Never Lose Hope 2 di Henya (/viewuser.php?uid=108116)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cara amica mia... ***
Capitolo 2: *** Bentornata, Anya! ***
Capitolo 3: *** Si comincia... ***
Capitolo 4: *** A.A.A Cercasi appartamento. ***
Capitolo 5: *** Una cena tra -amici- ***
Capitolo 6: *** Colpita e... affondata! ***
Capitolo 7: *** Il cerchio si chiude ***
Capitolo 8: *** Un passo più vicino... ***
Capitolo 9: *** La voce della -coscienza- ***
Capitolo 10: *** Una seconda possibilità? ***
Capitolo 11: *** L'uccellin volò volò ***
Capitolo 12: *** Genitore-terzo incomodo ***
Capitolo 13: *** Aggiungi un posto a tavola... ***
Capitolo 14: *** "Resta qui!" ***
Capitolo 15: *** Piccoli dubbi: la madre o la figlia? ***
Capitolo 16: *** Fiducia ***
Capitolo 17: *** Passaggio di testimone ***
Capitolo 18: *** Una giornata con papino ***
Capitolo 19: *** Manca poco, Kai ***
Capitolo 20: *** Problemi e incomprensioni ***
Capitolo 21: *** L'accordo ***
Capitolo 22: *** Soggiorno a Villa Hiwatari ***
Capitolo 23: *** Strategia difensiva ***
Capitolo 24: *** Merry Christmas... ***
Capitolo 25: *** Say Something ***
Capitolo 26: *** I'm only human ***
Capitolo 27: *** Make heaven out of hell ***
Capitolo 28: *** Away from all of reality ***
Capitolo 29: *** I hate you, I love you ***
Capitolo 30: *** Don't Let Me Down ***
Capitolo 31: *** Sentimenti vs Orgoglio ***
Capitolo 32: *** L'annuncio ufficiale ***
Capitolo 33: *** We can hurt together ***
Capitolo 34: *** Counting stars ***
Capitolo 35: *** Nuovo inizio, nuovi problemi ***
Capitolo 36: *** Fine dell'attesa ***
Capitolo 37: *** Strani sospetti ***
Capitolo 38: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 39: *** Riflessioni ***
Capitolo 40: *** La vite ***
Capitolo 41: *** La stanza blu ***
Capitolo 42: *** Il buio ***
Capitolo 43: *** Il risveglio ***
Capitolo 44: *** Spiegazioni ***
Capitolo 45: *** Le cose che non vorresti scoprire ***
Capitolo 46: *** Ne vale la pena? ***
Capitolo 47: *** Prova a non perdere il controllo ***
Capitolo 48: *** Rimpatriata ***
Capitolo 49: *** Il compleanno ***
Capitolo 50: *** Il freddo calcolatore ***
Capitolo 51: *** Dejavù ***
Capitolo 52: *** La recita ***
Capitolo 53: *** Senza battere ciglio ***
Capitolo 54: *** Non c'è due senza quattro! ***
Capitolo 55: *** Notte prima degli esami ***
Capitolo 56: *** Il giorno dell'esame ***
Capitolo 57: *** Serata al sapore di vodka ***
Capitolo 58: *** Paranoie adolescenziali ***
Capitolo 59: *** Chi farà la prima mossa? ***
Capitolo 60: *** Ospiti indesiderati ***
Capitolo 1 *** Cara amica mia... ***
Salve
a tutti , eccomi ritornata!
Innanzitutto, buon 2014 a todos :)
Avevo concluso l'anno precedente con la fine della mia fanfiction
"Never Lose Hope " e inauguro questo nuovo anno con "Never Lose Hope
2" (Madre de dios!! NdTutti O.O") .
Non so ancora bene preciso cosa combinerò in questa nuova
serie ( oddeo, lo aveva detto pure per la prima -.- siamo rovinati Nd I
protagonisti ) (u__U nD Autrice) ,ma cercherò di fare del
mio meglio.
Questo che vi accingerete a leggere è solo una specie di
"breve prologo" . Spero di avere scritto qualcosa di decente e che
possa incuriosirvi ^_^" :) buona lettura
"Carissima
amica mia, come stai?
Spero tutto bene.
E' da molto che non ci si sente! Tra un impegno e l'altro ho trovato il
tempo di scriverti.
Mi manchi molto, sai?
L'altra sera , frugando tra le mie cose, ho ritrovato il nostro album
fotografico e rivederlo è stato come fare un tuffo nel
passato! Come sai lì dentro sono raccolti tutti i
più bei momenti vissuti insieme , ma ci sono ancora molte
pagine vuote, che spero un giorno potremo riempire.
Magari potresti inviarmi qualche foto della piccola Hope! Ricordo
quando era appena nata, ma adesso che ha tre anni mi piacerebbe vedere
com' è diventata.
E Rai , invece? Come vanno le cose con lui? Mi piacerebbe avere sue
notizie e magari avere il suo numero per telefonargli e dirgliene
quattro! Come ha potuto portarti così lontano ?!? Poteva
benissimo rimanere qui in Giappone e iscriversi ad una
università di Tokyo!
Ovviamente sto solamente scherzando! Hai deciso tu di seguirlo fino in
Cina e credo che la tua sia stata un'ottima decisione : anch'io avrei
seguito Yuri fino in capo al mondo!
A proposito, da due settimane abbiamo deciso di vivere insieme!! A mia
madre è piaciuto molto Yuri (cosa che non mi sarei mai
aspettata) e quindi non ci è voluto molto per convincerla.
Adesso lei si è trasferita nella città di Komae
dove abita mia nonna, che con i suoi 85 anni non sembra starci
più con la testa!
Comunque, l'idea di vivere insieme non si è rivelata
così tragica come si potrebbe pensare. Ci troviamo molto
bene e andiamo d'amore e d'accordo (ma credo sia una questione di "
all'inizio è sempre così"e spero
vivamenteche non arriveremo a tirarci i coltelli ,passata
questa fase!). Anche perchè abbiamo anche deciso di (rullo
di tamburi*)... SPOSARCI!!!
Ebbene sì, cara Anya, Yuri Ivanov mi ha chiesto di sposarlo
esattamente cinque settimane, quindici ore, diciassetteminuti (e non
ricordo quanti secondi) fa! (beh quando riceverai questa
lettera sarà passato un po' di tempo in più...)
Quasi sicuramente sarai caduta a terra.
Beh, neanche io ho saputo reggere l'emozione e se non sono svenuta
è stato solo per non rovinare il momento più
bello della mia vita!
Non sappiamo ancora la data con precisione ma l'idea sarebbe quella di
fissare il tutto tra due mesi.
Presto? Forse, ma in questi casi credo non che bisogni dilungarsi
troppo.
Ovviamente al mio matrimonio non potrà mancare la mia
più cara amica, con la sua nuova famiglia.
Sarai mia testimone di nozze, non accetto nessun "No, forse, non credo
che potrò esserci, sono stata rapita dagli alieni"
perchè se tu non sarai qui quel giorno, sappi che non
potrò mai perdonartelo!
Spero tu possa rispondermi al più presto.
Un forte abbraccio,
la tua pazza amica Hilary.
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Capitolo 2 *** Bentornata, Anya! ***
"Mamma! Guarda quel cane!!"
"Ehi, non sporgerti troppo dal finestrino! Rientra subito!" le grido
tirandola verso di me per la maglietta.
Sono passati solo tre
anni da quando sono partita.
"Quante volte ti ho detto che in auto devi stare seduta composta !" le
rimprovero riaggangiandole la cintura di sicurezza. "Non devi
toglierla, capito?"
"Capito..." afferma un po' imbronciata.
Non è passato
tanto tempo, è vero, eppure sto provando una strana
sensazione nel ritornare.
E' stata un
pò dura abituarsi a vivere in Cina, ma alla fine
mi ci sono trovata bene, è stata solo questione di tempo.
E adesso rieccomi qui
cara Tokyo: devo ammettere che mi sei un pò mancata!
"E' qui che vi devo lasciare?" chiede l'autista del taxi.
"Si si, è proprio qui!" rispondo sorridente .
Siamo proprio di fronte alla casa di Hilary. Mi batte il cuore dall'emozione
e non vedo l'ora di riabbracciarla.
" Grazie mille e questi sono suoi!" dico all'autista porgendogli il
denaro mentre lui porta fuori le due valigie dal portabagagli.
"Grazie a lei , e buonagiornata!" saluta andandosene.
Resto lì , di
fronte al cancello a fissare quella casa , tenendo per mano la mia
piccola Hope.
"Mio dio... quanti ricordi" sussurro tra me e me.
"Mamma! E' qui che abita la tua amica?"
"Sì,sì! Forza, suoniamo il campanello! Speriamo
sia in casa..."
A dire la
verità lei non sa che oggi sarei ritornata, ho preferito
farle una piccola sorpresa.
Sono passati un bel pò di secondi da quando ho suonato , ma
non ha ancora risposto nessuno.
"Non c'è, mamma?".
"Eh, non lo so, mi sa di no!" rispondo guardandomi in giro.
Forse avrei dovuto
avvisare...
"Riprovo".
Ma ancora niente!
"Mi sa che non c'è proprio in casa!" che sfiga.
" E ora che facciamo? Io devo andare in bagno!"
Mi gratto la nuca alla ricerca di una soluzione.
"Bella domanda... che facciamo?" chiedo a me stessa. "OK, ..." dico
abbassandomi per osservarla meglio negli occhi "devi solo riuscire a
resistere finchè non arriviamo in una caffetteria qui
vicino, ok?" le propongo sistemandole la sua folta frangetta color
miele.
"Mm-mh!!" annuisce.
"Ma dove hai messo il tuo cappellino, con questo
sole..." mentre frugo all'interno della mia borsetta, vedo proiettata
davanti a me l'ombra di qualcuno che si trova alle mie spalle.
"Cerca qualcosa, signora?"
Al suono di questa voce sbarro gli occhi e mi alzo di scatto voltandomi.
E' lei.
"Hilary!!" esclamo entusiasta.
"Oh- mio- dio!" scandisce ogni singola parola. "Anyaaaa!".
Contemporaneamente apriamo le nostre braccia e ci uniamo in un forte
abbraccio, ridendo e quasi piangendo.
"Mio dio non posso crederci!" esclama tenendomi per le spalle e
osservandomi dalla testa ai piedi. "Sei proprio tu?!" . Continua a
toccarmi quasi come se non fossi reale.
"Ma certo che sono io!!"
Mi riabbraccia facendomi anche dondolare : sembra quasi di ballare.
A prima vista potrebbe sembrare una reazione esagerata, ma vi assicuro
che non lo è! La verità è che mi
è mancata davvero, davvero, davvero tanto!
" Aspettavo una tua risposta alla mia lettera e invece ti ritrovo qui
in carne ed ossa! "
" Hai ragione, avrei dovuto rispondere e avvisare, ma poi ho pensat..."
" NO!!" . M'interrompe d'un tratto sbarrando gli occhi.
" Che ti prende??"
" L- lei è... lei, lei è...". continuando a
balbettare, fa due passi in avanti con un dito che punta verso la
direzione di Hope, che poverina stava dietro di me a guardare questa
buffa scena.
" Hope?" concludo io.
Osserva prima me e subito dopo Hope, per poi riguardare me e subito
dopo di nuovo Hope, mentre quest'ultima la guarda un po' stranita.
Mi sa che non ci sarà bisogno di spiegarle che è
una matta.
"Ma è , è bellissima, Anya! Siete due gocce
d'acqua!!"
Beh due gocce d'acqua
non direi proprio.
"Ma ha gli occhi violacei, sono meravigliosi!"
Ecco appunto...
"Ti ricordi di me?" le chiede sfiorandole una gote.
Lei , timidamente, corre a nascondersi dietro di me, tenendo stretta
una mia gamba.
"Come potrebbe , Hilary! Era appena nata!" le ricordo ridendo.
"Ah già , è vero!" risponde dandosi quasi della
sciocca.
"Ma guarda com'è timida!"
"Non farti imbambolare! All'inizio è sempre
così..." affermo osservandola con un espressione
pseudo-minacciosa.
"Ma che cosa facciamo ancora qui fuori! Scusami, ma lo shock
è stato talmente forte... comunque, entriamo! Ti aiuto con
le valigie!"
Prendiamo una valigia per uno e cominciamo ad avviarci verso l'entrata.
"Wow... non è cambiata di una virgola!" esclamo
meravigliata.
Ripeto, dopotutto sono
passati solo tre anni... mica un quarto di secolo! E ripeto
anche : la sensazione di ritornare qui è meravigliosa
ugualmente.
" La casa non sarà cambiata ma le novità non
mancano!" dice invitandomi a seguirla in salotto.
" Ah già, adesso convivi con il tuo affascinante Ivanov!"
" E' vero!" risponde sognante.
Dopo esserci accomodate sul divano, Hilary corre a prendere qualcosa di
fresco da bere.
" Mamma, devo andare in bagno!" mi ricorda Hope.
" Hai ragione, scusa l'avevo dimenticato! Hila, porto la piccola in
bagno , ok?" le grido dal salotto.
" Certo, fa pure! Sai la strada vero?".
" Ovvio! Dai , andiamo!"
Appena ritorniamo al piano di sotto, quello che i nostri occhi vedono
è una tavola imbandita di cose dall'aspetto super delizioso-
invitante!
" Ma stai per dare un banchetto?!" le domando impressionata,
riaccomodandomi sul divano.
" Eh? Ma no! Questi sono alcuni dolci che ho preparato in questi
giorni!"
" Davvero? E da quando tu sapresti cucinare?" le chiedo sempre
più impressionata.
" Beh, in realtà... non è che abbia imparato
molto! Me la cavo un pochino con i dolci, mentre per il resto faccio
sempre schifo! Sai che pena mi fa Yuri quando è costretto a
mangiare ciò che preparo! Lui mi dice che non fa niente, ma
in realtà si vede che le mangia controvoglia!" conclude un
po' amareggiata.
" Beh significa che ti ama veramente, non credi?!"
" Sì, per questo lo adoro!"
" Mamma, posso prendere un biscotto?"
" Certo piccola, tutti quelli che vuoi!" interviene Hilary.
" Ma tornando alla lettera... " faccio finta di tossire per schiarirmi
la voce " è vero che vi sposate?" domando maliziosa.
" Sì è verissimo!! Credimi , faccio fatica a
crederci ma , ma è incredibilmente vero!"
" Sono rimasta di stucco appena l'ho letto! La mia amica Hilary che si
sposa... e con chi poi? Con lo stesso Yuri a cui è andata
dietro per anni al liceo! Sono felicissima per te, non sai quanto!!"
" Abbiamo fissato la data per il 25 Giugno, adesso non ci resta che
organizzare tutti i preparativi! Anche se per ora dovrei concentrarmi
sulla tesi, ma la mia testa è altrove!"
Hilary ha deciso di
intraprendere la carriera di avvocato e presto si
laureerà, per non dimenticare che
sposerà Yuri Ivanov: praticamente sta avverando tutti i suoi
sogni che anni fa teneva chiusi in un cassetto. Sono strafelice per
lei, se lo merita!
" Sono felice che tu sia qui, così potremo organizzare
insieme se ti va! Ma adesso basta parlare di me, raccontami tu adesso
qualcosa! Come ti sei trovata in Cina? E' successo qualcosa di nuovo?
Aspetta, adesso che ci penso...non manca qualcuno
all'appello?" mi chiede d'un tratto inarcando un sopracciglio.
"Dov'è Rei?"
Ecco, mi sembrava strano
l'avesse dimenticato! Eppure ha perso un pò di tempo prima
di chiederlo.
" Ah già , Rei! Lui non non è potuto venire a
causa dello studio! Avevamo deciso inizialmente di partire qualche
giorno prima del matrimonio, non appena ci avreste comunicato la data,
ma alla fine ho pensato di venire prima per aiutarti nei tuoi
preparativi, per l'abito... insomma, non ce l'ho fatta più a
resistere! So che per te questo è un momento speciale e mi
sarebbe piaciuto esserne partecipe: ed eccomi qui!" concludo con
sorridendo.
" Hai fatto benissimo! Ho bisogno del tuo sostegno , grazie!"
" Anche se sarà dura stare lontano anche da Rei!"
"Posso immaginare! Ma posso farti una domanda?" chiede misteriosa.
" Certo!" la invito a seguire , assaggiando uno di quei biscotti.
" Ma Rai come si comporta con Hope non essendo il padre?"
A questa domanda un pezzo di biscotto mi va di traverso,
costringendomi a tossire insistentemente.
" Oddio Anya! Bevi qualcosa o ti strozzerai!"
Dopo avere bevuto alcuni sorsi d'acqua, respiro
profondamente, ritornando al mio colore naturale.
"Ma fanno davvero così schifo?" mi chiede preoccupata.
" No!" ribatto fulminandola con uno sguardo. " Come puoi dire cer...."
mi volto a guardare Hope e decido di abbassare il tono di voce parlando
a denti stretti..." come puoi dire certe cose in presenza della
piccola! Non sai che i bambini a volte registrano tutto e poi magari
potrebbe fare strane domande!!"
" Scusa-scusa!" risponde pentita.
" Mammaa! Posso andare a lavare le mani?" ci interrompe.
" Certo tesoro, andiamo!"
" Ci voglio andare da sola!"
"Sicura?"
" Si- si!"
" Ok , ma non toccare niente!"
Le raccomando mentre lei comincia a salire uno ad uno i gradini,
contandoli.
" Uno, due, tre, cinque, otto, tre" . beh, o almeno provandoci.
" Ma che dolce, prova già a contare!" afferma meravigliata
Hilary.
" Sì, gliel'ha insegnato Rai" sussurro pensierosa.
" Deve essersi affezionato molto a lei!"
" Sì... sai, è come se fosse davvero sua figlia!
Non ha mai dimostrato nessun rancore nei suoi confronti, per non
parlare poi di come lo adora lei..."
" E questo forse non dimostra il fatto di cosa sia disposto a fare lui,
pur di stare con te?"
La osservo alcuni secondi, con occhi persi nel vuoto. Questo
è proprio vero!
" Già, per questo non mi sono mai pentita di
averlo seguito sino in Cina! Sono stati, forse i tre anni
più belli e felici della mia vita!" le confido prendendo una
sua mano , stringendola.
Lei solleva la mia mano, racchiudendola tra le sue " Non sai quanto mi
renda felice sentirti dire queste cose! So quanto hai
sofferto, quante ne hai dovute passare..."
I miei occhi cominciano a divenire lucidi. Anche questo è
proprio vero.
" Ok, basta ora ripensare al passato! Non rattristiamoci e godiamoci
questa giornata! Anche Yuri sarà felice di vederti! Dovrebbe
arrivare verso le otto!"
" Sono proprio curiosa di vederlo nelle vesti di Dottor Ivanov!" . A
questo pensiero mi scappa quasi una risata.
" Eh sì, dovresti vederlo." Mi rivolge furbetta." Si
è da poco laureato e studia già per la
specializzazione in psichiatria. Nel frattempo lavora visitando
pazienti all'ospedale" . Mi rivolge furbetta. " Anche se mi preoccupano
un po' le infermiere che gli ronzano intorno!" aggiunge scocciata.
" Ma dai, non cominciare a farti venire gelosie infondate..."
" Già..."
Dopo alcuni secondi di silenzio...
" Ehi, mi è venuta un'idea! Perchè non mi aiuti a
preparare la cena ! Ricordi ancora la ricetta di quello stufato di tua
madre? Ho provato a riprodurla in tutti i modi ma quello che ne viene
fuori è un qualcosa di orripilante..."
" Si, certo!"
" Ottimo, prepareremo questo per festeggiare il tuo arrivo! Yuri
rimarrà di stucco! Devo solo uscire per fare un
pò di spesa!"
" Ok, mi piacerebbe venire con te! Farò vedere a Hope alcune
cose in città ! Ma dammi giusto il tempo di sistemare le mie
cose e telefonare a Rai!"
" Certo, ti mostro la stanz..."
Veniamo prese di soprassalto dal rumore di qualcosa che sembrerebbe
essere caduto a terra e frantumatosi in mille pezzettini.
Raggiungiamo le scale di corsa, per giungere al piano di sopra.
" Hope, ti sei fatta male?" grida correndo Hilary.
" Non hai oggetti preziosi in giro per la casa, vero Hila?" le domando
preoccupata, salendo.
" Tesoro, ti è piaciuto quel negozio?"
" Si, mamma! Me la compri quella bambola?"
" Certo, però un'altra volta!"
Dopo essere andate al supermercato, abbiamo fatto un breve giro tra i
negozi e adesso stiamo ritornando a casa.
"Hilary, visto che dovrò rimanere per un bel po', credi che
dovrei trovarmi un lavoretto?"
"Ma come farai con Hope, scusa?"
" Ho pensato anche a questo e potrei provare a iscriverla ad un asilo,
anche se penso sia un po' troppo tardi!"
" No, no! Ho sentito di una scuola materna che accetta bambini in
qualunque periodo dell'anno!"
" Ah sì? beh dovrai dirmi dove si trova, allora!"
" Non molto lontano! Per quanto riguarda il tuo lavoro, invece, hai
già qualche idea?"
" Veramente no!" rispondo un po' delusa. Non ho mai lavorato in vita
mia. In Cina mi sono sempre occupata di Hope e della casa. Emozionante
direte? Sì, molto! Ma non mi sono mai lamentata.
Adesso, però, non mi va l'idea di restare qui, rinchiusa in
casa dalla mattina alla sera, anche perchè non farei altro
che pensare a Rai.
Persa tra questi pensieri mi accorgo di star percorrendo proprio quella
stradina dove si trova quella che un tempo era casa mia.
Mi fermo ad osservarla, imitata da Hilary.
Provo una morsa al petto nel vedere che quella casa dove sono cresciuta
è oramai diventata la dimora di qualcun altro.
" Sai Hope, la tua mamma abitava qui con i tuoi nonni!" racconta Hilary
alla piccola.
" E' vero, mamma? Questa è casa tua?" mi domanda tirandomi
per la maglietta.
" Era..." libero in un sussurro.
Putroppo i miei genitori, circa un anno fa, hanno passato un periodo un
po' buio, non riuscendo a pagare tutte le spese e così sono
stati costretti a vendere casa. Per mio padre è stato un
duro colpo dover vendere, ma come si dice? A mali estremi, estremi
rimedi.
Così hanno deciso di trasferirsi dai miei zii, decidendo di
unirsi all'azienda familiare di tessuti che lui aveva da sempre
rifiutato di "co-condurre" , a causa di alcuni disguidi con la sua
famiglia.
Comunque, la cosa più importante è che adesso si
trovino bene e vivano sereni. Qualche mese fa sono venuti a trovarmi in
Cina e spero di avere l'opportunità di andare da loro,
adesso che sono più vicina.
" Ti mancano, eh?"
" Tanto! Mi sarebbe piaciuto che Hope passasse più tempo con
i suoi nonni!... Ma adesso è meglio andare, si sta facendo
buio e la cena non si prepara certo da sola!"
*****************************************************
Faccio rientro a casa e quello che subito noto è un buon
profumo di cibo e delle assurde canzoni provenire dal salotto.
Poso la giacca e prima di andare in cucina, do un'occhiata in salotto
dove vedo una bambina seduta sul divano a guardare cartoni animati. La
osservo un po' perplesso, ma lei non sembra essersi accorta della mia
presenza, tutta presa a canticchiare.
Decido di andare in cucina da dove avverto parecchio movimento.
" Hilary, ma abbiamo ospiti stasera per caso?"
La vedo intenta nel rimescolare qualcosa in una pentola, mentre
qualcuno sta cercando qualcosa nel frigo.
" Yuri! Non ti ho sentito arrivare! Guarda un po' chi è
venuta a trovarci?"
Ecco che da qul frigorifero vedo spuntare...
"Anya?!" esclamo stupefatto.
" Ivanov! Ne è passato di tempo!"
" Non ci posso credere! Bentornata! Ti trovo bene!"
" Anche tu mi sembri in forma! Non sei cambiato di una virgola ,
però!"
Wow, non me lo sarei mai aspettato di rivederla.
Ma questo vuol dire che...
" Ma allora quella bambina di là è..."
Rimango a occhi e bocca spalancati non appena faccio luce sulla
situazione: la bambina che ho appena visto, seduta sul divano
del mio salotto, a guardare la tv è la figlia di Hiwatari?!?
" Si si, è proprio mia figlia!"
Incredulo torno indietro a verificare il tutto con attenzione, seguito
dalle due ragazze.
Mi avvicino a lei, abbassandomi e ossevarla in ogni minimo dettaglio,
mentre sento che le due se la ridono sotto i baffi.
" Santo cielo..." bisbiglio.
" Come ti chiami?" mi domanda timidamente con quella sua dolce vocina.
Preso ancora dallo shock, tardo a risponderle.
Il fatto è che ho una sensazione strana nell'immaginare che
questa che ho qui davanti è proprio la figlia di Kai.
E' incredibile come gli somigli, a parte il colore dei capelli
castano-miele è la sua fotocopia in formato mini.
" Yuri!" rispondo porgendole la mano sorridendo.
" Ciao , Yuri! Io mi chiamo Hope! Lo sai fare vola -vola?" mi chiede
tutta contenta.
Mi volto con un punto interrogativo in testa verso Anya.
"Ah, ah!E' una cosa che gli fa sempre Rai! Non appena qualcuno le sta
simpatico fa questa domanda!"
" Ah allora ho fatto un buon effetto! Anche se mi dispiace ma... non so
proprio cosa sia questo vola-vola!" sorrido imbarazzato.
" Che cosa?" esclama rivolgendosi alla piccola " Yuri non sa che cosa
sia vola-vola! Dobbiamo farglielo vedere!!"
E così la prende in braccio e la lancia
leggermente in aria, facendo molta attenzione a non farla cadere.
Continua a giocare e a ridere con la bambina, quasi come se si fosse
dimenticata di noi. Rimango immobile ad osservare, e a pensare che Rai,
per amore di Anya , deve avere cresciuto quella bambina mettendo da
parte tutto quello che è successo in passato, mettendo un
pietra sopra il fatto che quella che lui ha cresciuto è
proprio figlia di qualcuno che ha sempre detestato.
Chissà chi avrebbe fatto la stessa cosa al suo
posto!
********************************************************************
Mi alzo dal letto, facendo attenzione a non svegliare Hope che dorme
tranquilla accanto a me.
Scendo lentamente le scale arrivando in cucina dove trovo i due futuri
sposi , già puliti e ben vestiti , a fare colazione.
" Buongiorno ragazzi!" saluto ancora assonnata.
" Buongiorno Anya, come mai ti sei svegliata così
presto?" domanda Hilary.
" Beh, volevo uscire per andare alla ricerca di quall'asilo e di un
lavoro! C'è ancora del caffe?"
" Certo, ti prendo una tazzina!"
" Ma perchè vuoi lavorare, scusa?" chiede Yuri.
" Perchè non mi va di non fare niente e penso sarebbe meglio
per Hope frequentare un asilo, stare insieme ad altri bambini
invece di stare con me tutto il giorno!"
" Sì, sono d'accordo!" interviene Hilary servendomi un
pò di caffè. " l 'asilo di cui ti parlavo
è lo stesso che frequentava il tuo fratellino, quello vicino
al parco!"
" E' vero, ci andrò subito! Ma per quanto riguarda il
lavoro? Dove mi consigliate di andare? Ovviamente cerco dei lavoretti
facili , e accessibili a gente non in possesso di un diploma!" aggiungo
mettendo queste ultime parole tra virgolette.
" Direi che è proprio questo il problema! Ma so io chi
potrebbe darti maggiori informazioni al riguardo."
" Chi?" gli rivolgo curiosa.
" Boris!"
eh??
" cioè Huznestov?"
" Sì , sì! Lavora in un' officina qui vicino
, di solito lì vedo molta gente che mette annunci
e poi lui sembra sapere sempre tutto di tutti! Io ed Hilary lo
definiamo un ufficio informazioni!" conclude ridendosela insieme
alla futura moglie.
" Beh, se davvero è come dite , proverò ad
andarci!" dico non molto convinta.
Non ho mai avuto grandi rapporti con Huznestov, e se è
ancora il deficiente che ho lasciato qualche anno fa a scuola, beh...
non capisco come possa essermi utile!
" Tranquilla, so che lo ricordi per le sue marachelle ai tempi della
scuola, ma ti garantisco che , anche se non sembrerebbe, puoi
fidarti!"
Mi raccomanda Yuri, quasi leggendomi nel pensiero.
"Adesso io devo scappare di corsa, ci vediamo stasera!" dice
frettoloso. Scocca un bacio alla sua futura moglie, rivolge un sorriso
alla sottoscritta e scappa via.
Mentre sono immersa nei miei pensieri...
" Mammaaaa!"
Ecco che dal piano di sopra suona l'allarme.
" E allora? Non sei contenta di andare all'asilo domani?" le rivolgo
sorridente poco dopo essere uscite da quel posto e averl parlato con la
preside.
" Sì , ma cosa si fa all'asilo?"
Hope non ha mai frequentato nessun asilo prima d'ora e non si
è mai separata da me ; tuttavia, mi è sempre
sembrata molto socievole, dunque non dovrebbero esserci particolari
problemi, o almeno così spero.
" E' un posto molto bello e divertente, in cui si disegna, si colora,
si gioca insieme ad altri bambini piccoli come te!"
" Come quelli che abbiamo visto prima?"
" Sì, sì! Ti piace?"
" mh-m!" annuisce in modo convincente.
Beh, speriamo!
Percorsa un bel po' di strada, arriviamo in quella che dovrebbe essere,
secondo le indicazioni della mia amica, l'officina di Boris.
Il posto sembra un po' deserto , la porta dell'enorme garage
è aperta: non mi resta che bussare.
" C'è qualcuno?" chiedo restando fuori.
" Mamma , dove siamo?"
Le nostre voci fanno eco all'interno.
" Shhh, aspetta! C'è qualcuno?" ripeto un po' più
forte.
" E' aperto! Avanti" qualcuno dice.
Faccio qualche passo avanti ma le uniche cose che vedo sono auto, moto,
e tanti attrezzi posti in giro disordinatamente.
D'un tratto da sotto una macchina posta più in fondo esce,
scivolando come su di uno skate, un uomo, che alzatosi, mi raggiunge.
Rimango quasi a bocca aperta nel vedere arrivare di fronte a me un
Boris Huznestov alto un bel po' di centimetri in più
rispetto a qualche anno fa, con capelli più corti e con
addosso quella tuta da meccanico che lascia intravedere una corporatura
molto massiccia. Direi che adesso sembra più uomo rispetto a
come lo avevo lasciato.
" Salve, posso aiutarla?" domanda pulendosi il viso macchiato di nero
con uno straccio.
Resto a fissarlo, quasi imbarazzata. Possibile che non mi abbia
riconosciuta?
" Huznestov, non ti ricordi di me?"
Comincia a fissarmi dalla testa ai piedi, lanciando anche qualche
occhiata a Hope.
"Anya??"
" Sì, sì"
" Tu sares-... tu saresti Anya la Racchia?" chiede sorpreso.
Potevi rispiarmarti questo dettaglio!!
" Sì, proprio io..." rispondo facendo un 'espressione
minacciosa.
" Wow! Scusami se non ti ho riconosciuta, ma sei parecchio cambiata!"
Ma dove sarei cambiata? . "E questa sarebbe la figlia di Hiwatari,
mamma mia spero non gli somigli proprio caratterialmente,
perchè fisicamente siete uguali! " afferma ridendo.
Lo fisso malamente, facendoglio intuire che era una battuta di mio
pessimo gusto.
" Ok, ho capito, lasciamo perdere!" si riprende tornando serio. " Ad
ogni modo, che fine hai fatto? Dopo quel giorno a scuola nessuno ti ha
più rivista!"
" Beh ho avuto i miei problemi..." mi limito a dire osservando Hope e
accarezzandogli i capelli.
" Capisco..."
Passano alcuni secondi di silenzio imbarazzante.
" Ma... sei passata di qui per venirmi a trovare?" chiede ironico.
" No... cioè anche... ma principalmente perchè mi
servirebbe un aiuto!"
" Qualche problemino all'auto? Questo bel fusto è qui per
aiutarti!"
" Cos'è una specie di slogan?" affermo ridendo " No, in
realtà, cerco lavoro e Yuri mi ha detto che tu ,insomma, sai
un po' di tutto..."
" Questo bel fusto, saprà aiutarti anche in questo! Seguimi!"
Mi fa cenno di seguirlo e arriviamo in una parete, dove oltre ad essere
affissi alcuni calendari poco casti...
" Bel calendario..." gli rivolgo con un pizzico di ironia.
Mi osserva un po' imbarazzato " Già, Marzo è il
mio mese preferito!"
Noto alcuni annunci che offrono lavoro.
" Qui abbiamo..." comincia indicandomi le offerte allo stesso modo di
come farebbe un venditore di batterie di pentole da cucina, in maniera
più buffa però. " ...baby sitter a tempo pieno ,
solo un giorno libero, ben pagato! Ma considerando il fatto che fai
già la mamma a tempo pieno, è da scartare a
priori! A seguire troviamo..." stavo per aprire bocca, in modo da dare
anche il mio parere, visto che è quello che più
conta , ma ha preferito continuare a parlare, piuttosto che
ascoltarmi! Devo ammettere , però, che ha
ragione,non avrebbe senso badare ad altri bambini. " ... call center
per una compagnia telefonica, cameriera , badante per anziana signora e
per finire... cercasi segretaria per studio medico, in possesso di
almeno un di-plo-ma, cosa che perdonami , tu non possiedi, se non mi
sbaglio!"
Grazie per avermelo ricordato...
" Già..." dico sbuffando " Tutto qui?"
" Per ora sì, mi dispiace! Ma vuoi un consiglio da amico?"
Faccio un cenno con la testa invitandolo a proseguire.
" Secondo me potresti provare ad andare in questa caffetteria, cercano
una cameriera e inoltre e a pochi passi da qui, ci vado spesso anch'io!"
" Beh, si potrebbe provare! Magari ci passo ora stesso!"
" Potrei accompagnarti... tanto adesso sono in pausa!" , verifica
guardando il suo orologio.
" Ok, se proprio vuoi..."
" Sai, conosco la cameriera, potrei metterci una buona parola!"
aggiunge malizioso.
C'era da aspettarselo...
Dopo pochissimo minuti arriviamo nel posto e appena entrati
Boris mi invita a sederci al bancone. Dopo avere fatto un cenno ad una
cameriera, questa porta gli occhi al cielo sbuffando.
"Ma non avevi detto che era tua amica?" gli sussurro.
" Non vuole farlo capire ma è pazza di me..." mi mormora a
denti stretti " Dana! Come stai?
" Boris, che vuoi?" chiede con tono scocciato.
Pazza di lui eh?... ....
" Quello che voglio potrei dirtelo in privato..." ma perchè
me lo sono portato dietro? " ... ma lei vorrebbe sapere qualcosa
sull'annuncio".
Si accorge della mia presenza e fa finta di sorridermi simpaticamente.
" Vorresti lavorare qui?".
Il tono in cui mi ha rivolto questa domanda mi fa pentire di essere
venuta.
" Beh, sì..." rispondo non molto convinta.
" Beh sì o sì?"
Che simpatica!
" Sì, voglio lavorare qui!"
" Bene..." dice estraendo da un cassetto un foglio e una penna non
prima di rivolgere uno sguardo minaccioso a Boris, che la osserva
divertito.
" Nome completo?"
" Anya Sarizawa..."
" Hai partecipato ad un apprendistato e/o un corso di formazione
specifico e/o un diploma di scuola media superiore di indirizzo
alberghiero? " domanda leggendo velocemente, alzando subito dopo gli
occhi verso di me.
" No!" rispondo prontamente e con l'aria di chi non sappia che cavolo
sia tutto ciò!
" Sei in possesso di un diploma?" prosegue.
Caz...
" No..."
"Hai una buona memoria?"
Ma che c'entra?
" Credo di sì..."
" Godi di buona salute? Soffri di allergie? Malattie in particolare?"
domanda sempre più inespressiva.
" Ma no!"
Ma che domande assurde sono mai queste! Devo solo fare la cameriera
mica andare ad esplorare la giungla.
"Hai una buona conoscenza delle lingue, almeno dell'inglese?"
" Beh , giusto un p..."
Non mi dà neanche il tempo di proseguire che comincia a
elencare una serie di cose insensate e a mettere crocette qua e
là senza che io possa capire che diamine stia combinando!
" Aspetto curato... cortesia ... rapidità... bla bla! Fatto!
Dirigente!?"
Alza la mano per richiamare un uomo , all'incirca sulla quarantina, che
ha tutta l'aria di essere il " capo" di questa caffetteria.
" Sì, dimmi Dana!"
" Questa ragazza si è presentata per il posto di
cameriera..."
Gli porge il foglio e il dirigente legge il tutto con attenzione mentre
io continuo a ripetermi che sono fregata.
" mmmh Bene, perfetto!" Cosa?? " lei è
assunta , Dana le spiegherà tutto nei minimi dettagli e se
le servissero informazioni il mio ufficio è là in
fondo! A domani, e mi raccomando signorina Sarizawa alle otto e mezza,
puntuale!" mi raccomanda andando verso il suo ufficio.
Io ancora molto incredula , guardo quel foglio e vedo che le risposte
segnate sono esattamente l'opposto di quello che avevo detto io.
" Scusa, ma perchè , io non capisco..."
" E' solo uno stupido questionario che fa compilare come se dovessimo
fare chissà che cosa! Fin'ora si è
presentata gente dall'aria poco raccomandabile e sinceramente sono
stufa di dover lavorare da sola, quindi ... "
Wow... vi giuro che non ho parole!
" Grazie, allora!"
" Lo so che lo hai fatto per farti bella con me... dai, fammi un
caffè!" le rivolge Boris con aria soddisfatta.
" Ti sbagli! Se non avessi avuto bisogno , non l'avrei accetta per il
semplice fatto che è amica tua! Così almeno da
domani sarà lei a dover preparare il tuo stupido
caffè! Domani parleremo dei tuoi turni e adesso se non vi
dispiace avrei del lavoro da sbrigare, a domani!"
" Mamma mia ,che caratterino!" esclama Boris, ma lei è
già andata via a svolgere il suo lavoro.
" Ma si può sapere che le hai fatto?" domando curiosa.
" Proprio niente!" risponde con aria da finto innocente.
" Ne sei sicuro?..."
E da domani si comincia: Hope all'asilo ed io a lavoro! Non ho ancora
detto nulla di tutto ciò a Rai, sarà meglio
telefonargli.
Hola,
gente! Rieccomi qui, a riaggiornare , stranamente, a pochi giorni dalla
pubblicazione del primo capitolo!
Dunque,
questo ,diciam, non è che è un capitolo
"introduttivo" non molto avvincente, che dà un quadro
della situazione : dove siamo, perchè ci siamo, e
chi siamo! Tra questi " ci siamo" c'è pure Boris ( uno dei
miei personaggi preferiti che non poteva mancare ^_^") che in questo
ruolo di meccanico sexy mi piace proprio XD Yuri come avrete capito
indossa il camicie da dottore ( *O*) e Hilary diventerà
presto avvocato. ( era l'unica cosa che mi è venuta in mente
per lei XD)
Anya
ha ben pensato di trovare un lavoretto, di portare Hope
all'asilo . Credo abbia un senso, no?
Ad
Hope ovviamente non potevo che donare gli occhi meravigliosi di
Kai *o*
Dunque
mi farebbe molto piacere se mi diceste cosa ne pensate , se
è convincente come inizio!
Spero
proprio di sì!
PS
: non dovrebbero esserci particolari orrori grammaticali e/ o di
sintassi ( parlando come la cameriera super simpatica, nella storia
citata) , ma se presenti, comunicateli XD
A
presto e un bacio care lettrici! ( o lettori u.u)
|
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Capitolo 3 *** Si comincia... ***
" Ma
perchè tu non puoi venire con me?"
" Perché non posso, e poi guarda quanti bambini ci sono, ti
divertirai!"
Sono davanti all'aula della classe di Hope e sto cercando in tutti i
modi di convincerla a restare. Purtroppo non sembra molto convinta e i
miei tentativi si stanno rivelando vani.
" Non ci voglio andare!" dice imbronciata attaccandosi alle mie gambe e
facendo versi da bambina viziata.
" Hope, non fare così! Avevi promesso che avresti fatto la
brava!" le dico staccandola da me e abbassandomi. " Senti..."
" Ma che bambina capricciosa abbiamo qui!" interviene la
maestra venendo verso di noi. E' una signora , forse sulla quarantina,
molto graziosa e dall'aria gentile, di una che ci sa fare con i bambini.
" Buongiorno..." saluto alzandomi. " Non so come convincerla,sono
già quindici minuti che ci provo e io rischio seriamente di
arrivare tardi a lavoro"
In realtà sono in super ritardo, non avevo previsto questo
piccolo inconveniente. Bella figura che ci faccio, già al
primo giorno.
" Non c'è nulla di cui avere paura, lascia andare tua
sorella e andiamo a conoscere gli altri , dai!" la invita gentilmente
porgendogli la mano.
" Veramente..." intervengo un po' imbarazzata "...io sarei la madre!" .
Lei rimane di stucco a questa rivelazione.
" Oh! ... Mi deve scusare, è solo che... mi è
sembrata così giovane!" afferma con un sorriso quasi forzato.
Quante volte dovrò ancora sentirmelo dire.
" Dai Hope, la maestra ti farà colorare, a te piace
così tanto!"
Si osserva qualche secondo in giro.
" Non voglio!" .
Eppura sembrava essersi convinta!
" Ascoltami, che cosa farà papà quando
verrà a sapere che hai fatto la monella?"
A queste parole si porta una mano agli occhi , strofinandoseli , come
se volesse nascondersi.
" ..eh? si arrabbierà e non vorrà più
venire da noi..."
Ok, anche se non mi piace dire queste cose, sembra stia funzionando.
"...allora, sai che facciamo? Tu resti qui e appena ti vengo a prendere
gli telefoniamo e gli dici quanto sei stata brava... ok?"
Le rivolgo speranzosa.
Passano alcuni secondi, in cui continua a strusciarsi sulla mia gamba,
finchè non mi lascia e porge la sua manina a quella della
maestra.
Le mie labbra si ricurvano in un sorriso a trentadue denti.
" Bravissima! Adesso devo andare, per qualunque cosa, mi chiami pure!"
raccomando all'insegnante porgendogli un foglietto col mio numero,
nella speranza , però, che non sia costretta ad usarlo e che
Hope resti tranquilla per tutto il tempo.
Resto a fissarla mentre , timidamente, si siede vicino ad altri
bambini.
La sensazione che provo è molto strana; fin'ora neanche io
mi sono allontanata da lei per così tanto tempo e pensandoci
bene, adesso, tra il lavoro e le altre faccende, avrò meno
tempo per stare con lei. Questo non vuol dire che mi
prenderò meno cura di lei, ma devo fare in modo che non si
senti mai sola o trascurata.
A proposito di lavoro, sarà meglio che ora vada, prima di
venir licenziata ancor prima di cominciare!
Appena arrivata, entro dentro come un fulmine e , sotto lo sguardo
rimproveratorio di Dana, indosso il grembiule che prontamente mi porge.
" Devo dire che come primo giorno sei parecchio in ritardo!" mi
rimprovera con tono acido.
" Lo so, lo so! Ti prego, scusami, è solo che mia figlia non
voleva andare all'asilo e..."
" Hai una figlia?" chiede stranita.
" Sì..."
" Ma com... ok, lasciamo perdere per adesso! Vai subito a portare
questo vassoio a quel tavolo e poi vai a prendere le ordinazioni di
quei ragazzi laggiù!"
" Ok!" dico , prendendo il vassoio con i due cappuccini e il taccuino.
" Sai reggerlo senza farlo cadere , vero?" domanda minacciosa.
" Certo, non preoccuparti!"
" Ok , non farmi pentire di averti fatta assumere!"
" Non succederà!" concludo dirigendomi al tavolo.
Il resto della mattinata trascorre in un continuo via vai, correndo da
un tavolo all'altro, con vassoio in mano, facendo molta attenzione a
rimanere sempre in equilibrio, e il tutto sotto lo sguardo vigile di
Dana.
Devo ammettere,però, che non è poi
così facile come pensavo, bisogna essere rapidi, non
confondere i tavoli e soprattutto apparire sempre cordiali e gentili,
anche quando ti capita gente poco cortese.
Come primo giorno, però non sta andando così
male, anche se già mi sento a pezzi! Sono solo le undici del
mattino, e trovo già molto fastidioso il rumore del
campanellino che suona non appena un cliente mette piede qui dentro! Ci
farò l'abitudine.
" Devo dire che te la sei cavata piuttosto bene, per essere solo il tuo
primo giorno!"mi confessa facendo un mezzo sorrisetto.
" Grazie..." rispondo soffisfatta.
" Ma vedi di essere più puntuale domani..."
" Sì, non accadrà più!"
" Comunque, adesso io vado a casa, ci diamo il cambio nel pomeriggio!
Ciao e fai attenzione a non combinare guai, è tutto nelle
tue mani!"
Toglie il grembiule e se ne va, mentre io rimango a lavare tazzine e
cose varie in cucina. Dopo avere acceso la lavastoviglie, ritorno al
bancone , dove mi attendono già due clienti.
Abbiamo dei turni un pò strani, fino alle dodici e mezza
lavoriamo insieme, poi io continuo sino alle cinque per poi lasciare il
posto a lei , che rimarrà fino alla chiusura,
cioè fino alle dieci di sera.
Finire alle cinque, per me è più che perfetto, in
quanto a quell'ora devo andare a prendere Hope all'asilo, anche se dal
quello che ha detto il capo, la situazione potrebbe presto ribaltarsi e
quindi i turni potrebbero scambiarsi. Ma per il momento è
meglio così.
" Mammaaa!" grida la mia piccola venendomi in contro non
appena mi vede aprire la porta della sua aula.
" Tesoro!" esclamo prendendola in braccio. " Com 'è andata?
Ti è piaciuto?"
La vedo imbronciarsi e appoggiare subito la testa sulla mia spalla.
" NO!"
" Come no..."
" Non ci sono stati particolari problemi..." interviene la maestra "
... ha avuto solo qualche battibecco con un altro bambino per il fatto
che non voleva dargli i colori"
" Hope! Perchè non volevi dargli i colori, sono di tutti!"
" Perchè lui mi tira i capelli!!!" esclama piangendo.
" Comunque, non si preoccupi, è solo il primo giorno, domani
andrà meglio!" mi rassicura.
" Lo spero tanto! Arrivederci! Saluta la maestra!"
" Ciao ciao!"
Giunta la sera, mi accingo ad apparecchiare la tavola, mentre Hilary
prepara la cena.
Sentiamo aprire la porta d'ingresso e si presenta in cucina Yuri,
seguito da Boris.
" Ciao, ragazze! Vi dispiace aggiungere un posto per Boris?"
" Buonasera!"
" Ciao Boris, che sorpresa..." gli rivolgo sorridendo, mentre dietro di
me sento Hilary e Yuri bisbigliare qualcosa.
" Devi invitarlo per forza così spesso a cenare??" mormora
Hilary irritata.
" Ma dai, che fastidio ti da, e poi se lo merita, ha aiutato Anya a
trovare lavoro!"
" Beh, sai che lui ne approfitta sempre troppo!!"
" Rilassati, è una serata tra amici! Fai silenzio, si sta
avvicinando!"
" Sembra che tu stia migliorando ai fornelli, c'è quasi
profumo di cibo vero!" le dice ironico annusando ciò che
bolle in pentola.
Hilary lo incenerisce con uno sguardo
" Boris, smettila, comincia a metterti a tavola..." lo invita
lanciandogli alcune frecciatine.
" Deve per forza fare una delle sue squallide battutine ogni volta?? "
mormora ancora a denti stretti.
" Allora , Anya, com'è andato il tuo primo giorno di lavoro,
che , modestamente , io ti ho aiutata a trovare?" dice fiero
accomodandosi a tavola.
"beh, non male! E come primo giorno me la sono cavata piuttosto bene!"
" E invece Hope , come si è trovata all'asilo? Hilary mi ha
detto che ha fatto i capricci!" interviene Yuri.
" Già, questa piccola peste all'inizio si è
rifiutata di entrare, ma alla fine si è convinta!" dico
osservandola minacciosa.
" AH AH! Una ribelle, assomiglia sempre di più al padre"
sento sussurrare a Boris che è seduto proprio vicino a Hope
e le scompiglia i capelli.
" Ma domani, questa signorina , non farà più
tanti capricci, vero?"
" No, io non ci voglio andare più!" inizia agitandosi tutta
" un bambino mi ha tirato i capelli e ...."
" Andiamo bene!"
" Ascolta lo zio Boris, quando domani questo bambino si avvicina , lo
osservi dritto negli occhi così..." fa una buffa faccia che
la costringe a ridere ... " e poi alzi una gamba e gli dai un bel
calcio dritto nel pis..."
Rendendosi conto di ciò che stava per dire a una bambina di
soli tre anni e avvertendo delle vibrazioni negative provenire dalla
sottoscritta, decide di usare un linguaggio più
forbito. "....ehm... sul-la gamba! oppure lo mordi!
Così la smette di fare il galletto!"
" Boris!! Smettila! Non è vero, non devi fare queste cose,
va bene? Adesso mangia, e domani da brava bambina andrai all'asilo.
L'indomani...
" Anya, tutto apposto?" domanda Hilary entrando nella mia stanza,
dove sono alle prese con Hope nel tentativo di
convincerla ad alzarsi dal letto.
" Forza, andiamo a lavarci!" le grido scoprendola da sotto le coperte,
dove la trovo in posizione fetale con le mani che corpono il viso
rigato di lacrime.
" Mamma mia, è veramente tosta!" sussurra Hilary.
" Ti avevo detto che non dovevate farvi illudere dal suo faccino
d'angelo! Ti prendo con la forza!"
Decido di acchiapparla, ma non appena faccio la prima mossa scivola
scaltra giù dal letto e corre via, uscendo dalla stanza,
inseguita da Hilary.
Mi butto sul letto di schiena disperata e due secondi dopo il mio
telefono inizia a squillare.
La mia mano lo cerca sul comodino e afferatolo leggo sul
display il nome di colui che voglio sentire proprio in questo momento.
" Rai..."
" Buongiorno Anya, come va oggi l'impresa " Portiamo Hope all'asilo"
dice ridendo.
" Guarda, si sta rivelando una missione impossibile! Adesso siamo
costrette a inseguirla per tutta la casa per acchiapparla!"
spiego disperata.
" Dal tuo tono riesco a percepire la disperazione in persona, dai,
fammici parlare! Magari la convinco in qualche modo!"
" Non riattaccare, vado a recuperarla!"
Alla fine , Rai è riuscito a farla calmare e ad andare senza
capricci all'asilo, anche se il tutto gli costerà una mega
bambola che ha promesso le porterà quandò
arriverà qui a Tokyo.
Incredibile! Adesso dovremmo andare avanti a furia di ricatti! Non
è così che deve essere!
Tuttavia sembra avere funzionato: infatti, rispetto a ieri , ci
è voluto di meno per farla staccare da me, anche se sono
stata di nuovo costretta a correre per arrivare in caffetteria, dove mi
sono beccata una ramanzina da parte di Dana.
Mentre sono intenta a scrivere sul taccuino le ordinazioni di una
giovane coppia, vedo entrare Boris , per la sua solita pausa
caffè, mentre Dana mi fa cenno di raggiungerla per fare
cambio. Non so perchè ma la presenza di Boris la
infastidisce parecchio.
" Ehi, ma il mio caffè??" le domanda stranito.
" Te lo fai preparare dalla tua amica!" gli risponde acida.
E così io mi metto a preparare caffè e lei va a
servire ai tavoli.
" OK! Magari il suo è anche più buono!" esclama
dispettoso.
" Ma si può sapere che le hai fatto?" chiedo curiosa e
divertita allo stesso tempo.
" Ma perchè avrei dovuto fargli per forza qualcosa??"
Il mio sguardo ha già dato una risposta...
" Ok, in realtà ce l'ha con me perchè una volta
le ho dato buca ad un appuntamento... e poi mi è venuta a
cercare in officina e..."
" E?"
" E mi ha visto che ero con un'altra..."
" AH! e ti sembra poco! Certo che non sei cambiato molto!
Quando deciderai di metter..."
La nostra entusiasmante conversazione viene interrotta dallo squillare
del mio cellulare.
" Sì, pronto?"
E' la maestra di Hope. Che sarà successo?
" E' successo qualcosa con mia figlia?" chiedo preoccupata osservata da
Boris, mentre mischia il suo caffè.
" Cosa??.... un morso?!!" esclamo voltandomi subito furiosa verso di
lui , che comincia ad affondare la testa tra le spalle ,a denti stretti.
" Arrivo subito!!" chiudo di scatto il telefono, tolgo il grembiule..
" Dove vai, Anya?"
" Dana, ti prego, è un urgenza con mia figlia! " la supplico
con mani giunte in segno di preghiera.
" Ok, vai..." mi rassicura dopo qualche secondo di esitazione,portando
gli occhi al cielo.
" Grazie! Torno subito! E con te facciamo i conti dopo!"
Me ne vado , non prima di avere puntato minacciosamente il dito verso
Huznestov.
Ci manca solo che mi diventi una teppista!
" Ma come devo fare ora con te?" dico disperata entrando a casa, con
Hope in braccio.
" E' successo qualcosa? " domanda Yuri spuntando dal salotto.
" Qualcosa? E' successo che questa signorina ha dato un morso e una
spinta ad un altro bambino , il tutto grazie ai fantastici consigli del
tuo idiota amico Huznestov!"
Lui osserva sconcertato.
" Vermente hai fatto questo?" gli chiede accarezzandole una guancia.
"No!" si limita a dire scappando e buttandosi a pancia in
giù sul divano per nascondersi, forse dalla vergogna!
" Ma che faccia tosta! Da non credere, adesso mi dici come faccio
? Non voleva più rimanere lì per
nessuna ragione al mondo e persino la maestra mi ha consigliato di
portarmela via, per farla calmare, non la smetteva più di
piangere!" spiego al limite della disperazione. " Come vado a lavorare
adesso secondo te!"
" Senti, se vuoi io resto a casa oggi... stavo studiando e posso
badarci io..." si propone gentilmente.
" Ma se stai studiando, non voglio crearti problemi..."
" Tranquilla, devi solo assicurarmi che non faccia i capricci,
perchè a quel punto sarò costretto a portartela
fino in caffetteria!" aggiunge ridendo.
Resto qualche secondo a pensare: anche se accettassi, varrebbe solo per
oggi, perchè se domani dovvesse ripetersi una cosa simile,
non ci sarà nessuno ad aiutarmi!
" E va bene..." emetto un respiro profondo " ... Hope vieni subito qui!"
Controvoglia si alza e mi raggiunge. " Io adesso me ne vado! Tu resti
qui con Yuri ok? Non devi fare la monella assolutamente ,
perchè se Yuri si arrabbia ci manda via! Hai capito??" dico
con un tono che non ammette repliche.
Annuisce.
" Dimmi : non farò arrabbiare Yuri!"
" ..." non segue nessuna risposta da parte sua.
" Dillo!"
" Non farò arrabbiare Yuri..."
" Bene adesso ti siedi lì e giochi con le tue cose!"
Corre a sedersi sulla poltrona ed esce le sue cose dallo zainetto.
" Yuri, mi dispiace davvero tanto! Questa è la prima e
l'ultima volta che ti chiedo un favore del genere!"
" Non ti preoccupare! E poi tra un pò dovrebbe arrivare
Hilary, lei ci saprà fare meglio di me !" mi rassicura.
" Ok, scappo! Ciao!"
Esco di fretta e mi dirigo in caffetteria, dove sono sicura mi aspetta
una Dana incavolata nera!
****************************************************************
Sono passate quasi due ore da quando Anya mi ha lasciato la piccola e
devo dire che non mi ha dato particolari problemi, fin'ora!
Mentre scrivo al computer sul divanetto ,ogni tanto butto un'occhiata
su di lei, che è intenta a colorare sul tavolino del salotto.
All'nizio mi ha fatto un po' di domande su cosa stavo facendo, quanti
anni ho, se so disegnare... poi ha capito che ero impegnato e per
fortuna ha smesso.
Certo che per avere tre anni è già una capa
tosta: povera Anya!
D'un tratto il silenzio viene rotto dal suono del campanello.
Ci guardiamo entrambi, perchè presi di sorpresa.
" Chi è?" mi chiede.
" Eh Non lo so piccolina, vado a vedere! Tu resta qui a colorare!"
Poso il computer sul tavolino, ma prima di andare ad aprire
sposto la tendina della finestra che da sul giardino per controllare.
Tutto ciò che riesco a vedere è una mega auto ,
blu notte, cinque porte, parcheggiata davanti al cancelletto.
Tutto ciò aumenta la mia curiosità alle stelle e
mi avvio ad aprire la porta.
Afferrata la maniglia , la abbasso lentamente e apro.
I miei occhi, nel giro di mezzo secondo, percorrono a partire dal
basso, il corpo di colui che è venuto a suonare alla mia
porta, fino ad incontrare i suoi: quelle che mi ritrovo davanti ,
sono...
le stesse iridi ametista che appartengono alla bambina...
che sta colorando nel mio salotto.
" Ivanov, sorpreso di vedermi?" domanda uscendo le mani dalle sue
tasche ed esibendo il suo solito sorrisetto soddisfatto.
" Kai... ma, ma che ci fai qui?"
Rimango impietrito, in piedi davanti a lui tenendo in mano ancora la
maniglia della porta.
" Wow, è l'unica cosa che riesci a dirmi dopo tanto tempo?
Caspita!"
Scuoto la testa , rimprendendomi un po' dallo shock.
" No, scusami... E' che... non potevo immaginare una cosa simile..."
Mi dà una forte pacca sulla spalla " Cazzo, Yuri!
Ti sei rammollito! E quindi è qui che abiti ora ,eh! Con ...
" mentre chiede il mio aiuto nel ricordare il nome di Hilary, si fa
largo per entrare e si ferma ad osservare in giro.
La sensazione che sto provando io in questo momento è una
misto tra la disperazione e la voglia di suicidarsi.
" Hilary..." suggerisco , chiudendo la porta.
" Ah, già... Tachibana!" bisbiglia quasi disgustato.
" Sono arrivato ieri sera e..."
Veniamo interrotti dall'arrivo di Hope...
" Ho sete!!" mi volto di scatto verso di lei che mi apre le braccia per
invitarmi a prenderla in braccio.
Kai resta a fissarla, serio, immobile.
L'aria che si respira è ferma, piena di tensione.
Deglutisco, preparandomi psicologicamente a ciò che potrebbe
accadere da un momento all'altro.
" Hai messo su famiglia e non mi hai detto niente?" domanda aggrottando
la fronte.
Dopo tutto lui non può immaginare che quella che sto tenendo
in braccio, a pochi centimentri da lui, è sua figlia.
" No, assolutamente!" rispondo prontamente.
" E allora chi è questa bambina?" domanda sempre
più sorpreso.
"Sai Kai, questa è tua figlia! Sì, la stessa
figlia che Anya teneva in grembo tre anni fa e che tu rifiutasti senza
pensarci due volte!"
Beh, questo è quello che mi verrebbe da dire in questo
momento, ma...
non posso assolutamente, non è di certo compito mio , anche
perchè Anya non me lo perdonerebbe mai.
" Ecco, lei è... la figlia di ... una vicina che ha lasciato
qui ...ma andiamo a sederci di là!"
Cambio subito discorso, invitandolo a seguirmi in soggiorno.
Sembro essere stato convincente e non sembra avere fatto caso a niente:
dopotutto , come potrebbe?
Se Anya sapesse tutto questo, mi ucciderebbe.
**************************************************************
" Allora , come mai questa sorpresa?" mi domanda Yuri dopo avere preso
due birre per noi e un succo per quella bambina.
" Beh, quel vecchiaccio mi ha affidato alcuni affari da sbrigare qui a
Tokyo..."
" ah, dunque ti fermerai per un bel po'...e immagino non sarai partito
da solo?"
" No, la bionda è con me! E poi non voleva di certo mancare
all'evento dell'anno!"
" Che sarebbe?" chiede stranito.
" Un uccellino mi ha detto che ti sposi, te ne sei già
dimenticato?"
" Scommetto che questo uccellino si chiama Boris..." risponde roteando
gli occhi.
" Alla fine sei riuscito a farti legare , eh?"
" Mi sto sposando, non vado in galera!"
" e' più o meno la stessa cosa..."
" Caro Hiwatari, non sei cambiato di una virgola: resti sempre uno
stronzo! Anche se... mi meraviglia che tu ed Eva stiate ancora
insieme..." aggiunge divertito.
" Beh, a dir la verità me lo chiedo anche io, ma preferisco
non approfondire... stiamo bene così!"
" Prima o poi ti legherà pure lei, credimi!"
" Nah, conoscendola posso stare tranquillo!"
D'un tratto veniamo interrotti dall'arrivo di qualcuno che entra dalla
porta principale.
" Yuri, sono arrivata!"
Dovrebbe essere Tachibana.
" Che ne dici se andiam..."
Appena entrata ci voltiamo tutti verso di lei, che alla mia vista si
blocca e sembra sbiancare di colpo.
Rimango ad osservarla.
So di non esserle mai stato tanto simpatico, nè tantomeno
lei a me, ma visto che dovrà diventare la moglie di un mio
amico, dovrò sforzarmi a prenderla in simpatia.
" Hilary..." mi limito a dire.
Mi osserva come terrorizzata e mi accorgo che lancia strane occhiatine
a Yuri.
" Kai... bentornato! Yuri , vorrei parlarti un momento!" gli ordina con
tono adirato.
" Sì, arrivo subito Kai..."
Se già si fa ordinare in questo modo adesso, figuriamoci
dopo il matrimonio.
Si ritirano in privato, a parlare di non so cosa mentre io resto qui
seduto ,ad aspettare, guardandomi intorno, anche se il mio
sguardo viene attirato spesso da quella bambina.
" Tu sai disegnare?" mi domanda fissandomi con occhi curiosi.
Sforzo un finto sorriso " No!" per poi ritornare subito serio e
osservare spazientito un punto del tavolino: quanto ancora dovranno
parlare quei due!
" Io sì, guarda... l'ho fatto io!"
Si avvicina , invitandomi ad osservare il suo disegno.
Mi para il foglio davanti, costringendomi a guardarlo.
" Carino..." fingo con tono scocciato. " Cos'è, un rospo?"
domando acido.
" Ma no!! E' il cane che mi deve comprare mio padre!" ribatte come se
volesse darmi dello sciocco. " Lui mi ha detto che se faccio la brava
me lo compra, però la mia mamma non vuole!" afferma
ritornando subito a finire il suo disegno.
Se fossi io tuo padre, altro che cane, ti comprerei una museruola...
*********************************************************************************
" Ma dico,sei impazzito? Lo fai entrare pur sapendo che Hope
è qui??" gli rivolgo duramente.
" Che cosa avrei dovuto fare? Lasciare Hope da sola??" ribatte lui.
" No, la cosa era più semplice: mandare via lui!!"
" Ma non potevo farlo!"
" Stiamo parlando di Hiwatari, quindi le regole di cortesia e di
ospitalità possono benissimo essere mandate a quel paese!"
La discussione sta diventando sempre più accesa anche se
stiamo ben attenti a mantenere il tono delle nostre voci basso.
" Ti rendi conto che lui è di là adesso, a pochi
centimetri di distanza da sua figlia senza nemmeno saperlo?"
" Appunto! Non lo sa e non potrebbe saperlo!"
" Ma pensa se venisse a saperlo Anya!!"
" Ma per quale motivo dovrebbe venire a saperlo?!?"
" Perchè è qui!!"
Sbarro gli occhi nel vedere oltre la finestra della cucina, Anya che
sta cercando le chiavi nella sua borsetta.
" Che cosa??"
Anche Yuri se ne accorge e insieme ci osserviamo terrorizzati alla
ricerca di una soluzione.
" Io prendo la piccola e con una scusa le porto fuori! Tu occupati di
Hiwatari!"
Raggiungo a passi da gigante l'altra stanza, dove prendo velocemente
Hope, osservata da Kai.
" Ciao Hiwatari!" saluto schiva andandomene.
" I miei colori!!" grida la piccola.
" E' stato un piacere Tachibana!" conclude acido.
Esco e vado incontro ad Anya che ci osserva stranita.
" Stavate uscendo?" domanda chiudendosi il cancello alle spalle.
" No...cioè, Sì!! Ho promesso a Hope un gelato!"
sorrido fingendo.
" Non so se questa signorina merita un gelato!" afferma con tono
rimproveratorio. " Yuri ti avrà detto che cosa ha combinato!"
Oddio... no!
" Ehm , no... ma che avrà fatto mai questo faccino d'angelo!"
" E lo so io..."
" Magari potresti raccontarmelo davanti ad una coppa di gelato, in nome
dei vecchi tempi! eh?" la invito in modo convincente.
" Ok, fammi salire un attimo in camera a prend..."
Mi passa di fianco dirigendosi verso l'entrata.
"NO!" la blocco all'istante con un grido.
" Per... chè?" domanda perplessa.
" Perchè... devo passare subito in un negozio prima che
chiuda!"
Ho detto la prima cosa che mi è venuta in mente, spero sia
stata convincente!
" va... bene! Se è proprio così urgente..."
E così usciamo dal cancello e noto che Anya fissa l'auto
parcheggiata proprio qui davanti.
" Che macchinona, ma c'è qualcuno in casa?"
" ehm... sì, ma è un am.. collega di Yuri, stanno
studiando assieme! Ma non perdiamo altro tempo, andiamo!"
La invito a seguirmi e con Hope in braccio ci dirigiamo verso questo
presunto negozio.
Anche se adesso ho appena emesso un sospiro di sollievo, dopo avere
visto Hiwatari seduto sul divano del mio salotto , non mi sento per
nulla sollevata.
Se lui è qui , la probabilità che Anya possa
incontrarlo è praticamente altissima e nel momento in cui
dovesse avvenire...
beh non oso immaginare cosa possa accadere!
Tadà! Rieccomi qui ^_^ con questo, credo, breve ,
aggiornamento!
Beh, Hiwatari non si è fatto attendere poi così a
lungo ed eccolo in scena.
Presto, penserete... e che coincidenza, proprio ora, vi chiederete...
ebbene sì u.u ( spero sembri convincente come cosa ^_^ ")
Allora, l'incontro c'è già stato... anche se
nella testa di Hiwatari le scimmie suonavano i piatti mentre in quelle
di Yuri e Hilary si strozzavano a vicenda (???)
Il primo incontro padre-figlia l'ho immaginato così, per
caso e incosapevole: insomma, non poteva immaginare per nessuna ragione
al mondo che quella fosse sua figlia , anche se in teoria dovrebbe
sapere che dispersa nel mondo una ce l'ha!
Se n'è fregato a tal punto da dimenticarlo , nel corso di
questi tre lunghi anni, o semplicemente ... non saprei come dirlo...u.u
comunque...
Adesso ci siamo tutti, o quasi... beh manca Rai ovviamente!
cosa succederà nel prossimo episodio? beh aspettiamo u.u
Grazie a coloro che mi seguono e che recensiscono :)
e a chi legge solamente!
Questo capitolo per me è molto importante, quindi spero di
sapere i vostri giudizi, comunque essi siano ^_^
Alla prossimaaaa!!!
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Capitolo 4 *** A.A.A Cercasi appartamento. ***
" Non ci posso credere,un morso!?" afferma parecchio divertito.
" Beh pensandoci bene, adesso, viene da ridere anche a me , ma ti giuro
che in quel momento ero super incavolata!"
Rai ed io stiamo parlando in videochat, grazie a Yuri che mi ha
prestato gentilmente il suo computer.
Più lo guardo e più vorrei essere dall'altra
parte dello schermo.
" Non farlo mai più, hai capito?" la rimprovera ironico Rai.
" Papà! Papà! Quando vieni?" gli grida, seduta
sulle mie gambe.
" Presto, tesoro! Mi prometti che fino ad allora farai la brava?"
" ...okay..." risponde facendo un tono docile.
" Adesso mandami un super bacio!"
Si scocca un bacino sul palmo della mano, facendo finta di inviarglielo.
" E adesso dai un bacio a mamma da parte mia!"
Ecco che me ne scocca uno sulla guancia.
" Vai in bagno adesso, dai e poi metti il pigiamino!"
Corre via.
" Allora, come va?" mi chiede dolcemente.
" Bene, anche se mi manchi da morire!"
" Anche tu, non sai quanto!"
" Adesso è meglio se vai a dormire, ti vedo stanca..."
" Beh , sì un po'"
" Allora ci sentiamo domani! Buonanotte Anya!" mi manda un bacio che
ricambio, e due secondi dopo, la chiamata termina.
Resto a fissare, come imbambolata, quello schermo, su cui ancora mi
sembra di vedere la sagoma del suo volto.
Spero torni presto, Rai!
E' passata una settimana, durante la quale le cose sembrano essere un
poco migliorate. Per esempio, il fatto che Hope resti all'asilo per
tutto il tempo facendo meno capricci è già un
enorme progresso; purtroppo però continua ad avere problemi
con altri bambini dispettosi, ma sono sicura che è solo
questione di tempo.
A lavoro non ho particolari problemi e i rapporti con Dana stanno piano
piano migliorando, infatti sta cominciando a mostrarsi meno rigida e
più amichevole nei miei confronti.
" Non sai chi ho appena servito..." dice entrando in cucina dove io
sono indaffarata a pulire.
" Chi?" domando , continuando a strofinare la superficie del lavandino.
" Un figo pazzesco!"
" Addirittura... figo pazzesco..."
E' la prima volta che Dana mi fa una confessione del genere riguardo a
un cliente; di solito noto anche io ragazzi molto carini ma non abbiamo
mai scambiato nessun commento del genere. Dunque, per essere
così emozionata, deve essere proprio carino.
" Sì, non lo avevo mai visto da queste parti, deve essere
nuovo della zona!"
Questo suo atteggiamento mi fa seriamente incuriosire, tanto da
costringermi a lasciare le mie faccende ed andare a guardare.
" Curiosa eh?" mi dice maliziosa.
Gli lancio un sorriso beffardo e piano piano mi avvicino alla porta per
spiarlo, seguita da Dana.
Spostata la tendina ...
" Eccolo, è lui!" mi sussurra.
Portati gli occhi nella direzione da lei indicata, le mie labbra , che
prima sorridevano, ora si ricurvano all'ingiù, gli
occhi continuano a fissarlo nella maniera più seria che
riescono a fare, e per un attimo il mio cuore e il mio respiro smettono
seriamente di funzionare...
" Bello, eh?"
Il mondo mi crolla addosso nel rivederlo...
"Che ti succede?"
Mi allontano dalla porta, i miei occhi si muovono disperatamente da un
punto all'altro della stanza ,che sembra quasi rotearmi attorno.
" Non ci posso credere..."
Mi appoggio di schiena al muro, scivolando su di esso fino a toccare
terra.
"Ma lo conosci, per caso?"
Se lo conosco...?
" Sì..." libero in un sussurro.
Sento un fastidioso nodo alla gola e gli occhi che vorrebbero scoppiare
in un pianto infinito, ma non ci riescono.
" E' il tuo ex?"
Magari fosse solo il mio ex.
" Allora, chi è?" domanda insistente, mettendosi in
ginocchio vicino a me.
" Il padre.... di mia figlia..." rivelo con sguardo perso nel
vuoto.
Detto questo le prime lacrime cominciano a sgorgare sempre
più numerose e con lo straccio che tenevo in mano comincio
ad asciugarle.
" mi era sembrato di capire che tu stessi insieme al padre di tua
figlia, non era in Cina?"
" No..." dico singhiozzando " lui è l'altro padre..."
" Non ci sto capendo più niente! Perchè ci sono
due padri?"
" Dana, non ci sono due padri! Lui è il vero padre..."
rivelo con voce rotta dal pianto.
" E l'altro lo sa?" chiede un po' confusa.
" Sì... lo ha sempre saputo... è lui quello che
se n'è fregato!"
" Oh mamma, senti io devo andare di là... tu riprenditi!
Aspetto che vada via e ti avviso!"
Già purtroppo non puoi mandarlo via!
Rivederlo mi ha fatto venire alla mente tutte quelle orrende cose che
ero riuscita a sopprimere in questi anni.
Non posso credere che sia tornato, sembra quasi uno scherzo del destino!
Devo stare calma, in fondo lui non sa niente e Hope non lo
vedrà , nè conoscerà mai.
" Anya... è appena andato via!" mi avvisa Dana.
Decido di uscire e lo osservo oltre la vetrata mentre si dirige ai
parcheggi e solo ora mi accorgo che quella insieme a lui è
quella stronza di Hernandez: la rabbia mi aveva talmente accecata da
far scomparire tutti gli altri presenti nel locale.
Ma la mia rabbia comincia a crescere nel momento in cui noto che l'auto
in cui sono saliti... è la stessa pargheggiata qualche
giorno fa a casa di Hilary:
la ricordo benissimo
e non credo sia una pura coindenza!
Questo vuol dire che...
Tornata a casa dico a Hope di andare a posare le sue cose in camera
nostra e subito dopo entro in cucina, dove trovo Yuri a scrivere al
computer e Hilary a studiare.
" Ciao, Anya!" saluta allegra Hilary.
Non segue nessuna risposta da parte mia, che decido di rimanere in
piedi vicino ad una sedia, sempre più inespressiva.
" Voi due lo sapevate, vero?" chiedo rompendo il silenzio.
Entrambi si voltano ad osservarmi con un punto interrogativo:
continuate pure a fare gli ingenui!
" Sapere cosa?" chiede Hilary perplessa.
" Che lui è qui..."
Yuri riporta i suoi occhi sul diplay del computer, mentre Hilary
continua a chiedere ulteriori chiarimenti.
" Lui, chi?"
" Lui, proprio lui, ha fatto il suo grande ritorno dalla Russia, non
è così... Yuri?".
" Anya, non..."
" Anya, cosa??" lo interrompo bruscamente diventando sempre
più infuriata." L'ho visto oggi, con quella sua faccia da
stronzo , in caffetteria!"
Li osservo amareggiata,mentre loro si limitano a fare i dispiaciuti.
" Scommetto che quella macchina parcheggiata qui, l'altro giorno, era
sua... vero? Per questo, tu Hilary avevi tanta fretta di portarmi via!
Adesso si spiega tutto! Yuri, io ti ho lasciato Hope, e tu lo ospiti in
casa... gli hai detto che è sua figlia? Così
almeno il quadro è completo!"
" No, questo no!" risponde prontamente.
" Ah, beh almeno questo!" aggiungo sarcastica. " Penso che vorrete
ospitarlo più spesso qui insieme all'altra, quindi per
evitare di trovarmelo davanti, da domani mi cerco un appartamento,
così sarete liberi di farlo venire quando volete!" concludo
cominciando a salire le scale.
" Anya, no , aspetta, ragioniamo! Nessuno sapeva..."
Mi volto verso di loro, che mi stavano venendo dietro e con un dito
minaccioso gli rivolgo
un 'ultima , importante domanda...
" Non lo avete... invitato al matrimonio, vero?"
A questa domanda Hilary, che stava per rispondere negativamente, viene
interrotta da Yuri, che non poteva darmi una risposta peggiore...
" Sì..."
" Che cosa?" esclama Hilary.
" Bravi! Da domani puoi cercarti una nuova testimone per le tue nozze e
qualcosa mi dice che Eva sarà più che perfetta!!"
E' l'ultima cosa che dico, dopodichè mi chiudo in stanza ,
dove Hope mi osserva stranita.
" Che hai, mamma?"
" Anya, non pensi di star esagerando?" grida Hilary là fuori.
" Sentite, lasciatemi in pace per adesso!!"
Mi siedo sul letto, accarezzando i capelli di Hope che gioca con la sua
bambola.
Non l'ho mai voluto ammettere, nemmeno a me stessa, ma somiglia sempre
di più a lui e rivendendolo oggi, ne ho avuto la conferma.
Se non fosse per questo, sarei anche capace di rimangiare tutto e dire
che sei figlia di Rai, perchè è quello che avrei
voluto.
Se solo quel giorno a scuola nessuno avesse detto nulla...
Ma pensandoci bene, sarei davvero stata in grado di mentire sino a tal
punto?
Comunque sia, oramai è troppo tardi e , dopo un'apparente
serenità, il destino sembra venirmi di nuovo contro.
Sono passati due giorni e purtroppo non ho trovato alcun annuncio che
faccia al caso mio.
Hilary tenta vanamente di convincermi a restare a casa sua e anche
riguardo al matrimonio.
Come ha potuto , Yuri, invitare il nemico?
Oggi, prima di andare a lavoro, sono passata dall'officina di Boris per
avere informazioni riguardo ad appartamenti in affitto nella zona e mi
ha detto di ripassare nel pomeriggio.
Non posso stare in quella casa sapendo che potrebbe comparire da un
momento all'altro; nè posso obbligare Yuri a non ospitarlo :
dopotutto è casa sua e io non ho nessun diritto di parola,
purtroppo!
E se oggi dovesse presentarsi di nuovo?
" Anya! Vuoi sbrigarti? Dove sono i due caffè e il
tè che dovevi fare cinque minuti fa?" Mi rimprovera la mia
collega.
" Sì, scusa, li preparo subito!"
Ok , meglio concentrarsi sul lavoro!
Finito il mio turno, passo in officina...
" Boris, sei qui?"
Nessuno risponde e continuo ad andare più in fondo, cercando
di non inciampare in oggetti lasciati in giro sul pavimento.
Eppure mi aveva detto che ci sarebbe stato...
" Bori..."
All'improvviso vengo presa di sorpresa da una mano che si posa sulla
mia spalla che mi costringe a voltarmi di scatto...
" Bu!"
" Ma sei deficiente!" gli grido colpendolo con la mia borsa.
" Ah ah, scusa ma non ho potuto resistere! Eri così sola e
indifesa" aggiunge divertito.
" Mi hai fatto venire un colpo! Ma a parte gli scherzi, notizie?"
" Of couse, dove ho messo il ..." comincia a toccarsi alla ricerca di
qualcosa. " Ah ecco, tadà... un'amica mi ha dato questo
numero!"
" Un'amica eh... ne hai molte in giro..." rispondo maliziosa prendendo
quel biglietto.
" Ah mi ha anche detto che ti converrebbe telefonare subito!"
" Ok , allora ci provo ora!"
Prendo il mio telefono dalla borsa e compongo il numero. Mentre attendo
che qualcuno risponda, Boris ritorna ai suoi lavori.
" Salve! Chiamo per l'appartamento che ha messo in affitto, sarei
interessata a vederlo!... ... .... Sì , per me va bene..., a
che ora?.... Adesso?? ma.. scusi non possiamo tra una mezz'ora, devo
andare a..."
Purtroppo sembra che ci sia già qualcuno interessato a
vederlo e se arrivo tardi rischio di perderlo: il fatto è
che sembra molto conveniente come prezzo, ma tra cinque minuti dovrei
andare a prendere Hope, che fare? Prendere o lasciare? Non ho molte
speranze di trovarne un'altro in poco tempo.
Ok, forse ci sono...
" Ok, arrivo tra cinque minuti!" termino la mia chiamata e mi rivolgo a
Boris.
" Senti Boris, non è che andresti a prendere Hope
all'asilo?" chiedo. Devo essere impazzita.
" Cosa? Ma veramente io non credo sia possi..."
" E dai! A dire la verità non è che mi fidi
molto, ma è un 'urgenza! Non troverò mai un
appartamento!"
Passano alcuni secondi...
" Grazie per la fiducia..." commenta acido... "E va bene, ma come mi
presento?"
" Dì che sei lo zio, mio fratello.. dì quello che
vuoi! Stai attento!"
Lasciandogli queste ultime raccomandazioni , scappo via di fretta,
anche se non mi sento per niente tranquilla!
************************************************************
" Anya..."
Si è già volatilizzata.
Cavolo, mi tocca andarci veramente!
Entrato nell'edificio vengo stranamente osservato da tutti, e un buffo
signore coi baffetti mi viene incontro...
" Scusa, chi stai cercando?" chiede investigativo con una voce da
vecchio rimbambito.
" Ehm sono venuto a prendere una bambina..."
" Una bambina, eh? E come si chiama questa bambina..." ma cosa mai
potrebbe fregargliene...
" Si chiama Hope, posso andare adesso?"
Mi si para davanti, anche se è decisamente molto
più basso e con una ventina di chili in più del
sottoscritto.
" Non ti ho mai visto da queste parti, qual'è il tuo nome,
ragazzo?"
" Ma cos' è, un 'interrogatorio? Devo solo prendere la
bambina, per favore..." dico al limite della pazienza.
" Hai una faccia che NON mi piace!".
" La sua non è certo meglio!"
" Che fai, offendi?" chiede irato.
" Ma ha iniziato prima lei..."
" Che succede qui?" interviene una signora togliendosi gli occhiali.
" C'è che questo furbetto si è infiltrato per
prendere una bambina..."
Infiltrato?
" Devo solo prendere una bambina e riportarla a sua madre , che
sfortunatamente non è potuta venire!" spiego meglio
aiutandomi con la gesticolazione delle mani, nella speranza che mi
capiscano.
" Senta io sono la direttrice, ho la responsabilità di
questi bambini e io esigo che loro vengano ritirati dai propri
genitori! Lei è il padre? un parente stretto?" chiede la
signora.
" No, ma vi sembra una faccia da criminale questa?"
Seguono almeno cinque secondi di silenzio, durante i quali i due mi
scrutano dalla testa ai piedi.
" Mi segua in ufficio, telefoniamo alla madre!"
" Che cosa?"
Mi hanno davvero preso per un poco di buono!
"Ok signora Sarizawa, siamo stati costretti a verificare la
veridicità delle sue parole, che non accada mai
più! Arrivederla!"
La direttrice dopo avermi trascinato nel suo ufficio, ha telefonato ad
Anya per assicurarsi che effettivamente fosse stata lei a mandarmi qui.
Incredibile! Mi sembra di essere ritornato a scuola , quando venivo
richiamato dal preside per ogni minima cosa che combinavo.
Quel vecchiaccio continua a fissarmi, con l'aria di chi, nonostante la
chiamata appena fatta, non si fida minimamente.
Ricambio con uno sguardo assassino: prega il dio che non dovrai mai
portare la tua auto nella mia officina!
La direttrice , dopo essere uscita a prendere Hope , rientra con
quest'ultima.
" Allora, piccola conosci questo ragazzo?"
Ancora?
La piccola annuisce. Oh, ti ringrazio!
" E come si chiama?" le domanda il vecchio. Ma fott..
" ... Bosir" risponde senza esitare.
" Ah ah.. " fingo una risata " lo sbaglia sempre! Quante volte ti ho
detto che è Bo-ris" mi alzo prendendola per mano.
" Ok, mi dispiace per tutto ciò, ma è la prassi:
questi bambini sono troppo piccoli per essere affidati a chiunque!
Può andare!"
" Arrivederci!" saluto acido.
" A mai più!" conclude il vecchio.
Lo incenerisco con uno sguardo e finalmente esco da questo postaccio,
tenendo per mano la piccola.
" Ma guarda tua madre che mi fa combinare...e il mio nome non
è Bosir, ma Boris!"
" Bosir..."
" Ok, lascia perdere..."
La porto con me in officina, sperando che Anya venga a ritirarla il
prima possibile.
"Ok piccoletta, adesso tu resti qui e non ti muovi, che lo zio Boris
deve lavorare!" le raccomando mettendola seduta su un tavolo, spostando
prima un po' di roba per fare spazio.
" Dov'è la mia mamma?"
" Eh, vorrei saperlo tanto anch'io..." dico tra me e me " arriva
subito!".
Rimetto la mia tuta e comincio a dare un 'occhiata al motore di un
'auto.
" Questi sono i tuoi giocattoli?" mi chiede curiosa.
" Diciamo di sì..." rispondo continuando a fare il mio
lavoro.
" E questo cosa è?"
Sbuffo al limite della pazienza,e voltatomi verso di lei i miei occhi
quasi escono fuori dalle orbite...
" Hey, lascia stare! Non devi toccarli, puoi farti male!" le grido
correndo subito verso di lei e togliendo dalle sue mani un cacciavite
super appuntito.
"Cazzo, un'officina non è proprio il luogo ideale dove
portare una bambina...", se ci mettiamo poi che l'ha affidata a me il
pericolo diventa doppio.
" Voglio la mia mamma!" grida quasi piangendo.
" Ok, no non piangere!"
La prendo in braccio, guardandomi intorno alla ricerca di un modo per
farla stare tranquilla.
Decido di continuare a lavorare, reggendo lei su un braccio mentre con
l'altra mano provo a smontare un pezzo del motore, e aggiungendo
qualche commento , anche se lei non ne capirà un tubo.
" Vedi, se prendiamo questo filo ..."
" Boris..." chiama qualcuno entrando.
Sbarro gli occhi nel sentire la sua voce: avevo dimenticato che sarebbe
venuto proprio oggi!
E ora cosa dovrei fare? Nasconderla?
" Hey, ma mi hai sentito?" domanda avvicinandosi a me.
Mi volto, fingendomi naturale e tranquillo.
" No, ero distratto..."
Non fa caso alla mia risposta, perchè i suoi occhi cadono
immediatamente sulla bambina che tengo in braccio: a dire la
verità non so se lui sappia o meno, ma cercherò
di non dire nulla ugualmente o saranno cavoli.
" Ma... tu e Yuri vi siete messi d'accordo per badare alla figlia della
vicina?" chiede un po' perplesso.
Chi??
Quindi non sa nulla...
" Ah, già ver... ma come mai sei qui?".
" Sono venuto per quel pezzo per la mia auto, mi hai detto tu di venire
oggi!"
" Sì, è vero ma vedi adesso non ..."
" Boris, mi stai facendo già perdere un sacco di tempo,
quindi vallo a prendere , subito!"
Ecco, Kai Hiwatari : ogni suo desiderio deve essere un ordine! Quanto
mi è mancato...
Con questa bambina tra i piedi non riesco a fare un cavolo. Anya,
perchè mi metti nei casini!
" E va bene, vado! Me la tieni un attimo??" .
Gliela porgo in braccio al limite della pazienza.
Mi fissa alcuni secondi in modo strano.
" Ha due gambe, può benissimo stare a terra..."
Mamma mia, sembra quasi allergico ai contatti umani, figuriamoci se
sapesse che è sua figlia.
" Ok , resta qui e non ti muovere, torno subito..."
******************************************************************
Quel Huznestov si è rinchiuso in una specie di sgabuzzino e
mi ha lasciato qui ad aspettare : non è proprio cambiato!
Resto appoggiato ad un'auto, guardando un po' al casino che
c'è in giro e ascoltando quelle assurde canzoncine che
questa bambina canta facendo strani movimenti.
E' davvero una cosa assurda : da quando sono qui l'ho già
vista due volte.
Posso capire che l'affidasse a Yuri, ma , lasciamelo dire, tua madre
deve essere proprio una deficiente per lasciarti nelle mani di Boris.
Mentre sono perso in questi stupidi pensieri e aspettando Boris con
impazienza, sento che qualcuno entra nel garage.
" Boris, mi dispiace per averti dato tanto fastidio..."
Al suono di questa voce, la piccola smette di canticchiare e gridando
-mamma- gli va incontro.
Essendo il garage poco illuminato , riesco a intravedere con la coda
dell'occhio solo l'esile sagoma di una figura femminile avvicinarsi.
***************************************************************
Sono riuscita a concludere l'affare: da domani posso cominciare a
trasclocare le mie cose in quell'appartamento.
Anche se non molto grande, l'ho trovato abbastanza grazioso ed
accogliente.
La trattativa, però, è stata interrotta dalla
telefonata da parte della preside dell'asilo: non potevo immaginare una
cosa simile, altrimenti non avrei mai affidato questo compito a Boris.
Sono sicura che adesso me ne dirà quattro.
" Boris, mi dispiace per averti dato tanto fastidio..."
" Mamma!!"
Sento la voce della mia piccolina che comincia a correre per venirmi
incontro.
" Piccola mia!"
Mi salta addosso e la prendo .
" Dov'è Boris?"
" E' andato via..."
" Come andato via??" dico incredula.
Continuo a camminare andando più in fondo , dove noto il
profilo di qualcuno appoggiato di schiena ad un'auto.
Fatti alcuni passi avanti, riesco a distinguerlo più
chiaramente
e quello che vedo,
ora qui,
davanti ai miei occhi,
che si volta lentamente verso di me
...è
lui:
l'ultima persona che avrei voluto incontrare, tenendo mia figlia tra le
mani.
“Kai,
io…
“Avanti, diglielo!” .
“Io sono incinta, aspetto un figlio da te!”
“Cosa?” .
“E’ così…
purtroppo!”
“Come fai a esserne sicura?” .
“Lo so e basta! Credi che mi faccia piacere inventare cose
del genere?”.
Inizia a piovere…
Lui rimane ad osservarmi freddo e inerme…
“Mi dispiace ma…”
Cosa vuole dirmi…
“Questo adesso è un tuo problema!”
conclusa la frase mi volta le spalle e va via. "
Sento i battiti del mio cuore aumentare sempre di più, ogni
secondo che passa.
Il suo sguardo, all'inizio sorpreso, adesso si fa serio e i suoi occhi
si spostano prima su di me, poi su Hope per poi rincontrare i miei.
Nessuna parola, i nostri petti sembrano trattenere tutta l'aria.
Troppa elettricità intorno,
troppa tensione.
Le pupille di uno fisse su quelle dell'altro, scambiandosi
odio,disprezzo, e forse anche stupore di chi non sperava di ritrovarsi
un giorno l'uno ...
faccia a faccia con l'altro.
********************************************************************
*bip bip*
Quel giorno, ricevetti un messaggio. Ricordo quel momento come se fosse
ora...
" Kai,
quante volte ti ho detto di spegnere il cellulare durante le riunioni!"
mi rimproverò il vecchio.
Lo presi dalla tasca...
Yuri mi aveva inviato un messaggio e la cosa mi era sembrata
già strana di suo, ma quello che vi lessi mi aveva lasciato
ancor di più sorpreso...
"
Complimenti Hiwatari, oggi sei diventato padre"
Non so perchè me l'abbia mandato, ma più la
leggevo e più mi suonava in mente come una frase sarcastica,
pronunciata in maniera pungente e che lasciava sottintendere il fatto
che sarei dovuto ritornare sui miei passi e che avrei dovuto cominciare
a fare qualcosa.
Ma l'unica cosa che feci fu cestinare quel messaggio e buttarmi ancora
una volta tutto alle spalle, come se niente fosse mai successo.
Oggi, quel messaggio, quel passato mi si sta ripresentando davanti.
Continuo a fissarla senza muovere ciglio, cercando di non lasciare
trasparire nulla dal mio volto.
Nessuno dei due sembra intenzionato a parlare e il silenzio viene
interrotto dall'arrivo di Boris.
" Kai, ho trovat-o quel..."
Rimane lì, in disparte ad osservarci, mentre noi due
restiamo così.
" Mamma! Ho fame!" le dice la bambina tirandola per la maglietta.
Fa fatica a distogliere il suo sguardo da me.
" Anya, io..." inteviene Boris.
Lei lo osserva seria, con occhi lucidi e dopo due secondi volta le
spalle e se ne va via di fretta.
Io rimango a fissare il punto da cui è sparita, assorto nei
miei pensieri.
Non avrei mai potuto immaginare che un giorno sarebbe successo...o
forse sì, ma non mi sono mai preparato psicologicamente a
questo.
" Kai, ho trovato il pezzo che ti serviva..." mi rivolge con tono cauto.
Lo osservo, pensando al fatto che avrebbe dovuto dirmelo e che come
sempre si è rivelato un idiota. Sono tanti gli insulti che
vorrei dirgli , ma...
" Non mi serve più..." mi limito a dire.
Decido di andarmene anche io, raggiungendo la mia auto e osservando la
strada, laggiù, vedo ancora Anya di spalle, con la bambina
in braccio ,che cammina a passi svelti per poi scomparire all' angolo
di una stradina.
***************************************************************
Continuo a camminare a passi sempre più veloci , non so
nemmeno dove sto andando.
La strada davanti a me è distorta, sfocata a causa dei miei
occhi gonfi di lacrime che resistono ad uscire.
Mi ha vista, anzi... l'ha vista!
Non avrei mai voluto che accadesse.
Tanta fretta di scappare... per ritrovarmelo, alla fine , davanti, col
la sua solita faccia da stronzo, la stessa con cui mi aveva
esplicitamente detto quelle parole che non smettevano di tormentare la
mia mente qualche anno fa...
" Questo
è un tuo problema!"
Salve popolo di
EFP ^_^
Eccoci giunti a quello che molte di voi aspettavano ( io per prima, ve
lo assicuroXD) , OVVERO
l'incontro tra Kai e Anya, ma soprattutto il vero incontro tra
Kai-padre e Hope-figlia.
Kai finalmente ha scoperto che la bambina che da giorni si vedeva
spuntare ovunque, non era altro che la sua oramai dimenticata figlia...
che tanto dimenticata alla fine non era, perchè qualcosa se
l'è ricordata pure lui.
( perchè non hai risposto al messaggio, cretino NdMe che lo
strozza*) ( avevo finito i messaggi @___@Nd Kai)
Il tutto ha avuto luogo nella fantastica officina di Bobo ^3^
(oramai è diventato un luogo di incontri, lasciatemi
lavorare in pace -.- Nd Boris)
Alla fine Anya, pur avendo trovato un'appartamento per sfuggire da un
possibile incontro con Kai a casa di Yuri... beh.. il tutto si
è rivelato inutile.
Per di più sia Kai che Eva sono stati invitati al matrimonio
( che poi si sono autoinvitati -.- Nd Yuri)
E quindi ci chiediamo:
Anya cambierà idea e andrà al matrimonio della
sua migliore amica?
Tornerà prima o poi Rai ? e quale sarà la sua
reazione?
Quella di Eva?
Che farà Kai?
Ma sopratutto, voi, cosa ne pensate di tutto ciò?
A parte gli scleri, spero di avere scritto qualcosa che non abbia
deluso le vostre aspettative, e che abbia suscitato in voi qualcosa ^_^"
Vi ringrazio tutte-tutte per le vostre precedenti recensioni :)
Un grande baciozz dalla vostra Henya ;*
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Capitolo 5 *** Una cena tra -amici- ***
" Anya! Posso entrare?"
" Sì, avanti!"
E' ora di cena e sto avvisando Anya di scendere per mangiare tutti
insieme.
E' strano che non sia venuta ad aiutarmi, di solito lo fa sempre, e di
sua spontanea volontà.
" Hey, la cena è pronta!" la avviso facendo capolino dalla
porta.
La trovo seduta sul letto con Hope che le racconta qualcosa.
" Sì, su vai Hope, vai a cenare!"
Mi scanso per far uscire la piccola e subito dopo volgo lo sguardo
verso Anya, che non sembra intenzionata a venire con noi.
" Tu non scendi?"
" N-no... sono un pò stanca! Mangerò
più tardi qualcosa..." risponde schiva fingendo
tranquillità.
" Ne sei sicura?... Ti vedo strana!" domando preoccupata entrando e
sedendomi vicino a lei.
Rimane a fissare un punto ignoto del pavimento e subito dopo i suoi
occhi puntano sul suo cellulare, posto sul letto accanto a lei, che
continua a vibrare da un po'.
Pur essendosi accorta che sul display vi è scritto il nome
di Rai, non sembra intenzionata a rispondere e dopo alcuni squilli la
chiamata termina; noto diverse chiamate perse.
" Anya, ma è successo qualcosa con Rai?"
" No... no" nega scuotendo la testa.
La vedo persa, in un mondo tutto suo.
Purtroppo conosco quello sguardo, ed è tipico di lei quando
ha un problema ed esita a dirmelo.
" Se è per quella storia dell'altro giorno, con Kai... beh,
io e Yuri siamo rimasti sorpresi quanto te! Nessuno sapeva del suo
ritorno..."
" Sai ho trovato un appartamento oggi..." mi interrompe , cambiando
discorso.
" Davvero?" . Non ha perso tempo.
" Sì, è molto carino e da domani posso cominciare
a traslocare le mie cose, anche se ormai è inutile
scappare..." conclude in un sussurro.
" Che vuoi dire?"
" Che... il peggio è avvenuto, proprio oggi!" dice
stringendo il lenzuolo in un pugno.
" Lo hai visto di nuovo?"
" ...già... e stavolta ci ha viste entrambe, quindi ha
capito tutto!"
" E... e cosa ha detto? Che cosa hai detto tu? Che cosa avete fatto??"
comincio a sparare una serie di domande , con tono un po' sconvolto.
Lei rimane ad osservarmi qualche secondo mentre io aspetto con ansia
una risposta.
" Niente... assolutamente niente..."
La osservo incredula. Non ci credo che non sia successo niente.
" Cosa vuol dire niente? Vuoi dirmi che Kai vede sua figlia e non ha
detto o fatto niente?"
"Nessuno dei due ha osato dire qualcosa. In quel momento speravo solo
di sparire dalla faccia della terra!"
"Ma ma dov'è successo?"
" Da Boris... sono stata una stupida! Avrei dovuto sapere che quei due
sono amici e che quello sarebbe stato un altro luogo da evitare! E
invece... me lo sono ritrovata davanti, e a pochi centimetri di
distanza c'era mia figlia!"
" E adesso?"
" E adesso... beh, andrò a vivere in quell'appartamento,
tanto avrei dovuto cercarne uno prima o poi, per quando sarebbe
arrivato Rai. Non voglio essere troppo di disturbo qui..."
" Anya , ma non dire sciocchezze!" le rivolgo.
" Sì, lo so Hila! Ma è meglio così...
credimi!"
Dal suo sguardo capisco che è meglio non insistere.
" Ok... ma verrai il giorno del matrimonio, vero?? Io ho provato a dire
a Yuri di non farlo venire , ma..."
" Ma non è possibile, lo so!" mi interrompe " ... in fondo
io non posso dire chi può o non può invitare..."
" Già, purtroppo lui non ha nessuno da invitare se non quei
pochi amici e colleghi che conosce... e Kai, anche se strano a dirsi,
fa parte di questa sua -famiglia-" aggiungo mettendo quest'ultima
parola tra virgolette.
" Purtroppo..."
" Quindi verrai?" chiedo speranzosa.
Si volta verso di me e mi fa un cenno di assenso con la testa.
" Verrò"
" E... non succederà nulla quel giorno, vero?" . Cerco
ancora il suo consenso.
" Nulla, te lo assicuro!" risponde serena.
" Te lo dico perchè io vorrò ricordare quel
giorno come il più bello della mia vita e non per la lite di
qualcuno..." spiego meglio.
" Non devi preoccuparti! Non voglio ricadere nello stesso errore di
molti anni fa e piangere e soffrire per qualcosa per cui non ne vale la
pena! Non m'importa più niente e niente succederà
quel giorno, non oserei mai rovinarlo per una sciocchezza!"
Mi prende le mani cercando di darmi la certezza di ciò che
dice.
" Bene! Ma... Rai?" domando preoccupata.
Le sue mani, che prima stringevano con sicurezza le mie, adesso
indeboliscono la loro presa, fino a lasciarle.
Le posa sulle gambe muovendole nervosamente, mentre i suoi occhi
osservano preoccupati il display del cellulare, che ricomincia a
vibrare.
****************************************************
Sono nel mio ufficio a controllare alcune cartelle dei miei pazienti
quando ad un tratto qualcuno bussa alla porta.
" Avanti!" dico alzando il tono di voce, rimettendo tutto nel cassetto.
La porta si apre leggermente.
" E' permesso, dottor Ivanov?"
" Kai... ma che ci fai qui?" domando facendogli cenno di entrare.
" Sta diventando un'abitudine questa domanda! Se ti rompo le scatole
puoi benissimo dirlo!" commenta ironico.
" No..." rispondo acido " sono solo sorpreso delle tue visite, tutto
qui! Avanti, siediti!"
" Caspita, quel camice ti dona di brutto!" dice divertito.
" Divertente! Un giorno dovrai pur venire qui per una visita!"
" Tzè, sapendo che dovrei mettere la mia vita nelle tue
mani... beh spero di non metterci mai piede qui dentro! A meno che...
qualche tua bella infermiera non abbia voglia di mettere le mani su di
me... in quel caso..." conclude malizioso, accomodandosi meglio sulla
poltrona posta dall'altra parte della scrivania.
" Sempre il solito... ma comunque, come mai qui?"
" Così...ero in zona e ho pensato di passare..." risponde
facendo spallucce,per poi guardarsi intorno.
Rimango ad osservarlo un po' stranito. Eppure ho la sensazione che
voglia dirmi qualcosa. Ma come sempre per strappare questo qualcosa
dalla sua lingua si deve fare un rito di iniziazione.
" Devi...dirmi qualcosa?" chiedo pacatamente.
" No..." risponde prontamente e con aria tranquilla. " Tu.. devi dirmi
qualcosa?" aggiunge.
" mm no!"
Ma che sto dicendo? Tutto questo giro di parole mi ha fatto dimenticare
tutto. " A dir la verità... sì!" mi correggo
prontamente.
Mi osserva, come se già si aspettasse ciò che
devo chiedere.
" Bene, dimmi pure!" mi invita con un gesto della mano.
Sarà inutile cominciare il discorso dall'inizio, visto che
già sa tutto.
" Senti... non c'è bisogno di dirti che al matrimonio ci
sarà... Anya, vero?"
Abbassa il suo sguardo, fissando un punto del tavolino. "
Già..." risponde serio.
" Quindi?"
" Quindi cosa?"
"Verrai ugualmente?"
" Perchè non dovrei..."
" Perchè io quel giorno non voglio problemi!" affermo
autoritario.
" Non avrai proprio nessun problema, di che ti preoccupi?" domanda
staccando la schiena dalla poltrona per meglio avvicinarsi e guardarmi
con aria minacciosa.
" Spero che sia così..." mi limito a rispondere. " Lo hai
già detto a Eva?"
" No, non l'ho detto a Eva e non capisco perchè dovrei..."
inizia a giocherellare con una penna, messa lì sul tavolo
" Per essere preparata! In fondo ci sarà pure Rai!"
A questo nome l'espressione del suo volto diventa molto seria e la sua
mano si ferma all'istante.
" Il cinese è qui?"
Vedo che lo ricorda benissimo.
" No, non ancora, ma quel giorno ci sarà, motivo per cui ti
chiedo di non fare cazzate!"
Fa un respiro profondo...
********************************************
Ci mancava solo Kon per completare il quadro! Eppure non mi aspettavo
che stesse ancora insieme a lei. Ancor meno m'importa.
" Allora?" chiede insistente Yuri.
" Allora cosa? Cosa vuoi che succeda! Con quel cinese io non ho nulla
da spartire e per quanto riguarda Anya non me ne frega un cazzo...
è questo quello che vuoi sentirti dire?"
Mi osserva scettico.
" E lei come ti è sembrata?
" Lei, chi?" rispondo fingendo di non capire.
" La bambina..."
" Non lo so, non mi ricordo nemmeno com'è fatta!" concludo
scocciato.
" Difficile dimenticarsi di un volto che somiglia tanto al proprio..."
Lo incenerisco con uno sguardo: questo suo atteggiamento da
investigatore mi ha sempre dato un gran fastidio.
" Ok, la discussione può chiudersi qui!"
Mi alzo di scatto per andare via " Ci vediamo , Ivanov"
" Kai?" mi richiama prima che chiuda la porta.
" Dovresti cominciare a pensarci, o sarà troppo tardi..."
Resto a fissarlo alcuni secondi per poi chiudermi la porta alle spalle
senza dare alcuna risposta.
Gli avrò detto almeno un migliaio di volte di smetterla di
fare il saggio consigliere, soprattutto in questa questione che io
considero chiusa già da tempo.
E' vero: solo dopo che l'ho vista in braccio ad Anya ho notato una
certa somiglianza e ora che l'ho incontrata, beh... nulla cambia, non
posso stravolgere la mia vita per uno stupido errore commesso qualche
anno fa.
**********************************************************
"E dai, Anya! Se neanche tu vuoi prepararmi il caffè ,
dovrò trovarmi un'altro bar in cui andare ogni giorno! Non
vorrai mica perdere un cliente come me?!" dice con tono scherzoso.
" Smettila Boris, non è aria oggi!" gli spiego incavolata.
" Non puoi avercela con me! Io non potevo immaginare che vi sareste
incontrati!"
" Ma chi ti ha detto che ce l'ho con te?"
" Beh, da come ti comporti mi fai sentire in colpa"
" Ti senti in colpa per ciò che è successo?"
" Beh...se fai così" .
" Vuoi farti perdonare?" chiedo minacciosa.
Mi osserva un po' perplesso.
" Se è possibile..."
Meglio approfittare di questo suo senso di colpa allora, anche se il
motivo del mio malumore riguarda ben altro.
" Bene! Allora vieni a casa di Yuri oggi pomeriggio verso le
...diciamo, le cinque!"
" Perchè? Che vuoi fare?" domanda inarcando un sopracciglio.
" Vedrai!" mi limito a dire , asciugando la tazzina che tengo in mano.
" Ma... è una cosa bella o brutta?"
" Dipende dai punti di vista!" rispondo fingendo un sorriso.
Si gratta la testa, e mentre io rientro in cucina si rivolge a Dana.
" Sai per caso di che si tratta?"
" Qualunque cosa sia... spero non ti piaccia!!" gli risponde acida.
" Mamma mia! Ma cosa bevi la mattina..."
"Maledetto sia io, e il mio senso di colpa! Ma non ci sono
ascensori in questo palazzo?!?" .
E' Boris che continua a lamentarsi, caricando a fatica le mie enormi
due valigie.
" Dai, con quel fisicaccio che ti ritrovi, non dovresti affaticarti
così tanto..." le rivolgo divertita, voltandomi verso di
lui, che mi segue per le scale.
" Certo, ha parlato quella che sta reggendo solo una scatolina..."
" Dai, siamo arrivati!"
Infilo la chiave nella serratura, tre giri a sinistra e la porta del
mio nuovo appartamento è aperta.
Appena entrato, le lascia pesantemente a terra e si sgranchisce la
schiena contorcendosi tutto dal dolore.
" Ti facevo meno drammatico, Huznestov!"
" Quindi questa sarebbe la tua nuova casa... carina quasi quanto la
mia!"
" Beh per adesso non dice molto, basterà arredarla per
bene!" spiego andando ad aprire la persiana per far arieggiare.
Lo invito ad affacciarsi con me al balconcino.
" Beh la vista non è male!" esclama ironico.
Mi trovo al quinto piano e di fronte mi si erge un altissimo
grattacielo, pieno di uffici e altri piccoli appartamenti, mentre
guardando di sotto, si può ammirare il traffico cittadino.
Rientro, seguita da Boris, e gli mostro il resto della mia piccola e
umile casa.
" Questa è la stanza di Hope, e spero si abitui a dormire da
sola! Qui il bagno, non male eh?"
"Già, non male! E qui?"
" La camera da letto!"
Apro e ci appoggiamo entrambi di schiena agli stipiti della porta,
circondati da un silenzio tomba.
" Dovrei ringraziarti suppongo!" affermo divertita " Mi dispiace per
averti fatto perdere tempo, ma mi serviva aiuto e soprattutto volevo
dirti che stamattina ero arrabbiata , non con te, ma per altro...".
Cala il silenzio più totale, durante il quale credo che
anche lui stia pensando a quello che è successo ieri.
" Sì, posso immaginare... e sai cosa immagino pure?"
" Cosa?"
" Quello che succederà in questa stanza quando
arriverà Rai!" dice beffardamente.
" Ma com.. scemo! Non sono affari che ti riguardano!", lo spingo
leggermente con un'espressione minacciosa e allo stesso tempo
imbarrazzata.
Si ricompone..." Beh adesso devo proprio andare!" , dopo essersi fatto
una gran risata.
" Sì, anch' io! Devo andare a prendere Hope".
" E' stato un piacere servirla, a presto Anya!"
" Buona serata!"
Richiudo la porta, pensando al fatto che è sempre il solito
birbante, e poi mi guardo intorno.
Questa casa sarà ben arredata solo e quando
tornerà Rai!
" Che cosa ti preparo Hila?"
" Mmm un cappuccino va più che bene!"
Hilary è venuta a trovarmi al lavoro, per una pausa, ed
è seduta oltre il bancone, proprio davanti a me.
" Quindi hai sfruttato Boris per traslocare le tue cose! Ben gli sta
ahah!"
" Me lo trovo sempre tra i piedi, chi meglio di lui!?"
" Sì, lui è dappertutto!"
" E quando verrai a vedere la mia nuova casa?" domando porgendogli la
tazzina fumante.
" Beh..." sposta gli occhi in alto per pensare.
" Ho un'idea! Stasera potrete venire a cenare da me, magari lo dico
pure a Boris, non vorrei che si offendesse, in fondo mi ha aiutata lui,
quindi " inizio a fare un discorso tutto mio, dal quale Hilary sembra
quasi esclusa " ...una specie di inaugurazione del mio nuovo
appartamento... allora? Ci stai?"
Mi guarda dubbiosa, spostando nervosamente gli occhi a destra e a
sinistra.
" Non..puoi , forse?"
" Beh, in realtà c'è una cosa che devo dirti..."
comincia mordendosi il labbro inferiore.
" Cosa?" la incito.
" Prometti che non ti arrabbierai?" dice seria.
Ok, già non mi piace.
" Perchè dovrei... dimmi!"
" Vedi..." si schiarisce la voce, esitando a darmi una
spiegazione.
" Avanti..."
" Ecco... Eva e Hiwatari ci..." al sentire questi due nomi, che suonano
alle mie orecchie come due insulti, cambio espressione immediatamente.
"... ci hanno invitati , stasera, a cena da loro...Me lo ha detto Yuri
ieri sera e ti giuro che ci vado solo per non litigare con Yuri!" cerca
di giustificarsi dispiaciuta.
" Non c'è bisogno che ti giustifichi..." spiego stringendo
in un pugno quello straccio che tenevo in mano." ... d'altronde non si
può mica rifiutare l'invito di Hernandez..."
" Anya... non ti arrabbiare!"
" Non sono arrabbiata, figurati!" affermo con tono adirato, fingendo di
darmi da fare.
Non ricordo nemmeno se dovevo preparare qualcosa.
" A me non sembra... non voglio che pensi che adesso i miei rapporti
con Eva diventino stretti! Sai che la detesto quanto te..."
" Lo so, ma per questo non devi giustificarti! Sono arrabbiata,
sì è vero! Ma perchè adesso
dovrò abituarmi a sentirli nominare più spesso e
sapere che debbano avere loro la priorità per una cena che
volevo organizzare insieme ai miei amici mi fa venire un nervoso che
non puoi immaginare! Comunque, mi passerà, non
preoccuparti!!" concludo accigliata.
" Mi dispiace , hai ragione! Adesso non so come dovrò
comportarmi stasera perchè non so come LEI si
comporterà! Mio dio..." si sfoga esasperata mettendosi le
mani in testa coi gomiti appoggiati al tavolo.
" Sai, non ti invidio! Se è rimasta la stessa oca di qualche
anno fa..."
" E poi ci sarà anche Boris, ma immagina la scena: loro,
tutti amici di vecchia data ed io che dovrò restare in
disparte a sentire come starnazza!"
Fossi in lei neanche mi presenterei.
" Odiosa e ipocrita..." mormoro tra me e me.
" Comunque, adesso devo andare! Ti prometto che la prossima volta
verremo a cena da te! Devo scappare, ciao Any!"
" Ok, buona cena allora!..." saluto acida " ... e che a uno dei due
vada qualcosa di traverso!" concludo non appena Hilary esce dal bar,
riferendomi ovviamente ai due che li hanno invitati.
**********************************************
" E questa sarebbe la casa di Hiwatari??" esclamo meravigliata
osservando oltre il finestrino dell'auto l'enorme villa che mi si
presenta davanti.
" Sì, è una delle ville di suo nonno qui in
Giappone!" mi spiega Yuri.
" Una delle..? Vuoi dire che questa è solo una delle tante?"
chiedo a bocca aperta, chiudendo la portiera dell'auto.
" Anche se lo chiama vecchiaccio, i suoi soldi non hanno mai fatto
schifo al nostro caro Kai..." bisbiglia tra sè.
Mentre Yuri suona al campanello, ci raggiunge Boris.
" Salve gente!" saluta con quella sua solita aria da macho.
" Hey, che puntualità..." commenta Yuri.
" Chi è?" dice qualcuno dal citofono.
" Yuri!"
" Oh ragazzi, entrate!"
Viene aperto il cancello e percorriamo il viale che ci conduce alla
porta principale e durante questo tragitto non posso fare a meno di
notare un giardino pieno di statuette e vasi e fiori e piante ... di
ogni genere! C'è anche una piscina, e il tutto è
illuminato da enormi lampioni.
L'atmosfera che si respira qui è quasi fiabesca e se questo
è solo l'esterno, non oso immaginare l'interno!
Però, furba la nostra Hernandez!
" Yuri!!"
Veniamo accolti da Eva che aperta la porta corre ad attaccarsi al collo
di Yuri.
La rabbia e il nervoso che mi pervadono in questo momento è
tale che...
" Tachiban... Hilary! Ma quanto tempo..."
Si accorge della mia presenza e dopo avermi scrutata dalla testa ai
piedi con la sua solita aria da snob , con mio grande stupore e se
proprio devo dirlo, disgusto, mi abbraccia quasi calorosamente, mentre
io resto come pietrificata da questo suo comportamento; infatti
ricambio con un falso sorriso, proprio come falso era questo suo
abbraccio.
" Ti trovo... come dire, beh a dire la verità non sei
cambiata di molto!"
" Neanche tu..." dico tra me e me, lanciando delle frecciatine al mio
futuro marito, che mi guarda facendomi capire che devo avere pazienza.
" E ti sei dimenticata di me?" le dice Boris.
" Ma certo che no! Boris, quanto tempo!"
Se lo abbraccia e sbaciucchia senza un minimo di pudore, sotto lo
sguardo serio e impassibile di Hiwatari, appena arrivato ad accoglierci.
" Avanti, entrate!"
Calorosamente devo ammettere...
Appena entrati, l'unica che si osserva meravigliata intorno sembro
essere solo io.
" Tachibana, vedo che ti piace questa casa..." mi rivolge antipatica "
e questo non è niente..."
Che rabbia che mi fa questa sua soddisfazione! Non avrei dovuto
guardare tutto a bocca aperta!
" Carina..." mi limito a dire, fingendo poco interesse.
" Venite, la sala da pranzo è da questa parte!"
Seguiamo i padroni di casa che ci conducono in un'altra stanza.
" Mamma mia, è rimasta la solita oca di sempre..." mormoro a
denti stretti a Yuri.
" Che cosa ti aspettavi... " risponde imitandomi.
Ci accomodiamo tutti e cinque in una tavola ben agghindata e quelli che
mi trovo seduti di fronte sono Eva e Kai , mentre alla mia destra mi
ritrovo Boris.
Ho una strana sensazione nell'essere circondata da coloro che fino a
qualche anno fa tenevo a distanza di sicurezza, a parte il mio Yuri ,
ovviamente.
Lui è seduto alla mia sinistra e mi verrebbe da chiedergli
perchè uno come lui, dall'animo nobile e gentile, abbia a
che fare con questi esseri.
Purtroppo dovrò dimostrarmi " amichevole".
La serata si preannuncia dura e lunga.
*************************************************************
Sono in bagno, seduta sul bordo della vasca a versare delle lacrime ,
la cui causa non riesco a spiegarmi.
E' come se ripensando a tutto quello che mi è successo in
questi giorni avessi sentito i miei occhi gonfiarsi fino ad esplodere.
D'un tratto la porta socchiusa viene aperta da Hope che arriva
porgendomi il cellulare, che a dir la verità, non avevo
nemmeno sentito squillare.
" Grazie, adesso vai di là a guardare la tv!" le dico
asciugandomi con le mani gli occhi e facendo un sospiro di sollievo
prima di rispondere a...
" Rai!" saluto fingendo allegria.
" Anya, finalmente ho trovato un buco libero per telefonarti! Cosa
stavi facendo?"
" Niente, stavo guardando la tv insieme a Hope... tu, finito l'esame?
Com'è andato?"
" Bene, mi aspettavo peggio a dir la verità... ma cosa hai?
Hai una voce strana..."
" Niente, forse è il telefono che fa strani scherzi..."
sembra capirmi anche dall'altra parte del mondo.
" Stavi piangendo per caso? Conosco quel tono..."
" No, ma che dici, assolutamente no..."
Seguono alcuni secondi di silenzio.
" C'è Hope vicino a te? Me la passi?"
" Certo! Hope, papà vuole salutarti." la richiamo.
Arriva correndo.
" Papà, papà" le dice sorridente.
" Piccola mia, che fai?"
" Guardo i cartoni animati!"
" E la mamma?"
" Stava piangendo!"
E ti pareva...
" Mi ripassi la mamma?"
" Ciao papà!"
Mi riporge il cellulare e dopo avere emesso l'ennesimo sospiro lo
riporto all'orecchio.
" Dunque non stavi piangendo?"
" L'hai fatto apposta, vero?"
" Solo due persone ti diranno sempre la verità: gli ubriachi
e i bambini!" spiega divertito e la cosa riesce a far ridere anche me.
" E allora, perchè piangi?"
" ... non ti preoccupare, forse perchè sento la tua
mancanza... tutto qui!
"Anya...anche tu mi manchi e ti giuro che arriverò il prima
possibile!"
" Lo so, scusami, sono solo la solita piagnucolona... non
preoccuparti!" lo rassicuro.
" Adesso devo chiudere, mi aspettano per cenare, ti richiamo
più tardi, va bene?"
" Sì, certo!"
"A dopo.."
" Rai!" lo richiamo prima che termini la chiamata.
" Sì?"
" ... Ti amo..."
Non mi stacherò mai di dirglielo.
" Anch'io Anya...ti amo"
e mai mi stancherò di sentirglielo dire.
****************************************************************
La serata si sta rivelando ancora più lunga di quanto
pensassi.
Sono già le undici e mezza e siamo ancora seduti a tavola a
"chiaccherare" se così si può dire.
In realtà gli unici a parlare sono Eva, Boris e Yuri, mentre
io sono intervenuta poche volte nei loro discorsi, e Kai si
è limitato addirittura a qualche parola o due.
Da quello che ho potuto capire Eva lavora nel campo della moda, proprio
come ha sempre sognato di fare, forse per una rivista, non ho ben
capito; Kai invece da una mano a suo nonno a dirigere l'azienda
familiare.
Sono rimasti sempre i soliti snob, ma quello che ora mi chiedo
è come abbiano fatto a rimanere tutti questi anni insieme;
non sono mai riuscita a capire se questi due si amino veramente, in
fondo Eva lo ha seguito sino in Russia e convivono già da
tempo... ma guardandoli non riesco proprio a darmi una risposta.
" Propongo un brindisi!" annuncia Eva alzando il suo calice pieno di
vino bianco.
" A cosa?" domanda Boris.
" Beh... a questa serata e a noi, che dopo anni ci siamo riuniti!"
spiega osservandomi con la sua solita aria da persona pseudo-simpatica.
Resto a fissarla perplessa.
" E poi al vostro matrimonio! Non avrei mai pensato che Yuri potesse
sposarsi con Hilary..."
Suona quasi come un'offesa e proprio quando sto per aprire bocca vengo
interrotta da Yuri...
" Invece è proprio così!" dice come per
concludere il discorso prima che si degeneri.
Ci risediamo per finire il dessert.
" Ma quindi Boris sarà il testimone di nozze di Yuri, mentre
tu Hilary, chi sarà la tua testimone?"
Cavolo, dovevo aspettarmi una domanda del genere...
Io e Yuri ci fissiamo dubbiosi.
" Ehm, sarà... Anya..." rivelo con voce fioca.
Al suono di questo nome resta immobile, si acciglia e mi fissa con
occhi persi nel vuoto.
La prima cosa che noto è che Kai prende il suo calice pieno
di vino che beve a piccoli sorsi, come una specie di difesa da
possibili domande da parte della fidanzata. Intorno vige un silenzio
mortale; persino Boris è immobile, che è rimasto
con la forchetta in mano.
Dopo qualche secondo sembra tornare in sè, e dopo un respiro
profondo sposta gli occhi nervosamente da un viso all'altro.
" Ah... in fondo c'era da immaginarselo... due amiche come voi!".
E' l'unica cosa che dice, con tono un po' alterato e subito dopo il
discorso cambia.
" Boris, hai già pensato al tuo vestito?" gli chiede,
fingendosi tranquilla.
" Che vestito?" dice cadendo dalle nuvole.
" Quello per il matrimonio ovviamente! Hai un ruolo importante e dovrai
fare la tua bella figura..." gli spiega.
" Beh, mi basta un pantalone e una camicia per far la mia bella figura!
Vero, Yu?"
" Veramente no!" risposta secca.
" Non vorrai mica che mi vesta da pinguino?"
" Invece sì!"
" Io non voglio sembrare un damerino!?"
" Dovrai, perchè saremo tutti vestiti così..."
" Eh? Kai, non mi dire che anche tu ti vestirai così?!"
" Certo..."
" bmphh... beh allora non potrò sembrare un poveraccio
accanto a voi!" afferma scocciato.
" Dai, se vuoi ti aiuto io! Ti porto con me a fare shopping, vedrai che
ti farò sembrare un figurino!" gli propone Eva entusiasta.
" Ehm... l'ultima volta che ho fatto shopping con te mi ero rispomesso
di non farlo mai più! Quindi non ti preoccupare... ci penso
da solo!" rifiuta senza pensarci due volte.
" Vuoi mettere in dubbio il mio buon gusto?"
" Ma no, no è solo che preferisco andare a fare compere da
solo..." si giustifica quasi intimorito.
" Fa come vuoi, ma non venirmi a cercare se poi non saprai dove
andare..."
" Su questo non c'è dubbio..." gli sento mormorare.
" E' stato veramente un piacere! Spero faremo cene come questa
più spesso... la serata è volata in un batti
baleno!"
A me è sembrata durare un'eternità, a dire il
vero.
" Grazie di tutto, Buonanotte!"
Salutiamo e ci avviamo in macchina.
" Mio dio che serata stressante!" rivelo con tanto di sbuffo a Yuri.
dopo essere saliti in auto.
" Beh lei è sempre la solita... Kai è sempre il
solito... nulla sembra essere cambiato!"
" Le cose sembrano essere cambiate solo per Anya!" affermo tristemente.
" Hai visto lui, come se la spassa? Anya ha cresciuto quella bambina da
sola , anche lei aveva solo diciotto anni..."
" Non l'ha cresciuta da sola... l'ha aiutata Rai!"
" Già, dovrebbero fare un monumento a quel ragazzo! Sono
felice che Anya abbia incontrato una persona come lui... dopo Kai ha
trovato il paradiso!"
" Purtroppo Kai è un testone, orgoglioso, menefreghista
apparentemente privo di sentimenti! Sai, a volte mi chiedo se qualcuno
potrà mai farlo sciogliere... non penso che Eva ci sia mai
riuscita, nè tanto meno io o Boris! Siamo sempre stati
giudicati come asociali , freddi e quasi apatici... soprattutto quando
siamo arrivati qui in Giappone; ma dei tre penso che Kai sia il
peggiore di tutti!" rivela assorto nei suoi pensieri.
Resto a fissare il suo profilo, notando che i suoi occhi osservano il
vuoto.
" Io ti ho sempre visto diverso, fin dall'inizio e poi quando ho
iniziato a conoscerti ne ho avuto la conferma... e non lo dico solo
perchè sono di parte!" gli rivolgo sorridendo.
Ricambia il mio sorriso e mi accarezza una gote guardandomi con
dolcezza.
" Andiamo a casa?"
Annuisco sorridente e acceso il motore , partiamo.
***************************************************
Dopo avere fatto una doccia calda rientro in vestaglia in camera da
letto, dove trovo Kai semisdraiato sul letto a sfogliare , stranamente,
una delle mie riviste, che probabilmente avevo lasciato sul comodino.
" Che serata..." dico per avere la sua attenzione.
" Già..."
Mi metto davanti allo specchio; applico prima un po' crema sul viso e
poi spazzolo i miei lunghi capelli, anche se resto a fissare il
riflesso di Kai sullo specchio.
" Per caso tu sapevi che lei era qui?"
Noto che alza leggermente gli occhi.
" Chi?" domanda continuando a sfogliare quella rivista.
" Come chi? Sarizawa... non hai sentito che sarà la
testimone di Hilary..."
" Non ricordo di averlo sentito..." risponde indifferente.
Mi volto verso di lui...
" Non mentirmi, Hiwatari!"
" Che cosa te lo fa pensare?" chiede minaccioso.
" Il fatto che tu stia facendo finta di leggere una mia rivista! Non lo
fai mai! E' un modo forse per farmi capire che non vuoi prendere
l'argomento, perchè immaginavi che l'avrei preso, no?" lo
osservo con ostilità.
" Infatti, non voglio prendere l'argomento!" ribatte lui.
" Quindi l'hai incontrata??" chiedo avvicinandomi e puntando ,
involontariamente, la spazzola verso di lui.
" Senti , vuoi smetterla?!" dice adirato chiudendo con violenza quella
rivista.
" Quindi l'hai incontrata? E' vero! E non mi hai detto nulla!"
" Ma perchè avrei dovuto dirtelo! Ho altre cose a cui
pensare che a queste sciocchezze!" mi dice duramente, alzandosi di
scatto.
" Avresti dovuto dirmelo, invece! Per non trovare questa sorpresa al
matrimonio! Hai visto anche il bambino? Eh?"
" Senti , ti ho già detto diverse volte che di quella
bambina non m'importa niente!"
" Quindi è una femmina..." sussurro incredula.
" Sì..." rivela con tono più calmo.
" E che cosa è successo? Dove vi siete visti? Agisci di
nuovo alle mie spalle Hiwatari? Questa volta non la passi liscia!" lo
minaccio adirata ancora con quella spazzola in mano.
" Non c'è stato nessun incontro, l'ho vista per caso, va
bene?"
" Dunque ora sai che è una bambina... e cosa hai intenzione
di fare adesso?"
" Nulla, proprio nulla!"
" Io ho sempre pensato che un giorno sarebbe potuto accadere!! Solo che
non sono mai riuscita a capire cosa avresti fatto tu?"
Mi prende e mi butta sul letto , mettendosi sopra di me e guardandomi
fissa negli occhi.
" Io non farò proprio niente!" afferma scandendo ogni
singola parola.
" Ne sei sicuro?" chiedo intimorita.
" Sicuro..."
Comincia a sfilare la cintura della mia vestaglia, sorridendomi
malizioso.
Dopo qualche secondo di riflessione, anche io decido di lasciarmi
andare anche se al mio risveglio , domani , questo sarà il
mio primo pensiero:
Riuscire a vedere sia Anya , che quella bambina...
Salva a tutti!! :)
Questa volta ho tardato un pochino ad aggiornare!
Allora,
ecco qui il proseguimento delle dis/avventure della nostra Anya,
l'arrivo di Kai come sempre ha stravolto ogni cosa...
Riappare sulla scena Eva, sempre la solita antipatica, la cui
curiosità nel vedere Hope sembra crescere sempre di
più.
Cosa ne pensate di lei? Vedremo cosa combinerà.
Rai tarda ancora a venire, e Anya ha deciso di andare ugualmente al
matrimonio, assicurando l'amica che non accadrà nulla!
Spero come sempre di non avervi deluse XD
Grazie tante a tutte voi che mi seguite, che leggete e recensite :)
Un bacio e a presto!!
<3
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Capitolo 6 *** Colpita e... affondata! ***
" E allora? Non mi chiedi niente?" domanda stranita Hilary.
" Su cosa?" chiedo indifferente.
" Beh, su quello che è successo ieri sera! Pensavo mi
avresti inondato di domande!"
" Volevo evitare di prendere questo argomento, perchè non me
ne frega un fico secco..." interrompo la mia frase con un lungo sospiro
"... ma siccome so che tu vorrai sfogarti per qualcosa che è
successo, mi sacrifico chiedendoti fingendo interesse: com'è
andata la fantastica cena con quelle due serpi?" concludo con tanto di
finto sorriso unito ad un tono irritato.
" Mamma mia, sei una pessima attrice! Comunque, non m'importa devo
sfogarmi! E' stata la serata più noiosa, orrenda della mia
vita, per il semplice fatto di essere stata costretta a osservarla per
circa tre ore, visto che era seduta nel posto di fronte al mio! Dovevi
vederla come si atteggiava a donna di classe, circondata da tutto quel
lusso... oh mio dio!"
Finito il suo discorso, poggia disperatamente la fronte sulla
superficie del bancone.
" Santo cielo, è stato proprio come immaginavo: un
incubo..." commento acida.
" Già...mmphh l'unico momento in cui ho provato gioia
è stato quando Yuri ha detto - sì è
fatto tardi- che nella mia testa equivaleva ad un -scappiamo da questo
posto!-
" Ah ah! Incredibile!" esclamo facendomi scappare una risatina malvagia.
" Ma perchè devono esserci pure loro al matrimonio...?"
" E' quello che vorrei sapere anch'io..." le rivolgo in modo tagliente
" Comunque... cambiando discorso! Non c'è niente, invece che
tu dovresti dirmi oggi di veramente importante??" domando furbetta.
" Eh? Cosa?"
Non può averlo dimenticato!
" Ma com..."
" Buongiorno mie care donne!" irrompe Boris con la sua solita allegria
irritante.
" Ciao Boris! Scusa Anya ma ora devo scappare! Baci! Addio Boris!"
Hilary, saluta schiva tutti e se ne va via di fretta, senza avermi
lasciato il tempo di finire il discorso che avevamo iniziato.
" Boris, puntuale come sempre per il tuo caffè..." gli
rivolgo divertita.
" Sai che non posso resistere, poi come lo prepari tu, non lo prepara
-nessuna-" afferma, calcando bene l'ultima parola e lanciando
frecciatine alla mia collega.
" Smettila! Comunque, due minuti ed è pronto!"
Mentre sono indaffarata a preparare il quotidiano caffè di
Boris, qualcuno entra nel bar con un mazzo di rose rosse.
" Buongiorno... ci sono dei fiori per Anya Sarizawa! Lavora qui?" grida
quel tipo per attirare l'attenzione.
Cosa??
Alzo una mano, sorridendo imbarazzata.
" Sarei io..."
" Bene, questi sono stati ordinati per lei!" dice porgendomi i fiori
con un sorriso a trentadue denti.
" Ma... ma chi me li manda?"
" Il mio compito è stato quello di consegnare! Per maggiori
informazioni c'è un biglietto in mezzo! Arrivederla"
Sorpresa, prendo il biglietto e dopo avere letto, un sorriso mi si
stampa sul volto.
" Allora?" chiede curioso Boris " un ammiratore segreto??"
Alzo gli occhi e lo osservo strafelice.
" Il mio unico ammiratore!"
" Avanti chi è?" interviene altrettanto curiosa Dana.
" Rai!"
Continuo a osservare quel mazzo di rose, sorpresa e meravigliata.
Non posso crederci che se ne sia ricordato e abbia deciso di farmi una
sorpresa pur essendo così lontano: è insuperabile.
" Ma che gesto romantico!" commenta meravigliata Dana. Non la facevo un
tipo che ama le cose sdolcinate, a dir la verità.
" Un amore... proprio!" interviene a suo solito modo Boris,
rompendo la magia che si era creata.
" Ma cosa ne vuoi capire tu?!" lo rimprovera Dana.
" Tsè, quello che ho capito io è che ha qualcosa
da farsi perdonare, e pure grossa!"
" Ti sbagli, mio caro Huznestov! Forse questo sarebbe stato possibile
se non ci fosse stato nessun motivo, ma siccome oggi è il
mio compleanno, non ho nessun motivo di pensare a qualcosa di negativo
se non al fatto che ha voluto farmi un regalo a sorpresa!" gli spiego
soddisfatta.
Mi guarda sconcertato... " Wow... "
" Già, WOW! Comincia a prendere appunti!" gli consiglia
sarcastica la mia collega. " Ad ogni modo... tanti auguri Anya!"
" Grazie!"
" Tanti auguri, ex racchia!" esclama Boris allungando il braccio per
accarezzarmi i capelli a mo' di cagnolino.
" Hey!"
" Ah ah! Allora, quanti secoli hai compiuto?"
" Spiritoso! Dovresti sapere bene che sono agli albori della mia
gioventù!"
" E che soprattutto non si chiede l'età ad una donna!"
interviene come sempre l'altra, non perdendo occasione per rivolgersi
acida.
" Ma tu non hai mai niente da fare? Vai a lavorare!" controbatte Boris.
" Perchè non te ne vai tu, che stai sempre qui a non fare un
cavolo!"
" E va bene, me ne vado! Ma solo perchè lo voglio io"
risponde con aria da snob.
Questi due e i loro continui battibecchi mi fanno sempre ridere.
Boris si alza da quello che, oramai, può essere definito il
suo sgabello personale, si avvicina a me e prende una rosa dal mio
mazzo.
" Hey, ma come ti permetti!" lo rimprovero scherzando.
" Scusami Anya, ma potrei fare una conquista tornando in officina,
potrebbe essere utile!" spiega con un tono da romanticone.
" Sei il solito..."
Se la mette tra i denti e con uno strano gesto della mano ci
saluta e se ne va via, seguito dai nostri sguardi sconcertati.
" Non perde mai occasioni per fare il Don Giovanni..." conclude
ritornando al suo lavoro e lasciando me ad ammirare sognante questi
fiori.
Come vorrei festeggiare insieme a te: mi manchi sempre di
più! Devo subito telefonargli!
Finito il mio secondo ed ultimo turno, esco dalla caffetteria e dopo
avere girato l'angolo mi avvio all'asilo a ritirare la piccola peste ;
d'un tratto però, il sentir gridare il mio nome da qualcuno
alle mie spalle mi costringe a fermarmi e voltarmi, anche
perchè la voce mi è molto nota.
" Anya, Anya aspetta"
Vedo Boris che arriva correndo.
" Boris, ma che succede?"
Si ferma alcuni secondi per prendere fiato.
Mi sta preoccupando.
" Allora, oggi mi ero dimenticato di chiedertelo! Mi serve un piccolo
aiuto!" chiede con tono innocente.
" Cioè?"
" Ecco, ieri sera ho scoperto che dovrò vestirmi da
pinguin...cioè da damerino per il matrimonio di Yuri!"
" Cioè non sapevi che avresti messo giacca e cravatta?"
" Già... ok, risparmiami la predica! Anche perchè
io sarei venuto vestito così come sono adesso!"
" Che eleganza!" commento ironica.
Sì, ne sarebbe capace!
" Siccome io non sono pratico di questa roba, cioè io di
solito compro jeans e magliette, ma se mi chiedi altro io non so dove
andare!"
" Vai al dunque, per favore, avrei una certa fretta!"
" Mi accompagneresti a comprare qualcosa di decente?" chiede speranzoso.
E io che pensavo chissà quale cosa grave e urgente avrebbe
dovuto chiedermi.
" Io? Neanche io sono esperta di moda!"
Perchè non lo chiede alla sua amichetta super esperta??
" E dai! Dopo tutto quello che ho fatto per te: ti ho trovato un
lavoro, l'appartamento..." comincia ad elencare uno per uno tutti i
favori che secondo lui dovrei ripagare: questo mi fa capire che non
dovrò mai più chiedergli nulla!
" Boris, senti io devo scappare, e poi te l'ho detto, io non..."
" E dai! Sei sempre una donna, quindi a differenza mia avrai occhio per
queste cose!"
" Senti, non ho molto tem..."
" Aspetta, dove l'ho messa!". Mi para una mano davanti interrompendomi
e subito dopo prende una cosa dalla sua tasca.
" Tadà! Ti prego Anya, vuoi tu aiutarmi a comprare
quei vestiti?"
E' la scena più imbarazzante che mi sia mai capitata in vita
mia, per non dire la più ridicola! Per fortuna in questa
strada non passa quasi mai nessuno.
Si è inginocchiato porgedomi quella stessa rosa rossa che
aveva rubato dal mio mazzo, con un finto faccino dispiaciuto, che sotto
sotto nasconde una faccia da sberle.
Lo osservo spazientita e dopo alcuni secondi di esitazione...
" E va bene!Ma ti prego alzati e smettila con questa messa in scena!"
gli ordino portando gli occhi al cielo e strappando poco delicatamente
quella rosa dalle sua mani.
Mi sorride beffardamente.
" Sapevo mi sarebbe tornata utile quella rosa! Grazie, grazie! Ci
vediamo più tardi allora! Passo a prenderti tra un'ora!"
dice andandosene frettolosamente.
" Hey! Ma perchè proprio oggi??!!"
" Perchè sennò cambi idea!!" urla divertito
scomparendo dallo stesso angolo da cui era venuto.
Questa è una situazione alquanto assurda: ma guarda che mi
tocca fare!
Ho lasciato Hope da Hilary, perchè con lei tra i piedi e
Boris, sarebbe stato come badare a due bambini.
Comunque, dopo avere parcheggiato l'auto faccio strada a Boris verso
alcuni negozi chic della zona, di cui ricordo di avere sempre ammirato
le vetrine e in cui non sono mai entrata per comprare qualcosa: e mai
avrei pensato di entrarci con Huznestov!
" Ecco, proviamo ad entrare in questo!" gli propondo entrando.
" Buonasera!" saluta un commesso.
" Buonasera, vorremmo vedere qualche vestito elegante per lui!" gli
spiego indicando con un dito il diretto interessato.
Lui lo scruta dalla testa ai piedi, con sguardi un po' ambigui.
" Bene, seguitemi!"
" Ma quello è gay! Perchè non ci sono commesse
carine!" mi sussurra.
" Taci!"
" Cravatta o smoking?" gli domanda.
" Ehm... " non sa che dire.
" Cravatta!" intervengo io.
" Bene! Qui ci sono questi due modelli, il camerino è
laggiù, per qualunque problema o consiglio chiamatemi pure!"
dice gentilmente.
" Non credo ce ne sarà bisogno!" risponde acido Boris
invitandomi a seguirlo.
Ma quanto è imbarazzante!!
" Bene! Prova questo!"
Prende il vestito ed entra in camerino; io nel frattempo mi guardo
intorno.
" Guarda che non c'è bisogno di chiederlo, se vuoi puoi
spiarmi!" gli sento dire divertito.
" Sbrigati!". E' la mia unica risposta.
Dopo un bel po' di minuti apre la tendina ed esce con la camicia
semisbottonata e la cravatta in mano.
Devo ammettere che fa un certo effetto vederlo vestito decentemente.
" Ci sarebbe un problema: io non so mettere una cravatta!"
" Chiamo il commesso, così ti fa vedere come si fa!"
" No no! Fallo tu, quello mi lancia sguardi terrificanti"
" Che esagerato! Ok, mi pare di sapere come si fa, dammi!"
La prendo e gli chiedo di abbassarsi un po' in modo che possa arrivare
al suo collo.
" Anya, così mi si curverà la schiena..." dice
lamentandosi e riferendosi al fatto che ci sto mettendo un bel po'.
" Ok! Credo che sia così!"
Si alza, tirandosi un po' la cravatta per sistemarsela.
" Mamma mia, mi sento strano e immobilizzato!"
" Dai! Sarà solo per un giorno, non morirai!"
D'un tratto mi prende per un braccio e mi scosta, mettendomi di lato.
" Ma chi è quel figo pazzesco?"
" Eh?"
Un po' scettica mi volto nel punto dove i suoi occhi guardano e mi
accorgo che dietro di me c'è uno...specchio.
Comincia a osservarsi meravigliato.
" Visto, non stai male!"
" Farò la mia bella figura! E magari qualche invitata..."
aggiunge malizioso.
" Quindi cosa fai? Prendi questo? O ne vuoi provare altri?"
" Direi che questo va bene!" dice soddisfatto.
" Allora cambiati, ti aspetto alla cassa!"
Dopo avere pagato, usciamo dal negozio e ci dirigiamo in macchina.
" Allora, come festeggerai il tuo compleanno?" chiede rompendo il
silenzio che si era creato.
" Beh... veramente in nessun modo. Se solo ci fosse Rai..." affermo con
un velo di tristezza.
" Su, su! Vedrai che tornerà presto!" cerca a modo suo di
confortarmi.
Lo spero veramente.
All'improvviso arriva un messaggio.
-
Anya, ciao!siccome siamo dovuti uscire per sbrigare una faccenda,
abbiamo portato con noi Hope, quindi te la riporteremo a casa noi, non
ti preoccupare, a dopo! Baci!-
" Allora? Ancora auguri?" chiede Boris.
" No, Hilary mi ha avvisato che mi riporterà la bambina,
quindi puoi lasciarmi direttamente a casa mia!"
" Come desidera!"
Che l'abbia veramente dimenticato...
Arrivata a casa decido di fare una doccia rigenerante e subito dopo
preparare qualcosa per cena.
Hope non ama molto le verdure, anzi, le detesta proprio! Sicuramente
non avrà preso da me, infatti anche mia madre diceva che le
mangiavo senza capricci da piccola; ma mi dispiace dirlo, mia cara
Hope, tu imparerai a mangiare le verdure! Quindi per stasera
preparerò degli sformati di spinaci, badando bene a donargli
un aspetto invitante.
Dopo avere preparato tutto, metto la teglia in forno e subito dopo
sento il campanello della porta suonare.
" Devono essere loro!" penso ad alta voce, dopo aver guardato
l'orologio che segna le 20.30 circa.
Mi avvio velocemente ad aprire.
" Tadà! Tanti Auguri Anya!!" esclama Hilary con un gran
sorriso porgendomi una scatola avvolta da un nastro viola e
abbracciandomi calorosamente.
" Quin...quindi non te ne sei dimenticata..." dico mentre vengo scossa
dal suo abbraccio.
" Ma certo che no! Ho fatto finta!" risponde facendo un occhiolino.
" Infatti mi era sembrato strano!".
Subito dopo entra Yuri con in braccio Hope.
" Buon compleanno Anya!"
" Mamma, oggi hai fatto il compleanno?" domanda mentre Yuri me la
consegna tra le braccia.
" Sì sì!"
" Hilary mi ha detto di fare questo!" . Mi scocca un super bacio sulla
guancia lasciandomi senza parole.
" Ma che brava! Ma io voglio mille baci!" esclamo comiciando a
sbaciucchiarla.
" Anche se te li ho già fatti oggi, Tanti auguri Anya!"
sento dire a Boris che entra all'improvviso.
" Hey, ma ci sei pure tu... oggi non vuoi proprio lasciarmi in pace!"
affermo divertita.
" Veramente sono stato incaricato di sorvegliarti!" spiega facendo un
cenno a Hilary.
" Cosa? Quindi eravate d'accordo?" mi rivolgo alla mia amica.
" Sì, dovevamo trovare un'espediente per coinvolgere anche
Hope nella sorpresa!"
" Quindi tu mi hai portato inutilmente per i negozi!"
" No no! Ti assicuro che quel vestito mi serviva veramente!" tenta di
giustificarsi.
" Vorrei proprio vederti vestito così!" dice Yuri divertito.
" Ah ah! Spiritoso Ivanov! Sappi che lo sto facendo solo
perchè è il tuo matrimonio! E poi Anya
può testimoniare: ero un figo da urlo!" si vanta.
" Sì, posso testimoniare!" concludo facendo segno di resa.
" Basta perdersi in chiacchere e apriamo quella torta!" propone Hilary.
Aperta la scatola, tiro fuori una bellissima torta ricoperta di panna e
decorata con pezzetti di cioccolata e fragole, con al centro il numero
22, creato con glassa di cioccolato.
" Wow Hilary! Ma l'hai preparata tu?"
" Ehm no! Mi sarebbe piaciuto ma non ho avuto il tempo..."
" Meno male..." commenta a bassa voce Boris, prendendosi una gomitata
da Yuri.
" Forza, adesso..." accende una candelina e la pone sulla torta
"...adesso devi espimere un desiderio e soffiare!"
" Ma dai, mi sembra un po' infantile!" commento imbarazzata.
" E dai, io prendo la fotocamera!"
" E va bene! Hope, vieni facciamolo insieme!"
Subito corre verso di me.
" Che cosa, mamma?"
" Soffiamo sulla candelina!"
La adagio sulle mie gambe e appena mi accorgo che lei sembra riempirsi
i polmoni di tutta l'aria circostante, la fermo.
" No aspetta! Prima devi pensare ad una cosa che vuoi, ma non devi
dirlo, capito? E poi soffiamo insieme!"
Mi annuisce.
A dire la verità non so se abbia capito cosa fare, e se lo
farà, ma io, anche se può sembrare infantile,
esprimo ugualmente il mio desiderio, l'unico che voglio si avveri in
questo periodo,
e non può che riguardare Rai!
La osservo e mi aspetta speranzosa nel soffiare su quella candelina.
" Pronta?"
" Sì sì"
Uno, due , tre.
Dopo essersi spenta ci mettiamo entrambe a ridere osservate dagli altri
allegramente.
La serata trascorre piacevolmente: abbiamo scattato alcune foto, che
racchiudono bei ricordi passati insieme a persone speciali.
Non mi sarei aspettata una sorpresa simile; è stato bello e
mi ha anche aiutata a dimenticare le sofferenze di questi giorni:
infatti, penso che Hilary l'abbia fatto proprio per questo ed
è riuscita a coinvolgere anche Huznestov, che , conoscendolo
meglio, si è rivelato molto più di quello che mi
era sempre apparso, anche se è sempre un macarellone.
E' stata proprio una bella serata, devo ammetterlo.
*************************************************
E' passata circa una settimana dalla sera in cui abbiamo dato quella
cena e da quella sera non ho fatto altro che pensare ad Anya
che si trova qui.
Il fatto che Kai lo sapesse mi ha un po' scosso: perchè non
me lo ha detto?
Conoscendolo è inutile persino chiederselo!
Come si saranno visti? Dove? e soprattutto qual è stata la
sua reazione?
Mi sto creando una serie di flash mentali nel trovare una possibile
risposta che so non mi verrà mai da quel testone.
Ma quello che veramente mi tormenta, da una settimana oramai
è... come sarà quella bambina?
Non so perchè, ma la curiosità è
veramente tanta e vorrei proprio riuscire a vederla. Il fatto
è che non so come fare, dove andarla a cercare; Kai non mi
direbbe niente e sinceramente voglio che non sappia niente, con Hilary
non ho molta confidenza e lei non tradirebbe mai la sua amichetta, lo
stesso per Yuri, ma... Boris è facilmente influenzabile,
è l'unico che mi possa aiutare, in nome della nostra vecchia
amicizia!
" Sai Kai..." comincio per avere la sua attenzione.
" Dimmi..." mi rivolge col suo solito tono, mentre è
sdraiato accanto a me sul letto.
" Mi piacerebbe andare a trovare Boris in officina..." rivelo
cominciando a fare con un dito dei cerchietti sul suo torace.
" Come mai?"
" Così... voglio proprio vedere quello scansafatiche alle
prese con i suoi attrezzi da meccanico!" dico fingendo una risata.
" Sai che spasso..." commenta ironico.
" E allora?"
" Ti ci porto io domani." si limita a dire.
" Ma non preoccuparti, puoi dirmi dove si trova e ci andrò
con la mia macchina!"
" Ti ho detto che ti ci porto io!"
" Andiamo Kai, non sarai mica geloso?" chiedo maliziosa.
" Geloso di Boris? Sei fuori strada!"
" Sicuro?"
" Dovrei?" domanda guardandomi serio neglio occhi.
Che lo sia veramente?
" Ma certo che no! Sai benissimo che Boris per me è un caro
amico, ma mi fa piacere che tu sia geloso ugualmente..."
Comincio a dare piccoli baci sulle sue labbra, mentre lui continua a
fissarmi.
" Ti ho detto che non sono geloso!"
" Allora dimmelo..."
Mi fermo osservandolo decisa e maliziosa.
Fa un respiro profondo " E va bene...ma prima..."
Alza la schiena dal letto per meglio avvicinarsi al mio volto e
baciarmi in modo passionale.
Il solito Hiwatari: non dà mai nulla senza ricevere qualcosa
in cambio.
*******************************************************
Stamattina mi sento uno zombi, mi ero ripromesso di non sbronzarmi mai
per più sere di fila, e invece alla fine come sempre ho
ceduto.
Ho parecchio lavoro arretrato e se non mi sbrigo mi troverò
in un bel casino!
" Bobo?"
Mentre sono concentrato a cercare di capire quale sia il problema di
quest'auto , sento una voce femminile echeggiare all'interno del garage.
Oddio, solo lei mi ha sempre chiamato in quel modo.
" Eva! Che sorpresa! Come mai da queste parti?"
" Beh ero curiosa di vedere dove lavoravi!"
" Allora bevenuta nella mia officina!" esclamo fingendo un tono da
gradasso.
" E' davvero tua?"
" Non del tutto, ma lo sarà presto!"
" Te lo auguro! Ti va di andare a bere qualcosa insieme?"
" Ehm... veramente dopo la sbronza di ieri sera ho lo stomaco
sottosopra, inoltre oggi mi tocca stare tutto il giorno qui a
recuperare un bel pò di lavoro, mi dispiace piccola!"
" Stai diventando responsabile Boris? Quasi non ti riconosco!"
" Diciamo che sto provando a diventarlo, anche se ogni tanto fallisco
miseramente!"
Mi accorgo che guarda un punto del pavimento e assume un atteggiamento
penserioso, muovendo nervosamente le labbra.
" Senti, in realtà devo chiederti una cosa!"
Ecco, dovevo immaginarlo.
"Cioè?"
" Beh... tu sai che Anya è qui, giusto?" domanda con fare
investigativo.
"Sì"
" E dunque potresti dirmi per esempio.... dove posso trovarla?"
Rieccola...
" Perchè vuoi saperlo?" le chiedo portando gli occhi a due
fessure.
" E dai, Boris! Sai perchè! Kai ha visto quella bambina e
sono curiosa di vederla anche io!" spiega con tono irritato.
" Senti io non..."
" Boris! Siamo o no amici? Avanti che ti costa dirmelo!!"
Mi mancava il suo tono da bambina viziata.
" Eva, io non voglio mettermi in mezzo, ok? " spiego seriamente.
" Dimmelo!"
" Kai, lo sa?"
A questa domanda stringe i denti e mi osserva con occhi di fuoco.
" No, e non deve saperlo!"
" Mi dispiace, allora significherebbe scrivere la mia condanna a morte!"
" Certo che stai diventando insopportabile!!"
" E tu lo sei sempre stata! Eva, perchè non lasci perdere! E
poi la vedrai il giorno del matrimonio, non manca molto!"
" Io non posso aspettare così tanto!"
" Ma cosa speri di ottenere?"
" Io non me ne vado da qui finchè non me lo dirai!" dice
autoritaria incrociando le sue braccia al petto.
Ricordo l'ultima volta che mi ha detto una cosa simile e non me la sono
scollata di dosso per mezza giornata: alla fine ho dovuto cedere.
La conosco da molti anni, so cosa sarebbe disposta a fare pur di
ottenere quello che vuole, ma so anche che Anya la detesta visto tutto
quello che ha subito per colpa sua e di Kai; se sto cercando di
resistere è solo perchè mi dispiacerebbe vederla
triste: dopo avere visto la sua espressione quando ha incontrato Kai,
qui nella mia officina, mi ha veramente fatto pena e credo che rivedere
Eva sarebbe semplicemente la ciliegina sulla torta, come si suol dire.
Ok, voglio vedere quanto potrà resistere.
" Fa' come vuoi! Io non dirò nulla! Me ne ritorno a
lavorare!" concludo strafottente , tornando a riparare la macchina di
prima.
" Che cosa?? Bene, io rimango qui, tanto ho molto tempo oggi!!"
Se non fosse la ragazza di Kai, la prenderei a schiaffi...
Faccia come vuole, il problema è che adesso non
potrò fare la mia solita pausa caffè!
Mi volto per vedere cosa stia facendo: si è seduta su una
sedia con braccia conserte che mi osserva in modo terribile!
Baby, tu sì che sei tosta ma io lo sono più di te!
" Cederai prima o poi!"
Che spasso!
******************************************************
" Non hai notato nulla di strano oggi?" mi chiede Dana non appena mi
avvicino al bancone per prendere un vassoio.
" Cosa?"
" Il tuo amico Huznestov è parecchio in ritardo per la sua
pausa!"
E' vero! Oramai è diventata un'abitudine averlo qui.
" Molto strano! In genere è puntualissimo!" affermo
divertita.
" Mph... avrà trovato qualche altro modo di fare pausa
oggi..."
" Non sarai mica gelosa? Sembra quasi che ti manchi oggi!" la
punzecchio maliziosa.
" Ma che vai a pensare!" risponde apparentemente infastidita ma
lasciando intravedere un certo imbarazzo.
" Ok... mi era solo parso di capirlo!"
Non vuole ammetterlo, ma anche se lo tratta male è cotta di
lui: peccato che Huznestov sia il solito bello e dannato, anzi, come si
suol dire, della categoria
degli stronzi.
********************************************
E' passata più di un'ora e anche se la ignoro continua a
stare qui: non capisco perchè voglia saperlo a tutti i costi!
Mi rigiro per incrociare i suoi occhi furibondi ma con mia grande
sorpresa non trovo nessuno seduto nel posto dove l'avevo lasciata circa
un quarto d'ora fa.
Ero immerso nel mio lavoro e non l'ho sentita andare via: forse
avrà detto qualcosa e col rumore che c'era non ho sentito
niente.
Che si sia arresa davvero? O Signore, fa' che sia così!
Esco dal garage ma mi accorgo che la sua auto è parcheggiata
sempre qui: dove sarà andata a piedi?
O cazzo... non sarà mica andata...
Cazzo Boris, perchè non l'hai legata alla sedia!
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Quel Boris mi ha proprio fatto infuriare, mi ha ignorata per tutto il
tempo nonostante sia rimasta lì, decisa a fargli uscire
dalla sua bocca quello che sa!
Ma perchè non vuole dirmelo? Che sia diventato amico di
quella? Cosa gliene potrà mai fregare, in fondo noi due
siamo amici da moltissimo tempo.
Rimanere lì mi stava facendo innervosire e ho deciso di
uscire per andare in bagno e prendere qualcosa da bere in una
caffetteria qui vicino, dove mi sembra di esserci stata con Kai
l'ultima volta.
Appena entrata mi avvicino al bancone dove chiedo ad una ragazza dove
sia il bagno.
" E' là in fondo!" dice scrutandomi in modo strano.
" Grazie... e vorrei un caffè macchiato" rispondo fingendo
un tono simpatico.
******************************************************
" Anya, quando hai finito di là in cucina porta questo
caffè macchiato al 12!"
" Sì , arrivo subito!"
Uscita dalla cucina prendo il vassoio e mi dirigo dal cliente.
" Ecco a lei!" dico gentilmente a quella ragazza bionda che stava
osservando là fuori.
Si volta leggermente verso di me e la mia espressione cambia
radicalmente.
Lei mi osserva sorpresa mentre io mi acciglio e la guardo sconvolta:
quando cazzo è entrata?
" Anya?" sussurra sorpresa.
Io resto a fissarla, persa nel mio mondo, reggendo su una mano ancora
quel vassoio.
" Sembra quasi uno scherzo del destino, ti stavo proprio cercando e per
puro caso ti trovo qui..." spiega assumendo quel tono antipatico:
è ritornata subito in sè.
Ma cosa vuol dire che mi stava cercando?
" Sorpresa di vedermi? sì, lo sono anch'io... ho saputo da
poco che sei qui, ma lo ha detto Hilary, la sera della cena, te lo ha
detto?" domanda alzandosi e osservandomi con aria di sfida.
Stringo le labbra e le mani comiciano a tremarmi: ma non devo
assolutamente dimostrarmi debole e stare muta e lasciare che la sua
perfidia mi sovrasti!
Mia cara Eva, non hai più di fronte la stessa Anya di
qualche anno fa!
" Sì, me lo ha detto!" rispondo ricambiando il suo sguardo
minaccioso.
" Lo immaginavo! E ho saputo anche che... insomma, hai avuto una...
bambina..."
" Una bellissima...
bambina, che come saprai ha già tre anni! Rai ed io abbiamo
cresciuto nostra figlia
in Cina e adesso rieccoci qui!"
Ho usato volontariamente un tono sicuro e deciso e quel -nostra figlia- l'ha
un po' scossa, sicuramente per il fatto che non si aspettava che io e
Rai stessimo ancora insieme, ma anche perchè sappiamo
entrambe che non è figlia di Rai.
" Ah... ne sono sicura, Rai , buono com'è l'avra cresciuta
come una figlia..." controbatte acida.
C'è una grande tensione intorno e questa battaglia verbale
potrebbe farsi ancora più dura.
" E lei gli vuole bene come un...padre!"
" Mi fa ...piacere...." si limita a dire nervosa.
" Il tuo caffè macchiato, Eva!"
Le porgo soddisfatta la sua tazzina, abbozzando un sorriso falso e mi
accorgo che lei, ancora in piedi, stringe i pugni.
" Non sapevo facessi la cameriera..." aggiunge con tono denigratorio.
" E non sapevo che tu frequentassi comuni caffetterie..."
Non segue nessuna risposta, solo uno sguardo inceneritore da parte sua.
Se non fosse che rischierei il licenziamento le avrei versato il
contenuto di questa tazzina sulla sua folta chioma bionda, ma mi limito
a congedarmi con quello stesso sorriso, che , da quanto ho potuto
capire, le dà un gran fastidio.
Sperava di trovarmi come mi aveva lasciata l'ultima volta che ci siamo
viste? In lacrime, depressa e abbandonata solo perchè ho
avuto un figlio e il suo Kai se n' era fregato? Ti sbagli mia cara, la
mia vita è continuata, ed è stata anche meglio di
prima.
Colpita e ...affondata!
Salve a tutti ^_^
Rieccomi dopo un
bel po' di tempo!
La sessione esami
è finita quindi ne ho approfittato per buttare
giù qualcosa!
Allora, il
capitolo è uno forse dei più felici e allegri, ho
voluto sdrammatizzare un pò con la scusa del compleanno,
anche se alla fine la perfida Eva è riuscita nel suo intento
di scovare Anya! Lo so non è da me e leggerlo mi fa un certo
effetto, visto che Anya , per un motivo o per un altro , l'ho fatta
sempre piangere XD
Inizio col dire
che non sapevo proprio come farle incontrare, così mi sono
trovata costretta a usare per l'ennesima volta Boris ( povero cucciolo,
mi dispiace ^__^"") ( lo fai apposta, per farmi sentire in colpa!! e
poi sfruttarmi!!nd Boris >_____<***)
sono molto
insicura su questo capitolo, spero di avere reso bene l'idea,
cioè non volevo che Anya si facesse sottomettere da quell'
antipatica, e così se n'è uscita con la testa
alta, facendole capire che è felice e che ha formato la sua
piccola famiglia insieme a Rai.
Ringrazio come
sempre tutte <3
Baci e alla
prossima :D
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Capitolo 7 *** Il cerchio si chiude ***
" Sei stupenda!" le rivolgo con un dolce sorriso, mettendole da dietro
le mani sui fianchi e poggiando il mento sulla sua spalla.
Lei continua a osservarsi, meravigliata , allo specchio davanti a
sè.
Osservo la sua espressione attraverso il riflesso, e quello che riesco
a leggervi è stupore, incredulità,
felicità ma soprattutto il desiderio di indossare questo
meraviglioso abito bianco in quel giorno così speciale, un
giorno che sembra allo stesso tempo così lontano ma anche
così vicino.
Mi accorgo che stringe le labbra e i suoi occhi sono gonfi. Tra non
molto cederanno dall'emozione.
Ma la prima a scoppiare in un pianto di felicità
è sua madre "Figlia mia, sembra fatto apposta per te!".
Ecco che, al pronunciare di questa parole, si innesca una reazione a
catena: Hilary cede dopo neanche mezzo millisecondo, abbandonandosi
all'abbraccio di sua madre e dopo pochi istanti anche la sottoscritta
si fa coinvolgere, facendo fuoriuscire alcune lacrime di gioia.
Gioia nell'essere presente nel giorno più importante della
propria migliore amica, quella d'infanzia, con cui hai condiviso ogni
momento, bello e brutto, quella a cui hai sempre detto tutto, anche il
tuo più oscuro segreto, a cui hai sempre confessato le tue
paure, incertezze, i tuoi desideri, e sai che terrà tutto
ciò racchiuso, sigillato nello scrigno del suo cuore...
insomma in una parola e nel mio caso , Hilary. Indosserà
quest'abito bianco così speciale per ogni donna che vuole
coronare il suo sogno d'amore accanto alla persona che ama.
Lei, tra due settimane esatte, coronerà questo sogno e con
addosso questo meraviglioso abito raggiungerà l'altare, dove
ad attenderla ci sarà il suo affascinante rossiccio: Yuri
Ivanov.
Ma se già il solo pensiero di tutto questo ci fa piangere
come delle fontane, non oso immaginare quel giorno cosa
potrà accadere!
" Non mi sembra vero..." rivela tra i singhiozzi e affondando ancora di
più il viso nella spalla di sua madre.
" Tesoro..." le accarezza dolcemente i capelli.
" Invece è tutto vero Hila..." intervengo per riportarla
alla realtà.
Si stacca da sua madre e si asciuga gli occhi arrossati.
" E' tutto ....vero!" ripeto sorridendole e prendendole le mani.
Fa un respiro profondo e sembra essersi un po' ripresa.
" Scusate...sono patetica, lo so" dice fingendo una piccola risata.
" No, sei solo emozionata ed è normale!" cerco di
tranquillizzarla. " Chi non lo sarebbe al posto tuo!"
" Ormai manca poco, anzi pochissimo!" aggiunge la madre.
" E' vero, ma mi sembra ancora di vivere in un sogno... se è
così vi prego, non svegliatemi!" dice con tono scherzoso.
" Hey! Ti ho appena detto che è tutto VE-RO!"
Comincio a darle pizzicotti sulla braccia e sui fianchi e questo
rallegra un po' la situazione, non che fosse triste.
" Ok-ok Anya!" mi implora tra le risate.
" Allora signorina, vanno bene le modifiche che sono state fatte al
vestito?" domanda gentilmente la commessa arrivando.
" Sì, adesso non scivola più dal seno!" rassicura
Hilary, specchiandosi un'altra volta.
Ha scelto questo vestito un mese fa, e adesso che lo hanno ben adattato
al suo corpo, stringendolo soprattutto nella parte superiore, devo dire
che ha ragione sua madre: sembra fatto apposta per lei!
E' di un meraviglioso bianco perla, il corpetto è aderente e
molto strutturato, reso rigido da stecche, lacci e imbottiture
strategiche, il che rende il suo seno un po' più prosperoso,
dato che nella realtà non lo è molto; lo scollo
è a cuore e la gonna è leggermente drappeggiata.
Il tutto è attraversato da alcuni ricami brillantinati, ma
non eccessivamente.
" Bene, allora non appena avete finito, chiamatemi pure per
confezionarlo!"
"Ok!"
" Ma vuoi veramente portarlo a casa?" domando stranita.
" Sì, perchè?"
" Non hai paura che Yuri faccia il curiosone?"
" Ma no... dai, non mi sembra il tipo! Ma... per sicurezza non gli
dirò nulla e lo nasconderò ben benino!" mi rivela
facendo l'occhiolino.
" Ahah credo sia la cosa migliore da fare!"
" Dimenticavo, ma tu hai ritirato il tuo vestito?"
" Sì, sono passata a prenderlo l'altro ieri!"
" Perfetto! Anche tu sembrerai un figurino, cara testimone!" esclama
entusiasta.
" Devo ammettere che anche se è costato un occhio dalla
testa, sono rimasta soddisfatta!"
Dopo alcuni secondi i miei occhi puntano su un orologio appeso ad una
parete e mi accorgo che è ora di andare.
" Hila, io devo scappare a lavoro, tra poco inizia il mio turno e se
non mi sbrigo Dana stavolta mi picchia! Quindi ci sentiamo , magari
stasera per telefono! Salutami tua madre, che sembra essere sparita!"
dico cercandola con gli occhi.
" Tranquilla, sarà andata a curiosare tra i vestiti!
Comunque, ok buon lavoro!" saluta entrando in camerino per cambiarsi,
mentre io scappo all'istante.
Una settimana dopo...
" Anya, ma cos'hai oggi? Non smetti un'istante di canticchiare
allegramente! Non so se nessuno te lo ha mai detto, ma stoni un
tantino..." mi rivolge ironica Dana, arrivando al bancone per prendere
il vassioio che ho preparato.
" Lo so!" dico fingendo un tono acido.
" Meno male! E' da stamattina che hai un sorriso a trentadue denti
stampato in faccia! A cosa devi questa felicità? Hai vinto
alla lotteria?".
" Meglio!" rispondo entusiasta.
" Cosa c'è di meglio di vincere alla lotteria?!"
" Semplice: oggi-arriva-Rai!!!" rivelo raggiante.
" Aaah ecco! Finalmente, questo Rai arrivaa!" conclude andandosene e
pronunciando questa frase cercando di intonarla sulle note della
canzoncina che canticchiavo prima.
Già, finalmente, finito questo primo turno
raggiungerò l'aeroporto per attendere il suo arrivo!
Non credevo però che mi avrebbe raggiunto così
tardi, ad una settimana dal matrimonio, ma purtroppo
l'università lo ha tenuto impegnato per molto tempo. Spero
che queste due ore passino il più in fretta possibile!
Strano! un quarto d'ora fa hanno detto che l'aereo proveniente dalla
Cina è atterrato, ma di Rai nessuna traccia.
Guardo preoccupata tra la folla di passeggeri che sono appena
atterrati, sono parecchi.
Resto in piedi, venendo ogni tanto spintonata dai passanti ma ecco che
improvvisamente i miei occhi scorgono in un angolo meno affollato
proprio lui, che si osserva in giro, nella speranza di trovarmi. Forse
era lì da un po' e non riusciva a vedermi.
Subito a passi svelti lo raggiungo.
" Rai!" lo richiamo a gran voce.
Al suono del suo nome si volta verso la mia direzione e non appena mi
vede, mi sorride come solo lui sa fare.
Fa alcuni passi verso la mia direzione, ma io correndo gli salto al
collo facendolo indietreggiare un tantino.
" Rai, finalmente!" dico felicissima mentre le mie braccia avvolgono il
suo collo.
" Anya..." sussurra stringendomi forte a sè.
Dio, quanto mi è mancato! Non riesco a staccarmi da lui e
continuo a respirare il suo profumo che mi è mancato da
morire. Anche lui non sembra intenzionato a lasciarmi andare e col suo
possente abbraccio mi avvolge calorosamente e sento le sue mani sulla
mia schiena che stringono la giacca.
Dopo alcuni secondi ci stacchiamo per incrociare i nostri sguardi:
continua a sorridermi ricambiato da me. Sembra come se avessimo perso
la lingua, come se le parole non servissero a esprimere la nostra
felicità.
Immediatamente poggia le sue labbra sulle mie e mi scocca diversi baci
,mentre io sorrido.
" Finalmente Anya, questo viaggio sembra essere durato
un'eternità!"
" Non immagini la mia attesa, l'ansia e la paura che tu non ci fossi!"
" Scema, come potevo non esserci!" dice ridendo.
" Beh per fortuna sei qui!"
" Adesso prendo i bagagli e andiamo."
" Ok, c'è un taxi che ci aspetta proprio qua fuori!"
" Perfetto! Allora andiamo!"
" Oddio, al quinto piano!?" dice esausto posando le valigie a terra.
" Sì, lo so è una faticaccia, ma era l'unico
decente che avessi visto!" spiego posando un'altra valigia per cercare
le chiavi.
Aperta la porta entriamo tutto dentro e lui comincia a guardarsi
intorno.
" Non male dai, mi aspettavo di peggio!" commenta ironico.
" Smettila, è piccola ma accogliente!"
D'un tratto mi cinge la vita da dietro con le sue braccia e comincia
baciare il mio collo.
" Sai... mi sei mancata..." dice continuando il suo lavoro mentre io
chiudo gli occhi accarezzando le sue mani sotto al mio petto. "...in
tutti i sensi..." mi sussurra malizioso all'orecchio.
Sbarro gli occhi sorridendo e voltatami verso di lui lo guardo
intensamente negli occhi.
" Anche tu..."
Ecco che comincia a baciarmi con foga stringendomi forte a
sè.
" Fammi strada" dice tra un bacio e l'altro.
Senza staccarci faccio alcuni passi all'indietro, trascinandolo con me,
per raggiungere la camera da letto. Poggio la schiena sulla porta e
mentre la mia mano cerca la maniglia , le sue cominciano a intrufolarsi
nella mia maglietta percorrendo la mia schiena.
" Quanto tempo abbiamo?"
Domanda per subito dopo attaccarsi al mio collo.
" Circa un'ora..." rispondo puntando gli occhi all'orologio che vedo in
cucina.
" Così poco?"
" Rai..." gli rivolgo fingendo un tono rimproveratorio.
Si chiude la porta alle spalle facendo un sorrisetto e mi trascina sul
letto.
Aspettavo questo giorno da tempo e finalmente è arrivato:
sentire la sua voce al telefono ultimamente non mi bastava
più e stavo quasi per uscire matta, ma finalmente
è qui tra le mie braccia e a giudicare dalla sua passione,
anche io devo assergli mancata molto...
" Immagina che faccia farà quando la piccola ti
vedrà, non sa nulla del tuo arrivo!" dico divertita.
" Quella birbante! Quanti capricci per andare all'asilo..."
Siamo sdraiati l'uno accanto all'altro sul letto, lui di schiena ed io
a pancia in giù tenendomi sui gomiti, per osservarlo meglio.
" Non mi ci fare pensare, per fortuna adesso sembra più
contenta di andarci!" rivelo roteando gli occhi.
" Ma tu non dovevi andare a lavoro?" chiede sfiorandomi una gote che mi
provoca un lieve brivido.
" Non voglio!" dico imbronciata a mo' di bambina, imitando i capricci
che faceva Hope.
" Ecco da chi ha preso quella birichina!"
Inizia a solleticarmi i fianchi facendomi contorcere tutta sul letto
mentre lui si diverte a torturarmi.
Purtroppo questo momento viene interrotto dallo squillare del mio
cellulare.
" Tregua!" lo avviso puntandogli un dito. " Pronto..." E' Dana.
" Le tue chiappe, subito, qui!"
Lo ha detto scandendo ogni singola parola, con tono duro e severo... in
una parola: terrificante ; essendoci silenzio il tutto
è arrivato alle orecchie di Rai che mi guarda contorto.
" Sì, Dana! Scusami, arrivo subito!"
Stacca il telefono senza darmi alcuna risposta.
" Severa la ragazza..." commenta divertito Rai.
" Sì, ma alla fine si addolcisce sempre... o almeno fino ad
ora..."
" Quindi mi abbandoni?" dice dispiaciuto.
" Ebbene sì... ma giusto il tempo di finire quest' altro
turno , prendere Hope e poi ritornare per festeggiare tutti insieme il
tuo arrivo".
" Ok, nel frattempo svuoto le valigie"
Ci diamo un ultimo bacio e subito dopo mi preparo per uscire.
In caffetteria...
" Ho capito che è arrivato Rai, ma questo non ti giustifica,
bella!" mi rimprovera a suo modo la mia collega.
" Mi sono fatta trascinare dall'emozione e ho perso la concezione del
tempo!" spiego dispiaciuta.
" L'emozione eh?... Lo so io da cosa ti sei fatta trascinare!" conclude
abbozzando un sorrisetto e andandosene, non prima di avere scrutato il
mio collo.
Insospettita prendo un vassoio, di quelli di acciaio per riflettervi il
mio collo.
Sbarro gli occhi imbarazzata: ci sono uno, due, t-re, cavoli...
QUATTRO non piccole macchie rossicce, segni del mio caro
Rai! Che vergogna!
" Siamo a casa!" grido per richiamare Rai.
" Piccola mia!" esclama uscendo dalla camera.
Non appena Hope lo vede, abbandona la mia mano per correre velocemente
tra le sue braccia.
" Papà, papà!!"
Rai la prende al balzo sbaciucchiandosela tutta sotto le risate di lei.
" Ma come sei grande e anche più pesante!"
E così inizia a fare il solito giochino che tanto le
è mancato, il famoso vola-vola. Ovviamente lui la tira
più in alto, avendo più forza, e questo l'ha
sempre divertita.
" Bene! Io sono di là a preparare la cena..."
" No aspetta!" mi ferma " ... vi porto a cena fuori!" propone.
" Beh... non saprei..."
" Dai, non mi va che ti metti a cucinare dopo questa giornata!"
E dopo queste parole, non posso che cedere.
" E va bene! Allora dammi il tempo di una doccia, e di preparare la
piccola e dopo saremo tutte tue!"
" Non vedo l'ora!" risponde divertito.
E così questa meravigliosa giornata si conclude nel migliore
dei modi: una bella cenetta al ristorante con tutta la famiglia
riunita. Dopo tutte queste sere a cenare da sole, ci voleva proprio.
Inoltre Rai le ha portato la famosa bambola che gli aveva promesso e
immaginate la sua euforia: piccola mocciosetta approfittatrice ... ma
dopotutto si è comportata bene ultimamente quindi ho dato la
mia approvazione.
Ah Rai, Rai, tu sì che sai come far impazzire le donne!
L'indomani, svegliatami lascio a malincuore Rai a casa e dopo avere
portato Hope all'asilo mi avvio a lavoro, e durante il tragitto
converso a telefono con la mia amica.
" ...Fantastico, allora
stasera venite a cena da noi! Finalmente saremo al completo!"
esclama euforica Hilary dall'altro capo del telefono.
" Va bene, allora a stasera, Rai sarà felice di rivederti!"
Ci salutiamo, riposo il cellulare e mi avvio alla caffetteria per
iniziare un'altra giornata di lavoro.
Sono al bancone a versare del caffè nelle tazzine e mi sento
gli occhi di Boris, seduto davanti a me, addosso.
Perplessa alzo lo sguardo e noto che mi scruta attentamente.
" Che succede?" domando stranita.
Allunga la sua mano per alzare con un dito il mio mento, portandolo
prima verso destra e poi verso sinistra. Ma è impazzito?
" Che fai?" gli chiedo infastidita.
" Non mi dire..." vedo che sul suo viso appare un sorrisetto irritante.
" ...è tornato Rai"
Ma che faccia da stron...
" La smetti!" gli rivolgo imbarazzata togliendo subito la sua mano.
" Ah ah Lo sapevo, Non mi sbaglio mai! Quindi le rose rosse
hanno funzionato!" afferma quasi sbellicandosi dalle risate.
Il mio sguardo di fuoco si posa su di lui.
" Ok-ok! Non era opportuno dirlo..." dice fingendo di scusarsi.
" Sei il solito deficiente!" gli rivolgo acida.
" Finalmente condividiamo gli stessi pensieri!" interviene soddisfatta
Dana.
" Oddio... una era già troppo... ma due... ok! Me ne vado,
contente?"
Avendo capito di essere particolarmente irritante decide di andarsene.
Fisso Dana , che a sua volta mi fissa rassegnata: " Adesso capisci
perchè lo detesto?".
Lo capisco eccome: sa essere veramente pesante con le sue battutine.
********************************************
Sono in cucina a controllare che ai fornelli vada tutto bene.
" Dovrebbero arrivare a momenti!" rivolgo a Yuri, appoggiato al
lavandino, accanto a me.
" Sai , sono curioso di vederli tutti insieme... insomma, la famiglia
al completo!" confessa Yuri, mettendo la parola famiglia tra virgolette.
" Perchè lo dici così?"
" Beh, sappiamo tutti che Rai non è il vero padre della
bambina..."
Faccio un lungo respiro: dopotutto ha ragione.
" Sì, lo so... ma ti prego di non dire nulla al proposito
questa sera!" lo minaccio scherzosamente con un mestolo, facendogli
però intendere anche il fatto che lo dico seriamente.
" Tranquilla, dalla mia bocca non uscirà nulla: Kai Hiwatari
è un nome bandito per stasera!"
" Lo spero per te!"
Veniamo interrotti dal suono del campanello.
" Devono essere loro!"
Ci avviamo immediatamente ad aprire e quella che mi ritrovo davanti
è la famiglia al completo.
" Ragazzi, Rai bentornato!"
Lo accolgo con un piccolo abbraccio: è sempre stato
così gentile e simpatico, non ho mai avuto nulla contro di
lui.
" Hilary, quanto tempo!"
" Rai, benvenuto!" lo saluta Yuri dandogli la mano.
" Yuri..."
Rai lo saluta un po' distaccato, ma ricambia la forte stretta di mano.
A dire la verità non so se questi due si sono mai piaciuti,
ma non ci sarebbe alcun motivo, che io ricordi.
L'unico sarebbe il fatto che Yuri è amico di Kai, ma mi
sembrerebbe ridicolo non andare d'accordo per questo.
" Forza, andiamo di là, è tutto pronto!"
*********************************************
Finita la cena ci siamo spostati in salotto a chiaccherare del
più e del meno.
" Quindi anche tu presto ti laureerai, Rai!"
" Sì, mi manca pochissimo, spero di farcela!"
Sto avendo modo di conversare con lui, in fondo è simpatico
e non ho nulla contro di lui, ci mancherebbe. In genere non mi lascio
condizionare da quello che pensano i miei amici: Kai lo ha sempre
detestato ma io non ne avrei il motivo.
" Non ce la faccio più a vederlo sui libri!" interviene
ironica Anya, seduta accanto a lui.
" Non preoccuparti, se vuoi alla fine potrai bruciarli, come tanto
desideri!".
Entrambi si mettono a ridere e devo ammettere che insieme stanno molto
bene, anzi benissimo. Anya ha un sorriso solare da quando è
tornato, si vede che è stata dura stare lontano da lui per
tutto questo tempo.
" Ah, ma non sai che questo piccolo angioletto farà da
damigella al mio matrimonio? Porterà gli anelli!" spiega
Hilary, prendendo la piccola per farla sedere sulle sue ginocchia.
" Quindi avrà un bel vestitino..." dice sorridendole e la
bambina gli annuisce.
" Spero solo non combini guai" le rivolge con tono rimproveratorio Anya.
" Non lo farà, vero?" . Rai chiede la sua conferma.
" No!" risponde furbetta.
" E' incredibile, con te basta una parola ed è tutta rose e
fiori, mentre io devo sempre sgolarmi prima di convincerla!" afferma
ironica Anya.
" Ma non è vero..." risponde lui.
Evidentemente la piccola ha legato molto con Rai, tanto da considerarlo
il suo vero padre, ma d'altronde non potrebbe essere altrimenti: lei lo
considera suo padre proprio perchè non sa di averne uno vero.
Lui l'ha cresciuta e le ha voluto bene dimenticando tutto il resto e
credo proprio che non sia stato tanto facile.
*******************************************
Mentre siamo intenti a parlare e scherzare mi accorgo di strane
frecciatine mandate da Hilary alla sottoscritta che ricambio per capire
che le prenda: un linguaggio in codice che evidentemente nessuna delle
due capisce.
" Anya, mi aiuti un attimo di là? Voglio farti vedere una
cosa..." mi invita sospettosa la mia amica.
Un po' perplessa lascio Hope mezza addormetata sul divano e la seguo in
cucina.
Chiusa la porta...
" Che ti prende?"
" Anya, so che non dovrei rovinare questa serata ma mi è
appena venuto in mente che mancano BEN cinque giorni al matrimonio e
devo essere sicura PRIMA di quel giorno che vada tutto bene:
glielo hai detto?"
Tutto questo discorso mi ha confusa parecchio.
" Detto cosa? e a chi?" chiedo cadendo dalle nuvole.
" Come cosa e a chi? Della presenza di un certo Hiwatari al matrimonio
, a Rai!"
Sbarro gli occhi: possibile che mi sia completamente passato di mente?
" No..." rispondo abbassando disperata gli occhi.
" Come no?! Anya, mi avevi promesso che non accadrà nulla,
ricordi?"
Questo pensiero mi ha decisamente demoralizzata...
" Sì sì... il fatto è che... come
glielo dico..." sussurro tra me e me.
" Anya, è meglio che lui lo sappia prima, e non trovarselo
davanti quel giorno, credo sia peggio!"
Ha maledettamente ragione.
Faccio un lungo respiro...
" Non preoccuparti, ci penso io!" le dico cercando di essere il
più convincente possibile.
" Lo spero..." mi mette una mano sulla spalla e mi invita a ritornare
di là.
" Anya, direi che possiamo andare... Hope è crollata!" dice
tenendola tra le braccia mentre dorme.
" Sì, in effetti è tardino!" rispondo cercando di
mostrare un atteggiamento sereno.
" E' stato un piacere rivedervi!" rivolge Rai ai padroni di casa.
" Anche per noi!"
" Buonanotte e grazie di tutto!" saluto aprendo la porta e uscendo, non
prima però di incrociare lo sguardo di Hilary che mi
suggerisce di essere tranquilla e decisa.
Arrivati a casa Rai mette la piccola a letto e io vado in camera nostra
per indossare il pigiama.
Anya,diglielo, fatti coraggio, in fondo devi solo dire che Kai Hiwatari
è tornato, che lo hai visto, che lui ti ha vista, che lui ha
visto Hope e che sarà presente al matr...
" Dorme come un sasso!"
I miei pensieri vengono interrotti dall'arrivo di Rai e ciò
mi fa sobbalzare, spero non se ne sia accorto.
Non riesco nemmeno a guardarlo in faccia, mio Dio, che situazione
difficile!
Mi metto semiseduta sul letto, coprendomi con la copertina, mentre lo
osservo spogliarsi: in realtà sto pensando a un possibile,
convincente discorso.
Indossa un pantalone e una maglia a mezze maniche e si infila anche lui
sotto le coperte, qui accanto a me, inondandomi del suo meraviglioso
profumo.
Si avvicina a me, baciandomi la tempia per poi scendere fino al collo e
anche se tutto questo mi dà piacere, io non posso che
restare immobile, paralizzata a giocherellare con le dita e
aspettando l'occasione giusta per spiccicare parola.
" Hey, che ti prende?" mi chiede dolcemente accarezzandomi il viso.
Rai, perchè mi rendi tutto più difficile?
" Ecco... io..."
Non ce la faccio: come inizio? cosa dico? come reagirà?
Il cuore mi batte al ritmo di uno pneumatico, sento le gote avvamparsi
e tutto ciò non gli passa certamente inosservato.
" Piccola... sei strana, che hai?"
" Rai... io devo dirti una cosa!"
E' già un'inizio.
Ha ragione Hilary, devo dirglielo ora, la questione è molto
delicata.
" Che cosa?"
Il suo atteggiamento è sereno, continua a guardarmi
dolcemente: peccato che non lo sarà più non
appena pronuncerò il suo nome.
" Ecco, riguarda... il matrimonio di Hilary"
" Cos' è successo?"
Si accomoda meglio sul letto e mi fissa con occhi curiosi.
" Vedi...io...cioè...al matrimonio sarà presente
una persona..."
Ok, calma e sangue freddo.
" Una persona, certo... chi?"
" Un-un amico di Yuri..."
Non ci riesco, ma devo dirlo.
" Sì, lo so... Boris, sarà suo testimone!" dice
tranquillamente.
Non proprio!
" Non Boris, ma un altro amico..." cerco di fargli intendere,
perchè il suo nome non riesce ad uscire dalla mia bocca.
Mi fissa, prima perplesso, poi muove gli occhi , forse pensando ad una
possibile risposta e infine ecco che si acciglia in una maniera
orribile.
Trattengo seriamente il respiro, aspettando quasi terrorizzata.
" No, no... Anya non è vero, non è possibile!"
Comincia a scuotere la testa, assumendo un sorriso nervoso, come se
volesse autoconvincersi di qualcosa.
Rimane qualche secondo in silenzio e pensieroso.
" Anya, dimmi che non è chi sto pensando che sia?"
Adesso mi osserva dritto negli occhi e io rimango pietrificata,non
sapendo che dire.
Dato il mio silenzio, intuisce la risposta da sè.
" Non posso crederci, pur sapendo che lui è qui tu hai
deciso di andare a quel matrimonio?" stavolta il suo tono è
parecchio adirato.
" Io-io non lo sapevo, in realtà nessuno lo sapeva,
è successo tutto dopo..." cerco di spiegare con voce
tremolante.
" E dimmi, vi siete visti?"
" Ecco...io..."
" Lo sapevo! Anya perchè non mi hai detto niente
fin'adesso??"
" Perchè non sono cose da dire per telefono!" controbatto
duramente.
" Ah no? mi avresti risparmiato un viaggio!"
Che cosa?
" Tu non saresti venuto?"
" Sarei venuto solo per riprendervi e portarvi indietro! Anya, dimmi la
verità: che vi siete detti? Ha visto Hope?" chiede
autoritario.
" Sì...l'ha vista, è successo tutto per caso, non
sapevo nemmeno che fosse qui..." tento di giustificarmi.
" E cosa ha fatto?"
" N-nulla... ci siamo solo visti e poi sono... scappata via, il danno
era già stato fatto"
Vedo che il suo petto si gonfia pieno di rabbia e il suo sguardo fa
veramente paura.
" Quello che mi chiedo io è... come puoi accettare di andare
a quel matrimonio e averlo davanti?!"
" Perchè non voglio farmi intimorire, Rai! Lui non si
è rifiutato di andarci, quindi mi chiedo perchè
dovrei essere IO a tirarmi indietro e dargli questa soddisfazione! Non
andando a quel matrimonio l'avrà vinta, perchè
crederà di intimorirci..."
Non so dove ho trovato la forza e il coraggio di dire finalmente quello
che penso da un po', proprio a Rai poi.
Lo vedo calmarsi; forse questo discorso ha convinto pure lui.
" Rai... tu hai ragione e sinceramente neanche a me va giù
l'idea di vederlo, infatti quando ho scoperto che ci sarebbe stato
anche lui, ho reagito proprio come te, tirandomi indietro! Ma poi ho
pensato che quello è il giorno più importante
della mia migliore amica, a cui non posso assolutamente mancare, e non
mi farò rovinare la giornata da quel deficiente! Sai
perchè?"
Si volta verso di me, aspettando che prosegua.
" Perchè...perchè a pensarci bene, non m'importa
di lui come a lui non importa di noi! Per quel che mi riguarda
può esserci come non può esserci, quindi ti
chiedo: facciamo finta che non esista?"
Continua ad osservarmi impassibile e mi accorgo che stringe con una
mano il lenzuolo.
I miei occhi sono pieni di speranza e gli chiedono solo di stare calmo.
" Non lo so Anya... io non ti capisco!"
" Rai...io"
" Buonanotte!" conclude freddo girandosi e sdraiandosi dall'altra
parte, dandomi la schiena.
Decido di non aggiungere altro, per ora direi che è
abbastanza.
Appoggio pesantemente la schiena sul letto guardando il soffitto e
stringendo gli occhi una lacrima ribelle scende.
Perchè non
capisci quanto sia difficile anche e soprattutto per me: se sto
accettando io questa situazione, perchè non puoi farlo anche
tu?
Holaa mie care! ^_^
Ecco a voi un altro capitolo di questo pasticcio XD
Dunque dunque ... finalmente "il cerchio si chiude" ovvero tutti i
protagonisti di questo macello sono apparsi in scena : Rai ha
finalmente spostato il suo sederino dalla Cina per raggiungere la sua
amata!
Spero vi sia piaciuto l'incontro ( a me è piaciuto u.u nd
Rai) ( <.< certo, che birbantello nd Autrice) (
uh-uh :3 nd Boris) (<.<'' nd
Rai&Autrice)
Poi c'è stata un'altra cenetta, stavolta tra persone civili
^-^" ( <.< nd Eva&Kai)
E alla fine non potevo non concludere in maniera tragica XD Adesso
anche Rai sa di Kai, tutti sanno di tutti e questi tutti dovrebbero
incontrarsi tutti tra pochi giorni all'evento dell'anno! Anche se Rai
non sembra molto convinto...
Ok, adesso vi ringrazio tutti quanti,voi che mi seguite con pazienza e
sopportazione: mi raccomando recensite e fatemi sapere ^_^
Alla prossima gente, la vostra Henya vi saluta! (che allegria oggi
<.< Boris)
Un bacio! xD
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Capitolo 8 *** Un passo più vicino... ***
Apro gli occhi, mi stiracchio leggermente sul letto, e subito dopo mi
volto dall'altra parte rendendomi conto che Anya non c'è e
la sveglia posta sul suo comodino segna le sette; mi alzo per dirigermi
in cucina, dove la trovo intenta a preparare la colazione.
Si accorge del mio arrivo e mi lancia una veloce occhiata, per poi
concentrarsi a versare il latte nella tazza.
" Buongiorno... mattiniero" saluta sorridendo.
" Buongiorno... sì, non ho dormito così bene
stanotte..." spiego con tono basso.
Mi accorgo che chiude gli occhi sospirando.
" Rai... hai almeno pensato a quello che ti ho detto ieri sera?"
domanda seria, porgendomi una tazzina di caffè.
Mi appoggio di schiena al frigorifero, assumendo un atteggiamento
pensieroso ma anche e soprattutto nervoso.
Continuo a guardare un punto del pavimento...
" Anya, forse avrai ragione sul fatto che si tratta del matrimonio
della tua migliore amica e che non puoi mancare, ma...solo il pensare
di rivedere la sua faccia mi fa venire il voltastomaco..."
" Capisco come ti senti, è la stessa cosa che succede a me!
Credi mi faccia piacere vedere quei due, perchè
c'è anche Eva ovviamente, non so se te l'ho già
detto..."
Seguono alcuni secondi di silenzio..." No, Rai! Per niente! Avrei
voluto che non ci fossero, ma non sono io a decidere... e poi loro
sanno che noi ci saremo e se decideremo di non andarci penseranno
subito al fatto che è stato a causa loro!"
Devo ammettere che ha ragione dopotutto: io non ho certo paura di lui.
E poi per lei deve essere stato molto più difficile tutto
questo... eppure si è fatta forza pur di essere presente
quel giorno.
Non posso costringerla a non andarci, è un giorno importante
anche per lei.
" E va bene..." inizio non molto convincente " ... ci andremo"
" Davvero?" domanda sorpresa, prendendomi per mano.
" Davvero..."
Il sorriso che ha appena fatto mi fa pentire di avere reagito
così male ieri sera, ma non ho potuto fare altrimenti.
" Farai finta, come me, che non esista?" mi chiede per assicurarsi
meglio.
" Promesso!" le confermo forzando un sorriso.
Mi cinge subito in un abbraccio scoccandomi un bacio.
" Hey...so che non è facile..."
" E tu? Credi di farcela?" le domando dolcemente spostandole una ciocca
di capelli dalla fronte.
" Ce la faremo, in fondo si tratta solo di un giorno..."
Lo spero...
*************************************************
" Allora?"
" Devo solo cambiare l'olio ed è di nuovo tua!"
" Sbrigati, devo scappare tra dieci minuti!"
" Tranquillo Hiwatari!"
Lascio continuare a Boris il suo lavoro per risistemare la mia auto e
nel frattempo faccio due passi all'interno del garage, guardandomi
intorno.
Arrivo ad una parete, dove vi sono attaccati diversi annunci, volantini
e calendari con ragazze mezze nude: tipico di Boris.
Poco più in là mi accorgo che sono presenti delle
fotografie che sembrano essere state scattate durante una festa di
compleanno... ma la cosa che mi stranisce è che il
compleanno, a quanto pare, era quello di... Anya.
Resto a fissarle e i miei occhi si muono dall'una all'altra: tra le
tante, una riprende Boris seduto vicino a quella bambina , in
piedi sulla sedia, che gli tira i capelli, ma quella che attira di
più la mia attenzione è una in cui c'è
Anya con quella bambina in braccio.
Continuando a guardare questa foto, ogni dubbio sembra svanire: mi
somiglia veramente.
" Kai, missione compiuta! Ah , sei finito qui..."
Boris arriva e subito scaccio questi pensieri dalla mia mente , facendo
finta di niente.
" Belle vero?" .
" Cosa?" domando, fingendo di non capire.
" Stavi guardando quelle foto, no?"
" No... veramente notavo il casino che lasci in giro...".
" Me le ha portate l'altro giorno Anya, ne ha sviluppata qualcuna anche
per me"
Lo fa apposta, lo conosco.
" Non mi sembra di averti chiesto qualcosa al riguardo" gli rivolgo
infastidito.
" Guarda questa... quella bambina è proprio una peste, si
era fissata a tirarmi i capelli quella sera, continuava a chiedermi se
ero giovane o vecchio... gli sarà sembrato strano il colore
ahah, figuriamoci quando vedrà te!" conclude trattenendo una
risata ma ricomponendosi subito non appena i miei occhi lo riducono in
cenere.
" Ooo-kay! Era fuori luogo!"
Qualunque cosa tu dica è sempre fuori luogo! Un giorno ti
farò perdere questa tua vena sarcastica a furia di cazzotti.
" Comunque... se hai finito me ne vado!"
Esco l'auto dal garage ma Boris bussa al finestrino chiedendomi di
abbassarlo.
" Che vuoi ancora?"
" Senti, sai se Yuri ha qualche idea su come festeggiare?"
" Festeggiare cosa?"
" Ma l'addio al celibato! Potremmo portarlo in un bel localino che
conosco e darsi alla pazza gioia, una sbronza in nome dei vecchi tempi!"
" Boris, quello l'indomani dovrebbe sposarsi e se deve dire quel
sì... vorrei che almeno lo dicesse in piene
facoltà mentali!"
" Eddai!! Dopo che lo dirà lo avremo perso per sempre...
facciamogli fare un'ultima pazzia!" propone entusiasta.
" Conosco come la pensa... non accetterebbe mai!" gli spiego rassegnato.
" Che palle! Ma almeno noi due?" .
L'idea mi tenta, ma...
" Nah... per questa volta devo rifiutare! E poi tu saresti capace di
presentarti in chiesa ubriaco fradicio , in boxer e cravatta, con
ancora in mano una bottiglia di vodka..."
" Sai cosa sono queste??" domanda , formando due zeri con le dita.
" Che sono?" chiedo inarcando un sopracciglio.
" Due-Palle!" afferma scocciato.
" Ma vaffan...." dico tra me e me, rimettendo in moto andandomene.
Mi dispiace per lui, ma ho dovuto rifiutare: anche io ho bisogno di
essere lucido quel giorno...
**********************************
" Piacere di conoscerti, Dana!" saluta gentilmente Rai,porgendo una
mano alla mia collega, che sembra essersi imbambolata.
" Piacere mio, Rai! Anya mi ha molto parlato di te..."
Rai ha insistito per accompagnarmi in caffetteria, spinto
dalla curiosità di vedere dove lavoro.
"Ricordo di esserci venuto spesso qui, alcuni anni fa" dice
osservandosi intorno.
" Beh io lavoro qui da un anno e mezzo, forse c'era qualcun' altro a
quei tempi!"
" Sì, può darsi!"
" Allora Anya, fai vedere al tuo Rai come sei brava a preparare il
caffè!" mi consiglia con sottile ironia.
" Cosa vorresti dire? Guarda che mi riesce benissimo!" rispondo
acidamente.
" Sì.. sì... ma ricordati di metterci lo zucchero
e non il sale, come hai fatto l'altra volta!" conclude facendomi
un'occhiolino per poi tornare a servire ai tavoli.
" Non è vero! Non è mai successo!Non starla ad
ascoltare, lo dice apposta!" rassicuro Rai che sorride sotto i baffi.
" Ti sta bene quel grembiulino!"
" Modestamente..." rispondo con aria da snob " Comunque... credo che tu
ti annoia un po' a stare a casa senza fare nulla, di' la
verità!"
" In effetti... non so che diamine fare! Anzi, credo che
andrò a dare un'occhiata in giro per vedere se
c'è qualche cosa da fare. Visto che per ora staremo qui, ho
pensato di approfittarne per andare a trovare dei soci di mio padre,
potrei chiedere di dare una mano. Mi conoscono bene, aiutavo mio padre
a volte e so il loro mestiere, e poi dovrebbe essere ciò che
dovrò fare dopo la laurea!" mi spiega sorseggiando il
caffè.
" Mi sembra un ottima idea!"
In effetti ha ragione: si annoierebbe troppo rinchiuso in casa quindi
mi fa piacere se si tiene un po' impegnato.
" E poi vorrei prendere anche un'auto; insomma per muoverci
più liberamente: al matrimonio non potremo andarci
sicuramente a piedi!"
" Oggi sei pieno di brillanti idee, Kon!"
" In effetti... sarà qualcosa che hai messo nel
caffè, ha un sapore strano!" rivela facendo una smorfia di
disgusto.
" Ma non ho messo niente! L'ho preparato come sempre..." spiego
stranita.
" Stavo scherzando, scema!" confessa ridendo.
" Divertente!"
" Comunque, mia bella cameriera, adesso vado! Ci vediamo più
tardi!"
Si sporge in avanti per scoccarmi un bacio e poi esce per andare via.
" Ma che bei piccioncini!" commenta con tono buffo Dana.
" Volevi svergognarmi davanti a lui , ammettilo!" le dico con occhi
minacciosi.
" Purtroppo non ci sono riuscita! Comunque, Anya, devo dire che hai
occhio per sceglierti i fidanzati..." mi rivolge riducendo gli occhi a
due fessure.
" Perchè parli al plurale? E togli gli occhi di dosso da
Rai, ho visto come lo fissavi" . Le punto scherzosamente un dito
minaccioso.
" Beh anche quello dell'altra volta non era niente male!"
Forse si riferisce a Hiwatari.
Ah Dana, Dana... se solo sapessi cosa si nasconde dietro quella sua
bellezza, credo che cominceresti a considerare Boris un "angioletto".
" Ascoltami bene Boris Huznestov: se domani non me lo porti in chiesa
sano e salvo, potrai cominciare a scavare la tua fossa!" lo minaccia
seriamente Hilary.
" Ma non preoccuparti Hilary, è una serata tra amici a casa
mia" cerca di rassicurarla Boris.
" E' proprio di questi amici che mi preoccupo!"
" Smettetela voi due! Hilary, ascolta... saremo solo io, Boris e forse
anche Kai, non succederà nulla, ti fidi del tuo
quasi-marito?" le domanda Yuri tenendola per i fianchi.
" Certo che mi fido di te!" risponde lanciando frecciatine a Boris che
sembra divertito.
" Allora a domani! Puntuale, mi raccomando! Anya , signora Tachibana...
la lascio nelle vostre mani!"
" Tranquillo, Ivanov!" gli dico sorridente.
Si scoccano un ultimo bacio, prima di separarsi e dormire per questa
notte in case separate: la tradizione vuole che gli sposi non si vedano
la notte prima del grande giorno, giusto?
Yuri infatti ha preso tutte le sue cose e resterà a dormire
da Boris, mentre la mia amica rimarrà a casa sua con la
madre.
Andati via quei due, Hilary sembra assumere un atteggiamento
preoccupato.
" Domani mi sposo... "
Oddio... ancora il fatto che non ci crede e bla bla bla!
" Hilary, non è così che deve comportarsi una
sposa la notte prima! Sì... domani ti sposi e quindi quello
che devi assumere è un sorriso a trentaue denti!
Così..."
Mi avvicino a lei facendo ricurvare all'insù le sue labbra.
" Io sono felice, Anya! Dai smettila..." dice ridendo.
" Allora be happy! Adesso io e Rai andiamo, e domani mattina, non
appena saremo pronti verrò qui a constatare la situazione!
Ok?"
" Ok!"
" A domani! Buonanotte e dormi, mi raccomando!"
Salutiamo allegramente e ci dirigiamo a casa: finalmente domani si
sposa! Sono più emozionata io, lo giuro!
*****************************************
" E l'addio al celibato più triste della storia dei
matrimoni che si sia mai visto!" esclama Boris bevendo tutto d'un fiato
un bicchiere di vodka.
" Boris, non ricominciare!"
" Domani ti perderò, Yuri! E dire che potevamo stare
così bene insieme!" dice con tono melodrammatico.
" La vuoi smettere! Domani non ci sarà il mio funerale..."
lo rimprovero dandogli una spinta che lo fa ridere.
" Beh... è qualcosa di simile!" interviene Kai, sorridendo
ironico.
" Visto? Kai sì che mi capisce!"
" Voi due non cambierete mai!" affermo rassegnato.
" Dai bevi un altro po', magari cambi idea!". Vedo Boris intento a
riempirmi un altro bicchiere.
" Basta Boris, non voglio superare il limite!"
" L'ultimo, dai!" propone Kai.
Ci porge i nostri rispettivi bicchieri pieni sino all'orlo, ma prima di
berli, Boris decide di aggiungere una specie di discorso.
" Dunque... a Yuri, che domani si sposa con Tachibana!" molto lungo e
profondo devo ammettere. Mi sono quasi commosso.
" E domani..." intervengo "... dirò il fatidico
sì a Hilary, spero che andrà tutto bene, vero
Kai?" .
Lo fisso dritto negli occhi invitandolo a brindare. Mi osserva serio,
come infastidito, ma alla fine anche lui alza il suo bicchiere
portandolo vicino al mio.
" Andrà tutto bene!" dice sicuro di sè.
Passiamo un'altra mezz'ora assieme e subito dopo Kai si avvia a casa
sua, Boris si rinchiude in camera ed io mi sdraio sul divano
letto che mi ha preparato.
Continuo a osservare il soffitto, facendo apparire l'immagine di Hilary.
Ancora non ci credo: mi sembra l'altro ieri quando eravamo a
scuola. Mi ci è voluto un bel pò per capire che
tra tutte le ragazze ce n'era una che mi fissava particolarmente e mai
avrei pensato che proprio quella sarebbe diventata mia moglie. Non mi
sono mai pentito della mia scelta e intento costruire qualcosa insieme
a lei.
Buonanotte Hilary... a domani.
*************************************
Ho appena fatto un bagno rilassante e, indossato l'accappatoio, mi
dirigo in camera dopo avere dato la buonanotte a mia madre.
Mi sdraio di schiena sul letto chiudendo gli occhi e sorridendo
leggermente: il pensare a domani mi rende felice ma allo stesso tempo
mi mette in agitazione.
Cavoli, non vorrei che l'emozione mi giocasse brutti scherzi, vorrei
che tutto andasse liscio e fosse perfetto!
Meglio non fissarsi troppo, l'importante è che sia presente
lui e che insieme usciremo da quella chiesa come marito e moglie.
Chissà cosa starai facendo: buonanotte Yuri!
*****************************************
L'indomani mattina...
" Anya, dove hai messo la camicia che hai stirato?" mi urla Rai dalla
camera.
" L'ho riappesa nell'armadio, per evitare che si rovini!" gli urlo a
mia volta dal bagno, intenta ad acconciarmi i capelli.
" MAMMA! Non so mettere le scarpette!!" sento gridare alla piccola.
Santo cielo, così non mi sbrigherò mai! Esco
velocemente dal bagno e arrivata in camera da letto trovo Rai alle
prese con la cravatta e Hope a saltare sul mio letto con le scarpe in
mano.
" Hope, quante volte ti ho detto che non si salta sul letto! Rai,
potresti dirglielo pure tu!"
La prendo in braccio e la faccio sedere per metterle le scarpe.
" Scusa, ma sai che quando indosso la cravatta ho bisogno di
concentrazione!" dice scherzando.
" Ecco fatto! E la damigella è pronta!"
Balza giù dal letto e si mette a roteare su se stessa per
far gonfiare la gonnellina.
" Ma che bella principessa!" esclama Rai.
Indossa un vestitino rosa corallo, stile principesco, con maniche corte
e gonna a palloncino. Ai capelli porta un cerchietto con piccoli
fiorellini anch'essi rosa, e la frangetta, ben sistemata, ricopre la
sua piccola fronte.
E' davvero adorabile: spero che lo terrà pulito e sistemato
per tutto il giorno, ma ne dubito fortemente.
" Ok, ricorda che non devi sporcarlo per nessun motivo al mondo! Adesso
se non vi dispiace devo finire di prepararmi!"
Corro di nuovo in bagno per finire i capelli e il trucco, per poi
ricorrere in camera e indossare il vestito.
" Anya, posso?"
" Certo..."
Sono davanti allo specchio dell'armadio a darmi degli ultimi ritocchi e
noto che Rai mi fissa sorridendo.
" Hey, sai che non mi piace che mi osservi mentre mi trucco!" gli
rivolgo scherzosamente.
Ma lui continua a sorridermi, e i suoi occhi mi percorrono dalla testa
ai piedi.
" Sei stupenda..."
A queste parole sento le mie gote prendere fuoco. Il vestito che ho
comprato è molto elegante, color magenda; lo scollo
è a stile greco, quindi una spalla è
completamente scoperta, una fascia brillantinata avvolge la vita e la
gonna lunga , ricade soffice sino ai piedi, quindi per camminare
dovrò sollevarla leggermente per non inciampare sul vestito
stesso; ai piedi indosso un paio di scarpe aperte con tacchi abbastanza
alti e so già che i piedi , stasera mi imploreranno
pietà; i capelli sono raccolti in un soffice e
basso chignon laterale, lasciando libero qualche ciuffo ribelle sulla
fronte.
" E tu sei sexyssimo in giacca e cravatta!" rispondo maliziosa.
Mi cinge la vita e mi scocca un bacio ma mi rendo subito conto di
avergli lasciato del rossetto sul labbro.
" Rai, mi sa che dovremo fare attenzione per oggi, o dovrò
rimettermi il rossetto ogni cinque minuti!"
" Ok, ti lascio in pace per adesso! Vado a pulirmi e tu sbrigati!"
Saliamo sulla nuova auto che ha preso Rai e sfrecciamo velocemente a
casa di Hilary.
Ci apre la madre, che ci invita sorridente ad entrare e arrivati in
salotto Hilary si volta subito verso di me sorridendomi.
Rimango paralizzata: è decisamente uno splendore!
Continuiamo ad osservarci e mi accorgo che lei sta per cedere.
" Hilary, no! Non puoi piangere! Ti si scioglierà il trucco!"
" Lo so Anya, ma è più forte di me e pensa che
l'ho appena raccomandato a mia madre!"
Infatti avevo notato i suoi occhi arrossati.
" Stai davvero bene!" le dice Rai che tiene per mano la piccola.
" Grazie Rai..." risponde forzandosi di trattenere le lacrime " e tu?
Ma come sei bella!"si rivolge sorridendo alla piccola.
" Hilary, sei pronta? Ti voglio carica!" le dico mettendole le mani
sulla spalle e fissandola dritta negli occhi.
" Sono prontissima, devo solo mettere le scarpe e aspettare l'autista!"
" Posso fare qualcosa per te?"
" No tranquilla, voi potete già andare in chiesa!"
" Sicura?"
" Sì sì!"
Ci sorridiamo e dopo averle dato delle ultime raccomandazioni andiamo
via.
*********************************************************
" Cazzo, Boris! Ci siamo addormentati come allocchi, svegliati!!" urlo
entrando come una furia nella sua camera, dove lo trovo bello
spaparanzato sul letto ancora a dormire.
" mm... ancora cinque minuti!" farfuglia girandosi dall'altra parte.
" Io tra mezz'ora dovrei sposarmi, alza il culo e preparati, io vado a
fare una doccia!" gli ordino scappando subito in bagno.
" Ma perchè dovevi sposarti proprio di mattina??" lo sento
lamentare.
Sapevo che qualcosa doveva andare storto: colpa sua, mi ha fatto bere
un po' troppo e non ho ricordato nemmeno di puntare la sveglia.
*********************************************
Rai ferma l'auto davanti alla chiesa, dove si è
già radunato un gruppo di invitati, vestiti tutti eleganti.
" Anya, è meglio che voi scendete qui, io vado a trovare un
parcheggio più avanti e torno subito!"
" Va bene, forza scendiamo Hope!"
Chiusa la portiera, Rai va via e noi due ci avviciniamo all'ingresso
della chiesa, proprio davanti alla scalinata, che è stata
ben addobbata con fiori e un lungo tappeto rosso che arriva sino
all'altare.
La giornata è molto serena e solare: sembra rispecchiare
l'allegria di questo giorno.
" Hope non ti allontanare, dammi la mano!"
Il matrimonio in teoria dovrebbe iniziare alle 12, quindi mancano meno
di cinque minuti, ma qui non c'è traccia nè di
Yuri e Boris, nè di Hilary: ma si sa che gli sposi non sono
mai puntuali.
Speriamo non combinino niente.
*******************************************************
" Siamo in perfetto orario, la chiesa è di là!"
indico a Kai, appena usciti dall'auto.
" Bene, andiamo allora!"
Lo prendo sotto braccio e reggendomi su quegli enormi tacchi camminiamo
lentamente per raggiungere il posto.
Devo ammettere di essere un po' nervosa: tra pochi minuti saremmo
faccia a faccia con Anya e sopratuttuto vedrò quella bambina.
Kai, al contrario, sembra indifferente, ma sotto sotto credo che anche
lui stia pensando alla stessa cosa: sono proprio curiosa di vedere la
reazione di entrambi.
" Che c'è che mi guardi?" mi chiede.
" No niente... stavo pensando!"
" Ti conviene non pensare, se quello che stai pensando riguarda
ciò che immagino!" dice irritato.
" Allora gradirei che non lo pensassi nemmeno tu!" rivolgo acidamente.
" Adesso basta! E copri quella scollatura, se non ti dispiace!"
Roteando gli occhi, sistemo meglio la sciarpa di seta che mi copre le
spalle, cercando di nascondere quella che a suo parere sarebbe una
scollatura esagerata: da quando si crea tutti questi problemi?
Sarà il nervosismo...
*********************************************************
Arriviamo davanti alla chiesa e ci fermiamo in piedi guardandoci
intorno: c'è già un bel pò di gente ma
i miei occhi puntano subito su una figura femminile di spalle, vestita
di viola, posta in piedi , più avanti di noi, che tiene per
mano una bambina. E' lei, non ho dubbi.
Con la coda dell'occhio mi accorgo che anche Eva l'ha riconosciuta e la
fissa, sento anche la sua mano stringere nervosamente il mio braccio.
Lei non si è ancora accorta di noi, ma la bambina si guarda
in giro, fissando proprio dalla mia parte.
Non so perchè ma sento una strana sensazione alla bocca
dello stomaco, come un formicolio fastidosio.
Ma quello che mi sorprende subito dopo è che la piccola
inspiegabilmente, abbandona la mano di Anya e corre
velocemente verso la mia direzione gridando....
" Papà! Papà!!"
Sbarro gli occhi: quella sensazione si fa ancora più forte,
le tempie mi si stringono e mi si forma uno strano nodo alla gola, i
muscoli diventano sempre più tesi, ad ogni passo che compie
la sensazione aumenta.
E' quasi vicina ed io rimango pietrificato ma lei mi passa solo di
striscio, superandomi e raggiungendo probabilmente qualcuno che arriva
dalle mie spalle...
Chiudo per due secondi gli occhi e piano piano riprendo il respiro che
si era bloccato e lentamente ritorno alla normalità, ma
riposando i miei occhi su Anya, mi accorgo che mi fissa con occhi
sbarrati.
Sento dietro di me la voce di Rai che si rivolge alla bambina e non so
bene come, ma adesso incrocio il suo sguardo, che mi fissa ostile.
Prende la bambina in braccio e mi passa davanti, mentre io abbasso gli
occhi a terra, facendo l'indifferente.
" Lo chiama pure papà..." sento sussurrare tra sè
e sè ad Eva che li osserva da lontano.
Già...
****************************************************
Per un attimo ho sentito il mondo crollarmi addosso, le gambe
indebolirsi e gli occhi uscire fuori dalle orbite: stava correndo verso
di lui gridando papà, ma in realtà
stava raggiungendo Rai che veniva da quella direzione.
Beh lui per fortuna non si è scomposto ma io stavo per
morire di arresto cardiaco, soprattutto nel momento in cui Kai si
è voltato per fissare Rai: si sono scambiati una terribile
occhiata per poi fare finta che non sia successo niente.
Rai si avvicina a me con la bambina in braccio, la mette a terra e mi
accorgo che ha una faccia molto strana.
" Rai tutto apposto?" chiedo preoccupata.
" Sì... tranquilla!" risponde schivo.
Il suono di un clacson ci fa voltare tutti verso una direzione: verso
l'auto di Boris.
" Finalmente..." commento sollevata.
Vedo uscire di corsa Yuri che nel frattempo indossa la giacca e si
sistema, mentre Boris si aggiusta i capelli riflettendosi sui vetri
della sua auto.
Sì, si sono svegliati tardi, c'era da aspettarselo!
*********************************************************
" Ivanov, sei leggermente in ritardo! Non è da te!" ironizzo.
" Non ti ci mettere pure tu, Kai! Eva dimmi che sono apposto!" le
chiede guardandosi il vestito, abbastanza nervoso.
Lei gli sistema il bottone della giacca " Sei perfetto!".
" Ok, perchè Hilary non è ancora qui?" .
Inizia ad agitarsi tutto, spostando gli occhi da una direzione
all'altra.
" Ti vedo un tantino nervoso..."
" Dici? La verità è che sono tesissimo!" rivela
allargandosi la cravatta al collo.
" Non ti ho mai visto così!"
" Vorrei vedere te al mio posto! Comunque, tu? Tutto apposto?" chiede
preoccupato.
" Sì..." rispondo spostando gli occhi verso una direzione
precisa, indicandogli il punto in cui sono quei due.
" Mi raccomando! Adesso vado da loro, a dopo!"
Mentre sta per raggiungerli, viene bloccato dall'arrivo di Hilary.
L'auto viene parcheggiata proprio davanti al marciapiede e quella che
suppongo sia la madre, apre la portiera per aiutarla ad uscire.
Un uomo invita tutti ad entrare e prendere posto in chiesa, anche a
Yuri, che sembra debba incontrarla davanti all'altare.
Io ed Eva prendiamo posto tra le prime file, restiamo in piedi tra gli
invitati dello sposo mentre dall'altra parte stanno gli invitati di
Hilary.
Quei due invece sono ancora rimasti fuori.
******************************************
" Oddio, sei bellissima!" dico per l'ennesima volta ad Hilary.
Lei sembra essere tesissima e allo stesso tempo felicissima, non riesco
ben ad inquadrare il suo volto coperto dal velo.
" Yuri è sano e salvo dentro!" la rassicura Boris.
" Bene, signori! Al suono della marcia nuziale la sposa comincia ad
avanzare! La bambina le starà davanti spargendo questi
petali a terra, segue la sposa, sorridente mi raccomando, e al seguito
i testimoni!" spiega una signora anziana, forse la perpetua della
chiesa.
Ci facciamo tutti un cenno d'intesa e mentre gli altri cominciano ad
andare avanti...
" Rai, scusami ma devo rubartela per un po'!" gli spiega Boris.
" Anya, a dopo!" mi scocca un bacio e corre a prendere posto.
" Allora madamoiselle, andiamo?" dice Boris facendo il galante
invitandomi a prenderlo sotto braccio.
" Andiamo!" rispondo sorridente.
Ci posizioniamo tutti belli pronti aspettando che la marcia nuziale
inizi.
Spero che Hope abbia capito cosa fare!
" Siamo i testimoni più fighi che si siano mai visti!"
esclama Boris osservandomi.
" Ti consiglio di camminare lentamente, o cadremo entrambi!"
gli spiego seriamente, alzanzo leggermente il vestito e facendogli
notare i tacchi altissimi che porto.
" Oddio... quelli sono due trampoli!"
" Shhh, sta iniziando!"
Cala d'un tratto il silenzio più assoluto e sembra quasi che
si percepisca il respiro ansioso e nervoso di Hilary.
La marcia nuziale inizia a suonare!
***************************************************
Il cuore batte veloce.
Mi volto verso mia madre che con un sorriso cerca di infondermi
coraggio e sicurezza.
La piccola damigella avanza, gettando petali sul tappeto, seguita da me.
Dimentico gli occhi di tutti gli invitati puntati su di me e immagino
che ci sia solo lui.
Come essere coraggiosi?
Come posso amare quando
ho paura di cadere?
Ma guardandoti mentre te
ne stai tutto solo ,
tutti i miei dubbi
improvvisamente svaniscono
Un passo più
vicino...
Sono morta ogni giorno
aspettando te,
tesoro, non avere paura,
ti ho amato e ti
amerò ogni giorno,
sempre di più.
*****************************************************
Il tempo rimane immobile,
bellezza in tutto
ciò che lei è.
Sarò
coraggioso,
non lascerò
che niente
porti via ciò
che ho davanti a me.
Ogni respiro, ogni ora,
ha portato a questo.
Un passo più
vicino...
Per tutto il tempo ci ho
creduto.
Il tempo ha portato il
tuo cuore da me.
Alzo il suo velo per specchiarmi nei suoi profondi occhi nocciola.
Lascio un dolce bacio sulla sua fronte per poi prendere la sua mano e
portarla dinnanzi al prete ed iniziare la celebrazione.
***********************************************************
E' uno dei momenti più emozionanti della sua ma anche della
mia vita e sono così felice che potrei iniziare a piangere
come una fontana! Ma credo che questo non aiuterebbe Hilary, che mi
imiterebbe all'istante quasi sicuramente.
La messa procede molto bene, tutti stanno in silenzio e ascoltano
attentamente. Io sono qui in piedi vicino al colosso di Boris, che ogni
tanto si osserva in giro, forse alla ricerca di qualche bella invitata:
neanche in un posto sacro riesce a controllarsi, incredibile!
Ogni tanto io rivolgo qualche sorriso a Rai, seduto in prima fila con
Hope accanto, mentre se sposto i miei occhi più in
là mi accorgo degli occhi velenosi di Eva che ogni tanto si
poggiano su di me e quelli di Kai che assistono indifferentemente al
rito.
" Siamo giunti dunque al sacro momento, quello in cui questi due
giovani sposi si dichiareranno amore eterno!" annuncia il prete.
Che bello! siamo quasi vicini al momento dello scambio degli anelli. E'
il mio preferito!
Cavoli... gli anelli!
" Boris... gli anelli ce li hai vero?..." mormoro a denti stretti al
mio accampagnatore.
" Ca...volo!..." comincia a controllare le sue tasche " devo averli
scordati in macchina!" dice a tono basso sbarrando gli occhi.
" Boris non è che li hai dimenticati a casa??" ma
perchè li hanno affidati a lui, mi chiedo!
" No, non credo!"
" Non credi??"
I miei occhi diventano due torce ardenti. " Valli a prendere : Subito!"
gli ordino a denti stretti con tono adirato.
Mentre il prete continua a parlare ,e spero si dilunghi il
più possibile, Boris esce furtivo alla ricerca degli anelli:
Alzo gli occhi per osservare la cupola della chiesa:
Signore, ti prego, illumina il suo cammino!!
" Avvicinatevi..." il prete li fa alzare in piedi e li posiziona l'uno
davanti all'altra.
Boooris, dove sei! E' fuori da dieci minuti e se esco fuori io, giuro
che da questo matimonio ci scappa un morto!
" ... procediamo con lo scambio degli anelli!"
Tutti, prete compreso si voltano verso la mia direzione, attendendo una
mossa.
Sbarro gli occhi sorridendo imbarazzata, mentre Yuri ed Hilary cercano
di comunicarmi col labiale dove siano gli anelli e soprattutto dove
Boris sia sparito.
Che situazione imbarazzante!
" Ehm... solo un attimo, li sta andando giusto a prendere..." cerco,
poco convincente, di assicurarli.
A queste parole Yuri stringe i denti, spazientito e posso leggere dalle
sue labbra " quell'idiota..." : sì, è decisamente
un idiota!
Ecco che pochi secondi dopo Boris entra dalla porta principale correndo
e mostrando una scatolina.
" Eccoli!"
Arriva respirando affannosamente e gli indico di porgerli ad Hope
mentre Yuri gli lancia sguardi terrificanti, che lui ricambia con finta
innocenza.
La mia piccolina avanza timidamente con la scatolina in mano, che porge
a Yuri.
"Se dunque è vostra intenzione unirvi in Matrimonio,
esprimete davanti a Dio e alla sua Chiesa
il vostro consenso." li incoraggia con un sorriso il prete.
Yuri prende uno degli anelli e la mano di Hilary e dopo avere respirato
profondamente, per l'ennesima volta oggi, la guarda intensamente negli
occhi, pronunciando quelle parole, quella promessa, che
coronerà il loro amore:
"Io Yuri, accolgo te,
Hilary, come mia sposa.
Con la grazia di Dio,
prometto di esserti
fedele sempre,
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella
malattia,
e di amarti e onorarti
tutti i giorni della mia
vita."
L'emozione che stanno provando è indescrivibile, e io non
posso che esserne partecipe.
" Hey, che fai ti commuovi!" mi rivolge Boris sorridendo.
" Non riesco a trattenermi!" rivelo con voce rotta dal pianto, sotto i
sorrisini di lui.
Adesso è il turno di Hilary...
Io Hilary, accolgo te,
Yuri, come mio sposo.
Con la grazia di Dio
prometto di esserti
fedele sempre,
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella
malattia,
e di amarti e onorarti
tutti i giorni della mia
vita.
" Dio confermi il consenso
che avete manifestato davanti alla Chiesa
e vi ricolmi della sua benedizione.
L’uomo non osi separare ciò che Dio unisce...."
Le ultime parole...
" Vi dichiaro marito e moglie: puoi baciare la sposa!"
Senza farselo ripetere due volte, Yuri unisce la sue labbra a quelle di
lei , accompagnato da un applauso generale.
" E' fatta Hilary! Adesso ci credi?!"
Corro ad abbracciarla tra le lacrime.
" Sì Anya, adesso ci credo!" esclama entusiasta.
" Complimenti amico, non credevo che ce l'avresti fatta!" si congratula
Boris , abbracciandolo fraternamente.
" Poi facciamo il discorso degli anelli..." dice lui con tono
minaccioso.
" Ma dai, l'importante è che alla fine li ho trovati!"
" Rai..." mi avvicino a lui " piaciuto?"
" Molto!" afferma sorridendo.
Dopo le congratulazioni usciamo tutti dalla chiesa, per poi gettare
riso e coriandoli sugli sposi.
Il locale che hanno scelto per festeggiare è molto carino :
fuori c'è un grande giardino dove si terrà un
piccolo rinfresco e l'interno è abbastanza classico, al
centro c'è una pista da ballo con attorno tavoli ricoperti
da tovaglie color panna, e sedie anch'esse panna; in fondo , al centro,
sta il tavolo dei due sposi.
Sono seduta su una panchina, con Hope, nella speranza di farle mangiare
qualche stuzzichino servito dai camerieri, visto che sono le due del
pomeriggio ed è ancora praticamente a digiuno.
" Dai, mangia questo!"
" No, non lo voglio! Voglio un palloncino!"
" Oh santo cielo! Andiamo a prendere questo benedetto palloncino!"
La prendo per mano per avvicinarmi ad una ragazza che distribuisce
palloncini ai bambini presenti.
Rai mi ha abbandonata per parlare con alcuni compagni del liceo che ha
invitato Yuri.
" Ma ciao!"
Qualcuno che proviene dalle mie spalle, con una voce molto irritante ,
mi saluta con finta allegria.
Stringo i denti portando gli occhi al cielo e sperando che almeno sia
sola e non con lui.
" Eva... " mi limito a dire, mentre le mie labbra non sanno se fingere
di sorridere o contorcersi dal nervoso.
Evidentemente non è interessata a me, visto che i suoi occhi
non riescono a scollarsi da mia figlia.
" Avevi ragione... è proprio una bellissima ... bambina"
confessa con un tono leggermente irritato.
" Avevi dubbi, per caso?" rivolgo tagliente.
" Volevo solo vedere con i miei occhi per verificare, per vedere da chi
avesse preso..."
" Adesso che l'hai vista, se non ti dispiace dovrei andare!" mi congedo
educatamente, lasciandola torturarsi le dita delle mani dal nervoso.
Che faccia da stronza!
****************************************************
Sono praticamente uguali: razza di bastardo, come hai osato fare un
figlio con quella!
Anche se l'ho perdonato non mi sono mai data pace; lui sta con me ma ha
una figlia con un'altra e non una qualsiasi, ma proprio Anya!
Potrebbe succedere qualunque cosa, anche se a lui non sembra
importargli nulla.
" Si può sapere perchè parlavi con lei?" domanda
alterato Kai, venedomi incontro.
" L'ho solo salutata, che c'è di male!" ribatto infastidita.
" Ti avevo detto di starle lontana!"
" Certo, così senza che nessuno se ne accorga te la porti in
un angolo e te la scopi un'altra volta, facendo un altro figlio
magari!" concludo arrabbiata, per poi voltarmi e andarmene a prendere
un altro bicchiere di champagne.
*************************************************
Arrivano gli sposi e si apre il banchetto con il loro brindisi.
Entrati tutti dentro, prendiamo posto ai tavoli che ci sono stati
assegnati: al nostro tavolo ci sono sia Boris che la madre di Hilary,
mentre le due serpi sono abbastanza lontane e poco visibili da qui.
Meno male!
Iniziano le prime portate e dopo ciò gli sposi scendono al
centro della pista per fare il loro primo ballo da marito e moglie!
Yuri aveva espressamente dichiarato, qualche giorno fa di essere un
pessimo ballerino, ma in fondo devono solo stare abbracciati e muoversi
leggermente sulle note di una dolce musica, mica fare il rock'n roll!
Quello che importa è il momento in sè, che cosa
romantica!
Li vedo agitati, che si guardano negli occhi profondamente,
scambiandosi ogni tanto parole nell'orecchio.
Altre coppiette decidono di unirsi al ballo e anche Rai, con mia grande
sorpresa mi invita a ballare.
" Rai, veramente non vorrei pestarti i piedi!" dico scherzando.
" Ma dai, è un dolore che sopporterò!"
Ah... se non ci fosse lui!
E così andiamo anche noi a ballare, lasciando Hope giocare
con altri bambini.
" Sta andando tutto bene, no?" mi dice sorridendo.
" Sì, è il matrimonio che sognava Hilary! Ma
guarda, Boris è riuscito a catturare una preda!" aggiungo
dopo averlo notato accanto ad una ragazza. Finita la musica vado alla
ricerca di Hope che ho visto uscire in giardino con altri pestiferi.
" Torno subito!"gli raccomando.
***************************************************
Che stronza, non mi ha rivolto la parola per tutta la serata: che
diamine le è preso?
Forse quelle due si saranno dette qualcosa o non so più che
pensare. Mi evita e si mette a parlare con altre persone, lasciandomi
da solo.
Che vada a farsi fottere per stasera, ne ho abbastanza dei suoi stupidi
capricci.
Mentre sono intento a fumare seduto su una panchina, in un angolo
abbastanza isolato del giardino, mi accorgo che poco più
avanti sta, sola soletta, quella bambina, che continua a
saltellare nella speranza di arrivare a prendere un palloncino,
incastrato tra i rami di un piccolo albero.
La fisso intensamente, finchè , non so il perchè
ma qualcosa mi costringe ad avvicinarmi a lei.
Getto la cicca di sigaretta e la raggiungo; alzo il braccio per
arrivare a prendere quel palloncino, sotto lo sguardo così
candido e innocente di lei.
" Tieni..." dico con tono apatico porgendoglielo.
Mi fissa con quei suoi enormi occhi, in cui mi sembra di rivedere
quelli miei.
Sorridendo, allunga il braccino e lo prende.
" Grazie..."
Al suono di questa parola vengo un po' scosso.
Decido di abbassarmi, piegando le gambe, in modo da osservarla meglio:
più la guardo e più non ci posso credere.
Intimorita e intimidita allo stesso tempo, mi guarda restando immobile.
" Come ti chiami?" le domando.
" Hope!!"
Questa non è stata la sua risposta, ma il richiamo
arrabbiato di Anya.
" Hope! Che ci fai qui?!" le rivolge alterata, prendendola subito per
mano per allontanarla da me.
Io mi alzo osservandola dritta negli occhi in modo ostile.
" Quante volte ti ho detto di non parlare con gli sconosciuti!" le
rimprovera.
La prende in braccio e dopo avermi lanciato una brutta occhiata, mi
volta le spalle andandosene, mentre io stringendo dentro i denti
continuo a fissarla.
Gli sconosciuti...
************************************************
Ma che diamine succede? Abbasso la guardia due secondi e trovo mia
figlia con Kai?
Posso giurare di averlo visto dirle qualcosa...
" Hope , che ti ha detto quel signore?" le domando mentre rientriamo in
sala.
" Mi ha preso il palloncino..."
Il palloncino...
Dio, che rabbia!
Ma meglio calmarsi e mostrarsi tranquilla davanti a Rai, che mi sta
venendo proprio adesso incontro.
" Trovata la fuggiasca?" domanda sorridendo e invitandomi a
lasciargliela prendere in braccio.
" Sì... non posso lasciarla due secondi che mi scappa!"
" Tutto apposto?" mi chiede dolcemente, fissandomi preoccupato.
" Sì..." lo rassicuro fingendo un sorriso.
" Sai, tra un pò Hilary dovrebbe tirare il suo bouquet, ti
interessa?" domanda divertito.
" Beh... mi butto anche io nella mischia, non si sa mai, porti
fortuna!" concludo maliziosa andando via per raggiungere Hilary che
trovo a parlare con Eva.
" Davvero una festa graziosa..." le sento dire con aria di
superficialità.
" Anya, stasera ti ho persa di vista!" mi rivolge Hilary, abbandonando
l'inutile discussione con la serpe.
" Ma n..." le mie parole vengono interrotte dalle sue malefiche.
" Sarà impegnata a correre dietro la bambina!" se la ride
andandosene, seguita dal mio sguardo omicida.
" Calmati, non starla ad ascoltare!"
" Che nervi! Prima Hiwatari ora lei...!"
" Cosa è successo?"
" No niente, tranquilla!" la rassicuro.
" Comunque... mi sembra che la serata stia andando bene, no?"
" Sì, e sono così felice per te che non riesci ad
immaginarlo!" esclamo entusiasta.
Giunge la sera e gli invitati a poco a poco vanno via; così
anche io e Rai decidiamo di andare per lasciare i due sposi passare la
loro prima notte insieme, da marito e moglie!
Trascorreranno questa notte in una stanza dell'hotel stesso in cui si
è tenuto il ricevimento e domani mattina, fatte le valigie,
partiranno per la loro luna di miele. Destinazione: Parigi!
Credo che non esista un luogo più romantico in cui
trascorrere il proprio viaggio di nozze, infatti spero di andarci anche
io un giorno!
Stiamo tornando a casa e con Hope che dorme tra le mie braccia, osservo
ogni tanto il profilo di Rai: anche se non sono riuscita a prendere il
bouquet, spero che la fortuna bussi ugualmente alla mia porta.
Chissà se un giorno me lo chiederai, Kon.
*******************************************************
" Kai, sono incinta, aspetto un
figlio da te!"
" Ti piace il mio disegno??"
" Sai
colorare??"
" Complimenti
Hiwatari sei diventato padre!"
" Sei un bastardo! Come hai potuto fare un figlio con quella!"
" Kai, ti conviene pensarci...
prima che sia troppo tardi!"
".... non parlare con
gli sconosciuti!"
" ..papà!
papà!"
" ...ti conviene pensarci......."
" prima che sia troppo
tardi!"
"...troppo tardi!"
Il suono della sveglia mi fa aprire gli occhi all'istante, facendomi
rendere conto che quei volti e quelle voci, erano solo frutto della mia
mente; voci che da alcune notti tormentano la mia mente, facendomi
dormire ben poco.
E' dal giorno di quel dannato matrimonio che non riesco a dormire,
faccio strani sogni e soprattutto strani pensieri mi ossessionano.
Mi siedo sul letto, emettendo un sospiro, non certo di sollievo. Porto
le mani tra i capelli e massaggiandomi la testa dolorante, provo a
scacciare tutti questi pensieri.
Lascio Eva dormire, e mi rinchiudo in bagno a fare una doccia.
Scendo in cucina, mi siedo a tavola e mentre la nostra cameriera mi
versa il caffè, io rimango col viso appoggiato ad una mano e
lo sguardo perso nel vuoto.
" Amore, buongiorno! Reina, io faccio colazione fuori!" la avverte Eva,
dopo che le ha preparato il suo solito latte al caffè,
già bello servito in tavola.
" D'accordo!" le risponde quasi scocciata: oramai dovrebbe sapere com'
è fatta.
" Kai ma cos'hai stamattina? Dormito di nuovo male?" mi domanda
accarezzandomi il viso.
" Solo mal di testa..." mi limito a risponderle.
" Kai, Kai, dovremmo farci una bella vacanza!" propone.
" Sì, vedremo..."
" Comunque, adesso devo uscire! Ci vediamo a pranzo al solito posto?"
" Ok".
Mi scocca un bacio e va via. Per fortuna la sua ira, che si era
scatenata il giorno del matrimonio, si è placata ed
è tornato tutto alla normalità.
Beh... quasi alla normalità.
Il fatto è che non riesco a darmi pace e la cosa
più assurda è che non ne so il perchè!
O forse lo so ma fingo di non saperlo, perchè non voglio
ammetterlo.
Cazzo, Kai, perchè ti rovini da solo!
Fisso, pensoso il mio cellulare sul tavolo e dopo qualche minuto di
esitazione, lo prendo in mano.
Forse sto per fare la più grande cazzata della mia vita...
ma almeno mi toglierò ogni fottuto dubbio.
Porto il telefono all'orecchio e attendo che rispondano.
" Pronto? Signor
Hiwatari, mi dica!"
" Senti, puoi dirmi se ho appuntamenti stamattina?"
"... Sì, alle
11!"
" Potresti spostarmelo nel pomeriggio?"
" D'accordo, ci
proverò!"
" Bene! E non credo che stamattina verrò in ufficio, quindi
avvisa gli altri!"
" Va bene! A
più tardi!"
Terminata la chiamata, prendo le chiavi della mia auto ed esco.
Sì... credo di stare per fare una grande cazzata.
**************************************************
Sono passati cinque giorni da quando Hilary è partita a
Parigi; ieri mi ha telefonato raccondandomi un bel po' di cose ma io
non vedo l'ora che ritorni per sapere tutto alla perfezione!
Da due giorni, invece, Rai mi accompagna a lavoro per poi andare a
lavorare, se così si può dire, con quei soci di
suo padre di cui mi aveva parlato qualche giorno fa.
" Anya, preparami tre cappuccini!" mi avverte Dana da lontano.
Finito di pulire il bancone, mi giro dall'altra parte per accendere la
macchinetta del caffè e attendo che le tazzine si riempino...
" Ciao, Anya..."
Una voce conosciuta, da dietro le mie spalle, mi fa sbarrare gli occhi.
No, non può essere! Devo essere impazzita.
Alzo lentamente gli occhi per vedere il suo riflesso attraverso alcuni
oggetti posti davanti a me.
E'... no, deve essere un'allucinazione!
Premo il pulsante della macchina del caffè per spegnerla e
lentamente porta la mia testa verso sinistra fino a incrociare i suoi
occhi che mi fissano seriamente.
E' veramente lui.
Che diamine è venuto a fare?
Hola a todos el
mundo! ^_^
Eccoci giunti al
giorno del famoso matrimonio : e Yuri e Hilary son finalmente marito e
moglie!! trallallallero!! ( fuochi d'artificio***).
Alla fine ce
l'hanno fatta!
Le frasi scritte
in corsivo, durante il percorso dell'altare, sono prese dalla canzone
Thousand Years di Christina Perry *_* che bella quella canzone!
Ammetto di avere
"abusato" del matrimonio all'italiana, ma siccome non so come si
festeggiano in Giappone, ho deciso di usare le famose frasi dei nostri
preti (Yeah!! ndPreti) perdonatemi dunque ^_^""
Poi...Boris
è riuscito a trovare gli anelli
<__<°°
Eva ha visto Hope.
Kai ha
visto Rai, ma non ho voluto aggiungere nessuna lite, incontro di
wrestling, karate, ( anche se mi sarebbe piaciuto XD) per non rovinare
il matrimonio della povera Hilary! Se fosse stato quello di Eva,
magari, avrei aggiunto anche l'invasione degli eserciti delle Armate
rosse, ma questa è un'altra storia...
(tossisce*)
Dunque dicevo...
Kai vede Rai .... ma ma MA soprattutto abbiamo la prima conversazione
vera (?) di Kai-padre, con la figlia XD
Il valoroso Kai,
vedendo questa piccola donzelletta in pericolo, decide di alzare le
nobili chiappe dalla panchina per raggiungerla, in tutta la
sua fighitudine di padre-fallito, alza il braccio e prende il
palloncino ridandoglielo, ma ecco che la piccola tirando una corda,
spuntata da non si sa dove, apre una buca facendo precipitare Kai negli
Inferi. (aaaaaaah* Kai che precipita) ( muhahaha*risata malvagia di
Hope circondata dalle fiamme).
Ma questa
è un'altra storia ancora... u.u
XD
Tornando seri u.u
Kai sembra in
preda ad una sorta di incubo, ossessione , paranoia (mauauh Hope*)
(oddio... vuoi vedere che ho messo al mondo la reincarnazione della
bambina di The Ring <_<° NdKai) che inizia nel
momento in cui la piccola gli corre incontro gridando papà,
anche se in realtà stava andando da Rai XD
E proprio alla
fine assistiamo, si da' il caso, nella caffetteria di Anya XD
all'arrivo di una "misteriosa" persona, che sembra avere messo in
agitazione Anya!
Chi
sarà???
Sarà
chi pensiamo tutti che sia.???
ooooo....
sarà
uno dei postini di Maria de Filippi, che portano un invito ad Anya per
C'è posta per te??
E magari l'invito
è da parte di chi pensiamo che sia??
Mmmm u.u
Anya
aprirà la busta??
Il mistero
s'infittisce!
Ok, se siete
giunti fin qui, vuol dire che siete vivi e sì,
sì, mi rendo benissimo conto che sto parlando troppo o.o
e il capitolo
è finito 1342 righe fa ....
Sono sempre io,
non preoccupatevi... ^_^"
Ok, ho scritto
troppo ( sclero, in corso @@@@)
Grazie
per le vostre recensioni, spero vi sia piaciuto anche questo!
Un bacio a tutte!!
|
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Capitolo 9 *** La voce della -coscienza- ***
" Anya,
preparami tre cappuccini!" mi avverte Dana da lontano.
Finito di pulire il bancone, mi giro dall'altra parte per accendere la
macchinetta del caffè ed attendere che le tazzine si
riempino...
" Ciao, Anya..."
Una voce, fredda e conosciuta, da dietro le mie spalle, mi fa sbarrare
gli occhi.
No, non può essere! Devo essere impazzita.
Alzo lentamente gli occhi per vedere il suo riflesso attraverso alcuni
oggetti posti davanti a me.
E'...
no, deve essere un'allucinazione!
Premo il pulsante dell'apparecchio per spegnerlo e lentamente volto la
mia testa verso sinistra fino a incrociare i suoi occhi che mi fissano
seriamente.
E' veramente lui.
Che diamine è venuto a fare?
Come se fossi circondata dall'oscurità delle tenebre, tutto
intorno a me scompare, ad eccezione di... Lui.
Lui che, seduto qui davanti a me, ha uno sguardo serio e freddo che io
ricambio, cercando di non far trasparire alcun timore; Lui che sembra
attendere una qualunque reazione da parte mia; e sempre Lui che, con la
sua faccia da stronzo, oggi mi si presenta davanti e di sua spontanea
volontà. Non so bene da quanti secondi, o addirittura minuti
io lo stia osservando, ho perso la concezione del tempo e persino dello
spazio: so solo che mi è di fronte e qualunque sia il motivo
che ce lo ha portato, sinceramente, non mi importa, ma mi vedo
costretta a rispondere.
" Che vuoi?" chiedo apatica.
Mi accorgo che il suo petto è quasi immobile, come se non
respirasse, fissandomi con quella sua solita aria da persona superiore
che mi ha sempre dato un gran fastidio.
" Non credi che dovremmo... parlare?"
Dovremmo...parlare??
Dovremmo...parlare??
Dovremm...
" Tu...vuoi parlare?" dico incredula facendomi scappare quasi una
risata sarcastica che lui ricambia con occhi ostili.
Ma stiamo scherzando, per caso? Se è uno scherzo, vi prego,
fate uscire le telecamere al più presto perchè,
in questa precisa situazione, qualunque oggetto che mi circondi
potrebbe divenire molto pericoloso, nel caso cadesse, disgraziatamente
nelle mie mani.
" Tu devi essere fuori! Non so tu, ma io non ho niente da dire o
meglio... non ABBIAMO un bel niente da dirci!" affermo schiettamente,
fingendomi indaffarata.
" Non rendermi le cose più difficili!" ribatte a denti
stretti.
A questa frase mi fermo, osservandolo dritto negli occhi.
" Le cose più difficili?? Kai, tu non sai cosa siano le cose
Difficili, quindi non usare termini o frasi di cui non ne conosci il
significato!" gli spiego stringendo i pugni e badando bene a non alzare
di troppo il tono della voce.
Seduto davanti a me, si sporge un po' più avanti con fare
alterato.
" Voglio solo parlarti di una cosa!"
Adesso mi sta facendo proprio incazzare: dopo tre anni compare dal
nulla e vuole pure parlare?! Se crede di intimorirmi si sbaglia di
grosso, perchè niente e nessuno mi farà cambiare
idea. Mi avvicino senza nessun timore a lui, con la precisa intenzione
di spiegargli chiaramente come stanno le cose.
" Kai, che ti sia chiara una cosa, una volta per tutte: io non ho tempo
da perdere e di tutto quello che tu ora hai da dirmi o se hai qualche
problema , beh...non me ne fotte un cavolo, e sai perchè?".
Mi avvicino ancora di più al suo viso per meglio fargli
recepire il mio messaggio e togliermi una volta per tutte questa gran
soddisfazione: rivoltargli contro le stesse parole, la stessa frase che
mi disse lui quel giorno...
"... perchè questo... adesso... è un problema
Tuo!" concludo battendo adirata due pugni sul bancone, attirando
l'attenzione dei clienti che fino a poco prima ci ignoravano.
Dai suoi occhi traspare una certa sorpresa: ricorderai benissimo questa
frase, no?
In fondo, è da te che l'ho imparata, caro il mio Hiwatari!
**********************************
Maledetta, da quando hai imparato a tirar fuori le palle?
E' un tuo problema adesso? La memoria non ti manca, e brava Sarizawa!
Ringrazia che sei una donna o ti avrei già fatto passare la
voglia di fare la spaccona.
Decido di non aggiungere altro, perchè la situazione
è già complicata di suo e potrebbe anche finire
male, quindi battendo quei pugni pieni di odio e rabbia sul bancone, mi
lancia un'ultima terribile occhiata per poi voltarmi le spalle e andare
via.
Rimango lì qualche secondo, a stringere i pugni dal nervoso,
sentendo su di me gli occhi di alcune persone, soprattutto dell'altra
cameriera che dopo un po' abbandona il suo lavoro per raggiungerla.
Mi alzo e decido di andarmene,rimuginando su quanto è appena
successo: sapevo sarebbe stata una cazzata, ma non credere che sia
finita qui, Sarizawa.
*********************
" Vuole parlare, VUOLE parlare!" esclamo adirata lanciando a vuoto il
grembiule che avevo addosso.
Poggio le mani sul lavandino del bagno di servizio, chiudo gli occhi
respirando quasi affannosamente.
" Anya, Cosa è successo??".
Riaperti gli occhi, vedo Dana dallo specchio.
" Vuoi... " mi volto verso di lei e prendo in mano una tazzina dal
vassoio che ha appena appoggiato sul lavandino, con l'esplicita
intenzione di lanciarla a muro e sentire il rumore di qualcosa che si
infrange, rompendosi in mille pezzi, per avere almeno un minimo di
soddisfazione, appagamento, nell'aver rotto qualcosa, seppur non in
faccia ad Hiwatari." ...sapere cosa è succ...".
" Anya, no!!" mi grida fermandomi proprio nel momento in cui col
braccio alzato, lo porto all'indietro , cercando di metterci tutta la
rabbia che ho dentro. " Fermati! Sei impazzita?!"
Il mio atto viene bloccato dalla sua mano che tiene ferma la mia. Dopo
essermi resa conto di aver perso le staffe decido di calmarmi e
lentamente il mio respiro si regolarizza e l'ira si "placa".
Dana, avendo avvertito che i miei muscoli si sono rilassati, molla il
mio braccio togliendomi la tazzina dalle mani per rimetterla al suo
posto.
Resto a fissare immobile, un punto della parete di fronte e me e come
al solito, il mio viso comincia a rigarsi di lacrime.
Da troppo tempo non succedeva così spesso.
" Anya...ogni volta che lo vedi diventi un'altra persona..." dice con
lieve tono, avvicinandosi a me.
" Perchè ogni volta che lo vedo, mi cresce dentro una
rabbia...". Stringo gli occhi cominciando a piangere.
" Non so cosa sia successo, ma... dalla tua espressione capisco che
è qualcosa che ti fa seriamente soffrire..."
Soffrire è una parola che sul mio dizionario contiene
un'unica accezione: Kai Hiwatari.
" Senti..." continua "... forse è meglio che tu vada a casa,
finisco io per oggi..."
" No! Non preoccuparti, tra qualche minuto mi sentirò
meglio!" la rassicuro forzando un sorriso.
" Sicura?"
" Sì..."
Rimasta sola, faccio qualche passo indietro, fino a toccare il muro,
scivolarci sopra e arrivare a toccare terra.
Non avrei mai immaginato di ritrovarmi in una situazione simile:
Hiwatari che vorrebbe parlare, ma di cosa? Che volesse parlarmi di lei?
Cosa potrebbe importargliene dopo tanto tempo?
Hope non ha bisogno di lui: lei ha me, e anche Rai, che anche se non
è il vero padre, l'ha cresciuta come tale e la cosa che lo
rende straordinario è che...
Nessuno l' ha obbligato a farlo!
Arriva la sera e messa a letto Hope, raggiungo Rai, seduto sul divano a
guardare la tv.
Mi siedo accanto a lui, poggiando la testa sulla sua spalla e chiudendo
gli occhi.
" Hey..." mi rivolge dolcemente, circondando le mie spalle con un
braccio. " Stanca?"
" Un po'" rispondo in un sussurro.
Dovrei dirgli che Kai è venuto a cercarmi? Non riesco a
tenergli nascosta una cosa simile e poi, Hilary non è ancora
tornata e non ho nessuno con cui sfogarmi se non lui, anche se sarebbe
del tutto diverso.
" Sei troppo pensierosa oggi, che hai? Sai che ormai sei un libro
aperto per me".
E' vero. A volte ho anche pensato che riuscisse a leggermi nel pensiero
o capire dal semplice ritmo del mio respiro il mio stato d'animo.
Telepatia? Ottimo fiuto? Capacità paranormali?
Non credo proprio: durante tutti questi anni vissuti insieme, nella
buona e nella cattiva sorte, abbiamo imparato a intuire e percepire le
sensazioni dell'uno e dell'altro, con un semplice gioco fatto di gesti,
sguardi o anche di soli silenzi, perchè è questo
che due persone arrivano a capire quando si amano.
Ricordo una poesia che avevo studiato a scuola, non ricordo chi
l'avesse scritta ma quei pochi versi mi sono rimasti impressi nella
memoria... e il cui significato ho capito solo in seguito...
Quando
ti chiedi cos'è l'Amore,
immagina
due mani ardenti
che
si incontrano,
due
sguardi perduti l'uno nell'altro,
due
Cuori che tremano
di
fronte all'immensità di un Sentimento,
e
poche parole
per
rendere eterno un istante.
e il cui significato ho capito solo in seguito.
" Tranquillo, solo solo stanca!" rispondo con un sorriso rassicurante.
Prende la mia mano incrociandola alla sua e baciandomi una tempia.
Anche se è tardi nessuno dei due sembra intenzionato ad
alzarsi, per non rovinare questo momento. Sono questi momenti che
riescono a farmi dimenticare lo stress e le brutte cose accadute
durante la giornata.
Sono questi i momenti che vorrei non finissero mai.
********************************
"Questo
è un problema tuo!"
Non riesco a chiudere occhio, e continuo a osservare il soffitto, dove
non vedo altro che la sua espressione furibonda nel pronunciare quelle
parole.
" Kai..."
Sento farfugliare qualcosa ad Eva, che coricata accanto a me poggia la
sua testa sulla mia spalla.
Sicuramente starà parlando nel sonno.
Ma cosa mi è passato per la mente? Andare da lei e dire che
dovevo parlarle? Me ne sono pentito non appena ho messo piede fuori da
quella caffetteria: cosa avrei dovuto aspettarmi da lei?
Non avrebbe mai accettato, nemmeno sotto tortura, ma se le cose fossero
andate diversamente e avesse acconsentito, di cosa avrei dovuto
parlarle?
La verità è che non so nemmeno io che diamine mi
sia preso, so solo che da quando ho visto quella bambina ho sentito una
strana sensazione, ma non so bene cosa fosse.
Che sia stato il vedere quella che dicono mia figlia nelle mani di una
persona che detesti?
L'essere stato definito uno sconosciuto e quindi rimanere all'oscuro
per tutto il tempo?
Sapere di essere padre di qualcuno che non sa della tua esistenza?
Questo è l'obiettivo di Anya, ma d'altronde non posso
biasimarla dopo tutto quello che è successo, ma il vedere
che ci goda nel fatto che io mi renda conto che la sua ha tutta l'aria
di essere l'allegra famigliola con qualcosa che ha avuto da me e che
lei ha messo nelle mani di qualcun'altro,mi fa veramente innervosire.
Adesso non farà che rivolgermi tutto contro, ma staremo a
vedere quanto resisterai.
***********************************
" Oh Parigi è fantastica! Abbiamo trascorso una settimana
magnifica, visitato luoghi meravigliosi, cenette nei posti
più romantici!" esclama Hilary esuberante " Peccato che da
oggi si ritorni alla normalità!"
" Non alla normalita! Adesso comincia la vostra vita da coniugi,
signora Ivanov!" le spiego con un sorrisetto beffardo.
Al suono di questo appellativo sbarra gli occhi.
" S-ignora Ivanov?!" sussurra tra sè e sè "
Oddio, mi ci dovrò abituare!"
" Ma dai, resti sempre la solita Hilary!"
" E tu? Stamattina mi hai detto che dovevi parlarmi di una cosa!"
Hilary è tornata ieri sera dalla sua luna di miele ed oggi,
finito il mio turno, sono corsa a riabbracciarla per sapere, in ogni
dettaglio, come avesse trascorso la vacanza ma anche e soprattutto per
aggiornarla delle ultime cose accadute in sua assenza.
" Sì! Ma tieniti forte, perchè sicuramente farai
fatica a crederci!" spiego assumendo un tono serio.
" Ok, che sarà mai?"
" L'altro giorno, in caffetteria è venuto a trovarmi..."
detto così dà quasi l'idea di una
visita di cortesia, ma comunque "... lui."
" Lui?". Dopo avere pensato qualche secondo il nome di questo lui,
sbarra gli occhi. " Vuoi dire: Lui, Hiwatari?"
" Esatto!" confermo abbassando gli occhi. " e con l'esplicita
intenzione di parlarmi!" aggiungo con tanto di sospiro.
" Cosa? E di cosa ti ha parlato?" domanda sorpresa.
" Cosa vuoi che me ne importasse, in quel momento non ci ho visto
più dalla rabbia e ho rifiutato con grande soddisfazione!"
" Ah... beh posso immaginare la tua reazione, ma chissà cosa
avrebbe voluto dirti!"
" Ammetto che solo dopo, quando mi sono calmata mi è venuta
una certa curiosità, ma non mi pento di avere reagito
così!"
" E Rai, lo sa?"
" No, non me la sono sentita, ma se dovesse succedere di nuovo, glielo
dirò..."
" Cavoli! Le cose diventano sempre più complicate!"
Purtroppo le cose
sembrano andare diversamente da come avevo prestabilito.
*****************************************
" Con quell'anello al dito mi fai impressione, Ivanov!" commenta
divertito Boris beccandosi un' occhiata minacciosa da parte del rosso.
" A proposito, a momenti per colpa tua non sarebbe qui adesso!"
" Sei ancora arrabiato? Alla fine li ho trovati e poi come minimo ti
avrei fatto un favore!"
In tutta risposta riceve un colpo della cartella che Yuri teneva in
mano.
" Ahi!" esclama massaggiandosi la testa. " Adesso non diventerai mica
il maritino perfetto, che torna a casa presto e con gli amici beve al
massimo un bicchiere di acqua o se vuole esagerare, ordina dell'acqua
frizzante?!" dice imitando il tono di una persona dai modi raffinati.
" Beh adesso deve pensare a metter su la stirpe degli Ivanov!" aggiungo
io, che fino a poco fa assistevo all'ennesima disputa tra quei due.
" Kai, non ti ci mettere pure tu!" mi rivolge puntando un dito
minaccioso alla mia espressione divertita.
" Ahah! Ma te li immagini: una decina di marmocchi tutti dai capelli
rossi che corrono per casa inseguiti dal paparino con in mano pappine e
biberon!" aggiunge Boris, che con le lacrime agli occhi e piegandosi in
due dal ridere stava quasi per cadere dalla poltrona girevole su cui
sta seduto.
" Sì, continuate pure a sfottere!".
Atteggiamenti che lui ricambia con aria infastidita.
" Scusaci, ma sei uno spasso! Comunque gente, io torno al mio lavoro,
ci sentiamo, magari per una birra!".
Con un gesto lascia un saluto per poi uscire dall'ufficio di Yuri,
mentre io resto qui a dondolarmi sulla poltrona, sotto il suo sguardo
interrogativo.
" Allora Kai..." inizia con fare professionale "... come ti
è sembrata la situazione?"
Avendo intuito dove voglia andare a parare, decido di fermarmi e
assumere un atteggiamento serio.
" Mi sembra che vada tutto bene, no?"
" In che senso?"
" Lei, la bambina e lui: la famiglia perfetta!" concludo ironico.
" E questo non ti tocca per niente?"
Rimango qualche secondo a pensare: è quello che vorrei
capire anch' io.
" Avrai capito che quella bambina considera Rai suo padre..." spiega
poggiando pesantemente la schiena sulla sua poltrona.
Fin qui ci sono arrivato.
" D'altronde non potrebbe essere diversamente, visto che lei non sa e
non potrebbe sapere, dell'esistenza di un secondo padre... quello vero,
intento!"
Anche questo è vero.
" C'è da aggiungere che tutto ciò facilita
l'obiettivo di Anya..."
Si avvicina, poggiando i gomiti sulla scrivania. Mi sembra di essere
sottoposto ad una visita psichiatrica.
" Farle ignorare la tua esistenza!"
Proprio come immaginavo.
" E secondo te cosa dovrei fare? Ho provato a parlarle, ma non ha
voluto ascoltarmi!"
" Tu cosa?" chiede sorpreso.
Cazz...me lo sono fatto scappare!
" Diciamo che...sono andato in caffetteria per parlarle..." rivelo
sotto il suo sguardo incredulo.
" Non me lo sarei mai aspettato..." confessa divertito. " E cosa ti ha
spinto a fare ciò?".
" Adesso vuoi sapere troppo! Ti ho già detto abbastanza!"
spiego facendo in modo di porre fine a domande inutili.
" Ok, ok! Quindi tu sei andato da lei, senza ottenere risultato. C'era
da aspettarselo, non trovi?"
" Già... dovevi vederla, mi avrebbe ucciso davanti a tutti
se avesse potuto farlo!" aggiungo perdendomi in strani ricordi.
" Non dovrebbe sorprenderti, dopotutto tu l'hai mollata con una figlia,
senza pensarci due volte!".
" Non stavamo mica insieme!" spiego infastidito.
" E allora perchè siete stati insieme quella sera? Da quello
che mi risulta sei stato tu a cercarla!" domanda con arguzia.
" Sei un dottorino del cazzo, lo sai?" gli rivolgo minaccioso.
" E tu sei una testolina del cazzo, che ti conviene mettere a posto se
vuoi risolvere la situazione!" controbatte arrogante. " Ammettilo,
Kai..."
" Ammettere cosa?"
" Non devo essere io a dirtelo, dovrai arrivarci da solo e ammetterlo
una buona volta!"
" Vaffanculo, Ivanov! Con te non ci parlo più!" concludo
battendo un pugno sul tavolino.
Sul suo volto si dipinge un irritante sorrisino soddisfatto per
qualcosa che non ho ancora capito.Così decido di alzarmi e
andarmene.
" Comunque, Kai... " mi richiama ".., fossi in te, ci riproverei
un'ultima volta!".
" Buon lavoro!" mi limito a rispondere per poi uscire.
Cazzo di Yuri! Lui e le sue parole potrebbero riuscire ad ossessionarmi
per interi giorni, eppure mi ostino sempre a cercare in lui, a modo
mio, un qualche consiglio.
Provarci un'altra volta? Tzè...
************************************
" Non vuole alzarsi dal letto, dice che ha mal di pancia!" mi spiega
Rai arrivando in cucina.
" Mio dio! Questa scusa è vecchia ed è troppo
presto per cominciare ad usarla! Ci vado io!"
A passi pesanti mi dirigo nella stanza di Hope, dove la trovo nascosta
sotto le coperte, che decido di far volare in aria.
" Allora, piccola furfante, come mai non vuoi andare all'asilo?"
domando autoritaria.
" Mi fa male il pancino!" dice con voce docile, massaggiandosi la
pancia.
" Oh, ma davvero? Guarda che lo so che stai fingendo, birichina!"
" Mi fa male!" inizia ad agitarsi tutta sul letto, facendo smorfie di
dolore.
" Magari dice la verità, non ha più fatto
capricci per andare all'asilo e non credo che abbia qualche motivo per
farlo di proposito!" dice Rai, prendendo come sempre le sue parti.
" E va bene! Per stavolta ti credo!" dico arrendendomi " Ma, andremo
dal dottore per un controllo, ok?" .
Annuisce tranquillamente. Magari le fa male veramente, non ha mai
inventato scuse del genere fin'ora.
" Gliela porti tu? Io devo correre a fare una doccia e scappare!"
" Sì, tranquillo! Stamattina sono libera, andremo a fare una
visitina a Yuri!"
" Prego, può entrare il prossimo!" sento dire a Yuri dal suo
ufficio, non appena la paziente apre la porta per uscire.
" Forza andiamo!"
La prendo per mano ed entriamo.
" Hey, che sorpresa!" esclama sorridente Yuri.
" Ciao, sono venuta a portarti una piccola paziente" spiego puntando
gli occhi verso Hope.
" Ma è la più bella paziente che mi sia mai
capitata! Che hai?" le domanda dolcemente.
" Mi fa male il pancino..." risponde timidamente nascondendosi dietro
di me.
" Dunque, visitiamola!"
La prende in braccio e la fa distendere sul lettino, mentre io assisto
divertita a questa scena.
" Allora, dove ti fa male?"
" Qui!" dice indicando un punto della pancia.
" Se tocco qui ti fa male?"
Devo dire che Yuri ci sa fare, mi fa quasi tenerezza: chissà
quando decideranno i signori Ivanov a metter su famiglia, anche se
penso sia troppo presto per una cosa simile.
" Sì!"
" E qui?"
" Sì!"
" Cosa ha mangiato negli ultimi giorni?" domanda rivolgendosi a me.
" Beh... le solite cose! Riso, verdure, ieri sera ho cucinato del
pesce, ma non ne ha mangiato molto anche perchè Rai ha
comprato dei cioccolatini e ne ha mangiato qualcuno prima di cena!"
" Qualcuno?"
" Adesso che ci penso, stamattina ne mancavano parecchi..." sbarro gli
occhi " li hai mangiati tu?Hope!" le rivolgo con tono rimproveratorio.
" Mistero risolto!" afferma il dottore divertito " Golosa la piccola,
chissà da chi avrà preso? Non mi risulta che
Hiwatari impazzisca per le cose dolci!"
In tutta risposta riceve uno sguardo inceneritore: figuriamoci!
L'elemento alla base della sua alimentazione quotidiana sarà
l'aceto!
" Non posso crederci, ecco perchè non aveva fame!"
" Tranquilla, non è niente di grave, ti
prescriverò un innoquo farmaco, giusto per sicurezza!"
" Che peste! Da oggi solo brodino di verdure!"
" Beah!" risponde disgustata, strappando una risata a Yuri che inizia a
solleticarle la pancia.
" Allora, come va?" mi domanda d'un tratto.
" E' lei la paziente!" gli ricordo.
" No intendevo, come va con Kai?"
" Come dovrebbe andare, scusa? Che mi risulti, viviamo due vite
parallele!" rispondo infastidita.
" So che è venuto a trovarti..." vedo che la voce si
è sparsa "... e non me lo ha detto Hilary!" si giustifica
prima che io apra bocca.
Che gliel'abbia detto lui? Sorprendente!
" Sì è vero... ma ha fatto un buco nell'acqua!"
" Anya, senti, so che sei arrabbiata ma... che ti sarebbe costato
ascoltarlo per un attimo?"
Si dimentica per un attimo di Hope che resta coricata e giocherellare e
canticchiare da sola, mentre noi due siamo l'uno di fronte all'altro a
parlare di qualcosa per cui non ne vale la pena.
" Yuri, è ovvio che tu lo difenda e prenda le sue parti,
ma..."
" Ti sbagli! Io stesso gli sono stato contro nel momento in cui ha
deciso di fregarsene! Gli avrei volentieri spaccato in due il cranio
per vedere cosa avesse in quella sua testa; io non sto nè
dalla sua parte, e mi dispiace dirtelo, ma nemmeno dalla tua, anche se
hai tutte le ragioni per reagire così! Io sto dalla parte di
qualcun'altro..."
Continuo a fissarlo non riuscendo a capire bene a chi si rifesrisca.
I suoi occhi puntano su Hope " dalla sua! Che in tutta questa storia
non ha nessuna colpa e che sta vivendo in una sorta di menzogna!"
La osservo perdendomi in mille pensieri, mentre le parole di Yuri
continuano a insinuarsi nella mia mente. " So che Rai ha
cresciuto Hope come se fosse sua, ma guardiamo in faccia la
realtà: lui non è il vero padre e cosa farai
quando un giorno disgraziatamente verrà a scoprire la
verità? Ti chiederà chi sia e perchè
non ne ha mai saputo l'esistenza! E tu, a quel punto cosa dirai?"
" Dirò la verità: che se n'è fregato
nel momento in cui gli ho detto di essere incinta!" spiego freddamente.
" E che ha cercato di fare un passo avanti? Questo glielo dirai?"
Perchè continua con questi discorsi: sono assurdi!
" Yuri, è stato lui a decidere tutto questo,
esplicitamente!" scandisco bene l'ultima parola.
" Non pensi che il tuo sia solo un capriccio? Un modo per vendicarti?
La stai mettendo un po' troppo sul tuo piano personale, dimenticando
che il vero oggetto del discorso è ben altro!" controbatte
indicando sempre la piccola.
" Non è così!"
" Allora perchè non dargli una, almeno una,
possibilità? Io conosco Kai e se ti ha cercata ci
sarà sicuramente un valido motivo, penso che anche tu sappia
com' è fatto!"
" Appunto, so com'è fatto e non vale la pena preoccuparsi
più di tanto!"
" Anya tutti hanno il diritto ad avere almeno una seconda
possibilità! E tu... dovresti saperne qualcosa... o
sbaglio?".
Per un attimo mi perdo nei suoi occhi, sentendomi dentro una stretta
alla gola e allo stomaco: è vero, anche io ho avuto una
seconda possibilità! Nonostante tutto quello che gli ho
fatto, Rai mi ha perdonata e ha deciso di riprovarci...
" Devo andare a lavoro!" affermo rompenDo il silenzio e la tensione che
si era creata, con l'intenzione di porre fine a questa discussione.
Lui rimane un po' perplesso da questa mia reazione, non aggiungendo
nulla; così fa scendere Hope dal lettino e mi prescrive un
farmaco che andrò a ritirare in farmacia appena uscite da
qui.
" Non preoccuparti, domani si sentirà già
meglio!" mi rassicura porgendomi il foglietto che io afferro ma che lui
non sembra intenzionato a mollare, costringendomi ad alzare lo sguardo
verso di lui.
" Spero di non avere sprecato parole inutili..."
" Ti vedo già bene nei panni di psichiatra, Dottor Ivanov!"
mi limito a dire freddamente strappandogli il foglio dalle mani ed
uscire.
Ammetto che in tutto questo suo discorso, un filo logico c'era, ma cosa
dovrei fare? Loro non possono capire come io mi senta, nemmeno Hilary,
nonostante mi sia stata accanto, soprattutto in quel periodo
così buio.
E adesso mi chiedo...
Hanno proprio tutti il diritto ad avere una seconda
possibilità?
**********************
" Allora la farò contattare per telefono dalla mia
segretaria, per ultimare l'accordo".
" Perfetto, allora a presto!"
Con una stretta di mano saluto quest'uomo alto e baffuto, potenziale
cliente della nostra società, che ho invitato a pranzo per
spiegargli tutti i vantaggi del nostro progetto.
Finito l'incontro, mi metto alla guida della mia auto per raggiungere
casa e durante il tragitto il semaforo rosso mi obbliga a fermarmi. Con
un gomito fuori dal finestrino e reggendo il viso su una mano, aspetto
con fare annoiato che il verde si decida a comparire. La radio sta
trasmettendo alcune notizie, dalla strada provengono rumori assordanti
di ogni genere, e in tutto questo, chiudo per un attimo gli occhi
stanchi e appesantiti per poi riaprirli e notare in mezzo alla folla di
pedoni una signora, che attraversa la strada tenendo ben stretta la
mano della figlia. I miei occhi si perdono per un istante su quella
piccola figura, che mi porta a pensare a...Hope: è
così che l'ha chiamata, se non sbaglio. Ripenso ancora a
quella sera, a quando mi sono avvicinato a lei, ignara di chi io fossi
veramente, ma dopotutto, per lei sono veramente uno sconosciuto; ha
ragione il rosso: lei non potrebbe mai immaginare di avere un vero
padre ed Anya farà di tutto affinchè non lo venga
a sapere. Quindi, la prima mossa...
Il semaforo diventa
verde.
...deve partire per forza da me.
Credo che andrò a prendere un caffè...
Aperta la porta, segue quel fastidioso tintinnio che attira subito
l'attenzione della cameriera su di me. Il bancone è vuoto e
non sembra esserci traccia di lei. Sentendo su di me gli occhi di
quella ragazza, mi siedo ad uno dei tavolini, dopo essermi accorto che
da una porta dietro al bancone arrivano dei rumori: sarà
sicuramente lei.
" Desidera?" domanda la mora con tono pungente.
Devo essermi fatto già una cattiva fama qui.
" Potresti chiamarmi Anya?" le chiedo senza giri di parole.
" Mi dispiace, ma non è prevista nel menu! Qualcos'altro?"
ironizza furbetta, attendendo con carta e penna in mano.
" Molto divertente..." commento acidamente "... me la chiami, per
favore?" detto stavolta con un tono che non ammette repliche.
" Adesso non c'è...".
" Ma davvero? Dille che sono qui!"
Arriccia le labbra fulminandomi con gli occhi, avendo capito che so
benissimo che Anya si trova qui.
" Allora vado a vedere se è qui!" conclude acida tornando in
cucina.
Non mi conosce è già mi odia, segno che Anya le
avrà accennato qualcosa.
**************************
Mentre sistemo sugli scaffali la merce che ci è stata appena
consegnata, avverto da dietro le mie spalle la presenza di Dana.
" Anya, c'è un'ordinazione speciale!" dice con tono strano.
" E che sarebbe?" chiedo sorridente, continuando a fare il mio lavoro.
" Chiedono di te..."
Di me?
Incuriosita, la fisso con espressione interrogativa.
" E chi?"
" Sai... alto, capelli bicolore, occhi ametista..." cerca di descrivere
con fare di superficialità. " Insomma, il figo pazzesco
è tornato, e chiede la specialità della casa..."
La mia espressione si muta nel giro di mezzo secondo, rendendo
esplicito il disprezzo che provo nei suoi confronti.
" Dico che hai da fare e non puoi?" propone, convinta del mio consenso.
Imperterrito, decide di
presentarsi una seconda volta...
" Sì, grazie".
La mia risposta fa dipingere sul volto della mia collega un ghigno di
soddisfazione.
All'improvviso però le parole di Yuri mi fanno venire un
sussulto dentro, e la sua frase continua a echeggiare dentro di me
facendomi venire in mente delle cose che non avrei mai
immaginato di poter pensare.
"
Tutti hanno diritto ad una seconda possibilità... e tu ne
sai qualcosa!"
Credo di essere impazzita...
" Aspetta!" la fermo prima che esca. Si volta guardandomi perplessa.
" Ci...vado io!" rivelo sotto il suo sguardo contorto.
Rimetto al suo posto il barattolo che tenevo in mano e mi dirigo alla
porta passandole a lato.
" Anya... sei sicura?" domanda stavolta seria.
Segue un lungo sospiro da parte mia. " Non preoccuparti,
cercherò di non rompere nulla!" la rassicuro ironica per poi
uscire.
I miei occhi lo puntano subito, seduto ad un tavolo posto
più in fondo, con le spalle verso la mia direzione.
Vuoi parlare? Bene, sono
proprio curiosa di sentire quello che hai da dire!
" Mi cercavi?" domando apatica prendendolo di sorpresa.
Al suono della mia voce alza gli occhi e mi osserva con aria di
superficialità.
" Sì..."
" A cosa devo il tuo ritorno?" chiedo incrociando le braccia al petto
stando in piedi davanti a lui.
" Dobbiamo parlare, ricordi?"
" Bene, oggi sembra il tuo giorno fortunato, perchè ho
proprio una gran voglia di ascoltarti!"concludo sarcastica,
strappandogli un sorriso beffardo.
" Almeno siediti..." mi invita con un gesto della mano.
" Le mie orecchie ti concederanno pochi secondi, quindi non
c'è bisogno!"
" Siediti!" ripete non ammettendo repliche costringendomi a eseguire il
suo ordine.
" Avanti, parla!" lo invito educatamente ma evidentemente non ha capito
perchè la sola cosa che riesce a fare è fissarmi.
" Non ho ancora sviluppato la capacità di leggere nel
pensiero..." gli spiego ironica.
" Immagino che tu sappia di cosa io voglia parlarti..."
" No! O meglio... forse, ma voglio sentirlo da te!"
So che le parole non sono mai state il suo forte, quindi gli
renderò tutto un po' più complicato.
Avendo intuito che dalla sottoscritta non verrà alcun
incentivo o suggerimento, si vede costretto a usare il discorso di
emergenza, sempre se ne abbia preparato uno...
" Quella bambina..." inizia sospirando "... oramai non ci sono dubbi
che è mia...". Definirla mia
mi sembra un po' forte, ma lo lascio comunque proseguire. " Sembra
evidente, e non credevo che il cinese si sarebbe accollato una figlia
non sua..."
" Bada a come parli, Hiwatari!" lo avviso con tono brusco.
" Ovviamente questo ti ha facilitato molto nel tuo tentativo di usarlo
come presunto padre di quella bambina!"
" Io non ho usato proprio nessuno! Lui è stato libero di
fare ciò che voleva!" ribatto duramente stringendo un pungo
sul tavolo.
Ma chi si crede di essere per dire delle cose del genere? Come
può lui giudicare in questo modo?
" Ne sei sicura?" dice sporgendosi un po' più avanti mentre
io lascio trasparire un certo timore. " Allora perchè non sa
che ha un altro padre?".
" Perchè non ce l'ha e non ce l'avrà mai!"
rispondo senza esitare. " Tu potrai anche essere definito il suo padre
biologico, anche se la parola padre non ti si addice proprio, ma non
sei il suo vero padre, perchè un vero padre non abbandona e
se ne frega allo stesso modo di come Tu hai fatto! Un vero padre
è presente nel giorno in cui nasce, quando compie i suoi
primi passi, quando dice le sue prime parole... tu, in tutto
questo...dov'eri?"
Questa volta sono io a sporgermi più avanti, continuando a
gettargli queste parole in faccia, ma che non sembrano sfiorarla
neanche. " Ti credi che le cose funzionino così? Te ne vai,
poi ritorni, e la cosa si risolva con un battito di ciglia? No... mi
dispiace, ti sbagli di grosso!"
" Ammettilo, lo fai solo per vendetta!" controbatte.
" Io faccio solo quello che è giusto fare!" sibilo a denti
stretti facendo la mossa di dargli uno schiaffo ma che lui riesce ad
afferrare prontamente prima che arrivi alla sua mascella sinistra.
" Quindi ritieni giusto che lei pensi per tutta la sua vita che Rai
è suo padre? E cosa farai se un giorno il presunto paparino
decidesse di andarsene?".
" Non verrò di certo a piangere da te!" rivelo osservandolo
ostile negli occhi col braccio ancora teso e il polso tenuto ben fermo
dalla sua presa.
La tensione cresce a dismisura, i nostri occhi sembrano scambiarsi
forti scariche elettriche e il polso comincia seriamente a farmi male.
" Adesso basta! Ho ascoltato abbastanza!" affermo adirata cercando di
liberarmi dalla presa che lui molla all'istante.
" Io ci ho provato, ma evidentemente tu preferisci mettere davanti
delle questioni tue ancora più personali..." dice lasciando
sottintendere chissà che cosa.
" Per favore, sparisci dalla mia vista!"
" Ok... ma se per caso la tua vista vorrebbe farmi riapparire, qui
c'è il mio numero".
Mette sul tavolo una sorta di biglietto da visita che fa strisciare sul
tavolo verso la mia direzione, sotto il mio sguardo perplesso. " Molto
probabilmente non lo userai, ma almeno io potrò dire di
averci provato!" conclude con un ghigno soddisfatto dipinto sul volto.
Si alza e se ne va, ma i miei occhi lo vedono ancora seduto
lì, sebbene, in realtà restino a fissare il vuoto.
Sento la porta aprirsi e chiudersi due volte e subito dopo il vuoto
lasciato da Hiwatari viene riempito dalla figura di Boris, che mi
osserva stranito.
" Ho visto Kai che usciva da qui, non mi ha neanche salutato! Anya ci
sei?" mi chiede passandomi una mano davanti ripetute volte per
riportarmi alla realtà.
" Ultimamente viene troppo spesso il tuo amico!" sento dire a Dana,
probabilmente appena arrivata.
" Ma non mi dire... e che è venuto a fare?".
Restano in silenzio a fissarsi mentre io rimango come in
disparte,circondata da mille pensieri e un solo punto interrogativo
davanti:
qual
è la cosa giusta da fare?
Ciao ^_^
La storia prosegue e le cose cominciano a complicarsi seriamente, come
vuole la tradizione.
Kai va in caffetteria con l'intenzione di parlare con la nostra amica,
che rifiuta con grande soddisfazione.
Alzi la mano
Chi pensava che avrebbe accettato? (....@@@....nd Nessuno)
Chi pensava che avrebbe rifiutato? ( Io! nd tutti in coro)
La prima reazione penso sarebbe stata giusta farla così.
Yuri in questo capitolo sembra davvero uno psichiatra, psicologo che si
insinua nella mente delle persone, volgendo i loro pensieri secondo il
suo volere ahahah ( mi sto esercitando u.u NdYuri) ( Io me lo sogno
ancora la notte nd Boris ç_ç)
Dunque, dopo che la vocina di Yuri ha convinto tutti, Anya ha accettato
di parlare con Kai ma la discussione è stata un po' accesa,
Anya stava partendo col sinistro ma purtroppo (
<.<°ndKai) l'ha fermata.
Il capitolo si conclude ( con la mia apparizione ^o^ Nd Boris)
<.<° no, con Kai che lascia il suo biglietto da
visita.
Anya cade nell'abisso del dubbio... adesso oltre alle voci di Yuri,
sognerà anche quelle di Kai, dovrà seriamente
pensare a quello che deve fare.
Non so se si è capito, ma Kai in questo momento non
è che interessato alla bambina ( e nemmeno ad Anya in quel
senso XD) ma anche se vuole conoscere Hope lo fa più che
altro per una questione, come dire... per portare scompiglio va... XD
per non essere messo in disparte e vedere Rai prendersi dei meriti per
avere cresciuto sua figlia ( discorso contorto...o.o ma lasciamo
perdere XD)
Grazie come sempre a tutti voi che mi seguite!
Al prossimo aggiornamento.
<3 ciaoooo
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Capitolo 10 *** Una seconda possibilità? ***
...Questo ti ha
facilitato molto nel tuo tentativo di usarlo come presunto padre di
quella bambina!
Non era questo il mio obiettivo, e non lo è mai
stato, tuttavia è come se implicitamente ed
inconsapevolmente lo stessi facendo.
"Anya! Posso entrare?" domanda Rai bussando alla porta del bagno.
" S-ì!" rispondo cercando di spazzare via questi pensieri
dalla mente.
" Hey, cos'è? uno di quei bagni riflessivi?" se la ride
ironico dopo avere chiuso la porta, avvicinandosi a me, che sto immersa
nella vasca piena di acqua calda e schiuma, che emana un buon profumo
di vaniglia che mi rilazza tanto.
Lo fisso sorridendo dolcemente " Diciamo di sì..."
mischiando il tutto ad un filo di tristezza.
" Qualche problema?"domanda preoccupato inginocchiandosi e appoggiando
i gomiti sul bordo della vasca.
I secondi di silenzio che seguono gli fanno intuire la risposta. " Ho
capito, c'è qualche problema" afferma sospirando. " Ti va di
parlarne?".
Dovrei?
A dire la verità non vorrei, ma non riesco a tenere tutto
dentro, anche se già conosco bene le conseguenze.
" Ecco..." inizio titubante, cercando di trovare il modo giusto di
spiegare il problema.
" Sì..." mi incita a proseguire.
" ...Secondo te..." abbasso lo sguardo " hanno tutti occasione ad una
seconda... possibilità?". Non mi volto verso di lui,
perchè non ne ho il coraggio, tuttavia percepisco che la sua
espressione si è mutata.
Sposto solo gli occhi alla mia destra, rimanendo fissa nella mia
posizione.
" Credo che dipenda da un bel po' di cose, non credi?" afferma atono
continuando a fissarmi.
" E se... a-anche se questa persona non meritasse e tu vorresti farlo
solo per... il bene di qualcun'altro?" domando ancora una volta con
tono sommesso, questa volta incrociando il suo sguardo, che era proprio
come immaginavo: serio e quasi impassibile.
" Anya, io non penso che la persona a cui tu stia alludendo, avendo
questa possibilità, eviterebbe di fare del male a qualcuno"
dice d'un fiato, avendo capito, ovviamente, chi si nasconda
dietro alla persona, oggetto del mio "generale" discorso.
" Questo lo so, ma... tutto ciò ti porterà a
mentire a qualcuno a cui vuoi bene..."
" Rivederlo ti ha fatto porre tutti questi dubbi?" chiede infastidito.
Ecco perchè non ero sicura sull'intraprendere questa
discussione con lui: adesso si metterà in testa delle cose
che non c'entrano minimamente.
" Rai, non è stato il rivederlo a causare
ciò...ma il pensare al fatto che io stia mentendo a mia
figlia!" gli spiego chiaramente.
Bene, senza bisogno di chiarimenti, il discorso, dal generale
è passato automaticamente al particolare.
" Fino a qualche mese fa non ti dispiaceva l'idea..." continua irritato.
" Credi davvero che mi faccia piacere?" esclamo, sconvolta da questa
sua affermazione. " Sarà vero il fatto che fin dall'inizio
mi ero prefissata di non dire mai chi fosse il padre, ma mi
è costato molto e adesso mi sto rendendo conto che non mi
piace affatto! Hope sta crescendo nella convinzione che tu... sia suo
padre e non potrebbe fare altrimenti, perchè...
perchè tu sei sempre stato presente nella sua vita, sei una
persona importante per lei, sei stato come un padre...ma..." mi fermo
un attimo, rendendomi conto di star usando, forse, delle parole un po'
troppo forti nei suoi confronti e che l'ultima cosa che
aggiungerò non sarà altro che il colpo finale...
" Ma?" mi invita serio a continuare.
" Ma tu..." mi si forma un nodo alla gola. Anya, non dirlo... " Non sei
il suo vero padre...".
Perchè l'hai detto!
Stringe, dentro le labbra sigillate, i denti, abbassando lo sguardo e
muovendo gli occhi da un punto all'altro della vasca.
Lo ha sempre chiamato papà e a lui non sembra mai avere dato
alcun fastidio. Ogni volta che li vedo insieme mi viene una stretta al
cuore, perchè quel legame tanto forte che hanno creato non
è dovuto a un legame di sangue.
" Ti ha cercata, vero?" domanda prendendomi di sorpresa.
Non avrebbe senso mentire... " Sì..."
" Ti è bastato così poco per perdonarlo, o
è successo qualcosa in particolare?" il modo in cui ha
pronunciato questa frase mi ha completamente fatta raggelare, tanto da
farmi sembrare così fredda l'acqua che mi circonda.
" Rai..." libero in un sussurro " ma... che cos-... io non ho
perdonato proprio nessuno, e non è successo proprio niente!
Abbiamo solo..."
" Parlato?"conclude bruscamente.
" S-ì..."
" Va bene, spero solo che non abbiate parlato allo stesso modo di come
avete parlato quando io ero in Cina qualche anno fa!" conclude irritato
mettendo tra virgolette la parola "parlato"e alludendo a ben
qualcos'altro.
Si alza di scatto, uscendo dal bagno e lasciandomi completamente
spiazzata in due all'interno di questa vasca, la cui acqua oramai
sembra essersi ghiacciata.
Non può averlo pensato seriamente...
ma... dopotutto non posso biasimarlo visto che l'ho tradito veramente
già una volta.
Non si fida più di me, specialmente quando di mezzo
c'è lui.
Da due giorni Rai si sveglia ed esce abbastanza presto la mattina, e
durante la cena o a letto le nostre discussioni si limitano a piccole e
brevi frasi. Perchè si comporta sempre così?
Capisco la sua rabbia, ma lui dovrebbe anche capire me! Capisco che la
sua sarà gelosia, unita a disprezzo, rancore, ma deve capire
che la mia è stata una decisione sofferta, che poi, a dir la
verità, non ho neanche preso una decisione ancora. Tengo
quello stupido biglietto da visita in una tasca del mio grembiule e da
quel giorno ogni tanto mi capita di prenderlo e fissarlo pensando a
mille e mille cose; poi questi pensieri si spostano immediatamente
nella direzione delle "brutte cose" e mi fanno riposare quel biglietto
all'interno della tasca e maledire tutto. Anche adesso, per
esempio, lo fisso tenendolo tra il pollice e l'indice, come
nella speranza di trovarci una risposta scritta, apparsa magicamente.
Lo leggo e rileggo migliaia di volte al giorno, oramai ho imparato il
suo numero a memoria, e la cosa mi disgusta e non poco.
Non ho il coraggio di telefonargli, o forse non ne ho semplicemente
l'intenzione...
Sul retro del biglietto mi rendo conto , per la prima volta, dopo le
migliaia di volte che l'ho preso in mano, che oltre al suo numero vi
è scritto, a caratteri abbastanza piccoli, l'indirizzo
dell'azienda in cui lavora...
*********************
Sono nel mio ufficio a controllare delle fatture al computer, quando
d'improvviso squilla il telefono posto alla mia sinistra.
Senza distogliere la concetrazione dallo schermo, afferro la cornetta e
lo porto all'orecchio.
" Sì..."
" C'è una visita per lei!" . E' la mia segretaria,
che mi avvisa e mi programma tutti gli appuntamenti.
" Dì che ora non posso!". Non mi piacciono le visite a
sorpresa, di solito ricevo solo per appuntamento e le avrò
spiegato un miliardo di volte che l'unica cosa che dovrebbe limitarsi a
dire in questi casi è un semplice " Hiwatari non
è in ufficio al momento".
" Dice di chiamarsi Anya Sarizawa e chiede di vederla!".
Al suono di questo nome resto abbastanza sorpreso: lei è
venuta qui...
Seguono alcuni secondi di silenzio da entrambi i capi del telefono.
" Ok... falla entrare!" concludo riattaccando subito.
Rimango per un attimo perso tra pensieri confusi, finchè non
sento il rumore della maniglia abbassarsi; con un rapido gesto chiudo i
file che stavo controllando e mi posiziono meglio sulla poltrona
attendendo la sua entrata. La porta si apre e lascia spazio alla sua
figura che, con sguardo basso, fa qualche passo avanti e si chiude la
porta alle spalle. Alza gli occhi incrociando quelli miei, che per
quanto si stiano sforzando, credo lascino trasparire un po' di stupore.
Tuttavia non mi scompongo più di tanto, lasciando che sia
lei a fare una prima mossa.
" Ciao..." saluta fredda avvicinandosi e tenendo rigidamente la borsa
tra le mani.
" Ciao..." rispondo altrettanto, squadrandola per bene. " Accomodati"
la invito con un gesto della mano. Sposta gli occhi sulla poltrona e,
quasi esitando, decide finalmente di sedersi. " A dire la
verità, aspettavo una tua chiamata..." inizio, per rompere
questo silenzio.
" Lo so, ma ho preferito venire di persona".
" Come vuoi... e a cosa devo questa tua visita? Non credo sia una
visita di cortesia..."
" Infatti! Sono venuta per... per dirti che ci ho pensato e alla fine
sono giunta ad una conclusione"
Però, niente giri di parole inutili. Mi piace, Sarizawa.
" Bene, vuol dire che in qualche modo riesco ancora a condizionarti..."
commento beffardamente ricevendo uno sguardo inceneritore che spiega
tutto.
" Ad ogni modo...sono consapevole del fatto che quella che sto per fare
sarà una grande cazzata, ma... per giudicare se sia giusto o
sbagliato, ti concedo la tua possibilità..."
Ammetto di essere abbastanza sorpreso: non solo ci ha pensato,
è arrivata pure ad una conclusione e ha deciso di darmi una
possibilità? Resto a fissarla perplesso. " Ok, dove sta la
fregatura?".
" Hiwatari, ti sembra che io stia scherzando? La questione è
seria!"
" Lo so benissimo, ma mi sorprende il fatto che l'ultima volta che ci
siamo visti stavi per mollarmi un pugno e oggi vieni qui e cambi idea!"
spiego abbozzando un sorrisetto.
" Se ho cambiato idea... non è stato perchè mi
andava , ma perchè l'unica cosa che voglio fare è
cercare di mettere le cose in chiaro!"
" E dimmi... Rai sa di tutto questo?"
" Ok! Mi hai proprio stancata, hai sprecato la tua occasione!" . Si
alza di scatto per andare via, ma mi appresto a raggiungerla.
" No aspetta!" la fermo prendendola per il braccio.
" Non toccarmi!" sbraita infuriata.
" Ok, non ti tocco, ma siediti di nuovo!". Alzo le mani in segno di
resa sotto il suo sguardo furente su di me. Dopo essersi calmata decide
di tornare a sedersi, imitata da me, che stavolta decido di evitare di
parlare a sproposito.
" Kai, questo non è un gioco, che ti sia chiaro! Immagino
che tu non ne capisca un tubo, ma stiamo parlando di una bambina di 3
anni e se davvero è tua volontà conoscerla, ti
prego, anzi esigo la massima serietà e
responsabilità da parte tua!" spiega autoritaria ricevendo
un cenno di assenso da parte mia. " Lei non sa chi tu sia, e nemmeno
della tua esistenza, perchè lei considera suo unico e vero
padre Rai..."
Quante volte dovrò ancora sentirmelo ripetere?! Sembra che
ci provi gusto a dirlo.
" Ma... è giusto... che sappia la verità, che
esiste un altro padre, che non l'ha mai considerata e l'ha rifiutata
con grande stile nel momento in cui sua madre gli ha detto di essere
incinta..."
Ok, è ufficiale: si diverte veramente nel rinfacciare le
cose.
Brava, divertiti pure, per ora...
" Come potrai immaginare, lei è troppo piccola per capire
bene la situazione e credo che dirle, così di getto, -questo
individuo è tuo padre e non Rai- sarebbe traumatico o
addirittura inutile, perchè non capirebbe. Quindi... andremo
per gradi..."
Pero'...l'ha studiata bene la mammina.
" Cioè?"
" Cioè... per adesso non le diremo nulla,
comincerà a passare del tempo con te e vedere come si evolve
la situazione. Io non so COME reagirà nel vederti, SE gli
piacerà stare con te, dopotutto non ti conosce quindi
sarà compito TUO guadagnare la sua fiducia, cercare di farla
stare bene con te e solo quando sarà opportuno...... le
faremo capire chi veramente tu sia!" conclude minacciosa, convinta
della sua teoria. Rimango a fissarla contorto. " Allora? Prendere o
lasciare!" propone decisa sporgendosi più avanti.
Vuoi mettermi alla prova? Mi sono sempre piaciute le sfide, quindi
perchè tirarsi indietro... si tratta solo di una bambina.
" Se questo è il tuo strategico piano, per me va bene".
" Sappi che questa possibilità è unica e
irripetibile, Hiwatari: se fallisci... è finita!" mi avverte
alzandosi in piedi e dandomi le spalle per andare via.
" Quando?" domando facendola fermare.
" Ti farò sapere io!" si limita a dire per poi uscire.
Chiusa la porta, poggio pesantemente la schiena sulla poltrona.
Non è stato poi così difficile, sei crollata
subito, Sarizawa.
Come sempre.
************************
Fare tutto ciò mi è costato tantissimo: in quella
stanza le vene in testa continuavano a pulsarmi fin quasi a scoppiare e
appena uscita non mi sono certo sentita meglio: pensare di avere dato
tutta questa "fiducia" a Hiwatari mi ha fatto venire quasi la nausea,
infatti durante il tragitto di ritorno mi sono sentita venir meno fin
quasi a svenire; devo ancora scaricare la tensione e non
sarà facile. Adesso mi ritrovo seduta su una panchina di un
parco lì vicino a rinfrescarmi un po' le idee.
Starò facendo la cosa giusta?
Giunge la sera e arrivata a casa, sento nell'aria un buon profumo di
cibo e questo mi porta a pensare che oggi non ho mangiato proprio
nulla. Posate le mie cose raggiungo la cucina, dove trovo Rai a
mescolare qualcosa che bolle in pentola e il cui odore mi apre
d'improvviso l'appetito. Sarà sicuramente ancora arrabbiato
con me, infatti, pur accorgendosi della mia presenza non mi ha degnata
di uno sguardo.
" Hey, ti sei messo ai fornelli..." gli rivolgo per attirare la sua
attenzione.
" Già... ho finito presto e ne ho approfittato per fare
qualcosa di speciale per festeggiare..." spiega lanciandomi una veloce
occhiata indifferente.
"Festeggiare?" domando perplessa.
" Non mi dire, hai dimenticato il compleanno di tua figlia?" .Richiude
il coperchio della pentola e si dirige in salotto lasciandomi qui, a
occhi e bocca aperti.
Oggi... cavolo, mi è passato completamente di mente!
Scuoto la testa per riprendermi " Come ho fatto a
dimenticarmelo..." continuo a chiedere più a me stessa che a
lui.
" Forse in questo momento hai altri pensieri per la testa!" ribatte
tagliente.
" Dov'è adesso?".
" Nella sua camera".
A grandi passi mi avvio nella sua cameretta, dove la trovo a pettinare
una bambola, che non credo di avere mai visto.
" Piccola mia! Tanti auguri!!" esclamo allegra ma anche un po'
dispiaciuta per avere dimenticato una cosa così importante.
La prendo in braccio, sbaciucchiadola e coccolandola come piace a lei.
Ci raggiunge Rai che si appoggia ad uno stipite della porta a fissarci.
" Oggi ho fatto 4 anni!" dice contenta, indicando con le dita il numero
quattro.
" Ma stai diventando troppo grande!" esclamo buttandola nel letto ed
iniziando a solleticarla.
" Papà mi ha regalato la bambola!"
" Oh..." mi fermo un attimo a fissare il regalo per poi poggiare i miei
occhi su Rai che a sua volta appare sereno.
" E' davvero bella... hai proprio un super papà!" le dico
persa tra i miei pensieri, mentre Rai lentamente se ne va.
" Gioca un altro po' e poi vieni a cenare, ok?"
" Ok!"
La lascio sola e raggiungo Rai che si è seduto sul divano
con aria pensierosa. Io non voglio che questa storia cambi i rapporti
che si sono creati tra noi, e soprattutto tra lui e la bambina; non
voglio che Hope dimentichi chi sia lui e quanto le voglia bene.
Farò di tutto affinchè ciò non accada.
Mi siedo sul tavolino di fronte a lui, che dopo alcuni
secondi a fissare le sue ginocchia, decide di alzare lo sguardo verso
di me.
" Rai... io voglio che tu capisca il perchè lo stia facendo"
" Lei non è mia figlia ed è giusto che sia tu a
predere le decisioni più importanti, anche se continuo a non
essere d'accordo con te, ma... vista la situazione, se credi che lei
debba saperlo... sei libera di farlo"
Non capisco se sia sincero o sia un modo pungente per farmi sentire in
colpa.
" Io non voglio che questo influenzi il nostro rapporto!"
" Ne dubito, tuttavia... se la tua decisione è stata presa
per il bene di Hope... ben venga" non sembra molto convinto di
ciò che ha appena detto, ma mi sembra sincero. " Ma devi
promettermi una cosa!"
" Dimmi" lo invito a proseguire.
" Non dovrai mai incontrare Hiwatari se non per prendere o lasciargli
Hope!" mi fissa intensamente negli occhi attendendo una mia risposta.
" Certo! Non succederà, promesso!" lo rassicuro prendendogli
una mano.
Questo non potrà mai accadere: non lo deluderò
stavolta, voglio che capisca che in me può porre tutta la
sua fiducia.
" Tu, cosa hai fatto??" domanda sbalordita Hilary.
" Non lo so, mi sento pentita ma allo stesso tempo credo di avere preso
la decisione giusta... sono troppo confusa"
" Ma... ma lui è davvero convinto di volerla conoscere?
Insomma, la cosa che più mi sorprende di tutta questa storia
è che Kai stesso aveva detto a Yuri che non gli sarebbe mai
importato niente della bambina e pochi giorni dopo viene a cercarti?"
" La cosa ha sorpreso anche me! Io non so cosa gli abbia fatto cambiare
idea e se dovessi scoprire che lo ha fatto solo per i suoi malefici
scopi, giuro che finirà male!"
" In effetti! Anya, però ... fossi in te, più di
Hiwatari, io mi preoccuperei di qualcun'altro..." afferma lasciando
sottintendere qualcosa.
" Non capisco..."
" Ti ricordo che se la bambina dovessere passare del tempo insieme a
Kai, questo implica che... dovrà pure avere a che fare con
Eva!"
Al suono di questo nome sbarro gli occhi furente.
" Cavolo! Mia figlia dovrà interagire con quella... brutta
...! Che diamine! Per me è già una preoccupazione
lasciarla nelle mani di Kai, figurati con quella, che sarebbe capace di
fare qualunque cosa!" aggiungo innervosita.
" Scusa, non volevo metterti questi pensieri in testa..." si scusa
pentita.
" No no, hai fatto bene! Devo avere tutto chiaro prima di dare inizio a
questa pagliacciata!"
" E quando dovrebbe... iniziare?" chiede cautamente.
Bella domanda. Sono passati già due giorni e non ho ancora
preso una decisione.
" Presto... credo" rispondo poco convincente.
**********************
" Senti Kai, stasera i miei organizzeranno una cena in famiglia e ci
hanno invitati"
" Quante volte ti ho detto che non devi mettermi in mezzo in queste
occasioni, sono una palla mortale!" le spiego per l'ennesima volta.
" Sei sempre il solito! Vuoi lasciare che ci vada da sola? Non ho
più scuse da inventare per giustificare la tua ennesima
assenza"
"Beh non andarci, fai prima!"
" Non posso non andarci!"
" Chi ti obbliga?"
" Nessuno, sono i miei e sono tornati e vogliono fare una cena, punto e
basta!" conclude incrociando le braccia al petto fissandomi minacciosa,
ricambiato dal mio che non è certo da meno.
" E va bene...". Alla fine vengo costretto a cedere, anche se senza
alcun entusiasmo.
" Bravo, amore! Per questo ti adoro!" esclama facendo la tenera e
stringendo il mio mento tra il pollice e l'indice sotto il mio sguardo
infastidito. D'un tratto squilla il mio telefono e sul display compare
un numero che non mi pare di conoscere.
" Pronto?"
Seguono alcuni secondi di attesa.
" Kai, sono Anya"
Al suono di questa voce sbarro gli occhi, facendo incuriosire anche Eva
che mi sta di fronte che beve il suo drink e mi fa dei cenni come a
voler capire cosa succeda.
" Kai, mi senti?"
Cazzo... Da giorni aspetto la chiamata e la ricevo proprio nel momento
meno opportuno.
" Sì, parla ti sento..." le rispondo, fingendo di parlare
con chissà quale collega o amico.
" Se sei ancora intenzionato per quella cosa, ti comunico che ho preso
una decisione..." dice con tono freddo.
" E quando?"
" Oggi pomeriggio"
Doppio cazz...
" Che succede?" mi bisbiglia Eva.
Gli faccio cenno di stare tranquilla, mentre penso ad una soluzione.
Se mando tutto all'aria al primo tentativo, Anya me la farà
pagare per tutta la vita, mentre se do buca ad Eva...
Beh in fondo chi se ne frega, non volevo neanche andarci: ottima scusa!
" Va bene! A che ora?"
" Verso le sei andrò a prenderla all'asilo, ti aspetto
lì, si trova tra il parco e il liceo, ti aspetto
lì davanti... e sii puntuale Hiwatari!"
" Ok..."
La telefonata termina senza saluti e posato il telefono vengo costretto
a dare spiegazioni a Eva, insospettita da questa chiamata.
" Allora?"
" Allora, mi sa che non potrò venire alla cena, mi
dispiace!" le spiego schiettamente.
" Cosa? Ma perchè? Chi era al telefono?"
" Era... era un collega, mi ha detto che dobbiamo vederci per una
cosa... importante" rispondo schivamente.
Sì... più o meno è così.
" E non potete rimandare?"
" E perchè voi non potete rimandare la cena?"
" Hiwatari!"
" Hernandez, questioni di lavoro che non si possono rimandare!" le
rivolgo beffardamente.
" E ora che gli dico? Ci vado da sola?" ribatte infuriata.
" Perchè non ci porti Boris, sono sicuro che
accetterà volentieri e magari piacerà ai tuoi
più di me!" concludo ironico alzandomi e andando a pagare il
conto.
" Dì la verità, è solo una scusa per
dare loro buca l'ennesima volta!" la sento rimproverarmi senza ricevere
alcuna risposta da parte mia.
Sì, diciamo che mi è servita anche come scusa.
Non ho mai sopportato i suoi e tanto meno le cene di famiglia. Conosco
i suoi genitori ma non abbiamo mai avuto modo di interagire come si
deve, visto che sono il ragazzo di sua figlia. Non gliene è
mai importato , a dire la verità: hanno solo voluto sapere
le condizioni finanziarie, dopodichè hanno dato il permesso
a sua figlia sia di seguirni in Russia che di andare a convivere. Ma
ogni tanto devono rompere le palle con una delle loro cene che servono
da scusa per presentarmi al resto della famiglia.
Anche se alla fine avevo accettato, ne sarei comunque uscito in qualche
modo e prontamente mi si è presentata l'occasione favorevole
per fuggire.
A dire la verità non mi sento poi così
tranquillo: adesso che ci penso dovrei andare a presentarmi a mia
figlia, non in qualità di padre,ma in qualità
di... beh non so bene cosa!
Devo ammettere che sono agitato e non più molto convinto
della cazzata che sto facendo...
**************************
"Hope prendi le tue cose, la mamma è venuta a prenderti!" la
avvisa la maestra.
" Mamma, ti piace il mio disegno?" dice contenta porgendomi un foglio
mentre camminiamo con le mani afferrate . " Mamma..." continua a
chiamarmi per attirare la mia attenzione.
" Sì, molto bello..." le rispondo senza neanche guardarlo,
persa tra mille pensieri e preoccupazioni.
Usciamo dall'edificio e varcato il cancello noto alla mia sinistra
un'auto blu parcheggiata vicino al marciapiede e Hiwatari appoggiato su
di essa che ci osserva con la sua solita aria indifferente.
Rimango per un attimo così, sospesa nel vuoto a fissarlo.
Eppure, speravo che non si presentasse.
Tengo ben forte la mano di mia figlia e la invito a seguirmi.
" Hiwatari, che puntualità..."
" Non ho voluto dartela vinta, scommetto pensavi che neanche mi sarei
presentato..." risponde beffardo.
I suoi occhi si spostano subito dopo su mia... sua... mio dio...
insomma, su Hope che lo osserva con quei suoi occhi così
vivaci.
" Allora? che si fa?" mi domanda.
" Ho pensato che potreste passare del tempo insieme..." a questa frase
fa una strana espressione.
" Noi due da soli?"
" E con chi sennò? Guarda che se non sei più
convinto puoi benissimo tornare indietro! faremo finta di non esserci
mai detti niente!" gli spiego senza giri di parole.
Mi lancia una brutta occhiata: ma che cosa si era masso in testa? Non
siamo qui per giocare.
" E' quello che ti piacerebbe a quanto ho capito! Non mi tiro indietro,
puoi stare tranquilla"
Più che conoscere sua figlia, mi sembra che stia giocando a
sfidarmi, ma faccio comunque finta di non capire.
" Se sei proprio così deciso, allora bene! Ma sappi che ci
sono delle regole da rispettare...". Lo vedo portare gli occhi al cielo
in maniera infastidita. " E' inutile che fai quella faccia! Io ti sto
lasciando nella mani una bambina di quattro anni, quindi ci sono delle
cose che puoi e non puoi fare: prima cosa, NON devi perderla di vista
nemmeno un instante, ti avviso che è abbastanza vivace e
capricciosa! Secondo: NON devi portarla in luoghi squallidi o farla
parlare con persone Squallide e sconosciute!"
Mentre io gli detto le mie regole, lui sembra come essere divertito
dalle mie parole. " E terzo, ma non per questo meno importante... Non
devi fumare e dire volgarità in sua presenza!" concludo
autoritaria.
Il suo sorrisetto si trasforma in un'espressione irritata.
" E queste me le chiami regole? Che cazzo faccio nel frattempo se non
posso fumare?" chiede infastidito.
" Hai già perso due punti: hai appena usato una parolaccia e
cercato di andare contro le mie regole, alla prossima obiezione ce ne
andiamo!" gli faccio capire seriamente.
" E va bene, come vuole lei... mammina!"
Mi abbasso verso Hope,per spiegarle in qualche modo la situazione,
mentre lui resta in disparte a fissarci.
" Tesoro..." inizio sospirando, sistemandole una ciocca dietro
l'orecchio. " Adesso tu vai con Kai, per un po', mentre la mamma va a
fare la spesa e prepara la cena, ci vediamo più tardi, va
bene?"
" E chi è lui?"
Domanda arguta, piccolina.
" Ecco... lui è..." incerta sulla risposta mi volto verso di
lui per qualche suggerimento " ecco... un amico... di Yuri!" spiego
cercando di essere convincente. " Mi prometti che farai la brava?"
Annuisce tranquillamente. " Per qualunque cosa basta dirgli che vuoi
tornare a casa, ok?"
" Sì"
" Bene..."
Mi alzo e mentre Kai sale in auto , io posiziono Hope in macchina,
allacciandogli bene la cintura di sicurezza.
Chiudo la portiera mentre il finestrino si abbassa: la sensazione che
ho dentro è molto strana.
" Hiwatari... guida con cautela!" gli raccomando seria.
Non ricevo risposta, solo uno dei suoi sguardi che sembrano dare
consenso.
Saluto con una mano la piccola, che ricambia quasi divertita, mentre
l'auto inizia ad avanzare fino a scomparire.
Lei non sa nulla e ancora non sa chi è quell'uomo che da
oggi in poi vedrà più spesso.
*********************
" Dove stiamo andando?".
" Eh... a casa mia" le rispondo tenendo gli occhi fissi sulla strada.
E' una situazione talmente strana che non mi sembra vera: sono in
macchina con mia figlia e la sto portando a casa mia. Eva non
è in casa, quindi, non dovrebbero esserci problemi.
" E a casa tua ci sono i giocattoli?"
I cosa?
" No, mi dispiace!"
" Perchè?"
Sono passati cinque minuti e mi ha già inondato di domande:
sì, ha preso decisamente dalla madre.
" Perchè non mi piacciono..." rispondo indifferente.
" E non ci sono bambini?"
" No, non ci sono bambini! E adesso fai silenzio, non parlare quando
guido!" le rimprovero con tono che la fa leggermente intimorire. E'
meglio che non mi fa spiazentire, o saranno cavoli amari!
Il viaggio prosegue in silenzio e arrivati a destinazione la faccio
scendere dall'auto dicendole di seguirmi. Lei ingenuamente mi porge la
mano ma io, indifferente, proseguo sino alla porta principale,
lasciandola una decina di passi indietro. Mi raggiunge correndo mentre
io infilo la chiave nella serratura. Appena entrati si
osserva meravigliata in giro, camminandomi a fianco.
Dio, è talmente piccola che mi arriva appena al ginocchio,
ho paura persino a guardarla per timore che potrebbe rompersi.
La mia testa comincia decisamente a entrare nel pallone e guardandomi
in giro, penso e ripenso a quello che potrei fare: ma cosa si fa in
questi casi?
" Vieni in salotto..." la invito facendole un cenno. Mi siedo
sul divano mentre lei rimane qui vicino, in piedi a osservarmi
perplessa. Non ha più detto una parola. Che l'abbia
spaventata? Forse è meglio fingersi gentili, non so cosa
passi nella mente di un bambino. " Che fai? Siediti!"
Prontamente si avvicina e con difficoltà cerca di
arrampicarsi per salire sul divano. Rimango a fissarla stranito e quasi
divertito dai suoi modi di fare: cavoli, è proprio uno
scricciolo che non arriva nemmeno a sedersi su un semplice divano. Con
un gesto della mano le do una lieve spinta sul sedere che la aiuta a
salire ed accomodarsi.
Superato questo ostacolo ci osserviamo due secondi negli occhi per poi
tornare a fissarci intorno. C'è un silenzio talmente
imbarazzante che lo scandire dei secondi dell'enorme orologio posto ad
una parete mi sta decisamente urtando i nervi.
Muovo nervosamente le dita sulle gambe alla ricerca di una soluzione.
Kai, pensa: cosa potrebbe fare una bambina?
Abbiamo già messo in chiaro dell'inesistenza di giocattoli e
di altri bambini in questa casa, l'unica cosa che potrebbe interessarle
sarebbe la televisione.
" Ti va di guardare la televisione?"
Devo ammettere che il suo sguardo mi mette quasi in soggezione.
" Sì sì!" annuisce allegra.
Accesa la tv, comincio ad andare alla ricerca di qualche programma che
rientri nei suoi interessi.
" Cosa vuoi guardare?"
" I cartoni animati!"
" E... dove li fanno?"
" Non lo so..."
E giusto, come potresti saperlo.
" Andiamo alla ricerca di questi cartoni animati..." penso ad alta
voce, continuando, senza sosta a fare zapping.
" Quello lì!" , mi indica di tornare indietro.
Torno al canale 56, dove stanno trasmettendo uno strano cartone animato
con dei maialini rosa che indossano vestiti e non fanno altro che
sparare cazzate e cantare come deficienti. Anche se tutto
ciò mi fa venire voglia di cavarmi gli occhi, sembra che a
lei piacciano quindi decido di lasciarglielo guardare.
Passa un quarto d'ora circa, ed io , dalla posizione attiva sul divano
sono decisamente passato alla posizione annoiata, reggendomi la testa
su una mano e con gli occhi semichiusi.
Sembra essersi scordata della mia presenza e continua a canticchiare
allegramente delle canzoncine che mi stanno facendo scoppiare le
tempie.
L'astinenza dal fumo comincia a farsi sentire e una sigaretta per
placare il nervosismo sarebbe l'ideale.
Se la lasciassi qui da sola, sul divano, non se ne accorgerebbe
neanche... quindi potrei anche allontanarmi solo per due minuti.
Senza che lei se ne accorga, mi alzo furtivamente per raggiungere la
porta e uscire in giardino per fumare, in tranquillità, una
beata sigaretta lanciando, ogni tanto, un'occhiata dentro, attraverso
la finestra, in modo da averla sotto controllo.
Che situazione...
*********************
Sono al supermercato, in fila per pagare il conto ma la mia mente
è altrove. Non faccio altro che osservare spazientita
l'orologio pensando al fatto che mia figlia è con
quell'idiota da quasi un'ora e la mia preoccupazione non fa che
accrescere ogni secondo che passa. Non vedo l'ora di riaverla con me
per porre fine a quest'ansia.
" Prego, tocca a lei!" mi invita gentilmente la cassiera.
Chissà dove l'avrà portata e cosa staranno
facendo.
" Sono 10.60 in tutto!"
Non ha ancora chiamato, dunque presumo che Hope non stia avendo alcun
problema.
" Ecco a lei il resto, arrivederci!"
" Arrivederci!"
Prese le buste esco dal supermercato per dirigermi a casa, dove mi
aspetta Rai, a cui ovviamente dovrò spiegare dove sia Hope.
Questa sarà una giornata da dimenticare...
*************************
Finito l'ultimo tiro, butto la cicca in un cestino e rientrato in casa
mi accorgo che l'allegra bambina che avevo lasciato canticchiare sul
divano, adesso, di fatto, non c'è più.
" Ma dove cazzo è andata a finire?" mi chiedo guardandomi in
giro.
Ho distolto lo sguardo solo due secondi ed è già
svanita?!
Salto da una stanza all'altra del piano terra, guardando perfino sotto
al tavolo, dentro alcuni sportelli, ma nessuna traccia.
" Hope! Hope, dove sei?" la richiamo ad alta voce.
Perlustrato il piano terra decido di dirigermi al piano di sopra,
aprendo qualche stanza nella speranza di trovarla.
Ma non può essere sparita nel nulla! Ci manca solo che si
perda...
All'improvviso sento alcuni rumori provenire dalla mia camera da letto
e a passi veloci mi dirigo lì, aprendo la porta e trovandola
saltellante sul letto con in mano quelli che sembrano i trucchi di Eva.
" Scendi da quel letto!" le dico prendendola in braccio bruscamente e
togliendole le cose di mano.
" Ma io volevo giocare!"
" Beh non puoi giocare con queste cose!" le rimprovero cercando di
rimettere a posto il cassetto di Eva, in modo che non si accorga di
nulla.
" Ma la mia mamma mi fa giocare con queste cose!"
" La tua mamma adesso non è qui, quindi fai quello che dico
io!" le spiego autoritario.
La prendo per mano, trascinandola al piano di sotto ma all'improvviso
sembra opporre una certa resistenza.
" Che cosa hai adesso?"
" Devo andare in bagno!" risponde timidamente.
La fisso intensamente negli occhi e prendendola per la vita la alzo
sino a portare i suoi occhi all'altezza dei miei. Adesso che ci penso
ho dimenticato di chiedere ad Anya una cosa molto importante...
" Non porti... il pannolino, vero?" domando preoccupato.
Scuote la testa, in segno di risposta negativa
" Meno male! Il bagno è qui!"le indico aprendole la porta. "
Non combinare guai!" le raccomando severamente.
Si chiude in bagno lasciandomi in corridoio a emettere un sospiro di
sollievo: che fortuna, al solo pensiero di cambiare un pannolino mi si
sarebbe rivoltato lo stomaco e a quel punto l'avrei volentieri ceduta
di nuovo alla madre nel giro di cinque minuti.
Passano alcuni secondi e mentre le mie orecchie sono ben tese ad
ascoltare eventuali strani rumori provenienti dal bagno, vengo preso di
soprassalto dal suonare del campanello della porta principale.
Mi dirigo al piano di sotto e aperta la porta...
" Tadà, hai qualche minuto da dedicare ad un tuo amico?"
esclama allegramente Boris " Ho portato due birre!" . Mostrando le
bottiglie, si fa spazio per entrare.
Ci mancava solo lui...
" Veramente avrei da fare" rispondo scocciato.
" Poco fa è venuta Eva da me a sgolarsi per quello che le
hai fatto, dovevi vedere com' era infuriata! Le hai dato l'ennesima
buca eh? Ma la prossima volta non propormi come tuo sostituto,
perchè se veramente me lo avesse chiesto, non ci sarei
andato neanche a via di frustrate!" racconta divertito dirigendosi in
salotto seguito da me, che con gli occhi al cielo, cerco una scusa per
mandarlo via.
" Beh, non ho intenzione di andarci neanche io, ma come ti ho detto
adesso ho da fare, puoi rialzare le chiappe dal divano ed andartene?"
lo invito educatamente indicandogli la porta da cui è
entrato.
Comincia a fissarmi contorto.
" Mi stai seriamente mandando via?"
" Ebbene sì!"
" Ma perchè? Tanto lo so che non hai niente da fare e..." la
sua frase viene interrotta da un rumore proveniente dal piano di sopra.
Sarà sicuramente Hope che avrà chiuso la porta
del bagno.
Cavolo, non voglio che sappia...
" Aaah adesso ho capito" sussurra divertito " hai veramente da fare?
Eh? "
" Senti, non è come pensi, ora vattene subito!" lo affretto
a dentri stretti dopo avere sentito i passi della piccola che sta
scendendo.
" Perchè non me la presenti?"
"Ti ho detto di sparire!"
" Voglio solo vederla e poi con una scusa me ne vado!"
E' sempre il solito deficiente che si diverte a rompere le palle nei
momenti meno opportuni.
Seguono una serie di espressioni minacciose e battibecchi da entrambi i
lati, finchè Hope non scende l'ultimo gradino e si avvicina
a me dicendo " Ho finito!".
Dopo averla fissata due secondi ed essermi domandato se abbia tirato lo
sciacquone, volgo lo sguardo su Boris...
" Oh porca vacca..." afferma a bocca e occhi spalancati, osservandoci
sbalordito. " Tu... lei... lei, tu..." comincia a balbettare e dire
cose poco sensate.
" Sì, io e lei, adesso ti è tutto chiaro?" chiedo
irritato.
" Chiarissimo!" conferma con un sognante okay con la mano.
" Ritorna a guardare la televisione, Hope! Senti, come vedi sono
seriamente impegnato, quindi sparisci!" gli ordino autoritario.
" Sparire? Non posso perdermi questa scena d' importanza mondiale: Kai
Hiwatari che passa un allegro pomeriggio con la figlioletta appena
ritrovata, è meglio del cinema!" esclama con un leggero tono
che sa di presa in giro.
" Se non sparisci ti spacco la faccia!"
" Non vorrai sembrare violento davanti ad una dolce bambina, che
esempio saresti? Hope, vuoi che anche io guardi i cartoni animati con
te e papino?" le dice sedendosi al suo fianco, ignorando completamente
le mie minacce.
Porto gli occhi al cielo: adesso dovrò badare a due bambini.
" Facciamo spazio a papino Kai, forza siediti qui!" . Mi indica un
posto sul divano, col suo fare demenziale, mentre i miei occhi
fulminano i suoi, che sono parecchio divertiti.
Decido , di malavoglia, di sedermi, mettendo la piccola in mezzo tra me
e Boris, che continua con i suoi punzecchiamenti che non fanno altro
che dare linfa vitale al mio istinto omicida.
" Che bello, Kai! Guardare questi animali canterini ti farà
recuperare la tua infanzia perduta ahah!"
A questa frase, la tentazione si fa più forte e senza che
Hope se ne accorga con una mano da dietro la schiena prendo il braccio
di Boris, torcendolo il più violentemente che posso.
" Ahi ahi, ahi, ok ok non parlo più!" dice a denti stretti
contorcendosi dal dolore.
Passata un'altra mezz'ora, anche l'entusiasmo di Boris si spegne e
decidiamo di stappare le bottiglie e riprenderci con una birra, visto
che non possiamo allontanarci per fumare.
" Devo dire che non ti ci vedo proprio nei panni di padre!"
" Vuoi che te lo spezzi del tutto quel braccio?" lo minaccio serio.
" Ma come mai hai cambiato idea?"
" Perchè... beh non sono affari tuoi!" concludo schivamente.
" Non mi dire che si è fatto sentire il tuo istinto paterno,
perchè non ci credo!" afferma investigativo.
" Non lo so , ok? Diciamo che non voglio che cresca credendo che quel
cinese sia suo padre..."
" Aaah e magari farai anche un pensierino per la madre..." dice
lasciando sottintendere qualcosa.
" Non me ne frega un corno della madre!"
" Certo, certo... sai cosa mi spaventerebbe se fossi in te?"
" Cosa?"
" La reazione della biondina!"
" Già, ancora non sa e non immagina niente..."spiego posando
la mia bottiglia mezza piena sul tavolino.
" Forse se mettessi incinta anche lei, riusciresti a pareggiare i
conti" dice ironico.
" Tzè, ma neanche per sogno!"
Mentre siamo impegnati in questa conversazione che per i miei gusti si
sta dilungando un pò troppo, ecco che i miei occhi si
spostano casualmente su Hope e quasi non escono fuori dalle orbite.
" Ma che cazz... Sputa quella birra!"
La vedo intenta a bere dalla bottiglia che avevo lasciato lì
sul tavolino e appena si sente rimproverata stacca la bocca dalla
bottiglia e un bel pò di birra si riversa sui suoi vestiti,
lasciandole delle belle macchie circolari, che anche se si
asciugheranno, lasceranno un bell'odore di alcol.
" Porca puttana, non posso distrarmi due secondi!" affermo
infuriato tenendola sospesa in aria tra le mani. " Boris, passami quel
fazzoletto!" gli ordino.
" Ahah è un'alcolizzata proprio come te! La bottiglia
è quasi vuota, ci dà già dentro,
dovresti esserne orgoglioso" commenta divertito.
" Adesso che cazzo faccio! Tua madre sentirà sicuramente
l'odore di birra!".
" Voglio la mamma..." dice quasi piangendo.
" Non iniziare a piangere!" le rivolgo spazientito.
" Ecco che paparino si incacchia!" aggiunge Boris canterellando.
" Sì! Si incacchia e parecchio se non sparisci pure tu!"
" Perchè s'incacchia?" domanda la bambina.
Al suono di questa frase entrambi sbarriamo gli occhi, per poi fissare
in contemporanea la piccola che con gli occhi rossi e viso imbronciato
ci osserva come un cucciolo bastonato.
" No, no! Dimentica questa parola! Non si deve dire!" le raccomando
prontamente.
" Bell'esempio..." se la ride il mio amico.
Regola numero tre, Kai: non dire parolacce in sua presenza.
"Voglio la mia mamma!" ripete ancora una volta, strofinandosi gli occhi.
" Senti, adesso la chiamiamo, però prima puliamo i tuoi
vestiti... in qualche modo!" le spiego guardandomi intorno alla ricerca
di una soluzione.
" Forse se la metti sotto la doccia, con un pò di sapone,
sparisce l'odore..." suggerisce Boris.
" Dici?" chiedo poco convinto ricevendo una risposta altrettanto meno
convincente.
E così la portiamo al piano di sopra, in bagno, e riempita
la vasca...
" Bene, puoi fare il bagno qui..." le dico indicandole il punto
raggiungendo il ciglio della porta per andarmene.
" Ma io non lo so fare" mi spiega stranita.
" Beh in effetti, Kai, ha solo quattro anni...dovresti aiutarla"
" Stai scherzando? "
" Penso proprio di no, amico! Beh io toglierei il disturbo,
devo andare... ciao piccolina, ciao paparino!" saluta dandomi una pacca
sulla spalla per poi, subito dopo andarsene.
" Boris! Boris! E' stata tua l'idea..." lo richiamo, ma lui se
l'è già svignata, lasciandomi qui in piedi
davanti a mia figlia che mi fissa stranita.
Devo dire che come primo giorno di padre è stato un
successo: non solo le ho fatto bere quasi mezza bottiglia di birra ma
puzza più di un vecchio alcolizzato. Spero solo che non
vomiti, sarebbe solo il colmo.
Dopo alcuni secondi perso tra pensieri, finalmente prendo una decisione.
" E va bene!" inizio alterato " Facciamo questo bagno!"
La prendo in braccio e la immergo nella vasca , prendendo una spugna e
iniziando a strofinare quelle macchie.
" Ma non si fa con i vestiti!"
Che bambina sveglia e intelligente...
" Lo so! Ma non possiamo perdere tempo inutilmente!" spiego autoritario.
" Mi fai il solletico..." afferma sorridendo imbarazzata.
" Il solletico... eh..." sussurro tra me e me, per poi sorridere
leggermente, coinvolto dalla sua dolce risatina.
Veniamo d'un tratto presi di sorpresa dall'aprirsi della porta del
bagno da cui entra Reina, la cameriera, che non appena si accorge della
mia presenza, si ritira indietro.
" Mi scusi, pensavo fosse libero!"
Ma quando è arrivata?
" Tranquilla, puoi entrare!"
Rientra nuovamente, poggiando i suoi occhi sulla bambina vestita dentro
la vasca e poi su di me, in ginocchio vicino ad essa.
" Non fare domande! Fai il bagno come si deve a questa bambina e
portamela bella pulita, e soprattutto... non una parola ad Eva!
Intesi?" le dico puntando un dito alla sua espressione interrogativa e
porgendogli con l'altra mano la spugna, per poi uscire e andare a
telefonare ad Anya.
***************************
Sono le otto e mezza e mi trovo in caffetteria, non a lavorare ma ad
attendere l'arrivo di Kai e mia figlia. Gli ho chiesto di portarla qui,
perchè non mi pareva opportuno farlo venire sino a casa mia,
e neanche che io andassi da lui: in questo modo eviteremo problemi da
entrambi i fronti.
" Tranquilla, sei troppo agitata!" mi rivolge Dana mentre serve i
clienti al bancone.
" E' un po' in ritardo!" spiego mostrando l'orologio al polso.
" Avrà incontrato traffico... ah, no eccolo!" mi indica con
un dito.
Mi volto indietro e lo raggiungo a passi veloci.
" Finalmente!" dico acida prendendo Hope in braccio e osservandola per
bene.
" Ho solo ritardato due minuti!"
Ma perchè fa questo odore di fresco pulito.
" Tesoro, tutto ok?" domando sistemandole il ciuffetto.
" Sì, Kai mi ha fatto il bagno!" esclama allegramente.
" Kai, cosa??" rivolgo al diretto interessato come a volere
delle spiegazioni.
Gli fare una strana smorfia a Hope.
" Sì.. cioè, la mia cameriera glielo ha fatto,
perchè..."
" Perchè?" lo incito con occhi investigativi, e il che
sembra metterlo in difficoltà.
" Perchè si era sporcata..." conclude poco convincente.
" Certo... si era sporcata.. e dove sareste andati?"
" A casa mia"
" Come ti sei trovata?" domando ad Hope per cercare di capire qualcosa
in più.
" Anya, qual è il tuo problema? Sembra quasi che ti dia
fastidio il fatto che sia andato tutto bene!" chiede irritato.
" Voglio solo essere sicura che sia andato TUTTO bene!"
" Come tu stessa puoi osservare, è integra, respira ancora e
non è morto nessuno!" Commenta ironico.
" Buon per te! Ma hai ancora molto da imparare!" ribatto acidamente.
" Sì certo, adesso per avere una statua vicino a quella del
tuo cinese bisogna avere una laurea da babysitter!"
" TU non sei nemmeno degno di essere paragonato a lui, e io non so
perchè tu abbia cambiato idea ma sappi che questo non
cancellerà quello che hai fatto e dovrai sudare parecchio
per riuscire un giorno a farti chiamare PAPA' da tua figlia, sempre se
vorrà farlo!! E adesso, se non ti dispiace devo andare!
Buona serata... Hiwatari!" concludo minacciosa per poi voltare i tacchi
e dirigermi a casa, lasciandolo lì, senza nemmeno lasciargli
il tempo di rispondere.
E' più forte di me, non lo sopporto!
" Tesoro, che hai? Mi sembri accaldata..." le chiedo preoccupata
mettendole accarezzandole una guancia.
" Ho sonno..." sussurra, poggiando la sua testolina sulla mia spalla e
nel giro di pochi minuti crolla in un sonno profondo.
Anche se finalmente questa giornata piena di ansia e preoccupazione sta
per terminare, questo è solo l'inizio, Anya: comincia ad
abituarti... o almeno provaci.
Tadàà
^_^
Rieccomi, perdonate il mio ritardo!
Allora, questo capitolo mi ha fatto seriamente compiere i salti mortali
perchè le cose, se non l'abbiate capito si complicano un
pò per tutti: per Anya, per Rai, per Kai ma anche e
soprattutto per me perchè devo gestire tutti qui XD
Anya dopo incertezze, dubbi, paure, ha preso la sua decisione che
è stata appunto dare questa benedetta possibilità
a Kai! (urrààà!)
Rai all'inizio la prende abbastanza male ma decide a malincuore di
mettersi da parte, rendendosi conto che in realtà a prendere
le decisioni più importanti debba essere la madre, ma
comunque raccomanda ad Anya , anzi le ordina, di stare ad una certa
distanza da Hiwatari ...
Non si fida? u.u eh direi... <-<° Ma di chi non
si fida? XD boooh
Kai, agendo alle spalle di Eva, decide di andare all'appuntamento,
dando a sua volta buca ai "suoceri" auahauh
Giustamente, rimasto solo con la bambina è entrato nel
pallone, perchè tutti conosciamo Kai Hiwatari, che non
è certo un ragazzo dolce e gentile, che aspira a diventare
un padre modello... figuriamoci u.u quindi opta per la tv, decide di
violare alcune regole dettate dalla mammina, Hope diventa un
alcolizzata. In questa scena mi sono ispirata ad un episodio della mia
infanzia, quando mia madre lasciò una bottiglietta piena di
caffè freddo sul tavolo e io presa una sedia e arrampicatami
su di essa, sono arrivata a prenderla per berlo per poi riversarmelo
tutto addosso -___- ahahah ( ora si capisce la tua dipendenza dal
caffè <__< ndMamma) ma qui si tratta
di birra, cosa sarà peggio? XD
Ora capirete che quando le menti di Kai e Boris si uniscono di fronte
ad una bambina la cosa diventa critica... <__< se ci
fosse stato Yuri forse, Kai non l'avrebbe immersa con tutti i vestiti
in acqua...
Non so se è stato convincente questo capitolo, soprattutto
non vorrei che la parte con Kai e Hope ( e Boris <__<)
risultasse troppo , come dire... demenziale XD
Fatemi sapere, ringrazio come sempre tutte ^_^ Spero possiate dirmi
quello che pensate seriamente di questo capitolo , nessuno si
offenderà XD
Baci ... Anya ;)
|
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Capitolo 11 *** L'uccellin volò volò ***
Apro la porta dell'appartamento, cercando di fare il meno rumore
possibile.
Mi viene incontro Rai, a cui faccio cenno di parlare piano per non
svegliare la piccola, che dorme profondamente tra le mie braccia.
" Già dorme..." mi sussurra, camminandomi a fianco per per
poi aprirmi la porta della cameretta per lasciarmi entrare.
" Sì, è crollata come un sasso durante il
tragitto di ritorno..." gli spiego, mentre la adagio dolcemente sul suo
lettino.
La fisso qualche secondo, pensando al fatto che oggi ha trascorso un
pomeriggio col suo vero padre senza esserne consapevole.
Sistemata la copertina, usciamo silenziosamente.
" Incredibile, dorme come un sasso..." affermo emettendo un sospiro di
stanchezza.
" Hiwatari le avrà fatto fare lavori forzati" afferma con un
ironia pungente che a me non sfugge.
" Beh... pare sia andato tutto bene..." gli rivolgo, anche se poco
convincente per poi accomodarci a tavola e consumare la cena che Rai ha
preparato.
" Chissà se avrà mangiato..." sussurro tra me e
me.
" Ne dubito, ma non mi pare opportuno svegliarla per adesso..." mi
consiglia senza guardarmi ma continuando a mescolare lo stufato caldo
davanti a sè.
Resto a fissarlo qualche secondo... " Sì, forse hai
ragione..." intuendo subito, che questo suo atteggiamento è
dovuto al solito fatto. Ma decido comunque di non aggiungere nulla,
cominciando anche io a consumare il mio pasto, anche se controvoglia.
Durante tutta la serata si riesce a sentire solo il rumore dei piatti,
dei bicchieri, lo scandire dell'orologio, insomma: un silenzio mortale.
**********************
Mi accomodo sul letto accanto ad Anya, che mi osserva con un lieve
sorriso che forzatamente cerco di ricambiare.
So di essere un po' duro in questo momento nei suoi confronti, ma non
riesco proprio a fare finta di nulla perchè è una
decisione che io non condivido e che non riuscirò facilmente
ad accettare. Forse le ragioni che l'hanno spinta a fare ciò
saranno giuste, ma trattandosi di Hiwatari, il giusto o il sbagliato,
secondo me, non contano.
Come può avere cambiato idea e dato tutta questa fiducia a
Hiwatari dopo quello che le ha fatto passare?
Beh, c'è da dire che Anya, a differenza sua, ha un cuore e
non riesce ad essere perfida, come avrebbe diritto di essere, viste le
circostanze, e soprattutto quando c'è di mezzo la figlia
cerca sempre di prendere le giuste decisioni. Anche se giovane, trovo
che sia una buona madre, ha sempre messo sua figlia prima di
sè stessa e quindi questo dovrebbe in qualche modo
giustificare tutte le decisioni che sta prendendo.
Decisioni che la porteranno ad avere a che fare con lui, ed
è questo, forse, che mi da realmente fastidio.
" Come ti senti?" le chiedo per rompere il silenzio.
Mi osserva confusa " per quello che è successo oggi" le
spiego.
" Oh... a dire la verità mi sento sempre meno convinta, ma
dopotutto sembra essere andato tutto bene, quindi..."
" Quindi starà con lui un'altra volta?"
" Beh, sì... è stata la prima volta e
perciò preferisco vedere come si evolve la situazione".
" L'importante è che Hope stia bene, no?" le rivolgo
sorridendo e stringendole una mano.
" Assolutamente..." sussurra stringendo a sua volta la mia. " Non
voglio che ci siano problemi tra di noi. Questo non dovrà
influenzarci e posso garantirti che manterrò la
tua promessa..." aggiunge avvicinandosi al mio viso per sfiorare le mie
labbra.
" Allora, mi fido di te" le sussurro cominciando ad approfondire questo
bacio.
" Mamma, mamma!"
Ci fermiamo subito, non appena avvertiamo il rumore dei passi della
piccola avvicinarsi sempre di più alla porta della nostra
camera.
" Sì, tesoro!" le grida Anya.
Si apre leggermente la porta da cui Hope entra come strisciando, con le
guance leggermente rosee e i codini ai capelli spettinati.
" Tesoro, cosa c'è?"
" Posso dormire con voi?" domanda con aria docile, mettendosi due dita
in bocca.
" Ehm... " . Anya si volta verso di me con un punto interrogativo, a
cui do una risposta affermativa con un cenno di capo, lasciandomi
strappare un sorriso.
" Ok... ma solo per questa notte!" le dice autoritaria.
" Sììì!"esclama contenta.
Hope balza sul letto, aiutata da Anya e si posiziona in mezzo,
scoccandomi un bacino sulla guancia, per poi appoggiarsi al mio braccio
per riaddormentarsi.
" Mi dispiace" mi sussurra la mia compagna dispiaciuta.
" Tranquilla" la rassereno, sfiorandole una gote e sistemandomi meglio
sul letto facendo attenzione a non scomodare la piccola.
" Buonanotte..."
Si spengono le luci e rimango a fissare il soffitto, mi volto verso le
due, oramai donne della mia vita, che mi dormono a fianco,rese visibili
grazie alla debole luminosità proveniente dalla finestra.
Saremo mai una vera famiglia?
*********************
" Kai..." mi richiama mentre è intenta a guardare nei suoi
cassetti.
" Mmh..." mugugno senza distogliere lo sguardo dal mio cellulare.
" Hai per caso frugato tra le mie cose?"
Alzo lentamente gli occhi verso la sua direzione cercando una scusa
convincente da inventare.
" E' tutto sottosopra qui dentro e guarda: il blush si è
rovinato riversandosi sul cassetto..."
Il blash che?
" Ehm... sì..." inizio titubante.
" e Poi sono spariti pure due pennelli!" . Tardo a dare una risposta e
questo la fa insospettire ancora di più, visto il suo
sguardo contorto su di me. " Allora?".
" Cercavo... una... delle pasticche per il mal di testa..." .
Ci fissiamo alcuni secondi, come per autoconvincerci entrambi su quanto
appena detto.
" Oh... ma dovresti sapere che quelle cose le teniamo in bagno,
c'è un armadietto fatto apposta per i farmaci!" mi ricorda,
giustamente.
" Lo so, ma non le trovavo..." mento, ancora una volta.
" Sta di fatto che le mie cose sono sparite! Ma comunque..." emette un
sospiro e si accomoda accanto a me sul letto "... i miei mi hanno
chiesto ancora una volta di te e ovviamente ho dovuto mentire loro per
l'ennesima volta!" racconta con tono rimproveratorio.
" Non hai mentito".
" Guarda che lo so che non avevi alcun impegno..." dice incrociando le
braccia al petto.
Che sappia tutto? Se Boris le ha raccontato qualcosa, giuro che
stavolta lo uccido.
" Ah no? E cosa te lo fa pensare" chiedo con una certa indifferenza.
" Il fatto che inventi sempre la stessa scusa ogni volta che ci
invitano a casa loro... so, che tu non vuoi..."
Ah, quindi non sa nulla. Dentro di me si libera un sospiro di sollievo.
" ...ma devi capire che loro vogliono solo..."
Dato che l'argomento del discorso riguarda i suoi genitori, le mie
orecchie automaticamente si spengono e i miei occhi ritornano sul
display del cellulare e la lascio parlare da sola, come sono solito
fare in questi casi, emettendo, ogni tanto un breve ma efficace...
" Mm..."
segno della mia presunta attenzione.
Devo trovare il momento giusto per dirglielo: ma come dirglielo?
Sai, Eva, ho deciso di conoscere mia figlia e ho già
trascorso un pomeriggio con lei!
Nah...
Conoscendola andrà su tutte le furie, ma sinceramente
ciò non mi sfiora più di tanto, è una
cosa che devo decidere io, visto che la figlia è mia.
Mi sembra tutto così strano e anormale.
Dopo l'esperienza di oggi ho capito che non sono molto tagliato per
fare il padre e che sarà più dura del previsto.
Forse è ancora presto per giudicare, in fondo è
stata la prima volta ma farò di tutto per fare in modo che
capisca chi è il suo vero padre; non mi piace l'idea che
quella bambina cresca credendo che quel cinese, che tanto mi sta sulle
scatole, sia suo padre.
********************************
" E allora? Ti è piaciuto stare con Kai?".
Durante il tragitto che ci porta all'asilo, decido di estrapolare
qualche informazione in più sulla sua esperienza di ieri,
sotto forma di un informale e innocente interrogatorio.
" Sì..." si limita a rispondere mentre consuma la sua
merendina.
" E cosa ti ha fatto fare?" . Cerco di entrare più nello
specifico, anche se con una bambina di quattro anni credo sia difficile.
" I cartoni animati!"
Ah...
" E poi?"
" E poi mi ha fatto il bagnetto!"
Non ho ancora ben capito questa storia del bagnetto, ma comunque...
questa sarebbe la sua brillante strategia di avvicinarsi a sua figlia?
Piazzarla davanti alla tv e fare i suoi comodi? Se è
così, caro Hiwatari, hai capito male e stai sbagliando tutto.
"Anya, preparami un caffè, il più potente che tu
abbia mai preparato e che soprattutto faccia venire la voglia di
lavorare!" esclama Boris, sedendosi pesantemente sullo sgabello e
poggiando assonnato la testa sul bancone.
" Ti prego, meno entusiasmo!" gli rivolgo ironica cominciando a
prendere una tazzina.
" Spiu...itsa" mugugna, ancora dormiente, qualcosa che non capisco bene.
" Hai fatto le ore piccole?"
Alza finalmente la testa e appoggia il viso ad una mano fissandomi con
occhi semichiusi.
" Sì, hai decisamente fatto tardi..." rispondo da me.
" Che brutta cera!" commenta Dana passandogli dietro col vassoio in
mano.
" Stai zitta tu! Non sono in vena oggi!" gli rivolge seccato voltandosi
verso di lei, che intenta nel suo lavoro, lancia sorrisini irritanti.
Le piace proprio punzecchiarlo: chissà se...
" Ieri sera ho esagerato talmente tanto che non ricordo neanche come
diamine sono tornato a casa!" si rivolge poi a me, bevendo in un sorso
il suo caffè.
" Beh, ringrazia il cielo che ci sei tornato! Poteva andarti a finire
peggio!".
" Il fatto è che non ricordo... insomma... se ho usato le
preacauzioni necessarie!" mi spiega intimidito.
Perchè mi sta confessando una cosa del genere? Mi limito a
osservarlo fingendo interesse, ma in realtà questo argomento
sta cominciando a imbarazzarmi.
" Non vorrei trovarmi tra nove mesi con un marmocchio... a
proposito!!"
D'un tratto sembra essere uscito dal suo coma depressivo e ritorna in
sè: che sia davvero potente quel caffè?!
" Ieri ho avuto l'onore di assistere alla scena più
divertente della mia vita! Kai Hiwatari nelle vesti di baby sitter!
ahah!"
" Ah, ma davvero?"
" Sì sì! Che scena!"
Comincia a ridersela di gusto, tanto da farmi insospettire e
così decido di estrapolare informazioni anche da lui.
" Quindi..." inizio con aria investigativa " ...potresti raccontarmi
qualcosina su quello che ha combinato Hiwatari!".
I miei occhi si riducono a due fessure e osservano fissi quelli suoi
che si fanno leggermente contorti e intimoriti.
" Eh no! Io non faccio da spia a nessuno!" dichiara fermamente.
" Quindi ha combinato qualcosa che non vuoi dirmi!" esclamo alterata.
" ...Eh? No...no! Cosa vuoi che abbia comb... oh! Ma guarda che ora si
è fatta! Ad un tratto mi è venuta un gran voglia
di lavorare. Il tuo caffè è stato proprio
miracoloso! Scappo ... ciao ciao Sarizawa!"
Se ne scappa nel giro di mezzo secondo non lasciandomi il tempo di
richiamarlo.
Chissà cosa mi nascondono...
******************************
Sono in auto per raggiungere il solito posto in cui Anya mi attende per
consegnarmi la piccola: oggi è ufficialmente il secondo
giorno che dovrò trascorrere con mia figlia.
Dopo essermi assicurato che Eva sarebbe stata impegnata per tutto il
giorno ho contattato Anya per dirle che oggi sarei stato libero. Eva
ancora non sa niente, ma non potrò nasconderlo a lungo.
" Secondo giorno e sei già in ritardo!" mi rimprovera
picchiettando un dito sul suo orologio al polso.
" Ho trovato traffico..." spiego infastidito.
" Sì... il traffico! Comunque, preparati Hiwatari
perchè oggi ti aspetta un gran da fare!" mi spiega mentre io
sono intento ad allacciare la cintura di sicurezza alla bambina.
Porto gli occhi al cielo per poi voltarmi con aria indifferente verso
di lei, che mi para un foglio davanti.
" Che diamine è?" domando prendendolo tra le mani.
" Questa... è la lista delle cose che dovrai fare insieme ad
Hope!"
" Che cosa?!?"
" Ebbene sì! Da quanto mi risulta, hai piazzato davanti alla
tv tua figlia per fare chissà cosa! Ti sembra il modo di
prendere confidenza con una bambina? Come farà a fidarsi di
te?! Quindi ho preparato una lista di cose che potresti, e te le
consiglio tutte, fare con lei in modo da prendere più
dimistichezza con i bambini! So che non sono il tuo forte..."
" Andare al parco?? Colorare? Ma ti sembrano cose che io potrei fare?!"
le rivolgo alterato.
" A dire la verità no, ma se ci tieni tanto a tua figlia,ti
conviene cominciare a farle!" conclude minacciosa.
La osservo contorto per alcuni secondi per poi arrendermi e salire
velocemente in auto.
" Ciao, mamma!!" la saluta allegramente prima di partire.
Appena arrivati a casa corre per raggiungere il divano e rovesciare il
contenuto del suo zainetto su di esso, facendo cadere un sacco di
oggetti per terra.
" Che cosa stai facendo?"
" Questi sono i miei giocattoli!"
" Vedi di non lasciare roba in giro!" le ordino alterato.
" Vuoi giocare con me?" mi domanda dolcemente.
A questa domanda faccio una faccia schizzinosa per poi controllare se
"giocare" si trova tra le cose da fare sulla lista che quella scema mi
ha consegnato.
E infatti, per mia grande sfortuna, il punto due dice proprio: giocare
insieme.
Ha pensato proprio a tutto, questa me la paga...
" Ehm... tu gioca intanto, io vado un attimo di là!"
La lascio indaffarata con le sue cose per andare in cucina a bere una
birra fresca: dopo l'ultimo episodio, preferisco berla di nascosto.
Apro il frigo e dopo averla stappata, mi accingo a berla per poi
sentirmi quella sua vocina alle spalle " Anche io ho sete!!" che mi fa
sobbalzare e andare la birra di traverso.
Ma da dove è sbucata?
" Ti avevo detto di restare di là..."
" Ma io ho sete!"
" Non vorrai mica questa?" le domando un po' scioccamente,
mostrandogliela.
Scuote la testa in segno di risposta negativa, talmente energeticamente
da scompigliarsi quasi tutti i capelli " Voglio l'acqua!"
" Giusto... vai di là, ti porto io un bicchiere d'acqua"
Al mio comando, corre velocemente in salotto.
Che cavolo, non posso avere due minuti di pace... e siamo appena
arrivati!
" Tieni!"
Le porgo il bicchiere che afferra e porta alla bocca come se fosse
molto assessata.
Mi siedo sul divano, facendomi spazio tra le sue cianfrusaglie,
osservandola e pensando al fatto che è una bambina veramente
buffa.
" Grazie!" dice dopo avere finito.
" Ma prego..."
" Ti piace questa bambola?"
" Carina..." rispondo fingendo interesse.
" Allora tu prendi questa e io prendo l'altra..."
Poggia la bambola sulle mie gambe e ne prende subito dopo un'altra che
avvicina alla mia per poi iniziare a dire delle cose, come se le stesse
facendo parlare.
Osservo sconcertato questa scena: dovrei giocare con delle bambole?
Il solo pensiero mi fa rabbrividire la schiena.
" Tu devi prenderla e farla parlare, così... ciao, come
stai?"
Continua ancora il suo teatrino mentre io divento sempre più
scettico al riguardo.
Odio Rai, ma spero vivamente che non si metta a fare la femminuccia con
queste cose, la mia stima per lui, già ben al di sotto dello
zero, arriverebbe a sprofondare nei bassi fondi della scala numerica.
" Senti, perchè non cambiamo! Facciamo qualcos'altro..." le
propongo prontamente per sdrammatizzare.
Passo a controllare la lista e...
" Guarda, puoi colorare, forse è meglio!"
" Sìì!" esclama contenta.
Dal suo, apparentemente, piccolo zainetto, che in realtà
contiene quasi mezzo negozio di giocattoli, tira fuori un astuccio e un
quaderno.
Lo apre e comincia a colorare un disegno,un qualcosa di non
ben definito ma che sembra averla appassionata talmente tanto da
distrarla.
Decido di alzarmi lentamente per andare a fumare, anche se non dovrei
vista l'esperienza dell'ultima volta, ma almeno sarebbe l'unico modo
per scaricare i nervi.
Alzo leggermente il sedere e...
" Mi disegni un cane!" dice voltandosi e facendomi risedere di scatto
su un oggetto, attivando una musichetta decisamente fastidiosa.
Lo prendo e quello che mi ritrovo tra le mani è una specie
di cellulare-giocattolo di colore rosa che continua a illuminarsi .
Come cavolo si spegne questo coso?!
Dopo vari tentativi si spegne.
" Non so di-segnare..." rispondo a denti stretti cercando di
mantenere la calma.
" Guarda, quello me lo ha disegnato il mio papà..."
A questa frase rimango un po' pietrificato perchè quando lei
pensa a suo padre ovviamente si riferisce a Rai.
Le tolgo il foglio dalle mani per osservare l'opera di quel cinese.
Tzè, e questo lo chiama un cane? Se ci riesce lui, non vedo
perchè non dovrei saperlo fare anche io.
" Dammi qua!" dico togliendole la matita dalla mano per cominciare a
disegnare qualcosa che, quanto lo meno, assomigli ad un cane.
" Allora, questa è la testa..." comincio facendo un cerchio
quasi perfetto " questo è il corpo..." traccio una forma
ovoidale " la coda, le gambe. Eccoti il cane!"
Al vedere il mio piccolo schizzo fa una faccia perplessa.
" Cosa c'è che non va?"
" Ma non ha gli occhi e le orecchie!" mi fa notare puntigliosamente.
" Vuoi gli occhi e le orecchie? Ecco..." riprendo a disegnare e
concludo la mia opera con due puntini e due semicerchi, rispettivamente
gli occhi e le orecchie del cane.
Sì, adesso somiglia decisamente ad un cane o per lo meno, a
qualcosa con quattro zampe...
" Adesso lo posso colorare?"
" Certo... ti piacciono proprio i cani, eh?"
Annuisce " Il mio papà me lo compra quando sono
più grande..."
Addirittura... perchè aspettare.
*******************************
" Dì la verità Anya, stai facendo di tutto per
metterlo in difficoltà o vuoi veramente che riesca a
instaurare un rapporto con la figlia?"
" In verità, sto facendo entrambe le cose"
A questa mia risposta la mia amica fa un'espressione contorta
invitandomi a spiegare meglio. " Cioè, voglio seriamente che
Hope capisca che è suo padre ma dall'altro voglio mettere
lui in difficoltà... insomma, non mi sembra giusto che dopo
quello che ha fatto trovi la strada già spianata... deve
capire che non è per niente facile fare il genitore!"
" Su questo non posso darti torto, ti consiglio solo di stare attenta a
quello che fai, non dimenticare che si tratta di Kai, non mi
sorprenderebbe se decidesse di mollare tutto ancora una volta!"
" Sì, lo so, ma oramai ci sono abituata. Se questo
accadesse, beh... Hope non avrà perso nulla
perchè ha già una famiglia che le vuole veramente
bene..."
***************************************
" No, adesso sono occupato, potremmo fissare un appuntamento domani
mattina...ok, allora a domani!"
Terminata la chiamata torno da Hope...
" Ho fame!"
Oh bene, ci mancava solo questa.
La invito a seguirmi in cucina e aperto il frigo, i miei occhi si
perdono dentro di esso, non sapendo cosa farle mangiare...
" Ehm... vuoi un panino?"
" No!"
" Uno... yogurt?" propongo, controllando la scadenza.
Scuote la testa ancora una volta.
" E allora che cosa vuoi?" richiedo spazientito.
" Una mela!" esclama indicandola con un dito.
" E che mela sia!"
La prendo e gliela porgo invitandola ad uscire in giardino, per
prendere un po' d'aria.
Ci sediamo ad un tavolo posto sotto un piccolo gazzebbo. E' una
giornata particolarmente soleggiata e stare al fresco è
l'ideale.
" Qualcosa non va?" le chiedo, notando che continua a rigirarsi la mela
tra le mani senza averle dato neanche un morso.
" Non la so mangiare!" mi confessa intristita.
Questa frase mi fa scappare una risatina.
" Che significa? Non sai mangiare una mela..."
" La mamma toglie questa!" dice riferendosi alla buccia.
" Vuoi che la tagli?"
" Sì sì!"
Oh cavolo, pure il servo mi tocca fare.
" Come vuole-sua maestà..." sussurro scocciato, alzandomi
per andare a prendere un coltello in cucina.
" Adesso va meglio?"
Risponde annuendo e mangiando a grandi morsi i pezzettini di mela che
le ho appena tagliato.
Mentre un leggero venticello le alza qualche ciuffetto di capelli,
resto a fissarla come fossi imbambolato.
Dicono che mi somiglia e guardandola adesso, non posso negarlo.
E' molto sveglia, buffa e anche carina: non posso credere di avere
creato proprio io una cosa del genere.
Forse è un pò capricciosa, ma dopotutto non mi da
particolari problemi, almeno finora.
Riprendo dalla tasca quella dannata lista e trovo un punto in cui
c'è scritto di imparare una poesia per la recita e di
seguito il testo messo tra virgolette.
" Devi imparare una poesia?"
" Si, devo fare la recita!"
" Andiamo bene, adesso devo fare pure da maestro! Eccola, è
questa!"
Gli lascio il foglio sotto il suo sguardo interrogativo.
" Ma io non la so!"
Kai, ha solo quattro anni, quindi non sa leggere. Bene!
" Dammi qua!" glielo tolgo poco garbatamente dalle mani per cominciare
a leggerla.
" Allora... questo dovrebbe essere il titolo: L'uccellin
volò volò..."
Ma che cazz...?
Emetto un lungo respiro prima di iniziare a sparare cazzate.
" Allora, ripeti dopo di me: L'uccellin
volò, volò!"
" L'uccellin
volò volò!" ripete prontamente.
Mi sento un perfetto idiota.
" Sopra un ramo si
posò..."
" Sopra un ramo si
sposò!"
" Non sposò, PO-SO"
" pO-sO'"
"Ecco brava"
" Il gattino lo
guardò e a lui si avvicinò!"
" Il gattino lo
guardò e lui si avvicinò!"
Ma chi me lo ha fatto fare...
" No, A lui- si avvicinò! Capito?!"
"- Scendi
giù - disse il gattino - staremo insieme nel giardino-
L'uccellin
volò volò e lontano se ne andò"
" Spero che la mia lista non sia andata a finire nel cestino della
spazzatura!" commenta ironica togliendomi la figlia dalle braccia.
" Sono stato tentato nel farlo, ma... eccola qui!" dico mostrandogliela.
" Sorprendente..." esclama fingendo entusiasmo.
" Già... molto astuto da parte tua metterci anche quella
specie di poesia!" aggiungo scocciato.
" Beh, devi pur farti una cultura al riguardo..." dice acidamente.
" Mi stai dicendo che non c'è nessuna recita?"
" Beh... " fa una finta espressione innocente "... la recita
c'è, ma la poesia non era quella!" conclude con un
sorrisetto irritante.
La osservo minaccioso. " A presto, Hiwatari! " mi volta le spalle
andandosene con la bambina in braccio e cominciando a canticchiare
quella stupida poesia che abbiamo ripetuto non so quante migliaia di
volte, perchè dopo averla imparata non smetteva
più di ripeterla.
L’uccellin
volò volò
sopra un ramo si
posò,
il gattino lo
guardò
ed a lui si
avvicinò.
“Scendi
giù”, disse il gattino,
“staremo
insieme nel giardino”.
L’uccellin
volò volò
e lontano se ne
andò.
Stupida poesia, adesso non la smetterà più di
tormentarmi.
Ammettilo, ti stai divertendo parecchio, Sarizawa...
*******************************
" L'uccellin volò volò? Ma da dove l'hai presa?"
domanda Rai, ridendosela di gusto.
" Beh, era una poesia che recitava sempre il mio fratellino e mi
è sembrata perfetta e abbastanza melodica ahah!"
" Ma perchè l'hai fatto?" interviene Yuri, abbastanza
divertito.
Abbiamo invitato a cena Hilary e Yuri, giusto per passare una piacevole
serata tra amici. Tra impegni e faccende varie non abbiamo molto tempo
di stare insieme ultimamente e le cene sono le uniche occasioni da
sfruttare.
" Beh, conoscendo la sua sensibilità mi pare giusto che
cominci a calarsi nella mente di un bambino..."
" Sarà così, ma io avrei pagato per vedere una
scena simile! Kai che comincia a dire frasette in rima sdolcinata... mi
si rivolta lo stomaco solo al pensiero!" confessa Yuri ridendo.
E sono anche occasioni per prendere in giro qualcuno, anche se ammetto
di essere malefica, ma l'ho fatto a fin di bene. No?
" Però se Hope l'ha imparata vuol dire che ci si
è messo d' impegno!" commenta Hilary
" In effetti, non me lo sarei aspettato!"
" Adesso non vorrai mica fargli una statua..." interviene seccato Rai.
" Certo che no! Comunque meglio cambiare discorso..."
Rai sta cominciando a surriscaldare i suoi nervi, cosa che posso
capire, perciò è meglio intraprendere discorsi
più piacevoli.
*********************************
" Reina! Sai se Kai è in casa?"
Appena arrivata, raggiungo la cucina dove Reina è intenta a
lavorare.
" Sì, è al piano di sopra. Penso stia facendo una
doccia!"
" Ok!"
Decido di raggiungere la mia camera, ma passando per il salotto la mia
attenzione viene attirata da uno strano ed insolito oggetto posto sul
divano.
Che cosa ci fa una cosa del genere in casa nostra?
Salve a tutti *O*
Rieccomi qui.
Ho ritrovato l'ispirazione in pochi giorni, spero che sia stata quella
giusta!
Questo è un capitolo diciamo tragico comico ahahah
Anche qui è stata descritta una delle scene de...
" Una fantastica giornata con papino!"
insomma spero che non sia caduta nel ridicolo T.T
nel senso che magari Kai potrebbe sembrare patetico, ma io sto cercando
di mettermi nei suoi panni ( ^o^ e che panni!)dicevo u.U Mi spiego
meglio:
1) Tutti conosciamo Kai Hiwatari
2)nell'anime è il figo taciturno privo di quei sentimenti
che lo possano pareggiare a comuni esseri mortali!
3) In questa storia è altrettanto figo, privo di sentimenti
e con una dose in più di stronzaggine
4) ne consegue che non sia molto, o per niente tagliato a trattare con
i bambini, soprattutto se è una dolce e vispa bambolina
dagli occhioni dolci che per di più è la figlia
che ha rifiutato.
Cosa voglio dire con tutto ciò??
<__<° ehm...
volevo mostrarvi Kai alle prese con una bambina
( ma dai... e ti ci è voluto un ragionamento per dire questo
-.- nd Tutti)
Insomma ditemi che pensate! Perchè trattare il
personaggio di Kai per me è come fare una maratona ad
ostacoli con un vassoio incollato ai palmi delle mani pieno
di fettine di pane e nutella e non poterlo mangiare fino al traguardo
XDD (???O.O)
e dopo Peppa pig ecco che arriva l'uccellin volò
volò ^O^
Oddio non chiedetemi come mi sia venuta in mente una cosa simile
perchè non lo so neanche io!
Ma anche io avrei pagato per vedere una cosa del genere.
Avevo pensato di peggio, cioè una filastrocca sulle vocali
accompagnata da movimenti ,ma poi ho pensato... povero Kai... meglio
l'uccellino! XD
Sinceramente: cosa ne pensate?
Fatemi sapere , sono curiosa XD
ringrazio tutte voi che leggete e recensite *^*
Grazie di cuore <3
Alla prossimaaa
|
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Capitolo 12 *** Genitore-terzo incomodo ***
Ho appena finito di fare una doccia e, indossato un asciugamano intorno
alla vita, mi accingo ad uscire dal bagno ma aperta la porta, mi
ritrovo Eva seduta sul letto a osservarmi in una maniera alquanto
strana.
Rimango due secondi fermo a fissarla" Non ti ho sentita arrivare" per
poi avvicinarmi ad una sedia dove ho appoggiato i miei vestiti.
" Ciao, Hiwatari!" saluta acida.
Sbaglio o mi ha chiamato per cognome?
Guai in vista, Kai.
Pur conoscendo questo tono e questo suo modo di salutare, comincio a
vestirmi non tenendo conto della sua presenza.
" Sai...".
E lei, conoscendo me e la mia strafottenza, si alza per avvicinarsi e
fare il solito giro di parole allo scopo farmi sputare il rospo.
" E' successa una cosa strana, poco fa, al piano di sotto..."
" Mmh, dici davvero?" fingo interesse, osservando i miei pantaloni
prima di indossarli.
" Ho trovato un oggetto moolto curioso..."
" Non mi dire..." . Questa volta infilo la maglietta.
Sto incominciando ad innervosirmi.
" Già..."
Perchè mi accorgo di averla messa al contrario.
" Mi spieghi cos' è questo??" .
La ritolgo per indossarla nella posizione giusta.
" Kai, mi stai ascoltando??"
Mi volto verso di lei per farle capire che non m' importa quello che ha
da dirmi, ma vengo bloccato dall'oggetto che mi para davanti.
" Allora?" . Lo tiene nella sua mano destra, attendendo una mia
spiegazione.
" E' solo un te-lefono..." le spiego cercando di mostrare indifferenza
e passandole davanti per raggiungere il mio armadio.
Mi sa che indosserò una camicia.
" Un telefono.... giocattolo! Kai, mi spieghi che ci fa un
telefono-giocattolo in casa nostra?".
Perchè non c'è mai quella che mi serve?
" Kai!!" urla furente il mio nome e aziona quel telefono attivando
l'orribile musichetta che per tutto il pomeriggio mi ha fracassato i
timpani, e non solo.
" Non lo so, va bene? e fai smettere quel coso, ne ho
abbastanza!" le spiego spazientito.
" Ah, ne hai abbastanza?? Ci hai giocato per tutto il pomeriggio?? o
meglio qualcun'altro ci ha giocato!? Anzi, adesso ti dirò il
mio ragionamento!"
Roteo gli occhi e rimango in piedi a fissarla mentre fa avanti e
indietro per la stanza illustrandomi la sua geniale intuizione.
" I giocattoli li usano i bambini, giusto?!"
Giusto.
"tuttavia in questa casa non esistono bambini..."
Per fortuna.
" Ma... tu hai una figlia..."
Guarda che coincidenza...
"che guarda caso , è ricomparsa da un pò di
tempo..."
Convivo con un detective e non lo sapevo.
" C'è qualche relazione tra questo coso e quella
bambina, Kai?"
Beccato!
Non era questo il modo in cui volevo che lo venisse a sapere, ma questa
biondina ha un fiuto che fa invidia ai cani.
" E se ci fosse?"
" Non posso crederci!! Tu hai, tu-tu... Kai tu mi avevi detto che non
ti sarebbe importato niente!" mi ricorda puntantomi un dito minaccioso.
" Ho cambiato idea, e allora?"
" E allora?? Che cosa ti ha fatto cambiare idea? O meglio, CHI??".
" Nessuno!" rispondo fingendo un tono calmo mentre lei sembra che debba
esplodere da un momento all'altro.
" E scommetto che questo nessuno inizia con esse e finisce con arizawa!
EH?"
Inizio a massaggiarmi le tempie, come a voler mantenere il mio
autocontrollo.
" No..."
" Da pazzi! Tu l'hai portata qui insieme a quella bambina e no-..."
" Ehi frena, frena!" la interrompo bruscamente. " io ho portato qui
solo la bambina, che sia chiaro!".
Sapevo che avrebbe frainteso tutto.
" Aaah solo la bambina... certo, che stupida..." inizia ironicamente a
darsi della sciocca mentre io chiudo gli occhi sperando che al
riaprirli scompaia da questa stanza.
" E quindi vorresti dirmi che Anya, quella Anya, ti avrebbe lasciato la
bambina... ti avrebbe dato tutta questa fiducia, così...
dopo tre anni, dopo quello che è successo??!"
Fulminatela. Anzi no, fulminate me.
" La vuoi smettere?! non è una questione che ti riguarda..."
" Non mi riguarda? Kai, non puoi escludermi sempre da tutto, non questa
volta! Tu hai deciso di conoscere tua figlia e non mi hai detto nulla!
Ti sei incontrato con Anya e non mi hai detto nulla! Cosa
c'è da scoprire ancora?"
" Te lo avrei detto..."
" Quando?? Quando l'avresti messa di nuovo incinta?"
" Adesso stai esagerando!" tento di calmarla cercando di mantenere il
mio autocontrollo.
" Tu l'hai portata qui! Non nascondermelo! Per questo quel giorno la
stanza era sotto sopra, il letto in disordine! Che schifo, Kai, che
schifo!".
" Vuoi smetterla!!".
La prendo per le mani, che stavano per colpirmi e tento di bloccarla e
farla calmare.
" A me non frega un cazzo di Anya, è chiaro!? Sto solo
cercando di conoscere quella bambina!"
" Perchè prima no e adesso sì??"
" Perchè non voglio che quel cinese gli faccia da padre!" le
spiego una volta per tutte.
Si calma all'improvviso, respirando quasi affannosamente a causa della
rabbia appena esplosa.
" Non è Anya che m'interessa, l'ho convinta io a farmela
conoscere e dopo vari tentativi ci sono riuscito..."
" E perchè me l'hai tenuto nascosto?"
" Perchè non sapevo come dirtelo! Guarda cosa hai combinato
in cinque secondi!"
" Beh, se me lo avessi detto tu..."
" Avresti reagito ugualmente così!" concludo io ,
osservandola negli occhi e alleggerendo la presa sui suoi polsi che
adesso non oppongono più resistenza.
" Sei sempre il solito egoista!Complimenti allora, per avere deciso di
diventare padre!!" esclama furente liberandosi dalla mia presa e
sbattendo sul mio petto quel telefono che afferro prontamente per non
farlo cadere a terra.
Fatto questo, va via a passi svelti lasciandomi qui da solo, con questo
telefono in mano, che prendo ad osservare come imbambolato.
" Non ne fai mai una giusta, Kai..."
" Sei proprio un padre esemplare, Kai! In genere i padri portano i
propri figli al parco, a prendere un gelato...ma tu, TU sei un padre
alternativo!" conclude divertito, sotto il mio sguardo omicida. "
Un'officina è un luogo molto istruttivo, sai piccola, ora ti
mostro come si smonta questo motore!" la richiama verso di
sè.
" Smettila! O le mostro come si smonta un essere umano in cinque
secondi!".
" Hey, sei tu quello che sta invadendo il mio territorio! Non vorrai
trasformarlo in un asilo, spero!"
" No, testa di ca...!" mi fermo all'improvviso, rendendomi conto di
star usando un linguaggio poco appropriato in presenza della bambina
che è seduta sulle mie ginocchia e mi osserva curiosa.
" Ca..." mi incita Boris, divertito dal fatto che non possa insultarlo
come meglio mi viene.
Ma cavolo, è difficile rendere l'idea con parole normali.
" Ca...sco!"
" Casco? Testa di casco?! ahah questa è bella! Me la scrivo!"
E la sta scrivendo sul serio, sul taccuino che usa per appuntare i suoi
impegni.
Meglio non aggiungere altro.
"Non posso portarla per ora a casa mia, Eva sa tutto, nè
posso dire ad Anya che non posso, o penserà che cerco solo
delle scuse!"
" Sei diviso tra due donne, amico mio! o meglio tre, considerando
questo esserino!" aggiunge scompigliandole i capelli.
" Beh sono tre cose differenti..."
" Una è tua figlia, con l'altra ci convivi e con
l'altra...." sospende il suo discorso perdendosi in chissà
quali fantasie.
" Con l'altra che?".
" Avanti Kai, non mi dire che non vorresti farci un altro pensierino!
Ti conosco, stai usando la bambina per avvicinarti cautamente alla
preda, poi aspetterai il momento giusto per...awwh sbranartela!"
conclude imitando persino il verso di un lupo.
" Perchè siete tutti convinti di questa cosa?" chiedo
leggermente infastidito.
" Perchè ti conosciamo!" dice mettendomi una mano sulla
spalla, in segno di rassegnazione.
" Quante volte devo dirvi che non sono queste le mie intenzioni?!"
" Anche se ce lo ripetessi miliardi e miliardi di volte, noi non ci
crederemmo!" continua ironico.
" Adesso mi hai stancato! Ce ne andiamo! Ma prima, tienimi la bambina e
consegnami il tuo taccuino un momento..."
Sotto il suo sguardo contorto, ci scambiamo le due cose.
Inizio a scrivere qualcosa su un foglietto, lo strappo e lo appiccico
sul suo petto. Riprendo mia figlia e ci avviamo all'uscita, lasciandolo
imbambolato a osservare quel foglio.
" Ci vediamo, testa di casco!" lo saluto amichevolmente.
" Ciao, Bosir!" saluta con una manina anche Hope.
Arrivati in auto sentiamo un boato proveniente dal garage.
" Hey, testa di casco, torna qui e abbi il coraggio di dirmi quello che
hai scritto in faccia!!"
Il solito stronzo!
" Comunque, piccolina, cosa vuoi fare?"
" Voglio la mamma!"
E che mamma sia!
*********************************
Come succede oramai da qualche settimana a questa parte, io e Kai ci
ritroviamo al solito posto per scambiarci la bambina, se
così si può dire.
" Beh allora ti faccio sapere se domani posso!" mi dice per poi girarmi
le spalle e salire in auto.
Dovrei dirglielo?
A dire la verità non so se sia il caso, ci sarà
pure Rai e poi non credo che...
" Kai!"
Si volta immediatamente verso di me che mi pento subito di averlo
richiamato.
" Sì.."
" Ehm... senti, in realtà non so se possa interessarti,
credo proprio di no ma forse è giusto che te lo dica lo
stesso, perchè..."
" Anya, arriva al dunque!" mi suggerisce scocciato, vedendomi persa tra
un mare di parole.
Riprendo fiato...
" Questa stasera alle sette e mezza ci sarà una sorta di...
recita all'asilo! Hanno invitato i genitori e
durerà al massimo un'oretta, ed ecco io pensavo che...".
Vengo intimorita dal suo sopraciglio sinistro che si sposta leggermente
più in alto rispetto a quello destro " ... pensavo che
potesse per lo meno interessarti..." e la sua espressione si fa
alquanto contorta.
" Una... recita" inizia poco convinto.
Non mi aspettavo già molto entusiasmo.
" Sì, Hiwatari! Hai presente quelle messe in scena,
organizzate dalle maestre dove ci sono bambini che cantano..." comincio
ironicamente a spiegare come fosse qualcosa di nuovo per lui.
" Sì, so cosa sono!" afferma a denti stretti, intuento la
presa in giro.
" Beh forse farebbe piacere a Hope che ci fossi, ma non sei obbligato!
Lascio la decisione alla tua coscienza di neopadre!"
" Ti piace vedermi alla prova, Sarizawa?" domanda con un sorrisetto
irritante.
A dire la verità mi piacerebbe che non venissi, ma la mia
stupidità mi ha costretta a dirtelo.
" Non è una sfida, Kai! Io ti ho solo riferito questo solo
perchè..." beh a dire la verità voglio seriamente
metterlo alla prova e se fallisse, beh tanto meglio! "...
perchè magari essendo più presente, Hope possa
interagire meglio con te!".
" Beh, a dire la verità non so se avrò tempo, ci
penserò" risponde con la sua aria da persona superiore e
super impegnata.
Beh, tanto meglio.
" Se sei proprio così impegnato da non poter ritagliare uno
spazio per tua figlia, beh ti capisco! Alla prossima Hiwatari!"
" A presto, Sarizawa!".
Figuriamoci se si presenterà ad una recita di bambini.
Non verrà. Ne sono sicura.
Giunge la sera.
Le maestre sono impegnate a preparare i bambini per andare in scena,
mentre i genitori attendono in piedi, in corridoio, di essere invitati
ad accomodarsi in aula.
Rai ed io, dopo avere scambiato qualche parola con altri genitori, ci
ritroviamo adesso a discutere sul probabile arrivo del
genitore-terzo incomodo.
" Ti dico che non verrà!"
" E se venisse?"
" Me lo ha fatto capire esplicitamente!"
" E' difficile capire uno come lui!"
" Rai, non pensarci! E' la prima recita di Hope, mi sento
così entusiasta all'idea di vederla parlare in pubblico che
non immagini!".
" Sì anch'io! Chissà come se la
caverà, sono curioso!"
" I genitori possono accomodarsi e prendere posto! La recita
inizierà tra cinque minuti!" ci invita a gran voce una delle
maestre.
Immediatamente tutti cominciamo ad entrare...
E' una sensazione così strana: siamo i genitori
più giovani e sembra che tutti ci osservino dalla testa ai
piedi.
" Che peccato, la recita sta per cominciare e lui non è
arrivato!Dovremmo tenergli un posto?" commenta ironico Rai.
" Vuoi smetterla! Su, muoviti ed entra!" lo incito , dandogli una
leggera spinta, che ci strappa una risata.
Non appena prendiamo posto, i nostri occhi puntano sul palco alla
ricerca di Hope.
" Tu la vedi?" mi domanda Rai.
" Uh, eccola! E' la matita vestita di rosa!"
" Ahah Una matita? Che costumi buffi!"
" Sì, in pratica metteranno in scena una -Guerra dei colori-
" gli spiego, pronunciando il titolo con una voce che imita quella
agghiacciante di un trailer di un film dell'orrore.
" Mmh, Guerra dei colori... il titolo sembra avvincente! Speriamo ci
sia un po' d'azione!"
Ci saluta con la manina.
D'un tratto si abbassano le luci e il chiacchericcio di sottofondo si
abbassa sempre di più sino ad esaurirsi. S'illumina il palco
e i bambini stanno fermi nella loro posizione.
"C’erano una volta,racchiuse dentro una vecchia scatola di
legno,delle bellissime matite colorate. Da molto tempo non venivano
usate,e per questo motivo erano diventate molto tristi. Se ne stavano
tutte in silenzio,avevano persino perso la voglia di parlare o di
giocare. Ma proprio quando ormai ognuna di loro si era rassegnata a
rimanere chiusa dentro la scatola per sempre, un giorno un bambino
impegnato a fare un disegno si accorse che aveva finito i suoi
colori,per questo iniziò a cercarne altri nella sua casa..."
La recita inizia con la voce narrante della maestra, mentre i bambini
iniziano a muoversi, come da copione, sul palco.
"Dopo un pò di
ricerche trovò la vecchia scatola dei colori da tempo
dimenticati.Le matite colorate si ripresero prontamente dal torpore in
cui erano cadute e si agitarono alla vista del bambino cercando ognuna
di attirare la sua attenzione."
"Che bei colori!
C’è il rosso,il blu,l’azzurro,il
marrone,il giallo,il verde,il rosa."
Esclama un bambino.
"Chissà quale sarà la sua prima battuta!" sento
dire a Rai.
Dopodichè ognuna delle matite colorate cerca di farsi
prendere dal bambino chiamandolo in vari modi.
Giallo – Prendi me!
Verde – Hei
bambino!
Azzurro – No
prendi me!
Marrone – Io ho
un bel colore!
Rosa – Ti prego
prendi me!
Blu – Io! Io!
Prendimi bambino!
...
" Ahah! Hai sentito? Ha detto -Ti prego prendi me!-. Quanto
è carina!!" esclamo entusiasta sotto lo sguardo divertito di
Rai.
*************************************
" Kai, dove stai andando così di fretta?"
Stavo per uscire quando sento la presenza di Eva alle mie spalle.
" Sto uscendo".
" Questo l'avevo capito. Ma dove stai andando?" chiede ancora una volta
con un sorriso poco simpatico.
" E' un interrogatorio?" dico infastidito.
" No! E' solo una curiosità, cosa c'è di male?"
" Sto andando... da Boris!"
" Ah, posso venirci?"
" No!".
Risposta secca.
" E perchè, sentiamo?" . Incrocia le braccia al petto.
" Non avevi un impegno stasera?" le ricordo in modo pungente.
" Beh posso rimandare..."
" Non disturbarti!"
" Stai andando da lei, non è vero??".
Finalmente è riuscita a dirlo!
Mi blocco sul ciglio della porta, facendo la solita espressione che si
fa quando si è stati beccati. Prima di voltarmi verso di lei
però, riporto il mio viso al suo stato naturale.
" No!"
" Non mentirmi..."
" Non lo sto facendo!"
" Invece sì!"
" Sei proprio una rompiscatole!"
" Sarei capace di seguirti, lo sai!"
" Se provi a fare una cosa del genere, ti sbatto fuori di casa!"
" Non ne saresti capace!".
" Scommettiamo?" rivolgo minaccioso.
Ci osserviamo quasi fulminandoci e il mio sguardo gli fa capire che non
stavo scherzando affatto.
Si arrende e dopo avere arricciato, infastidita, il naso, mi da le
spalle andandosene a grandi passi insultandomi con quella poca grazia
che le è rimasta.
Soddisfatto di avere vinto, come sempre, mi accingo a raggiungere
l'auto.
Se sto andando da lei? Sì.
A dire la verità la ritengo una perfetta scocciatura, ma il
modo in cui Anya oggi mi ha detto quelle cose, mi ha fatto capire che
era convinta che non mi sarei presentato, anzi, lo sperava ardentemente.
E così per non dargli questa soddisfazione andrò
lì. Poco m'importa che quel cinese sia presente.
Se non sbaglio aveva detto che sarebbe iniziata alle sette e mezza; e
guardando l'orologio sono le otto e un quarto: spero solo che non sia
finita. Non vorrei fare un viaggio a vuoto.
Parcheggio l'auto e mi avvio verso la scuola.
Dopo essere entrato e chiesto indicazioni ad un bidello, mi ritrovo di
fronte all'aula quando d'improvviso vengo preso da una strana
sensazione.
Cavoli... ma perchè sono venuto?
Lì dentro sarà pieno di marmocchi e genitori.
Sento già delle strane musichette.
Un momento, anch'io sono qui in veste di genitore, con la differenza
che mia figlia non lo sa e che ci sono già dentro due
genitori per lei, che lei conosce...
Cazzo, Kai! Smettila di pensare ed entra.
Istintivamente apro la porta attirando l'attenzione di parecchie
persone che si sono voltate dalla mia parte e mi osservano in maniera
strana.
Cazzo avete da guardare!
Tra queste anche Anya che mi segue con lo sguardo finchè non
raggiungo, silenziosamente, un posto libero tra le ultime file.
Si vede che è infastidita e adesso che guardo meglio, anche
il cinese guarda verso di me, per poi subito rigirarsi.
Anya invece non sembra abbia intenzione di scrollare i suoi occhi da me.
Ricambio con un ghigno beffardo: pensavi davvero che non sei venuto,
vero Sarizawa?
Ritorna ad osservare il palco, imitata da me che cerco di trovare Hope
in mezzo a tutti quei marmocchi in costume.
Dopo qualche secondo riesco a trovarla nelle vesti di una buffa matita
rosa.
Noto che anche lei mi guarda e mi sorride dolcemente.
" Ciao, Kai!" grida d'un tratto facendo voltare una gran parte delle
persone verso la mia direzione.
Doveva per forza salutare così forte!?
Quasi imbarazzato dalla situazione , ricambio il saluto con un gesto
della mano, che sembra paralizzata.
Dio, fa' che finisca presto...
***************************
" L'ha pure salutato a gran voce! Sembrano andare d'accordo!" commento
infastidito a bassa voce mentre Anya sembra si stia spezzando le dita
dal nervoso.
" Che nervi! Con quale faccia si è presentato, e per di
più in ritardo di un'ora!"
" Si vede che non hai saputo decifrare la sua espressione da mummia di
sempre!".
" Si vede che è proprio un cretino!".
Senza accorgercene la recita è già finita.
Non abbiamo neanche sentito l'ultima battuta della piccola e ci uniamo
ugualmente all'applauso generale.
" Deve sempre arrivare alla fine e rovinare tutto!" aggiunge Anya, che
mentre applaude, mi sembra di vedere tra le sue mani la
faccia di Hiwatari gonfia di schiaffi.
I bambini dopo l'inchino finale cominciano a scendere dal palco e Hope
con un gran salto ci raggiunge correndo.
" Papà, papà!".
La prendo in braccio scoccandole un bacio sulla guancia.
" Hey, piccola matita rosa! Sei stata bravissima!"
" Sono stata brava??"
" Si, eri la più bella di tutte!"
" Mamma, sono stata brava?"
" Certo, tesoro!" le dice contenta per poi ritornare seria vedendo Kai
avvicinarsi.
Inespressivo si avvicina a noi e posata la bambina a terra questa gli
va incontro.
" Ciao, Kai!" lo saluta allegramente.
" Ciao..." si limita a dirle scompigliandole i capelli e forzando un
sorriso.
Questa scena mi fa uno strano effetto, non mi sembra vera.
La bambina ritorna da noi, seguita da lui che saluta con fare
distaccato i qui presenti.
" Ciao..." per poi fare finta di guardare altrove.
" Sei parecchio in ritardo!" gli fa notare Anya con tono pungente.
" Beh sono arrivato ugualmente!" ribatte lui.
" Dopo un'ora!"
" Devi sempre stare lì a precisare?"
" Mi pare ovvio!"
Io rimango lì senza aggiungere parola. Non mi va di sprecare
fiato con questo stronzo, anche se sarei pronto ad intervenire non
appena dica qualcosa di non appropriato.
*******************************
Ero convinta che non venisse: evidentemente mi sbagliavo.
Mi chiedo cosa l'abbia spinto a venire qui.
Non appena si è aperta la porta dell'aula è l'ho
visto lì, avrei voluto avere un fucile tra le mani.
Rai sembra alquanto infastidito dalla sua presenza, come me d'altronde.
Se fin'ora non ha detto niente è perchè gli avevo
cortesemente chiesto di non intervenire a meno che la situazione non
degenerasse, per non farli interagire l'uno con l'altro, visto che si
odiano a vicenda.
" Scusate..."
Veniamo interrotti dall'arrivo di una maestra.
" Scusate... tra un po' ci saranno le foto dei bambini e anche quelle
con i genitori! Vi consiglio di cominciare a prepararvi!"
" Ok, arriviamo subito!" la rassicuro sorridente per poi girarmi dalla
loro parte e rendermi conto che qui di genitori ce ne sono fin troppi.
Ci osserviamo tutti senza dire una parola.
Una foto con i genitori significa con una madre e un padre, ma qui di
padri ce ne sono due!
Preoccupata e indecisa sul cosa dire o fare osservo Rai alla ricerca di
un aiuto, finchè...
" Beh... Nel frattempo, allora io aspetto fuori" .
A rompere il silenzio è Kai che sembra abbia deciso di
mettersi da parte di sua spontanea volontà.
Mi lancia un'ultima occhiata che io interpreto come un :" non preoccupatevi, non vi
rovinerò la foto di famiglia" e si allontana,
uscendo fuori e lasciandomi con l'espressione di chi non si aspettava
questo atteggiamento.
" Mamma, andiamo a fare la foto!" dice la piccola tirandomi per una
mano.
Osservo Rai...
" Beh... si è escluso lui" si limita a dire, forse anche
felice della sua decisione.
Io invece non so cosa dire.
Fatta la foto tutti cominciano ad andare a casa e non appena usciamo
dall'edificio i miei occhi puntano sulla figura di Kai, appoggiata ad
un muretto che ci osserva da lontano.
Mi volto verso Rai...
" Senti, tu raggiungi l'auto, io vado un attimo da lui, ok?".
Non mi risponde immediatamente, perchè il suo pensiero e i
suoi occhi sono fissi su Kai.
" Va bene, ma fai in fretta!".
Con la bambina in braccio lo raggiungo e lui, buttata la sigaretta, ci
viene incontro.
" Allora, cosa hai ancora da ridire, Sarizawa?"
" Che la puntualità non è il tuo forte!"
" Ma sono arrivato comunque! Speravi che non venissi? Eccomi qui!"
" Beh, non dovevi disturbarti se volevi sorprendere me! A quanto pare
tu prendi ogni cosa come una sfida, non t'importa un bel niente di tua
figlia, ammettilo!"
" Se non m'importava non mi sarei scomodato!" ribatte duramente.
" La prossima volta allora non scomodarti!"
" Sei tu che mi hai detto di venire!"
" Non eri obbligato!"
La discussione diventa sempre più accesa e Hope, poverina,
in braccio a me, ne è in mezzo.
" Perchè me lo chiedi se poi non vuoi che venga??!"
" Ma hai detto che non venivi!"
" Io avevo detto FORSE , e ho cambiato idea!"
" Ah certo, perchè il signorino cambia idea quando gli pare!
Oggi ha una figlia, domani no, l'altro ancora FORSE!"
" Anya, adesso mi stai facendo incazzare seriamente!" si avvicina
sempre di più al mio viso con tono minaccioso. " Qual
è il tuo problema?? Solo perchè hai trovato il
paparino perfetto per tua figlia credi che io debba farmi da parte?!"
" Sei tu che ti sei fatto da parte!!"
" Lo vedi?? Anche tu non sei da meno! Non ti importa che Hope mi
conosca, perchè devi pensare a vendicarti per il fatto che
ti abbia abbandonata! Ammettilo?!"
" Ma che d..."
" Quando ti ho chiesto di conoscere lei, non era sottinteso che
dovessimo andare d'accordo! Perchè non mi frega un cazzo di
te, hai capito?"
" Io non ho mai pensato questo! Sei tu che..."
" Pensate tutti la stessa cosa! Perchè Hiwatari non
può voler conoscere sua figlia di sua spontanea
volontà, giusto?? E' questo quello che pensi anche tu, no?
Sai che ti dico! Tieniti tua figlia, tieniti il paparino perfetto,
tieniti tutto, non ti va mai bene niente! Mi hai proprio stancato!
Vaffanculo, Anya!"
Dopo avere sfogato la sua rabbia su di me e non avermi dato spazio per
parlare se ne va via di furia lanciandomi uno sguardo orribile.
Sono sconvolta e quasi terrorizzata da questa sua reazione che non
riesco neanche a muovermi e spostare gli occhi.
Perchè ha detto quelle cose...
Il cuore mi batte a mille all'ora e solo adesso mi accorgo che anche
Hope sembra spaventata.
" Mamma, perchè ha detto le parolacce?" domanda con tono
triste, appoggiando la sua testolina sulla mia spalla.
Dopo essermi accorta che è scomparso all'angolo, decido di
tornare indietro.
Stringo forte a me la piccola affondando la testa tra i suoi capelli e
lottando contro le mie lacrime che sembrano dover esplodere da un
momento all'altro.
Non voglio che Rai se ne accorga, non voglio creare problemi.
Ma quando di mezzo c'è lui è inevitabile: sapevo
che non sarebbe stata una buona idea.
" Hey, cos'hai?" mi domanda dolcemente accarezzandomi il viso con una
mano.
Non rispondo.
Mi limito ad osservarlo, rimanendo immobile nella mia posizione,
coricata di fianco sul letto.
Lui, che prima era seduto, adesso decide di sdraiarsi accanto a me ad
attendere una mia risposta.
E' notte fonda e c'è un silenzio così rilassante,
sarebbe un peccato rovinarlo cominciando a parlare e riempirlo delle
mie solite preoccupazioni.
" Rai, tu ti sei mai sentito usato da me?".
Questa domanda sembra averlo sorpreso.
" No, mai..." risponde serenamente.
" Sai, se potessi tornare indietro... non ti farei una cosa simile!"
Beh, è brutto pensare una cosa simile: perchè
questo vuol dire che oggi non ci sarebbe Hope.
Non riuscirei ad immaginare la mia vita senza di lei, oramai.
" E' acqua passata Anya... non pensiamoci più, ti prego!"
Ha ragione.
Mi scocca un bacio e si mette supino dalla sua parte del letto, imitato
da me.
Si spengono le luci.
Si vedeva che era arrabbiato.
Le cose che ha detto mi tormentano perchè sono in parte
vere, forse.
Mi sto comportando in questo modo per vendicarmi?
No.
Perchè dovrei.
La mia è solo rabbia nei suoi confronti. Rabbia nel vedere
come la sua vita sia andata avanti senza problemi.
Non che Hope sia stato per me un problema.
Beh, rimanere incinta a quell'età mi ha causato vari
problemi, mi sembra una cosa naturale in casi come questi.
Ma non ho mai pensato, neanche una volta di mollare, nonostante le
avversità.
Questa rabbia è difficile da spegnere, per questo mi
comporto così.
Mi chiedo una cosa: se io non fossi mai ritornata qui, se lui non
avesse mai visto la bambina, se avessimo continuato due vite parallele
senza mai più reincontrarci...
Lui...
avrebbe fatto un passo avanti?
...
Sono passati due giorni e di Kai non ho più avuto alcuna
notizia.
In genere mi chiamava lui per dirmi quando avrebbe trascorso del tempo
con Hope.
Devo ammettere che si stava impegnando e Hope non sembrava avere
problemi.
Mi era sembrata pure felice nel vederlo presente alla recita.
Sono stata, forse, un pò troppo oppressiva, precisina?
Ebbene sì: perchè lui aveva in mano mia figlia.
Detto così, però, sembra che lui sia un perfetto
sconosciuto, quando invece è suo padre, ma lei non lo sa.
Cavoli...
Sembra che la causa di tutto, adesso, sia diventata io!
Aspetta forse che sia io a contattarlo? Pretende delle scuse?
Tzè, puoi scordartelo, bello!
" Anya! Credo che quel bicchiere sia lucido abbastanza e se ci metterai
ancora più forza finirai per romperlo!" mi fa notare,
giustamente Dana, che stava lì ad osservarmi mentre ero
persa tra i miei pensieri.
" Scusami... non..."
" Ci sono con la testa, si lo so! Sai che novità!"
interviene acidamente. " Vuoi un consiglio? Lascia perdere tutti, gli
uomini sono tutti uguali! Una mandria inferocita di predatori che
pensano solo a saziare le loro voglie!".
La rabbia con cui ha espresso questo suo pensiero sembra averla avvolta
tra le fiamme.
" Parli per esperienza?"
" Parlo così perchè è scientificamente
provato!". Adesso è lei quella che sta torturando la bustina
di zucchero che stringe tra le mani.
Non so niente della sua vita privata, ma quando si prende questo
argomento sembra irritarsi parecchio.
Quando fa così, mi mette seriamente paura.
" Quanto sei drastica..."
" Io sarei drastica? Lasciamo perdere! Oh guarda, sta per arrivare un
perfetto esemplare di "sus
scrofa domesticus" meglio conosciuto come maiale o porco!".
Il sus cosa-che?
Ma che le prende.
Mi volto dall'altra parte e vedo Boris che si avvicina per sedersi al
solito posto, ignaro di tutto.
Ah ecco perchè...
" Di cosa stavate parlando?" chiede curioso.
" Indovina un pò!" gli risponde acida per poi dargli le
spalle e tornare in cucina.
" Stavate parlando di me vero?" mi domanda con un tono da gradasso.
" Già..." mi limito a rispondere cominciando a preparargli
il suo caffè.
" E cosa diceva lei di me?".
Sempre più incuriosito, si avvicina per saperne di
più al riguardo.
" Mi sembra che abbia detto scrofalus
dominus, no aspetta... era suscralus dominicus
o qualcosa del genere" cerco di ricordare.
Mi osserva perplesso.
" E che diamine significa??"
" Guarda... è meglio che non te lo dica! ".
Ciau^O^
Aggiornamento
riuscito U.u
Cosa
è successo?
1-
Sherlock Holmes ( Eva) attraverso una serie d'indizi (un
telefono-giocattolo rosa tutto luci e sbrilluccicoso) riesce a svelare
il mistero di Kai.
2-
A quest'ultimo poco gliene frega XD
3-
Anya "invita" Kai ad una recita, convinta che non si sarebbe presentato.
4-
Inizia lo spettacolo : "La guerra dei colori" e Hope interpretata una
dolce e simpatica matita rosa XD (non prendetemi per pazza, spero che
vi sia piaciuta questa parte ahahah )
5-
Kai mette una musuerola ad Eva e raggiunge prontamente (dopo un'ora)
sua figlia.
6-
Anya sembra molto felice di questo suo sacrificio tanto che alla fine
decidono di fare tutti pace e abbracciarsi XD
Come
dite??
No...
eh?
E
infatti Kai si rende conto di essere di troppo e decide di farsi da
parte per la foto di famiglia ( *^* mi ha fatto pena però
ç___ç)
All'uscita
Anya e Kai fanno i conti, dicendosene di tutti i colori (appunto XD), e
Hope là in mezzo as assistere alla disputa tra il padre e la
madre. (poverina pure lei a cui non sono sfuggite le brutte parole di
Kai *^*)
Poi
si va a letto, i soliti dubbi esistenziali che si vengono prima di
dormire ebla bla e alla fine ho chiuso col teatrino Dana e sus scrof-
cioè voglio dire Boris XDahhaha
Mi
diverto troppo con loro :°D
Allora,
cosa ne pensate?? Da quale parte state? Vi è piaciuto?
Trovate qualcosa che non va?
Fatemi
sapere, non vergognatevi!
Ringrazio
tutti tutti, come sempre e un bacio!
vi regalo pure la foto di Kai appena uscito dalla doccia *@*
awwwh
|
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Capitolo 13 *** Aggiungi un posto a tavola... ***
"
Secondo te cosa dovrei fare adesso, Hila?"
Mi ritrovo al
parco, seduta su una panchina insieme alla mia amica Hilary.
Ultimamente non
abbiamo avuto modo di stare insieme come ai vecchi tempi, quando
passavamo interi pomeriggi, a casa dell'una o dell'altra, a
chiaccherare, lasciando i libri marcire sotto ai nostri occhi.
Beh, sono cambiate
un bel po' di cose da allora: io ho una bambina a cui badare, un
lavoro, mentre lei è completamente presa dal suo studio
universitario e, ovviamente, da suo bel maritino.
Quindi abbiamo
approfittato di queste poche ore libere per dedicare un po' di tempo
all'altra e cercare di recuperare quello perduto.
E non potevo non
aggiornarla delle ultime notizie, che riguardano la mia disastrosa vita
insidiata da Hiwatari.
" Non era quello
che volevi? Insomma, hai fatto di tutto per farlo arrendere e ci sei
riuscita..." afferma tra una cucchiaiata di gelato e l'altra.
Il suo gelato
è quasi finito, mentre il mio è stato solo
sfiorato in superficie.
" Sì,
è vero! Ma..."
" Ma sembra quasi
che tu ti senta in colpa!" completa con tono pungente.
" No!" nego
prontamente puntando verso di lei il cucchiaino che tengo in mano,
gesto che le mette quasi timore. " Cioè... io non
mi sento in colpa per avergli detto quelle cose! E' stato lui a dire
cose orribili e ha cercato in tutti i modi di rigirare la frittata a
suo favore, ti rendi conto?? Vuole farmi sentire uno schifo, facendo
ricadere su di me tutte le colpe! Questo solo perchè mi
preoccupo per mia figlia! La colpa non è mia, ma sua!"
concludo stringendo i denti e non rendendomi conto che lei mi sta
osservando già da qualche minuto in maniera alquanto strana.
" E non guardarmi
così!" la minaccio , per poi infilzare il cucchiaio nel
gelato con rabbia e metterlo da parte " Mi fa schifo persino il gelato,
oggi!".
" Se non ti va
posso finirlo io..." . Non mi dà il tempo di rispondere, che
già si ritrova col bicchiere in mano e fulminata dai miei
occhi.. " Hai detto che non lo volevi..." si giustifica con fare
innocente.
Ma in
realtà io sto pensando a tutt'altro.
" Tranquilla! La
mia mente è pervasa da tutt'altri pensieri!"
" Che riguardano
sempre lui!" aggiunge ironica.
"
Già..." rispondo alleggerendo il tono di voce ed emettendo
un sospiro di stanchezza. " Comunque,hai parecchia fame oggi, eh?".
Il discorso
cambia, non appena i miei occhi puntano sul non più mio
gelato, già scomparso.
" Eh,
sì... avevo proprio VOGLIA di gelato " afferma con una certa
allegria.
" Capisco..." mi
limito a rispondere non dando molto peso al modo allegro e canterino
della sua frase appena pronunciata.
" No, non hai
capito... ho detto che avevo una Certa Voglia di gelato!" .
I miei occhi la
fissano stranamente e si accigliano sempre di più, non
capendo dove voglia arrivare.
" Guarda che ho
capito!! Avevi voglia di un...". Mi blocco all'istante non appena nella
mia mente fa eco una vocina, la quale mi suggerisce che, dietro quelle
parole volutamente calcate, si nasconde un messaggio ben preciso.
Spalanco occhi e
bocca non appena la sua mano si poggia sul suo ventre e sul suo viso si
dipinge un dolce sorriso.
Non riesco a
crederci.
" Tu... tu" alzo
un dito tremolante.
" Sì,
Anya... io e Yuri aspettiamo un bambino!" rivela con una gioia che
riesce ad investirmi, portandomi a sorridere e quasi piangere
dall'emozione.
Istintivamente la
avvolgo in un abbraccio, a cui lei reagisce inizialmente con sorpresa,
ma a cui, subito dopo, risponde con altrettanto affetto.
" Sono
così felice per te! Ma Yuri lo sa? Da quando lo sai? Hai
fatto il test, sei sicura??".
Appena mi sciolgo
dall' abbraccio inizio, come d'altronde è nostra abitudine
fare in certi casi, ad inondarla di domande.
" Sì,
Yuri lo sa! Scusami se vieni a saperlo solo ora! In realtà
doveva essere una sorpresa per tutti".
" Come hai potuto
non dirmelo fin dai tuoi primi dubbi?" dico fingendo un tono di
rimprovero.
" Beh, in
realtà avevamo deciso di non dirlo a nessuno, in modo da
riunirci tutti assieme, magari per una cena , e annunciare la notizia
come si deve! Ma non ho potuto resistere e ho deciso di dirtelo,
perchè non so fingere con te! E poi volevo rallegrare la tua
giornata, dimenticando per un attimo quel deficiente..." spiega con
soddisfazione.
" E ci sei
riuscita! Mio dio, non riesco ancora a crederci, la mia amica
è incinta!" esulto con allegria, prendendo e stringendo le
sue mani.
Finalmente una
bella notizia e coi fiocchi: chissà se saranno blu
o rosa...
**********************************
" Da non credere!
Avevo già intenzione di farle qualche domanda al riguardo,
ma mi sembrava ancora troppo presto... insomma, sono sposati da quasi
tre mesi, non avrei mai immaginato che arrivasse così
presto..."
Anya non fa altro
che gioire ed entusiasmarsi per la bella notizia ricevuta. Sono amiche
da così tanto tempo, si vogliono bene quasi come fossero
sorelle: è normale che reagisca in questo modo.
E in questo
contesto non posso far altro che essere coinvolto dal suo entusiasmo.
" Sono felice per
lei e Yuri: si sono dati un gran da fare, ultimamente!" affermo
scherzoso.
" eh
sì,mio caro! Dici che sarà una femmina o un
maschietto?".
" Beh, non
saprei..."
" E dai prova ad
indovinare! Il mio intutito dice che sarà un maschio! Quando
ero incinta di Hope il mio istinto mi ha suggerito che sarebbe stata
una femmina e infatti, eccola là!" esclama orgogliosa,
puntando un dito verso la piccola che gioca a terra vicino al tavolino.
" Wooow! " esclamo
fingendo gran meraviglia, " Potresti leggermi il futuro?" le chiedo
porgendole la mano.
" Spiritoso!"
risponde imbronciata, spazzando via la mia mano, per poi alzarsi e
prendere in braccio Hope. " Vado a mettere a letto questa peste, torno
subito!"
" Buonanotte,
pestifera!" la saluto scoccandole un bacio in fronte.
" Buonanotte
papà!" saluta con la manina da lontano.
Assicuratomi del
fatto che Anya sia dentro la stanza con la bambina, infilo furtivo una
mano dentro la tasca dei miei jeans per tirar fuori una piccola
scatolina blu.
La osservo, giro e
rigiro tra le mani.
Avevo intenzione
di chiederglielo molto prima, ma ci sono stati degli avvenimenti
spiacevoli che mi hanno costretto a rimandare.
Adesso, non so
bene cosa, ma qualcosa mi ha suggerito che è giunto il
momento giusto per farlo.
La stringo forte
in una mano.
" Ok, la piccola
è già crollata! Ti aspetto di là?" .
Senza essermene
accorto è già uscita e prontamente nascondo
l'oggetto dietro la schiena, fingendomi naturale.
E' in piedi vicino
al divano ad attendere una mia risposta.
" Rai, ci sei?"
domanda muovendo le mani, come a volermi riportare nel mondo reale.
"
Sì-sì, arrivo..." la rassicuro, dopo essermi
ripreso.
Volta le spalle
per andare in camera nostra, ma viene subito fermata dal mio richiamo.
" Aspetta...".
" Cosa
c'è?" dice voltandosi nella mia direzione.
E' meglio farlo
adesso, qui, o non ne troverò mai il coraggio.
" Resta un attimo
qui, vieni!"
Con un espressione
alquanto incerta si avvicina e si risiede accanto a me, osservandomi
con occhi curiosi.
" Dimmi..." mi
incita.
" Ecco...".
Ci siamo: non so
come iniziare, cosa dire, e sto entrando nel pallone.
" Mi stai facendo
preoccupare, Rai! Che ti succede?" .
" No, niente di
preoccupante... c'è una cosa che devo dirti..."
inzio titubante.
" Cosa?" ripete
sistemandosi meglio sul divano, a gambe incrociate.
E' una situazione
così buffa.
Seduti sul divano,
lei col suo solito pigiama viola, io con la scatolina dell'anello
andata a finire sotto al sedere: beh, non era proprio questo il modo in
cui avrei voluto chiederglielo,ma... adesso o mai più.
" Ecco, era da
tempo che volevo chiedertelo, ma sono successe cose che non me l'hanno
permesso... insomma volevo trovare il momento giusto..."
Sembro averla
confusa con questo giro di parole: ma non farci caso, Rai!
" E forse non
sarà neanche questo il momento giusto, ma tanto vale
tentare...".
Decido di porre
fine al mio discorso privo di senso che non farà altro che
prolungare la sofferenza di entrambi ed estraggo, poco romanticamente,
devo ammetterlo, la scatolina blu da sotto il sedere.
" Ma che stai
facendo?" chiede divertita dal mio gesto e non rendendosi ancora conto
di cosa tengo in mano.
La nascondo dentro
un pugno, e seguita dai suoi occhi, la mia mano avanza verso di lei,
per poi fermarsi e aprirsi per mostrarne il contenuto.
*****************************
" In genere me la
cavo con le parole, ma questa volta non sono riuscito a fare due frasi
di senso compituto... lo so, ma ...."
Lui continua a
parlare con voce tremolante e nervosa, mentre io non riesco a scollare
i miei occhi da questa scatolina blu sospesa davanti ai miei occhi.
Sono come stregata
e momentaneamente assente con la mente.
La mia meraviglia
e i battiti del cuore aumentano ancor di più nel momento in
cui, aiutandosi con l'altra mano, apre quella scatola e tira fuori un
bellissimo anello in oro bianco, con al centro un brillante color verde
smeraldo.
Si può
morire di emozione eccessiva?
Se sì,
credo che potrei morire in questo momento.
I miei occhi, dopo
qualche attimo di esitazione, smettono di fissare l'anello per
specchiarsi in quelli di Rai, che dietro a quel suo sorriso traspare un
certo nervosismo, dovuto, molto probabilmente alla mia reazione.
" Wow.. Rai...".
Sono le uniche parole fuoriuscite in un soffio e con stupore dal grande
caos che sta avendo luogo nella mia mente in questo preciso istante.
" Ti...piace?"
domanda speranzoso.
" S-ì
certo, è ... wow Rai, io non me l'aspettavo!". Sento le gote
avvamparsi e l'imbarazzo e il nervosismo costringono una mia mano a
darmi un colpo in fronte, per cercare di riprendermi.
Gesto che fa
esplodere Rai in una fragorosa risata.
" Non ridere!" gli
ordino imbarazzata.
" Scusami, ma la
situazione è imbarazzante anche per me! Ti ho solo mostrato
l'anello, non ti ho ancora fatto la proposta e già siamo
entrati nel pallone..." mi spiega ridendo.
Giusto, non me
l'ha ancora chiesto: mio dio, sto per avere un infarto.
Si schiarisce
meglio la voce e torna serio.
Mi fissa
intensamente negli occhi, che io non sembro riuscire a controllare,
visto il modo in cui si spostano da un punto all'altro.
Ecco, sta per
farlo...
" Anya, volevo
chiedertelo alcuni mesi fa, ma... non ne ho avuto il coraggio, lo
ammetto. Ma anche perchè sono successe delle cose che non me
lo hanno permesso! Beh, oggi ho trovato l'ispirazione e il momento
giusto per chiedertelo..."
Ad ogni parola
pronunciata, il mio respiro viene sempre di meno. "...Anya Sarizawa,
vuoi... sposarmi?".
Sbarro gli occhi,
per l'ennesima volta oggi.
Me lo ha chiesto
veramente.
Rai Kon mi ha
appena chiesto di sposarlo.
" I-i-io...io". La
voce tremolante non mi permette di rispondere.
" Ovviamente non
devi ... rispondermi subito...".
Essendosi reso
conto che l'emozione mi ha completamente tolto la facoltà di
parlare e persino di pensare razionalmente, decide di farmi riprendere,
alleggerendo la tensione. " Hai tutto il tempo per pensarci, io... ci
tenevo solo a chiedertelo, poi sta a te decidere e non sei costretta a
dirmi sì o no adesso... ma quand...."
" No!" lo
interrompo bruscamente, facendolo rimanere di pietra.
" Hai detto... no?
Non vuoi...sposarmi?".
Ma ancora una
volta non sono riuscita a spiegarmi.
" No no!!" spiego
meglio agitando le mani " Ho detto no, riguardo al fatto di
pensarci...". Mi osserva sempre più dubbioso.
" Quindi, non ci
penserai?".
" No...
perchè non ho bisogno di pensarci! Perchè anche
tra due minuti, domani, tra due giorni, un mese... la mia risposta
sarà sempre Sì!".
Adesso
è lui ad essere rimasto ad occhi e bocca aperti.
" Quindi...
è un sì?" richiede per avere conferma.
Le mie labbra si
ricurvano all'insù e corrono ad attaccarsi alle sue.
" Sì,
sarà sempre sì!" gli sussurro scoccandogli
diversi baci, da lui ricambiati.
" Aspetta!" . Mi
para una mano davanti. " Devo prima metterti l'anello per
ufficializzare la cosa, no?".
" Giusto!"
acconsento felice e gli porgo la mano.
Dopo avere
inserito l'anello mi trascina verso di sè e inizia a
baciarmi con passione.
" Adesso
è perfetto!" mi sussurra dolcemente.
E così
decidiamo di concludere la magnifica serata consumando questo amore che
ci lega e che ci porterà sino all'altare.
Anche se per il
momento sembra volerci trascinare verso la camera da letto.
*******************************
" Hilary,
perchè hai apparecchiato solo per sei persone?" mi domanda
stranito Yuri, arrivando in cucina.
" Io, tu, Rai,
Anya, Hope e quel testone di Boris! SEI!" gli spiego segnando il numero
con le dita.
" E Kai ed Eva??".
Stavo mescolando
il riso che bolle in pentola, ma la sua frase mi costringe a bloccarmi
e fissarlo a bocca aperta.
" Stai scherzando,
vero??"
" Secondo te?!"
afferma, puntando un dito alla sua faccia seria.
" Tu non mi hai
avvisata! Come puoi dirmelo all'ultimo momento, Yuri!!" gli rimprovero.
" Ma se te l'ho
detto stamattina, mentre eri sotto la doccia!" ribatte lui.
" Non è
vero, io non ho sentito niente!" .
" Mi hai persino
detto -nessun problema-!" racconta imitando la mia voce.
" Io avevo capito
un'altra cosa!".
" E cosa avresti
capito??".
" Che..."
Vengo interrotta
dal suono del campanello: segno che una delle due coppie è
arrivata e il macchinone parcheggiato fuori mi suggerisce qualcosa.
Ci fulminiamo con
gli occhi.
" Ascolta, non fa
niente! Kai ed Anya si sono già parlati e chiariti..." dice
di fretta apprestandosi a raggiungere la porta principale.
" Guarda che hanno
litigato di nuovo!" spiego in un grido che lo riporta indietro in
cucina, ad osservarmi sconvolto.
" Cosa?? E quando
sarebbe successo? Che cosa ne potevo sapere io!"si giustifica a denti
stretti.
" Beh, non ne ho
avuto l'occasione e poi..."
Il campanello
inizia a suonare ripetute volte, segno che sua altezza Hiwatari sta
perdendo la pazienza, povero!
" Beh, non
importa! Non succederà nulla!" conclude evasivo fuggendo ad
aprire.
Appena sparito,
stringo con forza il mestolo tra le mani, non appena sento la voce di
quella vipera fare eco per tutta la casa.
Sono una donna
incinta adesso e quindi molto suscettibile: meglio ponderare bene le
parole, miei cari ospiti non graditi!
Non appena sento
pronunciare il mio nome, spengo i fornelli e, tolto il grembiule, mi
avvio sul campo di battaglia... volevo dire , in salotto.
" Tesoro! Non ci
vediamo da un po'!" esclama con un falso sorriso venendo persino ad
abbracciarmi.
" Eva, che
sorpresa..." mi limito a dire, abbozzandone uno simpatico io.
" Non sapevi che
saremmo venuti?" domanda stranita.
" Oh
s-sì certo..." mi correggo dandomi della sciocca e
fulminando mio marito con uno sguardo.
" Bella casa..."
aggiunge guardandosi intorno.
" E' la stessa di
molti anni fa..." le faccio notare, invitandoli a sedersi. " Hiwatari,
tutto ok?" gli domando pungente.
" Sì." .
Sempre molto
loquace.
Non abbiamo il
tempo di riaprire bocca che il campanello risuona.
" Ehm, vado ad
aprire io, tu controlla qui..." ordino a Yuri che mi fissa intimorito.
Corro alla porta
principale e dopo avere fatto un respiro profondo abbasso la maniglia
ed apro, per ritrovarmi davanti la famigliola al completo.
" Ragazzi,
finalmente..." li accolgo con tono nervoso.
" Ciao Hilary"
saluta allegramente Rai con in braccio la piccola.
" Hilary, ho
portato una torta!" dice Anya porgendomi una scatola confezionata con
nastro verde.
" Aspettate un
att..."
Non ho il tempo di
fermarli che già Rai si blocca sul ciglio della porta del
salotto con in braccio la piccola, imitato da Anya.
" Che cosa ci
fanno loro qui...." grignisce a denti stretti Anya, a bassa voce verso
di me.
Il suo sguardo di
fuoco si poggia su di me e , sinceramente...non so cosa dire.
***********************************
La famiglia al
completo qui e ceneranno addirittura insieme a noi?
Rai e Kai sembrano
scambiarsi occhiate di fuoco, Anya mormora qualcosa ad Hilary e gli
occhi di Yuri si spostano timorosi da un viso all'altro.
I miei sono fissi
su di lei: la bambina.
" Bene..." inzia
Yuri, dopo un finto colpo di tosse. " Manca solo Boris!
Perchè non vi accomodate..." li invita ad accomodarsi sul
divano, posto di fronte a noi.
A sguardi bassi si
avviano a sedersi e poi si scambiano delle strane occhiate.
Kai stringe
leggermente i pugni sulle ginocchia.
Perchè
è così nervoso?
E
perchè non si sono salutati?
Avevo capito che
la Racchia e lui stessero "andando d'accordo", visto che lei gli ha
permesso di tenere la bambina.
Ma come al solito
sono sempre l'ultima a sapere le cose, visto che lui non mi racconta
mai niente.
Ma la domanda
più importante è: perchè Hilary non
avrebbe informato Anya che ci saremmo stati anche noi?
Odio tutti questi
misteri, cavolo!
Il silenzio sembra
regnare sovrano, ma viene subito interrotto da una dolce vocina.
" Ciao, Kai!".
La bambina scivola
dalle braccia di Rai per correre e fermarsi proprio davanti a Kai, per
salutarlo e sorridergli.
Rai sembra essere
rimasto di sasso in seguito a questo gesto inaspettato, mentre Kai dopo
averla fissata in modo serio, abbozza un sorriso e ricambia il saluto.
" Ciao,
piccolina...".
" Posso sedermi
qui??" gli chiede indicando lo stretto spazio che divide me e Kai.
" Hope, vieni
qui... dai!" la richiama seccata Anya.
" Ma io mi voglio
sedere qui!" le risponde imbronciata.
" Ok, siediti!"
interviene Kai, prendendola in braccio e facendola accomodare in mezzo
a noi, costringendomi a spostarmi più in là.
Questa bambina
è proprio invadente! Somiglia decisamente alla madre!
" Ehm... io vado a
controllare che succede in cucina..." ci avvisa Hilary, che stava
ancora lì in piedi con un pacco in mano. " Vieni con me,
Yuri??" lo invita facendo strane espressioni.
" Ok..."
acconsente lui, che dopo essersi alzato, rivolge un'ultima occhiata ai
qui presenti, come a voler dire - che non succeda nulla!!-.
E così
restiamo soli.
Noi quattro,
più la mocciosetta.
**************************************
Che situazione
imbarazzante e a dir poco assurda.
Ivanov mi ha di
nuovo incastrato! Sembra che si diverta anche lui a farmi girare le
palle.
Ci invita per una
cena e ci ritroviamo faccia a faccia con Anya e quel cinese che mi sta
sulla punta del cazzo.
Eva, per fortuna
non ha aperto quella bocca, o gliel' avrei tappata a modo mio.
Ognuno si guarda
intorno, cercando di evitare di incrociare lo sguardo dell'altro e la
bambina sembra la più allegra di tutti: in fondo non capisce
niente.
Però
non sembra essersi dimenticata di me, anche se ci siamo visti
pochissime volte.
Ha addirittura
abbandonato il suo adorato paparino per venire a salutarmi e questo
sembra averlo fatto incazzare e non poco: per me è stata una
grande soddisfazione.
" Come ti chiami?"
. Il silenzio viene ancora una volto interrotto da Hope, che adesso
cerca di fare la grande conoscenza di Eva: oh cielo, fa che dica
qualcosa di buono...
Si voltano tutti
in sua direzione.
Lei la guarda in
modo strano e poi decide di rispondere " Eva..." fingendo quel tono
simpatico che le riesce sempre male.
" Io mi chiamo
Hope!" esclama allegramente.
Ok, sto
cominciando ad avere parecchi dubbi su questa bambina.
E' troppo allegra,
chiaccherona e socievole per essere mia figlia!
Ma guardandola in
viso ogni dubbio svanisce.
" Quanto
è dolce..." finge gioiosa la bionda rivolgendosi ad Anya,
che si limita a incenerirla con gli occhi.
****************************
Hilary deve essere
impazzita.
E pure suo marito.
Ma le sembrano
sorprese da fare?
Se voleva
sorprendermi ci è riuscita.
Se voleva farmi
arrabbiare, ha superato con successo la missione.
Sul divano di
fronte al nostro è seduto quel deficiente di Hiwatari con la
sua simpaticissima fidanzata, che con quell'espressione da strega
sembra voler dire chissà che cosa!
Rai mi sembra
più nervoso del solito e non ha spostato gli occhi dal
tavolino posto davanti a lui.
Io vorrei spaccare
la faccia a Kai, che ogni tanto poggia i suoi occhi su di me.
Mia figlia tenta
di instaurare un qualche contatto con quella strega malefica seduta
accanto.
E in tutto questo,
i Signori Ivanov, artefici di questa assurda rimpatriata, se ne stanno
in cucina a mescolare il brodo!
La pazienza
giungerà presto al termine, me lo sento.
Una sola parola di
troppo, caro Hiwatari, e la serata avrà un finale da film
horror!
" Tu lo sapevi?"
mi sussurra irritato e a denti stretti Rai, poggiando la schiena sul
divano.
" Per niente!"
rispondo imitandolo.
" Possiamo andare
via?"
" Vorrei tanto..."
La conversazione
procede così: un succedersi di bisbigli, senza attirare
troppo l'attenzione.
******************************
Dopo
avere superata il cancello trovato aperto, vi avvio alla porta
principale per suonare il campanello.
Passa qualche
secondo e ad accogliermi arriva Yuri.
" Sono in ritardo?"
" Tu sei sempre in
ritardo!" risponde in modo secco,
" Non è
vero...".
Mi faccio strada
da solo, lungo il corridoio che mi porta in salotto ma appena arrivo
lì, mi fermo ad osservare con occhi leggermente sgranati e
contorti una scena assurda.
Quello che mi si
presenta davanti è, praticamente, un campo di battaglia in
cui sembrano contrapporsi due schieramenti: dal un lato Kon e Sarizawa,
dall'altro , Kai ed Eva e la cosa che mi sembra più assurda
in assoluto è che la piccolina si trova sul fronte nemico.
Quale strategia di
attacco è mai questa?
" Ciao, ragazzi!".
Il mio allegro modo di salutare, viene steso a terra da dei tono di
voce alquanto deprimenti.
Sbaglio, o si
respira una certa tensione qui dentro?.
"Accomodati pure
tu, tra un po' sarà tutto pronto" mi invita Yuri con una
pacca sulla spalla.
" Siamo sicuri che
non scoppierà una guerra?" gli bisbiglio ironico.
" Prega che non
succeda!" mi consiglia rassegnato.
" Ciao, Boris!" mi
saluta Eva, facendo spazio sul divano per farmi sedere.
" Biondina..."
rispondo con un cenno di capo, per poi andare a scompigliare i capelli
ad Hope.
Non vado matto per
i bambini, ma questa cucciolina riesce quasi a farmi tenerezza.
" Ciao, bella
bambolina!".
Il mio gesto la fa
arrossire e sorridere: tu non puoi essere figlia di Hiwatari!
Ma guardalo,
seduto, immobile e col suo solito broncio a maledire, sicuramente,
nella sua testa il cinese seduto di fronte a lui.
E quest'ultimo
sembra parecchio innervosito.
Bene, anche se mi
sto perdendo la finale di wrestling in tv, questa sera prevedo di
assistere ad un incontro dal vivo.
E non mi
dispiacerebbe che le due signorine si rotolassero a terra, dandosele di
santa ragione: cavolo, se sarebbe sexy!
"Ragazzi, la cena
è pronta, accomodatevi!"
I miei poco casti
pensieri, vengono interrotti da Hilary, la quale ci invita a sederci a
tavola.
Mi siedo a
capotavola, trovandomi alla parte opposta di Yuri.
Alla mia destra
siede Eva e alla mia sinistra Anya. Ho timore a stare qui in mezzo,
visto il modo orribile in cui si guardano ogni tanto.
D'un tratto
però, senza accorgermene, avverto la presenza di qualcuno
alla mia destra.
" Fammi sedere
qui!".
E' Kai, che sino
ad un attimo fa era seduto accanto ad Eva e ora mi ordina persino di
cedergli il posto: ma per quale fottuto motivo??
" Che vuoi? Resta
dov'eri!" rispondo a bassa voce.
" Ho detto alzati
e vai a sederti al mio posto!" mormora a denti stretti cercando di non
attirare troppo l'attenzione.
" Cazzo, ma
perchè?" chiedo al limite della pazienza, sempre mantenendo
un tono basso.
" Non voglio quel
cinese davanti al cazzo! Quindi non fare storie!" conclude autoritario,
tirando leggermente indietro la mia sedia.
E' vero, era
seduto proprio di fronte a Kon: immagino lo spettacolo entusiasmante.
Avendo capito di
non potermi opporre, decido di alzarmi e incenerirlo con uno sguardo
assassino.
" Che
c'è? Hai paura di lui!"
" Togliti di mezzo
e fammi sedere!" dice autoritario, invitandomi poco educatamente a
spostarmi.
Quanto lo odio
quando fa così!!
" Che avete voi
due??" domanda innervosito Yuri.
" Niente,
c'è che sua altezza Hiwatari vuole che gli ceda il mio
trono! Prego!" spiego fingendo un sorriso che nasconde la
voglia matta di farlo a pezzi, che lui , ovviamente ricambia.
*****************************
Dopo la saggia
decisione di sparire da davanti ai miei occhi, prende l'assurda
decisione di sedersi accanto ad Anya?
Dopo essersi messo
lì, mi sono accorto che Anya si è parecchio
irriggidita e infatti muove nervosamente le mani.
Sembra quasi uno
scherzo: poco fa, Hope mi lascia per andare a sedersi accanto a lui e
adesso lui va ad accomodarsi al lato di Anya.
Se avessi saputo
della sua presenza non mi sarei presentato.
" Bene, spero che
vi piaccia! So che non sono una grande cuoca, ma ... ultimamente, Yuri
può garantire, sono migliorata ai fornelli!" afferma
soddisfatta Hilary, puntando al marito che alza le mani in segno di
risposta positiva.
" Andiamo bene..."
mormora a bassa voce Boris, che mi sta di fronte.
" Sta' zitto, tu!"
gli ordina Hilary.
" Beh allora buon
appetito!" esclama Anya, invitandoci ad iniziare a consumare il pasto.
Durante i primi
minuti si riescono a sentire solo i rumori delle posate e io non posso
fare a meno di buttare, ogni tanto, un'occhiata ad Hiwatari, i cui
occhi sembrano poggiare ogni tanto su Anya.
Lei invece sembra
tranquilla e serena, ma colei che le sta di fronte sembra voler leggere
nella mente di Kai.
Non posso
biasimarla, anche io vorrei farlo e so già che i suoi
pensieri non mi piaceranno!
" Papà,
mi tagli la carne..." mi chiede Hope tirandomi per la maglietta.
" Certo..."
rispondo, spazzando via assurdi pensieri.
" Wow, se gli
effetti collaterali o il veleno non abbia effetti tardivi, questa cena
non è poi così male!" afferma
beffardamente Boris, beccandosi un'occhiataccia da Hilary, che le
è seduta accanto.
" Sei proprio uno
stro..." la frase iniziata da Yuri, viene fermata dal gesto repentino
di Hilary, che gli ricorda della presenza della bambina accanto a lui.
" Ehm uno stro... un nostro caro amico...adesso ti prego di tacere" si
corregge a suo modo, fingendo un sorriso amichevole, a cui l'altro
risponde con un'espressione di finta innocenza.
************************************
Mi sento
decisamente cento chili addosso!
Gli occhi di Eva
su di me non mi permettono di respirare tranquillamente e la presenza
di Kai alla mia destra non alleggerisce di certo il peso.
Se poi vogliamo
aggiungere Rai alla mia sinistra corro il rischio di sprofondare sino
ad arrivare al centro della terra!
E' una situazione
talmente imbarazzante che se conoscessi qualche magia per sparire, non
esiterei un istante a recitare la sua formula.
La nostra
attenzione viene improvvisamente catturata da Hilary e Yuri che si
alzano in piedi e ci guardano sorridenti.
" Bene, prima di
servire il dessert, vorrei dirvi il motivo per cui vi abbiamo invitati!"
" C'era un
motivo?" domanda come uno stralunato Boris.
" Esatto!"
conferma Hilary " Io e Yuri abbiamo due bellissime notizie da
annunciare!" esclama entusiasta.
Ero già
a conoscenza del motivo del loro invito, ma credevo che la bella
notizia fosse solo una. Che cosa riguarderà la seconda? Sono
proprio curiosa.
" Avanti, diteci!"
li invita a proseguire Eva.
" Dunque..." si
schiarisce la voce, scambiando sguardi complici col marito. " La prima
notizia è..."
" Che divorziate!"
interrompe a suo solito modo Boris, sparando l'ennesima cavolata.
E questa volta si
becca una pacca in testa da Yuri.
" Dicevo... la
prima notizia è che io e Yuri aspettiamo un bambino!!"
esclama gioiosa coinvolgendo tutti quanti" Wow, non avete perso
tempo..." ad eccezione di Hiwatari che decide di bere un sorso di vino,
imitato da Boris, il quale sembra si stia sforzando nel trattenere un
qualche stupido commento.
"E la seconda?"
chiede, sempre più curiosa Eva.
" La seconda ve la
dirà Yuri!"
Cede la parola al
rosso , che con un sorriso, quasi nervoso, dipinto sul volto, comincia
a schiudere le labbra, da cui la maggior parte di noi sembra pendere.
" La seconda,
bella ed ultima notizia è che , in realtà io ed
Hilary non aspettiamo UN bambino!...". Sospende il discorso,
lasciandoci sospettosi.
" Che
significherebbe?" intervengo io, pretendendo ulteriori chiarimenti.
" Che... non
aspettiamo un bambino... bensì Due bambini!" annuncia con
entusiasmo, lasciandoci a bocca spalancata.
La reazione di
Boris è la più esplicita di tutte: infatti sputa
completamente il sorso di vino che gli era appena arrivato in gola per
poi iniziare a tossire, quasi come se stesse soffocando.
Ma le pacche di
Eva sulle sue spalle, lo aiutano, per fortuna a riprendersi.
" Due bambini?"
asserisco io sorpresa.
" Gemelli?"
aggiunge Rai.
" Due marmocchi
uguali a Yuri?" conclude Boris, dopo essersi ripreso.
" Esatto, due
gemelli!" conferma ancora una volta Yuri, chiaramente scocciato dal
comportamento di Boris.
" Questo vuol dire
che diverrai doppiamente grassa!" . Ed una simile esclamazione non
poteva che uscire dalla bocca velenosa della strega che sembra abbia
accolto la notizia con divertimento.
"
Già..." asserisce a denti stretti Hilary.
" Sono
così felice per te!" mi congratulo io.
" Complimenti!" .
Kai, che fino a poco fa non aveva detto una parola al riguardo, adesso
si alza col bicchiere pieno di vino bianco in mano, osservando Yuri
negli occhi, accennando un sorrisetto. " Due in un colpo solo!... Mi
hai superato, Ivanov..." conclude con un ghigno beffardo, per poi bere
un sorso e puntare gli occhi su Rai, come a voler fargli
sottindendere qualcosa.
I miei occhi
escono fuori dalle orbite all'udir di queste parole, il cui messaggio
riesco subito a decifrare; istintivamente mi giro sconvolta verso di
lui, che se la ride sotto i baffi, mentre Rai stringe i pugni
abbastanza nervoso.
Persino Eva lo
osserva sorpresa.
Nel giro di due
secondi è riuscito a rovinare un momento di gioia: mi chiedo
se la sua sia una capacità innata!
La tensione cresce
sino a sfiorare le stelle e nessuno osa aprire bocca.
" Un colpo andato
a segno, vero Hiwatari!?".
A interrompere il
silenzio è stato Rai, che di scatto si alza e lo osserva in
maniera orribile, stringendo in mano un tovagliolo.
" Puoi giurarci!
Guarda tu stesso alla tua sinistra!" risponde con tono di sfida Kai,
invitandolo con un cenno di capo ad osservare Hope.
" Rai, calmati e
siediti, per-favore!" gli suggerisco a bassa voce, quasi
implorandolo, La sua pazienza sta per giungere al termine,
mentre Kai non sembra neanche minimamente colpito o sorpreso dalla sua
reazione: semplicemente è divertito.
" Adesso basta!
Non voglio problemi!" interviene Yuri con tono duro.
" Spiegalo al tuo
amico, sembra nervoso!" aggiunge Kai, per niente intimorito.
" Basta!". Questa
volta sono io a ordinar loro di tacere.
" Come
desidera...". Si arrende, sotto il mio sguardo inceneritore, e si siede
alzando le mani in segno di resa.
Poi mi volto verso
Rai, che non sembra voler cedere, ma poi la mia mano poggia
supplichevole sulla sua spalla e riesce a calmarlo.
Sono appena
riuscita ad evitare una guerra, che sollievo!
Ci risediamo
tutti, scambiandoci strane occhiate per poi iniziare ad assaggiare il
dessert, che Rai non sembra gradire ed immagino il perchè.
Per alleggerire la
tensione, decido di fare io un annuncio, spiazzando ancora una volta
Eva e quel musone, ma anche e soprattutto Hilary, che ancora non sa
nulla.
Fingo un colpo di
tosse per attirare l'attenzione, anche se sarà difficile
dirlo con gioia dopo quello appena accaduto, ma mi sforzerò
comunque di annunciarlo come si deve.
" Cosa
c'è Anya?" chiede curiosa Hilary.
" Anche io ho un
annuncio da fare...".
****************************
Quel cinese sembra
voler giocare col fuoco.
La mia presenza lo
irrita ed il fatto che io stia seduto accanto alla sua Anya lo fa
imbestialire.
Non sono pentito
di ciò che ho detto, anzi!
Ho detto solo la
verità: la sua Anya me la sono scopata e ci ho fatto pure un
figlio, mentre lui dopo tutti questi anni non è riuscito a
ingravidarla.
Avrebbe potuto
cercare di rimediare facendone uno suo, ma non l'ha fatto.
Che abbia qualche
problemino al pistolino?
" Ti sembra
divertente dire certe cose?" sibila a denti stretti Eva.
"
Sì..." affermo compiaciuto.
" Anche io avrei
un annuncio da fare...".
E' la frase che
attira la mia attenzione, come quella degli altri.
" Anche tu aspetti
un figlio??" domanda Boris quasi disgustato.
Che sia davvero
questo?
" No!!" nega
prontamente.
Quindi non
è incinta...
Che notizia
sarà mai?
La risposta viene
resa evidente nel momento in cui lei mostra festante la sua mano con un
dito circondato da un... anello.
" Oh mio dio
Anya!" si alza euforica Hilary.
" Rai, mi ha
chiesto qualche giorno fa di sposarlo!!" esclama allegramente Anya
correndo ad abbracciare l'amica. Il cinese, ancora in preda alla rabbia
di prima, si limita ad accennare un sorriso.
Tutti le rivolgono
i loro auguri mentre Eva sembra stare in disparte, persa in
chissà quali pensieri.
E la cosa strana
è che la notizia ha sorpreso persino me...
****************************
Siamo in auto,
diretti a casa.
Boris ha chiesto
un passaggio, quindi la prima tappa sarà casa sua.
In auto regna il
silenzio più assoluto.
Kai guida
tranquillamente ed io guardo fuori dal finestrino, mentre migliaia di
pensieri mi bombardano la mente.
Perchè
ha reagito così?
L'ho visto! Ha
avuto come un sussulto in seguito alla notizia del matrimonio e la cosa
che mi insospettisce ancora di più è che il suo
atteggiamento è cambiato per tutto il resto della serata:
non ha più cErcato di irritare Kon, non ha rivolto la parola
a nessuno e ha persino lasciato pieno il suo calice di vino dopo il
brindisi.
Decisamente
insolito per un Hiawatari che riesce a bere botti di vino intere.
Che la notizia lo
abbia accecato di gelosia talmente tanto da deprimerlo?
Perchè
dovrebbe essere geloso di quella?
Mi limito ad
osservarlo con la coda dell'occhio: si vede che ha uno sguardo perso
nel vuoto, lo conosco fin troppo bene!
" Incredibile
ragazzi! Avreste mai immaginato? Yuri ed Hilary si sposano e aspettano
due gemelli, Anya e Kon si sposano... belli miei: mancate solo voi!!" .
E' Boris a parlare
con la sua solita allegria inopportuna.
In tutta risposta
riceve uno sguardo fulmineo da Kai, attraverso lo specchietto
retrovisore.
Questa volta
però, devo ammettere che le sue parole non sono poi
così inopportune.
" Dici sempre
stronzate..." risponde secco Kai.
" Invece per una
volta Boris ha ragione!" intervengo io.
"
Tzè..." . Il suo solito verso che mi manda in bestia.
" Come sarebbe a
dire per una volta?" chiede seccato Boris, seduto ai sedili posteriori.
" L'unico a non
voler prendere una decisione sei tu!" dico rivolgendomi al mio ragazzo,
ignorando l'esistenza di Boris.
Distoglie qualche
secondo gli occhi dalla strada per fissarmi perplesso.
" Tu non puoi dire
sul serio... ci stavo quasi per credere..." sorride scuotendo la testa.
" Non mi prendi
sul serio, Kai?? Ti sembro forse un pagliaccio??" asserisco alzando il
tono di voce.
" Non ho detto
questo!!"
" Sì,
invece! Tu non mi consideri mai nelle tue decisioni, non mi racconti
mai niente e continui ad escludermi quasi fossi la tua prostituta!!"
grido isterica.
" Oh cielo..."
sento mormorare Boris, da dietro.
L'auto si ferma in
maniera alquanto brusca.
Kai tira con forza
il freno a mano e guarda avanti a sè con espressione
abbastanza incavolata.
" Boris, esci
fuori!!" gli ordina autoritario.
" Cosa?? E
perchè mai??" domanda scocciato l'altro.
" Ho detto esci
fuori, va' a casa a piedi!"
" Ma
perchè??" .
Ecco che spunta la
sua testa tra i sedili.
***************************
"
Perchè è colpa tua! Le hai messo tu in testa
questa cosa!".
Se lui non avesse
aperto quella bocca, Eva non si sarebbe messa strane idee in testa.
" Ah sarebbe colpa
sua?? Invece io lo stavo già pensando!" grida lei.
" Non m'importa,
fuori!" dico autoritario.
" No, Boris,
Resta!" insiste lei.
" Fuori!"
controribatto duramente.
La contesta su
Boris continua tra un grido e l'altro, finchè questi, dopo
essere arrivato all'esaurimento, decide di andarsene e seguire il mio
consiglio.
" E VA BENE!!"
esclama in un grido che riesce a zittirci. " Me ne vado, contento??".
Esce dall'auto
chiudendo violentemente la portiera per poi proseguire da solo il suo
viaggio verso casa, non prima di avermi alzato un dito medio e poi
l'altro.
Mi limito a
stringere le mani sul volante.
"
Perchè l'hai mandato via?".
"
Perchè mi sono rotto i coglioni abbastanza stasera!!" le
spiego una volta per tutte.
" Che
c'è, Kai? Sembri turbato... come se la notizia del
matrimonio di Anya ti avesse messo in agitazione!" inizia a dire
pungente.
" Non cominciare
pure tu..." la avverto spazientito.
" Allora
è come dico io!"
" No!" nego
duramente a pochi centrimentri dal suo viso.
I nostri occhi
sembrano scambiarsi delle scariche elettriche.
" Ammettilo!"
insiste ulteriormente.
" E va bene!" .
Do un volento
colpo sul volante, che quasi la impaurisce." Vuoi la
verità??Sì, mi ha turbato e parecchio!!" le
confesso senza giri di parole, riuscendo quasi a farla diventare di
pietra.
Restiamo a
fissarci, respirando e trattenendo la rabbia.
" T-u tu sei
geloso di quella puttana??" domanda aggressiva.
" N-o!" sibilo a
denti stretti.
" Oh, allora di
chi, di Rai forse?? Ti sembro stupida, Kai??"
" Non capisci mai
un tubo! Io non sono geloso proprio di nessuno!"
" E cosa allora??"
grida isterica.
" Io sono
preoccupato per la bambina!!" concludo lasciandola ancora una volta
sorpresa.
" Che c'entra la
bambina adesso??"
" Se quei due si
sposano, la bambina non potrà far altro che considerare Rai
suo padre! E poi hanno detto che ritorneranno in Cina...".
Il mio tono si
è decisamente abbassato e lei sembra essersi calmata un po',
avendo capito i motivi del mio atteggiamento.
" E quindi?"
" E quindi Anya
non le dirà mai chi è suo padre, non capisci??
Non posso permettere che mia figlia venga cresciuta da quel Kon!!".
" E cosa hai
intenzione di fare?" domanda con un certo timore.
" Non lo so..."
rispondo in un sussurro mentre i miei occhi si perdono nel buio oltre
il finestrino.
Non lo so...
ancora.
Ciao
a tuttiiiiii ^O^ ben ritrovati miei cari lettori!
Un
altro aggiornamento è stato caricato ! Oh yeaaah v.v
Questo
capitolo è stato abbastanza movimentato, pieno di sorprese.
Avreste
mai immaginato che Hilary e Yuri avrebbero concepito due piccoli
Ivanovi pucciosi *^* non vedo l'ora che nascano ahahah
E
che Rai chiedesse alla nostra protagonista di sposarlo??? o____O
Sono
ben consapevole del modo poco romantico in cui è stata fatta
la proposta, ma invece di fare le solite cose smielate (:@) ho
preferito farlo così XD
Spero
di non avere deluso, in fondo è carino ( vero?? O_O
chiedesperanzosa*)
Poi
la cena.
Hilary
e Yuri hanno avuto un problema di comunicazione e con grande sorpresa i
due scheramenti ( cit Boris) si fronteggiano in una sfida a colpi di
occhiate e battutine , frecciatine ma per fortuna non si giunge ad uno
scontro armato.
Vogliamo
definirla una guerra fredda? v.v
E
così sia XD
E
nel finale abbiamo il duello Kai vs Eva (e Boris
<.<° poverino, meglio se non apra bocca) ( Ma che
ho detto di male ç_ç ndBoris) ( Ricordi cosa ti
ha detto lo psicologo? Prima di aprire bocca , conta fino a 30 nd
Autrice) ( ma vermante era fino a 10!! NdBoris o.o) ( tu ascolta me v.v
inizia...NdAutrice) ( o.o 1- 2-3-...nd Boris)
Ciancio
alle bande u.u
ditemi
cosa ne pensate.
Vi
avverto che forse i veri guai cominciano da adesso.
Quelli
di prima considerateli un assaggio XD
Ho
cercato di scriverlo nel modo più decente possibile, ma non
mi convince.
Ho
seguito il consiglio di Pich Schrooms riguardo ai dialoghi ( se hai
letto, ti prego perdonami, ci ho provato XD)
E
colgo l'occasione per ringranziarla della sua recensione riguardo
all'intero (primo e secondo) patatrack(?) da me scritto. ^_^
Ringrazio
come sempre tutte tutte tutte!
Grazie
ai vostri consigli posso farcela *^*
Spero
mi direte le vostre considerazioni e i vostri pareri, anche negativi,
non abbiate timore ^O^
Grazie
ancora e baciiii dalla vostra Henya ;)
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Capitolo 14 *** "Resta qui!" ***
Da due settimane io e Dana lavoriamo insieme tutti i giorni per gestire la caffetteria, che ultimamente ha accolto al suo interno più clienti del solito.
Dunque, il gestore ha ben pensato di annullare i turni per farci sgobbare da mattina a sera qui dentro, concedendoci solo poche ore di riposo.
Ovviamente questa situazione ha stravolto un po' i miei programmi giornalieri, il cui punto fondamentale è andare a lasciare e prendere Hope all'asilo: beh, questo compito è passato, decisamente, nelle mani di Rai.
Sono le 15.00 circa.
La folla è diminuita e Dana riesce a gestire quei pochi clienti che, prima di tornare in ufficio, arrivano qui per il loro caffè post-pranzo.
Io mi ritrovo in bagno, con la mia divisa da lavori igienici, costituita da grambiule e guanti, intenta a pulire, con uno straccio umido in mano.
Mi chiedo il perchè questi lavori orribili, alla fine, vengano sempre assegnati a me!
D'un tratto si apre la porta del bagno ed entra Dana con il mio cellulare squillante in mano.
" Anya, è la seconda volta che ti chiamano, non lo senti?".
In realtà lo avevo sentito, ma nelle mie condizioni è difficile spostarsi.
" Sì. l'ho sentito! Ma chi è?" chiedo, mentre cerco di togliere con forza i guanti bagnati, che sembrano essersi incastrati.
" Non lo so...non c'è alcun nome, solo un numero!" mi fa notare mostrandomi il display.
Decido di arrendermi e tenere i guanti, per poi alzarmi e chiedere a Dana di accettare la chiamata e appoggiare il cellulare al mio orecchio, per facilitarmi un po' le cose.
" Pronto, domando non appena Dana fa alla lettera cio' che le avevo ordinato.
" Signora Sarizawa, sono la preside dell'asilo di sua figlia!".
Che vorrà mai?
" Sì, mi dica... cosa è successo?" chiedo perplessa.
Anche Dana poggia il suo orecchio al cellulare che regge in mano, curiosa di origliare.
La telefonata continua e ad ogni parola della direttrice, il mio viso cambia espressione, passando dall'essere accigliato, all'essere stupito, sino a divenire incredulo per, alla fine ritrovarsi a bocca e occhi aperti.
Quello che mi è stato appena detto è semplicemente assurdo!
Cammino a passi da gigante, cercando di raggiungere il prima possibile la scuola.
La preside mi ha convocata, anzi mi ha ordinato di raggungerla il prima possibile per avere delle spiegazioni riguardo ad uno spiacevole evento accaduto pochi istanti prima della chiamata.
Che cosa mi ha riferito, vi starete chiedendo.
E' successa una cosa che non mi sarei mai aspettata: Kai Hiwatari, di sua spontanea volontà e senza avvisare la sottoscritta, con cui tra l'altro non entra in contatto da diversi giorni, ha deciso di andare all'asilo a prelevare, anzi, oserei dire rapire la figlia.
Tutto ciò è inammissibile!
Varcato il cancello vengo condotta da un bidello in un ufficio dove ad attendermi vi è una signora dall'aspetto molto elegante ma dall'espressione molto severa.
" L'aspettavo, signora Sarizawa!" esclama con tono pungente, fissandomi attraverso i suoi occhiali rotondi.
Sinceramente, dopo avere aperto la porta, oltre a lei, mi sarei aspettata la presenza di qualcun'altro.
" Se sta cercando chi penso, beh, se n'è gia andato!" mi avvisa, vedendo i miei occhi increduli guardarsi intorno.
" Come sarebbe a dire? Lo avete lasciato andare via con mia figlia?" domando con una voce che cerca di trattenere la rabbia.
" Ovviamente no! Gli avevo chiesto cortesemente..." inizia a dire, calcando l'ultima parola con fare infastidito "... di restare finchè non sarebbe arrivata lei, ma devo dire, che molto scortesemente ha lasciato l'edificio pochi minuti prima che lei arrivasse!" conclude adirata.
Prima combina i casini e poi sparisce??
Vorrei urlare e rompere qualcosa, in questo preciso istante.
Sono troppo arrabbiata e persa in un mare di pensieri che non riesco a darmi nè a dare una risposta, una qualche spiegazione a questa signora che mi osserva severamente.
" Si sieda un attimo e mi spieghi ogni minimo dettaglio di questa, oserei dire, assurda vicenda!" mi ordina, indicando una sedia posta dall'altra parte della sua scrivania.
Un po' esitante e intimorita mi avvio ad accomodarmi per ritrovarmi poi di fronte al suo volto che altro non chiede che spiegazioni molto chiare.
Sono così sconvolta che non riesco a spiccicare parola: so cosa dire, ma non so il come dirlo.
" Mi ascolti..." interrompe lei il silenzio, togliendosi con fare professionale i suoi occhiali da vista " ... è la prima volta che qualcuno viene a ritirare la propria figlia e questa non lo riconosce! Io sapevo dell'esistenza di un padre di Hope, che lei stessa mi ha presentato, ricorda?" domanda, attendendo il mio consenso.
Annuisco senza aprire bocca, lasciandola proseguire. " Perfetto! Ed è proprio questo padre a lasciare e predere la bambina, ogni mattina, da un po' di tempo a questa parte...giusto?" richiede il mio consenso ancora una volta, che prontamente arriva.
" Tuttavia, stamattina si presenta un uomo che dice di essere il PADRE, quello VERO di Hope! Il che mi fa insospettire e far portare la bambina nel mio ufficio per verificare se effettivamente lei lo conoscesse!".
Ad ogni rivelazione un battito del mio cuore viene meno e la voglia di sparire da questa stanza aumenta sempre di più. " Ed indovini?... Lei lo chiama per nome, dicendo che era un suo amico! Le sembra una cosa normale?".
" No, assolutamente, ma io non..."
" Da quando Hope viene qui all'asilo, succedono delle cose molto strane."
Proprio quando stavo per aprire bocca mi interrompe per proseguire il suo discorso, che si fa sempre più sospettoso. " Si sono presentati tre uomini diversi a ritirarla! La prima volta sono stata costretta a telefonarle, quando è venuto quel tipo con la faccia da delinquente, ricorda?".
Credo si stia riferendo a Boris.
Ma dove vuole andare a parare questa donna? Ha detto tre uomini diversi, alludendo chissa a cosa! Ma cosa si è messa in testa? Io non posso crederci.
" Sì, ma lui era un amico, a cui avevo cortesemente chiesto di prendere Hope perchè ero impegnata a fare una cosa molto importante!" spiego cercando di dare chiarimenti il più possibile convincenti, ma a cui lei sembra storcere il naso.
" Un amico che si è presentato Molto Scortesemente qui, pretendendo che gli affidassimo la bambina senza sapere chi fosse e da dove venisse!" afferma con un leggero tono alterato.
" Mi dispiace, ma mi sono trovata costretta a chiedere aiuto..." ripeto ancora una volta, in preda all'agitazione.
" Le avevo spiegato come funzionano le cose qui! Questo è un asilo di bambini molto piccoli, tra i due e cinque anni e sottolineo il fatto che sono Bambini innocenti e indifesi, chiunque potrebbe presentarsi e dire di essere il padre o la madre, lo zio o il cugino! Per questo io pretendo di conoscere sin dal primo giorno entrambi i genitori di ogni singolo bambino che viene iscritto qui!".
" Ha perfettamente ragione!".
Su questo non posso assolutamente darle torto, anzi mi fa capire che qui i bambini sono al sicuro.
" Ho ragione, sì! Eppure lei continua a mandare qui gente dal volto sconosciuto a portare via Hope! Aspetto una spiegazione..." dice autoritaria.
Non mi resta che dire ogni cosa e mettere in chiaro la situazione.
" Vede... Rai, il padre che le ho presentato, non è il vero padre di Hope..." inizio con voce tremolante.
Raccontare queste cose mi mette sempre in agitazione: quante volte e a quante persone dovrò ancora spiegarle!? Ogni volta è una tortura per i miei nervi. " Invece, il ragazzo che si è presentato oggi, beh... lui è il vero padre, ma questo la bambina non lo sa... per questo motivo non l'ha riconosciuto come tale!".
Finito il mio discorso, lei assume un'espressione stupita, come quella di chi fatica a credere a quanto appena detto.
Sposta gli occhi da un punto all'altro del tavolino, come se stesse cercando le parole giuste da dire.
" Fin dall'inizio, quando si è presentata qui, ho notato la sua giovane età. E questo mi aveva fatto capire che lei ha avuto una figlia molto presto, diciamo quando era a scuola, dico bene?".
Perchè mi ripetono tutti le stesse cose: giovane madre con una figlia, equivale a dire ragazza madre, rimasta incinta al liceo per uno stupido errore.
Sono cose che ancora oggi, a distanza di anni, fanno male e mi feriscono, nonostante questa sia la verità.
" E' vero...".
" Una giovane madre che ha dovuto affrontare non pochi problemi immagino, per via del padre, della famiglia, della scuola... so come funzionano queste cose! Prima di dirigere questo asilo ero a capo di un liceo e capitavano molto spesso episodi come questi: ragazze rimaste incinta, in seguito a rapporti con i compagni o fidanzati che poi, al momento della rivelazione della gravidanza, le hanno abbandonate senza scrupoli...".
Questa donna sembra già avere tutte le risposte, infatti è come se stesse raccontando la mia vita, cercando di fare un discorso generale.
Continuo a osservarla perdendomi in molti spiacevoli ricordi e sento le tempie stringersi e un nodo alla gola. " E alla fine, a pagare le conseguenze sono proprio i bambini...".
Anche questo è vero...
" Visto che le cose stanno così, per questa volta chiuderò un occhio! Io non so cosa lei faccia nella sua vita privata, ma Hope sta vivendo una situazione familiare un po' particolare, le cui conseguenze potrebbero rivelarsi in seguito! E' ancora piccola, quindi il mio consiglio è cercare di renderle le cose più facili...".
" Lei ha perfettamente ragione, ma io sto iniziando per gradi e le posso assicurare che non succederà mai più una cosa simile!" cerco di assicurare convincente.
" Va bene,tuttavia da domani in poi. la bambina dovrà essere portata e ritirata esclusivamente da lei, perchè chiunque si presenterà, riceverà una porta chiusa in faccia, la avverto!" esclama con tono leggermente minaccioso.
Grandioso... proprio in questo periodo in cui non ho un attimo di pace!
Tuttavia, mi vedo costretta ad accettare per non creare ulteriori problemi.
" D'accordo!" rispondo alzandomi "Mi dispiace per quello che è successo! Passo più tardi a ritirare mia figlia!".
" Sia più responsabile, una madre ha sempre da imparare, ricordi! Arrivederla!" mi raccomanda saggiamente per poi condurmi alla porta.
Da non credere!
E' riuscito a mettermi in imbarazzo davanti alla preside e ALle maestre di mia figlia, incredibile e imperdonabile!
Io non lo capisco: prima si tira indietro, poi si fa avanti, per poi, alla prima difficoltà lasciare perdere e infine si rifà avanti, facendo di testa sua?
Non ragiona, crede di poter avere tutto e fare come cavolo gli pare!?
Questa storia deve finire, una volta per tutte!
Infatti sto raggiungendo a grandi passi l'azienda in cui lavora: perchè avvisarlo? lui non l'ha fatto, dopotutto.
Ecco l'edificio.
Spero solo che sia qui...
Ricordi Anya?
Regola numero 1:
Non incontrare Kai da sola,
in assenza di Hope!
**************************
Sono appena uscito dall'ascensore, ma vengo fermato da un collega che sembra voler dirmi qualcosa.
" Kai, hai ricevuto quei documenti che ho consegnato alla tua segretaria?".
" Documenti?" chiedo stranito.
" Sì, glieli ho consegnati ieri pomeriggio, e mi aveva assicur...".
Mentre lui continua a parlare i miei occhi vengono catturati dall'arrivo di una giovane figura femminile appena entrata nell'edificio e che si appresta a raggiungere l'ascensore, prima che si chiudano le sue porte.
" Allora, li leggerai?".
Che cosa ci fa lei qui?
" Kai mi stai ascoltando?".
Cazzo, sarà venuta sicuramente per insultarmi per via di quello che è successo.
" Non t'interessa?".
Questo che continua a parlare sta per ricevere un pugno in faccia.
" Cosa?" chiedo infastidito,
" I documenti!"
" Ok ok, li leggerò, ora ho fretta, devo andare!" mi congedo evasivo.
" Ma non stavi per uscire?" domanda stranito, vedendomi raggiungere di nuovo l'ascensore.
" Ho dimenticato una cosa..." spiego frettolosamente.
E così, aperte le porte, rientro in ascensore per salire di nuovo nel mio ufficio.
Sono proprio curioso di sentire cosa ha da dirmi: adoro quando s'incazza.
Sei appena entrata in territorio nemico, Sarizawa.
***************************
" Cosa vuol dire che è appena uscito?".
" Hiwatari è uscito proprio un attimo fa, tra qualche minuto ha un'importante riunione" spiega la segretaria.
Mi osservo intorno, non sapendo cosa fare.
" E quando tornerà?" chiedo sperando in una risposta positiva.
" Beh in genere non... aspetti! E' appena tornato, guardi!" mi dice invitandomi a guardare nelle direzione dove il suo dito punta.
Sbarro gli occhi prima di voltarmi, sentendo un rumore di passi provenire da dietro le mie spalle.
" Sarizawa..." mi richiama con un tono che mi fa pentire di essere venuta.
Stringo denti e pugni prima di voltarmi e osservare la sua faccia che tanto detesto.
Ed ancora più detestabile è il sorrisetto beffardo che vedo dipinto sul suo volto in questo istante.
" Mi cercavi?".
" Sì..." rispondo stringendo i pugni.
Sentirsi dire queste cose lo soddisfa: come non avrei voluto dirlo.
" La signorina chiedeva con insistenza di vederla, ma ho spiegato che è già impegnato quindi..." interviene la segretaria, che già odio per il fatto di avere usato quel "con insistenza": ma chi ha chiesto il suo intervento?
" Addirittura con insistenza..." sussurra tra sè e sè.
" Hiwatari, sai benissimo di cosa voglio parlarti, quindi non perdiamo tempo!" affermo con tono alterato.
" Seguimi...". Con un cenno di capo mi invita a seguirlo nel suo ufficio.
" Ma Signor Hiwatari, la riunione..."
" Dì che non posso!" le ordina con fare schivo,per poi chiudere la porta, dopo essere entrati.
Faccio qualche passo avanti e mi ritrovo al centro dell'ufficio guardandomi intorno, ma uno strano rumore mi coglie di sorpresa.
Posso giurare di avere sentito una porta chiudersi a chiave.
Mi volto verso di lui che sembra tranquillo e sereno, con la sua solita espressione altezzosa.
Forse è stata la mia immaginazione... Anya, calmati e respira: devi affrontarlo.
" Accomodati..." mi invita dopo essersi seduto.
Sotto il suo sguardo compiaciuto mi avvio alla poltrona posta di fronte a lui e sedutami, lo fisso severamente.
" Come diamine ti è venuto in mente di fare una cosa simile?" sibilo a denti stretti.
" Volevo solo andare a prendere mia figlia..." spiega evasivo e portando gli occhi al cielo " ...ma quella preside ha fatto un sacco di storie per nulla!".
" Un sacco di storie per nulla?? Una persona sconosciuta va a prendere mia figlia e credevi veramente che te l'avrebbero affidata??" esclamo incrementando sempre di più il tono di voce.
" Sconosciuta... io non sono una persona sconosciuta, Sarizawa! Sono il padre... non ricordi?" chiede pungente.
Allora non capisce!
" Ma questo le persone non possono saperlo..." spiego calcando ogni signola parola.
" Forse perchè tu vai presentando il cinese in qualità di padre, non ti pare?" dice lui, imitando il mio modo di parlare.
" Forse perchè tu non esistevi fino a qualche mese fa, ricordi??" continuo spostandomi sempre più avanti col viso.
" E quindi hai pensato di rimpiazzarmi col cinese..." conclude soddisfatto appoggiando la schiena alla poltrona.
" Sei proprio un idiota, non si riesce a parlare seriamente con te! Ma se tu stesso hai detto, al parcheggio, la sera della recita, che non ti sarebbe importato più niente!" asserisco stringendo un pugno sul tavolo.
" Oh certo, chissà perchè?? Non facevi altro che trovare un difetto sempre in tutto quello che facevo!" ribatte lui.
" Forse perchè non ne hai fatta una, una signola cosa, giusta! Ti presenti dopo un'ora!".
" Che ti costa apprezzare uno sforzo!".
" Sforzo? Dedicare del tempo alla figlia lo reputi uno sforzo, un sacrificio, povero! Dove sei stato in questi anni?? Io mi sono sempre occupata di MIA figlia, e non mi sono MAI lamentata!!".
La situazione sta degenerando. Le nostre voci sembrano quasi fare eco per tutta la stanza, i nostri sguardi sono terribili e l'aria che si respira qui dentro è decisamente carica di tensione.
" Ci credo, ma pensa se non ci fosse stato il cinese accanto a te!".
" Ce l'avrei fatta ugualmente!" rispondo alzandomi di scatto fisandolo ostile negli occhi.
Seguono alcuni secondi di silenzio.
" Beh adesso ci sono anch'io e mia figlia deve saperlo" afferma serio.
" Tu non sei una persona normale! Meglio andare via prima che la situazione degeneri ancora di più" concludo amareggiata voltando i tacchi e dirigendomi verso la porta che...non posso crederci: è chiusa veramente a chiave, dunque non era stata la mia immaginazione.
Lui ha veramente chiuso la porta a chiave.
Dove cazzo è la chiave.
Emetto un sospiro e mi volto minacciosa verso di lui, che mi osserva da lontano, seduto lì, oltre la scrivania, con un sorriso soddisfatto.
" Hai chiuso la porta a chiave?".
" Io? No, deve essersi incastrata" si giustifica con finta innocenza.
" Kai, non è divertente..." gli faccio intendere senza giri di parole.
" Ti assicuro che da questa prospettiva è molto divertente!" risponde divertito.
Le mani cominciano a tremarmi e lentamente mi avvicino a lui.
" Kai, questi tuoi stupidi scherzi sono infantili, non credi?".
" Ma funzionano sempre...".
" Funzionano un corno! Kai, dammi la chiave!" gli ordino portando una mano avanti.
Lui cosa fa?
Inizia a dondolarsi sulla sua poltrona con fare divertito.
" Kai, dammi la chiave, dove l'hai messa??" ripeto ancora una volta e sempre con più rabbia.
" Vuoi... proprio saperlo?" domanda malizioso.
Non posso crederci, è semplicemente assurdo.
Questo dovrebbe chiamarsi sequestro di persona, rapimento: Dio che nervi!
" Basta, lo scherzo è finito!" affermo alterata puntandogli un dito minaccioso.
Lui, sempre con un espressione superficiale, osserva la mia mano in modo strano.
" Quindi ... vi sposate..." inizia a dire, come a voler svariare il discorso.
A questa domanda ritiro la mia mano, quella in cui tengo l'anello di fidanzamento, con fare intimorito.
" Sì, e allora??" domando acida.
" E allora... " si alza in piedi lentamente "... quando?".
Cosa potrebbe mai fregargliene?
" Il più presto possibile!" rispondo in modo secco.
Si allontana dalla scrivania, percorrendo metà del suo perimentro con un dito fino ad arrivare vicino a me.
Mi sento così strana.
Il cuore mi batte all'impazzata.
La verità è che ho paura, paura di lui.
Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, quando mi sono ritrovata bloccata dentro la sua auto e mi sono fatta sedurre come una stupida.
Adesso sono nel suo ufficio, chiusa dentro e lui si sta compartando esattamente allo stesso modo di allora.
Faccio un passo indietro, intimorita.
" Kai, dammi la chiave, ho fretta, devo andare via... a lavoro,,," lo supplico con voce tremolante.
" Questo vuol dire che ritornerete in Cina, giusto?" domanda investigativo.
" Si, certo... non resteremo qui!"
" E mia figlia? Dove starà?" chiede, facendo un passo avanti verso di me, che, a mia volta, indietreggio.
Che cosa significa?
" Con me, naturalmente!".
" Con te e... con lui!" aggiunge infastidito.
" Mi sembra ovvio!".
" E come farò per vederla? Eh,Sarizawa? Non hai pensato a questo?".
Perchè avrei dovuto, non mi è passato neanche per l'anticamera del cervello.
" Beh..."
" Stai fuggendo, ammettilo" dice avanzando ancora.
" Io devo vivere la mia vita, non ho intenzione di fuggire..." spiego, indietreggiando e trovandomi con le spalle al muro.
Mi sento in trappola.
E il cuore mi sobbalza non appena lui poggia la sua mano al muro, dicendomi...
" So cosa vuoi fare, non vuoi dirle che sono io il vero padre!"
" Io ci sto provando, ma cosa dovrei fare?eh?".
La mia paura aumenta non appena entrambe le sue mani si poggiano sul muro, come a volermi intrappolare.
Deglutisco, mentre il suo viso si ferma a pochi centrimetri dal mio.
Che cosa ha intenzione di fare?
" Non partire..." rivela in un sussurro.
Questa frase riesce a pietrificarmi.
Ma che cosa sta dicendo?
" Co-cosa?" dico con un filo di voce tremolante.
" Resta qui... con la bambina..." ripete con tono basso, guardandomi intensamente negli occhi.
Non può dire sul serio...
" Io ... io... perchè mai?" domando alterata cercando di indietreggiare con la testa, anche se è impossibile.
" Perchè in questo modo non avremo problemi..."
" Ascolta, io partirò e dei tuoi problemi non mi importa proprio niente!".
" Ok, vuoi partire? Fallo, ma..." lascia in sospeso il discorso.
Ma cosa?
" Ma...?" chiedo perplessa.
" Ma la bambina resta con me...".
Al pronunciare di questa frase il cuore e il respiro mi si bloccano e gli occhi si spalancano increduli.
" Tu... tu... che cosa stai dicendo??" domando alterata.
" Mi costringi a fare una cosa che non vorrei!"
Non sta per dire quello che sto pensando vero?? Sarebbe semplicemente...assurdo.
" Cioè...?" dico intimorita.
" Cioè... mi costringi a chiedere l'affidamento di Hope...".
Affidamento...
...di Hope!
Hope dovrebbe essere affidata a lui?
Ma secondo quale principio??
" Tu ... tu non hai proprio nessun diritto su di lei!!" esclamo in preda alla rabbia.
" A no? E Rai che diritto avrebbe? Sappiamo benissimo come stanno le cose!" dice sorridendo beffardamente.
" Tu non puoi farmi questo!" dico quasi in lacrime e spingendolo più lontano per liberarmi.
" E tu non puoi portarmela via..." conclude afferrando il mio polso con decisione.
" Sei tu che non l'hai voluta fin dall'inizio, non ti fai schifo per questo??" grido a pochi centimentri dal suo volto.
" Questo non cambia le cose! Se tu parti io non la rivedrò più, di chi sarà la colpa?? Quindi se parti, lei resterà con me... a meno che..."
A meno che cosa??
Rimango in silenzio, col fiato sospeso ad attendere le sue parole.
" A meno che... tu non riesca a provare che lei non è mia figlia..."
Bastardo!
Stringo i denti fissando con disprezzo il suo volto impassibile.
" Avrei tanto voluto che non lo fosse!" mi limito a dire, tenendo ben stretti i denti e cercando di non far sgorgare quelle lacrime che lottano per uscire.
La sua espressione cambia, diventa contorta, come se queste parole lo avessero turbato.
Ci fissiamo con odio per altri secondi, dopodichè abbandona poco delicatamente il mio polso ed estrae dalla sua tasca dei jeans una chiave porgendomela con fare scocciato.
La afferro senza esitare e mi avvio verso la porta, cercando di regolarizzare il respiro che per un attimo è venuto a mancarmi.
" Sarizawa..." mi richiama facendomi voltare di scatto.
Mi osserva freddo e serio, rimanendo immobile nella sua posizione, come me, che attendo una sua risposta.
" Resta qui, non è una minaccia ma un consiglio! In caso contrario... Beh, comincia a cercarti una avvocato..." conclude con tono acido, per poi tornare alla sua scrivania.
Un avvocato?
Non può dire sul serio.
Il sangue mi si ribolle nel cervello e la rabbia cresce a dismisura, ma l'unica cosa che riesco a fare è uscire e chiudere violentemente la porta del suo ufficio, facendo anche spaventare la segretaria che mi osserva perplessa mentre di furia mi avvio all'ascensore.
Dovrei cercarmi un avvocato?
Vorrebbe l'affidamento della bambina?
Quale giudice affidarebbe una bambina ad Hiwatari?
Solo un matto potrebbe fare una cosa simile!
Lui non può avere nessun diritto su di lei.
Non siamo sposati, non siamo mai stati insieme, noi ... lui non è nessuno!!
L'ha abbandonata ancora prima di nascere, non l'ha mai considerata e adesso vorrebbe addirittura fare il padre??
Io non posso crederci!
Lui non può farlo... non deve!!
Minaccia di togliermi la bambina se decido di partire e se non parto dovrò costringere Rai a rimanere qui!
Vuole incastrarmi, ancora una volta.
Non so come andrà a finire, ma di una cosa sono sicura:
Lui non avrà mia figlia.
Io non mi separerò mai da lei!
Ciao popolo di EFP ^_^
Rieccomi.
Come mi ha detto Silmeria, ultimamente sono troppo veloce nell'aggiornare o.o boh
Comunque questa volta mi sono presa un pochino di tempo per riflettere u-u
Come vi avevo detto nel precedente episodio, i casini cominciano più o meno adesso.
Kai ne combina un altra delle sue.
Dopo avere scoperto che Anya partirà per la Cina, non appena si sposerà con Rai, in lui cresce la paura(?) di perdere la figlia ( quando mai l'ha avuta?? <-<) e così...
decide di riallacciare i rapporti con la figlia , senza però avvisare Anya, e si presenta all'asilo in qualità di padre.
La preside s'incacchia, perchè si vede spuntare uomini diversi ( eccheuomini) a prendere questa dolce fanciulla.
Anya s'infuria ( come sempre) e decide di andare a trovare papino Hiwatari.
Come sempre questi due hanno un'accesa discussione che finisce male.
Kai vorrebbe tenersi Hope, nel caso Anya dovesse decidere di partire.
Dunque, io mi sono informata per la questione dell'affidamento e mi hanno detto che Rai non ha nessun diritto, ovviamente, e Kai purtroppo ne ha.
Quindi sto cercando di attenermi alla legge ( poi non so come funziona in Giappone... ma dettagli v-v)
Che cosa ne pensate?
Come è stato scritto? (sinceramente non mi convince tanto, ma ditemi voi).
Fatemi sapere mi raccomando ç_ç
Ringrazio e saluto come sempre tutti i lettori e recensori, e anche una lettrice che ha deciso di seguire questa storia ( ciao Elisa , saluta con la manina*).
Qui ho provato a disegnare Anya XD
In realtà non ho mai avuto una immagine di lei e non l'ho mai descritta, quindi ho provato a disegnarla.
So che qui è felice, ma per ora non lo è affatto e lo sapete benissimo XD
Grazie a chi a letto ^O^ bye bye
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Capitolo 15 *** Piccoli dubbi: la madre o la figlia? ***
"Mi costringi a chiedere l'affidamento di Hope".
"Tu non hai proprio nessun diritto su di lei!".
"E Rai che diritto avrebbe?".
"Tu non puoi farmi questo!".
"Se parti, lei resterà con me... a meno che..."
"A meno che... "
"A meno che... tu non riesca a provare che lei non
è mia figlia.."
"Resta qui
"
"Non è una minaccia ma un consiglio!"
"In caso contrario... comincia a cercarti una avvocato..."
" Resta qui"
"In caso contrario... comincia a cercarti una avvocato"
"Un avvocato..."
" La
bambina si è appena addormentata!"
E' l'ingresso di Rai in stanza a porre fine all'echeggiare di queste
voci nella mia mente e a riportarmi, dopo non so quanto tempo, alla
realtà.
Per non destare sospetti, provo, per quanto difficile sia, a celare
dietro un sereno sorriso, tutti questi pensieri e brutte sensazioni che
mi hanno tormentata per tutto il resto della giornata.
Li metto solo da parte, tanto sicura che riprenderanno la loro
attività durante la notte, impedendomi di fare sogni
tranquilli.
" Allora, è tutto apposto! Finalmente mi hanno comunicato la
data del giorno della laurea!" annuncia allegramente, sedendosi sul
letto accanto a me.
" Davvero? Quando?" domando curiosa e sorpresa.
" Esattamente tra 20 giorni!".
Venti giorni? Questo significa che...
" Ho inviato loro la mia tesi, manca qualche ritocco e sarà
pronta!" continua a spiegare.
Significa che dovremmo partire.
" Finalmente si ritorna in Cina! E subito dopo potrò
iniziare a lavorare con mio padre a tutti gli effetti! Ha bisogno di
aiuto e mi rimprovera pure di averci messo anche troppo... avrei voluto
vedere lui al mio posto!" conclude sdraiandosi di schiena sul letto e
sospirando ad occhi chiusi, mentre io resto in silenzio, a gambe
incrociate sul letto a spostare gli occhi a destra e sinistra. " E
allora?" domanda aprendo gli occhi e sollevando la testa per fissarmi
in maniera stranita, forse insospettito dal mio silenzio. " Non mi dici
niente? Anche tu mi hai stressato sul fatto di tornare in Cina il prima
possibile e ora sembra quasi che la notizia non ti abbia nemmeno
scalfita!" nota, giustamente.
" Ehm...ma certo, che dici!" esclamo fingendo un leggero entusiasmo.
Non so se sia una buona idea dirgli quello che è successo
oggi, non per il momento almeno.
" E così dopo la laurea..." si alza e si avvicina al mio
collo scoccandogli un bacio "...potremo finalmente pensare al
matrimonio!" conclude ripetendo l'azione del bacio.
Da un lato questa notizia mi rende felice, perchè
così potremo finalmente sposarci, ma dall'altro questo
sarebbe solo l'inizio...
" Ti vedo pensierosa..." mi sussurra all'orecchio.
... di una guerra.
***
" Lui cosa??" esclamo in preda alla furia più totale, dopo
avere ricevuto una notizia sconvolgente.
" Hai capito bene! Minaccia di togliermi la bambina nel caso dovessi
decidere di ritornare in Cina! Ma ti rendi conto??" dice incrementando
sempre di più il tono di voce, leggermente alterato e
strozzato dal pianto.
"LUI, proprio LUI minaccia di togliermi la bambina, dopo che IO gli ho
consentito di conoscere Hope nonostante tutto quello che avesse
fatto!!" conclude battendo un pugno sul tavolo della cucina, e facendo
barcollare i bicchieri pieni di succo poggiati su di esso. " Lui non
può farmi questo! Vero Hilary??" mi domanda stringendo
nervosamente i pugni sul tavolo.
Mi fermo a pensare un attimo, lasciandola lì, seduta di
fronte a me, ad osservarmi con occhi pieni di rabbia e soprattutto di
speranza in una risposta soddisfacente da parte mia.
" Perchè mi guardi così Hilary!? Insomma, tu stai
studiando legge e quindi sei la sola che può darmi un parere
professionale! Dimmi che lui non ha nessun diritto su mia figlia?!"
conclude pretendendo una risposta da parte mia, che resto a fissarla
intimorita.
E' vero, studio legge e so benissimo cosa succede in questi casi.
Vengo costretta ad assumere l'atteggiamento di chi sta per dire
qualcosa che non piacerà sicuramente, nè a me
nè soprattutto a lei.
" Invece..." inizio cercando di trovare le giuste parole per spiegarlo
nella maniera più razionale possibile, mentre lei sembra
pendere dalle mie labbra, che prende ad osservare senza muovere ciglio.
" Invece... non è così, Anya! Mi dispiace
dirtelo!" rivelo con voce ferma. " Lui, è vero, ha fatto
delle cose orribili, ma è pur sempre il padre...".
Anche se non lo trovo giusto, sono costretta a spiegarle come
funzionano le cose, essendo impegnata in questo campo.
" Ma l'ha rifiutata! Hilary, quello che mi stai dicendo sarà
pure vero ma non si può non tenere conto di quello che ha
fatto! Qualunque giudice penserebbe che non è una persona
affidabile e....e responsabile!!".
Questo è vero, ma...
" Hai ragione su questo! Ma devi capire che anche nel mondo della
giustizia, ci sono delle ingiustizie...".
Frase che suona male, ma che nasconde una grande verità.
" Che vuoi dire?" domanda preoccupata.
" Quello che voglio dire è che... a prevalere è
quasi sempre la legge del più forte, Anya..." spiego sotto
il suo sguardo contorto su di me.
" La legge del più forte..." ripete in un sussurro tra
sè e sè.
" Sì Anya... e Kai, dobbiamo ammetterlo, lo è!
Quello che serve a te è un buon alibi e soprattutto un buon
avvocato, ma... io sono sicura che lui ti schiererebbe contro una
decina di avvocati, i quali, nel giro di mezzo secondo, potrebbero
farti diventare una madre snaturata, irresponsabile, violenta,
alcolizzata e chi più ne ha e più ne metta!"
concludo amareggiata per quanto ho, io stessa, appena detto.
E' quello che credo potrebbe accardere, purtroppo.
Lei rimane sconvolta da queste mie parole.
Le sue mani tremano leggermente, il suo viso ha cambiato persino colore
e i suoi occhi si muovono nervosamente da una direzione all'altra,
mentre le sue labbra tremano cercando di dire qualcosa.
" No, stai scherzando... vero?" libera in un sussurro.
Stringo una sua mano, e con un solo sguardo le faccio capire l'assoluta
serietà delle mie parole.
" Bastardo..." lo insulta, portando una mano davanti agli occhi per
cercare di frenare quelle lacrime che sgorgano senza freno dai suoi
occhi.
Tutto ciò mi fa rabbia!
E nelle mie condizioni la rabbia si moltiplica all'inifinito.
Un figlio non è un oggetto che si può usare
quando lo si vuole.
Un figlio è per sempre, nel bene e nel male.
" Ascoltami Anya, nonostante questo noi non ci arrenderemo, lotteremo
fino alla fine! Non volevo scoraggiarti con le mie parole, ma soltanto
spiegarti il problema che ci si pone davanti! Lui non può
farti questo, non deve!" concludo con decisione.
Quando Yuri verrà a conoscenza di questa storia
vorrà sicuramente ucciderlo, ed io mi unirò a
lui.
Non posso sopportare il fatto che la mia amica soffra ancora per colpa
sua, non merita di essere trattata così, come lui non merita
una bambina dolce ed ben educata come Hope.
***
Dopo la breve pausa pranzo , il mio turno pomeridiano in caffetteria
è iniziato da soli quindici minuti...
" Quindi avete detto: due tè e un caffe macchiato!" cerco di
ricordare appuntando sul taccuino.
" No! Due caffè e un tè con latte!" mi correggono
prontamente.
Ripeto: da soli quindici minuti e già il mio cervello sta
andando in tilt.
Cancello nervosamente quanto appena scritto, azione che si è
ripetuta non poche volte nell'arco della giornata, a giudicare dai
diversi scarabocchi che decorano
il mio taccuino, dopodichè mi dirigo al tavolo successivo
per prendere le ordinazioni di una coppia appena arrivata.
Mi avvio al bancone per lasciare i foglietti a Dana e prendere il
vassoio che ha appena finito di preparare.
" Anya... ti stai dando all'arte dello scarabocchio o cosa? In ogni
foglietto che mi porti devo decifrare quello che c'è
scritto! Scrivi in maniera più comprensibile, per favore!"
mi rimprovera, cercando di capire cosa ci sia scritto esattamente in
quel foglio pieno di infinite linee nere.
Mi limito a sbuffare, stanca di dare spiegazioni, e preso il vassoio mi
avvio ai tavoli per servire i clienti.
Mentre sono intenta a poggiare le tazzine sul tavolo, la mia attenzione
viene catturata da una persona che entra nel locale, si guarda intorno
e punta i suoi occhi su di me, come a volermi comunicare qualcosa, per
poi andare ad accomodarsi ad un tavolo.
Rimango così a fissarla per qualche secondo per poi
dirigermi al bancone per posare il vassoio.
" Dana, ti prego... dimmi che quella ragazza seduta a quel tavolo
è in realtà Boris con una parrucca bionda!!" dico
in segno di supplica.
Lei che stava sistemando qualcosa si volta all'istante verso di me
fissandomi contorta, forse non avendo afferrato quello che le ho appena
detto.
" Laggiù..." le indico con un dito il punto dove deve
guardare.
Lei, portati gli occhi in quella direzione, fa uno strano verso, come a
voler trattenere una risata.
" Ma stai scherzando?? AHAH quella? Boris con una parrucca?? Mi
dispiace contraddirti ma quella è una donna vera!! Non ha
neanche i peli sulle gambe!" conclude divertita.
Cavolo...
Perchè me li ritrovo sempre a lavoro!!
" Ma scusa, non è quella che..."
" Sì, è proprio lei e non mi va proprio di
parlarle!" aggiungo a denti stretti.
" Eppure sei costretta, non fa che fissare da questa parte!".
Sai che gioia.
Chiudo gli occhi ed emetto un respiro profondo per poi riaprirli e
decidere di andare da lei.
" Che hai da ridere sotto i baffi??" domando a Dana che sembra persa in
strane fantasie.
" Scusa...ma stavo pensando a Boris con la parrucca bionda!" spiega,
sigillando le labbra per trattenersi dal ridere.
Lasciamo perdere...
Mi volto, la fisso minacciosa e la raggiungo.
" Ciao Sarizawa, come stai?" saluta con arroganza.
Sicuramente sa già tutto e forse ci sarà anche il
suo zampino: avrà convinto Kai a prendere questa decisione
per prendersi ancora gioco di me!
" Dovresti sapere come sto!" rispondo senza giri di parole. " Credi mi
faccia piacere che il tuo caro fidanzato minacci di togliermi la
bambina??".
" Lui cosa??" esclama alzandosi e fissandomi sorpresa.
Che davvero non lo sapesse? La maniera in cui ha reagito mi fa
ricredere di tutto.
" Non... lo sapevi, forse?" chiedo insospettita.
" I-o... io ... ma quando te lo avrebbe detto??" domanda alterata.
" Ieri..." mi limito a rispondere.
Mi fissa in una maniera molto strana e ci perdiamo l'una negli occhi
dell'altra, anche se le nostre menti sembrano altrove.
" Ieri?... Ieri, ma... ma dove vi siete visti? Perchè vengo
sempre a scoprire che vi vedete di nascosto? Possibile che ci debbano
essere sempre dei segreti!!".
" Non c'è nessun segreto! Sono andata nel suo ufficio e..."
" Ah! Sei tu che sei andata a cercarlo e lo dici pure??".
Ma è impazzita?
" Senti, non è questo il punto della situazione!" le spiego
cercando di regolare il volume della voce per non attirare l'attenzione
dei clienti. " Il punto è che Hiwatari vuole togliermi la
bambina, non lo sapevi? Mi sembra strano..." aggiungo insospettita.
Mi sembra strano che dietro ad un piano così malvagio non ci
sia anche il suo zampino.
***
Sono stanca.
Stanca di venire a scoprire le cose sempre all'ultimo.
Stanca di essere all'oscuro di tutto.
E sono stanca di lei e di questa bambina.
Da quando ci sono loro Kai non fa che cambiare idee in continuazione.
Quando avrebbe preso questa assurda decisione di prendersi quella
mocciosa? E soprattutto, perchè??
" E perchè mai dovrebbe togliertela!!?".
" Perchè presto ce ne andremo dal Giappone!".
Aspettavo da tanto questo momento.
Quando hanno annunciato di volersi sposare e ritornare in Giappone mi
si sono riaccesi gli occhi e il cuore, perchè ho pensato che
finalmente sarebbero state definitivamente fuori gioco e a migliaia di
chilometri di distanza da Kai.
Ma se ripenso agli occhi di Kai, alla sua reazione dopo avere ricevuto
quella notizia, quella sera, mi si accende una rabbia incredibile.
Dietro quella sua espressione apparentemente fredda e indifferente, io,
io che lo conosco da anni, sono riuscita a leggervi qualcosa.
Qualcosa che mi ha fatto pensare e preoccupare.
E quelle preoccupazioni sono state poi da lui stesso confermate durante
quella lite in macchina, durante il ritorno a casa.
Lui stesso ha espressamente detto di essere stato turbato da quella
notizia e la cosa mi ha lasciata pietrificata.
" E'assurdo, Kai non farebbe mai una cosa simile! Prendersi la
responsabilità di una bambina! Figuriamoci!".
" E' quello che non deve succedere! Quindi ti sarei grata se lo
convincessi a cambiare idea!".
" E io ti sarei grata se te ne andassi, insieme a Kon e quella bambina,
il prima possibile! Da quando ci siete voi non fate altro che causare
problemi!" ribatto duramente.
" Ah! Io sarei la causa di tutti questi problemi?? Ma fammi il piacere!
Ascoltami bene, io non avrei mai voluto che Hope conoscesse suo padre,
ma è andata così! E poi non capisco
perchè prima Kai mi urla esplicitamente in faccia che non
vuole più conoscere sua figlia e poi minaccia di
togliermela! Ti sembra un comportamento da persona normale questo?".
Lui le avrebbe detto che non vuole incontrare più la bam...
Ma quando sono successe queste cose! Mio dio...
Kai deve darmi un sacco di spiegazioni.
" Tutto ciò non ha senso!" esclamo adirata.
" Oh, finalmente su una cosa siamo d'accordo!".
" Venire qui mi è servito a capire un sacco di cose!" dico
prendendo la mia borsetta e incamminandomi verso l'uscita.
" ah davvero? Pensa, io sono ancora più confusa di prima!".
Mi fermo e mi volto verso di lei, fissandola dritta negli occhi.
" Bene, ti schiarisco meglio le idee allora: non preoccuparti,
perchè ho intenzione di convincere Kai a non toglierti la
bambina... e non è un favore che ti voglio fare ma in questo
modo il favore lo farai TU a me, sparendo per sempre dalla mia vista!
Tu e quella bambina! Buon lavoro... Sarizawa!!" concludo acida voltando
i tacchi e uscendo.
Adesso tocca a te Kai: voglio proprio capire quali sono le tue
intenzioni!
***
La porta del locale si chiude e i miei occhi, attraverso i vetri,
seguono la sua figura camminare a passi svelti verso la strada per poi
scomparire tra la folla.
Resto per qualche minuto così, a fissare il vuoto e pensare
a quanto appena successo.
Lei sembrava veramente non sapere nulla.
In effetti, mi chiedo, perchè avrebbe dovuto
convincere Kai a prendersi una bambina che sa essere mia figlia? Lei mi
odia, di conseguenza questo odio si riversa in qualche modo sulla
bambina; non potrebbe mai accettare di fare da matrigna a Hope, proprio
perchè è mia figlia.
Dunque tutto questo assurdo piano è stato progettatto da
Kai: togliermi la bambina, ma per quale scopo?
Sa benissimo che Eva non accetterebbe mai Hope.
Qualunque sia il suo fine, non ci riuscirà.
E poi Eva ha appena detto di volerlo convincere a tutti i costi a non
togliermi la bambina, quindi, in qualche modo, posso dire di averla
dalla mia parte.
Potrebbe riuscirci.
Deve!
Hope resterà con me, sino in capo al mondo.
Io non l'abbandonerò mai, succeda quel che succeda.
***
Casa Hiwatari.
Ore 21.30 circa.
Parcheggiata l'auto in garage mi avvio verso la porta principale,
mentre le mie mani frugano all'interno delle tasche della giacca e dei
jeans alla ricerca delle chiavi.
Dopo una lunga ricerca, riesco finalmente ad afferrarle e, tirate
fuori,posso aprire la porta e trovarmi investito da un buon profumo di
cibo, che mi fa pensare al fatto di non avere mangiato proprio niente
tutto il giorno.
Ho notato che ultimamente a nutrirmi è solo la nicotina
delle sigarette: brutto vizio!
Arrivo in salotto dove ad attendermi c'è una tavola
già apparecchiata ed Eva seduta al suo solito posto.
" Bentornato amore..." saluta con una strana aria docile.
Che cosa avrò fatto per meritarmi una tale accoglienza
calorosa?
" Ciao, sei già a tavola..." affermo guardandomi intorno con
aria circospetta.
In genere sono io quello ad aspettare, seduto a tavola. che la
signorina si decida a raggiungermi.
" Beh, diciamo che ho fatto presto" si limita a rispondere. " Su,
siediti! Sarai affamato!" mi invita cortesemente.
Okay gente: la cosa mi puzza, e di brutto!
Tenendo gli occhi fissi sul suo viso, stranamente sorridente e
apparentemente sereno, porto indietro una sedia e mi accomodo.
Qulacosa non mi convince: è troppo tranquilla.
Che avrò combinato stavolta?
Avrò dimenticato qualcosa?
Che giorno è oggi?
Non sarà mica il suo compleanno?! Che io sappia lei compie
gli anni il...
Cazzo... perchè lo dimentico sempre?!
Comunque sono sicuro che non è oggi.
Allora è l'anniversario di qualcosa?
Mentre nella mia testa i neuroni sembrano essersi trasformati in
migliaia di punti interrogativi alla ricerca di una risposta, la cena
ci viene servita dalla nostra cameriera.
Nessuno sembra intenzionato a proferire parola.
Nell'ampio salotto si sente echeggiare solo il tinitnnio di posate e
bicchieri.
" Sai..." inizia a dire rompendo il silenzio mortale che si era creato.
" Dimmi..." la incito rimanendo impassibile.
" Ho consultato quel catalogo, per quel viaggio... ricordi?".
" Sì, ricordo!" confermo con un assenso.
" Beh, se prenotiamo adesso ci faranno un prezzo stracciato!".
" Beh, allora prenotalo... non c'è problema!"
Non capisco perchè abbia preso questo discorso; in genere
non si preoccupa minimamente di consultarmi al riguardo: vengo a sapere
la destinazione del viaggio, di solito, il giorno prima!
" Perfetto! Ti adoro proprio perchè non ti fai alcun
problema! Anche questa vacanza, come la precedente ti
piacerà, vedrai! E poi sai quanto mi piace viaggiare, stare
insieme a te, noi due
da soli..." ma quanto parla? Aiutatemi, rimpiango il
silenzio mortale di cinque minuti fa. " E poi perchè non
approfittare del fatto che possiamo permettercelo! Insomma... i soldi
non mancano... hai un lavoro che..." e continua pure! sa benissimo che
non la sto ascoltando, perchè ostinarsi a parlare invano? "
...non ci sono bambini! Pensa se avessimo qualche bambino fra i piedi,
che scocciatura!" conclude fissandomi stranamente.
Io che stavo portando la forchetta alla bocca, mi blocco all'istante,
fermato da queste sue strane parole e soprattutto dal modo in cui mi
osserva.
Perchè avrà tirato fuori il discorso "bambini"?
Deglutisco, spostando lentamente gli occhi in sua direzione.
Non sarà mica...
" Allora? Che ne pensi tu?" domanda per ricevere un qualche feedback
dal sottoscritto che non ha capito proprio nulla all'infuori della
parola "bambini".
Non avrà fatto tutto questo giro di parole per dirmi che...
Non può essere.
Ne sono convinto.
Anzi sicuro al cento per cento.
Lei non può essere incinta.
" Come siamo arrivati all'argomento bambini, che c'entra col viaggio?"
chiedo stranito, posando la forchetta sul piatto.
Lo stomaco mi si è ad un tratto chiuso.
" No, dicevo così! Pensa se avessimo un bambino... non
potremmo permetterci di viaggiare, fare quello che ci pare!".
" E infatti non c'è alcun bambino, di che ti preoccupi?" le
dico, cercando di non far trasparire il nervoso che mi sta rodendo
cervello e stomaco.
Lei si limita ad abbassare gli occhi e a mordersi nervosamente le
labbra.
Non starà mica per dirlo?!
" Beh quindi non ci sarà alcun bambino in questa casa...".
Non ho capito se era un'affermazione o una domanda.
Dal modo in cui mi osserva intuisco che aspetta una risposta da parte
mia.
"Nnnn-o" rispondo perplesso, mentre la mia testa si contorce da un
lato, a causa del suo strano modo di guardarmi.
" Sicuro?" aggiunge ulteriormente.
Non ne vorrà mica uno??
Mi sta facendo confondere.
" Ma vuoi un bambino? Sei incinta? Cazzo, Eva non ci sto capendo
più niente!" esclamo liberandomi finalmente dal peso che mi
stringeva la gola.
" Cosa??" esclama sorpresa " Io non sono incinta! Ma che vai a
pensare!!?".
" Ma allora perchè tutto questo giro di parole sui
bambini!!?".
" Perchè, a quanto pare, presto ci ritroveremo in giro per
la casa una bambina!!" sbraita infuriata.
" Ma allora sei incinta!" controbatto io, che non ci sto capendo
più un cazzo.
" NO! Sei tu quello che ha messo incinta un'altra!" urla a denti
stretti alzandosi in piedi e battendo un pugno sul tavolo.
" MA CHE C'ENTRA QUESTO ADESSO! Possibile che devi sempre tirar fuori
questo argomento??" urlo a mia volta battendo due pugni sul tavolo e
facendo traballare bottiglie e bicchieri.
" C'ENTRA ECCOME! Dal momento che il signorino vuole portarmi quella
mocciosa in casa!"
" E quando avrei detto una cosa simile?".
" Infatti non sei stato tu a dirmelo, visto che non dialoghi mai con
me! E' stata la SUPER MAMMA , Lei a dirmelo! Vuoi
toglierle la bambina e portarmela in casa?? Sei impazzito!?".
Quella stronza non si tappa mai quella bocca.
Da quando queste due si confidano alle mie spalle??
" Ma quando te lo avrebbe detto!?" chiedo per ricevere ulteriori
spiegazioni.
" Questo non ha importanza! Quello che importa è che tu
prendi delle decisioni senza consultarmi! Io non farò da
balia a quella bambina, sappilo Hiwatari!" minaccia determinata.
" Nessuno te lo ha chiesto!" .
" Ah quindi dovrò spartire questa casa con una bambina che
non mi appartiene, credi che io sia d'accordo?".
" Ascolta, sono delle decisioni che spettano a me, mi pare, appunto
perchè non ti appartiene!".
A queste parole il suo viso si fa ancora più rosso e i suoi
occhi si riempiono di rabbia.
" Sta' a sentire Kai! Se tu porti quella bambina qui, E' FINITA! Quindi
scegli: o ME o Quella Bambina!" conclude adirata sbattendo il
tovagliolo di stoffa sul tavolo e andandosene di furia.
Rimango qui, fermo, immobile e rimuginare su quanto appena successo, a
stringere i denti e con una voglia matta di rompere tutto.
Ma sento di nuovo un rumore di passi avvicinarsi che mi costringe a
girarmi: è di nuovo lei, che ritorna infuriata
più che mai.
" E sai qual è la cosa che mi fa incazzare di
più?? E che non capisco??" dice avvicinandosi e puntando un
dito minaccioso " ... che dopo anni in cui te ne sei fregato, tu abbia
deciso di avvicinarti a quella bambina!".
Me l'avrà detto un migliaio di volte, e tutte le volte la
mia risposta è sempre stata uguale.
" Sai perchè lo sto facendo, te l'ho spiegato! Non voglio
che mia figlia creda che Kon è suo padre!!" rispiego per
l'ennesima volta.
" Però devi ammettere che se non vi foste mai visti,
quest'idea non ti avrebbe neanche sfiorato il cervello e Kon sarebbe
rimasto suo padre!".
Su questo, forse, ha ragione.
" Ma le cose, come puoi ben vedere, non sono andate così!".
" Perchè non la lasci partire e basta?".
" Perchè lei deve restare con me!"
" Lei CHI? Hiwatari, la bambina o la madre??" domanda diventando sempre
più sospettosa.
E' sempre la solita.
Questa domanda non meriterebbe neanche una risposta.
" Secondo te?" domando a mia volta, con fare scocciato.
" Dimmelo tu, Kai! Perchè ho dei seri dubbi al riguardo..."
conclude incrociando le braccia al petto e fissandomi minacciosamente.
Questo è semplicemente assurdo.
Sono tutti convinti della stessa cosa.
Salve a tutti popolo di
EFP ^o^
Eccomi risorta
dalle ceneri, finalmente!
Sono riuscita a
scrivere questo capitolo, dopo che l'ispirazione mi aveva
momentaneamente abbandonata -.-".
In
realtà non ho avuto tempo XD
Comunque, riecco i
nostri protagonisti, che ritornano incacchiati più che mai e
tutti, guarda caso, con KAI!
Disgraziato!!
<__<
Ovunque dissemini
panico e terrore e soprattutto fai girare all'inverso i marrons!!
Dunque ditemi che
cosa ne pensate!
La parte finale
è quella diciamo più nera e movimentata. Vi giuro
che anche i coltelli sul tavolo avevano paura di fare da arma da
delitto XD
Beh nessuno ha
deciso di sfoggiare le sue abilità di tiratore di coltelli,
forchette, piatti...mmm chissà se più avanti...
Comunque ditemi
che ne pensate, cosa vi e NON VI convince.
Ringrazio tutte
coloro che l'hanno messa tra le seguite e preferite, chi legge e chi
recensisce.
Grazie a tutte
<3
Un bacio dalla
vostra Henya! ;)
|
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Capitolo 16 *** Fiducia ***
" Oggi Midori mi ha detto che sono cattiva!" .
" E perchè?".
Mi ritrovo a percorrere il corridoio della scuola, con Hope in braccio che mi racconta cosa le è successo oggi, e a giudicare dal suo broncio, non deve essere stata una grande giornata.
" Perchè ha detto che io faccio la linguaccia!".
" Beh quante volte ti ho detto che non si fa!" le rimprovero, facendole nascondere gli occhi dietro le sue manine.
" Ma io non l'ho fatto!" si giustifica con la sua solita vocina innocente.
" Ah, davvero?" le domando con sguardo ammonitore, per assicurarmi che stia dicendo la verità.
" E' vero!" mugugna nascondendo il viso nell'incavo della mia spalla: segno che non sta dicendo la verità.
La solita birbante!
Finalmente usciamo dall'edificio e mentre i miei occhi sono puntati sui gradini che sto scendendo...
" Papà, c'è Kai!" esclama a gran voce la piccola che punta un dito per indicarmi la direzione.
Al suono di queste parole sbarro gli occhi e lentamente seguo il piccolo braccio di Hope che mi indica il punto in cui devo guardare. Resto qualche secondo immobile, fissando quella figura a me conosciuta e tanto odiata.
Ma che diavolo ci fa lui qui?
****
Non avendo più ricevuto alcuna notizia da parte di Anya, dopo quello che è successo nel mio ufficio, ho deciso di venire di proposito all'asilo per incontrarla, sapendo che a quest'ora sarebbe venuta a ritirarla.
Ero sicuro al cento per cento che ci sarebbe stata lei, ed invece...non ho considerato il fattore "Rai Kon".
Perchè diamine è venuto lui a prenderla?
Me lo ritrovo a pochi metri di distanza a osservarmi con faccia da stronzo, come di chi non si aspettava la mia presenza: cazzo, neanche io me l'aspettavo.. e ora?
Quella bambina, come al solito, deve sempre urlare il mio nome a gran voce.
Lo vedo avvicinarsi, con aria minacciosa, mentre io, che ero appoggiato alla mia auto, beh...non faccio una piega, resto nella mia posizione, con le mani in tasca, assumendo un espressione alquanto irritata.
*****
Sarà sicuramente venuto perchè si aspettava di incontrare Anya a giudicare dalla sua espressione alquanto infastidita.
Beh, la mia non è da meno: mai mi sarei aspettato di incontrarlo proprio qui!
Da quando ci siamo visti non abbiamo avuto modo di interagire, visto l'odio che l'uno prova per l'altro, ma adesso sono proprio curioso di sapere cosa caspita sia venuto a fare, gironzola sempre intorno ad Anya e questo mi dà seriamente un grande fastidio!
Solo l'ultimo passo e mi ritrovo faccia a faccia con lui e la bambina che reggo su un braccio.
" Hiwatari, che ... sorpresa" lo saluto , a mio modo, assumendo un tono alquanto acido, ricevendo come risposta uno sguardo inceneritore da parte sua.
Lo vedo sospirare con sguardo di superficialità, volgendo lo sguardo altrove e posizionando meglio le mani all'interno delle tasche, rimanendo poggiato alla sua auto.
" Già, che sorpresa..." sussurra tra sè e sè, osservando chissà dove.
Sembra essere deluso dell'assenza di Anya.
" Ti aspettavi forse qualcun altro?" domando pungente.
Mi fissa minacciosamente: odio questo suo atteggiamento, l'ho sempre odiato, in tutto e per tutto!
Non mi mette in soggezione, non mi fa paura, mi fa solo schifo.
" Sì, mi aspettavo Sarizawa!" confessa, uscendo dalle tasche le mani e incrociando le braccia al petto.
" Beh, mi dispiace per te, ma come vedi ci sono io! Se dovevi dirle qualcosa d'importante puoi dirla a me, glielo riferirò senz'altro!" affermo con ironia.
Figuriamoci se faccio da mediatore delle sue informazioni.
" Non ha più importanza..." risponde evasivo , cominciando ad aprire la portiera della sua auto.
" Forse non posso... saperlo?" domando sempre più pungente, facendolo bloccare sul punto di entrare in auto.
Fissa davanti a sè, perso in chissà quali pensieri, per poi osservarmi...
" Proprio così, è una questione che non ti riguarda!".
" Invece io dico che mi riguarda!".
Richiude lo sportello dell'auto e si avvicina a me guardandomi con disprezzo, lo stesso che non riesco a nascondere io nei suoi confronti, neanche fingendo.
I nostri occhi sono alla stessa altezza e sembrano scambiarsi forti scariche elettriche.
Decide di non rispondermi, ma ignorare quanto appena detto per spostare gli occhi e puntarli su Hope, che in silenzio stava assistendo a questa assurda scena.
Lo vedo sorriderle beffardamene, alzare un braccio e portare una mano sul viso di Hope, ma questo suo gesto viene fermato da una mia mano che stringe forte il suo braccio prima che possa avvenire il tocco.
Il suo braccio si irrigidisce e i suoi occhi mi fissano minacciosi.
" Non toccare ciò che non ti appartiene!" gli spiego scandendo ogni signola parola.
A queste parole s'infastidisce e con una mano toglie la mia dal suo braccio...
" Si dà il caso..." inizia con tono pungente " che... lei appartenga più a me che a te!" per poi concludere con questo colpo basso.
Lo osservo con astio e rabbia, le tempie mi si restringono e il sangue mi sale al cervello. " Se non ci credi... chiedilo ad Anya..." continua con un irritante sorrisetto "... lei ti dirà ogni dettaglio!". Queste parole arrivano e mi colpiscono come un pugno sullo stomaco, sono parole che fanno male, perchè non fanno altro che ricordarmi il fatto che Anya sia stata con lui: un'immagine che ho cercato di rimuovere dalla mia mente durante questi anni.
Ha ragione, lei non mi appartiene, non è mia figlia, ma considerando il suo comportamento in tutti questi anni, beh...non appartiene neanche a lui!
*****
" Anya, ti vedo pensierosa! Tutto Ok?" mi chiede Dana.
" Si, tranquilla..." rispondo fingendo un sorriso.
" Beh, allora finisco qui io... tu inizia a pulire le vetrine, così stasera ce ne andremo subito a casa invece di fare ore extra per fare pulizie!Quello stupido vecchiaccio..." continua a borbottare cominciando a preparare caffè.
" Come vuoi..." mi limito a rispondere, dirigendomi nello sgabuzzino a prendere una scaletta per meglio arrivare a pulire le parti alte delle vetrine, anche se avrei preferito continuare a servire ai tavoli.
In realtà non mi sento molto tranquilla, non dopo avere affidato a Rai il compito di andare a prendere Hope all'asilo. So benissimo che, dopo l'ultimo spiacevole episodio , non avrei dovuto farlo, la stessa dirigente mi aveva ordinato di presentarmi io stessa a ritirarla ogni santo giorno; il fatto è che con questi turni, anzi, la non più esistenza dei turni di lavoro, mi è impossibile allontanarmi ogni giorno.
Questa volta però ho avuto l'accortezza di avvisare la dirigente che non sarei potuta andare e che mia figlia sarebbe stata prelevata da uno dei suoi padri! Mamma mia...
Dopo molti dubbi e esitazioni si è vista costretta ad accettare, meno male! Spero solo che non accenni nulla a Rai, o saranno cavoli... e amari!
E con questi pensieri in testa, comincio a salire i gradini della scaletta e con uno strofinaccio in mano pulisco questi benedetti vetri.
A quest'ora dovrebbero già essere arrivati a casa...
****
" Non ti fai schifo?"
" E tu...quando la smetterai di fare l'eroe?" ribatte senza timor lui.
Ma quale eroe?!
" Ascoltami bene, Hiwatari! Lascia in pace Anya o finirà male!"
" Non è Anya che m'interessa, lo sai!".
" Io penso il contrario!".
" Tszè! Andiamo Kon, davvero hai tutta questa paura di perdere Anya? Sembra quasi che tu non ti fidi di lei!".
Ma che cosa sta dicendo.
" Io mi fido di Anya!" asserisco a denti stretti.
" Allora perchè questa paura ogni volta che si avvicina a me?" domanda investigativo " Capisco che tu non ti fidi di me... ma non fidarti della tua ragazza?...andiamo Kon!".
Resto immobile a fissarlo, cercando di regolare il respiro, che dentro mi si fa sempre più affannoso e cercando anche di placare la voglia matta di prenderlo a pugni.
" E' di te che non mi fido, stalle lontano!" dico con tono minaccioso.
" Tszè..." esclama divertito " Hai paura che ne esca fuori un altro figlio?" dice sarcastico.
I miei occhi lo fulminano " stai attento a come parli, Hiwatari! Tu non meriti neanche di avere questa bambina! Non sa neanche che esisti...". Parole che lo alterano. Penso gli dia fastidio vedermi con sua figlia in braccio.
" E tu non sei neanche il suo vero padre..." afferma lui.
Il clima di tensione che si era creato viene interrotto bruscamente dallo squillare del mio cellulare...
Difficilmente riesco a distogliere i miei occhi minacciosi dai suoi e lentamente li trascino sul dispaly del cellulare che ho appena tirato fuori dalla tasca.
E' Anya...
****
" E' anche questo vetro è pulito, mamma mia, che faticaccia!" mi lamento scendendo dalla scala.
La prendo e la trascino per spostarla vicino all'ultima vetrata da ripulire, che da quaggiù sembra così enorme.
Emetto uno sbuffo e risalgo quei dieci scalini per l'ennesima volta, contandoli anche mentalmente.
Arrivata in cima mi accorgo di essermi dimanticata lo straccio dentro il secchio pieno d'acqua, che ovviamente si trova sul pavimento.
Brava Anya: hai ufficialmente raggiunto il livello 100 della demenza!
" Mannaggia!!" grignisco a bassa voce stringendo denti e pugni "Devo riscendere!!".
Avvolta da questa rabbia, riscendo questi scalini, DI NUOVO, ma qualcosa va storto: posiziono il piede in maniera sbagliata, la scala traballa, si solleva dal vetro e cade all'indietro, e in tutto questo io decido di mollare la scala per gettarmi a terra, in modo da non farmi male, ma riesco comunque a cadere in maniera sbagliata, facendomi molto male alla gamba destra.
Non faccio in tempo a rendermi conto del dolore appena provato che la scala mi cade addosso, colpendo la mia testa...
" Anya!!" grida Dana apprestandosi a raggiungermi.
" Haia!" E la mia unica risposta.
****
" Rispondi pure, Kon! Me ne stavo giusto andando..." mi invita con finta simpatia l'idiota che ho davanti, che mi gira le spalle per raggiungere la sua auto.
Come lo odio...
" Pronto!" rispondo con tono leggermente alterato.
" Hey Rai..." è la voce di Yuri, ma che succede? " Sono Yuri...".
" Yuri?". Al suono di questo nome, Kai, che se ne stava andando, si rigira in mia direzione guardandomi stranito. " Cosa è successo?". Con espressione sempre più accigliata ascolto le sue parole... " Cosa? Ma... in ospedale? Anya? Arrivo subito!".
Stacco il telefono e lo rimetto in tasca con fare agitato.
" Successo qualcosa di grave?" mi domanda lui, fingendo interesse.
" Niente che possa interessarti!".
E con queste parole chiudo la nostra conversazione e gli volto le spalle, aumentando la velocità dei passi per raggiungere la mia auto e partire subito per l'ospedale.
Esco a passi da gigante dall'ascensore e percorro il lungo corridoio, tenendo in braccio la piccola Hope che mangia una delle sue merendine.
" Rai!" . Riconosco la voce, è di Yuri.
Mi giro e lo vedo raggiungermi correndo.
" Yuri, ma cosa è successo??" domando preoccupato.
Lui riprende il respiro " Tranquillo, nulla di grave!".
Detto da un dottore non è sempre molto confortante.
" E allora?"
" E' solo caduta da una scala e..."
" Una scala?"
" Sì, ma ha una semplice distorsione alla caviglia!" mi spiega con tono professionale " Seguimi, è qui!" mi invita ad entrare in una stanza, dove trovo Anya che sorride timidamente, semisdraiata su un lettino con una gamba ingessata fino a metà coscia, tenuta sospesa da un aggeggio.
Resto senza parole davanti a questa scena.
" Una semplice....distorsione... eh dottore?" dico rivolgendomi a Yuri che mi fissa con finta innocenza, lo stesso di Anya.
" Mamma!! Ti sei fatta male?" dice con tono docile la piccolina che scivola dalle mie braccia per raggiungere la madre.
"Anya... ma come è successo?" domando con preoccupazione.
La bambina si butta su di lei... " Hope!! No!" gridiamo all'unisono per fermarla prima che le provochi dolore.
" Hope, fai piano... siediti sul letto accanto a me... " la invita sorridente "... sono caduta come un'idiota da una scaletta mentre pulivo i vetri della caffetteria..."spiega poi rivolgendosi al sottoscritto, che non riesce a scollare gli occhi di dosso da quel gesso così spesso che avvolge come una calza bianca la sua gamba.
Scuoto la testa chiudendo gli occhi.
" Guarda come sei combinata adesso... non potrai neanche muoverti...".
" Già, ho già un prurito incredibile! Yuri mi ha dato questo!" dice mostrandomi una bacchetta che infila all'interno del gesso per cercare di grattarsi.
" Per quanto tempo dovrai tenerlo?".
" Una quarantina di giorni..." rivela affondando la testa nelle spalle.
Cosa??
La osservo con occhi increduli " Stai scherzando?".
" Lo so, Rai, dovevamo partire per la Cina, per la laurea ma...".
Sembra uno scherzo del destino, cavolo!
Come posso partire sapendo di lasciarla qui da sola con la bambina e che oltretutto non può muoversi; ma anche vero che non posso rimandare la mia laurea... cazzo!
Emetto un sospiro, cercando di non farla preoccupare.
" Tranquilla, a questo ci penseremo più tardi! L'importante è che tu non ti sia fatta niente di veramente grave, quaranta giorni passano in fretta!" dico per cercare di risollevare l'umore di entrambi.
Ci sorridiamo in segno d'intesa, per poi notare una borsa di ghiaccio sulla sua testa.
Alzo un dito per indicare quel punto " E alla testa cosa hai fatto?" domando perplesso.
" Ecco..." risponde sorridendo nervosamente.
Questo mi riporta un po' indietro nel tempo, quando s'imbarazzava e arrossiva per qualsiasi cosa. Non che sia cambiata molto da allora... resta sempre una pasticciona.
Adesso che ci penso, tutto questo mi ha fatto dimenticare la mia conversazione con Hiwatari, esattamente conclusasi qualche minuto fa.
****
" Mi raccomando, ne prenda due al giorno dopo i pasti e finita la cura, ritorni per un controllo! Arrivederci!" stringo la mano al mio paziente che alzatosi se ne va chiudendo la porta del mio ufficio. Rimasto da solo emetto un sospiro di stanchezza, più che fisica, mentale, poggiando pesantemente la schiena sulla poltrona e chiudendo per un istante gli occhi.
Stanotte è il mio turno, quindi non potrò tornare neanche a casa: fantastico!
Porto una mano in fronte e prendo a massaggiare le tempie, come a voler riprendere la lucidità necessaria per potere affrontare questa lunga notte all'interno di questo ospedale, quando il cellulare che ho in tasca inizia a vibrare.
Lo tiro fuori e aperti gli occhi ho la vista appannata, e sul display leggo qualcosa di sfocato...
" Kai..." . L'incredulità mi porta a richiudere diverse volte le palpebre per vedere in maniera più nitida.
C'è scritto veramente Kai: mi chiedo cosa vorrà dirmi a quest'ora . " Hiwatari..." dico portando il cellulare all'orecchio.
" Ivanov, disturbo?". Dovrei dire la verità?
" No... dimmi pure".
" Come sta la tua nuova paziente?".
Che si riferisca ad Anya?
Ma come fa a saperlo?
****
Vorrei urlare dalla disperazione e battere la testa su un muro.
Anzi, meglio di no, perchè ho già un bel bernoccolo dolorante!
Si può essere così idioti?
Come sono potuta cadere da quella scala in maniera così stupida?!
Adesso mi ritrovo immobilizzata su un letto con una gamba avvolta da cento chili di gesso che mi causa un fastidioso prurito, che dovrò sopportare per quaranta giorni circa.
Uffa...
Mi guardo intorno, non sapendo cosa fare: non ho sonno, anche volendo non riuscirei a chiudere occhio, Yuri mi ha consigliato di rimanere in ospedale per questa notte, e Rai e mia figlia sono dovuti andare via non appena è terminato l'orario delle visite.
Domani mattina potrò ritornare a casa: voglio proprio vedere come mi ci trasporteranno; non potrò più andare a lavorare, fare le faccende di casa, ma soprattutto non potrò partire per la Cina ad assistere alla laurea di Rai, porca miseria!
Sembra quasi una maledizione...
Questi miei pensieri vengono interrotti da qualcuno che bussa alla mia porta.
" Chi è?".
" Hey, posso?".
E' Yuri, che fa capolino dalla porta con un sorriso stampato sul volto.
" Certo, venga dottore!".
" Come sta la mia paziente?".
" Devo proprio rispondere?" chiedo seccata.
" No, non vorrei essere insultato... sono abbastanza stanco" afferma ironico sedendosi su una sedia accanto al letto.
" Se c'è qualcuno che devo insultare ... beh, quella sono io".
" Già, proprio adesso che dovevate partire..."
" Appunto, sono nella merda! Non potevo rompermi un braccio? Almeno avrei potuto camminare..."
" Dai, smettila! Non è poi così grave. Rai potrebbe partire, laurearsi e poi ritornare... ti perderai la laurea? Pazienza..." .
Ha sempre un efficace metodo di trasmettere positività questo ragazzo.
" Hai ragione, beh lui ci teneva che fossi presente...".
Cala il silenzio più totale.
" Sai, mi ha telefonato Hilary poco fa!" affermo per cambire discorso.
" Sì, era abbastanza preoccupata.. ma con le nausee che si ritrova, non può neanche uscir di casa ultimamente!".
" Beh... portare due bambini in grembo deve essere doppiamente faticoso! Ricordo me, quando ero incinta..." concludo perdendomi in alcuni pensieri.
" A proposito, mi ha telefonato Kai, poco fa!".
Non vedo come possa interessarmi, e il mio sguardo gli ha già spiegato tutto. " Ha voluto sapere cosa è successo...".
E come diavolo faceva a saperlo?
" Come faceva a sapere che era successo qualcosa?" domando stranita.
" A dire il vero... non lo so!" .
" E non lo voglio neanche sapere! Lui è l'ultima persona che vorrei vedere o sentire in questo periodo!" spiego infastidita.
" Per via dell'affidamento?".
Sa sempre tutto questo dottorino. " Me lo ha detto Hilary..." aggiunge.
" Sì, quello che vuole fare è inconcepibile!".
" Ascolta...Anya, io non credo che Kai voglia fare veramente una cosa simile".
" Ah no? Stiamo parlando di Kai, la persona più orrible che possa esistere sul pianeta terra: ho visto il suo sguardo, lo diceva seriamente!".
" Beh scappare in Cina non ti servirà...".
" Io non voglio scappare, ma vivere la mia vita! Non prendere sempre le sue difese...".
" Non lo sto difendendo, lo sai! Ma per fare questo passo avanti vuol dire che..."
" Vuol dire cosa, Yuri?" lo interrompo bruscamente.
" ... che in qualche modo ci tiene..." dice assumendo un atteggiamento per niente convincente.
" Passami quella bacchetta... mi è ritornato il prurito!" gli ordino, senza dare una risposta.
Scuote la testa rassegnato e mi porge la bacchetta, dopodichè si alza... " Buonanotte, domani sarai di nuovo a casa!".
" Sì... buonanotte!" rispondo acida, continuando a muovere quella bacchetta all'interno del gesso, cercando di calmare il prurito.
Si preannuncia una lunga e stressante nottata.
" Così stai più comoda?".
" Sì sì" lo tranquillizzo sorridente.
Stamattina Rai è venuto a prendermi per portarmi a casa.
E' stata un'impresa riuscire a trasportarmi fino al quinto piano: poverino, ha dovuto prendermi in braccio e salire senza sosta fin quassù!
E' così carino e premuroso: ha già accompagnato Hope all'asilo, ha sistemato le camere e mi ha preparato la colazione portandomela a letto.
" Così mi vizi, mio caro...".
" Beh approfitta di questi giorni, perchè la prossima settimana dovrò partire!" mi ricorda emettendo un sospiro di rassegnazione.
" Rai, non voglio che tu trascuri le tue cose per me, vai pure a studiare, se ho l'estremo bisogno di chiamarti lo farò!" gli spiego convincente.
" Sicura?"
" Certo..."
" Allora vado in cucina a studiare, tu per qualunque cosa... chiamami, ok?" dice raggiungendo il ciglio della porta.
" Ok!" confermo sicura.
Richiude la porta e rimango sola, in questa camera da letto che tra qualche giorno mi sembrerà una prigione.
Rai ha ben pensato di rifornirmi di tutto ciò che potrebbe servire a distrarmi: ho un televisore e un computer a mia disposizione, alcune riviste, libri... ha pensato proprio a tutto.
Decido di prendere il telecomando e fare zapping alla ricerca di qualche programma o telefilm appassionante.
A quest'ora avrei già dovuto essere a lavorare, povera Dana, credo che in questo momento stia invocando qualche maledizione alla sottoscritta, da oggi si ritroverà a dover gestire la caffetteria da sola.
****
" Come, come?? Si è rotta una gamba?" dico incredulo rivolgendomi a Dana, che con un umore alquanto nero, sta pulendo alcuni bicchieri in maniera, devo dire molto energica.
" Già..." risponde infastidita.
" Ma come ha fatto?".
" E' caduta da una scala..." si limita a dire atona, rimanendo concentrata a lavorare.
" Ed è grave?" domando ancora.
" Ascoltami bene!" esclama battendo un bicchiere sul tavolo con tono vermente incazzato, facendomi indietreggiare parecchio insieme allo sgabello su cui sono seduto." Smettila di fare domande inutili, perchè oggi non è aria! Se sei venuto qui per scocciarmi è meglio che tu sparisca all'istante perchè non ho intenzione di risponderti! Sono troppo occupata, vai a prendere il tuo stupido caffè da qualcun altro, oggi la tua amica non c'è ed io non sono disposta a fartelo! Detto questo addio!".
Mi limito a deglutire e rimanere immobile, fissandola ad occhi e bocca spalancati.
Boris, non dire nulla... ogni parola potrebbe essere usata contro di te!
La vedo andare via, non prima di avermi fulminato con lo sguardo, per dirigersi ai tavoli a prendere delle ordinazioni.
La cosa che mi lascia veramente sbigottito è vedere il suo umore cambiare nel giro di due secondi: è passata da uno stato di gorilla superincazzato a quello di uno scoiattolino zuccheroso, vista la cordialità che mostra adesso con i clienti.
Questo è... stupefacente.
Ma anche e soprattutto inquietante.
Credo che oggi abbia le sue cose, e questo mi fa capire che mi conviene accettare il suo consiglio e sparire per il resto della giornata, e forse anche fino a quando Anya non sarà tornata!
Dovrò rinunciare per un po' al mio caffè...
****
" Non preoccuparti Any, quando Rai partirà ti trasferirai a casa mia!" afferma Hilary, parlando dall'atro capo del telefono.
" No Hilary, hai già abbastanza problemi, io sarei solo d'intralcio!" le rispondo.
" Ma quale intralcio! Non puoi neanche muoverti, come pretendi di poter gestire la casa e soprattutto Hope, poverina!"
" Ti giuro che sto imparando a camminare con le stampelle, adesso non devo più chiamare Rai per andare in bagno!".
E' vero, in questi cinque giorni d'inferno ho almeno imparato a muovermi per mezzo delle stampelle, seppur con qualche difficoltà ancora.
" Non dire stronzate Anya! Non vorrai mica contraddire una donna incinta, vero??" domanda alterata.
" Ehmm..." mi fa paura " ci penserò ok?"
" Non tu non ci devi pensare...". Mentre un orecchio è attaccato al telefono a seguire il suo discorso , l'altro avverte il rumore della porta aprirsi, e istintivamente porto gli occhi in quella direzione, notando Rai che mi gesticola chiedendomi chi sia al telefono.
Porto gli occhi al cielo e coprendo il microfono del telefono gli comunico che si tratta di Hilary che vuole convincermi a tutti i costi ad andare a casa sua.
" Hilary, ascolta, ci penserò va bene? Adesso devo andare, scusa, scusa... ciao!" saluto velocemente.
" Ma dove devi andare se non puoi neanche muov...".
Non fa in tempo a finire la frase che ho già interrotto la telefonata.
" Dai, si preoccupa per te!" mi spiega Rai sorridendomi.
" Lo so, ma non posso trasferirmi da lei, non voglio darle queste preoccupazioni!"
" Io invece sono d'accordo con lei, dovresti andarci! Anya, non potrò stare tranquillo sapendo che rimarrai da sola qui con la bambina in queste condizioni, pensaci... non puoi fare nulla!" mi fa osservare saggiamente.
" Dici che dovrei accettare?"
" Dico proprio di sì!".
" E va bene..." accetto rassegnata.
In fondo hanno ragione.
Arriva il giorno della partenza di Rai.
Ci ritroviamo tutti a casa di Hilary, dove abbiamo portato anche la mia roba e quella di Hope, visto che passeremo del tempo qui come loro ospiti.
Hilary mi ha preparato la camera degli ospiti dove si trova un letto matrimoniale in cui dormirò insieme a Hope.
E adesso mi ritrovo sul letto circondata dai padroni di casa, da Rai e la bambina.
" Hai preso tutto?" domando a Rai che risponde sicuro di avere tutto.
" Ancora non posso crederci di non poter partire..." mi lamento imbronciata.
" Dispiace anche a me, ma siccome sei una pasticciona hai combinato l'ennesimo CASINO ed eccoci qui, ci stiamo salutando per separarci!"
" Quanto sei scemo!" gli rimprovero tirandogli un cuscino che lui riesce ad afferrare.
" Non fare la bambina cattiva..." afferma con dito minaccioso avvicinandosi malizioso.
" E tu torna presto!" dico io osservandolo dritto negli occhi.
" ehm ehm...." si schiarisce la voce il padrone di casa che guardava imbarazzato questa scena insieme a sua moglie ".. credo che i due piccioncini debbano salutarsi, Hope perchè non andiamo di là!" la invita ad andare con sè, mentre io e Rai ci fissiamo imbarazzati.
" No, voglio restare qui!" risponde lei, aggrappandosi al braccio di Rai.
" Andiamo a vedere i cartoni animati!" le suggerisce Hilary in maniera convincente.
" Sìììì!" grida felice scendendo scaltra giù dal letto e sparendo in un millisecondo, seguita da Hilary.
Yuri ci guarda con uno strano sorrisetto e richiude la porta lasciandoci soli.
Rai non perde tempo e attacca le sue labbra alle mie in un bacio intenso e pieno di passione.
" Tornerò presto..." sussurra staccandosi e guardandomi intensamente.
" Non vedo l'ora..." affermo scoccandogli diversi baci.
" Fai attenzione e qualunque cosa succeda chiamami!" mi raccomanda alzandosi e dirigendosi alla porta.
Si ferma e ci fissiamo sorridendo come a voler comunicare tramite il pensiero.
Mi fa un occhiolino di incoraggiamento e se ne va, per raggiungere il taxi che lo aspetta fuori.
Mi ritrovo a fissare questa gamba che ogni giorno diviene più pesante ed incombrante...
Mannaggia a me...
*****
Non posso crederci di dover partire senza di lei, ma le cose sono andate in questo modo purtroppo.
L'ho convinta a trasferirsi da Hilary per avere qualche aiuto, viste le sue condizioni... e alla fine ha accettato.
Meglio così, almeno partirò più tranquillo!
Beh non tranquillo del tutto, visto che ho paura che la mia assenza possa dare campo libero a Hiwatari.
Dopo averlo visto fuori dalla scuola ad aspettare Anya ho capito che le gira troppo intorno e questo non mi piace.
Mi chiedo quante altre volte si siano incontrati: quando, dove e perchè.
Anya mi starà nascondendo qualcosa?
Non ho voluto accennarle niente, visti già i problemi che ha, ma non potrò restare tranquillo sapendo che lui potrebbe andare da lei quando gli pare.
In fondo quella è la casa del suo migliore amico, potrebbe trovare una scusa per andarlo a trovare e ritrovarsi in quella stanza con Anya... mio dio!
Rai, non cominciarti a fare film in testa!
Sono sicuro di poter porre tutta la mia fiducia in Anya; ha sbagliato una volta, lo so... ma è passato molto tempo da allora e sono successe un sacco di cose, questa volta non succederà niente!
Io mi fido...
"sembra quasi che tu non ti fidi della tua fidanzata, Kon!"
Salve a tuttiii! ^O^
Ecco un nuovo aggiornamento!
Come avete letto, il capitolo inizia con un insolito incontro tra i due Padri e la bambina in mezzo XD Povera piccola.
I due hanno una discussione abbastanza accesa durante la quale Kai mette a serio rischio la pazienza di Rai.
Anya nel frattempo si ritrova in caffetteria pervasa da strani pensieri ( e fai bene) e la cara e dolce Dana, vedendola così preoccupata decide di farla distrarre facendole pulire i vetri e...
patapumfeteç#@?!*§!! ecco che Anya vola dalle scaleXD
Spero che non sia ridicola come scena (ç__ç please)
La discussione tra i due baldi giovani viene interrotta dalla telefonata di Yuri e Rai corre in ospedale dove si ritrova la nostra povera Anya mezza ingessata.
Kai in tutto questo si mette sempre in mezzo e spinto dalla curiosità telefona all'amico dottorino per sapere quanto successo.
Povero, si sarà preoccupato... se! come no...
In caffetteria si respira un'aria decisamente TESA, sarà meglio per Boris non mettere piede in quel locale per un pò per non mettere a dura prova i nervi di Dana, la cui pazienza è come un barattolo di nutella... finisce subito! ( pessima -.-"ndTutti) XD
Anya non potrà più partire, direte... lo avrai fatto apposta?
Ebbene, la caduta non è stata puramente casuale XD
Il capitolo si conclude con la partenza di Rai e le sue preoccupazioni e i suoi film mentali... i suoi sospetti saranno fondati??
Mmmmh vedremo u.u
E con questo dubbio vi lascio!
Ci si risente al prossimo aggiornamento!
Baci e abbracci dalla vostra Henya ;) |
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Capitolo 17 *** Passaggio di testimone ***
" Perchè non vuoi saperlo adesso?".
" Voglio che sia una sorpresa, te l'ho detto!".
" Andiamo Hilary, cosa ti cambia?".
Io e Yuri ci troviamo in ospedale, ad attendere il nostro turno di
visita dal ginecologo. Nell'attesa cerchiamo di trovare una soluzione
alla questione su cui siamo in disaccordo da giorni ormai: sapere o no
il sesso del bambino.
Mi correggo, dei bambini.
A volte dimentico di averne due!
A dire la verità, faccio ancora fatica a crederci.
Ad ogni modo, il fatto è che lui vuole saperlo a tutti i
costi, mentre io vorrei che la sorpresa mi fosse riservata fino alla
fine.
Trovare un accordo sembra impossibile!
" Signori Ivanov, prego entrate!". La dottoressa apre la porta del suo
ufficio e ci invita ad accomodarci.
Ci alziamo ed entriamo velocemente, non prima di scambiarci un'ultima
occhiata d'intesa.
Ma intesa di cosa? Non siamo riusciti nemmeno a metterci d'accordo
cinque secondi prima di entrare!
E si tratta del sesso del bamb... dei bambini, figuriamoci quando
dovremo decidere i loro nomi!
In realtà essendo due, la questione potrebbe risolversi
facilmente: ognuno sceglierà il nome di uno dei due bambini.
In questo modo però, potrebbero nascere delle preferenze
verso l'uno o verso l'altro quindi...
Ma perchè mi sto scervellando per una questione
così inutile e priva di senso??
Senza accorgermene sono già sdraiata sul lettino; sollevata
la maglietta, la dottoressa applica l'apposito gel sull'enorme pancione.
Faccio un lieve sospiro e cerco di rilassarmi puntando gli occhi al
soffitto per poi incrociarli con quelli di Yuri, seduto accanto a me
che mi sorride dolcemente.
La dottoressa guarda attentamente il monitor muovendo in maniera
appropriata la sonda che acquisisce le immagini.
" Dunque, miei cari genitori... come potete vedere..." sposta il
monitor consentendoci di veder meglio " ...i vostri piccoletti stanno
benissimo! La gravidanza procede in maniera eccellente!" annuncia
sorridente.
" E' fantastico!" esclamo felice, coinvolgendo Yuri che osserva lo
schermo, come incantato da quelle piccole figure, che sembrano
fluttuare in una dimensione parallela.
E' strano osservarli, pensare che sono dentro di me in questo momento,
e che tra qualche mese me li ritroverò tra le braccia.
La mia mano stringe forte quella di Yuri " Sono bellissimi, vero?" per
condividere questo momento.
I suoi occhi fanno fatica a staccarsi dal monitor, ma lentamente li
sposta verso di me, e le sue labbra si ricurvano in un dolce sorriso
complice. " Sì...sono bellissimi" sussurra sognante.
Ho notato che si comporta in maniera strana durante ogni ecografia.
Sarà l'emozione.
Mi fa sorridere il fatto che uno come lui si sciolga davanti a queste
scene, forse il suo modo di imbambolarsi è una maniera
indiretta per esprimere la sua commozione.
" Come sapete, siamo in una fase della gravidanza in cui è
possibile sapere il sesso dei bambini... quindi volete saperlo?".
La dottoressa decide di rompere questo magico momento per riportarci
alla realtà con questa domanda.
" No!"
"Sì!"
Ripondiamo quasi contemporaneamente per poi fissarci con disaccordo.
" Vedo che siete ancora un po' confusi..." interviene la ginecologa
fissandoci in maniera strana, mentre io e Yuri sembriamo comunicare con
gli occhi, cercando di trovare un accordo telepaticamente.
" La verità è che a me piacerebbe saperlo, invece
a lei no!" spiega sinteticamente Yuri.
" Capisco... beh in questi casi c'è solo una soluzione..."
aggiunge lasciando in sospeso il discorso e attirando la nostra
completa attenzione.
" Cioè?".
***************************
" Tesoro, stai attenta a non colorare sul tavolo, ma sul foglio. Non
vogliamo che Hilary si arrabbi con noi vero?" le ricordo con sguardo
ammonitore.
" Sì, mamma!" risponde educatamente tornando a colorare.
La osservo qualche secondo perdendomi in alcuni pensieri per poi
tornare a sfogliare la mia rivista di gossip.
Non che questo genere di riviste mi abbia mai interessata, ma
ultimamente sono diventate il mio unico svago, insieme ai quiz
televisivi, reality show e sfide di cucina.
E perchè?
Perchè in maniera alquanto stupida, sono caduta da una
scaletta e mi sono ritrovata a letto con una gamba ingessata.
Da allora le mie attività quotidiane si sono limitate a
spostarmi su due stampelle da un letto, a un divano e, nelle ore di
pranzo e cena , in cucina.
Spero che tutta questa ginnastica non mi faccia male!
Mio Dio.
Ho dovuto abbandonare temporaneamente pure il lavoro e Dana non si
è neanche degnata di una telefonata per chiedermi come sto.
Ma conoscendola lo avrebbe fatto solo per riempirmi di insulti: quella
ragazza è strana!
Rai si laurea tra qualche giorno, ma è dovuto giustamente
partire in anticipo per sbrigare alcune faccende.
E io sono dovuta rimaner qui per via di quanto è successo e
mi ritrovo a dover stare rinchiusa tra quattro mura in compagnia della
mia piccola Hope. che da due giorni non va all'asilo, visto che nessuno
può andare a lasciare e prenderla negli orari stabiliti.
Hilary e Yuri sono già stati pazienti e gentili ad ospitarmi
e chieder loro pure di fare da autista a Hope mi sembra troppo.
Non che non si siano offerti, ma purtroppo i loro orari non coincidono
con quelli di apertura e chiusura della scuola.
Peccato.
Ho avvisato telefonicamente la dirigente, la quale non ha potuto fare a
meno di non notare come mai non mi servissi degli innumerevoli padri di
Hope come ho già fatto in passato.
Lasciatemelo dire: una battuta di pessimo gusto e che poteva benissimo
risparmiarsi!
Ad ogni modo, per educazione e per rispetto non le ho imprecato contro
e credetemi, mi sono trattenuta molto dal farlo.
Ecco, ripensando a questa cosa mi sta risalendo il sangue al cervello,
infatti comincio a sfogliare nervosamente le pagine della rivista.
" Mamma, che hai?". Cosa che non sfugge alla mia piccola.
" Niente tesoro, continua a giocare!" la tranquillizzo fingendo calma.
D'un tratto si apre la porta d'ingresso e delle voci fanno eco per il
corridoio.
I signori Ivanov stanno discutendo in maniera molto accesa.
" Ma ti sembra giusto quello che hai fatto?" . E' Hilary a parlare.
" Era l'unica cosa da fare visto che non eri d'accordo con me!" ribatte
lui.
" Adesso tu lo sai e io no!" aggiunge infastidita lei, entrando insieme
al marito in salotto e sedendosi su una poltrona con viso imbronciato.
Yuri spazientito mi osserva, come a voler trovare un aiuto, che io non
riesco a dare visto che non conosco le ragioni di tale questione.
" Ma se... se sei stata tu a non volerlo sapere!" afferma scocciato
rimanendo in piedi al centro del soggiorno.
" Lo so! Ma doveva essere uguale per entrambi! Adesso che tu lo sai non
ha senso!!" le fa notare lei stringendo un pugno.
Non staranno litigando sempre per quella questione del sesso dei
bambini, spero!
Li ho visti discutere molto spesso ultimamente , sempre riguardo a
questo argomento.
E da quanto ho potuto capire, adesso lui lo sa e lei no: mossa
sbagliata Yuri, molto sbagliata!
" Perchè non ha senso? Quindi se non ha senso è
meglio che anche tu lo sappia così chiudiamo la questione
una volta per tutte! Vuoi che te lo dica?".
Si fissano alcuni secondi negli occhi.
Hilary sembra sul punto di cedere, ma...
" No!" risponde in maniera secca, incrociando le braccia al petto.
Yuri resta confuso e dopo qualche attimo si arrende e si siede
pesantemente su un divano, facendosi morire in gola alcune imprecazione
contro la moglie, probabilmente.
Sono una coppia davvero comica: non sono mai d'accordo su niente.
Sarà meglio alleggerire la tensione.
" Dai, l'importante è che i bambini stiano bene..." dico con
una certa allegria.
"Sì è vero!" risponde Hilary, che sembra essersi
calmata.
" Ma poi io posso giocare con i bimbi?" interviene Hope rivolgendosi ad
Hilary, facendola sorridere.
" Ma certo!" le risponde prendendola per le manine. " Che dolce!"
aggiunge poi rivolgendosi a me.
" E sono maschio o femmina?" chiede curiosa puntando un dito al
pancione di Hilary.
Ops, domanda inopportuna Hope!
" Non lo so..." risponde a denti stretti rivolgendo un'occhiataccia al
marito che sembra divertito.
" La signora ama la suspance..." commenta beffardo Yuri.
Hilary prende uno dei cuscini e glielo tira, ma Yuri prontamente lo
afferra, lasciandosi sfuggire una risatina, che riesce a coinvolgermi.
" Ma sono due... e hanno due papà?".
Le domande di Hope non cessano, anzi si fanno sempre più
approfondite.
Che significa che hanno due papà? Da dove le è
venuta questa?
La domanda mette in difficoltà tutti.
" Ehm... no piccola! Il papà è uno, ed
è quel tizio laggiù!"le spiega divertita Hilary
puntando il dito verso il marito, che la fulmina con lo sguardo.
Hope lo guarda con curiosità e Yuri alza una mano , come a
voler dire -sì, sono io il tizio a cui alludeva-.
La piccola, apparentemente soddisfatta delle risposte appena ricevute,
si risiede a terra vicino al tavolino a riprendere le sue
attività.
"Alla nostra piccola Hope non sfugge nulla!"commenta Hilary divertita,
scompigliandole delicatamente i capelli.
"In effetti è vero!Hope come mai hai detto questa cosa?" le
domando stranita.
" Perchè...perchè io ho due papà!".
All'inizio non afferro bene ciò che è appena
uscito da quelle piccole labbra rosee, e infatti mi limito a fare una
risatina che viene subito stroncata dagli sguardi allibiti dei miei due
amici.
E stop, mi fermo.
Connetto.
Riavvolgo il nastro di qualche secondo e...
" Come, scusa?" domando ad occhi sbarrati." Tesoro, co-cosa hai appena
detto?".
Esitante, il mio viso si sporge sempre più avanti,
nonostante il resto del corpo non possa fare grandi movimenti, il cuore
ha iniziato a palpitare allo stesso ritmo di uno pneumatico, gli occhi
non battono ciglio, il sangue mi sta ribollendo nel cervello, e le
orecchie... le orecchie sperano di essersi sbagliate, di avere captato
in maniera confusa i suoni recepiti un attimo prima, e che riordinando
le sillabe nella giusta posizione ne esca fuori una frase del tipo -
mamma, preparami un panino al prosciutto!-.
" Mamma..." inizia con aria curiosa.
Deglutisco.
Me lo sento.
Sta per ripeterlo.
"Perchè ho due papà?".
Ecco i bambini, sanno metterti KO con una domanda.
Ma questa non è una delle solite domande che si pongono i
piccoli sui problemi esistenziali, del tipo - da dove vengono i
bambini?-.
E l'avrei anche preferita, perchè sarei stata preparata
sull'argomento: sarebbe bastata la storia della cicogna o dei fiori e
le api e avrei assetato la sua sete di conoscenza, almeno sino
all'adolescenza.
Invece no!
A questa domanda mi ritrovo completamente impreparata,
perchè non l'avevo prevista. Mai avrei potuto immaginare che
una simile domanda sarebbe uscita dalla mente di questa birbante. O
forse sì, ma non immaginavo adesso... insomma!
Non so da quanti minuti stia fissando la mia faccia sconvolta
nell'attesa di una risposta.
So solo che non so cosa risponderle, io non...
Volgo lo sguardo verso Hilary e poi su Yuri ed entrambi sembrano dire
...
" Adesso non puoi più nasconderglielo!".
No, adesso non ha più senso mentire...
" Hope, chi sono questi due papà?" le domando gentilmente,
dopo aver fatto un profondo respiro per calmarmi.
" Il papà e Kai" risponde segnando un due con le dita.
Il papà e Kai...
Il papà e Kai...
Il papà e ...
I miei occhi saettano da un punto all'altro della stanza e le mani
nervose si strofinano sulle gambe, mentre le mie labbra si muovono
sussurrando ancora...
"Papà e Kai...papà e Kai...".
Fisso i volti dei miei due amici, che sono rimasti in silenzio ad
osservare allibiti.
Cerco aiuto, cerco un suggerimento... cosa le dico?.
Yuri sembra avere capito.
" Hope, vieni qui!" . Al suo richiamo, ella corre velocemente a sedersi
sulle sue gambe. Lui le accarezza la testa e gentilmente le chiede:
"Hope, secondo te chi è il tuo papà?".
Non risponde subito.
Sembra riflettere.
Poi...
" Papà!" risponde a gran voce alzando le braccia in alto con
una certa euforia.
Yuri mi osserva confuso e poi riformula la domanda: " Ma quale?
Papà Rai o papà Kai?" dice osservandola dritta
negli occhi.
" Papà Rai..." risponde per poi aggiungere "... Kai
è un papà per finta, quando giochiamo!" spiega
come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
" Ah ok..." sussurra Yuri, lasciandola poi scivolare a terra e tornare
ai suoi giochi.
Ma che cosa dice? com...
" Anya..." . Yuri mi risporta alla realtà.
Lo osservo con sguardo afflitto, non sapendo cosa dire.
" Non puoi continuare così..." aggiunge indicando con gli
occhi la piccola.
Anche Hilary sembra della stessa opinione, a giudicare dal modo in cui
mi guarda.
Ok, il momento della verità sembra essere più
vicino di quanto pensassi.
Giunge la sera.
Hope si è appena addormentata accanto a me, sul letto,
mentre io, beh... non riesco a prendere sonno.
Troppi pensieri mi impediscono di rilassarmi e chiudere gli occhi.
La osservo dormire beatamente, il suo petto si muove seguendo il ritmo
regolare dei respiri.
La situazione mi sta sfuggendo di mano; il mio proposito di procedere
lentamente, per gradi è stato mandato in frantumi nel giro
di un secondo.
Come lo avrà capito?
Che stupida, è ovvio che l'avrà capito dalle
circostanze.
Si è ritrovata a dover passare del tempo con un perfetto
sconosciuto, poi si sa come sono i bambini, registrano tutte le
informazioni ed elaborano.
Sì, elaborano domande come quella di oggi!
In quel momento volevo sparire dalla faccia della terra, non sapevo
cosa rispondere.
Per fortuna ci ha pensato Yuri, che con discrezione, è
riuscito a estrapolarle qualche informazione.
Secondo quanto ha rivelato oggi, lei associa la figura di Rai a quella
del vero papà, mentre la figura di Kai sembra essere
associata a quella di un papà occasionale, compagno di
giochi.
Come si può spiegare ad una bambina di quattro anni che la
realtà è esattamente l'opposto?
" Anya..."
" sì?" rispondo mentre sono intenta a versare il
caffè nella mia tazzina.
" Hai ragionato stanotte sul da farsi?".
" Eh?" . All'inizio non lo seguo, poi osservando l'espressione del
rosso capisco a cosa stia alludendo.
Poggio la caffettiera sul tavolo ed emetto un profondo respiro.
" Sì..." mi limito a dire.
" E quindi?" continua lui incitandomi a proseguire.
Alzo lo sguardo ed entrambi i coniugi Ivanov mi fissano con un punto
interrogativo al posto del viso.
" E quindi..." a dire la verità non sono arrivata ad una
conclusione soddisfacente "...non lo so! Va bene?!" rispondo alterata.
" Io ti consiglierei di consultare il grande capo!" suggerisce Yuri.
Chi?
" Chi?" chiedo dando voce al mio unico pensiero.
" Il grande capo muso lungo!" spiega divertito.
" Yuri, che cavolo stai dicendo?" interviene questa volta la
moglie.
" Stai per caso parlando di Quel muso lungo?"chiedo innervosita.
" Esatto!" conferma lui.
"Bene, ci mancava solo lui..." commento tra me e me, mentre Hilary
sembra non avere capito ancora l'oggetto, o meglio, il soggetto del
nostro discorso.
" Stiamo parlando di Hiwatari!" rivela Yuri.
" Ah... beh io non sapevo lo chiamaste così!".
" Perchè l'ultima volta che gliel'ho detto mi sono ritrovato
un occhio nero, eravamo al liceo..." racconta perdendosi in qualche
ricordo.
"Sì, ricordo vagamente anch'io qualcosa..." aggiungo.
" Quindi, lo chiamerai?"domanda Ivanov.
Io che stavo sorseggiando il caffè, riposo la tazzina
cominciando a tossire, dopo essermi quasi bruciata la gola.
Non potendo parlare inizio a muovere un dito in risposta negativa.
" Beh non credo che Hiwatari verrà con la forza del
pensiero!" nota giustamente.
" Lo so! Ma io personalmente non gli chiederò di
venire!"riesco a direcon voce rauca, a causa del bruciore alla gola.
" La stai di nuovo mettendo sul tuo piano personale!" mi ricorda lui
con tono di rimprovero.
" Non è così, io..."
Forse è vero, ma...
" Sì , invece! Se continui a rimandare non risolverai mai il
problema!" mi consiglia saggiamente.
" Ha ragione Yuri, fallo Any" interviene Hilary.
Bene: due contro uno, non ho scelta.
" Avete ragione..." rispondo con tono non molto convincente.
Sono seduta sul divano, in salotto. Hope sta facendo il suo riposino
pomeridiano, di là in stanza.
La tv è accesa, ma non la degno di uno sguardo,
poichè sono pervasa da tutt'altri pensieri.
E' da stamattina che cerco di trovare il coraggio di chiamarlo, ma non
ci sono riuscita.
Hanno ragione i miei amici: devo farlo, per il bene di Hope.
Afferro decisa il cellulare e scorrendo nella rubrica cerco il numero
di Kai.
Un semplice tocco e la chiamata si avvia...
Porto il telefono all'orecchio e mi preparo psicologicamente ad avviare
una conversazione con Hiwatari.
Passano alcuni secondi.
Forza Hiwatari.
Hiwatari rispondi... non farmi pentire del mio gesto.
***************************
" Se consideriamo il grafico dei profitti dello scorso anno, possiamo
notare un aumento del 15,2% rispetto a....".
Sono in riunione.
E' iniziata circa mezz'ora fa, ma sembrano essere già
passate due ore.
Questo tizio continua ininterrottamente a parlare e mostrare dei
grafici. In realtà, del suo discorso non sto seguendo
neanche una sillaba. Non mi importa, tanto non mi conviceranno mai a
stringere accordi con l'azienda di cui parlano.
Mal di testa e sonnolenza si impossessano di me, ma soprattutto una
gran voglia di mandare tutti a quel pae...
I miei pensieri vengono interrotti dallo squillare del mio cellulare.
Il tizio interrompe il suo discorso e i suoi occhi severi, come quelli
di tutti puntano nella mia direzione.
" Hiwatari, dimentica sempre di spegnere il cellulare..." commenta uno
di loro.
Mi limito a fingere un'espressione dispiaciuta, dopodichè mi
alzo e mi dirigo alla porta senza preoccuparmi di dire nulla ai
presenti in sala.
" Hiwatari, c'è una riunione in corso..." mi ricorda con
tono alterato il signor Kuroki, colui che stava tenendo il discorso.
Non mi ha mai sopportato.
Porto gli occhi al cielo, per poi voltarmi verso di lui...
" Continui pure senza di me, tanto non cambierò idea!"
rispondo con tono altezzoso, che lo fa arrossire dalla rabbia.
Volto le spalle ed esco.
Il telefono non ha smesso un attimo di squillare, e quando lo tiro
fuori dalla tasca dei jeans scopro con mia grande sorpresa che il
mittente è Anya.
" Sarizawa..." rispondo.
"Hiwatari, hai giusto fatto in tempo a rispondere, stavo per staccare
la chiamata!" spiega con tono seccato.
" Beh non volevo darti la soddisfazione di risponderti subito...".
Seguono secondi di silenzio, durante i quali mi limito a sorridere
compiaciuto immaginando la sua espressione in questo momento.
" Ad ogni modo... ti ho chiamato per dirti che... dobbiamo
parlare!"asserisce sintetizzando al massimo il motivo della chiamata.
" Interessante... ti aspetto fra un'ora nel mio ufficio!".
" Hiwatari, non fingere! Sai benissimo che non posso muovermi!"
risponde con tono alterato.
E' vero, lo sapevo.
" Allora devi dirmi dove abiti" chiedo beffardamente.
" Non sono a casa mia, sono ospite a casa di Yuri, non sapevi neanche
questo?!".
No, questo non lo sapevo.
" Come mai?" chiedo incuriosito.
" Non importa, vieni e basta!" conclude con tono secco.
Che il cinese sia partito?
" Ok, sarò lì tra qualche minuto!".
Chiudo la chiamata e stringendo il telefono tra le mani, mi perdo in
alcuni strani pensieri, dopodichè decido di rientrare a
prendere la mia giacca ma avvicinandomi alla porta...
" Ve lo avevo detto che è troppo giovane, suo nonno lo ha
messo a capo di quest'azienda solo per non fargli fare la fine del
padre!".
" E' un irresponsabile menefreghista!".
Giungono alle mie orecchie i commenti di quegli stupidi vecchiacci e
per evitare di entrare e mandarli letteralmente a quel paese, decido di
rinunciare a andare via.
*************************
" Anya, non agitarti!" le consiglio, notando il modo in cui si
comporta:non fa che guardare ogni cinque secondi l'orologio, non sta
ferma un istante e continua a spostare i cuscini dietro la schiena alla
ricerca di una posizione più comoda.
" Ti sembro nervosa?" chiede alterata.
" Di certo le tue vibrazioni non emanano calma e
serenità..."commento ironica.
Non ha il tempo di replicare, che suonano alla porta.
" Vado! Stai calma..." le raccomando , prima di alzarmi ed avviarmi ad
aprire.
Con le mani dietro la schiena, a causa dell'enorme pancione, arrivo a
passi spediti alla porta e apertala...
" Kai, ciao" lo saluto fingendo un piccolo sorriso di simpatia, sebbene
mi risulti difficile.
Prova a ricambiarlo, con uno sforzo incredibile.
" Ciao, Hilary..." per poi fermarsi a fissare il pancione e fare una
strana espressione. " Anya?" domanda senza giri di parole.
" In salotto!" rispondo indicando il punto e facendogli spazio per
entrare.
Chiudendo la porta, porto gli occhi al cielo... - oh, grazie, sto
benissimo, e la gravidanza non mi da problemi!- penso tra me e me
immaginando di rispondere a una domanda da parte di Kai. Quanto
è simpatico questo ragazzo! Sempre molto loquace e
premuroso...
*********************
Sta arrivando, il rumore dei suoi passi si avvicina sempre di
più. Posiziono meglio la schiena sui cuscini e mi calmo, ma
d'un tratto, strani ricordi attraversano la mia mente: le immagini
dell'ultima volta che l'ho visto nel suo ufficio.
Eccolo.
Lì, in piedi sul ciglio della porta a fissarmi serio. Poi i
suoi occhi si poggiano sulla mia gamba e sulle sue labbra si dipinge
uno strano sorrisetto.
" Bene io..." ci raggiunge Hilary che rompe la tensione che si era
creata e attira la nostra attenzione su di lei. "... io avrei delle
cose da fare, se avete bisogno chiamatemi!" conclude, per poi farmi
strani segnali, rimanendo alle spalle di Kai, non appena questi si
rigira in mia direzione.
" Ok, Hilary..." la rassicuro, dopodichè sparisce al piano
di sopra, lasciandoci immersi in un silezio imbarazzante.
Passano i secondi, durante i quali i miei occhi si muovono nervosamente
da un punto all'altro della stanza.
" Non avevi detto che volevi parlarmi?" mi ricorda con tono sarcastico.
" Sì... ma prima siediti!" . Fingendo cortesia lo invito a
sedersi sul divano di fronte al mio.
A passi lenti si dirige verso di esso e lentamente si siede, non
potendo fare a meno di sorridere beffardamente.
" Che hai da sorridere?" gli domando seccata.
" Certo che sei proprio una sfigata!" rivela senza un minimo di
delicatezza, facendo cenno alla mia gamba infortunata.
Stringo i denti dentro le labbra sigillate, cercando di non perdere la
calma.
" E' stato...un incidente!" sibilo alterata.
" Un incidente da sfigati, e poi... proprio prima della partenza..." mi
fa notare divertito.
Che ne sa lui della partenza? " A proposito, quanto tempo
starà via il cinese?" aggiunge.
" Non sono affari che ti riguardano!" rispondo con tono piatto.
Fa segno di arresa.
" Sembra proprio uno scherzo del destino, non credi?" .
La mia faccia risponde da sola: che cavolo vuole dire??
" Non c'era bisogno di romperti una gamba per rimanere qui, come ti
avevo suggerito..." spiega con una certa convinzione.
Si riferisce forse all'ultima discussione nel suo ufficio?
" Ma certo Hiwatari, è ovvio! Pur di non partire, ho deciso
di cadere da una scala e rompermi una gamba! Sei un genio, come hai
fatto a capirlo?!" rispondo con un tono duro, misto a un pizzico di
ironia.
Ma sta scherzando?
Mi fissa alcuni secondi, per poi rilassarsi meglio e appoggiare la
schiena sul divano...
" Sarà..." sussurra tra sè e sè.
" Comunque... arriviamo al punto della situazione, ti ho detto che
volevo parlarti e beh... dobbiamo parlare di Hope..." gli spiego.
"Non immaginavo certo che mi avresti chiamato per qualcos'altro..."
commenta seccato, volgendo lo sguardo altrove.
Fingo di non avere capito e riprendo il filo del discorso.
" Hope mi ha fatto delle domande ultimamente che mi hanno fatto capire
che la situazione deve essere risolta il prima possibile..." inizio a
spiegargli cercando di trovare le giuste parole.
" Del tipo?".
" Del tipo... beh, l'altro giorno mi ha chiesto perchè ha
due papà!".
Silenzio.
Non sembra essere colpito da tale rivelazione.
Mi fissa e...
" Beh sai una cosa? Me lo sono chiesto anch'io: perchè ci
sono due padri?". Adesso il suo tono è leggermente alterato.
" Kai, sai benissimo perchè ci sono due padri!".
" Beh, se tu non avessi messo quel cinese di merda in mezzo, le cose
non sarebbero andate così!".
Ma come osa dire una cosa simile?!?
" Le cose non sarebbero andate così se TU non ti fossi
tirato indietro!" asserisco a denti stretti e indicandolo con un dito
minaccioso.
" Oh certo, ancora quella storia... ma nessuno ti ha dato il diritto di
fargli credere che Lui fosse suo padre!".
" Ad ogni modo..." cerco di calmare le acque e interrompere questa
digressione, per ritornare al punto iniziale. "...lasciamo perdere
questa situazione! Ormai il danno è stato fatto! Il punto
è che la bambina crede di avere due padri...ma non due padri
uguali...".
Mi osserva contorto.
" Cioè... lei crede che Rai sia IL PAPA', mentre tu saresti
un padre , diciamo, per gioco...". La sua faccia non sembra avere
afferrato.
" Per gioco? Cazzo, andiamo bene..." afferma stizzito. " Dunque, quale
sarebbe la tua geniale idea?".
" Io... beh, non ho nessuna idea, non so come fare...".
" Fantastico! Anya, mi dici che cosa ci vuole a dire a una bambina che
io sono suo padre?" domanda innervosito.
" Non è facile come credi!".
" Io invece dico che è facile,ma sei tu che non vuoi
dirglielo, è questo che ti frena! Di' la verita!".
" No... cioè..." comincio a balbettare finchè non
decido di dire la verità. " OK! Va bene, è questo
ok?? Se dipendesse da me non lo verrebbe mai a sapere, ma siccome devo
farlo per il suo bene sono costretta a dirglielo!" rivelo tutto d'un
fiato, come se mi fossi tolta un gran peso dallo stomaco. " Anzi, sai
una cosa?! Visto che secondo te è la cosa più
facile di questo mondo... lo farai TU!" aggiungo puntando il dito " ...
TU " lo punto ancora con rabbia "... gli dirai la
verità!".
In tutta risposta ricevo...
" Ma sei impazzita?".
" Hai appena ammesso tu stesso che è la cosa più
FACILE..." costruisco un'immaginario arco in aria con le mani "...di
questo mondo, ne deduco quindi che tu sappia come fare!" concludo
soddisfatta.
Adesso non mi importa più niente, se vuole farlo lo
farà lui!
" Vuoi imparare a fare il padre, ecco! Inizia da qui, prenditi la
responsabilità e ammetti la tua colpa!".
" Mamma...".
La tensione viene attuttita dall'arrivo di Hope, che strofinandosi gli
occhi assonnati si dirige verso di me e mi abbraccia, sotto gli occhi
ancora furibondi di Kai.
" Mamma, c'è Kai..." mi fa notare con voce impastata dal
sonno.
" Sì, tesoro..." rispondo sistemandole dei ciuffetti di
capelli ribelli. " Kai è qui..." alzo lo sguardo su di lui "
... e deve dirti una cosa!".
Sigilla le labbra fulminandomi con gli occhi.
Delicatamente, la spingo ad andare verso di lui.
La bambina lo raggiunge e si ferma a pochi centimetri da lui, che non
riesce a staccare i suoi occhi di fuoco da me.
Riesco a reggere il suo sguardo, in questo momento non mi intimorisce:
mi ha fatto proprio arrabbiare.
Forse è una cosa perfida, ma se ha così fretta di
diventare padre, beh a lui la responsabilità!
Ne accetterò le conseguenze.
" Kai...".
Il dolce richiamo di Hope distoglie il suo sguardo da me, seppur con
fatica, per poggiarsi su di lei.
" Giochiamo come l'altra volta?".
Mi guarda di nuovo, contrariato, come a voler cercare aiuto.
Mi dispiace Kai...
La mia corsa è finita, e la staffetta passa decisamente
nelle tue mani!
A te il compito di portarla al traguardo.
Salve
gente! Sono tornata ^O^
Tadààà!
Innanzitutto
chiedo scusa per l'enorme ritardo T__T ( si inginocchia con mani
giunte, piangendo disperata*) ma non ho potuto fare altrimenti.
Tra lo stress
degli esami e il fatto che ho trovato l'amore (*^*) non ho avuto tempo
e ispirazione T_T
Adesso che ho
finito la sessione invernale, mi sento libera e serena :3
Dunque ho
ritrovato l'ispirazione e sono tornata alla carica !! ^O^
Con questo nuovo
capitoletto!
Dunque dunque,
cosa ne pensate di tutto questo?
La gravidanza di
Hilary sembra procedere al meglio, ma i due sposini si ritrovano in
disaccordo riguardo a certe questioniXD (Yuri, curiosone, potevi
aspettare!)
In questo capitolo
ho deciso di prendere in considerazione alcuni suggerimenti lasciatemi
nelle recensioni che mi hanno fatto aprire gli occhi. (vedi Silmeria*)
Hope doveva pur
rendersi conto che qualcosa non andava; il fatto che Kai gironzolasse
intorno e volesse passare del tempo con lei, poi non è
mancato chi dicesse qualcosa di troppo in sua presenza e .... beh
qualcosa ha messo in funzione i piccoli neuroni della sua testolina e
puff... ecco la domanda che ha messo KO Anya!.
Non considera
proprio Kai suo padre, ma almeno è già qualcosa.
Cosa ne pensate?
E poi e poi...
Anya VS Kai ( la
battaglia continua***)
Anya stanca e
innervosita da Kai decide di passargli il testimone e dare a lui il
compito e la responsabilità di rivelare a Hope la
verità.
Il capitolo
s'interrompe con fulmini e saette che sfrecciano dagli occhi dei due
genitori.
Kai
accetterà tale compito?
Mmmm vedremo u.u
Come sempre fatemi
sapere cosa ne pensate, dubbi, preferenze ecc ecc...
è da
tanto che non scrivo quindi mi serve il sostegno necessario *^*
Un grazie a coloro
che mi seguono e recensiscono o leggono solamente :)
Un bacio e ciauu!
|
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Capitolo 18 *** Una giornata con papino ***
Non ha staccato un attimo i suoi occhi furibondi dai miei.
Non si muove. Non batte ciglio. A malapena forse riesce a respirare. Qualcosa lo costringe a trattenere la rabbia dentro: probabilmente la presenza di Hope.
Ma i miei occhi lo sfidano e continuano a comunicargli telepaticamente: "avanti Kai, cosa aspetti? Non era quello che volevi? Ti si presenta davanti l'occasione di dire a tua figlia la verità, la stessa verità per cui mi tormenti di dirle da mesi, e sembri quasi tirarti indietro? Non era la cosa più facile... del mondo?".
Sembra quasi leggermi nel pensiero a giudicare dal modo in cui sta stringendo i pugni in questo momento.
Hope sta in piedi vicino a lui, chissà da quanti minuti ad attendere una sua risposta.
Ma lui non sembra cedere.
Ok, penso che possa bastare.
" Hope!".
Decido di rompere la tensione che si era creata, richiamando la mia piccola. " Perchè non vai da Hilary , mi ha detto che ti deve fare vedere una cosa!". Le invento questa scusa per allontanarla e lasciarmi da sola con Kai.
" Va bene!" risponde tranquillamente " Kai?" lo richiama, facendolo voltare di scatto verso di lei. " Poi quando scendo giochiamo?" gli domanda speranzosa.
Lui all'inizio rimane interdetto, poi con un cenno di capo le risponde di sì e la piccola tutta contenta se ne va, salendo uno ad uno i gradini della scala.
Rimane a fissare pensieroso il punto del pavimento in cui era pochi minuti prima Hope, mentre io, con occhi bassi, attendo che arrivi alle mie orecchie il rumore della porta della stanza di Hilary che si richiude, segno che Hope sia andata effettivamente via.
Non appena questo accade, ripongo lo sguardo su di lui.
" Visto? Non era poi così facile come pensavi!" asserisco con tono pungente.
Non mi guarda. Si limita a mettersi comodo sul divano, accavallare la gamba e sbuffare dal naso, stizzito.
" L'hai visto tu stesso! Non sei riuscito a spiccicare parola!" continuo, cercando di attirare con una mano il suo sguardo, che vaga altrove. " Troppo difficile ammettere che ho ragione, Hiwatari?" domando con una certa soddisfazione.
" Vuoi solo scaricare la responsabilità su di me, Sarizawa!" risponde seccato.
" Esatto! Ti ho appena detto che io non ho intenzione di farlo... quindi a parte tu... non credo ci sia qualcun altro disposto a farlo!" gli spiego sinteticamente.
" Tsè!" si limita a dire, scuotendo rassegnato la testa.
" Quindi... a te la scelta Hiwatari!" concludo incrociando le braccia al petto.
" Ti stai divertendo vero?".
" Divertirsi è una parola grossa... diciamo che provo una certa soddisfazione nel vederti in difficoltà!" rivelo beffardamente.
Mi fissa serio, poi spostando gli occhi sulla gamba poggiata sul tavolino, inizia a ghignare.
" Sai..." dice, alzandosi lentamente, per poi iniziare a camminare, seguito dai miei occhi. " Fossi in te non parlerei troppo...".
Ma che vuole dire?
Scompare dal mio campo visivo, continuando a passeggiare dietro al divano.
Non mi volto indietro a guardarlo, ma percepisco il rumore dei suoi passi avvicinarsi sempre di più alle mie spalle, fino a svanire.
Perchè ho come l'impressione che sia dietro di me a fissarmi?
Porca putt...
Non faccio in tempo a imprecare che due mani si poggiano sullo schienale del divano,proprio a destra e a sinistra della mia testa, facendomi trasalire all'istante.
" Ricorda...". Questa parola mi arriva in un sussurro all'orecchio sinistro, facendomi sobbalzare a voltarmi terrorizzata verso di lui. E finalmente riesco a vederlo, chinato e con volto a pochi centimentri dal mio.
Lo osservo senza battere ciglio e senza respirare, in attesa di una sua parola.
" Ricorda..." ripete con tono basso "...che sono sempre io ad avere la situazione in pugno, anche questa volta!" conclude ghignando.
" Ch- che..." sembro avere perso ad un tratto la facoltà del linguaggio. Perchè mi deve stare così vicino? Mi innervosisce. "Che vuoi dire?" domando cercando di non far tremare la voce.
" Beh..." . Avendo deciso di farmi venire il torcicollo, decide di continuare a parlare restando dietro di me. Si abbassa piegando le ginocchia, poggia un gomito sullo schienale del divano e con la rispettiva mano sorregge la testa piegandola da un lato, fingendo un'aria pensierosa. " Se riuscirò a dire a Hope che sono io il suo vero padre, a quel punto...".
Perchè ho il presentimento che quello che sta per uscire dalla sua boccaccia non mi piacerà affatto?
A quel punto?
" A quel punto...dovrò prendermi la responsabilità di essere sempre presente nella sua vita, non credi?".
" E con questo dove vuoi arrivare?" domando guardandolo contorta.
Non mi risponde, resta a fissarmi godendo nel farmi penare in attesa di una sua risposta.
" Bene, adesso devo andare!" esclama, interrompendo la conversazione di punto in bianco, lasciandomi come una deficiente.
" Hiwatari, cosa stavi per dire?" gli chiedo con tono duro.
" Non volevo proprio arrivare da nessuna parte!" spiega con finta innocenza.
Lo incenerisco con uno sguardo.
" Hiwatari!".
Ma non mi degna di alcuna risposta. Mi volta le spalle e si dirige alla porta.
" Hiwatari, se non torni e mi spieghi quello che stavi per dire, io...".
" Tu cosa?" m'interrompe con tono divertito.
ehm...già io cosa?
" Mi rincorrerai saltellando su una gamba?" dice ironico.
Grignisco spazientita.
" Non fare lo spiritoso!".
" Sennò?" continua ancora con tono di sfida.
Brutto figlio di un...
" Hiwatari, sappi che guardando la tv in questi giorni ho seguito numerose serie tv poliziesche. CSI, The mentalist, Law and Order. Potrei ucciderti... e farlo sembrare un incidente!!" rivelo tutto d'un fiato, puntandogli un dito minaccioso, sotto il suo sguardo divertito.
" Chi... vuole uccidere... chi?" interviene Hilary, con tono preoccupato, scendendo le scale insieme a Hope.
" Ehm... no niente!" spiego io, ricomponendomi.
Kai, che si era appoggiato allo stipite della porta, notando la presenza di Hilary, si rimette in piedi " la tua amica, oltre alla gamba ha qualcosa di rotto in testa!" afferma ironico, puntandosi un dito alla tempia.
Non ho il tempo di replicare, perchè vengo preceduta da Hope.
" Kai, non giochi con me?".
" No,piccola! Un'altra volta, ok?" la rassicura convincente.
" Va bene!" risponde lei.
" Se avrai il permesso!" gli ricordo.
" Ce l'avrò!" conclude voltandomi le spalle e dirigendosi alla porta, non prima di salutare con un cenno la padrona di casa.
Dopo avere sentito la porta chiudersi, io ed Hilary ci fissiamo per qualche secondo.
" Qualcosa mi dice che sono arrivata nel momento giusto!" afferma con espressione riflessiva.
Già, la situazione stava iniziando a degenerare... come al solito!
***************************
" Quindi sono riusciti a parlare!" afferma Yuri infilandosi sotto le coperte, accanto a me.
" Diciamo che sono riusciti a litigare, come al solito!" lo correggo con sarcasmo.
" E sai se sono riusciti a prendere una decisione?" domanda curioso.
" Beh, sembra che Anya abbia scaricato ogni responsabilità su di lui..." gli spiego.
" Che vuoi dire?".
" Kai dovrà dire a Hope la verità, perchè Anya ha espressamente dichiarato di non volerlo fare!" concludo, lasciandolo sorpreso.
" Oh cazzo...non poteva fare cosa peggiore...".
" Perchè dici così? chiedo stranita. " Che sia lui per una volta a fare qualcosa!" aggiungo acida.
" Lo so ma... andiamo, Kai non è fatto per trattare con i bambini! Figuriamoci spiegare una situazione così delicata... ne uscirebbe traumatizzata!". Noto una certa serietà nelle sue parole che mi fa preoccupare.
" Quindi Kai non dovrebbe fare assolutamente nulla! Dovrebbe essere Anya la sola a prendersi certe responsabilità!" affermo alterata.
" Non ho detto questo... dico che Kai è... senti lasciamo perdere! Che se la vedano loro!" chiude il discorso spazientito. " Invece, come stanno i piccoli Ivanov?" domanda divertito, appoggiando un orecchio al pancione.
Sorrido, intenerita da questa scena.
" I piccoli Ivanov...o le piccole Ivanov..." aggiungo tra virgolette.
A queste parole, rialza la sua testa e si rimette seduto dalla sua parte del letto.
" Dimmi la verità: lo vuoi sapere , vero?" mi domanda , con tono provocante.
" Yuri... no!" rispondo con tonno secco ed occhi minacciosi.
" Io dico di sì..." aggiunge, facendo finta di sistemarsi la coperta.
" Yuri, tienitelo per te! Io avrò la mia sorpresa tra qualche mese..." gli spiego per l'ennesima volta.
" Quindi lo sapranno tutti, tranne tu!".
" Cosa?? L'hai detto a qualcuno??".
" No, non ancora... ma se dovessero chiedermelo...".
" Tu farai finta di non saperlo!" dico autoritaria.
" Ok, facciamo così... il tuo istinto di madre, cosa ti suggerisce?".
" Il mio istinto di madre mi soggerisce che son..." mentre parlo lo vedo sorridere e capisco dove voglia arrivare. " Brutto, perfido di un dottore! Ho capito cosa vuoi fare!!" esclamo in preda alla furia, sotto il suo sguardo divertito.
" Ma nulla! Volevo solo sapere cosa pensi che siano i bambini!" finge innocentemente.
Il furbo aveva intenzione di farmi rivelare le mie presupposizioni per poi, a seconda della mie risposte, fare delle strane facce che mi avrebbero suggerito se mi stessi sbagliando o meno. Incredibile!!
Innervosita dalla sua risata, decido di prendere un cuscino e sbatterglielo ripetutamente in testa.
" Ok, ok...calma!" mi ordina,togliendomi il cuscino dalle mani.
" Allora smettila di ritornare sull'argomento! Non-lo-voglio-sapere:punto e basta!" concludo una volta per tutte.
Si arrende, guardandomi comprensivo.
" Va bene... sappi solo che qualunque cosa saranno, saremo contenti entrambi!" mi dice dolcemente.
Si avvicina, scoccandomi un bacio in fronte e poi sulle labbra.
" Buonanotte!" mi sussurra dolcemente.
Ci corichiamo, spegnando le luci e aspettando di cadere tra le braccia di morfeo.
*******************
"Papà, papà...quando vieni??" domanda Hope, parlando con Rai al cellulare.
Non appena Hope ha capito che stavo parlando con Rai ha chiesto insistentemente e quasi in lacrime di voler parlare con lui.
Risultato: si è impossessata del telefono e non vuole mollarlo!
Non sono riuscita nemmeno a dirgli ciao!
" Presto, tesoro! Tu come stai? Hai fatto la brava?" sento dire a Rai dall'altro capo del telefono.
" Sì!" risponde, annuendo anche con la testa.
" E ti sei presa cura della mamma?".
" Sì" ripete il gesto ancora una volta.
" Bravissima!" si complimenta Rai " Adesso mi passi la mamma?".
" Papà, papà... ma poi...". Non appena mi rendo conto che sta per iniziare un'altra conversazione , decido di toglierle il telefono dalle mani, che lei non sembra voler mollare. " Aspetta, mamma!!" mi grida arrabbiata.
" Hope, basta! Hai già parlato abbastanza col papà, molla il telefono, ci parlerai dopo!" ordino autoritaria, cercando di toglierle il telefono dalle mani, che sembrano opporre resistenza.
" Ma io devo dire che mi compra una cosa!!" dice opponendo resistenza.
" Ma che succede, Anya?" sento dire a Rai con tono divertito.
" Succede sempre la stessa storia!!" urlo per farmi sentire, intenta sempre nello strapparle il telefono dalle mani.
Ma ho messo al mondo la figlia di Hulk??! penso stringendo i denti. " Non vuole mollare il telefono!" aggiungo esasperata.
Approfitta del momento di debolezza per scendere scaltra giù dal letto e correre via, svanendo nel nulla col telefono in mano.
" Hope! Vieni subito qui!! Piccola peste!!" urlo arrabbiata, non potendo rincorrerla, essendo immobilizzata sul letto.
Mannaggia a lei! Quando si mette in testa una cosa diventa intrattabile.
Chissà da chi avrà preso!
"Yuri, prendila!!" gli ordino, vedendolo passare davanti la porta della mia stanza.
Subito corre, lo sento scendere velocemente le scale, per ritornare qualche minuto dopo con Hope su un braccio con la testa nascosta nell'incavo della sua spalla, piangente e con, nell'altra mano il telefono, che mi porge.
" Si può sapere che ha oggi questa bambina?" mi domanda Yuri, tenendola ancora in braccio e accarezzandole la schiena per farla calmare.
" Non lo so... è da due giorni che mi fa esaurire con la storia del cane!".
" Non si arrende...".
" No, da quando ha visto quel film col bambino e il cane, con me...l'altra sera, ha ripreso a fare i capricci!" spiego sospirando spazientita.
" Hey...Anya! Pronto? Sono ancora qui!".
E' Rai che richiama la mia attenzione, sento la sua voce provenire dal telefono che ho in mano, ma non gli presto molta attenzione, perchè persa in altri pensieri.
" Anya... Rai..." mi ricorda puntando gli occhi al cellulare.
Eh?
" Ah sì! Scusa Rai, mi ero dimenticata di te!" mi giustifico prontamente, rendendomi conto della situazione.
" Ah bene, vado via qualche giorno e già mi dimentichi..." afferma scherzando.
" Dai, Rai... è che questa piccola peste in questi giorni mi sta mandando fuori di testa!" spiego esasperata.
Yuri mi fa cenno di andare via, portandosi la bambina in braccio, che non riesce a smettere di piangere e staccare la faccia dalla sua spalla.
Dio! Piangere ininterrottamente è il suo solito metodo per farci arrendere. Di solito sono io quella che riesce a tenergli testa, mentre Rai è quello che, pur di farla contenta, si arrende subito alle sue richieste.
" E' per la storia del cane , vero?".
" Già... era questa la cosa che voleva chiederti, vero?".
" Sì..." conferma ridendo, "... mi ha pure descritto come dovrebbe essere! Incredibile, non si arrende! E' da un anno che piange disperatamente per questo cane, ma mi sembrava che ultimamente se ne fosse dimentcata...".
" Colpa mia!" affermo. " L'altra sera abbiamo visto insieme un film che trattava dell'amicizia tra un cane e un bambino... e se n'è innamorata perdutamente! Dovevi vederla come guardava assopita la televisione! Non sì è neanche addormentata dopo il primo tempo, ma ha tenuto tutto il tempo gli occhi fissi sullo schermo, senza alzarsi neanche durante le pubblicità!" racconto quasi incredula.
" E tu ovviamente non vuoi cedere!".
" Assolutamente no! E' fuori discussione: non possiamo tenere un cane, sarebbe impossibile badarci!" gli spiego chiaramente.
" Va bene, hai ragione! In effetti non sarebbe facile..." concorda lui.
" Comunque, tu quando torni?".
" Domani è il giorno della laurea, quindi fra due o tre giorni al massimo sarò da te!".
" Non vedo l'ora! Allora ci sentiamo dopo, un bacio...".
" A dopo, baci!".
La chiamata termina e poggio il cellulare sul comodino.
" Spero solo che si sia calmata..." penso sospirando.
" Hope, dai! Non fare la bambina capricciosa! Mangia il tuo panino!" la imploro disperata.
" No!" esclama imbonciata e con le braccia conserte.
" Hope, non mi fare arrabbiare!" la avverto minacciosa.
Scuote energicamente la testa, rimanendo sempre accigliata.
Perchè è così cocciuta!
Mentre sono intenta a fulminarla con gli occhi, vengo distratta dal cellulare che vibra sul tavolo.
Lei ne approfitta senza perdere tempo: scivola dalla sedia e corre via alla velocità della luce.
" Hope!! Vieni subito qui!!" la richiamo senza successo.
Sbuffo, stanca di questa situazione, mentre il telefono continua insistentemente a squillare.
Non appena leggo il nome del mittente porto gli occhi al cielo ed emetto un ultimo sospiro prima di...
" Kai, cosa vuoi?"
...rispodere poco garbatamente.
" Momento sbagliato?".
" E' sempre il momento sbagliato!".
" Dai, non hai un cazzo da fare, non puoi neanche muoverti..." mi ricorda sarcastico.
" Te lo chiedo un'ultima volta: che cosa vuoi?" domando con tono piatto.
" Ho il pomeriggio libero, più tardi passo a prendere Hope!".
" Non lo so, non credo che..."
" Non era una domanda , ma un'affermazione - passo a prendere Hope!" spiega con tono acido.
Quanto è insopportabile!
" Non so se vorrà venire, oggi è parecchio arrabbiata!".
" Beh, tu fammela trovare pronta per le quattro!" conclude staccandomi in faccia il telefono, non lasciandomi il tempo di replicare.
Rimango interdetta per una manciata di secondi, per poi stringere i denti e calmarmi.
" E comunque tua figlia non è un pizza!" asserisco alterata rivolgendomi al telefono, fingendo di star parlando con lui.
" Hope, vieni a mangiare!" le ordino autoritaria, gridando per farmi sentire, ovunque lei sia.
Non ricevendo alcuna risposta, mi arrendo, e in preda alla rabbia afferro il panino e lo mordo con ferocia, cominciando a ragionare sul da farsi.
" Non era una domanda, ma un'affermazione!" dico tra me e me, alterando la mia voce , per beffeggiare Hiwatari.
Faccia da culo!
Ecco che strappo un altro boccone in preda ad una fame nervosa.
Ah...se solo questo panino fosse la sua faccia!
***********
Sono le quattro e un quarto: direi quasi puntuale! Ma come sempre avrà qualcosa da obiettare la mammina.
Suono al campanello e ad aprirmi arriva in gran corsa qualcuno.
Qualcuno di altezza alquanto ristretta.
" Ciao, Kai!" saluta dolcemente.
Mi faccio spazio per entrare " dov'è la mamma?" le chiedo richiudendo la porta.
" Sul divano!" risponde correndo in direzione del salotto.
La seguo percorrendo alcuni passi fino a ritrovarmi in salotto a osservare Anya che sistema delle cose in uno zainetto.
" Hiwatari..."
" Sei in ritardo!" concludo io, anticipandola e lasciandola interdetta.
" Vedo che te ne rendi conto da solo, bene..." aggiunge stizzita.
Sempre a criticare!
" Hope, qui ci sono le tue cose: acqua, fazzoletti...per qualunque cosa chiedi a Kai, va bene?".
La piccola annuisce, indossando lo zainetto.
" Hiwatari, dove la porti?" chiede investigativa.
" E a te cosa frega?" chiedo a mia volta con tono acido.
" Vuoi una stampella in faccia?" domanda minacciosa.
" Non lo so... al parco!" rispondo dicendo la prima cosa che mi è venuta in mente.
In realtà non ho pensato a cosa potremmo fare.
" Tra un po' si metterà a piovere, e fuori c'è troppo freddo!".
Ok, ok...
" Senti... lascia fare a me, per una volta! Ti fidi?" chiedo quasi ingenuamente.
Dalla sua faccia mi rendo conto della stronzata che le ho appena chiesto. " Lascia, stare!" concludo, afferrando la piccola per le mani.
***************
La prende per mano e inizia a dirigersi verso la porta.
" Hiwatari, ricorda di a..."
" Allacciare la cintura di sicurezza e non correre, lo so, ciao!" dice velocemente, interrompendomi e prevedendo ancora una volta quello che stavo per dire.
Senza voltarsi alza la mano in segno di saluto e se ne va.
Accascio pesantemente la schiena sul divano, sbuffando.
A volte mi chiedo come faccia!
Ad ogni modo, oggi quando ho detto a Hope che sarebbe venuto Kai a prenderla per portarla fuori, ho visto quasi una luce nei suoi occhi.
Che le stia davvero simpatico?
Oh mamma...
Sarei curiosa di spiarlo per vedere il suo modo di interagire con lei: peccato che non possa muovermi o l'avrei veramente pedinato.
La cosa positiva?
Sembra che abbia messo in secondo piano la questione del cane.
**************
Ho già percorso un bel po' di strada in auto.
Come previsto da Anya, si sta mettendo a piovere: addio idea del parco!
Ogni tanto le lancio un'occhiata, stranito del fatto che non abbia ancora spiccicato parola.
" Dove vuoi andare?" le domando.
" Al parco, che ci sono i cani!" risponde felice.
" Non possiamo andare al parco, sta piovendo!" le faccio notare, facendola rintristire.
Pensa Kai, pensa!
A casa non puoi, non sai a che ora Eva potrebbe tornare... quindi?
Inizio a picchiettare il dito sul volante, guardandomi in giro.
All'improvviso l'illuminazione.
" Ti va di andare al centro commerciale?".
" Che cos'è?" mi domanda stranita.
Andiamo bene...
" Ehm... è un posto grande, dove ci sono tanti negozi..." non sembra convinta "...di giocattoli" aggiungo.
Al suono dell'ultima parola le si illuminano gli occhi.
" Sì, ci andiamo?".
Prima missione compiuta, Kai.
Parcheggio l'auto e dopo averla fatta scendere, inizio a camminare, pensando di essere seguito da lei, ma invece...
" Che fai lì ferma? Vieni!".
" La mamma mi dice sempre che devo camminare con la mano..." mi spiega, sotto il mio sguardo interrogativo.
Solo quando mi porge la mano, invitandomi ad afferrarla capisco il senso delle sue parole.
" Ok...".
La afferro, sentendomi anche un po' a disagio.
Non appena entriamo la vedo osservarsi meravigliata intorno.
" Wow, che bello!" esclama felice.
Continuiamo a camminare. C'è molta confusione in giro, così tengo ben stretta la sua mano, non vorrei perderla.
" Guarda, un negozio di giocattoli!!" mi indica gridando con entusiasmo.
" Andiamo...".
Non appena varchiamo la porta del negozio, la bambina inizia a tirare per trascinarmi attraverso i vari scaffali.
E' così...imbarazzante trovarsi qui e poi questa musichetta sdolcinata per bambini è veramente fastidiosa.
" Noi puffi siam così, noi siamo puffi blu..." la sento canticchiare.
Ma...la sa pure lei??
Porto gli occhi al cielo.
Continuiamo a camminare, fermandoci di tanto in tanto, anzi, ogni due secondi, per osservare attentamente qualche scaffale di suo interesse.
Cioè, tutti!
Adesso siamo davanti a quello dei peluche. Ce n'è di ogni forma: animali di ogni genere e mostriciattoli.
" Mi fai vedere quello?".
Mi invita a prenderla in braccio per meglio osservare quelli disposti in alto.
Fatto questo, dopo averli studiati attentamente con gli occhi, questi rimangono fissi su un peluche in particolare, a forma di cane.
" Ti piace?".
Annuisce.
Resto qualche minuto a fissarla, perso in mille pensieri, finchè...
" Lo vuoi?".
A questa domanda le si illuminano gli occhi.
" Sìì!" accetta entusiasta, alzando le braccia in aria, gesto che mi fa scappare anche un sorriso.
Lo prendo e glielo porgo " Grazie!" dice timidamente, scoccandomi un bacino sulla guancia che mi lascia paralizzato.
Mi ricompongo subito e facendo l'indifferente davanti ai suoi occhi da cucciola, la rimetto a terra , afferrandole la mano e proseguendo il nostro tour all'interno del negozio.
********************
" Grandi passi avanti, no?" mi fa notare Yuri, mentre è intento a controllare la mia gamba.
Non rispondo, mi limito a fare una faccia schizzinosa.
" Ha scelto di sua spontanea volontà di venire!"
" Forse...".
Sorride rassegnato. " Comunque, manca poco e potrai tornare a camminare!" mi annuncia con allegria.
" Non vedo l'ora, non ne posso più!".
" Ancora un po' di pazienza!".
" Beh, quella per fortuna non mi manca..." asserisco con sarcasmo, alludendo a svariati motivi, uno in particolare, che Yuri coglie al volo.
" Te ce ne vorrà ancora tanta..." aggiunge lui, prima di andare via.
E già, tantissima!
******************
Piove.
Gocce di pioggia cadono ininterrottamente sui finestrini.
In macchina si sente solo il rumore dei tergicristalli muoversi.
Per fortuna abbiamo fatto in tempo ad arrivare in macchina prima che si mettesse a diluviare, evitando di rimanere bagnati fradici, essendo senza ombrello.
Hope sta lì, silenziosa, sul sedile accanto a stringere il suo peluche.
Ammetto di essere ancora un po' scosso: quel suo gesto non me lo aspettavo. Sarà stata una sua forma di ringraziamento per il regalo. Tuttavia, è stato strano.
Da lontano il semaforo giallo mi indica di rallentare, per poi diventare rosso e fermarmi.
La osservo.
Penso e ripenso.
Quando, ma soprattuto come dirglielo?
Anya è stata furba a lasciarmi questo compito.
Ok, ammetto di aver detto che era una cosa facile: per lei, ma non per me!
Non la conosco bene quanto lei, lei non conosce bene me. Che cosa penserà?
" Hope" la richiamo per avere la sua attenzione.
Si gira all'istante.
Dio, dicono somigli a me, ma adesso mi sembra di vedere lei.
Rimango qualche minuto a riflettere.
Che cosa dovrei dirle?
Ciao io sono il padre che ti ha rifiutata?
Che fino a qualche mese fa ignorava la tua esistenza?
Che...
La vedo pendere dalle mie labbra, in attesa di una mia parola.
" T-Ti piace il peluche?".
Non ce l'ho fatta.
Cazzo.
" Mh mh!" annuisce contenta.
" Ti piacciono i cani, eh?" le chiedo.
" Sì! Il mio papà me lo vuole comprare, ma la mia mamma non vuole!".
Ecco che a queste parole mi spiazza in due, esattamente quelle tre parola : il-mio-papà, nella sua convinzione , Rai, ovviamente.
Dio, che rabbia!
Stringo nervosamente il volante tra le mani.
" Hope...Ti piacerebbe...che io fossi il tuo papà?" chiedo quasi intimorito.
" Sì!" esclama allegramente, facendomi venire una strana sensazione dentro. " Quando giochiamo, tu fai il papà e io la figlia!" aggiunge poi.
Queste parole mi colpiscono ancora, ma è una sensazione diversa rispetto a quella di prima, come se...ci fossi rmasto male, ecco!
Strano pensarlo, ma è così.
Anya mi aveva avvisato di questa storia del compagno di giochi.
" Perchè sei triste?" mi domanda con vocina docile, riportandomi alla realtà.
" Eh?...no, piccola, non sono triste...stavo pensando!" rispondo accarezzandole la testa per rassicurarla.
" E' verde!" mi fa notare, puntando il semaforo con un dito e lasciandomi tra il perplesso e il divertito.
" E tu come lo sai che si passa col verde?" chiedo.
" Me lo ha insegnato il mio papà!" rivela soddisfatta.
Ecco: messo di nuovo al tappeto!
Innervosito, ripongo gli occhi sulla strada e mi rimetto in marcia.
Kon.
Kon, ovunque!
***********************
" Mamma!!" esclama felice correndo e buttandosi su di me per abbracciarmi.
" Hey, sei tornata!" affermo sistemandole i capelli " ti sei divertita?".
" Sì! Guarda cosa mi ha comprato Kai!" mi dice scappando di nuovo in corridoio, dove sento le voci di Yuri e Kai che parlano.
Ritorna dopo due secondi reggendo in mano un enorme peluche a forma di cane.
" Wu..." rimango un po' perplessa "...au" facendo fatica a terminare la mia esclamazione di stupore.
" Ti piace, mamma?".
Lo prendo in mano.
" Sì, è bello...".
" Me lo ha regalato Kai!" mi rivela lasciandomi quasi incredula.
Eccolo che spunta in soggiorno: mani in tasca, passo lento e espressione neutra in faccia.
" Molto... bello" ripeto ancora una volta. " Lo hai ringraziato?" chiedo con finto sguardo severo.
" Sì!".
Le sorrido. " Perchè non lo fai vedere a Hilary! Vai!".
Corre contenta al piano di sopra, lasciando da soli me, Kai e Yuri.
" Beh, sembra che tutto sia andato..." inizio la frase, fermandomi proprio su quella parola, tanto difficile da pronunciare.
" Bene?" completa lui, con un sorriso soddisfatto.
" Già...bene..." ripeto, quasi sforzandomi.
" Proprio oggi desiderava un cane...".
" Beh a dire la verità lo voleva in carne e ossa..." interviene divertito Yuri "... ma alla fine sembra essersi accontentata! Dopo avere pianto per giorni, facendo disperare Anya!".
Silenzio.
Nessuno sa cosa dire.
" Beh, io andrei..." annuncia Kai, ponendo fine a quest'attesa quasi soffocante.
Ottima decisione.
" Perchè non resti a cena?" lo invita Yuri.
" No!!" rispondo immediatamente io, non rendendomi conto di avere dato voce al mio pensiero e non avergli lasciato il tempo di rispondere. " Cioè..." deglutisco " sicuramente... avrà da fare..." aggiungo, diminuendo sempre di più il volume della voce, decisamente imbarazzato.
Restano a fissarmi qualche secondo, straniti.
" Allora?" chiede Yuri.
" No, non è il caso... preferisco tornare a casa, Eva mi aspetta" si giustifica lui, evasivo.
" Come...vuoi" risponde l'altro. " Ti accompagno alla porta!".
E se ne va senza neanche salutare, non che ci tenessi, ma almeno sarebbe stato educato.
Beh, ho fatto bene a dirlo: non volevo che restasse a cena, mi avrebbe dato, decisamente, troppo fastidio.
Qualche giorno dopo...
Hope è di nuovo uscita con Kai.
Sono via da quasi due ore, dovrebbero arrivare a momenti.
Sono in cucina, seduta al tavolo a tagliare le verdure, che Hilary userà per il minestrone di stasera.
" Sono qui!" mi avvisa Hilary guardando dalla finestra che da sul giardino.
Hilary corre ad aprire e ritorna con Hope, che sembra parecchio entusiasta.
" Mamma, mamma!".
" Tesoro, che succede?".
Sembra troppo felice.
" Kai mi ha comprato un cane!!" esclama, al settimo cielo.
" Un altro peluche? Ne hai già uno..." le spiego.
" No!! Uno vero!!".
Sbarro gli occhi.
Che significa: uno vero??
Starà scherzando!
" Vieni a vederlo!" mi invita a seguirla, correndo in direzione del giardino.
Non può dire sul serio.
Mi giro lentamente verso Hilary, che spostando la tendina osserva fuori, e la sua faccia non sembra molto rassicurante.
" Hilary, dimmi che fuori non c'è quello che penso!" dico minacciosa.
" Se quello che pensi non ha una coda scodinzolante e non abbaia, beh...no!" risponde con timore.
Oh mio dio! Ho appena sentito abbaiare.
" Dimmi che non hai sentito abbaiare anche tu!" chiedo ancora una volta spazientita. Ma non arriva alcuna conferma.
Devo andare a vedere con i miei occhi!
" Anya, dove vai?" mi domanda Hilary preoccupata, vedendomi prendere le stampelle.
" Ad uccidere quell'essere!" asserisco minacciosa, riferendomi a Hiwatari, ovviamente.
Mi alzo, sorreggendomi su una gamba, per poi posizionare le aste sotto le ascelle e iniziare a saltellare, come meglio posso.
Ci impiego un po' prima di arrivare, per poi arrivare alla porta , aprirla e trovarmi di fronte alla scena che non avrei mai voluto vedere!
Un enorme, abominevole, peloso cane, dal manto dorato che rincorre la mia bambina. E Lui, Kai Hiwatari, lì in mezzo al giardino a osservare soddisfatto questa scena.
" Anya..." mi richiama Hilary, preoccupata, notando anche il mio strano tic nell'occhio.
Decido di andare più avanti e raggiungere la mia vittima.
" Hiwatari!" lo richiamo a denti stretti.
Mi osserva divertito.
" Che cos'è quel bestione vicino a mia figlia!" sibilo alterata.
Mi sorride beffardamente " Intenti quel cane?".
" Esatto! Come diamine ti è venuto in mente di comprarle un cane??".
" Beh lo voleva..." si limita a dire senza alcun timore.
" Ah, lo voleva..." ...stringo un pugno, per cercare di mantenere l'autocontrollo. " Come hai osato comprare un cane senza consultare la sottoscritta?".
" Non sapevo ci volesse la tua firma per farle un regalo! L'altra volta non hai fatto tutte queste storie!" dice ironico.
" L'altra-volta... si trattava di un cane FINTO! Questo... se non te ne sei accorto... è un cane VERO! E cioè una cosa che si muove, che mangia e che deve fare i suoi bisogni! Ho lottato per un anno intero affinchè questo non accadesse e tu oggi ti presenti qui, con un cane??" spiego al limite della pazienza.
" Mi dici qual è il problema?".
" Il problema, caro Hiwatari, è che noi non possiamo permetterci di tenere un cane, per il sempice motivo che non abbiamo spazio dove metterlo!".
" E' un cane addestrato, non darà fastidio!".
" Kai, prendi quel cane e portalo via!" gli ordino con un tono che non ammette repliche.
" No, mamma!!" interviene Hope quasi in lacrime.
" Non m'importa, ok? Il cane è fuori discussione! E tienilo lontano da me!".
Kai riesce a prenderlo per il guinzaglio prima che mi saltasse addosso, facendomi cadere.
Il cane si ferma e si siede, respirando affannosamente con la lingua penzolante.
E' decisamente troppo grande.
" Portalo indietro Kai, non voglio un cane!".
" Ma lo vuole lei!".
" Non importa! Hope sai che non possiamo tenerlo, quindi no!".
" Ma mamma, io lo voglio!!" grida in lacrime, andando a cingere in un abbraccio il collo del cane, che mi osserva con muso da cucciolo bastonato.
No, no ti ci mettere pure tu!
" Non lo portare via!" continua lei tra i singhiozzi.
" Anya...è solo un cane!" insiste ancora lui.
" Se ti piace così tanto prenditelo tu!".
" Che cosa me ne faccio io?".
" Che cosa me ne faccio IO, vorrai dire!".
" E' quello che ho detto!".
" Senti, non mi importa! Portalo via, subito!".
" Ammettilo, se lo avesse portato Rai non avresti fatto tutte queste storie!" afferma con tono scocciato.
" Non è vero! Rai mi avrebbe prima consultata!" replico alterata.
" Oh, certo, perchè Kon non ha le palle per prendere una decisione da solo!" esclama incrementando sempre di più il tono di voce.
" Non ti devi permettere di parlare di lui in questo modo!" gli ordino minacciosa.
" E la verità!" ribatte lui senza timore.
" E tu invece NON HAI e NON HAI MAI avuto- E NON AVRAI MAI le palle per fare il padre!" gli urlo in preda alla furia più totale, lasciandolo per una volta senza parole.
Ci osserviamo, cercando di riprendere il respiro e trattenere la rabbia. Hilary è stata tutto il tempo in disparte senza dire una parola, osservandoci intimorita, come Hope, che ha persino smesso di piangere spaventata dalle nostre urla.
Tutto il vicinato ci avrà sentito e l'aria intorno è decisamente carica di eletricità.
Stringo forte le stampelle tra le mani, mentre lui stringe i denti dentro le labbra sigillate, finchè non emette uno sbuffo stizzito dal naso e, voltandomi le spalle se ne va.
" Kai, portati il cane...Kai, il cane!!" cerco di ricordargli con tono infuriato, senza ricevere alcuna risposta.
Entra in auto, richiude la portiera con forza e in pochi istanti la sua auto svanisce.
I miei occhi furibondi poggiano su quel cane che a sua volta mi osserva, quasi in attesa di una mia mossa.
Poi si spostano su Hilary...
" Credo che stavolta abbiate esagerato un tantino..."
Hola gente ^_^
Eccomi di nuovo qui con questo capitolo, decisamente un po' lunghetto.
Allora, come ricorderete il precedente capitolo finisce male, questo inizia male, poi ha una parte centrale diciamo "felice " per poi sfociare nella catastrofe più totale XD
Ditemi se è credibile come cosa!
Kai diciamo che voleva fare un dispetto ad Anya comprando il cane , ma anche e soprattutto una sorpresa alla figlioletta.
Secondo voi chi ha ragione ? XD
AnyaVSKai (la battaglia continua e non sembra terminare)
Avrà esagerato Anya o Kai?
Ma soprattutto il cane...che fine fara?? XD
Grazie a tutte coloro che hanno recensito il precedente capitolo, spero che anche questo vi piaccia, o almeno sia leggibile ai vostri occhi XD
Grazie a tutti e alla prossima.
Un bacioz :*
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Capitolo 19 *** Manca poco, Kai ***
" Riportagli indietro questo cane e digli che la prossima volta, prima di fare sorprese del genere, ci pensi mille volte e magari avvisi la sottoscritta." racconta Yuri, sedendosi su una delle poltrone del mio salotto.
Si è presentato a casa mia qualche minuto fa per riportarmi il cane, su preciso ordine di Sarizawa.
" Oggi l'hai fatta grossa Kai!" rivela con tono ammonitore. " Non puoi regalare alla bambina una cosa che sai che Anya non avrebbe mai voluto. Quella bambina ha pianto per giorni per avere un cane, ma Anya non ha pensato un istante di cedere: un motivo doveva pur esserci!" mi spiega, attendendo un qualche cenno di attenzione da parte mia, che resto seduto sul divano, a rimuginare su quanto è appena successo.
" E quale sarebbe questo motivo?" domando stizzito.
" Kai...loro non sono proprietari di una villa Hiwatari con tanto di giardino, hanno un semplice, piccolo e modesto...a-ppar-ta-men-to! Hai capito adesso?".
" Beh non posso farci niente se Kon non può permettersi qualcosa di più grande!" affermo sarcastico.
" Non credo c'entri qualcosa! La loro è una sistemazione temporanea, almeno finchè resteranno qui in Giappone...".
" Già..." sussurro pensieroso.
Presto quel cinese tornerà, e questo vorrà dire che...
" Se ne andrà, Kai!" afferma Yuri all'improvviso riuscendo a completare e a dar voce al mio pensiero, prendendomi alla sprovvista. " Questo lo sai già, vero?" aggiunge con tono riflessivo, facendomi perdere in un mare di pensieri.
Dovrebbe mancare poco oramai, quel cinese dovrebbe ritornare tra pochi giorni...
Il silenzio tombale che si era creato viene interrotto da un terrificante grido da film horror proveniente dal giardino.
Io e Yuri ci fissiamo all'istante, all'inizio confusi e straniti, poi l'abbaiare di un cane mi porta a immaginare cosa possa essere successo là fuori.
" Cazzo!" esclamo alzandomi di scatto, facendo sobbalzare Yuri " Eva!" per poi correre in giardino e ritrovarla in piedi sulla tettoia della sua auto, con una borsa in mano che agita nella speranza di far allontanare il cane, il quale non sembra voler smettere di abbaiarle contro.
Come diamine è salita fin lassù con quei tacchi?...
" Va via! Stupida bestiaccia!!!" urla terrorizzata, per poi accorgersi della mia presenza " Kaiii!! Aiutami! E' entrata questa bestia nel nostro giardino!!" continua isterica.
Bene, spieghiamole che quel cane non si trova qui per caso, Kai!
" Ops..." sento dire a Yuri, appena arrivato alle mie spalle sulla scena del crimine.
Preferirei fargliela sbranare piuttosto che sentirmi urlare contro. Oggi mi sono già preso una bella ramanzina.
" Perchè resti lì imbambolato! Vieni qui!!" mi ordina furente.
" Kai, va' ad aiutarla, sai che i cani la terrorizzano!" mi ricorda saggiamente Yuri, vedendomi indeciso sul da farsi.
Cazzo, è vero!
A passi da gigante mi dirigo verso la direzione interessata, afferro il cane per il collare e lo affido a Yuri, ordinandogli di legarlo in un punto lontano del giardino.
" E' andato via. Scendi da lì!" la invito a prendere la mia mano.
" Prendimi in braccio, o potrei scivolare!" mi ordina adirata.
Però a salire è stata agilissima, devo dire.
Porto gli occhi al cielo e cercando di non farla cadere la prendo come meglio posso per riportarla con i piedi per terra.
" Ma guarda tu che schifo..." borbotta riaggiustandosi i vestiti addosso " Come ha fatto quel cane randagio ad entrare in casa nostra?" mi domanda contorta.
Sai, non è proprio un cane randagio...
" Un momento, un momento!" esclama all'improvviso come fulminata da un'intuizione.
" Perchè..." inizia con aria investigativa " hai detto a Yuri..." e molto sospettosa " di legare in giardino QUEL bestione..." . Adesso punta il dito nella direzione interessata " ...invece di lasciarlo andare via, lontano da me e da tutti noi!?" conclude incenerendomi con gli occhi.
Non rispondo subito, ma mi limito a ridurre gli occhi a due fessure, come a dire - come cazzo fai?-
" Kai...sto aspettando!" mi ricorda picchiettando un dito sul polso.
" Non è un cane randagio..." inizio a dire con tono indifferente, facendole sbarrare gli occhi dalla furia.
" Cioè... tu...tu mi stai dicendo che non è un caso se quel cane sia qui??".
Beh diciamo che non era qui che doveva essere, ma sorvoliamo questi dettagli.
" No" rispondo in modo naturale.
" No, no..." inizia sorridendo nervosamente " Quando avresti preso la decisione di prendere un cane?? Kai sai benissimo che io Odio quegli esseri bavosi e pulciosi...che orrore Kai!!" esclama disgustata, contorcendosi quasi come ce lo avesse addosso.
" Andiamo, non fa nulla!" le spiego.
" Mi ha abbaiato contro!" ribatte lei.
" Lo ha fatto solo perchè non ti conosce, e poi voleva solo giocare..."
" Giocare? Mi ha rincorso per tutto il vialetto, questo per te significa giocare??".
" Dagli tempo...".
" Tempo?? Kai, mettiamo subito in chiaro una cosa: quel cane dovrà sparire nel giro di un secondo, o me ne vado! Quindi scegli: o me o il cane!" conclude con un tono che non ammette repliche incrociando le braccia al petto e due occhi pronti a fulminarmi.
Perchè ho come l'impressione di avere già vissuto questa situazione, diciamo...qualche ora fa?
Prima Anya, adesso lei: sembro circondato da matte!
I secondi passano, e la sua espressione si fa sempre più incredula non appena si accorge che non arriva nessuna risposta da parte mia.
" Ci pensi pure!!" afferma allibita e adirata, stringendo i pugni lungo fianchi. Mi ringhia contro e voltando i tacchi si avvia di fretta e furia in casa, lasciandomi solo, facendomi scappare un sorrisetto soddisfatto.
" A volte mi chiedo perchè tutti, anzi tutte ti detestano..." sento dire a Yuri con aria riflessiva e ironica, appena giuntomi vicino.
Il mio sguardo ha già dato la sua risposta.
" Come sta la bambina?" domando, cambiando discorso.
" Beh..." sospira " ... il sogno che tu le avevi avverato, si è frantumato nel giro di pochi minuti, quindi immagina!".
I miei occhi puntano istintivamente su quel cane, sdraiato a terra e con muso sulle zampe, che mi osserva da lontano come rattristito.
Sembra che nessuno voglia tenerti...
**************
" Voglio-il-cane! Voglio-il-cane! Voglio-il-cane!".
Tre parole. Tre semplici parole. Intonate su un ritmo che ricorda quello di una folla inferocita di operai che scioperano davanti alla fabbrica da cui sono stati licenziati, imprecando contro il proprietario, che urlano a sguarciagola i loro diritti, e che non smetteranno, finchè non otterrano ciò che vogliono.
Ecco, immaginate questa atmosfera, ma le urla della folla inferocita vengono sostituite da quella di una, e sola, bambina...capricciosa, che saltella per tutta la casa urlando ripetutamente, senza interruzione quelle tre semplici parole, che formano una frase maledetta: " Voglio il cane! Voglio il cane! Voglio...".
Una melodia che è iniziata da quando ho ordinato a Yuri di riportare il cane al suo legittimo proprietario e che non sembra voler terminare.
Sono seduta sul divano, a far finta di leggere una rivista , ignorando, o meglio cercando di ingnorare, il continuo saltellare di Hope intorno al divano.
La sua voce fa eco per tutta la casa e, vi giuro che alle mie orecchie non è mai apparsa così fastidiosa.
" Voglio il cane! Voglio il cane! voglio il...".
Nonostante io continui a sfogliare molto energicamente le pagine di questa rivista, contenendomi dallo strapparle in mille pezzettini, lei non cede, anzi...incrementa sempre di più il tono della sua melodiosa voce, facendomi pulsare le vene al collo, alle tempie e facendomi ribollire il sangue al cervello.
" Voglio il cane, voglio...!". Si zittisce all'improvviso, non per arrendersi o perchè si sia stancata, no! Figuriamoci! Ma perchè ha sentito la porta principale aprirsi e richiudersi: segno che Yuri è ritornato.
Corre quasi volando verso quella direzione, ma Yuri è già in salotto che mi guarda comunicandomi con gli occhi che la missione è stata portata a termine. La bambina si fissa attorno sconvolta, come a voler trovare il cane in giro per casa.
" Dov'è il cane??" domanda con voce strozzata dal pianto.
" Piccolina, non c'è..." gli spiega Yuri dolcemente, abbassandosi per accarezzarle il viso rigato di lacrime.
" Ma io lo voglio!" ribatte piangendo disperata.
Yuri non le risponde, si limita a guardarla con compassione, la prende in braccio, facendola sfogare sulla sua spalla.
" Voglio il cane..." riesce a dire tra un singhiozzo e l'altro.
Yuri mi osserva serio, facendomi intuire di dover fare qualcosa.
In questo momento potrei essere definita la cattiva della situazione, soprattutto da lei, ma non mi fa certo piacere vederla piangere in questo modo, anzi.
" Non si è ancora calmata?" domanda Hilary preoccupata, entrando in salotto.
" No figurati..." rispondo con tono esausto.
" Deve pur esserci un modo per farle dimenticare quel cane..."
" Figurati..." ripeto sovrappensiero.
" La cena è quasi pronta. Sai Hope, ho preparato le patatine, che ti piacciono tanto, stasera saranno tutte tue!" le annuncia Hilary entusiasta.
" Non le voglio!" risponde con tono adirato, non staccando il suo viso dalla spalla di Yuri, che suppongo sia inzuppata di lacrime.
L'entusiasmo di Hilary viene spento all'istante. " Ok..." sussurra tra sè e sè, capendo che è meglio non aggiungere altro.
" Hope, adesso mi stai facendo arrabbiare! Chiedi scusa ad Hilary e smettila di piangere, tanto non servirà a niente!" asserisco minacciosa.
" No!!" esclama con tono ardito.
" Yuri, portamela qui!" gli ordino allungando le braccia.
" Vai dalla mamma, su!". Yuri sta cercando in tutti i modi di scollarsela di dosso, ma le sue mani hanno afferrato la sua camicia talmente forte che potrebbe strapparsi.
" Hope, adesso basta!" continuo io arrabbiata.
L'ardua impresa continua, sempre con più difficoltà. Qualcuno suona alla porta, ma nessuno ci fa caso, solo Hilary che si appresta ad aprire, ripresentandosi pochi istanti dopo con colui che è la causa di tutti i mali.
" Hiwatari!" esclamo, accorgendomi della sua presenza.
Resta sul ciglio della porta a fissarmi serio.
" Che ci fai qui Kai?" domanda Yuri stranito, mentre Hope continua a tirare la sua camicia.
" Le urla di quella bambina arrivano fino a casa mia..." afferma ironico avvicinandosi a Yuri, che fa scivolare la piccola tra le braccia di lui. Quest'ultima, con nostra grande sorpresa non oppone alcuna resistenza, ma si lascia prendere con una facilità incredibile. Ha persino smesso di piangere e urlare. Le sue guance arrossate sono rigate da lacrime che fino a poco fa sgorgavano infinite e adesso ogni tanto la sua testolina sussulta a causa dei singhiozzi.
Resto quasi paralizzata alla vista di questa scena: si è...calmata. E la cosa che più mi rende interdetta è che sia stato Lui a farla smettere di piangere, mentre io fino a poco fa ho dovuto urlare per tentare nell'impresa.
E' bastata solo...la sua...presenza.
" Kai, io voglio il cane..." dice con vocina docile.
" Certo, è qui" gli risponde accarezzandole una gote.
Vedere questa scena mi sta facendo venire una strana sensazione.
Un momento: ha detto che è qui?
" Che significa che è qui?!" domando minacciosa, rendendomi conto solo ora di quello che ha appena detto.
" Sta' zitta Sarizawa!" mi ordina acido, voltandomi le spalle dirigendosi all'uscita e lasciandomi interdetta qui insieme a Yuri ed Hilary.
" Mi ha detto... mi ha detto di stare zitta?!" dico stringendo un pugno " Yuri, passami le stampelle!" gli ordino autoritaria. Dove sta portando mia figlia?
Prese le stampelle comincio a correre, se così si può dire. Hilary e Yuri mi precedono e dopo qualche secondo raggiungo il giardino, dove ,per la seconda volta, oggi, mi si presenta agli occhi la stessa, medesima, identica...scena: mia figlia che gioca e saltella felicemente con quell'abominevole cane.
" Ditemi che sto sognando..." sussurro, rivolgendomi ai miei amici che optano per la facoltà di non parlare.
" Kai, potresti venire qui?" chiedo con tono di voce innervosito.
" Prima che tu possa dire qualche cosa: stai zitta!" mi riordina con voce autoritaria.
Me lo ha detto di nuovo??
" Come osi tu dirmi...".
" Zitta!" ripete ancora una volta, interrompendomi.
" Non dir.."
" Zitta!".
" Adess.."
" Taci!".
" Ma.."
" Shh" conclude facendo un gesto della mano che sembra voler catturare la mia voce.
Rimango perplessa e confusa, con la sua mano chiusa in un pugno davanti alla mia bocca e rimango a fissarlo contorta, come se veramente fossi stata immobilizzata.
Che intenzioni ha? Perchè è ritornato con quel cane?
Ma soprattutto perchè ho smesso di parlare come se davvero fosse stato lui a togliermi la voce? Devo essere impazzita!
" Mamma, adesso lo possiamo tenere il cane?" mi domanda la piccola, tirandomi per la maglietta.
La osservo sempre più confusa: non so che diamine dire!
" Ascolta piccola..." inizia a dire Kai, piegandosi sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza. " Il cane è tuo, ok?" Lei annuisce felice " ...però non puoi tenerlo in casa, quindi starà a casa mia e quando lo vorrai vedere ti porterò con me, ok?".
Wow, questo è forse il discorso più lungo, serio, ragionato e sensato che abbia mai sentito pronunciare dalla bocca di Kai Hiwatari.
" E' vero? Mamma posso??" mi domanda speranzosa, mentre io resto, non esteriormente, ma almeno dentro di me, a bocca e occhi aperti dallo stupore.
" E allora, mamma?" ripete Kai fissandomi.
" Ehm... sì, questo si può fare..." rispondo ancora non molto convinta.
A queste parole Hope getta un grido di entusiasmo e corre a giocare col cane, questa volta tenuto legato e una sbarra del cancello, per evitare che salti addosso a qualcuno. I miei occhi poi si spostano furtivi sul profilo di Kai, che osserva la scena assorto.
Stavolta mi ha stupita: ha cercato di riparare al suo errore. Cosa molto... inconsueta, devo ammetterlo.
" Allora, Sarizawa? Hai qualcosa da dirmi?".
Ero immersa totalmente nel profondo dei miei pensieri da non accorgermi che anche lui mi stava osservando: cacchio!
" Eh? No!" rispondo in modo secco, mal celando un certo nervosismo.
" Sicura?" richiede con un sorrisetto beffardo.
" Beh... dico solo che avresti dovuto pensarci prima a fare la cosa giusta!" spiego con tono piatto.
" Quindi adesso puoi ammettere che ho fatto una cosa giusta!" dichiara divertito.
" No, dico solo che..." Che nervi!! " che è sera, fa freddo e Hope si ammalerà se staremo ancora fuori!" concludo deviando il discorso, il che non gli fa scomparire quel sorriso di soddisfazione che lo rende ai miei occhi più odioso del solito.
Che si stia affezionando davvero a lei? E lei a lui?
Questo sarebbe davvero un bel problema.
Qualche giorno dopo...
" Papà!" esclama Hope con gioia, lasciando perdere i suoi giochi per correre tra le braccia di Rai, appena tornato dal suo lungo viaggio.
" Piccolina!" la prende al balzo abbracciandola forte a sè.
Il tutto sotto il mio sguardo divertito e intenerito allo stesso tempo.
" Sai Rai, è un peccato che io non possa correre per saltarti addosso!" dico scherzosa.
" Beh, posso sempre saltarti io addosso! Scusa piccolina, ma adesso tocca alla mamma!". La lascia scivolare a terra e si dirige verso di me abbracciandomi e scoccandomi un enorme bacio a fior di labbra.
" Finalmente!".
" Già, finalmente! Come va la gamba?" mi domanda preoccupato.
" Yuri dice che tra qualche giorno toglieranno tutto!" rivelo felice.
" Oh, non vedo l'ora!".
" A chi lo dici, non ne posso più di stare seduta su questo divano dalla mattina alla sera!".
" Ma sei uscita di casa almeno una volta?".
" Beh, ci sono state poche belle giornate e quelle poche volte in cui c'è stato il sole mi sono messa fuori in giardino a leggere o giocare con Hope!".
" Non preoccuparti, ancora un po' di pazienza e riprenderai la tua vita normale!" cerca di rasserenarmi, per poi poggiare pesantemente la schiena sul divano.
" Hey, ma cosa c'è?" dice, togliendo qualcosa da dietro che gli dava fastidio. " Mi sono seduto su un peluche..." afferma osservando per bene l'oggetto che ha tra le mani. " Ma quando le avremmo comprato questo peluche gigante?" nota giustamente.
" Ehm..."
" Questo me lo ha regalato Kai!" interviene a spiegare la faccenda la piccola.
Al suono di quel nome la sua faccia si fa seria " Ah" è l'unica cosa che riesce a dire.
Decido di non aggiungere nulla e limitarmi a fare un sorrisetto che nasconde un certo nervosismo; un nervosismo che si mostra completamente nel momento in cui Hope dice a Rai la grande novità.
" Papà, papà! Lo sai che Kai mi ha regalato un cane??".
" Si, l'ho capito, bello..." si limita a dire senza alcun emozione nel tono di voce.
" Non questo! Uno vero!" spiega meglio.
" Uno... vero?" stavolta si rivolge a me, che affondo la testa tra le spalle, sperando di sparire in qualche modo.
" Che storia è mai questa?" m incita con impazienza attendendo una spiegazione più chiara da parte mia.
" E' una lunga storia..." affermo nervosa.
" Bene, ho un sacco di tempo a disposizione!".
" Non posso crederci che tu abbia consentito a lui una cosa del genere, dopo averla fatta piangere per un anno!".
" Rai, io non ho consentito niente a nessuno! Ti ho detto come sono andate le cose!".
Rai sembra essersi innervosito e parecchio, non capisco il perchè sinceramente.
" Quando te l'ho proposto io non hai voluto!" afferma insospettito.
" Rai, io non l'ho fatto perchè odio i cani, ma perchè semplicemente non avevamo spazio in cui tenerlo! Kai almeno ha un giardino abbastanza grande per tenerci un intero branco di cani!" spiego sinteticamente.
" Anche io in Cina ho una casa con giardino, eppure non hai voluto!".
" Non è il giardino il punto, ok?" puntualizzo scocciata.
" Allora è la persona che fa la differenza!" ribatte lui.
" No! Senti, in realtà ..." sospiro esausta "... in realtà Hope mi stava facendo esaurire più che mai! E poi essendo a casa di Kai il cane è come se fosse suo quindi è tutta sua la responsabilità di badare a quel cane!".
Non sembra molto convinto, ma almeno sembra avere capito.
" Ok, scusa... ma mi innervosisce sentir prlare di lui! Per fortuna manca poco..." sussurra pensieroso.
Manca poco...
" Cioè?".
" Appena ti sentirai meglio potremo ritornarcene in Cina, e una volta lì... potremo pensare al matrimonio e finalmente vivere la nostra vita..." afferma accarezzandomi dolcemente una gote e baciandola a stampo.
Ricambio il suo dolce sorriso e le mie braccia circondano il suo collo e mi abbraccia forte a sè.
Quindi manca poco.
Presto partiremo, ritorneremo in Cina e ci sposeremo. Era quello che aspettavo da giorni, quello che sognavo si avverasse il più presto possibile.
Dovrei essere felice, al settimo cielo.
E invece...
E invece emozioni contrastanti mi impediscono di esserlo.
Come se qualcosa mi turbasse.
Come se una parte di me mi dicesse : vai, finalmente potrai realizzare il tuo sogno, mentre l'altra mi dicesse:
" Resta qui, non è una minaccia
ma un consiglio!"
Salve!
Dopo vari conflitti interiori (?) sono riuscita a metter giù un altro capitoletto!
Cosa ne pensate?
La questione del cane sembra essere stata risolta ( dopo pianti infiniti e l'intervento della mano divina di Kai) Eh sì, ammettiamolo, stavolta Kai ha fatto un gesto carino e sensato ( Kai corre a vomitare per overdose di zuccheri aggiunti**) che persino Anya ha riconosciuto!
Ditemi cosa ne pensate, perchè come avrete capito dall'ultima parte del capitolo le vere brutte cose inizieranno a partire da adesso!! ( ma non l'avevi detto qualche capitolo fa?nd Tutti) ( Tacete! e infatti ho detto quelle vere!nd Me)
Siete curiosi? Volete sapere come andrà a finire?
Allora non resta che attendere che un altro colpo di fulmine colpisca miei neuroni (ma perchè, ne è sopravvissuto qualche altro oltre a me?ndNeuroneOnlySurvivor)
Vi ringrazio tutti, mi raccomando fatemi sapere!
Ciauuu :))
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Capitolo 20 *** Problemi e incomprensioni ***
"Ti
senti libera adesso?" domanda Rai, rivolgendomi uno dei suoi sorrisi,
per poi puntare gli occhi sulla strada.
"Libera è dir poco! Mi sento come se fossi rinata! Niente
più gesso, niente prurito, niente divano-letto e
letto-divano!" esclamo entusiasta cercando di muovere la gamba, rimasta
intorpidita dal gesso appena tolto. " Posso riprendere il normale corso
della mia vita!" aggiungo con soddisfazione.
L'auto si ferma al semaforo rosso.
" Quindi... tornerai a lavorare?" mi chiede fissandomi dritto negli
occhi.
" Sì, Dana mi starà maledicendo per averla
lasciata da sola".
" Ma avrebbero potuto cercare una sostituta, tanto tra un po' dovrai
lasciare quel lavoro" mi fa notare saggiamente.
E' vero...
" Non serve più che lavori..." continua a dire, mentre gocce
di pioggia iniziano a cadere sui finestrini, aumentando
progressivamente, " tanto, presto...partiremo!" conclude, azionando i
tergicristalli per poi rimettere in moto l'auto, allo scatto della luce
verde.
L'auto avanza e senza riuscire a dire una parola, mi immobilizzo in un
religioso silenzio, sprofondando nell'abisso dei miei pensieri, che
iniziano quasi a vorticarmi nella mente , proprio come le immagini e i
colori delle luci della strada che mi scorrono affianco, rese sfocate
dai finestrini umidi ed appannati.
" Rai..." lo richiamo con flebile tono di voce, strofinando una mano
sul finestrino per osservare meglio la strada là fuori.
" Sì?" risponde lui.
" Quando partiremo?" domando, cercando di mantenere un tono fermo.
" Dopo Natale...".
Il finestrino si appanna quasi ad offuscare ancor di più i
miei pensieri.
" Ok...".
Manca poco a Natale.
Rieccomi in caffetteria.
Su insistenza di Rai mi sono presa qualche giorno di riposo, giusto per
non sforzare la gamba, subito appena tolto il gesso
Sarà dura riuscire a riprendere il ritmo, dato che sono
rimasta a poltrire per parecchi giorni su un divano, ad essere servita
e coccolata dai poveri coniugi Ivanov.
Ma a farmi ritrovare la forza di correre da un tavolo
all’altro, reggere vassoi e pulire toilette
c’è come sempre lei: Dana.
Appena messo piede stamattina in caffetteria, il suo “bentornata, sono
felice che tu sia guarita, eccoti il grembiule”
pronunciato con lo stesso tono di voce di un traduttore automatico,
secca e apatica, ho sentito come una forte carica di adrenalina pura,
che mi ha messo subito una gran voglia di lavorare.
Ma lasciamo perdere: non mi aspettavo già troppi formalismi.
“ Anya!”.
Mentre sono intenta a prendere delle ordinazioni, una voce a me
conosciuta pronuncia il mio nome, con entusiasmo.
“ Boris!” rispondo avvicinandomi verso di lui.
“ Finalmente sei tornata! Non ne potevo più di
quella strega!” aggiunge a bassa voce.
“ Guarda che ti ho sentito!!” urla adirata Dana da
dentro la cucina.
“ Ma come diavolo mi avrà sentito?!”
domanda stranito, ricevendo come risposta un movimento di spallucce.
“ Caffè?” gli propongo dirigendomi
dall’altra parte del bancone.
“ Ottima idea, tu sì che sai come farmi
felice!” commenta calcando bene le parole per farle arrivare
alle orecchie di una persona in particolare.
“ Boris, ti prego di non esagerare o saranno cavoli amari.
Per tutti!” gli faccio intendere con tono supplichevole,
mettendogli davanti una tazzina di caffè fumante.
“ Ma è così
divertente!”risponde a bassa voce.
“ Credimi: per me non sarà
così!”.
“ Si può sapere perchè continuate a
sparlarmi? Se non hai un cavolo da fare avrei un lavoretto da
proporti!” si rivolge a Boris con tono adirato, riuscendo a
far stampare un sorrisetto irritante sul suo volto.
“ Di che genere?” domanda alquanto incuriosito da
questa proposta.
“ Le parole: straccio, secchio, bagno ti dicono
qualcosa?”.
“ Eh?! No grazie, non mi userai per i tuoi sporchi
lavori!” rifiuta disgustato, indietreggiando con lo
sgabello.
“ Peccato, perché in quel ruolo ti ci vedo
adatto!” lo punzecchia acida.
“ Ho capito, me ne vado! Anya, aggiungi il caffè
al mio conto, CIAO!” saluta alterato.
Sparito Boris, Dana ritorna in cucina e incuriosita e allo stesso tempo
insospettita, la seguo.
“ Come mai sei così arrabbiata con lui? Ha
combinato qualcosa mentre non c’ero?” chiedo senza
usare un tono troppo invasivo.
“ Che io ricordi, non sono mai stata così felice
di vederlo…” si limita a rispondere evasiva,
continuando a fare il suo lavoro.
“ Beh… in effetti è vero, ma non ho mai
capito il perché!”. Cerco di muovermi cautamente
per, piano piano, addentrarmi più in fondo.
Mi ignora.
Forse è un modo carino per dirmi che devo farmi gli affari
miei.
Ma non può lasciarmi così!
Dopotutto io le ho raccontato ogni cosa di me, o almeno le cose
più importanti.
Quindi non vedo cosa ci sia di male nel farsi delle piccole confidenze.
Ok, piano B. Funziona sempre, in genere.
“ Ok, ho capito! Non sei costretta a dirmelo”
dichiaro fingendo un tono arrendevole.
“ Non funziona con me la psicologia inversa!”
confessa.
Cavolo.
“ Uffa!” sospiro portando gli occhi al cielo.
“ Non ti capirò mai!”.
“ Non lo sopporto, ok??” afferma innervosita.
“ Ma perché??”.
“ Perché deve esserci un motivo?!”.
“ Non si può detestare una persona senza un
motivo! Deve esserci per forza!” .
“ Ah, allora perché non te lo fai dire da
lui?!” conclude lavandosene le mani.
“ A dire la verità lui mi aveva detto
qualcosa…” cerco di ricordare.
“ Ah sì? E cosa ti avrebbe detto,
sentiamo!” domanda investigativa.
“ Dunque, non mi ricordo bene, ma mi sembra avesse detto che
siete usciti, ma l’indomani tu lo hai trovato con
un’altra nel suo garage…o qualcosa del
genere!”.
“ Ah! Dunque sarebbero andate così le
cose??” dice infuriata, facendomi sobbalzare dallo spavento.
“ S-ì…insomma…”
“ Uno stronzo di prima categoria!” conclude
sbattendo sul tavolo lo straccio che torceva in mano da
mezz’ora, per poi voltarmi le spalle e dirigersi al bancone
dove un cliente la attende.
“ Ma… mi lasci così?”
sussurro tra me e me, rimasta qui sola con una serie di punti
interrogativi sulla testa.
Di questo passo, non saprò mai cosa è successo
tra quei due…
All’improvviso arriva un messaggio:
“ domani
prenderò Hope alle 17.00”
Kai.
Porto gli occhi al cielo.
Non cambierà mai, sempre molto sintetico e coinciso.
Praticamente quando parla e scrive messaggi non cambia nulla!
“OK!”
***
Entrata all’interno dell’enorme edificio, premo il
pulsante che apre istantaneamente le porte dell’ascensore.
Rapidamente vi entro e nell’attesa che arrivi al piano
interessato, sistemo i capelli scompigliati a causa del vento.
Si aprono le porte. Percorro con passi decisi il lungo
corridoio .
“ Devo parlare con Hiwatari!” dico rivolgendomi
alla segretaria, seduta lì vicino, alla sua scrivania.
“ Ha un appuntamento?” domanda osservando
attraverso i suoi occhiali l’agenda.
Ma è idiota?
“ Io sono la fidanzata, ricorda?”.
“ Oh, mi scusi, non l’avevo
riconosciuta!”.
“ Dunque, posso parlare con lui?” chiedo
spazientita.
“ Ehm, no al momento è impegnato, può
attendere qui!” mi consiglia indicando una poltroncina
lì accanto. “ Non dovrebbe aspettare
molto!” afferma controllando l’orologio al polso.
“ Magari se lo avvisa che sono qui, aspetterò
ancora di meno, non trova?” le faccio capire gentilmente.
“ La prego di accomodarsi, il Signor Hiwatari mi ha chiesto
gentilmente di non essere disturbato!” ripete, indicando
ancora una volta quella poltrona.
Stronza!
“ Va bene… aspetterò!”
rispondo con finta gentilezza.
Mi accomodo su quella poltrona e comincio a picchiettare un dito.
Che scocciatura!
Dopo quasi mezz’ora, la porta dell’ufficio
finalmente si apre.
Ad uscire per primo è un uomo alto e robusto, forse sulla
cinquantina , seguito da Kai.
“ Le farò sapere!” .
“ A presto!” risponde Kai, salutandolo con una
stretta di mano.
“ Kai, finalmente!” esclamo, attirando
l’attenzione su di me, visto che non si era accorto della mia
presenza.
“ Ma che ci fai qui?” domanda stranito,
avvicinandosi .
“ Arrivederla avvocato!” sento dire alla
segretaria, che saluta quell’uomo.
Avvocato?
“ Come mai stavi parlando con un avvocato?” domando
stranita.
“ No, niente… questioni di lavoro!” mi
rassicura con tono evasivo.
“ Dunque, perché sei qui?” domanda
nuovamente, per cambiare subito discorso.
“ Volevo pranzare insieme a te!” propongo
sorridente.
“ Ok, dammi cinque minuti e arrivo!”.
*********
“ Secondo te sono più belle le palline rosse,
gialle o bianche?”.
“ Rosse!” esclama allegramente la piccola che tengo
in braccio.
“ Dici?” le chiedo conferma, osservandola divertito.
Risponde con un cenno del capo.
“ E che rosse siano!” affermo prendendo un
pacchetto dallo scaffale, pieno di decorazioni natalizie.
Siamo al centro commerciale.
Anya è a lavoro e, rimasto da solo in casa con Hope, ho
deciso di portarla a comperare gli addobbi per l’albero di
natale.
“ Papà, mi fai scendere?”.
“ Ok…”.
La adagio a terra, ma me ne pento subito, vedendola correre alla
velocità della luce.
“ Hope, dove vai?” la richiamo, vedendola girare e
sparire dietro uno scaffale.
Appena la raggiungo la vedo ferma davanti ad uno scaffale a osservare
vari giocattoli.
“ Quante volte ti ho detto che non devi
scappare…”.
“ I bambini! Portali in un negozio di giocattoli ed
è la fine!” sento affermare da una voce che arriva
alle mie spalle.
Mi volto verso quella direzione e vedo una ragazza col cappellino
aprire scatoloni e sistemare giocattoli vari sugli scaffali.
“ Esatto” concordo, rassegnato a questa dura
verità.
La piccola, incuriosita dagli oggetti all’interno di quegli
scatoloni, si avvicina a perlustrarli.
“ Hope, non essere invadente” la richiamo a me.
“ Stia tranquillo. Ma che bella bambina!” esclama
osservandola meglio. “ Come ti chiami?”.
“ Hope” risponde timidamente.
“ Hope, ma che bel nome! E che occhi stupendi che hai! Li ha
presi dalla madre?” azzarda a indovinare, rivolgendosi
più a me che a lei, dopo avere controllato il colore dei
miei occhi.
La mia espressione si muta nel giro di mezzo secondo.
“ Dalla madre… certo…”
rispondo serio ed evasivo. “Andiamo Hope!” .
La prendo per mano e senza un motivo sensato, non saluto neanche quella
commessa, che lascio lì a domandarsi sicuramente cosa abbia
detto di male per farmi irritare così tanto
Certo:lei non poteva sapere.
Come del resto nessuno può sapere che questa bambina non
è mia figlia. Non lo sa neanche lei, figuriamoci.
A volte dimentico che non è mia.
L’ho cresciuta senza alcun rancore; le ho voluto bene come
fosse mia ed ho accettato il fatto di essere chiamato papà.
Ho sempre ignorato il fatto che per metà fosse sua.
Ma più cresce e più gli somiglia.
Più gli somiglia e più mi rendo conto che non
è solo figlia di Anya, e purtroppo, neanche mia…
***
Giunge finalmente la sera.
Dico finalmente, perché non vedevo l’ora che
questa giornata finisse. Tornare a lavorare così subito non
è stata poi un’idea geniale: la gamba si
è sforzata un po’ a correre da un tavolo
all’altro.
Come sempre aveva ragione Rai.
Arrivo a casa, dopo avere salito lentamente le scale, per non fare
troppa pressione sulla gamba e aperta la porta, giungono alle mie
orecchie le allegre e dolci risate di Hope.
“ Sono tornata!”.
A queste parole corre verso di me.
“ Mamma, lo sai che papà ha fatto
l’albero di Natale?” mi informa tutta contenta.
“ Veramente?”.
“ Vieni!”.
Mi trascina per una mano nel piccolo soggiorno, dove trovo Rai chinato
a sistemare alcune decorazioni.
“ Wow!” esclamo sorridente.
“ Ti piace? Non sono sicuro a dire la verità,
forse dovrei comprare più addobbi!” confessa
dubbioso.
“ Ma no, è perfetto!” lo rassicuro.
“ Beh… meno male, perché l’ho
rifatto tre volte!” spiega con tono esausto, dirigendosi in
bagno.
Ah…
“ Mamma, oggi ho visto…”.
Hope inizia a raccontarmi le sue avventure, ma la mia attenzione viene
catturata dal cellulare di Rai che vibra sul tavolino del salotto.
Allungo il collo per leggervi meglio cosa vi sia scritto.
E’ la notifica di un messaggio:
“Dimmi
tu appena puoi, il giorno che ti fa più comodo, sono sempre
disponibile :)”
E il mittente è una certa Corinne…
**********
“ Perché non posso andare fuori a giocare col
cane?” mi domanda con la sua docile vocina triste.
“ Perché sta piovendo” le ripeto per
l’ennesima volta, cercando di non usare un tono brusco.
“ Ma allora lo portiamo qui!” propone entusiasta,
puntando un dito a terra, per indicare forse che vuole portarlo
dentro… in casa??
“ No, no piccoletta! Il cane qui non entra!”
affermo autoritario.
“ Ma uffyyyyy!!” esclama sbuffando,
sedendosi pesantemente sul divano, a braccia conserte ed espressione
alquanto imbronciata.
“ Puoi fare qualcos’altro, perché non
colori?” le propongo, per cercare di distrarla dal suo
proposito.
“ No!” esclama infuriata, non degnandomi di uno
sguardo, ma continuando a fissare con occhi pieni di rabbia dritto
dinanzi a sé.
“ Ok…” sussurro, in segno di resa.
Prendo un lungo respiro cercando suggerimenti chissà dove.
“ Hai fame?”.
“ No!” ripete sempre più infuriata.
Eccheccazzo!!
“ E cosa vuoi fare?” chiedo perdendo a poco a poco
la pazienza.
“ Niente! Voglio il cane!!” grida infuriata.
Ma che dico: incazzata, e pure nera!
Chissà da chi avrà preso…
“ Voglio il caneeeee!!”. Asserisce, con tono
lamentoso, portando indietro la testa e iniziando a piangere.
Non ci credo.
Questo è un incubo.
Dove è andata a finire la bambina tranquilla a cui bastava
colorare e guardare la tv per essere felice e serena.
Il suo pianto diventa sempre più disperato e lamentoso.
Ma perché? Porca miseria!
“Perché stai piangendo?!” le
chiedo con un tono tra l’arrabbiato e il disperato.
“ Perché….” Un singhiozzo la
interrompe “ … voglio il caneeeee” .
Ecco che l’ultima lettera della parola cane si prolunga per
una manciata di secondi per poi ritrasformarsi in un lamento continuo.
“ Smettila di piangere!” le ordino , cercando di
mantenere l’autocontrollo.
Una cosa che odio?
I bambini.
Piangere.
I bambini che piangono.
Mi fanno perdere la pazienza.
Mi innervosiscono.
Mi fanno venire la voglia di prenderli e spiaccicarli a muro.
Ma ricorda Kai:
Questa piccola mocciosa è tua figlia, cerca di non
traumatizzarla, come fai di solito con le altre persone che ti
circondano.
“ Voglio il cane… voglio il
cane…vogl-…”.
Il suo lamento continua e sempre più forte.
E’ tua figlia Kai, tua figlia, tua-figlia.
Una figlia che non sa che sei suo padre.
Perchè quella stronza di Anya ha messo di mezzo un cinese del cazzo.
Ma questo discorso non c’entra un cazzo in questo
momento!
Quindi adesso prendi un respiro profondo.
Ti siedi in questo cazzo
di divano e concentri in un solo punto tutta la
poca…pochissima pazienza del cazzo che
hai…
Forse sto usando la parola cazzo
un po’ troppo, ma perché è
quello che vorrei gridare a raffica il questo preciso istante, ma non
puoi…ricordi Kai?
Anya ti ha dato delle regole del cazzo
che devi cercare di rispettare, perché devi dare
l’esempio a tua figlia e istaurare un buon rapporto con lei.
“ Voglio il cane! Voglio il cane…”.
Pur meditando, non funziona.
La sento ancora.
E’ un suono assordante.
Trova una soluzione.
Preferibilmente saggia.
“ Basta! Ti porto da tua madre!” asserisco con tono
duro e deciso, puntando un dito minaccioso verso di lei, che spaventata
dalla mia improvvisa reazione si immobilizza guardandomi con occhi
pieni di lacrime.
Sembra avere funzionato.
Tace.
E’ immobile.
Il suo petto sussulta a causa dei singhiozzi che sembra soffocare
dentro forse per timore.
I suoi occhi sono gonfi e il viso rigato di lacrime.
Missione compiuta.
“ No!”. Grida contrariata.
Cosa?!?
Rimango impietrito al suono di questa risposta.
“ Cosa vuol dire no?! Ti riporto da tua madre!”
affermo autoritario, alzandomi per prenderle la mano e portarla via.
“ Noo!!” urla nuovamente con voce graffiata,
“Prima voglio vedere il cane!” si libera dalla mia
presa e comincia a correre, sparendo nel giro di un istante dal salotto
e lasciandomi qui, con la mano, che prima teneva la sua, ancora tesa
verso il basso.
La ritiro, stringendola in un pugno.
Non è vero.
Non lo sta facendo.
Non sta gridando di nuovo, correndo in giro per la casa.
E’ solo immaginazione Kai.
E’ solo… immaginazione!
Chiudo gli occhi, per trovare la calma e la pazienza che possano
permettermi di gestire la situazione da persona responsabile, mentre
una vocina fa eco nella mia mente:
Perché cazzo
hai preso quel cane, Kai?
**
Sono in cucina a preparare la cena.
Rai è uscito a sbrigare delle faccende e Hope è
con Kai.
Oggi finito il turno pomeridiano, sono corsa a prendere mia figlia
all’asilo e lì ho dato appuntamento a Kai per
venire a prenderla.
A proposito di appuntamenti, non riesco a non pensare a quel messaggio
mandato a Rai da quella Corinne, mi chiedo chi sia, insomma, non ne ho
mai sentito parlare. E poi che significa quel “dimmi tu il giorno,
sono sempre disponibile”? aveva tutta
l’aria di essere una sorta di appuntamento.
Appuntamento per cosa?
“ Sempre nei momenti meno
opportuni…” penso ad alta voce tra me e me,
sentendo il cellulare vibrarmi in tasca.
Kai.
Ha preso sua figlia esattamente un’ora fa, quindi mi chiedo
cosa voglia adesso! Non lo sopporto!
“ Pronto Hiwatari, che vuoi?”rispondo
acida.
“ Come si spegne?!” domanda alterato,
ignorando la mia frase.
“ Come si spegne… cosa?” domando a mia
volta non capendo cosa voglia dire.
“ Tua figlia! Come caz…volo si spegne?”
ripete con tono serio e parecchio innervosito.
“ Kai, si può sapere che stai dicendo??”
. Inizio a innervosirmi anch’io.
Ma è impazzito, o cosa?
“ E’ da tre ore che grida come una matta! Ho perso
la pazienza!” spiega esaurito.
“ Grida? Ma cosa è successo??” domando
preoccupata.
“ Cosa è successo?? Ascolta tu
stessa…”
Passano alcuni secondi di silenzio, dopodiché dal cellulare
cominciano ad arrivare strani suoni, sembra la voce di Hope.
All’inizio non riesco a percepire con chiarezza
ciò che dice, ma dopo alcuni secondi tutto mi è
chiaro.
“ Voglio giocare con il caaaaneeeee!”.
Oh-mio-Dio!
“ Portala-subito-QUI!” gli ordino a denti stretti e
tono minaccioso.
Sono seduta su una sedia, in cucina, a picchiettare un dito sul tavolo
e rimuginare sulla telefonata appena terminata con
quell’idiota.
E’ passata mezz’ora e di lui non ci sono tracce:
eppure gli ho fornito precise indicazioni per arrivare a casa mia. In
teoria avrebbe dovuto lasciarla a casa di Hilary in modo che poi
saremmo passati noi a prenderla, ma vista la situazione alquanto
critica, e considerando il fatto che Rai non è in
casa, il programma è totalmente cambiato.
Ma ora mi sente!
Al suono del campanello, balzo dalla sedia e mi accingo ad aprire in
maniera repentina la porta principale, dove ad osservarmi ci sono due
occhi infuriati da una parte, e due occhi rossi, gonfi e pieni di
lacrime dall’altra.
“ Sei un idiota!” mi limito a dire, strappandogli
dalle braccia Hope per poi avviarmi in cucina.
“ Ah! Io sarei un idiota!?” ripete con tono
alterato seguendomi lungo il corridoio.
“ Non sai badare neanche ad una bambina!” gli
rimprovero duramente, asciugando con un fazzoletto il viso della
piccola rigato di lacrime.
“ Ho cercato in tutti i modi di farla smettere di piangere,
ma cazzo… sembrava avere azionato una sirena!” .
“ Oh! Immagino che tu sia stato paziente e gentile nel
comportarti con lei!” inizio a dire con un tono ironico che
lo fa imbestialire “ Ma per favore, Kai! Basta un solo tuo
sguardo per traumatizzare le persone!” concludo acida
lasciandolo spiazzato in due.
“ Davvero…divertente…”
grugnisce a denti stretti, stringendo i pugni lungo i fianchi.
“ La colpa è tua! Ti avevo detto che quel cane
avrebbe portato solo problemi, ma tu no! Credi di avere sempre
ragione!”.
“ Pioveva…capisci quale è il
problema?!” cerca di giustificarsi.
“ No Kai, il problema non è la pioggia, non
capisci??” ribadisco a mia volta, osservandolo dritto negli
occhi, come a voler sottintendere qualcosa, che evidentemente non gli
arriva.
Hope, stanca evidentemente di questi battibecchi in cui si trova
fisicamente in mezzo, e ripresasi dal trauma, decide di voler scendere
dalle mie braccia e dirigersi in bagno.
Allentiamo per un attimo la tensione e riprendere il respiro.
Passati alcuni secondi di silenzio…
“ Senti… tu non capisci me ed io non capisco
te…” inizia a dire prendendo un lungo respiro.
“ Evidentemente abbiamo dei problemi di
comunicazione…”.
“ Sai che novità…” commento a
bassa voce.
“ Quindi lasciami fare come cazzo mi pare, per
favore!”.
“ No, Kai! Non funziona così! Se vogliamo che
diventi una persona matura e intelligente, quale tu non sei, dobbiamo
fare come pare a ME!” controbatto duramente.
“ Bene! Sai che ti dico? Goditi il tuo momento di
potere per il momento, tanto dopo sarò io a gestire la
situazione!” afferma allontanandosi e andandosene.
Per il momento?
Dopo?
Potere?
“ No aspetta un attimo!” lo richiamo infuriata
raggiungendolo a passi da gigante. “ Quale dopo?”.
“ Ma come? Hai già dimenticato? A proposito,
quando partirete?” domanda investigativo.
Non ho il tempo di focalizzare bene in mente questa sua frase, che la
porta principale si apre e fa spazio alla figura di Rai, che vedendosi
davanti agli occhi Hiwatari, mi osserva come a volere delle spiegazioni.
***
Torno finalmente a casa, dopo un pomeriggio passato in mezzo al
traffico a causa della pioggia, apro la porta e chi mi ritrovo in casa?
Una persona che mai avrei pensato potesse mettere il piede qui dentro,
specialmente in mia assenza.
Prima lo osservo in cagnesco, poi i miei occhi si spostano
automaticamente su Anya, per avere spiegazioni.
“ Non preoccuparti, me ne stavo andando! Ho finito
qui…” si limita a dire dirigendosi alla porta e
congedandosi da solo, chiudendosi la porta alle spalle.
“ Anya, che ci faceva qui? In casa nostra?” domando
con apparente calma, ma senza non far trasparire un certo nervosismo.
“ Ha riportato Hope…” .
“ Non doveva lasciarla da Hilary?” chiedo
togliendomi di dosso il cappotto.
“ Sì, ma ecco… Hope piangeva e non
sapendo cosa fare gli ho chiesto io di portarla
qui…”spiega brevemente.
Prendo un lungo respiro.
“ Ok…” rispondo non molto convinto,
superandola e dirigendomi di là.
“ Rai, sembra quasi che tu non mi
creda…” afferma con tono preoccupato.
Non le rispondo subito, e questo la stranisce.
***
“ Ti credo… e so che vi vedete solo per Hope, ma
questo non mi piace lo stesso, ok! Non credi che mi dia fastidio il
fatto che vi parliate a telefono, ti mandi messaggi e vi
vediate?” dice con tono leggermente alterato.
Ma cosa gli prende?
“ Sì ma… non capisco perché
ti stai arrabbiando così tanto! Sono messaggi di due o tre
parole, e sono sempre riferiti a Hope! Io non ti ho mai detto nulla sul
fatto che tu messaggi con altre ragazze!”.
“ Quali ragazze?” domanda stranito.
Perché fa finta di nulla?
“ Allora chi è Corinne?”.
Non ce la faccio più a trattenere, devo sapere.
“ Corinne?” ripete, come se non sapesse chi fosse.
“ Sì, Corinne, l’altro giorno ti ha
mandato un messaggio, non l’hai letto?” gli ricordo.
Si ferma un attimo a pensare.
“ Corinne è una mia collega di
università!” confessa come se fosse la cosa
più ovvia di questo mondo.
“ E come mai vi mandate messaggi, ancora dopo esserti
laureato?” chiedo investigativa.
“ Perché mi ha chiesto un favore, e
poi… aspetta un attimo, da quando mi controlli il
cellulare?”.
“ Io non ho controllato , l’ho letto per
caso!”.
“ Ah e solo perché ad inviarmelo è
stata una donna vuol dire che io ti abbia tradito?”.
“ Io non ho detto questo…”.
“ Però l’hai pensato! Anya, io non ti
tradisco, ok?” afferma innervosito.
“ Ok, ma non capisco perché tu ti stia scaldando
tanto!”.
“ Perché stai dubitando di me! Cosa dovrei pensare
allora io del fatto che tu ti vedi con Hiwatari? Che può
entrare ed uscire da questa casa quando gli pare con la scusa di Hope?
Dovrei mettere delle cimici per tutta la casa e controllare quello che
fate?”.
Perché sta dicendo queste cose?
“ Rai…” sussurro“ Come puoi
pensare una cosa del genere…” affermo incredula.
“ In fondo l’hai già fatto una
volta…” conclude amareggiato, mentre i suoi occhi
puntano in un angolo indefinito della stanza.
****
Perché l’ho detto?
Non volevo.
La vedo lì, immobile al centro della stanza a osservarmi
incredula.
Non so perché ho reagito così.
Ho esagerato, lo ammetto.
Ma vedere Hiwatari insieme a lei mi manda in bestia.
E’ come se lui riuscisse a tirare fuori di me una parte che
non sapevo neanche di avere.
Perché mi ritornano in mente ricordi spiacevoli.
“ Anya… io non…non volevo dire queste
cose” le spiego con tono calmo e sinceramente pentito.
Mi avvicino lentamente a lei.
“ Non preoccuparti, in fondo…è la
verità!” afferma, tirandosi leggermente indietro
come segno di rifiuto al mio tocco.
“ Anya…”.
“ Vado in bagno…” si congeda scoppiando
quasi in lacrime.
La seguo, per cercare di fermarla.
“ Anya, non…”
“ Ti prego Rai!” conclude entrando in bagno.
La porta si chiude a pochi centimetri dalla mia faccia.
Abbasso la testa,e la mia fronte e il mio pugno si poggiano sulla sua
superficie liscia.
Perché doveva andare così?
E’ tutto sbagliato.
Eccomi
ritornata all’azione!
Salve miei cari lettori.
So che vi sarete chiesti che fine avessi fatto u.u (?) me lo sono
chiesta pure io. Purtroppo ho avuto molti impegni e non ho avuto tempo
materiale per scrivere, o quando ce l’avevo mi mancava
l’ispirazione.
In questi giorni mi sono data da fare e ho messo giù questo
capitolo.
Spero sia abbastanza soddisfacente da farmi perdonare T.T
Un altro problema che mi impediva di scrivere era riuscire a
riorganizzare bene gli eventi in questo capitolo. Qui siamo ad un
momento importante della storia, veramente decisivo per le sue sorti.
Quindi preparatevi ( e lo sto facendo anche io) psicologicamente,
perché nulla sarà come prima e.e
<.< ( quanto è drastica, e che
succederà mai? o.o Lo sta facendo apposta per attirare
lettori, figurati <.<)
U___U
Scherzi a parte XD
Ditemi cosa ne pensate.
Sono molto insicura perché adesso mi serve più
che mai qualche supporto.
La mia mente non ha ancora finito di combinare casini e.e
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, che hanno continuato a
seguirmi fino ad ora, chi l’ha messa tra le preferite e chi
l’ha riletta da capo aspettando un mio ritorno <3
Spero di non avervi deluso, ciauuuu
Henya
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Capitolo 21 *** L'accordo ***
efapwehf
“ Ti rendi conto di
quello che stai facendo, vero?”
“
Sì, ma per favore, non intrometterti!” .
“ Io voglio
metterti in guardia! Apri gli occhi, quella ragazza sembra averti
annebbiato la vista!”.
“Non
è così, io so quello che faccio!”.
“ No, tu non
lo sai! Quella bambina non è tua figlia!”
“ Questo lo
so!”.
Apro il rubinetto e sciacquo il viso più di una volta come a
volermi svegliare, ma soprattutto spazzare via questi pensieri dalla
mia mente.
Poggio le mani sui bordi del lavandino, lasciando gocciolare il viso e
assumendo l’aria di chi sta riflettendo profondamente. In
realtà, la mia mente vaga senza meta, ripescando ogni tanto
strani ricordi.
“
Voglio solo sapere se sei consapevole di quello che stai facendo,
Rai”.
“ Sì, ho intenzione di sposarla”
Alzo il viso, per osservare la mia immagine riflessa allo specchio.
“
Sei sicuro di accettare questa situazione?”.
“ Sì,papà”.
L’aprirsi improvviso della porta alla mia destra mi distoglie
da
questi pensieri e mi riporta alla realtà, e solo ora mi
accorgo
di avere lasciato il rubinetto dell’acqua aperto.
Lo chiudo con un gesto repentino.
“ Scusa, non sapevo fossi in bagno” dice Anya,
richiudendo la porta.
“Tranquilla, ho finito!” la rassicuro.
A queste parole rientra e con occhi bassi si dirige al lavandino, da
cui io mi sono allontanato per asciugarmi il viso, soffermandomi a
osservarla in ogni suo gesto.
Si comporta come se fossi inesistente, ma lo so che mentre spazzola i
denti mi rivolge qualche occhiata con la coda dell’occhio.
Ieri sera, dopo il nostro litigio, si è rinchiusa in bagno,
non degnandomi più di una risposta.
Non ha nemmeno cenato, e a dire la verità neanche io. Mi
sono
limitato a preparare per Hope, la quale si chiedeva perché
la
mamma non uscisse dal bagno.
Messa a letto la piccola, sono passato davanti a quella porta e mi sono
soffermato a fissarla, così intensamente che quasi riuscivo
a
vedervi attraverso: c’era Anya, seduta sul bordo della vasca
a
piangere. Volevo bussare, per ricevere una seppur minima risposta, ma
non l’ho fatto.
Mi sono limitato ad abbassare gli occhi e voltare i tacchi per tornare
in camera.
Solo verso le due del mattino ho sentito la porta aprirsi e il suo
corpo fare peso sul letto, ma non mi sono girato, ho continuato a
rimanere fermo nella mia posizione dandole le spalle, e con animo
più tranquillo i miei occhi piano piano si sono chiusi.
“ Preparo la colazione…” la avviso, per
attirare la sua attenzione e allentare quella tensione.
“ Ho già messo su io il
caffè” mi avvisa, dopo essersi sciacquata il viso.
“ Ok” mi limito a rispondere ad occhi bassi.
Perché stiamo facendo finta che non sia successo nulla.
Che non voglia più riprendere la questione?
Vuole lasciarla in sospeso?
Non riesco a capire. Forse vuole che sia io a iniziare.
“ Vado a controllare”.
Esco dal bagno e raggiungo la cucina; prendo due tazzine e versando il
contenuto della caffettiera mi accorgo di un’anomalia: il
caffè è diventato liquido trasparente.
“ Stamattina hai deciso di bere acqua bollente?”
domando con tono leggermente divertito.
Lei, appena arrivata, mi osserva con espressione torva, non capendo le
mie parole.
“ Hai dimenticato di mettere il caffè!”
le faccio notare.
Fissa incredula il contenuto delle tazzine e solo dopo qualche secondo
sembra prendere atto di quello che ha fatto.
“ Ero sicura di averlo messo…” sussurra
tra sé.
“ Non preoccuparti, lo rifaccio!”.
“ No, devo scappare, quindi lo prendo a lavoro, in fondo sono
pagata per fare caffè” afferma frettolosamente,
prendendo
giubbotto, sciarpa e borsa.
“ Anya!” la richiamo prima che svanisca.
Si ferma, come se non aspettasse altro che essere chiamata.
“ Non volevo dire quelle cose ieri sera, ho perso il
controllo” confesso, sinceramente pentito.
Le sue labbra si muovono, vorrebbe dire qualcosa, ma si limita solo a
fare un lieve e impercettibile sorriso “ Lo so”
libera
quasi in un soffio.
Adesso il suo sorriso si fa più espressivo, come se volesse
tranquillizzarmi, ma in quegli occhi si legge l’amarezza e
forse
la delusione, di chi non si aspettava un simile atteggiamento.
“ Vado!” mi saluta velocemente, sparendo nel giro
di un
secondo e lasciandomi qui a pensare e ripensare a tutto quello che mi
sta succedendo.
“Sei
sicuro di volere accettare questa situazione?”
“Sì, papà!”
***
Mi sono presa una pausa dal lavoro. In caffetteria, oggi, a differenza
di altri giorni, non ci sono stati molti clienti, quindi ho chiesto il
permesso a Dana di poter uscire un attimo, sicura del fatto
che
avrebbe accettato, visto il poco lavoro da fare.
Adesso sono per strada e la mia destinazione è casa Ivanov.
Voglio andare a trovare Hilary, vedere come sta, ultimamente non
abbiamo avuto molte occasioni di parlare, e magari potrei sfogarmi
raccontandole ciò che è successo.
Non l’ha detto con cattiveria, lo so, ma l’ha
detto! Significa che in fondo non si fida di me, forse? O
avrà
reagito così perché si è infastidito
del fatto che
sapevo di quel messaggio inviato da quella misteriosa Corinne?
Beh, e a me non può dar fastidio il sentirmi
rinfacciare
sempre la stessa storia? Credevo che ormai fosse una cosa superata, ma
evidentemente ogni scusa è buona per rinfacciarmela!
Senza accorgermene sono già davanti la porta di casa di
Hilary,
il cancelletto era aperto. Suono il campanello e ad aprirmi dopo pochi
secondi è Yuri, un Yuri Ivanov che non sembra felice di
…
vedermi.
“ Anya, ciao!” saluta inespressivo.
“ Ci-ao!” saluto con espressione stranita.
“
Posso… entrare?” chiedo cautamente, notando che
non sembra
proprio disposto ad accogliermi in casa.
“ Prego!” afferma , mettendosi da parte e facendo
un gesto per invitarmi ad entrare.
Si comporta in modo strano.
“ Hilary?” chiedo, fermandomi al centro
del corridoio.
“ E’ tutta tua!” risponde alterato,
indicando il salotto e sparendo in cucina a passi pesanti.
Cosa sta succedendo? A passi felpati mi dirigo nella direzione
indicatami, dove trovo Hilary sul divano intenta a soffiarsi il naso.
“ Ciao, Hilary, che succede?” chiedo preoccupata
sedendomi accanto a lei e mettendo una mia mano sulla spalla.
Alcuni singhiozzi le impediscono di parlare. Ha il naso e gli occhi
arrossati: sto seriamente preoccupandomi.
“ Niente…” si limita a dire, con voce
soffocata dal pianto.
“ Niente? Piangi come una fontana! E’ successo
qualcosa con Yuri?”.
“ Qualcosa? Gli ho chiesto di accompagnarmi al negozio di
abbigliamento per comprare dei vestiti…” un
singhiozzo la
interrompe.
“ Quindi?” la incito curiosa.
“ Perché i vestiti non mi entrano
più…” un altro singhiozzo
“… e lui sai
cosa mi ha detto??” domanda alterata.
I miei occhi si spostano dubbiosi a destra e sinistra alla ricerca di
una possibile risposta.
“ Ehm… no”.
“ Bene, te lo dico io! Mi ha detto… “ si
alza,
mettendosi le mani ai fianchi e assumendo uno strano atteggiamento
“non ha senso che compri adesso vestiti, tanto ingrasserai
ancora!” borbotta adirata imitando la voce del marito.
“ Ah…”. Dunque questa sarebbe la causa
di tutte quelle lacrime…
“ Ma ti rendi conto? Come può dire una cosa del
genere ad una donna incinta?!”.
“ Beh non penso fosse un’offesa!” le
spiego per farla calmare.
“ avvisami quando sei in piena crisi ormonaleinterviene con
tono autoritario il marito, appena entrato in salotto.
“Ma quale crisi ormonale? Sei proprio un
insensibile!”
conclude infuriata, salendosene al piano di sopra e lasciandomi da sola
qui con Yuri, che si limita a chiudere gli occhi e massaggiarsi le
tempie.
“ For…”.
Stavo per dire qualcosa ma Yuri mi blocca immediatamente con un gesto
della mano che equivale a dire - non aggiungere niente-
Rimango immobile intimorita da quello sguardo agghiacciante.
“Non dormo da due giorni, a causa dei turni di notte
straordinari, torno a casa e vengo aggredito senza ragione da una donna
incinta in piena crisi ormonale, che piange persino se uccido una
mosca! quindi se non ti dispiace andrei a riposami, sai
dov’è la porta, ciao!” conclude con tono
secco e
dirigendosi al piano di sopra, con le stesse movenze di uno
zombi.
Resto immobile per un attimo, al centro della stanza.
E dopo qualche secondo mi rendo conto che forse è meglio
seguire
il consiglio del dottorino: non vorrei perdesse la pazienza, e poi
Hilary non sembra nelle condizioni di voler chiacchierare. Peccato.
Mi ricordo che anche io, quando ero incinta, c’erano dei
momenti
in cui le mie lacrime uscivano a cascate per qualsiasi cosa, anche la
più stupida.
Altre volte invece, erano lacrime che esprimevano una vera e propria
sofferenza: in fondo la mia situazione era alquanto diversa…
***
“ La via più conveniente è quella di
trovare un
accordo che soddisfi entrambe le parti, senza mettere in mezzo
giustizia e cose varie. In base a quello che mi ha raccontato non ci
sono molte possibilità che la bambina venga tolta alla
madre. Mi
segue?”.
Con un cenno gli faccio intendere di avere recepito bene il suo
discorso.
“ Quindi, quello che rimane da fare è: parlare con
lei e farla ragionare!”.
“ Andiamo bene!” commento sarcastico. “
Cosa crede
che abbia fatto in tutto questo tempo? “ dico con tono
infastidito.
“ Ecco il punto!”.
Questa volta la mia espressione gli chiede di dover essere
più chiaro.
“ Finché a chiederlo sarà
lei, non accetterà mai! Capisce?”.
Non lo seguo, e la mia faccia glielo sta comunicando.
“ La madre è troppo arrabbiata per accettare ogni
sua
richiesta, quindi a proporre questa cosa dovrà essere una
persona esterna, diciamo estranea alla vicenda, una figura
professionale, ecco!” conclude soddisfatto.
“ Che sarebbe?”.
“ La faccia venire qui, voglio parlare di persona con la
signora Sarizawa!”.
***
Giro l’angolo, e imbocco la strada che mi riporta in
caffetteria.
Il mio cellulare squilla.
Mi fermo e frugo all’interno della mia borsa nella speranza
di trovarlo.
Cavoli, perché Hope mi lascia le sue cianfrusaglie?
Eccolo!
“ Pronto!” rispondo immediatamente senza leggere il
mittente.
“ Dove sei?”.
“ Tu chi sei?”.
“ Mi prendi in giro?”.
“ Ah Hiwatari, scusa ma no..”
“ Ok, senti…” m’interrompe
maleducatamente, ed
io che stavo pure per scusarmi. Devo essere impazzita! “ Tra
cinque minuti davanti alla caffetteria arriverà
un’auto a
prenderti, fatti trovare pronta!” conclude con tono secco.
Eh?
“ Oh certo, un’auto a prendermi! Ma per andare
dove?” domando alterata.
“ Pronto?”.
Non risponde.
“ Pronto? Pronto? Kai!”.
Ha staccato! Non ci credo, ma… ma… non mi ha
spiegato neanche il motivo!
E adesso spera veramente che io mi presenti?
Se lo può scor…
Non riesco neanche a terminare questo pensiero che il mio cellulare
squilla di nuovo, ma stavolta è un messaggio.
- dobbiamo parlare di Hope, ricordi?-.
Oh no…
***
“ E’ arrivata!” mi avvisa la segretaria.
Ho deciso di farle una chiamata rapida e non lasciarle nemmeno il tempo
di rispondere per evitare le sue solite chiacchiere e lamentele inutili.
“ Falla entrare!” rispondo chiudendo la cornetta
del telefono.
Mi metto comodo, facendo un cenno all’avvocato,
seduto di
fronte a me, il quale sembra fiducioso nelle sue capacità:
lo
spero proprio.
La porta si apre e un istante dopo la figura di Anya avanza lentamente
verso la scrivania, guardandomi in maniera terribile.
“ Salve…” . Solo ora si accorge della
presenza di una terza persona all’interno della stanza.
“ Salve, signora Sarizawa”.
“ Siediti” la invito con un gesto che indica una
poltrona. “ Ti presento l’avvocato
Kuromi”.
Si siede lentamente, assumendo un’espressione interrogativa.
“ Piacere di conoscerla, sono l’avvocato del signor
Hiwatari, mi occupo della difesa della famiglia e dei minori”
si
presenta con tono di voce profonda, porgendole la mano.
***
“ Anya Sarizawa…” mi limito a dire, con
espressione vacua.
Un avvocato?
“ Immagino che sappia già il motivo per cui
Hiwatari l’ha convocata!” .
L a mia espressione diventa seria “ Sì”
rispondo sommessamente.
“ Il signor Hiwatari mi ha raccontato per grandi
linee la
vicenda…”. Ah per grandi linee, andiamo bene!
“ Abbiamo due genitori separati, ognuno conduce una vita
propria
e la cosa più problematica è che la bambina non
sa chi
è il suo vero padre! La bambina sta vivendo una situazione
familiare un po’ disagiata. Lei ha un compagno,
giusto?”
domanda improvvisamente.
“ Sì…”. Che c’entra
adesso?
“ La bambina come si rapporta a lui? Nel senso,quale figura
vede in lui?” domanda ancor più dettagliatamente.
Questa situazione non mi piace, ma mi vedo costretta a rispondere.
“ Per lei è una figura paterna” rispondo
con occhi
bassi, sentendo su di me lo sguardo di Kai, che si limita a rimanere in
silenzio dall’altra parte della sua scrivania.
“ Quindi lo chiama papà?” chiede per
avere conferma.
“ Esatto”.
Seguono secondi di silenzio, in cui quei due si scambiano strane
occhiate, sotto il mio sguardo indagatore.
L’anziano avvocato tira fuori dal suo taschino una penna ed
inizia a scrivere qualcosa in un figlio posto sulla scrivania, e
spostando i miei occhi incrocio quelli di Kai, che comodo sulla sua
sedia assiste compiaciuto a questa sottospecie di interrogatorio.
“ Lei fa la cameriera, giusto? Mi scusi la domanda
inopportuna:
lei è in grado di badare a tutte le spese? Nel
senso, vive
in una casa in affitto, bollette, e cose varie...”
“ A mia figlia non è mai mancato nulla! Se
è questo che intende” asserisco alterata.
“ Non lo metto in dubbio. Perdoni quest’altra
domanda: chi
paga l’asilo della bambina, attualmente?” chiede
investigativo.
Mi fermo ad osservarlo, tenendo le labbra serrate e immaginando
l’espressione compiaciuta di Kai in questo momento.
“ Rai…” libero quasi in un sussurro.
“ Che sarebbe?” domanda con l’aria di chi
conosce già la risposta.
“ Il mio compagno” rispondo dando conferma alla sua
ipotesi.
“ Quindi ammette che sul piano economico incide molto il
contributo finanziario del suo compagno? Mi è stato detto
che vi
sposerete, e che tornerete in Cina! Quando?”.
Non ha tralasciato i dettagli Hiwatari.
“ Dopo Natale, quindi a breve…”.
“ E come pensa di gestire la situazione? Insomma, il padre
è qui in Giappone, come farà a
incontrarla?”.
“ A questo non ho pensato! Insomma, si può sapere
qual
è il punto della situazione?” domando con un tono
che
esige chiarimenti. Sono stata catapultata qui e in cinque minuti mi
sono state fatte mille domande, senza che nessuno si sia preoccupato di
spiegarmi la situazione!
“ Non ci sei ancora arrivata?!”asserisce con tono
duro Kai, che fino ad ora è rimasto in silenzio.
“ Stiamo parlando
dell’affidamento…” interviene
l’avvocato.
“ Ho capito che stiamo parlando dell’affidamento!
Quello
che non capisco è dove vogliate arrivare con tutte queste
domande e giri di parole!” spiego stringendo un pugno sul
tavolo.
“ Il Signor Hiwatari ha chiesto il mio consulto per chiedere
l’affidamento legale della figlia…”.
Perché
continuano a dire la stessa cosa? Fin qui ci sono arrivata! Sto per
perdere la paz…
“ E gli ho spiegato che non è possibile che la
bambina venga affidata a lui!” conclude.
Cosa?
Rimango stupita e confusa allo stesso tempo: è impossibile
che la bambina venga affidata a lui?
I miei occhi si spostano su Kai, il quale resta in silenzio a osservare
serio un punto del tavolo.
“ Ah…”. E’ l’unica
cosa che riesce ad uscire dalla mia bocca.
Non so se essere felice di questa notizia o iniziare a preoccuparmi,
visto il modo in cui si ferma a riflettere l’avvocato.
“ Ma, c’è un ma!”.
Ecco appunto.
“ Se l’ho chiamata qui è per farla
riflettere! So di
averle confuso la mente con tutte quelle domande e mi perdoni
l’indiscrezione, ma questi dettagli sono necessari per avere
un
quadro completo della situazione, capisce?” mi spiega con
fare
professionale.
Annuisco, incitandolo a continuare.
“ Bene…” faun respiro profondo,
prendendosi qualche
attimo per elaborare le sue idee. Attimi in cui i miei occhi si
incrociano con quelli inespressivi di un Hiwatari, che non presagiscono
nulla di buono.
Decido di far entrare una buona dose di aria nei polmoni, come a farmi
coraggio e trovare la concentrazione che mi consenta di gestire questa
situazione.
“ Ho capito che voi due non riuscirete a trovare un
accordo.” . Geniale intuizione! “ Quindi
sarò io a
farvi una proposta! Dunque: la bambina vede saltuariamente il padre,
giusto? Di quante ore parliamo alla settimana,
all’incirca?” domanda rivolgendosi alla
sottoscritta.
“ Beh quasi ogni pomeriggio!”.
“ Quasi ogni pomeriggio?!” interviene Kai
contrariato
“ Vedo quella bambina all’incirca due volte la
settimana!” mi corregge serrando il tono.
“ Ma che cosa stai dicendo?” dico infastidita.
“ La verità!” .
“ Ma…”.
“ Ok, calma!” interviene con tono pacificatorio
l’avvocato, avvertendo una certa tensione
nell’aria.
Ci ricomponiamo, scambiandoci sguardi fulminanti e maledicendoci
mentalmente.
“ Quindi ho capito che non avete dei giorni prestabiliti, e
non
siete neanche d’accordo su questo…
bene!” aggiunge
sottotono con l’aria di chi sa già di star
prendendo parte
ad una causa persa.
“ Quello che voglio farle capire è che la bambina
vede
saltuariamente il padre, quindi non ha molta confidenza o
familiarità con lui, non lo vede come una persona che fa
parte
della sua vita! Di conseguenza, quando vi trasferirete in Cina, la
bambina dimenticherà automaticamente il tempo trascorso con
lui!
E aggiungiamo pure il fatto che neanche sa che è suo padre.
E se
anche lo vedesse qualche volta al mese non potrà mai vedere
in
lui un padre, ma verrebbe considerato alla stregua di un…
uno
zio, un amico di famiglia… un parente lontano, mi
segue?”.
Il riflettere sulle sue parole mi immobilizza a tal punto che non
riesco neanche a muovere ciglio.
“ …E le dirò di più: quando
crescerà, pur consapevole del fatto che
è suo
padre, si ritroverà con un perfetto sconosciuto! Lei
sarà
cresciuta sicuramente in una famiglia completa, in un ambiente sereno e
rassicurante, beh posso dirle con assoluta certezza che per i figli di
genitori separati la situazione è molto diversa!”.
Ogni sua frase ha maledettamente un senso. Tutto il discorso fila. Non
fa una piega. Lo ammetto!
Hope non potrà mai avere una famiglia unita: sarà
sempre
figlia di genitori separati e dovrà condividere due mondi
completamente diversi.
“ Dalla sua espressione capisco che le mie parole la stanno
facendo riflettere. Capisce ora l’importanza della
questione?Quello che dico sempre io è: rimanere uniti, pur
essendo separati!” aggiunge con tono saggio.
Uniti… pur essendo… separati.
L’avvocato aspetta qualche cenno, qualche parola da parte
mia, ma
non riesco più a dire nulla, non mi rimane che ascoltare.
“ Quello che voglio proporle è di far trasferire
la
bambina, per qualche periodo a casa del padre, in modo che riesca a
familiarizzare con lui e con l’ambiente in cui vive.
Invertire i
ruoli, insomma: vivere col padre e vedere saltuariamente la
madre” conclude con un cenno di intesa.
“ Mia figlia dovrebbe andare a vivere a casa
sua?” asserisco con accento di disappunto.
“ Esatto!”.
“ Quale sarebbe il tuo problema?” ribatte Kai, che
prende parola quando meno te lo aspetti.
“ Tu non sei mai a casa, chi dovrebbe badare a Hope? Le tue
cameriere o peggio ancora Eva?” spiego con fare alterato.
“ Questi sono affari miei! E poi mi sembra che anche tu
lavori! E vogliamo parlare di Rai?”.
Lo fulmino con lo sguardo: oggi tutto sembra a suo favore, e
il suo avvocato non è certo imparziale!
“ E va bene!” affermo accettando la proposta con
rassegnazione “ Facciamo questo esperimento!”
aggiungo
rivolgendomi all’avvocato, sorpreso della mia risposta.
“ Perfetto!” afferma soddisfatto della buona
riuscita del
suo lavoro. “ Almeno non ho sprecato il mio fiato
oggi!” .
La discussione prosegue per un’altra mezz’ora, piuttosto tranquillamente.
“ Aggiornatemi sullo sviluppo degli eventi,
provvederò nel
frattempo a preparare i documenti del cambio di cognome della bambina,
arrivederci!” saluta rapidamente, prendendo la sua valigia,
una
busta dal tavolo e andandosene.
La porta si chiude e il silenzio domina nella stanza.
Il mio sguardo severo si rivolge a lui. “ Cosa è
questa storia del cambio di cognome?”.
“ Mi sembra ovvio, la bambina deve essere riconosciuta come
mia figlia legittima, non credi?”.
“ E perché questo è stato detto alla
fine uscendo dalla porta?”.
“ Perché non è importante: Hope
Sarizawa, Hope
Hiwatari… cosa cambia? Beh, almeno il mio cognome la
renderà più importante!” aggiunge con
tono
denigratorio.
Mi fa schifo e il mio sguardo gliel’ha già detto,
ma lui
sorride, sorride compiaciuto. Si alza e cammina, seguito dai miei occhi
di fuoco.
“ Te lo avevo detto che presto sarei stato io a gestire la
situazione!” sussurra a pochi centimetri dal mio orecchio.
Un brivido mi sale lungo la schiena non appena il suo respiro mi sfiora.
***
Non è stato facile, ma alla fine ha ceduto.
Certo, ho dovuto pagare un avvocato per riuscire
nell’impresa, ma alla fine ne è valsa la pena!
“ Te lo avevo detto che presto sarei stato io a gestire la
situazione!”.
Trovo sempre una grande soddisfazione nel terrorizzarla: non lo faccio
con cattive intenzioni, mi diverte e basta, per il semplice motivo che
basta poco per metterla in soggezione.
Basta solo che io mi avvicini e diventa un pezzo di marmo.
Sono a pochi centimetri dal suo viso e ho davanti i suoi occhi che non
muovono ciglio. Quasi non respira. Un sorriso beffardo si
dipinge
sul mio volto e basta questo a farla scostare ed alzare
bruscamente.
“ Spero che tu sappia gestire questa situazione!!”
dice
frettolosamente, prendendo la sua borsa e dirigendosi alla porta.
Oh sì…
***
Un improvviso rumore distoglie la mia attenzione dal display del
cellulare.
Anya è già tornata a casa.
Non ha la solita espressione, neanche quella con cui è
uscita stamattina: sarà ancora arrabbiata?
“ Già qui?” le domando, rimanendo seduto
sul divano.
“ Mh mh!” si limita a dire in maniera schiva,
intenta a togliersi la sciarpa dal collo.
È sicuramente arrabbiata per ieri sera.
“ Senti, perché non parliamo di quello che
è
successo ieri sera, così sistemiamo le cose” le
propongo
con tono pacificatorio.
“ Non sono arrabbiata per ieri sera, anzi… me ne
ero
persino dimenticata!” spiega avvicinandosi e sedendosi sul
divano.
“ Allora cosa è successo?” chiedo
incuriosito, mettendo da parte lo smartphone.
La osservo mentre guarda assorta punti indefiniti del pavimento.
“ Oggi… è successa una
cosa…”.
***
“ Hope andrà a vivere con lui?”.
Il mio silenzio basta come risposta.
“ E tu hai pure accettato?” chiede ancora
più sorpreso.
“ Cosa dovevo fare? Mi ha messo con le spalle al
muro!”.
Si gratta la nuca innervosito.
“ Quanto tempo starà con lui?”.
“ Una settimana credo…” rispondo con
tono basso.
“ Ok, una settimana si può fare… ma
dopo? Dopo come faremo? Finito Natale ce ne andremo!”.
Ha ragione, questo è un grande problema: come faremo a
dividerci i turni con chilometri che ci separano?
“ Perché non ci trasferiamo qui in
Giappone?” propongo, fulminata all’improvviso da
questa idea.
Si ferma ad osservarmi accigliato.
“ Trasferirci qui in Giappone?” sussurra tra
sé.
“ Sì… insomma, potresti lavorare con i
collaboratori di tuo padre, non è poi così
diverso, e poi
sarebbe la soluzione ideale anche perché Hope frequenta
già un asilo, ha fatto le sue amicizie
e….”.
Continuo a dire una serie di cose, in maniera confusa, nella speranza
di convincerlo ad accettare di rimanere qui: unica soluzione per
risolvere tutti i nostri problemi.
Ma dalla sua espressione capisco che non è molto entusiasta
di questa proposta.
“ Io dovrei rimanere qui… anzi noi dovremmo
rimanere qui,
per fare un favore ad Hiwatari?” domanda con il tono di voce
di
chi non crede alle sue orecchie.
“ Non è così…” .
“ Invece sì!” asserisce duramente.
“ No, ci sono una serie di motivi!”.
***
“ Motivi che fino a ieri non esistevano!”.
Sembra quasi che le abbia fatto il lavaggio del cervello.
“ E’ troppo chiederti di rimanere?”.
Non capisce…
“ Non è troppo che me lo chieda tu, ma
perché a chiederlo è Hiwatari!”
concludo amareggiato.
La osservo intensamente, facendole capire che non cambierò
idea
e che non voglio più proseguire questa conversazione. Prendo
il
mio cellulare e torno in camera.
Mi siedo pesantemente sul letto e cerco si scaricare in qualche modo
questo nervosismo che mi fa tremare persino le mani.
Non posso crederci, mi ha chiesto seriamente di rimanere…
*bip
bip:
(1 MESSAGGIO)
Corinne:
non mi sembri convinto di quello che dici :/
***
Ecco fatto.
Missione compiuta, Anya.
Adesso non sai ufficialmente cosa fare!
***
Esco dalla mia camera da letto, mi chiudo la porta alle spalle e un
improvviso dolore al collo mi blocca sul ciglio della porta. Muovo
leggermente la testa a sinistr e poi a destra.
Maledetto torcicollo!
Mi ricompongo, e aperti gli occhi mi accorgo di una cosa che mi
sorprende a tal punto da rimanere ferma in piedi.
La nostra cameriera è indaffarata a sistemare la stanza
degli ospiti di fronte alla mia camera.
“ Che stai facendo?” . Mi avvicino e domanda con
aria curiosa.
“ Il signor Hiwatari mi ha ordinato di preparare questa
stanza!”.
“ Per quale motivo?”.
“ Non me lo ha detto!” si limita a risponde ,
continuando a sistemare le lenzuola.
Mi fermo un attimo a pensare.
Decido di scendere al piano di sotto, dove lo trovo a fare colazione
col suo solito caffè in una mano e il cellulare
nell’altra.
“ Buongiorno tesoro!” lo saluto con allegria, ma
vengo ricambiata con il suo solito cenno inespressivo.
“Abbiamo ospiti?” esordisco con aria investigativa.
A questa domanda, che presumo si aspettava già, rimane fermo
immobile.
“ Già…” si limita a dire,
sorseggiando il suo caffè.
“ E chi?” domando insospettita, mentre sollevo la
caffettiera per versare il suo contenuto in una tazzina.
“ H..p!” bisbiglia talmente piano che la parola
è arrivata confusamente alle mie orecchie.
“ Puoi ripetere? Non ho capito…”.
Si schiarisce la voce “ Hope!” ripete con tono
naturale.
Al suono di questo nome i miei occhi quasi fuoriescono.
“ Hope… quella Hope? Intenti tua
figlia?” chiedo con tono sorpreso.
“ Ne conosci altre?”.
Poggio poco delicatamente la tazzina e la caffetteria sul tavolo.
“ No, aspetta un momento!” cerco di fermarlo, ma
lui si alza ignorandomi, per dirigersi a prendere il cappotto.
“ Tua figlia viene a vivere qui e tu non mi dici
niente?” dico alterata.
“ Dovevo chiederti il permesso forse?” controbatte
beffardamente.
“ Almeno avvisarmi!”.
“ Beh, adesso lo sai!” conclude prendendo il
portafogli e chiavi.
“ Hiwatari, aspetta!”. Mi ignora. “
Hiwatari!!”
Chiude la porta e mi lascia da sola senza alcuna spiegazione come una
perfetta idiota.
Non ci credo! La porta qui… la porta davvero qui, in questa
casa! La nostra casa? Dovrei condividere il tetto con
quella…
quella mocciosa figlia di quella … grrrr!!!
“ Signorina , le preparo la sua tisana?” domanda
con voce tremula la cameriera, appena giunta alle mie spalle.
“ Tisana?” ripeto nervosa voltandomi verso di lei e
terrorizzandola col mio sguardo.
“ io lo ammazzo! io… Lo ammazzo!”
continuo a
ripetere salenedo i gradini della scala a passi pesanti e veloci.
“ Lo distruggo!”. Grido infuriata chiudendo con
forza la porta della camera.
Salve
gente!
La
storia continua e i casini, come preannunciato, aumentano.
Per
evitare
di mettere mani in campi che non conosco e che mi farebbero confondere
(legge, avvocati &Co) ho preferito risolvere la situation con
un
accordo “pacificatorio”.
Kai
si
è servito del suo avvocato come “consulente
familiare” per far ragionare Anya e quest’ultima si
è vista costretta ad accettare, perché ha capito
che per
Hope è importante trascorrere del tempo anche col padre.
Così
dal prossimo episodio vedremo Hope vivere nella reggia Hiwatari insieme
alla matrigna Eva, sempre che questa non decida di uccidere Hiwatari
prima XD ( prende appunti#uccidereHiwatari
:9)(<_
Anya
viene
colpita da una geniale idea: rimanere in Giappone! Ma a Rai non sembra
poi così geniale e ricominciano le liti (Io non vedevo
l’ora di andare via e non vedere più Hiwatari e
questa mi
dice di restare?? Ç_ç ) ( sta zitto, che ho
capito che
messaggiavi con Corinne!!!!!! Nd è______éAutrice)
.
E
in questo
capitolo sono ricomparsi i coniugi Ivanov: spero non sia sembrata
ridicola come scena, a me divertiva vedere uno Yuri esaurito e una
Hilary in crisi ormonale XD non lanciatemi pomodori >__<
E
rileggendo il capitolo mi sono resa conto di avere scritto un episodio
in cui tutti litigano o.o
Spero
sia
piaciuto, scrivere questo capitolo mi è servito come sfogo e
SOPRATTUTTO
staccare un attimo gli occhi dal libro -.- quindi vi invito a prendere
in considerazione il mio stress XD
Ringrazio
in primis LadyDiamond e il suo fidanzato per il banner *_*
Ringrazio
come sempre tutti coloro che recensiscono, leggono e mi seguono *_*
E
alla prossima , ciau :***
Alla prossima.
TO BE CONTINUED u_u
|
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Capitolo 22 *** Soggiorno a Villa Hiwatari ***
“ Forza Hope, scendiamo! Kai ci sta aspettando!”.
Oggi è un giorno particolare.
Oggi sta accadendo quello che non mi sarei mai aspettata potesse
succedere.
“ Mamma, perché devo dormire a casa di Kai? Tu
vieni?”.
Kai Hiwatari ha ottenuto ciò che voleva: separarmi dalla mia
bambina.
Potrà sembrare esagerato e patetico affermare una cosa
simile, ma il fatto è che, da quando è nata, Hope
non si è mai separata da me. Inoltre, sapere che
andrà a vivere a casa del suo vero padre, di cui, tra
parentesi, lei ancora non sa nulla, mi rende ancora più
nervosa.
Kai non ha mai badato a lei per più di due ore pomeridiane,
quindi mi chiedo come se la caverà, visto che
sarà sotto la sua responsabilità ventiquattro ore
su ventiquattro. Eva non credo sia altrettanto brava con i bambini e
non so neanche come abbia preso questa faccenda. Ad ogni modo, deduco
che non gli sarà per nulla di aiuto.
L’unica soluzione? Farsi aiutare dai suoi domestici: spero
siano affidabili.
Senza accorgermene siamo già arrivati al piano terra.
Aperto il portone avvisto l’auto di Kai parcheggiata qui di
fronte e ci affrettiamo a raggiungerlo.
“ Hey, scusa il ritardo, ma ho controllato che ci fosse
effettivamente tutto l’occorrente nel borsone!” gli
spiego porgendoglielo.
“ Non sta mica andando dall’altra parte del mondo,
ti ricordo!” risponde acidamente, prendendo in mano il
borsone per poi dirigersi verso l’auto e posarlo
all’interno del portabagagli.
Quanto è simpatico!!
Un attimo, forse ho dimenticato…
“ Hey aspetta, forse ho dimenticato gli elastici per i
capelli!” dico all’improvviso vedendo il cofano
dell’auto chiudersi.
Ma lui lo ha già chiuso, ignorandomi e osservandomi seccato.
Grazie, Kai.
Grazie.
“ Smettila, ok?” mi ordina, seccato, portando in
aria gli occhi e prendendo la mano di Hope per farla salire in macchina.
La bambina continua a guardarmi confusa, come se volesse dirmi
qualcosa, del tipo: dove diamine mi sta portando?
La sistema sul sedile e le allaccia la cintura di sicurezza, sotto il
mio sguardo controllore.
Vedo che ha imparato le basi.
Mentre si dirige al suo posto guida, io mi avvicino alla mia piccola.
“ Mi prometti che farai la brava?” le chiedo
dolcemente.
“ Mamma, ma perché tu non vieni?”.
A questa domanda i miei occhi si alzano per incrociare quelli
inespressivi di Kai.
“ Perché…” che cosa dico?
Come le spiego? “ Perché… beh Kai vuole
che tu trascorra un po’ di tempo a casa sua, così
potete… ehm… giocare… e poi
c’è il cane, vedrai che ti divertirai,
capito?” le dico sorridente, mal celando nel tono una certa
preoccupazione.
“ Mh- mh” annuisce contenta, non appena pronuncio
il fattore-cane.
Spero solo non combini guai e che Kai la controlli mentre gioca con
quel bestione.
“ Brava bambina!” mi congratulo accarezzandole i
capelli.
“ Allora possiamo andare?” interviene scocciato
Hiwatari, che fin’ora non ha aperto bocca.
“ Certo! Mi raccomando Hiwatari!” gli raccomando
con tono pungente.
Sorride beffardamente, roteando gli occhi dall’altra parte.
Il motore si accende.
“Ciao mamma!” mi saluta allegramente la mia
piccola, mentre il suo viso viene oscurato dal finestrino, che piano
piano si alza fino a chiudersi. Non prima di essere riuscita ad
incrociare gli occhi inespressivi di Hiwatari.
Il motore si accende e l’auto lentamente avanza, fino ad
allontanarsi, per poi scomparire.
I miei occhi rimangono fissi sul punto in cui l’auto
è sparita.
I miei capelli vengono scompigliati dal vento.
Mi raccomando Kai, ricorda che non è un gioco…
***
Sento la porta d’ingresso principale chiudersi e un rumore di
passi.
“ Kai, posso giocare con il cane?” sento
pronunciare da una vocina infantile.
“ Più tardi, non adesso!” risponde Kai.
Sono arrivati.
Non ci credo.
L’ha portata veramente!
Chiudo la rivista che tengo tra le mani e la adagio sul tavolino del
salotto, per poi alzarmi e dirigermi con aria investigativa in
corridoio, dove stanno a confabulare.
“ Ciao Kai!” saluto con falsa simpatia.
Cosa che a lui non sfugge, visto il modo in cui mi osserva.
“ Hernandez, non dovevi uscire?” chiede con tono
altrettanto simpatico.
Sì, in effetti dovevo uscire, ma non appena mi ha detto che
stava andando a prendere la mocciosetta, ho voluto rimandare. Non era
così importante.
“ No, alla fine ho deciso di restare a casa!”
spiego senza dilungarmi nelle spiegazioni, che lui sicuramente immagina.
“ Ciao Eva!” mi saluta la mocciosetta dal basso.
Ma guarda, si ricorda ancora il mio nome!
“ Ciao!” la saluto con superficialità,
fingendo un sorriso cordiale.
Kai porta gli occhi al cielo e tenendo la mano di quella cosa lì,
la trascina al piano di sopra, per mostrarle la cameretta che ha fatto
preparare apposta per lei.
Tzè.
Rimango lì con le braccia incrociate al petto, osservandoli
salire uno ad uno i gradini.
Sei patetico Kai.
Voglio proprio vedere quanto resisterai!
***
“ Ecco la tua stanza!”.
Apro la porta per mostrarle la sua nuova camera.
Entriamo e adagio il borsone in un angolo, mentre lei si osserva
meravigliata intorno.
Forse è un po’ troppo grande per lei, ma penso non
abbia importanza.
“ Ti piace?” le chiedo attirando la sua attenzione.
“ Sì!” risponde allegramente.
“E’ tutta mia?” Perché non ci
sono i giocattoli?” chiede sorpresa.
Beh, a questo non avevo pensato…
“ Ehm… beh li metteremo dopo!” spiego
evasivo.
“ Wow questo letto è come quello di mamma e
papà, è grande grande!” afferma
stupefatta adagiando le mani sulla coperta.
Già…
Come quello di mamma e papà…
“ Ci sono due cuscini,
sììì!” esclama buttandosi
sul letto.
Che buffa…
Mi allontano qualche secondo per dire alla cameriera di disfare le sue
cose e farle un bagno, se necessario.
La lascio nelle sue mani, e me ne scendo al piano di sotto dove trovo
gli occhi furibondi di Eva su di me.
La ignoro e mi dirigo in cucina a bere qualcosa. Apro il frigo e tiro
fuori una lattina di aranciata. Richiudo il frigo e preso un bicchiere
lo poggio sul tavolo, sentendo ancora su di me gli occhi infuocati di
Eva. E infatti, alzo lo sguardo e la vedo lì, vicino allo
stipite della porta, con braccia incrociate al petto, ad osservarmi
contrariata.
Perché è così pesante?
“Ne vuoi un po’?” le chiedo facendo un
cenno verso l’aranciata, con finta ingenuità.
“ Sai cosa voglio!” risponde con tono duro.
“ Ah vero, tu preferisci il succo di carote, beh preparatelo
tu quello, mi fa schifo…” rispondo con fare
evasivo. Perché non vuole capire che non voglio toccare
l’argomento!
“ Hiwatari, quello che dovrebbe farti schifo è
guardarti allo specchio” aggiunge sarcastica.
Bevo tutto d’un sorso e riposo il bicchiere, fingendo di non
avere sentito.
“ Kai perché fai così?”
chiede con tono innervosito. “ Adesso che hai tua figlia qui
hai deciso di ignorarmi? Se è così me ne vado,
non voglio darvi fastidio!” conclude ironica.
“ Non cominciare a dire stronzate…” mi
limito e dire, passandole davanti per dirigermi in salotto.
A volte si comporta come una bambina viziata.
“ Perché deve stare qui? Non pensi che possa darmi
fastidio? Ti ricordo che quella figlia è nata dal tuo
tradimento con Anya!” spiega, puntando furiosamente un dito
verso il piano di sopra.
“ Tradimento?” ripeto ad alta voce a mo’ di
sfottimento.
Quanto è esagerata!
“ Perché come vorresti definire tutto
ciò? Vuoi negare di essere stato a letto con Sarizawa mentre
stavi con me?” urla inferocita.
“ Esatto” rispondo con nonchalance
mettendomi comodo sul divano.
Una risposta che la fa imbestialire ancor di più, visto il
modo in cui sgrana gli occhi. “Eravamo in macchina, per
l’esattezza!” concludo con tono beffardo, prendendo
il telecomando per accendere la tv.
“ Tu non sei normale… vuoi raccontarmi anche i
dettagli? Non so, fai tu!” chiede con gli occhi arrossati.
Forse ho esagerato.
“ Senti Eva, non…” . Mi alzo per
avvicinarmi a lei e calmarla, ma mi scansa con rabbia e disprezzo,
voltandomi le spalle. “ Dove vai adesso?”.
“ Beh visto che mi tratti così non vedo
perché dovrei restare ancora qui!”.
Ora fa la vittima… oddio…
“ Kai, forse tu non capisci! Io detesto Anya e ancor di
più detesto il fatto che tu tenga contatti con lei! E qual
è il motivo per cui tieni contatti con lei???”
domanda retoricamente “ Quella bambina!!” afferma
furiosamente puntando il dito ancora una volta verso il piano di sopra.
“ E per di più quella bambina, nata dal tuo
tradimento deve stare qui! Sotto il mio stesso tetto!!”
conclude stringendo i pugni. “ Quindi, o me o
lei!!”.
Sapevo lo avrebbe detto di nuovo.
“ Eva…” inizio a dire usando questa
volta un tono veramente serio “ ti ho già detto
come stanno le cose! Non farmele ripetere ancora! Non posso scegliere!
Hope rimarrà qui, che tu lo voglia o no,
rassegnati!” le spiego una volta per tutte, nella speranza
che capisca.
Allenta la tensione, scioglie i pugni e il suo petto sembra muoversi
regolarmente adesso.
Non penso si sia rassegnata, ma almeno sembra essersi calmata. Per un
attimo ho temuto che le vene al collo le stessero scoppiando.
“ Ti costa molto fare finta che non ci sia?” le
domando avvicinandomi con cautela.
“ Sì Kai! Mi costa molto!” conclude con
tono serrato, voltando i tacchi e salendo a passi pesanti i gradini
delle scale.
Iniziamo bene…
***
Cala il buio della sera.
Anya versa un mestolo di minestra fumante nel mio piatto, e poi anche
nel suo.
Si siede e iniziamo a mangiare, circondati da un silenzio quasi
irreale.
Io ho quasi finito mentre lei continua ancora a mescolare la minestra
col cucchiaio.
“ Non pensi che si sia già raffreddata da un
pezzo?”.
“ Eh?”.
Come pensavo la sua mente vagava altrove.
“ Sì, hai ragione…” risponde,
ricomponendosi ed iniziando a mangiare.
Si vede che lo fa svogliatamente, quasi non avesse fame.
Come dicevo, la sua mente è altrove.
E penso di sapere anche dove.
“ Sei ancora preoccupata?” le domando.
Posa il cucchiaio sul tavolo “ Sì, non faccio
altro che pensare a Hope!” confessa preoccupata.
Sapevo che sarebbe andata a finire così, per questo ero
contrario a tutto questo fin dall’inizio.
Ma ormai ha accettato di farlo, il danno è stato fatto.
“ Senti, sappiamo com’è Hiwatari, ma per
fortuna tu stessa hai detto che ha dei domestici quindi qualcuno
provvederà in qualche modo a Hope!”.
Le mie parole di conforto non sembrano scolpirla neanche un
po’.
Ammetto anche io di essere preoccupato, ma cosa possiamo fare? Mettere
delle telecamere in casa Hiwatari e controllarlo? Mi piacerebbe, ma non
possiamo!
“Sono passate tre ore e non mi ha ancora telefonato
nessuno…” afferma preoccupata.
“ Segno che le cose stanno andando bene, no?”.
“ O forse no…” .
Il suo solito pessimismo.
Sto sforzandomi in tutti i modi per farle risollevare il morale,
nonostante mi costi un sacco, e lei non mi aiuta affatto, incredibile!
“ E’ solo la prima sera, Anya! Vedrai che tra due o
tre giorni al massimo, Kai ti chiamerà disperato chiedendoti
di andare a riprenderti Hope”.
“ Dici?”.
“ Dubito fortemente che Hiwatari regga a lungo! Sappiamo che
la pazienza non è la sua miglior virtù!
E poi Hope è capricciosa, lo sai!” le ricordo,
riuscendo a strapparle un sorriso.
“ E’ vero…” ammette sorridendo.
“ Dai… lavo io i piatti, tu vai a farti un bagno,
ti raggiungo tra un po’!”.
“ Rai?”. Stavo dirigendomi in cucina e mi fermo al
suo richiamo.
La osservo.
Lei mi osserva con un tenue sorriso stampato sulle labbra.
“ Grazie!”. L’unica parola che sembra
fuoriuscire quasi in un sussurro.
Ci sorridiamo ancora una volta per poi andare in direzioni diverse.
E’ dura fingere.
Fingere di stare bene quando in realtà si vorrebbe spaccare
tutto.
Se faccio tutto questo è per non vedere, ancora una volta,
la sofferenza nei suoi occhi, ma a forza di fingere finirò
per incrementare la mia di sofferenza.
Non voglio che pesi su di lei quello che sto provando, ma…
vorrei che capisse.
Mi ha chiesto di restare a Tokyo e non partire più per la
Cina.
Mi ha chiesto di sposarci qui.
Non ho ancora dato una risposta.
E sinceramente non so cosa fare.
Vivere qui significherebbe avere Hiwatari sempre in mezzo.
Ma pensandoci, anche se partissimo le cose non si risolverebbero
affatto… anzi, si complicherebbero ancor di più.
***
“ Signor Hiwatari, la cena è quasi
pronta!”.
“ Hope dov’è?” domando
massaggiandomi le tempie e cliccando il pulsante di spegnimento del
computer.
“ Sta guardando la televisione!”.
“ Ok, ed Eva?”.
“ La signorina è rimasta tutto il pomeriggio in
camera, forse starà ancora riposando. Vuole che la vada a
chiamare io?”.
“ No, ci vado io!” rispondo alzandomi e chiudendo
il portatile.
La domestica se ne va via, per avvisare Hope, mentre io, con non grande
gioia, mi dirigo in camera mia, per cercare di capire cosa stia
combinando Eva.
Il mio pugno bussa con due leggeri colpi sulla porta.
Non risponde nessuno.
In teoria è anche la mia stanza, quindi potrei benissimo
aprire senza tanti problemi, ma so già che…
Abbasso la maniglia della porta e…
Come pensavo: è chiusa a chiave.
“ Eva?” la richiamo con voce autoritaria.
“ Cosa vuoi?” risponde seccata.
“ La cena è pronta, scendi!” affermo,
guardando un punto fisso del pavimento, attendendo una risposta, che
sarà sicuramente…
“ Non ho fame!”.
Appunto. Ecco la sua risposta.
Emetto un profondo respiro.
“ Eva… non farmi incazzare e apri la porta o la
sfondo!” le ordino con un tono che non ammette repliche.
Mi sembra di avere a che fare con una marmocchia.
Passano alcuni secondi di silenzio.
La porta si apre all’improvviso…
“ Ma sì, dai! Ceniamo tutti insieme! Come in un
quadretto familiare: padre, fidanzata e figlia
dell’amante!!” asserisce con tono alterato misto ad
una risata isterica, passandomi davanti per poi scendere al piano di
sotto.
Resto per un attimo lì, a osservare la sua figura che piano
piano scompare, mentre nella mia mente comincia a sorgere un
dubbio:perché sono circondato da matti?
***
Arrivo in sala da pranzo e la prima cosa che noto è la
tavola apparecchiata per tre persone.
La seconda cosa che ovviamente non mi sfugge, è la mocciosa,
seduta già a tavola che mi osserva allegramente.
Avanzo fino ad arrivare al mio posto, proprio di fronte al suo e con un
falso sorriso stampato in volto, mi accomodo.
Un istante dopo arriva Kai, il quale si siede a capotavola, tra noi
due,con la sua solita faccia seria.
La cena ci viene servita sotto gli occhi curiosi della bambina, che
sembra osservare ogni mossa della nostra cameriera.
Iniziamo a mangiare, ma la bambina resta ferma ad osservare il suo
piatto.
“ Cosa c’è? Non ti piace?”
chiede con tono stranito Kai.
“ Non la so tagliare…” spiega con tono
triste “ La mia mamma mi taglia sempre la carne!”.
“ Tzè… pure viziata!” mormoro
tra me e me.
“ Reina? Tagliale la carne!” ordina Kai alla nostra
cameriera, che esegue immediatamente ciò che le è
stato appena detto.
Mentre Kai sembra mangiare per i fatti suoi, tranquillamente, io non
posso fare a meno di osservarla e pensare a quanto questa situazione
sia ridicola.
Ho accettato che la portasse qui qualche ora alla settimana, ma vivere
con lei sotto lo stesso tetto è veramente troppo.
Sarà malvagio da pensare.
So che non c’entri nulla, ma...
Avrei voluto che non fossi mai nata!
Almeno non avrei, oggi, di fronte la prova inconfutabile del tradimento
di Kai con quella sciacquetta di tua madre.
E’ una cosa che ancora adesso mi fa rivoltare lo stomaco.
“ Hai già finito?” chiede insospettito
Kai, vedendomi alzare di scatto e andare via.
“ Sì…” mi limito a rispondere
con tono serio e acido, per poi scomparire al piano di sopra.
***
Non immaginavo certo che Eva prendesse questa mia decisione con
entusiasmo, ma credo che con questo atteggiamento stia esagerando.
“ Dai, Hope… adesso rientriamo a casa, fa
freddo!” la avverte Reina.
Mi ha pregato tutto il pomeriggio affinché uscissimo fuori
in giardino a vedere il suo cane.
Ma pioveva, quindi gliel’ho negato, piazzandola davanti al
televisore.
Non ha molti giocattoli qui, a parte quella bambola, quindi era
l’unico modo per farla stare tranquilla e lasciare che io
lavorassi in pace.
Ma poco fa, guardando dalla finestra si è accorta che non
pioveva più, quindi mi ha chiesto di nuovo di uscire.
Reina mi ha consigliato di imbottirla per bene con sciarpa e
cappottino, per non farle prendere freddo e così siamo
usciti.
Non staremo molto, l’aria è gelida.
Giusto il tempo di finire questa sigaretta, che ovviamente sto fumando
al di fuori dell’area visiva di Hope, in un angolo sperduto
del giardino, da cui però, riesco a vederla, mentre
accarezza quel cagnone sotto la super visione di Reina.
Ecco l’ultimo tiro.
Inspiro ed espiro, creando un’enorme nube di fumo di fronte
al mio viso, a causa anche dell’aria gelida che mi circonda.
È ora di entrare.
Con un cenno avviso Reina, che immediatamente prende una mano di Hope e
la invita e rientrare, mentre con l’altra saluta allegramente
il suo amico peloso.
Entriamo e chiudiamo la porta.
“ Vuole che la porti io a letto?” mi chiede Reina.
“ Beh, aiutala a cambiarsi, o altro… fai tu,
quando hai finito chiamami!” le spiego con fare schivo,
togliendo il cappotto e sciarpa per poi prendere il telefono e
controllare alcuni messaggi ricevuti.
Dopo una manciata di minuti ecco che Reina mi avvisa di avere
finito per poi congedarsi.
“ Hey, Hope!”.
Busso alla sua porta, che trovo socchiusa.
“ Sono qui!”.
Una vocina alle mie spalle mi coglie di sorpresa.
“ Dov’eri?” chiedo invitandola ad entrare.
“ In bagno!” risponde strofinandosi gli occhi e
sbadigliando.
Sonno, eh? A chi lo dici!
Ma mi sa che mi aspetterà una dura nottata con Eva.
Dopo cena è sparita e non l’ho più
vista: starà meditando sul fatto se soffocarmi mentre dormo
o mentre sono sveglio.
Ad ogni modo.
“ Mettiti a letto, su… domani a che ora devi
andare all’asilo?”.
“ Non lo so… mi sveglia sempre la
mamma!” risponde come fosse la cosa più ovvia del
mondo.
“ Già…” dico tra me e me,
essendo ignaro di tutto ciò che fa Anya.
“ Domani viene la mamma?” domanda con
curiosità.
“ No, non credo… ti sveglierò io,
ok?”.
“ Ma il bacino della buonanotte? La mamma non me lo ha
dato!” afferma tristemente.
Beh ne farai a meno per stasera!
“ Ehm… beh, mi ha detto che te lo darà
domani!” le spiego inventando una scusa.
“ Ok…” risponde rassegnata mettendo il
broncio.
La aiuto a salire sul letto e lei si sistema la coperta.
Sembra ancora più piccola in un letto così grande.
Spengo la luce e mi accingo ad uscire, quando…
“ Ma io ho paura” afferma con tono docile.
“ Perché mai?” chiedo voltandomi ad
osservarla stranito.
“ Perché c’è buio e sono
sola…” spiega intimorita.
Ci mancava solo questa…
“ Ti lascio la luce accesa ok?”.
Annuisce, approvando in pieno la mia proposta.
“ Posso andare adesso?”.
“ S-ì…” risponde non molto
convinta.
“ Ok…” rispondo io con ancor meno
convinzione.
Chiudo la porta ed emetto un sospiro di sollievo.
È una sensazione veramente strana: non sono abituato a fare
certe cose.
Mi dirigo in bagno, pervaso da strani pensieri e strane sensazioni, che
cercherò di spazzare via con una doccia calda e rigenerante.
Ma prima…
***
*bip bip
1 messaggio:
Hiwatari.
Apri: A che ora
dovrebbe andare all’asilo domani?
Rispondi: tra le
otto e mezza e le nove! Tutto ok?
Invio…
*Bip bip
1 messaggio:
Hiwatari.
Apri:
Sì...
Cosa significa sì? Gli sembrano risposte da dare?
E questi tre puntini di sospensione?
Anche attraverso i messaggi le sue risposte sono veramente odiose!
Comunque, meglio se la conversazione si concluda qui.
Se ha detto sì… sarà sì!...
…
Rispondi: OK!!!
Invio…
***
Finita la doccia, entro in camera mia, dove trovo Eva semisdraiata sul
letto col suo telefono in mano.
Passo davanti al letto, ma non mi degna di uno sguardo.
“ Ci hai messo un po’… l’hai
messa a letto e raccontatole la favola della buonanotte?”
chiede con tono canzonatorio.
Porto gli occhi al cielo, alzando le coperte per accomodarmi sul letto.
“ Ti sembra divertente?” ribatto con tono duro.
“ No affatto!” controribatte acidamente.
“ E allora per oggi ti pregherei di smetterla, hai
già fatto abbastanza!” le spiego una volta per
tutte.
“ Vedi? Sei sempre così! Prima prendi delle
decisioni senza preoccuparti di informarmi e poi vuoi che faccia da
madre a quella bambina?!” si lamenta adirata.
“Chi ha detto una cosa del genere? Non ti ho chiesto di farle
da madre!” intervengo prontamente. “ Ti ho solo
chiesto di fare finta che non esista, se ti da tanto
fastidio!” le spiego in maniera chiara.
“ E quale ruolo dovrei interpretare io in questa ridicola
commedia? Quella dell’amante?”.
Ma che sta dicendo…
“ Quale amante… senti, ti fai troppo film mentali
tu! NON sei sua madre e NON ti ho chiesto di farlo,
figuriamoci!”.
“ Ha parlato il super papà! Ma se fino
all’altro ieri neanche ti ricordavi di avere una
figlia!” mi ricorda con tono pungente.
La incenerisco con uno sguardo.
“ I miei non sanno neanche che tu hai una figlia, come la
prenderanno?”.
“ Semplicemente non dirglielo!” le suggerisco
sarcastico.
“ Beh quando ci sposeremo dovranno pur
scoprirlo!”.
“ Chi ha parlato di sposarsi?” domando incredulo.
Lei rimane pietrificata da questo mio atteggiamento.
Tace per un istante, con occhi che fissano il vuoto.
Io la guardo sempre più accigliato e interrogativo.
Non ha mai parlato di matrimonio fino ad ora.
Credevo che condividessimo la stessa filosofia di vita.
Eppure sembra essere rimasta delusa.
Di punto in bianco, cambia atteggiamento.
“ Ad ogni modo, i miei dovranno pur scoprirlo prima o poi,
quindi comincia a prepararti un discorso
convincente…” conclude con tono piatto,
sistemandosi le coperte e coricarsi, dandomi le spalle.
Rimango qualche secondo immobile, fissando la sua sagoma sotto le
coperte, perdendomi in strani pensieri.
La situazione sta prendendo una piega che non mi piace affatto.
Sarà meglio chiudere gli occhi ed dimenticare questa
giornataccia.
Spengo la luce e mi metto comodo sul letto, chiudendo gli occhi e
cercando di prendere sonno.
Solo dopo qualche minuto riesco a rilassarmi e addormentarmi.
Sento uno strano rumore…
Come se qualcuno si stesse lamentando.
O meglio, piangendo!
“ Ma che cazzo…?” sussurro tra me e me,
togliendo la coperta di dosso e mettendomi seduto coi piedi a terra.
Anche Eva si alza di scatto, osservandomi assonnata.
“ Si può sapere che succede?” domanda
con la voce impastata dal sonno.
“ Deve essere Hope che piange…” le
spiego massaggiandomi gli occhi sbadigliando.
“ Ah… allora è un problema
tuo!” afferma acida mal celando una certa soddisfazione nel
tono, per poi nascondersi immediatamente sotto le coperte per
riaddormentarsi.
Mi alzo osservandola con disprezzo.
E’ un tuo problema?
Quanto è stronza…
Emetto un sospiro e mi dirigo alla porta.
Arrivato in corridoio la trovo sul ciglio delle scale con una mano che
strofina gli occhi. Ha il viso rossissimo, e piange disperatamente.
“ Voglio la mammaaa!” dice con voce rotta dal
pianto.
Ma che ha? Da come piange sembra che qualcuno l’abbia pestata
a morte!
“ Perché piangi?” domando con un tono
misto tra l’arrabbiato e il disperato.
“ Voglio la maaaammaa!” ripete con tono sempre
più lamentoso.
“ Ma perché?”.
“ Voglio la maaammaaa!” ripete ancora.
Ok il disco sembra essersi impallato.
Che cazzo!!!
L’avevo lasciata a dormire tranquilla, porca miseria!
Da dove si spegne!
Non è proprio il massimo sentire queste urla nel cuore della
notte.
“ Senti, tua madre non c’è! Ok?? Quindi
calmati, è inutile che continui a piangere!!”.
Tanto non la chiamo!
Non le darò questa soddisfazione!
E poi è notte fonda, chi vuoi che mi risponda a
quest’ora.
Ma lei niente, continua a piangere disperata.
Osservo disperato il soffitto, alla ricerca di una soluzione.
Porca di quella putt…
La prendo in braccio, e lei mi si attacca al collo inondando la mia
spalla di lacrime. Scendo al piano di sotto, facendo bene attenzione a
non cadere e rotolare per le scale.
Insomma ha quattro anni, non dovrebbe piangere in questo
modo…
Ma pensandoci bene Anya mi aveva avvertito:
“ Hope non si è mai separata da me! Ci
è voluto un po’ prima che si abituasse a rimanere
all’asilo…quindi preparato!"
Mi sembra perfino di sentire la sua voce odiosa!
Che diamine!
“ Hope, basta piangere!” le dico quasi in forma di
ordine.
Che faccio?
“ Vuoi vedere la tv?” le propongo prendendo il
telecomando in mano alla ricerca di canali decenti per bambini, che a
quest’ora non sembrano esserci!! Ottimo.
“ No!” risponde arrabbiata.
“ E dai, guarda… ci sono i cosi…
come si chiamano… gli elefanti!”.
Sembra essere uno di quei pallosi documentari, ma cazzo! Guardalo,
almeno!
Anzi, no. Non guardarlo più… sembra che
si stiano riproducendo.
Cambio canale e casualmente trovo un qualcosa che sembra un cartone
animato, di quelli che piacciono a lei, con quegli stupidi maiali rosa
che dicono cazzate a raffica: ma li fanno a qualunque ora del giorno e
della notte? Beh.. tanto meglio. Sembra interessata. Infatti ha
staccato la faccia dalla mia spalla e lo osserva con
curiosità… sebbene ancora con occhi rossi e
lucidi e continuando a singhiozzare. Almeno ha smesso di piangere.
“ Ti piace questo, vero?” le chiedo per
rassicurarmi.
Annuisce, anche se imbronciata.
“ Bene, allora lo guardi un po’ e poi andiamo a
letto!” le propongo, mettendola sul divano e sedendomi anche
io vicino a lei, nonostante stia morendo dal sonno.
Passano alcuni minuti, durante i quali lotto con tutto me stesso per
stare sveglio e tenere gli occhi fissi sullo schermo televisivo.
Grugniti, maiali che parlano e cantano.
Lei sembra interessata al massimo.
Io li fisso disgustato e annoiato, mentre gli occhi mi si chiudono da
soli.
La testa mi cade in avanti a causa del sonno.
No! Io non ce la faccio!
Mi alzo di scatto per correre in cucina e prendere qualche
birra, per passare il tempo, e magari un succo per lei.
Dio, che situazione.
Non avrei mai pensato di abbassarmi a tale livello.
Spero solo che Eva non si alzi o sarà la fine.
TO BE CONTINUED
Suonino
le trombe.
Rullino
i tamburi.
In
alto le bandiere.
La
vostra Henya è tornata!
Tadààà!
Ciao
a tutti
Quanto
tempo, eh?
Sì,
ho passato un periodaccio e non ho avuto né il tempo,
né la voglia di scrivere, anche se ne ho sofferto molto.
Non
vi nascondo che è stata dura riprendere a scrivere dopo
tutto questo tempo, ma mi sono impegnata e, incoraggiata anche da Lady
Diamond ( che saluto :D), ho ritrovato la forza! U.u
Vi
avevo lasciati con il famoso accordo
preso tra Kai e Anya per mezzo dell’avvocato, in cui si
impegnavano a dividersi
Hope ( è brutto dirlo, lo so, ma in questo momento non
saprei come definire ciò, scusami Hope! ^-^”) e
adesso abbiamo un capitolo che narra le vicende della piccola Hope a
villa Hiwatari. Doveva essere più lungo ma ho preferito
lasciarlo così e aggiornare! Vi ho lasciati con questa
immagine di Kai che nel cuore della notte guarda le avventure di Peppa
Pig ( sempre lei, che ossessione XD) insieme alla figlioletta
capricciosa, che cerca, giustamente la mammina!
Ah,
se Anya sapesse che Kai le fa guardare in piena notte la tv…
spero
non sia ridicola, ma mi diverte troppo, c'è poco da fare :'D
(
Sta zitta, era l’unico modo per farla tacere
è_é ndKai)
In
verità, sono molto ansiosa e ho quasi paura di ricevere i
vostri pareri XD perché è da tanto che non
pubblico e non sono molto sicura di questo capitolo, ma ho preferito
aggiornare ugualmente o cI avrei messo altri due secoli…
Dunque,
vi aspetto con ansia e vi ringrazio tutti anticipatamente
Alla
prossima, ciaoooo!!!
|
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Capitolo 23 *** Strategia difensiva ***
Casa Hiwatari.
bip bip* (allarme sveglia ore 07.00 del mattino)
Arriva alle mie orecchie un suono assordante, pungente, che mi costringe ad alzare la testa dal cuscino e tirar fuori il braccio da sotto il caldo piumone. La mia mano cerca sul comodino, toccando oggetti vari, per poi afferrare la sveglia e con un dito disattivarne l’allarme.
Silenzio.
Cazzo che sonno!
Il mio addome si distacca, contro la propria volontà, dal letto. Mi reggo sulle braccia guardando con aria assonnata e confusa alla mia destra. Eva dorme raggomitolata sotto le coperte, serenamente, come se non ci fosse un domani. Beata lei.
A me sembra di essere andato a dormire cinque minuti fa.
Sono andato a letto alle tre e mezza circa del mattino.
Anya non mi aveva detto che la bambina soffrisse d’insonnia.
L’ho piazzata davanti alla tv nella vana speranza che si addormentasse il prima possibile e...Risultato?
Ho dovuto sorbirmi non so quante puntate di uno stupido cartone animato, ho bevuto due caffè e mi sono addormentato sul divano per essere, infine, svegliato da Hope, che mi pregava di portarla in bagno e poi a letto.
Che notte di merda!
Da non ripetersi , o sarò costretto a rispedirla a sua madre.
Ma questo non sarebbe altro che il sogno di Anya, la quale non vede l’ora che io mi arrenda.
Beh, non succederà!
Dovrò solo cambiare le regole a modo mio.
L’allarme suona di nuovo rompendo il silenzio nella stanza.
Eva comincia a muoversi sotto le coperte…
“ Kai, vuoi spegnere quell’ agigueb” farfuglia con voce impastata dal sonno, rendendo incomprensibile le ultime parole.
Certo, continua pure a dormire, in fondo sono solo le sette del mattino e tu non hai un cazzo da fare se non spettegolare con le tue colleghe d’ufficio, una più snob dell’altra.
Mi alzo dal letto e spengo nuovamente la sveglia, eliminando l’opzione della ripetizione automatica ogni cinque minuti, per poi dirigermi in bagno e prepararmi.
Non so perché ma ho come il presentimento che stia per iniziare un’altra emozionante giornata di merda!
“Buongiorno amore, dormito bene?”.
È Eva a fare il suo regale ingresso in cucina, con la sua solita ironia fuori luogo.
Sa benissimo che ho passato una notte d’inferno e il mio sguardo gelido le ha già dato una risposta.
Fa una strana espressione, accomodandosi con aria compiaciuta in volto al suo posto accanto al mio.
“ Ed è solo la prima notte…” aggiunge sottotono, versandosi del caffè nella tazzina. Si becca un’altra occhiataccia dal sottoscritto, che avendo capito la situazione, si alza per dirigersi al piano di sopra, cercando di tenere gli occhi aperti e non rotolare giù dalle scale.
Mentre percorro il corridoio giungono alle mie orecchie delle voci...
“ No! Io non ci voglio andare!”.
“ Ti prego, scendi da lì e vieni!”.
Entro in quella camera, dove trovo Hope in piedi al centro del letto e la cameriera che la prega disperatamente di scendere.
“ Che succede qui dentro?” esordisco con tono serio.
“ Non vuole prepararsi per andare all’asilo! E’ da mezz’ora che provo a convincerla!” mi spiega Reina.
“ E perché mai?”.
“ Vuole la madre!”.
Incredibile, non si è ancora rassegnata.
Faccio un respiro profondo e con un cenno indico a Reina di uscire e lasciarci soli.
“ Hope!” la richiamo con voce ferma ed autoritaria “ Scendi e preparati, così ti porto all’asilo!”.
“ No, perché io voglio la mamma, e mi porta lei!” risponde imbronciata.
“ La tua mammina non c’è quindi ti ci porto io!” ribatto acidamente. Appoggio cautamente un ginocchio sul letto, allungo un braccio e in modo scaltro la afferro per poi tirarla verso di me.
Lei inizia a scalciare, colpendomi anche dove non dovrebbe, ma sono colpi sopportabili, quasi innocui, quindi resisto. Si agita, vorrebbe liberarsi, ma la mia presa si fa sempre più forte. Ecco che inizia a gridare, la mia mano cerca la sua bocca per placare le sue urla. Mi incammino verso il bagno, apro la porta aiutandomi con un gomito, per poi venire soccorso da Reina.
Cazzo, che peperino!
“ Lasciamiiii! Aaaahhh” urla con tono di voce stridulo, quasi come chi stesse subendo delle atroci torture.
“ Smettila Hope! Fa’ la brava!” le ordino facendo forza per non lasciarla scappare, ma come risultato ricevo un bel morso sulla mano che mi costringe per un attimo ad allentare la presa, e lei approfittando di questo momento, scivola scaltramente dalle mie braccia fino a toccare terra per poi scappare via, continuando a gridare come una matta.
Reina mi osserva sconvolto, poi esce ad inseguirla.
Resto da solo, ad osservare il segno dei suoi denti sulla mia mano, tra il pollice e l’indice.
Non mi ha fatto male, ma non mi aspettavo certo una reazione simile.
Ma che cazz…
Resto qualche secondo in piedi, al centro del bagno, mentre nella mia testa entrano in competizione due vocine, quella del bene e quella del male.
Cerco di dare ascolto a quella che dovrebbe essere la voce della coscienza, la quale mi ripete che è solo una bambina e che deve ancora abituarsi al fatto di stare lontano dalla madre, ma anche quella del male non ha tutti i torti e…
Non ho il tempo di finire questo pensiero che sento il rumore di qualcosa che cade a terra rompendosi in mille pezzi.
Sbarro gli occhi e volo via al piano di sotto.
Fa' che non ci sia sangue! Fa' che non ci sia sangue! Fa' che….
E’ un’altra vocina della mia mente a ripetere questa frase.
Scendo l’ultimo gradino, giro l’angolo a destra entrando in salotto e trovo davanti a me, sul pavimento, i restanti pezzi di un vaso ed Hope ferma in un punto vicino al divano che mi osserva spaventata, non so se per il fatto appena accaduto o per la mia probabile reazione...
"Dimmi che non ti sei fatta male!" le domando a denti stretti e sguardo minaccioso.
Lei, intimorita, fa segno di no con la testa, portandosi un dito alla bocca.
Osservo confuso il disastro che c'é a terra e scavalco a grandi passi quel tratto di pavimento disseminato di frammenti di ceramica e la prendo in braccio.
" Cosa diamine è successo qui dentro?" sbraita Eva appena entrata.
" Niente!" mi limito a dire portando gli occhi al cielo.
" Niente?" ripete con voce incredula. " Ha appena rotto un vaso, Kai!".
" E allora?" dico con strafottenza. A questa risposta la sua furia aumenta, lo noto da come stringe i pugni.
Abbandono Hope nelle mani di Reina che sale al piano di sopra per cambiarla.
" Mi era stato regalato da mia nonna, ci tenevo!"
" Se ci tenevi così tanto perché non lo mettevi in un posto più sicuro?" rispondo seccato, passandole davanti.
" Quel vaso è sempre stato lì" continua imperterrita nella sua diatriba, inseguendomi fino al frigo " finché tu non hai deciso di portare quella selvaggia! "
Adesso i suoi occhi sono di fuoco.
Decido di ignorarla e passarle di nuovo davanti per andare in salotto.
" Prima il cane, ora lei, questo posto sta diventando una giungla!" esclama adirata, continuando a seguirmi come un avvoltoio.
" Non ti sembra di esagerare? Tutte queste storie per uno stupido vaso di merda! Faceva pure schifo! " confesso al limite della pazienza.
Io ci provo ad ignorarla,ma purtroppo il limite della mia pazienza è molto basso.
" Kai, forse non capisci, non é per il vaso!" mi urla contro.
" E allora cosa?". Il limite è stato di gran lunga superato e adesso mi incazzo seriamente. " Se non vuoi vivere sotto lo stesso tetto con HOPE non sei costretta a farlo!" le spiego con voce seria ed impassibile.
Mi osserva sconvolta.
" Mi stai forse cacciando di casa?".
" Non ho detto questo!" la correggo prontamente. Vuole sempre capire le cose a modo suo.
" Ma era sottinteso!" ribatte acidamente.
La osservo qualche minuto in silenzio.
" Basta, mi sono rotto il cazzo! Tutti contro di me! Anche tu, cazzo!" esclamo infuriato contro di lei " Pensavo che almeno tu fossi stata dalla mia parte!" per infine sbatterle in faccia queste parole e andarmene, lasciandola lì da sola senza la possibilità di poter replicare.
Non sopporto più questa situazione.
Siamo in macchina.
Sono le 9.30.
Hope arriverà all'asilo con qualche minuto di ritardo.
Beh, la maestrina capirà.
Anzi, dovrà capire.
" Quando chiami la mamma?" domanda per l'ennesima volta.
" Dammi un attimo".
Prendo il mio cellulare, tenendo gli occhi ben fissi sulla strada. Cerco di comporre il numero ma i miei occhi puntano sul semaforo giallo e le auto di fronte a me rallentano, quindi scalo di marcia, e lentamente freno, fino a fermarmi. Rosso.
Adesso posso concentrarmi meglio. Vado alla ricerca del numero di Anya.
Trovato.
Sto per cliccare sulla cornetta verde per avviare la chiamata, ma il mio dito si blocca a pochi millimetri dal display.
Non posso chiamarla.
Non adesso.
Farebbe troppe domande.
Sì, sono quasi le dieci ed Hope non è ancora all'asilo, sarebbe l'ennesimo errore.
L'ennesima cosa sbagliata che faccio.
E adesso che le dico?
Mi osserva speranzosa perché non vede l'ora di parlare con la madre, ma...
Mi fermo un attimo ad osservare la strada, o meglio, un punto ignoto di fronte a me, alla ricerca di una soluzione.
"Senti..." inizio con tono cauto.
Il semaforo diventa verde e le auto avanzano.
Mi rimetto in moto, posando il cellulare sul cruscotto.
" Adesso la mamma non può rispondere, ha detto che poi ti chiama lei, va bene?".
" Ma uffa..." sbuffa imbronciata, guardandomi triste. " Io volevo la mamma!".
" Lo so ma non possiamo chiamarla ora, appena esci da scuola la chiamiamo, ok?".
" Ok..." risponde non molto convinta.
Siamo giunti a destinazione finalmente.
Spero solo che quella maestra del cazzo non telefoni ad Anya questa volta...
*****
" Credevo che almeno tu fossi stata dalla mia parte".
" Ha veramente detto così? ''
" Sì! perché fai quella faccia?"
" Perché credo che tu stia sbagliando completamente approccio!".
Sono in ufficio.
Oggi non c'è un gran da fare e così mi sono messa in disparte con una mia collega a chiacchierare.
In realtà mi sto sfogando raccontandole tutto ciò che mi è successo in questi giorni, soprattutto stamattina quando Kai mi ha detto quelle cose che mi ha fatto salire una rabbia incredibile. Quella bambina sta rovinando il nostro rapporto e sinceramente non ne posso più!
" Sbagliando?" sottolineo con incredulità. " Io non la sopporto e non sopporto neanche più Kai! E lui sembra voglia mettermi in disparte, come posso io essere dalla sua parte!?".
" Ma se te lo ha detto vuol dire che per lui è importante averti dalla sua parte, che in qualche modo ci tiene!" mi spiega in poche parole.
Io rimango qualche secondo scettica.
" Forse è vero..." dico tra me e me assumendo un atteggiamento pensieroso.
Forse vorrebbe almeno il mio appoggio, dopotutto sono la sua ragazza. " Ma se è così perché mi tiene sempre all'oscuro di tutto ciò che fa?" chiedo assumendo di nuovo un tono adirato. "Come può in questo modo pretendere il mio appoggio?". Anche questo è vero, ed è una cosa che mi fa rabbia.
Lei assume quell'espressione tipica di chi non sa dare una spiegazione. Poi si sofferma a riflettere un attimo.
" Beh... forse è proprio questo il punto: vuole il tuo appoggio a prescindere da qualunque cosa faccia!"
La fisso in maniera strana.
"Lo so, è un ragionamento contorto!" si giustifica immediatamente alla vista del mio punto interrogativo in testa, " Ma... questo è Kai, in fondo..." aggiunge con fare riflessivo.
È vero... questo è Kai! vuole sempre fare di testa sua senza chiedere il parere agli altri e poi pretende pure che lo accontentino.
Emetto un profondo sospiro, non sapendo più cosa dire....
Il silenzio cala tra di noi.
"Cosa dovrei fare quindi? Il bravo cagnolino? " dico ironica.
"Dico che dovresti fare in modo che Kai ti veda come una sua alleata. Se è vero che ha tutti contro, soprattutto la madre di quella bambina, allora tu sarai l'unica che lo comprenderà, e a quel punto si fiderà di te e non potrà mai rintracciati nulla! Se invece farai il contrario, ti continuerà a vederti come una minaccia tra lui e la figlia e a quel punto..." .
" A quel punto cosa?" intervengo prontamente , vedendola indugiare nel concludere il suo discorso.
" A quel punto.... Hope dentro, Eva fuori''! conclude secca e spietata.
Oddio no! Io non mi farò cacciare di casa, non per colpa di una mocciosa.
"Non posso permettere una cosa del genere!".
"E allora ti conviene accettare questa situazione, o almeno far finta di accettarla..."
Fingere.
Mi è sempre riuscito bene ma questa volta sarà diverso e molto difficile.
" Vuoi perdere Kai?".
Perdere Kai?
" No! Assolutamente! " rispondo repentinamente.
'' E allora non ti resta che fingere " dice alzandosi " e anche bene! vuoi un caffè? " mi propone cambiando discorso.
Una cosa è certa, non voglio perdere Kai.
***
" Allora mi faccia avere notizie di suo nonno! Non si fa vedere in Giappone da un bel po' di tempo, mi piacerebbe risentirlo".
" Certamente! Arrivederci!".
Lo accompagnò alla porta, costringendolo ad uscire il prima possibile.
Chiudo e... silenzio!
Ma fottiti! Se proprio vuoi sentire quel vecchio chiamalo tu, io non faccio da intermediario.
Emetto un sospiro di sollievo.
Mi dirigo sul divanetto e mi metto comodo, per rilassarmi qualche minuto prima di andare a prendere Hope a scuola.
Prendo il cellulare per controllare vari messaggi.
È da due ore che lo sento vibrare sul tavolo, non ho avuto un attimo di pace, quel tizio continuava a parlare senza sosta, nonostante io non mostrassi alcun interesse per quello che diceva. Certa gente riesce a tirar fuori il peggio di me. Se non l'ho legato alla sedia e fatto volare dalla finestra è solo perché è un vecchio amico di mio nonno e probabilmente non me l'avrebbe fatta passare liscia. Vecchio del...
Settantacinque messaggi?
Ma perché cazzo mi mettono in questi gruppi di chat di merda di cui non me ne frega proprio niente?
Poi un messaggio da Katrina, chi cazzo è?.
Guardo meglio la foto e... ah già.
Rispondo dopo.
In questo periodo sono alquanto impegnato.
Un messaggio da Sarizawa...un'ora fa. Merda!
Lo apro.
*Hiwatari, spero stia andando tutto bene, vorrei sapere se il tuo piano malefico dei turni preveda anche che io non possa vedere o quanto meno parlare a telefono con mia figlia!*
Porto gli occhi al cielo, pensando a cosa risponderle in maniera educata.
*se le vuoi telefonare aspetta almeno che la prenda da scuola, se la vuoi vedere puoi passare quando vuoi nel pomeriggio*
rileggendolo suona come se avessi preso in ostaggio la figlia...
...
ma chi se ne frega, non saprei cos'altro scriverle.
invio del messaggio in corso @@....
***
"Non mi ha ancora risposto quel demente! dovrò pur sapere come sta mia figlia, no?"
" Sì, in effetti è strano che non si sia fatto sentire..." concorda Hilary, sorseggiando il suo frullato.
Ad un tratto il mio telefono squilla, è un messaggio.
Io ed Hilary ci osserviamo sperando che sia il messaggio tanto atteso.
Lo tiro fuori dalla tasca e...
" E' veramente lui..." vediamo, " se le vuoi telefonare aspetta almeno che la prenda da scuola, se la vuoi vedere puoi passare quando vuoi nel pomeriggio" leggo a voce alta, fingendo di imitare la voce del mittente in questione.
" Beh... se vuole addirittura fartela vedere vuol dire che sta bene!" commenta ironica la mia amica.
" Quindi l'ha portata all'asilo!" affermo con fare investigativo.
" Ha fatto il suo dovere, sorprendente" osserva ironica , giocherellando con la cannuccia nel bicchiere.
Batto nervosamente le dita sul bancone, riflettendo su cosa rispondere.
" Che faccio? Telefono o vado a constatare di persona?".
" Mmmh io andrei a constatare di persona! " suggerisce senza pensarci due volte.
" Hai ragione!"
Decido di rispondere immediatamente.
Andrò a studiare il territorio del nemico di persona.
***
*Allora passo nel pomeriggio dopo aver finito il mio turno di lavoro!*
E che cazzo! Non poteva limitarsi ad una telefonata, figuriamoci.
***
Sono le quattro e mezza circa del pomeriggio.
Un taxi mi sta conducendo a villa Hiwatari .
Sono nervosa, tesa, e non mi spiego il motivo.
L'auto si ferma. proprio di fronte la villa Hiwatari, che si erge in tutto il suo splendore.
Wow... Grande!
Pago l autista e il mio corpo si immobilizza davanti al cancello, stranamente aperto.
Decido di entrare, in fondo sa già che sarei dovuta venire.
Percorro il lungo vialetto disseminato di vasi e piante per poi arrivare davanti la porta principale.
Decido di non pensare e istintivamente il mio dito si poggia sul campanello, emettendo un suono che rimbomba in tutta la casa...
***
Sono sul divano col mio ipad, quando il rumore del campanello risuona in tutta la casa.
Passano alcuni secondi ma di Reina nessuna traccia.
Da quando c'è quella bambina non fa altro che badare a lei.
La avviso di aprire la porta, ma dopo qualche secondo ancora nessuna risposta.
Che diamine!
Mi alzo, non molto felice, per andare ad aprire la porta.
Sicuramente non è Kai, in fondo perché dovrebbe suonare il campanello, ha le chiavi.
Quindi mi chiedo chi possa essere a quest'ora del pomeriggio.
Arrivo e aperta la porta trovo davanti ai miei occhi l'ultima persona che mi sarei potuta aspettare.
Anche lei mi osserva alquanto sorpresa.
Entrambe ci guardiamo per un tempo che sembra indefinito, come chi non si aspettasse di vedere l altra.
" Sari...Anya..." inizio titubante assumendo un tono cordiale, anche se il mio occhio destro viene colpito da uno strano tic nervoso.
***
" Eva... " rispondo torturando nervosamente il manico della borsa che ho in mano.
Non mi aspettavo di trovare lei, anche se in fondo avrei dovuto, dal momento che abita qui!
" Entra, immagino tu sia qui per vedere tua figlia!" esordisce con un tono stranamente calmo ed apparentemente... gentile?
"Già...". Per quale altro motivo sarei dovuta venire?
Avanzo di qualche passo fino a ritrovarmi dentro casa, in corridoio.
Mi sento alquanto a disagio.
"Kai mi aveva detto che nel pomeriggio sarei potuta passare...".
***
"Sì ...lo so... me l'ha detto!" rispondo, ovviamente mentendo.
Figuriamoci se Hiwatari si sarebbe preoccupato di avvisarmi.
Che nervi!
Vorrei sbatterla fuori di casa ed insultarla fino a perdere la voce.
Ma non posso!
Non devo!
Non devo sbagliare.
Ma fingere!
Ricorda Eva: rilassa i nervi e mostrati carina e cordiale.
Se commetti un altro passo errato sarai fuori gioco.
Kai non te lo perdonerebbe mai.
"Ti aspettavo infatti! accomodati ... tua figlia è di sopra con Reina! vado a chiamarla! " affermo con falso sorriso.
La lascio lì, da sola, e salgo al piano di sopra per avvisare la terribile mocciosetta.
È molto dura, ma devo resistere.
Di nuovo il tic all'occhio fastidioso.
Eva, controllati!
***
Ha uno sguardo che non mi piace, sembra come se fosse controllata da qualche spirito sovrannaturale ... mi fa paura vederla così gentile ed accogliente.
Strano... inquietante.
È appena sparita al piano superiore.
Resto qui, immobile, al centro del corridoio, a tenere ben stretto il manico della mia borsa e a guardarmi intorno.
Cavoli, che casa!
Avevo capito che Kai se la passasse bene, ma non a questi livelli.
E questo è solo un pezzetto della casa...
Mentre sono intenta ad ammirare i millemila quadri esposti alle pareti, giunge alle mie orecchie un rumore di passi.
"Mamma!" grida la mia piccola scendendo uno ad uno i gradini ebfacendo attenzione a non inciampare.
Dietro di lei, a passi lenti e misurati, la padrona di casa.
"Hope, tesoro!" esclamo allegramente correndole incontro per prenderla in braccio.
Quanto mi è mancata!
Potrà sembrare esagerato, ma vi assicuro che stamattina, non averla trovata in camera sua a dormire mi è sembrato un incubo.
"Come stai?" le domando aggiustandole una ciocca di capelli.
"Bene! " risponde attaccandosi al mio collo.
"Che sei carina!" affermo strapazzandola di coccole, il tutto sotto gli occhi di Eva, che se ne sta in disparte ad osservarci.
Decido di riprendermi e rimandare a dopo le smancerie, per poi far scendere a terra Hope.
"Mamma, vuoi vedere la stanza?" mi dice tirandomi per la maglietta.
Io osservo Eva, come a volere il suo permesso.
Lei capisce subito e fingendo un sorriso acconsente.
"Ma certo, andate! Avrete molte cose da dirvi! In fondo questa è anche casa di Hope!" afferma con tono allegro e pacato, mal celando un certo nervosismo.
" ok... " mi limito a rispondere osservandola in maniera quasi allibita, mentre Hope mi fa strada.
****
Continuo a sorriderle mentre mi passa davanti per poi vederla svanire al piano di sopra.
Rimasta sola emetto un sospiro di sollievo, di quelli che ti liberano, come se avessi retto sul petto un sacco di una tonnellata.
Questa è anche casa di Hope!?
tze...
E questa da dove mi è venuta fuori?
Devo essermi calata troppo nella parte!
Devo essere impazzita.
Ma purtroppo è necessario.
Dio che nervi però!
ok calma!
Reina è appena scesa e mi osserva stranamente.
"La vedo nervosa signorina!" dice preoccupata.
"Preparami una tisana, ne ho bisogno!" le ordino.
"Subito!" risponde correndo in cucina.
Che idea...
"Anzi....prepara del tè, per qualche tazzina in più..." la avverto.
"Oggi abbiamo ospiti!" aggiungo sorridendo tra me e me.
***
Devo ammettere che Kai l'ha sistemata bene.
Una stanza grande, un lettone al centro con diversi cuscini.
Anche se pensandoci bene non sembra una stanza adatta ad una bambina.
Uno stile troppo...classico, ecco!
Non ci sono colori vivaci, nessuna mensola piena di giocattoli, tendine bianche senza disegnini vari...
Almeno è molto luminosa e la finestra dà sul giardino.
Ma non è casa mia quindi... non mi permetto di dire nulla.
"Oh guarda dove è il cane!" esclamò puntando il dito in un punto del giardino.
"Kai ha detto che appena viene mi fa giocare con il cane!" afferma tutta contenta.
"Ah bene..." sussurro con aria poco tranquilla, soffermandosi ad osservarla mentre sistema dei giocattoli che le ho portato.
Sembra che tutto stia andando bene.
insomma...
Non sembra mancarle nulla, e questo un po' mi ci fa rimanere male.
Forse, in cuor mio, speravo che fallisse miseramente già al primo giorno.
Invece sembra andare tutto bene.
D'un tratto la porta si apre e fa capolino Eva, che con la sua strana aria simpatica ed accogliente chiede il permesso di entrare.
"Sì, certo...".
"Scusa il disturbo, ma sto facendo preparare un the e mi chiedevo se ti andava di prenderne un po' " conclude con un sorriso smagliante in volto.
Il tempo si ferma per un istante.
Eva Hernandez, non solo mi fa entrare a casa sua, ma mi invita pure a prendere un thè insieme a lei??
Ma siamo diventati matti?
Eva?
Hernandez?
Mio dio!
Resto, non so per quanti secondi, a fissarla con occhi increduli.
" Ehm..." non so cosa dire. Io non voglio prendere un thė insieme a lei!
Mi osserva quasi speranzosa.
"Ci sono anche i pasticcini!" sottolinea rivolgendosi ad Hope e facendole illuminare gli occhi. Infatti la piccola al solo udire la parola pasticcini si alza di scatto e mi osserva quasi pregandomi.
" Mamma, possiamo?" chiede speranzosa.
Incastrata!
"O...ok, va bene, se tu lo vuoi ok..." accetto non molto convinta.
"Perfetto! Tra qualche minuto sarà pronto!" ci avvisa con voce entusiasta, e andandosene.
Non ci credo...
Scendiamo ed arrivate in salotto troviamo Eva intenta a sistemare dei vassoi con dolcetti di vario genere.
"Accomodatevi!" ci invita sorridente, sedendosi al suo posto.
Osservo la scena davanti a me con incredulità e dopo qualche minuto di esitazione decido di accomodarmi, seguita da Hope.
Sto per prendere un thè con Eva Hernandez.
Un giorno da segnare sul calendario.
Quando lo racconterò ad Hilary farà fatica a crederci.
"Prego, ci sono vari tipi di thè, infusi e tisane! Vi consiglio questo arancia e zenzero, uno dei miei preferiti! " spiega con fare altezzoso.
Va bene... spero solo non sia avvelenato, tutta questa gentilezza mi fa preoccupare.
Decido di prendere la teiera per servirmi ma vengo immediatamente fermata.
" No, tranquilla! Ci pensa la nostra cameriera!" afferma facendo un cenno alla ragazza vestita da colf. "So che di solito sei abituata a servire i clienti, ma per questa volta puoi approfittare ed essere servita!" aggiunge con tono acido e snob all'ennesima potenza.
Era un'offesa per caso?
La osservo sconcertata non sapendo cosa dire.
Per quanto si sforzi non riesce a nascondere la sua natura malvagia e spietata.
Decido di ignorare le sue parole e fingere un sorrisetto che nasconde la voglia matta di spaccare una tazza sulla sua testa.
Che odiosa!
Ecco perché va d'accordo con Hiwatari.
Due anime gemelle!
***
Si sarà sicuramente offesa.
So che non avrei dovuto, ma non ho resistito.
È stato più forte di me.
"Dunque... eri mai stata in questa casa?" domando con tono investigativo.
"No!" risponde iniziando subito a tossire.
Il sorso di the le sarà andato di traverso.
Inizia a battersi una mano sul petto, cercando di non scomporsi più di tanto. Diventa tutta rossa, vorrebbe dire qualcosa ma la tosse glielo impedisce.
" Brucia!" riesce a dire tra un colpo di tosse e l'altro.
" Ah sì, mi ero dimenticata di dirti che lo zenzero pizzica un po' alla gola, pensavo lo sapessi!"
Inizia a respirare per prendere aria, e piano piano ritorna al suo colore naturale.
Strano, ma mi sto divertendo....
****
Brutta stronza!
Per un attimo ho pensato che mi volesse avvelenare.
La gola ha iniziato a bruciarmi talmente tanto che ho iniziato a tossire fino a mancarmi l'aria.
Credo che perfino Hope si sia spaventata. Infatti mi guardava scioccata.
Mi ricompongo, e riprendo a sorseggiare lentamente questa tisana alquanto orribile, ma non quanto la persona che mi sta di fronte.
Non so cosa abbia in mente, si comporta in maniera strana e mi inquieta, ma non devo lasciarmi fregare.
Cosa stava dicendo prima che mi strozzassi?
Ah sì...
" No, non avevo visto questa casa fin'ora!" spiego, continuando a sorseggiare.
" Ah, strano! Hope si è già abituata! all'inizio sbagliava sempre stanze, ma ora è diventata una perfetta padrona di casa, vero?" le dice, rivolgendosi con finta aria simpatica.
" Mi fa piacere..." mi limito a rispondere.
" Anche se con gli spazi ancora non riesce a stare attenta, stamattina ha rotto un vaso!" aggiunge.
" Cosa? un vaso?" domando preoccupata.
" Oh, tranquilla! Era un vaso di poca importanza, me l'aveva regalato mia nonna! Ma pazienza, capita!" sottolinea lanciando una piccola frecciatina. Veramente io ero preoccupata per mia figlia, non per il tuo stupido vaso.
" Ti sei fatta male tesoro?" le chiedo cercando sul suo viso qualche graffio.
" No!" risponde prontamente.
Ah... meno male.
" Ma tranquilla, adesso provvederò io stessa a togliere qualsiasi oggetto pericoloso si trovi in giro! Non si sa mai, i bambini sono sempre così selvaggi...e Kai a volte è così sbadato, deve ancora abituarsi a fare il padre responsabile" afferma sputando in ogni parola veleno puro.
"Beh è lui che ha insistito, perché per me poteva benissimo lasciare le cose come stavano!" spiego senza giri di parole.
"Sai è strano..." inizia a dire con aria riflessiva, posando la tazzina sul tavolo " è strano che in questi anni non abbia mai, una singola volta, ricordato di avere un figlio e d'improvviso, dopo averla vista, sia cambiato tutto radicalmente".
Già... è quello che mi chiedo anche io.
" Ho fatto fatica ad accettare questa sua decisione ma mi vedo costretta, per amore si fa qualsiasi cosa, no? Rai ne sa sicuramente qualcosa..." sottolinea con uno strano sorrisetto.
"E' vero! per amore si fa qualsiasi cosa!" ripeto perdendomi in un mare di pensieri.
"Spero di poter fare come Rai... diventare una specie di seconda madre per Hope, anche se sarà più difficile!".
Ma è impazzita?
Seconda mamma?
Hope ha solo una madre! Stop!
Non deve mettersi strane idee in testa.
La questione dei due padri è alquanto diversa.
Ma la mamma resta una!
" Credo che seconda mamma sia una definizione alquanto esagerata! Meglio non confondere le idee della bambina! Lasciamo prima che si risolva la questione dei padri, che è meglio! So di avere delle colpe per questo fatto ma è stato inevitabile, capiscimi! ". Il mio tono si fa decisamente alterato.
Non deve permettersi di dire queste cose e deve rimanere al suo posto.
" Sì, è vero! non preoccuparti, so di non potere avere lo stesso ruolo che ha avuto Rai, ma almeno vorrei essere una figura importante...".
" Beh questo dipenderà da te...." mi limito a rispondere, cercando di chiudere il discorso il prima possibile. Mi ha fatto alquanto alterare.
Bevo gli ultimi sorsi di te in maniera veloce per poi posare la tazzina sul tavolo ed alzarmi.
"Adesso devo andare".
"Ma come... di già? " dice con tono dispiaciuto Eva.
"No, mamma! " interviene la mia piccolina alzandosi di scatto. "Io vengo pure?" mi chiede con faccino triste.
Odio questo momento.
Fosse per me ti porterei via subito, ma non posso, purtroppo!
"No piccolina, tu non puoi venire!" le spiego accarezzandole il viso.
"Ma io voglio venire..." ribatte con occhi rossi.
Ti prego non piangere.
"Ma io voglio papà pure...".
Che cavolo, non so cosa fare.
Lasciarla così mi spezza il cuore.
"Perché non rimani a cena da noi, magari più tardi si calmerà" propone Eva mettendosi in mezzo.
No, questo è il colmo dei colmi!
" No, grazie, non posso! Rai mi aspetta per cena!" cerco di spiegarle educatamente.
" Nessun problema, fa' venire anche lui!" propone ancora una volta, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Ma dico... è impazzita?
" Non credo sia una buona idea!" .
" Ma dai, così avremo modo di parlare!".
"No guarda, grazie lo stesso, ma preferisco tornare subito a casa!"
Insomma come devo dirtelo che Rai non vorrebbe mettere piede qui dentro neanche morto! Io sono stata costretta dalle circostanze ed ho già fatto tanto prendendo un thè insieme a te!
"Come vuoi, capisco le circostanze! " ammette sorridente.
Ah, l'hai capito allora!
" Mamma, non andare via! Io voglio andare a casa!" ribadisce Hope attaccandosi al mio pantalone.
Come faccio ad abbandonarla?
Sì, perché è quello che penserà sicuramente, che la stia abbandonando.
Mamma mia, che situazione!
Devo trovare un modo per convincerla.
"Ma se vieni con me non puoi giocare con il cane stasera! Mi hai detto che Kai te l'ha promesso!" le ricordo speranzosa.
Lei mette un dito in bocca e annuisce.
"È vero, se poi te ne vai con chi gioca il cane!" ad intervenire questa volta è Eva. Stranamente ha deciso di aiutare. È strano ma... utile, purtroppo.
"Anzi, se resti qui ti faccio vedere delle cose, ti va?" è ancora lei a parlare. Le tende una mano con sorriso stampato in volto.
Hope sembra convincersi e piano piano lascia andare la mia gamba per afferrare la mano di Eva?
Mio dio, cosa sta succedendo?
È una scena assurda.
Mia figlia che va incontro a quella serpe.
Ma non devo farmi strane idee. A suo modo Eva vuole convincerla a restare, quindi devo approfittane.
" Hai visto! Ha ragione Eva, devi rimanere così giochi qui! Io vengo domani, va bene?" .
Mi avvicinò a lei scoccadole un bacio sulla fronte, in modo da rassicurarla.
Lei continua ad osservarmi con aria confusa, ma si convince e con la manina mi saluta, ma ha gli occhi rossi, lo vedo.
Le sorrido e a passi lenti mi dirigo alla porta.
" Beh allora grazie del thè..." dico fingendo di avere apprezzato la sua ospitalità.
" Figurati, spero che avremo altre occasioni per parlare..." risponde con tono amichevole.
" Già..." mi limito a rispondere non molto convinta. " Allora vado... ciao!"
" A presto!".
" Ciao mamma!"
Ciao piccolina mia.
Non temere la mamma ti riporterà di nuovo casa.
****
Che giornata di merda! Le mie previsioni erano esatte.
rientro a casa.
Sono le 19.30 ma non vedo nessuno in giro, nemmeno Reina.
Sono troppo stanco per arrivare al piano di sopra così butto le mie cose sul tavolino e mi accascio sul divano, cercando di chiudere gli occhi per qualche minuto.
Ho la testa così pesante.
Stasera crollerò in un sonno profondo e nessuno dovrà osare disturbarmi.
" Bentornato Kai! stanco?".
La voce di Eva mi costringe ad aprire gli occhi.
" Hey... sì un po' " rispondo massaggiandomi le tempie.
Ti prego, non non voglio sentire le tue lamentele!
" Beh speriamo che stasera ti faccia dormire!" dice sedendosi accanto a me.
"Già..." mi limito a dire scocciato, poggiando la mia testa sulle sue gambe, mentre lei inizia a passarmi le dita fra i capelli.
Potrei anche addormentarmi in questo momento.
"Sai oggi è venuta Anya" inizia a dire con tono pacato " grazie per avermi avvisata" continuando a toccare i capelli.
Cazzo l'avevo dimenticato!
Apro istantaneamente gli occhi e li punto su di lei, rimanendo nella mia posizione.
" E tu che ci facevi a casa?" le domando insospettito.
" Sai , abito anche io in questa casa..." cerca di farmi intuire facendo uno strano gesto con la mano.
" E cosa è successo?" chiedo sempre più investigativo.
" Ma, niente... è entrata, ha passato del tempo con Hope e poi abbiamo preso un the..." spiega con un tono naturale.
Forse non ho capito bene.
Alzo la testa e mi rimetto seduto comodo sul divano con una faccia alquanto confusa.
" Un the? Tu mi stai dicendo che hai preso un thè con Anya?" chiedo sempre più allibito.
"Sì, cosa c'è di strano?" dice con naturalezza.
"tsz!" . Emetto un sorrisetto isterico scuotendo la testa.
Non riesco a credere a ciò che sento.
" Da quando tu e Anya siete grandi amiche?" chiedo con sarcasmo.
" Ma ... " non sa neanche lei cosa dire "... se ci pensi bene un tempo eravamo amiche! " mi spiega, con un tono leggermente ironico.
Sono sempre più sconvolto.
" Sì ... grandi amiche....come no!" ripeto tra me e me per autoconvincermi mentalmente.
Ma cosa si è fumata?
Sta male.
" Finché non hai deciso di scoparti il suo ragazzo!" le ricordo.
" Ma questi sono dettagli! Che palle che sei! Sempre a rimuginare sul passato! Sono successe molte cose da allora e bisogna metterci una pietra sopra!" spiega quasi irritata.
" Una pietra sopra... certo...." provo ancora una volta ad autoconvincermi. " E di cosa avete parlato, sentiamo?" domando insospettito e curioso.
"Del più... del meno..." dice con fare vago.
Ho la faccia di chi fa fatica a credere a tutto questo.
" Andiamo Kai, cosa ho fatto di male!".
" Nulla, anzi mi meraviglio che tu non l'abbia imbavagliata e nascosta nello scantinato" commento divertito.
" Beh controlla tu stesso!" replica con aria di sfida.
La osservo qualche secondo fingendo di essere insospettito.
" E come mai questo cambiamento?" domando investigativo avvicinandomi al suo volto.
" Non capisco di quale cambiamento tu stia parlando!" risponde beffardarmnte facendo cerchi col dito sul mio petto.
" Mi sa che stai male!" commento ironico.
" Sei sempre il solito!" esclama spintonandomi leggermente.
" Trovo solo strano il fatto che tu abbia accolto così calorosamente Sarizawa!".
" Ho fatto solo la brava padrona di casa! Infatti le ho proposto anche di rimanere a cena, sia lei che Rai!".
"Kon è stato qui?" domando cambiando subito atteggiamento.
" No, ma le ho detto che se voleva poteva venire anche lui!".
" Ma sei impazzita!".
" No, pensavo che sarebbe stato carino cenare tutti e quattro insieme ad Hope!".
"Io dico che sarebbe stato vomitevole! Cenare avendo di fronte Kon è uno degli incubi che mi perseguita!" le spiego poco carinamente.
" Ok, calmati! io l'ho fatto solo per Hope, voleva andare via con Anya e magari vedendoli qui si sarebbe rasserenare! Ma per tua fortuna ha rifiutato, quindi stai tranquillo!".
" Beh la prossima volta non prendere decisioni del genere senza prima consultarmi" chiedo quasi in forma di ordine.
" Ok!" risponde facendo segno di arresa. " Scusami, prometto che saprò farmi perdonare" mi sussurra all'orecchio facendomi intuire cose poco caste.
Mi limito a sorridere e a richiudere gli occhi per riposare, per poi sentire le sue labbra su una mia guancia.
" Forza Hiwatari, hai promesso ad Hope di giocare col cane! Ricordi?".
Cazzo, è vero!
"Adesso non mi va, vacci tu!".
" Io ho paura di quel cane, mi abbaia inferocito ogni volta che lo guardo!".
" Ok, ho capito, vai a chiamarla!" dico arrendendomi.
Se ne va, lasciandomi qui da solo, sul divano ad occhi chiusi.
Quasi non riesco a riaprirli.
Non capisco cosa le sia successo.
Stamattina sbraitava come una matta contro Hope e adesso sembra tutta zucchero e miele e mi ricorda pure che le avevo promesso delle cose.
A volte non la capisco.
Sembra avere una doppia personalità!
Ma finché fa la brava non mi dispiace, non voglio problemi con lei.
Voglio solo che capisca la mia situazione e forse sta provando ad accettarla.
Mi sta bene così!
Sarei curioso di sapere cosa si siano dette quelle due.
Cosa sarà successo?
Forse sarà meglio controllare lo scantinato...
E VOILÀ!
Finalmente riesco a pubblicare!
Ultimamente non sono stata proprio puntualissima, devo dire!
( non ce ne eravamo accorti! *Tutti)
Purtroppo mi è venuta a mancare l’ispirazione e dopo avere torturato la povera Lady Diamond ( che mi ha incoraggiata tanto e mi ha spronata a scrivere) sono riuscita a buttare giu , con non poche difficoltà , questo capitolo.
La storia va avanti e prima o poi terminerà ovviamente!
Non la abbandonerò mai, questo ve lo assicuro xD
Ho scritto diverse versioni di questo capitolo e questa mi è sembrata la più convincente!
L’idea di vedere Anya ed Eva sedute amichevolmente a tavola a sorseggiare the con pasticcini mi è venuta proprio all’ultimo e non ho resistito!
Spero vi sia piaciuta questa parte.
Come spero anche che vi sia chiaro il cambiamento radicale della nostra matrigna Eva. Ovviamente ci sono delle ragioni, che spero di avere illustrato in modo chiaro in questo capitolo.
È tutta una finzione per tenersi buono il suo Kaiuccio.
La sua cara collega le ha fatto capire che in questo momento Kai ha attenzioni solo per la
figliola ritrovata e avendo tutti contro potrebbe mandare tutti a fanc*** , lei per prima xD
Quindi se non vuole essere cacciata di casa deve fare la brava mogliettina, anzi fidanzatina per ingraziarsi il suo ricco e bello Hiwatari.
Ok, basta con le spiegazioni.
Sono solo delusa del finale del capitolo, avrei voluto aggiungere qualcosa in più che preannunciasse qualcosa che accadrà nel prossimo capitolo.
Ma ho preferito di no, potrei rovinare tutto xD
( ancora disgrazie!??*Tutti)
(Ebbene sì, il bello deve ancora venire)
( ma ti sei accorta che le tue note d autrice sono sempre piu lunghe del testo?? *Kai)
( avete ragione, ma siccome manco da tanto , cerco di sfogarmi in questo modo! )
( ma ti rendi conto che stai parlando da sola? Fai tu le domande e le risposte! Fatti vedere da qualcuno!*Kai)
(T____T)
(Niente lacrime, per favore *kai)
Ciao amici, fatemi sapere cosa ne pensate! T_T
No seriamente u.u fatemi sapere cosa ne pensate! E soprattutto segnalatemi errori vari
Un saluto a tutte/i
Henya
|
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Capitolo 24 *** Merry Christmas... ***
" Posso farti i capelli?".
Sono in salotto.
Ho gli occhi stanchi, poiché sono fissi sullo schermo del mio computer da circa due ore.
Maledetti grafici.
Una vocina alla mia destra mi permette per un attimo di staccarli dal portatile e poggiarli su di lei, alquanto confusi.
" I capelli?" chiedo dopo avere notato nelle sue mani un spazzola e un'altra cosa con dei fiocchetti colorati.
" Sì, io ti faccio i capelli, come la parrucchiera!" mi propone allegramente.
Ok.
Io non mi faccio mettere dei fiocchetti colorati in testa, che sia chiaro, piccoletta!
" Falli ad Eva" le propongo indicando con un dito la direzione in cui si trova la persona in questione. Sta seduta sul divanetto del salotto col suo tablet, ignara di cosa stia per succedere. " Sono così lunghi! Ti piacerà di più " le consiglio malvagiamente.
Eva tiene ai suoi lunghi capelli biondi più di qualsiasi altra cosa al mondo.
A malapena riesco a toccarglieli io.
Dopo un attenta riflessione, Hope sembra convincersi e corre in direzione della bionda.
Ritorno al mio lavoro, seduto in un angolo luminoso della stanza, prestando ben attenzione a quello che si diranno.
***
Sono sdraiata sul divano a torturare con due dita il labbro superiore, leggendo le ultime notizie di gossip della settimana.
Qualcosa, ad un tratto, mi distrae.
O meglio, l'arrivo di qualcuno.
" Posso farti i capelli?" chiede timidamente.
Mi fermo a fissarla accigliata.
" Come scusa?" chiedo cercando di attenuare il tono acido che inizialmente stava per uscire dalla mia bocca.
"Kai, ha detto che posso farti i capelli!" mi spiega.
Sposto i miei occhi su di lui che sorride beffardamente facendo finta di lavorare al computer.
Sa benissimo che io odio quando qualcuno osa toccare i miei capelli.
È una cosa che mi manda in bestia.
Quante volte lui lo ha fatto per stuzzicarmi!
E adesso mi manda la mocciosetta con tanto di spazzola e nastrini?
Evidentemente vuole mettermi in difficoltà.
Ha notato che ultimamente sono felice e sorridente in presenza di Hope, e probabilmente non riesce a capirne il motivo.
Vuole farmi esplodere.
Vuole che ritorni alla luce la mia acidità e cattiveria.
Vuole che io sbagli.
Vuole mettermi alla prova per verificare le sincerità del mio strano comportamento.
" Ah, lo ha detto Kai?"
Mio caro Hiwatari...
mi stai un tantino sottovalutando.
" Va bene!" accetto fingendomi complice del suo giochino.
" Allora tu ti metti così, con la testa qui e io ti faccio i capelli, come la mia mamma!" mi spiega indicando di mettermi comoda sul divano.
Eseguo il suo piccolo ordine e mi sdraio lasciando liberi i miei lunghi capelli cadere lungo il divano.
Il mio caro fidanzato sembra molto divertito da questa scena! sebbene non lo mostri apertamente, come a suo solito.
Lei si mette dietro di me e comincia a toccare con le sue manine i miei capelli.
" Mi raccomando, fa' molto piano!" le raccomando prima che possa fare qualche danno.
" ok..." risponde sicura.
Speriamo.
Ecco che sento la spazzola percorrere la mia folta e delicata chioma.
Chiudo gli occhi, anzi li stringo come se provassi dolore.
In realtà è solo fastidio.
La passa una, due, tre volte... ed ogni tanto qualche nodo mi porta a stringere i denti.
" Ti posso mettere i fiocchetti?" .
Oddio...
" ehm... solo uno però... " le raccomando preoccupata.
Oddio, spero non abbia delle forbici...
***
Il suo motto è sempre stato " Toccami tutto, ma non i miei capelli!".
Nei momenti di intimità sono un dilemma.
Certo, risultano più sexy, ma parliamoci chiaro: sono ingombranti.
Ogni volta mi ritrovo quei cazzo di capelli persino nelle mutande!
La osservo.
Vedo che stringe gli occhi come se volesse trattene un urlo colossale.
Ma si trattiene.
In questo periodo è così calma, sorridente...
Così tranquilla che potrebbe accettare qualsiasi cosa le chieda.
Se le dicessi di saltellare ed abbaiare per fare contenta Hope, lo farebbe.
Un angioletto insomma.
Beh.
Evidentemente ha capito come devono andare le cose.
E dopotutto non può che farmi piacere: ho già troppi casini in questo momento.
Termino l'ultima grafico e spengo il pc.
Prendo cellulare ed auricolari dal tavolo e mi avvio al piano superiore, passando vicino ad Eva.
Lei nota che mi sto avvicinano e apre gli occhi osservandomi minacciosa ma allo stesso tempo le sue labbra si sigillano in un falso sorriso.
" Ti stai divertendo?" le domando con una leggera punta di sarcasmo.
"Un mondo!" risponde altrettanto ironica.
Sorrido tra me e me, scuotendo la testa.
Mia cara Eva... apprezzo il tuo sforzo.
***
" Le nausee per fortuna stanno diminuendo!"
"Sì, in effetti dopo i primi tre mesi svaniscono!"
Sono passata a trovare Hilary.
Era da un po' che non lo facevo.
" Come mi trovi?" mi chiede preoccupata.
" Mi sembri in gran forma!" rispondo con assoluta sincerità.
" Dici?"
"Sì, per essere incinta di due gemelli non sembri avere preso tutti questi chili. Certo, hai i fianchi più tondetti, il viso più tondo... ma è normale! non allarmarti!" le spiego cercando di tranquillizzarla.
" Peccato che qualcuno sia di un altro parere!" esordisce incrementando il suono della voce per far sì che le sue parole arrivino alle orecchie del marito seduto qualche sedia più in là a fissare il suo libro.
Questi alza i suoi occhi di ghiaccio minacciosi.
" Ho solo detto che stai approfittando del fatto di essere incinta, per mangiare ad ogni ora del giorno! qualunque cosa ti capiti di pensare!" afferma con tono ammonitore.
" Se ho delle voglie cosa ci posso fare!' si giustifica prontamente, afferrando un cornetto alla marmellata dal vassoio che ho appena portato.
" Io dico che sono solo delle scuse!" rivela il marito divertito, alzandosi.
" Sei un uomo, non puoi capire come si sente una donna incinta! Diglielo anche tu, Anya!".
" Sì, verissimo!" intervengo, complice della mia amica.
" Voi donne, aspettate di essere incinta per ingozzarvi ed avere una scusa pronta!" commenta con sarcasmo, passando di fianco alla moglie per strapparle di mano il cornetto che stava per addentare.
"Hey!" lo rimprovera contrariata Hilary incenerendolo con uno sguardo.
Lui se ne va, dando un grande morso al cornetto appena rubato.
" Dirò ai tuoi figli della tua infinita cattiveria!" urla Hilary iraconda.
Sono una coppia così comica delle volte che potrei ridere all'infinito.
" Cretino..." sussurra divertita.
Passano alcuni secondi di silenzio, durante i quali Hilary studia con attenzione il vassoio che ha davanti, alla ricerca del cornetto più sfizioso.
"Allora, cosa mi racconti? Hai avuto altre occasioni per prendere un tè in compagnia della regina?" domanda con un tono divertito, masticando avidamente un pezzo di cornetto.
"No, per fortuna!" rivelo emettendo un sospiro di sollievo. " Le volte successive non l’ho trovata in casa!".
"E Hiwatari?".
Adesso la cioccolata le cola da tutte le parti.
Sta combinando un disastro.
"Beh, non c'è stato quasi mai, o se c'era si faceva i cavoli suoi..." le spiego, cercando di non venir distratta dal suo modo di mangiare.
"Mi sto sporcando tutta! Passami un fazzoletto per favore!” mi dice guardandosi la maglietta piena di zucchero a velo. Ne prendo uno e glielo passo. " E per Natale tu e Rai cosa farete?” sussegue a domandare, mentre si dà una pulita superficiale.
Ancora non ne abbiamo parlato.
" Non lo so... non ci abbiamo pensato! Ma credo che saremo solo io, lui e Hope! La settimana di Natale coincide con il mio turno, quindi sarà meglio per Hiwatari non farsi venire idee strane! Mia figlia starà con me!".
" Beh, mi sembra giusto!" concorda in pieno. " Io sarò con mia madre e mia nonna e chissà quali altri parenti! Se vuoi unirti, non farti problemi!".
"Tranquilla, ma è giusto che tu stia con la tua famiglia! In teoria io dovrei sentire i miei, ma credo che mi limiterò ad una telefonata per fare loro gli auguri! Fanno troppo casino e sinceramente preferisco passarlo con Rai ed Hope, in pace e serenità! ".
" Credo sia la cosa migliore!" concorda la mia amica. " Immagina se Eva vi invitasse a passare il Natale da loro!" aggiunge trattenendo una grassa risata.
"non dirlo neanche per scherzo!" la rimprovero contrariata, lasciandomi infine sfuggire una piccola risata.
Significherebbe passare il peggior Natale della mia vita!
***
" Kai, io ho fame!"
Controllo l’orologio al polso e mi rendo conto che effettivamente è quasi ora di cena.
" Anche io piccolina!". Anche il mio stomaco inizia a brontolare.
Mi avvio in cucina, seguita da Hope.
" Tra quanto si cena, Hope ha fame!" domando a Reina, intenta ad apparecchiare.
"Ehm, dovrebbe essere pronto tra pochi minuti, cominciate a sedervi!” ci consiglia con aria un po’ confusa.
Tiro indietro una sedia ed aiuto la nanetta a sedersi.
Mi accomodo anch’io.
Dopo qualche secondo arriva anche Eva, con uno smagliante sorriso stampato in volto.
" Credevo fossi uscita..." esordisco sorpreso.
" No..." risponde accomodandosi alla mia destra. " In realtà sono stata tutto il pomeriggio a casa e mi sono dedicata alla cucina!".
Alla cucina.
La osservo scettico.
" Reina? Puoi servire la cena!" le ordina battendo due volte le mani.
"Sì signorina!” urla l’altra dalla cucina.
Ancora io non ho capito.
Ma ho uno strano presentimento, infatti decido di chiedere ulteriori chiarimenti.
" Cosa vorrebbe dire che ti sei dedicata alla cucina?" domando con fare vago grattandomi dietro l’orecchio.
" Voglio dire che ho preparato io la cena di stasera!" annuncia entusiasta.
"Oh mio dio..." sussurro tra me e me osservando Reina uscire dalla cucina con dei piatti in mano.
Osservo sconcertato lo spettacolo che mi si offre davanti.
Uno strano odore arriva alle mie narici.
Non sembra male.
È solo...strano.
Deglutisco e trovo il coraggio di voltarmi in sua direzione e chiedere "altri ulteriori chiarimenti".
Schiarisco la voce...
"Come mai hai deciso di cucinare?" chiedo insospettito.
" Beh non mi sono mai cimentata nella cucina, quindi ho pensato di sperimentare! " afferma nel modo più naturale possibile, sorridendomi.
Ricambio, con grande sforzo il suo sorriso, riportando gli occhi sul piatto che ho qui di fronte a me.
Ci sono troppe verdure a mio parere.
Anzi, direi che ci sono solo verdure.
Sposto poi gli occhi alla mia sinistra e mi accorgo che neanche Hope sembra entusiasta di quello che ha davanti.
"Spero vi piaccia! Buon appetito!" dice con allegria iniziando ad assaggiare.
Continuo a fissare il piatto in maniera strana, mentre una vocina dentro la mia testa mi incoraggia a dare il primo boccone.
Prendo in mano la forchetta e la rigiro più volte nelle mani.
Non ho mai avuto molta simpatia per le verdure, soprattutto quelle verdi, e qui il verde predomina in tutto il piatto.
Infilzo più volte la forchetta in quello che dovrebbe essere del semplice riso in bianco, quello che si dà ai malati in ospedale e lo mescolo, quasi giocherellandoci.
Sembra colloso.
Non sono un esperto in cucina, ma chiunque si accorgerebbe a prima vista che questo riso è scotto.
Hope continua a fissare interrogativa il piatto ed io sto trovando il coraggio di assaggiarlo.
Non l’ho mai vista cucinare.
Mai.
Quindi non mi fido molto.
Ma forse mi sto facendo troppo problemi per nulla. Solo perché è brutto da guardare, non vuol dire che sia cattivo.
" Cosa sono queste palline verdi?" domanda Hope rompendo il silenzio e dando voce a quel pensiero che vaga anche nella mia mente da qualche minuto.
" Sono cavoletti di Bruxelles al vapore!" le spiega. " Fanno molto bene sai? Soprattutto per chi ha l’intestino pigro!" aggiunge rivolgendo lo sguardo al sottoscritto, come a voler far sottintendere qualcosa.
La fisso in malo modo.
Lo assaggio ed effettivamente fanno molto bene all'intestino: fanno decisamente cagare.
" Era finito il sale in cucina?" chiedo, dopo avere assaggiato un pizzico di quasi tutto quello che ho nel piatto.
"No... perché? " chiede preoccupata.
" Perché non c’è sale!" la faccio notare con tono piatto.
"Sai che io non amo molto il sale..."inizia a spiegare. " E poi il sale non fa molto bene! Causa ritenzione idrica e soprattutto fa venire la cellulite!” sussegue ad illustrare con tono di voce esperto.
Mi fermo ad osservarla.
" La cellulite, certo!” sussurro tra me e me, rinfilzando la forchetta in uno di quei broccoletti insipidi. " Chi non ne soffre!" susseguo a mormorare rivolgendomi ad Hope.
Questa assaggia un cavoletto e storce subito il naso facendo un espressione schifata.
"Bleaaah" esclama disgustata, senza farsi troppi scrupoli davanti alla cuoca della serata.
" Non ti piace?" le chiede Eva.
Direi.
Lei risponde con un segno negativo della testa.
Eva porta gli occhi al cielo " Non fa cosi schifo!" esclama alterata osservandomi, alla ricerca del mio consenso.
Ma la mia espressione le ha detto tutto.
Lei irrigidisce le labbra, come è solita fare quando vorrebbe esplodere, ma si forza di non farlo.
" Andiamo Eva, tu non hai mai cucinato! Non sai neanche come si fa bollire l'acqua!" le ricordo senza troppi giri di parole, facendola diventare paonazza dalla rabbia.
" Almeno tu potevi far finta di apprezzare!" mi rimprovera innervosita.
" Ci ho provato, ho apprezzato il tuo sforzo, ma non ce la faccio ad ingoiare questa roba!".
" Come sei sensibile!" afferma ironica incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.
Ci risiamo...
" Senti, avrai tempo per migliorare... ok?" dico scocciato cercando di moderare il tono. " Ma per stasera ceneremo fuori! Quindi preparati e non dire che non vieni perché ti ci porto con la forza!” la minaccio seriamente.
Lei rimane ferma ancora qualche secondo, poi alza gli occhi al cielo…
" Vado a prepararmi..." afferma con tono arrendevole, per poi andarsene.
"Ma io lo devo mangiare?" domanda Hope indicando il piatto.
" No, sta lontana da quella roba!" le consiglio facendola balzare giù dalla sedia. "Vuoi mangiare qualcosa in particolare?" le domando alla ricerca di suggerimenti.
Si ferma a pensare per qualche secondo.
"Hamburger e le patatine!" esclama già con l’acquolina in bocca.
Una carnivora.
Adesso ho la certezza che sei mia figlia.
Siamo di ritorno a casa.
Hope è seduta ai sedili posteriori che dorme.
Eva fa scorrere il suo dito sul cellulare, ed io osservo con aria stanca la strada che ho di fronte.
Come da lei richiesto l'ho portata in uno di quei posti in cui si mangiano hamburger e patatine. La bionda non era molto felice, ma alla fine ha optato per un'insalata di pollo. Mi sono fidanzato con una capretta.
Il cancello si apre automaticamente e l'auto entra in garage.
Freno, forse bruscamente, ed Hope si sveglia di soprassalto ed in pochi istanti accade l’impensabile.
Hope fa uno strano verso e tossisce due volte.
Eva si volta indietro per controllare, poi sposta gli occhi in mia direzione con aria schifata, facendomi presagire il peggio.
Non ho il coraggio di chiedere, né di voltarmi.
Sembrava...
Il solo pensiero mi disgusta.
Sembrava un... conato di vomito.
"Dimmi che non è quello che penso...." dico ad Eva, stringendo con le mani il volante.
"Controlla tu stesso!" risponde facendo strane espressioni.
Lentamente mi giro, e quello che vedo mi lascia senza parole.
Hope mi osserva intimorita, quasi impaurita. I suoi occhi gridano pietà.
I suoi vestiti riportano diverse macchie giallastre e il sedile accanto è completamente invaso della stessa sostanza.
"Bah..." lamento disgustato. Un forte odore si espande in macchina.
Vorrei urlare e dire parolacce a raffica.
Ma non posso.
Stringo i denti.
Cazzo, eravamo arrivati, poteva almeno aspettare di uscire dalla macchina e vomitare a terra!
Osservo Eva con occhi infuocati.
"Te l'avevo detto di andare piano..." mi ricorda ironica. Dopodiché apre la
portiera e si avvia ad uscire.
"Dove stai andando?" le domando a denti stretti.
" Non vorrai mica che mi metta a raccogliere quel vomito spero!" ribatte con aria disgustata.
" Eva!" la richiamo sempre più autoritario vedendola andare via con la sua borsetta.
Cazzo, no!
Chiudo gli occhi e faccio finta di battere più volte la testa sul volante.
"Scusa, Kai... non lo faccio più! " afferma con tono dispiaciuto.
La guardo fissandola con astio.
Emetto un sospiro di rassegnazione osservando quel disastro e trovare il coraggio di pulirlo.
Cazzo avrei preferito che mi vomitassi addosso.
Come faccio a togliere questo schifo dai sedili e soprattutto quest'odore nauseabondo dalla macchina?
L'ultima volta che mi sono ritrovato in questa situazione è stata quando quel deficiente di Boris mi ha vomitato addosso.
Credo di averlo conciato così male che ancora ne riporta i segni.
Ma con questa piccola peste devo reprimere la rabbia e fingermi calmo.
Non posso traumatizzarla.
Guarda cosa mi tocca fare!
Che schifo...
***
" Qual è il problema di questa piccola paziente? " domando scompigliandole i capelli.
"Mi fa male il pancino!" mi spiega con timidezza.
La sollevo e la faccio sdraiare sul lettino.
Comincio a visitarla, toccandole con due dita diverse parti dell'addome.
Kai se ne sta in disparte ad osservare.
"Non è la prima volta che le succede! L'ultima volta che Anya l'ha portata aveva fatto fuori, la sera precedente, una scatola di cioccolatini!" gli spiego rendendolo partecipe. "Ha per caso mangiato qualcosa di strano ieri sera?" domando investigativo.
Lui pensa qualche secondo.
"Ha mangiato patatine..." rivela con aria indifferente.
"Quante?"
"Mah... non lo so, non le ho contate!" risponde ironico.
Porto gli occhi al cielo.
È sempre il solito.
" Ne hai mangiate tante, vero?" domando alla diretta interessata, con un tono che vuole solo la verità.
Annuisce quasi con vergogna.
" Ho capito..."
La rimetto a terra e ritorno alla mia scrivania.
"Non è niente! Dovrà solo prendere delle bustine e passerà tutto! In caso contrario non esitare a ritornare!" spiego al paparino, seduto di fronte a me.
Prendo un foglio e prescrivo la cura.
"Immagino che Anya non sappia niente..." affermo con sarcasmo alzando per un attimo gli occhi verso di lui.
" Non fare l'infame, Ivanov! Non deve saperlo!" mi ordina seriamente.
" Non voglio intromettermi infatti!" dico in segno di resa, per poi ritornare a scrivere.
" Tutto questo non sarebbe successo se Eva non avesse preparato la cena!" mormora indignato.
"Eva cucina?" chiedo con incredulità.
" È una storia lunga... in questo periodo è strana!" si limita a dire con occhi al cielo.
" Ha deciso di fare la brava mogliettina?" chiedo divertito, porgendogli il foglietto.
" Tsz..." si limita a dire, afferrandolo.
" Questi sono dei segnali!". Mi alzo per accompagnarli alla porta.
"Che segnali?" chiede interrogativo.
In segno di risposta alzo la mano sinistra per mostragli il mio anello.
Lui afferra al volo e fa una strana faccia.
" Non c'è campo nel mio territorio per questi segnali" conclude con tono fermo andandosene mano manina con la figlioletta.
Caro Hiwatari, spero per te che metterai un giorno la testa a posto.
***
" Ma che puzza, mamma mia!" esclamo disgustato tirando fuori la testa dall'auto. " Chi ci ha vomitato dentro?" chiedo, mentre cerco di imboccare aria pulita.
"Eh... indovina!" dice con aria seccata.
"Tua figlia!" dico sbarrando gli occhi dall’incredulità.
La sua faccia sembra dire - proprio così-. Scoppio in una grassa risata.
Dio, come ci godo.
" Bando alle ciance, hai un'idea su come risolvere questo disastro?".
" Sì..." inizio a dire riflessivo attirando la sua curiosità " butta l'auto!".
Mi incenerisce all'istante con due occhi di fuoco.
"Ok, ok... parlando seriamente! Dovrebbero esserci dei prodotti adatti per le auto, farò una ricerca!" spiego grattandomi la nuca.
" Spero vada via anche quell'odore nauseante... non è proprio il massimo di prima mattina!".
"Immagino... sembra ci sia stato un cadavere qui dentro..." aggiungo osservando quei sedili, mantenendomi a debita distanza.
" Sarò costretto ad andare in giro coi finestrini tutti abbassati..." mormora scocciato.
"Direi..." concordo in pieno " Vado a prendere un caffè, vuoi unirti?" lo invito, indossando la giacca.
Lui ci pensa un attimo.
"No, non mi va di vedere Anya!" .
" Capisco!" mi limito a rispondere senza chiedere dettagli.
Anche se il modo in cui lo ha detto mi ha fatto intuire di non dover dire niente alla mammina.
Ricevuto!
***
Suono alla porta.
Per la quinta volta torno a casa Hiwatari per vedere la mia bambina.
Ho evitato di venire ogni pomeriggio, Rai me lo ha sconsigliato. Quindi ho deciso di andare a trovarla a giorni alterni.
La porta davanti a me si apre.
"Salve signora Sarizawa, entri pure!" mi invita la cameriera. “Stavo giusto facendo il bagnetto alla bambina, può attendere in salotto!".
Faccio un cenno di intesa, seguendo con gli occhi quella donna che corre al piano superiore.
Una cameriera si occupa di mia figlia: le mie previsioni non erano sbagliate.
Quel verme di Hiwatari...
Eccolo, mio Dio. Proprio oggi doveva essere a casa?!
Avanzo in salotto e fingo un sorriso che gli mostra tutta la mia felicità nel vederlo.
"Sarizawa..." si limita a dire indifferente, continuando a scrivere al computer.
"Hiwatari..." replico a mia volta imitando il suo tono serio ed impassibile.
Resto in piedi come una perfetta idiota a spostare gli occhi da un punto all'altro della stanza.
" Anya, ben ritrovata!" esclama una voce allegra alle mie spalle.
Bene, ci sono proprio tutti oggi!
Non è proprio giornata!
"Ciao Eva!".
" Come stai? Accomodati! Non farci caso, Kai non è bravo con gli ospiti!" mi spiega rivolgendogli uno sguardo ammonitore.
" Ci sono due divani... poteva benissimo sedersi!" mormora tenendo gli occhi fissi sullo schermo.
Mi sento così a disagio.
Eva si comporta ancora in quel modo strano, Hiwatari sembra in una dimensione parallela ed io qui a pregare che Hope scenda il prima possibile!
"Oh guarda, eccola!" mi avverte Eva.
La bambina corre ad abbracciarmi inondandomi del suo buon profumo.
" Ho fatto il bagnetto!" racconta allegramente.
"Ma che brava..." dico accarezzandole i capelli. " Com'è andata oggi all'asilo?" chiedo.
"Oggi non ci sono andata perché mi faceva male il pancino! " racconta con tono triste.
I miei occhi si spostano automaticamente su di lui, come a volere delle spiegazioni.
" Stava male, lo ha appena detto!" si giustifica prontamente con la sua solita strafottenza.
"Ma non me lo hai detto!” gli rimprovero.
" Perché avrei dovuto?".
"Perché sarebbe stato corretto avvertirmi che mia figlia stava male!".
" Non ne vedo il motivo!" ribatte duramente.
" Stai tranquilla, se non te lo ha detto, vuol dire che non era nulla fi grave!" interviene a sua difesa Eva. " Yuri stesso ha detto che era solo un mal di pancia passeggero!" sussegue a spiegare con tono pacificatorio.
Ok, se lo ha detto Yuri mi fido.
Decido di calmarmi e far finta di nulla, non prima di avere dato un avvertimento al russo.
"Ok, va bene! Ma ti sarei grata se la prossima volta mi avvertissi".
Si limita ad un espressione strana, poi ritorna al suo lavoro.
" Ora stai meglio, tesoro?".
"Mh mh!” annuisce.
Meno male.
***
Passa un'ora abbondante.
Ho sospeso il mio lavoro al computer e mi sono messo sul divano a guardare la tv.
Fuori c'è un temporale.
La pioggia batte violentemente sui vetri delle finestre.
"Mamma... ma poi domani vieni?".
"Certo!"
Sento le loro voci.
Forse stanno scendendo.
"Ehm... io vado!" mi avvisa Anya rimanendo sul ciglio della porta.
"Ok" dico alzandomi.
"Ah... prima che lo dimentichi..." dice fermandosi di colpo. " La prossima settimana Hope farà una recita...".
" Che recita? Quante recite fanno?".
"La recita di Natale!" sottolinea alterata. " Beh non so se potrai o vorrai venire, quindi... beh... in caso fammi sapere cosi ti informo sugli orari!" .
Che palle!
"Una recita? Ci verremo sicuramente!" interviene Eva appena giunta da non so dove.
Mi volto a fissarla contorta, come credo stia facendo anche Anya.
Ha uno strano sorriso stampato in faccia.
Non capisco che cosa le passi per la mente. È impazzita, ormai è ufficiale.
"Ehm... sì, verrò, cioè verremo..." mi correggo, facendo fatica a staccare gli occhi dalla mia compagna.
Vorrei sapere cosa le passa per la mente.
"Ok, allora vi farò... sapere!" conclude Anya, un po’ sorpresa.
"Kai quando ci andiamo a comprare la bici?" mi chiede Hope tirandomi per la maglietta.
"La bici?" ripete Anya con una strana espressione.
"Si, oggi siamo stati al centro commerciale e ha visto un bicicletta e..." interrompo il discorso facendo intuire il resto.
Ha un'aria pensierosa.
"ah..." è l'unico suono che fuoriesce dalle sue labbra.
Cosa ho fatto di male stavolta?
"Qualcosa non va?" chiedo insospettito.
"No... no" risponde prontamente, mal celando un certo nervosismo.
Chi la capisce.
Meglio non indagare oltre.
"Vado..." dice aprendo la porta e tirando fuori dalla sua borsa un ombrello.
La pioggia sembra essere diminuita, tuttavia non è un buon momento per andarsene a piedi.
Dovrei darle un passaggio?
Non accetterebbe mai...
" Vuoi un ... passaggio in macchina?” chiedo con un tono che conosce già la risposta.
"No, non piove poi così tanto! chiamerò un taxi!" spiega senza dilungarsi troppo. Saluta frettolosamente la figlia e se ne va a passi svelti sotto la pioggia.
Come vuoi...
Chiudo la porta.
" Un passaggio in macchina! ma che gentiluomo!" esordisce con leggero sarcasmo Eva fissandomi acida.
Porto gli occhi al cielo, non degnandola di una risposta.
"Come mai vuoi venire a questa recita?" domando con aria investigativa, dirigendomi vicino a un tavolino in salotto dove teniamo gli alcolici.
" Beh, ho pensato di farti compagnia, dopotutto ci sarà anche Rai, non vedo perché tu debba presentarti da solo" mi spiega prendendo due bicchierini di vetro.
A volte mi dimentico di quel cinese.
" Ma è una seccatura..." affermo con tono scocciato, versando della vodka nei due bicchierini che tiene in mano.
" Lo so, per questo ti faccio compagnia, no?".
La osservo divertito ed insospettito allo stesso tempo.
"Te l’ho già detto che sei strana ultimamente?".
" Forse..." risponde con fare vago, portando il bicchiere alla bocca.
Bevo tutto d’un sorso il liquido trasparente del mio bicchiere, tenendo gli occhi ben fissi su di lei.
Lei mi osserva maliziosa giocherellando con le labbra sul bordo del bicchiere.
Comincia a fare la gattina.
Ora che ci penso, da quando c'è Hope che piange la notte, non abbiamo avuto modo di fare certe cose...
Sarà meglio approfittare di questo momento di pace...
***
Mancano pochi giorni a Natale.
In città si respira aria di festa.
Luci colorate e addobbi natalizi decorano le strade piene di negozi affollati: la caccia ai regali è appena iniziata.
Cammino sotto braccio a Rai, per le vie del centro.
Il cielo è nuvoloso e l’aria pungente, mi porta ad affondare il viso nella mia calda sciarpa bianca.
"Entriamo qui?" mi invita Rai, indicando un negozio di articoli da regalo per bambini.
Annuisco.
" Guarda ci sono i peluche di quei maialini strani che piacciono tanto a Hope!" mi fa osservare prendendone uno e mettendomelo a mo’ di scherzo in spalla.
"Oddio, sono ovunque!" osservo meravigliata ed allo stesso tempo inquietata.
" Non capisco il loro successo..." afferma, riposandolo al suo posto.
" Non ci credo!" esclamo meravigliata dirigendomi più avanti " Il camper di Barbie!". Lo prendo e lo osservo perdendomi in un mare di ricordi! " Ne avevo uno da piccola! Praticamente era il mio giocattolo preferito! Poi... uno dei miei fratelli me lo ha distrutto..." racconto con aria malinconica.
"Vuoi che te lo ricompri?" propone divertito.
"Nah... non avrei tempo di giocarci!" spiego con ironia, rimettendolo, a malincuore lo ammetto, al suo posto.
Resto imbambolata a fissarlo.
"Magari se lo regalassimo a Hope..." inizio a dire con fare riflessivo.
Ma due mani si poggiano sulle mie spalle e mi spingono con prepotenza in altre direzioni.
" Meglio di no!" consiglia Rai, dopo avere intuito le mie intenzioni.
Osservo attentamente ogni singolo scaffale.
Non riusciremo mai a decidere! Ad ogni scaffale cambiamo idea!
Mi volto indietro e mi accorgo che Rai è sparito.
Lo cerco tra i vari reparti e finalmente lo scorgo da lontano nel reparto ... biciclette.
"Hey... trovato niente di interessante?”.
"Sono capitato qui e mi sono ricordato della bicicletta. È da un anno che Hope la desidera e per un motivo, o per un altro non abbiamo potuto comprargliela" spiega, osservandole con aria assorta.
Oh no...
Tempo fa Rai ha promesso ad Hope la sua prima bicicletta.
Eravamo in Cina.
Passeggiando per il parco Hope aveva visto diversi bambini pedalare le loro piccole biciclette aiutati dai loro genitori.
Era stata colpita da una in particolare: era rosa, con un cestino e vari disegni colorati.
- Papà, me la compri?- gli aveva detto, indicando l’oggetto desiderato.
Rai non seppe dire di no, come sua abitudine, ma io gli ricordai che era ancora troppo piccola.
Rai disse che non era affatto vero. Lui la prima bici l'aveva avuta a tre anni.
Io preferii aspettare.
Poi per una serie di altri motivi non siamo riusciti a comprargliela.
Adesso quella bici che Hope desidera da tanto, quella che Rai le aveva promesso, gli verrà regalata dal suo vero padre.
L’ho scoperto casualmente.
Ci sono rimasta di sasso.
Ma non ho voluto dire niente.
Questa volta Kai non l’ha fatto apposta, come aveva fatto col cane.
Non poteva sapere.
Ma ora come lo dico a Rai.
" Che dici, compriamo una bici? Gliela devo!".
Continuo a fissare il vuoto, alla ricerca di una soluzione.
Non voglio dirglielo.
So che ci rimarrebbe male.
"Ehm... non credo sia una buona idea..." inizio a spiegare, alla ricerca delle parole più appropriate.
“Perché? Prima o poi dovremo!" Mi ricorda giustamente.
"Perché... perché...non abbiamo spazio! e la casa è piccola!" invento sotto il suo sguardo confuso.
" Mica deve andare in giro per casa!".
" Lo so ma è inverno! Non è una stagione adatta per andare a passeggio nei parchi! Fa freddo, piove... Hope non farebbe altro che rompere...- io voglio usare la bici, io voglio andare fuori, ma perché non mi portate in bici- ..." gli spiego avanzando tutte le scuse possibili.
Mi sento un verme...
Lui ci pensa un attimo...
" Beh... su questo hai ragione. Forse è meglio rimandare al nostro ritorno in Cina!" conclude vagamente convinto.
Ottima idea!
"Sì mi sembra l'idea migliore!" concordo, tirando un sospiro di sollievo dentro la mia testa.
" A questo punto... cosa compriamo?" chiede sempre più confuso.
I miei occhi puntano per pura casualità in un punto ben preciso.
Avvistano una bambola.
La riconosco.
È quella della pubblicità.
Hope la osserva sempre estasiata.
"Trovato!" esclamo, invitandolo a seguirmi.
È una situazione così difficile.
Rai è molto affezionato ad Hope.
L’ha cresciuta come fosse sua e il sapere che una persona che l’ha inizialmente rifiutata, sia tornata con l’intenzione di riprendersela, senza avere mosso un dito in tutti questi anni, lo innervosisce parecchio.
E al dire il vero, innervosisce anche me.
Mi fa rabbia.
Ma se sto facendo tutto questo è per il bene di Hope...
***
Siamo a scuola.
Tra pochi minuti avrà inizio la recita di Hope.
Io ed Anya attendiamo in corridoio, seduti in una panca, come il resto degli altri genitori.
Mentre parliamo i miei occhi avvistano da lontano due figure a me note e la mia espressione cambia.
Avviso con un cenno del capo che i due stanno per arrivare.
Lei si volta e non appena le distanze diminuiscono si alza.
"Ciao Anya! Rai!" saluta con aria allegra l'ochetta.
Anya ricambia il saluto, mentre io mi limito ad un cenno di capo.
Hiwatari mi rivolge il suo sguardo più serio ed impassibile e, a dire il vero, neanche il mio è così allegro.
Le due iniziano a scambiare qualche parola, mentre io resto seduto nella mia posizione a osservare altrove.
***
" Siamo in perfetto orario, meno male!" afferma Eva.
"Sì, inizieranno tra pochi minuti!" aggiunge Anya, palesemente a disagio.
Ci credo.
Questa situazione è ridicola.
Se Eva non si fosse intromessa e avesse insistito così tanto per venire, io avrei trovato una qualsiasi scusa, almeno mi sarei risparmiato di vedere Kon...
***
La recita ha inizio.
Ci siamo accomodati in terza fila.
Io ed Eva stiamo al centro, affiancate dai nostri rispettivi fidanzati.
Rai si è ammutolito in un religioso silenzio. L'arrivo di quei due lo ha infastidito parecchio.
Lo capisco.
Forse sarebbe stato meglio non dire loro di questa recita.
Il comportamento di Eva mi stranizza sempre di più...
Il sipario si apre e mostra un gruppo di bambini travestiti da elfi che iniziano a cantare.
Sorrido divertita nel vedere Hope in prima fila che canta allegramente.
Cerco di coinvolgere Rai, sorridendogli... e dopo qualche attimo di esitazione, ricambia.
Passa una buona mezz'ora.
I bambini iniziano a recitare delle poesie accompagnati da un sottofondo musicale.
Rai, alla mia destra più che assistere alla recita sembra avere gli occhi persi nel vuoto.
Chissà a cosa starà pensando...
Alla mia sinistra Eva osserva svogliatamente lo spettacolo, controllando ogni tanto il cellulare.
Accanto a lei un Hiwatari che non ha staccato, neanche un minuto, gli occhi dal suo telefono.
Gli costa molto fare finta di stare attento?
Che odioso!
Avviso i presenti che è il turno di Hope, usando un tono che faccia capire a Hiwatari di prestare per un attimo attenzione. E infatti, posa molto svogliatamente il suo aggeggio in tasca con fare alquanto scocciato.
Che figura esemplare...
Se non voleva venire non si sarebbe offeso proprio nessuno!
Terminata la recita, Hope ci raggiunge.
" Sei stata bravissima tesoro!" esclamo prendendola in braccio.
" È vero, sei stata proprio un amore!" si congratula Eva a gran voce, sotto il mio sguardo contorto.
Sta lontana da mia figlia, strega!
"Se è finita, noi avremmo fretta!" interviene con tono secco Hiwatari.
Poteva sforzarsi di dire un brava Hope! Non gli sarebbe costato poi così tanto.
Invece no, deve sempre fare il guastafeste.
" Si, devi solo consegnarmi il borsone di Hope!"
Ebbene sì, stasera mia figlia ritornerà a casa con noi.
Finalmente!
" Dovrebbe esserci tutto” dice porgendomi il borsone.
Lo prendo e lo passo Rai che lo mette in macchina.
"Allora...Buon Natale!" auguro a Hiwatari che resta a fissarmi serio.
" Buon... Natale..." ricambia con tono pensieroso, rivolgendo una veloce occhiata anche a Rai.
Poi si volta e raggiunge l' auto dove lo aspetta Eva.
" Andiamo!"
Annuisco, entrando in macchina per ritornare a casa insieme ad Hope.
Arriva il tanto atteso giorno di Natale…
"Allora ci sentiamo! Buon Natale, Anya!" urla a gran voce Hilary dall'altro capo del telefono.
" Tanti Auguri anche a te, amica mia e alla tua famiglia!!" ricambio sorridente.
La telefonata termina.
Poggio il cellulare sul tavolino del salotto e mi avvio in cucina ad aiutare Rai nei preparativi.
" Era Hilary!" dico mescolando il sugo in pentola.
" Ma dai, non lo avevo capito!" afferma ironico. " Urlate come matte a telefono ogni volta!" aggiunge divertito.
Non ho il tempo di replicare perché arriva alle nostre orecchie il rumore di un telefono che suona.
" Di nuovo?" . Pulisco velocemente le mani " Vuoi scommettere che sono i miei?" dico correndo a rispondere.
***
Anya svanisce per l’ennesima volta per rispondere al telefono.
Oggi questa casa sembra un centralino.
Io ho già ricevuto diverse chiamate: mio padre, mia sorella che a sua volta mi ha passato il fidanzato, auguri della nonna, della zia…
Per non parlare dei messaggi: ho risposto solo ad alcuni. Gli altri, lo farò dopo.
Dopo essermi assicurato di avere la situazione sotto controllo ai fornelli, mi allontano qualche minuto per controllare il telefono.
" Sì mamma! Anche Rai ti saluta!" ripete per l’ennesima volta quasi esasperata.
Le sorrido divertito, abbassandomi per afferrare il mio cellulare.
Ci sono nuovi messaggi.
Mia sorella mi manda una foto del regalo ricevuto dal suo fidanzato.
- L’ennesimo fallimento - , commenta con un emoticon disperato.
- Quando si deciderà a regalarti l anello?... – , le invio aggiungendo delle faccine che ridono a crepapelle.
1 messaggio da Corinne...
- Ciao Rai, Buon Natale!! ;-*-
- Buon Natale anche a te Corinne! :-)
- Scommetto che stai preparando tu il pranzo di Natale per la tua futura mogliettina! :'-D
Sorrido tra me e me.
- Sì, allora? Invidiosa? :-P
sta scrivendo...
- No, figurati! Ma non viziarla troppo! :-PPP"
Che scema...
***
"Perché dobbiamo festeggiare il Natale con i tuoi?"
" Sta’ zitto e non lamentarti! Non vieni mai a cena da loro, almeno a Natale mi sembra un dovere!" mi rimprovera innervosita la bionda, suonando il campanello di casa Hernandez.
Dio che nervi.
Ogni volta che ricevo un invito riesco sempre a farla franca, questa volta non ho potuto.
" Cara!" urla a gran voce la madre accogliendoci in casa.
La abbraccia col suo fare nobile, facendole migliaia di domande.
" Kai finalmente riusciamo a vederci!" afferma il padre dandomi una forte pacca sulla spalla.
Ecco perché lo odio.
Ha la mania di toccare le persone quando parla.
È una cosa che mi fa incazzare di brutto.
Cerco di ricambiare nel modo che più mi riesce meglio il suo saluto.
" Come sta la mia bambina!" esordisce stringendola in un forte abbraccio.
Che scena emozionante...
Da tagliarsi le vene.
" Vieni Eva, ti faccio vedere i miei ultimi acquisti!" dice sua madre invitandola a seguirla.
No cazzo, non mi lasciare da solo con tuo padre. È quello che gli stanno gridando i miei occhi.
Ma lei finge un faccino innocente, come a dire - non posso farci nulla-.
E se ne va, insieme alla madre.
Oddio...
" Allora Kai, come vanno gli affari? Bevi un goccio insieme a me?" propone porgendomi un bicchiere con del liquido rosso dentro.
Accetto, mentre dentro di me i neuroni si sparano suicidandosi in massa.
***
"La porti tu a letto?" propone Anya spegnando la tv.
" Ok, Forza Hope! " dico alzandomi dal divano.
"No, io voglio giocare ancora!" lamenta imbronciata.
" Non fare la bambina capricciosa!". La prendo fingendomi arrabbiato, poi la metto in spalla e fingo di farla volare, portandola dritta in camera sua, sotto lo sguardo divertito di Anya.
"Allora... ti è piaciuto il regalo?" domando imboccandole le coperte.
Annuisce contenta.
"Papà lo sai che io ho una bici?".
La osservo interrogativo.
" Una bici?".
" mh mh! una bici rossa che mi ha comprato Kai!" spiega allegramente.
Una bici... rossa... che ... Kai...
Lo ripeto nella mia mente, mentre i miei occhi si perdono nel vuoto.
Nella mia testa rimbombano le parole di Anya che l’altro giorno mi convinceva a non comprare la bici.
Ora si spiega tutto...
" Papà..." mi richiama Hope per riportarmi alla realtà. " poi la vuoi vedere?" mi domanda innocentemente.
Rimango a guardarla pensieroso per qualche secondo, mentre lei mi fissa curiosa.
"Certo..." la rassicuro accarezzandole una gote e scoccandole un bacio in fronte.
"Ora dormi... buonanotte!".
Spengo la luce e chiudo la porta.
Rimango lì a pensare, a fissare un punto ignoto del pavimento, mentre la mia mano tiene ancora la maniglia della porta.
Forse lei lo sapeva...
Anzi lo sapeva sicuramente...
Ed ha cercato di farmi cambiare idea.
Entro in camera, dove trovo Anya a preparare il letto per poi infilarsi subito sotto le coperte.
" Stasera fa proprio freddino!" afferma simulando una voce tremolante.
Messo il pigiama mi corico accanto a lei, che subito si avvicina ad abbracciarmi.
"Posso approfittare del calore del tuo corpo?" chiede maliziosa, riuscendo a strapparmi un sorriso.
" Certo!" rispondo, stringendola di più a me!".
Seguono alcuni secondi di silenzio.
" È stato il primo natale da soli! Ma mi è piaciuto molto! a te?" chiede.
"È vero..." concordo poggiando la mia testa sulla sua.
" Peccato sia già finito! Tanti preparativi, tanta attesa... e poi arriva quel giorno e passa via in un lampo" afferma pensierosa.
" Anche questo è vero!".
"Sai non vedo l'ora di tornare in Cina! Cosi potremo ritornare alla nostra vita di sempre!" aggiunge sorridente.
Le luci si spengono.
Anya rimane abbracciata a me e sussurra buonanotte.
Io volgo lo sguardo verso la finestra, da dove stasera si scorge un pezzo di luna tra le nuvole.
" Anch'io...."sussurro tra me e me.
Salve miei cari lettori.
Questo è un altro capitolo di transizione.
Non succede niente di eclatante lo so, ma mi serviva per arrivare a quello a cui voglio arrivare (? Oddio) ma spero di non avervi delusi...
In teoria avevo in mente di concludere il capitolo in altra maniera, ma poi ho tolto quella parte perche stonava con il resto del capitolo, piuttosto leggero e felice
Ho preferito riservarla per il prossimo aggiornamento.
Spero abbia suscitato in voi qualcosa, anche una semplice risata nel leggere di Hope che vomita in macchina del paparino.
Non voglio cadere nel ridicolo, ma mi piaceva l’idea e mi auguro che sia piaciuta anche a voi.
Dal prossimo capitolo la storia prenderà una piega un pochino diversa, spero non mi odierete, perche mi odio gia io stessa al solo pensiero.
Non posso rivelrvi nulla, perche il capitolo si basera quasi esclusivamente su questo.
Bene…
Il giorno di Natale è arrivato e se ricordate, Rai aveva deciso di tornare in Cina dopo le feste. E se ricordate ancora, Anya aveva chiesto di rimanere in Giappone.
Nell’ultima scena Anya dice di non vedere l’ora di tornare in Cina. Evidentemente hanno deciso così.
Ora vi chiederete:
Kai lo sa?
Come la prenderà?
Toglierà veramente la bambina ad Anya?
O la bambina verrà trasportata come un pacco da uno stato all’altro?
O Anya e Rai cambieranno nuovamente idea?
O, ancora, scapperanno senza lasciare tracce per non farsi trovare da Hiwatari?
E ancora…
Eva continuerà ancora a recitare?
Cucinerà ancora per Hiwatari?
Quando nasceranno i gemelli?
Saranno maschi o femmine?
Ma soprattutto… si sarà tolta la puzza di vomito dall’auto super costosa di Kai?
Se volete scoprire tutto questo, non perdete il prossimo aggiornamento .
A parte gli scherzi…
Fatemi sapere se vi è piaciuto!
Segnalatemi errori e ditemi tutto ciò che volete xD
Ricordate che tutto può succedere…
TO BE CONTINUED
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Capitolo 25 *** Say Something ***
Salve cari lettori di Never Lose Hope, bentornati in questo nuovo aggiornamento. In genere riservo le note d'autrice a fine capitolo, dicendo anche una serie di scemenze. Beh, per questo capitolo sarà diverso.
Sarò la serietà in persona.
( Quanto è tragica ndTutti)
Si in effetti…
Ci tengo a precisare che questo capitolo è molto importante per me.
Ho fatto fatica a scriverlo e alla fine capirete il perché.
Lady Diamond ha avuto qualche spoiler ma spero di saperti sorprendere ugualmente xD
Ho inserito alcuni video di youtube con cui mi sono fissata ultimamente i cui protagonisti sono la coppia Nathan/ Haley di One tree Hill.
Non so se li conoscete, ma non ha importanza xD a me hanno ricordato molto Rai ed Anya.
Li ho inseriti per dare una atmosfera alle varie parti del capitolo, come se fosse un film, mettiamola così. Alcune scene dei video non hanno assolutamente nulla ache vedere con Rai ed Anya, ma quello che vi invito a cogliere è l'atmosfera. Ovviamente non siete costretti a vederli xD è solo una stramba idea venutami all'improvviso, così tanto per…
Detto questo, vi lascio alla lettura del capitolo.
https://youtu.be/YxJrVQk1tSE
Non sono riuscito a dormire bene stanotte.
Non ho fatto altro che fissare diversi punti del soffitto, ed in ugnuno di questi la mia mente continuava a proiettare delle immagini, piu precisamente dei ricordi.
Presente e passato sembravano fondersi insieme e dare vita ad un film cronometraggio che riassumeva la mia storia con Anya.
Ho rivissuto momenti felici, ma anche tristi.
Poi ho cominciato a prevedere.
Prevedere cosa ci avrebbe riservato il futuro.
E lì non ho voluto continuare.
Ho spento la mia mente.
Si è rifiutata di vedere oltre.
" Buongiorno! Mattiniero stamane!". Anya arriva a mi scocca un bacio sulla tempia.
" Non sono riuscito a chiudere occhio..." spiego, continuando a mescolare il latte.
" Come mai?"chiede interrogativa versandosi del caffè.
Non ho molta voglia di parlare e dare spiegazioni, quindi mi limito ad alzare le spalle.
" Mi raccomando riposa! Io devo essere a lavoro tra cinque minuti o Dana mi farà fuori!" afferma bevendo d'un sorso il contenuto della tazzina. La poggia sul tavolo, corre a prendere il cappotto...
" Ci pensi tu ad Hope, ok? " raccomanda, controllando l'interno della sua borsa. " Ok c'è tutto."sussurra tra sé "Vado, a piu tardi!" saluta mandando un bacio per poi svanire.
Si chiude la porta.
Di nuovo il silenzio.
Sto comincindo a detestarlo.
Nobody said it was easier...
***
" E tu cosa hai fatto il giorno di Natale, Huznestov!" chiedo con aria curiosa, mentre gli servo la colazione.
" In solitudine , come ogni anno!" spiega con aria indifferente.
" In solitudine? Non ci credo! Nessuno passa il giorno di Natale in solitudine!" spiego incredula.
Lui alza una mano esclamando con rassegnazione " Eccomi, sono il Signor Nessuno...".
"Che tristezza..." mormora acidamente la mia collega, beccandosi una brutta occhiataccia da parte del russo.
" Tu invece con chi l'hai passato?" chiedo alla signorina.
" Con i soliti parenti..." si limita a dire non molto allegra.
" Sembra che la tua storia sia ancora più triste della mia" aggiunge divertito Boris.
" Almeno io ho una famiglia!" ribatte con cattiveria.
" Dana..." intervengo con tono ammonitore.
" No lasciala parlare! " afferma il russo con fare strafottente. " È solo invidiosa della mia libertà".
" Bella vita!" se la ride lei.
" Meglio della tua, non c'è dubbio!" conclude secco e spietato, alzandosi "Ciao Anya!" saluta andandosene indignato, sotto il mio sguardo allibito.
Ma che hanno questi due?
I miei occhi si spostano su Dana, che continua a lucidare i bicchieri con calma, come se nulla fosse appena successo.
Non li capiro mai.
***
- Quando tornerete ? avete già fatto i biglietti?-
- non ancora! non abbiamo deciso.-
- E cosa aspettate? Non vedo l'ora di riabbracciare la piccola Hope :-D -
Mia sorella adora Hope.
Le si è affezionata fin da subito.
Si fa chiamare zia.
Come me, non si è posta alcun problema.
Sa benissimo che non è la figlia del suo fratellone.
Ma lei, è così, come me, non riesce ad avere rancore.
Diversamente è stato per mio padre.
Non ha mai accettato questa situazione, lo so.
L'ho capito dalle sue frequenti domande.
Perché lo stai facendo?
Perché stai crescendo la figlia di un altro?
Perché non apri gli occhi?
Come ogni figlio testardo, l'ho sempre contraddetto.
Perche io amo Anya!
Perché quella bambina non c'entra niente!
Erano queste le mie risposte.
Da un po' di tempo a questa parte, le domande di mio padre rimbombano nella mia mente.
La sola differenza è che non è piu la voce di mio padre a parlare, bensì la mia.
Perché lo sto facendo?
Perché sto crescendo la figlia di un altro?
Perché non apro gli occhi?
"Che stronzo!" esclama a tono basso Anya, alla mia destra.
" Come scusa?" chiedo, ritornando alla realtà, osservandola stralunato.
" Lui!" dice indicando il grande schermo. " Ha preferito rinunciare a lei per la sua carriera!" spiega quasi innervosita.
" ah..." mi limito a rispondere, non afferrando il filo del suo discorso.
" Non ci stai capendo nulla, vero?" continua a sussurrare.
Scuoto leggermente il capo, in risposta negativa.
In realtà non ho seguito un minuto il film.
Non so perché ho accettato di venire al cinema, non mi ispirano queste commedie, ma so che piacciono a lei.
Credevo che mi sarei distratto e avrei pensato ad altro.
Anche se i miei occhi puntano fermi sullo schermo, il flusso dei pensieri segue ben altre direzioni.
" Che vuoi?" sento sussurrare ad Anya che si abbassa leggermente con il telefono attaccato all'orecchio. "Perché sono al cinema, non posso gridare!" esclama alterata. " Non puoi portarla tu?" continua a sussurrare. " Tra mezz'ora finisce il film!... ok, saremo lì! " conclude chiudendo la telefonata. " Porterà lui Hope a casa!" mi spiega posando il telefono in borsa e tornando a seguire il film.
Lui.
Hiwatari.
Il mio petto si gonfia, trattenendo per una manciata di secondi l'aria.
Sbuffo dal naso, seccato, per poi tornare a far finta di seguire il film.
***
" Quando arriva la mamma?" domanda la piccola seduta accanto a me.
" Tra un po'".
Siamo qui fermi in macchina da dieci minuti, aspettando l'arrivo di quei due.
Seguono alcuni secondi di silenzio, poi i miei occhi avvistano sullo specchietto retrovisore un'auto in arrivo, che parcheggia dietro la mia.
"Sono qui..." affermo uscendo dall'auto.
I miei occhi incrociano per un breve istante quelli ostili di Kon, che dopo avere spento i fari che mi stavano accecando, scende dalla macchina, imitato da Anya.
" Che puntualità..." sottolinea lei.
" Hai sempre qualcosa da ridire?" puntualizzo acidamente, aiutando Hope ad uscire.
" Era solo un osservazione..." mormora a tono basso " Allora, cosa avete fatto?" chiede poi con aria investigativa.
" Ho fatto i giri con la bici!" esclama euforica, provocando diverse reazioni in quei due.
Anya inizialmente si irrigidisce, lanciando una strana occhiata a Rai; questi a sua volta fa vagare i suoi occhi altrove, con fare particolarmente seccato.
" ah, ma è... fantastico..." afferma fingendo allegria.
" Fantastico, certo..." sussurra tra sé il cinese, con aria di sfottimento.
" Qualche problema, Kon?" domando infastidito.
" No, figurati..." risponde acidamente.
La sua presenza mi irrita, e il mio sguardo glielo sta ripetendo piu volte.
" Ti aspetto di sopra" comunica ad Anya incamminandosi verso il portone, seguito dallo sguardo preoccupato di Anya.
" È parecchio suscettibile il tuo cinese..." affermo con sottile ironia.
" E tu sei parecchio imbecille!" mi ricorda alterata.
Scuoto la testa divertito.
" Forza Hope, andiamo! Saluta Kai!" dice prendendola per mano.
E così, senza degnarmi più di uno sguardo se ne va, portandosi dietro la piccola che con la sua manina mi saluta allegramente.
Ricambio con un breve gesto della mano, che rinfilo subito in tasca.
Sei forse l'unica donna che mi abbia mai sorriso sinceramente...
***
Chiudo la porta abbandonando la mano di Hope, che subito corre in bagno.
Mentre tolgo il cappotto, avverto rumori in cucina, dove Rai starà sicuramente riscaldando la cena.
So a cosa starà pensando, lo vedo dal suo sguardo.
" Tu sapevi della bici?" . Rompe il silenzio con voce ferma, anticipandomi di pochi attimi, e lasciandomi attonita.
" S...sì " rivelo quasi in un sussurro, torturandomi le mani.
" Per questo hai cercato di farmi cambiare idea? " sussegue a domandare continuando a tenere gli occhi fissi sulla padella.
" N...no" mento consapevole del fatto che non abbia senso farlo.
Lui spegne i fornelli posando nervosamente il cucchiaio in lavandino. " Non mentirmi, Anya!" mi consiglia osservandomi dritto negli occhi.
" Non volevo ci restassi male..." gli spiego cautamente.
" Beh adesso non ci sono rimasto di certo meglio!" mi fa notare, incrociando le braccia al petto.
Inizio a pensare che questa discussione non abbia senso.
" È solo una bici Rai" gli ricordo.
"Il punto non è la bici! Il punto è che tu non me lo abbia detto!" ribatte duramente. "Hai preferito girarci intorno, per poi convincermi a fare un'altra cosa, come sempre! Per accontentare Hiwatari" aggiunge infastidito.
"Questo non è vero!" lo correggo prontamente.
" Ah no? ... Perché mi hai chiesto di rimanere in Giappone? Te lo ha chiesto Hiwatari?" chiede con occhi investigativi.
" Ma che stai dicendo... no!"
"Anya, continui a mentire! "
" Io te l'ho chiesto solo perche lui voleva togliermi Hope! Volevo facilitare le cose!" cerco di spiegare.
" Facilitare le cose a Hiwatari vorrai dire!" mi corregge prontamente.
" Facilitare le cose a ME" lo correggo stavolta io, poggiado una mano sul mio petto.
" Per fare un favore ad Hiwatari!" conclude indignato, per poi uscire dalla cucina, lasciandomi ancora una volta spiazzata in due.
Io non riesco a capirlo stasera!
" Cosa ti prende Rai?" domando, seguendolo.
" Niente! È solo che quando c'è di mezzo Hiwatari tu non capisci piu nulla!".
" Ma che stai dicendo?".
"È la verita, Anya! A lui non sai dire di no!" afferma innervosito, aspettando una mia risposta. " Hai negato per mesi quel cane a tua figlia, facendola piangere notte e giorno, poi arriva Hiwatari con un cane al guinzaglio e... ok! va bene! Stessa cosa per la bici!".
Sembra fuori di sé.
Non sembra neanche lui a parlare.
Perche dice queste cose prive di senso?
" Lui agisce di testa sua, Rai! Con te posso avere un dialogo, con lui no!" spiego alzando leggermente il tono di voce senza rendermene conto. " Se gli dico come fare una cosa, lui agisce in maniera del tutto contraria!" concludo, gesticolando nervosamente.
Perché non vuole capirlo?
" Gli hai detto che partiremo?" domanda improvvisamente, ignorando quanto ho appena detto.
" ... no..." libero quasi in un sussurro, come se il suo sguardo accigliato su di me mi intimorisse.
La sua reazione mi fa intuire che immaginava già la risposta.
" Hai paura a dirglielo? ".
" No..."
" E allora cosa aspetti? Di convincermi a cambiare nuovamente idea? O agisci secondo il suo volere? Come farete con Hope, una volta partiti?".
"Rai, secondo me stai esagerando!" gli rimprovero duramente.
Lui allenta per un attimo la tensione, fissandomi seriamente.
"Sai che c'è? ..." inizia a dire massaggiandosi le tempie ad occhi chiusi " Che la questione non mi riguarda, in fondo la figlia è vostra!" conclude indignato, chiudendosi in stanza e lasciandomi qui a osservare il punto che ha appena abbandonato.
Nobody said it was so hard.
***
Il nostro letto non è mai sembrato così grande come adesso.
Un abisso sembra dividerci.
È come se non riuscissi piu ad arrivare a lei.
Sento che qualcosa ci sta allontanando sempre di più.
Sdraiati, spalle contro spalle. Il silenzio intorno a noi.
Un silenzio che sembra imprigionarci dentro e toglierci la forza di parlare, per non essere spezzato.
Un silenzio che ci fa morire dentro ogni parola, logorandoci interiormente per distruggere il nostro animo.
Un'altra lunga notte sembra attenderci...
Vorrei chiudere gli occhi e svegliarmi all'inizio della nostra storia...
***
Apro gli occhi, ancora assonnati.
Puntano alla sveglia: sono ancora le tre del mattino.
Alla mia destra, l'altra parte del letto è stranamente vuota.
Quando sono entrata in stanza Rai era disteso su un fianco.
Le sue spalle rivolte in mia direzione mi segnalavano che non voleva avere nessun contatto con me.
E cosi ho fatto.
Mi sono coricata dall'altra parte, nella vana speranza di poter riuscire a dormire e che, una volta riaperti gli occhi, tutto sarebbe ritornato come prima.
Ora i miei occhi sono aperti, ma l'altra parte del letto è vuota.
I miei piedi poggiano sul pavimento.
Passo dopo passo raggiungo il salotto, dove Rai è seduto sul divano a guardare la tv.
Il volume è quasi assente.
Ed i suoi occhi non seguono con particolare interesse cio che vedono.
" Hey". Mi siedo accanto a lui.
La mia mano accarezza la sua nuca e le spalle.
Il mio tono vuole essere confortante. Rassicurante.
I miei occhi vogliono incontrare i suoi, ancora fissi sullo schermo.
" Ti va di parlarne?".
Voglio che mi parli. Che mi spieghi cosa lo faccia sentire così.
Ultimamente sembra assente, triste, pensieroso.
" Magari dopo ti sentirai meglio..."
Vorrei aiutarlo.
Non mi piace vederlo così.
***
La sua mano accarezza i miei capelli, ma la sensazione che provo adesso è strana.
Diversa.
Non provoca più in me quei brividi, quella voglia di approfondire il contatto tra i nostri corpi, quella sensazione di serenità che ti fa chiudere gli occhi e dimenticare una brutta giornata appena vissuta.
No.
Non sento più questo.
Provo rabbia, rancore, tristezza... amarezza... dolore.
Stanno venendo a galla tutte quelle cose che credevo di avere superato.
***
Il suo corpo sembra rigido.
Le mie mani sembrano accarezzare una statua di marmo.
Le sue spalle sono tese, e il suo petto è fermo, quasi non respira.
È come se ad ogni tocco la mia mano venisse rigettata. Rifiutata.
Adesso lentamente la ritiro, quasi intimorita dal suo sguardo serio su di me.
***
Come faccio a dirle cosa provo?
Non ci riesco.
Se la guardo negli occhi rischio di perdermici dentro e non riuscirci.
Per questo preferisco far vagare lo sguardo altrove.
Non posso tenere tutto dentro.
Non stavolta.
Non sarebbe giusto.
Né per me, né per lei.
***
E come se i suoi occhi stessero evitando di incontrare i miei.
Durante quel breve attimo in cui si sono incrociati, ho capito che qualcosa non va.
Cosa ti succede Rai?
Parlami.
***
Un fastidioso nodo alla gola non mi permette di parlare.
La mia mente cerca disperatamente di elaborare delle parole, delle frasi che abbiano un senso, ma che muoiono sul punto di uscire dalla bocca.
Sento il suo sguardo su di me, e questo non mi aiuta.
***
Sembra sul punto di dire qualcosa, ma improvvisamente le labbra dischiuse si sigillano, come a voler trattenere dentro ogni parola.
A cosa sta pensando?
Perché non parla?
Sono qui, da un tempo che sembra indefinito, ad aspettare una risposta.
Sto iniziando ad avvertire ansia dentro il mio petto.
***
Voglio dire tutto quello che penso.
Voglio liberarmi da questo peso che mi opprime il petto e offusca la mia mente impedendomi di dormire.
Voglio trovare le parole giuste...
Ma cavolo, è piu difficile di quanto avessi pensato.
Ma stavolta non posso tirarmi indietro.
Proprio non posso...
Coraggio Rai.
Adesso o mai più...
***
I suoi occhi, che prima fissavano pensosi un punto indefinito del pavimento, adesso si alzano a osservare dritto dinanzi a sé.
Sembra quasi che abbia finalmente trovato il coraggio di proferire parola.
La sua voce arriva forte e chiara alle mie orecchie.
Mi rimbomba quasi dentro.
" Anya, io... io non ci riesco...".
Deglutisco.
Non ci riesco... a fare cosa?
È una voce nella mia testa a porre questa domanda, che lui sembra avere sentito.
" A sopportare tutto questo..."
Cosa vuoi dire?
" Per anni non ho fatto altro che ... mettere pietra su pietra, anche quando non avrei dovuto...".
Sembra quasi che stia parlando più a se stesso che a me, assorto com'è nei suoi pensieri.
Mi immobilizzo in un religioso silenzio, limitndomi ad ascoltare con crescente angoscia ogni parola proferita da quelle labbra che osservo come ipnotizzata.
Non riesco a muovere ciglio.
" Adesso questo peso sta divenendo insostenibile".
... un peso insostenibile....
" Ultimamente non faccio altro che pensare al nostro futuro, e sai cosa vedo?".
Solo adesso riesce a fissarmi negli occhi, rivolgendomi questa domanda, suppongo... retorica.
Cosa vedi? chiedo mentalmente.
" Vedo tutto diverso rispetto a prima..." dichiara con aria assorta.
" Non vedo piu io , tu, ed Hope nella nostra casa in Cina...".
E cosa?
" adesso vedo... io...tu...Hope e ... Kai..."
Quest'ultimo nome rimbomba piu volte nella mia testa, quasi come un'eco.
io... tu...Hope e Kai.
Kai.
Kai.
Ho un sussulto dentro, che mi porta a mozzare per un attimo il respiro.
" D'ora in avanti Kai sarà sempre tra di noi."
L'espressione del suo viso si fa piu malinconica.
" Ci sarà sempre qualcosa che ti legherà a lui..."
Hope...
" Potremo mai essere una vera famiglia?"
Il respiro diviene sempre piu corto.
" È lui il suo vero padre...e mi sentirò sempre di più messo in disparte...".
Perché dici così Rai?
" Non dirmi che non è vero, perché avrei molti esempi da farti".
Credo di averne intuiti un paio.
" Non ho potere decisionale... la figlia è vostra, sebbene io le sia molto affezionato...".
Tu le hai fatto da padre.
E non è giusto tutto questo.
" Non mi pento di averti perdonata..."
Mi osserva profondamente, ma con aria sofferente, lo vedo.
Inizio a sentire una strana sensazione.
Ansia, angoscia, timore, paura.
Un mix letale che mi logora dall'interno, impedendomi di respirare regolarmente.
Persino i battiti del mio cuore ne risentono.
Stanno lentamente accelerando...
" ... e non mi pento di averti aiutata a crescere tua figlia..."
Sempre di più.
" L'ho fatto perche ti... amavo...".
Ti... amavo...
Ormai non riesco più a parlare.
Deglutisco avvertendo un dolore lancinante alla gola.
Gli occhi, gonfi e doloranti, sembrano bruciare, a causa delle lacrime che si sforzano di trattenere.
" Sento che qualcosa è cambiato, Anya...".
Queste parole mi arrivano dritte al petto.
I battiti del cuore, che prima seguivano il ritmo veloce di uno pneumatico, adesso sembrano essere scanditi dalla lancetta di un orologio.
Mi sembra di sentirli.
Rimbombano all'interno della mia mente, rendendo tutto intorno a me sfocato.
"E forse sarebbe meglio se..." .
Tum tum.
È il mio cuore... lo sento.
tum tum
Sta perdendo un battito alla volta.
tum tum
Ancora uno in meno.
tum tum
" Sarebbe meglio... se partissi da solo per la Cina".
tum...t...
***
Ferma. Immobile. Di pietra.
Non batte ciglio.
Nessuna reazione sembra trasparire da quel volto.
Mi fissa con occhi spenti, come immersi in una dimensione parallela.
Continuo ad osservarla in attesa di una seppur minima parola.
Ma niente.
Sto male.
Non avrei voluto finisse in questo modo.
Ci osserviamo, circondati dal silenzio piu assoluto.
Ti prego reagisci, Anya.
Mi sento male per averti detto queste cose.
Non punirmi col silenzio.
Dimmi qualcosa.
In fondo, sto rinunciando a te...
***
È come se dentro di me qualcosa mi impedisse di reagire.
Sono troppo sconvolta.
A tal punto da non riuscire neanche a piangere.
Tutto sembra essersi fermato, persino il tempo.
Sento come se stessi sprofondando in un abisso.
Anche se non lo ha detto esplicitamente, ho intuito il senso della sua ultima frase...
... Sarebbe meglio se partissi da solo per la Cina...
In poche parole...
" Vuoi... lasciarmi?".
Queste due parole fuoriescono involontariamente dalla mia bocca, con un tono che non vuole far trasparire alcuna emozione.
***
Ecco.
Lo ha chiesto.
La domanda a cui non volevo rispondere.
Con un profondo respiro, immetto aria nei miei polmoni, abbastanza da trovare il coraggio di proferire, l'ultima parola che equivarrà ad una sentenza mortale.
" Sì..." libero quasi in un sussurro.
***
Sì.
Sì
Sì...
***
Il suo volto sembra oscurarsi.
Un velo grigio sembra ricoprirlo.
Di nuovo nessuna reazione.
Nessuna parola.
***
Non so cosa dire.
Non riesco a pensare.
Sono paralizzata, ancora una volta.
L'unica cosa che riesco a fare è alzarmi lentamente osservando con aria assorta dritto dinanzi a me.
I miei occhi vagano per qualche minuto a destra e a sinistra.
Non so veramente cosa dire.
Così volto le spalle e passo dopo passo mi incammino verso la mia stanza, senza neanche rendermene conto.
***
Senza degnarmi di una parola, una seppur minima risposta, se ne va, seguita dal mio sguardo incredulo.
Fisso per alcuni istanti la porta che ha appena chiuso.
Poggio i gomiti sulle ginocchia.
Le mie mani coprono il mio viso, inumidendosi di lacrime amare.
***
Mi siedo sul letto.
Lentamente.
Osservo un punto ignoto del pavimento con sguardo spento.
Sembro avere perso la capacità di provare emozioni.
Non riesco neanche a piangere, nonostante i miei occhi brucino di dolore.
***
Neanche stanotte sono riuscito a chiudere occhio.
Sono rimasto sul divano a fissare il vuoto.
Non mi sono mai sentito così.
Non saprei definire questa sensazione che mi opprime il petto.
So solo che è terribile.
Poi sono uscito, per evitare di vedere Anya.
Ho preso una boccata d aria fresca, ma ha funzionato ben poco.
Ora sono qui, a piegare le ultime cose per metterle in valigia.
Anya ed Hope dovrebbero arrivare a momenti.
Sarà dura dirle addio.
Sarà dura dimenticarla.
Ma so che in fondo sto facendo la cosa giusta.
***
Giro le chiavi ed apro la porta.
I miei occhi puntano immediatamente ad una valigia posta al centro del corridoio.
La osservo scettica, mentre la mia mano chiude lentamente la porta.
Non può essere.
Stamattina, uscita dalla stanza non ho trovato nessuno in casa.
Credevo, anzi, speravo che fosse stato tutto frutto della mia immaginazione.
I miei piedi mi trasportano vicino alla nostra camera.
Trovo lui, Rai, mettere le sue cose in valigia.
Si accorge della mia presenza e si volta.
Mi limito a evitare di incrociare i suoi occhi e, con delusione, mi allontano andando in cucina.
Diversamente da quello che mi aspettavo, non mi segue e questo mi fa capire che non cambierà idea.
Non sono piu in grado di reagire.
Mi sento strana.
Come se tutto fosse completamente cambiato.
Avrei un sacco di cose da dire.
Vorrei delle spiegazioni piu chiare.
Ma...
Qualcosa mi impedisce di farlo.
Forse la rabbia mista alla delusione di chi non si aspettava un finale simile.
Ora lo vedo, portare la sua seconda ed ultima valigia vicino alla porta, accanto all'altra.
Poi ritorna indietro.
Me ne sto in disparte, con braccia incrociate sotto il petto ad osservare ogni suo movimento.
Si ferma, a qualche passo più distante da me.
Stringe i pugni nervosamente.
" Papà! Perché parti?".
È Hope a rompere il silenzio, correndo euforica verso di lui ed aggrappandosi ad una sua gamba.
A questa scena chiudo gli occhi, per trattenere le lacrime, per poi affondare le unghie sulla pelle del braccio.
Non credo di farcela.
Riapro gli occhi, e lo vedo abbassarsi leggermente per guardare la piccola dritta negli occhi.
" Perché...".
Neanche lui sa cosa dirle.
Si interrompe, osservandola con occhi sofferenti.
" Perché devo... fare una cosa..." inventa con voce tremolante.
" Quando vieni mi porti una bambola?".
Una delle sue solite richieste capricciose.
È una scena che non riesco a guardare.
Mi stringe il cuore.
Credo che potrei scoppiare a piangere da un momento all'altro, ma mi sfrozo di non farlo.
" Certo..." risponde titubante, rivolgendogli un amaro sorriso forzato.
Si vede che gli fa male dire quelle cose.
" Mi prometti che nel frattempo ... farai la brava?" le sussurra spostandole una ciocca dietro ai capelli.
Stringo le labbra e gli occhi.
La piccola annuisce energicamente, scoccandogli un bacio sulla guancia.
Poi Rai le dice di andare in camera sua, rialzandosi.
Adesso ... tocca a me...
Si avvicina a passi lenti e scanditi.
Abbasso gli occhi, fissando un punto ignoto.
Non ce la faccio.
Se lo guardassi, in questo preciso istante, dai miei occhi potrebbero esplodere cascate di lacrime.
E mi sto sforzando di non farlo.
Sento il suo sguardo su di me.
Lo sguardo di chi non sa cosa dire.
Sento le sue labbra dischiudersi leggermente.
Ho il cuore in gola.
Apro bene le orecchie, poiché quelle che usciranno dalla sua bocca saranno, probabilmente, le ultime parole che gli sentirò proferire...
" So che in questo momento mi odierai...".
Prende un respiro.
" Ti capisco..."
Deglutisce sonoramente.
" Ma spero anche...che un giorno capirai il motivo di quello che sto facendo e ... solo allora... capirai che forse... è stata la scelta giusta...".
Queste parole risuonano pungenti alle mie orecchie.
Mi sento male.
Ho un sussulto dentro.
Vorrei piangere e singhiozzare per liberarmi da questo macigno sul petto.
I miei occhi, fissi sul pavimento, bruciano.
Sento il suo sguardo su di me, in attesa di una mia parola.
Poi...lentamente, molto lentamente, fa un passo indietro dirigendosi alla porta.
Avverto il rumore dei suoi passi.
Il loro suono fa eco in tutta la casa, come se stesse percorrendo uno di quei corridoi bui e deserti.
La sua ombra lo segue, divenendo sempre piu piccola.
Non riesco più a regolare il respiro.
Ogni cosa vortica intorno a me.
Sento il rumore di una maniglia e quello di una porta che si apre lentamente e che dopo qualche secondo, lentamente si chiude, producendo un tonfo assordante che risuona più nella volte nella mia mente.
Le mie braccia cadono come un peso morto lungo i fianchi.
Dischiudo le labbra liberando il petto dall'aria che tratteneva prigioniera.
Lentamente mi avvicino alla porta, da cui è uscito, poggiandovi una mano sopra.
La mia fronte tocca la superficie liscia e fredda e lentamente ci scivola sopra fino a quando la ginocchia non toccano terra.
Stringo gli occhi, esprimendo in viso un immenso dolore, mentre risuona nella mia mente il rumore della porta che si chiude più volte.
Poi mi siedo a terra, con schiena rivolta verso la porta e viso affranto.
Vedo ancora la sagoma del suo corpo che varca la soglia della porta di casa e se la chiude alle spalle.
Non può essere successo veramente.
Faccio fatica a crederci.
" Mamma, perché piangi?".
https://youtu.be/sdrt32pST1A
Ok.
È accaduto veramente!
È finita: per Anya e Rai intendo, la storia continuerà ovviamente.
La coppia è scoppiata, ed è stata difficile da scrivere.
Mi ero affezionata a loro, come penso, anche voi.
Hanno dovuto lottare per stare insieme, ma Rai alla fine non ce l'ha fatta.
Si è reso conto che molto cose stavano cambiando e ha deciso, con grande dolore, di rinunciare ad Anya.
Non so voi, ma a me viene da piangere.
Non volevo, ma sono stata costretta dalle circostanze.
Ditemi come l'avete presa.
So che molti di voi tifano per Anya e Kai, ma vi avviso che se ci sarà qualcosa tra loro ... beh sarà dura e complicata.
Spero vi sia piaciuto.
Ci ho messo tanto per scriverlo.
Volevo fosse perfetto.
Alcuni punti non mi convincono ma ... sono più o meno soddisfatta.
Spero vi abbia suscitato almeno un po' di tristezza o qualunque altra emozione, per me è importante.
Grazie di cuore a tutte, adesso vado a piangere in un angolo buio e freddo della casa.
Un bacio e al prossimo capitolo.
Henya.
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Capitolo 26 *** I'm only human ***
Il suono della sveglia riecheggia per tutta la casa, facendo da sottofondo ai miei pensieri più reconditi. Il mio corpo, disteso su un fianco, occupa una parte del letto, volgendo le spalle all’altra metà, ormai vuota e fredda. La solitudine ha preso il suo posto e mi ha fatto da compagna in questa lunga notte senza amore.
Dopo tanto tempo, il mio viso è di nuovo rigato dalle lacrime. Credevo di avere sofferto in passato, ma mai nessuno mi aveva lasciato un dolore così grande. Le sue parole risuonano nella mia mente e tagliano più in profondità di un coltello proprio lì, dove prima viveva l’amore, e dove adesso vi è solo il regno del vuoto e della solitudine.
Mi sento così fredda ed ho la sensazione di sprofondare.
Tutto mi crolla addosso.
Vedo svanire tutti i miei sogni. Quello in cui credevo, quello che avevo, mi appaiono ormai solo come un vago ricordo.
Restano intorno a me solo i pezzi infranti di una storia che respirava a stento.
Don’t Love too Much
Don’t Hope too Much
Don’t Trust too Much
Because this too Much
Is going to Hurt you so Much.
“Mamma, quando andiamo all’asilo?”.
Hope è entrata in camera. Non me ne sono neanche accorta.
“ Mamma… mi fai il latte? Ho fame!” lamenta imbronciata continuando a tirare un lembo del mio pigiama alla ricerca della mia attenzione, ma i miei occhi continuano a fissare il vuoto, come ipnotizzati. Mi sento debole, non ho la forza di reagire. Penso che se provassi ad alzarmi cadrei istantaneamente sulle ginocchia e forse potrei anche vomitare. Ho una strana sensazione dentro, un bruciore che parte dalla bocca dello stomaco, attraversa il petto e colpisce anche la testa.
“ Mammaaa…” sussegue a dire con tono lamentoso. “ Ho fameeeee”.
La mia piccola ha fame. Non posso ignorarla, anche se in questo momento vorrei tanto.
Chiudo per un istante gli occhi e dopo qualche attimo di esitazione stacco il corpo da questo letto che sembra avermi risucchiata.
La sensazione che provo è orribile.
Mi sento stordita, dolorante poiché ho mantenuto la stessa posizione per tutta la notte. Gli occhi li sento gonfi e a stento riescono a stare aperti. Mi sembra di essermi svegliata dopo una sbronza, ma la verità è che non ho dormito affatto e non ho nemmeno bevuto.
Trascinata dalla mano di Hope mi avvio in cucina, seguita da un terribile mal di testa e una nausea che mi porta a trattenere un conato.
Mi fermo un attimo, e con grande sforzo cerco di mettere le idee al loro posto, anche se risulta difficile. Mentre Hope si accomoda a tavola, mi guardo confusa intorno, come se per la prima volta mettessi piede in questa cucina.
“ Mamma, mi fai il latte con i cereali?” mi ricorda con vocina docile.
“ Sì …” sussurro tornando alla realtà .
Ok.
Calma Anya.
Respira.
Vai.
Presa una tazza, verso all’interno il latte, e nel frattempo vengo distratta da un post-it appeso sul frigo, che reca scritto – stasera farò tardi, lascia la cena in frigo, la riscalderò quando torno-
Leggo e rileggo in mente la stessa frase non so quante volte, cercando di sentirla pronunciare dalla sua voce.
“ Mamma, è caduto il latte!”
Fa male. Fa molto male.
“ Mamma, si è sporcato tutto!”
Non ci credo ancora.
Io… io
“ Mamma! Si è sporcato tutto!”
Cosa?
I miei occhi tornano a guardare la tazza e quello che vedono è un disastro. Ho versato tutto il latte sul tavolo ed ovviamente è gocciolato a terra.
“ Porca miseria …” esclamo alterata pulendo con uno straccio il disastro.
Nel frattempo il mio telefono inizia a squillare.
“ Hope, prendimi il telefono!” le ordino.
La piccola corre a prenderlo sul tavolino del salotto e mentre con una mano asciugo , con l altra rispondo alla chiamata.
“ Pronto!”.
“ Anya, dove diamine sei??” la voce stridula di Dana arriva pungente al mio orecchio. “ Sono le nove e mezza e il tuo culo non è ancora qui!” afferma arrabbiata.
Ho perso completamente la concezione del tempo, sono completamente fuori uso oggi.
“ Sì … hai ragione… “ inizio a dire prendendo un grande respiro.
“ Hai ragione un corno! Se non…”.
Inizia a parlare, o per meglio dire ad urlare, ma non riesco a seguire il filo del suo discorso. So solo che oggi non mi sento in grado di poter lavorare. Non farei altro che casini e l'episodio del latte lo dimostra alla perfezione. Quindi…
“ Oggi non posso venire, non mi sento molto bene, Dana!” spiego con tono di voce fermo.
A queste parola si zittisce all’istante.
“ E quando avevi intenzione di dirmelo? La prossima volta avvisa subito invece di farmi sclerare ! Ciao!” . La chiamata termina di colpo, lasciandomi attonita per qualche istante, poi riprendo a pulire, ma subito una strana sensazione mi blocca: ho davanti ai miei occhi l’ immagine di Rai che chiude la porta e se ne va. Stringo forte lo straccio che ho in mano e il mio corpo cede, ancora una volta, accasciandosi di peso su una sedia.
Inizio a singhiozzare, a stringere gli occhi disperatamente. Non mi sono mai sentita così.
Sento la mano di Hope sfiorarmi la gamba. “ Mamma…perché piangi?” chiede con voce triste.
“ Niente, tesoro… la mamma è solo triste” rispondo tra un singhiozzo e l’altro, prendendola in braccio per stringerla forte a me.
Non puoi ancora capire, piccolina.
E forse è meglio così.
“ Quando andiamo all’asilo?” .
“ Oggi non ci andiamo…” inizio a dire asciugandomi gli occhi col palmo di una mano.
“ Perché?” chiede stranita.
“ Perché …” . Non so cosa dirle. La verità è che non ho voglia di uscire oggi. “ Perché … oggi è un giorno di vacanza…” invento in un modo che sembra convincerla.
“ Allora, posso vedere i cartoni animati ?” chiede con occhi luccicanti.
“ Sì, certo…”.
Eccola che subito corre a buttarsi sul divano ed accendere la tv, lasciandomi qui , sola, avvolta da una nube grigia.
Non riesco ancora a capire. Mi sento come se stessi vivendo in un incubo, uno di quelli in cui ti accade qualcosa di brutto, qualcosa di così strano ed irreali, e tu capisci che stai solo sognando e che prima o poi ti sveglierai e tornerà tutto come prima.
Questo è forse uno dei miei incubi peggiori.
Solo che… non riesco a svegliarmi …
“ Grazie per avermi avvisato!” .
È la prima cosa che sento non appena rispondo al cellulare.
“ Di cosa stai parlando?” chiedo seccata a colui che è la causa di tutti i miei problemi. In realtà non volevo neanche rispondergli, ma mi sono trovata costretta a farlo, visto che purtroppo abbiamo una figlia in comune.
“ Di avermi avvisato che Hope non è andata all’asilo oggi! Mi hai fatto aspettare come un idiota!” lamenta.
“ Beh, l’ho dimenticato !” mi limito a rispondere acidamente.
In realtà l'ho veramente dimenticato. Oggi non ci sono molto con la testa, ho altro a cui pensare.
“ Sei sempre la solita, e poi ti lamenti e sei la prima ad attaccarmi per ogni cosa che faccio!” ribatte duramente .
Ma sentitelo! Lo odio, non solo per quello che mi ha appena detto, ma per tutto quello che mi ha fatto. E proprio per questo non mi va di discutere con lui, sarebbe solo inutile e farebbe solo male ai mie nervi, già di per sé distrutti. Per questo motivo sarà meglio chiudere la telefonata il prima possibile o dalla mia bocca potrebbero uscire parole non molto belle.
“ Senti Kai, sei l'ultima persona che può farmi una predica. Adesso devo chiudere, ciao!”.
Chiudo la telefonata il più in fretta possibile, senza dargli il tempo di rispondere per poi posare poco delicatamente il cellulare sul tavolo.
Adesso sono di nuovo nervosa e riprendo a torturare le mie labbra , stringendole e mordendole nervosamente. Nuove lacrime stanno lottando per uscire fuori, ed alla fine riescono nell'impresa.
Sarà l’ennesima volta che piango oggi.
Non ho ricevuto nessuna telefonata da parte sua, nessun messaggio. Nulla.
Non mi sembra reale, non mi sembra possibile.
Oggi ho controllato più volte il suo ultimo accesso sul cellulare ed è risultato essere online pochi istanti prima che io controllassi. Mi verrebbe da scrivergli, anche per sapere come sta, dov’è , ma poi cambio subito idea e chiudo tutto.
Sta diventando un'ossessione.
Forse è ancora qui in Giappone, o forse è già partito.
Forse aveva già il biglietto, e forse era già tutto programmato. Potrebbe essere andata così , o no. Potrebbe anche essere stato uno scoppio di nervi improvviso, magari si tratta di una partenza momentanea, un periodo di riflessione, ed una volta superato, mi ricontatterà.
Potrebbe, ma anche no…
E se ci fosse un’altra?
Se abbia trovato solo una scusa per lasciarmi?
È successo tutto così velocemente ed inaspettatamente da lasciarmi sconvolta, da non trovare il tempo e la lucidità di fare domande per capire, capire il reale motivo per cui ha deciso di lasciarmi.
Io non riesco ancora a capire e neanche a crederci.
L'indomani …
Ieri sera Hilary mi ha mandato una foto del suo pancione e altre delle sue ecografie. I due esserini Ivanov dentro di lei stanno crescendo, ed anche la sua pancia. Alla vista di quelle immagini le mie labbra si sono ricurvate in un sorriso forzato, divenuto dopo qualche istante amaro, a causa di alcuni ricordi a me poco cari.
Ricordo la solitudine che mi faceva compagnia ad ogni visita ginecologica, la paura di dover crescere quel bambino da sola, di dover raccontargli un giorno il perché della sua esistenza. Tutto questo non accadrà ad Hilary. La sua storia è stata molto diversa dalla mia, ed anche molto più fortunata. Ha un uomo che la ama, che l’ha sposata ed insieme stanno creando la loro famiglia, dando alla luce due bambini che avranno una famiglia unita.
Sono felice per lei, ma sono anche invidiosa della sua felicità. Sarà cattivo pensare una cosa del genere, ma è quello che provo: invidia per la mia migliore amica, che ha avuto quella vita che a me è stata negata.
Questo non significa che io la odi, assolutamente, ma mi rende solo triste.
Ieri è stata una giornata orribile, non ho fatto altro che piangere e disperarmi. Sono stata veramente male. Oggi non mi sento di certo meglio, ma a differenza di ieri ho deciso di non rimanere chiusa in quella casa, in cui ogni angolo mi ricorda di lui. Quindi ho deciso di riprendere la mia routine quotidiana: lasciare Hope all’asilo, andare a lavoro ed affrontare il mondo intero.
Certo, il mio viso non esprime il massimo della felicità , ma poco mi importa, sono pur sempre un essere umano, con i suoi problemi e perplessità.
Posso trattenere il fiato
Ho appena lasciato Hope all’asilo e adesso mi accingo ad entrare in caffetteria.
Posso mordermi la lingua
Durante il tragitto ho notato come se tutti mi guardassero in maniera strana, come se sapessero.
Posso stare sveglia per giorni, se è questo che vuoi.
I loro sguardi severi su di me sembravano pronti a giudicarmi.
Essere la numero uno.
Ad un tratto non mi sono sentita pronta ad affrontarli, mi sono sentita fragile e piccola. Poi mi sono resa conto che non è il mondo ad essere cambiato, ma che sono io a vederlo in maniera diversa e che in questi casi la cosa giusta da fare è indossare una maschera, affinché il mondo non si accorga che qualcosa non va.
Attraverso i vetri scorgo la figura di Dana che serve un cliente. Conto mentalmente fino a tre, per poi aprire la porta e il suono del tintinnio attira il suo sguardo su di me.
Posso fingere un sorriso.
“ Vedo che sei guarita in fretta”. Il suo solito sarcasmo.
Posso fingere una risata.
“Una dura giornata di lavoro ti aspetta”. Pungente.
Posso ballare ed interpretare la parte, se è questo quello che chiedi.
“ Hai un giorno da recuperare”. Non chiedo altro, forse mi aiuterà a non pensare e piangere.
Posso farlo.
Posso farlo.
Posso riuscirci.
Ma la verità è che…
Sono solo umana
E sanguino quando cado
Sono solo umana
E crollo e mi abbatto.
Le tue parole nella mia testa,
Coltelli nel mio cuore
Mi hai portato in alto
Ed ora cado a pezzi.
Sono solo Umana.
***
Ieri mi ha chiuso il telefono in faccia ed ho fatto morire in gola una grande varietà di insulti.
Oggi per non ricadere nello stesso errore, ci andrò a parlare di persona per evitare incomprensioni.
Apro la porta, e i miei occhi puntano subito su di lei, intenta a passare uno straccio sul bancone. Credo si sia accorta del mio arrivo e faccia finta di ignorarmi; lo noto da come stringe quel panno che ha in mano, quasi come fosse la mia faccia. Mi avvicino e mi siedo su uno sgabellino, osservandola seriamente senza sosta, finche non si deciderà a degnarmi di uno sguardo.
Vuole il gioco duro. Non mollo.
D’ un tratto sento su di me lo sguardo satanico della sua amica, e sono costretto a ricambiarlo.
“ Desidera?” chiede con tono beffardo.
“ Nulla!” mi limito a rispondere fingendo un falso sorriso cordiale, che equivale a dire – non ti impicciare-.
Ricambia con un finto sorriso, chiaramente irritata, per poi sparire.
“ Che cosa vuoi?” interviene la diretta interessata, aprendo finalmente bocca, anche se con fare seccato.
“ Visto che mi chiudi il telefono in faccia ho evitato di chiamarti…” spiego acidamente.
“ Dovrebbe esserti chiaro il messaggio implicito!” ribatte con tono secco.
Sarà meglio lasciare perdere , mi sembra parecchio incazzata oggi, come anche ieri.
Vado al dunque…
“ Quando posso venire a prendere Hope?” . A questa domanda si paralizza, come se non capisse. E il suo sguardo mi sta chiedendo spiegazioni.
“ Inizia il mio turno, ricordi?” spiego ironico, con un gesto vago della mano.
“ Era … oggi?” sussurra pensierosa.
“È oggi!” la correggo.
I suoi occhi si spostano da un punto all’altro del bancone, come se stesse cercando un punto di appoggio.
“Allora?” dico cercando di riavere la sua attenzione.
Che diamine le prende? Sembra in una dimensione parallela.
***
Non può essere. È già il suo turno? Questa settimana è passata troppo in fretta.
“ Non dirmi che hai dimenticato pure questo!” ironizza divertito, beccandosi uno sguardo omicida dalla sottoscritta.
Sì , l’ho dimenticato, ok? Scusa se non ti reputo il centro del mondo!
Decido di lasciare per me questo pensiero, voglio parlare il meno possibile con lui, perché mi fa sentire sporca.
Mi fissa in attesa di una parola.
Non voglio che Hope vada via, ho bisogno di lei in questo momento, ma devo rispettare i patti, purtroppo, e poi penso che la bambina si deprimerebbe a stare con me in questi giorni, ha bisogno di svagarsi, e Kai a modo suo, riesce a farla contenta.
“ Passa verso le sette…” dico con tono di voce stanco e abbattuto, riprendendo a pulire.
La sua fronte si aggrotta e i suo occhi mi fissano in modo strano, poi sembra convincersi e si alza.
“ Ok…” si limita a dire voltando le spalle ed andandosene.
Andato via, mi fermo ed emetto un grande respiro.
Non lo sopporto.
Prima mi porta via Rai ed ora anche Hope, sembra quasi che si diverta a farmi del male e vedermi soffrire.
Questo pensiero manda in tilt i miei nervi e mi fa venir di nuovo da piangere, ma non voglio farlo, non qui, adesso. Mi fa già male il pensiero di dover tornare in quella casa e sapere che non ci sarà nessuno, né Rai e nemmeno la mia piccolina.
Ad aspettarmi ci sarà solo lei…la solitudine.
***
Sono in macchina per andare a prendere Hope. Volto l’angolo e i miei occhi scorgono la figura di Anya sul bordo del marciapiede con Hope in braccio e il borsone ai piedi.
Non sono in ritardo stavolta, quindi perché quella faccia così incazzata ?
“Ciao Kai!’’ saluta allegramente la piccola, a cui rispondo forzando un lieve sorriso, ma poi i miei occhi si spostano su di lei, imbambolata a fissare un punto lontano.
“ Andiamo?” dico seccato per riportarla alla realtà, ma lei reagisce portando gli occhi al cielo, infastidita.
Si può sapere cosa ho fatto adesso?
La piccola e la sua valigia sono in macchina, il motore è già accesso, non resta che aspettare che Anya si decida a chiudere la portiera. Fissa la bambina completamente assorta nei suoi pensieri e questa a sua volta la osserva confusa, ed io ancora più confuso.
“ Se non ti dispiace adesso dovremmo andare…” inizio a dire dopo un finto colpo di tosse “... quindi , o sali in macchina e vieni con noi, o chiudi e te ne vai.” Concludo ironico ponendole davanti due alternative .
Beh la sua scelta è ovvia.
Dopo avermi lanciato un terribile sguardo chiude immediatamente la portiera, mettendoci anche un bel po’ di forza, e se ne va, dimenticando di salutare persino sua figlia.
Rimango per qualche minuto interdetto, poi premo l'acceleratore e vado.
Strano, oltre ad avere dimenticato di salutare sua figlia, ha dimenticato di darmi la sua solita serie di raccomandazioni. Non che mi dispiaccia, li ho sempre detestati, ma ormai era una prassi quotidiana.
Sarà incazzata per i fatti suoi...
***
Salgo uno ad uno i gradini di questa scala che mi condurrà al mio appartamento. Non li ho mai contati, non so quanti effettivamente siano, ma non mi sono mai sembrati così tanti. Mi sembra di percorrere un sentiero infinito, che mi condurrà nel buio della solitudine.
Eccomi, sono arrivata.
Una volta aperta questa porta verrò risucchiata da un buco nero pieni di ricordi.
Ho paura.
Giro la chiave una, due volte, qualche passo in avanti, ed eccomi a casa, stordita dal silenzioso suono della solitudine.
Ecco che ha inizio una nuova giornata, ed eccomi indossare una nuova maschera.
Ieri sera è stata dura riuscire a dormire. Ho preferito coricarmi nel letto di Hope, avvolta dal suo profumo, che stare nel mio letto, freddo e vuoto.
Ma ho pianto anche lì , non ho saputo trattenermi, ormai piangere è inevitabile.
Eccomi arrivata in caffetteria. Lavorare aiuta a distrarmi, anche se non posso non pensarci.
“ Preparati! Comunicazione di servizio!” avvisa Dana con voce ferma ed impassibile.
“ Cosa vuoi dire?” chiedo interrogativa indossando il grembiule .
I suoi occhi mi fanno cenno di guardare in un punto, dove trovo il dirigente del locale.
“ Cosa vuole?” chiedo preoccupata.
“ Non lo so, ma ho già un brutto presentimento!” afferma scocciata.
“ Finalmente anche lei qui, Signorina Sarizawa!” esordisce allegramente avvicinandosi alle sottoscritte, seriamente preoccupate.
“ Cosa deve dirci?” interviene Dana facendogli intuire di andare dritto al sodo.
“ Bene…” esclama strofinandosi le mani “ Sapete già che tra qualche giorno si festeggia la notte di fine anno…”
“Si lo sappiamo!” asserisce Dana, con l’aria di chi non sta sentendo nulla di nuovo.
“ Bene, ho intenzione di fare un banchetto con amici e parenti quella sera….qui in caffetteria!” Sussegue spiegare lasciando ancora il discorso a metà.
“ Siamo felici per lei, ma non vedo come possa interessarci? Siamo invitate?” domanda ironica la mia collega, seriamente seccata dal suo indugiare.
“ Ehm… in realtà mi servirebbero almeno due cameriere…” spiega con un tono di voce pietoso.
La reazione di Dana è la più esplicita: scoppia in una ironica risata, asciugandosi delle lacrime immaginarie. “ Sta scherzando? Non può dire sul serio!” chiede tornando ad essere seria e minacciosa.
“ Veramente sì!” risponde intimorito lui.
“ Questa è proprio bella! Mi è stato già rovinato il Natale e adesso anche il giorno di fine anno? Questa si chiama sfiga!” sbraita infuriata, mentre io me ne sto in disparte senza sapere cosa dire.
“ Anya, tu non dici niente? Non possiamo farci sfruttare in questo modo!”.
“ Vi prego ragazze, si tratta solo di qualche ora, fino alla mezzanotte. Dopo il brindisi ed avere fatto le pulizie potrete andarvene!” chiede con tono di voce supplichevole.
“ Solo??” . Dana è su tutte le furie. “ Ci sta chiedendo di fare da schiave, in pratica!”.
“ Vi sto chiedendo di fare solo uno straordinario!”.
“ Ben retribuito spero!” aggiunge furiosa. “ Non pretenderà mica che lavoriamo gratis! Voglio almeno il doppio dello stipendio più l'anticipo del prossimo!” . Dana inizia a contrattare.
“ Facciamo soltanto l’anticipo del prossimo!” dice lui.
“ Non se ne parla o il doppio più l’anticipo e si arrangia!” controribatte minacciosa, cercando con lo sguardo il mio consenso.
Lui si ferma qualche istante a pensare intensamente.
“E va bene!” dice arrendevole, suscitando in Dana un sorriso di soddisfazione. Riesce sempre ad avere quello che vuole, e fa paura quando lo fa.
“ Tu cosa fai? Non dici nulla? Vuoi approfittare di questo grande guadagno o festeggiare insieme alla tua famigliola?” chiede investigativa.
Famigliola? Quale famigliola? Io ormai non ho più una famiglia.
Rai se n'è andato e Hope sarà con Hiwatari .
Rimanere a casa significherebbe passare la serata a deprimermi da sola.
Quindi, a questo punto, preferisco impegnare le mie forze a lavorare e guadagnare, anziché a piangere. Almeno porterà a qualcosa.
“ Anche io accetto!” affermo con sicurezza.
“ Sei sicura?” chiede Dana dubbiosa.
“ Sì certo, meglio approfittarne!” concludo convincente.
“ Beh, almeno passerò in compagnia il giorno di fine anno più triste della storia…” borbotta irritata tornando a lavorare.
A chi lo dici…
***
“ Come sarebbe a dire che lavori, Anya?” .
Hilary mi ha chiamata, per invitarmi a passare la notte di fine anno con lei e Yuri a casa sua, ma le ho spiegato la situazione e dalla sua reazione non sembra molto felice.
“ Sì , devo lavorare …” le ripeto ancora una volta.
“Andiamo Anya, e Rei?” chiede, giustamente.
Lei non lo sa, e non potrebbe immaginarlo.
Mi gratto la fronte alla ricerca di una risposta.
Sai, Rai mi ha lasciata, è questo che dovrei dirle e lo vorrei fare veramente. È la mia migliore amica, potrebbe essermi di aiuto sfogarmi con lei.
“ Rei…” deglutisco. Non riesco a dirlo. Non lo sa ancora nessuno. “ Rei… è ….” Deglutisco ancora, sentendo anche fastidio nel farlo. Ho come un magone che mi blocca. “ Rei… è …. Partito!”.
Chiudo gli occhi, stringendoli, colpevole del fatto di star mentendo.
“ Come partito? Quando? Perché ?” .
Già … perché?
Prendo un grande respiro.
“ Non dovevate partire assieme dopo le feste?” sussegue a domandare sempre più stupita.
Sì , in teoria doveva andare così.
“ Sì , ma… ecco… lui è dovuto partire prima , per suo padre, deve risolvere alcuni problemi… di famiglia…” mento cercando di essere il più convincente possibile.
“ Ma…ma… spero nulla di grave!”.
“ No, nulla… di grave…” ripeto prima ad alta voce e poi più volte nella mia mente.
“ Ma tu non puoi passare quella sera a lavorare, ed Hope?”.
“ Hope starà con Kai…”.
“ Ah quindi avrò almeno lei qui con me. Yuri ha invitato Kai e la serpe, o per meglio dire, le due serpi!” spiega irritata.
Ah bene, quindi eviterò anche di vederli.
“Almeno saprò che mia figlia è al sicuro a casa tua!” ironizzo.
“ Anya, mi dispiace un sacco che tu non ci sarai! Mi raccomando, appena finisci raggiungici subito, ok?” chiede speranzosa. “ Almeno per il brindisi!”.
“ Non ti assicuro niente, non so quando finiremo, ma… ti prometto che mi farò sentire, ok?”.
“ Ok, allora ci sentiamo! Ciao, e salutami Rai!”.
La telefonata termina.
Salutami Rai…
Perché le ho mentito? Perché non ho trovato il coraggio di dirle come stanno veramente le cose ? Dirle di quello che sto passando? Non capisco, è stato più forte di me. Mi sono sempre fidata di lei, ma non riesco a dirglielo, anzi non voglio, almeno per adesso.
***
“ Beh, almeno potremo allontanarci dal tavolo senza ritrovare al nostro ritorno un campo di battaglia e coltelli infilzati in testa a Kai o Rei, quei due si odiano!” ricordo alla mia mogliettina incinta, intenta ad apparecchiare la tavola.
“Dai, smettila! Avrei voluto che ci fossero anche loro!” afferma dispiaciuta.
“ Quei due potrebbero scannarsi a morte! Kai non ha ancora dimenticato quei pugni…” riflette pensieroso Boris, seduto comodo sul divano, stranamente in largo anticipo.
“ Non credo sia solo per quei pugni…” sottolineo.
“ E per cos’altro?” chiede confuso.
Sto per aprire bocca, ma il suono del campanello mi ferma.
“Eccoli…”.
Hiwatari avanza con in braccio sua figlia, seguito dalla sua fidanzata sempre più bionda.
“ Che bel quadretto familiare !” ironizza Boris pungente, beccandosi una brutta occhiataccia da Hernandez, e uno omicida da Hiwatari.
“ Ben arrivati!” saluta Hilary, fingendosi allegra.
“ Hilary, che bel pancione! Quanti mesi?” chiede curiosa.
“ Sono al quinto mese!”.
“ Wow, ne mancano ancora quattro, mi chiedo quanto potrai pesare allora!” esclama divertita.
Hilary si limita a emettere un suono strano, che assomiglia vagamente ad una risata isterica.
“ Non so se potrò resistere!” grugnisce a denti stretti per poi sparire in cucina.
Oh cielo, sarà una serata molto dura.
Con un cenno invito Kai a bere qualcosa.
“ Come mai non sono ancora qui?” domanda investigativo.
“ Chi?” chiedo fingendo di non capire, ma dalla sua faccia capisco che non ci casca.
“Ah, intendi Anya e Rei!” sottolineo i loro nomi per irritarlo.
“ Sì , loro!” afferma indifferente, bevendo in un sorso il suo bicchierino di vodka.
“ Non verranno…” mi limito a dire con tono vago.
“ Come mai?” chiede insospettito porgendomi di nuovo il bicchiere vuoto.
“ Rai sembra essere partito, Anya stasera lavora!” sintetizzo versando il liquido nel bicchiere, sotto il suo sguardo interrogativo.
“ Ci sei rimasto male ?” domando divertito, venendo istantaneamente fulminato dai suoi occhi di fuoco.
“ No, anzi…”.
“ Ne sei sicuro?” chiedo con sottile sarcasmo.
In tutta risposta mi viene strappata dalle mani la bottiglia di vodka.
No… non è sicuro.
***
“ 4!” esclama Hope contenta tirando una carta sul tavolo.
“ Ma che cazz…di nuovo un più quattro? Non è possibile, Kai!” lamento adirato.
“ Non sono io che gioco, è Hope!” spiega ironico.
“ Grazie, chi è che le suggerisce? È la terza volta di fila che vinci!”.
“ È solo una bambina…” mi ricorda Yuri.
“ No, è Kai che punta carte malvagie contro di me, e tu lo aiuti! Ho collezionato trenta carte grazie ai vostri trucchetti, non potrò mai vincere!”.
“ Sei sempre stato sfigato in questo gioco, rassegnati!” asserisce divertito Kai.
“ Ti fai battere da una bambina!” se la ride il rosso.
“ Siete proprio due cogl…”.
“ Stai attento a quello che dici!” mi rimprovera minaccioso, ricordandomi della presenza della piccola.
Resto qualche minuto in sospeso, cercando una parola adatta che possa definirli, senza usare termini volgari. Ma cazzo, stavolta è complicato!
“ Bah, andate al diavolo, mi sono scocciato, non gioco più !” mi arrendo seccato.
“ Sei un bambino!” afferma rassegnato Yuri raccogliendo le carte.
“ Te ne vai?” mi dice Eva, vedendomi in piedi.
“ Sì , vado a controllare la zona, potrebbero esserci donzelle ubriache che hanno smarrito la dritta via!” affermo beffardamente .
La notte di Capodanno è ottima per rimorchiare giovani fanciulle.
“ Assicurati prima che siano donne vere, o potresti trovare una spiacevole sorpresa! Come è successo quella volta!” asserisce Yuri, scoppiando in una fragorosa risata, coinvolgendo anche Kai, che se la ride sotto i baffi.
Li osservo minaccioso.
Perché me lo hanno ricordato?
Che schifo.
“ Stronzi!” esclamo aprendo la porta ed andandomene.
Quando quei due bevono, si alleano e diventano veramente malvagi.
Vaffanculo…
***
I festeggiamenti sono terminati. Io e Dana abbiamo fatto un ottimo lavoro, e adesso che tutti se ne sono andati, stiamo pulendo il locale.
Improvvisamente la porta principale si apre attirando la nostra attenzione.
“ Salve, giovani Cenerentole! Serve una mano?”.
È Boris a fare il suo ingresso in caffetteria.
“ Certo, il bagno ti aspetta!” afferma Dana acidamente.
“ Scordatelo, era per dire !” puntualizza.
“ Allora risparmiaci la tua presenza! Non è proprio il massimo vederti il primo giorno dell’ anno! Mi è stato già rovinato abbastanza!” spiega autoritaria.
“ Se inizi l’anno con questa acidità nel tuo tono di voce, siamo rovinati!” se la ride beffardo.
Dana preferisce ignorarlo e continuare il suo lavoro di pulizie; lui dopo, qualche secondo, stacca gli occhi dal suo sedere e si avvicina alla sottoscritta, intenta a poggiare i bicchieri sporchi su un vassoio.
“ Com'è andata?” chiedo curiosa.
“ Oh bene, tua figlia mi ha tirato i capelli tutto il tempo, ho cercato di dirle che mi chiamo Boris e non Bosir e… ah sì , mi ha stracciato nel gioco di carte!’ racconta fingendo di essere irritato.
“Coosa? Hope non sa giocare a carte !” chiedo stupita e divertita allo stesso tempo.
“ Beh in realtà ha barato, era Kai che le suggeriva!” confessa infastidito.
Stavo per posare l’ultimo bicchiere, ma questa sua frase mi blocca di colpo, perché mi ha fatto ricordare una cosa. Quando si giocava a carte Hope era solita sedersi sulle gambe di Rai, coi gomiti ben poggiati sul tavolo a tenere le carte. Lei era la giocatrice principale, diciamo, ma era Rei a controllare il gioco e faceva di tutto pur di farla vincere. E adesso, sentendo le parole di Boris, mi si stinge il cuore: l’immagine di Rei viene lentamente sovrapposta da quella di Kai.
“ Ti fai battere da una bambina!” se la ride divertita Dana.
Al sentire la sua voce ritorno alla realtà , poso velocemente quest’ultimo bicchiere e sollevo il vassoio dal tavolo, dirigendomi a grandi passi in cucina. Ho come il presentimento di poter scoppiare a piangere da un momento all’altro, quindi faccio più in fretta che posso, cercando di non far barcollare troppo i bicchieri che ho davanti, e lasciando quei due ai loro battibecchi.
***
“ Fai meno la spiritosa!” la avverto minaccioso.
“ E tu fai meno lo sbruffone!” ribatte lei acida come sempre, tirandomi uno straccio umido, in direzione della mia faccia, ma che per fortuna riesco a scansare.
“ Hai una pessima mira!” affermo prendendola in giro “ Devi essere più veloce!”.
Si infuria come un toro, infatti è come se dal suo naso dovesse fuoriuscire del fumo, ma non ha il tempo di imprecare contro di me, poiché un rumore proveniente dalla cucina ci blocca entrambi.
Sembra si sia rotto qualcosa di vetro. Ed infatti arrivati in cucina troviamo frammenti di vetro dispersi sul pavimento ed Anya al centro di esso chiaramente sconvolta.
“ Ma che cosa combini , Anya! Dobbiamo pulire, non sporcare! Vuoi forse lavorare tutta la notte?” sbraita infuriata la mora contro di lei.
Anya non muove ciglio: resta immobile a fissare ad occhi sbarrati quei bicchieri rotti sul pavimento.
“ Sei sempre la solita combina guai!” continua a lamentare Dana.
Anya porta una mano alla bocca, stringendo gli occhi e facendo fuoriuscire alcune lacrime. Poi corre via in bagno, passandoci accanto.
Che diamine ha?
“ Piange pure?” mormora Dana, fissandomi come a volere delle spiegazioni.
Alzo le spalle, non sapendo cosa dire, poi Dana esce per raggiugerla seguita dal sottoscritto.
Aperta la porta del bagno non troviamo nessuno, riusciamo soltanto ad udire un pianto interrotto dai singhiozzi.
“ Anya, che ti prende? Non c’è bisogno di piangere!” dice ad alta voce iniziando a bussare con forza su una delle tre porte del bagno, l’unica chiusa ed occupata da Anya.
Non risponde, continua a piangere come fosse disperata.
“ Ti sembra il modo di reagire?”.
“ Wow, non riesci proprio a contenere il tuo istinto da camionista ucraino !” ironizzo, seriamente sconvolto dai suoi modi poco femminili.
“ Sta’ zitto tu!” mi ordina minacciosa.
“E poi sarei io quello insensibile!” affermo, intensificando il mio oramai arrugginito accento russo.
“È solo colpa tua!”.
“Colpa mia?? Sei tu quella che ha la delicatezza di un elefante!”
Inizia una lunga serie di battibecchi, sempre più accesi e pungenti, poi d’un tratto veniamo zittiti dalla comparsa si Anya, che si decide ad uscire.
Ha gli occhi rossi e continua a singhiozzare, asciugandosi alcune lacrime con un pezzo di carta igienica. Rimaniamo in silenzio, aspettando una sua spiegazione. Dopo avere preso un grande respiro decide di parlare.
“ Scusate, ragazzi… voi non c’entrate niente….” Inizia a dire con voce tremula.
“ Perché sei scoppiata a piangere?” chiede spazientita Dana.
“ Perché …” ecco che riscoppia piangere. Oddio, questo posto verrà allagato di acqua salata.
“ Smettila di piangere, o allagherai il locale, AHIA!” . Dana non perde tempo e mi dà un colpo sul braccio, facendomi zittire all’istante. Non è una donna, è un mostro.
“ Dimmi, avanti, c’è qualcosa che non va?” le chiede, stavolta con tono calmo e rassicurante.
Non è un mostro, è pazza. Come fa a cambiare atteggiamento in pochi secondi? Sono sempre più sconvolto.
A queste sue parole dolci e rassicuranti, Anya sembra calmarsi e prender coraggio per dare una valida spiegazione, riuscendo a parlare tra una lacrima e l’altra.
“ Rai…” respira “Rai se n’è andato” rivela d’ un fiato, riprendendo a piangere, sotto i nostri sguardi confusi.
“ Lo sappiamo che se n’è andato, è partito.” dico, non capendoci nulla.
“ No, se n’è andato! mi ha lasciata!” .
Stavolta scoppia a piangere disperatamente cercando appoggio su Dana,che la accoglie in un abbraccio. Entrambi ci fissiamo sconvolti, io forse, ancor più di lei, conoscendo la storia molto bene.
“ Ti ha lasciata? Rei Kon? Ma…incredible!” affermo grattandomi la testa, chiaramente scioccato dalla notizia. “ Perché ?” domando, forse in modo inopportuno.
Anya smette per un istante di piangere, abbandonando le braccia di Dana, per rivolgermi uno dei suoi sguardi più seri.
“ Prova ad immaginare!” risponde irritata.
In effetti non è così difficile capcapire il perché !
“ Kai…” sussurro, portando gli occhi al cielo.
La sua reazione dice chiaramente - ci sei arrivato-.
“ Sta rovinando la mia vita…” asserisce con disprezzo, asciugandosi le lacrime.
In effetti le ha sempre reso la vita impossibile, e non ho mai capito il perché.
“ Che essere spregevole!” afferma Dana con disgusto. “ Gli uomini fanno tutti schifo, sono tutti uguali!” aggiunge ancor più disgustata.
“ Grazie!” intervengo per farle ricordare della presenza di un uomo proprio adesso.
“ Tu sei il primo della lista! Avete solamente un pallino fisso in testa e quando si tratta d cose serie ve la date a gambe levate! Siete dei codardi!”.
Ok, adesso sta esagerando e la sta prendendo troppo sul personale.
“ Prima ci illudete con i vostri faccini idioti e poi ci fregate! Anya, devi smetterla di piangere! Non ne vale la pena, credimi! Quell’idiota ti ha messa incinta e se n’è lavato le mani, hai sofferto, ti sei sacrificata per crescere da sola quella bambina, è ritornato ed ha trovato tutto pronto su un piatto d’argento. Beh, sai che ti dico: è ora che tu pensi un po’ di più0 a te stessa! Lascia che si prenda le sue responsabilità e fagli capire cosa significa fare da padre!” conclude osservando Anya dritta negli occhi, decisamente fuori di sé.
Ok, l’ha presa troppo a cuore la questione e sta degenerando.
“ Perché non ci diamo tutti una calmata!” intervengo a sistemare la situazione.
“ Io sono calmissima!” afferma Dana, incrociando le braccia al petto.
Qual è il suo problema? Meglio ignorarla.
“ È avanzata una bottiglia di champagne ?” chiedo cambiando discorso .
“ Non lo so, cosa c’entra?” .
“ Seguitemi!”. Esco dal bagno facendo cenno a queste due di seguirmi.
Mi avvicino al bancone e “ Ecco! “ esclamo prendendo una bottiglia e un cavatappi.
“ Che cosa stai facendo?” chiede Dana spazientita.
“ Voglio fare un brindisi!” spiego, tirando con forza il tappo di sughero dalla bottiglia.
“ Anya è tra le lacrime e tu vuoi festeggiare? Chi sarebbe insensibile, scusa?” mi ricorda con tono pungente.
“ Vuoi chiudere il becco per una volta?” le dico quasi pregandola di stare zitta. Sta diventando fastidiosa.
Riempio tre bicchieri e ne porgo due alle ragazze.
“ Che buffonata…” mormora a bassa voce la mora, prendendo in mano il bicchiere.
“ Avanti, prendilo!”. Mi sto rivolgendo ad Anya.
Dopo attimi di esitazione, si arrende e lo afferra.
“ Ok, ehm… non è il massimo brindare con un prosecco, ma per stavolta ci accontentiamo!”. Affermo schiarendo poi meglio la voce per dare il via al brindisi, sotto gli sguardi non molto entusiasti delle due ragazze. “ Bene, ehm… dimentichiamoci delle brutte cose accadute in questo vecchio anno e che uno più gioioso abbia inizio!!” annuncio fingendo un tono solenne e innalzando in aria il bicchiere.
“ Tutto qui? È il discorso più deprimente che abbia sentito!” commenta acida come sempre, avvicinando il bicchiere al mio.
Manca solo Anya, persa in chissà quali pensieri.
I nostri sguardi la invitano ad unirsi al brindisi e dopo qualche attimo si convince e i bicchieri emettono un rumoroso cin cin.
“ Fa veramente schifo!” commento facendo smorfie di disgusto, dopo avere assaggiato questa roba. “ Non avete qualcosa di meglio? Tipo della buona vodka?” chiedo supplichevole.
“ Perché invece non ti levi dai piedi e accompagni Anya a casa?” propone autoritaria, facendomi passare la voglia di bere.
“ No, ti aiuto a mettere in ordine!” propone Anya.
“ Non preoccuparti, non resta molto da fare, ci penso io a chiudere! Tu torna a casa e rifletti su quanto ti ho detto! Saprai sdebitarti in qualche modo!” conclude furbetta.
“ Forza, andiamo!” dico, avviandomi in macchina.
“ Portala dritta a casa, capito?” mi avverte con tono severo. “ Vai…” poi la incoraggia ad andare.
***
È stata una strana serata, forse la più strana che abbia mai vissuto.
Non so perché abbia confessato a Dana e Boris la verità ed non so neanche perché abbia deciso di mentire ad Hilary. Loro non sono miei amici, a stento li conosco, ma ho sentito il bisogno di farlo, forse proprio perché non li conosco, sono estranei ai fatti accaduti e sono delle persone diverse dall’ordnrio. Dana è una tipa tosta che sembra odiare l’intero genere maschile e Boris è uno che vive alla giornata, un ragazzo a cui non piace creare dei legami seri e duraturi. Non so, ho sentito il bisogno di sfogarmi con loro proprio perché non possono capirmi, entrambi non hanno mai avuto una storia seria ed non hanno mai amato veramente qualcuno. O almeno così sembra, soprattutto Boris che va a caccia di storie da una notte e via.
Lui è un tipo strano, non ho mai capito quale sia la sua filosofia di vita…
Adesso sono a bordo della sua auto, e mi sta riportando a casa. Con la testa poggiata sul sedile cerco di rilassarmi e farmi trasportare dalle note di questa canzone alla radio.
D’improvviso l’auto si ferma ed apro gli occhi, stavo quasi per addormentarmi.
“ Bene, fine della corsa!” afferma abbassando il volume della musica.
Emetto un profondo respiro…
“ Grazie del passaggio” lo ringrazio forzando un sorriso.
“ Dovere…” si limita a dire alzando le spalle.
Tiro la manovella della portiera per uscire dall’auto, ma prima c è una cosa che devo dirgli.
“ Boris, posso chiederti un favore?”.
“ Quale?” domanda curioso.
“ Potresti… beh… non dire a nessuno di questa storia?” chiedo quasi in forma di supplica.
Mi osserva in maniera confusa.
“ Nessuno?”.
“ Nessuno! Nè Hilary, né Yuri, né tantomeno a Kai… ti prego!”.
“ Neanche ad Hilary? “ chiede sorpreso.
“ Per adesso non voglio che si sappia, lo farò io al momento opportuno, ok?”.
“ Ok, tranquilla, non lo dirò a nessuno!” promette con tono serio.
Sembra sincero, non so se lo sia davvero ma voglio fidarmi, in fondo non ho più nulla da perdere.
Sto per uscire ma le sue parole mi bloccano.
“ Dana ha ragione…” esordisce con tono serio.
Non capisco…
“ Dovresti pensare di più a te stessa, Kai ha avuto la vita troppo facile, e tu ne hai subito le conseguenze! Dovresti… distrarti, pensare a divertirti! Cavolo, stai sacrificando i tuoi anni migliori facendo la mamma a tempo pieno, mentre Hiwatari se la spassa… non lo trovo giusto!”.
Non ho mai sentito un discorso così serio da parte sua, sono sorpresa.
“ Dovresti pensare a fare la mamma, ma anche a divertirti… ti aiuterebbe a non pensare!”.
Detto così sembra facile.
“ Sì è vero, ci proverò”.
Resto un attimo a riflettere, poi apro la portiera e scendo.
“ Se avrai bisogno di distarti e divertirti, sai chi chiamare!” dice con tono beffardo.
Gli sorrido, in segno di gratitudine per le sue parole.
Lo saluto, con un gesto della mano e mi avvio a salire a casa.
Divertirmi…
Pensare a me stessa…
Da quanto tempo non succede?
Sembra essere passato un secolo.
Senza accorgermene sono già di fronte la porta di casa.
Infilo la chiave, giro e rigiro, entro.
Rieccomi, sono di nuovo qui, solitudine, quali brutti ricordi vuoi farmi rivivere stanotte?
L’ho scritto quasi interamente oggi. Sono stata colpita dalla follia dell' ispirazione. Alcune parole sono state prese dalla canzone di Cristina Perri, Human, ascoltela, è veramente bella e vi farà rendere di più l'idea dei sentimenti della povera Anya.
Spero vi sia piaciuto, o quanto meno sia accettabile. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!
Un bacione
HENYA
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Capitolo 27 *** Make heaven out of hell ***
Non ho osato dire una singola parola.
Non ho osato chiederti qualcosa in più .
Ho mantenuto le mie domande segrete
Nel profondo di me.
Mi rendo conto solo adesso
Di cosa avrei voluto dirti veramente.
“ Aspetta e per favore resta, intendi spingermi via?
Per favore aspetta e resta, volevi che andasse a finire in questo modo?”
( Stay ~ Elisa)
I miei occhi lo hanno visto andare via, ma la mia mente non vuole ancora lasciarlo andare.
È così difficile riuscire a sopportare il silenzio di questa casa, non riesco a dormire.
Dopo quella sera il mio letto è divenuto un buco nero, pronto a risucchiarmi al suo interno e farmi rivivere i miei peggiori incubi.
Per fortuna il lavoro mi aiuta a tenere la mente occupata.
“ Anya, non imbambolarti e porta questo al tavolo cinque!” .
E Dana, inconsapevolmente, con il suo solito modo di fare, mi sta aiutando molto.
E poi c’è Boris, che oltre a impegnarsi nel vano tentativo di farmi ridere, cerca di propormi strane idee.
“ Andiamo, Anya! Non fare sempre la mammina responsabile! Sembri mia nonna!” asserisce Boris con tono denigratorio.
“ Perché ? Tu hai avuto una nonna?” interviene Dana con aria di sfottimento.
“ Probabilmente ce l'avrò avuta!” replica l’altro con fare irritato, per poi tornare a torturare la sottoscritta. Sta diventando fastidioso.
“ Non voglio, ok?” dico mostrandogli tutto il mio disappunto.
“ Provaci, solo per una sera, cosa ti costa? Hope è con Kai, starai da sola a casa a vedere un film deprimente e strappalacrime ingozzandoti di cibo!”. Credo che Boris si faccia condizionare troppo dalla televisione. Non è proprio così che passo le mie serate. “Diventerai grassa e nessuno ti vorrà , a stento tua figlia ti riconoscerà e morirai sola ed infelice!” conclude secco e spietato, sotto il mio sguardo scettico.
“ Si può saper di cosa stai parlando?”. Sta esagerando.
“ Vuoi passare il resto della vita a piangere su un cuscino bagnato fradicio?” .
È quello che faccio ogni sera, in effetti.
“ Non capisco perché tu insista tanto, Boris?” chiedo confusa.
“ Per farti distrarre!” si limita a dire.
“ Da quando mi hai cuore ?” domando investigativa.
“ Da… da…” sembra che non sappia cosa dire e questo mi insospettisce. “ Andiamo, non ti fidi di me?”.
A dire la verità no.
“ No!” affermo con tono secco.
“ Mi hai persino chiesto di mantenere un segreto!” mi ricorda.
“ Evidentemente ho sbagliato!”.
“ Potrei dirlo a qualcuno!” dice con aria beffarda.
“ Siamo passati alle minacce?” domando alterata.
“ Sto scherzando! Non lo dirò a nessuno , tranquilla, in cambio però …” . Il mio sguardo si fa contorto su di lui “ … permettimi di provare a farti distrarre e divertire per una sera!” sussegue a dire con modo di fare persuasivo “ Non ho cattive intenzioni, lo giuro!” alza le mani in segno di pace “ Se non ti piacerà non te lo chiederò più, promesso!” conclude con un sorrisetto che mi ricorda quello dI un bambino che cerca di persuadere la madre a comprargli qualcosa.
Continuo a fissarlo perplessa.
Non so cosa fare, potrei accettare, ma al solo pensiero di uscire con Boris Huznestov, la mia mente mi consiglia di rifiutare; se invece penso al fatto di tornare a casa e non fare altro che piangere, mi viene voglia di accettare la sua proposta.
Forse dovrei.
In fondo non potrebbe succedere nulla di male.
Dopo quello che ho passato, non ho nulla da perdere.
“ Ok…” accetto con tono arrendevole. “ ma solo se viene anche Dana!” dico rivolgendo i miei occhi speranzosi verso di lei.
“ Scordatelo!” è la sua unica risposta, fredda e spietata.
“ Dai, perché ?” chiedo supplichevole.
La sua presenza mi farebbe sentire più tranquilla.
“ Perché ho da fare!”.
“ Cosa c’è da fare la sera?” .
“ Affari miei!” conclude andandosene.
I miei occhi si spostano su Boris , che si limita a fare spallucce.
Io credo non voglia uscire per la presenza di Boris.
“ Passo a prenderti alle dieci!” dice frettolosamente alzandosi ed indietreggiando verso l’uscita.
“ Cosa? Un momento, non era un sì definitivo! “ spiego immediatamente, seguendolo con occhi di fuoco.
“ Fatti trovare pronta!” è l’ultima cosa che dice uscendo fuori dal locale, senza darmi la possibilità di rispondere e lasciandomi a bocca aperta.
Dana mi osserva da lontano con sguardo ammonitore.
Spero di potermi fidare…
***
“ Telefoniamo alla mamma?” chiede la piccola porgendomi il cellulare.
Mi stavo rilassando due minuti sul divano, i miei occhi si sono appena chiusi ed ecco che una vocina alla mia destra mi costringe a riaprirli.
“ Cosa le devi dire?” chiedo insospettito.
“ Che viene!” .
Dannazione.
Mi alzo controvoglia mettendomi seduto, togliendole il telefono dalle mani.
È strano che non si sia fatta sentire, di solito rompe le palle in continuazione.
Avvio la telefonata e porto il telefono all’orecchio, attendendo impaziente una risposta.
“ Pronto?”.
“ Tua figlia vuole parlarti!” esordisco senza giri di parole, per poi passare il cellulare ad Hope.
“ Ciao mamma!” esclama contenta tenendo goffamente l’apparecchio all’orecchio.
Senza rendermene conto è già passata mezz’ora e quelle due chiacchierano ancora al telefono, per fortuna ho minuti gratis illimitati. Hope le racconta ogni minimo dettaglio di quello che fa, devo stare attento a quello che combino ogni volta o tutto verrà sperperato alla mammina, sempre pronta ad attaccarmi. Anche se ultimamente sembra essersi calmata, il che è molto strano. Tuttavia rompe meno le scatole, e ciò non può che farmi piacere.
La telefonata finalmente termina ed Hope mi restituisce il cellulare e mi accorgo con mia grande sorpresa che Anya ha già riattaccato.
Strano.
Dopo tutte quelle cose che le ha raccontato, mi ero mentalmente preparato ad una ramanzina, ed invece così non è stato.
Meglio così.
***
Sono passate le dieci e Boris non è ancora qui.
Sono seduta sul divano, già pronta, ma soprattutto ansiosa.
Perché lo sto facendo?
Perché ho accettato di uscire con Boris ?
Chi cavolo è Boris?
Ok, so chi è ma non l’ho mai frequentato, insomma… io…
Chiudo gli occhi, emettendo un lungo sospiro.
La verità è che, se ho accettato è perché non voglio rimanere a casa a piangere e pensare a lui.
Ormai mi sembra di vivere dentro quattro mura spoglie, in una prigione, insomma.
Per una sera, fosse anche solo per questa sera, vorrei provare a non pensarci.
Non ho il tempo di emettere un altro sospiro, che il telefono squilla, segno che Boris è già di sotto che mi aspetta.
Spero solo di non star per fare una cavolata, conoscendomi.
***
Ho appena fatto un squillo ad Anya per avvertirla che sono già di sotto ad aspettarla.
Resto comodo in auto, cercando nell'attesa una canzone decente alla radio.
Pochi minuti ed Anya è già qui. La portiera si apre ed entra.
“ Ciao…” saluta timidamente sfuggendo subito dal mio sguardo.
“ Ciao Sarizawa!” rispondo squadrandola scettico.
Come diavolo si è vestita? Sta andando a fare la spesa?
“ Che hai?” domanda insospettita.
“ No niente… “ mi limito a dire battendo più volte le ciglia come a scacciare via questo pensiero. “ Allora, mammina, pronta a fare follie stasera?” esordisco divertito, mettendo in moto.
“ Quali… follie?” chiede quasi impaurita.
“ Andare nei locali, ubriacarci, drogarci…” inizio ad elencare fingendomi serio.
“ Cosa??” sibila fissandomi ad occhi sbarrati.
“ Hai ragione, non mischiamo alcool e droga, ci droghiamo un'altra sera!” affermo ironico.
“ Ma sei impazzito?!”.
“ Sto scherzando, Anya, calmati!” spiego per tranquillizzarla.
Non credevo mi prendesse sul serio.
***
Questo suo modo di scherzare mi spaventa. Sembra così serio quando parla.
“ Avevi detto una serata tranquilla!” gli ricordo con tono ammonitore.
“ Infatti, è quello che sarà! Non preoccuparti fidati di me!”.
“ Mi viene difficile farlo, visto che sei grande amico di Kai e di Eva!”.
“ Dai, io non sono come Kai!”.
Però guidi peggio di lui…
“ E poi con Eva, beh… non è più come prima, non ci vediamo mai! Kai non è molto felice!” spiega, fermandosi per far passare un pedone, per poi ripartire a tutto gas.
Fa paura…
“ Perché ?” chiedo curiosa.
“ Non so, è convinto che io e lei abbiamo scopato.” Racconta senza giri dI parole.
“ Ed è vero?” chiedo sempre più incuriosita.
“ No!” afferma prontamente, per poi aggiungere sussurrando “ non che io ricordi…”.
Oddio, non voglio sapere altro, quindi per me la conversazione si può concludere qui.
L’auto si ferma e i miei occhi puntano sull’insegna di un locale alla mia sinistra.
“ Taverna dei… vichinghi ?” leggo ad alta voce un po’ sorpresa.
“ Esatto, sarà la nostra prima tappa!”.
“ Mi sa di ubriaconi che fanno gare di rutto libero!” affermo disgustata.
“ No…” mi corregge lui “ di solito ci sono anche delle regole!” spiega fissandomi serio, lasciandomi perplessa. “Sto scherzando! Scendi su!” mi invita trattenendo una gran risata, scendendo dall’auto.
Prima di farlo prendo un respiro profondo.
Ok. Immaginavo peggio.
Non sembrano esserci grossi omoni pelati, in jeans di pelle aderenti e tatuaggi fin sopra la testa.
Vedo gente normale. Forse qualcuno sembra un po’ fumato, ma nulla di scandaloso.
Avanzo all’interno del locale, tenendo ben stretti i manici della mia borsa, osservandomi intorno con sguardo perplesso.
Mi sento così fuori luogo, come se tutti mi guardassero in maniera strana.
Vorrei scappare, giuro.
“ Sediamoci qui!” dice Boris indicando un tavolino.
“ Ok…”.
Una volta accomodatami al tavolo, di fronte a Boris, inizio a sentirmi veramente a disagio. Cosa che a lui non sfugge, visto il modo in cui mi osserva.
“ Ti vedo molto tesa! Calmati, rilassati, non è un appuntamento romantico!”.
Questo è vero, però…
“ Lo so, ma è strano per me uscire così a quest’ora! Non succede da…” . Non ricordo neanche quando.
“ Da quando sei rimasta incinta?” interviene lui prontamente.
“ Già …” sussurro pensierosa.
“ Ascolta, se ti ho fatto uscire stasera è per farti ricordare che hai ancora…” si interrompe, alla ricerca di un suggerimento.
“ ventidue anni…” suggerisco portando gli occhi al cielo.
“ Ecco, ventidue anni! Più o meno la mia età! Anche se fai la mamma, puoi divertirti ugualmente e te lo dimostrerò!” spiega convinto della sua teoria.
“ Ti sei messo d'accordo con Dana?” domando insospettita. Mi sembra di sentire le sue parole in questo momento.
“ No, figurati… mi fai solo pena!” afferma ironico.
“ oh Grazie…” affermo irritata.
Ridendosela sotto i baffi, alza una mano per ordinare ed immediatamente una cameriera ci porta i menù.
Boris sembra conoscerla visto il modo in cui le sorride.
Oddio…
Alzo gli occhi al cielo e poi inizio a leggere le infinite bevande scritte sul menù.
Mio dio, sono tantissime.
“ Io so già cosa prendere” dice Boris restituendo il menù alla ragazza. “ Hai deciso?” mi chiede, mettendomi fretta.
Cavoli.
Io non so che prendere. Hanno l’aria di essere tutti super alcolici ed io non voglio esagerare.
Vado sul sicuro.
“ Un succo di frutti tropicali!” dico senza pensare, beccandomi una brutta occhiataccia da parte di Boris.
“ No no!” afferma contrariato, fermando con un gesto della mano la cameriera che stava per scrivere l’ordinazione, sotto il mio sguardo perplesso. “Sta sscherzando spero!” esclama con disappunto.
“ Cos’ha un succo che non va?” chiedo stranita.
“ Se ti ho portata qui è per bere roba seria! Non siamo ad un compleanno per bambini!” spiega irritato.
“ Io voglio provare questo succo tropicale!” ribatto a mia volta.
“ No mia cara, chi esce con Boris Huznestov beve alcolici! Ci penso io a te!” conclude prendendo in mano il menu, scorrendo con attenzione i suoi occhi lungo la lista. “ Ecco, portaci uno di questo, e poi questo!” ordina alla cameriera puntando il dito sul foglio.
La ragazza dopo avere preso appunto, se ne va.
“ Si può sapere cosa mi hai preso?” chiedo accigliata.
“ Non preoccuparti , ti piacerà !” dice sorridendo beffardamente, per poi seguire con gli occhi il sedere di una ragazza in minigonna, passataci di fianco.
“ È irritante!” esclamo portandolo alla realtà.
“ Cosa?” chiede con ogni sognanti puntati sulla ragazza.
“ Quello che fai!”.
“ Cosa sto facendo di male?”.
“ Osservi come un maniaco ogni ragazza che passa!” spiego disgustata nel tono.
“ A voi piace!” afferma con convinzione.
“ Io ti dico dI no!” lo correggo contrariata.
“ Beh, scusa ma non possiamo essere tutti cavalieri come Rai Kon!” esordisce senza pensare, per poi mordersi la lingua dopo essersi reso conto di cosa ha appena detto. “ Scusa, scusa!” mi implora quasi pregandomi, vedendo i miei occhi accigliati su di lui.
“ Credevo fossimo qui per dimenticare!” gli ricordo acidamente.
“ Infatti, scusa… l ho detto senza pensare” si scusa forse seriamente pentito.
“ Ora capisco perché Dana ti odia!” sussurro tra me e me.
“ Dana non mi odia!” interviene contrariato.
“ A me sembra di sì, non fa altro che offenderti!”.
“ Vuole solo attirare la mia attenzione!” .
“ Io dico che ce l’ha a morte con te per qualcosa che le hai fatto!” affermo con occhi investigativi.
“ Ti ho detto mille volte che non le ho fatto niente!” mi ricorda scocciato.
“ In realtà mi avevi detto che ti aveva trovata con un’altra!” gli ricordo a mia volta.
“ Beh, se te l’ho detto perché lo chiedi ancora?” chiede infastidito facendo vagare il suo sguardo altrove.
“ Perché Dana mi ha detto che non sono andate così le cose!”.
Questa affermazione lo spaventa a tal punto da staccare gli occhi da chissà quale sedere e puntarli minaccioso su di me. “ E cosa ti ha detto di preciso!?” domanda riducendo gli occhi a due fessure.
“ Beh in realtà non ha voluto dirmelo!” confesso dispiaciuta.
“ Beh, perché è come dico io: non è successo… nulla!” conclude chiaro e tondo, mentre ci vengono serviti i cocktail.
Ok, forse è meglio chiudere qui la questione Dana-Boris.
Punto i miei occhi scettici sul bicchiere, che contiene uno strano liquido verdastro.
“ Si può sapere cos’è ?” chiedo preoccupata, iniziando a mescolare con la cannuccia.
“ Tu bevilo e dimmi cosa ne pensi!” risponde sempre più misterioso.
Ok. Provo a berlo, e non è male, ma il sapore che mi sta arrivando in gola è pungente a tal punto da farmi contorcere.
“ Cavolo, è fortissimo il sapore dell’alcool!” esclamo dopo aver mandato giù un sorso di questa roba.
Boris in tutta risposta inizia a ridere.
“ Questa è roba per principianti! Questa invece è roba per veri uomini!” annuncia beffardo porgendomi il suo cocktail rossastro.
Lo afferro, e dopo qualche attimo di perplessità ne bevo un piccolo sorso che faccio fatica a mandar giù.
“ Che orrore, è amarissimo!” esclamo disgustata uscendo fuori la lingua ormai priva di sensibilità.
“ Sei veramente un caso critico, Anya! Il tuo maestro Boris ti aiuterà a raggiungere un livello decisamente meno imbarazzante!” dichiara con tono solenne innalzando il bicchiere ed invitandomi a brindare.
Inizio già a sentire caldo…
***
“ Non sapevo ti piacessero così tanto i cartoni animati!” afferma con aria di sfottimento Eva appena ritornata a casa da non so dove.
“ Dovrei ridere?” domando ironico.
“ Li guardi tutte le sere!” sussegue a sfottere senza timore, posando il suo cappotto.
Mi rifiuto di rispondere.
“ Posso vederne un altro?” domanda supplichevole la piccola.
“ No basta!” .
Mi ha rotto il cazzo questo maiale! Finita una puntata ne ricomincia immediatamente un’altra. “ Vai in bagno e poi a letto!” ordino con un tono che non ammette repliche.
“ Uffaaa…” lamenta imbronciata scendendo dal divano e avviandosi al piano di sopra, sotto il mio sguardo severo.
“ Wow, che padre esemplare!” esordisce Eva divertita sedendosi accanto a me sul divano per poi cingermi il collo con le braccia.
“ Sfotti pure…”.
“ Non ti prendo in giro! Ad ogni modo, vuoi sapere dove sono stata?” chiede con entusiasmo.
“ No!’ rispondo con l’aria di chi non è minimamente interessato.
“ Ok!” si limita a dire scocciata abbandonando il mio collo, per poi sparire al piano di sopra.
Che miracolo è mai questo?
Passati dieci minuti decido di alzarmi anche io dal divano e salire al piano di sopra per controllare che la piccola peste sia a letto. La porta della sua stanza è socchiusa, lentamente la spingo avanzando all’interno.
“ Vuoi la luce accesa?” chiedo, rimanendo vicino allo stipite della porta.
“ Sì, mi aggiusti la coperta ?”.
“ Ok…” sospiro stancamente.
Tiro il lenzuolo e poi la coperta, abbozzando una piega. Non sono bravo in queste cose.
“ Va bene così ?” .
Annuisce soddisfatta tenendosi con le manine la copertina.
“ Bene… buonanotte!” saluto freddamente andandomene, ma bloccandomi subito al suo richiamo.
“ Kai, mi racconti una storia?” esordisce con tenera voce.
“ Quale storia?” domando inarcando un sopracciglio.
“ Quella della principessa!” spiega come fosse la cosa più ovvia del mondo.
La… principessa?
“ Non la so, mi dispiace!” confesso andandomene, per poi spegnere le luci raccomandandole di dormire.
“ Ma il mio papà me la racconta sempre!” lamenta imbronciata.
Ho appena spento la luce, ma un brivido gelido mi attraversa la spina dorsale, immobilizzandomi proprio sul punto di chiudere la porta.
Il mio papà …
Ogni volta che pronuncia questa frase vorrei spaccare la prima cosa che ho tra le mani. Tuttavia, per questa volta mi limito a stringere la maniglia di questa porta e serrare le labbra nervosamente.
Emetto un profondo respiro e torno indietro, sedendomi sul letto.
“ Come fa questa storia?” chiedo usando un tono apatico.
“ Non lo so, è scritta nel libro!” dichiara innocentemente.
“ Quale libro?” chiedo sempre più irritato.
“ Quello!” esclama indicando un punto della stanza. Mi avvicino alla scrivania e afferro un libro dalla copertina colorata, intitolato le più belle fiabe per bambini.
“ Quale sarebbe?” .
Hope prende il libro e sfogliando velocemente le pagine mi indica la fiaba che vuole ascoltare, forse riconoscendo le immagini.
Riprendo in mano il libro, per vedere quanto è lunga questa fiaba e… cazzo, è più lunga d quanto pensassi!
Mi gratto nervosamente la nuca ed inizio a leggere con non molto entusiasmo, osservata dai suoi occhi da cerbiatta.
“ C’era una volta una bella principessa, che viveva …in un… magnifico castello….”. Ad ogni parola mi sento venir meno. Davvero devo leggere questa roba? Se lo faccio è solo perché non voglio essere inferiore a quel cinese cantastorie del cavolo.
Ho letto una pagina e mi sono già rotto le scatole. Magari se saltassi qualche pezzo non se ne accorgerebbe neanche, in fondo non sa neanche leggere.
Inizio a saltare una, due , tre pagine ma, contrariamente a come pensavo, ciò non passa inosservato alla piccola e dolce bambina guastafeste.
“Noo! Devi leggere pure qui!” interviene severa come una maestrina.
È furba la piccoletta.
“ Già , scusa… non me ne ero accorto!”.
Non si fa fregare la fanciulla….
***
“ Mi gira tutto, Boris!”.
L’ambiente si sta surriscaldando. Anya non è proprio ubriaca, ma piuttosto brilla. Contrariamente a come pensavo, non regge per niente l’alcool, quindi le ho ordinato solo drink a basso contenuto alcolico. Non è ancora pronta a passare al livello successivo.
“ Bevi l'ultimo sorso ed hai completato il primo livello!” dico porgendogli un bicchiere mezzo vuoto, che lei ingurgita in un sol sorso. “ Perfetto!” esclamo soddisfatto posando il bicchiere in linea con gli altri cinque vuoti sul tavolo.
“ Adesso basta, la mia vescica sta per esplodere!” dice con aria poco lucida.
Si alza rischiando di ricadere indietro col sedere sulla sedia, ma riesce per fortuna a riprendersi, facendomi segno con la mano che ce la può fare. “ Tranquillo, ce la faccio!”.
Il mio sguardo la segue con aria divertita, mentre cerca di raggiungere il bagno delle signore, in fondo al locale, rischiando di tanto in tanto di andare a finire contro le persone che ballano in mezzo alla pista.
Non credevo si ubriacasse con così poco. Io ho bevuto più di lei, ma riesco ancora a vederci chiaramente.
***
“ Scusate! Ops, mi scusi!”.
Sto evitando in tutti i modi di schiantarmi contro le persone, ma loro sembrano venirmi addosso, o forse sono io che vado addosso a loro. Non capisco. Ogni oggetto e persona intorno a me si sdoppia, rendendo la mia vista sfocata.
Vedo due cartellini con scritto qualcosa che appare poco nitido ai miei occhi, e dopo aver aguzzato la vista, le due scritte si uniscono e solo adesso riesco a leggere chiaramente “toilette”. Perfetto, ho trovato il bagno.
Non appena vi entro, occupo immediatamente il primo bagno libero e… la sensazione che provo subito dopo è decisamente meravigliosa. Il mio ventre si libera di un enorme peso che mi impediva persino di stare dritta in piedi.
Una volta uscita mi avvicino ai lavandini per sciacquare le mani e istintivamente alzo lo sguardo verso lo specchio e… quello che vedo è il riflesso dell’immagine di una persona che tenta inutilmente dI scappare dalle proprie paure, dai propri problemi, e che cerca di farlo ubriacandosi in uno squallido locale frequentato da… persone decisamente fuori di testa.
L’acqua continua a scorrere lungo le mie mani ed i miei occhi si riflettono terrorizzati quasi stessero vedendo un mostro, che altri non è che… me stessa.
Cosa ci faccio qui? Perché non sono a casa con mia figlia? O perché non sono andata a trovarla in questi giorni?
Chiudo il rubinetto, chinando il capo in avanti ed iniziando a singhiozzare rumorosamente. Gocce di acqua salata cadono all’interno del lavandino, unendosi alle altre per poi scorrere velocemente lungo il centro.
Una mano adesso para la mia bocca per soffocare questi singhiozzi.
C’è stato un momento questa sera, in cui mi è sembrato che la mia mente avesse rimosso tutto. Mi sono sentita spensierata, grazie probabilmente all’effetto dell’alcol. Eppure adesso, mi sento peggio di prima.
***
Anya ci sta decisamente mettendo troppo. Sono passati venti minuti e non è ancora uscita dal bagno.
Dovrei preoccuparmi?
Con grande dispiacere, decido di porre fine al gioco di sguardi seducenti che ho intrapreso con una ragazza piuttosto carina seduta qualche tavolo più in là, per alzare le chiappe e andare a controllare la situazione.
“Anya! Ci sei?”. Busso energicamente sulla porta della toilette delle signore per richiamare l'attenzione della dispersa in questione.
Non risponde nessuno ed io non sono minimamente intenzionato ad entrare: l’ultima volta che l’ho fatto mi sono arrivati addosso un sacco di oggetti pericolosi, come borse, spazzole e persino scarpe.
Non sono maniaco a tal punto da spiare le donne nei bagni pubblici, ero solo ubriaco ed ho confuso i cartelli. Ma vallo a spiegare alle donne…
Cazzo, esci!
Improvvisamente la porta si apre e ad apparire davanti ai miei occhi è la figura di Anya col volto completamente rigato dalle lacrime.
“ Si può sapere cosa è successo?” chiedo seriamente preoccupato.
“ Io ci provo, ci ho provato, Boris, mi sono ubriacata ma…” grida tra le lacrime cercando di sovrastare il suono della musica. “ …io non ci riesco!” dichiara disperata stringendo con le mani i capelli, per poi avanzare fino a poggiare la testa sul mio torace. “ Voglio andare a casa…” riesce a dire piangendo come una bambina singhiozzando.
Io rimango immobile con le braccia lungo i fianchi, decisamente sconvolto da questa reazione. Fino a poco fa rideva e scherzava come una perfetta ubriaca, adesso versa lacrime amare sul mio torace.
Le mie mani non sanno come muoversi, non sono bravo nel consolare donne in pena d’amore, così mi limito a dare qualche pacca sulla sua testa, in segno di conforto. È decisamente imbarazzante…
“ Ti porto a casa, andiamo!” le dico invitandola a staccarsi dalla mia maglietta.
Oddio, è in stato pietoso, è peggio di un film strappalacrime.
Annuisce, cercando di controllare i sussulti della testa causati dal singhiozzo e inizia ad avviarsi all’uscita seguita dallo sguardo del sottoscritto, intento a pagare il conto.
***
( https://youtu.be/I0w3vUz3Ttg )
“ Mi dispiace di averti rovinato la serata!” affermo dispiaciuta rivolgendomi a Boris, che in tutta risposta si limita a fare spallucce, aggiungendo “ Non fa niente! Dispiace a me per non essere riuscito nell’impresa!”.
“ Non credo di essere ancora pronta” spiego abbassando gli occhi.
Seguono alcuni secondi di silenzio in cui ognuno sembra viaggiare con la mente chissà dove.
“ È così difficile dimenticarlo?” domanda Boris con tono di voce serio e profondo.
I miei occhi si alzano inespressivi incrociando quelli di lui, verdi e profondi.
“ Hai mai amato veramente qualcuno?” chiedo a mia volta, provocandogli una risatina nervosa.
“ Ho capito…” si limita a dire scuotendo rassegnato il capo.
È giunto il momento di andare. Apro la portiera.
“ Vuoi che ti accompagni?” chiede, forse preoccupato delle mie condizioni.
“ No, tranquillo!”.
Un ultimo saluto e via; sono di nuovo qui a contare per l’ennesima volta i gradini di questa scala che sembra divenire ogni sera più lunga.
( https://youtu.be/_nAtfHiDhBk )
E rieccomi qui a pubblicare il ventisettesimo capitolo??
Eh sì gente, ho appena superato il numero di capitoli della prima parte ! E non siamo neanche a metà dell’opera o___o ( suda freddo^-^’).
Allora andiamo al capitolo.
Sarete sicuramente sorpresi, confusi, forse delusi, o semplicemente non vi ha fatto né caldo né freddo.
Insomma vi starete chiedendo il perché di questa insolita coppia: Boris e Anya.
No, sinceramente… cosa ne pensate? Ho bisogno di sapere se vi convince, perché vi confesso che inizialmente mi piaceva un sacco quest’idea di Boris che cerca di far divertire Anya, poi pensando alle vostre probabili opinioni, beh … ho iniziato ad avere timore xD
Anya ha semplicemente voluto provare per una sera il brivido dell'avventura, chiamiamolo così, anche se si è ubriacata con poco… la solita esagerata. ( io cado all’indietro già con mezzo bicchiere di cocktail -.-)
Però il significato profondo era questo: cercare di distrarsi e dimenticare tutti i problemi. Penso ci abbiamo provato tutti almeno una volta.
Attendo con ansia le vostre opinioni.
Le follie di Anya non finiscono qui comunque.
E presto Kai non ci capirà più nulla.
Voi non capirete più nulla.
E probabilmente neanche io.
Grazie a tutti, un bacione!
Henya
|
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Capitolo 28 *** Away from all of reality ***
“ Il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la pregh…”.
E che cacchio!
Chiudo la chiamata, cercando di soffocare in gola ogni imprecazione e non spaventare la piccola, che mi osserva con occhi speranzosi.
“ Mi dispiace, ma la tua mammina non risponde” spiego con tono arrendevole.
“ Uffaaaa! Ma io voglio parlare con la mamma!” lamenta quasi in lacrime.
E lo so, anche io. Vorrei dirle che cazzo sta facendo da non poter rispondere a quest’ora della sera. Da quando il cinese è partito, sembra che Anya abbia dimenticato di avere una figlia ed abbia deciso di scaricarla al sottoscritto. Non telefona spesso come faceva prima e per vedere sua figlia aspetta che sia lei a chiederlo tra le lacrime. Non capisco cosa stia succedendo.
“ Ma io voglio la mammaaa!”
Hope è di nuovo in lacrime, porca miseria.
“ Non piangere, per favore!” la supplico esausto, prendendola in braccio per metterla a letto.
“ Ma voglio la mammaaa!” dice con voce strozzata dal pianto.
Non ne posso più di questa cantilena, ogni sera è la stessa storia: mi ritrovo seduto sul suo letto a cercare di calmarla e convincerla a non piangere in qualche modo per poi aspettare che si addormenti.
Eva continua a dirmi che sto diventando il babysitter di Anya, e sto cominciando a pensarlo anche io. Ormai questa situazione le fa comodo, non c’è dubbio.
Cosa devo fare per farti smettere di piangere?! Mi scoppia la testa!
“Vuoi che ti legga una storia?” le propongo dopo essere stato colpito improvvisamente da quest’idea, l’ultima ancora di salvezza per questa sera.
E devo dire che ha funzionato: ha smesso istantaneamente di piangere ed ha annuito, perfetto!
Prendo il suo, oramai famoso, libro delle fiabe ed apro una pagina a caso, trovandomi davanti agli occhi “La storia di Peter pan e Wendy”.
Ok, vada per questa. Sembra anche molto breve.
Schiarisco la voce, catturando tutta la sua attenzione.
C’era un tempo, in cui ero sola.
Nessun luogo dove andare e
Nessun posto da chiamare casa.
Il mio unico amico era l’uomo della luna,
e anche lui qualche volta
se ne andava via.
Poi una notte, appena chiusi gli occhi,
Vidi un’ombra volare in alto.
Venne da me col suo sorriso più dolce,
e mi disse che voleva parlare per un po’.
“ Peter pan, ecco come mi chiamano.
Ti prometto che non sarai mai
Più sola “ mi disse.
E allora da quel giorno…
Sono una ragazza persa nell’isola che non c’è,
solitamente esco con Peter Pan.
E quando siamo annoiati, giochiamo nei boschi, sempre in fuga da capitan Uncino.
“ Scappa, scappa, ragazza persa” mi dicono.
“Via da tutta la realtà”.
L’isola che non c’è è la casa per tutti i ragazzi persi come me.
E i ragazzi persi come me sono liberi.
Mi ha cosparso di polvere di fata e mi ha
Detto di credere.
Di credere in lui e in me.
“Insieme voleremo via in una nuvola verde,
verso l’Isola che non c’è”.
Non appena ci levammo in volo, sulla citta che non mi ha mai amata,
capii finalmente che avevo una famiglia.
Abbastanza presto raggiungemmo l’isola che non c’è.
E i miei piedi toccarono pacificamente la sua sabbia.
E da quel giorno…
Sono una ragazza persa nell’isola che non c’è,
solitamente esco con Peter Pan.
E quando siamo annoiati, giochiamo nei boschi, sempre in fuga da capitan Uncino.
“ Scappa, scappa, ragazza persa” mi dicono.
“Via da tutta la realtà”.
L’isola che non c’è è la casa per tutti i ragazzi persi come me.
E i ragazzi persi come me sono liberi.
Mi ha cosparso di polvere di fata e mi ha
Detto di credere.
Di credere in lui e in me.
***
Se ti ho fatto uscire, stasera, è per farti ricordare che hai ventidue anni.
Anche se fai la mamma, puoi divertirti ugualmente e te lo dimostrerò!.
Le parole di Boris risuonano ancora nella mia mente.
Dopo quella sera mi sono sentita strana, come se mi fossi resa conto che qualcosa, in questi ultimi anni, mi sia mancato. Qualcosa che non provavo da tempo, qualcosa che mi ricordasse che sono ancora una ragazzina, in fondo. Mi sono ritrovata madre troppo presto, e come ogni madre ho sempre pensato al bene di mia figlia, e questo ha riempito i miei giorni di mille impegni e preoccupazioni, non concedendo neppure il minimo spazio alla mia persona. Quando sono rimasta incinta, ho visto il mio mondo andare a pezzi, non solo per il fatto che avrei perso Rai, essendo rimasta incinta di un altro, ma anche e soprattutto perché era andato letteralmente in frantumi il muro di cassetti pieni di sogni e progetti che ogni ragazza si costruisce a quell'età. Insomma, la mia mente ha dovuto immediatamente farsi ragione del fatto che da quel momento niente, proprio niente sarebbe stato come prima. Tutto sarebbe cambiato, la mia vita sarebbe cambiata, il mio futuro stava cambiando. Una grande responsabilità stava crescendo dentro di me e Responsabilita sarebbe stata la parola del giorno, ogni giorno, per tutti i giorni di li ad avvenire.
Responsabilità.
Responsabilità.
Responsabilità.
Ed ancora responsabilità.
Da quel momento ho provato a ricostruire un nuovo progetto della mia vita, molto diverso da quello di prima, ma è di nuovo andato in mille pezzi, crollandomi addosso. Questa volta non si può riparare, ma soltanto raccoglierne i cocci e metterli di lato, o addirittura gettarli. Tutto sta di nuovo cambiando: Rai se n’è andato, nulla sarà più come prima. Non so se stavolta avrò il coraggio e la forza di costruire qualcosa, né soprattutto la voglia…
**********
Ore 21.45 circa, appartamento Huznestov.
Ho appena fatto una doccia calda rigenerante, ho messo un asciugamano intorno alla vita e adesso mi accingo a fare la barba. La faccio maniacalmente ogni giorno, non sopporto il mio viso ricoperto di peli, mi danno un effetto malandato e nascondono i miei lineamenti da -ragazzino innocente- . Con questo bel visino ho sedotto persino donne mature, e alle donne mature i ragazzini piacciono.
Ho già rasato metà viso, con estrema attenzione, come sempre, ma ad un tratto un rumore mi distrae: quello del mio cellulare.
“ Cazzo!” esclamo controllando allo specchio il graffio sul collo, sul famoso pomo d’Adamo, come sempre, puttana di ev…
“ pronto?” rispondo alla chiamata con tono alterato, tamponando la ferita con l’asciugamano e badando bene a non poggiare il telefono sulla guancia imbrattata di schiuma da barba.
“ Ciao, Boris! Ti disturbo?”.
“ Ehm… no, dimmi Anya!” mi limito a dire, anche perché sorpreso di questa sua chiamata.
“ Ecco… volevo sapere se…”. Questo suo indugiare mi blocca a tal punto che mi sono dimenticato del graffio sul collo. “ se per caso fosse ancora valido quell’invito!” .
Invito? Intende il famoso giro dei locali, miseramente fallito la volta scorsa?
“ Sì, certo…” rispondo, inarcando un sopracciglio.
Vuole davvero riprovarci?
“ Allora, a che ora passi?” chiede con uno strano timbro nel tono di voce.
I miei occhi puntano istintivamente sulla sveglia che tengo sulla mensola del bagno. “ Fatti trovare pronta tra mezz’ora!”.
“ Ok!”.
La chiamata termina ed io sono talmente sorpreso da non riuscire a staccare gli occhi dal display. Non appena questo si spegne, alzo gli occhi per puntarli allo specchio ed istintivamente un sorriso beffardo si dipinge sul mio volto.
“ Benvenuta nella strada della perdizione, Anya!” mormoro tra me e me, scuotendo la testa divertito.
Salve miei cari lettori. Vi starete chiedendo perché questo breve aggiornamento! Ebbene sì! Ho voluto farlo di proposito, come preludio di ciò che accadrà d’ora in poi.
Non so se ci avete fatto caso ma la scelta della storia di Peter pan non è puramente casuale. In questi giorni ho scoperto una canzone e dei video che mi hanno ispirata molto. Si tratta di “ Lost boy” di Ruth b, e la storia raccontata da Kei non è altro che il testo tradotto della canzone, che vi invito ad ascoltare.
Qui vi lascio il link del video di Peter pan e Wendy ( https://youtu.be/EW5TWj8JqZ0 ) che mi ha ispirato questo capitolo. Vi invito a vederlo, ed interpretarlo come sigla finale di questo capitolo.
Il nostro Boris sarebbe l’eterno Peter pan che vuole condurre la sua Wendy ( qui Anya) lontano dalla realtà, nell’isola che non c’è ( usando le sue parole “ la strada della perdizione” ) xD
Spero che l’idea vi sia piaciuta, fatemi sapere.
Grazie a tutti, un bacione
Henya
|
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Capitolo 29 *** I hate you, I love you ***
I HATE YOU
I LOVE YOU
I HATE THAT
I LOVE YOU
(Gnash,
Olivia O'Brien - I Hate U I Love U)
“ Mi serve un favore, Hiwatari!” .
Stavo mescolando il mio caffe, quando queste parole mi costringono ad alzare
gli occhi
e puntarli dritti su di lei per esclamare un irritato e sonoro “ Un
altro!”.
“ Potresti tenere Hope anche stasera?” . Adesso il mio sguardo omicida la segue mentre salta da una punta all’altra del bancone.
“ Sarizawa, il mio turno è finito una settimana fa e ti ho già fatto due favori da allora”
le ricordo con tono
piatto.
“ Non sei un babysitter! Sei suo padre e
non
dovresti lamentarti del fatto che potrai passare del tempo extra con
tua
figlia, oltre quello stabilito dai famosi turni!” dice mimando delle virgolette tra la parola turni.
“ E poi hai
circa quattro anni da recuperare, non ti farà male del tempo
in più! “.
Mi limito a stringere i denti dentro
le labbra
serrate. Come vorrei strozzarla! Sempre a ribadire le stesse cose, e ultimamente sembra che ne stia approfittando per usarle a suo favore.
“che cosa avresti di così
importante da fare da dover abbandonare tua figlia?”
chiedo investigativo.
“ Affari miei! “ si limita a dire con aria misteriosa, per poi salutare
allegramente Boris,
appena arrivato “ Ciao Boris! Ti preparo il tuo
caffè!” .
Saluto con un gesto del capo il platinato,
accomodatosi
alla mia sinistra.
Bevo un sorso del mio caffè. Solo adesso mi accorgo che Anya indossa una minigonna di jeans che lascia scoperte gran parte delle gambe, e delle calze
nere non
molto coprenti. I miei occhi si assottigliano alla vista di questa scena:
non l’ho mai vista in minigonna, o almeno non ricordo l’ultima volta. E mi stupisco ancora di più
quando, non badando
forse alla presenza mia e di Boris alle sue spalle, Anya si china in avanti, alla ricerca
di qualcosa che si trova in basso, mettendo in bella
mostra il
suo fondoschiena, che mannaggialamiseria tra un po’ le si vedono persino le tonsille con quella minigonna
vertiginosa.
Senza rendermene conto la mia testa si
inclina
lateralmente di qualche grado, mentre i miei occhi fissano contorti la scena che mi si offre davanti. E non sono
l’unico:
anche Boris osserva ipnotizzato il punto in questione, con occhi sognanti, in attesa del suo
caffè. Non appena me ne accorgo gli lancio
una violenta
pacca sul braccio per riportarlo alla realtà.
“ stavi guardando anche
tu!” Lamenta in un sussurro, strofinandosi
il braccio
dolorante.
Idiota!
Non ho il tempo di rispondere a tono, che subito Anya si gira in nostra
direzione, per servire il caffè a
Boris, quindi entrambi ci
ricomponiamo facendo finta di nulla sotto il suo sguardo perplesso.
“ Io
vado…” dico lasciando sul bancone il denaro,
che subito Anya raccoglie, non dimenticando di
dire…” Quindi la tieni tu
stasera?”.
Mi soffermo a guardarla con astio.
“ Ok, ma non ti ci abituare
troppo!” le
raccomando serio e minaccioso.
Fa tanto la misteriosa. Il cinese
è partito,
quindi mi chiedo cosa abbia da fare…
***
“ Beh… per una sera mi sembra esagerato darti un
borsone con
mezzo armadio dentro, non trovi?” faccio notare con sarcasmo al mio caro
fidanzato
appena tornato con la piccola peste in braccio e un enorme borsone.
Il suo sguardo minaccioso mi suggerisce di non aggiungere altro, ma
non ci
riesco: questo è troppo! Si era parlato di turni e non di un trasferimento vero e proprio.
“ Che c’è ? La
mammina vuole liberarsi della
figlia?” susseguo a blaterare ironica.
“ Non lo so… dice
che ha da fare, ma sarei
proprio curioso di sapere cosa abbia da fare” mormora tra sé a bassa voce, accomodandosi sul divano con fare
esausto, mentre
la piccola rovescia il suo zainetto di giocattoli a terra, provocando
un gran
fracasso.
“ Magari si è
data alla vita notturna, insomma…
per arrotondare! Al giorno d’oggi lavorare di giorno non
basta” affermo con un sorrisetto irritante alludendo a certi lavori che certe donne fanno
la notte. Le
mie parole sembrano preoccuparlo, visto il modo in cui mi guarda.
“ Stavo
scherzando!” spiego arrendevole per tranquillizzarlo. E infatti si rimette
comodo con
la testa poggiata sullo schienale. “ Ma non mi sorprenderebbe
che… insomma, sappiamo tutti come è stato
concepito questo
piccolo angioletto: Rai parte, Anya si sente sola e boom! Bambino in
arrivo!” concludo mimando
un’esplosione con le mani.
“ Si può sapere di che diavolo stai parlando?”
domanda innervosito.
“ Dico solo che , Rai è
partito di nuovo e Anya
sarà in cerca del prossimo padre del suo futuro bambino, e
spero vivamente che
non sia lo stesso del primo!” asserisco
acidamente.
“ Quando la smetterai di parlare a
vanvera?” dice
seccato.
“ oh scusa, prometto che non
parlerò più male di lei in tua presenza!” affermo fingendomi dispiaciuta.
In tutta risposta Kai mi tira una ciocca di capelli, facendomi anche male: segno che vuole chiudere questa
discussione, prima che diventi più assurda di
quanto già non lo sia.
So che non dovrei rinfacciargli sempre le stesse cose,
ma è più forte di me.
“ Sai qual è la
cosa positiva di avere Hope in casa la sera?”.
Sposta la testa in mia direzione con espressione interrogativa.
“ Che posso averti a
casa… sotto il mio
controllo!” . Gli sorrido ironica dandogli un
pizzicotto
sulla gamba.
Almeno so che non sei con
lei…
***
Il suono della sveglia rimbomba nella
mia mente,
facendomi svegliare di soprassalto.
“ Cazzo, che sogni
assurdi…” mormoro con voce
impastata dal sonno, massaggiandomi gli occhi per cercare di focalizzare meglio.
Devo smetterla di leggere quelle
strane storie ad Hope, condizionano troppo i miei sogni.
Cerco di mettere in moto il cervello,
osservandomi intorno, alla ricerca di un valido motivo per alzarmi dal
letto.
Beh...Credo che ci sia più di un motivo.
Messi i piedi a terra mi dirigo verso
la porta
del bagno della camera e la trovo chiusa a
chiave.
Cazzo… Eva!
“ Occupato!” grida
dall’interno.
Questo l’ho capito, ma
vorrei sapere “ Per quanto
tempo resterà occupato?” o quanti secoli? Quando entra per
prima in bagno
è la fine.
“ Cinque minuti!” urla a gran voce.
Ok, ho capito… vado in un
altro bagno!
Per fortuna i cessi non mancano in
questa casa.
Finita la doccia, lavo velocemente i denti, osservando con occhi stanchi la
mia figura
allo specchio.
Oggi sarà una di quelle
giornate che vorrei
durassero cinque minuti: una riunione, due appuntamenti, mille firme,
per non
parlare del fatto che dovrò lasciare Hope all’asilo , riprenderla, riportarla da Anya. E se osa chiedermi un altro dei suoi
favori,
giuro che questa volta la uccido.
Ecco, già il solo pensiero
mi manda in bestia! Ho
rovesciato involontariamente alcuni oggetti posti
sul bordo
del mobiletto.
Emetto un respiro profondo, chiudendo per un istante gli occhi; cerco di placare la mia rabbia concentrandola in un pugno che tengo ben stretto. Li raccolgo e alzandomi i miei occhi puntano, per puro caso, sul cestino della spazzatura posto accanto
al water,
captando qualcosa di anomalo. Mi avvicino lentamente, senza muovere ciglio e la mia mano prende l’oggetto in questione per osservarlo meglio: una scatola
rettangolare bianca con alcune strisce rosa, ed un
lato reca
scritto…
Rimango impietrito a fissare confuso questa scatola che ho in mano.
Cosa significa?
Un test di gravidanza nel bagno di
casa mia?
Eva ha fatto un test di gravidanza?
Mi sento male. Sento le vene che mi
pulsano in
testa.
Perché ha fatto un test ?
Voglio dire… non
è possibile!
È incinta?
NO, non può essere successo
un’altra volta.
Sarebbe l’ennesimo errore,
l’ennesimo disastro.
Eccola arrivare in cucina,
già pronta per uscire
con la sua borsetta in mano, che riempie di vari oggetti posti sul tavolino.
Con discrezione i miei occhi scrutano con attenzione la sua figura,
cercando
di captare qualcosa di strano, ma niente, sembra normale, come tutti i
giorni.
“ Perfetto, ho tutto in
borsa! Ci vediamo più tardi!”
saluta con un gesto della mano sotto il mio sguardo contorto.
“ Signorina, non fa
colazione?” la ferma Reina.
Già,
perché non fa colazione?
“ Preferisco di no, stamattina ho lo stomaco sottosopra!”
spiega con espressione
disgustata, portando una mano sulla pancia, destando in me parecchi
sospetti.
“ Come mai?”
intervengo repentinamente, con voce seria e
sospettosa.
“ Non lo
so…sarà per qualcosa che ho mangiato
ieri, probabilmente!” .
Non mi convince e il mio sguardo
glielo sta
comunicando.
" Sei sicura?" Chiedo sospettoso.
" Sì..." Risponde
osservandomi
perplessa.
Sembra abbastanza convinta della sua
risposta, ma
continuo a insospettirmi sempre di più.
" Non c'è niente che
devi...dirmi?".
" Kai, che cosa ti prende?
Perché tutte queste
domande?" Chiede irritata.
" Cos'è questo?". Ecco che
tiro fuori
dalla tasca la scatola vuota del test, trovata in bagno.
I suoi occhi puntano accigliati
sull'oggetto in
questione.
“
cos…cos’è
quello?” chiede balbettando, con aria sconvolta.
“ è
quello che
vorrei sapere da te!”.
Si finge sempre
più sorpresa, incredibile.
“
Dove lo hai trovato?”.
“ In bagno,
stamattina!”.
“ Non è
mio!”
ribatte mettendosi una mano sul petto.
“ Beh, non
è
neanche mio!” controbatto con pungente ironia.
Attimi di
silenzio. Ci fissiamo non sapendo cosa dire, mentre questo oggetto
è sospeso in
aria tra le mie mani. Come cazzo fa a mentire di fronte ad una prova.
***
Non posso
crederci. Continua a fissarmi come se stessi mentendo, ma non sto
mentendo. Ho
detto la verità: quel test di gravidanza non è
mio. Non ho fatto alcun test,
perché non ho mai pensato di essere incinta e non lo sono.
E adesso mi sorge
una domanda spontanea “ Di chi è
allora?”.
“ Mi
dispiace…”.
Una voce fuori
campo interviene, una voce proveniente alla mia destra. Reina avanza a
testa
bassa e mani giunte in segno di perdono, sotto gli sguardi contorti dei
qui
presenti.
“ Mi dispiace di
cosa?”. La invito con impazienza a finire il suo discorso.
“ Non volevo
creare disagi, ma ho dimenticato di cambiare il sacchetto della
spazzatura e…”.
ecco che iniza a sparare una serie di frasi insensate e sconnesse tra
di loro
non andando al succo della questione e confondendo ancor di
più le nostre idee.
“ E’ tuo
questo
test di gravidanza?” irrompe Kai ponendo fine alla lunga
agonia.
“
S-ì” risponde
timorosa, intrecciando nervosamente le dita.
La mia espressione
si fa allibita e non riesco a dire una parola se non un rumoroso
schiocco della
lingua, seguito da una risata nervosa.
Questo è il colmo.
***
E’ la cosa
più
assurda che potesse capitarmi: trovare il test di gravidanza della
cameriera.
Non ho parole.
Vorrei prenderla, lanciarla dalla finestra e licenziarla a suon di
parolacce,
ma non lo farò.
Anche se irritato
da questo comportamento, mi sento sollevato per la notizia: almeno non
c’è il
pericolo che Eva sia incinta. Quindi, per questa volta
chiuderò un occhio.
“ Vedi di fare
attenzione la prossima volta a non lasciare roba del genere per casa, o
sarai
licenziata!” asserisco minaccioso ed autoritario,
consegnandole l’oggetto in
mano per poi comunicarle con lo sguardo di sparire dalla mia vista.
Emetto un respiro
di sollievo dentro di me.
“ Cose da
pazzi!”
esclama Eva portando gli occhi al cielo.
“ Già per
un
attimo ho temuto il peggio…” mormoro tra me a tono
basso, accomodandomi su una
poltrona.
***
Il…peggio?
“ Cosa vorresti
dire?” chiedo interrogativa, seguendolo con lo sguardo mentre
si massaggia gli
occhi stanchi.
“ Dico
che… temevo
l’ennesimo disastro!” spiega con disinvoltura.
Ennesimo…
disastro?
“ Ma per fortuna
non sei incinta…” dichiara sollevato.
Per fortuna?
Nel giro di pochi
minuti mi ritrovo di nuovo allibita e sconvolta.
“ Quindi…
ti senti
sollevato del fatto che io non sia incinta!” esordisco
avvicinandomi a lui con
aria investigativa.
“ Certo!”
risponde
senza alcuno scrupolo.
“ E cosa avresti
fatto se fossi stata incinta, sentiamo?”.
Ecco che iniziano
a sorgere in me dei dubbi.
“ Non sei incinta
, quindi perché pensarci?” dice con aria evasiva.
“ Saresti
scappato?”. Ecco che inizia a fissarmi alterato “
Come hai fatto con Anya?.
“ Cosa
c’entra
Anya adesso? E’ molto diversa la cosa”.
“ Se è
diversa
perché lo hai definito l’ennesimo
disastro?”.
“ Perché
significherebbe avere un altro bambino, ed io… non lo
voglio!” chiarisce con
tono secco.
“ Un…
altro?”.
Ecco che mi scappa un’altra risata piena di sarcasmo per poi
tornare subito
seria ed asserire “
Sarebbe stato il
nostro BAMBINO!” .
“ Per me sarebbe
stato un altro!” sottolinea repentinamente.
“ Quindi vuoi dire
che…che tu non vuoi avere un figlio con me,
perché non ne vuoi un altro?”.
“ Senti,
perché
stiamo parlando di questo!? Non c’è nessun bambino
e non ci sarà, quindi per me
la discussione si conclude qui!” sbotta iracondo, alzandosi e
andandosene.
“ Quindi sarebbe
una tragedia se io rimanessi incinta? È questo quello che
vuoi dire?”. Si ferma
sul punto di salire un gradino, e vedo le sue spalle alzarsi ed
abbassarsi,
come se stesse prendendo un grande respiro, prima di voltarsi e
fissarmi dritto
negli occhi.
“ Mi lasceresti
come hai fatto con Anya? Rispondi sinceramente, per favore!”.
Adesso il mio
tono di voce si è abbassato e queste parole escono dalla mia
bocca facendomi
male alla gola, come se avessi un grande magone.
Non so perché stia
affrontando questa discussione, ma mi servirà a capire
alcune cose.
“ Allora
perché la
vedi come una cosa negativa? Significherebbe forse per te…
impegnarti? Darmi
più attenzioni? Occuparti di me? Di un bambino? Di qualcuno
che non sia tu?”.
“ Da quando vuoi
un bambino?”.
“ Io non voglio un
bambino, Kai…” possibile che non capisca?
“ io voglio sapere cosa vuoi tu da
me!”.
“ io non voglio
proprio
niente!” .
“ E’
proprio
questo il punto!”.
La sua espressione
si fa sempre più interrogativa. “ Tu non vuoi
impegnarti con me!”.
Adesso porta gli
occhi al cielo.
“ Cosa sono io per
te? Rispondi!” . Lo fisso con astio, incrociando le braccia
al petto in attesa
di una risposta.
***
Che cosa le
prende? Da dove le vengono queste domande?
Non può dire sul
serio?
Ma il modo in cui
mi guarda, mi fa capire che è molto più che seria.
Fermo, immobile
sul ciglio delle scale, sono alla ricerca di una via di fuga da questa
discussione.
“ Da quando
è
arrivata quella bambina sei cambiato…”.
“ Ancora con
questa storia…” mormoro irritato.
“ Sei cambiato,
è
vero… ma il tuo atteggiamento nei miei confronti non
è mai cambiato, continuo
ad essere lo stesso fantasma di sempre ai tuoi occhi!”.
Che cosa vuole
dire adesso.
“ La mia presenza
o la mia assenza in questa casa, ti è alquanto
indifferente!”.
Ecco che cerco di
aprire bocca per cercare di smentire le sue parole, ma mi ferma.
“ A meno che io
non ti serva a letto! Poco fa ti sei preoccupato per me solo
perché avevi paura
che fossi incinta! ” conclude seria ed impassibile.
Ok, è impazzita.
Voglio concludere questa pagliacciata immediatamente. “ Hai
finito?” chiedo
irritato.
“ Non so mai dove
vai la sera senza di me, con chi sei, quando ritorni… e
quando te lo chiedo ti
dà fastidio perché non vuoi essere controllato!
Mi ricordi perché abbiamo
deciso di vivere insieme? Mi
dici perché
stiamo insieme? Credi che non sappia delle tue avventure da mille e una
notte?!
Ti sembro stupida forse?”.
Immaginavo lo
sospettasse.
“ Forse se io me
ne andassi da questa casa e non tornassi, neanche te ne
accorgeresti!”.
I suoi occhi sono
furibondi su di me e sembrano anche lucidi, la sua voce è
strana, come se
dovesse esplodere a piangere da un momento all’altro.
I miei occhi
continuano a fissarla alquanto confusi.
***
“Non mi chiedi mai
come sto, come ho passato la mia giornata, come va il mio lavoro.
Niente.
Se sparissi non
credo te ne accorgeresti, o se sì, non credo verresti a
cercarmi.
Non mi hai mai
dimostrato niente. A volte penso che non ti importi di me, e che
addirittura la
mia presenza ti dia fastidio.
Cosa sai di me? Mi
conosci abbastanza dopo tutti questi anni?”.
Sono cose a cui ho
sempre pensato, ma a cui non ho mai dato molto peso. Fino ad oggi.
“Ho sempre saputo
come sei fatto: fai finta che non ti importi mai niente, sei egoista e
maledettamente
orgoglioso. Dio, come odio questo tuo orgoglio!”.
Odio anche questo
suo modo di guardarmi altezzoso, questa sua espressione impassibile che
mi fa
capire che non gli interessa neanche quello che gli sto dicendo adesso.
“Non esprimi mai
chiaramente
quello che pensi, ti limiti a
due,
massimo tre parole, senza dilungarti nei dettagli. Ti piace tenere le
persone
sulle spine, non dando loro la soddisfazione di averti offeso, ferito.
Non ricordo
l’ultima volta che mi hai dimostrato che ci tieni veramente a
me, o di avermi
detto ti amo. No aspetta, non me lo hai mai detto. Anche solo per
finta. Perché
? Per il tuo stupido orgoglio o semplicemente perché non ti
frega un cazzo di
me?
Io in tutti questi
anni ho imparato a capirti, a perdonarti, ad assecondarti! Tu, in tutti
questi
anni, cosa hai capito di me? Sai cosa mi piace? Sai cosa NON mi piace?
No! Perché
non ti frega niente di me, ammettilo!”.
Sono stanca di
essere usata.
“Oggi ho capito
che non hai intenzione di fare progetti insieme a me, di non voler
costruire
qualcosa.
Fin’ora ho fatto
finta che non mi importasse, ma… non mi sta più
bene, Kai.
Finchè non mi
dimostrerai qualcosa, finchè non dimostrerai di tenere
veramente a me, credo
sia meglio allontanarsi per un po’!”.
Ecco, ho finito.
Ho svuotato tutto
quello che avevo dentro, fino a perdere la voce.
E come immaginavo
lui non ha fatto una piega.
Mi osserva con
aria di sfida, serrando le mascelle. Sembra volermi dire –
Dai, avanti,
vattene! Vediamo se ne hai il coraggio, tanto so che tornerai, come
sempre!-
No, Kai! Stavolta
dovrai essere tu a tornare da me.
***
Ecco che la porta
si chiude violentemente.
E’ sempre la
solita, cerca di attirare attenzioni su di lei.
Se crede che la
seguirò per fermarla si sbaglia.
Tanto, quando si
sarà calmata, tornerà indietro, come sempre.
Hola a tutti!
Eccomi qui, in
ritardo come sempre u.u
Come avete letto,
il capitolo è incentrato sulla coppia Kai/ Eva.
E’ il loro turno.
Un’altra coppia
sta per scoppiare. Beh Eva è esplosa, Kai è
passivo come sempre.
Vedremo come andrà
a finire tra queste due teste calde.
E’ bastato un test
di gravidanza per far scoppiare l’inferno ( A proposito spero
l’idea del test
della cameriera non sia stata ridicola, inizialmente a vevo pensato al
fatto
che fosse vermanete di Eva, anche se non sarebbe stata incinta
ugualmente, solo
per far impazzire Kai, ma poi ho giustamente pensato di far impazzire
tutti e
due XD)
Nel prossimo
capitolo ci sarà una bella sorpresa ( O brutta, a seconda
dei punti di vista).
Fatemi
sapere e
alla prossima!
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Capitolo 30 *** Don't Let Me Down ***
Crashing, hit a wall
Right now I need a miracle
Hurry up now, I need a miracle
Stranded, reaching out
I call your name but you're not around
I say your name but you're not around
Sto girando dentro ad un vortice.
I need you, I need you, I need you right now
Yeah, I need you right now
La folla mi gira intorno.
So don't let me, don't let me, don't let me down
I think I'm losing my mind now
It's in my head, darling I hope
Ho esagerato di nuovo stasera.
That you'll be here, when I need you the most
Ho bevuto troppo.
So don't let me, don't let me, don't let me down
Ma sento di averne bisogno.
D-Don't let me down.
***
Il telefono squilla a vuoto.
“Io la uccido…” mormoro a denti stretti tra me e me, chiudendo la telefonata.
“ E’ riuscito a contattarla?” chiede Reina con tono preoccupato.
“ No!” asserisco alterato, stringendo il telefono con una mano.
“ Quindi apparecchio la tavola solo per lei ed Hope?”.
Mi soffermo a fissarla confuso, perdendomi tra mille pensieri.
Solo adesso realizzo che sta riferendosi ad Eva.
In realtà io stavo provando a chiamare Anya, che mi ha mollato la bambina e sembra essere sparita dalla faccia della terra.
“ Io non cenerò. Pensa tu ad Hope!” la avverto invitandola ad andare via.
Mi accascio esausto sul divano.
Eva è sparita. Non ho avuto più sue notizie da ieri mattina, quando dopo quella discussione, fingendo di fare l’offesa, ha voltato i tacchi e se n’è andata. E ho preferito non chiamarla, per farla sbollire un po’.
Tra stasera e domani mattina tornerà a casa.
Passo una mano sul viso, massaggiando gli occhi stanchi. Cavolo, sono circondato da matte!
***
Ok. Non sono ancora ubriaco fradicio. Forse brillo, eppure… eppure mi sembra di vedere che…Sbatto più volte le palpebre, per vedere in maniera più chiara la scena che mi si offre davanti.
No. Non è un’allucinazione: Sarizawa sta ballando sul bancone del pub muovendosi sinuosamente insieme ad altre ragazze davvero carine. Non ho controllato quanto abbia bevuto stasera, ma sembra avere esagerato. Non è da lei fare queste cose, o almeno, così ho sempre pensato.
All’inizio osservo confuso ed accigliato, come se mi fossi appena svegliato dopo una sbornia. Poi, improvvisamente, strani e poco casti pensieri fanno dipingere sul mio volto un ghigno beffardo.
Adesso che ci penso… non ho mai fatto un’orgia.
È sempre stato uno dei miei sogni erotici proibiti, solo con ragazze, ovviamente.
So che Kai una volta l’ha fatta, almeno così aveva detto. Io non ne ho mai avuto l’occasione.
Seduto davanti al bancone con una bottiglia di birra in mano, stordito dalla musica, mi perdo tra questi pensieri, i quali vengono subito spazzati via dall’arrivo improvviso di Anya che si siede pesantemente sullo sgabello alla mia sinistra continuando a ridere senza sosta.
Sembra fuori controllo.
Ha detto qualcosa, ma non ho sentito nulla. La musica è troppo forte e la mia espressione le comunica di ripetere più forte.
“ E’ STATO UNO SBALLO!” urla a gran voce per farsi sentire, continuando a ridere in maniera irrefrenabile.
È impazzita, non ci sono dubbi.
“ PERHE’ NON VIENI A BALLARE PURE TU???”.
Ok, questa volta ho sentito, ma faccio comunque finta di non capire.
“ DAI!!” continua insistente, tirandomi per un braccio.
“ Scordatelo!” asserisco fulminante.
“ Allora un altro giro!” esclama esaltata.
Di solito sono io a doverla convincere a bere, ma stasera sta ordinando tutto di sua volontà: stupefacente!
“ Perché non arriva la mia birra?” mormora con voce lamentosa, mettendo il broncio e dando dei pugnetti sul bancone, come una bambina viziata.
“ Finisci questa!” le propongo porgendole la mia bottiglia metà vuota. Cosa che non si fa ripetere due volte. Afferra immediatamente l’oggetto e lo porta alla bocca ingurgitando il liquido in maniera famelica.
Comincia a fare caldo qui dentro, quindi le propongo di uscire fuori a prendere una boccata d’aria fresca.
Eccoci fuori.
Woh! Il volume della musica era decisamente alto là dentro. Ho ancora le orecchie completamente tappate.
Cammino lentamente. Qualche passo più indietro c’è Anya, che cerca di reggersi in piedi.
“ Sei uno spettacolo veramente pietoso!”. Le sorrido beffardamente.
A questa battuta si irrita. Ha gli occhi strani, come se non riuscisse a tenerli aperti. Barcolla ma non molla.
Inciampa ma non cade.
Continua a seguirmi come se volesse raggiungermi, ma non ci riesce.
Si ferma improvvisamente, osservandosi intorno disorientata e, infine, si accascia a terra, trattenendo, probabilmente, un sonoro rutto.
“ Puzzi di alcool da fare schifo!” affermo sconcertato, sedendomi a terra, di fianco a lei. “ Benvenuta nel club degli alcolisti!” mi congratulo, infine, porgendole la mano.
Fissa confusa la mia mano, come a voler mettere a fuoco l’immagine. Qualche minuto di esitazione e poi… scoppia a ridere rotolandosi quasi a terra.
Non capisco cosa ci sia da ridere ma va bene.
Mi soffermo a fissarla mentre si contorce su se stessa ridendo senza un motivo a me chiaro. Sono sicuro che se potesse vedersi in questo momento, si ucciderebbe da sola: la mammina perfettina che si ubriaca e balla sui tavoli dei locali indossando una minigonna; ho persino intravisto il colore delle sue mutandine, e non credo di essere stato l’unico ad accorgersene, c’erano molti occhi curiosi su di lei in quel locale. Probabilmente perché non l’hanno mai vista qui.
“ Hai già esaurito le batterie?” dico ironicamente, dopo essermi accorto del suo sguardo fisso e perso rivolto verso il cielo.
“ Mi sento la testa così vuota…” spiega toccandosi la testa dolorante.
“ Beata te…” sussurro sarcastico, pensando al fatto che stasera non ho stranamente bevuto fino a dimenticare il mio nome. Beh, adesso che ci penso ci sarebbe qualcosa che potrebbe farmi sentire meglio. Qualcosa che si trova nella tasca posteriore dei miei jeans. Decido di tirare fuori l’oggetto in questione, suscitando la curiosità di Anya.
“ Cos’è quello?” chiede con la tipica voce da ubriaco fradicio.
“ Non mi dire che non ne hai mai provato uno!”
La sua testa si muove in risposta negativa.
Anya, Anya! Sei ancora così innocente.
“ Vuoi provare a fare un tiro?” le propongo con tono persuasivo.
Mi fissa scettica, osservando ipnotizzata l’oggetto sospeso in aria tra le mie dita.
Prendo l’accendino, badando bene al fatto che non ci sia nessuno nei paraggi e dopo essere riuscito ad accendere la fiamma dell’accendino la avvicino all’oggetto in questione, il tutto sotto lo sguardo stralunato di Sarizawa, che non sembra ancora avere fatto mente locale.
Aspiro fino a riempire i polmoni e dopo qualche secondo lascio che il fumo fuoriesca dalla bocca e dalle narici.
Finalmente un po’ di relax.
Non sono un grande fumatore di erba, ma ogni tanto è giusto concedersene un po’.
Continuo a fumare, perso nel mio mondo.
Adesso i miei occhi si spostano su Anya, che continua a fissarmi confusa.
Vuole provare? Potrei proporglielo, in fondo, non ci sarebbe nulla di male.
“ Vuoi provare?” le propongo nuovamente con fare persuasivo.
I suoi occhi sembrano tentati. Continuano a saettare dai miei occhi allo spinello, e dallo spinello ai miei occhi.
Le sue labbra si muovono come se volessero reagire e dopo qualche attimo di esitazione decide di prenderlo. Lentamente lo porta alla bocca, cercando di aspirare. Ma il fumo non ha il tempo di arrivare ai polmoni che fuoriesce a suon di tosse.
“ Ahah!” esclamo divertito vedendola tossire fino quasi a vomitare. “ Dilettante! Dai riprenditi!” le raccomando dandole due colpetti sulla schiena.
Qualche secondo e si riprende, cercando di regolarizzare il respiro.
“ Questa roba è troppo forte!” afferma disgustata, muovendo la mano come a voler scacciare il fumo intorno a noi.
“ E’ proprio questo il bello!” spiego, facendo nel frattempo un altro tiro.
“ Fammi riprovare!”.
“ Cosa?”. Stupefacente: vuole riprovare.
Ok, ma stavolta l’aiuto io!
“ Devi fare piano…” la avverto.
Ha di nuovo un attimo di esitazione, durante il quale sembra voler acquisire il coraggio necessario.
Ecco che ci riprova, stavolta facendo più attenzione. Stringe gli occhi un momento, trattenendo il fumo e soffocando un colpo di tosse. Ecco che adesso, lentamente, dischiude le labbra.
Adoro questa sensazione. Sono ipnotizzato ad osservare il gioco di vortici che il fumo bianco costruisce lentamente. Anche lei ne è ipnotizzata.
Adesso anche la mia testa è leggera, libera da ogni problema.
Cerco di riprendermelo, ma Anya ne fa un altro tiro. Sembra averci preso gusto e mi piace.
Inspira e, stavolta, si avvicina pericolosamente al mio viso, per poi espirare il fumo sulle mie labbra.
Che cazzo stai facendo Anya? Non scherzare col fuoco.
Non riesco a muovermi, sono paralizzato e… cazzo, sento che... che…
Non riesco a muovere ciglio. I suoi occhi sono fissi sulle mie labbra. Le osservano avide e desiderose.
Si avvicinano ancor di più poggiandosi delicatamente su di esse. Sento il suo respiro caldo e chiudo gli occhi deglutendo.
Io non mi muovo, ne sono incapace. Non vorrei fare cazzate, ma ho bevuto e pure fumato. Non puoi farmi questo Anya! Stringo gli occhi cercando di riprendere la ragione e rendermi conto di quello che sta succedendo ma è così difficile in queste condizioni. Sento le sue labbra accarezzare le mie e, porca miseria, mi sto eccitando.
Adesso inizia a baciarle e…
Non farlo Anya, non svegliare il cane che dorme, non stasera.
Nessuno dei due sembra rendersi conto di quello che sta succedendo, soprattutto lei.
Passano alcuni secondi e…
L’hai voluto tu, Sarizawa!
In un attimo le posizioni si ribaltano e le mie labbra, poca fa rigide, adesso si muovono insieme alle sue. Le mie mani fameliche percorrono il suo corpo, provocando in lei piccoli gemiti.
Sembra fuori di sé. E lo sono anche io.
Sto baciando Anya Sarizawa? Insomma, sì, lo ha voluto lei. È lei che mi è saltata addosso e…
Cazzo, non posso farlo. È ubriaca e probabilmente non sa nemmeno quello che sta facendo. Poi domani se ne ricorderà e a quel punto…
Non posso farlo, devo fermarmi qua, ma...
Boris smettila.
Boris fermati!
Bo-ris!
Continuo a ripetermi in mente che devo fermarmi perché non è giusto ciò che sto facendo. Lei è ubriaca persa, ma io ho un minimo di lucidità e devo sfruttarla.
Pensa alle conseguenze Boris: domani si ricorderà e si renderà conto di avere fatto una cazzata. Ti odierà e non ti rivolgerà più la parola. Poi lo dirà ad Hilary, che già mi odia e a quel punto avrà l’occasione di farmi uccidere da Yuri, e infine verrebbe a scoprirlo anche Kei, e a quel punto… a quel punto… cazzo, lui sarà pronto fuori dall’officina con una sega elettrica pronto a castrarmi per la vita!
Solo il pensiero mi fa raggelare il sangue.
“ No!” esclamo improvvisamente allontanandomi da Anya che mi fissa confusa e spaventata. Ma io sono più spaventato di lei: l’immagine di Kei con la sega elettrica è ancora più terrificante.
No, basta! Poniamo fine a questa storia!
“ Alzati, ti riporto a casa!” le dico con tono serio tirandola bruscamente per un braccio facendola alzare.
Lei non sembra cosciente della situazione e di ciò che è successo e cercando di reggersi in piedi mi segue fino in macchina senza aprire bocca.
Stavo per fare un grandissima cazzata!
***
Sono sdraiato sul letto con gli occhi rivolti al soffitto. Non riesco a chiudere occhio. Ogni volta che ci provo la voce di Eva nella mia testa me lo impedisce.
Che cazzo di ragionamenti fa?
Non mi conosci, non sai chi sono… Invece lo so benissimo: sei una viziata del cazzo che cerca di attirare su di sé tutte le attenzioni, sentendosi minacciata da una bambina.
Non so chi sia delle due la più infantile.
Sbuffo per l’ennesima volta, tirandomi su per mettermi in posizione seduta.
Prendo il cellulare per verificare ancora una volta il suo ultimo accesso, ma non vedo niente, segno che ha impostato la modalità privacy.
Anya, invece?
Il suo ultimo accesso risale addirittura a stamattina. Ha pure cambiato l’immagine del profilo. Non c’è più quella col cinese.
Sbuffo, ancora.
D’un tratto la porta si apre e una piccola figura appare con gli occhi rossi e viso affranto.
“ Voglio la mamma…” lamenta con voce timida, strofinandosi gli occhi.
Non ce la faccio più.
“ Vieni qui, su!” le propongo, invitandola a mettersi sul letto accanto a me. Cosa che non si fa ripetere due volte. La aiuto a salire e immediatamente si mette sotto le coperte, rannicchiata e diventando ancor più piccola di quanto non sia.
“ Domani viene la mamma?” chiede speranzosa.
“ Sì, certo…”.
Almeno spero…
Cala il silenzio. In pochi minuti si addormenta come un ghiro, mentre io ritorno a fissare il soffitto, tormentato dalla voce di Eva.
Finché non mi dimostri qualcosa… tzè!
***
Con molta fatica siamo arrivati al quinto piano. Cazzo, siamo nel ventunesimo secolo: hanno inventato gli ascensori. Come se non bastasse, la corsa è stata rallentata da Anya, che nelle sue condizioni non riusciva neanche a vedere i gradini. Arrivati al terzo piano l’ho dovuta caricare, seppur non ne avevo le forze. Sono le quattro del mattino. Stavolta abbiamo esagerato.
“ Forza dammi le chiavi” chiedo porgendole la mano.
“ Sì… un attimo!”.
È accasciata a terra, accanto alla porta. Non riesce neanche a reggersi in piedi. La sua mano fruga per qualche secondo nella borsa, senza dare segni di ritrovamento delle chiavi.
“ Non le trovo… cerca tu!”. Si arrende subito, con fare scocciato, lasciando a me il compito di cercarla, per poi poggiare la testa al muro e chiudere gli occhi.
No ti prego! Cercare nella borsa di una donna è un’impresa troppo grande nelle mie condizioni.
Decido di risolvere il problema rovesciando il suo contenuto a terra. Ma a cadere sono solo un telefono, un portafogli e dei fazzoletti. Dove cazzo sono le chiavi?
“ Anya, dove sono le chiavi?”.
“ Non lo so…” risponde persa nel suo mondo.
Mi accascio disperato a terra. Per la prima volta potrei piangere. Ho sonno, voglio dormire!
Chi ti riporta giù adesso?
“ Forza, alzati!”.
Le prendo il braccio e la alzo di forza, seppur lei sia un corpo morto.
Non ho intenzione di caricarla in braccio, cadremmo entrambi, quindi la faccio passare davanti, in modo da averla sotto controllo.
Scende uno ad uno i gradini, cercando di rimanere in equilibrio, ma qualcosa va storto e in un attimo la vedo rotolare fino ad arrivare al pianerottolo successivo.
“ Ahia!” esclama con un fil di voce, rimanendo capovolta a terra.
Rimango seduto su un gradino a osservare la scena con espressione affranta.
Voglio morire…
Salve a tutti! :D
Sono tornata ad aggiornare non so neanche io come!
So solo che non mi va di studiare, e invece di scrivere la relazione per giorno 31, scrivo ben altro XD
Vi ringrazio per il vostro sostegno, alcuni vostri messaggi mi hanno ridato la forza di scrivere! Non abbandonerò mai Never lose Hope, non temete!
Ringrazio voi che avete recensito il capitolo precedente: prometto di rispondere non appena ho due minuti!
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo. Lascio a voi la parola xD Mi scuso in anticipo per eventuali errori, ma ho voluto aggiornare subito, di istinto xD
So che sono successe delle cose strane. Direte, è impazzita? Forse, ma capitemi sto attraversando la fase oscura della sessione di esami e mi sento in un mare in tempesta su una zattera! T.T vorrei anche io fumare qualcosa che non mi faccia pensare XD
Fatemi sapere!
Un bacione a tutti!!!
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Capitolo 31 *** Sentimenti vs Orgoglio ***
Sono passati tre giorni.
Non è da me preoccuparmi, ma
stavolta…il modo in cui se n’è andata,
insomma…sembrava veramente infuriata. Per cosa, poi?
Per gelosia di una bambina di quattro anni.
Lasciamo perdere.
Ho deciso di mettere per un attimo da parte il
mio orgoglio, che lei dice di odiare tanto, e andare a cercarla: giusto
per farle vedere che ogni tanto mi preoccupo per lei!
Il primo luogo che mi è venuto in
mente è il suo ufficio. E infatti sono qui a percorrere il
corridoio dell’edificio in cui lavora per quella rivista (
che non ricordo mai come cazzo si chiama!) ma l’ho
accompagnata spesso a lavoro, per questo l’ho trovato subito.
“ Eva Hernandez!” chiedo
senza giri di parole a colei che sembra la segretaria di questo ufficio.
Inizialmente mi squadra dalla testa ai piedi, poi
con fare altezzoso, osserva attraverso le sue piccole lenti
l’agenda sulla scrivania.
“ Mi dispiace, non
c’è!” risponde con voce fredda e
professionale.
“ E
dov’è?” domando con tono scocciato.
“ Ha preso qualche giorno di ferie
anticipato! Mi dispiace non posso aiutarla!”.
Perfetto. Eva è in ferie. Potrebbe
essere ovunque.
Pensa Kai, pensa!
Dove potrebbe essere?
Beh… non è difficile
arrivarci.
È uno dei primi posti in cui si
andrebbe a rifugiare.
***
Inizio ad agitarmi, voltandomi e rivoltandomi su qualcosa che non
sembra il mio letto. I miei occhi sembrano sigillati. È come
se fossero ricoperti da grossi macigni.
Mio dio, che mal di testa.
Ecco che mi rigiro, stavolta a pancia in su e con
grande sforzo apro lentamente gli occhi, ancora ricoperti da un velo
che fa apparire tutto poco nitido.
Sbatto più volte le palpebre, mentre
pesantemente stacco la schiena dal letto, o divano…non
capisco cosa sia.
Dopo alcuni secondi di totale smarrimento,
durante i quali i miei occhi assonati cercano di focalizzare le
immagini degli oggetti che mi circondano, riesco a vedere chiaramente e
a rendermi conto che non sono su un letto, ma su un divano. E non
è il divano di casa mia questo, come ogni oggetto e mobile
di questa stanza. Nulla appartiene a me, proprio nulla.
Dove mi trovo?
Con una spinta cerco di alzarmi, ma un vortice
alla testa mi costringe a ricadere indietro sul divano.
“ Ahi!” esclamo, toccandomi
la testa dolorante.
Dove sono? Perché sono qui? E
soprattutto, cosa è successo?
Non riesco più a capire niente: non so
nemmeno che ore siano!
Oh mio dio!
La mia espressione è completamente
persa, la mente vuota: possibile che non riesca a ricordare?
Prendo un profondo respiro, chiudendo gli occhi.
Alzati Anya!
alzati!
Perfetto, sono in piedi. Adesso non mi resta che
esplorare il resto di questo appartamento e trovare qualcuno.
A passi lenti e felpati inizio a camminare,
osservandomi intorno con sospetto. I miei occhi puntano ad un bastone
poggiato alla parete e la mia mano lo afferra. Adesso le mie orecchie
percepiscono un rumore: sono dei passi. Mio dio sta arrivando qualcuno!
Che faccio?
L’istinto mi porta a chiedere :
“ C’è qualcuno?”.
Ecco che arriva, dal corridoio. Deglutisco e
“…Boris?” chiedo accigliata, osservando
il platinato che si erge dinanzi a me in mutande.
“ Anya! Finalmente ti sei svegliata,
pensavo fossi morta!” afferma scherzosamente, sotto il mio
sguardo completamente allibito. Oserei dire pietrificato. Non so se per
il fatto di avere visto Boris in boxer o per il fatto di essere a casa
sua, per non so quale motivo. “ Perché hai quel
bastone in mano?” chiede con espressione interrogativa.
“ Eeemh…”. Riposo
l’oggetto al suo posto. “Che cosa ci faccio
qui?” chiedo confusa, cercando di tenere lo sguardo alto,
verso il suo viso ed evitare che i miei occhi puntino più in
giù del suo torace.
“ Non ti ricordi nulla?”
chiede sorpreso e divertito allo stesso tempo.
“ N-no…” . Questo
suo atteggiamento inizia a confondermi.
“ Davvero non ricordi
nulla?”.
E a preoccuparmi.
“ No, cioè ho dei vuoti di
memoria!”. Rivelo, seguendo con gli occhi il suo
corpo seminudo avanzare verso il frigo, incurante della mia presenza.
“ E cosa ricordi?”.
***
“ Ricordo…”.
Anya inizia a far vagare il suo sguardo a destra
e sinistra, quasi a voler trovare indizi. Insomma non ricorda veramente
nulla?... Grandioso!
“ Ricordo delle cose strane e non so
distinguere quello che potrebbe essere successo realmente da quello che
avrei potuto sognare!” spiega con espressione seria.
“ Dunque…” . La
incoraggio a continuare, riposando in frigo la bottiglia, da cui ho
bevuto un po’ di succo di arancia.
“ Ricordo che sei passato a
prendermi…” inizia a raccontare fissando un punto
indefinito del pavimento “ …Poi siamo andati in
quel posto, di cui non ricordo il nome, e…e poi abbiamo
iniziato a bere”.
Annuisco, confermando quanto ha appena detto
“ Poi…” aggiungo.
“ Poi… da qui inizio ad
avere dei dubbi: non so se ho sognato di avere ballato su dei tavoli o
se l’ho fatto veramente!” mormora confusa cercando
in me la soluzione al suo dilemma.
Devo dirle la verita?...
Ma sì, dai!
“ Lo hai fatto veramente!” le
rivelo trattenendo una risata.
“ Coooosa?!”.
È sconvolta, decisamente sconvolta.
“ E
cos’altro avrei fatto? Dimmelo!” minaccia furibonda
e spaventata, avvicinandosi al sottoscritto.
“ Vediamo…” faccio
finta di ricordare e “ hai ballato sui tavoli, bevuto come un
vichingo e fumato erba!” affermo d’un fiato senza
farmi troppi scrupoli.
I suoi occhi diventano sempre più
spalancati, insieme alla bocca.
“ Stai scherzando?”.
Scherzando? Forse sta scherzando lei facendo
finta di non ricordare!
“ Se stessi scherzando avresti
l’alito che puzza di alcol e i vestiti che puzzano di
fumo?” le faccio notare, osservandola a mo’ di
sfida.
Ecco che come previsto si porta un lembo della
maglietta al naso per verificare quanto ho appena detto.
“ Non so nemmeno che odore abbia
l’erba!” ammette sconvolta.
“ Beh, proprio quello che hai addosso!
Ti consiglio di fare una bella doccia prima di andare al
lavoro!”.
“ Il lavoro! Cacchio! Ma che ore
sono?”.
“ Ehm… le dieci e trenta!
Forse sei ancora in tempo, Dana non avrà avuto il tempo di
affilare le lame dei coltelli!” affermo scherzosamente,
osservandola mentre si dispera silenziosamente.
***
Sono una deficiente! Sono una persona orribile! Dopo queste rivelazioni
mi sento male, sento che potrei…potrei…
Ommioddio!
“ Il bagno!” chiedo in fretta.
“ Cosa?” .
“ Il bagno,
dov’…” non ho il tempo di finire la
frase che un conato di vomito mi blocca e sono costretta a trattenerlo
ponendo una mano sulla bocca. Solo adesso Boris capisce e con un gesto
repentino mi prende per un braccio trascinandomi fino in bagno dove,
senza dargli il tempo di scappare via, rigetto tutto in un sol colpo,
tossendo, dimenandomi e tossendo ancora, mentre alcune lacrime rigano
il mio volto.
***
Ce l’ho fatta per un pelo! Per poco non si allagava la
cucina. Sarebbe stato un vero disastro ed io non lo avrei raccolto,
piuttosto avrei cambiato appartamento!
Poverina, il suo stomaco alla fine ha ceduto. In
effetti, aveva decisamente esagerato, e forse, avrei dovuto fermarla.
Ma ormai è fatta: ti serva da lezione, Boris!
So che non dovrei guardare: non è il
massimo vedere vomitare una persona di prima mattina, abbracciando la
tazza del water, ma sembra strano dirlo, sono preoccupato. E anche se
la mia espressione in questo momento sembra dire: mio dio che schifo!
Beh, sono, ripeto, preoccupato.
“ Finito? Ti senti meglio?”.
Chiedo osservandola mentre si accascia a terra, pulendosi come meglio
riesce.
Sembra annuire, anche se non capisco cosa
vogliano dire quelle lacrime.
Tiro lo sciacquone, evitando
assolutamente che i miei occhi vedano quello scempio e infine mi
abbasso piegando le ginocchia, spostandole qualche ciocca di capelli
dal viso.
“ Perché piangi? Vuoi che ti
porti in ospedale?” chiedo seriamente preoccupato.
“ No…” risponde a
tono basso “ Voglio solo sparire dalla faccia della
terra!” asserisce duramente.
“ Dai, non dire
così!” cerco di tirarla su con un braccio, per
farla riprendere. “ Capita a tutti di perdere la testa, non
è mai morto nessuno…”, beh forse
qualcuno. Ok, cambiamo discorso! “ Adesso ti fai una bella
doccia e poi ti sentirai meglio, vedrai!”. La incoraggio.
“ Perché sono qui a casa
tua?”.
“ Perché qualcuno ha perso o
dimenticato a casa le chiavi!” le ricordo severamente.
“ Ma io ricordo di averle prese,
giuro!”.
“ Allora le hai perse, controlla meglio
in borsa!” le consiglio.
Con uno scatto felino raggiunge la cucina, prende
la borsa e in un battibaleno ecco che…
“ Com’è
possibile?”.
Le chiavi che ieri sera sembravano essere
scomparse, ora penzolano dalla sua mano.
“ C’è una tasca
interna, in cui io metto le chiavi…” spiega felice
di averle ritrovate.
“ Evidentemente ieri sera eri troppo
ubriaca per ricordarti di questo particolare ed io non so cercare nella
borsa di una donna: siamo una squadra vincente, devo
ammetterlo!”.
“ Boris?”.
“ Si?”.
“ Oltre ad avere ballato sui tavoli,
avere bevuto come un vichingo e fumato roba strana…
c’è altro che dovrei ricordare?” chiede
sospettosa.
Cazzo! Non capisco dalla sua espressione se me lo
stia chiedendo perché non se lo ricorda o…
ricorda ma vuole capire se sia successo realmente.
Indugio qualche attimo a rispondere e questo la
insospettisce.
“ Bo-ris! C’è
qualcosa che devi dirmi? Ti prego dimmelo, è successo
qualcos’altro?” chiede nuovamente, interponendo la
parola altro tra virgolette alludendo ad altro, appunto.
Dovrei dire la verità? Mi sei saltata
addosso e volevi quasi stuprarmi, e, porca la miseria se il mio senso
di colpa non mi avesse fermato, forse sarebbe successo qualcosa di cui
pentirsi amaramente? Dovrei dirglielo?
“ No…” rivelo
d’istinto, rispondendo forse alla domanda che il mio cervello
si era posto.
“ No cosa?”.
“ Non è successo
niente!” le spiego cercando di apparire nella maniera
più tranquilla possibile.
In fondo non è successo niente.
È stato solo qualche bacio.
“ Mi stai dicendo la
verità?” chiede ancora una volta riducendo gli
occhi a due fessure.
Perché non mi crede, cazzo!! Ok , non
è da me rinunciare a una scopata, ma non sono stronzo a tal
punto da portare a letto l’ex di Hiwatari con cui ha una
figlia. Se lo avessi fatto, avrei potuto iniziare a scavare la mia
tomba.
“ Ascolta le mie parole: se fosse
successo qualcosa…” inizio a dire con tono lento e
scandito “…lo ricorderesti ancora,
credimi!” concludo con sguardo malizioso, indicando con una
mano il mio corpo seminudo, come a voler dire – guarda tu
stessa!-.
Questa mossa riesce a metterla ko, facendola
arrossire come un peperone.
“okok!” dice arrendevole.
“ Ti credo!” conclude forzando un sorriso
imbarazzato.
***
Stranamente credo nelle sue parole.
In queste sere ci siamo solo divertiti come
avrebbero fatto due vecchi amici, non credo che Boris avesse cattive
intenzioni.
Probabilmente l’immagine nella mia
mente in cui mi bacia è solo frutto della mia immaginazione,
mista agli effetti di alcool e qualcos’altro.
Come frutto della mia immaginazione
sarà stato il vago ricordo di essere caduca dalle scale.
“ Sono per caso caduta dalle
scale?” chiedo interrogativa a Boris che mi accompagna alla
porta.
“ Mmh… Non che io
ricordi!” risponde facendo spallucce.
Allora avrò sognato anche quello,
anche se ho dolori ovunque…
***
Ho fatto più in fretta che potevo. Non appena Anya
è andata via dal mio appartamento ho fatto una doccia lampo
e sono corso qui a lavoro. Mentre aprivo la saracinesca ho sperato per
un momento che la montagna di lavoro che avevo messo da parte, fosse
magicamente sparita. E invece no, le quattro auto da riparare erano
ancora qui, ad aspettarmi!
“Huznestov!”.
Il suono di una voce mi prende di sorpresa
facendomi voltare di scatto: non l’ho nemmeno sentito
arrivare!
“ Hiwatari, qual buon vento!”
sorrido beffardo, pulendo un pezzo del motore fatto di grasso.
“ Vado al dunque…”.
***
“ E’ stata da te?” chiedo senza giri di
parole.
Le sue mani che prima pulivano con veloci
movimenti quell’oggetto, adesso si fanno più lente
e i suoi occhi si alzano evitando di incrociare i miei.
Lo sapevo, è stata da lui.
“ Di cosa stai parlando?”. Di
colpo si riprende, facendo finta di nulla e mi passa davanti, a occhi
bassi, dirigendosi in un tavolino con vari attrezzi posti
disordinatamente.
“ Forse vuoi dire: di chi sto
parlando?”. I miei occhi cercano i suoi, troppo impegnati a
osservare su quel tavolino alla ricerca di qualcosa. Prende un oggetto
e prova a montarlo a quello che aveva in mano, fingendo di essere
troppo impegnato per darmi retta.
“ Mi stai ascoltando?” chiedo
con tono serio ed irritato.
“ Sì, senti non so di cosa o
di chi tu stia parlando!” ripete ancora una volta, passandomi
di nuovo davanti per ritornare all’auto.
Mi sta facendo girare la testa e anche
qualcos’altro.
“ Non prendermi per il culo, tanto lo
so che è venuta da te!”.
***
Come cazzo fa a saperlo? Insomma, Anya è andata via solo
qualche ora fa da casa mia.
Che glielo abbia detto lei? Perché
avrebbe dovuto?
Sento i suoi occhi minacciosi su di me, ed i miei
fanno di tutto per non incontrarli.
Questo aggeggio non si monta, cazzo! Mi serve un
pezzo nuovo…
Inizio a sudare freddo.
“ Allora?” chiede ancora una
volta.
“ Senti che cosa vuoi?” . Mi
sto innervosendo e adesso gliene dico quattro. “ Non devo
darti conto di quello che faccio. Anya ha solo…”.
“ Anya?”.
Stavo per svuotare il sacco, una volta per tutte,
così da porre fine a questa storia, ma mi fermo
all’istante non appena, dopo avere pronunciato il nome di
Anya, rimane a osservarmi interrogativo, come se stessi dicendo
qualcosa che non c’entri assolutamente niente.
“
Sì…cioè…”. Non
capisco più niente. Perché mi guarda
così. Non stavamo parlando di… “ Senti,
di chi stiamo parlando?” chiedo una volta per tutte, in modo
da essere sicuro e non dire cazzate.
“ Di Eva!” asserisce come
fosse la cosa più ovvia del mondo.
In un attimo mi crolla il mondo addosso. Io
credevo che avesse scoperto tutto e ci stesse solo girando intorno per
farmi cantare tutto quanto su me e Anya, e invece si stava riferendo a
Eva?!
Che cazzo ne so io di Eva?
“ Oh Eva…”. Emetto
un profondo respiro di sollievo dentro di me. “
Perché cerchi Eva?” domando confuso e curioso allo
stesso tempo.
“ Tu dimmi
dov’è!”.
“ Non so dov’è!
Perché lo chiedi a me?”.
“ Perché so che verrebbe da
te!” dichiara infastidito.
“ Per cosa?”.
Io sto impazzendo. Stamattina non ho la
lucidità per affrontare indovinelli. Quindi è
meglio che parli chiaro!
***
Perché mi sento profondamente preso per il culo?
Fa tanto il finto tonto, ma so che è a
conoscenza di tutto.
“ Dimmi
dov’è!”. chiedo sempre più
innervosito.
“ Non so dov’è!
Perché dovrei sapere dov’è la tua
fidanzata?”. Adesso sembra lui quello innervosito, visto il
modo infastidito con cui ha rivolto queste parole.
“ Beh
forse…perché lo hai sempre saputo?” gli
ricordo sarcastico.
“ Beh mi dispiace ma questa volta non
lo so! E sai perché? Perché non vedo Eva
da… da, da non ricordo nemmeno quando! Perché non
vai a cercarla tu, dovresti sapere dove è, ci vivi
insieme!” conclude pungente.
Mi soffermo per un attimo a osservarlo con astio,
e verificare dal suo sguardo la veridicità delle sue parole.
Ok.
Forse per una volta, Boris Huznestov sta dicendo
la verità, altrimenti avrebbe ceduto e svuotato il sacco
dopo due secondi.
Se non sa neanche lui dov’è,
sono spacciato, non la troverò mai.
Va bene, ti lascio al tuo lavoro Huznestov.
Roteo gli occhi, palesemente infastidito .
Sto per mettere piede fuori
dall’officina ma ad un tratto mi ritorna in mente il fatto
che lui abbia menzionato Anya: perché? Cosa
c’entrava?
Senza rendermene conto mi ritrovo a osservarlo
immobile, con occhi sospettosi.
Perché pensava che stessi parlando di
Anya?-.
Lui, probabilmente sentendosi osservato, alza gli
occhi dal motore a cui sta lavorando, per osservarmi interrogativo e
scocciato allo stesso tempo. La sua espressione sembra dire
–cosa vuoi ancora?-.
Bah.. lasciamo perdere!
Vado via.
A proposito di Anya: abbiamo un conto in sospeso.
***
“ Spero che tu non ti sia dimenticata di tua
figlia!”.
Ho appena sentito il rumore della porta chiudersi
e questa voce arriva tagliente alle mie orecchie.
“ No!” rispondo scocciata,
alzando gli occhi verso di lui, che si siede su uno degli sgabelli.
In realtà sì, per un attimo
ho dimenticato di avere una figlia, ma non gli darò la
soddisfazione di saperlo.
“ Allora quando hai intenzione di
riprendertela? Piange ogni sera disperata!”.
Queste parole mi provocano una stretta al cuore.
Come posso essere così crudele.
Mi sento uno schifo, m allo stesso tempo credo di
volere altro, un po’ di tempo per me stessa. In questo
periodo non mi sento in grado di badare a Hope. Sono interiormente e,
forse anche esteriormente, distrutta. Per questo l’ho
lasciata da lui. Non l’ho mica abbandonata…
“ Stasera!” rispondo in modo
secco, scacciando via questi pensieri, per non destare in lui sospetti.
“ Bene!” afferma.
“ bene!” ripeto a mia volta,
invitandolo con lo sguardo ad andare via, mentre i suoi occhi mi
osservano sospettosi.
“ posso avere un
caffè?” chiede ironico.
“ Certo!” rispondo con falso
sorriso, per poi girarmi e portare gli occhi al cielo.
Pensavo se ne andasse subito.
***
Non ha l’aria di una che ha dormito.
Sembra quasi che non dorma da giorni.
Che cosa nascondi Sarizawa? Perché
lasci tua figlia nelle mie mani senza tanti problemi?
***
Gli servo il caffè, mentre i suoi occhi mi fissano in modo
strano.
Che diamine ha da guardare in questo modo?
“ Il tuo caffè!”
gli ricordo facendo cenno verso la tazzina.
Mi sorride beffardamente e afferra la tazzina,
scuotendo la testa.
Ma cosa avrà da ridere?
Ritorno a servire ai tavoli, mentre lui col
cellulare in mano sorseggia il suo caffè.
Non sembra intenzionato ad andare via
subito… che odio!
***
Come cacchio ti trovo, Hernandez.
Sono qui, seduto a sorseggiare questo
caffè amaro, scorrendo con un dito sul diplay del cellulare,
alla ricerca di una soluzione per trovare la ragazza smarrita.
Potrebbe essere dai suoi genitori…
No, non credo. Non è il tipo che va a
piangere dalla mammina.
Forse dalle amiche.
Sì, potrebbe darsi.
Sarà sicuramente da qualche amica.
Ma quale?
Ma soprattutto: chi sono le sue amiche?
Io non ne conosco neanche una.
Improvvisamente fanno eco nella mia mente le sue
parole : - non mi conosci e bla bla bla!
Che cazzo! Perché ci sto pensando:
è lei ad essere andata via, quindi perché mi
dovrei preoccupare?
Ecco che ritorna Anya: sembra volermi mandare via
a calci.
Forse lei sa qualcosa…
Nah, si odiano troppo per scambiarsi certe
confidenze.
“ Me ne vado!” affermo
alzandomi e mettendo i soldi sul bancone.
“ Di già?” mente
ironica, raccogliendo i soldi.
“ Non dimenticarti di nuovo di tua
figlia!” le ricordo pungente.
“ E tu non dimenticare le tue
responsabilità di padre!” afferma acidamente,
osservandomi andare via.
Entro in auto, sedendomi pesantemente sul sedile
e sbuffando sonoramente.
Eva, Eva, dove sei?
I miei occhi saettano da un punto
all’altro della strada, alla ricerca di una soluzione.
Casualmente i miei occhi puntano su un oggetto posto sul cruscotto
dell’auto.
E’ andata via con la sua macchina,
quindi… forse è possibile rintracciarla col
gps…
Riafferro il cellulare, e dopo avere atteso
qualche secondo…“ Pronto? Devi farmi un
favore!”.
***
“ E’ adorabile non trovi?”.
“ Sì!” affermo
osservando il manichino posto nella vetrina di questo negozio.
“ Perché non andiamo a
mangiare qualcosa? Ho proprio voglia di fritto oggi! Andiamo in quel
fast food?”.
“ Sì, cosa ne pensi
Eva?”.
“ Per me va bene!”.
Mi aggrego al gruppo, anche se l’idea
di mangiare schifezze non mi entusiasma. In questi giorni sono stata
presa da una fame chimica mostruosa. Causa: il nervosismo!
Ho deciso di passare qualche giorno a casa della
mia amica, prendendo qualche giorno di ferie. Kai non si è
fatto sentire e questo mi fa capire che è proprio uno
stronzo.
Mi fa rabbia: sono sparita da tre giorni e non si
è degnato neanche di mandarmi un messaggio per sapere se
sono viva o morta. Niente!
Sono sparita per metterlo alla prova. Ho fatto
perdere le mie tracce, per verificare se gli importasse qualcosa di me,
venendomi a cercare ma…E’ incredibile: le mie
parole non lo hanno neppure scalfito!
Perfetto Hiwatari, se è questo quello
che vuoi, fottiti.
Ho perso fin troppo tempo con te.
Perdonarlo per tutti i suoi errori non
è servito a nulla, anzi.
Lo detesto.
Mi sono innamorata di un bastardo senza cuore, e
finalmente ne ho la dimostrazione.
***
Eccomi qui. Finalmente l’ho trovata, seppur con
l’aiuto di qualche trucchetto.
La sua auto è parcheggiata proprio di
fronte alla mia, ma non vi è nessuno dentro.
Starà ancora girando negozi al centro commerciale. Non mi
resta che aspettare che ritorni.
Perché sto facendo tutto questo?
Non lo so.
Anzi sì… forse!
Capita a volte, anzi, molto raramente, diciamo
quasi mai, che Kai Hiwatari si senta in colpa. Non subito, ovviamente,
ma dopo un po’ di tempo. Questa volta ci ho messo tre giorni
e tre notti, durante le quali non sono riuscito a dormire. Quindi ho
pensato che fosse per questo, per il fatto di non sapere dove si trovi
Eva. Inoltre, il sapere che non fosse stata da Boris mi ha preoccupato
ancora di più.
Sì, anche Kai Hiwatari si preoccupa,
ogni tanto, ma non lo ammetterà mai, fidatevi.
Ecco che arriva, avvicinandosi alla sua auto
insieme a delle amiche.
Cavolo, non è sola.
No, un momento: si stanno salutando. Ecco che si
allontanano, se ne vanno e… ok, vado.
Esco dall’auto, e mi avvicino giungendo
alle sue spalle, osservandola mentre è intenta a posare
delle buste in auto.
“ Serve una mano?” chiedo con
voce calma e seria, cogliendola di sorpresa.
***
Mi giro di scatto, mentre il cuore mi sale in gola.
Ho davanti agli occhi Lui, Hiwatari, che mi
osserva con la sua faccia da schiaffi.
Dovrei essere felice, è venuto a
cercarmi, ma non lo sono.
Chiudo violentemente il portabagagli e a passi
veloci mi accingo ad entrare in auto, chiudendo ancora più
violentemente la portiera.
Giro la chiave, dando gas al motore, ingrano la
marcia per andare indietro ed uscire dal parcheggio ma capisco che non
posso. Vedo la sua figura attraverso lo specchietto retrovisore: si
è piazzato dietro a osservarmi minaccioso.
Ammetto che una parte di me vorrebbe andare
indietro il più velocemente possibile e investirlo in pieno,
passando e ripassando sul suo cadavere spiaccicato al suolo, ponendo
fine a quel faccino dall’espressione irritante; ma
un’altra parte mi suggerisce che non posso, sia
perché significherebbe commettere un omicidio e sia
perché… in fondo…
Grrr!!
Digrigno i denti e arriccio il muso, ormai
consapevole di non potere uscire da questo parcheggio. Quindi spengo
l’auto, scendo, richiudendo violentemente la portiera e
andando via a passi da gigante per scappare via da lui.
Non voglio parlarci.
***
Questo è il colmo!
Kai Hiwatari si abbassa a tal punto da piegare le
corna e sottomettersi a lei per cercare di chiederle un seppur
insignificante scusa e lei cosa fa? Fa ancora l’offesa?
Eccola passarmi davanti mentre mi osserva
minacciosa.
Crede che la seguirò?
Tzè, ho già perso nove
decimi della mia dignità venendo qui a cercarti, voglio
almeno conservare il minimo che resta.
Rimango qui a osservare la sua figura che se ne
va via senza voltarsi indietro.
Stringo i denti.
Ok, la seguo, ma solo per dirgliene quattro.
Ed ecco che inizio anche io la mia corsa, a passi
svelti e decisi , per raggiungerla.
Cazzo, ha i tacchi è corre come uno
struzzo, ma non importa , riesco ugualmente a raggiungerla.
“ Hernandez!” la richiamo
autoritario.
“ Che cosa vuoi?” chiede
senza voltarsi e continuando a camminare furibonda.
“ Vuoi fermarti solo un
minuto?”.
“ Perché dovrei?”.
***
Non ho intenzione di fermarmi, nonostante questi tacchi non siano
proprio adatti a correre.
“ Perché devo
parlarti!”.
“ Ah vuoi parlarmi?”. Adesso
mi fermo voltandomi verso di lui e facendolo fermare di colpo a sua
volta, prima che mi finisse addosso. “ Come mi hai
trovata?” chiedo senza giri di parole.
“ Questo non ha importanza!”.
“ Allora rispondi alla seconda domanda,
cosa vuoi?”.
“ Sono venuto a cercarti, non
è questo che volevi?”.
“ No, non è questo che
volevo, ancora una volta non capisci niente!”.
Ecco che riprendo la mia corsa, ma la sua mano
afferra il mio braccio, impedendo la fuga.
“ Senti, ti ho cercata, e ti ho persino
trovata! Dovrei affrontare leoni e tigri per dimostrartelo?”.
“ Dimostrarmi cosa?” chiedo
incrociando le braccia al petto con fare di sfida.
Ecco che porta gli occhi al cielo, seccato.
E’ proprio questo che mi dà
fastidio, questo suo atteggiamento orgoglioso e di sufficienza.
“ Ascolta, lo ammetto: mi ha stupita il
fatto che tu sia venuto a cercarmi, proprio quando avevo perso le
speranze, ma…non basta! Non mi hai dimostrato proprio nulla!
Come non lo hai fatto in tutti questi anni! Quindi.. perché
continuare?”.
Una domanda retorica, che rimane sospesa in aria,
che non riceverà mai una risposta.
Il suo sguardo è arrendevole, come se
concordasse con le mie parole e mi fa intuire la possibile risposta.
Lo osservo amareggiata per qualche secondo, poi
dopo qualche attimo di esitazione, durante il quale spero vanamente in
una sua reazione, gli volto le spalle e me ne vado, con un grosso e
pesante magone alla gola.
Ho già percorso cinque passi,
sei… osservo l’asfalto che diviene ad ogni passo
poco nitido quando una parola mi ferma all’istante
provocandomi un sussulto nel petto.
…“ Sposiamoci!”.
Sono ferma, immobile, a stringere il manico della
borsa sulla spalla, e non ho il coraggio di voltarmi.
Adesso, senza rendermene conto, i miei occhi
increduli sono rivolti su di lui, e la sua espressione è
ancora più incredula della mia, seppur cerchi di celarlo
rimanendo serio e immobile in attesa di una mia reazione.
Deglutisco…
“ Cosa hai…
detto?” chiedo con tono scandito e tremolante.
Non sono sicura di avere capito bene. Ero nel
panico e disperata, e forse le mie orecchie hanno percepito solo quello
che volevano sentirsi dire da tempo. Potrebbe essere stata solo
un’allucinazione.
“ Hai…
capito…” ripete seppur con esitazione, mostrandosi
anche imbarazzato e forse ferito nell’orgoglio.
“ Mi hai chiesto di…
sposarci?” chiedo conferma nei suoi occhi, che si abbassano a
terra, ancora troppo orgogliosi per ammetterlo apertamente.
La mia bocca inizia a tremare, vorrei piangere e
sorridere nello stesso momento, ma non so come reagire.
“ Tu lo vuoi veramente? Non me lo
chiedi solo per farti perdonare, vero?”. Vorrei assicurarmi
che questa sua richiesta sia venuta dal cuore e non da un momento di
follia.
I suoi occhi confermano.
Sono incredula.
“ Non mi inginocchierò a
chiedertelo, quindi…”.
Vuole una risposta, adesso.
Mio dio, sono nel panico: è quello che
desidero da tanto tempo, da qualche mese a questa parte. Ormai ero
convinta che fosse un desiderio irrealizzabile, credevo che Kai
Hiwatari non me lo avrebbe mai chiesto e poco fa ho pure sfiorato
l’idea di lasciarlo e ora mi chiede di sposarlo?
Il mio cuore batte all’impazzata.
***
Sono qui, da un tempo indefinito ad aspettare una risposta. Le ho
già detto chiaramente che non mi inginocchierò
come un citrullo a chiederle la mano come in quei film del cazzo,
quindi cosa aspetta?
E poi da dove mi è venuta questa idea?
Le ho veramente chiesto di sposarci?
Io … non… io non lo so!
Questa parola è uscita
così, senza che io riuscissi a controllarla, e adesso che
l’ho detto non posso tirarmi indietro. Se l’ho
detto magari è perché inconsciamente lo pensavo.
Non capisco più niente.
“ Se fossi in lei accetterei
subito!”. Eravamo entrambi persi nel nostro flusso di
pensieri, quando le parole di questa signora ci riportano alla
realtà. Mi volto in sua direzione fissandola in malo modo,
soprattutto dopo averla vista mangiarmi con gli occhi ed espressione
sognante.
Non l’ho chiesto a te, brutta
baldracca, vedi di sparire!
La gente non si fa mai gli affari propri:
chissà da quanto tempo era lì ad ascoltare!
Ora ho pure un testimone e non potrò
negare quanto ho detto, mannaggia.
“ Sì!” risponde
Eva improvvisamente, facendomi dimenticare la presenza di questa
spettatrice.
Ha detto sì…
Ecco che si avvicina lentamente e mi abbraccia,
mentre io incredulo cerco di ricambiare.
“ Aspettavo da tanto che tu me lo
chiedessi…” afferma felice.
La signora, commossa se ne va, spingendo il suo
carrello della spesa.
I miei occhi la seguono , seppur persi
nel vuoto più totale…
Ho veramente chiesto di sposarmi?
Forse tra cinque minuti suonerà la
sveglia e mi sveglierò…
Ciao a
tutti!
Ooooook!
Calma gente.
So che vi
starete chiedendo WTF?
E avete
tutto il diritto di odiarmi. Kai ha chiesto ad Eva di sposarlo, avete
capito bene. Ora, se lo abbia fatto col cuore o per un attimo di
follia, non so dirvelo nemmeno io ( sei tu che scrivi, come fai a non
saperlo?nd Lettori). Beh sì, ma oramai è fatta!
( Lancio di
pomodori e altra frutta marcia*)
Ci meditavo
da tempo e finalmente ho scritto questa parte.
Non so se
l’ho resa bene, fatemi sapere voi, segnalandomi eventuali
errori.
Ora non ci
resta che scoprire se si sposeranno o no. Un matrimonio è
già saltato ( Anya/Rai) ora non resta che scoprire cosa
faranno questi due. Nei prossimi capitoli Kai scapperà per
il Messico? ( ho già un volo prenotato da tempo! ndKai) o
porterà la sua Hernandez all’altare? E soprattutto
come la prenderanno gli altri? Penseranno che Kai si sia bevuto il
cervello? Probabile.
Aspetto le
vostre considerazioni.
Dedico
questo video a Kai ed Eva, immaginate Kai come il bello e dannato
Damon -->
https://www.youtube.com/watch?v=BfRD63bpi7o
Un bacio e
a presto!
|
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Capitolo 32 *** L'annuncio ufficiale ***
Un taxi mi conduce a villa Hiwatari.
Sto andando a prendere Hope, che ho letteralmente abbandonato tra le braccia del mostro.
Dire abbadonata sembra quasi un eufemismo. Diciamo che ultimamente non ho voglia di badare a lei.
Lo so, dovrei sentirmi uno schifo e vergognarmene. Ed è proprio così.
Senza rendermene conto sono già davanti al cancello principale e dopo avere suonato il campanello, esso si apre automaticamente invitandomi ad entrare.
Avanzo lentamente ad occhi bassi e persi in chissà quali pensieri. Oggi mi sento debole e depressa. Mi sembra di essere uno spirito che vaga senza alcuna meta e alla ricerca del nulla. Non mi sono neanche controllata allo specchio, per paura di vedervi riflesso il volto di un fantasma.
Eccomi, ho attraversato la soglia e ad accogliermi vi è lei, Eva, con una espressione sorridente a trentadue denti, sguardo solare, occhi brillanti, in poche parole, il mio estremo opposto.
" Anya, ti aspettavo!" saluta accogliendomi con una strana allegria, che la mia risposta non sembra ricambiare affatto.
" Hope è pronta?" chiedo senza giri di parole, facendo vagare il mio sguardo altrove, palesemente irritato da questo suo sorriso.
" Sì, Reina sta raccogliendo le sue cose! Reina sbrigati!" aggiunge alzando il tono di voce per avvisarla.
Seguono alcuni secondi di silenzio, durante i quali lei sembra cercare il mio sguardo per intraprendere una conversazione, ma io non ne ho voglia, per niente.
" Kai è sotto la doccia!" esordisce.
La mia testa annuisce leggermente come a voler dire - sì ok, davvero interessante-.
Per nulla.
" Dovrebbe scendere tra un po'..." aggiunge. Sembra come se stesse cercando di riempire questi vuoti di silenzio.
"Ok..." mi limito a rispondere.
Finalmente Reina ed Hope arrivano.
" Mamma!" grida la piccola saltandomi addosso.
La colgo al balzo e le sorrido, seppur sforzandomi.
Adesso mi sento uno schifo completo. Mi sento in colpa. Non riesco neppure a guardarla in faccia. Vorrei ricambiare la gioia che mi esprimono i suoi occhi, ma in questo momento vorrei solo piangere.
" Bene allora noi andiamo..." dico avviandomi verso l'uscita, accompagnata dalla padrona di casa, la quale però decide di fermarmi per dirmi qualcosa.
" Domani sera io e Kai organizzeremo una cena..." inizia a dire torcendosi le dita delle mani " e ci farebbe piacere che anche tu ci fossi!" conclude sprizzando gioia da tutti i pori.
Una cena.
Organizzano una cena ed io sono invitata.
E sperano veramente che io venga?
Sono folli.
"Non so, non credo sia possib....".
" Ci saranno anche gli altri!" aggiunge interrompendomi.
Gli altri?
La mia espressione la invita a chiarire.
" Sì insomma, Hilary e Yuri ed anche Boris!" spiega brevemente.
Ci saranno anche loro, ci sarà anche Hilary...
È da tanto che non ci sentiamo.
Un rumore di passi mi riporta alla realtà e voltandomi in quella direzione mi accorgo che sta arrivando Kai, dunque mi affretto ad andare via, salutando velocemente.
***
Sono appena uscito dal bagno e avverto strani rumori provenire dal piano di sotto. Mi avvicino alle scale e dopo avere sentito la voce di Anya decido di scendere , ma non appena questa mi vede si affretta a salutare ed andare via.
" Scusa ma devo scappare, grazie e buonaserata!" conclude frettolosamente prima che io riesca a giungere, per poi voltare le spalle e andare via.
" Allora a domani sera!" aggiunge la bionda salutandola.
La porta si chiude.
"Domani sera?" chiedo interrogativo alla mia ragazza che, voltandosi, si accorge solo adesso della mia presenza.
" Sì, beh..." . No, non immaginava che io stessi ascoltando. " Ho deciso di organizzare una cena per dare la notizia ai nostri amici!" spiega allegramente.
La notizia?
" Quale notizia?" domando con un tono che ignora completamente la risposta.
" Ma del nostro matrimonio!" risponde avvicinandosi " non mi dire che lo avevi già dimenticato!" aggiunge con espressione furba facendo scorrere il dito sul mio torace.
Rimango per un attimo attonito, come se davvero non ricordassi nulla.
Ma poi mi riprendo immediatamente " Ah, sì... il matrimonio" sussurro come a convincere me stesso.
Si limita ad uno sguardo ammonitore , ma poi si allontana, prendendo il telefono in mano e componendo una serie di numeri.
" Non precocuparti, penso a tutto io!" conclude andando via nell'altra stanza iniziando una conversazone telefonica.
Resto per un attimo così, in piedi a fissare punti indefiniti dello spazio, pensando e ripensando a tutto quello che sta succedendo.
***
L'indomani.
"Tu ci andrai?" chiedo sconvolta al russo seduto al bancone.
" Perché no? Tu non vuoi andarci?" chiede a sua volta con tono stranito.
" No!" . La mia risposta è categorica.
" Andiamo Anya, ma che farai da sola a casa?".
" Preferisco stare da sola che vedere quei due!".
" È solo una cena! E poi avrai la compagnia di Hilary!". Non segue alcuna risposta. In quei secondi che seguono mi muovo come un razzo da un punto all'altro del bancone, fingendomi indaffarata.
" Un momento!" esordisce, come illuminato dalla luce della ragione " Ho capito! Tu non vuoi venire proprio perché c'è Hilary, ammettilo!" esclama puntandomi un dito contro.
Mi fermo portando gli occhi al cielo.
" Ho indovinato!" si congratula con se stesso soddisfatto.
Espiro sonoramente.
"Allora?" mi invita con un gesto della mano a confermare la sua teoria.
" Può darsi!" mi limito a rispondere con fare vago.
" Ma dai, Hilary è tua amica!" mi ricorda giustamente.
" Sì, un'amica a cui sto nascondendo tutto!" gli ricordo a mia volta.
" Potresti risolvere tutto, dicendole la verità! ".
Potrei, è vero.
La soluzione è molto facile.
Il problema è che non ci riesco.
E soprattutto non voglio.
"Non posso!" ammetto ancora una volta, tornando a pulire il bancone in modo energico.
"Sei più testarda di quanto pensassi..." mormora tra sé e sé, sorseggiando la sua birra. "Ma se non ci andrai..." . Ecco che ricomincia. " in Hilary desteresti dei sospetti. Inizierà a chiamarti e a convincerti di andare!".
Mi fermo a fissarlo con aria riflessiva. " Ma se verrai e ti mostrerai naturale....nessuno avrà sospetti!" conclude poggiando la bottiglia vuota sul bancone.
È vero. Se non ci andassi Hilary inizierebbe a chiamarmi e a convincermi. Quindi... beh...
" Ti passo a prendere alle otto?" propone alzandosi.
" Ok..." .
Non mi resta che fingere e indossare una delle mie maschere.
Stasera credo che sceglierò la maschera dal sorriso ipocrita.
***
" Anya mi ha finalmente risposto. Ha scritto che ci sarà anche lei, meno male!" afferma Hilary sollevata, riposando il suo cellulare in borsa.
" Vogliamo andare adesso?" chiedo spazientito. Ha cambiato abito tre volte e non sembra ancora soddisfatta dal modo in cui si guarda allo specchio.
" Secondo te questa gonna mi fa il sedere grosso? Mi sento un pallone, ma quando si decideranno a nascere?".
" Mancano ancora tre mesi, quindi rassegnati!" spiego ironico, cercando di condurla verso la porta.
" Saranno i tre mesi piu lunghi della mia vita!" mormora imbronciata, attraversando finalmente la soglia della porta di casa.
" Non dirlo a me..." aggiungo a tono basso per non farmi sentire, chiudendomi la porta alle spalle.
" Ti ho sentito!" asserisce a gran voce, con tono ammonitore, raggiungendo la macchina.
Immaginavo...
Durante il tragitto verso villa Hiwatari parliamo del più e del meno, finché Hilary non pone la fatidica domanda.
" Conosci il motivo di questa cena?".
"A dire il vero, no! E se devo dirla tutta, mi ha pure insospettito!" rivelo con tono serio, ed occhi ben puntati sulla strada.
"Che vuoi dire?" chiede interrogativa.
Non vorrei pensare al peggio , ma...
" Secondo me devono dirci qualcosa di importante...".
" Del tipo?".
Una notizia bomba.
" Ricordi l'ultima cena che abbiamo organizzato a casa nostra?".
Annuisce, non riuscendo ancora a capire dove io voglia arrivare.
" Abbiamo invitato tutti per annunciare la tua gravidanza, giusto?".
La sua espressione conferma, poi ad un tratto...
" Vuoi dire, vuoi dire che...." . Ci è finalmente arrivata, ma non riesce a dirlo.
Quindi lo farò io.
" Vuol dire che qualcuno è incinta..." dico, completando la sua frase.
" Eva..." aggiunge sconvolta.
" Già".
" Sarebbe terribile..." afferma.
" Già..." ripeto ancora una volta, fermando l'auto.
Siamo arrivati a destinazione.
***
Suonano alla porta. Reina è impegnata in cucina, dunque decido di andare ad aprire e davanti a me si presentano i coniugi Ivanov.
" Ciao Hiwatari!" saluta la moglie con sorriso forzato. È molto più grassa dell'ultima volta.
"Hilary...." dico a mo' di saluto facendola entrare, per poi rivolgere lo sguardo al marito.
"Anya non c'è? " chiede Hilary guardandosi intorno.
"Non è ancora arrivata..." spiego portando gli occhi al cielo e chiudendo la porta.
" Eva, invece?" chiede stavolta il marito.
" È di sopra, si sta preparando ".
" Se non vi dispiace io avrei bisogno del bagno..." comunica Hilary congedandosi.
Rimasti soli, invito il rosso a bere un bicchiere, che accetta volentieri.
" Dunque..." inzia schiarendosi la voce e prendendo dalle mie mani il bicchiere pieno di liquore. " Vuoi darmi qualche anticipazione?" conclude con un sorriso che vorrebbe sottintendere qualcosa.
" Anticipazione di cosa?" domando a mia volta, fingendo di cadere dalle nubi.
" Del motivo per cui ci avete fatto venire!".
" Perché dovrebbe esserci un motivo?" mi limito a dire bevendo d'un sorso il contenuto del bicchiere, per poi tornare a riempirlo.
" Vuoi dirmi che hai invitato tutti, persino Anya per il piacere di averci qui con te stasera?" chiede aggiungendo sulla parola Anya un pizzico di ironia.
" Per la cronaca, non l'ho invitata io, e ...sempre per la cronaca, è stata tutta un'idea di Eva! ".
Non ha il tempo di replicare, poiché il suono della porta mi ricorda i doveri del buon padrone di casa.
Apro la porta e mi ritrovo davanti Boris, con in braccio quella che suppongo sia mia figlia.
" Ciao Hiwatari!" saluta beffardo entrando come se fosse a casa sua, seguito dai miei occhi di fuoco. " Buonasera Hiwatari". Dietro di lui, Anya che avanza per il corridoio raggiungendo il platinato, dopo avermi salutato con fare indifferente.
Questi due sono arrivati insieme?
Bene, siamo al completo: che la tragedia abbia inizio.
***
" Anya! Da quanto tempo non ci vediamo?" . Hilary spunta da non so dove e si avvicina per abbracciarmi.
Ricambio, cercando di essere il più naturale possibile.
" È vero non ci vediamo da un sacco..." affermo allegramente, poggiando i miei occhi sul suo enorme pancione. " Wow, sei splendida!".
" Sì, ma portare in grembo due bambini è una faticaccia!" spiega stancamente.
La conversazione va avanti per qualche minuto, in cui si cerca di parlare del più e del meno, poi l'arrivo della padrona di casa fa zittire tutti.
" Ragazzi, benvenuti, sono felice che siate venuti tutti!" commenta allegramente, volgendo uno strano sguardo soprattutto sulla sottoscritta.
Perché penso che venire non sia stata una buona idea?
" Accomodatevi , tra un po' Reina servirà la cena, spero sia di vostro gradimento!" annuncia conducendoci in sala da pranzo.
" Ho una fame!" borbotta a tono basso Boris, poggiandosi una mano sull'addome .
Posso giurare di avere sentito brontolare il suo stomaco più volte durante il tragitto in macchina.
Il mio invece si è chiuso in religioso silenzio.
***
La cena è stata servita già da qualche minuto. Tutti mangiano in silenzio, tranne la bambina, che ogni tanto richiama la madre per farsi imboccare come una neonata.
Ogni tanto incrocio lo sguardo di Kai, per avere il via e dare a tutti la lieta notizia, ma i suoi occhi mi comunicano che non è ancora il momento. Tuttavia io non ce la faccio a non rendere questa notizia pubblica a tutti.
So già che Kai non lo farà mai, quindi sarà compito mio. Per me va bene, non chiedo altro. Rimarranno tutti a bocca aperta, già lo so.
Siamo alla pausa dessert. La serata è trascorsa piacevolmente e tranquillamente.
Cerco ancora una volta lo sguardo di Kai, che finalmente sembra darmi l'ok. Perfetto, è il mio momento.
Mi alzo, invitando anche Kai a farlo, seppur non con grande entusiasmo.
Schiarisco la voce, attirando l'attenzione di tutti, persino di Anya, intenta a pulire una macchia del vestito di Hope.
***
Ok. è il momento. Eva sta per annunciare a tutti del nostro matrimonio. Ho lasciato a lei l'incarico di farlo, io non potrei riuscirci, soprattutto davanti a Yuri e Boris, immagino già le loro facce incredule. Dunque mi limito semplicemente ad alzarmi e stare di fianco ad Eva, aspettando di vedere la reazione dei qui presenti.
Odio queste cose. Potevamo comunicarlo con un semplice messaggio, sarebbe stato meno imbarazzante...
***
Finalmente si sono decisi a comunicare il motivo di questo invito sospetto.
Eva ha appena richiamato la nostra attenzione, mostrando un sorriso a trentadue denti. Il viso di Kai non sembra mostrare lo stesso entusiasmo, anzi, al contrario sembra nervoso.
Lo so, sta per dire che è incinta, me lo sento.
Sarà meglio che saldi il mio sedere sulla sedia, o alle sue parole potrei cadere.
***
Bene, ho l'attenzione di tutti, soprattutto di Anya.
" Se vi ho fatto venire qui è perché io e Kai...." inzio a dire volgendo uno sguardo complice al mio futuro marito "... abbiamo una notizia da darvi" proseguo col cuore in gola. Quasi non ce la faccio a dirlo.
***
Dillo e basta, cazzo!
È una terribile agonia avere tutti gli occhi puntati addosso in attesa della notizia.
***
Ecco, sta per dirlo, me lo sento. Kai hai fatto l'ennesima cazzata, lo so. Yuri, tieniti forte.
***
Dillo Eva, forza e coraggio. Pendono tutti dalla tua bocca.
Dischiudo le labbra, pronta, finalmente a pronunciare l'ultima frase.
" io e Kai ci sposiamo!" annuncio allgramente battendo leggermente le mani, per cercare di esprimere come meglio posso l'immensa felicità che ho dentro.
Rimango così, mani giunte, sorriso smagliante e i miei occhi si spostano da un viso all'altro, per poi iniziare a preoccuparmi non appena capisco che nessuno, proprio nessuno, da più di trenta secondi muove ciglio.
Sono tutti immobili, come ipnotizzati, che fissano ad occhi aperti e spalancati i sottoscritti. Quasi non respirano.
Immaginavo già che la notizia li avrebbe sconvolti, ma non a tal punto, sembrano delle statue di marmo.
***
Perfetto, era proprio la reazione che mi aspettavo. Anzi, a direnla verità, credevo che sarebbero caduti tutti dalle sedie, persino Hope, che invece fissa confusa le nostre facce, ignara della situazione.
Abbasso lo sguardo, stringendo nervosamente e labbra. Mi viene quasi da ridere.
Eva sembra preoccupata e sposta il suo sguardo sugli invitati per capire se siano vivi o morti.
Decido di sedermi, fulminata dal suo sguardo.
***
" Wow, siete proprio rimasti senza parole..." esordisco accompagnando le mie parole con un tono che vuole essere allegro, per cercare di spezzare la tensione.
Iniziano a dare segni di vita. Yuri ha spostato i suoi occhi su Kai, come a voler dire - cosa signifca?- Hilary non sa dove guardare prima, e Boris è ancora a bocca aperta. Ma lei, Anya, è rimasta fissa nella sua posizione, abbassando leggermento lo sguardo, che sembra perdersi nel vuoto.
" Ditemi qualcosa. Ho capito che siete rimasti di stucco, ma ditemi cosa ne pensate!" affermo invitandoli a partecipare della mia felicità.
" Sei incinta?". È Boris a proferire queste parole.
" Cosa? Non sono incinta, perché dovrei essere incinta? " ribatto acidamente.
" Perché non vedo per quale oscuro motivo dovreste sposarvi, allora?". Il solito testone. Parla sempre a sproposito.
" Forse perché ci vogliamo sposare!?" gli spiego con tono alterato.
Il suo sguardo si sposta incredulo su Kai. " Anya è rimasta incinta, ma non si sono mica sposati!" gli faccio notare, facendo probabilmente irritare Anya, visto il modo in cui mi sta guardando. E a giudicare dalla faccia di Kai, capisco che questa battuta potevo anche risparmiarmela. Ma ormai è fatta, l'ho detta.
" Kai che vuole sposarsi, questa è bella!" commenta ironicamente Boris, lanciando uno sguardo di sfottimento all'amico che lo fulmina all'istante.
" Perché non vai a fumare una sigaretta?" gli consiglia quest'ultimo, forse per ordinargli di sparire.
" Sì, credo che anche tu ne debba fumare una!" gli dice, invitandolo a seguirlo. " Yuri, vuoi venire a fumare anche tu?".
" Mi sembra un buon motivo per ricominciare" sussurra tra sé e sé, scambiando uno strano sguardo con la moglie.
I tre se ne vanno ed io rimango sola con le ragazze, che sembrano, a loro volta, voler scappare.
" Questi uomini, non sanno cosa sia la sensibilità!" commento ironica, cercando di intraprendere una conversazione con queste due.
****
Non si accende , cazzo!
" Tieni, prendi il mio!" . Boris decide finalmente di prestarmi il suo accendino.
" Ti sei bevuto il cervello? O è lei che ti ha fatto il lavaggio del cervello?" aggiunge poi.
" Fatti i cazzi tuoi!" rispondo poco educatamente.
" No, amico, tu ci hai invitato per dirci questa cosa e ora ci spieghi tutti i dettagli!" dichiara curioso il platinato.
" Ci sposiamo, fine della storia!" replico in modo categorico.
" Ho capito..." . Boris indietreggia, alzando le mani in segno di resa, per poi allontanarsi e raggiungere il cane per accarezzarlo.
Io resto qui, a fumare in compagnia di Yuri, che non ha ancora aperto, stranamente, bocca.
" Dunque, ti sposi...." . Ecco, ho parlato troppo presto.
Mi rifiuto di rispondere, e continuo a fumare, osservando in lontananza Boris alle prese con il cane.
" Cosa hai in mente?" chiede con aria sospetta.
Volgo lo sguardo in sua direzione, con fare di sufficienza. " Proprio niente!".
" Quindi non c'entra niente il fatto dell'affidamento di Hope?" domanda insistente.
Torno a fissarlo.
" No..." mi limito a rispondere.
" Ho capito...." conclude, con tono arrendevole.
Ci raggiunge Boris e decidiamo di rientrare.
Non appena arriviamo dentro, mi accorgo che l'aria è decisamente tesa.
Anya osserva ad occhi sbarrati Eva per poi dire " Perché io?".
Perché io cosa?
Yuri e Boris si mettono a sedere mentre io rimango in piedi a cercare di capire cosa stia succedendo.
"Perché mi farebbe piacere!" replica l'altra.
Le farebbe piacere cosa?
" Ma io credo che questo ruolo spetti ad una persona più vicina, più stretta" cerca di spiegare Anya, che sembra alquanto nervosa.
Quale ruolo?
Nessuno osa proferire parola. Hilary cerca di comunicare con lo sguardo qualcosa che Yuri non arriva a comprendere, ed io osservo prima l'una e poi l'altra per cercare di capire di cosa stiano parlando.
***
Deve essere impazzita, non c'è altra spiegazione.
Io non posso fare una cosa del genere, anzi, non voglio.
Non spetta a me un ruolo del genere.
Non posso fare da testimone al matrimonio delle persone che odio di più in assoluto sulla faccia della terra.
Sarebbe da folli.
" Non credo di essere la persona più adatta a farti da testimone di nozze!" rivelo alla presenza, adesso, di tutti.
A queste parole la faccia di Kai cambia colore, e infatti osserva la futura moglie in attesa di una spiegazione.
Lei fa cenno di rimandare a dopo le spiegazioni e lui si siede osservandomi minaccioso, per poi ingurgitare il suo bicchiere di vino.
" Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere. In fondo presto saremo una sorta di grande famiglia e ...." grande....famiglia?? "... e volevo darti un ruolo importante!" conclude con sorriso beffardo.
Perché mi sento profondamente presa in giro?
È come se lei sapesse della mia situazione e me lo stesse facendo apposta.
" A proposito, quando vi sposerete tu e Rai? non vorrei che coincidesse lo stesso giorno!" aggiunge quasi con tono di scherno.
Mi sento male. Credo che la mia faccia stia comunciando a tutti come mi sento: presa in giro.
Ma lei non può saperlo, non lo sa, è solo la vipera di sempre.
E non ho intenzione di fare da testimone al suo matrimonio da circo, né tantomeno avrò la voglia di andarci, quindi ....
" No, mi dispiace ma ancora non sappiamo la data!" mento consapevolmente e sotto lo sguardo consapevole di Boris, che mi osserva complice. " E non credo che spetti a me questo ruolo, mi dispiace..." rivelo, stringendo un pugno sotto al tavolo, mentre dentro di me vorrei esplodere e piangere all'infinito.
Sento su di me gli occhi di Hilary, ma non ho il coraggio di incrociarli, quindi resto a occhi bassi, in attesa di una risposta.
" Ok, come vuoi... non fa nulla..." spiega arrendevole e quasi dispiaciuta. " Allora facciamo servire il dessert!" annuncia, invitando la cameriera a servire l'ultima portata, con un tono che vuole spezzare la tensione, arrivata ben al di sopra del limite.
Ci ricomponiamo e mentre Hilary spiega qualcosa a bassa voce al marito, Kai osserva severamente la bionda, per poi volgere uno sguardo fugace su di me.
Sapevo che sarebbe stato meglio non venire.
Cosa dovevo aspettarmi da una simile vipera?
Dopo qualche ora, la serata si conclude e finalmente abbandoniamo casa Hiwatari.
" Questo sembra un brutto scherzo del destino...".
" Ti riferisci al matrimonio? Credimi, è stato uno shock per tutti! Kai che si sposa, tzs!" afferma stizzito.
" Il mio matrimonio è saltato, e ora quei due si sposano, è davvero uno scherzo crudele!" asserisco con tono triste e pensoso. " Ormai tutto mi va storto..." ecco che le lacrime che ho trattenuto per tutta la serata, adesso fuoriescono senza interruzione. " La mia vita fa schifo! Loro, anzi lui mi ha rovinato la vita e proprio lui adesso si sta sposando! Io dovevo sposarmi, non lui!" . Inizio a singhiozzare, stringo i pugni sulle gambe. Gocce di acqua salata inziano a cadere sugli jeans. " Persino mia figlia non mi vuole!".
"Dai, non dire così, voleva solo restare a dormire lì stasera, non vuol dire che non ti voglia bene..." spiega a suo modo Boris, nel vano tentativo di consolarmi.
Siamo qui, nella sua auto, posteggiata sotto casa mia. Non ho il coraggio di uscire, né di entrare in quella casa che ormai sembra una prigione, so solo che vorrei sparire dalla faccia della terra.
La notizia del matrimonio di quei due è stato un colpo basso.
Non sopporto il fatto che loro siano felici, che facciano progetti, mentre io sono qui a piangere dalla mattina alla sera per qualcosa che non ha più senso ormai.
Rai ossessiona la mia mente. Il ricordo di lui che chiude quella porta, quel rumore...
" Non ce la faccio!" . Porto le mani ai capelli e li stringo, fino a farmi male.
Una mano si adagia sulla mia testa e la trascina verso la sua spalla.
"Perché?...." dico piangendo e singhiozzando rumorosamente sulla spalla di Boris.
Ogni sera, prima di addormentarmi, lo vedo, sdraiato accanto a me, che mi fissa dolcemente.
Poi, ad un tratto i suoi occhi si spengono e si gira dandomi le spalle.
Io rimango lì a fissarlo.
Ma quando la mia mano cerca di accarezzarlo,
proprio in quel momento, la sua figura si dissolve, come polvere nell'aria.
Rai, perché sei andato via?...
***
"Quando ti è venuta la malsana idea di proporre ad Anya questa cosa?" le chiedo cercando di usare un tono fintamente cordiale.
" Adesso la chiami Anya?" beffeggia lei.
I miei occhi le comunicano di non cambiare discorso.
" Dai, non capisco perché ve la siete presa?" dice cercando di sdrammatizzare.
Io non la capisco.
" Non mi sembrava il caso vista la situazione in cui siamo..." le ricordo severo.
" Quale situazione? Noi due ci sposiamo e lei presto sposerà Rai".
" È proprio questo il problema, io non voglio il cinese al mio matrimonio" le spiego irritato.
" Ma se verrà Anya dovrà venire per forza anche lui, mi sembra ovvio...".
"Perché dovremmo invitare Anya?" .
" Se vuoi che Hope venga, allora verrà anche Anya, e se verrà Anya, dovrà venire pure Rai, è un ragionamento consequenziale, no?" conclude cercando il mio consenso.
Porto gli occhi al cielo, come un segno che pone fine a questa conversazione.
Che faccia come vuole...
Le luci si spengono e Eva si avvicina abbracciandomi e mettendosi comoda per dormire, mentre i miei occhi puntano fissi sul soffitto.
" A proposito, domani prenderò un appuntamento col sarto, per prendere le misure del tuo vestito..." mi ricorda. " È uno dei migliori che io conosca, sembrerai un figurino!" conclude, per poi chiudere gli occhi e dare la buonanotte.
Un figurino.
Immagino...
Hola a todos!
Spero vi sia piaciuto questo capitolo.
Cosa ne pensate?
Sono rimasti tutti di ghiaccioX'D
La proposta di Eva ad Anya è stata fin troppo malvagia, considerando la sua condizione. Persino a Kai non è andata giù.
E Anya non poteva che rifiutare e mi sembra ovvio u.u
Comunque....
ora che il matrimonio è ufficiale a tutti non resta che organizzare i preparativi ( di cui si occuperà Eva, figuriamoci se Kai si interessi di una cosa simile) e vedere se effettivamente questo matrimonio s'ha da fare.
Si accettano scommesse.
Kai dirà il fatidico sì ad Eva?
O scapperà per il Messico?
Anya andrà a questo matrimonio?
Non resta che attendere. ( e mi pare ovvio * Tutti -.-)
Fatemi sapere e grazie a chi legge, seguee recensisce.
Un bacio e a presto!
|
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Capitolo 33 *** We can hurt together ***
“Se
tu sapessi qualcosa, diciamo un segreto, ed hai promesso di non dirlo a
nessuno, ma sai che dirlo a qualcuno potrebbe aiutare quella persona,
cosa faresti?”.
Mi sento confuso.
Ed anche Boris lo sembra.
“ Di chi stiamo parlando?” chiedo scettico.
“ Non ha importanza! La mia domanda è: tu cosa
faresti?” puntualizza, rimanendo fisso nella sua posizione
“neutrale”.
È una domanda molto strana da parte sua, che mi fa sorgere
mille dubbi.
Non capisco se stia usando la tecnica dell’amico per
riferirsi a se stesso, o se si stia riferendo ad una persona in
particolare, di cui non vuole rivelare il nome. Se fosse vera la
seconda opzione, non potrei fare a meno di pensare a…
“ Stiamo parlando di Kai?”.
“ No! Ascolta Yuri, sono venuto per un consiglio, cosa vuoi
che me ne freghi di Kai!?” aggiunge contrariato.
La notizia che lui ed Eva presto si sposeranno mi ha completamente
spiazzato in due. Faccio ancora fatica a crederci e l’istinto
mi suggerisce che dietro queste nozze ci sia qualcosa , qualcosa che
Kai non vuole assolutamente si venga a sapere. Per questo sono
convinto, o almeno, ipotizzo che sia lui la persona in questione.
“ E va bene…” esordisco con fare
arrendevole, consapevole del fatto che dalla bocca di Boris non
verrà fuori, stranamente, nulla. “ Se io fossi in
te…beh cercherei di convincere questa –persona- a
parlare con qualcuno e chiedere aiuto”.
“ E se ci avessi provato e riprovato, ma senza
risultato?”.
Tutto ciò mi incuriosisce. Chi potrà mai essere
questa persona di cui Boris conosce un segreto inconfessabile. E
soprattutto, per chi Boris Huznestov, sarebbe disposto a tenere la
bocca così chiusa?
Lo fisso, insospettito, scrutando ogni suo piccolo gesto, alla ricerca
di qualche suggerimento. Tuttavia, il suo sguardo fermo e impassibile,
non mi suggerisce proprio nulla.
“ Ivanov, ci sei?”.
“ Mi dispiace, ma se la persona di cui parli non si
deciderà a condividere il suo problema e la sua sofferenza
con una persona a lei cara, non risolverà mai
nulla!” rivelo, dicendo quello che chiaramente penso, seppur
non conoscendo i dettagli del caso.
Se questa persona non si libererà di questo enorme peso,
qualunque esso sia, non riuscirà mai a sentirsi meglio e ,
soprattutto, libera.
***
Io ed Anya non siamo mai stati grandi amici. A stento ci parlavamo.
Solo ultimamente, frequentando quella caffetteria, abbiamo iniziato a
notare l’esistenza l’uno dell’altro. E
non nascondo di avere iniziato a provare una certa simpatia nei suoi
confronti.
Oltre a considerarla la ragazza più sfigata del mondo (
visti tutti i problemi che si ritrova ad affrontare tutti i giorni), ha
iniziato ad essere quasi…un’amica. E credo che
anche per lei sia stato così.
Se così non fosse, per quale motivo avrebbe rivelato un
problema così grande al sottoscritto?
Tra tutti ha scelto me. Forse perché tra tutti ero
l’unica persona non coinvolta emotivamente.
Ammetto di essere rimasto sorpreso dalla spiacevole notizia, ma penso
che per Hilary sarebbe stato uno shock ancora più
grande.
Poteva scegliere Dana, persona ancor più estranea ai fatti,
e invece ha scelto me.
Non so cosa l’abbia spinta a farlo.
Nessuna ragazza, prima d’ora, era venuta a piangere sulla mia
spalla. Semmai veniva piangendo per regalarmi qualche bel ceffone , ma
mai a chiedere aiuto.
Forse Eva, ma con lei la questione era molto diversa.
Questa situazione mi ha messo un po’ a disagio, lo ammetto.
Tuttavia, ho accettato di farla piangere sulla mia spalla, cercando,
come meglio potevo, di donarle conforto, nonostante i miei modi non
siano così gentili ed eleganti.
Ho provato a farle dimenticare questa brutta faccenda facendola uscire
e ubriacare, ma non ha funzionato.
La sua non è una cotta adolescenziale che si cancella e si
supera con una bevuta, è qualcosa di più.
E per quel qualcosa in più io non posso offrirle grande
aiuto, non è nella mia natura, purtroppo.
Ha bisogno di qualcuno che la capisca veramente, e quel qualcuno
può essere solo una vera amica.
***
“ Finché non ti deciderai a dire la
verità a tutti, e soprattutto ad Hilary, che ti ricordo era
la tua migliore amica, non riuscirai a stare meglio, vuoi
capirlo?”.
Alzo gli occhi dal bancone per fissare con astio il mio interlocutore.
“ Forse non hai capito che deciderò io quando
dirlo a tutti! E poi perché era? Hilary è ancora
la mia migliore amica!” ribatto duramente.
“ E quando? Quando pioveranno soldi dal cielo? Quando questo
bancone che pulisci da dieci minuti sarà così
splendente da far apparire il genio della lampada? Andiamo
Anya…”
“ Non è ancora il momento!” chiarisco
una volta per tutte, con un tono che non vuole ricevere alcuna replica
al riguardo.
Si arrende, alzando le mani e mimando di chiudere una cerniera nella
sua bocca.
Finalmente!
Improvvisamente i miei occhi puntano fuori e noto con mia grande
sorpresa che ad arrivare è proprio lei. Mio dio!
“ L’hai chiamata tu?”.
“ Chi?” domanda Boris, fingendosi inconsapevole.
“ Hilary, sta venendo qui!”.
“ Cos-…”. Si gira, per verificare
ciò che sto dicendo. “ Ti giuro che io non
c’entro niente!” confessa, dicendo probabilmente la
verità.
La porta del locale si apre, dando spazio alla figura di Hilary e il
suo enorme pancione.
“ Anya! Ti ho mandato un messaggio ma non mi hai
risposto!” afferma allegramente, per poi salutare Boris, che
subito dopo decide di alzarsi per andare via.
“ Scusa, ma quando lavoro lascio il cellulare di
là!” spiego, facendo un cenno verso la cucina.
“ Capisco! Ad ogni modo, volevo proporti di accompagnarmi a
fare spese!” chiede entusiasta.
“ Che spese?”.
“ Vorrei iniziare a comprare qualche vestitino per i bambini.
Ti va?”.
Il mio corpo si immobilizza e i miei occhi si perdono per un attimo
sulla figura di Hilary riflessa nel bancone. Attimi di incertezza
susseguono alla sua domanda.
Mi sento come se qualcuno mi stesse mettendo alla prova. Come se
qualcuno mi stesse suggerendo: Anya, è un segno.
È arrivato il momento di rivelare la verità.
“ Dai, è da un po’ che non passiamo del
tempo insieme…” aggiunge Hilary con un certo tono
persuasivo, ma allo stesso tempo calmo e che accenna ad una seppur
minima speranza.
Improvvisamente le parole di Boris, pochi minuti fa pronunciate,
ritornano alla memoria, con tono più incisivo.
Finché non ti deciderai a dire la verità a tutti,
e soprattutto ad Hilary, che ti ricordo era la tua migliore amica, non
riuscirai a stare meglio, vuoi capirlo?
Forse per una volta il rozzo meccanico dall’accento russo ha
ragione.
“ D’accordo.” .
Accetto, accennando un sorriso di convinzione.
“ Cosa ne pensi di questo matrimonio?”.
Camminiamo lungo la via principale della città, con in mano
qualche busta. Abbiamo girato un paio di negozi e adesso siamo di
ritorno alla caffetteria. Ho cercato di non far trasparire nulla,
nessuna preoccupazione o disagio, per non rovinare questa allegra
uscita insieme. Ammetto, tuttavia, di avere pensato, anche solo un paio
di volte di svuotare tutto, ma qualcosa mi ha frenato, non so bene
cosa.
Adesso questa sua domanda mi mette in agitazione.
“ Quale matrimonio?”.
“ Quello di Hiwatari e la serpe!” risponde come
fosse la cosa più ovvia del mondo.
In cuor mio tiro un sospiro di sollievo. Per un attimo ho temuto che si
stesse riferendo al mio.
“ Beh non me l’aspettavo…”
dichiaro apertamente.
“ Neanche io!” risponde prontamente. “
Non riesco ancora a crederci! Neanche Yuri ne era a conoscenza. Mi
chiedo cosa li abbia spinti a prendere questa decisione”
continua, trattenendo una grassa risata “ Pensavamo che Eva
fosse incinta, ma a quanto pare non lo è. E’ vero
stanno insieme da molti anni e…”.
Hilary non smette più di parlare. Avevo dimenticato che
quando inizia è una macchinetta senza pulsante di
interruzione. Si è addirittura fermata poco più
indietro, costringendo me ad arrestare la mia camminata. “
… Anche io pensavo che Yuri ed io non ci saremmo mai
sposati, però alla fine…” e continua ad
alta voce attirando persino l’attenzione di qualche passante.
“ E poi non le ho visto neanche l’anello,
insomma…” . Sto cercando in tutti i modi di non
perdere il filo logico, ma non so come, l’ho già
perso. Oramai la sua voce è solo un mormorio di sottofondo e
i miei occhi fissano già altrove. Notano qualcosa, qualcosa
che prima non avevano visto: la vetrina di un negozio, proprio dietro
le spalle di Hilary.
“ Ma tu immagini Kai dire sì
sull’altare? Ahah non voglio proprio perdermi
quest… Anya, Anya mi stai ascoltando?”.
Improvvisamente si interrompe, vedendomi persa a fissare assopita
qualcosa alle sue spalle. Incuriosita si volta e mentre i suoi occhi
iniziano a brillare di luce propria, i miei sembrano ricoprirsi
istantaneamente di un velo grigio e cupo.
“ Wow, questo abito da sposa è
bellissimo!” esclama gioiosa. “ E a proposito di
matrimonio…” inizia a dire.
No, ti prego Hilary, non chiedermelo.
“ Hai già pensato al tuo vestito?”
chiede curiosa.
Improvvisamente e, quasi automaticamente, distolgo lo sguardo da quel
vestito in vetrina “ No, non ancora” rispondo, in
un fil di voce.
“ Vuoi entrare a dare un’occhiata?
Entriamo!” propone, incamminandosi ad entrare.
Il mio corpo si irrigidisce, le mie mani iniziano a freneticare e non
so bene cosa fare.
“ No, non mi va!” mi limito a rispondere con un
tono che cerca di persuaderla dal suo intento.
“ Andiamo, è ancora presto!” sussegue a
dire, con fare convincente, ma io resto lì e non mi muovo di
un millimetro. I miei piedi sono ben piantati al suolo, ma la mia mente
sta cercando una via di fuga.
Hilary si avvicina e mi tira per un braccio, ma la mia reazione
è imprevista.
“ Ho detto di no!” asserisco alterata liberandomi
dalla presa.
Non so cosa mi sia preso. Hilary mi osserva stranita, non so se
perché preoccupata o semplicemente allibita da questo mio
comportamento.
“ Qualcosa non va, Anya?” chiede, cercando il mio
sguardo.
“ No, va tutto bene…”. Il modo con cui
ho pronunciato queste parole non sembra convincerla. Dopotutto, chi
convincerebbe?
“ Anya, ultimamente… forse è una mia
impressione, ma ho la sensazione che qualcosa non vada! Mi
sbaglio?”.
Forse è arrivato il momento di dirle ogni cosa. Magari, come
ha suggerito Boris, mi sentirei meglio.
“ So che ti manca Rai e stare lontani sia una sofferenza, e
forse non avrei dovuto parlare di Kai e del suo matrimonio, visto che
è lui la causa della vostra lontananza! Mi
dispiace… davvero!”.
Per un attimo ho pensato che fosse il momento ideale per parlare, ma
improvvisamente qualcosa, per l’ennesima volta, mi blocca dal
farlo.
“ No, tranquilla, non fa niente”.
L’ennesima menzogna.
“ Se ci fosse qualcosa che non va, me lo diresti,
vero?”.
Le sue mani tengono forte le mie spalle, vogliono dare conforto, mi
stanno offrendo tutto il loro aiuto, tuttavia, io non riesco a
percepire nulla di questo.
“ Sì, certo!”.
Decido di inghiottire, ancora una volta, quel grosso magone pieno di
dolore che si ferma proprio all’altezza della gola,
trasformandosi in un grosso e pesante macigno, che non vuole decidersi
a venire fuori.
Un macigno che racchiude così tante parole che tuttavia non
hanno il coraggio di venire fuori, o semplicemente non
vogliono…
***
Mi sento un manichino. O meglio, mi sento un perfetto ridicolo.
“ Perché non potevo comprare un vestito al negozio
come le persone normali?” affermo rivolgendomi ,con tono
alterato, alla bionda seduta qui davanti a scrutare con attenzione il
lavoro di questo sarto dai modi di fare un po’ strani.
“ Perché non puoi avere un vestito normale, qui si
tratta del nostro matrimonio! Non basta un semplice vestito nero e una
cravatta da quattro soldi!” spiega con tono saccente.
Mi limito a ingoiare le parole poco ortodosse che vorrebbero uscire
dalla bocca, e porto gli occhi al cielo, rimanendo immobile come una
statua a braccia aperte e gambe divaricate, mentre questo tizio
continua a prendere misure toccandomi, anche dove non dovrebbe. Che
fastidio! La mia gamba sta fremendo dalla voglia di calciare una
ginocchiata.
“ Stia fermo, stiamo quasi per finire!”.
Sono qui fermo da un’ora, cosa pretende?
Improvvisamente il telefono suona e per un attimo spero sia il mio,
ma…
“ Non muoverti, tranquillo è il mio! Vado a
rispondere di là, vi lascio soli!” dice correndo
via nell’altra stanza, scambiandosi un cenno
d’intesa con questo tizio, di cui non ricordo neppure il
nome, nonostante Eva continui a ripeterlo da mattina a sera.
“ Spero che la camicia non esplodi in mezzo a tutti questi
muscoli!” esclama meravigliato, prendendo le misure del
torace e poi della vita.
Mi limito a stringere i denti, dietro le labbra serrate, puntando gli
occhi in un angolo del soffitto e cercare di far vagare i pensieri
altrove,, per soffocare l’istinto omicida.
Quando finirà questa tortura?
***
Sto percorrendo il corridoio della scuola. Sono in ritardo. Ho
completamente perso la concezione del tempo.
Giro un angolo e ritrovo a pochi passi da me Hiwatari che tiene mia
figlia per una mano.
“ Mamma!” esclama la piccola correndo a
braccia aperte verso di me.
“ Cosa ci fai qui?” domanda lui con un tono che
vuole essere più minaccioso che interrogativo.
“ Cosa ci fai Tu qui?” replico a mia volta.
“ Oggi è il mio turno!” asserisce fermo
e impassibile.
“ No, oggi toccava a me!” affermo contrariata.
“ Oggi è mercoledì, e il
mercoledì è il mio turno!” spiega
seccato.
Oggi è mercoledì?
Io pensavo…
Inizio a rendermi conto che forse ho davvero perso la concezione del
tempo e persino dello spazio. Togliamo anche il forse.
Noto una certa soddisfazione stampata sul suo volto.
***
Che scema, per non dire cose peggiori!
Per una volta, la mammina perfettina ha sbagliato e non posso che
provare una grande soddisfazione in questo momento. Il modo in cui
arriccia le labbra è segno che vorrebbe esplodere, ma non
può, perché stavolta è lei ad avere
sbagliato, cara la mia mammina!
“ Se non ti dispiace dovremmo andare!”. Invito Hope
a ritornare da me, togliendola dalle braccia di sua madre, e la
piccola, stranamente, non oppone resistenza.
Con un cenno le indico un saluto e ritorno a percorrere la mia strada,
lasciandola lì a rimuginare con sé stessa.
Forse dovrei chiederle se vuole un passaggio, ma so già che
rifiuterebbe, quindi perché chiederglielo?
Ma il solo piacere di sentirgli dire quel no, mi spinge a porre la
domanda .
“ Vuoi un passaggio?” chiedo con tono che vuole
essere seccato.
“ No…grazie!” . La sua risposta
è secca e decisa.
Il sorriso della soddisfazione è di nuovo impresso sul mio
volto.
“ Cosa succederà dopo il tuo
matrimonio?”.
Stavo per andarmene, ma questa sua domanda mi costringe a fermarmi,
ancora una volta.
Rimango per un attimo interdetto, mentre Hope gioca con la cerniera
della mia giacca.
Mi ci vuole qualche secondo, per poi finalmente capire : si sta
riferendo ad Hope.
Decido di rispondere, ma a modo mio.
“ E Cosa succederà dopo …il tuo
matrimonio?”. E’ un tono provocatorio, che vuole
metterla in difficoltà.
Serra le mascelle, palesemente infastidita.
“ Rispondi alla mia domanda!” asserisce con tono
fermo e deciso.
“ Dipenderà da quello che farai dopo il
tuo!” mi limito a dire, voltando i tacchi e lasciandola di
nuovo lì, ancora più confusa e infastidita di
prima.
Non stavo mentendo: quello che deciderò di fare,
dipenderà da quello che farà lei dopo il suo
matrimonio. Se deciderà di rimanere qui in città,
lascerò che tutto resti normale come adesso, ma se
così non sarà, mi costringerà ad agire
diversamente.
***
“ Sei impazzita? Devi dirglielo! Devi dire a tutti che questo
matrimonio non ci sarà, e che di conseguenza non parti! Non
parti? Allora Hope resta qui, con te!”.
Come la fa semplice lui.
“ Boris, io non posso dirglielo, non capisci?”
ripeto per l’ennesima volta.
Si ferma a fissarmi contrariato.
“ Ho capito!” esordisce arrendevole “ Il
tuo problema è proprio questo!” si limita a dire,
fiero di essere giunto ad una conclusione a cui prima non era arrivato.
Il mio sguardo interrogativo lo invita a spiegare.
“ La tua paura non è dirlo ad Hilary, o dirlo a
Yuri, o achissà chi!” inizia a spiegare con un
tono canzonatorio “ Il vero problema, per te, è
dirlo a Kai!” conclude puntando un minaccioso dito alla
sottoscritta, che resta per un attimo perplessa.
“ Ma cosa stai dicendo?”.
“ Che, per non so quale motivo, tu non vuoi che Kai venga a
scoprirlo, ammettilo!”.
Perché penso sia vero?
Finora non ci avevo pensato, ma…
“ E va bene!” esclamo ammettendo con rabbia quello
che penso “ forse è vero! Non voglio che Kai lo
sappia! Non voglio che Kai lo sappia!” ripeto più
a me stessa che a Boris. “ Io non voglio che Kai lo sappia
perché non voglio vedere su quella sua faccia
quell’espressione soddisfatta che tanto mi irrita, quella
soddisfazione nel sapere che la mia vita fa sempre più
schifo, che ho perso Rai proprio per colpa sua…”.
***
Ok, il mio intento era quello di spronarla a reagire, ma la
sua reazione è un po’ eccessiva. Sembra se la stia
prendendo col sottoscritto, visualizzando forse in me la figura di
Hiwatari.
“… e la sua vita invece va avanti, col suo stupido
matrimonio con quell’oca da strapazzo!”.
Il suo discorso sembra concludersi qui. O almeno credo… e
spero.
“ Hai…finito?” chiedo con tono cauto,
col timore che possa esplodere da un momento all’altro.
“ Cosa c’è di sbagliato in
me?” chiede tristemente, facendosi divenire gli occhi lucidi.
Domanda imprevista. Non so cosa dire, e la mia espressione temo glielo
stia comunicando.
Sono in serie difficoltà. Non vorrei farla arrabbiare, ma
non vorrei neanche farla piangere.
Ma è troppo tardi Boris, la fanciulla è
già in lacrime e si porta le mani in viso, singhiozzando e
sussultando.
“ Dai, non fare così…”.
Mi avvicino, poggiandole una mano sulla spalla e invitandola ad alzare
lo sguardo. I suoi occhi sono così rossi che riesco perfino
a percepire il bruciore che probabilmente stanno provando.
Tuttavia sembra essersi calmata, e mi guarda con occhi da cerbiatta
impaurita.
Potrei anche arrivare ad affermare che mi fa una certa tenerezza, lo
ammetto.
Abbozzo un sorriso che vuole incoraggiarla a calmarsi, ma ottengo
l’effetto contrario. Esplode di nuovo in un pianto, e
stavolta decide di far sgorgare le sue lacrime sulla mia maglietta,
poggiando la fronte sul mio torace.
***
Non avevo voglia di tornare a casa. Sola, entro quelle mura spoglie.
Quella casa è diventata oramai una prigione, da cui cerco
sempre di evadere.
“ Mi dispiace…” esordisco, spezzando
quel silenzio e quella pace che si era creata.
“ E di cosa?” . Svuota d’un sorso la sua
bottiglia di birra, per poi adagiarla sul cruscotto della sua auto,
insieme alle altre.
“ Di… di riempirti la testa con tutti i miei
problemi” dichiaro, accennando un sorriso
imbarazzato. “ E di costringerti a portarmi con te,
impedendoti di uscire liberamente!”.
“ Figurati… non avevo nulla da fare!”
risponde serenamente, rimanendo comodo nella sua posizione, e
continuando a fissare dritto dinanzi a sé, come assopito dal
panorama di fronte a noi.
Per un attimo vengo anche io rapita dai riflessi della luna sul mare,
che a colpi di luce, si mischiano con le sue piccole onde. Non siamo
molto distanti dalla città, eppure mi sembra di essere
così lontano…
Da tanto tempo non vedevo il mare, la spiaggia, che di notte
può sembrare un luogo tetro e tenebroso, ma che riesce
comunque a trasmettere una certa serenità
nell’animo.
“ Andiamo a fare una passeggiata?” propongo al mio
interlocutore, che sembra essersi addormentato.
“ E dove?” chiede quasi contrariato.
“ Sulla spiaggia!”.
“ Di notte?”.
“ Perché, cosa c’è di
notte?” chiedo stranita.
Seguono attimi di incertezza nei suoi occhi, ma poi si convince e
stacca pesantemente la schiena dal suo sedile, che aveva appositamente
abbassato improvvisandolo un letto.
“ Ok…”. Risponde , forse più
convinto.
Il mare è leggermente mosso e una leggera brezza ci
accarezza il volto.
Camminiamo da pochi minuti, senza avere detto una parola.
Il rumore del mare e delle onde che si infrangono sulla riva ci
accompagna lungo il cammino.
“ Posso farti una domanda?”.
“ Mmh…”.
Boris continua a calciare una pietra a forma di ciottolo, perso in
chissà quali pensieri.
“ Cosa è successo con Eva?” domando con
aria investigativa.
“ In che senso?” chiede, continuando a tenere gli
occhi fissi su quella pietra.
Domanda troppo indiscreta?
“ Voglio dire…”. Bhe, in
realtà non so neanche io cosa volevo dire. Volevo solo
trovare un argomento di cui parlare. “ Al liceo eravate
sempre uniti, nonostante lei stesse con –tu sai chi-, adesso
vi siete allontanati, o sbaglio?”.
Boris non risponde subito. Si ferma all’improvviso puntando
gli occhi verso l’interno della spiaggia. Poi accenna un
sorriso…
“ Vediamo chi arriva prima in quella barchetta rotta
laggiù!” propone invitandomi a guardare dove il
suo dito punta.
Eh?
“ Cosa?” chiedo palesemente stranita. Ma non ho
neanche il tempo di aggiungere altro, perché Boris inizia a
correre esclamando “ Chi arriva ultimo paga da
bere!!”.
“ Ehy!” .
Queste parole mi costringono a correre il più veloce che
posso, per cercare di raggiungerlo e arrivare a quella barchetta prima
di lui.
Ma è impossibile. Se fossimo i protagonisti di una favola
per bambini, lui sarebbe la gazzella ed io la tartaruga…
Mi ci vuole qualche secondo ed anche io riesco ad arrivare e toccare
quel catorcio di legno, messo qui a marcire chissà da quanti
secoli.
“ Troppo lenta!” se la ride riprendendo fiato.
“ Ma… hai…” . Io non riesco
neanche a parlare. Tossisco e immetto aria nei polmoni.
“…barato!” Non sono mai stata una grande
atleta nella corsa, lo ammetto.
“ Wow, ti facevo più atletica ,
Sarizawa!” continua a ridersela, per poi entrare dentro la
barca e sedersi.
Ok. Respira Anya. Mi fa persino male il fianco: maledetto Boris.
Il mio sguardo omicida punta su di lui.
Tuttavia, il signor zucca platinata, mi porge gentilmente la sua mano,
invitandomi a salire a bordo.
“ E comunque mi devi due birre!” mi ricorda, con
tono ammonitore.
Due?
“ E va bene! Ma solo se rispondi alla domanda di prima! Non
fare finta di averla dimenticata!” gli ricordo a mia volta,
per poi sedermi accanto a lui.
Seguono attimi di silenzio, durante i quali entrambi, seduti fianco a
fianco su questo rottame, osserviamo la distesa marina che si estende
davanti ai nostri occhi, facendoci sembrare per un attimo, piccoli e
insignificanti puntini.
“ Beh… diciamo che non è
più come al liceo, e lo sai benissimo!” si limita
a dire.
Non è proprio la risposta che immaginavo.
Forse dovrei essere più precisa, ma non vorrei sembrare
invadente…
“ E’ mai successo qualcosa tra te ed
Eva?” chiedo, stavolta, senza alcuno scrupolo.
“ Sei molto curiosa lo sai?”. Il suo tono appare
scherzoso, ma anche insospettito. “ E va
bene…” sospira, infine, arrendevole. “
Diciamo che qualcosina c’è
stata…”. Qualcosina? “ Quando io, Yuri e
chi sai tu …” sottolinea, guardandomi
beffardamente “ siamo arrivati a scuola, avevo notato che Eva
mi gironzolava sempre intorno. Beh, l’avevo notata anche io.
Insomma, non è poi così male!” afferma
cercando il mio consenso, che, seppur forzatamente, devo ammettere
“poi abbiamo cominciato a vederci: prima nei bagni della
scuola…” . Ok, non volevo proprio tutti i
dettagli. “ Poi a casa mia, con la scusa dei
compiti…”
“ Un momento! Perché io non so di tutto questo??
Mi da fastidio ammetterlo, ma a quei tempi io ed Eva eravamo
‘amiche’ e non ci ha raccontato niente di
te!” chiedo sorpresa.
Boris si limita a sorridere stizzito…
“ Perché…in realtà, non ero
io il suo obiettivo!” dichiara un po’ amareggiato.
“ Veniva a casa nostra per girare meglio intorno a qualcun
altro. E tu sai chi. E poi il resto della storia dovresti
saperlo…” conclude, lasciando a me il compito di
intuire il resto.
Wow. Non sapevo di tutto questo. È sempre stata una serpe:
ha usato Boris per avvicinarsi a Kai, che a quel tempo …
stava con me.
“ E non ti sei sentito usato? Come l’hai
presa?”.
Boris si limita a fare spallucce per poi aggiungere “ Forse
mi sono sentito usato, ma non l’ho poi presa così
male. Io ed Eva non stavamo insieme o roba simile...”.
“ Ma hai detto che vi vedevate e…”
“ Non facevamo proprio tutto” spiega aiutandosi che
un’espressione esplicita.
Ah…ok. Allora diceva la verità quando ci ha detto
che lei era ancora vergine.
“ E come mai hai deciso di rimanere suo amico?”.
“ Era Kai ad avermelo chiesto!”. Kai? “
Per tenerla sotto controllo…” aggiunge.
Questo è veramente…
“ Inquietante!” affermo stupita.
“ Già…” ripete
pensieroso. “e adesso si
sposano…”.
Già.
“ Mi era già sembrato strano che Yuri si sposasse,
ma Kai! Pensavo che lui non ci sarebbe mai caduto, sinceramente! E
invece…tra meno di due settimane si sposeranno! Ho la pelle
d’oca!”.
“ Questo è quello che io chiamo: il crudele
scherzo del destino!” aggiungo amareggiata.
“ Non rimetterti a piangere, ti prego!” chiede
quasi in supplica.
“ Ok, allora andiamo: ho due birre da offrirti!”.
“ Oh, finalmente si parla di cose serie!” esclama
alzandosi fiero.
È vero, stavo per rimettermi a piangere.
Ma per una volta ho cercato di impedire che questo avvenisse.
E se davvero volessi, potrei anche liberarmi di questo enorme
peso…
***
Parcheggio l’auto proprio davanti alla caffetteria dove
lavora Anya. A passi decisi raggiungo la sua entrata e una volta dentro
tolgo gli occhiali da sole, per meglio vedere e scorgere la figura di
Anya.
“ Ciao, Anya!” saluto con allegria, avvicinandomi.
Lei ci mette un po’ a voltarsi, ma una volta fatto, rivolge
un sorriso forzatamente cordiale.
“ Eva...” si limita a dire, continuando a servire
ai tavoli.
“ Scusa se ti disturbo, ma hai un attimo?”.
“ Come vedi sono molto impegnata!” spiega
brevemente, continuando il suo lavoro.
“ Ok, non fa niente! Sarà una cosa molto veloce!
Sto organizzando una festa di addio al nubilato, tutte donne, si
intende! E mi piacerebbe che anche tu venissi, allora?”
chiedo con un sorriso a trentadue denti, cercando di attirare la sua
attenzione in tutti i modi.
La vedo sbuffare dentro di sé “ Mi dispiace, ma
credo che sarò impegnata!” risponde con aria
seccata.
“ Andiamo, non puoi lavorare sempre!” continuo
insistente.
“ Ho detto che non potrò esserci!”
ripete, marcando bene le ultime parole.
“ E va bene! Aggiungo comunque il tuo numero al
gruppo che ho creato, così sarai aggiornata, in caso
cambiassi idea! Byeee!” concludo frettolosamente senza
lasciarle il tempo di rispondere.
Esco fuori, rimetto gli occhiali da sole e ritorno in auto.
***
“ Oh si sposa, complimenti! Suo nonno sarà felice
di questo immagino!”.
“ Già…” mi limito a
rispondere fingendo.
“ Allora tanti auguri, a lei e alla sua sposa!”
dice alzandosi e porgendomi una mano.
“ Grazie”. Ricambio la stretta di mano e lo
accompagno alla porta.
Emetto un sospiro di stanchezza, poi ritorno alla scrivania.
Mi accascio pesantemente sulla poltrona, massaggiandomi le tempie
doloranti.
Cavoli, dovrei avvisare il vecchio che la prossima settimana mi sposo,
ma…
Sbuffo sonoramente, prendendo in mano il cellulare.
Ma resto solamente a fissarlo, rispecchiandomi in esso.
Dovrei telefonargli?
“ Ciao vecchiaccio, sai la prossima settimana mi sposo, mi
farebbe tanto piacere che ti degnassi di venire!”.
Tzè, fosse per me neanche lo inviterei.
Beh in fondo gli risparmierei un viaggio.
Ma d’altra parte sarebbe l’unico parente Hiwatari
rimastomi sulla faccia della terra ad essere presente al mio matrimonio.
***
Rimbocco le coperte alla mia piccolina, le sorrido prima di spegnere la
luce e poi torno in salotto.
Mi metto comoda sul divano, facendo zapping col telecomando, ma come al
solito non c’è niente in tv. Il mio cellulare
continua a lampeggiare e vibrare, avvertendomi che ci sono dei messaggi
da leggere.
Allungo l’altra mano verso il tavolino e lo afferro.
Mio dio, ci sono tantissimi messaggi. Ma cosa è successo?
- Eva ti ha appena aggiunto al gruppo
“Addio al nubilato”
Cooooosa?!
Il mio dito scorre lungo il diplay e i miei occhi si sgranano ad ogni
messaggio che leggono. Tra i tanti, ve n’è
qualcuno di Hilary.
-
Hilary: ma non si potrebbe fare in un luogo più
tranquillo? Sono incinta e la discoteca non mi sembra il luogo
più adatto.
Quindi lei ha deciso di andarci?
Un momento: Hilary mi ha scritto anche in privato…
-
Anya, ma tu sapevi di tutto questo? Non credevo avrebbe
scelto proprio quel posto per festeggiare. E’ molto strano!
Quel posto? Ma dove?
Ritorno alla chat di gruppo e decido di leggere uno ad uno i messaggi
per meglio capire il filo logico del discorso e i miei occhi non
credono a cosa stanno leggendo…
-
Numero a me sconosciuto : ci servirebbe un locale che sia
tutto per noi quella sera!
Ho capito, questi strani numeri appartengono a delle oche.
-
Oca 2: Siii! Eva, devi assolutamente trovare un posto
decente! Così possiamo fare quello che vogliamo ( tipo
ordinare una squadra di pompieri!!).
Oh mio dio… sto per vomitare!
-
La Serpe (Eva): Ho un’idea! Propongo di festeggiare
nel locale dove lavora Anya! Non sarà un granchè
come locale, ma con qualche aggiustatina riuscirò a
trasformarlo e renderlo adatto per un addio al nubilato!
:’’D Anya, tu cosa ne pensi? Il proprietario
potrebbe accettare la mia proposta?
Ma è impazzita? Perchè dovremmo farlo nella
cafeteria?!
-
Oca 3 : Beh, se ci assicuri che si beve bene, io condivido la
tua idea!”
-
Oca 2: Se abbiamo il locale, io penso ai pompieri! ;D
-
Eva : Anya non risponde! Vabbè… domani
parlerò col proprietario! Vi farò sapere ragazze!
;-*
Il sangue mi sale al cervello istantaneamente. Le mie dita fremono e
sono tentate nello scrivere una serie di cose che potrebbero non
piacere a nessuno di queste oche.
Cosa devo scrivere? Come potrei insultarla?
-
Mi disp…
No un momento, cancella Anya…
-
Brutta vacca….
No! No… ricancella! Cerca di essere meno diretta, Anya.
-
La caffetteria non mi sembra il luogo più adatto
per festeggiare un simile evento…
Oserei dire una simile pagliacciata!
-
… e non credo che il proprietario sia disposto ad
accettare! Farete meglio a trovare un altro posto più adatto!
Tipo …un bordello! … Ma questo evito di scriverlo.
Invio del messaggio@...
Spero che il messaggio sia chiaro.
Espiro, cercando di calmarmi e tenendo gli occhi ben puntati sullo
schermo del cellulare, aspettando con ansia una risposta.
Perché non scrive nessuno??
Un bip mi fa sussultare, ma è solo un messaggio di Hilary in
chat privata.
-
Hilary: Ben detto Anya! Che si cerchino un locale
“più adatto”!
Vedo che Hilary ha decifrato il significato implicito del mio messaggio.
-
Io: ;)
Ma ecco che finalmente qualcuno risponde, ed è proprio lei.
-
La serpe (Eva): Non preoccuparti, ci penso io a convincere il
proprietario. Appena vedrà la cifra che ho da offrire, non
rifiuterà, te l’assicuro ahahaah ;D
Voglio morire.
Che stronza!
Ma sta continuando a scrivere, che cosa avrà ancora da dire??
- La serpe (Eva): così non
avrai scuse per non venire, Sarizawa ;)
Non ci credo…ci mancava solo questa!
Lo sta facendo apposta…
Sono sconvolta. Perché mi sento presa in giro?
Perché continuano tutti a tormentarmi?
Eppure non sanno quello che sto passando…
La mia mano stringe con forza il telefono e sono tentata a lanciarlo
sulla parete con tutta la mia forza. Tuttavia, non servirebbe a placare
la mia rabbia, e così decido di gettarlo con poca
delicatezza sul divano, lasciando che continui a vibrare, mentre io mi
rannicchio su me stessa, ricominciando a far riemergere nella memoria
pensieri e ricordi che continuano a deprimermi costantemente.
“Cos’è questa storia
dell’addio al nubilato della tua amica?”.
E’ la prima cosa che Dana mi dice non appena metto piede in
cucina.
“ Non mi dire che è stato già tutto
stabilito? Quel deficiente del proprietario ha accettato?”
chiedo sconvolta.
“ Secondo te avrebbe rifiutato di guadagnare extra e farci
sgobbare fino a tarda sera?”. Suppongo sia una domanda
retorica.
Stavo per indossare il grembiule, ma la notizia mi scoraggia a tal
punto da decidere di gettarlo via su una sedia.
“ Io non ci credo!”. Inizio a fare avanti e
indietro sotto gli occhi perplessi di Dana. “ Questo
è troppo! Dovrei pure fare da cameriera e servire quelle
oche e sopportarle per una sera intera!” aggiungo iraconda,
mimando il gesto di strapparmi i capelli.
“ A chi lo dici…” mormora tra se e se
l’altra. “ Che cosa suggerisci di fare?”.
“ Cosa dovremmo fare? … Niente, mi sembra che sia
tutto ormai deciso!” dichiaro con tono arrendevole.
Tanto qualunque cosa decida di fare, mi va tutto contro.
Tanto vale arrendersi…
- 3 giorni al matrimonio
“ Hope è pronta?”.
“ Sì!”.
Richiamo Hope, aiutandola a mettere giubbotto e tutto il resto, mentre
Kai rimane sul ciglio della porta con la sua solita aria di
indifferenza.
“ Forza, vai! Fai la brava, ok?” le raccomando
sorridendole.
“ Domani sera devo lavorare, quindi devi farmi il favore di
tenerla tu!”.
“ Domani sera neanche io posso!” rivela seccato,
cercando la mano di Hope. “ E poi dove dovresti lavorare? La
caffetteria chiude presto, che io sappia!” afferma
insospettito.
Ma allora non sa niente? O fa il finto tonto?
“ Sì, ma grazie alla tua carissima fidanzata la
caffetteria domani sera si trasformerà in una
specie… di qualcosa….”. Sono tentata
nel dire –bordello- ma sarà meglio evitare.
“ …per il suo addio al nubilato!”
concludo cercando di soffocare la mia ira.
Dalla sua espressione intuisco che lui non ne sapeva niente.
Ops…
***
Sapevo che Eva stesse organizzando qualcosa per l’addio al
nubilato, ma non immaginavo scegliesse un posto del genere.
Perché proprio una caffetteria? E proprio quella in cui
lavora Sarizawa? Tutto ciò mi insospettisce.
“ Ad ogni modo… anche io dovrei essere impegnato
per qualcosa che sta organizzando Boris, e conoscendo Boris, non credo
sarà un posto dove poter portare
bambini…” le spiego brevemente, facendo finta di
ignorare quanto mi ha appena detto.
“ E allora cosa dovremmo fare? Lasciarla da sola a
casa?!”.
“ Potresti portartela in caffetteria, non credo sia
così pericoloso. Cosa potrà mai succedere tra
donne?”.
“ Potrebbe succedere, caro Hiwatari, che mia figlia
veda…”. Sin interrompe. “
…che veda…degli
uomini…senza… , insomma, vestiti”
confessa imbarazzata, abbassando leggermente il tono, per poi
assicurarsi che io abbia capito.
E credo di avere capito.
Eva si sta organizzando proprio una serata coi fiocchi.
Eppure fino a qualche giorno fa mi raccomandava di non andarci pesante
quel giorno.
Resto qualche secondo a rimuginare dentro di me, cercando di non far
trasparire nulla, mentre lei rimane lì, ferma ad aspettare
una mia risposta.
“ Ho capito, ci penso io!” concludo, infine,
arrendevole.
Prendo Hope e andiamo via.
“ Ci pensi tu, come?” domanda insospettita.
Ma io la ignoro, proseguendo il cammino. Non mi va di darle tutte
queste spiegazioni.
Certo che Eva non la smette mai.
A volte fa finta che non le importi nulla di Anya, ma non ce
la fa, è più forte di lei.
E dopo l’idea della testimone di nozze, quella di farle fare
da cameriera alla sua festa di addio al nubilato è ancora
più malvagia.
Tzè.
Adesso non mi resta che avvisare Boris che i piani per domani sera
stanno per cambiare.
TO BE CONTINUED
Ciao a tutti cari
lettori di Never Lose Hope ^O^
Premessa: i fatti
qui narrati avvengono qualche settimana prima del fatidico giorno de
matrimonio tra Hiwatari e la serpe (cit.).
Nell’ultima
scena, come ho indicato siamo a tre giorni dal fatidico giorno.
Ho dovuto fare un
grosso salto, perché poi la cosa sarebbe diventata molto
lunga e prolissa. Non voglio farvi attendere molto XD
In
realtà questo capitolo avrebbe dovuto narrare del
matrimonio, ma mentre scrivevo nuove idee malvagie hanno fatto capolino
nella mia mente e ho deciso di dividerlo.
Per il prossimo
capitolo ho molte idee strambe. Anche il modo in cui sarà
strutturato sarà diverso dal solito ( o almeno spero di
riuscire a mettere in atto la mia idea).
Questo capitolo
non dice molto, lo so, è solo di transizione, ma spero
comunque che vi sia piaciuto.
Scrivo nel poco
tempo che ho a disposizione, oramai aggiornare regolarmente
è diventato qualcosa di utopico.
Ne soffro,
perchè ho così tante idee che non vedo
l’ora di scrivere, ma allo stesso tempo vorrei non arrivare
mai alla fine di questa storia T.T . Penso sempre a quel giorno: so
già che mi sentirò vuota e triste.
Ad ogni modo,
allontaniamo i pensieri tristi e concentriamoci sul presente, su questo
capitolo.
Starete odiando
Anya, me lo sento.
Anche io la sto
odiando ( Dillo, cavolo!) Pure Boris non ne può
più XD, infatti ha chiesto consulto al dottorino Ivanov,
che, aihmè non è stato di grande aiuto -.-. ( Fa
solo il laureato della situazione nd Boris -.-) ( Hey, io questa laurea
me la sono sudata <.< nd Yuri).
Dedico una canzone
a questo capitolo: “We Can Hurt Together” di Sia.
Vi consiglio di
ascoltarla, e di immaginarla come musica di sottofondo per la scena in
cui troviamo Anya sul punto di confessare tutto ad Hilary e poi durante
la sua passeggiata in spiaggia con Boris.
(*filmmentalimodeon)
Ok, adesso
“tacquo” e lascio a voi giudicare.
Fatemi sapere.
Grazie per la
pazienza XD
Alla prossima,
Henya.
|
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Capitolo 34 *** Counting stars ***
Ore 3.00 del mattino circa. Notte prima del matrimonio.
“ Forza, Yuri, rispondi, ti prego!” mormoro tra me e me, attendendo invano una risposta dall’altro capo del telefono.
Cazzo.
Con un gesto del dito pongo fine alla telefonata, stringendo tra le mani il cellulare.
Perché non rispondi, Yuri!
Mi prendo un attimo di riflessione, durante il quale cerco di respirare profondamente ad occhi chiusi.
Non ho altra scelta, devo chiamare lui.
Un ultimo respiro e do il via all’ennesima telefonata, stavolta cambiando il destinatario.
“ Su, rispondi, dai…”. Spero che almeno lui si degni di rispondere. Il mio corpo freme nell’attesa e dopo una manciata di secondi…
“ Pronto?” finalmente risponde, anche se con voce impastata dal sonno.
“ Kai, ascolta…”. Non so da dove iniziare: mi manderà sicuramente al diavolo.
“ Boris, che diavolo vuoi a quest’ora della notte?” chiede con tono infastidito. Come biasimarlo.
“ Ehm…la polizia mi ha fermato e mi ha sequestrato l’auto e la patente. Mi serve un passaggio a casa!”.
“ Cosa? Non me ne fotte proprio niente. È un problema tuo, risolvilo da solo!” asserisce minaccioso.
“ Andiamo Kai, ci vorrà un attimo. Non ho neanche i soldi per prendere un taxi”. Il mio tono non è mai stato così supplichevole.
“ Non mi interessa, torna a piedi!”.
Cacchio, cacchio.
“ Aspetta, aspetta!” . Richiamo la sua attenzione prima che chiuda la chiamata “ Vieni almeno a prendere Anya!”. Stringo gli occhi e i denti, come chi è stato appena preso con le mani nel sacco.
“ Anya?!”. È la sola cosa che riesce a dire, e in un modo che riesco persino a visualizzare nella mente l’accenno di stupore sul suo volto.
Seguono alcuni secondi di silenzio, durante i quali immagino che si staranno affollando nella sua mente milioni di domande, di cui ho timore a dare una risposta. Tuttavia, capisco che ha deciso di rimandare a dopo le spiegazioni, non appena chiede con tono fermo e deciso: “ Dimmi dove cazzo sei?”.
***
Il giorno precedente
La mia mano si muove fino ad arrivare al comodino, per spegnere l’aggeggio infernale che ogni mattina mi ricorda che un altro giorno di lavoro sta per iniziare, ahimè.
Mi rigiro dall’altra parte del letto e stringo gli occhi, quasi come a volere riprendere il sogno che avevo lasciato a metà, ma qualcosa mi impedisce di farlo.
È ancora questa dannata sveglia, che continua insistentemente a costringermi ad alzarmi.
“ E va bene! Hai vinto!” esordisco ad alta voce, alzandomi di scatto per puntare i miei occhi minacciosi verso l’oggetto in questione, ma…con grande sorpresa mi accorgo che non era la sveglia a suonare.
Ma che cazz…? Rimango qualche secondo interdetto, cercando di capire cosa sia questo strano rumore e improvvisamente realizzo che qualcuno sta suonando alla porta.
Chi diavolo è a quest’ora? Sono solo le undici del mattino!
Mi alzo controvoglia, tenendomi in equilibrio per non ricadere indietro sul letto, e con le stesse movenze di uno zombi mi avvio ad aprire la porta.
“ Cavoli, ma chi è a quest’ora?” mugugno sbadigliando e grattandomi il fondoschiena.
Passo dalla porta della cucina e i miei occhi scorgono una figura sul divano: Anya si è di nuovo addormentata qui? Me ne ero persino dimenticato. In effetti, ieri sera abbiamo proprio esagerato, lo dimostrano le bottiglie sparse ovunque in giro per la casa.
Cavoli, continuano a suonare. Ma chi diavolo è?
Apro con fare alterato la porta per vedere la faccia di colui che osa disturbare a quest’ora. Gli spezzerò quel dito che tiene premuto sul pulsante del campanello.
Ma l’unica cosa che riesco a fare, alla vista della persona dietro la porta, è esclamare un sonoro:
“ Oh cazzo!”.
Richiudo violentemente la porta per poi correre di fretta e furia in cucina.
“ Anya! Anya! Svegliati!” . La agito in tutti i modi, per svegliarla , ma lei sembra un masso di pietra che si limita a mormorare qualcosa di incomprensibile nel sonno.
Bussano violentemente alla porta. “ Apri questa cazzo di porta, Boris!” .
Cavoli! Non vuole muoversi. Svegliati Anya, o…
Se la vede qui, a casa mia, in queste condizioni, chissà cosa potrebbe pensare.
Sono confuso, e l’essermi svegliato due secondi fa non mi aiuta a ragionare. Di là continuano a bussare, mettendomi ansia, e io qui, mi osservo in giro, indeciso sul da farsi.
Calma Boris, calma!
Afferro il lenzuolo caduto a terra e copro interamente il corpo di Anya, quasi a mo’ di mummia, per far sì che sia completamente nascosta e infine, assicuratomi che non ci sia in giro qualche indizio pericoloso, ritorno velocemente alla porta. Prendo un profondo respiro e apro, fingendomi, per quanto mi sia difficile, sereno e tranquillo.
***
“ Kaai!” esordisce allegramente con un sorriso del cazzo, come se niente fosse successo.
“ Si può sapere perché mi hai chiuso la porta in faccia?” domando con aria minacciosa.
“ Perché…” . Non sa che dire. Si schiarisce la voce, come a perdere tempo e pensare a una scusa “…avevo delle cose di là…cosa sei venuto a fare?” domanda infine, deviando la conversazione.
Il solito deficiente.
Faccio un passo avanti, come a voler entrare, ma lui mi si para davanti, come a voler impedirmelo.
“ Posso entrare?” chiedo con aria investigativa.
Non sembra molto d’accordo. Ci pensa un po’ su, e alla fine decide di farsi da parte per lasciarmi entrare.
Molto strano…
Faccio qualche passo avanti e la prima cosa che noto è un gran casino in giro per la casa.
“ Allora? Si può sapere cosa devi dirmi?”. A modo suo cerca di richiamare la mia attenzione su di lui.
Un sacco di bottiglie vuote sparse in giro, vestiti: insomma, nulla di nuovo. Il solito disordine di Boris. Mi chiedo cosa ci sia di così scandaloso.
“ Aspetto da un’ora il tuo arrivo in officina, mi serve un controllo alla mac…”. Stavo per iniziare a spiegare il motivo della mia inaspettata visita, ma qualcosa di strano cattura la mia attenzione.
Ma che cazz…?
“ E’ un cadavere?” chiedo ironico e allo stesso tempo stranito, indicando quel lenzuolo sul divano, che sembra nascondere una figura umana.
“ Ehm …” . Boris si porta una mano alla nuca. “ Diciamo che l’ho completamente stesa!” afferma beffardamente, facendomi intuire cosa possa essere accaduto . “ Quindi, stavi dicendo?”.
E a giudicare dall’aria che qui dentro si respira, ci hanno dato dentro anche col fumo…
Decido di spazzare velocemente via queste immagini dalla mia mente e torno al mio discorso.
“Mi serve un controllo alla macchina…”. Io continuo a parlare, ma gli occhi di Boris puntano altrove. Sono fissi su quel lenzuolo, quasi avessero timore di qualcosa di inspiegabile. “Fa uno strano rumore”.
“Davvero?” si limita a dire, non staccando gli occhi da quel punto. Ho la sensazione che non mi stia ascoltando.
“Davvero!” ripeto, puntando gli occhi al cielo.
“ Ehm, sì, ok…” . Continua a grattarsi la nuca “Tu aspettami in officina, arrivo tra un quarto d’ora”.
No, forse non ci siamo capiti.
“ No, ti aspetto qui! So benissimo che il tuo quarto d’ora equivale a un’ora!” gli ricordo con tono seccato.
“ Andiamo Kai, devo sistemare una faccenda e arrivo!” chiede quasi in una supplica.
“ Senti, mi dispiace avere interrotto qualcosa di davvero emozionante, ma adesso ti metti un cazzo di pantalone e una maglietta e porti il culo in officina! Sto già perdendo troppo tempo!”. Adesso mi incazzo veramente. Non mi interessa se stava scopando o altro. È quasi mezzogiorno, e io avrei delle cose da fare.
Vorrebbe dirmene di tutti i colori, lo sento, ma si limita a stringere un pugno e incenerirmi con lo sguardo.
“Ok, va bene!” afferma arrendevole e allo stesso tempo irritato. “ Ma potresti almeno aspettarmi giù, in macchina?”.
Boris mi indica di andare via.
Sì, credo che questo si possa fare.
Decido di andare via , non prima di dare un’ultima occhiata alla figura misteriosa avvolta nel lenzuolo, che proprio in questo preciso istante si muove leggermente e il lenzuolo si sposta, scoprendo un braccio di quella che suppongo sia una ragazza, o almeno così spero.
“ Bel braccio…” affermo divertito, facendo irritare ulteriormente Boris, che mi prende per le spalle e mi spinge a forza verso l’uscita.
***
Spingo verso la porta Kai, che stamattina sembra essere, stranamente, più curioso che mai, e chiusa la porta emetto un sospiro di sollievo, mimando il gesto di asciugare il sudore dalla fronte.
“ Cazzo, mi sono salvato per un pelo!”.
Ritorno velocemente da Anya per togliere il lenzuolo e stavolta strattonarla per bene in modo che si svegli una volta per tutte.
****
Stavo dormendo in un sonno profondo, ma improvvisamente sento qualcosa scuotermi con forza, costringendomi ad aprire gli occhi. Sollevo leggermente le palpebre e scorgo la figura di Boris.
“ Boris… lasciami dormire!” lamento, cercando di liberarmi dalla sua presa e ritornare nel mondo dei sogni.
“ Svegliati, devo andare via, e anche tu! Sei in ritardo!”.
Sono in ritardo. Pff!
Cavolo, Dana me ne dirà di nuovo di tutti i colori. Mi viene quasi da ridere, ma mi trattengo, per non fare irritare Boris.
“ Ascolta, io ho fretta! Ti lascio qui, fai quello che vuoi, quando vai via ricorda almeno di chiudere la porta e portarmi le chiavi più tardi in officina!” .
Cerco di seguire il filo del suo discorso, mentre la mia vista sfocata scorge la sua figura lasciare delle chiavi sul tavolino e poi correre via.
La porta si chiude, provocando un rumore quasi assordante per le mie sensibili orecchie.
Credo che dormirò altri due minuti…
Cammino velocemente verso la caffetteria, quasi corro, sistemando nel frattempo i miei capelli, legandoli in una stretta coda. Ma i miei movimenti diventano più lenti, proprio in procinto di entrare, non appena mi rendo conto che c’è parecchia confusione dentro. Il rumore della porta attira l’attenzione dei presenti su di me.
“ Sarizawa! Aspettavo proprio te!” afferma la vipera bionda, con allegria.
“ Già, anche io aspettavo proprio te” ribadisce Dana a suon di minaccia.
“ Ho fatto tardi, lo so, scusami!”.
“ L’ennesimo ritardo. Fallo di nuovo e sei fuori!” dichiara senza mezzi termini.
Non posso permettermi di perdere questo lavoro, o io e Hope andremo a finire in mezzo ad una strada.
“ Non succederà più, promesso!”.
“ Lo spero per te. E adesso pensaci tu alla tua amica!” mi ordina pungente, indicando la figura della bionda, che raggiungo a passi lenti e stanchi.
“ Sarizawa, so che tu non te ne intendi, ma secondo te il verde delle tovaglie si sposa bene con il rosa delle tendine? O mettiamo quelle bianche?”.
Si prospetta una lunga e dura giornata.
***
“ Hai già deciso cosa fare stasera?”.
“ Nah”.
“ Dai, non dirmi che andrà a finire come l’addio al celibato di Yuri?”.
“ Non lo so!”.
Boris sta controllando il motore della mia auto, riempiendomi nel frattempo la testa di domande.
“ Che cosa significa che non lo sai? Andiamo…l’ultima pazzia prima del grande giorno!”.
“ Sono cambiati i programmi, purtroppo!” inizio a dire, osservando alcune foto appese al muro, quelle del compleanno di Anya.
“ Che vuoi dire?”. Interrompe improvvisamente il suo lavoro, alzando il capo e fissandomi minacciosamente.
Il cinese non è in nessuna foto: probabilmente non c’era.
“ Allora? . Boris mi riporta alla realtà.
“ Che stasera devo badare a mia figlia!” confesso, lasciandolo spiazzato a metà.
“ Stai scherzando?”. Ecco che si avvicina puntandomi uno strano oggetto appuntito, forse senza rendersene conto.
“ No, non sto scherzando!” rispondo, tenendo gli occhi fissi su quell’oggetto inquietante e pericolosamente vicino a me.
“ Io non ci posso credere!” esclama quasi al limite della disperazione, continuando a muovere quell’aggeggio vicino al sottoscritto. “ Due amici che si sposano , e due feste di addio al celibato fallite! Ma che cazzo ti sposi a fare?”.
“ Ascolta…”. Forse è meglio intervenire. Per prima cosa gli indico di allontanare quell’arnese dalla mia faccia il prima possibile, cosa che lui fa immediatamente “ Non ho detto che non faremo niente!” gli spiego con calma.
“ oh si certo, passeremo la serata guardando cartoni animati e raccontando storielle del cazzo!” lamenta infastidito, tornando al suo lavoro.
“ Aspetteremo che si addormenti e poi dirò a Reina di rimanere a casa a controllarla!”.
“ Dici sul serio?” domanda insospettito.
La mia espressione lo rassicura che sarà così.
Sul suo viso si dipinge un sorrisetto beffardo, poi ritorna a lavoro, mentre io continuo ad aggirarmi per l’officina.
“ Quindi, chi era quella tizia avvolta nel lenzuolo?” domando investigativo, facendo finta di sfogliare una rivista, messa lì su un tavolo, in mezzo ad altri oggetti.
Silenzio. Non risponde.
“ Una tizia, appunto!” risponde fingendo pacatezza nel tono, continuando a maneggiare alcuni fili.
Ti conosco da troppo anni, Boris Huznestov, so quando menti. Non hai mai avuto il pudore di nascondere le ragazze ai tuoi amici, anche se dormivano nude nel tuo letto, lasciavi comunque sempre la porta aperta quando andavi in bagno e la maggior parte delle volte erano ragazze di una certa fama al liceo.
Dunque, mi chiedo… da quando tutta questa privacy?
Ad ogni modo, volevo solo indagare sul suo strano comportamento. Non mi interessa sapere chi era quella ragazza. Sarà una delle sue solite conquiste in uno dei pub più squallidi della città.
“ Ci metterai molto?” chiedo con tono scocciato.
“ Il tempo che ci vuole! Va’ a fare un giro!” replica con fare alterato.
***
“ No forse è meglio metterlo così, da questo lato!”.
“ Eva, è proprio la posizione che questo tavolo aveva all’inizio ed hai detto che non andava bene!” le ricordo al limite dell’esaurimento.
“ Sì, lo so. Ma mi convince di più il buffet da questo lato!”. Lo sta facendo apposta per farmi impazzire me lo sento. Mi ha fatto cambiare la disposizione dei tavoli dieci volte e non è mai contenta. “Voglio che sia tutto perfetto! Mi capirai quando organizzerai il tuo matrimonio con Rai!” aggiunge sarcastica.
Ed ecco che lascio cadere il tavolo bruscamente, provocando un rumoroso tonfo.
“ Stai attenta, non voglio averti sulla coscienza!”.
Io ti avrò sulla coscienza se non stai zitta! Potrebbe almeno dare una mano invece di dare ordini come una bambina viziata.
Oh bene! Il suo quasi marito è appena entrato in caffetteria: chi l’ha invitato?
“ Tesoro!” esclama lei con un sorriso a trentadue denti. “ Come mai qui? Sei venuto a controllarmi?”.
“ Ero in zona ed ho pensato di dare un’occhiata…” si limita a dire guardandosi intorno.
“ Hai già organizzato qualcosa con i ragazzi?” domanda lei curiosa.
“ No, perché stasera mi toccherà fare il babysitter, dimentichi?” le ricorda ironicamente, mentre io sono a pochi passi da loro a sistemare delle cose sui tavoli.
“ Ah, già! Mi dispiace, davvero!” afferma fingendosi dispiaciuta.
Ora lui dirà ironico – sì certo –
“ Sì, certo…”.
Wow adesso prevedo pure le sue risposte.
“ Vado a vedere come procede la preparazione dei cocktail in cucina!”. Si congeda, non prima di dare un bacio a stampo al suo futuro marito, che rimane qui, in piedi a pochi passi da me, con le mani in tasca a osservare chissà cosa.
“ Imbarazzante, vero?”.
Ha detto qualcosa? Sta parlando con me?
“ Che cosa?” chiedo interrogativa, fingendomi indaffarata a disporre dei bicchieri nel modo più simmetrico che mi riesce.
“ Fare da cameriera ad una festa in cui in realtà non vorresti essere”.
“ E chi ti dice che non voglio esserci?”. Mi muovo velocemente verso un altro tavolo, passandogli proprio sotto al naso, ed evitando di incrociare il suo sguardo.
“ La tua faccia!” afferma compiaciuto.
Mi sta facendo innervosire. Perché vuole intraprendere questa conversazione? Potrebbe anche fare finta di non conoscermi, ogni tanto. Non mi offendo mica.
***
Ok. Forse mi piace stuzzicarla. Perché quando le rivolgo la parola entra nel panico. Lo conferma il fatto che la sua organizzazione simmetrica nel disporre i vari oggetti sul tavolo sta piano piano scomparendo.
Sto per afferrare un bicchiere, lo stesso che causalmente sta per prendere lei, al contatto con la mia mano lei sembra spaventarsi e sobbalza improvvisamente facendo cadere qualche bicchiere a terra infrangendosi in mille pezzi.
“ Guarda che hai combinato! Si può sapere cosa stavi facendo?” mi sbraita contro.
“ Volevo solo sistemare quel bicchiere!” mi giustifico, fingendomi pentito.
“ Perché non ti fai gli affari tuoi?” conclude alterata, abbassandosi a raccogliere quei frammenti di vetro. Mi abbasso anche io, per cercare di aiutarla, anche se mi viene impedito. “ Per favore, allontanati! Non vorrei che ti rovinassi le mani prima del tuo matrimonio!” afferma con una punta di sarcasmo.
Ok, ok.
“ Che succede qui?”. È arrivata la preoccupazione in persona.
“ Niente, ho fatto per caso cadere dei bicchieri, niente di grave!” la tranquillizzo, prima che si allarmi inutilmente.
“ Ti sei fatto male?”.
“ No…” spiego con aria assorta, distogliendo lo sguardo da Anya che va via e si dirige altrove.
“ Ascolta, perché non ti rilassi un po’…magari sei solo un tantino emozionato per domani!” mi consiglia preoccupata Eva, stringendomi le mani.
“ Sì, forse è meglio…”.
***
“ Che idiota!”. Affermo alterata gettando quei pezzi di vetro nel cestino della spazzatura.
Lo odio, lo detesto, lo…grrr. Non lo sopporto, ecco.
La sua sola presenza mi manda in bestia. Non fa altro che darmi fastidio, anche solo respirando. Gli piace mettermi in difficoltà e sembra quasi che voglia farmi esplodere da un momento all’altro. Cerco di fare la persona indifferente, che non vuole dargli la soddisfazione di mostrargli quando la mia vita faccia schifo in questo momento e di quanto io stia soffrendo a causa sua, ma ogni volta è una dura sfida con me stessa. Avrei voluto prendere quei bicchieri e lanciarli sulla sua faccia per rovinargli quel sorriso del cazzo che ha ogni volta che si compiace della sua arroganza nei miei confronti e ad ogni bicchiere rinfacciargli tutto quello che mi ha fatto.
E invece no, eccomi di nuovo qui, chiusa in un bagno a stringere i pugni, insultarlo mentalmente e lottare contro le lacrime.
***
“ Si è addormentata?” chiede speranzoso Boris.
“ No!” rispondo per l’ennesima volta.
“ Cazzo! Lo sapevo. Quella bambina soffre di insonnia. Sono le dieci di sera ed è più vispa di noi tre messi assieme! Secondo me ha qualcosa di strano, i bambini dovrebbero andare a letto alle nove!”.
“ Non quelli di oggi!” interviene Yuri con la sua aria saccente.
“ Oh bene!”. Conclude rassegnato.
“ sono le cattive abitudini, quali la televisione, videogiochi e dolciumi che rendono i bambini così vispi la sera!” continua a spiegare il dottorino, mentre sorseggia la sua birra.
“ Aspetta, metto come sottofondo la musica di un documentario palloso, così almeno mi addormento per bene mentre ci illustri le tue teorie!” afferma Boris con aria di sfottimento, facendo finta di prendere il cellulare.
In tutta risposta viene fulminato dai suoi occhi di ghiaccio.
“ Voglio morire” continua a lamentare, lasciandosi scivolare sul divano.
“ Kai, mi fai vedere un altro cartone?” mi domanda la piccola con aria furbetta.
“ Uccidetemi, vi prego… Questo domani si sposa e la sera prima fa vedere i cartoni animati a sua figlia…la cosa è già strana di suo…” mormora Boris a bassa voce, tappandosi poi la bocca con una bottiglia di birra che beve in meno di tre secondi.
“ Dopo questo crolla, ve lo assicuro!”.
“ Si certo, se non crolliamo prima noi…”. Stavolta a commentare è Yuri.
Eva me l’ha proprio combinata coi fiocchi. Lei se la starà spassando, immagino.
***
“ Hey Anya, mi versi un po’ di gin?”.
“ Ma sei impazzita, ti ricordo che sei incinta!”.
Non stiamo parlando. Stiamo urlando. Questa caffetteria si è trasformata in un covo di galline che ballano e bevono senza freno. La musica ad alto volume contribuisce a stordirle ancora di più.
“ Lo so, stavo scherzando!”.
Le sorrido complice, e le propongo un succo ai frutti tropicali, che accetta immediatamente.
“ Sai, pensavo una cosa più tranquilla! A questo punto poteva benissimo fare la festa in una discoteca!”.
Faccio fatica a sentirla. C’è un tale frastuono.
“ Ovviamente lo ha fatto apposta per rompermi le…”.
“ Sarizawa! Due Mojito per le mie amiche e uno per me!”.
Ecco, non ho potuto concludere la mia frase, a causa del suo arrivo.
Verso il contenuto nei bicchieri e fingendo un sorriso quasi falso quanto il loro, glieli servo e per fortuna spariscono all’istante, mischiandosi nella folla.
Stasera diventerò sorda.
“ Io vado a mettermi comoda in un divanetto, possibilmente vicino agli aperitivi!”. Hilary prende il suo bicchiere e muovendosi a ritmo di musica va a sedersi vicino al buffet, probabilmente la sua parte preferita dell’intera serata. La capisco, in fondo. Come me, anche lei non conosce nessuna di queste oche.
Spero che Hope sia a casa e che Hiwatari non l’abbia portata in qualche posto squallido.
***
È passata un’altra ora. Ed Hope non dà segni di cedimento. Fissa assorta lo schermo, e la cosa strana è che persino Yuri e Boris sembrano seguire appassionatamente l’episodio.
Non era proprio così che avevo in mente di trascorrere la serata prima del mio matrimonio. In realtà non ho mai avuto intenzione di sposarmi. Cosa mi ha spinto a farlo?
“ Pensieri bui prima del grande passo?”.
Yuri sembra leggermi nel pensiero.
Inquietante.
“ No… stavo solo pensando”.
“ Kai…non offenderti, ma io e Boris ne abbiamo parlato in questi giorni e ci chiedevamo se…tu fossi cosciente di quello che stai facendo”.
Da quando questi due si consultano alle mie spalle.
“ Insomma, Kai Hiwatari che si sposa: dovrebbe essere una notizia da prima pagina!” interviene Boris.
“ Sì, in effetti eri tu quello che mi aveva detto di pensarci prima di fare il grande passo, che il matrimonio è una prigione…”.
Perché mi stanno facendo tutti questi discorsi?
“ E poi la tua fedeltà è pari a 0. Eva non passa dalle porte. L’hai cornificata mille volte, e hai pure una figlia…”
Perché Boris parla a sproposito? Mi sa che ha esagerato con le birre…Adesso lo faccio tacere all’istante.
Cambiamo discorso. Ho già i miei conflitti interiori da qualche giorno, non voglio che contribuiscano anche loro.
“ Perché non ci parli della ragazza mummia?” propongo con fare beffardo.
E come avevo previsto, si è zittito improvvisamente.
“ La ragazza mummia?” interviene curioso Yuri.
“ Sì, la misteriosa ragazza che hai avvolto nel lenzuolo per non farmela vedere!”.
I suoi occhi saettano da un volto all’altro.
***
la ragazza mummia? Ma perché Kai si è fissato con questa storia? Che sappia chi è veramente? Sospetta qualcosa? Io…
“ Perché dobbiamo parlare di questo?” domando scocciato.
“ Perché la questione sembra imbarazzarti, e metterti persino paura, quindi vuol dire che ci nascondi qualcosa!”.
Mi sento sotto interrogatorio. Credo di star sudando freddo. Kai poggia la sua bottiglia sul tavolino e attende una mia risposta. Anche Yuri sembra incuriosito dalla faccenda, ma io non so proprio cosa dire.
“ E’ una ragazza, tutto qui!” spiego senza aggiungere altro. “Perché vi interessa?”.
“ Non lo so, diccelo tu!”.
“ Basta, mi avete rotto!”. Mi alzo bruscamente dal divano, per porre fine a questa conversazione. Me ne vado, tanto qui tra un po’ ci addormentiamo e la conversazione sta degenerando. A domani!”.
Mi alzo e me ne vad,o fingendomi furioso.
Non era mia intenzione reagire così, ma non sapevo come uscire fuori da questa situazione.
***
“ La festa è già finita?”.
Una voce alle mie spalle mi costringe a voltarmi. È Boris.
“ Come puoi ben vedere…”. È Dana a rispondere, acida come sempre.
“ Ma…”. Dalla sua espressione intuisco che ci è rimasto male. Si aspettava di trovare tante oche, e invece c’è solo desolazione e sporcizia in giro. “ Ma è solo mezzanotte!” mi ricorda, invitandomi a guardare l’orologio.
“ Lo so, ma Eva era preoccupata per le sue occhiaie di domani. Deve riposare nove ore la signorina, in modo che la sua pelle e le sue rughe siano distese domani” gli spiego mimando i gesti di Eva, quando poco fa ci ha spiegato questa sua teoria. Io e Dana volevamo scoppiare in una fragorosa risata, ma siamo state costrette a trattenerci.
“ Io non ho parole…” si limita a dire con aria depressa, accasciandosi su uno sgabello vicino al bancone.
“ E la festa di addio al celibato?” chiedo curiosa.
“ Non ne voglio parlare. È stato tutto così deprimente. Bah”. Sembra proprio depresso e disgustato dalla vita. “ Dimmi che è avanzata almeno qualche bottiglia di vodka!” chiede speranzoso.
Boris, quasi avesse un radar, riesce a sentirne la presenza e a rintracciarle. Afferra un bicchiere, forse anche usato, e lo riempie fino all’orlo. Lo beve tutto d’un sorso e come se non bastasse adesso beve anche dalla bottiglia, avidamente.
Deve avere passato proprio una brutta serata, a giudicare dalla sua faccia. E a dire la verità, neanche io mi sono divertita.
***
Yuri è appena andato via. Porto al piano di sopra la piccola, cercando di non svegliarla. Alla fine, seppur molto tardi, è riuscita ad addormentarsi.
Mi hai rovinato l’addio al celibato. Beh, in realtà l’ha rovinato a Boris: sembrava tenerci più di me.
Pazienza.
In realtà non mi sentivo in vena di festeggiare. Che poi, cosa c’è da festeggiare? Non ho cambiato idea sul matrimonio, eppure domani mi sposo. Perché lo sto facendo?
Adagio Hope sul mio letto, dove di solito dorme Eva e a proposito, chissà se avrà finito la sua festa…
Odio questo momento, quando si spengono le luci, e inizi a fissare il soffitto aspettando che i tuoi occhi si chiudano. È in questi momenti, di assoluto silenzio, che la mente viene assalita dai pensieri più strani. E ultimamente mi succede spesso.
Yuri mi aveva avvertito del fatto che non avrei dormito.
Sbuffo sonoramente, posizionandomi di fianco, per osservare Hope dormirmi accanto.
Dorme serenamente. Il suo petto si muove a un ritmo regolare.
È così strano. Fino ad un anno fa non mi ricordavo neanche di avere una figlia, e fino ad un anno fa non avrei mai pensato di sposarmi…
***
“ Domani Kai si sposa” afferma con aria assorta Boris, per poi scoppiare in una grassa risata, apparentemente priva di senso. Ha bevuto, ed anche tanto. E a giudicare dalla mia vista sfocata, anche io ho esagerato. Infatti, vengo coinvolta dalla sua risata e inizio a ridere anche io, seppur senza motivo.
“ E invece…” cerco di riprendere fiato “…Rai ha lasciato me!” per poi scoppiare di nuovo a ridere.
Non so cosa ci sia da ridere, so solo che non riesco a fermarmi. Mi sta venendo pure un gran mal di pancia a furia di ridere.
In realtà non c’è proprio nulla da ridere. E infatti, come se fossimo connessi, rallentiamo all’istante, come se ognuno fosse stato catturato da uno strano pensiero che lo riporta immediatamente alla realtà.
“ Kai si sposa… e Rai mi ha lasciata…” sussurro tra me e me.
Cala il silenzio.
Ora che ci penso, Boris doveva accompagnarmi a casa, ma il tragitto sta sembrando infinito. Credo abbia cambiato rotta e non sa neanche lui dove stiamo andando.
Improvvisamente, nel buio della notte che ci accompagna in questo viaggio, vedo delle strane luci. Luci rosse, poi blu. Mi sento strana. Credo che l’alcol mi stia salendo al cervello. Non riesco più a vedere bene la strada di fronte a noi, e tutto mi appare sfocato, anche i suoni. Tranne uno, che riecheggia nella mia testa, quasi fosse un allarme.
La mia testa pesante si accascia indietro e gli occhi si chiudono.
Riesco solo a sentire un mormorio di sottofondo.
Sembra la voce di Boris e l’altra mi è sconosciuta.
“ Ci deve seguire in centrale…”.
***
Percorro a passi decisi il lungo corridoio.
Giro a destra e li vedo accasciati su una panchina con sguardo perso nel vuoto.
Decido, anzi, costringo me stesso a mantenere la calma e per quanto mi sforzi nel farlo, credo che la mia espressione incazzata nera faccia trasparire tutto.
Boris si accorge della mia presenza e con un gesto del gomito invita Anya ad alzarsi.
È ubriaca fradicia. Fa fatica a mettersi in piedi e attraverso le palpebre semichiuse mi osserva, come ad assicurarsi che sia io; poi inizia a camminare, reggendosi a malapena in piedi, mentre Boris non riesce neanche a guardarmi negli occhi.
Il silenzio regna sovrano in auto. Si respira un’aria decisamente tesa.
Boris siede sul sedile accanto al mio, guardando oltre il finestrino, assorto nei suoi pensieri o, semplicemente troppo ubriaco persino per pensare. Stringo le mani sul volante, e ogni tanto osservo il riflesso di Anya, seduta dietro, con la testa leggermente inclinata ed occhi chiusi. Anche lei troppo ubriaca per rimanere sveglia.
E in tutto questo io mi chiedo ancora che cazzo ci faccio, la notte prima del mio matrimonio, in auto con Boris e Anya ubriachi fradici. Per giunta recuperati in una centrale della polizia. Ma soprattutto perché cazzo questi due sono insieme?!
Cos’è tutta questa storia?
Stringo i denti e muovo nervosamente le mani, quasi volessi spezzare questo volante.
Freno bruscamente l’auto e invito, anzi ordino a Boris di scendere immediatamente. “Scendi!”.
Mi osserva confuso. “ Casa mia è a dieci isolati da qui!” mi ricorda seccato.
“ Lo so…” mi limito a dire, nella speranza che riesca a intuire il messaggio implicito.
“ Andiamo, Kai, cosa ti costa accompagnarmi fino a casa?” lamenta esausto.
“ Una passeggiata per pensare non ti farà male!” asserisco autoritario.
Trattiene una serie di imprecazioni, sbuffa e infine scende dall’auto chiudendo violentemente la portiera, iniziando il suo lento e barcollante cammino verso casa.
Rimetto in moto e proseguo la mia strada verso casa di Anya.
I miei occhi puntano ogni due secondi sullo specchietto retrovisore e ogni tanto la sento mormorare qualcosa di incomprensibile. Sono quasi sotto casa sua. Decido di frenare bruscamente, in modo da farla cadere in avanti, nella speranza che una bella botta in testa riesca a svegliarla.
“ Ahia…”. Ma cade in avanti, ancora dormiente.
Scendo dall’auto e apro la portiera per farla uscire, ma con mia grande sorpresa la trovo in una posizione assurda, distesa sui sedili e il viso quasi a terra. Sbuffo sonoramente e infilandomi in macchina cerco di tirarla fuori, come meglio mi riesce.
Ma cazzo! È un peso morto!
“ Vieni fuori, su!”. La tiro fuori trascinandola per le braccia e alla fine riesco nell’impresa.
Si ritrova adesso seduta a terra, nel vano tentativo di aprire i suoi occhi.
Adesso la parte più dura sarà portarla al quinto piano…
Rimango lì, in piedi davanti a lei, alla ricerca di una soluzione.
I miei occhi puntano improvvisamente in un punto.
Mi dispiace, ma non posso fare altrimenti…
***
Mi gira tutto e non riesco neanche ad aprire gli occhi. Vorrei solo vomitare e liberarmi da questo peso.
Non so. Mi sembra di vedere Kai, o Boris…non capisco, cavoli.
Tocco la superficie dove il mio povero sedere siede e capisco di essere sull’asfalto duro e roccioso. Ahi, che male. Questa gonna è troppo corta per sedersi su un asfalto, avrò tutto il sedere graffiato.
Mi aiuto con una mano e poi con l’altra e cerco di trovare la forza per rialzarmi. Ok adesso sono in piedi: riprenditi adesso, Anya, su! quello deve essere il portone di casa mia. Prima un passo e poi l’altro, su, su!
Sto per raggiungere il portone, ma improvvisamente un flusso di acqua ghiacciata mi colpisce alla schiena e non posso fare altro che urlare dallo spavento.
“ Aaah, ma…”. Non riesco neanche a parlare, l’acqua in faccia mi impedisce di farlo. Non posso neanche aprire la bocca. Ommioddio. È Kai con un tubo che mi sta facendo inzuppare di acqua. Ma…che, ma com…
“ BASTAAA!”. Urlo a squarcia gola supplicandolo di smettere. “ Ma sei impazzito??” urlo ancora una volta non appena smette di inondarmi e riesco a vedere la sua faccia chiaramente. “ Ma che diamine fai???!!” esclamo alterata, osservando sconvolta i miei vestiti completamente inzuppati.
“ Era l’unico modo per farti riprendere!” afferma con tono serio, gettando con un gesto repentino quel tubo in una parte del vialetto di casa.
“ Avresti potuto farlo in qualche altro modo!” gli ricordo, con aria furibonda, mentre sento le gocce di acqua scorrere lungo tutto il mio corpo. Questo è davvero troppo.
“ Sì, in effetti avevo intenzione di schiaffeggiarti, poi ho pensato che forse sarebbe stato troppo rude!” ribatte duramente, avvicinandosi minaccioso.
“ Avresti potuto farti gli affari tuoi!”. Ma come si permette!
“ Oh certo, e mi dici come saresti tornata a casa? Strisciando, ubriaca fradicia?!”.
Ormai questa conversazione si è trasformata in un botta e risposta, che vede l’uno più furioso dell’altro.
“ Di certo avrei preferito questo al tuo aiuto!” affermo acidamente.
“ Bene! La prossima volta che verrete fermati dalla polizia non azzardatevi a chiamarmi!” conclude puntandomi un dito minaccioso per poi voltare subito le spalle.
“ Non lo faremo!” replico, osservandolo andare via.
***
Questa è una situazione assurda. Mi disturbano nel mezzo della notte per risolvere i loro casini per poi lamentarsi pure!
“ Che poi che cazzo ci facevi con Boris a quest’ora?”. sono tornato di nuovo indietro, a passi da gigante, per ripuntare minacciosamente il mio sguardo su di lei.
Adesso voglio delle spiegazioni.
“ Saranno affari miei?!” risponde acidamente.
“ No, sono anche affari miei visto che mi lasci tua figlia per andare a ubriacarti con Boris! E poi da quant’è che ti vesti da puttana?”. Ecco, l’ho detto e sto pure indicando la sua mini gonna, e la sua scollatura da sgualdrina.
Stava per darmi uno schiaffo, ma riesco prontamente a fermare il suo braccio. Dalla sua espressione sorpresa non si aspettava una simile mossa.
“ Che c’è? Rai ti ha dato il via libera per spassartela con chi vuoi?” affermo sarcastico, quasi in un sussurro provocatorio.
A queste mie parole i suoi occhi diventano furibondi. Inizia a dimenarsi per liberarsi dalla presa al polso, ed esclamare con urla graffianti “ BASTA!”. Questa reazione mi costringe a lasciare la presa e lei si accascia a terra urlando e piangendo quasi la stessi picchiando. Ma io resto qui inerme a osservare immobile ogni suo movimento. “ BASTA!” urla ancora, portandosi le mani in viso, quasi a graffiarlo. “ NON CE LA FACCIO PIU’!”. Mi sembra una reazione esagerata. “ SMETTILA DI RENDERE LA MIA VITA UN INFERNO!”. Ecco che si rialza, fiondandosi su di me. Sono costretta a bloccarla per le braccia, nel tentativo di farla calmare.
“ Vuoi calmarti? Non ti sembra di star esagerando? Il fumo Ti ha dato alla testa forse??!”. È impazzita.
“ Io ti odio. Io ti detesto. Non ti è bastato far andare via Rai?”.
Far andare via Rai?
“ Ma di che cazzo stai parlando!”. Con un movimento repentino si libera dalla mia presa, per poi fissarmi con disprezzo negli occhi ed esclamare con rabbia “ Rai mi ha lasciato. Sei contento? Ci sei riuscito!” confessa al limite della pazienza, quasi liberandosi da un peso enorme che la stava opprimendo da tempo.
Rimango interdetto al suono di queste parole.
Cosa vuol dire che Rai l’ha lasciata?
“ Cosa?”. Sono confuso, o forse allibito. O entrambe le cose. Il tono con cui mi è venuta fuori questa parola dalla bocca lo dimostra pienamente.
“ Hai capito bene!” rivela tra le lacrime singhiozzando. “ Hai finalmente ottenuto quello che volevi. Congratulazioni!” conclude con tono amareggiato per poi prendere la sua borsa da terra e voltarmi le spalle.
“ Io non ho mai voluto che ti lasciasse!”. Afferro il suo braccio, costringendola a guardarmi.
***
Non ci credo di avere appena rivelato tutto a Kai. Sono distrutta, psicologicamente e fisicamente. Non ce la faccio più. Forse non era il momento migliore per dirlo, ma la mia pazienza ha raggiunto un limite e non ho potuto trattenermi.
Sto per andarmene, ma la sua presa mi costringe a fermarmi e con mio disgusto osservarlo in faccia.
Non hai mai voluto che ci lasciassimo? Non ti credo!
“ Ah no? E allora perché ti sei sempre messo in mezzo? Perché hai sempre cercato di metterci il bastoni tra le ruote? Perché hai fatto di tutto per allontanarlo da me costringendomi a restare qui per l’affidamento di Hope?? E’ colpa tua se la mia vita va a rotoli!”. Finalmente sono riuscita a vomitargli addosso tutte quelle parole che per troppo tempo ho tenuto dentro di me.
“ Sei brava solo a dare la colpa agli altri!” asserisce alterato. “ Certo, dai pure la colpa a me! In fondo sono io che ti ho costretta a venire a letto con me! È colpa mia se quella sera sei venuta in macchina con me! È colpa mia se sei rimasta incinta! E’ solo e sempre colpa di Hiwatari! Sai benissimo che io non ti ho costretta a fare niente: se sei venuta con me è perché lo volevi!”.
Ma che cosa sta dicendo? Ma come si permette? Adesso vuole dire che la colpa sarebbe mia??!
“ Smettila di fare la parte della vittima! Smettila di dare sempre la colpa ad Hiwatari!”.
Inizia a confondermi. Rimango inerme mentre lui mi urla in faccia puntando minacciosamente il dito verso di me.
“ Smettila di dare a me la colpa se Rai ti ha lasciata! Se ti ha lasciata avrà avuto i suoi motivi!”.
Non so perché ma tutto inizia a vorticare nella mia mente. Gli effetti dell’alcol non sono ancora svaniti. Le sue parole rimbombano all’interno della mia testa, assordandomi.
“ Sai perché la tua vita è uno schifo?? Perché non hai MAI ammesso le tue colpe!”.
Ammettere le mie colpe…
“ perché in questa storia ENTRAMBI abbiamo delle colpe e tu non vuoi neanche ammetterlo a te stessa! Quindi non venire a dirmi tra le lacrime che la colpa è mia! Perché nel momento in cui lo dici, sai benissimo che non è affatto così…”.
***
Mi manca persino il fiato. Sento il mio petto esplodere. Decido di concludere qui il mio discorso, per poi riprendere il ritmo regolare del mio respiro.
Se prima ero incazzato nero e avrei potuto spaccare un muro, dopo avere detto tutto questo è come se mi fossi tolto un peso, mi sento quasi più leggero, ma non meno arrabbiato.
Lei resta lì, davanti a me inerme, persa in chissà quali pensieri. Sembra che abbia perso la facoltà di reagire. E forse anche io. Penso non ci sia più nulla da dire, quindi lentamente faccio un passo indietro, osservando punti indefiniti dello spazio e voltati i tacchi, decido di andare via.
***
Con aria assorta osservo la figura di Kai mettersi in macchina e andare via.
Non hai mai ammesso le tue colpe.
È anche colpa tua.
Entrambi abbiamo delle colpe.
Sono queste le parole che riecheggiano nella mia mente.
Mi sento strana. Come se improvvisamente il mondo mi fosse crollato addosso.
Le mie mani affondano nei capelli, come a voler trovare uno ragione e capacitarmi di tutto questo. Poi siedo su un gradino, e con le mani che coprono gli occhi, do sfogo all’ennesimo pianto della giornata, stavolta quasi liberatorio…
Devo riuscire ad accettare il fatto che Rai non fa più parte della mia vita oramai…
(questo è un video dedicato a Rai ed Anya https://www.youtube.com/watch?v=d_hjBcPzmbU )
***
Giorno del matrimonio. Casa Hiwatari.
“ Serve una mano?” domando, facendo capolino dalla porta della sua stanza.
Kai è alle prese con il nodo alla cravatta e la sua espressione disperata mi dà segno di risposta affermativa. E così mi avvicino, e inizio a sollevare il collo della sua camicia e a riposizionare la cravatta badando bene a equilibrare le due gambette. Credo che opterò per un nodo semplice.
Mentre sono intento a completare la mia impresa, i miei occhi non possono fare a meno di non notare il suo sguardo perso nel vuoto a fissare chissà cosa.
“ Stai bene?”.
Ci mette un po’ a rispondere.
“ Sì…”. Risposta alla Hiwatari: secca e decisa, anche se questa volta traspare una certa incertezza.
“ Tuo nonno verrà?” domando con una certa discrezione nel tono, alzando con un dito il suo mento, per facilitare il mio lavoro.
“ No. Il vecchio mi ha fatto avvisare dalla sua segretaria che non sarebbe potuto venire…” rivela, con aria superficiale.
La mia reazione non è poi così sorpresa. C’era da aspettarselo.Anche se penso avrebbe potuto scomodarsi per partecipare al matrimonio del suo unico nipote, nonché unico erede.Ma questa è la famiglia Hiwatari, o almeno, quel che ne resta.
“Hope…vieni qui!”.
“ No!”.
Sento la voce di Hilary in corridoio, e quella di Hope.
Improvvisamente la piccola passa davanti la porta correndo come un fulmine, seguita dalla cameriera e da mia moglie, che seppur incinta dii due gemelli, conserva ancora una certa agilità.
“ Vieni qui, devi vestirti!”.
Iniziamo con i capricci.
Kai chiude gli occhi, cercando probabilmente di far finta di non sentire le urla di sua figlia. Ed io sono quasi a un passo dal concludere questo benedetto nodo alla cravatta. Ma ecco che irrompe Boris nella camera “ Yuri, devi fare anche a me questo cazzo di nodo alla cravatta!”.
Ma quando è arrivato?
“ Un momento, sto per concludere qui!” affermo spazientito, affrettandomi a finire con Kai.
“ Sei venuto a piedi o volando?”. Kai rivolge questa strana domanda al platinato, con una certa acidità nel tono di voce.
“ Ho preso un taxi, come i comuni mortali!” replica lui, ancora più acido.
Ma di cosa stanno parlando?
Ecco ho finito! Do un ultima sistemata al vestito di Kai e nel frattempo cerco di capire il motivo del loro continuo battibeccare.
“ Si può sapere cosa avete?” intervengo interponendomi tra i due.
“ C’è che sono stato così stupido da chiedere aiuto a questo idiota!” spiega Boris, con aria alterata.
“ Ah, ora sarei un idiota! Ieri sera però ti ha fatto comodo il passaggio in auto!” ribatte duramente l’altro tenuto da me fermo alla mia destra.
Continuo a non capire.
“ Ma quale passaggio? Di cosa state parlando?”.
“ Il signorino è stato fermato dalla polizia perché guidava ubriaco fradicio!” rivela Kai, incenerendo con lo sguardo l’altro.
“ Cosa? Ti sei fatto ritirare di nuovo la patente?!” dico stavolta io, seriamente incazzato con il platinato. Non è la prima volta che succede, e di solito in questi casi è stato il sottoscritto a toglierlo dai guai.
“ Sì, ok, non iniziare con la tua ramanzina!” afferma seccato.
Ha pure il coraggio di dire una cosa simile!
Improvvisamente irrompe in camera Hilary, che tiene la piccola per mano: “Si può sapere dov’è Anya? Questa bambina fa i capricci per vestirsi!”.
Infatti è strano che non sia ancora qui. “Hai provato a chiamarla?”.
“ Sì, ma è irraggiungibile!” afferma mostrando il telefono che tiene in mano.
“ Beh forse Boris sa dov’è!”. Ci voltiamo tutti in direzione di Kai, che con occhi minacciosi fissa Boris.
Che significa?
“ Boris?” diciamo all’unisono io e mia moglie, voltando stavolta lo sguardo sul diretto interessato. Questi a sua volta guarda in cagnesco l’amico che lo ha messo in mezzo e poi inizia a portarsi una mano alla nuca, non proferendo parola.
“ Boris, dov’è Anya?” chiede investigativa Hilary.
“ Perché dovresti sapere tu dov’è Anya?” chiedo invece io. Sono molto confuso.
“ Io non lo so, Kai l’ha accompagnata a casa!” si giustifica.
Ed ecco che volgiamo di nuovo lo sguardo su Kai, alla ricerca di una spiegazione.
“ Io l’ho lasciata a casa!”.
“ Basta! Si può sapere di cosa state parlando? Cosa c’entra Anya con voi!”. Hilary ha perso la pazienza, e non posso biasimarla: con tutti questi giri di parole non stiamo capendo nulla.
“ Succede che stanotte insieme a Boris c’era anche Anya, ubriaca fradicia alla centrale di polizia!” confessa Kai, puntando minacciosamente un dito verso Boris.
“ Si può sapere perché era con te? Perché era ubriaca?!” domanda a Hilary, rivolgendosi prima all’uno e poi all’altro.
“ Beh, Boris sembra sapere più di me visto che si ubriacano e fumano insieme!”.
“ Boris, dimmi cosa diamine succede!”. Non ho mai visto mia moglie così iraconda.
“ Rai ha lasciato Anya. Anya era disperata. Anya l’ha confessato a me. Anya voleva dimenticare e divertirsi. Fine della storia!” confessa, infine, sintetizzando la storia, quasi fosse un telegramma.
Hilary è sconvolta. “ Ma…ma quando l’avrebbe lasciata? Perché io non so niente e perché diamine lo avrebbe detto a te e non a ME?!”.
“ Non lo so!” urla stavolta Boris al limite di un esaurimento nervoso. “ Chiedetelo a lei!”.
“ Come faccio a chiederlo a lei se non so nemmeno dov’è???” urla a sua volta Hilary furibonda.
“ Ok, basta! Calmiamoci! Sono sicuro che non appena troveremo Anya ci spiegherà tutto! Se Kai ha detto che l’ha lasciata a casa, sarà il primo posto in cui andare a cercarla, mi pare ovvio! Kai, tu vai in Chiesa, noi…” stavo per voltarmi in direzione dello sposo per ricordargli che oggi è il suo matrimonio e che farebbe bene a recarsi in chiesa, ma… “ Dov’è Kai?”.
È sparito.
“ Dov’è andato?” domanda Hilary ad occhi sbarrati.
“ Tra mezz’ora si sposa!” affermo, controllando l’orologio al polso.
***
Percorro a passi da gigante i cinque piani per poi arrivare alla porta e bussare violentemente. “Anya, apri!”. Non risponde nessuno. “Anya!”.
Ho caldo e questo vestito non è l’ideale per correre. La cravatta mi soffoca e con un gesto del dito allargo la stretta al collo. “ Anya, apri!”. Grido ancora più forte.
“ Kai!”. Questa voce non viene da dentro. Mi giro nella direzione interessata e… sono Yuri e Boris: mi hanno seguito. “ Kai, sei impazzito, tra meno di mezz’ora ti sposi, che cosa ci fai qui?” mi ricorda il rosso.
“ Devo prima risolvere una questione!” spiego con tono fermo, allargando con una mano la giacca del vestito. Cazzo, che caldo.
“ Non mi sembra il momento, ci penserai dopo!”.
Mi sto innervosendo, e di brutto.
“ Tu adesso mi dici dove cazzo si trova!”. Mi rivolgo a Boris, e lo osservo minacciosamente, a pochi centimetri dal suo volto.
“ Non lo so, come te lo devo spiegare?!” ripete esasperato, iniziando anche lui a sudare.
Stavo per fare un brusco gesto, ma la mano di Yuri mi ferma.
“ Come cazzo ti è venuto in mente di farla ubriacare? E dimmi, era lei quella ragazza a casa tua, l’altra mattina? Era per questo che la nascondevi?”. Credo che stia tremando l’intero palazzo.
“ Sì, era lei! Era lei!” ripete cercando di superare il tono della mia voce. “ se l’ho fatta ubriacare io? Certo, perché Boris porta sulla cattiva strada le brave ragazze! Sempre Boris, Boris, Boris! E invece NO! è stata lei a decidere di ubriacarsi e fare tutto quello che abbiamo fatto, perché mi sembra abbastanza grande e vaccinata da prendere da sola le decisioni!”.
Fare tutto quello che abbiamo fatto?...
Sono immobile, con gli occhi fissi e sospettosi su di lui. Cerco di regolare il respiro e non farmi trascinare dalla rabbia.
“ Avanti, perché non lo chiedi? Lo so che stai morendo dalla voglia di saperlo!” afferma in tono provocatorio Boris.
Di cosa sta parlando?
“ Su, avanti, chiedimelo!” sussegue a dire, sotto il mio sguardo perplesso.
Chiedere cosa?
“ Vuoi sapere se abbiamo scopato?” domanda.
Cos...?
“ E questo quello che in realtà ti interessa, no?”.
I miei occhi lo fissano sempre più sospettosi e perplessi.
“ No! Non abbiamo scopato!” rivela , quasi in tono liberatorio, accennando un sorriso sarcastico, di chi sa di avere toccato il punto della questione. “ Sei contento? Era quello che volevi sentirti dire? Perfetto, adesso abbiamo risolto ogni dubbio…” conclude, buttandomi in faccia queste ultime parole, per poi andarsene, sotto il mio sguardo pensieroso.
Non sono riuscito a dire nulla. Non so perché. È stato come se non avessi il diritto di dire nulla.
Solo adesso mi ricordo della presenza di Yuri al mio fianco. È rimasto, e rimane ancora adesso in silenzio, massaggiandosi con una mano la fronte.
“ Kai, ascolta…”.
“ Non dire niente” intervengo a bloccarlo.
Non serve dire nulla.
“ Posso almeno ricordarti che tra poco ti sposerai?”.
Non me ne sono di certo dimenticato.
Però, devo prima fare una cosa…
“ tu va’, raggiungi tua moglie e gli altri”
“ Kai, tu devi…”
“ Arriverò in tempo, te lo assicuro”.
Lo so che la cosa non lo convince, ma deve fare quello che gli dico.
“ Come credi di trovarla?”. Ecco , Yuri ha un grande intuito.
“ Ho i miei mezzi!” lo rassicuro.
Esita per una manciata di secondi, poi si arrende e con un cenno mi indica di non fare cazzate .
Ci proverò.
Credo di avere esagerato ieri sera, ma è stato necessario.
***
“ Allora, dov’è Kai? L’avete trovato? E Anya?” chiede Hilary preoccupata, fissando in cagnesco Boris, il quale decide di rimanere in disparte a fissare altrove.
“ Tranquilla, Anya starà bene e Kai dovrebbe arrivare a momenti…” o almeno spero.
“ Anya mi deve un sacco di spiegazioni!”.
“ Lo so, ma ci penseremo dopo! Adesso dobbiamo sperare che Eva, da brava sposa, ritardi di almeno mezz’ora!” affermo preoccupato.
“ Ma dov’è Kai?” chiede curiosa.
Prendo un respiro profondo. “ A cercare Anya…”.
Speriamo non faccia una cazzata.
***
Loving can hurt, loving can hurt sometimes
But it's the only thing that I know
La brezza marina accarezza la mia pelle. È una sensazione piacevole.
Il mare davanti a me è leggermente mosso. Le sue onde si increspano formando una schiuma bianca che si infrange sulla riva, arrivando appena ai miei piedi. Cammino da qualche minuto sulla spiaggia, tenendo in mano le scarpe e reggendo con una mano la punta del vestito, per evitare di rovinarlo.
Se mi sono preparata per andare a quel matrimonio? Sì.
Se ho cambiato idea durante il tragitto? Sì.
Se voglio andarci adesso? No.
Dopo quello che è successo la scorsa notte, non faccio altro che pensare che ho sbagliato tutto, che forse il vero colpevole di tutta questa storia è, almeno in gran parte, mia e che la vittima sia stata proprio lui, Rai.
When it gets hard, you know it can get hard sometimes
It is the only thing that makes us feel alive
Ho incasinato la mia vita, e di conseguenza anche la sua. Volevo costringerlo a vivere una vita che forse non voleva.
Non credo mi abbia lasciato perché non sentisse più amore nei miei confronti, ma perché si era reso finalmente conto che tutto questo era troppo per lui.
E io sono stata così sciocca da non rendermene conto.
Io l’ho amato e lo amo ancora. Ma devo accettare il fatto che è finita.
Se potessi tornare indietro non farei gli stessi errori.
We keep this love in a photograph
We made these memories for ourselves
Where our eyes are never closing
Hearts are never broken
And time's forever frozen still
Sono sicura che col tempo imparerò a conviverci. Conserverò nella mia memoria tutti i bei momenti passati insieme. Fra qualche anno mi ricapiterà di pensare a lui e l’immagine del suo volto impresso nella mia memoria mi farà sorridere ancora.
mi piace pensare che anche per lui sarà così e che non mi ricordi come la ragazza che gli ha spezzato il cuore o che l’ha fatto soffrire, ma come un bel ricordo.
So you can keep me
Inside the pocket of your ripped jeans
Holding me closer 'til our eyes meet
You won't ever be alone, wait for me to come home
Ho passato dei momenti veramente terribili durante questi mesi. Ho costretto Boris a consolarmi, ho mentito ad Hilary e cosa più orribile, ho trascurato la mia piccola Hope.
Vedere quei bambini giocare a palla sulla spiaggia, mi strappa un sorriso.
Avrò molto da farmi perdonare.
Adesso siedo qui, su quella stessa vecchia barchetta sulla spiaggia dove mi ha portato Boris e chiudo gli occhi, lasciandomi trasportare dal rumore delle onde del mare.
“ Finalmente ti ho trovata!”. Questa voce mi costringe ad aprire gli occhi.
È Kai, posto in piedi a pochi passi da me. Che cosa ci fa qui? E vestito in quel modo?
Non ho neanche voglia di rispondergli, dunque mi limito a osservare altrove, infastidita.
***
È stata dura, ma sono riuscita a trovarla.
Noto con stupore che si era preparata per venire al matrimonio, ma qualcosa (posso immaginare cosa) l’ha fatta pentire.
Finge di ignorarmi, guardando altrove, mentre il vento le scombina i capelli. E non sembra avere intenzione di parlare.
“ Ok, non vuoi parlare? Non parliamo!”.
***
Ma che cosa vuole? E poi…come ha fatto a trovarmi?
Non ha un matrimonio oggi? E perché adesso si sta sedendo sulla barca accanto a me??
Resto immobile, fingendo di guardare oltre l’orizzonte.
Non dice più niente. Anche lui sembra osservare il mare di fronte a noi.
Sta aspettando che sia io a dire qualcosa?
***
Vuole il gioco duro? Non sa con chi ha a che fare?
Possiamo rimanere qui fino a domani mattina. Non me ne andrò finché non si deciderà a parlare.
Che c’è? ha esaurito tutti gli insulti la scorsa notte?
Sono sicura che hai altro da dirmi, Sarizawa.
***
Inizio a torturarmi le dita, nervosamente e improvvisamente mi rendo conto di avere addosso ancora l’anello, quell’anello con cui Rai mi ha chiesto di sposarlo. Ho ancora vivida in mente l’immagine di lui che estrae in maniera buffa la scatolina andata a finire sotto il suo sedere, mentre sedevamo sul divano.
Inizio a girare e rigirare quell’anello, mai tolto dal mio dito.
È strano, ma mi fa ancora sorridere quella scena.
In tutto questo tempo non ho minimamente pensato di toglierlo. Forse perché non ho mai realmente accettato il fatto che sia finita. In qualche modo riusciva a farmi sentire legata a lui. Era quasi una speranza. Ma adesso mi rendo conto della realtà. E la realtà è che Rai mi ha lasciata e non torneremo più insieme.
***
Il tempo scorre e nessuno dei due sembra intenzionato a proferire parola.
Forse…
“ Kai…”.
Il flusso dei miei pensieri viene improvvisamente interrotto dal suo richiamo.
Le presto ascolto, osservando assorto un punto indefinito della spiaggia, mentre lei continua a osservare la distesa marina.
“ Se… tu potessi…tornare indietro… cosa…cambieresti?” chiede con tono lento e quasi tremolante.
Non mi aspettavo una simile domanda. Wow.
Prendo un respiro profondo e rifletto seriamente in una risposta.
***
Non so il motivo di una simile domanda. Mi è venuta fuori così.
Passa qualche attimo di silenzio.
“ Non si può tornare indietro, quindi è inutile pensarci” dichiara con voce fredda e decisa.
Wow. La sua solita risposta-non risposta alla Hiwatari.
“ Io invece cambierei tutto!” affermo alzandomi e scendendo dalla barca sotto il suo sguardo indifferente.
***
Voleva una risposta? L’ha avuta. È quello che penso, più o meno. Non possiamo passare la vita a pensare cosa sarebbe stato giusto fare o no. Siamo il risultato delle nostre azioni, dobbiamo accettarne le conseguenze, per quanto sia difficile.
“ Non hai un matrimonio, o sbaglio?” chiede voltandosi in mia direzione, laggiù, in piedi, sulla riva del mare.
“ Sì…è vero!” affermo stancamente, alzandomi e togliendo qualche granello di sabbia dal vestito, mentre scendo dalla barchetta. Suppongo lei non abbia intenzione di venire, tuttavia… “Chi baderà a Hope?”. È un modo indiretto per farle cambiare idea.
Ci pensa un po’ su per poi affermare con aria superficiale “ Magari verrò più tardi…”.
Suppongo sia un modo indiretto per dire sì.
La osservo un’ultima volta e poi mi avvio in auto. Non ho neanche idea di che ore siano. Cazzo.
***
“ Cavoli! L’auto di Eva è qui! E di Kai nessuna traccia!!!”. Hilary è nervosa, ma ancora di più io. Ho provato a chiamare Hiwatari almeno venti volte, ma mi dava sempre irraggiungibile. Inoltre, ho sentito parecchi commenti in giro. Tutti si sono accorti dell’assenza dello sposo, in genere il primo a presentarsi in Chiesa. E invece, forse per la prima volta nella storia la sposa attenderà, spero non invano, lo sposo.
Kai, ti prego, ti supplico, presentati a questo matrimonio.
***
Finalmente sono arrivata in Chiesa. C’è parecchia gente ad attendermi, ma non riesco ancora a vedere Kai.
Esco dall’auto aiutata da mio padre che mi tiene per una mano e mia madre sistema il vestito.
Anche se ho ritardato circa trentacinque minuti, adesso tutti sono meravigliati dalla bellezza del vestito e, ovviamente, della sottoscritta.
I miei occhi cercano Kai: dov’è? che non sia ancora arrivato? Impossibile, ho ritardato di ben trentacinque minuti, avrebbe già dovuto essere qui.
“ Ma non vedo Kai!” commenta mia madre.
Vedo gli invitati sussurrare tra di loro qualcosa. Ma cosa sarà successo? Mio dio!
Ecco, laggiù c’è Yuri. Lo raggiungo a passi da gigante, sollevando il vestito. “ Dov’è Kai?” chiedo seriamente preoccupata.
Vedo sul suo volto i segni della disperazione.
“ Ecco, Kai ha avuto un piccolo contrattempo” spiega “ arriverà tra qualche minuto, tranquilla!”.
“ Yuri, Kai sarebbe già dovuto essere qui da tempo! Cosa è successo?”. Sto sudando. Tutto il trucco si rovinerà e credo che sverrò da un momento all’altro.
“ Quell’Hiwatari si fa aspettare anche nel giorno del suo matrimonio!” commenta acidamente mio padre.
“ Papà, smettila! Non ti ci mettere pure tu!”. Sono nervosa, sono …oddio. “Datemi un telefono, subito!”.
“ Eva ti ho detto che sta per arrivare e”.
“ Dammelo subito!!” . Non gli do neanche il tempo di terminare. Gli urlo istericamente in faccia di darmi quel cavolo di telefono.
Improvvisamente la folla inizia ad annunciare l’arrivo dello sposo.
“ E’ qui, è qui!”.
Mi volto nella direzione indicata e finalmente lo vedo arrivare. Ho appena evitato un infarto. Porto una mano al petto, cercando di respirare in maniera regolare.
Kai arriva, ha addosso gli occhi di tutti.
“ Si può sapere dov’eri?” gli chiedo furibonda non appena mi raggiunge, per sentirmi dire con la sua solita nonchalance che era rimasto bloccato nel traffico. Decido di non approfondire, perché abbiamo un matrimonio da fare.
E così, spazzando via la rabbia, stampo sul mio volto un sorriso smagliante, prendendo a braccetto mio padre.
Dunque, la marcia nuziale può iniziare.
***
Percorro velocemente la navata centrale fino ad arrivare all’altare. Yuri e gli altri si sistemano nelle prime panchine e lui mi fa cenno di sistemare la cravatta.
Fatto.
La marcia nuziale ha inizio. Tutti si mettono in piedi, per vedere arrivare la sposa.
Eva percorre a braccetto di suo padre il lungo tappeto rosso che la condurrà all’altare. Il fotografo la riprende mentre sorride raggiante.
Beh, è bella, non c’è dubbio.
Eccola sta per arrivare. Ho una strana sensazione, non so se per l’emozione o per il fatto che non ho dormito, o non so cosa.
Forse ho stretto troppo il collo della cravatta. E inizio a sudare, di nuovo. Dentro questo vestito ci sono mille gradi.
Mi sorride, si vede che è felice e io mi sforzo di ricambiare. Yuri mi ha raccomandato di sorridere, ma non sono bravo in queste cose.
Ecco la messa ha inizio. Forza Kai, respira.
***
Kai è appena andato via. Non so se andrò a quel matrimonio. Forse sì, ma non subito. Preferisco rimanere qualche minuto ancora qui. Questo posto mi trasmette serenità.
Chissà se è arrivato in tempo. Spero stia andando tutto bene, o Eva me la farà pagare a vita.
***
“ Dunque, se è vostra intenzione unirvi in matrimonio, alzatevi in piedi e passiamo alle promesse!”
Ecco, è arrivato il fatidico momento del sì.
Respira Kai, respira.
Il prete ci indica di metterci l’uno di fronte all’altro, guardandoci negli occhi. Lei continua a sorridermi, stringendo forte le mie mani. Io improvvisamente mi irrigidisco. Oh, cavoli.
Mentalmente prego, nella speranza che non inizi prima con me.
“ Eva…”.
Meno male.
“ Vuoi tu Eva prendere come tuo legittimo sposo il qui presenta Kai, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e povertà, per tutti i giorni della tua vita?”.
“ Sì” risponde entusiasta senza nessun attimo di esitazione, osservandomi intensamente.
Ha detto sì.
“ E tu, Kai…”. Ecco, sta per chiederlo. “ Vuoi tu prendere…”.
***
Mi sento male per lui. Lo vedo molto teso ed ha deglutito non so quante volte.
In questo momento la sua non sembra affatto la faccia di uno che sta per sposarsi con la donna che ama. Sembra più che altro quella di colui che sta partecipando a un funerale.
Ti prego, qualunque sia la tua risposta, fa’ che sia quella giusta, Kai. Sei ancora in tempo.
***
“…come sposa, la qui presente Eva, per amarla…”.
Non ho mai sudato così tanto in vita mia.
“…onorarla…”
Ho persino la gola secca.
“… e rispettarla…”.
Le parole del prete echeggiano nella mia mente.
“…per tutti i giorni della tua vita?”.
Per tutti i giorni della mia vita.
Diamine, ti stai sposando Kai e te ne rendi conto solo adesso. È questo che significa il matrimonio? La mia risposta si fa attendere. Mi sento confuso. Voglio davvero fare una cosa del genere?
Eva inizia a fissarmi preoccupata.
***
Perché non risponde? Ma che gli prende? Sembra essere assente. Continuo a fargli cenno di affrettarsi a dare una risposta, ma lui non sembra neanche vedermi.
Ok, se non sono svenuta prima, lo farò adesso.
Che cosa gli prende?
In chiesa c’è silenzio, tutti attendono stupiti la risposta di Kai.
“ Kai…” gli sussurro a denti stretti, facendogli l’ennesimo cenno.
Le sue mani sembrano rigide, quasi di marmo.
***
“ Secondo te ci sta ripensando?” mi sussurra Boris.
Perché si è fatto venire i dubbi proprio adesso??
Vorrei andare là e prenderlo a schiaffi.
Rispondi Kai, forza.
***
Non so quanto tempo sia passato. So solo che non riesco a dare una risposta.
Eva è diventata tutta rossa e credo che tra qualche minuto le verrà una crisi isterica.
Alzo lo sguardo verso Yuri, il quale mi incita con lo sguardo a darmi una mossa.
“ Forse lo sposo è troppo emozionato…” commenta il prete, per sdrammatizzare.
Kai, dai, prendi fiato e dai la tua risposta.
“ Forse vuole un bicchiere d’acqua per riprendersi” continua a dire, mentre Eva inizia ad agitarsi, seriamente imbarazzata.
Kai, vuoi veramente sposarti con Eva?
“ Portate un bicch…”.
Ma non gli lascio finire la frase.
“ Sì”. È la mia risposta secca e decisa, che lascia sbigottito persino il prete, che sembra voglia risentirlo, come credo anche Eva, qui al mio lato.
“ Sì, lo voglio!” ripeto con più convinzione.
Tutti sembrano tirare un sospiro di sollievo, soprattutto Eva, che adesso mi sorride più serena.
“ Dunque, vi dichiaro marito e moglie!”.
Il prete annuncia ad alta voce la nostra unione, cui segue un rumoroso applauso da parte di tutti gli invitati.
Eva mi salta quasi addosso, per il famoso bacio finale, che non posso non ricambiare.
Ci sei riuscito Kai.
Ce l’hai fatta.
***
Non ha più senso tenerlo. Mi ricorderebbe troppo del mio matrimonio fallito.
Lo osservo un’ultima volta, portando avanti la mano. La pietra verde brilla alla luce del sole.
Poi decido di sfilarlo dal dito, stringerlo tra le mani un’ultima volta e infine lanciarlo in aria, lontano.
I miei occhi seguono un punto brillante nel cielo per poi cade in acqua, nel fondale marino.
Sembra quasi un addio.
L’addio che non ho potuto dargli quel giorno.
Spero tu conserverai un bel ricordo di me, come io lo conserverò di te, Rai.
“ Ciao, Hilary!”.
“ Anya!”.
Sono giunta al banchetto nuziale. So che è da maleducati non partecipare alla cerimonia, ma spero capiranno.
“ Che fine hai fatto?” chiede preoccupata.
“ Ho avuto dei problemi!”.
“ Sì, i problemi che hai preferito rivelare a Boris, piuttosto che alla tua migliore amica! Perché non mi hai detto di Rai e di tutto il resto?” chiede offesa.
Quindi sanno tutto.
“ Mi dispiace. Io ci ho provato, ma…”.
“ Ma cosa? Non ti fidi neanche più di me?”.
“ Non è questo…”.
“ Io ti avrei aiutata a superare tutto, non ti avrei fatta ubriacare e arrestare dalla polizia!”.
Questo lo so.
“ non mi sentivo pronta…”. Non sembra credermi a giudicare dalla sua espressione. “ ti chiedo scusa!”.
“ Adesso devo andare in bagno!” si congeda, offesa, voltandomi amareggiata le spalle.
“ Le passerà…” mi rassicura Yuri, arrivato alle mie spalle.
Lo spero.
“ Mamma, andiamo a prendere le cose da mangiare?”. Mi chiede la piccola, che sembra molto affamata.
“ Certo, tesoro!”.
Prendo la sua manina e ci avviamo a un piccolo buffet da consumare durante l’attesa.
Devo recuperare il tempo che ho perduto con lei. Per fortuna è piccola e spero che non si ricordi mai di quanto sua madre sia stata stupida in questo periodo.
Arrivano gli sposi. Sembrano felici. Bene. Sono contenta per loro. Mi unisco all’applauso generale, seppur non molto entusiasta.
Per la felicità di Kai, inizia il ballo degli sposi, ma la sua faccia sembra dire tutto e Yuri e Boris se la ridono sotto i baffi.
È proprio negato e Eva sembra innervosirsi.
Poi altre persone si uniscono in coppia per il ballo, persino Yuri e Hilary. Infine, Boris si avvicina, invitandomi a ballare e io, seppur controvoglia, accetto.
“ Ti consiglio di stare alla larga dal tavolo degli alcolici!” afferma beffardamente il platinato, stringendomi i fianchi.
“ Tranquillo, non ci penso neanche ad avvicinarmi!” gli sorrido complice, per poi casualmente incrociare lo sguardo di Kai, che mi fissa pensieroso, mentre si muove ballando con la sua ormai moglie.
“ Ah…Kai sa tutto!” mi avvisa Boris.
“ Sì, lo so…” rispondo continuando a osservarlo. Non capisco neanche se sta guardando me, o forse è una mia impressione.
***
Avrà detto la verità Boris? Che loro due non abbiano, insomma, che non siano stati insieme, davvero?
Non so cosa pensare.
Boris non è uno che esce con le ragazze per amicizia o per consolarle in amore, come mi ha fatto credere. Tuttavia sembrava sincero.
“ Tutto ok?” mi domanda Eva.
“ Sì, tutto ok!”.
I suoi occhi puntano su Anya e Boris. Adesso lui la sta facendo girare su se stessa, strappandole un sorriso.
Non so cosa pensare…
“ Wow, da quando Anya e Boris sono così intimi?” commenta ironica Eva, avendo visto la scena.
Me lo chiedo anch’io.
“ Da quando Anya e Rai non stanno più insieme…” spiego con aria indifferente, riassumendo la storia e tralasciando i dettagli.
“ Cosa?”. La reazione che immaginavo. “ Da quando? E perché io non so niente?”.
“ Senti, non ha importanza adesso, ok?” le dico, accarezzandole una gote, per tranquillizzarla.
Evitiamo casini.
“ Hai ragione, godiamoci questa giornata!”.
Già, godiamoci questa giornata. Mi ripeto mentalmente, ritornando a fissare ogni tanto quei due.
La serata trascorre tranquillamente. Gli invitati sembrano essersi divertiti e soddisfatti.
Eva è impegnata a ballare con le sue amiche, Yuri e Hilary parlano seduti al tavolo e Boris osserva come sempre il sedere delle ragazze mentre ballano. Hope gioca rincorrendosi selvaggiamente con altri bambini: posso giurare di avere visto una enorme macchia sul suo vestitino bianco. Non appena la vedrà sua madre, saranno guai.
A proposito, non vedo più Anya. I miei occhi la cercano in mezzo a tutti gli invitati, in ogni angolo della sala, ma di lei nessuna traccia.
Decido di uscire fuori in giardino, magari si trova lì.
Scorgo immediatamente la sua figura: è seduta su una specie di altalena a osservare il cielo.
La raggiungo, prendendo dal vassoio di un cameriere due bicchieri di spumante.
“ Oggi sei molto solitaria…” esordisco, prendendola di sorpresa.
Era persa chissà in quali pensieri. Ma come al solito non ricevo nessuna risposta. Perciò opto per porgerle sotto al naso il bicchiere, nella speranza che lo prenda. Ma si limita a fissarmi interrogativa e con occhi sospettosi. “ Non ti ho vista per il brindisi…”.
“ Non c’è proprio nulla da brindare…” asserisce secca e pungente.
“ Stai scherzando? Mi sono sposato, non so se hai capito! Non capita tutti i giorni che Hiwatari si sposi!” spiego auto-ironizzandomi.
La sua espressione sembra confermare, e infine accetta di prenderlo.
Mi siedo sull’altalena accanto, bevendo qualche sorso, mentre lei si limita a tenerlo tra le mani.
“ Sai, ci ho riflettuto…” inizio a dire, rompendo il silenzio.
“ Su cosa?” chiede perplessa.
“ Oggi mi hai chiesto cosa cambierei se potessi tornare indietro…e… a dire la verità credo che…non cambierei nulla” rivelo, facendo spallucce.
È ancora più perplessa.
La verità è che…
“ Non riuscirei a immaginare una vita diversa da questa… e poi correggendo alcuni di questi errori, beh… non ci sarebbe Hope…”.
Ok, credo che questo sia il discorso più profondo e filosofico che io abbia mai fatto, e non ho neanche bevuto tanto.
***
Non ci sarebbe Hope.
Ha maledettamente ragione, per quanto odi ammetterlo.
Hope è piombata all’improvviso nella mia vita, sconvolgendola, e riflettendoci adesso , non riuscirei a immaginare una vita senza di lei.
Vista sotto questo punto di vista, ha ragione. Tuttavia, ogni cosa ha i suoi lati positivi e negativi.
“ A proposito…” dice alzandosi “ ti consiglio di dare un’occhiata al vestito di tua figlia, ma io non ti ho detto niente!” . Con un cenno mi saluta, ritornando alla festa.
Sorrido stizzita, quando lui è già sparito, per poi bere tutto d’un sorso il contenuto del bicchiere.
Da domani si ricomincia…
Ciao a Tuttiiii! ^o^
Finalmente sono riuscita ad aggiornare. Questo è forse il capitolo più lungo che io abbia mai scritto, ma dovevo mettere insieme tutto o chissà quando sarebbe stato il prossimo aggiornamento. Ormai la puntualità non è più il mio forte -.-
Lascio a voi i commenti.
La storia parla da sé.
Anya è finalmente esplosa, ha confessato tutto e Kai ha deciso, stranamente, di dire sì. Molto strano visto che era stato poco prima assalito da mille dubbi e conflitti interiori.
Ditemi cosa ne pensate, mi raccomando!
Nel capitolo sono presenti strofe della canzone di Ed Sheeran “Photograph” (adoro questa canzone).
E infine, metto questo video trovato su youtube a mo’ di conclusione del capitolo. (mi sono fissata con i video ultimamente. La verità è che mi aiutano a trovare l’ispirazione XD) https://www.youtube.com/watch?v=evmh2HrxDo4
Coooomunque, gente.
Mi auguro che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Odiatemi se volete, per avere fatto dire sì a Kai, lo so… mi odio io stessa, ma state sicuri che le sorprese non finiranno qui. Ho in mente un sacco di cose malvagie ancora muahaahahah (oddio).
Un bacio e a presto!!
Henya
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Capitolo 35 *** Nuovo inizio, nuovi problemi ***
Eccomi
arrivata. Conto mentalmente fino al tre per poi premere il dito sul
pulsante del campanello di casa Ivanov. Seguono alcuni secondi, durante
i quali prego mentalmente che qualcuno sia in casa, o meglio, che
Hilary sia in casa, o ancora meglio, che Hilary sia in casa e decida di
farmi entrare in modo da poter finalmente chiarire con lei.
“ Chi è?”. La voce
di Yuri proveniente dall’altoparlante mi riporta alla
realtà.
“ Sono Anya” rispondo
avvicinandomi al citofono “ Hilary è in
ca…”. Ma non ho il tempo di concludere la frase,
poiché il cancelletto di ferro si apre istantaneamente.
“ Ok…” sussurro
tra me e me, prendendo un profondo respiro.
Arrivata alla porta principale, ad accogliermi vi
è un Yuri in tenuta da casa. “ Ciao Anya,
accomodati!” con i suoi modi di fare sempre composti e
gentili.
“ Scusami se non ho
avvisato…” spiego varcando la porta di casa
“…ma passavo di qui ed ho pensato di
passare!” concludo, ovviamente mentendo.
“ Se cerchi Hilary, non è in
casa!” spiega, arrivando al nocciolo della situazione.
Beh, è ovvio che Yuri ci sarebbe
arrivato. Ed è ovvio che io abbia capito il messaggio
implicito.
“ Non vuole vedermi vero?”
domando perplessa.
“ Ti assicuro che non è in
casa” ripete atono.
Ok, forse è vero, sarà
uscita.
Sospiro tristemente, pensando di avere fatto un
buco nell’acqua.
“ Vuoi un caffè?”
chiede, invitandomi con un cenno a seguirlo in cucina, dove prontamente
spegne un fornello.
“ No, grazie! Ne faccio
centinaia al giorno, ne ho le tasche piene di
caffè!” spiego ironica, strappandogli un sorriso.
“ Hai ragione, non mi sembra il
caso!” afferma con mezzo sorriso.
“ Mi odia vero?” domando,
osservando con aria assorta il fumo fuoriuscire dalla tazzina che ha
appena riempito di caffè.
Si ferma per osservarmi di traverso.
“ No, non ti
odia…è solo arrabbiata” aggiunge poi,
sorseggiando dalla tazzina. “ Ma non
preoccuparti…le passerà! In questo periodo
è arrabbiata col mondo intero, forse per via degli ormoni,
sai come sono le donne incinte!” afferma, rivolgendo uno
sguardo d’intesa con la sottoscritta.
“ Sì, lo so!”
confermo pienamente consapevole.
“ Pensa che l’altro giorno si
è arrabbiata perché mi ha telefonato una paziente
che aveva bisogno di un consiglio!” confessa con tono
allibito.
“ Beh, per una donna incinta il fatto
che il proprio marito riceva delle attenzioni da un'altra
donna…”.
“ Ha ottant’anni!”
dichiara Yuri serio e impassibile , distruggendo la mia teoria
all’istante.
“ Ah… ok, allora saranno gli
ormoni!” concludo sorpresa.
“ Ma non le ho dato peso, capisco che
è ansiosa per la nascita dei gemelli!”.
“ A proposito, quando
nasceranno?” chiedo entusiasta.
“ Presto. Manca poco ormai…
veramente poco!” risponde accennando un sorriso.
“ Non vedo l’ora!”
esclamo entusiasta.
“ A chi lo dici!”.
“ Spero che…quando
arriverà il momento, avremo già risolto la nostra
piccola incomprensione” dico mimando delle virgolette.
“Si è sentita tagliata fuori
dalla tua vita” sottolinea con tono ammonitore.
“ Sì è vero, ma
io in quel momento non mi fidavo di nessuno, ero confusa
e…”.
“ L’hai detto a
Boris!” mi ricorda.
“ Lo so, è strano che io
l’abbia detto a uno come lui, ma in quel momento, in quella
situazione… mi sembrava l’unico essere umano di
cui potermi fidare!”.
***
So che non toccherebbe a me fare il terzo grado
ad Anya, ma voglio cercare di capire cosa le sia successo, sia come
psicologo che come amico.
“ Andiamo…proprio
Boris??” chiedo sconcertato.
L’ha veramente detto? Non posso
crederci. È forse l’unica donna al mondo ad avere
affermato con convinzione una cosa del genere.
Boris, l’unico essere umano di cui
poteva fidarsi?
“ Sì, lo so è
strano ma…”.
“Boris è una persona
immatura e irresponsabile, l’ultima persona di cui potersi
fidare, credimi!”.
Lo conosco da molti anni, siamo cresciuti
praticamente insieme e lo considero come un fratello. Ma se lo avessi
conosciuto in altre circostanze, lo avrei sicuramente mandato a quel
paese.
“ Lo so, ma credimi, si è
dimostrata una persona disponibile e, a suo modo, gentile!
Può sembrare strano ma…è stato un vero
amico!” spiega accennando un sorriso.
Un vero amico.
Ora capisco. Quando quel giorno si è
presentato nel mio studio, Boris stava parlando di lei. Ha cercato
indirettamente di chiedermi aiuto ed io non ci sono riuscito. Beh,
forse, in fondo so che Boris non è una brutta
persona: ha solo dei modi strani di dimostrarlo. È solo che,
trovo strano che lui si sia dimostrato gentile e premuroso con un
esemplare femminile, senza portarselo a letto. Forse, perché
era ben cosciente delle conseguenze nefaste che ne sarebbero derivate.
***
Fantastico. Non sono riuscita a risolvere la
situazione con Hilary e adesso, come se non bastasse, sta
iniziando pure a piovere. Sono costretta ad accelerare il passo, per
arrivare velocemente al portone del mio condominio.
Mannaggia!
Tolgo la giacca, oramai inzuppata
d’acqua e, volgendo lo sguardo verso la casella della posta,
noto diverse buste al suo interno.
Wow, bollette, bollette, sfogliando quelle buste
tra le mani, mentre salgo le scale… e ancora bollette. La
rata mensile dell’asilo, il bollettino buono pasto
dell’asilo, e… un momento! Questa
cos’è? Una lettera dell’avvocato di Kai.
Che cosa vorrà mai?
Curiosa e allo stesso tempo preoccupata, mi avvio
in casa, gettando con noncuranza sul tavolo tutto quello che avevo in
mano e apro la busta, strappandola nei peggiore dei modi.
Mi tremano le mani. Che cosa vorrà mai?
Ecco, apro la lettera e i miei occhi leggono
attentamente ogni riga: è un appuntamento per domani
pomeriggio nel suo studio.
Mi chiedo il perché. Kai non
è in città; è in luna di miele con Eva
e tornerà…beh non ho capito quando! Che sia
ancora la storia dell’affidamento?
Credevo fosse finita lì, con quella
stronzata dei turni!
Getto via quel foglio sul tavolo e mi sdraio
esausta sul divano, osservando pensierosa il soffitto.
L’avvocato,
l’appuntamento… cos’ha ancora in mente?
Vuole togliermi la bambina?
Non avrebbe più senso ormai, dal
momento che non partirò più per la
Cina…
Hilary non mi ha richiamata, né ha
risposto al mio messaggio. Pensavo che una volta che Yuri le avesse
detto della mia visita, ieri, mi avrebbe contattata. E invece no.
Stringo il telefono tra le mani, osservandomi con
aria affranta nello specchio dell’ascensore. Le mie enormi
occhiaie sono un segno delle notti insonni passate. E non appena le
porte si aprono, ricordo il motivo per cui sono qui.
Percorro velocemente il lungo corridoio, girando
a destra e poi ancora a destra: eccola, è l’ultima
porta in fondo. Deve essere proprio quella. Arrivo di fronte a quella
porta di legno e, dopo avere preso un bel respiro, busso con decisione.
“ Avanti!” risponde una voce
dall’interno della stanza.
Abbasso la maniglia ed entro. “Signora
Sarizawa, prego, si accomodi!” mi invita cordialmente.
“ Avvocato Kuromi!”
esordisco, cercando di far tremare il meno possibile la voce.
“ Qual è il motivo di questo incontro?”
domando, infine, arrivando subito al dunque.
“ Presumo che il Signor Hiwatari non le
abbia detto niente” afferma, sospirando stancamente.
“ No”. Figuriamoci.
La cosa inizia a preoccuparmi. Cosa avrebbe
dovuto dirmi?
L’avvocato mette da parte dei fogli e,
assumendo un’aria professionale, prende un respiro e inizia a
parlare. “Vede, il Signor Hiwatari mi ha spiegato la
situazione che si è venuta a creare e… ha preso
la sua decisione riguardo all’affidamento della
figlia!”.
Ecco, lo sapevo!
“ Ancora con questa storia
dell’affidamento? Lui non può togliermi la
bambina, non ne ha diritto!” affermo stringendo i pugni sulle
gambe.
“ Ha annullato la pratica!”.
Stavo per continuare il mio discorso quando le
sue parole mi ammutoliscono all’istante. Sbarro gli occhi e
il respiro si interrompe per un istante.
Cosa?
Ha…annullato…la…pratica?
“ Sì, ha capito
bene! Il Signor Hiwatari ha deciso di annullare i documenti per
l’affidamento, poiché ha spiegato che le cose
hanno avuto uno sviluppo inatteso, ovvero, lei non si sposa e non
partirà più per la Cina!”. Conclude,
marcando, con una certa discrezione nel tono, le ultime parole.
“ Sì, è
vero…” affermo atona, perdendomi nei miei pensieri.
Ieri, alla vista di quella lettera, ho temuto il
peggio. Ero così ansiosa da non riuscire a dormire. Avevo
paura che Hiwatari volesse nuovamente togliermi la bambina e, invece,
non l’ha fatto. Tuttavia, è riuscito a vincere: se
ha deciso di annullare tutto è solo perché ormai
non si pone più il rischio della mia partenza per la Cina
con Rai. È riuscito a rovinare tutto, come al solito.
“
Tuttavia…”.
Tuttavia? Cos’altro ci sarebbe?
“ Il Signor Hiwatari chiede comunque il
cambio di cognome della piccola!” spiega.
Dimenticavo la storia del cognome. Cavoli, mia
figlia dovrebbe chiamarsi Hope Hiwatari?
Il solo pensiero mi fa raggelare il sangue. Non
sono molto d’accordo e, poi, che senso avrebbe? Insomma,
Hiwatari, Sarizawa, che differenza farebbe? Conoscendo la sua mente
contorta, ho il vago presentimento che ci sia qualcosa sotto.
“ Vorrei capire il motivo di questa
richiesta!” domando con tono serrato. “Cosa
implicherebbe?”. Sono sicura che anche questo cambio di
cognome ha un preciso scopo e vorrei saperlo, prima di fare una
sciocchezza.
“ Beh…” ecco che
inspira per l’ennesima volta. E questo mi fa già
intuire che i miei sospetti non sono infondati. “ Ovviamente
non si tratta soltanto di un semplice cambio di cognome”.
Immaginavo. “ Il Signor Hiwatari chiede il trasferimento
della piccola Hope all’interno del suo nucleo familiare, in
modo da provvedere a tutte le spese della figlia!”.
Sono sconvolta. Non ho parole.
“Il trasferimento nel suo nucleo
familiare?? Cos’è ? Un modo alternativo di
definire l’affidamento? Mi state prendendo in
giro?” domando alterata.
“ No, si calmi!”
tranquillizza con tono pacifico.
Si calmi un corno!
“ Sarà soltanto una
formalità! La bambina rimarrà, difatti, sotto il
suo tetto e continuerà a vedere il padre come ha sempre
fatto. La differenza sta nel fatto che lei non
dovrà più preoccuparsi
dell’ambito… economico: il Signor Hiwatari
provvederà a tutte le spese della bambina”.
Cosa?? che cosa vuol dire?
“ Io posso provvedere
benissimo a tutte le esigenze di mia figlia!” ribatto
duramente.
“ Beh, ne è proprio
sicura?” domanda con aria di sospetto l’avvocato.
Certo che ne sono sicura. “ Non le
è mai mancato nulla!”.
L’avvocato si limita ad uno sguardo
perplesso e quasi diffidente. “ Le consiglio di parlare con
Hiwatari prima di firmare i documenti!”.
Sì, parlerò sicuramente con
Hiwatari, ma non cambierò idea.
“ Ti comunico ufficialmente che il tuo
cellulare è morto!” afferma arrendevole Boris,
dopo avere provato e riprovato a farlo funzionare. “ Si
può sapere perché lo hai distrutto?”.
Beh… “ Ero in preda alla
rabbia più totale!” mi limito a dire, sospirando
stancamente.
“ E il motivo sarebbe?”
domanda ulteriormente, incitandomi nel tono a proseguire.
“ Lasciamo
perdere…”. Decido di chiudere il discorso, per poi
prendere il mio cellulare, conservare la simcard e buttarlo nel cestino
dei rifiuti, sotto lo sguardo allibito dei qui presenti Dana e Boris.
“ Ti ricordo che non puoi rimanere
senza cellulare” interviene Dana.
“ Ti accompagno a comprarne
uno!” propone Boris, beccandosi un’occhiataccia
dalla mia collega.
“ Ma che persona
disponibile!” mormora acidamente lei, mentre
l’altro la incenerisce con il suo sguardo.
“ Va bene” affermo
prontamente, prima che inizino a battibeccare come sono soliti fare.
Dana silenziosamente volta le spalle, sorridendo
stizzita.
“ Ma che le prende?”
Boris si limita a fare spallucce, per poi finire
d’un fiato il suo caffè.
E che telefono nuovo sia!
***
“ Mi raccomando, non distruggere anche
questo!” le ricordo con tono ironico.
“ Non ci penso neanche. O per il
prossimo dovrò aprire un mutuo!”.
Beh sì, oggi i cellulari costano un
patrimonio, è vero.
“ E posso sapere adesso il motivo
dell’ira funesta che ti ha fatto scagliare
l’aggeggio? Spero tu non abbia ucciso qualcuno!”
affermo divertito. Tuttavia, la cosa non sembra divertirla affatto.
“ Il motivo non è difficile
da intuire!” spiega, camminandomi di fianco.
“ Hiwatari” affermo, tornando
serio.
“ Già, le sue sorprese non
finiscono mai, anche quando non è fisicamente
presente!” afferma con tono triste, mentre arriviamo a piedi
in officina.
A proposito di Hiwatari, non sarà
affatto un piacere rivederlo quando tornerà dalla sua luna
di miele, dopo tutte quelle cose che mi ha detto la mattina del
matrimonio. Anya probabilmente non sa nulla di tutto questo, e credo
sia meglio non lo sappia.
“ Beh, adesso è meglio che
vada!” afferma controllando l’orologio al polso,
mentre io sistemo alcuni oggetti sparsi sul tavolino. “
Grazie per avermi accompagnata!”.
“ Di nulla!” affermo,
distrattamente, indossando la tuta da meccanico.
“ No, sul serio, grazie!”
aggiunge poi, con una strana aria nel tono di voce, costringendomi a
fermarmi e fissarla stranito. Non capisco.
“ Volevo ringraziarti per tutto,
ecco!” spiega timidamente, accennando un sorriso.
Ok, credo di avere capito a cosa si riferisca.
“ Non ho fatto niente di
che…”.
“ No, invece hai fatto molto”
interviene prontamente, forse anche imbarazzata “ mi sei
stato, a tuo modo, vicino e devo ammettere che non sei la persona rude
e superficiale che vuoi far credere!” aggiunge divertita.
Rude e superficiale?
Gente, adesso sono io in imbarazzo.
Perché mi sta dicendo tutte queste cose? Non so che dire. E
non sembra avere finito con i ringraziamenti.
“ Beh… mi sono divertita e
ho fatto pazzie che non credevo di poter fare e alcune magari, non me
le ricordo neanche perché ubriaca!…sei stato un
amico, grazie!”. Eccola che ringrazia per
l’ennesima volta, lasciandomi interdetto.
Credo che nessuno mi abbia mai ringraziato
così tante volte, anzi, credo proprio che nessuno mi abbia
mai ringraziato… neanche una volta.
“
Ok….ehmm… sono lusingato!” affermo
beffardamente, grattandomi la nuca e cercando di mantenere un
atteggiamento distaccato. “ non nascondo che è
stato divertente vederti ubriaca mentre ballavi sui tavoli”.
“ Ballare sui tavoli?”. Dal
suo tono, deduco che non si ricordi neanche questa parte.
“ Ehm… beh credo faccia
parte dei tuoi non-ricordi!”.
“ Sono
curiosa…c’è altro che dovrei
ricordare?” chiede investigativa.
Beh, c’è la parte in cui mi
sei saltata addosso e mi baciavi con una certa passione…ma
forse è meglio non ricordare questa parte. Anche se ammetto
che sarebbe divertente vedere la sua reazione.
“ No…non credo ci sia
altro!” affermo con tono serio per tranquillizzarla.
“ Ok, meglio
così!” afferma sollevata.
“ Quindi…niente
più serate folli?”.
“ Credo proprio di
no…” afferma, forse anche un po’
dispiaciuta “ Ho del tempo da recuperare con mia figlia. Sono
una mamma, ricordi?” afferma scherzosamente.
“ E’ vero, quasi
dimenticavo!” affermo ironico. “ Torni a fare la
mamma a tempo pieno, dunque…” domando in maniera
retorica.
“ Già, forse è la
cosa che mi riesce meglio” risponde con sguardo pensieroso.
“ Ci vediamo! Ciao!”. Saluta sorridendomi
un’ultima volta e poi va via.
È strano, ma credo che…
insomma, ho la vaga sensazione di esserci, sì, rimasto un
po’ dispiaciuto. In fondo, non era male la sua compagnia.
***
È inutile telefonare ancora ad
Hiwatari: mi risponderebbe sempre quella stupida segreteria telefonica.
Ed è proprio questo il motivo per cui ho distrutto il mio
povero vecchio cellulare. Se n’è andato
metà del mio stipendio a causa di questo acquisto
imprevisto.
Mannaggia a me e ai colpi d’ira!
Aspetterò il suo ritorno, sperando che
il troppo sole delle Hawaii non abbia disintegrato il suo unico neurone.
*Qualche
giorno dopo*
Sto pulendo un tavolo che i clienti hanno appena
lasciato e improvvisamente, il cellulare all’interno del
grembiule inizia insistentemente a vibrare, costringendomi ad
appoggiare il vassoio sul tavolo e rispondere. Tuttavia, mi accorgo con
sorpresa che non si tratta di una chiamata, ma di una serie ifnfinita
di messaggi. Ma che co..? il gruppo di chat che Eva aveva creato per il
suo famoso addio al nubilato viene invaso di messaggi e foto di lei e
della sua luna di miele, cui seguono una serie di commenti scritti
dalle altre galline. Perché sono ancora in questo stupido
gruppo?
Ad ogni modo, decido di non perdere tempo dietro
a questi messaggi e continuare il mio lavoro, quando ad attirare la mia
attenzione è l’ultimo messaggio scritto proprio da
sua biondezza
Hernandez: “purtroppo
è finita, stiamo per imbarcarci sull’aereo per
Tokyo!”.
Perfetto, Hiwatari sta per tornare. Non vedo
l’ora.
C’è un altro messaggio:
Hilary mi ha finalmente risposto.
“
Scusami Anya, ho altro a cui pensare in questo
periodo…”. Oh bene, la mora continua
invece a fare l’offesa…
*L’indomani*
Sono sempre qui, a lavoro e il mio telefono viene
continuamente invaso da stupidi messaggi. Devo uscire da quel gruppo!
Non ho trovato neanche un commento di Hilary. Forse perché
anche lei non è minimamente interessata nel partecipare a
questa conversazione.
Ma ecco un messaggio di Hiwatari: “Prendo io
Hope”. Secco e coinciso, mi sembra persino di
sentire il tono apatico con cui pronuncerebbe queste semplici tre
parole. Beh mio caro Hiwatari, dovrai usare più di tre
parole per spiegarmi la storia dell’avvocato.
***
“ Domani posso vedere il
cagnolino?” domanda timidamente la piccola che tengo in
braccio.
“ Sì,
certo…”.
Siamo giunti al quinto piano. Ho avvisato Anya
che stavo per salire e spero abbia letto il messaggio. Poggio la
piccola a terra e busso.
Pochi istanti e la porta si apre, lasciando
spazio alla figura di Anya, che in tutta la sua serietà
afferma “ La prossima volta aspettami giù,
scenderò io!” per poi prendere lo zainetto di Hope.
Tecnicamente il cinese non è
più presente e non c’è il rischio di
incontrarlo. Dunque, di cosa hai paura, Sarizawa?
Decido di tenere per me questo dubbio.
“ Hiwatari… passata bene la
luna di miele?” domanda ironica.
Beh, diciamo che il mare e il sole e il caldo non
mi entusiasmano molto, tuttavia Eva sembra essersi divertita.
“sì…”
mi limito a dire, con tono superficiale.
“ Visto che sei tornato, puoi
finalmente spiegarmi tutto?”.
Non capisco. Tutto? La mia espressione gli
comunica di essere più chiara.
“ Sono stata
dall’avvocato e mi ha detto tutto!” mi ricorda un
tantino alterata nel tono.
Ah…quel tutto.
“ Beh se ti ha detto tutto, cosa vuoi
sapere da me?”.
“ Non fare lo spiritoso Hiwatari! Credi
forse che io non possa provvedere ai bisogni di mia figlia??”
chiede con disappunto.
“Perché tu credi il
contrario?!” affermo con aria di sfottimento.
“ Certo che sì!”
ribatte duramente.
“ Oh io invece penso proprio di
no!”.
“ Ma cosa ne sai tu?!”.
È davvero una stupida. Forse
è meglio che la aiuti a rinfrescare un po’ la
memoria.
“ Allora dimmi, chi ha pagato finora la
tassa dell’asilo di Hope?”.
La mammina si è finalmente ammutolita.
“ Che cosa c’entra!
Ultimamente l’ho pagata io e continuerò a farlo
senza l’aiuto di nessuno!” asserisce categorica.
“ Sì, certo! E mi spieghi
come pagherai l’affitto e le bollette e tutto il resto con un
misero stipendio da cameriera?!”. Beh non sarei voluto
arrivare a tanto, ma sono costretto, vista la sua ostinazione.
“ Non sono affari tuoi!”
controbatte con rabbia.
“ Non sono affari miei? Quella
è mia figlia e non voglio che vada a vivere sotto un
ponte!”.
***
Ma come osa dire una cosa del genere? Crede che,
solo perché io non sia ricca sfondata come lui, debba finire
a vivere in mezzo ad una strada? Questo è davvero troppo.
Questa è solo una pagliacciata per denigrare me e il mio
lavoro, non gli importa nulla di sua figlia.
“ Oh si certo, adesso è tua
figlia e pensi ai suoi bisogni!” gli ricordo acidamente.
“ Non cominciare con questa
storia!” asserisce minaccioso.
“ Mi spieghi perché dovrebbe
chiamarsi Hope Hiwatari se non sa neanche che sei suo
padre!?!?”. Oh, questa volta sono stata io a
metterlo in difficoltà, per una buona volta!
Si limita a serrare occhi e labbra pensando
probabilmente a una serie di insulti.
“ Tu firmerai quei documenti, o
sarò costretto a prendere provvedimenti peggiori!”
afferma minaccioso, per poi voltare i tacchi e andare via, lasciandomi
qui, sul ciglio della porta a fissarlo contrariata.
Provvedimenti peggiori.
Non posso crederci: il peggio non ha mai fine!
Credevo che la storia dell’affidamento
si fosse conclusa e invece si è trasformata in qualcosa
di… di peggiore. Chiudo la porta, con viso affranto, per poi
osservare quel mobiletto in corridoio pieno di bollette e altre cose da
pagare.
Ultimamente le cose non vanno molto bene, lo
ammetto. Fino a poco tempo fa era Rai a occuparsi di tutto questo, ma
adesso, beh… mi sto rendendo conto che il mio misero
stipendio non basta a mantenere tutte le spese. Vado a lavoro a piedi
per non pagare i mezzi pubblici e non rinnovo il mio guardaroba da
tempo immemore. Potrei chiedere un aumento, ma so già che
non sarebbe possibile.
Espiro, chiudendo gli occhi e massaggiandomi le
tempie.
Non posso chiedere soldi ai miei genitori: mi
costringerebbero a vivere con loro, ed io non voglio! Ho la mia
indipendenza oramai, la mia casa… la mia vita. Certo,
ultimamente fa un po’ schifo, ma…
Mi accascio sul divano, ad osservare Hope davanti
al tavolino a giocare con un puzzle.
Non può rinunciare
all’asilo. È una tappa molto importante
dell’infanzia che le consente di giocare con altri bambini,
colorare e sviluppare la sua creatività.
E poi, dove dovrebbe stare mentre io sono a
lavoro? No, è fuori discussione, Anya.
Potrei trovare un secondo lavoro, anche se
equivarrebbe a non avere più tempo neanche per grattarmi la
testa.
…
Il fatto è che non voglio firmare quei
documenti, non voglio i suoi soldi e non voglio subire questa
umiliazione.
Devo trovare una soluzione!
“Un secondo lavoro?”.
“ Sì, insomma…
non hai altri annunci?” chiedo speranzosa.
“ No, solo questi da
dog-sitter!” mi fa notare Boris.
Ma che lavori sono? Non ho tempo di portare dei
cani a spasso!
“ Mi dici perché cerchi un
secondo lavoro?” chiede stranito.
“ Per vivere??” gli ricordo
ironica e seccata.
“ Oh, si certo…
vivere…” ripete insospettito.
“ Sono nella merda!” confesso
infine, disperata.
“ Benvenuta nel mio mondo!”
afferma lui, spingendo il carrellino dove poggia la schiena per poi
ritornare sotto la macchina, lasciandomi qui in piedi a maledire la mia
vita mentalmente.
“Ma sei stupida?” mi fa
notare Dana, con la sua solita delicatezza.
“Io non accetterò mai i suoi
stupidi soldi!” rispondo offesa.
“ e invece dovresti!”
dichiara autoritaria.
“ Ma sei stupida?” le faccio
notare, stavolta, io.
“ E’ il minimo che lui possa
fare dopo tutto quello che ha combinato!” spiega come fosse
la cosa più ovvia del mondo.
“ I suoi soldi non allevieranno le sue
colpe!”.
“ Ma cosa te ne frega! Fossi in te, io
accetterei quei soldi!”.
Questo suo atteggiamento mi stranisce.
“ Dov’è andato a
finire il tuo odio femminista verso il sistema patriarcale?”
chiedo perplessa.
“ Quando si parla di soldi tutto
è lecito!” dichiara con convinzione, per poi
uscire dalla cucina e ricordarmi infine “Non essere stupida
Anya! Sai benissimo che guadagniamo una miseria!”.
E questi me li chiama consigli??
Bah! Qui ci vorrebbe Hilary, ma è
troppo occupata a tenermi il broncio per aiutarmi!
Vorrei tanto sparire dalla faccia della terra.
*Qualche
giorno dopo*
Messaggio*Hiwatari:
“Domani dall’avvocato per firmare i
documenti”.
Bene, dà per scontato che io
verrò. Sì, ma per strappare quei fogli!
***
Sto perdendo la pazienza e credo la pensi allo
stesso modo anche l’avvocato. Abbiamo provato in tutti i modi
a convincere questa testa di marmo a firmare quei documenti, ma
continua ad avanzare delle ipotesi che sa benissimo essere infondate.
E proprio quando sembra essersi convinta, ecco
che poggia la penna sul tavolo affermando un sonoro e adirato
“Io non ci riesco!”.
Ok, adesso la uccido.
Faccio cenno all’avvocato di uscire e
lasciarci soli. Quindi, questi si alza, con volto stanco, e si chiude
la porta alle spalle, lasciandoci nel silenzio più totale.
Mi fermo a fissarla minaccioso, mentre lei se ne
sta a braccia conserte e osservare accigliata chissà dove.
“ Si può sapere qual
è il tuo problema? Hai ammesso anche tu che non ce la fai
economicamente!”.
Proprio così: dopo una serie di
torture psicologiche lo ha finalmente ammesso, alleluia.
“ Proprio non capisci: io non voglio i
tuoi soldi!” spiega per l’ennesima volta.
“ Non sono per te, sono per Hope! Non
è difficile da capire!”. È proprio
stupida.
“ Non ha importanza!”.
Ha proprio la testa dura.
“ Anya, o questo o
l’affidamento!”. La metto di nuovo di fronte a
questo bivio.
“ Ah, quindi passiamo alle
minacce!” esclama contrariata.
“ Mi ci stai portando tu a farlo!
Finora ho usato le buone maniere, ma adesso basta!” affermo
categorico, facendola tacere intimorita.
“ Non puoi togliermi la
bambina…” asserisce a denti stretti.
“ Io non voglio togliertela! Non hai
capito un cazzo finora!”.
Ecco che sospira per l’ennesima volta.
***
Non lo sopporto. Vorrei uscire da questa stanza
immediatamente, ma so che non me lo permetterebbe.
Ammetto che ha ragione, ma il mio orgoglio mi
impedisce di firmare. Non è che non voglio, è
solo che non riesco a fidarmi di lui. Mi sento come se, firmando questi
documenti, gli consegnassi mia figlia. Ogni volta che prendo quella
penna in mano, provo una terribile sensazione. Ad ogni modo, le sue
ultime parole mi suggeriscono che forse è giunto il momento
di prendere una decisione: Anya, metti il tuo odio da parte e pensa al
futuro di tua figlia.
“ Mi assicuri che si tratta soltanto di
una formalità?” chiedo, stavolta con tono serio e
pacato.
Ecco che porta gli occhi al cielo “
E’ quello che ti sto dicendo da un’ora!”.
Vi starete chiedendo perché sono qui e
cosa mi abbia fatto cambiare idea.
Beh, l’altro giorno sono andata a
prendere Hope all’asilo e sulla strada del ritorno,
camminando mano manina, ci siamo soffermate davanti alla vetrina di un
paio di negozi. In uno in particolare, Hope era stata attratta da un
giocattolo: era una di quelle cucine per bambine, super attrezzate e,
ovviamente, super costosissime. Mi ha implorato più volte di
entrare per comprarla, ma ho dovuto recitare la parte della madre
cattiva.
Sono cose che non posso permettermi di comprare,
viste tutte le spese che mi ritrovo ad affrontare ogni mese.
Ma non è questo giocattolo il punto.
Questo spiacevole evento mi ha fatto riflettere e
sono arrivata alla conclusione che io… non posso farcela.
Purtroppo è così. Non guadagno abbastanza e quel
poco che ricevo svanisce in un battibaleno.
Non voglio far mancare nulla a mia figlia,
quindi…
Prendo in mano la penna e senza indugiare
ulteriormente, pongo la mia firma su quei fogli, sotto gli occhi,
credo, quasi increduli di Kai.
Anya Sarizawa.
Fatto.
E adesso poggio la penna con forza sulla
scrivania e senza perdere tempo, mi alzo e prendo la mia borsa.
“ Hai vinto…
Hiwatari!” mi limito a dire, senza incrociare il suo sguardo.
Lui non risponde, rimane seduto lì a
fissare la mia figura che si avvia alla porta e svanisce, lasciandolo
lì da solo, avvolto dal profumo della sua vittoria.
***
“ Congratulazioni Signor Hiwatari, ce
l’abbiamo fatta!” afferma allegramente
l’avvocato porgendomi una mano.
Rimango qualche secondo immobile a fissare quella
mano.
“ Non è felice?”
domanda stranito del mio atteggiamento.
“
Sì…certo!” rispondo, scacciando via
alcuni pensieri. Quindi ricambio la stretta di mano, per poi alzarmi e
andarmene.
Salgo in macchina, apro il finestrino e accendo
una sigaretta, poggiando stancamente la testa sul sedile.
E’ strano… dovrei essere
contento e invece non lo sono, anzi, mi sento quasi, beh… in
colpa? No, non è questo, è piuttosto
insoddisfazione?
No, in realtà non saprei definire
questa sensazione. Ad ogni modo, la cosa fondamentale è che
abbia firmato quei documenti.
“Cosa hai fatto??”.
“ Senti, ne avevamo già
parlato!”.
“ No, Kai, ti sbagli, non ne abbiamo
parlato!”.
“ Sì
invece…” le ricordo stancamente, togliendomi gli
indumenti di dosso sotto il suo sguardo furioso.
“ Me lo ricorderei!” ribatte
acidamente.
Sì, è vero. Non
è una che dimentica le cose facilmente, quindi mi sa che non
le ho mai detto niente, ma non ho intenzione di smentirmi.
“ Magari non te lo ricordi!”
dico, fingendo.
Si limita a stringere un pugno…
“ Ad ogni modo! Non mi sembra giusto quello che hai fatto!
Hai intenzione di mantenere economicamente quella
…”. Lo so, vorrebbe dirlo, ma si costringe a non
farlo “ quella lì???”.
Perché nessuno mi capisce quando parlo?
Devo ripetere le cose dieci mila volte al giorno.
“ Non manterrò lei, ma mia
figlia!” spiego, stavolta con un tono categorico.
“ Sì… e chi credi
che gestirà i soldi? Pensi che la cara mammina
userà i tuoi soldi per comprare cose alla figlia?? Si
pagherà l’affitto, le
bollette…” inizia a contare sulle dita “
poi magari un televisore più grande, dei vestiti, i trucchi,
e perché no…anche un’auto!!”
conclude iraconda.
Ora mi incazzo.
“ Senti, non mi interessa che cosa
farà con quei soldi, ok?? Non è affar mio e
soprattutto , non è affar tuo!” concludo stavolta
io, lasciandola di sasso per qualche istante.
“ O certo, scusami se adesso sono tua
moglie e non conto ugualmente come prima un cavolo per te! Continua
pure a escludermi dalle tue decisioni, come hai sempre fatto!
Buonanotte!”. Tira le coperte e si copre fin su la testa,
dandomi le spalle e lasciandomi qui seduto a portare gli occhi al cielo
e sospirare stancamente.
Iniziamo bene…
Salve
a tutti
Sono
ritornata dopo un bel po’ di tempo, perdonatemi!
Ho
deciso di pubblicare questo capitolo, che non mi convince molto, ma
avevo bisogno di scrivere! È un capitolo di transizione dopo
la strage avvenuta nel precedente capitolo.
Hilary
è ancora adirata con Anya. Kai annulla la pratica per
l’affidamento di Hope, Anya riesce infine a convincersi e
firmare quei fogli! Avrà fatto bene?? Eva anche nel ruolo di
moglie non conta nulla per il nostro neosposo!
Nel
prossimo capitolo ci saranno nuove sorprese. Penso potrebbero nascere i
gemellini Ivanov. Hilary e Anya faranno pace?
Perché
Hiwatari si sente insoddisfatto?
Grazie
a chi legge e chi commenta, un bacione a tutti
|
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Capitolo 36 *** Fine dell'attesa ***
Hope Hiwatari. Mia figlia adesso si chiama veramente Hope Hiwatari?
Stento ancora a crederci! E poi suona così,
così… Andiamo, nome e cognome che iniziano
entrambi per la medesima lettera
H?
Sono a lavoro e mentre lucido i bicchieri appena lavati, penso e
ripenso nella mia mente a tutta questa faccenda.
Hope Hiwatari. Ok, la h
è una lettera che non ha un suono, è
muta, quindi Hope e Hiwatari inizierebbero rispettivamente
per O e I?...
Andiamo, suona così ridicolo.
“ Sarizawa”.
Ecco, Sarizawa suona proprio meglio. Beh, suonava meglio. Hope Sarizawa.
“ Anya! Mi ascolti!”.
E se avesse mantenuto anche il mio cognome? Hope Hiwatari Sarizawa.
Magari suonerebbe meglio al contrario: Hope Sarizawa Hiwatari.
Sì, suona decisamente meglio!...
Nah, sarebbe stato troppo lungo.
“ ANYA, CI SEI!!!” Grida qualcuno alle mie spalle,
con voce seriamente inferocita, facendomi sobbalzare e voltare in sua
direzione. Uh, è Dana!
“ C’è la tua amica che ti aspetta di
là, vuole parlarti, quindi scendi dal mondo dei
sogni!” spiega brevemente e minacciosamente, come a suo
solito.
Una mia amica? Che sia Hilary?
Lascio immediatamente il bicchiere che stavo pulendo sul tavolo e mi
dirigo in cucina quasi correndo. Ma arrivata a destinazione,
la mia si rivela una vana speranza. Oltre il bancone non
c’è Hilary, come speravo, ma quella odiosa e
velenosa serpe di nome Eva.
“ Eva…” esordisco forzando un sorriso
che non sa se essere sorpreso o amareggiato, o entrambe le cose.
“ Anya! Come stai? Ti trovo bene!” domanda con una
insolita allegria e cordialità nel tono.
“Sto bene, grazie! E tu? Ti trovo… beh…
abbronzata!”.
Il suo colore di pelle è una sfumatura tra il marrone e
l’arancione. Eppure Hiwatari mi è sembrato
talmente bianchiccio. Sarà che pure i raggi solari evitano
di colpire quell’essere immondo!
“ Oh, sono felice che si noti! Questo viaggio di nozze alle
Hawaii è stato un toccasana. Era proprio quello che
desideravo: mare, sole, spiaggia, frutti tropicali!” racconta
con aria sognante.
Le Hawaii sembrano avere tutte le caratteristiche di un luogo che a
Hiwatari non piacciono affatto. Lui sarebbe stato più un
tipo da “Viaggeremo
verso le fredde tundre dell’Alaska!”.
Ad ogni modo, contenti loro…
“ A proposito!” esclama all’improvviso,
tirando fuori da non so dove un sacchetto, porgendomelo con un sorriso
a trentadue denti “ Un souvenir per te!”.
Un souvenir. Per me?
Sono sbigottita. E credo che la mia faccia lo stia dimostrando
pienamente.
“Avanti, aprilo!” mi incita.
Ok…ehm. Afferro il sacchetto e tiro fuori un oggetto
contenuto a sua volta in un’altra busta e avvolto poi in un
foglio di carta di giornale. Cos’è? una matrioska?
Credevo che quelle le vendessero in Russia! Ad ogni modo, scartato ogni
possibile involucro dall’oggetto, riesco finalmente a
trovarlo e…e… che diamine è??
Rimango un po’ perplessa alla vista di questo souvenir dalla
forma bizzarra che tengo tra le mani. Eheh, mi viene quasi da ridere e
fare una pessima battuta, ma decido di risparmiarmela. Resasi conto,
evidentemente del mio punto interrogativo stampato in fronte, sua
biondezza Hernandez decide di intervenire e dare delucidazioni in
merito.
“ è una statuetta indigena delle Hawaii,
è il dio della fertilità e
dell’abbondanza! Ti piace??”.
Perché regalarmi una cosa del genere? Il dio della
fertilità? A me sembra più che altro…
“ Sì, è un bel pensiero. Ti
ringrazio!” rispondo cercando di mostrare un tono alquanto
convincente.
“ Ah, sono felice!” esclama contenta, per poi
cambiare improvvisamente tono. “Ho saputo,
cioè… Kai mi ha raccontato quello che
è successo…” esordisce con una certa
discrezione nel tono. “ Che tu e
Rai…insomma…non state più
insieme!”.
Ah, ecco. Non ha perso tempo a chiederlo.
L’ultima cosa che volevo fare era affrontare questo discorso
con Eva.
A queste parole mi irrigidisco, stringendo ancor più forte
quel souvenir che, non so per quale diamine di motivo, mi ostino a
tenere tra le mani.
“ Non… me lo sarei mai aspettata!”. Si
mostra quasi dispiaciuta, ma so in realtà che dentro di
sé starà godendo dalla felicità. Non
riesco a dire nulla, a spiccicare una singola parola. Non ho
più affrontato questo argomento dopo quel giorno. In
realtà aspettavo di parlarne con Hilary, ma a quanto pare,
è troppo offesa per vedermi e ascoltarmi. Tuttavia, davanti
a lei devo mostrarmi forte.
“ A volte succede quel che meno ci aspettiamo”
affermo, con una certa tristezza nel tono. “ Come ad esempio,
nessuno si sarebbe aspettato che Hiwatari dicesse il famoso
sì e giurato fedeltà eterna”.
Sì, l’ho appena detto. In fondo è la
verità.
Anche se si mostra nella sua compostezza e serenità, so che
le mie parole l’hanno punta a dovere.
“ L’ironia della sorte ha voluto che il tuo
matrimonio fallisse e che io Kai ci sposassimo. Non lo trovi
bizzarro?” . Quasi scoppia a ridere. La detesto. È
venuta qui per vantarsi della sua felicità? Vorrei
tanto prenderla a calci e colpi in testa con questo stesso souvenir che
mi ha portato.
“Non lo trovo divertente!” puntualizzo con tono
offeso, facendola tornare improvvisamente seria.
“ Hai ragione, non è divertente! E mi
auguro che tu ritrovi presto la tua strada, e spero vivamente che non
si incroci con quella di un uomo già impegnato e per giunta
sposato, con il quale hai una figlia!” conclude fissandomi
minacciosa. “So dei soldi…” aggiunge
poi, rincarando la dose.
“Non glieli ho chiesti io!” rispondo prontamente.
“ Lo so, ma spero che tu non interpreti in maniera sbagliata
questo…chiamiamolo, gesto
di carità da parte di Kai!”. Sapevo
che non avrei dovuto accettare.
“ Infatti! È solo per nostra figlia!”
spiego con tono secco.
“ Nostra?”. Trattiene una risata.
“Ascolta, so che tu e lui avete una figlia, e purtroppo
questo non si può cambiare, ma ti consiglio di rimanere
nella tua posizione, ovvero fuori dalle nostre vite. Se Kai vuole darti
dei soldi, beh che faccia pure, ma tu non sentirti troppo in debito nei
suoi confronti. Non so se mi sono spiegata!”.
Sono confusa e sconvolta allo stesso tempo. Credo di avere capito a
cosa voglia alludere e, e…assurdo quello che sta pensando.
Crede che io possa fare qualcosa con Kai solo per sdebitarmi? Crede
davvero questo? È, ripeto, assurdo.
“ Sei completamente fuori strada e non ti permetto di potere
solo pensare una cosa del genere!” ribatto duramente. Mi
sento sinceramente offesa. Io detesto il suo neo-marito, non vedo
perché dovrei fare una cosa del genere. Non sono una sfascia
famiglie come lui.
“ Può darsi, ma alcune esperienze passate mi
costringono a non abbassare la guardia, neanche quando le cose sembrano
andare per il verso giusto! Anzi, forse è in questi momenti
che dovrei iniziare a preoccuparmi!” spiega, convinta della
sua teoria.
Non ho il tempo di replicare, poiché proprio in questo
preciso istante si apre la porta del locale e fa il suo ingresso Boris,
per il suo solito caffè delle undici del mattino.
“ Aloa!” afferma il russo volgendo il suo sguardo
alla bionda e sedendosi accanto a lei.
“ Huznestov! Allora sei vivo!” risponde lei, con
tono pungente.
“ Proprio così. La cattiva erba non muore
mai!” afferma sarcastico “ Vedo che il tuo corpo ha
assorbito parecchi raggi solari!” aggiunge poi, squadrandola
per bene.
“ Farebbe bene anche a te un po’ di sole! Con
quella pelle bianco latte che ti ritrovi!” lo schernisce lei.
“ No grazie! La mia pelle è molto
delicata!” ribatte prontamente, assumendo un atteggiamento
effemminato.
“ Sei proprio irrecuperabile, come Kai!” afferma
infastidita. “ Ad ogni modo. Io devo andare! Ci si vede!
Byee!”. Ecco che prende la sua borsetta, dileguandosi
all’istante, non prima di avere lanciato uno strano sguardo
alla sottoscritta.
“ A me sembra
lei quella irrecuperabile…” commenta
sottotono Boris, trovando nel mio sguardo conferma. Poi afferra delle
patatine poste sul bancone; si ferma a guardarmi perplesso.
Sta fissando accigliato e confuso l'oggetto che tengo in mano.
“ Anya…”. Ti prego non dirlo.
“ perché hai un pene di legno in mano?”.
Ecco, l'ha detto! Lo sapevo.
***
“ Non l’hai più chiamata
vero?”.
Yuri è appena rientrato in camera e si infila nel letto
accanto a me. Tolgo stancamente gli occhiali da vista, sbuffando
sonoramente. Basta, ho male agli occhi. Continuerò a leggere
queste pratiche del tirocinio domani.
“ Non ancora…” rispondo con un fil di
voce, mettendo da parte sul comodino tutto quello che avevo in mano.
“ Andiamo, per quanto ancora farai l’offesa? Quella
ragazza sta morendo dalla voglia di parlarti!”.
“Non l’ha fatto prima e non vedo perché
dovrebbe farlo adesso!”.
I suoi occhi sono severi su di me. “Lo so, sto esagerando! Il
fatto è che in questo periodo non ho tempo. Dopo la nascita
dei gemelli penserò a lei! Ormai ci siamo! Quanto manca
secondo te?” concludo osservandolo col volto della
disperazione.
“ Non lo so. Chiediamolo direttamente a loro!”. Ma
che sta dicendo. È serio?
Improvvisamente avvicina il suo orecchio al pancione e mima il gesto di
bussare. “ Toc, toc, gemelli Ivanov”. Ok
è impazzito, ma ammetto che la cosa riesce a strapparmi una
risata. “ Se avete intenzione di nascere tra una settimana,
battete un colpo adesso!”. Gliel’ha chiesto
veramente. Seguono alcuni secondi di silenzio, durante i quali
attendiamo curiosi un qualche minimo movimento. Ma nulla. “
Allora nascerete tra due settimane?” chiede stavolta,
imperterrito. Mi sono accorta che ride sotto i baffi.
“ Andiamo Yuri, non si m…”. Non ho il
tempo di finire la frase perché un leggero colpetto ci
avvisa che i due Ivanov sono svegli e pimpanti, quasi stessero davvero
comunicando con noi.
“ Visto? Tra due settimane!” afferma divertito,
accarezzando il pancione, per poi rimettersi comodo.
“ Vedremo!” rispondo non molto convinta.
“ Aspetta, aspetta! Si muovono ancora, senti!”.
Prendo la sua mano e la faccio poggiare proprio nel punto in cui uno
dei due sta muovendosi. “Ascolta, stanno dicendo qualcosa:
papà, papà Yuri!” inizio a dire
imitando la loro vocina. Yuri mi fissa divertito. “
Papà!” continuo. “ Devi
rispondergli!” spiego a Yuri, stranito. “
Avanti!”. Lo incoraggio e lui porta gli occhi al cielo,
decidendo, infine, di stare al gioco.
“ Sì, figlioli!” risponde in un finto e
forzato tono solenne.
“ Papà, crediamo di avere voglia di
qualcosa!”.
Yuri ha capito dove voglio arrivare. “ Voi avete voglia di
qualcosa?” sussurra sottotono, mentre i suoi occhi poggiano
con sospetto su di me.
“ Sì… abbiamo voglia di quel gelato che
la mamma ha posato in frigo dopo cena, ne era rimasto un bel
po’” spiego, imitando sempre quella tenera vocina.
“ Ah, vedo che oltre a sentire, ci vedete anche
benissimo!”.
Lo ammetto, la sua faccia mi fa ridere in questo momento.
“ Dunque presumo che dovrei scendere e andare a
prenderlo!” dice, facendo finta di rivolgersi ai piccoli ma
fissando la sottoscritta.
***
Perché ho deciso di stare al gioco? Avrei dovuto immaginare
che aveva uno scopo ben preciso: far alzare il sottoscritto per
scendere in cucina.
“ Credo proprio di sì. Sai la mamma ha i piedi
gonfi!”. Mi porto una mano in fronte: sta veramente parlando
ancora con quella vocina? E guarda come se la ride adesso.
“E va bene, accontentiamo la mam… cioè,
questi due teneri bambini!” dico, fingendo di correggermi. E
così decido di alzarmi, indossare le pantofole e avviarmi al
piano di sotto a soddisfare l’ennesima voglia di mia moglie.
Avrei dovuto comprare un frigo bar da tenere in camera. Mi sarei
risparmiato di scendere diecimila volte a notte, in questi lunghi nove
mesi. La mia mano afferra la maniglia della porta, quando la vocina
decide di aggiungere qualcos’altro alla lista dei suoi
desideri: “ Ah, papà…già che
ci sei, ci dovrebbero essere dei deliziosi biscottini nella
dispensa!”.
Mi volto in sua direzione con le stesse movenze di un robot e mi fermo
a fissarla cercando di non far tremare troppo l’occhio. Ha un
sorriso angelico stampato in volto.
Ok, meglio sbrigarsi. Esco velocemente fuori dalla camera e scendo le
scale, quando alle mie orecchie arriva la voce di Hilary, stavolta la
sua vera voce : “E non dimenticare il cucchiaino!”.
Santa
pazienza…
***
Indosso velocemente la giacca e prendo dal mobiletto posto
all’ingresso tutto quello che mi serve: chiavi, portafogli e
sigarette. Cazzo, l’accendino. L’ho di nuovo
pers… ah no, è dentro la giacca. Posso andare, ma
una voce alle mie spalle mi ferma. “ Dove stai
andando?”.
Eva.
“ Sto uscendo” mi limito a dire seccato.
“ Questo lo vedo. La mia domanda era –dove stai
andando, punto di domanda”. Questo l’avevo capito.
Si crede spiritosa oggi. Ma che vuole?
“ Sto andando a prendere Hope!” spiego velocemente
per poi afferrare la maniglia della porta.
“ Ah sì? E dove andate?”. Ecco, mi
blocco di nuovo, imprecando mentalmente.
“ Al centro commerciale, credo…”. Quante
domande. Cos’è tutta questa curiosità?
“ Posso venire con voi?” chiede con tono
speranzoso. Cos’è questa novità?
“ Perché?”. Sì, la richiesta
è alquanto bizzarra.
“ Perché mi annoio a stare a casa. Oggi
è il mio giorno libero, lo sai! E poi volevo giusto andare
al centro commerciale…” spiega, prendendo poi il
suo cappottino bianco per indossarlo.
Oh no. Andare al centro commerciale con Eva vuol dire solo una cosa:
esaurimento nervoso. E poi non le ho detto mica di sì.
“ Forza, andiamo!”. Mi passa davanti, sorridendomi
furbetta, uscendo per prima dalla porta che io tenevo aperta. Porto gli
occhi al cielo. Sarà un lungo pomeriggio.
***
Sono in macchina a cercare di scattare un selfie in cui la mia immagine
venga decente, ma niente! Cosa metto nel mio stato Whatsapp oggi?
Kai ha fatto presto a prendere la piccola in classe. Stanno per
arrivare. Ecco che la portiera posteriore viene aperta e, dopo avere
sistemato la piccola dietro, Kai rientra in auto.
“ Ciao piccola Hope!” saluto allegramente infilando
la testa tra i sedili, per incrociare il suo sguardo.
“ Ciao!” Saluta agitando la manina.
“ Sei pronta per andare al centro commerciale?” le
chiedo sorridente, notando su di me lo sguardo perplesso di Kai,
intento ad allacciarsi la cintura. Lei annuisce, facendo scodinzolare
le due codine ai capelli. “ Perfetto! Allora facciamoci un
selfie! Sorridi!”. Apro la telecamera interna del mio
cellulare e lo pongo in alto quanto basta a far venire anche il suo
faccino. “ Kai, vieni anche tu!”.
“ Scordatelo!” risponde secco e deciso, senza
esitazione, per poi mettere in moto l’auto.
Fatta!
È venuta semidecente. Direi che ho la foto per il mio nuovo
stato da condividere “Shopping
con piccola compagnia”. Sì,
può andare!
Chissà se la vedrà Anya. Ahahahah
***
Shopping in piccola compagnia? Ma perché mia figlia
è in foto con lei? E poi che diamine significa shopping in
piccola compagnia?!
La detesto.
Anya sei una stupida. Adesso lei vedrà che tu hai
visualizzato la storia! L’ennesima soddisfazione regalatale
in una settimana.
Oh santo cielo…
***
“ Guarda! Non le sta un amore?” dice rivolgendosi
al sottoscritto seduto su un puff del negozio, avvolto da
un’aura nera e con l’espressione di uno che
vorrebbe suicidarsi da un momento all’altro.
Per la millesima volta a rispondere è il mio sguardo
omicida, che lei ignora, ovviamente.
Siamo al decimo negozio di questo centro commerciale. Ha scambiato mia
figlia per un manichino a cui far provare vestiti e scarpe di ogni
genere. A Hope non sembra dispiacere, anche se ha sbuffato
più volte al sentirsi dire – prova questo e quello, e anche
quello, e perché no? Anche questo!- Io mi sarei
rotto i coglioni dopo il primo cambio. Anzi, a dire la
verità mi sono rotto letteralmente i coglioni,
strascinandoli da un negozio all’altro e poggiandoli su
questi scomodi puff. Si
sono frantumati.
“ Questo ti sta proprio bene! Lo compriamo, ti
piace?”. La piccola annuisce. “E anche questa
gonnellina!”. Certo, tanto paga paparino. Eva mi
osserva in cerca della mia approvazione e i miei occhi puntati al cielo
le suggeriscono per l’ennesima volta sì.
Ma che cosa le prende? Cos’è questa improvvisa
simpatia nei confronti di Hope? Fino a ieri mi rinfacciava il fatto che
dovessi provvedere alle sue spese e che per colpa sua si sentiva
esclusa dalla mia vita e oggi fa compere e quegli stupidi selfie
insieme a lei? Non vorrei pensare male, ma qualcosa mi dice che non
tutto è come sembra. Sarà perché la
conosco fin troppo bene.
“ Mi dai la carta di credito?” .
“ Perché non usi la tua?” le suggerisco
seccato.
“ Perché è tua figlia e devi badare tu
alle sue spese, ricordi?” spiega con tono pungente mostrando
un falso sorriso e porgendo la mano verso il sottoscritto.
Eccola. Lo sapevo. La vendicativa Eva Hernandez, pronta a rinfacciarti
tutto alla prima occasione.
Le porgo la carta, che oggi ha già passato ben sei o sette
volte.
“ Grazie!” afferma furbetta, per poi voltare i
tacchi e dirigersi alle casse, seguita dal mio sguardo maligno.
“ Kai, ho fame!”. La bambina tira un lembo del mio
cappotto. Si vede che è esausta. E lo sono anche io.
Abbiamo finito di girare i negozi finalmente e ci siamo seduti al bar
per fare mangiare qualcosa a Hope, che era alquanto affamata. In
realtà lo sono anche io, ed ho preso un pezzo di pizza,
mentre Eva non ha voluto niente. Come al solito, è
perennemente a dieta.
“ Sei sicura di non volere niente?” le domando per
l’ennesima volta.
“ Sì”. Risponde prontamente e sempre con
quel tono deciso. “ A casa mi farò la mia insalata
di carote e mais”. E anche stasera dovrò guardare
quello scempio che lei si ostina a chiamare cibo. È la terza
sera di fila che si fa preparare da Reina questa insalata alquanto
triste, che io mi rifiuto categoricamente di mangiare. Io e le verdure
non andiamo molto d’accordo.
“ Mi chiedo come tu faccia a stare in piedi!”
commento sottotono ma quanto basta a farlo arrivare alle sue orecchie.
“ Io non mangio quella roba piena di grassi!”.
È sempre la stessa risposta. Mi arrendo. Questa ragazza ha
dei problemi col cibo. Portarla a mangiare fuori è sempre
stato un dilemma.
Bene. Hope ha finito e per miracolo non si è sporcata.
Meglio così, chi la sente Anya sennò.
Ci alziamo e mentre io aiuto Hope a mettersi il suo giubbotto,
ma…Che cazzo, ma come si chiude questo giubbotto. Merda.
La lampo si è bloccata e, sotto lo sguardo confuso di Hope,
cerco a labbra serrate di far andare questa cerniera lampo verso su.
Eva se ne sta in disparte pronta ad andare via e non sembra di nessun
aiuto. Ha completamente esaurito la sua dose di simpatia per oggi, dopo
avere svuotato la mia carta di credito. Una pura coincidenza? Non credo
proprio.
“ Potresti pensarci tu? Mi sto innervosendo, e devo
fumare!” affermo con fare innervosito, rimettendomi in piedi
e cercando le sigarette nel cappotto.
Eva porta gli occhi al cielo e si abbassa per sistemare il problema.
Per fortuna ci riesce dopo qualche secondo. Devo andare a fumare,
dobbiamo sbrigarci a uscire da questo centro commerciale. Sono chiuso
qui dentro da tre ore, mi sento soffocare.
Ma ecco un altro problema in arrivo.
“ Kai, devo fare la pipì!”.
Oh cazzo!
“ La farai a casa!” mi limito a dire continuando a
camminare, mentre Eva è già dieci passi
più avanti di noi.
“ Ma io la devo fare ora!”. Ecco che si ferma,
stringendo le gambe. No ti prego, non fartela addosso.
“ Ok!”. Porca
puttana. Sono costretto a imprecare mentalmente.
Richiamo Eva, invitandola con un cenno a tornare indietro.
“ Che succede adesso?” chiede scocciata.
“ Accompagnala in bagno!” le ordino. Io devo andare
a fumare. Subito.
“ Scordatelo!” asserisce categorica.
“ Per tua sfortuna non posso entrare nel bagno delle
donne!”. Mi sembra ovvio. Non credevo di doverle
spiegare anche questo. “ Vi aspetto fuori”.
***
“ Guarda cosa mi tocca fare…” sussurro
tra me e me, tenendo per mano la mocciosa, entrando in bagno.
“ Dimmi che la sai fare da sola!”. Le chiedo
sperando in una risposta affermativa. Ho cercato di sopportarti
abbastanza per oggi, ma adesso mi sono scocciata.
Per fortuna annuisce. Quindi, lei entra in bagno, mentre io aspetto
dietro la porta, prendendo nel frattempo il mio cellulare. Uh guarda,
Anya ha visualizzato la mia storia…
Dopo qualche minuto, arriva alle mie orecchie il suono dello
sciacquone: segno che sta per uscire. Riposo il cellulare in borsa e ci
dirigiamo fuori.
E adesso dov’è quell’idiota?
“ Potevi almeno degnarti di aspettarci fuori!”
lamento entrando in macchina.
“ Ti ho detto che dovevo fumare! Hope metti la
cintura!” raccomanda alla figlia seduta dietro.
“ Devi sempre fare come ti pare!” aggiungo
infastidita.
Ecco che sceglie la via più semplice: ignorarmi.
Mette in moto l’auto e parte.
***
Siamo arrivati. Tiro il freno a mano ed esco dall’auto per
aiutare a far scendere Hope. Mi accorgo che anche Eva ha appena chiuso
la portiera dell’auto.
“ Che cosa stai facendo?” domando stranito.
“ Sono scesa dall’auto, non lo vedi? Salgo con
voi”.
“ Puoi aspettare in macchina, faccio
subito!” le spiego prontamente.
“ Beh, io voglio salire con te. Non posso forse?”
domanda con tono sospetto.
Ok, mi arrendo. “ Fa come ti pare…”.
Chiudo l’auto e ci avviamo al portone.
***
Mescolo lo stufato di verdure, aggiungendo un pizzico di sale.
Improvvisamente il suono del campanello mi fa ricordare che devono
essere loro: Kai ha portato Hope.
Mi avvio alla porta e dopo un respiro profondo, che mi prepara
psicologicamente a vedere quella faccia da stronzo, apro con un colpo
deciso la porta e…
O mio dio. Vedo Hope in braccio a Kai e a fianco di
questi…Eva.
“ Ci…ao”. Lo so, un saluto non molto
entusiasmate, ma sono alquanto sorpresa.
“ Ciao Anya, siamo tornati!” afferma con una certa
allegria nel tono la bionda.
La piccola protende le braccia verso di me e la prendo. Lasciandola poi
andare via a posare le sue cose.
“ Abbiamo fatto shopping!” esclama mostrando delle
buste in mano.
Seh…ho visto la foto.
“ Prego entrate!”. Li invito a entrare come farebbe
una buona padrona di casa, anche se l’idea non mi entusiasma
molto.
***
Perfetto, ci invita pure a entrare.
“ Veramente abbiamo…”. Stavo per
rifiutare l’invito, ma Eva è già
entrata dentro.
Fretta.
Mi lascia qui sul ciglio della porta con Anya che vorrebbe capire le
mie intenzioni. Esito per qualche secondo, ma poi decido di entrare,
sbuffando mentalmente.
***
I perfidi coniugi Hiwatari hanno appena messo piede in casa mia. Che
bello…
Chiudo la porta e li raggiungo. Eva stringe con entrambe le mani il
manico della sua borsa, osservandosi curiosa in giro, mentre Hiwatari
osserva distrattamente punti indefiniti del pavimento.
“ Carina” si limita a dire, riferendosi penso alla
casa. “ Non l’avevo ancora vista! Immagino che Kai
la conosca bene ormai!” conclude rivolgendo lo sguardo al
marito che in tutta risposta la fulmina con un’espressione
truce.
Cosa vorrebbe insinuare? Mi sono già pentita di averli fatti
entrare.
“ Comunque, abbiamo comprato un sacco di vestiti nuovi per la
piccola Hope! Guarda!”. Ecco che sotto il mio sguardo
allibito tira fuori da alcuni dei tanti sacchetti posti sul
tavolo, alcuni vestitini.
“ Ti piacciono?” chiede poi tenendo sospesa tra le
mani una gonnellina rossa.
“ Ehm…si è molto carina!” mi
limito a dire, forzando un sorriso. Non so, mi sento come in imbarazzo.
***
Quando finirà questa tragedia? Sono messo in disparte nel
vano tentativo di incontrare lo sguardo di Eva e suggerirle di andare
via. Mi sembra una pagliacciata.
Ma niente. È troppo presa da quegli stupidi acquisti.
“ Ci siamo divertite un sacco, vero Hope?”.
Non può averlo detto veramente.
La piccola sembra annuire, forse costretta dalle circostanze.
“ La prossima volta potresti venire anche tu” dice
rivolgendosi ad Anya, la quale non sa cosa rispondere.
“Ehm…chissà!” risponde in
maniera vaga, probabilmente per non dire direttamente no.
Basta, mi sono scocciato.
“ Io avrei una certa fretta, andiamo?” . Decido di
intervenire, non per niente dispiaciuto di avere interrotto questa meravigliosa
conversazione.
“ Ok, sì. Si è fatto tardi!”
afferma Eva, fingendo di guardare l’orologio al polso.
***
Bene, finalmente si tolgono dai piedi.
Decido di non intrattenerli, per ovvi motivi, e li accompagno alla
porta.
“ Ah, noto che hai già trovato un posticino per il
mio souvenir!” afferma Eva, notando l’oggetto posto
sul mobile del corridoio.
Ehm veramente lo avevo solo poggiato lì per poi trovare una
sistemazione più adatta, per esempio una scatola. Non posso
tenere quell’oggetto in bella mostra: è veramente
osceno.
Kai lo osserva accennando un’espressione schifata.
“ Ehm sì…” mi limito a dire
raggiungendo a grandi passi la porta per farli andare via.
***
“ Le hai regalato veramente quel pene di legno?” le
domando mentre scendiamo le scale dell’edificio
“ Quante volte ti devo spiegare che non è un pene
di legno? È una statuetta sacra!” spiega per
l’ennesima volta, seriamente convinta di quello che dice.
Ha comunque la forma di un cazzo,
penso tra me e me, portando gli occhi al cielo.
“Sai, stavo pensando…”.
Ecco che ricomincia a parlare.
Per tutto il tragitto di ritorno a casa è stata in silenzio
a guardare il suo telefono e appena messo piede in casa riattacca la
spina.
Ha detto talmente tante cose oggi, cos'altro avrà da dire
ancora?
“…Che la casa di Anya è un
po’ piccola. Dovresti comprarle una piccola villetta,
magari…qui in zona!”.
OK. Il suo era decisamente un tono ironico e il mio sguardo le sta
comunicando di smetterla per oggi.
“ Che c’è?” dice con il suo
solito sguardo da innocente.
“ Per oggi hai fatto abbastanza! Ho ricevuto il
messaggio!”. Crede forse che non l’abbia capito?
“ Di cosa parli?”. Ecco che continua a fare la
finta tonta. Hernandez, ti conosco.
“ Andiamo! Credi davvero che me la sia bevuta?”.
Adesso improvvisa un’espressione interrogativa.
“ Facciamo un selfie, facciamo shopping, guarda
che…” inizio a dire, citando le frase
più straordinarie
che sono uscite oggi dalla sua bocca, imitando con pessimi risultati la
sua voce e i suoi modi di fare. “… e
infine? Ci siamo divertite un sacco??” concludo, questa volta
agitando le mani come a voler dire –wow-
per infine aggiungere… “Davvero Eva? Davvero?”.
Ti sembro stupido forse.
Si ferma a osservarmi minacciosa, con la faccia di una che si sente
palesemente presa in giro.
“ Cosa vorresti insinuare?? Che io abbia finto per tutto il
tempo?” domanda alterata.
La mia risposta si limita a un espressione, accompagnata da uno
specifico gesto della mano che vuole solo dire una cosa: proprio così!
“ Tu credi veramente che io abbia solo interpretato una
parte??”.
Ok, se il gesto non era chiaro sono costretto a comunicarlo tramite una
parola per definita.
“ Esatto!” rivelo senza un minimo di esitazione,
accomodandomi sul divano.
“ Ti sembro una persona falsa? È questo quello che
pensi di tua moglie?”.
“ Anche se adesso sei mia moglie, resti sempre Eva Hernandez!
Ed Eva Hernandez non fa la simpatica con mia figlia! Se Eva Hernandez
fa una cosa del genere, vuol dire che c’è ben
altro sotto!”. Forse adesso le sarà più
chiaro.
“ Sembra quasi che tu stia descrivendo te stesso!”
ribatte acidamente.
“ Non stiamo parlando di me, stiamo parlando di te! Non hai
fatto altro che tirare in ballo questa faccenda, anche pochi secondi
fa, appena entrati in casa! Cosa volevi dimostrarmi con questo
comportamento? Che ho sbagliato a farle firmare quei documenti e a
darle quei soldi??... Può darsi, ma sono affari
miei!” affermo una volta per tutte.
“è proprio questo il tuo problema. Tu ragioni come
se fossi solo, pensi sempre e solo a te stesso! Non pensi mai a cosa
potrei pensarne io, perché il mio parere non ti è
mai importato! Non mi coinvolgi mai nelle tue cose. Se oggi non ti
avessi detto dove stai andando, tu non me lo avresti detto. Te ne
saresti uscito senza dirmi niente, come fai sempre!”.
“ Non vedo il perché devo informarti di tutto
quello che faccio!”.
“ Lo vedi? Lo vedi? Tu e io abbiamo dei grossi problemi di
comunicazione!” asserisce puntandomi il dito contro.
“ Sì, anche io lo penso! Credo che tu voglia
comunicare troppo!” affermo con sarcasmo.
“ Visto? Neanche mi prendi sul serio! Basta! Qui ci vuole una
soluzione drastica!” conclude esaurita prendendo il telefono.
“ Che cosa stai facendo??”.
“ Chiamo il Dottor Takiromi!” spiega cercando il
numero nella rubrica.
Il dottor Takiromi.
“ Chi cazzo è il dottor Tachiromi?”
chiedo, non avendo la minima idea di chi sia.
“ è un terapista per coppie!” spiega
brevemente, portando il cellulare all’orecchio e ignorando
completamente il mio disappunto.
Che cazzo è un terapista di coppie? Uno strizzacervelli? Mi
alzo improvvisamente.
Non ho il tempo di aprire bocca, perché Eva mi fa cenno di
stare zitto, per poi iniziare la conversazione a telefono.
“ Sì buonasera, è lo studio del Dottor
Takiromi?...Perfetto! Chiamo per prenotare una seduta!”. Una
seduta? “Il più presto possibile
grazie!”. Sta scherzando vero? “Venerdì,
alle 4?”. Eccola che mi osserva facendo finta di cercare la
mia approvazione, nonostante io continui a muovere il capo in
segno di no “Sì, mi sembra perfetto. Grazie. A
presto!” decide di ignorarmi completamente. La chiamata
termina e quello che è stampato sul suo viso è il
sorriso della soddisfazione.
“ Tu stai scherzando, vero?” ripeto, sempre
più incredulo.
“ Ti sembra la faccia di una che sta scherzando?”.
Sembra proprio di no.
“ A cosa ci serve uno strizza cervelli?”.
“ Non è…uno strizza cervelli.
È un terapista di coppia, ci aiuterà a capire
qual è il nostro problema!”.
“ Io non racconto i miei cazzi a quel tizio. Io non ho
intenzione di venirci. Puoi benissimo andarci da sola!”
affermo categorico.
“ E’ una terapia di coppia, quindi si presume che
dovremmo essere in due!” spiega.
“ Beh portaci qualcun’altro!”.
“ Visto che non ti frega niente di me?”. Eccola che
riparte.
“ Non è questo! È che io da uno
strizzacervelli non ci vado. Punto!”.
“ Invece ci verrai! Ho già preso un appuntamento.
Quindi, tu venerdì alle quattro verrai lì con me.
Punto!” conclude stavolta lei autoritaria, incenerendomi con
i suoi occhi di fuoco per poi andarsene a passi pesanti verso il piano
di sopra.
Ci mancava solo questa!
Venerdì,
ore 16.00. Sala d’attesa. Studio Dtt. Takiromi.
È una situazione veramente ridicola.
“ Mi ricordi perché siamo qui?” domando
con tono piatto alla mia coniuge seduta a fianco.
“ Per colpa tua!”.
Ma sul serio le persone vengono qui per consultare questo tizio?
C’è già una coppia dentro, che non si
decide più ad uscire, e un’altra è
appena giunta. Probabilmente saranno dopo di noi.
Sbuffo sonoramente strofinandomi i palmi delle mani sugli jeans. Che
nervi.
Ecco la porta si apre. La coppia va via e il dottore ci invita a
entrare.
“ Perfetto, tocca a noi!” Eva prende la sua borsa e
si alza avviandosi nel suo studio, mentre io sono ancora qui a pensare
seriamente di scappare. “Forza!” mi incita battendo
le mani.
Stringo i denti dentro le labbra serrate, poi, contro voglia decido di
alzarmi e dirigermi molto lentamente e svogliatamente in sua direzione.
“ E non battermi le mani, sai che lo odio!” mormoro
a denti stretti, sottovoce.
“Lo so!” bisbiglia lei.
“ Prego, accomodatevi!” ci invita cortesemente,
indicando le due poltrone poste davanti alla sua scrivania.
Ci accomodiamo e attendiamo che lui finisca di compilare dei fogli.
“ Bene, benvenuti miei
cari…ehm…”. Prende un foglio e legge i
nostri nomi “Eva Hernandez…” dice
indicando la bionda. “E…suppongo che lei sia Kai
Hiwatari!”. La mia espressione gli comunica: Ma va?
Ecco che se la ride, coinvolgendo anche Eva.
Bene, ci mancava solo lo strizzacervelli spiritoso…
Sono passati pochi secondi e voglio già scapparmene.
***
Corro più velocemente che posso verso la caffetteria. Apro
la porta e miei occhi cercano Anya.
“ Dov’è Anya?” domando a Dana,
la quale con un dito mi indica la direzione dove guardare. Eccola, sta
servendo a un tavolo. La richiamo.
“ Che succede, Boris?” domanda preoccupata.
“ Hilary è in ospedale, sta partorendo!”
spiego tutto d’un fiato.
“ Cosa??”. Inizia ad agitarsi e guarda Dana nella
speranza che questa la lasci andare. Lei, seppur controvoglia,
annuisce. Quindi, lascia sul bancone quello che aveva in mano, toglie
il grembiule, prende una borsa e mi fa cenno che possiamo andare.
“ Come l’hai saputo?” domanda, correndomi
accanto.
“ Yuri mi ha mandato un messaggio, dicendomi di avvisarti e
raggiungerli!” spiego, cercando di regolare il fiato.
Ecco siamo arrivati davanti all’officina, ci avviciniamo alla
mia auto e una volta aperte le portiere…
“ No, aspetta!” esclamo all’istante.
“ Che c’è adesso?” domanda
confusa lei, che stava già per entrare.
“ Io non posso guidare!” realizzo improvvisamente.
“ Cosa?!”.
“ Mi hanno ritirato la patente, ricordi?”.
Già, proprio quella sera. Devo ancora sistemare questa
faccenda. È da qualche settimana che mi sposto a piedi,
lasciando qui la macchina nel garage dell’officina.
“ E cosa facciamo adesso?” chiede disperata.
“ L’ospedale è lontanissimo, con i mezzi
pubblici arriveremo domani!”.
Sì è vero.
“ Guido io!” propone all’improvviso,
venendomi vicino per mettersi al posto guida.
“ Tu hai la patente?” chiedo sorpreso.
“ Sì, ho la patente! Forza entriamo!”.
Le consegno le chiavi e ci accomodiamo in macchina.
“ Non ti ho mai vista guidare! Non sapevo avessi la
patente!” affermo confuso, mentre lei inserisce le chiavi.
“ L’ho presa a diciotto anni, ma diciamo
che non guido da un po’” confessa,
osservando confusa il volante.
Inizio a preoccuparmi.
“ Se posso chiedere…da quanto tempo, per la
precisione?” domando osservandola insospettito.
“ Da…tre anni credo!” rivela sorridendo
nervosa, per poi accendere il motore.
“ Cosa? Tre anni? Ma ti ricordi almeno come si fa?”
“ Credo di sì!”.
Credo?
Sgrano gli occhi, iniziando ad avvertire una strana sensazione che mi
suggerisce di allacciare per bene la cintura di sicurezza.
“ Ok, motore acceso…” mormora, forse
parlando con se stessa. Stringe il volante con le mani, respira, ed io
la osservo col volto della paura. Cosa sta facendo?
“ Devo solo premere
l’acceleratore…”.
Acceleratore? No bella, devi prima…
“ mettere la pri…” ma.
Non faccio in tempo a dirglielo. La macchina si è ovviamente
spenta.
Si volta in mia direzione con faccino innocente.
“Scusa..” e sorride agitata. “ Guidare mi
ha sempre messa in agitazione!” si giustifica, per poi girare
di nuovo la chiave e mettere in moto.
“ Beh, stai mettendo in agitazione anche me! Hai pure
dimenticato il freno a mano, guarda!” le faccio notare
indicandole l’oggetto in questione.
“ Ah, ecco…”.
“ Ah, ecco!” ripeto nervosamente togliendolo con
forza. “ Ascoltami bene! Chiedo tutta la tua
attenzione!” inizio a dire con fare autoritario, mentre lei
mi fissa tenendo le mani incollate al volante e due occhi che chiedono
pietà. “ Piede destro sul freno, il sinistro sulla
frizione, ingrana la prima, lascia lentamente la frizione e premi
Lentamente l’acceleratore! Capito?!”.
Più chiaro di così!
Lei annuisce, con espressione alquanto confusa, poi si guarda i piedi e
inizia a mettere in pratica ciò che le ho appena detto.
“ Dunque, destro sul…freno,
sinistro…frizione. Ok mi sembra di ricordare”
ripete a bassa voce, stando attenta a quello che fa.
Ecco sta mettendo la prima e…la macchina avanza, anche se ci
sta facendo shakerare
parecchio. “ “Cazzo, lascia il freno, stai andando
a due all’ora!” le faccio notare.
Riuciamo ad uscire dal garage e ci immettiamo in strada
“ Oddio, cosa devo fare adesso??” domande confusa,
mentre le sue mani abbandonano il volante.
“ Premi la frizione di nuovo!”. Poi le prendo con
forza le mani e gliele appiccico sul volante. Cazzo.
“ Fatto!” esclama e prontamente io ingrano la
seconda.
“ Bene, ora concentrati, guarda la strada e attenta come
sterzi il vola-a-a-ante!”. Mi sta facendo andare con la testa
avanti e indietro come fossi sulle montagne russe.
“ Lascia quel cazzo di freno!” esclamo per
l’ennesima volta, mentre lei continua ad agitarsi.
“ Scusa, è che ci devono prendere la mano dopo
tanto tempo!”.
“ Oh porca miseria, speriamo di arrivare
vivi…” commento fissando preoccupato la strada
davanti a me.
Credo che per la prima volta in vita mia potrei iniziare a pregare.
***
“ Siete una coppia molto giovane!” commenta. Wow,
come ha fatto a indovinare? Abbiamo qui capitan ovvio.
“ Sì. Ci siamo sposati lo scorso mese!”
spiega Eva, mostrandogli l’anello al dito.
A questa rivelazione il tizio rimane sconcertato.
“ Vi siete sposati da poco meno di un mese e siete
già in crisi?”.
“ Vede, noi conviviamo da parecchi anni e ci sono sempre
stati dei momenti di crisi, alti e bassi, incomprensioni, ma adesso che
siamo marito e moglie dobbiamo cercare di trovare dei punti di
incontro. Ma ho a che fare con un testone di dimensioni stratosferiche,
come può ben notare!” conclude indicando il
sottoscritto, che il dottore inizia adesso a fissare annuendo in segno
di intesa.
“ Lui mi nasconde le cose, esce senza dirmi
niente…” continua a spiegare. Sta parlando solo
lei, non capisco a cosa serva la mia presenza. Non che io abbia voglia
di parlare, ma mi sto rompendo le scatole, e parecchio.
“ Mentre voi parlate, io andrei a fumarmi una
sigaretta!” avviso, alzandomi.
“ Lo vede??” esclama, alzando il tono di voce.
“ Lo vede qual è il problema? Fa quello che gli
pare senza preoccuparsi di me!”.
Ci risiamo.
“ Kai, ti prego. Se sei venuto qui è
perché vuoi impegnarti. Non ha senso andare a fumare. Ci
sono cose più importanti!” spiega, invitandomi
gentilmente a prendere di nuovo posto.
Dentro di me sbuffo, per l’ennesima volta oggi, e ritorno a
sedermi.
“ Kai…”. Perché mi chiama per
nome? Non mi pare di avergli dato questa confidenza.
“Perché ti comporti così?
Spiegaci…” domanda con aria professionale,
giungendo le mani e osservandomi in segno di ascolto.
Ma non siamo mica in chiesa.
“ Su, Kai, spiegaci!” ripete Eva, calcando per bene
le parole.
“ Perché a me dà fastidio essere
controllato!” spiego con tono secco. È la
verità.
“ In che senso?”.
È pure ottuso.
“ Se sto uscendo non mi va che mi venga chiesto dove sto
andando, con chi sto andando e perché ci sto
andando!”. Stavolta parlo direttamente con la diretta
interessata.
“ Oh scusami se sono tua moglie e vorrei almeno sapere il
minimo indispensabile!” risponde a tono.
“ La tua è ossessione!”.
“ Ossessione? Non fai altro che pensare a quella
bambina!”.
“ Scusate! Quale bambina?” interviene curioso il
dottore.
Oh, sì…dai. Raccontiamogli tutta la storia.
“ Ah, già. Perché lei non sa che il qui
presente Kai, ha una figlia, frutto di un tradimento!”.
Io la strozzo.
“ Tradimento?” ripete sconvolto e sempre
più curioso.
“ Esatto. Mi ha tradita spudoratamente con
una…una…quella lì, e dopo essersene
fregato per anni adesso ha deciso di fare il paparino perfetto,
entrando sempre in contatto con la madre! Secondo lei non ho motivo di
essere gelosa?”.
“ Lei pensa che la tradisca ancora?”.
“No. Ma conoscendo la madre, il rischio è molto
alto!”.
Basta.
“ sì può sapere perché
stiamo parlando di questo?? È una vecchia storia avvenuta
anni fa! Io non ti tradisco. Sei solo una psicopatica!” dico
quasi al limite di un esaurimento nervoso.
E a giudicare da come si tocca la fronte il dottore, anche lui sembra
alquanto allibito da questa situazione.
“ Un momento, non perdiamo la calma!” interviene
con tono pacificatorio. “ Calmatevi e respirate!”.
Cos’è? Un corso di Yoga? “ è
evidente che voi due avete un rapporto molto strano che non si basa
sulla fiducia. State insieme da tanti anni e se avete deciso di
sposarvi è perché tenete l’uno a
l’altro, no?”. La sua espressione ci chiede
conferma. “ Bene. Eva, tu dovresti dare più
fiducia a Kai. Se continui a controllarlo, otterrai soltanto
l’effetto contrario. Lui si sentirà oppresso e di
conseguenza si allontanerà di più da te. E tu
Kai…” adesso volge lo sguardo al sottoscritto
“ Dovresti dedicare di più del tempo a tua moglie:
uscite insieme, proponile di mangiare fuori, una vacanza o
semplicemente chiedile come sta, chiamala anche solo per sapere come
sta o se pranzerete insieme. La vita di coppia non deve essere
perfetta. Ha i suoi alti e bassi. Si deve anche litigare ogni tanto,
dire apertamente quello che va o che non va. Ma è fatta
anche di momenti belli, intimi, che sono solo tuoi e di
Eva…vostri. Quindi, lasciate perdere questi stupidi
battibecchi e parlate, ascoltatevi, dedicate almeno uno o due pomeriggi
o serate solo per voi e vedrete che inizierete a trovare un punto di
incontro che gioverà al vostro rapporto di
coppia!”.
Wow, davvero commovente.
Cala il silenzio più tombale, durante i quali sia io che Eva
evitiamo di incrociare i nostri sguardi.
“ Ok…forse ultimamente sono stata troppo
pesante..” confessa Eva con tono più calmo.
“ Mi dispiace. Devo iniziare ad avere più fiducia
in te…” aggiunge poi, osservandomi.
“ Brava, Eva! È importante capire i proprio errori
ed ammetterli!” la incoraggia lui.
Suppongo sia il mio turno…bah. Cosa dovrei dire?
Entrambi sembrano pendere dalle mie labbra.
Espiro stancamente per poi ammettere che “… dovrei
dedicarti più tempo, lo so. Cercherò
di… insomma… quelle cose
lì…uscire, andare a cena fuori
ecc…”. Ok, forse era un discorso
abbozzato sul momento e non molto profondo, ma sembra essere bastato a
giudicare dalle loro facce. Diamine, voglio andare via. Il cellulare
all’interno della mia tasca vibra da un bel po’.
***
“ WO-wo- wo –wo frena!!”. Ecco che frena
di colpo facendo arrivare la mia faccia quasi sul cruscotto.
“ Quando ti dico frena, non significa che lo devi premere
tutto di colpo!” le ripeto per l’ennesima volta.
“ Sì, lo so, scusa!”.
Sì, scusa di qua e scusa di là.
Siamo arrivati per fortuna e vivi!
Parcheggiata l’auto, siamo scesi di corsa ed entrati in
ospedale a chiedere informazioni, una segretaria ci ha detto dove
dirigerci.
Siamo in ascensore adesso.
“ Guido così male?” chiede timorosa.
“Diciamo che è stato un miracolo essere arrivati
sani e salvi!” le confesso senza esitare.
Le porte si aprono.
“ Sei esagerato! Hey, guarda, laggiù
c’è Yuri!”.
Ci affrettiamo a raggiungerlo.
“ Hey Yuri, come mai non sei dentro?” gli domanda
stranita Anya.
“ Ragazzi, siete arrivati!”. Sembra parecchio
nervoso.
***
Ci hanno messo un po’ ad arrivare. Boris mi sembra piuttosto
pallido. Beh io non sarò di certo roseo in viso. Mia moglie
è di là che sta partorendo e per la prima volta
in vita mia l’emozione mi ha giocato un brutto scherzo,
facendomi quasi svenire. Sono dovuto uscire perché Hilary ha
confessato che l’avrei fatta solo innervosire.
“ Beh, sì. Ma sono troppo agitato e ho preferito
uscire! Mi chiameranno al momento opportuno”.
“ Ma io posso entrare?” chiede Anya speranzosa.
“ Ci sono già sua madre e sua nonna, meglio non
fare innervosire Hilary! Il travaglio è iniziato
già da qualche ora!”. Sto sudando freddo.
Anya sembra esserci rimasta male, ma poi mi sorride cercando di darmi
coraggio. “ Non preoccuparti. Hilary è forte. Ce
la farà!”.
“ Wow, sono due. Deve fare parecchio male!”. Come
al solito Boris dà voce ai suoi pensieri più
profondi.
“ Direi proprio di sì!” rispondo quasi
fosse la cosa più ovvia del mondo.
Segue una sua espressione disgustata. Non voglio neanche sapere cosa
stia immaginando.
Mi risiedo, facendo tremare nervosamente una gamba. Anche Anya si
accomoda accanto a me. Mentre Boris opta per fare avanti e indietro,
facendo un gran baccano con quei suoi scarponi di gomma che cigolano in
maniera assordante e il tutto accompagnato dal campannellio delle
chiavi appese alla sua cintura.
“ Vuoi stare fermo per favore? È parecchio
stressante tutto questo rumore!” gli ordino al limite della
pazienza.
Si ferma all’istante, aggrottando la fronte. “ Wow,
il quasi paparino è parecchio nervoso!”.
“ Sì, e molto!” affermo categorico,
ritornando poi a fissare il pavimento e riprendere il tremolio della
gamba.
“ Ok, visto che non posso fare rumore, vado a prendere un
caffè! Qualcuno vuole un caffè?”
propone ai qui presenti. La mia faccia gli comunica esplicitamente
– ti sembra
la faccia di uno che in questo momento vuole caffè?-
mentre Anya sembra accettare l’invito.
“ Ok, vengo io!”.
Si alza e si avviano insieme alle macchinette poste in fondo al
corridoio.
Stupide scarpe di Boris, le sento fare eco per tutto il corridoio.
***
“ Non l’ho mai visto così
nervoso!” afferma Boris, inserendo le monete nel distributore.
“ Sta per diventare padre, è normale! Tra qualche
ora sarà l’uomo più felice del
mondo!” dico osservandolo da lontano.
“ Già…”. Anche Boris ha uno
sguardo sognante puntato su Yuri “ E io diventerò
zio per la seconda volta!” aggiunge poi, estraendo il
bicchiere e porgendomelo.
“ La seconda volta?” chiedo sorpresa.
“ Sono o non sono lo zio preferito di Hope?” mi
ricorda giustamente.
Sì, in effetti.
“ Hai ragione!” confermo, sorridendo e mescolando
questo caffè.
“ Sembra brodaglia!” esclama disgustato, dopo
averne assaggiato un sorso.
“ Sì, fa parecchio schifo!” . Concordo
pienamente.
“ Forse è molto meglio quello che mi prepara Dana!
Quel pizzico di rabbia che ci mette lo rende più
buono!” commenta beffardamente.
Che scemo.
D’improvviso le porte dell’ascensore si aprono,
costringendoci a voltarci in quella direzione, proprio dietro di noi.
Sono i coniugi Hiwatari.
“ Bene, siamo al completo!” commento a bassa voce,
buttando il bicchiere in un cestino posto lì vicino.
Avanzano verso di noi.
“ Sarizawa! Abbiamo appena letto il messaggio di Yuri e ci
siamo precipitati di corsa!” spiega Eva, salutando poi Boris.
Hiwatari si limita solo ad uno sguardo, che si posa soprattutto su
Boris. Si reggono lo sguardo a vicenda, per interminabili secondi,
senza dirsi nemmeno un semplice ciao.
“ Forza, raggiungiamo Yuri!” dice Eva,
trascinandoselo.
Boris lo segue con occhi sospettosi, poi decide di guardare altrove,
finendo il suo caffè.
“ Qualcosa non va?” chiedo preoccupata.
Lui indugia per qualche attimo, poi butta anche lui il bicchiere.
“No niente. È solo che sua altezza Hiwatari sembra
estremamente geloso di ciò che reputa essere suo!”
spiega in termini molto vaghi.
Ma che diavolo vuol dire?
Resto con un punto interrogativo, che lui ignora per chissà
quali oscuri motivi.
“ Vado in bagno” dice poi andandosene.
Ooook.
***
Siamo tutti seduti qui, in attesa della nascita dei gemelli. In
realtà non so nemmeno io perché siamo venuti. Eva
ha tanto insistito.
Yuri è messo in piedi vicino alla porta in attesa che lo
chiamino. Io sono in piedi con una spalla appoggiata al muro, mentre
Eva siede qui vicino, curiosando sul suo telefono. E quei due sono
là, seduti nella panchine opposte, sempre insieme, a
confabulare ogni tanto qualcosa.
Ho incrociato più di una volta lo sguardo di Boris, fisso e
penetrante, quasi volesse comunicarmi qualcosa. Non ci siamo
più visti dopo il giorno del mio matrimonio. E poco fa, dopo
averlo visto, mi sono venute in mente tutte le cose che ci siamo detti.
I miei pensieri vengono interrotti dall’aprirsi della porta.
“ Yuri, forza entra!” lo avvisa
un’infermiera. Questi, senza farselo ripete due volte, entra
immediatamente.
“ Ci siamo!” sento dire ad Anya rivolgendosi al
platinato.
***
“ Sei stata bravissima” dice Yuri, baciandomi in
fronte e andando poi a osservare i gemellini nella culla. Sto ancora
piangendo dalla felicità.
“ Sono stupendi, vero?”.
“ Sì…sono stupendi!” afferma
con aria sognante. Poi viene a sedersi sul letto accanto a me, per
accarezzarmi il volto.
“ Devo essere un disastro in questo momento!” dico
sorridendo e asciugando alcune lacrime.
“ No…” sussurra lui, spazzandone via una.
Mi sorride. Si vede che è emozionato, ha gli occhi lucidi.
Forse, per la prima volta potrei vederlo piangere. Ma so che il suo
orgoglio e il suo temperamento fermo non gli permetteranno di far
uscire quelle lacrime.
Non importa. Lo amo proprio per questo.
“ E tu sei riuscito a tenerti questo segreto per tutto il
tempo!” commenta mia madre rivolgendosi Yuri, con
finto tono ammonitore.
“ Ve lo avevo detto che sarebbe stata una bella
sorpresa!”.
È vero. È stata una vera sorpresa. Non immaginavo
una cosa del genere.
Yuri si alza di nuovo. Non riesce a staccare da loro gli occhi. Sono
così teneri.
Ed io sono così felice che potrei piangere per ore.
***
“ Un maschio e una femmina! Ommioddio!” esclamo con
cuore colmo di gioia, dopo che l’infermiera ci ha gentilmente
annunciato il lieto evento.
Porto le mani alla bocca, sinceramente sorpresa. Poi osservo Boris, che
non sembra così emozionato, ma quantomeno un po’
sorpreso.
Scuoto il suo braccio “ Voglio vederli!”.
“ Sì, ok. Ora ci fanno
entrare…credo!” dice Boris, per farmi calmare.
“ Beh, sì. Prima o poi ci faranno
entrare!” aggiunge Eva, impaziente.
Dopo qualche minuto, esce dalla stanza la madre di Hilary che ci avvisa
di poter finalmente entrare.
Ho il cuore in gola.
Ecco Hilary, semisdraiata sul letto. Ha il viso stanco, ma si vede che
è felice.
“ Ragazzi, siete tutti qui!”.
“ Ciao Hilary, complimenti!” . Eva la raggiunge a
braccia aperte e la abbraccia, mentre io le sorrido, sperando che non
sia ancora troppo arrabbiata. Ma il suo sorriso mi suggerisce di no.
Mi avvicino, abbracciandola. Mi è mancata troppo.
“ Mi sei mancata Anya!” mi sussurra
all’orecchio.
“ Anche tu! Complimenti, sono stupendi!” dico,
ammirandoli da lontano.
Ecco che adesso mi avvicino. C’è Yuri
lì. Boris poggia la mano sulla sua spalla “ Wow,
Ivanov. Li hai fatti veramente tu?” domanda ironico,
beccandosi una brutta occhiataccia dal rosso.
“ Sono bellissimi!”. Sono completamente uguali,
tanto che non si riuscirebbe a distinguere chi è il maschio
e chi la femmina se non fosse grazie alle copertine, rispettivamente
azzurra e rosa.
Ecco che Yuri e Boris si allontanano e rimango qui a fissare queste due
meraviglie. Mi accorgo con la coda dell’occhio la presenza di
qualcuno a pochi centimetri da me. Mi volto in sua direzione
sorridendo, ma poi la mia espressione cambia non appena mi rendo conto
che si tratta di Kai.
“ Sono davvero minuscoli….” Commenta
pensieroso.
Beh, non possono mica nascere enormi.
D’altronde non lo biasimo. Non ha mai visto dei neonati. Non
sa neanche com’era sua figlia…
“ Beh, dovevi vedere Hope, era ancora più
piccola…” inizio a dire, ricreando la sua piccola
immagine nella mia mente. “ è nata
prematura”. Aggiungo attirando su di me il suo
sguardo. “ Ma tu questo non puoi saperlo…
perché non c’eri!” concludo osservandolo
con amarezza e poi allontanarmi e raggiungere Hilary.
Ha cambiato il cognome di sua figlia, ma non sa proprio niente di lei.
***
“Stai pensando a tutti i soldi che dovrai spendere in
pannolini? Io ti avevo avvertito!” commento ironico, cercando
di punzecchiarlo.
Lui sciacqua il viso e si guarda allo specchio come intontito, non
degnandomi di una risposta.
“ Che ti prende?” domando stavolta preoccupato.
È piu pallido del solito.
Si alza, asciugandosi il viso con un fazzoletto. Tiene gli occhi bassi.
Lo scruto con attenzione, sta evitando il mio sguardo.
Cazzo, lui sta…porca miseria…
“ stai piangendo?” dico, dando voce, forse troppo
in fretta, al mio pensiero.
Hai gli occhi rossi e qualche lacrima a metà.
Sono sconvolto.
L’ho seguito in bagno, pensavo solo volesse rinfrescarsi un
po’ e invece…
“ Yuri, tu stai piangendo?”.
“ No, ma che dici. È a causa
dell’allergia…” si giustifica,
mantenendo gli occhi bassi.
Sorrido stizzito. Andiamo, si vede a un miglio che quelle sono lacrime
vere. È solo troppo orgoglioso per ammetterlo.
“ Hey…” gli sussurro posando una mia
mano sulla sua spalla e invitandolo a guardarmi. “ Ti
vergogni di me? Andiamo!”. Abbiamo sempre condiviso tutto.
“ E’ solo che…” finalmente
incrocia con esitazione il mio sguardo e deglutisce guardando poi
altrove.
Ok, basta così.
Mi avvicino a lui in un abbraccio fraterno, poggiando una mano sulla
sua testa, che adagia sulla mia spalla. Scuoto i suoi capelli e do
qualche colpetto alla schiena in segno di incoraggiamento, e dopo
qualche attimo di esitazione, anche lui fa lo stesso.
Non ci siamo mai lasciati andare ai sentimentalismi. È una
cosa che entrambi odiamo. E non mi sembra di averlo mai visto piangere.
Anche se a volte ti prendo in giro, sono felice per te.
Sei diventato padre ed hai creato la famiglia che hai sempre voluto,
fratello.
Ciao a tutti!
Fiù -.-
“ è stata dura scrivere questo capitolo. Non mi
sembra vero di essere finalmente arrivata a questo punto. Io immagino
certe scene mesi prima, anche se il capitolo che le tratterà
è ancora lontano ahahah per esempio, già medito
su alcune scene che avverranno in un futuro spero non troppo lontano.
Or dunque, mie care
lettrici, rullo di tamburi ******
tadààà. Ecco a voi i gemelli Ivanov!
Me li immagino carini e coccolisi con i capelli rossicci e paffutelli
^3^.
Bando alle ciance.
Non hanno ancora un nome. In realtà, non ci ho minimamente
pensato ^-^”. Si accettano suggerimenti. Vorrei trovare un
nome di origine russa per la bambina e uno di origine giapponese per il
bambino. Via al televoto!
Ahahah
In questo lungo
capitolo sono successe un bel po’ di cose che mi sono venute
in mente così, mentre scrivevo giusto per spezzare la
tensione da una scena all’altra. In realtà,
rileggendolo, in questo capitolo, mi sembrano tutti un tantino alterati
e nervosetti ( come me in questo periodo di esami! … ebbene
sì, io aggiorno sempre in periodo esami! Ormai mi sono resa
conto di questo ^_^”).
Kai è
stato costretto quasi a forza ad andare da un terapista di coppia
ahahhaha questa idea è stata imprevista. Mi divertiva
troppo. Ditemi cosa ne pensate XD Eva è matta. Su questo non
c’è ombra di dubbio ahahah
E Boris ha rischiato
la vita in auto con Anya. Completamente negata a guidare. XD
Infine abbiamo
assistito al pianto di Yuri. Secondo me era giusto uno sfogo da parte
del russo. Ha preferito piangere sulla spalla dell’amico,
piuttosto che farsi vedere dalla mogliettina. Il solito orgoglio
dell’uomo che non deve! (cit. pubblicità profumo
Hugo Boss). Non immaginatevi un pianto a cascate eh. Erano giusto due
lacrimucce di gioia, preso dall’emozione del momento XD
Ma saranno ancora
lacrime di gioia nei giorni a venire? Quando i due gemelli inizieranno
a piangere per la puntuale poppata delle tre di notte?
Lo scopriremo nella
prossima puntata!
Vi ringrazio per le
vostre recensioni! E a voi che leggete!
Un bacione
Henya
|
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Capitolo 37 *** Strani sospetti ***
“Non
l’hai più cercato da allora?”.
È Hilary a porgermi questa domanda.
Le ho finalmente raccontato tutto: di me e di Rai. Di come mi ha
lasciata e del perché abbia deciso di farlo.
Fa ancora male raccontarlo.
“ No…”. Questa parola esce come un
soffio dalle mie labbra.
“ E Hope ti chiede ancora di lui?”. Hilary cerca il
mio sguardo, per incitarmi a parlare.
“ Qualche volta me lo ha chiesto. Ma da qualche settimana non
lo fa più…” spiego brevemente,
torturando un lembo della tovaglia del tavolo al quale siamo sedute.
Hilary chiude gli occhi, inspirando profondamente. “ Sai ci
sono rimasta molto male per il fatto che tu non mi abbia detto niente.
Per questo ho reagito così” confessa con aria
dispiaciuta.
Ne sono dispiaciuta anch’io, credimi. Mi sono comportata
molto male, lo ammetto, ma…
“Ero sconvolta, Hilary. E sai che ti ho sempre raccontato
tutto. Ma in quel momento mi sentivo uno schifo, ecco. Non mi andava di
raccontarlo a tutti, perché sarebbe stato come se potesse
divenire ancora più reale di quanto già non lo
era e… non volevo che lo venisse a sapere Kai”.
Sì, questa è la verità.
“ Ma ti sei fidata di Boris”. Suona più
come un’accusa che come una domanda.
“ Sì, mi sono fidata di Boris, perché
credevo che fosse l’unico, in quel momento, in grado di
aiutarmi” rispondo con una certa convinzione. Una
risposta che lascia Hilary decisamente perplessa.
“ Beh, se lo dici tu… Ad ogni modo, promettimi che
d’ora in poi, per qualunque problema, per qualunque
difficoltà, verrai prima da me!” dice fissandomi
dritta negli occhi per poi prendermi le mani e stringerle.
“Non mi fido di Boris, lo sai” confessa, poi.
Il mio petto viene pervaso da un dolce calore. Un calore che non
sentivo da tempo. Quel calore che solo una persona che tiene davvero a
te può infonderti. Un doloroso magone stringe la mia gola e
Sto per piangere, lo so. Ma non me ne vergogno, perché
voglio farlo e stavolta insieme alla mia migliore amica,
l’unica in grado di potermi dare un sincero conforto.
“ Mi manca tanto, Hilary” confesso tra i
singhiozzi, col viso infossato nel cavo della sua spalla.
Anche se ultimamente le cose sembrano andare meglio, in
realtà penso ancora a lui.
E mi manca, ancora tanto.
***
Le cose ultimamente sembrano andare, stranamente, meglio. Dico
stranamente perché mi sorprende il fatto che Eva non sia
più stressante e psicopatica nell’ultimo
periodo. Sembra essersi tranquillizzata e la presenza di Hope
non le pesa più come prima.
Aspiro il fumo della sigaretta, perso nei miei pensieri, osservando il
paesaggio di edifici che si erge di fronte alla finestra del mio
ufficio, quando all’improvviso arriva un messaggio al
cellulare.
*pranzo
insieme?* - Eva
E, stranamente, anche io mi sento molto più tranquillo e
disponibile in questo periodo.
*ok* - Kai
Non starò per caso diventando un bravo
maritino?
Un’espressione di disgusto si dipinge sul mio volto.
Riprendo a fumare e decido di spazzare via questo assurdo pensiero
dalla mia mente.
***
“ E quindi, come si chiamano i gemelli??” chiede
curiosa Anya. Ha ancora gli occhi arrossati per via del pianto, ma
adesso sembra aver ripreso il suo buon umore.
“ Beh, in realtà è una
sorpresa!” affermo, servendole una tazza di tè
verde.
“ In che senso?” domanda ancora più
curiosa.
“ Nel senso che il loro nome verrà annunciato
durante la cerimonia dell’Oschichiya(1)
che si terrà tra
due giorni!” spiego brevemente.
“ Davvero?? Wow! Da una vita non partecipavo ad una simile
cerimonia! Beh, a dire il vero dalla nascita del mio ultimo
fratellino” confessa allegramente. “ e pensandoci,
Hope non ha avuto l’opportunità di averla, ma
questa è un’altra storia!” conclude,
spazzando via questo ricordo.
“ Io non vi partecipo da non so quanto tempo, forse ero
piccola e non me lo ricordo. Quando è nato un mio cugino,
credo. E pensa che Yuri non sapeva niente di questa tradizione
giapponese. Ho dovuto spiegargliela e convincerlo e alla fine ci sono
riuscita!” esclamo in gran risata.
“ Beh… cosa vuoi che ne sappia lui e tutti i suoi
amici russi delle nostre tradizioni!” aggiunge con aria
schifata, per poi assaggiare uno dei biscotti che le ho servito.
È vero. Yuri non è nato in Giappone e, anche se
vive qui da tanti anni ormai, non conosce bene alcuni particolari delle
nostre usanze. Quando gli ho raccontato della cerimonia
dell’Oschichiya1 mi ha guardato come se avessi detto una
parolaccia. Poi gli ho spiegato cosa fosse e lui ha risposto “ Sembra qualcosa di
simile al nostro Krescheniye(2)
”, marcando l’ultima parola con un forte accento
russo. A quel punto ho capito che neanche io sapevo niente delle
tradizioni della cultura russa, del luogo in cui mio marito
è nato. Non me ne sono mai interessata perché lui
non ama parlarne, ogni volta diventa serio e triste.
“ Non vedo l’ora!” esclama Anya
entusiasta.
Anch’io, penso tra me e me sorridendo.
***
Cammino a passo svelto. Anzi, corro.
Ho perso più tempo del previsto a casa di Hilary e sono in
ritardo di mezz’ora.
Dana sarà arrabbiata.
Arrivo e apro bruscamente la porta, avviandomi al bancone
sotto gli occhi furiosi di Dana.
“ Scu…scusa…”. Non riesco a
parlare perché mi manca il fiato. Mi fa male pure il fianco.
“ Scusa!” ripeto tossendo.
“ Il mio turno è finito mezz’ora fa! Mi
devi un favore: sabato farai il turno di pomeriggio al posto
mio” asserisce seria e impassibile, togliendosi il grembiule.
“ Ok…” riesco a dire tra un respiro e
l’altro. Figuriamoci se non approfittava della situazione:
lei odia lavorare il sabato pomeriggio. Ottima mossa Dana.
“ Serve un po’ di respirazione bocca a
bocca?” sento dire a una voce alle mie spalle.
“ No, grazie!” rifiuto prontamente. Solo adesso mi
accorgo della presenza di Boris al bancone.
“ Dovresti correre con una bombola di ossigeno in borsa,
sai?” afferma ridendosela.
Divertente…
“ Sono un po’ fuori allenamento” spiego,
indossando il grembiule e mettendomi subito al lavoro.
“ Un po’?” ripete a mo’ di
presa in giro.
“ OK. OK.” Rispondo con aria arrendevole.
“ Diciamo che correre non è proprio il mio
forte!”.
“ Sai, non l’avrei mai immaginato!”.
Sfotte ancora.
“ Vuoi il tuo caffè o no?” chiedo
scocciata.
“ Certo! Ma sai… sei fortunata!” inizia
a dire cambiando tono di voce, seguendomi in cucina.
“ Ovvero?”. I miei occhi lo fissano interrogativi,
mentre mi abbasso ad aprire la lavastoviglie.
Lui poggia il suo sedere su un mobile iniziando a dire
“Guarda caso, avevo intenzione di andare a correre questo
fine settimana!”.
Guarda caso… ripeto mentalmente, sistemando delle tazzine.
“ Quindi?”.
“ Quindi…” dice, avvicinandosi e
piegandosi sulle ginocchia per meglio incontrare il mio sguardo,
“ Potresti venire a correre insieme a me” propone
con sguardo furbetto.
Mi fermo un attimo a fissarlo con sguardo investigativo, tenendo una
tazzina sospesa in mano, per poi rispondere in modo secco “
Non ho tempo per andare a correre!” e proseguire il mio
lavoro.
“ Andiamo! “ mi incinta nel tono.
“ Boris, io lavoro e poi… hai appena visto che
poco fa, per una corsetta, stavo per morire! La corsa non fa per
me!” spiego categorica, muovendomi da un lato
all’altro della cucina.
“ Lavoreremo proprio su questo. Sarò il
tuo…personal trainer!” aggiunge esibendo il suo
sguardo più seducente.
Ma io non mi faccio incantare dal suo bel faccino. “ Si
può sapere perché insisti tanto?”
chiedo sospettosa.
“ Non mi va di andare a correre da solo” confessa
sbuffando.
Ah, ecco spiegato il motivo. “ E non ci andare. Nessuno ti
obbliga a correre!”. Semplice.
“ Lo so, ma ultimamente faccio una vita troppo sedentaria e
tra fumo e alcol non mi sento proprio in gran forma” spiega,
massaggiandosi con una mano l’addome.
“ Capisco e apprezzo la tua offerta, ma come ben sai, non ho
tempo!” dico, seriamente dispiaciuta.
“ Mi è sembrato di capire che sabato mattina sarai
libera…” mi ricorda.
Arriccio le labbra, consapevole del fatto di essere stata appena presa
con le mani nel sacco. “ Tu ascolti
troppo…”.
La sua risposta è un movimento delle spalle che vuole dire – sì,
è proprio vero –.
Espiro sonoramente.
“ Allora, a sabato mattina?” chiede fiducioso.
A sabato mattina…
***
Poco fa è arrivato il pezzo da montare nell’auto
di Kai.
Lo avevo prenotato mesi fa ed è arrivato solo adesso. Me ne
ero persino dimenticato.
Mannaggia.
Ora come lo chiamo per dirglielo? Ultimamente non ci siamo visti, anzi,
non ci siamo voluti vedere. O meglio, lui sembra avercela con me, per
chissà quale motivo. Beh il motivo in realtà lo
so e mi sembra assurdo.
-
È arrivato il pezzo dell’auto. Puoi
venire quando vuoi e lo monto.- Boris*
Fatto.
Io ho appena fatto il mio dovere.
La decisione di venire o meno è sua.
Rimetto il telefono in tasca e torno a lavorare, ma due secondi dopo lo
sento vibrare.
“Wow. Rapido…” penso tra me e me,
leggendo il nome di Kai sul diplay. Non ha perso tempo a rispondere.
*Vengo domani mattina*,
leggo mentalmente.
Cavoli, perché proprio domani mattina? Ho già un
impegno.
*Domani mattina vado a
correre. Facciamo di pomeriggio*, scrivo velocemente.
Ecco. Non complicarmi la vita, stupido Hiwatari. Non hai un cazzo da
fare tutto il giorno.
Il messaggio è stato inviato, e nonostante sia stato
visualizzato immediatamente, la risposta tarda ad arrivare.
Il mio sguardo impaziente è fisso sulla scritta * Kai sta scrivendo…*
E sbrigati, e soprattutto, dì sì…
“
Domani mattina presto. Dopo andiamo a correre *Kai.
Andiamo? Ma chi lo ha invitato?
*dai meglio di
pomeriggio*. E convinciti, cazzo!
Attendo una risposta. Il messaggio non è ancora stato
visualizzato e Kai non è più online.
Ma perché?? Provo un odio profondo verso questi messaggi.
Basta, lo chiamo.
Immediatamente porto il cellulare all’orecchio avviando una
chiamata ma “Siamo
spiacenti, il numero da lei chiamato…”
è la segreteria a rispondere.
“ Porca tro…”esclamo imprecando, mentre
stringo quel telefono in mano.
Devo sempre mettermi nei casini da solo.
Ora chi glielo dice ad Anya?
Quel sabato mattina arriva.
E come al solito Kai si presenta alla mia porta per farmi fretta.
Lo odio.
Dopo averlo fatto attendere qualche minuto, scendiamo e raggiungiamo
l’officina.
“ Si può sapere perché non rispondi ai
messaggi o alle chiamate?” chiedo con tono scocciato mentre
apro il cofano anteriore della sua auto.
“ Perché avevo da fare…” si
limita a rispondere, aggirandosi curioso all’interno
dell’officina.
Sì. Da fare. I ricchi del cazzo non hanno mai niente da
fare.
Ma decido di tenere per me questo pensiero e mi concentro, piuttosto, a
finire il lavoro il prima possibile.
“ Finito!” esclamo, chiudendo il cofano con
attenzione.
“ Bene” dice, posando il cellulare nella tasca dei
suoi pantaloncini. Cavoli, solo adesso mi sto accorgendo che
è arrivato in perfetta tenuta da corsa. Segno che ha preso
la cosa molto seriamente. “ Vieni a correre
così?” domanda, osservando stranito i jeans che
indosso.
“ Ehm no, devo cambiarmi. Dammi un attimo!”.
Velocemente mi chiudo nel bagno dell’officina per cambiarmi.
Anya dovrebbe arrivare tra qualche minuto. Mi sono già
pentito di aver insistito tanto con lei…
***
Eccomi pronta. Sono scesa da casa in perfetto orario, in tuta
ovviamente.
Mi chiedo come farò a correre visto che ho già il
fiatone solo per avere camminato a passo veloce fin qui.
Non appena metto piede in officina, rimango sorpresa dalla presenza di
Kai.
“Kai…”. Ecco che al suono della mia voce
si volta, fissandomi perplesso.
“ Sarizawa”. Mi fissa come a voler dire –cosa ci fai qui?-
“ Sai dov’è Boris?” chiedo,
sfuggendo al suo sguardo.
“ In bagno” si limita a dire.
Ok. È in bagno.
Silenzio. Rimango lì, ferma su due piedi a osservarmi
intorno, mentre lui se ne sta poggiato a un tavolino guardando altrove.
Boris, sbrigati. È pesante l’aria qui dentro.
“ Hope come sta?” chiedo, rompendo la tensione.
“ Stava dormendo quando me ne sono andato”.
***
Ma che cosa diamine ci fa qui?
Gironzola sempre in questa officina. È sempre e ovunque con
Boris. A proposito di questi, che fine ha fatto? Probabilmente non
doveva solo cambiarsi, ma fare qualcos’altro in bagno, visto
che non ha avuto tempo a casa, affrettato dalla mia presenza.
Comincio a muovere le dita che poggiano sul tavolo, con fare
impaziente, poi istintivamente guardo l’orologio al polso.
“ Vai di fretta?” chiede curiosa, o forse
perché annoiata dal silenzio.
“ Aspetto Boris per andare a correre” spiego
brevemente. In seguito al pronunciare di queste parole, mi accorgo che
il suo viso cambia espressione.
“ Aspetta un momento…”. Si ferma a
pensare. “Tu vai a correre con Boris?”.
“ Sì…” rispondo prontamente
accompagnandomi con un gesto della mano che vuole dire –qual è il
problema?-.
Segue un’espressione stizzita da parte sua e un
“non ci credo”, che esce in un sussurro.
Stavo per aprire bocca ma vengo interrotto dall’arrivo di
Boris.
“ Eccomi, oh Anya anche tu qui…” dice,
sfregando nervosamente le mani. “Pronti per andare a
correre?”.
Un momento. Perché ho l’impressione che sia
inclusa anche Anya?
***
Perfetto. Dalle loro espressioni mi sono già pentito di
andare a correre. Ma chi diamine me lo ha fatto fare??
Mi osservano perplessi, in attesa di una spiegazione.
“ Anya, non ti dispiace se viene anche Kai,
giusto?” dico rivolgendomi a lei con un tono che le
suggerisce già la risposta: dì di no, ti prego.
“ Non … mi avevi detto che c’era anche
lui!”.
Risposta sbagliata, Anya.
“ La verità è che si è
aggiunto dopo, lui” spiego, calcando bene le ultime parole.
Diciamo che si è autoinvitato.
***
Io non capisco. Già non volevo andare a correre, e adesso
che si è aggiunto Hiwatari, mi ha fatto completamente
passare la voglia.
Che diavolo combini Boris??
Nella mia mente si stanno formulando una serie di insulti che
preferisco conservare per il futuro.
***
“ Se la mia presenza vi dà fastidio, posso anche
andarmene” interviene seccato Kai, messo in disparte.
Sento il suo sguardo omicida su di me.
Porca miseria, chissà cosa starà pensando.
“ No. assolutamente no! Vero Anya!” affermo,
lanciandole segretamente strane occhiatacce.
E ci mette una manciata si secondi per riuscire a decifrarle.
Ti prego Anya. Dì di no. Prima muoviamo il culo per andare a
correre, prima finirà questa assurdo teatrino.
“ Certo che no”. Il tono con cui ha proferito
queste tre semplici parole non avrebbe convinto neanche il
più stupido degli esseri umani. Ma spero quantomeno che
bastino per far finta di convincere i qui presenti.
Facciamola finita dai.
“ Visto!”. Questa volta mi rivolgo a Kai, che
continua a fissarmi in quel modo.
Eccolo che porta gli occhi al cielo e rilassa le sue spalle rigide e
tese.
“ Andiamo…” mormora a tono basso,
passandoci davanti e incamminandosi verso il parco.
Meno male.
***
Io mi rifiuto di crederci.
Sto andando a correre al parco con Kai e Boris. Con Kai???
Deve essere una maledizione.
“ Si può sapere cosa hai in quel
cervello??” affermo in tono di rimprovero a Boris, intento a
stirare i muscoli.
“ Senti. Io non c’entro niente! È stato
lui ad autoinvitarsi!” sussurra a denti stretti per non farsi
sentire da Kai, impegnato a riscaldarsi a pochi passi da noi.
“ Lui sapeva della mia presenza?” chiedo,
mantenendo un tono basso.
“ No!”.
Ah! Ecco perché. Non penso si sarebbe presentato se avesse
saputo della mia presenza, e lo stesso sarebbe valso per me.
“ Io inizio a correre” ci avverte Kai, rivolgendosi
più a Boris che alla sottoscritta.
“ Arrivo!”.
Ecco che Boris mi fa cenno con la testa di iniziare a muovermi. Ed io
molto stancamente e con la stessa voglia di vivere di un bradipo, mi
avvio a seguirli.
Ma cavoli. Vanno un po’ veloce per i miei standard e credo si
stiano limitando proprio a causa della mia presenza.
Cadrò a terra tra dieci minuti, me lo sento.
***
Questa situazione è davvero assurda.
Da quanto questi due vanno a correre insieme? Sono diventati
inseparabili.
“ Potevi dirmelo che ci sarebbe stata Anya, così
non avrei dato fastidio!” dico in tono un tantino pungente al
mio amico che mi corre affianco.
“ Senti, non voglio che pensi male!” inizia a dire,
controllando che Anya sia a debita distanza da noi.
Devo dire che è molto lenta.
“ Perché dovrei pensare male?”. Cosa
vuole insinuare.
“ So che ce l’hai con me perché pensi
che io ci stia provando con Anya, ma ti assicuro che non è
così!” spiega, in tono di giuramento.
Perché dovrei pensare che Boris Huznestov, colui che ci
prova con qualunque essere che respiri su questo pianeta, ci stia
provando con Anya?
“ Io non lo penso” mi limito a dire, fissando il
percorso innanzi a me.
“ Io voglio solo che tu lo sappia. So che ce l’hai
con me per via di quella volta…” .
Mi chiedo a quale volta si riferisca.
“ Intendi quella sera in cui ho dovuto recuperarvi in una
centrale di polizia ubriachi o quella mattina in cui lei era nuda sul
tuo divano?”.
***
Devo dire che hai un’ottima memoria, Hiwatari.
E meno male che dice che non gli importa. Si ricorda persino
l’ora in cui queste cose sono successe!
Pensa se gli importasse…
“ Non era nuda, ok? E poi lo so che ti dà
fastidio!”. Forza ammettilo, Hiwatari.
“ Non mi dà fastidio!”. Bugiardo. E
allora perché lo dici con quell’espressione
incazzata?
“ Sì invece!” ribatto a mia volta.
“ Perché dovrebbe darmi fastidio?”
controbatte acido. Non fare il finto tonto con me, Kai. Ti conosco
meglio delle mie tasche.
Mi limito a sorridergli maliziosamente, per poi aggiungere
“Lo sai benissimo”, ma lui, da bravo Hiwatari, opta
per ignorarmi.
A proposito, dov’è finita Anya?
***
Sono rimasta indietro, parecchio indietro, e sto quasi per avere un
infarto. Mi sento il cuore in gola. Quindi decelero e da corsetta sono
passata a camminata veloce, anche se poi, così veloce non
è.
Ed è imbarazzante vedersi sorpassare da anziani signori, che
mi fissano preoccupati e a cui io sorrido forzatamente come a dire
–tutto ok, penso di non morire-.
Maledetti. Erano troppo impegnati a correre per i fatti loro e a
confabulare su chissà che cosa per accorgersi che io sono
rimasta indietro
Grazie Boris, per la tua fantastica idea. Grazie.
Ma ecco che adesso proprio lui si volta.
Alzo un braccio per avvertirlo di aspettarmi, mentre Kai, ignaro,
continua la sua corsa.
***
“ E’ proprio lenta!” sento dire a Kai che
decide di non aspettarla.
Ma io mi fermo. Dopotutto le ho chiesto io di venire, sotto precise
insistenze, e non sarebbe giusto abbandonarla.
La osservo da lontano, approfittandone per riprendere il respiro nel
frattempo.
Sì, è proprio lenta.
Ma che le succede? Perché si è fermata e si
è seduta a terra?
Preoccupato, mi appresto a raggiungerla.
***
“ Che succede?” domanda Boris, appena giunto.
“ Un crampo” spiego, stringendo i denti e
toccandomi la zona dolorante.
Fa malissimo. Non riesco a muoverla perché è un
dolore che attraversa tutta la gamba.
“ Oh cavolo!” dice lui, portando gli occhi al
cielo. “ Ma non hai fatto il riscaldamento?”.
“Il riscaldamento? Non me lo hai detto!” dico
alterata.
“ E cosa pensi che stessi facendo io all’inizio,
mentre tu eri troppo occupata ad accusarmi per la presenza di
Kai?” mi rivolge con tono duro.
“ Si può sapere cosa avete?”.
È appena arrivato Kai, che ci fissa in maniera perplessa.
“ Ha un crampo alla gamba! A te l’onore!”
afferma Boris, invitandolo ad aiutarmi.
Cosa? Un momento. No grazie. Ce la faccio da sola.
Ecco che provo ad alzarmi.
***
Mi tocca pure soccorrerla adesso?
Ma è stupida? Perché si sta alzando?
Non ho neanche il tempo di avvertirla che è già
in piedi che prova a camminare con una gamba rigida. “ Ecco.
Tutto apposto!”.
“ Anya, non puoi camminare se hai un crampo, figuriamoci
correre!” gli spiega intelligentemente Boris.
“ Passerà tra qualche minuto da solo, non
preoccupatevi!”.
“ Ti prego, fa qualcosa o la strozzo” mormora a
denti stretti il platinato, rivolgendosi a me.
“ Perché proprio io?”.
“ Perché sei tu l’esperto in crampi,
ricordi?”.
Sì è vero. Quando giocavo a calcetto e mi
allenavo in palestra era facile avere crampi e di solito aiutavo gli
altri a farli passare.
Ok. Finiamola qui.
Ecco che la raggiungo e le chiedo di fermarsi, ma lei mi sembra molto
contrariata.
“ Non ti passerà così in
fretta!” le spiego, abbassandomi.
“ Che diavolo stai facendo?” chiede vedendo le mie
mani avvicinarsi alla sua gamba.
“ Vuoi che ti faccia passare questo crampo o no?”.
E’ stupida forse?
Dopo alcuni secondi di resistenza decide alla fine di arrendersi.
“ Posso?” chiedo gentilmente, prima di toccarla.
Non mi avrà mica preso per un pervertito?
Sbuffa portando gli occhi al cielo e un gesto della sua mano mi
dà un segno positivo.
Finalmente.
Ecco che con una mano tengo la sua caviglia e con l’altra
massaggio in modo energico dietro la coscia, facendo attenzione a non
arrivare ai glutei.
Avverto una certa tensione nel suo corpo, ma mi sembra normale.
È imbarazzante anche per me.
***
Non posso crederci.
Non posso crederci.
Non voglio crederci.
Non sta succedendo veramente.
È una situazione davvero assurda, oltre che imbarazzante.
Sono qui in piedi mentre Kai, in ginocchio, massaggia una mia coscia.
Suona davvero osceno eppure non ci dovrebbe essere niente di osceno.
Ma perché doveva capitare proprio a me ??
“ Ahia!” esclamo, sentendo improvvisamente un gran
dolore. È stato lui a premere col dito una parte molto
dolorante.
“ E’ qui che ti fa male?” chiede.
“ Tu che dici?”. Ho appena gridato ahi.
“ Bene, allora sdraiati!” mi ordina, alzandosi.
Cosa? perché?
“ Perché adesso sciogliamo il crampo
definitivamente!”.
Sembra molto serio. Ok, meglio sbrigarsi.
Anche se è davvero imbarazzante sdraiarsi sul prato di un
parco. Che schifo.
***
Come da me richiesto, Anya si sdraia a terra osservandomi perplessa.
Perfetto. Fase due.
Prendo la sua gamba e la alzo delicatamente tirando verso
l’interno la punta del piede e massaggiando il muscolo
posteriore della coscia.
Piano piano dovrebbe decontrarsi.
Rimaniamo in questa posizione per alcuni minuti. Lei a terra a
osservare imbarazzata il cielo ed io a fissare la sua gamba, mentre una
mano le accarezza la coscia. Cioè, la massaggia.
Il pantalone aderente risalta la forma del suo polpaccio, del
ginocchio, del muscolo della coscia e dell’interno coscia,
per non parlare del…
Ecco che i miei occhi si fanno curiosi, addentrandosi in parti
più…intime, ecco. Ma mi riprendo subito dopo
avere avvertito Boris ridere sotto i baffi e scuotere la testa come a
voler darsi ragione su qualcosa.
Idiota!
“ Per quanto ancora devo rimanere così?”
lamenta Anya.
Credo sia passato ormai.
La aiuto ad alzarsi e dopo essersi convinta, ecco che riprende a
camminare normalmente.
***
Beh suppongo dovrei ringraziarlo. Ma che umiliazione!
“ Beh io direi che per oggi può bastare. Non
vorrei che ti rompessi qualcosa” mi fa notare Boris con tono
sarcastico.
“ Sì. In tal caso sarebbe colpa tua!”
ribatto acidamente.
“ Anche io devo andare. Ho promesso a Hope che
l’avrei portata al negozio di giocattoli e da brava donna non
lo avrà dimenticato!” aggiunge pungente Kai,
alludendo probabilmente alle forti capacità mnemoniche di
noi donne.
“ Non viziarla troppo” gli raccomando severa.
Ultimamente il suo numero di giocattoli è aumentato. Non so
più dove metterli.
Ma la sua risposta è il silenzio, come sempre.
Che fastidio.
“ Ci vediamo domani sera allora, per la festa organizzata da
Yuri e Hilary per i neonati” esordisce Boris, una volta
arrivati a piedi alla sua officina.
“ Vuoi dire alla festa dell’Oschichiya?”.
“ Sì, quella cosa lì!”,
conferma con fare vago.
“ Io non ho ancora capito che diavolo sia, ma credo che io ed
Eva ci saremo” risponde con aria di sufficienza Kai.
“ è una festa in cui si annuncia il nome dei
neonati davanti all’intera famiglia e si dà una
sorta di benedizione!” spiego con aria saccente.
“ Interessante…” mormora con tono
scocciato.
Ma cosa ne vuole sapere lui. Lasciamo stare.
“ Beh, io devo andare. Ci si vede!”. Decido di
dileguarmi. Ho passato già troppo tempo con
quell’essere e la cosa sta cominciando a pesarmi.
Vado a fare una doccia e poi dritta a lavoro, al posto di
Dana.
***
“ Quindi? Cosa ne pensi?” domanda Boris, con uno
strano sorrisetto stampato in volto.
“ Di cosa?” chiedo a mia volta, non capendo dove
voglia andare a parare.
“ Dell’interno coscia di Anya!” rivela,
usando un tono alquanto malizioso.
Interno coscia di Anya?
“ Ma di che diamine stai parlando?”.
“ E dai!” inizia a dire dandomi un colpo sul
braccio “ho notato come i tuoi occhi hanno fatto una
radiografia completa!” afferma, ridendosela.
“ Non so di cosa tu stia parlando” mi limito a dire
con sguardo serio.
“ Oh sì che lo sai! La tua mano non voleva solo
massaggiare la coscia!”. E se la ride ancora, mentre il mio
sguardo serio e impassibile gli ordina di smetterla.
“ Non dire stronzate!”.
“ Andiamo, vuoi farmi credere che anche tu, come Yuri, da
quando ti sei sposato sei diventato un santarellino?!” dice,
con aria di sfottimento.
“ Tszè!”. Alla fine cedo e la mia risata
stizzita lascia intendere la risposta.
Santarellino, io?
Si fa quasi ora di pranzo e, arrivato a casa, mi dirigo subito in
doccia per togliermi tutto questo sudore di dosso. Da tempo non andavo
a correre. Mi ha sempre aiutato a scaricare la tensione e ultimamente
ne avevo accumulata parecchio.
Mentre l’acqua tiepida scorre sul mio corpo, le mie mani
sfregano con forza la faccia e poi passo ai capelli.
Non posso credere che quei due vadano a correre insieme e non capisco
neanche perché Boris sia così preoccupato di
quello che io possa pensare di questa loro
“amicizia”.
Boris non è un tipo che si limita ad una
“amicizia”.
Se lui crede di conoscere me, beh io posso dire di conoscere bene lui.
E lui non è, ripeto, un tipo da
“amicizia”.
Semmai da “scopa-amicizia”.
Si è sempre comportato in questo modo con le ragazze,
perché con Anya dovrebbe essere diverso?
Crede che io sia stupido?
Ma soprattutto, perché mi sono fissato con questa storia?
Cosa me ne importa?
***
Sono in bagno e mi sto preparando per andare alla festa di Hilary e
Yuri. Tra pochi minuti Boris sarà qui. È stato
lui a offrirsi di accompagnarmi ed io, essendo a piedi, non ho potuto
rifiutare.
È stato gentile dopotutto.
Perfetto, rossetto messo e ora mi dirigo in stanza a mettere le scarpe,
ma durante il tragitto mi accorgo che il mio telefono vibra sul
tavolino del salotto. Che sia tardi?
Cavolo, ben cinque chiamate perse da Boris.
Non ho il tempo di realizzare che immediatamente suonano alla porta. Ed
ecco che corro alzando il vestito per non inciampare.
“ Boris, che ci fai qui?” esclamo una volta aperta
la porta.
“ Perché non mi rispondi al cellulare?”
chiede innervosito.
“ Era in modalità vibrazione e non l’ho
sentito!” spiego in tono di scuse.
“ Sbrigati!”. Mi incita impaziente.
Ascolto il consiglio e corro via a mettere le scarpe, lasciando la
porta aperta per lasciare entrare Boris.
***
Donne.
Sempre in ritardo.
Con passo felpato mi introduco in casa, guardandomi intorno con
indifferenza.
Wow. Che pulizia. Anche io vorrei una casa così pulita.
“ Sai…” inizio a dire con tono alto per
farmi sentire da Anya, ovunque lei sia. “ Hai una casa
davvero pulita!” commento, passando un dito sulla superficie
di un mobile.
“ Grazie!” risponde urlando da una stanza.
“ Non è che daresti una pulita anche a casa
mia?” le propongo in tono scherzoso. Anche se non sarebbe una
cattiva idea.
“ Scordatelo!”. È la sua risposta acida.
Immaginavo.
Eccola che arriva, finalmente pronta.
“ Wow, che sventola!” esclamo con sguardo
malizioso, provocando in lei una reazione di disgusto.
“ Smettila, andiamo!”. Asserisce, iniziando ad
avviarsi alla porta. “Mi fanno male le gambe, per
colpa della corsa!” aggiunge aprendo la porta e invitandomi
ad uscire.
Mica è colpa mia.
“ Se corressi più spesso non avresti di questi
problemi. E poi, puoi sempre chiedere a Kai un massaggio alle
cosce!” aggiungo passandole davanti per uscire, ma
improvvisamente il mio sedere viene colpito dalla sua borsetta.
“ Ahia!” esclamo, fingendo.
“ Non ricordarmelo!” borbotta infastidita chiudendo
la porta a chiave.
“ Avresti voluto che lo avessi fatto io?” chiedo
maliziosamente.
“ No. Avrei preferito non essere mai venuta a
correre!” ribatte acidamente, avviandosi a scendere le scale.
Quanto è tragica. Sembra quasi che l’abbia
costretta a scalare l’Everest.
***
“ Mamma!”.
L’urlo di Hope mi costringe a voltarmi nella direzione
interessata. È arrivata Anya, e guarda caso, con Boris.
La piccola abbandona la mia mano per correre verso la madre che, con un
sorriso a trentadue denti, si abbassa a braccia aperte per accoglierla.
In effetti non si vedono da tre giorni.
Io rimango qui, accanto ad Eva, che come al solito non tiene per se i
suoi commenti
“ Ancora insieme quei due…” afferma
sospettosa.
“ Chi?” chiedo, fingendo di non avere capito.
“ Anya e Boris, ovviamente!”.
Sì, ovviamente.
“ Guarda caso da quando si è lasciata con Rai, ha
iniziato a girare intorno a Boris. Una pura coincidenza?”
aggiunge, alludendo a chissà cosa.
Beh io so che cosa, ma decido di non alimentare la conversazione.
Così, cerco di distrarla.
“ Un altro drink?” propongo.
Io ne ho necessariamente bisogno.
***
“ Ragazzi, benvenuti!” dico avvicinandomi a Boris e
Anya.
“ Anya, bel vestito!” interviene Hilary.
“ Grazie! Wow ma sono così teneri!”
esclama Anya osservando meravigliata i due bambini che teniamo in
braccio.
“ Ti somigliano Ivanov” commenta Boris,
osservandomi.
“ Posso vederli anch’io?” sento dire da
una voce alle mie spalle. È Eva, appena avvicinatasi con
Hiwatari, che mi saluta con un gesto del capo.
***
“ Scusate ma adesso dobbiamo andare a salutare alcuni miei
parenti! Andiamo Yuri!” dice Hilary, congedandosi e invitando
il marito a seguirla.
Così rimaniamo solo noi: io, Kai, Boris e…Anya,
con in braccio la sua bambina.
Tra noi regna il silenzio, ognuno fa vagare il suo sguardo altrove,
probabilmente non si sa cosa dire.
“ Hope è stata un amore in questi
giorni!” esclamo, rompendo la tensione.
“ Ah, mi fa piacere” si limita a dire lei, forzando
un sorriso.
“ Sì. Le ho pure fatto io stessa i capelli per
stasera!” le faccio notare.
“ In effetti avevo notato che era ben pettinata!”
risponde, osservando i capelli della bambina.
“ Mamma, mi dai l’acqua?” chiede la
piccola.
“ Certo! Andiamo a prenderne un bicchiere.
Scusate!” dice, congedandosi. Sembrava che non aspettasse
altro: trovare una scusa per scappare.
E così rimaniamo solo io, Kai e Boris.
“ Io vado a fumare, vieni Boris?” chiede mio marito
all’amico.
“ No. Ti raggiungo dopo. Ho appena puntato gli occhi al
buffet degli aperitivi!” spiega, toccandosi la pancia, forse
affamato.
“ Ok. Tu vieni? Propone adesso alla sottoscritta.
Ma io decido di rifiutare “ No, grazie. Rimango
qui!”.
Ed ecco che senza ulteriori insistenze si dilegua all’istante.
E Boris è già scappato verso i tavoli degli
aperitivi a mangiucchiare qualcosa.
“ Boris!” esclamo allegramente, avvicinandomi.
“ Hernandez, tu non hai fame?” chiede, mentre si
ingozza di cibo.
“ Mmh no. Prenderò qualcosa dopo!”.
“ Io mi sono svegliato alle quattro del pomeriggio e non ho
toccato cibo dopo la sbornia di ieri sera…” spiega.
Ho capito. Non cambia mai abitudini il nostro Huznestov.
“ Da tempo non ci sentiamo…” inizio a
dire con aria investigativa. “ Novità da
raccontare?”.
Lui si sofferma a pensare per qualche secondo “ In
realtà no. Solita vita: dormo, lavoro, sesso, alcol e
fumo” spiega brevemente, esibendo un sorrisetto beffardo.
Capisco…
Ma meglio arrivare al dunque.
“ E di Anya che mi dici?”.
“ Anya?” dice, continuando a mangiare e osservare
altrove, come a cercare una via di fuga.
“ Sì, Anya!” ripeto, calcando bene le
parole. “ Ho notato che ultimamente passate molto tempo
insieme!”.
***
Mi sento sotto interrogatorio. Perché continua a chiedermi
di Anya? Anche lei si sta facendo strane idee.
Possibile che nessuno mi creda? Ok, non ho una bella reputazione in
fatto di donne, ma può anche capitare che Boris Huznestov ,
per una buona volta, non abbia cattive intenzioni? È un
reato forse?
Io non li capisco.
Andrà a finire che me la porterò a letto per far
contenti tutti.
“ Sì, è vero. Ma solo in
amicizia!” ripeto per l’ennesima volta.
“ In amicizia? Pff.”.
“ Cosa vorresti dire?” chiedo scocciato, poggiando
il piatto vuoto a un tavolino.
“ Niente. Solo che mi sembra strano che si sia avvicinata a
te proprio dopo essere stata lasciata da Rai!” commenta
sarcastica, alludendo chissà a cosa.
Ok. È vero, si è avvicinata a me solo dopo essere
stata lasciata da Rai, ma so per certo che non lo ha fatto con precise
intenzioni. Me ne sarei accorto.
“ Beh, non ci vedo nulla di strano” mi limito a
dire, mentre nella mia testa cerco una scusa per andare via.
So dove vuole andare a parare e conoscendola riuscirebbe a
combinare dei casini anche senza delle prove certe. Quindi meglio
allontanarsi da lei.
Sei riuscita a raggirarmi per anni, ma adesso tutto è
cambiato, Hernandez.
“ Scusa, ma vado a fumare anch’io!” le
dico, prima che lei possa aprire bocca per replicare.
***
Inizia la cerimonia.
Come vuole la tradizione, la settima notte dopo la nascita
del bambino avviene la cerimonia del nome.
Con la cerimonia del nome entra a far parte del mondo
“umano”. Secondo la tradizione, il nome viene
scritto dal padre in calligrafia giapponese nel meimeisho , ovvero il
certificato del nome, su cui sono raffigurate le gru, simbolo di
longevità.
Ecco che il certificato viene esposto alla presenza dei nostri parenti
e amici più stretti, i quali portano il loro dono, in genere
una busta contenente dei soldi.
“ Bene, miei cari amici e parenti…” .
È Yuri che decide di prendere parola, chiamando
l’attenzione degli invitati per annunciare ad alta voce i
nomi dei nostri figli.
“ Vi presento lei, Hiromi Ivanov” annuncia,
indicando la piccola che tengo in braccio, “ e lui, il
piccolo Aleksandr Ivanov” conclude mostrando il piccolo tra
le sue braccia.
Segue un applauso generale durante il quale io e Yuri ci osserviamo,
sorridendoci complici.
Ebbene sì. Abbiamo scelto dei nomi ben precisi: uno della
cultura giapponese ed uno della cultura russa. Hiromi e Aleksandr. Ci
abbiamo messo giorni per riuscire a scegliere e alla fine abbiamo
optato per questa soluzione.
Sono emozionata e soprattutto felicissima. Questo è il
secondo giorno più bello della mia vita. Il primo
è stato quello in cui ho sposato lui, Yuri Ivanov.
***
Sono felicissima per Hilary. Quando ne avrò
l’occasione, mi congratulerò con lei per la scelta
dei nomi. Adesso è troppo occupata a gestire i suoi parenti
che non smettono di stare intorno alla nuova piccola famiglia
Ivanov-Tachibana.
Esco dal bagno delle donne e mi appresto a lavarmi le mani, quando
improvvisamente qualcuno esce dal bagno degli uomini. Ebbene
sì, l’entrata è in comune, poi le due
aree si dividono, a destra donne, a sinistra uomini.
E secondo voi chi è colui che è appena uscito e
si avvicina ai lavabi?
Alzo gli occhi e osservo attraverso lo specchio: Kai Hiwatari.
“ Hope verrà con me stasera o dorme a casa
tua?” chiedo, mentre asciugo le mie mani con un foglio di
carta.
Lui si volta verso di me e mi osserva con aria di sufficienza.
“ Può anche venire con te, ma non ho la borsa con
le sue cose” spiega brevemente.
Quindi è un no.
“ Ok. Non fa niente. La porti domani!” rispondo
avviandomi all’uscita.
“ Aspetta”.
È questa parola a costringermi a fermarmi.
Cosa vuole?
Il mio corpo si gira meccanicamente verso di lui, intento a cercare
qualcosa nel suo portafogli.
“ Ecco, tieni!” dice, porgendomi una card, che
inizio a fissare perplessa.
“ Cos’è?”.
Espira, con fare seccato “ è la carta di credito.
Qui caricherò i soldi per Hope ogni mese”.
Ah!
Me ne ero persino dimenticata.
Cosa dovrei fare? Dovrei prenderla?
Continua a tenerla sospesa tra le dita, incitandomi a prenderla. Ed io
la osservo, e poi osservo lui, e poi riosservo la carta.
Qualcuno entra e ci passa accanto, per dirigersi ai bagni.
Mio dio, che umiliazione.
“ Ok” dico in un sussurro, prendendola.
Rimango qualche secondo lì con in mano quella card, mentre
Kai, senza esitazione, riposa il portafogli in tasca e va via.
Cavolo, che strana sensazione.
Espiro profondamente tutta l’aria che ho accumulato nei
polmoni non appena lui va via.
Non lo so. Mi sembra tutto così strano…
“ Sei diventata pensierosa durante la
serata…” mi fa notare Boris, parcheggiando
l’auto sotto casa mia.
Se se n’è accorto Boris, si deve vedere
proprio tanto.
“ Qualcosa non va?” aggiunge.
“ No, tranquillo. Sono solo stanca”.
In realtà ho troppi pensieri, ma preferisco tenermeli per me.
“ Ok. Ti aiuto a portare su Hope, allora. Dorme come un
ghiro.” Afferma, guardando verso i sedili posteriori.
“ Bene. L’ho messa a letto!” esordisco,
raggiungendo l’ingresso, dove è rimasto Boris ad
aspettare.
“ Allora vado…” dice uscendo dalla porta
rimasta aperta. “ A meno che tu non voglia che io
rimanga…” aggiunge con aria furbetta.
“ Ehm, no” rispondo secca e coincisa.
“ Sicura?”. Ma cos’è quel
sorriso malizioso?
“ Sicurissima. Buonanotte Boris…”
concludo chiudendo piano piano la porta, mentre il suo viso da finto
cane bastonato scompare.
“ Ciaoo” saluto un’ultima volta prima di
chiudere definitivamente ed emettere un sospiro di sollievo misto a
stanchezza e a voglia di evadere dalla realtà.
Sarà meglio andare a dormire e dimenticare per un
po’ questa giornata.
A domani mattina, pensieri.
***
Ok, ci ho provato. Lei non ha ceduto, perciò è
come dico io: non c’è nessun secondo fine.
Non hanno nulla da sospettare, soprattutto Kai, che fa il finto
“non me ne importa niente”, ma io lo vedo, so, che
dietro quelle parole si nasconde un grandissimo “se ci provi,
ti uccido”. Non sono mica stupido.
E poi Anya non fa per me. È troppo complicata e ha una
figlia con uno dei miei migliori amici, motivo per cui non ho la minima
intenzione di cacciarmi nei guai.
Ho già i miei “da fare”. E stasera, ho
“da fare” con una certa Victoria, che dalle foto su
Instagram promette proprio bene.
Non mi resta che ricambiare qualche like qua e là, iniziare
una breve conversazione per poi arrivare al boom finale.
Mi chiedo perché complicarsi la vita con stupide relazioni
serie.
***
L’indomani mattina…
“ Tieni”.
Sono andato a lasciare Hope a casa di Anya e non appena ho consegnato
la figlia e il borsone, lei mi porge un enorme libro.
“ Un libro?” chiedo serio e interrogativo.
“ Non è un libro, è un album
fotografico” spiega annoiata.
“ Di cosa?”.
“ Qui dentro ci sono tutte le foto di Hope, da quando
è nata fino ad ora. Mi sembra giusto fartelo vedere, visto
che non sai niente di lei. Sempre se ti va!” conclude in tono
di sfida.
In genere non amo le fotografie e non amo vedere le fotografie, tranne
quelle sui social di alcune ragazze, quelle possono anche essere
interessanti. Ma siccome so già che se mi rifiutassi Anya la
prenderebbe come un’offesa enorme, e me lo rinfaccerebbe per
tutta la vita, sono costretto ad accettare.
E poi è vero. Non so niente di Hope, non so
com’era quando è nata.
Quindi, non mi costa proprio nulla.
Lo afferro per prenderlo ma lei oppone una certa resistenza.
“ Mi raccomando. Questa è la cosa più
preziosa che ho. Se lo perdi, lo strappi o lo rovini, sei
morto!” asserisce in tono minaccioso.
Mi limito ad uno sguardo freddo e glaciale, incitandola a mollare la
presa e quando finalmente lo lascia, lo metto sottobraccio e me ne vado.
Perché diamine me lo hai dato allora?
Per cosa mi ha preso? Per un elefante?
Ad ogni modo, appena arriverò a casa devo metterlo al
sicuro. E non per la paura di rovinarlo, ma per la paura che lo possa
vedere Eva.
Chi la sente poi. Proprio adesso che sembra essere nella sua
modalità angioletto. Spero che duri il più a
lungo possibile.
Ciao a tuttiiii!
Sono tornata cari
lettori. Ci ho messo un po’ ad aggiornare ma alla fine ce
l’ho fatta.
Spero che qualcuno
continui a seguirmi e a leggere. Mi piacerebbe sapere il vostro parere.
Da tempo non scrivo e la cosa mi mette sempre una certa agitazione XD
Non è un
capitolo molto avvincente, lo so.
Ma tranquilli,
è solo una transizione verso qualcosa di più
grande e disastroso.
Tenete a mente le ultime
parole di Kai “Proprio adesso che sembra essere nella sua
modalità angioletto. Spero che duri il più a
lungo possibile.” .
Vi anticipo
già che non durerà a lungo.
Le acque si agiteranno
molto presto, soprattuto per Kai che si ritroverà in mezzo
ad una situazione davvero drammatica per lui XD
Grazie mille a tutti voi
che continuate a seguirmi.
Un bacione e alla
prossima :*
Note:
1- L’Oschichiya è una cerimonia Buddhista per la
longevità che si celebra la settima notte dalla nascita del
bambino, e con questa cerimonia si dà anche un nome al
neonato. (oshichiya= settima notte; meimeishiki= cerimonia del nome).
2- Krescheniye: dovrebbe essere la parola in russo per battesimo.
Correggetemi se sbaglio XD
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Capitolo 38 *** Sensi di colpa ***
“ Mamma, domani è la festa
del papà a scuola, lo sai?”.
Siamo in ritardo. Stamattina non ho sentito la
sveglia, o meglio, l’ho sentita suonare ma come mia abitudine
ormai da qualche mese, l’ho spenta e mi sono rimessa a
dormire nella convinzione che mi sarebbero bastati solo quei famosi cinque minuti
per riprendermi dal trauma del risveglio. Ma magicamente quei cinque
minuti sono diventati mezz’ora. E adesso mi ritrovo a
preparare me e Hope contemporaneamente per fare il più in
fretta possibile e non perdere la prossima metro.
“Su, forza! Vai a prendere lo zainetto,
io metto le scarpe!” le ordino, con premura.
Finalmente, siamo riuscite a prendere la metro
che ci condurrà all’asilo.
“ Hai preso tutto?” le
chiedo, sistemandole i codini ai capelli.
“ Mmh-m” annuisce convinta.
“ Mamma, papà quando torna?” chiede poi,
con espressione interrogativa.
Mi volto di scatto a fissarla, non sapendo cosa
risponderle.
Non lo chiedeva da un po’, in effetti.
Non abbiamo ancora affrontato questo argomento, ma in fondo cosa dovrei
dirle? Non posso dirle “ci
ha abbandonate” o “non torna
più”, non capirebbe. Anche
perché suo padre non l’ha abbandonata, dal momento
che il padre è Kai e il signorino non ha ancora trovato il
tempo di dirglielo, o sarebbe meglio dire, non ha trovato il coraggio di
dirglielo.
E per l’ennesima volta mi ritrovo
completamente spiazzata dalla domanda di una bambina, ma fortunatamente
vengo salvata dall’aprirsi delle porte della metro.
È la nostra fermata. “Su, dai,
scendiamo!”.
Prima o poi dovremo spiegargli quest'assurda
situazione.
Non appena arriviamo nella classe, vengo subito
attratta dalla presenza di alcune maestre che appendono cartelloni e
decorazioni ovunque, sui quali leggo “Giornata del
papà!”. Ah, quindi è veramente la festa
del papà domani.
Prendo un grande respiro dentro di me e mi
preparo psicologicamente all’arrivo di una delle maestre.
“ Ciao Hope! Vai a posare le tue
cose!” la incita la giovane maestra. È la nuova
maestra che ho conosciuto l’altro giorno. La piccola mi
saluta allegramente con la manina e corre a sedersi insieme agli altri
bambini, seguita dal mio sguardo. “ Signora Sarizawa, domani
è la festa dei papà e avevamo pensato di
invitarli qui a trascorrere una giornata con i loro figli”
spiega brevemente, con un sorriso cordiale stampato in volto.
Beeeene.
Penso ironicamente tra me e me, cercando di mostrare un volto sereno.
“ Quindi domani sarebbe bello se i
padri accompagnassero i propri figli all’asilo, mi
raccomando!” conclude sorridente, per poi ritornare al suo
lavoro.
“ Fantastico!” rispondo
forzando un sorriso.
Sì, fantastico… ripete il
mio io interiore, sprofondando in un abisso di disperazione.
***
“ La giornata dei papà, cosa
sarebbe?” chiedo atono.
“ Una giornata in cui si esalta la
figura del papà, capisci?” mi spiega impaziente,
gesticolando quasi fosse un mago.
Rimango qualche secondo a fissarla seccato.
“ E a che ora sarebbe?”
chiedo poi, fingendomi interessato.
“ In teoria dovresti accompagnarla tu,
restare lì finché tutto non sarà
finito. Non è complicato!” aggiunge pungente,
continuando a lucidare il bancone, sul quale vorrei sbattere la mia
testa. Ma perché dovrei fare queste cose? E se mi rifiutassi?
“ Allora, ci vai?” domanda,
con un tono di voce e uno sguardo che suggeriscono già la
risposta.
L’indomani mattina…
“ Buongiorno mattiniero!” saluta allegramente Eva,
entrando in cucina e scoccandomi un bacio sulla testa.
“ Buongiorno…”
farfuglio, sorseggiando il mio caffè.
“ Reina, prepara il mio latte
d’avena!” ordina alla cameriera accomodandosi al
suo posto di fronte al mio. “Tu vuoi
altro?” mi chiede sorridente.
“ Ehm… no”
rispondo prontamente, posando la mia tazzina e alzandomi.
“ Già vai via? Ma
è ancora presto” mi fa notare, giustamente.
“ Beh, devo sbrigare delle
cose!” spiego brevemente, indossando l’orologio e
subito dopo la giacca.
“ Allora ci vediamo direttamente
là”.
Ho afferrato le chiavi e mi sto avviando ad
aprire la porta, ma questa sua frase mi coglie di sorpresa a tal punto
da bloccarmi e pensare –Là??-.
Abbandono la maniglia della porta e indietreggio
di qualche passo per far capolino dallo stipite della porta della
cucina. “ Là dove?”, domando preoccupato.
Lei che stava per iniziare a bere il suo latte,
si volge ora verso di me e mi ricorda come se fosse la cosa
più ovvia del mondo “ Ma alla presentazione della
nuova rivista!”.
Perché mi sembra di sentirlo per la
prima volta?
“ Non ricordi?” continua a
dire investigativa.
“ Certo…”. Ma
quando me lo avrebbe detto? “Puoi ricordarmi a che
ora è?” chiedo, fingendo di non ricordare.
“ Alle 10.30, non mancare! Ci faranno
una foto che potrebbe finire sulla prima pagina del primo numero della
settimana!” conclude entusiasta solo all’idea.
Un’idea che a me non entusiasma per
niente: odio le fotografie e sapere che tutti potranno vederla non mi
piace affatto.
“ Ok, a dopo!” mi
limito a dire velocemente, uscendo di casa il prima possibile.
***
“ Kai ti accompagnerà alla
festa del papà, ok?” le spiego, sistemandole il
giubbotto.
“ Ma perché non viene
papà?” domanda tristemente, facendosi ricurvare le
labbra all’ingiù.
Chiudo gli occhi, sospirando sonoramente.
“ Ascolta…” inizio a dire, prendendola
in braccio “… papà non può
venire. Vuoi fare un gioco?” le propongo sorridente,
attirando la sua attenzione.
“ Facciamo finta che Kai è
il tuo papà e per oggi non lo chiamerai Kai, ma lo chiamerai
papà! Ti piace l’idea?”.
Mi osserva all’inizio un po’
smarrita, ma poi coinvolta da mio sorriso, sembra convincersi e
annuisce energicamente facendosi scompigliare tutti i
capelli.
Perfetto.
Il messaggio di Kai è arrivato:
è di sotto che ci aspetta.
“ Allora andiamo!”.
***
Eccoci arrivati. Ho appena parcheggiato e ci
stiamo avviando in classe.
“ Oggi tu sei il mio
papà?” dice improvvisamente la piccola facendomi
fermare di scatto, per osservarla intontito. “
Perché il mio papà non può venire e la
mamma mi ha detto che tu sei il mio papà oggi!”
spiega a modo suo, ma in maniera molto chiara devo ammettere.
Quindi la mamma ti ha detto così. Bene.
“ Sì, ma adesso
entriamo…” dico freddo e coinciso, prendendole la
mano.
Non appena metto piede in quella classe,
percepisco una strana sensazione alla bocca dello stomaco. Quello che
vedo mi fa venire voglia di scappare immediatamente: ci sono molti
padri seduti a quei piccoli e bassi tavolini a colorare insieme a
quelli che suppongo siano i loro figli, altri parlano con le maestre e
altri ancora rimangono in disparte col cellulare in mano.
Avanzo all’interno dell’aula
osservandomi perplesso in giro, trascinando al mio seguito Hope.
“ Kai, vieni! Sediamoci al mio
banco!”. Adesso è lei a trascinarmi verso un punto
preciso della stanza. “ Guarda, questi sono i miei disegni!
Ti piacciono? Qui ho disegnato il cane!” esclama contenta,
puntando il dito su dei fogli appesi a una parete che riportano il suo
nome.
“ Sì,
belli…” rispondo, fingendomi interessato.
“ Salve, lei è il padre di
Hope?”. Una voce arriva alle mie orecchie e mi costringe a
voltarmi nella direzione da cui essa proviene. I miei occhi incrociano
subito quelli di una giovane donna, suppongo una maestra. Lei alla mia
vista sembra rimanere interdetta, come se avesse visto
qualcuno che non si aspettava minimamente.
Ed è strano, perché
anch’io rimango un po’ perplesso, dal momento che
mi sembra di averla già vista da qualche parte. Non
è la solita maestra di Hope, quella rompiballe
sulla quarantina. No. Questa è piuttosto giovane e carina
anche. E ripeto, credo di averla già vista e credo di
ricordare anche in quale contesto. Oh cavolo…
“ Sì, questo è il
mio papà oggi?” interviene Hope a rompere il
ghiaccio.
“ Il tuo papà di
oggi?” ripete con tono stranito e allo stesso tempo nervoso,
guardandomi come a volere delle spiegazioni. Tuttavia mi limito a un
sorrisetto e un’espressione di chi non sa che cosa dire.
“ Hope, vai a posare le tue cose di
là!” le suggerisce l’insegnante. E la
bambina corre via svanendo immediatamente.
Perché ho l’impressione che
l’abbia voluta allontanare di proposito? Perché ho
l’impressione che stia per chiedermi qualcosa che
già mi aspetto?
“ Bene…” inizia a
dire a bassa voce, guardandomi ancora in quel modo che pretende solo
spiegazioni. “ Dunque hai una figlia!” asserisce,
torcendosi le dita quasi volesse mantenere la calma.
“ Beh è la festa del
papà…” le ricordo, facendo il
finto tonto.
“ Dunque sei sposato?”.
Sembra nervosa e la situazione sembra diventare imbarazzante.
Cavoli.
“ Sì, ma non lo
ero quando siamo stati a letto insieme. Non sapevo fossi una
maestra…” aggiungo aumentando il tono di voce, che
si era abbassato troppo per i miei gusti e stava diventando sospetto.
Quindi la supero e mi avvio a raggiungere Hope, seguita da lei.
“ Avevi detto che avevi rotto da poco
con la tua ragazza!” mi ricorda con tono alterato.
“ Beh forse…” mi
limito a dire, ignorandola e fingendomi interessato a quello che sta
disegnando Hope.
“ Forse? Sei sparito dopo
l’ultima sera e adesso ti trovo qui con tua
figlia?” continua a dire a denti stretti e mantenendo una
certa distanza da me, come a non voler dare sospetti.
“ Beh mi dispiace, ma non mi sembra
l’ambiente adatto per parlare di questo argomento!”
le spiego brevemente con un tono che la invita gentilmente ad
allontanarsi e dedicarsi al suo lavoro.
“ Kai, mi aiuti a
colorare?” sento dire alla piccola. E per la prima
volta questa proposta mi alletta a tal punto da non poter rifiutare.
Dunque mi congedo dalla giovane maestra psicopatica, suggerendole di
sparire. Il suo sguardo mi incenerisce e dopo alcun secondi nei quali
sicuramente mi starà maledicendo mentalmente, volta i tacchi
e va via, fuori dalla classe, sotto lo sguardo incerto di una maestra.
“ Mi passi il colore blu?”.
Porca miseria, che situazione assurda. Penso tra me e me, porgendo il
colore blu ad Hope. Non mi sarei mai immaginato che una delle maestre
di mia figlia potesse essere una che mi sono portato a letto.
Se si venisse a scoprire in giro sarebbe la fine.
La situazione familiare di Hope è già sulla bocca
di tutti qui, visto i precedenti trascorsi, se si venisse a scoprire
anche questa non sarebbe proprio una bella cosa.
***
“ Perché non sei andata con
lui? Sarebbe stato divertente vederlo!” dice Hilary
ridendosela, mentre allatta uno dei gemelli, la piccola Hiromi in
particolare.
“ Io spero solo che non combini
casini!”.
“ Perché dici questo? Hai
paura che possa iniziare una rissa con altri padri?”
aggiunge, ridendo ancora.
“ Ma no. E’ solo che Kai non
è ben visto dalle maestre dopo quello che ha
fatto!” le ricordo, alludendo ad alcuni eventi spiacevoli.
“ E’ vero! Ma tranquilla, ti
preoccupi per niente. Cosa vuoi che succeda. È solo un asilo
per bambini!”.
Probabilmente ha ragione.
“ Ma a proposito di festa del
papà, hai telefonato a tuo padre?”, domanda
cambiando discorso.
" Mio padre?"
“ Sì tuo padre. Sai , tu che
ne hai uno!” afferma tristemente.
“ No. in effetti non ci avevo pensato.
Dici che dovrei farlo? Da tanto tempo non lo sento, in
effetti…”.
Non sento i miei genitori da tempo. A volte ci
mandiamo alcuni messaggi, beh più che altro con mia madre,
perché mio padre probabilmente non sa neanche come si scriva
un sms.
Dovrei chiamarlo e aggiornarlo su alcune
questioni, del tipo : ciao
papà, auguri! Sai non mi sposo più?
Perché? Beh, Rai ed io non stiamo più insieme.
Ah, e c’è altro. Hope ha conosciuto il suo vero
padre! Come dici? Quello stronzo che mi aveva lasciata incinta e che tu
volevi uccidere? Sì, proprio lui.
Santo cielo, come farò a dirgli tutte
queste cose? Forse sarà meglio raccontare una disgrazia alla
volta.
***
Ci siamo spostati in un piccolo parco,
nell’atrio della scuola. I bambini hanno iniziato a giocare e
noi padri siamo vicino a un rinfresco con le bibite. Per mia sfortuna
ci sono soltanto succhi di frutta. Beh, d'altronde non mi aspettavo
super alcolici.
“ Potevano almeno mettere qualche
birra!” sento dire a un padre, il quale sembra avermi letto
nel pensiero. “ Un po’ di succo d’ananas
fresco?” mi propone, riempiendosi un bicchiere.
“ No, grazie!” rifiuto
disgustato.
“ Kai, mi spingi
nell’altalena?” urla Hope a gran voce da lontano.
“ Wow ti chiama per nome, figo, questi
padri moderni!” commenta il tizio del succo
d’ananas beccandosi un’occhiataccia dal
sottoscritto.
Mentre vado da Hope mi accorgo che la maestra
psicopatica si sta avvicinando a noi. Che cavolo, ma che vuole questa
ancora?
“ Puoi almeno dirmi perché
sei sparito? Ti ho inviato un sacco di messaggi che non hai
letto!” mi ricorda alterata, ma mantenendo un atteggiamento
apparentemente distaccato.
Decido di ignorarla e continuare a spingere Hope
sull’altalena.
“ Io ho tradito il mio fidanzato e
stavo anche pensando di lasciarlo per te e tu sparisci e appari adesso
con una bambina e sposato?”.
“ Senti, io non posso farci niente,
sono problemi tuoi” mi limito a dire scocciato.
“ Non hai paura che tua moglie venga a
scoprirlo? L’ho conosciuta proprio l’altro giorno,
sembra una brava ragazza e tranquilla…”.
Quindi è nuova qui, per questo non
l’ho mai vista. E vuole fare già casini.
“ Senti, lei non è mia
moglie…”. Sto per perdere la pazienza , ma per
fortuna l’annuncio di un’altra delle maestre mi
ferma.
“ Adesso è il momento delle
poesie. Avvicinatevi!”.
Spero che stia per finire questa cazzata. Speravo
in una giornata tranquilla ed invece ho incontrato questa pazza di una
maestra che non capisco cosa voglia da me. È successo
qualche mese fa. È vero, le ho mentito, ma ero mezzo ubriaco
e anche lei. È inutile che adesso fa la santarellina:
l’ha voluto lei. Ci è stata, e
più di una sera, le è piaciuto e bye bye.
La vedo là in fondo e mi sento i suoi
occhi addosso: voleva lasciare il suo fidanzato per me? Ma se non mi
ricordo neanche il suo nome!
“ E' il turno di Hope!”.
Eccola che si alza dalla sedia e raggiunge il piccolo microfono.
La maestra le fa cenno di iniziare e lei dopo
qualche attimo di esitazione comincia a parlare , dondolandosi in
maniera buffa su se stessa.
“ Il mio papà si chiama
Rai”.
Rai? Cazzo. I miei occhi si sgranano al suono di
questo nome.
“O carissimo papà,
voglio dirti una poesia
che nel cuore chiusa sta!”
La poesia continua, ma io mi son fermato ad
ascoltare soltanto fino alla parola Rai. Stringo le labbra, seriamente
infastidito, mostrandomi il più possibile naturale in volto
e limitandomi a grattarmi una tempia. Kai, calmati e concentrati su tua
figlia.
“Cinque sono le parole
della piccola poesia
che risplende più del sole
ma è davvero tutta mia:
“Io ti voglio tanto bene!”
La maestra mi invita ad applaudire, notando lo
stato di trans nel quale mi trovo e mi ci vuole qualche secondo per
riconnettere i fili del cervello e tornare alla realtà,
unendomi all’applauso, ormai finito.
Cavoli, lo ha detto veramente…
Cosa può andare storto ancora?
“ Kai, vieni dobbiamo fare la
foto!” mi invita Hope, tirandomi per un lembo della giacca.
Foto? No, per favore.
“ Prego tocca a voi!” ci
invita una maestra a metterci in posa. “ Ma prima devi dare
la tua letterina!” le ricorda, porgendole una busta, che mi
viene consegnata dalle mani di Hope. Noto sul retro una scritta in
rosso, a caratteri molto tremolanti. Deve essere la prima scrittura di
Hope. “ Per
il mio papà Rai…”.
È quello che i miei occhi leggono e ancora una volta ritorna
il nome di Rai. Rimango interdetto con quella busta in mano.
“ Forza, un sorriso!” ci
incita la maestra, cercando la mia attenzione.
E così, scacciando via alcuni
pensieri, la prendo in braccio e mi sforzo il più possibile
di accennare un sorriso per quanto difficile per me, in questo contesto
(ma in qualsiasi in relatà) sia.
A Rai sarebbe sicuramente venuto
meglio…
“Allora, com’è andata?” chiede
Anya curiosa e preoccupata.
“ Bene! Ho detto la poesia!”
commenta Hope, scendendo dall’auto e saltando in braccio alla
madre.
“ Sei stata brava?”.
“ Siii!” esclama euforica
alzando le braccia.
“ Bravissima!” aggiungo io
con tono serio mostrando il retro della busta alla madre, che dopo aver
decifrato i caratteri, sbarra gli occhi incredula per poi abbassarli,
probabilmente non sapendo cosa dire. “ Adesso devo
andare!”. Mi congedo, portando con me quella busta e
dirigendomi in macchina.
Chissà se sono ancora in
tempo per quella cavolata della rivista, spero di no…
“ Sei in ritardo!” lamenta
alterata Eva, venendomi incontro.
“ Che peccato!” esclamo con
ironia.
“ Lo hai fatto apposta vero?”
domanda portandosi le mani ai fianchi con fare rimproveratorio.
“ No, sono riuscito a liberarmi solo
adesso…” spiego in modo convincente.
“ e va bene…” si
arrende sospirando “ Vieni, ti presento il
direttore!”. Mi invita a seguirla trascinandomi per una mano,
ma decido di opporre resistenza.
“ No, senti… devo andare!
Sono passato solo perché te lo avevo promesso, ma tra
mezz’ora devo tornare a lavoro”.
“ Ah…” esclama
dispiaciuta “ Quindi non pranziamo insieme?”.
No, per favore. Non farebbe altro che raccontarmi
nei minimi dettagli ogni cosa di questa rivista.
“ No. Non c’è
tempo. Stasera a cena, ok?”. La saluto scoccandole un bacio e
poi mi allontano sotto il suo sguardo forse dispiaciuto e rassegnato.
Preferisco che me ne parli stasera
così potrò far finta di ascoltarla e
addormentarmi.
Entro nell’ascensore e mentre aspetto
di arrivare al piano terra controllo il cellulare che vibra da un
po’. Sono una serie di messaggi, tra i quali quelli di Eva in
cui mi dice “dove
diamine sei?” e quelli di lavoro. Ma ce ne sono
alcuni sotto il nome di “Lara”,
nei quali leggo “Vorrei
che almeno mi spiegassi”, “ Alcune maestre mi
hanno riferito della storia di tua figlia poco fa”,
“ Voglio solo
parlare”.
È la maestra psicopatica? Chiudo gli
occhi stringendo il telefono.
Forse è meglio cambiare numero di
telefono e probabilmente sarà meglio cambiare anche
qualcos’altro. Quelle maestre sanno un po’ troppe
cose e non voglio problemi.
***
Sono così stanco oggi.
Non dormo bene da settimane, per la precisione
dalla nascita dei gemelli. Tra i turni di notte e le notti passate a
casa dove puntualmente alle tre, entrambi i bambini piangono, la nostra
vita è diventata un inferno. So che è brutto dire
una cosa del genere, ma è così. Ormai tutta la
nostra vita ruota intorno a loro. È normale,
d’altronde. Mi avevano detto che sarebbe stato difficile, ma
non pensavo così tanto.
Tolgo il camice e indosso la mia giacca: il mio
turno è finito.
Percorro il lungo corridoio e mentre massaggio i
miei occhi stanchi e appesantiti scorgo da lontano una figura a me
conosciuta.
Quella lunga chioma bionda è
inconfondibile: Eva.
Cosa ci fa nel reparto ginecologia? Non ho il
tempo di raggiungerla, che è già entrata dentro
per il suo turno.
A riportarmi alla realtà è
un messaggio. È da parte di Hilary: “Non dimenticare i
pannolini e il latte”.
Sì, signora.
Ecco che ne arriva un altro subito dopo.
“
Ah! E porta qualcosa di pronto per cena!”
E anche stasera cibo take away.
***
“ Come mai di visita a
quest’ora?”.
Kai Hiwatari che viene a prendere un
caffè qui da noi alle undici del mattino, comportamento
alquanto sospetto.
Alle mie parole, poggia la tazzina sul bancone e
prende un lungo respiro, estraendo dall’interno della sua
giacca un foglio che mi invita a prendere.
Esitante lo afferro e quello che vi leggo mi
lascia perplessa “
Modulo di iscrizione alla Saint Denis School”.
“
Cos’è?” domando.
“ è il modulo
d’iscrizione per la nuova scuola” spiega sintetico.
“ Quale nuova scuola, scusa?”.
“ Il nuovo asilo in cui
andrà Hope!”.
Sta scherzando, spero.
“ Che storia è questa? Hope
ha già un asilo e si trova alquanto bene! Cos’ha
che non va?”.
“ Andiamo, quell’asilo non mi
piace proprio. Quelle maestre sono impiccione e creano un sacco di
problemi per nulla”.
“ Cosa hai combinato?” chiedo
preoccupata.
“ Nulla. Solo non mi
piacciono!” ripete con fare pacato.
“ è successo qualcosa
durante la giornata del papà vero?”. Ne sono
convinta. È ancora tutto avvolto nel mistero.
“ Non è successo proprio
niente. Solo non mi va che Hope vada in quell’asilo per
poveracci”.
“ Per poveracci?”. Senza
rendermene conto sto alzando il tono di voce, dunque Dana mi fa cenno
di spostare la discussione in un altro luogo.
“ Si può sapere qual è il problema
adesso?” chiede seccato chiudendosi la porta del bagno alle
spalle.
“ C’è che tu non
puoi decidere dal nulla di cambiare tua figlia di scuola!”.
“ Perché no?”.
“ Perché Hope si
è già ambientata e si trova bene lì.
Ha già le sue amicizie e conosce tutti e …e
cambiarla sarebbe un casino. Hai idea di quanto tempo ci ho messo a
convincerla a restare in quel posto??!”. I miei nervi si
stanno surriscaldando e andranno in controcircuito se lui continua a
fare quella faccia da idiota. “ A meno che tu non abbia
combinato qualcosa o sia successo qualcosa che non vuoi
dirmi!” dico puntando un dito minaccioso.
Glielo leggo in quella faccia inespressiva.
“ Non è successo proprio
niente, ok? Hope cambierà scuola, punto e basta!”
esclama autoritario.
“ Io dico di no!” rispondo
contrariata.
“ Sono io che pago, quindi decido
io!” conclude minaccioso, aprendo la porta e andadosene via
lasciando che le sue ultime parole rimbombino nella mia testa. Sono io che
pago…quindi… decido io. Non
può averlo detto veramente.
Lo sapevo che prima o poi sarebbe successo. Solo
non pensavo così subito.
Anya, perché hai accettato quei soldi?
Quello straccio che ho in mano lo tiro con forza
sulla porta da cui è appena uscito, immaginando di
visualizzare la sua faccia.
Che stronzo.
***
Sapevo avrebbe aperto una discussione e ne
avrebbe fatto una tragedia. So quello che ho detto e non me ne pento:
io mi sono incaricato delle spese di Hope dunque mi spetta di diritto
prendere delle decisioni. Mia figlia non andrà
più in quella scuola di maestre pettegole e psicopatiche. La
iscriverò in questa nuova scuola più prestigiosa,
dove soprattutto non ci sarà alcuna traccia e ricordo di
Rai. Io mi presenterò come l’unico padre, punto.
“ Signor Hiwatari, ci sono delle
pratiche da firmare” mi avvisa la segretaria non appena metto
piede nell’ufficio.
Le faccio cenno di porgermele e con un gesto
repentino le afferro e mi chiudo nello studio nella pace dei sensi.
Finalmente.
Abbandono con non curanza quei fogli sulla
scrivania e la prima cosa che faccio e prendere le sigarette e
accendermene una, sedendomi di peso sulla poltrona.
Questa storia di Rai deve finire, non
può ancora ricordare quel cinese, non lo vede da mesi.
Mi perdo un attimo nei miei pensieri e
improvvisamente mi ricordo di una cosa. Apro uno dei cassetti della
scrivania e lo prendo: lo avevo messo qui per il timore che lo venisse
a scoprire Eva. È l’album di foto che Anya mi ha
dato qualche giorno fa. Non ho ancora avuto il tempo di dargli
un’occhiata.
Poggio la sigaretta altrove, ricordandomi
dell’avvertimento di Anya di non rovinarlo e così
inizio a sfogliarlo.
Sembra pieno di foto che iniziano dal giorno
della sua nascita: Anya è in un letto di ospedale con la
bambina in braccio avvolta in una copertina. Era veramente piccola.
“Hope
è nata prematura, ma tu questo non puoi saperlo,
perché non c’eri!”
Ricordo che quel giorno Yuri mi aveva mandato un
messaggio, in cui mi avvisava della nascita di Hope.
“Complimenti
Hiwatari, sei diventato padre”
Alcune foto recano una scritta in basso: “Prima
pappetta”, “ Prima parola”, “
Giro in bici” e in quasi tutte appare quel
cinese. La sua presenza è nel novanta per cento delle foto.
E mi fa rabbia, talmente tanto che decido di
chiuderlo di scatto. Mi basta così. Ogni foto sembra darmi
la colpa di qualcosa.
C’è ancora quella lettera
nella mia tasca, l’avevo dimenticata! Quella che reca scritto
: Per il mio papà Rai. Un colpo decisamente basso questo, lo
ammetto.
La apro, nel peggiore dei modi ed estraggo il
foglio al suo interno. Vi è un disegno, una sorta di prato
verde, una casa, e quelle che sembrano delle figure umane un
po’ malandate ma perfettamente riconoscibili grazie ai nomi:
da un lato c’è mamma, al centro Hope e alla sua
sinistra papà. Questo papà sembra avere tutte le
caratteristiche per essere Kon, non di certo io. E in alto a destra a
mo’ di titolo leggo “la
mia famiglia”.
Non avrei mai immaginato che un giorno me ne
sarei pentito amaramente.
***
Sono sdraiata sul letto, col mio telefono. Sono
nervosa e ansiosa. E le mie amiche in questo stupido gruppo non mi
stanno aiutando per niente.
*Volete
smetterla di parlare tra di voi?? Il problema qui è
mio!!” ricordo, scrivendo velocemente
*
Hai ragione! Ma è tornato a casa??* chiede una.
*
Non ancora* rispondo io.
*
beh calmati, non entrare nel panico* suggerisce
l’altra.
La fa facile lei.
Improvvisamente la porta si apre e fa spazio alla
figura di Kai. Non l’ho sentito arrivare. Ignoro la chat e
metto da parte il telefono osservando preoccupata Kai, il quale non
sembra in gran forma oggi.
“ Ah sei qui. Pensavo non ci
fossi…” dice stancamente buttandosi a peso morto
sul letto, accanto a me.
“ Beh, ero stanca e mi sono messa a
letto, ti aspettavo” dico, torcendomi nervosamente le dita.
Cavoli, ho il cuore a mille non so per la felicità o per la
paura. Credo sia la paura della sua reazione. L’ultima volta
non l’aveva presa così bene, ma il contesto era
differente, insomma Eva. Forza e coraggio.
Lo sento sbuffare mentre si sbottona la camicia
al collo, quasi si sentisse soffocare. Poi poggia la mano sul letto
andando a toccare una rivista che prende in mano e osserva accigliato.
“ Sei in prima pagina…” mi fa notare.
“ Sì…”
mi limito a dire.
“ Non sembri felice...”
commenta con aria sospetta.
“ Sì, lo sono!”
ripeto stavolta con più convinzione. Cacchio Eva, cosa ti
prende. Sei come paralizzata.
La riposa dov’era e ritorna a fissare
un punto indefinito della stanza. Sembra veramente stanco. Forse non
è il momento ideale per dirglielo.
“ Non ho neanche la forza di andare a
fare una doccia…” .
“ Qualcosa non va?” chiedo
preoccupata.
“ E’ stata una giornata di
merda, beh, una settimana di merda…”. Ecco che
sbuffa di nuovo.
Non posso tenermi tutto dentro fino a domani.
Stanotte non dormirò. Beh, forse dopo averglielo detto non
dormiremo entrambi ma, quanto meno, mi sarò tolta un peso.
“ Devo dirti una
cosa…” inizio a dire con voce titubante.
“ Fa’ che sia una buona
notizia, ti prego…” dice quasi in tono di
supplica, massaggiandosi gli occhi.
Beh, questo dipende dai punti di vista.
“ Sono incinta” riesco
finalmente a dire in un sol soffio e immobilizzandomi improvvisamente,
sotto il suo sguardo incredulo.
Tadà.
Salve a
tuttiiiiii!
Tadàààà
Sono
tornata. Dopo secoli di assenza sono tornata. È stata una
sofferenza non poter aggiornare ma non ho potuto. In questi
mesi la mia ispirazione è andata via, lontano, in Spagna.
Sono stata in erasmus per sei mesi e tornata in Italia ho dovuto
affrontare il mio ultimo esame all’università. E
la prima cosa che ho fatto subito dopo è stato iniziare a
scrivere.
Ed eccomi
qua con questo aggiornamento. Spero vi piaccia e che qualcuno lo legga
e mi dica cosa ne pensa.
Il capitolo
penso parli da solo. Ovviamente non potevano esserci rose e fiori. Sono
tornata a scrivere e sarò ancora più spietata.
Kai ha ricevuto una bella notizia ( yeeeee). Ma sarà
veramente yeeeee!! La sua reazione??? Voi che ne dite? XD
Fatemi
sapere hahahah
Un saluto
dalla vostra Henya!
|
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Capitolo 39 *** Riflessioni ***
*Nel capitolo precedente...
“ Devo dirti una cosa…” inizio a dire con voce titubante.
“ Fa’ che sia una buona notizia, ti prego…” dice quasi in tono di supplica, massaggiandosi gli occhi.
Beh, questo dipende dai punti di vista.
“ Sono incinta” riesco finalmente a dire in un sol soffio e immobilizzandomi improvvisamente, sotto il suo sguardo incredulo.
***
Sono fermo e immobile, come una statua di marmo, mentre ascolto una voce che fa eco nella mia mente.
Sono incinta.
E l'eco si ripete, più e più volte.
Non so quanti secondi o minuti siano passati. So solo che il tempo in questa stanza sembra essersi fermato. Ho davanti a me Eva, che mi fissa intimorita senza muovere ciglio, pendendo dalle mie labbra che adesso stanno iniziando a muoversi per cercare di dire qualcosa di sensato.
“ Cosa significa che sei incinta?”.
Beh, almeno provano a dire qualcosa di sensato.
A questa mia domanda inaspettata , muove gli occhi a destra e poi a sinistra come a voler cercare un aiuto “ Secondo te cosa vuol dire?”.
Seguono secondi di silenzio, durante i quali rifletto seriamente su come rispondere a questa domanda.
Non ricevendo alcun feedback, decide di fornire lei la spiegazione, riformulando il concetto con parole più semplici. “Aspetto un bambino".
Ecco la parola chiave.
BAMBINO.
Al sentire questa parola ho sentito il cuore decelerare di un battito.
“Com'è possibile?”.
Volevo davvero dire questo? Credo che la mia lingua si sia scollegata dal cervello ormai.
Eva, a queste parole, si mostra perplessa. “Me lo stai chiedendo veramente, Kai? “. È allibita.
“No…” dico alzandomi di scatto, riuscendo finalmente a sbloccarmi dal mio stato di trans. “ È solo che… insomma….” dico, facendo un gesto della mano che vuole alludere a chissà cosa, suggerendole di aiutarmi ma lei non ci arriva e così faccio cedere pesantemente la mia mano lungo il fianco e emetto un sospiro di pesantezza, fissando un punto indefinito del pavimento.
“ Kai, io ti sto dicendo che sono incinta…” esordisce lei alzandosi “… e tu ti limiti a chiedere delle assurde spiegazioni? Vuoi che ti ricordi come si fanno i bambini?” aggiunge sarcastica.
“È solo che…”. È inutile. Non riesco a esprimere proprio un bel niente. Logoro dall'interno il labbro.
“ È solo che…. Cosa?. Dimmi almeno qualcosa di sensato! Sei sorpreso, sei felice, sei arrabbiato. Vuoi sapere come mi sento io?” domanda osservandomi intensamente negli occhi. Solo ora vedo che sono arrossati, quasi volesse piangere. “ Beh, non me lo aspettavo. Sono andata a fare delle semplici visite di routine qualcosa non quadrava e ho fatto il test e … mi hanno detto che sono incinta di quasi quattro settimane".
“Da quattro settimane?” chiedo quasi in un sussurro.
“Sì" mi conferma. “Cosa farai adesso?” inizia a dire soffocando un singhiozzo “ Scapperai di nuovo?” conclude alludendo a determinati eventi del passato.
Chiudo gli occhi, massaggiando con due dita la fronte e sospirando sonoramente.
“ Non dire stupidaggini…” le dico avvicinandola a me per rassicurarla.
Dopo un po' si lascia andare e mi circonda la vita per abbracciarmi più forte.
“ Avevo paura a dirtelo per paura della tua reazione" spiega poggiando la testa sul mio torace.
Bacio la sua chioma bionda per poi poggiarvi il mento e fissare il mio riflesso in uno specchio.
“ Tranquilla, stavolta è diverso…”.
Sono nel mio ufficio a controllare alcuni dati e grafici al computer, quando improvvisamente bussano alla porta.
“Avanti" esclamo svogliatamente.
La porta si apre e a fare capolino è la segretaria. “Le ho portato i documenti da firmare" spiega avanzando verso la scrivania e porgendomeli.
Li afferro senza degnarla di uno sguardo, ma poi qualcosa cattura la mia attenzione, il suo addome è parecchio gonfio. Sembrerebbe…
Da quanto è incinta? E perché si sta accarezzando la pancia sorridendomi.
“Sa Signor Hiwatari, è un maschietto, come voleva lei…”.
Eh?
“In che senso come volevo io?” chiedo con un tono di perplessità nel tono di voce.
“ Oh mio dio!” esclama con aria dolorante, piegandosi in due.
Che diamine succede?
“Si sono rotte le acque!” urla isterica.
Non ho il tempo di rendermi conto di quello che sta succedendo che mi ritrovo catapultato in un altro luogo.
Sto correndo in quello che sembra il corridoio di un ospedale e inseguendo una barella con la segretaria coricata sopra, che urla di dolore.
“ Stia tranquillo, niente panico!” mi rasserena l'infermiere che spinge la barella. Sembra avere una voce molto familiare e guardandolo meglio mi rendo conto che si tratta di… Boris??
“Boris, sono io! Che cavolo succede?” gli rivolgo correndogli a fianco. “ Ah Kai, sei tu! Non ti avevo riconosciuto!” esclama allegramente per poi sparire dentro una sala parto, lasciandomi qui come un rincitrullito.
“ Forza! Indossi questi ed entri!” sento dire a un tratto da una voce alle mie spalle. Qualcuno mi sta togliendo la giacca e facendo indossare un camice verde e una cuffietta ai capelli.
“Anya?”. È lei, ne sono sicuro.
“ Entri dentro e mi raccomando: cerchi di non svenire!”.
Svenire?
Ecco che di nuovo non ho il tempo di realizzare che con una spinta vengo scaraventato dentro la sala parto dove, chiuse le porte mi volto nella direzione opposta e la scena che mi si presenta davanti e davvero raccapricciante: ci sono una decina o forse una ventina di letti con sopra donne urlanti in preda ai dolori del parto, assistite da dottori e infermieri.
“ Kai, si può sapere quante donne hai messo incinta??” domanda con tono rimproveratorio Yuri, apparso da non so dove con una cartella in mano e, con addosso il suo camice bianco, che gli dà un'aria alquanto spettrale.
“Cosa? Ma che dici? Io non ho messo incinta proprio nessuno" spiego contrariato.
“Kai, Kai!”. Sento invocare il mio nome e decido di avvicinarmi a uno dei lettini dove si trova Eva tutta sudata e con le gambe aperte, mentre Boris armeggia con degli affari proprio… lì.
“ Si può sapere che diavolo stai facendo?”.
“ Sto facendo nascere tuo figlio!” spiega voltandosi verso di me con aria seccata, quasi stesse dicendo o facendo la cosa più ovvia del mondo.
Ma è impazzito?
“ E chi ti avrebbe dato la licenza per farlo?”.
“ Senti Kai, calmati! Non sei d'aiuto! Ti sei divertito con tutte queste donne e adesso ne paghi le conseguenze! Potrai formare una squadra di calcio con la maggior parte dei maschi!”.
“ Mi piacerebbe allenarli!” commenta Boris divertito, impegnato a maneggiare tra le gambe di mia moglie.
Osservo la scena che mi propone davanti agli occhi con aria allibita e sconcertata. Questi due stanno dando di matto o io sto dando di matto?
Improvvisamente il pianto di un bambino cattura la mia attenzione.
“ Ecco il primo erede Hiwatari… anzi il secondo dopo Hope!” esclama euforico Boris, estraendo il bambino dall’utero come fosse uno dei suoi pezzi di ricambio di un motore d'auto. “Complimenti" si congratula porgendomelo, ma alla vista di quel neonato ancora sanguinante e sporco di placenta mi sento venir meno, la mia vista si annebbia e nel giro di pochi minuti perdo i sensi.
Mi sveglio di soprassalto, tutto sudato.
Mi osservo in giro per verificare che sia tutto finito: sono nel mio letto, nella mia stanza e accanto a me dorme Eva. Riesco a riconoscere ogni oggetto di questa stanza e non vedo o sento donne urlanti e non vi è traccia di Boris in camice verde con cordoni ombelicali in mano.
Era solo… un incubo.
uno degli incubi peggiori che la mia mente abbia mai partor…. Fatto.
Mi sento ancora male e nauseato, come se avessi assistito veramente a tutto. Mi sembra ancora di sentir l’odore di alcol etilico tipico da ospedale.
Perché ho iniziato a fare questi sogni?
Beh, anche se ieri sera, quando Eva mi ha dato la notizia, mi sono mostrato calmo e tranquillo, in realtà avrei voluto urlare e fumare quattordici sigarette di fila e ingurgitare tre litri di vodka. Cosa che probabilmente farò più tardi in ufficio.
Un altro bambino?
Devo ancora dire a Hope di essere suo padre che già se ne presenta un altro che stavolta vedrò nascere. Spero non dalle mani da orco di Boris, sinceramente.
Vorrei che questo fosse un incubo nell'incubo, penso tra me e me, massaggiandomi le palpebre per riprendermi dal trauma.
Sono di nuovo in ufficio, e stavolta nella realtà, almeno credo. Sto rispondendo a delle email al computer, anche se mi è difficile concentrarmi stamane. Dopo quel terribile incubo non sono riuscito a chiudere occhio per paura di assistere ad altri parti. E non faccio altro che occhio che pensare e ripensare al fatto che Eva sia incinta. Non abbiamo mai parlato di avere figli e non mi aspettavo che arrivasse così in fretta, a meno di un anno dal matrimonio. Stamattina sono andato via presto per paura di incontrarla. Ok, è stupido dire una cosa del genere ma… non so cosa dirle e non volevo riaffrontare la questione, non mi sento pronto.
E il fatto che stavolta io non possa scappare, beh, mi fa entrare nel panico.
Ma perché voglio scapppare?
Mentre sono perso in questi pensieri, bussano alla porta e mi prende un sussulto. È la segretaria. Di nuovo? No, Kai, questa è la realtà.
“ Questi sono le pratiche che mi ha detto di preparare ieri!” dice con tono cordiale, porgendomele.
Le afferro con l'aria di chi ha la sensazione di avere vissuto già questa scena. E non so perché ma adesso sto fissando la sua pancia.
“ Inoltre c'è la Signorina Sarizawa che chiede di vederla” aggiunge.
Sembra avere la pancia piatta, non è incinta…
“ La… faccio entrare?” chiede cercando preoccupata la mia intenzione.
“ Ehm… sì “ rispondo infine ritornando alla realtà.
Devo essere impazzito oggi, penso tra me e me grattandomi una tempia, mentre la segretaria invita Anya a entrare. Che cosa vuole lei adesso?
“ Hiwatari! Io credo che dobbiamo parlare" esordisce sedendosi di fronte a me.
“ E di cosa?”. Non sarai incinta anche tu? Penso stupidamente.
“ Di Hope e dell'asilo, che tu hai deciso di cambiare!” asserisce agguerrita.
“ Non cambio idea" spiego brevemente, con quel fare di superficialità che la manda in bestia.
“ Kai, tu non hai idea di quello che stai facendo?”.
“ Oh sì, invece" rispondo fingendomi indaffarato al computer.
“ No, invece! Vuoi prendere decisioni così importanti, tra parentesi senza consultarmi, ma non hai avuto ancora tempo di dirle che sei suo padre!” proferisce tutto d'un fiato.
Colpito, Kai! Ci risiamo con questa storia: ha capito dove farmi cadere.
“ Sto trovando il momento giusto!” dico, mentendo, anche se in un certo senso è la verità.
“ Sì e quando? Quando pioveranno soldi dal cielo?”. Mio Dio, che ridere. “ Non sai neanche come si fa il padre e già vuoi decidere il destino di tua figlia!”.
“ Beh, il destino mi sta dando l'occasione di diventare padre di nuovo" intervengo con questa frase senza pensare.
“ Cioè? “ chiede interrogativa, osservandomi di traverso.
Cazzo.
“ Cioè che… “ . Ma perché glielo sto dicendo? Prendo un profondo respiro. “ Eva è… incinta" confesso infine lasciandola a bocca aperta, letteralmente.
Seguono una serie infinita di secondi, durante i quali io mi limito a girare i pollici e lei sembra avere perso tutta la rabbia con cui era entrata qualche minuto prima.
“ Wow…” . È la sola cosa che riesce a proferire.
“ Già, wow…” ripeto, grattandomi con un dito la fronte, in segno di imbarazzo generale.
Cazzo, diventerò padre per la seconda volta. Ecco che mi sto sentendo di nuovo male al solo pensiero.
***
Parcheggio l'auto nel vialetto del giardino e, dopo avere preso la valigetta da lavoro, mi avvio a entrare in casa, scandendo stancamente i miei passi.
Mi sento distrutto, oggi in ospedale non ho avuto un attimo di pace. Ho dovuto sostituire persino un collega, visitando anche i suoi pazienti, quasi tutti di una certa età e quasi tutti… scorbutici. Mi sono pure sentito dire da un'anziana signora che dovrei sorridere di più ai pazienti, un'altra si era innamorata del colore dei miei occhi e credo anche che si sia innamorata di me, visto che viene ogni giorno con la scusa di farsi misurare la pressione ripetendo continuamente che è rimasta vedova ma le piacerebbe stare con un ragazzo più giovane, magari un bel dottore… come me.
Sì, certo, come no.
Inserisco la chiave nella serratura e apro la porta: finalmente a casa.
Poggio le mie cose sul mobile dell'ingresso e dopo avere tolto la giacca, mi dirigo in salotto da dove sento chiaccherare mia moglia.
“ Ciao Anya!” sta parlando con Anya.
“ Ciao Yuri, come stai?”.
“ Insomma, in questo momento vorrei solo dormire" spiego brevemente, scoccando un bacio in fronte a mia moglie, per poi sedermi stancamente su una poltrona accanto a loro e servendomi una tazza di tè. “ Potete continuare a parlare…” commento sarcastico, dopo avere notato che si sono come ammutolite dopo il mio arrivo.
“ È che stavamo parlando di una notizia… boom! Che ci ha lasciato senza parole…” afferma mia moglie mimando il gesto di un'esplosione.
“ Notizia boom?” chiedo divertito, concentrato a soffiare sul tè bollente.
“ Sì, così boom da rimanerci secchi!” aggiunge Anya, che avvolta da un'aria misteriosa si scambia uno sguardo complice con mia moglie.
Mi stanno facendo incuriosire queste due. Che sarà mai? Ecco che mi accingo a dare un sorso al mio, credo ormai tiepido tè, ma…
“ Eva è incinta!”. Queste parole mi fanno sputare letteralmente il tè che avevo in bocca.
“ Te lo avevo detto che era boom!” ribadisce Hilary, asciugando con un tovagliolino gli schizzi di acqua sul tavolino.
E giustamente me lo dicono mentre sto bevendo.
“ Cosa significa che Eva è incinta? Oh cazzo, Kai come l'ha presa?” chiedo alle presenti, seriamente preoccupato.
“ Beh…” sento dire ad Hilary che con uno sguardo incita l'amica a continuare il discorso.
“ Sembrava… tranquillo".
Tranquillo?
Kai Hiwatari scopre che la sua oramai moglie è incinta ed è … tranquillo?
“ Ragazzi, adesso io devo andare…” annuncia Anya alzandosi e mettendosi la borsa in spalla “ mi raccomando: io non vi ho detto niente!”.
E se ne va accompagnata da Hilary, mentre io rimango seduto qui a rimuginare su quanto mi è stato appena riferito. Se io non sconvolto non penso che Kai sia così tranquillo. Lo conosco bene.
Prendo immediatamente il cellulare dalla tasca. Dov'è quello stupido gruppo creato da Boris? Ah eccolo.
Il mio dito clicca sulla chat di gruppo creato da Boris molti anni fa e che da allora non ha cambiato nome “пусси охотник” ( ovvero cacciatori di fi*a). Un nome molto squallido e che fa riferimento a una parte della mia vita di cui non vado molto fiero.
Io: Ragazzi, stasera birra a casa di Boris!
Qualche secondo dopo…
Kai: perché proprio stasera?
Io: Non sono di turno stanotte.
Kai: ok
Boris: perché proprio casa mia, scusate???
Arriva la sera e verso le dieci raggiungo l'appartamento di Boris. Busso e attendo qualche istante.
“ Organizzi tu la serata e arrivi pure in ritardo…” puntualizza Boris, dopo aver aperto la porta.
“ Kai è arrivato?” chiedo mostrando la cassa di birre che ho portato e che lui afferra invitandomi a seguirlo.
“Hiwatari" . Risponde al saluto con un cenno del capo, intento ad aspirare la sua sigaretta e a giudicare dal numero di mozzoni di sigarette spente nel posacenere, deve essere la quarantesima.
Ok, non è poi così tranquillo…
***
Amica - Allora, come l'ha presa?” - mi chiede una delle mie amiche in chat.
Io - Non so. Stranamente bene, ma…-
Eva sta scrivendo….
Amica - Ma cosa?
Eva sta scrivendo…
Io – non so, non sembra preso più di tanto. È il solito Kai apatico. Non mi aspettavo chissà quale grido di gioia ma… mostrarsi almeno interessato a come sto o parlarne.
Amica – in effetti…
Io – considera che stamattina quando mi sono alzata lui era già andato via e non ci siamo visti per tutto il giorno. Ho mandato io un messaggio giusto per sapere come stava e mi ha risposto con un semplice “a lavoro".
Amica – un messaggio davvero profondo…
Io – e ci siamo visti di sfuggita prima di cena. Ha fatto una doccia ed è uscito dicendomi che andava a da Boris. È normale un atteggiamento del genere secondo te?
Amica – sembra quasi che ti stia evitando!
Io – È quello che penso anch'io e non mi sembra un comportamento corretto.
Amica – neanche a me…
Io – appena torna a casa ci penso io…
***
“ Io passo" afferma Boris dopo avere osservato le sue carte.
“ Tu Kai?” chiedo al musone grigio.
“ Mi hai dato delle carte di merda" commenta acido, osservando attentamente le sue carte. Sta per prenderne una con la stessa mano con cui regge tra due dita la diciannovemillesima sigaretta, ma poi, dopo aver dato una rapida occhiata alle carte Scoperte sul tavolo, ritira la mano ripensandoci. “ Passo anch'io”, conclude poi.
“ Beh, mi dispiace per voi ragazzi, ma anche stavolta ho vinto io!” annuncio trionfante, mostrando le mie carte.
“ Fanculo Ivanov, mischi le carte a favore tuo!” mi accusa scocciato Boris, stappandosi una birra.
“ Questione di fortuna…” commento sarcastico, riprendendo tutte le carte dal tavolino. “ Boris… hai novità da raccontare?” chiedo investigativo mescolando le carte.
“ Nah, solita vita di merda…” confessa facendo spallucce.
“ E tu, Kai? Novità? “ domando al diretto interessato, assumendo un'aria più investigativa.
Lui si limita a fissarmi e dopo un breve momento di riflessione dice “ sai qualcosa, vero?”.
Wow. Non è stato difficile riuscire ad arrivare al punto.
“ Qualcosa?” commenta Boris curioso.
“ Può darsi!” rispondo con aria vaga, invitandolo a tagliare il mazzo.
“ Che cosa?” continua a dire la voce fuori campo di Boris, che viene totalmente ignorato.
“ Le voci corrono velocemente…” aggiunge con tono serio Kai, dividendo a metà il mazzo.
“ Sì. Come l'hai presa, stavolta?” domando con fare pungente.
“ Come vuoi che l'abbia presa…” risponde, spegnendo la sigaretta con sguardo perso nel vuoto.
“ Si può sapere di che cazzo state parlando??” chiede Boris, stavolta seriamente alterato.
“ Vuoi proprio saperlo?” dico, osservando Kai e invitandolo a fare il grande annuncio. Tuttavia, il suo sguardo perso nel vuoto mi suggerisce di assumermi io questo compito.
“ Eva è incinta!” dichiaro sotto lo sguardo perplesso di Boris, che non perde tempo a dare una risposta.
“ Che cosa significa??” .
a questa domanda Kai lo fissa come a dire – sei stupido o cosa?-
“ Aspetta un bambino, idiota!”. Questa frase l'ha proferita proprio Kai.
“Un… bambino? Oh cazzo! Ma… ma…. Un altro? Diamine ma cosa siete tu e Yuri?? Vi riproducete come conigli!”. È questo è lo stupido commento di Boris.
Decido di ignorare quanto ha appena detto e mi concentro sul mio obiettivo: Kai, che si sta accendendo un'altra sigaretta.
“ Kai, ascolta. Eva come l'ha presa?”.
***
Ecco il dottorino in azione. Avrei dovuto sospettare che questa serata era stata pianificata per uno scopo ben preciso.
“ Bene, suppongo…”.
“ Supponi? Kai, ne avete parlato? Lo volete entrambi? Siete contenti?” sussegue a domandare con fare insistente.
“ No, non lo so, ok? Non so che diamine… fare o dire! Io non ero pronto, non sono pronto" dico tutto d'un fiato per poi calmarmi.
“ Ok, l'aria si sta surriscaldando e le birre stanno per terminare. Vado a comprarne altre giù all'angolo della strada…” dice Boris andandosene, probabilmente perché non vuole assistere a questa discussione.
“ Ti rendi conto che stavolta sarà diverso, vero?”.
Già.
“ Kai, ascolta è normale avere paura. Io stesso ne ho avuto e ne ho ancora. Sono cresciuto senza una famiglia e sapere di essere responsabile di una vita così piccola mi spaventa., ma non sono solo, perché c'è Hilary con me e Dio solo sa quanto la amo e a volte a causa del mio carattere un po' freddo mi sembra di non dimostrarglielo abbastanza…”.
Sono dichiarazioni molto forti queste, Ivanov.
Ammetto che rimango pietrificato di fronte a queste parole, non l'ho mai visto ammettere dei sentimenti del genere.
“… quindi, se anche tu provi questo per Eva, ti verrà naturale tutto il resto. Allora?”.
Stupido Ivanov e stupidi suoi discorsi…
Sono appena rientrato a casa, le luci sono tutte spente, d'altronde è molto tardi, è quasi l'una di notte. Sono andato via prima e ho lasciato quei due finire le ultime birre.
Tolgo la giacca e decido di avviarmi al piano di sopra, ma passando davanti alla porta del salotto, scorgo qualcuno dormire sul divano. Dopo avere aguzzato la vista nell'oscurità della notte, mi rendo conto che si tratta di Eva.
Che ci fa sul divano?
Mi avvicino e la osservo mentre dorme rannicchiata. Odio ammetterlo ma Yuri ha ragione.
Decido di prenderla in braccio cercando di non scuoterla troppo per svegliarla, anche se risulta parecchio difficile.
“ Kai, sei tornato…” farfuglia con voce impastata dal sonno.
“ Sì…” bisbiglio, avviandomi a salire le scale.
“ Ti aspettavo" mormora a bassa voce come parlando nel sonno.
La porta della camera è per fortuna aperta, dunque entro e la adagio sul letto coprendola con le lenzuola.
“ Kai, dobbiamo parlare…” farfuglia, continuando a tenere gli occhi chiusi e sistemandosi meglio la testa sul cuscino.
“ Parleremo domani” sussurro, scoccandole un bacio sulla fronte.
Mi soffermo a fissarla per un attimo, pensando e ripensando alle parole di Yuri.
Stavolta sarà tutto diverso, è vero e non ricommetterò gli stessi errori.
“ Kai, ti amo…” le sento dire nel sonno, lasciandomi di sasso.
Poi sorrido stizzito tra me e me scuotendo leggermente la testa.
Parla tanto pure quando dorme…
Ciao a tuttiiiii!
Eccomi a distanza di breve tempo con questo aggiornamento! Mi sento felice quando scrivo un nuovo capitolo, non so perché xD
Bene. Ho deciso di incentrare questo capitolo su Kai e i suoi pensieri. Insomma, l'arrivo di un nuovo Hiwatari non è facile da digerire per lui.
Cosa ne pensate? Ringrazio di cuore chi ha commentato il precedente capitolo e anche chi legge solamente.
Ditemi cosa ne pensate!
A presto un bacione :*
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Capitolo 40 *** La vite ***
“ Dici che ingrasserò molto?” chiede Eva preoccupata, osservandosi allo specchio.
Ci risiamo.
“ Penso sia normale. Ricordi quanto era grassa Hilary?” le ricordo, continuando a fingermi indaffarato al pc.
“ Ma lei aveva due gemelli, è diventata una balena!” aggiunge con aria di disgusto.
“ Che t’importa. L’importante è che tutto vada bene. A dimagrire ci penserai dopo” le spiego sinteticamente. Non le è ancora spuntato un filo di pancia e già mi stressa con la storia del peso. Yuri mi aveva avvertito d’altronde.
“ Sai…” inizia a dire, sdraiandosi sul letto accanto a me “ presto avrò le famose voglie” dice con aria ammiccante.
“ Dici che si possono continuare a fare porcate anche se sei incinta?” chiedo, probabilmente fraintendendo il suo discorso.
“ Ma cosa hai capito! Io intendo le voglie di cibo, di mangiare schifezze!” interviene, a correggere il mio pensiero.
Ma io ritorno all’argomento.
“ Dunque non potremo fare nulla per nove mesi?” chiedo preoccupato.
“ Non lo so, cioè… non credo. Fino a un certo punto si potranno fare” spiega non molto sicura di quello che ha appena detto.
Seriamente? Niente sesso per nove mesi?
Beh, in realtà la soluzione ci sarebbe. Diciamo che non ho mai perso quel vizietto di andare con qualcun'altra. Ma da quando mi sono sposato e, soprattutto, ho scoperto che Eva è incinta, la mia coscienza, o quel poco che ne rimane pulita, (che di solito prende la forma di una vocina che assomiglia vagamente a quella di Yuri), mi ha suggerito di smetterla per una buona volta e diventare una persona migliore, sia per Hope che per il futuro Hiwatari che Eva porta in grembo.
Ammetto di non essere molto entusiasta di questo bambino, nel senso che non me l’aspettavo e non mi sento pronto. Ho appena imparato con Hope cosa significa essere padre, (anche se imparato è una parola grossa). Diciamo che ho cominciato a prenderci dimestichezza, ecco. Tuttavia, il danno è stato fatto e stavolta non posso tirarmi indietro per vari ed ovvi motivi. Penso sia solo una questione di abitudine.
Non nascondo, però, che una parte di me vorrebbe mollare tutto e scappare come la prima volta. Ricordo ancora quel giorno in cui Yuri cercava in vano di non farmi partire.
"Dunque è questo che vuoi veramente fare, scappare!”
"Io non scappo, parto!"
"Biglietto per Mosca??"
"Già! solo andata..."
"Ma sei impazzito? Dopo tutto quello che abbiamo passato per fuggire da quel posto..."
"Mio nonno... ... vuole che io torni in Russia"
"Si certo! Da quando tuo nonno decide per te?! Andiamo Kai... ti conosco troppo bene per credere ad una balla simile!"
“ Mi raccomando non dimenticarti di domani…” mormora Eva scoccandomi un bacio e mettendosi comoda sotto le coperte.
"Me ne vado, ok! E proprio perché mi conosci sai che non devo spiegazioni a nessuno!"
"Quindi lasci tutto, pure... Eva?"
"Nessun problema, tra poco sarete tutti diplomati e lei mi raggiungerà in Russia"
"Tsz... lei ti raggiungerà in Russia?!... dovete essere impazziti!"
"E va bene! Se è questo quello che vuoi, che dire... buona fortuna e soprattutto buon viaggio!!"
Avevo diciannove anni, d’altronde, e la notizia che sarei diventato padre mi aveva completamente spiazzato in due. Non vedevo altra soluzione se non quella di fuggire lontano da tutto e da tutti, e mai avrei pensato che da lì a pochi anni avrei conosciuto Hope. E adesso che ho imparato a conoscerla, quasi mi pento di averla abbandonata. Per questo è importante che adesso io non scappi. Questo bambino sarà un modo per rimediare ai miei passati errori, in un certo senso…
***
“ Mi serve una tua firma” asserisce con tono autoritario un Hiwatari appena presentatosi al bancone della caffetteria, porgendomi una penna e dei fogli.
“ Di cosa si tratta?” domando con aria sospettosa.
“ Scartoffie varie…” risponde, rimanendo molto sul vago. Cosa che mi fa insospettire ancor di più.
“ Conoscendoti, potresti farmi firmare la mia condanna a morte!” controbatto ironica, strappandogli quei fogli di mano per dargli un’occhiata.
“ Quanto la fai lunga!” mormora, roteando gli occhi al cielo.
“ Solite donne…” commenta Boris, seduto al suo posto, troppo impegnato a fissare il suo smartphone.
Mentre leggo attentamente quelle che Kai ha solo definito scartoffie, non posso fare a meno di non ascoltare in sottofondo il loro chiacchiericcio.
“ Secondo te è figa questa? Con tutti questi filtri alle foto non si capisce se quella è una sciarpa o un doppio mento…”.
“ Usi ancora quest’app?” commenta schifato Kai.
“ Perché tu non la usi più??” domanda a mo’ di sfottimento l’altro.
“ Tzs…” si limita a dire schivo, bevendo il caffè appena servitogli da Dana.
Ma quando lo ha ordinato?
“ L’ultima volta che ho incontrato una ragazza conosciuta qui volevo fuggire… parlava troppo e le bocce che mostrava in foto nelle scollature ho scoperto che erano ritoccate con photoshop. Bugiarde…”.
Ma di che diamine stanno parlando? Ad ogni modo, meglio tornare sull’argomento scartoffie.
“ Hai fatto un test, senza tenermi al corrente?” rimprovero al qui signor Astuzia.
“ Era solo uno stupido test! È bastato mettere due crocette a caso e stop” afferma quasi fosse la cosa più ovvia del mondo.
“ Ah sì? E hai anche letto che verrà giudicato da uno psicologo e in base alle risposte deciderà o meno se farci frequentare una serie di incontri tra genitori e psicologi??” dico tutto d’un fiato cercando di trattenere la rabbia.
“ Dove cazzo è scritta questa cosa?” chiede accigliato, strappandomi il foglio di mano per controllare.
Non posso crederci. Non lo ha nemmeno letto!
“ Cazzo…” esclama, fissando la parte del documento che reca scritto quanto ho appena riferito.
Vorrei ucciderlo, ma possiamo rimediare…
“ Beh, non c’è nessun problema! Basta farsi dare un nuovo test, con la scusa che si è perso o che ci hai rovesciato sopra un po’ di caffè, cambiare le risposte, ed è fatta!” spiego, con aria di ottimismo, che viene subito stroncata dallo sguardo scettico di Kai. “Perché quell’espressione? Cos’hai combinato?”.
“ E se si fosse trattato di un test online, inviato tramite un link via email, che ho fatto, rispondendo a cazzo e inviato… proprio ieri sera?” spiega con l’espressione di chi si è appena reso conto di avere fatto una cazzata.
“ Stai scherzando vero?”. La sua espressione mi suggerisce di no. Io lo uccido.
“ Oh-oh” esclama in sottofondo Boris, aggiungendo una nota tragica all’atmosfera che ci circonda. “ Io vado, ciao!” saluta poi, dileguandosi nel nulla.
“ Ma com… tu sei…”. Dalla mia bocca iniziano a venir fuori una serie di suoni e mezze parole che in realtà vorrebbero solo riuscire a trovare la combinazione giusta per definire in maniera completa quanto lui sia deficiente.
“ Perché ti scaldi tanto? Secondo me non ci chiameranno neanche…” spiega con tranquillità e superficialità.
“ Ah, secondo te? Mi spieghi che tipo di domande c’erano?”. Vorrei almeno capire di che tipo di test stiamo parlando.
So che magari non sarà nulla di così importante, ma non vorrei andare a quegli incontri neanche sotto tortura. Mi sembrano solo una perdita di tempo in cui degli strizzacervelli criticano il tuo modo di educare e vorrebbero insegnarti come fare il genitore.
“Delle domande… senti, non me le ricordo!” confessa infastidito.
“ Forse perché non le hai neanche lette!” aggiungo pungente.
“ Vuoi firmare qui o no? Così completiamo questa cavolo di iscrizione!”.
E va bene. Tanto alla fine vince sempre lui. Non mi va neanche di litigare ogni volta. Meglio firmare, così sparisce dalla circolazione.
“ Fatto, contento?” concludo, con falso sorriso, porgendogli la penna che vorrei infilzargli in fronte.
Toglie dalla mia mano la penna, esibendo quel suo sorrisetto che tanto mi dà fastidio; poi prende i fogli e si alza, osserva l’orologio al polso e…
“ Cazzo…” esclama sottovoce.
“ Che succede?” chiedo, stranita.
“ I genitori di Eva…” inizia a dire con aria preoccupata, sedendosi di peso sullo sgabello.
Non capisco e il mio sguardo gli suggerisce di essere più chiaro. Mi fissa perplesso, esitando nel rispondere, come se si sentisse ormai obbligato a darmi spiegazioni.
“ Eva li ha invitati a pranzo per annunciare la sua gravidanza…”.
Ah!
“ E io me ne sto ricordando adesso, che sono le tre e mezza del pomeriggio” conclude chiudendo gli occhi e trattenendo un sospiro.
“ Beh, direi che l’ora di pranzo è passata già da un pezzo!” commento, sottolineando la realtà dei fatti. Cosa che a lui non sfugge, visto la maniera terribile in cui mi osserva.
Sembra voglia dire – grazie mille per avermelo ricordato!-.
Beh, di nulla.
“ E ora chi la sente” mormora tra sé e sé.
Rimane ancora seduto su quello sgabello, fissando il vuoto.
Sembra davvero preoccupato.
“ Ma visto che non ti sei presentato, non avrebbe dovuto telefonarti per ricordartelo? O per sapere se eri in ritardo?”. Forse sto girando il coltello sulla piaga, visto il modo in cui continua a fissarmi.
“ Non lo fa mai. Aspetta che io ritorni a casa per porre inizio alla sua tragedia” spiega con aria di rassegnazione.
Beh sì, Eva su questo non la batte nessuno. È la regina delle tragedie.
“ E non mi va di litigare adesso che…”. Continua a dire per poi interrompersi improvvisamente.
Forse ho capito cosa voleva dire: adesso che aspettano un bambino.
Non posso crederci. È proprio Kai colui che ho davanti? Che si preoccupa per un litigio?
Sono sconvolta.
Ecco che riesce a far fuoriuscire quel sospiro di rassegnazione che aveva trattenuto precedentemente e si alza, raccogliendo le sue scartoffie.
“Beh, forse potresti giocare d’anticipo…” inizio a dire. “ In che senso?” chiede fissandomi interrogativo.
“ Potresti tornare a casa portando qualcosa che le possa far passare la rabbia: tipo un regalo” suggerisco.
“ Queste cose non funzionano con Eva, la conosci anche tu” mi ricorda, giustamente.
“ Ma questa volta non deve essere un regalo per lei…”. Dalla su espressione intuisco che non mi segue. “ Deve essere un regalo per il bambino!”.
Ok. Devo essere impazzita. Ho appena dato un consiglio di coppia a Kai, a Kai Hiwatari. Proprio lui. Mio dio.
“ Per il bambino?”. Non ha ancora afferrato il concetto.
“ Sì, per il bambino!” sottolineo, ancora una volta.
“ Del tipo?”. Ecco che si risiede sullo sgabello.
“ Del tipo… non so, una culla!”.
“ Un culla?”.
“ Sì, una culla! Hai presente quel piccolo lettino dove dormono i neonati?” spiego, a mo’ di sfottimento.
“ So cos’è una culla!” puntualizza infastidito. “ Dici che riuscirà a placare la sua ira?”, aggiunge sospettoso.
“ C’è un’alta probabilità…”. Secondo me potrebbe funzionare. Eva non si aspetterà mai un gesto così dolce e carino da parte del freddo e menefreghista Kai Hiwatari.
La sua faccia prima perplessa, adesso sembra più convinta.
“ E dove si compra questa roba?” sussegue a domandare.
“ In un negozio per bambini?” rispondo, quasi fosse la cosa più ovvia del mondo. “ Ne trovi uno al centro commerciale qui vicino” suggerisco, infine.
Dopo avere emesso l’ennesimo respiro profondo e raccolto tutte le informazioni possibili, decide di alzarsi, voltare i tacchi e andarsene, ma giunto quasi alla porta si blocca e si volta, osservandomi, con l’aria di chi sta per chiederti l’ennesimo favore. A passo felpato si avvicina, osservandosi in giro come a trovare il coraggio di dire qualcosa.
“ Non è che…” inizia a dire sotto il mio sguardo perplesso. “ ... verresti anche tu?”.
Come scusa?
Cioè, vuole che io lo accompagni a comprare la culla per suo figlio?
Me lo sta veramente chiedendo?
Non è possibile.
No.
Affatto.
“ Io?”. È l’unica cosa che riesco a dire.
“ Sì, tu!” conferma.
“ Ma non posso. Cioè, sto lavorando! Non posso abbandonare Dana!” spiego, accampando delle scuse plausibili.
“ Infatti! Ha già perso troppo tempo a parlare con te!” interviene Dana, con aria di rimprovero.
“ Credo di avere dimenticato di pagare il caffè…” afferma Kai, osservando Dana in uno strano modo.
“ Guarda che lo hai pagato!” gli ricorda Dana.
“ Allora ho dimenticato di dare la mancia!” si corregge, tirando fuori dalla sua tasca un bigliettone e porgendolo a Dana, stile spacciatore.
Lei, dopo un attimo di esitazione, afferra la mancia e la conserva dentro la maglietta. “ Mandatemi una foto della culla!”, conclude infine, svanendo in cucina.
Non posso crederci.
Non può averlo fatto veramente.
Comincio a dubitare seriamente dell’esito positivo del test, visto il modo in cui ragione. Avrà dato delle risposte che preoccuperanno non poco quegli psicologi e ci andrò di mezzo io, come sempre.
“ Adesso sei libera! Forza, andiamo!” esclama, avviandosi all’uscita e invitandomi con un cenno a seguirlo.
Mi sembra tutto assurdo…
***
Siamo in macchina. Io e Anya. E il silenzio imbarazzante regna sovrano.
L’ultima volta che è entrata nella mia auto, è rimasta incinta. E adesso la madre di mia figlia sta accompagnandomi a comprare una culla per il mio futuro figlio. Lo so, è assurdo. E la verità è che non sapevo cosa fare. Insomma, io che entro da solo in un negozio per bambini? Potrei tornare a casa con un tagliaerba per il giardiniere… non sono fatto per queste cose. Forse Anya era l’ultima persona a cui chiedere questo favore, ma non sapevo a chi rivolgermi. Non di certo a Boris, pfff. Quello non sa neanche cos’è una culla. In questi casi servono pareri femminili e a parte Hilary, che mi sta sul cazzo a volte, conosco solo Anya. Beh, intendo donne non occasionali, che non mi porto a letto. Anche se Anya me la sono portata, ma questa è un’altra storia.
Siamo arrivati.
Usciamo dalla vettura e ci accingiamo ad entrare nell’enorme centro commerciale.
Anya cammina sicura di sé. Forse sa già dove andare, meglio così.
Dopo avere camminato per alcuni minuti, Anya si para davanti alla porta di un negozio. “ E’ questo!”, dice entrando.
“ Salve, come posso aiutarvi!” esordisce una commessa, non appena mettiamo piede in quel negozio.
Anya mi osserva e intuendo che non avrà aiuto da parte mia, decide di parlare.
“ Stiamo cercando una culla!”.
“ Oh!” esclama la commessa con un sorriso a trentadue denti, fissando prima l’addome di Anya e poi me. “ Bimbo in arrivo, eh? Complimenti! Seguitemi, vi mostro alcune culle!” dice, invitandoci a seguirla.
“ No, veramente non è per noi due. È che…”. Interviene Anya a correggere l’incomprensione della signorina.
Ma io le do una gomitata per fermarla, cosa che a lei infastidisce parecchio, visto il modo terribile in cui mi guarda.
“ Non c’è bisogno di dare tutte queste spiegazioni” le spiego sinteticamente a tono basso.
Davvero vuole spiegare che non è per lei ma per me e mia moglie e che lei bla bla bla? Ma per favore! Compriamo questa culla e andiamo via.
Arriviamo nel reparto in questione e lascio Anya decidere quale, secondo lei, sia la culla migliore da acquistare. Nel frattempo, però, non posso non fare a meno di notare come quella commessa sottolinei ogni due secondi le parole “il vostro bambino” e notare la faccia di Anya che sembra voglia esplodere da un momento all’altro.
Ok. Ammetto che è fastidioso anche per me. Insomma, io ed Anya? Pff.
Impensabile.
“ Ok, prendiamo questa!” decide infine Anya, guardandomi con aria arrendevole.
“ Perfetto, seguitemi alla cassa!”.
“ Davvero imbarazzante!” commenta Anya, due secondi dopo essere usciti dal negozio.
“ Non ci conosce neanche”.
“ Lo so, ma… lasciamo perdere! Riportami in caffetteria!” conclude infine.
Ok.
Arrivo a casa e aperta la porta, mi guardo in giro alla ricerca di Eva. Non sembra esserci anima viva, persino Reina sembra essere svanita nel nulla.
Sarà probabilmente uscita. Meglio, così avrò il tempo di montare questa culla.
Mi dirigo al piano di sopra, caricando l’enorme scatolone e arrivato in camera da letto lo poggio a terra, iniziando ad aprirlo.
Dopo avere tirato fuori tutti i pezzi, apro il libretto delle istruzioni cercando di capire come diavolo fare a montarla. Non sono portato per queste cose, ma stavolta me lo devo far piacere.
****
Stavolta Kai l’ha fatta grossa. Cioè, nella sua vita ne ha fatte tante di grosse, ma stavolta… stavolta è enorme, gigantesca! Ho dovuto inventare ai miei che ha avuto un contrattempo di lavoro. Avrei potuto avvertirlo, ma speravo in cuor mio che arrivasse, anche all’ultimo secondo. Me lo aveva promesso! Ho dovuto annunciare da sola ai miei genitori di essere incinta! Almeno la notizia li ha messi di buon umore e ha fatto loro dimenticare della grossa buca che ci ha dato Kai.
In queste settimane è stato molto apprensivo (cosa strana da parte sua) e mi sono sentita per la prima volta presa in considerazione. Credevo si fosse messo la testa a posto per una volta e invece no! Figuriamoci. Kai Hiwatari? Impossibile.
Parcheggio l’auto nel vialetto, proprio a fianco di quella di Kai: è in casa! Mi accingo ad aprire la porta e una volta entrata mi guardo attorno alla ricerca di mio marito, ma niente. A passi da gigante salgo al piano di sopra, dove noto la porta della nostra stanza aperta. Deve essere lì. O starà facendo una doccia o starà sdraiato sul divano a giocherellare col suo pc. Adesso mi sente!
Mi avvicino alla porta con l’intenzione di dirgliene quattro ancor prima che riesca ad accorgersi della mia presenza, ma una volta arrivata allo stipite della porta, la scena che mi si offre davanti mi paralizza a tal punto da non riuscire a muovere ciglio…
***
La culla è quasi terminata, ma non riesco a capire dove montare questa vite. Sembra essere avanzata. Ma è impossibile.
Rileggo attentamente, per l’ennesima volta, il foglietto delle istruzioni, alla ricerca di una soluzione, quando improvvisamente avverto una presenza alle mie spalle. Mi volto e trovo Eva ferma e immobile sul ciglio della porta che osserva ad occhi sgranati la culla.
Non l’ho sentita arrivare.
***
Quella è…
Quella è una culla?
Kai sta montando una culla?
Vedono bene i miei occhi o mi stanno ingannando?
Quello è Kai con un cacciavite in mano?
Forse sto sognando.
Mi osserva, tenendo un foglio in mano mentre io mi avvicino non riuscendo a staccare gli occhi da quella culla.
“ Wow…”. Riesco a dire, tra la meraviglia e lo stupore. “L’hai comprata tu?” chiedo poi.
“ S…ì” risponde titubante.
Adesso la sto toccando. È reale e forse non sto sognando.
“ Ti… piace?”.
Se mi piace?
“ Sai, ero tornata a casa con…”. Quasi non riesco a parlare. “ con l’intenzione di dirtene quattro per il fatto di avermi dato buca con i miei, ma…”. Non mi aspettavo una cosa simile. “… ma dopo avere visto questa, io… sì, mi piace, molto!” affermo entusiasta saltandogli al collo.
***
Wow.
Sarizawa ci ha preso in pieno.
Ha funzionato.
“ Ma come ti è venuta quest’idea?” domanda curiosa, attaccandosi al mio collo.
Eh…come mi è venuta quest’idea?
Adesso che le invento?
“ Beh, me lo ha consigliata Yuri… lui ormai è un esperto in queste cose” spiego, inventando la prima cosa che mi è venuta in mente, rendendola credibile provando a metterci di mezzo Yuri. Lui dà sempre una certa sicurezza e veridicità alle cose.
Di certo è il più credibile di tutti noi.
“Dobbiamo festeggiare!” esclama euforica.
“ Cosa dovremmo festeggiare?” chiedo confuso.
“ Non lo so! Tu lascia fare a me!” si limita a dire, uscendo dalla camera.
***
Sono le nove di sera. Io ed Hope siamo appena tornate a casa e siamo pronte per cenare.
“ Siii, ci sono le patatine fritteee!” esclama euforica Hope, aprendo la busta col cibo appena comprato.
Sì. Ho comprato cibo da fast food. Lo so. Imperdonabile. Ma stasera non mi andava di cucinare, proprio per niente. Così ho ceduto, per la felicità della piccola golosona, che ha già ingozzato tutte le patatine.
“ Tesoro, mangia lentamente, o ti strozzerai!”.
Non posso non pensare a quello che ho fatto oggi: ho accompagnato Kai Hiwatari a comprare un regalo per salvarlo da un litigio con sua moglie? L’ho davvero fatto?? Sì.
Lo odio. Lo detesto.
Perché l’ho aiutato? Non lo meritava affatto.
Che cosa mi ha spinto a volerlo consigliare?
Devo essere impazzita, ufficialmente folle.
Ecco. La rabbia mi ha già fatto terminare il primo hamburger. E già sto per addentare il secondo.
Lo detesto, lo odio, lo vorrei uccidere, lo…
***
“ Ci voleva proprio una serata del genere, non trovi?”.
Sono super felice. Non so perché. Beh, sì, in verità lo so perfettamente.
La sorpresa che mi ha fatto oggi Kai è stata qualcosa che mi ha fatto troppo gioire. Non tanto per la culla in sé, ma per il suo gesto inaspettato. È la prima volta che fa una cosa talmente carina nei miei confronti. C’è stata la proposta di matrimonio, è vero, ma questa supera tutte. Dovrebbe capire che basta poco per farmi felice! Lo so, a volte posso essere insopportabile, ma basta un’attenzione del genere da parte sua per farmi impazzire. Le attenzioni da parte sue sono veramente rare, quasi inesistenti e questo mi ha sempre dato fastidio. Ultimamente poi, ha sempre messo quella figlia davanti a tutto e mi ha talmente trascurata che non credevo più che potesse funzionare tra noi.
Forse il fatto di aspettare un figlio lo sta ammorbidendo un po’ e ne sono immensamente felice. Oggi per me è un giorno da festeggiare proprio per questo: Kai ha mostrato un piccolo pezzo del suo lato tenero.
***
Siamo in uno dei ristoranti più costosi della città. Il preferito di Eva. Di solito veniamo a cenare qui per le occasioni importanti, come il suo compleanno o una sua promozione a lavoro. Ma oggi non capisco cosa ci sia da festeggiare. Il fatto che io abbia comprato una culla?? Non ne ho idea. L’importante è che sia contenta e che, soprattutto, abbia dimenticato la storia del pranzo con i suoi genitori.
Parla da un tempo inquantificabile ormai e riesco a seguirla poco. Eravamo partiti a parlare della culla, ma adesso non capisco come siamo arrivati a parlare della gonna della cameriera. Anche se fingo attenzione, la mia mente vaga altrove.
Perché è avanzata una vite dalla culla?
***
“ Si può sapere qual è l’urgenza per cui mi hai fatto venire fino a qua?” lamento annoiato a un Kai che mi ha appena aperto la porta di casa sua.
“ Questa!” risponde con tono secco, mostrandomi un oggetto tra le dita.
“ Una vite?” chiedo perplesso, prendendola in mano. Mi ha fatto venire fin qui per una vite? Vorrei chiedergli dove dovrei metterla, ma so già che la sua risposta non sarebbe carina, quindi mi limito a seguirlo fino in camera sua.
“ Monta quella culla e vedi di non fare avanzare nessun pezzo!” mi ordina autoritario.
“ Stai scherzando?” domando allibito, osservando quella culla al centro della stanza.
“ Hai meno di un’ora, prima che ritorni Eva” spiega, porgendomi un foglio e un cacciavite, per poi uscire dalla stanza. “ Ti prendo una birra”.
Rimango intontito a osservare quel foglio che tengo in mano.
Tutti questi figli gli stanno dando alla testa…
Ciao a tutti!!
Eccomi con un nuovo aggiornamento! Ci ho messo di nuovo mesi per farmi fulminare dall’ispirazione. Ed eccolo qua. In questo capitolo non ci sono grandi risvolti, lo so. Ma è solo una preparazione a ennesimi colpi di scena. Dunque preparatevi. In realtà serviva solo a evidenziare il nuovo lato di Kai, che Eva ha definito dolce , ma che noi rinominiamo “pararsi il culo”, lo conosciamo benissimo ahahah.
Mi farebbe piacere conoscere il vostro parere. Fatemi sapere.
Un saluto a tutti voi.
Alla prossima. |
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Capitolo 41 *** La stanza blu ***
“ Buonasera e benvenuti al primo di una serie di incontri tra genitori, educatori e psicologi che si terranno, come sapete, una volta a settimana. Innanzitutto vi ringrazio per esservi presentati, siete in moltissimi…”.
“ Beh, forse se non ci aveste obbligati a venire per colpa di quello stupido test…” sussurro tra me e me, facendo sentire queste mie parole anche a Kai, sedutomi accanto.
“ La presenza di tutti questi genitori mi fa capire che hanno risposto tutti a cazzo a quelle domande” ribadisce lui a voce bassa.
“ Beh, forse se lo avessi fatto fare a me saremmo stati gli unici fortunati a non venire!” controbatto acidamente.
“ Sì, certo…” risponde con leggero sarcasmo.
Mi limito a fissarlo minacciosamente, mentre si finge interessato a quello che stanno dicendo qui in aula. Spero almeno che a lui servino a qualcosa, sia per migliorare le sue prestazioni da padre con Hope, sia per il suo futuro Hiwatari. Anche se ne dubito fortemente, visto che stanno iniziando a proiettare sullo schermo delle slide con una serie di teorie di scienziati e psicologi.
È colpa sua, lo detesto.
***
Questi banchetti sono così stretti che a stento riesco a muovere le gambe. Odiavo sedermici quando andavo a scuola e lo odio ancora adesso. E i miei movimenti sono limitati dalla presenza di Anya accanto a me.
Quanto durerà questa pagliacciata? Mi sento già il sedere in formicolio su questa sedia di legno dura e scomoda. E poi di cosa stanno parlando?
Mi sembra di essere tornato a scuola, e io odiavo andare a scuola. Stare qui non mi mette per nulla a mio agio.
Anya continua a darmi la colpa per avere dato delle risposte sbagliate al test, ma la presenza di tutti questi genitori qui dentro mi fa capire che non c’erano risposte giuste o sbagliate. Semplicemente ci hanno costretti a venire qui, perché dubito che qualcuno sarebbe venuto di sua spontanea volontà.
“ Adesso vi distribuiremo dei fogli dove troverete il programma con tutti i punti salienti che tratteremo ad ogni lezione, orari e attività”.
Sì. Adesso mi sento ufficialmente a scuola.
“ Complimenti, Hiwatari! Bella idea cambiare asilo…” esclama ironica Anya, porgendomi uno dei due fogli che strappo dalle sue mani con aria di sfida.
Perché deve sempre essere così petulante?
***
“ Bene. L’incontro finisce qui! Potete andare e mi raccomando, non mancate al prossimo! Potete prendere i vostri bambini in aula e tornare a casa. Arrivederci!”.
Ecco che la lezione termina qui.
Ci alziamo quasi tutti contemporaneamente e ci avviamo all’uscita.
“ Che noia mortale…” sento dire a Kai, che mi cammina accanto.
“ Beh, dobbiamo tutti ringraziare te!” gli ricordo con tono acido, mente conservo il foglio dentro la borsetta. “ Dov’è il tuo foglio?” domando poi, rivolgendomi a un Kai con le mani vuote.
“ L’ho gettato…”.
Cosa?
“ Oh no-no, Hiwatari!” esclamo parandomi di fronte a lui, costringendolo a fermarsi. “ Ora ti dico io come funziona! Niente menefreghismo? Intesi? A me non va venire qui quanto non vada a te. Ma visto che hai combinato tu questo casino, sarai tu ad avere la responsabilità di tutto questo. Tu avrai il tuo foglio, i tuoi orari e verrai a prendermi per andarci insieme. Non mi fido a venire da sola. Con la scusa dei tuoi ritardi e impegni potresti non presentarti. In questo modo se non vai tu, non vado nemmeno io!” concludo autoritaria.
***
“ Hai finito?” chiedo irritato.
“ Se ho finito? Kai, io parlo sul serio!”.
“ E va bene, non preoccuparti! Rilassati!” le spiego portando gli occhi al cielo. “ Verrò a prenderti io”. Quanto la fa lunga! Ho capito.
“ Lo spero per te!” conclude autoritaria.
Presa Hope ci avviamo in macchina e durante il tragitto regna sempre il silenzio. Solo Hope riesce a romperlo ogni tanto, raccontando qualcosa alla madre, seduta ai posti dietro accanto a lei.
Qualche ora dopo. Casa Hiwatari.
Ho appena fatto una doccia e mi avvio al piano di sotto per raggiungere Eva e cenare. La trovo già seduta a tavola, che mi osserva con un sorriso raggiante. È strano, ma da quando è incinta sembra essere meno ossessiva nei miei confronti. Prima litigavamo spesso, almeno una volta a settimana era d’obbligo, ma adesso non litighiamo da… l’ho pure dimenticato. Meglio così.
“ Sai Kai…” Inizia a dire con fare investigativo.
Forse ho parlato troppo presto.
“ Oggi sono venuta nel tuo ufficio perché mi trovavo in zona, ma la tua segretaria mi ha detto che non c’eri”.
Sì, ho parlato decisamente troppo presto.
“ Perché non mi hai telefonato per avvisarmi?” chiedo con aria tranquilla, per non dare sospetti.
“ Di solito ti trovo sempre in ufficio a quell’ora. Non c’è mai stato bisogno” continua, sempre più investigativa.
Questa minestra mi sta già andando di traverso.
“ Dov’eri?” chiede, infine, dimostrandosi calma e pacifica.
Cosa devo dirle? Che ero con Anya a una stupida riunione di genitori? No. Peggiorerebbe solo la situazione.
Pensa, Kai. Pensa.
Pensa a qualcosa che non la faccia arrabbiare, ma neanche insospettire.
“ Allora?” domanda ulteriormente, stranita dal fatto che io non abbia ancora dato una risposta.
Mi schiarisco la voce.
Perché Reina ha fatto la minestra? Sa che mi fa schifo.
“ Beh, sono dovuto uscire a fare delle cose” spiego, mostrandomi naturale.
“ Delle cose? Quali cose?”.
Bravo Kai. E meno male che non dovevi farla insospettire!
“ Cose”. Ripeto, con fare vago, ma lei non sembra molto convinta.
Non ti stai aiutando Kai.
Ma cosa mi prende? Sto soltanto peggiorando la situazione.
“ E non posso sapere di quali cose si tratta?”.
Ok. Qualunque cosa dirò sarà inutile. Ormai in lei sono nati i sospetti e inizierà a perseguitarmi finché non si accerterà che quello che le ho detto sia vero. Pensa a una via di salvezza, Kai.
“ No. Perché…”.
Perché? Cosa dico.
Mi sento un idiota in questo momento.
“ Perché è una sorpresa” rivelo, cercando di essere convincente.
“ Una… sorpresa?” chiede lei, con aria molto perplessa.
“ Sì…”.
“ E di che tipo di sorpresa si tratta?” chiede curiosa.
“ Se te lo dicessi non sarebbe più una sorpresa!”. La solita frase geniale da dire in questi casi.
“ Veramente stai organizzando una sorpresa per me?” ripete a domandare per assicurarsi.
“ Sì!”.
“ Wow… incredibile…” sussurra tra sé e sé, alquanto incredula. “ Grazie! Non vedo l’ora di scoprirla!” esclama felice, saltandomi al collo per poi correre a passi danzanti al piano di sopra, prendendo il suo telefono.
Ma dove sta andando? La cena non è finita.
Ma la vera domanda è: che diavolo di sorpresa mi invento adesso?
***
“Ti sei divertita oggi all’asilo?” dico alla piccola, appena tornata dall’asilo con suo padre.
“ perché glielo domandi sempre? Vuoi che ti dica: No. Questo nuovo asilo che ha scelto Kai mi fa schifo. Avevi ragione tu, mamma!” mormora, mentre mi porge lo zainetto della piccola.
Davvero divertente. Così divertente, che il mio sguardo gli ha già detto tutto.
Ma smettila!
Hai vinto tu, perché continui a rompere con questa storia?
“ A proposito, com’è andata con la tua idea della culla?” chiedo, con tono pungente, per cambiare discorso.
“ Beh, devo dire che la mia idea è stata davvero geniale!” risponde, calcando con sarcasmo nel tono la parola “mia”.
“Tua? Ma davvero??” ripeto fingendomi sbalordita.
“ Ad ogni modo, ha funzionato” ammette arrendevole, prendendomi la mia pare di soddisfazione.
Beh in un certo senso mi ha dato del genio, anche se Kai Hiwatari non lo ammetterebbe mai esplicitamente. Ma prendo ciò che ha detto come una sorta di complimento.
Prima di andare via, però, Kai si gira verso di me, osservandomi con l’aria di chi sta per chiedere qualcosa che non vorrebbe.
“ A proposito…” inizia a dire prendendosi di coraggio “… se, per ipotesi, volessi fare un'altra specie di sorpresa a Eva” sussegue a parlare con aria vaga “ quale altra idea geniale potrei avere?”.
Ho sentito bene?
Kai Hiwatari mi sta chiedendo un altro consiglio?
Sono sconvolta e la mia espressione glielo sta facendo capire.
“ Vuoi che ti dia un altro consiglio?” domando con aria allibita.
“ sto solo chiedendo un parere, che c’è di male?” risponde con aria seccata.
“ Stai bene?” chiedo preoccupata.
No. Non può star bene.
“ Ok. Ho capito. Fa come se non ti avessi detto nulla. Ciao!” . Irritato, gira i tacchi e va via, lasciandomi qui, sotto lo stipite della porta a fissare la sua figura svanire.
Quindi lui chiedeva un consiglio vero? A me?
Persa in questi pensieri, chiudo lentamente la porta di casa e mi dirigo sul divano, dove mi accascio con pesantezza.
Tutto ciò non ha senso.
***
“ Boris?”.
- Che ne dici di incontrarci?-
Wow. La ragazza va subito al sodo: proprio come piace a me.
…sta scrivendo…
“ Boris? Ci sei?”.
Mmmh. Bella domanda.
…sta scrivendo…
“Boris!! Mi stai ascoltando??”.
“ Che c’è??!” rispondo a gran voce con tono irritato.
“ Ti parlo e non mi rispondi! Sei completamente immerso nel tuo cellulare! Da quando usi quella applicazione ti sei rincoglionito parecchio!” mi fa notare.
“ Hai idea di quante ragazze mi scrivono? E a quante ragazze scrivo? È stressante dar retta a tutte!” spiego con aria da sciupafemmine.
“ Sei irrecuperabile!”.
“ Sai, dovresti provarla e fare nuove conoscenze” le propongo, mimando delle virgolette tra la parola –conoscenze-.
“ No, grazie!” risponde negativa.
“ Andiamo! Sono solo delle chat e se hai del feeling con qualcuno, che c’è di male nell’incontrarsi? E poi…” fingo un colpo di tosse “… da quando non… insomma…”. Il mio sguardo vuole comunicargli quello che non voglio dire esplicitamente.
“ Insomma… cosa?” chiede lei, cadendo dalle nuvole.
“ Sai di cosa parlo! Da molto tempo tu non hai… delle visite speciali immagino”. Spero abbia capito, o stavolta dovrò usare delle espressioni più volgari.
“ Visite speciali?”. Incredibile. Non posso credere che non ci arrivi, Sarizawa, ti facevo più sveglia.
“Ok, sarò più chiaro: da quanto tempo non scopi?” domando, con tono di voce basso, per usare un po’ di discrezione.
A queste parole l’espressione del suo viso cambia e diventa paonazzo.
“ Ti sembrano domande da fare?” rimprovera tirandomi il panno umido che ha in mano.
“ E dai? Cosa c’è di male?”.
“ Non sono domande a cui ho voglia di rispondere!” spiega categorica.
“ Ok, ok!”. Alzo le mani in segno di resa. “ Tuttavia…” continuo a dire con aria saccente “ Secondo me, non ti costerebbe nulla provare a fare nuove conoscenze! Qualunque tipo di conoscenza tu voglia… fare!” concludo con fare vago.
“ Non hai niente da fare in officina?” mi ricorda acidamente, invitandomi ad alzare il culo da questo sgabello.
Andiamo Sarizawa, goditi un po’ la vita…
***
“ I bambini hanno bisogno di sentirsi protetti e guidati, anche quando sembra che contestino ogni nostra decisione…”.
Siamo di nuovo qui, nel secondo di una serie di inutili incontri e Hiwatari, per la prima volta nella sua vita è stato puntuale: è venuto a prendermi in orario in caffetteria. Stupefacente.
Meno stupefacente è, invece, il fatto che se ne stia qui seduto accanto a me col suo costosissimo cellulare in mano e non ascolti minimamente quello di cui questi “esperti” stanno parlando da quasi mezz’ora.
“ Potresti almeno far finta di ascoltare?” mormoro a bassa voce al mio vicino di banco.
“ Sto ascoltando…” si limita a dire, atono, continuando a far scorrere il dito sullo schermo dello smartphone.
Trattengo un sospiro, con aria di rassegnazione.
In realtà faccio fatica a seguire i loro discorsi persino io e mi distraggo facilmente viaggiando con la mente per altri sentieri.
I miei occhi cadono, poi, casualmente sul display del cellulare di Hiwatari. Che cosa sta cercando? Sembrerebbe un sito per articoli di bambini.
O mio dio.
Questo ragazzo mi sconvolge.
Ultimamente sembra che uno strano spirito si sia impossessato del suo corpo.
Non può essere Kai Hiwatari.
Proprio no.
Che stia cercando qualcosa da comprare per fare un’altra sorpresa ad Eva?
Dunque parlava seriamente l’altro giorno…
“ Bene Signori! Grazie per avere partecipato, ci vediamo martedì prossimo!”. Queste parole riportano la mia mente alla realtà e segnano la fine di questa tortura.
Finalmente.
“ Mammaaa!”. Arriviamo nell’aula di Hope, che non appena mi vede mi corre subito incontro reggendo con una mano il suo zainetto.
“ Tesoro, tutto bene oggi?”. Dopo avere proferito questa domanda, sento su di me il peso dello sguardo minaccioso di Hiwatari. “ E’ solo una domanda di routine…” spiego con fare innocente, mentre i suoi occhi puntano al cielo, seccati.
“ Voi siete i genitori di Hope! Piacere di conoscervi” saluta gentilmente la mamma di uno dei bambini.
“ Salve, piacere!” ricambio il saluto, imbarazzata. Mi ha presa alla sprovvista.
“ Io sono la mamma di Maia, lei e Hope hanno legato molto, vero piccola?” . Hope annuisce timidamente.
“ Ah, sono contenta che hai già un’amichetta!”. Mi pare di averla sentito dire qualcosa su questa bambina, in effetti.
“ Lei è il padre, piacere! Siete una coppia molto giovane!” sottolinea la signora, con aria investigativa.
“ Ehm…”. Non siamo una coppia, porca miseria. Ma non ho il tempo di spiegare, che subito ricomincia a parlare senza sosta.
“ Sabato la mia piccola Maia compie gli anni e, io e mio marito abbiamo pensato di invitare i bambini e i loro genitori per una piccola festicciola, così per conoscerci meglio! Tenete, qui c’è il biglietto di invito” spiega con entusiasmo per poi consegnarmi il bigliettino, che io afferro con esitazione.
“ Mi raccomando, ci vediamo sabato! Maia saluta Hope, ciao piccola!” saluta infine, andando via e lasciandoci qui con aria perplessa.
I miei occhi puntano su Kai, il quale mi osserva con aria seccata. “ Una festa di bambini?”.
Sforzo un sorriso di disperazione, che esprime tutto il mio entusiasmo nell’aver ricevuto questo invito.
“ Mamma, ci andiamo alla festa di Maia?” chiede speranzosa la piccola.
Fantastico.
Kai ci accompagna a casa, come al solito, ma prima di andarsene mi trattiene qualche minuto per decidere se andare o meno a questa festa di compleanno.
“ Il problema è cosa dire ad Eva…” spiega sospirando. “ E’ già difficile gestire questi incontri e non farle venire sospetti” aggiunge poggiando la testa sul sedile.
“ Beh, in realtà sarà alle tre di pomeriggio, non penso durerà molto. È una festa per bambini in fondo. Ma possiamo andarci benissimo da sole” aggiungo, cercando una soluzione comoda per tutti.
Si gratta la nuca, sospirando “ No, meglio non far venire sospetti e far capire che la famiglia di Hope è strana”.
Strana?
“ Ok, come vuoi…”.
Io e Hope scendiamo dall’auto, ma prima di andare via…
“ Sai, ehm…” sto per fare l’ennesima cosa di cui mi pentirò, lo so già. “ Potresti preparare la stanza del bambino”.
Kai mi osserva con aria torva.
“ Per la sorpresa, intendo” gli ricordo per poi subito dopo, prendere la mano di Hope e avviarci in casa.
Beh, in fondo starà cercando di essere un padre migliore, per quanto si sforzi.
Ma devo ammettere che mi costa parecchio assistere a tutto questo…
***
Preparare la stanza del bambino. Che cosa intendeva?
Potevi essere più esplicita, Sarizawa.
Vado in giro per la casa, alla ricerca di una stanza che potrebbe diventare la futura camera del bambino e quella che mi convince di più è proprio al lato della nostra camera da letto.
Ma non saprei da dove cominciare. Dovrò chiedere aiuto a quel testone di Boris.
L’indomani…
“ Mi hai preso per il tuo tutto fare? Tu hai battuto la testa da qualche parte!” lamenta Boris, appena arrivato a casa mia.
“ Dobbiamo solo dipingere le pareti di questa stanza” spiego seccato.
“ Dobbiamo?? Kai, io ho del lavoro in officina da finire!”.
“ Ma se non stavi facendo un cazzo…” sottolineo.
“ Spero in una grossa ricompensa, Hiwatari!”.
Dopo tutti i favori che mi deve vuole essere ripagato? È sempre il solito.
Arriva il tanto atteso sabato della festa di compleanno di…, beh l’amica di Hope di cui non ricordo il nome.
Anya, seduta sul sedile a fianco non ha proferito parola e sembra agitata.
Beh, come non esserlo. Stiamo per andare ad una festa di compleanno in qualità di famiglia.
È una situazione talmente assurda.
Arrivati a destinazione, scendiamo dall’auto e ci dirigiamo in casa dei, beh di coloro che ci hanno invitati e ad accoglierci c’è il marito con un sorriso a trentadue denti stampato in volto.
“ Benvenuti nella nostra umile dimora!” esclama il marito, cercando di fare il simpatico.
“ Beh, tanto umile non sembra…” sussurra Anya, guardandosi in giro.
“ Hope, vieni qui! Mamma, c’è Hope!” urla colei che suppongo sia la festeggiata, correndo verso di noi e prendendo per mano Hope. “ Andiamo a giocare! C’è lo scivolo!”. E insieme si dirigono in un punto dove ci sono altri bambini.
“ Hope, sta attenta a non farti male!” le raccomanda la madre da lontano.
“ Tranquilla, sono giochi di gomma, non si faranno niente!” la rassicura il padrone di casa. “Ma prego, raggiungiamo gli altri!” ci invita a seguirlo.
“ Oh, siete arrivati anche voi! Prego, prendete del punch! Il menù degli adulti prevedere altro!” dice la moglie ridendosela.
Sembra una persona strana.
Anya esitante afferra il punch servitogli dalla donna, imitata da me.
Mi sento così a disagio. Insomma, stare qui in mezzo a questi genitori così…si, insomma, più vecchi di me. Mi sanno tanto di bella famigliola felice che si alza la mattina svegliati dal cinguettio degli uccelli.
Che orrore…
***
Siamo seduti in salotto, mentre i bambini giocano in giardino. Hanno invitato un bel po’ di genitori, e sembra quasi che vogliano farsi degli amici.
“ Ah, che scocciatura quel corso per genitori!” esclama una delle madri, servendosi un altro bicchiere di punch.
“ Già! Mi sembra così inutile! Insomma, vogliono insegnarci a fare i genitori?” afferma l’altra, sedutagli accanto.
“ Pensate che abbiamo risposto a quel questionario mettendo delle crocette a caso, non potevamo immaginare di certo che sarebbe andata a finire così!” racconta uno dei mariti.
A questa frase, sento delle vibrazioni provenire dallo sguardo compiaciuto di Kai, seduto accanto a me.
Beh, evidentemente non sei stato l’unico deficiente a rispondere a caso a quel questionario.
Ma questo non ti fa onore.
“ Insomma, ho due figli. Credono davvero di voler dare delle lezioni a me?”.
“ E poi ho sentito dire che la psicologa infantile non ha neanche un figlio, perché non vuole compromettere la sua carriera! Ma è un controsenso, non trovate?” se la ride un’altra.
Mio dio. Ho la sensazione di stare in mezzo a un covo di pettegoli. Quanto durerà ancora questa tortura? Meglio bere un altro sorso di questo orribile punch.
Non ho neanche il tempo di deglutire che subito una domanda mi manda tutto il liquido di traverso facendomi tossire fino a diventare rossa.
“ E voi quando pensate di fare il secondo bambino?”.
Ecco, è stata questa la domanda che mi sta facendo soffocare.
Kai cerca di farmi riprendere dandomi colpetti sulla schiena. Mi toglie il punch dalle mani e chiede dove si trova il bagno.
“ Scusate!” dice, congedandoci un momento.
“ Si può sapere cosa ti è preso??” chiede a denti stretti, chiudendo la porta del bagno.
Io mi batto una mano sul petto, tossendo ancora.
“ Puoi smetterla adesso!”.
“ Smetterla? Stavo per morire soffocata!” lamento adirata, mentre lui incrocia le mani al petto e portando gli occhi al cielo come se stessi recitando una parte. “ Ma hai sentito cosa hanno detto?”.
“ Sì, ho sentito!” risponde con tono secco.
“Loro pensano che siamo come loro, insomma… una, come una specie di…”. Non riesco a trovare le parole esatte.
“ famiglia?” interviene lui ad aiutarmi.
“ Sì, quello..”
“ Beh, cosa ci vuoi fare! Sono una setta di pettegoli e fanno domande…e domande…” lamenta lui, poggiando le mani sul bordo del lavandino, con faccia afflitta.
“ Non saremmo dovuti venire…”rivelo, poggiando la schiena sulla parete.
Il silenzio regna sovrano. Come se entrambi stessimo cercando una soluzione per fuggire da questo incubo.
“ Lo faccio solo perché non voglio che Hope si senta diversa…” rivela Kai, fissando un punto del lavandino. “…solo perché non ha una famiglia come gli altri…” aggiunge poi, voltandosi verso di me, che resto immobile, come pietrificata dalle sue parole.
Wow
Non riesco a dire nulla. Non pensavo lo stesse facendo per questo. Non mi aspettavo un pensiero così profondo da Kai Hiwatari.
E credo che lo abbia capito dal modo in cui lo guardo: come se avessi un alieno di fronte.
Lentamente stacca le sue mani dal lavabo e si avvicina, parandosi di fronte a me e fissandomi dritta negli occhi. Uno sguardo che a stento riesco a reggere.
“Sto per avere un altro bambino e questo renderà le cose ancora più difficili, penso tu sappia già a cosa mi riferisco…”.
“ Hey, voi due, tutto bene lì dentro? o state già procreando il secondo bambino?”. Una voce lì fuori ci richiama, ancor prima che io possa rispondergli.
“ questo bagno porta fortuna, ci abbiamo fatto il nostro secondo pargoletto...”.
Dopo infiniti secondi, durante i quali ci osserviamo senza proferire parola, decidiamo di uscire, prima che quel tizio possa dire altre stronzate.
“ Stai bene cara?” mi chiede la padrona di casa, preoccupata.
“ Sì…” rispondo con tranquillità, fingendo un sorriso. “ Mi è solo andato il punch di traverso mentre bevevo!” spiego per non creare sospetti.
“ Ok, allora dirigiamoci in giardino. È il momento della torta!” esclama festante.
Finalmente.
Il momento della festa che segna la sua fine.
“Ti è piaciuta la festa?” chiedo alla piccola, sistemandola sotto le coperte.
“ Sì, mamma! Posso fare anch’io una festa per il mio compleanno?” chiede speranzosa.
La osservo accennando un sorriso, mentre le sistemo una ciocca di capelli. “Ma certo, tesoro!”. Le scocco un bacio in fronte, spengo la luce ed esco dalla stanza, chiudendo la porta.
Emetto un profondo sospiro, osservando un punto ignoto del pavimento. Poi avanzo a passi stanchi verso la cucina, sedendomi su una sedia con fare affranto, mentre nella mia testa rimbombano le parole di Kai: Sto per avere un altro bambino e questo renderà le cose ancora più difficili, penso tu sappia già a cosa mi riferisco…
Già. So perfettamente a cosa ti riferivi, Hiwatari.
Hope potrebbe un giorno sentirsi la figlia estranea alla tua famigliola felice.
Lascio scivolare i gomiti sul tavolo fino a poggiare la testa sulla sua fredda superficie.
Sono stanca…
***
“ Sai che ti costerà un bel po’ questo favore!” afferma Boris, stappando la sua bottiglia di birra.
“ Ma sta’ zitto! Mi devi mille favori, testone!” ribatto stizzito, bevendo un gran sorso dalla mia bottiglia.
Siamo seduti al centro della stanza, che abbiamo appena finito di dipingere. Non è stato così difficile, dopotutto.
“ Secondo me devi farti perdonare qualcosa di grosso da Eva!” ipotizza Boris, ridendosela sotto i baffi.
“ Sta’ zitto” è la mia fredda risposta.
“ Solo una domanda…” dice, assumendo un’aria pensierosa.
“ Cioè?”.
“ Non ti è balenata in testa l’idea che forse…”. Ecco che inizia a gesticolare in maniera strana. “… potrebbe nascere una femmina?” conclude perplesso.
La mia espressione si acciglia leggermente, invitandolo ad essere più chiaro.
“ Sì, insomma. Non ne capisco molto di bambini, ma… questa stanza mi sembra un po’ troppo prematuramente… blu” spiega, invitandomi con i suoi gesti a osservarmi intorno.
Aggrotto ancor di più le sopracciglia, facendo saettare i miei occhi da un punto all’altro della stanza. In effetti, non ho pensato all’eventualità di poter avere un’altra femmina.
Diamine.
“ Beh…” sospira Boris, alzandosi stancamente “ Puoi sempre aggiungere qualche bel fiorellino rosa!” conclude, dandomi una pacca sulla spalla e andandosene, lasciandomi qui, seduto al centro di questa stanza un po’ troppo blu.
Ciao a tutti, followers di Never Lose Hope.
Ogni tanto l’ispirazione torna e oggi è quel giorno XD
Spero vi sia piaciuto. Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate in un commento. Ringrazio comunque coloro che la leggono silenziosamente e coloro che la recensiscono.
Alla prossima! |
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Capitolo 42 *** Il buio ***
Mi alzo lentamente, cercando di fare movimenti poco bruschi. I miei occhi saettano da un lato all’altro della stanza alla ricerca dei miei vestiti: una scarpa a destra e una a sinistra, la felpa su una poltrona e …i jeans? Ah, eccoli su una sedia. Li raccolgo furtivamente e a passo felpato mi dirigo alla porta, che apro delicatamente pregando che non faccia troppo chiasso e la svegli.
Esito qualche istante, prima di abbassare definitivamente la maniglia, stringendo i denti come per paura di poter emettere anche il minimo suono che possa farle aprire gli occhi. Ecco, ci siamo: metto il primo piede fuori e poi via, eccomi in corridoio.
Richiudo la porta e mi avvio, stavolta aumentando la velocità dei passi, alla porta principale, fermandomi e saltellando su un piede e poi sull’altro per rimettere i pantaloni, poi la felpa e, ancora più difficile, le scarpe.
Mi chiudo la porta alle spalle e, scendendo velocemente i gradini delle scale, esco fuori dall’edificio correndo in macchina: sono in super ritardo.
Un momento, le chiavi?
Cazzo, le chiavi.
Le mie mani toccano prima le tasche davanti e poi quelle dietro dei jeans. Un colpo al cuore mi assale: e se le avessi dimenticate a casa sua?
No, ti prego, ti prego, ti prego, ti preg… fanculo! Eccole qui.
Emetto un sospiro di sollievo e ormai salvo, entro in macchina e vado via, sorridendo tra me e me.
È sempre eccitante riuscire a fuggire dalla casa di una ragazza, senza farsi accorgere di nulla.
Missione compiuta, Huznestov.
***
“ Sembri allegro stamattina!” esordisco, notando la sua faccia compiaciuta nel bere il caffè, che gli ho appena servito.
“ Può darsi…” risponde, non aggiungendo altro.
“ Notte di conquiste?” chiedo curiosa.
“ Oh, sì!” replica, con aria soddisfatta.
“ Wow! E come si chiama?”.
“ Che importa?”.
“ Che… importa? Passi la notte con una ragazza e non ti importa del suo nome?”.
“ Sì, cioè… non è di certo la prima cosa che noto!” spiega con aria schifata.
Non è la prima cosa che…noto?
“ Gliel’hai chiesto il nome, vero?” chiedo investigativa.
“ Ma certo!” dice prontamente, come fosse la cosa più naturale del mondo.
“ E dunque? Come si chiama?” chiedo mettendolo sotto interrogatorio.
“ Si chiama…” ecco che deglutisce, assottigliando gli occhi a due fessure, come se si stesse sforzando nel ricordare. “ Beatr… no aspetta, Rache…, diamine, non ricordo!” confessa infine.
“ Fai schifo, Boris!” commento, disgustata, tornandomene in cucina.
“ Ma dai, a chi vuoi che importi! Non la rivedrò più, probabilmente, e non voglio una relazione!” si giustifica, continuando a seguirmi fino allo sgabuzzino.
“ Conoscere il nome delle persone con cui vai a letto non significa avere necessariamente una relazione, significa avere un po’ di rispetto. Pensa se lei non si ricordasse il tuo” gli faccio notare, con tono di rimprovero.
Lui si sofferma un attimo a pensare, rendendosi conto, forse, della verità delle mie parole, ma subito dopo un ghigno beffardo si dipinge sul suo volto.
“ Impossibile! L’ha gridato troppe volte!” spiega ridendosela di gusto.
Ma perché perdo tempo a spiegargli le cose?
Decido di porre fine a questa inutile conversazione, andando via con aria disgustata e scuotendo la testa. Credo sia più utile andare a pulire i bagni che rimanere qui a ripulire la sua coscienza.
“ Andiamo Sarizawa, non fare l’offesa!”. Mi sta seguendo persino in bagno.
“ Non sono offesa, sono disgustata” cerco di fargli capire, ma in vano, visto l’argomento che apre subito dopo.
“ A proposito! Ti sei iscritta su quella chat di incontri?” chiede, con aria beffarda.
“ Ma ti pare che io possa perdere tempo su una chat piena di pervertiti come te?” gli faccio notare, con tono acido.
“ Faccio finta di non aver capito! Ad ogni modo, credi ancora nel principe azzurro, Anya? Davvero vuoi perdere tempo all’inseguimento del vero amore?” dice con aria di sfottimento.
La sua presenza sta iniziando ad irritarmi, quindi decido di ignorarlo, continuando a spazzare il pavimento del bagno.
“ Anya, parliamoci chiaro… hai una figlia e…”.
“ E questo significa che nessuno vorrà mai stare con me accollandosi la figlia di un altro, come mi è già successo?” dico d’un fiato, completando la sua frase e lasciandolo spiazzato in due.
“ Non volevo dire questo…”.
“ Ah no? E cosa volevi dire? Che oramai dovrei rassegnarmi al fatto che ho una figlia e questo mi impedirà di avere una relazione seria e duratura e pertanto dovrei iniziare ad avere incontri casuali da una botta e via?”.
***
Ok, forse sono stato stupido nel toccare il tasto amoroso con Anya. I suoi occhi pieni di rabbia mi fanno capire che sarà meglio chiudere il prima possibile questa conversazione.
Volevo solo farle rendere conto che questa ricerca del vero amore è una cazzata che si ostina a perseguire, nonostante la sua condizione di madre single.
Il fatto che lei mi abbia tolto le parole di bocca, mi fa capire che ne sia già consapevole, anche se probabilmente sarà difficile da ammettere.
“ Purtroppo è così…”. È la sola frase stupida che riesco a proferire e probabilmente potevo anche evitare di farlo, visto il modo in cui mi guarda e se ne va.
Game over, Huznestov.
***
“ Vai avanti e non aprire gli occhi!” le raccomando, tenendole le spalle per guidarla verso la direzione interessata.
“ Ok, ho gli occhi chiusi, sigillati! Cos’è questo forte odore di vernice?” chiede, arricciando il naso.
“ Al mio tre apri gli occhi” la avverto per poi iniziare a contare “ Uno…” qualche attimo di esitazione che le fa fremere il corpo dalla curiosità.
“ Avanti Kai, sbrigati!”.
“ Due…” continuo, con tono lento e scandito.
Ecco che agita le mani, impaziente.
“ Tre!”.
Apre i suoi grandi occhi azzurri e rimane così per una manciata di secondi a osservare imbambolata la scena che le si offre davanti.
Non mi aspettavo questa reazione, a dire la verità.
“ Tutto ok?” chiedo preoccupato, notando il suo stare immobile con gli occhi sgranati.
“ Sì…” riesce a dire in un fil di voce. Solo adesso riesce a muovere ripetutamente le palpebre.
“ E allora?”.
“Hai fatto tu tutto questo?” domanda con aria incredula.
“ Sì” rispondo secco.
“ Era questa la sorpresa di cui mi parlavi?”.
“ Sì” ripeto, quasi automaticamente. “ Non dovevo?” domando perplesso, vedendo il suo sguardo perso nel vuoto. “ Non ti piace? So che scegliere il blu è stata una cazzata, ma a dire la verità non ci ho pensato!”.
“ No, no, è… perfetta” commenta accennando un sorriso e abbracciandomi.
“ Sei sicura?”.
“ Sì, è solo che non me l’aspettavo! Ultimamente sai sorprendermi!”.
Beh, anche stavolta Anya ha avuto ragione.
Eva era talmente sconvolta dalla sorpresa della stanza che non mi ha neanche chiesto dove stessi andando e ovviamente, sono andato all’ennesimo incontro con gli insegnati, accompagnato da Anya.
Per fortuna è finito prima del previsto e siamo già in macchina verso casa.
Anya, sedutami al sedile accanto, è stranamente silenziosa. Di solito ha sempre da ridire sul mio essere distratto dal cellulare, o sul fatto di ritardare qualche secondo, ma stavolta ha a malapena aperto bocca.
“Oggi qualcuno ti ha rubato la lingua?” le dico per punzecchiarla, rompendo il silenzio.
“ Scusa?” domanda, cadendo dal mondo dei sogni.
“ è strano che tu non mi abbia ancora rimproverato per qualcosa” le faccio notare.
La sua risposta tarda ad arrivare.
“ Non ho voglia di ripetere sempre le stesse cose” si limita a dire, evasiva.
La mammina sembra avere avuto una giornata no. Meglio non continuare a conversare allora.
Passano dieci minuti e arriviamo sotto casa sua. Hope e Anya scendono dall’auto.
“ L’idea della stanza ha avuto esiti positivi…” le riferisco, prima che possa chiudere la portiera.
“ Sono contenta per te!” si limita a rispondere per poi chiuderla con un colpo secco, lasciandomi qui perplesso ad osservare la sua figura dirigersi al portone di casa.
Wow.
La mammina è incavolata nera, sarà meglio non approfondire o rovinerà la giornata anche a me.
***
“ Hope, va’ a lavare i denti!” le raccomando, gridando dalla cucina, dove sto lavando i piatti.
Non arriva nessuna risposta, segno del fatto che è troppo impegnata a guardare i cartoni animati.
Persa nei miei pensieri, vengo riportata alla realtà da un rumore: stanno bussando alla porta, ma chi sarà a quest’ora?
Asciugo le mani e porto istintivamente gli occhi sulla parete dove è appeso l’orologio. Sono quasi le dieci, chi sarà?
Prima di aprire la porta, osservo dallo spioncino e scorgo una figura a me molto nota.
Che cosa vuole?
“ Che cosa ci fai qui?” esordisco, aprendo la porta a colui che disturba la mia quiete mentale, ultimamente. “ Se sei qui per farmi un altro dei tuoi stupidi discorsi, puoi anche andartene!” metto subito in chiaro.
“ Sono venuto in pace!” dichiara, mostrando un sacchetto contenente delle birre, in segno di resa.
Si sarà veramente pentito?
Mi soffermo ad osservarlo per qualche secondo.
“ Ci sono anche delle patatine per Hope” afferma con un tono abbastanza alto da far sentire alla diretta interessata, che quasi avesse delle antenne, si precipita qui per riscuotere il dono.
“ Siiii!” esulta felice.
Date le circostanze mi vedo costretta a far entrare in casa l’intruso, che con finta aria innocente, si inoltra in casa e, guidato dalla piccola Hope, arriva fino in salotto.
“ Roba da matti” sussurro tra me e me, chiudendo la porta. “ Non sporcate in giro, io sono in cucina a finir di lavare i piatti!” lo avverto.
“ Oh sì, fa’ pure con comodo!” dice, mettendosi a suo agio sul divano “ Cosa stavi guardando?”.
“ I cartoni” gli risponde timidamente Hope, aprendo il suo pacco di patatine e accomodandosi accanto all’omone Boris.
Resto qualche secondo a fissare con aria perplessa questa scena, per poi sparire momentaneamente in cucina.
***
“ Noto con piacere che ti stai appassionando ai maialini rosa parlanti!” commenta ironica Anya, appena giunta in salotto.
“ Sì. Ogni episodio è più avvincente dell’altro” replico, ancor più ironico, invitandola a bere una birra.
Ha qualche attimo di esitazione, ma poi si arrende e decide di non fare più l’offesa, afferrando la bottiglia e sedendosi sul divano insieme a noi.
“ Come mai sei qui?” domanda, osservando assorta lo schermo della tv.
“ Mi trovavo nei paraggi e ho pensato di passare” spiego, mentendo spudoratamente.
“ Ah, ti trovavi qui in giro con delle birre per puro caso…” sottolinea pungente.
“ Beh, diciamo che avevo anche qualcosa da farmi perdonare” ammetto infine.
“ Non eri tenuto a farlo” risponde prontamente.
“ A volte ho un lato tenero e poi… se litighiamo sarò costretto a cercare un’altra caffetteria dove prendere il caffè, capisci?” aggiungo, buttandola sul mio tornaconto personale, per alleggerire la tensione. Cosa che finalmente le fa scappare un sorriso, che nasconde fingendo di bere. “ A volte dico stronzate, lo so. Yuri mi dice sempre di mordermi la lingua prima di parlare” confesso senza giri di parole.
“ No… in fondo quello che hai detto è la verità” ammette sospirando.
Ah…
“ per una madre single è difficile trovare qualcuno con cui stare insieme e con cui poter creare una famiglia normale. E poi è difficile ricominciare e avere fiducia nel genere umano quando hai già subito dei duri colpi”.
Credo si riferisca a Rai e al fatto che l’abbia lasciata. E probabilmente anche a Kai che l’ha mollata incinta.
Brrr, brutta storia.
“Sai a volte vorrei seguire il tuo consiglio e fregarmene, ma poi subentrano altri pensieri che mi frenano dal farlo” conclude, infine.
“ Devi solo fare quello che ti senti” mi limito a consigliarle.
“ Hope si è addormentata!” nota, abbassando lo sguardo sulla figura della figlia, che dorme sul divano in mezza a noi. “ La porto a letto”. Ecco che la prende delicatamente, senza scuoterla e la porta in camera.
***
Ho appena rimboccato le coperte alla piccola Hope e ritorno in cucina, dove trovo Huznestov a raccogliere in un sacchetto le bottiglie vuote.
“ Come riesci a farlo?” domando, cogliendolo alla sprovvista.
“ Beh, di solito afferro le cose con le mani e le inserisco in un sacchetto per poi buttarle nei cassonetti della spazzatura” spiega perplesso.
Che scemo!
“ No, intendo… come fai a stare con tante ragazze e non affezionarti neanche a una di loro?” mi spiego meglio stavolta.
“ Beh… credo non faccia per me” risponde evasivo.
“ Come fai a saperlo se non ci hai mai provato?”.
“ Potrei farti la stessa domanda” ribatte con tono arguto.
Quello che segue è un silenzio fatto di tanti punti interrogativi che si confondono nelle nostre menti.
“ E’ meglio che vada” annuncia rompendo la tensione. Si avvicina posando una mano sulla mia testa e scoccandomi un bacio sulla fronte. “ A domani” saluta infine, prendendo le sue cose e dirigendosi all’uscita, lasciandomi qui a pensare al fatto che sia un individuo davvero bizzarro.
Sono le sei del mattino e mi sono svegliata senza alcun motivo. Rimango distesa sul letto, col volto semicoperto dal piumone, osservando con aria affranta il soffitto.
Perché mi sono svegliata un’ora prima del previsto?
Qualcosa mi suggerisce che non riuscirò più a chiudere occhio.
Ormai rassegnata, decido di prendere il cellulare e controllare se ci sono messaggi.
Vediamo…
Nel gruppo di famiglia i miei fratelli si divertono a inviare foto di mio padre mentre dorme; Hilary ha inviato vari messaggi e delle foto dei gemellini, che stanno diventando sempre più carini e morbidosi; e poi… nella chat di gruppo dell’asilo alcuni genitori hanno acceso un dibattito sull’utilità, o per meglio dire, l’inutilità di questi incontri con gli psicologi…
Tutto molto noioso.
Ultimamente la mia vita è veramente piatta.
Niente di interessante.
Niente di stimolante.
Proprio niente.
Solita routine.
Casa- lavoro, lavoro-casa.
Non nascondo il fatto che Boris abbia una piccola percentuale di ragione, ossia che potrei anche uscire con qualcuno senza per forza avere una relazione impegnativa. Tuttavia, non ho mai fatto una cosa del genere e questo mi frena dal farlo.
E se provassi a iscrivermi in quella chat? Cosa ci sarebbe in fondo di male? Se non dovesse piacermi, potrò sempre cancellare il mio account…
***
“ Ha visto la camera del bambino che ha preparato il Signor Hiwatari?” mi chiede Reina, servendomi il mio latte caldo per colazione.
“ Sì, molto carina!” rispondo, accennando un sorriso.
“ Ha notato che il Signor Hiwatari, da quando ha saputo della gravidanza, è come …diverso, non trova?” aggiunge poi, servendomi delle paste alla crema.
“ Sì, ho notato che è apprensivo nei miei confronti…”. Come non lo è mai stato in tutti questi anni.
“ Sì, non l’ho mai visto così” aggiunge.
Neanch’io a dire la verità…
“ Credo sia già convinto che sia un maschio! A proposito, quando si saprà il sesso del bambino?” domanda curiosa.
“ Scusa, ma devo andare, sono in ritardo!” rispondo evasiva, alzandomi e uscendo di casa.
***
Oggi a lavoro è una giornata molto movimentata. Il mercoledì è sempre pieno di gente, non so il perché, ma è stressante.
Non ho avuto un attimo di pace. Il telefono, dentro la tasca dei jeans, ha vibrato così tante volte, ma non ho avuto il tempo di controllare.
Dopo qualche ora, la caffetteria respira un po’ di tranquillità e così mi concedo un attimo di pausa. Prendo il cellulare e controllo preoccupata chi possa avermi inviato tutti quei messaggi e una volta aperta la schermata di blocco, noto con sorpresa che a scrivermi sono state persone di genere maschile di cui non conosco l’identità.
Dopo qualche attimo di riflessione, ricordo di essermi iscritta in quella chat e questo spiega tutto. L’avevo persino rimosso dalla mente…
Incredibile, ci sono circa venti ragazzi ad avermi scritto. Chi un semplice “ciao”, chi un “Heylà”, e tanti altri che non sto qui a raccontare.
L’unico che mi salta all’occhio è un messaggio inviato da un certo “Takumi”, il quale ha esordito scrivendo: “Ciao, potresti mettere almeno una foto sul tuo profilo”.
In effetti, non ci ho pensato. Anzi, a dire a verità non avevo una foto decente da mettere al momento dell’iscrizione.
- “Ciao, la metterò non appena avrò tempo”- scrivo, anche se mi sembra una risposta stupida.
- “Ok! Ad ogni modo, piacere! Mi chiamo Takumi!” –
Questo lo avevo capito.
- Piacere mio, Anya!-
- Come stai? Sei nuova in questa chat?
- Sì, mi sono iscritta proprio stamattina.
- Beh, allora sarai bombardata da messaggi.
- In effetti, non pensavo scrivessero in tanti…
- E pensa in quanti ti scriveranno quando metterai una foto del profilo!
- Beh, non avrò il tempo di rispondere a tutti, probabilmente.
- Sono contento che a me tu abbia risposto, dunque! ;)
Oddio… cosa si starà mettendo in testa.
- E Dimmi, Anya, come mai ti sei iscritta in questa chat di pervertiti? XD
Di pervertiti? Spero lui non sia il primo.
- Beh, a dire la verità, non so, per conoscere nuove persone, presumo.
- Ah, e che genere di persone vorresti conoscere?
- Preferibilmente, non perverse.
- Allora mi dispiace, ma non sei sulla chat giusta, ti avviso in anticipo XD
Questo lo so a prescindere, idiota.
Mi ha scocciato! Meglio tornare a lavoro…
***
Sono in riunione, ma a un certo punto la segretaria mi avvisa dell’arrivo di Eva.
“ Scusate un momento!” mi congedo, alzandomi e uscendo dal mio ufficio, dove trovo Eva in piedi ad aspettarmi.
“ Come mai sei qui? Sono in riunione…” spiego.
“ Ah, non lo sapevo, mi dispiace!” si scusa nervosa.
“ E’ urgente? Stai male?” chiedo preoccupato.
“ No, no… volevo solo parlarti di una cosa!”.
“ Potremmo parlarne a casa, stasera?” .
“ Va bene, tranquillo! A stasera!” risponde, prendendo la sua borsa, scoccandomi un bacio e andando via di fretta.
***
“ Mamma, mi compri le patatine?” chiede Hope speranzosa.
“ Va bene, ma non esagerare o ti farà male il pancino!” le raccomando.
Siamo al supermercato e come sempre Hope mi convince a comprarle un sacco di schifezze, che non dovrebbe mangiare. Cerco di negargliele, ma alla fine mi ammorbidisco sotto il suo sguardo tenero. L’importante è non esagerare.
Siamo in fila alla cassa e c’è parecchia confusione. Il mio cellulare in tasca vibra: segno che è arrivato un altro messaggio. Controllo ed è sempre quel tale, Takumi, che mi ha appena chiesto “che fai?”. Cosa dovrei rispondere? “ Sto facendo la spesa con mia figlia, l’attesa alle casse è infinita. Sai com’è la vita da mamma!”. No, non posso scrivere una cosa del genere, quindi mi ritrovo costretta a mentire:
- Sto lavorando, tu?
- Ah, dove lavori? Anch’io sono in ufficio, giornata piatta oggi.
- Lavoro in una caffetteria, tu?
- Quindi saprai preparare degli ottimi caffè, presumo! Io mi occupo di scartoffie in un ufficio postale. Un lavoro esilarante…
- Immagino.- rispondo ridendo tra me e me.
Beh, in fondo parlare con lui non è così male. Certo, non so chi sia e come sia nella realtà, ma non mi dispiace intrattenermi con queste conversazioni random. Ho risposto anche ad altri messaggi inviatimi da altri, ma finora lui mi è il più simpatico.
“ Mamma, tocca quasi a noi!” mi avvisa la piccola, tirandomi un lembo del cappotto.
***
“Finita tardi la riunione?” domanda Eva entrando sotto le coperte.
“Già, noiosa come sempre…” rispondo, con aria assonnata togliendomi i vestiti per indossare il pigiama. “ Mi chiedevo quando potremo sapere il sesso del bambino” aggiungo poi.
“ Ehm, beh non so…”.
“ Sei quasi al quarto mese se non sbaglio” le faccio notare, avviandomi in bagno per lavare i denti, lasciando la porta aperta. “ Ho fatto una cazzata nel tingere le pareti di blu, ma cosa dovevi dirmi oggi?” chiedo, infine, ricordandomi della sua visita in ufficio.
“ Ehm, niente di importante a dire la verità” risponde evasiva.
“ Sei sicura?” domando, dirigendomi a letto.
“ Sì, cioè…è che la settimana prossima ci sarà una serata di gala con i dirigenti della rivista, per l’inaugurazione della nuova rubrica, quindi volevo sapere se ti andasse di accompagnarmi” .
Oh cazzo. Che palle queste serate di gala. Vorrei dire di no con tutto il cuore, ma visto che è incinta mi ritrovo costretto ad accompagnarla.
“ Va bene” rispondo, mostrandomi tranquillo in volto.
“ Davvero?” domanda sorpresa.
Chi non lo sarebbe?
“ Sì” ripeto, con convinzione, anche se dentro di me i neuroni si stanno suicidando in massa.
“ Wow…” sussurra tra sé e sé.
Tutto questo sorprende anche me, lo ammetto.
Ultimamente sono sconvolto dal mio stesso atteggiamento, quindi, posso immaginare quanto sia sconvolta lei…
***
- Ti andrebbe di incontrarci? Mi farebbe piacere conoscerti in persona.
È quello che leggo non appena si accende la schermata del cellulare, mostrandomi questo messaggio in anteprima.
A scrivermi questa frase è stato Takumi, il famoso Takumi con cui ho iniziato a chattare da una settimana su questa applicazione per “incontri”, ma non avevo ancora ponderato l’idea di incontrare qualcuno per davvero.
Afferro il cellulare, con fare incerto; sblocco la schermata per visualizzare meglio il messaggio.
Che cosa dovrei rispondere?
Mi piace parlare con lui via messaggi, lo ammetto. È l’unico con cui si trovano sempre argomenti interessanti di cui parlare. Non è il solito e noioso utente virtuale che ti scrive soltanto messaggi da pervertito.
E non nascondo che mi piacerebbe conoscerlo, ma non nascondo neanche che ho paura ad incontrare un uomo x conosciuto su una squallida chat.
Mio dio, sembro un’adolescente in crisi ormonale…
Mi sento ridicola.
Basta, non ha senso. Dirò di no.
- Penso che sarebbe meglio di no, scusa.
Ecco fatto. Invio…
Mio dio, è rapido nel visualizzare.
- Capisco, probabilmente non ti fidi, è normale… Ma se dovessi cambiare idea, potremmo vederci anche solo per un caffè o una birra domani sera…decidi tranquillamente.
Risponde, prontamente.
Cavoli, ammetto che una parte di me vorrebbe andare… ma non so.
Cosa mi frena?
Il fatto che abbia paura che sia un assassino? Il fatto che potrebbe usarmi solo per uno scopo? Il fatto che potrei rimanerci male?
Beh, rimanerci male ormai fa parte di tutte le mie relazioni. Ho incontrato in persona i miei precedenti ragazzi ed è andata a finire male comunque. Cosa potrebbe cambiare? In fondo potrei provarci e se non dovesse andare bene, amen, addio, a mai più rivederci.
- Ok, mi hai convinto per la birra domani sera.
- Perfetto! Allora dimmi dove e a che ora ti fa più comodo!
Speriamo bene…
***
Indosso la giacca e scendo velocemente i gradini per arrivare al piano di sotto. Odio indossare lo smoking, ma si tratta di una serata di gala ed Eva ci tiene troppo…
Fanculo… penso tra me e me, allargando lo stupido papillon che mi stringe il collo.
“ Papà, mi accendi la televisione?”.
Un momento! E lei cosa ci fa ancora qui?
“ Reina?” chiamo a gran voce la cameriera, che si appresta a giungere.
“ Sì, mi dica”.
“ Cosa ci fa Hope qui? Perché Anya non è venuta a riprendersela?” chiedo stranito.
“ Ha telefonato nel pomeriggio e ha detto se poteva rimanere qui per stasera” spiega.
“ E perché non lo ha detto a me?”.
“ Perché era irraggiungibile, così ha riferito” .
Che diamine…?
Prendo velocemente il telefono e la chiamo, attendendo con ansia che si degni di rispondere.
“ Che vuoi?” risponde scocciata.
“ Che vuoi? Si può sapere perché non mi hai detto che Hope sarebbe rimasta qui?” domando, con tono leggermente alterato.
“ Ho avvisato Reina, tu non eri raggiungibile!” spiega, sinteticamente.
“ E non potresti prendertela adesso?”.
“ Non posso! È un problema se rimane da te?”.
“ E perché non puoi?”.
“ Ho da fare stasera, non pensavo fosse per te un problema tenere tua figlia!” replica acidamente.
“ Che cavolo hai da fare stasera?”.
Già, che ha da fare? Se ne sta tutto il tempo tappata in casa…
“ Ho da fare ok? Ma se è un problema così grande tenere tua figlia, no problem” aggiunge pungente.
“ No. lascia stare. Ciao!”. Concludo secco, chiudendo la chiamata.
“ Problemi?” domanda preoccupata Eva appena giunta in salotto, nel suo abito da sera.
“ No… tranquilla” emetto in un sussurro, con aria di rassegnazione. “ Reina, rimani tu con Hope stasera. Probabilmente faremo tardi!”.
“ Sì, signore. Nessun problema!” dice, prendendo la piccola per una mano e portandola in cucina, seguite dal mio sguardo pensieroso.
“ Va tutto bene?” chiede Eva, avvicinandosi e sistemandomi il papillon e la giacca.
“ Sì…” rispondo, mostrandomi sereno.
“ Possiamo andare?” sussurra poi, poggiando le sue labbra sulle mie.
“ Se proprio dobbiamo…” rispondo, facendole intendere le mie intenzioni.
“ Dai. Smettila!” mi rimprovera sorridente. “ Siamo già in ritardo…”. Mi prende per mano e mi trascina contro la mia volontà verso la porta.
Ammetto che preferirei stare a casa a guardare i cartoni animati con Hope.
E il fatto di preferire una cosa del genere comincia a spaventarmi.
***
Non capisco perché Kai si arrabbi. Adesso per tenere sua figlia per una notte deve essere informato tramite un annuncio pubblico.
Persa in questi pensieri continuo a camminare per raggiungere il punto d’incontro con Takumi.
Ho pensato più di una volta di tornare indietro e dargli buca, ma poi mi son detta: dai Anya, smettila di farti problemi. Provaci.
Ed eccomi qui, puntuale, giunta davanti al pub che avevamo concordato come punto d’incontro.
Un momento. E se fosse lui a darmi buca?
Cavoli, non ci avevo pensato.
Se si stesse prendendo gioco di me? E se mi avesse fatto venire qui per rendermi ridicola e lui se ne stesse a casa bello comodo a ridere a crepapelle di me?
- Sei arrivata? Io ci sono quasi.
Questo messaggio, appena arrivato, riesce a calmarmi un po’.
Magari mi sto facendo soltanto dei flash inutilmente.
- Sì, sono già qui. Ti aspetto, allora.
- Sì, scusami. Ritarderò giusto qualche minuto. Ti spiego dopo.
- Va bene.
Diamogli una possibilità, in fondo non ho nulla da perdere.
Passano alcuni minuti, durante i quali mi osservo in giro, controllo l’orologio o mi soffermo a fissare il vuoto.
Sto per emettere l’ennesimo sbuffo, pensando al fatto che forse sono stata stupida quando…
“ Anya?”.
Una voce alle mie spalle, mi fa voltare di scatto. Mi ritrovo di fronte un ragazzo abbastanza alto e dalla corporatura massiccia, col volto sorridente.
“ Takumi?” chiedo timidamente, per accertarmi che sia lui.
“ Aspettavi qualcun altro?” risponde ironico.
Wow, è veramente lui? ancora meglio che in foto.
“Piacere di conoscerti, finalmente!” si presenta cordialmente, porgendomi una mano.
“Piacere mio, Takumi”, rispondo alla sua stretta di mano.
“ Scusami se ho ritardato, ma ho avuto un guasto alla macchina!” si giustifica.
“ Tranquillo, non fa niente!”.
Sorride, osservandomi curiosamente, ma con una certa discrezione.
Passano alcuni secondi, durante i quali, probabilmente, l’uno aspetta la mossa dell’altro.
“ Vogliamo entrare a bere qualcosa? Ti va?” propone.
“ Ma certo!”.
Che la serata abbia inizio.
***
“ Kai, ti presento la moglie del direttore! Lui è mio marito!” annuncia Eva presentandomi per l’ennesima volta a persone a me sconosciute.
Accenno un sorriso cordiale, in segno di saluto.
“ Ti lascio un attimo, vado a salutare una mia collega!”, mi avverte poi, lasciandomi qui a bere il secondo bicchiere di champagne.
È l’ultimo, giuro.
In genere non mi pongo dei limiti, ma stasera dovrò guidare per ritornare a casa e, in verità, non dovrei neanche bere.
Decido di rimanere in disparte, sedendomi su un divanetto, ad ascoltare la musica del pianoforte in sottofondo, cercando mentalmente di far sparire tutti i presenti.
Poi il mio sguardo si posa su Eva e sul suo vestito rosa. È così magra che non le è spuntata nemmeno un po’ di pancia. Strano, in fondo è già al quarto mese.
Beh si sarà fissata con le sue diete, ma spero non esageri.
Sbaglio, o ha in mano un calice di champagne?
***
“ Davvero? E io che pensavo di essere strano!” esclama ridendo.
“ Andiamo, non c’è nulla di strano nello scrivere le cose che devi fare su dei post it e metterli in giro per casa!”.
“ Diciamo che è da vecchi smemorati!” aggiunge ridendo.
“ Beh, è perché ho mille cose da fare ogni giorno: lavoro, spesa, prendere la bam…” stavo per dire – prendere la bambina a scuola- ma mi blocco all’instante non appena mi rendo conto di ciò che stavo per rivelare.
“ Prendere la?” mi incita lui, ignaro della situazione e stranito del fatto che io mi sia ammutolita all’istante.
Non mi sembra il caso di dire che ho una figlia, in fondo è uno sconosciuto e poi, secondo la mia teoria, potrebbe darsela a gambe istantaneamente.
“ Prendere la spazzatura prima di uscire, lo dimentico ogni volta, sai?”. Decido di inventarmi qualcos’altro, per non fargli pensare che sono strana.
“ Beh, quella la dimentica anche il sottoscritto!” rivela, colpevole. “ Un altro giro?” propone, alzando il bicchiere per chiamare la cameriera.
Anya, non bere troppo, mi raccomando.
***
Siamo in macchina, di ritorno a casa.
La serata è finalmente finita tra gli applausi per la premiazione di non so chi o che cosa.
Eva, seduta al sedile di fianco, sembra quasi per addormentarsi o troppo persa nei suoi pensieri per riuscire a proferire parola.
“ Non dovresti bere alcool viste le tue condizioni” dico rompendo il silenzio.
“ Non ho bevuto alcool” replica prontamente.
“ Ti ho vista col calice in mano…” le faccio notare.
Questa strada è così buia che non si vede un tubo neanche con tutti i fari accesi quasi…
“ Lo usavo come scena, per non dare sospetti…” spiega.
Sospetti?
“ A lavoro non sanno che sei incinta?” domando, distogliendo per un attimo gli occhi dalla strada per rivolgerle un’occhiata perplessa.
“ Non ancora…” dice quasi in un sussurro.
Non ancora?
“ Pensavo lo avessi detto a tutti”.
“ Beh io…”.
“ Ma che cazzo succede qui…”. I miei occhi si assottigliano per cercare di vedere oltre il buio e all’improvviso dei fari mi fanno capire che un auto sta venendo in contro alla nostra.
Sono costretto a deviare bruscamente l’auto verso destra, ma questo fa perdere il controllo della vettura che quasi ribalta e si schianta prepotentemente contro qualcosa.
“ Kai!!”.
L’urlo di Eva, insieme all’infrangersi dei vetri dell’auto sono gli ultimi rumori che riesco a percepire, prima di perdere i sensi.
***
Sono in ambulatorio a trascorrere tranquillamente il mio turno di notte, quando all’improvviso dei rumori provenienti dalle porte principali mi costringono ad uscire dall’ufficio.
Deve esserci un’emergenza.
Una volta uscito, corro verso gli infermieri che trasportano una barella e poi un’altra.
“ Codice rosso, incidente in auto, due giovani, feriti e perdita dei sensi” spiega il soccorritore che li ha trasportati fin qui.
Corro insieme a loro, chiamando gli altri medici di turno e solo adesso osservando i due feriti mi rendo conto che si tratta di…
O mio Dio. Sono Kai ed Eva!
Un brivido mi corre lungo la schiena. Il sangue mi si gela nel vederli trasportati su queste barelle, dove noto macchie di sangue sul viso di Kai, tanto da impedire la mia corsa e fermarmi un attimo a respirare e cercare di non perdere la lucidità mentale.
Cosa diavolo è successo??
***
“ Sono stato bene!” asserisce, con un sorriso stampato in volto. “ Spero anche tu”, aggiunge.
“ Sì, sono stata bene anch’io” rispondo.
Siamo appena usciti dal locale.
In fondo non è stata una brutta serata, anzi, mi sono divertita a parlare con lui.
“ Vuoi fare una passeggiata o preferisci tornare a casa?” chiede investigativo.
“ Si è fatto tardi, preferirei tornare a casa!”.
“ Ok, abiti nei paraggi? Vuoi che ti accompagni? Mi dispiace di non avere l’auto!”.
“ No, tranquillo! Possiamo andare benissimo a piedi”.
In fondo due passi non ci faranno male.
“ Sono arrivata!” dico, indicando l’edificio dove abito.
“Fine della corsa, dunque!”, esclama portando in alto lo sguardo per osservare l’edificio.
“ Già”.
I secondi che seguono, sono davvero imbarazzanti. Lui rimane qui in piedi di fronte a me, osservandomi come se stesse aspettando qualcosa, mentre io non so che diavolo fare.
“ Mi ha fatto piacere essere uscita con te stasera!” esordisco, imbarazzata.
“ Ha fatto piacere anche a me” risponde avvicinandosi al mio viso, posando la sua calda mano sul mio collo.
Rimango immobile mentre le sue labbra si poggiano sulle mie. È una sensazione strana e diventa ancor più strana non appena lui cerca di approfondire il contatto.
Faccio istintivamente un passo indietro, per allontanarmi, lasciandolo spiazzato.
“ Scusami, io…forse non dovevo?” chiede perplesso.
“ No, è che … insomma, io devo andare”. È l’unica cosa che riesco a dire e in modo squallido lo saluto con un gesto della mano andando via verso il portone per poi chiudermelo alle spalle e respirare profondamente.
Stupida.
Stupida.
Spio da una piccola finestra la sua figura che, dopo qualche attimo di esitazione, decide di andare via.
Probabilmente sperava che lo invitassi a salire e concludere la serata in un altro modo.
Ma la verità è che non mi sono sentita di farlo.
Avrei potuto.
Ma non l’ho fatto.
Salgo in casa e mi butto stancamente sul letto, con tutti i vestiti addosso.
Sono stanca.
Impegnata a fissare un punto ignoto del soffitto, mi accorgo che il cellulare nella mia borsa inizia a vibrare insistentemente.
Oddio. E se fosse Takumi? Magari vuole sapere il perché del mio comportamento.
E che cosa dovrei dirgli?
Vorrei ignorare questa telefonata, ma il senso di colpa mi costringe a non farlo. Così, decido controvoglia di alzarmi e frugare nella mia borsa fino ad afferrare lo smartphone.
Ma è Boris. Che cosa vorrà a quest’ora?
“ Boris, cosa vuoi?” chiedo seccata.
“ Dove sei?” chiede a sua volta senza giri di parole.
“ A casa, perché?”.
“ Kai ed Eva sono in ospedale, hanno avuto un grave incidente in auto!”.
A queste parole il cuore mi si ferma per un istante.
Kai ed Eva hanno avuto un incidente? O mio dio… e Hope?
“ Dov’è Hope?” chiedo, mentre il cuore palpita a velocità crescente.
“ Non so. Era con loro?”.
O mio dio.
Mi sento morire.
Esco dall’auto ancor prima che si fermi totalmente. Corro lungo il vialetto e suono con insistenza il campanello. La mia mano trema.
La porta si apre.
“ Signorina Anya…”.
Non bado alle parole di Reina, ma entro di prepotenza, chiamando a voce tremante il nome di Hope.
“ Hope! Hope!”.
“ Si calmi, cosa succede??” chiede Reina preoccupata.
“ Dov’è Hope?” grido con tono quasi isterico, spaventandola.
“ E’ andat…”.
“ Mamminaaa!”. Reina non riesce a terminare la sua frase, perché giunge alle mie orecchie l’allegra vocina di Hope. La vedo: è proprio qui.
Corro ad abbracciarla forte a me, piangendo disperatamente e probabilmente spaventandola, visto il modo in cui mi guarda.
“ Ma cosa sta succedendo?” domanda ancora una volta Reina, ignara di tutto.
È Boris a fornirle una spiegazione.
“ Kai ed Eva hanno avuto un incidente e pensava che la piccola fosse in macchina insieme a loro”.
“ O mio dio! Ma è terribile! Come stanno??”.
“ Non si sa ancora nulla!” si limita a dire. “ Anya, calmati, la stai solo spaventando. Vieni dallo zio Bobo!” dice, prendendola in braccio per portarla in salotto.
Ha ragione, l’avrò spaventata, ma per un attimo ho temuto che…
“ Come mai Hope è rimasta a casa?” domando investigativa alla cameriera.
“ Beh, il signor Hiwatari ha pensato che non era il caso di portare la bambina a una serata di Gala”.
Quindi è successo tutto per caso.
Mia figlia, che ho lasciato qui di mia spontanea volontà per uscire con uno sconosciuto, avrebbe potuto essere in macchina con loro e…
Sono stata propria una stupida.
***
“ Il paziente si è svegliato” mi annuncia l’infermiera.
Perfetto.
Giungo nella sua stanza e lo trovo lì, disteso, immobile , la testa fasciata e un braccio attaccato a una siringa. Una volta più vicino, mi accorgo che ha gli occhi semi aperti, come se stessero cercando di mettere a fuoco le immagini.
“ Kai…” lo richiamo.
Solo adesso si accorge della mia presenza, ma non muove ciglio.
“ Come se un camion mi fosse passato sopra più volte…” riesce a dire, muovendo leggermente le labbra.
Muove il braccio, ma capisce subito di essere legato a una siringa e riposa stancamente la testa all’indietro, chiudendo gli occhi.
Mi avvicino ancor di più, e con un dito alzo la sua palpebra sinistra puntandovi la luce di una piccola torcia e poi faccio la stessa cosa con l’altro occhio, per assicurarmi che sia tutto apposto.
“ Kai…” lo richiamo, invitandolo ad aprire gli occhi. “ Riesci a vedere chiaramente? Quante dita sono?” chiedo, mostrandogli tre dita.
Riduce gli occhi a due fessure, come se si stesse sforzando...
“ Sono tre, idiota!”.
La sua gentile risposta mi conferma che Hiwatari, in fondo, sta bene. Così, faccio un cenno all’infermiera per comunicarle che può lasciarci soli.
Mi siedo sul letto accanto a lui, osservandolo mentre si muove alla ricerca di una posizione comoda.
“ Kai, hai avuto un incidente in auto la scorsa notte… e, c’era anche Eva insieme a te” gli ricordo, cercando di usare il tono più cauto che mi riesce. Il fatto che non abbia domandato ancora di lei, mi fa pensare che abbia ricordi ancora sfocati.
E questo mi viene confermato dal fatto che si immobilizza all’istante e domanda preoccupato “ Dov’è lei ora?!”.
“ Tranquillo, è in un’altra stanza. Anche lei si è un po’ fatta male ma niente di grave. Stanno solo aspettando che si risvegli…” spiego, per tranquillizzarlo.
Abbandona la testa sul cuscino, ispirando ed espirando profondamente, quasi si sentisse sollevato per la notizia appena appresa.
“ Pensavo che una macchina stesse per venirci addosso e ho sterzato troppo bruscamente…” riesce a dire in un fil di voce, con gli occhi puntati al soffitto.
Adesso si spiega tutto.
“ Forse ero troppo stanco per guidare, in fondo non avevo bevuto quasi niente, non capisco cosa sia successo. In un istante ho perso il controllo della macchina…”. Avverto il peso della colpa nella sua voce.
“ Poteva finire molto peggio…” lo rassicuro, poggiando una mano sul suo addome, come a confortarlo. “ Adesso riposa, se hai bisogno chiamami!”.
Mi alzo e mi avvio a passi lenti alla porta, finchè non giunge alle mie orecchie il suono di una frase che speravo tardasse il più possibile ad arrivare.
“ E il bambino?”.
Mi paralizzo, e rimango con la mano afferrata alla maniglia della porta ormai già aperta.
Speravo tanto che non me lo chiedesse.
“ Yuri? Il bambino… come sta?” sussegue a chiedere preoccupato.
È proprio in questi casi che odio fare il mio lavoro.
“ Ne parleremo quando Eva si sveglierà!” mi limito a dire, cercando di rimandare l’argomento.
“ Yuri! Dimmelo adesso!”. Il suo tono è cambiato. Non ammette risposta negativa.
Ma non funziona così.
“ Credimi, è meglio aspettare il risveglio di Eva” ripeto, cercando di mantenere la calma.
“ Voglio saperlo adesso!”.
Richiudo la porta, riempiendo i polmoni d’aria.
Mi avvicino di nuovo ai piedi del letto, cercando di trovare il coraggio di dire quello che sto per dire.
Non è facile.
Mi muovo avanti e indietro per la stanza, seguito dai suoi occhi investigativi.
“ Cazzo, Yuri. Dimmelo!” asserisce autoritario.
“ Non è così facile!” spiego spazientito.
“ Rispondi, allora! Eva ha perso il bambino?? Si o no??”.
“ No!” la mia risposta arriva fulminea, lasciandolo spiazzato in due.
“ No?”. Ci mette un po’ a reagire. “ Cosa vuol dire no?? Mi stai dicendo che Eva non ha perso il bambino??”.
“ No, non l’ha perso!”.
Come glielo spiego? Era meglio aspettare Eva, lo sapevo. Non tocca a me comunicargli una cosa del genere.
“ E allora, qual è il problema?” domanda stranito, non riuscendo a capire il motivo di tanto mistero.
“ Il problema è che…”. Ok, basta. Diglielo. Prendo un respiro profondo. “Eva non poteva perdere il bambino…”. Ecco che inizia a accigliarsi, osservandomi interrogativo, come se stessi dicendo delle cose insensate, e in effetti sto per dire delle cose insensate. “ Non poteva perdere il bambino, semplicemente perché… non c’era alcun …bambino!” .
Ecco, l’ho detto.
La sua espressione rimane accigliata, non muove ciglio, quasi non respira. Solleva la schiena dal lettino, quasi avesse trovato le forze che prima non aveva neanche per tenere gli occhi aperti. E i suoi occhi si muovono come saette, alla ricerca di una spiegazione o nel vano tentativo di dare un senso alle mie parole.
Ho cercato di essere il più chiaro possibile, cercando di mantenere la freddezza che si addice a questo lavoro, nonostante la relazione di amicizia che ci lega.
Poggia i piedi a terra, rimanendo seduto in quella posizione per alcuni secondi, durante i quali muove le labbra cercando di dire qualcosa.
Non riesco a fare nulla, se non restare qui fermo a osservare ogni sua minima mossa.
“ Quindi… quindi, mi stai dicendo che non era incinta prima dell’incidente…”.
Non capisco se la sua è una domanda o un’affermazione. In ogni caso, un cenno della testa gli suggerisce la risposta.
“ Mi ha… mentito?” sussurra incredulo tra sé e sé.
***
La testa mi pesa come un macigno.
La vista è tratti sfocata.
È difficile potersi mettere in piedi.
“ Kai, non puoi alzarti, rimettiti a letto”.
Cerco di reggermi in piedi, poggio lo sguardo sul braccio dolorante, dove ho la siringa. Mi dà fastidio e cerco di toglierla.
È come se tutto intorno a me vorticasse.
Che diavolo mi succede alla testa?
A mala pena riesco a vedere Yuri davanti a me.
“ Kai, che cazzo fai? Rimettiti a letto…”.
Sento le sue mani sul mio braccio. Sta cercando di impedire che l’ago esca fuori.
Istintivamente porto gli occhi lì e vedo del sangue sgorgare lentamente dalla vena. Le mani di Yuri piene di sangue.
“ Cazzo, Kai. Cosa fai? Infermieraa!” urla, ma la sua voce arriva acuta alle mie orecchie, quasi come se fossero trafitte da lame.
Stringo gli occhi e improvvisamente rivedo a scatti sequenze di immagini: dei fari, la strada, Eva che urla…
Mi sento venir meno e lentamente mi abbandono, cadendo a terra come un peso morto.
Ciaoooo!
Ecco il nuovo aggiornamento! Che si conclude col botto, nel vero senso della parola.
Kai sviene sia per la botta in testa subita durante l’incidente, sia perché sconvolto dalla notizia appena appresa dal povero dottorino Ivanov.
Questa gravidanza in realtà non è mai esistita, ovvero… scoprirete nel prossimo capitolo che non era proprio così. Vi lascio con questa aura di mistero.
Davvero Eva è stata talmente cattiva da fingere una gravidanza? O le circostanze l’hanno costretta?
Dobbiamo aspettare il suo risveglio ( come giustamente aveva suggerito il neolaureato dottor Ivanov, ma figuratevi se Kai ascolta i suoi saggi consigli).
Anya, poverina, si è sentita in colpa per avere lasciato Hope a Kai, e andare al suo appuntamento “al buio”. Per un attimo ha temuto il peggio, ma per fortuna Hope era a casa a guardare i suoi cartoni animati, sana e salva.
Spero di avervi sorpresi, se sì, fatemi sapere.
Qualcuno di voi aveva già intuito che questa gravidanza non quadrava (LadyDiamond ). Hai un ottimo fiuto, lo ammetto XD
Grazie ancora, e mi auguro abbiate gradito questo capitolo partorito in questo grigio e lugubre giorno di pioggia. XD
Alla prossima! |
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Capitolo 43 *** Il risveglio ***
“A cosa serve?”.
“ Bevila, ti aiuterà ad alleviare i
dolori”.
Kai osserva in modo perplesso il liquido nel bicchiere e, dopo qualche
secondo di esitazione, chiude gli occhi e ingurgita in un sol sorso il
suo contenuto, strizzando gli occhi e mimando un’espressione
disgustata.
“ Per quanto tempo dovrò stare qui?”.
“Il tempo necessario per accertarci che tu stia
bene” spiego sinteticamente, leggendo le varie cartelle e
radiografie a cui è stato sottoposto.
“ Io mi sento bene” lamenta, seccato.
“ Lo vedremo!”.
Ormai rassegnato, chiude gli occhi e adagia la testa sul cuscino,
espirando sonoramente.
“Ah, dimenticavo! Ci sono delle visite per te”.
“ E chi sarebbe?” mormora, ad occhi chiusi.
“ Tua figlia, Boris ed…Anya!”. Apre
improvvisamente gli occhi, ridestandosi. “Posso
farli entrare?”.
Ci mette un po’ a rispondere, ma alla fine la sua espressione
mi suggerisce una risposta positiva, a cui si aggiunge un
“solo pochi minuti”.
Sissignore.
Faccio capolino dalla stanza, verso il corridoio e, con un cenno,
invito i presenti ad entrare.
“Ciao Kai!” esclama allegramente la piccola,
correndo verso il padre e buttandosi sul lettino.
“ Hope! Ma cosa fai?” le urla la madre, Anya,
costringendola a scendere di forza.
“ Hai battuto quell’enorme zucca!”
commenta sarcastico Boris, suscitando l’indignazione
dell’altro.
“ Come stai?” domanda Anya, cercando di tener ferma
la figlia.
“ Ho passato giorni migliori…” si limita
a dire, atono.
“ Ti sei fatto la bua alla testa?” domanda la
piccola, toccandosi col dito la fronte.
“ Più o meno…” risponde Kai,
evasivo.
“ Non preoccuparti, Kai ha la testa più dura del
marmo, non si sarà neanche scalfita, vedrai”
ironizza Boris.
“ Idiota” sussurra l’altro, fulminandolo
con lo sguardo.
“ Bene, l’ora delle visite è
terminata!” annuncio ai presenti, che pian piano si dirigono
verso l’uscita, mentre la piccola in braccio alla
madre, agita la manina per salutare Kai, il quale, a sua volta,
ricambia con un gesto della mano e un accenno di sorriso.
Non appena gli altri vanno via, il suo sguardo e la sua espressione
ritornano apatici e suoi occhi spenti si poggiano su di me,
comunicandomi di lasciarlo solo.
“ Se hai bisogno di qualcosa, chiamami”.
È il mio ultimo avviso, prima di chiudere la porta.
Nel tragitto in corridoio, verso il mio studio, incontro ancora una
volta Anya e Boris.
“ Siete ancora qui?”.
“ Sì, volevamo sapere come sta Eva!”.
È stata Anya a chiederlo.
“ Stiamo aspettando che si risvegli, ma crediamo che stia
bene” mi limito a dire.
“ E il bambino? Sta bene?”. Questa domanda viene
posta da Huznestov, con mia gran sorpresa.
Una domanda che fa incuriosire anche Anya, visto il modo in cui sembra
pendere dalle mie labbra.
“Mi dispiace, ma non posso dirvi niente”. Spiego
con fare evasivo.
“ Ma è tutto ok?” chiede preoccupata
Anya.
“ Non posso dirvi niente, davvero ragazzi! Saprete tutto
quando Eva si risveglierà. Adesso dovete andare. Ci
vediamo!”. E con queste parole mi congedo, proseguendo
disinvolto, per quanto difficile sia, il mio cammino, lasciandoli
lì coi loro dubbi.
Mi dispiace, ma non posso comunicare quello che so già.
Anche se siamo amici, in qualità di medico, devo mantenere
la privacy dei miei pazienti. A questo si aggiunge il fatto che la
situazione di Kai ed Eva è abbastanza delicata.
L’incidente sta facendo venir fuori anche altro…
***
“ Pensi che abbia perso il bambino?” domanda Boris,
guidando e tenendo gli occhi sulla strada.
“ Non so cosa pensare, a dire la verità, Yuri
è stato molto criptico” affermo con aria
pensierosa.
“ Tipico di Yuri…” commenta in un
sussurro.
Mentre sono persa in questi pensieri, un messaggio fa vibrare il
cellulare che tengo sulle gambe.
Aperta l’anteprima, i miei occhi avvistano un messaggio da
parte di Takumi.
-
Ciao, come stai?
Decido di ignorarlo e continuare ad osservare la città
attraverso i vetri dell’auto.
“Allora, il primo che riceve un aggiornamento avvisa
l’altro, ci stai?” propone Boris, alla
sottoscritta, che viene distratta dall’arrivo di un altro
messaggio. Ancora una volta di Takumi.
-
Oggi giornata piatta…
E ancora una volta decido di ignorare i suoi messaggi. Credo sia il
quinto della giornata.
“ Qualcosa non va?” chiede Boris.
“ No, è solo che…”.
Non so se dirglielo.
“ Solo che?” dice, incitandomi a proseguire.
“ Ho fatto come mi hai suggerito” inizio a dire,
stringendo i pugni sulle gambe.
“ Ovvero?”.
“ Ovvero che… mi sono iscritta in una di quelle
chat e sono uscita con un tizio” spiego sinteticamente, super
imbarazzata, mentre le sue labbra si ricurvano in un ghigno sadico.
“ Davvero? E com’è andata?”.
“ è andata bene, ma…”.
“ Ma?”.
“ Ma non avrei dovuto farlo!”.
“ Perché?”.
“ Perché… ho lasciato mia figlia a Kai
per uscire con queste perfetto sconosciuto e se Kai non avesse deciso
di lasciarla a casa, sarebbe andata con loro a quella festa di non so
cosa e probabilmente…”.
“ Hey hey hey!” esclama Boris, facendo segno di
calmarmi. “Niente di tutto questo è successo! Hope
sta bene, è qui dietro in macchina che dorme. Non puoi darti
la colpa per delle cose che sarebbero potute succedere. Purtroppo
l’incidente è avvenuto e, per fortuna, non
è successo nulla di grave!”.
“ Lo so ma…”. Non so perché
ma vorrei piangere.
“ Hey, guardami!” dice, prendendo il mio mento per
farmi incontrare i suoi occhi. “ Guardami” ripete
autoritario, costringendomi ad alzare gli occhi ormai lucidi.
“ Ripeti insieme a me: Hope sta bene e non è
successo nulla di grave!”.
“ Andiamo Boris!” lamento, cercando di liberarmi
dalla sua presa.
“ No, sul serio!”. Ma lui me lo impedisce. Ma cosa
gli è preso?? “ Dillo, avanti!”. Mi
incoraggia ancora una volta.
Non so a cosa possa servire, ma decido di accontentarlo e dopo avere
emesso un lungo respiro…
“ Hope sta bene e non è successo nulla di
grave!”.
In fondo ha ragione. Hope sta bene e non è successo nulla di
grave.
“ Visto? Adesso devi ripetere questa frase nella tua testa
fino a quando non ti addormenterai!” suggerisce, liberandomi
dalla presa.
Scendo dall’auto per prendere in braccio Hope ancora
dormiente.
“ Sai, sai essere sensibile quando vuoi” commento,
prima di salutarlo e chiudere la portiera.
La sua risposta è una faccia che finge modestia.
Lo saluto e mi avvio al portone.
“ Anya, ancora una domanda!”.
Ma le sue parole mi bloccano e mi costringono a voltarmi in sua
direzione.
“ Dimmi”.
“Al tizio… gliel’hai data?”.
Idiota.
La risposta gli arriva dritta dal mio dito medio.
E con un sorrisetto malvagio stampato in volto, richiude il finestrino
e se ne va.
Dopo cinque lunghi piani, arrivo finalmente a casa. Adagio la piccola
sul divano, senza scuoterla troppo, dopodiché mi avvio in
cucina, per preparare la cena.
Mentre taglio dell’insalata, i miei occhi puntano sullo
schermo del mio cellulare, poggiato sul tavolino accanto a me. Un altro
messaggio di Takumi:
-
Non mi rispondi più?
Santo cielo.
Perché continua a scrivermi?
Perché sono uscita con lui?
Dovrei rispondergli?
O ignorarlo?
In fondo è stato gentile e non merita di essere ignorato.
Gli risponderò più tardi… se ne
avrò voglia.
***
Sono seduto sullo scomodo letto di quest’ospedale, guardando
il panorama fuori dalla finestra, o almeno quello che riesco a vedere:
un cielo limpido e qualche grattacielo in lontananza.
Tutto qui.
Ogni tanto mi alzo per sgranchirmi le gambe, vado in bagno, aspetto
Yuri o l’infermiera per delle visite di routine e assaggio un
po’ dello scadente cibo che portano a pranzo e a cena. Stop.
Tra una cosa e l’altra, un pensiero fisso tormenta la mia
mente da ore: Eva.
Non si è ancora svegliata.
Yuri ha detto che fisicamente, a parte qualche ferita, sta bene.
Ma la mia preoccupazione vera è un’altra: il
bambino. O meglio, il presunto bambino che diceva, fino a qualche
minuto prima dell’incidente, di portare in grembo.
Non riesco a togliermelo dalla testa.
E ogni volta che Yuri varca quella porta, non aspetto altro che dica
“si è svegliata”.
Passano alcuni minuti e, con mia grande sorpresa, quasi come si fosse
avverato il mio pensiero, Yuri varca quella porta e pronuncia la
fatidica frase:
“ Kai, Eva si è appena svegliata!”
***
Mi sento debole e dolorante. La testa mi pesa come un macigno e a
stento riesco a tenere gli occhi aperti. Avverto dolori in ogni parte
del corpo, talmente forti da impedire ogni movimento. Così
decido di rimanere rigida nella posizione in cui mi sono svegliata, ad
osservare il soffitto color bianco di questa triste stanza
d’ospedale.
I ricordi delle ultime ventiquattro ore sono alquanto sfocati e, a dire
il vero, la stanchezza mi impedisce di sforzarmi nel ricordare.
Quando richiudo gli occhi, il rumore della porta e l’arrivo
di qualcuno mi costringe a riaprirli e
scorgo Yuri e poi lui, Kai, con una benda alla testa, che mi osserva
preoccupato.
Pochi istanti dopo il mio corpo viene attraversato da un brivido. Viene
pervaso da un’ondata di calore che contrasta con la freddezza
di questo posto così bianco e gelido. Il tocco della mano di
Kai su una mia gote mi fa sentire, ad un tratto, meglio. I miei occhi
stanchi, che a stento riescono a stare aperti, scorgono, tra la
sfocatura provocata dalle mie lunghe ciglia, un intenso sguardo
ametista.
“ Come sta?” chiede, rivolgendosi a Yuri, che
probabilmente sarà ancora qui in un punto della stanza.
“ Stiamo facendo degli accertamenti, ma supponiamo niente di
grave”.
“ Ok…” emette in un caldo sussurro,
osservandomi mentre mi accarezza i capelli. “Riposa, ci
vediamo dopo”, conclude poi, scoccandomi un bacio sulla
fronte e facendo rabbrividire il corpo.
Mi dispiace di non avere la forza per poter reagire come vorrei, ma mi
sento così stanca e ho voglia soltanto di chiudere gli occhi
e dormire.
Il rumore della porta mi avvisa che entrambi hanno appena abbandonato
la stanza. Avrei voluto che rimanesse qui con me, ma evidentemente i
medici lo hanno avvertito di andare via subito.
***
“ C’è un posto dove poter fumare, qui
dentro?”.
“ Qui dentro no. Ti ricordo che è un ospedale,
Hiwatari”.
“ Allora, un posto fuori dove poter fumare?”
ripete, correggendosi con aria seccata, mentre cerca un qualcosa tra i
suoi pochi effetti personali posti su una sedia della stanza.
“ Non dovresti riposare?” cerco di ricordargli con
tono canzonatorio.
“ Sono le 3 del pomeriggio, se continuo a stare sdraiato su
quel letto, giuro che mi butto da quella finestra!” replica
con tono serrato, stringendo in mano il pacchetto di sigarette appena
trovato.
Porto gli occhi al cielo e dopo aver emesso un lungo sospiro, gli
faccio cenno di seguirmi.
***
“Fanculo. C’è troppo vento qui
sopra” asserisco indignato, continuando a provare ad
accendere questa sigaretta.
“ Dai qua, ti aiuto io”.
Ecco che il dottor camice bianco si avvicina e porta le sue mani
intorno alla sigaretta, creando una barriera protettiva che la ripara
dal vento.
Ci sono voluti alcuni secondi, ma alla fine ce l’abbiamo
fatta.
Finalmente.
Yuri si allontana e io aspiro a pieni polmoni una boccata di fumo,
trattenendola dentro per qualche istante, per poi rilasciarla
lentamente.
Ci voleva.
Con un gesto invito Yuri a fare un tiro, ma questo rifiuta con un lieve
cenno della testa.
“ Ho smesso anni fa” si limita a dire, con le mani
dentro le tasche del suo lungo camice bianco.
La mia risposta è un alzata di spalle che vuole dire
– come vuoi-.
Io non sono mai riuscito a smettere. Forse in alcuni periodi mi sforzo
di fumare meno, specialmente quando sono in compagnia di Hope, ma non
potrei smettere così da un giorno all’altro, come
ha fatto Yuri.
Siamo in un balcone dell’ospedale, posto così in
alto da poter scorgere un bel panorama della città. Il vento
accarezza i nostri volti e scompiglia i capelli. Arriva un
po’ prepotente, ma è piacevole dopotutto. Non
avrei resistito un altro minuto in quella specie di tugurio.
Senza accorgermene è andata via già mezza
sigaretta e Yuri se ne sta lì, a pochi passi da me, in piedi
ad osservare i palazzi che si ergono qui di fronte, imitato da me.
“ Quando glielo chiederai?” esordisce, rompendo il
silenzio.
Non gli chiedo spiegazioni, perché so già a cosa
si riferisce. Mi prendo qualche attimo prima di rispondere e mi godo
fino in fondo gli ultimi istanti di questa sigaretta.
Ecco. Dalla mia bocca esala l’ultima nube di nicotina, che
viene spazzata via, in un attimo, dal vento. Spengo la cicca a terra,
ma Yuri, senza dire niente mi porge un fazzoletto, costringendomi con
la forza del pensiero, a raccoglierla, di mio malgrado.
“ Quando arriverà il momento” inizio a
dire, porgendogli il fazzoletto contenente il mozzicone, per poi andare
via.
Lui era talmente confuso dalle mie parole, che senza rendersene conto,
ha afferrato quel fazzoletto, che in teoria, avrei dovuto buttare io
stesso nel cestino della spazzatura più vicino.
***
Stamani, in caffetteria, non ho avuto un attimo di respiro. Sotto lo
sguardo controllore di Dana corro alla velocità della luce
dal bancone ai tavoli, facendo attenzione a non inciampare, scivolare o
far cadere il vassoio.
Inoltre, con il fatto che Kai si trova in ospedale, devo provvedere io
a Hope in tutto e per tutto. Infatti, più tardi
dovrò prenderla all’asilo, tornare a casa, prepar..
Santo cielo, il telefono in tasca continua a vibrare.
Poggio il vassoio su un tavolino vuoto ed estraggo il telefono dal
grembiule e mi accorgo con sorpresa che il continuo vibrare non
è dovuto a una caterva infinita di messaggi inviati senza
sosta, ma è una chiamata in arrivo il cui mittente
è proprio lui, Takumi.
Mi osservo in giro, stringendo forte il cellulare in mano e decido di
spostarmi in un angolo isolato del locale per rispondere, non prima di
aver preso un lungo respiro, ovviamente.
“ Pronto!” esordisco, con fare disinvolto.
“ Ciao Anya, sono Takumi!”.
“ Oh, ciao Takumi!” esclamo, facendo finta di
cadere dalle nuvole.
“ Ti disturbo?” chiede, preoccupato.
“ Ehm, no. Cioè, sono un po’ incasinata
a lavoro, ma dimmi pure!” spiego, usando un tono di voce
cordiale e allegro.
Se solo potesse vedere la mia faccia in questo momento! Ho appena
notato che Dana mi fissa contrariata, vedendomi qui in disparte a
parlare al cellulare.
“ Beh, volevo solo sapere perché non mi hai
risposto ai messaggi”.
Giustamente.
E adesso cosa gli dico? Non ero psicologicamente preparata ad una
telefonata.
“ Ehm, si, lo so e mi dispiace! Ma sono stata presa
da… delle cose!”.
“ Delle cose, certo…”. Il suo tono mi fa
capire che non se l’è bevuta affatto.
“ Mi dispiace davvero, so che ti sembrerà una
scusa…” commento, stringendo occhi e denti, con
fare colpevole.
“ Sì, sa molto di scusa! Beh, allora per
dimostrare che non era solo una scusa, potremmo vederci più
tardi” propone, con una certa astuzia nel tono.
Cacchio. Fregata, Anya.
E adesso che faccio? Cosa dico? Se dico che non posso,
sembrerà un’altra scusa, no?
Inoltre, lo sguardo di Dana su di me, che mi ordina di non perdere
tempo e tornare a lavoro, beh, non mi aiuta.
“Va bene!” rispondo di getto, senza pensarci
ulteriormente.
“ Perfetto! Allora passo a prenderti a lavoro se vuoi. A che
ora finisci?”.
Sarà una buona idea?
“ Alle 16.30”.
“ Ok, adesso devo tornare anch’io in ufficio. A
dopo, Anya!”. Saluta e chiude la chiamata, lasciandomi per un
attimo in uno stato di trans, ma per fortuna un messaggio mi riporta
alla realtà.
È di Takumi: - domanda importante: dove lavori? XD-
No. la domanda importante è: perché sto facendo
questo?
Qualche ora
dopo…
“ Stai scherzando spero!”.
“ Per favore, Dana. Non ho a chi altro lasciarla!”
le spiego, supplicandola nel tono.
“ Anya, io devo lavorare. Non posso badare ad una
bambina!” ribatte duramente ed ha ragione, lo ammetto,
ma…
“ E’ una bambina tranquilla. Basta metterla di
là, in cucina, a colorare e sarà come invisibile.
Tu dovrai solo tenerla d’occhio, ogni tanto, per
sicurezza”.
Si ferma a pensare, per qualche secondo, fissandomi con occhi di fuoco.
“ Solo un paio d’ore…”
aggiungo, cercando di intenerirla con lo sguardo.
Passano lunghi e interminabili secondi, finché...
“ E va bene!” accetta, tirando un sospiro.
“ Spero solo ne valga la pena con questo Takumi!”
conclude scocciata.
“ Grazie, grazie!”. Quasi saltello dalla gioia.
Non avevo alternative. Hilary ha già due gemelli a cui
badare e non mi sembra il caso di accollargliene un’altra.
Hiwatari, come sappiamo, è in ospedale insieme ad Eva e
Boris l’ho scartato a prescindere, non mi fido a lasciargli
una bambina.
Convinta Dana, corro alla velocità della luce a prendere
Hope, andare a casa, prepararmi per l’appuntamento e
ritornare in caffetteria per lasciare la bambina nelle mani di Dana. A
dire la verità non so quanta dimestichezza abbia costei con
i bambini, ma ha l’aria di una ragazza responsabile,
nonostante i suoi modi un po’ duri.
“ Mi raccomando, Hope, fa’ la brava ok? La mamma
torna subito!”.
Le scocco un bacio sulla fronte, sistemandole un ciuffetto ribelle.
Dopodiché, con un cenno di intesa, faccio capire a Dana che
sto per uscire e , tenendo ben stretto il manico della mia borsetta, mi
avvio fuori dal locale per raggiungere l’angolo della strada,
dove aspetterò l’arrivo di Takumi.
“Sono in perfetto orario”, sussurro tra me e me,
controllando l’orologio al polso.
***
Immagini confuse attraversano la mia mente, come dei ricordi. Volti di
persone conosciute ed altre sconosciute. Non so bene dove mi trovi. Mi
sento come immobilizzata, con piedi ben piantati a terra,
impossibilitata a muovermi, mentre intorno a me oggetti e persone
passano velocemente, senza accorgersi della mia presenza.
Improvvisamente una strana sensazione attraversa la testa e la bocca
dello stomaco e mi costringe e piegarmi su me stessa per cercare di
proteggermi da non so nemmeno io cosa o chi. Poi boom. Il buio e
qualche secondo dopo, di nuovo boom, apro gli occhi e mi rendo conto
che stavo solo sognando.
Sono ancora ferma e distesa sul letto di quest’ospedale. Devo
essermi addormentata di nuovo nel pomeriggio. Sposto la mia testa a
destra, verso la finestra e mi accorgo della presenza di qualcuno.
È Kai, messo di profilo, lì in disparte, ad
osservare il paesaggio oltre la finestra.
“ Kai!” esordisco con voce fioca, richiamando la
sua attenzione.
Senza scomporsi più di tanto, sposta gli occhi su di me e mi
osserva. Passano alcuni secondi durante i quali sembra che la
sua mente stia viaggiando per altri mondi, ma subito dopo si riprende
e, staccando la sua spalla dallo stipite della finestra, si avvicina a
passo felpato, a me.
“ Hey…” sussurra dolcemente,
avvicinandosi alla mia fronte. “ Stai bene?”,
domanda poi sfiorandomi con un dito una guancia.
“ Sì, adesso va meglio” replico
accennando un sorriso. “ Tu come stai?”.
“ Meglio…”, dice a bassa voce, come se
non avesse la forza per parlare.
I suoi occhi cercano di reggere il mio sguardo, ma noto come se
volessero fuggire. Non so. Sembra stia pensando a niente e a mille cose
contemporaneamente. È strano, ma mi fa piacere che stia bene
e che sia qui con me adesso.
Gli sorrido, ma lui abbassa lo sguardo, decidendo di sedersi qui, su
una sedia accanto a me, mentre io sollevo leggermente la schiena per
mettermi più comoda.
***
Sono stato quasi tutto il pomeriggio qui, nella sua stanza, ad
aspettare che si svegliasse di nuovo ed ora che è sveglia,
beh, non so cosa dire o fare. Sono sollevato che stia bene, ma non
riesco a togliermi quel pensiero fisso che mi tormenta e credo sia
arrivato il momento di chiederglielo.
Nell’istante in cui, dopo aver preso un lungo respiro, mi
accingo a proferire la fatidica domanda, lei decide di prendere la mia
mano e stringerla, mentre i suoi occhi diventano lucidi.
“ Kai, ho avuto paura…” mi confessa,
intensificando la stretta di mano, nel vano tentativo di cercare un
contatto più diretto col sottoscritto.
A queste parole, la mia bocca decide di tacere e il mio cervello mi
suggerisce che forse non è il momento più adatto
ad affrontare un argomento simile, nonostante una parte di me vorrebbe
sapere la verità immediatamente.
“Per fortuna è finita bene” spiego,
stringendo a mia volta la sua mano, mentre con l’altra le
sposto i capelli dalla fronte e le accarezzo il viso, cercando di
tranquillizzarla.
Ammetto di avere avuto paura anch’io per un attimo.
Non ricordo molto degli istanti prima di perdere i sensi. Nel momento
stesso in cui ho perso il controllo dell’auto, ho
perso il contatto con la realtà, ho capito che non avrei
più potuto fare niente, né fermare
l’auto, né metterci in salvo. Forse
l’unica cosa che ho sentito è stato
l’urlo di Eva e l’infrangersi dei vetri
dall’auto contro qualcosa. E subito dopo il buio.
Non ho mai avuto un incidente del genere, non lo augurerei a nessuno e
non so come, ne siamo usciti vivi e quasi illesi.
Ho fatto tante cazzate nella mia vita, e sicuramente
continuerò a farne, ma non mi sarei mai potuto perdonare se
fosse successo qualcosa di veramente grave ad Eva, a me stesso, o al
bambino che diceva di portare in grembo.
Per questo ho chiesto subito a Yuri cosa fosse successo al bambino, non
appena mi sono svegliato. Sono sicuro che, se questo bambino fosse
veramente esistito nel ventre di Eva, non ce l’avrebbe fatta,
viste le dinamiche dell’incidente. Non so ancora bene come
sia andata, ma dalle parole di Yuri ho appreso che l’auto si
è ribaltata e schiantata contro un albero.
Per Yuri è stato un miracolo essere rimasti vivi.
Beh, sì. Credo sia la parola giusta: miracolo.
Il flusso dei miei pensieri viene interrotto dall’arrivo di
Yuri, che facendo capolino dalla porta, annuncia che ci sono visite.
“ Scusate ragazzi…” esordisce, credendo
di aver interrotto un momento di intimità, “ Eva,
ci sono i tuoi genitori che vogliono vederti”.
“ Oh, si. Falli entrare!” esclama allegramente,
abbandonando la mia mano.
Perfetto, i signori Hernandez…
“ Tesoro! Santo cielo, come stai figlia mia?”
“ Sto bene mamma!” la rassicura, ricambiando
l’abbraccio, a cui si unisce anche il padre.
“ Per un attimo ho temuto il peggio! Stavamo proprio per
partire, quando ci è arrivato l’avviso di quel tuo
amico dottore e, dopo aver abbandonato l’aeroporto, ci siamo
precipitati qui!” spiega il padre, tenendo forte la sua mano.
“ Per fortuna stai bene” continua a pronunciare la
madre, con viso affranto. “ E tu come stai Kai?”
aggiunge, accorgendosi, infine, della mia presenza.
“ Bene” mi limito a rispondere atono.
“ E il bambino??”.
Questa domanda, pronunciata dall’ansiosa e preoccupata voce
della signora Hernandez, arriva diretta e penetrante alle mie orecchie.
In un contesto normale, a seguito di un incidente e alla perdita di un
bambino, essa sarebbe stata prevedibile e, altresì, lecita,
quasi scontata. Ma in questo preciso contesto, in cui questa
gravidanza, a quanto pare mai esistita mai esistita, beh,
risulta alquanto inaspettata e ci coglie impreparati, soprattutto per
una Eva che, a giudicare dalla sua espressione, si è appena
ricordata di essere stata incinta, o meglio di aver finto di esserlo.
Non so bene quanti secondi siano passati dalla formulazione di questa
domanda, so solo che il silenzio, all’interno di questa
stanza, regna sovrano e mentre gli occhi di Eva, timorosi, cercano di
sostenere il mio sguardo serio su di lei, i suoi genitori restano
lì, in attesa di una risposta.
“L’ha perso” esordisco, cercando di usare
un tono di voce fermo e deciso, rivolgendomi ai qui presenti suoceri,
mentre sento su di me il peso dello sguardo di Eva.
“ Mio dio, è terribile!” esclama la
madre, avvolgendo in un abbraccio la figlia, che per lo shock dovuto a
causa delle mie parole, non riesce a ricambiare, quasi fosse diventata
un pezzo di marmo.
“ Che tragedia” aggiunge il padre, prendendo la
mano della figlia. “Ma questo non sarebbe successo se tu non
avessi bevuto!” asserisce, in seguito, puntandomi
contro un dito minaccioso.
“ Papà!” interviene Eva, con tono
ammonitore.
“Io non ero ubriaco” replico, fissandolo dritto
negli occhi.
“ Ne sei sicuro?” sussegue a domandare con aria
minacciosa.
“ Caro, ti prego. Non è il
momento…” afferma la moglie, tirandolo a
sé per farlo ragionare.
“ Già, non è il momento”
ripete lui, cercando di calmarsi, ma continuando a fissarmi quasi
volesse uccidermi. Non mi faccio di certo intimorire.
“Noi andiamo, Eva se hai bisogno chiamaci!”. Queste
sono le ultime parole della madre, pronunciate proprio sulla soglia
della porta, mentre tiene a braccetto il marito, troppo arrabbiato
persino per salutare o rivolgere uno sguardo alla figlia. Qualche
istante dopo la porta si chiude e all’interno di questa
stanza rimaniamo solo io ed Eva.
Susseguono istanti di silenzio, durante i quali resto seduto a fissare
un punto indefinito della stanza, mentre lei rende palese il suo
nervosismo attraverso il contorcere delle sue dita.
“ Kai io…”.
“ E’ quello che diremo a tutti”
asserisco indignato, alzandomi e ignorando quanto stava per dire.
“ Kai io non…”.
“ Diremo che hai perso il bambino” aggiungo,
interrompendola ancora una volta.
Non dice altro, forse perché troppo sconvolta o sorpresa o
probabilmente non sa nemmeno cosa dire. Senza ulteriori indugi,
raggiungo la porta e vado via, senza guardarmi indietro.
Se prima avevo fretta di sapere la verità, adesso non ce
l’ho più. È meglio aspettare, aspettare
che lei ritorni lucida e ponderi bene la situazione prima di darmi una
spiegazione.
Nel frattempo diremo agli altri che il bambino non ce l’ha
fatta.
Non voglio impiccioni e curiosoni.
Voglio solo capire perché mi ha mentito, se questa
gravidanza è mai esistita.
La verità è che non so più cosa
pensare.
***
Sono seduto al bancone della caffetteria a gustare il mio
caffè, preparatomi con tanto odio da Dana, quando ad un
tratto i miei occhi riescono a scorgere tra le tendine della cucina una
piccola figura.
“ Un momento, ma quella non è Hope?”.
“ Sì e allora?” risponde seccata Dana,
mentre versa il succo d’arancia nei bicchieri.
“ Dov’è Anya?” domando ancora,
mentre raggiungo la cucina.
“ Hey hey, dove vai?” chiede, parandosi di fronte a
me impedendomi di entrare.
“ Andiamo, mi conosce! Ciao Hope!!” la saluto, per
richiamare la sua attenzione.
“ Ciao Bosir!” risponde la piccola, mentre colora
sul pavimento.
“ Visto?!” le faccio notare, facendo una smorfia.
Guardandomi sospettosa, si scosta, facendomi entrare, non prima di
raccomandarmi con tono duro “non farla piangere!”.
“ Tzè, ma ti pare! I bambini mi
adorano!” dico urlando dall’interno della cucina,
mentre mi siedo accanto alla piccola che senza darmi retta, continua a
disegnare. “ Che cosa stai disegnando?”.
“ Una macchina” risponde con voce docile,
mostrandomi orgogliosa il suo foglio.
Dopo alcuni secondi, decido di uscire di nuovo a importunare la
cameriera più scontrosa del mondo.
“ E allora? Dov’è la mammina?”
chiedo con aria sospetta.
“ Perché lo vuoi sapere?”.
“ Andiamo, Anya che lascia sua figlia a una
sconosciuta!”. Dal modo in cui mi guarda, le mie parole
devono averla offesa. Beh, in realtà qualunque cosa io dica
la offende, dunque…
“ E’ uscita con Takumi” spiega evasiva,
ignorando quanto ho appena detto.
Ah, dunque si chiama Takumi il famoso tizio conosciuto in chat.
“ Nuovi amori all’orizzonte per la mammina
quindi!” commento sarcastico.
Sappiamo tutti che Anya la prenderà troppo sul serio e ci
rimarrà male come sempre.
“ Ma quali amori…sta’ zitto!”
conclude infine, andando a servire i clienti.
Chissà se Takumi sa che Anya ha una figlia…
Salve a tutti! Eccomi ritornata, o per meglio dire, risorta dopo mesi XD
E’
stato difficile partorire questo capitolo, davvero davvero tanto.
Quindi ho deciso di fermarmi qui e pubblicarlo. In realtà
doveva essere più lungo e completo, ma alla fine ho optato
per pubblicare, perché devo superare il blocco dello
scrittore.
So
che non succede niente di che, avrei preferito tornare con un capitolo
col botto e scoppiettante. Diciamo che è un capitolo di
transizione, dove si scorgono alcuni elementi.
Eravamo
rimasti all’incidente, al risveglio di Kai e alla scoperta
che Eva non aveva un bambino prima dell’incidente. E Kai,
ansioso di scoprire la verità decide di farci penare (si,
lui ha deciso…) e aspettare il momento migliore per farsi
dare delle delucidazioni a riguardo.
Nel
prossimo capitolo scopriremo se Eva ha detto effettivamente una bugia e
perché l’ha detta.
Nel
frattempo Anya continua ad uscire con Takumi. Ma questa storia, secondo
voi, sa’ da fare? O per una volta ha ragione Boris?
Ringrazio
tutti coloro che continuano a seguirmi e i nuovi recensori. Spero che
questa lettura sia ancora di vostro gradimento
Baci
baci
|
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Capitolo 44 *** Spiegazioni ***
Sono
le otto del mattino ed ho appena iniziato il mio turno di lavoro
comprando, come di consueto, il terribile caffè offerto dai
distributori di questa struttura ospedaliera. Non sono mai stato un
tipo abitudinario, come chi segue una rigida routine, fatta di momenti
e gesti che reputa essenziali, per assicurarsi che la propria giornata
vada sempre per il verso giusto.
Non lo sono mai stato, finché non sono
nati i gemelli.
Da quel momento, bere il caffè appena
arrivati a lavoro è divenuto un elemento fondamentale per
far sì che non mi addormenti, durante tutto l’arco
della giornata, mentre un paziente mi parla dei problemi fisici o
psichici che lo affliggono.
Tenendo questo bicchiere in mano, mi incammino a
percorrere il lungo corridoio che mi porterà nella stanza
dove si trova ricoverato Kai, ma sospiro con fare rassegnato, al vedere
che, per l’ennesima volta, lui non si trova lì su
quel letto.
È sempre il solito vagabondo!
Richiudo la porta e riprendo il mio cammino per
raggiugere, stavolta, la stanza che ospita Eva. E di nuovo busso,
aspettando una risposta che mi dia il via libera per entrare.
“ Avanti”.
Una volta dentro, quella che vedo è la
delusione sul volto di chi, probabilmente, si aspettava
l’arrivo di un'altra persona.
“ Buongiorno” saluto,
accennando un sorriso, che lei non ricambia affatto. “ Ti
senti meglio?” domando, poi, nel vano tentativo di iniziare
un discorso.
“ Più o meno” si
limita a dire, con un tono che vuole lasciar intendere altro.
Probabilmente ha capito che io sono a conoscenza
del loro segreto. In fondo, avendo in mano le loro cartelle
cliniche, è facilmente intuibile.
Dal momento che il mio tentativo di iniziare una
conversazione con lei si è rivelato fallimentare, decido di
lasciarla sola e andare via.
“ Yuri”.
Ma prima che io possa uscire, sento pronunciare
il mio nome e decido di voltarmi, invitandola con lo sguardo a parlare.
“ Kai si è già
svegliato?”.
A questa domanda rimango interdetto per qualche
secondo, lì, sulla soglia della porta, mentre i miei occhi
vengono attirati dal continuo torturarsi delle sue dita.
“ Non ancora…”
rispondo, infine, mentendole.
Mi chiudo la porta alle spalle e rimango li in
piedi a rimescolare, in un gesto automatico, il caffè ormai
freddo.
Mi chiedo se Hiwatari saprà gestire
questa situazione.
E perso in questi pensieri, ingurgito in un sol
sorso la terribile bevanda dal retrogusto amaro e, un volta buttato il
bicchiere, mi avvio alla ricerca del paziente disperso.
***
Mi sono svegliato presto stamane. Beh, in
realtà non ho quasi chiuso occhio, avrò dormito,
più o meno, un’oretta. Non riesco a dormire in
questo posto e non vedo l’ora di andare via, spero il
più presto possibile.
“ Non dovresti stare qui”.
Una voce a me nota, mi costringe a girarmi nella
direzione interessata per vedere il volto di chi osa rimproverarmi e
fargli capire che non me ne frega niente delle sue regole.
In tutta risposta, il dottorino abbassa la testa,
in segno di arresa e avanza lentamente, per raggiungermi alla fine del
terrazzo.
“ Sei passato a vedere Eva?”
domanda in tono investigativo.
“ Quando ci dimetteranno?”
chiedo a mia volta, cambiando argomento.
“ Rispondi alla mia domanda”.
“ Perché? sai già
la risposta” replico, fissandolo sottecchi.
Il rosso si lascia scappare una smorfia, un
sorriso stizzito, come di chi è stato preso in flagrante.
“ Kai, mi preoccupa il fatto di come
affronterai questa situazione” confessa infine, poggiandosi
di peso sulla ringhiera del balcone.
“ Perché ti preoccupa
così tanto?”, chiedo con un tono che non prende
molto sul serio la questione.
“ Perché ti
conosco…” si limita a dire, fissandomi
investigativo.
In tutta risposta mi metto a sbuffare, decidendo
di voltarmi anch’io come lui, con la schiena poggiata sul
balcone, dando le spalle al panorama.
“ Secondo te non ci penso giorno e
notte?” rivelo, trattenendo il più possibile un
tono di esasperazione. “ Perché diamine mi ha
mentito?”.
“ Non ne ho idea…”
rivela scuotendo lievemente la testa, “ Ma posso darti un
consiglio?”.
A questa domanda, il mio sguardo gli impone di
tacere.
“ Qualunque sia la motivazione che
l’ha spinta a fare ciò…”.
Cosa che lui non recepisce, o ignora,
evidentemente.
“ … ti consiglio di non
prendere decisioni affrettate o di reagire in modo troppo
impulsivo”.
“ Che diamine significa?”
esordisco, non capendo dove voglia arrivare.
“ Voglio solo dire… che in
un matrimonio ci vuole comprensione reciproca” spiega,
calcando in modo strano l’ultima parola e lasciandomi
perplesso a tal punto che, ormai seccato dai suoi discorsi, decido di
andare via.
“ Infatti voglio comprendere il motivo
di dover fingere una gravidanza” aggiungo infine,
accingendomi a rientrare e sentendo su di me il peso
dell’espressione contrariata di Yuri.
***
Un taxi ci sta conducendo a casa. Kai
è seduto accanto a me e osserva immobile oltre il
finestrino, non degnandomi di uno sguardo o una parola per tutta la
durata del tragitto.
Ci hanno dimesso dall’ospedale
stamattina e dovrei essere sollevata per questo, lo so, ma la
verità è che pur di non affrontare Kai, avrei
preferito soggiornare ancora qualche giorno in quell’orrendo
posto.
L’auto si ferma e Kai, dopo avere
lasciato i soldi al tassista, apre la portiera per uscire,
richiudendola con forza. O forse l’ha chiusa normalmente come
sempre, e sono solo io a pensare che sia stata chiusa con rabbia, viste
le circostanze. Prendo un profondo respiro e mi decido
anch’io ad uscire dal taxi, portando con me la borsa, mentre
Kai tira fuori dal portabagagli un borsone con le nostre cose.
Ecco che richiude il cofano posteriore con forza
e mi passa davanti per aprire il cancello, ignorandomi, quasi fossi
invisibile. Passano alcuni secondi e ci troviamo già a casa,
accolti da Reina che subito si presta a togliere dalle mani di Kai i
bagagli.
“ Bentornati! Spero stiate
bene!”.
Kai la ignora completamente e svuota le tasche
dalla sua roba, mentre io mi limito ad accennare un sorriso e invitarla
con lo sguardo ad andare a proseguire il suo lavoro.
Anch’io poggio il cellulare e altre
cose su un tavolino, osservando ogni movimento di Kai. Sembra quasi che
stia girovagando per la casa, fingendosi indaffarato per evitare ogni
contatto con la sottoscritta.
Poi, un suo sconsiderato gesto mi costringe a
rivolgergli per prima la parola.
“ Non dovresti bere, stai prendendo gli
antidolorifici!” gli ricordo, per fermarlo prima che porti il
bicchiere alla bocca.
Alle mie parole, si blocca all’istante,
quasi come se non si aspettasse questa mossa da parte mia. Lo vedo
stringere il bicchiere, indurire la mascella ed esitare qualche istante
prima di riporre quel bicchiere sul tavolino ed espirare sonoramente.
“ Bene, allora dovrò
ascoltare tutto da sobrio…” esordisce, parlando
più a se stesso che a me.
A queste parole mi irrigidisco, intuendo il fatto
che voglia intraprendere quella conversazione proprio adesso.
“ Avanti, sono tutto orecchi”
mi incoraggia, parandosi di fronte a me con l’aria di chi, in
realtà, non vorrebbe essere qui ed affrontare tutto questo.
Come biasimarlo. Io stessa non mi sento preparata. In tutto questo
tempo passato a far niente su quel letto d’ospedale, non ho
neanche pensato a un discorso da fare e, sinceramente, non pensavo
potesse avvenire proprio adesso, appena tornati a casa e con addosso
ancora l’odore di alcool etilico tipico da ospedale.
“ Niente da dire?”.
“ Kai io…”. Mi
blocco, non sapendo cosa dire, mentre i suoi occhi si chiudono ancora
una volta rendendo esplicita la sua poca pazienza.
“ Ok, ho capito. Non dobbiamo parlarne
per forza adesso” rivela infine, abbandonando la sua rigida
posizione. “ Ti congedo del tempo per riflettere”
aggiunge poi, tornando in corridoio e rimettendo in tasca portafogli e
cellulare, sotto il mio sguardo confuso. “Quindi pensa ad una
spiegazione” sussegue a proferire, indossando la giacca
“ e fa che sia il più convincente
possibile” conclude infine, aprendo la porta.
“ Ma dove vai?” chiedo
preoccupata.
Ma non ricevo nessuna risposta, la porta si
è chiusa ancora prima che potessi concludere la frase.
Lascio cadere le braccia lungo i fianchi
espirando sonoramente e poggiando la schiena sullo stipite della porta.
Ho bisogno di un bagno caldo e di meditare a
lungo, prima che torni.
***
“ Sei pronto a vederla?”.
“ E’ messa così
male?”.
“ Giudica tu stesso”.
Con un gesto repentino, Boris toglie via un
enorme lenzuolo per scoprire quello che c’è sotto.
“ Cazzo…” emetto
in un sussurro, alla vista della mia auto, o almeno di quello che ne
resta.
“ Te l’avevo detto, la
piccola non è messa bene. Secondo me faresti prima a
comprarne una nuova”.
“ Ma era nuova…”
aggiungo rassegnato, avvicinandomi a quel, ormai, rottame, per toccarne
e le ammaccature e guardare gli interni pieni di pezzi di vetro
frantumati.
“ Ve la siete vista brutta,
eh?” commenta Boris.
“ Già…”
rispondo, perso nei miei pensieri, rivivendo nella mia memoria quel
poco che ricordo dell’incidente.
“ Ad ogni modo, ti serve
un’auto nuova o, per il momento vuoi usare quella di Eva? ma
mi sembra che ci siano un po’ troppi accessori femminili
lì dentro” commenta ironico, osservando
l’auto parcheggiata fuori. “ Ti va una
birra?” propone infine, per sdrammatizzare.
Mi piacerebbe, ma…
“ Non posso, sto prendendo gli
antidolorifici” rivelo seccato.
“ Wow, Yuri deve averti traumatizzato
sul serio…va bene, allora un caffè?”.
Mi sembra una valida alternativa.
Solo che non pensavo mi portasse nella
caffetteria dove lavora Sarizawa.
***
“ Kai…” esordisco
sorpresa nel vedere arrivare Boris insieme ad Hiwatari. “ Non
sapevo ti avessero dimesso”.
“ In realtà è
scappato” interviene Boris, con la sua dose di sano umorismo,
prendendosi un’occhiataccia dall’altro.
Si siede al bancone e rimane in silenzio, ad
osservare un punto fisso dello spazio. Mentre preparo i due
caffè, provo ad incrociare lo sguardo di Boris per cercare
di comunicare telepaticamente con lui. All’inizio mi fissa
stranito e confuso, poi decido di aiutarmi col labiale, muovendo la
bocca in modo da formare la parola –bambino-, stando attenta
a non attirare l’attenzione di Kai, che ,per fortuna,
è perso in chissà quali pensieri.
Ma niente, continua a fissarmi con faccia da
ebete, non capendo minimamente il filo del mio discorso, se
così possiamo definirlo.
E ci riprovo ancora una volta, ma mi rendo conto
in tempo che Kai si è voltato a fissarci in modo sospetto e
perciò, faccio finta di niente e verso il caffè
nelle tazzine.
Cavolo Boris, non capisci niente!
“ Ecco a voi” dico
gentilmente, porgendo le rispettive tazzine, sotto lo sguardo ancora
confuso di Boris e quello, come sempre, impassibile di Hiwatari.
Non mi ha ancora chiesto di Hope, non dovrebbe
volerla vedere dopo tutto questo tempo?
Il silenzio regna sovrano tra i tre,
finché Boris non decide di romperlo in maniera inopportuna.
“ Allora com’è
andata con Takumi?” domanda con fare ammiccante, attirando
l’attenzione di Hiwatari, che, con occhi investigativi nella
nostra direzione, sorseggia il suo caffè.
Sgrano gli occhi e digrigno i denti, cercando
ancora una volta di comunicare telepaticamente e forse anche
stupidamente con Boris, di stare zitto.
E poi come fa a sapere che si chiama Takumi??
Con mia sorpresa, riesce, stavolta a recepire il
mio messaggio e facendo una smorfia contrariata, torna a bere il suo
caffè, mentre Kai osserva confuso i qui presenti.
Dopo una manciata di minuti, Kai sposta la
tazzina ormai vuota e si alza, salutando con un cenno.
“ Prendo io Hope, te la riporto
più tardi” avvisa prima di andare via.
Bene, almeno si ricorda di avere una figlia. Non
devo rimproverargli niente, fantastico!
A proposito di rimproveri. Con un abile gesto, do
un colpo di panno sulla testa di Boris che, colto di sorpresa, grida un
sonoro e contrariato“ Ahia, ma che ho fatto?!”.
“ Non capisci un cavolo!”
lamento, adirata.
“ Ma cosa dovevo capire? Facevi delle
smorfie strane, pensavo ti fosse venuto un tic
all’occhio” si giustifica imbronciato.
“ Ma quale tic all’occhio! Ti
stavo chiedendo del bambino, se sai qualcosa? Non sapevo se fargli
questa domanda inopportuna o meno!”.
“ Oh si certo, come ho fatto a non
capirlo!” esclama ironico, prendendomi probabilmente per
pazza.
“ Non sai leggere il
labiale?”.
“ Oh sì che so leggerlo, ma
di solito le ragazze lo usano con altre intenzioni” spiega,
assumendo un sorriso compiaciuto, che gli faccio passare subito con
l’ennesimo colpo di panno, stavolta dritto in faccia.
“ Non si può parlare mai
seriamente con te” lamento rassegnata.
“ Io ho smesso di dargli retta molto
tempo fa…” aggiunge Dana, passando velocemente dal
bancone ai tavoli.
Beh, hai fatto bene.
Più tardi, verso ora di
cena…
“Ma che fine hanno
fatto…” mormoro preoccupata tra me e me, notando
che sono quasi le nove di sera e di Kai ed Hope non vi è
nessuna traccia. Ma proprio nel momento in cui decido di chiamarlo,
suonano alla porta.
Forse è lui.
E ne ho la conferma una volta aperta la porta,
ritrovandomi di fronte Kai e mia figlia con un enorme peluche in mano.
“ Avete fatto shopping, vedo”
commento con una nota di sarcasmo, mentre lui mette a terra Hope, che
mi fa vedere tutta contenta il suo acquisto.
“ Guarda mamma, Kai mi ha comprato
questo pony”.
“ Hai detto grazie?” chiedo,
sistemandole dei ciuffi ribelli che le cadono davanti agli occhi.
“ Si si!” esclama annuendo
con energia.
Alzo gli occhi, per incontrar quelli di Kai e
assicurarmi della veridicità delle sue parole.
“ Confermo” rassicura lui,
seccato da tutti questi formalismi.
“ Bene, vai a lavare le manine, la cena
è pronta!”. Eccola che corre via col suo grosso
peluche in mano, seguita dagli sguardi dei qui presenti, che
probabilmente si sentono troppo a disagio per avviare una conversazione
tra di loro. E infatti, Hiwatari, con un cenno del capo, fa intuire che
sta per andare via, ma proprio nel momento in cui mi volta le spalle,
mi viene in mente una cosa che avevo dimenticato.
“ Hiwatari, aspetta!”
esclamo, svanendo per qualche istante in cucina e ritornando subito
dopo con una lettera in mano, che invito a prendere.
“
Cos’è?” domanda confuso.
“ Sono stata al vecchio asilo di Hope e
mi hanno dato questa busta contenente una foto che ti hanno scattato
insieme a Hope il giorno della festa del papà, non so se
ricordi…”.
Continua a fissarmi con l’aria di chi
non ha la minima idea di ciò che sto dicendo. Tuttavia,
seppur con qualche attimo di incertezza, prende la busta e senza tanti
formalismi va via.
“ Va bene…” si
limita a dire prima di svanire.
So che le parole non sono il suo forte, ma un
semplice grazie non richiede tanto sforzo.
È sempre il solito.
***
Parcheggio l’auto nel vialetto del
giardino e mi avvio ad entrare in casa e proprio nel momento in cui
apro la porta il mio corpo si irrigidisce, in quanto la mia mente viene
assalita dall’angoscia di dover, eventualmente, affrontare
Eva.
Sono le 22.30 e non credo stia già
dormendo. Dopo aver respirato profondamente, mi decido ad entrare e con
mia gran sorpresa, non trovo nessuno al piano di sotto, nemmeno Reina.
Appendo la giacca e mi accingo a salire le scale, non prima di aver
buttato un occhio all’angolo dei liquori, a cui
ahimè, non posso attingere per il momento.
Salgo uno ad uno i gradini, di questa scala che
non mi è mai sembrata così breve. Infatti mi
ritrovo già davanti la porta della camera da letto, in cui
suppongo, troverò Eva sdraiata sul letto ad aspettarmi.
Ed è proprio così. Una
volta entrato non rivolgo lo sguardo verso di lei, ma mi avvio con
passi decisi al mio armadio, sentendo su di me lo sguardo fisso di Eva.
“ Ti aspettavo per cena” le
sento dire con voce calma ma che non nasconde un certo timore.
“ Ho cenato fuori” mi limito
a dire, dandole le spalle.
Seguono secondi di silenzio, durante i quali
attendo la sua prima mossa.
“ Kai…” inzia a
dire con tono flebile “penso dovremmo parlare”.
E per fortuna non tarda ad arrivare.
Alzo gli occhi e fisso dritto dinanzi a me,
preparandomi psicologicamente a quello che potrebbe succedere negli
istanti che seguono. Poi mi volto, lentamente, guardandola finalmente
in volto.
Muovo la testa, annuendo lievemente, mentre mi
ripeto in mente, -ok, iniziamo-.
Mi siedo sulla poltrona ai piedi del letto
assumendo l’atteggiamento di chi sta per dare al suo
interlocutore tutta l’attenzione possibile.
“ Avanti, ti ascolto” la
incoraggio, cercando di non intimorirla troppo.
Lei deglutisce e volta per un attimo lo sguardo
altrove, come chi non sa cosa dire e come dirlo.
I miei occhi severi, invece, osservano ogni
movimento delle sue labbra ancora sigillate. Possibile che non sappia
ancora cosa dire?
“ Kai…mi dispiace”.
“ Non è quello che volevo
sentirmi dire” intervengo prontamente, utilizzando un tono
che non ammette ulteriori errori o improvvisazioni.
“ Non è facile,
Kai” spiega, facendosi divenire gli occhi lucidi, ma non mi
farò impietosire, mi dispiace.
“ Allora sarò
diretto” chiarisco, sollevando la schiena dalla sedia, per
sporgermi più avanti. “ Sei mai stata
incinta?”. La mia domanda arriva diretta e schietta e, in
quanto tale, esige una risposta precisa.
“ Ascoltami Kai..” dice,
alzandosi dal letto, “ ti spiego tutto, ok? Ma tu promettimi
di stare calmo” mi implora giungendo le mani.
Hai tutta la mia attenzione, Hernandez.
“ Ecco, io ero andata a fare delle
visite di routine in ospedale…” inizia a
raccontare facendo avanti e indietro per la stanza, mentre i miei occhi
seguono ogni movimento e le orecchie captano ogni parola fuoriuscire da
quelle labbra tremolanti. “E lì ho scoperto di
essere incinta e infatti te l’ho detto subito, anche se avevo
paura di come avresti reagito. Non sapevo come l’avresti
presa visti i discorsi che abbiamo fatto in passato
sull’avere figli…”. Ad ogni frase, la
sua voce fa fatica ad uscire, come se stesse trattenendo un grosso
magone. Non l’ho mai sentita così. “Poi
ho visto che l’hai presa bene, dopotutto! Ho pensato
WOW!” esclama a gran voce, aprendo le braccia in un segno di
stupore “Kai Hiwatari sembra averla presa bene”.
Ma perché si sta dilungando nei
dettagli?
“ Ero così sorpresa che
quasi non ci credevo. Da quel giorno hai iniziato a chiedermi come
stavo, come mi sentivo, a cercarmi, a rispondere con una certa
rapidità ai miei messaggi. Insomma, per la prima volta ti
stavi preoccupando per me!” asserisce, portandosi una mano al
petto. “E piano piano hai iniziato a sorprendermi ancora di
più, comprando la culla e dipingendo la stanza del
bambino”. Si ferma al centro della stanza, deglutendo
sonoramente e stringendo gli occhi, mentre una lacrima le scorre lungo
il viso.
Tuttavia, niente di tutto ciò ha
ancora smosso qualcosa dentro di me. Rimango ancora impassibile alle
sue parole, in quanto non è questa la parte che realmente mi
interessa.
“ Poi un giorno ho avuto…ho
avuto delle perdite e mi sono spaventata. Tu non mi hai risposto alla
chiamata e così sono corsa in ospedale e
lì…”.
Finalmente sento qualcosa, una strana sensazione
che ha origine alla bocca dello stomaco e si ferma
all’altezza della gola. Serro la mascella, deglutendo
dolorosamente, aspettando il proseguimento del suo racconto.
“ E lì… mi hanno
detto che… ho avuto un aborto spontaneo”. Le
lacrime che prima si sorreggevano sulle sue lunghe ciglia adesso
sgorgano prepotentemente lungo le guance. E rimane lì in
piedi con le braccia conserte, fissando diversi punti della stanza.
In un gesto disperato, porto le mani al viso,
massaggiando prima gli occhi e poi la fronte, facendo fatica a credere
a ciò che ho appena sentito.
“ Perché non me
l’hai detto?” domando, alzandomi di scatto e
parandomi di fronte a lei che indietreggia istintivamente di un passo.
“ Io volevo dirtelo!”.
“ Ah si? E quando?” domando
ancora, aumentando il tono di voce.
La testa le sussulta per colpa dei singhiozzi
causati dall’inarrestabile pianto e quasi non riesce a
parlare.
“ Te lo giuro, io volevo dirtelo,
ma…”.
“ Ma cosa?!”.
La rabbia mi porta a prenderla per le spalle e
costringerla a parlare osservandomi dritto negli occhi.
“Kai, ti prego” implora
piangente, liberandosi dalla presa.
“Perché non me lo hai
detto?? Perché mi hai mentito??”. Adesso il volume
della voce si è decisamente alzato. Mi sta facendo
impazzire. Continua a piangere senza darmi risposte!
“ Perché non volevo che tu
tornassi ad ignorarmi!!” sbotta improvvisamente urlandomi
contro in modo isterico, come se si fosse liberato il mostro che teneva
da tempo dentro di sé.
E rimango impietrito da questo atteggiamento e
soprattutto dalla sua risposta.
“ Cosa vuoi dire?” chiedo,
abbassando di molto i toni.
“Voglio dire che… temevo che
non essendo più incinta, saresti tornato il solito Hiwatari
per cui io non esisto!”. Questa frase è stata
pronunciata dalle sue labbra calcando con rabbia ogni singola parola.
“Ogni volta che volevo dirtelo, mi veniva in mente la culla,
la stanza, le tue piccole attenzioni e temevo che sarebbe tutto finito.
Ma dovevo dirtelo lo so! Stavo solo ingenuamente indugiando, ma sapevo
che prima o poi avrei dovuto dirtelo…” conclude
con un tono di voce ormai scarico, privo di rabbia, ma solo di
pentimento. Poi si porta le mani in viso, per asciugarsi le lacrime,
allontanandosi di qualche passo da me, che rimango qui a fissarla senza
battere ciglio.
Quindi, è questa la motivazione?
Mi ha mentito per paura di perdere delle
attenzioni da parte mia?
Ho capito bene?
Sono allibito e sconcertato.
Ha perso il bambino e piuttosto che dirmelo, ci
ha costruito sopra un teatrino per avere delle attenzioni.
“ Quando hai perso il
bambino?”. Questa domanda mi sorge spontanea. Non mi ha dato
il tempo di pensarci, è uscita da sola dalle mie labbra.
Ecco che stringe la bocca, muovendo gli occhi a
destra e sinistra, trattenendo i singhiozzi che non le permettono di
parlare.
“ Due mesi…” dice
in un fil di voce che non riesco neanche a percepire. E per tale
motivo, mi trovo costretto e chiedere di ripetere una seconda volta,
stavolta con aria più insospettita. Non è che non
abbia capito, ma voglio assicurarmi di avere sentito bene.
“Come hai detto?”.
“ Due…mesi”.
Avevo capito bene. Due mesi. Questo vuol dire
che…
“Cazzo!” esclamo adirato,
colpendo con un pugno l’armadio, spaventandola. “
Due mesi? Tu mi hai mentito per due mesi?? Questo significa che tu hai
perso il bambino prima della culla e prima della stupida
stanza!” rivelo, puntandole un dito contro, sotto i suoi
occhi colpevoli. “ Cazzo, Eva, mi hai preso per il culo per
due mesi!”.
È assurdo.
“Non posso crederci. In teoria eri
incinta di quattro mesi e quando mi hai detto del bambino era quasi di
due, quindi lo hai perso quasi subito! Mi hai trattato come un idiota
per tutto questo tempo? Hai usato la scusa del bambino per farmi andar
a quegli stupidi party di gala del tuo ufficio, ti ho vista bere alcol
la sera dell’incidente e mi sono detto –non
può bere, è incinta- e invece ero solo un idiota
che si stava preoccupando per niente!”. Adesso sono io a
sfogare la mia rabbia su di lei. Non è più
incinta quindi niente mi ferma nel farla sentire a pezzi.
“ Kai, mi
dispiace…” torna a ripetere tra le lacrime,
prendendomi un braccio per farmi calmare.
Ma non mi interessa più ormai, mi
libero dalla presa e mi accingo ad uscire. Ne ho abbastanza per stasera.
“Come puoi non perdonarmi, quando io ti
ho sempre perdonato tutto quello che mi hai fatto! Ti ricordo che hai
una figlia frutto di un tradimento! Ti sei mai chiesto come io mi sia
sentita?!”. Queste parole, pronunciate con rabbia e
disprezzo, mi costringono ancora una volta a fermarmi, prendere un
respiro e voltarmi in sua direzione, guardandola con freddezza.
“ Non osare giocarti ancora questa
carta contro di me adesso, Hernandez” asserisco a denti
stretti, per poi chiudere con forza la porta fino a far tremare le mura
di casa.
Ho bisogno di cambiare aria stasera.
Eccomi
qui, dopo settimane o mesi ( non ricordo neanche l’ultima
volta che ho aggiornato).
Oggi mi
sentivo particolarmente ispirata ed ho deciso di fermare il capitolo in
questo punto e pubblicare.
E
tadààà!
Ecco
svelato il mistero del bambino.
Non so
bene come sia riuscita questa parte, ho cercato di esprimere i
sentimenti di Kai e di Eva nel migliore dei modi, nonostante il caldo
che mi fa passare la voglia di vivere XD
Ho messo
un punto proprio nel momento in cui Kai va via, perché sono
malvagia, lo sapete, ma anche per non farlo stressare troppo, insomma,
ha già sostenuto una conversazione che ha superato le due
parole, e per gli standard di Hiwatari, questo è un
traguardo importante (*musica del Guinness World record* appare il
tizio che affianca Gerry Scotti nel programma, con il cronometro ed una
medaglia). Ok, fine del delirio.
Scherzi
a parte, cosa ne pensate?
Spero vi
sia piaciuto e di sentire i vostri commenti al riguardo.
Vi
ringrazio come sempre per le vostre recensioni e ringrazio tutti coloro
che mi seguono.
Prima di
chiudere ( ancora??) vi lascio il link del video che mi ha fatto
entrare nel mood giusto per scrivere questo capitolo.
https://youtu.be/n4e65OLCZWw
(Premetto
che adoro Klaus e il suo accento molto british XD)
Ok, ho
finito u.u
Un
bacione (con la mascherina, tranquilli XD)
Alla
prossima
|
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Capitolo 45 *** Le cose che non vorresti scoprire ***
Sto quasi per svegliarmi e, anche se i miei occhi sono ancora ben
sigillati, le mie orecchie iniziano a captare una serie di suoni e
rumori provenienti dalla finestra, che probabilmente avrò
lasciato aperta. A costringermi a sollevare le pesanti palpebre
è, però, un altro rumore e così decido
di sollevarmi pian piano, cercando di mettere gli occhi a fuoco, che
nella penombra, scorgono una figura a me nota.
“ Kai…” sussurro con voce impastata dal
sonno, provando ad alzarmi. “ Ma dove sei stato tutta la
notte?” chiedo, osservandolo mentre si veste.
Tuttavia, la sua risposta è il silenzio.
Dopo avermi urlato contro e sbattuto la porta non è
più tornato. Sono rimasta qui sul nostro letto a piangere e
rimuginare su quanto ci siam detti durante la lite, per infine
addormentarmi tra le lacrime che rigavano il volto.
Sotto il mio sguardo ancora confuso e assonnato, Kai si avvia ad
uscire, passando davanti a questo letto come se fosse vuoto.
“ Hai intenzione di ignorarmi?”. Ma non mi faccio
intimorire. Mi alzo ed esco anch’io dalla stanza, urlandogli
queste parole contro, nella speranza che lo costringano a fermarsi.
“ Ho fretta” asserisce con freddezza.
“ E’ tutto quello che hai da dire?”
lamento esasperata.
La notte scorsa abbiamo litigato, è sparito nel nulla,
adesso ritorna e tutto quello che ha da dirmi è che ha
fretta?
Inizia a scendere uno ad uno i gradini, lasciando il discorso sospeso
in aria, ma soprattutto lasciando me, qui, come una stupida ad
attendere una risposta che non arriverà mai.
Ecco. Ci risiamo.
Kai Hiwatari è tornato.
Freddo, impassibile, indifferente, egoista, altezzoso.
E questo cambiamento è avvenuto in ben una sola notte.
Una stupida bugia, di cui mi pento amaramente, è bastata a
riportarlo alle impostazioni originali di fabbrica.
Ma stavolta non sarò indifferente alla sua indifferenza,
così decido di affrontarlo e scendo velocemente le scale,
seguendolo fino alla porta d’ingresso, superandolo e
parandomi di fronte ad essa per impedirgli di uscire.
“ Eva, togliti” ordina, osservandomi per un
millisecondo dritto negli occhi, per poi, vista la mia ostinatezza,
chiuderli con impazienza.
“ Dobbiamo parlare”.
“ Abbiamo già parlato” risponde
prontamente.
“ Sì, ma adesso dobbiamo risolvere la
questione” puntualizzo severamente e in tutta risposta ricevo
una risata di sfottimento.
“ tzs! Risolvere?” mormora tra sé e
sé, con aria stizzita.
“ Dico sul serio” ribatto duramente.
“ E sentiamo…” inizia a dire a gran
voce, abbandonando la sua posizione e dirigendosi in salotto,
“ Come vorresti risolvere?” sussegue a dire,
incrociando le braccia al petto e fissandomi con
ostilità.
Dal canto mio, mi ritrovo ancora una volta impreparata e con addosso il
peso dei suoi occhi che mi incitano, o meglio, obbligano, a dare una
risposta prima che lui perda nuovamente la pazienza e vada via.
“ Io voglio sistemare le cose, Kai…”
esordisco, usando stavolta un tono di voce che vuole essere pacifico,
senza odio od ostilità. Voglio veramente sistemare le cose.
“ Mi dispiace di averti mentito, non avrei dovuto
farlo!” spiego, portandomi una mano al petto, in segno di
pentimento ed avvicinandomi con cautela a lui, per trovare un miglior
contatto visivo “Hai tutte le ragioni per essere arrabbiato!
Ma…”. Deglutisco sonoramente, consapevole del
fatto che ciò che sto per dire lo manderà su
tutte le furie ancora una volta. Ma non m’importa, devo
dirlo. “ Ma…anche tu in passato hai
sbagliato…”. La mia mano non fa in tempo a toccare
il suo braccio, poiché a queste parole, come avevo previsto,
si allontana furiosamente.
“ Ti ho detto che non devi menzionare questa storia per
pararti il culo!” sbotta, serrando i pugni.
“ E invece è proprio questo quello di cui voglio
parlare!” ribatto duramente, puntando un dito minaccioso.
“ Perché io ti ho perdonato, ma tu non puoi
perdonare me?”.
“ Perché è diverso!”.
Diverso?
“ No Kai, non è diverso! Quello che mi hai fatto
tu in tutti questi anni è dieci volte peggiore di una
stupida bugia!”.
“ Stupida bugia?” ripete incredulo, con aria
stizzita. “Eva, tu hai finto una gravidanza!” mi
ricorda con tono rabbioso, puntandomi un dito, così vicino
da costringermi a indietreggiare.
“ Va bene, ho esagerato!” ammetto, infine.
“ Ma era l’unico modo per avere delle attenzioni da
parte tua!” gli ricordo, invece io, e forse anche
ingenuamente.
“ E così decidi di mentirmi spudoratamente? Cosa
avresti fatto tra nove mesi? Ti saresti messa un cuscino sotto la
maglia e poi saresti tornata a casa con un bambino adottato
chissà dove?”.
“ Ma cosa stai vaneggiando?” urlo, innervosita
dalle sue parole prive di senso.
“ Non sto vaneggiando! E’ quello che continuo a
chiedermi? Se non ci fosse stato l’incidente, fin dove
saresti arrivata? Perché ti conosco e so che tu, in queste
situazioni, non hai limiti. Fai di tutto pur di avere ciò
che vuoi”.
“ Perché, tu no? Non era il tuo motto di anni fa?
Com’era? Ah sì, Kai Hiwatari ottiene sempre
ciò che vuole, non era così?” ribatto
duramente, con aria di sfida.
Kai assottiglia gli occhi, osservandomi minaccioso. Poi, fa qualche
passo avanti, parandosi di fronte a me.
“ Forse è questo il
problema…” proferisce con voce calma ma piena di
risentimento, “ siamo troppo simili” sentenzia
infine, penetrandomi intensamente con lo sguardo. E a queste parole,
deglutisco dolorosamente, cercando di sostenere la forza del suo
sguardo. Infine abbasso gli occhi, rendendogli noto che la
conversazione per il momento è finita, anzi sospesa,
probabilmente fino alla prossima volta in cui ci vedremo e ce le diremo
di santa ragione, ancora una volta.
Rimane qualche secondo fermo nella sua posizione, poi decide di andare
via e chiudere di nuovo con forza la porta dietro di sé.
Istintivamente porto le mani tra i capelli, sbuffando sonoramente ed
iniziando a vagare per la stanza senza un motivo ben preciso.
Siamo sempre stati molto simili ed è proprio questo che ci
ha sempre tenuti uniti.
***
“ Come fai a badare a due bambini?” domando alla
mia amica, facendo delle smorfie buffe al neonato che tengo in braccio.
“ Sono così teneri” esclamo sognante,
spostando lo sguardo verso il maschietto, che Hilary sta allattando al
biberon.
“ Bella domanda” si limita a rispondere con aria
stanca, lanciando un’occhiata complice al marito seduto al
tavolo con noi, ma intento a lavorare al pc e circondato da libri che
sembrano mattoni.
“ Diciamo che dormire è diventato ormai un lusso,
specialmente quando il dottorino lavora in ospedale di notte”
spiega, con tono pungente rivolto al marito che continua a far finta di
ignorarla.
“ Ad ogni modo… sopravvivo. E poi per fortuna mia
madre, quando può, viene a darmi una mano!”.
“ Mi sembra giusto! E a proposito di bambini, voi avete
notizie riguardo a Eva?”.
***
Stamattina sono a casa, e per un improvviso cambio di turno,
mi ritroverò a lavorare stanotte, per l’immensa
felicità della mia consorte. Quindi, ne approfitto per
dedicarmi allo studio per gli esami della specializzazione,
perché tra bambini e lavoro, non ho mai tempo, ultimamente.
Insieme a me, in cucina, si trovano a chiacchierare Anya e Hilary e non
bado molto a ciò che dicono. Ogni tanto arrivano alle
orecchie delle frecciatine da parte di mia moglie, ma tutto sommato
questo chiacchiericcio di sottofondo non mi distrae dal mio studio.
Almeno fino a che non ho sentito nominare Eva, il che mi ha costretto
ad assottigliare l’udito perché so che, da un
momento all’altro, interpelleranno il sottoscritto. Me lo
sento.
Ma finché non si rivolgeranno direttamente a me con una
domanda ben specifica, continuerò a far finta di niente e
proseguire a tener fissi gli occhi sul mio portatile.
“ A dire la verità non so molto, so che sono stati
dimessi dall’ospedale e che tutto sommato stanno
bene!” sento dire ad Hilary.
“ Ho capito… e riguardo al bambino?”
chiede, ancora una volta Anya.
“ Beh, questo dovremmo chiederlo a
Yuri…”.
Ecco, sono stato nominato.
“ Tu sai qualcosa?” sussegue a domandare mia moglie.
Dal canto mio, sposto lentamente gli occhi in loro direzione e invito
le qui presenti a ripetere la domanda, fingendo di cadere dal mondo dei
sogni.
“ Hai notizie della gravidanza?”, ripete.
Benissimo. La tanto attesa domanda è arrivata e per fortuna
mi trovo preparato a rispondere.
“ Purtroppo… l’hanno perso” mi
limito a dire dispiaciuto, provocando, con le mie parole, lo sgomento
nelle mie interlocutrici.
“ Santo cielo” esclama Anya, profondamente toccata
dalla notizia, imitata da Hilary che sembra vagare lo sguardo nel vuoto.
“ Deve essere stato un duro colpo anche per delle persone
come loro” commenta la neomamma, rivolgendosi
all’amica, ancora fortemente turbata.
Mi dispiace mentire, soprattutto ad Hilary, ma ho riferito
ciò che mi è stato indicato di dire. Hiwatari
è stato chiaro e, se poi consideriamo il fatto che sono un
medico, più che una bugia, possiamo definirlo un segreto
professionale. Quindi, tecnicamente, non sto mentendo, sto solo
preservando la privacy dei miei pazienti.
Consolato da questa constatazione e resomi conto che quelle due sono
tornate a parlare tra di loro, probabilmente riguardo alla notizia
appena appresa, ritorno a studiare, anche se in questo momento vorrei
soltanto dormire su questi libri.
***
Sono appena arrivata a scuola e sto aspettando con impazienza Kai.
Perché ho come l’impressione che non si
presenterà? Tra poco inizia l’ennesimo stupido
incontro con psicologi e insegnanti e, posso capire che non si era
presentato la settimana scorsa perché era in ospedale, ma
oggi? Gli ho mandato un messaggio ricordandogli
dell’appuntamento, nel caso lo avesse dimenticato, ma non
l’ha visualizzato, né ha risposto.
E poi, dopo aver appreso stamattina la tragica notizia, beh, mi sento
un po’ strana. Mi dispiace un sacco, perché
perdere un bambino deve essere un duro colpo, soprattutto in seguito ad
un incidente, e il problema è che non so come comportarmi
nei suoi confronti. Dovrei dirgli qualche frase di circostanza come
– mi dispiace- o –vi sono vicina-, ma
queste frasi andrebbero bene per chiunque, non per un tipo come
Hiwatari che, so già, se ne uscirebbe con una delle sue
frasi sprezzanti, anche in circostanze tragiche come queste.
Ecco, gli altri genitori stanno già per entrare in aula e di
Hiwatari neanche l’ombra. I miei occhi sono puntati
laggiù, alla fine del corridoio, nella speranza che appaia
da un momento all’altro. Così decido di farmi
coraggio e inviargli una serie di messaggi che sicuramente
ignorerà.
“ Sono qui” si limita a dire atono, apparendo come
dal nulla, ma non ho il tempo di aprire bocca perché,
passato di striscio è subito entrato, lasciandomi qui a
portare gli occhi al cielo e prendere un profondo respiro prima di
raggiungerlo in aula.
L’incontro è iniziato già da un quarto
d’ora e, a parte qualche genitore un po’ troppo
esuberante, nessuno interviene a fare domande o nei dibattiti su come
sia meglio educare i propri figli.
Accanto a me, Kai se ne sta tutto il tempo a scorrere il dito sullo
schermo del cellulare, senza alzare gli occhi neanche per sbaglio.
“ Potresti almeno fare finta di ascoltare”
bisbiglio, cercando di vedere con la coda dell’occhio cosa ci
sia di interessante in quel cellulare.
“ Cioè, come stai facendo tu?” replica
sarcastico, staccando solo per un millisecondo gli occhi
dall’oggetto d’interesse, giusto il tempo di
lanciarmi uno dei suoi sguardi di sufficienza che tanto odio.
Almeno io mi sto sforzando. Cosa ci viene a fare allora? Beh, in
realtà è già un miracolo che si sia
presentato. Non me l’aspettavo visto quello che ha passato e
che, probabilmente, sta passando.
Mi soffermo ancora una volta a osservarlo, con la coda
dell’occhio, e mi rendo conto che non sembra turbato o
triste, insomma, mi sembra lo stesso Kai di sempre, impassibile.
Inoltre, non posso fare a meno di notare che il suo dito sta scorrendo
su una serie di foto di soggetti femminili.
Non capisco.
Perché guarda foto di ragazze?
Gli uomini non cambiano mai.
Un suo improvviso movimento, però, mi costringe a
distogliere lo sguardo altrove e fare finta di seguire la conferenza,
mentre lui, finalmente, rimette il cellulare in tasca e si posiziona in
modo più rilassato sulla sedia, muovendo nervosamente la
mano sul banco.
Improvvisamente, lo schermo del mio telefono si illumina ed emette una
vibrazione che fa tremare il banchetto al quale siamo seduti.
Istintivamente porto gli occhi sull’oggetto e non appena mi
accorgo che si tratta dell’arrivo di un messaggio di Takumi,
mi appresto a spegnere il display. Tutto ciò non
è passato inosservato agli occhi di Kai, che ha subito
puntato gli occhi sul cellulare e poi su di me, insospettito dalla mia
reazione.
Un messaggio di Takumi? Mio dio, cosa vuole? Beh, leggerò il
messaggio più tardi, lontano da occhi indiscreti.
Più tardi, quando l’incontro finalmente giunge al
termine, mi appresto a raggiungere Hope per portarla a casa e mentre la
piccola raccoglie le sue cose nello zainetto, decido di leggere il
messaggio di Takumi.
- Stasera sei libera?-
Cavolo. No che non sono libera.
- Mmh veramente no-
Rispondo al messaggio, senza ulteriori esitazioni.
Ma il messaggio non viene letto subito, così decido di
mettere via il cellulare e controllare se Hope è pronta per
andare via.
“ Saluta la maestra!” le dico, invitandola ad
agitare la manina e, una volta usciti dalla classe, raggiungiamo
Hiwatari in auto, che dopo avere allacciato le cinture di sicurezza,
mette in moto e ci riporta a casa.
Durante il tragitto, penso e ripenso a cosa potrei dire a Kai, riguardo
al bambino. Nonostante non lo sopporti ogni minuto della mia vita, mi
dispiace molto per quello che gli è successo, quindi penso
sarebbe giusto dirgli almeno qualcosa. Il problema è trovare
il coraggio di aprire bocca, visto che per tutto il viaggio in auto
nessuno proferisce parola, se non ogni tanto Hope per cantare una delle
sue canzoncine.
Senza accorgermene l’auto si ferma e guardando alla mia
destra capisco di essere arrivata a casa.
Così, esco dall’auto e aiuto Hope a scendere,
ma…
“ Cosa stai facendo?” chiede Kai, alzando un
sopracciglio.
In che senso?
“ Sto…prendendo Hope?” affermo,
formulando una domanda, come se in realtà non fossi sicura
di ciò che io stessa stia facendo.
“ Oggi tocca a me tenerla”. Questa sua affermazione
mi prende alla sprovvista. Sinceramente non pensavo che se ne
ricordasse e, soprattutto, non credevo che avrebbe voluto che Hope
stesse a casa sua proprio in questo periodo.
“ Ehm, non ho preparato la borsa con le sue cose, in
realtà” confesso.
“ Allora sbrigati” ordina, con fare seccato.
Dopo circa dieci minuti, sono di nuovo giù, a consegnare la
roba della piccola a Kai, ma prima che lui possa accendere il motore e
andare via…
“ Kai”. Al mio richiamo, scosta leggermente il capo
in mia direzione “ Ho saputo della vostra perdita
e…” deglutisco, sotto il suo sguardo impassibile
“ e volevo dirti che… mi dispiace”
concludo, tristemente. Lui abbassa gli occhi, accigliandosi
leggermente, poi torna a fissare dritto innanzi a sé e con
un lieve cenno del capo mi fa intuire che sta andando via.
Rimango un po’ scettica di fronte a tale atteggiamento, ma
poi, saluto la mia piccolina seduta ai sedili posteriori e seguo con lo
sguardo l’auto mentre avanza, fino a sparire
all’angolo della strada.
Come può mostrarsi sempre così indifferente?
Per la seconda volta, mi ritrovo a salire i gradini di questa scala che
mi porteranno al quinto piano, ma stavolta ogni movimento è
lento e scandito, quasi come se non avessi la forza di affrontare
questo lungo tragitto. Mi sento talmente stanca! Ma la vibrazione
all’interno della tasca mi avvisa dell’arrivo di un
messaggio e, continuando la salita, estraggo il cellulare, trovando
sullo schermo ancora una volta il nome di Takumi e un suo sms.
- Sei sicura di essere impegnata?
***
Sto mangiando uno yogurt stando in piedi in cucina, osservando le
calamite attaccate al frigorifero, segno dei viaggi che io e Kai
abbiamo fatto in questi anni. In realtà, la mia attenzione
è catturata da una foto che abbiamo fatto durante la luna di
miele: io sfoggio il mio miglior sorriso, mentre lui rimane sempre
serio e impassibile. Eppure, riesce sempre a venir bene in ogni foto.
Il rumore di un motore mi costringe a distogliere lo sguardo verso la
finestra e, spostando la tendina, scorgo la mia auto, che Kai orami usa
come fosse sua, e da essa esce fuori la bambina.
Non posso crederci.
Con un gesto repentino butto il cucchiaio nel lavandino e il vasetto di
yogurt nella spazzatura, sospirando rabbiosamente.
Non posso credere che l’abbia portata qui con quello che
stiamo passando!
Stringo i pugni come se volessi strozzare qualcuno di invisibile di
fronte a me, ma quel qualcuno è proprio il soggetto senza
sorriso di quella fotografia.
Sta mettendo alla prova, ancora una volta, la mia pazienza.
***
“Posso giocare con la bici?” mi chiede la piccola
mentre ci apprestiamo ad entrare in casa.
“Adesso vediamo…” mi limito a dire,
sotto il suo sguardo innocente. Una volta in casa, abbandona la mia
mano e corre via buttandosi sopra il divano e ridendo, quasi fosse la
cosa più esilarante di questo mondo. Mentre poggio la sua
roba in corridoio, avverto dietro di me la presenza opprimente di
qualcuno.
“ Davvero, Kai?” esordisce, contrariata.
“ Davvero” confermo senza timore, voltandomi in sua
direzione e trovandola a braccia conserte con aria di rimprovero.
Di fronte alla mia ostinatezza, abbandona le braccia lungo i fianchi e
poi le agita stringendo i pugni, quasi stesse trattenendosi
dall’insultarmi. Infine, volta i tacchi e sale al piano di
sopra, mentre io rimango qui a fissare il punto che ha lasciato, e
ascoltare il rumore dei suoi passi pesanti giungere fino in camera e
sbattere la porta.
Perché l’ho portata qui?
Beh, non lo so nemmeno io, a dire la verità.
Forse non avrei dovuto, ma ormai l’ho fatto.
E mi sento in colpa per questo?
No.
Troppo facile prendersela sempre con Hiwatari.
La serata passa tranquillamente, cercando di assecondare ogni capriccio
di Hope, che, dopo una maratona di cartoni animati, crolla come un
sasso. La sollevo e la porto al piano di sopra fino alla sua stanza e,
dopo averla messa a letto, spengo la luce ed esco lentamente, cercando
di fare il meno rumore possibile.
Mi dirigo in stanza, ma una volta arrivato di fronte alla porta, mi
ricordo che dentro vi è Eva, chiusa lì da tutto
il pomeriggio e ciò mi impedisce di entrare,
perché voglio evitare ogni contatto con lei, almeno per
stasera. Così faccio retro front e decido di usufruire
dell’altro bagno della casa, ma mentre mi dirigo verso di
esso, noto una porta aperta ed è proprio quella che avevo
scelto come cameretta del bambino, in realtà, mai esistito.
Mi paro di fronte ad essa, portando la mano alla maniglia. Sto per
aprirla completamente, ma il solo pensiero di farlo, mi crea una strana
sensazione alla bocca dello stomaco e così, decido di
chiuderla definitivamente, stringendo con forza la maniglia.
Farò meglio a fare una doccia ed uscire. Non voglio passare
la serata qui ad ossessionarmi.
***
“ Spero che la serata ti sia piaciuta” chiede
Takumi, mettendo il freno a mano e avvicinandosi a me con fare
malizioso.
“ Sì, mi sono divertita” rispondo
timidamente, notando che si sta avvicinando sempre di più al
mio volto, fino a baciare le mie labbra delicatamente.
Alla fine ho ceduto ancora una volta ed ho deciso di uscire con lui. In
fondo, cosa dovevo fare chiusa in casa e senza Hope, per giunta.
Senza accorgermene i suoi baci sono diventati più passionali
e mi ritrovo un po’ a disagio, lo ammetto, perché
da tempo non provavo queste emozioni.
“ Ti va di farmi salire?” chiede poi, tra un bacio
e l’altro.
A questa richiesta il mio corpo si irrigidisce istantaneamente.
È come se fossi diventata un pezzo di marmo che non riesce
più neanche a provare brividi, nemmeno ad ogni bacio sul
collo.
“ Che succede?” domanda, vedendo il mio strano
atteggiamento. “ Non ti va?” sussegue a chiedere,
ricomponendosi.
Ok. In questo momento devo sembrare la persona più stupida
del mondo, perché sono incollata a questo sedile con le
braccia tese, quasi fossi paralizzata.
Il suo sguardo diventa sempre più perplesso e questo mi
costringe a dovermi ridestare e prendere in mano la situazione.
Così, rilasso il corpo e buttando un finto colpo di tosse
prendo tempo nel pensare ad una risposta.
“ Io…” deglutisco e porto delle ciocche
di capelli dietro le orecchie.
Santo cielo, non so cosa dire!
“ Io ho una figlia!” confesso, quasi come se mi
fossi liberata di un grosso peso che tenevo dentro da tempo.
E pochi istanti dopo aver proferito queste parole, mi rendo conto di
avere detto la cosa più stupida di questo mondo.
Che cosa c’entrava dire questo, adesso?
Titubante, sposto leggermente gli occhi in sua direzione, per
controllare come ha preso la notizia.
E i suoi occhi sono grandi, sono quasi increduli, tanto da sembrare
lui, adesso, quello paralizzato.
“ Wow!” esclama improvvisamente, ridendo. E
probabilmente è una risata dettata dal nervosismo di chi non
si aspettava una confessione simile. “ Sei
sposata?” chiede con una certa perplessità nel
tono.
Cosa?
“ No, no, no!” lo rassicuro, prontamente, come se
avesse detto un’idiozia.
E dalla sua espressione intuisco che ancora non ha ben capito.
“ Ecco, io sono una …ecco… vivo da sola
con mia figlia. Tutto qui!”.
A questa confessione, tira un sospiro di sollievo e inizia a sorridere
scuotendo la testa “ E allora dov’è il
problema?” dice, avvicinandosi di nuovo a me. “ Per
me non è un problema” sussurra, riattaccandosi
alle mie labbra.
Non è un problema?
“ No aspetta”. Con un gesto repentino riesco a
staccarmi da lui e paro le mani in segno di difesa, sentendomi
leggermente scossa.
“ Si può sapere che ti prende? Avere una figlia ti
impedisce di venire a letto con me?” domanda, con aria
seccata.
Questa frase mi colpisce dentro, come un pugno allo stomaco e mi fa
sentire una persona orribile e sporca, a tal punto da decidere di
scendere dall’auto e andare via.
“ Sai che c’è, non mi va! Quindi vado
via!”. Non so cosa mi sia preso, ma con agilità
esco dall’auto e chiudo la portiera, prima che lui possa
parlare. Quindi mi dirigo al portone, cercando con impazienza le chiavi
nella mia borsa e dopo averle scovate, riesco a entrare e chiudere
velocemente il grande portone, senza preoccuparmi di vedere se lui era
ancora lì.
Il respiro inizia a diventare irregolare, e gli occhi, che puntano in
alto, sono ormai lucidi e la faccia si sta contorcendo in
un’espressione che vuole soltanto scoppiare a piangere.
Mi sento così stupida.
Ma cosa credevo?
Boris aveva ragione…
Non riesco a stare con qualcuno senza farmi coinvolgere emotivamente.
La verità è che non sono pronta.
La verità è che, per quanto io mi sforzi di non
farlo, non riesco a non pensare ancora a lui.
L’indomani in caffetteria arrivo perfettamente in orario,
tanto da lasciar sorpresa persino Dana, abituata ogni mattina a dovermi
ricordare di essere più puntuale.
Tra un servizio e l’altro, cerco di tenere occupata la mente
e non pensare a quello che ho vissuto ieri sera ma, soprattutto
stanotte, a causa di pensieri che hanno reso difficile il mio sonno.
E come ogni mattina, puntuale alle undici come sempre, Boris siede al
bancone, sorseggiando il suo caffè e punzecchiando con
battutine la giovane cameriera che tanto lo detesta.
In genere la caffetteria è frequentata da clienti
abitudinari, che sono ormai di casa, e i clienti nuovi si riconoscono
subito, come quei due ragazzini seduti laggiù che avranno
sicuramente marinato la scuola, quella coppia di turisti e
quell’omone seduto in un angolo, decisamente enorme. E col
mio vassoio mi sto avviando proprio lì, a servire un
caffè corretto al gin.
Gusti decisamente forti!
In realtà aveva chiesto di correggerlo con della vodka, ma
purtroppo abbiamo finito le scorte in dispensa.
“ Ecco a lei” dico, mentre, pian piano, poggio la
tazzina sul tavolino, cercando di sfoggiare un sorriso cordiale, che
viene ricambiato da un freddo e distaccato suono che fuoriesce dalle
labbra quasi serrate. Ipotizzando che sia stato un grazie, pronunciato
in una lingua a me completamente sconosciuta, mi limito a sorridere
ancora una volta, per poi tornare alla mia postazione di lavoro, dietro
al bancone.
“ Non hai una bella cera stamattina” esordisce
Boris, fissandomi di sottecchi. “ Qualcuno ha fatto le ore
piccole con Takumi?” aggiunge poi, intonando
l’ultima parola con fare malizioso.
“ Smettila” mi limito a dire, in modo serio.
“ Già, smettila!” ripete Dana, dandomi
man forte. “ Sei stata con Takumi?” chiede, infine,
lei.
“ Dana!” la richiamo con tono di rimprovero.
“ Con me puoi parlare!” asserisce con disinvoltura.
“ E perché con me no?” interviene
contrariato il russo, sporgendosi verso di noi.
***
“ Perché non sono affari vostri, argomento
chiuso!” dichiara ufficialmente Anya, sbattendo un panno sul
bancone e scappando a passi pesanti in cucina, lasciando i qui presenti
alquanto sbigottiti.
Istintivamente porto gli occhi su Dana, e dalla sua faccia intuisco che
per una volta, forse, ci ritroviamo ad essere d’accordo.
Non è andata bene.
In un sol sorso, finisco il mio caffè e mi alzo,
raggiungendo la cucina, con Dana al mio seguito che mi suggerisce a
bassa voce “ Non dire stronzate per una
volta…”.
Tzè, Taci donna!
Una volta arrivati in cucina, notiamo che Anya finge di darsi un gran
da fare, tra piatti e stoviglie, pur di ignorare i qui presenti.
“ Si può sapere che cosa volete?”
domanda, passandoci più volte davanti.
“Voleva solo portarti a letto, vero?”. A questa mia
constatazione, forse abbastanza poco delicata, segue un colpo sul mio
braccio da parte di Dana, che con occhi furenti, mi ordina di stare
zitto.
Ma ho detto la verità! Perché dobbiamo sempre
girarci intorno?
E va bene…
Riformulo la domanda.
“ Hai scoperto che non era il principe azzurro?”
ripeto, stavolta utilizzando termini più fiabeschi e in un
tono decisamente melodrammatico.
“ Vuoi stare zitto?!” mi rimprovera, di nuovo,
Dana. Decidendosi a prendere parola. “ Hai scoperto che
è uno stronzo, vero?” chiede lei, beccandosi una
brutta occhiata dal sottoscritto che ci tiene a sottolineare
“oh, tu sì che sei delicata!” in tono di
chiaro sfottimento.
“ Ok, smettetela entrambi! E sì, era uno stronzo,
voleva portarmi solo a letto e… non era il principe
azzurro!” confessa, dando, in un’unica frase le
risposte alle nostre domande.
“ Te l’avevo detto…” mormoro
canticchiando e facendo vagare lo sguardo altrove, come se stessi
parlando tra me e me.
“ Sì, me lo avevi detto!” puntualizza
con voce alterata lei, proseguendo a dire che “ ma la colpa
è mia, che mi lascio trasportare dai sentimenti. Non che io
provassi sentimenti verso di lui, a stento lo conoscevo,
ma…pensavo che fosse interessato a costruire qualcosa di
importante e lo so…è ingenuo da
pensare!” aggiunge, prima che fossi io a fare questa
constatazione sull’ingenuità. Brava, sono
orgogliosa di te, per una volta ne sei consapevole, mia dolce Anya.
“ La verità è che io sono troppo legata
al ricordo di Rai e di quello che avevamo costruito insieme”
ammette colpevole e in tono triste “ e, in conclusione, la
verità è che… io non l’ho
ancora superata” confessa, infine, chiudendo gli occhi e
trattenendosi, probabilmente dal piangere.
Ci risiamo.
La tragedia dal titolo “Penso ancora a Rai”, atto
secondo.
“ Perché non la smetti e te ne fai una
ragione?” le faccio notare seccato, sfoggiando ancora una
volta una dose del mio sano cinismo, che non passa inosservato a Dana.
“ Perché non te ne vai di là o a
lavorare?” mi consiglia acidamente, per sbarazzarsi di me.
“ Perché invece non vai tu a lavorare, visto che
un cliente ti aspetta alla cassa?” le ricordo, invitandola a
guardare oltre la porta, dove, effettivamente un uomo aspetta che
qualcuno si decida ad andare da lui.
Fatta fuori Dana, mi decido a parlare chiaramente con
quest’anima in pena.
“ Anya, sul serio. Basta. Cosa vuoi fare? Torturarti a vita
per lui? Magari lui se la starà già spassando con
qualcun'altra, ridendo alle tue spalle!” affermo, beccandomi
un’occhiata orribile, che mi costringe ad alleggerire il
discorso “ Ok, magari non starà ridendo alle tue
spalle”, potevo risparmiarmi questa constatazione, lo
ammetto, “…ma, lui sarà andato avanti
con la sua vita, altrimenti si sarebbe fatto sentire, non
credi?” chiedo poi, cercando di incrociare il suo sguardo.
“ Non lo so, ok?”.
“ Non vi siete più sentiti? Non l’hai
cercato per vedere cosa fa? Magari su qualche
social…”.
“ Social?” ripete, come se avessi detto
un’idiozia. “Ma quale social? Non ho nessun
social!” dichiara disgustata.
E questo mi porta a puntare gli occhi al cielo con rassegnazione.
“ Forse lui è su qualche social e se lo cerchiamo,
forse, potremmo vedere se ha pubblicato qualcosa, qualche frase o foto
che ci suggerisca un indizio” spiego, sinteticamente,
estraendo dalla tasca il mio smartphone.
“ Di cosa stai parlando?” chiede con attenzione e
una certa curiosità, anche se il suo sguardo accigliato
suggerisce il contrario.
“ Dico che… se scriviamo nome e cognome di Rai su
questo social, probabilmente potremmo trovarlo e toglierci qualche
dubbio” spiego, ancora una volta, agitando di fronte a lei
l’oggetto in questione, quasi fosse un ciondolo ipnotizzante.
“ Basta solo che tu mi dica che vuoi farlo” dico,
utilizzando il tono di voce più persuasivo e suadente che mi
riesce, nel tentativo di convincerla.
Sembra interessata a giudicare dal modo in cui segue il movimento del
mio telefono, quasi ne fosse seriamente ipnotizzata. “ Solo
nome e cognome” aggiungo, convinto di essere a tanto
così dal convincerla.
“ Che succede qui?”.
Ma l’arrivo di Dana rovina tutto, come sempre.
“ No, non voglio saperlo!” dichiara con tono
deciso, andando via.
“ Ma Anya…”. Non si ferma. Esce fuori,
lasciandomi qui a fissare storto Dana, la quale a sua volta, mi incita
a sparire immediatamente.
Scuoto la testa in segno di rassegnazione e a grandi passi esco dalla
cucina e poi dal locale, fermandomi un attimo lì di fronte a
prendere una sigaretta, metterla in bocca e cercare
l’accendino, che non riesco a trovare nella solita tasca.
Cacchio!
Ma dov’è?
Cerco e ricerco, perlustrando ogni tasca davanti e dietro ai jeans, ma
niente. La ricerca continua, invano, finché le parole di
qualcuno dietro di me mi costringono a fermarmi e voltarmi.
“ Serve questo?” .
È un uomo decisamente alto, forse non più di me,
ma il fatto che sia di corporatura robusta e imponente, lo fa sembrare
decisamente enorme.
Abbasso lo sguardo verso la sua mano e vedo un accendino, che mi invita
a usare. Dopo qualche attimo di esitazione, mi decido ad accettare,
avvicinando il viso all’oggetto, che lui fa schioccare un
paio di volte prima di riuscire a farlo funzionare.
E in questo frangente, i miei occhi vengono catturati da un tatuaggio a
forma di falco sul suo polso, decisamente fatto bene. Fico, ne voglio
uno anch’io!
Ecco, ci siamo riusciti. La sigaretta è accesa, ne aspiro un
boccone e lo ringrazio, voltandogli le spalle, non mi prima di udire
dalla sua bocca una strana parola.
“Pozhaluysta”.
All’inizio non bado molto a ciò che ho sentito, ma
dopo aver fatto alcuni passi, avviandomi verso l’officina, mi
rendo conto di conoscere quella parola in una lingua a me molto nota.
Anche se non lo parlo da molto tempo, se non sporadicamente per
offendere Kai o Yuri, riesco ancora a capire il russo e
quell’uomo mi ha appena detto prego in lingua russa.
Questo pensiero mi porta a guardare dietro di me verso
quell’uomo, ormai messosi in cammino nella direzione opposta
alla mia.
Scuoto la testa sorridendo.
Incredibile, non mi capita mai di incontrare russi da queste parti.
Potevo approfittarne per scambiare due chiacchere.
***
“ Kai, dove vai ogni sera? Lasci qui tua figlia e te ne
vai?” mi rimprovera la bionda, fermandomi proprio in procinto
di uscire.
“ Hope dorme, non ti darà fastidio e ho detto a
Reina di occuparsene” spiego sinteticamente, aprendo la porta.
“ Quindi hai deciso di ignorarmi? Per cosa? Per punirmi e
farmi sentire in colpa, più di quanto io già non
mi senta?”.
Ricominciamo.
Mi fermo di nuovo, proprio sul ciglio della porta e, a queste sue
parole, capisco di non potermene scappare subito, come volevo.
“ Mi fa piacere che tu ti senta in colpa, perché
io continuo a sentirmi un idiota da quando ho scoperto di aver
assecondato ogni tuo capriccio o voglia mentre fingevi di essere
incinta” confesso amareggiato.
“ Kai, mi dispiace, davvero! Prendimi a schiaffi se vuoi, ma
non ignorarmi, ti prego! Sei mio marito adesso”.
Per quanto la sua richiesta sia allettante e la prenderei davvero a
schiaffi, non lo farò. Non ho mai alzato le mani ad una
donna e non inizierò a farlo di certo adesso.
Forse sto esagerando, ma la verità è che non ci
riesco, almeno non ancora, a perdonarla. È più
forte di me. Quando la vedo mi vengono in mente soltanto una serie di
insulti.
“ Kai, mi dispiace” ripete ancora una volta,
stavolta a pochi centimetri da me. Poggia le mani sul mio petto e si
avvicina al mio viso, guardandomi con occhi lucidi. Prima che le sue
labbra possano sfiorare le mie, decido di scostare leggermente il
volto, evitando che ciò avvenga.
“ Devo andare, non aspettarmi” dico, freddamente,
congedandomi, riuscendo infine a uscire da questa casa.
***
Sto sistemando le ultime cose in officina, prima di chiuderla, anche se
sistemare è un parolone, visto che qui dentro vige il caos
più assoluto. Diciamo che sto cercando di trovare un senso
organizzativo all’interno di questo caos. Ecco, forse
è più corretto dire così.
“ Boris!”.
“ Che ci fai qui?” chiedo, vedendo arrivare Anya
come una furia.
“ Facciamolo!” esclama decisa, lasciandomi
parecchio sbigottito.
“ Adesso?” chiedo perplesso.
“ Sì, adesso!” conferma, mostrandosi
nervosa e impaziente.
“ Cioè, tu vuoi farlo qui? Adesso? Con
me?”.
Wow, credo di non avere capito bene. Quindi, prima di fraintendere,
chiedo ulteriori delucidazioni.
“ Ma, esattamente, cosa vuoi fare?” domando sempre
più confuso.
“ Cercare Rai sui social!” rivela, quasi fosse la
cosa più ovvia di questo mondo. A queste parole, ringrazio
il mio primo cervello di avermi suggerito di chiedere, prima di
spogliarmi e fare cazzate.
“ Cosa avevi capito?” chiede, perplessa.
“ No, niente, ma ok, cerchiamolo!” dico, tornando
al punto della situazione.
Mi avvicino alla mia giacca e tiro fuori da una tasca il cellulare,
sotto il suo sguardo nervoso.
“ Perché hai cambiato idea?” chiedo
investigativo.
“ Beh, mi hai messo questo dubbio in testa, ci ho pensato
tutto il giorno e tanto vale, togliersi ogni dubbio, no?”.
Concordo.
Con qualche abile click, riesco ad aprire l’app interessata
e…
“ Sei pronta?”.
“ No, ma fallo lo stesso!” mi incita con una certa
frettolosità.
Così mi piaci, Sarizawa.
Ok. Dunque, cerca… digito il nome di Rai Kon, sperando di
averlo scritto in modo corretto e …via. In pochi secondi
sono apparsi una serie di Rai Kon. Wow, non me lo aspettavo.
“ Che succede? Perché hai fatto quella
faccia?” chiede preoccupata, mettendosi in punta di piedi e
allungando il collo verso il mio telefono per sbirciare.
“ Un momento” dico, alzando il telefono in modo che
non possa guardare.
Cazzo…
“ Boris? Mi fai vedere, per favore?” mi supplica.
Mi son pentito di averglielo proposto.
Schiarisco la voce e nascondendo il cellulare dietro la schiena, la
invito a stare calma e a non agitarsi.
“ L’hai trovato?”.
Mi prendo un attimo prima di dare la mia risposta.
“ Sì”.
“ E cos’è quella faccia? Fammi vedere?
Cos’hai trovato! Dammi quel telefono!” mi ordina,
protraendo la mano verso di me.
“ Ok, ma prometti di non lanciare il mio telefono da qualche
parte! Ci tengo e mi è costato un occhio dalla
testa!” la avverto, con tono ammonitore, prima di consegnarle
in mano l’oggetto.
“ Perché mi dici questo? Cos’hai
visto?”.
“ Guarda tu stessa, scorri col dito verso sinistra per vedere
le altre foto” le spiego, mettendole in mano il mio sacro
cellulare quasi fosse uno scrigno del tesoro.
***
Boris mi ha appena dato il telefono, con i risultati della sua ricerca.
Come da lui indicato, scorro col dito sul display per vedere le foto e
quello che vedo mi lascia leggermente incredula.
“ Chi è Corinne?” chiede, mentre guarda
insieme a me le foto.
Corinne…
Non mi è nuovo questo nome.
Ricordo che una volta abbiamo avuto una piccola discussione,
perché avevo trovato dei messaggi di questa Corinne sul suo
cellulare.
È nella maggior parte delle foto e, in base alla data di
pubblicazione, sono abbastanza recenti.
La maggior parte di esse ha come soggetti Rai e questa Corinne, poi
ovviamente ce ne sono altre con suo padre, altri amici, suppongo e sua
sorella.
Andavo abbastanza d’accordo con lei.
La cosa che mi lascia più incredula è che nelle
foto lui sembra felice. Non che non mi faccia piacere, ma…
è come se la sua vita stesse continuando come sempre, come
se mi avesse completamente dimenticata.
È strano e mi sento strana.
Deglutisco un boccone amaro, che fa male, molto male.
“ Tutto ok, Anya?” chiede Boris vedendomi persa in
un mare di pensieri. Senza accorgermene gli ho riconsegnato il
cellulare e mi ritrovo con le spalle a una parete, scivolando su di
essa fino a toccare terra.
“ Avevi ragione…” riesco a dire,
trovando finalmente la forza di parlare. “ Sono solo una
stupida”.
“ Hey” sussurra lui, abbassandosi di fronte a me,
togliendomi una ciocca di capelli di fronte al viso. “ Non
sei stupida” ribadisce, contrariato.
“ Sì, invece! Non faccio altro che pensare a lui e
lui, invece, si sta facendo la sua vita e forse, chissà, mi
ha già dimenticata, ed è meglio così,
dopo tutto il male che gli ho fatto”, spiego, cercando di
trattenere le lacrime.
“ Io non penso si sia dimenticato di te. È solo
che, avrà deciso di andare avanti, diversamente da
te…” mi fa notare, giustamente, Boris.
“ Ma io lo amavo così tanto” riesco a
dire un secondo prima di scoppiare in lacrime e affondare il viso
nell’incavo della sua spalla.
Che sia corso subito da questa Corinne? Che lui mi abbia lasciata per
andare con lei? Io non so più cosa pensare. Ma che
senso ha struggersi per questo ormai? È finita e devo
rassegnarmi, o almeno provarci.
***
Mi pento amaramente di quello che ho fatto. Proporle di cercare Rai, ha
solo peggiorato la situazione. Credevo di farle un favore e invece,
eccola di nuovo qui a piangere sulla mia spalla.
“ Hey, smettila dai!” cerco di consolarla, cadendo
di peso col sedere ormai a terra.
Quando mi si è buttata addosso mi sono irrigidito parecchio,
non sapendo, come sempre, cosa fare. Ma poi, le ho poggiato una mano
sulla schiena in segno di consolazione o supporto. Non so nemmeno io il
perché.
“ Scusami” dice, staccandosi e cercando di fermare
le lacrime, aiutandosi con le mani. “ Sono
patetica”.
“ Un po’” ammetto beffeggiandola.
“ Dai, su, alzati piagnucolona, so io come farti
riprendere!”, affermo, prendendola per un braccio.
“ Boris, non mi va di bere!” ammette, con tono
ammonitore.
“ Tranquilla, non ti porto a bere!” le spiego,
portando gli occhi al cielo. Possibile che nessuno si fidi di me.
“ Una pizza e un film non hanno mai fatto male a nessuno! Su,
forza, cammina!” concludo autoritario, prendendo la mia
giacca e invitandola a seguirmi.
Stasera sarò la tua amica del cuore…tanto non ho
niente da fare.
***
Ieri sera, per fortuna, Boris mi ha aiutata a risollevare il mio umore,
che era diventato cupo e grigio a causa di quelle foto. Abbiamo
ordinato una pizza e visto un film d’azione non molto
avvincente, tanto che lui si è addormentato dopo
mezz’ora.
È stato carino da parte sua dedicarmi del tempo, non me lo
sarei mai aspettata da un tipo tutto d’un pezzo come lui. Si
è sempre dimostrato un buon amico, a modo suo.
Dopo avere rivisto Rai in quelle foto, ho capito che forse non vale
più la pena di soffrire così tanto. non che io
non continuerò a pensare a lui, ma devo riuscire a
superarla. Forse ci vorrà del tempo, ma pazienza. Tuttavia,
ho deciso momentaneamente di non vedermi con altri ragazzi. Non mi
sento pronta. Assolutamente no.
Un messaggio appena arrivato, mi ridesta dai miei più oscuri
pensieri e una volta lettolo, non posso far altro che imprecare
mentalmente contro Hiwatari, che mi ha appena avvisata che non
potrà venire all’incontro a scuola. Fantastico!
Potevi dirmelo prima che io venissi fino a qui.
Ecco un altro uomo con cui vorrei chiudere definitivamente ogni
rapporto: Kai Hiwatari.
Non mi resta che entrare e fingere di ascoltare, come sempre.
Per fortuna l’incontro si esaurisce in mezz’ora,
stranamente. Probabilmente, persino loro si sono resi conto che
è solo una pagliacciata o hanno esaurito gli argomenti di
cui parlare. Ad ogni modo, è ancora troppo presto per
ritirare Hope, che in teoria doveva andare a casa di Hiwatari,
ma… dettagli.
Mentre sono persa in questi pensieri, giunge alle mie spalle una delle
mamme, proprio quella donna che ci aveva invitati a casa sua tempo fa.
“ Ciao, Anya!”. A differenza mia, lei si ricorda
ancora il mio nome.
“ Ciao, come stai?” chiedo io, evitando di
utilizzare nomi a caso, per non far brutte figure.
“ Tutto bene, un po’ annoiata, come puoi
immaginare!” confessa, alludendo probabilmente
all’appena concluso incontro.
“ Ti capisco!” affermo, ridendo.
“E tuo marito? Non l’ho visto oggi,
impegnato?” chiede investigativa.
Mio marito?
Cioè, Kai?
O mio dio.
Prendo un profondo respiro, prima di assecondare le
curiosità di questa donna.
“ Ehm, sì. Il lavoro” spiego
sinteticamente.
“ Il lavoro, certo” ripete lei, con un tono strano,
quasi non ci credesse. “ Ti va di prendere un
caffè ai distributori?” propone, infine.
“ Perché no!” accetto volentieri.
Una volta comprato il caffè, ci sediamo in una delle
panchine dell’atrio, chiacchierando del più e del
meno, finché…
“Come vanno le cose tra te e tuo marito,
ultimamente?”.
Al suono di questa domanda, il caffè quasi non mi va di
traverso.
Quindi è questo ciò che pensano? Che Kai sia mio
marito?
Andiamo bene.
“ Bene…” mi limito a dire schiva,
bevendo un altro sorso, per sfuggire ad altre possibili domande.
“ Sei sicura?” chiede conferma, cercando di
incrociare il mio sguardo.
Ma si può sapere perché lo chiede?
“ Sì, perché?” domando,
stranita dalla sua insistenza.
“ Ecco, te lo chiedo perché…”
si interrompe, alla ricerca delle giuste parole da utilizzare.
“ Beh, se io avessi dei sospetti su mio marito, e qualcuno
sapesse la verità, vorrei che me lo venisse a
dire” dice, vomitando queste parole prive di senso.
Non ho capito un accidenti e la mia faccia glielo sta comunicando.
Questo la porta a prendere un respiro e parlare chiaramente.
“ Kai ti tradisce!”.
A questa rivelazione, quasi non sputo il caffè che stavo per
deglutire, e per fortuna riesco a contenermi, trattenendo anche una
risata.
No.
Seriamente?
Kai, mi tradisce, pensa te.
Deglutisco lentamente il caffè, cercando di ricompormi e
trovare un modo per uscire da questa assurda situazione.
“ Perché, dici ciò?” chiedo,
curiosa.
Insomma, come può sapere lei una cosa simile?
“ Ecco, io e mio marito lo abbiamo visto ieri sera in dolce
compagnia!” rivela, a bassa voce, atteggiandosi come una
vecchia pettegola.
Beh, sarà uscito con sua moglie, cioè Eva.
Ma come spiego a questa tizia che Kai non mi tradisce, ma in
realtà era solo uscito con sua moglie, la sua vera moglie,
Eva.
E vista la sua lingua lunga, non mi sembra il caso di spiegarle come
stanno le cose, o l’intero istituto ne
verrà a conoscenza.
“Beh, sarà stata la sua amica d’infanzia
Rebecca, mi ha detto che si sarebbero visti!” le spiego,
inventando la prima cosa che mi viene in mente, anche se non credo
abbia molto senso.
“ Bhe, molto bella questa Rebecca!” commenta,
pronunciandone con tono stizzito il nome. “Persino mio marito
ha esordito con –che bella mora gambe lunghe- “
conclude, ridendosela sotto i baffi.
Un momento.
Bella mora gambe lunghe?
Bella mora?
Mora?
Se la memoria non mi inganna Eva non è mora.
A meno che non abbia cambiato colore di capelli, ma lo trovo
decisamente improbabile, perché ci aveva provato una volta,
ma se n’era pentita amaramente, ribadendo il fatto che
stonava col meraviglioso colore dei suoi capelli. Mi sembra ancora di
sentire la sua orribile voce mentre lo diceva.
Quindi, ieri sera, Kai non era in compagnia di sua moglie, ma di
un’altra donna, mora e con le gambe lunghe.
Questo vuol dire che lui sta tradendo veramente sua moglie, che in
realtà non sono io, ma Eva.
Beh insomma, ci siamo capiti!
Ha la faccia tosta di uscire con un’altra ragazza dopo quello
che hanno passato? Dopo avere perso il bambino?
Santo cielo, che schifo.
Il padre di mia figlia è un essere veramente spregevole.
Ciao a tutti, miei
cari lettori.
Se siete giunti
fin qui, battete un colpo XD
Ok, lo so.
Capitolo fooooorse un po’ lungo, ma dovevo. Era necessario.
E mi sono dovuta
fermare, perché altrimenti avrei scritto la divina commedia
XD
L’ho
scritto quasi tutto oggi, tranne le prime righe ahahha
Colpo di genio?
Può
darsi.
Dunque. Non mi
dilungo molto in questo spazio autrice, perché scrivo da
tutto il pomeriggio e mi prude il culetto a forza di sta seduta su
questa scomoda sedia XD (si può dire culetto? Dalla regia mi
dicono di sì! Ok u.u). quindi spero non ci siano troppo
errori.
Devo pubblicare
adesso o mai più!
Fatemi sapere cosa
ne pensate, mi raccomando, e ringrazio come sempre recensori e lettori
:*
Un abbraccio e a
presto
|
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Capitolo 46 *** Ne vale la pena? ***
“
Posso parlarti un attimo?”.
Sono arrivato
a casa di Anya per prendere Hope e portarla con me. Pensavo di metterci
poco tempo, ma questa richiesta mi fa intuire che non sarà
così.
“E’
necessario?” chiedo con aria di superficialità. E
dalla espressione che mi sta mostrando, credo proprio che
sarà necessario. “ Fa’ che sia una cosa
veloce!” la avverto, entrando di mala voglia in casa.
Arriviamo in
salotto e lei, dopo aver mandato via Hope con una scusa, inizia a
torturarsi le dita, facendo vagare lo sguardo da un punto
all’altro della casa, mentre io, con braccia incrociate al
petto, attendo con impazienza che si decida ad aprir bocca.
“
Pensavo volessi parlare” esordisco in tono pungente, rompendo
il silenzio che si era creato.
“
Ecco…oggi pomeriggio, a quello stupido incontro a scuola,
una delle mamme mi ha riferito una cosa” inizia a dire,
esitante, interrompendosi improvvisamente.
“
Cosa?” chiedo impaziente e infastidito dal suo continuo
perder tempo.
“Mi
ha detto di averti visto insieme ad un’altra donna ieri
sera” sussegue a dire, guardandomi storto.
“
Quindi?” chiedo, con la mia solita nonchalance.
“
Quindi ha pensato che tu mi stessi tradendo con un’altra!
Sapevi che tutti, lì dentro, pensano che noi siamo una
famiglia? Una vera famiglia, dove noi due siamo sposati?”
dice, ridendo nervosamente e mimando un cerchio che vuole includere,
probabilmente, lei, me ed Hope.
Tzè.
“Ascolta,
non mi interessa quello che pensano!” spiego sinteticamente,
mostrando la mia solita strafottenza verso i pettegolezzi.
Il che lascia
la qui presente Anya, alquanto perplessa, tanto da decidere di voler
prolungare il discorso.
“
Ricordi perché hai deciso di far cambiare scuola ad
Hope?” domanda avvicinandosi al sottoscritto, con aria
minacciosa.
Questa domanda
mi costringe a prendermi del tempo per riflettere. Infatti, punto gli
occhi verso un punto indefinito della stanza e spremo le meningi, nel
tentativo di ricordare il motivo che mi aveva spinto a compiere quel
gesto, che col senno di poi, ho reputato sconsiderato.
“
Perché sono andato a letto con una delle maestre?”
rivelo, con una certa perplessità nel tono. Era davvero
questo il motivo? Non ricordo, ma dalla faccia di Anya, credo che lei
non fosse a conoscenza di questo piccolo dettaglio.
“TU-COSA??!!”
chiede in tono alterato, ponendo le mani avanti per fare luce sulla
questione.
Ah, forse lei
si riferiva alla storia di Rai e dei due padri e delle maestre un
po’ confuse…
Serro le
labbra, come chi si è fatto sfuggire un segreto che non
avrebbe mai dovuto rivelare e faccio cader la testa in avanti in segno
di rassegnazione: oramai lo hai detto, Kai!
“ Tu
cos’hai fatto??” ripete a domandare, pretendendo
una spiegazione.
“
Senti, non sapevo fosse una sua maestra e poi è successo per
caso, quindi…”. Ma la mia sintetica e forse
inutile spiegazione, non basta a calmare le acque, dal momento che
continua a fissarmi come se volesse uccidermi.
“Kai
Hiwatari, c’è qualcuno che non abbia visto il tuo
pene??” dice a gran voce, portandosi le mani ai capelli senza
rendersi conto di aver urlato la parola pene, pur sapendo che Hope si
trova proprio nell’altra stanza con la porta aperta.
Rido dentro di
me, mostrandomi, invece, serio in volto, per non alimentare le sue
furie.
E solo adesso
mi rendo conto che si è fermata, osservandomi malamente,
come se attendesse veramente una risposta.
Stavo per
aprire bocca, ma è lei stessa a fermarmi. “ Lascia
perdere, non voglio saperlo!” esclama, disgustata.
“Kai, ti rendi conto di quello che combini? Continui a
mettermi a disagio ovunque io vada e tutto questo perché non
sai tener quel coso dentro ai pantaloni?” mi rimprovera
furibonda.
Porto gli
occhi al cielo, sbuffando dentro di me.
***
Io non posso
crederci, anzi mi rifiuto di crederci.
Quello che le
mie orecchie hanno appena udito ha dell’assurdo!
E il fatto che
lui si dimostri così impassibile e superficiale di fronte
alla gravità della situazione, mi manda ancor di
più su tutte le furie.
“
Cosa dovrei fare? Nascondermi o guardarmi le spalle per la paura di
essere visto da qualche mammina un po’ troppo
impicciona?”.
“
Dico solo che dovresti usare un po’ più di
discrezione quando fai certe cose!” gli rammento, duramente.
“
Potrebbe capitare anche a te di esser vista con
Takumi…” afferma, pronunciando l’ultima
parola in modo strano.
Un momento.
Come fa a ricordare ancora il nome di Takumi?
Ad ogni modo,
non ho intenzione di deviare il discorso su questo versante al momento.
“ E
poi, cosa ci facevi con un’altra? Ti ricordo che sei
sposato!”.
“
Grazie per avermelo ricordato, ma questi non sono affari
tuoi” si limita a dire, seccato.
“
Avete appena perso un bambino, dovresti stare vicino ad Eva, hai idea
di cos…”.
“
Ok, basta!” mi interrompe bruscamente, alzando il tono di
voce. “Questi non sono, decisamente, affari tuoi!”
ribatte duramente, con voce autoritaria.
E questo suo
improvviso cambio di atteggiamento inizia a mettermi in soggezione,
tanto da farmi pentire di essermi spinta così oltre con lui.
“ Io
volevo sol…”.
“Non
intrometterti più in questa storia!” conclude
categorico, lanciandomi una delle sue occhiate più truci.
Rimango
interdetta al suono di queste parole e, stavolta, decido di non
parlare, e di limitarmi a fissarlo mentre, a passi da gigante, si
dirige nella stanza a prendere Hope per portarla via. Mi passa davanti
senza degnarmi di uno sguardo, tenendo mia figlia in braccio, che con
sguardo confuso, mi agita la manina in segno di saluto, prima di
svanire dall’appartamento.
Scuoto la
testa, in segno di rassegnazione, ma soprattutto disperazione.
Kai Hiwatari
non ha decisamente limiti.
È
un caso perso.
***
Un nuovo
giorno è appena iniziato e, come al solito, mi ritrovo a
dover fare colazione da sola in questa grande casa. Kai è di
nuovo rientrato tardi, passando la notte chissà dove. Ho
cercato di rimanere sveglia per aspettarlo e, così,
dirgliene quattro, ma i miei occhi non hanno retto la lunga attesa e si
sono chiusi abbastanza presto.
Ho sentito dei
rumori verso le sette del mattino e la voce della bambina, che Kai
avrà accompagnato all’asilo.
È
dunque questo quello che ha deciso di fare: ignorarmi. Ed è
la cosa che più detesto, essere ignorata.
Proprio questo
mi ha portata a dover mentire spudoratamente riguardo alla gravidanza,
perché per la prima volta Kai Hiwatari si stava preoccupando
per me.
E questo
è il risultato. Vengo ignorata, ancor peggio di prima.
Non me lo
merito. Non dopo quello che ho dovuto sopportare per colpa sua.
Sto qui a
fissare i giochi di fumo creati dalla bevanda calda posta sul tavolo,
persa in una mare di pensieri, ma a riportarmi alla realtà
è il suono del campanello della porta principale e, qualche
istante dopo, l’arrivo di Reina che annuncia
l’arrivo di qualcuno.
“
Signorina Eva, ci sono delle visite per lei”.
Chi
sarà mai?
Curiosa, mi
alzo e mi avvio in salotto, dove vi trovo una persona, a me nota, ad
attendermi.
“
Yuri, se cerchi Kai non c’è, è andato
via” esordisco, andando dritto al sodo.
“ In
realtà, non sono qui per lui” spiega, lasciandomi
perplessa. “ma per te”.
Wow, Yuri
Ivanov vuole parlare con me? Non succedeva da…tanto tempo!
Le sue parole
mi lasciano sbigottita e la mia espressione glielo sta rendendo noto.
“
Come stai?” chiede, apprensivo.
Finalmente
qualcuno che si degna di chiedermi un semplice come stai! Sono commossa!
“
Beh, puoi immaginare!” mi limito a dire in modo vago,
alludendo a lui sa cosa.
Il rosso
abbassa gli occhi, con fare pensieroso. “So che non dovrei
intromettermi” inizia a dire, parando le mani avanti in segno
di difesa. “E non voglio sapere il motivo per cui lo hai
fatto” sussegue ad affermare in modo distaccato, ma
comprensivo “ Ma…sono preoccupato per te e anche
per Kai, vi conosco abbastanza bene da poter affermare che non sapete
gestire il problema” rivela, espirando sonoramente.
“ Io
sto provando a calmare le acque, ma il tuo amico è
troppo…”. Non riesco a trovare una parola che
possa descriverlo in pieno, quindi mi dovrò arrangiare con
il primo termine che mi sovviene alla mente
“…testardo, per ascoltarmi e perdonarmi”.
Le mie parole
non lo sorprendono affatto.
“
Posso chiederti una cosa?” domanda poi, improvvisamente. E
con un cenno della testa lo incito a continuare. “Come aveva
preso Kai il fatto di avere un bambino?” chiede investigativo.
Non so
rispondere con certezza alla sua domanda. In realtà, non lo
so nemmeno io come l’avesse presa. E se anche avessi una vaga
idea, non saprei descriverla a parole. Quindi, decido di mostrarglielo
con i fatti.
“
Vieni con me, ti faccio vedere una cosa…”.
***
Eva mi invita
con un cenno a salire sino al piano di sopra, per mostrami qualcosa. A
passi incerti, decido di seguirla fino ad una porta, che lei, dopo
qualche attimo di esitazione, si decide ad aprire.
Senza
accorgermene sono già dentro e i miei occhi curiosi scrutano
ogni angolo di questa camera vuota. Ciò che sale
immediatamente all’occhio è il colore delle
pareti, di un azzurro vivo e il pungente odore di vernice, fa intuire
che esse siano state dipinte da poco tempo. Infine, in un angolo della
stanza vi è posto un oggetto facilmente riconoscibile, dico
facilmente, perché a casa mia ne ho ben due: si tratta di
una culla.
A piccoli
passi mi avvicino ad essa e ne sfioro col dito uno dei bordi,
constatando il fatto che questa ha tutta l’aria di essere la
stanza per un bambino in arrivo.
“
L’ha preparata lui” sento dire dalla voce di Eva
alle mie spalle, che vedendomi confuso, ha anticipato la risposta alla
mia imminente domanda.
E questa frase
mi fa voltare di scatto verso di lei, portandomi a chiedere conferma di
ciò che ho appena sentito. “E’ stato Kai
a fare questo?” e il movimento del suo capo e i suoi occhi
fissi a terra, mi suggeriscono di avere capito bene.
Cazzo.
Impreco
mentalmente e stringo un pugno, mentre lo adagio sul bordo di
quella culla che, nelle intenzioni di Hiwatari, doveva accogliere suo
figlio.
Questo
è decisamente strano…
***
“C’è
qualcuno?”.
Sono in
officina, sdraiato su un carrellino sotto una delle auto da sistemare,
quando all’improvviso, l’arrivo di un cliente mi
costringe ad uscire.
A fatica mi
alzo, prendendo dalla tasca il panno che di solito uso per pulirmi le
mani unte di grasso di motore e a passi lenti mi dirigo
all’entrata, dove ad attendermi vi è un uomo, che
mi sembra di aver già visto da qualche parte.
“
Serve una mano?” chiedo.
“
Sì, mia macchina serve controlo motore” mi spiega,
in una lingua improvvisata, indicandomi l’auto parcheggiata
qui vicino.
Continuo a
pulirmi le mani, spostando gli occhi dal soggetto che ho di fronte,
all’oggetto indicatomi.
Che strano
signore.
Senza dire
altro, getto il panno dentro l’officina e mi dirigo verso
l’auto, invitandolo ad aprire il cofano anteriore per
ispezionare il motore.
“
Beh, c’è un po’ di manodopera da fare
qui” spiego, toccando diversi punti. “ci penso
io”.
Una volta
preso tutto l’occorrente, mi metto a lavoro, buttando, di
tanto in tanto, un’occhiata verso il proprietario di questa
vettura, dall’aria seria e scorbutica. Credo di sapere dove
l’ho già visto. È il tizio che mi ha
prestato l’accendino l’altro giorno di fronte la
caffetteria.
“Non
sei di qui, vero?” gli domando, continuando a fare con
attenzione il mio lavoro.
“
No” risponde prontamente.
Immaginavo.
“ E
di dove sei?”. Susseguo a domandare, con aria investigativa.
“ Io
di Russia”.
Bingo! Lo
sapevo!
“
Davvero?” dico, mostrando un certo stupore “ Di
dove esattamente?” aggiungo, assottigliando lo sguardo.
“
Mosca”.
“
No! non posso crederci, sai anch’io vengo da lì,
beh, ci vivevo tanto tempo fa…” racconto, con aria
stizzita.
“
Perché tu andato via?” chiede, calcando il suo
forte accento russo.
“
Beh, eto dolgaya istoriya …” mi limito a dire,
sforzandomi nel pronunciare bene –è una lunga
storia- nella lingua che non pratico ormai da tanto tempo.
“Pochemu ty zdes'?”. Non mi capita spesso, anzi,
quasi mai di incontrare russi da queste parti, quindi gli chiedo cosa
ci faccia da queste parti.
“ya
ishchu koye-kogo” risponde, assumendo uno strano
atteggiamento che mi lascia alquanto perplesso. Forse non ne vuole
parlare.
Ad ogni modo,
non voglio farmi i fatti suoi, volevo solo scambiare due chiacchere in
russo.
“
Beh, spero tu troverai chiunque tu stia cercando!” esclamo,
chiudendo con forza il cofano, rendendogli noto che il mio lavoro, qui,
è finito.
“Skol'ko
ya dolzhen?”, domanda, prendendo da una tasca del denaro.
“ Oh
no, no, tranquillo! Per i compatrioti il servizio è
gratuito! besplatny” gli spiego, accennandogli un sorriso
amichevole, per poi porgergli la mano. “E’ stato un
piacere, davvero!”.
All’inizio
non sembra capire, ma poi, rilassa le spalle e ricambia la stretta di
mano con forza.
Con molta
forza.
Cazzo,
ma…
Ok, la
situazione mi mette alquanto a disagio.
Continua a
tener forte la mia mano e a fissarmi in modo strano, come se fosse
perso in chissà quali pensieri. Io, dal canto mio, rimango
per un attimo interdetto, a fissare quegli occhi chiari e quel viso dai
lineamenti marcati, poi, però, decido di ritrarre la mano
costringendolo a mollare la presa.
Cazzo, ma che
gli prende?
Gli ho solo
detto che non doveva pagare, che avrà capito?
Fingo un colpo
di tosse, e riprendo la parola, per cercare di riportarlo alla
realtà “Bene, io torno al mio lavoro, è
stato un piacere”. Dopo averlo salutato, decido di dileguarmi
prima che la situazione diventi ancor più imbarazzante. Ma
mentre mi incammino all’interno del garage, una parola mi
costringe, improvvisamente, a fermarmi, lasciandomi di sasso.
“E’
stato un piacere, Boriska”.
Sbarro gli
occhi e mi volto all’istante verso di lui, intimandogli di
ripetere ciò che ha appena detto.
Ho capito bene?
Mi ha chiamato
Boriska?
Come diamine
fa a sapere il mio nome? Non ricordo di averglielo mai rivelato.
E poi, conosco
solo una persona che, un tempo, mi chiamava in quel modo.
“
Come mi hai chiamato?” sibilo a denti stretti, parandomi di
fronte al suo viso impassibile.
Ho il cuore
che mi martella in petto dalla rabbia.
Ho una
sensazione così strana. In realtà l’ho
avuto sin dal primo momento in cui l’ho visto, ma non ci ho
dato molto peso.
Più
lo osservo e più credo di conoscere quest’uomo.
I suoi
lineamenti sono, adesso, così dannatamente familiari.
Diamine!
Stringo un
pugno, cercando di contenere la rabbia che ho dentro, attendendo con
impazienza una risposta.
Lui abbassa lo
sguardo, toccandosi un braccio, ed io abbasso gli occhi insospettito,
seguendo ogni suo minimo gesto.
“
Ricordi questo?” domanda, alzando una manica della sua
giacca, per mostrare un tatuaggio, lo stesso che giorni fa avevo
distrattamente notato.
Il falco.
Deglutisco,
alzando gli occhi per incrociare quelli suoi, ma poi si abbassano verso
le sue labbra, che ora stanno schiudendosi per pronunciare
ciò che di più temo.
“Ya
tvoy papa, Boriska”.
Al suono di
queste parole, il mondo mi crolla letteralmente addosso ed
istintivamente indietreggio, scuotendo nervosamente la testa. No, no,
non è possibile.
“
Vattene subito!” asserisco, digrignando i denti ed
indicandogli la direzione in cui andar via.
“
Borisk…”.
“
Vattene via, ho detto!” ripeto ancor più
categorico, prendendo una chiave inglese per puntargliela in modo
minaccioso. “non so chi tu sia, ma mio padre è
morto tanto tempo fa!” sentenzio, assumendo
l’atteggiamento di chi non ha intenzione di ripeterlo
un’altra volta.
E con mio
sollievo, quell’uomo, che ha appena affermato di essere mio
padre, dopo qualche attimo di esitazione si arrende e
indietreggia accigliato, alla vista di quell’oggetto divenuto
pericoloso nelle mie mani e rivolto verso di lui, con cattive
intenzioni.
Infine
abbandona il garage senza proferire parola, lasciandomi qui a fissare
il vuoto e cercare di riconnettere le idee.
Il mio respiro
inizia a ritornare regolare e piano piano allento la tensione alle
spalle, rilassandole. Solo adesso mi rendo veramente conto di avere
impugnato questa chiave inglese e d’istinto la getto a terra,
spaventato.
Porto due dita
al centro della fronte, stringendo gli occhi e tentando in tutti i modi
di dare un senso a ciò che è appena successo.
Tuttavia, il fatto sembra molto chiaro…
“Porca
puttana” emetto in un sospiro di stanchezza, accasciandomi di
peso a terra.
***
“
Hai notato che stamattina Boris non è venuto a
bere il suo caffè?” sento dire a Dana, mentre
pulisce uno dei tavolini di fronte al bancone.
È
vero.
“
Vedo che noti la sua assenza!” affermo con sorriso furbo,
beccandomi una brutta occhiataccia.
“Dico
solo che è strano, non ci rinuncia mai!” si
giustifica prontamente.
“
Beh, potresti portarglielo tu in officina, sono sicura che lo
apprezzerebbe” le propongo, con fare malizioso.
“Perché
non glielo porti tu, visto che ci tieni tanto” ribatte,
acidamente.
Santo cielo,
non le si può dire niente che riguardi Boris! Dovrebbe
rilassarsi un po’.
Ad ogni modo,
non è una cattiva idea portargli un caffè in
officina. Anch’io penso sia strano che non sia venuto fin qui
a prenderlo.
Credo proprio
che farò un salto da lui per vedere che combina.
Dopo circa un
quarto d’ora esco dal locale con un bicchiere pieno di
caffè per dirigermi alla volta dell’officina di
Huznestov. Non è molto lontano, anzi, giusto a due passi
dalla caffetteria, e per ripararmi dal sole cammino sotto a degli
alberi che costeggiano la strada.
“
Ciao Boris!” saluto allegramente, entrando.
Ma credo non
mi abbia sentito, dato che non ha smesso di colpire un qualcosa posto
sul tavolo con un martello.
“
Boris, ci sei?”.
Al mio secondo
richiamo, si blocca per un istante osservandomi col pelo
dell’occhio, giusto per assicurarsi della mia presenza
“Non ti avevo sentita” si limita a dire, tornando a
martellare con forza.
“ Ti
ho portato il caffè. Ho notato che stamattina non sei
passato a prenderlo, beh in realtà è stata Dana a
farmelo notare!” rivelo divertita, aspettando una sua
risposta che, a differenza di quanto mi aspettassi, tarda ad arrivare.
“Lo
berrò dopo” risponde atono, continuando a dar
colpi, i cui suoni arrivano in modo acuto alle mie orecchie, facendomi
persino sussultare.
Mamma mia,
quanta violenza!
Ho la
sensazione che ci sia qualcosa che non vada.
È
troppo assorto in questo ripetuto gesto meccanico che reputo insensato,
dal momento che sta colpendo una lastra di metallo ormai completamente
appiattita. Cosa vuole fare? Distruggerla? Beh se continua
così, distruggerà persino il tavolo.
“ Va
tutto bene, Boris?” chiedo, preoccupata, cercando di parlare
tra un colpo di martello e l’altro.
“Sì”.
Non so, non mi
convince.
“
Sei sicuro?” chiedo una seconda volta, nella speranza che si
decida a smettere di fare questo rumore infernale.
Ed
è quello che succede, ma in un modo che non mi aspettavo.
“
Senti, Anya, ho tanto lavoro da fare e non ho tempo da perdere con
te!” spiega alterato, abbandonando la sua postazione per
raggiungerne un’altra, vicino a una cassetta degli attrezzi,
in cui inizia a rovistare, senza un apparente senso.
“
Boris, sicuro di non voler parlar…”.
“Anya,
oggi non sono dell’umore, quindi fatti gli affari tuoi e
lasciami in pace”. Solo adesso si gira per guardarmi, ma solo
per lanciarmi addosso queste parole pronunciate in un tono
così duro che non gli ho mai sentito usare.
E rimango
alquanto scettica di fronte a questa reazione, ma soprattutto
perché è già la seconda volta che
questa settimana mi viene suggerito, in modo poco carino, di farmi gli
affari miei e, posso capire che me lo dica uno scorbutico come
Hiwatari, ma Boris?
Cosa ho fatto
di male?
È
forse un reato preoccuparsi per qualcuno?
Mi sono persa
in questi pensieri, senza accorgermi che Boris è tornato a
colpire col suo stupido martello, lasciandomi qui con in mano il
bicchiere di caffè ancora caldo, che mi pento di avergli
portato.
Cosi lo poggio
con risentimento in un angolo e me ne vado amareggiata, ripercorrendo a
ritroso il cammino verso il luogo di lavoro, pensando e ripensando al
fatto che gli uomini con cui ho a che fare siano solo un branco di
stupidi egoisti senza un briciolo di sentimento.
***
“
Guarda a destra, adesso a sinistra” spiego puntando una
lucina negli occhi ametista del paziente. “Come ti senti?
Capogiri, vista appannata?” chiedo, investigativo, per
controllare che fisicamente stia bene.
“Nulla
di tutto questo” rivela, con serenità.
Perfetto.
Quindi, dato che fisicamente non ha nessun problema, io direi di
passare subito al piano emotivo.
“ E,
invece, con Eva come va?”.
A questa
domanda, chiude gli occhi ammiccando un sorriso. “Dunque non
era un semplice controllo…” inizia a dire,
rivelando il mio piano. E ahimè, sono stato scoperto e il
mio sguardo si mostra colpevole.
Inizia a
dondolarsi sulla sedia, sbuffando stancamente e indugiando nel dare una
risposta alla mia semplice domanda.
“
Sta andando bene…” si limita a dire, non molto
convinto e con aria vaga. Ma il mio sguardo serio su di lui, lo
costringe ad abbandonarsi alle rivelazioni.
“
Ok, forse non va così bene” confessa, alzando le
mani in segno di confessione.
E ancora non
sono soddisfatto.
“
Ok, senza il forse…” ammette infine, arrendevole,
intuendo di non poter riuscire ad abbindolarmi che le sue mezze frasi
senza senso.
Finalmente. Lo
ha ammesso, anche se ci è voluto un po’. Ma adesso
arriva la parte più complicata: fargli ammettere il vero
problema. E ci sarà da sudare, e tanto. Perciò
l’ho fatto venire adesso. In realtà non sto
lavorando, sono venuto nel mio studio con la scusa di studiare.
“ Ti
ha detto perché l’ha fatto?” chiedo,
usando un tono cauto, necessario per addentrarmi nella mente di
Hiwatari.
“
Posso fumare?” domanda, invece, lui, ignorando ciò
che ho detto.
“ No
che non puoi fumare” asserisco categorico, provocando una
smorfia di disappunto nel mio interlocutore, costretto a rimanere qui
dentro con me.
“
Sì, me lo ha detto” racconta accigliandosi
“e il motivo è più stupido di quanto
immaginassi” aggiunge poi, leggermente stizzito.
Non credo
abbia intenzione di raccontarmi ogni dettaglio e, di certo, non me lo
aspetto da uno come lui, quindi andrò dritto al punto.
“
Kai, tu eri d’accordo nel volere quel bambino?”.
“
Non è mai esistito!” puntualizza amareggiato.
“ Lo
so, ma…” come glielo spiego? “quando Eva
ti ha annunciato di essere incinta, come l’hai
presa?” torno a domandare, stavolta in modo più
chiaro. Spero.
Alza
lentamente gli occhi verso di me, fissandomi pensieroso.
“Beh, cosa potevo fare? Di certo non me
l’aspettavo, non così presto” ammette
con sincerità. “ Non mi sentivo pronto,
ma…”. Si blocca improvvisamente, distogliendo lo
sguardo verso altre direzioni.
“ Ma
cosa?” lo incito, curioso.
Dai Kai, stai
per farcela. Sei andato bene, finora.
Giunge le mani
sull’addome, muovendo nervosamente una gamba accavallata
sull’altra. E’ come se si stesse trattenendo dal
dire una cosa che per lui è difficile da ammettere.
Avevo
preannunciato che ci sarebbe stato da sudare.
“
Kai…Ho visto la cameretta e la culla”. Queste
parole bastano a riavere la sua attenzione su di me. “Tu
volevi quel bambino, vero?”.
Sbuffa dal
naso, mettendosi comodo sulla sedia con fare spazientito, e anche se
questo atteggiamento mi fa intuire di aver centrato il punto della
situazione, voglio comunque sentir proferire dalla sua bocca la
verità.
Voglio che lo
ammetta. Non di certo per compiacere me, ma per ammetterlo a
sé stesso.
I miei occhi
lo supplicano di farsi coraggio e parlare, spero non invano.
“
Volevo che le cose andassero diversamente stavolta” ammette,
arrendevole, ma restando comunque aggrappato al suo orgoglio.
Cosa che mi
costringe a scavare ancora.
“ Ti
riferisci ad Hope?”.
“Già…”.
Sto per fare
l’ennesima domanda, ma, con mia gran sorpresa, è
lui stesso a parlare.
“
Credevo fosse un’occasione per
rimediare…” confessa, assorto nei suoi pensieri.
“Stavolta ci sarei stato fin dall’inizio”
conclude poi, amareggiato, giocherellando con un lembo della sua giacca.
Quindi,
è come pensavo: lui voleva quel bambino.
“ Ti
sei pentito di essere scappato da Hope?”.
“
Non lo so, ai tempo era tutto diverso” spiega, confuso.
Beh, in
effetti, era molto diverso. Andavamo ancora a scuola e non volevamo di
certo grandi responsabilità.
“
E’ per questo che ce l’hai tanto con
Eva?” chiedo poi, volgendo il discorso sull’altro
problema da risolvere.
“ Ce
l’ho con lei perché è una stupida e si
comporta ancora come un’adolescente viziata”
asserisce con tono duro.
“
Forse avrà esagerato, ma… è forse da
stupidi pretendere delle attenzioni?”.
Colpito.
Dalla sua
espressione sorpresa, capisco di averci preso.
Non era
difficile da capire in fondo. Li conosco fin troppo bene.
“
Non è questo il modo di farlo” ribatte duramente.
“ Lo
so, non la giustifico, anzi! Ma se mi metto nei suoi panni capisco il
suo bisogno di chiedere attenzioni e, ripeto, non giustifico quello ha
fatto. Ma per arrivare a tal punto, vuol dire che era un gesto
disperato!” spiego, cercando di essere il più
chiaro possibile. “Avete avuto un incidente, siete arrabbiati
l’uno con l’altro. Hai voluto che si sentisse in
colpa e penso tu ci sia riuscito alla grande, ma arriva un momento in
cui bisogna porsi dei limiti e sai di cosa parlo…”
concludo poi, sperando intuisca senza bisogno di essere esplicito.
Conosco le sue
brutte abitudini, come quella di uscire la sera e spassarsela
allegramente senza sentir nessun rimorso.
“ Se
la seduta è finita, io andrei…”
dichiara, infine, alzandosi con fare seccato. “Ci vediamo,
Ivanov” saluta poi, andandosene e lasciandomi qui a sperare
che le mie parole non vengano buttate al vento. Ho messo da parte lo
studio per parlare con lui, quindi spero di non aver sprecato fiato.
Perso in
questi pensieri, vengo colto di sorpresa dal suono del mio smartphone
che segnala l’arrivo di un messaggio.
È
di Boris.
-
ty zanyat?
Rimango
perplesso a fissare il testo di questo messaggio sul display.
Non capita
spesso che Boris utilizzi la lingua russa per comunicare, il che mi fa
insospettire parecchio.
Mi chiede se
sono impegnato? Beh, in teoria dovrei studiare ma…
Sembra che
un’altra anima inquieta abbia bisogno del mio consulto oggi.
Dovrei
iniziare a farmi pagare o se ne approfitteranno troppo.
***
Diversamente
dalle altre sera, sono tornato a casa abbastanza presto, tormentato
dalle parole di Ivanov che non mi hanno permesso di rilassarmi e
godermi la serata.
Rientro in
casa, facendo il meno rumore possibile, ma passando davanti al salotto
mi accorgo, nella semi oscurità, di una sagoma sdraiata sul
divano: è Eva.
Mi avvicino a
passo felpato per osservarla dormire come un sasso.
Si ostina ad
aspettarmi ogni sera e detesto quando lo fa. Mi fa sentire controllato.
Lentamente la
sollevo, cercando di scuoterla il meno possibile, aggrappandola a me
per salire le scale, e arrivare sino in camera da letto.
“
Kai, sei tornato…” mormora nel sonno,
circondandomi il collo, per tenersi meglio, ma continuando a dormire.
Aiutandomi con un gomito, abbasso la maniglia, spingendo la porta per
aprirla e poi mi avvicino al letto, adagiandola su di esso.
Assicuratomi
che stia ancora dormendo, mi dirigo all’armadio per
cambiarmi, andare in bagno e infine mettermi sul letto a pancia in su,
con le mani dietro la nuca a fissare un punto fisso del soffitto per
perdermi in strani pensieri, i quali vengono interrotti
dall’avvicinarsi di Eva. Mi mette una mano
sull’addome e posiziona la testa sul torace, continuando a
dormire.
Rimango di
sasso di fronte a questo gesto. Non sono pronto per un riavvicinamento,
tuttavia, mi limito a sbuffare e tornare a fissare il punto del
soffitto e riprendere il flusso di pensieri che avevo lasciato in
sospeso.
***
Apro gli occhi
e mi ritrovo sdraiata sul letto accanto a Kai, che sentendomi muovere,
apre i suoi puntandoli al soffitto.
“
Kai”.
Forse non
dovrei cantare vittoria, ma il fatto di trovarlo qui al mio risveglio
mi sembra un segno positivo.
“
E’ bello trovarti qui al risveglio” affermo
sorridente, abbracciandolo, nonostante lui rimanga rigido come una
roccia. Ma non mi importa, per una volta, voglio bearmi della sua
presenza. “Come mai sei qui?” chiedo poi, alzando
la testa verso di lui, che a fatica stacca gli occhi dal soffitto per
incrociarli, anche se per un istante, con i miei.
“
Non avevo molto fare” si limita a dire, atono.
Che si sia
arreso? Il fatto che non sia ancora scappato mi fa pensare che forse ha
abbassato l’ascia di guerra.
Accarezzo il
suo petto, sorridendo dentro di me.
“ Mi
fa piacere che tu sia qui” inizio a dire poi, avvicinandomi
alla sua mascella serrata per poggiarvi le mie labbra.
Tuttavia,
ciò non sembra suscitare in lui nessuna reazione. Rimane
impassibile nella sua posizione, come se questo gesto non lo scalfisse.
O quanto meno, finge abbastanza bene.
Decido di
osare di più. E posiziono le mie labbra a pochi centimetri
dalle sue. All’inizio sembra infastidito, ma io ignoro tutto
ciò e gli scocco un bacio e poi un altro e un altro ancora,
finché le sue labbra, sino ad allora rigide, si lasciano
andare, facendosi trasportare dalle mie, in movimenti che diventano
sempre più intensi e pieni di desiderio.
Mi
è mancato così tanto.
Spero davvero
che abbia messo da parte l’orgoglio e la rabbia e sia
riuscito a perdonarmi.
Lo spero
veramente.
***
Sciacquo il
viso, lasciando scorrere l’acqua tiepida lungo tutto il
corpo. Avevo bisogno di una doccia rigenerante.
Una volta
uscito, indosso l’asciugamano intorno alla vita ed esco dal
bagno, mentre con un altro asciugamano strofino i capelli umidi.
Eva sta
rivestendosi e mi osserva sorridente, cercando la mia
complicità. Ma faccio finta di non badare a lei e
velocemente mi asciugo e mi rivesto anch’io.
“
Pranziamo insieme oggi?” propone, mal celando un certo timore
nel fare una domanda così azzardata.
“
Non credo di avere tempo” rispondo in modo secco, prendendo
il mio telefono per poi uscire dalla stanza.
Poco fa, per
un momento, mi sono lasciato andare insieme a lei.
Non mi
è dispiaciuto, ma non sono pronto a perdonarla del tutto.
***
Oggi
è stata una giornata stressante e non vedevo l’ora
di tornare a casa per fare una doccia calda e rilassarmi sul divano. Ho
messo un film in tv, ma in realtà sto quasi tutto il tempo
col cellulare in mano a chattare con Hilary, che continua a mandarmi
foto dei suoi gemelli. Sono così teneri e paffutelli, che mi
fanno avere nostalgia di Hope da piccola, quando la tenevo in braccio
ed era un concentrato di morbidezza e tenerezza.
Rido tra me e
me alla vista del video di Yuri mentre cambia un pannolino contenente
una grossa sorpresa e lo getta con fare disgustato nella spazzatura,
continuando a inveire contro la moglie di non voler essere ripreso
dalla videocamera.
La mia
attenzione, però, viene improvvisamente catturata da un
rumore. Qualcuno ha appena bussato alla porta. Istintivamente controllo
l’ora e mi insospettisco parecchio, dal momento che sono le
dieci di sera ed io non aspetto nessuno.
“
Chi è?” chiedo a gran voce, avvicinandomi alla
porta.
“Pizza”
risponde una voce maschile, che mi suona familiare.
“
Non ho ordinato una pizza!” spiego, e insospettita guardo
attraverso lo spioncino.
E come
immaginavo, quella voce appartiene a Boris.
“
Posso entrare?” chiede, avvicinandosi allo spioncino, conscio
del fatto che io stia guardando.
“
Va’ via, Boris!” ordino, con fare seccato.
“
Andiamo, Anya! La pizza si raffredderà!”.
“
Non m’importa” asserisco categorica.
Cosa vuole?
L’altro
giorno mi ha trattata malissimo e adesso si presenta come se nulla
fosse?
“
Sono sicuro che Hope vuole un po’ di pizza”.
“
Hope non c’è!” rivelo, uccidendo le sue
false speranze.
Passano alcuni
secondi di silenzio, durante i quali rimango ferma ad attendere una sua
reazione.
“ Va
bene, allora vuol dire che mi siederò qui, sul pianerottolo
a mangiare in solitudine questa pizza prima che si
raffreddi!” sento dire, avvertendo dei rumori strani.
Ma che sta
facendo?
“Un
tempo avevo un’amica, ma per colpa mia, l’ho
persa…” dice canticchiando e la sua voce rimbomba
prepotentemente all’interno della grande scala.
Oh mio dio.
Non lo sta facendo veramente!
Porto gli
occhi al cielo, sbuffando prima di decide di aprire la porta per farlo
smettere.
***
Sono seduto
sul pianerottolo, canticchiando melodie improvvisate e dopo qualche
secondo, come previsto, si apre la porta da dove fa capolino la faccia
incavolata di Anya.
“ Si
può sapere che stai facendo?” sibila a bassa voce,
guardandosi con circospezione intorno, probabilmente per vedere se ci
sia qualcuno.
“Sto
mangiando una pizza, ne vuoi un po’?” le propongo,
porgendole un pezzo.
“No,
non voglio la tua pizza e sei pregato di alzarti e andare
via!” mormora minacciosa e a denti stretti, sporgendo la
testa dallo stipite della porta.
“
Sono venuto in pace!” dico, alzandomi lentamente.
“
Non mi interessa! Sei stato molto chiaro l’altro
giorno!” mi ricorda con tono pieno di rancore.
“
Senti, non ce l’avevo con te, non volevo dirti quelle
cose” spiego, pentito.
“ E
con chi ce l’avevi?” domanda investigativa,
incrociando le mani al petto.
“ Se
mi lasci entrare, te lo dirò” propongo, con aria
di sfida.
“
Boris, è tardi e sono stanca…e se continui a
stare qui, attirerai l’attenzione dei vicini, che
già mi considerano strana, figurati se vedono te qui mentre
canti e fai cose senza senso” confessa, con aria esausta.
In questi
giorni non sono andato in caffetteria, perché ero troppo
arrabbiato con me stesso, con la vita e con … beh, e non
volevo vedere nessuno. Ma poi mi sono ricordato di quando è
venuta Anya in officina e l’ho mandata via in quel modo senza
una ragione, e mi sono sentito un po’ in colpa, soprattutto
dopo aver parlato con Yuri del mio problema.
“
Beh vuol dire che continuerò a fare cose strane,
finché non mi farai entrare!” dichiaro con
l’aria di chi non ha intenzione di arrendersi.
“
Che cosa vuol dire?” domanda, alzando un sopracciglio
perplessa.
***
Ma
è impazzito? Cosa vuole a quest’ora da me?
Secondo me
è sotto l’effetto di pesanti droghe.
“
Vuol dire che potrei spogliarmi nudo qui, facendo uno spettacolino per
gli inquilini” rivela con fare ammiccante.
“Non
oseresti…” affermo, trattenendo una risata.
“ Tu
pensi?” gli sento dire, mentre con un rapido gesto toglie la
giacca, facendola cadere a terra, sotto il mio sguardo impassibile.
Davvero?
Tutto qui?
Io rientro.
Sto per
rientrare e chiudere la porta, finché con la coda
dell’occhio non noto che ha appena tolto la maglietta
rimanendo a petto nudo.
Oh,
oh…
“Smettila”
sibilo in cagnesco, intimandogli di andar via e, contemporaneamente,
osservandomi intorno nella speranza che nessuno stia spiando da dietro
la porta questa scena imbarazzante, che lui trova divertente visto il
modo in cui ride sotto i baffi.
“
Non c’è niente da ridere!” esclamo a
bassa voce, prendendo l’indumento che mi ha tirato ai piedi,
per lanciarglielo sulla sua faccia da schiaffi.
Ed ecco che le
sue mani arrivano alla cintura e iniziano a slacciarla, il tutto
accompagnato da movimenti strani del bacino.
Non ho il
tempo di dirgliene quattro, poiché le mie orecchie avvertono
un suono di passi che si fa sempre più vicino e mi segnalano
che qualcuno sta per apparire da quella scala. E se fosse la signora
con i bambini della porta accanto? O la signora di
mezz’età vedova dell’appartamento di
fronte? In entrambi i casi sarebbe una tragedia: mentre una
cercherà di tappare gli occhi ai figli, la signora potrebbe
avere uno svenimento o peggio, un attacco di cuore alla vista di un
uomo mezzo nudo sul pianerottolo.
Con un gesto
repentino, balzo fuori dalla porta e raccolgo i vestiti di Boris,
intimandolo ad entrare immediatamente in casa.
“
Forza, sparisci dentro, su!” gli ordino a bassa voce,
tirandolo per un braccio.
“ Ma
non ho ancora finito lo spettacolo…”.
“
Entra subito o chiamo la polizia!” affermo categorica,
puntandogli un dito minaccioso.
Alla parola
polizia, sbarra gli occhi e ricomponendosi la cintura, corre in casa,
seguita dalla sottoscritta che si chiude la porta alle spalle,
sentendosi sollevata per il pericolo appena scampato.
“ Ma
dico, ti sei bevuto il cervello?!”.
“
Ammettilo. È stato divertente” afferma, divertito,
parandosi la faccia con le mani dopo avergli tirato i vestiti addosso.
“
Rivestiti e poi va’ via, per favore!” gli ordino,
andando in salotto.
***
“Posso
sapere cosa avevi l’altro giorno?” chiede Anya,
addentando un pezzo di pizza.
Dopo avere
mostrato la faccia da cane bastonato, ha ceduto ed ha accettato la mia
offerta di pace. Ci siamo seduti in salotto, davanti alla tv a mangiare
questa pizza ormai fredda.
“
Che ti prende?” sussegue a domandare, vedendomi perso in una
dimensione parallela. “ Beh, se non ne vuoi parlare, non
insisto”.
Sospiro,
ingurgitando mezza bottiglia di birra prima di prender coraggio e
parlare.
“
Ecco…”. Giro e rigiro questa bottiglia tra le
mani, riflettendo se sia giusto raccontarle questa storia.
“L’altro giorno è venuto un uomo nella
mia officina, dicendo di essere mio padre”.
Silenzio.
Continuo a
puntare gli occhi sullo schermo della tv, attendendo la successiva
domanda di Anya.
“ Ed
era veramente lui?”.
Che non tarda
ad arrivare.
“
Purtroppo sì” rivelo, deglutendo un boccone amaro.
***
Suo padre?
“ Ma
io pensavo fossi orfano, insomma…”. Non capisco.
Non viveva con Yuri in un orfanotrofio in Russia? È quello
che ho appreso da quel poco che mi ha raccontato Hilary di suo marito.
“
Beh, in teoria sì, sono finito lì
perché non avevo più nessuno” racconta,
rimanendo sul vago.
Dal suo strano
atteggiamento, comprendo che deve essere difficile, per lui, parlare di
questo. Il suo sguardo si è come …spento.
“Perché
sei rimasto solo?” domando, incuriosita.
“
Perché mio padre mi ha…” deglutisce
amareggiato, “…abbandonato” rivela,
volgendo gli occhi verso di me. E in essi mi perdo, rimanendo turbata
dalla sua confessione.
“ E
sai perché lo ha fatto?”.
A questa
domanda, un sorriso amaro si dipinge sul suo volto.
“
Lui ha scelto la cocaina a suo figlio, mi ha,
letteralmente…venduto” confessa, mostrando
un’espressione di sofferenza, che cerca di celare fingendo di
bere dalla bottiglia un residuo di birra.
Sono
sconvolta. E credo che sia palese, per il semplice fatto che non riesco
a dire nulla.
“E’
una storia terribile, lo so” afferma sarcastico, come un
gesto di autocommiserazione. “Ma…io l’ho
superata, mi ci è voluto un po’, ma l’ho
superata” ripete a dire, come per convincere se stesso di
questa verità. “E poi, lui decide di comparire. Io
speravo veramente che fosse morto di overdose, come mia
madre…” rivela, senza un briciolo di sentimento.
Ah, dunque, la
cocaina faceva parte integrante della famiglia Huznestov.
Bevo un bel
sorso di birra, come gesto per aiutarmi a mandar giù tutto
quello che, stasera, sto sentendo.
“…e
invece no, eccolo qui, a far tornare a galla tutto lo schifo che ero
riuscito a sotterrare nella memoria” conclude, parlando
più a se stesso che a me. “Ti ho sconvolta
abbastanza?” mi chiede poi, vedendomi troppo silenziosa.
“Giusto…un
po’” confesso, cercando di apparire il meno turbata
possibile.
“La
tua sarà una famiglia normale e non sei abituata a tutto
questo”.
Beh, a parte
l’episodio in cui mio padre voleva uccidermi quando ha
scoperto che ero incinta, sì, siamo una famiglia abbastanza
normale.
“ E
cosa vi siete detti?” domando, tornando alla sua stramba
famiglia.
“Niente.
L’ho mandato via e, sinceramente, non m’importa
ciò che ha da dirmi. E’ troppo tardi per le
spiegazioni” asserisce categorico.
“Secondo
me dovresti, almeno, stare ad ascoltare ciò che ha da dirti.
Se è venuto fin qui per cercarti ci sarà un
motivo, no?”.
“Mi
sembra di sentire Yuri…” mormora tra sé
e sé. “No. Che vada al diavolo!”.
“Ascolta.
Pensavo la stessa cosa quando Kai ha voluto conoscere Hope. Ho passati
anni a ripetermi che questo non sarebbe mai successo, che mia figlia
non avrebbe mai conosciuto il suo vero padre e guarda adesso: lei dorme
a casa sua e io sono qui sola” gli spiego, citandomi come
esempio tangibile. “Quindi, forse anche lui merita una
seconda possibilità. Sarai tu a valutare, dopo aver sentito
le sue ragioni, se ne varrà la pena”.
Trascorrono
attimi di silenzio, durante i quali si osserva intorno con fare
riflessivo, per infine, domandarmi “Nel tuo caso, ne
è valsa la pena?” .
***
Sono appena
ritornato a casa e passando dal vialetto mi accorgo di una macchina
parcheggiata che mi sembra alquanto familiare.
È
l’auto dei genitori di Eva.
Cazzo.
Non voglio
incontrarli e interagire con loro. Potrei scappare, solo se quel cane
non si fosse messo ad abbaiare e corrermi incontro, segnalando, con
molta probabilità, il mio arrivo.
“Va
via” dico, allontanandolo e intimandogli di andare a cuccia.
E che cazzo!
Deve sempre
saltarmi addosso.
“Deve
essere Kai…” sento dire da delle voci, provenienti
dal salotto. E una volta passato di lì, ho davanti ai miei
occhi il quartetto familiare degli Hernandez, papino compreso.
“I
miei genitori sono passati per sapere come stiamo” mi spiega
Eva, che con uno strano sorriso a trentadue denti, mi raggiunge per
scoccarmi un bacio.
Rimango
perplesso di fronte a questo atteggiamento. Credo stia fingendo di
essere felice per non destare sospetti nei suoi genitori.
“I
miei resteranno a cena!” annuncia, festante.
Fantastico,
avremo i suoceri a cena.
Ho il
voltastomaco per la felicità.
La cena inizia
alle ventuno. Di mio malgrado, mi sono sentito costretto dalle
circostanze a rimanere.
Mentre loro
parlano e chiacchierano continuamente, io creo intorno a me una specie
di campana invisibile che mi isola dal resto dei commensali,
finché essa non viene distrutta dalle parole del signor
Hernandez.
“
Kai, ho visto che non hai toccato il bicchiere di vino, insolito da
parte tua, forse il fatto di avere attentato alla vita di mia figlia e
del mio futuro nipote ti ha dato un briciolo di
responsabilità…”.
Queste parole
arrivano taglienti alle mie orecchie e mi costringono a deglutire con
forza ciò che stavo mangiando e contare fino a tre prima di
rispondergli poco educatamente.
Ma
è Eva ad intervenire per prima.
“
Kai sta prendendo dei farmaci, per questo non ha bevuto”
spiega, con aria di rimprovero rivolta al padre.
“Beh
il lupo perde il pelo ma non il vizio” mormora in tono
provocante lui, bevendo dal suo calice.
Ok, adesso mi
sono rotto.
Serro la
mascella nervosamente e arrivato a contare fino a tre, decido di aprire
bocca.
“Forse
sua figlia dovrebbe raccontarle una cosa” inizio a dire,
fissando mia moglie con astio. “Non è vero,
Eva?”.
A queste
parole il suo viso cambia colore e sentendosi addosso gli occhi di
tutti, inizia a innervosirsi.
“Cosa
devi dirci, Eva?” chiede, curiosa, la madre.
Gli occhi di
Eva vorrebbero incenerirmi, saettano da un viso all’altro,
alla ricerca di una via di fuga.
Sono stanco di
prendermi tutte le colpe.
Adesso
è il momento della verità.
“ Se
non lo fai tu, lo faccio io” suggerisco, per intimorirla
ancor di più.
“Tesoro,
cosa ci devi dire?”. È ancora la madre a
rivolgerle questa domanda.
Dal momento
che la sua bocca, per la prima volta, sembra essersi paralizzata,
sarò io a rivelare tutto.
“Eva
non è mai stata incinta” dichiaro, con tono serio,
provocando lo sgomento nei due genitori qui presenti.
“Cosa
vuol dire, Eva?”.
“Di
cosa sta parlando, Kai?”.
Le domande
sono tutte rivolte a lei, ma, ancora una volta mi ritrovo a dover
rispondere io.
“Ha
mentito a me, a voi e a tutti quanti. Ci ha fatto credere, come
perfetti imbecilli, che lei aspettasse un bambino” concludo
amareggiato, gettando il tovagliolo di stoffa sul tavolo, per poi
alzarmi e abbandonare la stanza.
Troppo facile
prendersela con Hiwatari. Danno per scontato che la colpa di tutto sia
mia e sono stanco di questa storia. Almeno, così, si
renderanno conto che la loro amata figlia non è
così perfetta come hanno sempre pensato.
Più
tardi…
“Non
avevi il diritto di dire quelle cose ai miei!” mi urla
infuriata Eva, piangendo.
“ E
invece sì, perché sono stanco delle battute
sprezzanti di tuo padre!” urlo a mia volta, calcando la
tensione.
“ Ma
io ti stavo difendendo, dicendogli dei farmaci!” ribatte
duramente.
“No,
Eva, tu stavi solo difendendo te stessa!” controbatto io, con
un urlo che la fa tacere all’istante e a trattenere i
singhiozzi causati dal pianto. “Era questo il tuo fantastico
piano per sistemare le cose?! Mentire ancora, facendo apparire me come
l’assassino di un bambino mai esistito?”.
“Ma
cosa stai dicendo?”.
“
Sto dicendo la verità. E sono stanco di tutta questa
storia!” rivelo, al limite della stanchezza.
“ Io
pensavo che le cose fossero tornate come prima, che mi avessi
perdonata!” esclama, confusa.
La mia risata
stizzita ha già dato la risposta “Davvero? Davvero
pensavi che le cose sarebbero tornate come prima?”.
La sua
espressione confusa sembra pretendere ulteriori spiegazioni.
Bene,
Hernandez, te lo spiegherò con un esempio pratico.
Mi avvicino al
tavolo dei liquori e prendo in mano un
bicchiere…”Lo vedi questo?” domando, in
tono serio, tenendo quell’oggetto sospeso a
mezz’aria davanti ai suoi occhi perplessi.
Il bicchiere
scivola dalle mie dita, cadendo a terra e frantumandosi in mille pezzi.
“ Si
è rotto. Adesso ho due opzioni. Posso raccoglierne i pezzi e
provare a sistemarlo, pur sapendo che non sarà
più come prima, oppure…”. Seguono
attimi di esitazione. “posso fregarmene e comprarne uno
nuovo. Cosa credi che sceglierebbe Hiwatari?” domando, con
aria minacciosa.
“Mi
stai paragonando a qualcosa da buttare via?” chiede, con un
tono tra l’incredulo e l’arrabbiato.
“Sto
dicendo… che io non perdo tempo a sistemare una cosa per cui
non vale la pena” dichiaro in tono conclusivo, facendo
qualche passo all’indietro, per poi voltare i tacchi e
andarmene.
Mi era
balenata l’idea, dopo la conversazione con Yuri, di rimettere
piano piano le cose a posto. Ma dopo questa sera mi sono reso conto che
forse non ne vale poi così tanto la pena.
Ciao
a tutti quanti!
Rieccomi
qui, e incredibilmente a poca distanza di tempo dall’ultimo
aggiornamento.
Ero
troppo ansiosa di continuare a scrivere il proseguimento di questo
pasticcio ed eccolo qui.
Ho
paura a chiedervi cosa ne pensate XD
Come
anticipato, in questo capitolo Yuri ha cercato di insinuarsi nella
mente di Hiwatari per cercare di psicanalizzarlo. E, in sintesi, Kai si
era abituato all’idea di avere un secondo bambino, stavolta,
cercando di essere presente fin dall’inizio, a differenza di
quanto era successo col primo.
Povero,
dai.
Voleva
darsi una seconda possibilità, in fondo.
Poi
ho inserito la storia di Boris (non so come mi sia venuto in mente, ma
vabe XD ho voluto inserirla). Riappare il padre che a quanto si narra
lo ha abbandonato da piccolo. Darà a quest’uomo la
possibilità di parlare? Lo vedremo.
Ho
inserito delle frasi in russo e ci tengo a precisare che non so una
cippa di russo, quindi ho utilizzato Mr Google Traduttore XD e il fatto
che non ci sia la traduzione è fatto apposta per confondervi
XD
E
infine, a parte quella specie di spogliarello di Boris, che ho messo
per spezzare la tensione, ho concluso il capitolo con
l’ennesima tragedia a casa Hiwatari.
Per
poco non ci scappava un morto. Il suocero probabilmente non ci tiene
alla sua pelle, continua a punzecchiare il genero e boom, Kai esplode,
anche se ho evitato un incontro di wrestling, ma Kai se
l’è giocata d’astuzia, svelando la
menzogna di Eva.
Ok,
non so nemmeno io cosa ho scritto e detto, ma vabbe, spero mi facciate
sapere cosa ne pensate.
Nel
prossimo capitolo succederà una cosa strana XD povera Anya.
Ci va di mezzo sempre lei. Non vi anticipo nulla, però :P
Un
immenso grazie va a voi tutti che siete giunti fin qui a leggere.
E
un grazie in particolare va a coloro che si prendono del tempo per
lasciare una recensione.
Un
bacio e a presto :**
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Capitolo 47 *** Prova a non perdere il controllo ***
“Priviet, Boriska”, saluta una voce alle mie spalle.
Sono impegnato, a capo chino, a montare dei pezzi
di un aggeggio con un cacciavite e al suono di queste parole i miei
movimenti iniziano a rallentare.
È tornato.
Di nuovo.
Prendo un respiro profondo e chiudo gli occhi un
istante, prima di girarmi verso di lui e chiedere con aria minacciosa:
“Cosa vuoi?”, senza
però scompormi più di tanto.
Lo vedo qui di fronte a me, rigido nella sua
posizione, mentre stringe un pugno, come per farsi coraggio e prendere
parola.
“Voglio parlare” esordisce,
aspettando con ansia la mia reazione.
“Vuoi parlare?” ripeto,
avvicinandomi a lui con aria ostile. Sul serio? “E sentiamo,
cosa devi dirmi?” pronuncio a pochi centimetri dal suo volto.
Questo contatto ravvicinato mi consente di notare
le rughe sul suo viso, segno del passare degli anni. Lo ricordavo molto
diverso e, forse, è per questo che non l’ho
riconosciuto subito.
“Mne zhal', Boriska”. Queste
semplici parole escono come un soffio dalle sue rigide labbra e mi
fanno subito pentire di avergli dato l’occasione di dirle.
“Ti…dispiace?”. Ho
capito bene? Sorrido con aria stizzita tra me e me, scuotendo la testa
e portando gli occhi al cielo. Mi allontano lentamente, massaggiandomi
il centro della fronte, come a voler reprimere tutte quelle vocine che,
nella mia mente, stanno lottando per far emergere la parte peggiore di
me. Per fortuna, però, un altro profondo respiro mi aiuta a
portare ossigeno al cervello e reprimerle. Dopo alcuni secondi riesco a
destarmi da questo stato confusionale e mi rigiro verso di lui,
fissandolo di traverso.
“E sentiamo, per cosa ti
dispiace?” . Incrocio le braccia al petto, poggio il sedere
sul bordo del tavolo per mettermi comodo e attendere, con impazienza,
le sue argomentazioni.
“Di tutto…” riesce
a dire, sforzandosi nel parlare in una lingua a lui estranea.
“Troppo generico, non credi?”
puntualizzo, con aria seccata.
Ecco che il suo petto si gonfia e le sue mani
entrano nelle tasche della giacca di pelle, per trovare appiglio in
qualcosa, o probabilmente, questo gesto esprime la sua voglia di
nascondersi sottoterra dalla vergogna.
“Per avere abbandonato te”
confessa, con tono mesto, mentre io volgo lo sguardo altrove, stringo i
denti e indurisco la mascella, cercando di contenere la rabbia.
“Io…” aggiunge
poi, alla ricerca delle parole giuste “sofferto molto questa
decisione”. Non gli credo alle sue paole e il mio sguardo
glielo sta comunicando. “Ho dovuto fare questo” si
giustifica, amareggiato. “Io…mai dimenticato di
te”. Ok, adesso abbasso la testa per trattenere una risata di
sfottimento. È ridicolo! Sarebbe più saggio
fermarsi e non aggiungere altre cazzate. Tuttavia, voglio vedere fin
dove è disposto ad arrivare ed attenderò qualche
attimo prima di esplodere. “Io stato in carcere e pentito per
tutto. A capire miei errori”. Quindi il carcere
l’avrebbe aiutato a capire che razza di uomo schifoso
è veramente?. “E io venuto qui per cercarti e
avere tuo perdono…” conclude poi, con tono
sommesso e da ciò intuisco che il suo discorso è
giunto a conclusione.
Sono commosso, veramente.
“Ti ci sono voluti quasi
vent’anni per capire questo?” domando in tono
sarcastico, al limite dell’incredulità.
“ Tu vieni qui, dopo anni, per chiedere il mio
perdono?”. Senza rendermi conto mi sono avvicinato a lui per
guardarlo dritto negli occhi. “ Hai idea… di
quello che ho passato da quel maledetto giorno? Quando, senza un minimo
di scrupolo, mi hai usato come merce di scambio?” sibilo con
rabbia, avvicinandomi sempre di più al suo volto, che, ad
ogni parola vomitatagli addosso, chiude ritmicamente gli occhi.
La tensione nell’aria è
quasi palpabile.
Sento pulsare la rabbia nelle vene e il cuore, in
petto, mi martella in un ritmo sempre più crescente, fino a
sentirlo in gola.
“Hai una vaga idea di quello che ho
passato in quella sottospecie di monastero?! Hai idea di quello che ho
subito?”. Digrigno i denti sempre di più, facendo
persino fatica a pronunciar chiaramente le parole. Penso che non
reggerò a lungo tutte queste emozioni. Mi sento strano, e
perciò decido di allontanarmi per sfogare la rabbia dando un
pugno sul tavolo con tutta la forza che ho, facendo scuotere i vari
oggetti violentemente “No che non lo sai!”.
Porto le mani ai capelli, cercando in tutti i
modi di regolarizzare il respiro e il battito.
Controllati, Boris, mi ripeto mentalmente.
Ma i ricordi riaffiorano
prepotentemente alla mente, facendomi rivivere, in sequenza,
momenti della mia vita che avevo sepolto nella memoria. E fanno male.
“ Nessuno mi ha mai
adottato…” rivelo, inghiottendo un boccone amaro.
“ Perché ero troppo grande e tutti preferivano i
bambini di pochi mesi. Nessuno… voleva il figlio di un
drogato. Troppo problematico da gestire…”.
Abbasso la testa e chiudo gli occhi, prendendo un
ultimo e profondo respiro.
“ Sono cresciuto da solo”
dico, poi, incrociando quegli occhi. “Tutto ciò
che ho fatto, tutto ciò che ho oggi” continuo a
dire con risentimento, puntando un dito verso una direzione ignota
“l’ho ottenuto da solo! Devo tutto a me stesso e
non ho bisogno di nessuno, tantomeno di te! Sinceramente, non so che
farmene delle tue scuse! Non ti conosco e non voglio
conoscerti…” puntualizzo con serietà.
“Quindi, così come sei venuto, te ne vai e non
farti più vedere!” concludo categorico, svuotando,
finalmente, tutto quello che per anni ho tenuto dentro.
Detto questo, gli rivolgo un’ultima
occhiata piena di odio e gli giro le spalle, tornando al mio lavoro,
come segnale che questa conversazione è giunta alla sua
tragica fine.
Tuttavia, nonostante io cerchi di ignorare la sua
presenza, fingendomi indaffarato ad armeggiare con un cacciavite, lui
rimane ancora lì per un tempo che mi sembra indefinito.
Credo di essere stato abbastanza chiaro e non ho
intenzione di ripeterglielo un’altra volta, perché
non mi limiterei a utilizzare solo le parole.
“Boriska…”.
Ancora con questo nome del cazzo!
Stringo i denti, usando tutta la forza che ho per
stringere questa maledetta vite.
“Sono comunque contento di averti
visto…”. Wow, ad un tratto sembra conoscere la
nostra lingua o forse sta iniziando parlando in russo e non ci sto
capendo più un cazzo nella mia testa. Maledetta vite! Con un
gesto repentino cambio arnese, nella speranza di riuscirci. Ma vedo
tutto sfocato e non riesco a vedere bene.
“…E che sei diventato una
persona migliore rispetto a me! So di non meritare il tuo perdono, ma
spero che un giorno riuscirai a farlo e magari potremo parlare un
po’. Ci sono delle cose che vorrei raccontarti. Io
ho…mi sono sposato qualche anno fa e…ho avuto un
bambino. Mi piacerebbe che lo conoscessi. Lui sa di te e gli farebbe
piacere conoscerti. Se un giorno dovessi cambiare idea, questo
è il mio numero e il mio indirizzo a Mosca. Non so se
tornerai mai, ma voglio almeno sperarci”.
Fanculo, non ci riesco, non riesco a vedere un
cazzo. Con un gesto del polso asciugo il naso da cui sembrano
fuoriuscire gocce di acqua salata. Avverto un gran dolore
all’altezza della gola e mi è difficile persino
deglutire.
“ Ti auguro buona fortuna, Boriska.
Addio”.
Queste sono state le ultime parole di mio padre,
prima di uscire dall’officina. Il rumore dei suoi passi
risuona nella mia mente, facendo riaffiorare immagini del passato che
sembrano ancora vivide nella memoria.
Mi trascinava lungo le gelide vie della periferia
di Mosca. Volevo tornare a casa, ma lui mi costringeva a camminare,
dicendomi di smetterla di dimenarmi per non attirare
l’attenzione dei passanti. Poi, giunti a un vicolo buio, ci
fermammo. Alzai gli occhi e vidi altre persone a cui mi
consegnò. Non volevo abbandonare la sua mano, ma la sua
lasciò facilmente la mia. E lo vidi andarsene, senza mai
voltarsi, anche solo per salutarmi o guardarmi un’ultima
volta. Io rimasi a fissare la sua figura svanire, richiamandolo una,
due e forse chissà quante volte. Ma non si voltò
mai.
“Hey”.
Una mano si poggia sulla mia schiena, facendomi
ripiombare improvvisamente nella realtà.
***
“ Boris, tu
stai…”.
Ero venuta in officina con la scusa di portargli
un caffè, ma mi sono dovuta fermare notando la presenza di
un altro uomo con cui Boris parlava animatamente. E così ho
capito che era lui: suo padre. Sono rimasta in silenzio fuori ad
origliare ciò che si dicevano, anche se è stato
difficile capire tutto. Soprattutto le ultime frasi, dette in russo, da
quell’uomo. Non ne ho capito il significato, ma avevano tutta
l’aria di essere un addio. Una volta andato via e
assicuratami che fosse rimasto solo, ho deciso di entrare. Sembrava
perso in chissà quali pensieri, tanto da non essersi accorto
del mio arrivo e, delicatamente, gli ho messo una mano sulla schiena.
“ Boris…tu stai
piangendo” affermo, osservandolo sconvolta.
“No” nega, dandomi subito le
spalle. “E’ solo allergia”, inventa, con
tono di voce strano. “Cazzo…” lo sento
imprecare a bassa voce, asciugandosi il viso con un lembo della
maglietta.
Sorrido tra me e me, osservandolo questa scena.
“ Boris, non devi
vergognarti” lo tranquillizzo, strofinandogli una mano sulla
schiena, come a farlo calmare.
“Te l’ho detto, è
l’allergia” ripete a dire, girandosi di nuovo,
dall’altra parte.
“ Ok, ok” affermo
arrendevole, portando gli occhi al cielo.
Decide di sedersi a terra, con schiena poggiata
al muro, muovendo gli occhi, in modo da auto-costringersi a non
piangere. Cioè, voglio dire, per non permettere
all’allergia di far uscire lacrime dai suoi occhi.
“ E sentiamo…”
inizio a dire, poggiando le ginocchia a terra per posizionarmi di
fronte a lui. “ A cosa sei allergico?” domando,
muovendo la testa in modo da costringerlo a incrociare il mio sguardo.
“ Ai rapporti familiari”
confessa, abbozzando una risata.
“ Capisco…” mi
limito a dire, abbassando gli occhi.
Ho sentito la maggior parte delle cose che si
sono detti e capisco che deve essere stato difficile affrontare una
situazione del genere.
“Mi sento così
ridicolo” ammette, cercando di nascondere
l’imbarazzo.
“Non sei ridicolo, sei solo
umano” gli spiego, sorridendo e accarezzandogli una gote.
“ Preferirei che non dicessi agli
altri…”.
“ Della tua allergia, lo so”
intervengo prontamente a completare la sua frase, consapevole di
ciò che stava per chiedere.
Tranquillo, non dirò ai tuoi amichetti
che Boris Huznestov ha pianto.
È strano vedere in questo stato un
ragazzo come lui, all’apparenza, emotivamente inscalfibile.
Da quando è riapparso suo padre, si
è comportato in maniera diversa, è diventato
emotivamente instabile. Fino a pochi minuti fa era così
arrabbiato che sembrava volesse esplodere e adesso, eccolo qui, seduto
a terra nella sua officina con gli occhi arrossati, ad asciugarsi il
viso con la maglietta.
Per la prima volta, Boris riesce a trasmettermi
una gran tenerezza, lo ammetto. Sembra come un grande orso bisognoso di
affetto, seppur si ostini a non ammetterlo. Sono sicura che in questo
momento il suo orgoglio sia stato gravemente ferito dalla mia presenza.
Insomma, uno come lui che piange davanti ad una ragazza?
Tzè. Giammai!
“Non devi vergognarti, ok? Quante volte
hai visto piangere la sottoscritta?” gli ricordo, sorridente.
“Ma tu sei una donna”. Ecco,
come immaginavo: l’orgoglio dell’uomo che non deve
mai mostrarsi debole di fronte agli altri.
“Boris, hai vissuto così
tante emozioni contrastanti in questi giorni, che alla fine il tuo
corpo ha ceduto” spiego, sotto il suo sguardo scettico,
cercando di fargli capire che è un essere umano e, in quanto
tale, prova delle emozioni. “Su forza, vieni” dico,
aprendo le braccia e incoraggiandolo ad avvicinarsi.
“Che cosa vuoi fare?”
domanda, fissandomi storto.
“Voglio abbracciarti”.
“Perché?” chiede
perplesso, pulendosi le ultime gocce sul viso.
“Perché dopo ti sentirai
meglio, vedrai!”.
Dopo attimi di esitazione, stacca la sua schiena
dalla parete e si avvicina a me, che con un gesto lento, ma deciso,
circondo, con le mie braccia, il suo corpo rigido.
Ok, ammetto che è imbarazzante, ma
voglio fargli provare, almeno una volta, il calore di un abbraccio,
vero e sincero.
“In teoria, dovresti
ricambiare” gli spiego, suggerendogli implicitamente di
rilassarsi.
Sembra di abbracciare una statua di marmo gelido.
***
Ok, gente. Tutto ciò mi mette a
disagio.
Sento il corpo di Anya a contatto col mio e le
sue braccia lo circondano totalmente.
È stato già imbarazzante
farsi scoprire mentre, ahimè, piagnucolavo, e adesso mi
pento di aver accettato questa bizzarra richiesta.
Sento la sua mano accarezzarmi la schiena,
provocandomi alcuni brividi e devo ammettere che non è male.
È quasi piacevole. Lentamente rilasso il corpo, affondando
il mento nell’incavo della sua spalla, respirando il suo
profumo. Poi alzo le mani, giungendole dietro la sua schiena.
“ Boris, mi dispiace per ciò
che hai passato” rivela in un sussurro, alludendo
probabilmente alla vicenda di mio padre. “Tu sei
migliore di quanto pensi”. E queste parole mi fanno
desiderare ancor di più quest’abbraccio.
Passano alcuni minuti che sembrano durare
un’eternità, durante i quali mi perdo nel flusso
dei miei pensieri.
Si è fatto una famiglia e ha avuto un
figlio. Perché è venuto a dirmelo? Crede che me
ne importi qualcosa? Come può uno come lui badare a un altro
essere umano? E cosa pretende? Che vada a trovarlo e instaurare
rapporti con la famiglia che mi è stata sempre negata?
Non ho bisogno di tutto questo.
Ho la mia vita, le mie strambe abitudini.
Ma sto bene, anche da solo.
Beh, in realtà non sono proprio solo.
“ Bene, adesso puoi
lasciarmi” le sento dire, ma io sono troppo impegnato a
vivere alcuni ricordi per darle ascolto.
Yuri, Kai, a loro modo, mi sono sempre stati
vicini e ci siamo sempre aiutati l’uno con l’altro.
Sono quasi come una famiglia per me. E adesso, a
questa strana famiglia, si sono aggiunte Hilary, Anya e dei piccoli
marmocchi. Ed Eva, anche se da un po’ di tempo il
nostro rapporto non è più come prima.
“ Boris?” mi richiama, in
tono preoccupato, dal momento che non mi decido a mollare la presa,
nonostante una sua certa resistenza.
Sono contento così.
Non ho bisogno di un padre come lui. E poi cosa
pretende? Che ci vediamo nelle riunioni familiari a Natale e Capodanno
come se niente fosse?
Nah.
Non sono pronto a questo.
“ Boris!”.
“ Che c’è? Ancora
un po’, non è così male!”
confesso, ridendo.
“ Penso che possa bastare”
puntualizza lei, contrariata.
E va bene, Sarizawa.
Come ordinatomi, la lascio andare, sorridendo tra
me e me.
“ Ti senti meglio adesso?”
domanda, apprensiva.
“Beh, un
po’…” affermo, facendo spallucce.
“Cavoli, io devo andare o Dana mi
ucciderà!” si ricorda improvvisamente, alzandosi
di scatto, sotto il mio sguardo divertito. “ Ti mando un
messaggio più tardi, ciaoooo!” saluta, andandosene
via di corsa e lasciandomi qui seduto, all’inizio sorridendo
al pensiero che Dana la aspetti col machete in mano in caffetteria, poi
però, il ricordo di ciò che è successo
prima mi costringe a tornare serio.
Lascio cadere pesantemente la schiena sulla
parete, espirando sonoramente e fissando punti indefiniti del soffitto.
Si è riportata il mio caffè.
***
“Ok, scusami, scusami,
scusami!” dico pentita, a una Dana che mi fissa in modo
terribile.
“Da domani, il signorino Boris
è pregato di portare le sue chiappe qui se vuole il suo
caffè, perché tu non uscirai
più!” sentenzia categorica.
“Hai ragione, ma ho perso tempo
perché…”.
“ Non mi interessano le tue
scuse!” ribatte acidamente. “Oh, perfetto, ci sono
altre visite per te, Anya!” aggiunge poi, puntando gli occhi
verso un punto alle mie spalle.
“ Cosa vuoi dire?” chiedo
interrogativa, voltandomi nella direzione interessata. “Che
ci fa qui?” dico tra me e me, vedendo entrare in caffetteria
Eva.
“ Non lo so, ma sono sicura che ti
farà perdere altro tempo!” esclama seccata,
tornandosene a passi da gigante in cucina.
“Sarizawa, posso rubarti qualche
minuto?”.
Rimango scettica di fronte a questa richiesta.
Cosa vuole da me?
“Sì, certo!”
rispondo titubante, invitandola con un gesto della mano a sedersi.
“Di cosa vuoi parlarmi?” chiedo, consigliandole di
andare dritta al sodo.
Lei abbassa gli occhi, abbozzando uno mezzo
sorriso. “Riesci a incantare tutti vero?” esordisce
poi, con voce seria a profonda.
Non capisco.
“In che senso?” chiedo,
perplessa, inarcando un sopracciglio.
“Con la tua commedia della ragazza
madre abbandonata…” aggiunge.
“Si può sapere di cosa stai
parlando?”. Inizio a seccarmi di queste sue mezze frasi.
“Prima Kai, poi Rai, adesso
Boris…”.
“ Eva, parla chiaramente!” le
suggerisco con tono duro.
“Perché hai tenuto quel
bambino? Non sarebbe stato più facile abortire e fare finta
che tu e Kai non foste mai andati a letto?”.
Ma che razza di domande sono mai queste? Ma come
si permette?
“Non osare mai più dire una
cosa del genere! È vero, sarebbe stato tutto più
facile, ma io non avrei mai abortito! E poi come puoi parlare di aborto
proprio tu, che hai appena perso il bambino dopo
l’incidente!” sottolineo volutamente. Sono allibita
dalle sue parole e lei sembra contrariata dalle mie, visto il modo in
cui mi osserva adesso, come se non avevo il diritto di citare in causa
questo argomento. Beh, neanche lei ne aveva il diritto, a dirla tutta.
Stringe le labbra, volgendo lo sguardo altrove.
“Io…”. Adesso
chiude gli occhi, prendendo un respiro “Non ero incinta, ho
mentito a Kai e adesso mi odia!” rivela d’un
tratto, mostrandosi colpevole, ma cercando di mantenere alto il suo
orgoglio, come se dire queste parole le fosse costato non poco.
Lei non era incinta? Ha mentito a Kai?
Questo vuol dire che non ha perso nessun bambino
in seguito all’incidente!
Sono allibita…
Non ho il tempo, però, di aprire bocca
per esprimere il mio pensiero, perché è lei
stessa a porre le mani avanti in segno di colpevolezza.
“Lo so, crudele da parte mia! Ma ho
dovuto mentire per avvicinare Kai a me!” spiega portandosi
una mano al petto, con espressione accigliata. “Da quando
siete apparse, tu e quella bambina, avete rovinato tutto e immagino che
puoi capirlo, visto che Rai ti ha lasciato per colpa di Kai e della sua
ossessione nel toglierti quella bambina!”.
È vero. In fondo, è andata
così.
“Se tu non avessi tenuto quel bambino,
tutto questo non sarebbe successo. Tu staresti ancora con Rai e io con
Kai”.
Cosa significa? Lei e Kai non stanno
più insieme?
“E’ vero, ci siamo sposati e
credevo che col matrimonio Kai Hiwatari volesse dimostrarmi quanto ci
tenesse a me e che le cose sarebbero cambiate! Che stupida!”
aggiunge sorridendo amareggiata. “Saresti dovuta sparire
insieme a quella bambina, ma…”.
Le sue parole arrivano alle mie orecchie come
lame taglienti.
Non riesco a muovere ciglio, se non a rimanere
qui inerme di fronte a lei ad ascoltare, sconvolta, quelle parole
velenose che escono dalla sua bocca.
“Ma capisco che, adesso che
Rai è andato via e devi badare da sola a tua figlia, stai
sfruttando la situazione a tuo vantaggio… Kai ti ha
intestato un conto corrente dove ti versa una bella somma al mese.
Geniale, oserei dire!” asserisce con sarcasmo, beccandosi
un’occhiata arcigna dalla sottoscritta che, pian piano, sta
intuendo dove lei voglia arrivare.
“Ti presenti con la bambina, fingendoti
arrabbiata con il padre per averla abbandonata, lui si pente e per
pulirsi la coscienza, ti versa dei soldi e puff!! Ad un tratto tu
cominci ad essere gentile e lasciargli vedere la figlia. Ottimo piano,
Sarizawa!” si complimenta, imitando un applauso.
“Io non volevo quei soldi!”
spiego, alterata.
“Oh, sì, come no!”
ribadisce lei a mo’ di beffa.
“E’ stato lui ad insistere
nel darmeli e alla fine ho dovuto accettare!” continuo a
ribattere duramente. Io non volevo quei soldi e non glieli ho chiesti
io, è la verità.
“Povera Sarizawa! Costretta ad
accettare dei soldi per riuscire a sopravvivere e ripagando questa
generosità, probabilmente, con favori sessuali!”.
Ma come si permette?
Mi alzo di scatto, fissandola in modo terribile,
sotto il suo ghigno malvagio, che esprime la sua soddisfazione
nell’avermi offesa in questo modo insensato.
“Beh, almeno io non devo fingere una
gravidanza per elemosinare le attenzioni di mio marito!”
puntualizzo acidamente, esprimendo tutta l’avversione che
provo nei suoi confronti.
Al suono di questa frase, sbarra gli occhi e si
alza di scatto fissandomi con astio.
***
“Ma Anya non ti ha appena portato il
caffè in officina?” domanda alterata Dana.
“ Sì, ma poi se
l’è riportato come una sbadata!” spiego
per la seconda volta. “A proposito,
dov’è?” chiedo poi, puntando gli occhi
in punti diversi del locale.
“ è laggiù a
parlare con quella testa bionda!” dice, indicandomi il punto
dove guardare.
“Ma quella è Eva! Che ci fa
qui?” chiedo stranito.
“Non lo so, ma sta perdendo molto tempo
a parlare!”.
Improvvisamente un forte rumore, provocato dallo
sfregare di una sedia sul pavimento, mi costringe a staccare gli occhi
dal cellulare per fissare il punto interessato. È stata Anya
a provocare questo rumore acuto e terribile. Che le prende?
È in piedi a fissare accigliata la bionda, che due secondi
dopo, decide di alzarsi, tirando indietro la sedia e provocando, per la
seconda volta, questo rumore fastidioso.
Che hanno queste due? Non riesco a sentire
ciò che si stanno dicendo, ma, a giudicare dalle loro facce,
non devono essere parole belle e…oh cazzo, Eva ha appena
alzato una mano in direzione della faccia di Anya.
“Anya!” grida Dana, correndo
verso di lei per soccorrerla, seguita da me che, nella furia di
alzarmi, lascio cadere indietro lo sgabello.
Ma che sta succedendo??
***
La mia mano freme ancora dalla rabbia.
È attraversata da un forte formicolio dovuto
all’impatto con la faccia di Anya, che adesso, si copre il
volto, con espressione dolorante.
“Ma sei impazzita?” mi urla
in faccia l’altra cameriera, venuta a soccorrerla.
“Ma che cazzo fai?” dice una
voce alle mie spalle, e due secondi dopo vengo presa con forza per un
polso e strattonata più in là.
“Boris, lasciami!” gli
ordino, dimenandomi per costringerlo a lasciare il mio polso.
“Si può sapere
perché lo hai fatto?” domanda furente, osservando
da lontano la sua nuova amica, ancora troppo sconvolta per reagire.
“Lasciami subito!” sibilo a
denti stretti, notando solo adesso, che tutti, all’interno
del locale hanno gli occhi addosso su di noi.
Mi sono fatta prendere dalla rabbia a causa delle
sue parole e non ho resistito nel darle quello che si meritava da tanto
tempo: uno schiaffo.
“Tu adesso vieni con me!”
asserisce autoritario, trascinandomi fuori dalla caffetteria.
“Boris, lasciami immediatamente o
chiamo Kai!”.
“Oh, oh, è proprio da lui
che stiamo andando!” annuncia a gran voce.
Cosa?
***
Sono nel mio ufficio, seduto alla scrivania a
leggere e rispondere ad alcune email di lavoro.
Improvvisamente le mie orecchie avvertono degli
strani rumori provenire da fuori, oltre la porta, e dopo alcuni secondi
questa si apre, dando spazio alla figura di Boris che tiene per il
polso Eva. Lei immediatamente si libera dalla presa,
massaggiandosi il polso dolorante.
“Si può sapere che sta
succedendo?” chiedo perplesso, fissando prima l’uno
e poi l’altra.
“Dovresti tenerla al
guinzaglio!” esordisce Boris, guardandola in cagnesco.
“Quanto la fai lunga!”
ribatte lei.
Mi alzo, per mettermi in mezzo tra i due,
pretendendo delle spiegazioni.
“Si può sapere che diavolo
succede?” chiedo autoritario, ponendo fine ai loro
battibecchi.
“Ha dato uno schiaffo ad
Anya!” rivela, infine, Boris.
“Cosa?” dico incredulo,
voltandomi istantaneamente verso Eva, che si limita ad arricciare le
labbra e fissare altrove.
“Le ha stampato cinque dita in
faccia!” aggiunge poi.
“Ma se non l’ho neanche
sfiorata!” si difende lei, serrando i pugni.
Io non ci sto capendo più niente.
“E’ la
verità?” chiedo io, incredulo.
Ma non ho di nuovo risposta, perché
Boris continua a parlare.
“Certo che è la
verità, …”.
“Puoi andare!” gli ordino,
invitandolo con lo sguardo ad andare via.
“Ma…”.
“Ci penso io qui” gli faccio
capire.
Dopo una manciata di secondi, volta i tacchi e va
via, chiudendo poco delicatamente la porta e lasciandomi qui a prendere
un respiro profondo prima di guardare dritto negli occhi Eva e
chiederle spiegazioni.
“è la verità? Lo
hai fatto veramente?” chiedo in tono scandito e
apparentemente pacato, che non ammette, però, silenzi o
mezze risposte.
Lei si indispettisce un attimo, esitando, ma poi
sbotta.
“Sì, l’ho
fatto!” ammette senza rimpianti “E se
l’è meritato, mi ha provocata!” si
giustifica con rabbia, lasciandomi alquanto sbigottito.
Ha davvero preso a schiaffi Sarizawa?
Ma dico, è impazzita?
“Si può sapere cosa ci
facevi da lei?” domando, cercando di mantenere la calma,
premendo un dito al centro della fronte, sospirando stancamente.
“State sempre tutti a difenderla! Ho
sempre desiderato darle quello schiaffo, è colpa sua se
siamo in questa situazione!”.
Non può averlo detto veramente.
Pensavo che oggi sarei rimasto in ufficio
tranquillo, circondato dalla pace dei sensi, e invece…
“Non è colpa sua se siamo
giunti a questo punto” le spiego chiaramente. “Il
problema è ben altro…” le faccio
intendere.
“Ah no? Stai scherzando spero. Sarebbe
mia la colpa?”.
“La tua ossessione per quella bambina
ci ha portati alla deriva! Non vuoi farti una ragione della sua
esistenza” ribatto duramente.
“No, infatti. E non credo
l’accetterò mai!” conclude amareggiata,
voltando i tacchi e andandosene via, aprendo e chiudendo quella porta
con furia.
Sono stanco di questa storia.
Non ne posso più.
Rilasso le spalle e lentamente mi accascio su una
poltrona, facendo cadere indietro la testa e chiudere gli occhi nella
speranza che una volta riaperti si tratti soltanto di un incubo.
***
“Mio dio” esclama Dana
osservandomi perplessa.
“E’ così
evidente?” chiedo, preoccupata.
“Si intravedono tre dita e mezzo sulla
tua guancia sinistra. Metti questa busta di ghiaccio,
allieverà il bruciore” mi consiglia, porgendomi un
sacchettino gelido, che immediatamente adagio sul mio viso, venendo
pervasa da una magnifica sensazione di freschezza.
“Brucia” aggiungo, in tono
lamentoso, premendo quel sacco surgelato che mi sta paralizzando
metà faccia.
Io non riesco a credere a ciò che mi
è appena successo. È avvenuto tutto
così rapidamente che non ho fatto in tempo a difendermi. Una
serie di battute sprezzanti e poi mi sono ritrovata cinque dita sul mio
volto. Ero troppo sconvolta che non ho capito cosa sia successo dopo.
Ho solo visto Boris trascinare Eva fuori dalla caffetteria.
“Si può sapere che le
è preso?” domanda poi, giustamente.
Non ho il tempo di risponderle, perché
vengo fermata dall’arrivo di qualcuno, ovvero
l’ultima persona che avrei voluto vedere oggi.
“ E tu che ci fai qui? E’
già passata la tua mogliettina poco fa!” dice, con
aria minacciosa Dana, rivolgendosi ad un Hiwatari che con sguardo
impassibile le consiglia di andare via. “Puoi lasciarci
soli?”.
***
Volevo vedere con i miei occhi ciò di
cui sono venuto a conoscenza poco fa. Così, dopo essermi
preparato psicologicamente, ho deciso di venire qui a constatare di
persona.
Una volta entrato in bagno, vengo accolto dallo
sguardo contrariato di quella cameriera, che, dopo aver ricevuto il
consenso di Anya, ci lascia da soli, seppur controvoglia.
Avanzo lentamente, osservando la figura di Anya
seduta su una sedia al centro della stanza a premersi un sacchetto di
ghiaccio sulla faccia. I suoi occhi, accigliati, puntano altrove, come
infastiditi dalla mia presenza.
“Che ci fai qui?” domanda
seccata.
“Fa’ vedere!” dico,
invitandola a scoprire l’altra metà del volto.
“ Ascolta, Kai,
non…”.
“Ho detto, fa’
vedere” ripeto categorico, avvicinandomi ancor di
più a lei, che messa sotto pressione dalla mia presenza, si
decide, di mala voglia a togliere la busta dalla faccia e quello che
vedo mi lascia alquanto allibito.
Ci sono chiari segni di uno schiaffo sul viso.
Chiudo gli occhi, respirando sonoramente, facendo
fatica a credere a ciò che ho appena visto.
Non posso crederci: l’ha fatto
veramente!
“Visto? Contento?” dice
ironica, rimettendosi sulla guancia il ghiaccio e tornando a guardare
altrove, accavallando una gamba per poggiare il gomito su di essa.
“Si può sapere
cos’è successo?” chiedo, in tono stanco.
“Perché non lo chiedi a lei!
O hai paura che ti dia un pugno?”.
Ah, facciamo le spiritose.
***
Si può sapere
cos’è venuto a fare? A vedere con i suoi
occhi la ferocia di sua moglie?
Ho già subito troppo oggi e la sua
presenza mi infastidisce. Dovrebbe intuirlo dal fatto che resto a
fissare altrove, nella speranza che vada via.
“Anya, ho trovato questa pomata nella
cassetta del primo soccorso, dovrebbe alleviare il bruciore”
spiega Dana, irrompendo nella stanza e porgendomi il tubicino di
pomata, che gli viene strappato dalle mani di Hiwatari, ancora prima
che lo prendessi io.
“Puoi andare” gli ordina poi,
in tono serio, beccandosi un’occhiataccia
dall’altra, che contrariata, volta i tacchi e se ne va.
Si può sapere perché sta
togliendo il tappo?
“Allora…che vi siete
dette?” torna a domandare, mentre preme il tubicino facendo
cadere un po’ di pomata sul suo dito, sotto il mio sguardo
scettico.
Si può sapere che sta facendo?
Poggia il flacone sul lavandino e avvicina il
dito alla mia faccia, togliendo con l’altra la busta di
ghiaccio che stavo premendo sulla guancia.
Ma che fa?
“Allora?”.
“Ma che fai?” domando,
stranita dal suo atteggiamento.
“Sta’ ferma e limitati a
rispondere alla mia domanda!” asserisce categorico, premendo
il suo dito sulla mia guancia iniziando a formare dei cerchi, che si
espandono sempre di più.
Rimango scettica di fronte a questa scena,
così tanto da non riuscire a muovermi e oppormi. Non sembra
intenzionato a lasciarmi andare finché non
parlerò.
Il mio viso è leggermente girato verso
destra, con la guancia rivolta in sua direzione e spostando gli occhi,
riesco a vedere il suo viso serio mentre applica questa pomata
rinfrescante.
Beh, aveva ragione Dana, sta alleviando il
bruciore.
Sarebbe una sensazione di freschezza meravigliosa
e rilassante se non fosse per il fatto che è la mano di
Hiwatari a spalmarla sul mio viso.
“Sto aspettando”.
“Ha cominciato a dire delle cose
insensate sul fatto che avrei dovuto abortire anni fa”. A
questa rivelazione, quei movimenti circolari del suo dito iniziano a
rallentare e i suoi occhi si spostano accigliati sui miei. “E
che ho rovinato la vostra vita e mi ha detto anche della finta
gravidanza”. Adesso il suo dito ha smesso di muoversi e noto
il suo petto gonfiarsi. “Poi sono partite una serie
di… frecciatine e battute poco carine da parte di entrambe e
infine…” mi interrompo, facendogli intuire il
resto della storia.
Socchiude gli occhi sospirando, e allontana la
sua mano dal mio volto, portandola al lavabo per sciacquarla dai
residui di pomata.
Poi richiude il tubicino e si poggia di schiena
sul lavandino espirando sonoramente, sotto il mio sguardo confuso.
“Cosa dovrei fare?”.
Dal modo in cui ha pronunciato quella domanda,
sembra stia parlando con se stesso.
“Prima di tutto, voglio che Hope
ritorni a casa con me. Non voglio che prenda a schiaffi anche mia
figlia!” affermo categorica.
“Andiamo, non lo farebbe
mai!” esclama, incrociando le braccia al petto.
“Davvero?” dico, indicando la
mia faccia per rinfrescargli la memoria. E in tutta risposta si limita
a roteare gli occhi, consapevole del fatto che
–sì, potrebbe farlo, arrivati a questo punto-.
Passano alcuni secondi di silenzio.
“Immagino non verrai
all’incontro a scuola…” mi ricorda.
Neanche per sogno!
“Pensano già che tu mi
tradisca, immagina se vedessero questo, penserebbero persino che il mio
finto marito mi picchi!” puntualizzo.
La sua espressione sembra divertita, anche se non
lo dà a vedere, poi si alza, incamminandosi verso la porta.
“Passerò stasera per
portarti Hope” mi avvisa, prima di uscire, lasciandomi qui,
con la mascella appiccicosa e dolorante.
Cavolo se fa male…
Hernandez, questa me la paghi.
***
Rientro finalmente a casa dopo una lunga e
faticosa giornata. Sono ancora sconvolto per ciò che
è successo e faccio fatica a credere che Eva abbia alzato le
mani ad Anya. Se non l’avessi visto con i miei occhi, sarebbe
stato difficile da credere, pur consapevole del fatto che quella donna
è capace di fare qualsiasi cosa per rabbia o vendetta.
Chiudo la porta di casa e mi fermo un attimo, di
fronte alla vista di enormi valigie e scatoloni che intralciano il mio
cammino e mi costringono a scavalcarli o passarci con
difficoltà in mezzo.
Che sta succedendo?
A passi lenti, salgo al piano di sopra e arrivo
in camera da letto dove trovo Eva alle prese con la cerniera di una
valigia.
“Che stai facendo?” chiedo,
prendendola di sorpresa.
“Quello che avrei dovuto fare tanto
tempo fa!” esordisce, riuscendo finalmente a chiudere il
trolley.
“Me ne vado Kai, sono stanca di essere
trattata in questo modo, non lo merito!” afferma, fissandomi
con astio. “Ho capito che le cose non cambieranno mai, quindi
perché continuare a soffrire per niente?”
aggiunge, con occhi arrossati. “Ho passato tutti questi anni
cercando inutilmente di cambiarti. La verità è
che tu non mi meriti, Kai Hiwatari!”.
Prende il suo cellulare, la borsa e il trolley,
rimanendo qui in piedi di fronte a me, attendendo una mia risposta.
“Sono sicuro che là fuori
c’è qualcuno che ti merita più di
me” asserisco con tono freddo e distaccato.
Lei rimane ferma e rigida nella sua posizione.
Dal suo modo di serrare le labbra intuisco che vorrebbe rispondere a
tono o aggiungere altro, ma si limita a sorridere stizzita e
arrendevole.
“A presto Kai” saluta poi,
avanzando lentamente verso la porta, trascinando il suo trolley
“ti farò contattare dal mio avvocato”
conclude poi, andando via.
Sono immobile, al centro di questa stanza ad
attendere che il rumore della porta di casa mi segnali il fatto che sia
andata via, stavolta per sempre.
Stringo un pugno, rimuginando su quanto successo
in questa giornata.
“Reina!” richiamo la
cameriera, che immediatamente si precipita in stanza, osservandomi
timorosa.
Probabilmente anche lei sarà sconvolta
da tutti questi eventi.
“Sì, Signor Hiwatari, mi
dica!” e dal suo tono, ne ricevo la conferma.
“Raccogli tutte le cose di Eva e
spediscile a casa dei suoi!” le ordino con tono rigoroso,
rimanendo di spalle.
“Sì, sarà
fatto!”. E immediatamente va via.
Silenzio.
Riempio i polmoni di aria, chiudendo gli occhi
mentre avanzo verso il letto. Mi siedo e poi cado di schiena su di
esso, riaprendo le pesanti palpebre per constatare il fatto che sia
tutto reale intorno a me.
Stavolta sembra essere finita davvero.
Eccoci
qui, alla fine di questo capitolo, che vede la sua tragica fine con
l’immagine di Eva che abbandona villa Hiwatari.
Ebbene
sì. Sembra essere andata via sul serio e forse persino Kai
fa fatica a crederci, abituato ormai alle solite sceneggiate da film
della bionda che va e viene e i continui tira e molla e bla bla bla.
Che Eva
si sia veramente stancata e abbia aperto gli occhi? Si è
resa conto che lei e Kai non possono proseguire questa strana relazione?
Kai come
si sentirà in seguito a questo abbandono?
Ma Eva
è veramente andata via?
Beh,
diciamo che stavolta Lei l’ha fatta grossa dando quello
schiaffo alla povera Anya. La gelosia, l’invidia, la rabbia
l’hanno portata a compiere questo gesto orribile. Persino Kai
ne è rimasto sconvolto, tanto da voler andare a vedere con i
suoi occhi la faccia di Anya.
Inoltre,
si è offerto nel soccorrerla applicandole la pomatina sulla
guancia XD (aaaaaw*Nd Tutti) Come interpretare questo gesto? Un modo
per chiedere scusa per ciò che la sua pazza moglie ha fatto?
Un modo per costringerla a raccontargli cosa fosse successo? Difficile
da dire, visto i modi seri e autoritari che utilizza per ottenere le
cose XD Ad ogni modo, ho voluto scrivere di questa scena per spezzare
una lancia a favore di Hiwatari. Forse ha un lato umano anche lui?
Lo
vedremo a tempo debito.
Boris,
invece ha avuto una sorta di chiarimento col padre, anche se,
ahimé, non è andata come il vecchio sperava.
Insomma, cosa pretendeva? Che si riabbracciassero felici e contenti? Ma
non penso che finirà qui…mi sono venute altre
idee in mente e probabilmente ritorneremo sull’argomento u_u.
Ora
penserete: Yuhu!! Quella serpe di Eva è andata via e le cose
miglioreranno per tutti!!
Mmmmh,
non esattamente! U-u
Grazie
mille a chi lascia una recensione, a chi legge silenziosamente e a chi
l’ha messa tra seguite/preferite! *_*
Al
prossimo aggiornamento!
|
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Capitolo 48 *** Rimpatriata ***
“
Signor Hiwatari, la cena è servita”.
Spengo
e chiudo il portatile, con gesti lenti e scanditi, dopo essermi
assicurato di aver salvato i file a cui ho lavorato, diligentemente,
per quasi tutto il pomeriggio. Mi alzo e mi dirigo in cucina,
accomodandomi alla fine di una lunga tavola, che Reina ha apparecchiato
per una sola persona.
Per
una sera non dovrò ricordarle, per l’ennesima
volta, che d’ora innanzi non ci saranno più due
persone a pranzo o a cena. Tranne occasionalmente, quando Hope viene a
stare da me. Prendo la forchetta e inizio a infilzare e rimescolare il
contenuto del piatto, senza portare cibo alla bocca.
In
casa regna un tale silenzio. Non che mi dispiaccia, io adoro il
silenzio, ma…
Istintivamente
porto gli occhi alla mia sinistra, in quella parte del tavolo che fino
a poco tempo fa veniva occupata da Eva. Se mi concentro, riesco ancora
a sentire la sua voce, che, tra un boccone e l’altro, si
insinuava nella mia testa riempiendola di fatti e racconti che fingevo
di ascoltare.
Non
che ne senta la mancanza. È solo che…beh,
è strano, tutto qui.
È
strano tutto questo silenzio.
“Forse
la cena non è di suo gradimento?” chiede,
timidamente Reina, fissandomi mentre continuo a rimescolare il cibo.
“
No… è solo che… non ho fame”.
***
Boris
sta scrivendo:
-
Ragazzi, ci serve una serata tra uomini…
Yuri sta scrivendo:
-
Hai cambiato gusti, per caso?
Boris sta scrivendo:
-
Ah, ah! Spiritoso! Dico sul serio, mi annoio ultimamente a casa.
Yuri sta scrivendo:
-
Ti hanno scaricato tutte quante?? XD
Boris sta scrivendo:
-
Nah! Impossibile. Voglio solo farmi desiderare, per qualche sera, tutto
qui. Ma che ne sai tu, che sei sposato…
Yuri sta scrivendo:
-
Cosa c’entra?
Boris sta scrivendo:
-
Lasciamo stare! Comunque, che ne dite domani sera a casa di Kai? Kai ci
sei? So che stai leggendo i messaggi del gruppo!
Kai sta scrivendo:
-
Perché non facciamo casa tua, idiota!
Boris sta scrivendo:
-
Perché la tua è grande e vuota
Kai sta scrivendo:
-
E più pulita, aggiungerei…
Boris sta scrivendo:
-
Che cosa vorresti dire, Hiwatari?
Kai sta scrivendo:
-
Sembra che ci sia morto qualcuno lì dentro…
Boris sta scrivendo:
-
Non possiamo mica permetterci tutti una cameriera come sua signoria
Hiwatari. Scommetto che ti alza pure la tavoletta del cesso quando vai
in bagno!
Kai sta scrivendo:
-
Almeno io la alzo…
Boris sta scrivendo:
-
Cosa vorresti insinuare??
“Cos’hai
da ridere sotto i baffi?” chiede curiosa mia moglie,
coricandosi accanto a me.
“Ma
niente, Boris e Kai battibeccano nel gruppo chat” spiego
brevemente, con aria divertita, mentre lei si avvicina e poggia la
testa su una mia spalla.
“Beh
Boris è irritante e Kai è facilmente irritabile,
quindi…” mi ricorda lei, schifata.
Ha
ragione.
Metto
via il cellulare, abbandonando i miei due amici ai loro futili diverbi
e mi avvicino di più ad Hilary, ricambiando il suo
abbraccio. Sfioro con la punta del naso la sua tempia, scoccandovi un
bacio e poi due, fino a scendere alle guance, sul collo e infine
unendomi alle sue labbra. Lentamente si abbandona, strisciando sul
letto sotto di me e accarezzandomi con le sue gelide mani la schiena.
È
una sensazione piacevole che non provavo da tempo. Dopo la nascita dei
gemelli, non ci siamo quasi più avvicinati, un po’
per lo stress, un po’ per la stanchezza, un po’
perché i gemelli piangono sempre ogni notte, impedendoci di
fare sogni tranquilli. Ma stasera, stranamente, in casa regna il
silenzio e non si ode nessuno piangere e strillare. Quindi
perché non approfittarne?
“Aspetta,
aspetta!” dice improvvisamente Hilary, bloccandomi. Alzo la
testa e la osservo perplesso. “Hai sentito i gemelli
piangere?” chiede, tenendo occhi e orecchie tesi verso la
porta.
“
mmm, no”.
“
Non sarà il caso di lasciare la porta aperta? Nel
caso…”.
“
Non mi sembra il caso di lasciare la porta aperta”.
“
Andiamo, solo un po’ socchiusa, non entrerà
nessuno!”.
“
Va bene, se ti fa sentire meglio…”. Mi alzo di
malavoglia, per dirigermi alla porta e aprirla, lasciando aperto uno
spiraglio. “Così va bene?” chiedo, per
farla contenta.
“
Credo di sì!”.
Sa
che odio fare certe cose con le porte aperte. Lo so, non
c’è nessuno in casa e i gemelli non camminano
ancora, ma… non mi sento a mio agio. Ma se questo serve a
farla rilassare, mi adatterò.
Ed
eccomi di nuovo sul letto, sopra di lei, facendo volare in aria alcuni
indumenti divenuti ormai superflui.
Ma
ecco che succede di nuovo…
“L’hai
sentito stavolta, vero?” torna a dire, alzando la testa per
guardarmi tra le ciocche di capelli arruffate di fronte al viso.
“
Hilary, non ho sentito niente! Rilassati, stanno dormendo!”
asserisco autoritario, spingendola di nuovo sul letto.
“
Lo so, è solo che…è strano”.
Ecco che si rialza di nuovo. “ Di solito piangono sempre a
quest’ora!”.
“
Hilary, se non piangono vuol dire che stanno dormendo! Cosa
c’è di strano se per una volta non
piangono?”. Mi sento un po’ esaurito e anche lei mi
fissa storta.
“Hai
ragione, scusami!” dice pentita.
“
Possiamo continuare senza altre interruzioni, stavolta?”.
Non
è possibile fare certe cose in quest’atmosfera di
ansia.
“
Sì, scusami!”.
Hilary
si avvicina con aria maliziosa, adagiandosi, stavolta, su di me,
riprendendo il filo del discorso che abbiamo più volte
interrotto. Beh in realtà non abbiamo ancora iniziato.
Così decido di non darle neanche il tempo di parlare o
pensare e ribalto con un gesto rapido le posizioni, iniziando a sfilare
i suoi ultimi indumenti intimi, ma una voce inizia a insinuarsi nella
mia testa, anzi sono due, è come se…
Stavolta
mi sembra di sentirle anch’io. Mio dio, sono davvero loro.
“
Stanno piangendo!” afferma Hilary, balzando giù
dal letto, con uno scatto felino, per prima indossare la vestaglia e
infine correre via dalla stanza per raggiungere i gemelli. Io, invece
rimango qui sul letto, fissando con occhi increduli la porta da cui
è appena sparita.
È
come se…è come se non avesse aspettato altro!
Incredibile!
Sospiro
pesantemente, affondando la faccia sul cuscino, stringendo gli occhi e
i denti, per reprimere gli istinti che si erano già ben
svegliati…
Bene,
Yuri. Calmati.
Credo
che per stasera sia tutto.
Buonanotte.
***
“Pizza,
alcol e amici. Alla Nostra!” annuncio, invitando i qui
presenti Yuri e Kai a fare cin cin con le nostre bottiglie di birra, e
questi, seppur esitanti, alla fine accettano.
“
Tu non me la racconti giusta…” mormora il rosso
guardandomi di traverso.
“E
perché mai?” chiedo, mentre i miei occhi cercano
la fetta di pizza più invitante.
“Perché
di solito la sera sei sempre impegnato a conquistare donne”
spiega, tra un boccone di pizza e l’altro.
Credo
che inizierò con una fetta di pizza ai peperoni.
“
Beh, mica tutte le sere…anch’io ho dei
limiti!” rispondo spazientito, ignorando il piccolo sbuffo di
incredulità emesso da Kai, sedutomi accanto. “ E a
proposito di donne e limiti… Eva è andata via sul
serio?” domando a quest’ultimo, per cambiare il
discorso.
“
Beh, ha preso quasi tutte le sue cose e non si è
più fatta vedere, presumo di sì”
risponde vago e disinvolto, senza una particolare intonazione nel tono
di voce, come se stesse parlando di un qualcosa senza valore affettivo,
come il malfunzionamento del frigo, del tostapane, di
un’auto. Anzi, credo di averlo visto più scosso
quando ha visto in che condizioni era la sua auto in seguito
all’incidente. In quel caso, al posto suo, penso che mi sarei
messo a piangere.
“
E non vi siete più visti o sentiti?” domanda Yuri,
rimasto con la bottiglia a mezz’aria, particolarmente
sorpreso da questo atteggiamento. E quel freddo
“No!” di Hiwatari, intento a togliere i peperoni
dalla sua pizza, arriva così secco e deciso alle
nostre orecchie , che ci lascia basiti. Yuri mi rivolge uno dei suoi
sguardi più eloquenti che mi suggerisce di non toccare
più l’argomento –Eva-.
Ooook.
Cambiamo
ancora una volta il discorso.
Abbiamo
parlato di me, abbiamo parlato di Kai e adesso non resta che
importunare Yuri.
Ingurgito
un bel sorso di birra e, dopo aver preso un profondo respiro e cercato
di soffocare un sonoro rutto, mi rivolgo a colui che mi sta di fronte,
che, sentendosi gli occhi addosso, mi fissa con sguardo glaciale.
Ha
capito che la prossima vittima di un interrogatorio è lui.
“
E tu, Yuri? Come va la vita con una moglie e due gemelli?”
domando in tono beffardo, beandomi della sua espressione corrucciata su
di me.
“
Va tutto bene…” si limita a dire, rigirando la
forchetta con le ditaa, cercando di apparire il più
disinvolto possibile.
No,
Yuri. Quell’atteggiamento può riuscire bene a Kai,
ma non a te.
“
Ah, ma davvero?” dico in tono provocatorio, fissandolo dritto
negli occhi glaciali.
“
Davvero” asserisce a denti stretti, tornando a tagliare la
sua fetta di pizza.
È
l’unico tra noi che si ostina a mangiare la pizza con
coltello e forchetta. Ed è anche l’unico che
lascia sempre i bordi.
“
Com’è avere due gemelli che piangono la
notte?” domando insistente, prendendo dal suo piatto un bordo
di pizza per addentarlo.
“
Beh, non è facile…”.
“
Piangono tanto?”.
Il
suo petto si gonfia e sgonfia in pochi istanti, segno che le mie
domande lo stanno infastidendo parecchio. Ottimo!
“
Sì, piangono tanto!” ripete, spazientito, agitando
la forchetta in un gesto vago, per poi conficcarla in un quadratino di
pizza che inizia a rotolare senza sosta a causa della mozzarella troppo
filante. Per infine arrendersi e abbandonare la forchetta con fare
alterato, provocando nei qui presenti un attimo di sgomento.
“ è stressante…”. Dichiara
con fare arrendevole.
“
Beh, se mangiassi la pizza con le mani non avresti tutte queste
difficoltà!” spiego, probabilmente fraintendendo
le sue parole, viste le occhiate che mi sta lanciando.
“
Si riferiva ai bambini…” mi suggerisce spazientito
e in tono basso Kai, cogliendo come sempre l’occasione per
dimostrare che la sua mente è più ricettiva della
mia.
E
comunque l’avevo capito anch’io…
Avendo
i nostri occhi curiosi addosso, soprattutto i miei, perché
quelli di Hiwatari restano sempre enigmatici, Yuri si sente in dovere
di spiegarci questa sua dichiarazione.
“Non
mi aspettavo fosse così difficile, insomma…
pensavo fossero solo bambini, che ci vuole? Invece, è
proprio questo il punto… sono bambini e vanno seguiti giorno
e notte, soprattutto la notte. Non ci lasciano dormire,
né…”. Si interrompe improvvisamente,
osservandoci di sbieco, come se stesse per dire qualcosa di
cui si sarebbe pentito.
Ma
io, che, a differenza di quello che pensa Hiwatari, sono una persona
intuitiva, capisco in un lampo dove il discorso di Yuri stesse andando
a parare. E dal ghigno beffardo, che probabilmente e involontariamente
si sarà dipinto sul mio volto, anche Yuri capisce che io ho
capito.
“
Stai dicendo che… voi due non…
insomma…”.
“
No, ok?? Contento?” confessa alterato, lanciando ogni tanto
delle occhiate a Kai, che starà ridendo sotto i baffi come
al solito.
“
Wow e da quando??” chiedo senza un minimo di scrupolo.
“
Da quando sono nati i gemelli…” dichiara, cercando
di nascondere un certo imbarazzo.
“
Sul serio??”.
Non
posso crederci. Sono rimasto sbigottito e lo è anche Kai, a
giudicare dal suo sguardo.
“Beh
dopo la nascita dei gemelli, abbiamo avuto da fare e non
c’è stato tempo. Poi il lavoro, lo stress, il mal
di testa, i bambini che piangono non appena mi avvicino ad
Hilary…”.
A
causa dello shock la bocca mi si è spalancata talmente tanto
che la mandibola sta sfiorando il tavolo. E la bottiglia di birra di
Kai è bloccata a mezz’aria e pochi centimetri
dalla sua bocca.
“
Non guardatemi così, voi non potete capire, non siete
sposati e non avete figli” conclude evasivo.
“
Beh a dire la verità Kai si è sposato, anche se
adesso sta per divorziare probabilmente, ed ha anche una figlia, anche
se non l’ha cresciuta proprio lui” intervengo
prontamente a correggerlo.
“Grazie
per la tua brillante constatazione…” ringrazia
sarcastico Kai, incenerendomi con lo sguardo.
“
Quindi ti sei pentito di esserti sposato?” domando
investigativo.
“
No, no…assolutamente no!” asserisce con fermezza.
“Non sono pentito, anzi. È solo che…non
mi aspettavo che tutto ciò avvenisse così presto,
che i bambini venissero così presto…”
ci tiene a precisare. “ Non ho ancora finito gli studi, la
specializzazione, i turni in ospedali sono stressanti e conciliare
lavoro, studio, bambini non è facile. Non resta tempo per
qualche svago o per l’intimità tra me e
Hilary…”.
“
Dunque è così che la chiamate dopo il matrimonio?
Intimità?” dico con fare divertito, soffocando una
risata, cercando di coinvolgere Kai.
“
Smettetela…” interviene in tono ammonitore,
costringendomi, con difficoltà, a tornare serio.
“Potreste
lasciare i bambini a qualcun altro e ritrovare la vostra
intimità…” suggerisce Kai.
Yuri,
facendo finta di non aver notato la nota sarcastica usata da Kai nel
pronunciare la parola intimità, risponde che “ Non
è così facile. Hilary non riesce a staccarsi dai
bambini. So già che se decidessimo di uscire e lasciare i
bambini a sua madre, dopo un’ora mi pregherebbe di tornare a
casa per vedere se è tutto apposto” spiega
sospirando stancamente.
“
Credo sia normale…” inizio a dire, assumendo
un’aria saccente “Ho visto un programma in tv
riguardo a queste cose, sì, insomma, di madri e della loro
situazione post-parto. Alcune affrontano il tutto in maniera abbastanza
normale, ma la maggior parte ha come una crisi ormonale, altre ancora
cadono in depressione per via del loro corpo ormai segnato dalla
gravidanza. E i mariti si lamentavano, sì. E a quanto pare
la situazione laggiù dopo il parto non è un
grande belvedere…” faccio intendere, con un gesto
eloquente.
Ero
talmente preso dal mio lungo discorso, nel quale mi sono perso a
fantasticare, da non accorgermi dei loro sguardi sbigottiti.
Ehm…
forse ho divagato troppo?
“
E perché mai guarderesti dei programmi del
genere?”. È Kai a rompere il silenzio, e dal suo
tono e dalla sua espressione non capisco se è più
sbigottito o disgustato dalla cosa. Lo stesso vale per Yuri, che mi
fissa come se mi fosse spuntato un terzo occhio sulla fronte.
“
Che volete? A volte mi annoio e facendo zapping in tv si capita in
programmi strani…beh, che poi non è che li guardi
con attenzione, fanno da sottofondo ai miei
pisolini…” cerco di giustificarmi, per non destare
troppi sospetti.
Yuri
scuote la testa rassegnato, e Kai fa lo stesso, ma come se volesse
scacciare dalla sua mente immagini raccapriccianti.
“
Ad ogni modo, non sono pentito, amo Hilary e i gemelli. È
solo un periodo pieno di stress, che supereremo…”
torna a dire Yuri, per cercare di dare un senso al suo dilemma.
“
Beh, potresti sempre abbandonarli come ha fatto mio padre con me e
ripresentarti vent’anni dopo come se niente fosse
successo…” ironizzo a modo mio, finendo in un sol
sorso il resto della birra.
“…Quindi,
mi servirà tempo per abituarmici” aggiunge,
fingendo di non aver udito le mie parole, ma senza dimenticare di
riservarmi uno dei suoi sguardi ammonitori più minacciosi.
“
Quindi è vero che è venuto a
trovarti!” dice Kai, osservandomi divertito.
“
Sì, ma non ne voglio parlare…”
dichiaro, infastidito.
“
Che c’è? Hai visto un altro di quei programmi tra
genitori e figli abbandonati?” aggiunge, con tono di
sfottimento.
“
Ah, ah, divertente! Vado in bagno, mi avete stufato voi due con i
vostri discorsi…” annuncio, alzandomi per
dirigermi alla toilette. Mi sta esplodendo la vescica.
“
I nostri… discorsi?” sento dire a Yuri, che
trattiene una risata.
“Ricordati
di tirare lo sciacquone, l’ultima volta la cameriera
è svenuta…” mi ordina Kai, in toni di
sfottimento.
“
Sì…sì…”.
Idioti.
***
“Sono
contenta che tu sia venuta, Anya! Era da tempo che non facevamo un
pigiama party! Sempre se, due mamme, tre bambini e poppate possano
definirsi un pigiama party!”.
“Beh,
è divertente comunque!” la tranquillizzo io,
porgendole un biberon.
Hilary
mi ha invitata a passare la serata a casa sua, approfittando del fatto
che Yuri sia uscito con i suoi amici. Ed io e Hope ci siamo armati di
pigiama e siamo venute fin qui a passare una piacevole serata. Abbiamo
ordinato una pizza e adesso stiamo preparando il latte per i suoi
bambini, mentre Hope ne sta approfittando fin troppo per mangiare
schifezze.
“
Dunque, hai saputo??”.
“
Saputo cosa?” chiedo interrogativa.
“
Che Eva e Kai sembra che si siano lasciati definitivamente…
ma è vero che ti ha dato uno schiaffo??” aggiunge
sconvolta.
“
Sì, purtroppo è vero…”
rispondo, mentre mi sale la rabbia al solo pensiero di
quell’avvenimento.
“E’
una serpe velenosa che attacca senza pietà!”. Non
avrei saputo descriverla meglio. “Ma dico…
è impazzita?” aggiunge sempre più
sbigottita, armeggiando con un biberon e l’altro quasi fosse
un barman “Sai che c’è?? Se
l’è meritato! Sono felice che lei e Kai non stiano
più insieme. Se lo merita, per tutto ciò che ti
ha fatto!”.
“
Non lo so…” inizio a dire titubante, e a queste
parole la mia amica interrompe ogni movimento per fermarsi a fissarmi
contorta.
“Vuoi
dire che non sei contenta??”.
“A
dire la verità… non lo so. Da un lato la penso
come te, ma dall’altro un po’ mi
dispiace” confesso sinceramente.
“
Ti…dispiace??”.
“
Sì…”.
“
Ma ti ha dato uno schiaffo e ti ha sempre detto e fatto delle cose
cattive!” mi ricorda, giustamente.
Non
è che io abbia dimenticato tutto ciò che quella
strega mi ha fatto, anzi, se quel giorno non fossi stata
così sconvolta dal suo gesto, mi sarebbe piaciuto colpirla
in faccia con un bel pugno. Avevo una grande occasione è
l’ho sprecata! Tuttavia, non sono del tutto felice che il suo
matrimonio con Kai sia, a quanto pare, fallito così
subito…
“
Non ti capisco, Anya! Ma io ne sono felice. E se la incontrassi per
strada le mostrerei tutto il mio godimento, te lo assicuro!”
dichiara senza sensi di colpa, sotto il mio sguardo confuso. La
maternità l’ha resa agguerrita a quanto
pare… “Ci ha sempre guardate dall’alto
in basso come se fossimo inferiori a lei e non posso crederci che un
tempo eravamo amiche!” conclude, perdendosi nei ricordi.
È
vero. A volte dimentico che un tempo, quando andavamo a scuola, eravamo
amiche. Beh, almeno finché non ha deciso di soffiarmi il
ragazzo…
“
Ti ha rubato Kai e per questo sta pagando le conseguenze”
asserisce soddisfatta.
Mi
ha rubato Kai.
Santo
cielo, se penso che un tempo io avevo una cotta per
Kai…sembra essere passato un secolo.
Chi
l’avrebbe detto che proprio lui sarebbe stato il padre di mia
figlia?
A
proposito!
“
Tra pochi giorni sarà il compleanno di Hope!”
annuncio festante, coinvolgendo Hope che alza le braccia al cielo
felice, stringendo in mano quella che sembra la terza merendina al
cioccolato della serata.
“
Oh, fantastico! Cosa pensi di fare?” domanda Hilary,
porgendomi un biberon per prendere in braccio la piccola Hiromi, che
magicamente ha smesso di piangere.
“Beh,
a dire il vero non lo so ancora. Vorrei organizzare una piccola festa e
poi…” mi interrompo per deglutire un boccone amaro
“…immagino che dovrò ricordare a Kai
del compleanno di sua figlia. Dubito che sappia persino quando sia
nata…”.
Anche
se dopo tutti quei documenti sull’affidamento e il cambio di
cognome dovrebbe saperlo a memoria. Tuttavia, farò questo
sforzo…
Salve
a tutti!
Rieccomi.
Oggi sono stata colpita dall’ispirazione e ho deciso di
scrivere questo breve capitolo spensierato. Un altro dei famosi
capitoli di transizione…
Ma
è stato divertente! Ho deciso di organizzare due rimpatriate
tra vecchi amici, una per i maschi e una per le femmine XD
Ne
avevano bisogno soprattutto Yuri ne aveva bisogno. È un
po’ stressato, poverino (già poverino! Nd Boris
>->). Boris si è divertito a punzecchiarlo XD
Spero
vi sia piaciuto. È stato un capitolo un po’
così, spensierato, dettato dalla voglia di pubblicare.
Ovviamente non pensate che i guai siano finiti. Ci saranno altre
sorprese nei prossimi capitoli. Nel prossimo, come avrete intuito, ci
sarà il compleanno di Hope, il suo primo compleanno insieme
a Kai.
Quanto
ci scommettete che Kai non sa quando è il compleanno di sua
figlia?? XD
Ringrazio
come sempre tutti coloro che mi seguono, recensiscono e
l’hanno aggiunta tra le preferite!
Fatemi
sapere cosa ne pensate!
Troppo
tragico Yuri??
Un
abbraccio e alla prossima :*
|
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Capitolo 49 *** Il compleanno ***
“Boris, devi darmi una mano!” esordisco in tono supplichevole, non appena si siede al bancone per ordinare il primo caffè della giornata.
“Per cosa?” domanda sospettoso.
“Sta per arrivare Kai e devo dirgli che questo venerdì è il compleanno di Hope…”.
“Davvero?”.
“Ovviamente lui non se ne ricorderà minimamente o, peggio, ne ignorerà l’esistenza…” spiego, portando gli occhi al cielo.
“E io cosa c’entro in tutto questo? Posso avere il mio caffè, per favore?”.
“Ecco, io gli dirò del compleanno e che voglio organizzare una festa per Hope e… tu devi aiutarmi nel convincerlo a mettere a disposizione casa sua. Mio dio, eccolo che arriva!”. I miei occhi sono puntati sulla vetrina, e seguono ansiosi Kai incamminarsi verso la porta d’ingresso del locale. Anche Boris, perplesso, volge lo sguardo alle sue spalle…
“ E come faccio a convincerlo, io?” .
“ Tu devi stare al gioco, lo capirai!” gli spiego frettolosamente.
“ Ok, ma potrò avere il mio caffè, nel frattempo?”.
“ Certo!”.
La porta si apre e Kai fa il suo ingresso in caffetteria. A passi lenti e scanditi si avvicina al bancone, mentre io mi improvviso indaffarata e disinvolta nel fare il mio lavoro.
“Hiwatari, buongiorno!” lo saluta Boris, esibendo uno dei suoi sorrisetti irritanti.
“Hai detto che dovevi parlarmi…” mi dice, sedendosi sullo sgabello accanto all’amico e sorvolando le questioni formali, come il saluto.
“ Sì”.
“E allora parla!”.
“ Ecco…”. Prendo un profondo respiro, mentre inizio a torcere lo straccio che ho tra le mani. Sapete, non è facile riuscire a parlare e contemporaneamente sostenere quello sguardo, che altro non dice –sbrigati, fa’ in fretta!-.
“Ricordi quale evento ci sarà questo venerdì?”.
E forse la tecnica del ragionamento induttivo che sto per utilizzare, non avrà successo con lo scorbutico Hiwatari, che, prendendosi due secondi per pensare, risponde con un secco e coinciso “No!”.
“Davvero la data di questo venerdì non ti dice nulla??” continuo, imperterrita, nel mio vano tentativo di far venire a galla nella sua memoria qualcosa. Ma niente. Dal suo sguardo intuisco che sto facendo un buco nell’acqua.
***
Venerdì?
Si può sapere cosa c’è questo venerdì che io dovrei sapere?
Porto gli occhi in direzione di Boris per avere qualche suggerimento, ma dal suo sorrisetto beffardo capisco sia che lui è a conoscenza di questa famosa cosa che avrà luogo venerdì, sia che non ha intenzione di aiutarmi.
Insomma, cosa c’è questo venerdì?
“Sarizawa, non mi sono mai piaciuti gli indovinelli!” dichiaro arrendevole, provocando in lei una smorfia di disapprovazione.
“Questo venerdì…” inizia a dire fissandomi ostile. “è il compleanno di Hope!”. E queste parole arrivano come una freccia che mi perfora lo stomaco. Diamine…io non lo ricordavo, davvero. Tuttavia, decido di tenere alto l’orgoglio.
“Quindi?” chiedo, fingendomi disinvolto. E questo atteggiamento sembra darle parecchio fastidio a giudicare dal suo sguardo contrariato.
“Quindi??” ripete, in tono incredulo, stringendo ancora di più quello straccio in mano.
***
Quindi???
Ho appena assistito a questa scena e sto cercando di trattenere una gran risata.
In pochi sarebbero stati in grado di pronunciare quel –quindi?- con la stessa nonchalance di Hiwatari.
Credo che, tra pochi istanti, Anya potrebbe prendere ripetutamente a schiaffi il viso di Kai con quel panno umidiccio che stringe tra le mani. E l’immagine che ho in testa di questa fantasiosa scena mi diverte a tal punto, da essere costretto a pararmi la bocca con una mano, per non far vedere ai qui presenti di star per scoppiare a ridere.
Insomma, Kai, come fai a non saperlo…
***
Non posso crederci. Con quale faccia riesce a dire certe cose??
Gli ho appena rivelato che questo venerdì è il compleanno di sua figlia, cosa che lui non sapeva minimamente, e se ne esce con quel –quindi- pronunciato con una superficialità inaccettabile, che fa intuire che non gliene freghi un fico secco!
Ma devo calmarmi. Il bello deve ancora arrivare…
Prendo un altro profondo respiro, nella speranza che mi aiuti a tener saldi i nervi per poter proseguire il discorso.
“Quindi…” ripeto ancora una volta, esasperata, “…vorrei organizzare una piccola festa per il suo quinto compleanno. E stavo giusto dicendo a Boris che è invitato e ovviamente anche tu. Ci sarai?”.
“Proverò ad esserci”. È la sua secca risposta.
“Bene!”.
La faccenda sembra essersi conclusa, ma… in realtà non è così.
“C’è solo un piccolo…problema!” esclamo, mimando un sorrisetto innocente, che fa alzare il sopracciglio ad un Hiwatari che, evidentemente, pensava che la faccenda si fosse conclusa così facilmente. “Ecco, avrei anche intenzione di invitare alcuni compagnetti di Hope, per rendere la festa più allegra e adatta a una bambina di cinque anni! E… insomma, non credo che staremo tutti comodi a casa mia, essendo piccolina…” concludo sfregando nervosamente le mani, in attesa dell’intervento di Boris, che, come stabilito, dovrebbe aiutarmi.
Ma Boris continua a scorrere il dito sul suo smartphone, mentre Kai mi fissa con una faccia che vuole dire ancora una volta –e quindi?? Cosa vuoi da me??-.
Schiarisco la gola, in modo da richiamare l’attenzione del mio complice, che dopo un’abbondante manciata di secondi, si decide a parlare.
Finalmente!
“Anya… perché parli di problemi, quando la soluzione è proprio sotto al tuo naso??” recita, mostrandosi spontaneo e disinvolto.
“In che senso, Boris?” chiedo io, fingendomi curiosa.
Credo che Hiwatari ci stia guardando in modo molto strano e lo diviene ancor di più nel momento in cui Boris si alza, gli si avvicina e gli poggia le mani sulle spalle, massaggiandole. “Si dà il caso, che il papino Hiwatari…” inizia a dire, continuando ad affondare le mani nelle spalle di Kai, “…abbia una casa talmente grande da ospitare l’intero quartiere. Non è vero Hiwatari??” gli domanda ora, avvicinandosi con sorriso furbetto.
“Allontanati immediatamente e… no! Non se ne parla!” nega autoritario, distruggendo in pochi secondi ogni nostra speranza.
“Beh, perché no? Si tratta solo di un giorno!”.
“Non riempirò la mia casa di bambini, è fuori discussione!” afferma categorico, mentre scuote le spalle per scollarsi di dosso le mani di Boris, che, incitandomi a continuare con la sua pessima mimica facciale, fa un passo indietro e torna a sedere sul suo sgabello. Ma la mia espressione gli sta comunicando –arrendiamoci-. In fondo, è stato molto chiaro e non ha perso nemmeno un secondo per comunicarci la sua risposta negativa.
“Peccato, Hiwatari!” esordisce d’un tratto Boris, prendendo la tazzina in mano per assumere l’aria di chi la sa lunga. “…Rai lo avrebbe fatto per Hope!” sentenzia, infine, bevendo l’ultimo sorso di caffè.
Al suono di queste parole, spalanco gli occhi e l’istinto mi porta immediatamente a spostarli su Kai, il quale, dopo aver serrato con forza la mascella, decide di trafiggere Boris con uno dei suoi sguardi più truci, mentre le labbra perfettamente sigillate, sembrano voler trattenere una serie di pesanti insulti.
“Sai benissimo che lui lo avrebbe fatto, non è così, Anya?” aggiunge lo spavaldo Boris, rivolgendosi ora a me, che impreparata, mi limito a deglutire. “Probabilmente…sì…” riesco a dire, poi, inghiottendo una piccola dose di coraggio.
In tutta risposta Kai si alza dalla sedia con fare infastidito e fa saettare il suo sguardo visibilmente irritato prima sull’amico e poi su di me, ormai rassegnata all’ennesimo no.
“Ci penserò” è, invece, la sua breve, secca e inaspettata risposta, prima di voltare i tacchi e andar via.
“Ma dico, sei impazzito?? Dire una cosa simile??” rimprovero, poi, a Boris, non appena Kai esce dal locale.
“Ha funzionato!” esclama, assumendo un sorriso compiaciuto.
“Non ha funzionato, ha detto solo –ci penserò-!” gli ricordo in tono severo.
“Che nel giro di pochi giorni diventerà un sì. Tranquilla!” cerca di rassicurarmi invece lui.
“Io non ne sarei così sicura!”.
“ Dà retta a me! Non hai ancora capito come funziona Hiwatari? Se vuoi ottenere qualcosa, devi colpirlo nell’orgoglio e credo di esserci riuscito! Hai visto la sua faccia?? Fa tanto il duro ma in fondo le mie parole lo hanno infastidito”.
Beh, anch’io ho visto la sua reazione e, anche se ha cercato di mostrarsi impassibile, sono sicura di aver notato che la questione non gli è poi del tutto indifferente.
Passano un paio di giorni e, come ogni settimana, mi ritrovo ad uno di quegli utilissimi e istruttivi incontri tra genitori e insegnanti insieme a Kai, che, sedutomi accanto, finge, e anche male, di seguire i vari discorsi.
Mi chiedo se avrà pensato alla festa di compleanno. Sono sicura che mi dirà di nuovo di no…
Una volta conclusosi l’incontro, usciamo velocemente dall’aula per dirigerci verso la classe di Hope, evitando anche di fermarci a chiacchierare con altri genitori. La piccola raccoglie velocemente le sue cose nello zainetto e in pochi minuti siamo già in auto. Quando arriviamo a destinazione, Kai ferma la vettura per farci scendere. Prima si salutarlo, però, decido di porre la fatidica domanda, sperando di avere la sua piena attenzione, dal momento che è da tutto il pomeriggio che non riesce a distogliere lo sguardo da quel maledetto cellulare.
“Kai…” lo richiamo, in tono mellifluo, ricevendo in cambio un grugnito che sembra voler dire –ti ascolto, nonostante io non ti stia guardando-. Lo detesto! “Hai pensato a quella cosa?” chiedo, in toni vaghi, provocando in lui un momento di confusione. “Il compleanno…” è la parola magica che sembra aver acceso una lampadina nell’oscurità della sua mente.
Passano alcuni secondi di silenzio, durante i quali rimango a fissarlo chiedendomi se mi stia effettivamente ascoltando, dato che non sto ricevendo alcuna risposta o segnale della sua attenzione. Questo perché i suoi occhi sono ancora fissi sullo smartphone, e il suo dito si muove velocemente sul display, per scrivere chissà cosa a chi.
“Va bene…” risponde poi distrattamente, senza degnarmi della sua considerazione.
Ha detto va bene??
Davvero??
Ho sentito bene??
“Davvero?” ripeto a voce alta, per assicurarmi di aver capito bene.
“ Sì…” conferma, rimanendo immerso nel suo mondo di messaggi. “Ma non chiedermi di aiutarti, se vuoi schiavizza Boris…” aggiunge, poi, posando quell’aggeggio tecnologico infernale nel cruscotto. “…Visto che l’hai usato per convincermi!” conclude infine, lanciandomi un ultimo sguardo eloquente, per poi mettere in moto e andare via.
Cosa?? Quindi l’aveva capito. Era così evidente??
Ma chi se ne importa! Ha detto sì!
“Dammi il cinque Hope!” esclamo entusiasta, coinvolgendo la piccola. “Abbiamo una festa da organizzare!”.
“Che cosa ti avevo detto, Sarizawa!” esclama soddisfatto Boris, spingendo il carrello lungo il corridoio tra gli scaffali del supermercato.
“Beh, hai avuto fortuna! Non è così facile convincere Hiwatari”.
“ Sì, se sai dove colpire!” afferma, mettendo nel carrello tutta la roba che gli passo. “Adoro queste queste patatine, prendine altre, tanto paga papino Hiwatari”.
“Non vorrei approfittarmene sinceramente, ma…piacciono anche a me: prendiamone cinque pacchi! E due di queste rustiche e… i palloncini, ci servono i palloncini!” e indico a Boris il punto in cui proseguire per completare i nostri acquisti.
“Palloncini rosa o palloncini di colori vari?” chiedo, esibendo prima l’uno e poi l’altro pacco, “No, Boris, non se ne parla…posa subito quella roba al suo posto!” lo rimprovero, togliendogli dalle mani una pistola ad acqua.
“ Andiamo, sarà divertente!”.
“Non è un party in piscina!” gli ricordo, trascinandolo via per un gomito.
“Ma immagina se riuscissi ad avere tutti i bambini dalla mia parte…” inizia a dire venendomi dietro, mentre spingo il carrello alla ricerca delle ultime cose da comprare. “potrei formare delle squadre e il gioco consisterà nel colpire Kai con queste pistole ad acqua, la squadra vincente avrà come prem….”.
“ No, Boris! Toglitelo dalla testa!” lo interrompo subito, mettendo fine alle sue idee malsane. “Sarà meglio non far arrabbiare Mister-sono-troppo-impegnato-Hiwatari o ci butterà tutti fuori di casa!” gli raccomando in tono severo.
“Che palle” si arrende con aria sconfitta. “Ma almeno queste possiamo?” suggerisce, facendo penzolare vicino al viso un pacco di trombette da festa.
“ E va bene…” accetto in un sospiro, strappandogli la confezione dalle mani per metterlo nel carrello. “Possiamo andare a pagare!”.
***
Sono di ritorno a casa e dopo aver parcheggiato l’auto nel vialetto e superato il cane, venutomi incontro come al solito, apro e richiudo la porta di casa, calciando un palloncino rosa che mi rotolava in mezzo ai piedi.
Ma che diavolo…
Mentre avanzo lungo il corridoio, con ancora la giacca addosso e la valigia in mano, mi osservo confuso intorno, notando strani oggetti in giro e, una volta girato l’angolo, vengo colto di sorpresa da qualcuno che mi perfora i timpani col suono di una stupida trombetta, la quale, srotolandosi al soffio, stava per accecarmi un occhio.
“Ahahaah!”. È la gran risata di Boris, decisamente divertito dallo scherzo ben riuscito.
Stringo i denti e il manico della valigia, “Prova di nuovo a farlo e ti faccio inghiottire quella roba!” sibilo a denti stretti, fissandolo minaccioso.
“Andiamo Kai, devi entrare nello spirito della festa!” esclama euforico.
“Sai dove te lo faccio entrare quello spirito se non la smet…”.
“Scusalo…” interviene Anya, apparendo dal nullacon un sorriso molto tirato stampato in viso. “…Boris, vieni ad aiutarmi!” e se lo trascina per un braccio in un angolo della casa, seguito dal mio sguardo di fuoco.
Solo adesso mi accorgo che il salotto è diventato troppo rosa, con palloncini e altre bizzarre decorazioni. Alcuni divani sono stati persino cambiati di assetto, per creare spazio al centro della stanza.
“Spero non ti dia fastidio se ho cambiato un po’ di cose” sento dire ad Anya giunta alla mia destra.
Mi fisso scettico intorno. “No, puoi fare quello che vuoi, te l’ho detto, basta che non mi coinvolgi…” le spiego, in tono piatto. “Dov’è Hope?” chiedo, notando la sua assenza.
“E’ di sopra, Reina le sta facendo il bagnetto”.
Con un cenno, le faccio capire che la conversazione è chiusa e tornando indietro, mi avvio al piano di sopra. Non voglio rimanere qui a lungo, mi sembra di vivere nella casa delle bambole. È tutto troppo rosa…
Giunto in camera, tolgo la giaccia e la getto con non curanza sul letto, sbuffando. Apro la valigia e prendo il portatile per accenderlo e riprendere il lavoro interrotto.
Tutti questi grafici e valori mi fanno girare la testa. È da giorni che il mio cervello si sforza di trovare una soluzione, ma a causa della stanchezza, o della poca voglia di lavorare o semplicemente il fatto di sapere, che ormai il danno è stato fatto e che sto affondando nella merda…non sono riuscito a concludere un bel niente. Inoltre, il fatto che l’avvocato di Eva continui a tartassarmi di email e messaggi non mi aiuta affatto a trovare la concentrazione. E ci mancava pure il compleanno…
All’improvviso, un rumore distoglie la mia attenzione dal pc. È come se qualcuno fosse dietro la porta. Alzo gli occhi al cielo e, dopo aver adagiato il computer sul letto, mi avvio verso la porta, e una volta aperta…”Che vuoi?” esordisco in tono piatto, trovandomi di fronte Anya, rimasta col pugno serrato a mezz’aria.
“Ehmm… scusa se ti disturbo, ma… ci servirebbe una scala” chiede timidamente.
“Chiedi a Reina…”.
“Reina sta preparando Hope, non credo che…”.
E va bene, ho capito.
Ignorando le sue giustificazioni, la supero e mi avvio a scendere al piano di sotto, per entrare in una specie di sgabuzzino e prendere questa benedetta scala, che adagio nel punto da lei indicatomi.
“Grazie, non ti disturberemo più…”.
Prima di tornare in stanza, però, decido di fare una breve fermata in frigo. E mentre bevo un bicchiere d’acqua, i miei occhi puntano, senza volerlo, verso quei due, laggiù in salotto. Anya si trova in cima alla scala ad appendere alcuni addobbi che Boris le passa da sotto. E non posso fare a meno di notare come lo sguardo di lui cada, di tanto in tanto, sulla silhouette di Anya, messa un po’ troppo in risalto da quei pantaloni aderenti.
È sempre il solito depravato…
E siccome non sopporto quando fa così, decido di intervenire, andando contro il mio stesso volere.
“Ci penso io qui…” inizio a dire, a bassa voce, mentre Anya sulla scala lassù, sembra troppo impegnata ad allineare una serie di figure colorate.
“Cosa? perché?” domanda contrariato.
Già, anch’io mi sto chiedendo il perché.
“Devi scaricare un pacco dalla mia auto”. È la prima scusa che mi viene in mente.
“Perché io?”.
“Perché sì, vai!” gli intimo in un tono che non ammette repliche e, seppur riluttante, abbandona la sua postazione e va via, mormorando qualcosa tra sé e sé.
“Boris, mi passi lo…”. Anya, che non si era probabilmente accorta di nulla, abbassa lo sguardo, ma, non appena si rende conto che ai piedi della scala non c’è più Boris, come si aspettava, ma il sottoscritto, balza leggermente per lo stupore, facendo traballare la scala a forbice. Istintivamente, una mia mano afferra la scala e l’altra stringe una sua gamba, per timore che possa perdere l’equilibrio. “Kai! Ma quando sei arrivato??” domanda, ad occhi sgranati.
“Ti piace cadere dalle scale, Sarizawa?” le rimprovero in toni sarcastici, per farle tornare in mente il suo ultimo volo dalle scale, che le era costato una gamba rotta.
“Si può sapere che ci fai qui?” ribatte lei.
“Volevo aiutarti…”.
“Non avevi detto di non voler essere disturbato?” mi ricorda, agitando le mani in segno di beffa, ma nel farlo la scala traballa ancora un volta, fatto che mi porta a stringere la presa.
“Vuoi scendere, per-favore!” sibilo a denti stretti, facendogli intuire che il mio è un ordine.
“Volete aiutarmi voi due, invece di fare i cretini su quella scala??” ci grida Boris, appena entrato, sorreggendo a fatica un pacco enorme. “Si può sapere cosa c’è qui dentro?” lamenta, parlando col fiatone, cosa che mi convince ad aiutarlo.
“Ci metterò il tuo cadavere se continui a lamentarti” lo avverto, sorreggendo il pacco da un lato, per poi adagiarlo delicatamente al pavimento.
“Che cos’è?” domanda curiosa Anya, scesa finalmente da quella scala.
“è il regalo per Hope”.
“Il regalo per Hope??” ripete sgranando gli occhi. “Che cosa le hai comprato?”. Adesso il suo tono sembra leggermente spaventato, forse per le dimensioni del pacco.
“Lo vedrai” mi limito a dire. E prima che lei possa replicare, una vocina alle nostre spalle ci costringe a voltarci tutti nella stessa direzione.
“ Mamma, sono pronta!” annuncia Hope, girando su se stessa, facendo gonfiare la gonna del suo vestito.
“ Tesoro sei bellissima!” esclama euforica Anya, fissandoci in modo strano. “Non è vero, ragazzi?” sibila a denti stretti, intimandoci a partecipare allo scambio di complimenti.
“E’ vero, sei bellissima Hope!” sento dire a Boris, in tono molto forzato, palesemente finto. Mentre io decido di dissociarmi, nonostante l’espressione torva che mi sta riservando la madre.
“ Siete dei vichinghi…” mormora tra se’ e se’, rassegnata, prendendo la piccola in braccio per andare a finire gli ultimi preparativi, sotto i nostri sguardi scettici.
“Sai…Rai le avrebbe sicuramente detto qualcosa di carino” mi schernisce Boris, con aria divertita.
“Se ti sento pronunciare un’altra volta quel nome, questo compleanno si trasformerà nel tuo funerale” lo minaccio seriamente.
Detto questo me ne vado, o gli spaccherò la faccia pur di non vedere quel sorriso compiaciuto che esibisce ogni santa volta che dice una stronzata.
***
“Alcuni compagnetti eh…” mi fa notare Kai, fissandomi minaccioso, mentre con un gesto rapido toglie un bambino che stava saltellando pericolosamente da una sedia all’altra.
“Beh, la voce deve essersi sparsa troppo…” spiego, abbozzando un sorriso innocente.
Anche se dalla sua faccia contrariata, non sembra credermi, sto dicendo la verità. Ho invitato soltanto alcuni bambini, ma poi Hope deve averne parlato con tutti e non ho saputo dirle di no.
E’ passata solo mezz’ora dall’arrivo de piccoli invitati e la situazione sta degenerando. Il fatto che la casa sia dotata di ampi spazi da’ loro modo di correre da un lato all’altro, saltare e urlare. Sembrano impazziti e ingestibili. Persino Boris sta cercando di tenerli bada, mentre Kai si limita a terrorizzarli con i suoi sguardi omicidi. Una bambina che le ha sbattuto contro mentre correva, sembrava seriamente turbata.
“Ti prometto che pulirò tutto!” cerco di rassicurarlo, correndo via a togliere dalle mani di un bambino un oggetto abbastanza appuntito.
***
Non ho mai visto tanti bambini in vita mia e spero di non vederli mai più. Se dipendesse da me li raccoglierei uno per uno e li farei volare dal cancello principale. Urlano, schiamazzano, corrono, cercano di fare le cose più pericolose e alcuni piangono.
L’unica cosa che mi frena è vedere che almeno Hope si sta divertendo. Non posso rovinarle la festa, soprattutto perché è il suo primo compleanno con me. Non me lo perdonerebbe mai. Anya non me lo perdonerebbe mai e probabilmente, nemmeno io me lo perdonerei.
“ Al mio tre bambini…” sento sussurrare da una voce alle mie spalle, mentre sono seduto s una poltrona in disparte. All’improvviso, un gruppo di bambini mi circonda e un attimo dopo eccoli soffiare in coro le loro trombette, facendomi perdere per un istante l’udito. “Forza scappate! O vi mangerà!” urla Boris, incitando i bambini a scappare, e questi, alcuni divertiti mentre altri terrorizzati, se la danno a gambe, sotto le grandi risate di Boris.
“Fallo di nuovo e ti incateno a un palo. Li costringerò a suonare quelle trombe per un’ora vicino al tuo orecchio” lo avverto, lanciandogli un cuscino sulla sua faccia divertita.
Quanto durerà questa tortura?
***
“Si può sapere come hai fatto a convincere Kai a prestarti casa?” domanda curiosa Hilary, mentre mangia delle patatine.
“Già, come hai fatto?” aggiunge Yuri, tenendo in braccio uno dei gemelli.
“In realtà, è stato Boris a convincerlo, non chiedetemi come…” mi limito a dire, facendo saettare i loro occhi su Boris, che facendo spallucce, rivela “So essere convincente a volte”, risposta che fa insospettire parecchio Ivanov.
“ Beh, è il momento della torta!” annuncio festante, richiamando l’attenzione dei bambini. “Dov’è Kai?” domando, cercandolo in mezzo a tutto questo casino.
“L’ho visto andare fuori, vado a chiamarlo io” dice Yuri, consegnando il bambino alle braccia della moglie.
***
Esco fuori in giardino alla ricerca di Kai. I miei occhi lo avvistano immediatamente, seduto su una panca posta in un angolo lontano, con una mano impegnata a tenere una sigaretta e l’altra il cellulare.
“Tra poco ci sarà il momento della torta” lo avviso, non appena gli sono vicino.
“Ok…” si limita a dire, continuando a fissare il cellulare.
Decido di sedermi accanto a lui, per respirare anch’io un attimo di pace.
“Adorabili quei bambini, vero?” dico ironico, accarezzando il cane che si è appena avvicinato per annusarmi. E l’occhiata in tralice di Hiwatari mi fa capire di aver colto l’ironia. “Va tutto bene?” domando, infine, fissandolo preoccupato.
“Va tutto alla grande…” è la sua breve e, presumo, sarcastica risposta. “Sta andando tutto a puttane…” aggiunge arrendevole, sospirando.
“Perché?” chiedo preoccupato. Non l’ho mai visto cosi turbato.
“L’azienda, i guadagni, i clienti, e poi ci si mette pure Eva..” inizia a spiegare, stanco. Ma non riesce a proseguire, perché qualcuno laggiù ci ricorda di rientrare. E così Kai conserva il cellulare in tasca e si alza, invitandomi con un gesto a seguirlo.
Che cosa gli sta succedendo?
***
Una volta entrati in casa, le luci si spengono e Anya avanza con una torta in mano verso il tavolo del salotto. Hilary, quasi fosse un maestro d’orchestra, invita con un cenno i bambini a cantare in coro la canzone di buon compleanno e Hope, in piedi su una sedia, attende sorridente il momento di soffiare su una candelina a forma di numero 5. E’ una scena davvero buffa: la piccola, dopo aver riempito i polmoni, soffia a tutta forza sulla fiamma, una e più volte, finche’ questa non si spegne del tutto. I bambini accompagnano questo gesto con un applauso e una serie di urla e, in punta di piedi, cercano di ammirare da vicino quella torta, che Anya sta tagliando a fette, servendola in dei piattini rosa.
Credo che questa festa sia quasi giunta al termine, finalmente.
***
Il taglio della torta sembra aver calmato tutti i bambini, che adesso sono stranamente silenziosi e impegnati a mangiare. E io li osservo tutti, badando bene che non sporchino in giro, o Kai mi ucciderà. A proposito di lui, non ha nessuna torta in mano. Dovrei portargliela? E così prendo una fetta di torta, e una sana dose di coraggio, e a passi lenti mi avvicino a lui. Fingo un colpo di tosse per richiamare la sua attenzione.
“Non hai preso la torta” esordisco, porgendogli il piattino, sotto il suo sguardo scettico.
“Non amo i dolci…” si limita a dire, snobbandomi.
L’istinto mi sta suggerendo di lanciargli questa torta in faccia, ma poi, riflettendo meglio, decido di ignorare le sue parole e con ancora quel piatto in mano, ritorno indietro, stringendo i denti dietro le labbra sigillate.
“Non male questa torta!” si complimenta Boris, strappandomi di mano il piatto per mangiare la fetta in un sol boccone. Almeno c’è qualcuno che mi da’ soddisfazioni.
“Che hai?” domanda a bocca piena, vedendomi corrucciata.
“Niente!” rispondo in tono secco.
Devo calmarmi. Forse è meglio annunciare l’apertura dei regali.
Sono tutti ammassati attorno a Hope, intenta a scartare i regali, che sono davvero tanti: peluche, un pigiama, uno zainetto, almeno due bambole e tanta altra roba che non saprò dove mettere a casa.
“Questo è da parte mia” dice Boris, porgendole un pacchettino, che Hope subito afferra per scartarlo.
“Wow, gli acquerelli!” esclama la piccola contenta. “Grazie”, ringrazia poi, timidamente.
“Pensa che voleva regalarle una pista di macchinine, per fortuna l’ho fermato!” mi rivela Hilary all’orecchio.
“Scusate, ma volevo regalare una cosa che volevo provare anch’io! Ho sempre voluto giocare con una pista di macchinine! Mi sa che dovrò aspettare che cresca il piccolo Ivanov!” ammette con rassegnazione.
“ Adesso ringrazia la zia Hilary e lo zio Yuri per queste belle scarpette, e poi…penso che abbiamo finito!”.
“In realtà, ci sarebbe il regalo di Kai…” mi ricorda Boris, indicando l’enorme pacco laggiù in fondo.
Ops, è vero.
Aiutata da Boris, trascino l’enorme pacco al centro della stanza, mentre sua signoria Hiwatari, decide di starsene seduto bell’e comodo sul divano. Grazie per l’aiuto.
“Credo che tu possa aprirlo” incinto la piccola, che sembra però attendere il consenso di Kai. La vedo troppo esaltata: perché ho l’impressione che lei sappia già cosa ci sia dentro??
Ecco che inizia a strappare la carta, sotto gli occhi curiosi dei compagni che la circondano.
“Che bellaaa! La cucinaaa!” esclama in un grido di gioia Hope, saltellando e battendo le mani, imitata da altri bambini.
Coooooosa??! Cosa vedono i miei occhi??
“Ma sei impazzito??” mormoro a denti stretti a Kai, badando bene a non farmi sentire da Hope. “Come facevi a sapere che la voleva?”.
“Me l’ha detto lei” rivela come fosse la cosa più ovvia del mondo.
“ Ma… dove la metto? Sai benissimo che resterà qui, vero?”. Non ho intenzione di portarmela a casa. Una volta che verranno assemblati tutti i pezzi, quella cucina occuperà tanto spazio.
“E qual è il problema, Sarizawa?” domanda scocciato. “La userà quando viene a stare da me!”.
“Bene allora!” rispondo a tono. In realtà non mi aspettavo questa risposta da parte sua, quindi ok. Questione chiusa.
“Bene!” ribatte lui, per avere, come sempre, l’ultima parola.
Quanto lo detesto!
Ignoralo Anya, ignoralo. Sta per finire tutto.
E difatti, la festa giunge alla sua conclusione.
Ho appena consegnato l’ultimo bambino ai suoi genitori e chiudo la porta di casa emettendo un sospiro di sollievo. Ritorno indietro, dove Hilary e Yuri, con i bambini in braccio, sono già pronti per andare via.
“Ciao a tutti! Ci vediamo Anya, bella festa! Ciao Hope!” saluta allegramente la mia amica, incamminandosi verso l’uscita.
“Beh, anch’io devo andare” annuncia Boris, alzandosi stancamente dal divano.
“Tu rimani!” lo ferma Kai, assumendo uno strano atteggiamento.
“Perché’?” domanda l’altro confuso.
“C’è un lavoretto per te!” spiega, puntando il dito in una direzione ben precisa.
“oh no. No, Kai! No!” continua a ripetere categorico.
“ Oh sì, invece! Vero che zio Boris ti aiuterà a montare quella cucina?” inizia a dire, rivolgendosi a Hope.
“Sì, zio Boris, ti prego, mi aiuti a costruire la cucina?” chiede, ora lei, assumendo un faccino dolce e supplichevole, che non gli ho mai visto fare.
“Già, zio Boris…la puoi aiutare?” ripetere Kai, che imita a modo suo la stessa espressione della figlia.
Ma che cosa sto vedendo?
“E va bene!” sbotta d’un tratto Boris, arrendevole, “ma solo perché ha pronunciato bene il mio nome!” ci tiene a precisare, per poi iniziare ad aprire quella scatola e tirarne fuori i pezzi. Il tutto sotto lo sguardo soddisfatto di Hiwatari.
Apro e chiudo gli occhi più volte, come a volermi convincere che non si tratti di un sogno.
“ Abbiamo della roba da raccogliere, non è così, Sarizawa?” mi ricorda Kai, riportandomi alla realtà.
Ah già. Devo mettere tutto a posto.
Diversamente da come mi aspettavo, Kai sta dando una mano a me e Reina a raccogliere le varie cose in giro per metterle dentro a dei sacchi della spazzatura.
“Beh, non è andata così male, no?” esordisco rompendo il silenzio, per provare ad avere un feedback o un commento da parte sua sulla festa.
“Perché? Poteva andare peggio?” domanda a sua volta, togliendomi un bicchiere dalle mani per gettarlo nel suo sacco.
Perché non mi mordo la lingua prima di parlare??
Sospiro rassegnata, scuotendo la testa. Santa pazienza! Adesso capisco perché Eva è andata via…
A proposito, questa casa sembra vuota da quando lei non c’è più. Ha preso tutta la sua roba, segno che stavolta fa sul serio. Insomma, sono sposati appena da un anno e già si separano. Brutta storia.
Anche se Kai non sembra che ne stia soffrendo.
So già che mi pentirò di ciò che sto per dire.
“Ho saputo di te e di Eva” inizio a dire, continuando a pulire “e…”
“e ti dispiace. Risparmiami il tuo dispiacere” completa lui, in tono piatto.
Ecco, appunto. Perché continuo a voler instaurare una conversazione con lui?
Fermo ogni mia azione per fissarlo sconvolta, anche se lui mi ignora passandomi davanti più volte come se fossi invisibile.
“Andiamo, perché dovrebbe dispiacerti? Vi odiavate!” confessa infine, come se stesse togliendosi un peso.
“Beh, questo non vuol dire che mi non mi dispiaccia per la vostra separazione!”.
La sua reazione si limita ad un sorrisetto stizzito e uno sguardo che non sembra credermi.
“Dico sul serio!” ribatto con più convinzione, nonostante lui sia tornato ad ignorarmi. “A te non è dispiaciuto quando hai saputo che Rai mi ha lasciata??”. Ma perché ho deciso di intraprendere questa conversazione.
“No!” rivela immediatamente, quasi quella parola gli fosse scappata contro il suo volere. E un secondo dopo sembra pentirsene. “Cioe’…”. Si gratta una tempia, muovendo nervosamente gli occhi da una parte all’altra della stanza, per non incrociare i miei che lo fissano accigliati e increduli. “Ovviamente per Hope…non per te e lui” si corregge infine, per provare a salvare la situazione.
Ah, quindi eri contento! Penso tra me e me, tornando a buttare rifiuti nel sacco, con più forza del necessario. Avendo intuito che la conversazione è finita, smette di osservarmi e torna anche lui a pulire. E nessuno dei due proferisce parola fino alla fine.
***
“ Ciao mamma! Domani vieni che giochiamo con la cucina?”.
“Ma certo, tesoro. Fa’ la brava, ok?”.
La piccola annuisce e, dopo aver scoccato un sonoro bacio sulla guancia della madre, corre via in salotto per tornare ai suoi giochi.
Anya si alza, sospira, e provando a evitare in tutti i modi di incrociare il mio sguardo, sistema la sua borsetta sulla spalle e va via. “Buona serata!” saluta fredda, voltandomi le spalle.
Che le prende ora? Cosa ho detto di sbagliato? Non sono stato io a volere quella discussione!
Decido di lasciar perdere e raggiungo gli altri in salotto, dove mi accascio pesantemente su una poltrona. Una volta scacciati strani pensieri e problemi dalla mente, osservo con più attenzione ciò che Boris e Hope stanno facendo. Lui ha in mano una tazzina di plastica e Hope gli sta servendo dei pasticcini, anch’essi di plastica. Ma ciò che mi lascia alquanto perplesso è il modo di fare disinvolto di Boris.
“Grazie del caffe” le dice, sorseggiando dalla tazzina vuota.
“Vuoi un biscotto?” le propone lei, alzando il vassoio.
“Mmmh, preferirei un hamburger!” chiede invece lui.
“Lo preparo subito! Aspetta qui!” lo avverte, correndo a passi svelti in direzione della sua cucina giocattolo.
“ Ti aspetto!” grida lui, adagiando la tazzina sul tavolo.
“Che diavolo stai facendo?” chiedo, alquanto allibito dal suo strano comportamento.
“Sto al gioco di una bambina di appena cinque anni!” spiega come se fosse ovvio.
E la cosa mi lascia sempre più sconvolto.
“Ecco il tuo panino!”. Hope arriva di corsa servendo un mini hamburger di plastica al suo presunto cliente.
“Grazie, sembra delizioso! Non avresti una birra? E portane una anche al mio amico!” conclude, puntando un dito verso di me, che avendo fatto già il pieno di bambini e giochi, mi alzo immediatamente e vado via al piano di sopra.
Ne ho avute abbastanza per oggi!
L’indomani mattina, mi alzo al suono della sveglia come di consueto e, dopo aver fatto colazione insieme a Hope, esco di casa per accompagnarla all’asilo. Nonostante il traffico, riusciamo ad arrivare in tempo e, un volta averla consegnata alle maestre, ritorno in auto per guidare fino all’ufficio.
Mentre l’ascensore mi porta lentamente fino al settimo piano, controllo una serie di messaggi che mi sono arrivati durante la notte. Le porte si aprono e, continuando a mesaggiare, cammino a passi svelti verso l’ufficio.
“Signore, io non sapevo che lui sarebbe arrivato oggi…io” sento dire alla segretaria, venutami incontro.
Ma cosa sta dicendo?
La ignoro e la supero aumentando la velocità dei passi, ma il suono dei suoi tacchi continua a seguirmi.
“Lei lo sapeva??” domanda, nervosa.
Sapere cosa?
E la risposta mi viene data non appena apro la porta e metto piede nell’ufficio.
“Salve Kai, ti aspettavo…” dice un uomo piuttosto vecchio seduto al mio posto nella scrivania. “Sorpreso di vedere il tuo nonnino?” domanda infine, abbozzando un ghigno beffardo.
Che diavolo ci fa lui qui?
Ciao a tuttiii :D
Benvenuti nel quarantanovesimo capitolo! Vi giuro che non mi ero resa conto del numero di capitoli e ho notato che la situazione mi è sfuggita leggermente di mano ^-^”. (leggermente??).
Come vi avevo annunciato, in questo capitolo è stato dato molto spazio al compleanno della piccola Hiwatari (fa strano chiamarla così XD). Kai si è rivelato, come sicuramente vi aspettavate, l’anima della festa (come no!), ma per fortuna non è finita in tragedia. Tutti i bambini sono tornati a casa salvi e Boris è ancora vivo. Anche se Kai avrebbe voluto farlo a pezzi più di una volta XD
Anya e Kai hanno avuto uno strano diverbio nato da una conversazione senza logica apparente XD Ho voluto farli scontrare un po’. (che novità). Si, perché ora ce Eva sembra non esserci più, si dovranno capire un po’ di cose u.u
E in ultimo, per finire in tragedia, non so se avete capito chi c’è dietro la scrivania di Kai XD come come?? Ho sentito qualcuno suggerire Soichiro Hiwatari? Ebbene sì, è proprio lui! L’Adorabile nonnino di Kai che tutti abbiamo odiato nell’anime!
Perché è qui? Beh, perché il nipotino sembra avere combinato qualche casino alla Hiwatari Corporation. Ne parleremo nella prossima puntata.
Attendo con piacere i vostri commenti. Ringrazio come sempre i recensori *____* e i lettori silenziosi :D
Alla prossima!
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Capitolo 50 *** Il freddo calcolatore ***
Una volta messo piede nel mio ufficio, vengo colto di sorpresa dalla
presenza di qualcuno che non mi sarei aspettato di vedere seduto alla
mia scrivania: Soichiro Hiwatari, nonché il mio caro
nonnino. E l’appellativo caro, in questo caso, va inteso in
senso molto ironico.
“Sorpreso di vedermi?”.
L’espressione di stupore sul mio viso deve essere molto
evidente in questo momento, nonostante io mi stia sforzando di non
lasciar trapelare nessuna emozione.
“Avresti dovuto aspettarti una mia visita, visto
ciò che sta succedendo” .
È vero. Avrei dovuto aspettarmi il suo ritorno, ma nel
profondo del mio cuore ho sempre sperato che questo giorno arrivasse il
più lontano possibile.
“Accomodati, ci sono delle questioni che mi piacerebbe
chiarire”. Questa apparente gentilezza è un
po’ sospetta.
Con un gesto della mano mi invita a sedere: non nella mia poltrona
ufficiale, da lui momentaneamente occupata, ma dall’altra
parte, quasi fossi un comune cliente. E dopo qualche attimo di
esitazione, durante il quale imploro me stesso di non perdere la calma,
decido di sedermi, nonostante la mia voglia di scappare sia tanta.
“Dunque...” inizia a dire, sfogliando una serie di
scartoffie. “…potresti spiegarmi cosa sta
succedendo?”.
“Non sta succedendo niente” rispondo annoiato,
facendo finta di ignorare la realtà dei fatti.
“Risposta sbagliata, Kai, e lo sai benissimo che
non sta andando tutto bene! Negli ultimi mesi i profitti sono scesi di
molto, anzi troppo! Hai dato un’occhiata alla situazione
finanziaria? Questa filiale sta per collassare e non era mai successo
finora. E, mio caro nipote, è tutta colpa tua!”.
“Colpa mia?”.
“Oh sì. Hai mal gestito la situazione e invece di
trovare una soluzione, hai peggiorato il tutto facendo scappare molti
clienti!”.
“Li avrei fatti scappare io?? Sono loro che non hanno voluto
accettare le mie condizioni!” spiego, iniziando a usare un
tono di voce leggermente alterato, mentre mi sforzo, allo stesso tempo,
di mantenere la mia compostezza.
“E’ proprio questo il punto! Il detto –il
cliente ha sempre ragione- non ti dice nulla?” mi rimprovera,
sbattendo un pugno sul tavolo.
“Non siamo in un supermercato, non è la mia idea
di fare affari!” spiego schietto, ignorando il suo sguardo
iracondo.
“Si deve comunque trovare un accordo che accontenti entrambi
le parti e non bisogna rivolgersi ai clienti dicendo –o
accetta le mie condizioni o se ne vada!”.
“Non ho mai detto una cosa simile!”.
“Oh sì che lo hai fatto! Ho ricevuto molte
lamentele a riguardo. E per questo tuo modo di fare insolente abbiamo
perso dieci clienti, Kai. Dieci.” Ripete, in tono scandito.
“Beh, ne troveremo altri!” spiego con nonchalance.
“Altri? Col tuo modo di fare chiuderemo bottega a Tokyo,
forse non ti è chiaro!” mi ricorda.
“Dammi tempo e risolverò tutto!”.
“No, Kai, il tuo tempo è finito e il tuo modo di
fare non mi piace! Forse è anche colpa mia, che ti ho dato
troppa fiducia. In fondo sei troppo giovane per gestire
un’azienda di questo calibro…”.
Dove vuole andare a parare?
“Per questo motivo sei esonerato dal tuo compito di
dirigente” dichiara infine sentenzioso.
“Cosa? Cosa significa?”. Porto i pugni serrati sul
tavolo, fissandolo con astio.
“Significa che…finché la situazione non
sarà risolta, rimarrò qui in questo
ufficio” annuncia serio e impassibile, alzando gli occhi
verso di me.
“E io che diavolo faccio?”.
“Presentati qui domani alle nove in punto. Parleremo del tuo
nuovo ruolo in questa azienda e…non dimenticare di portare
il tuo curriculum”.
Il mio che?
“Curriculum, Kai. Sai cos’è? Se non ce
l’hai inizia a farne uno. Da domani ripartirai da zero.
Dovrai imparare a guadagnare faticosamente il denaro”.
“Tu non puoi dire sul serio e non puoi farlo!” lo
ammonisco in tono minaccioso, alzandomi di scatto.
“Oh, sì che posso! Dovrai imparare a cambiare
atteggiamento o potresti trovarti senza un lavoro un giorno!”
dichiara categorico, tornando a sfogliare le sue scartoffie, per farmi
intuire che la conversazione è conclusa.
Rimango per qualche secondo in piedi a stringere il pugno e i denti,
prima di voltare le spalle a dirigermi a passi pesanti verso la porta,
che richiudo con forza di proposito.
Ma cosa si è messo in testa? È venuto fin qui per
prendersi gioco di me?
Non l’avrà vinta, mi dispiace.
***
Suono ripetutamente il campanello, ma nessuno si decide ad aprirmi,
finché, all’improvviso, qualcuno apre
dall’interno e con prepotenza questa porta, parandosi di
fronte a me.
“Si può sapere che vuoi?”. È
Kai ad accogliermi, con le sue sopraffini maniere da maggiordomo.
“Si può sapere perché non ti sei
presentato all’incontro a scuola? Hai ignorato i miei
messaggi e le mie infinite telefonate!” sbotto
improvvisamente, introducendomi in casa.
“Perché non ho tempo da perdere!”
risponde spazientito, mettendo sempre in risalto il suo carattere
superficiale che tanto detesto.
“Oh, tu hai da fare? Anch’io lavoro,
sai?” gli ricordo, in tono canzonatorio.
“Sì, ma io ho un lavoro vero!” aggiunge,
usando quel tono che arriva alle mie orecchio come una beffa.
“Oh certo, scusami se sono una semplice cameriera e non la
dirigente di una super mega azienda!” lo sbeffeggio io,
sarcastica.
Lo vedo inspirare, portando gli occhi al cielo. “Senti, ho
davvero da fare, quindi se non ti dispiace…” e con
un gesto mi suggerisce di andar via.
“Oh, no! Non ancora, non prima di averti consegnato
questo!”. Ecco che inizio a frugare all’interno
della mia borsa, sotto il suo sguardo confuso.
Ma dove l’ho messo? Ah eccolo.
“Ecco, prendi questo e leggilo!”. Gli porgo un
foglietto piegato a metà che lui mi strappa dalle mani,
trafiggendomi con uno sguardo glaciale. Una volta dispiegato il foglio,
legge in un sussurro ciò che vi è scritto
“L’albero parlante del bosco…”
e poi si acciglia, fissandomi contorto. “Che roba
è?” chiede, infine, confuso.
“Sono contenta che tu me lo chieda” inizio a dire
in finto tono solenne “Perché quello, mio caro
Hiwatari, sarà il personaggio da te interpretato nella
recita scolastica!” concludo, incrociando le braccia al
petto, con aria soddisfatta.
“Di che diavolo stai parlando?!” ripete a
domandare, stavolta leggermente adirato.
“Oggi, all’incontro tra genitori e insegnanti, al
quale tu non sei venuto…” e calco volutamente
queste parole, per provocare in lui una smorfia contrariata che lo
costringono a dire “Vai al punto!”
E va bene.
“Dicevo, oggi gli insegnanti hanno annunciato che la scuola
organizzerà una piccola recita, ma non una semplice recita!
Stavolta saranno i genitori ad esibirsi e i bambini formeranno il
pubblico!”.
“Che stronzata è mai questa?” domanda,
con aria seccata, accartocciando in un rapido gesto quel foglietto in
un pugno.
“Sarà pure una stronzata, ma è giusto
farla. Parteciperanno tutti i genitori!”.
“Beh, non contare su di me!” dichiara categorico,
gettandomi quella palla di carta sulla fronte, per poi andare via in
salotto.
Chiudo gli occhi, stringo i pugni e digrigno i denti, mentre cerco di
soffocare la voglia matta che ho di prenderlo a pugni.
“Tu parteciperai, mi dispiace. Non puoi tirarti indietro. Ho
pescato io quel foglio al posto tuo e quel ruolo spetta a
te!” spiego, puntandogli un dito contro, mentre lo inseguo
lungo il salotto.
“Non dovevi prenderti questo disturbo. Avresti dovuto
immaginare la mia risposta!” sentenzia lui, fermandosi a un
tavolo, sfogliando alcuni fogli.
Vuole fare finta di ignorarmi? Non ci riuscirà.
“Fallo per Hope, almeno…” dico quasi
implorandolo.
“Non mi metto in ridicolo davanti a tutti e
poi…che diavolo è un albero parlante del
bosco?!” se la ride stizzito, mentre digita sulla tastiera
del suo portatile.
Ok. Non vorrei arrivare a questopunto, ma mi ci sta portando lui a dire
ciò che sto per dire…
“Rai lo avrebbe sicuramente fatto per Hope”
esordisco tutto d’un fiato, mordendomi subito dopo la lingua,
per timore di ciò che questa affermazione possa suscitare in
lui.
I suoi occhi, che prima erano fissi sullo schermo del portatile, si
alzano ora lentamente verso di me e mi trafiggono come lame di fuoco.
“Beh, purtroppo Rai non è qui e io non
sono come lui…” dichiara infine, usando un tono
così freddo da farmi congelare la spina dorsale.
“Bella mossa Sarizawa, ma stavolta non funziona”
aggiunge atono, assumendo l’aria di chi aveva capito le mie
intenzioni.
Mannaggia a lui…
La scorsa volta con Boris aveva funzionato!
“Sai che c’è? Hai ragione, tu non sei
come Rai” ammetto arrendevole, alzando le mani in segno di
sconfitta. Non ha senso andare avanti: è come parlare a un
muro. “Ora se non ti dispiace torno al mio umile lavoro di
cameriera e ti lascio al tuo lavoro e a salvare il mondo!”
concludo amareggiata, voltandogli le spalle per andare via.
È impossibile avere una conversazione normale con lui e non
so perché mi ostino a dargli retta.
Se non vuole fare questa recita non posso obbligarlo, ma i suoi modi di
fare e di rivolgersi a me mi mandano in bestia.
Come avrei voluto fargli ingoiare quel pezzo di carta appallottolato.
***
Sono le 9.00 in punto e mi trovo già in ufficio, in attesa
che mio nonno arrivi.
Che seccatura! Perché è venuto a rompere le
scatole? Non poteva farmi inviare un’email dai suoi segretari
come ha sempre fatto? In fondo, è così che mi ha
avvisato che non sarebbe venuto al mio matrimonio.
Ho anche preparato il curriculum che ha richiesto, anche se non capisco
la sua utilità, dal momento che sa benissimo cosa ho fatto
finora.
Il flusso dei miei pensieri viene interrotto dall’aprirsi
della porta, e dall’arrivo del vecchio in sedia a rotelle,
spinto da uno dei suoi servitori.
“Puntuale, devo dire!” commenta acido, mentre con
grandi difficoltà si solleva e si sposta sulla mia poltrona,
sorretto dall’accompagnatore.
“Lo stesso non si può dire di te”
esordisco sarcastico, fissando l’orologio al polso che segna
le 9.05.
“Contrattempi dovuti
all’anzianità” si giustifica
prontamente, mentre io alzo gli occhi al cielo.
Deve sempre avere l’ultima parola…
“Andiamo a noi…hai portato ciò che ti
ho chiesto?”.
Senza aggiungere altro, tiro fuori da una cartella un documento, che
gli consegno senza esitazione.
Attraverso le lenti dei suoi minuscoli occhiali, scruta con attenzione
ogni singola parola, quasi non credesse alla sua autenticità.
“Ah, sì… è come
ricordavo” mormora tra sé e sé,
togliendo in un rapido gesto le lenti. “Non hai conseguito
nemmeno il diploma!” mi ammonisce con sguardo severo.
“Che novità! Ti serviva un curriculum per
ricordartelo?” dico in tono di sfottimento.
“Sì, lo ricordavo! Solo che non ho mai capito il
perché della tua rinuncia agli studi” continua a
dire, assumendo l’aria di chi pretende delle spiegazioni.
Sai, ho messo incinta una ragazza e dopo averlo scoperto sono scappato
a gambe levate.
È questo quello che dovrei dire, ma lui non sa di tutto
questo e non deve saperlo.
“Problemi con gli insegnanti…” rispondo,
in modo vago sperando che ciò basti a dissuaderlo
dall’andare oltre.
“Capisco…” si limita a dire, fissandomi
poco convinto. “Ad ogni modo, non hai nessun requisito o
competenza per lavorare qui!”.
Tzè, ha scoperto l’acqua calda, signori.
Ma se è stato lui a volermi qui, a capo di questa azienda,
nonostante la mia riluttanza? E adesso si lamenta?
“Col tuo curriculum, potresti solo lavorare come addetto alle
pulizie!”.
“Cosa?” mi lascio scappare, preso alla sprovvista
dalle sue parole.
“Tutti, qui dentro, hanno una qualifica, diploma o laurea che
sia, mentre tu hai ottenuto questo posto solo perché mio
nipote, nonché mio unico erede. E non ti nascondo che questo
mi ha sempre messo in una posizione difficile di fronte agli altri miei
collaboratori, alcuni dei quali molto validi a ricoprire il ruolo che
ho assegnato a te. Nessuno era d’accordo con la mia decisione
di affidarti questo incarico, perché troppo giovane e
inesperto…e avevano ragione” conclude amareggiato,
dondolandosi sulla poltrona, mentre il suo inserviente gli serve del
tè, che io, invece rifiuto con un gesto della mano.
“Ti ho voluto dare una possibilità e hai fallito.
Io ho fallito. L’azienda sta per fallire!” esclama,
incrementando il tono di voce, quasi si trovasse di fronte a un bambino
di dieci anni da sgridare. Ma io non batto ciglio. Sostengo con
orgoglio alto il suo sguardo adirato, come ho sempre fatto.
“Dunque, cosa dovrò fare da oggi?”
domando andando dritto al sodo, poiché stanco di sorbirmi le
sue ramanzine.
“Ti spedirò al primo piano, ti occuperai
dell’archivio!” decreta in tono piatto.
Cosa?
“L’archivio?” ripeto, incredulo.
“Sì, Kai. L’archivio. Puoi andare ora.
Troverai qualcuno che ti spiegherà cosa fare!”
conclude, incitandomi ad andare via con un gesto della mano.
L’archivio…
L’archivio no, diamine.
Tutte quelle scartoffie e tutta quella polvere, nonché
quegli strani tizi gobbi e ricurvi che sembrano usciti da un film
dell’orrore…
***
Kai ignora ancora una volta le mie chiamate. Tra meno di
un’ora inizierà un’altra speciale
riunione a scuola e, stavolta, non ho intenzione di sopportare la sua
assenza. Quindi, ho deciso di recarmi di persona in azienda per
cantargliene quattro. So che molto probabilmente non otterrò
altro che insulti e sguardi sprezzanti, ma non può averla
sempre vinta.
E così, a passi rapidi e decisi, percorro il lungo corridoio
e mi dirigo verso la porta dell’ufficio, che trovo
stranamente socchiusa. La segretaria non è qui. Quindi cosa
devo fare? Bussare? Ah, al diavolo i formalismi! Decido di prendere un
profondo respiro, bussare e subito aprire quella porta, ma con mia
grande sorpresa, al di là della scrivania, non trovo Kai,
come al solito, ma un signore dall’aria molto burbera, che mi
osserva in modo strano.
“Posso aiutarla?” chiede, dopo una manciata di
secondi.
E questo chi è? Avrò sbagliato ufficio? Santo
cielo, che figura di merda.
“Ehm…questo non è l’ufficio
di Hiwatari?” chiedo timidamente, rimanendo in piedi sul
ciglio della porta.
“Dipende quale Hiwatari lei stia
cercando…” dice lui, divertito.
Che io sappia, ce n’è uno.
“Kai, Kai Hiwatari” ripeto, a voce tremante.
Quest’uomo mi mette in soggezione, ma ha un’aria
molto familiare…
“Oh, mio nipote al momento si trova da un’altra
parte dell’edificio e io occupo il suo posto!”
spiega disinvolto.
Mio nipote?? Questo vuol dire che lui è…
“Sono Soichiro Hiwatari, suo nonno. Credo che lui non ami
molto parlare della sua famiglia…lei
è?”.
Suo nonno? Questo vecchietto qui è il nonno di Kai?? Quindi
Kai ha qualcuno al mondo?? Beh in effetti, mi sembra di avere sentito
parlare di un nonno, ma pensavo fosse solo una leggenda o un mito o che
non fosse più vivo. Non ho mai capito nulla della vita di
Kai. Beh, in realtà, non so proprio niente.
Sono talmente persa nei miei pensieri da essermi dimenticata della sua
domanda.
Chi sono io?
“Io sono Anya Sarizawa…” mi
presento con voce incerta.
“Anya…Sarizawa, eh?” ripete, guardandomi
sospettoso. “Ho già visto questo nome da qualche
parte…” aggiunge poi, facendo un cenno al suo
assistente, che con abili gesti meccanici, comincia a scrivere sulla
tastiera del computer, sotto il mio sguardo scettico.
Dopo una manciata di secondi, durante i quali mi chiedo cosa stia
succedendo, la mano dell’assistente abbandona il mouse per
puntare sullo schermo, e il Signor Hiwatari fissa con
curiosità in quella direzione, assottigliando lo sguardo
e poi spostarlo su di me.
Che cosa sta succedendo?
“Perché…Mio nipote Kai ha intestato una
carta di credito a suo nome?” domanda con aria investigativa.
“E’ una specie di amante? Lo ricatta?”.
“Cosa?? No!” nego prontamente, allibita. Ma cosa
sta dicendo?? “Sono per la bambina!” confesso,
lasciandolo per un attimo interdetto.
“Quale…bambina?” domanda sempre
più accigliato.
Che lui davvero non lo sappia?
“Nostra figlia…” rivelo titubante,
contorcendomi le mani a causa del nervosismo. Perché lui non
sa che Kai ha una figlia? E Perché credo sia stata una
pessima idea dirlo?
“Mio nipote ha una figlia??” chiede ancora una
volta, esterrefatto. “Da quando esattamente?”.
Ops.
“Da… cinque anni” rispondo senza
indugiare, intimorita dai suoi modi di fare.
Questa rivelazione lo costringe a chiudere gli occhi e massaggiarsi le
tempie, mentre l’assistente, preoccupato, gli chiede se vuole
le sue pillole calmanti.
“Non voglio nessuna pillola e esci fuori subito!”
sbotta innervosito, mandandolo via. “Ti prego di sederti e
raccontarmi questa storia fin
dall’inizio…” mi prega, quasi in forma
di ordine.
“Ma veramente io dovrei andare a sc…”.
“è importante!” asserisce autoritario,
per poi prendere la cornetta del telefono e dire “Gustav,
porta del tè per me e la
signorina…sarà una lunga
chiacchierata!” aggiunge poi, chiudendo la chiamata.
Oh Santo cielo…
In che situazione mi trovo?
***
Ho finito il mio primo giorno di lavoro in archivio e, dopo tutto, non
è andata male, anche se avrei preferito essere da
tutt’altra parte. Nel mio ufficio per esempio, col mio
computer e con i miei comodi. E invece no! Quel vecchiaccio
farà di tutto per rendermi la vita impossibile
finché starà qui.
Arrivo davanti a porta del mio ex ufficio e fregandomene dei
formalismi, abbasso la maniglia ed entro, trovandomi di fronte una
scena che non avrei mai voluto vedere. Mio nonno e Anya stanno
prendendo un tè.
“Si può sapere che ci fai tu qui?” mi
rivolgo alla diretta interessata, che mi fissa come se chiedesse aiuto.
“La signorina Sarizawa mi stava raccontando una storia
interessante, vuoi sentirla?” dice il vecchio, assumendo un
sorrisetto beffardo.
“Io in realtà devo and…”.
“Mi stava dicendo…”. Anya stava per
parlare, ma lui la interrompe come se non esistesse.
“…che tu e lei avete una figlia in
comune”.
Cazzo…
“ E che ha cinque anni. E proprio cinque anni fa tu sei
scappato dal Giappone per tornare in Russia, ricordi? Bizzarra
storia!”.
Le mie orecchie sono ben attente alle parole del vecchio, ma i miei
occhi posano severi su Anya.
“Sono diventato doppiamente nonno e non mi dici
niente?” mi rimprovera, fingendosi offeso.
Beh sono sicuro che non te ne sarebbe fregato nulla ugualmente, anche
se te lo avessi detto a tempo dovuto.
“Posso parlarti un attimo in privato?” dico ad
Anya, facendole cenno di seguirmi fuori da questo ufficio.
Lei si alza timorosa e mi segue fuori. Chiudo la porta e prendendola
per un braccio la trascino verso la finestra.
“Si può sapere perché gli hai detto di
Hope??” sibilo a denti stretti a pochi centimetri dal suo
volto.
“Io pensavo che lui lo sapesse!” si giustifica con
fare innocente, liberandosi della mia presa.
“No che non lo sapeva e non doveva saperlo, cazzo!”
impreco a bassa voce con rabbia.
“Beh avresti potuto avvisarmi!” mi rimprovera lei
contrariata.
“Non sapevo saresti venuta qui!” mi giustifico
stavolta io.
“Beh, se tu rispondessi alle mie chiamate, forse questo non
sarebbe successo!” ribatte duramente.
“Ti ho detto che non ho tempo per le tue
stupidaggini!” rimbecco io con prontezza.
“Stupidaggini??” ripete incredula, in un gridolino
soffocato.
Ok, stiamo divagando.
“Non dovevi dire niente!”.
“Mi ha costretta a rimanere!” dice in sua discolpa.
“Costretta? Ma se è un vecchio bacucco su una
sedia a rotelle! Avresti potuto dartela a gambe subito!” gli
faccio notare con sarcasmo.
“Non mi sembrava carino!”.
Sospiro spazientito, massaggiandomi gli occhi.
È Inutile. Ormai l’ha scoperto. Sono riuscito a
tenere nascosto questo segreto per anni. Non volevo scoprisse di
Hope…
“Perché non dovrebbe sapere di Hope,
scusa?” domanda, poi, Anya, allentando la tensione.
“Perché lui vuole rovinare ogni cosa della mia
vita e finora ha rovinato tutto e non voglio che Hope lo conosca.
È una persona orribile” cerco di spiegare, forse
in malo modo, perché preso dal risentimento che nutro nei
suoi confronti.
Anya stava per fare l’ennesima domanda, ma l’arrivo
di mio nonno, che esce dal suo ufficio, spinto dal suo accompagnatore
sulla sedia rotelle, ci interrompe.
“Signorina Sarizawa, stasera è invitata a cena con
la sua bambina a villa Hiwatari. Sono desideroso di conoscere la figlia
di mio nipote!” annuncia, rivolgendosi ad Anya, che si
ritrova spiazzata in due da questo invito inaspettato.
Prima di rispondere, sposta il suo sguardo su di me, che la supplico
con gli occhi di rifiutare assolutamente. Mi ripeto mentalmente
–No, Anya. Di’ di no! No!- sperando che lei possa
leggermi nel pensiero.
“Va bene! C-ci saremo!” risponde in tono titubante,
mentre io sprofondo nel più oscuro degli abissi. Ma che
cavolo, pensavo avessi capito! Stupida. È quello che gli sta
rimproverando il mio sguardo.
“Perfetto! Adesso puoi andare, è stata una
piacevole chiacchierata! Tu, invece, Kai, nel mio ufficio. Non ho
ancora finito con te!” mi ordina autoritario, facendomi cenno
di entrare.
Lo odio, lo detesto.
Anya va via, evitando di incrociare ulteriormente il mio sguardo
contrariato e io rimango solo con questo vecchiaccio, che ritornato
alla sua postazione in scrivania, continua il suo incessante lavoro di
trivellamento di scatole nei miei confronti.
“Bene, Kai. Sei stato bravo a nascondermi questo segreto per
tutto questo tempo, devo ammetterlo!” si congratula con aria
beffarda. “Ma ne parleremo stasera a cena, quando
conoscerò questa piccola Hiwatari! Andiamo a
noi…”. Ed ecco che ricomincia a sfogliare cartelle
e roba varia, mentre io penso al fatto che vorrei avere il potere di
riuscire a incenerirlo con uno sguardo.
“Cos’altro hai in serbo di speciale per me,
adesso?” domando canzonatorio.
“Mi fa piacere che tu me lo chieda, perché questa
non ti piacerà…”.
Che vuol dire?
“Non sei riuscito a diplomarti, quindi provvederò
a farti completare gli studi. Non è mai troppo
tardi…” aggiunge sospirando e consegnandomi un
foglio.
Il mio sguardo accigliato chiede ulteriori spiegazioni.
“Seguirai un corso avanzato che ti permetterà di
prendere il diploma in poco tempo! Questo è il tuo programma
stilato da un tutor. Dovrai recuperare due anni di scuola in pochi
mesi. E dopo il diploma, provvederemo agli studi superiori. Una laurea,
per esempio”.
“Una laurea?” esclamo allibito.
“Sì, Kai. Voglio lasciare la mia
eredità in mano ad una persona valida e qualificata e non ad
un pivellino messo qui solo perché non ha altro da
fare!”.
Non posso crederci! È impazzito?
“Vuoi davvero che io mi metta a studiare??” lamento
contrariato.
“Vuoi veramente lavorare per questa azienda?
Perché se non è così allora inizia a
cercarti qualcos’altro. Non voglio gente incapace qui
dentro” dichiara con fermezza.
È una cosa ridicola.
Ho fatto solo un errore e mi sta costando caro.
Stringo un pugno, facendo soffocare in gola ogni possibile insulto. Non
ho altra scelta purtroppo.
Finché sarà vivo dovrò adeguarmi,
volente o nolente, alle sue stupide condizioni.
“Ci vediamo stasera a cena, allora” mi dice, prima
che io possa uscire.
Oh sì, non vedo l’ora.
***
“Mi raccomando, fa’ la brava, ok?”
raccomando alla piccola, prima di suonare il campanello di casa
Hiwatari.
Mi sento così nervosa. Ma perché ho accettato?
Ho capito subito che Kai non fosse d’accordo, ma mi sembrava
scortese rifiutare l’invito del signor Hiwatari. In fondo,
vuole conoscere la nipotina che ha appena scoperto di avere. Beh, in
realtà lui sarebbe il bisnonno di Hope, ma è pur
sempre un nonno, dato che Kai non ha più i genitori.
La porta si apre e ad apparire è di nuovo Kai, che mi
accoglie con uno sguardo super serio.
“Potevi telefonare e dire che non saresti potuta
venire…” lamenta, mentre si sposta per farci
entrare in casa.
“Beh, ultimamente non mi rispondi neanche al
telefono” gli ricordo acida, togliendomi la giacca.
Espira sonoramente, scuotendo la testa per poi indicarmi con un cenno
della testa di andare in salotto. “E’
già di là… seguimi”.
Deglutisco sonoramente e, stringendo ancor di più la manina
di Hope, mi incammino anch’io alla volta del salotto, dove ad
accoglierci con uno sguardo molto serioso, vi è il nonno,
seduto su una sedia a rotelle.
“B-buonasera Signor Hiwatari!” saluto, chinando
leggermente la testa, in segno di rispetto.
Mio dio, ma perché mi sento così sottopressione?
“Benvenute! Dunque è lei la piccola
Hiwatari…” esordisce, rivolgendo uno sguardo
inquisitore alla piccola, che intimorita da quest’uomo
sconosciuto, si nasconde dietro di me. “Come si
chiama?” mi chiede infine.
“Hope” .
“Hope…” ripete lui pensieroso.
“Somiglia molto a tua madre…” commenta
senza una particolare intonazione, rivolgendosi al nipote, che si
limita a fare una smorfia schifata.
“Saluta il Signor Hiwatari, Hope” la incito,
facendola uscire dal suo rifugio.
“Ciao” saluta timidamente, avvicinandosi al
vecchio. “Perché la tua sedia ha le
ruote?” chiede poi, facendosi sfacciata.
“Hope!” la rimprovero, imbarazzata.
“No, tranquilla! Vedi, le mie gambe non funzionano molto
bene” le spiega sintetico, abbozzando un sorriso molto
forzato.
“Beh, perché non ci sediamo a tavola,
così concludiamo al più presto questa
pagliacciata…” propone seccato Kai, con i suoi
modi di fare sempre poco ospitali.
E così ci avviamo a tavola, ci sediamo ed iniziamo a
consumare la prima portata. L’atmosfera che ci circonda
è carica di tensione, sia per il silenzio imbarazzante,
scandito dai rumori delle posate, sia per via degli sguardi imbronciati
dei due Hiwatari. Hope sembra l’unica a non avvertire, nella
sua innocenza, questa elettricità, dato che continua a
mangiare a grandi morsi, non badando agli schizzi di sugo che versa qua
e là. Io, invece, mangio lentamente, alzando ogni tanto gli
occhi verso quei due.
Ok, forse non è stata una buona idea accettare questo invito.
***
Che idiozia!
Perché Anya ha accettato di far parte di questa farsa? Forse
non ha capito con chi ha a che fare, ma sono sicuro che lo
scoprirà presto. Questo strano atteggiamento gentile da
parte del vecchio non durerà a lungo.
“Dunque…” esordisce mio nonno,
schiarendosi la voce con un colpo di tosse. “Di cosa ti
occupi nella vita?” chiede, rivolgendosi ad Anya.
Ecco. L’interrogatorio ha inizio.
“Ehm…io lavoro come cameriera in una
caffetteria” risponde l’altra in tono naturale. Ma
lo sguardo e il silenzio che seguono al suono di questa frase, la
intimoriscono. Mio nonno la osserva senza dire una parola, come se non
si aspettasse una simile risposta.
Sbuffo dal naso, scuotendo leggermente la testa. So già a
cosa starà pensando…
“Cameriera eh…” ripete stizzito.
“Adesso capisco perché mio nipote ti passa dei
soldi mensilmente. Non deve essere facile badare alle spese con un
semplice lavoro da cameriera” commenta acido.
Al suono di questa assurda constatazione, i miei occhi puntano subito
su Anya, e a giudicare dal suo sguardo paonazzo, queste parole
l’hanno parecchio turbata.
Di nuovo il silenzio.
Mi rigiro la forchetta nella mano e, ignorando quando ho appena
sentito, continuo a mangiare, così come gli altri.
“E questo lavoro ti serve per pagarti gli studi
universitari?” torna a domandare, continuando a mettere il
dito nella piaga.
“No. veramente io…”. Anya deglutisce,
facendo saettare il suo sguardo da una parte all’altra.
“Io non vado all’università”
confessa in tono sommesso, abbassando lo sguardo quasi per la vergogna.
“Hai almeno preso il diploma o, come mio nipote, hai
abbandonato stupidamente gli studi?”. Il suo tono si fa
pungente e la mette ancor più a disagio.
“Adesso basta. Puoi smetterla con questo
interrogatorio” gli rimprovero duramente, fissandolo con
astio.
“Interrogatorio? Le mie erano solo semplici
curiosità!” si giustifica lui, fingendo innocenza.
“Sì, certo…come no!”.
***
Mi sono decisamente pentita di essere venuta qui a cena ed aver
accettato l’invito di questo vecchio scorbutico. Mi sento
molto umiliata dalle sue parole sprezzanti riguardo al mio lavoro e
alla mia istruzione. Sto facendo di tutto per non alzarmi, mandare
tutti al diavolo e andarmene insieme ad Hope.
Voleva davvero conoscere Hope?
A parte i saluti iniziali, non si è più degnato
di rivolgerle la parola. Il suo obiettivo sembro essere soltanto io.
Si sono alleati tutti contro di me, per criticare e denigrare il lavoro
che svolgo? Di solito era sempre Eva a deridermi per essere una
cameriera, ma l’altro giorno ci si è messo pure
Kai, definendolo persino un lavoro non vero e adesso anche questo
vecchio??
Ma chi si credono di essere?
“Non ti ho chiesto io di organizzare questa stupida
cena” gli ricorda Kai sprezzante, rivolgendosi al nonno.
“Beh, volevo conoscere coloro che beneficiano dei tuoi
soldi” rivela senza timore, ignorando il fatto che io stia
ascoltando.
“Con i miei soldi faccio quello che voglio” ribatte
Kai duramente.
“I tuoi soldi li guadagni grazie a me” controbatte
lui, calcando bene le parole.
È assurdo, mi ritrovo a spostare gli occhi
sull’uno e sull’altro che non smettono di
battibeccare, persino Hope è rimasta con la forchetta a
mezz’aria e la bocca aperta piena di cibo.
“Non dimentica che tutto quello che hai, è grazie
a me!” grida a gran voce il nonno, sbattendo un pugno sul
tavolo e facendo traballare ogni oggetto su questa tavola imbandita. E
non solo quello. Anche io sono rimasta pietrificata al suono di queste
parole, mentre Kai sbatte forte le posate sul tavolo e si alza furente.
“Sai che c’è? fanculo i tuoi soldi e
fanculo la tua azienda! Tienitela pure” sentenzia infine,
andando via al piano si sopra e lasciandomi qui a fissare il posto a
tavola che ha lasciato vuoto.
Con timore, sposto gli occhi alla mia sinistra, verso il capotavola,
dove il nonno fissa rabbioso un punto indefinito dello spazio.
Credo che sia il momento per me ed Hope di andare via…
“Anch’io vado. Grazie per l’invito.
Buonanotte!” mi congedo in tono piatto, alzandomi velocemente
per prendere Hope e andare via, senza aspettare una risposta da parte
sua.
Le sue parole mi hanno indignata. Mi sento offesa e mi sono pentita di
essere venuta.
In fondo, cosa avrei dovuto aspettarmi da un componente della famiglia
Hiwatari? Gentilezza? Allegria? Tzè, figuriamoci.
***
Sono passati alcuni giorni da quella funesta cena a casa mia. Da allora
mi sono rifiutato di andare in azienda, nonostante le continue chiamate
da parte dell’assistente di quel vecchiaccio. E da quella
sera non ho più visto, né sentito Anya.
In questo periodo sembrano avercela tutti con me.
Cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo?
Ho sbagliato, lo ammetto, ma perché costringermi a fare
delle cose che non voglio assolutamente fare? Come studiare,
ad esempio. Non mi sono mai applicato allo studio e lo dimostra il
fatto che ero di un anno indietro rispetto agli altri. Persino Boris
è riuscito, non si sa ancora come, a diplomarsi.
Probabilmente copiando da Yuri. Io, invece, mi sono sempre rifiutato
persino di fare questo, nonostante Ivanov si sia sempre offerto di
aiutarmi. Non che fossi scemo, semplicemente non mi andava. E ora ne
sto pagando le conseguenze.
Sono sul letto, a fissare un punto ignoto del soffitto e il flusso dei
miei pensieri viene improvvisamente interrotto dall’arrivo di
alcuni messaggi.
Porto una mano sul comodino e afferro il cellulare. Boris ha creato un
nuovo gruppo chat.
Ma non ha mai niente da fare? Ed ha inserito me, Yuri e persino Hilary
ed Anya. Ma cos’ha in mente?
Boris sta scrivendo…
- Salve gente! Ho creato un gruppo ed ho
inserito anche le fanciulle. Che ne dite di organizzare
un’uscita tra di noi una di queste sere?
Si è bevuto il cervello.
Yuri sta scrivendo…
- Beh, non sarebbe male.
Boris sta scrivendo…
- Ovviamente intendo una serata senza
bambini…
Hilary sta scrivendo…
- Oh, e mi spieghi dove metto i gemelli??
Boris sta scrivendo…
- Esistono le babysitter, Tachibana! Ne
conosco qualcuna, vuoi il numero??
Hilary sta scrivendo…
- No, grazie!! Non voglio sapere che tipo
di babysitter siano!! è___é
Yuri sta scrivendo…
- Smettila Boris! Non è facile
con due bambini, ma ci inventeremo qualcosa. Ti faremo sapere.
Boris sta scrivendo…
- Che ne dite domani sera??
Yuri sta scrivendo…
- Hilary, potresti chiedere a tua madre
di tenerci i gemelli per una sera?
Hilary sta scrivendo…
- Ma perché me lo chiedi via
chat se sono nell’altra stanza?
Yuri sta scrivendo…
- Lo so, ma non mi andava di emettere
suoni per evitare di svegliare i gemelli.
Boris sta scrivendo…
- Pronto??? Risolvete le vostre cose da
un’altra parte! voglio solo una risposta per organizzarmi! Ci
siete o no?? Anche tu Kai, lo so che stai leggendo. E Anya…
***
“Sediamoci qui!” propone Boris, indicando un tavolo
abbastanza grande per cinque persone. “Gli altri dovrebbero
arrivare a momenti” mi avverte poi, controllando il suo
cellulare.
“Come mai hai organizzato questa serata?” domando
curiosa, togliendo la giacca.
“Beh, ultimamente mi annoio e non ci vediamo quasi
mai!” spiega in toni vaghi, strappandomi un sorriso.
“Nostalgia dei tuoi amici?” chiedo ancora,
fissandolo sospettosa.
“Nah, è solo che voi avete la vostra vita e io
volte mi sento solo, ma non dirlo agli altri o mi prenderebbero in
giro!” mi raccomanda a tono basso. “Guarda
c’è Kai!”.
Cosa??
“Che faccia da funerale…” commenta
divertito Boris, invitandolo a sedersi. E in effetti, quella che mi
rivolge è l’occhiata più cupa che io
gli abbia mai visto. Beh, quella che ho io non è da meno.
“Perfetto, mancano solo i due sposini, speriamo non si
presentino con quei due marmocchi”.
“Beh, non si presenteranno affatto” annuncio io,
leggendo un messaggio appena arrivato sul gruppo.
“Cosa??”. Boris, incredulo, controlla i suoi
messaggi.
“La madre di Hilary non sta molto bene” spiego,
leggendo l’ultimo messaggio appena inviato dalla mia amica,
mentre le rispondendo di non preoccuparsi.
“Lo sapevo, mannaggia a loro!” lamenta Boris,
posando con forza lo smartphone sul tavolo.
“Fantastico…” mormora tra sé
e sé Kai, con aria stizzita.
“Beh saremo solo noi tre” dichiara Boris,
rivolgendo un sorriso irritante all’amico, che in tutta
risposta gli riserva un’occhiata acida.
“Dov’è Hope?” gli chiedo
pungente.
“E’ con Reina, la stava mettendo a letto”
risponde, facendo vagare il suo sguardo altrove.
“Ok ok, Stop! Non si parla di bambini, ok? Niente
bambini!” ci ordina Huznestov, fissandoci severo.
“Non voglio sentir parlare di bambini. Nada de
nada!” torna a ribadire scocciato. “Parliamo di
cose più interessanti…”.
“Tipo??” chiedo curiosa.
“Tipo…il sedere della cameriera” propone
con aria sognante, seguendo l’oggetto del suo desiderio fino
a che non scompare dietro al bancone. Ma una volta tornato ad osservare
le facce dei qui presenti, soprattutto la mia, si rende conto che non
è poi una buona idea.
“Ok, un argomento che coinvolga tutti…”
si corregge, dandosi dello scemo.
***
All’inizio ero molto scettico sul venire o meno a questa
sorta di rimpatriata, ma poi, non avendo altro da fare, ho optato per
il sì. Ma non mi sarei aspettato di dover passare una serata
insieme a questo testone di Boris e ad Anya, che continua a guardarmi
come se le avessi ucciso il gatto.
Arriva la cameriera per prendere le ordinazioni e Boris si sforza in
tutti i modi di tenere lo sguardo alto, verso i suoi occhi e non farli
scendere sul decolté messo bello in mostra.
È sempre il solito.
Una volta rimasti soli, cala il silenzio più totale. Anya si
contorce la mani, lanciandomi di tanto in tanto un’occhiata
sprezzante, mentre Boris continua a fissare tutte le ragazze qui
intorno.
“Sapete…potremmo fare una scommessa!”
inizia a dire, bevendo un sorso del drink appena servito.
“Che scommessa?” domanda curiosa Anya, rigirando la
cannuccia del suo analcolico.
E io alzo gli occhi al cielo mentre sorseggio la mia birra, sapendo
già dove lui voglia andare a parare.
***
La serata non sembra delle più entusiasmanti, ma forse se
riuscissi a coinvolgere questi due musoni, potremmo mettere un
po’ di brio.
“Chi rimorchia per primo si fa pagare il prossimo
drink!” spiego ai qui presenti, che mi rivolgono
un’occhiata torva, soprattutto Anya, non abituata a certi
tipi di cose.
“Non credo sia una buona idea…” commenta
infatti.
Ma per convincerla dovrò raccontarle la storia
dall’inizio, sotto lo sguardo annoiato di Kai.
“Devi sapere che quando andavamo al liceo, io, Kai e, per un
certo periodo anche Yuri, facevamo tante
scommesse…”.
“Che tipo di scommesse?” mi chiede incuriosita.
***
Ma è impazzito? Che cosa le sta raccontando? Non mi sembra
una storia adatta a lei.
“Chi riusciva a portarsi più ragazze a letto,
vinceva!” rivela soddisfatto, ignorando le mie occhiate, che
gli suggeriscono di fermarsi finché è in tempo.
“Davvero?” dice Anya, mostrandosi allibita.
“Sì, davvero! E il qui presente Hiwatari vinceva
quasi sempre!” spiega, puntandomi il dito e costringendo Anya
a far saettare il suo sguardo disgustato su di me. Ma il mio
è rivolto su Boris e gli stanno ordinando di non andare
avanti con la storia. Ma lui continua a non considerarmi,
perché è troppo preso dal suo racconto.
“E se riuscivi a portarti a letto una ragazza vergine, la
vincita raddoppiava!” conclude con aria soddisfatta tornando
a sorseggiare la sua vodka, e lasciando Anya completamente spiazzata in
due.
Idiota. Idiota e ancora Idiota.
È quello che sto gridando nella mia testa e vorrei tanto che
riuscisse a sentirlo.
Noto che Anya è rimasta parecchio turbata da queste
rivelazioni e io non posso fare altro che far soffocare una serie di
insulti in gola nei confronti di questo idiota, che ancora non ha
capito ciò che le sue parole hanno combinato.
“Scusate, ma penso che andrò in bagno a
vomitare” annuncia, con aria disgustata lei, alzandosi, in un
gesto lento e meccanico, evitando di incrociare il mio sguardo.
“Che l’è preso?” domanda
Boris, non avendo capito un tubo. Ma ci penso io a fargli comprendere
tutto, afferrandolo per la giacca, senza dare troppi sospetti.
“ Ma dico, sei idiota forse? Raccontare delle scommesse
proprio a lei??” sibilo a denti stretti, cercando di placare
la voglia matta di prenderlo a calci.
“Ma cosa ho det….ops”.
Sbarra gli occhi: si è reso finalmente conto della
stupidaggine che ha appena fatto.
“Già…ops!” ripeto io,
lasciando la presa con poca delicatezza.
“Io ho dimenticato che anche
lei…insomma…tu e lei, cacchio!” esclama
pentito.
“La prossima volta morditi la lingua prima di dire
stupidaggini!” gli rimprovero severamente.
***
Quello che ho appena scoperto mi ha lasciato alquanto turbata.
All’inizio non capivo, ma poi la mia mente ha collegato i
fatti, incrociandoli con ciò che Boris ha raccontato e
lì mi sono state chiare un sacco di cose. La mia prima volta
è stata con Kai e ricordo molto bene la sua espressione
quando gli ho rivelato di essere vergine. Mi vergognavo a dirglielo,
perché non volevo che mi giudicasse una ragazzina inesperta,
ma in verità la mia rivelazione non lo aveva turbato
affatto, anzi, gli aveva fatto dipingere sul volto uno strano ghigno
che non ho mai saputo ben interpretare. E oggi, a distanza di anni, ne
posso decifrare il significato: ero solo l’oggetto di una
scommessa.
Che cosa avrei dovuto aspettarmi da lui?
Non pretendevo di certo che fosse innamorato, figuriamoci, ma pensavo
che almeno un po’ gli piacessi e che si fosse avvicinato a me
per conoscermi. E invece…
Che schifo.
Dal mio ritorno in bagno sono rimasta in silenzio a fissare il mio
cellulare, chattando con Hilary per raccontargli questo assurdo fatto.
E se Hiwatari potesse leggere gli insulti che stiamo scrivendo sotto ai
suoi occhi, credo che diventerebbe una furia.
“Beh, io me ne vado…” annuncia Kai,
costringendomi ad alzare gli occhi dal display.
“Dov’è Boris?” domando
preoccupata, guardandomi in giro. Ero talmente immersa nel mio mondo
antiHiwatari da non essermi accorta della sua assenza.
“Sarà da qualche parte a pomiciare”
sento dire a Kai, mentre si alza. “Se vuoi ti porto a
casa” propone poi, indossando la giacca.
Neanche morta.
“No. aspetterò Boris” rifiuto in tono
secco.
“Come vuoi, ma potrebbero volerci delle ore” mi
avverte, mettendo in tasca il cellulare e le sigarette.
“Aspetterò…” mi limito a
dire, fissando altrove.
“Come vuoi tu…” conclude stizzito,
andando via.
Una volta sparito dal mio campo visivo, tiro un sospiro di sollievo.
Non sopportavo più la sua presenza. Se prima ero arrabbiata
con lui per quello che è successo nei giorni scorsi, adesso
lo detesto ancor di più.
Passa un quarto d’ora abbondante, ma a me sembra essere
passata un’ora, e di Boris nessuna traccia. Chissà
dov’è? Come andrò a casa?
Mai fidarsi degli uomini…
Stanca di questa attesa infinita, prendo la giacca e la borsa per
avviarmi a pagare, ma il cassiere mi avvisa che le consumazioni del
nostro tavolo sono già state pagate.
Sarà stato sua signoria Hiwatari? Pensa che guadagni
così poco da non poter permettermi un drink??
Odio.
E così mi dirigo verso l’uscita, aspirando un
po’ di aria pura. Prima di prendere il cellulare e prenotare
un taxi.
Una notifica mi avvisa che il tassista arriverà tra dieci
minuti esatti.
Perfetto. Mi metterò in un angolo ad attendere.
“Non hai trovato Boris, vero?”. Una voce alla mia
sinistra mi prende alla sprovvista.
“Kai, che ci fai qui ancora?” chiedo, mettendomi
una mano al petto per la paura.
“Sto fumando, non vedi?”.
Lo vedo. Razza di idiota!
È quello che vorrei dirgli, ma preferisco non rispondere e
ignorarlo, guardando altrove.
Si affianca alla sottoscritta e schiarisce la gola.
“Sei sicura di non volere un passaggio?” propone
ancora una volta, avvicinandosi alla sua nuova auto, parcheggiata
proprio qui di fronte.
“Sì, sono sicura. Sta arrivando il mio
taxi” rispondo acida, fissando dritto innanzi a me.
Ecco che finalmente decide di togliersi dalle scatole. Apre la portiera
e si accinge ad entrare, quando all’improvviso…
“Si può sapere che hai?”
chiede, con aria stanca, rimettendosi in piedi.
“Non ho niente. In fondo, ho solo scoperto di aver perso la
verginità per una scommessa!” spiego, fingendo un
tono calmo, ma allo stesso tempo pieno di risentimento.
“Andiamo, Anya. È successo anni fa! Non ha
importanza!” asserisce lui, come se si trattasse di una cosa
senza la minima importanza.
“Per te nulla ha importanza! Ti importa solo del tuo stupido
lavoro e a proposito! Non permetto più a nessuno,
né a te né al tuo caro nonnino di denigrarmi per
il lavoro che faccio!” gli rendo noto, puntandogli
ripetutamente un dito contro.
“Non ho mai denigrato il tuo lavoro!”.
***
Che diavolo le prende?
Avevo intuito che l’avesse presa male, ma non pensavo
così tanto male.
“Tu non volevi presentarmi a tuo nonno solo perché
ti vergognavi di dire che sono una cameriera”.
Questo era l’ultimo dei miei pensieri.
“Ma che diavolo dici? Non volevo che conoscesse Hope e
immagino tu abbia capito il perché?”.
“Oh, sì che l’ho capito! E ho anche
capito da chi hai preso!” mi dice con disprezzo.
Cosa? Io avrei preso da lui??
“Io non sono come lui!”.
“Oh sì che lo sei. Quello che fai ha sempre un
prezzo. Hiwatari non fa mai niente per niente. Adesso so che
è un vizio di famiglia”.
“Questo non è assolutamente
vero!” digrigno a pochi centimetri dal suo volto.
“Ah no? Mi hai portata a letto per una scommessa, e
dimmi…quando mi hai seguita quella notte a quella festa,
vuoi dirmi che non era tutto calcolato??”.
Si riferisce alla sera in cui abbiamo concepito Hope?
Beh, non è stato proprio tutto frutto del caso…
“Vuoi dirmi…che non mi hai seguita di
proposito?” continua a dire, mentre io non so cosa rispondere.
“E va bene…” ammetto arrendevole.
“Forse non è stato un caso. Sapevo che eri sola e
che stavi tornando a casa…”.
“E perché lo avresti fatto?” domanda,
con occhi lucidi.
“Perché…sapevo che Rai era fuori
città e che se ti avessi convinta ci saresti stata. Volevo
solo fare uno sgarbo a quel cinese” rivelo in tono sommesso,
fissando altrove. Ammetto di non avere il coraggio di dire queste cose
guardandola negli occhi.
E ammetto anche che, pronunciarle ad alta voce, mi fa sentire davvero
stupido.
“Tzè, io non ho parole…e io che sono
stata così stupida da cascarci!” dichiara
colpevole, portandosi le mani alle tempie. “E cosa mi dici di
Hope?” aggiunge poi, sotto il mio sguardo confuso.
“Anche la lotta per il suo affidamento serviva a uno dei tuoi
scopi??”.
Adesso vuole sapere troppo.
Ma tanto vale, ormai, rivelare ogni cosa.
Non può andare peggio di così.
“E’ così, non è
vero??” ripete, anche se timorosa di conoscere la
verità.
Prendo un profondo respiro e svuoto il sacco.
“E’ vero. All’inizio ho voluto
l’affidamento solo per farla pagare a Rai. Non sopportavo la
sua faccia da padre eroe” rivelo, sotto il suo sguardo
allibito.
“Quindi non te n’è importato mai niente
di essere il padre di Hope! Per questo non glielo hai ancora
detto!”.
“No, non è così! E’ vero,
all’inizio lo avevo fatto per una sorta di soddisfazione
personale, ma poi non è stato più
così!” cerco di spiegarle, anche se le mie parole
non sembrano avere valore per lei.
“Sì, come no…” afferma
stizzita, trattenendo le lacrime.
“Puoi non credermi, ma è
così”.
“Sai che c’è…che finalmente
ho capito con chi ho a che fare. Con Hiwatari, il cinico e freddo
calcolatore!” annuncia a gran voce, mimando un manifesto con
le mani.
Cinico e freddo…calcolatore…
Il taxi arriva e Anya mi rivolge un’ultima occhiata di
disprezzo… “C’è qualcuno di
cui ti importa, a parte te stesso?”. È
l’ultima cosa che dice, prima di voltare le spalle e salire
sul taxi.
E queste parole risuonano prepotenti nella mia mente, ancora e ancora.
C’è qualcuno di cui ti importa…a parte
te stesso…
Ciao
a tutti! ^_^ eccomi tornata con questo capitolo scoppiettante.
È stato
complicato trasferire l’idea che avevo in mente sul foglio
word. Spero ne sia uscito qualcosa di decente. In caso contrario,
chiedo venia!
Il nonnino tanto
adorato sta mettendo i bastoni tra le ruote al nipotino XD Insomma, non
ha tutti i torti. Kai dovrebbe essere più rsponsabile e deve
capire che i soldi non piovono dal cielo! (Ah no?ndKai) (Magari -.- nd
Autrice).
Però,
c’è da dire che gli atteggiamenti del vecchio
lasciano un po’ a desiderare.
Il nonno non
sapeva che Kai avesse procreato ahah e boom, Sorpresa! Sei diventato
bis-nonno! XD
Ditemi cosa ne
pensate! Sono curiosa di sapere il vostro parere su questo capitolo ^_^
Un abbraccio
Henya
|
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Capitolo 51 *** Dejavù ***
“Farò finta che non sia successo niente.
Ignorerò il fatto che tu, l’altra sera, abbia
mandato a quel paese sia me e che la mia azienda, ma dovrai cambiare
modi di fare, mio caro nipote. Questa è la tua ultima
possibilità. Se fallisci, stavolta, sei fuori e
provvederò immediatamente a correggere il
testamento” sentenzia categorico il vecchio, fissandomi
severo e picchiando ritmicamente le dita sulla scrivania.
Sono stato costretto a tornare. Stamattina, infatti, uno dei suoi
avvocati si è presentato a casa mia per pregarmi, per non
dire quasi minacciarmi, di tornare in azienda se volevo evitare di
incorrere nelle ire del nonno. E siccome non voglio trovarmi in mezzo
ad una strada, ho deciso di mettere da parte, momentaneamente,
l’orgoglio e presentarmi.
“Non pretendo nemmeno le tue scuse,
perché so che le mie orecchie non avranno mai il piacere di
sentir pronunciare dalla tua voce quelle semplici
parole…”.
Sono felice che ne sia consapevole.
“Ma ti chiedo solo una cosa Kai: rispetto, per me e per il
lavoro che svolgiamo. Ho costruito questo impero dal nulla e non voglio
vederlo collassare per nessuna ragione al mondo” dichiara con
sguardo fiero. “Adesso puoi andare in archivio, il lavoro ti
aspetta”.
“Ancora in archivio…” mormoro seccato,
alzandomi.
“Beh, una volta preso il diploma ti promuoverò con
un nuovo incarico” sogghigna divertito.
Divertente…
“Ah, dimenticavo! Ha telefonato l’avvocato di Eva,
ti invierà delle pratiche per il divorzio. Sai, dopotutto,
ho fatto bene a non scomodarmi per venire a questo
matrimonio…non è durato poi così
tanto” conclude con sorriso beffardo, tornando a leggere dei
documenti, mentre io mi soffermo qualche secondo a fissarlo con
risentimento.
Tzè…
Non ti sei mai scomodato a fare niente per me, vecchiaccio.
Stare in archivio è il lavoro più noioso del
mondo. Non faccio altro che catalogare i diversi documenti che arrivano
puntuali ogni mezz’ora. I miei occhi sono sempre fissi sul
computer, anche se, di tanto in tanto, si spostano per osservare
minacciosi coloro che, sorpresi di vedermi qui, si abbandonano ai
pettegolezzi.
In fondo, il loro ex dirigente adesso si trova al loro stesso livello.
Chi non si meraviglierebbe?
Sparlate pure di me, fate le vostre stupide e infondate supposizioni
sul perché io mi trovi qui, non m’importa.
Passa un’altra ora abbondante e dopo aver timbrato il
cartellino d’uscita come un comune essere mortale, mi avvio
in auto. Controllo l’orologio e mi rendo conto di essere
ancora in tempo per fare una cosa.
***
Sono in corridoio con le spalle al muro e le braccia conserte, a
fissare assorta un punto del pavimento, mentre, insieme agli altri
genitori, aspetto l’arrivo degli insegnanti e
l’inizio di un’altra entusiasmante riunione. Da
quanto mi sembra di aver capito, dopo la famosa recita, questi incontri
avranno fine. Che gioia!
Gli insegnanti arrivano e aprono l’aula per farci entrare, e
proprio quando mi desto dal mio stato di trans, sento una voce che mi
costringe a voltarmi nella direzione interessata.
“Sarizawa…”.
“Che cosa ci fai tu qui?” gli domando irritata.
“Secondo te?” si limita a dire, superandomi per
precedermi e prendere posto, sotto il mio sguardo confuso.
“Avevo capito che non saresti più
venuto…” gli rivolgo acida, sottovoce, mentre
prendo posto accanto a lui.
“Non ho mai detto questo” mi corregge pungente.
“Oggi hai deciso di discendere tra i comuni esseri
mortali?” continuo a punzecchiarlo di proposito, ma lui non
si scompone più di tanto.
“Non farmene pentire” asserisce seccato.
Tzè, avrei preferito non venisse.
In questi giorni non ho fatto che rimuginare su quanto ci siamo detti
l’altra sera, all’uscita di quel locale. E sono
stata così nervosa da non riuscire a concentrarmi a lavoro.
Oggi non ho fatto altro che sbagliare il servizio ai tavoli,
confondendo i numeri. Dana non era molto felice…
***
Ok. Mi sono decisamente pentito di essere venuto, per due semplici
motivi: il primo riguarda Anya, che non riesce a contenere la sua
espressione imbronciata ogni volta che mi capita di incrociare il suo
sguardo; e il secondo riguarda questa stupida riunione, il cui
argomento principale sembra essere solo quella ridicola recita, di cui
mi aveva accennato qualcosa Anya.
Non parteciperò.
È fuori discussione.
Mai.
“Anche stavolta prendi un taxi?” domando
acido, cercando le chiavi dell’auto nella giacca.
“No, prenderò la metro” asserisce in
tono secco, volgendo lo sguardo altrove, come per non degnarmi della
sua considerazione.
“Come desidera”. Non insisto.
“E comunque se non vuoi partecipare a questa recita, dovrai
comunicarlo agli insegnanti” mi spiega con i suoi modi di
fare da bacchettona.
“Va bene” .
“Bene!” esclama con forza, incrociando le braccia
al petto con aria di sfida.
“Bene!” ripeto a mia volta, per avere
l’ultima parola.
***
Quanto lo detesto! Deve sempre averla vinta…
“Perché sei ancora qui? Perderai la
metro…” mi ricorda in tono beffardo.
Sono ancora qui in piedi, con le braccia incrociate al petto, a
fissarlo con astio mentre sistema la piccola Hope sul sedile
dell’auto. Perché sono ancora qui? La
verità è che vorrei cantargliene quattro, fremo
dalla voglia di prenderlo a schiaffi. Perché deve fare
sempre di testa sua? Tutti parteciperanno a quella recita,
perché lui deve avere sempre il privilegio di fare quello
che gli pare?
Devo inventarmi qualcosa per farlo cadere…
“Ok, cosa vuoi in cambio?” domando, facendo cadere
le braccia lungo i fianchi, in un gesto che vuole sembrare arrendevole.
“Di cosa stai parlando?” chiede, invece, lui,
osservandomi confuso.
L’ultima volta, chiamare in causa Rai non ha sortito
l’effetto desiderato. Quindi ho deciso di intraprendere
un’altra via.
“Visto che ho finalmente capito come sei fatto, che per fare
una cosa devi avere qualcos’altro in cambio…beh,
se accetterai di partecipare alla recita, farò qualcosa in
cambio per te” propongo in tono fermo e deciso. Anche se dopo
aver espresso questa decisione ad alta voce, mi rendo conto di star
osando troppo.
“Davvero pensi che io sia così?” dice in
tono leggermente risentito e quasi offeso.
Andiamo Kai, smettila con questa farsa: sai benissimo di essere fatto
in questo modo.
“Partecipa alla recita e io ti dovrò un
favore” ripeto ancora una volta, in tono di sfida.
“La risposta è no! Non farò quella
recita, mi dispiace!” ribadisce categorico. Ma io non mi
arrendo. Non stavolta. So che dovere un favore a Hiwatari potrebbe
essere rischioso, ma sono così arrabbiata nei suoi confronti
che l’unica cosa che potrebbe darmi soddisfazione, a parte
prenderlo a pugni, è vederlo mettere in ridicolo con quel
costume da albero su un palcoscenico.
Infantile, lo so.
Ma voglio almeno avere questa soddisfazione.
“Ti laverò l’auto nei fine settimana, o
potrei sistemarti il giardino, o…”. Non so
più che cavolo dire. “…Potrei portare
il cane a spasso, farti la spesa…”. Inizio ad
elencare una serie di possibili, e forse anche insensate,
possibilità, sotto il suo sguardo confuso,
finché…
“ Un momento…” mi interrompe,
assottigliando le sguardo. “Ci sarebbe una cosa che potresti
fare per me!" confessa, mimando un ghigno beffardo che inizia a farmi
preoccupare.
“Ehm… e cosa sarebbe?” chiedo perplessa.
Perché ho come l’impressione che non mi
piacerà.
***
“Che roba è?”.
“Sono dei libri!”.
“Questo lo vedo, ma che cosa dovrei fare?” domanda
Anya sempre più confusa.
L’ho convinta a venire a casa mia e una volta arrivati, le ho
messo davanti una pila di libri, lasciandola leggermente sbigottita.
“Mio nonno vuole che io prenda il diploma”.
“Perché non hai il diploma?” domanda
stranita.
“Per lo stesso motivo per cui non ce l’hai
tu!” le ricordo, come fosse la cosa più ovvia del
mondo.
“Oh…giusto” esclama, dandosi della
sciocca, probabilmente.
“Devo recuperare due anni in poco tempo e se proprio vuoi
farmi un favore, dovrai aiutarmi a studiare nella maniera
più semplice e indolore possibile”. Queste
è la mia richiesta. Non mi sembra poi di chiedere tanto.
“Ma io…insomma. Non mi sembra uno scambio di
favori equo. Io devo, in un certo senso, studiare per te un sacco di
materie, mentre tu devi solo indossare un ridicolo costume da albero e
recitare qualche frase davanti a dei bambini!” lamenta
contrariata.
“Un momento…dovrei travestirmi da
albero?” chiedo sconcertato dopo aver scoperto questo piccolo
dettaglio.
“Sì, ovviamente! Ma non è giusto quello
che vuoi che faccia per te!” torna a ribadire, fissandomi
storta.
“Se non vuoi accettare, allora niente. Semplicemente
dirò che non partecipo alla recita! Sayonara, come dite voi
giapponesi!” e mimando un saluto, mi congedo, lasciandola
lì, al centro del salotto a rimuginare sulla questione.
Sapevo non avrebbe accettato.
***
Questo non è giusto.
Mi chiede troppo. Non ho il tempo materiale per star dietro al suo
studio. Si tratta di pagine e pagine, nonché di diverse
discipline, alcune delle quali per me erano difficili da capire al volo
già ai tempi della scuola.
Sayonara, eh?
Ho visto il sorrisetto soddisfatto che ha dipinto sul volto,
pronunciando quella parola. È come se sapesse che sarebbe
andata a finire così.
No, Kai, stavolta il tuo piano non funzionerà.
Stringo i pugni ed espiro una copiosa quantità di aria,
prima di annunciare a gran voce…
“E va bene, ci sto!”.
Le mie parole frenano i suoi passi, in procinto di salire le scale.
Lentamente si volta in mia direzione, fissandomi sospettoso.
“Ne sei sicura, Sarizawa?” mi chiede con voce
melliflua.
Se sono sicura?
Certo che lo sono.
Non può andare sempre tutto secondo i tuoi piani.
E poi voglio proprio vederti travestito come un ridicolo albero.
“Sicurissima! Io ti aiuto a studiare, tu parteciperai alla
recita! Affare fatto?” dico, allungando una mano verso di
lui.
Mi osserva accigliato per un tempo che sembra infinito, poi i suoi
occhi puntano alla mia mano, ancora in attesa di essere stretta per
sigillare l’accordo.
Avanti Kai, vieni qui a stringere la mia mano. Non te lo aspettavi, eh?
Sbuffa dal naso, con aria leggermente stizzita e, alla fine, si
avvicina a me per stringere con forza la mia mano, trafiggendomi con
uno sguardo di fuoco.
Ahia!
Perché sta stringendo così forte?
Stringo i denti, cercando di non dare a vedere il dolore che sto
provando e ricambio l’occhiata fulminea che mi sta riservando.
“Bene!” esclamo, ritirando con forza la mano un
po’ indolenzita. “Quando cominciamo?”.
“Domani” si limita a dire, voltandomi le spalle per
raggiungere le scale.
“E dove ci vediamo?”.
“Qui a casa mia…” conclude, sparendo dal
mio campo visivo.
Ok… rispondo nella mia testa, sospirando stancamente.
Ragazzi che giornataccia!
Mi toccherà veramente studiare?
Mentre mi maledico mentalmente per avere preso questa insana decisione,
mi avvicino a quei libri, sfogliandone velocemente le pagine.
Geografia, Storia delle guerre giapponesi, matematica?
Me ne sono già pentita, ma non potevo dargliela vinta.
Sono già sulla metro, di ritorno a casa.
Non vedo l’ora di riempire la vasca di acqua calda e
immergermi dentro, per rilassarmi e dimenticarmi per un attimo di
questa giornata.
Avere a che fare con Kai mi rende nervosa.
Beh, dovrò abituarmici dal momento che domani
inizierò ad aiutarlo a studiare.
Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo…
Sei anni
prima…
Mi trovavo nel cortile
della scuola a chiacchierare del più e del meno con le mie
due compagne di scuola: ovvero la mia, ancora attuale, migliore amica
Hilary, e quella che poi in futuro sarebbe diventata la mia nemica
numero uno, Eva.
“Posso
parlarti un attimo?”. Ero talmente presa dal discorso, da non
essermi accorta che una voce alle mie spalle si stava rivolgendo a me.
Fu il segnale di Eva a costringermi a voltarmi e incrociare quelle
iridi ametista su cui fantasticavo da tempo. E rimasi paralizzata.
Quello era Kai Hiwatari, uno dei ragazzi più fighi della
scuola e si stava rivolgendo davvero a me? Stavo sognando,
forse?
Ero così
sconvolta da non riuscire più a parlare. Fu di nuovo Eva a
riportarmi alla realtà, pizzicandomi il braccio e dicendo al
posto mio “Ma certo che vuole parlarti!”. E i suoi
occhi mi incitavano a reagire.
“Sì…sì…”
riuscii a dire confusamente, avanzando di qualche passo verso di lui,
mentre le mie amiche si appartavano in un angolo a fissarci curiose.
“Sarizawa,
giusto?” mi chiese in tono freddo.
Mi chiamo Sarizawa?
Ero talmente persa in
quelle iridi da dubitare persino del mio nome.
“Sì…sì”
ripetei meccanicamente. E mi sentii stupida in quel momento: era
già la seconda volta che dicevo quel sì.
“Ho sentito
che sei brava in matematica” iniziò a dire
fissandomi in modo strano.
“Beh, in
realtà è Hilary a cavarsela molto bene in
matematica” confessai timidamente, mentre mi torturavo le
dita dietro la schiena.
“Ma se io
volessi delle ripetizioni da te?” propose, con in volto un
sorrisetto ammiccante che mi fece perdere un battito.
Dovevo calmarmi.
Da mesi cercavo di
trovare il coraggio di parlare con lui, ma non ci ero mai riuscita. E
alla fine, per mia gran sorpresa, era stato proprio lui a rivolgermi la
parola.
Era assurdo.
Non mi aveva degnato
della sua considerazione fino ad allora, nemmeno quando, durante una
lezione di educazione fisica, la professoressa mi mise in coppia con
lui per svolgere degli esercizi con la palla. Semplicemente mi aveva
abbandonata per sparire chissà dove col suo gruppo di amici.
“Ti andrebbe
di studiare insieme o no?”.
La mia risposta tardava
ad arrivare.
“Ma certo che
le va! Non è vero, Anya?”.
Era stata di nuovo Eva a
intervenire e rispondere al posto mio, con i suoi soliti modi di fare
sfacciati.
“Sì…”
riuscii a dire in un fil di voce.
“Perfetto,
allora iniziamo domani a casa mia!” disse infine Kai,
fissando intensamente, per l’ultima volta, me e le mie amiche.
Eravamo tutte con occhi
sognanti a fissare il punto da cui era sparito.
“Ragazze, non
posso crederci! Ho parlato con Kai Hiwatari!”
esclamò tutta eccitata Eva, trattenendo uno stridulo.
“In
realtà ha parlato con Anya!” intervenne a
correggerla Hilary.
“Ma se non
è riuscita a dire una parola!” mi
rimproverò contrariata.
“Ero troppo
sconvolta!” mi giustificai prontamente.
“Beh, metti da
parte il tuo shock e impegnati! Devi riuscire a farci entrare nel suo
gruppo!” mi ordinò con uno strano scintillio negli
occhi, che mi mise in soggezione.
“Mi ha chiesto
solo di studiare insieme!”.
“A casa
sua!” sottolineò, però, lei con tono
ambiguo. “Quindi domani non farti prendere dal panico e
impegnati! Se riusciamo a entrare in quel gruppo, conquisteremo
popolarità a scuola!” ammise euforica, salutandoci
e dirigendosi verso altre compagne.
“Mi sembra un
po’ troppo emozionata” commentò Hilary,
perplessa.
“Beh, ha
sempre voluto mettersi in mostra, lo sai” le ricordai,
rassegnata.
“E tu come ti
senti?” mi domandò poi curiosa.
“Insomma, il ragazzo che guardi da tempo ti ha appena
proposto di studiare insieme! Vorrei tanto che anche il suo amico Yuri
si accorgesse di me…” sospirò, con aria
sognante, ammirando da lontano l’oggetto dei suoi desideri.
Immergo ancor di più il mio corpo in acqua, spazzando via
con un soffio, un po’ di schiuma che mi solletica le narici.
E dire che solo pochi giorni fa sono venuta a conoscenza del motivo per
cui Hiwatari quel giorno… si avvicinò a
me…
Sono le sei del pomeriggio. Dopo aver preso Hope dall’asilo
siamo subito corse qui a villa Hiwatari, dove è Reina,
stavolta, ad accoglierci con un sorriso cordiale.
“ Salve Reina, dov’è
Kai?” le domando, fissandomi intorno.
“E’ di sopra, vado a avvisarlo subito della vostra
presenza, accomodatevi pure in salotto!”.
“Mamma, posso giocare con la cucina?” mi chiede
Hope speranzosa.
“Va bene, vai pure! Ma non combinare pasticci,
intesi?” le raccomando, mentre la aiuto a togliere il
giubbottino.
La piccola corre via in un angolo del salotto a giocare e, dopo una
manciata di secondi, arriva il padrone di casa, che mi accoglie con la
sua solita aria scorbutica.
“Hiwatari…pronto per iniziare a
studiare?”.
“Più o meno” si limita a dire con voce
annoiata.
“Meno entusiasmo…” mormoro tra me e me
con ironia, “Dunque, da dove vuoi cominciare? Storia?
Geografia? Letteratura?”.
“Da quello che vuoi…” risponde,
soffocando uno sbadiglio, mentre si siede pesantemente su una sedia,
imitato da me.
“Ok, visto che posso scegliere, inizierei con
storia!” propongo con entusiasmo. Era una delle mie materie
preferite a scuola.
“Odio la storia” commenta schifato, reggendo la
testa su una mano quasi fosse un cuscino.
“Perfetto!” esclamo, invece io, con un entusiasmo
che lo irrita ancor di più, visto il modo in cui rotea gli
occhi.
Credo proprio che mi divertirò a torturarlo con storia.
Il problema è: come farò a fargli entrare tutta
questa roba in testa?
“Si può sapere perché hai scritto
–linea di ventaglio?” gli faccio notare, puntando
un dito sulla parola errata.
“C’è scritto vantaggio e non
ventaglio” mi corregge con aria seccata, cosa che mi porta a
controllare meglio per verificare.
“Cavoli, la tua scrittura è rimasta
illeggibile…e comunque c’è scritto
ventaglio!” torno a ribadire, mettendogli sotto al
naso il quaderno, sicura di avere ragione. Cosa che a lui non sembra
andare bene, visto che mi strappa il quaderno di mano.
“Problemi con la lingua giapponese, Kai?” domando
in tono canzonatorio.
“Non mi piace scriverla, tutto qui…”
ammette senza timore, rimanendo con la penna bloccata mentre si sforza
di ricordare come si scrive la parola vantaggio.
Ammetto che persino per i madrelingua, il giapponese non è
facile. È impossibile memorizzare tutti quegli ideogrammi e
alfabeti.
“Vuoi un suggerimento?”.
Lo vedo sospirare con fare arrendevole, prima di passarmi la penna e il
quaderno, sul quale scrivo lentamente, in modo che per lui sia
comprensibile, la parola in questione.
“E comunque la tua resta una pessima grafia. Ricordo che
quando al liceo studiavamo insieme facevo molta fatica a leggere i tuoi
appunti” gli ricordo, riconsegnandogli il quaderno.
“ Non mi pare che studiassimo poi così
tanto…” ci tiene però a precisare lui,
in modo volutamente ambiguo, nascondendo sotto ai baffi uno strano
ghigno beffardo.
Al suono di questa frase, i miei occhi si spalancano.
A cosa vuole alludere??
Fingo di non aver capito il riferimento e prendo in mano il libro di
storia, cercando di contenere l’imbarazzo, mentre avverto, di
tanto in tanto, il suo sguardo divertito su di me.
È imbarazzante…
Sei anni
prima…
“Beh, non te
la cavi così male in matematica” notai, alquanto
sorpresa.
Mi aveva chiesto delle
ripetizioni di matematica, ma da quanto avevo potuto constatare, era
abbastanza bravo.
“Mi hai
scoperto” si limitò a dire lui, mostrando un
faccino colpevole.
“Che vuoi
dire?” chiesi, con aria sospetta.
“Volevo
solo…passare un po’ di tempo con te” mi
rivelò, guardandomi intensamente negli occhi, per poi
spostarmi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Gesto che
mi fece correre un brivido lungo la schiena e non solo. “Ti
dispiace?”.
Ero talmente paralizzata
e persa in quello sguardo magnetico, da non essermi accorta che il suo
viso era a pochi centimetri dal mio.
Deglutii, sforzandomi in
tutti i modi di non fare o dire idiozie.
Le labbra di Kai
Hiwatari, il ragazzo per cui avevo sbavato per mesi, stavano per
sfiorare le mie e non potevo permettermi di rovinare tutto.
Volevo solo rilassarmi e
godermi il momento.
***
“Ok basta!”.
Il rumore di un libro che si chiude con forza, mi costringe ad alzare
gli occhi verso Anya, il cui viso è stranamente arrossato.
“Che ti prende?” domando stranito da questo
atteggiamento.
Non mi pare di aver detto o fatto qualcosa per farla arrabbiare, stavo
svolgendo questi esercizi di grammatica giapponese.
“Niente!” esclama poi, sforzandosi in tutti i modi
di non apparire agitata. Poi, improvvisamente, riapre il libro che
aveva chiuso, e inizia a sfogliare velocemente le pagine, ignorando la
mia espressione confusa.
“Io direi che per oggi può
bastare…” inizio a dire, chiudendo il quaderno.
Sono passate due ore e il mio cervello non collabora più.
Inoltre, lei mi sembra un po’ tesa e non ne capisco il motivo.
“Sì, è meglio che vada” dice
alzandosi e prendendo alcune cose dal tavolo per riporle nella sua
borsa. Poi mette in spalla la tracolla, afferra con l’altra
mano la giacca e rimanendo ad occhi bassi, saluta prima Hope, poi me in
modo fugace e va via.
Rimango seduto con la penna in mano puntata alla tempia a fissare il
punto da dove è sparita.
“Ma che le prende?” sussurro tra me e me, confuso.
“Vuoi un caffè?” sento dire alla vocina
di Hope, giunta alla mia destra. “Prendi questa
tazza!” mi ordina, porgendomi una tazzina di plastica, che
afferro per verificare che sia vuota.
“Grazie” le dico.
Ma lei rimane lì in piedi a fissarmi. “Devi
bere!” mi spiega ostinata.
Dovrei bere da una tazzina vuota?
Visto il modo in cui mi guarda, mi trovo costretto a eseguire il suo
ordine e, consapevole che nessuno sia in casa a osservare questa
assurda scena, porto quella tazza alla bocca e in un rapido gesto ne
ingurgito il contenuto invisibile.
“Ti piace?” domanda poi, riprendendo il suo
giocattolo.
“Tantissimo” ammetto, fingendo di aver apprezzato.
Roba da matti…
***
La mia mente, ieri, si è persa un po’ troppo nei
ricordi e ha iniziato a rivivere fatti e momenti che aveva cercato di
sopprimere. E mi hanno fatta agitare, a tal punto da perdere la
concentrazione e voler solo andarmene via.
So che è stupido.
Il momento che stavo vivendo mi ha riportata indietro nel passato,
quando Kai mi invitò a casa sua con la scusa di studiare,
per poi scoprire che era solo un pretesto per baciarmi e, nei pomeriggi
successivi, per fare altro. Adesso, la situazione è
completamente diversa, il nostro rapporto è completamente
diverso, quindi…perché la mia mente mi ha giocato
questo brutto scherzo?
Calma.
Sono di nuovo qui, in casa Hiwatari.
“Prima di iniziare a studiare, vorrei che dessi
un’occhiata al tuo copione” esordisco,
consegnandogli un foglio.
“Copione?” domanda confuso.
“La recita…ricordi?” gli rinfresco la
memoria.
Lo sento sbuffare, mentre legge a mente le sue battute cerchiate in
rosso.
“Andiamo, devo veramente dire queste stronzate?”
lamenta con una smorfia schifata.
“Ti va di provarle?”.
“No!” asserisce categorico.
“Andiamo, Kai” provo a incitarlo, invitandolo a
venire al centro del salotto.
“No” torna a ribadire sempre più deciso.
“Lo avevi promesso, Kai!”.
Ed ecco che sbuffa per la seconda volta e si alza, mettendosi di fronte
a me col suo foglio in mano.
“Un attimo, ma tu che personaggio saresti?” mi
chiede inarcando un sopracciglio.
“Io sono Aperina…” rivelo, con un certo
imbarazzo nel tono.
“Un momento… tu saresti Aperina, l’ape
regina?” dice, soffocando una risata.
“Non ridere!” lo minaccio, assumendo uno sguardo
serio. In tutta risposta alza una mano in segno di resa.
“Leggi la tua prima battuta”.
Kai alza il foglio con la mano destra “E’ mai
possibile che voi gettiate tutto per terra?” e inizia a
leggere con tono piatto, senza una particolare enfasi.
“No, Kai, non è una domanda, ma
un’esclamazione. Hai appena visto un ragazzo buttare dei
rifiuti vicino al tuo tronco e sei arrabbiato, capito?” gli
spiego meglio.
“Stai scherzando spero” domanda scettico.
“No, Kai, mettici più enfasi!”.
“Non posso crederci…” sospira tra
sé e sé, scuotendo la testa spazientito.
“E’ mai possibile che voi gettiate tutto per
terra!” torna a dire, stavolta un po’ meglio, anche
se le sue doti di attore sono alquanto scadenti. “Non vedete
i cartelli? Il bosco non è una discarica? Mi sento
ridicolo…” commenta, facendo una smorfia di
disappunto.
“Vai..avanti!”. Decido di ignorare le sue lamentele
e lo sprono a continuare.
Oh, sì che sei ridicolo…
Ma decido di tenere questo commento per me.
***
Anya mi ha costretto a recitare quelle stupide battute per circa
mezz’ora, finché non è riuscita a
essere soddisfatta. Ma credo che il suo fosse soltanto puro
divertimento nel vedermi pronunciare quelle frasi come un
idiota.
Dopo questo teatrino, ci siamo rimessi a tavola a studiare.
Grazie ad alcuni schemi riassuntivi dettati da Anya, sono riuscito a
memorizzare un bel po’ di argomenti. Dopotutto, non
è stata una cattiva idea farmi aiutare.
“Posso farti una domanda?”. Questa frase rompe il
silenzio che si era creato. Mentre continuo a leggere mentalmente il
testo di questa pagina, le comunico con un verso di parlare.
“E’ stata Eva ad avvicinarsi a te o sei stato tu ad
avvicinarti a lei quando eravamo a scuola?” le sento dire con
voce titubante. E questa strana domanda mi costringe a contrarre la
fronte e osservarla perplesso.
Ancora con questa storia?
“Perché vuoi saperlo?” chiedo a mia
volta, tornando a sottolineare una frase a caso.
“Semplice curiosità” risponde con
apparente aria tranquilla.
Inspiro ed espiro dal naso, prima di prendere coraggio e rivelarle
“E’ stata lei per prima” e ritornare a
fingere di leggere, sentendo il peso dei suoi occhi su di me. Ma la
ignoro. Insomma, perché questa curiosità adesso?
“E anche lei era oggetto di scommessa?” mi
punzecchia in tono risentito.
Ci risiamo.
Non le è ancora passata. Immaginavo.
“No” rivelo senza problemi, continuando a tenere
gli occhi sul libro, per quanto difficile in questo momento sia capire
ciò che sto leggendo.
“Capisco…” afferma indignata.
E con quest’ultima affermazione, la questione sembra essersi
conclusa qui. Lei torna a leggere il libro di geografia, mentre io
finisco di sottolineare l’ultimo paragrafo di questo testo di
letteratura.
Sei anni
prima…
“Ciao
Kai!”.
Ero appena entrato in
casa e una volta passato per il piccolo soggiorno, mi ritrovai davanti
una ragazza bionda con un sorriso raggiante stampato in volto.
“Ciao…”
salutai freddo, lanciando un pacco di sigarette a Boris, semisdraiato
sul divano a giocare con la playstation.
“Io e Boris
stavamo pensando di mangiare qualcosa, vuoi unirti a noi?” mi
propose con la sua allegria spropositata.
“In
realtà non ho fame, vado in camera mia” mi
congedai in tono piatto, lasciandola lì un po’
dispiaciuta.
Volevo solo andare i
camera mia e sdraiarmi sul letto per rilassarmi. Anya non sarebbe
venuta a studiare da me quel pomeriggio.
Da quel giorno quella
bionda aveva iniziato a ronzarmi intorno, lanciandomi sempre strane
occhiate, persino quando Anya era presente. Sapevo che erano amiche, ma
iniziavo a sospettare che Eva si fosse invaghita di me e quando me lo
dichiarò apertamente nel bagno della scuola, un giorno
qualunque, io non mi tirai indietro. In fondo, era una bella ragazza e
il suo carattere peperino mi aveva colpito parecchio. E così
iniziammo a vederci di nascosto. Lei, con la scusa di venire a trovare
Boris, si intrufolava nella mia stanza e lì davamo sfogo
alla nostra passione sfrenata.
Voleva che mollassi
quella sua amica Anya, e io accettai di farlo, in fondo non mi facevo
scrupoli. Ma lei optò per farglielo sapere in un altro
modo…
“Hai finito di leggere?”.
La voce di Anya mi riporta alla realtà.
“Fissi quello stessa pagina da molto tempo…se non
hai capito qualcosa…”.
“ No, no…” intervengo prontamente,
scacciando via questi strani pensieri dalla mente. “Non
c’è bisogno. Ho finito!” affermo,
chiudendo il libro.
“ Ti senti pronto per il test di domani?” chiede,
poi, leggermente preoccupata.
“Sì, credo di sì…”
la rassicuro, alzandomi.
“Allora vado” annuncia, raccogliendo le sue cose.
“Fammi sapere come va” dice, infine, voltandomi le
spalle per andare via.
“Anya!” la richiamo improvvisamente e lei si volta
immediatamente a osservarmi confusa.
Perché l’ho chiamata?
Non lo so nemmeno io…
“No, nulla. Non importa” decido di dire, fingendomi
sbadato.
“Ok…ciao!”. Anya fa qualche passo
indietro, fissandomi in modo strano e poi va via. E io posso tirare un
sospiro di sollievo.
Cavoli, cosa mi è preso?
***
“Allora? Com’è andata?”
domando curiosa ad Hiwatari, appena presentatosi in caffetteria.
“Beh, è andata abbastanza bene. Ho preso la
sufficienza!” annuncio, porgendole il foglio del test
corretto dall’insegnante.
“Non è molto, ma sufficiente
direi…”.
“Non pretendo di eccellere!” dichiara rassegnato.
“Sta arrivando Boris!” gli comunico, indicando la
porta appena aperta.
“Non nominare il diploma né la recita”
mi ordina, mormorando velocemente queste parole a denti stretti.
“Ma…”.
“Non una parola!” ribadisce seriamente.
Ed ecco che Boris arriva salutando l’amico che ricambia con
un falso sorriso, imitato da me.
“Che avete voi due?” domanda sospettoso fissando
prima l’uno e poi l’altro.
“Proprio niente!” risponde in modo naturale Kai,
alzando le spalle.
“Niente” dico io, asciugando le tazzine.
“Cosa stavate mormorando prima? Vi ho
visti…” dice con aria investigativa.
“Non stavamo dicendo nulla”.
“Proprio nulla!” ripeto io.
Credo che Boris non sia molto convinto, tuttavia, decide di non
indagare ulteriormente, per nostra fortuna.
Beh, in realtà mi piacerebbe dirgli della recita e che Kai
si vestirà da albero, ma non posso o l’accordo
salterà e lui avrà la scusa per non partecipare
alla recita.
“Io vado” annuncia Kai, mentre si alza e mi porge
una banconota per pagare il caffè, che io afferro, ma che
lui non molla.
“Domani 5” mormora a bassa voce, quasi fosse un
linguaggio in codice. All’inizio non capisco e lo guardo
confusa, ma dopo alcuni secondi realizzo nella mia mente a cosa si
riferiscono quelle parole. Ci vediamo domani alle cinque.
La sua mano abbandona la banconota e in un rapido gesto gli consegno il
resto “Tieni la mancia!” dichiara, abbozzando un
ghigno beffardo, per poi andarsene , lasciandomi qui a maledirlo
mentalmente finché non sparisce.
“Si può sapere che avete voi due?”
domanda Boris, osservandomi perplesso, mentre io lancio con forza
quelle monete nella cassa.
Odioso essere insolente!
Sono passate quasi due settimane dalla stipulazione di
quell’accordo e, nonostante le mie pessime aspettative, le
cose non sono andate così male. Come promesso l’ho
aiutato a studiare, semplificando i vari argomenti con schemi e
riassunti, e lui, come promesso, ha imparato le sue battute a memoria
per la recita che si terrà questo sabato, cioè
tra due giorni esatti. Spero vada tutto bene…
Come ogni pomeriggio, oltrepasso il cancello di villa Hiwatari e con un
rapido gesto suono il campanello. Ma diversamente dalle altre volte, in
cui questa porta veniva aperta quasi immediatamente da Reina, stavolta
nessuno sembra intenzionato ad aprirmi.
“Eppure aveva detto alle sei” penso tra me e me,
guardando l’orologio al polso.
Provo e riprovo a suonare, con intervalli di circa venti secondi,
durante i quali rimango lì in piedi a fissarmi intorno e a
chiedermi se ci sia veramente qualcuno in casa.
Passano dieci minuti e inizio seriamente a preoccuparmi: insomma,
possibile che non ci sia nessuno?
Sto per prendere il telefono, quando all’improvviso la porta
si apre, facendo apparire davanti ai miei occhi un Hiwatari in tuta e
abbastanza spettinato, che mi osserva stralunato.
“Che ci fai tu qui?” domanda, soffocando uno
sbadiglio.
“Cosa vuol dire che ci faccio qui? Sono venuta per studiare,
ricordi??” e alzo un libro per rinfrescargli la memoria.
“Ehm…”. Kai inizia a grattarsi la nuca e
guardare dietro di sé, come se avesse timore di qualcosa.
“In realtà, in questo momento ho da
fare…” spiega, in tono molto vago.
“Da fare? Kai, potevi avvisarmi!” gli rimprovero
contrariata.
“Lo so, ma…mi è passato di mente.
Troppo lavoro” continua a giustificarsi. E proprio mentre
dice queste cose, i miei occhi scorgono qualcosa oltre le sue spalle.
Dalle scale che portano al piano di sopra, scende una figura femminile,
alta e magra, con addosso soltanto una vestaglia in pizzo.
Kai, consapevole ormai di essere stato preso con le mani nel sacco, si
volta in direzione di quella ragazza ed entrambi si scambiano
un’occhiata eloquente.
Il tutto sotto il mio sguardo allibito.
“Troppo lavoro, eh?” ripeto con una leggera nota
sarcastica nel tono di voce.
“Ascolta…io”. Ma si interrompe di nuovo,
perché la ragazza, di ritorno dalla cucina con un succo in
mano, gli rivolge un sensuale “Ti aspetto di
sopra”, prima di risalire quelle scale con le sue lunghe
gambe nude.
“Sai che c’è Kai? Che se avevi da
fare…potevi avvisarmi e non mi sarei scomodata per venire
qui a disturbarti!” inizio a dire, leggermente irritata.
“Anya, io…mi è passato di
mente” torna a ribadire, ma non m’importa. Doveva
avvisarmi e basta.
“So che non ti frega niente del mio lavoro, ma a me
sì, importa!”. Stavolta il mio tono di voce
è aumentato e se non mi sbrigo ad andarmene, potrei anche
mettermi a piangere e non voglio farlo davanti a lui.
“Anya…” tenta invano di calmarmi, ma non
funziona perché io gli ho già voltato le spalle e
sto ripercorrendo a ritroso il vialetto di questa villa.
Non so perché io senta questa forte rabbia sempre
più crescente che mi sta facendo pulsare le tempie.
Ho lasciato il lavoro un’ora prima per venire qui ad aiutarlo
e, lui, senza un minimo di rispetto, si fa trovare in questo modo, in
compagnia di una delle sue amiche gambe-lunghe.
Era troppo impegnato ad approfondire questa amicizia in camera da letto
per perdere due minuti e avvisarmi.
Ma c’è una cosa che mi fa più male e
che sta causando la fuoriuscita di queste lacrime.
È come se stessi vivendo per la seconda volta uno dei
momenti peggiori della mia vita.
È stato come un…dejavù.
***
Anya è corsa via di fretta e furia ignorando il mio
richiamo. Ha appena varcato la soglie del cancello ed è
sparita.
Cazzo…
Chiudo la porta e vi poggio stancamente la fronte, maledicendomi
mentalmente.
Come ho fatto a dimenticare di avvisarla?
Perché non ne combino mai una giusta…
Sei anni
prima…
Quel pomeriggio Hilary
aveva proposto a me e ad Eva di andare a fare shopping. Ma Eva disse
che aveva altri programmi, che si sarebbe vista con un ragazzo, di cui
non ci volle rivelare l’identità, nonostante la
nostra insistente curiosità. Quello stesso pomeriggio mi
arrivò un messaggio da parte di Kai, in cui mi invitava a
casa sua per passare del tempo insieme. Sorrisi alla vista di quel
messaggio, perché non era solito scrivermi che aveva voglia
di vedermi. In genere, decidevamo durante gli incontri a scuola se ci
saremmo visti nel pomeriggio oppure no.
Così, mi
preparai velocemente ed uscii di casa per raggiungerlo.
Quando suonai alla
porta, Kai ci mise qualche minuto prima di aprire e quando lo fece il
mondo mi crollò addosso per la prima volta nella mia vita.
Non era solo. Era in compagnia di una ragazza, una ragazza bionda che
conoscevo fin troppo bene e che credevo fosse mia amica.
Rimasi immobile, quasi
pietrificata a osservare il volto compiaciuto di quei due nel vedermi
in quello stato.
Erano mezzi svestiti e
questo mi fece capire subito cosa avevo interrotto.
“Ciao
Anya” mi salutò con fare arrogante la mia ormai ex
amica.
“Cosa
significa?” domandai stupidamente a colui che credevo fosse
il mio ragazzo.
“Significa che
vado a letto con la tua amica” ammise senza il minimo senso
di colpa.
E quelle parole mi
arrivarono al petto trafiggendolo.
“Pensavi
veramente che lui stesse con una come te?” aggiunse Eva,
fissandomi con aria di superiorità.
Ero paralizzata. Ero
sconvolta.
Non mi restava che
scappare via, prima che le lacrime e la disperazione avrebbero preso il
sopravvento.
In un attimo avevo perso
un’amica e il ragazzo che mi piaceva.
E da quel giorno, quei
due mi perseguitarono per rendermi la vita impossibile, fino ai giorni
presenti.
Ciao a tutti!
Rieccomi qui ad
aggiornare abbastanza presto!
Questo
è un capitolo un po’ particolare, diverso dagli
altri, come avrete notato. Ho voluto inserire questi flashback, per
spiegare un po’ cosa successe circa sei anni prima, quando i
nostri baldi giovani andavano ancora a scuola. Ho utilizzato il
pretesto dello studio per inserirli. Anya e Kai hanno vissuto quelli
che possiamo definire dei dejavù XD cosa avranno scatenato
nel loro animo?
L’ultimo
dejavù è stato il più crudele,
perché ha fatto rivivere ad Anya quel tragico momento in cui
aveva scoperto di essere stata tradita da quei due esseri ignobili, e
soprattutto come Eva si era appropriata del freddo cuore di Hiwatari.
Bell’amica eh?
Ovviamente
Hiwatari ne doveva combinare una facendosi trovare in dolce compagnia
proprio quel pomeriggio. Stava andando tutto troppo bene, per i nostri
standard.
Quindi, spero che
vi sia piaciuta l’idea.
L’idea
originale non prevedeva questi flashback, ma poi sono stata ispirata
dalla canzone Pacify her e da un video (mi aiutano sempre a trovare
ispirazione, non so perché ahahah) di cui vi lascio il link
(https://youtu.be/6sbO12Qsaco ), dove vi è il trio amoroso
Damon/Caroline/Elena, mi ha ricordato molto i miei protagonisti XD mi
ha aiutato ad entrare nello spirito del capitolo ahahahah
Ringrazio come
sempre i recensori e coloro che mi seguono silenziosamente. Fatemi
sapere cosa ne pensate, se vi va. D’ora in poi entreremo in
una parte delicata della storia. Non è finita qui XD Mi sono
resa conto di essere arrivata a un numero spropositato di capitoli. Chi
è giunto fin qui me lo faccia sapere ahahah quanti
sopravvissuti? E il bello è che c’è
molto da dire ancora ahahah sto per scrivere la divina commedia 2 il
ritorno. Nah, scherzo, semmai è l’infernale
tragedia XD Dante, perdonami, non oserei mai paragonarmi a te, non sia
mai U.U
Benissimo.
Concludo qui le mie note deliranti e lascio a voi la parola.
Grazie ancora e a
presto!
|
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Capitolo 52 *** La recita ***
“Pensavo che non saresti venuto”.
“Pensavi
male”.
“Ti
ricordi almeno le battute?”.
“Sì”
rispondo in tono secco, anche se non ne sono poi tanto convinto.
“Allora
seguimi. Dobbiamo indossare i costumi!” e con un cenno mi
invita a seguirla.
Devo
seriamente indossare un costume?
“Non
stavi scherzando, allora”.
“No!”
asserisce seriamente, mettendomi in mano degli indumenti, per poi
indicarmi il punto in cui cambiarmi. “Forza,
sbrigati!”. E lei entra in uno dei bagni, lasciandomi qui,
con questi vestiti in mano a maledire l’attimo in cui ho
deciso di venire. Tuttavia, non mi resta che prendere un profondo
respiro, entrare in questo bagno e cambiarmi.
“Mi
ricordi perché ho deciso di accettare?” domando ad
alta voce a colei che, nel bagno accanto, può sentirmi.
“Perché
sei un genitore e devi assumerti le tue
responsabilità!”. La risposta di Anya arriva secca
e penetrante alle mie orecchie, anche se c’è un
muro a dividerci.
“Mi
sembra di sentire mio nonno…” mormoro tra me e me,
infilando la prima gamba e poi, con difficoltà,
l’altra in un pantalone marrone di dubbio gusto.
***
Pensavo
che Kai fosse troppo occupato a rigirarsi tra le lenzuola con quella
sua amica gambe lunghe. E invece, per una volta non dovrò
arrabbiarmi, anche se ce l’ho ancora con lui per quello che
è successo l’altro giorno.
Come
si infila questo costume?
Mi
sono appena spogliata e, da qualche minuto, giro e rigiro questo
indumento tra le mie mani per riuscire a capire dove infilare la testa.
O devo infilare prima le gambe?
“Sì
può sapere chi ha preso le misure?”. La voce
scorbutica di Kai mi costringe ad alzare gli occhi infastidita.
“Ho
chiesto a Reina di fornirmele, dato che è lei che lava la
tua roba!” spiego in tono schietto, tornando a fissare
perplessa questo costume a strisce gialle e nere da cui penzola un
pungiglione. Credo che questa parte vada dietro, dunque la testa
dovrebbe essere proprio qui.
“Sicura
che non si sia confusa con i vestiti di Hope?” gli sento
dire, alquanto incerto.
“Perché?
Qual è il problema?” gli domando, mentre faccio
uscire con difficoltà la testa da questo buco un
po’ stretto.
***
È
stata un’impresa riuscire a far salire questo pantalone fino
alla vita, senza strapparlo. Mi stringe sul cavallo e non è
facile muoversi. Sbuffo sonoramente e afferro il secondo pezzo di
costume: una maglietta anch’essa marrone con dei rami
penzolanti sulle maniche, piene di foglie verdi.
È
uno scherzo?
La
indosso senza troppe difficoltà, anche se alcuni rami si
sono attorcigliati tra loro.
E
che cazzo!
“Va
tutto bene?” sento dire ad Anya, la cui voce si è
spostata sul retro della porta.
È
stata veloce a cambiarsi.
***
“Prontooo!
Va tutto bene, Kai?” ripeto nuovamente, picchiettando con
insistenza un dito sulla porta, per mettergli un po’ di
premura.
Tra
poco inizierà la recita.
“Ci
sei??”. Perché non mi risponde? Non
sarà mica scappato attraverso il condotto del water, spero!
“Sì,
ci sono…” risponde dopo alcuni secondi in tono
funebre.
“Avanti,
se sei pronto esci!” lo incito, innervosita.
In
fondo, il suo costume era più facile da indossare rispetto
al mio.
***
Fanculo!
Io
non esco vestito in questo modo ridicolo!
“Scordatelo!”
le comunico in maniera tassativa, rimanendo dentro questo bagno.
“Andiamo
Kai, fammi vedere!”.
“Io
non mi metto in ridicolo davanti a tutti conciato in questo
modo!” sentenzio categorico.
Sarebbe
davvero umiliante.
“Kai,
siamo tutti ridicoli. Ho appena visto passare un padre vestito da
cassonetto dell’immondizia, aveva una buccia di banana in
testa e io…io ho un grosso pungiglione che mi sbuca dal
sedere!”.
Cosa?
Tzè.
“Credimi,
il tuo sarà il meno ridicolo di tutti!” sussegue a
dire, provando a costruire un discorso che vuole sembrare persuasivo.
“Mi spieghi qual è il problema?”.
***
Mi
sembra di parlare con un adolescente in piena crisi esistenziale.
Giuro
che se non esce da quel bagno entro i prossimi secondi,
sfonderò quella porta con un calcio. Ma quello che succede
negli istanti seguenti, mi fa tirare un sospiro di sollievo. La porta
si apre e dà lentamente spazio alla figura di Kai con
addosso il suo vestito, ma sul viso vi è dipinta
un’espressione decisamente contrariata. I miei occhi
percorrono investigativi ogni dettaglio di quel costume, per capire
quale sia il suo problema; e una volta abbassato lo sguardo in basso,
verso i pantaloni, intuisco, in un attimo, quale possa essere il motivo
del suo disagio.
“Immagino
che adesso tu abbia capito”.
La
mia espressione interdetta deve avere dato la sua risposta.
“
E’ imbarazzante…” aggiunge, fissandomi
storto.
Sì,
è decisamente imbarazzante.
“Non
mi metto davanti a tutti con questo coso in bella vista” si
lamenta disgustato.
“Ehm…no,
infatti!”. Gli do subito ragione, anche se sono costretta a
soffocare una risata.
“Stai
ridendo, per caso?” mi rimprovera severo, notando la mia
difficoltà nel rimanere seria.
“Scusa!”.
Alzo i pugni e prendo un profondo respiro, sforzandomi di rimanere
seria di fronte a questo scempio.
***
Lo
trova divertente?
Sul
serio?
Assottiglio
gli occhi, quanto basta per mostrare tutto il mio disappunto,
costringendola a non ridere.
“Bel
pungiglione…” mi complimento ironico, notando solo
adesso quella strana protuberanza fuoriuscire dal suo sedere. E questo
basta a farla smettere di prendermi in giro, data la sua smorfia
irritata e il suo vano tentativo di nascondermi l’oggetto in
questione rimanendo con le spalle ancorate alla parete.
“Ok,
siamo d’accordo che quella protuberanza è
imbarazzante, ma ti giuro che le misure dei pantaloni che mi ha dato
Reina sono esatte” si giustifica prontamente.
“Beh,
evidentemente avresti dovuto informarti anche delle misure di
qualcos’altro!” gli faccio notare, in un tono
volutamente allusivo, che la fa arrossire un po’.
Questo
non è un pantalone. È una specie di calzamaglia
troppo stretta che mette in evidenza un po’ tutto,
soprattutto ciò che sta davanti. Ed è scomodo. E
prude anche.
“Ok…
dunque…fammi pensare!”. Anya comincia a muoversi
avanti e indietro, assumendo un’aria riflessiva. La
situazione sembra delle più drammatiche, ma il pungiglione
di Anya che balza a destra e sinistra, ad ogni suo passo, rende il
tutto decisamente ridicolo.
E
ciò mi porta a premere due dita al centro della fronte,
chiudere gli occhi e sperare che, una volta riaperti, si tratti solo di
un terribile incubo.
***
Sto
provando in tutti i modi a trovare una soluzione. Capisco il
perché Kai non voglia salire su quel palco: quel pantalone
è davvero imbarazzante! Se all’inizio sono rimasta
sconvolta, subito dopo ho sentito un’irrefrenabile voglia di
ridere a crepapelle. Ma so quanto Kai possa essere suscettibile,
facilmente irritabile e privo di senso dell’umorismo, per
questo mi sono sforzata in tutti i modi di non ridergli in faccia,
anche se non ho potuto fare a meno di farmi scappare un flebile
risolino.
Bando
alle ciance!
Lo
spettacolo inizierà tra pochi minuti e ci resta poco tempo:
devo trovare una soluzione!
So
benissimo quanto gli stia costando partecipare a questa recita.
Insomma, Kai non ama mettersi al centro dell’attenzione,
tanto meno nei panni di un albero parlante del bosco. Per questo motivo
devo rimediare e farlo sentire un po’ più a suo
agio.
“Secondo
me potremmo coprirlo con delle foglie!” esclamo
all’improvviso, come fulminata da una brillante idea, che
viene, però, subito stroncata dalla sua faccia leggermente
contrariata. “Ok…no, sarebbe ancora più
ridicolo” sbuffo spazientita, rimanendo in piedi con le mani
ai fianchi e gli occhi fissi sul problema in questione.
“Sul
serio, Anya…continuare a guardarlo non risolverà
il problema!” mi ricorda sarcastico, notando il fatto che i
miei occhi continuino a fissare assorti il suo basso ventre.
Cosa??
Io
non sto guardando, sto pensando!
Scuoto
la testa, con fare innervosito, come a voler scacciare
quell’immagine dalla mia mente
e ritorno a camminare convulsamente avanti e indietro, alla ricerca di
un rimedio.
Ma
l’arrivo di una delle madri, vestita da lattina di birra, ci
avvisa di raggiungere il palco tra cinque minuti. Il che porta me e Kai
a fissarci preoccupati negli occhi per un istante.
“Cazzo,
Anya… possibile che tu non abbia pensato a
niente?!” ringhia a denti stretti, iniziando a grattarsi una
parte dell’interno coscia.
“Puoi
provare a coprirlo con le mani, senza farlo sembrare un gesto troppo
ovvio!” gli suggerisco in modo agitato, iniziando a entrare
nel panico, sia per questa situazione, sia perché tra pochi
minuti dovrò esibirmi. Il mio corpo sembra essere preso da
una sorta di ansia da prestazione, il che è assurdo dato che
saranno dei bambini a guardarci. Ma come Kai, neanch’io ho
mai amato stare al centro della scena, osservata da tutti.
“Sul
serio, Anya?? È l’unica cosa che ti è
venuta in mente??”.
***
Non
posso crederci.
Io
non salgo sul palco in questo modo.
“Non
se ne accorgerà nessuno!” tenta invano di
convincermi, nonostante lei stessa non sembra convinta di quello che
dice.
Basta.
Io mi cambio e mi ritiro dalla scena, ho deciso.
Sto
per comunicare ad Anya la mia decisione, quando
all’improvviso…
“Cos’è
stato?”.
Oh
cazzo…
Rimango
immobile con gli occhi sbarrati.
Anch’io
ho sentito uno strano rumore e posso giurare che si sia trattato di
uno…strappo?
“No,
Kai…dimmi che non è vero…”
inizia a dire, nascondendo la sua espressione disperata dietro ad una
mano.
Divarico
le gambe e osservo perplesso il cavallo del pantalone, che sembra
riportare uno strappo ben visibile che scende lungo l’interno
coscia.
“Ti
avevo detto che era troppo stretto!”.
“Sa
che c’è? Togli quel pantalone e metti subito
quello tuo. Non importa. Sarai una sorta di mezzo albero, un albero
abbattuto…non lo so. Basta che ti cambi e usciamo di
qui!” dichiara, infine, in preda a quello che sembra un
esaurimento nervoso.
E
io non posso che esserne felice. Infatti, a grandi passi mi dirigo di
nuovo in quel bagno e mi cambio, per poi uscirne abbastanza soddisfatto
e più a mio agio.
“Avrei
potuto strapparlo prima di proposito, avremmo perso meno
tempo” la punzecchio in tono beffardo.
“An-diamo!”
mi ordina a denti stretti, facendomi strada verso l’uscita.
***
Siamo
ormai alle ultime battute e il rumore dell’applauso
proveniente dalle piccole manine degli spettatori segnano la fine dello
spettacolo. E io non posso che tirare un sospiro di sollievo, che Kai
sembra condividere a pieno.
“Dai,
è stato divertente!” dico avvicinandomi a lui, che
mi riserva una delle sue occhiate più fredde.
“E’
stato ridicolo” sottolinea in tono piatto.
“Ridicolo
ma…divertente!”.
“Diciamo
solo ridicolo” ci tiene a precisare imperterrito, mentre si
stacca alcune foglie verdi dal collo.
Lasciamo
perdere!
Con
un gesto provo a scacciare via la sua negatività e mi guardo
indietro, scorgendo tra la folla di bambini, la mia piccola Hope che ci
corre incontro.
“Tesoro!”
esclamo allegramente prendendola in braccio. “Allora, ti
è piaciuto lo spettacolo?”.
“Sì,
tanto!”.
“Sono
stata brava?”.
“Sì,
sei stata brava, anche papà è stato
bravo!”.
Papà?
È
la parola che riesce a catturare l’attenzione di Kai, finora
troppo impegnato a strappare quei rami dal suo vestito.
***
Papà?
Al
suono di questa parola alzo subito gli occhi in direzione di Hope, che
mi fissa sorridente, poi li sposto su Anya che, invece, sembra essere
sorpresa quanto me.
“Mamma,
posso andare a mangiare le patatine?”.
“Ma
sì, certo. Vai con gli altri bambini…”.
Anya la fa scivolare dalle sue braccia e non appena Hope va via, si
alza e inizia a fissarmi in modo strano.
“Glielo
hai detto?” mi chiede, alquanto sorpresa.
“No…pensavo
lo avessi fatto tu” dico a mia volta, fissandola perplesso.
“No,
non l’ho fatto!”.
E
allora come fa a saperlo?
“Evidentemente…”
prosegue a dire Anya, guardando Hope da lontano
“…l’avrà capito da
sola” ipotizza pensierosa. E io non posso che farmi
coinvolgere da questo suo stato d’animo, fissando assorto
nella sua stessa direzione.
Mi
ha chiamato papà?
Lo
ha capito da sola?
Non
me lo aspettavo.
Quindi,
questo vuol dire che…Hope ha dimenticato quel cinese e
considera me, adesso, suo padre.
Mi
sento un po’ scosso, lo ammetto.
Ma
ci pensa subito Anya a riportarmi alla realtà, con le sue
solite frecciatine sprezzanti.
“D’altronde…è
intelligente come la madre!” ci tiene a precisare,
dipingendosi un ghigno divertito sulle labbra, mentre sulle mie appare
una smorfia stizzita.
Touché.
***
“Bene.
Io ho rispettato la mia parte dell’accordo oggi, mettendomi
in ridicolo. Mi aspetto che anche tu rispetti i tuoi doveri!”.
Stavo
per scendere dalla sua auto, ma queste parole mi costringono a bloccare
la mia mano in procinto di aprire la portiera.
“Quali
doveri?”.
“I
miei esami…” mi ricorda, rivolgendomi uno sguardo
eloquente.
“Beh,
immagino che adesso tu possa fare da solo!” gli spiego in
tono schietto.
“Non
era così l’accordo”.
“L’accordo,
per quanto mi riguarda, doveva garantirmi che tu ti presentassi a
quella recita” ci tengo a precisare.
“Sul
serio non vuoi più aiutarmi? Mi lasci nella merda proprio
adesso!” mi rimprovera leggermente risentito, abbassando il
tono di voce nel pronunciare la parola –merda- per non farsi
sentire da Hope.
“Mi
sembra proprio che tu ci sia dentro in bella compagnia!” gli
ricordo a mia volta, usando un modo di fare allusivo.
“Senti,
ti ho detto che l’avevo dimenticato…non
l’ho fatto apposta stavolta”. La parola stavolta mi
fa capire che anche lui non ha del tutto sepolto quella storia con Eva
successa anni fa. E mi lascia un po’ interdetta, al punto da
guardarlo storto.
“E
che cosa ci guadagno, sentiamo!”. Incrocio le braccia al
petto, decidendo di utilizzare la tattica Hiwatari della domanda e
dell’offerta. Cosa che a lui non sembra sfuggire, visto il
modo in cui mi guarda.
“E
poi sarei io il freddo calcolatore?” mi fa notare, alquanto
stupito dalla mia presa di posizione. “Ok, Sarizawa. Vuoi
qualcosa in cambio?” inizia a dire, facendo vagare il suo
sguardo pensieroso verso un punto ignoto della strada.
Beh,
non è che io voglia seriamente qualcosa in cambio.
È solo che, conoscendolo, mi riserverebbe altre sorprese se
dovessi abbassare la guardia. Voglio qualche garanzia…ecco
tutto.
“Ok…ci
sono, tu non hai il diploma giusto?”.
“No…”
rispondo, un po’ perplessa.
“Allora
se vuoi, puoi diplomarti insieme a me, seguendo questo corso”.
Cosa?
“Mi
sembra una cosa ragionevole, in fondo stai studiando per me, saresti
avvantaggiata” continua a dire, per persuadermi, nonostante
io non sia ancora molto convinta.
“Posso
farlo…davvero?”.
“Sì”.
Potrei
davvero riuscire ad ottenere il diploma?
Insomma…è una cosa che mi toglierebbe un peso
dalla coscienza. Uno dei miei più grandi pentimenti
è quello di non essere riuscita a finire l’anno
scolastico e diplomarmi insieme a tutti gli altri.
“Ci
stai o no, Sarizawa?”.
Beh,
in fondo lui me lo deve.
È
anche colpa sua se non ho completato gli studi, beh…per
quello che abbiamo combinato.
“Ci
sto”. Decido di accettare, sotto il suo sguardo compiaciuto.
Almeno,
da domani, aiutarlo a studiare avrà un senso anche per me.
Anche
se passare tutto questo tempo insieme ad Hiwatari mi sta facendo
fondere i neuroni.
Non
dico che si sia comportato male finora, ma i suoi modi di fare sempre
così passivi e a tratti burberi mi infastidiscono parecchio.
E poi, quando sto vicino a lui mi sento sempre strana, avverto sempre
una leggera tensione che mi impedisce di rilassarmi.
Sarò
paranoica, ma…con lui sento che devo stare sempre allerta.
Anche
questa giornata sta volgendo al termine. È quasi sera ed
essendo sola, mi sono concessa un pomeriggio tutto per me. Ho fatto un
lungo bagno rigenerante, ho anche applicato una maschera per il viso ed
ora sto piastrato i capelli meticolosamente. Ho approfittato del fatto
che Hope starà da Kai stasera per dedicare un po’
di tempo a me stessa
E
a proposito di Kai... Mi sembrava un po’ turbato. Insomma,
Hope l’ha chiamato per la prima volta papà, ma
quando l’avrà capito?
In
un rapido gesto, piastro un’altra ciocca di capelli,
osservandola con attenzione attraverso lo specchio.
Avevo
deciso di passare la patata bollente a Kai, dicendogli apertamente che
sarebbe stato lui, un giorno, a dirle di essere suo padre, ma come mi
aspettavo, lui non ha mai trovato il coraggio, o il tempo, o
semplicemente non glie è mai fregato nulla di dirglielo. Per
sua fortuna, però, Hope è una bambina alquanto
perspicace e ha fatto tutto da sola. Sì, insomma, molte
volte ci è capitato di discutere sulla questione padre
davanti a lei, per non dire quante volte Boris si sia riferito a Kai
con l’appellativo di paparino, che lo manda sempre in bestia.
Era impossibile non arrivarci, anche per una bambina di cinque anni.
Ma
adesso mi chiedo…avrà dimenticato Rai?
Non
lo vede da quasi un anno, in effetti. Si sarà ormai abituata
alla sua assenza e, al contrario, sembra essersi abituata alla presenza
di Kai. In fondo, passa con lui molto tempo, anche
se…effettivamente, non so come Kai passi il tempo in sua
compagnia. Più che altro, le compra tutto ciò che
vuole e questo credo basti a conquistare una bambina.
Sto
per ultimare i miei capelli, quando all’improvviso il suono
del campanello mi prende alla sprovvista.
Ma
chi sarà?
Poggio
la piastra sul mobiletto e a passi lenti e incerti mi avvicino alla
porta, fissando con discrezione attraverso lo spioncino.
Che
cosa ci fa qui?
Prendo
un profondo respiro e, armata di coraggio, apro la porta trovandomi di
fronte Eva con un forzato sorriso amichevole stampato sul volto.
“Ciao,
Anya” saluta in tono cordiale fissandomi dalla testa ai piedi.
“Ciao…”
riesco a dire alquanto stupita dalla sua presenza.
“Tranquilla,
sono venuta in pace!” ci tiene a precisare, alzando le mani
in segno di resa.
L’ultima
volta che ci siamo viste mi ha preso a schiaffi senza alcun motivo.
“Cosa…cosa
vuoi?” chiedo, sforzandomi di non apparire troppo agitata.
“Posso
entrare?” dice, dando un’occhiata
all’interno, come per assicurarsi che non ci sia nessuno.
Questa
richiesta mi stupisce, a tal punto da non riuscire a rispondere
immediatamente. Poi, però, decido di scostarmi, invitandola
con un cenno ad entrare.
“Spero
di non averti disturbata, forse sei impegnata con la
bambina…” inizia a dire, cercandola con gli occhi.
“Ehm…no.
A dire il vero, lei è con Kai adesso” spiego, in
tono sommesso.
“Giusto…è
vostra figlia!” si limita a dire, giungendo le mani in un
gesto nervoso.
“Posso
sapere perché sei qui?”. Decido di andare dritto
al punto. Di sicuro non è venuta a farmi una visita di
cortesia e se, per caso, ha intenzione di darmi uno schiaffo,
beh…stavolta ne riceverà uno anche lei. La mia
mano sta iniziando a fremere dalla voglia di incontrare la sua mascella.
“Sono
venuta per dirti che hai vinto!” annuncia, mimando un gesto
di vittoria molto ironico.
Ho
vinto?
La
mia espressione le fa intuire che non la seguo.
“Hai
vinto, Sarizawa! Sei riuscita a riprenderti Kai!”
spiega sotto il mio sguardo confuso.
“Un
momento…ehmmm…di che diavolo stai
parlando?”. Sul serio, non capisco e inizio ad alterarmi.
“Sai…in
fondo me lo sono meritata. Sono stata io a rubartelo per prima, anni
fa. Ma sai una cosa, te lo puoi tenere!” annuncia, quasi come
se si fosse tolta un gran peso di dosso.
E
io continuo ad essere sempre più confusa.
Davvero.
“Per
anni, non ho fatto altro che stargli dietro, nonostante tutti i suoi
difetti. Ho provato a cambiarlo e farlo ragionare, ad avvicinarlo a me,
ma niente. Per avere in cambio cosa??”. Il suo tono ora
è amareggiato e i suoi occhi sono quasi lucidi.
“Un tempo eravamo amiche ricordi? Non mi era andata
giù il fatto che lui si fosse avvicinato a te e non a me e,
quando ne ho avuto l’occasione, te l’ho
soffiato!”.
Beh,
forse lei non sa che Kai si era avvicinato a me solo per vincere una
scommessa, ma decido di non rivelarle questo piccolo dettaglio e
lasciarla nella sua convinzione.
“Da
allora tutto ha iniziato a riversarsi contro di me. Prima il
tradimento, poi il bambino…fino ad oggi. Io e Kai stiamo
trattando tramite avvocati i termini del nostro divorzio!”.
Sul
serio? Lei parla di vita impossibile?
Sta
scherzando?
Vorrei
riderle in faccia.
“Ci
ho messo tanto, è vero, ma alla fine mi sono resa conto che
stare con Kai non era quello che mi rendeva felice. Lui non merita una
persona come me…e lascia che ti dia un consiglio da
amica”.
Da
amica?
Sul
serio?
“Non
fidarti mai di Kai…” rivela in tono sincero,
così sincero da colpirmi profondamente. “Neanche
quando tutto sembra andare bene” conclude, infine, abbassando
gli occhi lucidi.
“Eva,
io…ascolta. Il fatto che io e Kai abbiamo una figlia non
significa che staremo insieme. Neanche la mia vita è stata
rose e fiori da quel maledetto giorno in cui hai deciso di prenderlo!
E, credimi, sono l’ultima persona che riuscirebbe a
fidarsi ancora una volta di Kai”.
“Beh…ad
ogni modo io me ne sono liberata, tu invece, dovrai averci sempre a che
fare avendo in comune una figlia”. Il tono con cui ha sputato
queste parole sembra alquanto soddisfatto, nonostante si stia sforzando
di apparire sconsolata.
Serro
i pugni, lottando con tutta me stessa di rimanere calma.
“Ti
auguro buona fortuna, Sarizawa. Saluta pure Kai da parte mia.
Addio!”. Queste sono state le ultime parole di Eva, prima di
andare via. La porta è rimasta aperta e io sono rimasta in
piedi a fissare assorta il punto da cui è sparita. Poi, in
un gesto automatico la chiudo, rimanendovi poggiata per qualche minuto.
Non
so perché, ma le sue ultime parole mi hanno turbata. Forse
perché anche Rai, il giorno in cui ha deciso di lasciarmi,
aveva detto qualcosa di simile…
Ultimamente non faccio altro che pensare al nostro futuro, e sai cosa
vedo?
Vedo tutto
diverso rispetto a prima...
Non vedo
più io, tu, ed Hope nella nostra casa in Cina...
Adesso vedo...
io...tu...Hope e ... Kai...
D'ora in
avanti Kai sarà sempre tra di noi.
Ci
sarà sempre qualcosa che ti legherà a lui...
Salve
lettori!
Aggiorno
questa storia inserendo un capitolo un po’ così,
di transizione diciamo. In realtà doveva essere diverso e
contenere una parte in cui accadeva una cosa. Ma siccome ho pensato che
quella cosa avrebbe rovinato l’atmosfera allegra della prima
parte, ho convenuto di fermarmi qui.
(tutti
in coro…EH??).
Vabè,
avete capito.
u.u
(Tutti:
veramente no è__é).
Bene.
Spero non risulti ridicola la parte della recita e del vestito succinto
di Kai XD ammetto di essermi divertita e anche di avere riscontrato
alcune difficoltà nello scriverlo (l’ho riscritto
tre volte) (Beh, forse dovevi farti due domande e cancellarlo
direttamente ndTutti) (<__<°°). Anya alla
fine ci è riuscita: ha costretto Kai ad esibirsi,
nonostante il problema tecnico del pantalone
X°°°D inoltre, Anya a quanto pare ha stilato un
nuovo accordo con Hiwatari. Pare che prenderanno il diploma insieme
ahaha il che vuol dire altri pomeriggi di intenso studio insieme.
Kai
per la prima volta viene chiamato papà (Tutti: aaaaaawwww)
ahahah.
E per
concludere in bellezza, signori e signore, sua maestà Eva
Hernandez riappare. Beh, è da molto tempo che volevo farla
apparire e questo mi è sembrato il momento più
adatto.
Diciamo
addio ad una grande amica (finto sorriso alla Daenerys Targaryen di
Game of thrones). Bye bye Eva. Hasta la vista. Buon viaggio.
Sayonaraaa! NONCIMANCHERAIAFFATTOOOO XD
Certo,
sarebbe stato bello dirle addio con una ginocchiata sulle gengive, ma
non ci vogliamo abbassare ai suoi livelli. Siamo superiori
u___u ( Ah sì? Nd Anya che si stava già
alzando una manica per sferrare un colpo) (Sì, cara, sii
superiore u.u) (Ok ç_ç Nd Anya).
Deliri
a parte XD
Spero
vi sia piaciuto, vi abbia divertito o fatto riflettere (su cosa, poi?
Nd Tutti).
Nel
prossimo capitolo i nostri personaggi torneranno a soffrire, promesso XD
Un
ringraziamento a tutti coloro che leggono e commentano!
Ciaone
:D
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Capitolo 53 *** Senza battere ciglio ***
“Signor
Hiwatari, prego, può entrare!”.
La voce della mia, ormai, ex segretaria mi
costringe a distogliere lo sguardo dal cellulare e, dopo aver soffocato
un sonoro sbuffo, mi alzo da questo scomodo divanetto posto in sala
d’attesa, per accingermi ad entrare nel mio ex ufficio.
“Volevi parlarmi?” esordisco,
in tono annoiato, decidendo di rimanere in piedi di fronte alla
scrivania, oltre cui siede il vecchio. Ma basta un suo sguardo
eloquente a costringermi a prendere posto su una delle due poltrone in
pelle.
“Ehm…dunque, Kai. Come sta
andando il lavoro? E lo studio?” comincia a dire, fingendosi
interessato.
“Lascia perdere pure i convenevoli e
vai al dunque!”. Le mie parole, dirette e coincise, gli fanno
dipingere sul volto una smorfia divertita.
Crede davvero di prendermi in giro?
“Va bene, Kai…”
sospira rassegnato, iniziando a sfogliare una cartella di documenti.
“Ti dice niente…”. Ecco che, in un
rapido gesto, indossa i suoi occhiali per leggere meglio il foglio che
regge in mano. “Il nome Hernandez?”. E, con la
stessa rapidità, ritoglie gli occhiali, per fissarmi con
ispezione.
Ok. Mi sta prendendo i giro. Non ci sono dubbi.
“Hernandez hai detto?”,
ripeto assumendo un’aria riflessiva.
“Ehm…”. Scuoto la testa, fingendo di
sforzarmi nel ricordare un possibile Hernandez di mia conoscenza.
“No. Non mi dice niente!”.
“Te lo ricordo io
allora…” si arrende sospirando e chiudendo gli
occhi, come a voler invocare la pazienza.
Beh…ha iniziato lui.
“Hernandez, tuo suocero…o
dovrei dire, il tuo ex…suocero!”.
Oh, quell’Hernandez!
“Si è ritirato dalla
società. E dopo di lui…” sussegue ad
asserire, mentre indossa di nuovo gli occhiali per passare in rassegna
una serie di nomi “… Nishimura, Nagakawa, Okamoto,
Yoshida e persino il Signor Kimura. Tutti suoi amici!”
sottolinea, infine, fissandomi accigliato come a volere delle
spiegazioni.
“Cosa posso farci io, scusa?”.
“Hai sposato sua figlia e ora che avete
deciso di divorziare, lui…si ritira dalla
società. Ti sembra una coincidenza, Kai?” domanda
alterato, lanciando i suoi occhiali sulla scrivania.
“Potrebbe…”
rispondo con un alzatina di spalle.
“Possibile che tu non capisca la
gravità della situazione?” ribadisce a denti
stretti, dando un pugno sul tavolo. “Sto cercando in tutti i
modi di far risollevare le sorti di questa
azienda…” mi rimprovera sempre più
alterato. E tra un po’ vedrò il fumo uscire dalle
sue orecchie.
E devo sorbirmi sempre le stesse cose. Ora
dirà…-
per colpa tua abbiamo perso i clienti, il mio impero sta per affondare,
è stato un mio errore, sei troppo giovane, ma cosa devo fare
con te, non capisci niente e bla bla bla.
“Io non so più come devo
comportarmi con te!”. È l’unica frase
che riesco a sentire, perché il mio cervello si è
rifiutato di ascoltare il resto.
“Sto lavorando in archivio, come mi
è stato ordinato…cosa vuoi che faccia? Che
costringa i clienti a rimanere?”. Non posso mica obbligarli.
“Hai ragione, ormai non puoi
più fare niente. Ma potresti almeno far ragionare il Signor
Hernandez!”.
Non ci penso proprio.
Con quella famiglia ho chiuso.
“Questo te lo scordi!”
comunico categorico.
Non ho intenzione di riaprire trattative con
quell’uomo.
“Io…”. Il vecchio
porta una mano alla bocca, per soffocare, probabilmente una serie di
insulti, limitandosi a maledirmi mentalmente. E qualche secondo dopo,
inizia a tossire ininterrottamente, e il suo viso diventa rosso. Quella
mano, che prima copriva la bocca, ora scende sul petto, e la sua faccia
mima espressioni di dolore.
Porto gli occhi al cielo e me ne rimango qui, con
la gamba accavallata e le mani giunte sull’addome a fissarlo
annoiato, aspettando che questo assurdo teatrino abbia fine.
È sua abitudine sdrammatizzare
fingendo qualche malore.
Ci sono abituato.
“K-ai…” riesce a
dire tra una smorfia di dolore e l’altra.
“La…pillola…”.
Quale pillola?
“Non c’è il tuo
servo, oggi?” lamento scocciato, alzandomi svogliatamente per
afferrare la borsa e cercare queste benedette pillole.
Rovisto disordinatamente all’interno di
questa valigetta, buttando, di tanto in tanto, qualche occhiata al
vecchio, che ancora si tiene la mano al petto e sembra aver perso la
facoltà di parlare.
Dopo qualche secondo, riesco a scovare una
scatolina e gliela metto sotto al naso, per farmi dare conferma che sia
quella giusta.
Il suo cenno mi suggerisce di sì.
In un rapido gesto afferro la bottiglia, posta
sul tavolo, e ne verso il contenuto nella tazza da cui beve
abitualmente il suo tè. Poi, apro la scatola, prendo una
pillola e la avvicino alla sua mano tremante. La porta alla bocca e,
infine, la manda giù con piccoli sorsi di acqua.
Dopo essermi assicurato che, ahimè,
sia ancora vivo, ritorno a sedere, attendendo in silenzio che si
riprenda.
Tutte scenate.
“Gustav è uscito per delle
commissioni…” spiega con voce debole, poggiando la
tazzina sul tavolo e fingendo qualche colpo di tosse.
“è lui di solito che mi ricorda di prendere le
medicine” continua a raccontare, mentre con un fazzoletto di
stoffa si asciuga alcune goccioline di sudore dalla fronte.
Povero Gustav. Che triste destino badare a mio
nonno. Deve avere proprio una vita infelice per fare ciò.
“Dunque…dicevamo”.
Cerca di riprendere il discorso, schiarendosi la gola.
“Kai…dico sul serio, tu devi collaborare o
sarò costretto a prendere provvedimenti”.
Non ho otto anni.
“Fin quando non mi dimostrerai
serietà e spirito di
professionalità…le tue finanze saranno gestite
dal sottoscritto!” sentenzia, ora con voce più
ardita.
Noto che si è ripreso in fretta.
“Che cosa vuoi dire?” chiedo,
accigliandomi.
“Voglio dire, che le spese extra
saranno bandite. E per spese extra
intendo anche il denaro che versi sul conto di quella
cameriera” chiarisce in un tono che non ammette repliche.
“Tu non puoi gestire il mio
denaro!” gli ricordo, contrariato.
“Oh sì che posso. Se il
denaro che guadagni proviene da questa azienda!”.
Mi alzo di scatto, battendo un pugno sul tavolo.
“Sei proprio un bastardo!” asserisco a denti
stretti, per poi girare i tacchi, aprire quella porta e richiuderla con
altrettanta forza.
Ma cosa si è messo in testa?
Capisco che lui voglia salvare la sua azienda,
capisco che sia arrabbiato, ma gestire la mia vita e i miei
soldi… no. Questo non lo accetto!
***
Come stabilito dal nuovo accordo Hiwatari, mi
ritrovo a casa sua, nel suo salotto, seduta a un tavolo sommerso di
libri e fogli pieni di schemi e appunti. In silenzio, Kai e io, stiamo
cercando di leggere e riassumere alcuni concetti fondamentali di
letteratura giapponese.
“Devo chiederti una cosa,
Sarizawa”.
È lui, per primo, a rompere il
silenzio. E questo fatto così stupefacente, mi porta ad
alzare un sopracciglio.
“Dimmi”.
“Hai ricevuto i soldi nella carta di
credito, questo mese?” domanda con aria sospettosa,
continuando a scrivere, in attesa della sua risposta.
“Beh, in effetti…no. Non ho
ricevuto i soldi come al solito” confesso, con un leggero
imbarazzo.
“E perché non me
l’hai detto?” .
“Perché…insomma,
non lo so. Pensavo te ne fossi dimenticato o che lo avresti fatto
più tardi” cerco a mio modo di discolparmi.
“Tzè…”
si limita a dire lui, scuotendo la testa e tornando a scrivere, anche
se noto nel suo profilo un’espressione indispettita.
Di nuovo il silenzio.
“Cosa succede?” mi azzardo a
chiedere, nonostante qualcosa mi suggerisca che sarebbe stato meglio
non farlo.
“Niente…il vecchio ha deciso
di gestire le mie finanze” spiega, con voce sorda, cambiando
pagina del libro.
“Quindi?”.
“Quindi per un po’ non
potrò versare i soldi sulla tua carta. Ma tranquilla, te li
darò in contanti” .
“Oh, beh, no. Tranquillo, non
c’è problema. Non è necessario che tu
me li dia per forza”.
Ma la sua occhiata di fuoco mi dà la
risposta.
Ok…come vuoi!
Intuendo che la questione si sia risolta,
riprendo a leggere da dove avevo interrotto. Tuttavia, alcuni dubbi e
perplessità, che ora si affollano nella mia mente, mi
impediscono di ritrovare la concentrazione.
“Perché è
così arrabbiato con te?”. Stavolta è la
mia voce a rompere il silenzio e, a giudicare dallo sguardo in tralice
di Hiwatari, oltre al silenzio devo aver rotto anche
qualcos’altro.
“Perché ad alcune persone
piace rompere le scatole” si limita a dire in modo vago. E
queste parole mi fanno venire il dubbio se siano riferite anche a me.
“Tuo nonno sembra una
persona…”. Beh come dire. Non so che aggettivo
utilizzare. Non vorrei risultare troppo offensiva.
“Orribile? Subdola?”. Contro
ogni mia aspettativa, è lui stesso a suggerire qualche
parola. “Puoi dirlo, non mi offendo mica” ammette
tranquillamente.
“Beh…sì. Ma sei
suo nipote, sangue del suo sangue, perché ti tratta
così?” susseguo a domandare, nonostante la
reazione di Kai mi suggerisce di star per attraversare un campo minato.
“Perché…”
inizia a dire, serrando la mascella, come se si stesse sforzando di
sostenere questo dialogo. “Perché lui è
fatto così”. E la risposta non è poi
così esaustiva come mi aspettavo.
“Ma è lui che ti ha
cresciuto, no?”.
“Purtroppo…”
sussurra tra sé e sé, continuando a tener gli
occhi fissi sul libro.
“Magari, vi serve solo del tempo per
chiarirvi” ma le mie intenzioni di riconciliazione vengono
subito messe a tacere dalla reazione scorbutica di Hiwatari.
“Controlla ciò che ho
scritto, Sarizawa, io vado a fumare!”.
Mi liquida con queste parole, si alza ed esce
fuori, lasciandomi qui a domandarmi il perché della mia
imperterrita ostinazione nel voler aprire un dialogo con lui.
Credo che mi verrà uno strano tic
all’occhio prima o poi.
Bene. Ho finito di correggere il riassunto
abbozzato da Hiwatari e, ormai stanca di aspettare il suo ritorno,
decido di prendermi una pausa anch’io.
Una volta messo piede fuori di casa, lo vedo
immediatamente: sta seduto a un tavolino da giardino, posto sulla
veranda.
“Fatto!” esclamo, mettendo
sul tavolo il foglio con le correzioni.
“E allora?” domanda curioso,
espirando una nube di fumo.
“A parte alcuni errori di sintassi,
beh, non è male. Stai migliorando” rivelo,
sedendomi su una delle sedie.
“Almeno una buona
notizia…” gli sento dire, in un mormorio di
sottofondo, mentre osserva pensoso un punto indefinito del giardino.
Con la coda dell’occhio noto la mano di
Hiwatari protendersi in mia direzione, in un gesto che vuole invitarmi
a condividere un tiro dalla sua sigaretta.
“Ehm, no, grazie, Io non
fumo!” rifiuto immediatamente, in tono impacciato.
Kai ritira la mano, per riportarsi la sigaretta
alla bocca.
“Eppure quando uscivi con Boris
fumavi…” gli sento dire con un tono che somiglia
vagamente a quello di una frecciatina. E ciò mi porta a
riservargli un’occhiata obliqua.
“Quando
uscivo con Boris…”ripeto
indispettita, “stavo passando un brutto
periodo…”.
“E hai deciso di passarlo con Boris?
Strana scelta…” commenta sarcastico, facendo
cadere la cenere su un piattino di ceramica.
“Beh… a modo suo mi
è stato vicino”.
“Quanto vicino?”
domanda ora, riservandomi un sorriso sornione.
E questa frase mi porta a corrucciare le labbra
con fare irritato e riservargli l’occhiata più
truce che sia mai riuscita a lanciargli.
Cosa vorresti insinuare, Hiwatari?
“Non nel senso che pensi tu!”
ci tengo a precisare.
“Andiamo…puoi
dirmelo” continua a dire con aria leggermente divertita.
“Credo che ti aspetterò
dentro!” gli comunico, alzandomi stizzosamente contrariata.
Afferro quel foglio e giro i tacchi, dirigendomi a passi risoluti
all’interno della casa.
Tzè. Ma di che s’impiccia?
Altro giro, altra corsa.
Ho di nuovo abbandonato il lavoro in caffetteria
per dirigermi a villa Hiwatari. Dana, seppur riluttante, si
è arresa alla mia richiesta, ma non gratuitamente, mi sembra
ovvio. Abbiamo, in un certo senso, ristabilito i turni, con alcune
piccole variazioni, in modo che io possa uscire qualche ora prima per
andare a studiare con Hiwatari, e in modo che lei, la mattina, arrivi
più tardi a lavoro.
Varcato il cancello, percorro il lungo viale che
mi conduce alla porta principale e, in un rapido gesto, porto il dito
al campanello.
Ad aprire è Reina, che sembra avere
una faccia molto strana.
“Cosa sono queste urla?”
domando preoccupata, entrando in casa.
“Ecco…il Signor Hiwatari
litiga da ore col nonno” mi spiega a bassa voce.
“Cosa?”.
A giudicare dai toni caldi e rabbiosi, deve
essere una discussione molto accesa.
Forse non è una buona idea farsi
vedere…
Sto per comunicare a Reina di andar via, ma
proprio sul procinto di aprire bocca, appare Hiwatari, quello junior,
che mi fissa sorpreso.
“Ah…sei
qui…”.
“Veramente io stavo per andare, non mi
sembra il mom…”. E non riesco nemmeno a terminare
questa frase, perché dalla stessa porta da cui è
uscito Hiwatari, appare ora il nonnino trascinandosi sulla sedia a
rotelle.
“Oh bene, ci siamo tutti, quindi!
Signorina, vorrei parlare anche con lei!” mi comunica il
nonno, facendomi cenno di seguirlo.
“Con me?” chiedo sorpresa e
allibita allo stesso tempo, cercando una spiegazione da Kai, che mi
fissa come se non sapesse cosa dire.
“Lei non c’entra, lasciala
perdere!” interviene, consigliandomi con un gesto di andare
via.
“E invece io dico che dovrebbe
rimanere, dato che la questione soldi riguarda anche lei”
ripete il nonno con ostinazione.
E io non so più che cosa fare: devo
rimanere o devo andare via? Beh, se dovessi scegliere, me ne andrei
subito.
“Dio…” sento
mormorare a Kai, in tono spazientito. “Possibile che tu debba
sempre pensare al denaro?” sbotta, poi, avvicinandosi
minacciosamente al nonno.
“è il denaro che fa girare
il mondo, Kai” asserisce lui, come se con quelle parole
volesse dare una lezione di vita al nipote.
“Sai, invece, cosa fa girare le mie
scatole? Tu!” esclama, puntandogli un dito.
“Non osare rivolgerti in questo modo a
me! Io ti ho cresciuto, ti ho accolto nella mia casa dopo quella
tragedia nella nostra famiglia…mi sono fatto carico di
questa responsabilità e tu…”.
“è questo che sono sempre
stato per te, un peso! Non è così? Nella tua
mente contorta sarei dovuto morire insieme a loro!”.
La discussione tra nonno e nipote diviene sempre
più accesa. Le vene pulsanti sul collo di Kai mi
suggeriscono che la questione è veramente seria.
Inoltre, Reina sembra essere svanita nel nulla, e
io mi sento impossibilitata a muovermi. Perciò, mi rintano
in un angolo a osservare sconcertata questa diatriba familiare.
Gli insulti e le urla aumentano e non ci sono
sconti, né per l’uno né per
l’altro. È come se entrambi stessero sfogando la
rabbia repressa in tutti questi anni.
Ammetto di essere un po’ terrorizzata.
Ogni parola dettata da quelle voci rabbiose mi fa trasalire.
Non so cosa fare. Non mi sembra il caso di
intervenire, perché credo che potrei divenire vittima di
pesanti insulti, perciò non mi resta che fingermi
invisibile…
“Tu non sai quello che dici,
Kai!” lo rimprovera severamente il nonno.
“Io so benissimo quello che
dico!” ribatte duramente lui. “Non ti è
mai importato nulla di me. Fosse stato per te, sarei marcito in quello
stupido collegio insieme a tutti quegli orfani!” gli
rinfaccia, stavolta lui.
Kai è stato in un collegio?
“Sì, forse avrei dovuto
lasciarti lì, invece ho dovuto fare la cosa
giusta!”.
“La cosa giusta?? Tzè. Mi ci
hai tirato fuori solo perché hanno arrestato il direttore
per molestie e non dirmi che non lo sapevi!”.
Molestie?
“Sapevi cosa succedeva là
dentro, ma io ero privilegiato e immune a questi soprusi,
perché sapevano che ero tuo nipote!” continua a
rinfacciare con risentimento Kai, ignorando, credo ormai, la mia
presenza.
Non vorrei essere qui, in questo momento.
E allora perché non me ne vado?
Vorrei tappare le orecchie e cantare bla bla bla
così forte da non riuscire a sentire più niente.
“Ti senti tanto importante e tanto
ricco… da credere di poter fare ciò che vuoi
delle persone”. Ora il suo tono è più
calmo, ma quelle parole riescono comunque a fendere come una lama
l’aria.
Il nonno, tuttavia, sembra ora assumere
un’espressione strana. Ha una mano sul petto, e inizia a
torcersi dal dolore facendo tremare quella sedia a rotelle.
“Kai, che gli succede?”
domando preoccupata, avvicinandomi.
“Lascialo perdere, sta solo fingendo,
come sempre!” si limita a dire, fissandolo con astio.
Tuttavia, visto il modo in cui si contorce e
l’espressione di sofferenza sul suo volto, a me non sembra
che stia poi tanto fingendo.
“Kai, io credo che stia male sul serio!
Signor Hiwatari, che cos’ha, come si sente?” chiedo
con voce tremolante, avvicinandomi a lui, pensando e ripensando a un
modo per aiutarlo.
Ma lui non risponde. Il dolore sempre essere
così forte da impedirgli di parlare. “Kai, non sta
fingendo! Chiama il suo assistente!”.
“Gustav è uscito, non so
dove cazzo sia!” dichiara, fin troppo arrendevole.
“E allora chiamalo, fa’
qualcosa Kai!” lo scongiuro, provando a far scendere suo
nonno dalla carrozzina per farlo sdraiare a terra.
Mio dio non so che fare!
Perché Kai non mi aiuta?!
“Gustav, Gustav, visto…non
mi sente!”.
Sta scherzando spero.
“Ascolta, Anya, fa sempre
così quando capisce di avere torto, gli piace essere al
centro dell’attenzione!”.
“Kai, io non credo proprio che stia
fingendo! Quindi fa’ qualcosa, chiama
un’ambulanza!” e gridandogli contro queste
richieste di aiuto, porto due dita sul collo del nonno, per verificare
il battito cardiaco. “Kai, il battito sembra
debole!” lo avviso, cronometrando la frequenza fissando
l’orologio al polso. “Il respiro mi sembra
irregolare e sembra svenuto! Cazzo, Kai, fa qualcosa!” lo
esorto disperata, entrando nel panico. Ma lui non sembra avere
intenzione di far qualcosa. Se ne sta lì a fissare il nonno
privo di sensi, senza muovere un dito. È come se fosse in
un’altra dimensione, è come se non mi ascoltasse,
come se non mi sentisse o mi ignorasse.
Sono terrorizzata e nel panico.
Sto provando a eseguire un massaggio cardiaco, ma
non ne ho le competenze. Sento che la paura sta per prendere il
sopravvento. Inoltre, avverto un rumore sordo all’interno
della testa che non mi fa capire più niente e solo ora vedo
Reina arrivare e chinarsi in mio aiuto. È lei a prendere il
telefono e digitare una serie di numeri, portandolo
all’orecchio.
“Serve un’ambulanza a Taito
Ku, Ueno, 7-1-1! È urgente!” le sento
dire, e la sua voce fa eco nella mia mente. “I soccorsi
stanno per arrivare” mi avvisa, provando a tenere, anche lei,
sotto controllo il battito del signor Hiwatari. E in tutto questo i
miei occhi sono puntati sconvolti verso Kai, rimasto lì
immobile a fissare tutto il tempo, come se avesse perso la
capacità di reagire.
***
“Ti senti meglio, Anya?” le
domando, mentre mi fissa con espressione vacua, seduta su una panchina
del corridoio del reparto di rianimazione.
“Yuri, come sta il Signor
Hiwatari?” domanda a sua volta, con tono preoccupato.
“Non lo so. I medici stanno provando a
rianimarlo” mi limito a dire, porgendole un bicchiere
d’acqua. Ha un volto cadaverico. Lo stesso si può
dire di Hiwatari, che nonostante non abbia detto una parola e mostri un
volto impassibile, si riesce a scrutare una sorta di impenetrabile
preoccupazione sul suo volto.
“Kai, tu come stai?” chiedo
al diretto interessato, per provare ad avere un cenno della sua
presenza.
Ma niente. Continua a fissare corrucciato dritto
innanzi a se, come se fosse un bambino troppo arrabbiato per parlare
con i genitori.
***
“Sapevi che tuo nonno aveva
problemi di cuore?”. Nonostante io stia volutamente ignorando
Yuri, lui si ostina a mettersi davanti ai miei occhi e fare domande.
Stringo i denti, serrando la mascella, fino a
sentirne il fastidio.
“No…” rispondo in
un sussurro.
“Beh, a quanto pare lui segue una cura
che lo aiuta ad allievare i sintomi. Il suo assistente ha riferito che
nell’ultimo periodo i sintomi si stavano
aggravando”.
Le parole di Yuri mi penetrano così
prepotentemente alle orecchie da riuscirne a sentire il dolore.
La pillola.
Sarebbe bastata quella maledetta pillola a farlo
star meglio?
Perché non me ne sono ricordato?
Perché sono rimasto lì a
fissarlo senza far niente?
La verità è che ero troppo
arrabbiato e credevo che, come al solito, quel malore fosse solo una
delle sue scenate da tragedia teatrale per farmi sentire in colpa. E,
invece, a quanto pare, non lo era. Stava soffrendo sul serio.
Ho sottovalutato la gravità della
situazione.
Sono talmente immerso nel mio mondo, da non
essermi accorto che Yuri si è allontanato per raggiungere
alcuni medici appena usciti dalla sala di rianimazione.
I miei occhi, come quelli di Anya, sono puntati
in quella direzione. Si sforzano di decifrare il labiale di quelle
persone in camice. Yuri li ascolta, attentamente.
Vedo Anya, seduta qui accanto a me, che stringe i
pugni con impazienza sulle gambe.
Poi, riportando gli occhi sul gruppo di medici,
laggiù riunito, scorgo delle facce perplesse, alcuni di loro
abbassano gli occhi e poi, tutti insieme voltano le spalle e vanno via,
tranne Yuri, che titubante, avanza lentamente verso di noi, tenendo lo
sguardo basso, come se stesse contando mentalmente ogni centimetro
percorso. Quando è abbastanza vicino, Anya si alza e lo
fissa impaziente. Ma il suo sguardo la supera per incrociare quello
mio. E basta un lieve cenno della sua testa per farmi intuire tutto.
“Mi dispiace Kai…”.
Lentamente anch’io abbasso gli occhi,
quasi incredulo , mentre Anya, comincia a piangere e singhiozzare.
La lascio alle parole di conforto di Yuri, e
decido di alzarmi per incamminarmi verso l’uscita e una volta
fuori, i miei sensi vengono investiti da una boccata di aria fresca,
che mi fa riprendere dal mio stato di trans.
“Perché non hai fatto
niente?”. Al suono di queste parole, chiudo subito
gli occhi, come a voler prepararmi psicologicamente a questa
discussione. “Perché sei rimasto imbambolato a
fissare, mentre ti chiedevo di chiamare i soccorsi?”. Il tono
di voce di Anya suona sempre più accusatorio, nonostante
venga smorzato dai singhiozzi del pianto. “Avremmo potuto
fare di più!”.
“Sarebbe morto comunque!”
sbotto improvvisamente, mettendogli in faccia la realtà.
Non ho intenzione di sentire le sue accuse.
“Non se tu… non avessi perso
tempo a chiamare i soccorsi!” ribatte duramente.
“I soccorsi non si volatilizzano in due
secondi!”.
“Non ha importanza! Avresti potuto
provarci invece di stare lì impalato a guardarlo morire!
È come se tu stessi sperando che…”.
Anya si interrompe improvvisamente, mordendosi la lingua pentita di
ciò che stava per dire.
“Sembrava quasi cosa??” la
incito io a continuare, con tono di sfida.
“Niente…” dice
pentita.
“Tu pensi che io… lo stessi
guardando morire perché…”. La rabbia
che sto provando, mi impedisce persino di parlare in modo lucido.
“…perché volevo che
morisse??”.
La sua espressione mi comunica che è
così.
“Tu pensi davvero che io volevo che
morisse??” ripeto, sempre più allibito.
“Non ho detto questo!” cerca
di difendersi, parando le mani avanti.
“Ma è quello che hai
pensato…” dichiaro sconcertato, passando
nervosamente le mani tra i capelli. “Cazzo,
Anya…ti sembro proprio un mostro!” sussurro sta me
e me con fare agitato.
I suoi occhi rossi e gonfi di lacrime, sembrano
darmi ogni colpa. Mi ci specchio per l’ultima volta,
amareggiato, e, faccio qualche passo indietro, per poi voltarle le
spalle a andare via.
Non posso credere che abbia pensato una cosa
simile.
È vero, non ho fatto niente,
ma…
La verità è che…
Beh, non lo so nemmeno io.
Sono troppo confuso.
Quando sono diventato
così insensibile?
Quand’è
che ho perso me stesso?
Tutte le
parole che escono dalla mia lingua
Sembra che
vengano da qualcun altro.
Sono
paralizzato
Dove sono le
mie emozioni?
Non sento
più nulla
So che dovrei
Quando sono
diventato così freddo?
…
Sono
sott'acqua ma mi sembra di essere in superficie
Sono al fondo
e non so quale sia il problema.
Sono in una
scatola
Ma sono io che
mi sono rinchiuso dentro.
…
Sono
paralizzato (Sì, sono solo così paralizzato).
Dove sono i
miei sentimenti? (Sì, sono solo così paralizzato).
Non sento
più niente (Non ho sentimenti).
so che dovrei
(Oh, come mai non mi muovo).
(Perché
non ti stai muovendo?)
Sono
paralizzato
[Traduzione canzone “Paralyzed” di NF]
***
Kai mi ha appena voltato le spalle ed
è andato via.
Resto qui, a fissare le sue spalle, mentre cerco
di limitare le lacrime.
Come riesce a mantenere il sangue freddo anche in
queste circostanze tragiche?
Un uomo è appena morto.
È morto tra le mie braccia.
E ne sono sconvolta.
Anche lui lo ha visto morire sotto i suoi occhi.
Ma a differenza mia non ha battuto ciglio.
Come fa?
Suo nonno ha appena esalato l’ultimo
respiro e quella che sembra che stia soffrendo solo io, che lo
conoscevo appena.
Non capisco perché si comporti
così.
So che non riesce mai a manifestare
esplicitamente le sue emozioni.
Ma…come si può rimanere
impassibili di fronte alla morte?
“Anya, va tutto bene?”.
La voce di Yuri, mi riporta alla
realtà. In un rapido gesto asciugo gli occhi con un lembo
della manica e mi giro verso di lui. “Non proprio,
ma…mi riprenderò!” cerco di
rassicurarlo, nonostante la mia voce tremolante non lo convinca affatto.
“Lui è fatto
così, Anya” gli sento dire in tono rassegnato.
“Forse…sta soffrendo anche lui, ma farà
di tutto per non darlo a vedere. Ognuno di noi reagisce in modo diverso
al dolore…”. Forse Yuri ha ragione. Ognuno ha un
modo suo di esprimere le proprie emozioni. Io mi sfogo piangendo,
mentre Kai è solo troppo orgoglioso per farlo e preferisce
logorarsi dall’interno, pur di non mostrarsi debole.
“Anya, non sentirti in colpa. Hai fatto quello che hai
potuto…”. Yuri, sta cercando in tutti i modi di
darmi conforto con le sue parole. “…Probabilmente,
neanche chiamando i soccorsi in tempo si sarebbe riuscito a
salvare”. Kai è rimasto a fissare tutto il tempo,
incapace di muovere un dito. Non capisco perché lo abbia
fatto. È questo ciò che mi tormenta.
Voleva che morisse? Voleva vederlo soffrire? Avevano appena avuto
un’accesa discussione ed era parecchio arrabbiato. Posso
giurare di aver visto, per un istante, sul suo volto, un ghigno di
soddisfazione. Ma forse è stata solo suggestione, forse me
lo sono solo immaginata, perché ero presa dal panico.
“…è stato un attacco di cuore letale, a
detta dei medici. Ci hanno provato in tutti i modi, ma non è
riuscito a sopravvivere. Cos’è
successo?” chiede poi investigativo, fissandomi accigliato.
“Ecco…loro…loro
due stavano….stavano litigando e Kai ha cominciato a
urlargli delle cose…orribili e poi…”.
Il dolore all’altezza della gola, mi impedisce di proseguire,
ma dall’espressione cupa di Yuri, credo abbia capito il punto
della situazione.
“Non sono mai andati
d’accordo, per quello che so…” inizia a
raccontare, porgendomi un fazzoletto. “Kai non lo ha mai
sopportato, è risaputo”.
“Beh, questo lo avevo
intuito” confesso, asciugandomi gli occhi e il naso.
Forse, poco fa, sono stata troppo dura con lui.
Le mie parole devono averlo ferito, anche se non le ho effettivamente
espresse a voce. Ma il senso era quello e lui lo ha capito al volo,
forse perché si sente colpevole. Colpevole di non aver fatto
niente per aiutarlo.
Sarebbe tutto più facile per lui se
esprimesse le sue emozioni e i suoi sentimenti e mettesse da parte
quello stupido orgoglio…
Perché lasciarsi morire dentro?
***
“Serve aiuto?”.
La mia testa fa capolino dalla porta socchiusa
della sua camera da letto. Kai sta seduto sul letto, con la schiena
curva, i gomiti poggiati sulle ginocchia a fissare assorto la cravatta
nera che si rigira tra le mani.
Senza pronunciare una parola, si alza lentamente
e mi porge la cravatta.
Oggi è il giorno del funerale di suo
nonno.
Mi sono preparato e sono subito corso a villa
Hiwatari per tenere sotto controllo Kai, il quale sembra perso in una
dimensione parallela. Ha una preoccupante espressione nel viso. Ma
è indecifrabile. Non capisco se sia triste, seccato,
impassibile, neutrale… insomma non riesco a penetrare nella
sua mente contorta.
In un rapido gesto, stringo quanto posso, il
nodo, sistemandogli il colletto.
“Ragazzi, come ci si veste per un
funerale?”. Le parole di Boris riescono a stonare come
sempre. Anche in una situazione del genere non riesce a contenere i
suoi bruschi e poco delicati modi di fare. E infatti, sia io che Kai
gli riserviamo un’occhiata che vuole fargli notare
l’inadeguatezza delle sue parole.
“Scusate, ma non sono mai stato a un
funerale…” si giustifica prontamente. Ma le nostre
facce serie, e il nostro ben visibile abbigliamento in giacca e
cravatta neri, gli hanno dato la risposta che cercava. “Ho
capito, devo vestirmi da pinguino…” asserisce
seccato, svanendo via e continuando a mormorare qualcosa tra
sé e sé, mentre io e Kai ci fissiamo, pensando
probabilmente alla stessa cosa: è sempre il solito.
“Hai preparato un discorso?”
domando investigativo a colui che, al suono di queste parole, mi fissa
perplesso.
“Che discorso?” chiede
stranito.
“Tuo nonno era un uomo importante. Ci
saranno quasi tutti i suoi dipendenti e forse anche la stampa. Si
aspetteranno un discorso da parte del suo unico nipote,
nonché erede di quella fortuna…”.
“Cazzo…” impreca
sospirando.
“Ho capito, proverò a
scrivertelo io prima che la cerimonia abbia inizio!” concludo
rassegnato.
E così decido di scendere al piano di
sotto, prendere un foglietto da un quaderno posto su una scrivania, una
penna e…
Cavolo. Che devo scrivere?
Mica era mio nonno!
Io non l’ho nemmeno mai incontrato.
***
Ieri sera Yuri mi ha mandato un messaggio per
avvisarmi che oggi ci sarebbe stato il funerale del Signor Hiwatari. E
così, armata di coraggio, mi sono vestita per
l’occasione, con un pantalone e una giacca scuri, e sono
uscita di casa in direzione di villa Hiwatari. Il funerale si
terrà all’aperto, nei pressi del cimitero della
città, ma voglio prima passare a casa di Kai, per chiarire
alcune cose e vedere come sta.
Reina, anch’ella vestita di nero
(probabilmente parteciperà alla cerimonia), mi invita a
entrare. A passi lenti e scanditi percorro il corridoio…
“Ciao Yuri…”
esordisco dopo aver notato la presenza di Yuri in salotto. Ha una penna
e un foglio in mano.
“Anya, eccoti!”.
“Che cosa fai?” domando
curiosa, avvicinandomi.
“Sto abbozzando un discorso per Kai,
per la cerimonia, ma…non è per niente
facile” confessa disperato. “Come te la cavi con i
discorsi?” mi chiede poi, speranzoso.
“Beh, non male. Potrei
provarci!”.
E, con espressione sollevata, Yuri mi passa
felicemente carta e penna, ringraziandomi.
Mi guardo intorno, alla ricerca di Kai, ma non
c’è nessuna traccia di lui al piano
terra. E così inizio a grattarmi una tempia con questa
penna, alla ricerca dell’ispirazione giusta per scrivere
questo discorso…
***
Il cellulare sul comodino inizia a vibrare, segno
che è arrivato un messaggio. Lo prendo e lo leggo:
-
Ciao Kai, ho saputo della tragica notizia. Mi dispiace non
poterci essere, ma ti porgo le mie più sentite condoglianze.
È da parte di Eva.
Lo leggo e rileggo più volte
mentalmente, serrando con forza la mascella.
Poi l’arrivo di Yuri che mi ricorda che
è ora di andare, mi fa ritornare alla realtà.
Quindi, poso il cellulare in una tasca e indosso la giacca, fissandomi
per un attimo allo specchio.
“Boris, esci, dai!”. Il grido
di Yuri che picchia fortemente sulla porta della stanza dove Boris si
sta cambiando, mi ridesta di nuovo dal mio stato catatonico.
Basta, è ora di andare.
Quando scendo al piano di sotto, ci sono tutti ad
attendermi, persino colei che non mi aspettavo, che mi guarda come se
volesse dirmi qualcosa. Ma decido di ignorarla, riservandole
un’occhiata indignata.
“Forza, andiamo!” dico
soltanto, uscendo per primo dalla porta.
Non ho voglia di stare ad ascoltarla.
***
Kai mi ha bellamente ignorata e Yuri, che se
n’è accorto, mi comunica telepaticamente di non
prendermela, mentre Boris, troppo preso dalla sua cravatta stretta al
collo, ci fissa interrogativo.
“Andiamo!”.
Decido di recarmi alla cerimonia entrando in
macchina con Boris, mentre Yuri e Reina, entrano nella macchina con
Kai. Non mi è sembrato il caso di andare anch’io
con Hiwatari, dato che sembra troppo arrabbiato con me. Si creerebbe
soltanto più tensione di quella che già
c’è.
Ho scritto una sorta di discorso, ma ho pregato
Yuri di non dire a Kai che sono stata io a scriverlo. Sono sicura che
non lo leggerebbe affatto.
Il suo orgoglio glielo impedirebbe…
***
“Questo è il
discorso…” sento dire a Yuri, che mi porge un
foglietto piegato a metà. Lo osservo incerto, ma i suoi
occhi mi implorano di prenderlo e così decido di fare,
nascondendolo in una tasca interna della giacca.
Usciamo velocemente dall’auto e i miei
passi rallentano una volta raggiunto il luogo della cerimonia, dove gli
sguardi di tutti si posano su di me. Sono costretto a fare un cenno con
la testa ad ogni sussurro di –condoglianze- e persino
stringere la mano di alcune persone, a me sconosciute. Odio
fare queste cose, ma sono costretto dalle circostanze. Sono venuti qui
per dire addio a mio nonno e non posso fargli fare una brutta figura
anche da morto.
Supero la folla di gente e arrivo al centro, dove
è posta la bara chiusa.
Una bara in legno laccato, super raffinata e
probabilmente ultra costosa, come avrebbe desiderato lui. A dire la
verità, non ho organizzato io questo funerale, non ne sarei
stato capace. Così, ho lasciato fare tutto ai suoi
assistenti, che sicuramente lo amavano più di me.
Il prete mi fa cenno di iniziare e, facendo un
piccolo passo indietro, mi posiziono in piedi in prima fila, accanto a
Yuri. A seguire Boris e poi Anya, con cui ci scambiamo una veloce
occhiata di sbieco.
Poi il mio sguardo ritorna a poggiarsi su quella
bara cosparsa di fiori e tutto intorno a me inizia a scomparire. La mia
mente si perde in una serie di ricordi, la maggior parte dei quali non
mi piace rivivere volentieri.
Prima ho otto anni e mi trovo nel salotto della
nostra grande casa a Mosca. Osservo incantato la bufera di neve dalla
finestra. Mia madre mi ricorda di sistemare i miei giochi prima di
andare a dormire, e mio padre mi scompiglia i capelli sorridendomi e
ricordandomi di ascoltare la mamma e di non fare il furbo.
Ma poi, un giorno, quello stesso salotto si
riempie di gente vestita di nero, come oggi. Al centro vi sono due bare
come quella.
Un attimo dopo vengo catapultato in un collegio.
Mio nonno non ne voleva sapere di avermi in casa…
“Il discorso…” mi
sussurra Yuri all’orecchio, dandomi una gomitata che mi
riporta nel presente.
Anche il prete mi fa cenno di avanzare, per
raggiungere il pulpito.
E io, inizio a sudare.
Raggiungo a passi incerti il microfono, estraendo
dalla giacca il pezzo di carta. Una volta aperto, lo osservo indeciso,
avvertendo gli occhi di tutti puntati su di me.
Quelli che seguono sono attimi di silenzio,
durante i quali goccioline di sudore scivolano lungo la mia schiena.
Deglutisco e sistemo il nodo della cravatta, in un gesto dettato dal
nervosismo. Sto solo perdendo tempo…
Riesco a trovare il coraggio solo quando incrocio
lo sguardo di Yuri.
Ok. Iniziamo…
Schiarisco la voce e inizio a leggere le prime
parole.
“Vi
ringrazio di essere venuti, oggi qui, a dire
addio…”.
Sento il battito del cuore accelerare
prepotentemente contro la mia volontà.
“…a
Soichiro Hiwatari.”.
Un terribile magone alla gola, non mi permette di
deglutire in modo regolare.
“Voi
tutti lo conoscete, e lo ricorderete, come il grande imprenditore che
ha costruito dal nulla un impero”.
Cazzo, questa frase sarebbe tipica da lui.
Deglutisco a secco e stringo nervosamente le mani sui bordi di questo
altarino.
“Ma
io vi dico che lui era anche un uomo, un padre…e un
nonno”.
Anche le tempie iniziano a pulsare dolorosamente.
“Se
fosse qui, adesso, vi ringrazierebbe uno per uno per tutti gli sforzi
che avete fatto e per l’aiuto che gli avete dato”.
Beh, sicuramente non ringrazierebbe me. Sono sempre stato una delusione
per lui.
Il discorso non sembra essere finito.
È più lungo di quanto pensassi. Finora
è andato tutto bene, ma da questo momento in poi,
sarà difficile pronunciare a gran voce ciò che
vedo scritto.
“Per
me…è un’infinita sofferenza la sua
perdita”.
Il tono con cui sto proferendo questa frase non
sembra convincere nemmeno me.
“L’ho
sempre…ammirato”.
Non credo di riuscire a leggerlo fino alla fine.
Sembra un discorso talmente ipocrita. Che diavolo ha scritto Ivanov?
“…
Cercherò di seguire le sue orme…”.
Io non credo di voler essere come lui. Affatto.
“…di…prendere
il suo esempio”.
Forse sono già sulla buona strada per
diventare come lui, a detta di Anya.
“…per
me non è stato solo un nonno...”.
E qui arriva la parte che sarà
più difficile da dire.
“…è
stato un…”.
Mi fermo un attimo, per prepararmi
psicologicamente a pronunciare una parola che non mi sono mai sognato
di dire. E nel farlo, alzo il mio sguardo verso Yuri, per trasmettergli
tutto il mio disappunto su quanto ha scritto.
“…un
padre. ...Vi ringrazio tutti!”.
Decido di tagliar corto e andare direttamente ai
saluti finali. C’erano ancora tre o quattro righe da leggere,
lo so, ma dopo tutto quello che sono stato costretto a dire, non me la
sono sentita più di andare fino alla fine.
Abbandono a testa china il pulpito e ritorno alla
mia postazione, non dimenticando di riservare uno sguardo ammonitore a
Yuri.
Tzè…un padre.
Che diavolo gli è venuto in mente?
***
La cerimonia si è conclusa qualche
minuto fa. Kai ha aiutato a sorreggere la bara, insieme a Yuri, Boris e
altri uomini, prima della sepoltura. Il tutto è avvenuto
sotto lo sguardo apparentemente impassibile e impenetrabile di Kai,
rimasto a fissare immobile quella bara, che lentamente scompariva sotto
terra.
Adesso, tutti i partecipanti stanno comunicando
le loro condoglianze, stringendo la mano a Kai, a volte persino a Yuri
e a Boris. Qualcuno è venuto a stringere la mia mano,
chiamandomi persino Eva. Tuttavia, ho evitato di dare spiegazioni,
limitandomi a ricambiare la stretta di mano.
“Dov’è
Kai?” mi sussurra Boris, che con aria seccata continua a
stringere la mano di sconosciuti, come me. “è
sparito e io non so chi siano queste persone!” mormora a
denti stretti.
“Non lo so…” dico,
cercandolo con lo sguardo in mezzo alla folla.
Decido di andare a cercarlo, sotto
l’occhiata contrariata di Boris, il quale sarebbe
già scappato prima se Yuri non lo avesse costretto con un
pizzicotto al braccio di non muoversi di lì.
Mi faccio spazio tra tutte queste persone vestite
di nero, per giungere alle radici di un grande albero, oltre cui si
estende un’infinita distesa di lapidi. Ciò che mi
salta subito all’occhio è una figura a me nota,
seduta su una panchina. È lui, Kai.
Mi avvicino lentamente, a passi cauti fino a
raggiungerlo e sedermi su quella stessa panchina, accanto a lui,
rimanendo in religioso silenzio.
Kai continua a fissare assorto un punto del prato
e io, osservo il cielo pensierosa.
“Kai…mi dispiace!”
esordisco, sentendomi profondamente in colpa. Ma lui rimane
impassibile, nella stessa posizione di prima, ignorandomi. Ma non mi
faccio fermare da ciò…
“Mi dispiace davvero tanto per quello
che ho detto o solamente pensato…io, io…ero
sconvolta, insomma…mi sono sentita impossibilitata ad
aiutarlo e quasi in colpa per questo”. Il mio è
chiaramente uno sfogo, anche se non sembra sortire alcun effetto o
reazione in Hiwatari. Probabilmente mi ascolta, ma non mi degna della
sua attenzione come vorrei. “E non riuscivo a spiegarmi
perché, invece tu sia rimasto lì a non fare
nulla! Ma credo fossi anche tu sconvolto e non volevo dire che tu
volevi che morisse. Ma…insomma, era tuo nonno, è
normale che avessi paura o…”.
“Odiavo quel vecchio”.
Quella frase, pronunciata in modo così
inaspettatamente freddo e tagliente dalla voce priva di intonazione di
Kai, riesce a spiazzarmi in due e a impedirmi di proseguire. Spalanco
gli occhi e lo osservo allibita, mentre lui continua a guardare assorto
lo stesso punto di sempre.
“Ho desiderato per anni che
morisse…” confessa, sempre atono, sotto il mio
sguardo sconcertato. Ma che cosa sta dicendo?
“Ha sempre voluto controllare la mia
vita e ha cercato in tutti i modi di complicarmela, rinfacciandomi
sempre il suo denaro e la sua
eredità…”. Sembra parlare
più con se stesso che con me. Ha tutta l’aria di
essere un monologo interiore. E io sono talmente scioccata da quello
che sto sentendo, da non riuscire nemmeno a inserirmi nel discorso.
Perciò mi limito a rimanere qui, ferma, ad ascoltare.
“Quando ha iniziato a sentirsi
male…credevo stesse fingendo. A volte lo faceva, solo per il
puro gusto di farmi sentire in colpa. Ho aspettato fino alla fine,
forse sperando che fosse tutta una finta…Ma così
non è stato”. Ora i suoi occhi si alzano verso il
cielo e vedo la sua mascella indurirsi con rabbia.
“…Non credevo fosse davvero
la sua fine” rivela in un sussurro sofferto, talmente
sofferto da sentirmi in dovere di intervenire. Poggio delicatamente una
mano sulla sua gamba e questo contatto inaspettato gli provoca un
fremito che lo costringe a volgere sorpreso il suo sguardo su di me.
Nel momento in cui i suoi occhi ametista
incontrano i miei, che si sforzano di non piangere, mi viene la pelle
d’oca. Sento le gote prendere fuoco e una voglia matta di
scoppiare a piangere.
***
Anya sembra distrutta da tutta questa faccenda.
Più di ogni altro. Più di me, che dovrei essere
convolto in prima persona. In fondo, ha visto morire un uomo davanti a
sé.
Vedo il suo viso contorcersi per sforzarsi di non
piangere e devo ammettere che riesce a farmi provare un misto fra la
tenerezza e la colpa, la colpa per averla coinvolta in tutta questa
storia.
Sembra tanto impaurita.
Potrei stringerle la mano che ha adagiato sulla
mia gamba, giusto per sentire quanto stia tremando, o per trovare una
sorta di conforto, ma qualcosa mi impedisce di farlo. Rimango rigido
nella mia posizione a osservarla di sbieco, con le sue guance arrossate
e gli occhi lacrimanti.
“Lo hai scritto tu il
discorso, vero?” dico, prendendola alla sprovvista, talmente
tanto da osservarmi perplessa.
“Come hai fatto a capirlo?”
domanda, con voce sopraffatta dai singhiozzi.
“Non c’erano errori di
sintassi, Yuri li avrebbe fatti” le spiego, guardandola di
sottecchi, visibilmente divertito, fatto che la fa arrossire
notevolmente.
Sarizawa, sei sempre così
emotiva…
“Quindi…” dico,
cambiando tono e schiarendomi la voce. “Non mi hai ancora
detto cos’è successo con Boris” domando
ancora una volta beffardo.
Queste parole sembrano colpirla profondamente,
dato il modo orribile in cui mi sta guardando.
“Ti ho detto…che non
è successo niente, Hiwatari!” ribadisce in tono
urtato, talmente tanto da colpirmi con quella stessa mano che prima
poggiava sulla mia gamba. “E poi, non capisco che cosa te ne
può fregare!” esclama, incrociando le braccia al
petto e guardando dall’altra parte con fare risentito.
“Niente…” spiego,
leggermente divertito. “Volevo solo farti smettere di
piangere” aggiungo, alzandomi stancamente. “Tutte
quelle lacrime, mi irritano…” concludo sarcastico,
sotto il suo sguardo minaccioso.
“Tu parli di cose irritanti? Sul serio,
Kai?” dice con un’espressione visibilmente allibita.
Eccola ritornare la solita Anya di sempre, quella
che mi detesta e non perde occasione per punzecchiarmi.
“Cosa farai adesso?”.
“Cosa intendi?”.
“Ora che tuo nonno non
c’è più dovrai prendere il suo
posto?”.
La domanda di Yuri mi mette di fronte alla
realtà. Per un attimo mi ero dimenticato
dell’azienda e della famosa eredità che mi ha
lasciato il vecchio.
Diavolo, anche da morto mi causa problemi.
Dopo il funerale, ho proposto a Yuri di
accompagnarlo io stesso a casa e una volta arrivati a destinazione, non
so perché, ma ho spento il motore e siamo rimasti rinchiusi
qui in silenzio a fissare il vuoto.
“Non lo so, sono ancora
confuso” rivelo in un soffio. “Credo che per una
volta ascolterò il suo consiglio e mi farò
aiutare. Da solo…non saprei da dove iniziare”
confesso sospirando stancamente.
“C’è qualcuno di
cui puoi fidarti, lì dentro?” chiede preoccupato
Yuri.
“Beh, sì…qualcuno
c’è. Ma devo comunque mettere le mani sul
testamento prima che possa succedere qualcosa. Non sto molto simpatico
ad alcuni…”.
“Capisco” si limita a dire
Yuri, pensieroso.
“Sai, adesso so cosa si prova ad essere
veramente orfano…non che il vecchio mi abbia mai fatto
sentire parte della famiglia, ma…sapere di non avere
più nessuno…è strano. Sono,
praticamente, l’ultimo degli Hiwatari…”
dichiaro con un sorriso amaro dipinto sulle labbra.
“Non sei l’ultimo degli
Hiwatari” sento dire a Yuri, che proferisce queste parole
divertito, cosa che mi porta a fissarlo accigliato. “Ti
ricordo che hai messo al mondo una bambina che porta il tuo
nome…”.
È vero.
“Hai messo al mondo una
Hiwatari”.
Ho una figlia, sangue del mio sangue.
“Puoi creare la tua di famiglia, Kai.
La tua famiglia adesso è Hope. E perché no, anche
Anya in un certo senso...”.
Anya?
“E se vuoi, puoi includere anche me,
Hilary, i bambini e anche Boris!” aggiunge divertito.
“Hai già detto bambini, non
c’era bisogno di citare pure Boris…”
ironizzo a mia volta.
“è vero” ammette
ridendosela. “Comunque…hai capito cosa voglio
dirti: puoi creare la tua famiglia, hai tutto il tempo per
farlo” torna a ribadire, poggiandomi una mano sulla spalla
apprensivo, prima di salutarmi, scendere dall’auto e andare
via, mentre le sue parole continuano a far eco nella mia mente.
Puoi creare la tua famiglia…
La tua
famiglia adesso è Hope…
Sei ancora in
tempo…
Ciaooo
^o^
Avete
con voi i fazzoletti?
Che
capitolo struggente AHAH
Non
è da me, lo so, ma mi è piaciuto scriverlo. Non
so che effetti vi faccia il risultato finale, ma sappiate ce
l’ho messa tutta per renderlo decente.
Non so,
fatemi sapere.
Il nonno
ci ha lasciati. Non è durato molto a lungo, poverino.
Insomma, cattivello, però una fine troppo tragica.
Ho
voluto far reagire Kai in questo modo. Insomma, facendolo rimanere
nella sua tipica freddezza anche di fronte a un evento così
tragico. Quella che ha sofferto di più è Anya e
avrà visto il nonno due volte nella vita ahahahha
Insomma,
ho voluto fare questo contrasto di emozioni: da un lato il freddo e
cinico Hiwatari e dall’altro, la piagnucolona Anya.
E
poi ho voluto creare questi strani discorsi tra di loro,
così per avvicinarli un po’, in un certo senso.
Sono stata combattuta fino alla fine se far stringere a Kai la mano di
Anya, giusto per creare un contatto, ma ho voluto evitare.
Almeno
per ora.
Però
ho messo questo pensiero nella testa di Hiwatari, che ha ammesso di
voler stringergli la mano XDD
Mi sento
nell’800 quando gli uomini si emozionavano guardando le
caviglie scoperte delle signore in gonnella ahahahah
Fatemi
sapere cosa ne pensate.
Dal
prossimo capitolo le cose potrebbero cambiare, ma non vi spoilero nulla
u.u
Ho
inserito alcune frasi di una canzone che ho recentemente scoperto
Paralyzed di nf (non so chi sia, ma vabé), le parole mi
sembravano adatte al contesto.
Ringrazio
voi che leggete e che recensite!
Al
prossimo aggiornamento!
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Capitolo 54 *** Non c'è due senza quattro! ***
“Adesso che tuo nonno, insomma…non
c’è più, hai ancora intenzione di
finire il corso per il diploma?”.
La voce di Anya interrompe il flusso dei miei pensieri e costringe gli
occhi stanchi a staccarsi dalla pagina di questo libro, che tento di
leggere da alcuni minuti ormai, senza capirne il significato.
Perché ogni volta che mi rivolge la parola sembra
terrorizzata?
“Sì…” rispondo sospirando
stancamente. “Una delle clausole del testamento mi obbliga a
proseguire gli studi se voglio dirigere
quell’azienda” spiego in tono piatto, riportando
gli occhi sul libro.
In questi giorni ho passato molto tempo insieme agli avvocati del
vecchio, per discutere del testamento e del mio futuro. Come pensavo,
Soichiro non ha lasciato nulla al caso e, quasi sapesse della sua morte
imminente, ha aggiunto alcune modifiche proprio all’ultimo
minuto. Una di queste mi vieta di accedere
all’eredità completa prima del compimento dei 35
anni. Inoltre, ha prescritto che per diventare unico e solo direttore
dell’azienda, ossia diventare ciò che era lui,
devo perfezionare la mia formazione prendendo un diploma, una laurea in
economia aziendale, nonché diversi master in direzione e
gestione d’impresa.
Insomma, nonostante il vecchio non ci sia più,
l’incubo continua.
Da quando ha lasciato questo mondo, faccio fatica a chiudere occhio. Le
poche ore di sonno che mi concedo vengono tormentate
dall’immagine di lui a terra privo di vita, o peggio, di lui
ancora vivo che mi scaglia addosso una serie di insulti. Non so quale
dei due sogni sia peggiore.
Perché continuo a sognarlo?
Probabilmente alcuni risponderanno ‘beh…era tuo
nonno, un tuo parente, una persona a te cara, che hai visto morire
davanti agli occhi. È normale che tu stia soffrendo e che la
tua mente produca queste immagini.
Insomma, sì, mi dispiace che sia morto, e in quel modo,
ma…la cosa non mi tocca più di tanto.
Perché dovrei essere ipocrita e dire che gli volevo bene o
che mi manca e ne sto soffrendo, quando in realtà non
è così?
L’unica cosa che mi dispiace è che sia morto
proprio adesso, lasciandomi in eredità un’azienda
in piena crisi finanziaria.
Se Anya, che adesso studia qui accanto a me, nel mio salotto,
potesse sentire quello che sto pensando, rimarrebbe sconvolta da tanta
freddezza e strafottenza.
È stata proprio lei a definirmi fino a qualche sera fa
‘un freddo e cinico calcolatore’.
Sarò pure freddo e cinico, come dice lei, ma non sono un
ipocrita. Non posso fingere che una cosa m’importa solo
perché gli altri si aspettano che sia così.
E quella stessa sera, Anya mi ha posto una strana domanda:
c’è qualcuno di cui ti importa, a parte di te
stesso?
Ed ecco che agli appellativi freddo e cinico, si aggiunge, ora, anche
quello di egoista.
Freddo, cinico ed egoista.
In una parola: Io.
Ho sempre messo al primo posto me stesso, lo ammetto. Tutto
ciò che ho fatto, l’ho sempre fatto per il mio
tornaconto, anche quando non sembrava essere così.
Ho sposato Eva, è vero, ma ancora oggi mi chiedo:
perché l’ho fatto? Quale motivo oscuro mi ha
spinto a chiederle di sposarmi? Di sicuro non è stato per
amore, di questo ne sono certo. Credo che la ragione fosse
perché avevamo litigato e lei non voleva tornare a casa.
Volevo averla vinta? Probabilmente sì. O, forse, come mi ha
suggerito Yuri, ho voluto questo matrimonio solo perché mi
avrebbe permesso di avere dei vantaggi sull’affidamento di
Hope? Sì. Potrebbe essere una spiegazione plausibile.
Poi ho annullato la pratica per l’affidamento, ma non
l’ho fatto per fare un favore ad Anya, questo no. Ho cambiato
idea solo perché avevo scoperto che Kon era ormai fuori
gioco e che non avrebbe portato via mia figlia. Avevo vinto, Anya e la
bambina sarebbero rimaste qui, che senso aveva togliergliela ormai?
Voglio sempre vincere e ottenere quello che voglio, anche se questo
comporta far soffrire le persone. Non m’importa di quello che
pensano. Non m’importa se ferisco i loro sentimenti.
Gli unici a sapere come sono fatto realmente sono Yuri e Boris. Loro
non mi hanno mai criticato o fatto notare che stavo sbagliando. Beh,
forse Ivanov ci ha provato, ma si è spesso arreso di fronte
alla mia testardaggine, limitandosi a commentare dal di fuori, senza
mai essere troppo invasivo.
Il suo stile è: “Va bene, Kai, fai come vuoi, ma
sappi che questa tua scelta comporterà questo, mentre
quell’altra scelta comporterà
qualcos’altro. A te l’ardua scelta!”.
Questo è il modo di agire di Yuri Ivanov.
Lui, a differenza mia (e anche di Boris) si è sempre
preoccupato delle conseguenze delle sue azioni e il modo in cui queste
si ripercuotono sui sentimenti delle persone. Lo dimostra il fatto che
abbia rinunciato ad entrare in una delle più prestigiose
scuole di medicina del Giappone, perché questa scelta lo
avrebbe portato lontano da Hilary. Chi avrebbe fatto lo stesso? Chi
avrebbe rinunciato alla propria ambizione per rimanere accanto ad una
ragazza conosciuta da poco a scuola?
Non io, sicuramente.
Io che me ne sono andato dopo avere appreso la notizia di aver messo
incinta una ragazza, perché non volevo assumermi una tale
responsabilità e non m’importava.
La verità è che ha ragione Anya: non mi
è mai importato di niente e di nessuno, a parte di me stesso.
E adesso mi chiedo: Cos’è importante per me? O
meglio, chi reputo veramente importante nella mia vita?
Il fatto di perdere l’unico parente mi ha messo di fronte a
questo grande interrogativo. Chi è ora la mia famiglia?
Secondo Yuri, adesso, la mia famiglia è Hope.
M’importa di lei? Di mia figlia?
Credo di sì.
È vero che inizialmente ho voluto avvicinarla a me solo per
tenerla lontano da Kon, ma, da qualche tempo a questa parte, sento che
qualcosa è cambiato e anche se Anya fa fatica a crederlo, di
Hope m’importa. Sì, certo che m’importa!
o non mi sarei messo in ridicolo davanti a tutti con un costume da
albero!
Il mio rapporto con lei è cambiato e lo dimostra il fatto
che abbia iniziato a chiamarmi papà, senza che nessuno le
abbia spiegato come stanno le cose. Ciò vuol dire che ho
fatto qualcosa di buono per meritarmi una tale considerazione da parte
di una bambina di appena cinque anni che, fino a poco fa pensava, che
suo padre fosse quel cinese.
Sta iniziando a vedere in me una figura paterna e ne sono fiero. Io,
invece, sto iniziando a vedere in lei qualcuno a cui dedicare le mie
attenzioni; attenzioni che, lo ammetto, non ho mai dedicato a nessuno,
nemmeno ad Eva.
L’unico momento in cui le sono stato più vicino
è stato quando ho scoperto che era incinta e, ammetto anche,
di esserci rimasto di sasso quando la sua gravidanza si era rivelata
una menzogna, perché avevo visto in quel futuro bambino una
nuova opportunità, l’opportunità di
rimediare al precedente errore.
“Io ho finito, tu?”.
Di nuovo la voce di Anya mi riporta alla realtà e di nuovo
alzo gli occhi da questo libro di cui non ho captato nessuna parola o
significato.
“Sì…” sussurro perso nei miei
pensieri, fissando assorto un punto ignoto del tavolo.
Ripensandoci, cosa sarebbe cambiato?
Insomma, se invece di scappare, fossi rimasto, le cose sarebbero state
più facili?
Probabilmente no.
Anzi, assolutamente no, dal momento che tra me e Anya
c’è sempre stato un rapporto molto strano, che non
saprei definire con certezza.
No, non sarebbe andata meglio, ne sono sicuro…
E poi a cosa serve pensare a come sarebbero potute andare le cose?
Non ha senso.
***
Oggi è una bellissima giornata.
Con un vassoio vuoto in mano, mi soffermo a fissare il cielo attraverso
una vetrina della caffetteria.
Mi piacerebbe uscire a fare una passeggiata insieme ad Hope. Potremmo
andare al parco e mangiare un gelato, e invece no: Hope è
all’asilo ed io devo lavorare.
Da quando ho deciso di studiare insieme a Kai per prendere il diploma,
non ho più tempo da dedicare all’ozio.
È sempre tutta una corsa tra lavoro e studio, studio e
lavoro.
Sbuffo sonoramente e porto indietro la testa, dirigendomi a passi
pesanti al bancone, dove Dana mi fissa stranita, mentre mi affloscio
goffamente su uno dei sgabelli.
“Che ti prende?”.
“Sono stanca” borbotto, adagiando la fronte sulla
fredda superficie del bancone in marmo.
“Beh, fatti passare le stanchezza. Sono ancora le dieci del
mattino” mi ricorda saggiamente.
Fantastico. Lavoro da due ore ma mi sembra essere passata
un’eternità.
Mi ridesto dal mio stato catatonico solo quando, dopo
l’apertura della porta principale, alle mie orecchie arriva
il sonoro “Buongiorno donzelle” di Boris.
Non è da solo.
“Ciao Yuri!” lo saluto, piacevolmente colpita dalla
sua presenza.
“Ciao, Anya!”.
“Che sorpresa, come mai da queste parti?”.
“Ero venuto a far controllare l’auto a Boris e mi
ha detto che qui fate un caffè ottimo!”.
“E’ vero!” confermo beffardamente
“E poi Boris è uno dei nostri clienti
più affezionati!” aggiungo, rivolgendo al diretto
interessato un sorriso complice.
“Parla per te!” ci tiene a precisare Dana, in tono
irritato, prima di sparire in cucina.
“Ok…ehm, uno dei miei clienti
più affezionati!” mi correggo prontamente,
beandomi della smorfia contrariata di Huznestov e
dell’espressione interrogativa di Yuri, ignaro dei diverbi
tra quei due.
“Allora, come sta Hilary? E i gemelli?” chiedo al
nuovo arrivato, mentre mi sposto nella parte opposta del bancone per
preparare due caffè.
***
Il comportamento di quella cameriera nei confronti di Boris mi fa
pensare che lo detesti profondamente. E anche se lui ha cercato di
rassicurarmi sottovoce, dicendomi che lei si comporta così
solo perché in realtà lo adora, beh, non ne sono
così convinto! Conosco Boris e il suo rapporto con le donne.
“Allora, come sta Hilary? E i gemelli?”.
“Stanno bene” rispondo prontamente, nonostante
suoni come una risposta meccanica di circostanza.
“Sei sicuro che vada tutto bene?” domanda per la
seconda volta, e stavolta scandendo lentamente ogni singola parola,
come a voler darmi il tempo di pensare ad una risposta più
elaborata.
“Beh…” inizio a dire, mescolando il
caffè appena servitomi. “Sento che sto per
impazzire!” rivelo in tono disperato.
“Cos’è successo?” domanda
preoccupata.
“Non fraintendermi!” ci tengo a puntualizzare
parando due mani avanti “io amo Hilary e i bambini, ma sento
che non ce la faccio a far coincidere tutto”. La sua
espressione interrogativa mi costringe ad essere più chiaro.
“Sì, insomma…il lavoro e i turni in
ospedale sono stressanti, i bambini piangono dalla mattina alla sera,
Hilary non vuole abbandonarli nemmeno mezzo secondo, a volte litighiamo
per stupidaggini! E in tutto questo, io devo far coincidere lo studio
per la specializzazione!” spiego in tono disperato. Nei
secondi che susseguono, cala un silenzio quasi sgradevole, durante il
quale osservo quei due scambiarsi un’occhiata sbigottita.
“E’ normale, Yuri! Non devi giustificarti, ci sono
passata anch’io quando Hope era piccola. Io
e…”. Fa una lunga pausa prima di dire la parola
successiva “…e Rei abbiamo passato quasi la stessa
cosa. Dico quasi perché avevamo una sola figlia e non due,
quindi immagino che con dei gemelli la situazione si complichi il
doppio”.
“Puoi dirlo forte! Ripeto…io li adoro e tutto il
resto, ma…vorrei un po’ di pace, tutto
qui!” dichiaro con aria colpevole. È da egoisti
volere un po’ di tempo per se stessi? E poi…
“Venerdì sarà il nostro anniversario di
matrimonio” annuncio in un sorriso amareggiato. “Mi
sarebbe piaciuto organizzare qualcosa per Hilary, ma non credo sia
possibile” concludo con aria dispiaciuta.
“Beh, potreste aspettare che i gemelli si addormentino,
chiudervi in stanza a darci dentro!”. Boris, che finora non
aveva aperto bocca, decide di intromettersi nel discorso dicendo, come
sempre, qualcosa di inopportuno. E lo sguardo minaccioso che gli sto
riservando, sostenuto da quello di Anya, gli sta intimando di star
zitto.
“Potresti chiedere alla mamma di Hilary di tenere i gemelli
per una sera”. Anya, dal canto suo, prova a dire qualcosa di
più sensato e opportuno, ma mi vedo costretto a contraddire
anche lei.
“Sua madre ha già la nonna a cui badare,
è da tempo che non la vediamo”.
“Capisco…” sussurra abbassando lo
sguardo con aria cupa. Ma ecco che un’istante dopo esclama
“Ci sono! Bado io ai gemelli!” con una luce viva
negli occhi.
“Davvero?” chiedo sorpreso e perplesso.
“Sì! Tu organizza pure una serata insieme a tua
moglie, ci penso io ai gemelli!” ribadisce con più
convinzione, nonostante io la osservi incredulo.
“Ne sei sicura? Insomma, sono due bambini e tu hai
già Hope a cui badare” le ricordo.
“Non devi preoccuparti di questo! Hope starà da
Kai e anche se sono due, mi farò in quattro per loro, che
cosa sarà mai badare a due gemelli per una sera?”
conclude con aria stizzita.
Sono sorpreso lo ammetto. La soluzione era davanti ai miei occhi per
tutto questo tempo e non ci ho fatto minimamente caso.
“Grazie, Anya”.
“Forza, avvisa Hilary e dille che venerdì sera
farete una bella cenetta romantica al lume di candela!”
annuncia entusiasta.
Beh sì, dovrò convincere Hilary ad abbandonare i
gemelli per una sera, ma penso che se sarà Anya a stare con
loro, starà più tranquilla e si godrà
la serata.
“Io starei attento al dopo cena! Stavolta usa le dovute
precauzioni o potrebbero venirne al mondo altri due!”.
Boris apre di nuovo la sua boccaccia e, di nuovo, i nostri sguardi
minacciosi sono rivolti in sua direzione.
***
Arriva il venerdì sera e come stabilito, raggiungo casa
Ivanov per fare da babysitter ai gemelli e consentire ai loro genitori
di festeggiare l’anniversario di matrimonio.
“Anya, mi raccomando: se dovesse succedere qualcosa o hai
bisogno di aiuto non esitare a chiamarci!” mi avverte Hilary
per la millesima volta.
“Tranquilla, Hila! Goditi la tua serata!”.
Yuri mi supplica con lo sguardo. Da dieci minuti prova a convincere sua
moglie a mettere la giacca ed uscire.
“Forza, andiamo Hilary!”. Ecco che decide di
intervenire e prendere la sua consorte per le spalle, spingendola verso
l’uscio di casa.
“Ricorda, per il latte devi…”.
“Aggiungere due misurini e mezzo, sì lo
so…ciao” ripeto per l’ennesima volta,
agitando la manina in segno di saluto.
Poi la porta si chiude e io rimango qui in piedi a fissarla un
po’ preoccupata.
Ok…devo solo badare a due bambini. Anya, puoi farcela!
***
Odio studiare e odio fare i compiti. Per questo ho chiesto aiuto ad
Anya, per rendermi la vita più facile. E anche se si
è vista costretta ad assistermi sulla base di un accordo, si
è, più o meno, offerta di farlo senza lamentarsi
e, grazie a lei, i miei esami sono andati, finora, piuttosto bene.
Tuttavia, la signorina oggi mi ha piantato in asso perché
aveva altre cose da fare e io mi sono ritrovato da solo alle prese con
una relazione di scienze sull’estinzione di alcune specie
animali.
Ho provato a scriverla, scopiazzando da internet, ma rileggendo
ciò che ho scritto, sento che c’è
qualcosa che non va, che non torna. Il tema non sembra avere un inizio,
una fine e nemmeno un senso logico.
Scommetto che lei lo ha già concluso e che sarà
migliore del mio.
Scendo dall’auto e mi dirigo verso la porta principale di
casa Ivanov: so che è qui a fare da babysitter ai marmocchi
e, anche se mi dirà che non ha tempo da perdere, la
costringerò a correggermi questa schifezza che ho scritto.
Il mio dito sta per suonare, ma una voce alle mie spalle mi costringe a
voltarmi.
“Che cosa ci fai tu qui?”.
È Boris.
“Potrei farti la stessa domanda…” chiedo
a mia volta, fissandolo con aria investigativa.
Sul serio: che ci fa qui?
“Sono venuto a vedere come se la cava Anya con i
bambini!” rivela tranquillamente, stringendosi nelle spalle.
“E da quando ti interessi dei bambini?” domando
accigliandomi.
“Da quando tu e Yuri avete deciso di ripopolare il pianeta,
riproducendovi!” asserisce pungente. “Tu, invece,
sei qui per la babysitter?” aggiunge poi, con una nota
maliziosa nel tono, che, però, decido di ignorare.
***
Nel momento esatto in cui i due gemelli hanno capito che la madre non
era più in casa e che a badare a loro ci sarei stata io,
hanno iniziato a urlare, piangere e dimenarsi all’interno dei
loro rispettivi seggiolini, posti al centro della cucina. Ho provato di
tutto per farli calmare, dalle canzoncine ai balletti.
All’inizio sembravano funzionare, ma poi hanno deciso di dar
sfogo alla loro frustrazione urlando come forsennati.
Adesso capisco perché Yuri si sente così esaurito!
Se non c’è Hilary, questi due bambini paffutelli
dai capelli rossi non si danno pace.
La mamma è pur sempre la mamma…
Ma ecco che, all’improvviso, accade qualcosa che li fa
zittire all’istante e che, a dire la verità,
lascia, per un attimo, interdetta anche me: il suono del campanello.
E adesso chi è?
Non sarà mica tornata mamma chioccia preoccupata per i suoi
cuccioli, spero!
Senza rendermene conto, e forse anche stupidamente, raccomando ai
bambini di non muoversi e stare tranquilli. Dopodiché, mi
avvio a passi lenti e scanditi verso la porta principale, che apro
immediatamente, convinta di trovarvi Hilary e Yuri.
“Che cosa ci fate voi due qui?” esordisco
stranita alla vista di due persone che non mi sarei aspettata di vedere.
“Siamo venuti ad aiutarti con i bambini!” annuncia
beffardamente Boris, facendosi spazio per entrare, mentre
l’altro, Kai, alza gli occhi al cielo, seguendolo a ruota.
“Prego, accomodatevi pure!” e con un gesto faccio
finta di invitarli ad entrare, anche se loro sono già
spariti in cucina, sorvolando le buone maniere.
Ci mancavano solo loro…
***
Senza badare ad Anya, ci siamo introdotti in casa Ivanov e,
dimenticando il motivo per cui sono venuto, ovvero parlare con lei, ho
seguito Boris fino in cucina. Una volta arrivati, abbiamo trovato al
centro della stanza due buffi seggiolini con all’interno i
due marmocchi Ivanov.
Cavoli, sono uguali: se non sbaglio, uno dovrebbe essere maschio e
l’altra femmina.
Ci fissano come se avessero visto dei fantasmi.
“Cazzo, sono identici a Yuri!” esclama Boris,
osservandoli imbambolato.
“Ehm…ehm” un finto colpo di tosse alle
nostre spalle ci costringe a voltarci e, solo in quel momento, mi
ricordo del motivo per cui sono venuto qui stasera. Non certo per
vedere i bambini… “Cosa volete?” ci
chiede lei, giustamente.
“Io sono venuto a curiosare!” confessa apertamente
Boris, afferrando una sedia per sedersi vicino ai gemelli e provare a
farli reagire.
Lo osservano terrorizzati.
“E tu?” domanda a me, stingendo gli occhi
sospettosi.
“Devi controllare questa relazione”
spiego in fretta, sventolandogli dei fogli sotto al naso.
“Che relazione?” sento dire a Boris, impegnato ad
agitare uno stupido giocattolo rumoroso davanti agli occhi di un
bambino.
“Come vedi sono impegnata!” mi fa notare Anya,
puntando il dito in direzione dei gemelli.
“Ti ci vorrà un attimo!”.
“No, Kai! Ti avevo detto di scriverla da solo
perché non avevo tempo!” ribatte duramente.
“E ci ho provato, ma devi solo controllare che abbia senso e
che non ci siano troppi errori” insisto, porgendole i fogli
che lei si rifiuta di afferrare.
Boris si avvicina, fissandoci con un sopracciglio alzato.
“Devo consegnarla domani, se non va bene, devo riscriverla
stanotte!” lamento in tono scocciato.
“Consegnare cosa?”. Boris continua a intromettersi
senza successo nella conversazione.
“Kai, ho da fare adesso!”. Anya non sembra voler
cedere.
“Ma tu l’hai già scritta! Cosa ti
costa?”. Io non voglio demordere.
“Scritto cosa?”. Boris e la sua insolenza stanno
per ricevere un pugno.
“Non lo farò!” dichiara Anya in tono
categorico.
“Fare cosa?”.
“Affari che non ti riguardano!” sbotto rabbioso
rivolgendomi a Boris, per intimargli di non immischiarsi.
“Io e Kai stiamo prendendo il diploma!”. Ma Anya,
diversamente da me, decide di rivelargli tutto.
“Cooosa?!” esclama in una specie di stridulo
contenuto. “Sul serio? E perché?”.
“Perché non ce l’abbiamo,
idiota!” e lo colpisco in testa col rotolo di fogli che tengo
in mano.
“E quindi voi due studiate insieme?”. Il suo tono
è stranito e divertito allo stesso tempo.
“Sì” gli conferma Anya.
“Ohoh! Ma…studiate sul serio?
ooo…studiate come facevate a scuola? Sentivo i rumori che
provenivano dalla tua stanza e non erano certo di due persone che
stavano studiando” se la ride, con aria da gradasso. Ma il
suo divertimento finisce immediatamente, quando il mio sguardo
minaccioso si posa su di lui. “Ok…ok! Questa
potevo pure risparmiarmela!” ammette, alzando le mani in
segno di difesa. “Continuate pure!” conclude
infine, congedandosi per tornare a infastidire i gemelli.
Quando sono ormai sicuro che l’elemento di disturbo si sia
allontanato, prendo un profondo respiro e torno a guardare Anya, che
cerca di contenere un’espressione di rabbia, mista
probabilmente a imbarazzo.
“Allora?” torno a ribadire, tendendo quei fogli
verso di lei.
Non risponde subito. Si prende qualche secondo di silenzio, durante il
quale fissa accigliata quel rotolo di carta. Il suo petto si gonfia e
sgonfia lentamente finché…
“E va bene!” annuncia scocciata, strappandomi il
foglio dalle mani. “Ma voi due dovete tenere
d’occhio i gemelli!”.
***
Quei due studiano assieme?
Questa sì che è bella!
Vedo Anya che strappa quei fogli dalla mano di Hiwatari e gli rivolge
quella che, a giudicare dalla sua espressione furibonda, sembra una
minaccia a cui Hiwatari reagisce con una smorfia di disgusto. Poi lei
esce dalla cucina e lui si volta in mia direzione, fissandomi con aria
particolarmente irritata.
“Allora? Ha ceduto?”.
“Sì…” si sforza di dire,
afferrando una sedia.
“Sai, io avevo una tattica! Quando Yuri non voleva aiutarmi,
facevo quei compiti in modo sbagliato di proposito. Poi, lo pregavo di
controllarli per vedere se c’erano errori, ma era evidente
che fossero un disastro! Così Yuri, per evitare di farmi
prendere un brutto voto, si impietosiva e mi rifaceva lui i compiti da
capo!”.
Oh sì, quella tattica funzionava sempre! Yuri ci cascava
puntualmente: la sua mania di perfezionismo è sempre stato
il suo punto debole.
“Cosa credi che stia facendo adesso? Non mi sono mica
impegnato per scrivere quella relazione!” confessa Kai,
cercando di sembrare disinvolto.
Wow.
Lo osservo a bocca aperta!
“Sei un grande!” mi congratulo a bassa voce,
invitandolo a darmi il cinque.
“Guardate che
vi sento, idioti!”, ma una voce meccanica
proveniente da un walky talky posto sul tavolo ci prende alla
sprovvista.
“Cazzo, ma cos’è?”. Lo afferro
e lo porto alla bocca. “Anya ti ricevo, passo! Qui
è il sergente Huznestov che parla, rispondete!”
aggiungo, ingrossando la voce, sotto lo sguardo allibito di Kai che si
limita a alzare gli occhi al cielo e scuotere il capo in segno di
disperazione. “Pronto! Sergente Sarizawa, qui è il
tenente Huznestov e il sotto ufficiale Hiwatari a rapporto!
Passo!”.
***
Sto cercando di concentrarmi, ma la voce di Boris che fuoriesce da quel
walky talky è veramente fastidiosa!
“Ultima
chiamata per il sergente Sarizawa!”
Stringo la penna che ho in mano e chiudo gli occhi. Poi mi alzo di
scatto e a passi pesanti mi dirigo in cucina, dove trovo Boris che mi
sorride tenendo quell’apparecchio vicino alla bocca. Ma non
gli do il tempo di rispondere, perché con un gesto
repentino, che evidentemente non si aspettava, glielo strappo dalle
mani con violenza.
“Ve lo dico una volta e per tutte! Se dovete stare qui e se
vuoi che io ti faccia quel tema…” e il mio dito
punta sulla faccia impassibile di Hiwatari “dovete fare
quello che vi dico! Tenete d’occhio questi bambini e
smettetela di fare i bambini” e queste parole sono
indirizzate per lo più a Boris, che preso di mira, si limita
a far scoccare la lingua scocciato.
“Si stavano divertendo un mondo questi bambini, prima che
arrivassi tu!”.
“Oh, sì, uno spasso” mormora acidamente
Kai a bassa voce, beccandosi un’occhiata ostile
dall’amico.
Stasera avrei dovuto badare a due bambini, non a quattro!
***
“Secondo te, come se la starà cavando Anya con i
bambini?” domanda Hilary, cercando di non sembrare troppo
preoccupata.
“Se la starà cavando benissimo, puoi stare
tranquilla!” le dico, sorridendole sereno.
“Spero solo che non piangano tutto il tempo”.
Arriva un cameriere che ci versa del vino rosso nei calici.
“Hilary, stai tranquilla! Non dobbiamo parlare dei bambini
tutto il tempo…” le dico in tono di supplica.
“Hai ragione. È la nostra serata e dobbiamo
godercela fino in fondo!” annuncia sorridente, prendendo in
mano il bicchiere e invitandomi a brindare!”.
Esatto.
Quando ci ricapiterà di passare una serata da soli?
So quanto le stia costando stare lontana dai bambini stasera, ma deve
capire che non le fa bene essere così ossessiva.
Anch’io mi preoccupo per i miei figli, ma lei ha una sorta di
fissazione quasi maniacale nei loro confronti. L’altra sera
l’ho beccata mentre cercava di assicurarsi che i bambini
stessero respirando mentre dormivano.
Mi sembra che stia un po’ esagerando, a dire la
verità.
Non capisce che non può tenerli sotto osservazione
ventiquattro ore su ventiquattro! Prenderli in braccio ogni volta che
piangono o stanno per piangere, non gli giova affatto, anzi! In questo
modo li vizierà e capiranno che solo piangendo otterranno
ciò che vogliono.
Non dico che è una cattiva madre, questo mai. Dico solo che
dovrebbe essere un po’ meno apprensiva, o per lo meno, non
esserlo a livelli maniacali.
Anche se sta cercando in tutti i modi di dimostrarsi tranquilla, so che
in questo momento il suo pensiero è rivolto ai gemelli.
Non nascondo che anch’io ci sto pensando! Insomma, abbiamo
lasciato ad Anya due bambini…
***
“Come diavolo si spengono questi bambini?” lamenta
Boris, irrompendo nella stanza in cui mi trovo.
“Devi prenderli in braccio, in genere funziona!”
gli spiego irritata, quasi fosse la cosa da fare più
naturale del mondo. Ma dimentico con chi ho a che fare.
“Io non li prendo quei cosi!” asserisce categorico.
“E non sembra intenzionato nemmeno Kai!” ci tiene a
precisare, costringendomi a prendere in mano la situazione.
Va bene, tanto ho già finito di scrivere.
E così mi alzo e mi avvio in cucina, dove trovo i due
gemelli che urlano e sbattono oggetti sul seggiolino o li portano alla
bocca.
Credo che abbiano fame.
“Dobbiamo preparare il latte, hanno fame!” comunico
ai qui presenti babysitter falliti.
“Dobbiamo?” ripete perplesso Boris.
“Mi ricordate perché voi due siete ancora
qui?”.
Ma cosa si sono messi in testa?
“Io ero venuto per curiosare e lui, beh, per il suo
tema”.
“Se il mio tema è pronto, tolgo il disturbo, anzi,
togliamo il disturbo!” comunica Hiwatari, alzando le sue
chiappe regali dalla sedia.
“Oh no! No, no, Hiwatari! Non funziona così! Il
tuo tema è pronto, ma visto che sei venuti qui a
infastidirmi, non l’avrai finché non mi avrai
aiutato a dare il latte a questi bambini!” gli comunico
ufficialmente, sotto il suo sguardo contorto.
“Io non allatto bambini!”.
“Se vuoi il tuo tema, dovrai farlo! Mi serve un aiuto. Non
posso allattarli contemporaneamente. Ho solo due braccia”
faccio notare al diretto interessato. “Quindi, Boris, tu sei
congedato e tu, Hiwatari, no, rimani qui!” sentenzio
categorica, ignorando la smorfia di disapprovazione.
“Oh, no! Io rimango qui. Devo vedere con i miei occhi Kai
mentre allatta un bebè!” annuncia
divertito Boris, sfregandosi le mani.
“Bene, allora alletterete un bambino per uno!”
concludo infine, dirigendomi ai fornelli per preparare il latte.
“Devi controllare che la temperatura del latte sia
giusta!” spiego, consegnando i biberon ai qui presenti omoni
scorbutici.
“E come si fa? Dovrei berlo?” domanda stupidamente
Boris, prendendo in mano l’oggetto in questione.
“No, idiota! Si fa così!” e vedo Kai
spruzzare un po’ di latte in faccia a Boris, prendendolo in
un occhio.
“Ahia, cazzo! Che schifo Kai!”. Ed ecco che
Huznestov si prepara al contrattacco, puntando il biberon in faccia
all’amico.
“Ok, basta! Smettetela!” li rimprovero, tenendo a
bada i loro biberon. “dovete mettere una goccia di latte sul
dorso della mano, così!” e senza dar loro il tempo
di replicare, afferro la mano di Kai e lo incito a fare ciò
che ho detto, nonostante mi stia riservando un’occhiata di
quelle sue antipatiche.
“Che schifo…” gli sento mormorare
disgustato, mentre porta il biberon alla mano.
E Boris, con fare perplesso, esegue la medesima azione, facendo cadere,
però, più latte del dovuto.
“Allora?”.
“Sembra tiepido” risponde Kai, osservando schifato
la goccia di latte che scorre lungo il dorso della sua mano.
“Perfetto, allora eccoti il piccolo Alexander”.
Prendo il bambino e lo consegno a Kai, che, lo afferra quasi fosse un
sacco di patate. “E a te consegno Hiromi!”. Anche
Boris si irrigidisce nel prendere la bambina tra le braccia.
“Perché stiamo facendo una cosa simile?”
commenta tra sé e sé, sistemandosi meglio la
piccola in braccio. “Wow, lo ha preso subito”
esclama meravigliato, nel vedere che Hiromi ha subito iniziato a
poppare dal biberon.
Kai rimane per un attimo scettico e incerto sul da farsi e mi vedo
costretta a intervenire.
“Devi portarlo alla bocca e lui farà il resto! Ma
sta attento a tenerlo nella giusta inclinazione o
soffocherà!” e al suono della parola soffocamento,
mi guarda allarmato. Ma nonostante ciò, riesce comunque
nell’impresa: anche il piccolo Alexander sta bevendo il suo
latte.
“Visto? Non è difficile!”. Ma la sua
faccia suggerisce il contrario.
Kai è completamente immobile e non si muove di un
millimetro. I suoi occhi sono fissi sul bambino, quasi non credesse a
ciò che sta facendo. Boris, invece, sembra più a
suo agio adesso, infatti ha iniziato a camminare per la stanza.
“Wow, è troppo fico!” esclama
con aria stupefatta.
“Sì, troppo fico…” ripete con
meno entusiasmo Kai.
Solo adesso mi rendo conto di quanto buffa sia questa scena: per la
prima volta in vita mia sto assistendo ad uno spettacolo più
unico che raro: Kai e Boris che allattano i figli di Yuri.
Devo assolutamente immortalare questo momento in una foto.
Mi avvicino furtivamente alla mia borsa e, sperando che quei due non se
ne accorgano, afferro il cellulare e attivo la fotocamera, puntandola
nella loro direzione.
Prima foto fatta.
Seconda foto fatta.
Ahaha!
È fantastico.
Quando Yuri le vedrà, non crederà ai suoi occhi!
“Anya, credo che abbia finito!” mi avverte Boris,
alzando il biberon per controllare che ce ne sia ancora.
“Hey, ma che fai? Delle foto?”.
“Ehm…giusto qualcuna!”.
“Voglio vederle! Ne hai fatta qualcuna a Kai??”
domanda curioso. E in un attimo ci scambiamo ciò che teniamo
in mano: lui mi consegna la bambina e io gli porgo il mio cellulare.
***
Che situazione assurda!
Mi ritrovo a fare da babysitter ai marmocchi di Ivanov insieme a quel
testone di Boris, che sembra che ci abbia persino preso gusto! Ammetto
che è strano vedere un uomo della sua stazza che tiene in
braccio uno scricciolo di bambino. Beh, a dire la verità,
devo sembrare ridicolo anch’io.
Non mi sento per niente a mio agio e ho paura di farlo cadere o farlo
strozzare.
Per fortuna il latte sta per finire e mi toglierò questa
responsabilità dalle mani.
Che hanno da ridere quei due?
“Hai fatto delle foto, non è vero,
Sarizawa?” le chiedo in tono minaccioso.
“Qualcuna…” ammette, con finta aria
colpevole.
“Sembri un pezzo di legno con in mano un bambino!”
commenta ridendosela Boris.
“Beh, non è che tu fossi un bel vedere!”
ribatto acidamente.
“Hey, un momento, cosa sono queste foto??” gli
sento dire, mentre il suo dito scorre sul display.
“Perché hai delle foto di Kai vestito in questo
modo?” chiede rivolgendosi ad una Anya, che inizia a
diventare rossa in viso e tenta di togliergli dalle mani lo smartphone.
Foto di Kai vestito in questo modo?
Ma di che parla?
“E tu? Perché sei vestita in questo
modo???”.
“Boris, ridammi il telefono!”.
Anya cerca in tutti i modi di riappropriarsi del suo cellulare, ma
Boris è talmente più alto da impedirle di
arrivare all’oggetto.
“Oh MIO DIO, c’è persino un
video!!” esclama sbalordito e divertito, scansando le mani di
Sarizawa, che cercando invano di riavere ciò che
è suo.
“Si può sapere di che foto e video sta
parlando?”.
Non capisco.
“Dammelo subito!”. Ecco che strappa con forza il
cellulare dalle mani di Huznestov, il quale mette il broncio come un
bambino a cui hanno appena tolto le caramelle. “Non ti hanno
insegnato che non si scorre il dito nella galleria di foto di un
telefono che non ti appartiene!” lo rimprovera, severa.
“Perché hai delle mie foto nel
telefono?” chiedo per la seconda volta.
“Sono le foto della recita!” confessa infine.
“Hai fatto delle foto??” domando sconcertato.
“Quale recita?” si intromette Boris.
“Non le ho fatte io! Le hanno inserite nel gruppo dei
genitori in cui tu ti sei rifiutato categoricamente di
entrare!”.
Sono allibito e credo che la mia espressione glielo stia comunicando.
Ci sono delle foto di me vestito da albero parlante del bosco che
girano tra le chat??
Senza rendermene conto, affido il bambino a Boris, che, dal canto suo
continua a fare domande per capire a quale recita Anya si stia
riferendo.
Ci manca solo che lui scopra di questa recita ridicola e
sarà la fine!
“Kai ha fatto una recita??”.
“Dammi quel telefono e cancella quelle foto!” la
minaccio in tono autoritario.
“Non posso cancellarle, sono ricordi!”.
“Ricordi?? Non m’importa, nessuno deve
vederle!” ribadisco in tono più severo.
“Io voglio vederle! Non cancellarle Anya!”
suggerisce Boris, intromettendosi come sempre.
“Cancellale!”. È il mio ultimo avviso.
“Non farlo, Anya!” continua a insistere Huznestov.
“Devo vederle!”.
***
Non ci sto capendo più niente! Mi ritrovo accerchiata da
questi due idioti e non so a chi dar retta. Kai mi chiede di cancellare
le foto, mentre Boris, con in braccio il piccolo Alexander, mi prega di
non farlo.
“Sentite, il telefono è mio e decido io cosa fare!
Le foto non verranno cancellate e tu non le vedrai!”
asserisco col dito rivolto prima sull’uno e poi
sull’altro.
“Posso almeno sapere di che recita si sta
parlando?” domanda imperterrito Boris.
“Io e Kai abbiamo fatto una recita con altri genitori, lui
era vestito da albero e io da ape, tutti qui!” rivelo di
getto, evitando di guardare Kai, che mi starà lanciando
un’occhiata fulminante delle sue.
Boris scoppia a ridere e insiste sul voler vedere le foto, nonostante
io nascondi il cellulare stretto in mano dietro la schiena.
“Ti sei vestito da albero?? Ecco perché
c’erano quelle foglie sulla tua maglietta!” dice in
tono di sfottimento.
“Adesso basta! Allontanatevi da me!”. Alzo un
braccio per creare uno spiraglio da cui poter uscire, ma qualcuno
approfitta della situazione e mi sferra il cellulare dalle mani.
“Kai!”.
È stato lui, non posso crederci!.
“Questo lo tengo io” comunica, inserendo il mio
smartphone nella tasca posteriore dei jeans. “E dopo
cancelliamo quelle foto!” sentenzia infine, abbandonando la
cucina, sotto lo sguardo costernato dei qui presenti.
“Poi me le fai vedere, giusto?”.
Decido di non rispondere a Boris, e in un gesto rapido strappo dalle
sue braccia il piccolo Alexander per metterlo nel seggiolino accanto a
sua sorella.
***
“Sai, avevi ragione! Avevamo bisogno di staccare la
spina!” ammette in tono sereno Hilary, poggiando la testa sul
mio torace.
“Dobbiamo ringraziare Anya!” e le scocco un bacio
tra i capelli.
“Sai, mi aspettavo la cena, ma non una camera
d’hotel dove passare il dopo cena!” afferma stupita.
“Beh, ho voluto organizzare le cose per bene!”.
Hilary alza la testa e mi osserva con i suoi occhi da cerbiatta
attraverso la frangia spettinata.
“Stai pensando ai gemelli, vero?” le chiedo
sorridendo e scostandole alcune ciocche dalla fronte.
“Sì…” confessa colpevole.
Lo sapevo, ma non mi dà fastidio, anzi. Mi
diverte…
“Che hai da sorridere?” mi domanda curiosa.
“Niente, Tachibana!”. La invito a posare di nuovo
la testa sul torace per bearmi di qualche altro minuto di pace, prima
di rivestirci e abbandonare questa camera d’albergo.
***
A passi lenti e quasi impercettibili abbandono la camera dei
bambini e mi dirigo, fluttuando, in salotto.
“Si sono addormentati!” bisbiglio ai due ragazzi
seduti sul divano.
“Wow, come hai fatto?” chiede Boris incredulo,
mentre si scosta più in là per farmi accomodare
al centro.
“Non lo so! Credo fossero stanchi di urlare!”
spiego ancora sottovoce, per timore che il minimo rumore possa
svegliarli e farli ricominciare a piangere.
“Ma dobbiamo parlare tutto il tempo a bassa voce?”
mi prende in giro, bisbigliando in modo buffo.
“No!” rimbecco a tono più normale,
colpendolo sul braccio. “Che cosa state guardando?”
domando poi, osservando lo schermo della tv acceso.
“Uno strano film su combattimenti tra le
montagne…” sintetizza annoiato.
Ok.
Sposto gli occhi alla mia destra, in direzione di Kai. I suoi occhi
sono fissi sulla tv.
“A proposito…” inizio a dire,
fingendo di schiarirmi la voce per attirare la sua attenzione
“Tu hai qualcosa di mio!” gli ricordo.
Kai mi lancia un’occhiata in tralice. “Vuoi dire il
telefono che vibra sotto al mio sedere?”.
“Sono arrivati dei messaggi?? Ridammelo!”.
“No, Sarizawa! Anche tu hai qualcosa di mio, se non
sbaglio!”.
Si riferisce alla relazione di scienze che ho nascosto nella mia tasca.
“Dammi il telefono e ti do la relazione, mi sembra uno
scambio equo!” propongo, sperando che la questione si chiudi
il prima possibile.
“Devi cancellare le foto…” mi ricorda.
“Tanto sai benissimo che le foto possono essere riscaricate
dai gruppi! E poi Boris è sempre in caffetteria, potrei
fargliele vedere comunque senza che tu lo venga a
sapere…”.
“Ha ragione!” bisbiglia Boris, facendo capolino
dalla sua postazione, dandomi man forte. Solo ora Kai si scomoda a
voltarsi, ma lo fa solo per lanciare una delle sue occhiate
più penetranti all’amico, trattenendosi
dall’insultarlo pesantemente.
“E va bene…” si arrende infine,
estraendo da sotto al sedere il mio cellulare. “Tenete,
divertitevi pure…” ci augura con aria offesa.
Wow, si è arreso!
Ho di nuovo il mio cellulare!
Non mi resta che dargli la relazione, come promesso.
***
Nonostante io mi stia sforzando in tutti i modi di far finta di vedere
questo film, le mie orecchie non possono fare a meno di ascoltare le
risate di quei due seduti qui accanto a me.
Si, bravi, ridete pure delle mie foto.
Boris si contorce dalle risate da un quarto d’ora e non si fa
frenare dagli sguardi intimidatori che gli lancio di tanto in tanto per
intimargli di smetterla.
“Non ho mai riso così tanto in vita
mia!” gli sento dire, mentre fa il gesto di asciugarsi delle
lacrime. “Devi inviarmele, Anya! Sono uno spasso!”
se la ride, consapevole di farmi irritare.
Ma non gli darò la soddisfazione di guardarlo. Mi sto
imponendo di tener gli occhi puntati su quello schermo, su cui ormai
vedo la sua faccia che viene presa a pugni da me.
Anya, invece, nonostante si sia fatta scappare qualche risata, ha
cercato di contenersi, per lo meno.
“Ok, adesso basta!”. È lei a porre fine
allo spettacolo che tanto li ha divertiti in quest’ultima
parte della serata, forse perché sente le vibrazioni
negative che si propagano da questa parte del divano.
Una volta messo via il cellulare cala il silenzio più
totale, intervallato solo dai rumori provenienti dalla tv, che tutti e
tre guardiamo assorti.
***
Ok, forse abbiamo un po’ esagerato, ma ammetto che
è stato divertente veder ridere di gusto Boris. Credo di
avere intravisto delle lacrime nei suoi occhi. Alla vista di quelle
foto, gli è stato difficile contenersi!
E non ho potuto fare a meno di non notare le occhiate sprezzanti che
Hiwatari lanciava continuamente ai sottoscritti: deve essere parecchio
arrabbiato, anche se non lo dà a vedere.
È passata circa mezz’ora dalla fine delle nostre
risate e ormai Boris si è addormentato con la testa
reclinata all’indietro sul divano. Kai, invece, continua a
guardare questo film, che io reputo orrendo. Non fanno altro che
combattere per ottenere uno stupido talismano. Mi chiedo se lui lo stia
guardando seriamente o si stia sforzando di farlo solo per non degnarci
della sua considerazione.
“Fammele vedere!” esordisce improvvisamente,
rompendo il silenzio.
“Vedere cosa?”.
“Le foto, visto che ormai le conoscono tutti, voglio almeno
vedere di cosa ridevate”.
“O-ok…”. E con un gesto rapido, afferro
il cellulare e apro la galleria, ma prima di consegnarglielo in mano,
lo avverto di una cosa… “Non provare a
cancellarle!” e gli punto un dito minaccioso proprio davanti
al naso.
“Non lo farò…” risponde
portando gli occhi al cielo, visibilmente irritato.
Il suo dito inizia a scorrere da una foto all’altra, e ogni
sua azione viene sorvegliata dai miei occhi attenti, pronti a
impedirgli di premere sul tasto 'elimina'.
“Anche tu sei ridicola, ma non ha riso di
te…” lo sento commentare, mentre fa zoom sul mio
pungiglione.
“Hey!” lo rimprovero, mentre lui se la ride sotto
ai baffi.
“Andiamo, il tuo pungiglione era più ridicolo del
mio costume!” torna a ribadire, girando la testa verso di me.
E solo adesso mi rendo conto di quanto il suo viso sia vicino al mio.
Riesco persino a specchiarmi nelle sue iridi ametista.
Lo vedo accigliarsi, forse stranito dal fatto che mi sono immobilizzata
a guardarlo.
“Sì, in effetti, era
ridicolo…”. Riesco a dire, nervosamente.
“Io direi…molto
ridicolo”. Gli sto guardando le labbra come una rincitrullita.
Mi sento strana.
***
Quando mi sono voltato verso di lei, non mi aspettavo di trovarmi il
suo viso così vicino. Ammetto di essere rimasto, per un
attimo, sorpreso. Come anche lei, visto il modo in cui mi guarda.
E adesso, per qualche ragione a me ignota, non riesco a staccare gli
occhi da lei.
Si, insomma, non l’ho mai vista così vicina, beh,
in realtà è passato molto tempo
dall’ultima volta. Mi guarda sempre allo stesso modo:
paralizzata e timorosa che possa succedere qualcosa.
***
Quanti secondi saranno passati?
Forse pochi, ma a me sembra che il tempo si sia fermato.
Sbaglio o mi sta guardando in modo strano?
Perché il suo viso sembra essere sempre più
vicino?
Io sono sicura di essere rimasta immobile nella mia posizione.
Il battito del cuore inizia ad accelerare e il respiro diventa sempre
più corto ogni volta che lui fa saettare il suo sguardo dai
miei occhi alle mie labbra.
Che cosa sta succedendo?
***
Boris sta dormendo, scorgo la sua figura, illuminata dalla luce della
tv, oltre la testa di Anya, ma non m’importa, i miei occhi
non si sono spostati dal viso di lei. Anzi, lo vedono sempre
più vicino. Mi sto per caso avvicinando?
È solo che, non so, sembra che mi stia chiedendo di farlo. O
sono solo io che me lo sto immaginando?
Inclino meglio la testa di lato per riuscire a sfiorare le sue labbra,
ma proprio un istante prima che il contatto avvenga, Boris inizia a
farfugliare delle cose nel sonno e poi si sveglia improvvisamente,
facendoci saltare per aria.
Cazzo!
Ritiro la testa e mi rimetto dritto, puntando gli occhi di nuovo sullo
schermo della tv. Anche Anya ritorna nella sua posizione, irrigidendosi.
“Ragazzi, ma che ore sono?” domanda con voce
assonnata Boris, stiracchiandosi.
Ma sia io che Anya, rimaniamo dritti nella nostra posizione, senza
rispondere, forse perché ancora troppo sconvolti da
ciò che stava per succedere un minuto prima.
Cazzo, la stavo per baciare??
“Io vado a controllare i gemelli!” annuncia con
voce meccanica, alzandosi per dirigersi a passi spediti al piano di
sopra.
“Cavolo, che sonno!”. Boris sbadiglia ancora
sonoramente e io mi volto a fissarlo con fare irritato.
Ero veramente sul punto di baciare Sarizawa?
“Sei ancora arrabbiato per le foto? Stavamo
scherzando…” dice con voce impastata dal sonno.
E se Boris non ci avesse interrotto, sarebbe successo veramente?
Per qualche ragione che lui ignora, mi ritrovo a fissarlo indispettito.
Non posso crederci. Stavo veramente per farlo?
Che cosa mi è preso?
Devo essere impazzito!
***
Io e Yuri siamo di ritorno a casa.
Abbiamo trascorso una bella serata, che, ahimè, è
finita troppo presto. Abbiamo convenuto che non era il caso di fare
troppo tardi, per non far stancare Anya alle prese con i gemelli. Anche
se ammetto che è stato difficile abbandonare quel comodo
letto d’albergo, in cui regnava un silenzio meraviglioso!
Yuri apre la porta e ci introduciamo in casa, fino in salotto, dove
troviamo due figure massicce sedute sul divano.
“Voi due che ci fate qui?” esordisco stranita, nel
vedere che Kai e Boris sono seduti sul nostro divano a guardare un
film. “E dov’è Anya?”. La
domanda giunge spontanea, dal momento che i miei occhi non captano la
sua presenza come previsto.
“Anya è di sopra con i gemelli”. A
rispondere è la voce assonnata di Boris, che continua a
stiracchiarsi sul mio divano, quasi fosse a casa sua.
Senza badare a loro, mi appresto a raggiungere la stanza dei gemelli,
dove trovo Anya a fissarli con aria persa in chissà quali
pensieri.
Non credo si sia accorta della mia presenza.
“Hey Anya!” la richiamo a bassa voce, per evitare
di svegliare i bambini.
Lei, che era immersa nel suo mondo, viene presa da un sussulto, che la
costringe a mettersi una mano sul petto per lo spavento.
“Va tutto bene?” le chiedo, notando che ha una
faccia strana.
“Sì…” si limita a dire,
spostando gli occhi su un punto ignoto della parete alle mie spalle.
Ne è sicura?
“I bambini ti hanno sconvolta troppo?” chiedo
ironica.
Che l’abbiano fatta penare troppo?
Sanno essere molto irritanti quando iniziano a piangere.
Ma il suo sorriso mi rassicura di no. “No, Hilary! I bambini
sono stati più o meno gestibili! Sono stati gli altri due
bambinoni a farmi esaurire stasera!” rivela seccata.
Posso immaginare.
“Ma cosa ci fanno qui?” chiedo stranita.
“Non lo so, guarda, si sono presentati e…ma la tua
serata? Com’è andata?”. Anya cambia
subito argomento. E la cosa mi lascia un po’ perplessa
all’inizio. Poi, però, notando il suo sorriso
ammiccante, decido di raccontare a grandi linee quello che è
successo.
“E’ stata una serata meravigliosa Anya!”
esclamo con aria sognante. “Atmosfera romantica, vino, musica
di sottofondo…” e mi perdo al pensiero di quei
ricordi ancora recenti. “ e poi…beh, puoi
immaginare!”.
“Sì, posso immaginare!” ripete divertita.
“Grazie, Anya! Senza di te, questa serata non sarebbe stata
possibile!”. Prendo le sue mani e le stringo forte in segno
della più sincera gratitudine.
“L’ho fatto con piacere!”.
Non so perché. Ma nonostante il suo apparente sorriso
sereno, noto qualcosa di strano in lei.
Ma forse è solo una mia impressione.
***
Hilary mi invita a scendere al piano di sotto ma, il solo pensiero di
tornare giù e vedere Hiwatari, mi provoca una strana
sensazione allo stomaco.
Che cosa stava per succedere?
Posso giurare che lui stesse per…baciarmi?
No. No. No!
Forse l’ho solo immaginato!
Ricordo solo che il mio corpo è entrato in una sorta di
paralisi nel momento in cui ha iniziato a fissarmi in quel modo. E io
fissavo lui.
Eppure l’ho sentito così vicino!
Ho avvertito la tipica sensazione dell’attimo che precede il
bacio. Sì, insomma, la conosciamo quasi tutti: quella strana
impressione che il tempo, e tutto intorno a te, ad un tratto si fermi;
che il respiro ti diventa sempre più corto, mentre il
battito del cuore accelera improvvisamente; in quel momento ti aspetti
solo una cosa: che le tue labbra vengano sfiorate.
Mio dio…
Kai stava seriamente per baciarmi.
Non posso crederci.
No, no. Me lo sono immaginato.
Ne sono sicura.
***
“Quindi avete fatto bibidi bobidi boom!". E Boris mima con le
mani una grande esplosione.
“Non sono affari che ti riguardano!” risponde Yuri,
indispettito da tanta insolenza.
“Lo prendo come un sì!” dichiara
l’altro, abbozzando un ghigno soddisfatto.
“Ma non mi avete spiegato perché siete
qui!” torna a ribadire Yuri.
“Oh, beh…è una lunga storia!”
sintetizza Boris, che evidentemente ha troppo sonno per elaborare un
discorso di senso compiuto. Yuri sposta i suoi occhi sospettosi prima
su Huznestov e poi su di me, alla ricerca di qualche indizio.
“Ah proposito, devo inviarti delle foto di Kai! Non la
smetterai di ridere!”.
“Ok…basta che non sia nudo…”
ci tiene a sottolineare il rosso, perplesso.
“Oh, è molto peggio!”.
Il mio sguardo lo sta minacciando di smetterla se vuole tornare a casa
tutto intero.
Ma non ho il tempo di replicare, perché in salotto arrivano
le ragazze. Il mio sguardo cade subito su Anya, mentre quello suo,
evita in tutti i modi di incrociare il mio.
“Io vado!” annuncia Boris, sbadigliando per
l’ennesima volta stasera.
“Vengo con te!”. Anya si avvicina a lui,
chiedendogli di darle un passaggio a casa. E nel farlo mi passa davanti
senza degnarmi di uno sguardo.
“Ok! Buonanotte gente!” saluta Boris, seguita a
ruota da Anya, la quale agita la manina ai padroni di casa in segno di
saluto, dimenticandosi del sottoscritto.
Fisso la sua figura svanire oltre la porta e lo faccio con una strana
sensazione che non mi è molto familiare.
Mi ha bellamente ignorato.
Ho la vaga sensazione che abbia chiesto un passaggio a Boris,
prima che questi se ne andasse, per non rischiare di dover tornare a
casa con me.
Ha approfittato della situazione per evitare che ciò
accadesse.
E posso immaginare il motivo.
Anche se ancora non me ne capacito e non mi spiego il
perché, poco fa stavo quasi per baciarla.
“Va tutto bene, Kai?”. Sento una voce fuori campo
che sembra essere quella di Yuri.
Stavo veramente per baciarla?
L’avrei veramente baciata?
“Kai…”. Una mano passa più
volte davanti al mio volto, come a voler farmi riprendere da uno stato
di trans.
Forse sì, se Boris non si fosse svegliato proprio in quel
momento.
“Sì, sto bene” rispondo infine, tornando
alla realtà.
Che diavolo mi è preso?
Salve a tutti!
Finalmente, dopo
mille peripezie e imprevisti, sono riuscita a completare questo
capitolo.
Ma abbiamo capito
e letto bene?? Kai stava davvero per baciare Anya o se lo sono
immaginati?? XDD
Ve lo aspettavate?
Se solo Boris non
si fosse svegliato! È sempre in mezzo u.u
Ho voluto
regalarvi quest’immagine di Boris e Kai nelle vesti di
babysitter falliti. Sono venuti a rompere le scatole ad Anya? Beh, li
ha fatti sgobbare un po’. Ho evitato di far cambiare
pannolini, quindi miei cari personaggi ringraziatemi!
Kai si
è perso una parte dell’infanzia di Hope e si
è risparmiato di fare un po’ di cose da genitore,
ma non è mai troppo tardi. Yuri ne ha fatti ben due e
poverino, voleva solo passare un po’ di tempo con la moglie
XDDD
Nel frattempo
però, Hope è rimasta a casa Hiwatari con Reina
(faremo una statua un giorno a questa domestica paziente).
Insomma, sono
curiosa di sapere cosa ne pensate di Kai.
In questo capitolo
ho voluto mettergli in testa una serie di dubbi amletici e riflessioni
esistenziali sull’essere o non essere (?). La morte del nonno
gli ha stravolto la sua visione del mondo??? AHAAH
Beh sicuramente
gli ha stravolto i piani per il futuro. Dovrà sgobbare
parecchio prima di riavere le redini del potere dell’azienda
Hiwatari u.u
Ringrazio come
sempre tutti i lettori e recensori *_* spero vi sia piaciuto e che sia
comprensibile XD
Ci sentiamo alla
prossima!
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Capitolo 55 *** Notte prima degli esami ***
“Cos’è questa storia che tu e Kai
studiate insieme?”.
La domanda arriva a bruciapelo, dettata dalla voce leggermente stizzita
della mia amica Hilary.
Noto che la notizia si è già sparsa in giro.
Grazie, Boris.
“Ecco, te l’avrei detto, è solo
che…”.
“Che doveva essere un segreto!” conclude offesa
lei, che evidentemente sa già tutta la storia. Il che mi
lascia alquanto sbigottita: Boris non ha tralasciato nessun dettaglio a
quanto pare.
“Ti assicuro che non era mia intenzione tenerti questa
notizia nascosta, Kai mi ha impedito di dirlo a qualcuno”.
“Ma Boris sa sempre tutto, ultimamente!”. E qui
arriva la frecciatina, che riesce a colpirmi in pieno. Hilary non ha
ancora dimenticato il fatto che io le abbia tenuto nascosto la
separazione con Rei. Ogni occasione è buona per
rinfacciarmelo.
“Stavolta l’ha saputo per caso e poi te lo avrei
detto prima o poi!” continuo a ribadire.
“E dimmi…com’è passare tutto
questo tempo con Hiwatari?”. Il suo tono, adesso, si fa
leggermente investigativo.
“Beh, è pesante, non lo nascondo. Lui ha sempre
quell’aria burbera e quell’atteggiamento di
sufficienza nei miei confronti che non sopporto,
ma…diversamente da quello che mi aspettavo, si sta
impegnando e lo studio procede tranquillamente” racconto con
disinvoltura, nonostante il suo sguardo sembri voglia assicurarsi che
stia dicendo la verità.
“ E non ti preoccupa passare tutto questo tempo insieme a
lui?”.
“Perché dovrebbe?”.
“Insomma…stare tutto questo tempo da
soli…” inizia a dire con tono vagamente allusivo.
“Ti assicuro di no. Ci limitiamo solo a studiare, non ci sono
conversazioni extra. Figurati. Il massimo della distrazione
è guardarlo mentre va fuori a fumare. Una volta che abbiamo
concluso gli argomenti da imparare, saluto e vado via di
corsa” ci tengo a precisare in modo netto.
“Capisco, ma stai comunque attenta…Quando
c’è di mezzo Hiwatari succede sempre qualcosa di
spiacevole” sottolinea infine.
E non posso che darle ragione.
Hiwatari per me è sempre stata una fonte di guai.
Ma ho detto la verità, insomma, io e lui ci vediamo solo per
studiare. Anche se…
In realtà ho omesso di dire a Hilary quello che è
successo la sera del loro anniversario. O meglio, quello che stava per
succedere: Kai ed io stavamo quasi per…baciarci. O almeno
così mi è parso, dato che il suo viso era a
pochissimi centimetri dal mio. Per fortuna che Boris si è
svegliato prima che il contatto avvenisse. Non oso immaginare cosa e
come sarebbe successo. Quali disagi avrebbe creato. Sono andata via con
Boris cercando di evitare il contatto visivo con Kai, perché
ero assalita dall’ansia e la preoccupazione di quello che
sarebbe successo l’indomani. E per questo motivo quella
stessa notte non ho chiuso occhio, perché ero preda di dubbi
e perplessità su come mi sarei dovuta comportare il giorno
successivo, quando ci saremmo incontrati per studiare insieme. Sarebbe
stato imbarazzante, questo era sicuro.
La sera prima eravamo seduti vicini e stavamo quasi per baciarci, e il
giorno dopo, beh… saremmo stati di nuovo soli…
Tuttavia, l’indomani mi sono resa conto che i problemi che la
mia mente aveva creato durante la notte, impedendomi di dormire sogni
tranquilli, erano stati inutili. Kai era arrivato in salotto con la sua
solita aria fredda e di sufficienza. Mi aveva salutato con il suo
apatico ciao e si era seduto al tavolo iniziando a sfogliare il libro
di storia. Ammetto che questo fatto mi aveva tolto un peso dallo
stomaco: fare finta di niente era una delle strategie su cui avevo
rimuginato fino al secondo prima di mettere piede in casa Hiwatari quel
pomeriggio. Ma vederlo reagire così, mi ha lasciato un
po’ di amaro in bocca, lo ammetto…
E mi odio per questo.
***
Tra pochi giorni ci sarà l’esame finale.
Lo studio si fa sempre più pesante e noioso. Io ed Anya
dobbiamo riuscire a infilare nel nostro cervello tutte le
nozioni contenute in questi libri il prima possibile, ma sento che sto
raggiungendo il livello di saturazione massimo, soprattutto oggi, che
mi sono svegliato di malumore. Gli avvocati di mio nonno non mi
lasciano in pace nemmeno un secondo, perché mi sento
controllato ventiquattrore su ventiquattro e da settimane non ho un
attimo di distrazione.
“Mamma…io voglio un gelato!” dice
improvvisamente Hope irrompendo nella stanza.
“Tesoro, adesso non possiamo. Ho delle cose da
fare!” le spiega distrattamente Anya, tenendo gli occhi fissi
su dei fogli pieni di appunti.
“Ma io lo voglio!” lamenta imbronciata, incrociando
goffamente le braccia al petto.
“Ho detto che non possiamo!” le ripete categorica.
“Uffaaa!” sbuffa, con aria afflitta.
“Dai, ti ci porto io”.
“Kai, non possiamo perdere tempo!” mi rimprovera
Anya, usando lo stesso tono con cui si è rivolta, un attimo
prima, alla figlia. E questo mi porta ad alzare un sopracciglio e
osservarla di sbieco. Sul serio? Mi hai preso per un bambino?
“Non ci vorrà molto. Andremo nella gelateria
all’angolo, in fondo alla strada” e con queste
parole abbandono la postazione di studio e mi avvio in corridoio,
seguito, molto probabilmente dal suo sguardo di fuoco.
Voglio scappare da questi libri e ne ho colto l’occasione.
“Papà, andiamo a mangiare il gelato?” mi
domanda Hope speranzosa.
“Sì…” le confermo, mentre
afferro portafogli e chiavi della macchina. Devo ancora abituarmi a
sentirmi chiamare papà.
Siamo pronti. Indosso la giacca e mi accingo ad aprire la porta per
uscire, ma…un momento! Anya?
Dovrei dirglielo?
Insomma, credevo fosse incluso il fatto che sarebbe dovuta venire anche
lei con noi.
Cavolo…
Sbuffo alzando gli occhi al cielo, prima di chiamare
l’attenzione di Hope e dirle a bassa voce:
“Di’ alla mamma se vuole venire anche
lei…”.
La piccola non se lo fa ripetere due volte e, a grandi passi, corre in
salotto, urlando a gran voce…
“Mammaaaa, papà ha detto se vuoi venire con
noi!” e al suono di questa frase mi pento amaramente di
ciò che ho fatto.
Papà ha detto?? Non era proprio quello che doveva riferire.
Oggi hai appreso una lezione importante, Kai: mai fidarsi dei bambini!
Adesso Anya penserà che io l’abbia invitata a
venire con noi.
Che poi è vero, ma… insomma…lasciamo
perdere…
Il danno è stato fatto.
Proprio mentre mi maledico mentalmente per aver fatto riferire un
messaggio attraverso la bocca di una bambina di cinque anni, Anya fa
capolino dalla porta per fissarmi e accertarsi che l’invito
sia davvero venuto da parte mia.
Odio queste cose…
“Beh, in fondo ti devo ancora il favore per la relazione di
scienze…”. È la sola cosa che mi viene
in mente da dire per giustificare questa proposta e non dare
l’impressione di uno che voleva davvero invitarla.
Ma perché mi sto facendo queste paranoie?
E senza aggiungere altro e darle il tempo di rispondere, apro la porta
ed esco, raggiungendo il più velocemente possibile
l’auto.
***
È tutto molto strano e quasi surreale.
Quando Hope l’ha detto stavo quasi per cadere dalla sedia:
papà ha detto se vuoi venire con noi!
Cioè Kai Hiwatari mi ha proposto di andare a mangiare un
gelato insieme?
Beh in realtà, non credo fossero queste le sue reali
intenzioni. Penso che il suo obiettivo fosse invitarmi solo per badare
a Hope e fare in modo che non si sporchi col gelato.
“Hope, non sporcarti!” le ricordo,
scrutando il suo vestito con sguardo severo. E un attimo dopo averle
rammentato ciò, ecco che “Oh
no…” sono io ad essermi sporcata i jeans con una
goccia di gelato. Afferro immediatamente un tovagliolino e inizio a
strofinarlo sulla macchia sperando che svanisca.
“Beh, adesso sappiamo da chi ha preso
Hope…”. Il commento giunge dalla voce sarcastica
di Kai. “Divertente” lo rimbecco acidamente,
fulminandolo con lo sguardo, ma lui cerca di nascondere la sua
espressione divertita bevendo un sorso di birra.
Il pantalone sembra salvo. È rimasto solo un alone
grigiastro che spero non sia molto visibile.
“Mamma, posso andare a giocare con quei bambini?”
mi chiede docilmente, indicando col dito un vivace gruppo di bambini
posto qualche tavolo più in là rispetto a noi.
Dopo averli scrutati con attenzione, decido di darle la mia
approvazione. “Ma non allontanarti, intesi?” la
avverto in tono severo prima che li raggiunga.
“è una bambina socievole. Ha preso da me anche
questo!” sottolineo pungente, rivolgendo al mio interlocutore
un sorriso di scherno.
“Questa era pungente, Sarizawa…” si
limita a controbattere vagamente stizzito.
I giorni passano velocemente. Troppo velocemente.
Domani ci sarà il tanto atteso esame di fine corso, al
termine del quale potrò considerarmi libera da ogni accordo
e schiavitù nei confronti di Hiwatari, ma soprattutto
potrò considerarmi diplomata. Sempre che i risultati siano
sufficienti per ottenere la promozione!
Mi chiedo se si possa considerare il giorno prima dell’esame,
esso stesso l’esame! La verità è che mi
sento super agitata e preoccupata. La mia testa è entrata
nel pallone e non sembra ricordare un bel niente.
“Periodo Azuchi-Momoyama?” domanda Kai, reggendo un
foglio in mano e fissandomi così freddamente come solo lui
sa fare.
Sto spremendo le meningi. Lo ricordo, lo ricordo. Anya, la dinastia
Azuchi-Momoyama…questa la sai. Stringo gli occhi e provo a
ricordare…
“1333-1573!” è la mia risposta. E ne
sono sicura! Ma quando riapro gli occhi e noto lo sguardo perplesso di
Kai, affloscio le spalle, espirando afflitta. “Non ricordo
più niente…” dichiaro, arrendevole,
accasciando la testa sul tavolo.
“E se facessimo una pausa?” mi propone seccato, per
l’ennesima volta oggi. Ma di nuovo, mi rifiuto. Non
c’è tempo per riposarsi. E di fronte alla mia
ostinazione, Kai alza gli occhi al cielo e di nuovo afferra quel foglio
per ripetermi tutte le domande dall’inizio.
Devo farcela.
Io devo.
Non posso permettermi distrazioni, né riposo.
Devo dimostrare a me stessa che posso farcela.
Finalmente potrò ottenere il diploma e voglio avere il
massimo dei voti, per dimostrare a tutti e soprattutto a me stessa che,
nonostante le avversità, posso farcela anch’io.
Forza Anya, tu puoi.
“Oh mio dio, mi sono addormentata!”
esclamo, alzando di scatto la testa dal tavolo, su cui qualche secondo
prima sonnecchiavo.
Il tavolo è pieno di fogli e libri, ma Kai sembra essere
sparito.
Ah no, è sul divano che dorme, con un libro aperto poggiato
sull’addome.
Ma che ore sono?
Afferro il telefono e schiarisco la vista, ma quando i miei occhi
scorgono l’ora, quasi non escono dalle orbite. SONO LE UNDICI
E MEZZA DELLA SERA! E questa frase la urlo nella mia testa, per evitare
di svegliare Hiwatari.
“Diamine, diamine…” mormoro nervosamente
e a bassa voce, provando a sistemare tutti quei fogli sparsi
disordinatamente sul tavolo e persino a terra, come se questo gesto
potesse, in realtà, mettere ordine all’interno
della mia mente.
È finita.
Non ricordo nemmeno a che ora mi sono addormentata.
Devo ancora cenare e tornare a casa, fare la doccia, sistemare le cose
per domani e so già che non chiuderò occhio e che
domani sarò uno zombie.
Perfetto, Anya!
Sbuffo sonoramente, portando le mani ai fianchi con aria stanca. Poi mi
volto a fissare Kai e rimango lì incerta sul da farsi. Devo
svegliarlo? Sarà disposto ad accompagnarmi a casa?
Dovrò chiamare un taxi?
Troppi dubbi.
“Kai…” inizio a richiamarlo a bassa
voce, cercando di non essere troppo brusca.
“Kai…” ripeto una seconda volta, con un
soffio di voce più forte. Ma niente. Non mi sente. La mia
voce sta osando chiamarlo una terza volta, ma…
“Che vuoi?” dice improvvisamente freddo e
tagliente, rimanendo ad occhi chiusi. Ma quindi è sveglio?
Questo ragazzo è un mistero anche quando dorme.
“Si è fatto tardi e devo tornare a casa”
gli spiego a bassa voce, sempre con modi di fare cauti, come per paura
che le mie parole possano innervosirlo.
“Non ti accompagno a casa, scordatelo!” sentenzia
categorico, rimanendo ad occhi chiusi.
È inquietante.
“Bene…vuol dire che chiamerò un
taxi!”. Era la mia seconda opzione, dopotutto. Che
antipatico! Afferro il cellulare per prenotare un tassista disponibile,
ma, caspita! l’unico disponibile in breve tempo arriva tra
mezz’ora. Sarà già mezzanotte quando
sarà qui. E questo vuol dire che arriverò a casa
alle dodici e mezza…
***
Le mie palpebre chiuse pesano come macigni. Non ho la forza di
riaprirli, né di alzarmi da questo divano. Mi ci vogliono
alcuni secondi per riprendermi e poi, con uno slancio, decido di
mettermi seduto, sbadigliando e massaggiandomi gli occhi per tornare
lucido.
“Ascolta…” inizio a dire, per richiamare
l’attenzione di Anya. “Se vuoi puoi rimanere qui a
dormire…” le propongo, con voce assonnata.
“No, aspetterò un taxi, tranquillo”.
Non mi aspettavo una risposta diversa.
“Ti farò preparare una stanza o se preferisci
dormirai in quella di Hope”. A proposito,
dov’è Hope? E che ore sono? Comunque…
“Non ha senso che torni a casa, qui le stanze non
mancano”. Sto provando ad essere gentile e disponibile,
cazzo. Non capita tutti i giorni. Quindi, Sarizawa, ti supplico, sono
stanco e voglio andare a dormire…
Il mio sguardo severo la sta implorando di smetterla con i suoi
capricci.
“Va bene… dormirò nella stanza con
Hope. Immagino Reina l’abbia messa a
dormire…” ipotizza, fissando le scale che portano
al piano di sopra. “Avrà cenato?”.
“Sì. Ho detto a Reina di occuparsi di lei, mentre
tu ronfavi sul tavolo”.
“Ma…ma perché non mi hai
svegliata?”.
“Perché ero stanco di sentirti parlare!”
confesso senza timore, facendola diventare rossa di rabbia. So che
vorrebbe uccidermi, ma è tardi e non mi va.
Così mi alzo e con un cenno la saluto.
“Un momento…”.
Che vuole ancora?
“Non è che avresti qualche pigiama?”
chiede un po’ timida.
Un pigiama?
Per chi mi ha preso?
***
Le circostanze mi hanno costretta a rimanere qui stanotte. Il mio io
interiore non avrebbe voluto accettare, ma essendo quasi mezzanotte, ho
ceduto alla sua proposta.
“Ecco, qui c’è una scatola con della
roba di Eva, che ha dimenticato…”. Kai mi scarica
addosso una scatola di cartone di media grandezza.
La poggio a terra e la apro, iniziando a scartare degli indumenti.
“Ehm… questi sarebbero pigiami?” chiedo
perplessa, mostrandogli dei completini un po’ troppo
provocanti.
Anche l’espressione di Kai sembra mostrare qualche dubbio al
riguardo. Forse non ne conosceva il contenuto.
“Ok, non fa niente…io…io
dormirò così, con questi jeans e questa
maglietta” dico in fretta, per risolvere la situazione. Kai
non sembra insistere. Riposa la scatola al suo posto e io vado in bagno
a rinfrescarmi un po’.
Che situazione…
Una volta uscita dal bagno, ripercorro il corridoio illuminato dalla
fioca luce di qualche lampada.
“Aspetta…”. Quando mi giro mi ritrovo
Kai che mi dice in tono freddo “E’
l’unica cosa decente che posso darti…” e
un secondo dopo mi porge un indumento, che una volta afferrato e
dispiegato, mi rendo conto essere una felpa nera enorme.
“Questa dovrebbe coprire tutto” aggiunge poi,
voltando le spalle per raggiungere la sua stanza.
Ma io rimango lì, in piedi al centro del corridoio con la
felpa in mano a fissare la porta ormai chiusa della sua camera da letto.
Gesto gentile e insolito…
Beh, grazie Hiwatari…
***
Ho fatto una doccia, ma ho perso più tempo del dovuto.
Mentre strofino l’asciugamano sul petto, mi accorgo, puntando
gli occhi in direzione della sveglia, che sono già le 12.20.
Tutta colpa di Sarizawa e della sua ossessione del ricordare tutto alla
perfezione. Mi ha costretto, per tutto il pomeriggio, a ripetere quasi
l’intero programma. Poi mi sono allontanato in giardino per
fumare, già stanco delle sue lagne, e quando sono ritornato,
la sua testa giaceva dormiente sul tavolo pieno di libri. Ho ordinato a
Reina di non svegliarla e di badare a Hope, ma poi mi sono
addormentato anch’io sul divano, mentre provavo a ripassare
la parte del programma che mi preoccupava di
più…la storia.
Odio ricordare fatti storici, date e guerre.
Indosso velocemente pantalone e maglietta e proprio nel momento in cui
scosto le coperte del letto…
Cos’è stato?
Mi sembra di aver captato uno strano rumore provenire dal piano di
sotto.
Sarà Hope? A volte si sveglia nel bel mezzo della notte e
vaga per la casa, soprattutto in salotto, per accendere la tv.
Porto gli occhi al cielo e quando faccio capolino dalla porta, il
corridoio appare deserto. Eppure continuo a sentire il rumore di
qualcosa.
Decido di scendere le scale a passi lenti e stanchi. Il salotto
è buio e vuoto, ma noto un bagliore di luce provenire dalla
cucina.
Ma che diavolo…
Scorgo una figura umana messa di spalle, con addosso una felpa a me
familiare.
“Che stai facendo?”. La mia voce risuona fredda e
profonda nel silenzio.
“Oh mio dio, Kai!” esclama voltandosi di scatto con
una mano al petto. Probabilmente non mi ha sentito arrivare. Il mio
sguardo interrogativo si posa sulla sua mano sinistra che regge un
coltello.
“Ecco… io…” inizia a dire,
intimorita dal mio sguardo inquisitore. “Beh, mi sono messa a
letto, ma non riuscivo a dormire, e la pancia mi brontolava,
così mi sono ricordata di non aver cenato, e sai quando la
notte non riesci a dormire perché hai fame?”.
Oh cielo, quanto parla…
“E così ho pensato di scendere per vedere se
c’era qualcosa da mangiare, così ho trovato dei
toast e del prosciutto, ma non è mia abitudine rovistare
nelle cucine degli altri, non voglio che tu pensi questo…e
solo che…insomma, avevo
…fame…”.
Silenzio.
Anya attende timorosa una mia reazione. Probabilmente pensa che ce
l’abbia con lei perché l’ho beccata
mentre rovistava nella mia cucina.
Ma se sono arrabbiato, si sbaglia.
Sono solo sorpreso di vederla qui nella mia cucina, nel cuore della
notta, con un coltello sporco di burro in mano e con indosso la mia
felpa che le arriva a metà coscia.
Sto lottando con tutto me stesso per tenere lo sguardo alto, fisso su
di lei, sul suo volto.
È sempre terrorizzata in mia presenza e questa cosa sta
iniziando a darmi fastidio…
Le incuto tanto terrore? Sarà la mia aria troppo seriosa? I
miei modi di fare troppo freddi e distaccati?
Mi ha sempre divertito terrorizzarla. Basta fissarla dritta negli
occhi, come adesso, per vederla a disagio. Se provassi ad avvicinarmi,
come sto provando a fare adesso, non avrebbe via di scampo, dato che la
porta è dietro di me e lei ha dietro di sé, a
bloccarla, solo un mobile della cucina.
***
Ma cosa fa?
Kai fa un passo avanti e poi un altro, e lentamente io inizio a
irrigidirmi. Provo a indietreggiare, ma il bordo del mobiletto preme
sulla parte bassa della schiena, impedendomi di aumentare la distanza.
Perché non dice nulla?
Insomma, ok. Mi ha beccata qui nella sua cucina, ma avevo davvero fame!
Pensavo di muovermi silenziosamente, ma il problema è che
non conosco bene questa cucina e ho fatto più rumori del
dovuto.
Che figura di merda…
La prima sera che accetto di dormire qui e mi becca a
“rubare” nella sua cucina.
In fondo, lo capisco. Anche a me darebbe fastidio se un ospite
curiosasse in giro di notte a casa mia…
Kai avanza ancora, fissandomi in modo molto serio e fa quasi paura. La
mia faccia è praticamente a pochi centimetri dal suo petto e
quando prova ad allungare un braccio in direzione di non so dove, non
capisco più niente e chiudo gli occhi come per timore di non
so nemmeno io cosa.
“Prepara un altro toast anche per me…”.
Quando riapro gli occhi, vedo Kai addentare uno dei toast che avevo
preparato e senza dire altro, si allontana per andare in salotto.
All’inizio rimango immobile, ma poi tiro un sospiro di
sollievo, sia perché non l’ho fatto arrabbiare e
sia perché…beh, si era avvicinato a me solo per
prendere il panino.
Eppure mi sono sentita strana. È stato come
l’altra sera, quando beh…lasciamo stare.
Anya, smettila e prepara questi benedetti toast.
***
“La cena è servita” annuncia Anya,
arrivando dalla cucina per accomodarsi accanto a me sul divano.
Beh, ammetto di avere fame anch’io.
Afferro un toast e in silenzio iniziamo a consumare la nostra cena.
Non nascondo che mi sembra molto strano stare qui, di notte, seduto sul
divano insieme a Sarizawa, a mangiare dei toast come se fossimo amici
di vecchia data. Beh, in realtà ci conosciamo da tempo,
è solo che non siamo proprio amici…beh cosa
siamo? Siamo i genitori di Hope: conoscenti che condividono una figlia?
Non ne ho idea…
“Non ti senti in ansia per domani?”. È
lei a rompere il silenzio e il flusso dei miei strani pensieri.
“Non proprio…” mi limito a dire,
lanciandole un’occhiata fugace e nel farlo mi rendo conto
troppo tardi di avere puntato alle sue gambe accavallate e seminude.
Cacchio, Kai…
Il fatto che lei stia ora cercando di abbassare la felpa per coprirsi
meglio, mi suggerisce che la cosa non le sia sfuggita.
Potevi darle anche un pantalone, Kai.
“Non hai la sensazione di aver dimenticato tutto?”
torna a domandare.
“Beh, mi sembra normale non ricordare nulla quando hai fame e
sonno” gli rammento in toni sarcastici. “E poi la
mia unica preoccupazione è la storia” confesso,
mimando un certo disgusto.
“ Ci credo. Da quello che mi racconta Hope, le storie non
sono proprio il tuo forte”.
“ Cosa di racconta Hope?” chiedo stranito.
“ Mi ha detto di quando provi a leggerle le storie della
buonanotte e salti pagine intere per arrivare subito alla conclusione,
sperando che lei non se ne accorga!” dice divertita.
Dannazione…odio quelle favole della buonanotte.
“Lei mi dice tutti gli errori che fai e ciò che ti
inventi. La mia preferita è quella della principessa che
bacia il coniglio e diventa un principe. Un coniglio?” e
subito scoppia a ridere, facendomi sentire ridicolo.
“Cosa c’è di sbagliato in un
coniglio?” chiedo infastidito.
“C’è di sbagliato che…La
principessa bacia un rospo e non un coniglio!” precisa in
tono saccente, ridendo. E anche se sta ridendo di me, ammetto che non
mi dispiace: è forse la prima volta che ride così
in mia presenza.
“Cosa c’è di diverso? E poi
perché dovrebbe baciare un rospo? Voi donne non trovate i
conigli teneri?” e inorridisco al pensiero di quegli
animaletti pelosi e saltellanti.
“Ma così si perde il senso della storia”
ci tiene a sottolineare lei.
“Che sarebbe?”.
Hanno davvero un senso quelle stupide storie?
“Sarebbe…” comincia a spiegare,
mettendosi più comoda, ma badando bene a tenere nascoste le
gambe dai miei occhi curiosi “…che non bisogna mai
fermarsi alle apparenze, e che anche se una persona è brutta
fuori, può essere bella dentro. E lo dimostra il fatto che
dopo il bacio, anche se brutto e viscido, il rospo si trasformi in un
bel principe!” conclude con aria sognante.
“E’ comunque una storia ridicola!”
asserisco in tono sprezzante, rompendo subito la magia che il racconto
di Anya aveva creato.
“Non è ridicola, è una storia che ha
del vero!” controbatte irritata.
“Baceresti davvero un rospo?”. La cosa mi rende
perplesso.
“Certo, se diventasse davvero l’uomo dei miei
sogni” asserisce con convinzione.
“E come dovrebbe essere l’uomo dei tuoi
sogni?”.
Anya sembra a disagio, non so se per la domanda che le ho appena posto
oppure perché nel farlo, senza rendermene conto, mi sono
avvicinato di più a lei.
“Ecco…io, beh…” non riesce a
parlare. Deglutisce nervosamente, tenendo gli occhi timorosi fissi sui
miei.
È proprio come l’altra sera, a casa di Yuri,
quando i nostri visi erano a pochi centimetri di distanza. Non so bene
cosa mi sia preso in quel momento, come non so bene cosa mi stia
accadendo in questo momento.
So solo che…
“Si è fatto tardi!” annuncia
improvvisamente Anya, scostandosi bruscamente dal mio viso per alzarsi.
E io rimango per un attimo fermo in quella posizione, alquanto
interdetto. “Vado a dormire…buonanotte!”
si appresta a dire nervosamente e in fretta, dileguandosi
all’istante in camera.
È scappata. Di nuovo.
Cosa diavolo stavo facendo?
Cazzo, Kai. Devi essere davvero stupido…
Eppure per un attimo ho perso il controllo delle mie azioni. Se non si
fosse scostata e se non se ne fosse scappata a gambe levate, sarei
riuscito a…
Quella sera siamo stati interrotti da Boris, quell’idiota. E
anche quella sera lei è andata via senza degnarmi di uno
sguardo. Ammetto che mi ha dato davvero fastidio quando ha chiesto a
Boris di accompagnarla a casa. È stato come se avesse avuto
timore di rimanere da sola con me. Mi ha chiaramente ignorato. E
così ho deciso di fare anch’io
l’indomani. Quando Reina mi ha avvisato del suo arrivo, prima
di scendere al piano di sotto, mi sono ripetuto più volte
mentalmente di comportarmi come se nulla fosse successo.
E ora è successo di nuovo. Io mi stavo avvicinando a lei ed
è fuggita.
Credo che non riuscirò a dormire stanotte. Beh, non
più per colpa della fame almeno…
***
Ommioddio!
Richiudo lentamente la porta alle mie spalle ansimando.
Cosa-diavolo- stava-succedendo?
Avanzo verso il letto, sdraiandomici sopra cautamente per non svegliare
Hope, che dorme serena sul lato sinistro.
Io invece sono qui, sdraiata sulla parte opposta, a rimuginare su
quello che stava per accadere.
Kai si stava avvicinando a me, di nuovo! E io sono scappata, di nuovo!
Non è possibile…
Durante tutto l’arco di quella strana cena sul divano, ho
avuto l’impressione, più volte, che mi stesse
osservando in modo strano.
E dopo quella strana domanda sull’uomo dei miei sogni, ha
cambiato posizione, sporgendosi un po’ troppo verso di me, e
in quel preciso istante mi sono sentita avvampare e il mio corpo si
è irrigidito.
Ci stava provando di nuovo. Ne sono certa.
O è di nuovo stato frutto della mia immaginazione?
E poi perché la mia mente dovrebbe immaginare Kai sul punto
di baciarmi?
Quando ho iniziato ad avere questi pensieri?
È una cosa orribile?
Kai Hiwatari?
No.
Assolutamente, categoricamente…NO!
Anche se una parte di me è felice di essere scappata,
ciò che mi preoccupa è che un’altra
parte sia, per così dire, dispiaciuta di non essere rimasta
lì.
Ma che mi prende?
Mi vergogno di me stessa, a tal punto da sentire le guance arrossire.
È ridicolo.
È assurdo.
Basta Anya, dormi! Hai già molti pensieri per colpa dei
quali non riuscirai a dormire, l’esame di domani, ad esempio.
Non sovraccaricare il peso, aggiungendo questi assurdi pensieri.
Tuttavia, è inutile. Mi giro e rigiro su questo letto
convulsamente, col rischio anche di svegliare Hope.
Non so quanto tempo sia passato, so solo che non sono riuscita a
chiudere occhio e la mia preoccupazione non è
più, magicamente, l’esame…
Tanto vale ormai…
Beh…
Sono sicura che mi pentirò di ciò che sto per
fare.
***
Sono disteso, in posizione supina, con gli occhi fissi sul soffitto.
Se prima avevo sonno, adesso non ne ho più. Neanche un
po’.
Passano i secondi, i minuti, ma i miei occhi sono sempre fissi sullo
stesso punto.
Poi però, qualcosa mi costringe a distogliere lo sguardo e
puntarlo alla porta.
Sbaglio o qualcuno ha bussato?
Ne sono sicuro. Ho sentito un picchiettio provenire da quella
direzione. Ne sono così sicuro che decido di alzarmi e
lentamente dirigermi alla porta. Forse me lo sono solo immaginato, ma
quando abbasso la maniglia e apro la porta, ogni dubbio scompare.
Qualcuno aveva davvero bussato e quel qualcuno è proprio
Anya Sarizawa.
Mi ci vuole qualche secondo prima di riuscire a dire qualcosa, ma
è lei a precedermi e… con una proposta che mi
lascia alquanto interdetto.
“Posso entrare?” chiede in tono timido, quasi si
vergognasse.
Mi scosto leggermente, quanto basta a far passare l’esile
figura di Anya, che una volta dentro, si ferma al centro della stanza
con le mani affondate nelle tasche della mia felpa.
Ammetto di essere confuso. Non so se per colpa del sonno, della cena
poco abbondante o perché la mia mente e alcune parti del mio
corpo stanno andando oltre ogni immaginazione.
Calmati, Kai.
“Ti ho svegliato?”.
Beh, in realtà ero sveglio. Adesso sono più che
sveglio. Beh, è un po’ tutto sveglio…
“No…cioè…ero ancora sveglio
in realtà” confesso, grattandomi la nuca in modo
impacciato.
“Ecco, scusami ma volevo solo dirti che domani
dovrò uscire presto per aprire la caffetteria al posto di
Dana e che quindi…beh…dovrai pensare tu a portare
Hope all’asilo”.
Dopo aver ascoltato il motivo per cui è venuta fin qui, beh,
ammetto di sentirmi ancora più confuso e credo sia palese
dal mio sguardo.
“Perfetto! Scusami ancora per il disturbo… ti
lascio dormire, buonanotte!” saluta in fretta, apprestandosi
a raggiungere la porta. Ma…
“Aspetta un attimo… Tutto qui?”. La mia
voce, fredda e tagliente, irrompe nel silenzio, lasciandola spiazzata,
talmente tanto da essere costretta a bloccarsi sul ciglio della porta.
“Cosa vuoi dire?” chiede, fingendo di non afferrare.
Io davvero non capisco. Sono sempre più confuso. I
suoi atteggiamenti iniziano a confondermi sul serio.
“Sei venuta qui, nella mia stanza, nel cuore della notte,
solo per dirmi…questo?”.
Le mie parole, scandite una per una, la mettono a disagio.
“Beh sì…”.
Ha di nuovo quello sguardo timoroso, ma è diverso.
I miei occhi stanno indagando a fondo. Vogliono scrutare ogni sua
mossa, per capire la verità.
Sono sicuro che non sei venuta fin qui solo per dirmi questo, Sarizawa.
E te lo dimostrerò.
I’m
a flame
“Potevi aspettare domani per dirmelo” gli
faccio notare, avanzando di un passo verso di lei.
You’re
a fire
“Beh, sì, ma dato che sarei andata via presto e
non ci saremmo visti, ho pensato di dirtelo direttamente”.
Bugiarda.
I’m
the dark in need of light
Avanzo di un altro passo.
“Avresti potuto telefonarmi…”.
Lei indietreggia. “O mandarmi un messaggio”.
Di nuovo avanzo e lei indietreggia, finché la sua schiena
arriva a toccare la parete.
“E’ vero, hai ragione…io…
avrei potuto mandarti un messaggio…
o….telefonarti” confessa colpevole.
Come pensavo…
“Dunque, perché sei venuta nella mia
stanza?”. E nel porgerle questa domanda, metto una mano sulla
parete e inclino la testa, quanto basta ad arrivare a pochi centimetri
dal suo viso.
Mi osserva in modo strano.
La mia vicinanza le ha mozzato il respiro, le è divenuto
più corto, lo noto anche dagli impercettibili movimenti del
suo petto sotto la felpa.
Credo di poter osare un po’ di più ora.
Premo di più la mano sulla parete, mentre con
l’altra sfioro un lembo di pelle della sua gamba, sotto la
felpa e questo gesto basta a farla trasalire.
When
we touch, you inspire
Feel
the change in me tonight
Dal modo in cui mi guarda, beh, sembra mi stia chiedendo di
più.
Basta.
Ormai è chiaro ciò che sta per succedere.
So take me up, take me higher
There’s a world not
far from here
Accorcio sempre di più le distanze tra i nostri visi, fino
quanto il mio naso sfiora il suo.
Lei chiude gli occhi e così faccio anch’io,
lasciandomi trasportare solo dalle sensazioni del mio corpo.
Sembra quasi che il tempo si sia fermato.
Ci siamo solo io e lei, in piedi, avvolti dalla penombra di questa
stanza.
We
can dance in desire
Or
we can burn in love tonight
Avverto il calore del suo corpo e del suo respiro e non so
perché io stia perdendo tempo.
Non ho mai indugiato così tanto.
Di solito non amo farlo così.
Ma ammetto che non mi sta dispiacendo. Anzi, ogni secondo accresce di
più il mio desiderio.
Vorrei che fosse lei a fare la prima mossa, a catturare avidamente le
mie labbra, ma ho la netta sensazione che non lo farà.
Our
hearts alive, firestones
And
when they strike, we feel the love
Sta a me fare il passo successivo e decido di farlo accarezzandole una
calda guancia e quando alza il collo, ne sfioro la superficie con le
labbra, una, due e tre volte, dolcemente.
Senza rendermene conto le ho abbassato la zip e fatto scivolare a terra
la felpa, lasciandola soltanto in intimo.
Sparks
will fly, they ignite our bones
But
when they strike, we light up the world
Abbandono il suo collo, per soffermarmi a fissarla un attimo, dalla
testa alle caviglie e poi, quasi in automatico, tolgo in un rapido
gesto la mia maglietta, abbandonandola alla rinfusa sul pavimento.
Iniziamo a fissarci intensamente, senza dire niente.
Ma non servono le parole.
I’m
from X, you´re from Y
Perfect
strangers in the night
Here
we are, come together
To
the world we´ll testify
Il modo in cui lei mi guarda mi ha già comunicato tutto.
E senza perdere altro tempo, prendo il suo viso tra le mani e unisco
rapidamente le mie labbra alle sue, dando inizio a una serie di baci
che piano piano si approfondiscono sempre di più. Il mio
corpo ha intrappolato quello suo, premendolo contro questa parete, e le
mie mani percorrono desiderose ogni centimetro della sua pelle.
Non so spiegarlo bene, ma è come se avessi desiderato questo
momento da tutta la serata.
Le mie mani si fermano sui suoi fianchi e senza staccarmi dalle sue
labbra, la conduco sul letto, dove la faccio sdraiare lentamente sotto
di me.
Una voce nella mia testa mi dice che forse tutto questo non dovrebbe
succedere.
Che forse avrà delle strane conseguenze.
Ma decido comunque di ignorarla.
Non voglio fermarmi.
Proprio non voglio.
Ciao a tuttiiii!
Eccomi ritornata
con un capitolo scoppiettante XD
Vi aspettavate una
cosa simile??
Quello che molti di
noi stavano aspettando è successo!
Le circostanze
hanno voluto (sì, le circostanze molto casuali) che Anya
rimanesse a dormire a villa Hiwatari XD e ho trovato la scusa per farli
incontrare e coff coff XDD
Questo capitolo
è stato partorito dopo molte settimane e anche se
l’ho scritto da poco, la mia mente ci rimuginava spesso e
cercava di capire come renderlo decente.
Non sono brava a
descrivere certe scene e così lascio alla vostra
immaginazione ciò che stanno facendo XDDD
Spero di non aver
deluso le vostre aspettative. Purtroppo trascrivere ciò che
avevo in mente è stato molto difficile, talmente tanto che
ho dovuto riscriverlo più volte. Questa è la
versione che reputo più decente.
E quindi vi lascio
così, con questa scena e col un grande quesito amletico:
domani, questi due, come faranno l’esame? XDD non hanno
dormito per niente!
Le frasi in inglese
che trovate lì in mezzo sono prese dalla canzone
Firestone di Kygo e Conrad Sewell. Vi suggerisco di ascoltarla per
capire un po’ l’atmosfera che si respirava in
quella stanza XD
Bene, vi ringrazio
come sempre per essere giunti fin qui. Fatemi sapere cosa ne pensare,
se vi va.
D’ora in
poi le cose in questa storia inizieranno a prendere una strana piega.
Grazie ai lettori,
recensori e tutti.
A presto!
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Capitolo 56 *** Il giorno dell'esame ***
Ho perso il controllo del mio corpo. I miei piedi si muovono all’impazzata, uno dopo l’altro, e le mie mani cercano di aprire un varco per permettermi di attraversare una folla di studenti.
Sono le 10.54.
È tardi.
Anzi, è tardissimo.
In un rapido gesto apro la porta che conduce ai piani superiori di questa scuola, che un tempo frequentavo giornalmente, e trattenendo il respiro, salto da un gradino all’altro sino al terzo piano, dove si terrà l’esame finale.
Percorro il lungo corridoio correndo, rallentando in prossimità di ogni porta per verificare se sia quella giusta.
L’aula corretta dovrebbe essere in fondo al corridoio: l’aula C-8.
***
L’ultimo candidato presente, dopo i controlli dei documenti da parte del presidente di commissione, prende posto a sedere, in un banco nella fila parallela alla mia. Non mi aspettavo di vedere tanta gente provare questo esame, soprattutto persone di ogni età. Il più anziano credo abbia 56 anni.
Non è un po’ tardi per diplomarsi?
Ad ogni modo, la cosa che mi preoccupa è che Anya non sia ancora arrivata. Osservo il presidente di commissione controllare con aria seria il suo orologio al polso e, istintivamente, anch’io punto gli occhi sul mio e scopro, amaramente, che mancano meno di due minuti all’inizio del test.
Cavoli, Sarizawa, dove sei?, penso tra me e me osservando un banco rimasto vuoto.
Perchè stamattina sei sparita?
Il presidente si alza dalla sua sedia, scambia qualche commento a bassa voce con i suoi colleghi e avanza lentamente in direzione della porta, suppongo per chiuderla.
E di nuovo, punto gli occhi accigliati sul quadrante del mio orologio.
Non può essere davvero così stupida da non presentarsi…
***
Manca poco.
Pochissimi passi e raggiungerò la mia destinazione:l’aula C.8 che, ommioddio, un tizio sta per chiudere!
“Aspetti!!!” urlo all’improvviso, non appena vedo la porta in procinto di chiudersi quasi di fronte alla mia faccia. “Mi dispiace, non ho fatto in tempo prima. Ho corso più veloce che potevo, il lavoro…la…la…”. Non ho più fiato, non riesco a parlare, mi fa male il fianco destro ad ogni respiro.
“E’ fortunata, mancano 30 secondi, si sbrighi a mostrare i documenti!” asserisce serio e impassibile, invitandomi ad entrare.
Uff, meno male, ce l’ho fatta per un pelo. Non ricordavo fossero così indulgenti in questa scuola.
Avanzo verso una cattedra dietro cui sono seduti dei professori e mostro i miei documenti. Dopo una manciata di secondi, mi consegnano una penna e dei fogli e mi invitano ad accomodarmi in terza fila, nell’unico banco vuoto.
Solo quando mi giro mi rendo conto di quante persone ci siano, ma solo una di queste mi salta subito all’occhio, seduta proprio in quarta fila, in un banco posizionato trasversalmente al mio. Distolgo subito lo sguardo altrove e lo tengo di proposito fisso sul banco che mi appresto a raggiungere.
Non ho il coraggio di guardarlo, non dopo ciò che è successo stanotte.
Solo quando mi siedo e il presidente ci comunica il via di inizio al test mi ricordo perché mi trovo qui: ho un esame da sostenere.
Mio dio, ma io non mi ricordo niente!
Gli altri candidati intorno a me scrivono già qualcosa e io, nonostante continui a tenere fissi gli occhi sulla prima domanda, non riesco a leggerla.
Mi sento lo sguardo penetrante di Kai addosso, e pesa, pesa tanto.
Ho l’ansia…
***
Contro ogni mia aspettativa, Sarizawa è riuscita ad arrivare in tempo. Mancavano pochi secondi. Davvero sorprendente, lo ammetto.
Meno sorprendente è stato, invece, il fatto che mi abbia ignorato. Il suo sguardo sfuggente era alquanto prevedibile.
Il test è iniziato da circa cinque minuti e, non so il perchè, invece di cominciare, fisso pensieroso la sua schiena. Nemmeno lei ha iniziato a scrivere…
Ci sono dei pensieri che mi tormentano da stamattina: il fatto che sia venuta nella mia stanza, quello che è successo subito dopo, il non averla trovata stamattina al mio risveglio…Ho persino chiesto a Reina, quando sono sceso in cucina, se l’avesse vista uscire. Ma niente…
Basta, Kai.
Lascia perdere questi pensieri, per qualche ora, e fai questo benedetto esame, ma soprattutto superalo, o non avrai accesso a nemmeno un decimo dell’eredità del vecchio!
***
Sto procedendo molto lentamente a differenza dei miei vicini di banco, che sembrano essere già arrivati ai quesiti della terza pagina. Il fatto di essere ancora alla terza domanda da più di dieci minuti mi scoraggia e non poco.
Non so se sia dovuto al fatto di non avere studiato abbastanza, all’aver dormito poco ed essermi svegliata presto, a quello che è successo…mio dio.
Stringo con forza la penna, chiudendo gli occhi, nel vano tentativo di cancellare dalla mia mente alcune immagini e scene tratte dalla notte scorsa.
Quando stamattina ho aperto gli occhi e mi sono resa conto di dove ero, ovvero nella camera da letto di Kai Hiwatari, ho represso dentro di me un grido di disperazione. E’ stato difficile e se ho mantenuto la calma è stato solo perché non volevo che si svegliasse. Dormiva beatamente seminudo nell’altra parte, a pancia in giù, a pochi centimetri dal mio volto.
Cavolo, se si fosse svegliato sarebbe stata la fine.
Così ho stretto i denti e ho provato ad alzarmi senza emettere il benché minimo rumore. C’è stato un momento, ahimé, dove si è mosso. Mi sono ritrovata immobile, al centro della stanza a fissarlo impaurita. Ma fortunatamente si era solo girato dall’altra parte, tornando a dormire.
Dopodiché sono fuggita indisturbata da villa Hiwatari.
E per tutto il tragitto, fino in caffetteria, mi sono data mentalmente della stupida per la grande sciocchezza che avevo fatto.
E mi sto dando della stupida anche adesso, sia per quello che ho fatto con lui, sia per non riuscire a svolgere questo test.
Ma chi me l’ha fatto fare?
“Mancano quindici minuti alla fine della prova” annuncia il professore a gran voce.
Cooooosa?!?
Quindici minuti? Ho capito bene?
Al suono di queste parole, tutti intorno a me iniziano a girare le pagine e controllare le loro risposte, mentre io rimango immobilizzata a fissare un punto vuoto sul mio banco. Ho risposto alla maggior parte delle domande, ma me ne restano dieci da svolgere e non avrò il tempo di rivedere alcune delle risposte di cui non mi sento sicura.
Oh santo cielo, non ho saputo gestire il tempo a disposizione, eppure sembrava bastarmi.
Basta perdersi d’animo, Anya.
Fai un bel respiro profondo e cerca di risolvere più quesiti che puoi, comunque vada, avrai fatto del tuo meglio.
Ma lo sconforto prende il sopravvento nel momento in cui mi rendo conto che alcuni dei candidati si alzano con in mano il loro compito già finito! Ma come hanno fatto??
Ed entro ancor più nel panico quando noto Ka Hiwatari consegnare il suo foglio alla commissione ed uscire dall’aula riservandomi un'occhiata di sbieco.
Non posso crederci! Ha finito prima di me? Come ci è riuscito?
Non può essere…
Sono solo io la capra qui dentro?
Beh, in realtà c’è ancora qualche povero disgraziato che come me cerca di rispondere alle ultime domande.
Non mi resta che tentare il tutto per tutto…
Il tempo è scaduto, come ha appena annunciato ufficialmente il professore.
Con sguardo afflitto mi alzo e consegno il test, imitata da tutti gli altri. Una volta uscita dall’aula, mi osservo intorno, per controllare se vi sia traccia di Kai nei paraggi del corridoio.
No.
Nessuna traccia.
Via libera.
Sistemo meglio la tracolla in spalla e ripercorro a ritroso il percorso verso l’uscita di questo edificio infernale. E quando raggiungo l’atrio, ahimè, vedo Kai seduto su una panchina.
Pensavo fosse andato via. Lo speravo. Davvero tanto!
Immagino lo abbia fatto per aspettarmi.
Per andare via devo necessariamente passargli davanti, e per quanto tentata sia di ignorarlo e fare finta di non vederlo, so che non posso farlo e che questo complicherebbe ancora di più le cose.
E’ impossibile sfuggire a Kai Hiwatari.
Sarebbe come sfuggire alla morte.
Prima o poi dovrò incontrarlo.
Non posso evitarlo per sempre, purtroppo!
E va bene, Anya, comportati naturalmente, come se nulla fosse successo. Comportati come farebbe lui.
Sii Hiwatari.
Esatto Anya.
Agisci come farebbe lui.
Non dando la minima importanza a ciò che è successo.
So che si comporterà in questo modo, non dirà nulla sull’argomento, dando per scontato che sarò io a iniziare il discorso e pretendere delle spiegazioni.
Beh, stavolta non sarà così.
Sistemo di nuovo la borsa in spalla, prendo un profondo respiro e mi avvicino.
***
Sono riuscito a finire prima del tempo. Ho risposto a tutte le domande, seppur in alcune abbia scritto poco o cose di cui non sono poi tanto sicuro.
Non importa.
Non voglio il massimo dei voti.
Non è mai stato questo il mio obiettivo.
Voglio solo ottenere questo diploma, anche col punteggio minimo.
Avrei dovuto rivedere le risposte, ma una volta finito ho desiderato soltanto di uscire da quell’aula. Così ho consegnato e mi sono messo qui su questa panchina a fumare e controllare i messaggi ricevuti.
“Ciao…” sento dire da una voce alle mie spalle.
Ha finito anche lei, finalmente.
Non mi aspettavo venisse a salutarmi, in realtà. Mi chiedo come mai non sia uscita dal retro non appena mi ha visto.
“Ciao…” replico, alzando lo sguardo verso di lei.
Silenzio.
Ecco che mi stanno tornando in mente i pensieri di prima e ciò mi porta a distogliere lo sguardo per primo e fingo di fissare altrove.
“Ehm… Hai finito prima, wow” esordisce quasi sforzandosi di aprire una conversazione. “Io mi sono presa tutto il tempo e non sono riuscita…insomma…a rispondere a tutti i quesiti, spero di passarlo” conclude poi, fissando un punto del prato.
“Beh io ho risposto a tutto, ma non sono sicuro che sia tutto corretto” spiego brevemente.
E di nuovo il silenzio e sguardi persi nel vuoto.
Non credevo sarebbe stato così imbarazzante…
Cosa dovremmo fare? Chiarire? Chiarire cosa sia successo stanotte?
Beh, lo sappiamo entrambi cos’è successo.
Forse dovremmo capire perché è successo? O cosa abbia signif…
“Adesso devo tornare al lavoro, ciao!”.
Ma prima che questo pensiero possa prendere forma nella mia testa, lei se ne va, congedandosi con questa frase e questo “ciao” che risuona nella mia mente in modo strano.
Ma ciò che mi stranisce di più è stato il suo atteggiamento apparentemente distaccato. Come se non fosse successo niente.
Solo io sto pensando a quello che abbiamo fatto?
Insomma, non è da lei.
Come non è da me pensare e ripensare al fatto di essere andato a letto con una ragazza.
Il problema è che lei non è una ragazza.
Cioè, sì, è ovviamente una ragazza, ma non una qualsiasi.
E’ la madre di mia figlia.
Dannazione…
“E dunque aumentando il profitto di alcuni immobili, possiamo beneficiare del…”.
E’ pomeriggio e sono immerso in una delle solite stressanti e noiose riunioni. Per quanto io mi stia sforzando di seguire il discorso di questo dipendente, non riesco proprio a seguirne il filo logico. Sempre che ci sia!
Di che diavolo sta parlando?
Avrei dovuto annullare questa riunione.
Ho già sprecato tutte le mie energie stamattina svolgendo quell’assurdo esame. Per non parlare del fatto che ho dormito circa tre ore stanotte. Ammetto che è stata una nottata intensa.
“Dunque, cosa ne pensa signor Hiwatari?” mi viene chiesto all’improvviso, mentre sono distratto da pensieri che esulano completamente dall’argomento della riunione.
Tutti mi osservano in attesa di una risposta.
Cosa ne penso?
beh..
Non ho voglia di parlare, come non ho voglia di stare qui.
“Che ho bisogno di un caffè!” asserisco con nonchalance, alzandomi e uscendo dalla sala riunioni, sotto lo sguardo costernato dei presenti.
Ho davvero bisogno di un caffè…
***
“Ecco a voi il vostro caffè!”.
Adagio delicatamente le due tazzine sul tavolo e una volta di ritorno al bancone, i miei occhi puntano casualmente verso le vetrine e scorgono, oltre le ampie finestre, una pericolosa figura umana in avvicinamento.
Sta per entrare qui dentro.
Oh no…
Non voglio vederlo.
Devo nascondermi!
In due o tre rapidi balzi, raggiungo la cucina e convinco Dana ad aiutarmi, nonostante lo sguardo seccato che mi sta riservando.
“Ti prego, va’ là e se ti chiede di me, dici che non mi hai vista, che sono andata via, non so, inventa qualcosa!” la supplico disperata.
“Si può sapere perchè?”.
“Non c’è tempo per spiegare!".
“Mio dio, con te ne succede una ogni giorno…” mormora acidamente, uscendo dalla cucina.
****
Non so il perché io abbia deciso di venire qui.
Volevo un caffè, è vero, ma avrei potuto benissimo prenderlo in una di quelle scadenti macchinette dell’azienda, o in un bar molto più vicino.
Invece, mi sono messo in macchina e, guidato da non so cosa, mi sono ritrovato qui di fronte a questa caffetteria.
Apro la porta principale, provocando quel fastidioso tintinnio che non ti fa mai passare inosservato e mentre raggiungo il bancone mi osservo in giro, alla ricerca di Sarizawa, anche se di lei non sembra esserci traccia. C’è solo quella burbera cameriera che mi osserva in modo minaccioso.
“Vuole ordinare?”.
E che ogni santa volta fa finta di non riconoscermi.
“Puoi chiamarmi Anya?”. Vado dritto al punto senza perdermi in troppi convenevoli, cosa che sembra infastidirla alquanto.
“Sei qui per ordinare il piatto forte di questo bar, ma mi dispiace, Anya non c’è!” conclude acida, iniziando a lucidare il bancone.
Ti sembro stupido forse? Ma decido di tenere per me questo commento.
“E dov’è?” domando seccato, fissando sospettoso verso la cucina.
“Non lo so, è dovuta andare via qualche ora fa, aveva delle cose da sbrigare, non so quando tornerà!” spiega in modo molto vago, facendo spallucce con aria innocente.
Fin troppo innocente.
Non lo so, non mi convince e il mio sguardo glielo sta comunicando.
I miei occhi si muovono insospettiti prima su di lei, poi sulla tendina che separa la cucina dal resto della sala, e di nuovo su di lei e poi ancora su quella tenda.
“Allora, vuoi ordinare qualcosa o no?” chiede con impazienza.
“No…” rispondo infine, con una nota risentita nel tono di voce, voltandole le spalle per andarmene con l’amara consapevolezza che sarebbe stato meglio bere quell’orribile caffè dell’ufficio e ritornare a quella noiosa riunione.
****
“Pericolo scampato!” mi avvisa Dana, avvicinandosi alla sottoscritta che se ne rimane ancora nascosta in un angolo della cucina, dietro il frigorifero.
Al suono di queste parole, tiro un respiro di sollievo, anche se ciò non mi aiuta a sentirmi più leggera.
“Perché ti nascondi da lui?” domanda quasi divertita. “Cos’è successo?”.
“E’ successo ciò che non doveva succedere…”.
Più tardi nel pomeriggio vado a prendere Hope a scuola e insieme ci accingiamo a raggiungere casa.
Durante la serata ricevo una email che mi avvisa di aver superato l’esame con 66 su 100. Un voto alquanto deprimente, lo so, ma che comunque segna una minima vittoria. Ho avvisato tutti e hanno iniziato a mandarmi complimenti e congratulazioni via messaggi e telefonate sia Hilary, Yuri e Boris, che i miei genitori. Loro erano davvero contenti, tuttavia ho evitato di rivelare il voto esatto. Diciamo che sanno che ho preso 90, non avrei sopportato i commenti di mio padre a riguardo.
Quando si fanno le undici e la stanchezza prende il sopravvento, mi alzo dal divano, metto Hope a letto e mi dirigo in camera mia per godermi un po’ di meritato riposo.
Oggi è stata una giornata intensa.
Ma non ho il tempo di alzare le coperte, perchè uno strano rumore mi prende alla sprovvista.
Sbaglio o hanno suonato alla porta?
A quest’ora?
Indosso di nuovo la vestaglia e mi avvio a controllare se vi è qualcuno alla porta e, quando il mio occhio guarda attraverso lo spioncino, rimango impietrita.
E’ Kai.
“Chi è?” domando quasi stupidamente mordendomi la lingua.
“Sono io, apri la porta!” asserisce con voce seria e penetrante.
“Ma Kai, è tardi…”. Cerco di avanzare una scusa plausibile, anche se non serve a molto.
Io non voglio parlare con lui. Non adesso. Non a quest’ora.
Che palle…
***
Ero in un bar a bere una birra con Boris, quando all’improvviso non lo so, ho avuto una strana sensazione. Mi sono alzato mollandolo lì da solo, ho preso la macchina e sono venuto qui a casa di Anya.
Ho pensato: è da tutto il giorno che mi sfugge, non può fuggire se la trovo in casa.
“Puoi aprire? Devo dirti una cosa…” tento invano di convincerla.
E non capisco nemmeno io perché lo stia facendo. Non è da me pregare le persone.
Alla fine cede e la porta si apre.
“Cosa vuoi a quest’ora?” chiede seccata mentre avanzo per entrare, nonostante lei non sembri molto incline a ricevermi.
“Sbaglio o mi stai evitando?” domando secco e conciso, fissandola dritta negli occhi.
“Io? evitando? No…” mente, fingendo di non capire.
“Credi che non sappia che oggi eri nascosta in cucina?” le faccio notare col tono di chi la sa lunga.
“Ti sbagli” mente ancora una volta, lasciando trapelare un certo nervosismo.
Ma il modo in cui la fisso fa crollare ogni suo tentativo di costruire un muro di difesa. “E va bene…forse sì, ti stavo evitando!” ammette colpevole, sospirando.
“Posso sapere il perché?" domando, forse ingenuamente.
Il suo sguardo quasi non crede alla mia domanda.
“Davvero, Kai? Vuoi davvero che te lo spieghi?”.
“E’ per ciò che è successo l’altra sera?”.
“Sì, ascolta Kai, io…io, insomma, è stato un errore!” sbotta all’improvviso, come se queste parole le avesse trattenute per troppo tempo. “Un terribile errore!” ci tiene a precisare.
E’ stato addirittura così terribile?
“Io non volevo che succedesse!”. Ma prima che io possa parlare è lei a mettere le mani avanti. “Sì, ok. Lo so, sono venuta io nella tua stanza! Se sono venuta con l’intenzione di fare quello? Non lo so! So solo che io, beh, ero lì, e tu eri lì e…grrr!”. Porta le mani alla testa con fare disperato, mentre io rimango lì in piedi a fissarla perplesso.“Non dici niente? In fondo sei tu che sei venuto per ‘parlare’” mi ricorda, mettendo tra virgolette l’ultima parola.
E’ vero, sono venuto qui per “parlare”, ma in realtà non sapevo cosa dire con precisione. Ho aspettato che facesse tutto lei, come al solito.
“Ascolta, voglio che facciamo finta che non sia successo. Davvero! Io non so come giustificare quello che abbiamo fatto. So solo che era da troppo tempo che io… Beh, gli ormoni, la tensione, non lo so! So solo che non doveva succedere e basta! Non voglio che si crei imbarazzo tra di noi. Abbiamo una figlia e dobbiamo agire in modo sensato e provare ad andare d’accordo per lei. Quindi, beh…possiamo fare finta che non sia successo niente?” propone infine, giungendo le mani in segno di supplica.
Me ne sono stato in silenzio tutto il tempo a fissarla e a cercare di seguire il filo logico del suo discorso. Ho pesato ogni singola parola e credo di essere giunto alla risposta che stavo cercando.
“Quindi volevi solo…scopare?” domando serio e pungente, con una nota leggermente infastidita, quasi come se la cosa mi disgustasse.
E queste parole la lasciano un po’ spiazzata, quasi come se per la prima volta la verità le fosse stata sbattuta in faccia.
“Io…ecco…probabilmente sì…” ammette in un fil di voce, quasi come se se ne vergognasse.
Ecco, era quello che volevo sapere.
Non sono sicuro se era ciò che volevo sentirmi dire, ma…non ha importanza.
“Ok, va bene” dichiaro in tono calmo, “Volevo solo sapere se anche per te era stata solo una scopata fine a se stessa, per non creare fraintendimenti!” spiego come se fosse una cosa ovvia.
“Sì…è stata solo una cosa fine a se stessa” ripete lei.
Cala il silenzio.
I nostri sguardi vagano in punti indefiniti dello spazio e quando il silenzio inizia a farsi pesante, decido che è ora di andare via.
“Dato che abbiamo chiarito, io vado…” annuncio, mettendo prima un piede e poi l’altro fuori dalla porta. E lo faccio lentamente, quasi come se ci fosse qualcosa a trattenermi.
“Buonanotte!” saluta infine lei, chiudendo altrettanto lentamente la porta.
Non so, ma ho come l’impressione che non sia stato detto tutto, che ci siano delle parole e delle questioni lasciate in sospeso.
E’ una strana sensazione.
Credevo che venendo qui per chiarire si sarebbe risolto tutto.
Ma ho l’impressione che si siano solo complicate…
Holaaaa mi gente!
Ciao a tutti e ben ritrovati in questo capitolo partorito dopo mesi e mesi di agonia. Scusate ma ho avuto un blocco e ne ho sofferto parecchio, perchè il capitolo era nella mia testa ma non sapevo come scriverlo.
Ci sono riuscita infine, non so se bene o male. Mi sento un po’ arrugginita.
Il capitolo poi non era facile da scrivere, spero abbia un senso.
Lascio a voi i commenti, fatemi sapere. Non mi dilungo nelle spiegazioni, il capitolo penso (e spero) parli da sé. Cosa ne pensate di questo “chiarimento?”.
Ringrazio come sempre chi ancora mi segue!
Un abbraccio a tutti e alla prossima!
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Capitolo 57 *** Serata al sapore di vodka ***
“Continui a fissare quel bicchiere come se aspettassi che vi apparisse qualcuno da un momento all’altro”. E’ Boris a riportarmi alla realtà, con la sua solita ironia irritante. “Ed il fatto che sia ancora pieno è segno che qualcuno è troppo pensieroso per bere stasera…” aggiunge in tono saccente.
“Non fare l’Ivanov della situazione” puntualizzo irritato.
In genere, è Yuri che psicanalizza le persone.
“Yuri è troppo impegnato a psicanalizzare i pannolini dei suoi marmocchi ultimamente” commenta con fare schifato, riuscendo a far disgustare persino me. E per cancellare dalla mia mente l’immagine di Yuri che cambia dei pannolini, beh, decido di bere, in un sol sorso, il primo bicchiere di vodka liscia della serata.
“Sì, sei decisamente troppo pensieroso” ci tiene a precisare ancora una volta, osservando perplesso il mio modo di rigirare il bicchiere vuoto tra le mani. “A cosa pensi? O… a chi…pensi?” domanda in tono investigativo, mentre riempie di vodka i nostri bicchieri, quasi fosse un barista che fa bere i suoi clienti per invogliarli a parlare.
E sì, abbiamo ordinato una bottiglia di vodka intera, di cui Boris ha già dimezzato da solo il suo contenuto.
“ Non sto pensando proprio a nessuno” mi limito a dire scocciato, “ e a niente…” ci tengo a precisare, per rispondere anche alla prima delle due domande.
“Ma lo capisco sai, insomma…hai il peso di un’azienda alle spalle, di un divorzio, a proposito, Eva si è fatta più sentire? Per non parlare del fatto che hai una figlia e…”.
Boris, con questo suo inutile discorso, inizia a farmi ricordare il perché io abbia sempre preferito Yuri a lui: Yuri sa farmi riflettere, non sa farmi incazzare.
“Vuoi darci un taglio!” asserisco alterato, strappandogli la bottiglia dalle mani, per riempirmi il bicchiere: adesso sì che ho voglia di bere. Grazie a lui adesso ricordo ogni singola cosa che opprime la mia vita da qualche tempo a questa parte.
“Anya!” esclama improvvisamente.
Ecco, ci mancava che menzionasse l’ultimo tassello per completare il puzzle.
“Ti ho detto di darci un taglio!” gli rimprovero, intimandogli con lo sguardo di smetterla di ricordarmi tutti i problemi della mia esistenza.
“No, voglio dire che c’è Anya” mi spiega, indicando la direzione in cui guardare.
Che cosa vuol dire che c’è Anya?, penso ad alta voce, senza rendermene conto, mentre lo osservo interrogativo.
“Proprio lì” e il suo dito punta ancora nella stessa direzione.
Il problema è che i miei occhi non vogliono seguire la traiettoria verso cui quell’indice sta puntando.
Mi sta prendendo in giro, ne sono sicuro. Non può esserci veramente Anya alle mie spalle.
***
“Non pensavo che il locale fosse così pieno”.
In effetti, c’è troppa gente per essere un martedì qualunque.
“Vado a chiedere se c’è un tavolo libero, aspetta qui!”.
“Ok” rispondo tranquillamente, osservandomi in giro. Tuttavia la mia tranquillità termina nel momento in cui i miei occhi scorgono una mano che si agita in mia direzione.
Boris??!!
Che diavolo ci fa qui?
Vorrei tanto fare finta di non averlo visto, ma…
“Che ci fai qui?”
Alla fine decido di avvicinarmi al suo tavolo.
“Siamo qui a farci un drink”.
Siamo?
Spostando lo sguardo alla mia destra riconosco una figura che non avevo notato.
Wow.
Kai Hiwatari.
Che sorpresa.
Che gran gioia…
La mia faccia credo gli abbia rivelato già come io mi senta in questo momento, mentre la sua mi comunica…beh, niente, come al solito. Riesce sempre ad essere impassibile. Wow!
“Ti unisci a noi?” mi propone l’altro, riportandomi alla realtà.
“Ehm, in realtà io…”. Sono super imbarazzata, non so perché io mi stia agitando.
***
Boris non stava affatto scherzando: Anya è veramente qui.
Non so perché io non abbia molta voglia di vederla, non ci parliamo granché da giorni, al massimo qualche parola per prendere o lasciare Hope all’asilo.
Ma stasera era l’ultima persona che avrei voluto vedere, davvero. E cosa fa Boris? La invita pure al nostro tavolo.
“Eccomi, scusami se ti ho fatto aspettare!”. Una strana voce maschile, però, mi costringe a distogliere lo sguardo dal bicchiere. E questo chi è?
***
Ecco, non poteva essere il momento più sbagliato.
“Hai trovato un tavolo?” chiedo speranzosa al nuovo arrivato.
“No, dicono che sono pieni per stasera, se vuoi cambiamo locale, ne conosco uno non molto lontano da qui” mi propone e io sono subito disponibile ad acconsentire, tuttavia…
“Perché non vi unite a noi, guarda caso ci sono due sedie vuote” interviene a sproposito Boris, catturando l’attenzione del mio accompagnatore.
“Li conosci?” mi chiede, difatti, stranito dal fatto che uno sconosciuto ci chieda di unirci al suo tavolo.
“No” rispondo prontamente, ovviamente mentendo.
Non voglio condividere la mia serata con loro, voglio fuggire da questo posto, il prima possibile.
***
Anya fa finta di non conoscerci, fantastico! E’ il mio momento.
“ Non stare ad ascoltarla, io sono Boris Huznestov” mi presento stringendogli la mano e nonostante lo sguardo di Kai mi stia intimando di non farlo… “E lui è Kai Hiwatari” decido di fare io la sua presentazione, beccandomi il suo sguardo più truce.
“Piacere, ma…li conosci davvero?” chiede ad Anya.
“Purtroppo sì” che conferma, non dimenticando di riservarmi uno sguardo assassino, che fa più paura di quello di Kai.
“Prego, accomodatevi, offriamo noi il primo giro!” li invito ancora una volta, mostrando loro la bottiglia di vodka, in realtà, quasi vuota.
A giudicare dalla faccia di Kai, sarà una serata divertente, me lo sento.
Per fortuna paga lui da bere…
***
Non vorrà mica accettare la proposta di Boris, spero.
“Non ti dispiace se ci sediamo con loro?”.
Sta scherzando, spero.
Questo non ha più l’aria di essere un appuntamento.
“Prego, siediti, come hai detto che ti chiami?”. La fastidiosa voce di Boris continua a trivellare le mie orecchie, ma la cosa che mi sconvolge è che, colui con cui pensavo di avere un appuntamento, gli dà corda, insomma, si è limitato a farmi spallucce e si è seduto proprio al tavolo con questi due.
“Mi chiamo Sosuke”.
“Bene, Sosuke, ti piace la vodka? Anya, che fai ancora in piedi, siediti con noi!”.
Senza scompormi più di tanto, ma limitandomi a stringere i pugni lungo i fianchi, decido di accomodarmi anch’io a questo tavolo, trovandomi di fronte, ahimé proprio Kai…
***
Tutto ciò non ha senso. Io ucciderò Boris, stasera, quando ci saranno meno persone che potranno testimoniare il suo assassinio.
Per ora mi limito a fare finta di non essere qui, come penso stia facendo Anya. A giudicare dalla sua faccia sperava che la serata finisse in modo diverso.
Beh, mi dispiace per lei.
“Com’è che vi siete conosciuti?”.
Lo odio.
A questa domanda, Anya si irrigidisce, mentre Sotzuki, o Satsuki, o come diavolo si chiama, cerca la sua complicità per decidere di raccontare il loro incontro.
Wow, non vedo l’ora di ascoltarlo.
Mi sanguinano già le orecchie al solo pensiero.
“Ci siamo conosciuti sui social, beh in realtà Anya ha iniziato a mettere like alle foto e…”.
A queste parole non posso non trattenere un sarcastico wow, che fuoriesce come un soffio dalle mie labbra e che cattura l’attenzione di Anya.
“Hai deciso di ascoltare il mio consiglio!” si pavoneggia Boris, congratulandosi con l’amica.
Un altro altrettanto ironico wow stava per fuoriuscire dalla mia bocca, ma stavolta decido di trattenerlo dentro di me, per non destare inutili sospetti.
Ho bisogno di bere, ma la bottiglia sul tavolo è già vuota.
“Beh sì, ho messo qualche like, ma sei stato tu a scrivermi per primo!” ci tiene a precisare Sarizawa.
Una storia davvero emozionante, chiamo la cameriera per avere un’altra bottiglia e un secchio in cui vomitare.
“E voi come vi conoscete?”.
Possiamo passare direttamente alla parte in cui ci salutiamo e facciamo finta di non esserci mai conosciuti?
“Io ho un’officina meccanica” rivela senza motivo Boris.
“Nessuno te l’ha chiesto!” mormoro acidamente a bassa voce, beccandomi una gomitata.
“Davvero? Wow , guarda caso io ho un problema all’auto. Ti occupi anche di verniciatura per caso?” domanda l’altro, mostrando un interesse che va al di fuori di ogni portata.
Fanno sul serio questi?
Io me ne vado…
***
Non posso credere al fatto che questi due che si conoscono, da quanto? da cinque minuti?, e stiano seriamente chiacchierando di auto e carrozzeria come se fossero amici di vecchia data.
Insomma, e io?
Era il mio appuntamento questo!
E’ vero, l’ho tempestato di like sui social perché volevo la sua attenzione. Beh in realtà non è che volessi veramente la sua attenzione, volevo solo che qualcuno mi distraesse da certi pensieri e problemi.
Il problema è che, adesso, questi pensieri e questi problemi sono seduti di fronte a me a bere vodka.
Mi aspettavo qualsiasi cosa da questa serata, ma non che avrei avuto davanti proprio Kai.
A proposito, se lui è qui…
“Dov’è Hope?”. Decido di rivolgergli la parola per la prima volta questa sera.
“Mi fai sempre la stessa domanda e la risposta è sempre la stessa: è con Reina!” risponde acido e antipatico, come solo lui sa fare.
***
Dato che Mister Sozuke, o come si chiama, la ignora, decide di rivolgermi la parola: sorprendente!
“Dovresti starci tu con Hope, non la cameriera!” sottolinea pungente.
“Cosa cambia?” mi limito a dire con nonchalance, per provocarla.
“Chi è Hope?” interviene la voce fuori campo di coso qui conosciuto sui social. Anya, inizialmente si paralizza, come se non si aspettasse che lui stesse ascoltando.
“Ecco, è mia…beh… nostra…cioè….” mentre balbetta mi fissa in maniera strana, come se cercasse aiuto, ma…in che senso? “E’ il nostro cane!” rivela infine in un sol soffio, lasciandomi perplesso.
Un cane?
“Un cane?” ripete Boris divertito, dando voce al mio pensiero.
E’ impazzita forse?
“Avete un cane?” chiede sorpreso Sotsuki guardando Anya, che a sua volta guarda me.
Abbiamo un cane?
Sul serio, Anya?
“Sì…” inizia a dire, improvvisando e fingendo persino un colpo di tosse. “Abbiamo un cane!” ripete, aggiungendo nulla di nuovo. Il che porta mister curiosone a porre altre domande scomode.
“Non me ne avevi parlato! Che razza è?”.
“Bull dog”.
“Levriero”. Alla voce di Anya si sovrappone quella di Boris, che non fa che complicare le cose.
“E’ un bull dog o un levriero?” domanda confuso, facendo sudare Anya, palesemente agitata dalla situazione.
“E’ un incrocio!” intervengo io, per cercare di salvare l’imbarazzante situazione.
“Wow, un incrocio tra un bull dog e un levriero? Davvero bizzarro!”.
Già, bizzarro è la parola giusta.
“Vorrei vederlo, avete qualche foto?”.
“No, cioè…sì, ma sono nell’altro cellulare che non ho qui, ovviamente!” spiega Anya con un giro di parole assurdo.
“Peccato! Ci tengo a vederlo, ma tornando a noi…”.
Dato che mister Coso è tornato a parlare di auto e motori con Boris, Anya sembra tirare un sospiro di sollievo, cercando di evitare il mio sguardo che sembra comunicarle: sul serio? Un cane?...
***
E’ una delle serate più divertenti che io abbia mai vissuto. Beh, ce ne sono state di più divertenti in realtà, ma questa rientra nella categoria, di sicuro.
Vedere la faccia di Kai, infastidita dalla presenza di questo nuovo amico di Anya, è una goduria. Per non parlare dell’assurda conversazione su un cane di nome Hope avvenuta pochi minuti fa.
Dovrò raccontare tutto a Yuri, quando non sarà impegnato con i pannolini, s’intende.
La serata trascorre piacevolmente, almeno per me e questo tizio. Anya e Kai se ne stanno imbronciati giocando a evitare di incrociare lo sguardo dell’uno con l’altro, ma ecco che uno strano messaggio arrivato ad Anya, dona ulteriori risvolti alla serata…
“Reina mi ha appena scritto che Hope ha la febbre!” dice, rivolgendosi un tantino alterata a colui che le sta di fronte, che con la sua solita aria di sufficienza le risponde “Sì, lo so!”.
“Lo sai?! E non hai ritenuto importante dirmelo??” controbatte un po’ più alterata adesso, giusto quanto basta a far insospettire Sosuke, che assiste al battibecco tra i due alquanto confuso.
“Non me lo hai chiesto! Eri troppo impegnata evidentemente!” asserisce pungente Kai.
“Ma se ti ho chiesto dov’era Hope? Io mi preoccupo per lei, tu evidentemente no, dato che te ne sei uscito a sorseggiare vodka come se non contasse nulla!”. Ops, Anya si è appena alzata rabbiosa. “Devo andare da lei…! Scusami, devo andare, ci sentiamo!” si congeda di fretta, scusandosi col suo accompagnatore trovato sui social, il quale non sa cosa dire, se non un “Ok, tranquilla, se è un’emergenza vai!”.
E, difatti, Anya se ne va senza guardarsi indietro.
Anche Kai, dopo alcuni secondi di esitazione, si alza e se ne va, ma a differenza della nostra amica, decide di farlo senza proferire alcuna parola, come è solito fare.
E io, artefice di questa malefatta, rimango solo insieme a questo perfetto sconosciuto, che oramai non serve più ai miei scopi.
“Sono confuso…” inizia a dire, osservandomi perplesso “Sono molto apprensivi con questo cane!” , esordisce con una risata nervosa, mentre io, soffoco ogni possibile commento riempiendomi la bocca di vodka. Poi, ahimé, la domanda che temevo arriva: “Hope… è veramente un cane?”.
Boom!
Ci sei arrivato, amico.
***
“Si può sapere cos’hai nella testa?”.
“E’ solo un po’ di febbre! La situazione è sotto controllo!” cerco di rassicurarla, nonostante lei sia rossa di rabbia.
“Sotto controllo?” ripete furibonda, trattenendosi dal lanciarmi la borsa, mentre fa cenno a un taxi di fermarsi.
“Ti accompagno io, non c’è bisogno di un taxi”.
“Non voglio andarci con te!”.
“E’ casa mia, ti ricordo!”.
“Non mi interessa, rimani pure qui a bere con i tuoi amichetti!”.
“Il tuo amichetto vorrai dire!”.
“Non doveva andare così la serata!”.
“Oh immagino!” esclamo ironico.
“Non ho tempo da perdere, vado da mia figlia se non ti dispiace!”.
“Adesso la chiami -tua figlia-, fino a poco fa l’hai paragonata a un cane!” le ricordo infastidito. “Seriamente, Anya? Un cane? Sei così disperata?”. E questa parola basta a bloccare la sua mano che stava per aprire la portiera del taxi appena arrivato.
“Come scusa?”.
Hai sentito bene… e non ho intenzione di ripeterlo.
“Cosa vuoi insinuare?” domanda in tono di sfida, avvicinandosi sospettosa.
“Non vuoi dirgli che hai una figlia, non è così?”. Adesso sono io ad avvicinarmi, un po’ più del dovuto, per soffiargli queste parole in faccia, la faccia di chi è stata scoperta.
“Non sono affari tuoi” si limita a dire.
“E’ così, quindi, che fai adesso pur di andare a letto con qualcuno? Fai finta di non avere una figlia?”.
“Questo non è vero, io mi preoccupo per Hope, mi sono sempre occupata di lei, a differenza tua che la lasci nelle mani di un inserviente mentre sta male! Temi che io diventi come te?” colpisce pungente. “Sei tu quello che ha una donna diversa quasi ogni sera…”. Cosa? Ogni sera? Ma per chi mi ha preso? “Sei tu che fai certe cose senza sentimento, ma solo per soddisfare i propri bisogni!”.
“Quindi quella sera a casa mia? Come la vogliamo interpretare?”.
Non so nemmeno io come siamo arrivati a questo discorso.
“Quello è diverso! Ti ho detto che è stato un errore e forse è l’unica volta nella mia vita in cui sono riuscita a mettere da parte i sentimenti, perché è stata solo una cosa fine a se stessa: tu eri lì e io ero lì, e forse ero, non lo so…”.
“In astinenza?” intervengo io ad aiutarla.
“Sì, forse ero in astinenza! Anzi lo ero, contento? Mi dispiace che sia stato tu l’oggetto di questo desiderio, e me ne pento, amaramente, perché tu non sei di certo una persona qualunque trovata sui social…” rivela quasi togliendosi un peso, ma allo stesso tempo assumendo l’espressione di chi si è pentita di aver confessato tutto ciò.
Cosa vuole dire che non sono una persona qualunque…
Non so perchè ma mi sento strano, sto quasi sudando. Sto-sudando e il cuore mi batte in petto come un martello pneumatico, in modo inspiegabile.
Che mi succede.
Deglutisco a secco, provando a stare calmo.
“Voglio dire che tu…sei…il padre di Hope, e abbiamo troppi…troppe…”. Anya fa fatica a trovare le parole giuste. Anche lei sembra agitata e respira in modo strano. “Io…non voglio problemi, Kai… ci siamo avvicinati solo perché abbiamo una figlia e dobbiamo andare d’accordo per lei, voglio solo questo. Nient’altro…”.
Voglio solo questo…nient’altro…
Il taxi suona, ed Anya indietreggia, fissandomi in modo strano, mentre io mi limito a stare immobile, con la mascella serrata osservandola salire sul taxi e andare via.
Solo quando l’auto sparisce dalla mia visuale, chiudo gli occhi e torno a respirare in modo regolare.
Cosa voleva dire?
Ma soprattutto cosa diavolo mi è preso?
Quando Anya ha detto quella frase, sì, insomma, che io non sono una persona qualunque, mi sono sentito strano.
Ho iniziato ad avere palpitazioni e a sudare come se ci fossero ottanta gradi.
Credo sia stata la scadente vodka di questo paese.
Sì, inizia a farmi uno strano effetto…
Ciao a tutti e a tutte!
Eccomi tornata dopo luuuuunghi mesi! Mi dispiace di avervi fatti aspettare così tanto, ma sono sopraggiunge forze superiori che mi hanno impedito di scrivere.
L’ho scritto quasi tutto oggi perché sono stata colpita dall’illuminazione (forse per fuggire dalla realtà).
Spero di aver reso bene le mie idee in questo capitolo, non stato facile. L’idea non era quella delle caldane di Kai XD ma lascio a voi interpretare questa strana sudorazione e palpitazione. Fatemi sapere se ho reso bene anche un po’ tutto. I feedback sono ben accetti, perché ammetto di essere arrugginita.
Grazie ai nuovi recensori e a quelli vecchi, spero di non aver deluso le vostre aspettative.
Un abbraccio
Henya
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Capitolo 58 *** Paranoie adolescenziali ***
Oggi in caffetteria ci sono più clienti del solito ed è strano, perché sono soltanto le dieci del mattino. Mentre corro da un tavolo all’altro per prendere ordinazioni o servire, vengo interrotta dal cellulare, posto nella tasca posteriore del jeans, che continua a vibrare insistentemente da un po’, ma non so come rispondere dato che ho le mani occupate da vassoi e vassoietti.
“Dana! Potresti aiutarmi, devi portare due caf….Dana?”. Ma dov’è finita? Penso tra me e me, guardandomi in giro alla ricerca della mia collega e badando bene, nel frattempo, ad adagiare due caffè sul tavolo senza rovesciarli addosso a queste due signore.
“Dana?”.
Insospettita dalla sua assenza, abbandono la sala e mi avvio in cucina dove, una volta entrata, sono costretta a indietreggiare e nascondermi. Ma quello senza maglietta è Boris? O mio dio…e quella ragazza seduta sulla lavastoviglie che lui sta baciando focosamente è….Dana???
Non può essere!
Chiudo e riapro gli occhi come a non voler credere a ciò sto vedendo.
Dana e Boris? Ma da quand…
“Fai la guardona ora??”
Una voce alle mie spalle mi prende alla sprovvista, facendomi trasalire.
“Kai! Mi hai spaventata!” esclamo a bassa voce, portandomi una mano sul petto.
“Per questo non rispondi al cellulare? Ti eccita guardarli?” chiede quasi divertito.
“No! Stavo lavorando!” spiego facendo un gesto per scansarlo e uscire da questa cucina a luci rosse.
Com’è possibile che quei due si stiano baciando? Cosa mi sono persa? Ma soprattutto cosa vuole Hiwatari?
“Che vuoi?” gli domando infastidita, mentre preparo le prossime ordinazioni.
“Sono qui per scusarmi per ieri sera…” esordisce in tono pacato. E la parola “scusarmi” mi pare talmente strana pronunciata dalla sua bocca che sono costretta a fermarmi per osservarlo di traverso.
“Tu…vuoi…scusarti?” ripeto allibita, talmente tanto da fargli pentire di aver detto quella parola.
“Che c’è di strano?” . Dalle scuse è passato all’autosarcasmo? Deve essere uno scherzo!
“E sentiamo…per cosa vorresti scusarti?”.
Sono proprio curiosa a questo punto.
“Per l’altra sera, per aver rovinato la tua serata con Sosuke” rivela sotto il mio sguardo sempre più perplesso. E sono così sconvolta che non so cosa dire o fare, se non guardarlo in modo sospetto.“So che, insomma, hai bisogno della tua intimità…” , ma cosa sta dicendo?, “...dopo quella sera in cui siamo stati insieme ho capito che fossi in astinenza da tempo e so che mi hai solo usato e, in fondo, mi va bene…” ammette in modo naturale, avvicinandosi. “Quindi, dato che per te quella notte è stata solo una cosa fine a se stessa e che hai messo da parte i sentimenti nel farlo, beh…sappi che se volessi rifarlo…io ci sto…”. Cosa? Ma che vuol dire? “Quando vuoi, sarò disponibile” conclude schietto parandosi di fronte a me e togliendosi in un rapido gesto la maglietta.
“Kai…cosa…siamo in caffetteria, riprendi la tua maglietta!” gli ordino, osservando imbarazzata i clienti in sala che, stranamente, non sembrano notare nulla. Continuano a sorseggiare i loro caffè e a chiaccherare, come se nulla stesse succedendo. “Lasciali perdere” mi consiglia in un caldo sussurro, accarezzandomi la schiena. “Vuoi divertirti o no?” propone in tono seducente mentre mi adagia sul bancone facendo cadere molti bicchieri a terra, che si infrangono in mille pezzi, e la cosa più strana è che i clienti non ne sentono il rumore.
Come diavolo è possibile??
“So che mi desideri” dice lui, iniziando a baciarmi sul collo.
“Kai, non mi sembra il luogo adatto…” gli spiego, provando a spingere le mani sul suo petto per allontanarlo, ma è come un muro di cemento. Dannazione, che diavolo sta succedendo?
“Potresti lasciarti andare come quella sera a casa mia” mi sussurra all’orecchio; e queste parole bastano a farmi rivivere nella testa scene e sensazioni di quella notte, finché a un certo punto tutto inizia a confondersi…un secondo prima siamo in camera sua, sul suo letto e un secondo dopo siamo qui in caffetteria su questo bancone. Le sue mani percorrono ogni centimetro del mio corpo e le sue labbra giocano desiderose con le mie in una danza che inizia tutto sommato a piacermi, così tanto che non riesco più a fermarmi tanto da…
“Ommioddio no!” urlo svegliandomi di soprassalto, ansimante e sudata. “O mio dio…” ripeto, stavolta in modo più calmo, mentre adagio una mano sul petto per controllare che io sia reale.
Passati alcuni secondi, durante i quali il mio respiro e il mio battito sembrano essersi regolarizzati, faccio mente locale e mi accorgo di essere seduta sul mio letto, da sola e, puntando gli occhi alla sveglia, mi accorgo che sono solo le tre del mattino circa.
“Era solo…un sogno” mi ripeto a voce alta, quasi sconvolta.
Eppure sembrava così reale. Insomma, assurdo…certo, ma reale!
Emetto un sospiro di sollievo, ma anche di stanchezza e mi ricorico pesantemente sul letto per osservare il soffitto.
Perché mai avrò sognato una cosa del genere?
Dicono che i sogni non sono altro che desideri repressi.
Ma perchè l’oggetto del desiderio era proprio Kai Hiwatari?
Forse perché non faccio altro che continuare a pensare a quella notte, quella stupida notte, mannaggia a me! Ho cercato di eliminare dalla mia mente questi pensieri, provando a uscire con qualcun altro, ma non ha funzionato, sempre per colpa di Hiwatari.
Non ce la faccio più. Gira e rigira me lo trovo sempre davanti: a scuola, in caffetteria, a casa, nei pub e ora persino nei sogni. Sta diventando un incubo, anzi, ultimamente un incubo a luci rosse. Non è la prima volta che Kai mi viene in sogno, solo che stavolta è stato un sogno troppo spinto e la cosa inizia a preoccuparmi.
E poi perché c’era anche Boris senza maglietta? E che baciava Dana per giunta!
Che cosa vorra mai dire questo sogno?
Che forse Kai… mi piace?
Bah!
Kai non può piacermi, anzi non deve piacermi!
Lui è…solo il padre di Hope!
Insomma, lui è…
Sbuffo sonoramente, afflitta da questo pensiero… “Credo di avere un problema…” e devo risolverlo al più presto.
“Sembra che qualcuno non abbia dormito stanotte!” esordisce Boris, fissandomi con un sorriso che allude chissà a cosa.
“Già, non ho dormito, ma non per il motivo che pensi tu!” spiego immediatamente, a scanso di equivoci.
“Vuoi dire che con Sosuke…non è andata?” domanda curioso.
Ma cosa gli importa?
“Beh, dopo quella sera non si è più fatto sentire, grazie a te!” gli rimprovero risentita, mentre gli servo del caffè.
“Grazie a Hiwatari vorrai dire!” ci tiene subito a precisare offeso.
Già…Hiwatari.
“Beh ad ogni modo, non mi importa. Era solo uno stupido appuntamento”. Basta parlare di Sosuke! Sono stanca.
Boris intuisce il fatto che l’argomento Sosuke è chiuso e inizia a punzecchiare Dana, che in tutta risposta gli consiglia di tornare al lavoro e togliersi dai piedi. E questa scena mi fa un po’ sorridere: giusto la scorsa notte li ho visti nel mio sogno attaccati come due cozze mentre si baciavano!
“Che hai da sorridere tu? Porta questi due frullati al tavolo cinque!” mi ordina Dana in toni alterati, riportandomi alla realtà.
Sìssignora!
***
“Hope, stai attenta con quei pennelli!”.
“Ma la maestra vuole che finisco questo disegno con gli acquerelli!”.
“Ti avevo detto di metterti sul tavolo grande, non quello piccolo vicino al divano” le rimprovero in tono calmo ma autoritario.
“Ma qui mi viene meglio!” ribatte lei, continuando a dipingere il suo foglio, pericolosamente vicino al divano bianco. Non che io tenga particolarmente a quel divano, ma odio che lei non mi ascolti e continui a fare di testa sua.
“Io dico che ti viene meglio su quello grande!”. E così, ignorando le sue lamentele, la afferro da dietro sollevandola, nonostante la sua resistenza.
“Papàà nooo!” urla quasi isterica, agitadosi come una matta tra le mie braccia. “Voglio stare làà!” si lagna fingendo di piangere.
“Hope, smettila!”. Provo a farla calmare ,ma lei si torce e contorce così animatamente che non riesco nel mio intento di farla sedere sulla sedia. E nel suo continuo agitarsi, mi colpisce col pennello prima sul fianco, sul petto e poi sulla fronte e per poco, ha mancato l’occhio sinistro.
Dio, quanto sei testarda!
Penso tra me e me stringendo i denti.
Infine, il suono del campanello mi costringe a lasciarla andare e farla vincere ancora una volta.
“Non finisce qui, signorina…” mormoro tra me e me, mentre lei corre via furbetta, ritornando verso la sua postazione di lavoro preferita.
“Ho tutte le mani verdi per colpa di quei pennelli del cazzo…” continuo a mormorare, sbuffando.
Quando arrivo alla porta e la apro, mi ritrovo davanti Anya, che mi osserva dalla testa ai piedi in maniera strana.
“Cos’è…successo?” domanda in tono cauto.
“Chiedilo a tua figlia!”.
“Hai del verde sulla faccia…” mi fa notare, puntando il dito.
“Lasciamo perdere…” taglio corto, roteando gli occhi infastidito, mentre chiudo la porta.
“Hope, che hai combinato?”, domanda avvicinandosi pericolosamente alla piccola.
“Ti consiglio di non avvicinarti troppo!” le raccomando con sarcasmo, mentre mi osservo allo specchio e strofino col dito sulla fronte per cercare di togliere le macchie di colore.
“Papà voleva rovinare il mio disegno!” spiega la piccola peste, fingendosi tutta incollerita.
“Io non credo sia andata proprio così” sento dire ad Anya, dopo aver visto il mio sguardo omicida rivolto alla bambina.
“Io voglio colorare qui!” torna a dire, con convinzione suprema.
“Senti, perché non lo finisci di colorare a casa nostra! Dai, raccogli le tue cose e andiamo!” le propone Anya, con una calma quasi innaturale. “Mi dispiace se oggi ti ha fatto penare! Ogni tanto ha i suoi momenti capricciosi” si scusa poi col sottoscritto.
“Ormai sono abituato” rispondo stanco e rassegnato.
Seguono alcuni minuti di inspiegabile e imbarazzante silenzio, durante i quali sia io che lei facciamo saettare lo sguardo in diversi punti indefiniti dello spazio, in modo che le traiettorie non si incrocino nemmeno per sbaglio.
Non capisco il perché, ma questi momenti di silenzio imbarazzante si stanno facendo sempre più frequenti negli ultimi tempi.
***
“Mamma, ho finito, possiamo andare!” esclama Hope, correndo verso di me col suo zainetto in spalla.
Oh, finalmente! Non riuscivo più a sopportare questo silenzio imbarazzante! Durante questi minuti, passati di fronte a Hiwatari, non ho fatto altro che immaginare le scene di quel sogno assurdo.
“Bene, andiamo!”.
“Aspetta!”
Cosa vuole ancora Kai?
“Sì?”. Mi fermo sul ciglio della porta e mi sforzo, con tutta me stessa. di vedere di fronte a me il Kai di sempre, quello odioso e scontroso che mi fa sempre arrabbiare, e non quello sexy e seducente che mi fa arr…lasciamo perdere!
“Domani pomeriggio avrò da fare in ufficio, quindi andrai tu a prenderla a scuola” mi annuncia semplice e conciso, come sempre.
“Ok, nessun problema”.
E dopo questo breve dialogo, io e Hope usciamo da villa Hiwatari per tornare a casa.
Anya, smettila!
E’ tutto nella tua testa…
****
Sono appena uscito dalla doccia e con l’asciugamano attaccato alla vita mi siedo sul letto, per leggere dei messaggi sul cellulare che ho sentito arrivare mentre ero intento a togliere le macchie di colore dalla mia faccia.
Decido di ignorare le chat riguardanti il lavoro e passo subito in rassegna tutti gli altri, decisamente meno impegnativi. Boris, come al solito, mi invia video o immagini oscene; Yuri mi ha invitato alla sua cerimonia di laurea di specializzazione che si terrà questo fine settimana e infine Yasmine mi scrive se ho voglia di vederla stasera…
Sono uscito con lei già molte volte e ci siamo divertiti un po’, ma stasera non credo di essere dell’umore per fare certe cose, quindi…
scrivo velocemente e senza pensarci due volte.
La sua risposta arriva pochi secondi dopo ed è una faccina triste che decido di ignorare. Ma prima di posare il cellulare decido di fare una cosa che, da un po’ di tempo a questa parte, mi capita di fare senza, a volte, rendermene conto. E si tratta di ingrandire la foto che Anya ha messo nel suo profilo di chat: è una foto che la ritrae mentre sorride e abbraccia Hope. Non so nemmeno io perché lo faccio, so solo che non mi capita mai di vederla sorridere così, o meglio, lo fa, ma non in presenza del sottoscritto. Non che io mi impegni molto nel farla sorridere, anzi, sono solo bravo a farla arrabbiare…
***
Nel pomeriggio vado a scuola a prendere Hope. Tocca a me stavolta, dato che sua maestà Hiwatari ha da fare in ufficio.
“Mamma, posso giocare ancora con Mitzuki?” mi chiede timidamente Hope tirandomi un lembo della maglietta per avere la mia attenzione.
“Dobbiamo tornare a casa…la rivedrai domani!” la rassicuro nella speranza di convincerla.
“Ma dobbiamo finire un gioco!” lamenta imbronciata, mentre le afferro la mano per andare via.
“Lo finirete domani, vero Mitzuki?”. Il mio tentativo di trovare la complicità in una bambina di cinque anni fallisce miseramente quando noto la stessa espressione imbronciata di Hope sul suo volto- “E va bene, finite questo gioco, ma solo finché non verrà la madre di Mitzuki a prenderla!” le raccomando con aria autorevole.
Le due bambine ritornano contente a sedersi al banco e finire il loro gioco, mentre io decido, nell’attesa, di sedermi in un angolo del corridoio per controllare alcuni messaggi sul cellulare, di cui la maggior parte sono di Hilary.
-
Quindi chi porterai alla festa? Hai un accompagnatore?- mi ha scritto circa mezz’ora fa. E anche se si tratta di un messaggio scritto, posso perfettamente immaginare il tono allusivo con cui pronuncerebbe queste parole.
-
No! Non c’è nessun accompagnatore!!- è la mia risposta secca.
Mentre attendo una risposta dalla mia amica, arriva una strana notifica che mi costringe ad avvicinare il telefono agli occhi e ad aguzzare la vista.
Lo rileggo più e più volte finché il mio cervello apprende appieno che questo utente di nome hiwatariK non è…
Kai?
Ommio dio, Kai ha messo mi piace ad una mia foto??
Ma…ma…
Io non l’ho mai visto sui social e non mi è mai venuto in mente di cercarlo, anzi, ho sempre pensato che lui non fosse tipo da social network.
La cosa si fa talemnte strana da costringermi a verificare l’autenticità di quell’account, ma l’assenza di foto e di informazioni personali non mi aiuta. L’immagine del profilo è un simbolo che ricorda vagamente quello della Hiwatari corporation… e poi il fatto che l’unico follower in comune sia Huznestov23, ossia Boris, conferma la mia ipotesi: si tratta veramente di Kai. E la domanda che mi sorge spontanea è…perché sta curiosando nel mio profilo e ha messo addirittura un like?
Non ho il tempo di provare a darmi una spiegazione plausibile perché qualcuno decide proprio ora di interrompere il flusso dei miei pensieri…
“Tu devi essere la mamma di Hope” sento dire a una figura appena giunta vicino a me e quando alzo lo sguardo per controllare chi sia, vedo un uomo alto con in braccio Mitzuki..
“Ehm…salve, sì sono …la mamma di Hope!” esordisco timidamente, mettendo via il telefono,
“Sono il padre di Mitzuki”. Beh lo avevo intuito, ma mi sforzo di essere sorpresa.
“Oh, piacere!” rispondo cordialmente.
“ Mamma, Mitzuki ha detto se possiamo giocare ancora!” sento dire a Hope con una vocina furbetta.
“Io credo che per oggi abbiate giocato abbastanza!”.
“Lo penso anch’io!” interviene l’uomo, dandomi man forte.
“Su dai, andiamo, saluta Mitzuki e suo padre!”.
“Ciao Mitzuki, ciao!”. Hope saluta agitando la manina e stessa cosa faccio anch’io.
“A domani!” risponde l’uomo facendomi l’occhiolino con fare amichevole.
Però, il padre di Mitzuki non è male…mi sembra di non averlo mai incontrato. Non c’era nemmeno alla famosa recita dei genitori. Forse non aveva tempo di partecipare e forse non l’ho mai visto perché di solito è Kai che va a prendere Hope a scuola il più delle volte. A proposito di Kai, mi ha davvero messo un like alla foto??
***
Merda!
Ma che diamine combino?
Merda!
Sono costretto a soffocare in gola una serie di imprecazioni, per non attirare l’attenzione dei miei colleghi. Sono immerso da ore in una riunione pallosissima e mentre facevo finta di ascoltare i miei assistenti ho preso il cellulare e sono entrato nel profilo Instagram di Anya. Ok, non chiedetemi il perché io l’abbia fatto, perché non lo so nemmeno io.
Come ho spiegato, ultimamente mi capita di fare certe cose senza un motivo apparente.
Sta di fatto che, mentre ero intento a scorrere col dito tra le foto, ho cliccato due volte, per sbaglio, su una foto, lasciando un cuoricino e, dunque, un like. In quel momento, preso dal panico, avrei voluto solo lanciare il telefono e mordermi il dito, ma dato che sono in riunione e in presenza di altre persone, ho semplicemente represso dentro la rabbia e ho posato il cellulare sul tavolo, col display rivolto verso il basso, come per paura di vedervi apparire qualche notifica da parte di Anya.
Che figura di merda…
Chissà se se ne sarà accorta.
Le sarà sicuramente arrivata una notifica all’istante.
L’indomani, quando entro in caffetteria, mi preparo mentalmente ad una possibile spiegazione, nel caso in cui Anya dovesse chiedermi di quel like lasciato sulla sua foto. Ma quando viene a salutarmi con la sua espressione seria, da funerale, tipica di quando mi vede, capisco che mi sono fatto delle paranoie inutili: avrà capito che si è trattato di un errore, o meglio, la notifica non le sarà mai arrivata.
“Il solito caffè amaro?” mi chiede velocemente, mentre è affaccendata a sistemare delle cose.
“Sì” rispondo, leggermente stranito da questo comportamento.
“Glielo prepari tu, Dana?” domanda alla sua collega che si limita a dire un ok in tono esplicitamente seccato.
Sbaglio o mi sta snobando?
Non Dana, ma proprio Anya, che fa di tutto pur di stare lontana dal bancone dove sono seduto.
Forse non sarei dovuto passare. Non so nemmeno io perché ho deciso di venire qui, avrei potuto benissimo bere quell’orribile caffé dei distributori che teniamo in azienda.
“Prima che te ne vada…devo chiederti una cosa!”. Proprio sul punto di uscire, Anya si ricorda della mia esistenza e mi costringe a fermarmi sul ciglio della porta.
Non vorrà mica chiedermi del like, spero.
“Domani sera ci sarà la cerimonia di laurea di Yuri…” inizia a dire, sotto il mio sguardo più sollevato. Non si tratta del like, quindi. Meno male!
“Sì lo so”.
“Hai intenzione di andarci?” chiede con uno strano tono che mi fa pensare che forse voglia chiedermi …
“Vuoi un passaggio?”. E’ quello che di istinto mi viene da chiederle.
“Ehm…no, no…volevo solo chiederti se possiamo lasciare Hope a Reina”.
Perché mi sento uno stupido?
“ Sai, temo possa annoiarsi a un evento simile e sicuramente faremo tardi” aggiunge infine.
“Sì, probabile…” concordo.
“Perfetto, allora!” conclude soddisfatta.
Già perfetto…
“ Quindi…non hai bisogno di un passaggio?”. Non so perché io stia insistendo su questo argomento. Sarei potuto andarmene subito, eppure sono ancora qui a rifare la stessa domanda.
“Ehm…No. Ho già chi mi accompagna, grazie comunque” dichiara in modo schivo per poi andarsene e lasciarmi qui a osservare perplesso un punto lontano e indefinito del locale.
Perfetto, ha già chi la accompagna.
Probabilemente un altro tizio che ha conosciuto mettendo like sui social.
Se è così…beh, non mi farò trovare impreparato nemmeno io, penso e ripenso nella mia testa dirigendomi alla macchina.
La sera della festa arriva e quando scendo dall’auto e lascio le chiavi al parcheggiatore del locale, sento una mano prendermi sotto braccio.
“Molto chic questo locale…” commenta la bruna al mio fianco.
“Già, Yuri fa sul serio…” commento pensieroso, mentre osservo l’insegna del lussuoso locale in cui si terrà l’evento.
“Andiamo? Spero ci sia dello champagne!” le sento dire, eccitata.
Conoscendo Yuri, credo che abbia optato per della buona vodka in stile russo.
Ed è quello che spero anch’io: lo champagne mi fa decisamente schifo.
Quando entriamo, veniamo accolti da dei camerieri che ci invitano a togliere i cappotti e ci offrono subito un calice con quello che, all’olfatto, sembra essere champagne.
Che schifo.
Dov’è la vodka?
E dov’è Yuri?
“Non lo bevi?” mi chiede Yasmine.
“No, bevilo tu!” dico in modo secco, porgendole il bicchiere per togliermelo dalle mani e cercando tra gli invitati dei volti conosciuti.
Ecco Boris, laggiù.
“Dimmi che è vodka” esordisco, puntando il dito verso il suo bicchiere.
“Ehm, no, mi dispiace! E’ champagne e ciao anche a te Hiwatari!” commenta poi sarcastico. “Non mi presenti la tua amica?” chiede poi, riservando uno sguardo ammiccante alla mia accompagnatrice.
“Può presentarsi anche da sola, dov’è Yuri?” dico, tagliando corto sui formalismi.
“Sono Yasmine” saluta la diretta interessata, esplicitamente offesa dai miei modi, lo ammetto un po’ scorbutici.
“Piacere, Boris” si presenta quest’ultimo con un tono fin troppo lusinghiero che mi fa roteare gli occhi un paio di volte. Ma smettila… “Yuri è laggiù a parlare con dei suoi colleghi…, adesso è un uomo importante” afferma ironico, facendo una faccia schifata all’ennesimo sorso di questo champagne. “Mio dio, che schifo! Da quando, Yuri, beve questa roba!”.
“Non lo so, ma se voglio sopportare questa serata, mi serve della vodka” confesso annoiato, quando all’improvviso i miei occhi scorgono Anya tra la folla, mentre ride insieme a quella che sembra Hilary.
“Non hai in macchina una bottiglia di riserva?” sento dire a Boris, mentre io scruto ogni persona a pochi centimetri da Anya per capire chi sia il suo accompagnatore. “Io volevo comprare una bottiglia durante il tragitto, ma Anya me l’ha impedito dicendo che saremmo arrivati in ritardo”.
“Cosa? Anya?”. E’ l’unica parola che ho capito del suo infinito discorso.
“Sì, Anya!” ripete quasi scocciato, ma il mio sguardo lo incita a essere più chiaro. “Sono andato a prenderla e mi ha impedito di…”.
“Un momento, l’hai accompagnata tu?” domando, interrompendolo bruscamente.
“Sì, ma stavo dicendo che io volevo comprare della vodka perché temevo che…”.
Boris continua a parlare ma io non lo sto più ascoltando.
Quindi Anya parlava di Boris?
Lei è venuta con Boris?
Io pensavo che avesse rifiutato il mio invito per venire con quel Sotzuke o chissà chi altro.
Perché non mi ha detto che si trattava di Boris?
Mi sarei fatto meno flash mentali e non mi sarei portato dietro questa qua che non fa altro che ingurgitare champagne e sorridere in maniera odiosa.
Ok, mi serve decisamente qualcosa di più forte!
La cosa più assurda di tutta questa faccenda è che non so nemmeno io perché sto dando peso a questi fatti.
Che diavolo me ne frega con chi va Anya alle feste?
***
“Allora? Qualche collega di Yuri che ti sembra interessante?” mi chiede in tono ammiccante Hilary, avvicinandosi al mio orecchio.
“Ehm, non ci ho fatto caso in realtà” rispondo calma, con un sorrisetto allusivo.
“Bugiarda!”.
“Vado un attimo da Boris!”.
“Ma dai, lascialo perdere!” esclama Hilary, invitandomi a seguirla per conoscere altri invitati, ma io la ignoro e mi dirigo verso un Huznestov troppo impegnato in una conversazione con una ragazza dall’aria vagamente familiare.
“Hey Boris, trovata la vodka?” domando in tono allegro, rivolgendo un rapido sguardo di ispezione alla ragazza in piedi alla sua destra.
“No, niente. Kai sta provando a corrompere alcuni camerieri” racconta in fretta, cercandolo tra la folla.
Kai? Quindi è arrivato…
“Ho minacciato un cameriere di trovare subito una bottiglia di vodka” annuncia Hiwatari appena giunto alle mie spalle. E quando si accorge della mia presenza, volge altrove lo sguardo, come ad ignorarmi.
“Solo tu potevi riuscirci” sento dire a quella ragazza, che si avvicina a lui per prendergli il braccio e posare carinamente il viso sulla sua spalla.
Ah, ecco dove l'ho già vista…
E’ la signorina gambe lunghe, amica di letto di Hiwatari.
Grandioso.
Quindi avevo capito male ieri, in caffetteria.
Credevo si stesse proponendo per darmi un passaggio e venire insieme alla festa.
Per fortuna che ho avuto la brillante intuizione di rifiutare.
In tutto questo tempo ho appreso molto dalle mie esperienze e se c’è una cosa che ho imparato con Hiwatari è che, come nel gioco degli scacchi, bisogna essere sempre, almeno, due mosse avanti a lui.
Questa tecnica mi ha permesso di gestire le conseguenze di quella notte passata insieme.
“Vi ringrazio tutti per essere venuti qui…”. La voce di Yuri al centro della sala, mi costringe a scacciare via questi assurdi pensieri dalla testa. Devo godermi la serata anch’io dopotutto.
***
“Ragazzi, scusatemi se non vi ho ancora degnati della mia presenza!” esclama Yuri, raggiungendoci dopo il suo luuuungo discorso.
“Lo capiamo, ormai sei un uomo importante!” ironizzo, punzecchiandolo.
“Divertente!” risponde lui, con altrettanta ironia nel tono.
“Ti sei dimenticato di noi, dov’è la vodka? Kai ha dovuto corrompere dei camerieri per averla!” lamento fingendomi offeso e cercando la complicità del diretto interessato, troppo impegnato a sorseggiare vodka e fissare con astio un punto non ben definito della sala.
Sia io che Yuri lo osserviamo perplessi e proviamo a seguire la traiettoria del suo sguardo, riuscendo a capire il perché di questa espressione accigliata.
“Anya è molto presa dal tuo collega” inzio a dire io, con tono allusivo.
“In realtà quello è un mio professore!” mi corregge Yuri, lasciandomi interdetto.
Anche Kai, nonostante non ci stia degnando della sua attenzione visiva, sembra avere le orecchie ben tese ad origliare la nostra conversazione.
“Ma quanti anni ha??” chiedo allibito.
Non sembra poi così vecchio, ma nemmeno così giovincello.
“Se non erro, dovrebbe avere circa 40 anni?” prova a indovinare.
“Wow, Anya è passata agli uomini maturi ormai” commento in tono beffardo, quanto basta a farmi fuliminare dallo sguardo di fuoco di Kai, che in tutta risposta abbandona con forza il suo bicchiere su un tavolo e se ne va fuori lasciando con noi la sua ragazza Yasmine.
“Ma che gli prende?” chiede lei perplessa ai qui presenti, che scambiandoci uno sguardo di intesa, ci limitiamo a fare spallucce fingendoci incosapevoli dei problemi che affliggono il povero cuore di Hiwatari…
***
Perché quando serve, l’accendino non funziona mai?
Provo e riprovo ad accendere la sigaretta prima che la fiamma si spenga, ma…diamine, fanculo!
“Serve un aiuto?” sento dire da una voce alle mie spalle.
E’ Boris.
Per una volta mi potrà essere utile.
“Ho lasciato Yasmine vicino ai cocktail, credo che stasera la porterai a casa in spalla” mi spiega divertito mentre mi accende la sigaretta. “Sai, non ti facevo un tipo da ragazze brune” aggiunge poi, allo scopo di punzecchiarmi…
Ma io mi siedo su una panchina, ignorando le sue parole e provare a godermi in solitudine questa sigaretta. Ma quando lui decide di sedersi accanto a me, capisco che non sarà così.
“Sai, ho visto che hai messo un like ad una foto di Anya” inizia a dire, rompendo il silenzio e facendomi quasi soffocare col fumo.
“Te l’ha detto lei?” gli domando, stranito.
“No, l’ho visto tra le attività dei miei followers” dichiara, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
Ma che diavolo…
“Non sapevi di questa funzione? Sul serio? Amico, il sistema ci controlla!” esclama poi, in tono apocalittico.
“A me sembra che sia tu a controllare il sistema” gli faccio notare, schietto.
“Sei geloso dei followers che le mettono like? Vuoi attirare l’attenzione della madre di tua figlia?”.
“Smettila…” lo prego infastidito dal suo pessimo umorismo.
“Certo che la vostra è una situazione complicata…insomma, cosa siete? ex? genitori separati? Avete scopato di recente?” e quest’ultima domanda mi basta a fulminarlo con lo sguardo…
“No!” rispondo mentendo, ma continuando a osservarlo sospettoso. Che Anya gli abbia detto qualcosa?
“Ok, non ti adirare! Stavo solo scherzando!” spiega in tono innocente, mentre se la ride sotto i baffi.
“Non so cosa siamo, credo proprio un bel niente!” concludo in tono piatto e con un aria pensierosa che lo costringe a tornare serio…
Cala di nuovo il silenzio, intervallato dai versi delle cavallette in lontananza e dal mormorio proveniente dalla sala, infine rotto dal suono di un messaggio sul cellulare di Boris.
“Che c’è?” gli domando, notando il suo modo di fare misterioso.
“Ehm…è un messaggio di Anya…” inzia a dire in tono cauto. “Mi avvisa che tornerà a casa con qualcun altro…” confessa infine, rimettendosi il cellulare in tasca.
Bene.
Perfetto.
“Sta arrivando Yasmine” mi fa notare, vedendo una ragazza coi tacchi vertiginosi avvicinarsi a noi.
Grandioso.
Mi ero dimenticato di lei.
“Kai, che ne dici di tornare a casa? Iniziano a farmi male i piedi” lamenta dolorante.
“Ti accompagnerà Boris” dichiaro alzandomi, sotto lo sguardo interdetto dei due.
“Come scusa?” chiede lei, pretendendo delle spiegazioni, che non ho voglia di dare.
“E’ tutta tua” stavolta mi rivolgo a lui, che anche se si dimostra perplesso da questa mia decisione, la accetta con un sorriso beffardo che lascia ben intendere le sue intenzioni.
Dichiarate le mie ultime volontà e ignorando eventuali ripensamenti, volto i tacchi e me ne torno in auto a finire la bottiglia di vodka che ho estorto quasi a forza a questi camerieri.
Ho bisogno di riflettere, ma allo stesso tempo di non pensare…
Salve a tutti i lettori giunti fin qui!
Dopo mesi e mesi, torno a pubblicare un capitolo che, lo ammetto, è stato un parto; sono troppo arrugginita e spero si avverta poco le testo.
Ammetto che è stato difficile scriverlo perché è un capitolo dove non succede nulla di eclatante, ma allo stesso tempo è importante perchè si intravede un briciolo di umanità e di sentimento nel cuore di Hiwatari. Che cosa gli sta succedendo?
La stesura del capitolo non mi convince molto e spero possa trasmettervi ciò che avevo intenzione di trasmettervi, se non è così, ammetto piangendo il mio fallimento.
Spero di aggiornare più spesso, dato che il caldo torrido che mi ha perseguitato e tolto la voglia di vivere per ben tre mesi, sembra essere terminato, o quanto meno, affievolito XD
Ringrazio tutti i lettori e chi ha lasciato una recensione. Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate. Sono psicologicamente pronta. Mi scuso per eventuali errori XD
A presto!
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Capitolo 59 *** Chi farà la prima mossa? ***
Dal capitolo precedente…
“Sai, ho visto che hai messo un like ad una foto di Anya” inizia a dire Boris, rompendo il silenzio e facendomi quasi soffocare col fumo della sigaretta.
“Te l’ha detto lei?” gli domando, stranito.
“No, l’ho notato tra le attività dei miei followers” dichiara, come fosse la cosa più ovvia del mondo. “Non sapevi di questa funzione? Sul serio? Amico, il sistema ci controlla!” esclama poi, in tono apocalittico.
“A me sembra che sia tu a controllare il sistema” gli faccio notare, schietto.
“Sei geloso dei followers che le mettono like? Vuoi attirare l’attenzione della madre di tua figlia?”.
“Smettila…” rispondo infastidito dal suo pessimo umorismo.
“Certo che la vostra è una situazione complicata…insomma, cosa siete? ex? genitori separati? Avete scopato di recente?” e quest’ultima domanda mi basta a fulminarlo con lo sguardo…
“No!” rispondo mentendo, ma continuando ad osservarlo sospettoso. Che Anya gli abbia detto qualcosa?
“Ok, non ti adirare! Stavo solo scherzando!” spiega in tono innocente, mentre se la ride sotto i baffi.
“Non so cosa siamo, credo proprio un bel niente!” concludo in tono piatto e con un'aria pensierosa che lo costringe a tornare serio…
Cala di nuovo il silenzio, intervallato dai versi delle cavallette e dal mormorio proveniente dalla sala, un silenzio infine rotto dal suono di un messaggio sul cellulare di Boris.
“Che c’è?” gli domando, notando il suo modo di fare misterioso.
“Ehm…è un messaggio di Anya…” inizia a dire in tono cauto. “Mi avvisa che tornerà a casa con qualcun altro…” confessa infine, rimettendosi il cellulare in tasca.
Bene.
Perfetto.
“Sta arrivando Yasmine” mi fa notare, vedendo una ragazza coi tacchi vertiginosi avvicinarsi a noi.
Grandioso.
Mi ero persino dimenticato di lei.
“Kai, che ne dici di tornare a casa? Iniziano a farmi male i piedi” lamenta dolorante.
“Ti accompagnerà Boris” dichiaro mentre mi alzo, sotto lo sguardo interdetto dei due.
“Come scusa?” chiede lei, pretendendo delle spiegazioni, che non ho voglia di dare.
“E’ tutta tua” stavolta mi rivolgo a lui, che anche se si dimostra perplesso da questa mia decisione, la accetta con un sorriso beffardo che lascia ben intendere le sue intenzioni.
Dichiarate le mie ultime volontà e ignorando eventuali ripensamenti, volto i tacchi e me ne torno in auto a finire la bottiglia di vodka che ho estorto quasi a forza a questi camerieri.
Ho bisogno di riflettere, ma allo stesso tempo di non pensare…
***fine capitolo precedente***
***Inizio capitolo nuovo***
***Ore 10.30 circa. Festa di laurea di Yuri***
Ormai stanco e stufo di questa serata, decido di abbandonare i giochi e tornamene a casa, ma proprio sul punto di entrare in auto mi ricordo che forse sarebbe giusto salutare Yuri prima di andare via e, cosa più importante, passare dal bagno per svuotare la vescica piena di vodka.
***
“Vado a prendere il cappotto, ok?”.
“Va bene, ti aspetto qui!”.
Il collega di Yuri, che si è offerto di riaccompagnarmi a casa, rimane nella sala insieme agli altri, mentre io mi dirigo ai piani superiori alla ricerca della sala dove abbiamo lasciato i nostri cappotti. Ci sono talmente tante stanze in questa villa che non ricordo in quale abbiam…
“Ti sei persa?”.
Una voce alle mie spalle mi coglie di sorpresa.
“Kai…ehm…io cercavo i… cappotti” spiego in modo sintetico, mentre mi guardo intorno confusa.
“Credo siano in quella stanza” e mi indica una porta proprio qui vicino.
“Oh…è vero” esclamo, dandomi mentalmente della stupida. Era proprio quella di fronte a me! Lo champagne deve avermi offuscato la vista…
***
Anya deve essere brilla per non vedere le cose che ha sotto al naso…
Divertito, ma allo stesso tempo perplesso, mi dirigo ai bagni, lasciandola in quello stanzino a cercare la sua giacca.
Sempre se riuscirà a trovarlo! Non sembrava avere un’aria molto lucida.
Quando ho finito, prima di uscire dai bagni, mi guardo allo specchio un’ultima volta e decido di sciacquare il viso con dell’acqua fresca per provare a eliminare l’aria annoiata e assonnata che comunica il mio sguardo.
Che serata rompipalle…penso tra me e me, mentre vengo pervaso da una sensazione di sollievo al contatto dell’acqua gelida sulla pelle.
“Cosa ci fai nel bagno delle donne?”. Questa voce mi fa sobbalzare e alzare il viso per incontrare lo sguardo interrogativo di Anya.
“Delle donne?” ripeto stranito e confuso. E quando mi indica col dito un cartellino sulla porta riportante un omino con la gonna, mi rendo conto che forse ha ragione. Rimango interdetto a fissarlo, dandomi mentalmente del rincoglionito.
“Ti sarai…confuso…” .
Forse sono io, stasera, quello meno lucido.
“Già…” mi limito a dire, cercando di nascondere il disagio che sto provando. Per fortuna non è entrata nessuna donna o mi avrebbe preso per pervertito.
“Sembra che stasera la confusione sia nell’aria” esordisce, riferendosi probabilmente all’episodio di prima, in cui lei non trovava una porta che le stava davanti.
“Già…” ripeto per la seconda volta, osservandola con aria pensierosa. “Vai via con Boris?” chiedo poi, d’un tratto, quasi senza rendermene conto. E questa domanda basta a metterla in ulteriore imbarazzo.
“Ehm… veramente…no” rivela, provando a nascondere il disagio mentre sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Pensavo che il tuo accompagnatore fosse Sasuke”.
“Sosuke” Mi corregge lei. “Eh no, non era lui” aggiunge poi, facendo spallucce, come a non saper o non voler darmi una spiegazione. E in fondo … perché dovrebbe? “Tu invece … sei venuto con quella… Yasmine”. Questa conversazione ha un non so che di forzato…o è solo una mia sensazione? Ed è la mia espressione a rispondere, come a voler dire - e sì, proprio così, mi sembra ovvio. L’hai pure vista-.
Segue un silenzio a dir poco sgradevole, durante il quale non so cosa fare, se annunciare che sarebbe ora di andare via o continuare a rimanere in questo bagno per donne a fissarsi senza alcun motivo.
Credo di essere davvero confuso stasera. E non solo stasera. Credo di esserlo da un po’ di tempo a questa parte.
E’ normale che io la stia guardando ma che in realtà stia pensando di essere nudo insieme a lei a fare cose in questo stesso bagno?
No. Non credo sia normale.
E chissà a cosa starà pensando lei, che mi sta fissando in maniera strana: non so se per il fatto di avermi trovato nel bagno delle donne o perché sta pensando a cose che sono successe o che potrebbero succedere in questo bagno…
***
Tutto ciò è davvero strano.
Non so se ridere per il fatto di averlo trovato nel bagno delle donne o sentirmi a disagio per il modo in cui mi sta guardando. E poi perché sono ancora qui, al centro di questo bagno col cappotto adagiato su un braccio e la borsetta sull’altro, a fissarlo come una rincitrullita mentre lui mi fissa.
“Io credo sia meglio andare, mi stanno aspettando” esordisco, rompendo il silenzio.
“Già, ti staranno aspettando con ansia immagino” risponde con aria vagamente allusiva.
“In che senso?” domando un po’ ingenuamente.
“Nel senso che…”. Ecco che si stacca dal lavabo su cui era poggiato il suo fianco e, lentamente, azzarda ad avvicinarsi di qualche passo. “...ti sta accompagnando a casa. Suvvia Anya, sai già come andrà a finire.” asserisce, parandosi di fronte a me, ad una vicinanza così insolita che faccio fatica ad alzare lo sguardo per incrociare il suo. Mi sento così a disagio…
“Non è detto che finisca come pensi tu” gli faccio notare contrariata, con la consapevolezza, però, di non credere veramente a ciò che ho appena detto.
La sua mano, che un secondo prima era nella tasca del cappotto, ora si avvicina al mio viso per alzarmi il mento e costringermi a guardarlo dritto negli occhi “Sai benissimo che sarà così”, sussurra poi in un modo che mi fa attraversare un brivido lungo la schiena, e non solo.
Il suo tocco gelido passa poi a spostarmi i capelli dietro l’orecchio e questo è un gesto talmente insolito da parte sua che inizio a pensare che non si senta bene. Insomma, è finito nel bagno delle donne e ora… si comporta in questo modo strano… che in fondo non mi dispiace. E’ come se mi avesse stregata; una parte di me vorrebbe scansare la sua mano su di me e andare via, mentre un’altra parte di me mi tiene coi piedi saldati qua e vorrebbe godere anche del tocco dell’altra mano.
Sono forse impazzita?
Non so nemmeno quanto tempo sia passato e, a dire la verità… non mi interessa.
***
E’ proprio come quella sera a casa mia: il tempo sembra essersi fermato e nessuno dei due sa bene come agire. Ma quando la sua mano calda arriva a toccare la mia, gelida, sulla sua guancia, capisco che forse è il momento di fare la prima mossa; lentamente chino la testa fino a far sfiorare le mie labbra con le sue.
***
“Dov’è finita Anya?” chiede il mio collega, con aria alquanto perplessa.
“Non era andata a prendere i cappotti?” . Con queste parole mi rivolgo a mia moglie Hilary che sembra avere l’aria di una che non sa cosa dire.
“Vado a cercarla!” asserisce, prendendo l’iniziativa; ed ecco che subito si dilegua ai piani superiori. La seguo con lo sguardo e mentre risale la lunga scalinata, per poco non si scontra petto a petto con Kai, il quale, sta scendendo con una certa velocità quei gradini, incurante di tutto il resto. Per fortuna Hilary si scansa in tempo, evitando, per un pelo, di scapicollarsi giù per le scale. E sono sicuro che lo sguardo omicida che gli ha appena lanciato, ma che Kai ha del tutto ignorato, non gli stia augurando cose belle.
Ad ogni modo, Hilary continua la sua salita, mentre Kai si dirige verso il sottoscritto, camminando a passo spedito. La cosa che subito mi salta all’occhio è, tuttavia, la sua aria un po’ spettinata, ecco, e il colletto aperto della camicia, per non parlare della cravatta messa a mo di sciarpa intorno al collo.
Un look davvero strano…
“Va tutto bene?” chiedo con aria un po’ preoccupata, ma anche sospetta.
“Sì…” risponde in modo vago, contenendo il fiatone che non credo sia dovuto solo alla corsa giù per le scale. “Vado via” e va via davvero, accennando con la mano quello che sembra una specie di saluto.
Posso giurare che quando è arrivato alla festa, avesse un’aria più ordinata…
***
“Anya, non essere stupida! Sì è gentilmente offerto di riaccompagnarti a casa!” continua a insistere la mia amica Hilary. “E poi si può sapere perchè hai il vestito strappato qui?” mi fa subito notare, indicando un punto sul petto.
Oh mio dio, me l’ha strappato, non ci credo! Ho avuto la sensazione di aver sentito uno strappo durante…beh la foga del momento…
“Beh, lasciamo perdere! Insomma, prima gli dici sì e poi ti tiri indietro? Gli ho parlato così tanto di te che non vedeva l’ora di conoscerti” continua imperterrita a ricordarmi, mentre io mi sistemo allo specchio. Per fortuna che è arrivata quando già Kai se n’era andato!
“Beh, ti ringrazio per avergli parlato di me. E’ solo che stasera non mi va di interagire con nessuno” cerco di avanzare una serie di scuse per farla arrendere, ma con pessimi risultati.
“Ma se fino a poco fa ridevi e scherzavi insieme a lui!”.
“Beh, ora ho cambiato idea! Tornerò a casa con Boris, sempre se non se ne sia gia andato!” dico preoccupata, inviandogli subito un messaggio.
“E cosa dico al collega di Yuri?”.
“Di’ che ho avuto un contrattempo, che non mi sentivo bene, non lo so!” taglio corto, andandomene e lasciandola lì a fissarmi incollerita.
Ma poco mi importa.
E’ successo tutto così in fretta e mi sento così scossa e confusa e…
Insomma, quel bacio è stata la molla che ha fatto scattare tutto. Kai mi ha subito spinta e ci siamo chiusi dentro uno dei bagni e… lì beh! si può immaginare cosa sia successo. E quando abbiamo finito, lui ha iniziato a guardarmi in maniera confusa, come se solo in quel momento avesse capito cosa fosse successo, cosa avevamo fatto. Ansimava non sapendo cosa dire, mentre io con le spalle al muro ero, credo, più confusa e incredula di lui. Dopodiché è andato via, raccogliendo alcune cose che erano cadute a terra.
Poi è arrivata Hilary e ho dovuto riprendermi in fretta per non destare in lei sospetti.
Boris mi ha appena scritto che si trova fuori e di affrettarmi a raggiungerlo. Perfetto!
Quando arrivo, però, mi avvisa che dentro la sua auto c’è anche la ragazza che stava con Kai e, al suono di questa notizia, non posso fare a meno di non dare voce a un ironico “Grandioso” prima di entrare in auto.
***
Ok. La situazione è molto strana. Sto tornando a casa e nella mia auto ci sono Yasmine, seduta sul sedile anteriore, ed Anya, accovacciata ai sedili posteriori. L’una, la tizia seduta alla mia destra, non smette un attimo di parlare. Non fa altro che lamentarsi di quanto sia stato stronzo Kai per averla abbandonata su due piedi e sparire; l’altra, seduta dietro, se ne sta silenziosa e ad occhi chiusi con la testa chinata all’indietro. Ma Anya non doveva tornare con qualcun altro?
Io non ci sto capendo più niente stasera!
Finalmente Yasmine esce da quest’auto per entrare a casa sua e il silenzio torna finalmente a regnare all’interno dell’auto. Ma come fa Kai a stare con una così? Suppongo non si vedano affatto per parlare.
La mia corsa riprende e stavolta la destinazione è la dimora di Anya.
“Va tutto bene lì dietro?” le chiedo preoccupato, osservandola attraverso lo specchietto retrovisore. Credo di aver sentito soltanto un flebile mormorio, dettato dalle sue labbra sigillate. “Sei sicura?” mi azzardo a domandare una seconda volta, ottenendo gli scarsi risultati di prima. “Ok” esclamo arrendevole, concentrandomi a fissare la strada.
Stasera siete tutti molto strani…
***
Ho un terribile mal di testa, dovuto probabilmente allo stress emotivo della giornata.
Quando l’auto si ferma, capisco che è il momento di scendere e ignorando lo sguardo impensierito di Boris, lo saluto e mi avvio a casa.
Percorse le tortuose e ripide rampe di scale fino al quinto piano, afferro le chiavi e apro la porta, sentendomi finalmente sollevata e a casa.
Lancio i tacchi alla rinfusa e mi avvio sul letto su cui mi lascio cadere pesantemente.
Mio dio, che serata!
***
Mi chiudo la porta di casa alle spalle e cammino nella penombra fino in salotto, dove afferro un bicchiere e lo riempio con la vodka che mi sono portato dal locale.
Mi accascio sul divano e bevo tutto d’un sorso il contenuto del bicchiere, reagendo come al solito con una smorfia di disgusto. Questa vodka fa veramente schifo! La mia mano fa scivolare, con un gesto rapido, la cravatta dal collo e chiudo gli occhi espirando sonoramente.
Mpff…che serata!
***
L’indomani, quando torno in caffetteria, provo con tutta me stessa a comportarmi in maniera naturale, come se nulla fosse successo. Solo un paio di volte, Dana mi ha chiesto se stessi bene e perchè continuassi a imbambolarmi fissando punti vuoti dello spazio con sorriso da ebete.
Ho veramente sorriso?
Insomma, ok. Mi capita di ripensare a quel momento, ma addirittura sorridere? Bah, mi sembra che stesse esagerando, come al solito.
Il telefono nella mia tasca continua a vibrare: sarà sicuramente Hilary che mi chiede per la millesima volta come sto e perché ieri sera mi sono comportata in quel modo.
La sto volutamente ignorando. Che cosa dovrei risponderle? Sai ho cambiato idea perché pochi minuti prima che venissi tu, ero con Kai in bagno mezza nuda a…
Lasciamo perdere.
Per quanto riguarda Kai, beh… sono confusa. Non l’ho mai visto così. Era diverso, strano, intenso, beh più intenso del solito e il modo in cui mi ha guardata prima di andare via è stato…. più strano di tutto il resto.
Non capisco se è stato un momento di debolezza, da parte di entrambi, come la scorsa volta, o se c’è altro…
Sta di fatto che stavolta è stato diverso.
Non sento quel senso di rimorso come la scorsa volta.
E la cosa inizia a terrorizzarmi.
Sul serio.
Più tardi, come al solito, arriva Boris che annuncia con grande entusiasmo di avere incontrato dei vecchi compagni di scuola e che guarda caso, stasera, faranno una sorta di rimpatriata.
“Io non ci vado!” dichiaro col tono di chi non cambierà idea per nessuna ragione al mondo. E poi ne ho abbastanza di feste!
“Andiamo, ci saranno persino Yuri e Hilary”.
“La cosa non mi farà cambiare idea!”.
“Persino Kai verrà”.
Un motivo in più per non andarci.
“Ascolta, io non voglio vederli!”.
“Ma hanno chiesto di te!”.
“Ah davvero? E cosa hanno chiesto esattamente?”.
A questa domanda l’espressione di Boris cambia. “Se avevi avuto un maschio o una femmina” rivelacon tono sommesso.
“Visto? Tornare a vederli significherebbe ricordare quel momento della mia vita in cui tutti hanno scoperto che io fossi incinta e che sono scappata da scuola e non ci sono più ritornata!”. Sinceramente non mi va di subire tutte quelle domande.
“E’ andata veramente così?” chiede curiosa Dana, che fino ad ora non aveva aperto bocca.
“Si!” rispondo seccata con un tono che le fa intuire di non voler ricevere ulteriori domande al riguardo. “Non ci vengo. Punto! Se voi vorrete andarci, beh, buon per voi!” dichiaro infine, comunicando con i miei gesti di voler chiudere la questione.
“Quanto sei tragica…” sento dire a Boris da lontano.
Non mi importa.
Non ci andrò.
***
“E Anya?” domanda Hilary venendo incontro al sottoscritto e guardandosi intorno circospetta.
“Anya non c’è” dichiaro arrendevole.
“Ma cosa le prende in questo periodo? Ho provato a convincerla in tutti i modi!”.
La mia risposta è un’alzata di spalle accompagnata da un’aria arrendevole. “E i gemelli?” domando poi a Ivanov.
“Sono con la madre di Hilary!”.
“Vi state dando alla pazza gioia ultimamente!” dico prendendolo in giro.
“Ecco Kai, pensavo non venissi neppure tu!” e il suo sguardo chiede spiegazioni. “Anya, si è rifiutata di venire” aggiungo poi. “Hai già incontrato Steve? Hai visto? Si è riempito di tatuaggi. E Michael sta iniziando a perdere tutti i capelli!” racconto divertito.
“Hiwatari!” sento dire poi al vecchio gruppo di ochette della scuola. “Quanto tempo!” esclama una, avvicinandosi in modo ammiccante al mio amico, che ha l’aria di non essere proprio nell’umore di ricordare vecchie amicizie.
“Ciao Boris!” mi saluta una ragazza piuttosto affascinante, ma che non mi ricorda nessuna mia vecchia conoscenza.
“Scusa, tu saresti?”. Mi sto proprio sforzando di ricordare, ma…nulla!
“Emily!” rivela lei, con tono seccato. “Sei sempre il solito stronzo!” esclama disgustata, andandosene e lasciandomi interdetto.
“Quella è Emily?” chiedo conferma al mio amico, che con un cenno mi conferma di sì. “Ma…ma…non me la ricordavo così…così…” non mi viene la parola giusta.
“ Rifatta?” suggerisce Kai, sorseggiando un liquore.
“ Così sexy!” lo correggo, provocando in lui una smorfia di disgusto, non so se per avere definito sexy Emily o per il liquore che ha appena ingerito. “Credo che andrò a cercarla!” annuncio, sotto il suo sguardo scettico.
“Ti ha appena definito il solito stronzo, io le starei alla larga!” suggerisce in tono saggio.
***
Come previsto, Boris decide di ignorare il mio suggerimento e si inoltra nella folla di compagni alla ricerca di Emily.
Perfetto.
“Heylà, guarda chi c’è qua? Kai Hiwatari!”. Una voce alle mie spalle mi costringe a voltarmi e incrociare lo sguardo di uno di quegli sfigati che mi circondano.
“Micheal…” mi limito a dire freddamente, in segno di saluto.
“E allora? Che fine hai fatto? Alla fine sei diventato papà?” domanda sotto lo sguardo dei suoi amichetti curiosi.
“Anya? Si chiamava così? Dov’è?” sento dire ad una ragazza.
“Vi siete sposati?” dice un altro ancora.
“E’ nata una bambina o un bambino?”.
“A me hanno detto che è maschio”.
“A me hanno detto che è una bambina!”.
“Ma poi con Rai si sono lasciati?”.
“Io lo seguo su Instagram! Si trova in Cina!”.
“Ma sta con una che non mi sembra essere Anya!”.
E le domande continuano una dietro l’altra e si fanno sempre più specifiche. Ed a questo punto che capisco che è arrivato il momento di andare via.
Non ho voglia di rispondere alle domande di questi cretini, così decido di bere l’ultimo sorso di questo orribile liquore e mi faccio spazio tra la folla andandomene, seguito dagli occhi delusi e curiosi dei miei ex compagni.
“Se ne va senza dire nulla!”.
“E’ sempre il solito scorbutico”.
“Chiediamo a Hilary, forse lei ci saprà dire qualcosa!”.
Credo di avere capito perché Anya abbia deciso di non venire…
***
“Hope! Non correre per le scale!” la rimprovero con tono alterato. Ha sempre questo vizio di salire velocemente i gradini.
Quando arriviamo al quinto piano vengo colta di sorpresa dalla presenza di qualcuno davanti la porta di casa mia.
“Kai…”.
E a giudicare dalla sua faccia, nemmeno lui si aspettava che arrivassi dalle scale.
“Bene, busso da dieci minuti a vuoto…” mormora tra sé e sé, dandosi dello stupido.
“Ciao papà!” lo saluta teneramente Hope, venendo ricambiata da un mezzo sorriso.
Mio dio, non riesco a guardarlo in faccia dopo quello che è successo ieri sera in quel bagno.
“Ero andata a comprare la cena al takeaway!” spiego, mostrando l’enorme sacchetto che ho in mano.
E’ così imbarazzante.
“Ehm io ero passato solo per…” mentre parla si schiarisce nervosamente la voce “...per portare questo a Hope” dichiara, mostrando una borsetta che contiene tutti i suoi adorati colori.
“Siii, l’hai trovata!” esclama allegramente la piccola, prendendo subito la sua preziosa borsetta.
“Oggi la cercava disperatamente…era convinta di averla persa” intervengo subito a spiegare il perché del suo entusiasmo.
“Bene, allora vado” dice poi, un po’ impacciato, mentre si avvia verso le scale.
Io rimango un attimo indecisa sul da farsi, finché…
“Kai…” lo richiamo con un filo di voce…“Ehm, hai già cenato? Te lo chiedo perché Hope mi ha fatto comprare un sacco di roba che sicuramente non potrà mangiare da sola e che le farà male. Sai quando esagera…” spiego, iniziando ad arrancare strane spiegazioni.
“Ma a me piace il pollo fritto!” interviene offesa Hope.
Kai rimane un attimo fermo, in piedi a fissare prima me e poi Hope, infine un punto indefinito del pavimento.
“Ok…” risponde infine. “In fondo, non ho ancora cenato”.
Perfetto.
Anya, hai ufficialmente appena invitato Kai Hiwatari a cena…
Ma che sto facendo?...
Ok, è davvero imbarazzante. Siamo seduti a tavola tutti e tre a mangiare pollo fritto e patatine e altre cose che nemmeno ricordo.
Kai se ne sta fin troppo in silenzio alla mia sinistra e si sforza ogni tanto di rispondere alle infinite domande di Hope, seppur con semplici e scontati monosillabi.
“Ehm…ero convinta che anche tu andassi alla rimpatriata organizzata dai nostri ex compagni di scuola” esordisco, nel vano tentativo di iniziare una conversazione.
“Beh, ci ero andato in effetti...ma una volta arrivato lì, ho capito il perché tu non sia voluta venire” rivela seccato.
“Oh…quindi ti hanno fatto tante domande, immagino” chiedo, fissando il suo piatto, per evitare di fissarlo in faccia.
“Già, un sacco di domande” dichiara in tono canzonatorio, mordendo l’ultimo boccone rimasto sul suo piatto.
Quindi ho fatto bene a non andare. Meno male… Almeno ogni tanto prendi una saggia decisione, Anya.
“E chi c’era dei nostri compagni?” continuo a domandare, osando dilungare forse troppo la conversazione.
“Quasi tutti…” si limita a dire, passando delle porzioni di patatine a Hope.
“Tutti? Quindi…c’era anche…”. Non dirlo Anya, non dirlo! “Eva?”. Troppo tardi.
A giudicare dal modo in cui mi guarda, non si aspettava questa domanda e probabilmente non voleva che gliela facessi.
“No…Eva non c’era” dichiara sintetico e conciso. “Ormai parliamo solo tramite avvocati” ci tiene ad aggiungere.
“Papà, mi passi ancora patatine?” interviene Hope, con la sua dolce vocina.
“Basta così! Ne hai mangiate fin troppe!” le faccio notare severa.
“Ma uffaaa!”.
“Vai a lavare le mani, su!”.
“Ok…” lamenta sbuffando sonoramente mentre scende dalla sedia.
“Puoi controllare che le lavi veramente!” dico a Kai, che anche se non lo dimostra apertamente, sta sbuffando mentalmente.
Anche lui si alza e segue la piccola in bagno.
Rimasta un attimo sola a sparecchiare, posso finalmente sbuffare anch’io.
Mio dio, che serata…
***
Non mi aspettavo che Anya mi invitasse a cenare a casa sua, non dopo quello che è successo ieri sera. Pensavo, più che altro, che come la scorsa volta, mi avrebbe evitato.
E invece, strano dirlo, non l’ha fatto.
Lei è di là a sistemare delle cose in cucina, mentre io sono sul divano insieme a Hope a guardare i soliti cartoni animati.
“Cosa state guardando?” chiede Anya, sedendosi sul divano.
“I soliti stupidi maiali rosa!” rispondo seccato.
“Possiamo guardare il cartone della principessa nella torre?” propone Hope tutta emozionata. Un’emozione che viene subito spenta dalla mia espressione di disappunto.
“Beh forse è meglio che io vada…” inizio a dire, nel tentativo di salvarmi. Un tentativo che si sta rivelando vano, dal momento che Hope sta iniziando a fare i capricci, sotto lo sguardo sconcertato di Anya.
“Ma no! devi vederlo pure tu! Ti pregoooo”. Ed ecco che inizia a fare le sue faccine più tenere e che, di solito, funzionano sempre per ottenere tutto ciò che vuole.
Ormai sa come abbindolarmi…
Date le circostanze, mi vedo costretto ad accettare, ma prima mi assicuro che questo film non duri troppo.
“Non dura tanto, spero…” chiedo rivolgendomi alla madre che, spudoratamente, lo so mi sta mentendo dicendo di no.
Bene.
La serata non può essere più assurda di così, in fondo…
****
Il film d’animazione è appena iniziato. Kai siede su un angolo del divano,con Hope che gli si corica sulle gambe, non rimanendo ferma nemmeno un secondo.
Anche se non sembra molto interessato alle vicende del film, lascia che Hope gli racconti quello che sta per accadere nei prossimi minut,i mentre gli saltella addosso e si arrampica sul suo collo.
Io me ne sto sul lato opposto del divano, quasi distaccata da questa scena che sembra essere riservata tutta a Kai. Ma non mi dispiace, anzi. Di tanto in tanto, con molta discrezione, li osservo mentre si stuzzicano. Anche se Kai rimane quasi sempre con la sua espressione seria e impassibile, sembra che si diverta anche lui con le marachelle di Hope.
Ammetto di non averli mai visti così.
Sembra che in qualche modo i due abbiano legato…
Passano circa tre quarti d’ora e, come da me avevo previsto, Hope si addormenta col la testa poggiata sulle gambe di Kai, che continua ad accarezzargli i capelli, in un gesto quasi meccanico, rimanendo con gli occhi fissi sullo schermo.
“Beh forse è il momento di metterla a letto” propongo a bassa voce per la paura di svegliarla. Kai viene preso alla sprovvista da queste mia parole. Che si stesse appassionando al film?
Così, resosi conto che la figlia stia effettivamente dormendo, la solleva facendo attenzione a non scuoterla troppo e in un abile gesto la mette in spalla, portandola a letto.
“Per fortuna che si è addormentata subito…” rivela Kai, quasi sollevato.
“Mi sembrava che ti stessi appassionando al film” affermo con ironia.
“Stavo solo cercando di rimanere con gli occhi aperti…” si giustifica infastidito.
Silenzio.
Imbarazzante silenzio.
“Bene, ora è meglio che vada…” annuncia Kai, afferrando la giacca.
“Già… Ti accompagno alla porta”.
Ma quando arriviamo sull’uscio di casa, succede qualcosa di strano…
“Kai, senti…”. Decido di togliermi un peso dallo stomaco. “Per quanto riguarda ieri sera…io….”.
“Sì, lo so cosa stai per dire…” Mi interrompe con tono scocciato. “...non doveva succedere e che è stato un errore e bla bla bla” dichiara con aria rassegnata.
“Beh, non stavo proprio per dire questo… volevo dire che non so cosa mi sia preso, tutto qui!” rivelo sotto il suo sguardo un po’ incredulo.
“Beh, nemmeno io me lo aspettavo”.
“Ma è successo….” mi limito a dire, non sapendo cos’altro aggiungere.
“Già, è successo” ripete lui, dal canto suo. “Per la seconda volta” aggiunge poi, accentuando i toni.
“Già” confermo con un sorriso nervoso.
Siamo qui, in piedi, l’uno di fronte all’altro, come se fossimo in attesa di qualcosa. E’ come se, come ieri sera, l’uno aspettasse un segnale, un qualcosa che faccia scattare di nuovo quella molla.
Poi…
Kai chiude lentamente la porta che aveva appena aperto e si avvicina a me, alle mie labbra e con un rapido gesto mi solleva facendomi aggrappare a sé, incurante del suo cappotto appena caduto sul pavimento…
Buon salve a tutti!
Ecco a voi un nuovo capitolo, dopo quasi …non so nemmeno io quanto tempo sia passato XD
Le cose tra Kai ed Anya si stanno sciogliendo (molto strano direte, e, finalmente, penserete ahahaha).
eheheheh ogni tanto vi regalo una gioia.
Spero vi sia piaciuto. Ho cercato di scriverlo meglio che potevo, spero di avervi trasmesso qualcosa XD
Fatemi sapere se vi va 😀
Ringrazio come sempre i lettori e le lettrici, e coloro che lasciano una recensione ;)
A presto!
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Capitolo 60 *** Ospiti indesiderati ***
Sono le sette e trenta circa del mattino e avrei dovuto essere in caffetteria già mezz’ora fa, lo so! Ma stamattina è stata un tantino dura alzarsi dal letto, soprattuto quando, una volta aperti gli occhi, ho visto il corpo di Kai coricato a pochi centrimetri dal mio. Ho dovuto fare appello a tutta la mia delicatezza per riuscire a non svegliarlo nell’intento di spostare la sua mano dal mio addome. La cosa strana è che non si è scosso minimamente: ha continuato a dormire sereno a pancia in giù come se niente fosse, mentre camminavo in punta di piedi verso la porta. Più difficile è stato, invece, abbassare la maniglia evitando di provocare quel fastidioso cigolio che la caratterizza da un po’ di tempo a questa parte. Boris mi aveva anche prestato uno spray lubrificante, ma non l’ho mai usato, figuriamoci! Ad ogni modo, sono riuscita ad uscire dalla stanza senza svegliarlo.
Non so per lui, ma per me sarebbe stato troppo imbarazzante!
Il fischiettio della teiera mi riporta alla realtà e in un abile gesto ne verso il contenuto in una tazzina.
“Buongiorno…” sento dire da una voce assonnata alle mie spalle.
“Buon..giorno” saluto in tono impacciato, riposizionando la teiera e facendo attenzione a non bruciarmi.
Kai se ne sta lì, poggiato a braccia conserte sullo stipite della porta, a fissarmi mentre continuo a girare e rigirare il cucchiaino nella tazza di tè. In realtà, non ho ancora messo lo zucchero, quindi perché lo sto mescolando? Per fingermi indaffarata ed evitare qualsiasi tipo di conversazione, forse?
“Non sei scappata alle prime luci dell’alba, stavolta” mi fa notare, pungente quanto basta a costringermi ad alzare lo sguardo.
“Difficile scappare da casa propria” ribatto altrettanto pungente, mentre soffio e sorseggio il mio tè matcha fumante. “Ne gradisci un po’?” gli propongo poi, per spezzare la tensione.
“Non bevo questa roba” si limita a dire sprezzante, mentre si avvicina e mi toglie la tazzina dalle mani per annusarne il contenuto con sguardo scettico. Prima di adagiare la tazzina sul ripiano della cucina, però, ne beve un piccolo sorso, giusto per assicurarsi che la sua ipotesi sia corretta. E a giudicare dalla sua espressione schifata, sembra averci preso.
“Allora?” dice poi, quasi in un sussurro mentre mi fissa intensamente.
“Allora…cosa?” riesco a dire, deglutendo nervosamente, mentre mi sforzo di reggere il suo sguardo.
*****
“Allora…cosa?” mi domanda, sforzando la voce per farla uscire.
“Pentimenti, errori, rimorsi?” le suggerisco una serie di parole, in tono volutamente allusivo.
L’ultima volta che è finita a letto con me, l’ha definito addirittura un ‘terribile errore’ e sono curioso di sapere come lo definirebbe ora.
Tuttavia, il richiamo di Hope, che urla ‘mamma’ dall’altra stanza, ci avvisa che si è appena svegliata…
“Devo andare”.
E così mi vedo costretto a scansarmi e lasciare che Anya, consapevole di essere ormai salva, raggiunga la figlia.
Tempismo perfetto, penso tra me e me, mentre roteo gli occhi infastidito e bevo un altro sorso di quella schifezza verde fumante nella tazza.
Diamine, che schifo…
***
“Ti sei persa una serata incredibile!” esclama Boris, irrompendo nella cucina della caffetteria con la sua grazia paragonabile a quella di un cavernicolo.
“Buongiorno anche a te” affermo, rispondendo a un immaginario saluto.
“Ti ricordi di Emily?” domanda all’improvviso, sorvolando gli inutili convenevoli.
“Sì, Emily la secchiona della classe”, mi ricordo di lei.
“Beh, dimenticala! Non è più quella ragazza secca, bruttina, senza tette, con i brufoli che ricordi”.
“Wow, una descrizione molto accurata” commento tra me e me, mentre sistemo le tazzine in un vassoio.
“Adesso è diversa, quasi non la riconoscevo!”.
“Da non credere” esclamo fingendomi sorpresa.
“E’ completamente diversa” e nel pronunciare queste parole, Boris simula un movimento delle mani che allude a un seno alquanto prosperoso.
“Ah… quindi per farsi notare, una donna deve avere un seno abbondante?!”. Dana, che finora ha ignorato il racconto di Boris, ora si desta dal suo stato catatonico e ne approfitta per prendere parola e attaccarlo.
“Non ho detto questo!” si difende lui, prontamente.
“Ah no? E perchè quando ai tempi era secca, bruttina, con i brufoli e senza seno non aveva attirato la tua attenzione??” torna a chiedere ancora più agguerrita, avvicinandosi minacciosamente a lui con un mestolo di legno puntato in direzione della sua faccia.
“Sembra che qualcuno l’abbia presa un po’ sul personale…” commenta Boris, in tono di sfida.
“Cosa vorresti insinuare??”. Il tono alterato di Dana non lascia presagire nulla di buono.
“Niente…” si limita lui, nella speranza di calmarla. Ma la risposta di Dana è un colpo di mestolo per assestato sulla coscia del russo, che nonostante sembri essere dotato di una corporatura altamente massiccia e tonica, pare non avere un altrettanto alto livello di sopportazione del dolore. Infatti, si lascia sfuggire un effemminato “ahia!” mentre si strofina sofferente la parte del corpo colpita e dolorante.
“Volete smetterla voi due!”. Decido di intervenire prima che la situazione sfugga di mano a entrambi e tolgo dalle mani di Dana l’arma del delitto, sotto il suo sguardo di disappunto.
“Vado in sala a servire i clienti!” annuncia prima di congedarsi, rivolgendogli uno sorriso di scherno e inziando a imitare il verso effemminato di dolore emesso da lui poco prima.
“Che odiosa…” mormora Boris, fulminandola con lo sguardo, mentre continua a toccarsi la coscia colpita.
“Quindi? Cos’è successo con Emily?” gli domando poi, nel tentavivo di distrarlo dal pensiero di strangolare Dana, probabilmente.
“Ehm, niente! Mi ha ignorato per tutta la serata, nonostante io le avessi proposto di bere qualcosa insieme, ma poi a fine serata, quando sono tornato a casa, ho trovato una notifica su Instagram e, tra le mille ragazze che mi hanno messo il ‘segui’, indovina? C’era anche lei!” conclude soddisfatto.
“E…questo cosa vorrebbe dire?” domando perplessa, indicandogli con un gesto di passarmi delle cose risposte ai piani alti della cucina.
“Come cosa vorrebbe dire? Significa che è fatta!” esclama come se stesse spiegando la cosa più semplice del mondo, ma che io non ho ancora ben chiara.
“Andiamo Anya, devo spiegarti proprio tutto?”.
Sarà che stamattina mi sento intontita per le cose successe la scorsa notte, sarà perché non ho ancora messo in moto i neuroni, ma io non ho capito.
“Significa che presto scoperemo!” rivela infine, facendomi subito pentire di averglielo chiesto.
“Santo cielo, Boris…fai schifo!” mi limito a dire, andandomene via dalla cucina con aria disgustata, lasciandolo lì in piedi con un frullatore in mano.
“Come siete suscettibili stamattina voi due!” gli sento urlare in lontananza.
Più tardi, nel pomeriggio, Hilary si presenta in caffetteria con la scusa di voler trovare un posto ‘tranquillo’ per scrivere la sua tesi, dal momento che in casa Ivanov non riesce a trovare un attimo di pace, tra gemelli e vita coniugale. E così, le ho indicato l’angolo più appartato e silenzioso del locale e lei se ne sta lì da circa due ore a scrivere sul suo portatile, venendo di tanto in tanto interrotta dalle telefonate di Yuri, rimasto a casa a badare ai figlioletti.
“Vuoi che ti porti qualcosa da bere?” le propongo, dopo avere scorto da lontano un’espressione di disperazione sul suo volto.
“Solo se mi fai compagnia”.
“Ok, chiedo a Dana di sostituirmi un attimo”.
“Come va, quindi?” le domando in tono apprensivo, mentre le verso il caffé triplo macchiato con latte di soia, da lei richiesto.
“Mi sento esaurita” lamenta sbuffando sonoramente.
“Non è meglio che tu ti prenda un anno sabatico? Insomma, non puoi stare dietro agli esami e alla tesi con dei bambini così piccoli…” le consiglio preoccupata.
“Lo so, ma non voglio perdere tempo. Sono già troppo indietro e vorrei togliermi il pensiero il prima possibile, capisci?”.
“Mmmh, non ho fatto l’università…quindi non posso capire appieno” le ricordo in tono allusivo.
Segue una pausa di silenzio, durante il quale entrambe osserviamo assorte un punto indefinito del tavolo.
“Ma cambiamo argomento…”. Hilary, dopo soli due sorsi di caffé, si desta dal suo stato di trans e assume un altro atteggiamento, quasi fosse rinata. Incredibile! “Cosa ne pensi di Matt?” domanda subito dopo, sotto il mio sguardo interrogativo.
“Matt?”. Il mio tono le sta comunicando che non ho idea di chi diavolo sia Matt.
“Matt! Il collega di Yuri!” mi ricorda, roteando gli occhi irritata.
Oh…
“Beh, un ragazzo…simpatico” commento, bevendo un sorso del mio té caldo.
“Solo simpatico? E poi mi spieghi perché lo hai piantato in asso?”.
“Te l’ho spiegato…non mi sentivo bene”.
“Non mi pare fosse questa la scusa” afferma, con aria sospetta.
“Ah no? Allora non me la ricordo” dichiaro fingendomi disinvolta, mentre continuo a sorseggiare la mia bevanda, nonostante sia troppo bollente e mi stia ustionando la lingua. Un gesto, probabilmente, dettato dal nervosismo.
“ Non è che c’è qualcosa che non mi hai detto?” domanda con aria investigativa.
“No, assolutamente…no!” rispondo prontamente.
“Non ci sarà mica qualcun altro?”.
Ecco, lo sapevo. Il té mi è andato di traverso e sto iniziando a tossire senza sosta.
“Ehm, stai bene?”.
“Sì…sì, scusami, mi è andata di traverso! Dicevi?”.
“Dicevo…” torna a ribadire, sospirando, “che forse Matt non ti interessa perché ti interessa qualcun altro…”.
“No, ti assicuro che non c’è nessuno. E’ solo che non… mi sento ancora pronta…tutto qui” invento di punto in bianco, nella speranza di essere convincente.
“Suvvia, Anya! Non sarai mai pronta se non ti butti” sentenzia lei, con convinzione.
“Forse hai ragione…”.
“Quindi, farò in modo che voi due vi incontriate di nuovo! Ho già in mente qualcosa!” annuncia, mentre si alza e raccoglie le sue cose.
“In che senso hai in mente qualcosa?” chiedo, un tantino preoccupata da questa sua affermazione.
“Tranquilla, mi farò sentire al più presto!”. Ecco che rimette tutto in borsa sotto il mio sguardo interrogativo.
“Hilary… ehm…non”.
“Grazie del caffé. E’ stato miracoloso! Ciau!”.
Non sono riuscita a concludere la frase, perché Hilary è già andata via, lasciandomi qui come una rincitrullita a domandarmi cosa diamine abbia in mente…
***
Arriva la sera e quando suonano alla porta, Reina annuncia l’arrivo di Hope insieme ad Anya.
Non so perché, ma questa notizia mi provoca una sorta di fitta alla bocca dello stomaco che mi impedisce di alzarmi dalla poltrona della scrivania.
Solo quando sento la vocina di Hope che chiede a Reina dove io sia, riesco a prendermi di coraggio e alzarmi.
“Ciao Papà!” saluta la piccola, abbracciandomi una gamba affettuosamente. Gesto che io ricambio scompigliandole i capelli.
“Qui c’è il borsone di Hope!” mi comunica Anya, posando la roba della piccola sul pavimento.
Ammetto che è strano guardarla in faccia e, contemporaneamente, immaginare ciò che abbiamo fatto la scorsa notte a casa sua.
“Papà, ho fame!” esclama Hope tirandomi un lembo della felpa.
“Penso che Reina stia preparando, vai a controllare!” le consiglio, in modo anche da rimanere un attimo da solo con la madre, la quale sembra un po’ nervosetta, dato che se ne sta lì, al centro del salotto, a evitare in tutti i modi di incrociare il mio sguardo.
“Perché non rimani anche tu a cena” le propongo di punto in bianco, lasciandola di sasso.
In effetti, questa proposta, sorprende persino me.
“In fondo, ti devo una cena” aggiungo poi, nella speranza di ricevere una risposta affermativa.
***
Un raggio di sole, proveniente dalle prime luci del mattino, solletica le mie palpebre, costringendole ad aprirsi e a mettere a fuoco la vista.
“Buongiorno”.
Quando volgo lo sguardo alla mia sinistra, in direzione di quella voce, il mio cuore viene preso da un sussulto che gli fa perdere un colpo. Kai se ne sta seduto nella sua parte del letto a scorrere il dito sul display del suo cellulare. Da quanto tempo è sveglio? E soprattutto, che ora sarà?
Il mio sguardo assonnato punta in direzione di una sveglia posta sul comodino accanto e lentamente alzo la schiena per mettermi seduta anch’io, badando bene a tenere il lenzuolo all’altezza del petto nudo.
Solo ora mi rendo conto di essere nella camera da letto di Kai e solo adesso mi rendo conto di quello che è successo.
“Dormito bene?”. Kai getta il cellulare alla rinfusa sul letto e si sposta sul fianco osservandomi, in attesa di una mia risposta.
“Beh, è un letto comodo, senza dubbio…” mi limito a dire, un po’ imbarazzata.
“Comodo, eh?” ripete in tono rassegnato, alzandosi e mostrando senza pudore la sua nudità. Cosa che mi costringe a volgere subito lo sguardo altrove. “Nulla che tu non abbia già visto” ci tiene a precisare, con aria soddisfatta, mentre infila una gamba dopo l’altra nei suoi boxer.
Già, ma fa comunque uno strano effetto.
“Comunque io devo scappare” mi avvisa poi, raccogliendo e indossando frettolosamente un pantalone e una camicia dalla poltrona. “Tu…”. Ecco che fa una faccia strana dopo aver preso per sbaglio il mio reggiseno in mezzo alle sue cose. “ …testa pure la comodità del letto finché vuoi” conclude con sorriso beffardo, tirandomi in faccia il mio stesso reggiseno per poi uscire dalla stanza.
Divertente… affermo tra me e me tirando via l’indumento intimo rimastomi appeso in testa.
Quando si chiude la porta, mi accascio sul letto sbuffando sonoramente, pensando e ripensando al fatto che non so cosa mi stia succedendo.
Ieri sera, quando ho accettato il suo invito, sapevo che sarebbe finita così, che saremmo finiti in camera da letto e, il fatto più preoccupante è che, in cuor mio speravo finisse così…
***
“Signor Hiwatari, mi sta ascoltando?”.
Eh?
“Sì, va avanti”.
In realtà, non sto ascoltando nemmeno una parola di quello che sta dicendo, tanto alla fine delle sua presentazione proiettata sul grande schermo, dirò come sempre di no; mi è bastato vedere le cifre sparse qua e là sulle varie slide per bocciare senza remore la sua proposta.
Stamattina la mia mente è distratta da pensieri che esulano dagli affari aziendali e che possono essere riassunti in una sola parola: Anya.
E’ la seconda sera di fila che finiamo a letto insieme e, anche se mi sembra ancora tutto molto strano, non mi è dispiaciuto affatto, come credo non sia dispiaciuto nemmeno a lei.
Mi chiedo soltanto quanto durerà questa fase.
Prima o poi Anya farà venire a galla una serie di rimorsi e pentimenti che faranno in modo di ricostruire il muro, temporanemante abbattuto, tra di noi.
“Quindi? Cosa ne pensa di questa idea, Signor Hiwatari?” domanda il mio dipendente, una volta finita la sua presentazione.
“Che è pessima!” riferisco in tono piatto, mentre mi alzo dalla mia sedia e lascio scivolare quella penna che ho finora tenuto puntata a una tempia, quasi fosse una pistola pronto a sparare per sopprimere questa sensazione di noia.
E poi senza avvisare o dare spiegazioni a nessuno, in perfetto stile dirigente Hiwatari, abbandono la sala riunioni, sotto lo sguardo sbigottito e rassegnato dei dipendenti, come faceva il buon vecchio Hiwatari Senior.
***
“La signorina rimane a cena?” mi domanda Reina, con i suoi modi sempre eccessivamente formali.
“Ehm…” stavo per rispondere,
“Sì” ma Hiwatari decide di farlo al posto mio, mentre passa velocemente da una stanza all’altra alla ricerca di qualcosa.
“Va bene, allora apparecchio per tre” comunica la cameriera, facendo il suo solito inchino prima di congedarsi.
Mi sento sempre in imbarazzo in queste situazioni. Hiwatari sarà abituato ad essere servito e riverito, ma io no.
“Che cosa stai cercando?” chiedo un po’ intimorita ad un Hiwatari che continua a cercare qualcosa, infilando mani nelle fessure di divani e tra mobili vari.
“Il mio cellulare”.
“Ehm, credo che ce l’abbia Hope” gli riferisco, indicando la piccola che fa finta di parlare al telefono con i suoi amici immaginari da circa un’ora. Pensavo fosse un giocattolo a dire la verità.
I suoi occhi puntati al cielo mi trasmettono la sua sensazione di sollievo e a passo svelto raggiunge Hope intimandole di restituirgli il cellulare, ma la piccola, troppo presa dal suo gioco, inizia a correre per la casa inseguita da un Hiwatari poco incline allo scherzo.
E io in tutto questo non so se sorridere alla vista di questa buffa scena o iniziare a preoccuparmi, dato che Hiwatari la alza di forza e inzia a scuoterla animatamente. Ma le finte urla tra una risata e l’altra di Hope mi fanno capire che Hiwatari stia scherzando e che forse è un modo di giocare tutto loro che io non conosco.
Continuo a pensare che sia tutto così strano…insomma, io qui a cena con loro, io e Kai, e poi io Kai e Hope, sono confusa…
I miei pensieri confusi e lo strambo gioco tra Kai e Hope vengono interrotto dal suono del campanello. Kai riporta la piccola coi piedi per terra e con aria interrogativa si dirige alla porta principale.
“Che cosa ci fai qui?” gli sento dire a bassa voce, rivolgendosi con tono alterato a colui che ha osato bussare alla sua porta. “Non mi sembra il caso” aggiunge poi, sempre a tono basso quasi per paura di farsi sentire dalla sottoscritta, che, incuriosita, decide di far capolino dalla porta del salotto e vedere di chi si tratta.
***
Quando ho aperto la porta di casa e ho visto Boris, sono stato tentato di ignorarlo e chiudergli la porta in faccia prima che aprisse bocca.
“Che cosa ci fai qui?”.
“Ho portato delle birre, mi fai entrare?”.
“Non mi sembra il caso…”.
“Perché?“Ma c’è Anya?” domanda poi, fissando qualcuno alle mie spalle.
Grandioso.
Boris mi scansa con una mano per farsi spazio ed entrare. “Meno male che ho portato delle birre in più! Non sapevo fossi qui” gli sento dire da lontano.
Io rimango qualche secondo qui, sull’uscio di casa con la porta ancora aperta, a maledirmi mentalmente per non aver subito chiuso la porta in faccia a Boris.
Deve sempre rompere le scatole…
***
Boris è rimasto per cena e, per l’immensa felicità di Kai, anche per il dopocena.
“Mamma, mi passi il colore giallo?” mi chiede Hope, intenta a finire i suoi disegni sparsi sul tavolino del salotto.
Stranamente, Boris non ha fatto troppe domande. Insomma, del perché io sia qui, intendo.
Ed è meglio così, perché non mi piace l’idea che lui, Yuri, Hilary o chiunque altro, sappiano di me e di Kai, soprattutto Hilary, la quale so già che cosa mi direbbe al riguardo.
Per il momento voglio che rimanga tra me e lui questa specie di relazione, che non so bene come definire. So solo che da qualche settimana, capita che qualcuno dei due rimanga a dormire a casa dell’altro.
“Emily mi ha messo mi piace ad alcune foto” annuncia trionfante Boris, stappando una bottiglia di birra.
“Wow, allora la cosa si fa seria” lo schernisce Kai, strappandogli la bottiglia di mano, prima di accomodarsi sul divano a un’equa distanza da me.
“Fa la preziosa perché è arrabbiata perché al liceo non la guardavo, ma so che adesso vuole attirare solo la mia attenzione” spiega, aprendo un’altra birra e sedendosi sul divano proprio in mezzo a me e Kai.
“E ci sta riuscendo…” mormora Kai, mentre, con aria infastidita, si sposta ulteriormente per non stare attaccato al Boris.
“E’ questione di tempo…Cin Cin?” dice poi, proponendo una sorta di brindisi prima a me, e poi a Kai, che lo ignora volutamente iniziando a bere. “Sempre molto amichevole…” commenta in tono punzecchiante Boris.
Prevedo una lunga serata…
***
Non lo sopporto.
Ha sempre il brutto vizio di irrompere in questa casa senza preavviso e, in genere, non mi dà fastidio. Di solito, quando si presenta qui, ma non posso ospitarlo perché sono insieme a una ragazza, mi basta comunicargli di girare i tacchi e lasciarmi in pace e lui, senza problemi, sparisce. Ma stavolta è stato diverso, perché la ragazza in questione è Anya e lei non vuole che si sappia in giro che andiamo a letto insieme, per qualche oscuro motivo. Pertanto, ho dovuto fare in modo di comportarmi in modo da non destare sospetti in Boris.
Ha cenato qui, ha bevuto anche…che cosa aspetta ad andarsene??
Passa un’oretta e Boris, finalmente, intuisce che è arrivato il momento di ritirarsi nella propria dimora.
Nonostante io mi senta sollevato da questa sua decisione, inizio a preoccuparmi quando lo sento proporre un passaggio ad Anya per accompagnarla a casa.
“Ti accompagno a casa”.
Al suono di questa frase, Anya si irrigidisce e non sa cosa rispondere, nonostante io, che me ne sto alle spalle di Boris, le stia intimando con un cenno della testa di dire di no.
“Ok” è, invece, la sua risposta.
Una risposta che mi lascia senza parole.
Sul serio?
E’ quello che la mia faccia gli sta comunicando, una volta che Boris si allontana per prendere la sua giacca.
“Non sapevo cosa dire…” bisbiglia con faccino innocente, per giustificarsi.
“Potevi dire di no” le ricordo minaccioso.
“Allora, andiamo?”.
“Sì” risponde prontamente lei, quasi non aspettasse altro.
E così, sotto il mio sguardo sbigottito, Anya prende la sua giacca, saluta con un bacio sulla testa la piccola e se ne va, non prima di far incrociare, per un breve attimo, i nostri sguardi.
Da non credere…esclamo mentalmente, mentre mi risiedo sul divano, massaggiandomi le tempie doloranti.
“Perché la mamma è andata via?” chiede la piccola, quasi mi avesse letto nel pensiero.
“Bella domanda…” mi limito a dire, sospirando stancamente.
Bella domanda…
***
Dallo sguardo di Kai ho intuito che non si aspettava e non voleva che prendessi questa decisione. Ma cosa potevo fare?
Boris è solito proporsi per riaccompagnarmi a casa e se avessi detto di no si sarebbe insospettito. Avrebbe chiesto - ah, ma allora dormi qui?- oppure - Cosa avete da nascondere voi due?-, insomma, avrebbe fatto troppo domande scomode, a cui, per adesso, non sono pronta a rispondere.
Non so come e quando sia iniziata questa storia con Kai, a dire il vero, e non so come andrà a finire.
Se si sapesse in giro, inizierei a farmi venire l’ansia, perché significherebbe dire a tutti ufficialmente che…io e Kai stiamo insieme?? Anzi, sarebbe più corretto dire - Io e Kai andiamo a letto insieme- dato che i nostri incontri si limitano solo a questo, fondamentalmente.
Non so cosa stia succedendo tra me e lui, so solo che finché non lo scoprirò, nessuno dovrà sapere di noi.
***
Dopo quella volta in cui la serata è stata rovinata da Boris, non ci sono state molte occasioni per stare insieme a causa di qualche imprevisto. Una sera, ad esempio, Hope stava male, un’altra ancora Hope piangeva e faceva i capricci e un’altra sera ancora Anya aveva le sue ‘cose’, come amano chiamarle le donne.
Stasera tutto sembra essere andato liscio: Hope se ne sta nella sua stanza già dormiente e nessuno si è presentato a casa mia per rompere le scatole. Dunque, ho invitato Anya a salire in camera per approfittarne.
E mentre ne stiamo approfittando, e anche alla grande, il mio cellulare sul comodino inizia a squillare e senza badare al mittente o staccarmi dal corpo di Anya, con un rapido gesto della mano, disattivo il volume, continuando a fare ciò in cui siamo impegnati.
Passano pochi secondi e il cellulare suona di nuovo, e nonostante io lo stia ignorando, Anya mi costringe a fermarmi…
“Forse dovresti rispondere” mi consiglia, facendo appello a tutta la sua forza per allontanarmi dal suo corpo.
“Lascialo squillare” mi limito a dire, passando poi ad altre parti del suo corpo.
Tuttavia, alla fine, dopo l’ennesimo tentativo di chiamata sono costretto quantomeno a leggere il nome del mittente.
“E’ Boris” esclamo infastidito alla vista di quel nome.
“Boris?” ripete Anya un po’ stranita. “Che vuole a quest’ora?” si chiede, verificando l’ora.
“Non lo so. Non mi interessa” dichiaro in tono menefreghista, gettando il cellulare sul comodino per tornare alle mie faccende.
“Magari è importante” continua a dire lei, nonostante il mio volere.
Dio, che strazzio…
Mi sollevo sui gomiti e prendo il cellulare sbuffando sonoramente…
“Che diavolo vuoi?” rispondo in tono alterato a colui che osa disturbarmi sempre nei momento inopportuni.
“Ho bisogno che tu venga a prendermi” e questa frase mi basta a chiudere la telefonata in fretta congedandolo con una semplice parola “Scordatelo”.
“Aspetta, c’è anche Anya con me!”.
“Ma davvero?” inizio a dire consapevole del fatto che mi stia mentendo, dal momento che Anya è proprio qui sotto di me, schiacciata dal mio corpo, e non può essere altrove. “Passamela, allora” gli ordino, in tono di sfida.
In tutto ciò, non posso fare a meno di non notare la faccia interrogativa di Anya che sta ascoltando tutto dalla sua postazione.
“Ehm…non può parlare al momento” si inventa, titubante.
Ovvio, perché non è lì.
“Senti, sto chiudendo, ciao”. Sono stanco delle sue storielle.
“Aspetta, sono nudo e nel bosco e mi hanno rubato l’auto”.
Stavo per chiudere la telefonata, ma questa frase pronunciata dalla sua voce disperata, mi lascia perplesso e mi obbliga ad approfondire la questione.
“Che vuol dire che sei nudo nel bosco?”.
“Possiamo rimandare le domande a dopo? Ti prego sbrigati e porta degli indumenti”.
La chiamata termina e io rimango incerto sul da farsi.
“Dammi un valido motivo per andarci, ti prego” chiedo ad Anya, in tono stanco, riprendendo a baciare il suo collo.
“Forse perché è tuo amico?”.
“Ti ho chiesto un valido motivo” ripeto, calcando il tono sulla parola ‘valido’.
“Perché se qualcuno lo vede potrebbe denunciarlo per atti osceni in luogo pubblico?” è il suo secondo tentativo che mi lascia stupido, talmente tanto da essere costretto a fermarmi e osservarla in maniera storta. Guarda troppi polizieschi forse…
“Beh se lo arrestassero, la smetterebbe di rompere le scatole, non credi?” . In un rapido gesto ribalto le posizioni, nel tentativo di distrarla.
“E poi perchè ha usato la scusa che ci fossi io con lui?” domanda poi, con aria vagamente curiosa.
“Non lo so. Lascialo perdere”.
Cavolo, è difficile distrarla!
“Lo ha fatto perché pensa forse che tu ci tieni a me?”.
Ok basta.
“Ho capito, vado a recuperare Boris, contenta?”. Stufo ormai della piega che hanno preso le circostanze, mi vedo costretto ad alzarmi e vestirmi per andare a vedere dov'è quel deficiente di Boris.
E poi perché questa domanda?
Beh Boris sa che non mi scomoderei per lui senza un valido motivo e ha usato la scusa di Anya perché l’ultima volta, quando era stato fermato dalla polizia ubriaco insieme a lei, aveva funzionato.
“Vuoi che venga anch’io?”.
“No, ti risparmio la gioia di vedere Boris nudo” spiego disgustato, mentre allaccio la cintura alla vita e mi premuro di prendere degli abiti da dare a quel deficiente.
“Dove diavolo sei?”.
Ho appena spento il motore in mezzo al bosco da Boris indicatomi, ma di lui nessuna traccia. Scendo e inizio a camminare, finché…
“Dio, che schifo!”, finché non mi appare davanti nudo, uscendo da dietro un albero. Gli tiro addosso i vestiti e mi giro disgustato dall’altra parte.
“Finalmente, ce ne hai messo di tempo” si lamenta, beccandosi un’occhiata fulminante da parte mia.
“Si può sapere cosa ci facevi nudo nel bosco?”.
Siamo in auto e lo sto portando a casa sua. Domani andrà a denunciare il furto, perché non ho intenzione di passare la notte in questura per colpa sua.
“E’ stata quella pazza di Emily!” rivela incollerito.
“Vuoi dirmi che Emily ti ha portato nel bosco, ti ha denudato e ti ha rubato l’auto?!”. Suona così assurdo!
“Non è andata proprio così!” ci tiene a precisare, infastidito. “Lei mi ha proposto di voler fare … delle cose un po’ particolari e ho accettato di farlo nel bosco con lei. Insomma, se fosse capitato a te non l’avresti fatto??” mi chiede come se fosse una cosa ovvia.
“No!” rispondo categorico e arrabbiato.
E la mia risposta lo fa sentire ancora più stupido.
“Ad ogni modo, ha preso i miei vestiti, li ha tirati in auto e se n’è andata!”.
“Perché hai lasciato le chiavi in auto immagino!” gli faccio notare, in tono di rimprovero.
“Non è questo il punto” ci tiene a precisare lui.
“Il punto è che tu mi hai fatto fin venire qui, a quest’ora, perché hai dato retta a quella pazza e ti sei fatto fregare come un deficiente!” sottolineo pungente, trattenendomi dalla voglia di strangolarlo mentre guido.
“Beh, Che vuoi che ti dica? Che mi dispiace di averti svegliato?”.
Non stavo dormendo, anzi, ero molto sveglio…ma lasciamo perdere.
“C’è un altro problema…” inizia a dire, con un tono che vuole fare appello a tutta la mia calma. “Le chiavi di casa erano in auto…”
No…
No, ti prego.
Questa no.
Boris chiude con troppa forza la porta di casa mia, fingendosi dispiaciuto dopo essere stato fulminato dal mio sguardo omicida.
“Dormi sul divano” sentenzio categorico.
“Cosa?” lamenta bisbigliando, mentre camminiamo a passo felpato nell’oscurità del corridoio.
“Ho già esaurito la mia pazienza, quindi o dormi sul divano o fuori insieme al cane in giardino”. Il mio tono serio e stanco lo convincono abbastanza da capire che non ha altre alternative se non quella di eseguire l’ordine.
“Fantastico…” mormora tra se e se mentre si sdraia sul divano alla ricerca della posizione migliore.
Non mi importa. Ho già fatto abbastanza.
Quando arrivo in camera da letto, apro e richiudo lentamente la porta, per paura di svegliare Anya, che, come mi aspettavo, sta già dormendo. Figuriamoci.
E così, con spirito di rassegnazione, mi corico nella mia parte del letto, sperando di addormentarmi il prima possibile.
***
E’ mattino e la scomodità di questo divano mi induce ad alzarmi e sgranchirmi le gambe intorpidite.
Mio dio, che dolore alla schiena!
Kai poteva farmi dormire benissimo in una delle stanze di questa casa, ma ha preferito punirmi, obbligandomi a coricarmi in questo maledetto divano, senza darmi nemmeno una coperta, mentre lui se ne sta comodo di sopra nel suo super mega comodo materasso.
E’ presto e starà ancora dormendo immagino…Sarebbe un peccato disturbare il suo sonno per chiedergli di prestarmi la sua auto e andare dalla polizia per denunciare il furto.
Questa malsana idea mi porta a raggiungere a passi spediti il piano di sopra e svegliarlo nella maniera più dolce possibile. Ma una volta aperta la porta della sua camera da letto, sono costretto a esclamare un “Porca vacca” e a richiuderla velocemente, pentendomi di averlo fatto.
“Boris, io ti uccido” sento dire a Kai in tono minaccioso, da dietro la porta.
Quella era Anya?
Ed era sopra Kai?
Nuda?
Devo avere le allucinazioni.
***
“Che diavolo ci fa Boris qui?” domanda allarmata Anya, dopo essere saltata in aria dallo spavento.
Dopo esserci svegliati ne abbiamo approfittato per riprendere quello che era stato interrotto la sera precedente.
“Io lo uccido” dico per l’ennesima volta, provando a trovare la forza di alzare la testa dal cuscino.
“Kai?”. Anya pretende delle spiegazioni, lo so.
“Senti, è una lunga storia, che ti racconterò dopo aver seppellito il suo cadavere in giardino” sentenzio categorico, mentre mi vesto sotto il suo sguardo allibito.
***
Questa non ci voleva.
Boris ci ha visti, cavolo…
Ma cosa ci fa qui?
Non ci sto capendo nulla.
Kai è appena uscito dalla stanza con una faccia che non fa presagire nulla di buono e questo mi costringe ad affrettarmi a seguirlo. Quindi indosso alla rinfusa i miei vestiti e scendo velocemente i gradini, un secondo dopo Kai, che raggiunge Boris a passo spedito.
“Senti, non ho visto granché” si giustifica subito lui, parando le mani di fronte, ma venendo spinto da un Hiwatari super incazzato.
“Si può sapere che ti salta in mente??” gli urla in faccia, minaccioso.
“Non ho visto molto, volev…”. Ecco un altra spinta che mi costringe a mettermi in mezzo e tenerli lontani.
“Ok, calma…calma!” esclamo, provando a calmare i ribelli spiriti, soprattuto di Kai, i cui occhi lanciano fulmini e fiamme addosso all’amico. “Va tutto bene, adesso ne discutiamo!”.
Le mie abilità da mediatrice sembrano funzionare, tant’è che Kai sospira rassegnato, allontanandosi, e Boris capisce che è meglio non proferire parola.
Bene…
“Anya, ti giuro che ho chiuso subito la porta, io non immaginavo che voi due…”.
“Perchè è normale irrompere nelle camere da letto altrui, no?”. Kai parte alla carica di nuovo, ma viene indotto a calmarsi dal cenno della mia mano.
“Potevi dirmelo che eri con Anya, non avrei aperto. Insomma, da quanto tempo voi due…insomma”.
Sospiro rassegnata al fatto che ormai non sia più possibile tenere nascosta la cosa.
“Da qualche tempo…da qualche settimana” rivelo, imbarazzata.
“Wow e perché non lo avete detto?” domanda, giustamente.
“Perché non volevamo che si sapesse, ancora…” provo a spiegare, sotto lo sguardo incollerito di Kai.
“Beh, sono sconvolto ragazzi, vi giuro. Non avrei scommesso un centesimo su di voi” confessa, senza timore. “Immagina la faccia di Hilary quando lo saprà!” esclama poi, dipingendo un sorriso sardonico sulle labbra.
“E’ proprio questo il punto!” intervengo subito a infrangere il suo film mentale. “Hilary non dovrà saperlo”.
“Perché no? Le verrà un arresto cardiaco! Lei odia Kai!” rivela senza peli sulla lingua, beccandosi uno sguardo omicida da parte del diretto interessato.
“Ti prego, Boris! Non voglio che lo sappiano né lei, né Yuri!” lo supplico con lo sguardo, sperando di riuscire a persuaderlo.
“Se lo dici a qualcuno di stacco quella cosa che hai in mezzo alle gambe e la do in pasto al mio cane”. Ecco che Kai decide di usare una tecnica di persuasione, secondo lui, più efficace. E a giudicare dalla faccia di Boris, sembra avere funzionato.
“Come volete, ragazzi” accetta in tono arrendevole. “Mi presti la tua auto per andare dalla polizia?” domanda, cambiando tono, a un Kai che non crede alle sue orecchie. “Lo prendo come un sì!” conclude in tono beffardo, prendendo le chiavi da una mensola per poi uscire, seguito dallo sguardo di fuoco di Hiwatari.
***
“Avrei dovuto lasciarlo nudo nel bosco…” mormoro tra me e me, maledicendomi mentalmente.
“Beh speriamo non lo dica a nessuno per ora” sento dire ad Anya, un po’ preoccupata.
Ora che Boris sa di noi, ho paura che Anya inizierà a farsi delle paranoie.
Sinceramente, a me non importa il fatto che lui, Hilary o Yuri sappiano di noi, a me preoccupa soltanto il fatto che questo potrebbe indurre Anya a pentirsi di quello che stiamo facendo e ad allonarsi da me. Hilary le farebbe il lavaggio del cervello, ricordandole il terribile mostro che sono in realtà…
Spero che questo accada il più tardi possibile.
Ciao amici lettori e amiche lettrici!
Innanzitutto auguri a tutte le donne!
Vi regalo questo capitolo da parte mia XD
Spero come sempre che vi sia piaciuto. Anya e Kai se la spassano alle spalle di tutti, e spero sia chiaro il motivo per cui si stanno ‘nascondendo’. L’unico a saperlo è in realtà Boris, che come sempre si impiccia degli affari altrui e ha giocato col fuoco e con la pazienza di Kai fino alla fine XD
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie ai lettori e ai recensori.
Un saluto
Henya
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