My King, My Queen

di Frulli_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Horse & The Swan ***
Capitolo 2: *** Back in the War ***
Capitolo 3: *** The Prettiest Flower ***
Capitolo 4: *** Kings&Queens ***



Capitolo 1
*** The Horse & The Swan ***


 
The Horse and the Swan
 
Rohan, Aprile 3019 T.E.


Non voleva quella Corona. Non l'aveva mai voluta, non era mai stata destinata a lui. E lui non la desiderava.
Eppure eccola lì, brillare d'oro come il tetto del palazzo dove era nato e cresciuto. Adagiata su quel cuscino di velluto, sul sedile del Trono di Rohan. Dove suo zio aveva seduto saggiamente per anni. Dove suo cugino Theodred avrebbe dovuto sedere.
Ma Sauron aveva strappato entrambi alla vita, relegando a lui quel fardello da trascinarsi.
Chiuse gli occhi, cercando un ricordo di suo zio sano, in salute e felice. Ma non lo trovò, se non alla fine della battaglia del Fosso di Helm. Il sorriso di suo zio, alla fine della battaglia, valse più anni di dolore e paura. Lo perdonò, come se ce fosse stato bisogno, e lo abbracciò a lungo, finchè potè.
Come avrebbe voluto abbracciarlo ancora...
«Eomer» la voce di sua sorella lo fece girare di scatto verso il resto della Sala.
Le sorrise, andandole incontro ed abbracciandola dolcemente. Aveva incubi tutte le notti, dalla fine della guerra: Eowyn, nei suoi sogni, non si svegliava mai dal sonno eterno a cui l'avrebbe sottoposta il Re dei Nazgul, se non fosse stato per Re Elessar.
«E' ora» mormorò la fanciulla, baciandogli una guancia «Facciamoci coraggio, fratello mio. La pace ci attende, finalmente...»
«Ma a quale costo...» mormorò Eomer, girandosi lentamente verso il Trono, ai cui piedi giaceva il feretro di Theoden, vestito per il suo funerale.
«Il costo della guerra, fratello caro...solo il costo della guerra...»
«Non volevo regnare. Non sono degno, non sono un erede diretto...» mormorò preoccupato Eomer, stringendola a sè.
«Eomer» la sorella lo chiamò per nome, severa, ponendo le mani sulle sue guance «Eomer figlio di Eomund, Terzo Maresciallo del Mark, nipote di Re Theoden, cugino del Principe Theodred...Eroe della Terra di Mezzo, Salvatore di Rohan e Campione del Pelennor...tu, Eomer, sei tutto questo e molto altro. Sarai un Re saggio, e dovrai rendere onore alla Corona che oggi indosserai. Lo farai per i Re passati e futuri, per la tua famiglia passata e futura...lo farai per il popolo di Rohan, che troppo a lungo ha sofferto e sanguinato»
Eomer sorrise appena e le baciò la fronte. «Saresti un'ottima Regina»
«Tu più di me. Ora andiamo...» mormorò la fanciulla.




Al funerale di Theoden erano presenti tutti i Re, le Regine, e le grandi personalità della Terra di Mezzo. Tutti erano lì per salutare un grande sovrano, guerriero e soprattutto amico. Un umano ed un uomo che aveva messo da parte il potere per la pace e la salvezza della Terra di Mezzo. Che aveva dato la sua vita in cambio della vittoria.
Lothiriel era impressionata dalla folla che occupava tutta la zona circostante i Tumuli dei Re. Non aveva mai visto così tanta gente per un funerale di un uomo. Un silenzio profondo, di dolore e rispetto, aleggiava nell'aria, interrotto solo dal lieve sbuffare dei maestosi cavalli di Rohan, delle bestie dalla bellezza rara. Gli stessi cavalli erano raffigurati ovunque, nelle bandiere del Regno, mostrati con orgoglio mentre il vento le smuoveva fiere e selvaggie.
Si strinse nel mantello, prima di lanciare un lieve sguardo a suo padre, al suo fianco. Gli occhi di Imrahil erano velati di lacrime mentre il feretro del Re passava lentamente tra un mare di gente, che gettava fiori e preghiere prima e dopo il suo passaggio. La voce fiera ma tremante di Dama Eowyn svettò improvvisamente quando il feretro si avvicinò al tumulo preparato per il Re, intonando un canto funereo.
Fu solo in quel momento, quando la folla le fece spazio insieme a suo padre, che potè vedere per la prima volta Eomer, nipote di Theoden e futuro Re di Rohan.
Era molto più alto di un semplice Uomo, arrivando alla stessa altezza di Re Elessar, proprio lì al suo fianco. La sua armatura brillava sotto il cielo di Edoras, la sua spada giaceva al fianco sinistro, dormiente. Biondi capelli lunghi erano appena intrecciati dietro la nuca, come un guerriero, e gli occhi di un intenso azzurro, che risaltavano sulla pelle cotta dal sole di mille campagne, mille battaglie, mille giorni lontano da casa.
Suo padre tesseva lodi di quell'uomo come se fosse uno di loro, e non potè non ammettere che la sua posa statuaria, da antico Re e Guerriero, rendeva onore alla sua famiglia. Il viso severo non dava però adito a sentimenti o emozioni, e mentre Re Theoden veniva tumulato e molti piangevano, Egli era immobile e fermo davanti alla collina, fiero si stagliava davanti a tutti, con accanto la Dama Bianca di Rohan, eroina dei Campi del Pelennor. Suo padre tesseva lodi anche di lei, e di come avesse vinto sui Re dei Nagzul, dove nessun altro uomo o elfo aveva mai osato compiere a termine.
«Viva Re Theoden!» gridò qualcuno, seguito automanticamente da un boato immenso e fragoroso, che le strinse il cuore.
Subito dopo i funerali, tutti si accalcarono sulle gradinate di Edoras per assistere all'incoronazione di Eomer.




Gandalf dava le spalle al portone del Palazzo d'Oro. Reggeva tra le mani la corona di Rohan, appartenuta ai grandi Re del passato, mentre il futuro Re era in piedi davanti a lui. Ai loro lati, i Rohirrim in armatura sostavano in piedi, sollenni. Gandalf sollevò la corona al cielo, prima di adagiarla lentamente sul capo biondo di Eomer.
«Cominciano oggi i giorni del Re! Possano essere benedetti» esclamò Gandalf a gran voce, prima che Eomer si voltasse lentamente verso il suo popolo, che applaudiva e gridava festante.
«Evviva Re Romer!» gridò il suo secondo maresciallo, seguito da un boato, più festivo e felice di quello dedicato al defunto Theoden.
Eomer accettò il calice che gli venne posto, per brindare. Poi, commosso, sorrise al suo popolo. E con grande gioia colse l'occasione per annunciare ufficialmente il fidanzamento tra Faramir e sua sorella Eowyn.
Le urla di gioia e gli applausi aumentarono di volume e intensità. Eomer si volse verso Eowyn e Faramir, che si sorridevano felice. Poi spostò lo sguardo verso Aragorn, che chinò appena il capo mentre applaudiva alla notizia.
«Festeggiamo!» esclamò Eomer, sollevando il calice al cielo.




I festeggiamenti durarono per tre giorni e tre notti, e tutti i nobili delle Terre di Mezzo furono riuniti sotto il palazzo di Edoras, ospiti del Re. Il popolo potè mangiare e bere a sazietà, ebbri di gioia per una nuova linea di Sovrani, saggi uomini che li avrebbero guidati verso la pace e la prosperità.
Dentro le mura del palazzo, risuonavano i canti dei suoi uomini, le grida di festa, le chiacchiere continue. L'odore di birra e carne di cinghiale non scemava mai, e persino Gimli sembrava stremato. Rise, il terzo giorno, quando lo vide gareggiare con due uomini all'ennesima gara di birra. Era abbastanza convinto che persino Legolas fosse leggermente brillo.
Lui aveva declinato molti brindisi, per non sembrare lo zimbello dei nobili. Aveva ansia da prestazione, con Re Elessar lì nei paraggi. Non voleva sfigurare contro nessuno, e per questo si teneva lontano da ogni guaio.
Il terzo giorno di festeggiamenti il clima fu straordinariamente clemente: la pioggia primaverile lasciò spazio ad una bellissima giornata di sole e caldo, e molti abbandonarono abiti di lana e pellicce per tessuti più leggeri e fruscianti. Eowyn brillava come una stella, in un abito bianco come la neve, bella come le principesse e le regine lì presenti. Teneva testa persino alla Regina Arwen, con cui parlava allegramente, ridendo divertite.
«Scommetto che stanno spettegolando su di te, Aragorn» sentì di colpo la voce di Imrahil alle sue spalle, venirgli incontro.
«O magari di quanto sia noioso Re Eomer a questa festa» precisò il Re di Gondor. Risero, i tre amici, prima di scambiarsi abbracci e saluti.
«Devo mantenere un contegno davanti al mio Re»
«Non sono il tuo Re, Eomer. Sei mio amico...mio fratello» precisò Aragorn, circondandogli le spalle.
«Usciamo, qui dentro fa caldo» brontolò Eomer, uscendo sotto il porticato del Palazzo. Nel villaggio i festeggiamenti proseguivano senza interruzioni, e ai piedi delle gradinate avevano inscenato, spontaneamente, persino delle danze e delle musiche festose. Molti nobili erano accorsi a quella novità, curiosi ed entusiasti.
«Non mi va di festeggiare. Theoden...» commentò Eomer, mesto.
«Theoden ha festeggiato per una settimana la sua incoronazione, amico mio. E sono certo che ti picchierebbe, nel vederti così statuario. E' la festa, festeggia!» esclamò Aragorn, dandogli una pacca sulle spalle.
«L'amore ti ha dato alla testa, mi piacevi di più prima...quando eri serio» ribattè ironico Eomer, facendo ridere i due amici.
«E' vero, l'amore mi ha dato alla testa. Perchè, tu non hai mai amato?»
«No» rispose subito Eomer «non ne avevo il tempo. Il mio amore per Eowyn è a malapena bastato per sopravvivere»
«Senza di te Eowyn sarebbe morta»
«No...Eowyn sarebbe morta senza di te, Aragorn» precisò serio Eomer, chiamandolo col suo nome originario, come ai vecchi tempi.
«Io ho curato il suo corpo. Tu e Faramir avete curato il suo spirito»
«Basta parlare di tristi eventi, forza» intervenne Imrahil, circondando le spalle di entrambi. «Perchè non balliamo?»
Aragorn ed Eomer si fermarono di colpo, entrambi restii.
«Forza!» esclamò Imrahil ridendo.
La sua risata echeggiò nello spiazzo sottostante le scalinate, o almeno pensò Eomer per qualche secondo. Poi, focalizzando gli occhi sulle persone danzanti, capì che qualcun altro aveva la risata molto simile al suo amico.
La fanciulla più bella su cui avesse mai posato gli occhi, danzava e rideva con grazia, stringendo le mani alle donne del popolo, muovendosi con delicatezza sul prato, come se stesse fluttuando nell'aria. La veste di seta delicata, blu come il mare, frusciava come un fiume primaverile gonfio d'acqua. Lunghi capelli neri come la notte d'estate, e due occhi verdi e luminosi, che casualmente si posarono su di lui.
La ragazza rise di nuovo, ed Eomer temette che la causa di quelle risa fu proprio la sua faccia, che si immaginava attonita e -per dirla tutta- imbambolata.
La fanciulla, scortata da due damigelle vestite come lei, risalì le scalinate proprio verso di loro.
Solo in quel momento Eomer si accorse che aveva la gola improvvisamente arsa e che Aragorn e Imrahil lo stavano ancora "abbracciando". Si staccò di colpo dagli amici, eretto come un tronco d'albero, in una posa militare che tutto sembrava tranne che rilassata. La fanciulla continuava a salire le scale e sembrava diretta proprio verso di loro, a passo più svelto di prima.
«Padre!» la sua voce era così dolce e quell'unica parola così crudele. Eomer socchiuse appena gli occhi quando vide la giovane correre ad abbracciare Imrahil, suo padre, che la strinse forte a sè. Riaprì gli occhi per poggiarli appena verso Aragorn, mortificato.
Avrebbe dovuto riconoscerla, un buon Re conosce tutti gli ospiti della sua casa, soprattutto i più importanti.
«Re Eomer...posso presentarvi mia figlia, la Principessa Lothiriel? Mia cara, lui è Re Eomer...»
Lothiriel s'inchinò profondamente, insieme alle sue due dame, e marzialmente fece altrettanto anche Eomer.
«Onorata, mio signore. Mio Re...» salutò così Lothiriel di Dol Amroth, sia Eomer che il suo Re, Aragorn.
«L'onore è tutto mio, mia signora. Vi trovate bene qui a Edoras?» chiese Eomer, cercando di darsi un contegno. Sentiva gli sguardi divertiti e insopportabili dei suoi amici.
«Oh molto, mio signore, vi ringrazio! Il vostro popolo è così genuino e sincero...mi trattano come una loro pari, come una del popolo! Sono così generosi e gentili, non mi fanno sentire affatto un ospite»
«Il popolo di Rohan è così, mia signora. Può non piacere, ma da quando esiste questo Regno il Re ed il popolo hanno un legame stretto, di cooperazione, poichè l'uno non esisterebbe senza l'altro. Io sono servo del mio popolo, che vede in me una guida per il presente e il futuro. Spero solo di esserne all'altezza...»
«Lo sarete, amico mio...lo sarete» mormorò commosso Imrahil, stringendogli appena una spalla «e la fierezza e forza del vostro popolo è pari solo a quella dei vostri magnifici cavalli»
«Oh, mio padre ha perfettamente ragione! I vostri cavalli sono...maestosi»
«I migliori di tutta la Terra di Mezzo» commentò Aragorn, dando man forte.
«Voi ne possedete uno?» chiese ingenuamente una delle due damigelle, a Eomer.
Questi sorrise fiero, gonfiandosi come un tacchino. «I cavalli sono tutti miei, signore, ma vengono usati dai cavalieri. Il mio cavallo personale è Zoccofuoco»
«Un tipo vispo» precisò Aragorn, facendo ridacchiare la compagnia.
«Potremmo...visitare le stalle e vedere il vostro cavallo, Re Eomer?» chiese Lothiriel, guardandolo dritto negli occhi.
Eomer non riuscì a reggerne lo sguardo: avrebbe preferito guardare dentro l'occhio di Sauron, che in quelli di Lothiriel di Dol Amroth. Si volse verso Imrahil, che annuì il suo consenso.
«Ma certamente, mia signora...prego» annunciò l'uomo, porgendole il braccio. I due, scortati dalle damigelle della principessa, discesero le scale verso le stalle del palazzo.
Aragorn ed Imrahil rimasero a mirarli da dietro, per svariati secondi.
«Eomer e Lothiriel eh...?» commentò Aragorn dal nulla. Conosceva Imrahil fin troppo bene per affermare che la presenza della figlia all'incoronazione di Eomer non fosse un caso.
«Già...Eomer e Lothiriel» rispose infatti il Principe, sorridente.



Le stalle di Edoras non erano come le stalle del resto del mondo. Esse erano curate, ordinate, e i cavalli che vi dimoravano serviti come delle divinità, con tutte le necessità e comodità a loro congeniali.
«Il nostro popolo, la forza di Rohan, e persino la sua nascita...si basa su questi cavalli e i loro antenati» annunciò Eomer, facendo largo alle tre fanciulle.
«I Mearas» rispose Lothiriel, sorridendo appena «la razza più antica e potente delle Terre di Mezzo. Longevi come un uomo, veloci e potenti, ma soprattutto molto intelligenti»
«Esatto» rispose, sorpreso, Eomer «ma soprattutto difficili da domare. I Mearas sono animali domestici solo per noi Rohirrim. Solo un altro uomo è stato capace di cavalcarne uno: Gandalf il Bianco»
L'ammirazione delle tre giovani traspariva dai loro occhi.
«Qual è il vostro cavallo?» chiese una delle damigelle.
«Eccolo qui...Zoccofuoco» annunciò, fermandosi all'ultimo recinto. Un cavallo imponente e forte si affacciò col muso, con profondi occhi neri. Scalpitò appena, felice di vedere il proprio padrone, che lo accarezzò sul muso. Quello nitrì appena, facendo sobbalzare le tre fanciulle, che risero.
«Torniamo a danzare, mia signora?» chiese una delle due damigelle, interessate ora più alla danza che ai Mearas.
«Voi andate pure, io vi raggiungo fra poco» annunciò Lothiriel. «Andate, su, cosa potrebbe mai accadermi dentro una stalla!» esclamò la giovane, spazientita. Le due chinarono il capo ed uscirono.
Eomer sorrise appena, divertito. «Sembrate mia sorella Eowyn, mia signora. Decisa e testarda»
«Vostra sorella è un'eroina, mio signore...essere paragonata a lei è un onore per me. Io tuttavia non sono nessuno, cerco solo di vivere la vita senza essere controllata ad ogni respiro che faccio» ammise la giovane, sollevando appena le spalle.
Avvicinò la mano al muso di Zoccofuoco, che percepì la sua paura e indecisione e nitrì appena, spazientito.
«No, aspettate...» mormorò Eomer. Dalla sua sinistra, il braccio destro la circondò appena, senza nemmeno toccarla. Ma le prese delicatamente il polso, guidandola con calma verso il muso della bestia. «Non abbiate paura...siate convinta e decisa, Zoccofuoco non ama gli indecisi. Avete paura?» le chiese, guardandola dal basso.
Lothiriel scosse il capo, senza nemmeno guardarlo ma senza spostarsi da lui. Poi alla fine posò la carezza sul muso di Zoccofuoco e sorrise, sollevata e felice. Prese ad accarezzarlo con più calma, poi lentamente sollevò gli occhi verso l'alto, incrociandoli con quelli di Eomer.
L'uomo sentì una morsa, intorno al petto, da mozzargli il fiato in gola: cos'era, quella stretta mortale ed eccitante? Sembrava la stessa che aveva prima di andare in battaglia, ma meno...pericolosa. Non poterono sostenere a lungo lo sguardo uno dell'altro, ed entrambi lo distolsero per tornare su Zoccofuoco.
«Volete cavalcarlo?» chiese Eomer, sollevando solo in quel momento la mano da quella della fanciulla.
«Da sola?» chiese un pò titubante lei.
«Non temete, terrò io le briglie finchè questo testone non si sarà abituato a voi»
«Va bene, allora...non fatemi cadere però» precisò la dama, ironica. Eomer sorrise appena, quindi prese in religioso silenzio a sellare il cavallo, con un'attenzione e una cura che Lothiriel non aveva mai visto fare a nessuno.
«Siete pronta?» chiese Eomer, una volta terminata l'operazione. Lothiriel annuì, quindi si fece aiutare a montare sulla sella, tenendo entrambe la gambe sul lato sinistro del cavallo. Eomer si accertò che stesse in una buona posizione, quindi afferrò le briglie e condusse Zoccofuoco e Lothiriel fuori dalla stalla, verso lo spiazzo adibito ad addestramento, tra il palazzo e le stalle.
Zoccofuoco si comportò bene, consapevole forse di portare una persona poco abile sulla sua groppa. Camminava educato, senza scossoni, e Lothiriel sorrideva raggiante.
«Tutto bene?» chiese Eomer, preoccupato.
«Si, grazie. Padre!» esclamò poi la dama, sventolando appena una mano verso Imrahil, Aragorn, Faramir ed Eowyn che si avvicinavano a loro. Eomer tentò di nascondere il rossore d'imbarazzo, fermando il cavallo e girandosi di spalle ai nuovi arrivati, fingendo di sistemare le cinghie.
«Padre, avete visto?»
«Sei bravissima, cara» rispose Imrahil ridacchiando. Sembrava quasi divertito da quella scena «Eomer, mi meraviglio di te: non mi hai mai fatto cavalcare il tuo cavallo, ma a mia figlia si?»
«Non sono io a scegliere, amico mio, ma lui» rispose secco Eomer.
«Questo perchè sono un'ottima cavallerizza» precisò Lothiriel fiera. Eomer sbuffò una risatina ma quando sollevò gli occhi su Lothiriel, quella lo guardò con aria di sfida.
«Datemi le redini, Re Eomer, e vedrete se riderete dopo»
«Vi farete male, Dama Lothiriel, ve lo assicuro»
«Facciamo così: se riusciò a cavalcare degnamente fino a quell'albero laggiù, e a tornare...domani dovrete portarmi a fare un giro con Zoccofuoco. Se invece cadrò o mi farò male...sarete sollevato da ogni responsabilità»
«Come volete voi..» precisò Eomer, abbastanza sicuro. Quella ragazzina non sapeva con chi aveva a che fare. Le porse le redini, quindi con la gamba destra scavalcò il dorso di Zoccofuoco, infilando il piede nella staffa. Sotto l'abito indossava pantaloni da uomo e stivali da cavaliere. Eowyn gridò fiera mentre Lothiriel colpì l'animale al ventre, facendolo partire ad una veloce cavalcata. Aragorn e Faramir guardavano sorpresi ed ammirati Zoccofuoco domato da una persona che non fosse Eomer, così geloso e orgoglioso di quella "esclusività".
«Eomer, amico mio...» annunciò Aragorn, circondandogli le spalle «mai mettersi contro Dol Amroth. Non sapevi che Imrahil è un ottimo cavallerizzo?»
«E si dia il caso che io abbia imparato la mia arte ai miei figli...Lothiriel compresa»
«La dote non basta» brontolò Eomer, offeso.
«Infatti» aggiunse Eowyn «Zoccofuoco l'ha riconosciuta come tua unica alternativa. Hanno stabilito un contatto...non ti fa pensare?» chiese al fratello, divertito.
«Sciocchezze» brontolò ancora Eomer, mentre Lothiriel tornava indietro, scompigliata e felice. Zoccofuoco nitrì energico, battendo gli zoccoli a terra.
«Avete recitato la parte della fanciulla in pericolo» annunciò Eomer, colpito e affondato.
«Solo perchè mi faceva davvero paura. Non ho mai montato un Mearas» ammise Lothiriel, entusiasta, mentre smontava da cavallo. «Dunque ho vinto?»
«E stravinto, figlia mia» precisò Imrahil, abbracciando la fanciulla sorridente.
«Domattina, tempo permettendo, faremo un passeggiata per il Regno. Chi vuole unirsi?»
«Ah, io sono troppo vecchio per queste cose» ammise ironico Aragorn.
«Io verrò volentieri. Faramir?» chiese Eowyn all'uomo, che sorrise gentile ed annuì.
«Sarà meglio rientrare ora, il tempo è incerto sopra di noi. Io riporto Zoccofuoco in stalla» annunciò serio Eomer, ancora ferito nell'orgoglio. Lasciò il gruppo rientrare e lui sistemò il cavallo nel suo recinto.
E pensava. Pensava a Lothiriel, al suo sorriso, ai suoi sguardi...al tocco delicato della sua mano. A quella miscela di dolcezza e coraggio, di gioia e timidezza insieme. E la sua bellezza, che offuscava persino quella di sua sorella e di ogni donna che avesse conosciuto. Non che ne avesse conosciute molte: la prigionia, l'esilio, le battaglie e le guerre non erano i migliori amici di un corteggiamento, e la sua relazione con l'altro sesso si limitava a sporadiche visite a qualche popolana incontrata qui e lì per Rohan. Null'altro. Non si era mai innamorato, nè tantomeno aveva mai preso in considerazione l'idea di sposarsi. Semplicemente non ne aveva avuto il tempo, e la necessità.
Ma ora? Perchè sentiva già la mancanza di Dama Lothiriel?

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Capitolo 2
*** Back in the War ***




Back in the war

Il giorno successivo, come promesso, Eomer condusse Lothiriel a passeggio per la campagna circostante, illustrando alla Principessa di Dol Amroth le pianure verdi e lussureggianti, i pascoli a disposizione per gli animali, e i piccoli campi che lentamente avrebbero ridato una forte agricoltura a Rohan.
Dama Lothiriel aveva lasciato Zoccofuoco al Re, optando per una cavalcatura più facile. Una Mearas bianca, Luna, docile ma agile. Cavalcava come un uomo, indossando morbidi pantaloni e comodi stivali sotto ad un abito verde, a richiamare con rispetto i colori del Regno che la stava ospitando. Una piccola "furbizia" suggerita dal padre, che conosceva bene l'orgoglio dei Rohirrim: un orgoglio che tutti gli ospiti, volenti o nolenti, dovevano rispettare. Nello stivale sinistro aveva infilato un pugnale elfico ereditato dal padre: una sicurezza che portava sempre con sè, nonostante Eomer e Faramir fossero armati.
«Il Regno di Rohan è un territorio ancora arido e aspro. Le battaglie, gli scontri e gli orchi che hanno depredato non hanno lasciato molto. Ci vorrà tempo per ricostruire le case bruciate, i campi distrutti...i boschi eliminati. Con il nostro aiuto e quello della natura, se tutto andrà bene, Rohan tornerà splendente e rigogliosa come un tempo» spiegò Eomer, alzando la voce per farsi sentire al di sopra degli animali e del vento, che soffiava allegramente quella mattina.
«Sono sicuro che sarà così, Re Eomer!» esclamò Faramir di rimando, prima di sorridere ad Eowyn che cavalcava al suo fianco.
«Sono d'accordo con mio cugino, Re Eomer, sono sicura che ce la farete» aggiunse Lothiriel, sorridente.
Eomer si volse verso di lei, perplesso «Cugino?»
Lothiriel sorrise ancor di più, poi annuì. «La defunta madre di Faramir e Boromir si chiamava Findulias...era la sorella maggiore di mio padre. Quindi io e Faramir siamo cugini» spiegò, avvicinandosi poco al suo cavallo.
«Non lo sapevo...o forse non lo ricordavo, sono sicuro che Imrahil me ne avesse parlato. Dimentico molte cose, ultimamente, e molto in fretta»
«Sono i sintomi della vecchiaia, Re Eomer» precisò Lothiriel, ridendo e allontanandosi di poco.
«Ragazzina impertinente...» brontolò Eomer, ridendo per la prima volta dopo tanto tempo. Un gesto che ad Eowyn e Faramir non sfuggì. «Ti faccio vedere io chi è vecchio!» esclamò il Re, lanciando Zoccofuoco al galoppo. Luna venne aizzata a fare altrettanto, e così i due giovani inscenarono una spontanea corsa al cavallo più veloce e agile di evitare massi, buche e piccole dune di quelle colline e pianure selvagge. Le risate di Lothiriel ed Eomer si mescolavano insieme nelle folate di vento, raggiungendo la coppia rimasta indietro.
«Non avevo mai visto Eomer ridere...» ammise Faramir, quasi confuso.
«Nemmeno io» confessò Eowyn, mesta «la vita non è stata clemente col mio povero fratello. Ha dovuto sopportare troppo, persino per un uomo fiero come lui. Ha solo bisogno...di vivere serenamente, e di respirare...di sorridere, di innamorarsi...»
«Dici che l'amore riuscì a scalfire la sua armatura?» chiese Faramir, affiancola.
Eowyn sorrise all'uomo. «Ha scalfito la mia...scalfirà anche la sua» rispose dolcemente, andando a cercare la sua mano.
L'ennesima folata di vento fece girare entrambi di scatto. Un odore. Fetido, putrido, che non sentivano da mesi. Ma che avevano sentito per troppo tempo, per dimenticarlo così facilmente.
«Non può essere...» mormorò Faramir, estrando la spada. «Corri, va ad avvisare Eomer!» gridò verso Eowyn, lanciata al galoppo. Pochi secondi dopo, da un piccolo boschetto, apparve una banda di quattro orchi, magri e affamati, che gridavano e si lamentavano. Non sembravano affatto pericolosi, ma la fame e la rabbia rende un uomo folle e criminale...figuriamoci un orco.
«Eomer! Eomer!»
Il Re e Dama Lothiriel videro Eowyn correre loro incontro e si fermarono di colpo, accaldati e allarmati.
«Orchi! Quattro orchi! Faramir!» Eowyn era senza fiato, per l'urgenza e la corsa a cavallo, ma quelle quattro parole bastarono a trasformare Eomer: il sorriso svanì, il volto duro d'un tempo tornò fiero, e la mano destra già imbracciava la spada.
«Porta Lothiriel indietro, in salvo! Va, avvisa Aragorn!» gridò Eomer già andando in soccorso a Faramir.
«Presto, venite!» esclamò Eowyn, lanciando il cavallo al galoppo.
Orchi, pensò spaventata Lothiriel? Com'era possibile, la guerra era finita? Suo padre le aveva detto che ormai Orchi e Uruk-hai erano solo un lontano ricordo. Eppure la paura di Eowyn ed Eomer era più che reale...era tangibile. Un brivido le scivolò lungo la schiena mentre lanciava Luna ancora di più al galoppo.
Un urlo acuto le fece girare di colpo durante la cavalcata: altri tre orchi le stavano assalendo a destra, sinistra e davanti a loro. Erano circondante.
«Vai, li attirerò su di me!» esclamò Eowyn, fermando di colpo il cavallo ed estraendo la spada.
«Eowyn!» gridò spaventata Lothiriel, ma Luna ormai era irrefrenabile. Correva, spaventata dalle grida degli orchi, e non riuscì a fermarla se non una volta arrivata in un piccolo bosco, quello da cui erano arrivati gli orchi.
«Calma, calma bella...» mormorò Lothiriel, rallentando e smontando finalmente da cavallo. Estrasse il pugnale elfico dallo stivale, prese le redini di Luna e prese a circondare la foresta, proprio al suo limitare. Luna era stanca, non era capace di portare il suo peso. Avrebbero camminato finchè gli orchi non sarebbero morti. Sentiva le urla di dolore e le armi cozzare l'un l'altro. E sentì qualcosa, nel cuore.
Paura. Era terrorizzata. Si guardava continuamente intorno, assottigliando lo sguardo nella fitta e buia foresta. Poteva sentire l'alito della morte soffiarle sul collo, dispettosa.
Poi un odore, forte. Sembrava l'odore degli animali putrefatti, o del cibo rancido...si girò per l'ennesima volta, e vide un orco avvicinarsi lentamente a lei, con un pugnale in mano. Sogghignava, non parlava nemmeno. Poi prese a urlare, rincorrendola.
Luna, spaventata dall'urlo, sfuggì alla presa della Dama e scappò via lontano, spaventata.
«Luna!» gridò Lothiriel, correndo a perdifiato. Poi di colpo si sentì volare in aria, afferrata da qualcosa di freddo alla caviglia, e cadde rovinosamente a terra a faccia in giù. Sentì come una fitta attraversarle la testa, ma rimase immobile, il pugnale stretto in mano. L'orco si fermò, stolto e in dubbio: stava cercando di capire se la preda era morta.
Funziona, pensò Lothiriel. Fingersi morta era la trappola che molti animali usavano per difendersi...o per attaccare.
Sentiva l'odore fetido del male, le veniva da vomitare ma rimase impassibile, immobile. L'orco le afferrò un braccio e la girò di colpo. Fu in quel momento che Lothiriel, ancora ad occhi chiusi per non vedere quell'immonda creatura, sollevò di scatto il pugnale, fendendo l'aria e infilzando l'orco al collo, con un taglio laterale e netto. La creatura si alzò di scatto e urlò di dolore, contorcendosi. Non ebbe tempo di reagire o contrattaccare, la lama elfica stava facendo velocemente effetto. Dopo pochi secondi, morì dissanguato.
Lothiriel rimase stesa qualche secondo sul terrone muschiato del bosco, terrorizzata. Poi lentamente si alzò, evitando anche solo di guardare l'orco morto. Si allontanò, rimpiangendo il suo pugnale ma senza nessuna intenzione di andarlo a recuperare. Camminò fuori dal bosco, confusa. La testa duoleva terribilmente, ed il sole ed il caldo, e quell'odore fetido non aiutavano.
«Lothiriel!»
Sollevò lo sguardo, confusa, avanti a sè. Il viso di Eomer era una maschera di terrore. Scese veloce da cavallo, il viso schizzato di sangue di orco.
«Lothiriel! Stai bene» chiese Eomer prendendola per entrambe le braccia «Hai un bernoccolo in testa, sei caduta?»
«Ho...ho ucciso un orco...» mormorò, confusa. Faramir ed Eowyn arrivarono proprio in quel momento, e vide il Ramingo andare a controllare. «Luna è scappata, mi dispiace...si è spaventata delle grida, ed è fuggita via...ero scesa perchè pensavo di essere al sicuro»
Eomer la condusse vicino Zoccofuoco quindi la fece montare sulla bestia, seguendola a ruota.
«Mi dispiace...» mormorò la Dama di Dol Amroth, prima che Zoccofuoco partisse all'impazzata.




«E' impossibile che siano ancora vivi. Sauron...»
«E' stato sconfitto, lo so Merry. Eravamo tutti lì quando è successo. Ma oggi abbiamo ucciso sette orchi. Malnutriti, in fin di vita...ma pur sempre vivi»
«Deve esserci un motivo, Eomer. Dobbiamo indagare»
«Molti orchi sono scappati dopo la sconfitta di Sauron, Aragorn. Forse molti si sono nascosti molto bene»
Lothiriel aprì lentamente gli occhi, seppur negli ultimi istanti avesse ascoltato i discorsi dei presenti intorno a lei. La testa duoleva ancora, ma meno rispetto a prima.
Mise a fuoco la sala di Edoras, i volti conosciuti, l'aria preoccupata di suo padre, quella severa di Eomer.
«Padre...»
«Lothiriel! Oh cara...sei stata così coraggiosa. Se ti fosse successo qualcosa...» Imrahil si inginocchiò vicino a lei, baciandole la fronte.
«Sto bene padre, davvero...solo un piccolo bernoccolo in testa» mormorò la giovane, sorridendo appena. Sollevò gli occhi dove prima v'era Eomer: era sparito. Sentì le porte della sala aprirsi e poi chiudersi. Era andato via.
«Il mio pugnale...» mormorò, alzandosi lentamente.
«L'ho recuperato io, Dama Lothiriel, non temete. Pulito e sistemato» precisò Faramir, sorridendole gentile.
«Luna?»
«E' tornata poco fa, spaventata ma bene. Non datevi pena Dama Lothiriel» precisò Eowyn, coprendole le spalle «riposate, la vostra testa è ancora dolorante»
«No, sto bene» mentì, sentendo ancora dolore. Ma in quella Sala c'erano gli eroi della Terra di Mezzo, e lei si preoccupava per un bernoccolo e un orchetto malnutrito? Si alzò lentamente e osservò i presenti.
«E' possibile, allora, che gli Orchi siano semplicemente fuggiti?»
«Certo, si» precisò Aragorn «dopo la battaglia abbiamo sorvegliato le terre in lungo e in largo. Deve esserci sfuggito qualcosa. Re Eomer ha mandato i suoi cavalieri in avanscoperta, per bruciare i corpi di quelli uccisi e sorvegliare la zona. Non vogliamo brutte scoperte questa notte»
La riunione si sciolse alle ultime parole di Re Elessar, e Lothiriel rimase col padre.
«Sicura che stai bene?» chiese l'uomo, apprensivo.
«Sicura padre, davvero...dov'è Sire Eomer?» chiese poi.
«Sarà andato a controllare i suoi cavalli. Ti consiglio di lasciarlo stare, figlia: quando è preoccupato è intrattabile»
Lothiriel annuì ed Imrahi uscì dalla Sala. La Dama attese di essere sola, prima di sgattaiolare fuori dal Palazzo, diretta alle stalle.


Aveva ragione suo padre. Eomer era nelle stalle, di spalle all'ingresso, che pettinava il manto bianco di Luna, accarezzandola ogni tanto sul muso.
Richiuse lentamente la porta, ma non abbastanza in silenzio.
«Non vi è bastata l'avventura di oggi?» chiese infatti la voce severa di Eomer.
«Sono venuta solo a chiedervi scusa, Re Eomer. Non avrei dovuto scendere dalla groppa di Luna. Avrei dovuto continuare dritta verso Edoras»
«Si, avreste dovuto» precisò secco Eomer.
Lothiriel deglutì a vuoto ma non demorse. Si avvicinò a lui, affiancandolo.
«Sta bene?»
«Stava meglio prima»
«Mi dispiace...» ripetè di nuovo Lothiriel, triste «posso fare qualcosa per aiutare?»
«Si» rispose Eomer senza guardarla «partite per Dol Amroth al più presto. Voi, e tutti gli altri ospiti. Rohan è un Regno inospitale, pericoloso, insicuro. Non posso proteggere me stesso, figuriamoci una ragazzina inesperta come voi»
Lothiriel si sentì pizzicare nell'orgoglio, al sentirsi offesa e scacciata. Drizzò le spalle, fiera, e fissò il profilo del giovane, che si ostinava a non guardarla.
«Rimanete pure a piangervi addosso, Re Eomer...così non sarete mai un Re saggio e buono. Un vero Re, adesso, non si nasconderebbe nella stalla, a piangersi addosso. Ma chiederebbe aiuto ai suoi amici e alleati, sistemando e proteggendo i confini e l'interno del Regno. Non dovete prendervela con me, se siete uno stolto»
«Andate via!» esclamò Eomer, offeso, girandosi di scatto verso di lei. Si scambiarono uno sguardo profondo: rabbia lui, delusione lei. Le lacrime velarono gli occhi verdi, rendendoli ancora più chiari.
Dama Lothiriel uscì senza fretta e senza piangere dalle stalle, come una vera e fiera Principessa.
Il silenzio risucchiò di colpo il Re, che si appoggiò al dorso di Luna. Capì in un secondo che l'aveva persa, per sempre.




Due giorni dopo, per via dello scontro con gli orchi e data la fine dei festeggiamenti, molti nobili ripartirono per le loro dimore. E così fece anche Imrahil e sua figlia Lothiriel, insieme alla scorta di cavalieri di Dol Amroth che li avrebbero difesi dagli attacchi di eventuali orchi.
«A presto amico mio» annunciò serio Imrahil, abbracciando Eomer. Il giovane ricambiò l'abbraccio, socchiudendo gli occhi. «Spero di rivederti presto. Mandami tue notizie, e se hai bisogno di qualcosa...»
«Posso contare su di te, lo so. Grazie Principe Imrahil. Che i Valar vi proteggano sempre» rispose serio Eomer, prima di guardare Lothiriel. Il bel viso della Dama era una maschera di pietra.
«Dama Lothiriel...»
«Re Eomer...» rispose secca la giovane, chinando appena il capo. Ad Imrahil non sfuggì il tono e gli sguardi della figlia, e sospirò appena, salendo poi a cavallo.
Eomer si girò verso Eowyn, che salutava Faramir stringendosi le mani e mormorandosi parole dolci e promesse. Deglutì, in ansia. Poi si volse verso Aragorn, che si avvicina a lui.
Si abbracciarono a lungo, dandosi pacche sulla schiena. Gli occhi di entrambi si velarono di lacrime: si erano ormai abituati l'uno alla compagnia dell'altra, separarsi per rivedersi solo dopo un anno, sarebbe stato difficile.
«Che i Valar ti proteggano, amico mio...» mormorò Eomer, stringendogli appena una spalla.
«Che proteggano anche te...fratello» rispose Aragorn, facendo altrettanto e sorridendo. Eomer ricambiò appena il sorriso, in silenzio «E se posso darti un consiglio...lascia stare l'orgoglio, o la perderai» mormorò, per non farsi udire. Eomer sollevò istintivamene gli occhi verso Lothiriel, che fredda e seria si allontanava da Meduseld, a cavallo, a passo lento.
Non rispose all'amico, che lo salutò e montò a cavallo, recuperando le prime file accanto ad Imrahil e Faramir. Il lungo corte impiegò qualche minuto per uscire da Edoras, poi sentì i cancelli chiudersi.
Eowyn gli si avvicinò, abbracciandolo. Eomer le sorrise dolcemente, baciandole la fronte.
«Sei contenta?»
«Molto Eomer, grazie per averlo accettato»
«Non avrei potuto chiedere di meglio per te, Eowyn...Faramir è un degno cognato»
«Vorrei che fossi tu a sposarci...»
«Ma sai che non posso. L'Ithilien è una regione di Gondor. Sarà Aragorn a sposarvi»
Eowyn chinò il capo, arrossendo.
«Lo so cosa stai pensando, Eowyn...ma non è così. Aragorn è felice per te, e tu devi esserlo per te stessa. Aragorn non avrebbe mai potuto..»
«Lo so» rispose subito Eowyn, sorridendo «Cosa ti ha detto, prima? Vi ho visto...»
«Niente»
«Non è che riguarda...Dama Lothiriel?»
«Niente riguarda lei»
«Oh avanti Eomer...lo vedrebbe anche un cieco che ti piace!» mormorò Eowyn, rientrando con lui nel palazzo.
«No, tutt'altro. E' solo una ragazzina viziata, che pensa che tutto le sia dovuto»
«Compreso il tuo perdono. Ed Eomer non perdona facilmente, vero?»
«Non è questo il punto» precisò Eomer, fermandosi di colpo. Fissò la sorella, deglutendo a vuoto. «E' troppo diversa da noi. E' troppo...raffinata. Non può diventare una Rohirrim. Questo Regno è ancora pericoloso, e acerbo, aspro...inospitale»
«Rendilo allora ospitale. So ad esempio che le piacciono molto i fiori...» precisò Eowyn, sorridendogli. Eomer scosse il capo, serio, e la sorella lo fissò qualche istante.
«La vita va avanti, fratello. Non permettere che il dolore ti distragga dalla felicità» mormorò Eowyn, prima di andare via.

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Capitolo 3
*** The Prettiest Flower ***


The Prettiest Flower

Emyn Arnen, Ithilien, un anno dopo...
 
Il corteo nuziale che scortava Dama Eowyn da Rohan all'Ithilien era lungo e complesso. Raccoglieva cavalieri della Marca, nobili di Rohan e personalità di altre regioni, come i Mezzuomini e persino alcuni elfi, accompagnati da Legolas e Gimli.
Il matrimonio di Eowyn con Faramir rivestiva un ruolo importante. Era il primo grande evento di quell'anno, e cadeva proprio nell'anniversario della sua incoronazione. Un gesto che Faramir aveva voluto fare nei confronti dei futuro cognato, in segno di affetto e rispetto.
Ma soprattutto, il loro matrimonio rinsaldava ancora di più l'amicizia e l'alleanza tra Rohan e Gondor, facendo sposare gli eredi di due famiglie importanti.
Eomer si girò verso Luna: la cavalla camminava al suo fianco, a redini morbidi e con un passo lento, stanco...quasi triste. Sospirò, preoccupato, poi si volse verso la risata cristallina di Eowyn, che ascoltava un aneddoto di Gimli, sempre lì a fare festa e baldoria.
La sorella si accorse dello sguardo fraterno e si voltò verso di lui, sorridendogli.
«Sono felice di vederti così contenta...» ammise Eomer, sorridendole appena.
«Grazie, fratello mio. E tu? Tu quando mi farai sentire sollevata?»
«Non c'è bisogno che ti preoccupi per nulla, Eowyn. Rohan ormai è un Regno sicuro, le terre sono tornate rigogliose e...»
«Non mi riferivo a quello, e lo sai bene» precisò la Dama, interrompendolo «Lo sai che ci sarà anche lei alle nozze, vero?»
Eomer deglutì a vuoto. Cercò di mascherare la sua indifferenza, inutilmente. E cercò anche di convincersi, come faceva da mesi, che ormai non gli interessava più di Dama Lothiriel. Ma anche quello fu inutile.
«E' passato molto tempo...mi sono dimenticato di lei, e lei di me. E' la vita, funziona così»
«Ma davvero...» precisò Eowyn, ironica, sollevando un sopracciglio.
«Davvero cosa?»
«Davvero ti sei dimenticato di lei»
«Certo!»
«E come mai, allora, ancora non ti fidanzi? Sai che hai bisogno di una moglie con cui avere una linea dinastica, vero?»
«E da quando tu ti intendi di eredi?»
«Da quando tu ti intendi di donne?» ribattè stizzita Eowyn, prima di sbuffare. «Lei non ti ha dimenticato...» sussurrò poi, osservandolo.
Eomer sentì il cuore balzargli in petto. «Cosa vuoi dire»
«Quel che ho detto, fratello. Lei non si è dimenticata di te. E' ancora offesa per come l'hai trattata, ma...»
«E tu come fai a saperlo?!»
«Oh cielo..credi davvero che noi donne non parliamo fra di noi?» chiese Eowyn sconvolta «Sappi che sei stato un maleducato. E dicevo...è ancora offesa, ma non ti ha dimenticato. Imrahil dice che ha rifiutato tre pretendenti, solo quest'anno!»
Eomer sentì un fuoco, dentro lo stomaco, divorargli le viscere. Cos'era quel sentimento che provava? Perchè si immaginava questi aitanti pretendenti toccare Dama Lothiriel, e venirgli voglia di mozzare loro le mani?
«Non essere geloso» Eowyn sembrò leggergli nel pensiero «Li ha rifiutati, ricorda. Ora...cosa hai intenzione di fare quando la vedrai?»
«Io...non lo so»
«Beh comincia a pensarci, e pensa bene dato che il viaggio è ancora lungo. E' la tua ultima e unica possibilità di vittoria, Re Eomer. Persa questa battaglia, perderai tutta la guerra»
Il paragone bellico della sorella calzava a pennello.




Eowyn aveva ragione: il viaggio dalla loro conversazione proseguì ancora per molto, e sostando la notte riuscirono ad arrivare solo la mattina ad Emyn Arnen. Ad accoglierli, Faramir in persona insieme alla sua delegazione di nobili e cortigiani.
Emyn Arnen era molto diversa da Edoras: pietra bianca come la neve, era stata ricostruita velocemente, in tempo per le nozze del suo signore con la Dama Bianca. Il palazzo, il cui disegno ricordava molto, seppur in misura minore, Minas Tirirh, era circondato da alte mura protettive, un villaggio di pietra bianca ed infine un giardino magnifico. L'Ithilien, d'altronde, era famoso proprio per la sua bellissima natura.
Eomer sperava in cuor suo che ad attenderli ci fosse anche Lothiriel, ma poi si ricordò che ella era una principessa di un'altra regione, e che probabilmente sarebbe arrivata successivamente, appena in tempo per il matrimonio.
«Gli invitati sono arrivati tutti?» chiese Eowyn, mentre i cavalli salivano verso il palazzo.
«Quasi tutti. Manca ovviamente Re Elessar, il Principe Imrahil e...»
«Verrà anche la Principessa, vero?» chiese Eowyn, interrompendolo.
«Non...ne abbiamo ancora la certezza» ammise Faramir, lanciando un'occhiata ad Eomer che impassibile fissava il sentiero avanti a sé. Lanciò un'occhiata alla gente del popolo: capelli neri, occhi chiari, persino nell'abbigliamento erano diverso dai Roihirrim. Non aveva forse ragione nel ripetersi che Lothiriel non sarebbe mai stata bene a Rohan? Ma d'altronde...Sollevò gli occhi su Eowyn, raggiante e felice, così diversa anche lei dai gondoriani. D'altronde anche lei doveva adeguarsi a loro, e ce l'avrebbe fatta. Perchè allora non potrebbe Lothiriel?
Scosse appena la testa, cacciando via quegli inutili pensieri.
Una volta giunti a palazzo, Faramir diede ordine ai servi di condurre i cavalli a riposare, seppur molti Rohirrim -Eomer compreso- andarono personalmente ad assicurarsi della cura delle bestie. Poi, una volta finito, i servi li condussero nelle rispettive stanze. Tutte, o quasi, davano ovviamente sui giardini circostanti.
Seppur Eomer non fosse un tipo romantico, e men che meno piacevano i fiori, doveva ammettere che quei giardini erano meravigliosi. Piante e fiori di ogni tipo creavano un gioco di intrecci e sentieri, dando l'impressione di essere immersi in un bosco.
L'Ithilien era rigoglioso e verde come Rohan, seppur la sua regione fosse più...selvaggia. Come i suoi abitanti, d'altronde.
Prese a spogliarsi dell'armatura, poggiandola sul trespolo adatto, quindi andò a lavarsi. Era stanco, ma sapeva benissimo che non sarebbe stato capace di riposare. Troppi pensieri, troppe preoccupazioni. Lasciare il Regno, seppur nelle ottime mani dei suoi marescialli, lo metteva in uno stato di agitazione perenne. E se fosse successo qualcosa? E se lo avesse saputo troppo tardi?
Gli incubi della guerra lo tormentavano. Non sapeva come facevano gli altri, ad essere felici, ma lui non ci riusciva. Il volto infangato di Theodred, quello senza vita di suo zio...la chioma bionda di Eowyn, immonda di sangue di orco...il dolore, il lutto dei suoi uomini...Vermilinguo.
Deglutì, cercando di scacciare via quei pensieri, di concentrarsi sul presente. La gioia di sua sorella, in quel momento, era l'unica cosa che contava. Eowyn si meritava tutto il bello ed il bene di quel mondo, ed anche di più. Il popolo la osannava come una eroina, ed a ben ragione: aveva fatto molto più lei che un esercito intero. Ne portava ancora i segni, ma aveva ottenuto ciò che voleva: fama e gloria.
E lui? Lui cosa voleva? Il benessere del mio popolo vale più di ogni cosa, pensò.
E così sarebbero dovute rimanere le cose.




Bussarono alla porta della stanza. Si volse verso di essa, curiosa.
«Avanti!» esclamò, mentre le damigelle le sistemavano l'abito nuziale. Entrò Eomer, richiudendo subito la porta, e rimase qualche istante a guardarla.
«Cosa ne pensi?» chiese Eowyn, ansiosa, osservando il fratello. Eomer le si avvicinò lentamente, prendendole poi le mani tra le sue.
«Sei bellissima, Eowyn. Una vera Dama Bianca. Sarai stupenda, il giorno delle nozze. Se solo nostra madre e nostro padre ti potessero vedere...»
«Tu puoi vedermi, però. E' questo ciò che conta. Per sempre insieme, ricordi?»
Eomer le sorrise, abbracciandola forte a sé. «Sì. Per sempre insieme...»
Eowyn sorrise dolcemente, osservandolo dal basso. «Ti voglio bene»
«Anche io, piccola. Sono così orgoglioso e fiero di te. Ti meriti tutta la felicità del mondo»
«Anche tu...»
«La mia felicità è il tuo bene e quello del popolo. Mi basta» Eomer ripetè quel che andava ripetendosi nell'ultimo anno.
«Hai bisogno di qualcuno che si prenda cura di te, fratello. Quando io sarò moglie di Faramir...»
«Non ho bisogno di nessuno, Eowyn, te lo assicuro. Sto bene così. Quando sarà ora di prendere moglie, lo farò»
«Si, e chi? Qualche nobile ragazza sdentata?» chiese Eowyn ironica.
Eomer sorrise divertito. «Non importa che sia bella, importa che sia fertile»
«Oh per l'amore dei Valar, Eomer, parli come un vecchio stolto! I tempi sono cambiati, e tu sei Re, puoi permetterti di sposare chiunque tu voglia!» brontolò Eowyn, cominciando a togliersi la cinta e i gioielli nuziali. «Aspettami fuori, voglio visitare i giardini» ordinò la fanciulla. Eomer ubbidì, paziente.


I giardini di Emyn Arnen erano i più belli delle Terre di Mezzo, superando in bellezza e complessità persino i giardini di Minas Tirith. Ogni tipo di piante e fiore, proveniente da ogni parte della terra, era stato piantato lì con cura. Fontane e panchine di pietra, sentieri battuti come se fossero in un sottobosco, e persino uccelli e altri piccoli animali, che avevano preso dimora lì, naturalmente, senza essere ostacolati dal signore del castello, Faramir. La vita era tornata nell'Ithilien, e sembrava che la guerra dell'Anello non fosse mai passata di lì.
Eomer ed Eowyn camminavano lentamente, sottobraccio, in silenzio. Si godevano la pace di quel posto, ognuno nei propri pensieri. Non avevano bisogno di parlare sempre, d'altronde. Erano fratello e sorella, a volte bastava semplicemente starsene in silenzio, in una tacita compagnia.
«Mi verrai a trovare, vero?» la domanda improvvisa di Eowyn lo distolse dai propri pensieri. Con la mano libera le strinse appena il braccio, quello colpito dal Re dei Nazgul. Sorrise.
«Ogni volta che potrò, Eowyn»
«Promettimelo»
«Non ce n'è bisogno. Dovrò farlo, ne va della mia felicità. Non ti lascerò mai da sola. Potrai scrivermi ogni volta che vorrai, e io farò lo stesso. E ti verrò spesso a trovare, e tu verrai a trovare noi: minaccerò di morte Faramir se te lo impedirà»
Eowyn ridacchiò divertita. «Non serve. Egli è perfettamente consapevole che qui sarò da sola, e che avrò bisogno della mia famiglia soprattutto all'inizio. Ma è un nuovo inizio, no? Ne abbiamo tutti bisogno...»
«Già» rispose Eomer, sorridendo appena.
Tornarono in silenzio, a godersi la calma della natura che li avvolgeva.
Eomer cercò di ricordare l'ultima volta che si era fermato ad ascoltare il respiro della natura, ed il suo ciclico cambiamento. Non ne aveva memoria.
Che vergogna, pensò, non avere più legami con la natura. Soprattutto per un Rohirrim, che per essa e grazie ad essa viveva. Socchiuse appena gli occhi, in pace. Dopo così tanto tempo.
Rallentarono appena il passo quando sentirono un fruscio, provenire dietro un angolo di cespugli proprio davanti a loro. Dei passi, lenti, che lentamente si avvicinavano a loro.
Eomer ebbe un tuffo al cuore, quando vide la chioma nera di Dama Lothiriel, proprio lì davanti a loro. Si fermò e pietrificò, fissandola senza poter dire una sola parola. Non riusciva a pensare a nulla, solo a quanto fosse bella, più di quel che ricordava.
Le morbide onde dei capelli cadevano lungo la schiena, l'abito color del mare, simbolo della sua Dol Amroth, risaltava in quel pomeriggio primaverile. Non indossava gioielli o accessori, spartana e semplice come se l'era sempre ricordata.
«Dama Lothiriel!» esclamò Eowyn, facendo sobbalzare entrambi da quella sorpresa inziale. Le due giovani si abbracciarono felici.
«Dama Eowyn...Re Eomer...» salutò Lothiriel, composta, sorridendo appena.
«Dama Lothiriel...non sapevamo del vostro arrivo» commentò serio e composto Eomer, fingendo indifferenza.
«Siamo giunti da poco. Mio padre è ancora nelle sue stanze, a riposare. In quanto a me...ero troppo curiosa di ammirare i giardini di Emyn Arnen. I vostri giardini, Dama Eowyn»
«Non ancora miei» precisò Eowyn ridacchiando «Passeggiate con noi?» chiese poi, gentile.
Lothiriel sembrò pensarci qualche istante, poi annuì e prese sottobraccio Eowyn, dall'altro lato rispetto ad Eomer.
«Siete emozionata per il vostro matrimonio?» chiese alla Dama Bianca.
«Molto. Nervosa, per molti aspetti. Come dicevo prima ad Eomer...è un nuovo inizio»
«Le novità mettono nervosismo a tutti, Dama Eowyn. Sono sicura però che vi troverete benissimo qui. E Faramir è un uomo d'oro, gentile e calmo. Sarà un ottimo marito ed un ottimo padre»
Eowyn sorrise appena, in imbarazzo, ed annuì. «Speriamo» poi si fermò di colpo, battendo una mano sulla fronte «Oh cieli divini! Stavo dimenticando! Devo tornare in palazzo, scusate, o Faramir mi ucciderà!» esclama, come se avesse dimenticato di fare qualcosa. E sparì velocemente, lasciandoli lì come due allocchi.
Eomer ebbe quasi la certezza che quella improvvisa sparizione di Eowyn era dettata dal fatto che voleva lasciarli soli. Rimasero qualche istante, fermi e in imbarazzo, a guardarsi intorno.
«Volete continuare?» propose alla fine Eomer, facendosi coraggio.
Lothiriel annuì appena, incerta, quindi proseguirono insieme lungo i sentieri immersi nei giardini. Rimasero a lungo in silenzio, imbarazzati e tesi, cercando un argomento con cui cominciare una conversazione civile e decorosa.
«Come va il vostro Regno?» chiese Lothiriel, imbarazzata. Bella domanda davvero, complimenti, pensò, con solo la voglia di scappare via da lì.
Ma le sembrò che Eomer sospirasse quasi di sollievo. «Molto bene, grazie per avermelo chiesto. In solo un anno abbiamo messo in sicurezza i confini, bonificato i terreni distrutti e coltivato quelli ancora sani. Sono stati ricostruiti i villaggi per il popolo, e mantengo i cavalieri in giro per il Regno, per sicurezza. Dovremmo fare sacrifici economici ancora per un anno, forse meno...ma poi dovremmo essere fuori da ogni ristrettezza economica e non»
«Gondor comunque vi sta aiutando?»
«Sì, ma non ho voluto aiuti da Re Elessar. La ricostruzione di Gondor è lunga e faticosa, essendo più grande di Rohan. Aragorn ha bisogno dei suoi beni, non può concederli a me. Non finchè non ne avrò strettamente la necessità»
Lothiriel sorrise appena, divertita. «Voi ed il vostro orgoglio...»
Eomer deglutì a fatica, rimanendo zitto per qualche istante, poi riprese. «Dopo la vostra partenza, Luna ha sofferto molto la vostra assenza. Soffre tutt'ora»
Lothiriel drizzò la schiena, osservandolo solo in quel momento «Com'è possibile? L'ho cavalcata solo per qualche giorno...»
«Sottovalutate l'intelligenza dei Mearas, mia signora. Sono loro a scegliersi il proprio cavaliere, e non il contrario. Luna ha sentito la mancanza della sua padrona...e non voluto essere cavalcata più da nessun altro, me compreso»
Lothiriel sorrise, commossa. «Un giorno verrò a rivederla, se mi darete il permesso»
Eomer si fermò, osservandola. «Veramente...Luna è qui»
Lothiriel sgranò gli occhi, fissandolo. «L'avete portata qui?»
«Sapevo che sareste venuta al matrimonio, e in cuor mio speravo che Luna, vedendovi, sarebbe migliorata»
«Possiamo andarla a visitare?» chiese la giovane, preoccupata. Ogni imbarazzo era scivolato via.
Eomer annuì, ed insieme ritornarono verso il palazzo e le stalle. Le lanciava qualche sguardo, ogni tanto e di sfuggita, per non farsi notare. Il suo amore per i cavalli era degno di una Rohirrim, ed Eowyn aveva ragione: se sia Zoccofuoco che Luna si erano affezionati a lei, vuol dire che aveva uno spirito degno dei Mearas. E se era degna dei Mearas, era degna anche di Rohan.




Non appena Luna percepì l'odore di Lothiriel, cominciò a nitrire appena, allegra, battendo appena i zoccoli a terra. La giovane si volse verso Eomer e gli sorrise.
«Mi sta salutando?»
Eomer sorrise appena, annuendo. «Vi ha riconosciuta, e vi sta salutando. Andate a salutarla, ma ricordate: è pur sempre un Mearas. Sicurezza e rispetto»
I due si avvicinarono alla cavalla. Eomer fu il primo ad accarezzarla sul muso, con una certa sicurezza. Poi lentamente alla sua mano si unì quella di Lothiriel, più piccola ed affusolata, ma che accarezzava la cavalla con una certa dolcezza. Luna socchiuse gli occhi, sbuffano appena dal naso. Appagata.
I due si sorrisero appena, in imbarazzo, ed Eomer sgranò appena gli occhi quando Luna si fiondò sul suo cibo, con fame.
«Erano settimane che non mangiava con tutto questo appetito. La vicinanza con chi ci ama fa miracoli»
«Concordo» precisò Lothiriel, prima di avvicinarsi a Zoccofuoco. «Ehi, bello...ben rivisto...» mormorò, accarezzando anche lui dolcemente, sul muso. Eomer aprì il recinto e lo richiuse velocemente, poi prese a pettinarne il manto, sul dorso.
Lothiriel ridacchiò divertita, ed Eomer si girò perplesso verso di lei.
«Cosa c'è da ridere?»
«Voi...siete ironico. Vi curate dei vostri cavalli in maniera quasi maniacale...ma non v'importa degli uomini»
«Certo che m'importa degli uomini. Solo che...non sono abituato alla loro presenza. Ho imparato prima a cavalcare e poi a parlare. Con i cavalli...non c'è bisogno di parole. Ci capiamo, senza problemi, senza fraintendimenti. E abbiamo un carattere simile»
«Ovvero?»
«Siamo diffidenti» rispose Eomer, sorridendo appena «Non mi fido di molte persone. Si contano davvero su una mano sola. Le persone di cui non mi fido, invece...sono tantissime. Non per colpa loro, ma per mia natura»
«E' normale. Siete un Re, siete un uomo...anche mio padre è molto diffidente»
«Ed è per questo che io e vostro padre siamo molto amici»
Lothiriel ridacchiò appena, annuendo. Continuava ad accarezzare il muso del cavallo, anche quando Eomer uscì dal recinto, ritornando vicino a lei. Diede qualche buffetto sul muso del cavallo, sorridendo appena.
Poi, colto da un'improvvisa onda di coraggio nel petto, avvicinò lentamente la mano a quella di Lothiriel, sfiorandola appena. Quasi per sbaglio.
La giovane sorrise, senza dire nulla, quasi a dare un tacito consenso a quel contatto. Eomer si fece coraggio e avvicinò ancora di più la mano, fino a prenderla delicatamente nella propria e avvicinarla alla bocca. Le posò un bacio sul dorso della mano, socchiudendo gli occhi, in un gesto quasi di riverenza, rispetto, venerazione.
Lothiriel sorrise dolcemente, questa volta guardandolo negli occhi. Poi chinò lo sguardo in imbarazzo. Eomer azzerò le distanze tra di loro, stringendo ancora la mano altrui nella propria. Ebbe la sensazione di doverla baciare, per forza, come se fosse una questione di vita o di morte. Come se una forza invisibile spingesse il suo viso contro quello della giovane, che guardava appena in basso, sorridendo tra sé.
Ma un rumore rovinò il momento: qualcuno aveva aperto le porte delle stalle, per entrare o forse uscire. Eomer allentò appena la presa dalla mano, e con quella libera le sfiorò appena una ciocca di capelli.
«Sarà meglio andare, o vostro padre si preoccuperà non vedendovi» mormorò il Rohirrim, osservandola.
Lothiriel sollevò gli occhi sul viso del giovane, annuendo. «Si, sarà meglio...» rispose piano, seppur con un fremito nel cuore Eomer colse un certo dispiacere, da parte di lei, in quella interruzione.
Eowyn aveva ragione, non l'aveva dimenticato.




Al matrimonio tra Eowyn e Faramir, Eomer trattenne a stento la commozione.
La sorella indossava un bellissimo abito bianco, ricamato d'argento e verde, a richiamare la sua amata Rohan. Faramir, al suo fianco, vestiva come un Principe ed un degno cavaliere, fiero e sorridente accanto alla sua Guerriera.
Re Elessar spese dolci e profondi parole per gli sposi, che vollero sposarsi nei Giardini di Emyn Arnen, perchè fu proprio nei giardini delle Case di Guarigione che essi s'incontrarono, innamorandosi.
Il tempo quel giorno fu clemente con loro, tenendo lontana la pioggia ed il sole illuminava il banchetto allestito all'esterno. Non avevano voluto duelli, o giostre, come fece anche Re Elessar per il suo matrimonio. Tutti, lì, avevano visto abbastanza scontri da non voler più vedere le spade sguainate al cielo. Non in un giorno di festa.
La festa durò tutto il giorno, e molti continuarono i festeggiamenti anche a notte fonda. Eomer, ovviamente, fu uno di quelli. Mantenendo un certo contegno e non bevendo ogni volta che gli veniva offerto, continuava a mantenere alta la gioia per i novelli sposi, brindando ogni volta che qualcuno osava anche solo dimenticarsi il motivo per cui fossero lì.
Nonostante quindi non fosse ubriaco come Gimli, che vanverava canzoni e storie, cominciava a percepire un certo formicolìo alle mani ed un vago giramento di testa. Dopo solo dieci boccali. Non era più giovane e aitante come una volta.
«Aragorn!» esclamò, vedendo passare il Re di lì. Si fermarono a brindare, prima di uscire per prendere una boccata d'aria, fuori nel cortile del palazzo, dove tirava un venticello fresco e piacevole, e la gente era minore che all'interno.
«Ho sognato questo momento per anni» ammise dal nulla Eomer, sorseggiando la sua birra.
«Il matrimonio di Eowyn con un brav'uomo?» chiese Aragorn, osservandolo.
«La pace» ammise Eomer, sospirando «ed anche il matrimonio di Eowyn, sì»
Si sorrisero appena i due amici, in silenzio.
«Il male è stato sconfitto. La pace è reale, amico mio...»
«Ed anche le ferite. Lo sai che per venire qui ho dovuto lasciare Rohan al mio primo Maresciallo? Che per quanto io mi fidi...da quando sono partito non ho chiuso occhio. Non mi fido dei consiglieri...»
«Vermilinguo è morto, Eomer. Non può farvi più del male»
«Non mi preoccupa più la magia oscura, Aragorn. Ma l'uomo. L'uomo e le sue debolezze, la sua malvagità...»
«L'uomo è malvagio perchè si sente di dover compiere giustizia, perchè si sente privato di qualcosa. Noi dobbiamo fare in modo che questo non accada mai più»
«Ne saremo capaci?» chiese Eomer, osservandolo.
Aragorn sorrise, stringendogli una spalla. «Insieme, sì. E' importante creare amicizie e legami tra di noi. Ed a proposito di legami...» precisò poi, ironico, alzandosi «Ho visto Dama Lothiriel, poco fa, dirigersi ai Giardini...da sola»
«E quindi?» chiese Eomer, nervoso «Non so cosa dirle»
«Dille quello che vuoi, quello che senti...senza vergogna»
«Con Arwen ha funzionato?»
Aragorn sorrise appena. «Con lei non è servito parlare: bastava guardarci, per innamorarci ogni giorno di più»
Eomer riflettè qualche istante. Si alzò, prese coraggio e si diresse deciso verso i Giardini. Ne varcò la soglia, lentamente. Calmo, si prese del tempo, l'atmosfera che respirava tra quei fiori, quelle piante, il lento scrosciare dell'acqua nelle fontane, il fruscio degli animali notturni che vivevano lì, vigili....tutto rendeva magico quel posto, e si lasciò cullare dalla sua calma.
Poi la vide, rischiarata dalla luna piena di quella sera. In piedi vicino ad ampio arco, che dava su giardini a terrazza e si buttava quasi sul fiume, illuminato dalla luna. Lothiriel era rivolta verso il panorama, voltando le spalle a chi arrivava. Indossava un abito blu scuro, ricamato in argento, che catturava la luce della luna. Fili d'argento intrecciavano la chioma scura, rendendola brillante come un gioiello. In quel momento, Eomer capì che non avrebbe potuto più fare a meno di quella visione.
La giovane si girò lentamente, sorridendogli. Lo osservò qualche istante, con occhi luminosi, poi tornò a girarsi verso la luna.
«E' magnifica, non è vero?» gli chiese.
Eomer non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. «Magnifica, si...» sussurrò, vago. Poi lentamente, con dolcezza, prese una mano della giovane, facendola voltare verso di lui. Le prese anche l'altra mano, stringendole con le proprie. Si sorrisero, come se si guardassero per la prima volta.
«Dama Lothiriel, volete diventare la mia Regina?» chiese Eomer, osservandola dritta negli occhi.
«Sì» rispose subito la ragazza, sorridendo ancora di più.
«Sì?» chiese dubbioso il giovane. Non si aspettava una risposta così repentina.
«Sì, ho detto. Sì, vi sposerò...e diventerò la vostra Regina» precisò Lothiriel, con voce emozionata. Eomer si slanciò a baciarla, con delicato ardore, stringendola dolcemente in un abbraccio.

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Capitolo 4
*** Kings&Queens ***


Kings&Queens
 
Edoras, Settembre 3021 T.A
 
La tradizione di Dol Amroth era rigida, una delle più antiche circa fidanzamenti e matrimoni. Diceva, chiaramente, che i fidanzati dovevano stare lontano, senza vedersi o ricevere notizie uno dell'altra per almeno un anno. Passato l'anno, si sarebbero rivisti nella dimora della sposa e lì avrebbero celebrato il matrimonio.
Tuttavia, nessuno a Dol Amroth aveva mai sposato un Re. Non recentemente. Così il Consiglio di Imrahil suggerì che, nel caso specifico di Lothiriel ed Eomer, la sposa venisse accompagnata dal suo corteo nuziale a Edoras, dove avrebbe sposato il Re davanti al popolo di Rohan e di Belfalas.
Non essendoci, a Rohan, una carica più alta e importante del Re stesso, Eomer decise che a sposare lui e Lothiriel sarebbe stato Gandalf stesso, ancora ospite nella Terra di Mezzo.
Fu deciso, reinterpretando la severa tradizione di Belfalas, che Lothiriel sarebbe arrivata a Edoras il tramonto prima del giorno del matrimonio, per evitare che Eomer potesse vederla: era tradizione, infatti, che gli sposi non dovessero vedersi per appunto un anno, e che si fossero rivisti solo al momento del matrimonio.
«Una stupida tradizione, stupida davvero» brontolò Gimli quando Aragorn glielo spiegò per la terza volta.
«Stupida o meno, va rispettata» precisò Eomer, teso, mentre si affacciava ogni tanto alla finestra della Sala della Guerra, per controllare a che altezza fosse il corteo. Avevano appena superato i cancelli di Edoras, a giudicare dallo squillare delle trombe. Si sporse appena, curioso di vedere Lothiriel, ma Aragorn lo fece voltare, con le spalle verso l'esterno.
«Le regole sono regole» precisò serio Aragorn.
«Le regole sono fatte per essere infrante» brontolò secco Eomer.
«Ah! Detto da un Re non è molto rassicurante» commentò Legolas, divertito.
«Non la vedo da un anno. E se è cambiata? Se non mi piace più?» chiese Eomer, nervoso.
«Se non ti piace più te la tieni, Re Eomer. O Imrahil ti uccide» precisò Gimli ridendo divertito.
«Dubito non ti piaccia più. Non è cambiata di una virgola» commentò Aragorn, facendogli un occhiolino.
Eomer sgranò gli occhi. «Tu l'hai vista?!»
«Certo che l'ho vista! Ti ricordo che non sono io a doverla sposare...e che sono il suo Re»
«Ancora per poco» precisò fiero Eomer.
«Ma guardali, Pipino...si contendono i titoli come due bambini!» esclamò una voce allegra, improvvisa, che li fece voltare di scatto verso la porta.
Furono sorpresi da Meriadoc e Peregrino, in piedi sulla soglia della stanza.
«Messer Merry!» esclamò Eomer, sorridente. I due Hobbit furono abbracciati e salutati da tutti.
«Spero potrai perdonarmi: sono stato così impegnato ultimamente, che non ti ho porto nemmeno i miei saluti» ammise il Re, serio.
Merry sospirò, osservando Pipino. «Che dici, amico mio? Perdoniamo questo mezzuomo?» chiese, prendendo in giro il Rohirrim. Risero tutti, divertiti, prima di sentire i cavalli del corteo più vicini che mai. Eomer sospirò, deglutendo.
«Un Re che non può decidere chi vedere. Solo voi gondoriani potete avere regole così stupide» brontolò, uscendo insieme agli altri.
«Sono tradizioni. Di solito i candidati ad imparentarsi con Dol Amroth hanno sangue meno importante delle loro spose» precisò ridendo Aragorn, scortandolo nelle sue camere.
«Finchè ovviamente non sono arrivato io»
«Non eri tu quello che si lagnava che non voleva essere Re?» ribattè l'amico.
Eomer scrollò le spalle, continuando a camminare verso la Sala del Trono. «Diciamo che ha i suoi lati positivi e negativi»
«Certo che l'odio per le restrizioni è una dote di famiglia eh» commentò ironico Pipino.
«Badate a come parlare, Peregrino» precisò una voce alle loro spalle.
La Dama Bianca dell'Ithilien venne loro incontro, sorridente.
«Dama Eowyn!» esclamò Merry. Si abbracciarono a lungo, gli eroi della Terra di Mezzo.
«Messer Merry...è sempre bello rivederti» ammise la giovane, sorridendo. Poi si rialzò e chinò profondamente il capo verso gli uomini.
«Non siamo noi a doverci inchinare, Eowyn...lo sai» precisò Aragorn, porgendole i suoi omaggi.
I due si guardarono qualche istante, rimembrando a vicenda ciò che avevano passato insieme o separati: le guerre, gli scontri, la vita dopo la morte...
«Lothiriel è le stanze a lei adibite. Puoi venire» annunciò Eowyn al fratello, che annuì borbottando mentre si dirigeva, con gli altri, verso la Sala del Trono.
«Imrahil!» esclamò Eomer una volta lì, andando ad abbracciare il Principe di Dol Amroth, nella sua scintillante armatura blu e bianca. Il cigno era inciso sul ferro, lucente come un diamante.
«Eomer, amico mio...che gioia vederti» rispose il Principe al Re, ricambiando l'abbraccio. Si sorrisero, poi Imrahil passò a salutare tutti loro. Eomer guardò appena oltre le spalle dell'amico, nella speranza di vederla.
«Le conosci le regole, Eomer» commentò Imrahil, come leggendogli nella mente «solo poche ore...e potrai vedere mia figlia. Ed a proposito, vieni. Dobbiamo discutere della dote»
«Ma abbiamo stabilito la dote e il contratto matrimoniale un anno fa. Ci sono cambiamenti?» chiese Eomer, confuso.
Imrahil non rispose, ma gli fece solo gentile cenno di andare. Il Re, arreso, sospirò e anticipò il Principe verso le proprie stanze.




Aveva capito che cosa intendesse davvero Imrahil solo una volta finito il terzo calice di vino. Gli “accordi” tra Rohan e Belfalas proseguirono ancora a lungo, e i testimoni furono Gondor e Ithilien. Solo Aragorn sembrava reggere perfettamente tutto quell'alcool. Faramir era crollato a dormire sulla poltrona, Imrahil canticchiava qualcosa affacciato alla finestra. Ed Eomer...rifletteva.
Pensava a Lothiriel, al momento in cui avrebbe sentito il suo profumo, il suo contatto...in cui avrebbe rivisto i suoi occhi. In cui l'avrebbe sposata, e potuta chiamare “mia regina”.
Ripensò alle parole di sua sorella. Anche lui meritava la gioia e la felicità che tutti, a loro modo, avevano ricevuto. Sorrise. Il suo momento di felicità stava arrivando.
Sarebbe stato capace di custodirlo? Essere un Re era rischioso ma con giudizio e onore si poteva governare....ma l'amore, il matrimonio? Come si gestiva un rapporto?
«Imparerai» la voce di Aragorn lo fece sobbalzare quasi dal tavolo.
«Io non ho detto nulla...»
«Ma si capisce dalla tua faccia. Io avevo più paura nello sposare Arwen che nel governare su Gondor. E' normale. L'amore è un sentimento gigantesco, che può rovinarti o salvarti. Nel mio e nel tuo caso...ci salverà, te lo prometto»
«Io...non so se sono capace di amare» ammise Eomer «il mio cuore è stato governato dall'odio, dalla vendetta, dal rancore per così tanto tempo che...»
«Il tuo cuore è ferito, Eomer. Lo è quello di tutti noi. Il ricordo della guerra è ancora vivo in tutti noi, ed è stato un momento che non dimenticheremo mai. E che non dobbiamo dimenticare: ci ricorda quanto siamo fragili, sì, ma anche che insieme possiamo vincere il male. La ferita del tuo cuore può essere sanato solo dalla pace, dall'amicizia...e dall'amore di Lothiriel»
Eomer sorrise appena, sotto la barba, poi annuì. «Vorrei che Theoden fosse qui...» mormorò, gli occhi velati appena di lacrime.
Aragorn sorrise mesto, stringendogli una spalla. «Lui sarà sempre con noi, amico mio. Tutti i nostri amici sono con noi...»
Eomer annuì, sospirando, quindi si schiarì appena la voce. Faramir e Imrahil erano crollati a dormire. Un'idea balenò improvvisamente nella sua mente, ma il dubbio l'assalì.
«Vai...ma non esagerare» Aragorn sembrò avergli letto di nuovo nella mente. Eomer sorrise, alzandosi lentamente. L'alcool non aveva attecchito minimante il suo corpo: Imrahil era troppo delicato, e Faramir...beh, troppo poco abituato.
Uscì silenzioso dalla stanza, quindi a passo svelto si diresse verso le stanze di Lothiriel. Vi si fermò davanti, posando la mano sull'anta della porta. Stava per bussare, o aprirla, ma poi...No, si disse. Non doveva farlo. Anche se una stupida tradizione, andava rispettata per quel che rappresentava.
Aragorn aveva ragione: le regole andavano rispettate, a cominciare dal Re. Non poteva infrangerle. Avrebbe deluso Imrahil, suo amico, e soprattutto Lothiriel.
No, avrebbe aspettato. Lasciò scivolare la mano dalla porta, quindi si diresse deciso verso la sua stanza.




«Brindiamo agli sposi!» gridò il suo secondo Maresciallo Guther, per l'ennesima volta, facendo rimbombare voci festanti in tutta la Sala del Trono. Fece poi sbattere il boccale contro quello del Re, che gli sorrise felice.
«Congratulazioni, Altezza»
«Guther...devi chiamarmi Eomer, lo sai. Come fai da quando siamo piccoli» precisò subito il Re, sorridendogli «Ma grazie, amico mio...»
«Amico o meno, sei sempre il mio Re»
«Ma non cambia nulla. Nemmeno se io sono Re e tu il mio secondo maresciallo e consigliere. A proposito...non te l'ho mai detto: ti ringrazio, per aver governato saggiamente al mio posto, nelle varie occasioni in cui ero via»
Gli occhi di Guther, causa anche l'alcool e quel giorno speciale, si velarono di lacrime. «E' stato un onore, Altezza...spero di non deluderti mai»
«Non lo farai, amico mio. Perchè tu ami Rohan quanto me. L'abbiamo vista annegare nella magia oscura e poi risalire, lentamente, e con orgoglio rialzare la testa. E' la nostra terra...e la custodiremo sempre. Siamo una famiglia, ricordi?»
«Sì...siamo una famiglia» annuì Guther, commosso «Va ora, forza! Tua moglie è sola, non vorrai lasciarla in compagnia dei tuoi feroci cavalieri» precisò ironico.
Eomer sorrise, poi si fece largo tra gli invitati. Senza fretta. Assaporò quell'istante, attimo per attimo: un giorno che non avrebbe mai dimenticato. Non solo per il suo matrimonio, non solo per Lothiriel...ma perchè stava respirando finalmente, dopo due anni dalla fine delle guerra, la felicità e la pace tanto agognata.
Non stavano festeggiando i morti, né una battaglia o una guerra vinta. Stavano festeggiando la vita e l'amore, e la vittoria definitiva su ogni male. Tutti erano felici, nessuno aveva ferite, bende, preoccupazioni sul viso.
Incrociò lo sguardo di Imrahil, che chinò il capo con rispetto, sorridendo. Ricambiò il gesto, felice. Fu poi il turno di Eowyn, che parlava allegramente con Faramir e Gimli. Gli Hobbit, che ballavano allegri sul tavolo, cantando le canzoni del Mark. E infine lei...l'astro più splendente di quella sera.
L'abito nuziale splendeva sotto la luce lunare che penetrava dalle fessure sul tetto d'oro, brillando come una stella. Bianco come il latte, di un tessuto setoso e liscio, era finemente decorato con perle di Dol Amroth, a formare un magnifico cigno sul petto e sulla gonna frontale, insieme a fili blu e verdi, richiamo a Gondor e Rohan, intrecciati lungo le ampie maniche a losanga. I capelli avevano un'acconciatura complicata, intrecciata con fili d'argento e blu che ricadevano in parte lungo la schiena e ai lati del viso. Sui capelli, svettava gentile e delicato un diadema in oro grezzo: due cavalli rampanti, uno di fronte all'altro, e uno smeraldo verde tra di loro.
Sorrideva, Lothiriel, mentre ascoltava qualche buffo aneddoto di Aragorn e Arwen, che rideva con grazia. La risata di Lothiriel era molto più fresca e squillante, e quando rideva portava appena indietro il capo, socchiudendo gli occhi e portando una mano davanti la bocca spalancata. Sembrava non potesse fare a meno di scoppiare di gioia.
Gli si gonfiò il petto, orgoglioso, quando si avvicinò a loro.
«Cosa c'è tanto da ridere?» chiese verso i tre, divertiti.
«Oh raccontavo di quella volta che al mio matrimonio ti sei perso per Minas Tirith» informò Aragorn, facendo ridere di nuovo Lothiriel, che nel frattempo cercava la mano del suo Re.
«Non è colpa mia che la tua città è enorme, Aragorn. Cosa dovrai farci con quella città, dico io...» precisò Eomer, stringendo dolcemente la moglie a sé.
«Aragorn...» ripetè Arwen, osservando il marito, sorridente.
«Sì, Regina, io...purtroppo ho un vizio: non riesco a memorizzare i suoi nomi. Per me sarà sempre Aragorn, lo stesso ramingo che penetrava a rohan senza il mio permesso»
«Come potevo chiederlo? Stavi per uccidermi!» esclamò Aragorn, facendo ridere i tre davanti a lui. Poi strinse la spalla di Eomer, sorridente «Ma va bene così...non ci saranno mai etichette e titoli tra di noi. Siamo amici, siamo fratelli...mi piace che qualcuno mi chiami ancora Aragorn, e non solo “Vostra Altezza”»
«E' una consuetudine a cui nemmeno io riesco ad abituarmi» ammise Eomer, scrollando le spalle.
«Vi lasciamo soli» annunciò alla fine Arwen, ed entrambi si congedarono dai novelli sposi.
«Vieni» sussurrò Eomer, prendendo per mano la novella sposa.
Al passaggio dei sovrani, diretti nelle loro stanze, gli applausi e le grida, i fischi e i brindisi aumentarono e li accompagnarono finchè non si furono del tutto allontanati.
L'imbarazzo di Lothiriel era notevole, ed Eomer sorrise divertito. «Non farci caso...è una stupida tradizione di Rohan, quelli di accompagnare con i canti le prime notte di nozze del Re e della Regina»
«Noi abbiamo tradizioni ancora più stupide» ammise la giovane, entrando nelle loro stanze regali.
Si sorrisero l'un l'altro. La giovane Regina si lasciò andare completamente ad Eomer, inesperta e nervosa, cercando sicurezza e calma in quella prima notte con un uomo.
 
**
 
Il vento estivo della notte venne a rinfrescare le stanze del Re, dalla cui finestra erano affacciati i due novelli sposi. Eomer circondata il corpo di Lothiriel standole dietro, accarezzandole le mani intrecciate con lei. Vestito solo con camicia e braghe, poteva finalmente accarezzare il corpo della moglie avvolto solo dalla veste da notte, leggera e scivolosa. I capelli neri li aveva sciolti con delicatezza da ogni gioielli, ogni complicata acconciatura, ed erano sciolti e liberi, accarezzati dal vento notturno.
Rimasero così a lungo in silenzio che, quando volle parlare, dovette schiarirsi la gola.
«Vorrei far costruire dei giardini, dentro le mura di Rohan. Come quelli che avete a Dol Amroth, sai? E magari fare anche una vasca di acqua termale...»
«Esiste l'acqua termale qui?» chiese curiosa Lothiriel, girando il capo indietro per osservarlo.
«Certo! Per chi ci hai preso, per dei rozzi selvaggi?!» chiese Eomer ironico, facendole il solletico. La giovane gridò appena, ridendo divertita e cercando di toglierselo di dosso.
«Basta, o mi sentirà tutto il palazzo!» esclamò ridendo ancora.
Eomer smise, ridacchiando divertito, poi osservò l'abito e la corona poggiati lì sul baule ai piedi del letto. Prese la corona della Regina e gliela posa delicatamente sui capelli sciolti e lunghi, osservandola con ardore.
«Ecco...voglio che la indossi sempre così, anche in pubblico»
«Storta?» chiese lei ironica, raddrizzandola appena.
«No...con i capelli sciolti. Sei bellissima» ammise, con tono da venerazione.
Lothiriel sorrise, dolcemente, quindi ricambiò il bacio del marito. Rabbrividì, a causa anche del vento che entrava nella stanza.
«Hai freddo? Vieni, mettiamoci a letto» annunciò Eomer. Le tolse la corona e la condusse al giaciglio e si sdraiarono sotto le pellicce, al coperto. Si strinsero, sdraiati su un lato, uno di fronte all'altro. Le sorrise, accarezzandole un fianco. Potevano ancora percepire uno il calore dell'altro.
«Ti...ho fatto male prima...?» chiese Eomer, in imbarazzo, osservandola.
Lothiriel sorrise appena, poi scosse il capo. «No. Solo un po'. Pensavo fosse più doloroso...»
«Beh immagino dipenda dalla delicatezza dell'uomo. L'importante è che non ti ho fatto male» precisò lui, baciandola di nuovo.
Rimasero a lungo abbracciati, riscaldandosi insieme, sorridendosi e parlicchiando tra sé.
Eomer girò il capo sul soffitto e prese a parlare di tutti i progetti e i sogni che aveva per le modifiche di Edoras: mura più sicure, i giardini, qualche stanza in più anche per la Regina, e poi e poi...
«Lothi?» sussurrò appena, piano, girandosi verso di lei.
La giovane, esausta dall'emozione e dalla giornata lunga, si era addormentata in silenzio con la testa poggiata sul suo braccio.
Eomer sorrise divertito, quindi dolcemente sfilò l'arto da sotto il viso della giovane, che si svegliò appena.
«Scusa...mi sono addormentata...» biascicò, mortificata.
«Dormi, mia Regina...dormi...» mormorò Eomer, baciandole la fronte. La vide riaddormentarsi, la coprì bene e la guardò a lungo dormire. In quel momento lo capì davvero.
La felicità era arrivata anche per lui. E niente sarebbe stato più come prima.

THE END

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