey e Grace potrebbero avermi aiutato a trovarlo e che significa esattamente quello che credi che significhi.”
E a quel punto, spero che tu non dimenticherai mai la mia stupida e infantile reazione e la mia gioia immensa nell’accettare quell’anello e nel ripetere una quantità spropositata di volte quanto fossi innamorato di te.
“Sono tuo ora e per sempre Frank.”
“E io tuo.”
“Ti giuro che un giorno ci sposeremo e vivremo come le noiose coppie dei vecchi film romantici, te lo giuro amore mio.”

Ti ricordi quel momento? Ti ricorderai della tua proposta, mio dolce Gee? Io giuro che non potrò mai dimenticarmene, e ti giuro che farò tutto il possibile per non farlo dimenticare mai neanche a te, per non farti mai dimenticare che quella notte mi hai chiesto di sposarti.

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