Attrazione fatale

di jay0704
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 

Sono al primo giorno di scuola, inizierò e finirò l’anno in una nuova scuola, in un nuovo ambiente, Milano.



Mi sono trasferita in questa città a causa del divorzio dei miei genitori. Mia madre non voleva più vivere nella stessa casa in cui mio padre l’ha tradita. Ha deciso di costruirsi una nuova vita, in una città completamente sconosciuta per entrambe, mi dice sempre che per dimenticare è necessario un cambiamento radicale. La prima volta che me lo disse, non gli avevo prestato particolare attenzione credevo che fosse stato detto in un momento di completo sconforto.



Al giorno d’oggi ritengo di aver fatto un tremendo errore, mai ignorare l’ira e il dolore di una donna appena tradita.



Arriviamo davanti all’istituto in cui trascorrerò i prossimi nove mesi, scendiamo dall’auto,  ammetto di stare un po’ in ansia, sicuramente sarò definita “ la ragazza nuova” nei prossimi giorni.





Questo mi mette tremendamente a disagio, odio stare al centro dell’attenzione, da bambina evitavo sempre di attirare l’attenzione degli insegnanti ero la classica bimba calma e silenziosa che si divertiva da sola, anche quando si trattava del mio compleanno odiavo e odio tuttora il momento della torta, un momento in cui tutti si riuniscono per farmi gli auguri, provavo sempre a svignarmela, ma ogni mio tentativo era inutile mia madre riusciva sempre ad impedire i miei tentativi di fuga.



Adesso è giunto anche l’ora dei convenevoli a scuola, mi auguro di riuscire a farmi qualche amicizia. Quando mi sono trasferita a Milano, sono stata costretta a lasciare il mio migliore amico Omar, l’unica persona con cui sono riuscita a stringere un rapporto vero e sincero.





Siamo appena entrate nella grande scuola, è un liceo scientifico, mia madre cerca di chiedere indicazioni, ma sembra che nessuno è intenzionato a dargliele.



Decido di intervenire, come me anche lei è in ansia e sotto stress, fermo il primo ragazzo che mi capita, da dietro sembra davvero un bel ragazzo, è alto e Moro, sembra muscoloso per ciò che vedo, ha delle spalle larghe e possenti, un bel sedere e delle gambe lunghe. Il jeans che indossa fa esaltare il suo perfetto fondoschiena.



Si volta subito quando lo chiamo, rimango incantata da tanta bellezza, il suo viso e perfetto ha dei lineamenti a dir poco perfetti, labbra rosee e carnose, occhi grandi e azzurrissimi. Rimango a fissare quei meravigliosi occhi per diversi secondi. Non mi accorgo nemmeno che il ragazzo si trova qui davanti a me. È la sua voce a riportarmi alla realtà





-Ti serve qualcosa?



Provo a rispondere cercando di non mostrare l’effetto che mi ha appena causato.



-Si, mi...mi sa dire dove si trova l’ufficio della p..preside?



Domando maledicendomi per la pessima figura che sto facendo, dovevo anche balbettare? Non bastava solo, il mio sguardo perverso?






        
  • Si, certo vi accompagno io



Lo ringrazio mostrandogli un sorriso a trentadue denti che ricambia. << Tesoro grazie, ci faccia strada la seguiamo>> dice mia madre rivolgendo uno sguardo incuriosito nei miei confronti. Il ragazzo dal fisico perfetto, ci fa cenno di seguirlo, lo seguiamo, mantengo lo sguardo fisso sul ragazzo, provo ad evitare di fissarlo, provando a guardare altre, ma i miei occhi si spostano involontariamente di nuovo sul ragazzo.



-Ti piace? È proprio un bel giovanotto,eh?



Dice facendomi l’occhiolino, le mie guance sento che sono diventate rosse a causa dell’imbarazzo.



-Mamma è accanto a noi evita di fare commenti sul suo fisico?



Sussurro all’orecchio di mia madre sperando che il moro non ci abbia sentite.  



-Tesoro ma sei cieca? È sexy, giuro che se non fosse uno studente, sarei già in bagno con lui a fare sesso! Secondo me a letto è una bomba!



Rimango sorpresa dalle affermazioni di mia madre, non ha contegno, provo a risponderle cercando di mantenere il tono della mia voce basso,



- Smettila! Potrebbe essere tuo figlio!





-Eccoci qui, questo è il suo ufficio, dovete fare qualcosa in particolare?Domanda rivolgendo lo sguardo a me e a  mia madre. Devo ammettere che mia madre ha ragione, sembra un dio greco , anch’io farei sesso con lui.



-Si devo chiederle la classe, che mi è stata assegnata.



Affermo sorridendogli



-Sei una nuova studentessa?



-Si esatto, piacere mi chiamo Sara.>>



-Ed io sono la madre Carmela non si direbbe ehh?? Ma lei fa per caso il modello? Posso toccarle i muscoli delle braccia?



Ecco lo sentivo, l’ha detto, mi ha appena regalato una pessima figura! Cosa potrà pensare di noi? Che siamo due deficienti. Ti prego mamma stai zitta, non dire altro.



-No, signora. Vi lascio in compagnia della preside, buona giornata.



Si allontana da noi velocemente, ecco lo sapevo la messo in imbarazzo con le sue domande inopportune.





Entriamo nell’ufficio della preside, mi da  subito il benvenuto, spiegandomi alcuni particolari inerenti alla scuola.



Usciamo dal suo ufficio, ed io corro subito nella mia classe, non prima di lasciare un bacio nella guancia di madre.



-Tesoro, mi raccomando fatti quel bel fustacchione anche per tua madre.



-Ok dai ci vediamo dopo



Gli dico ignorando ciò che mi ha appena detto, mi allontano da lei ed inizio a cercare la mia classe, che per mia fortuna trovo quasi subito.



Sfortunatamente la porta è già chiusa, quindi  sono obbligata a bussare per entrare, ok... questo mi mette in agitazione, al primo giorno di scuola avrò tutti gli occhi puntati addosso dai miei compagni. Può andare peggio di così? Non bastava la figuraccia di poco fa’?





Prendo un bel respiro e busso alla porta, per poi entrare subito dopo.

-Buongiorno


Dico timidamente, tenendo gli occhi puntati  nel pavimento.



- Buongiorno, è benvenuta nella nostra scuola. Io sono il tuo insegnante di letteratura.





Mi volto verso la persona che mi sta parlando, rimango senza parole quando realizzo che il mio insegnante è lo stessa persona con cui ho fatto una pessima figura.



Mamma mi spiace, non potrò farmi il moro in bagno!



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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


  • Prego, accomodati. C’è un posto libero nella terza fila a destra.

 Mi indica il posto libero, mi dirigo in fretta e mi siedo. Accanto a me c’è seduta una ragazza un po’ in carne, tiene tra le sue dita una patatina, e sopra il banco si trova un contenitore con dentro cotolette e patatine fritte? Ma che diavolo si mangia questa ragazza alle 8,30 del mattino? 

- Ne vuoi un po’?

Mi domanda, porgendomi una patatina, osservo un po’ le sue mani unte di olio, per poi rifiutare.

Rivolgo la mia completa attenzione al professore sexy, che mi sta osservando con i suoi bellissimi occhioni, ricambio il suo sguardo, mantenendo i miei occhi puntati sui suoi. È inutile quest’uomo è sexy, bel sedere, bei pettorali, chissà se ha i pettorali? Quanto vorrei toccargli i muscoli. 

 - Signorina? Come si chiama? Che la segno nel registro.

-Mi chiamo Sara Martelli, e lei invece? Non mi ha detto come si chiama?

Sorride alla mia domanda, l’ho fatto ridere? Fantastico Sara è già pazzo di te! Mamma forse riesco a finire nel suo letto o ancora meglio nella sua cattedra! 

-Mi chiamo Andrea Martìn. Mi dica lei com’è messa con la letteratura? 

- Ha proprio un bel nome, ma quanti anni ha? Sembra giovane.

- Sara, ti ho fatto una domanda, non perdiamoci con domande alquanto inutili

- Ma per me non sono affatto inutili, devo conoscere il mio professore se voglio instaurare un rapporto amichevole. È impegnato?

Mamma inizia a farmi una statua, perché tua figlia riuscirà a fare colpo con il moro. 

- No non sono impegnato, ho 28 anni. Adesso può rispondere alla mia domanda?

  • L’anno scorso la mia media era sul 9 

 

L’ho fatto arrabbiare, qualcosa sono riuscita a stimolare oggi fastidio, domani amore è boom mi ritrovo sotto le coperte del suo letto. Non male come inizio!

L’ ora prosegue senza alcun tipo di interruzione, il professore spiega il programma di quest’anno, ed io invece mi limito ad osservare i suoi lineamenti perfetti, immaginandolo senza quella dannata maglia che ricopre tutto quel ben di dio 

 

Termina questo primo giorno, con me che ho socializzato con Lisa la mia compagna di banco, mi ha mostrato il contenuto del suo zaino, contenitori che al loro interno contengono pasta, cotolette, salsiccie grigliate e torte. Lisa più di ascoltare la lezione era concentrata a mangiare, sembra che questo suo modo di fare  non dia  fastidio a nessuno, magari ci sono abituati. È un peccato che la sua attenzione sia solo rivolta al cibo ha una buona base, se solo si truccasse un po’, valorizzando i suoi occhi verdi, e curare un po’ di più i suoi capelli biondi, e se si mettesse a dieta sarebbe una delle ragazze più belle della scuola. 

Esco dalla classe, inizio ad incamminarmi verso l’uscita, mantengo lo sguardo fisso nel vuoto, ripenso al primo giorno di scuola, dopo tutto non mi è andata proprio male. 

Senza accorgermene batto la testa nella schiena di qualcuno, alzo lo sguardo per capire chi fosse. Ma dai Sara anche se lo vedi che cambia? Non conosci nessuno!

Mi irrigidisco quando i miei occhi incontrano quei meravigliosi diamanti, rimango a fissarli perdendomi in quell’azzurro così profondo.

- Tutto bene Sara?

- Si, si benissimo adesso che la vedo.

- Bene, buona giornata

- Ma va già via. L’incontro di stamattina e lo scontro di adesso sono un segno del destino, dobbiamo conoscerci meglio, no?

- Non credo al destino. Definirei questi incontri come delle semplici coincidenze.

- No, non sono coincidenze! Se vuole glielo dimostro

 

Mi avvicino di più verso il moro, cercando di mettere in atto tutto gli insegnamenti  di mia madre. Il moro non sembra volersi sbilanciarsi rimane a fissare un punto indefinito, sembra quasi che mi sta osservando attentamente le labbra. Bingo Sara, ci stai riuscendo, sorrido incrociando il suo sguardo.

-Buona giornata Sara.

 

Si allontana, senza darmi modo di rispondere.

Rimango a fissare la sua figura, finché non lo perdo di vista totalmente, è il clacson fastidio di una macchina a riportarmi nella realtà, mia madre!

 

Mi dirigo subito verso l’auto, sedendomi nel sedile del passeggero, saluto mia madre con un bacio, adesso sono pronta a sopportare il suo terzo grado.

- Tesoro come è andata a scuola? Hai fatto sesso con il moro?

- No, mamma. Potresti comportarti come una madre anziché fare l’amica? Chiedo troppo?

- Tesoro la mamma è curiosa. Dimmi com’è a letto è bravo come pensavo?

- Mamma, è il mio insegnante elimina ogni forma di pensiero perverso che hai, va bene?>>

  • Tesoro fantastico, è ancora più eccitante fatti scopare sopra la sua cattedra. Dio quanto sarà sexy, in veste di insegnante.
  • Con te è tutto inutile. Mi arrendo.

 

Rimango in silenzio per tutto il tragitto, i miei pensieri si rivolgono al moro. È un ragazzo misterioso è affascinante. Mi piace, nutro dell’attrazione fisica per lui, che devo reprimere, non potrà mai accadere nulla tra di noi.

 Non voglio che rischi il posto ed io non voglio finire nei guai. 

Non so se riuscirò ad eliminarlo dai miei pensieri, i suoi occhi, sono rimasti impressi nella mia mente, come il suo corpo ed i suoi perfetti lineamenti. 

Sara scaccia la sua immagine è solo il tuo insegnante, non ci sarà mai nient’altro se non un rapporto tra alunna è professore.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


E’ già volato un mese, un mese trascorso in questa nuova città che non considero ancora casa mia, mi manca da morire la mia città Roma, mi manca la mia vecchia casa, il mio migliore amico Omar. 

Da quando mi sono trasferita il nostro legame si è rafforzato, ci chiamiamo almeno una volta al giorno, nonostante la distanza la nostra amicizia non si è rovinata è sempre più forte. 

La cosa che mi rende davvero di buonumore è che ben presto Omar verrà a farmi visita, starà con me per circa una settimana. Nonostante abbia insistito nel  rimandare il viaggio dal momento in cui  è iniziato l’anno scolastico, per la paura che possa perdere lezioni importanti.

Tuttavia è riuscito a convincermi assicurandomi che qualche giorno di assenza non danneggerà la sua media.

In questo mese sono  riuscita ad accantonare il mio interesse per il professore Andrea. 

Non nego che i suoi addominali scolpiti, ed i suoi pettorali non mi lascino indifferente, però la mia coscienza a differenza dei miei istinti mi ricorda la mia posizione, evitandomi un disastro. 

Se mi mettessi a giocare con il fuoco rischierei di danneggiare me e il diretto interessato, solo la mamma non riesce a comprendere bene i rischi che comporterebbe una relazione con il moro. 

E’ ancora convinta che non ci sarebbe nulla di male se ci andassi  a letto,  non sarei la prima e neanche l’ultima che fa’ un gesto simile, adesso il suo slogan è “carpe diem”. 

 

Tralasciando le assurdità di mia madre, oggi andrò ad una festa sono stata invitata da una mia compagna di classe Mariangela con cui ho legato tantissimo da quando sono qui. 

Non mi ha spiegato bene cosa si fa’ in questo genere di feste, tuttavia mi ha raccomandato di mascherarmi poiché la festa è in maschera. 

Ho già scelto cosa indossare, un vestito nero stretto in vita e largo dalla vita in giù, lungo fino a meta coscia, con una scollatura a cuore. La maschera che indosserò per la festa è del medesimo colore del vestito, ai  i miei lungi capelli biondi ho deciso di non fargli nulla, li lascerò sciolti. Osservando la mia figura allo specchio, sorrido soddisfatta del mio lavoro, nonostante non ho un fisico da invidiare, le mie forme sono al posto giusto, il tacco mi regala una figura slanciata, eliminando il mio metro  e sessanta di altezza. Sicuramente se mia madre mi vedesse, mi direbbe che sono uno schianto, tutta sua madre la frase che mi ripete quando mi vede conciata così. 

Stasera mia madre come me andrà ad una festa per “giovani” mi aveva chiesto di unirmi lei, ho rifiutato immediatamente. Immaginarla in pista in una discoteca mi mette parecchio a disagio, perché conoscendola non si fermerebbe ad un semplice ballo, andrebbe oltre. 

Esco di casa, mi reco direttamente al luogo di incontro, all’ingresso incontro Mariangela, ha indosso un vestitino rosso che non lascia spazio all’immaginazione, i suoi capelli corvini sono raccolti in una coda alta. 

Non appena mi vede, mi viene in contro, con il sorriso stampato sulle labbra mi lascio un bacio sulla guancia, subito dopo prende il mio polso trascinandomi dentro la discoteca. 

 

Osservando l’ingresso mi accorgo che non è proprio il luogo adatto per me è la mia amica, troppo affollato, troppa gente ubriaca. 

 

  • Mariangela ho due domande da porti: 

1 perché ci troviamo in questo posto, non lo trovo sicuro, non mi ispira per nulla fiducia.

2 Da cosa diavolo ti sei travestita, non era una festa in maschera. 

  • Da diavoletto, tento gli uomini a farmi cose sporche con me. E poi non preoccuparti ci sono io con te. Giuro che non mi allontanerò, al massimo se voglio scopare ti unisci a noi. 
  • Confortante davvero. Andiamo a prendere qualcosa da bere. 
  • Si tesoro, speriamo che il barista sia sexy. 

 

Arriviamo al bancone prendiamo due mojito, ci serve un barista molto carino, il suo fisico non passo inosservato, la mia amica come una sanguisuga si avventa, provando a flirtare.

Mentre lei rivolge tutte le sue attenzione al barista, io osservo la gente che si dimena nella pista, rimango a fissarli per un po’. 

E’ Mariangela a distrarmi dalla mia attenta osservazione, informandomi che sta andando in bagno con il barista che ci ha servite, annuisco per poi riportare i miei occhi a un uomo che si avvicina al bancone. 

Ha un aria familiare, sgrano un po’ gli occhi nel tentativo di capire dove lo avessi visto, rimango piacevolmente sorpresa quando capisco che l’uomo che si sta avvicinando è il moro. 

Si posiziona davanti a me, con un sorriso da trentadue denti stampato sulle labbra, mi dice: 

  • Hey bella, ti va di bere qualcosa insieme?

 

Sorrido quando mi accorgo che il mio professore non capisce chi ha di fronte. Ovviamente non ho intenzione di sprecare questa occasione, caro professore stasera avrai tra le tue lenzuola la tua studentessa preferita. 

 

  • Certo, tutto quello che vuole. 

Gli dico ricambiando il sorriso. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Stiamo ballando, sotto le note musicali di Maluma, ringrazio 

mentalmente mia madre per avermi mandato a fare lezioni di hip hop, adesso sto twerkando perfettamente, per lo meno è quello che credo, il moro sembra pienamente immerso in questo ballo. 

Dopo aver sorseggiato i due drink, che mi ha gentilmente offerto, siamo andati in pista, nonostante la confusione, le puzza di sudore che persiste nel locale, sono felice. Finalmente ho l’opportunità di fare breccia nel cuore di Andrea, almeno spero. 

 

  • Ti ha mai detto qualcuno che sei una ballerina perfetta?

 

Mi sussurra dolcemente all’orecchio, nonostante il volume della musica riesco a sentire ciò che mi ha appena detto, è inutile dire che il suo tono è estremamente sensuale. 

 

  • No, sei il primo. 

Mi volto dalla sua parta, avvolgo le mie braccia al suo collo, sorridendo gli dico:

 

  • E a te, ti hai mai detto qualcuno che sei davvero un ragazzo molto, ma dico molto attraente?

 

Si lascia sfuggire un piccolo sorriso, devo ammettere che le fossette che si sono appena create sono bellissime, rendono la sua espressione più bella. 

 

  • No, non in questo modo… così diretto. Come ti chiami?
  • Sara, mi chiamo Sara, e tu come ti chiami? 

Accenno a un sorriso, l’ennesimo in questa serata, da quando sono in sua compagnia non faccio altro che sorridere come una stupida. 

  • Mi chiamo Andrea, piacere.  Ti andrebbe di sederci, magari potremmo continuare a conoscerci meglio. 
  • Mi stai invitando ad andare in un luogo più appartato, magari per fare qualcosa di inappropriato? 

Scoppia ridere non appena concludo la frase, gonfio le guance, non mi piace per nulla quando le persone non mi prendono sul serio, cosa avrò mai detto di così tanto divertente?

  • Sara, cosa intendi per “inappropriato”?

Si avvicina, cercando di mantenere un espressione seria, sono sicura che a breve riprenderà a ridere. Ma scherziamo? Dovevo comandare io il gioco, guarda com’è finita, sono io quella ai suoi piedi, neanche il twerk mi ha aiutata, grazie mille mamma, i tuoi stupidi consigli sono andati a farsi fottere!

  • Beh non lo so, io e te in un parcheggio o in un bagno a fare cose sporche, ecco, l’ho detto contento?

Cerca di mantenere un espressione seria, ma si vede lontano un miglio che sta per scoppiare, un pagliaccio ecco cosa sono diventata. 

A causa sua sono diventata rossa come un pomodoro, sospiro cercando di mascherare l’imbarazzo che in questo momento provo a causa del moro. 

  • Ma dai la smetti di prenderti gioco di me, non è giusto. Rovini i miei tentativi di sembrare sexy e attraente. 

Alzo le braccia al cielo cercando di attirare la sua attenzione, il moro in risposta poggia delicatamente la mano sulla mia testa, come fa’ un padroncino con il suo cagnolino, sbuffo sonoramente per il  suo gesto, portandomi le braccia al petto. 

  • Ma sei troppo carina, sembri un barboncino. Comunque non ho intenzioni di fare nulla di “sporco” con te. Non sei come tutte le ragazze con cui ho avuto a che fare, sei diversa. Mi piace la tua ingenuità, il tuo umorismo, soprattutto quello, voglio conoscerti semmai dovesse accadere qualcosa… beh vedremo sul da farsi, ok? 

Boccheggio diverse volte, stento a credere a ciò che il moro ha appena detto, non so se essere offesa o lusingata, cercherò di capirlo dopo. 

In questo momento non riesco a smettere di sorridere come un ebete, alle sue parole, sono felice. 

  • Ok, però non mi scambiare per un barboncino, non lo sono, io sono più carina. E poi non sono per nulla ingenua sono abbastanza adulta per fare tutto, chiaro?
  • Ok, ok piccola palla di pelo. Che ne dici di andare in un posto più tranquillo per parlare? 

Alza le braccia, come segno di resta. 

Annuisco regalandogli un altro sorrido, che lui ricambia subito. Dio quanto è bello, quando sorride impreziosisce ancora di più il suo meraviglioso volto. E’ un ragazzo tremendamente bello, e da quello che ho potuto vedere non è uno stronzo, perfetto questa è la parola giusta. 

 

 

Usciamo dal locale con un po’ di fatica, mando un messaggio a Mariangela in cui le dico che sono andata via dalla festa, quindi non appena finiva con il barista poteva tranquillamente andare a casa. 

 

Non appena ci troviamo fuori, il moro mi fa cenno di seguirlo, arriviamo davanti ad un’auto nera che sembra costosa, non che io me ne intenda qualcosa sia chiaro, a malapena conosco la panda. 

 

Come un gentiluomo, si piazza davanti alla portiera del passeggero, aprendomela. 

Sorrido al suo gesto ringraziandolo, entro cercando di non fare altre brutte figure, le mie aspettative però vanno a farsi fottere, quando vado a sbattere la testa nel tettuccio della macchina. 

Inizio ad appellarmi a tutti gli dei che in questo momento vogliono rendere questa serata un inferno, ci mancava solo questo, stupido tettuccio! 

  • Ti sei fatta male? 

Mi domanda il moro, evidentemente divertito da ciò che mi è appena successo. 

Scuoto la testa, subito dopo chiudo la porta, il moro va’ subito a posizionarsi nel sedile del conducente, non appena si siede, prende la mia testa, avvicinandosi  pericolosamente a me. Sto quasi per svenire, ho il cuore che batte come un pazzo, lo stomaco si sta contorcendo tutto, ma cosa… diavolo mi sta succedendo? Sara mantieni la calma.

  • Non ti sei fatta nulla per fortuna, hai la fronte un po’ arrossata nulla di grave. Ti fa male?

Scuoto la testa, non riesco a parlare con questa vicinanza. 

  • Bene. 

Si allontana da me, ed io riprendo a respirare normalmente, il moro mette in moto, mantiene lo sguardo fisso sulla strada, rimane in silenzio per un lasso di tempo che non riesco a definire. 

Riprende la parola, davanti ad un semaforo, dicendomi.

  • Sara, perché non ti togli la maschera? La festa è finita, se non te ne sei accorta. 

Ecco adesso sono nei guai, dovevo farlo ubriacare, la sfortuna ha deciso di non abbandonarmi come questa sensazione piacevole che provo in sua presenza. 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Prendo un bel respiro, sto entrando nel panico più totale, cosa posso inventarmi affinché lui possa credermi, ed io possa tenermi la mia adorata maschera?

Devo sembrare abbastanza convincente, per favore Sara fatti venire qualcosa in mente, ora! 

  • Sara, allora devo pregarti? Sono curioso di vedere il tuo bel faccino. 

Inizio davvero a sudare freddo, se dovessi togliermi la maschera: 1 scoprirebbe che la ragazza che si nasconde sotto la maschera, non è altro che una sua stupida alunna.

2 Morirei dall’imbarazzo, insomma chi dopo questa figura di merda, si farebbe vedere ancora in giro? Io no. 

3 Lui mi ucciderebbe sicuro al 100%, pur di farmi tenere la bocca chiusa, io stessa lo farei. 

Quindi sicuramente non posso rivelare la mia vera identità, e se mi buttassi dall’auto? Lo vedo fare in moltissimi film, il protagonista non si fa’ mai nulla, magari potrei provarci e anche riuscirci, sicuramente  eviterei un disastro, ed io salverei la mia reputazione. 

Ok d’accordo Sara, fai un bel respiro, buttati…

  • Sara mi puoi spiegare cosa diamine stai facendo?
  • Ma, ma perché la portiera dell’auto è chiusa?
  • E’ rotta si chiude in automatico da sola, si apre solo dall’esterno. 
  • Ah…
  • Che volevi fare, buttarti fuori dall’auto?
  • No, volevo assicurarmi che tutto andasse bene, sai esistono i malfunzionamenti. Per fortuna qui sembrano non esserci. 
  • Sara stai bene? Hai qualche problema mentale di cui non sono a conoscenza?
  • No, no. 

Ok, va tutto per  il verso giusto, anche il mio tentativo di fuga è andato a farsi fottere, come faccio?

Non è servito a nulla fare una figura di merda, sono ancora qui, il moro mi ha presa per un pagliaccio che soffre di qualche disturbo mentale. 

Basta Sara giocati la carta della sensualità, avrò pur sempre preso qualcosa da mia madre, no?

Faccio un altro bel respiro prendendo tutto il coraggio che ho, allungo il braccio, poggiando la mano nella coscia del moro.

Lui al mio gesto si volta confuso, per fortuna non dice nulla della mia mano, posizionata sulla sua coscia. 

Come una felina, inizio ad accarezzarlo in un modo provocante, arrivando a sfiorare il suo cavallo. 

  • Sara vuoi giocare? 
  • Mmmm si, perché no?

Alla mia risposta scoppia  in una fragorosa risata, che mi demoralizza, mi sento come una di quelle donne che sono ormai arrivate agli sgoccioli, che non sono nemmeno in grado di far eccitare il proprio marito. Ecco come mi sono ridotta, non sono mai stata una ragazza attraente, e a quanto vedo non lo sarò mai.

 Magari non sono io il problema, potrebbe essere gay? Questo spiegherebbe la sua indifferenza nei miei confronti. 

  • Andrea ma sei gay?
  • Certo che no! Perché pensi che io sia gay? 

Mi domanda mantenendo lo sguardo fisso sulla strada, ma quanto è lontano questo posto tranquillo? 

  • Mi rifiuti, quando ci provo mi prendi in giro. 
  • Probabilmente perché sei una frana in questo genere di cose, quindi non riesci a sedurmi, però, è un altro punto a tua favore, mi piacciono le ragazze inesperte le considero piccole e ingenue.
  • Ti piaccio?
  • Ho detto che mi piacciono le ragazze ingenue, mica tu!

Sbuffo alla sua risposta, era riferito a me quel complimento. 

  • Adesso mi fai contento, mi fai vedere ciò che si nasconde dietro quella maschera?

Ma questo proprio non molla, uffa Andrea smettila di insistere, non c’è nulla da vedere. Perché sei così dannatamente curioso? Basta devo inventarmi qualcosa di serio, giochiamo con la furbizia. La mia ultima speranza!

  • No, non ti faccio vedere un bel niente.
  • Perché? 

Mi domanda, accennando ad un lieve sorriso, il moro si sta divertendo. 

  • Perché no. Preferisco mantenere segreta la mia identità, almeno per questa sera. Voglio che tu ti ricordi di me, e il miglior modo per lasciare il segno mi sembra questo. Non farti conoscere il mio volto, magari così mi inviterai ad uscire, se non lo farai… beh significa che non sono riuscita nel mio intento. 

Sospira rassegnato, subito dopo frena bruscamente. Mi rivolge il suo sguardo, che sembra ancora divertito ma al  tempo stesso sembra esserci altro, non riesco bene a decifrarlo potrebbe essere curiosità? 

  • Va bene, mi hai convinto. Sara domani pomeriggio mantieniti libera usciremo insieme! 
  • Cosa? 

Domando incredula, boccheggio un paio di volte. Stento a crederci, che qualcuno mi dia un pizzicotto, probabilmente sarà tutto un sogno. 

  • Si, io e te domani pomeriggio usciremo. Ci sei riuscita, io voglio conoscerti. Come ti ho già detto sembri una ragazza diversa dalle altre. Nessuna e mai riuscita a farmi divertire così tanto, come hai fatto tu stasera.
  • Mi stai dando del pagliaccio? 
  • No, tutto il contrario. Quello che voglio dirti e che sei la prima che dopo tanto tempo  è riuscita a farmi sorridere,  tra l’altro più di una volta.

Alle sue parole, sorge un sorriso da trentadue denti, il mio cuore batte più forte come se volesse uscire dal petto, nel mio stomaco si scatena un formicolio, sembra quasi che in questo momento migliaia di farfalle svolazzano felici. 

Un momento perché le sue parole hanno questo effetto su di me? Sara non può piacerti è un tuo professore, non giocare con il fuoco rischi di farti male, mi suggerisce la mia coscienza. 

  • Grazie. 

Esce quasi un sussurro, abbasso lo sguardo per evitare di guardarlo,  come se così potessi eliminare le sensazioni che mi suscita.

  • Ti riporto a casa, piccola palla di pelo. ok? 

Annuisco, il moro prima di ripartire mi chiede l’indirizzo in cui abito, subito dopo parte. In meno di 10 minuti ci troviamo davanti a casa mia. 

Slaccio la cintura, subito dopo provo ad aprire la portiera, in un attimo mi balza in mente il piccolo problema che ha questa macchina. Mi volto verso il moro, mi scappa una piccola risata nervosa, che lui ricambia con un sorriso, che non mi sfugge.

  • Aspetta ti aiuto.

Esce dall’auto, fa il giro fino ad arrivare davanti alla portiera, aprendola. 

  • Grazie.

Gli dico rivolgendogli un sorriso sincero, subito dopo mi allontano, però, vengo fermata da una mano che mi blocca il polso. Mi volto confusa verso il moro, che mantiene salda la stretta sul mio polso. 

  • Non mi lasci il numero? Dobbiamo pur sempre metterci d’accordo per domani. 
  • Si, hai ragione. 
  • Perfetto, dettami il tuo numero che lo memorizzo. 

Sbianco immediatamente, non posso lasciare il mio numero, potrebbe scoprirmi, allora devo inventarmi qualcosa. Almeno per ora, domani penserò a qualcos’altro. 

  • Dammi il tuo numero, così ti chiamo io. 
  • D’accordo. 

Prendo il cellulare, inizio a digitare il numero che mi sta dettando. Non appena conclude salvo il numero, per poi bloccare nuovamente il mio cellulare. 

  • Perfetto, ci vediamo domani.

Gli dico dirigendomi verso la porta d’ingresso, vengo nuovamente fermata dalla voce del moro che mi chiama, mi volto mostrandogli un ennesimo sorriso. 

  • Per evitare una tua possibile buca, domani pomeriggio alle 18:30 verrò a prenderti. Quindi fatti trovare pronta. 

Mi dice, per poi voltarsi dirigendosi alla sua auto. 

  • Buona notte Sara.

Rimango sorpresa, vuole a tutti i costi stare con me. Sorrido come un ebete, nonostante non me l’abbia detto chiaramente, le sue azioni sono bastate per farmelo capire. Sono felice domani avrò un appuntamento con il ragazzo che mi piace… un momento domani ho un appuntamento con Andrea, adesso cosa faccio? Come faccio a mantenere nascosta la mia vera identità. Sara sei fregata!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Non ho chiuso occhio tutta la notte, ho cercato invano una soluzione per il guaio in cui mi sono cacciata. È inutile dire che il moro mi beccherà, quali giustificazioni potrò mai dargli? Più ci penso, più riconosco la gravità del problema. La verità è che ho bisogno di un aiuto, un altro problema, non so a chi chiederlo. Avrei bisogno di qualcuno esterno, che non conosca il professore, a Mariangela non posso chiederlo, è una mia compagna, oltre ciò come me anche lei nutre un interesse per Andrea, quindi è da scartare. Omar, posso chiedere a lui, oltre ad essere il mio migliore amico è anche un ragazzo, chi più di lui può consigliarmi. 

Perfetto adesso lo chiamo! Per fortuna al secondo squillo risponde, sembra essersi appena svegliato.

Allontano il telefono, per poter vedere l’ora, spalanco gli occhi quando mi rendo conto che sono solo 7:00, povero Omar, anche di sabato è obbligato ad alzarsi presto.

  • Pronto, chi è?

Risponde con voce roca, accompagnato da uno sbadiglio.

  • Omar, sono Sara ti disturbo?
  • No, Sara non disturbi mai tu. Dimmi, per quale motivo mi hai chiamato a quest’ora.

Faccio un sospiro, subito dopo gli spiego tutto ciò che mi è accaduto, omettendo che il ragazzo di cui parlo è il mio insegnante. Si limita ad ascoltare, non appena concludo lo sento sospirare per poi aprire bocca. 

  • Ti piace?

Il tono che usa non sembra più calmo rilassato, percepisco un lieve fastidio. Non rispondo subito, non so bene cosa esattamente provo per lui, mi piace sì, è un bellissimo ragazzo, a chiunque piacerebbe. Persino un uomo si invaghirebbe di lui, cambiando il suo orientamento, quindi si anche se il mio interesse va oltre il piacere fisico, non lo conosco bene, però quel poco che ho visto mi ha incantata. Al solo pensiero della serata che abbiamo trascorso sorrido, mi sembra ancora di sentire la sua risata, nonostante rideva di me, il suono, la sua espressione divertita sono rimaste impresse nella mia mente. 

Ritorno in me, non appena mi ricordo che al telefono c’è Omar che attende una mia risposta, prendo un bel respiro, per poi rispondere, dicendogli:

  • È un bell’uomo, mi piace esteticamente non di più?
  • Bell’uomo? Cosa vorresti dire Sara, è più grande di te?
  • Si, ma di poco...
  • Di quanto?
  • 10 anni.

Gli rispondo rassegnata, sono sicura che adesso inizierà con la predica, lo fa sempre del resto con ogni ragazzo che mi interessa, a volte non comprendo bene i suoi discorsi, le sue raccomandazioni non capisco se lo fa’ perché è protettivo oppure perché è geloso. 

-Sara hai idea di quello che stai dicendo, è troppo grande per te. Lui sicuramente è un maniaco, è fuori discussione non devi uscirci!

Sbuffo sonoramente non appena finisce di parlare, mordo l’interno della guancia cercando di  reprimere il fastidio che in questo momento provo per il mio amico. 

Faccio un respiro, provando di mantenere la calma anche se con Omar è impossibile non perdere le staffe, è sempre riuscito a farmi perdere un controllo, è un talento. Difficilmente perdo la pazienza, sono sempre stata una persona pacifica e tranquilla, almeno fino a quando nei paraggi non si trova Omar.

  • Omar, sono abbastanza grande per capire quello che è giusto fare! Se ti ho chiamato non è per avere un parere, bensì per un tuo aiuto. Puoi aiutarmi?
  • Perché hai bisogno di me? Lo sai bene anche tu che non sono uno di quei ragazzi effeminati?
  • Certo che no, Omar ho bisogno di te, questo ragazzo non deve assolutamente scoprire che io sono Sara, dovrei camuffarmi, chiaro?
  • Perché Sara, sei bellissima così come sei non hai bisogno di cambiare totalmente. Se non gli piaci significa che non è quello giusto per te. 

Sospiro, inutile dire che Omar ha il cervello piuttosto bloccato, non che non apprezzi ciò che mi dice, però in questo momento è alquanto inutile il suo parere. 

  • Omar, puoi aiutarmi sì o no?
  • Va bene Sara. Dimmi come posso aiutarti.

Batto le mani come una bambina soddisfatta, sento il suono della risata di Omar, che probabilmente ride per la mia euforia. 

                                                                   *

Grazie all’aiuto di Omar sono riuscita a cambiare aspetto, ammetto che questo cambiamento mi è costato caro. Tuttavia sono soddisfatta, i miei lunghi capelli biondi, sono raccolti in una coda alta, i miei occhi castani adesso sono azzurri, sembrano rispecchiare il mare, mi piacciono anche se preferisco gli smeraldi del moro. Le mie labbra, come i miei occhi grazie ai cosmetici sembrano più grandi, ho aggiunto anche gli occhiali, insomma devo pur avere l’aspetto di un intellettuale, no?

Ho deciso di donare alla mia figura, un aspetto serio  e da studiosa, quindi ho deciso di indossare una camicetta bianca a maniche lunghe con un jeans attillato, il tutto abbinato a delle scarpe con il tacco beige, è una borsa a tracolla del medesimo colore.

Non appena finisco di prepararmi, prendo il telefono per controllare l’ora, spalancò gli occhi non appena mi accorgo che è tardissimo, il professore tra meno di dieci minuti sarà qui. Più ci penso, più sale l’ansia e la paura di essere beccata, insomma potrebbe anche capire chi sono non è difficile, basta guardarmi bene. Nonostante Omar mi abbia rassicurata, non riesco a rimanere tranquilla. 

Esco dalla stanza dirigendomi all’uscita, non appena mi trovo fuori casa, mi balza in mente, che dovevo anche procurarmi un nuovo numero, da poter dare al moro, un altra cosa che non può essere rimandata, sospiro pensando a come giustificarmi se mi chiederà nuovamente il numero. Rimango persa nei miei pensieri, non accorgendomi di tutto ciò che mi circonda. D’improvviso, noto una persona che sta davanti a me, non appena alzo lo sguardo, realizzo che quella persona non è altro che il professore, mi perdo un attimo a guardarlo, la camicia bianca si intona perfettamente al suo corpo, come i jeans che non fanno altro che mettere in risalto le sue gambe lunghe. Rimango a fissarlo per una serie indefinita di secondi, fino a quando il moro poggia le sue dita bel mio mento per poterlo alzare per far incontrare i nostri occhi. 

Il suo gesto suscita in me delle emozioni incontrollabili è indescrivibili, che a stento riesco a trattenerle dentro di me. Il cuore come il mio stomaco ed i miei occhi sembrano essere succubi del ragazzo che mi sta davanti, 

È lui ad interrompere il silenzio che già da qualche minuto sembrano aver preso il comando della situazione.

  • Sara, sei tu?

Mi domanda mantenendo lo sguardo seri fisso al mio. 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7 

Mantiene il suo sguardo fisso al mio, non riesco a capire se il moro mi abbia riconosciuto oppure è  semplicemente rimasto ammaliato da tanta bellezza. Sicuramente si sarà reso conto che la ragazza del volto misterioso non è altro che la sua adorata alunna.  Nonostante la mia coscienza mi suggerisce che è meglio così, il mio cuore non smette di pulsare, come se volesse che il moro continuasse a guardarmi con i suoi bellissimi smeraldi, beandomi della sua completa attenzione. 

I miei occhi non smettono di fissarlo neanche per un secondo, il moro sembra non voler interrompere questo momento. 

Dopo secondi che sembravano essere interminabili, distoglie lo sguardo, come se fosse tornato in sè, si allontana, spostando la sua mano  che fino a qualche attimo prima si trovava sul mio mento, adesso è posizionata dentro la tasca dei suoi jeans. 

  • Allora vogliamo andare, o vuoi rimanere lì impalata tutto il pomeriggio. Sai non ho tutto il giorno, datti una mossa biondina!

Mordo l’interno della guancia, per il fastidio, ma dico come si permette a trattarmi così? Nessuno gli ha mai insegnato le buone maniere? Non sa come ci si comporta con una signorina? 

  • Allora ti muovi si o no?

Mi dice in un modo così prepotente che mi viene voglia di sferrargli un bel pugno sui suoi amati gioielli, però mi limito a gonfiare le guance, sono offesa, voglio delle scuse! Non sopporto questi tipi di atteggiamenti, prima mi guarda con gli occhioni da cucciolo subito dopo mi guarda come se fossi una palla al piede. Sembra quasi che soffra di sbalzi d’umore, un attimo...magari gli è venuto il ciclo! 

Entro in macchina senza dire nulla, ha già parlato abbastanza lui per tutte due, allaccio la cintura di sicurezza, subito dopo appoggio il gomito sul bordo del finestrino, porgo tutta la mia attenzione su ciò che si trova al di fuori della sua auto.

  • Non hai nulla da dirmi barboncino? 
  • Mi sembra che tu abbia parlato abbastanza per entrambi!
  • Non sei contenta di uscire con me? Vabbè non puoi mica ammetterlo, però mia cara ti freghi con le tue stesse mani, i tuoi occhi parlano come anche il tuo corpo. Ho visto come mi spogliavi con gli occhi poco fa’, piccola pervertita. 

Divento subito paonazza, ma si vede così tanto che gli sbavo dietro? Insomma è già un miracolo che non sbavo. Stupida Sara puoi evitare di spogliartelo con gli occhi ogni volta che lo vedi, il moro non è stupido. 

Sospiro, cercando di camuffare il mio imbarazzo, devo fargli capire che non è affatto come pensa!

  • Ti sbagli, per me è un appuntamento come tanti. Non sai quanti ragazzi mi chiedono di uscire, sono sempre piena, per fortuna sono riuscita a ritagliare un po’ di tempo per te. E poi io non guardo te, ma guardo il tuo abbigliamento, poco fa’ mi chiedevo dove hai preso quella camicia è molto bella. Volevo chiederti il negozio.

Mento spudoratamente, il moro non sembra nemmeno crederci, si lascia andare in una fragorosa risata, inutile dire che il suono della sua risata è musica per le mie orecchie. Quanto darei per poterla sentire di nuovo, Dio Sara cosa dici? Ma cosa ti salta in mente, la sua risata è snervante, ti prende in giro non è per nulla bella.

  • Si come no! Tieniti forte biondina si parte, ti stupirò starne certa.
  • Si, voglio proprio vedere.

Rimaniamo in silenzio per molto tempo, Andrea per allentare la tensione che si respira dentro l’auto , decide di mettere qualche canzone spagnola. Non so bene quanto altro  tempo impieghiaremo per arrivare in questa fantomatica meta, so solo che è già da mezz’ora che siamo in viaggio 

  • Quanto manca, uffa mi sto annoiando!
  • Sara non fare la bambina. 

Allunga il braccio verso il cassetto, lo apre ed esce qualcosa che mi passa tra le mani, porto la mia attenzione a ciò che mi ha appena dato, e rimango leggermente infastidita quando mi rendo conto che l’oggetto in questione è una caramella. Ma per chi mi ha presa per una bambina, da poter mettere a tacere con una fottutissima caramella!

Gli lancio un occhiataccia che il moro ricambia con l’ennesima risata, da quando siamo in viaggio non fa’ altro che prendersi gioco di me.

  • Se fai la brava più tardi ti compro un gelato. 

Sbuffo sonoramente, gonfiando entrambe le guance, non lo sopporto è odioso. 

  • Ti faccio così tanto ridere? Non sapevo di essere diventata un pagliaccio
  • Si, mi fai ridere di gusto, soprattutto quando ti offendi sei troppo buffa è carina.
  • Mi fa piacere che scateno questo tuo divertimento.
  • Non ti offendere biondina, non tutti riescono a farmi ridere così tanto spesso, così come fai tu.
  • Dovrei sentirmi onorata?
  • Si. 

Non ci diciamo altro, rimaniamo in silenzio fino a quando non arriviamo.

Rimango meravigliata quando realizzo il luogo in cui mi ha portato, lo guardo sottecchi non mi sarei  mai aspettata un gesto così tanto dolce da parte sua. 

  • Dove ci troviamo?
  • Desenzano del Garda. Vieni seguimi.
  • Si, arrivo.

Iniziamo ad incamminarci, durante il percorso osservo con attenzione l’ambiente circostante, il lago che è l’elemento caratterizzante non sembra soffrire particolarmente dell’inquinamento, poiché l’acqua è limpida e azzurra, sembra quasi di poter vedere gli occhi del moro, attraverso il  lago.

                                                                                               * 

 

  • Dio puoi rallentare, ti ricordo che io non ho le sneakers con me, ma un paio di tacchi. Ahh Dio aiutami tu, questo ragazzo non ha pietà di me. 

Alzo le braccia al cielo, è da un quarto d’ora che i miei poveri piedi sono obbligati a camminare, io non li sento più, nonostante le mie lamentele, il moro continua ad ignorarmi come se il le mie sofferenze fossero solo problemi miei, la colpa è sua però se sto soffrendo così tanto.

  • Stiamo arrivando, ora stai zitta, e goditi il paesaggio.

Impreco sottovoce, è possibile che nessuno abbia un cuore con me.

  • Eccoci qua. 

Non appena ci fermiamo, mi stupisco del paesaggio, siamo in una piccola spiaggia, le onde lasciano delle tracce nei sassolini. Se non sapessi che questo è un lago l’avrei confuso volentieri per il mare. L’acqua così limpida, chiara e cristallina è a dir poco meraviglioso, mi perdo ad osservarlo, l’aria che si respira, la tranquillità, solo il rumore delle onde si sente.

Questo di gran lunga è il posto più bello in cui sono stata da quando vivo a Milano.

Mi chino per poter togliere, questi aggeggi infernali, subito dopo mi avvicino alla riva sedendomi, mi volto per far cenno al moro di seguirmi, mi sorprendo quando noto, che è lì a fissarmi, il suo sguardo indagatore mi mette tremendamente a disagio, al diavolo Sara non ti fare intimorire da quei meravigliosi smeraldi, decido di chiamarlo, per poter farlo avvicinare. Lui fa esattamente come ho fatto io, toglie le scarpe, rimuovendo i calzini, subito dopo posiziona i suoi piedi nella riva, puntando il suo sguardo al paesaggio. Rimaniamo in silenzio a goderci il rumore delle onde, accompagnato ad un magnifico paesaggio. 

  • Come fai?

Mi volto di scatto, noto che ha lo sguardo fisso nel lago, almeno credo anche se ho come l’impressione che poco gli importa del paesaggio c’è qualcosa che lo tormenta. 

  • A fare cosa?

Fa’ un lungo respiro, prima di rispondere, mantenendo lo sguardo fisso nel vuoto. 

  • Ad essere così viva.
  • Beh non lo so, sono semplicemente me stessa. 

La domanda di Andrea mi ha letteralmente spiazzata, mai nessuno mi ha posto questo genere di domanda, perché me lo ha chiesto? Lui non riesce ad essere spontaneo? Non è capace di godersi l’attimo? Cosa nascondi Andrea, perché sei così misterioso? Vorrei tanto poter vedere ciò che ti tormenta, i tuoi occhi parlano, ma non sono ancora in grado di decifrare i messaggi che mi mandi. E questo mi rende inspiegabilmente triste, perché sono consapevole anch’io che non posso fare nulla per migliorare questo umore. 

Non dice nient’altro rimane il silenzio con lo sguardo perso nel vuoto per tutto il resto che rimaniamo lì.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8 

 

Rientriamo a Milano lasciando quel  posto paradisiaco, il moro non ha più detto una parola, ed io ho preferito lasciarlo immerso nei suoi pensieri. Sono rimasta in silenzio fino a quando non mi ha detto che era ora di andare, mi sono limitata a dire si, come lui anch’io mi sono rattristata, al solo pensiero di non poter far nulla per lui mi ha angosciata. 

Di solito riesco a tirare su di morale  chiunque, però con lui non c’è l’ho fatta, ho come l’impressione che il suo dolore è molto più profondo, grave.

 

Durante il tragitto in macchina non ci siamo detti una parola, regnava il silenzio, potrei dire che questa uscita è stata la più imbarazzante di tutta la mia vita. 

Non vedo l’ora di tornarmene a casa, anche se mi sarebbe piaciuto conoscere il moro, ritengo più opportuno lasciarlo solo. 

Da questa uscita mi sarei aspettata di tutto, ma non questo, mia madre lo dice sempre di non avere troppe aspettative, ovviamente non le ho dato ascolto, infatti adesso sono delusa e triste.

Andrea per favore fammi cambiare idea! 

 

D’improvviso parcheggia in un viale a me sconosciuto, lo guardo perplessa, cosa avrà in mente. Mica vuole stuprarmi e poi uccidermi? 

Cerco di leggere i suoi occhi, che adesso mi fissano, ma non riesco a capire cosa intende fare. Andrea cavolo, deciditi a parlare!

  • Sara, mi dispiace per come è andato questo appuntamento.

Sospira, sembra realmente dispiaciuto per l’esito della giornata, nonostante non sia stato come me lo immaginavo, non sono arrabbiata con lui. Sicuramente ci saranno altre occasioni, quello che realmente mi preoccupa è il suo stato d’animo.

Gli mostro un  sorriso sincero, subito dopo gli dico:

  • Non ti preoccupare non fa’ nulla. Ci saranno altre occasioni, no? 
  • Probabilmente. Dai adesso scendi!
  • Scusa?
  • Si, scendi adesso!
  • Mi lasci qui sola, potrei anche incontrare un maniaco è pericoloso, ho paura per favore accompagnami a casa, se lo farai te ne sarò eternamente grata.
  • Ma cosa diavolo dici? Stai male? Scendi forza.
  • Andrea, sei crudele con me, dovevo fare ascolto a  Omar.
  • Sara, calmati! Nessuno ti farà del male, poi chi cazzo è Omar?

 

Lo guardo sottecchi, non sembra avere cattive intenzioni se è così perché vuole che scendo dalla sua auto? Non  conosco Milano non ho la minima idea della strada che devo fare per tornare a casa la cosa brutta è che  non posso  fare affidamento neanche  al  mio cellulare, è al 2% non posso fare granché quindi sarei nei guai. Il mio più grande timore è quello  di rimanere sola in un ambiente a me sconosciuto  con l’oscurità a farmi compagnia.

Faccio un bel respiro,  ha ragione il moro devo calmarmi, non devo pensare a nulla, non serve a nulla preoccuparsi, sicuramente questo bellissimo ragazzo ha altri progetti per questa serata insieme a me. 

 

  • Omar è un mio amico. Mi spieghi per quale motivo dovrei scendere dall’auto? 
  • Sei ripetitiva, non ti fidi di me?

Scuoto la testa, insomma non posso fidarmi di uno sconosciuto anche se quest’ultimo è un bellissimo Dio greco, non lo conosco al punto di dire che posso fidarmi. 

Il moro non sembra sorpreso, probabilmente si aspettava questo genere di risposta, sorride, finalmente sorride, credevo che non arrivasse più questo momento. Bravo Andrea, non smettere mai di sorridere, è meraviglioso vederti, hai un bellissimo sorriso, tutto di te è bellissimo, persino il neo che hai nella gote, lo bacerei. 

Oddio Sara non l’hai detto veramente? Il suo neo? Ma sei inquietante, Dio perché penso queste cose, sono un caso perso. 

  • Va bene scendo. Sappi che se dovesse succedermi qualcosa, sarai tu il diretto responsabile, non la passerai liscia. 
  • Ok, ora stai zitta almeno per un secondo, mi hai già fatto venire il mal di testa. Sai mi piacevi di più quando non parlavi.

Dice uscendo dall’auto, faccio esattamente come fa’ lui, non appena metto il piede fuori dall’auto l’aria fresca riempie le mie narici. 

Nonostante il fastidio che nutro per quello stronzo, mi rilassa il luogo in cui mi trovo sembra tranquillo, non sembra essere pericoloso, rimango ad osservarlo con la speranza di riuscire vedere qualcosa, purtroppo il buio della notte, non è utile non vedo niente.

  • Seguimi. 

Mi dice, iniziando ad incamminarsi, non me lo faccio ripetere due volte, gli vado dietro cercando di tenere il suo stesso passo, non ho la minima intenzione di rimanere indietro, i miei piedi purtroppo soffriranno ancora per un po’, però almeno è per un buon motivo. 

 

Camminiamo fino a quando non ci troviamo davanti ad una struttura, in cui il moro entra, lo seguo senza fiatare, non appena entro, mi accorgo che si tratta di un ristorante. Mi volto verso il moro, sorridendo, adesso capisco perché tutto questo mistero, è una bellissima sorpresa, non mi aspettavo questa gesto da parte sua, allora anche lui sa essere gentile quando vuole.

Mi avvicino un po’ più a lui, poso la mia mano sulla sua spalla, con tono di voce flebile lo ringrazio, come al solito si limita a rimanere in silenzio, credo che lentamente sto iniziando a capire il suo carattere particolare, non parla si limita a dimostrare con i gesti, che valgono più di mille parole. 

Ci accoglie il cameriere, che ci accompagna in un tavolo libero, nonostante il locale non abbia nessun particolare, è carino e confortevole, i tavoli in legno, le sedie in legno regalano un aspetto tradizionale, il giallo che riveste i muri del locale lo rendono un luogo caldo e familiare, 

Non appena consegna il menu, il cameriere si allontana lasciandoci soli, come al solito le chiacchiere non mancano. Non appena il moro decide fa segno al cameriere di avvicinarsi per prendere le ordinazioni, ovviamente non mi chiede se sono pronta, troppa fatica. 

Non appena arriva  il cameriere al nostro tavolo, il moro ordina ciò che vuole, la sua galanteria non si ferma, sceglie anche per me, ordina gli stessi piatti che ha scelto per lui, però senza dessert.

Quando il cameriere si allontana, lo guardo male, insomma come si permette a decidere per me.

  • Come ti permetti? Insomma anch’io volevo il dessert. 
  • Non sei in grado di scegliere, sei troppo lenta. Poi il dessert non l’ho ordinato perché sei già fin troppo in carne, è meglio non esagerare. 
  • Mi stai dicendo che ho qualche chilo, in più?
  • Si
  • Sempre gentile a quanto vedo, le parole per offendermi non ti mancano mai!

Mi ha appena detto che sono grossa, scherziamo? Peso solo 50kg, non credo di essere così in carne da non poter mangiare nulla, era solo un dolce in fin dei conti. 

Ovviamente Miss perfezione deve decidere anche per me,  perché ci tiene alla mia linea, stronzo!

                                                                                   

                                                                                   *

 

Mangiamo i primi piatti, senza scambiarci una parola, penso che questo appuntamento sia stato il peggiore di tutta la mia vita, ha acquisito il 1 posto. 

Mi dispiace che sia dovuta andare così, credevo che dopo questo gesto carino da parte sua, la serata poteva prendere un’altra piega, ma anche questa volta mi sono sbagliata. 

Arriva l’ultimo piatto al moro, non lo degno nemmeno di uno sguardo, non mi va di vederlo ingozzarsi con una torta dall’aspetto prelibato.

 

  • Sara, non fare la bambina offesa. Il dolce c’è anche per te.

Mi volto verso la sua direzione, incontro subito i suoi meravigliosi smeraldi. 

Ammetto che mi basta guardare i suoi occhi per poter dimenticare la rabbia che nutro nei suoi confronti, i suoi occhi sono così belli che mi ci potrei specchiare sempre, peccato che non trasmettono calore. 

Distolgo un attimo l’attenzione dai suoi occhi, per verificare ciò che mi ha detto rimango per l’ennesima volta stupita da questo ragazzo, nel piattino ci sono due forchettine, magari ci ha ripensato.

Sorrido come un ebete, perché nonostante la sua freddezza mi faccia imbestialire, è in gesti come questi che mi rendo conto che c’è ben altro dietro quella grossa corazza, sicuramente si nasconderà un uomo dolce e sensibile. 

Prendo la forchetta ed inizio a mangiare la torta, insieme al moro,  assaporiamo la torta in silenzio, è lui ad interromperlo con un sorriso stampato sulle labbra mi dice:

  • Non sai mangiare, sei tutto sporca pulisciti. 
  • Dove? 
  • Nell’angolo della bocca a destra. 
  • Qui?

Con il tovagliolo cerco di togliere quella piccola macchiolina, lo vedo sospirare nonostante le sue indicazioni non riesco a trovare il punto giusto.

Ad un certo punto si avvicina pericolosamente a me, causandomi quei dannati brividi che non riesco a trattenere, il cuore inizia a battermi all’impazzata, dentro il mio stomaco sembra essersi appena scatenata una guerra. 

Con il pollice, toglie la macchiolina,subito dopo  si porta il dito in  bocca, leccando la parte sporca, lo osservo incantata. 

  • È buono. 

Mi dice con un tono di voce sensuale, Dio quant’è attraente, non riesco a ribattere rimango ferma a fissarlo, mi concentro sulle sue meravigliose labbra rosse e carnose, sembrano morbide mi piacerebbe verificare se è realmente così.

  • Sei bella Sara. 

Mi dice mantenendo gli occhi puntati sui miei, il suo sguardo è diventato intenso.

  • Anche tu.

Porta la sua mano nella mia guancia, inizia ad accarezzarmi con dolcezza, mantenendo  i suoi occhi  fissi sui miei, sorridendo per la mia dichiarazione, mi posa un lieve bacio sulla fronte, subito dopo si alza allontanandosi dal tavolo, osservo con attenzione il suo corpo perfetto fino a quando non lo vedo scomparire in bagno.

Mi volto di nuovo, poggio entrambi i gomiti sul tavolo, con la mano sostengo la mia testa, inizio a fissare una coppia di vecchietti  che si trovano difronte a me,  penso che  stiano festeggiando il loro anniversario, rimango a fissarli fino a quando la mia attenzione si sposta ad una mano che si posa nella mia spalla.

  • Possiamo andare.

La voce calda e roca di Andrea, mi fa voltare di scatto.

  • E il conto non l’abbiamo ancora pagato.
  • Ho già fatto, andiamo?
  • Si, grazie. Se vuoi ti do la mia parte.
  • No, va bene così non ti preoccupare
  • Grazie.

Mi alzo dal tavolo, dirigendomi all’uscita insieme ad Andrea, con mia enorme sorpresa non ha tolto la mano dal mio corpo, anzi è scivolata lungo i miei fianchi. 

Percorriamo la stesso percorso fino ad arrivare alla macchina, come un gentiluomo mi apre la portiera, lasciandomi entrare. 

Ammetto che il suo improvviso cambio d’umore mi sorprende, a questo punto credo che sia realmente bipolare, non ho mai conosciuto un ragazzo che cambia così di punto in bianco umore.

Non appena anche quest’ultimo sale in macchina mette in moto, durante il tragitto mi sorprendo ancora di più  quando inizia a fare conversazione. 

Mi parla della sua vita, dicendomi che si è laureato due anni fa’, che insegna letteratura  in una scuola superiore, e che ha scelto questo settore perché ha una passione per i libri e per la letteratura, mi ha anche rivelato che scrive di tanto in tanto. 

 

  • Di te, cosa mi dici? 

Rimango un attimo in silenzio, alla fine non c’è molto da dire di me, cosa potrei dirgli non ho avuto una vita piena di soddisfazioni come la sua. 

  • Beh non c’è nulla di particolare di me da dire, sono una ragazza normalissima.
  • Sara, parlami voglio conoscerti. 

Mi dice con un tono forte e sicuro. È realmente interessato a conoscermi? E’ la prima volta che un ragazzo oltre Omar vuole sapere qualcosa di me.

  • Allora in futuro vorrei fare l’avvocato penalista, mi piace leggere e scrivere, odio l’attività fisica, adoro la natura. Non so... credo che determinate cose possono sapersi, solo se continuiamo ad uscire.
  • Avvocato penalista? Certo che sei strana, non ho mai sentito una ragazza avere queste aspirazioni. Non ti vedo proprio nelle vesti di avvocato.
  • Ma dai che dici! Non essere cattivo, potrei stupirti. Comunque poco fa’ volevo chiederti una cosa?
  • Dimmi Sarà.
  • Perché soffri? Perché i tuoi occhi non brillano sembrano spenti? Perchè oggi mi hai fatto quella domanda al lago? Cosa nascondi?

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

   

  • Sara ti devi fare i cazzi tuoi, non sono cose che ti riguardano. Non mi sembra che io  ti domando il motivo della tua instabilità mentale o  mi sbaglio? Quindi tieniti le tue stupide domande per te. Le ragazze ficcanaso non mi sono mai piaciute, vedi di non essere come loro!

Sbraita, lo guardo malissimo, mi ha letteralmente ferita, non gli ho chiesto nulla di male, doveva per forza reagire così? 

Insomma volevo cercare di capirlo, conoscerlo un po’, ma come vedo è inutile il mio interesse per lui viene visto in in altra maniera. 

Andrea riesci a capire che i tuoi modi di fare, mi feriscono? Volevo solo aiutarti, capirti. 

Adesso capisco che è inutile perdere tempo con un ragazzo così stronzo, nonostante mi sorprende con i suoi gesti dolci, in un attimo riesce ad abbatterli con  una sola parola.

Faccio un sospiro, non voglio che capisca che è riuscito a ferirmi. 

  • Hai ragione Andrea, è stato un grosso errore non dovevo interessarmi alle tue cose. Non dovevo neanche accettare questo appuntamento. Non capiterà più te lo assicuro, non ci tengo ad uscire con un ragazzo così stronzo.

Approfitto del momento in cui la macchina è ferma, a causa del semaforo che segnala il rosso. Cerco di aprire la portiera, trattenendo queste maledette lacrime che minacciano di uscire. Perché le sue parole mi fanno così male? Sono solo stupide parole, non dovrebbero neanche scalfirmi, in fin dei conti è solo uno sconosciuto per me. 

Impreco sottovoce quando mi accorgo che questa maledetta porta è rotta, si apre solo dall’esterno, con il mio gesto attiro l’attenzione del moro che mi rivolge un occhiataccia.

 

  • Cosa cerchi di fare Sara, vuoi andare via? 
  • Si.
  • Bene, te ne puoi andare. Un attimo ti apro la portiera, così puoi tranquillamente uscire.

Sgrano gli occhi, vuole veramente lasciarmi nel bel mezzo della strada? Mordo l’interno della guancia per reprimere la rabbia che provo per il moro. 

Esce fa’ il giro della macchina, arriva davanti alla portiera, la apre in malo modo, scendo senza nemmeno guardarlo in faccia, sono delusa e amareggiata per l’ennesima volta mi sono lasciata prendere in giro da un ragazzo.

Sono una stupida, cosa pensavo di trovare in lui, dolcezza? È un icerberg, è inutile provarlo a sciogliere, non vuole.

Mi incammino velocemente le lacrime iniziano a scendere, ma non le trattengo. Quello  stronzo è già riuscito a farmi piangere. 

Sono arrabbiata, spaventata e triste non so dove andare, non so nemmeno come tornare a casa, ed è tardi, come faccio adesso?

Inspiro, cercando di ragionare, disperarsi non serve a nulla, deve pur esserci una stazione della metropolitana qui vicino, posso chiedere indicazioni ai passanti. 

 

Cammino ininterrottamente per molto tempo, è di una metro neanche l’ombra, faccio schifo con questo dannato orientamento, neanche le indicazioni dei passanti mi sono tornati utili. 

D’improvviso la voce di un uomo, interrompe i miei pensieri bruscamente, mi si gela il sangue quando mi rendo conto che l’uomo in questione è ubriaco. 

Provo a camminare velocemente, ignorando le parole di quell’uomo, nonostante l’alcool che ha ingerito che sembra parecchio, riesce a raggiungermi, mi blocca il polso con forza, costringendomi a voltarmi verso di lui. 

È un uomo che avrà massimo una quarantina di anni, i suoi occhi  scuri sono iniettati di sangue, ha i capelli brizzolati ed è molto più robusto di me. 

Cerco di liberare il polso dalla sua presa, però ogni mio tentativo è inutile, la paura inizia a salire, non mi piace per nulla la situazione che si sta creando, mi tira con forza a sé, con le sue mani grosse e ruvide accarezza la mia guancia, strofinando la sua intimità su di me, mi accorgo che il suo sguardo è colmo di desiderio, vuole abusare di me lo sento. 

Tremo per la paura, cerco di liberarmi dalla sua presa ma è tutto inutile, mi ordina di stare ferma, ma non lo ascolto continuo a dimenarmi e urlare con la speranza di potermi liberare da lui. 

È un attimo, l’uomo ubriaco mi da uno schiaffo forte nella guancia, involontariamente le lacrime ricominciano a scendere, l’uomo sorride vittorioso come se avesse ottenuto ciò che voleva.

All’improvviso una voce a me conosciuta, interrompe i miei lamenti, l’uomo si volta infastidito, mentre il ragazzo si avvicina a noi. 

Il mio cuore si tranquillizza quando incontro gli occhi del moro, con uno spintone l’uomo mi lascia andare, la sua forza mi fa cadere, facendomi sbattere brutalmente la testa, perdendo i sensi.

                                                                                                    *

 

Riapro gli occhi, noto subito che la stanza in cui mi trovo non è la mia, provo a muovermi però non ci riesco, il dolore alla testa mi impedisce di riprovare. Impreco sottovoce, perché sono così sfortunata, non ricordo molto di ciò che accaduto. 

Chi mi ha portato qui? Dove diavolo sono? 

Una porta si apre, con la coda dell’occhio riesco a riconoscere la persona che è appena entrata, Andrea. 

Perché è qui? Cerco di parlare, ma le parole non escono, si siede nella sedia accanto al lettino in cui mi trovo sdraiata. 

Lo guardo male, sono furiosa con lui ricordo che mi ha lasciato in mezza alla strada senza nemmeno preoccuparsi delle conseguenze, è uno stronzo egoista. Prima fa il danno subito dopo cerca di rimediare.

 

  • Come ti senti? 

Cerco di rispondere, inaspettatamente riesco a far uscire la mia voce, ammetto che è flebile però meglio di nulla.

  • Secondo te, come dovrei stare? Stavo per essere violentata da un ubriacone a causa tua!

La mia mente proietta quelle dannate immagini, lentamente ricompaiono nella mia mente, scatenandomi paura, dolore e rabbia per non essere riuscita ad affrontare quell’uomo. 

Con un movimento veloce di mano sposta i capelli all’indietro, nei suoi occhi riesco a vedere un  altra luce, può essere che sia dispiaciuto per quello che mi è successo? Cerco di scrutare la sua espressione, tuttavia non riesco a decifrarla.

  • Mi dispiace Sara, non volevo che ti facessi male. È colpa mia se adesso ti trovi in ospedale, mi dispiace.
  • Ospedale?

Sgrano gli occhi incredula, non riesco a crederci sono persino finita in ospedale? Aspetta se sono qui, significa che avranno avvisato qualcuno, no...mi ha beccata diamine, e ora che faccio?

  • Si hai una lieve commozione cerebrale, nulla di preoccupante. Hanno cercato di avvertire un familiare, però non hanno trovato i documenti. Quel codardo sarà scappato, prendendosi tutto quello che avevi. 
  • Che farabutto!

Non sono per nulla arrabbiata sotto questo aspetto, la sorte mi ha sorriso, salvandomi da un’altra situazione spiacevole. Sono lievemente sollevata anche se ripenso agli ultimi  avvenimenti accaduti stasera. 

Inconsapevolmente una lacrima scivola nella mia guancia, non potrò mai dimenticare la paura che ho provato quando quel verme mi ha messo le mani addosso. 

La mano del moro inizia ad asciugare le lacrime che scendono, alzo lo sguardo incontrando i suoi meravigliosi smeraldi che per la prima volta sembrano essersi addolciti.

Si avvicina a me, adesso siamo viso a viso, con un rapido gesto mi poso un bacio sulla fronte, accarezzandomi i capelli, sono certa che si sente in colpa, vuole aiutarmi. 

Questo è il miglior modo di farlo, quell’attimo mi è servito e inspirare il suo dolce profumo che mi ha subito tranquillizzato, le sue carezze mi regalano delle emozioni indescrivibili che riescono a sovrastare i sentimenti che fino a poco fa’ mi turbavano.

Continua per diversi minuti, all’improvviso la sua attenzione si sposta alla porta che si apre, rivelando due uomini in divisa da poliziotto.

Il moro si avvicina ai due uomini, parlano in sottovoce cerco di capire cosa stanno dicendo, uno di loro si volta nella mia direzione, dice qualcosa ad un suo collega, ma cosa diavolo si dicono? 

D’improvviso uno dei due poliziotti prende parola, dicendomi:

 - Signorina dobbiamo interrogarla. Abbiamo bisogno di una sua deposizione.

Sbianco, perché questo è segno che tra non molto il moro capirà tutto, adesso cosa mi invento? Proprio ora la fortuna doveva abbandonarmi? Sara sei nei guai.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10 

 

Faccio un lungo respiro, non mi farò intimorire da 2 poliziotti, tra i quali uno di questi ha la camicia strettissima, creando degli  otto  a causa della pancia che sembra una mongolfiera, si chiama Bob, l’ho sentito chiamare dal suo collega che a differenza sua sembra uno stuzzicadenti.

Il moro si gira per guardarmi, per poi darmi di nuovo le spalle, rivolgendo nuovamente la sua attenzione ai due poliziotti che annuiscono, sembrano intimoriti, poverini li capisco, questo ragazzo è  in grado di mangiarseli  in un boccone, anche a me fa’ questo effetto quando si arrabbia. 

Osservo i due poliziotti stringere la mano al moro, per poi uscire dalla stanza. Il moro si avvicina nuovamente, sedendosi sulla sedia accanto al lettino, lo guardo confusa. 

Insomma cosa gli avrà mai detto per farli scappare con la coda tra le gambe? Li avrà minacciati? 

Io ho come l’impressione che quest’ultimo sia un boss mafioso, guardandolo in faccia in effetti  c’è l’ha, ha persino un pessimo carattere, sembra quasi essere il lavoro perfetto per lui.

Resta in silenzio a fissarmi, adesso è serio, si è già stancato di coccolarmi? Non lo vede che sto male? 

  • Perché mi fissi? Cosa hai detto ai poliziotti? 

Gli domando cercando di rendere la voce forte e autoritaria, lui mi guarda come al solito disinteressato, sembra che l’arrivo di quei poliziotti, gli ha fatto ricordare di essere un icerberg. 

  • Posso fissare chi voglio. Cosa ho detto ai poliziotti non ti riguarda, sono affari miei. 

Spalanco la bocca, insomma mi riguarda è come quello che gli ha detto soprattutto se riguarda me,  quanto è odioso, bentornato stronzo. 

  • Mi importa e come se erano qui, c’era un motivo. Di sicuro non sono venuti per farmi una visita di cortesia. 
  • Basta Sara stai zitta. Riposati.

Mi giro dall’altra parte del letto, offesa e ferita dal suo modo di fare. Perché deve sempre e solo trattarmi male? Cosa gli ho fatto, per meritarmi questo? Ok, gli sto nascondendo la mia vera identità però lo sto facendo per una buona causa, mi piace, da quando l’ho visto per la prima volta a scuola provo dei sentimenti belli e strani.

Sono felice quando lo vedo, quando mi parla e soffro quando invece si comporta male. 

Faccio un lungo respiro, provando a schiacciare le lacrime, che minacciano di uscire, all’improvviso sento un braccio avvolgermi la vita, attirandomi a sé. 

 

  • Piccola non piangere. 

Mi dice posandomi dei piccoli e delicati baci sul collo, che mi cullano, facendomi smettere di piangere, lentamente i miei occhi si fanno più pesanti, cado in un sonno profondo.

La mattina seguente, apro gli occhi,  quando mi accorgo che mi ritrovo il volto del moro a due millimetri dal mio, sobbalzo per la sorpresa, dorme beatamente, la sua espressione sembra essere rilassata.

Osservo con attenzione i suoi tratti è bellissimo quando dorme, con la mano sposto i capelli che coprono i suoi occhi. Il mio gesto gli fa aprire gli occhi, rimango a fissare i suoi bellissimi smeraldi, perdendomi, il moro anche appena sveglio è bellissimo, l’espressione rilassata, le sue labbra gonfie e rosse sono uno  spettacolo, mi piacerebbe toccarle, baciarle.

Distolgo un attimo lo sguardo dalle sue labbra, mi accorgo che come me anche il moro tiene gli occhi puntati sulle mie labbra, è un attimo, mi ritrovo  le sue labbra sulle mie, la sua lingua chiede l’accesso alla mia bocca, la socchiudo facendola entrare, insieme alla mia lingua da  inizio ad una danza. 

È un bacio passionale, pieno di desiderio, il suo sapore sta inebriando la mia mente, i movimenti con la lingua scatenano in me un fuoco  che brucia lungo tutta la mia intimità. Stringe con forza i miei glutei, premendo la sua intimità sul mio addome, interrompo il bacio per riprendere fiato, ci guardiamo entrambi abbiamo gli occhi colmi di desiderio, il suo sguardo è famelico, ne vuole ancora. 

Riprendiamo a baciarci con più passione, lentamente mi allontano dalle sue labbra, spostandomi sul suo collo, inizio a baciarlo con foga, geme per il piacere che gli sto dando, presa dal momento, gli faccio un succhiotto, che gli lascia un brutto segno sul collo. Sorride soddisfatto, si posiziona sopra di me, premendo la sua erezione nella mia intimità, ansimo per il piacere, con la mano stringe uno dei miei seni, mentre mi bacia il collo, facendomi diversi succhiotti.

Godo le sue mani sono divine, sono in grado al solo tocco di scatenare un fuoco dentro di me, ci continuiamo a baciare, alza la maglia che ho indosso, si lecca le labbra quando mi vede il seno  con un gesto fulmineo toglie il reggiseno, sorridendo soddisfatto,  immergere il viso sui miei due seni,  baciandoli e succhiando il capezzolo gemo senza pudore,  dimenticandomi del luogo in cui ci troviamo, sono troppo presa da lui e dal momento per potermi  fermare.

Decido di non rimanere con le mani in mano, faccio scivolare la mia mano sulla sua intimità stringendola delicatamente.

 

  • Sara, cosa vuoi? 
  • Non lo vedi? Mi prendo ciò che voglio, senza chiedertelo, è un problema?

Si avvicina alle mie labbra mi da un altro bacio passionale, mi morde il labbro con forza, provocandomi dolore e la fuoriuscita di  sangue, che si appresta a succhiare.

  • Prenditi quello che vuoi.

Obbedisco, sbottono il pantalone, con un movimento rapido, metto la mano dentro i boxer, iniziando a muoverla avanti e indietro, provoco  dei gemiti di piacere al moro. Si avvicina al mio orecchio inizia a leccarlo, subito dopo con un tono di voce bassa e sensuale  mi dice:  

  • Sara, voglio che mi succhi il cazzo.

Lo guardo confusa, quando toglie la mia mano dai suoi boxer. Vuole seriamente che io gli faccio un pompino? Ci conosciamo appena!

Il moro si alza, per poter abbassare il pantalone e i  boxer, beandomi della vista della sua erezione, è esattamente come la  immaginavo, grossa invitante. 

Eseguo la sua richiesta con piacere, ignorando la mia coscienza che mi suggerisce di fermarmi. inizio a leccarlo e succhiarlo, ottenendo i sui ansimi sempre più forti ed intensi,  rimbombano tra le mura della stanza.

 Continuo fino a quando non arriva al l’apice del piacere, bevo tutto il suo liquido, assaporandolo.

 

                                                                                           *

 

Sono uscita dall’ospedale ieri, il moro mi ha tenuto compagnia per tutto il tempo, dopo il pompino che gli ho fatto, si è rivestito. 

Inizialmente ci sono rimasta male, però poi ho capito il motivo della sua scelta, per poco l’infermiere non ci ha visti.

La giornata è volata via in un attimo, sono stata bene con Andrea nonostante il suo carattere particolare mi ha piacevolmente colpito, ha fatto il bravo, non si è più permesso a rispondermi male  o a trattarmi male, mi ha persino accompagnata a casa  da vero gentiluomo.

Oggi sono andata a scuola con una certa allegria,  sono in aula, attendo con impazienza il professore ho voglia di rivederlo, so bene che non mi riconoscerà, quindi sono particolarmente tranquilla.

 Dopo 5 minuti del suono della campanella entra in aula, il mio cuore salta di gioia alla vista del moro, le emozioni che mi scaturisce si fanno sempre più intense, sono pazza di lui. 

Inizia a fare l’appello, chiamando i vari nomi, fino ad arrivare al mio alza lo sguardo per individuarmi  così come fa’ al suo solito con gli altri miei compagni. Tuttavia la sua espressione cambia quando mi vede, sembra essere un misto di sorpresa e rabbia. 

 

  • Sara puoi venire un attimo fuori devo parlarti.

 

Sbianco quando il professore fa’ il mio nome, ho come la sensazione che ha capito tutto, l’avevo detto che non ci sarebbe cascato.

 Annuisco, alzandomi dal mio posto, raggiungo il moro che si trova già fuori dall’aula. Esco con la consapevolezza che non la passerò liscia anche questa volta.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

   

  • Sara, mi puoi spiegare cosa significa questo, per piacere.

Il suo sguardo è pieno di rabbia, non so cosa fare, cosa dirgli. 

Non ho giustificazioni per ciò che ho fatto, ne sono consapevole, adesso che ci penso ritengo di aver fatto un grosso errore, mi ritengo una stupida, potevo evitarlo.

Quella dannata sera, non dovevo nemmeno rivolgergli la parola, non dovevo accettare quell’invito, magari se non avessi accettato, a quest’ora non mi ritroverei il moro furioso. 

Rimango dell’idea che quello che è successo con lui ieri, è stato a dir poco meraviglioso, non dovrei pensarlo, però mi è servito per farmi capire che Andrea mi piace, sono pazza di lui. Anche se so che non è contraccambiato questo sentimento, quindi dovrei mettermi l’anima in pace, per me lui è al di fuori della mia portata.

 

Faccio un lungo respiro, mantengo gli occhi puntati nel pavimento, non voglio guardarlo in faccia, provo troppa vergogna.

 

  • Mi dispiace.
  • Mi dispiace? Tu credi che con un semplice mi dispiace risolvi tutto? Hai la minima idea di quello che hai fatto? Hai la minima idea? Porca puttana sono il tuo professore, come cazzo ti è saltato in mente di fare una cosa simile? Mi hai preso per un coglione? Ti sembra che non me ne sarei mai accorto? Dio Sara non dovevi farlo. 
  • Mi dispiace.

Gli dico con un tono di voce bassa, mi sento una stupida, un idiota cosa pensavo di ottenere? 

Non mi considera minimamente, per lui sono una comune ragazza, adesso sicuramente mi vede come una bambina, bugiarda. A stento riesco a trattenere le lacrime, le sue parole mi hanno ferita, sono come delle lame taglienti.

 

  • Sai cosa sei? Una bambina troia. Adesso vattene in classe, non voglio più sentire il tuo nome, non voglio neanche sentire la tua voce, sono stato abbastanza chiaro? 

 Annuisco, anche se non obbedisco ai suoi ordini, corro in bagno con le lacrime già in viso, sbatto con forza la porta, chiudendola. 

Poggio la schiena nel muro, lentamente scivolo, fino a cadere a terra, nascondo il viso tra le ginocchia, iniziando a piangere. 

Non faccio molto caso al tempo che trascorro in bagno, al momento non mi interessa,  se con questa mia essenza   avrò una nota, se perdo la lezione, tutto passa in secondo piano a causa dell’uomo che si è preso il mio cuore spezzandolo. 

 

Il silenzio che fino ad ora regnava in questo bagno viene interrotto da qualcuno, che bussa alla porta, provo a darmi una sistemata al trucco, non voglio che qualcuno mi veda in queste condizioni, schiarisco la voce, per poi dire occupato. 

 

  • Sara, sono io. Apri questa porta!

 

Il mio cuore perde un battito quando mi rendo conto che colui che ha bussato è la stessa persona che mi ridotta in queste condizioni. 

Rimango in silenzio, non voglio parlare con lui, voglio rimanere qui a piangermi addosso sola, così almeno alla prossima non farò più una cosa simile. 

 

  • Sara il mio è un ordine, apri questa dannata porta! La sfondo se non lo fai immediatamente.

 

Rimango pietrificata quando realizzo le parole che ha appena utilizzato, la sfonda? Ma cosa diavolo gli salta in mente, sta perdendo le staffe?  Insomma cosa gli importa di me, se voglio rimanere sola ci rimango non sarà di certo lui a farmi cambiare idea. 

 

Decido di aprirgli, non voglio dare ancora spettacolo, a quanto ho potuto dedurre il moro non vuole andarsene, quindi non mi resta che aprirgli. 

Provo a mascherare la delusione e il dolore che mi ha inferto, con l’indifferenza, non voglio stare male ancora per lui, non voglio più versare un’altra lacrima per lui, non lo merita. 

Non appena apro la porta, il moro entra, chiudendo la porta, lo guardo sorpresa, cosa avrà in mente? 

 - Non farlo mai più, non ti azzardare mai più a non eseguire i miei ordini capito? 

Gli lancio un occhiataccia, non lascerò che questo ragazzo dannatamente bello abbia ancora influenza su di me. Lui non è nessuno per darmi degli ordini, sono abbastanza intelligente per poter decidere da sola, stronzo.

Rivolgo lo stesso sguardo di sfida che mi sta rivolgendo per poi rispondere:

 

  • Faccio quello che voglio, non ho bisogno dei tuoi stupidi ordini. Ora vattene stronzo! 

 

Mi guarda malissimo, la sua espressione è colma di rabbia, in un secondo mi porta con le spalle al muro, si trova ad un palmo dal mio naso, ci scambiamo uno sguardo intenso. 

In questo momento mi sento un po’ spaesata, perché si sta comportando in questa maniera? Perché non mi ha lasciata sola? Perché insiste così tanto?

Provo a spostarlo,  ma inutilmente, ci riprovo con più forza ma anche questo mio tentativo viene bloccato dalle sue mani che blocca i miei polsi posizionandoli sopra la mia testa.

Si avvicina ancora di più, finché le nostre labbra non arrivano a sfiorarsi, questa vicinanza, i suoi occhi, le sue labbra, il suo profumo mandano in confusione la mia mente, non ricordo più motivo per cui mi trovo in bagno con lui o perché ero così arrabbiata.

Al momento ho solo il desiderio di baciarlo, sentire il sapore delle sue labbra, toccargli i capelli, la mia mente ed il mio cuore per la prima volta vogliono la stessa cosa, lui.

 

  • Non ti permettere più, chiaro? Non devi mai più disobbedirmi, se ti dico una cosa la devi fare immediatamente senza battere ciglio, ci siamo capiti? 

 Annuisco, anche se non ho ascoltato un granché, ero concentrata a guardare le sue labbra muoversi. 

Decido di fare un gesto azzardato, al diavolo quello che può succedere, sono molto attratta da lui, non riesco nemmeno a reprimerlo, mi avvicino baciandolo con foga, cogliendolo alla sprovvista , tuttavia il moro non sembra volersi  allontanare anzi mi stringe di più a sé.

Continuiamo a baciarci con passione, con un gesto fulmineo, mi prende in braccio, senza staccarsi dalle mie labbra, mi posiziona sopra il lavandino, mi sfila la maglia, facendomi rimanere in reggiseno, faccio la stessa identica cosa, gli inizio a sbottonare la camicia.

Rimaniamo entrambi a torso nudo, continuiamo a baciarci, e a baciare ogni parte del nostro corpo, il fuoco che fino a ieri sembrava essersi spento, a ripreso a bruciare più forte di prima.

Probabilmente sarà dovuto al luogo, siamo pur sempre in una scuola, e stiamo quasi per farlo in bagno. Oddio stiamo per farlo in bagno!! Non va per nulla bene, rischiamo di finire entrambi nei guai!

Provo a staccarlo, ma non intende smetterla, preme con insistenza la sua intimità nella mia, vuole farmi vedere quanto è eccitato, prende la mia mano posandola sopra il rigonfiamento del pantalone.

Smetto di dare ascolto alla mia coscienza, concentrandomi sull’uomo che ho qui di fronte, gli sbottono il pantalone, infilo la mano dentro i suoi boxer ormai stretti, faccio avanti e indietro beandomi dei suoi gemiti, improvvisamente con la sua mano, mi blocca la mano, lo guardo confusa, in risposta sorride. 

 

  • Sara, voglio assaggiarti. 

Le sue parole scatenano in me delle scosse elettriche che si concentrano lungo la mia intimità, frettolosamente mi sfila il pantalone insieme agli slip, lasciandomi con solo il reggiseno, si abbassa, fino a non ritrovarsi la mia intimità in faccia. Si lecca le labbra, subito dopo inizia a toccarmi con le dita, mi mordo il labbro inferiore per trattenere il piacere che in questo momento sto provando. Inizia a toccarmi il clitoride, regalandomi piacere, continua per altri minuti, di scatto toglie le dita riportandosele in bocca.

 

  • Ti piace quello che ti sto facendo? Vuoi che ti lecco un po’? 
  • Si 

Gli rispondo tenendo la voce bassa, il mio corpo desidera la lingua del moro più di ogni altra cosa,   immerge la sua lingua dentro la mia intimità gemo senza pudore, godendomi il piacere che sto provando continua leccando e succhiando ogni centimetro. 

Proprio quando sto per arrivare al culmine del piacere la voce di una ragazza ci riporta alla realtà, sbianco immediatamente quando mi rendo conto della situazione in cui ci troviamo. Io il moro ci lanciamo un occhiata come me anche lui non sa come uscirne. Adesso si che ci troviamo entrambi nei guai!

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

 

  • Sara apri questa porta, basta giocare!

 

Guardo il moro che  da quando hanno bussato sembra aver perso l’aria da duro, provo a reagire facendo   girare  le rotelle del mio cervello con scarsi risultati.

E adesso come ne esco? Cosa posso inventarmi? 

Faccio un bel respiro sicuramente farsi prendere dal panico non serve a molto, devo trovare una soluzione con la mente lucida.

 

  • Sara vuoi che ti metto una nota, forza esci da quel bagno!

 Sbianco quando mi rendo conto che la persona che bussa insistentemente non è altro che la professoressa dell’ora successiva, osservo il moro confusa, però  mi domando per quanto tempo mi sono chiusa in bagno, mi rendo conto che al momento le mie domande possono passare in secondo luogo. Adesso c’è un problema più grave da risolvere!

Ammetto che il moro avrebbe bisogno di una punizione esemplare per tutto quello che mi fa’ passare, tuttavia ritengo che non sia opportuno fargli una cosa simile.

Faccio un lungo respiro, subito dopo mi armo di coraggio e dico occupato, sperando che la persona dietro la porta non insista ulteriormente.

 

  • Sara che significa occupato? Devi uscire adesso! Non puoi perdere un altra lezione.

 

Inizio a fare avanti e indietro nella stanza, sono in ansia, sono spaventata, cosa diavolo mi invento, ? Cerco di farmi venire un altra idea plausibile, però con questo poco tempo non c’è la faccio, la paura di essere scoperta si fa’ sempre più forte.

La mano del moro, mi fa sussultare, stringe la mia mano, osservo la sua espressione a differenza mia è molto più rilassata, sembra quasi che la situazione non lo sfiori minimamente.

 

  • Ripeti tutto ciò che dico io.  Se vuoi uscirne pulita devi ascoltarmi, ok?

Mi dice mantenendo un tono di voce basso, annuisco, non so cos’ha in mente, mi auguro solo che sia abbastanza credibile, prendo un bel respiro e ripeto le parole del moro.

 

  • Scusi professoressa, non sto bene, sono qui da un ora, perché pensavo che una volta fatta, mi sarei sentita meglio però nulla, il mal di pancia è ancora qui. 

Spalanco gli occhi, quando mi rendo conto delle parole che mi ha suggerito che ho ripetuto, ignorandone il senso, ma è consapevole della pessima figura che mi sta facendo fare?

Proprio quando penso che peggio di così non può andare, il moro inizia a fare dei suoni simili alle flatulenze che di solito si fanno quando si sta male, il mio viso si colora di rosso, cerco di nascondere l’imbarazzo che sto provando, provando  a scusarmi con l’insegnante.

Con mia enorme sorpresa crede alla pagliacciata messa in scena dal moro, non appena l’insegnante esce, il moro si lascia sfuggire una piccola risata, però torna subito serio, adesso tiene gli occhi puntati sui miei, la sua espressione sembra rilassata, non sembra arrabbiato come prima.

 

  • Sara dammi il tuo numero!

 

Lo osservo stupita, vuole uscire con me? Per questo magari mi chiede il numero oppure ha voglia di sentirmi, allora non è una semplice attrazione, gli piaccio, vuole passare del tempo con me.

Sorrido come un ebete, immagino già le nostre uscite, i baci che ci saranno, le carezze, presa dal l’euforia gli do il numero, si appresta a salvarlo. 

Sposta subito la sua attenzione a me, si avvicina con la mano mi prende il viso per il mento,  avvicinandomi a sé, i nostri occhi si incontrano rimaniamo a fissarci per un periodo indefinito, si sente solo il suono dei nostri respiri.

 

  • Sara, adesso esci, dai un occhiata fuori, assicurati che non ci sia nessuno, e poi chiamami al telefono, ok?

 

Annuisco, ci rimango male quando realizzo che al moro serviva  il mio numero, solo per questo motivo. 

Provo a nasconderlo, mantenendo uno sguardo serio, subito dopo apro la porta, prima di uscire il moro mi blocca il polso, mi giro verso la sua direzione, il mio cuore spera che voglia un bacio da me, o che vuole incontrarmi oggi. 

Le mie speranze si dissolvono, quando mi dice che devo uscire prima, dal momento in cui sto “male”, un modo per essere ancora più credibile mi suggerisce, annuisco, per poi uscire dal bagno.

 

                                                                                 *

Rientro a casa, per fortuna mia madre non è ancora tornata a casa, quindi per fortuna sono sola, corro in camera mia, sdraiandomi sul mio letto. 

Osservo il soffitto, ripensando a tutto quello che è successo, per fortuna quando sono uscita dal bagno non c’era nessuno, quindi  il moro è potuto uscire senza alcun problema.

Mi tocco le labbra, il bacio che mi ha dato ha scatenato in me delle emozioni indescrivibili, il mio cuore, la mia mente ed il mio corpo erano succubi di lui, mi vergogno quando ripenso a dove lo stavamo per fare. 

Lentamente i miei occhi si fanno più pesanti, fino a quando non cado in un sonno profondo, sogno un ragazzo bello, misterioso, con delle labbra meravigliose.

 

È il suono del campanello a farmi svegliare, mi alzo ancora assonnata, mi dirigo alla porta d’ingresso, senza nemmeno guardare chi è la persona che suona con insistenza. 

Non appena la apro i miei occhi si posano sulla figura che ho davanti, sono sorpresa, stento a credere a quello che vedo, sgrano gli occhi incredula.

La figura che ho qui è reale non è sogno, ma che diavolo ci fa qui?

 

  • Cosa ci fai qui?
  • Spostati. 

 

Entra senza dirmi nemmeno perché è venuto qui, scherziamo?

Non lo sa che in genere quando incontri o vedi una persona sarebbe educato salutare!

Soprattutto quando l’ospite in questione entra senza nemmeno chiedere il permesso!

Dio Andrea non ti sopporto sei odioso, faccio un lungo respiro per recuperare la pazienza che esaurisco quando mi trovo in sua compagnia.

Lo seguo, chiudendomi la porta alle spalle, entra nell’unica stanza con la porta aperta, si sdraia sul mio letto incrociando i piedi. 

 

  • Che ci fai qui? 

 

Gli domando infastidita dal suo atteggiamento, come si permette a venire in casa mia e sdraiarsi, come se nulla fosse.

Alza lo sguardo che fino ad ora era fisso sul muro, mi guarda con indifferenza, sembra non essere interessato alle mie domande. Sara complimenti hai fatto la scoperta del secolo! Quando è stato interessato alle tue domande? Mai. 

Butto fuori l’aria, rassegnandomi, decido di sedermi sulla sedia della scrivania, evito di guardarlo, anche se mi riesce impossibile, averlo così vicino e non poterlo toccare, baciare mi manda in bestia. 

 

  • Sara, dobbiamo parlare.

 

Mi dice con il suo solito tono da duro, lo osservo nell’attesa che inizia a parlare, le mani tremano, il mio cuore batte all’impazzata, vorrei sapere cosa vuole dirmi. 

Nel profondo spero che mi chieda di avviare una relazione segreta, andrebbe bene anche amica di letto,  farei di tutto, qualsiasi cosa pur di stare con lui. 

 

  • Quello che è successo oggi, non dovrà mai più succedere. È stato un errore, che non voglio più ripetere. Tengo di più al mio posto di lavoro, che ad una semplice scopata. Quindi io farò finta di nulla, dimenticherò la tua presa per il culo, se in cambio tu eviti di parlarne con qualcuno, ci siamo capiti?

 

Queste parole mi feriscono letteralmente, per lui non sono altro che una semplice scopata, senza nemmeno accorgermene le lacrime bagnano le mie guance.

Non credevo che si potesse stare così male per un ragazzo, ero disposta a tutto per lui, in cambio di un po’ della sua attenzione, sono una stupida non dovevo fidarmi. 

Mi alzo, uscendo dalla mia stanza a passo felpato  raggiungo in bagno, sono davvero stanca di illudermi questa sarà l’ultima volta che mi faccio prendere in giro dallo stronzo. 

 

Mi raggiunge rapidamente, con un gesto fulmineo mi blocca prendendomi il polso, mi volto di scatta rivolgendogli un occhiataccia, tuttavia non si lascia intimorire da me anzi fa’ un gesto inaspettato, mi abbraccia, mi stringe forte a sé, di istinto nascondo il volto del suo petto.

 

  • Piccola, non piangere. Mi dispiace non volevo farti piangere, perdonami. 
  •  

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

 

Contraccambio l’abbraccio le sue parole, il suo profumo ed il suo colore mi tranquillizzano, le lacrime smettono di scendere, è assurdo l’effetto che questo uomo ha su di me, riesce a farmi sognare e a riportarmi alla realtà in un battibaleno.

Rimaniamo abbracciati per pochi minuti, subito dopo si allontana, sento subito la sua mancanza, lo guardo rassegnata, adesso so che Andrea non prova nulla per me, sono stata solo un semplice passatempo.

Mi fa male sapere questo, ma presto me ne farò   una ragione, devo solo cercare di reprimere i sentimenti che si scatenano solo guardandolo.

Si allontana ulteriormente da me, inizia ad incamminarsi, dirigendosi alla porta d’ingresso, non mi dice nulla, neanche mi saluta, si limita ad uscire, lasciando un vuoto dentro di me.

 Rientro in camera mia, mi sdraio con i piedi incrociati e gli occhi puntati sul soffitto, rimango in questa posizione fin quando un rumore mi porta a distogliere l’attenzione.

Mi alzo nervosa, è la seconda volta che mi alzo dal letto, ma insomma oggi nessuno vuole lasciarmi stare? 

Sbuffo sonoramente, ormai al limite della pazienza, rimango di sasso quando vedo un ragazzo alto con i capelli castano scuro, dalle larghe spalle con delle valigie in mano. 

Corro subito, verso la figura che ho di fronte, saltandogli addosso, allaccio le mie braccia al suo collo, inizio a riempirlo di baci sulla guancia. 

Il ragazzo preso alla sprovvista contraccambia l’abbraccio, lasciandomi qualche bacio sul collo e sulla guancia, ci separiamo un attimo, lo osservo ancora  incredula, gli do un piccolo pizzicotto, voglio assicurarmi che non sto sognando.

 

  • Ahi, cazzo Sara ma che ti salta in mente?
  • Scusami Omar, volevo capire se questo era un sogno o pura realtà. Si dice che con un pizzicotto puoi capirlo.
  • Sara non devi darlo a me, ma a te stessa il pizzicotto. Certo che sei rimasta la stessa, l’aria di Milano non ti ha cambiato per nulla.

 

Mi rivolge un sorriso divertito, che contraccambio subito, mi sembra  di essere  tornata indietro nel tempo, nonostante siamo stati un mese lontani io e Omar continuiamo a comportarci come due idioti.

Sono contenta che lui sia qui adesso al mio fianco, mi è mancato tantissimo in questo ultimo mese, lo abbraccio nuovamente, mettendomi in punta di piedi, a differenza sua che è un metro e ottantacinque, io sono una nana. 

Lui in risposta mi prende in braccio, con una mano sostiene il mio peso, con l’altra trascina le valigie dentro chiudendo la porta con il piede. Mi porta in soggiorno, ci sediamo sul divano sedendomi a  cavalcioni su di lui, inizio ad accarezzargli i capelli, non parliamo molto ci limitiamo a coccolarci attraverso carezze e baci. 

Agli occhi di un estraneo potremmo sembrare una coppia, ma non lo siamo, abbiamo sempre avuto questo genere di rapporto, siamo cresciuti insieme in fin dei conti, io per lui ci sono sempre stata nei momenti belli e brutti, stessa identica cosa lui. Non nego che un tempo mi ero presa una cotta per lui, fortunatamente sono riuscita a tenerlo per me, evitando di distruggere il nostro rapporto.

 

  • Come mai sei venuto in anticipo? 
  • Non sei contenta di avermi qui, al tuo fianco? 
  • Uffa Omar sono io qui a fare le domande, limitati a rispondere. 

 - Mi sono trasferito a Milano, finirò il  liceo con te. 

Spalanco gli occhi per la notizia, ma è matto? Lo guardo incredula, sicuramente starà scherzando, non credo che dica sul serio, Dio ha la sua vita a Roma, non ha motivo di venire a vivere a Milano. 

Però se dice la verità significa che ha sacrificato la sua vita per me, sono sorpresa per il suo gesto, tiene davvero alla nostra amicizia, a me. Inutile dire che Omar è un vero amico, non so cosa farei senza di lui, sicuramente il soggiorno insieme a lui a Milano sarà più sopportabile.

 

  • Ma come farai con la casa, dove starai? 
  • Qui. 
  • Qui? 
  • Si.
  • Ma ci sono solo 2 camere da letto. 
  • Ho parlato con tua madre, è stata lei ad aiutarmi. Mi ha detto che possiamo dormire insieme, come ai vecchi tempi.

 

Roteo gli occhi, pensando a mia madre, insomma come ha potuto nascondermi una cosa simile, parliamo di Omar in fin dei conti, doveva avvisarmi. 

Ma poi vorrei capire come fa a dormire in camera mia, il letto è piccolo per due persone, è nell’armadio a malapena ci entrano le mie cose, immaginiamoci quelle di Omar.

 

  • Potevi avvisarmi.
  • Doveva essere una sorpresa.

Mi dice spostando il ciuffo dietro l’orecchio, ci guardiamo negli occhi, i suoi occhi verdi brillano di più, forse anche lui come me è felice di stare di nuovo insieme.

                                                                          *

Siamo già in classe io e Omar, quest’ultimo è seduto accanto a me, ha gentilmente cacciato la mia compagna di banco, che non ha detto nulla si è limitata ad osservare Omar incantata.

Come al solito ha già fatto colpo, vabbè era più che prevedibile, Omar è un ragazzo molto carino, è messo bene fisicamente, ha le spalle larghe, braccia muscolose, addominali scolpiti e bel sedere, insomma  possiede tutto quello che una ragazza desidera.

 

Nonostante le varie pretendenti, Omar non sembra prestarci particolarmente attenzione, durante le prime ore e nella ricreazione non si è staccato da me, a malapena ha rivolto la parola a qualche nostro compagno di classe. Probabilmente vorrà recuperare i giorni perduti, ed ha ragione nonostante stavamo tutti i giorni al telefono, averlo qui è tutt’altra cosa .

 

Arriva finalmente l’ora di educazione fisica sono impaziente di uscire fuori, assaporare l’aria fresca, i raggi del sole che riscaldano la mia pelle, giocare fuori è l’ideale, dal momento in cui l’inverno è alle porte, giornate come queste sicuramente saranno meno frequenti. 

Dopo circa 5 minuti fa’ il suo ingresso il professore di letteratura? Un momento Andrea non dovrebbe essere qui, oggi non deve fare lezione qui! 

Non sono pronta a vederlo, sicuramente non lo sarei mai stata, però oggi stava andando tutto così  bene, nessuna lacrima, nessun fastidio niente di niente. 

Sara se tu lo ignori, e stai al tuo posto non succederà nulla, devi solo fare finta di nulla. Mi suggerisce la mia coscienza, che per la prima volta ha ragione, devo solo ignorare la sua presenza limitarmi a rispondere come una normalissima studentessa. 

Mantengo gli occhi fissi sul banco, non ho voglia di guardarlo, di perdermi in quei meravigliosi diamanti che mi hanno rapita, fin dal primo incontro.

Si siede sulla sua postazione, inizia a fare l’appello, dopodiché ci ordina di seguirlo in palestra in fila per due. Non ci spiega il motivo della sua presenza nella nostra classe si limita a compiere il suo lavoro, senza aggiungere altro.

 

Raggiungiamo la palestra, corro subito a cambiari seguita dalle ragazze, non appena finiamo di cambiarci, il moro ci da l’autorizzazione di giocare tra di noi. 

Io e Omar ci scambiamo uno sguardo d’intesa, entrambi vogliamo giocare a pallavolo come i vecchi tempi.

Ci posizioniamo fuori, iniziamo a giocare a pallavolo, entrambi in questo gioco siamo molto bravi, quindi fare punto è un impresa. 

Concludiamo la partita, faccio segno ad Omar di consegnarmi la palla, per sistemala, però lo stronzo me la lancia in faccia, colpendomi il naso, inizio a rincorrerlo, per fargli male.

Riesco a raggiungerlo, inizio a colpirlo con la palla, fino a quando non reagisce, mi prende in braccio, in un attimo mi ritrovo con il sedere in aria, inizio a dargli dei pugni sulla schiena, ma con scarsi risultati. 

 

  • Omar bastaaaa.
  • Chiedimi scusa e io ti lascio scendere.

 

Sbuffo sonoramente è insopportabile, provo a scendere, ma aumenta la presa su di me, impedendomi di scendere. 

All’improvviso è una pallonata che mi arriva dritto in testa, che obbliga Omar a farmi scendere, non appena tocco terra, tocco subito la parte dolorante. 

Inizio a cercare con gli occhi il responsabile ma non ho neanche il tempo per cercare  il colpevole che mi arriva un altra palla che colpisce nuovamente la mia povera testa.

 

Impreco sottovoce, per la rabbia, il coglione che mi  sta lanciando la palla non ha notato che sono una persona e non una porta. 

Con gli occhi riesco subito ad individuare il colpevole, è Andrea? Scherziamo? Ma come si permette a farmi del male!

Mi dirigo verso di lui a passo svelto, noto subito dai suoi occhi che è infastidito, non immagina nemmeno quanto lo sia io!

Omar mi segue, però rimane in disparte, lo guarda male, ma il moro non sembra essere intimorito da quest’ultimo, non appena mi trovo davanti a lui, lo guardo male.

 

  • Professore ha notato che mi ha colpito ben 2 volte.
  • E allora? 
  • Allora? Scherziamo mi ha fatto male.
  • Sara torna in classe, ADESSO!
  • Ma perché in classe? Siamo qui a fare educazione fisica.
  • Sara vai in classe. Ti metto un insufficienza se non lo farai.

 

Mi allontano da quel dannato stronzo, ma come si permette a trattarmi così? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo adesso? Sbuffo sonoramente, ho i nervi a fior di pelle a causa del moro.

  • Ah Sara un ultima cosa.

Mi volto nella sua direzione, noto subito la rabbia di Omar, come me è infastidito dall’atteggiamento del moro, sfoggio un sorriso fintissimo per poi dirgli:

 

  • Mi dica professore.
  • Domani verrai interrogata, dovrai portarmi tutti i capitoli precedenti, e in più i 2 capitoli successivi. Voglio anche una sintesi con un tuo punto di vista. Se entro domani non avrò tutto il materiale sarò costretto a metterti l insufficienza.

 

Spalanco gli occhi per la sua richiesta è impossibile, come diavolo faccio a portare 100 pagine e sintetizzarle tutte in una sintesi con il mio punto di vista. 

Adesso come diavolo faccio, Andrea sei uno stronzo insopportabile, ti odio!

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14 

 

Sono furiosa con quello stronzo del moro, ma dico come diavolo porto più di 100 pagine, di sintesi? 

Alla  fine studiare non è un problema mi basta ripassare un po’, il problema vero è la sintesi con il mio punto di vista, è impossibile terminare questo compito.

Non ho neanche l’aiuto di Omar, purtroppo lui di letteratura non ci capisce nulla, quindi sono letteralmente sola. 

Riprendo a scrivere come una matta, lanciando qualche insulto al moro, ringrazio al cielo che almeno sono sola, quindi nessuno potrà sentirmi o disturbarmi. 

 

Dopo due ore trascorse con la testa sopra i libri, decido di fare una pausa, ne ho fin sopra i capelli di letteratura, ho il cervello che mi urla pietà. Mi alzo dalla sedia, allungo le braccia stiracchiandole un po’, subito dopo mi dirigo in cucina, ho bisogno di carburante  per riprendermi un po’,  apro il frigorifero prendo l’insalata di riso, le cotolette di ieri sera è la torta che mia madre ha preparato per Omar per dargli il benvenuto. 

Porto tutto in camera, sicuramente non voglio che qualcuno mi dica che sto esagerando, lo so già di mio che così metterò su qualche chilo, però in mia difesa posso dire che deve arrivare il ciclo tra 20 giorni, meglio prepararsi no? 

Inizio a ingozzarmi come se non ci fosse un domani, è la suoneria del telefono che mi obbliga a fare una pausa, cerco di pulirmi le mani unte di olio nella maglia, per poi prendere il telefono e rispondere, senza nemmeno vedere chi fosse a chiamarmi.

 

  • Pronto? 
  • Aprimi! 
  • Chi sei? 
  • Ti ho detto aprimi, non farmi sprecare fiato inutilmente. 

 

Gli chiudo in faccia il telefono, non appena riconosco la voce di quello stronzo, in un attimo tutta la rabbia che si era dissolta,  ritorna, è colpa sua se adesso sono qui ad ingozzarmi come un maiale. Faccio un bel respiro, sicuramente innervosirmi di nuovo non serve a molto, devo mantenere la calma domani gli porterò tutto ciò che mi ha chiesto, prenderò un bel voto, il pomeriggio lo dedicherò  al riposo, e di questa giornata non rimarrà altro che un brutto ricordo. 

 

Ricomincio a mangiare, sicuramente il moro se ne sarà andato, avrà di certo capito che deve lasciarmi in pace, che non voglio averci più nulla a che fare.

È il suono del campanello a farmi smettere di magiare di nuovo, mi alzo sbuffando, sicuramente sarà Omar, avrà dimenticato le chiavi dalla fretta, essendo che l’ho cacciato, non avrà avuto il tempo di prenderle. 

Con la mano apro la porta, mentre con l’altra do un morso alla cotoletta che tengo sospesa grazie alla forchetta, per poco non mi soffoco, non appena incontro gli occhi del moro. 

Divento subito rossa come un pomodoro a causa del l’imbarazzo che sto provando in questo momento, cerco di ingoiare l’ultimo pezzo che ho morso, mi pulisco le labbra sporche di briciole, per poi rivolgergli la mia attenzione, mi accorgo subito che il moro, mi osserva divertito dalla situazione.

Gli lancio un occhiataccia, sono ancora furiosa con lui, questa volta non la passerà liscia, incrocio le braccia al petto, lo osservo nell’attesa di sapere per quale motivo si è presentato a casa mia.

 

  • Sei una maleducata, ti comporti così con i tuoi ospiti? 
  • Non sei un ospite, ti sei presentato a casa mia, senza neanche avvisarmi! 

 

Gonfio le guance per il nervoso, perché è venuto qui? Vuole ancora torturarmi? Non gli basta quello che mi ha fatto, sono piena di lavoro, non posso permettermi altre pause.

 

Entra in casa, senza chiedermi il permesso, si dirige in camera mia, sbuffo sonoramente, sono già al limite della mia pazienza.

Chiudo la porta, e a passo svelto lo raggiungo in camera, lo trovo seduto sul letto con in mano la ciotola che contiene l’insalata di riso. 

Non appena mi vede, alzo lo sguardo, scoppia a ridere, la sua risata rimbomba in tutta la stanza, in un attimo dimentico persino il mio nome, il suono della sua risata mi fa dimenticare il motivo per cui ero così tanto arrabbiata con lui. 

Rimango incantata, la sua espressione è molto rilassata, tranquilla, acquista un altro valore il suo volto quando ride, è a dir poco meraviglioso, mi viene voglia di unirmi a lui, ridere di gusto con lui. 

 

Cerca di ricomporsi, ma non riesce mi guarda e ride, il suo buonumore mi contagia, mi esce un sorriso spontaneo, grazie a lui. 

 

  • Sara, mi puoi spiegare cosa diavolo fai con tutto questo cibo? 
  • Beh ecco volevo fare una pausa. Avevo bisogno di carburante per riprendermi, non è facile studiare senza qualcosa nello stomaco.
  • Immagino...

 

Evito il suo sguardo, inizio ad osservare la punta delle mie scarpe.

Sono consapevole della figuraccia che ho appena fatto, non immaginavo che sarebbe venuto Andrea, è stata una sorpresa, credevo che dopo la chiamata, avesse capito che non volevo parlare con lui. 

 

 

Non appena smette di ridere, torna serio, alzo lo sguardo noto subito che i suoi diamanti come la sua espressione cambia sembra infastidito. Incrocio le braccia al petto, e anch’io assumo un’espressione seria sicuramente quella che deve essere arrabbiata sono io mica lui! 

 

  • Sara, chi era il ragazzo di stamattina? 
  • Chi Omar? 

Domando curiosa, insomma perché mi ha fatto questa domanda, è geloso? No, non è possibile Andrea ieri mi ha chiaramente detto che per lui sono stata solo un passatempo. 

Allora mi domando per quale motivo, sia venuto qui, non credo che è interessato a sapere di Omar, vorrei dire adesso è un suo studente se ha delle domande da fare, può farle direttamente a lui. 

 

  • È il tuo ragazzo, questo Omar? 

Spalanco gli occhi per la sorpresa, insomma per quale motivo mi fa questa domanda? 

Andrea cosa diavolo hai in quella testa? Mi piacerebbe sapere cosa pensi, il motivo per cui ti comporti così, magari se lo sapessi, parlarti diventerebbe  molto più semplice.

Scuoto la testa, per dirgli no, sono consapevole che dopo tutto quello che mi ha fatto dovrei evitare di parlare con lui, tuttavia non riesco a resistere, ascoltarlo, vederlo qui davanti ai miei occhi, mi rende felice, il mio cuore batte all’impazzata in sua presenza.

 

  • Bene, Sara. Adesso vieni con me.
  • Dove scusa? Io avrei un compito da finire! Se non lo concludo sai becco un insufficienza! 

 Gli dico con un tono provocatorio, insomma  prima a scuola mi tratta male,  poi viene qui mi fa’ l’interrogatorio , e poi mi chiede di venire con lui, gli sembro così stupida da corrergli dietro? 

 

Si alza dal letto, dirigendosi dritto all’uscita, apre la porta d’ingresso, prima di uscire si volta, incontro subito i suoi meravigliosi occhi, rimaniamo a fissarci fino a quando non prende  parola, per dirmi:

 

  • Sara, se non vieni adesso con me, avrai un insufficienza domani. Muoviti ad uscire ti aspetto in macchina.

 

Mi dice per poi chiudere la porta, lasciandomi sola in casa, faccio un lungo respiro, è assurdo che quest’uomo continua a minacciarmi con la storia dell’insufficienza, in macchina mi sentirà.

Non deve più farlo, se voglio venire con lui, lo faccio di mia spontanea volontà senza preoccuparmi di quello che potrebbe accadere se non lo faccio. 

 

Esco dalla stanza, a passo svelto vado in bagno, mi lavo i denti e il viso, non appena finisco  vado in camera per cambiare la maglia. 

Infilo una maglia in pizzo bianco, do una leggera ripassata al trucco per poi darmi una pettinata veloce ai capelli. 

Non appena finisco esco di casa, raggiungo a passo svelto l’auto del moro, per poi entrare, lui mette subito in moto.

Durante il tragitto non vola nemmeno una mosca, impieghiamo dieci minuti di macchina, arriviamo in una grande struttura, che ad occhio sempre un palazzo, è possibile che mi abbia portata a casa sua? 

Non appena parcheggia, scende dall’auto, subito dopo fa’ il giro per aprirla a me, appena scendo dall’auto, lo guardo sottecchi, con le braccia incrociate. 

 

  • Perché mi hai portata qui?
  • Siamo a casa mia. 
  • Perché mi hai portata a casa tua? 
  • Perché ho bisogno di te!

 

Risponde alla mia domanda seccato, subito dopo si allontana, capisco subito che si è innervosito di brutto, quindi decido di non fare  altre domande.

Anche se non riesco a capire il motivo per cui mi ha portata qui, insomma come potrei essergli d’aiuto, se a stento riesco ad aiutare a me stessa.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15 

 

Entriamo dentro questo palazzo, sospiro oramai rassegnata, mi chiedo ancora  il motivo per cui il moro mi abbia portata qui, una domanda a cui non troverò mai una risposta.

Insomma si vede lontano un miglio che il moro odia le domande, e odia anche rispondere, credo che un ragazzo così suscettibile, serio è sempre  così nervoso  non l’ho mai conosciuto. 

Prendiamo l’ascensore, osservo il piano che ha premuto è il 6, ora che ci penso sono curiosa di vedere la sua abitazione, guardandolo mi sembra un maniaco della pulizia e dell’ordine, un tipo che ordina i vestiti in base ai colori e alle tonalità. 

 

Non appena arriviamo al piano interessato, il moro prende le chiavi, che si trovavano nella tasca dei jeans, inserisce la chiave nella serratura della porta per poi aprirla, noto di sfuggita un portachiavi, a forma di gatto?

Mi scappa un sorriso quando vedo il portachiavi, dai allora anche lui ha un piccolo lato tenero, lo nasconde molto bene.

Continuo a camminare dietro il moro, il gentiluomo  non vuole facilitarmi la vita,  ma perché non accende la luce? Non  si vede nulla, ed io che volevo vedere casa sua,  con questo passo sarò fortunata a vedere il pavimento ed il colore delle pareti.

Continuo a camminare, cercando di fare attenzione a non cadere e a non rovinare nulla, arriviamo davanti ad una porta, che il moro apre, rivelando un ennesima stanza buia, mi domando se usufruisce della corrente elettrica, magari non l’ha pagata per questo motivo ci troviamo adesso al buio. 

All’improvviso il moro preme un interruttore, che in un attimo illumina tutta la stanza, faccio qualche passo in avanti, per poter osservare meglio la stanza, noto subito che si tratta di uno studio, i mobili presenti sono: una scrivania in vetro, una sedia girevole, una poltroncina nera situata vicino ad una grande libreria che occupa tutta la parete.

Le pareti sono semplici, sono bianche, mentre il pavimento sembra essere in marmo nero, i colori presenti regalano alla stanza un tocco di classe e di modernità, persino l’unica finestra presente in questa stanza sembra essere di classe. 

Continuo ad osservare la stanza incantata, di sicuro il moro ha molta classe, mi domando come saranno le altre stanze, mi piacerebbe tanto vederle, purtroppo questo desiderio dovrò tenerlo per me, il proprietario di casa non sembra intenzionato a  mostrarmi casa sua. 

 

Senza nemmeno spiegarmi il motivo per cui sono qui, inizia a scrivere qualcosa sul computer, posizionato sopra la scrivania, ovviamente non mi chiede se ho sete, fame, no quest’uomo non conosce le buone maniere, si limita solo a darmi ordini.

Odio profondamente questo individuo, prima mi invita a casa sua e poi mi lascia sola nel suo studio senza fare nulla. 

Faccio un respiro profondo sicuramente innervosirsi non servirà a nulla,  basta Sara, parlagli chiedigli il motivo per cui ti ha portato qui. Sicuramente ci sarà un motivo, magari voleva stare in tua compagnia, mi suggerisce la mia coscienza, probabilmente il moro è uno di quegli uomini che si vergognano a mostrare i propri sentimenti, si limitano solo a dimostrarli attraverso dei gesti, come nel suo caso.

 

  • Andrea, perché mi hai portata qui? 

 

Gli domando curiosa, puntando i miei occhi sulla sua figura, che rimane concentrata sullo schermo del computer, sospiro nervosa, dico ma proprio lui doveva piacermi? Uno stronzo con la S maiuscola doveva capitarmi, di tutti i ragazzi che ci sono proprio lui dovevo incontrare? 

Mi siedo sulla poltrona imbronciata, gonfio le guance sono troppo nervosa, non bastava la sua bravata, doveva  rovinarmi anche  la serata?

 

  • Sara, studia che domani ti devo interrogare.
  • Portami a casa, magari così posso finire i compiti. 
  • No, ora stai zitta e studia hai tutto il materiale per farlo anche qui. 

 

Mordo l’interno della guancia, con la speranza che il nervosismo che in questo momento provo possa redimersi,  però non succede, mi alzo di scatto, sicuramente non sarà lui a dirmi quello che devo o non devo fare. 

Mi dirigo verso l’uscita della stanza, voglio andarmene da qui al più presto, prenderò un taxi se è necessario, a passo svelto ripercorro il corridoio della casa fino  ad arrivare, alla porta d’ingresso, senza pensarci più di una volta la apro, uscendo da casa sua.

In lontananza sento la voce del moro, mi sta chiamando, però decido di ignorare e di non voltarmi, mi dirigo verso l’ascensore, impreco sottovoce quando mi accorgo che entrambi gli ascensori sono al piano 0, decido di prendere le scale, che scendo in fretta e furia, sento il rumore dei passi di qualcuno seguirmi, sicuramente è il moro, mi chiedo il motivo per cui non mi lascia in pace.

Senza accorgermene inciampo, perdendo l’equilibrio cado dalle scale, mi ritrovo con la faccia a terra, e con un forte dolore alla caviglia. 

Provo a rialzarmi, ma senza riuscirci ho tutti i muscoli doloranti per la caduta, all’improvviso sento le mani di qualcuno che mi aiuta a rialzarmi, mi volto verso la sua direzione, noto subito due smeraldi che mi fissano, la sua espressione sembra essere un misto di rabbia è dispiacere. 

 

  • Ti sei fatta male? 
  • Si.
  • Cazzo Sara, perché non mi ascolti mai. Ti avevo chiesto di rimanere ferma e in silenzio, e invece tu che fai?  Mi disobbedisci, sei una bambina cazzo! 

 

Mi dice furioso, la sua espressione è severa, i suoi occhi sono colmi di rabbia, lo guardo dispiaciuta non volevo farlo preoccupare, volevo solo andare via, allontanarmi da lui, non immaginavo di cadere e farmi male. 

Inconsapevolmente mi esce una lacrima, che scivola sulla mia guancia, subito dopo ne esce un  altra, in breve tempo mi ritrovo a piangere come una bambina.

Maledico me stessa, per essere così sensibile, le parole del moro, i suoi gesti, mi feriscono ogni giorno, non capisco il motivo per cui ogni cosa che dice o che fa’ mi influenzi così tanto, vorrei tanto che non fosse così. 

 

Senza dire nulla, mi prende in braccio, presa alla sprovvista allaccio le mie braccia al suo collo, mi lascio trasportare da lui, che mi riporta a casa sua, con la mano prova ad accendere la luce di una stanza, riuscendoci, ci sediamo su un divano bianco, posizionato al centro di una stanza insieme ad un altro divano più piccolo  ad  angolo.

Continuo a rimanere tra le sue braccia, inizia ad accarezzarmi i capelli, il suo tocco lentamente mi tranquillizza, smetto  di piangere del tutto.

 

  • Ti fa’ male piccola? 

 

Fa segno alla caviglia, scuoto  la testa, mentendo perché non voglio allontanarmi da lui, desidero ancora sentire il suo profumo, il suo cuore battere, il suo calore, che mi regalano benessere, sto troppo bene con lui. 

Nonostante i litigi che abbiamo avuto negli ultimi giorni, le sue braccia rimangono il mio posto preferito. 

Mi lascio cullare dal suo tocco, e dai suoi baci che mi regalano tranquillità, dopo una giornata simile, non credevo che mi sarei ritrovata a casa sua tra le sue braccia, pensandoci questo è il giorno più bello. 

 

  • Mi dispiace piccola, non volevo farti del male. 

 

Mi dice, interrompendo i miei pensieri, lo stringo più forte, non ho bisogno di sentire le sue parole per capire quali erano  le sue intenzioni, sono consapevole che il moro non voleva farmi del male, aveva bisogno di me, ed io egoista come sono non gli ho dato il mio aiuto. 

Sono io quella egoista insensibile avrei dovuto aiutarlo, senza provare ad andare via da lui.

Il moro come se avesse letto il mio pensiero mi regala un altro bacio tra i  capelli stringendomi ancora più forte tra le sue braccia.

 

  • Non è colpa tua Sara. Avrei dovuto dirti il motivo per cui ti volevo con me oggi, magari se te l’avessi detto, tutto questo non sarebbe accaduto.
  • Perché avevi bisogno di me? 

 

Gli domando, alzando di poco la testa, per riuscirlo a guardare meglio negli occhi, il moro punta subito i suoi smeraldi sui miei, con la mano sposta una ciocca di capelli, portandola dietro l’orecchio.

  • Vuoi veramente saperlo? 
  •  

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16 

 

  • Vuoi veramente saperlo? 

 

Mi domanda rivolgendomi uno sguardo serio, annuisco sicura, voglio capire il motivo per il quale mi ha voluta con lui, non mi basta sapere che ha bisogno di me, ho anche la necessità di capirlo. 

 

  • Riesci a camminare? 

Osservo la mia caviglia, palesemente gonfia, mi fa’ troppo male a malapena riesco a muovere un dito, scuoto la testa, in risposta, il moro fa’ un lungo respiro, per poi prendermi nuovamente in braccio. 

 

  • Tu lo sai che dobbiamo andare a far controllare a qualcuno quella caviglia? 
  • Si lo so, ma dopo che mi spieghi il motivo per cui mi hai portata a casa tua!

 

Inizia a camminare, dirigendosi nella stanza cui fino a qualche minuto fa’ ci trovavamo, poggio la mia testa sul suo petto, inspiro il suo dolce profumo, ed ascolto con attenzione il suono del suo cuore battere. 

Non appena entriamo nel suo studio, mi poggia sulla poltrona, a passo svelto recupera il pc, per poi raggiungermi, si inginocchia sul pavimento con la mano mi posa il suo pc. 

Un po’ confusa lo apro, non so il motivo per cui mi ha consegnato il suo pc, non mi sembra rotto, quindi suppongo che non è questo il motivo per cui mi trovo qui. Non appena lo apro noto un documento aperto, clicco sul documento, rivelando diverse pagine scritte, osservo confusa il ragazzo al mio fianco che non mi guarda sembra palesemente imbarazzato. 

E’ la prima volta che il moro è in imbarazzo, di solito lo trovo sempre nervoso, indifferente, pochissime volte invece mi bea della sua dolcezza. 

Sposto nuovamente la mia attenzione sul documento scritto, senza però leggerli, non so il motivo esatto, finalmente ho  le risposte che cercavo, eppure non voglio saperlo, non adesso almeno. 

Mi piacerebbe saperlo da lui, un giorno quando magari si fiderà di me, non voglio scoprirlo  così in questo  momento moro  si sente in dovere di farlo, magari perché si sente in colpa e vuole rimediare. 

Non ha bisogno di farsi perdonare, l’ho già perdonato, l’ho fatto  nel momento esatto in cui mi ha preso in braccio e mi ha coccolata. 

Decisa, chiudo il pc, convinta che lentamente si aprirà a me, gli tendo il suo portatile, il moro mi osserva confuso, probabilmente non si aspettava questa reazione da parte mia. 

 

  • Non volevi sapere il motivo per cui ti ho portata qui? 
  • Si, ma va bene così. Ho notato il tuo imbarazzo, e il tuo disagio nel farmi leggere quel documento, non ho il diritto di invadere la tua privacy, sono le tue cose, in fin dei conti. Se un giorno me lo vorrai dire, sarò felice di ascoltarti, fino  quel momento per me va bene anche così. 

Sorride alle mie parole, la sua espressione sembra essere più rilassata, mi perdo a guardarlo, è a dir poco meraviglioso, i suoi lineamenti così perfetti, le fossette che si creano quando sorride, impreziosiscono il suo volto. 

 

  • Sara, sto scrivendo un libro, ti ho voluta qui, perché da quando ti conosco sono riuscito a buttare giù qualche riga, la tua presenza mi regala benessere, la tua assenza non mi fa’ stare bene. Anche se ci conosciamo da pochissimo tempo, sei riuscita a scatenare qualcosa in me, di molto positivo. 
  • Davvero? 
  • Si, Sara non sto scherzando. 

 

Il mio cuore batte più velocemente, mentre migliaia di farfalle prendono il volo dentro il mio stomaco, osservo il moro, contenta per le sue parole, perché inconsapevolmente mi ha regalato una speranza, la possibilità di non essere vista solo come una semplice scopata, magari un giorno potrei occupare il suo cuore, esattamente come lui sta occupando il mio. 

 

  • Dai adesso dobbiamo andare in ospedale, non puoi sicuramente stare con la caviglia ridotta in quel modo. 
  • Si, hai proprio ragione. 

 

Si allontana, per poter mettere a posto il portatile subito dopo si avvicina, con delicatezza mi prende in braccio, ci dirigiamo verso l’uscita di casa, frettolosamente recupera il portafoglio e le chiavi della macchina, per poi uscire, rapidamente raggiungiamo la sua macchina, mi posa delicatamente sul sedile del passeggero, mentre lui si posiziona sul sedile del guidatore. 

 

                                                      * 

 

Sono appena rientrata a casa, il moro mi ha accompagnata, è stato molto gentile da parte sua, nonostante la lunga attesa, è rimasto con me, non mi ha lasciato nemmeno per un secondo sola, mi è rimasto accanto come un vero gentiluomo. 

Mi ha persino coccolata, tenendomi stretta tra le sue braccia, in quelle ore mi sono sentita amata, protetta, e la prima volta che qualcuno si prende cura di me regalandomi tutte queste attenzioni. 

Sorrido come un ebete, quando ripenso alle sue parole, risuonano nella mia mente come la musica più bella che io abbia mai ascoltato. 

Nonostante non abbiamo più parlato, dopo quella breve dichiarazione, il mio cuore come anche la mia mente, hanno la certezza che questo è solamente l’inizio. 

Magari sbaglio a farmi tutti questi film mentali, sbaglio anche a credere che qualcosa in Andrea cambierà, però non riesco a non pensarci, a sperare con tutta me stessa che lui un giorno possa innamorarsi di me. 

 

Raggiungo con fatica la mia stanza, non appena apro la porta, incontro lo sguardo di Omar palesemente infuriato, 

Cerco di avvicinarmi a lui, con un po’ di difficoltà, ci riesco mi siedo sul letto accanto a lui, non mi rivolge nemmeno uno sguardo, rimane in silenzio, non mi saluta neanche. 

 

  • Dove sei stata?
  • In giro. Perché me lo chiedi? 

Mi rivolge uno sguardo truce, si alza di scatto, inizia a fare avanti indietro per tutta la stanza, lo guardo un po’ confusa, non riesco a comprendere il motivo per cui si stia comportando così. 

 

  • Omar cosa ti succede, perché ti comporti così? 
  • Cazzo Sara, ero preoccupato per te, ho cercato di chiamarti mille volte, ma tu non ti sei mai degnata di rispondere. Ho persino iniziato a guardare dalle finestra, per vedere se arrivassi, e cosa vedo te che te la spassi con il maniaco. 
  • Non è un maniaco Omar smettila di comportarti così!

 

Gli dico con la speranza di farlo calmare, i suoi occhi sono iniettati di sangue, il suo pomo d’Adamo fa’ su e giù, mentre il suo volto è totalmente rosso. 

Nonostante la situazione con Omar sembra degenerare, il mio pensiero viene rivolto ad Andrea, ho paura per quello che il mio amico potrebbe aver visto, mi spaventa pensare che abbia scoperto l’identità dell’uomo che lentamente mi sta rubando il cuore. 

 

  • Cazzo Sara, devi smetterla di uscirci non è quello giusto per te. Cazzo non hai pensato minimamente a me, non hai pensato che mi sarei preoccupato per te, non trovandoti a casa. Cazzo sei sempre li a pensare a quel coglione, 

 

Faccio per aprire bocca, e rispondere alle provocazioni di Omar, ma vengo bloccata dalle sue labbra che premono insistentemente sulle mie, spalanco gli occhi incredula, insomma non ho mai visto Omar nei panni del mio ragazzo. Cosa gli prende perché fa’ cosi? 

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17 

 

Le labbra di Omar premono insistentemente sulle mie, provo a non contraccambiare il bacio ma risulta un impresa, la sua lingua cerca di entrare nella mia bocca, con le mani cerco di allontanarlo da me, però  questo mio tentativo sfuma, non intende muoversi.

Lentamente mi spinge per farmi sdraiare, si posiziona sopra di me, provo nuovamente a respingerlo, in risposta mi blocca i polsi posizionandoli sopra la mia testa, cerco di aprire bocca con l’intenzione di farlo smettere, ma lui lo vede come in opportunità per infilarmi la lingua. 

Mi domando il motivo per cui si stia comportando così, non mi ha mai obbligata a baciarlo, mi ha sempre trattata con rispetto. 

Provo a respingerlo nuovamente questa volta gli do una ginocchiata nelle parti intime, per il dolore si sposta dal lato opposto del letto, pur di non trovarmi nuovamente in quella situazione mi allontano, sedendomi  sulla sedia della scrivania.

Con le dita tocco le mie labbra gonfie, a causa del bacio forzato di Omar, sono sconvolta, non mi sarei mai aspettata una cosa simile da parte sua, ammetto che il nostro rapporto di amicizia ha avuto qualche sfumatura di baci e carezze, però tutto ciò è accaduto rispettando il volere di entrambi.

Sicuramente adesso non l’avrei mai fatto, il mio cuore come anche la mia mente sono perennemente occupati dal moro, anche se non siamo nulla al momento, mi sento in dovere di rimanergli fedele. Non voglio tradirlo, non voglio toccare altre labbra se non le sue, il suo tocco, il suo respiro ed il suo profumo sono quelli che desidero sentire, il resto per me non esiste. 

 

  • Che cazzo fai Sara! Perché mi hai dato quella ginocchiata.

 

Sbraita, si alza nuovamente, in pochissimi istanti me lo ritrovo davanti, il suo volto è ancora rosso, gli occhi sono iniettati di sangue, la sua espressione è rabbiosa. Mi domando ancora il motivo per cui è così tanto furioso.

 

  • Omar mi sei saltato addosso, cosa avrei dovuto fare ho cercato di allontanarti ma tu nulla continuavi, non ho avuto altra scelta. 
  • Mi dispiace.
  • Perché ti sei comportato così? Perché sei così arrabbiato con me? 
  • Cazzo Sara io io...ti amo. Sono pazzo di te da anni, ma tu non ti sei mai accorta di me. Pensavo che tutti quei baci, quelle carezze, quelle telefonate per te avessero lo stesso valore che hanno avuto per me. Però ora mi rendo conto che non è così, tu mi vedi solo come un amico, non è così? 

 

Lo guardo dispiaciuta, non credevo che tutte quelle cose per lui avessero un significato più profondo, gli voglio un bene dell’anima però non lo amo, per me resterà un amico. 

Non so cosa rispondergli, ho paura che con le mie parole posso ferirlo ancora di più, non voglio rovinare la nostra amicizia, non voglio perdere il mio punto di riferimento, lo è stato per anni, e. voglio con tutta me stessa che continui ad esserlo.

Ma ovviamente non sta a me decidere, sarebbe egoista da parte mia obbligarlo a fingere che non sia successo nulla. Le sue parole mi fanno venire in mente molte cose, le scenate di gelosia che mi ha fatto quella volta che sono uscita con un ragazzo, mi fa venire anche un altro dubbio, si è trasferito qui, per me, perché non riusciva a starmi lontano? 

I sensi di colpa si fanno strada in tutto il mio corpo, mi dispiace sapere di averlo spinto a tutto ciò, per poi farlo soffrire così tanto.

 

  • Omar sei venuto qui, per me? 
  • Si, sono venuto per te. Volevo starti accanto, volevo con tutto me stesso vederti ogni giorno sorridere, piangere, arrabbiata e volevo tanto vederti ridere. Cazzo Roma senza di te non era più la stessa, ha perso la sua bellezza, senza di te non aveva senso rimanere lì. Ho pensato di raggiungerti a Milano, è così ho fatto. Ho mandato tutto all’aria, pur di stare con te pur di vederti,  per  mia grande sorpresa la fortuna è stata dalla mia parte, viviamo nello stesso tetto, dormiamo nello stesso letto, andiamo nella stessa scuola e nella stessa classe. 

 

Spalanco gli occhi per la sorpresa, ha fatto tutto questo per vedermi, per starmi vicino, questo sì che è vero amore, un sentimento che supera ogni limite. 

 

  • Omar mi dispiace io non lo sapevo, non potevo immaginarmi tutto questo, sono stata un egoista, insensibile ti ho ferito senza nemmeno accorgermene. Tengo veramente tantissimo a te non voglio perderti, per me sei e resti il mio punto di riferimento. 

 

Una lacrima scivola bagnando la mia guancia, i sensi di colpa si fanno sempre più forti, sapere di aver ferito Omar mi fa male. Non avrei mai voluto tutto questo, adesso ho la consapevolezza di averlo perso come amico, dopo questa conversazione mia più nulla sarà come prima. 

Lentamente Omar di avvicina con il pollice asciuga le mie lacrime, mi prende in braccio, mi fa’ sedere sopra di lui  che si siede sul letto, ritrovandomi a cavalcioni su di lui, inizia a darmi dei piccoli baci sulle guance continuando ad accarezzarmi. Il suo sguardo è intenso, la rabbia che prima gli aveva fatto perdere il senno, non c’è, è tornato il solito Omar di sempre, dolce e apprensivo.

 

  • Sara, tu non mi perderai, io resterò sempre al tuo fianco. Continuerò ad essere tuo amico, ti amo ricordatelo, se sono venuto fin qui a Milano, è proprio perché non riesco a starti lontano, ho bisogno di vederti almeno 3 volte a giorno, per stare bene. 

 

Lo abbraccio forte, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo, inizia ad accarezzarmi i capelli con dolcezza, lentamente gli occhi si fanno pesanti, fino a quando non mi addormento.

 

                                                                           *

 

Mi sveglio con il suono del mio cellulare che mi avvisa che è l’ora di alzarsi, apro gli occhi, noto subito la faccia di Omar sulla mia spalla, e le sue braccia avvolgermi i fianchi, provo ad allontanarmi da lui, ma la sua forza ed il suo peso me lo impediscono, sbuffo sonoramente, odio quando non sono in grado di agire come voglio. 

Provo a svegliarlo, ma nulla, sembra che non voglia svegliarsi, decido di dargli un bel pugno sullo stomaco, in genere funziona per svegliarlo. 

Apre gli occhi, non appena mi vede, mi rivolge un sorriso per poi darmi il buongiorno, si  stiracchia, dopodiché si mette seduto sul letto, faccio anch’io la stessa identica cosa, provando però ad alzarmi. Non appena ci provo un dolore acuto si fa’ strada lungo tutta la mia caviglia, sbuffo sonoramente, avrei dovuto usare le stampelle che adesso non so neanche dove sono.

 

  • Sara, che ti succede? 

Mi domanda preoccupato, quando nota la fasciatura del piede, si avvicina lentamente, osservandomi un po’ confuso.

  • Ma come te l’ho sei fatta? 
  • Sono caduta dalle scale, mi hanno detto che mi sono rotta la caviglia.
  • Per questo motivo ieri hai fatto così tardi?
  • Si, 3 ore di attesa in ospedale.
  • È quel maniaco ti ha riaccompagnata a casa?
  • Si. 

Mi viene subito in mente di fargli quella fatidica domanda ho bisogno di sapere se Omar ha capito che il maniaco non è altro che Andrea. Faccio un lungo respiro, devo assolutamente capire cosa ha visto esattamente il mio amico.

 - Omar ma tu hai visto il ragazzo che mi ha accompagnata a casa?

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18 

 

  • No, Sara non ho visto il tipo. Era abbastanza buio, non sono riuscito a capire chi fosse. Perché me lo chiedi? 
  • Nulla, nulla. Prepariamoci dai.

 

Il mio cuore riprende a battere tranquillamente, per fortuna Omar ieri non ha riconosciuto il moro, quindi al momento posso stare tranquilla. Dovrò semplicemente stare più attenta affinché nessuno mi scopra, anche sé ho come l’impressione che quello che è successo tra me e il moro non accadrà più.

In fin dei conti continuare a vederci sarebbe un rischio per lui come anche per me, per quello che ho potuto notare Andrea tiene davvero molto al suo lavoro. Sicuramente non sarò io ad essere la sua rovina tengo troppo a lui, per potergli fare una cosa simile, dovrei evitarlo iniziare a comportarmi come una normale studentessa, all’inizio non sarà facile ne sono consapevole, però voglio provarci. Farei qualsiasi cosa per Andrea, anche sé questo potrebbe significare la rovina per me stessa. 

Con l’aiuto di Omar finisco di prepararmi, usciamo di casa puntuali, nonostante le mie condizioni riesco tranquillamente a fare le mie cose, non facendo troppo tardi.

Usciamo di casa, andiamo a scuola con il motorino di Omar in pochissimi minuti arriviamo a destinazione, cerco di scendere dalla moto ma la fasciatura sta iniziando a darmi fastidio, impreco sottovoce quando sbatto il piede sul mezzo. 

Scateno la risata del mio amico che osserva la scena divertito, lo guardo malissimo, anziché ridere potrebbe aiutarmi, potrei rompermi l’altra caviglia se non intervenisse. 

 

  • Anziché ridere perché non mi dai una mano, ne avrei bisogno. 
  • Perdendomi tutto questo? No non se ne parla proprio.
  • Stronzo!

Provo ad aiutarmi con le stampelle, però sembrano piuttosto inutili dal momento in cui non sono in grado di usarli, faccio un respiro profondo lanciando un ultima occhiataccia ad Omar, allungo il piede privo di fasciatura, fino a toccare la superficie della strada. 

All’improvviso sento due braccia sollevarmi, dal sedile del motorino, alzo lo sguardo, vedo Omar che mantiene la stretta salda sui mie fianchi, i suoi occhi verdi fissano i miei.

Gli rivolgo un sorriso di ringraziamento, mi ha evitato una caduta sicura, con delicatezza mi fa toccare la superficie della strada, senza però mollare la presa su di me.

 

  • Te la senti di camminare, se non riesci posso tranquillamente portarti in braccio. 
  • No, no tranquillo. Devo pur sempre imparare ad utilizzare questi aggeggi infernali.

 

Gli dico mantenendo gli occhi fissi su di lui, mi mostra un lieve sorriso, sembra distratto, da qualcosa, si inumidisce le labbra, spingendomi più forte  a sé, con la mano inizia ad accarezzarmi i capelli, spostando una ciocca dietro l’orecchio. Rimango paralizzata da Omar, non so esattamente il motivo per cui non riesco a staccarmi da lui, so solo che tra le sue braccia mi sento bene. 

 

  • Sara sei bellissima. Più ti guardo, più mi rendo conto i motivi per cui sono completamente pazzo di te. 
  • Omar...

 

La sua voce calda e roca, le sue parole non mi mettono a disagio, anzi mi fanno stare bene, come se il mio cuore trovasse benessere in quelle dolci parole. 

Si avvicina lentamente a me, le sue labbra si posano sulla mia fronte, la sua mano grande e ruvida accarezza la mia guancia con dolcezza, con il pollice inizia a disegnare i contorni delle mie labbra.

Per un momento il tempo sembra essersi bloccato, non riesco a comprendere il motivo per cui provo questa sensazione di benessere, fino a ieri ero convinta di essere pazza di Andrea, adesso mi sento confusa, insomma non ho mai  immaginato Omar come un mio possibile compagno. 

 

  • Martelli e Esposito in classe, adesso! 

Entrambi ci voltiamo di scatto, impallidisco quando mi ritrovo per l’ennesima volta gli occhi del moro puntati su di me, il suo sguardo è rovente, mi allontano subito dal mio amico, con un po’ di fatica mi dirigo verso l’ingresso. Omar mi segue, piazzandosi  accanto a me, percepisco il suo sguardo preoccupato, vorrebbe aiutarmi però è meglio evitare, devo pur sempre imparare ad utilizzare le stampelle. 

Mi viene subito il mente lo sguardo di Andrea, sembrava piuttosto deluso, arrabbiato con me, non riesco a capire il motivo per cui si è comportato così, insomma alla fine per lui non sono altro che un passatempo, nonostante mi abbia detto che lo faccio sorridere, rimango dell’idea che non provi nulla, se non una semplice attrazione.

 

Arriviamo in classe, raggiungo subito il mio posto seguita da Omar, ci sediamo, la campanella è già suonata quindi il moro tra non molto farà il suo ingresso. 

Dopo circa 2 minuti il moro entra in classe, rispetto a tutte le volte in cui entra, oggi sembra essere furioso, è possibile che questa sua rabbia sia legata a quello che ha visto poco fa’?

Inizia a fare l’appello, mi lancia un occhiataccia quando pronuncia il mio cognome e quello di Omar, ho come l’impressione che quello che ha visto me la farà pagare amaramente.

Non appena conclude l’appello, prende il suo amato registro fa scorrere la penna lungo l’elenco dei cognomi, fino a fermarsi al mio, me lo immaginavo, per fortuna ho studiato, la mia unica preoccupazione è la sintesi l’ho iniziata ma non l’ho conclusa.

 

  • Sara, interrogata. 

Annuisco, lentamente provo ad alzarmi, cercando di non sbattere la caviglia da nessuna parte, tuttavia i miei tentativi risultano inutili, si alza Omar con l’intento di aiutarmi ma il moro, lo impedisce, dicendogli:

 

  • Esposito si rimetta a posto, non è un infermiere se lo ricordi. La sua compagna è abbastanza intelligente da potersela cavare da sola. 

 

Raggiungo la cattedra, faccio per avvicinare una sedia e sedermi accanto a lui per ripetergli la lezione, cosicché  la caviglia non possa avere problemi.

 

  • Martelli, deve rimanere alzata, e per favore cerchi di parlare ad alta voce.
  • Si.

 

Provo a mantenere la calma, arrabbiarmi non facilita le cose, coraggio Sara sopporta è solo un interrogazione quanto mai potrà durare?

 

                                                                                  ***

Come non detto, lo stronzo mi sta massacrando, mi chiedo come può comportarsi così, lo sa che ieri ero con lui, come può fare così, è a causa sua se adesso mi ritrovo con la caviglia rotta. 

Devo calmarmi, arrabbiarsi non serve a nulla, ma che dico! Sto morendo dal dolore non mi fa’ nemmeno sedere sulla sedia se continuo così dopo dovrò prendere qualcosa. 

Più trascorrono i minuti, più il dolore si fa’ più acuto sento il piede gonfiarsi il mio livello di sopportazione ha un limite, che è stato già oltrepassato, cavolo Andrea smettila di fare lo stronzo!

All’improvviso le mie gambe cedono, cado a terra, impreco sottovoce la rabbia si sta facendo sentire, come la vergogna che provo in questo momento , ho tutti gli occhi dei miei compagni puntati addosso, ci mancava solo questo, alzo gli occhi noto subito Omar che mi osserva dispiaciuto, sposto la mia attenzione al moro che sembra essere totalmente indifferente dalla situazione.

 

  • Sara alzati e continua a ripetermi la lezione non abbiamo ancora finito.
  • Professore non vede che Sara non sta bene, la sua interrogazione a mio parere può anche andare bene così.
  • Silenzio, sono io che decido quando può andare bene, non tu! Coraggio alzati o sarò costretto a metterti un insufficienza.

 

Rimango ad ascoltare Omar che prova a far cambiare idea al professore, senza alcun risultato, vederlo così indifferente nei miei confronti mi ferisce, insomma non gli ho fatto nulla di male, ho sempre provato a capirlo, ascoltarlo anche quando non lo meritava. 

Provo a rialzarmi, mantenendo lo sguardo fisso sul pavimento non ho voglia di guardarlo, mi ha ferita anche fin troppo negli ultimi giorni. 

I miei tentativi risultano inutili, la caviglia fa’ i capricci, non riesco nemmeno a rialzarmi, Sara sei inutile, una debole ecco cosa sei, guarda come ti sei ridotta! 

 

  • Vieni ti accompagno in infermeria, non sei in grado nemmeno a reggerti in piedi.

Due braccia forti mi sollevano da terra, alzo la testa, rimango sorpresa dal gesto del moro, non dice nient’altro si limita ad allontanarsi dalla classe, ignorando le parole dei miei compagni.

Poggio la mia testa sul suo petto, sentire il suo cuore battere mi regala la tranquillità che fino a qualche attimo fa’ credevo di aver perso. 

  • Dopo io e te dobbiamo parlare Sara , mi devi spiegare che tipo di legame hai con quel tuo amico. 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19 

Il moro mi posiziona sopra una sedia, siamo in attesa  che qualcuno controlli la mia caviglia, anche se dubito che qualcuno lo farà, la sala d’attesa se così possiamo chiamarla è stracolma di studenti, che sembrano essere qui già da un po’. 

Mi domando che speranze possa avere io di essere controllata entro l’orario scolastico, insomma penso che sarebbe meglio tornare a casa e riposarsi. Almeno così mi posso risparmiare i maltrattamenti del moro, che ormai sembra averci preso gusto nel farmi male, scommetto che è il suo passatempo preferito. 

Sposto la mia attenzione al moro che è seduto accanto a me, la sua espressione sembra essere cambiata adesso è molto più rilassata, la rabbia che c’era   fino a qualche minuto fa’ sembra essersi dissolta.

 Mi perdo un attimo a guardarlo, le sue spalle larghe che vengono risaltate dalla camicia che aderisce perfettamente al suo corpo lo rendono piuttosto attraente, il jeans stretto mette in evidenzia le sue gambe lunghe e muscolose, e inutile dire che Andrea è un Dio greco sceso nel mondo dei comuni mortali, per dare l’opportunità alle donne di rifarsi gli occhi di tanto in tanto.

I minuti trascorrono velocemente e dell’infermiere  ancora neanche l’ombra, mi domando sé questa fantomatica persona esisti realmente, insomma durante il mese che ho trascorso in questa scuola nessuno mi ha mai  parlato di un infermeria, quindi dubito che questa persona lavori realmente qui. 

Sbuffo ormai stanca di aspettare, il corridoio non fa’ altro che  riempirsi di altri studenti apparentemente malati, nel giro di mezz’ora non ho visto  neanche l’ombra di questa persona, nonostante il dolore non sembra dileguarsi, preferisco tornare in classe e attendere la fine della giornata scolastica, piuttosto che aspettare.

 

  • Professore, mi scusi preferisco tornare in classe. 

Si volta verso la mia direzione, i suoi occhi sono puntati sui miei, provo a non incantarmi in quel meraviglioso azzurro che mi travolge tutte le volte in cui lo guardo, facendomi dimenticare tutto il male che di giorno in giorno ricevo da parte sua. 

  • No, stai male è giusto che ti fai controllare la caviglia. 
  • No, non è necessario sto bene. 
  • Ah si dimostramelo, alzati è inizia a camminare. 

Osservo la sua espressione divertita, nonostante la situazione si diverte a farmi del male, è  inutile non capisce nulla, cosa mi dovrei aspettare da uno come lui, dolcezza? Amore? Devo iniziare a vedere le cose per come stanno realmente, è un uomo senza cuore a cui non gli importa minimamente di me. Se mi ha portata qui non è perché si è reso conto del suo errore,  doveva semplicemente  rispettare il suo ruolo da insegnante. 

La rabbia e la delusione che nutro nei suoi confronti sono sempre più forti, neanche le emozioni che provo quando è con me sembrano riuscire a sotterrare i sentimenti negativi. 

Faccio un lungo respiro, nonostante il dolore lancinante che provo solo a muoverlo, decido di alzarmi, la voglia di dimostrargli che non ho bisogno di lui è forte mi fa’ persino trovare la forza di resistere al dolore.

Muovo i primi passi con estrema fatica ogni passo è una sofferenza ma ne vale la pena sopporterei qualsiasi cosa  pur di allontanarmi da quello stronzo, mi dirigo in classe, ripetendomi costantemente che manca poco, solo qualche altro piccolo passo è tutto sarà finito, per mia sfortuna tutto sembra inutile le mie gambe cedono, tanto che sono obbligata a fermarmi e a sedermi sulla superficie fredda del pavimento. 

Mantengo la testa abbassata, i miei occhi osservano il pavimento, la rabbia di non esserci riuscita, di non essere stata capace di dimostrare a quell’uomo quanto valgo mi distrugge, per l’ennesima volta gli ho dimostrato che ho bisogno dell’aiuto di qualcuno per rialzarmi. 

 Sara Martelli che ha bisogno dell’aiuto di qualcuno è assurdo! In tutta la mia  vita non ho fatto altro che lottare per non cedere alla sofferenza, nascondendomi dietro ad una maschera che rivela un lato di me piuttosto superficiale  è stupido. Tenendo per me tutte le mie fragilità, le mie insicurezze e tutto il  dolore, solo Omar conosce questo lato nascosto di me, non perché gliel’ho voluto raccontare, purtroppo come me ha vissuto il mio stesso incubo.

Vivere in un orfanotrofio non è semplice, sapere che la donna che ti ha portato in grembo non ti voluta con sé, solo perché per essa non eri altro che un problema non è semplice. Ti ritrovi a chiederti il motivo per cui lo ha fatto? Se c’è qualcosa che in te non va? Mille domande a cui non puoi avere una risposta, nonostante ho avuto la fortuna di trovare una famiglia che ha deciso di prendersi cura di me, il pensiero di non essere stata amata dalle persone che ti hanno donato la vita rimane fisso sulla testa. Nonostante provo a vivere la mia vita ignorando il passato, in momenti come questi mi torna tutto in mente, quella corazza che mi sono costruita col tempo si distrugge in un attimo, non riesco nemmeno a comprendere esattamente il motivo per cui il mio lato così fragile e indifeso voglia uscire con così tanta facilità. 

I passi del moro si fanno sempre più vicini fino a quando non  si fermano davanti a me, odio farmi vedere così debole, odio mostrare le mie lacrime ad un uomo che non merita nulla se non la mia totale indifferenza, odio profondamente la ragazza che sono con lui. Si abbassa sedendosi sul pavimento,  con la mano mi alza il viso, incontro subito i suoi occhi che mi fissano intensamente, cerco di distogliere lo sguardo da lui, non voglio cascarci ancora, questi per lui non sono altro che dei sporchi giochi. 

 

  • Ti riporto a casa. 
  • Non vengo da nessuna parte con te.
  • Ho detto che ti riporto a casa. Non voglio sentire polemiche da parte tua, stai zitta. Prova a fare qualcosa di giusto almeno una volta. Ti sto offrendo il mio aiuto, ringraziami anziché fare la bambina capricciosa. Ritieniti fortunata, oggi mi sento buono, ti sto offrendo il mio aiuto nonostante tu non lo meriti. 

 

Osservo schifata il moro, come può dirmi questo? Io mi devo ritenere fortunata ad aver incrociato un uomo così tanto crudele ed egoista? Mi devo ritenere fortunata a soffrire così tanto per ogni sua azione, parola? 

Faccio un respiro profondo, in un attimo dimentico ogni cosa vissuta con lui, cancello le emozioni che mi ha suscitato, i sorrisi, le carezze ed i baci da lui ricevuti. L’uomo che ho davanti a me non merita un altro minuto del mio tempo, non merita che io soffra per lui, che perdo tempo a domandarmi cosa mai l’ha portato ad essere così freddo e insensibile. Non merita assolutamente nulla da me, se non la mia totale indifferenza.

 

  • Sai cosa ti dico Andrea, usa questa bontà con qualcun’altra. Non ho bisogno di te, non ho mai avuto bisogno di qualcuno che mi offrisse il suo aiuto. Riesco tranquillamente a cavarmela da sola. 
  • Ah si? Dimmi allora come mai sei qui a piangere come una bambina che non è in grado nemmeno di camminare come una persona normale? 

 

Mi rialzo sotto il suo sguardo attento, mi sta provocando vuole avere ragione, vuole dimostrarmi che senza di lui valgo poco. Non ha capito un bel niente di me, si è solo concentrato a soddisfare i suoi bisogni sessuali, alla fine è quello che ad uomo importa. Mi rimetto in piedi con difficoltà ignorando il dolore che in questo momento vale meno di zero, il mio orgoglio vuole urlare che si sta sbagliando di grosso. Non appena mi trovo davanti a lui gli rivolgo uno sguardo di sfida, quello che ha appena visto è reale, non ho bisogno di lui per 17 anni sono riuscita a vivere benissimo da sola, portandomi dietro il dolore e la sofferenza che tuttora mi tormentano. 

 

  • Non ho bisogno di te. Andrea fottiti!

Gli dico per poi allontanarmi da lui, ignorando del tutto la sua risposta, nonostante il cuore soffra, la mia mente mi dice che ho fatto la cosa giusta.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20 

 

É già trascorso un giorno, dalla lite avuta con il moro, sembra essere passata una settimana, devo ammettere che non ho fatto altro che pensarlo, mi manca, l’idea di aver avuto un ennesimo litigio con lui non mi lascia per nulla indifferente, ho la necessità di parlargli, chiarire ogni cosa.

Nonostante tutto quello che mi ha fatto, ho bisogno di chiudere questa parentesi, sono sempre stata una ragazza allegra e vivace, almeno è quello che faccio pensare di me alla gente, nascondendo il mio lato fragile e debole. 

Solo con Andrea sono riuscita ad essere me stessa, mostrandogli il lato più insicuro di me, ammetto che non ha fatto altro che spezzarmi il cuore, con il suo comportamento, è un uomo freddo e calcolatore, anche se ho come l’impressione che anche lui come me nasconde tutto con una solida maschera, solo due volte sono riuscita a vedere oltre quella maschera, ho riconosciuto il suo lato dolce, la sua sicurezza e quella sofferenza che si porta con se ogni giorno. 

Il mio cuore mi impone di andare da lui, parlargli anche se la testa non è d’accordo mi suggerisce di rimanere sui miei passi, non lasciarmi condizionare dai sentimenti che nutro per il moro.

Osservo il soffitto della mia stanza, sommersa dai miei pensieri che non fanno altro che incrementarsi minuto per minuto, solo quando giungo ad una conclusione, la mia testa si ferma quando capisce quello che bisogna fare.

Mi alzo di scatto, ignorando la presenza della fasciatura, inizio a prepararmi in fretta e furia, sciolgo la treccia, e faccio cadere i miei capelli in morbide onde, provo a rendermi presentabile ricorrendo al trucco, faccio una linea sottile di eleyner aggiungendo il mascara ed un rossetto color carne.

Nonostante non sono il massimo come ragazza, credo che il moro apprezzerà, il vestito che ho indosso esalta le mie curve, la gonna scivola delicatamente sui miei fianchi, il colore regala un tocco in più di eleganza e delicatezza, dovuto anche al pizzo che avvolge le mie braccia.

Osservo la mia figura allo specchio, il timore che il moro posso trattarmi nuovamente male mi tormenta, vorrei tanto che almeno una volta mi tratti come una persona con dei sentimenti. 

Esco di casa, la mia mente inizia ad elaborare un discorso da fare al moro, devo subito mettere in chiaro i miei sentimenti, dirgli che non può trattarmi come un oggetto, che non sono come le altre ragazze che ha conosciuto. 

Arrivo a casa sua, ho memorizzato ogni parola che dovrò  dirgli, faccio un lungo respiro subito dopo suono il campanello, l’ansia inizia a farsi sentire, ho il cuore in gola, il pensiero di ritrovarmi davanti alla sua figura possente mi intimorisce un po’. 

Il grande portone d’argento si apre, entro con un passo lento mi dirigo verso l’ascensore, la mia mente urla che sto facendo un grosso errore mentre il cuore fa’ i salti di gioia l’idea  di rivedere l’uomo dannatamente bello e stronzo nello stesso istante. 

I secondi dell’ascensore non fanno altro che aumentare la tensione, che inizia a prendere il sopravvento, quando le porta si apre esco, sbianco quando noto che la porta dell’appartamento del moro è già aperta, il moro è poggiato nello stupite, mi osserva con quel sorrisetto da stronzo, i miei occhi cadono subito nel punto scoperto, ha solo indosso un paio di pantaloni, il dorso è totalmente scoperto, inizio ad osservare con attenzione i suoi muscoli, la pelle del suo corpo è macchiata di inchiostro segna buona parte del petto e del braccio sinistro. È la prima volta che lo vedo senza maglia, non avevo mai visto i tatuaggi che ha sulla pelle, ai miei occhi lo vedo ancora più attraente, più di quanto non lo era già. 

 

  • Non sei Caterina. Che cosa vuoi Sara, non ho voglia di sentirti piangere.
  • Devo parlarti.
  • Di cosa Sara? Sei stata abbastanza chiara puoi  andartene non ho voglia di perdere tempo con te. Come puoi ben notare aspetto qualcuno, devo scopare quindi togliti dai piedi!

 

Osservo i suoi occhi di ghiaccio, è assurdo come può essere così insensibile, così stronzo, ero venuta qui per riappacificarmi con lui, scusarmi per quello che è accaduto ieri. Evidentemente perso solo tempo ed energie, con Andrea non si può parlare civilmente, non si può essere gentili non lo merita dovrei ricordarmelo, cosicché alla prossima se mi viene in mente di  ripiombarmi  a casa sua ricorderò  il suo benvenuto.

Gli do le spalle, mi dirigo  verso l’ascensore, non sono arrabbiata con lui, alla fine se è così stronzo che colpa ne ha? Sono arrabbiata con me stessa  nonostante il suo comportamento mi ostino ancora a corrergli dietro. Quando imparerò a usare la testa? Quando imparerò a tenere a bada i sentimenti? 

Trattengo una lacrima che minaccia di uscire, ripeto a me stessa quello che ieri mi ero promessa di fare, non posso ancora una volta piangere per lui, non lo merita. Devo smetterla di soffrire per un uomo che non mi vuole, che non mi considera minimamente, un uomo che tra l’altro è il mio insegnante. I sentimenti che nutro per lui sono un problema, perché non faranno altro che causarmi guai molto seri. 

 

  • Piccola palla di pelo, aspetta.

 

Mi fermo nell’esatto istante in cui me lo chiede, non mi volto verso la sua direzione mi limito ad ascoltare ciò che ha da dirmi, con la consapevolezza che si tratti già di qualcosa che mi ferirà, e mi porterà a versare altre lacrime.

 

  • Entra, abbiamo molto di cui parlare. 
  • È la tua Caterina? Non mi permetterei mai di rovinarti una scopata! 

 

Gli dico voltandomi verso la  sua direzione, rivolgendogli un occhiataccia, le parole mi escono quasi da sole, l’idea che potesse essere in compagnia di questa donna mi inibisce la mente. Nonostante il male che mi infligge, le lacrime che mi fa versare, le promesse che mi ostino a voler mantenere per il mio bene, si annullano in un attimo con una semplice parola e gesto che compie. 

Osservo la sua reazione mi guarda con un cipiglio, abbasso lo sguardo per l’imbarazzo, è assurdo come mi annulli in sua presenza non riesco nemmeno a farmi rispettare da quest’uomo.

 

  • Non sono cose che ti riguardano. Adesso entra Sara, non voglio ripeterlo nuovamente. 

 

Lo vedo allontanarsi dalla mia vista, decido di seguirlo, magari se parliamo ci chiariamo, riusciremo ad avere un sano rapporto, normale. 

Entro per la seconda volta a casa sua, rispetto alla prima volta in cui l’ho vista, noto subito che l’ingresso è ben illuminato, le pareti bianche  sono piene di dipinti che rappresentano vari paesaggi, sono presenti solo due mobili: una piccola libreria di colore grigio strapiena di libri, ed una piccola cassettiera del medesimo colore. L’ambiente che mi circonda è estremamente tranquillo, i colori rendono la stanza rilassante.

Continuo a seguire il moro, giungiamo nel suo studio, mi accomodo nella sedia girevole, davanti al moro, aspetto con ansia  che mi dica tutto ciò che ha da dirmi.

 

  • Allora Sara, sarò diretto con te, non voglio che passi un minuto in più con Omar. Sono stato abbastanza chiaro?
  • Scusa ma per quale motivo tu non vuoi? 

Lo osservo confusa, non riesco a capire bene il motivo della sua richiesta, fino ad ora si è sempre dimostrato disinteressato nei miei confronti. Per quale motivo non vuole che frequenti Omar è il mio migliore amico in fin dei conti, perché dovrei mai smettere di frequentarlo? 

Soprattutto perché dovrei obbedire ai suoi ordini, fino ad ora non ha fatto altro che ferirmi, raramente si è dimostrato un ragazzo dolce e amorevole, qualità che non immaginavo che un uomo freddo e calcolatore potesse avere. Inizio a domandarmi se il moro non sia uno di quegli uomini che amano avere il totale possesso della donna è che quindi la presenza di un altro uomo li infastidisce. 

Tuttavia  i miei sentimenti mi suggeriscono che il moro non sopporta  Omar, ripenso ai momenti in cui ho notato dei comportamenti strani da parte sua, arrivo ad una conclusione, Andrea è geloso. Non riesco a comprendere bene la sua gelosia in fin dei conti mi ha chiaramente detto che tra di noi non potrà mai esserci nulla, fino ad ora non mi ha mai dimostrato quanto realmente ci tenesse a me, se è davvero come penso significa che anche lui prova lo stesso sentimento che nutro anch’io nei suoi confronti. 

Alzo lo sguardo, incrocio subito le sue iridi glaciali, che mi fissano intensamente, bagno le labbra questo gesto al moro non passa inosservato si alza dalla sedia, avvicinandosi pericolosamente a me. Me lo ritrovo davanti, con entrambe le mani, sposta la sedia girevole in cui sono seduta, portandola più vicino a lui, avvicina il suo viso al mio, percepisco il suo respiro da questa distanza il suo profuma inonda le mie narici, i suoi occhi così belli e penetranti mi fanno dimenticare il mio discorso, i miei pensieri e il mio dolore c’è solo una cosa che rimane, il sentimento che nutro per quest’uomo così dannatamente bello ed egoista. 

 

- Devi farlo Sara, ti voglio tutta per me. Sei mia non voglio ripeterlo un altra volta.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21 

 

Le sue parole risuonano ancora nella mia mente, non credevo che si potesse toccare il cielo con un dito, con così poco. Posso dire che questo è il giorno più bello della mia vita, da ricordare senza alcun dubbio, non credevo che il moro nutrisse tutto questo interesse nei miei confronti, credevo che per lui tutto questo era un puro e semplice gioco. Evidentemente mi sono sbagliata, fin dal primo giorno in cui ci siamo incontrati, il suo cuore mi apparteneva, magari non totalmente, però lentamente ne sto prendendo il possesso, infatti  queste sue parole non sono altro che una dimostrazione.

Il mio cuore inizia a battere all’impazzata mentre nel mio stomaco migliaia di farfalle prendono il volo, solo la mia mente rimane lucida, suggerendomi di non fidarmi delle sue parole, che sicuramente si tratta di un altro stupido gioco nella quale io ne uscirò distrutta. 

Pensandoci bene potrebbe anche essere così, insomma per quale motivo dovrebbe vietarmi di vedere Omar, per quale motivo vuole che mi allontani dal mio unico amico? 

Ovviamente per ferirmi non vuole il mio bene, avrà notato il legame che ci unisce, il modo in cui sono con lui, sorrido più spesso, probabilmente non riuscire ad avere il controllo su di me lo infastidisce parecchio. Già  dal primo momento in cui l’ho conosciuto, mi è sembrato uno di quegli uomini manipolatori, ossessionati ad avere il controllo a qualsiasi costo, ignorando l’orgoglio ed i sentimenti altrui. 

Osservo i suoi diamanti che mi fissano intensamente, aspetta una risposta, un mio gesto, cosicché il gioco possa avere inizio, il problema è che non so se voglio realmente giocare ancora con lui, rischiare mettendo al primo posto i sentimenti, perché sicuramente dopo me ne pentirò. Tornerò a casa con il cuore ferito e l’orgoglio frantumato, ed io sono stanca di dover affrontare tutto questo ogni giorno, non posso neanche sfogarmi con qualcuno perché tutto questo deve continuare a rimanere un segreto. 

Quali certezze potrà mai darmi, come posso fidarmi di lui, non lo conosco, non so molto di lui, so ben poco, quindi come faccio a lasciarmi andare totalmente?

 

  • Non posso.
  • Perché? 
  • Tu vuoi giocare, non ti importa niente di me. L’hai detto tu stesso che tutto questo era un semplice gioco. 

 

Continua a fissarmi, adesso la sua attenzione si è spostata sulle mie labbra umide, lentamente il mio corpo viene scosso da alcune scariche che provengono dal  mio basso ventre, avere Andrea  a questa distanza scatena in me la voglia di lui.

 

  • Ah si? Se fosse un gioco, farei questo?

 

Mi dice con una voce talmente sexy, che mi fa quasi perdere il lume della ragione, è impossibile resistergli, respingerlo, trova sempre il modo di ottenere ciò che vuole. In un attimo posa le sue labbra morbide sulla mie, schiudo le labbra contraccambiando il bacio di quest’uomo famelico. 

Il bacio non è dolce, anzi è un esplosione di passione dietro ad esso percepisco la rabbia e la gelosia che per giorni ha nutrito nei miei confronti. 

Continuiamo a baciarci con foga, senza separarci neanche per riprendere fiato, porta entrambe le mani  sul mio sedere, sollevandomi dalla sedia, allaccio subito le mie gambe sui suoi fianchi, mi stringe più forte fino a farmi sentire la sue erezione pulsare con insistenza sui suoi pantaloni. 

Arrossisco di colpo quando sento l’effetto che ho su di lui, mi separo un attimo dalle sue labbra, per osservare la sua espressione che è famelica vuole continuare spingersi oltre, ignorando le conseguenze, osservo le sue labbra rosse e gonfie a causa dei baci ci  siamo scambiati fino a qualche attimo fa’.

 

  • Sara ti voglio, non me ne frega un cazzo del dopo. Ti voglio baciare, toccare ogni lembo di pelle, e assaporarti fino a quando ne avrò voglia. Ho voglia di te. 

 

Si avventa nuovamente sulle mie labbra, baciandomi con foga, nel frattempo inizia a muoversi, uscendo dal suo studio, attraversiamo il corridoio fino ad arrivare davanti ad una porta che apre spingendo con il piede. Mi poggia delicatamente sulla superficie morbida del letto, senza staccarsi dalle mie labbra, si posiziona sopra di me, in breve tempo ci liberiamo degli indumenti che ci separano. Rimanendo completamente nudi, per la prima volta, entrambi studiamo ogni punto di pelle scoperta, assaporandola e toccandola, questa volta con più delicatezza e meno passione. Ci godiamo il momento entrambi con la consapevolezza che nulla può durare per sempre, che sicuramente dopo questo, ci sarà di nuovo il muro che fino a qualche minuto fa ci impediva d essere noi stessi.

Inizia a toccare la mia intimità ormai bagnata a causa di tutte le sensazioni piacevoli che mi regala con il suo membro duro, regalandomi dei gemiti di piacere, che al moro non sfuggono.

Continua a giocare con la mia povera intimità fino a quando non si ferma, gli lancio un occhiataccia che lui contraccambia con un sorriso.

  • Che c’è Sara, cosa vuoi? 
  • Lo sai cosa voglio!
  • Se non mi fai capire cosa vuoi, come faccio a saperlo? 

Mi dice con una voce tremendamente sexy e attraente, nonostante odio questi giochi di parole, le torture a cui mi sottopone, questo momento è a dir poco meraviglioso, sono felice di condividere questo momento così intimo con lui. 

Per la prima volta mi sento più vicina a lui, l’uomo freddo e manipolatore ha lasciato spazio ad uomo dolce e passionale, che venera il mio corpo come mai nessuno ha fatto.

  • Sei pronta? 
  • Si.

La sua espressione è diventata seria in un colpo, le sue attenzioni mi fanno sentire amata, coccolata, mi tratta quasi come uno strumento delicato che si può rompere facilmente. 

Lentamente entra dentro di me, senza distogliere il contatto visivo con me, inizia con delle spinte lente e decise che lo spingono ad emettere  dei  gemiti di piacere, mi beo del suo respiro caldo, e del suono dei suoi gemiti che mi appagano totalmente. 

Continuiamo a fare l’amore, aumentando l’intensità delle spinte, e baciandoci con foga senza mai staccarci, i nostri corpi come anche le nostre anime sono unite dal sentimento che ci lega.

           

                                                                ***

 

Sono distesa sul suo letto morbido, il moro dorme beatamente nel lato opposto del letto, con il volto rivolto dalla mia parte, la sua espressione è rilassata, è bellissimo mentre dorme sembra quasi un bambino, osservo la sua figura per svariati minuti fino a quando non decido di alzarmi e andare in bagno. 

Rivolgo un ultima occhiata al moro, che è ricoperto dal lenzuolo che copre solo il suo fondoschiena per poi voltargli le spalle, l’occhio mi cade subito su una foto posizionata sopra la cassettiera nera che si trova accanto all’uscita.

La foto raffigura una donna a dir poco bellissima, ha dei bellissimi occhi verdi ed un sorriso che potrebbe far invidia a chiunque, al suo fianco c’è il moro che tiene in braccio una bambina che assomiglia molto alla donna raffigurata e al moro.

Osservo con attenzione la foto, lentamente inizio a trarre delle conclusioni che lacerano il mio cuore, la mia mente mi suggerisce di allontanarmi da quella stanza, e di non tornarci più. 

 Lentamente le lacrime iniziano a scendere, la rabbia di essere stata presa in giro con così tanta facilità mi distrugge, i sensi di colpa si fanno strada dentro di me, perché ho rubato il padre ed il marito di un altra donna.

Maledico me stessa per essere stata così ingenua a fidarmi di quell’uomo freddo e calcolatore, avrei dovuto rifiutare, non lasciarmi andare con così tanta facilità chiedere di più, per capire se era sposato o aveva una famiglia.

Domande che non ho mai avuto interesse di porre, perché ritenevo così tanto scontato che l’uomo di cui mi sono perdutamente innamorata fosse libero, quando in realtà non lo è.

Raccolgo i miei vestiti in fretta e furia, esco dalla stanza rivestendomi, con noncuranza esco da quella casa, con le lacrime che ancora scendono, decido di cancellare il momento che abbiamo vissuto, annullando  i sentimenti che fino ad ora non hanno fatto altro che causarmi dolore. 

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

 

Esco dal palazzo dello stronzo in fretta e furia, in preda ad una crisi di pianto, percepisco ancora le sue mani sul mio corpo, il sapore dei suoi baci, il suo calore, il suo respiro pesante, tutto si ripete nella mia mente. Il dolore che provo mi sta lacerando il cuore, le lacrime non si fermano, continuano a scendere incessantemente, mi fermo in vicolo cieco per prendere fiato, mi poggio  sul muro e lentamente faccio scivolare la mia schiena fino a quando il mio sedere tocca il marciapiede ruvido e freddo, nascondo il mio volto tra le ginocchia e lascio che le lacrime cessano di cadere da sole.

Ripenso alla foto che ho visto a casa sua, la foto ritrae un uomo felice, non l’ho mai visto così fino ad ora, mi domando il motivo per cui abbia tradito la moglie, perché non mi ha mai parlato della sua famiglia? Se solo l’avessi saputo, non mi sarei mai permessa di mettermi in mezzo, seppur tutto sia iniziato come un gioco, di quel fottuto uomo mi sono innamorata. 

Maledico me stessa per essere stata così ingenua a credere alle sue parole, pensare che lui nutrisse lo stesso interesse che nutro anch’io.

Adesso mi rendo conto che per lui era solo un gioco, voleva fare sesso con me, evadere dal suo ruolo di padre e marito, ignorando le conseguenze, mi ha usato solo per dare sfogo ai suoi istinti, probabilmente repressi dal matrimonio.

Dovevo immaginarlo che il suo fastidio, la sua finta “gelosia” erano una strategia, pensata solo con l’unico scopo di manipolarmi e ottenere ciò che voleva.

L’odio inizia a scorrere nelle mie vene, calma il dolore che fino ad ora sentivo, decido di dare ascolto alla mia mente, che fino ad ora avevo ignorato.

Asciugo le ultime lacrime, dopodiché faccio un lungo respiro, ripetendo a me stessa che non ho bisogno di un uomo per essere felice, posso vivere tranquillamente anche senza. 

Preferisco tornare a vivere come prima, privandomi del sentimento che fino a poco fa’ creava benessere, ma causava al tempo stesso un malessere interiore. 

Ho già vissuto troppo tempo a versare lacrime per delle persone che non lo meritavano, per i miei genitori biologici che mi hanno abbandonata davanti ad un orfanotrofio in pieno inverno,  ignorando le conseguenze del loro gesto. Avevo solo 3 anni quando vidi per l’ultima volta mia madre, mi aveva detto di aspettarla davanti a quel edificio vecchio, promettendomi che sarebbe tornata a prendermi. L’ho aspettata per 2 lunghi anni, dopo mi sono stancata, ho capito che non sarebbe mai più tornata a prendermi, quindi ho deciso di cancellarla dalla mia vita anche se mi sono sempre chiesta il motivo per cui l’avesse fatto.  

Inizio a incamminarmi verso casa, con la speranza di non beccare Omar in camera mia, non ho voglia di parlare di quello che  è accaduto, non ho voglia di ascoltare i suoi rimproveri. 

Ho solo bisogno di riposarmi, staccare per un attimo la spina e rilassarmi, isolarmi dalla realtà solo per un po’, almeno per riprendermi da tutto quello che è accaduto, cosicché possa affrontare Andrea senza piangere.

Non ha fatto altro che chiamarmi nell’ultima ora, mi ha persino riempito il cellulare di messaggi, cosa vorrà mai da me, non ha capito che non ho più intenzione di parlare con lui, che con me ha chiuso definitivamente?

Inizio a velocizzare il passo, con la speranza di tornare a casa, e di chiudermi in camera, impreco sottovoce quando delle gocce di pioggia scendono dal cielo, bagnando il mio corpo segnato dalle sue impronte e dal suo profumo.

Arrivo finalmente davanti al palazzo in cui vivo, butto fuori un respiro di sollievo, per poi dirigermi al portone grigio, esco dalla borsa le chiavi, mi affretto ad aprirla, vengo però fermata dalla mano ruvida di qualcuno che tocca la mia spalla. 

Il mio cuore perde un battito, tutti i miei muscoli si irrigidiscono, riconosco subito quella mano ruvida e fredda a causa della pioggia, si tratta del moro. 

Mi volto di scatto verso la sua direzione, come me anche lui è completamente bagnato dalla testa ai piedi, le sue labbra sono violacee a causa del freddo, mentre il suo corpo possente sembra tremare, tuttavia non sembra particolarmente interessato alle condizioni in cui si trova, il suo sguardo è puntato su di me.

 

  • Perché sei andata via?

 

Mi domanda con voce roca, la sua espressione non sembra rabbiosa, riesco a vedere un velo di preoccupazione da per sua, come se ci fosse qualcosa che lo spaventa. 

Indurisco la mia espressione non appena ripenso alla foto che ho visto in camera sua, ignorando le sensazioni che mi regala la sua presenza, ascolto la mente e trascuro i sentimenti che nutro per quest’uomo così dannatamente bello.

  • Non ti riguarda.
  • Invece sì che mi riguarda, ho bisogno di sapere il motivo per cui ti stai comportando così. Credevo che tra di noi le cose finalmente stessero andando bene.
  • Ti sbagliavi! 

 

Gli dico indurendo  il tono della mia voce, mi sono ripromessa che non cadrò mai più nei suoi sporchi tranelli, ha chiuso con me. Niente mi farà cambiare idea, ho già capito che tipo di uomo è, nell’esatto istante in cui ho visto quella foto, se vuole divertirsi può farlo, ma non con me, non giocando con i miei sentimenti.

Mi volto dandogli le spalle per aprire il portone di casa, con la speranza che domani non mi sveglio con la febbre, ho i vestiti bagnati fradici, tremo a causa del freddo e del vento che soffia sul mio corpo.

  • No! Ho visto più che bene. Adesso mi spieghi cosa cazzo è successo!

 

Mi dice con un tono altrettanto duro, improvvisamente vedo i miei piedi alzarsi da terra, e delle mani stringermi i fianchi, in un attimo mi ritrovo in braccio al moro, che si dirige verso l’auto parcheggiata, ignorando le mie urla, e i pugni che colpiscono le sue braccia.

Mi butta in malo modo dentro la sua auto, chiudendo subito la portiera, subito dopo entra anche lui, sedendosi nel sedile del conducente, si volta di scatto verso la mia direzione, noto subito la vena del suo collo gonfia, gli occhi iniettati di sangue e la mascella serrata, ottimo si è persino arrabbiato. Come se ne avesse il motivo, insomma è lui che mi ha mentito, mi ha usata come un giocattolo, non sono stata di certo io a farlo.

 

  • Sara ti conviene parlare prima che perdo la pazienza. Spiegami per quale motivo te ne sei andata, e perché non  hai risposto alle mie chiamate.
  • Non è importante.
  • Sara apri quella cazzo di bocca è dimmi cosa ti ha spinto a farlo!
  • Che senso ha parlare, me lo spieghi? Per quale motivo dovrei dirti la verità, tu dopo risponderesti alle mie domande? Certo che no, ti limiti a sfogare i tuoi istinti sessuali su di me, e poi mi butti ecco cosa fai. Credi veramente che parlare possa risolvere le cose? Io non penso proprio.

 

Gli urlo a squarciagola tutto quello che penso, con le lacrime che ormai scivolano sul mio viso, ripeto a me stessa che queste saranno l’ultime che verserò per un uomo così disonesto. Osservo la sua espressione rabbiosa esattamente come la mia, stringe i pugni fino a rendere le nocche totalmente bianche, fa un lungo respiro per poi riprendere a parlare.

 

  • Ti dico di sì invece, e sai perché? Perché a differenza di molte altre ragazze che ho incontrato nel mio cammino, tu sei l’unica che mi sei entrata dentro. Poco fa’ non abbiamo solo fatto sesso, i nostri corpi, le nostre anime si sono unite. Ho provato qualcosa di indescrivibile, in quel momento, sentivo di stare bene, per la prima volta la mia mente si stava godendo l’attimo, ignorando tutto il resto.
  • Che cosa significa? Provi qualcosa per me? 

 

Gli domando dimenticando tutto il resto, le sue parole hanno guarito le ferite che si erano create, poso la mia mano sulla sua guancia ispida a causa dello strato di barba che copre la sua pelle bagnata. Osservo attentamente i suoi lineamenti perfetti, accarezzando ogni parte del suo viso, senza interrompere il contatto visivo, in questo momento non penso a nulla, siamo solo io e lui, bagnati dalla pioggia, arrabbiati, stressati con la voglia incessante di rimanere insieme.

 

- Sara sono pazzo di te!

 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Capitolo 23

 

  • Sara sono pazzo di te
  • Cosa? 
  • Sara, mi hai fottuto la testa, il cuore. Ti appartengo totalmente, ti voglio, ti desidero con tutto me stesso. Al diavolo al rapporto che dovremmo avere, io voglio te, tu una fottuta ragazza vivace, stravagante, divertente, dolce, comprensiva e cazzo sei bellissima. Il primo giorno in cui ti ho incontrato, mi hai rapito con i tuoi occhi color nocciola, il tuo portamento, la tua voce. Mi ero ripromesso di non cascarci, di ignorarti però ogni volta che ti vedevo avevo questa voglia incontrollabile di parlarti, attirare la tua attenzione. E cazzo non ci ho visto più quando ti ho visto con quel coglione del tuo amico, che ti sbavava  dietro come un cane. Devi essere mia, non voglio condividerti con nessuno. 

 

Sorrido come un ebete, il cuore batte all’impazzata, ascolto quelle parole tanto desiderate, mi fanno dimenticare ogni cosa, adesso capisco quella  volta in cui  mi ha detto che per lui ero solo un gioco, capisco che in realtà non lo sono mai stata ai suoi occhi. Già dal nostro primo incontro, mi desiderava, come me aveva voglia di parlare, conoscermi, ascoltarmi, lo stesso identico desiderio che avevo anch’io.

Averlo qui di fronte a me, con le gocce di pioggia che scivolano  sul suo meraviglioso viso è uno spettacolo indescrivibile, i suoi diamanti brillano di una luce particolare  che non avevo mai visto fino ad ora, percepisco dell’impazienza, del nervoso, sicuramente aspetta che io dica qualcosa, probabilmente la mia dichiarazione non sarà bella come è stata la sua, però farò parlare il mio cuore, gli dirò tutto quello che provo, ignorando le conseguenze che potrebbero esserci in futuro.

 

  • Andrea, anch’io provo la stessa identica cosa, fin dal primo giorno mi sei entrato dentro, ci sono rimasta male quando ho visto il ruolo che ricoprivi all’interno della scuola. Ho provato a mettere da parte l’interesse per te, per evitare dei problemi. Non volevo e non voglio tuttora che tu rischi il posto, tant’è che il giorno in cui sei venuto a casa mia per dirmi che non volevi a avere a che fare con me, avevo capito che era giunto il momento di chiudere quella parentesi. Però ogni volta che ci provavo, accadeva qualcosa che mi impediva di farlo, mi ritrovavo nuovamente nello stesso punto di prima, ovvero desiderosa di te, delle tue labbra, delle tue attenzioni e dei tuoi sorrisi. Quei sorrisi così belli, rari, la prima volta che ti ho sentito ridere il mio mondo si era fermato, quel suono così melodioso mi aveva già rapita. Sei diventato una droga, ho l’incessante voglia di averti accanto, vederti, farei qualsiasi cosa pur di starti vicino, anche se ciò potrebbe significare soffrire. Sono pazza persino del tuo lato  stronzo, mi fa impazzire letteralmente. Inutile dire che ai miei occhi rimarrai l’uomo dei miei sogni, che ogni donna desidera che  però appartiene solo a me.
  • Sai cosa significa, vero? Nessuno dovrà più toccarti, da ora in poi mi appartieni.
  • E tu sai che anche per te, varrà la stessa cosa? Non ci sarà più nessuna Caterina o qualsiasi altra donna a parte me, chiaro?
  • Si. 

 

Sorrido come un ebete, adesso si che sono felice, adesso posso morire tranquilla, ho come l’impressione di toccare il cielo con un dito. L’uomo di cui sono innamorata follemente contraccambia i miei sentimenti, nonostante i problemi che potrebbero esserci in futuro, entrambi siamo pronti a viverci, a goderci ogni attimo, che la vita ci offrirà. Mi auguro solo che Andrea non rischi seriamente il posto, perché se così fosse non me lo perdonerei mai.

 

  • Che ne dici di tornare a casa? 
  • Credo che sia un ottima idea. 

 

Avvia il motore, in meno di 10 minuti arriviamo davanti casa, non appena scendiamo dall’auto, corriamo verso il palazzo in cui vive il moro, la pioggia ci bagna ulteriormente, ma ormai ne io ne il moro ci facciamo molto caso. 

In questo momento la mia priorità e godermi a pieno questo momento magico, corriamo stringendoci le mani e intrecciando le nostre dita, arriviamo dentro il palazzo, continuiamo a correre, come due stupidi, ringrazio il cielo, che nessuno ci vede, la sera è oramai scesa, solo il rumore della pioggia e delle auto che passano si sentono in questo momento.

Non appena entriamo in ascensore, ci baciamo con passione, mordicchio le labbra morbide del moro, come se volessi rivendicare il mio possesso, il moro in risposta stringe i miei glutei spingendomi di  più a sé. 

Mi prende in braccio, senza mai staccarsi dalle mie labbra, anche lui come me rivendica il suo possesso su di me, mordicchiando e succhiando le mie labbra.

Non appena le porte dell’ascensore si aprono, il moro tira un calcio per aprire la porta, per poter andare direttamente nella porta del suo appartamento, con una mano prende le chiavi di casa, senza separarsi dalle mie labbra, apre la porta lanciando un ennesimo calcio, e chiudendola allo stesso modo.

Ci dirigiamo per la seconda volta in camera sua, questa volta entrambi siamo consapevoli del sentimento che ci lega, dal desiderio di possederci ancora con più foga, come se non ci fosse un domani.

Sdraiati sul letto, entrambi liberi dagli indumenti bagnati, e dalle maschere che non hanno fatto altro che creare fraintesi, ci baciamo con passione, ci graffiamo con l’intenzione di segnare il nostro territorio, cosicché nessuno possa avvicinarsi. 

Bacio ogni punto del suo corpo, venerandolo come non ho mai fatto con nessuno in vita in mia, mordicchiando ogni punto, cosicché che i lividi oltre i graffi possono fargli ricordare che nessuno oltre me può sfiorarlo.

Arrivo fino alla sua erezione già pronta per me, lo metto in bocca ed inizio a godermi il suo sapore, faccio dei movimenti veloci e decisi, il moro emette dei gemiti di piacere, con una mano spinge più a fondo la mia testa, continuo a succhiarlo fino a quando  non arriva al culmine del piacere. 

Inghiotto il succo del piacere che gli ho dato, per poi rialzarmi e baciarlo con foga, le sue mani iniziano a viaggiare in tutto il mio corpo, la situazione si capovolge in un attimo mi ritrovo sotto la sua figura possente, si separa dalle mie labbra ancora vogliose di lui, osservo la sua figura il corpo sudato,  gli occhi bramosi di desiderio, le labbra rosse e gonfie lo rendono irresistibile ai miei occhi. 

Con le labbra inizia a baciare con foga ogni punto del mio corpo, le sue mani stringono i miei due seni, lentamente scende fino ad arrivare alla mia intimità completamente bagnata dal piacere che mi sta regalando. Inizia a baciare, succhiare il clitoride, continua fino a quando arrivo al punto di esplodere dal piacere. Si rialza soddisfatto del suo lavoro, ricomincia a baciarci, questa volta con una dolcezza tale che stento a riconoscerlo, lentamente il suo membro mi riempie totalmente con spinte veloci e decisi mi fa’ sua.

  

                                                                               ***

 

Mi ritrovo con la testa poggiata sul suo pesto, e le sua braccia stringermi forte, entrambi siamo sfiniti, abbiamo finito  circa dieci minuti fa’, abbiamo fatto l’amore per la seconda volta con la consapevolezza che ci apparteniamo. 

Sorrido, quando ripenso alla sua dichiarazione, sono fin troppo felice per l’esito della serata, dovremmo litigare più spesso, se è questo l’esito, va più che bene. 

Le sue mani mi accarezzano dolcemente i capelli, mentre io ascolto con attenzione il suo cuore battere, questa tranquillità, questo silenzio fino ad ora non ci sono mai stati, è la prima volta che io e il moro siamo in perfetta sintonia.

 

  • Sara, posso sapere il motivo per cui sei scappata via oggi pomeriggio. Ho fatto qualcosa che ti ha infastidito?

 

Alzo la testa per poter incontrare i diamanti del moro, che mi fissano già, mi ritorna in mente il motivo per cui sono scappata in lacrime da casa sua, ripenso alla foto che raffigura la famiglia del moro. Il pensiero che l’uomo di cui sono innamorata è impegnato mi distrugge, nonostante ho la consapevolezza che anche lui è innamorato di me, l’idea di doverlo condividere con un altra donna mi fa male.

Probabilmente è giunto il momento di mettere in chiaro la situazione amorosa del moro, cosicché io non mi illuda ulteriormente. Butto un lungo respiro, la paura che tutti i miei dubbi possano realizzarsi è tanta, vorrei tanto non aver visto quella dannata foto cosicché continuavo a stare tranquilla almeno emotivamente.

 

  • Andrea, oggi ho visto una foto che raffigurava una donna è una bambina. Ho pensato, e penso tuttora che quelle due persone siano tua moglie e tua figlia, mi sbaglio per caso? 
  •  

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Capitolo 24

 

  • Quella foto, raffigura mia sorella è mia nipote Alice. 

 

Mi dice sospirando, in un attimo mi tranquillizzo, le risposte che tanto temevo di sentire,  scompaiono in un attimo lasciando spazio alla tranquillità e al senso di colpa. 

Potevo parlargli, chiedere a lui anziché scappare come una matta, eppure non ho avuto il coraggio di farlo mi sono limitata ad  allontanarmi nella stanza in cui pochi minuti fa’ avevamo fatto l’amore. 

In genere lui è diretto con me, mi pone sempre ogni tipo di domanda ignorando l’idea che potrebbe risultare invadente, io invece non lo faccio, perché so già che non mi risponderebbe.

Andrea non è l’uomo che ama rispondere alle domande eppure oggi ha deciso di accontentarmi, forse ha capito la gravità della situazione? Forse ha capito che soffrivo nel saperlo impegnato con un altra donna.

Seppure abbia risposto alla mia domanda ho come la sensazione che non sia totalmente sincero, ho come l’impressione che manca qualcosa alla sua risposta, un tassello importante che ha deciso di tenere per se. Probabilmente non si fida abbastanza per dirmelo, per quanto è riservato e diffidente credo che dovrò aspettare qualche giorno prima di sapere altro. 

Mi piacerebbe conoscerlo meglio sapere di più della sua famiglia, in fin dei conti non so nulla di lui, so solo che ha il corpo macchiato di inchiostro e che è di poche parole. Non so altro di lui, adesso che siamo una coppia dovremmo impegnarci a conoscerci meglio, acquistare la fiducia necessaria e rafforzare il sentimento che ci unisce.

 

  • Andrea, tua sorella vive qui a Milano?
  • No.
  • Vedi spesso tua nipote? 
  • No.
  • Quanti anni ha tua nipote? Come si chiama?
  • Sara non sono cose che ti riguardano. Fino a prova contraria sono affari miei, non vedo motivo per cui io debba risponderti. Soddisfa la tua curiosità con qualcun altro. Non credere che solo perché adesso ci frequentiamo sono obbligato a raccontarti i cazzi miei. 

 

Mi allontano di colpo  da Andrea, come al solito è riuscito a rovinare un momento così dolce, non gli ho chiesto nulla di particolare. Volevo solo conoscerlo, capire che tipo di rapporto ha con la sua famiglia, sapere come ha passato la sua infanzia. 

Inizio a pensare che con un uomo come Andrea, è impossibile fare un dialogo, è impossibile scavare dentro di lui, non vuole, non gli interessa. Mi domando cosa intende lui per “relazione” mi piacerebbe tanto saperlo, capire se si ferma alle lenzuola o c’è la possibilità di approfondire  il rapporto.

Mi alzo, infuriata, come se fosse una novità ! Insomma dovrei ormai sapere che con uomo così, si può essere solo di cattivo umore, mi chiedo perché continuo a stare con lui.

Poi mi chiedo anche per quale razza di motivo se la prende così tanto, sembra che ho toccato qualcosa di talmente delicato è prezioso che nessuno può toccare,  se non lui. 

Recupero nuovamente i vestiti da terra, si ripete nella mia mente la scena avvenuta poche ore fa’, io che mi vesto e vado via da casa sua, sicuramente questa volta non tornerei tra le sue braccia.

Preferisco tenermi stretta la mia dignità e la mia sanità mentale, infilo rapidamente l’intimo, all’improvviso le mani fredde del moro afferrano i miei fianchi, mi tira a sé, facendomi sedere tra le sue gambe.

  • Non andare via, abbiamo appena fatto pace, non è necessario litigare per una sciocchezza simile. 
  • Andrea sei consapevole che mi hai mangiata viva per nulla? Ti ho fatto una semplice domanda, detta solo perché voglio conoscerti, sapere di più di te.

 

Gli dico cercando di mantenere lo sguardo serio, ma il suo tocco, il suo respiro caldo sul mio collo mi impediscono di mantenere la mente lucida, non posso perdonarlo così facilmente.

Coraggio Sara, mantieni la calma, se riesci a farti sentire come si deve, riuscirai a farti rispettare e a conoscerlo bene, l’importante è non dimenticare l’obbiettivo.

Inizia a baciarmi la spalla, al diavolo gli obbiettivi, è perdonato! È assurdo che basti così poco con lui, è irresistibile è colpa sua se non riesco a resistergli. 

 

  • Ti perdono, pace fatta però  ad  una condizione.
  • Quale?

Sospira ormai rassegnato, è bellissimo quest’uomo, riesce sempre a farmi dimenticare il motivo per cui mi arrabbio con lui. 

Gli accarezzo i capelli scompigliati a causa di quello che è successo prima, non dice nulla, non protesta si lascia accarezzare contraccambiando con dei piccoli baci che mi lascia sulle spalle. 

  • Voglio che rispondi a 10 delle mie domande, senza protestare.
  • Ti concedo 3 domande non di più 
  • Uffa ma io ho detto 10.
  • 3 o niente. Prendere o lasciare la scelta sta a te.
  • Prendo.

Sbuffo sonoramente, come al solito deve decidere sempre lui le regole. Dai almeno  posso consolarmi ho la possibilità di porre 3 domande, a mio piacere e il moro non può protestare. Dai tutto sommato ho ottenuto una piccola parte di ciò che volevo. Non vedo l’ora di iniziare, devo porre attenzione alle domande, potrei farne due però esporla diversamente affinché possa sembrare una. 

Devo concentrarmi cosa posso chiedergli...il suo piatto preferito oppure la sua prima relazione, il ricordo che l’ha segnato di più. 

 

  • Allora domanda numero uno, come hai passato la tua infanzia?
  • Mmm ho avuto un’infanzia abbastanza felice, i miei genitori sono stati piuttosto presenti, mi hanno sempre sostenuto in ogni scelta che ho fatto.

 

Ascolto tutto con attenzione, senza perdere il filo, vorrei andare nel dettaglio ma so per certo che Andrea non mi dirà altro, quindi mi faccio bastare questo per il momento, il resto me lo farò dire più avanti quando se la sentirà.

 

  • Il tuo piatto preferito?
  • Fai sul serio?  Mi  fai una domanda del genere? Potevi chiedermi altro, peggio per te, ti sei giocata la tua seconda domanda. 
  • Andrea decido io le domande il tuo compito è rispondere!
  • Il mio piatto preferito è la pizza con salsiccia e friarielli tipica di Napoli, mi piace molto posso considerarlo il mio piatto ideale.

 

Faccio un sospiro, maledicendo me stessa perché non sono in grado di fare la pizza quindi non potrò mai accontentarlo, perché non mi sono mai interessata al mondo della cucina? Brava Sara il moro sarà obbligato ad andare in pizzeria, tutte le volte che ha voglia di mangiare la pizza. Magari posso fargli provare la pasta alla carbonara o il panino con la porchetta, sicuramente cambia subito  idea. 

Mi concentro subito alla prossima domanda, questa volta gli farò una domanda personale, sono consapevole che Andrea mi manderà a quel paese, però al diavolo alle conseguenze devo scoprirlo, voglio capire per quale razza di motivo si scalda così  tanto quando nomino la bambina della foto e quella donna, ora o mai più. Coraggio Sara!

 

  • Mi spieghi il motivo per cui poco fa’ hai deviato la mia domanda? Perché non vuoi parlarmi di tua nipote? 
  • Sara credevo di essere stato abbastanza chiaro, non risponderò alla tua domanda del cazzo.

 

Faccio un lungo respiro, per mantenere la calma, dovrei seguire un corso di yoga, sono certa che mi tornerebbe utile per momenti come questi. Adesso lo definisce uno stupido gioco, non mi sembrava contrario fino a qualche minuto fa’, potrà anche rifiutarsi, ma lo sa anche lui che mi deve delle spiegazioni. 

 

  • Andrea, rispondi alla mia domanda, non ti ho chiesto nulla di particolare. Voglio conoscerti, sapere qualcosa di più sul tuo conto. Perché devi arrabbiarti così tanto, perché non vuoi parlarmi della tua vita, io la farei te ne parlerei più che volentieri.
  • Ah si? Parlami della tua vita in orfanotrofio, parlami del tuo rapporto intimo con Omar, o della tua madre adottiva, che si comporta come una ragazzina in piena tempesta ormonale. Su avanti parlamene! 

 

Mi alzo di scatto dalle sue gambe, riprendo le mie cose, e mi allontano da quella stanza immediatamente, corro verso il bagno impreco sottovoce quando mi rendo conto di non avere la benché minima idea di dove possa essere, casa sua è un labirinto, avvolto nel mistero.

Faccio un sospiro, cacciando le lacrime che minacciano di uscire, mi chiedo perché è così difficile con Andrea, credevo che le relazioni portassero benessere, evidentemente mi sbagliavo,  con Andrea non potrà mai essere così.

Per quale motivo diventa così stronzo? Gli ho solo chiesto di sua nipote, cosa mai avrò detto di male? Inizio a pensare che ci sia qualcosa sotto, qualcosa di serio è grave che lo porta a comportarsi in quella  maniera.

Rimetto in fretta il vestito bagnato dalla pioggia, insieme alle scarpe, non appena concludo prendo la borsa e mi dirigo verso l’uscita, mi volto un’ultima volta, osservo la casa del moro, con un po’ di rimpianto.

Mi rendo conto che probabilmente io e il moro non siamo fatti per stare insieme, siamo incompatibili e l’orgoglio ad ostacolarci, sarà questo ad impedirci di chiarire di essere una coppia normale.

 

  • Sara, aspetta. Ti dirò tutto, coraggio siediti.

Dice uscendo dalla porta della stanza, dirigendosi a passo felpato verso la mia direzione, caccia un lungo respiro, anche lui come me è al limite della pazienza, mi fa cenno di seguirlo verso il divano. Lo ascolto, senza dire nulla, ci sediamo sul divano, decido di rimanere in silenzio, nell’attesa che Andrea si decide a parlare. 

È giusto che inizia ad avere fiducia in me, che si apra, se non ci prova non arriveremo mai ad una svolta in questa storia, ed io ho bisogno di sapere che di lui posso fidarmi.

  • Si chiamava Alice
  • Chiamava?

Gli domando, perché usa il passato? Perché il tono della sua voce è più flebile, più triste? Cosa è successo a sua nipote? Spero che mi sbaglio, che parla così di sua nipote, perché magari è da molto che non la vede, forse ha litigato con la sorella, che adesso gli impedisce di vederla. 

Sposta i capelli all’indietro in modo nervoso, i suoi occhi sono fissi sul pavimento, le labbra sono chiuse, l’espressione che ha assunto è totalmente diversa da quella che ho visto fino a poco fa’.

 

  • È morta, Alice è morta.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Capitolo 25

 

  • Alice è morta

 

Spalanco gli occhi per la sorpresa,  all’improvviso si crea un nodo alla gola, la mia mente smette di pensare, capisco subito il motivo per la quale Andrea  si rifiutava di parlarne, per lui non è facile vivere con il peso di non poter rivedere quella bimba, con quel sorriso angelico, sfortunata a doversi imbattere ad una morte precoce. 

Abbraccio Andrea, con l’intenzione di trasmettergli la mia presenza, anche se non conoscevo quella bimba, soffro anch’io per la sua morte, spero con tutto il mio cuore  che ovunque si trovi sia felice. 

Lentamente tutte le domande a cui non trovavo alcuna risposta, la trovo con quelle 3 parole, la sua freddezza, la sua indifferenza, è la sua rabbia sono tutti dovuti alla morte di sua nipote.

  • Come è successo?

Gli dico mantenendo il tono della voce bassa, mi stacco lentamente da lui incrociando subito le sue iridi chiare, desidero con tutta me stessa essere il suo punto di sfogo, questo sarà il primo passo che servirà a lui e a noi. Parlare con la persona che ti fa star bene, in genere dovrebbe farti sentire meglio, alleggerire in parte il dolore, condividendolo con essa. 

Quello che voglio è questo portare insieme a lui questo dolore, rialzarci insieme, essere la sua spalla, il suo punto di riferimento. 

Vederlo sorridere nuovamente, sarebbe un traguardo grande, rare volte ho viso le sue labbra piegarsi all’insù, magari compiendo questo piccolo grande passo, riuscirà a vivere con la leggerezza e la spensieratezza che un tempo possedeva.

Fa’ un sospiro, distoglie il suo sguardo dal mio, puntando i suoi occhi in un punto indefinito della casa, capisco che parlarne per lui non sia facile, però è importante che lui lo faccia.

  • L’hanno investita, il giorno stesso in cui ero  partito per  sostenere degli esami per un concorso. Non appena l’ho saputo ho cercato disperatamente di raggiungere Alice, che si trovava in coma, in bilico tra la vita e la morte. Ho cercato di raggiungerla, ma quando arrivai era troppo tardi, era morta. L’incidente gli aveva causato, un emorragia alla testa, hanno cercato di salvarla però ogni tentativo fu inutile. La raggiunsi, nonostante i lividi che ricoprivano il suo piccolo viso era bellissima, la bimba più bella che io avessi mai visto. Aveva solo tre anni quando me la strapparono via, rimpiango ogni giorno della mia vita, il pensiero che potevo evitarlo, se non avessi preso quel dannato aereo,  mi tormenta sapere che oggi lei poteva essere  con me, tra le mie braccia. Invece no, sono solo, le foto e  i suoi vestitini sono le uniche cose che mi sono rimaste di lei. Sono ancora impregnate del suo profumo. Non puoi neanche immaginare quanto mi manchi, era la mia luce, non c’è un giorno in cui non pensi a lei. Il vuoto che mi ha lasciato, mai nessuno riuscirà a riempirlo, o a tamponarlo.

 

Una lacrima scivola sul suo viso, la prima lacrima che vedo scivolare sul volto di Andrea, è la prima volta che vedo l’uomo fragile, sofferente il suo dolore mi spinge di fare qualcosa per lui, aiutarlo, consolarlo. Ma come posso aiutare un uomo che soffre per la perdita di sua nipote? Io non ho mai vissuto una cosa simile un vita mia, non posso comprendere bene il suo dolore riesco solo ad immaginarmelo. Lo abbraccio nuovamente, stringendo con forza le sue spalle, una lacrima scivola sulla mia guancia, la consapevolezza di non poter far nulla per allentare il suo dolore mi devasta. Sapere che per molto tempo si è tenuto tutto questo dolore dentro di lui,  mi fa capire che è un uomo che non ama mostrare le sue debolezze a qualcun altro.

  • Piccola piangi?

Mi allontana dalle sue braccia calde e possenti, obbligandomi a guardarlo negli occhi, il suo volto è rigato da diverse lacrime che continuano a scendere, i suoi meravigliosi diamanti sono rossi, a causa del pianto. Vedendolo in queste condizioni mi fa sentire in colpa,  è colpa mia se non l’avessi obbligato a parlarmi della foto, non starebbe così male, 

  • Mi dispiace, non avrei dovuto obbligarti a parlare. Adesso capisco le difficoltà che hai dovuto affrontare per aprirti a me. Mi dispiace così tanto Andrea. Non volevo farti piangere.

 

A stento trattengo un singhiozzo, il suo pollice inizia ad asciugare le mie lacrime, la dolcezza che usa, mi fa sentire amata e coccolata. Mi posa un piccolo bacio, privo di passione ma pieno di dolcezza e sentimento, si separa dalle mie labbra, ricominciando ad accarezzarmi i capelli.

 

  • Sara non ti devi scusare di nulla. Ho deciso io di parlartene non mi hai obbligato è stata una mia scelta, capito? Non devi piangere per me, non devi soffrire, questi meravigliosi occhi non sono fatti per versare lacrime. Ti prego non piangere più per me, non sarei in grado di sopportarlo. 

Annuisco insicura, per poi abbracciarlo nuovamente, il suo calore, il suo profumo, il suo tocco sono le uniche cose in grado di regalarmi sollievo, tranquillità.

Andrea poggia la testa sulla mia spalla continuando ad accarezzarmi e a baciarmi con una dolcezza tale da farmi rilassare. Lentamente le palpebre si appesantiscono, il suo respiro calmo e caldo sono come una dolce ninna nanna che mi spingono tra le braccia di Morfeo. 

Questa volta dormo con la consapevolezza che tra me e Andrea le cose si sono evolute molto, non siamo più le persone superficiali, che si soffermano solo sull’aspetto esteriore e sul piacere fisico. 

 

                                                                                  ***

 

Apro  leggermente gli occhi, noto subito  Andrea che mi bacia con dolcezza la guancia, il collo, faccio un sorriso quando vedo il ragazzo di cui sono perdutamente innamorata, che mi fa’ da sveglia in questa maniera, il buongiorno più bello che avessi mai ricevuto.

Contraccambio il bacio, posandolo sulla sua guancia ispida, smette per un attimo, per guardarmi, incontro subito i suoi meravigliosi smeraldi insieme al   suo sorriso splendente.

Non male come risveglio, se ogni volta che rimango a dormire qui nel suo letto,  ricevo tutte queste attenzioni, mi sveglierei sempre di buonumore.

  • Buongiorno piccola.
  • Buongiorno a te.

 

Gli poso un altro bacio sulle labbra, per poi staccarmi, mi perdo subito a guardarlo, appena sveglio è ancora più bello, adoro quella massa di capelli scompigliati, le sue labbra gonfie ed i suoi occhi ancora assonati, il moro è meglio di qualsiasi altra cosa, persino il tramonto sembra nulla messo in confronto a lui. 

 

  • Dobbiamo alzarci piccola. Abbiamo degli impegni da rispettare.
  • Mmm... non possiamo rimanere qui. 
  • Sara, non si può io devo lavorare. Forza alzati, biondina!
  • E va bene, va bene  mi arrendo. 

 

Scendo giù dal letto seguita dal moro, mi blocco non appena si alza, il suo corpo tonico nudo, la sua pelle ambrata, il sedere sodo e rotondo che sembra quasi che Michelangelo in persona l’avesse scolpito, rendendolo un opera perfetta, mi perdo a guardarlo, i miei occhi non riescono a distogliere lo sguardo su altro, e come se fosse una calamita per i miei poveri occhi e per la mia mente. 

Dio quanto desidero palpare quel sedere perfetto, oppure morderlo solo per vedere se si sgonfia, chissà come fa’ a mantenersi così in forma, non mi sembra un ragazzo sportivo, come farà a trovare un po’ di tempo per il suo corpo statuario?

 

  • Sara, vieni a fare la doccia con me.
  • Si, arrivo subito. 

 

Non me lo faccio ripetere due volte, corro subito verso il bagno entrando dentro la doccia, seguita dal moro, apre il getto d’acqua calda che bagna il suo corpo, le gocce scivolano sul suo corpo lentamente, sembra di vedere uno spot pubblicitario, in cui l’uomo mostra la funzionalità del bagnoschiuma. 

  • Sara io lavo te e tu farai lo stesso con me, ok?
  • Si.

 

Inizia a bagnare il mio corpo con il getto d’acqua calda, posa dei piccoli baci sul mio collo, mentre con la mano stringe il mio seno destro, ansimo per il piacere, continua fino a scendere nella mia intimità già desiderosa di lui e del suo tocco.

Continua a pizzicare il mio collo, baciandolo e succhiandolo, mentre con quella mano, inizia a regalarmi piacere stuzzicando il mio clitoride, si avvicina di più al mio corpo, premendo la sua erezione sul mio sedere, lo sento gemere quando viene a contatto con il mio fondoschiena.

  • Piccola, ti va di provare qualcosa di nuovo? Ti assicuro che non ti farò male.

 

Annuisco senza pensarci più di una volta, con la mano impregnata dal mio umore, alza la mia gamba, continuando a baciarmi con foga, il collo, il lobo del mio orecchio regalandomi sempre più piacere. Inizia a penetrarmi lentamente l’ano, regalandomi in un primo momento un lieve fastidio che diminuisce, man mano che affonda di più dentro di me.

Continua ad affondare dentro di me, le sue spinte veloci e sicure mandano letteralmente in tilt il mio cervello, la sua mano stuzzica nuovamente la mia intimità ormai piena di lui. Il suo membro, non fa altro che regalarmi piacere, sono ormai ubriaca di lui, di tutto il piacere che mi sta regalando, continuiamo con questo ritmo per un lasso di tempo indefinito, ignorando i nostri impegni.

Arriviamo al culmine del piacere nello stesso istante, il suo membro esce da  dentro di me, sporcando la mia pelle bagnata dall’acqua e dal mio sudore con il suo seme caldo. 

Mi volto verso di lui, le nostre fronti si incontrano, i nostri nasi si sfiorano, riprendiamo il fiato affannoso a causa della passione che ci ha travolto. 

  • Sara promettimi, che non ti farai mai sfiorare da nessun altro, se non da me.
  • Te lo prometto, sarai l’unico per me.
  •  

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Capitolo 26

Usciamo di casa con un ora di ritardo, per il moro per fortuna non ci sono problemi dal momento in cui inizia alle 9, per me invece non posso dire lo stesso, sono tremendamente in ritardo non so quale razza di spiegazione posso dare agli insegnanti. Come se non bastasse mia madre, è al lavoro, quindi posso dire addio al permesso di entrata, mi domando ancora come debba fare ad entrare, senza creare problemi. Ho provato a convincere Andrea di lasciarmi rimanere a  casa, mi ha detto espressamente che se non muovevo il culo dal suo letto mi avrebbe trascinata con la forza a scuola, che gentiluomo! Sempre pronto a venire in mio soccorso!

Arriviamo a scuola, mi lascia un po’ distante dall’entrata, ovviamente impiegherò altri 10 minuti per entrare, però se voglio vivere la mia storia d’amore con il moro, dovrò fare qualche sacrificio, mi auguro solo che con queste precauzioni riusciamo a vivere la nostra storia in piena tranquillità, senza troppi intoppi.

Inizio ad incamminarmi, il può veloce possibile, con la speranza di non fare ancora più tardi, non appena varco la soglia dell’ingresso della scuola, caccio un lungo respiro,  contenta di potermi finalmente sedere, almeno la mia caviglia potrà riposare per bene. 

Raggiungo la segreteria con la speranza di poter entrare in classe senza creare troppi problemi, non appena faccio il mio ingresso in segreteria incontro subito i diamanti del moro, concentrati a fissare la donna  scherzandoci  tranquillamente, la giovane donna ride come un oca in calore, mostrando il suo seno il più possibile.

Schiarisco un po’ la voce, con l’intenzione di interrompere il tentativo di accoppiamento della donna, che non appena mi vede si riabbottona la camicia, mi rivolge un occhiataccia che ricambio subito, inizio già a nutrire un po’ di antipatia nei suoi confronti. 

Mi incammino verso la donna dai capelli rossi mogano, ignorando gli occhi del moro, che sono puntati su di me, sono piuttosto arrabbiata con lui, si è subito buttato tra le gambe di un altra, come se fossero passati anni dall’ultima volta che ha fatto sesso con una donna.

Stranamente riesco ad ottenere con molta facilità il permesso, sorrido vittoriosa, almeno questo è andato bene, non dovrò perdere tempo a cercare una soluzione. Esco dalla stanza, lanciando un’occhiataccia ad Andrea, che mi rivolge un sorriso in risposta, esco sbuffando, mi chiedo come fa a mandarmi in bestia in così poco tempo.

Mi dirigo in aula, caccio un respiro di sollievo quando noto che non è ancora arrivata l’insegnante, mi siedo direttamente nel mio posto, godendomi la mia tranquillità e il riposo che fino ad ora non avevo avuto.

  • Dove hai dormito stanotte? 

Mi volto di scatto, spaventata come non mai da Omar, che sembra piuttosto arrabbiato, lo guardo un po’ confusa, per quale motivo è arrabbiato con me? Cosa gli ho fatto, per meritarmi questo genere di saluto? 

  • Con Jonathan, il ragazzo di cui ti avevo parlato, tempo fa’.
  • Ah con Jonathan, stai scherzando? Il maniaco, ma lo capisci che vuole solo scoparti?
  • Omar, basta smettila, so quello che faccio non ho bisogno dei tuoi consigli.

Gli dico, cercando di mantenere la calma, odio quando Omar si comporta così con me, mi manca di rispetto, crede sempre di sapere tutto, dando per scontato il fatto che sono abbastanza intelligente da capire le intenzioni degli uomini da sola. 

Sicuramente si comporta così per un altro motivo, ricordo ancora l’ultima volta in cui mi ha parlato dei suoi sentimenti, probabilmente per lui non sarà facile vedermi con un altro ragazzo, però dovrà farsene una ragione. Mi dispiace per lui però non provo lo stesso sentimento che nutre nei miei confronti, nonostante le bellissime sensazioni che mi regala, non riesco ad immaginarlo come il mio ragazzo. Andrea rimarrà il mio uomo ideale seppur sia uno di poche parole, maniaco del controllo, i suoi gesti le sue parole mi hanno piano piano attirato, facendomi innamorare di lui. 

Sono consapevole che dovrei iniziare a mettere le cose in chiaro con Omar, per evitare altri fraintesi, ma la paura di rovinare la nostra amicizia, mi obbliga a farmi rimanere in silenzio.

  • Sara non posso rimanere in silenzio, mentre quel coglione ti spezza il cuore. 
  • Non lo farà, fidati di me Omar per favore.
  • Fai quel che cazzo vuoi Sara, io ti ho avvertito peggio per te.

Mi dice con un tono così alto e rabbioso che tutti si girano dalla nostra parte, abbasso lo sguardo imbarazzata da ciò che è accaduto, Omar rimane a fissarmi infuriato ma non aggiunge altro si limita a rimanere in silenzio.

Mi chiedo per quale motivo si comporta così, non vuole il mio bene? La mia felicità, non gli importa? Sospiro ormai rassegnata, nonostante questo doveva essere uno dei giorni più belli della mia vita, sapere che Omar non è al mio fianco, mi fa stare male, vorrei tanto condividere con lui questo momento, raccontargli del moro, però dovrò tenermelo per me. 

Inizia la lezione, ascolto con attenzione la spiegazione del l’insegnante ignorando gli occhi di Omar che sono puntati su di me, non riesco a capire il motivo per la quale adesso mi osserva in questa maniera, dovrà dirmi qualcosa? Vuole scusarsi, perché ha capito di aver esagerato? 

Sospiro, con la speranza che la lezione termini il prima possibile, almeno così potrò prendere una boccata d’aria fresca, vorrei anche parlare con Andrea, capire che intenzioni ha con me, perché l’ho trovato con quella donna. 

Mi sembrava di aver interrotto qualcosa, sembrava quasi che quei due stessero flirtando, magari è solo una mia impressione, magari sono solo gelosa, al solo pensiero di vederlo con un altra mi manda in bestia. Basta Sara più tardi gli andrai a parlare, chiarirai ogni cosa direttamente con lui.

Non appena finisce la lezione corro subito fuori dalla classe, dirigendomi in cortile, mi blocco subito non appena il mio telefono vibra, avvisandomi, dell’arrivo di un messaggio.

 

Andrea: ti aspetto fuori al parcheggio, non fare tardi!

 

Sorrido come un ebete, quando leggo il mittente, vuole vedermi, bene Sara chiarisci i tuoi dubbi, è giusto che inizii a comportarti come la sua ragazza, gelosa, però è stato lui a scegliermi, accettando ogni mio pregio e difetto. 

Non appena lo vedo, sorrido, provo subito ad aumentare il ritmo dei miei passi, ignorando la fasciatura del piede, non appena lo trovo davanti a me, lo saluto, mantenendo una certa distanza.

  • Com’è andata a scuola? Hai avuto problemi?
  • No, per fortuna. Ho solo discusso con Omar.
  • Non hai ancora chiuso con lui? Lo sai benissimo che non ti voglio vedere con lui mi sta sul cazzo! Se non lo farai il prima possibile, ti lascio sappilo!

Boccheggio un paio di volte, incredula su ciò che ha detto, prova ancora a darmi ordini? Non ha ancora capito, che con me spreca solo tempo e fiato, non ho alcuna intenzione di porre fine alla mia amicizia con Omar, seppur quest’ultimo, fa’ di tutto per rovinare il nostro rapporto, io non voglio che la nostra amicizia finisca. Capisco che ad Andrea possa dare fastidio l’atteggiamento che ha Omar nei miei confronti ma deve anche capire, che se in tutti questi anni non è mai successo nulla ci sarà un motivo.

  • Non lo farò Andrea, è il mio migliore amico è venuto fino a qui per me, non distruggerei mai la nostra amicizia, non dopo tutto quello che ha fatto per me.
  • Un momento cosa significa che è venuto fino a qui per te? 
  • Si è trasferito per me a Milano, pur di starmi accanto.
  • Ma vive per conto suo giusto? Non l’ho ospiti a casa tua giusto? 

 

Rimango in silenzio, non so se è giusto dirgli la verità, sono sicura che se lo venisse a sapere si arrabbierebbe il doppio, come faccio adesso? Mi sono cacciata nei guai da sola, un momento... giochiamoci la carta della segreteria, anch’io ho bisogno di spiegazioni.

  • Con la segretaria che cosa stavi facendo stamattina?
  • Ti ho fatto una domanda Sara, non mi fare incazzare più di quanto non lo sono già.
  • Anch’io sono seria cosa facevi stamattina con quella, ho interrotto qualcosa per caso? 

Con la mano porta il suo ciuffo dietro, inspira pesantemente, ho come l’impressione che stia perdendo la pazienza magari dovrei accontentarlo, però non posso permettergli di mettermi i piedi in testa in questo modo.

  • Stamattina, ho cercato di aiutarti, ho flirtato con la segreteria solo per darti una mano, non ci ho fatto assolutamente nulla. Adesso mi dici quello che voglio sapere, Omar sta da te, si o no?
  • Si

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Capitolo 27

 

L’espressione del moro si indurisce ancora di più, il pomo d’Adamo non smette di fare su e giù, mentre le vene del suo collo sono gonfie, ed il suo viso si è colorato di rosso, credo di non averlo mai visto così furioso in vita mia, sono consapevole che qualsiasi cosa dirà, sarà irremovibile, non vuole sentire ragioni, o giustificazioni, vuole solo che il suo ordine venga eseguito.

Se da un lato comprendo bene la sua rabbia, giustificandola, perché ovviamente a chiunque darebbe fastidio che la propria ragazza vivesse nello stesso tetto con un ragazzo che la ama.

Però da un lato mi fa’ imbestialire quest’uomo, insomma è una mancanza di fiducia la sua, come può pensare che io posso tradirlo, giocare con i suoi sentimenti? Sonò perdutamente innamorata di lui, credo che fino ad oggi l’ho dimostrato abbastanza. 

 

  • Scommetto che dormite insieme magari in un letto matrimoniale, abbracciati.
  • Ehm... si. Non dormiamo abbracciati e successo solo una volta.
  • Cosa?

Deglutisco la saliva, non oso nemmeno incrociare i suoi occhi arrossati, sono sicura che vuole uccidermi. Cazzo Sara, ma non sei in grado di rimanere con la bocca chiusa? Ovviamente no, io è la mia dannata voglia di essere sincera, guarda in che razza di guai mi ha portata! 

Provo a trovare la forza e il coraggio di parlare, giustificarmi, magari se gli spiego i motivi per cui ho dovuto ospitare Omar, facendolo dormire insieme a me, lo farà calmare un pochino. 

Alzo lo sguardo, inumidisco le labbra, schiarendo un po’ la voce, il moro mi osserva con un cipiglio, sposto una ciocca dietro l’orecchio, persino la mano mi trema per il nervoso.

  • Ascoltami c’è una spiegazione per tutto.
  • Avanti spiega, sono curioso di sentire le tue cazzate. 
  • Allora, Omar vivrà con noi fino a quando non troverà un altra sistemazione. 
  • Ah si? Fino a quel momento dovrò pensare che ci possa essere la possibilità che lui si insinui tra le tue gambe?
  • No, certo che no! 

Alza un sopracciglio, chino nuovamente la testa, non immaginavo così la nostra giornata, credevo che ci saremmo riempiti di baci, carezze, e avremmo parlato un po’ di noi, continuando a conoscerci. Ovviamente ciò non avverrà, perché come al solito, dobbiamo litigare, vorrei tanto aver tenuto la bocca chiusa, almeno mi sarei risparmiata questa ramanzina. 

  • Cos’hai intenzione di fare? Vuoi continuare a dormire nel suo stesso letto, oppure vuoi iniziare  mettere le giuste distanze? 
  • Cosa intendi? 
  • Voglio che smettete di dormire insieme. Al momento non ti chiederò di cacciarlo di casa o smettere completamente di essere sua amica. Però non credere che mi sia passata, sono incazzato nero con te, e ti assicuro che non mi passerà tanto facilmente. Ti sto dando la mia fiducia, tradiscila e con me avrai chiuso, va bene? 

Annuisco alle sue parole, un po’ incerta, e stranita insomma sono felice che non mi abbia nuovamente obbligato a chiudere i rapporti con Omar, però da un lato sono triste, dispiaciuta, perché capisco quanto per lui possa essere difficile trattenersi, mantenere la calma il suo tono fretto e distaccata. Nonostante vedo la rabbia nei suoi occhi riesce ugualmente a mantenere il suo atteggiamento  calmo e risoluto. 

  • Possiamo goderci il tempo che ci rimane? 
  • No, ci vediamo stasera. Per il momento ne ho già abbastanza di te, tornatene in classe!

Si allontana da me, a passo svelto, senza neanche darmi un piccolo bacio, ammetto che cerco anche troppo, dopo una discussione simile era ovvio che mi avrebbe mandata a quel paese. Mi fa male sapere che Andrea è arrabbiato con me, sento un peso a livello del cuore, mentre si crea un nodo alla gola, sento le lacrime che minacciano di uscire, cerco di calmarmi ignorare questa orribile sensazione, però con scarsi risultati.

Mi incammino verso la mia classe non appena sento il suono della campanella, che avvisa gli studenti la fine del l’intervallo, rientro in classe, sedendomi nel mio posto.

Rimango in silenzio nonostante gli occhi di Omar che continuano a fissarmi insistentemente, decido di non affrontarlo, sono fin troppo nervosa a causa sua, che non solo mi ha fatto una scenata davanti a tutti, mi ha persino fatto litigare con Andrea.

Proseguono le ore di lezione, finalmente sono quasi alla fine della giornata scolastica, l’ultima ora tanto attesa e desiderata, perché dopo potrò avere la possibilità di chiarire e riappacificarmi con Andrea.

Arriva l’insegnate di matematica, che comincia a fare l’appello, per poi spiegare, sospiro ormai giunta al limite, poggio il mento nel palmo della mano, ascoltando la lezione, le mie aspettative però non vanno a buon fine, dal momento in cui i miei occhi lentamente si appesantiscono, è la mano di Omar a farmi riaprire gli occhi.

  • Non dormire Sara, prova a rimanere sveglia.
  • Adesso cosa vuoi? Non ti è bastata la discussione di stamattina? 
  • Volevo solo aiutarti, fai come cazzo vuoi! 
  • Aiutarmi come? Se non hai fatto altro che attaccarmi spiegamelo!

Gli dico mantenendo il tono dell’aia voce bassa, ho i nervi a fior di pelle a causa sua, basterebbe pochissimo per farmi letteralmente scoppiare, mi auguro che capisca che deve smetterla di intromettersi nella mia vita. Punto i miei occhi su di lui che mi guarda con un cipiglio, mantengo la mia espressione seria, ignorando i suoi occhi, che sembrano leggermi l’anima. È sempre riuscito a capirmi gli bastava solo guardarmi negli occhi per capire come stavo, se avevo qualche problema, a volte era un bene che Omar riuscisse a capirmi senza farmi aprire bocca. Altre invece era un problema perché in situazioni come questa riesce  farsi perdonare con molta facilità, ed io non voglio deve capire i suoi errori, affinché non li ripeta e la nostra amicizia rimanga intatta.

 

  • Cazzo Sara, lo faccio per te. Mi dispiace per stamattina, scusa. Per favore non litighiamo più, lo sai che ci sto male, non riesco a starti lontano per più di un ora.

 

Caccio un sospiro, rassegnata, perché è già riuscito a farsi perdonare, Dio perché sono così buona, perché non riesco a farmi rispettare, per l’ennesima volta mi sono fatta mettere i piedi in testa. Non riesco a tenere il muso per troppo tempo, forse perché non ho mai amato discutere, sono sempre stata un tipo abbastanza tranquillo e pacifista, questo in molte occasioni mi ha portato a chiudere un occhio. 

Magari perdonarlo sarà un grosso errore, perché continuerà a farlo, servirebbe qualcosa di particolare e tremendamente fastidioso per lui, che magari potrebbe portarlo a non ripetere lo stesso sbaglio. Un attimo c’è qualcosa che potrebbe fare, aiutarmi con Andrea, dal momento in cui il motivo principale per la quale abbiamo discusso è lui, sarà sempre lui a risolvere la situazione.

 

  • Ti scuso, ad una condizione però.
  • Quale? 
  • Mi dovrai aiutare con Jonathan, per te va bene? 

 

Caccia un sospiro, portando i capelli all’indietro con la mano sinistra, probabilmente gli costa molto aiutami, però è in questa maniera che può dimostrarmi quanto in realtà tiene alla nostra amicizia.

  • Va bene, ti aiuterò.
  •  

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Capitolo 28

 

Usciamo dalla classe non appena il suono della campanella ci avvisa che la giornata scolastica si  è conclusa, mi dirigo davanti  al cancello accompagnata da Omar, per aspettare mia madre che ci riaccompagnerà a casa. 

Di solito  l’attesa non dovrebbe essere così fastidiosa e disagiante in compagnia di Omar, però oggi lo è non riesco a buttare giù qualche parola non riesco nemmeno a guardarlo in faccia, sono ancora arrabbiata con lui, per il suo comportamento e perché il motivo della discussione con Andrea è proprio lui. 

Eppure un tempo amavo stare con lui, il silenzio era per noi sconosciuto, le risate erano sempre al primo posto, invece adesso sembriamo due perfetti sconosciuti, non sembra che siamo cresciuti insieme. Non oso immaginare come sarà il pomeriggio con lui, gli ho chiesto aiuto per preparare la cena ad Andrea, però non so se è stata una buona idea la mia. Insomma Omar mi ha fatto capire che il mio ragazzo non gli sta per nulla a genio, forse ho sbagliato a chiederglielo, magari avrei dovuto fare tutto da sola, anche se ho bisogno di risposte. 

Ho bisogno di capire quanto realmente Omar tenga al nostro rapporto, se butterebbe tutto all’aria per una semplice cotta, oppure metterebbe da parte i suoi sentimenti pur di rendermi felice. 

Caccio un sospiro, sono certa che questa giornata sarà pesante è stressante, non solo  a causa di  Omar ma anche per Andrea, che non chiuderà un occhio tanto facilmente, spero solo che la cena riesca a calmarlo un po’. 

Il suono del clacson mi fa alzare lo sguardo, noto subito mia madre che ci fa’ cenno di entrare, mi incammino subito verso la macchina seguita da Omar che rimane però alle mie spalle, mi posiziono nel sedile accanto a mia madre mentre il mio amico si siede dietro.

Non appena mia madre mette in moto, il silenzio si fa’ strada, sbuffo incapace di profilare parola spero che mia madre riesca a distruggere questa tensione e questo disagio, con le sue stupide domande.

  • Tesoro come mai non flirti con Omar? In genere in macchina sembro il terzo in comodo. 

Come se mi avesse letto nel pensiero, viene in mio soccorso, facendo le sue solite battute imbarazzanti, non so come mai, però non ho mai desiderato sentire mia madre come adesso. 

Nonostante le sue domande siano piuttosto imbarazzanti e squallide, apprezzo il tentativo, è in situazioni come queste che mi rendo conto della fortuna che ho avuto nel conoscerla. 

Si volta verso la mia direzione, mi mostra uno dei suoi sorrisi migliori, facendomi l’occhiolino, è venuta in mio soccorso probabilmente si sarà accorta della situazione che c’è tra me e Omar.

  • Carmela non è come pensa, io e Sara non flirtiamo scherziamo.
  • Oh ma dai tesoro l’ho visto, se non fosse che ci sono io, sono certa che te la saresti fatta in questa macchina. 
  • Mamma! 

Si voltano entrambi verso la mia direzione, trattengo a stento una risata, a causa delle loro espressioni, mia madre scoppia subito a ridere accompagnata da Omar, che cerca di dire qualcosa con scarsi risultati. Osservo le persone presenti in questa macchina, sorrido perché mi rendo conto che sono la mia famiglia, basta poco per allentare la tensione, e regalare quel tocco di spensieratezza che ci ha sempre distinti. 

Arriviamo finalmente a casa, il tragitto non è stato poi così male, nonostante l’inizio un po’ imbarazzante la presenza di mia madre ha di certo migliorato le cose. 

Mi dirigo in camera con l’intenzione di riposarmi un po’, seppur mi sono abituata ad utilizzare le stampelle trovo ancora  un po’ di fatica nel camminare. 

Non appena varco la soglia della mia stanza mi distendo sul letto, chiudendo la porta alle mie spalle, lasciando Omar e mia madre in cucina, prendo il telefono dalla tasca con l’intenzione di controllare gli ultimi messaggi. 

Rimango delusa quando noto che non trovo nessun messaggio da parte di Andrea, ha tutte le ragioni per essere arrabbiato con me, però siamo una coppia da così poco tempo, che reputo più importante trascorrere del tempo insieme, mettendo da parte il resto. 

Probabilmente sarebbe più giusto che lo cercassi io, potrebbe apprezzare il mio tentativo di riappacificamento, questo è la cena potrebbero essere gli strumenti giusti per farlo sorridere di nuovo, magari chiedo troppo, Andrea non sorride, e se lo fa’ sicuramente è perché gode delle mie disgrazie. 

Però se gli mando un messaggio c’è la possibilità che non mi risponda che decida di ignorarmi, conoscendolo ho quasi la certezza che lo farà, quindi la cosa più giusta sarebbe chiamarlo, c’è la possibilità che ignori la mia chiamata, però tentare non mi costa nulla. 

Digito frettolosamente il numero, per poi avviare la chiamata, mi alzo dal letto, inizio a fare avanti e indietro per tutta la stanza, tesa come non lo sono mai stata, al quarto squillo, risponde alla mia telefonata.  Il suono della sul voce calda e roca, mi impediscono di aprire bocca, la paura che possa mandarmi a quel paese è tanto, riesco già ad immaginare la sue espressione così fredda è indifferente che ti mette subito  di cattivo umore. 

  • Sara, che vuoi? 
  • Che fai? 
  • Mi hai chiamato per sapere cosa sto facendo? 

Maledico me stessa per la stupida domanda che gli ho posto, la paura di dire qualcosa di sbagliato mi spinge a non ragionare perfettamente, probabilmente gli sto facendo perdere la pazienza, Dio Sara cerca di avviare una conversazione più normale. 

  • No, non ti ho chiamato per questo motivo. Volevo sapere sé questa sera hai impegni. Sei impegnato? 
  • Non ho voglia di passare del tempo con te. Perché non stai con il tuo amico coglione, sono sicuro che a lui farà piacere. 

Caccio un sospiro, a causa del nervoso che quest’uomo riesce a scaturirmi in così poco tempo, come può comportarsi così? Sto solo cercando di chiarire, però a quanto pare non gli è ancora passata la rabbia causata dalla storia di Omar.

  • Andrea per favore parliamone, ti prometto che  riuscirò a trovare una soluzione. 
  • Sara come posso fidarmi di te, sono sicuro che se non ne avessimo parlato non mi avresti detto nulla, questo è poco ma sicuro.
  • L’abbiamo fatto però, abbiamo persino discusso per questa situazione.
  • Mi sembra il minimo Sara, dormi con il ragazzo che ti sbava dietro.

Alzo gli occhi al cielo, ormai stanca dei suoi lamenti, non immaginavo che Andrea fosse un ragazzo cosi pesante, è assurdo che ancora adesso mi rinfaccia questa cosa, ammetto che è passata a malapena qualche ora però, mi sembra che il discorso era stato chiuso stamattina. A quanto pare per Andrea c’è ancora molto di cui discutere, sicuramente non me la farà passare tanto facilmente, e non la dimenticherà velocemente. 

  • Andrea ti assicuro che non è mai successo nulla.
  • Ascolta, io non ho assolutamente voglia di discuterne per telefono, se vuoi parlarne bene sai dove vivo. 

Mi dice per poi chiudere la chiamata, lancio il telefono sul letto, sbuffando, odio il suo atteggiamento, credevo che data la sua maturità potevamo parlarne con estrema tranquillità giungendo ad una conclusione piuttosto pacifica. A quanto pare mi sbagliavo, siamo quasi arrivati al punto di urlare, perlomeno io, perché non riesco a farmi sentire da uno così cocciuto e testardo che non vuole sentire ragioni.

So già che l’unico modo che ho per chiarire con lui, è sicuramente riparlarne di presenza con estrema calma, magari a casa riusciremo a fare pace, concentrandoci su di noi. 

Recupero la borsa, prendo il telefono e le chiavi per poi uscire dalla stanza, rimango pietrificata quando noto Omar davanti alla porta della mia stanza, fermo. 

Deglutisco mandando giù il nodo alla gola che si è appena creato, la paura che possa aver sentito qualcosa di compromettente mi causa un po’ di ansia, perché sono certa che potrebbe causare dei problemi ad Andrea. 

Decido di prendere parola, probabilmente sarà appena arrivato, non avrà sentito nulla, in fin dei conti ho chiuso la chiamata da circa un minuto, non per forza deve aver ascoltato l’intera telefonata. 

  • Omar dimmi? 
  • Chi è Andrea? 
  •  

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Capitolo 29

 

Ingoio il groppo in gola che si è appena creato, per poi puntare i miei occhi su di lui, la sua espressione è seria, sembra quasi che voglia intimorirmi, spingermi a dire qualcosa che anche lui sa che sto tenendo nascosto.

Porto una ciocca dietro l’orecchio per poi schiarirmi la voce, non so bene cosa dirgli, come giustificarmi, sicuramente non gli dirò la vera identità di Andrea, perché così facendo rischio di rovinare la carriera di Andrea, ed io la mia. Quindi dovrò optare per una bugia innocua detta a fin di bene, anche se Omar è il mio migliore amico e lo conosco da una vita, dovrò mentirgli, perché in questo momento è l’ultima persona di cui posso fidarmi. Diverse volte mi ha dimostrato di odiare la persona che sto frequentando, offendendolo e dandogli del maniaco, quindi è da scartare già da subito l’opzione della sincerità.

  • Un amico.
  • Come mai, non lo conosco? 
  • Devi per forza conoscere tutti? 

Mi fingo infastidita dal suo comportamento, affinché possa smetterla di tartassarmi di domande, da quando si è aperto, dicendomi tutto quello che prova, è diventato invadente e piuttosto geloso. Ne la prova vivente il fatto che ha origliato la mia telefonata con Andrea dietro la porta, pretendendo anche delle risposte, senza nemmeno scusarsi. 

Forse è giunto il momento di parlare chiaramente con Omar, dire come stanno realmente le cose affinché possa voltare pagina, probabilmente da parte mia sarà cattivo, perché sicuramente sono stata io ad illuderlo, non immaginavo che la nostra amicizia potesse rovinarsi in questa maniera. 

  • No, non mi hai mai parlato di Andrea. Volevo sapere solo chi fosse, tutto qui?
  • È un amico, non c’è altro da sapere. Adesso posso andare? Avrei delle cose da sbrigare.
  • Del tipo?

Alzo gli occhi al cielo ormai esausta delle sue domande, Dio Omar quanto sei pesante! È peggio di mia madre, almeno lei non mi fa il quarto grado per ogni santa cosa, mi domando come faccia ad esserlo, non mi sembrava per nulla il tipo, eppure lo fa’ con estrema facilità.

  • Omar basta. Dai ciao ci vediamo dopo, pranzate senza di me.

Mi allontano da lui, ignorando le sue parole, cammino a passo svelto, perlomeno ci provo dal momento in cui la fasciatura mi impedisce di muovermi come voglio, saluto con un cenno mia madre, per poi uscire di casa. 

Mi assicuro che Omar non mi abbia seguita, probabilmente esagero però dal momento in cui ha origliato, mi spia dalla finestra, penso che sia piuttosto normale pensare che il proprio amico possa fare questo genere di cose.

Inizio a camminare, impaziente di rivedere Andrea, nella mia mente simulo il dialogo che ci sarà, sicuramente sarà una discussione, mi auguro che si concluda al più presto, almeno così potremmo dedicarci un po’ di tempo. 

Non appena arrivo al palazzo, suono il citofono, piazzandomi davanti al portone, che non tarda ad aprirsi, entro immediatamente, velocemente raggiungo l’ascensore, premendo il piano interessato, non appena esco dall’ascensore, rimango pietrificata.

La figura possente di Andrea, mi impedisce di dire o fare qualsiasi cosa , lo osservo da capo a piedi beandomi dei suoi muscoli tesi e delle sue forme, la mancanza della maglia mi da modo di studiare ogni suo lineamento.

  • Se vuoi rimanere fuori, per me non c’è alcun problema.

Distolgo subito lo sguardo dai suoi muscoli, puntando i miei occhi sui suoi meravigliosi smeraldi, schiarisco la voce, e porto una ciocca dietro l’orecchio, provo a non fissare nuovamente il suo corpo concentrandomi sui suoi occhi che mi scrutano attentamente.

  • Se per te non è un problema entro, grazie.

Gli dico entrando dentro la sua abitazione, mi volto verso la sua direzione rimango incantata nuovamente quando noto un lieve sorriso sbucare dalle sue labbra, spontaneamente le mie labbra si incurvano verso l’alto. 

  • Certo che ormai non si chiede nemmeno il permesso. 
  • Credevo che fossi stato tu a invitarmi. 
  • Ti ho detto che non mi piace discutere al telefono.

Mi dice con voce roca e suadente, i suoi occhi viaggiano su tutto il mio corpo, improvvisamente mi trovo con la bocca asciutta e con una irrefrenabile voglia di toccare le sue labbra, unirle con le mie godendomi il suo sapore e il suo tocco. 

Scuoto la testa non appena capisco che mi sono nuovamente persa ad osservarlo, provo a elaborare una risposta, evitando di fissarlo nuovamente, i passi pesanti del moro, mi obbligano a alzare nuovamente lo sguardo. 

Spalanco gli occhi non appena lo vedo a due centimetri del mio viso, cerco di fare un passo indietro, affinché posso recuperare il lume della ragione, ma il mio tentativo fallisce, quando le labbra morbide e carnose del moro premono sulle mie.

Allaccio le mie braccia sul suo collo, stringendolo di più, il moro stringe i miei fianchi con entrami le mani con una presa salsa e possente. 

  • Non nascondermi più nulla. Rischi di farmi impazzire se continui così. 

Annuisco alle sue parole, e affondo le mie dita sui suoi cappelli morbidi, continuiamo a baciarci con passione, con un rapido movimento, mi prende in braccio, allaccio subito le mie gambe sui suoi fianchi, a passo lento raggiungiamo il divano, sedendoci.

Ci separiamo subito dopo, per riprendere fiato, punto di nuovo i miei occhi su di lui, con la mano destra inizio ad accarezzargli i capelli dolcemente, in risposta chiude gli occhi, e poggia la sua testa sulla mia spalla, lasciando dei baci umidi sul  mio collo e sulla mia spalla.

  • Sei ancora arrabbiato con me?

Gli domando impaziente di conoscere la risposta, continuo ad accarezzargli i capelli lentamente aspettando una sua risposta, che però non arriva, continua a baciarmi, ignorando la mia domanda.

Alzo gli occhi al cielo, non appena capisco che non ha alcuna intenzione di rispondermi, sbuffo offesa dal suo atteggiamento, potrò anche essere la sua ragazza, però le sue abitudini non cambiano, se non vuole parlare, non parlerà indipendentemente dalla persona che si trova davanti.

  • Qual’è il tuo dolce preferito? 

Sposto la mia attenzione su di lui, che sta giocherellando con i miei capelli, scuoto la testa un po’ confusa  e incredula per la  sua domanda, pensavo che volesse parlare meglio della situazione con Omar. Rimango a fissarlo, con la speranza di poter decifrare il suo comportamento ma inutilmente, in questo momento darei qualsiasi cosa per sapere cosa sta passando nella testa del moro.

  • I biscotti fatti in casa, è il mio dolce preferito in assoluto. 
  • C’è qualche motivo in particolare? 
  • Si, da piccola la mia vera madre, aveva l’abitudine di prepararli quasi ogni giorno di pomeriggio.  

Gli dico senza nemmeno pensarci, i ricordi di mia madre iniziano a farsi strada nella mia mente, i momenti di gioia e spensieratezza che ho vissuto prima di essere lasciata in orfanotrofio, sono forti, un sorriso amaro sorge sulle mie labbra. 

  • Ti va di prepararli insieme. Dovrei avere il necessario per farli.

Mi dice alzando la testa, puntando le sue iridi blu su di me, mi sorge un sorriso quando capisco il motivo per la quale l’ha proposto, annuisco alle sue parole, contenta del suo tentativo di rallegrarmi. Nonostante Andrea sia un ragazzo freddo e taciturno, e in momenti come questi che capisco veramente quanto abbia sofferto per la scomparsa della nipote, ha un cuore grande, non è come gli altri, i suoi gesti mostrano la dolcezza e l’amore che è in grado di offrire. 

 È in momenti come questi che mi rendo conto della fortuna che ho avuto nell’incontrarlo, seppur le vesti non rendono facile e tranquilla la nostra relazione, sono contenta è pronta a rischiare pur di godermi la mia felicità con lui.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Capitolo 30

 

Mi alzo dalle sue gambe, per dirigermi in cucina, mi blocco improvvisamente non appena ricordo di non avere la minima idea di dove possa trovarsi, alzo gli occhi al cielo per poi sbuffare, è assurdo che fino ad ora non so come sia composta casa sua. 

Ci siamo limitati sempre alla sua camera da letto, al suo studio e a malapena al soggiorno caccio un sospiro, per poi voltarmi verso la sua direzione, mi sfugge una lieve risata isterica, causata dall’imbarazzo.

  • Andrea dove posso trovare la cucina? 

Mi rivolge un sorriso, per poi alzarsi dal divano, faccio un passo indietro, la sua espressione ancora oggi mi fa un certo effetto mi incute timore ma al col tempo la sua bellezza mi spiazza, le sue iridi blu sono in grado di leggerti l’anima. Schiarisco la voce, per poi portare una ciocca dietro l’orecchio, punto i miei occhi sulla punta delle scarpe imbarazzata, fa un passo in avanti sovrastandomi con tutta la sua altezza, con il pollice e l’indice, prende il mio mento alzandolo fino a quando non incontro i suoi occhi, che sembrano piuttosto divertiti dall’effetto che mi fa.

  • Sei sicura di voler vedere la cucina, se vuoi possiamo passare prima nella camera da letto.
  • Non fare il furbo mi hai promesso che avremmo fatto i biscotti.

Provo a nascondere l’imbarazzo concentrandomi sulle pareti decorate dai quadri, in questo momento ho le guance in fiamme, il mio corpo non fa altro che mandarmi segnali piuttosto espliciti, purtroppo sarò costretta  trattenerli non sempre si può fare l’amore.

La colpa è tutta di Andrea, che con la sua voce calda e roca riesce a scatenare in me degli istinti a dir poco animaleschi, sembro quasi un gatto in calore che ha il disperato bisogno di accoppiarsi.

  • Vieni dai.

Annuisco alle sue parole, inizio a seguire i passi di Andrea, il mio occhio cade su una porta socchiusa, sgrano un po’ gli occhi incredula a quello che sto vedendo, rosa? Ma per quale motivo Andrea ha una stanza tinta di rosa, a cosa gli serve? 

Scuoto la testa, tornando alla realtà, noto subito die iridi blu intenti a fissarmi, schiarisco la voce, entrando in cucina, che rispetto alle altre stanze è più che luminosa,  il balcone al centro della stanza regala quel tocco in più di bellezza.

I mobili sono tutti tinti di nero, anche qui domina la modernità con un pizzico di classe che si può vedere dal tavolo e dalle sedie.

Avanzo in cucina dirigendomi verso il frigo, senza chiedere il permesso lo apro, con l’intenzione di uscire tutti gli ingredienti, sbuffo sonoramente quando mi rendo conto che non sono presenti né le uova né il burro. Voglio proprio vedere come intende fare questi biscotti se non ha già gli ingredienti principali, chiudo il frigo offesa e delusa perché non è riuscito a mantenere la promessa.

Voglio proprio vedere adesso cosa si inventerà, sicuramente non potrà far sbucare gli ingredienti magicamente, chiudo il frigo, mi blocco un attimo a guardare una vecchia foto in cui sono ritratti Alice e Andrea, sorrido quando noto l’espressione allegra e spensierata di quest’ultimo. 

All’improvviso qualcosa di freddo e appiccicoso bagna i miei capelli insieme a tutto il resto, asciugo subito gli occhi, per poi voltarmi di scatto, rimango impalata a fissare lo sguardo divertito di Andrea, che ha in mano una ciotola.

Batto il piede sinistro sul pavimento come una bambina arrabbiata, gonfio le guance e stringo i pugni, muovo un passo verso la sua direzione con l’intenzione di vendicarmi, il moro come se mi avesse letto nel pensiero, si allontana da me, procurandosi le prime cose che gli capitano nello scaffale. 

Inizio a cercare qualcosa con cui colpirlo, ma senza alcun risultato, lo guardo nuovamente, una smorfia di fastidio si crea sul mio viso quando vedo che il moro sta morendo da ridere, adesso ti faccio ridere io mio caro! 

  • Andrea l’hai voluto tu! 

Lo inseguo correndo, è il tavolo posizionato al centro della stanza ad impedirmi di raggiungerlo, sbuffo sonoramente quando capisco che il moro non ha alla minima intenzione di farsi prendere, rimane fermo dal lato opposto, attento come un felino alle mie mosse.

-Piccola  non te la prendere. Se hai un ritardo mentale cosa puoi farci?

-Io non ho alcun problema, semmai c’è l’hai tu! Guardati non hai neanche il coraggio di affrontare una donna. Certo che ho scelto proprio bene, il mio uomo è una mezza cartuccia!

  • Ah si? Adesso ti faccio vedere io.

Muovo un passo indietro, impaurita dal suo sguardo divenuto improvvisamente minaccioso, avanza lentamente verso la mia direzione, indietreggio fino a scontrarmi con il muro, impreco sottovoce quando mi rendo conto di trovarmi in trappola.

  • Adesso che facciamo? Sei in trappola piccola peste.
  • Tu cosa vorresti fare? 

Mi ritrovo intrappolata tra le sue braccia, deglutisco rumorosamente mandando giù la saliva che mi è rimasta, il respiro si blocca quando avvicina il suo naso sul mio collo, i capelli solleticano la mia guancia, il suo respiro si scontra con la mia pelle divenuta di colpo bollente a causa della vicinanza.

  • Continui ad avere un buon profumo, delicato e dolce, esattamente come te. 

Un ghigno si forma sul suo viso, le sue mani scivolano dalla parete, soffermandosi sul mio collo che accarezza dolcemente, con il pollice disegna dei cerchi immaginari che mi spingono a chiudere gli occhi per un secondo.

  • Non ho nulla di dolce, credevo che l’avessi capito.
  • Ti sottovaluti troppo, non riesci a capire quante qualità tu possieda. 
  • Elencamele.
  • Mmm sei bella, attraente, divertente, sexy...

Con la mano scivola fino ad arrivare al mio fondoschiena che stringe forte, quasi come se volesse sottolineare il suo possesso, mordicchia dolcemente la pelle del mio collo fino a farmi quasi male, un piccolo gemito esce dalle mie labbra a causa del dolore e dal piacere che mi ha scaturito.

Avvolgo le mie braccia sul suo collo, desiderosa di lui, rimango delusa quando le sue mani afferrano i miei polsi bloccandoli,  incontro il suo sguardo che è piuttosto divertito. 

  • Non ora Sara, non essere così ninfomane. Dobbiamo conoscerci meglio, no? 
  • Non puoi lasciarmi così? 
  • Così come? 

Alzo gli occhi al cielo sospirando, è uno stronzo, prima mi fa’ eccitare e poi mi liquida così, bravissimo Andrea sei sexy, non era necessario cercare di nuovo conferma, era ovvio.

Incrocio le braccia al petto, mettendo il broncio offesa dal suo atteggiamento e dal suo scherzo che mi ha lasciato una puzza a dir poco insopportabile, mi domando come faccia a non sentirla.

  • Lascia perdere, con te è tutto inutile, persino parlarne.
  • Bada a come parli biondina, sono pur sempre il tuo insegnante. 
  • Il mio insegnante? Il mio bambino magari, guarda come mi hai conciata! 

Un sorriso si crea nuovamente nelle sue labbra, si volta nella direzione opposta, imboccando l’uscita della stanza, alzo le braccia al cielo ormai esasperata, ma cosa gli sta passando oggi per la mente, è strano più degli altri giorni. Lo seguo, curiosa di sapere cos’altro ha in mente, vengo bloccata dalla sua schiena che si ferma improvvisamente, facendomi sbattere contro di lui, un piccolo lamento fuoriesce dalle mie labbra, con la mano massaggio il punto dolorante.

  • Dove credi di andare, vatti a fare una doccia puzzi! 
  • Ma... ma hai detto che avevo un buon profumo poco fa’.
  • Ci ho ripensato puzzi un sacco lavati, immediatamente! 

Mordo l’interno della guancia, trattenendo tutta la rabbia e l’antipatia che in questo momento nutro per il moro, è peggio di una donna incinta, è semplicemente insopportabile, lo preferivo muto.

Giro i tacchi sbuffando e imprecando sottovoce, mi ha appena detto che non può starmi vicino a causa della puzza, grazie mille caro sei stato tu a rovesciarmi quella roba addosso! 

  • Sto uscendo, ti voglio trovare pronta, quando torno. A dopo.

Sbatte la porta, facendomi sobbalzare sul posto, un piccolo urlo di nervoso esce dalla mia bocca adesso dovrò anche correre non so nemmeno quando impiegherà fuori. Sicuramente farlo arrabbiare è l’ultimo dei miei piani, quindi è meglio correre, anche se non ho la più pallida idea di cosa mettere, dal momento in cui non ho neanche il cambio. 

Coraggio Sara, riuscirai a trovare qualcosa, meglio muoversi! 

 

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Capitolo 31

 

Strizzo i capelli, togliendo l’acqua li avvolgo in un asciugamano, per poi fasciare il mio corpo, con l’accappatoio del moro, il profumo virile e fruttato  riempie le mie narici, la sua immagine  si proietta nella mia mente, come se in questo momento in questa stanza ci fosse lui. 

Apro gli occhi, un leggero sorriso emerge nelle mie labbra, la voglia di stare con lui inizia a crescere, seppur mi manda in bestia con una semplice parola, mi manca. 

Non so come definirla questa mancanza improvvisa, è andato via da nemmeno mezz’ora, eppure  ho un irrefrenabile voglia di baciarlo, stringerlo, perché lo desidero così tanto? Diamine Sara che cosa ti sta succedendo, sono già passata alla fase successiva? Non posso amarlo è troppo presto, va bene nutrire un sentimento, però arrivare a questi punti no! Cosa mai potrà pensare Andrea, di questo sentimento mi prenderà per una matta, che corre troppo in fretta, calma Sara posso anche sbagliarmi non per forza deve trattarsi di amore. 

Dovrei conoscere prima di pensare una cosa simile, l’unica persona in grado di aiutarmi è mia madre, chi meglio di lei può saperlo? Ha amato mio padre fino all’ultimo, anche quando l’ha tradita con una sua collega, non ha mai smesso di amarlo seppur è rimasta ferita dal suo comportamento nutre ancora amore per lui. Lo vedo ogni giorno, quando si rinchiude in camera sua, diverse volte l’ho beccata con una foto in mano, con le lacrime agli occhi, si finge forte, recita una parte, pur di non farmi preoccupare, sorride, lancia battute divertenti  un po’ imbarazzanti, so già che questo e  un suo modo di fare, preferisce ridere ai problemi piuttosto che rimanere lì a rimuginarci. 

È l’unica in grado di sapermi dare una spiegazione valida, prendo il telefono, digito il numero di mia madre, premendo subito il tasto chiama, un leggero imbarazzo si fa’ strada dentro di me, è la prima volta che parlo di qualcosa di intimo e speciale con lei. È la prima volta che mi affido a mia madre, lasciando perdere Omar, anche se in parte mi dispiace allontanarmi da lui, rimango convinta che sia meglio così per lui, almeno potrà smettere di amarmi.

  • Tesoro che succede? 
  • Mamma...
  • Amore mio va tutto bene? 
  • Come hai capito di amare papà? 

È il silenzio che sento, alcuni sospiri lo interrompono, sicuramente non è una argomento facile per lei, quasi mi pento di aver pensato a lei, sono certa che non ha alcuna voglia di ripensare a mio padre, è già tanto che si sentono per i documenti del divorzio. 

Faccio per parlare per chiudere l’argomento, però la voce di mia madre me lo impedisce, la sento trattenere un singhiozzo, i sensi di colpa per aver trattato questo argomento così delicato mi impediscono di proferire parola.

  • È semplice piccola mia, non sei in grado di pensare a nient’altro se non a lui, ti ritrovi a sorridere come un ebete quando solo incroci il suo sguardo, o semplicemente quando lo pensi. Non sei in grado di compiere un  azione in totale autonomia, perché pensi prima a lui, il desiderio di sapere cosa ne pensa ti spinge ad essere più riflessiva. Le lacrime scendono con più facilità, gioisci quando lo vedi felice, e sei triste quando lo vedi a pezzi. L’amore ti insegna a mettere in primo piano la persona che ami, smetti così di essere egoista, ti rende dipendente. È così che mi sono sentita con tuo padre, erano un miscuglio di emozioni a dir poco meravigliose, io ho avuto la fortuna di conoscerlo, ma non tutti l’hanno avuto, c’è chi confonde l’amore con una semplice infatuazione, non è facile riconoscerlo, è il tempo che ti saprà dare le risposte giuste. 
  • Grazie.
  • Non ringraziarmi sono pur sempre tua madre. Sara non spaventarti, amare è un dono, essere amati una grandissima fortuna, non dimenticartelo.
  • Grazie, ascolterò le tue parole.

Trattengo il respiro, la mia mente è sommersa da mille dubbi e da mille domande, a cui dovrò dare una risposta prima o poi,  è giusto darmi  del tempo probabilmente mi starò confondendo, prima di pensare una cosa del genere devo rifletterci meglio, vivermi a pieno il moro.

La porta che si spalanca improvvisamente mi obbliga a chiudere la chiamata, salutando mia madre frettolosamente, alzo gli occhi timidamente incontrando quei diamanti così belli che viaggiano in tutto il mio corpo soffermandosi sui miei seni coperti dal suo accappatoio.

  • Non hai fatto ciò che ti ho chiesto.
  • Mi dispiace, non ho fatto in tempo.

Si avvicina da me, i suoi passi sono lenti e sensuali è impossibile non rimanere incantati da un uomo così dannatamente attraente, c’è il rischio di svenire per quanto sia sexy, aria serve aria molta aria. 

  • Adesso ti vesti e appena finisci vieni di là. Non perdere tempo perché altrimenti sarò costretto a punirti.
  • Non sarà necessario, tranquillo.
  • Perfetto.

Si avvicina ancora di più, da questa distanza riesco a sentire il suo profumo così virile, le sue labbra così rosse e grandi mi spingono a desiderare i suoi baci, i suoi occhi così belli e profondi che osservano attentamente ogni mio movimento,  diamine Sara hai perso letteralmente la testa! 

Cerco di trattenere l’ossigeno nei polmoni, incapace di respirare, ho dimenticato come si fa’ in sua presenza, Dio perché ha tutto questo potere su di me? 

A questo punto comincio a pensare che per Andrea sto iniziando a provare un sentimento molto simile all’amore, quest’ansia, il cuore che rischia di  esplodere per quanto batte, non può trattarsi di timore, questo deve essere  amore! 

Le sue labbra sfiorano il mio collo, le sue mani accarezzano la mia guancia, un miscuglio di emozioni si scatenano dentro di me, sembra quasi che sia appena scoppiata  una guerra.

Chiudo gli occhi desiderosa  di un suo bacio, rimango con le labbra sospese in aria per qualche secondo, con la speranza che arrivassero le sue labbra, rimango delusa quando vedo che il moro è appena uscito dalla stanza. 

Sbuffo offesa dal suo comportamento, sono in momenti come questi che lo trovo insopportabile, era necessario illudermi in questa maniera? 

Inizio a cercare qualcosa da indossare, la felpa appesa nell’armadio tinta di nero è quella che scelgo, la stringo tra le mani portando l’indumento sul naso, per sentirne l’odore mascolino del moro. 

La indosso insieme ad un paio di pantaloncini, non appena finisco esco dalla stanza e mi dirigo convinta in cucina, sono certa che starà preparando qualcosa, dal momento in cui dobbiamo ancora pranzare mi sembra più che palese. 

Rimango incantata quando si mostra un uomo in grembiule, con i capelli che ricadono sul viso e gli occhi puntati sul tagliere di carne, mi avvicino a lui totalmente rapita dalla sua agilità con i coltelli. 

  • C’è ne hai messo di tempo, coraggio taglia i peperoni.
  • Si, subito.

Mi avvicino al bancone, affiancandomi a lui, inizio a tagliare i peperoni prestando  attenzione  alla dimensione, cercando di farlo tutti uguali, so già che non siamo a Masterchef che non è necessaria tutta questa precisione però con lui ho ho bisogno di fare bella figura, di fare le cose alla perfezione. 

  • Sai già cosa stiamo preparando? 
  • No, cosa stiamo facendo? 
  • Pollo alla romana. È giusto che assapori un po’ Roma.
  • Grazie.

Un sorriso si piazza sul mio viso, devo ancora capire come fa’ a farmi toccare il cielo con un dito con un solo suo gesto, Andrea è di gran lunga un uomo romantico e dolce, riesce a sorprendermi in ogni momento.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Capitolo 32

Gli pongo i peperoni e la cipolla affettata, si volta nella mia direzione, osservando attentamente ciò che ho tagliato, alzo lo sguardo confusa, il moro  mi osserva con un cipiglio senza proferire parola, abbasso lo sguardo confusa, insomma cosa c’è di male in quello che ho tagliato? 

Spinge il tagliere nella mia direzione, sempre in silenzio, mi gratto la nuca confusa, ho sempre cucinato il pollo insieme ad Omar, le verdure le ho sempre tagliate così, cosa c’è che non va? 

Come può bocciare il mio lavoro? Sono pur sempre romana, no?

-E inutile che fai finta di non capire, non va bene lo sai anche tu. Tagliali a cubetti, a me così non piacciono. 

Boccheggio un paio di volte sconvolta, hai capito il professore fa’ il bambino! Alzo gli occhi al cielo, certo che è strano. Almeno conosco un’altra piccola cosa, preferisce le verdure tagliate a cubetti, il taglio alla julienne non gli piace.

Perfetto Sara memorizza mi raccomando! 

Provo a concentrarmi e ad impegnarmi, voglio fare un buon lavoro, dovrà congratularsi con me per il lavoro impeccabile,  perdo un battito quando sento il suo mento sulla mia spalla, le sue braccia che avvolgono la mia vita, il suo corpo aderisce perfettamente al mio.

Dio quanto è sexy. 

  • Va bene così piccola. 

Annuisco alle sue parole, incapace di dire qualcos’altro, il suo respiro che si scontra con la pelle del mio collo, la sua voce calda e rauca, mi hanno letteralmente spiazzata, la mia mente sembra essersi spenta. Mi sto già immaginando tra le sue braccia, o su un letto a baciarci, quasi quasi non ho più fame, preferisco Andrea, al diavolo il pollo. 

Lentamente toglie il coltello dalle mie mani, posandolo sul tavolo, con la stessa attenzione e delicatezza si prende il tagliere, buttando tutto su una padella.

Batto più volte le palpebre, per poi spostarmi, lo trovo concentrato sul piatto, le sue spalle larghe messe  in evidenza dalla maglia nera, ed il jeans che fascia perfettamente il suo fondoschiena, rendendolo ancora più tondo, è una visione. 

Ma come ho fatto a fare a meno di lui per 17 anni, gli dei del Olimpo hanno fatto proprio un bel lavoro con lui, è un capolavoro nemmeno Michelangelo sarebbe stato in grado di scolpire tanta bellezza. 

-Sara passami la paprica è dietro di te.

Obbedisco subito, prendendola, come un buon soldatino. Soldatino? Dio ma cosa mi prende? Sei la sua ragazza non il suo soldato, fissatelo bene in testa.

Mi posiziono accanto a lui, osservo attentamente la sua agilità in cucina, non pensavo che fosse cosi bravo in cucina, chissà cos’altro saprà fare. Insomma è bravo a letto, insegna, scrive libri e infine è un asso in cucina, ci sarà qualcosa che non saprà fare.

-A cosa pensi? 

-A te.

-A me? Non ti basta avermi qui accanto, ti  manco così tanto? 

-No, no non intendevo questo.

-Se farai la brava dopo ti darò il tuo premio in camera.

Divento subito paonazza, ma come può pensare una cosa simile? Maledetta a me, che non sono in grado di esprimermi bene, forza Sara sei ancora in tempo per correggerti. 

-P-perché devi sempre pensare male?

-Perché ti ecciti? Sei in calore? Dimenticavo sei il mio cane, oggi ti porterò dal veterinario così almeno ti faccio sterilizzare.

Gonfio le guance offesa dal suo comportamento, come può darmi del cane, ammetto che ho una voglia matta di saltargli addosso, però non lo farò. Non dopo quello che ha detto, gli do le spalle, incrociando le braccia al petto, sarà lui ad implorarmi di dargliela, ma io dirò prontamente no.

-Non c’è l’ha necessità di farlo, io non sono come voi uomini. Le donne possono farne anche a meno.

Si avvicina lentamente a me, il suo corpo si incastra con la mia schiena, il suo respiro inizia a farsi pesante, le sue mani si insinuano dentro la felpa, toccando i punti più proibiti. Mi ritrovo a gemere sotto il suo tocco, scontrando il mio sedere sulla sua erezione che sembra gradire i miei movimenti, le sue labbra iniziano e succhiare il mio collo, morderlo con aggressività come se volesse marcare bene il suo possesso.

-Cosa mi fai Sara...

Non lo so Andrea

Non lo so

Impazzisco in tua presenza, i miei neuroni si volatizzano quando mi tocchi, smetto di respirare per te. 

Cosa mi fai tu Andrea. 

-Non lo so.

-Risposta sbagliata, bocciata.

La sua mano si ferma sul mio sedere, che strizza con prepotenza, provocandomi un altro gemito, insieme  suo membro che  preme sul mio sedere è già eccitato esattamente come me.

-Sai cosa sarebbe bello? Una bella scopata, per chiarirci del tutto. Tu cosa ne pensi? 

Mi ritrovo con la bocca asciutta, e con la mia intimità che mi implora di cedere alla sua sensualità, la mia mente oramai è andata come la mia fame, voglio lui, al diavolo il resto. Mi giro verso di lui, mi piombo sulle sue labbra, senza pensarci due volte, le nostre lingue si cercano si scontrano con prepotenza, le mie mani toccano la sua pelle, soffermandosi su quel sedere perfetto.

-Vuoi farlo Sara?

-Si si lo farei ovunque con te, anche in una fattoria piena di polli.

Inumidisce le sue labbra, sfiora il lobo del mio orecchio provocandomi dei brividi che percorrono tutto il mio corpo, ho bisogno di aria. 

  • Controllo il pollo, tu inizia ad apparecchiare.

Spalanco gli occhi sorpresa e delusa dal suo comportamento, si allontana da me con quel sorrisetto da stronzo, certo ha ottenuto quello che voleva,  ha vinto con la sua teoria con quella vicinanza vado in iper ventilazione, al diavolo Sara, ti sei fatta abbindolare.

Gonfio le guance, offesa, ora sono costretta anche a pulirmi, dopo tutte quelle parole, e quelle sue mani così esperte, stavo già  immaginando un seguito invece no dovrò accontentarmi di questo breve momento. 

Esco dalla cucina, dirigendomi dritta in bagno, mi blocco nel momento esatto in cui rivedo quella stanza, tinta di rosa, entro senza pensarci due volte. Voglio capire cosa nasconde questa stanza, apro la porta è quello che vedo è un letto singolo tinto tutto di rosa, nella parte sinistra ci sono diversi giochi per bambina, mentre a destra c’è un grande armadio. 

Inizio a guardare attentamente la stanza, consapevole che questa era la stanza di Alice sua nipote, nella mia mente iniziano a scatenarsi una serie di domande, perché il moro ha fatto una camera da letto a sua nipote? È stato sincero con me? 

Dentro di me iniziano a innescarsi mille domande e mille dubbi, decido di avvicinarmi alla scrivania, inizio a rovistare nei vari cassetti con la speranza di trovare qualcosa che sia in grado di darmi una risposta. 

Trovo solo una busta rosa con scritto “ per il papà migliore del mondo” fisso quelle parole per diverso tempo, sono scioccata e delusa, da Andrea, mi ha mentito...

Il mio cuore mi implora di non trarre subito a  delle conclusioni, di parlarne con lui, ma come posso fidarmi, se mi ha già nascosto una cosa simile? 

Trattengo il respiro, non è il momento di piangere, le mie risposte sono dentro questa busta, la osservo attentamente, spaventata da quello che potrei trovare. Dannazione Sara, non fare la fifona adesso!

-Che cazzo ci fai qui? 

-È tua figlia Alice? 

Formulo subito la domanda, senza pensarci due volte, ho bisogno di sapere, per potermi liberare da questo peso nel petto.

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